Grice e Machiavelli – il principe – Machiavelli at
Oxford -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Grice: “While Strawson prefers
‘The Prince,’ my favourite Machiavelli is the dialogo, discorso, ovvero dialogo
intorno della lingua –“ Grice: “The full title makes it sound slightly analytic
– ‘whether it should be called ‘florentine, Italian, or tooscana’ I mean, a
stipulation!” -- Grice: “Like me, we can call Machiavelli a philosopher of
language – the trend being very Florentine between Machiavelli and Varchi.” -- possibly
Italy’s greateset philosopher – Noto come il fondatore della scienza politica
moderna, i cui principi base emergono dalla sua opera più famosa, Il Principe,
nella quale è esposto il concetto di ragion di stato e la concezione ciclica
della storia. Questa definizione, secondo molti, descrive in maniera compiuta
sia l'uomo sia il letterato più del termine machiavellico, entrato peraltro nel
linguaggio corrente ad indicare un'intelligenza acuta e sottile, ma anche
spregiudicata e, proprio per questa connotazione negativa del termine, negli
ambiti letterari viene preferito il termine "machiavelliano".
L'ortografia del cognome è, purtroppo, ambigua: la versione
"Macchiavelli", quella della statua a lui dedicata agli Uffizi, in
attesa di chiarimenti dell'Ufficio Culturale del museo o dell'Accademia della
Crusca, andrebbe considerata ugualmente corretta in lingua italiana. L'analisi
della firma del filosofo, riportata qui accanto, farebbe propendere per la
"c" singola[senza fonte]. «Nacqui povero, ed imparai prima a
stentare che a godere.» (N. Machiavelli, Lettera a Francesco Vettori.)
Niccolò Machiavelli (scritto anche Macchiavelli sulla statua a lui dedicata
all'ingresso degli Uffizi) nacque a Firenze, terzo figlio, dopo le sorelle
Primavera e Margherita e prima del fratello Totto; figlio di Bernardo e di
Bartolomea Nelli. Anticamente originari della Val di Pesa, i Machiavelli sono
attestati popolani guelfi residenti almeno dal XIII secolo a Firenze, dove
occuparono uffici pubblici ed esercitarono il commercio. Il padre Bernardo era
tuttavia di così poca fortuna da esser considerato, non si sa quanto
veritieramente, figlio illegittimo: dottore in legge, risparmiatore per
carattere o per necessità, ebbe interesse agli studi di umanità, come risulta
da un suo Libro di Ricordi che è anche la principale fonte di notizie
sull'infanzia di Niccolò. La madre, secondo un suo lontano pronipote, avrebbe
composto laude sacre, rimaste peraltro sconosciute, dedicate proprio al figlio
Niccolò. Cominciò a studiare latino con un certo Matteo, l'anno dopo si
dedicava allo studio della grammatica con Poppi, all'aritmetica e l'anno seguente affrontava le prove scritte
di componimento in latino. Opere in questa lingua esistevano nella biblioteca
paterna: la I Deca di Tito Livio e quelle di Flavio Biondo, opere di Cicerone,
Macrobio, Prisciano e Marco Giuniano Giustino. Adulto, maneggerà anche Lucrezio
e la Historia persecutionis vandalicae di Vittore Uticense. Non conobbe invece
il greco, ma poté leggere le traduzioni di alcuni degli storici più importanti,
soprattutto Tucidide, Polibio e Plutarco, da cui trasse importantissimi spunti
per la sua riflessione sulla Storia. S'interessò alla politica anche prima di
avere degli incarichi istituzionali, come dimostra una sua lettera, la seconda
che di lui ci è pervenutala prima è una richiesta al cardinale Giovanni Lopez, affinché
si adoperi a riconoscere alla sua famiglia un terreno contestato dalla famiglia
dei Pazziindirizzata probabilmente all'amico Ricciardo Becchi, ambasciatore
fiorentino a Roma, nella quale egli si esprime in modo critico contro Girolamo
Savonarola. Due sono le fasi che scandiscono la vita di Niccolò
Machiavelli: nella prima parte della sua esistenza egli è impegnato soprattutto
negli affari pubblici; nella successiva nella scrittura di testi di portata
teorica e speculativa. Si apre la seconda fase segnata dal forzato
allontanamento dello storico e filosofo toscano dalla politica
attiva. «Della persona fu ben proporzionato, di mezzana statura, di
corporatura magro, eretto nel portamento con piglio ardito. I capelli ebbe
neri, la carnagione bianca ma pendente all'ulivigno; piccolo il capo, il volto
ossuto, la fronte alta. Gli occhi vividissimi e la bocca sottile, serrata,
parevano sempre un poco ghignare. Di lui più ritratti ci rimangono, di buona
fattura, ma soltanto Leonardo, col quale ebbe pur che fare ai suoi prosperi
giorni, avrebbe potuto ritradurre in pensiero, col disegno e i colori, quel
fine ambiguo sorriso» (Roberto Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli)
Caterina Sforza Riario, ritratta da Lorenzo di Credi. Niccolò aveva già
presentato al Consiglio dei Richiesti, la propria candidatura a segretario
della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina, ma gli fu preferito un
candidato savonaroliano. Pochi giorni però dopo la fine dell'avventura politica
e religiosa del frate ferrarese, Machiavelli fu nuovamente designato ed eletto
il 15 giugno dal Consiglio degli Ottanta, elezione ratificata dal Consiglio
maggiore, probabilmente grazie all'autorevole raccomandazione del Primo
segretario della Repubblica, Marcello Virgilio Adriani, che il Giovio asserisce
essere stato suo maestro. Per quanto i compiti delle due Cancellerie
siano stati spesso confusi, generalmente alla prima si attribuivano gli affari
esterni, e alla seconda quelli interni e la guerra: ma i compiti della seconda
Cancelleria, presto unificati con quelli della Cancelleria dei Dieci di libertà
e pace, consistevano nel tenere i rapporti con gli ambasciatori della
Repubblica, cosicché, essendogli stata affidata, ianche questa ulteriore
responsabilità, Machiavelli finì per doversi occupare di una tale somma di
compiti da essere storicamente considerato, senza ulteriori distinzioni, il
«Segretario fiorentino». Era il tempo nel quale, conclusa l'avventura
italiana di Carlo VIII, la maggiore preoccupazione di Firenze era volta alla
riconquista di Pisaresasi indipendente dopo che Piero de' Medici l'aveva data
in pegno al re di Francia- e alleata di Venezia che, intendendo impedire
l'espansione fiorentina, aveva invaso il Casentino, occupandolo a nome dei
Medici. Il pericolo venne fronteggiato dal capitano di ventura Paolo Vitelli, e
la mediazione del duca di Ferrara Ercole I, iriconsegnò il Casentino a Firenze,
autorizzandola altresì a riprendersi Pisa. In marzo venne inviato a Pontedera,
dove erano acquartierate le milizie del signore di Piombino, Jacopo d'Appiano,
alleato di Firenze. In maggio scrisse il Discorso della guerra di Pisa
per il magistrato dei Dieci: poiché «Pisa bisogna averla o per assedio o per
fame o per espugnazione, con andare con artiglieria alle mura», esaminate
diverse soluzioni, si esprime favorevole a un assedio di «un quaranta o
cinquanta dì ed in questo mezzo trarne tutti gli uomini da guerra potete, e non
solamente cavarne chi vuole uscire, ma premiare chi non ne volesse uscire,
perché se ne esca. Dipoi, passato detto tempo, fare in un subito quanti fanti
si può; fare due batterie, e quanto altro è necessario per accostarsi alle
mura; dare libera licenza che se ne esca chiunque vuole, donne, fanciulli,
vecchi ed ognuno, perché ognuno a difenderla è buono; e così trovandosi i
Pisani voti di difensori dentro, battuti dai tre lati, a tre o quattro assalti
sarìa impossibile che reggessero». Il 16 luglio 1499 si presentò a Forlì
alla contessa Caterina Sforza Riario, nipote di Ludovico il Moro e madre di
Ottaviano Riario, che era stato al soldo dei fiorentini, per rinnovare
l'alleanza e ottenere uomini e munizioni per la guerra pisana. Ottenne solo
vaghe promesse dalla contessa che era già impegnata a sostenere lo zio nella
difficile difesa del Ducato milanese dalle mire di Luigi XII e dovette
ripartire senza aver nulla ottenuto. Era nuovamente a Firenze in agosto, quando
le artiglierie fiorentine, provocata una breccia nelle mura pisane, aprivano la
via alla conquista della città, ma il Vitelli non seppe sfruttare l'occasione e
temporeggiò finché la malaria non ebbe ragione delle sue truppe, costringendolo
a togliere l'assedio. Invano ritentò l'impresa: sospettato di tradimento,
quello che «era il più reputato capitano d'Italia» fu decapitato. Nessuna
prova vi era che il Vitelli fosse stato corrotto dai Pisani ma la
giustificazione di Machiavelli, a nome della Repubblica, in risposta alle
critiche di un cancelliere di Lucca, fu che «o per non havere voluto, sendo
corropto, o per non havere potuto, non avendo la compagnia, ne sono nati per
sua colpa infiniti mali ad la nostra impresa, et merita l'uno o l'altro errore,
o tuct'a due insieme che possono stare, infinito castigo». Conquistato il
Ducato di Milano, in risposta alla richieste fiorentine Luigi XII mandò suoi
soldati a risolvere l'impresa di Pisa le cui mura furono bensì abbattute nel
luglio del 1500 ma né gli svizzeri né i francesi entrarono in città anzi,
lamentando che Firenze non li pagasse, levarono l'assedio e sequestrarono il
commissario fiorentino Luca degli Albizzi, che fu rilasciato solo dietro
riscatto. A Machiavelli, presente ai fatti, non restava che informare la
Repubblica, che decise di mandarlo in Francia, insieme con Francesco della
Casa, per cercare nuovi accordi che risolvessero finalmente la guerra di
Pisa. Il cardinale di Rouen Georges d'Amboise raggiunsero la corte
francese a Nevers, presentando al re e al ministro, cardinale di Rouen, le
rimostranze per il cattivo comportamento dei loro soldati; sapendo che Firenze
non aveva al momento denari sufficienti a finanziare l'impresa, invitarono
Luigi a intervenire direttamente nella guerra, al termine della quale la
Repubblica avrebbe ripagato la Francia di tutte le spese. Il rifiuto dei
francesiche richiedevano a Firenze il mantenimento degli svizzeri rimasti
accampati in Lunigiana e minacciavano la rottura dell'alleanzamise i legati
fiorentini, privi di istruzioni dalla Repubblica, in difficoltà, acuite dalla
ribellione di Pistoia e dalle iniziative che frattanto aveva preso in Romagna
Cesare Borgia, i cui ambiziosi e oscuri piani potevano anche indirizzarsi
contro gli interessi fiorentini. Occorreva, pagando, mantenere buoni
rapporti con la Franciascriveva da Tours il 21 novembree guardarsi dalle
macchinazioni del papa: così, ottenuto dalla Signoria il denaro richiesto dalla
Francia, Machiavelli poteva finalmente ritornare a Firenze. Quella lunga
permanenza nella corte francese verrà dislocata negli opuscoli De natura
Gallorum, dove i francesi verranno descritti come «humilissimi nella captiva
fortuna; nella buona insolenti più cupidi de' danari che del sangue vani et
leggieri più tosto tachagni che prudenti», con una bassa opinione degli
Italiani, e nel successivo Ritratto delle cose di Francia, dove, spostandosi su
un piano d'analisi prettamente politica, finisce col fare della Francia
l'esemplare dello stato moderno. Soprattutto egli insiste sul nesso fra la
prosperità della monarchia e il raggiunto processo di unificazione nazionale,
sentito come la lezione peculiare delle "cose di Francia".
Cesare Borgia «Questo signore è molto splendido e magnifico, e nelle armi
è tanto animoso che non è sì gran cosa che non gli paia piccola, e per gloria e
per acquistare Stato mai si riposa né conosce fatica o periculo: giugne prima
in un luogo che se ne possa intendere la partita donde si lieva; fassi ben
volere a' suoi soldati; ha cappati e' migliori uomini d'Italia: le quali cose
lo fanno vittorioso e formidabile, aggiunte con una perpetua fortuna»
(Machiavelli, Lettera ai Dieci) La minaccia del Borgia si fece presto concreta:
fermato dalle minacce della Francia quando tentava d'impadronirsi di Bologna,
si volse contro Piombino, entrando nel territorio della Repubblica e cercando
di imporle tributi, dai quali Firenze fu nuovamente fatta salva dall'intervento
di Luigi. Fra una missione a Pistoia e un'altra a Siena, Niccolò ebbe tempo di
sposare. Marietta Corsini, donna di modesta origine, dalla quale avrà sei
figli: Primerana, Bernardo, Lodovico, Guido, Piero e Baccina. Padrone di
Piombino il 3 settembre 1501, il Borgia, per mezzo del suo sodale Vitellozzo
Vitelli s'impadronì di Arezzo, dove si stabilì Piero de' Medici, poi delle
terre di Valdichiana, di Cortona, di Anghiari e di Borgo San Sepolcro e di lì
passò a investire Camerino e Urbino, chiedendo nel contempo di intavolare
trattative con Firenze che, nel frattempo, vistasi stretta dai due Borgia,
padre e figlio, aveva rinnovato gli accordi con la Francia. lo stesso
giorno della caduta della città nelle mani di Cesare, partirono per Urbino
Machiavelli e il vescovo di Volterra, Francesco Soderini, fratello di Piero:
ricevuti, si sentirono ordinare di cambiare il governo della Repubblica, pena
la sua inimicizia. La crisi fu superata grazie all'intervento delle armi
francesi: avvicinandosi queste ad Arezzo, la città fu sgomberata e restituita,
insieme con le altre terre, ai Fiorentini. Riferimento a questi casi è il breve
scritto dell'anno successivo, Del modo di trattare i popoli della Valdichiana
ribellati, nel quale, preso esempio dal comportamento tenuto dagli antichi
Romani in caso di ribellioni, rimprovera il governo fiorentino di non aver
trattato severamente la ribelle città di Arezzo. Pensa che come i Romani
«fecero giudizio differente per esser differente il peccato di quelli popoli,
così dovevi fare voi, trovando ancora nei vostri ribellati differenza di
peccati giudico ben giudicato che a Cortona, Castiglione, il Borgo, Foiano, si
siano mantenuti i capitoli, siano vezzeggiati e vi siate ingegnati riguadagnarli
con i beneficii ma io non approvo che gli Aretini, simili ai Veliterni ed
Anziani non siano stati trattati come loro. I Romani pensarono una volta che i
popoli ribellati si debbano o beneficare o spegnere e che ogni altra via sia
pericolosissima.» Di fronte a quelli che apparivano tempi nuovi e
tempestosi, nei quali occorreva che uomini capaci prendessero pronte risoluzioni,
come prima riforma nell'organizzazione dello Stato fiorentino fu resa vitalizia
la carica di gonfaloniere, affidata a Pier Soderini, che appariva uomo accetto
tanto agli ottimati che ai popolani. La prima missione che egli affidò a
Machiavelli fu quella di prendere nuovamente contatto col Borgia il quale,
formalmente capitano delle truppe pontificie e finanziato da quello Stato,
intendeva tuttavia agire nel proprio interesse e in quello della sua famiglia,
stringendo un nuovo patto col Luigi XII e ottenendone libertà d'azione nei suoi
piani di espansione, non solo nei confronti di signorotti quali gli Orsini, i
Baglioni e il Vitelli, già suoi alleati, ma anche contro lo stesso Bentivoglio
di Bologna. Seguendo la tradizionale politica di alleanza con la Francia,
Firenzepur diffidando del Valentinointendeva confermargli la sua amicizia, per
non essere investita dai suoi aggressivi disegni. Machiavelli giunse a
Imola dal Borgia il 7 ottobre, confidandogli che Firenze non aveva aderito
all'offerta di amicizia propostale dagli Orsini e dai Vitelli, congiurati a
Magione contro il duca Valentino, e ne ricevette in cambio un'offerta di
alleanza, alla quale Niccolò, affascinato dalla figura di Cesare Borgia,
guardava con favore più di quanto non facesse il governo fiorentino. Fu al
seguito del Valentino per tutta la durata di quei tre mesi di campagna militare
e, due ore dopo l'uccisione a tradimento di Vitellozzo e di Oliverotto da
Fermo, ne raccolse le parole «savie e affezionatissime» per i Fiorentini,
invitati nuovamente a unirsi a lui per avventarsi contro Perugia e Città di
Castello. Firenze, a questo punto, decise di mandare presso il Borgia un
ambasciatore accreditato, Jacopo Salviati, così che il nostro Segretario lasciò
il campo di Città della Pieve per fare ritorno a Firenze. Vitellozzo Vitelli,
ritratto da Luca Signorelli. «Vitellozo, Pagolo et duca di Gravina in su
muletti ne andorno incontro al duca, accompagnati da pochi cavagli; et
Vitellozo disarmato, con una cappa foderata di verde, tucto aflicto se fussi
conscio della sua futura morte, dava di sé, conosciuta la virtù dello huomo et
la passata sua fortuna, qualche ammirationeArrivati adunque questi tre davanti
al duca, et salutatolo humanamente, furno da quello ricevuti con buono volto Ma,
veduto il duca come Liverotto vi mancava adciennò con l'occhio a don Michele,
al quale lLeverotto era demandata, che provedessi in modo che Liverotto non
schapassi Liverotto havendo facto riverenza, si adcompagnò con gli altri; et
entrati in Senigagla, et scavalcati tutti ad lo alloggiamento del duca, et
entrati seco in una stanza secreta, furno dal duca fatti prigioni venuta la
nocte al duca parve di fare admazare
Vitellozzo e Liverotto; et conductogli in uno luogo insieme, gli fe'
strangolare Pagolo et el duca di Gravina Orsini furno lasciati vivi per infino
che il duca intese che a Roma el papa haveva preso el cardinale Orsino,
l'arcivescovo di Firenze et messer Jacopo da Santa Croce; dopo la quale nuova,
a dì 18 di giennaio, ad Castel della Pieve furno anchora loro nel medesimo modo
strangolati» (Machiavelli, Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino
nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il
duca di Gravina Orsini). La morte di Alessandro VI privò Cesare Borgia delle
risorse finanziarie e politiche che gli occorrevano per mantenere il ducato di
Romagna, che si dissolse tornando a frammentarsi nelle vecchie signorie, mentre
Venezia s'impadronì di Imola e di Rimini. Dopo il brevissimo pontificato di Pio
III, Machiavelli fu inviato a Roma per il conclave che il 1º novembre elesse
Giulio II. Raccolse le ultime confidenze del Valentino, del quale pronosticò la
rovina imminente, e cercò di comprendere le intenzioni politiche del nuovo
papa, che egli sperava s'impegnasse contro i Veneziani, le cui mire espansionistiche
erano temute da Firenze. O la sarà una porta che aprirà loro tutta Italia, o
fia la rovina loro. A Roma gli giunse la notizia della nascita del
secondogenito Bernardo: «Somiglia voi, è bianco come la neve, ma gli ha il capo
che pare velluto nero, et è peloso come voi, e da che somiglia voi parmi
bello», gli scrive la moglie Marietta. E Machiavelli, che lungamente in questo
scorcio di tempo aveva frequentato la casa del cardinal Soderini, al quale
forse prospettò già il suo progetto di costituire una milizia nazionale che
sostituisse l'infida soldatesca mercenaria, s'avvia per Firenze. In
Francia Ingresso a Genova di Luigi XII, Le fortune della Francia in
Italia sembrarono declinare dopo la cacciata dal Napoletano ad opera
dell'armata spagnola di Gonzalo Fernández de Córdoba. Firenze, alleata di Luigi
XII, e timorosa delle prossime iniziative della Spagna, del papa e della nemica
tradizionale, la Siena di Pandolfo Petrucci, era interessata a conoscere i
progetti del re e a questo scopo alla sua corte mandò Machiavelli «a vedere in
viso le provvisioni che si fanno e scrivercene immediate, e aggiungervi la
coniettura e iudizio tuo». Machiavelli e a Milano per conferire con il
luogotenente Charles II d'Amboise, che non credeva in un attacco spagnolo in
Lombardia e rassicurò Niccolò sull'amicizia francese per Firenze.
Raggiunse la corte e l'ambasciatore Niccolò Valori a Lione il 27 gennaio,
ricevendo uguali rassicurazioni dal cardinale di Rouen e da Luigi stesso. In
marzo ripartiva per Firenze e di qui si recava per pochi giorni a Piombino da
Jacopo d'Appiano, per sondare la posizione di quel signorotto. È di questo
tempo la stesura del suo primo Decennale, una storia dei fatti notevoli occorsi
degli ultimi dieci anni volta in terzine: Machiavelli non è poeta, anche se
invoca Apollo nell'esordio del poemetto, ma a noi interessa il suo giudizio
sull'attualità della vicenda politica italiana e su quel che attende
Firenze: «L'imperador, con l'unica sua prole vuol presentarsi al
successor di Pietro al Gallo il colpo ricevuto duole; e Spagna che di Puglia
tien lo scetro va tendendo a' vicin laccioli e rete, per non tornar con le sue
imprese a retro; Marco, pien di paura e pien di sete, fra la pace e la guerra
tutto pende; e voi di Pisa troppa voglia avete. Onde l'animo mio tutto
s'infiamma or di speranza, or di timor si carca tanto che si consuma a dramma a
dramma, perché saper vorrebbe dove, carca di tanti incarchi debbe, o in qual
porto, con questi venti, andar la vostra barca. Pur si confida nel nocchier
accorto ne' remi, nelle vele e nelle sarte; ma sarebbe il cammin facile e corto
se voi el tempio riapriste a Marte» (Decennale primo, vv 529-549) I
tentativi d'impadronirsi di Pisa fallirono ancora: battuta a Ponte a Cappellese
il 27 marzo 1505, Firenze doveva anche guardarsi dalle manovre dei signori ai
loro confini. Machiavelli andò a Perugia l'11 aprile per conferire col
Baglioni, ora alleato con gli Orsini, con Lucca e con Siena, poi a Mantova, per
cercare invano accordi con il marchese Giovan Francesco Gonzaga e il 17 luglio
a Siena. In settembre, fallì un nuovo assalto a Pisa e Machiavelli ne trasse
spunto per presentare la proposta della creazione di un esercito cittadino.
Rimasti diffidenti i maggiorenti della cittàche temevano che un esercito
popolare potesse costituire una minaccia per i loro interessima appoggiato dal
Soderini, Machiavelli si mosse per mesi nei borghi toscani a far leva di
soldati, istruiti «alla tedesca», e finalmente, Firenze puo vedere la prima
parata di una milizia «nazionale» che peraltro non avrà nessun ruolo nella
successiva conquista di Pisa e si rivelerà di scarso affidamento nella difesa
di Prato del 1512. Con la pace concordata con la Francia nell'ottobre
1505, la Spagna, con Ferdinando II d'Aragona, aveva preso definitivamente
possesso del Regno di Napoli. I piccoli stati della penisola attendevano ora le
mosse di Giulio II, deciso a imporre la sua egemonia nell'Italia centrale: nel
luglio, il papa chiese a Firenze di partecipare alla guerra che egli intendeva
muovere al signore di Bologna, Giovanni Bentivoglio, che era alleato, come
Firenze, dei francesi, e perciò teoricamente amico, oltre che confinante, dei
Fiorentini. Si trattava di temporeggiare, osservando gli sviluppi dell'impresa
del papa al quale fu mandato Machiavelli, che lo incontrò a Nepi. Giulio II gli
dimostrò di godere dell'appoggio della Francia, che aveva promesso di inviare
truppe in suo aiuto, cosicché fu agevole a Machiavelli promettere aiuti a sua
voltadopo però che fossero arrivati quelli di re Luigie seguì papa Giulio che,
con la sua corte curiale e pochi armati se n'andava a Perugia, ottenendo, il 13
settembre, la resa senza combattimento di Giampaolo Baglioni che, con stupore e
rimprovero del Machiavelli e, un giorno, anche del Guicciardini, non ebbe il
coraggio di opporsi alle poche forze allora a disposizione del Papa. La corte
papale, dopo aver atteso a Cesena fino a ottobre l'arrivo dei francesi e, dopo
questi, dei Fiorentini di Marcantonio Colonna, entrò trionfante a Bologna l'11
novembre. Machiavelli, tornato a Firenze già alla fine d'ottobre, s'occupò
ancora dell'istituzione delle milizie fiorentine: il 6 dicembre furono creati i
Nove ufficiali dell'Ordinanza e Milizia fiorentina, eletti dal popolo,
responsabili militari della Repubblica. In Germania Massimiliano I
d'Asburgo Il nuovo anno si apre con le minacce del passaggio in Italia del «Re
dei Romani» Massimiliano, intenzionato a ribadire le proprie pretese di dominio
sulla penisola, a espellere i francesi e a farsi incoronare a Roma «imperatore
del Sacro Romano Impero». Si valutò a Firenze la possibilità di finanziargli
l'impresa in cambio della sua amicizia e del riconoscimento dell'indipendenza
della Repubblica: fu inviato a questo scopo l'ambasciatore Francesco Vettori e
lo stesso Machiavelli. Giunse a Bolzano, dove Massimiliano teneva corte, e le lunghe trattative sull'esborso preteso da
Massimiliano s'interruppero quando i Veneziani, sconfiggendolo più volte, gli
fecero comprendere la velleità dei suoi sogni di gloria. Da questa
esperienza Machiavelli trasse tre scritti, il Rapporto delle cose della Magna,
compost il giorno dopo il suo rientro a Firenze, il Discorso sopra le cose
della Magna e sopra l'Imperatore, del settembre 1509, e il più tardo Ritratto delle
cose della Magna, una rielaborazione del primo Rapporto. Rileva la grande
potenza della Germania, che «abunda di uomini, di ricchezze e d'arme»; le
popolazioni hanno «da mangiare e bere e ardere per uno anno: e così da lavorare
le industrie loro, per potere in una obsidione [assedio] pascere la plebe e
quelli che vivono delle braccia, per uno anno intero sanza perdita. In soldati
non spendono perché tengono li uomini loro armati ed esercitati; e li giorni
delle feste tali uomini, in cambio delli giuochi, chi si esercita collo
scoppietto, chi colla picca e chi con una arme e chi con un'altra, giocando tra
loro onori et similia, e quali tra loro poi si godono. In salari e in altre
cose spendono poco: talmente che ogni comunità si truova ricca in publico».
Importano e consumano poco perché «le loro necessità sono assai minori delle
nostre», ma esportano molte merci «di che quasi condiscono tutta la Italia
[...] e così si godono questa loro rozza vita e libertà e per questa causa non
vogliono ire alla guerra se non sono soprappagati e questo anche non basterebbe
loro, se non fussino comandati dalle loro comunità. E però bisogna a uno
imperadore molti più denari che a uno altro principe». Tanta forza potenziale,
che potrebbe fare la grandezza politica e militare dell'Imperatore, è limitata
dalle divisioni delle comunità governate dai singoli principi, una realtà
simile a quella italiana: nessun principe tedesco vuole favorire l'imperatore,
«perché, qualunque volta in proprietà lui avessi stati o fussi potente, è
domerebbe e abbasserebbe e principi e ridurrebbeli a una obedienzia di sorte da
potersene valere a posta sua e non quando pare a loro: come fa oggi il re di
Francia, e come fece già il re Luigi, quale con l'arme e ammazzarne qualcuno li
ridusse a quella obedienzia che ancora oggi si vede». La conquista di
Pisa Decisa a concludere le operazioni militari contro Pisa, Firenze mandò
Machiavelli a far leve di soldati: in agosto condusse soldati prelevati da San
Miniato e da Pescia all'assedio della città irriducibile. Riunite altre
milizie, si incaricò di tagliare i rifornimenti bloccando l'Arno; poi, il 4
marzo del 1509, andò prima a Lucca a intimare a quella Repubblica di cessare
ogni aiuto ai Pisani e, il 14, si recò a Piombino, incontrando gli ambasciatori
di Pisa per cercare invano un accordo di resa. Raccolte nuove truppe, in maggio
era presente all'assedio: Pisa, ormai stremata, trattava finalmente la pace.
Machiavelli accompagnò i legati pisani a Firenze dove fu firmata la resa e l'8
giugno poté entrare in Pisa con i commissari Niccolò Capponi, Antonio Filicaia
e Alamanno Salviati. Un ben più vasto incendio era intanto divampato
nell'Italia settentrionale: stipulata un'alleanza a Cambrai, Francia, Spagna,
Impero e papato si avventavano contro la Repubblica veneziana che a maggio
cedeva i suoi possedimenti lombardi e romagnoli e, in giugno, anche Verona,
Vicenza e Padova, consegnate a Massimiliano. Firenze, da parte sua, doveva
finanziare la nuova impresa imperiale: consegnato un primo acconto in ottobre, Machiavelli
era a Verona per consegnare il saldo a Massimiliano, che era stato però
costretto alla ritirata dalla controffensiva veneziana, resa possibile dalla
rivolta popolare contro i nuovi padroni. E Machiavelli commentava dei «due re,
che l'uno può fare la guerra e non vuol farla, l'altro ben vorrebbe farla e non
può», riferendosi a Luigi e a Massimiliano che se n'era tornato in Germania a
chiedere soldati e denari ai principi tedeschi. Atteso inutilmente il
ritorno dell'Imperatore, se ne tornò a Firenze. Venezia si salvò soprattutto
grazie alle divisioni degli alleati: mentre Luigi XII aveva tutto l'interesse
di ridurre all'impotenza Venezia per avere le mani libere nella pianura padana,
Giulio II la voleva abbastanza forte da opporsi alla Francia senza averne
contrasto alle proprie ambizioni di espansione. Per Firenze, amica della
Francia ma non nemica del papa, era necessario spiegarsi con il re francese, e
Machiavelli fu mandato a Blois, dove Luigi teneva la corte, incontrandolo.
Machiavelli confermò l'amicizia con la Francia ma disse di dubitare che la
Repubblica potesse impegnarsi in una guerra contro Giulio II, in grado di
volgere contro Firenze forze troppo superiori: meglio sarebbe stata una
mediazione che evitasse il conflitto e sottraesse, oltre tutto, Firenze dalla
responsabilità di un impegno nel quale era difficile trarre un guadagno.
Dovette tornare a Firenze il 19 ottobre, convinto che la guerra fosse
ineluttabile. Le vittorie militari non furono sfruttate da Luigi XII e la sua
indizione di un concilio a Pisa, che condannasse il papa, provocò l'interdetto
di Giulio II contro Firenze. Il 22 settembre 1511 Machiavelli era ancora in
Francia, ottenendo dal re soltanto un breve rinvio del concilio: dalla Francia
andò a Pisa e riuscì a ottenere il trasferimento del concilio a Milano.
Il ritorno dei Medici a Firenze Le fortune di Luigi XII volgevano al tramonto:
sconfitto dalla nuova coalizione guidata dal papa, era costretto ad abbandonare
la Lombardia, lasciando Firenze politicamente isolata e incapace di resistere
alle armi spagnole. Pier Soderini fuggì a Siena, i Medici rientrarono a
Firenze: disfatto il vecchio governo, il 7 novembre anche Machiavelli venne
rimosso dal suo incarico, il successivo 10 novembre fu confinato e multato
della grande somma di mille fiorini e il 17 gli fu interdetto l'ingresso a
Palazzo Vecchio. Giuliano de' Medici duca di Nemours Il nuovo
regime processò Pietro Paolo Boscoli e Agostino Capponi, accusati di aver
complottato contro Giuliano de' Medici, condannandoli a morte. Anche
Machiavelli è sospettato: arrestato il 12 febbraio 1513, fu anche torturato
(gli fu somministrata la corda o, com'era chiamata allora a Firenze, la
"colla"). Scrisse allora a Giuliano di Lorenzo de' Medici duca di
Nemours due sonetti, per ricordargli, ma senza averne l'aria e in forma
scherzosa, la sua condizione di carcerato: «Io ho, Giuliano, in gamba un
paio di geti e sei tratti di fune in sulle spalle; l'altre miserie mie non vo'
contalle, poiché così si trattano i poeti Menon pidocchi queste parieti
grossi e paffuti che paion farfalle, né mai fu tanto puzzo in Roncisvalle o in
Sardigna fra quegli arboreti quanto nel mio sì delicato ostello» Giulio
II moriva intanto proprio in quei giorni e dal conclave uscì eletto l'11 marzo
il cardinale de' Medici con il nome di Leone X: era la fine dei pericoli di
guerra per Firenze e anche il tempo dell'amnistia. Uscito dal carcere,
Machiavelli cercò di ottenere favori dai Medici attraverso l'ambasciatore
Francesco Vettori e lo stesso Giuliano, ma invano. Si ritirò allora nel suo
podere dell'Albergaccio, a Sant'Andrea in Percussina, tra Firenze e San
Casciano in Val di Pesa. L'esilio dalla politica. «Il Principe» Qui, tra
le giornate rese lunghe dall'ozio forzato, comincia a scrivere i Discorsi sopra
la prima Deca di Tito Livio che, forse nel luglio 1513, interrompe per metter
mano al suo libro più famoso, il De Principatibus, dal solenne titolo latino ma
scritto in volgare e perciò divenuto ben più noto come Il Principe. Lo dedica dapprima
a Giuliano di Lorenzo de' Medici e, dopo la morte di questi nel 1516, a Lorenzo
de' Medici, figlio di Piero "fatuo"; ma il libro uscì solo postumo,
nel 1532. Certo, non doveva farsi illusioni che un Medici potesse mai essere
quel «redentore» atteso dall'Italia contro «questo barbaro dominio», ma da un
Medici si attendeva almeno la sua propria «redenzione» dall'inattività cui era
stato relegato dal ritorno a Firenze di quella famiglia. Sperava che
l'amico Vettori, ambasciatore a Roma, si facesse interprete del suo desiderio che
questi signori Medici mi cominciasseino adoperare», dal momento «che io sono
stato a studio all'arte dello stato [...] e doverrebbe ciascheduno aver caro
servirsi d'uno che alle spese d'altri fussi pieno d'esperienza. E della fede
mia non si doverrebbe dubitare, perché, avendo sempre osservato la fede, io non
debbo imparare ora a romperla; e chi è stato fedele e buono quarantatré anni
che io ho, non debbe potere mutare natura; e della fede e bontà mia ne è
testimonio la povertà mia». Delle ombre della sua povertà, ma anche delle sue
luci, Machiavelli scrive al Vettori in quella che è la più famosa lettera della
nostra letteratura: L'Albergaccio di Machiavelli a Sant'Andrea in
Percussina «Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in
su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi
metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique
corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di
quel cibo che solum è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno
parlare con loro e domandargli della ragione delle loro azioni; e quelli per
loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia;
sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte;
tutto mi trasferisco in loro. E perché Dante dice che non fa scienza sanza lo
ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione
ho fatto capitale, e composto uno opuscolo de Principatibus» (Lettera a
Francesco Vettori) Ritornato il 3 febbraio 1514 a Firenze, continuò a sperare a
lungo che il Vettori, al quale spedì il manoscritto del Principe, lo facesse
introdurre in qualche incarico nell'amministrazione cittadina, ma invano. Tutto
dipendeva dalla volontà del papa, e Leone non era affatto intenzionato a
favorire chi non si era mostrato, a suo tempo, favorevole agli interessi di
Casa Medici. Machiavelli, da parte sua, scriveva al Vettori di aver «lasciato i
pensieri delle cose grandi e gravi» e di non dilettarsi più di «leggere le cose
antiche, né ragionare delle moderne: tutte si sono converse in ragionamenti
dolci». Si era infatti innamorato di una «creatura tanto gentile, tanto
delicata, tanto nobile e per natura e per accidente, che io non potrei né tanto
laudarla né tanto amarla che la non meritasse più». La guerra, ripresa in
Italia dalla discesa del nuovo re di Francia Francesco I, si concluse nel
settembre 1515 con la sua grande vittoria a Marignano (oggi Melegnano) contro
la vecchia «Lega santa»: Leone X dovette accettare il dominio francese in
Lombardia e la stipula a Bologna di un concordato che riconosceva il controllo
reale sul clero francese. Si rifece impossessandosi, per conto del nipote
Lorenzo, capitano generale dei Fiorentini, del Ducato di Urbino. A quest'ultimo
invano dedicava Machiavelli il suo Principe: la sua esclusione dalla gestione
degli affari di Firenze continuava. Si diede a frequentare gli «Orti
Oricellari», latineggiamento che indica i giardini del Palazzo di Cosimo
Rucellai, dove si riunivano letterati, giuristi ed eruditi come Luigi Alamanni,
Jacopo da Diacceto, Jacopo Nardi, Zanobi Buondelmonti, Antonfrancesco degli
Albizi, Filippo de' Nerli e Battista della Palla. Qui vi lesse probabilmente qualche
capitolo di quell'Asino, poemetto in terzine che voleva essere una
contaminazione fra l'Asino d'oro di Apuleio e la Divina Commedia dantesca, ma
che lasciò presto interrotto: e al Rucellai e al Buondelmonti dedicò i Discorsi
sopra la prima Deca di Tito Livio. Machiavelli si era già cimentato, quando
ricopriva l'incarico di segretario della Repubblica, in composizioni teatrali:
una imitazione dell'Aulularia di Plauto e una commedia, Le maschere, ispirata a
Nebulae di Aristofane, sono tuttavia perdute. Al 1518 risale il suo capolavoro
letterario, la commedia Mandragola, nel cui prologo egli inserisce un accenno
autobiografico «scusatelo con questo, che s'ingegna con questi van
pensieri fare el suo tristo tempo più suave, perch'altrove non have dove voltare
el viso; ché gli è stato interciso mostrar con altre imprese altra virtue, non
sendo premio alle fatiche sue.» Intorno a quest'anno vanno collocate la
traduzione dell'Andria di Terenzio e stesura della novella di Belfagor
arcidiavolo o Novella del demonio che pigliò moglieil suo titolo preciso è
attualmente stabilito in Favolail cui tema di fondo è la visione pessimistica
dei rapporti che legano gli esseri umani, tutti intesi al proprio interesse a
danno, se necessario, di quello di ciascun altro. Il ritorno alla vita
politica Lorenzo de' Medici morì, lasciando il governo di Firenze al cardinale
Giulio. Costui, favorevole a Machiavelli, lo incaricò della stesura di una
storia della città sotto lauta retribuzione. Machiavelli, galvanizzato
dall'incarico, diede alle stampe nel 1521 l’Arte della guerra, dedicandola allo
stesso cardinal Giulio. Nello stesso anno fu inviato in missione diplomatica a
Carpi presso il governatore Francesco Guicciardini di cui, pur avendo opposte
visioni della Storia, divenne buon amico. Nel 1525 cercò di guadagnare il
favore di papa Clemente VII offrendogli le Istorie fiorentine. Nel frattempo
giunsero la revoca ufficiale dell'interdizione dalla vita pubblica e
l'affidamento di missioni militari in Romagna in collaborazione col Guicciardini. I
Medici furono cacciati da Firenze e
venne instaurata nuovamente la repubblica. Machiavelli si propose come
candidato alla carica di segretario della repubblica, ma venne respinto in
quanto ritenuto colluso coi Medici e soprattutto con papa Clemente VII. La
delusione per Machiavelli fu insopportabile. Ammalatosi repentinamente,
cominciò a peggiorare vistosamente fino alla morte. Abbandonato da tutti, fu
sepolto nel corso di una modesta cerimonia funebre nella tomba di famiglia
nella basilica di Santa Croce. La città di Firenze fece costruire un monumento
nella basilica stessa; esso raffigura la Diplomazia assisa su un sarcofago
marmoreo. Sulla lastra frontale sono incise le parole Tanto nomini nullum par
elogium (Nessun elogio sarà mai degno di tanto nome). Pensiero
Machiavelli e il Rinascimento Con il termine machiavellico si è spesso indicato
un atteggiamento spregiudicato e disinvolto nell'uso del potere: un buon
principe deve essere astuto per evitare le trappole tese dagli avversari, capace
di usare la forza se ciò si rivela necessario, abile manovratore negli
interessi propri e del suo popolo. Ciò si accompagna a un travaglio personale
che Machiavelli sentiva nella sua attività quotidiana e di teorico, secondo una
tradizione politica che già in Cicerone affermava: "un buon politico deve
avere le giuste conoscenze, stringere mani, vestire in modo elegante, tessere
amicizie clientelari per avere un'adeguata scorta di voti". Con
Machiavelli l'Italia ha conosciuto il più grande teorico della politica.
Secondo Machiavelli la politica è il campo nel quale l'uomo può mostrare nel
modo più evidente la propria capacità di iniziativa, il proprio ardimento, la
capacità di costruire il proprio destino secondo il classico modello del faber
fortunae suae. Nel suo pensiero si risolve il conflitto fra regole morali e
ragion di Stato che impone talvolta di sacrificare i propri princìpi in nome
del superiore interesse di un popolo. La politica deve essere autonoma da
teologia e morale e non ammette ideali, è un gioco di forze finalizzate al bene
della collettività e dello stato. La politica, svincolata da dogmatismi e
princìpi teorici, guarda alla realtà effettuale, ai "fatti": "Mi
è parso più conveniente andare dietro alla verità effettuale della cosa piuttosto
che alla immaginazione di essa". Si tratta di una visione antropocentrica
che si richiama all'Umanesimo quattrocentesco ed esprime gli ideali del
Rinascimento. Nel “Dialogo intorno alla nostra lingua” dà un giudizio severo su
Alighieri. Alighieri è rimproverato di negare la matrice fiorentina della
lingua della Commedia. Il passo assume i caratteri dell'invettiva contro
Aligheri, accusato di aver infangato la reputazione di Firenze:
«Alighieri il quale in ogni parte mostrò d'esser per ingegno, per dottrina et
per giuditio huomo eccellente, eccetto che dove egli hebbe a ragionare della
patria sua, la quale, fuori d'ogni humanità et filosofico instituto, perseguitò
con ogni spetie d'ingiuria. E non potendo altro fare che infamarla, accusò
quella d'ogni vitio, dannò gli uomini, biasimò il sito, disse male de' costumi
et delle legge di lei; et questo fece non solo in una parte de la sua cantica,
ma in tutta, et diversamente et in diversi modi: tanto l'offese l'ingiuria
dell'exilio, tanta vendetta ne desiderava. Ma la Fortuna, per farlo mendace et
per ricoprire con la gloria sua la calunnia falsa di quello, l'ha continuamente
prosperata et fatta celebre per tutte le province, et condotta al presente in
tanta felicità et sì tranquillo stato, che se Alighieri la vedessi, o egli
accuserebbe sé stesso, o ripercosso dai colpi di quella sua innata invidia,
vorrebbe essendo risuscitato di nuovo morire.» Poi, durante un altro
scambio immaginario con Aligheri, Mhiavelli rimprovera il carattere
"goffo", "osceno", addirittura "porco" del
registro utilizzato nell'Inferno: «Aligheri mio, io voglio che tu
t'emendi, et che tu consideri meglio il “parlare” fiorentino et la tua opera;
et vedrai che, se alcuno s'harà da vergognare, sarà più tosto Firenze che tu:
perché, se considererai bene a quel che tu hai detto, tu vedrai come ne' tuoi
versi non hai fuggito il goffo, come è quello: "Poi ci partimmo et
n'andavamo introcque"; non hai fuggito il porco, com'è quello:
"che merda fa di quel che si trangugia"; non hai fuggito l'osceno,
com'è: "le mani alzò con ambedue le fiche"; e non avendo
fuggito questo, che disonora tutta l'opera tua, tu non puoi haver fuggito
infiniti vocaboli patrii che non s'usano altrove che in quella» Autografo
delle Historiae Fiorentinae Per Machiavelli la storia è il punto di riferimento
verso il quale il politico deve sempre orientare la propria azione. La storia
fornisce i dati oggettivi su cui basarsi, i modelli da imitare, ma indica anche
le strade da non ripercorrere. Machiavelli si basa su una concezione ciclica
della storia: "Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li
medesimi". Ma ciò che allontana Machiavelli da una visione deterministica
della storia è l'importanza che egli attribuisce alla virtù, ovvero alla
capacità dell'uomo di dominare il corso degli eventi utilizzando opportunamente
le esperienze degli errori compiuti nel passato, nonché servendosi di tutti i
mezzi e di tutte le occasioni per la più alta finalità dello stato, facendo
anche violenza, se necessario, alla legge morale. Non a caso il Principe,
nella conclusione, abbandona il suo taglio cinico e pragmatico per esortare i
sovrani italiani, con una scrittura più solenne e venata di un certo idealismo,
a riconquistare la sovranità perduta e a cacciare l'invasore straniero. Non c'è
rassegnazione nel Principe, né tanto meno sfiducia nei confronti dell'uomo. La
storia è il prodotto dell'attività politica dell'uomo per finalità terrene
esclusivamente pratiche. Lo stato, oggetto di tale attività, nella situazione
politica e nel pensiero del tempo si identifica con la persona del
principe. Di conseguenza l'attività politica è riservata solo ai grandi
protagonisti, ai pochi capaci di agire, non al "vulgo" incapace di
decisione e di coraggio. L'obiettivo è creare o conservare lo stato, una
creazione individuale legata alle qualità e alla sorte del suo fondatore: la
fine del principe può determinare la fine del suo stato, come capitò ad esempio
a Cesare Borgia. Il Machiavelli ha dunque un'importanza fondamentale per la
scoperta che la politica è una forma particolare autonoma di attività umana, il
cui studio rende possibile la comprensione delle leggi da cui è perennemente
retta la storia; da quella scoperta discende, come suo naturale fondamento, una
vigorosa concezione della vita, incentrata unicamente sulla volontà e sulla
responsabilità dell'uomo. Una errata interpretazione del Novecento fece
del Machiavelli un precursore del movimento unitario italiano, ma la parola
nazione ha assunto l'attuale significato solo a partire dalla seconda metà del
Settecento, mentre il Machiavelli la usò in senso particolaristico e cittadino
(es. nazione fiorentina o, nel senso più generico di popolo, moltitudine). Tuttavia,
Machiavelli propugna un principato in grado di reggersi sull'unità etnica dell'Italia;
così facendo, e denunciando in tal modo una chiara coscienza dell'esistenza di
una civiltà italiana, Machiavelli predica la liberazione dell'Italia sotto il
patrocinio di un principe, criticando il dominio temporale dei Papi che
spezzava in due la penisola. Ma l'unità d'Italia resta in Machiavelli un
problema solo intuito. Non si può dubitare che avesse concepito l'idea
dell'unità italiana, ma tale idea restò indeterminata, poiché non trovò appigli
concreti nella realtà, restando perciò a livello di utopia, cui solo dava forma
la figura ideale del principe nuovo. Machiavelli dunque intraprese un viaggio
che identificò come spirituale in giro per il mondo. In seguito, tornato in
patria, ebbe una nuova visione sia del "popolo" che della
"nazione" (di qui quello che oggi definiamo rinnovamento
culturale). Il principe o De Principatibus. Niccolò Machiavelli nello
studio, Stefano Ussi, Emblematico è il modo di trattare argomenti delicati,
quali le mosse necessarie al Principe per organizzare uno stato ed ottenerne
uno stabile e duraturo consenso. Per esempio vi troviamo indicazioni
programmatiche, quali l'utilità nello "spegnere" gli stati abituati a
vivere liberi di modo da averli sotto il proprio diretto controllo (metodo
preferito al creare un'amministrazione locale "filo-principesca" o al
recarvisi e stabilirvisi personalmente, metodo però sempre tenuto da conto in
modo da avere un occhio sempre presente sulle proprie terre, e stabilire una
figura rispettata e conosciuta in loco). Altro elemento caratteristico
del trattato sta nella scelta dell'atteggiamento da tenere nei confronti dei
sudditi, culminante nell'annosa questione del "s'elli è meglio essere
amato che temuto o e converso" La risposta corretta si concretizzerebbe in
un ipotetico principe amato e temuto, ma essendo difficile o quasi impossibile
per una persona umana l'essere ambedue le cose, si conclude decretando che la
posizione più utile viene ad essere quella del Principe temuto (pur ricordando
che mai e poi mai il Principe dovrà rendersi odioso nei confronti del popolo,
fatto che porrebbe i prodromi della propria caduta). Qua appare indubbiamente
la concezione realistica e la concretezza del Machiavelli, il quale non viene a
proporre un ipotetico Principe perfetto, ma irrealizzabile nel concreto, bensì
una figura effettivamente possibile e soprattutto "umana".
Ulteriore atteggiamento principesco dovrà l'essere metaforicamente sia
"volpe" che "leone", in modo da potersi difendere dalle
avversità sia tramite l'astuzia (volpe) che tramite la violenza (leone).
Mantenendo un solo atteggiamento dei due non ci si potrà difendere da una
minaccia violenta o di astuzia. Spesso alla figura evocata dal Principe di
Machiavelli viene associata la figura di un uomo privo di scrupoli, di un
cinismo estremo, nemico della libertà. Inoltre gli viene erroneamente associata
la frase "il fine giustifica i mezzi", che invece mai enunciò. Questo
perché la parola "giustifica" evoca sempre un criterio morale, mentre
Machiavelli non vuole "giustificare" nulla, vuole solo valutare, in
base ad un altro metro di misura, se i mezzi utilizzati sono adatti a
conseguire il fine politico, l'unico fine da perseguire è il mantenimento dello
Stato. Machiavelli nella stesura del Principe si rifà alla reale
situazione che gli si presentava attorno, una situazione che necessitava essere
risolta con un atto deciso, forte, violento. Machiavelli non vuole proporre dei
mezzi giustificati da un fine, egli pone un programma politico che qualunque
Principe che voglia portare alla liberazione dell'Italia, da troppo tempo
schiava, dovrà seguire. Fuori dai suoi intenti una giustificazione morale dei
punti suggeriti: egli stende un vademecum necessariamente utile a quel Principe
che finalmente vorrà impugnare le armi. Alle accuse di sola illiberalità od
autoritarismo, si può dare una risposta leggendo il capitolo IX, "De
Principatu Civili", ritratto di un principe nascente dal e col consenso
del popolo, figura ben più solida del Principe nato dal consesso dei
"grandi", cioè dei grandi proprietari feudali. Non esiste un unico
tipo di principato, ma per ognuno troviamo un'ampia trattazione di pregi e dei
difetti. Controversie sul Principe «Quel grande / che temprando lo scettro
a' regnatori gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi
e di che sangue» (Ugo Foscolo, Dei sepolcri) La gelida obiettività e un
certo cinismo con cui Machiavelli descriveva il comportamento freddo, razionale
ed eventualmente spietato che un capo di Stato deve mettere in atto, colpì i
critici. Così, da una parte vi è la linea di pensiero tradizionale, secondo la
quale "Il Principe" è un trattato di scienza politica destinato al
governante, che tramite esso saprà come affrontare i problemi, spesso
drammatici, posti dal suo ruolo di garante della stabilità dello stato.
Dall'altra, troviamo un'interpretazione secondo cui il trattato di Machiavelli,
che era originariamente un repubblicano, ha come vero scopo quello di mettere a
nudo, e quindi chiarire, le atrocità compiute dai principi dell'epoca, a
vantaggio del popolo, che di conseguenza avrebbe le dovute conoscenze per
attuare le precauzioni al fine di stare in guardia e difendersi quando si
dimostra necessario. Il principe è visto anche come figura assai drammatica, la
quale, per il bene dello stato stesso, non si può permettere di lasciare spazio
al proprio carattere, diventando così quasi un uomo-macchina. Secondo alcuni,
Machiavelli venne in realtà accusato da subito di nicodemismo, e: «...di non
aver mirato ad altro, in quel libro, che a condurre il tiranno a precipitosa
rovina, allettandolo con precetti a lui graditi...» (Attribuita a Niccolò
Machiavelli[28]). Machiavellismo § L'antimachiavellismo e il repubblicanesimo.
Gli esponenti di questa seconda interpretazione (la cosiddetta
"interpretazione obliqua", diffusa dal XVII secolo, e avanzata per la
prima volta da Alberico Gentili spirandosi a Reginald Pole, poi ripresa da
Traiano Boccalini e in seguito Baruch Spinoza)[31], furono numerosi soprattutto
in ambito illuminista (anche se venne rifiutata da Voltaire), che vedeva in
Machiavelli un precursore della politica laica e del repubblicanesimo: la
sostennero, dal Settecento, Jean-Jacques Rousseau[33], Vittorio Alfieri[34],
Giuseppe Baretti, Giuseppe Maria Galanti[36], gli enciclopedisti (in primis
Denis Diderot[3 Opere: Discorso 8] e Jean Baptiste d'Alembert), Foscolo e
Parini[, e ha avuto diffusione soprattutto nell'Ottocento, prima e durante il
Risorgimento[26]; ne è un esempio quello che Foscolo scrive nei
"Sepolcri": «Io quando il monumento / vidi ove posa il corpo di quel
grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli allor ne sfronda, ed alle
genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue». Forse alcuni di essiad esempio,
per quanto riguarda Foscolo, è un'ipotesi alternativa di Spongano e riportata
anche da Mario Pazzagliaritenevano anche che, pur essendo Il principe un'opera
fatta per i tiranni e i governanti, fosse utile lo stesso per svelare al popolo
gli intrighi del potere, ritenendo valida l'interpretazione obliqua, qualunque
fossero le intenzioni di Machiavelli. In
generale, per i sostenitori di questa lettura, Il principe avrebbe, come le
satire (ad esempio Una modesta proposta di Jonathan Swift), uno scopo opposto a
quello apparente, come avverrà anche per alcuni scritti di epoca romantica
(Lettera semiseria di Grisostomo di Giovanni Berchet o alcune Operette Morali
di Giacomo Leopardi). In epoca più recente, tuttavia, nella maggioranza
dei critici è prevalsa la prima interpretazione, quella tradizionale, dal quale
risalta la libertà e concretezza, anche spregiudicata, del pensiero di
Machiavelli, che non descrive mondi utopici, ma il mondo reale della politica
dei suoi tempi,e la sua concezione anticipatrice del realismo politico e della
cosiddetta realpolitik. L'interpretazione obliqua è stata riproposta in modo
minoritario, ad esempio in alcuni monologhi del drammaturgo e attore Dario Fo. Il
modello linguistico prescelto da Machiavelli è fondato sull'uso vivo più che sui
modelli letterari; lo scopo, esplicito soprattutto nel Principe, di
scrivere qualcosa di utile e chiaramente espressivo lo induce a scegliere
spesso modi di dire proverbiali di immediata evidenza. Il lessico impiegato
dall'autore si rifà a quello boccacciano, è ricco di parole comuni e i
latinismi, seppure abbondanti, provengono per lo più dal gergo cancelleresco.
Nelle sue opere ricoprono un ruolo assai rilevante anche le metafore, i
paragoni e le immagini. La concretezza è una delle caratteristiche salienti,
l'esempio concreto ed essenziale, tratto dalla storia sia antica che recente, è
sempre preferito al concetto astratto. In generale si parla di uno stile
"fresco", come lo ebbe a definire il filosofo Nietzsche in Al di là
del bene e del male, con un riferimento particolare all'uso della paratassi, a
una certa sentenziosità delle frasi, costruite secondo un criterio di chiarezza
a scapito di un maggior rigore logico-sintattico. Machiavelli rende evidenti
concetti che, se espressi con un linguaggio più elaborato, sarebbero molto
difficili da decifrare, e riesce a esprimere le sue tesi con originale capacità
espositiva. Opere Discorso fatto al magistrato de' Dieci sopra le cose di
Pisa, Parole da dirle sopra la provvisione del danaio, Descrizione del modo
tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da
Fermo, il Signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini, De natura Gallorum, Ritratto
delle cose di Francia, Ritratto delle cose della Magna, Il Principe, Discorsi
sopra la prima deca di Tito Livio, Dell'arte della guerra, La vita di
Castruccio Castracani da Lucca, Istorie fiorentine, )Riedizione Istorie
fiorentine, Venezia, 1546. Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua,
Decennali Mandragola, commedia teatrale Belfagor arcidiavolo, Epistolario,
L'asino, Edizioni critiche in pubblico dominio: Legazioni, commissarie,
scritti di governo. Fredi Chiappelli. Laterza, Roma-Bari. Drammaturgie minori
Clizia, Andria, traduzione-rifacimento dell'Andria di Terenzio Onori Nel 2009
Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi Airbus Nella cultura di massa Il suo
nome, modificato in "Makaveli", venne usato dal rapper statunitense
Tupac Shakur tper firmare molte sue canzoni e un album uscito postumo. Niccolò
Machiavelli viene proposto anche nel videogioco Assassin's Creed 2 e il seguito
Assassin's Creed: Brotherhood, in veste di Assassino. Proprio in quest'ultimo
assume un ruolo particolarmente importante, insieme ad altri personaggi
dell'Italia rinascimentale. Niccolò Machiavelli è, assieme a John Dee, il
principale antagonista della serie di romanzi fantasy I segreti di Nicholas
Flamel, l'immortale (come capo dei servizi segreti francesi), scritta da
Michael Scott. Nella mostra "Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo
tempo" (Roma, Complesso del Vittoriano, Salone Centrale, promossa
dall'Istituto dell'Enciclopedia Italiana e dalla sezione italiana di Aspen
Institute, la sezione "Machiavelli e il nostro tempo: usi e abusi"
presenta, tra altre "opere", Figurine Liebig, pacchetti di sigarette,
schede telefoniche, trading card, cartoline, francobolli, giochi da tavolo e
videogiochi dedicati a Machiavelli. Nella serie I Borgia di Neil Jordan è
interpretato da Julian Bleach. Machiavel è una band belga, catalogabile sotto
il genere progressive rock. Il nome della band è un chiaro omaggio a Niccolò
Machiavelli. Nella serie I Medici è interpretato da Vincenzo Crea, Edizione
nazionale delle opere Edizione Nazionale delle Opere di Niccolò Machiavelli,
Salerno Editrice di Roma: Il principe, Mario Martelli, corredo filologico
Nicoletta Marcelli, Discorsi sopra la
prima Deca di Tito Livio, Francesco Bausi, L'arte della guerra. Scritti
politici minori, Giorgio Masi, Jean Jacques Marchand, Denis Fachard, Opere storiche, Alessandro Montevecchi, Carlo
Varotti, ITeatro. Andria-Mandragola-Clizia,
Pasquale Stoppelli, Scritti in poesia e
in prosa, Antonio Corsaro, Paola Cosentino, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Filippo
Grazzini, Nicoletta Marcelli, coordinam. di Francesco Bausi, ILegazioni, Commissarie, Scritti di governo, Jean-Jacques
Marchand, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Legazioni. Commissarie. Scritti
di governo, Jean-Jacques Marchand, Matteo Melera-Morettini, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo
Melera-Morettini, Legazioni.
Commissarie. Scritti di governo. Denis Fachard, Emanuele
Cutinelli-Rèndina, Legazioni. Commissarie.
Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo
Melera-Morettini. La famosa frase
"Il fine giustifica il mezzo" (o "i mezzi"), usata spesso
come esempio di machiavellismo, è del critico letterario Francesco de Sanctis,
con riferimento ad interpretazioni fuorvianti del pensiero di Machiavelli
espresso nel Principe. Il passo di De Sanctis, dal capitolo XV della sua Storia
della letteratura italiana, dedicato a Machiavelli, recita: "Ci è un
piccolo libro del Machiavelli, tradotto in tutte le lingue, il Principe, che ha
gittato nell'ombra le altre sue opere. L'autore è stato giudicato da questo
libro, e questo libro è stato giudicato non nel suo valore logico e
scientifico, ma nel suo valore morale. E hanno trovato che questo libro è un
codice di tirannia, fondato sulla turpe massima che il fine giustifica i mezzi,
e il successo loda l'opera. E hanno chiamato machiavellismo questa dottrina.
Molte difese sonosi fatte di questo libro ingegnosissime, attribuendosi
all'autore questa o quella intenzione più o meno lodevole. Così n'è uscita una
discussione limitata e un Machiavelli rimpiccinito". Celebrazioni per il V centenario del Principe
di Machiavelli, Accademia della Crusca, Opera di Santa Maria del Fiore, Libri
dei battesimi: Niccolò Piero e Michele di m. Bernardo Machiavellidi Santa
Trinita, nacque a dì 3 a hore 4, battezzato a dì 4 Dal Villani, nella sua Cronica. In Discorsi
di Architettura del senatore Giovan Battista Nelli,La sua trascrizione del De
rerum natura è nel manoscritto Vaticano Rossiano L. Canfora, Noi e gli antichi, Milano Giovio,
Elogia clarorum virorum, 1546, 55v: «Constat a Marcello Virgilio graecae atque
latinae linguae flores accepisse» R.
Ridolfi, Lettera Riccardo Bruscagli, "Machiavelli". Il Senato romano
fece distruggere Velletri e indebolì Anzio sottraendole la flotta: cfr. Livio, "La
sua vicinanza a Pier Soderini, vexillifer perpetuus, si accentua
progressivamente in uno sforzo di sottrarre Firenze a un immobilismo indotto
dal timore di un potere esecutivo più forte e irrispettoso di una lunga
tradizione di libertà repubblicano-oligarchica": Grazzini, Filippo, Ante
res perdita, post res perditas: dalle dediche del Decennale primo a quella del
Principe, Interpres: rivista di studi quattrocenteschi:Roma: Salerno,. Lettera. È un'ipotesi del Ridolfi, cDiscorsi
sopra la prima Deca di Tito Livio, «Giovanpagolo, il quale non stimava essere
incesto e publico parricida, non seppe, o, a dir meglio, non ardì, avendone
giusta occasione, fare una impresa, dove ciascuno avesse ammirato l'animo suo,
e avesse di sé lasciato memoria eterna, sendo il primo che avesse dimostro a'
prelati quanto sia poco uno che vive e regna come loro; ed avessi fatto una
cosa, la cui grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo, che da quella
potesse dependere» Nella sua Storia
d'Italia, il Guicciardini esprime lo stesso giudizio di Machiavelli Ritratto delle cose della Magna, in «Tutte le
opere storiche, politiche e letterarie2»
Lettera ai Dieci,Il carcere, la tortura e il ritiro all'Albergaccio, su
viv-it.org. Ottenendo un giudizio evasivo: cfr. la lettera del Vettori Lettera
a Francesco Vettori, David Quint, Armi e
nobiltà: Machiavelli, Guicciardini e le aristocrazie cittadine, Cadmo, Studi
italiani. De credulitate et pietate; et an sit melius amari quam timeri, vel e
contra. Il machiavellismo, su dizionariostoria.wordpress.com. Machiavellismo,
Treccani, 2Citata in Niccolò Machiavelli, Periodici Mondadori, A. Gentili, De
legationibus. R. Pole, Apologia ad Carolum V Caesarem de Unitate Ecclesiae che talvolta elogiarono però anche alcuni
consigli pragmatici dati al principe, come quello della religione come
instrumentum regnii; ad esempio Voltaire, nel capitolo Se sia utile mantenere
il popolo nella superstizione, del Trattato sulla tolleranza, afferma
l'utilità, entro certi limiti, di una forma di religione razionale per il
popolo La fortuna di Machiavelli nei
secoli, su windoweb «Machiavelli era un uomo giusto e un buon cittadino; ma,
essendo legato alla corte dei Medici, non poteva velare il proprio amore per la
libertà nell'oppressione che imperava nel suo paese. La scelta di Cesare Borgia
come proprio eroe, ben evidenziò il suo intento segreto; e la contraddizione
insita negli insegnamenti del Principe e in quelli dei Discorsi e delle Istorie
fiorentine ben dimostra quanto questo profondo pensatore politico è stata
finora studiato solo dai lettori superficiali o corrotti. La Corte pontificia
vietò severamente la diffusione di quest'opera. Ci credo... in fondo, quanto
scritto la ritrae fedelmente. il libro dei repubblicani (...) fingendo di dare
lezioni ai re, ne ha date di grandi ai popoli». (Jean Jacques Rousseau, Il
contratto sociale), «Dal solo suo libro Del Principe si potrebbero qua e là
ricavare alcune massime immorali e tiranniche, e queste dall'autore son messe
in luce (a chi ben riflette) molto più per disvelare ai popoli le ambiziose ed
avvedute crudeltà dei principi che non certamente per insegnare ai principi a
praticarne... all'incontro, il Machiavelli nelle Storie, e nei Discorsi sopra
Tito Livio, ad ogni sua parola e pensiero, respira libertà, giustizia, acume,
verità, ed altezza d'animo somma, onde chiunque ben legge, e molto sente, e
nell'autore s'immedesima, non può riuscire se non un fuocoso entusiasta di libertà,
e un illuminatissimo amatore d'ogni politica virtù» (Del principe e delle
lettere,) «Con quel libro, se la
sapessimo tutta, egli si pensò forse di pigliare, come si suol dire, due
colombi ad una fava: presentando dall'un lato a' suoi Fiorentini come schietta
e naturale una caricata e mostruosa immagine d'un sovrano assoluto, affinché si
risolvessero a non averne mai alcuno; e cercando dall'altro di tirare
insidiosamente i Medici a governarsi in guisa che s'avessero poi a snodolare il
collo, seguendo i fraudolenti precetti da lui con molta adornezza sciorinati in
quella sua dannata opera.» G. Galanti,
Elogio di N. Machiavelli cittadino e segretario fiorentino Alessandro Arienzo, Gianfranco Borrelli,
Anglo-American Faces of Machiavelli, Voce "Machiavellismo"
dell'Encyclopedie Franco Ferrucci, Il
teatro della fortuna: potere e destino in Machiavelli e Shakespeare, Fazi
Editore, Mario Pazzaglia, Note ai Sepolcri, in Antologia della letteratura
italiana, vol I cfr. l'inizio del
Dialogo di Tristano e di un amico.
Introduzione a: Alfredo Oriani, Niccolò Machiavelli //repubblica/rubriche/la-parola
news/realpolitik Realpolitik Video di
Dario Fo che parla di Machiavelli (trasmissione tv Vieni via con me, su
youtube.com. Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo. Catalogo della
mostra, Roma Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La su Machiavelli è sterminata. Tentativi di
redigerla sono stati realizzati da Achille Norsa, Il principio della forza nel
pensiero politico di Niccolò Machiavelli, seguito da un contributo
bibliografico, Milano Silvia Ruffo Fiore, Niccolò Machiavelli: an annotated
bibliography of modern criticism and scholarship, New York‑Westport‑London
1990; Daria Perocco, Rassegna di studi sulle opere letterarie del Machiavelli,
in "Lettere italiane",Emanuele Cutinelli‑Rendina, Rassegna di studi
sulle opere politiche e storiche di Niccolò Machiavelli, in "Lettere italiane",
Nel l'Istituto della Enciclopedia
Italiana Treccani ha pubblicato in 3 volumi l'opera Machiavelli: enciclopedia
machiavelliana. Di seguito una selezione di studi. Felix Gilbert, Machiavelli e
la vita culturale del suo tempo, Bologna, Il mulino, Claude Lefort, Le travail
de l'oeuvre Machiavel, Paris, Gallimard, Jean-Jacques Marchand, Niccolò
Machiavelli. I primi scritti politici Nascita di un pensiero e di uno stile,
Padova, Antenore, Riccardo Bruscagli, Niccolò Machiavelli, Firenze, La Nuova
Italia editrice, Roberto Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Firenze,
Sansoni, Federico Chabod, Scritti su Machiavelli, Torino, Einaudi, John
Greville Agard Pocock, Il momento machiavelliano: il pensiero politico
fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone, Bologna, Il mulino,Carlo
Dionisotti, Machiavellerie, Torino, Einaudi, 1980 Gennaro Sasso, Niccolo
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storiografia, Bologna, Il Mulino (Napoli) Giuliano Procacci, Machiavelli nella
cultura europea dell'età moderna, Roma-Bari, Laterza, Gennaro Sasso,
Machiavelli e gli antichi e altri saggi, I-IV, Milano-Napoli, Ricciardi, Maurizio
Viroli, Il sorriso di Niccolò, storia di Machiavelli, Roma-Bari, Laterza, Emanuele
Cutinelli-Rendina, Chiesa e religione in Machiavelli, Pisa, Istituti editoriali
e poligrafici internazionali, Ugo Dotti, Machiavelli rivoluzionario: vita e
opere, Roma, Carocci, 2003 Francesco Bausi, Machiavelli, Roma, Salerno
editrice, Giorgio Inglese, Per Machiavelli. L'arte dello stato, la cognizione
delle storie, Roma, Carocci, Corrado Vivanti, Niccolò Machiavelli: i tempi
della politica, Roma, Donzelli, Andrea Guidi, Un segretario militante.
Politica, diplomazia e armi nel Cancelliere Machiavelli, Bologna, il Mulino,
2009 Gabriele Pedullà, Machiavelli in tumulto. Conquista, cittadinanza e
conflitto nei 'Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio', Roma, Bulzoni,.
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libertino in fuga. Machiavelli e la genealogia di un modello culturale, Roma,
Donzelli,. Michele Ciliberto, Niccolò Machiavelli. Ragione e pazzia, Roma-Bari,
Laterza,. Altri contributi A. Montevecchi, Machiavelli, la vita, il pensiero, i
testi esemplari, Milano E. Janni, Machiavelli, Milano S. Zen, Veritas
ecclesiastica e Machiavelli, in Monarchia della verità. Modelli culturali e
pedagogia della Controriforma, Napoli, Vivarium (La Ricerca Umanistica, Cosimo
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utopia, Aracne, Roma, Mascia Ferri, L'opinione pubblica e il sovrano in
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Marietti, Machiavel, Paris, Payot et Rivages, Enzo Sciacca, Principati e
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Cinquecento, Tep, Firenze 2005 Frédérique Verrier, Caterina Sforza et Machiavel
ou l'origine du monde, Vecchiarelli,Emanuele Cutinelli-Rendina, Introduzione a
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italiana Francesco Guicciardini Teoria della ragion di Stato Istorie fiorentine
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ediz. Le opere minori di Machiavelli, su machiavelli.letteraturaoperaomnia.org.
Opere di Niccolò Machiavelli con giunta di un nuovo indice generale delle cose
notabili, Milano, per Giovanni Silvestri,Rassegna bibliografica degli studi
machiavelliani.Una ricognizione dei contributi scientifici dedicati al Machiavelli
negli ultimi decenni. Grice: “L. J. Cohen told me that he once asked for the MS
of The Prince at his college – and they told him: ‘We cannot find it!’ --. Niccolò
di Bernardo dei Machiavelli. Niccolò Machiavelli. Marchiavelli. Keywords: il
principe. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e
Machiavelli," per il club anglo-italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51671843062/in/photolist-2mR9Kz4-2mQerAd-2mPAuFE-2mN8u25-2mNbFJE-2mNaHiH-2mN2sRt-2mMQbzj-2mLKtaD-2mLQdrQ-2mLGMqJ-2mLQkSq-2mLQifX-2mLHFAz-2mLHFZv-2mLM9xY-2mLGJnr-2mKQ5j7-2mKNUVi-2mPCgo1-2mKNWGs-2mKCfz1-2mKRUGT-2mKhkq2-2mKbihq-2mJ4GHU-2mJdd94-2mJ9YkM-2mJcdiU-2mJcdio-2mJ4Cow-2mJcdiD-2mJ9Yk6-2mJ4Cpi-2mJ8K4w-2mJdd8h-2mJ8K5o-2mJ9Ymi-2mJ9Ykg-2mJcdi8-2mGnP2f-2mKnqKE-2mKw6Bz-np1Srw-npxAy6-m3pEkK-m4x2n3
Grice e Màdera – la carta del senso – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Varese).
Filosofo. Grice: “I like Madera; especially because he uses words I love, like
‘sense’ – ‘la carta del senso’ and soul – anima --.” Insegna a Milano. Ha
insegnato a Calabria e Venezia. È membro dell'Associazione italiana di psicologia
analitica, del Laboratorio analitico delle immagini (LAI, associazione per lo
studio del gioco della sabbia nella pratica analitica), e fa parte della
redazione della Rivista di psicologia analitica. Fonda i Seminari aperti
di pratiche filosofiche di Venezia e di Milano e PhiloPratiche filosofiche a
Milano. Studia Jung. Define la sua proposta nel campo della ricerca e
della cura del senso "analisi biografica a orientamento filosofico",
formando la Società degli analisti filosofi. Fondat l'”Analisi Biografica A
Orientamento Filosofico”, pratica filosofica volta a utilizzare e a trasformare
il metodo psico-analitico, nata agli inizi Professoree oggi praticata in
diverse città. La pratica dell'analista filosofo si rivolge alle
dimensioni “sane” ed è volta alla ricerca di senso dell'esistenza
dell'analizzante. L’orientamento filosofico è inteso come ricerca di senso che,
a differenza della filosofia come modo di vivere dell’antichità, parte dalla
biografia storicamente, culturalmente e socialmente incarnata. Questo è un
tentativo di risposta alla crisi delle istituzioni tradizionalmente
riconosciute come orientanti l’esistenza; l'analista filosofo si propone di
riformulare su base biografica i processi formativi integrandoli con le
psicologie del “profondo”. L’aver cura “terapeutica” dell’insieme della
personalità e della vita dei gruppi è stato da sempre vocazione della
filosofia, riproposta come contenitore di diversi approcci e discipline delle
scienze umane, dalla psicoanalisi alla pedagogia. Il senso è inteso come il
fattore terapeutico fondamentale. L'analisi biografica a orientamento
filosofico non si occupa della cura delle psicopatologie, a meno che
l'analista filosofo non sia anche uno psicoterapeuta, psicologo o
psichiatra. Essendo una pratica filosofica, sono richiesti all'analista
non solo la competenza professionale ma anche l'indirizzo vocazionale della sua
vita alla filosofia, dedicandosi agli esercizi filosofici personali e
comunitari. L'ambito di esperienze e teorie da cui deriva riunisce
l'eredità delle psicologie del profondo, la filosofia intesa nel suo valore
terapeutico e come stile di vita, la pedagogia del corpo e le pratiche di
meditazione, la psicologia sistemica, il metodo autobiografico e biografico, la
narrazione delle storie di vita in una prospettiva sociologica. Saggi: “Identità
e feticismo” (Moizzi, Milano); “Dio il Mondo” (Coliseum, Milano); “L'alchimia
ribelle” (Palomar, Bari); ““Jung. Biografia e teoria,” Mondadori, Milano,
“L'animale visionario,” Saggiatore, Milano); “La filosofia come stile di vita, Mondadori, Milano, Ipoc, Milano, Il piacere di
vivere, Mondadori, Milano, "Che cosa è l'analisi biografica a orientamento
filosofico", in Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Jung
come precursore di una filosofia per l'anima”, in, Il senso di psiche. Una
filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica. La carta del senso” Psicologia
del profondo e vita filosofica, Cortina, Milano,, Ipoc,
Una filosofia per l'anima. All'incrocio di psicologia analitica e
pratiche filosofiche, Ipoc, Milano Jung. L'opera al rosso, Feltrinelli, Milano. Sconfitta
e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche, Mimesis,
Milano “Che tipo di sapere potrebbe
essere quello della psicoanalisi?”, in Psiche. Rivista di cultura
psicoanalitica, “Dalla pseudo-speciazione
al capro espiatorio", in, Tabula rasa. Neuro-scienze e culture, Fondazione
Intercultura, Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Le pratiche
filosofiche nella formazione, Adultità, Guerini, Milano Bartolini P., Mirabelli
C., L’analisi filosofica: avventure del senso e ricerca mito-biografica,
Mimesis, Milano-Udine Campanello L.,
"L'analisi biografica a orientamento filosofico e le cure palliative”, in
Tessere reti per una buona morte, Rivista Italiana di Cure Palliative, Campanello
L., Sono vivo ed è solo l'inizio, Mursia, Milano Daddi A. I., Filosofia del profondo,
formazione continua, cura di sé. Apologia di una psicoanalisi misconosciuta,
Ipoc, Milano, Daddi A. I., “Principio Misericordia,
perfezionismo morale e nuova etica. La proposta màderiana per l'Occidente del
terzo millennio”, in Rassegna storiografica decennale, Limina Mentis,
Monza, Diana M., Contaminazioni
necessarie. La cura dell'anima tra religioni, psicoterapia, counselling
filosofici, Moretti, Bergamo, Galimberti U., Dizionario di psicologia.
Psichiatria, psicoanalisi, neuro-scienze, voce “Biografico, Metodo”,
Feltrinelli, Milano Gamelli I.,
Mirabelli C., Non solo a parole. Corpo e narrazione nella formazione e nella
cura, Cortina, Milano Janigro N., La
vocazione della psiche, Einaudi, Torino
Janigro N., Psicoanalisi. Un’eredità al futuro, Mimesis, Milano Malinconico A., "Dialettica di redazione
(ancora in tema di analisi biografica a orientamento filosofico)", in, Il
senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Malinconico
A., Psicologia Analitica e mito dell’immagine. Biblioteca di Vivarium,
Milano Montanari M., “Per una filosofia
del profondo”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di
psicologia analitica, Montanari M., La filosofia come cura, Mursia, Milano Montanari M., Vivere la filosofia, Mursia,
Milano Moreni L., “Intervista a tre
analisti filosofi”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista
di psicologia analitica, Sull’analisi biografica a orientamento filosofico Analisi biografica e cura di sé Una nuova formazione alla cura Psiche e città. La nuova politica nelle
parole di analisti e filosofi
Quattordici punti sull’analisi biografica a orientamento filosofico. Romano Màdera. Madera. Keywords: la carta del
senso, “profondo” “la grammatica profonda” “la grammatical del profondo” Tiefe
Grammatik – implicatura del profondo, implicatura del superficiale. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Madera” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752822935/in/datetaken/
Maffetone
(Napoli). Filosofo. Grice: “I like Maffetone; he tries, like I do,
to defend Socrates against Thrasymacus; in the proceedings, he provides his
view on the foundations of Italian liberalism – and has recently explored the
topic of what he calls ‘il valore della vita.’” Si laurea a Napoli. Ha
contribuito al dibattito scientifico sui temi di bioetica e etica dell'economia
e della politica, alla Rawls,, tentando di ricostruire i principi del
liberalismo applicandoli al contesto dell’economia. Insegna a Roma. Presidente
della Fondazione Ravello. Saggi: “I
fondamenti del liberalismo” (Laterza, Etica Pubblica, Il Saggiatore); “La
pensabilità del mondo” (Il Saggiatore, “Rawls” (Laterza). “Un mondo migliore.
Giustizia globale tra Leviatano e Cosmopoli, “Marx nel XXI secolo,” Luiss University
Press. Radio Radicale. Sebastiano Maffettone. Maffetone. Keywords:
contrattualismo. Rawls on Grice on personal identity. Keywords: quasi-contrattualismo
conversazionale, i due contrattanti – il contratto come mito – contratto –
marxismo, comunismo, laburismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maffetone” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e
Magalotti – di naturali esperienze (Roma). Filosofo. Grice: “I like Magalotti – very
philosophical” – Grice: “When a philosopher is a count, we don’t say that he
was a professional philosopher, but not an amateur philosopher either –
‘philosopher’ does!” – Grice: “I like his ‘saggi’ on ‘natural experience’ – he
is being Aristotelian: there is natural experience and there is trans-natural
experience – and there is supernatural experience!” Appartenente
all’aristocrazia, figlio di Orazio, prefetto dei corriere pontifici, e
Francesca Venturi. Studia a Roma e Pisa, dove e allievo di Viviani e Malpighi.
Segretario di Leopoldo de' Medici, segretario dell'Accademia del Cimento
(fondata da de’ Medici). Fa parte anche dell'Accademia della Crusca e
dell'Accademia dell'Arcadia, Dall'esperienza al Cimento nacque i “Saggi di
naturali esperienze, ossia le relazioni dell'attività dell'Accademia del
Cimento”. Passa al servizio di Cosimo III de' Medici iniziando così un'attività che lo porta a una
serie di viaggi per l'Europa (raccolse in diverse opere le sue vivaci e brillanti
relazioni di viaggio). Ottenne il titolo di conte e la nomina ad ambasciatore a
Vienna. Si ritira alla villa Magalotti, in Lonchio. Si dedica alla filosofia,
con particolare attenzione per la filosofia naturale di Galilei Opere: “Canzonette
anacreontiche di Lindoro Elateo, pastore arcade” “Delle lettere familiari del
conte Lorenzo Magalotti e di altri insigni uomini a lui scritte, Firenze, Diario di Francia, M.L. Doglio, Palermo,
Sellerio. “La donna immaginaria, canzoniere, con altre di lui leggiadrissime
composizioni inedited” (Lucca); “Lettere del conte Lorenzo Magalotti gentiluomo
fiorentino dedicate all'Ecc.mo e Clar.mo Sig. Senatore Carlo Ginori Cav.
dell'Ordine di S. Stefano, Segretario delle Riformagioni e delle Tratte, Lucca.
Lettere contro l'ateismo, Venezia. Lettere odorose, E. Falqui, Milano. Lettere
scientifiche. “Lettere” (Firenze). “Saggi di naturali esperienze fatte
nell'Accademia del cimento sotto la protezione del Serenissimo Principe
Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia, Milano. “Scritti
di corte e di mondo” Enrico Falqui, Roma. “Varie operette del conte Lorenzo
Magalotti con giunta di otto lettere su le terre odorose d'Europa e d'America
dette volgarmente buccheri” Roma.Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Saggi di naturali esperienze fatte
nell'Accademia del Cimento sotto la protezione del serenissimo principe
Leopoldo di Toscana e descritte dal segretario di essa Accademia (Firenze: per
Giuseppe Cocchini all'Insegna della Stella); “La donna immaginaria canzoniere
del celebre conte Lorenzo Magalotti ora per la prima volta dato alla luce e
dedicato alle nobilissime dame italiane” (Firenze: Bonducci); “Canzonette
anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade” (Firenze: per Gio. Gaetano Tartini,
e Santi Franchi); “Il sidro poema in due canti di Giovanni Filips tradotto
dall'inglese in toscano dal celebre conte Lorenzo Magalotti ora per la prima
volta stampato con altre traduzioni, e componimenti di vari autori” (Firenze: appresso
Andrea Bonducci); Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond, Opere
slegate: precedute da un carteggio tra Magalotti e Saint-Évremond, tradotte in
toscano” (Roma: Edizioni dell'Ateneo). Scienza in Italia, opera del Museo
Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Elogio storico
nell'edizione de La donna immaginaria canzoniere del conte Lorenzo Magalotti
con altre di lui leggiadrissime composizioni inedite, raccolte e pubblicate da
Gaetano Cambiagi, In Lucca: nella stamperia di Gio. Riccomini, Dizionario
critico della letteratura italiana, Torino, POMBA, Lorenzo Magalotti, Relazioni di viaggio in
Inghilterra, Francia e Svezia” (Bari, G. Laterza). Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Crusca, Relazioni di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia Lettere scientifiche ed erudite Comento sui primi cinque canti dell'Inferno
di Dante, e quattro lettere del conte Lorenzo Magalotti Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo
pastore arcade Lettere scientifiche ed
erudite La donna immaginaria Novelle
(il volume contiene anche opere di altri autori) Gli amori innocenti di
Sigismondo conte d'Arco con la Principessa Claudia Felice d'Inspruch. DICE
poldo di Toscana . Lettera III. SopralaLuce.AlSignorVincenzo Vi Sopra ildetto
del Galido, il Vino Signor Carlo Dati. Lettera V. 111 P relazione 13 28 un
composto d'umore e di luce. Al 48 394 refazione medesimo . Lettera II. . Fiore.
Al Serenissimo Principe L e o . Delveleno dellaVipera.AlSignorOt 78
ne d'osservar la Cometa l'anno 1664. Leltera VII. Donde possa avvenire ,
che nel giu dicar degli odori cosi sovente si prenda abbaglio. Al Signor
Cavaliere Giovanni Battista d'Ambra. Lettera re Giovanni Battista d'Ambra.Lette
Descrizione della Villa di Lonchio.Al Strozzi. Lettera X. Intorno all'Anima
de'Bruti,Al Padre secondo. Al Padre Lettore Don A n giolo Maria Quirini.
Lettera XIII. 262 INDICE 395 . : 126 Sopra un effetto della vista in
occasio Al Sigoor Abate Oilavio Falconieri. . Sopra gli odori . Al Signor
Cavalie Signor Marchese Giovanni Battista Sopra un passo di Tertulliano.Al Pa
Sopra un passo del Concilio Niceno Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N.
Lettera XIV. . Monsignor Leone Strozzi . Lettera XVII.. . 170 252 ra IX. VIII,
Іоо Letiore Don Angiolo Maria Quirini. Lettera XI. dre Lettore Don Angiolo
Maria Q u i rini.Lettera XI. Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera
XV. 85 157 279 Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XVI. 282 Sopra un
intaglio in un diamante. A 289 300 7 Conte Ferrante Capponi .
Lettera XIX. Sopra la lettera B , e perchè ella s'a doperi cosi spesso nel
principio de 396 INDICE. Sopra un passo di S. Agostino.Al Si gnor Abate
Lorenzo Maria Gianni. Lettera XVIII . . Sopra il Cascii . Al Signor Cavaliere
Cognomi. Al Signor Tommaso Buo naventuri . Lettera X X . . 338
FINE. SilAJilUsCEn il poeta per una lelva, per la quale tutta notte
aggiratosi, la mattina in su falba si trova a piè <l'uQa colliuciui.
Kipoaatosi alquanto ^ •! per voler aalire f quando y fattuegli
incontro una lonza, un leone e una lupa, h costretto a rifuggirsi alla
selva. In questo gli apparisce Fombra di Virgilio , il cui ajuto è da
esso caldamente implorato contro alla lupa, dalla quale il maggior
pencolo gli soprastava. Virgilio discorre lunga* mente della pessima
natura di quella 6era, onde cam« porne lo strazio , offerendogli sè per
guida | a tener altra Digiiized by Google a
Canto via lo conforta. Dante accetta Tofferta di Virgilio « e
te- nendogli dietro ti mette in cammino. V. I. Nel mezzo del
cammin tee. Keir età di 35 anni. Ciò non t'aTguìtee per
congetture; ma provasi manifestameute da un luogo del tuo Convivio,
nella aposizione della canzone : Le dolei rime eTamor, eh* io
eolia; dove 9 dividendo il cono della vita umana in quattro
parti, che tutte (anno il numero d'anni 70 « resta, che la metà del suo
corso, secondo la mente del poeta, sia ne' 35 . Che poi questo primo
verso debba intendersi letteralmente, cioò del numero degli anni, e non
alle- goricamente, come alcuni vogliono: si dimostra da un luogo
deir Inferno , caut. XV, nel quale domandato il poeta da Ser Bnmetto di
sua venuta, esso gli risponde, V. 49; Lassù di sopra in la
vUa serena * JUrpos* io lui • mi smarrì *n una valle , 1
Avanti (he Vetà mia fosse piena: riferendoli a questa selva» nella
quale racconta essersi smarrito nel mezzo del commin del suo
vivere. V, per una selva oscura. Forse questa selva ^
oltre al senso letterale, che fa giuoco al poeta per 1* intraduzione del
suo viaggio , ha sotto di s^ ((ualche senso allegorico • dei quale sono
ar- ricchite molte parti di questo primo canto ; e vuol per
avventura s guilicare la selva degli eiTori , per entro la quale assai di
leggieri si perde l' uomo nella sua Digitized by Coogle
FRIICO. 3 a<h>1etccnu; e cìie iia *1 vero
nel topraccitato luogo del •uo CoFwivio ti leggono queite formali parole
; È adunque dà f opere, che y ticcome quello, che mai non fosse stato
in una città , non saprebbe tener le vie -, senza l' insegnamento
di colui , che le ha usate : ro/1 V adolescente » che entra nella teloa
erronea di questa vita , non saprebbe tenere il buon co/m- mino y se da
suoi maggiori non gli fosse mostrato ; nè il mo- strar vatrebbe, se alli
loro coaiafidamenti non fosse obbediente, V. 8. Ma per trattar del
ben ecc. Del frutto, il qual ti ritrae dalla meditaiione di
quel miserabile stato pieno di pene e di rimordiinenti , mediante la
quale s' arriva alla caDtemplaaione d' Iddio , che è la fine propostasi
dal poeta. V. 1 3. Ma po* eh* »* fui appiè ecc. Il
colle è forse inteso per la virtù , la qual si solleva dalla bassezza
della selva. V. l6 vidi le sue spalle VestUe già de*
raggi del pianeta ecc. Il senso letterale è aperto , volendo dire ,
che la cima del colle era di già illustrata da' raggi del nascente
sole. Ma forse, che sotto questo senso n' è chiuso un altro ^
pigliando il sole per la grazia illuminante , la quale all' u- sctr Dance
dalla selva degli errori cominciava a trape- lare con qualche raggio
nella sua mente. V. ao. Che nel lago del cuor ecc. Por
che voglia insinuare , nella passione della paura commuoversi e
fortemente agitarsi il sangue nelle due cavità del cuore, dette volgarmente
ventricoli; de' quali, 4 Canto prrò eh’ e' parla
in lingolare , pigliando la parte pel tutto , vuol forae dir
principalmente del destro , che del sinistro i maggiore. Dante lo chiama
lago , credendosi forse che il sangue che v’ è , vi stagni , non essendo
in que’ tempi alcun lume della circolazione. Qui però cade molto a
proposito il considerare un luogo maraviglioso del Petrarca nella seconda
canzone degli occhi, finora, che io sappia, non avvertito da altri; nel
quale dice cosa intorno alla circolazione da far facilmente
credere, eh* egli quasi quasi se l’indovinasse, arrivandola, se non
con l'esperienza, con la propria speculazione. Dice dun- que così :
Dunque eh' i’ non mi sfaccia , Si frale oggetto a s\ possente
fuoco Non i proprio valor , che me ne scampi , Ma la paura un
poco , Che 7 sangue vago per le vene agghiaccia , insalda ’l
cor , perchè più tempo avvampi. Non ha piti dubbio-, eh* e’ si
parrebbe forte appassio- nato del poeta, che volesse ostinarsi a dire,
che il sen- timento di questi versi suppone necessariamente la
notizia della circolazione del sangue ; la quale , a dir vero , so
fosse stau immaginata , non che ricooosciuu dal Petrarca, non ha del
verisimile , eh’ ella si fosse morta nella sua mente, ma, da lui
conferita e discorsa con altri, per la grandezza del trovato avrebbe
mossa fio d' allora la cu- riosità de’ medici e de’ notomisti a
procacciarne i riscontri con resperienze. E ben degno di qualche
maraviglia il vedere , come , il poeta altro facendo , e forte altro
in- tendendo di voler dire , gli è venuto detto cosa , che spiega
mirabilmeote quesu dottrina; poiché, se ben si Digitized by
Google FUMO. 5 considera il lento de'
lopraddetti Tersi , ^ tale : Ma il cuore rìsalda un poco, cioè ritorna al
suo esser di flui- dezza il sangue , il quale nel vagar per le vene
s'ag- ghiaccia dalla paura , e ciò a fine di farlo arder misera-
mente più lungo tempo. Puoss' egli dilucidar più chiaramente
Teffetto, che opera nel sangue il ripassar cb* egli fa per la fornace del
cuore, dove si liquefi, s'allunga, s'assottiglia, e si stempera,
caso che nel vagar per le vene lontane o per paura, come in questo caso
nel Petrarca, o per qualsivoglia altra cagione si fosse punto aggrumato e
stretto; onde poi, novellamente fuso, e corrente divenuto, potesse
ripigliare il nuovo giro ed allungar la vita (la qual tanto dura, quanto
dura il sangue a muoversi), e si a render più luogo r incendio amoroso
del poeta? Ma ciò, per chiaio ch'ei sia ed aperto, ò tuttavia
assai oscuramente detto in paragone d'un luogo, del Da- vanzati nella sua
Lezione delle monete. Il luogo ò il se- guente : Jl danojo è il nerbo
della guerra, e della repuh~ hlica , dicono di gravi autori, e di
jolenni* Ma a me par egli più acconciamente detto il secondo sangue;
perchè, siccome il sangue , eh' è il rugo e la sostanza dei cibo
nel corpo naturale, correndo per le vene gì-osse nelle mi- nute ,
annaffia tutta la carne , ed ella il si Bee , com* arida terra bramata pioggia,
e rifà, e ristora, qucaUunque di tei per lo color naturale s'asciuga, e
svapora: così il danajo, eh* è sugo e sostanza ottima della terra , come
dicemmo , correndo per le borse grosse nelle minute , tutta la
gente rineaneuina di quel danajo, cheti spende, evaviacontl-
nuatnente nelle cose , che la vita consuma , per le quali nelle medesime
borse grosse rientra , e cos't rigirando man- tiene in vita il corpo
civile delta repubblica. Quindi assai Digitized by Coogle
6 Canto éi leggler ti tomprende , eh*
ogni ttato vuol una quantità di moneta, che rigiri^ come ogni corpo una
quantità di sangue , che corra» Che dunque diremo di queit*
autore ? Nuli* altro ceiv tamente , te non che , dove i profeMori delle
mediche facoludi non giunsero, se non dopo un grandissimo guasto d*
inomnerabili corpi, egli senz'altro coltello che con la forza d'un
perspicacissimo ingegno penetrò nel segreto di questo aumiirabile
ordigno, c tutto per filo e per segno ritrovò raltisstmo magistero di
quei movimenti, che noi vita appelliamo* V. 31 . £ qual è
quei, che con Una af annata ecc. MaravigUosa similitudine.
V. 35. CoA /'animo miò , eh* ancor fuggiva ecc. Rara maniera
d'esprimere una paura infinita. Bocc.*, Novella 77. Allora , quasi come se
*l mondo sotto i piedi venuto le foste meno , le fuggi Canitno , e vinta
cadde ro- paa '/ battuto della terre. V. 3 o* Si che 7 piè
fermo ecc. Solamente camminandosi a piano : dicansì quel che
vogliono 1 commentatori, in ciò manifesraniente conviensi dalla
dimostrazione e dall' esperienza. £ vero, che il piè fermo retu sempre Ìl
più basso. Onde convien dire, che Dante non avesse ancor presa l'erta, il
che si convince anche più manifestamente da quel che segue : V.
3 i. £d ecco, quoti al cominriar dell’ erta» La voce quoti vuol
significare ( e tanto più accompa- gnau con l'altra al cominciar t che
denota futuro), che Digitized by Google PRIVO.
7 Verta era ben vicina, ma non cominciata; c pure in fin
allora avea camminato , adunque a piano. Nè li opponga quello, ch’egli
dice ne* veni innanzi, y. l3. Ma po’ eh’ i fui appii d" un
colle giunto ; poiché appiè d'un colle li dice anche in qualche
distanza; anzi t' e’ doveva comodamente vedergli le spalle, v. l 6
. Guarda’ in alto e vidi le sue spalle , tornava meglio
eh’ e’ ne fosse alquanto lontano. Molto meno dà dilEcoltà il seguente v.
6 l. Mentre eh’ i’ rovinava in basso loco; dicendo:
dunque se ora egli scende, mostra, che dianzi saliva. Saliva , ma dopo
aver prima fatto il piano , per lo qual camminando il pie fermo sempre
era il più basso. Del resto il leone e la lonza non poteron impedirgli
il salire : solamente la lupa gli fe’ perder la speranza dell’ al-
tezza, cioè di condurti in cima del colle. Di qui avvenne eh’ egli prete
a rovinare in basso loco, V. 3a. Una lonza ecc. Una
pantera. Per essa , come animai sagacissimo , in- tende veritimilmente la
lussuria. V. 36. Ch’i’ fui, per ritornar, pUi volte, volto.
Bisticcio. Tibullo ti fe’ lecito anch’ egli per nn^ volta un simile
scherzo , Ub. IV , corm. VI , v. 9 . Sic bene compones : ulli non
ille puellat Seruire. 8 Canto £ Properzio
te ne volle aacor etto cavar la voglia, elcg. Xin, Ub. I, V. 5.
Vum tiU Jecepiiì augfiur fama puellis , CtTtus et in nuìlo
quaeris amore moram. V. 39 quando V amor divino Mone da
prima quelle cose belle- Direi, che per la motta di quelle cose
belle non inten- dette altro il poeta, che rattuazione dell* idee, o tì
vero lo tpartimento dell* idea primaria nell* idee tecondarie , che
è il diramamento dell* uno nel diverto tignificato nel triangolo
platonico. In tomma la creazione dell* univerto, allora quando formò il
mondo temibile tutta a timile al mondo archetipo o intelligibile creato
ab eterno nella mente divina. £ non è inveritimile, che Dante
abbia voluto toccare quetta dottrina platonica, nella quale, come appare
ma- oifettamente da altri luoghi della tua Commedia, e prin-
cipalmente nell* XI del Paradito , egli era vertatittimo , donde ti raccoglie
e 1* intento amor delle lettere e la pertpicacia del tuo finittimo
intendimento , mentre in un aecolo coti barbaro pot^ aver notizia delle
opinioni pla- toniche , quando i principali autori di quella tcuola
o non erano ancor tradotti dal greco idioma , o t*egli era- no,
grandittima penuria vi aveva de* codici tcritti a penna dove vederli e
ttudiarli. Na t* io ben m'avvito, tal dot- trina Incavò egli a capello da
Boezio, del qual aurore il poeta fu ttudioiittimo , dicendo nel tuo
Convivio queite formali parole : Tuttavia , dopo alquanto tempo , la
mia mente» che s'argomentava di tonare » provvide ( poi ne*l ai/o,
nè Taltrui consolare valeva ) ritornare al modo» che Digitized by
Google F ni u o. 9 alcuno
sconsolato avea tenuto a consolarsi; e ansimi ad allegare e leggere
quello , non conosciuto da molti , libro di Boezio ) ìlei quale » cattivo
e discacciato , consolato si aveva. Quivi adunque potè egli facilmente
apprendere a intender Puniverso aotto il nome di bello , e ti per
la moMa delle cose belle intender la mossa del mondo archetipo
disegnato ab eterno nella mente d'iddio. 1 versi * di Boezio sono i
seguenti: lib. Ili de consol. etc.^ metro 1\. O qui perpetua mundum
radane guhemés» Terrarutn caeUque salar , qui te/apus ab aeuo
Ire iuhes , stabilisque nianeru das cuncta moueri ; Quent non extemae
pepulerunt fingere caussae Materiae fluitantis opus uerum insita
sutnmi Forma boni, liuore carens : tu cuncta superno Ducis ab
exeinplo : pulcrum pulcherrimus ipse Mundum mente gerens , similiqtte
imagine formans , Perfectasque iubens perfectum absoluere partes.
In numeris elemento ligas , ut frigora fiamtnis y Arida conueniant
liquidis : ne purinr ignis Fuolet , aut mersos deducane pondera
terras. Tu triplicU mediam naturae cuncta mouentem Connectens
animam per consona membra resoluis, etc. Che poi per la motta
intenda l'attuazione delle idre mondiali, ciò si convince apertamente da
un luogo ma- raviglioso del suo canzoniere nella canzone :
Amor y che nella mente mi ragiona; dove parlando della sua
donna dice cV ella fu T idea, che Iddio si propose quando creò il uiondo
sensibile, il qual atto di creare vien quivi espresso con la voce
mosse. IO Canto Però qual donna
sente sua beliate , Biasmar , per non parer queta ed umile ^
Miri costei , eh' esemplo è d’umiltate» Questuò colei, che
umilia ogni perverso. Costei pensò , chi mosse l* universo.
Altri forse intenderà (tutto che i comentatorì in questo luogo se
la passino assai leggìensente ) per la mussa di quelle cose belle, la
mossa data ai pianeti per gli orbi loro; ma trattandosi d"una mossa
data dall" amor divino, panni assai più degna opera la creazione
dell'universo, che r imprimere il moto a piccol numero di stelle.
Dire dunque , che il sole nasceva con quelle stelle , eh* eran con
lui quando Iddio creò il mondo : cioè eh' egli era in Ariete , nella qu^d
costellazione fu creato secondo Vopiniooe di molti. V. 41 * a
bene sperar vera cagione. Di quella fera la gaietta pelle ,
L*ora del tempo , e la dolce stagione. Può aver doppio
significato : primo in questo modo , cioè : 51 che Vara del tempo , e la
dolce stagione tu erano cagione di bene sperare la gaietta fera di quella
pelle; cioè, Si che l'ora della mattina e la stagione di prima^
vera (avendo detto che il sole era in ariete) mi davano buon augurio a
rincer l'incontro di quella fiera, e a riportarne la spoglia. £ in quest'
altro : Sì che aggiunto all' ora e alla bella stagione l' incontro di
quella fiera adorna di sì vaga pelle non poteva non isperar felici
successi. Così rincontro d'uno o d' un altro animale recavasi anticamente
a buono o a tristo augurio. Digitized by Googie F R I
M O. (I V. 45. Za vista, che m'apparve étun leone. Il
leone è preio dal poeta per limbolo della superbia. V. 4^. £d una
lupa eco. L'ararizia. V. Si. £ molte genti fe' già
viver grame. Ciò si può intender di coloro , l'aver de' quali
è ingordamente assorbito ddl' avwo , e per gli avari me- desimi,
che ai consumano in continui affanni per l'insa- ziabditi della lor
cupidigia, onde chiama la lupa bestia senza pace. V, 53 . Con
la paura, eh’ uteia di sua vista. Qui paura con bizzarra
significazione vale spavento in significato attivo, ed è forse l'unico esempio
che se ne trovi. Cosi l'addiettiva pauroso è preso attivamente,
Infer. cant. 3 , V. 8 H. Temer si dee di sole (fucile cote
, eh’ hanno potenza di far altrui male , Deir altre no
, che non son paurose. Cioè non danno paura ; ma questo non è tanto
sin» gulare , quanto il sostantivo paura in significato di ter-
rore, e f.tcllmente se ne troveranno esenipj simili cosi ne'Crecif come
nei Latini. Uno al presente me ne sov- viene, ed ò di Tibullo, eleg. IV,
lib. Il , v. q, Stare uel insanis cautes obnoxia uentit ,
Naufraga quae uatii tunderet unda maris ! V. 60 dove il sol
tace. Verso l'onibra della selva. I
Digilized by Google 12 Canto V. 63
. Chi per lungo silenzio parta fioro. Quriti è Virgilio, «otto la
periona del quale pare, che debba intendersi il lume della ragion
naturale risve- gliato nella mente del poeta dalla teologia figurata
per ranima di Beatrice de* Portinan in vita amata da Dante.
V. 63 parta fioco. Dal sento delle parole par, che Dante •*
accorgesse , che Virgilio era fioco dalla semplice vista, ma a bea
considerare non è così. Perchè allora eh' egli scrisse questo verso
avevaio già udito favellare, onde può ben dire qual era la sua voce,
oltre al dire eh* e* Paveva veduto. Che poi lo faccia fioco , ciò è
furila per tacciar la bar- barie di quel secolo , in cui allorché Dante
si pose a cercar lo suo volume, cioè a leggere e studiar TEneide,
nino altro era che la cercasse o studiasse , onde poteva dirsi Virgilio
starsene muto ed in silenzio perpetuo. V. 70. Nacqui suh JuliOt
ancorché fosse tardi. Dice esser nato sotto Giulio Cesare ancorché
fosse tordi, cioè ancorché esso Giulio Cesare rispetto al nascer di
Virgilio fosse tardi, cioè indugiasse qualche tempo ad aver Tassoluto
imperio di Roma, onde si potesse con verità dire che la geme nascesse
sotto di lui. £ vera- mente Virgilio nacque avanti a Cristo anui 70,
agridi d'ottobre , e per conseguenza avanti che Giulio Cesare fosse
imperatore. V. 90. Ch" ella mi fa tremar le vene e i
polsi, piglia i polsi universalmente per Parterìe, le quali
eo\ loro strigoersi e dilatarsi con contraria corrisponden- za alla
sistole e alla diastole del cuore continuamente Digitized by
Coogle 7 R I li O. i 3 dibatt^nfti. E qui
è da notare ravvedutezza deì poet mentre dice, che gli tremavano le vene
ancora, come quegli che beni»iÌmo sapea , che per non andar mai
diigiunte dall* arterie, in una violente commozione di queite, non può
far di meno che quelle ancora tanto quanto non •'alterino. V.
91. A te convien tenere altro viario. Quasi dica; ben li può
luituria e tuperbia vincere, ma superare avarizia, ciò è all* umane forze
impossibile. V. 100. Molti son gii animali 1 a cui t’ammoglia.
Molti vizj veogon congiunti con Tavanzia. V. lOi. ... in
finckè’l veltro ecc. Questi è messer Cane della Scala veronese ,
onde la sua patria, dice Dante, che sari tra Feltro e Feltro,
perchè tra Monte Feltro dello Stato d' Urbino e Feltro del Friuli
si ritrova in mezzo Verona. Fu messer Cane uomo d'alto affare in que'
tempi, e d'animo grande e liberale; ed essendo desideroso, che la sua
generosità fosse per opera conosciuta, intraprese ad onorare e soccorrer
tutti coloro, che di gran saliere fosser dotati, fra quali ricoverò
anche il nostro poeta, allorch'e'fu di Faenze cacciato co* Chi~
bellini intorno all'anno i 3 oS. V. io 3 * terra , nè peltro»
Peltro^ stagno raffinato con lega d’argento vivo. Qui per metallo
in genere , onde il scntimeaio è questo ; V. io 3 . Questi non
ciberà terra , nè peltro , Questi non si ciberà , cioè non sarà
signoreggiato da ambizione di stato > uè da cupidigia d'avere.
14 Canto triuo. V. ic 6 . Di queìF umile Italia»
Vinile y atteso il tuo miserabile stato in que* tempi per rintestioe
discordie, ond' ella era sempre infestata. V. 111. Là onde invidia
prima ecc. O sia la prima invidia di Lucifero contro Iddio in
Ciclo, o contro l'uomo nel paradiso terrestre, o pure: V. IH. Là
onde invidia prima dipartiìla\ Là onde da prima inridia la diparti
, preso quel prima avverbialmente. V. iiS. Che la seconda
morte ciascun ^rida. Allude al desiderio , che hanno i dannati
della morte deir anime loro dopo quella de* corpi per sourarsi alla
crudeltà de' tormenti, onde S. Luca, cap. aa, io persona di quelli :
Monies cadile super noi, et colles operile nos. V. lai. Anima fia
ecc. Beatrice de' Portinarì , la quale , siccome à detto di
sopra , fn io vita ardentissimamente amata dal poeta. In questo,
che segue nel primo canto, si consuma un giorno intero , eh' è il primo
del viaggio di Dante. Digitized by Google
INFERNO. CANTO SECONDO. ARGOMENTO.
Si fa dall’ ioTOcar le muae e l'ajuto della propria mente. Dipoi acconta
, com' egli peniando all' impreia di tal viaggio . cominciò a
•gomrntoraeoe , e a motirare a Virgilio eoo molte ragioni, di' e' non era
dovere, ch'ei ti mettewe ]>er niun conto a cimento >1 pericoloio.
Dopo di che narra, come Virgilio lo ripreie della tua viltà; e con
dirgli, ch'egli veniva in tuo aoccorto mandatovi da Beatrice, tutto di
buon ardire lo iraarrito animo gli rinfranca, ond'egli ti ditpone al
tutto di volerlo teguitare. V. 4 . ATapparetfhiava a sostemr la
putirà , Si del cammino , e ti delta pittate. Il Boti,
il Vellutello, ed altri comentatori tpiegano qneito luogo coti ;
M'apparecchiava a tiiperar le ilitE- cultà del viaggio, e tollerar la
noja della pietà, di' eraii per farmi quei crudeliitimi tirar) , ond’ era
per veder tormentare l’anmie de’ dannati. Io però ardirei proporre
Digitized by Coogle j6 Canto un* alfr.i
roiuMcrazionc , le a sorte Dante avesse piut- tosto voluto dire, eh’ ci
•'apparecchiava a sostcoer la {guerra della pirtare , cioè a ftf forza al
suo animo per non prender pietà de’ peccatori, avvegnaché U
crudeltà de’ «upplizj. fosse per muovergli un certo naturai affetto
di comjiafsione , al quale ciafcun uomo fi seme ordina- riamenTc incitare
per la miseria altrui. £ veramente il senso letterale pare , che
favorisca mirabilmente questo sentimento ; poiché , s’ei s’apparecchiava
a sostener la guerra della pietà, cioè la guerra, ch’era per Wgli
la pietà , segno è eh' e* non voleva lasciarsi vincer da quella, ma
si resistere e comb.ucere con la considera- rione, che quegl' infelici
erano puniti giustamente, anzi, come dicono t teologi, citra meritumt
mentre avendo offeso una Maestà inBnita, e sì infinita venendo a esser la
loro colpa, questa non può con pene finite soddisfarsi. Dico finite
quanto all' intensione , non quanto all* estensione , la quale non ha
dubbio , che durerà eternamente. E chi porrà ben mence ad altri luoghi
dell’Inferno, ne troverà di quelli, che armano di piu salde conjetture il
sentimento da me addotto in questo passo. Tale è quello dell’Inferno,
canto XIII, dove, dopo il primo ragionamento dì Pier delle Vigne , Dante
dice a Virgilio, eh* c’ seguiti a do- mandare all* anima del suddetto
Piero qualche altro dubbio, imperocché a lui non ne dà Tanimo, tanto
si sente strignere dalla pietà del suo infelice stato, v.
OntV io a lui : dimandai tu ancora Di quel, che credi ^ ch‘ a
me soddisfaccia ; eh* i non potrei: tanta pietà in accora. E
piià apertamente si vede questo star su la difesa, che fa Dante contro l’
importuna pietà de* dannati, la qual Dìgitized by Coogle
S B C O H D O. >7 tenta di vincerlo al canto
XXIX dell’ Inferno , quando arrivato in tu ruldina costa di Malebolge
dice cosi, v. 43^ Lamenti saeltaron me diversi , Che di
pietà ferrati avean gli strali : Ond" io gli orecchi con te man
coperti. Il qual terzetto par, che esprima troppo maraviglio-
samente un fierissimo assalto dato dalla pietà all’ animo del porta , e
la difesa di quello con turarsi gli orecchi. £ non solamente si troverà
difendersi dalla pietà , ma sovente incrudelire contro di essi, negando
loro conforto e compatimento. Così Inf. cant. XXXIII , richiesto da
Branca d’Oria, che gli distaccasse d' insieme le palpebre agghiacciate ,
non volle farlo , v. 148. Ma distendi ora mai in guà la mano
, Aprimi gli occhi I ed io non gliele aperti, E
cortesia fu lui tesser villarto. E Inf. XIV , vedendo Capaneo
disteso sotto la pioggia di fuoco, dice stargli il dovere, v. ^t.
Ma , com' io dissi lui , li tuoi dispetti Sono al suo petto assai
debiti fregi. Io però confesso di non aver per anche si fatta
pra- tica SU questo poema , eh' e' mi sovvengano così a un tratto
tutti i luoghi, ov’ e' favella di pietà in questa prima Cantica dell’
Inferno; e considero eh’ e’ mi se ne può addurre taluno ora non pensato
da me , il qual mostri così chiaro il contrario, eh’ e' metta a terra
tutto il pre- sente ragionamento. E considero , che altri potrebbe
ri- spondermi , che il far dimandare da Virgilio Pier delle Vigne ,
e ’l coprirsi gli orecchi con le mani posson i8 Canto
ambedue etter effetti dell' cuer Taiiimo del poeta troppo vinto
dalla pietà, e non dall' eaier a lei repugnante ; ma io non piglio per
aaiunto di provare , che egli si picchi di non calerti mai piegato a
pietà de' dannati , anzi che in molti luoghi confeita la aua caduta ,
qual è quella , Inf. canto V, v. 70. Poscia eh' i' thhi il
mio dottore udito Nomar le donne antiche e cavalieri , Pietà
mi vinse , e fui quasi smarrito. Nel qnal luogo non meno ti pare la
perdita del poeta, che il contratto antecedente; mentre, te egli non ti
fotte potto in animo di non latciarti andare alla compattione, non
avrebbe indugiato fin allora ad arrenderli , avendone avuta occatione
molto prima , cioè tubito eh' ei vide la miteria dei peccatori carnali.
Ivi, v. 3S. Or incomincian le dolenti note A [armisi sentire
: or son venuto , Xà dove molto pianto mi percuote. Ma
egli Ita forte il più eh' el potette : però , allora ch'egli ebbe
riconoteiuto quivi tanti valoroti uomini, e coti alte donne , piegò
l'aaimo alla compattione ; ond'egli dice , eh' ei fu quoti smarrito ,
cioè ti perdè d' animo , vedendoti vinto il pretto. Per lo che concludo,
che, te bene da quetto e da muli' altri luoghi ti comprende la
vittoria della pietà , ciò non toglie il vigore alla ipoti- zinne del
preiente patto , potendo benitiimo ilare in- lieme l'un e l'altro : cioè
che Dante ti ditponeiie a toitener la guerra della pietà , cioè a non
compatire i dannati ; e poi , come di animo gentile ed umano , di
quando in quando cedette. Digitized by Google
SE con DO. 19 V. 8. O mente , che scru/etti ciò eK io vidi
ecc. Dopo ÌDTOcate le Muse, invoca la sua memoria, chia-
mandola mente che tcriite ciò eh' egli vide ; cioè, in cui a' impretaero
le tpecie degli oggetti vedati. V. IO. Io cominciai; Vi
a’ intende a favellar di qncato tenore , e queata è maniera uaitatiaaima
di Dante per iafuggir la proliaaità dell' introduaioni de' ragionamenti ;
coal ed io a lui ed egli a me ; cio^ diaai e diaac , ed infiniti altri
aimili faci- lisaimi ad intenderai. Y. l 3 . Tu dici, de di
Silvie lo parente, CoirutlUile ancora , ad immortale Secolo andò ,
e fu tentibilmente. Tu dici. Tu hai laaciato aerino nella tna
Eneide , che Enea padre di Silvio , eaaendo ancora nel corrunibil
corpo, andò a aecolo immortale , cioè diaceae airinferno, e ciò non fu
per aogno o per eataai , ma aenaibilmente , cioè in carne e in
oaaa. V. 16. Però se I avversario d'agni male Cortese
fu , pensando I alto effetto , Ch'uscir dovea di lui, e ’l chi, e 'I
guale L’avversario d* ogni male è Iddio, e ‘I chi , Romolo
fon- dator di Roma , e 'I quale , e le aue alte qualità ; onde il
aenao de' aeguenti terzetti è tale : Se Iddio , penaando la aerie delle
coac , che doveano farai per Enea c la aua aucceaaione, conaentì l'andata
e '1 ritotoo di lui dall'Iu- ferno : ciò non parrà punto di atrano a
qualunque abbia punto d'intendimento, conaiderando eh' egli fu eletto
per .vutore di Roma e del romano imperio. 20
C AVTO V. 22. La qual* e *l quale ecc. La qual
Roma, e '1 qual imperio. V. 14. U* siedv il xuff<//or del «o^ior
Piero. Qui Piero per Pontefice , onde il maggior Piero viene
a eMer Cristo , e non S. Piero , come vogliono ì coni» mentatori; perchè
s'e* parlaste di S. Piero, non direbbe del maggiore y il qual ti dice
solo comparativamente ad altri minori ; il che toma appunto bene , però
eh* e* parla di Cristo, il quale rispettivamente a $. Piero può
vcrar mente chiamarti il maggiore* V. aS. Per quest* andata,
onde li dai tu vanto ecc. Onde cotanto T esalti fra gli uomini per
ralcissimo privilegio concedutogli. V. a6. Intese cose che
furon cagione Di sua vittoria , e del papale ammanto.
Allude alla predizione fatta da Anchise ad Enea nel sesto deir
Eneide ; per la quale egli intese la sua vitto- ria, da cui dopo lunga
serie di avvenimenti fu stabi** lito in Roma il papale ammauto , cioè
l'imperio sacro. V. a8. Andovvi poi lo Vas delezione ecc.
S. Paolo, quando fu rapito al terzo cielo. £ veramente ne recò
conforto alla nostra fede con l'oculata tettimo- niaaza delle cose
credute da essa. E notiti che Dajite da principio di questo suo discorso,
fatto qui a Virgilio, non si ristrinse a dir solo di quelli, i quali
ancor viventi pass;u*ono all* Inferno, ma di ciascuno, il quale,
sendo ancor corruttibile, andò a secolo immortale. Laonde non
solamente di Enea, ma del celeste viaggio di S, Paolo ancora saggiamente
piglia a ragionare. ; Digiiized by Google
SCCOHDO. ai V. 34. Perchè se del venire C tn ahhanJono
ecc. M* abbandono oon vuol dire, d* io mi tgomento di ve«
iiire , come spiegano tutti i couieou , ma come chiosa il Rifiorito :
Perchè s* ì mi lascio andare a venire , assai dubito del ritorno, V.
37. E qual è quei che disvuoi ecc. Ci mette con mirabil
similitudine davanti agli occhi i contrasti d' un' anima, che dal male al
ben operar si rivolge. V. 41. Perchè» pensando consumai t
impresa y Che fu nel cominciar cotanto tosta. S'accorge Dante
d'averla un po' corsa» allora che nel primo canto, senza pensar nè che,
nè come, s'impegnò ad andar con Virgilio, dicendo, v. i 3 o.
Poeta t i ti richieggio Per quello Iddio, che tu non
conoscesti, jicciò eh* i' fugga questo male e ptggio. Che tu
mi meni là dov* or dicesti , Si eh* i vegga la porta di S. Pietro
, E color, che tu fai cotanto mesti. Onde ora confessa
, che , sbigottito dalle suddette con> siderazioni, l'amor
dell'impresa, da principio con sì lieto animo incominciata , era per tali
pensieri consumato e svanito. V. 43. Se io ho ben la tua
parola intesa , Rispose del magnanimo quell ombra , Vanima
tua è da viltate offesa. Rispose Virgilio : Con queste tue
riflesiioni , s' io 1 * ho ben'imesa, in loitanza tu ba* paura*
Digitized by Google 32 Cauto
V. Ss. I* tra tra color elle son tospeti, Nel Limba , dove nè
godono , nè dolgonti ranìme. V. 53 . E donna mi chiamò beata e
bella. Beatrice , la quale , ticcome è detto nel IV canto , è
poeta per la grazia perSciente o consumante, secondo i teologi dicono,
anzi per la stessa teologia; e ciò, secondo nota il Cello nella Lezione
duodecima topra F Inferno, per due cagioni : Una, perchè, siccome non ci
è scienza, la quale più alto ne levi nostro mortale intendimento
all’ altissima contemplazione d' Iddio e della teologia , così non avea
Dante, mentre eh’ e’ visse, trovato oggetto , che più gli facesse scala
all’ intelligenza delle celestiali cose, che, siccome scrive io più
luoghi, le sublimi virtù e l’altre doti esimie dell' anima di Beatrice.
L'altra ca- gione , per la quale sotto il nome di Beatrice intenda
allegoricamente la teologia, è per mantener la promessa, ch'egli avea
fatta nella sua Vita Nuova; dicendo, che, se Iddio gli avesse dato vita,
avrebbe scritto di lei più altamente, che aveste scritto altr' uomo di
donna mortale. Il che veramente ha egli molto bene osservato,
avendola posta in così bella e maravigliosa opera per la scienza
maestra in divinità. V. 54. Tal che di comandar i la richiesi-
La richiesi. In pregai, ch'ella alcuna cosa mi comandasse. V. 55.
Lucevan gli occhi suoi più che la stella. Più che’l sole. V.
60. E durerà quanto 7 moto lontana. Lontana, dal verbo lontanare.
Quanto il molo lontana. Quanto il moto s' allontana dal tempo presente :
cioè la tua fama durerà quanto dura il tempo. Digitized by
Google SECONDO. a3 Piglia moto per tempo
ella peripatetica , definendo Ariatotile il tempo : Tempus tJt aumenu
mottu seoundwa prius et poiierUu. V. 6i. L’ amico mìo, e non
della ventura. Dante , il quale per aver amato di puriaaimo
amore le bellezze dell' anima mia, e non le doti eaterne, che la
fortuna coraparte a' corpi terreni e corruttibili , fu veramente amico di
me , cio^ di quel eh' era mio , e non {Iella ventura , e non della
bellezza, per la quale altri di lui men faggio m’ averà riputata felice e
ben avventurata. V. 63. Nella diterta piaggia i impedito
Si nel cammin , che volto , e per paura. Impedito dalla lupa,
e volto indietro per paura di cita. V. 64. E temo eh' e' non ria
già zi smarrito, Ch’ io mi sia tardi al soccorso levata.
Dubito, che postano i vizj aver già preto in lui tanto piede , che
l'ajuto celeste non giunga in tempo. V. 67. Or muovi ecc.
Muoviti , vanne : così il Petrarca : Or muovi , non smarrir t
altre compagne. V. 71. Vegno di loco, ove tornar disio.
Toma egualmente bene al senso letterale e allegorico , cioà e a
Beatrice e alla teologia, il desiderio di ritornare in cielo ; il che
imitando per avventura il Petrarca nella canzone : Una donna
più bella asstù che ’l sole ; disse della teologia :
34 Cakto costei batte t ale Per tornar
all* antico suo ricetto. V. 72. Amor mi mosse ecc. É Vamor
d* Iddio , pel qual e' desidera che ciascun nomo ti salvi, e questo è il
eeoso allegorico o vero se- condo la lettera ; la mosse la dolce memoria
di quell* aniur eh* eli* avea portato nel mondo a Dante , ond* ella
il chiamò, v. 61 , L'amico mio. V. 73 dinanzi al Signor
mio» Avanti a Dio. V. 74. Di te mi loderò sovente a
lui. Gran promessa, dicono alcuni, fa qui Beatrice a Vir-
gUio 1 non intendendo questi tali qual utile possa ritor- nare dair
adempimento di essa a uu* anima divisa per sempre dalla comunicazione
della grazia e della beatitu- dine. Dice in contrario il Vellutello , che
Beatrice con tal promessa promette a Virgilio in premio quello, che
da lei dare, e da lui ricevere in quello stato si potea maggiore ; ma non
dice poi , perchè , nè di ciò adduce alcuna prova. Na il Cello nella
Lezione sopraccitata spa- ne, che anche all* anime perdute si può (come
dicono t teologi ) giovare con levar loro qualche parte di cagione
di dolore, e in fra gli altri mudi in questo, che sentendo elleno
celebrar le lor memorie o esser qualche compas- iione di loro in altrui,
elle pigliano alquanto di conforto ( » ei però può chiamarsi tale ) di
non si vedere abban- donate al tutto da ogn* uno , e tiiassituonieuic
quelle, le quali non son dannate per fallo alcimo enorme e brut-
to, ma solo per non aver avuto cognizione della fede
Digitized by Google SECONDO. sS cmtiana , come
Virgilio. Diremo dunque « cYie non »ia ▼ota d'ogni conaoUziune tal
promeMa di Beatrice. V. ^ 6 . O donna di virtù , sola , per
cui L'umana spezie eccede ogni contento Da quel Ciel , ch'ha
minor li cerchi sui. Qui piglia itrettUaimamentc Beatrice nel «eoso
allego- rico; e dice, che per ewa, cioè per la teologia, fuomo
supera , ed è più nobile di tutte le creature contenute dal ciel della
luna;, essendo, che sopra di quello si dà subito neir intelligenza
movente Torbe lunare , la qual •enza dubbio sì per pregio , si per
eccellenza di chia- rissimo intendimento è alT uomo superiore. £ che
Dante portasse opinione delT intelligenze moventi secondo la
dottrina d' Aristotile, è manifesto per quel clT ei dice in altro luogo
di esse. Par. cant. Vili , v. 37. r’oiy che intendendo il terzo
Ciel movete. Ciò potrebbe anche intendersi in quest* altro senso
: O scienza, per cui l'uomo eccede, cioè trasvola con T in-
telletto dalle sublunari cose alle celestiali e divine. V. 80. Che
Vuhhidir , se già fosse , m'à tardi. Che se io Tavessi obbedito in
questo punto stesso , che m'hai comandato, pure la mia obbedienza mi
parrebbe tarda: tale e sì fatto è il desiderio, che ho di eseguire
i tuoi cenni. Or venga qualunque si pare, e mi poni da altri poeti
forme così maravigliose e piene di si forte espressiva. Y. 91. Jo
son fatta da Dio , sua mercè» tale ^ Che la vostra miseria non mi
tange , Nè fiamma cTesto incendio non m* assale.
Digilized by Google l6 Canto Io lono , la Dio
mercè , talmente fatata per Tacque della gloria, che la vostra miseria,
cioè die T infeliciti di voi altri ioaprai , non mi tocca , nè fiamma deir
in- cendio de' dannali non m' assale. E notili, die quella dei
aoapeai la chiama raiirria, non conaiaiendo in arnao do- lorifico, ma in
pura afflizione di apirito per la diiperata viaion d' Iddio; dove quella
de' dannau la chiama fiamma, perchè tormenta poaitivamente il aenao.
V. 94. DoTina e gentil nel Ciel, che si compiange Di questo
impedimento , ov" io ti mando , Si che duro giudicio lassù
frange. Quella donna , il cui nome è taciuto dal poeta , è
inteaa generalmente da' commentatori per la prima grazia detta da'
maeatrì in divinità grada data; la quale, perchè viene per mera
liberalità divina, è anche detta preve- niente, dal prevenir di' dia fa
il merito dell' azioni umane. Queata dunque addirizzando la volontà del
poeta nel buon proponimento d'uacir della aelva del peccato, e di
aalire il monte Bgurato per la virtù e per la contemplazione, piega
e rattempera il rigoroso giudicio d'iddio; onde dice: che dal
compiangerai di quella donna per l'itupe- dimento, che trova della lupa,
il buon voler del poeta, duro giudizio laaaù frange, cioè muove Iddio a
conipaa- aione , vedendo, che gli manca più il potere, che il
volere; onde merita d'aver in ajuto la aeconda grazia deiu illu-
minante , la quale ( ipongono i commentatori ) da Dante è chiamata Lucia
, dalla luce , eh' ella n'infonde nell'ani- ma Questa seconda grazia
chiama finalmente la terza , detta perficiente o coniumante , espressa
per Beatrice o per la teologia; dalla quale vien condizionata la
niente umana alla contem) dazione della divina etienza : il che
Digitized by Google SECOSDO. Ottimamente
li conacguiice col mental TÌaggio dell* In- ferno e del Purgatorio , cioè
a dire con la meditazione di quelle pene ; •! come avviene al noetro
poeta , il qual per tal cammino li conduce alla fruizione del Paradiio
, e ai alla contemplazione d' Iddio. V. 97. Questa chiese
Lucia in suo dimemdo, £ disse , Ora abbisogna il tuo fedele
Di te , ed io a le lo raccoaiando. Lucia nimica di ciascun
crudele Si mosse , e venne al loco , dov V era : Che mi sedea con l'antica
Rachele. Questa donna, cioè la grazia preveniente, richieee
con tua dimanda Lucia , cioè la grazia illuminante , che aju- tatte
il tuo fedele , cioè Dante ; il quale in altro luogo dice di tè , eh*
egli fu fedele a creder quella, in che la grazia illuminante
TammartlTava: e Lucia ti mette tubilo a chiamar Beatrice, la qual ti
sedea con l'antica Rachele; e ciò per tignificare, che la teologia è
indivitibil compa- gna della contemplazione, poiché Rachele (che in
verità fu moglie di Giacob ) nel vecchio teitamento ti piglia per
la vita contemplativa. V. Io 3 . Disse: Beatrice, loda di Dio
vera. Che non soccorri quei , che t'amò tanto , Ch' uscio per
te della volgare schiera ? Disse , cioè Lucia Disse. Loda di Dio
vera. Chiama la teologia e la grazia vera lode d' Iddio , forte
perchè dalla prima comprende l'uomo gli ecceUi attributi di quello,
ond* avvien a intiniiarne conceui più adeguati di qualunque altra lode,
che privi del lume di lei tlamo capaci di udirne; e dalla teconda ti
nvuùfctu raltiiiiiuo pregio delle tue miaericordie. a8
Canto V. ic5. eh’ uscio per le /iella volgare schiera.
Per te toma bpne nel temo allegorico e nel letterale ; poiché Dante
non t|nccò meno al tuo tempo per la pro- fonda notitia della tacrata
teienza, che per le rime e per gli altri parti , a' quali tollerò il tuo
nobilittimo ingegno Tecceitivo amor di Beatrice. V. ic8. Su
la fiumana, ove'l mar non ha vanto ^ Qui il Fioretti , non
rinvenendoti qual tia qiietta fiu- Dtana , poitilla in queata forma : Che
fiumana ? ieslia. Ma noi , per ora latciando il Fioretti nella tua
tfacciata ignoranza , terberemo ad altro luogo la tpotizionc di
quetto verto. V. 109. Al mondo non fur mai ecc. Dice
Beatrice , che al mondo non fu mai pertona coti aoUecita a cercare il tuo
bene e fuggire il tuo male , com' ella dopo tale avvito del grave
pericolo di Dante fu pretta a venir laggiù dalla tua tedia beata.
V. 114. Ch'onora te, e quei, ch’udito V hanno. Perché le
poetie di Virgilio non tolamente onoran lui, che l’ha fatte, ma qualunque
ne diviene ttudioto; onde ditte di té medeiimo nel primo canto , T.
86. Tu se’ solo colui , da cui io tolsi Lo hello stile , che
m’ ha fatto onore. V. lao. Che del bel monte il corto andar li
tolse. Ti fe' ritornare indietro , quando poco di viaggio ti
rimaneva per condurti alla cima del bel monte , cioè al tommo della virtù
o della contemplaiione. Digitized by Coogle
8ECOKDO. 39 V. i 39- Or va, eh" un tot
volere è efamendue. D’amendue noi ; il tuo cT andare , il mio di
venire. V. 143. Entrai per lo cammino alto , e tilvettro.
Spoogono i commentatori alto, cioè profondo. Io però m'aRerrei al
parere del Manetti nella tua ingegnoaa ope- retta circa il silo, forma, e
misura delf Inferno di Dante, dove intende alio nel ano proprio
tignificato, cioè d’ele- vato e aublime ; con ciò aia coaa che egli pone
Teotrata deir Inferno in aur un monte aalvatico , per entro il cui
aeno ruoli eh’ e’ ai cominci immediatamente a acendere. Ma di ciò non fia
mio intendimento al preaente di fa- vellare I potendo ciaacuno in queato
ed in ogn’ altra par- ticolarità del aito e della forma della atupenda
architet- tura di queato Inferno aaaai ampiamente aoddiafarai con
ana breve lettura del aoprammentovato autore. Digitized by
Google INFERNO. CANTO TER20.
ARGOMENTO. ]\^0STiiA in qaetto terzo canto (*) cTettersi
condotto per lo canunino alto e ailreitro alla porta dell* Inferno»
la cui Menzione comincia ex abrupto al principio del canto» come l'ei
leggeue. Di poi, acendendo per J' in- terne vie del monte, arrivato in
quella concaviti o ca- verna della terra, che è quali come un veitibolu
dell' In- ferno, ed è immediatamente sopra il primo cerchio, cioè
sopra il Limbo, vede quivi Tanime degli teiaurari, cioè di coloro, che
mentre vissero non furon buoni ni per aè , nè per altri , ninna buona o
rea cosa operando. Questi dice eh’ hanno per tormento il correr
perpetua- mente in giro dietro un' insegna che tutti li guida , c
(*> Dira qvslceia di riè che dir« il CrlU con r«atorità dal
iigliolo a dal nisota dì Dante, cha dal prima vcr.o dal quinta canta
comincia la narrationa dal paama. Calli, Uh. X.. Digitized by
Google 3a Cauto chr in cotal cono ton punti e
fieramente trafitti da tafani e da moaclie. Attraversato quello spazio
poi destinato alla girevoi carriera di quegf infelici , dice essersi
con- dotto al fiume d’ Acheronte , e quivi aver veduto venir
Caronte per l'anime de' dannati, e dopo, euer tramortito in su la riva di
quello. V. I. Per me si va ecc. Si finge, che parli
essa porta. Ferme, il senso it Per entro me. Y. 4 . Giustizia
mosse ‘I mio aito fattore. Veramente il motivo di fabbricar P
Inferno venne dalla giustizia, la qual si dovi far di Lucifero e degli
angeli suoi seguaci. V. 5. Feeemi la divina potestafe.
La rowaui sapienza , e 'I primo Amore. La Santissima Trinità,
della quale spiega le persone per gli attributi: il Padre per la potenza,
per la sapienza il Figliuolo, per l’amore lo Spirito Santo.
V. 7 . Dinanzi a me non far cose create, Se non eterne
ecc. Seguita a parlar la porta per esso Inferno; e dice, che
avanti a lui non fu altra specie di creature se non eterne. Per queste
intendono assai concordemente i commentatori la natura angelica ; la
quale, siccome dovette esser punita per la sua ribellione , cosi par
molto verisiiuile , che il carcere d' Inferno fosse fabbricato dopo il
peccato degli angeli; e sì dopo la loro creazione. Che poi Dante se
li chiami eterni, cioè in ritguardo dell'eternità avvenire.
Digitized by Coogle TSUZO. 33 p«r
la qaal dureranno, onde i teologi U chiamano eterni a pitrte post^ o,
come ad altri dì essi è piaciuto di no« minarli, sempiterni, a
distinzione delT eterno a parte ante, il che si conviene solamente a
Dio. Na siami qui lecito il metter in campo una mia con-
siderazione , la qual mi dichiaro , eh' io non intendo di proferire
altrimenti, che ne’ puri termini del potrebb* es- sere , a fine di
sottoporla al savio accorgimento di quello , al quale è unicamente
indirizzata questa mia deboi fatica. 10 discorro così : L’ Inferno
( secondo Dante ) fu creato col mondo , e ’l mondo fu creato in
istante. V. la. Perch* io : Maestro, il seruo lor m è duro.
Onde io ( vi s’ intende , dissi ) : O Maestro , il senso lor m* è
duro. Duro , cioè aspro , e non , com* altri vo~ gliono, oscuro. Perchè
leggendo Dante l’ immutabil de- creto di non uscire della porta d’
Inferno , a ragione di bel nuovo s’ intimorisce. V. i3. Ed egli
a me, tome persona accorta i Qui si convien lasciar ogni sospetto.
Da questa risposta di Virgilio si conferma il detto di sopra , che
Dame non disse essergli duro , cioè oscuro , 11 senso deir
iscrizione dell’ Inferno, ma duro, cioè aspro, spaventoso ; perchè
Virgilio non piglia ora a chiosargli la suddetta iscrizione , ma lo
conforta a francamente entrarvi. Così la Sibilla ad Enea nel VI , v.
a6i. Nunc aiwuis opus, Aenea ^ nane pectore firmo. Ma
io di qui avanti non mi fermerò a conciliare i luoglìi simili di questo
canto col sesto delP Eneide, come benissimo noti , a chi scrivo, le non
dove m'occorra di 34 Canto fare apiccare
l'eccellenia di alcuna di queati col para- gone di quelli.
V.i8 il ien étW intelletta. La viltà e la cognoicenaa
d'iddio. V, ai. Quivi sospiri , pimti , e ahi guai. Ne*
tre arguenti terzetti par , che Dante abbia voglia di auperar Virgilio
nell' eipreaiione della niiieria de’ dan- nati. S'ei ae lo cavi o no ,
giudichilo chi farà confronto di quello luogo con quello del VI dell’
Eneide, v. SS^, Bine txauJiri gemi/us , et saeua sonare. V.
iq. Sempre 'n queW aria , sema tempo , tinta. I comineo latori
apirgano eoa): Tinta senza tempo, eioh lenza variazione di tempo al
contraria dell' aria noatra, la qual ai tigne a tempo come la notte , e
ai riachiara da' raggi del aopravvegnrnte iole. La Cruaea
legge diagiuntamentr, Ària senza tempo, fintai onde il Rifiorito apiega
quel senza tempo, eterna, quaai che il aentimento aia tale, aria eterna,
e tinta. Coi) nel canto che aegue la chiama eterna , v. i6.
JVon avea pianto , ma che di sospiri. Che l'aura eterna
facevan tremare, Cooiidero di pii), che l'epiteto di eterna in
quello luogo del terzo canto corria[>oude al perpetuo aggirarli
delle voci de' dannati , v. a8. Farevan un tumulto , il qual
s'aggira Sempre in quell' aria , senza tempo , tinta ;
poiclià , a’ e' a'aggira eternamente , torna molto brne il dire,
che eterna aia l'aria, nella quale s'aggira. £ poi Digitized by
Google TXBZO. 35 nè meno può dirti, che
rana deir Inferno aia tìnta senza tempo , cioè ( come tpongono i
commentatori ) eterna- mente , perchè ancorché Dante dica di etta ,
Inferno , cant. IV, r. io. Oscura , profonda era , t
nebulosa ’ Tanto , che , per ficcar lo viso al fondo , r non
vi disccrnea alcuna cosa, Ciò non toglie , eh' ella in alcuni
luoghi non fotte di continuo illuminata dal fuoco , come nel terto
girone de’ violenti , ed in queito medetimo degli teiaurad, dove te
non altro vi balenava , v. i33- La terra lagrimota diede vento
, Che balenò una luce vermiglia. V. 3l. £d io, eh' avea
d'errar la tetta tinta. Cinta d’errore, adombrata dall'ignoranza di
ciò ch’io ndiva. V. 35. Che visser sansca infamia , e sanxa
lodo. Che in queito mondo , nulla mai virtuoiamente ope-
rando, non latciaron di tè alcuna memoria. V. 37 . Mischiate tono a
quel cattivo coro Degli jingeli , che non furon ribelli ,
Ni far fedeli a Dio , ma per te foro. £ opinione , che nel
fatto di Lucifero fotte una terza Lizione d' angeli , la qual nè
t'accottaiie a Lucifero , nè ti dichiaraite per Iddio, ma ti teuetie
neutrale. Di queiti parla il poeta , e in pena della loro
irreiolutezza li mette con gli teiauratì. 36
Canto V. 4 o> Cacciarla eie! , per non tster men
belli: Nè lo profondo Inferno gli riceve , Ck‘ alcuna gloria
i rei avrebber d elli. n tentimcnto ì tale; Pel Cielo ton troppo brutti,
per rinferno aon troppo belli ; coti ti atanno in quel mezzo, ciof
nel veaubolo di euo Inferno. Notiti ben , eh' egli dice, V. 41.
Nè lo profondo Inferno gli riceve ; volendo dire per Io profondo
Inferno, coli, dove ti tor- mentano i rei > i quali avrebbono alcuna
gloria cT averli in lor compagnia. Non come dicono gli i|>otitori.'
ti glorierebbero per vederti puniti del pari con etti , che non
commitero altro peccato , che d’etterti indiflfereoti tenuti, ma alcuna
gloria v'avrebbero, perchè agli occhi loro la piccola macchia di tale
indifferenza non varrebbe ad appannare il lustro di loro eccella natura,
dalla quale ritrarrebbe alcun taggio della gloria , e ti della
celette beatitudine. V. 47. E la lor cieca vita è tanto batta
, Che ’nvidioti ton i ogn altra torte. Non tolaniente
di quella de' beati, ma in un certo modo di quella de' peccatori. Tanto è
riera, cioè vile ed oscura la lor misera vita, onde dice, che
misericordia e giusti- zia gli sdegna , quella che di loro non è avuta ,
questa , che per cosi dir li disjirezza con distinguerli sì di luo-
go, come di pene da’ peccatori. E credo, che P intendi- mento del poeta
sia J* inferire , che la maggior pena di costoro èia vergogna di non
esser almeno stati da tanto, poich’ a perder s’aveano, di perdersi, come
suol dirsi, per qualche cosa. Ond' egli arrabbuno e mordonsi le
Digitized by Coogle T E K Z O. 37
■lani di noo aver avnto tanto «pirito da irritar almmend la divina
giuttisia, la quale in « fatta guisa punendoli) par loro , eh* ella « per
così dir y non gli •cimi , e ai li Timproveri e facciasi beffe della lor
dappocaggine. V. Sa 9Ìdi un insegna y Che y girando ,
correva tanto ratta , Che d’ogni posa mi pareva indegna*
Mette costoro rutti sotto un* istessa bandiera a dinotare la
simigUanaa dell* indegna lor vita. Li fa correre per giu- stamente punir
Tozio e Taccidia del tempo, eh* e* vissero. V. S 4 . Che ^ogni cosa
mi pareva indegna. Spiega il Vellntello, eh* egli erano indegni d*
alcun riposQ. Il Buti: Correva quest* insegna t che mai non mi
parca si dovesse posare , e forse meglio. Non credo però , che nè Tuno,
nè Taltro la colga. 11 Daniello e'I Bonanni •e la passano senza dirne
altro. In quanto a me direi : che la mence del poeta sia stata di pigliar
in questo luogo indegno per incapace, o altra cosa equivalente ; e
nel resto io credo, che Dance abbia forse voluto dar da strologare a*
grammatici toscani ; come fece Ennio a* La- tini in quello indignas
turres, dove da Girolamo Colonna r indignas viene spiegato per magnaSy e
dal medesimo vien allegato in conformazione di ciò un luogo di
Servio, il quale spiegando quel verso di Virgilio nelP Egloga X
indigno cum GaUus amore periret , spone indignutn per magnum, e quell*
altro pur di Virgilio nelle Ceiri: Verum haec sic nobìs grauia
atque indigna fuere. Nel quale Giulio Cesare Scaligero spiega
indigna y cioè inefiabile , e per trasUto , immenso.
Digilized by Google 38 Carto V. 59
- Guardai, e vidi l’ombra di colui. Che fece per viltatt il gran
rifiuto. Intende di Piero d«l Murrone , che fu Papa Cele-
stino V , il quale , tra per la tua sempliciti e l'altrui sottigliezza ,
s* indusse a rinunziare il papato. Questi fu ne' tempi di Dante, onde non
debbe tacciarsi d' iinpietà il poeta, sapone nell’ Inferno l'anima di
colui, che non essendo per anche dal giudizio mai non errante di
Santa Chiesa annoverato tra' santi , come poi fu , poteva leci-
tamente credersi soggetto ad errare, e si interpretarsi in sinistro i
(ini delle sue per altro santissime operazioni. V, 63. ji Dio spiacenti
, ed a’ nemici sui. Corrisponde a quel eh' ha detto di sopra , eh’
e' non eran nè di Dio, nè del Diavolo. * •
V. 64 . che mai non fur vivi. Morde acutamente con questa
forma di dire la perduta loro vita. V. 65. Erano ignudi , e
stimolati molto. Stimolati, risguarda anche questo la lor
pigrizia. V. yS per lo fioco lume. Traslazione mirabile
di quel eh* è proprio della voce, per esprimer con maggior forza quel che
s' appartiene alla vista. Similmente nel primo canto , v. 60 , per
si- gnificare l'ombra della selva disse, dove'l sol tace: qui con
non minor vaghezza un lume assai languido lo chiama fioco. V.
83. Un vecchio bianco, per antico pelo. Forma assai rara e
nobilissima per esprimer la canizie del vecchio Caronte.
Digitized by Google V. 84* Gridando : Guai a coi anime prave
: Non isperale mai veder lo cielo ecc. Coinime
mirabilmente otaervato, ioduceme mollo mag- giore ipavento , l' imrodur
Caronte minacciante l'anime nell' atto d'accottarti alla riva, che
introdurlo muto verao di eaae , aiccome la Virgilio , il quale non lo fia
parlar* ae non con Enea. V. 88 viva , Partili da
codesti , che son morti. Kon diaae da codette , che aon morte ,
perché come anime eran vive ; ma diaae , da codesti , cioè uomini ,
de’ quali ti potea veramente dire, eh' e' foatcr morti. V. 91 .
Disse; Per altre vie, per altri porti Verrai a piaggia , non qui ,
per passare : Più lieve legno eonvien , che ti porti.
Intendono i commentatori,, che Caronte predica a Dante la tua
aalvazione , e che però gli dica, che egli arriverà • piaggia per altre
vie , per altri porti , intendendo del porto d' Oatia poato vicino alla
foce del Tevere , dove finge il Poeta , che l'anime imbarchino per l'
itola del Purgatorio ; e che queato più lieve legno aia il vat-
tello con cui vien Vangelo a caricarle , di cui Furg. cani, n, V. 4
^’- e quei s‘en venne a riva Con un vasello snelletto ,
e leggiero , Tanto che t acqua nulla n inghiottiva. Il
Rifiorito però aaviamente contiderando (aecondo io pento ) quanto era
cota impropria il porre in bocca d'un Demonio coti fatto vaticinio , mi
tpiega queato patto in 40 Canto diverto
lentimento. Prende egli altri porti in quetro luogo per altra condotta,
cioè per altri die ti portino, e per lo più lieve legno intende l'angelo
, che pattò Dante aJdormentato dall' altra riva , tenta che egli te n'
accor- geue. Il che toma aitai meglio al rihuto che fa di lui
Caronte ; mentre di lì a poco li vede verificato quel eh’ egli dice, cioè
che egli per altra via verrà a piaggia, ticcome vedremo più a
batto. V. 94. £ ‘I Duca a lui ecc. E Virgilio ditte
luì. V. 99 ave' di fiamme ruote. Ave' con Tapottrofo
per avea, non ave terta pertona del meno nel preiente del verbo avere,
come hanno alcuni tetti. V. 104 e‘l teme Di lor
temenza, e di lor nasciiuenti. Gli avi e padri. Quelli tono il seme
di lor semenza , quelli di lor nascimenti, perchè da etti
immediatamente nacquero. Coti il Rifiorito. V. Ili qualunque
s'adagia. Qualunque ti trattiene , non qualunque » accomoda
nella barca , come tpone il Daniello , che tarebbe alato
tpropotito. V, li». Come t Autunno si levan le foglie,
L’una appretto delF altra , infin che 'I rama Rende alla terra
tutte le sue spoglie. Similitudine tratu da Virgilio nel VI , v.
309. Quam multa in tyluit autwnni frigore prima Lapta cadunt
jolia etc. ; Digitized by Googlc TBIZO.
41 ma adattata asiai meglio da Daate, nel cui InTerno niuna
deir anime era eacluia dall'imbarco, liccome niuna delle foglie riman tu
Palbero ; al contrario di quel di Virgilio, nel quale tutti coloro, che
non eran sepolti, erano lasciati in terra. E poi elf i grwdemente
nobilitata col prose- guimento di essa fino al restare spogliato del ramo
, pa- ragonato al restar voto il lido j dove Virgilio la regge
solamente nella prima parte del cader delle foglie , e dell' imbarcarti
fanime ; passando poi subito a quella degli uccelli , che passano
oltramare. V. 1 18. Cori seis vanno tu per f onda bruna.
Bellissima ipotipoti , e che mette sotto agli occhi il camminar
della nave. V. lao. Anche di qua nuova tchiera t'aduna.
Di quelli, che continuamente e per ogni stante di tempo muojon
dannati. V. laS. Che la divina giuttizia gli tprona. Si
che la tema ti volge in detto. Chiese innanzi Dante a Virgilio :
perché quell* anime paressero si volonterose di passare il fiume , v.
qi. Maettro , or mi concedi , Ch’ io tappia , quali
tono , e qual cottume Le fa parer di Irapattar ri pronte. Ora
gliene rende la ragione, mantenendogli nello stesso temp^ la promessa,
che glien' avea fatta in quc* versi 76. le cote li fien
conte. Quando noi fermerem li nottri patti Su la tritta
riviera d Acheronte. 4 4a Canto £
dice , che ciò accade , perché la divina giustizia le sprona ai, che la
tema §i volge in diblo. l*^eIU epoai/ione di queato paaao i coumieotatori
a* aggirano per diverae strade t non mancando di quelli, che ae la
paaaano eoo la mera apiegaaione allegorica, lo però , fìntanto che
non trovi meglio da aoddiafarmi, atarù nella mia npinionet la qual
è : che Dante abbia preteao d'eaprimere un terri- bile effetto delia
diaperazion de' dannati , per la quale paja ior nuir anni di precipitarai
ne' tormenti , ed empier in ai fatto modo l'atrociià delia divina giuatiziat
la quale, secondo loro , è sì vaga della loro ultima uiìaeria. Coai
abbiamo veduto di quelli i che oda rabbia, oda gelo- sia, o da altra
violenta paaaione ai tono indotti a darai morte volontaria per un
diadegnoao guato di aaziare il fiero animo di donna o di principe contro
di loro ade- gnato. Cosi Inf. cant. i3. Pier delle Vigne,
segretario dì Federigo imperatore, dice essersi per un aioiile
guato data la mone , v. L*anÌMO mio per disdrgnoso gusto
, Credendo col morir fuggir disdegno , Ingiusto fece we
, contro me giusto^ Un a’imil disperato affetto ai vede raramente
eapreaio da Seneca nel coro dell' atto primo drlT Edipo , dove
parlando in persona de' Tebanì ridotti all* ultima diapera- aione per
quell' orribile peauleoza, fa dir loro cosi : v. 88. Prostrata
iacet turba per orai, Oratque mori : solum koc facilee
Tribuere Dei. Delubro petunt; Jlaud ut uoto nuinina placent,
Sed iuuat ipsos satiare Deot. Digitized by Googic
TXXZO. 45 Ancora il Boccaccio fa proromper
la diaperata Fiani- metta in una aiiuil bettemmUf tacciando gli Dii dell*
in- gordigia , ch'egli hanno, di rovinar coloro, die da esai aono
inaggtormeote odiati. Fiam. lib. 1 . Ma gl* Iddìi a coloro , co* cfuali
essi sono adirati , benché della lor salme porgano segiu> , nondimeno
gli privano del conoscimento debito. E COSI ad un* ora mostrano di fare
il lor dovere « e saziano f ira loro» V. 117. Quinci non
passa mai anima buona» Tutte ranime, che di qua pattano , aon
dannate; però tu Dante puoi ben comprendere la ragione , ond* egli
ai motte a rigeuard dalla tua nave. V. i 3 o. Finito questo, la
bufa campagna TVemà forte, che dello spavento La mente di
sudore ancor mi bagna. La terra lagrimosa diede vento ,
Che balenò una luce vermiglia , La quai tu vinse ciascun
sentimento: E caddi, come Vuom, cui sonno piglia,
Quetto luogo è a mio credere oteurittitno , e tengo per fermo , che
a volerne capire il vero tignificato , aia necettario intenderlo affatto
a roveteio di quel di' egli ò arato letto e apiegato 6nora. Poiché dicono
i commen- tatori, che la luce vermiglia fu l'angelo, il qual venne,
e addormentò Dante col terremoto, e coti addormentato lo prete e lo pattò
all' altra riva. Io qui non domanderò loro, com' e' tanno, che Dante
fotte pattato dall* angelo e non pintcotto da Virgilio o da qualche
demonio , potto che egli non ne dica da per tè nulla, dicendo
tolaiueute nel principio del IV canto , che, coin' e' fu desto, ti
Digitized by Google 44 Canto ♦roTÒ «Ter
pasiato i! fiume Acheronte. Tuttavia, perché di ciò ftimo, che §e ne
potsa addurre qualche probabi) conjettura , mi riitrignerò domandare : «e
la luce vermi> glia naace dal vento esalato dalla buja campagna nel
auo tremare ( intendo tempre di star tu la fona della lettera, che
col tegreto dell' allegoria benÌMÌmo ao guarirti di questi e d'altri
maggiori inveritimili ) , come ti può mai intender per etta vermiglia
luce un angelo venuto dal cielo ? E poi qual nuova virtù hanno i tuoni e
baleni di far addormentar le persone ? O qual necessità v'era
d'addormentar Dante ? E per averlo addormentato e pat- tato dormendo,
qual grande avvenimento ti cav' egli da questo tonno ? Il Vellutello è
stato a tocca e non tocca d* indovinarla, facendo nascere non il baleno
dal terre- moto , ma il terremoto dal balenare ; ma non ha poi
•piegato come ciò post* estere , stante il sentimento dei versi seguenti:
i33. La terra lagrimota diede vento ^ Che balenò una
luce vermiglia* Spiega il Landini; Che, cioè il qual vento balenò
una luce vermiglia. Dunque se fu il vento, che balenò , non fu il
baleno , che fe' tremar la campagna e spirare il vento; e per
conseguenza, se il baleno fu parte dell' aria infernale, non ti può dire,
eh' e' fosse l'angelo. Io però credo, che con pochissimo la lezione del
Vellutello si farebbe diventar ottima , cioè con legger quel Che
per Perchè, o Perciocché, o Conciossiacusachè ; si che il •enso
fosse ; La buja campagna tremò , la terra lagri- mosa diede vento ;
Perchè ? Ecco : Perchè balenò una luce vermiglia. Cosi toma quello, eh'
io diceva da prin- cipio, che a capire e a voler dar qualche sentimento
a Digitized by Google T B K Z O. 4S
quetto luogo era necenarìo intenderlo a roretcio di quello , eh'
egli era inteso universalmente ; cioè dove gli altri intendevano il
baleno per effetto del terremoto e del vento , intender il vento ed il
terremoto per effetto di esso baleno. In tal modo non i più veritimile ,
anzi torna mirabilmente l' interpretare il baleno per la venuta
deir angelo; il quale, oltre a quello, che n’accennò Ca- ronte quando
disse, v. 91. Per altre vie , per altri porti y errai a
piaggia , non qui , per passare , Più lieve legno convien , che ti
porti. si rende molto credibile, che foste più tosto egli,
cioè l’angelo , che Virgilio , o un demonio , il quale passasse
Dante, si per la gloria della luce, che balenò agli occhi del poeta, ti
perchè estendo il passar Dante di là dal fiume opera soprannaturale e miracolosa,
molto maggior dignità è farla operar per un angelo, che per
un’anima o per uno spirito ; e ti finalmente perchè altre volte ,
quando è stata da superare qualche gran difficoltà, come alla porta della
città di Dite , dice espresso , che venne un angelo a farla aprire. Che
poi alla venuta dell’ an- gelo la buja campagna tremaste, è nobilissimo
accidente, e proporzionata corritpondenia alla grandezza dell’
avve- nimento. Lo stesso sappiamo esser avvenuto , quando v’arrivò
Tanima di Cristo Signor nostro per liberare i tanti del vecchio
testamento; come ti legge in S. Mattea al cap. XXVII e al cap. XXVIII più
strettamente; dove, scrivendo la venuta d’un grandissimo terremoto , ne
dà per cagione la scesa iTun angelo ; Et ecce terraemotus factus
est ntagnus ; Angelus enim Domini descendiS de taelo. Dove notisi, che
quell' zaùn ha la stessa forza, che 1 Digitized by
Coogle 46 Canto io intendo dare a qnel che, cioè
di perchè o di percioc- ché , o di conciossiacotoché , arnia clic
interroghi, nè ciò aenia molti eaempj di prosa e di versi , come si
può vedere al Vocabolario, e più difltusamente appresso al
Cinonio. Un simil costume si vede anche osservato da' poeti
gentili, come eh' e' lo conobbero benissimo adattato alla dignità de’
celesti personaggi. Servio : Opinio est sub oduentu Deorum moueri tempia.
Seneca , nell’ Edipo , atto 1.*, scena prima, dove Creonte ragguaglia lo
stesso Edipo della risposta dell’ Oracolo , v, ao. Vt sacrata
tempia Phoehi supplici intraui pede , Et pias , nutnen precatus ,
rile summisi manus ; Gemina Parnassi niualis mrx trucem sonitum dedit
, Imminens Phoeboea laurus treiimie, et mouu doutuau E
Virgilio , Eneide , lib. Ili , v. 90. Vix ea fatus eram , tremere
omnia uisa repente Limina, laurusque Dei, totusque moueri Mons
circum , et nugire adytis cortina reclusis. Precede questo alF
Oracolo d'Apollo ; luogo imitato da Callimaco nel principio delf inno in
lode della stessa Deità , V. I. *Oso« S Ttt’nóAAswoc iaiiaaro
Só^iroq ‘Ola, f ZXov TÒ fiéXaipoo' enàf , inàif , Sant
dXtSpót, Come s'e' egli mai scosso questo ramo £ alloro sacro ad
Apolline; Come s' e’ scossa questa spelonca l Fuara profani: fuora:
Lo Scoliaste dice, che ciò avvetiiva per la venuta dello Dio. Le
sue parole sono : itetdfigovvTOt Tov dfov. Come Digilized by
Coogle TERZO. 47 t"e’ icotto quitto
ramo, come i e' scossa questa spelonca! Non , Quanto s' è scosso questo
ramo ree. ; come traalata il traduttore di Callhnaco, lenza ponto
avvertire, che Io Scolialte greco l’ ha inteio in lenio di coinè e non
di quanto: Olov 5 rà ’II^A.X«vo{ ) 'Atri Toó o2at, Siro(. Or
reggili le l’ interprete doveva mai tradurre otog ovvero Sicmf per
quantus; e pur era un lolenne tradut- tore , e che li piccava iniioo di
icrivere veni greci. Virgilio nel VI fa lervire un limile avvenimento a
no- bilitar la venuta della Sibilla nelf Inferno , v. iS5.
Ecce autem primi sub lumina solit , et ortut , Sub pedibus
mugire solum, et juca coepta numeri St/luarum , tùtaeque canet ululare
per umbram , Aduentante Dea : Procul , o procul ette profani.
Coll Claudiano de Rap. Froterp. , lib. 3 , alla venuta di Plutone,
V. iSa. Ecce rrpens mugire fragor , confligere turres ,
Pronaque uibratis radicibus oppida uerti. Che poi Dante non dica apertamente
dell’ angelo , ciò è fatto ( come awertiice il Boti nel Comento
lopra il canto IV) con grandiiiimo accorgimento i poichò egli non
potea dire le non quel tanto, eh’ ei vide; e te dice, che la luce
vermiglia lo fe’ tramortire , vincendogli cia- •cun tentimento, e che in
questo fu panato di là dal fiume , sarebbe stato molto improprio , eh*
egli ci aveste dato conto di quel eh’ accade durante questo suo
sveni- mento. Dico svenimento , non sonno , al contrario di tutti
gli tpositori , i quali , mi maraviglio , come in cosa tanto manifesta
abbiano preso un sì grosso equivoco. Dice Dante , che la luce vermiglia
gli vinse ciascun 48 Canto lentimento, cadde
come Tuoma preio dal loono. Dunque, a' ei piglia la limilicudme da colui,
che cade addormen- tato, ^ troppo chiaro, ch'egli cadde per altra
cagione; che non li piglia mai il paragone dalla iteiia cola para-
gonata. Qual freddura larebbe mai queita ? Caddi addor- mentato, come
cade quegli, che l' addormenta’ Tramortito bensì; e ciò ■' intende molto
bene, come polla derivare dallo ipavento del terremoto, e dall’
abbagliamento della luce vermiglia ; ma non già il lonno , il quale è
ami •cacciato , come vedremo nel principio del leguente canto, e
non luaingalo per un tuono. Un caio asiai limile li legge in Daniele al
cap. X , dove egli icrive di lè medesimo, che la vennta deir angelo, che
avea combattuto col re di Persia, avea ripieno di tale spavento
quelli eh' erano col profeta, che l'erano fuggiti; ond'egli, vinto
in ciascun sentimento e abbattuta ogni lua virtù , rimase solo a veder la
visione ; yidi auttm ego Daniel solus uisionem. Porro uiri , jui erant
mecwn non uiderunt , ted terror nimiue irruit super eoe, et fugeruni in
aiscondilum; ego autem relictut solus nidi uisionem grandem lume ,
et non remansit in me fortitudo, ted et species mea immutala est in
me , et emareui, nec habui quiiquam uirium. E poi diremo noi. Dante esser
caduto morto, per quel eh' ei dice al canto V dell’ Inferno , v. 140.
E caddi , come corpo morto cade ? Dunque con qual ragione or
, di' e' piglia la similitu- dine dal cadere d'uno, che l'addormenta, dir
vorremo, eh' egli si cadesse addormentato ? Nè meno volle Dante
cavarci di questo dubbio della venuta dell' angelo , fa- cendosela narrare
a Virgilio, siccome nel IX del Purga- torio li fa dir, che Lucia Io prese
dormendo, v. Sa. Digitized by Google TEtZO.
49 Dianzi ntìf alba i cKe precide il giorno ,
Quando f anima tua dentro dorniia , Sopra li fiori , onde
laggiuso è adorno , Venne uno donna , e ditte : /' ton Lucia
; Latcialemi pigliar cotlui , che dorme : Si t agevolerò per
la tua via. avendo fone in ciA mira non tanto alla varietà e
alla bizzarria, quanto (come avvertUce io Smarrito ) a lalvar la
modeitia, per la quale non vuol coti pretto farti bello d'un tì alto
favore; riapetto , che manca poi nel Purgatorio , dove la tua anima per
la meditazione del- r Inferno era divenuta piti monda , e ti pili vicina
a pervenire all' altittima contemplazione d' Iddio. Veduto
del concetto principale di quetto luogo , è ora contegnentemente da
vedere con brevità d'alcune cote, che rimangono, per aver una piena
intelligenza anche de’ pai-ticolari tentimenti. V. i3o.
Finito quetto , la huja campagna Tremò ri forte, che dello
tpavenlo La mente di tudore ancor mi bagna. Qui mente per
fantaiia; e 'I tento à; La fantatia, ri- membrando l'alto tpavento, ancor
ancora muove tudore, il qual bagna me, e non \a mente, come t'accordano
con gran bontà a intendere il Vellntello e 'I Daniello. Coti ancora
vediamo quell' azione , liati dell' anima , o degli tpiriti, che i'
etprime con quetto vocabolo di fantatia, per allungare al palato, e
romper Pagrezza de’ frutti acerbi gagliardamente immaginati , muover
taliva. V. i33. La terra iagrimota diede vento ere.
So Canto terzo. Qurito è confuroie la volgare opioionei che
crede il terremoto produrti da aria terrata nelle vitcere della
tetra ; la qual opinione tappiamo ettere tlata leguitata da Dante , come
ti raccoglie da un luogo del XXI del Purgatorio ; dove in perenna di
Staiio rende la ragione de' terremoti, che t'odono intorno alla falda di
quella mon- tagna con quetti versi 55 e aeg. Trema forse
quaggiù poco , od assai ; Ma per venSo , che irs terra sì
nasconda. Non h dunque gran fatto , che , portando egli
quetta credenza, dica, che nel terremoto della buja campagna otc)
vento di terra, volendo inferire di quell' ana, che nello tcotimento , e
forte nell' aprimento della suddetta campagna ti sprigionava.
Digitized by Google INFERNO. CANTO
QUARTO. ARGOMENTO. Raccolta , eom’ an tuono Io f«ce
ritornare in , e come trovò aver pattato il (ìamc Acheronte dalP
al- tra riva, la qual fa orlo al catino de!!' Inferno, chiamato da
lui valle dolorosa d'abiuc. Dice poi , d'eticre tcrio nel primo cerchio
<^’ etto Inferno , che è il Limbo. Di- manda a Virgilio della venuta
di Critto in quel luogo , ed ode la tua ritpotta. Quindi patta a veder 1'
anime de* bambini innocenti , e dopo quelle di coloro , che visterò
secondo il lume delle virtò morali ; e con la motta per discender nel
secondo cerchio , termina il canto. V. 1 . Rufptmi t alto tonno
nella lesta Un greve tuono , ti eh' i" mi riscossi ,
Come persona, che per forza è desta. Statuì dio della similitudine
presa da chi dorme; onde chiama sonno quello , che in realtà era
tmarrimento di spiriti , e svenimento. Chiamalo alto , a differenza
del Digitized by Google Sì Canto «ODDO naturale:
anzi, a fine d'eeprimerlo alùiiiraot dice, che un greve tuono a gran pena
lo ritcofte , rome ai rìacuote persona, che per forza è desta* £d ecco
retta la comparazioDe fin all' ultimo^ dopo averla fatta operar con
grandisiimo artifizio in tutte le «uè parti. Il tuono potrebbe a prima viata
parere non eaaere auto altro, che il rumore degli alilaaimi pianti, e
delle mìaere atrida de* danoati, chiamate da Dante poco pid abbaaao
tuono. J tu la proda a mi trovai Della valle d * abisso
dolorosa , Che tuono accoglie d* infiniti guai. Goal di
aopra nel terzo canto , t. 3o , rasaomiglia i gemiti degli aciauratì allo
apìrar del turbo : qui , ove ai aeote il pieno del triato coro dell'
Inferno li rasaomiglia al tuono. Potrebbe forse anclie dirai , che questo
tuono venne dall' aria del terzo cerchio della piova, dove aon
puniti i golosi ; non essendo punto fuor di ragione il credere, che
insieme con la gragnuola venisiero aoche de* tuoni , siccome veggiamo
accadere nella noatr* aria , il che nell* Inferno ajuu a far crescer la
peoa e lo apa> vento de* peccatori. Considero dall* altro canto , che
in sì gran lontananza , qual è quella del terzo cerchio , volev*
essere un gran tuono per esser sentito da quei , eh* erano in su la riva
d* Acheronte. Ma bisogna ancora considerare, che quivi non tuona all*
aria aperta, come fa a noi , ma nel chiuso della valle ' d* abisso sotto
la volta della terra, che rintrona e rimbomba per ogni banda, e sì
lo strepito vien portato , come per cana> le , all* orecchie di Dante
; e a chi farà rifiessione , a qual distaiza arrivi la voce d* uno , che
parli aoche pianamente per una canoa forata, forse non parrà tanto
Digitized by Google gUAKTo. 53 HiTerUtroile
queito pensiero. Senxa che delle campane alla campagna aperta, dov' elle
abbiano il vento in favore, •'odono dieci o dodici miglia lontano^ e
rartiglierie tirate alta marina di Livorno s'odono talvolta Hn di
Firenze, che per retta linea aWà ben cinquanta miglia di lonta*
nanaa. Più coerentemente però al costume non meno , che alla grandezza
della fantasia di Dante, si dirà, che il tuono non fu altro, che quello
incominciato nel canto antecedente , di cui nel ritornare il poeta in s^
, udendo lo strascico, non rinvenendosi (come accade a chi dor- me,
e molto meno a chi è svenuto) quanto tempo fosse stato fuori de* sensi ,
lo credette ( stando assai bene io sul verisimile ) un altro tuono. E di
vero, per passare il fiume su l'ali d'una potenza soprannaturale, non vi
volea cosi lungo tempo , che giunto su l'altra riva non potesse
ancora udire il rintuono di quel tuono stesso, che scop- piò col baleno ,
allorché Dante si ritrovava al di là dal fiume ; maravigliosa osservanza
di costume. Si desta na- turalmente, perchè già il miracolo della sua
trasmignv «ione era fornito, e udendo in quello tuonare, mostra di
credere d'essere stato desto dal tuono , come farebbe ognuno, che si
abbattesse a destarsi in quel eh* e' tuona. V, 1. Rupptmi tolto
tonno ecc. Questo luogo si vede imitato, o per meglio dire
stem- perato dal Bocc. Itb. I. Fiam, Fù it grave la doglia del
€uore t quella aspettante , thè tutto il corpo dormente ritrosie , e
ruppe il forte sonno. V. XI. Tanto che per ficcar lo viso al
fondo. Per invece di quantunque , ed opera graziosissima-
mence. Il senso è : Tanto che , quantunque io ficcassi lo 54
C A H F o viso al fondo. Piglia ficcar la viltà per Guare gli occhi
; maniera aliai biiiarra. V. i5. r tarò primo, e tu sarai
teconio. Queite parole di Virgilio aono aliai chiare quanto
alla lettera; ma vuol fon' anche lignificare euer egli nato il
primo a entrar a deicriver l' Inferno , lì come fece nel VI dell' Eneide
, e Dante dover eiiere il lecondo. A chi lia riuicito più felicemente
queito viaggio, aitai leggiermente ai può comprendere dal paragone.
V. 15 . Ed egli a me; V angoscia delle genti. Che son quaggiù
, nel viso mi dipinge Quella pietà, che tu per tema tenti.
Spiega r effetto dell' impallidire per la lua cagione , che è il
compatimento de' mortali affanni de' peccatori : forma di dire veramente
poetica, anzi divina. V. ai che tu per tema tenti. Che
tu interpreti per effetto di timore. V. a3. Cosi ti mise, e coti mi
fe' ‘ntrare Ne! primo cerchio , che V abisso cigne. Qui
incominciamo a icender dal piano dell' atrio dell' In- ferno , cavato
lotto la volta della terra , dove abbiamo veduto eiier puniti gli
iciaurati , e corrervi il fiume Ache- ronte. Entran dunque nel primo
cerchio, che è il Limbo. V. a5. Quivi , secondo che per ascoltare ,
Non uvea pianto , ma che di sospiri. S* intende nel primo
verto : Secomlo che ti potea comprendere; cioè. Secondo che per l'udito
ti potea Digitized by Google quakto. ss
Mcrorre ; poiché gli occhi non icrvivano a ditccrnerlo , mercé
dell’ aria oicura, profonda, e nebuloia d' abliao. Ma che vale eccetto ,
aalvo , fuorché , aolaniente , pid che. Forae da magit quatti de* Latini;
onde con tal par- ticella vuol lignificare , che non v’ era maggior
pianto eh’ un leniplice lamentar di aoipiri , lecondo che l’anime
del Limbo non erano tormentate (dirò coli) nel corpo, ma lolamente nell’
animo , per la privazione d’ Iddio. Queito viene apiegato mirabilmente
nel verio arguente a 8 . E ciò avvenia di duol senza martiri.
V. 33 innanzi che più ondi. Andi leconda peraona
dell’indicativo preaente del verbo Ando diauaato , dalla railice uiata
andare. • V. 34 e t' egli hanno mercedi. Non basta,
perch" e' non ebher batletmo; Ch‘ e' porta della fede , che tu
credi. Qui mercedi lo iteaao che meriti; nè qurata è l’unica
volta, che Dante l’ ha preao in tal lignificato. Farad, cant. XXXII, V. ^
3 . Dunque , senza merci di /or costume , iMcate son , per
gradi diferenti. Parla dell’ anime, che in quello, che tono create,
h.mno da Iddio , lenza lor merito o demerito , maggiore o mi- nor
dote di grazia. Chiama il batteaimo porta della Fede. Coll vien chiamato
da’ maeitrì in diviniti lanua Sacra- mentoruia, V. 37. E s'
e’ fuTon dinanzi al Cristianesmo , Non adorar debitamente Iddio.
56 Canto Parla de* gentili innocenti» cbe furono
avanti alla ve- nuta di Cristo ; i quali » ancorché non peccaiiero ,
anzi adorassero la Divinili, non Tadoraron debitamente, cioè
secondo il verace concetto , che si dee aver d* Iddio , e secondo il
legittimo culto prescritto dalla Legge mosaica; ma lo riconobbero o nel
Sole, o nella Luna, o nelle Sta- tue , e sì Tadororono con riti profani
ed abbominevoU. V. 41 e soi di tatuo efesi. Che senza
speme vivemo in disio. Vi •* intende siamo. Cioè , e soì di tento ,
o vero » e sol io CIÒ siamo efesi. Questa dice Virgilio esser
la sola pena di quei del Limbo , Ira* quali ha riposto sé ancora ; Aver
vivo il desiderio, e morta la speranza. V. 47* per ooler
esser certo Di quella fede, che vince ogni errore. Per
aver un riscontro della verità della nostra fede. V. 49. Uscinne
mai alcuno, 0 per suo merto, O per altrui , che poi foste beato
? Credeva Dante ( che non v* é dubbio ) U liberazione degli
antichi Padri operata da Cristo nella sua resurre- zione ; pure da eh*
egli avea sì bell* occasione di chia- rirsi del vero , e con ottimo fine
d* armarsi contro qua- lunque titubaziooe gli potesse venire di così alto
mistero, non si potè tenere di domandar Virgilio , s* e* n* era
uscito mai alcuno. E notisi , com* egli dissimula bene il suo animo :
domanda prima di quel che sa , che non è , e che nulla gl* importa il
sapere, cioè s* e* n* uscì alcuno per suo proprio merito , per farsi
strada a domandar» Digilized by Google Q U A K
T O. $7 di quel, che gli preme aMaÌMÌmo Tesier fatto certo,
lenza che Virgilio potaa ombrarvi sopra od accorgersene. V.
Sa. Rispose : I* era nuovo in questo sfato , Quando ci vidi venire un
possente , Con segno di vittoria incoronato. Era di
poco venuto Virgilio nel Limbo , quando ci vide venir Cristo nostro
Signore , che mori intorno a quarantott* anni dopo la morte di esso
Virgilio; il quale, perocché si non conobbe Cristo , però non lo
nomina. Dice solo , eh* ci ci vide venire un possente incoronato di
palma. Possente dalle maraviglie, che gli vide ope« rare in quel luogo ,
traendone sì gran novero d* anime , ond* a ragione si persuadeva , quegli
non poter esser altri , che un grandissimo , e potentissimo
principe. V, 6o. £ con Rachele , per cui tafito fe\
Vuol dire del lungo servizio di XIV anni reso a Laban padre della
fanciulla, per averla in isposa. V. 64. JVon lasciavam rondar ,
perch' e* dicessi. Ancorch* e* favellasse , badavamo a ire. Lo
stesso con« cetto lì ritrova replicato al XXIV, v, i del Purgatorio,
ma con dicitura così bizzarra , che ben duuostra la ric« chezza della
gran mente del poeta. . Nè 7 dir l'andar , nè l'andar lui più
lento Ratea { ma ragionando andavam forte* V. 66. La selva
dico di spiriti spessi. Qui selva per moltitudine : metafora assai
f<untgliare Dante. Così nel piiiuo di questa cantica selva
chiamò 6 S8 Canto gli errori
giovanili, per entro la quale dice etieni egli amarrito , e più
apertamente nella »opraccitata apoiizione della canzone : Le
dolci Time d amor , eh' io eolia , dice amarrirviii l’uomo all'
entrare della tua adolezcenza. Ancora nel primo libro , cap. XV della tua
Volgare Eloquenza, rispetto ai diversi idiomi, che si parlavano
allora in Italia, chiama quell’ opera Italica telva; e selva finalmente
chiama in primo luogo una moltitudine di spiriti. Così abbiamo nelle
scritture : Secar decurtus aqua- rum plantauU dominus uineam iuttorum.
Qui molto giudi- ziosamente, trattandosi d'anime dannate, piglia la
metafora più ruvida di «/va. della quale, avvegnaché si sia servito
ancora S. Bernardo, è tuttavia da notare una doppia limitazione. La
prima, eh’ egli parla in quel luogo delle anime, o più verisimilmenle
delle diverse adunanze de’ nuovi cristiani, non già di quelli della
circoncisione, i quali erano toccati a S. Pietro, ma di quelli venuti
corì nudi e crudi dal paganesimo , onde oltre T esser forse tutti
per ancora e male istruiti nella fede, e peggio riformati ne’ costumi ,
ve ne potevano esser molò de’ re- probi. La seconda, che in questo luogo
selva è pro- priamente metafora di metafora, non pigliando il santo
per piante di questa selva le anime a dirittura, ma più tosto le varie
adunanze delle anime , velate prima tali adunanze sotto l’altra metafora
di vigne, per viti delle quali vengono a intendersi le anime particolari,
e di ciascheduna di queste vigne cosi numerose ne forma, per dir
cosi, le piante d’una vastissima selva, che è la metafora secondaria,
come si vede manifestamente dalle seguenti parole , che sono poco dopo il
mezzo del Digitized by Google QUARTO. $9
sermone XXX su U Cantica ; Merito et Paulo inter gentet tam ingens
tylua eredita ett uinearum. Anclir appresso gli Arabi si trova usata la
stessa figura, come si può vedere da quest* esempio d' Harireo Basrense
nel suo primo • Le sue parole sono le seguenti :
dLJLsNwc jivervio io dunque penetrato nelt interna densissima
teha per saper la cagione di quei pianti. Nè altro intende per
sehat che una grandusima calca di gente, che s'affollava d'intorno a un
ceno romito per udirlo predicare. V« 67. Non era lungi ancor la
nostra via Di qua dal sommo; quancT 1 vidi un foco, CK
ejairpm'o di tenebre vincia. Credo, eh’ ei chiami sommo l'erta, per
la quale d«l piano di sopra , dove corre Acheronte , erano calati
nel Limbo; e credo, eh' ei voglia dire, ch'egli erano caiu- minati
ancor poco per la pianura di esso , quando ei vide un fuoco , che
illuminava un emisferio di tenebre. Questo fuoco non si rinviene molto
chiaraiuente, dov'egli fosse, e come ei si stesse; nè i commentatori si
fermano troppo a esplicarlo. Pure dal chiaiuarlo col nome di lu-
miera, e dal lume, eh* aveva a rendere non meno fuori che dentro alle
mura de) castello, m'induco volentieri a credere , eh* ella fosse una
(ìsunnia librata in alto nell* aria, come vergiamo alle volte alcune
meteore di fuoco, le quali durano a vedersi nello stesso luogo, inhn
tanto che dura la lor materia a ardere , e prestar alimento alla
bo C A K T O 6(unina , pfT cui •! rcndon vi«ibili. Nè
è da star attaccato alla fona delle parole, dicendo, che, te quetto
fuoco illuacrava un eniieferio di tenebre, bitognava, eh’ ei fotte
in terra, poiché alando in aria veniva ad lUuttrare una porzione maggiore
della mezza tfera: poiché Dante in quetto luogo debbe intenderti come
poeta , e non come geometra; né è veritimile, eh’ ei pigli itte allora le
tette per miturare il giro dell’ aria illuminata. V. 73. O
tu, eh' onori tee. Parole di Dante a Virgilio. V, y(j V
onrata nominanza > Che di ior suona sii ne la tua vita ,
Grazia acquista nel ciel , che gli avanza. La fama e ’l pregio ,
che riman di loro nella tua vita, cioè nella vita mortale , la qual tu
godi ancora , o Dante , impetra loro quetta grazia dal Cielo.
V. 81. L’ombra sua torna , eh' era dipartita. Partitti allora
dal Limbo Virgilio , quando a’ preghi di Beatrice andò a trovar Dante
nella telva oteura. V. 84. Sembianza avean né trista, né
lieta; e però conlacevole al loro alato nè di gioja, nè di
tormento. V. 91. Peroeehb eiaseun mero si eonviene Nel
nome, ehe sonò la voee sola; Tannami onore , e di ciò fanno bene.
Mi fanno onore , e fanno bene a farmelo ; perchè a tutt’ e quattro
ti conviene il nome , che la voce d’ un Digitized by Googl
QUARTO. 6l •olo diede a me» cio^ in quello di pòeta.
In «ustanza: fanno bene a onorarmi, perchè siamo tutti poeti, e f
o- nore , che è fatto ad uno , toma sopra tutti. Y. 94. Cast
vidi adunar la bella scuola Di quel signor dell’ altissimo
canto, D' Omero , dal quale hanno cavato tanto i poeti , e in
particolare i quattr(\ posti qui da Dante. V. 9y. Da eh’ ehber
ragionato insieme alquanto, Volsersi a me con salutevol cenno :
£ ’l mio maestro sorrise di tanto. Qui non accade strologar
molto quello , che Virgilio a costoro dicesse , vedendosi manifestamente
( tanto è artifizioso questo terzetto), eh' egli li ragguagliò dell*
esser di Dante, del suo poetico spirito, e della sua profondis-
sima scienza- Ciò si discuopre dalla cortesia del saluto, eh* essi gli
fecero , e dal sorrider , che ne fece Virgilio ; poiché quel sorrise di
tanto altro sicuramente non vuol signiBcare , che di questo , cioè di
tcmto che fu fatto. Nè quei grandissimi spiriti si sarebbero mossi a far
tanto di onore a Dante , se da Virgilio non ne fosse loro stata
fatta un* assai onorevol testimonianza, della quale essendo frutto il
cenno salutevole, esso ne sorride per compiacenza di vedere , quanto
fossero «tate autorevoli le sue parole. V. ICO. E più d’onore assai
ancor mi fenno ; C/f ei si mi fecer della loro schiera,
St eh’ V fui sesto tra cotanto senno. Cosi n andammo insino
alla lumiera, Parlando cose , che ’l tacere è bello , Si co/u
era' i parlar, colà dop’ era. 6j Cauto A chi noD
aTCMC ancora Bnito d’ intendere quel , che Virgilio ditcorreHe con Omero,
e con gli altri tre, Dante con questi tenerti finiace di dichiararlo ,
volendoci in austanza dire, che da quello, che diaae di ane lodi
Virgilio, fu di comun conaentiuiento giudicato degno d' eaaer nirsao
nella prima riga, e ai annoverato tra' mag- giori poeti , eh* abbia avuto
il mondo. Più dilhcile iin. presa stimo , che sia I' indovinare quello ,
eh’ e’ discor- ressero in sesto , poiché Dante si fu accoppiato con
esso loro, non aprendosi egli ad altro, se non di' e' parlaron cose
, delle quali A bello il tacere , com' era bello il parlare colà , dov'
egli era. I commentatori hanno avuto in tal veocrazione quest' arcano ,
eh' e' non si son pur anche ardili e spiarlo con l' immaginazione. A me
quadra molto un pensiero sovvenuto al sottibssimo ingegno del
Rifiorito. Stima egli, che tutto il discorso fosse in lodar Dante, e
perchA mostra, che ancor egli favellasse, men- tre dice , v. io3.
andammo infino alla lumiera. Parlando cose , che ‘l tacer è
hello. Il suo parlare non fu per avventura altro , che
recitare qualcuna delle sue canzoni , secondo che da que' poeti (
siccome s' usa per atto di gentilezza ) ne fu richiesto. E ciò non
solamente torna bene al costume , ma ( che più si dee attendere ) al
sentimento de' versi ; essendo verissimo, che orala modestia fa diventar
bello il tacere quello, che allora bellissimo era a parlare.
V. Ila. Centi v' eran , con occhi tardi e gravi, Di grand'
autorità ne’ lor sembianti : Parlttvan rado , e con voci soavi.
Digilized by Google QUARTO. 63 Quello tertetto
paò lerrir di norma a qualunque pi> glia, deicrtvendo, a rappreiencare
il coitnme di gran perionaggio. V. il5. Traemmoei co/l dalF
un de' canti In luogo aperto , luminoso , ed alto ; Si
che veder si potén tutti quotili. Dal dire, eh' e' li trauero da un
canto del caatello, ai convince manifeicamente , eh' ei non era murato
a tondo, come alcuni si persuadono, e fra gli altri il Vel- lutello
: tanto pid eh' e' non si può nè anche dire , che il castello era tondo
bensì, ma che v' erano diverse piazze o strade , le quali venivano a
formar degli angolii poiché non pare, che Dante figuri questo castello
per altro , che per un dilettevol prato intorniato di mura ; e s'
ei potè mettersi in luogo da poter veder tutti quanti , chiara cosa è ,
eh' e' non vi doveva essere impedimento di mura, o di case, o d'altri
edifizj. A tal che questo canto, dond' e' si trassero Dante e Virgilio ,
mostra , che la pianu delle mura non dovea esser circolare. Molto
meno è veriiimile , eh' elleno abbracciaiser il foro della valle, come è
opinione cfalcuni, i quali si lon falsamente immaginati, che tutto il
piano dello scaglione del Limbo fosse diviso , come in due armille
concentriche , una ester- na e maggiore, dove non arrivasse il lustro
della lumiera, e quivi stessero l' anime degl' innocenti morti senza
bat- tesimo sospirando continuameote , onde dice , v. a6.
ffon avea pianto , ma che di sospiri , Che laura eterna facevan
tremare. minore l'altra ed interna , ed illustrata dalla lumiera ,
è questa facesse prato al castello de' Savj e degli Eroi. £
64 Canto invrrUimile I dico , tal optDÌone. Prima , perchè in
pro> porzione dell* altr* anime del Limbo y piccolisaimo è U
numero di quelle* che sono ammesse per tspecialissima grazia dentro al
delizioso castello ; per lo che* rimanendo loro un luogo sì vasto , vi
sarebbero seminate più rade che per un deserto. Secondo* perchè in
qualunque luogo del prato si fosser tratti Dante e Virgilio* posto die
nel centro non potessero starvi per essere sfondato * e ter- minar
ivi la sboccatura del secondo cerchio * sarebbe •tato impossibile
discemer tutti quanti* a non supporre* eh* e* sì fosser ridotti tutti in
un mucchio vicino all* en- trata * perchè da distanza assai minore , che
non è quella del solo semidiametro di questo prato * a farlo cale *
qual se lo figurano costoro , si smarrisce di vista un uomo dì
statura ordinaria. Direi dunque * che il castello fosse da una porle del
piano o pavimento del Limbo * e che per avventura nè meno arrivasse con
le mura in su la sboc- catura del secondo cerchio- E che sia *1 vero*
usciti eh* e’ ne furono*, dice Dante, eh* e* tornarono nelf aura*
che trema* cioè in quella, dove sospirano i padani in- nocenti, che
l'aura eterna farevan tremare. Che se per lo contrario il castrilo fosse
stato abbracciato dall* armilla esteriore* per discender nel secondo
cerchio, non oc- correva, eh’ c* ritornassero in quella, dove l’aria
tre- mava. Kè vale il dire* che per aria tremante si può in- tender
anche l'aria del secondo cerchio; perchè la sua agitazione (si come
vedremo nel seguente canto) era altro che un semplice tremare, dicendo il
poeta di questo cerchio, v. a8. J* venni in lungo <t ogni
luce muto , Che mugghiai come fa mar per tempesta,
S" e* da contrari venti è combattuto. Digilized by
Google QUARTO. 65 Ecco dunque, che il catCello era
tutto dentro all* orlo del Limbo io su la mano , tu la qual camminavano :
e torna ottimamente allo scemarti la sesta compagnia in due ,
essendo Omero , Orazio , Ovidio e Lucano rimasti dentro al castello , e
Dante e Virgilio essendone usciti o per altra porta, o per la medesima,
ood* erano en- trati , ma voltando all* altra mano , e incamminandosi
per altra via da quella, ond' erano venuti. Così si condus- sero,
dov' era il passo per discendere nel secondo cer- chio ; si come vedremo
nel canto seguente. Dìgitized by Google INFERNO.
CANTO QUINTO. ARGOMENTO. Xl }>eccato , che
ii punisce in questo secondo cerchio , è la lussuria, come il più
compatibile all' umana fragilità, c per avventura il meno grave. Fmge il
poeta di tro- vare al primo ingresso Flinos giudicante 1' anime. Di
poi passa più oltre , e vede la pena de' peccatori carnali , la
qual dice essere un furiosissimo , e perpetuo nodo di vento , il qual
rapisce , e porta seco voltolando in giro queir anime. Virgilio gliene dà
a conoscere alcune , che erano già state al suo tempo , ma di Francesca
da Ra- venna intende dalla sua propria bocca la cagione della sua
morte , e insieme di quella di Paolo suo cognato , con r ombra del quale
si raggirava per 1' aria del se- condo cerchio. V. I. Cori
discesi del cerchio primajo Giù nel secondo , che men luogo
cinghia, E Scatto più dolor, che pugne a guajo. Digitized by
Google 68 Canto ^ Discesi ; Io Dante diacesi. Men
luogo cinghia ; si di- mostra peripatetico f ponendo il luogo, distinto
dall* esteiH sione della cosa locata. Quindi è , eh* ei dice il
pavi- mento del secondo cerchio cignere, abbracciare, occupar minor
luogo, in sostanza girar meno del primo, secondo che per lo digradar
della valle gii\ verso il centro si discendeva. Così veggiamo ne* teatri
dalla lor sommità i gradi infmo all' iullmo venire , successivamente
ordinati , sempre risirignendo il cerchio loro. C ben vero , che
quanto meno luogo cinghia, contiene in sè altrettanto più di dolore, che
non fa il primo. Poiché, dove quello per esser solo dolor della mente ,
svapora in sospiri , questo, che alFligge il senso, pugne a guajo , cioè
arriva a trar guai , pianti e lamenti dolorosissimi. Y. 4. 5
rauvs Afinos orriòilMente « e ringhia. Qui orribilmente ha forza di
esprimere P orrida resi- denza , il tribunale formidabile , la fiera
accompagnatura de* ministri , e forse il ferocissimo aspetto dell*
infernal giudice. Bocc. Fdoc. Kb. 6 , 42. Quivi ancora si veggono
tutti i nostri Iddìi onorevolissimamente sopr ogn altra figura posti. Dove
notisi , che per 1 * avverbio onorevolis^ simamenie ci dà ad intendere la
preminenza del luogo , quanto la ricchezza degli ornamenti sacri , ed
ogni altra nobile accompagnatura pertinente al culto degli Dii sud-
detti. Ringhia: accresce lo spavento, dicendosi il ringhiare de* cani ,
quando irritati, digrignando i denti « e quasi brontolando, mostrano di
voler mordere. V. 6. Giudica , e manda , secondo eh*
awvinghia. Qui avvinghiare per cignere. Ciò che Ninos ai ci-
gneise , viene spiegato appresso. Digitized by Google
69 QUINTO V. IO. Vede qu«l luogo Inferno è da
essa. Da in luogo di Per, ed esprime attitudine , proprietà,
c convenevolezza. Cioè qual luogo d'infemoèprr essa, o vero convenevole
ad essa. Veggasi di ciò il Cinonio. V. li. Cignesi con la coda
tante volte ^ Quantunque gradi vuol ^ rAe sia messa.
Conosce il poeta T obbligo, ch'egli ha d* uscire il piti eh* ci può
dall’ ordinario , rispetto al luogo , e a* perso- naggi , eh’ egli ha
alle mani. Quindi va trovando maniere strane ed inusitate di significare
ì loro concetti ; come in questo luogo fa, che Minos si cinga tante volte
la coda, quanti gradi hanno a collocarsi gid 1 * anime con-
dannate. Quantunque per quanto , nome indeclinabile. Bocc. introd. n. i. Quantunque
volte , graziosissime donne ^ meco pensando riguardo ecc. V.
i3. Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: Vanno ^ a vicenda y
ciascun al giudizio: Dicono , e odono , e poi son giù volte.
In questi tre versi è compresa un* esattissima e pun> tualissima
forma di giudizio. V. a3. Vuoisi cosi colà » dove si puote
Ciò che si vuole ; e più non dimandare. Le stesse parole per
appunto furono usate da Virgilio a Caronte nel canto terze, v. 9 S.
V. a 8 . t venni in luogo d* ogni luce muto. Notisi , come
stando sempre su la medesima bizzarra traslazione d* attribuire il
proprio della voce al proprio della vista , va continuameDte crescendo»
Nella selva , ~e Casto dove r oicurit.\ e T
ombra erano accidentali per l' im- pedimento de' rami e delle foglie , diwe
aolamcnte tacerai la luce , V. 6o. Mi ripigneva là , dove 'I
sol tace. Nell* atrio dell' Inferno dà al lume aggiunto di JSoco ,
ac- cennando io tal guiaa , non eaier ciò per accidente > tua
per natura ; cauto HI , v. 75. Com’ io discerno per lo fioco
lume. Qui finalmente , dove a' ò innoltrato nel profondo
della valle, muto lo chiama; e vuol denotare, che le tenebre di
queato cerchio non aono accidentali , nè a tempo , nè aaaottigliate da
qualche apruzaolo di languidiaaima luce, ma apeaae , folte , oatiuate ,
ed eterne. V. 3l. Za bufera infernal , che mai non retta.
Mena gli spirti con la tua rapina: Voltando , e percuotendo gli
moietta. Il Buti definiace eoa! : Bufera è aggiramento di venti
, lo qual finge l’ autore , che sempre sia nel secondo cerchio
dell" Inferno. A chi pareaac queata voce o poco nobile , o troppo
atrana, ricordiai , che ai parla d' un vento in- fernale , e che merita
maggior lode il cercar la forza dell' eapreaaione , che 1' ornamento
delle parole ; ed è queata una pittura , che non richiede vaghezza di
colo- rito , ma forza; e tanto piti è bella, quanto è meno liaciata
; estendo il naturale coti risentito , che non può bene imitarsi , te non
è fatto di colpi , e ricacciato ga- gliardo di sbattimenti. Questa bufera
adunque leva e mena gli spiriti con due movimenti. Con uno gli
aggira secondo il corto della tua corrente, che va turno torno
Digitized by Google ^UIHTO. 71 al cerchio ; con
F altro ( e ciò fallo con la sua rapina , cioè col tuo grandissimo impeto
) li va voltolando in lor medesimi. Cosi veggiamo la pillotta e '1
pallone , i quali, se vengono spinti lentamente per Taria, son por-
tati con un solo moto ^ che è secondo la linea della di- rezione del lor
viaggio , ma dove urtino in muro , od in legno, osi, cadendo in terra,
ribalzino mcontanente, ne concepiscono un altro , Bglio di quel novello
impeto , che gli aggira intorno ai proprio asse. V. 34.
Quando giungon dinanzi alla mina ; Qmvi le strida t il compianto t
e*l lamento'. Bestemmian quivi la virtù divina. Qual
sia questa rovina, i commentatori non lo dicono , o se lo dicono, io
confesso di non intendere quello che dicono. Crederei, che per rovina
intendesse T autore il dirupamento della sponda, giù per la quale egli
era ve- nuto ; e che questa fosse la foce , d' onde metteise il
vento , il quale foue cagione di maggiore sbatiimento a quelle pover*
anime , che vi passavano davanti. A simi- litudine d* un legno o d'altro
corpo , cui la corrente d'un fiume ne meni a galla , il quale, se s*
abbatte a passare, dove sbocca un torrente, o altra acqua, che caschi
con impeto da grand'altezza, questa se se lo coglie sotto ^ lo
tuffa e rìtufia per molte fiate , e in qua e in lè con mille avvolgimenti
T aggira , e strabalza , in fin tanto eh' ei non è uscito di quella
dirittura , e non ha ritro- vato il filo della nuova corrente. Di dove, e
come possa quivi nascer questo vento , vedremo allora , che si dirà
della fiumana dell' eterno pianto, di cui nel canto se- eondo mi rìserbai
a discorrere in altro luogo* 71 ClISTO
V. 40. E (ome gli stornei ne portan F ali Nel freddo tempo a
schiera larga e piena ; Così quel fiato gli spiriti mali.
Brllisùma iimiUtudlne , e cavata ( «ì come la «cgitcnte poco appretto
delle gru) con finitsimo accorgimento da animali tenuti in niun pregio ,
e per ogni conto vilittimi. V. 43. Di qua , di là , di giù , di tu
gli mena : Nulla speranza gli conforta mai Non che di posa , ma di
minor pena. Eipretiione felicistima ed inarrivabile di quel
tormento , e che vince quati il vedere ttetto degli occhi. V.
48. Cori viiF io venir , traendo guai , Ombre portate dalla detta
briga. Qui briga vai lo ttetto che noja, fattidio, travaglio;
e briga preto nello ttetto significato d’ agitamento di venti. Farad,
can. Vili , v. 67. £ la bella Trinacria , che caliga
Tra Pachimo e Petoro sopra '/ golfo , Che riceve da Euro
maggior briga. cioè sopra ’l golfo , eh’ è più battuto dallo
scirocco. V. Si. Genti, che faer nero ri gastiga^ Corrisponde
al detto di sopra, v. 18. I' venni in luogo iT ogni luce
muto. E cerumente la pena de’ carnali è pena data loro dall’ aria
, poiché l’aria col solo agitarsi si li tormenta. V. 54. Pu
Imperadrice di motte favelle. Ebbe imperio sopra nazioni , che
parlavano diversi idiomi. Modo usato altre volte da Dante : distinguere ,
o Digitized by Google QUINTO. 73 denotare
i paeii dalle lingue , che vi ai parlano. Infer. cant. XXXIII , V. 79.
Ahi Pila , vituperio delle genti Del bel patte là, dove 'I ri
tuona. V. 55 . A vizio di Lutturia fu ri rotta. Che ’l
libito fe' licito in tua legge , Per torre ’l biatmo , in che era
eondoita. Aaaai è nota la legge della diioneatà promulgata da
Semiramide , per cui ella penaò di aottrarai all' infamia de’ suoi
vituperj. A vizio di Lutturia fu ri rotta. Forma di
dire assai singolare. V. 60. Tenne la terra , che ’l Soldan
corregge. Dice il Daniello , che Dante in questo luogo piglia
un equivoco ; e che abbia voluto dire, Semiramide aver regnato in Egitto,
ingannato dal nome di Babilonia, con cui nel suo tempo chiamavasi
volgarmente il Cairo , allora signoreggiato dal snidano , non
rinvenendosi dell' altra Babilonia fabbricata da Semiramide nell’ Astiria.
Di questo errore pretende scusarlo con fargli nome di licenza
lecita a pigliarsi da' poeti grandi, tra' quali gli dà per compa-
gno Virgilio in un certo patto , non so già quanto a pro- posito , e con
quanta ragione. Se io avesti a esaminarmi per la verità dell' intenzione
, che io credo , che abbia avuto Dante ; direi forte ancor io , come il
Daniello : tanto più che in que' tempi non ti aveva coti esatta no-
tizia della geografia, che sia sacrilegio l'ammettere, che un poeta anche
grandissimo abbia preso un equivoco in- torno a una città, nella quale
era facilittimo l’equivocare, 6 74 Cauto
intrndendoii allora comuneniente per Babilonia quella d'Egitto;
ticcome oggi per Lione templicemente ('inten- derebbe sempre quello di
Francia, e per Vienna quella di Germania; e quanto a questo, che
Babilonia vi fosse in Egitto, e che fosse la stessa, che dagli Europei
si chiama oggi il Cairo , l' afferma Ortelio. Il Boccaccio
nel Decamerone, di tre volte, che nomina il Soldaoo , intende sempre
quello d' Egitto ; e Dante stesso nell' XI del Farad. , t. loo.
E poi cht per la sete del martiro Alla presenza del Soldan superba
, Predici) Cristo , e gli altri , che 7 seguirò. Farla
di S. Francesco , il quale i certo , che parla del Soldano d' Egitto , e
non di quello di Bagadet. Il Fe- trarca dice anch' egli nel Sonetto;
L'avara Babilonia ecc. non so che di Soldano. 1 commenti l' intendono per
quel d' Egitto ; e il Gesualdo , se non erro , lo cava da una sua
epistola , nella quale fa menzione delle due Babilo- nie , d' Egitto e d'
Assiria. Ma chi volesse anche sostenere, che Dante non abbia
errato , potrebbe farlo con dire , che per Soldano intese quegli stesso ,
che nel suo tempo signoreggiava la vera Babilonia di Semiramide , essendo
la voce Soldano nome di dignità, e perciò convenevole ad ogni principe; e
da Cedreno si raccoglie essere stata comune ancora ai Co- liifi di
Soria , particolarmente dove parla di uno di essi, che ebbe guerra con
Alessio Comneno. Siccome e con- verso il Soldano d' Egitto aveva titolo
di Cohffa , prima che dal Saladino fosse unito l'un, e l'altro titolo
insieme, quando egli di semplice Sultano , eh' egli era , diventò
Fun e l'altro, avendo ucciso il ColilTa nell' andar a pigliar
Digitized by Google 9 0 IRTO. 7$ da lui lecoudo il
lolito l' ioicgne di Soldano. Fu anche Soldano titolo d' ufTizio coinè ai
cava da quoto luogo del Ponti 6 cale romano citato dal Meunio ; Circa
Ponti- fiiem , aliquando ante , aliquando poit , equilabat Mare-
icallus , siile Soldanus Curiae. lila per vedere adeiao , con
quanta poca ragione il Daniello tacci Virgilio d’un timigliante equivoco
, laiciaio di riapondere a quello eh’ ei dice , che egli nel Sileno
confondeaae la favola d* lai e di Filomena , e nel terzo della Georgica
acambiaaae Caatore da Polluce , nel che vien Virgilio difeao molto
giudiziosamente dalla Cerda , vediamo il terzo equivoco notato dal
aoprammentovato apositore di Dante ne’ seguenti versi dell' Egloga
del Sileno , T. 74 . Quid loquar? aut tcyllam Nisi? aut
quamfama secuta est. Candida surtinctam latrantihus inguina
monstris, DutUhias ue rosse rales, et gurgite in allo, Ah,
timidos nautas canibus lacerasse marinis ? Qui dice il Daniello ,
senza allegarne alcuna ragione , che Virgilio equivoca da Scilla hgliuola
di Forco e d'Ecate, o, cum’ altri vogliono, di Creteide, a quella
figliuola di Niso re di Megara. Io credo però di ritro- varla , e dubito
che si possa dir del Daniello nella spo- sizione di questo luogo di Virgilio,
quello che di Virgilio disse il Berni nell' imitazione di cpiell’ altro
d’ Omero ; Perch’ e' m hem detto , che Virgilio ha preso Un
granciporro in quel verso d Omero, Chi egli , con reverenza , non
ha inteso. Noteremo dunque di passaggio , come bisogna , che quest’
autore si sia cieduto , che Virgilio parli d’ una 76 C A H T
O loU Scilla , e che a queita attribuendo i moitri marini , e
r ingordigia degli altrui naufragi , liaii dato ad intendere , eh' egli
abbia voluto dire di quella di Forco 1 ond* egli nota r equivoco in
quelle parole : Quid loquar ? aux tcyllam Nisi ?
Sapendo, che Scilla figliuola di Niao fu cangiata in uc- cello , e
fu , come altri vogliono , appiccata alla prora della nave dell’ amato
Minoi) e finalmente gettata in mare, e non mai trasformata, come quella
di Forco, in moitro marino. Ma la verità ai à, che Virgilio intese
di parlare dell' una e dell' altra Scilla; e, toccando di pas-
saggio quella di Niso, si ferma a discorrer più diffusa- mente dell'
altra di Forco , come dalla lettura del luogo è assai facile a
comprendere ; ma forse il Daniello non s’ avvide di questo passaggio , e
trovandosi inaspettata- mente nella favola di Scilla di Forco, la
credette vestita a quella di Niso , equivocando egli medesimo nell' equi-
voco immaginato di Virgilio. V. 61. L'altra è colei, che e’ aneUe
amorosa, E ruppe fede al centr di Sicheo. Didone ,
seguendo in ciò anch' egli 1 ' orribile anacro- nismo , ed accreditando T
infame calunnia d' impudiciaia datale da VirgUio. Eneide IV, v.
SSa. IVon servata fides eineri promissa SUhaeo. V. 64.
Siena vidi, per cui tanto reo Tempo ti volse. Tocca di
passaggio, e con maniera nobilissima la guerra de’ Greci , e l' ultime
calamità de’ Trojani, Digitized by Google 71
Q U I » T O. V. 69. CK amar di nostra vita dipartille.
Della morte delle quali fu cagione Amore illecitOi V. 7». i'
cominciai ; Poeta , volentieri Parlerei a que‘ duo , che ’nsieme
vanno , E pajon st al vento esser leggieri. Gli
accoppia ioaieme , perchè iniieme avevano peccata. S’accorae, ch’egli
erano leggieri al vento , dalla facUitè , anzi dalla furia, con la quale
il vento li portava; e ciò molto convenientemente, atteao il loro
gravitaimo peccato , eaaendo atati per affinità al atrettamente
con- giunti, come più abbaaao udiremo. V. 78. Per quell'
amor, eh' ei mena, t quei verratmo. Per quell' amore , eh' e' ai
portarono , il qual fu ca- gione di queato loro eterno infelice viaggio.
Efficaciaaima preghiera , e convenientiaaima a due amanti ,
acongiurarli per lo acambievole amore. Y. 80 O anime
afannate. Aggiunto di mirabil proprietà, e aenza dubbio il
più proprio , che dar mai ai poaaa ad anime tormentate da ai latta
pena. ' V. 8a. Quali colombe dal disio chiamale Con f ali
aperte e ferme al dolce nido Volan per F aere dal voler portale.
Grazioiiaaima aimilitudine , e piena di tenero e com- paaaionevole
affetto. Nè traendola Dante da coti gentili animali , quali anno le
colombe , vien a intaccar punto della lode , che le gli dette poc’ anzi ,
per aver para- gonato gli apiriti di queito cerchio agli atomelli e
alle ^8 Cauto gru, 1’ una e l’altra ignobile
«pezie d'uccelli, poicliè in ciueato luogo ha maggior obbligo di far calzar
la similitu- dine all' andar di compagnia, che facevano i due
amanti, il che ottimamente si ha dalla comparazione delle co- lombe
, che ad avvilire con un paragone ignobile quegli spiriti in generale,
come fece da principio. Del resto gli ultimi due versi di questo terzetto
posson aver due sen- timenti, l’un e l’altro bello. Il primo è: Con Vali
aperte * ferme al dolce nido volan per Vaere , cioè volan per
l’aere con l’ali aperte o ferme, cioè diritte al dolce nido; o vero
volano al dolce nido con l’ali aperte e ferme , descrivendo in cotal
guisa il volo delle colombe, quando con l'ali tese volano
velocissimamenie senza punto dibat- terle, e in questa maniera di volare
par che si ratb- giiri un certo non so che pid di voglia e di
desiderio di giugnere. V. 88. O animai graziosa e benigno
, Che visitando vai per V aer perso Noi, che tignemmo'l mondo
di sanguigno. Ninna cosa odono o parlano pid volontieri gli
annuiti che del loro amore. Quindi è , che quest’ anima chiama
Dante grazioso e benigno per atto di gentilezza usatole in darle campo ,
raccontando i suoi avvenimenti , di dar alquanto di sfogo al dolore. Per
V aer perso. Il perso è un colore oscuro , di cui lo stesso Dante nel suo
Con- vivio sopra la canzone Le dolci rime ecc. dice esser com-
posto di rosso e di nero , ma che vince il nero ; e Inf. caut, VII, V.
io3. L' acqua era buja molto più , che persa.
Digitized by Google QUINTO. 79 V. 90. Noi che
lignemmo il mondo di ttmguigno. Scherza in la contrarietà di queiti
due colori ; Fai visitando per F aria di color perso noi , che , per
eaiere arati ucciai in pena del noatro Callo , tignemsno il mondo
di color di aangue. V. 94. Uh Jttel , che udire , e che parlar ti
picKe : Noi udiremo , e parleremo a vui. Non ì gran coaa
(dice aaaai giudiiioaamente il Landino) , che coatei a’ indovinaaae di
quello , che Dante deaide- rava d' udire. Una , perché di niun' altra
coaa , fuori che de’ auoi avrenimenti , potea ragioneTolmente cre-
dere , eh* egli aveaae curioaità di domandarla ; 1' altra , perché il
coatume degli amanti é creder, che tutti ab- biano quella voglia, che
hanno eaai d' udire e parlare de’ loro amori , tanto che aenza forai
molto pregare non fanno careatla di raccontarli anche a chi non ai
cura aiperli. Che riapondeaae la donna pid tosto che l’ uomo, ciò é
molto adattato al coatume della loro loquacità e leggerezza.
V. 96. Mentre che ’/ vento , come fa , si tace. n ripoaarai
del vento non é coaa impropria , anzi é accidente confacevole alla natura
di quello , dimoitran- doci r eaperienza , che egli non aoffia con aibilo
con- tinuato , al come corrono i fiumi , ma a volta a volta
ricorre, come fanno Tonde marine. Oltre che non aa- rebbe inveriaimile il
dire , eh’ ei ai fermaaae per divina diapoaizione , acciocché Dante
potesse ammaestrarsi nella considerazione di quelle pene , e riportar
frutto dal suo prodigioso viaggio. Per questa ragione vediamo nel
canto IX spedito un angelo a fargli spalancar le porte della
8o Canto cittì di Dite, e altrove molt’ altre graxie
tingolariuime, le quali la bontà divina gli concedè, per condurlo
final- uiente alla contemplazione della aua euenza. V. 97.
Siede la terra , dove nata fui , Su la marina , dove ‘I Pò
diicende Per aver pace co' teguaci tui. Bavenna ; poco lontano
dalla quale il Po inette nel- r Adriatico. Discende per aver pace co’ sui
seguaci. Ma- niera veramente poetica. Dicono alcuni , per aver pace
, cioè per trovar pace in mare della guerra, ch'egli ha nel auo
letto da' fiumi tuoi teguaci ; perocché , fecondo che quelli tgorgano in
lui , lo conturbano e P agitano , onde ti può dire, che gli facciano
guerra. Ma te Dante volette ttar tu l’allegoria di quella guerra, non li
chia- merebbe legnaci ; poiché , fintante che uno è teguace d’ un
altro , non gli fa guerra, e , facendogli guerra, non |i può chiamar più
teguace. Diremo dunque , eh' ei vo- glia dire , che il Po co' tuoi
teguaci diiceode in mare per ripoiare dal lungo corto , eh' ei fa , per
giugnervi , a fine di unirai come parte al tuo tutto , eitendo
queita unione la lola pace , alla quale tutte le creature tono d.a
inviiibil mano guidate. Veduto della patria , è ora da vedere chi folte
coitei, che favella con Dante; per Io che è da taperii , che quetta è
Francetea figliuola di Guido da Polenta tignor di Ravenna ; la quale ,
eitendo ttata dal padre mariuta a Lanciotto figliuolo di Malatctta
da Rimici , uomo valoroto in vero , e nella teienza e inaeitria dell’
armi eiercitatittimo , ma zoppo e deforme d' atpetto troppo più che ad
appajar la grazia e la de- licatezza di conci non era convenevole, fu
cagione, che ella t' invaghiate di Paolo tuo cognato , il quale non
Digitized by Google QtllJITO. 8l meno
grazioio , e arvenente del corpo , che leggiadro dell’ animo e de' coatumi
, del di lei amore ferventiiii- mamence era preao4 Ora arvenne ^ che ,
mentre , tcam- bievolmence amandosi , in gran piacere e tranquillità
si Tiveano , indistintamente usando , appostati un giorno da
Lanciotto , furono da esso colti sul fatto, e d'un sol colpo uccisi
miseramente. V. ICO. jimor , eh’ al cor gejuU ratto s'
apprende. Prete costui della bella persona , Che mi fu tolta,
e '/ modo ancor m' offende. Platone nel Convivio , tra le lodi ,
che dà Agatone ad Amore , dice eh’ egli i ancora delicatissimo ,
argumentan- dolo da questo , eh’ egli i ancor più tenero e gentile
della Dea Ati , cioè della calamità , la quale esser mollissima a
delicatissima / argomentò Omero dal vedere , che ella , schifando di
toccar co’ piè terra , si tiene per t ordinario in tu le lette degli
uomini. Iliad. T, v. 93. .... Tvt pio 9 * ateahol sróStc iv fàp in'
ovSit nlAra^as , <2 A A’ apa f/j'S xai^ óvfpóv xpoara fiaùani.
Ma amore non solamente non mette mai piede in terra , o in tu le
teste , le quali , a dire il vero , non sono molto toffei , ma di tutto V
uomo la parte più gentile calpesta , e sceglie per tua abitazione. Negli
animi dunque , e ne’ temperamenti degli uomini, e degli Dii pone il tuo
trono Amore ; nè ciò fa egli alla cieca , e senza veruna distin-
zione ■ in ogni sorta <t animo la sua tede locando , ma quelli
solamente , che in fra tutti gli altri p'ut gentili tono , e pieghevoli
con delicatissimo gusto va ritcegliendo. suStò 9 fizaiipii(;ipfits 6
pi^a tixpiipiusnpi *Epura Xtc araAòc óv qdp iirì TÙt fiaivit, ovff tiri
npavietr. 8a Cahto ( S, larn iravv fiaX«ut<i)
cy roif fMi^xararoig TS* S*T»T> KoÀ fiaivti Koì oisut' iw )'àf>
v6$at KOÌ XM àiiUpixfn rhf Sixqffiv iSpvxau,’ »ai oò» av f{>7(
ir xóacui rati dXÀ,’ ^ riti iv vKXtipòv vio( i;^ot<rv >* ’^XP
dxtp^^iToi' ^ 9’ àt ftoAouiùy, oÌKÌ(ixcu. £'l Petrarca nel
toaetto : Come't ccmdido piiecc., ri- cavando con maniera più morbida lo
ateaao originale, fini di copiarlo anche nella parte tralasciata da Dante
, che rijguarda 1' avversione , che Amore ha ordinariamente agli
animi rosai e dori , dicendo : Amor , che tolo i cuor leggiadri
invesca , Nè cura di mostrar sua forza altrove. E nella
canaone; Amor, se vuoi, eh' io tomi ecc. , par- lando con Amore, tocca leggiadramente
in ogni sua parte il sopraccitato luogo di Platone , dicendo dell’ impeWo
, eh' egli ha non meno sopra gli Dii , che sopra gli uo- mini , con
questi versi : £ s’ egli è ver , che tua potenza sia Nel Ciri
s) grande , come si ragiona , E neir abisso ( perchè , qui fra
noi Quel che tu vali e puoi , Credo, ehe’l senta ogni gentil
persona). V. loi. Prese costui della bella persona ,
Che mi fu tolta. Lo prese del bellissimo corpo , che mi fu
spogliato dalla morte , e ’l modo ancor m’ offende , perchè mi fu '
data violentemente, e mentre mi suva tra le braccia del caro
amante. Digitized by Google 83 Q D I H T
O. V. io3. jimor , eh' a nullo amalo amar perdona , Mi
prese del costui piacer sì forte , Che , come vedi, ancor non m'
abbandona, Belliiiiina repetizione : Àmor , eh' al cuor gentil
ratto s' apprende, prese cosuù come gentile. Amor, eh' a nullo
amalo amar perdona, prese me come amata. Mi prese del costui piacer , del
piacer di costui. Costui nel secondo caso senza il suo segnò si trova
spesse volte usato dagli autori. Veggansene gli esempi presso il Cinonio.
Questo lungo può aver doppio significato. Hi prese del piacer di
costui, cioè del gusto, del piacimento , della gioja d’amar costui ; e mi
prese del piacer di costui , cioè del piacer che io faceva a costui, e
questo corrisponde ottimamente al detto poco innanzi : Autor , eh' a
nullo amato amar perdona ; mostrando non tanto essersi innamorata
per genio , quanto per vaghezza d' accorgersi di piacere e d’ esser
amata, e per cert' obbligo di gentil corrispondenza. V. io6. Amor
condusse noi ad una morte. Arroge forza con la terza replica , e
con grandit- aim' arte diminuisce il suo fallo , rovesciando sopra di
amore tutta la colpa. Tib. lib. l .° el. VII , v. aq. Non ego te
laesi prudens : ignosce fatemi, lussi! amor. Contro quis ferat arma Deos
? E'I Boccaccio, giornata IV, nov. I, conducendo GuU scardo
alla presenza del Principe Tancredi , non gli sa porre in bocca nè altra,
nè piò forte difesa per iscusar sè , che r incolpare Amore. Il quale (
cioè T.ancredi ) , tome il vide quasi piangendo disse : Guiscardo , la
mia benignità verso te non uvea meritato l'oltraggio e la
84 Casto vtrgogna, la quale nelle mie cose fatta m' hai; eiccome
io oggi vidi con gli occhi miei. Al quale Guiscardo niun altra cosa
ditte < te non questo : Amor può troppo più , che nè io ni voi
pottiamo. V. IO/. Caina attende chi'n vita ci spente.
Calila è la g)iiaccia, dove nel canto XXXII vedremo euer paniti
coloro , che bruttaron le mani col sangue de’ lor congiunti. Dice dunque
, che questa spera detta Caina sta aspettando Lanciotto marito di lei , e
fratello di Paolo , che fu il loro uccisore. V. Ila O latto
, Quanti dolci pentier , quanto detto Menò costoro al
dolorato patto ! Tenerissima riflessione , e propria d* animo
gentile , ma che non s’ abbandona a soperchia vilU col dimostrar
dolore. E qui notisi , come Dante per ancora sta forte all’ assalto della
pietA , la cui guerra si propose di voler sostenere al principio del
secondo canto, v. l. Lo giorno te n andava , e f aer bruno
Toglieva gli animai , che tono in terra Dalle fatiche loro; ed io Sol
uno M' apparecchiava a tottener la guerra fi del cammino , e sì
della pietose. £ che ciò sia’l vero, dopo eh’ ei non potò pid
rattener le lagrime , dice , che in questo pietoso oflìcio egli era
insieme, v. 117, tristo e pio-, dove mette in considera- zione , se quel
tristo si potesse in questo luogo intendere per iscellerato , malvagio ,
empio , e non per malcontento, mesto , e maninconoto , come vien preso
universalmente , Digiiized by Google QUINTO. 8S
e (1 come io con gli altri concorro a credere etier re-
ritirailmeote alata l' intenzione del poeta. Pure nel primo •ignificato
abbiamo nel XXIV dell* Inf. triatitiimO) r. 9I. Tra qutJt’ iniqua e
trutitiima copia Correvan genti ignude e spaventate. E di
vero tristo in aendmento d’ empio (a un belliatimo contrapposto con pio ,
venendo a estere il poeta in un medesimo tempo empio per compiagner la
giusta e do- vuta miseria de’ dannati , del cbe nel XX di questa
can- tica si fa riprender acremente da Virgilio, e gli la dire, che
è sciocchezza averne pietà , e somma scelleraggine aver sentimenti
contrarj al divino giudicio, che li pu- nisce , V. a 5 .
Certo V piangea poggiato a un de' rocchi Del duro scoglio , zi che
la mia scorta Mi disse : Ancor se' tu degli altri sciocchi ?
Qui vive la pietà-, quandi è ben morta. Chi è più scellerato
di colui, Ch' al giudicio divin passion porta ? Driaza
la letta , drizza ; e vedi , a cui ecc. E pio poteva dirsi il poeta
, per non poter vincere la naturai violenza di quell' affetto, che contro
a tua voglia lo cottrìgneva a lacrimare ; dove pigliando tristo in si-
gnificato di metto, avendo di già detto', eh' ei lacrimava, vi vien a
esser superfluo ; e non solamente tristo , ma pio ancora ; chiarissima
cosa estendo , che chi piange r altrui miseria , n' ha rammarico e
compatimento. V. lao. Che conosceste i dubbiosi desiri ?
Pubiioti per non esserti ancora l’ un F altro diKoperd.
86 Canto V. I3I. Ed ella a me; nerrun maggior
dolore. Che ricordarsi del tempo felice Nella miseria , e dà
sa il tuo dottore. Quella lentenaa h di Boezio nel lecondo libro
de Consol. proia IV, Le lue parole iodo : In omni aduer si- tate
fortuna» infelùissimum genus inforlunii est , fuisse felieeiu. Tanto che
questa volta per il tuo dottore non debbo intendersi Virgilio, come, dal
Daniello in fuora, quasi tutti gli altri si sono ingannati a credere , ma
lo stesso Boezio , la cui sopraccitata opera Dante nel suo esilio
aveva sempre tra mano , e leggeva continuamente ; onde nel suo Convivio
scrive queste formali parole : Tuttavia , dopo alquanto tempo , la mia
mente , che i ar- gomentava di sanare , provvide ( poi nè 'I mio , I
altrui consolare valeva ) ritornare al modo , che alcuno sconso-
lato avea tenuto a consolarsi ; e misimi ad allegare e leggere quello,
non conosciuto da molti, libro di Boezio, nel quale , cattivo e
discacciato , consolato si aveva. V. ia4- Ho , s‘ a conoscer la
prima radice Del nostro amor tu hai cotanto affetto , farò ,
come colui , che piange , e dice. Sed si tantus amor casus
cognoscere nostros , Et breuiter Troiae supremum audire
laborem-. Quamquam animus meminisse horret, luctuque refugit ,
Incipiam. £n. lib. Il , v. io e seg. V. i» 7 - Noi leggiavamo un
giorno per diletto Di Lancillotto , come amor lo strinse.
Qui, prima di passar più avanti, giudico, che sia bene chiarir l'
intelligenza del rimanente di questo canto , con Digitized by
Google QUINTO. 87 riportar la atoria di Lancellotto
cavata da' romanzi fran- zcsi dal libro di Lancilolto Du Lac , e riferita
in quella dottiatiuia acrittura di Lucantonio Bidol6 , nella quale
in un dialogo fìnto in Lione tra Aleaaandro degli liberti e Claudio d'
Erberé gentiluomo franzeae apiega inge- gnoaamente varj luoghi diSicili
de' tre noatri autori Dante , il Petrarca , e '1 Boccaccio. Farla Claudio
( pag. 1 1 e acg.) Dovile dunque eapere > eome avendo
Galeaui figliuolo della iella Geanda acquitlalo per sua prodezza
trenta reami , s ave a posto in cuore di non voler <t essi coronarsi
, se prima a quelli il regno di Logres dal Re Arius posse- duto
aggiunto non aveste ■' £ per ciò , avendolo egli man- dato a Sfidare ,
furono le genti deir uno e dell' altro più volte alle mani. Dove
Lancilolto avendo in favore di Artus futa maravigliose pruove contro di
Galeaui , e avuto un giorno fra gli altri l'onore della battaglia , fu da
esso Galealto pregato, che volesse andare quella sera alloggiar
seco; promettendogli, se ciò facesse , di dargli quel dono, che da lui
addomandato gli faste. Accettò Lancilolto con quel patto /' invito , e
poi la mattina seguente , partendoti per ritornare alla battaglia
dichiarò il dono, che da Ga- lealio desiderava : il quale fu di
richiedere , e pregare esso Gale alto , che quando egli combattendo fatte
in quella gionuila alle gerui del Re Artu superiore , e certo d
averne a riportare la vittoria , volesse allora andare a chieder
merci ad esso Re , e in lui liberamente rimetterti. La qual cosa avendo
Galeallo fatta , non solamente ne nacque tra Lancillotto e Galealto
grandissima dimestichezza e amistà , ma ne divenne ancora etto Galealto ,
per cosi cortese e magnanimo alto , molto del Re Artu , e della Regina
Gi- nevra tua moglie familiare. Alla quale per tal pubblico
PUI5T0. Amor, eh* a nuU* amato amar perdona, ' Mi
prese del costui piacer it forte , Che, come vedi, ancor non m*
abbandona. Qui ribadisce : Questi, che mai da me non
fia diviso. Nel che ti ponga niente a quante volte e in
quanti modi rioforra V espressioni d'un ferventissimo ed ostinato
amore , e con quant' arte s* ingegna d’ attrar le lacrime | e sviscerar
la pietà verso que* luiserissimi amanti. V. i3y. Galeotto fu il
libro, e chi lo scrisse. Il libro ) e Tautor , che lo scrisse ,
fece tra Paolo e Francesca la parte , che fece Galeotto tra Lancillotto e
Ginevra ; onde 1' Àzzolino nella sua Satira contro U Lussuria :
In somma rime oscene , e versi infami Dell' altrui castità sono
incantesimo , E all* onestade altrui lacciuoli ed amU
Tal eh* io ti dico , e replico il medesimo .* Se stan cotali
usanze immote e fisse , La Poesia diventa un ruSianesùno.
E questo è quel , eh* apertamente disse Il Principe satirico in
quel verso : Galeotto /“ il libro , e ehi lo scrisse.
Qui è da notare incidentemente , come alcuni hanno voluto dire, che
il cognome di Principe Galeotto, attri- buito al Centonovelle del
Boccaccio , possa da questa storia esser derivato; perchè (dicono essi)
ragionandosi in codesto libro del Boccaccio di cose per la maggior
7 Digitized by Google 90 Cauto
quinto. parte alle gii dette di Ginevra e di Francesca simi-
glianti , pare , che quel cognome di Principe Galeotto meritamente te gli
convenga : in questa guisa inferir volendo , estere il Decamerone il
principal libro di tutti quelli , che contengono in loro cose attrattive
alla car> naie concupiscenza ; che tanto è a dire , quanto
dargli titolo di Primo Ruffiano , o vero di Principe de' Ruffiani.
Na di ciò reggati più particolarmente il Ridolfi nel so- prammentovato
dialogo, ove parlando assai diffusamente di tal opinione ti sforza di mostrare
, essere molto veru simile a credere tal disonesto cognome, come
anche quello di Decamerone estere stato posto al Centonovelle più
tosto da altri, che dal Boccaccio; il quale nel proemio della quarta
giornata avere scritte le* tue novelle senz’ al- cun titolo apertamente
si dichiara. V. i38. Quel giorno più non vi leggemmo ovante.
Aocenna con nobil tratto di modestia l’ inferrompimento della
lettura, ed in conseguenza il passaggio da’ tremanti baci agli amorosi
abbracciamenti.Il conte Lorenzo Magalotti. Villa Magalotti. Magalotti.
Keywords: di naturali esperienze, ‘naturali esperienze’ --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Magalotti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51751098137/in/datetaken/
Grice e
Maggi – implicatura ridicola – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pompiano).
FIlosofo. Grice: “I like his
portrait” – Grice: “My favourite of his essays is on the ridiculous; but his
most specifically philosophical stuff is the ‘lectiones philosophicae’ and the
‘consilia philosophica.’” La famiglia aveva possedimenti e anche un negozio di
farmacia. Il padre Francesco, uomo di lettere, fu il suo primo maestro.
Studia a Padova con Bagolino e frequenta attivamente gli ambienti culturali
della città. Si laurea e insegna filosofia. Membro dell'«Accademia degli
Infiammati», strinse amicizia con Barbaro, Lombardi, Piccolomini, Speroni,
Tomitano, Varchi, entrò quindi a far parte del circolo di Bembo, frequentando
insigni filosofi come Paleario, Lampridio e Emigli. Conobbe iPole, Vergerio, Flaminio
e Priuli. Il dibattito sulla questione della lingua e sui temi estetici legati
soprattutto all'interpretazione della Poetica aristotelica condusse alla
preparazione di un commento allo scritto di Aristotele che, iniziato da
Lombardi, fu proseguito, concluso e fatto pubblicare da Maggi, con altra sua
opera dedicata ad Orazio, a Venezia: le “In Aristotelis librum de Poetica
communes explanationes: Madii vero in eundem librum propriae annotations”,
dedicato a Madruzzo. Lascia Padova per entrare al servizio del duca Ercole
II d'Este come precettore del figlio Alfonso e, insieme, per insegnare
filosofia a Ferrara. Si conservano appunti delle sue lezioni sulla Poetica. Anche
della vita culturale della città estense fu protagonista, divenendo principe dell'«Accademia dei Filareti», che
vanta membri come Bentivoglio, Calcagnini, Giraldi e Cinzio, oltre a essere
amico degli umanisti Pigna, Porto e Ricci, che gli diede pubblicamente merito
di essere stato «il primo interprete della Poetica di Aristotele».
“Mulierum praeconium” o “De mulierum praestantia” e dedicata ad Anna d'Este, la
figlia di Ercole e di Renata di Francia, che nello stesso anno fu tradotta “Un
brieve trattato dell'eccellentia delle donne.” Comprende anche una Essortatione
a gli huomini perché non si lascino superar dalle donne, attribuita a Lando,
che si pone come corollario dell'orazione del Maggi. Alla chiusura
temporanea dell'Università, ritorna a Brescia, partecipando alle riunioni
dell'Accademia di Rezzato, fondata da Chizzola. Abita nella quadra della
cittadella vecchia, in contrada Santo Spirito. Sposa Francesca, figlia del
nobile Paris Rosa,. A Brescia sede nel Consiglio Generale e fu incluso
nell'elenco dei consiglieri comunali della città destilla reggenza delle
podestarie maggiori del territorio. Fu destinato alla Podestaria di Orzinuovi,
ma vi rinunciò, come rinunciò anche alla podestaria di Salò, e partecipò alle
sedute del Consiglio Generale. Altre saggi “Un brieve trattato dell'eccellentia
delle donne, Brescia, Turlini “In Aristotelis librum de Poetica communes
explanationes: Madii vero in eundem librum propriae annotationes, Venetiis,
Valgrisi; De ridiculis, in Horatii librum de arte poetica interpretatio,
Venetiis, Valgrisi, “Lectiones philosophicae” Firenze, Biblioteca Riccardiana,
ms. Expositio in libros de Coelo et
Mundo, Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms, Expositio de Coelo, de Anima, Milano,
Biblioteca Ambrosiana, Quaestio de visione, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Espositio
super primo Coelo, Piacenza, Biblioteca Passerini-Landi, ms Pollastrelli, Mulierum
praeconium, Modena, Biblioteca Estense, ms Estensis latinus. Oratio de
cognitionis praestantia, Ferrariae, apud Franciscum Rubeum de Valentia, Consilia
philosophica, Vincentii Madii et Jo. Bap. Pignae in favorem serenissimi
Ferrariae ducis in ea praecedentia, Archivio di Stato, Casa e Stato, Modena. Note
In Alessandro Sardi, Estensis latinus 88, Modena, Biblioteca
Estense. G. Bertoni, «Giornale storico
della letteratura italiana», C.. Fahy, Un trattato sulle donne e un'opera
sconosciuta di Lando, in «Giornale storico della letteratura italiana», Bruni, Speroni e l'Accademia degli Infiammati,
in «Filologia e letteratura», XIWeinberg, Trattati di retorica e poetica, III,
Roma-Bari, Laterza, Enrico Bisanti, interprete tridentino della Poetica di
Aristotele, Brescia, Geroldi, Giorgio Tortelli, Quattro Maggi in cerca
d'autore, in «Quaderni del Lombardo-Veneto», Padova, Vincenzo Maggi, su
Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. VEnciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Vincenzo
Maggi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vincenzo Maggi. Maggi. Kewyords: implicatura ridicola, Eco, il nome
della rosa, Cicerone, il tragico, filosofia tragica, pessimism, l’eroe tragico,
Nietzsche, la tragedia per musica – I curiazi, catone in Utica – tragedia per
musica --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maggi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752553559/in/dateposted-public/
Grice e
Magi – l’uso delle parole – il mistico – I mistici – la scuola di mistica
fascista – il veintennio -- filosofia italiana – filosofia fascista -- Luigi
Speranza (Pesaro). Filosofo. Grice:
“A fascinating philosopher – “journey around the world in ten words,’ a gem!”
-- Insegna a 'Urbino. Si dedica alla
psicologia “trans-personale”. Fonda il Centro di Filosofia Comparativa (cf.
‘implicatura comparativa’) e “Incognita” a Pesaro, tesoreggiando
‘l’intelligenza del cuore’ e il principio dell’interiorità. Scrisse “I 36
stratagemmi” (Il Punto d'Incontro; dal, BestBUR). Il suo “Il Gioco dell'Eroe.
Le porte della percezione per essere straordinario in un mondo ordinario” vede
un clamoroso successo. “I 64 Enigmi. L'antica sapienza per vincere nel mondo” (Sperling & Kupfer
)è segnalato al primo posto dei libri
più attesi. Lo stato intermedio tratta l’argomento rimosso dei nostri tempi: la
morte, e abbraccia l'orizzonte ampio degli ambiti cari agli autori: filosofia, mistica,
psicologia transpersonale, esperienze ai confini della morte. Esce un
aggiornamento ampliato del Gioco dell'Eroe con il sottotitolo “La porta
dell'Immaginazione”. Vgetariano dichiarato., si focalizza sui modelli mistici per
approfondirne, oltre la portata metafisica e auto-realizzativa, i concetti di
efficacia ed efficienza: nel libro I 36 stratagemmi declina il taoismo nei suoi
aspetti di strategia psicologica; nel saggio "Le arti marziali della parola"
in La nobile arte dell'insulto (Einaudi) evidenzia come l'arte del
combattimento diventi arte retorica e dialettica. Nei saggi Il dito e la luna,
La via dell'umorismo e Il tesoro nascosto mostra il rilievo della comunicazione
metaforica e umoristica. Elabora e sviluppa la dimensione della psicologia
trans-personale all'interno del Gioco dell'Eroe, disciplina da lui creata e
imperniata sulla capacità umana dell'immaginazione. Altre saggi: “Il dharma
del sacrificio del mondo” (Panozzo); “La filosofia del linguaggio eterno” (cf.
Grice: ‘timeless’ meaning, versus ‘timeful’?). Urbino, “Quaderno indiano,” Scuola
superiore di filosofia comparativa di Rimini, “Il dito e la luna,” Il Punto
d'Incontro); I 36 stratagemmi (Il Punto d'Incontro, BestBur); Sanjiao. I tre
pilastri della sapienza, Il Punto d'Incontro, Einaudi, Uscite dal sogno della
veglia. Viaggio attraverso la filosofia della Liberazione, Scuola superiore di
filosofia comparativa di Rimini, La Via
dell'umorismo (Il Punto d'Incontro); La vita è uno stato mentale. Ovvero La
conta dei frutti delle azioni nel mondo evanescente, Bompiani, Kauṭilya, Il Codice del Potere (Arthaśāstra).
Arte della guerra e della strategia” (Il Punto d'Incontro, "Lo yoga segreto del perfetto
sovrano"; “Il Gioco dell'Eroe” (Il Punto d'Incontro); “I 64 Enigmi,
Sperling); Lo stato intermedio,, Arte di Essere,. Il tesoro nascosto. 100
lezioni sufi, Sperling); Il gioco dell'eroe. La porta dell'Immaginazione” (Il
Punto d'Incontro, 101 burle spirituali, Sperling); Recitato un cameo, nel ruolo
di se stesso, nel film Niente è come sembra, di F. Battiato, a fianco di
Jodorowsky. Jodorowsky scrive in seguito la presentazione di La Via dell'umorismo.Blog. «Fondai a Rimini il Centro di Filosofia Comparativa”.
Per spaziare in temi altissimi con una narrazione transdisciplinare. Attraverso
immaginazione, religioni, filosofie, arti e scienze». Incognita. Advanced Creativity Il Secolo XIX
(R. Onofrio) " 'Incognita' di Pesaro. Diario di viaggio nell'Oltre,
un'immersione interiore al di là dello spazio-tempo"31 Il Secolo XIX
(R. Onofrio) "Advanced Creativity Mind School. Per capire l'entrata
nell'epoca del post-umano" Per il titolo del suo album Dieci stratagemmi,
Battiato si è ispirato a I 36 stratagemmi di Gianluca Magi. Il sottotitolo,
"Attraversare il mare per ingannare il cielo" è il primo stratagemma
dei trentasei che compongono che il libro.
Stralcio della quinta puntata (youtube)
Modelli strategici. Corriere della Sera, (E. Camurri) wuz
Panorama (Anna Mazzone) wuz Panorama (O. Allegri) Il Secolo XIX 2 (Roberto Onofrio)
"Aprite le porte all'Immaginazione, c'è un mondo oltre la
quotidianità"42 Gianluca Magi, I 64
Enigmi, Sperling & Kupfer, Milano: «Diversi anni fa, in un’intervista, mi
chiesero perché sono vegetariano. La mia risposta fu molto sintetica (e la
penso ancora così): Non mangio animali. Non riesco a digerire l'agonia». La Repubblica (Michele Serra); Il Riformista
(Luca Mastrantonio); Il Venerdì di Repubblica (Brunella Schisa) Il Gioco dell'Eroe, Il Punto d'Incontro,.
Libro/ CD con prefazione di Franco Battiato
Il Gioco dell'EroeGianluca. Scena del film ove compaiono e A. Jodorowsky
(youtube) La Via dell'umorismo, Il Punto
d'Incontro, Vicenza, La Stampa (Il Premio è stato conferito dalle autorità
della Repubblica di San Marino con la motivazione: «Lo scrittore che ha
costruito attraverso la sua produzione e l'attività del Centro di Filosofia Comparativa
di Rimini ponti di comunicazione tra le antiche saggezze d'Oriente e
d'Occidente, attualizzandone, in teoria e in pratica, il loro messaggio
filosofico, psicologico e spirituale per l'uomo contemporaneo»). Gli altri
premi sono stati conferiti a: F. Battiato (Musica), A. Jodorowsky (Teatro), F. Mussida (Arti visive),
S. Agosti (Cinema), M. Gramellini (Giornalismo), Gabriele La Porta
(Televisione). Sito ufficiale di
Gianluca Magi (in cinque lingue) Incognita ◦ Advanced Creativity
"Psicologia transpersonale. Che cos'è?" Video Lectio brevis riflessionisul Senso della vita su
riflessioni. Gianluca Magi. Magi. Keywords: l’uso delle parole, il mistico,
‘implicatura comparativa’ mistico, scuola di mistica, l’uso di ‘scuola’ mistica
-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magi”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752536704/in/datetaken/
Grice e Magnani – implicatura – la
linea e il punto -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Sannazzaro de’ Burgondi). Filosofo.
Grice: “I like Magnani; he has written
about conceptual change, which I enjoyed!” -- Grice: “I like Magnani; his
treatise on the philosophy of geometry is brilliant!” -- essential Italian philosopher, not to be
confussed with Tenessee Williams’s favourite actress, Anna Magnani --. Insegna
a 'Pavia, dove dirige il Computational Philosophy Laboratory. Dedicatosi
allo studio della storia e della filosofia della geometriai, i suoi interessi
si sono poi rivolti all'analisi della tradizione neopositivista e post-positivista.
Si è poi dedicato al tema della scoperta scientifica e del ragionamento
creativo. Studia tematiche riguardanti il ragionamento diagnostico in medicina
in collegamento con il problema dell'abduzione, presto diventato fondamentale
nella sua ricerca. La sua attenzione si è anche indirizzata verso il cosiddetto
model-based reasoning. Fonda una serie di conferenze sul Model-Based Reasoning.
Trattai problemi di filosofia della tecnologia e di etica, rivolti anche al
tema trascurato in filosofia dell'analisi della violenza. I suoi
interessi di ricerca includono dunque la filosofia della scienza, la logica, le
scienze cognitive, l'intelligenza artificiale e la filosofia della medicina,
nonché i rapporti fra etica e tecnologia e tra etica e violenza. Ha contribuito
a diffondere il problema dell'abduzione. La sua ricerca storico-scientifica ha
riguardato principalmente la filosofia della geometria. Dirige la Collana di
Libri SAPERE. Opere: “Conoscenza come dovere. Moralità distribuita in un
mondo tecnologico” “Filosofia della violenza” “Rispetta gli altri come cose. Sviluppa
una teoria filosofica dei rapporti fra tecnologia ed etica in una prospettiva
naturalistica e cognitiva. Note Web Page
del Dipartimento di Studi Umanistici
Computational Philosophy Laboratory Web Site [Cfr. le varie pagine dedicate a questi
convegni in//www-3.unipv/webphilos_lab/cpl/index.php Computational Philosophy
Laboratory], Dipartimento di Studi Umanistici, Sezione di Filosofia, Pavia,
Pavia (Italia)] Sun Yat-sen Award Cerimonia
Book Series SAPERE Web Page Copia
archiviata, su lesacademies.org. Edizione cinese: Philosophy and Geometry Morality in a Technological WorldAcademic and
Professional BooksCambridge University Press
Abductive Cognition Understanding
Violence The Abductive Structure of
Scientific Creativity Author Web
Page Handbook of Model-Based Science Logica e possibilità, su RAI Filosofia, su
filosofia.rai. Filosofia della violenza, su RAI Filosofia, su filosofia.rai.
Grice: “Philosophy of geometry, so mis-called – I call it the theory of the
line and the point – always amused me since Ayer misunderstood it in 1936!
Hoesle and Magnani prove that it’s less geometrical than you think!” -- Lorenzo Magnani. Magnani. Refs. Luigi Speranza, "Grice e Magnani," per
il Club Anglo-Italiano -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria,
Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685507828/in/photolist-2mLExs3-2mKAxx2-2mKgJMj
Grice e
Magni – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Grice: “I love Magni – He has gems like ‘Petrus is Petrus’ – I’m
talking about his “Principia et specimen philosophiae” – The titles for the
chapters are amusing, and he refers to ‘ratio essendi’ – and other stuff –
*Very* amusing --.”Figlio dal conte Costantino Magni e da Ottavia Carcassola, si
trasferì a Praga. Entrò nei cappuccini della provincia boema a Praga. Insegna filosofia
entrando, grazie al suo insegnamento, nelle grazie dell'imperatore. Presto fu
eletto Provinciale della Provincia austro-boema dell'ordine e divenne
apprezzato consigliere dell'imperatore e di altri principi europei. Il re Sigismondo
III gli affidò la missione cappuccina nel suo paese. Ferdinando II lo inviò in
missione diplomatica in Francia. Fu uno dei consiglieri del duca Massimiliano I
di iera. Dopo la battaglia della Montagna Bianca, sostenne l'arcivescovo di
Praga Ernesto Adalberto d'Harrach nella cattolicizzazione della popolazione e
nelle riforme diocesane. Prese parte in nome dell'imperatore ai negoziati con
il cardinale Richelieu sulla successione ereditaria al trono di Mantova. Divenne
consulente teologico nei negoziati per la pace di Praga e missionario
apostolico per l'elettorato di Sassonia, Assia, Brandeburgo e Danzica. Riprodusse
a Varsavia di fronte al re e alla corte l'esperimento di Torricelli usando un
tubo riempito di mercurio per produrre il vuoto. Riuscì a convertire il
conte Ernesto d'Assia-Rheinfels e sua moglie. Dopo che l'Praga venne
affidata ai Gesuiti, entrò in contrasto con i gesuiti, che lo fecero arrestare
a Vienna. Rilasciato dalla prigione per intervento dell'Imperatore e tornò a
Salisburgo, dove morì quello stesso anno. Frutto della sua polemica con i
protestanti è “De acatholicorum credendi regula judicium” in cui sostene che
senza l'autorità della Chiesa, la Bibbia da sola non era sufficiente come
regola di fede per i cristiani. Trata lo stesso argomento in “Judicium de
acatholicorum et catholicorum regula credenda”, le cui debolezze argomentative
scatenarono la contro-offensiva dei protestanti. Si occupa di metodologia,
logica, epistemologia, cosmologia, metafisica, matematica e scienze naturali.
Rifiuta i principi aristotelico-scolastici, ispirandosi alle dottrine di
Platone, Agostino e Bonaventura. Altre saggi: “Apologia contra imposturas
Jesuitarum,” “Christiana et catholica defensio adversus societatem Jesu,” “Opus
philosophicum,” “Commentarius de homine infami personato sub titulis Iocosi
Severi Medii,”:Concussio fundamentorum ecclesiae catholicae, iactata ab Herm.
Conringi, “Conringiana concussio sanctissimi in christo papae catholici
retorta,” “Echo Absurditatum Ulrici de Neufeld Blesa” “Epistola de responsione
H. Conringii” “Epistola de quaestione utrum Primatus Rom. Pontificis, “Principia
et specimen philosophiae, Acta disputationis habitae Rheinfelsae apud S.
Goarem, “Organum theologicum”; “Methodus convincendi et revocandi haereticos”;
“De luce mentium”; “Judicium de catholicorum ei acatholicorum regula credendi, “De
atheismo Aristotelis ad Mersennum, Demonstratio ocularis, loci sine locato:
corporis successiuè moti in vacuo, Bologna, Benatij. Vedi la voce nella
Enciclopedia Italiana. J. Cygan, “Vita prima”, operum recensio et
bibliographia, Romae, “Opera Valeriani Magni velut manuscripta tradita aut
typis impressa, «Collectanea Franciscana», A. Catalano, La Boemia e la ri-conquista
delle coscienze. Harrach e la Contro-Riforma, Roma, Storia, M. Bucciantini, La
discussione sul vuoto in Italia: Discussioni sul nulls, M. Lenzi e A. Maierù,
Firenze, Olschki, A. Napoli, La riforma
ecclesiastica in Boemia attraverso la corrispondenza della Congregazione de
Propaganda Fide, Centro Studi Cappuccini Lombardi, Biblioteca Francescana,
Milano. Relatio veridica de pio obitu R.P. Valeriani Magni, Lione, Ludwig von
Pastor, Storia dei papi, tRoma, Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, M. Bihl, G. Leroy. Ad vniuerfam Philofophiam,
CAPVT I. De Ordinc &Jl)lo Dottrimt. Oftii
Theophilcnullum entium affitmiri de alio cnte, fedfingulanegaridefingulis
: quae verd affirmanturde entibus nonluntcntia , fed habitudmes,
quaeinterce- dunt entia:Ego enim illa duntaxat nuncupaui entia,qu3e
per al iquam potentiam pofluni efTe,6c intelligi,feorfum abomni
alioente. Harumhabitudiuum,utdocui,aliaefuntiden:itatise(Tentiae,
ut, Pe- truseft Petrus.Alias identitatisrationis,ut Petruseft Paulo idem
m ra- tione naturaehumanae.Demum aliac funt efle aut principium , aut
ter- n)inumalicuiusmotus,vt Petrusgenerat,Paulusgenerarur.Ex quibus
duntaxat poteft demonftrari & exiftentia,& natura entium.
Verum non funt negligendae reliquae: Ille,enim,qua:referuntiden-
titatem eflentiae.fiue affirmatam,fiue negatam,inuoluunt Frequenter
niotumnoftraerationisa cognitionc imperfe&a, adperfe&ionem:
v.ghuiuspropo(itionis,Homo eftanimalrationale.-praedicatum^licec fit
identicum fubie<3:o,ipfum tamen explicat diftin&ius.
Quxautemconfiftuntin identitate rationis,fiueaffirmata, fiuene-
gata,coordinant cognofcimentum, & prsedicamenta , & in omni di-
£lione,iudicio,ac ratiocmatione praetendunt terminos,qui ab identi- tate
rationis,communi pluribus entibus,denominantur vniuerfales.
Etliceteiufmodiidentitatesrationisnon inferanturfyllogifmo,fed
cognoscantur fola collatione,feu comparatione terminorum , cogni-
torumautimmcdiate.autmedianteillationc : tamen haehabitudines tum fubeunt
illationem,cum ex identitate rationis affirmata,aut nega-
tadeduobusprincipijsalicuiusmotus, infertur proportionalis iden-
titasrationis,inter terminosillorum motuum,v.g.Quaeeft ratio enti-
tatisinter Petrum,& Paulum,eaeft mter filiosPetri,& Pauli. •
Quoniam vero in primo libro de per fe notis , per didboncm con-
nexam ordinaui in cognofcimento,& praedicamentis entia per fe no-
ta:coordinationem graduum entitatis, nomino cognofcimentum, & A
per iu* X 2 Vakriani Magni
per iudicium conncxum exhibui in clau^diftin&asomnes cntiurn
perfenotorum pra:cipuos motusper fe notos , quorumillos. quos quifquc
confcit in fe , ennarraui (atis accurats , inlibro demeicon- lcicntia:
fupercft, ad complementum appararus Philofophici.exhibe- re illas
propofuioncs.quarum veritasnon dependeat abentium cxi- ftentiajeda
rarionc a?tcrn^ > & incommutabili, cuiufmodi debent cf- fe
i!la?,qutfin fyllogifmodenominancuc maiores: Minores enimper fe nota?
propoliciones , exararaz in cra#atu de per fe noris , habenc ve-
rit3tem,pendulam ab exifteruia Ennum; v. g. Luna mouetur, qua? , fi
corrumpatur,inducit Falfiratem iliius propofitionis, Ac vero hxc:Id, quod
mouctur,neceiIari6 mouctur ab alio : eft vera,tametfi corrum- pancuromnia
mouentia & mobilia. Harum vero propofitionum incommutabilium
funt innumera^nc- quecft vllaclfYerentia motus, quaenon fibi
vendicetpropiias verica- te'S mcommutabiles:puta has.Id,quodLoco-mouetur
5 ncccfl'ari6 Lo- comoueturabalio:ld,quod alteratur,nccelTari6 alteratur
ab alio; U> qnod generatur , neceflanogeneratur abalio. Veium
haeomnesde- riuanc (ibi incommutabilitatem ab hac:Id quod mouetur, ncccflariu
mouecur ab aho>oporcetergo congercre invnum craclacumillasim-
fnutabilium,quas nulla ipccialis pars Philofophiae pcrcra&ac , quate-
nuSjvbiv.g. ventum ficad tra&acum de generacionc. Ha?c, fd,quod geiif
ratur, neceflariogeneratur abalio.demonftracurperhanc : id, <juod
mouetur,necefl.ui6 mouetur abalioj quae fupponaturdcmon- (trata m ipfo
veftibulo Philofophia?,ica vc non fic opus in vllo ratiocir nco
repeteredemonftiacionem fadtam.
Hiccrgotra&atuscomple&iturhaspropofitiones ajternas, &
ir>» commucabiles>in quas neccirario refoluancur omnes lllacioncs.
quas habebir,& habere poteft vniucrfa philofophia : has nuncupaui
Axio- mata,& licniiTec denominarc Maximas,veluc, quac influanc vim
iliati- uam propofitionibus maioribus. Exordioraucemtraclatum
ab habitudinibus idcmitatis elTentiar, deinde profequar illas,quac funt
efle pi incipium & ccrminum motus, casvero,quae funt ex
idcncitareracionis,poftrcmo lococommemora- bo.nimirum
ilIas,quacafficiuncmotum:mocum,inquam,icalem cx quo duntaxar argumentor
entium exiftencias & nacuras. Scd veiitus,nemeusftylustibi
vfquequao^ue probccur, voloprius
^cxcufareilla.qu^forcaflisexiftimabisnofaciicongrua fini,mjcintcdo •
Obijciturprimo loco oblcuritas, quxfuperec vulgarcm conditio- nem
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c Firenze. CFMAGL. 1.6.401 j4xiowata
S ncm rhilofophantiura.-Refpondeo , quod obfcurafas obuenit vcl ab
obie&o,ve! a ftylo (cribentis.Meum ftylum audafter dico tam darum
quam quicflepoifitnatioenimfcribendicum clariratccft mihi&rco-
peccisfima,&familiaris.cxcerum grarulor rhilolophiae obfcuriracem ab
obie&o,quae aiceac plerofque ab hoc ftudio,quiReipublica: vnlius
opera,& aecace impendent in agro>in mechamcis^in bcllo &
iimilibus» Laudatur pasfim rraditio do&rinae per quarftiones ,
quae rnouentuc de (uL,ie&o alicuius fcicnciae>placecque numerata
partino earum.Hanc methodum refolutiuam Ego non adhibeo, fed compofiriuam
: Haec enim exordicur a nonslimis,&,prarcendens lucem eacenus partam,
re- uelatfemperobfcuriora : qui verdmouec quxftionem,obijcit tene-
bras,quas fubmoueac,(olucndo qua^ftionem propofiram. Uli,qui per
qusftiones cradunt lcientiam,ducunt argumenta ex om- nibus locis
diale£ticis:Ego proiequor lineam mocus , tfnde dunraxac infero enrium
exiftencias,tSc nacuras,ijsargumcncis, quadola poflunt efle
dcmonftrariua,quarue,adnumerata Diale&icis , digniratem pro- priam
peflundant Memineris vero,Thcophile, argumencum, quod inihi eft demonftratiuum,
alicui fortasfis vixerit probabile:(untenim plerique,quibus opus fu
pharmaco magis.quam fyllogifmo. Quoniam vero motiu func fubordinati
> demonltrationes anrece- dentesnancifcuntur,maiorem certitudinem ,
& euidentiam a lubfe- ouentibus:fcilicer > exiftencia,& natura
primi mouentis confirmatur^ iecundis,alijfque fubfequentibus.
Hxc conditio ratiocinancis ex motu,e(t oppofita illi,quae ducitur
ex nacura Quanti difcreci f 6c continui •, nam in Mathematicis vix
aliqua demonftrationum anteccdentium pendec a iubfequenti- bus.
Tibiver6,legentimeostra£htus , occurent frequenter nonnulla
amcnegle&a , qiu? tuo iudicio debuiflenc dici; ied fcuo mehorrere
confufionera,vcl minimam,mareriaium>quas fuis locis deftinaui rra-
£Undas;Ide6,Licet fciam mulcum lucis acceflurum rci , quam expo- no.fi eo
loci cognofcacur aliquid,alio loco referuarum , ramen id fe- pono,&
pra:ftoloL loco congruo do&rinam,qua: no debec anticipari. Nil
pono moieitius obueniet cibi m m ea Philofophia, quam quod fcpono obiediones
manifeftas,dn#as ab exiftencia reru contra con- clufionnsillacasa
racionibusanernis,v.g.infero mouentem non pcfle quietcece in termino
trafeuntcqui fu fibi iCqualis in entitate.Cui co- clufioni videcur
aduerfan expeucua omniu generaciu fibi fimile in na- A i wraj
, - r" — ta....\....^x Early European
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CFMAGL. 1.6.401 4 V zlcriam Mdgni.
tttra^fed (tperpendasfolutiones eiufmodi
obiedlionurnjfacile/ntelli- ges eas^fi anteuertantur , neceflai io (us
deque conuerfuras vmuerlam Philofophiam, fine quarlira euidentia. Ponofi
vim a.gumenti con- clufionisillataealTequans facile inteliigcsrcrum
exiftennas, &naturas dependcrea rationeaetcrna.a.rumpra in
fyllogifmo.&fupponeslatere aliquid in entibus concretis,vndecaptas
occafionem errorrs. Confulcoabftineoa quamplurimis, quce alioqum
magna conten- tionecontrouertuncurintei Philofophos , fi tamenhzc
ncghgentu non detrahatfcientia^quamprxtendo : Commemoroadexempkira
differentiam interdiftin&iones formalem*rationis
ratiocinat*e,&mo- dalem.Eiufmodi enim contenrione.splunbus feculis
agirarae, non ha- bent momentum ad veritatcm quaefuam,quod pofcat
difpucationern zuternam. Noninfero cxconclufionibus.primo
illatis, reliquasomnes, qur
infcrripoflunt/edillasduntaxatjquaecxponuntnaturamcntis, quoi
fub»jciturratiocinio : immopleraquc rranfilio , quxexdcmonftrati* non
obfciueprodcuntinlucem. s : DemumnouerismenondocererespervocabuIa,fed
res, confue- ta oratione declaratas,fignifico per yocabuU vfitata,fi
Hippetant , vci adhibeo aha ad placitum meum. Capvt ir.
-dxiomata ex identiutt ejfentiali.
Ursauternpr^miffisaggredior habitudincs identitatfs eflenti». A
Afeddebeopnusaflignarcrationemcommunem omnibus cnti' bus quatenus
hxc dodnna fit vniuetfal.ffima, Nofti
Theophile.fpecierum.quascognolcituri adhibcmus . jffiW eflc lenfib.les a
. as imag.nabiles.ali.. intelligib.tes/ enlib.lcs refeW aliquod
lenfib.le.non lolum quod aftu exiftat.fed & quod fi, p S n t.ffimum
fent.ent.: At vero imaginab.les . &,nrelh#b,lcs r-fe r ..m . J
nutum,magmantis&intcllige.Hisnonrolumentia^uexiftem
praefenua.fed abient,a,pr^erita,futura,poffib,), a , ac dcmum ab ft ra
Exphcaturuserg^Rationem.communem omnibusentibus eim
affignaredebeo.quxaffirmetur deentibuspr.fentibus affirmVk dc
pwtcri^affirmabitur defuturis , affirmaretur de poflibSus^f!
Tcnirenc X jixiomata S venirent
ad a£tum,qu#ue affiimatur de his, qux inrelliguntur,abftra-
hendoabimentione praeteritorum^praefentiumjfuturorum^ ac pofli-
bilium. Dicoigitur Ensefleid,quod exerceta&um eflendi, vt v.g
amans c(l id,quod exercet adtum amandi: Ctrm cogito Theophilum ,
coguo id ; quod cxercet a&um eflendi Theophilum : Leo exercet
a&umel- fendi Leonem:&: quodlibet entium exercct a&urn
eflendi feipfum,fe- cundum praecifam entitatem vniufcuiufque, ita vt Ego
, quinon fuin Theophilus, non poflim exercere a&um eflendi
Theophilum:nec Leo poteftexercereadtum eflendihominem.Qnaproprer ratio ,
commu- nis omnibus entibus,abftrahit ab omni fpeciali exercitio entitatis
: ita vt nuila fit,aut poflit intelligi communis omnibuscntibus , quam
quae nuuraliter concipuur ab omnjbus , quaeue habetur in ipfo communi
vocabulo.£«i:nimirum.id.quodaaumeflendi autexercet, autexer- cuit,aut
exercebit,aut potelt exercere,concipitur vt Ens, quod aut eft, aut
fuit,aut ent,auc efle poteit.Seclufa (citra negadonem ) omni prae- cisa
rationeentitatis vllius. Itaque id, quod non exercet a&um
eflendi,non eft Ens„ Pneterita non (unt.fed fuerunt entia.
Futura nonfunt/ederuncemia. ^ PofTibilianonlunt/edpofluntefle
cntia, &confequentcmil ho- r»meflens. \ Ens vero
abftraftum ab intentione praefentis, prarteriti , futuri, &C
posfibi!is,denotat praedicata cflentialia Entis,mter , quae nil
eflentiali- us ipfo exercitio eflendi. PorioGntiopponicur Non
Ens,quodeft inintelligibile noncom-
teIle&oEnte:quienimdormiensnilomnium cogitat, non ideoin- tclligit
Non-Ens,quia nil entitim intclligat. Qm autem , int?Heclo
Ente,intelligitnilcfletefidui,tiensccirecab aaueflendi , isdemum
intclHgit,feucogitatNon-Ens. Quaproptcr dico,Rationem,communem
oronibus enubus , elie Rationcm Non-Entis,fi, poiitiua intelleaione,intellicatur
fublata: fcilicet Non Ens cft cns coguatum,vt ceflauit ab a&ueflendt
vel qua - tenusnonvcnita4aaumexiftcndi. VerumNon-ens habetfuasd.t-
fcrentias,& quidcm plures.has pcr ordinem narrabo , exorfus a mim- ma
Nonentitatcvfquead maximam. Lapis,cxpeiscaloris,noneft calidus,
arpotcftcalcre, fceatenusdi- <icorcaiidiKin pocentia. Eflcensin
potcntia cft minimus gradu* m
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Mignt Nan-E ntitatis:nam id,dequo negatur caIor,eftens,tametfi
Non-ca* lor fit Non- Ens:non tamen lapidi cfl mcrum Non-Ens,
quandoqui- dem lapis potcft efie cahdus. Lapis non eft vifiuus
colorati,nec poteft efle vifiuus : Non eflr vifi- uum.nccpofleefle
vifiuum,eft Non Ens:at verd h*c negatio pocen* i\x vifiua? , eft de
lapide^qui eft pns;ita vt, lapidem non efle vjfiuum, non fic mcrum
Non-Ens. Socratesccrto certius generabit filium; quifilius eftNon-homo:
non tameneftfic Non-homo.vtfunt Non-homines illi , qui none-
runt:fedefthomofuturus:At verofuntalh , qiuceflcpoflunt.ncc ta-
menerunc;quotfunt animantium,quotex hominibus,qui poflent gc-
nerarcfilios.ncctaracngcncrabtint? Haccnon funtcntia fucuta, fed
denominantur posfibilia,qua: magis rccedunt ab cntitatc, quam qu* funt
futura. Entibus posfibilibus proxime accedunt entia prastcrita :
h*c enim fic non funt,vt nequeant efle ; nec tamen deficiunc ab omni
encitatc, quandoquidem fuerunt aliquando. Denique illa quae
neqne (unt,ncque erunt ; neque fuerunt , ncc eflc pofliint>videntur
efle mcra Non entia.-puta corpus re&ilincum bian- gulareiid enim
imposfibilc eft eflc,fuifle,aut fore. Non-cntium autem quaedam
intelliguntur oppofica negatiue alicui cnti prxcifo,ac fignato. Vnicum
vero Non-Ens incclligicur oppoli- tum negatiue omnibus entibus abfolutc
confideratis Si ribi oppono ncgatiu* Non-Ens,id Non entitatis,nuncupatur
Non-Theophiius- Cuiulmodi fonr Non-Pcti us,Non-hic Leo, & a!ia
innumcia. Non- ^nsautcm.oppofuuiuomnibusenribus.abfolutcconfidcratis
nun cupaturNihil. Porro intell.gereaut confiderare prxfata Non !
Entia cftcautelaamulnphcibus,
grauisfimifquecrroribus.proucnicoiibus exconfufa fub.eaione, &
predicationc huiulccmodi Non-Ennunv a quibus tibi caucbis haud
d.fficulcer, f, nouucris accurat8 . qu* (uh * lungo. ^ * iUU "
V.xeftaliquadiffcrcntiaNon cnritntis , qaamnon folcamus aut ^ Lapis
non eft, fc J potcft eflc calidus,' d nuncupatut E W in potcn- cun
L d U P m g Td. eft ' ""P 0 ^^ ****** linsi.posfibncfc.
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Jlxionuts 7 Antichriftus cfl furuius , dicitur Ens
fumrum. Filiusi ; em non cognituri Mulierem,dicitur ensposfibile.
Abraham f ui t horno dieitur Ens prxreritum : Corpus reiiilineum
biangulare dicitut Ens abfolute imposfibile Non-Theoph:Ius dicitur
Negatio vniuscntis. Nihil, dicitur, Ncgario omnium entium.
Porr6nilhorumporeftcfFc< aut fubiectum aut praedicatum reale, fi
cxciptas Ens in ootentia , & ens imposfibile fecundum quid:Iapis e-
nim, quiaftirmaturcaIidusinpotentia,quiue abfolute negaturvift-
uus.eftens. Cetctum nil cntis eitquod fubijcias reliquis Non-entibus
, quod pcr fingulaexempla demnnftro. Antichriftus eftfuturus.
Antichriftusftat Loco fubie&i , qui in eadem propofulone fup-
poniturNon- ens,cum aiTeratur futurus. quocirca fubiedtum illius pro-
pofitionisnon eft ens.Eadem eft conditio huius. Filius Petri,non
cognituri mulierem,eft posfibilis. Sciiicetfubie6lumillius
propofuionis noneftens , fedpoteftetfe cns, vt fupponitur, haec etiam
: Abraham fuit Homo: ,
Habetfubiectumjquodfuppomturnoncfie , fedfuiffe Ens : dc-
naum ifta: Corpus reSiIineum biangulare eft imposfibile , non
fubijcit en<\ cum in ipfa propofuione afteratur non folum Non ens.led
Sc cfie im- posfibi)e,quod fu cns:Cauebis crgo ubi a multiplici er
rore,fi lupra di- dum confuetum modum enuntiandi ndh:beas
conlcius,ennumerata fubie&a di&arum propofitionum non erte
enti3. Hiscrgo eatenusexplicaris , ftaruo primas propofitiones
vniuer- falisfimasformatascxEnte& Non ente, abftradasab omni
difte- rentiaentitatis. Vidcote'1 heophiIum,&tuaccuratcinfpecT:us
enuntias v.gde te ip(o,quodfis coloratus,quod fiscerta figura
determinatus, quaepro- pafuioncs non fum il!atae l & tamen dcpendent
a te, vt a termino fim- pliciterdiiao.quiaccurareinfpeaus de fe enuntiar
prasrata, & aha eiufmodi. Verum hoc loco non ccnfidero habitndmcs ,
quarinter- ccdunr terminos realiter diftinaos,fed eas duntaxat, quas nos
com- minifcimur interens , relatumad lemetipfum , & ad Non ens,
cumcnim priroum , quod obiediue cadit in mentcrn noftram,
fitcns, ftlfl Early European
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CFMAGL. 1.6.401 ? Valcrittni Magm fit
Ens,fiid fimpliciterdidtum,feu apprchenfum,referarur ad femet* ipfum ,
fefe pertinacifiimeenuntiat, acrepetit Ens:vnde habemus
hancpropofitionem, Ens eftens. Qux eft prima Omnium per fe
notarum incommutabilium , non folum quia non fit lllata. fed ctiam quia
non fit enuntiata , aut exarata abaho terminofimpliciore,anobis accurate
in(pe&o. Ex hac pro- pofitione habetur hxc: Non-Ens eft
Non-ens. Quae eft notiflima,citra vllam illationcm: ignorarem tamen
illam> fi nelcirem hanc Ens eft ens. Porro quod ensfit
ens,^£quipollere videtur huic. Enseft feipfum. Hinc vero
fubinfero alias propofitiones:Vnam ex eo, quod ens eft ensiinnumeras ex
eo, quod ens fit (c ipfumvfic ergo argumentor; Hocenseft ens.
Ens vero eft impo(Tibile,fit Non-ens: Ergohoc ensnoneft Non
ens. Hoc Enseft fe ipfum: ld autcm,quod eftlc
ipfum,imposfibileeftfit ullum aliorum entiu Ergo hoc ens non eft
vllum aliorum entium, fcilicet: Hoc ens non cft ens,nuncupatum A.nequc
ensnuncupatum E,neque vJlum aliud, ex omnibus,quae exiftunt.
Quoniam vero enri,vniuerfalisfime confiderato , licet fubfumere
quotquotfuntentium cxiftentium , 6c exindeformare propofitiones, &
ilIanones,prasfatisanalogas,vno exemplo commonftro, vt ld fiat.
Theophilus eft Thcophilus. Theophilus eft fe ipfum,
Hmc fic argumentot Thcophilus eft Theophilus.
Id^quodeftTheophilus.imposfibileeft.fitfimul non Thcophilus. Ergo I
heophilus non eft fimul Non -Theophilus. Theophiluscft fc ipfum.
Id,quod eft fe ipfumiimposfibilc eft,fit vllum ahorum cntium. Er-
go Thcophilus non eft vllum nlioium cncium. Scilicet Theophilus non
ctl Pctius;non hic Lco,non hic lapis, non vllumaliorurn cntium.
QuoddixidcTheophilo,idverificaturde quocunquc alioente,
quo- Early European Books, Copyright© 201 1 ProQuest
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Centrale di Firenze. CFMAGL. 1.6.401
Axio<m*t* .quomodo libet confidermo.v.g.ens adtu
eftenfac5Hi ; eft r e ipfum: Ens m porcnua,cft cns in porcntia,.elUe
iplum. i. urrens elt curtens,cft (e jpfum. Quin iramo aufim
diceie Non ens eft non-ens.eft fe ipfum. Sic enim argurnentor
Non-Ens cft non-ens At Non-cns cft impoflibilc fu Eus Ergo Non ens
non eft Ens. Non-Theophiluseft non theophilus, Atnon Theophiluseft
im- poflibilcquod fit non-ens , aliud anon theophilo Ergo Non-Theo-
pfailus non eft no<i-ens,a!iud a non-Iheophilo. N eque exiftimes
harum propofitionum luillum eflc vfum in Philo- fophuv.tu
iplecxpericrisfreqnent!flimum,£ximiumque (olatium ex-c- uidentiflima
incommutabiluatehuiulmodi propohuonum : faepius e- nim infertur condufio
tam recondita, tantique momenti in Phtlofa- phia,vt trepidi
exhibeamus noftrum aflinfum. Verum conie&i
incamneceftitatem.qucc noscompellat,aut aflentiri illatfe
conclufio- m,aut negare ens effe fe ipfum,inttepidi aflentimur illatae
conclufioai. Ni>Haenimeftillatio,quae vimillatiuaranon fibi deriuet ab
hacpto- .pofuione. Ens eft.ens. Id vno fyllogifmo
oftendo Lunaloco-inouetur Id, quod-loco
mauetur,neceflari61oco-inoiieturabaHo: ErgolunaLoco mouetur ab
alio. Qu6dLoco-meueatur,cernisoculocorporali, quod vcroEnslo-
co-motum incommutabiluer moueatur ab alio.cernis oculo mentali. lraque
pr^bueris affenfum duabus illis prasmiflis,& tamen trepides af-
feiuui conclu(ioni,cogeris praebere affcnfum,fi animaduertas , ex nc-
gata concli»(ione,&: conceflis pr^miflis neceffario fequi,Lunam fimul
moueri & non moueri.Quod moueatur fupponitur in minore : <juod
loco morum neceflario moucaturabalio,concediiurin maiore. Ac impoflibile
eftjunam moueri Localiter,& non moueri locabiliter, fi non fit poflibiIe,Ens
fimul effc ens,& Non-ens.id sctb eft imposfibi- lccum cns neceffario
fit ens. Hzc confirmatio cuiufcunque illationis dicitur a
Philofophis pro- batio pet imposfib Ic
Itaqueensquodcunqucfimpliciter di&um « fefc cxerit inpropo-
fitionem hanc identicara. Early European Books,
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1.6.401 I o VtUrUni Mtgni EnseftHns
Enseft feipfum Exquibuscitraillationem>habemushas*
Non-Enseft Non Ens Non-Hns.eft fe ip(um I:x quibus
qualitcrcunqjtc ratiocinando habcmus has, Ensnondt Non Ens Non
Ensnon eit ens Habes ergo Thcophilcex rarione,comrauni omnibus
entibus , y- nam primam, vniuet falisfimamque propolirionem ,
incommutabi- lem,per fenotam,ex quaratiocinando intuli alias. At vero
nullacea- rumillationumfunrreales,quandoquidemhabitudo , aut
affirmata, aut neg3ta,noneft realis : Negata non eft realis , quia
nonnegatuc habitudo vlla, fed ipfum Ensdealio ente : Habitudoautcm non eft
Affirmatanon eftrealis.-namtermininonfunt realiter diftin-
ens cthpraratae enim habitudines affirmatae , funt
habitudines identitatis, inquibusens, vt fubijcitur, non diueifificatur
afe , vt praedicatur.* lllx enim propolirones , quas in Logica denominaui
identicas , non fuiil i eales, immo nec funt propofuioncs , (ed
dnftiones. Vt enira is,qui dicit, fecernit ens dictum a rdiquis Entibus,
fic qui ftatuit lllud ipfum EnsclTe feipfum>&: non e(Tc vllum
aliorum entium , concipic Ens catenuscognitum , velut fit indiuifum in
fe,& d uifum ab alijs,jicl vcro nolTe de aliquo cnte,eft dicere ens
illud. Non tamen inuoluo di&ioni mdicium, fcdaio, iudicium de
illispropofitiombus non ef- fe realcjecquidem icio eiufmodi affirmationes
& negationes elle no- titias intellectuales entium,cognitorum infra intelledioncm/ed
hanc diftin&ionem reieruo in alium locum. Grice e Grice, Grice ha
Grice, Grice izz Grice, Grice hazz Grice. Valeriano Magni. Magni. Keywords:
implicatura. Luigi Speranza, “Grice e Magni: ‘Paolo e Paolo: assiomi e principi
metafisici” – The Swimming-Pool Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691212061/in/photolist-2mKLYsa-2mKG3XG-2mKHdnD-2mKCnei-2mKCewV-2mKyErQ-2mKCfz1-2mPHbXQ-2mJ3q6x-2dJBzoo-2cqrM6k-DhRHD2-BGqYJH-BinZds-2dP4KZM-2dP4KYV-DvhhWW-DndBhH-Bq5Mgn-BpPvHE-CntuMM-C7qnKU-BNRo71-BirTWs-Biqj5m-C8EsDB-BirMcL-BNN8LU-BGo3aB-C6mZj3-BGr99e-C6nrry-BNPpGE-CdD3Fy-C8DcKk-C8Epi8-BiuDdH-xtDwUA-Biqi5W-BGr4Mi-CfWTwn-CfUqQk-BNLS6s-BGrdHV-BNPyd7-CfTpSR-BNPA2h-C8BmeP-BNPuhS-Biuvvi
Grice e Mainardini – il popolo romano –
filosofia italiana – il consorzio degl’eroi -- Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Grice: “Padova tries to institute the
‘regnum’ as between Aristotle’s ‘polis’ and the modern ‘stato,’ but in which
case, we wouldn’t call it ‘politeia’ anymore!” -- Grice: “When I studied change I focused on
von Wright – but then there is Padova and his ‘grammatica del mutamento’!” Nato da una
famiglia di giudici e notai – il padre: ‘di Giovanni’ -- che viveva vicino al
Duomo di Padova, completò i suoi studi a Parigi dove fu insignito dell'autorità
di rettore. Il tempo trascorso a Parigi influì moltissimo sull'evoluzione del
suo pensiero. Gli anni parigini furono molto importanti e fecondi per
l'evoluzione del suo pensiero e la visione dello stato di corruzione in cui
versava il clero lo portò a diventare anti-curialista. A Parigi incontrò
Occam e Jandun, con cui condivise passione politica e atteggiamento di
avversione verso il potere temporale della Chiesa. Con Jandun rimase legato da
grande amicizia e assieme a lui subì l'esilio. Mainardini dopo le sue
dure affermazioni contro la Chiesa venne bollato con l'epiteto di “figlio del
diavolo”. Mainardini si trova a Parigi quando si sviluppò la lotta tra
Filippo, re di Francia, e il Papato. Tutto ciò, assieme al vivace contesto
culturale in cui si muoveva, lo portò alla compilazione della sua opera
maggiore il Defensor Pacis, l'opera cui deve la sua fama e che influì
moltissimo sia sul pensiero filosofico-politico contemporaneo che su quello
successivo. A Parigi sperimentò una monarchia decisa ad accrescere il
proprio potere e la propria autorità su tutte le forze politiche centrifughe
del momento ivi compresa la Chiesa di Bonifacio VIII. Diventato consigliere
politico ed ecclesiastico di Ludovico il aro lo seguì a Roma nel 1327 in
occasione della sua incoronazione imperiale e qui fu nominato dallo stesso
Ludovico vicario spirituale della città. L'incoronazione imperiale avvenne ad
opera del popolo romano anziché del papa inaugurando, così, quella stagione
dell'impero laico che Mainardini vagheggiava e che avrebbe aperto la strada
alla laicizzazione dell'elezione imperiale e alla cosiddetta Bolla d'Oro di Carlo IV di Boemia. Con la Bolla
d'Oro fu eliminata ogni ingerenza del papa nell'elezione imperiale diventando
così un fatto esclusivamente tedesco. Fu ancora con Ludovico quando questi si
ritirò, dopo il fallimento dell'impresa romana, in Germania dove rimase fino
alla morte. È del periodo immediatamente antecedente la sua morte la compilazione
di alcune opere minori tra cui spicca il “Defensor Minor,” un piccolo
capolavoro. Si può definire l'opera di Marsilio come il prodotto di tempi in
cui confluiscono la virtù del cittadino, il nazionalismo francese e
l'imperialismo renano-germanico. Il Difensore della pace” è la sua opera
più conosciuta in cui, fra l'altro, tratta dell'origine della legge. Il
suo fondamento era il concetto di ‘pace,’ intesa come base indispensabile dello
Stato e come condizione essenziale dell'attività umana. Si tratta di un'opera
laica, chiara, priva di retorica, moderna e per alcuni versi ancora attuale. La
necessità dello Stato non discendeva più da finalità etico-religiose, ma dalla
natura umana nella ricerca di una vita sufficiente e dall'esigenza di realizzare
un fine prettamente umano e non altro. Da questa esigenza nascono le varie
comunità, dalla più piccola alla più grande e complessa, lo Stato. Ne deriva la
necessità di un ordinamento nella comunità che ne assicuri la convivenza e
l'esercizio delle proprie funzioni. Per Marsilio questa esigenza ha
caratteristiche prettamente umane che non rispondono a finalità etiche ma
civili, contingenti e storiche. Alla base dell'ordinamento c'è la volontà
comune dei cittadini, superiore a qualsiasi altra volontà. È la volontà dei
cittadini che attribuisce al Governo, “Pars Principans,” il potere di comandare
su tutte le altre parti, potere che sempre, e comunque, è un potere delegato,
esercitato in nome della “volontà popolare.” La conseguenza di questo principio
era che l'autorità politica non discendeva da Dio o dal papa, ma dal “popolo,” inteso
come “sanior et melior pars.” In questa ottica egli propone che i vescovi
venissero eletti da assemblee popolari e che il potere del papa fosse subordinato
a quello del concilio. Ludovico il aro Marsilio pone il problema, che
tratterà anche nel Defensor Minor, del rapporto con il Papato e con i suoi
principi politici costruiti. «occulta
valde, qua romanum imperium dudum laboravit, laboratque continuo, vehementer
contagiosa, nil minus et prona serpere in reliquas omnes civitates et regna
ipsorum iam plurima sui aviditate temptavit invadere segretamente, con i quali
aveva cercato, e continua a cercare, di insinuarsi subdolamente in tutte le
altre comunità e regni che aveva già tentato di attaccare con la propria enorme
avidità» (Defensor pacis) Il giudizio di Mainardini sulla chiesa come
istituzione è molto negativo e lo manifesta con la crudezza di linguaggio che
gli è solita quando affronta l'argomento dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa.
Lo scalpore suscitato da questa opera obbligò Mainardini a fuggire presso l'imperatore
Ludovico il aro, con il quale scese in Italia. Il Defensor minor si colloca fra
le opere minori di Mainardini, ma si distingue per la sua importanza. Si
differenzia dal Defensor pacis per essere un'opera più propriamente teologica
mentre l'altra è prevalentemente politica. Lo studio condotto nel Defensor
Minor riguarda la giurisdizione civile ed ecclesiastica, la confessione
auricolare, la penitenza, le indulgenze, le crociate, i pellegrinaggi, la
plenitudo potestatis, il potere legislativo, l'origine della sovranità, il
matrimonio e il divorzio. Il Tractatus de iurisdictione imperatoris in
causis matrimonialibus che Mainardini compila in occasione del divorzio di
Giovanni di Moravia e Margherita di Tirolo-Gorizia si trova nell'ultima parte
del Defensor Minor. Le relazioni tra i coniugi erano tanto insostenibili
che la sposa preferì fuggire. Intervenne l'Imperatore, imparentato con la
sposa, e progettò il matrimonio tra la fuggitiva e Ludovico di Brandeburgo ma a
ciò ostavano il precedente matrimonio e alcuni legami di sangue. Il “Tractatus
de translatione imperii” – “Trattato della
translazione dei imperii” -- è
un'opera che niente aggiunge alla fama derivatagli dal Defensor Pacis anche se
ebbe una certa diffusione. Si può considerare questo trattato come una
storia sintetica dell'Impero dalla fondazione di Roma da Romolo fino al secolo
XIV. In Mainardini lo “stato romano” è concepito come prodotto umano, al
di fuori da premesse teologiche quali il peccato o simili. È fortemente
affermato il principio della legge quale prodotto della comunità dei cittadini,
legge dotata di imperatività e co-attività oltre che ispirata ad un ideale di
giustizia. Questo ideale di giustizia deriva dal con-sorzio (concerto) civile,
l'unico soggetto che può stabilire ciò che è giusto e ciò che non lo è. Per
Mainardini, l'uomo deve essere inteso come libero e consapevole. Nel
Defensor Pacis appare diffuso un costituzionalismo affermato fortemente nei
confronti sia dello Stato che della Chiesa. È tra i primi studiosi a distinguere
e separare la legalita (ius) dalla moralita (ethos, mos), attribuendo il primo
alla vita civile e il secondo alla coscienza. Mainardini è sempre un uomo del
suo tempo, saldamente ancorato nella sua epoca, ma con intuizioni che ne fanno
un uomo nuovo, anticipatore per certi versi del Rinascimento. La definizione
del nuovo concetto di Stato, autonomo, indipendente da qualsiasi altra
istituzione umana o, a maggior ragione, ecclesiastica è il grande merito di
Mainardini. Anche nella Chiesa viene affermata una forma di
costituzionalismo contro il dilagante strapotere dei vescovi e dei papi. È
ancora l'universitas fidelium a prendere, attraverso il Concilio, ogni
decisione riguardante qualsiasi materia di ordine spirituale. Il nostro autore
non teme di scagliarsi contro la Chiesa, a negare il primato di Pietro e di
Roma, affermare la necessità del ritorno del clero a quella povertà evangelica
tanto cara ad alcune sette riformiste di cui lui certamente conobbe e comprese
il pensiero. Lotta contro la Chiesa ma solo per conservarne o rivalutarne il
più vero, autentico e originario contenuto e significato. Quasi riformista e
conservatore nello stesso tempo, riformista là dove è contro la corruzione
dilagante nella Chiesa di quel periodo, conservatore là dove accetta la
necessità di un ordine costituito, della religione, della morale, intese nel
senso più puro. La modernità di Mainardini consiste anche nel metodo
della sua trattazione e della terminologia che usa, sempre stringata ed
esaustiva, aliena da qualsiasi di quelle forme di retorica che era
caratteristica degli autori medievali. Altri saggi:: “Il difensore della
pace,” C. Vasoli. POMBA, Torino, BUR, Milano, Ancona E., C. Vasoli, MILANI,
Padova (collana Lex naturalis; Battaglia
F., La filosofia politica del medio Evo, Milano, CLUEB Battocchio R.,
Ecclesiologia e politica, Prefazione di G. Piaia, Padova, Istituto per la Storia
Ecclesiastica Padovana, Beonio-Brocchieri Fumagalli M.T., Storia della
filosofia medievale (Bari, Laterza,), Berti E., “Il ‘regno’ di Mainardini: tra
la civis romana e lo stato italiano,” Rivista di storia della filosofia
medievale, Briguglia G., Carocci
Editore, Cadili A., Amministratore della Chiesa di Milano, in Pensiero Politico
Medievale, Capitani O., Medioevo ereticale, Bologna, Il Mulino, Capitani O., Il
medioevo, Torino, POMBA, Cavallara C., La pace nella filosofia, Ferrara, Damiata
M., Plenitudo potestas e universitas civium, Firenze, Studi francescani, Del Prete D., Il pensiero politico ed
ecclesiologico, Annali di storia, Università degli studi di Lecce Dolcini C., Bari,
Laterza, Merlo M., Il pensiero della politica come grammatica del mutamento,
Milano, F. Angeli, Passerin d'Entréves A., Saggi di storia del pensiero
politico: dal medioevo alla società contemporanea, Milano Piaia G., Mainardini e dintorni: contributi
alla storia delle idee, Padova, Antenore, Piaia G., La Riforma e la
Controriforma: fortuna ed interpretazione, Padova, Antenore, Simonetta S., Dal
difensore della pace al Leviatano, Milano, UNICOPLI Toscano A., Marsilio da
Padova e Niccolo Machiavelli, Ravenna, Longo, Defensor pacis Defensor minor
Tractatus de translatione Imperii Tractatus de iurisdictione imperatoris in
causis matrimonialibus Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Marsilio da Padova, su sapere, De Agostini. Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. marsilio: essential Italian philosopher. Marsilio dei Mainardini,
Marsilio di Padova. Mainardini. Keyword: il popolo italiano, consorzio
conversazionale, difensore della pace, leviatano, allegoria del buon governo –
allegoria del buon governo-- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Mainardini"
per il Club Anglo-Italiano; Luigi Speranza, “Grice e Mainardini – la massima
del consorzio conversazionale.” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752043673/in/datetaken/
Grice e
Malfitano – i quattro – il complesso sociale -- filosofia italiana – filosofi
siciliana -- Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo. Grice: “Malfitano, like me, is an emergentist – each ‘complesso’
grows (cresce) and the ‘complexity’ is thus best characterised as ‘crescente,’
– Malfitano uses ‘complexities’ in the plural – a theory of ‘complessita
crescenti’ – The whole point is that you get from one complex to the other.” Grice:
“I like Malfitano. His theory of ‘complessita crescente’ is admirable: he
distinguishes various ‘complesso’ – the material (subdivided into atomic, and
the ‘crescente complessita’ of the molecular), the biological complex (which
comprises the complex of the tissue, and the complex of tthe articular), the
social complex, i. e., the human being
in his inter-subjetctivity -- nd the ideological complex, the abstracta –
ideation, cognition, and conviction – there is a superior geometry, too!” Nacque
da Carmelo, commerciante e navigatore, e Santa Veneziano. Era l'ultimo di sette
fratelli. Frequentò il Liceo Classico Tommaso Gargallo, dove iniziò a nutrire
l'interesse per la materie scientifiche. Già da giovanissimo frequentava
assiduamente una nota farmacia del centro storico della città natale acquisendo
notevole interesse per la chimica e la biologia. Si iscrisse dunque alla
facoltà di chimica dell'Università degli Studi di Catania per frequentare le
lezioni del professor Alberto Peratoner. Malfitano continuò gli studi
universitari a Palermo, dove si trasferì al seguito di Peratoner e ottenne la
laurea nel capoluogo siciliano. Abbandona la Sicilia per spostarsi a
Milano, dove intraprese una breve carriera lavorativa nel campo della chimica
industriale agli stabilimenti Pirelli. Contemporaneamente frequentava la scuola
di microbiologia dell'Università degli Studi di Pavia, retta all'epoca da
Camillo Golgi, futuro Premio Nobel per la medicina nel 1906. Stimolato
dall'ambiente favorevole, Malfitano pubblica I” Comportamento dei microrganismi
sotto l'effetto delle compressioni gassose” -- Inizia in questo modo a farsi
notare da colleghi e professori, sia per la materia dei suoi studi, sia per il
carattere disponibile e solare, come ricorda iPensa, celebre anatomista
milanese. La carriera prese una
svolta definitiva quando, durante un congresso internazionale a Pavia, venne
notato dal futuro successore di Pasteur, Duclaux. Venne dunque invitato a
trasferirsi a Parigi, avendo ricevuto l'offerta di un impiego all'istituto
Pasteur. Una volta arrivato nella capitale francese, Malfitano si dedicò in un
primo momento alla micro-biologia, pubblicando come risultati delle sue
ricerche: Protease de l'aspergillus niger, Influence de l'oxygen sur la
proteolyse en presence de Clorophorme e Bactericidie charbonneuse. Decise di
ritornare a studiare la chimica pura, campo d'indagine scientifica che lo rese
definitivamente famoso. I suoi studi sulla chimica colloidale, arrivarono a
dimostrare la natura elettrochimica delle micelle, e riuscì a misurare con
notevole precisione la conducibilità elettrica dei colloidi. In campo pratico, mise
a punto i cosiddetti ultrafiltri, necessari per gli studi in campo teorico sui
colloidi. Divenne capo di un laboratorio chimico all'Istituto Pasteur. Gli
studi si interruppero durante la gran guerra. Al termine di essa, sposò Vera, una studentessa russa.
Subito dopo il grande conflitto ebbe inizio l'elaborazione della più nota
dottrina del chimico siracusano, ovvero la teoria delle “complessità
crescenti,” concetto alla luce del quale Malfitano non indagò solo le micelle,
ma l'esistenza in generale. Pubblicò Complexité et micelle, e Les composés
micellaires selon la notion de complexité croissant. Le conclusioni non vennero
accettate da subito, ma si dovette attendere l'esperimento del premio Nobel
Theodor Svedberg che dimostrò l'esattezza delle intuizioni di Malfitano. Elaborò
negli anni Venti una teoria che tentava di spiegare la materia, attraverso
l'esame dei diversi livelli atomici e molecolari che la caratterizzano
strutturalmente. La materia, secondo lo scienziato siracusano, è suddivisibile
in atomi, molecole, plurimolecole (polimeri e complessi) e micelle. In ognuna
delle classi citate si possono distinguere tre tipi di unità materiali:
ioniche, polari e ionopolari. L'analisi compiuta sulla materia venne
estesa in campo social-ogico da Malfitano. Tenta di ricondurre la complessità
socio-antropologica alla complessità atomica. I quattro ordini di “complesso” che
costituiscono il mondo sono dunque. Primo, il complesso materiale (suddiviso in
due sub-complessi – primo sub-complesso: “complesso atomico” e secondo
sub-complesso materiale: “complesso molecolare”), il complesso biologico (suddiviso
in primo sub-complesso biologico: complesso istologico e – secondo
sub-complesso biologico: complesso citologico). Terzo, il complesso sociale (l'essere
umano). Al culmine di un'ipotetica piramide il quarto complesso: il “complesso
ideologico” (suddivisi in tre complessi: il primo sub-complesso ideologico: ideazione;
il secondo sub-complesso ideologico: la conoscenza, il terzonsub-complesso
ideologico: la convinzione). L'ultimo passo della speculazione e il
concetto di geometria superiore, un'armonia equilibrata e simmetrica che domina
gli eventi e la materia, una variabile fondamentale e al tempo stesso fuggevole
dell'esistenza, un concetto che rappresenta la libertà. In ultima analisi, il
compito era dunque quello di comprendere le leggi dell'armonia ordinatrice del
cosmo e di preservarne la bellezza e l'equilibrio. Soleva spesso tornare
in Sicilia seppur per brevi periodi, dovette rinunciare a questa abitudine.
L'aggravarsi della sua malattia, una cecità che gradualmente lo privò della
vista, e le sue convinzioni anti-fasciste, non gli permisero di rivedere il
paese natale dalla fine degli anni Trenta. Morì inell'alloggio assegnatogli
dell'Istituto Pasteur dove aveva trascorso gran parte della sua vita. Pubblica le
sue convinzioni filosofiche servendosi dello pseudonimo "Aporema",
termine che indicava l'impossibilità di ottenere una risposta precisa dallo studio
di un problema. Introdusse per primo a Siracusa la moda di bere il latte acido,
quello che abitualmente viene chiamato yogurt, come era già frequente nella
capitale francese. Durante una tempesta patita in mare Carmelo Malfitano
aveva fatto voto a Santa Lucia, patrona siracusana, di sposare un'orfana se
fosse riuscito a tornare incolume sulla terraferma. Carmelo sposò per questo
motivo Santa Veneziano, orfana di
entrambi i genitori. Da tale unione nacque Giovanni. Ad Repellendam
Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche Ad repellendam
Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche122. Antonio Pensa, Ricordi di vita universitaria (Citato
nel testo Ad Repellendam Pestem Storie di Medici e di Sanità nella terra di
Aretusa), Cisalpino Istituto Pasteur, su webext.pasteur.fr. Ad repellendam Pestem Storie di Medici e
Sanità nella terra di Aretusa, Tyche. Ad repellendam Pestem Storie di Medici e
Sanità nella terra di Aretusa, Tyche124.
Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa,
Tyche126. Ad repellendam Pestem Storie
di Medici e Sanità, Tyche125. Ad
repellendam Pestem. Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche,
Siracusa, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Malfitano is right about the ‘social
complexus’ – however, as Talcott Parsons has shown there is more complexity in
the social compexus than Malfitano, a Sicilian, allows!” -- Grice: the fourth
stadia: -- il complesso sociale -- Giovanni Malifitano. Malifitano. Keywords: i
quattro. Refs.: H. P. Grice, “Pirotology,” – “The pirotological ascent,” in
“From the banal to the bizarre: a method for philosophical psychology” -- emergentismo
di Grice – emergentismo di Malfitano – l’organicismo della diada in Malfitano
--. Il complesso di azione e il complesso di inter-azione, il complesso sociale
--. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Malifitano” – The Swimming-Poo Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752411499/in/dateposted-public/
Grice e
Malipiero – il trionfo della ragione; ossia, confutazione del sistema del
contratto sociale – the breach of contract – or Romolo e Remo, I due
contrattanti – filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia).
Filosofo. Grice: “I love Malipiero’s approach to philosophy: hardly a
profession! As if someone were to be called ‘amateur cricketer’ – Malipiero
loves (‘ama’) philosophy and it shows!” – Grice: “There is philosophical wisdom
in any endevaour he finds himself in!” Grice: “One must love him for his
attempted ‘confutazione’ of Rousseau’s ‘sistema del contrato sociale’ as a
‘triumph of reason’!” -- Nacque da Angelo di Troilo e da Emilia Fracassetti.
Entrambi i genitori erano patrizi: il padre proveniva dalla storica casata dei
Malipiero (ramo "delle Procuratie Vecchie"), mentre la madre
apparteneva a una famiglia di mercanti bergamaschi nobilitata. Dichiarava di
abitare in un palazzo a Santa Maria Zobenigo (ereditato dal padre dopo
l'estinzione di un'altra linea della famiglia), cui si aggiungevano quattro
botteghe nei centralissimi quartieri di Rialto e San Moisè; altre cinque case
si trovavano tra Santa Margherita, San Gregorio e San Martino.Esordì in
politica con l'elezione a savio agli Ordini. Divenne provveditore alle Pompe,
ma non riuscì a prendere possesso della carica a causa della caduta della Repubblica.
A questo punto, lasciò la vita pubblica per dedicarsi alla filosofia analitica
del linguaggio ordinario. Fu un autore poliedrico, capace di spaziare dall'attualità
politica alla letteratura e alla tragedia di ambito neoclassico. La prima opera
pubblicata è il saggio di matematica “Dimostrazione sulla tri-plicazione e
tri-sezione dell'angolo effettuato colla retta e col cerchio.” Più tardi si
cimentò nella filosofia presentando l'opuscolo “Saggio sugli sforzi della
passione nell'intelletto e su' di lei effetti nel cuore,” in cui sostiene di
moderare il razionalismo perché nell'animo umano esso convivi in armonia con le
passioni. Questa idea, in contrasto con quanto
asserito da Rousseau, fu ribadita ne “La felicità della nazione realizzata dal
politico e dal sovrano,” uno dei suoi primi scritti in filosofia morale. In
questo lavoro Malipiero prese in esame la tendenza allo sfarzo di una parte
della società, analizzando come i governi avessero reagito al fenomeno in
epoche diverse. Nell'opera emerge la condanna al lusso sfrenato, ma anche
all'appiattimento estremo dettato da rivoluzionari e giacobini. Lo stesso pensiero moderato è ripreso nel “Trionfo
della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale” -- ristampato,
senza grosse variazioni, come “Il trionfo della verità nella difesa dei diritti
del trono ossia Confutazione del contratto sociale.” Grice: “I find this
interesting, since I also oppose contractualism to rationalism!” -- Qui il
Malipiero cercò di dimostrare come la migliore forma di governo non fosse la
democrazia, ma la monarchia. La sua
linea anti-rivoluzionaria fu affermata anche quando si tenne distante dagli
organi della Municipalità istituita sul modello, o ‘sistema’ del contratto.
Accolse perciò con favore l'arrivo degli Austriaci, come dimostrano il ‘Testamento
della spirata libertà cisalpine” e l'annesso sonetto “Confronto fra il genio
della Romana Repubblica e quello dell'Austria.” Di grande importanza è quanto
emerge nella “Voce della verità,” una memoria autografa inviata al governatore
austriaco Mailath von Székhely all'indomani del suo insediamento a Venezia. Nell'opera,
divisa in capitoli dedicati ai problemi dell'amministrazione asburgica
(polizia, zecca, commercio, diritto ecc.), si chiede quale dovesse essere il
criterio di scelta per la nuova classe dirigente veneziana. Dimostrandosi
critico nei confronti degli ex funzionari della Repubblica di Venezia (ceto a
cui lui stesso apparteneva), nominati non in base ai meriti, ma per
favoritismo, auspicava di non concedere spazio a coloro che vivevano nel lusso,
poiché entravano in politica solo per il proprio tornaconto, e soprattutto
verso i trasformisti che cambiavano opinioni con l'avvicendarsi delle
amministrazioni. Con questo lavoro
anticipò le scelte del governo austriaco che, in effetti, estromise il
patriziato dalla vita politica e assegnando le cariche amministrative a
personalità lombarde o delle province ereditarie. Si dedicò, con un certo successo, anche alla
stesura di tragedie, a tema biblico, storico o mitologico, che potessero
presentare allo spettatore esempi da seguire o da evitare. Tra queste “Il
sacrifizio di Abramo,” “Camillo,” “Prometeo ossia La prodigiosa civilizzazione
delle genti,” “Medea.” Altre opere degne di nota sono “La bottega del caffè” “Quadro
critico morale, Lo scultore e la luce, azione mitologica in apoteosi del cav.
Canova,” Il conte Ugolino in fondo alla torre di Pisa. Sciolti, Atabiba ed
Huascar. Azione tragica di spettacolo; La Verità nello spirito dei tempi e nel
nuovo carattere di nostra età (sul congresso di Verona), Zanghira e Lemanza.
Quadro poetico nelle nozze Malipiero/Martinengo dalle Palle; Elogio di Giovanni II del mr. co. Martinengo
dalle Palle; Descrizione della Montagna ov'è la chiesa della Madonna della
Corona nelle alture di Montebello. Fu confermato nobile dell'Impero Austriaco,
assieme ai figli Angelo e Angela, nati dal matrimonio con Contarina di Vincenzo
Pisani. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Grice: “I would often rely on contractualism, but [Welsh philosopher
G> R.] Grice made a job out of it! I saw the cooperative principle as a
matter of quasi-contract – whatever that is. And if it’s a MYTH, what’s wrong
with it? Romolo mythically killed Remus because of a breach of contract, too!”
Grice: “My thought exactly replicates that of Malipiero back in the good old
days of Venetian republic – only there was more rhyme to reason in HIS scheme!”
-- Troilo. Malipiero. Keywords: il trionfo della ragione, ossia, confutazione
del sistema del contratto sociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Malipiero” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702171088/in/photolist-2mJq2uE-2mLK9bU-2mKBJ8m
Grice e
Mamiani – Beltrami contro Euclide – filosofia italiana – Luigi Speranza (San
Secondo Parmense). Filosofo. Grice: “I like Mamiani; unlike us at Oxford, he
takes ‘science’ seriously! But in an amusingly Italian way! He has explored
Newton on the apocalypse! My favourite of his treatises is the one on space
which reminds me of Strawson – Beltrami, unlike Strawson, is non-Euclideian,
and thinks Italian needs Euclideian verbs to match!” Linceo. Membro dell'Accademia dei Lincei ha insegnato
Storia del pensiero scientifico all'Parma, Udine e Ferrara. Si è occupato soprattutto di Isaac Newton,
del quale ha trascritto un trattato inedito sull'Apocalisse, di Cartesio e
dell'origine delle enciclopedie moderne.
Saggi: “J. M. Guyau Abbozzo di una morale senza obbligazione né
sanzione,” Firenze, Le Monnier, “Newton filosofo della natura” Le lezioni di
ottica e la genesi del metodo newtoniano, Firenze, La Nuova Italia, “Teorie
dello spazio” -- da Descartes a Newton, Milano, FrancoAngeli, “La mappa del sapere.” La classificazione
delle scienze nella Cyclopaedia di E. Chambers, Milano, Angeli, “Il prisma di Newton,”
Roma, Laterza, Introduzione a Newton, Roma: Laterza, “Trattato
sull'Apocalisse,” Torino, Boringhieri, I. Newton, Firenze, Giunti, Storia della
scienza moderna, Roma, Laterza, Scienza e Sacra scrittura, Napoli, Vivarium. I. Newton, Trattato sull'Apocalisse,Torino,
Bollati Boringhieri, Scienza e teologia studi in memoria, Firenze, Olschki, Studi
sul pensiero scientifico Ricordando Mamiani, "I castelli di Yale", Il
Poligrafo, Padova 2 La Rivoluzione scientificaI domini della conoscenza: La
sintesi newtoniana in Storia della Scienza, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana,. Newton e l'Apocalisse. Grice: “Mamiani should have left Newton to
the Lincolnshiremen, and concentrate on Galileo!” Maurizio Mamiani. Mamiani.
Keywords: Beltrami contro Euclide. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mamiani” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51751960368/in/datetaken/
Grice e
Mancini – kerygma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Schieti).
Filosofo. Grice: “I like Mancini: he
has expanded on the ethos of cooperation – and he has explored what he calls
‘linguaggio ontologico’ and ‘alienazione’ in connection with language – he
reviewed Pittau’s philosophy of language, and published a little thing on ‘language
and salvation.’ So how can you NOT like him?” Grice: “I like Mancini; if I dwell on
philosophical eschatology, he dwells on the real thing!” Grice: “He has studied
Kant thoroughly; all the interesting bits, like his idea of MALEVOLENTIA!” “La filosofia è il passaggio dal senso al
significato, attraverso le mediazioni culturali, dottrinali, attraverso la
struttura del puro pensare e attraverso le mediazioni della prassi.” Studia a Fano
e si laurea a Milano dove insegna. Bo lo vuole ad Urbino. Studia i massimi
teologi, curato le opera di Barth, Bultmann e Bonhoeffer pubblicando, su
quest'ultimo, anche una biografia e un'analisi dottrinale. Ha fondato
l'Istituto superiore di scienze religiose di Urbino, unico esempio, per molti
anni, di "facoltà teologica" in una università laica. Tra i
filosofi, si è dedicato molto a Kant, pubblicando una Guida alla Critica della
ragion pura. In questo senso è ancora
più importante "Kant e la teologia” dove tratta la filosofia della religione kantiana,
fondata su una concezione morale rigorosa resa possibile dall'Imperativo
categorico, che prospetta una trascendenza per l'uomo, attraverso i postulati
dell'immortalità dell'anima e dell'esistenza di Dio. Questa filosofia della
religione, in cui Kant mette in rapporto la “religione razionale” con la “religione
rivelata” (e che si contraddistingue per i concetti di “male radicale” e di “chiesa
invisibile”), è considerata feconda. Si è anche confrontato con Marx, allora
dominanti nella cultura filosofica e politica italiana. In Marx, tiene in
grande considerazione il concetto di “alienazione” -- presente soprattutto nei
Manoscritti filosofici. Questo concetto, che esprime l'estraneazione
dell'operaio in rapporto al lavoro salariato, a causa dei modi di produzione
capitalistici, capaci di sfruttare il lavoro come fosse una merce, deve essere
stimolo per la Dottrina Sociale della Chiesa. Ciò che Mancini critica in Marx è
l'ateismo e il materialismo, attraverso l'uso della dialettica hegeliana in una
prospettiva materialistica (materialismo storico). Questa concezione infatti
mette in discussione la libertà dell'uomo, inteso come persona, riducendolo
all'insieme dei suoi rapporti economici. Inoltre fa parte della redazione della
rivista Concilium. Fonda “Hermeneutica” ed edita da Morcelliana. La sua
posizione di pensiero verte su un cristianesimo di matrice liberale e
democratica d'impronta sociale, che cerca uno spazio autonomo e libero, dando
una risposta da credente alla cultura laicista e marxista di quegli anni sulle
orme del Concilio Vaticano II. Opere:“Ontologia fondamentale,” La Scuola,
Brescia “Rosmini” “la metafisica inedita, Argalìa, Urbino “Filosofi
esistenzialisti” Heidegger, Marcel, Wahl, Gilson, Lotze), Argalìa,
Urbino“Linguaggio e salvezza,” Vita e Pensiero, Milano “Filosofia della
religione,”Abete, Roma “Bonhoeffer, Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia
utopia”Queriniana, Brescia “Kant e la teologia,”Cittadella, Assisi “Futuro
dell'uomo e spazio per l'invocazione”L'Astrogallo, Ancona “Con quale comunismo?”
Locusta, Vicenza, “Con quale cristianesimo” Coines, Roma, “Novecento
teologico”Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia utopia” Queriniana, Brescia “Fede
e cultura”Genova, Marietti “Come continuare a credere” Rusconi, Milano “Negativismo giuridico” QuattroVenti,
Urbino “Guida alla Critica della ragion
pura” I, QuattroVenti, Urbino “ Lettera a un laureando” Urbino, Quattroventi “Il
pensiero negativo e la nuova destra”Mondadori, Milano “Il quinto evangelio come
violenza ermeneutica” in “Apocalisse e ragione”, testi di Carlo Bo e altri,
Urbino, Quattroventi “Hermeneutica”
“Filosofia della prassi,”Morcelliana, Brescia “Tre follie, Camunia, Milano “Guida
alla Critica della ragion pura”“L'Analitica” QuattroVenti, Urbino “Il male
radicale per Kant, in “La ragione e il male. Atti del terzo colloquio su
filosofia e religione”, Genova, Marietti 1 De profundis per la dialettica, in
“Metafisica e dialettica”, Genova, Tilgher Tornino i volti, Marietti, Genova Giustizia
per il creato, Urbino, Quattroventi, coll. "Il nuovo Leopardi"
L'Ethos dell'Occidente. Neoclassicismo etico, profezia cristiana, pensiero
critico moderno, Marietti, Genova Scritti cristiani. Per una teologia del paradosso,
Marietti, Genova Opere postume Diritto e società. Studi e testi, Urbino,
Quattroventi Come leggere Maritain, Brescia, Morcelliana Ethos e cultura nella cooperazione di
credito, Piergiorgio Grassi, Urbino, Associazione per la ricerca religiosa “S.
Bernardino”, Quattroventi Bonhoeffer; Morcelliana,
Brescia Frammento su Dio, Brescia,
Morcelliana Per Aldo Moro. Al di là della politica, Carlo BoMario LuziItalo Mancini,
Urbino, Quattroventi Opere scelte. Brescia,
Morcelliana Mancini Giorgio Rognini, Metafisica e sofferenza. Un itinerario critic
(Verona, Mazzian); A. Milano, Rivelazione ed ermeneutica” (Urbino, Quattroventi
"Biblioteca di Hermeneutica" P. Grassi, Intervista sulla teologia (Urbino,
Quattroventi "Il nuovo Leopardi"; La filosofia politica” (Urbino,
Quattroventi, Francesco D'Agostino, Filosofo del diritto, Urbino, Quattroventi,
"Il nuovo Leopardi" G. Ripanti, P. Grassi, Kerigma e prassi, Brescia,
Morcelliana, Hermeneutica, Studi in memoria, Napoli, Scientifiche, G. Crinella.
Dalla teoresi classica alla modernità come problema, Roma, Studium, A. Areddu,
Cristianesimo e marxismo Una rilettura in memoriam, Pistoia, Petite Plaisance
tra filosofia e teologia, in "Riv. di teologiaAsprenas", I A. Pitta, G.
Ripanti P. Grassi (a cura), Filosofia, teologia, politica. A partire da Mancini,
Brescia, Morcelliana, Hermeneutica Mariangela Petricola, Pensare la differenza
-- la questione di Dio nell'epoca della disgregazione del senso. Una rilettura
in “Dialegesthai. Riv. telematica di filosofia", mondo domani.org/
dialegesthai/ mpe. M. Petricola, Pensare
Dio. Il cristianesimo differente, Assisi, Cittadella Editrice Antonio Ascione, Fedele a Dio e alla terra.
L'avventura intellettuale di Italo Mancini, Benevento, Passione Educativa Valeria Sala, Italo Mancini. Filosofo del
diritto, Torino, Giappichelli, "Recta Ratio"sapere, Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Seminario in
memoriam, su pesaronotizie.com. Centro socio culturale "Don Italo
Mancini" presso il suo paese natale Schieti, su centroitalomancini. 15
gennaio 22 gennaio ). Pagina sul social
network Facebook, su facebook.com.
cronologica, su uniurb. L'Istituto di Scienze Religiose fondato da lui
su uniurb. Biblioteca personale "Ca' Fante", su uniurb. Rivista
"Hermeneutica" fondata da Italo Mancini, su uniurb. A. Aguti, Italo
Mancini, in Il pensiero filosofico-religioso italiano.org. Italo Mancini. Mancini.
Keywords: kerygma, “male radicale” “Kant” “radical evil” --. “cooperative di
credito” – “la massima della benevolenza conversazionale”, il problema del
vaticano – patti laternai, ventennio fascista e patti laterani --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Mancini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51751692436/in/datetaken/
Grice e
Mangione – alcuni aspetti del nazionalismo culturale nella logica italiana –
logica matematica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bagnara
Calabra). Filosofo. Grice: “I like
Mangione; for various reasons: He notes that logic is more related to
mathematics – indeed, for logicism mathematics IS logic – so the opposite to
‘formal’ logic is ‘material’ logic, not ‘informal’ as Ryle and Strawson want –
Mangione has studied ‘categories’ and talks of ‘logica matematica’ – he has
studied Frege’s ideografia, as he aptly translates his grundscrift, and he
tried to improve on the ‘nationalism’ which was ubiquitous in logic in Italy in
the ‘primo novecento’!” Insegna a Milano. Diresse le due collane matematiche
della casa editrice Progresso tecnico editoriale di Milano, appendice della A. Martello
editore. Presso l'editore Boringhieri di Torino ha diretto “Testi e manuali
della scienza contemporanea. “Serie di logica matematica.” Contribuito alla Storia della filosofia
pubblicata da Geymonat per Garzanti con specifici contributi sulla storia della
logica matematica. Amplia e sistematizza tali contributi nella Storia della
logica. Da Boole ai nostri giorni”. Il saggio costituisce un ampio ed esaustivo
lavoro di ricognizione e sintesi sugli ambiti di ricerca e sui risultati della
logica. Dirige la collana Muzzio scienze.
Insieme a E. Ballo, S. Bozzi, G. Lolli e P. Pagli cura Gödel
(Boringhieri). Saggi: “Logica matematica” (Torino, Boringhieri); “Giocando con
l'infinito: matematica per tutti, traduzione di G. Giorello (Milano,
Feltrinelli); “Matematica e calcolatore, Le Scienze quaderni, Milano, “Filosofia:
saggi in onore di Geymonat, Milano, Garzanti “Storia della logica, CUEM “Storia della logica”“Da Boole ai nostri
giorni” (Garzanti); “Frege. Logica e aritmetica” -- Torino, Boringhieri. E.
Regny, «Breve storia di una lunga amicizia», Franco Prattico, «Pubblicate tutte
le opere di Godel» dalla Repubblica, articolo disponibile sul database SWIF
dell'Bari. 6.Peano(4), A.Nagy(5), (1) Delbcedp J ,
Logiqìie algorithmique. Revue Philoso- phique (1876) quindi idem. Liège
et Bruxelles (1877). (2) Liard L., Les logiciens anglais
contemporains {ISIS). — Logique. Masson, Paris. — Cours
de philosophie. Logique (1884). (3) CouTURAT L., La logique
mathémaiique de M, Peano, " Revue de Métaphysique et de Morale „, a.
1899, p. 616. — La logique de Leibniz d'après dea documents
inédits. Paris, Alcan, 1901. L^ Algebre de la logique. Paris,
Gautliiers-Villars, ed. (1905). (4) Peano G., Calcolo
geometrico secondo VAusdehnungs- léhre di H, Grassmann, preceduto dalle
operazioni della logica deduttiva, Torino (1888). —
Arithmetices principia, nova methodo exposita {1SS2) . — I principi
di geometria logicamente esposti (1889). Torino, Bocca. —
Elementi di calcolo geometrico (1891). Principi di logica matematica
(1891). R. d. M., t. I. — Formule di logica matematica. R. d. M.,
t. I. — Sul concetto di numero. R. d. M., t. I. — Sui
fondamenti della geometria (1894). R. d. M., t. 4. — Saggio di
calcolo geometrico (1896). — Studi di logica matematica
(1897). — Les définitions matJtématiques (1900). Formulaire mathématique. (5) Nagy
a., Fondamenti del calcolo logico. Giornale di matematica. Voi. XXVIII.
Napoli (1890). — Sulla rappresentazione grafica delle quantità
logiche. Rend. R. Accademia dei Lincei. Voi. VI, pag. 50-56,
373-378 (1890). — Lo stato attuale ed i progressi della logica.
Rivista italiana di filosofia. Anno VI. Voi. II, Fase, novembre-
dicembre, pag. 301-319 (1891). 64 LOGICA FOBMALE
C. Burali-Forti (1), G. Vacca, G. Vailati, A. Padoa, M.
Pieri, F. Castellano, C. Ciamberlini, Giudice, Nagy a.,
Principi di logica esposti secondo le dottrine mo- derne. Torino,
Loescher (1892). — / teoremi funzionali nel calcolo logico, Riv. di
Mat., t. 2, pag. 177-179 (1892). — Ueher Beziehungen zwischen
logischen Ordssen. Mo- natshefte fur Mathematik. Wien, t. 4, pag. 147-153
(1893). — La logica tnatematica e il calcolo logico. Riv. Itai.
di Filos. Roma, t.8, I, pag. 389-395 (1893). — I primi dati
della logica. Id. Roma, t. 9, p. 33-70 (1894). — Ueber das
Jevons-Cliffordsche Problem. Monatshefbe far Mathematik. Wien, t. 5, pag.
331-345 (1894). — Sulla definizione e il compito della logica.
Roma, Balbi (1894). — Alcuni teoremi intorno alle funzioni
logiche. Riv. di Mat., t. 6, pag. 21-24 (1896). (1)
BuaAn-FoKTi C, Logica matetnatica. Milano (1894). — Exercice de
traduction en symholes de Logique Mathé- matique. Bulletin de
Mathématiques élémentaires (1897). — Sui simboli di logica
matematica. Il Pitagora, pagine 1-65-129 (1890). Padda A.,
Note di logica matematica. Riv. di Mat., t. 6, pag. 105. —
Conférences sur la Logique Mathématique. Université non velie de
Bruxelles (1898). — Essai d'une théorie algébrique des nombres
entiers, précède d'une introduction logique à une théorie déductive
quelconque. Congresso internaz. di filosofia. Parigi, 3 ag. 1900.
Vailati G., Un teorema di logica matematica. Riv. di Mat., t. 1,
pag. 103. — Sul carattere del contributo apportato dal
Leibniz allo sviluppo della logica formale. Rivista filos. e
scienze affini. Maggio-giugno 1905 (pagg. 338-344). Vacca G.
Sui precursori della logica matematica. Riv. di Mat., t. 6, pag.
121-183. PARTE I - TEORIA GENERALE 65 Bettazzi,
M. Chini, T. Boggio, A. Ramorino, M. Nassò, ecc. (1) in Italia.
(1) Tutti questi ultimi A. appartengono alla scuola del
Peano, al quale si deve la prima introduzione della Lo- gica matematica
in Italia coU'opera del 1888. In essa il Peano, esposti lucidamente gli
studi dello Schrodbr, del BooLE, ecc., dimostrò l'identità del calcolo
sulle classi, fatto da questi Autori, col calcolo sulle proposizioni
del Peirce, del Me Coll, ecc. L'opera de\VS9 {Arithmetices
principia...) contiene per la prima volta la teoria dei numeri interi
completamente ridotta in formòle facendo ricorso ad un
limitatissimo numero di idee logiche che espresse coi simboli: €,
D, = n, u, --, A. Di qui trasse origine la sua ideografia, in cui
ogni idea è rappresentata con un segno, e il suo strumento
analitico andò perfezionandosi rapidamente. Nel '92 comparve il
primo volume del Formulaire de Mathémathiques; nel '94 V Introduction^
quindi la pubbli- cazione completata, con nuove formule ed arriccbita
di numerose indicazioni storiche per la collaborazione di valenti
seguaci, procedette alacremente, raccogliendo e trattando completamente
in simboli tutte le proposizioni della matematica. L'importanza
filosofica di questo mo- vimento scientifico non è ancora stata
apprezzata conve- nientemente dai filosofi, e l'opera del Peano
comincia solo ora a richiamare sopra di se l'attenzione degli inse-
gnanti di logica pura. Questo ritardo filosofico è tanto più strano
quanto più chiara è la filiazione filosofica di questa ideografia.
Il Peano stesso non cessò mai di far notare che essa " è
basata su teoremi di Logica, scoperti successivamente da Leibniz fino ai
giorni nostri „. È noto infatti che l'ideografia completa o
pasigrafia fu intravista da Leibniz, col nome di Characteristica.
Ma se, con definizioni opportune, si potè ridurre le Pastore,
Logica formale. 5 LOGICA
FORMALE 3. Meriti dell' analitica moderna, — Da questo
rapido cenno dello sviluppo storico dei postulati del càlcolo logico e
degli autori che più hanno contribuito al progresso della logica pura e
sim- bolica in largo senso della parola (simboli lette- rali,
aritmetici, algebrici, geometrici, ideografici, ideofisici e via
dicendo), e pure in mezzo alle di- vergenze profonde e attraverso i vari
modi onde le forme logiche si manifestano e a quelli onde vengono
interpretate, è possibile scorgere il filo conduttore. Le
dottrine più recenti sopratutto, parte cri- ticando i metodi e i principi
sui quali le antiche erano costruite, parte proponendo metodi di
di- mostrazione più atti all'indagine logica, parte svolgendo fuori
dalla stessa analitica germi di idee nuove che vi rimanevano prima come
oscu- rati ed occulti, sono come una successione in- calzante di
fiotti vitali che, scaturendo dalle vette del pensiero, sono penetrati
nell'organismo della logica formale alimentandolo e sospingen-
idee di logica che si incontrano in molte parti della ma-
tematica ad un numero sempre più piccolo di idee pri- mitive, attualmente
ancora si desidera una riduzione analoga di tutte le idee di logica che
si incontrano nella logica pura. Questa riduzione presenta
invero seriissime difficoltà, ** ed e più facile il riconoscere quante e
quali siano le idee primitive in Aritmetica e in Geometria, che in
Lo- gica „ (Peano). In questo saggio, continuando le ricerche
cominciate nel precedente, che mi converrà di supporre conosciuto
al lettore, tento di portare un contributo alla soluzione del problema
suddetto. Corrado Mangione. Mangione. Keyword: “logica matematica”
“divertente”, “Sidney Harris” Peano, “not” “no” “and” “e” “or” “o” “if” “si”
“some (at least one)” “all” “the” “il” , Mangione, simbolistica, logica
simbolica, logica formale, logica materiale, semantica, semantica per un
sistema di deduzione naturale, SYMBOLO, whoof and proof, w’f ‘n’ proof. -- -. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e la proclama di
Mangione: logica matematica, la logica matematica deve essere divertente!” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746531946/in/datetaken/
Grice e
Manfredi – liber de homine – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna).
Filosofo. Grice: “I like the “liber de homine.” It reminds me that among my
unpublications there’s a ‘Why’!” Grice: “While the Italians aptly use the same
particle for ‘why’ and ‘for’, the Anglo-Saxons didn’t! That must be because
‘for’ is usually otiose: “Why are you eating.” “For I am hungry, say I!” cf. “I
am hungry.” – Studia a Bologna e Ferrara. Entra in contatto con circoli
umanistici. Insegna a Bologna. Riceveva un compenso superiore alla media ed è
il docente più citato nei Libri partitorum. Esercita l'astrologia ee attaccato
da Pico (“Disputazione contro l’astrologia divinatrice””). La sua opera “Il Perché” fu un successo per
secoli. Altre saggi: “Tractato de la
pestilentia,” Bologna, Johann Schriber, “Pro-gnosticon anni 1490” (Bologna,
Bazaliero Bazalieri) “Liber de homine,” Impressum Bononiae, Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Girolamo Manfredi. Keyword:
divination. Those clouds mean rain – Those clouds mean death. --. Grice: “The
present budget means that we will have a bad year – Prognosticon anni 1490 --. “The
present budget means we’ll have a hard year, but we shan’t have.” – x means
that p entails p. The year 1490. In 1491, Pico approaches Manfredi, “You said
that the budget for 1490 meant that we would have a hard year, but we didn’t!” – Girolamo Manfredi. Manfredi.
Keywords: liber de homine, la tradizione pseudo-peripatetici dei problemi – il
problema – la questione di ‘per che’ – Grice sulle tipi di domanda – la domanda
dei bambini – la domanda di Grice a bambini, “Can a sweater be red and green
all over? No stripes allowed? – The philosopher’s question – ‘why is there
something rather than nothing? Why I am me and not you? Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manfredi:
l’implicatura divinatrice” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746753618/in/datetaken/
Grice e
Manicone – la filosofia del gargano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vico
del Gargano). Filosofo. Una delle
personalità più caratteristiche del suo tempo della Capitanata. Definito
il “monacello rivoluzionario” a causa della sua bassa statura, che
sembrerebbe di 1,40 m, la sua indole illuministica consiste in una sete di
sapere che non si placa con il dogmatismo, ma con l'esperienza diretta, lo
studio approfondito dei fenomeni naturali e della scienza, un'osservazione
empirica che poteva fornire una risposta valida e concreta alle varie
problematiche e quindi un aiuto pratico all'uomo, al suo benessere e sviluppo,
alla sua felicità. Ciò gli costò l'inimicizia di chi, seppur in pieno
illuminismo, diffidava e demonizzava la scienza. Lo sviluppo
economico-sociale che teorizza Manicone consiste in uno sviluppo connesso e,
per certi versi, dipendente dall'ambiente, perché egli riteneva che la natura
fosse una fonte primaria di ricchezza e la sua distruzione avrebbe potuto
segnare la fine dello sviluppo. Manicone può essere considerato un
profeta dello sviluppo sostenibile, perché in pieno Settecento, quando le
industrie erano inesistenti, ebbe un'ampiezza di vedute che gli consentì di
prevedere le conseguenze disastrose che avrebbe portato l'uso improprio e
scriteriato delle risorse naturali. Le opere in cui Manicone tratta, tra
gli altri, il tema dello sviluppo sostenibile, sono La Fisica Appula (cioè
dell'Apulia) e La Fisica Daunica (cioè della Daunia, antico nome della
Capitanata). Secondo il “monacello”, uno dei peggiori atti compiuti dall'uomo
del suo tempo era la cesinazione selvaggia dei boschi garganici, un tempo
rigogliosi, come anche attesto da Orazio nelle Epistole: «Garganum mugire putes
nemus». Riferisce che il disboscamento del promontorio iniziò nel 1764,
con il taglio “barbaro” dei pini nel territorio “Difesa” di Vico del Gargano e
la cesinazione degli ischi ad Ischitella, talmente “furiosa” che, ad inizio
Ottocento, l'Abate Longano denunciò la carenza di legna da ardere per gli
ischitellani. La causa di questo disboscamento fu la volontà di destinare
i suoli a coltura, anche quelli non adatti a questo scopo e più utili al
pascolo e alla produzione di legname, vista la “rocciosità” della terra sul
promontorio del Gargano. Manicone spiega anche la diminuzione della fauna
selvatica nel Gargano, sempre dovuta alla cesinazione, che diminuiva i
nascondigli per gli animali selvatici, e li rendeva più vulnerabili. Ne
“La Fisica Appula”, il frate dedica un intero libro al Mefitismo (insalubrità
dell'aria) e alle cause che lo generano. Egli sostiene che l'inquinamento può
avere cause naturali o accidentali (provocate dall'uomo), può essere anche
indigeno (proprio della zona) o esotico (derivante da altre zone). Secondo il
Manicone le principali cause accidentali del mefitismo erano: 1. Le
condizioni igieniche precarie delle strade e delle abitazioni; 2. L'insana
abitudine di depositare gli escrementi nelle strade; 3. La sepoltura dei centro abitato (consuetudine abolita con
l'Editto di Saint-Cloud, ma anticipata nel 1792 a Vico del Gargano da Pietro de
Finis, che fece costruire il cimitero monumentale di San Pietro); 4. Il taglio
dei boschi (invece gli alberi sono importanti perché emettono ossigeno e
assorbono anidride carbonica). Lo studio del frate sul territorio garganico fu
talmente minuzioso da fargli notare un mutamento climatico dalla metà del
Settecento all'Ottocento; in alcune zone del Gargano, ci furono sbalzi di
temperatura che provocarono un sensibile calo di precipitazioni nevose e
mitigarono parecchio gli inverni. Secondo il Manicone, la causa è attribuibile
al disboscamento. Il taglio delle foreste avrebbe consentito al sole di
riscaldare prima e maggiormente i suoli e soprattutto non avrebbe bloccato i
venti provenienti da Nord e da Sud, quindi le zone meridionali rispetto alle
alture garganiche si sarebbero raffreddate a causa dell'arrivo della Tramontana
da Nord, mentre nel Gargano settentrionale sarebbero arrivati maggiormente i
venti caldi del Sud. Un rimboschimento avrebbe reso più fertili le terre
coltivabili, ma Manicone stesso, dopo aver dato questo suggerimento, esprime la
consapevolezza di “aver cantato ai sordi”. Viaggiò molto per l'Europa,
studiando Medicina a Vienna e a Berlino, Scienze Fisiche a Londra e Scienze
Naturali a Bruxelles. È noto soprattutto per il suo trattato, La Fisica
Appula. in cui analizza le caratteristiche fisiche delle terre di Puglia e
soprattutto del Gargano. Al Manicone è intitolato il Centro Studi e
Documentazione del Parco Nazionale del Gargano sito presso il Convento di San
Matteo a San Marco in Lamis. Descrizione di Vico Del Gargano nella Fisica
daunica Al tempo di Manicone la popolazione vichese era di 6131 abitanti, circa
lo stesso numero di residenti effettivi attuali. L'area abitata era più
ristretta e consisteva nel nucleo originario (Casale, Civita e Terra) e i
quartieri nuovi di San Marco, Carmine, la Misericordia e Fuoriporta. L'incuria
delle istituzioni si manifestava nella scarsa attenzione verso l'igiene delle
acque del Casale (quartiere affollatissimo), originariamente buone e dolci ma
inquinate dall'incuria generale; anche le strade strette e ombrose della Civita
erano soggette ad abbandono e perennemente sporche. Soltanto i quartieri nuovi
erano larghi, puliti e soleggiati. Le Istituzioni mancavano anche laddove
era necessario rendere più agevole il lavoro dei contadini e dei pastori
vichesi, costruendo strade per diminuire gli ostacoli a cui erano sottoposti
quotidianamente questi uomini quando si recavano nelle loro campagne, poste
spesso in profonde valli o zone impervie. La popolazione vichese era
laboriosa e onesta e non c'erano grandi disuguaglianze economiche, tuttavia
Manicone descrive i suoi compaesani come barbari e incivili, infatti non hanno
riguardo per l'ambiente, ad esempio i pastori lasciano distruggere dalle loro
bestie le pianticelle fruttifere e le vigne, sono dediti all'alcol e spesso ciò
li porta a risse feroci. Le donne sono laboriose come gli uomini e sempre
gentili, il frate però critica fortemente l'usanza vichese, e delle donne dei
paesi del Sud in generale, di urlare e strepitare ai funerali, di portare il
lutto a vita e di vestire sfarzosamente i defunti; il primo comportamento
denota la selvatichezza della popolazione, il secondo uso può essere
anti-economico e negativo per la società e il terzo è uno spreco di denaro,
dato in pasto ai vermi. Un difetto presente in tutte le abitazioni
vichesi dell'epoca era il forno in casa, che poteva provocare incendi domestici
e inquinare l'aria interna. A Vico
molti boschi furono tagliati per lasciare spazio ai campi di grano, ma ciò fu
improduttivo economicamente e causò lo smottamento dei terreni in pendenza, non
più trattenuti dalle radici delle piante. Nella raccolta dell'ulivo, i vichesi
distruggevano gli alberi, picchiando forte con i bastoni per far cadere le
olive; questa errata abitudine provocava la mutilazione della pianta e una
maggiore esposizione al freddo, e conseguentemente minori raccolti per gli anni
successivi. Per Manicone, il mancato sviluppo del Gargano era da imputare
anche alla pigrizia e indolenza dei suoi abitanti, che non erano capaci di
valorizzare i loro prodotti (olive, agrumi, vino, fichi, etc.) e talvolta
acquistavano prodotti meno pregiati e ad alto prezzo da altre regioni. Al
fine di comprendere come le istituzioni del tempo fossero distanti dalle reali
necessità della popolazione, è interessante la situazione che riguardò l'uso
delle acque di Canneto, infatti veniva impedito ai vichesi (anche con la forza)
di utilizzare l'acqua per l'irrigazione dei campi, perché avrebbero disturbato
l'attività di un mulino sito nel territorio di Rodi Garganico. Il giudice diede
ragione ai rodiani ma, per fortuna, questa sentenza ingiusta e ingiustificata
fu annullata dalla Regia Camera. Dalla lettura di alcune pagine delle
opere di Manicone è emerso che, pur cambiando i tempi, gli usi, le risorse a
disposizione, le conoscenze e le attività, l'uomo garganico (e non solo) viveva
e produceva nell'ottica del profitto immediato, sottovalutando gli effetti che
avrebbero potuto causare i suoi comportamenti errati nella vita della futura
comunità. Opere di Michelangelo Manicone contesto – il contesto del
contesto. "Philosophers often say that context is very
important." "Let us
take this remark seriously.’ "Surely,
if we do, we shall want to consider this remark in its relation to this or that
problem, i. e., in context, but also in itself, i. e., out of
context.” H. P. Grice, "The
general theory of context." Michelangelo Manicone. Manicone. Keywords: la
filosofia del gargano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manicone” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747122289/in/datetaken/
Grice e
Mannelli – gl’eroi di Virgilio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Grimaldi).
Filosofo. Grice: “Like me, Mannelli
loved Kant, Goethe, Schiller, Virgilio – and he has his own ‘palazzo’!” -- Fequenta
il ginnasio a Cosenza. Si trasferì con la famiglia prima ad Aosta, dove terminò
gli studi liceali, e poi a Roma. S’interessa sempre più al mondo politico e
dopo la laurea, conseguita con il massimo dei voti, ritorna a Cosenza e venne eletto Consigliere Provinciale. Proprio in qualità di membro del consiglio
provinciale, si adoperò in prima persona per arricchire e promuovere
l'ampliamento della Biblioteca Provinciale di Cosenza Si dedicò in tempi e con modi diversi
all'attività di approfondimento e divulgazione. Firmò una versione metrica della
Xenia di Goethe (Roma, Paravia. Fu tra
i maggiori contributori della più importante rivista di arti e lettere della
regione, la Calabria Letteraria. Presidente dell'Accademia Cosentina,
l'istituzione accademica calabrese che vanta un'esistenza plurisecolare e che
nel XVI secolo ebbe come presidente Telesio.
Opere: “Inaugurandosi il monumento al caduti grimaldesi: scultura di Cambellotti,
Reggio Calabria, Editore Il Giornale di Calabria, Paravia, Le storiche Terme
Luigiane: passato-presente-futuro, Cosenza, Cronaca di Calabria, L'Accademia
Cosentina nella sua storia secolare e nell'oggi, Cosenza, Tip. Vincenzo
Serafino. Biografia in Calabriaonline.com
M. Chiodo, L'Accademia cosentina e la sua biblioteca. Società e cultura
in Calabria. Xenia Edizione Paravia. nna
Vincenza Aversa, Dopoguerra calabrese: cultura e stampa, Editore Pellegrini,
Catanzaro, Accademia Cosentina
Biblioteca Civica di Cosenza Goethe
Poesia "Mamma" da "Come le nuvole” su Grimaldi Grimaldesi da ricordare, su digilander.libero.
Filippo Amantea Mannelli. Mannelli. Keywords: gl’eroi di Virgilio, gl’eroe di
Virgilio, l’eroe stoico, Acri, Enea come eroe stoico, gl’eroi di Vico. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Mannelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747099904/in/datetaken/
Grice e
Mantovani – i curiazi – percorsi di comunicazione – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Moncalieri). Filosofo. Insegna a Roma. Membro della Società Tommaso
D’Aquino. Gli ambiti delle sue ricerche spaziano sulla Filosofia della Storia,
l'Ontologia, la Teologia filosofica, e loro rapporti con la scienza. Ha
compiuto studi sulla storia del tomismo (cf. griceianismo). È uno dei maggiori
studiosi e conoscitori del realismo dinamico e di Demaria. Opere: “Fede e
ragione: opposizione, composizione?” Scaria Thuruthiyil, Mario Toso, Roma, LAS,
“Quale globalizzazione?: l'uomo planetario alle soglie della mondialità,” Scaria
Thuruthiyil, Roma, LAS, “Eleos: l'affanno della ragione: fra compassione e
misericordia,” Roma, LAS, “Sulle vie del tempo: un confronto filosofico sulla
storia e sulla libertà, Roma, LAS, “Paolo VI: fede, cultura, università,” “An Deus sit (Summa Theologiae I, q. 2). Fede,
cultura e scienza, Città del Vaticano, Libreria Vaticana, Didatttica delle
scienze: temi, esperienze, prospettive,” Vaticano: Libreria editrice vaticana,
“La discussione sull’esistenza di Dio nei teologi domenicani” “Oltre la crisi:
prospettive per un nuovo modello di sviluppo: il contributo del pensiero
realistico dinamico Demaria. Roma, LAS,,”Momenti
del logos: ricerche del "progetto LERS" (logos, episteme, ratio,
scientia): Roma, Nuova cultura, “Per una
finanza responsabile e solidale: problemi e prospettive, Roma, LAS, “Una
ricognizione sulla Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino” in Un pensiero per
abitare la frontiera: sulle tracce dell’ontologia trinitaria di Hemmerlie, Roma
Incisa Valdarno, Città Nuova Istituto
universitario Sophia, Lorenzo Cretti, La
quarta navigazione: realtà storica e metafisica organico-dinamica, Associazione
Nuova Costruttività -Tipografia Novastampa, Verona, Francisco de Vitoria, Sul
matrimonio, Roma, Scritti teologici inediti. Demaria; Roma,Editrice LAS. Pontifical
University of Saint Thomas Aquinas, su Angelicum. su avepro. glauco. L’Università
Salesiana, un servizio per l’educazione e la comunicazione La Stampa Autorità
accademiche «Il nostro impegno per la “civiltà dell’amore”. Come vuole don
Bosco» La Stampa, su lastampa, CRUIPRO Conferenza
Rettori delle Università e Istituzioni Pontificie Romane, su cruipro.net. redazione, Nuovi accordi di co-operazione
interuniversitaria, su FarodiRoma, Pontificia Accademia di Aquino, su
cultura.va. Direttorio, su S.I.T.A.. PREMI MEDITERRANEO, su Fondazione mediterraneo.
org. Mantovani, “Vita tua, vita mea”: l'insegnamento di Demaria è più che mai attuale.
Fondazione Adriano Olivetti. Mauro Mantovani. Mantovani. Keywords: i curiazi,
percorsi di comunicazione, Aquino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mantovani” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747300525/in/dateposted-public/
Grice e
Marassi – gl’eroi di Vico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cardano
al Campo). Filosofo. Grice: “I like Marassi; he has written a ‘natural’ history
of ‘man’ – which is interesting, ‘progetto uomo,’ he calls it!” -- Grice: “I
like Marassi; he has explored hermeneutics in the German tradition,
Schleimacher to be more specific; but has also written an essay on Heidegger;
his links with me come with his idea of metaphysics and transcendental
arguments which he takes from Kant, who he reads in both German and Italian,
unlike I, or me.” – Grice: “He has written an introduction to a comparative
study of the approaches to ‘the antique’ in both Italian and German philosophy
– a fascinating topic. I suppose the Oxonian approach, indeed Cliftonian, is a
mixture of both!” Allievo di Melchiorre, si laurea a Milano con la tesi “La differenza ontologica
in Heidegger, sotto la direzione di Melchiorre e con la co-relazione di Bontadini.
Ha discusso “Il profilo della presenza: Heidegger e il regno della pluralità”
con Melchiorre e Grassi. Insegna filosofia a Milano. Ha coordinato l'edizione
dell'Enciclopedia filosofica (Bompiani, Milano). Direttore del Dipartimento di Filosofia a
Milano. Dirige la Rivista di filosofia neo-scolastica. Dirige per la casa editrice AlboVersorio la
collana Epoche ed è membro del comitato del festival La Festa della Filosofia. Si occupa di storia dell'umanesimo (Bruni,
Alberti, Vico), della scolastica, di ermeneutica (Grassi), di filosofia
trascendentale, del pensiero postmoderno. I temi della sua ricerca ruotano
attorno a tre temi principali: la riflessione sui modelli storico-teorici della
filosofia della storia, l'interpretazione dell'umanesimo italiano (Alberti,
Bruni, Vico) in riferimento alla dimensione storica e morale, l'analisi della
fondazione trascendentale del sapere. Saggi: “Ermeneutica della differenza in Heidegger,
Vita e Pensiero, Milano, Schleiermacher, “Ermeneutica,” Rusconi, Milano,
Bompiani, Milano; Kant, “Critica del giudizio,” Bompiani, Milano, Metafisica e
metodo trascendentale,” Lotz, “La struttura
dell'esperienza, Vita e Pensiero, Milano; “Metamorfosi della storia. Momus e Alberti,” Mimesis,
Milano/ Coordinamento generale e direzione redazionale della Enciclopedia filosofica,
Bompiani, Milano. docenti.unicatt. Marassi. Massimo Marassi. Marassi. Keywords:
gl’eroi di Vico, Alberti, Bruni, Vico, metamorfosi della storia – Alberti,
Momus, il concetto d’eroe in Vico, l’uomo come eroe – l’eroico, l’altruismo
eroico, la nudita eroica – la nudita eroica nella representazione
degl’imperatori romani, la nudita eroica in Giulio Cesare, la nudita eroica
dell’atleta – la postura eroica dell’eroe in nudita eroica – napoleone in
nudita eroica – Mussolini in nudita eroica, la statua equestre di Mussolini, la
nudita eroica del stadio dei marmori, Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Marassi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747036589/in/dateposted-public/
Grice e
Marchesini – l’educazione del soldato – l’implicatura del capitano – e l’amore
sessuale alla societa eugenica –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Noventa Vicentina). Filosofo.
Grice: “Cassatta has unearthed some opinions by Marchesini which are
revolutionary!” Esponente del positivismo.
Alievo di Ardigò, insegna filosofia a Padova. Direttore della Rivista di
Filosofia.Diresse, anche, un Dizionario delle scienze pedagogiche, edito dalla
Società Editrice Libraria di Milano. Tradusse, inoltre, un testo di Locke
Pensieri, edito da Sansoni. Opere: “La vita,” – Grie: “Sounds promising: a treatise
on life! Cf. my ‘Philosophy of Life’”). Montagnana, Tip. di A. Spighi, “Saggio
sulla naturale unità del pensiero,” Firenze, Sansoni, “Elementi di Psicologia tratti
dalle opere filosofiche di Ardigò,” Firenze, Sansoni, “ Elementi di logica” -- secondo
le opere di R. Ardigò, St. Mill, A. Bain ecc., prefazione di Ardigò, Firenze,
Sansoni,” Grice: “A fascinating little book: it reminded me of Strawson’s
Introduction to Logical Theory! Only Strawson would rather die than axe me to
foreword it!” –[ whereas Marchesini commissioned his tutor to drop a word “or
two””].—Grice: “Marchesini shouldn’t be so reverential towards Ardigo.” Grice:
“I count Marchesini’s oeuvre as being by Marchesini; if I want to read Ardigo,
I read Ardigo!” – “Elementi di morale, ad uso anche dei licei, secondo le opere
degli scienziati moderni, prefazione di Ardigò, Firenze, Sansoni, “Il positivismo
e il problema filosofico, Torino, F.lli Bocca, “Le amicizie di collegio” –
Grice: “I should note that Marchesini uses ‘amecizia’ in quotes! So it doesn’t
really apply to my Clifton days!” -- (con prefazione di E. Morselli e in
collaborazione con Obici), Roma, Società Ed. "Dante Alighieri ", “Elementi
di pedagogia: Con un'appendice di cento scelte citazioni, Firenze, Sansoni, Doveri
e diritti: ad uso delle scuole tecniche e complementari, Milano-Palermo, R.
Sandron, “La teoria dell'utile,” principi etici fondamentali e applicazioni, Milano-Palermo,
R. Sandron, “ Il Simbolismo nella conoscenza e nella morale, Torino, Fratelli
Bocca Editori, “ Il dominio dello spirito, ossia Il problema della personalità
e il diritto all'orgoglio, Torino, F.lli Bocca, Pedagogia, Torino, Paravia, Il
principio della indissolubilità del matrimonio e il divorzio, Pakdova-Verona,
Fratelli Drucker, “Elementi di logica,” ed. interamente rifusa, -- Grice: “This
makes me laugh! It’s like saying: my previous, Ardigo-based stuff, was
nonsense!” -- Firenze, Sansoni, Disegno storico delle dottrine pedagogiche,
Roma, Athenaeum, “La dottrina positiva delle idealità,” Roma, Athenaeum, “L'educazione
morale, Milano, F. Vallardi, “I problemi fondamentali della educazione,”
Torino, Paravia, “I problemi dell'Emilio” di G. G. Rousseau, Firenze, R.
Bemporad e Figlio, “La finzione dell'educazione o la pedagogia del Come se,”
Torino, Paravia, “L'educazione del soldato, con 50 problemi per esercitazioni,”
Firenze, Ed. La Voce, “Il problema della scienza nella storia delle scienze:
per i licei scientifici, Milano, Signorelli, “Dizionario delle scienze
pedagogiche: opera di consultazione pratica con un indice sistematico,
direttore Marchesini, collaboratori: Antonio Aliotta, Giuseppe Aliprandi e
altri, Milano, Soc. Edit. Libraria, Vedi Treccani L'Enciclopedia Italiana. Ultima
ristampa: Firenze, Sansoni, 1968.
Mariantonella, Marchesini e la «Rivista di filosofia e scienze affini».
La crisi del positivismo italiano, Collana di filosofia, Franco Angeli, Treccani
L'Enciclopedia Italiana. Origine ed evoluzione del linguaggio. - La que-
stione del linguaggio è ancora un po’ oscura, ma fra le ipotesi cbe su
tale questione si proposero, si può stabilire quale è la più
legittima. Si esclude innanzi tutto l’ ipotesi che il
linguag- gio sia stato inventato da un uomo più intelligente, e
adottato dagli altri in virtù d’nna convenzione; ipotesi forse
erroneamente attribuita a Democrito. E si esclude altresi che il
linguaggio sia stato l’opera di una rivelazione, o di un miracolo.
Due filologi contemporanei, Renan e Max Miiller, attribuirono l’
origine del linguaggio a una specie d’ istinto. Nell’umanità primitiva
ogni idea avrebbe suggerito per sé stessa una parola, e la medesima
parola a tutti gli spiriti: questo istinto, col tempo, si sarebbe
atrofizzato. A proposito di questa ipo- tesi si osservò eh’ essa non
spiega nulla , essendo questo istinto per sé medesimo inesplicabile, ed
es- b) A proposito dei sofismi di parole ricorderemo ancora
quel capitano greco clic avendo conchiuso col nemico una tregua di
dieci giorni, si credette lecito attaccarlo di notte. E ricorderemo i
seguenti sofismi di Eutidemo: — Qualcuno che si trova in Sicilia e vede
in questo momento, col pensiero, il porto d’Atene, vede egli le due
triremi che vi si trovano? E se non vede le dne triremi, come può egli
vedere il porto d'Atene? — Quelli che imparano sono essi sapienti o
ignoranti? Se sono gli igno- ranti che imparano, devono apprendere ciò
che non sanno; ma come si può imparare quando non si sa neppure ciò che
si devo imparare? E se Clinia risponde che sono i sapienti che
imparano, la difficoltà resta la medesima: come possono i sapienti
imparare dal momento che sanno? — Chi Ba qualche cosa possiede il
sa- pere, eli’ 6 tutto: dunque chi sa qualche cosa sa tutto.
CAPITOLO III 33 scudo esso stesso, per cosi dire, un
miracolo. È strano infatti che quei 400 o 500 tipi fonetici, a cui il
Mailer ridusse le parole delle varie lingue, aspettino, a ma-
nifestarsi, le idee rispettive. Il linguaggio, disse Hum- boldt, è il
prodotto necessario dello svolgimento dello spirito umano; e sta bene; ma
questo svolgimento non è spiegato dall’ istinto di Réuan e Max
Mailer, mentre importa appunto stabilire come il linguaggio si
produca. Il filologo Whitney, nella sua opera sulla Vita del
linguaggio, dice che l’origine del linguaggio è dovuta al concorso di tre
cause, che s’ incontrano nella specie umana: 1° la facoltà di emettere
un’ infinità di suoni e di riprodurli a volontà: 2° il desiderio,
determinato da un bisogno di socialità superiore, di comunicare le
idee per mezzo di segni: 3“ la facoltà di genera- lizzare, di giudicare,
di concepire dei concetti e di per- cepirne i rapporti. E queste sono
infatti le condizioni del sorgere e svilupparsi del linguaggio, ma come
ef- fettivamente il linguaggio sia sorto e si sia sviluppato, esse
non dicono. Si paragonò l’origine del linguaggio nelle razze,
all’origine del linguaggio nel bambino. Il bambino per attività puramente
riflessa emette un grido che manifesta in lui un dolore, un bisogno: al
grido ac- corre la nutrice, e accorre ogni volta che il grido si
ripete; cosi si va fissando un’ associazione mentale tra l’atto dell’
emettere il grido e il successivo accorrere della nutrice, onde, a
chiamar questa, finuli j^ uXr ri- peterà, ma coscientemente ,
ìnlenzionalmew, il'^-WyoHl Marchesini, Logica
34 ELEME NTI PI LOGICA fl grido assumerà un significato logico. Tiù
tardi altri suoni esprimeranno il pensiero di lui, come quando egli
indicherà gli oggetti imitandone in qualche modo l’ impressione sensibile
che ne riceve; dirà ad esempio Jcolcò per indicare il pollo, mìàou per
indicare il gatto: riprodurrà un dato sensibile, nel nostro caso uditivo,
a cui si associeranno altri dati sensibili, come quelli visivi. Da prima
designerà con questo suono non sol- tanto gli oggetti dai quali l’ udì,
ma anche altri og- getti consimili, che hanno in comune, oltre a
quelle, altre qualità sensibili: con lo stesso suono sarà ad esempio
da lui indicato, da prima, ogni uccello. Le distinzioni di linguaggio
verranno piti tardi, mano mano che si distingueranno e aumenteranno nel
bam- bino le percezioni. Questa è, a larghi tratti, la
formazione e lo svol- gimento del linguaggio, nel bambino, a cui conti
i- buiscono in modo particolare gli ammaestramenti spe- ciali che
egli riceve da chi gli apprende la lingua. Si potrà inferirne che
l’origine e lo sviluppo del linguaggio d’ una razza, avviene come nel
bambino? Con tale inferenza si dimenticherebbe un fatto im-
portantissimo, eh’ è fondamento d’una netta distin- zione: il fatto che
il fanciullo nascendo porta anche per il linguaggio delle disposizioni
funzionali orga- niche-psichiche, diverse da quelle che potevano
avere gli uomini primitivi; il paragone adunque, e l’ infe- renza,
non reggono. L’ipotesi piu accreditata intorno all’origine
del linguaggio è quella di Darwin, illustrata particolar-
CAPITOLO III 35 mente dallo Spencer, per cui il
linguaggio è opera dell’evoluzione, come ogni altro fatto naturale
ed umano. Originariamente gli uomini si servivano del
gesto indicativo o imitativo ; poi, provveduti, per evoluzione
organica, di organi capaci di mandar suoni articolati, accompagnarono
questi al gesto, ed espressero cosi le proprie sensazioni e i propri
bisogni, e designarono gli oggetti. Tale espressione e tale designazione
avevano da prima carattere essenzialmente imitativo, conser-
vatosi, quanto al suono articolato, nell 'onomatopeici; ed erano
piuttosto istintive. In progresso di tempo i movimenti del gesto e dell’
articolazione si utilizza- rono più largamente, e venne cosi a
sostituirsi al lin- guaggio naturale un linguaggio convenzionale.
Cominciato per evoluzione, il linguaggio di un po- polo (come
quello dell’individuo) continuò a svolgersi pure per legge evolutiva,
mediante i rapporti sempre più ampi e riflessi che si stabilirono
successivamente tra i segni e la cosa significata. Si ebbero cosi
nel linguaggio la forma mimica , l’ ideografica, e la fone- tica :
1 e la parola divenne per ultimo il linguaggio per eccellenza.
1 Presso certe tribù selvagge la parola non può comprendersi senza
il gesto. Anche presso gli antichi la mimica aveva la mas- sima
importanza, come presso i sordo-muti, che devouo esprimere il pensiero
col gesto proprio, naturale e artificiale. La l'orma ideografica, che
troviamo presso gli Egiziani, i Chinesi e altri popoli, è un disegno
abbreviato e più o meno convenzionale, in cui ogni carattere esprime
direttamente un'idea. I popoli ocei- ELEMENTI PI LOGICA
86 Innumerevoli sono le forme che la parola assunse
presso i vari popoli o razze, poiché ogni popolo o razza ebbe la sua
lingua. Tuttavia si riuscì a ricondurre tutte le lingue a un piccolo
numero di tipi, che sem- brano corrispondere agli stadi successivi dell
evolu- zione della parola. 1° Tipo: lingue monosillabiche
(es. la chinese) Sono composte di sillabe che costituiscono ciascuna
una parola rappresentante un’idea astratta e generale. Secondo l’
ordine nel quale i monosillabi si dispongono, si esprimono le diverse
combinazioni e modificazioni delle idee. 2° Tipo: lingue
agglutinanti o •polisintetiche , (es. le lingue delle tribù americane).
Sono composte di ra- dici di cui le une esprimono le idee più
importanti, le altre le idee accessorie: messe insieme, cosi dal
costituire spesso una parola straordinariamente lunga c complessa,
esprimono sia le modificazioni d’un idea principale, sia una combinazione
più o meno com- plessa di idee principali e accessorie. 3°
Tipo: lingue a flessione : (es. le lingue semitiche, e indo-europee).
Sono composte di parole ciascuna delle quali esprime un’idea principale
modificata da una accessoria; le diverse modificazioni dell’idea
prin- cipale si esprimono per il modificarsi, per l’ inflettersi,
della terminazione delle parole stesse. dentali non se ne servono
più se non per certi usi (cifre, segni algebrici eoe.). Usano
invece della scrittura fonetico, in cui ciascun carattere è il
seguo non d'nu idea uia di un suono. Di questi tre tipi, il secondo
sarebbe derivato dal primo, per Y addizione delle radici accessorie alle
ra- dici principali; e le lingue a flessione sarebbero de- rivate da
lingue agglutinanti piu antiche, per la fu- sione delle radici accessorie
con le radici principali. § 5. Trasformazione del significato dei
termini. - Con le parole non comunichiamo soltanto delle idee, ma
anche delle credenze, dei fatti. E poiché le no- stre credenze, le nostre
rappresentazioni dei fatti, e la interpretazione di questi, mutano,
mutano anche i significati delle parole. Una mutazione che si
può ritenere primitiva, quanto è costante, l' abbiamo nella
trasformazione del senso di una parola, da proprio a traslato-, ciò
avviene per quella certa somiglianza che si riconosce tra il signi-
ficato proprio, o etimologico, e quello traslato. Una casa grande e
sontuosa oggi si chiama pa- lazzo, parola che indicava prima una
costruzione dei Romani più antichi, eretta in onore della dea Pale.
La parola palazzo oggi sopravvive, ma con significato diverso dal
primitivo. Pagano originariamente significava 1’ abitante del
pagus , poi significò l’idolatra, l’adoratore di divinità antiche,
perché, all’epoca in cui il cristianesimo si propugnava, mentre gli
abitanti delle città erano i primi a convertirsi alla nuova fede, gli
abitanti della campagna erano gli ultimi. Villano si diceva,
durante il regime feudale, chi era soggetto a minori oneri, ed era, per conseguenza,
oggetto di disprezzo da parte dell’ aristocrazia mili- 38
ELEMENTI PI LOGICA tare. A lui si attribuivano, con
qualche esagerazione, I vizi e delitti: villano divenne perciò una
qualifica in- giuriosa. _ . . 1 Il significato adunque di
questi tre termini, pa- ■ lazzo , pagano, villano, si trasformò
generalizzandosi J come si trasformarono generalizzandosi., per citare
an- j cora due esempi, il termine sale, che da prima era soltanto
il cloruro di sodio, e il termine olio, che da prima indicava soltanto
l’olio d’oliva. Nella trasformazione della parola si ha pure un
. processo inverso, di specializzazione. Cosi il termine j vitriolo
(da vitruni) che da prima significava ogni corpo j cristallino, poi si
attribui a una specie particolare. Il termine oppio (da ònòg succo) che
voleva dire un i succo qualunque, ora indica soltanto il succo del pa-
J pavero. E il termine fecula (da foex, feccia) proprio a
significare originariamente ogni materia che si depo- j siti
spontaneamente in un liquido, poi lo si applicò al- 1’ amido che si
deposita quando si agita, nell’acqua, della farina di frumento. E il
significato di questa parola si specificò poi ancor più, venendo a
indicare un principio vegetale particolare che, come l’amido, è
insolubile nell’acqua fredda, ma è completamente solubile nell’acqua
bollente, con la quale forma una soluzione gelatinosa. ...
Il cocchiere chiamai suoi cavalli le mie bestie-, un cacciatore può
intendere per uccelli le pernici. V’ è adunque nel significato
delle parole una tran- sizione, della quale, nel loro uso, devesi tener
conto. Si consideri, ad esempio, il vario significato della parola
lettera (lettera dell’ alfabeto, lettera missiva, let- teratura) e della
parola gusto (sentimento estetico, e facoltà di distinguere il bello). E
quanto alle meta- fore, si consideri, ad esempio, il significato che la
pa- rola luce acquista quando si applica all’istruzione, e la
parola fuoco applicata alla collera e allo zelo: e si considerino le
parole nascere e morire , che si usano in un senso molto piu largo che
non sia quello stret- tamente biologico. A tale varietà di
significato nelle medesime parole, contribuiscono anche la metonimia (es.
corona per re- (/no), i suffissi (es. pregiudizio, difetto, illimitato),
le pe- rifrasi (es. padre della storia), la composizione (es.
strada-ferrata, acquavite ecc.). Vediamo adunque come, o per
circostanze acciden- tali, o per bisogni veri, si trasformi il significato
di una parola, cosicché non sarebbe né possibile né utile restar
fedeli al significato primitivo. E ciò dicasi sia del linguaggio tecnico
di una scienza, che si muta col progredire e con lo trasformarsi di
questa, sia del linguaggio familiare. Non possiamo pertanto
accontentarci del dizio- nario, dove il senso di una parola è spesso
piuttosto indicato che non esattamente precisato. La precisione del
significato deriva dall’uso, nel quale pertanto trovasi il migliore
ammaestramento. Chi tenesse a sola guida il dizionario, non
riconoscerebbe somiglianze e diffe- renze, e anche semplici sfumature di
significato, di cui il dizionario non tiene conto; come avvertiamo
fa- cilmente in chi parla una lingua di cui non ha il più sicuro e
largo possesso. -10 — 1 ELEMENTI HI
LOGICA Giovanni Marchesini. Keywords: “L’educazione del soldato” --. Marchesini.
Keywords: l’educazione del soldato, con il capitano Ercole Meoli, la Societa di
Genetica e Eugenica SIGE – Societa Italiana diGeneica ed Eugenica – il
simbolismo – la dottrina del simbolismo – I simbolisti – I filosofi simbolisti
– I artisti simbolisti – Welby, Ogden, Grice, ‘il simbolo del simbolo’ -- il
cammino del cavaliere, codigo cavalleresco, cavalleria, cavallo, equites romano
– tutii questi appartneno all’altro Marchesini – questo Marchesini e
tradizionale --. Resf.: Luigi Speranza,
“Grice e Marchesini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745511747/in/datetaken/
Grice e
Marchesini – postumanar, trasumanar – sovrumanar – eta degl’omini – vico --
umanar – equites romani -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna).
Filosofo. Grice: “I don’t think Marchesini has a philosophical background, but
he fascinates me! I especially liked his idea about ‘virility’ and the idea of
a knightly code – ‘codice cavalleresco’ – The other field that fascinates me is
his research on ‘inter-subjectivity’ in the living form – which he now extends
to plants – ‘vivente’ – Surely we don’t refer to a cat as an object – and the
philosophical keyword here is ‘threshold,’ that Marchesini aptly uses.” Cardine
della sua proposta filosoficariconducibile, seppur con caratteristiche proprie,
alla più ampia corrente del Post-humanè lo smascheramento di quell'errore
prospettico che pone l'uomo al centro e a misura dei suoi predicati.
«Comincerò il mio viaggio dal prato più bello, quello che l'aria non abbandona
un istante, il sole vi si intrappola da splendere pur di notte ed i profumi
vergini coesistono con quelli gravidi. È qui che il dio Pan cadde la notte dei
tempi, da qui iniziò il suo girovagare incerto, all'unico desiderio
d'amare» (R. Marchesini, Il dio Pan). Da sempre affascinato dalla natura
e, in particolare, dal regno animale, consegue la laurea a Bologna. Parallelamente
agli anni di formazione universitaria, spinto da un forte interesse verso il
comportamento animale, stringe una feconda collaborazione e amicizia con
l'etologo Giorgio Celli, con il quale inizia a indagare le interazioni sociali
degli imenotteri. Per cinque anni conduce ricerche “sul campo” e, con l'ausilio
della macrofotografia, è in grado di immortalare quegli attimi di vita animale
altrimenti nvisibili all'occhio nudo: rituali di corteggiamento, di
accoppiamento e di trofallassi tra gli insetti che diventeranno il viatico per
tutta la sua ricerca futura. Nei suoi studi di entomologia approfondisce
l'analisi dei sistemi feromonali che saranno tema di alcune pubblicazioni e
della successiva ricerca sul comportamento e sul benessere animale. Nella
seconda metà degli anni ottanta, sotto la guida del professor Franco Pezza,
dell'Università degli Studi di Milano, studia i metodi di allevamento, i
parametri di benessere nelle aziende zootecniche, i fattori di incidenza del
rischio in zootecnia, le modalità di individuazione dei sinistri, pubblicando
alcuni lavori sulla medicina veterinaria delle assicurazioni. Inizia così
la sua collaborazione con diversi atenei sui temi del comportamento animale,
tenendo corsi e master di etologia applicata e medicina comportamentale. Alla
metà degli anni novanta entra nel Consiglio Direttivo della Società di
Scienze Comportamentali Applicatedi cui diverrà Presidente focalizzando la
propria attenzione sul comportamento degli animali domestici, sugli stili di relazione
interspecifica, sui problemi e sulle patologie comportamentali. Osservando sul
campo le espressioni comportamentali e i processi di apprendimento degli
animali, inizia a considerare anacronistici e contraddittori i modelli
esplicativi tradizionali. In sintesi, quello che Marchesini propone nel
panorama delle scienze cognitive è un superamento dei tre modelli
interpretativi al comportamento animalequello behaviorista, quello etologico
classico e quello antropomorficoin virtù di un modello mentalistico unitario
(un'unità necessaria che la mente, come fenomeno unico, richiede), che valga
sia per i processi consapevoli che inconsapevoli e che descriva espressione e
apprendimento in termini elaborativi dell'informazione, sistemici o
composizionali dellecomponenti, solutivi e non reattivi, evolutivi e
relazionali nella realizzazione ontogenetica. Questo porterà alla pubblicazione
di tre testi dal forte impatto innovativo: Intelligenze plurime e Modelli
cognit ivi e comportamento animale ed Etologia cognitiva. Alla ricerca
della mente animale. Gli assunti di base della proposta di Marchesini sono i
seguenti: il soggetto è immerso in un campo di possibilità filogenetiche
che definiscono il tipo di intelligenza propensionale o specie-specificada cui
l'idea di pluralità cognitiva dove le diverse intelligenze sono comparabili ma
non commensurabili; il processo ontogenetico di costruzione dell'identità si
realizza grazie alle dotazioni innate, che ricche di virtualità evolutive,
possono essere organizzate in una molteplicità di modida cui l'idea di rapporto
dimensionale o direttamente proporzionale di innato e appreso; l'espressione
del soggetto è sempre proattiva, mossa cioè da un obiettivo, e quindi frutto di
una condizione problematica che il soggetto cerca di risolvere attraverso
ricette solutive fino al raggiungimento dell'obiettivoda cui il superamento del
concetto di rinforzo. Vi è quindi una ridefinizione della soggettività animale,
come possesso del suo qui e ora, e come capacità di mettere in dialogo tutte
quelle istanze (ontogenetiche e filogenetiche) che gli appartengono nella sua
relazione con il mondo. Bioetica e diritti animali Alla fine degli anni ottanta
si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna, con l'intento di
sondare il rapporto uomo-natura da una prospettiva pedagogico-filosofica.
In questi anni inizia a portare nelle scuole percorsi progettati appositamente
a misura di bambini per permettere loro di conoscere la varietà del mondo
animale evitando letture antropomorfiche, quelle viziate, ad esempio, dai
sedimentati repertori culturali. È in questi anni che avviene uno degli snodi
cardine nell'attività di Marchesini: egli si accorge che le potenzialità che è
in grado di esprimere il binomio bambinoanimale (o più in generale uomoanimale)
è da ricercarsi non nella performatività quanto piuttosto nelle dinamiche che
la relazione, unica e irripetibile, è in grado di generare. L'animale coinvolto
nelle attività didattiche non è più un oggetto dal quale attingerequasi fosse
una fonte miracolosaelementi benefici al percorso formativo del bambino, ma è
nel suo essere soggetto e capace di stipulare un patto con il proprio
interlocutore che lo fa divenire elemento imprescindibile di ogni percorso
formativo. L'esperienza condotta all'interno delle scuole porta
Marchesini alla stesura del volume Natura e pedagogia, inizialmente nato per
divenire la sua tesi di laurea, ma pubblicato prima della conclusione degli
studi umanistici. Le attività con i bambini lo conducono in tutta Italia
portando in evidenza due aspetti: il divorzio che si è andato realizzando
tra l'uomo e le altre specie nella cultura contemporanea, con bambini che non
sono in grado di relazionarsi con gli animali e spesso nemmeno conoscono le
specie domestiche; la svalutazione degli animali e l'incapacità della società
contemporanea di avere consapevolezza dell'importanza della relazione con le
altre specie per lo sviluppo della personalità. Per Marchesini la svalutazione
operata dalla società contemporanea parte dalla perdita di quel rapporto di
convivenza e di ospitalità che viceversa ancora caratterizzava la cultura
rurale. Nasce così il Concetto di soglia (che esprime il bisogno di uscire
dalla dicotomia novecentesca dell'antropomorfismo e della reificazione
dell'eterospecifico. Temi già affrontati in due saggi precedenti, Animali di
città, critico verso l'antropomorfizzazione degli animali da compagnia, Oltre
il Muro, critico verso la reificazione dei cosiddetti animali da utilità. Sono
gli anni in cui riflette sul pensiero animalista e sulla bioetica animale
fondando, insieme a colei che diventerà la sua storica collaboratrice, Sabrina
Golfetto, la casa editrice Apeiron con lo scopo di creare un luogo dove
ospitare riflessioni e dibattiti su tali tematiche. Sono gli anni in cui
abbraccia, senza più abbandonarlo, il vegetarianesimo e dà vita assieme a
Luisella Battaglia e a Margherita Hack a un'intensa attività convegnistica che
confluirà nella collana Quaderni di bioetica di cui sarà direttore. Nel sostituisce Caffo, che ne era stato fondatore
e primo direttore, nella direzione di Animal Studies: Rivista Italiana di
Antispecismo. Nel maggio esce per
le Edizioni Sonda Contro i diritti degli animali? Proposta per un antispecismo
postumanista. Il saggio affronta il tema dello specismo passando in rassegna le
incongruenze e le incoerenze nascoste nelle maglie di un dibattito filosofico e
culturale che pretende di sospendere l'antropocentrismo, rimanendo all'interno
di una cornice umanistica. Il testo vede i commenti finali di Rodotà, Sax,
Vallauri e Fadini. Porta la neonata zooantropologia in Italia, disciplina
all'interno della quale compie una sistematizzazione sia a livello teorico,
accanto alle antropologhe Eleonora Fiorani e Sabrina Tonutti, sia a livello
applicativo con la delineazione di protocolli operativi nelle aree educative e
assistenziali. Per ciò che concerne la zooantropologia teorica, l'ipotesi
di fondo proposta da Marchesini, e riconducibile alla sua teoria della
zootropia, è che gli animali nel corso della storia non abbiano funto solo da
produttori di prestazioni o di collezioni di modelli da imitare ma altresì da
alterità referenziale nei processi antropopoietici. Marchesini sviluppa il
concetto di "referenza animale", inteso come contributo di cambiamento
offerto all'uomo dalla relazione con l'etero-specifico. Gli uccelli non
hanno insegnato all'uomo l'arte di volare -- il modo di realizzare questa
attività -- ma gli hanno ispirato la dimensione esistenziale del volare. Per
Marchesini i predicati umanicome la danza, la musica, la cosmesi, la
tecnicavanno considerati come frutti ibridi, esito cioè dell'incontro
relazionale con le altre specie. Il motore della cultura umana è quindi per
Marchesini rintracciabile nell'incontro con l'alterità animale che, nella forma
di una vera e propria epifania, è stato capace di re-direzionare l'uomo lontano
dal suo centro filogenetico e dalla sua solipsia di specie dando vita a nuove
possibilità esistenziali. Per ciò che concerne la zoo-antropologia applicata,
opera una trasformazione in alcuni settori delle attività di relazione con gli
animali, dalla pet therapy alla pedagogia cinofila, impostando i
"protocolli dimensionali", vale a dire individuando nel rapporto
delle dimensioni di relazione, ciascuna dotata di specificità sia di ordine
relazionale che referenziale. In pet therapy lavorare secondo l'approccio
dimensionale significa evitare l'incontro generico tra un paziente e un animale
ma individuare le dimensioni di relazione che sono utili al fruitore secondo i
suoi bisogni specifici e renderle operative attraverso attività
specifiche. Allo scopo di formare nuovi operatori in grado di lavorare
secondo i protocolli dimensionali fonda “Scuola di Inter-Azioone Uomo-Animale
on sede a Bologna. Sii fa co-promotore di Carta Modena (Carta dei Valori e
dei Principi della Pet-Relationship) che riceve il patrocinio del Ministero
della Salute. Il documento mira a tutelare, all'interno del panorama della
attività assistite dagli animali (A.A.A.) sia il fruitore, il benessere
dell'animale coinvolto e il principio inter-relazionale che dal binomio
scaturisce. Pubblica “Etologia filosofica: alla ricerca della inttersoggettività
animale” con il quale inaugura la riflessione ontologica sul carattere
dell’intersoggettività animale, vale a dire su che cosa differenzia un “oggetto”
da un essere “vivente.” Rilegge l'ontologia animale in termini di
"desiderio". “Essere animale” (essere vivente) significa prima di
tutto "essere desiderante", una condizione di *non*-equilibrio che
rende due animali protagonisti de loro divenire nonché capaci di definire il
corso della filogenesi di specie. L'etologia filosofica diviene ben
presto un campo di ricerca entro il quale dialogano allo scopo di ridefinire i
contorni di ciò che intendiamo con essere animale. Inizia la ricerca
filosofica che va a innestarsi nella costellazione di studi definita come
post-human. È di questo period della ri-definizione dell'umano quale
entità ibrida, puntualizzato nel dettato che vede l'uomo non più misura del
mondo ma nemmeno misura di se stesso. In tale corrente filosofica ci sono per
Marchesini le giuste premesse per poter articolare la propria riflessione in
quanto il concetto di “alterità” nel progetto post-human assume un significato
molto più vasto, abbracciando di fatto le entità non umane animali e
macchiniche. Collabora con la rivista Virus inaugurando una nuova
estetica basata sull'ibrido come manifestazione contemporanea del sublime. In
tale luce il Manifesto del Teriomorfismo rappresenta il documento attraverso il
quale gli artisti rifiutano il dettato antropocentrico e riconoscono la natura
ibrida di ogni processo creativo. All'interno di tale campo d'indagine
pubblica Animal Appeal e una feconda collaborazione che travalica i campi
disciplinari e rivela ancora una volta i debiti che la cultura, in questo caso
l'arte, ha contratto con le alterità. Conosce Salsano, storico, sociologo ed
editor della casa editrice Bollati Boringhieri, che affascinato dal lavoro di
Marchesini decide di pubblicare un primo saggio sul rapporto tra bios e techne
dal titolo La fabbrica delle chimere (1999), testo che si pone a cavallo tra le
precedenti esperienze in zooantropologia e bioetica e la nuova riflessione
postumanistica. Esce Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza, testo
corposo, concettualmente denso e dalla molteplicità di riferimenti, che ha
suscitato un grande dibattito nel mondo accademico portando il suo autore a
divenire punto di riferimento per ogni ricognizione che vada ad indagare i
rapporti che intercorrono tra vivente (sia esso umano o animale) e tecnica.
Sempre nel medesimo anno fonda Il Centro Studi Filosofia Postumanista allo
scopo di promuovere e sviluppare le tematiche legate al post-human da diverse
prospettive, arte, letteratura, cinema, new media, formazione. Innumerevoli
saranno poi le pubblicazioni sul pensiero postumanista, che vedranno la
pubblicazione del saggio Il tramonto dell'uomo. Inoltre, traduce, cura e scrive
la postfazione dell'edizione italiana del testo The Companion Species Manifesto
di Haraway. Esce per Mimesis Epifania animale. L'oltreuomo come
rivelazione nel quale Marchesini evidenzia come la cultura non vada pensata in
modo antropocentrico come l'esito autarchico di un processo creativo
interamente svolto dall'uomo, pur avvalendosi di materiale zoomorfo, ma come
una rivelazione epifania ispirata dal non umano. Torna in libreria con un
volume interamente dedicato al rapporto tra bios e tecnica, Tecnosfera.
Proiezioni per un futuro postumano (Castelvecchi). Rilegge il connubio tra
essere umano e tecnologia come una partnership emersa dal corredo filogenetico
della specie Sapiens, mettendo in luce le potenzialità ibridatrici e
plasmatrici della tecnologia. Da questa prospettiva, ogni invenzione, ogni
scoperta, ha un effetto epifanico; apre, cioè, una nuova dimensione di
imprevisto e di opportunità che modifica i confini e la percezione di ciò che
definiamo umano. Il mondo degli insetti (“as I observed squarrels” –
Grice) così minuziosamente osservato risulta essere particolarmente evocativo
anche da un punto di vista estetico e narrativo tant'è che dà alla luce la
raccolta di racconti lirici “Il dio Pan,” frutto in parte anche delle
osservazioni compiute tra gli imenotteri. Nei brevi racconti dedicati al
dio agreste della mitologia greca, cerca di sfatare il mito di una natura, da
un lato meccanicistica (mera esecutrice dei dettami della genetica) e
dall'altro lato bucolica e idealizzata che nulla o poco rappresenta ciò che
l'autore mira ad affrescare: una natura reale, un mondo del vivente a volte
crudele ma in grado di interconnettere profondamente tutti i suoi abitanti: la
preda e il predatore, la cavalletta e la mantide. Il testo, recepito
positivamente dall'ambiente culturale bolognese, porta Marchesini a stretto
contatto con il Roversi, altra figura che influenzerà profondamente la sua
attività futura portandola a spingersi in plurimi territori e a cavallo di
numerosi discipline: dalla narrativa alla poesia, passando per la
filosofia. Pubblica il romanzo Uscendo da Lauril e la raccolta di racconti Specchio animale che
ospita la postfazione di Leonetti. Con la pubblicazione di Uscendo da Lauril in
particolare,intraprende l'esperimento di trasferire sul piano narrativo le
evocazioni postumanistiche partendo dalla poetica cyber-punk. In entrambi i
lavori è possibile ritrovare quegli elementi che contraddistinguono la speculazione
filosoficai: la dialettica tra identità alterità, il rifiuto di qualsiasi mito
della purezza originaria e di ogni forma di antropocentrismo. Esce per la
casa editrice Mursia Ricordi di animali, l'autobiografia volta a raccogliere la
storia di vita dell'etologo osservata tramite la lente dei numerosi animali che
ne hanno scandito le tappe fondamentali. -- è invece la volta de La filosofia del
giardiniere, pubblicato dalla Graphe edizioni nella collana Parva. Il libro è
composto di due parti, nella prima il lettore è condotto dalle parole a
passeggiare nel giardino, novello atelier darwiniano, con stupore e riverenza.
Nella seconda sono le immagini di alcuni giardini del mondo a far continuare la
riflessioni sulla cura, portate avanti da Marchesini. Roberto
Marchesini nel Centro Studi di Galliera (Bologna) Progetti esteri Roberto
Marchesini tiene regolarmente conferenze in diversi paesi del mondo tra i
quali: Stati Uniti, dove dal tiene
annualmente una lecture presso l'Harvard, Brasile, Messico, Cile, India,
Australia, Francia, dove è stato ospite della Sorbona, Spagna,
Portogallo. Cura la rubrica etologia a cadenza settimanale "Gli
animali che dunque siamo" per Il Corriere della Sera. “Intelligenza
emotiva versus intelligenza cognitive” in Pluriverso, 3, La Nuova Italia, La via vegetariana per un mondo migliore,
Vimercate, La spiga vegetariana, pagina 2:// novalogos/drive /File/ LIBRO% 20ANIMAL
%20 STUDIES %201- novalogos// drive/File/
animalstudies. R. Marchesini, Teriomorfismo, Bologna, Apeiron. Bioetica,
diritti animali, pedagogia e scienze cognitive. Oltre al muro, Torino, Franco
Muzzio Editore, Natura e pedagogia, Roma, Theoria, Il concetto di soglia, Roma,
Theoria, Io e la natura, Forlì-Cesena, Macro Edizioni, La fabbrica delle
chimere. Biotecnologie applicate agli animali, Torino, Bollati Boringhieri, Bioetica e scienza veterinarie, Edizioni
Scientifiche Italiane, "Intelligenza emotiva versus intelligenza
cognitiva", In Pluriverso, Firenze, La Nuova Italia, Bioetica e
biotecnologie. Questioni morali nell'era biotech, Bologna, Apeiron,
Intelligenze plurime. Manuale di scienze cognitive animali, Bologna, Peridsa,
“Il galateo per il cane” Milano, Giunti, “Modelli cognitivi e comportamento
animale: Coordinate di interpretazione e protocolli applicative;; Contro i
diritti degli animali? Proposta per un anti-specismo post-umanista,
Alessandria, Edizioni Sonda, Vivere con
il cane. Come migliorare il rapporto fra cani, adulti e bambini, Firenze, De
Vecchi, Il bambino e l'animale. Fondamenti per una pedagogia zoo-antropologica,
Roma, Anicia, Etologia cognitiva. Alla
ricerca della mente animale, Bologna, Apeiron, Pluriversi cognitivi. Questioni
di filosofia ed etologia, Milano, Mimesis, Geometrie esistenziali. Le diverse
abilità nel mondo animale, Bologna, Apeiron, Zooantropologia. Animali e umani: analisi di
un rapporto, Como, Red, Animali in città. Manuale di zoo-antropologia urbana,
Como, Red, Homo Sapiens e mucca pazza. Antropologia del rapporto con il mondo
animale, Bari, Dedalo, R. Fondamenti di zooantropologia. Zooantropologia
applicata, Bologna, Perdisa, Manuale di zooantropologia, Roma, Meltemi, Il codice degli animali magici, Firenze, De
Vecchi, L'identità del cane. Storia di una implicatura conversazionale tra
specie; Bologna, Apeiron, L'identità del gatto. La forza della convivialità,
Bologna, Apeiron, Cane & Gatto. Due stili a confronto, Bologna, Apeiron, Etologia filosofia. Alla ricerca della inter-soggettività
animale, Milano, Mimesis, Emancipazione dell'animalità, Milano, Mimesis, Posthuman.
Verso nuovi modelli di esistenza, Torino, Bollati Boringhieri, Il problema del
corpo, tra umanesimo e postumanesimo, in Janus, Tecno-scienza e approccio post-umanistico, in
Millepiani, R. Marchesini, Il tramonto dell'uomo. La prospettiva postumanista,
Bari, Dedalo, R. Marchesini, Filosofia postumanista e antispecismo, in
Liberazioni. Rivista di critica antispecista, L. Caffo, R. Marchesini, Così
parlò il postumano, a cura di. E. Adorni, Aprilia, Novalogos,,R. Marchesini,
Epifania animale. L'oltreuomo come rivelazione, Milano, Mimesis, R. Marchesini, Ibridazioni e processi
evolutivi, in Formazione e post-umanesimo. Sentieri pedagogici nell'età della
tecnica, Milano, Raffello Cortina, Etologia filosofica. Alla ricerca della inter-soggettività
animale, Milano, Mimesis, Alterità. L'identità come relazione, Modena, Mucchi Editore, Tecno-sfera.
Proiezioni per un futuro postumano, Roma, Castelvecchi, Eco-ontologia. L'essere
come relazione, Bologna, Apeiron, R. Teriomorfismo, Bologna, Hybris, Poetiche postumaniste in Polimorfismo,
multimodalità, neobarocco, N. Dusi e C. Saba, Silvana Editore,, R. Marchesini, "Ontani. Argonauta
dell'ibridazione", in Ontani incontra Giorgio Morandi. Casamondo, Danilo
Montanari Editore, Il Dio Pan. Racconti
lirici, Firenze, Firenze Libri, Graphe edizioni, Perugia, Uscendo da Lauril,
Roma, Theoria, Specchio animale. Racconti di ibridazione, Roma, Castelvecchi, Ricordi
di animali, Milano, Mursia, Il cane secondo me. Vi racconto quello che ho
imparato dai cani, Alessandria, Sonda, La filosofia del giardiniere.
Riflessioni sulla cura, Perugia, Graphe edizioni. Blog ufficiale, su marchesini etologia. vegetti
della letteratura fantastica, Fantas cienza Academia.edu. Sito ufficiale (Scuola
di Inter-azione Uomo-Animale). Centro Studi Filosofia Postumanista diretto da. Grice:
“There are two Robeto Marchesini – but only one is a philosopher. The other
writes on ‘il cammino del cavalier’ and the ‘codice caavlleresco’ and the
equites romani, but he is not recognized as a philosopher!” -- Roberto
Marchesini. Marchesini. Keywords: terio-morfismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Marchesini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691135341/in/photolist-2mKLzDp
Grice e
Marchetti – filosofia italiana – della natura delle cose -- Luigi Speranza (Empoli).
Filosofo. Grice: “I love Marchetti;
for once, he had to find vulgar terms for all of Lucretius’s learned ones! The
Italians used to call their own tongue ‘volgare’ then --; this is not easy
matter (to translate Lucretius, not to call your tongue volgare), especially
since Lucretius was often unclear to himslf – talk of my conversational
desideratu of conversational perspicuity [sic]!” -- Grice: “I like him because
he axiomatised Galilei!” Professore a Pisa, contina le ricerche di Galileo n
come iViviani. Collabora con Papa.
Scrisse rime morali ed eroiche. L’opera cui deve la sua fama è la
traduzione “Della natura delle cose” di Lucrezio. Considerata come un manifesto
di razionalismo, “La natura dellle cose”
influì notevolmente sul gusto arcadico per la purezza della lingua e l'eleganza
dello stile. La diffusione di idee
materialiste attirò sul Marchetti l'accusa di empietà. Pur rifugiatosi nella
poesia, non riuscì ad evitare le indagini del Sant'Uffizio, ispirate
soprattutto da Vanni. Per altre sue opere di successo fu attaccato dagli
oppositori di Galileo. Membro dell’ Accademia dei Disuniti, Accademia
dell'Arcadia, Accademia dei Fisio-critici, Accademia dei Risvegliati, Accademia
della Crusca e Accademia Fiorentina. Saggi: “De resistentia solidorum” (Firenze,
typis Vincentij Vangelisti e Petri Matini (Grice: “Opera abbastanza interessante, basata sulla teoria
galileiana, cui Marchetti dà una struttura assiomatica – ripetto, ‘assiomatica’
-- rigorosa. Tratta in larga parte il problema dei solidi di uniforme
resistenza, precedendo di mezzo secolo l'importante trattato di Grandi), “Exercitationes
mechanicae” (Pisa, Ferretti); “Della natura delle comete,” “Lettera scritta
all'illustriss. sig. Francesco Redi,” Firenze, alla Condotta, “Saggio delle
rime eroiche morali e sacre,” dedicato all'altezza reale di Ferdinando principe
di Toscana” (Firenze, Bindi); “Anacreonte,” radotto in rime toscane, e da lui
dedicato all'altezza reale di Ferdinando principe di Toscana, In Lucca, per L.
Venturini. “Della natura delle cose libri sei” (per Giovanni Pickard) Vita e poesie
da Pistoja filosofo e matematico all'illustrissimo sig. cavaliere F. Feroni
marchese di Bellavista patrizio fiorentino e accademico della Crusca (Venezia,
aValvasense (Contiene poesie con la “Vita” scritta dal figlio Francesco). G. Costa,
Epicureismo e pederastia: il Lucrezio e
l'Anacreonte secondo il Sant'Uffizio, Firenze, Olschki, Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Mario Saccenti, “Lucrezio in Toscana: Studio
su Marchetti” (Firenze, Olschki); De
rerum natura Razionalismo, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Crusca. Alessandro
Marchetti. Marchetti. Keywords: implicatura, lucrezio, della natura delle cose,
pederastia, il poeta filosofo, l’essamero di Lucrezio, l’essameri di Lucrezi,
il poema filosofico latino, il genero filosofico nella poesia latina. Lucrezio,
alma figlia di giove, inclita madre. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchetti”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51638862376/in/photolist-2mNaHiH-2mF9EHo-2mKLXoX-nSNEUQ
Grice e
Marchi – la missione di Roma – la religione civile di Mussolini -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Potenza). Filosofo. Grice: “Marchi
displays a few features hardly found at Oxford: He edited a magazine,
“filosofia mazziniana” – I can imagine Bradley wanting to edit “Hegeliana” at
Oxford – and we do have a Gilbert Ryle Room, and an Occam Society! The other
trait is illustrated by his manifesto, “La missione di Roma,” – Churchill would
have equaled with something Anglian!” Generale di corpo d’armata italiano,
Medaglia d'oro dei Benemeriti dell'Educazione Nazionale. Insegna a Roma. Cura
la pubblicazione di diverse riviste in cui si confrontarono alcuni studiosi del
primo Novecento italiano come Varisco. Tra queste Dio e Popolo e “L'idealismo
realistico.” Dio e Popolo, rivista di ispirazione mazziniana, accoglie scritti
miranti alla ricostruzione della filosofia religiosa di Mazzini e i rapporti
tra religione e stato; nega l'ateismo e persegue l'ideale di “repubblica”. “L'idealismo
realistico” raccoglie teorie filosofiche di stampo anti-gentiliano. A lui è dedicato il Premio tesi di Laurea
“Vittore Marchi”, bandito da Roma Tre per i neolaureati che abbiano sostenuto
tesi su un argomento concernente il pensiero filosofico antico degne di essere
pubblicate; e un parco al Municipio IV. Saggi: “La filosofia religiosa di Mazzini,
in Dio e Popolo, “La missione di Roma” o, Atanòr Ed., Il concetto e il metodo
della ‘storia della filosofia,’ – Grice:
“His apt implicature is that if you are an idealist, don’t shed your
idealism when discussing J. J. C. Smart!” -- Filosofia e religione, La perseveranza
Ed., Potenza, La filosofia morale e
giuridica di Gentile, Stabilimento Tipografico F.lli Marchi, Camerino, Relazione
tra la filosofia teoretica e la filosofia pratica – Grice: “I would strongly
assert that it’s the same thing: ‘Poodle is our man in practical philosophy’
sounds obscene’” -- in L'idealismo
realistico, Roma, “Le prove dell'esistenza di Dio, in L'idealismo realistico,
Roma, Gli è stato dedicato un parco a Roma. Gramsci (J. A. Buttigiec), G. De
Turris, Fenomenologia dell'individuo assoluto, Roma, Edizioni Mediterranee.
//uniroma3/news.php?news=603. Vittore Arnaldo Marchi. Vittore Marchi. Marchi.
Keywords: la missione di Roma, Mazzini, filosofia mazziniana, rivista di
filosofia mazziniana, gentile. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchi” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717823923/in/photolist-2mQoEyX-2mQiU3r-2mPXNYj-2mPMBQM-2mPAuFE-2mPrb68-2mN8nen-2mLKtaD-2mLLy7L-2mLLy6U-2mLGvyP-2mLQZBN-2mLKeCe-2mLDFVG-2mLCU95-2mKTjot-2mPV6V9-2mKAuZM-ErqrPW-DvhhWW-DhRHD2-nBSZNh-hJHSQv
Grice e
Marchi – l’anima del corpo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia).
Filosofo. Grice: “His ‘poesia del
desiderio’ is confusing – he means tenderness, as Scruton does in his book on
“Sexual arousal”” -- Grice: “Perhaps Marchi’s most provocative piece is
“L’anima DEL corpo.” If I were to be tutored on that by Hardie, I can very well
imagine Hardie – he was a Scot – ‘what d’you mean, ‘of’?” Psicoterapeuta di
formazione reichiana, umanista, autore di scritti talvolta controversi perché a
scopo provocatorio, si define Solista ed ama stare «fuori
dall'Accademia». Psicologo clinico e sociale, politologo e autore
di numerosi saggi, è stato protagonista di varie battaglie per i diritti civili
e sessuali, riuscendo con una sentenza della Corte Suprema sulla “Vertenza tra
il Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Emilio Colombo, e Marchi”, ad ottenere la revoca dei divieti
penali all'informazione e all'assistenza anti-concezionale e ad avviare la
realizzazione di una rete di migliaia di consultori sessuologici e familiari
pubblici. Fonda l’'AIED, guidando l'Associazione in qualità di Segretario. Ha
dato per oltre quarant'anni un contributo determinante non solo alla
segnalazione della pericolosità dell'esplosione demografica (da lui definita
“la madre di tutte le tragedie”) e dei suoi corollari (fame, guerre, genocidi,
disastri ambientali, disoccupazione di massa, migrazioni disperate, crisi
energetica mondiale) ma anche al chiarimento dei meccanismi psicologici che
hanno finora impedito di comprendere e di affrontare questa tragedia
planetaria. Dimostrato con alcuni foto-romanzi interpretati da noti attori (Paola
Pitagora, Pagliai, Gassman, Zavattini e Valdemarin) che i messaggi mass-mediatici
associati alla psicologia motivazionale sono lo strumento più efficace per
indurre le masse alla regolazione delle nascite: una tesi oggi confermata da
varie organizzazioni internazionali. --Presidente italiano di tre
importanti Scuole di Psicoterapia da lui fondate: quella psico-corporea di Reich,
quella bioenergetica di Lowen e quella umanistica di Rogers. Marchi matura un
diverso punto di vista nei confronti degli approcci teorici di Reich, Lowen e
Rogers (a suo parere non avevano colto fino in fondo l'importanza della
coscienza e dell'angoscia della morte nella genesi delle patologie psichiche
umane) e propone una teoria della
cultura e della nevrosi in un libro (“Scimmietta ti amo -Psicologia Cultura
Esistenza: da Neanderthal agli scenari atomici ” Ed. Longanesi “Lo shock primario”,
Ultima Ed. Rai-Erit) che viene proclamato “Libro del Mese”. Fonda a Roma
l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale, oggi diretto da Filastro.
Pioniere della ricerca psico-sociale, è
stato Presidente Onorario della Società Italiana di Psicologia Politica. I suoi
contributi in questo campo sono stati: 1) la fondazione della Psicopolitica (un
metodo di analisi psicologica dei fenomeni socio-culturali che propone una “lettura” psicologica di tali
fenomeni, diversa da quelle di carattere marxista, idealista o istituzionalista
finora prevalse, con risultati fallimentari, nelle scienze sociali e politiche
tradizionali); 2) l'elaborazione d'una nuova "Psicologia Politica Liberale".
Si è interessato anche al teatro e alla televisione, creando programmi di cui Fellini
scrisse: “Ecco una nuova televisione culturale di cui c'è, oggi, bisogno”. E
per oltre due anni ha condotto un programma di psicologia su RaiUno ” La chiave
d'oro” con Baldini. Guzzanti ha scritto di lui: “ è un felice incrocio tra
Russell ed Allen”. Attivista per il riconoscimento dei diritti alla
contraccezione, al divorzio, all'interruzione di gravidanza e all'eutanasia, ha
fondato il Centro informazioni sterilizzazione aborto) che anticipò la legge sull'aborto
in Italia, e l'Associazione italiana per l'educazione demografica. Ha costantemente sostenuto l'importanza del
problema della crescita demografica e dei problemi economici, ecologici,
sociali e psicologici ad essa connessi. Pur essendo favorevole alla
chiusura dei manicomi, ha criticato la legge Basaglia in quanto scaricava sulle
famiglie il problema dei malati psichiatrici pericolosi; parlando dei delitti
in famiglia, evidenziò come il nucleo familiare resti il luogo principale in
cui avvengono gli omicidi, a suo giudizio "frutto del fallimento"
della legge 180 sulla salute mentale. Propose «una riforma radicale e
l'apertura di cliniche psichiatriche che non siano i vecchi manicomi ma
strutture umanizzate, oltre che di centri per l'attività riabilitativa».
Aderente al Partito Radicale, ha tenuto per tredici anni la rubrica
bisettimanale "Controluce" su Radio Radicale, in cui ha trattato temi
che venivano altrove trattati con conformismo: il sesso e l'amore, la
procreazione e la contraccezione, le malattie e la morte, il lavoro e le
rendite, la libertà e l'autoritarismo. È stato autore della "Teoria
liberale della lotta di classe", nel volume O noi o loro!. Istituto di
Psicologia Umanistica Esistenziale Modello, Fondatori e Storia della Scuola -- è
mosso dalle radici comuni teoriche ed epistemologiche riconducibili alla
fenomenologia e all'esistenzialismo, fondamentali correnti filosofiche del
‘900, e da alcuni autori significativi del movimento della psicologia
umanistico-esistenziale in particolare Carl Rogers, Rank, Frankl, Binswanger, Boss,
Jaspers, Minkowski. Eredita la particolare concezione dell'uomo e della vita,
che rivendica all'essere umano il diritto e la capacità di scelta.
Consapevole della sovrabbondanza di Scuole Psicologiche esistenti in Italia
esitò prima di fondare l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale. Preferì
lavorare nell'ambito di indirizzi già affermati, che sentiva geniali e creativi
e fu l'iniziatore della Scuola Reichiana in Italia Presidente dell'Istituto di
Bioenergetica W. Reich di Roma e per 6 anni Presidente dell'Istituto di
Psicologia Rogersiana (FDI) e inoltre concorse a riscoprire e valorizzare l'opera
pionieristica di Rank con la pubblicazione
della sua opera: "Rank pioniere misconosciuto" Melusina, Esperienze
personali drammatiche e ricerche in campo clinico e antropologico imposero alla
sua attenzione l'importanza dell'angoscia di morte come uno dei più importanti
fattori che contribuiscono alla sofferenza psicologica e psicopatologica.
Sentì allora l'esigenza di creare una nuova Scuola che riuscisse a riconoscere
la rilevanza di questa angoscia primaria dell'uomo e di sviluppare un approccio
originale, pluralista e non dogmatico alla sofferenza umana, fondato
sull'integrazione sinergica delle tre dimensioni, di approccio
simultaneoall'essere umano in terapia verbale, corporea ed esistenziale.
Si tratta di un modello che nasce sulla scia della filosofia esistenziale,
dalla quale eredita la concezione dell'uomo e della vita che rivendica
all'essere umano il diritto e la capacità di scelta e, intende: (1)
offrire la possibilità di elaborare e affrontare le tremende tensioni
esistenziali di ogni essere umano anche nel percorso di malattia psichica e
somatica nel clima di contatto empatico, di solidarietà, convogliando nel
processo terapeutico il grande potenziale di crescita e comunicazione del
paziente, la sua conoscenza dei propri bisogni, la sua creatività, l'apporto
decisivo della sua esperienza. 2) che si presenta multidimensionale,
integrato e non dogmatico alla sofferenza umana e psichica e costantemente
aperto ad arricchire la propria prospettiva teorica e clinica attraverso un
confronto critico e di fertilizzazione con altri approcci psicoterapici, e
interviene su 4 dimensioni fondamentali dell'esperienza umana: la
dimensione empatico relazionale, che definisce il nostro modo di essere nel
mondo con gli altri; la dimensione corporea, che spesso esprime sotto
forma di tensioni e dolori muscolari la sofferenza psicologica; la
dimensione esistenziale, che riconosce l'importanza del senso che si riesce a
dare alla propria esistenza; la dimensione cognitiva, che riconosce la
rilevanza sintomatica della sofferenza psicologica e
psicopatologica. Un esempio di
testo provocatorio, scritto senza avere alcuna competenza in infettivologia, è
il seguente sulla cospirazione dell'AIDS: AIDS......affare multi Miliardario,
su mednat.org. e Aids, la grande truffa
continua in: L. De Marchi, Il nuovo
pensiero forte. Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio; altri
scritti di critica, più documentati, hanno riguardato le sue critiche alle
prassi della chemioterapia dei tumori e gli effetti collaterali, come in Kaputt
tutta la ricerca sul cancro? sempre in De Marchi, op. cit. lo psicologo che inventò l'Aied Repubblica Addio a Marchi, lo psicologo che inventò l'Aied L. De Marchi, Il Solista Autobiografia d'un
italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali, Luca Bagatin, articolo su Politica Magazine,
su lucabagatin.ilcannocchiale. Opere:“Sesso e civiltà,” Laterza; “L’orgasmo” Lerici,
Sociologia del sesso, Laterza, Repressione sessuale e oppressione sociale,
Sugar, Wilhelm Reich Biografia di un'idea, Sugar, Psico-politica, Sugar, Vita e
opere di Reich, Sugar, Scimmietta ti
amo, Longanesi, Lo shock primario. Le radici del fanatismo da Neandertal alle
Torri Gemelle, Poesia del desiderio, La Nuova Italia, Seam, Perché la Lega,
Mondadori, Il Manifesto dei Liberisti Le idee-forza del nuovo Umanesimo
Liberale, Seam, Aids. La grande truffa, Roma, Seam, O noi o loro! Produttori
contro Burocrati, ecco la vera lotta di classe della Rivoluzione Liberale, Bietti,
Il Solista Autobiografia d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali,
Psicoterapia umanistica. L'anima del corpo: sviluppi (Franco Angeli, Reich Una formidabile avventura scientifica e
umana, Macro Edizioni, Il nuovo pensiero forte Marx è morto, Freud è morto e io
mi sento molto meglio, Spirali, Svolta a destra? Ovvero non è conservatore chi
combatte parassiti, fannulloni e sfruttatori, Armando Curcio Editore, La
Psicologia Umanistica Esistenziale Rivista delle Psicoterapie, Roma “La
Sapienza”, Associazione italiana per l'educazione
demografica, Reich luigidemarchi.blogspot.com
openMLOL Horizons Unlimited srl. Radio Radicale. Istituto di Psicologia
Umanistica Esistenziale IPUE, su ipue. Archivio IPUE, su
luigidemarchi.wordpress.com. Archivio della rubrica "Controluce" che Marchi
teneva su Radio Radicale,, Renato Vignati Luigi De Marchi, un pioniere della
psicologia italiana in Psychomedia, R.Vignati Lo sguardo sulla persona.
Psicologia delle relazioni umane, Libreria universitaria edizioni, Padova.
Luigi De Marchi. Marchi. Keywords: l’anima del corpo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Marchi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703312928/in/photolist-2mQoEyX-2mQiU3r-2mPXNYj-2mPMBQM-2mPAuFE-2mPrb68-2mN8nen-2mLKtaD-2mLLy7L-2mLLy6U-2mLGvyP-2mLQZBN-2mLKeCe-2mLDFVG-2mLCU95-2mKTjot-2mPV6V9-2mKAuZM-ErqrPW-DvhhWW-DhRHD2-nBSZNh-hJHSQv
Grice e
Marconi – linguaggio private – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino).
Filosofo. Grice: “Perhaps his most brilliant exegesis on ‘Vitters’ is that
about what Marconi calls ‘linguaggio private,’ as in Robinson Crusoe. Not!” -- Grice:
“Marconi has attempted to ‘formalise’ dialectic – as in Oxonian dialectic –
which is what Zeno was trying to do with his reductio ad absurdum.” Grice:
“While Marconi starts alright, with Frege, he gets entangled with ‘Vitters;’
p’rhaps his innovative approach is best seen in phrases like ‘il significato
eluso’, which may describe my implicature; but points to an etymology: ‘eluso’
is indeed ‘eluso,’ and means ‘ex-ludic,’ out of the game. The idea being that
the game is a simulated fight, and by eluding a punch from your adversary, you
are, well, ‘implicating’!” Professore a Torino, studia con Pareyson a Torino e
con Rescher, Sellars e Thomason a Pittsburgh, dove studia Hegel. Grice: “In Italy, it is not considered
Italian to get your PhD without – not within – Italy. Similarly, at Oxford, you
cannot get your B. A. Lit. Hum. anywhere
else if you want to be regarded as Oxonian. That’s why I never considered B. A.
O. Williams an Oxonian!” -- Noto per i suoi contributi su ‘Vitters,’presenta
diversi risultati, specie riguardo alla semantica. Su questi temi ha pubblicato
“Filosofia e scienza cognitiva (Laterza). Cura con Ferraris la nuova edizione
della Enciclopedia filosofica Garzanti ed è stato presidente della Società
Italiana di Filosofia Analitica. Saggi: “Il mito del linguaggio scientifico” studio
su Vitters, Milano, Mursia, Dizionari e
enciclopedie, Torino, Giappichelli, “L'eredità di Vitters” Roma, Laterza, Lampi
di Stampa; “La competenza lessicale,” Roma, Laterza, “La filosofia del linguaggio.” Da Frege ai giorni
nostri, Torino, Pomba, “Filosofia e scienza cognitiva,”Roma, Laterza, “Per la verità: relativismo e la filosofia,”
Torino, Einaudi, “Verità, menzogna” – Grice: “The etymology is an interesting
one; since menzogna is cognate to my meaning, so Marconi actually means ‘truth’
versus ‘trust’ – or honesty versus dishonesty – seeing that one can ‘lie’ while
asserting a truth – provided the utterer thinks ‘p’ is ‘false’.” Grice: “But
this is a commissioned thing, so it shouldn’t count as it is Marconi discussing
with a priest!” Trento, Il Margine,; “Flosofia e professionismo,” – Grice: “His
implicature, and a right one, too, is that philosophy is a profession, which
reminds me of ‘A Room with a view’: “And what, Sir Cecil, is your profession?”
“I don’t HAVE a profession!” -- On the
other hand, his translation of my ‘metier’ (mestiere) is an interesting one
(The tiger’s métier is to tigerise). Torino, Einaudi,.“La formalizzazione della
dialettica”: Hegel, Marx e la logica,”Torino, Rosenberg); “Guida a Vitters Il
«Tractatus», dal «Tractatus» alle «Ricerche», Matematica, Regole e Linguaggio
privato, Psicologia, Certezza, Forme di vita. Roma, Laterza, Filosofia analitica,
Prospettive teoriche e revisioni storiografiche. Milano, Guerini, Vercelli,
Mercurio, Scritti sulla tolleranza di Locke, Torino, POMBA, Saggi su Marconi, “Il
significato eluso” saggi in onore di Marconi, numero monografico della «Rivista
di estetica», Treccan Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Intervista di M. Herbstritt, Rivista italiana di filosofia analitica,
sito dell'Università degli Studi di Milano. Diego Marconi. Marconi. Keywords:
linguaggio privato, il significato non eluso, alusione ed elusione, eludire,
aludire, l’alusion elusa, l’aluso eluso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marconi”
– The Swimming-Pool Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718224484/in/photolist-2mQ81kz-2mPoj9X-2mNaqiA-Dw1w1R-BNSPQL
Grice e
Mariano – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Capua).
Filosofo. Grice: “I like Mariano:
his study of Risorgimento applying the philosophy of history is brilliant” Fedelissimo
allievo di Vera, insegna a Napoli. La sua indagine e prevalentemente orientata verso
l'interpretazione di Hegel. Si colloca insieme a Vera in quella tendenza che
privilegia l'interpretazione sistematica e razionale. Inserì talvolta temi non
strettamente legati al pensiero di Hegel affermando tra l'altro che la
filosofia deve essere compiuta dalla religione" (Dall'idealismo nuovo a
quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane),
trattando riguardo a ciò che dell'idealismo di Hegel è morto e di ciò che non
può morire", argomento precedentemente trattato da Croce, il quale
risponde aspramente alle argomentazioni proposte da Mariano. “Mariano non ha
mai capito nulla di tutto ciò che vi è di più sostanziale in Hegel come non ha
meditata seriamente nessuna grande filosofia; e (ora si può aggiungere) non ne
ha mai letto le opere. Immaginarsi che il Mariano si afferma hegeliano, mentre
sostiene che la conoscenza non è assoluta; che rimane insuperabile il mistero;
che dio esiste fuori del mondo e sarebbe dio anche senza il mondo; e che la
filosofia deve essere compiuta dalla religione! Insomma, ciò che di Hegel
"non può morire" sarebbe ciò che Hegel non ha mai detto perché
affatto indegno della sua mente altissima.» Si schierò a favore del
mantenimento della pena di morte in un dibattito sul tema, in accordo con iVera
(La pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera Napoli. ), uno dei più
autorevoli difensori del mantenimento di questa pratica. È ancora Croce che
commenta con grave disappunto l'argomento. “Notiamo in ultimo che sempre
riecheggiando i vaniloqui del Vera,Mariano si professa filosofico difensore della
pena di morte: come se la maggiore o minore opportunità di mettere i
delinquenti in segregazione cellulare, o d'impiccarli, ghigliottinarli,
garrottarlie impalarli, costituisse una questione filosofica. Ma Mariano ama
tutte le cause generose; e non è da meravigliare se per esse trascenda persino
i limiti della filosofia.» E anche saggista con un gusto per la
"critica della critica" (cit."Storia Letteraria d'Italia, Volume
III, Armando Balduino") – filosofica -- non trascurando l'arte che
annetteva strettamente alla morale. Rivolse la sua indagine anche al
rinascimento con un Saggio biografico critico su Bruno La vita e l'uomo.
Pubblica nche una monografia "apologetica" di Vera. La sua produzione
fu in un secondo momento soprattutto riferita alla storia, in particolare la
storia del cristianesimo e quella delle religioni in genere, argomenti affini
anche alla materia insegnata presso l'università napoletana. Non sono presenti
particolari innovazioni nella sua ricerca, ma fu uno dei primi a discutere la tesi
proposta da Croce riguardo alla riduzione della storia al concetto di
‘arte. Saggi: “L’Eraclito di Lassalle: saggio sulla filosofia hegeliana”
(Cf. Speranza e ill suo Grice: saggio sulla pragmatica oxoniense”), “Il Risorgimento italiano secondo i principi
della filosofia della storia,” ““La
libertà di coscienza,” Milano, Hoepli, “Vera.” Saggio critico, Roma, Civelli, “L'individuo
e lo Stato nel rapporto sociale. Milano, Treves, “Il Machiavelli di Villari, Roma,” Loescher, (cf.
“Il Grice dello Speranza”), Leopardi, Roma, Tip. Botta, La pena di morte.
Considerazioni in appoggio di Vera, Napoli. IlCarlo Maria Curci, Milano, Vallardi, Augusto
Vera. Necrologio, «Annuario Napoli», Dio secondo Platone, Aristotele ed Hegel,
«Acc. SMP Napoli. Atti», Biografie del
Machiavelli, 1Arte e religione, Il
brutto e il male nell'arte. Il brutto e il male nel romanzo moderno, Dall'idealismo
nuovo a quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine
hegeliane, La vita e l'uomo, I rapporti dello stato con la religione, Firenze,
Civelli, Il problema religioso in Italia, Roma, Civelli, La riforma
ecclesiastica in Italia, «Il diritto», Cristianesimo, cattolicesimo e civiltà, Papato
e socialismo ai giorni nostri. Studio, Roma, Artero, Buddismo e cristianesimo, La
Storia è una scienza o un'arte?, «Fanfulla della Domenica», La conversione del
mondo pagano al cristianesimo, Il cristianesimo dei primi secoli. Capua, gli ha
dedicato una strada, sede, tra l'altro, del Banco di Napoli. La Critica.
Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da Croce, Armando Balduino, Storia letteraria
d'ItaliaL'Ottocento, III, Piccin Nuova
Libraria, Piero di Giovanni, Gentile, La filosofia italiana tra idealismo e
anti-idealismo, Milano, cf. Luigi Speranza, “La pragmatica conversazionale: tra
griceianismo e anti-griceianismo.” Franco Angeli, Paolo Malerba, Luciano
Malusa,, sito della Società filosofica italiana
Guido Calogero, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Raffaele Mariano. Mariano. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Mariano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691817114/in/photolist-2mPMBQM-2mPtnaL-2mLP3hz-2mLGRht-2mPu6xB-2mKPS8q-2mKQ5j7-2mKyErQ-ocAPht-oaG3ms-nTjTm4-nfECL9-nhsYJ6-njfC9c-nfCCMe-njanDk-nfCAoX-njaa4a-nh7Q7B-nhFmUB
Grice e
Marin – l’ottimo precettore – filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia).
Filosofo. Grice: “I like Giovanni Marin; for one, he loved, like I do, rhetoric
– in his own Venetian kind of way!” Nato
dal nobile Rosso Marin, studia con profitto sotto l'insegnamento di Feltre, dal
quale apprese la retorica. Frequenta il ginnasio, presso il quale recita
eloquenti orazioni in encomio agli uomini illustri veneziani. Si laurea a
Padova. Ambasciatore della Repubblica di Venezia presso gli Estensi e quindi
presso Firenze. Rosmini, Carlo de' Rosmini, Idea dell'ottimo precettore nella
vita e disciplina di Vittorino da Feltre e de' suoi discepoli, Rovereto. Giovanni
Marin. Marin. Keywords: l’ottimo precettore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Marin” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747107065/in/datetaken/
Grice e
Marliani – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Grice: “I like Mariliani;
especially the cavalier way in which he refers to philosophers in his brilliant
“De secta philosophorum.” Austin would say that there possibly are sects and
sub-sects!” Fglio del patrizio milanese Castello Marliani. Studia a Pavia sotto
Pelacani. Entra nel Collegio dei intraprese una carriera nell'insegnamento della
filosofia e astrologia. Attivo a Milano e Pavia. Con l'ascesa della dinastia degli Sforza a
capo del Ducato di Milano, appartenente a una famiglia ghibellina, aumenta il prestigio.
Ottiene la concessione in esenzione dei diritti di sfruttamento delle acque del
Secchia nei pressi di Moglia, nel Mantovano.
Alla morte del duca Francesco Sforza, scrisse una lettera al nuovo duca
Galeazzo Maria Sforza in cui dichiara di essere stato richiesto da molti Studi
in diverse città d'Italia, sperando di poter essere trasferito da Pavia a
Milano e di ricevere un aumento di salario. Il Consiglio segreto di Milano
intercedette presso lo Sforza in favore di Marliani, esaltando la sua fama
anche oltre i confini del Ducato. Il duca Galeazzo Maria, dopo alcuni indugi,
acconsente per conferirgli un'assegnazione annua di 1 000 fiorini, il più alto
salario riconosciuto a chiunque nel Ducato. Sotto la reggenza di Ludovico il
Moro ottenne i dazi di Gallarate e della sua pieve. I suoi studi lo portarono
ad essere tra i più grandi scienziati dell'epoca e riuscì a mettere in
discussione Bradwardine e Sassonia. Nel
suo saggio, “Quaestio de caliditate corporum humanorum tempore hyemis et estati
set de antiperistasis distingue la
temperatura dell'organismo dalla quantità e dalla produzione del calore
naturale del corpo e sostenne che la produzione del calore naturale è più
elevata in inverno che in estate. Si reca a Novara dal conte Gaspare Vimercati,
colpito da problemi respiratori e cura Rinaldo d'Este da una gravissima
malattia che lo colse durante una visita alla corte milanese. Raggiunse i
vertici della propria carriera e presta le sue doti di medico a Federico I
Gonzaga. Le opere del Marliani furono oggetto di studio da Vinci, che lo cita
in diverse occasioni nel suo Codice Atlantico.
Ebbe tre figli: Paolo, Gerolamo e Pietro Antonio, la discendenza del
primo dei quali ottenne all'inizio. Saggi: “Quaestio de caliditate corporum
humanorum tempore hyemis et estati set de antiperistasi,” “Disputatio cum
Iohanne Arculano de materiis ad philosophiam pertinentibus,” “Quaestio de
proportione motuum in velocitate,” “Algebra Algorismus de minutiis,” “De secta philosophorum,”
“Probatio cuiusdam sententiae,” “Calculatoris de motu locali.” Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Marliani.
Marliani. Keywords: implicatura, Vinci. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Marliani e le sette filosofiche” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692205840/in/photolist-2mKS4Sh
Grice e
Marotta – Mario l’epicuro – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo. Grice: “I like Marotta; the idea of a library for the Istituto
Italiano per gli studi filosofici’ at Via Monte di Dio, 11, is a geniality!” Si
laurea con il massimo dei voti a Napoli, presentando la tesi, La concezione dello stato in Hegel.” Si
interessa presto di storia, letteratura e filosofia, avvicinandosi dapprima
all'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Croce, poi fondando
l'associazione Cultura Nuova che diresse organizzando manifestazioni e
conferenze rivolte ai filosofi che richiamarono tutte le più grandi personalità
della cultura Italiana. Incoraggiato
dagli auspici dell'allora Presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei
Cerulli, di Piovani e di Carratelli, fonda a Napoli l'Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici, del quale è Presidente. Donato, all'Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici, la biblioteca personale, con una dotazione di oltre 300.000
volumi frutto di trent'anni di appassionata ricerca. Per i suoi importantissimi
apporti al mondo della filosofia ha avuto numerosi riconoscimenti da centri di
ricerca e di formazione di rilievo internazionale. Ha vinto la sezione Premio Speciale del Premio
Cimitile. Gli è stata conferita la laurea ad honorem in Filosofia
dall'Bielefeld, dall'Università Erasmus di Rotterdam, dalla Sorbona di Parigi e
dalla Seconda Napoli. All'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è stato
conferito, nell'aula magna dell'Roma, il Prix International pour la Paix
Jacques Muehlethaler, "Bidone d'Oro" per la cultura del Movimento
artistico culturale "Esasperatismo Logos & Bidone". G. Capaldo, Fondatore
dell’Istituto Studi Filosofici, su Diario Partenopeo, Claudio Piga (cur.), Per
Gerardo Marotta. Scritti editi e inediti raccolti dagli amici di Marotta, Arte
Tipografica, Napoli, Registrazioni di Gerardo Marotta, su Radio Radicale, Cinquantamila
Giorni de Il Corriere della Sera. Gerardo Marotta. Marotta. Keywords: Mario
l’epicuro, il concetto del stato, il risorgimento – la recezione di Hegel in
Italia --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marotta” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747077695/in/datetaken/
Marramao
– Kairós – apologia del tempo debito – filosofia italiana – Luigi Speranza (Catanzaro).
Filosofo. Grice: “Surely Marramao’s theory of
time-relative identity is more complex than Myro’s! (Myro never read Heidegeer
and was proud of it, can you believe it! He was born in Russia and studied in the New World – so
that’s understandable!” - Grice: “I like Marramao – he has philosophised on
many things, usually homoerotic: Kairos – the opportune time – and its iconography,
and Jesus against power” Essential Italian philosopher.
Allievo di Garin, si laurea Firenze. Pubblicato Comunismo, laburatismo e
revisionismo in Italia, rintraccia in Gentile la chiave di volta filosofica del
comunismo italiano. Insegna a Napoli. -- è uscito il suo saggio Il politico e
le trasformazioni, nel quale pone a confronto le tematiche del
comunismo/laburismo, con le analisi delle trasformazioni. A partire da “Potere
e secolarizzazione” elabora una teoria simbolica del potere (e del nesso
politica-tempo) incentrata sulla ricostruzione archeologica' dei presupposti
del razionalismo. Fondamentali, nel dibattito politico-culturale e filosofico le
sue collaborazioni a Laboratorio politico e il Centauro. Direttore della
Fondazione Basso-Issoco. Insegna a Roma. Muovendo dallo studio del comunismo italiano
(comunismo e laburatismo e revisionismo in Italia, Austr-omarxismo e socialismo
di sinistra fra le due guerre), analizza le categorie politiche (Potere e
secolarizzazione), proponendone, in dialogo con i francofortesi (Il politico e
le trasformazioni) e con M. Weber (L'ordine disincantato), una ricostruzione
simbolico-genealogica. Nelle forme di organizzazione sociale si depositano
significati che derivano da un processo di secolarizzazione civile di un contenuto
sacro religioso, ossia dalla ri-proposizione in dimensione mondana o secolare dell'orizzonte
sacro simbolico. Il laico o pro-fano ha il suo centro in un processo di
temporalizzazione della storia, in virtù del quale le categorie del tempo (che
traducono l'escatologia in una generica apertura al futuro: progresso, ri-voluzione,
liberazione, etc.) assumono centralità crescente nelle rappresentazioni
politiche. Su queste considerazioni, riprese anche in “Dopo il Leviatano, Passaggio
a Occidente. Filosofia e globalizzazione, La passione del presente, Contro il
potere, si è innestata via via una tematizzazione esplicita del problema della
tempo, che per molti aspetti anticipa sia le tesi oggi in voga intorno all’accelerazione
e al rapporto politica-velocità, sia i temi della svolta spaziale. Contro le
concezioni di Bergson e Heideggeri, che delineano con sfumature diverse una
forma pura della tempo, più originaria rispetto alla sua rappresentazione spaziale,
argomenta l'inscindibilità del nesso spazio-tempo e, richiamandosi tra l'altro
alla fisica, ri-conduce la struttura del tempo a un profilo a-poretico e
impuro, rispetto a cui la dimensione dello spazio costituisce il riferimento
formale per ri-solvere i paradossi. (Minima temporalia, e Kairós. Apologia del
tempo debito. Lectio magistralis. Roma
Tre, Enciclopedia di filosofia, Garzanti libri, Milano. Figure del conflitto.
Studi in onore. a c. di A. Martinengo, Casini,
Roma, D. Antiseri, S. Tagliabue, Storia della filosofia, Filosofi italiani contemporanei, Bompiani, Milano.
Roma Tre, su host.uniroma3. Video intervista al Festival della Filosofia su
asia. Giacomo Marramao. Marramao. Keywords: Grice – ontological Marxism,
marxismo ontologico, lavoro e essistenza, comunismo, Kairós – apologia del tempo debito, la
filosofia della storia nella antica Roma, storia lineale, storia circolare,
l’eterno retorno nella scuola di Crotone, Gentile, dopo il leviatano, il
comune. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Marrameo," The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746392138/in/datetaken/
Grice e
Marsili – il cimento – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena).
Filosofo. Grice: “I like Marsili,
and the founder of the ‘accademia del cimento.’ ‘Cimento’ you know, means
‘experiment,’ – only in Florence!” Si laurea a Siena. Insegna a Siena e Pisa. Conosce
Galilei. Dei cimentanti. Le sue convinzioni dichiaratamente lizie gli
impedirono di coglierne lo spirito innovatore. Propone un esperimento per
capire se lo spazio lasciato libero nel tubo barometrico durante l'esperienza di
Ruberti contenesse esalazioni di mercurio. Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alessandro Marsili. Marsili.
Keywords: il cimento. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marsili” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685923179/in/photolist-2mQtVUe-2mQifgs-2mQjVch-2mQbx4U-2mQ8kJS-2mPTNKh-2mPVkio-2mPYy6p-2mPMBQM-2mPF8UJ-2mPAuFE-2mPyn68-2mPyUzx-2mPiqeP-2mPpwbZ-2mN8Hgb-2mN8ym7-2mN34bs-2mLKtaD-2mLP4Rj-2mLGvyP-2mLQyAA-2mLP3hz-2mLEGPt-2mPsfT9-2mKCfz1-2mGT6p1-2mGnP2f-2mKiSfx-G3tvCn-FcebeC-CRAGiK-Bq5PrV-BvUfSB-nuoDVU-nsj5ZA-ncSabS-nnvnLQ-nr43e9-nhKyUk
Grice e
Martelli –etica e storia: l’assassinio di Giulio Cesare – filosofia italiana –
Luigi Speranza (San Marco in Lamis). Filosofo. Grice: “I like Martelli: he wrote on Croce, Gramsci, and
Nietzsche!” Insegna a Urbino. Prtecipato a lungo alla lotta politica in
formazioni marxiste nate a cavallo del Sessantotto. D Ha diretto il master
interfacoltà «Management etico e Governance delle Organizzazioni». Collabora
con MicroMega (periodico). I suoi studi
si sono concentrati su Nietzsche, Gramsci, e di numerosi autori del Novecento,
affrontando alcune tra le più dibattute vicende e problematiche
filosofico-politiche dell'ultimo secolo. Si è occupato di temi di forte
attualità, elaborando l'idea di una filosofia volta ad una critica radicale del
dogmatismo e del fondamentalismo religioso e in generale di ogni forma di
assolutismo che minacci la libertà di pensiero, i diritti civili, le
istituzioni democratiche e la pace tra i popoli. Il suo aimpegno di saggista è
rivolto in particolare alla difesa della laicità, contro l'interventismo
politico delle gerarchie ecclesiastiche e vaticane. Saggi: “La felicità e i
suoi nemici: apologia dell'agnosticismo,” Manifesto, “Il laico impertinente: laicità
e democrazia nella crisi italiana,” Manifesto, “La Chiesa è compatibile con la democrazia?”
Manifestolibri, “Italy, Vatican State, Fazi, “Quando Dio entra in politica, Fazi,
Senza dogmi. L'antifilosofia di Papa Ratzinger, Editori riuniti, Teologia del
terrore. Filosofia, religione, politica dopo l'11 settembre, Manifesto, Il
secolo del male. Riflessioni sul Novecento, Manifesto, Etica e storia. Croce e
Gramsci a confronto, La città del sole, I filosofi e l'Urss. Per una critica
del «Socialismo reale», La città del sole, Gramsci filosofo della politica,
Unicopli, Nietzsche inattuale, Quattroventi, Filosofia e società in Nietzsche,
Quattroventi, Urbino "Carlo Bo" Antonio Gramsci Friedrich Nietzsche
Laicità Il laico impertinente: il blog
di Michele Martelli, su michelemartelli.blogspot.com. Michele Martelli. Martelli.
Keywords: l’assassinio di Giulio Cesare, il laico, la religione civile
dell’antica roma -- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martelli” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746130291/in/datetaken/
Grice e
Martinetti –I veliani e l’amore alcibiadico – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Pont Canavese). Filosofo. Grice:
“I like Martinetti; he wrote about eros, or as the Italians call it, ‘amore,’ –
a different root from cupidus, too! He edited a platonic anthology.” “He also
has a strange treatise on ‘the number’ which post-dates Frege!” -- «Di sé
soleva dire di essere un neoplatonico trasmigrato troppo presto nel nostro
secolo» (Cesare Goretti). Professore di filosofia, si distinse per essere
stato l'unico filosofo che rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà al
Fascismo. Fu il primo dei quattro figli (tre maschi e una femmina, senza
contare una bambina che morì piccolissima) dell'avvocato Francesco Martinetti e
di Rosalia Bertogliatti. Studi Dopo aver frequentato il Liceo classico Carlo
Botta di Ivrea, si iscrisse a Torino, dove ebbe come insegnanti Allievo, Bobba, Ercole, Flechia e Graf, laureandosi
con una tesi, “Il Sistema Sankhya: un Studio sulla filosofia nell’India”
discussa con Ercole, docente di filosofia teoretica, pubblicata a Torino da
Lattes e, grazie all'interessamento di Allievo,
risulta vincitrice del Premio Gautieri. Dopo la laurea Martinetti fece un
soggiorno di due semestri presso l'Lipsia, dove poté venire a conoscenza del
fondamentale studio di Garbe sulla filosofia Sāṃkhya da poco pubblicato. Si può
dunque "ipotizzare che tra gli scopi del viaggio vi fosse anzitutto quello
di approfondire gli studi dell’India, iniziati a Torino con Flechia e 'Ercole." L'insegnamento
Martinetti insegnò dapprima filosofia nei licei di Avellino, Correggio,
Vigevano, Ivrea, e per finire al Liceo Alfieri di Torino. Compone la
monumentale “Introduzione alla metafisica” e “Teoria della conoscenza”, ch
edopo che consegue la libera docenza in
Filosofia teoretica all'Torino gli valse di vincere il concorso per le cattedre
di filosofia teoretica e morale dell'Accademia scientifico-letteraria di Milano
(che diventa Regia Università degli Studî) nella quale insegna. Divenne socio
corrispondente della classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze
e lettere, fondato da Napoleone sul modello dell'Institut de France.
Il rifiuto della politica e la critica della guerra Martinetti fu una singolare
figura di intellettuale indipendente, estraneo alla tradizione cattolica come
ai contrasti politici che viziarono il suo tempo, non aderì né al Manifesto
degli intellettuali fascisti di Gentile né al Manifesto degli intellettuali
antifascisti di Croce. Fu uno dei rari intellettuali che criticarono la prima
guerra mondiale; scrisse infatti che la guerra è «sovvertitrice degli ordini
sociali pratici ed un'inversione di tutti i valori morali dà un primato
effettivo alla casta militare che è sia intellettualmente sia moralmente
l'ultima di tutte subordinando ad essa le parti migliori della nazione strappa
gli uomini ai loro focolari e li getta in mezzo ad una vita fatta di ozio, di
violenze e di dissolutezze. In seguito a quelle che qualifica di circostanze
pesantissime -- la marcia su Roma e la successiva nomina di Mussolini a
presidente del Consiglio -- rifiuta la nomina a socio corrispondente dei reali
lincei. Mentre nelle sue lezioni sviluppa un sistema di filosofia della
religione, inaugura a Milano una Società di studi filosofici, formata da un
gruppo di amici in piena e perfetta indipendenza da ogni vincolo dogmatico dove
si riunirono autorevoli intellettuali del panorama filosofico e in cui
organizzò una serie di conferenze. Le prime conferenze furono tenute da Banfi e
da Fossati oltre che, naturalmente, da Martinetti, le cui tre relazioni,
riunite sotto il titolo comune di “Il compito della filosofia nell'ora
presente” segnano la sua rottura con Gentile. In seguito ad una denuncia per vilipendio
della eucaristia» presentata a Mangiagalli, dove sottoscrivere un memoriale in
difesa dei propri corsi sulla filosofia della religione. Incaricato dalla
Società filosofica italiana, organizza e presiedette il congresso di filosofia.
L'evento e sospeso dopo solo due giorni da Mangiagalli a causa di
agitator. Il congresso e poi chiuso
d'imperio dal questore. Da un lato incise l'opposizione di A. Gemelli,
fondatore dell'Università Cattolica, che fac parte del Comitato organizzatore
(quale rappresentante dell'Università Cattolica) ma che, per scelta di Martinetti,
non era tra i relatori. Dall'altro lato la partecipazione, fortemente voluta da
Martinetti, di Buonaiuti, scomunicato "expresse vitandus" dal
Sant'Uffizio, dette ai filosofi cattolici neoscolastici la scusa per ritirarsi
dal congress. Le minute cronache del congresso hanno già messo in luce come
Martinetti nell'assolvere al compito di organizzatore dell'incontro, assunto
con una apparente riluttanza, operasse assai poco da ingenuo filosofo fuori dal
mondo. Al contrario, ricorrendo a una certa qual abile ruse egli mise assieme
un programma che costituiva quanto di più ostico potesse risultare ai palati
dei cattolici fascisti sia dei filosofi di regime. Martinetti firma con Cesare
Goretti (segretario del Congresso) una lettera di protesta al rettore
Mangiagalli: «Compiamo il dovere d'informarla che conforme al suo ordine
il congresso si è sciolto senza incidenti. Sciogliendosi ha votato
all'unanimità il seguente ordine del giorno di protesta: Il Congresso della
Società filosofica italiana riunito in Milano: avuta comunicazione che è stato
rivolto alla Presidenza un invito superiore achiudere i lavori del Congresso.
Protesta in nome della libertà degli studi e della tradizione italiana contro
un atto di violenza che impedisce l'esercizio della discussione filosofica ed
invano pretende di vincolare la vita del pensiero.» Martinetti fu il
direttore della Rivista di filosofia, ma per prudenza il suo nome non vi
comparve mai come tale. Tra i collaboratori della rivista vi furono: Ennio
Carando, Bobbio, Geymonat, Fossati (che
ufficialmente ne era il direttore responsabile), Solari, Levi, Grasselli, e
Goretti.. Quando il ministro dell'educazione Giuliano impose ai professori il Giuramento di fedeltà al Fascismo,
Martinetti fu uno dei pochi a rifiutare fin dal primo momento: “Eccellenza!
Ieri sono stato chiamato dal Rettore di questa Università che mi ha comunicato
le Sue cortesi parole, e vi ha aggiunto, con squisita gentilezza, le
considerazioni più persuasive. Sono addolorato di non poter rispondere con un
atto di obbedienza. Per prestare il giuramento richiesto dovrei tenere in
nessun conto o la lealtà del giuramento o le mie convinzioni morali più
profonde: due cose per me egualmente sacre. Ho prestato il giuramento richiesto
quattro anni or sono, perché esso vincolava solo la mia condotta di funzionario:
non posso prestare quello che oggi mi si chiede, perché esso vincolerebbe e
lederebbe la mia coscienza. Ho sempre diretta la mia attività filosofica
secondo le esigenze della mia coscienza, e non ho mai preso in considerazione,
neppure per un momento, la possibilità di subordinare queste esigenze a
direttive di qualsivoglia altro genere. Così ho sempre insegnato che la sola
luce, la sola direzione ed anche il solo conforto che l'uomo può avere nella
vita è la propria coscienza; e che il subordinarla a qualsiasi altra
considerazione, per quanto elevata essa sia, è un sacrilegio. Ora col
giuramento che mi è richiesto io verrei a smentire queste mie convinzioni ed a
smentire con esse tutta la mia vita; l'E.V. riconoscerà che questo non è
possibile. Con questo non intendo affatto declinare qualunque eventuale
conseguenza della mia decisione: soltanto sono lieto che l'E.V. mi abbia dato
la possibilità di mettere in chiaro che essa procede non da una disposizione
ribelle e proterva, ma dalla impossibilità morale di andare contro ai principî
che hanno retto tutta la mia vita. Dell'E.V. dev.mo Dr.” In una
lettera a Guido Cagnola scrive: «Ella ora saprà che io sono uno degli
undici (su 1225 professori universitari! ne arrossisco ancora) che hanno rifiutato
il giuramento di fedeltà e che perciò sono stati o saranno fra breve espulsi
dall'università. Mi consolo d'essere in buona compagnia: Ruffini, Carrara, De
Sanctis, Vida, Volterra, Buonaiuti e qualche altro. Mi rincresce non tanto la
cosa, quanto il modo: e mi rincresce che si sia fatto e si faccia rumore
intorno al mio nome. Ma come fare? Giurare per me era tanto impossibile quanto
una impossibilità fisica: sarei morto d'avvilimento. E in un'altra lettera ad
Adelchi Baratono. Io non ho voluto giurare (e così credo molti degli undici)
per un motivo religioso, per non subordinare le cose di Dio alle cose della
terra: dove sta per andare il rispetto della coscienza? Ciò è triste e annuncia
oscuramente un avvenire triste per tutti, anche per i persecutori.» Come
scrive al proposito Fabio Minazzi: «Martinetti ha infine opposto un netto
rifiuto a sottostare al giuramento preteso e voluto dalla dittatura da tutti i
docenti universitari italiani. Giustamente occorre sempre sottrarre,
criticamente, questo straordinario gesto martinettiano, invero assai
emblematico, da ogni ottundente e vacua retorica antifascista, onde
comprenderlo in tutta la sua genesi specifica. Nel caso di Martinetti non può
allora essere certamente negato, in sintonia con Alessio, il carattere
dichiaratamente religioso di questa sua scelta che, non per nulla, lo ha infine
indotto ad essere l'unico filosofo italiano universitario che ha avuto
l'incredibile capacità critica di sottrarsi nettamente e senza compromessi all'imposizione
del regime. In questa prospettiva Martinetti non ha giurato proprio perché
nutriva una particolare percezione critica dello stesso "giuramento"
in connessione con i suoi più profondi convincimenti morali che avevano
peraltro guidato tutta la sua attività di filosofo. Tuttavia, nel riconoscere
questa precisa matrice religiosa della sua scelta, non deve essere neppure
negato il suo specifico valore e il suo preciso significato civile, culturale e
anche filosofico.» Scrive in proposito Amedeo Vigorelli. Una certaretorica
resistenziale si è impadronita anche di Martinetti, impedendo un
approfondimento più serio e radicale dei tratti originali del suo antifascism0.
L'atto di Martinetti non era cioè solo
un monito contro l'oppressione totalitaria e antidemocratica, ma contro ogni
forma di politica compromissoria e concordataria, contro l'ambiguo connubio fra
religione e politica, sintomo di una profonda immaturità religiosa e premessa
di forme più o meno larvate di condizionamento della libertà di coscienza, non
sempre si ama ricordare che l'avversione di Martinetti al fascismo era innanzi
tutto avversione a ogni forma di retorica nazionalistica, ma anche
all'esaltazione demagogica delle masse popolari. Prima che della dittatura,
Martinetti fu critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e della
democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e
dell'ultraparlamentarismo» In seguito a questo suo rifiuto, Martinetti
venne messo in pensione d'autorità e si
dedicò unicamente agli studi personali di filosofia, ritirandosi nella villa di
Spineto, frazione di Castellamonte, vicino al suo paese di nascita. In questo
lasso di tempo tradusse i suoi classici preferiti (Kant, Schopenhauer), studiò
approfonditamente Spinoza e ultimò la trilogia (iniziata con la Introduzione
alla metafisica e continuata con La
libertà) scrivendo Gesù Cristo e il Cristianesimo, Il Vangelo è del 1936;
Ragione e fede. Martinetti propose come suoi successori a Milano Baratono
e Banfi. Lontano da ogni forma di
impegno politico e critico severo sia nei confronti del socialismo marxista che
delle degenerazioni del parlamentarismo, prese ad annotare minuziosamente sul
suo diario gli episodi di corruzione e di violenza in cui erano coinvolti
esponenti fascisti. così ad esempio il 28 marzo 1928, a fronte di una serie di
scandali annotava "è dunque l'associaz[ione] dei malviventi
d'Italia!" Come persuadersi che uno stato senza leggi, senza traccia di
onestà pubblica, sostenuto soltanto dal terrore che desta nel popolo inerme
un'organizzazione di ribaldi messa al servizio del despota, odiata da tutte le
rette coscienze, disprezzata dagli intelligenti possa resistere, senza condurre
il popolo che lo soffre all'estrema rovina? Si scagliava nei suoi appunti
contro il dispotismo che accomunava socialismo marxista e fascismo: "Tutto
deve servire alla propaganda e alla educazione di stato. Non vi è più libertà
di pensiero, non vi è più pensiero". A questo proposito Amedeo Vigorelli
evidenzia «il valore pedagogico, di
educazione alla libertà, che l'esempio morale di Martinetti ebbe per quella
generazione di intellettuali antifacisti, che trovò negli anni Trenta un
decisivo punto di riferimento nella “Rivista di filosofia”, da lui
informalmente diretta» L'arresto e il carcere Martinetti fu arrestato in
casa di Gioele Solari, dov'era ospite, in seguito a una delazione fatta da
Pitigrilli (Dino Segre), agente dell'OVRA (delazione che porterà all'arresto e
alla condanna al confino di Antonicelli, Einaudi, Foa, Giua, Levi, Mila, Monti, Pavese, Zini e di due studenti,
Cavallera e Perelli, e all'ammonizione di Bobbio), e fu incarcerato a Torino per
sospetta connivenza con gli attivisti antifascisti di Giustizia e Libertà,
benché fosse del tutto estraneo alla congiura antifascista degli intellettuali che
facevano riferimento alla casa editrice Einaudi. Al momento dell'arresto, a
detta della signora Solari, Martinetti disse una frase che aveva già
sentito pronunciargli più volte: "Io sono un cittadino europeo, nato per
combinazione in Italia". Il suo declino fisico cominciò in seguito a una
trombosi che menomò le sue capacità mentali, consecutiva ad una caduta
accidentale da un pero nella tenuta di Spineto. Alla fine ubì una prima
operazione alla prostata. La sorella Teresa scriveva a Cagnola: "Il Professore
è da oltre un mese degente in quest'ospedale, ove venne d'urgenza trasportato
ed operato in seguito ad intossicamento urico grave. L'intervento chirurgico
avviene in questo caso in due tempi: operazione preliminare alla vescica, per
ovviare immediatamente alla causa diretta dell'intossicamento, e susseguente
operazione alla prostata che ne è la causa originale. La prima operazione già
venne effettuata e con buon esito, e l'operatore non attende che il tempo
opportuno per procedere alla seconda."[ Martinetti fu ricoverato
all'ospedale Molinette di Torino, sfollato a Cuorgnè, dove morì, dopo aver disposto che nessun prete
intervenisse con alcun segno sul suo corpo. Nonostante "l'invito del parroco di
Spineto di non dare onore alla salma dell'eretico, ateo e scandaloso anche
nella morte perché aveva disposto di essere cremato" una decina di persone
seguirono l'autofurgone che portò il corpo di Martinetti alla stazione, da dove
partì in treno per Torino, per la cremazione. In prossimità della morte Martinetti
lascia la sua biblioteca in legato a Nina Ruffini (nipote di F. Ruffini), G.
Solari e Cesare Goretti. La Biblioteca verrà poi conferita dai rispettivi eredi
alla "Fondazione Piero Martinetti per gli studi di storia filosofica e
religiosa" di Torino; oggi è posta nel palazzo del Rettorato alla Biblioteca
della Facoltà di Filosofia. La sua casa di Spineto è attualmente sede
della "Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti", che intende
promuovere la diffusione del suo pensiero e della sua operae. FiLa
filosofia di Martinetti è un'interpretazione originale dell'idealismo
post-kantiano, nella linea dell'idealismo razionalistico trascendente che va da
Platone a Kant, nel senso di un dualismo panteista trascendente,
un'interpretazione che lo avvicina a quel post-kantiano atipico che fu Spir, il
quale (ancor più di Kant, Schopenhauer o Spinoza) fu il filosofo preferito di
Martinetti, quello a cui fu più particolarmente legato, sulquale scrisse molti
studi e un denso saggio monografico e al
quale fece consacrare il terzo numero della Rivista di filosofia, filosofo che
fu come lui profondamente inattuale. Professò una altissima stima per
l'opera di questo solitario filosofo, tanto da considerarla "immortale: in
essa infatti vede un tentativo d'un rinnovamento speculativo-religioso di tutta
la filosofia. Il carattere speculativo
dell'interpretazione d iMartinetti dipese da particolarissime circostanze. La
speculazione di Spir esercitò sul pensiero suo un influsso profondo sin dagli
inizi; e anche nella costruzione dell'idealismo trascendente diMartinetti la
speculazione di A. Spir rivestì un peso pressoché decisivo. Oltre che in Kant,
in Schopenhauer e in Spinoza, le radici e la linfa dell'idealismo diMartinetti
si trovano nella speculazione di A. Spir. In nessun altro pensatore A. Spir
occupò tanto spazio ed ebbe un pari rilievo. D'altra parte, senza perdere la
configurazione sua propria, il pensiero di Spir viene trasposto da Martinetti
entro la sua propria filosofia, riferito in modo diretto al suo proprio
pensiero, così intimamente consonante con quello di Spir e cresciuto, per così
dire, anche su di esso. Proprio questo condusseMartinetti a penetrare e
nell'atto stesso a svolgere in armonia con il proprio il pensiero di A. Spir e
questo si trova come penetrato e attraversato da quello diMartinetti. In nessun
altro pensatore A. Spir fu tanto intimamente valorizzato e, in qualche misura,
continuato in ciò che della sua speculazione parve propriamente essenziale. La
lettura di Martinetti insiste sul nucleo metafisico di Spir, che gli pare
incarnare "la forma pura della visione religiosa". L'affermazione
fondamentale, in cui per Martinetti si riassume tutta la filosofia dello Spir,
è quella della dualità fondamentale tra il vero esserel'Unità incondizionata,
assoluta e trascendente in cui si esprime il divinoe l'essere apparente e
molteplice rivelato dal mondo dell'esperienza. L'approccio alla rivelazione di
tale realtà dualista mediante la teoria della conoscenza (l'idealismo
gnoseologico di Spir) non è che premessa e introduzione all'autentico nucleo
metafisico della sua filosofia, consistente in una forma di dualismo acosmista.
Il dualismo di realtà e apparenza è in effetti esso stesso apparente: "non
è fra due effettive realtà, ma fra un'unica realtà assoluta e l'irrealtà in cui
il mondo sprofonda."» Si può così dire che in Martinetti: «il motivo
desunto probabilmente da Spir, il contrasto tra "anormale" (il mondo
dell'esperienza empirico e molteplice) e "norma" (il principio
d'identità, rivelazione incoativa del divino in noi) si spoglia qui
dell'originario aspetto dualista per confluire in una visione coerentemente
monista dell'esperienza di coscienza. Monismo coscienzialista, quello
martinettiano, che non sfocia però in una forma di panteismo, in quanto il
termine finale di questa unificazione formale rimane trascendente. L'unica
realtà metafisica assolutasi afferma in conclusioneè l'"Unità formale
assoluta", che trascende l'intero processo dell'esperienza, che di tale
unità è solo un'espressione simbolica.» Della filosofia di Spir,
Martinetti mantenne sostanzialmente inalterata la morale, di derivazione
kantiana, aveva d'altronde dichiarato che dopo Kant nessun filosofo serio può non
essere in Etica "kantiano. L'intero percorso del pensiero martinettiano
parte dal suo anticlericalismo", e aggiunge: "la natura del suo
anticlericalismo lo portava a detestare la Massoneria. Ripetutamente mi disse
di non essere mai stato massone, di essere anzi assolutamente contrario a
questa Chiesa cattolica di segno rovesciato." Questo suo anticlericalismo
l'ha portato ad un antimarxismo, il marxismo essendo "secondo i termini in
cui egli si sarebbe espresso, la massima secolarizzazione concepibile della
religione". E Del Noce conclude: "Ora a mio giudizio il pensiero di
Martinetti si situa appunto come momento conclusivo del pessimismo religioso e
come la sua posizione più coerente e rigorosa. L'antologia Il Vangeloscrive
Martinetti «lasciando da parte l'elemento leggendario e dogmatico, cerca di
disporre il materiale evangelico nell'ordine logicamente più appropriato. Tutto
quello che i vangeli contengono di essenziale per la nostra coscienza religiosa
è stato qui conservato.» Il risultato di questo ordinamento logico è
l'espunzionein quanto elaborazione teologica successiva ai lòghia di Gesù o
ancora propria all'ebraismo da cui Gesù stesso non è immunedel Vangelo di
Giovanni, degli Atti degli Apostoli, delle Lettere (anche le Lettere di Paolo)
e dell'Apocalisse. Gesù di Nazaret, e non di Betlemme, è un profeta ebraico,
l'ultimo e il più grande dei profeti. Non quindi Figlio di Dio, nemmeno
resuscitato dalla morte, né apparso realmente ai suoi, Gesù in quanto Messia
annuncia un regno messianico a cui succederebbe escatologicamente il regno dei
cieli, quello di Dio. Tuttavia non chiarendo tale avvento escatologico, di
fatto Gesù è soprattutto un maestro di dottrina morale che esorta a rinunciare
al mondo per unirsi spiritualmente e interiormente a Dio, il bene supremo,
amando il prossimo. Per Martinetti bisogna aspirare ad una "Chiesa
invisibile", in cui si possano compendiare i valori moralmente più elevati
di tutte le culture religiose, dando vita così ad una società universale
fraternamenteunita, egli scrive: «In tutti i tempi, ma specialmente nelle
età come la nostra, la vera Chiesa non risiede in alcuna delle chiese visibili
che ci offrono il triste spettacolo dei loro dissensi, ma nell'unione
invisibile di tutte le anime sincere che si sono purificate dall'egoismo
naturale e nel culto della carità e della giustizia hanno avuto la rivelazione
della verità e la promessa della vita eterna» Gesù Cristo e il
Cristianesimo fu messo sotto sequestro dalla Prefettura non appena stampato, come Martinetti scrive a Guido Cagnola:
«Il mio libro venne terminato di stampare il 2 agosto e in tale giorno furono
mandati i 3 es.[emplari] al Prefetto. Il 3 di mattina venne il permesso; alle
17 dello stesso giorno esso era ritirato. Per quali influenze? Io non lo so.
Così il libro stette due mesi in sospeso: il 10 ottobre giunse (da Roma) il
decreto definitivo di sequestro.» Con decreto, “Gesù Cristo e il
Cristianesimo, Il Vangelo” e Ragione e fede furono messi all'Indice dei libri
proibiti della Chiesa cattolica. La rinascita del pensiero filosofico-religioso
martinettiano scaturisce alla fine degli anni novanta del secolo scorso in
virtù della rinnovata proposta ermeneutica di Chiara che cura l'inedito L'Amore,
Il Vangelo (Genova) e Pietà verso gli animali (Genova); in particolare l'interpretazione
elaborata da Chiara mette in luce gli aspetti gnostici della filosofia della
religione martinettiana per poi proporne una rilettura in chiave kantiana anche
attraverso un confronto con alcune sette separatiste vicine alla tradizione
spirituale dei quaccheri. Capitini rese visita a Martinetti, che a
proposito della nonviolenza gli disse: "Forse se discutessi con lei mi
convincerei, ma ora come ora le assicuro che se mi fosse detto che con
l'uccisione di diecimila persone si estirperebbe il male che c'è in Europa,
firmerei la sentenza senza esitazione." Negli scritti La psiche degli animali e Pietà
verso gli animali, Martinetti sostiene che gli animali, così come gli esseri
umani, possiedono intelletto e coscienza, quindi l'etica non deve limitarsi
alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il
benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè
provviste di un sistema nervoso) che come l'uomo sono in grado di provare gioia
e dolore: «Nella relazione sulla psiche degli animali Martinetti tra
l'altro affronta il problema dello scandalo morale suscitato dall'indifferenza
delle grandi religioni positive occidentali di fronte all'inaudita sofferenza
degli animali provocata dagli uomini: gli animali hanno una forma
dell'intelligenza e della ragione, sono esseri affini a noi, possiamo leggere
nei loro occhi l'unità profonda che ad essi ci lega. Martinetti cita le prove di intelligenza che
sanno dare animali come cani e cavalli, ma anche la stupefacente capacità
organizzativa delle formiche e di altri piccoli insetti, che l'uomo ha il
dovere di rispettare, prestando attenzione a non distruggere ciò che la natura
costruisce. Nel proprio testamento dispose che una somma significativa
fosse versata alla Società Protettrice degli Animali; egli personalmente
nutriva per gli animali una profonda pietà e tale sentimento lo aveva persuaso
a darsi al vegetarismo, una scelta che assumeva per lui quasi il carattere di
un valore religioso. Scrive al proposito Amedeo Vigorelli: «La
scelta del vegetarianesimo non era "generica simpatia, e neppure un ideale
politico, bensì meditato atteggiamento filosofico", da porsi in relazione
sia con la sua profonda conoscenza della filosofia indiana sia con convinzioni
radicate in una personale metafisica, sulla "unicità" della sostanza
vivente e sul destino di "perennità" dello spirito.[67]» La
scelta della cremazione Martinetti fu un fautore della cremazione e una
testimonianza "ci dice come Martinetti portasse sempre con sé, in una busta,
le ceneri di sua madre."Secondo Paviolo, "Per i Martinetti la
cremazione era una specie di tradizione familiare e la cosa appare strana in
quei tempi nei quali, specie nei piccoli centri era pressoché ignota a tutti, e
oggetto di scandalo per il gran rumore che, in questi casi, ne facevano i
parroci." Non è però da escludere, nel caso preciso di Piero Martinetti,
che questa scelta, come quella del vegetarianesimo, avesse anche una relazione
con il suo interesse per la filosofia indiana, e dunque un valore filosofico e
religioso. I suoi resti sono tumulati nel cimitero di Castellamonte in
provincia di Torino. Opere: Una " martinettiana"
C. Ferronato si trova nel fascicolo speciale della Rivista di Filosofia
Pietro Rossi: nel cinquantenario della morte, Dopo questa data, di Martinetti
sono stati pubblicati. “Ragione e fede, Italo Sciuto, Gallone, Milano, Luca
Natali, Morcelliana, Brescia,. Il Vangelo, Alessandro Di Chiara, il nuovo
melangolo, Genova, L'amore, Alessandro
Di Chiara, Il nuovo melangolo, Genova, “Pietà verso gli animali” Alessandro Di
Chiara, Il nuovo melangolo, Genova, “La religione di Spinoza” Amedeo Vigorelli, Ghibli, Milano, “La Libertà” Aragno, Torino, Schopenhauer,
Mirko Fontemaggi, Il nuovo Melangolo, Genova, “Breviario spiritual” Anacleto
Verrecchia, POMBA, Torino, “L'educazione della volontà” Domenico Dario
Curtotti, Edizioni clandestine, Marina di Massa, “Conoscenza in Kant” Luca Natali, Franco Angeli, Milano, Pier
Giorgio Zunino, Piero Martinetti, “Lettere”, Firenze, Olschki, “Gesù Cristo e
il Cristianesimo” Castelvecchi, Roma,; edizione critica Luca Natali,
introduzione di Giovanni Filoramo, Morcelliana, Brescia, “Il Vangelo:
un'interpretazione” Castelvecchi, Roma,
“Spinoza, Etica, esposizione e comment”, Castelvecchi, Roma,. Il numero,
introduzione di Niccolò Argentieri, Castelvecchi, Roma, Luca Natali, Le carte di Piero Martinetti, Firenze,
Olschki, “Spinoza” Francesco Saverio Festa, Castelvecchi, Roma,. Riconoscimenti
Nella seduta del Senato Accademico dell’Università degli Studi di Milano del 19
settembre, è stata approvata ufficialmente la decisione del Dipartimento di
Filosofia di intitolarsi alla figura di Piero Martinetti.La città di Roma gli
ha intitolato una piazza il 27 gennaio, nel Giorno della Memoria. A Milano
Martinetti figura tra i nuovi Giusti che saranno onorati al Monte Stella dal
" nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo. Cesare Goretti, "Piero
Martinetti", Archivio della Cultura Italiana 1943, f. I81. Simonetta Fiori, I professori che dissero
"NO" al Duce, in La Repubblica,
«Ebbe molta influenza sulla scelta che Martinetti fece di iscriversi
alla facoltà di Filosofia, fu suo professore, ma non un Maestro. Scrisse di lui
Martinetti: "Era un uomo; quando andai a visitarlo l'ultima volta, pochi
giorni prima della sua morte, mi disse di avere un'unica certezza, che dopo
questa vita non c'è nulla. Le mie idee erano assolutamente opposte alle sue, su
questo come su tutti gli altri punti. Ma non potei non ammirare la fermezza
delle sue convinzioni"»: Paviolo.
«che morì proprio durante l'iter scolastico di Martinetti ma che ebbe
con lui, forse per la comune origine canavesana, un particolare rapporto»:
Paviolo 2 «Di una reale affinità tra Martinetti e i suoi maestri torinesi si
può parlare forse solo in un caso: quello di Arturo Graf, del cui dualismo e
pessimismo si può trovare qualche traccia nel pensiero del Nostro e alla cui
poesia, piena di dolente (e a tratti cupa) riflessività filosofica, Martinetti
tornerà anche negli anni maturi, come a una sorgente di ispirazione e conforto
spirituale. Più documentata è l'influenza sul giovane Martinetti di un'altra
singolare figura di poeta-filosofo: quel Pietro Ceretti da Intra (noto anche
con lo pseudonimo poetico di Alessandro Goreni e con quello di Theophilo
Eleuthero), alla cui postuma riscoperta si adoperarono intensamente Ercole e Alemanni,
nell'ultimo decennio del secolo scorso e ai primi del nostro. Nel breve verbale
relativo all'esame di laurea (qui il laureando è indicato come Pietro
Martinetti) si dice semplicemente che il candidato ha sostenuto durante
quaranta minuti innanzi alla commissione la disputa prescritta, sopra la
dissertazione da lui presentata e sopra le tesi annesse alla medesima; e ha
sostenuto anche la prova pratica assegnatagli dalla Commissione. La tesi
ottenne la votazione di 99/110. Il lavoro di tesi non ebbe, come noto, il
riconoscimento che meritavaanche a motivo di certe resistenze accademiche nel
settore filologico della Torino e forse per questo lo studioso sentì il bisogno
di attingere direttamente alle fonti dell'erudizione tedesca, fuori dal chiuso
ambiente provinciale. Del resto il suo intent e più filosofico che filologico, e la prima
suggestione a interessarsi del “Samkhya” poté venirgli, piuttosto che dalle
lezioni di Flechia, dalla conversazione con Ercole. Proprio del Samkhya, Ercole
si era interessato alcuni anni primi in una breve Memoria uscita sulla Rivista
Italiana di Filosofia diretta da Ferr. Di suo interesse costante per la
filosofia indiana testimonia il corso di lezioni tenuto a Milano e pubblicato a
Milano da Celuc, “La sapienza indiana. Corredata da un'antologia di testi Indù
e Buddhisti. Ma è antefatto significativo, giacché lascia intravedere ancora
una volta, questa volta sotto il rispetto particolare dei suoi primi contatti
coi testi di A. Spir, l'importanza della permanenza a Lipsia nella sua formazione
filosofica. Nella Lipsia conosciuta da lui sopravvive Drobitsch, lil maestro
herbartiano di Spir e dalla sua Lipsia si diffondevano le edizioni di A. Spir
entro il moto allora nascente in Germania dell'interesse per la filosofia sua. Il
pensiero di Spir, Torino, Albert Meynier. Anno che fu per lui particolarmente duro, vedi
Lettere ai famigliari dalla Siberia dell'Italia meridionale", F. Minazzi,
Il Protagora, Lettere. Prima che della dittatura fascista, e critico
altrettanto risoluto del comunismo e della democrazia, di cui colse gli aspetti
degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo. Non si vede in chi e
in che cosa un uomo come lui che, per sua scelta culturale ma anche per
disposizione personale, agiva in modo disgiunto da ogni partito, movimento,
gruppo avrebbe pouto trovare un legame per immettersi in un flusso di attivo
anti-fascismo. Tra dittatura e inquisizione negli anni del Fascismo", in Lettere,
Firenze. Ringrazio la S.V. Ill.ma della cortese partecipazione e la prego di
esprimere la mia profonda gratitudine ai membri di codesta R. Accademia che
hanno voluto conferirmi un sì ambito onore. Ma circostanze pesantissime, sulle
quali non è il caso di [parola illeggibile] mi vietano nel modo più reciso
di poterlo accettare»: Lettera al presidente dei Lincei, e a L. Mangiagalli. Il
Congresso non ha altro fine che di essere una manifestazione della filosofia
italiana in quanto libera e appartata da ogni contingenza del momento: come
deve essere in qualunque tempo la filosofia. A T. Scotti. Che accusò
Martinetti, ricambiato, di disonestà intellettuale nel riguardo della filosofia
scolastica, cf. H. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il
regime fascista, Firenze. Per Martinetti. Padre Gemelli è tutto fuorché un filosofo.
A B. Varisco, in: Lettere 33. H. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti
universitari e il regime fascista, Firenze, Il congresso di filosofia. Tutto
l'affare è una montatura (come del resto anche il ritiro dei cattolici dal
Congresso), la quale ha la sua origine nel fatto che io non ho permesso a Gemelli
di spadroneggiare nel Congresso e di prepararvi qualcuna delle sue
rappresentazioni ciarlatanesche. A B. Varisco, a C. Goretti a L. Mangiagalli. Quando
Martinetti, con il rifiuto del giuramento di fedeltà al fascismo, abbandona
l'insegnamento non rinuncia a quegli incarichi o a quelle adesioni che non
erano a tale giuramento connesse: guarda di non compromettere quella sua
creatura che era diventata La Rivista di Filosofia e non ne volle la direzione
effettiva ma continua l'intensa e puntuale collaborazione redazionale sino a
che le sue condizioni di salute glielo permisero. A B. Giuliano, a G. Cagnola,
Ad. Baratono, D. Assael, Alle
origini della Scuola di Milano: Barié, Banfi, Milano. Ella già saprà certamente
che io, in seguito all'affare del negato giuramento, sono stato collocato a
riposo. Non appartengo quindi più all'Milano e non posso più esserle utile che
indirettamente»: a C. Gadda, 17 marzo 1932, in: Lettere 114. «del resto io sono perfettamente sereno come
chi ha fatto ciò che doveva fare: e non mi sarà discaro poter d'ora innanzi
applicare tutto il mio tempo ai miei studi, cioè agli studi veramente miei,
fatti per mè, per la mia personalità e la mia vita»: Lettera n. 110, Piero
Martinetti a Vittorio Enzo Alfieri, Sulla cui porta fece mettere un'indicazione
che diceva: "Piero Martinettiagricoltore": Paviolo«Perciò appunto non
ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a succedermi. In
questo senso ho scritto, "richiesto da Castiglioni stesso", che ora è
preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la facoltà ad accaparrarsi
te per la F.[ilosofia] e Banfi per la Storia della Filosofia. A A. Baratono, Nel registro di
entrata delle Carceri Nuove di Torino egli è l'unico che nella scheda personale
si faccia registrare, nell'apposita voce, come "ateo", mentre tutti
gli altri non di religione israelitica (ossia Bobbio, Einaudi, Pavese, Antonicelli,
Salvatorelli e così via) si dichiarano "cattolici"alcune schede,
peraltro, tra cui quella di Mila, sono andate perse (il registro è conservato
all'Archivio di Stato di Torino, sezioni riunite, Casa circondariale di Torino,
Registro matricole)", in: Lettere.
"Martinetti veniva rinchiuso in una cella sulla cui porta veniva
apposto il cartellino "Politico: sorveglianza particolare". Il giorno
successivo cominciavano gli interrogatori che si ripetevano finché dopo alcuni
giorni d'arresto il Martinetti veniva finalmente scarcerato.",
Michelangelo Giorda, Piero Martinetti, Castellamonte, «Devo darle una notizia
terrificante, relativamente. Lunedì passato 8 corrente sono caduto malamente da
una pianta, per fortuna senza gravi conseguenze di nessuna specie, salvo un
leggero tramortimento durato qualche ora»: Lettera n. 241, Piero Martinetti a
Nina Ruffini, in: Lettere 2Cit. in: Lettere 245. «Si può comunque, in base a testimonianze
diverse, ritenere che Martinetti sia deceduto all'Ospedale Molinette sfollato a
Cuorgnè, ove si tentò inutilmente di salvarlo e che il corpo sia stato
immediatamente trasferito (abitudine che rimase in uso per decenni in
circostanze analoghe) alla casa d'abitazione, per evitare lungaggini
burocratiche e maggiori spese funerarie. L'atto di morte recita: " il g alle ore
quattro e minuti zero, nella casa posta in frazione Spineto n. 106 è morto
Martinetti Piero, anni 70, residente in Torino, professore pensionato"»:
Paviolo. Paviolo. "Per ultimo desidero di essere cremato e
che le mie ceneri riposino nel Camposanto di Castellamonte", frase finale
del testament, Paviolo. Il testamento di Martinetti, da lui riscritto, "in
una grafia incerta e in una forma in cui non si trova lo stile abituale del nostro
filosofo"(Paviolo) fu considerato da sua sorella Teresa come estorto:
"Le opere che al tempo del decesso di Piero erano ancora solo allo stato
di manoscritto vennero devolute ai beneficiari della biblioteca, la quale, a
dirtelo in assoluta confidenza, cadde in mano a tre estranei alla famiglia, per
un testamento fatto fare a nostra insaputa a Piero, a oltre un anno da che era
stato colpito da un insulto di trombosi al cervello [...] la preziosa
biblioteca, che per volontà recisa, assoluta di Piero a me da Lui ripetutamente
espressa alcuni mesi prima che fosse colpito dalla trombosi, doveva andare
all'Milano, prese altre vie e e sta presentemente ancora peregrinando in attesa
di destinazione definitiva." Lettera del 25 settembre 1947 di Teresa
Martinetti al cugino Giuseppe Bertogliatti, in: Paviolo Fondazione Casa e
Archivio. Allo Spir, un singolare pensatore solitario, al quale mi legano tante
affinità e tante simpatie, sarà dedicato il fascic. 3 della "Riv. di
Filosofia", che non mancherò di spedirle a suo tempo. Quante dottrine
dello Spir, specialmente nel rapporto morale e religioso, sembrano pensate per
il nostro tempo! Ma esse passeranno, come passarono, inavvertite. La lucequesto
passo del quarto Vangelo lo Spir volle inciso sul suo sepolcrovolle penetrare
le tenebre, ma le tenebre non l'accolsero»: Lettera n. 164, Piero Martinetti a
Nina Ruffini, 26 gennaio 1937, in: Lettere 155.. «io sono sempre stato un filosofo inattuale»:
Lettera n. 258, Piero Martinetti a Giorgio Borsa, 1942, in: Lettere Emilio
Agazzi, La filosofia di Piero Martinetti, Milano, Unicopli. Ma è stato Alessio
a dimostrare l'importanza e l'anteriorità, rispetto ad altri autori, della
lettura di Spir per la maturazione della metafisica martinettiana»: Vigorelli, F.
Alessio, Vigorelli Vigorelli Piero
Martinetti, Breviario spirituale, Bresci, Torino, Lettera Piero Martinetti a Guido Cagnola, Lettere.
Sulla riflessione religiosa di Martinetti vedi Franco Alessio, L'idealismo
religioso di Piero Martinetti, Brescia, Morcelliana, (Tesi di Pavia: relatore
Michele Federico Sciacca) Paviolo
Paviolo Amedeo Vigorelli,
"Martinetti e Capitini: attualità di un confronto", in: A. Vigorelli,
La nostra inquietudine. Martinetti, Banfi, Rebora, Cantoni, Paci, De Martino,
Rensi, Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Mondadori, Milano. E si conversa
a lungo della inumazione e della cremazione (aveva fatto cremare il cadavere
della mamma, per avere vicine le sue ceneri)" A. Capitini, Antifascismo
tra i giovani, Célèbes Trapani, Paviolo
Paviolo. L'eretico Martinetti, italiano per caso", Recensione di Raffaele
Liucci su Il fatto quotidiano, Libera cittadinanza Il Dipartimento di Filosofia "Piero
Martinetti a Milano Pierluigi Battista,
"Le vie dedicate ai razzisti spettano ai professori eroi che dissero no al
fascismo", Corriere della Sera, S. Chiale, "Dall'attivista curda al
pioniere green I nuovi Giusti del Monte Stella", Corriere della Sera, Cronaca
di Milano13. "Monte Stella I nuovi
Giusti in diretta su Facebook", Corriere della Sera, 7 marzo, Cronaca di
Milano9. , Commemorazione dTorino, Accademia delle Scienze, Giornata
Martinettiana, Torino, Edizioni di "Filosofia", Rivista di Filosofia,
E. Agazzi, "La storiografia filosofica", Rivista critica di storia
della filosofia, E. Agazzi, Sandro Mancini, Amedeo Vigorelli e Marzio
Zanantoni, Unicopli, Milano,. F. Alessio, L'idealismo religioso, Brescia,
Morcelliana, Franco Alessio, introduzione Il pensiero di Africano Spir,
Torino, Albert Meynier, Davide Assael, Alle origini della Scuola di
Milano: Martinetti, Barié, Banfi, Milano, Guerrini, A. Banfi, "Piero
Martinetti e il razionalismo religioso", in: Filosofi contemporanei, Firenze,
Parenti, Guido Bersellini Rivoli, Il fondamento eleatico della filosofia -- Milano,
Saggiatore, Guido Bersellini Rivoli, La fede laica, Appunti sul confronto
religioso e politico (in Italia e nel villaggio globale), Lecce, Manni, G. Rivoli,
Appunti sulla questione ebraica. Da Nello Rosselli a Piero Martinetti, Milano,
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si opposero a Mussolini, Torino, Einaudi, B. Bonghi, La fiaccola sotto il moggio della
metafisica kantiana. Il Kant, Milano, Mimesis, F. Minazzi, Sulla filosofia italiana, Prospettive,
figure e problemi, Milano, Angeli); ranco Bosio, "L'uomo e
l'assoluto", in: Filosofie "minoritarie" in Italia tra le due
guerre Ceravolo, Roma, Aracne, Remo Cantoni, "L'illuminismo religioso” in:
Studi filosofici, G. Colombo, La filosofia come soteriologia. L'avventura
spirituale e intellettuale di Milano, Vita e Pensiero, E. Colorni, La malattia
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di riflessione sull'esperienza religiosa in Italia tra idealismo e razionalismo
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contemporanea di fronte all'esperienza religiosa, Parma, Pratiche); C.
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italiani, Salvatore Natoli, Genova, Marietti, G. Filoramo, Letture Martinetti.
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in Il Pensiero Politico, Firenze, Olschki Editore, Cosimo Scarcella, Piero
Martinetti. Politica e filosofia. Con alcuni ‘Pensieri' inediti, Napoli,
Collana La Cultura delle Idee diretta da Fulvio Tessitore e Giuliano Marini, Edizioni
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Editrice San Marco, Carlo Terzi, "Lettere inedite di Piero
Martinetti", in: Giornale di metafisica, Torino, Amedeo Vigorelli,
"Emilio Agazzi e la fortuna di Martinetti", in:, L'impegno della
ragione. Per Emilio Agazzi, Mario Cingoli, Marina Calloni, Antonio Ferraro,
Unicopli, Milano (nuova ed. "Emilio Agazzi e la "fortuna
milanese" di Piero Martinetti", in:, Vita, concettualizzazione,
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Bruno Mondadori, Amedeo Vigorelli, "Nuove pagine", Rivista di storia
della filosofia, A.Vigorelli,, "L'eredità contestata. Lettere di Antonio
Banfi e Gioele Solari", Rivista di storia della filosofia, Amedeo
Vigorelli, "Plotino, Spinoza, Spir. La reviviscenza neoplatonica nel
razionalismo religioso (Atti del Convegno “Presenza della tradizione
neoplatonica nella filosofia del Novecento”, Vercelli), Annuario Filosofico,
Mursia, Milano, A.Vigorelli, La nostra inquietudine. Banfi, Rebora, Cantoni,
Paci, De Martino, Rensi, Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Bruno
Mondadori, Milano 2007. Amedeo Vigorelli, Lettore di Spinoza. Il tempo e
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spinozismo in Italia (Atti delle Giornate di studio in ricordo di Emilia Giancotti,
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Cuozzo e Giuseppe Riconda, Trauben, Torino, Africano Spir, Scuola di Milano G. Solari
C. Goretti L. Basso A. Baratono A. Banfi, Giuramento di fedeltà al fascismo, Treccani
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dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. siusa. archivi.beniculturali, Sistema
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della Fondazione Piero Martinetti, Torino. Fondazione Casa e Archivio Piero
Martinetti, su Fondazione piero martinetti. D. Fusaro sul sito Filosofico.net. G.
Colombo, La filosofia come soteriologia. A) La prima forma di comunione
fra esseri, quella che fonda le prime forme di società, quella che sussiste
anche in quei gradi della vita animale onde è esclusa ogni altra forma di
socievo lezza, è l’amore. Che cosa non è stato detto e iscritto in ogni tempo
intorno all’amore? Io non intendo qui certamente aggiun gere su questo
argomento nuove ed inutili speculazioni : voglio — 115 - solamente
trattarne in quanto aneli’esso è nella vita umana una sorgente di importanti
doveri. L’amore, qualunque possano essere le complicazioni senti mentali che
ne mutano profondamente la natura e possono dargli finalità più elevate, non ha
originariamente altro fine che la (pro pagazione Astica della specie. L’unione
fisica di due individui di sesso diverso ha per effetto l’estensione della vita
organica nel tempo : per essa l’individualità effimera si sottrae in un certo
modo alla morte e celebra l’eternità sua confondendosi per un istante con la
serie delle generazioni venture. La voluttà fisica non è che una forma di quel
piacere che accompagna ogni esten sione dell’individualità, ogni fusione delle
coscienze singole in un tutto capace d’una vita più alita e più larga. Sotto
questo aspetto la voluttà riveste un carattere ideale e direi quasi sacro : e
tutta la poesia dell’amore non è che la poesia del primo, del più universale
ideale umano. Ma il desiderio antico che in questo senso trae tutti i mortali è
diventato attraverso le innu merevoli generazioni mn istinto : e l ’ uomo
avendo volto lo sguardo verso forme più alte di unità e di vita si è abituato
a'Vedere in questo dovere della propagazione della vita solo il compimento
d’una funzione organica e nella voluttà un .semplice fremito del senso che non
deve interessare la personalità superiore e che anzi può essere per la medesima
un ostacolo ed un arresto. Di qui il duplice carattere dell’amore e della
voluttà : da un lato essi sono la secreta aspirazione d’ogmi vivente, il
movente di una gran parte delle attività umane; dall’altro appariscono come una
debolezza, una vittoria dell’essere inferiore sull’es sere superiore e
veramente umano. Nel pudore che accompagna l’unione dei due .sessi e tutto ciò
che la riflette vi è qualche cosa della riverenza che impone un sacro mistero e
della vergogna che desta l’esercizio di tutto ciò ohe è vita puramente animale.
Il complesso delle attività e delle facoltà che si riferiscono a questa
funzione costituisce, forse in modo più marcato che iper ogni altra funzione
umana, un tutto ben distinto, che si - 116- stacca nella
personalità complessiva come una personalità mi nore e subordinata : vi è in
ogni individuo umano una perso nalità sessuale che, per quanto non sempre
chiaramente co sciente, ha la sua sfera di visione, la sua vita, le sue oscure
tendenze e spesso influisce in misura non indifferente sopra lo svolgimento e
il destino di tutta la persona. Questa personalità sessuale è già in un certo
senso, per l’individualità organica bruta chiusa, nel suo egoismo repulsivo, un
essere ideale : l’in dividualità atta all’amore appare come qualche cosa di
deside rabile e di bello : ed è precisamente in questo carattere di idea lità
che circonfonde tutto ciò che all’amore serve, che ha avuto origine il senso
umano della bellezza. Il « tipo » estetico che le donne in genere e molti
uomini cercano di realizzare con tutti i mezzi che l’arte e la moda
suggeriscono non è altro che la presentazione della personalità sessuale :
questa costituisce per molti l’apice di tutte le aspirazioni e di tutti gli
ideali. D’altra parte la vita non si arresta all’amore e vi sono ideali più
alti che la perpetuazione fisica, della specie : quindi di fron te alla
personalità morale ed all’umanità vera la personalità sessuale appare come
qualche cosa di inferiore e di miserabile. Quando perciò essa si svolge in noi
senza alcun legame od in opposizione con i nostri sentimenti più elevati, noi
possiamo bensì cedere per un istante al suo fascino, ma la sua vita resta pure
sempre per noi qualche cosa di straniero che più tardi rigettiamo con vergogna
e con disprezzo. Non è però affatto necessario che la vita sessuale si svolga
nell’uomo senza alcuna continuità e senza accordo con le sfere più alte della
vita interiore. Nello stesso mondo animale essa svolge nella maternità e nella
famiglia una vera attività di ordine morale che la compie e la nobilita : e
nell’uomo tutta la storia dell’evoluzione della famiglia che altro è se non il
moralizzamento progressivo della funzione sessuale? Così puri ficato ed
elevato, il desiderio del senso si intreccia con i più nobili e delicati
sentimenti della vita morale, con i.1 sentimento • - 117- della,
protezione e della carità, dell’amicizia, della solidarietà, della fedeltà; anzi,
intellettualizzandosi vieppiù e collegandosi con le aspirazioni più elevate,
diventa comunione di vita inte riore, di gioie alte e pure : l’amore animale e
sensuale si tra sforma nelle forme più nobili dell’amore umano. Certo il
fattore sensuale non scompare mai : l’amore platonico non esiste o, se esiste,
non è una forma viva e sana dell’amore. Ma anch’esso si raffina e si assimila :
il piacere medesimo del possesso di venta, per la confusione della
spiritualità di due esseri elevati, più delicato e più profondo. Sopra tutto
poi esso elimina gra dualmente da sè tutto ciò che urna viva sensibilità
estetica e morale giudica o ignobile o incompatibile con le tendenze della
personalità superiore : così sorgono le virtù dell'amore, la leal tà, la fedeltà,
la castità. L’ amore sensuale vive del piacere dell’istante e cerca
nell’oggetto suo soltanto il soddisfacimento del suo ardore : esso non è che il
contatto superficiale e momen taneo di due personalità sessuali che si
avvincono e si confon dono mentre le anime restano straniere l’una all’altra
diffi denti, sordamente ostili. L’amore veramente umano si completa con
l’unione delle volontà, che esige urna reciproca dedizione intiera, leale,
duratura ed esclude come cose indegne la men zogna, l'ingiustizia e tutto ciò
che diminuisce questa perfetta comunione di vita. Così è possibile un amore che
sorge non dal senso, ma da tutta la personalità; un amore che purifica e no
bilita, che ispira ad alte cose e ¡santifica la voluttà stessa. Questo concetto
dell’amore traccia ad ogni uomo la via che deve seguire se egli sinceramente
sdegni di degradare sè stesso ; essa, è del resto anche la via più saggia sotto
l’aspetto della fe licità. Certo può sembrare un’ingenuità chiedere alla
ragione consigli contro una passione che si mde della ragione : mentre
l’eperienza quotidiana ci mostra con mille esempi come essa sconvolga talora le
menti più equilibrate, soffochi i sentimenti più sacri, precipiti nell
turbamento e spesso nella più irrepa rabile rovina esistenze, che
l’educazione, l’intelligenza, i vincoli — 118— sociali e morali
sembravano assicurare contro la prevalenza di ignobili tendenze. Tanta è del
resto la potenza di questo «niver i-sale e profondo istinto che esso è il
movente secreto o palese di gran parte dell’attiviità umana : la massima parte
dei ritrovi, delle feste, dei divertimenti sociali, la moda e per molti ri
spetti anche l’arte non hanno altra ragione d’essere; e i vizi che esso
alimenta danno origine ad un vero pubblico mercato e ad industrie fiorenti.
Come sperare dunque che la ragione possa qualche cosa contro una volontà oscura
e ribelle che sembra avere la violenza e la regolarità delle forze di natura?
La mo rale predica contro questa passione quasi soltanto come per sod disfare
un debito : la giovinezza, la fantasia e l’arte la rivestono dei più brillanti
colori e si ridono della morale : ed anche i predicatori più severi del resto
non sanno, tra un sermone e l’altro, esimersi da un sentimento che sta fra il
compatimento e la malrepressa invidia. Io non credo tuttavia che qui la
riflessione sia del tutto mutile. L ’ esperienza della vita insegna (e ciascuno
lo ricono scerà in stesso) che vi sono nella vita interiore dei momenti
decisivi nei quali una parola, un pensiero che sono caduti un giorno nell’anima
indifferente, si risvegliano e fortificano una nobile ispirazione, soffocano
una passione nascente, provocano un deciso cambiamento d’indirizzo. Questo è
vero anche della pas sione dell’amore. Certo è inutile invocar la ragione quando
la passione è ingigantita e il vizio è inveterato : ma questo non vale
egualmente di tutte le passioni? La ragione non può di struggere l’istinto, ma
può dirigerlo : e può dirigerlo se, come un medico accorto, cura il male nei
suoi inizi. Ora l’origine del male sta, come già videro i saggi antichi, nelle
illusioni che noi ci formiamo circa la realtà. L ’ uomo, sopratutto nella giovi
nezza, non si precipita verso i piaceri che l’amore promette se non perchè la
sua fantasia presenta al desiderio le immagini più allettatrici e riveste ila
¡realtà delle forme più ¡belle e più desi derabili. Lo spirito soggiace allora
ad una specie di limita zione del proprio orizzonte : esso si
chiude nei propri sogni e diventa cieco all’aspetto del vero essere delle cose.
In questo appùnto può intervenire efficacemente la ragione. Lo sforzo che si
deve e si può compiere in quel momento in cui sorgono le prime illusioni, è di
dissipare1queste visioni ingannevoli col tenere viva e presente diinnanzi al
pensiero la realtà che esse nascondono, col rievocare le esperienze dolorose,
col ravvivare le intuizioni profonde che ci svelano l’intima e vera natura
delle cose. In fondo a tutte le cose sta la tristezza, ha detto Amici : e
veramente l’aspetto ultimo delle cose è triste, mia anche fecondo di salutare
saggezza. L’aspetto supeSiciale della realtà è lieto, vario e giocondo come
l’aspetto d’una folla che popola le vie d’una città in un giorno di festa. Ma
quante cose sordide e tristi non nascondono anche qui le varie e splendide
apparenze! Ora in nessuna parte la fantasia è tanto fertile d’in ganni quanto
nelle cose dell'amore : ed in nessuna parte l’in- gànno è così lusinghiero ed
ostinato. Tanto anzi che qualcuno hai voluto vedere nell’amore una specie
d’inganno della natura ; che si serve dell’individuo per la propagazione e lo
sacrifica, viìttimn volontaria, alla specie. Ma la natura non è in questo caso
che la nostra natura inferiore ; noi soggiacciamo all’inganno solo perchè
l’istinto ci oscura l’intelligenza e noi non sappiamo più vedere che con gli
occhi della sensualità. Questa ci dipinge la via tutta sparsa di dolci
desiderii e di soavi ebbrezze; l’amore ci si offre dinnanzi come un palazzo
incantato pieno di misteri e di delizie. Bisogna invece che l’intelletto nastro
si sforzi di mantenere sempre a sé presente questa prima, considerazione : che
l’illusione sessuale ci mostra sotto un solo aspetto un es sere che
freddamente considerato ¡nella sua 'realtà, è il più delle volte tutt’altro che
desideratile. La personalità sessuale non è che un aspetto, uno stato della-
persona; è una specie di trasfi gurazione di tutto l ’ essere che in fondo
rimane così straniera alla persona come se fosse veramente un’altra
personalità. Per ciò quando la persona amata non è per sè stessa degna di
sti- - 120- una e d’amore, l’illusione sessuale è seguita
inevitabilmente da una profonda delusione : soddisfatto il desiderio l’immagine
ideale, oggetto d’un’adorazione appassionata, isi risolve in un essere prosaico
e volgare che ci 'meravigliamo d’avere deside rato. Bisogna, in .secondo luogo
tener presente quest’altra, consi derazione : che la «tessa personalità
sessuale, dato che in noi potesse persistere lo stato passionale
corrispondente, è ben lun gi dall’essere una sorgente di gioie pure ed
immutabili : la sen sualità è, come ogni passione, un fuoco che consuma se
stesso. Un amore puramente sensuale, non potrebbe lessero che un triste ed
insaziato ardore : la vita dominata dalla lussuria ap pare, freddamente
considerata, dolorosa ed ignobile nello stesso tempo. L ’ amore d’ una donna
non rende beati che quando può trasformarsi in un sentimento più alto, come
accade nella fa miglia, od associarsi la sentimenti ideali e diventare una co
munione morale ed intellettuale di due nobili spiriti. Anzi, nelle persone di
più profondo sentire l’attrazione sessuale maschera quasi sempre un’oscura
aspirazione spirituale, il bisogno d’una comunione di vita, che riempia l’anima
loro, la elevi e la consoli ; è un vago presentimento ideale sperduto nella
sfera sessuale. Perciò quando esse non riconoscono la vera natura del senti
mento che le attrae e, nella loro cecità, ne cercano la soddisfa zione nel
senso, la loro illusione finisce, il più delle volte, in una tragedia dolorosa.
Bisogna in terzo luogo ancora aver presente che, mentre per ogni animo 'ben
nato vi sono nella vita aspira zioni e soddisfazioni 'ben più alte che quelle
dell’amore, l’amore è spesso l'impedimento più forte a questa vita superiore.
La donna, come puro .essere sensuale, è la nemica naturale degli interessi
ideali dell’uomo; essa non vive che per sè stessa e per i suoi istinti : la
volontà sua egoistica è tutta tesa verso il piacere, il lusso, i godimenti
della vanità. In cambio della vo luttà l’uomo deve il più delle volte
sacrificare alla sua vanitosa ed insignificante persona il suo lavoro, il suo
benessere, il suo valore spirituale e disperdere in una vita di agitazioni vane
í quelle preziose qualità che potevano servire ad un ben più no
bile scopo. Quante nobili esistenze non ha /perduto il fuoco oscuro della
sensualità! Quante volte l’influenza funesta della donna non è stata causa dei
più gravi turbamenti nella vita dell’uomo; della decadenza della volontà, della
rinunzia ai fini più alti, e infine della completa rovina morale! Sopratutto
quindi è necessario, per resistere a queste sollecitazioni della vita
inferiore, suscitare e tener vivo nello spirito qualche alto e degno amore che
lo ©levi sopra la sfera della bellezza sensi bile. La passione ardente ohe travolge
qualunque considera zione e saggezza puramente umana, s’arresta dinanzi alle
vo lontà più aJlte dello spirito, che aprono all’uomo una realtà d ’ un valore
infinitamente superiore. E ’ vero che non sempre noi possiamo rivolgere il
nostro pensiero verso queste realità idea, li con tanta fermezza che non possa
essere vinto degli ardori del senso : ma la contemplazione e ¡l’amore delle
cose ideali tra sforma sempre il nostro modo di vivere ed apre i nostri occhi
ad una luce che non va più .perduta. Quindi anche quando questo amore non è per
sé abbastanza forte, esso favorisce lo svolgersi della riflessione critica e
induce nell’anitmo una disposizione abituale in cui il germe della passione non
trova un terreno fa vorevole e viene soffocato prima di svolgersi. Inoltre la
con suetudine con una sfera più alta di vita crea un sano e salutare orgoglio
che respinge da sè, senza esitare, ogni ibassezza. Un’i stintiva fierezza,
permette al selvaggio di sopportare con viso impassibile i più aspri tormenti :
un uomo che sopporterebbe la povertà, la fame e qualunque strazio per il suo
dovere ed il suo onore, vorrà diventare lo zimbello dei suoi istinti e sacri
ficare tutto quello che di grande e di safro ha per lui la vita per il possesso
d’una donna? Da queste considerazioni discende anzitutto la condanna di ogni
degenerazione ignobile dell’amore. L’istinto che tende ciecamente verso la sua
isoddisfazione è soggetto a singolari aberrazioni : e l’istinto sessuale umano
può essere anche aiutato — 122 — in queste sue deviazioni dal
ritorno atavico della associazione sua con altri istinti ed altre tendenze; per
es. coll’impulso alla crudeltà. Anzi anche dall’associazione con sentimenti
superiori non ignobili : come è avvenuto' per es. nell’amore omosessuale greco.
La cura estrema con la quale queste tendenze vengono tenute segrete le fa
apparire come eccezioni : ma coloro che se ne occupano per dovere professionale
sanno che esse sono tutt’altro che rare, anche fra individui delle classi
elevate. Esporre i pericoli e le vergogne a cui queste degenerazioni con
ducono è cosa inutile : coloro stessi che vi soggiaccione li cono scono. Ogni
animo non ignobile deve del resto essere trattenuto sull’orlo di questo abisso
dal rispetto di sè stesso. Ma se ciò noni bastesse, egli deve rappresentare a
sè chiaramente che, degradando la sua vita in queste turpitudini, sacrifichereb
be a misere, bestiali voluttà tutto ciò che di migliore e di desi derabile può
offrire la vita dell’ uomo. L ’ atto dell’ uomo non è qualche cosa che si possa
isolare dalla natura sua e se ne stacchi, appena compiuto, come il frutto che
cade dall’albero : esso ri mane anche dopo e non si cancella. Seguire
l’istinto nelle sue depravazioni vuole dire rassegnarsi a diventare un essere
be stialmente istintivo : non bisogna illudersi di potere dopo ciò conservare
in sè qualche cosa di veramente elevato. E vuole dire quindi anche abbandonare
la propria vita a tutte le mi serie dolorose che accompagnano la vita d’un
essere tutto con finato nella sua animalità. Ma vi sono anche altre forme
ddl’amore in apparenza più normali ed elevate che vengono coinvolte in questa
condanna. Non parlo dell’amore prettamente mercenario, che è anch’esiso una
forma di degenerazione : parlo dell’amore vago che, pure fuggendo ogni
attaccamento saldo, circonda il godimento d’una parvenza di sentimentalità che
sembra 'redimerlo e nobilitarlo : è l’amore per l’amore, l’amore libero che
comincia generalmente fra le rosee illusioni e finisce quasi sempre nella
vergogna e nel pianto. Non vi è uomo quasi che non abbia- lasciato fra-
le TM'wm-• - 123— sue spine qualche illusione di giovinezza insieme con
qualche brandello di felicità e di onore, che, se avesse la magica arte dello
^scrittore, non potrebbe scrivere anch’egli, come romanzo, una pagina della
'sua vita e dedicarla a suo figlio «quando avrà vent’aoani». Non vi è da
illudersi quindi che la saggezza degli altri possa sostituire totalmente
l’esperienza vissuta; ma essa potrà, se non altro, aiutare a formarsi
rapidamente questa esperienza e a non consumare dolorosamente anni preziosi ad
inseguire un vano fantasma che ci allontana dalia felicità vera e durevole.
L’amore tende per sua natura, in ogni animo ele vato, a stringere un’unione
indissolubile; quindi il correre ap presso ad un amore che noi già sappiamo
non poter condurre ad una simile unione è un preparare a sè stesso, a scadenza
più o meno lunga, una sicura infelicità. Vero amore è soltanto l’a more che è
legato da un senso profondo di pietà e di respon sabilità : e questo senso
impone all’uomo di rimanere sino alla fine della vita al fianco della donna che
gli si è data e di non ab bandonarla in balia dell’incerto destino. Perciò
ogni abbandono, ogni mutamento lascia amari rimpianti e rimorsi : la slealtà e
l’ingiustizia che l’uomo addossa alla propria coscienza, quando viene meno alle
¡menzognere promesse, è una bassezza che avvi lisce chi la commette. Del resto
già sappiamo che un amore pu raímente fìsico è sempre deluso : di qui
]’universale ed infrenabile desiderio degli uomini attratti verso le donne non
ancora cono sciute. Ma anche questo errare, dato che potesse sempre avere
soddisfazione, non sarebbe che un passare continuo di delusione in delusione,
di rimpianto in rimpianto. Non vi è quindi in realtà vita più triste di quella
passata nei facili amori : vita che è inseparabile dal sentimento della propria
degradazione, perchè l’amore che non termina in altro, che non isi associa con
i senti menti più elevati della natura umana, è un ben misero fine : esso non
è in ultimo, se lo si spoglia di tutti i fronzoli sentimen tali, che pretta e
pura sensualità. La ricerca affannosa della donna 11011 è che la ricerca di una
donna : l’amore vago e libero — 124 — è la conquista, attraverso
molte amare esperienze, di questa semplice verità : che non vi può essere amore
veramente felice se non nel nobile sentimento che lega l’uomo con una sola
donna per tutta la vita. Ohe l’amore pertanto, io direi al giovane dinnanzi a
cui si apre questo mondo di vaghe lusinghe, non si disisoci mai in te, dai
nobili principi d’urna coscienza retta e pura! Anche at traverso le passioni e
gli errori, sii un uomo onesto! Non acqui stare il piacere d’un’ora a prezzo
della rovina d’un povero essere debole e indifeso : questo sarebbe un tradimento
vile che nes suna riparazione pecuniarda cancellerebbe dalla tua vita. Pensa
che nessuna violenza di passione può scusare la disonestà di chi non esita, per
soddisfare un desiderio, a gettare la vergogna e la disperazione in una
famiglia : sebbene la leggerezza del mondo biasimi l ’ adulterio quasi
sorridendo, non vi è dinnanzi alla retta coscienza morale infamia più bassa. E
sopratutto pensa alla condizione di quelli che la viltà dei loro genitori ha
lasciato in abbandono e che una fredda carità cresce agli stenti, alle
tristezze, alle umiliazioni di all’esistenza miserabile. Se vi è un pensiero
che valga a farci vergognare dei bassi amori, questo è bene il sospetto che
forse ora in qualche parte del mondo vi sia qualcuno che deve a noi la vita e
che ha ragione di impre care, in mezzo alle sue miserie, al nostro egoismo
inumano. Sii dunque casto : la castità è la virtù dell’amore. Essere casti non
vuol dire andare in cerca d’una virtù soprannaturale, ma saper rinunciare a ciò
che è al di sotto della nostra natura, alle soddisfazioni dei sensi che sono
ignobili ed ingiuste. Essere casti vuole dire anzitutto dunque essere forti,
saper tenere lon tano da sè i vizi vergognosi che minano ila salute e
corrompono la, delicatezza e la dignità del carattere : vuole dire inoltre
essere giusti e pietosi e non cercare ili nostro piacere a prezzo del disonore
e della rovina di altri. Se tu vuoi che l’amore non sia per te fonte di
infelicità e di rimorsi, fa sì che esso sia l’armo, nia di due volontà nobili e
pure, per le quali l’amore non è che l’inizio d’una comunione più alta di vita.
Piero Martinetti. Martinetti. Keywords: l’amore velia, antologia platonica,
amore socratico, sezione sull’Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martinetti” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718225454/in/photolist-2mNaqAj-2mKNNqN-2mKDGhr-2mKjsJY-2mKbfaU
Grice e
Martini – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cambiano).
Filosofo. Grice: “One would think
that his ‘discorsi filadelfici’ are about brotherly love, but they were
delivered at the Philadelphia American-Italian Philosophical Society!” – Grice:
“He wrote on Emilio and Narciso, and a story of philosophy – starting not from
Thales but Gioberti!” – Grice: “His science of the heart – scienza del cuore –
is a mystery!” Compì studi classici a Chieri e poi, ospitato al Real Collegio di
Torino, si rivolse allo studio delle scienze naturalistiche. Con la laurea in
medicina, cui seguirà anche quella in
filosofia, ottenne l'insegnamento al predetto Istituto, prima di conseguire una
brillante carriera nell'ateneo torinese. Qui, infatti, ottenne prima la docenza
in fisiologia e poi quella di medicina
legale, cattedra quest'ultima, istituita di cui fu il primo insegnante in
assoluto. Di Torino fu anche rettore,
negli anni in cui ebbe numerosi riconoscimenti, tra cui l'onorificenza di
cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Ma non mancarono episodi tragici, allorché,
pochi anni dopo le nozze, perse la moglie (figlia del chimico Giovanni Antonio
Giobert), dalla quale ancora non aveva avuti igli, né li avrebbe avuti in
seguito, visto che non si risposò, per dedicarsi completamente all'insegnamento
e alla stesura di saggi e manuali nelle discipline mediche. In questo filone,
il più ricco, vanno almeno segnalati gli “Elementa physiologiae” e “Lezioni di
fisiologia” così come “Medicina legale”, accanto agli Elementa medicinae
forensis, politiae medicae et hygienes, cui avrebbe fatto seguito il Manuale di
medicina legale. Il variegato percorso
saggistico non si limitò (e non si esaurì) a studi a carattere
medico-fisiologico e medico-legale. Anzi, forte del curriculum studiorum
seguito fin da giovanissimo, cercò di approfondire i pensatori classici, come
nel caso di un “Coompendio” dedicato a Platone, di cui peraltro riuscì a
terminare il manoscritto poco prima di morire, arrivando persino a stilare, sia pure non in forma sistematica, una Storia
della filosofia. Risultati migliori li
ebbe, tuttavia, nel campo educativo-pedagogico. Questo indirizzo è
testimoniato, oltre che dal saggio sulla Riforma della prima educazione dai
dodici volumi dell'Emilio. Qui, facendo leva della sua vasta cultura, tratta
emblematicamente di argomenti in cui si fondono, senza soluzione di continuità,
il "viver sano" e il "maritaggio", il "governo della
famiglia" e la felicità, le "tendenze morali" e la
"moderazione nella prosperità", passando per i modi attraverso i quali
"sopportare le avversità". Saggi: “Elementa physiologiae” (Pica,
Torino); “Dei vantaggi che la medicina apporta alle nazioni” (Chirio, Torino);
“Mdicina legale” (Marietti, Torino); “Medicina curativa” (Marietti, Torino); “Polizia
medica” (Fontana, Milano); “La scienza del cuore” (Fontana, Milano); “La colera
indica” (Fodratti, Torino); “Elementa medicinae forensis, politiae medicae et
hygienes,” Marinetti, Torino “Manuale
d'igiene,” Fontana, Milano “Lezioni di
fisiologia,” Pomba, Torino “Patologia
generale,” Elvetica, Capolago “Invito a'
medici piemontesi all'occasione del cholera morbus,” Cassone, Torino “Storia della fisiologia,” Cassone,
Torino “Manuale di medicina legale,” Fontana, Milano; “Emilio, Marietti, Torino “Della solitudine,” Marietti,
Torino “Narciso o regalo agli sposi,” Marietti, Torino “Guerra e pace dei sensi,”Tip. Marietti,
Torino “Emilio o sia del governo della vita,” Tip. Fontana, Milano “Discorsi
filadelfici; ossia, fasti dell'ingegno italiano,”Tip. Marietti, Torino “Riforma
della prima educazione,” Marietti, Torino “Della sapienza dei greci,” Cassone, Torino;
“Storia della filosofia,” Pirotta, Milano “Platone compendiato e comentato,” Elvetica,
Capolago “Alcune vite di donne celebri,”
Fontana, Milano “De clarissimo viro Thoma Tosio ex ordine Oratorum sacrae
facultatis professore in regio Taurinensi Athenaeo, Regia, Torino Vita del
conte Gian-Francesco Napolio, Bocca, Torino
Vita Francisci Canevarii, Torino Cenni biografici di Lagrangia, Cassone
e Marzorati, Torino Curatele A. von Haller, Poesie scelte, Reale, Torino J.L. Alibert, Riflessioni sulla fisiologia
delle passioni o nuova dottrina de' sentimenti morali, Marietti, Torino, F.
Redi, Consulti medici, Elvetica, Capolago, D. Alighieri, La Divina Commedia, Marietti,
Torino; G. Gianelli, L'uomo ed i codici
nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico.
Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale», Milano.
G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo
risorgimento, F. Predari, Pomba,
Torino); S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti del professore cavaliere,
s.e., Bologna); Emilio, Tip. Marietti, Torino); S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti
del professore cavaliere, s.e., Bologna); G. Corniani, I secoli della
letteratura italiana dopo il suo risorgimento, F. Predari, Pomba, Torino G. Gerini, Due medici
pedagogisti. M. Bufalini, Tip. Bona, Torino, G. Gianelli, L'uomo ed i codici
nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico.
Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale», Milano. Lorenzo Martini. Martini. Keywords:
storia della filosofia, ingegno italiano, il cratilo di Platone -- . Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Martini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689125956/in/photolist-2mPC6Zb-2mNaHiH-2mMQbzj-2mLKeCe-2mKTjot-2mPxhsE-2mKG3XG-2mKAhjQ-2mKAuZM-2mJqjKS-F7umuM-E4u3XA-CfauoK-BpZs2v-CeUwJB-BpMtYk-BNEpJR-CjSo87-BT1Hm1-BNU92d-BWhBA9-o41Nc1-o64ha8-o41PGf-o41NYS-nNyQ22-o5Wyo3-o5X8VS-nUgG6U-nu99CS-ncVsEb-nu8gmx-ncVsRq-nu8qHt-nsnnZS-nu92TE-nu8m8X-nu8fCZ-nwbR6a-nsnoPN-nwbQn6-nu8ZcY
Grice e Martino – la religione civile della
prima e unica Roma! – filosofia italiana – magismo filosofia Italian
meridionale – filosofia del sud -- Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “I like Martino – and his interviewees – there is indeed a
‘discepolato’ around him.” Grice: “We don’t have anything like Martino at
Oxford – Hollis is the closest I can think.” Grice: “In his strictly
philosophical explorations, Martino aptly clashes with Croce!” -- Dopo la
laurea a Napoli con una tesi in Storia delle religioni sui gephyrismi eleusini
sotto la direzione di Adolfo Omodeo, si interessa alle discipline etnologiche.
Si iscrive ai GUF e alla Milizia Universitaria, collaborando a L'Universale di
Berto Ricci e facendo circolare in una cerchia ristretta di collaboratori un
Saggio sulla religione civile poi rimasto inedito. L'ingresso nel circolo
crociano «Erano quelli gli anni in cui Hitler sciamanizzava in Germania e in
Europa, e ancora lontano era il giorno in cui le rovine del palazzo della
Cancelleria avrebbero composto per questo atroce sciamano europeo la bara di
fuoco in cui egli tentava di seppellire il genere umano: ed erano anche gli
anni in cui una piccola parte della gioventù italiana cercava asilo nelle
severe e serene stanze di Palazzo Filomarino per risillabare il discorso
elementarmente umano altrove impossibile, persino nella propria famiglia».
Il suo saggio, “Naturalismo e storicismo nell'etnologia” è un tentativo di
sottoporre l'etnologia al vaglio critico della filosofia storicista di
Benedetto Croce. Secondo de Martino, l'etnologia solo attraverso la filosofia
storicista avrebbe potuto riscattarsi dal suo naturalismo (tratto che accomuna,
per de Martino, tanto la scuola sociologica francese che gli indirizzi
"pseudostorici" tedeschi e viennesi). Fu lo stesso Croce a introdurre
il giovane de Martino all'editore Laterza, suggerendo la pubblicazione del
libro, in cui, nonostante qualche ingenuità, si può già scorgere in nuce l'idea
del successivo lavoro sul "magismo etnologico". Scritto negli anni
della seconda guerra mondiale e pubblicato nel 1948, Il mondo magico è il libro
nel quale Ernesto de Martino elabora alcune delle idee che rimarranno centrali
in tutta la sua opera successiva. Qui de Martino costruisce la sua
interpretazione del magismo come epoca storica nella quale la labilità di una
"presenza" non ancora determinatasi, viene padroneggiata attraverso
la magia, in una dinamica di crisi e riscatto. In quel periodo, de Martino
comincia a militare nei partiti di sinistra. Prima, dal 1945, lavora come
segretario di federazione, in Puglia, per il Partito Socialista Italiano; influenzato
da Gramsci e da Levi, cinque anni dopo,
entra a far parte del Partito Comunista Italiano. Anche per questa ragione,
negli anni che seguono, de Martino comincia a interessarsi sempre di più allo
studio etnografico delle società contadine del sud Italia, in contemporanea con
le inchieste di Vittorini e l’opera documentaristica di Zavattini. Di questa
fase, talvolta detta "meridionalista", fanno parte le opere più note
al grande pubblico: Morte e pianto rituale, Sud e magia, La terra del
rimorso. Innovativo nelle sue ricerche fu l'approccio multidisciplinare,
che lo portò a costituire un'équipe di ricerca etnografica. La terra del
rimorso è la sintesi delle sue ricerche sul campo (il Salento) affiancato da
uno psichiatra (Giovanni Jervis), una psicologa (L. Jervis-Comba),
un'antropologa culturale (Amalia Signorelli), un etnomusicologo (D. Carpitella),
un fotografo (Franco Pinna) e dalla consulenza di un medico (S. Bettini). Nello
studio del fenomeno del tarantismo vengono utilizzati anche filmati girati tra
Copertino, Nardò e Galatina. A queste monografie segue la pubblicazione
dell'importante raccolta di saggi, “Furore Simbolo Valore”. E stato
collaboratore di R. Pettazzoni all'Università "La Sapienza" di Roma,
nell'ambito della Scuola romana di Storia delle religioni. Come ordinario di
Storia delle religioni e di Etnologia, dha insegnato all'Cagliari, dove ha
avuto uno stuolo di allievi. Con ACirese, Lilliu, Cases, la sua assistente CGallini,
e in seguito altri studiosi, quali P.
Cherchi, G. Angioni, P. Clemente, e P. Solinas, saranno esponenti di
una significativa, sebbene mai formalizzata, scuola antropologica all'Cagliari,
della quale de Martino è considerato uno dei fondatori. È considerato uno
dei più importanti antropologi dell’età contemporanea, fondatore in Italia
dell’umanesimo etnografico e dell’etnocentrismo critico. La presenza La
presenza in senso antropologico, nella definizione di de Martino è intesa come
la capacità di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie
per rispondere in modo adeguato ad una determinata situazione storica,
partecipandovi attivamente attraverso l'iniziativa personale e andandovi oltre
attraverso l'azione. La presenza significa dunque esserci (il
"da-sein" heideggeriano) come persone dotate di senso, in un contesto
dotato di senso. Il rito aiuta l'uomo a sopportare una sorta di "crisi
della presenza" che esso avverte di fronte alla natura, sentendo
minacciata la propria stessa vita. I comportamenti stereotipati dei riti offrono
rassicuranti modelli da seguire, costruendo quella che viene in seguito
definita come "tradizione". 11spedizione in Lucania Se si vuole
rintracciare in de Martino un filo comune e unitario tra l’influenza marxista e
gramsciana della “triade meridionalista” (esplicita anche attraverso la sua
militanza diretta nel PCI negli anni ‘50) di Morte e pianto ritual, Sud e
magia e La terra del rimorso e gli
appunti e i dossiers preparati per La fine del mondo, in cui è presente
un’elaborazione filosofica più marcatamente sui piani ontologico,
esistenzialista e fenomenologico e che vedranno la luce solo posteriormente dal
riordino delle carte ad opera di Angelo Brelich e Clara Gallini, bisogna
rendere centrale il nesso tra presenza/crisi/riscatto e il processo di
destorificazione del negativo ad opera dell’ethos del trascendimento;
l’immaginazione simbolica collettiva è la realizzazione di un’ethos del
trascendimento che, come un mito di fondazione per il senso di appartenenza o
la sacralizzazione dell’”oggetto” per scopi espiatori, rende possibile il
superamento di una crisi, della “presenza” in quanto soggetto che opera nella
natura, che rischia di perdersi in essa senza riscatto (escaton). Il soggetto
dunque si ricolloca nella storia tramite la cultura, e la crisi si rivela
esistenziale nel rapporto tra se’ e il mondo “altro da se’”. Ma la crisi
affonda sempre nelle materiali condizioni di vita e nelle modalità concrete di
una prassi che deve tendere e tende incessantemente alla trasformazione
rivoluzionaria (che è escatologica nelle religioni) come base insopprimibile
della costituzione di sè come soggetto: “Vi è dunque un principio
trascendentale che rende intellegibile l’utilizzazione e le altre
valorizzazioni, e questo principio è l’ethos trascendentale del trascendimento
della vita nel valore: attività dunque, ma ethos, dover-essere-nel-mondo per il
valore, per la valorizzante attività che fa mondo il mondo, e lo fonda e lo
sostiene.” Costante, inoltre, nella ricerca sul campo, come nelle analisi
ed elaborazioni degli ultimi anni, fu l’indagine sul valore euristico assegnato
ai dati psicopapatologici, sempre legato a una riflessione critica sulla
trasferibilità delle relative nozioni in contesti culturali diversi e sulle
loro implicazioni sul piano antropologico e filosofico più generale: dalla
figura dello sciamano come “Cristo magico” ne Il mondo magico, ai fenomeni di
dissociazione e possessione (influenzato dalle letture di Shirokogoroff e PJanet)
nei riti della taranta, fino alle note sulle “apocalissi psicopatologiche” ne
La fine del mondo. Il folklore progressivo Il concetto di folklore, come
concezione del mondo regressiva, secondo le “osservazioni sul folklore” del
Quaderno XXVII di Gramsci “un agglomerato indigesto di frammenti di concezioni
del mondo e superstiti documenti mutili e contaminati”, ma anche di positiva
creatività delle classi subalterne (come i canti popolari), in opposizione alla
cultura dotta delle élite dirigenti, fu oggetto di riflessione dell’antropologo
partenopeo a partire dal 1949, con il saggio “Intorno ad una storia del mondo
popolare subalterno”, pubblicato su Società sul nr.3 di quell’anno, in cui
riprende studi e indagini della nuova etnologia sovietica (Tolstov, Hippius,
Cicerov, ispirati da Propp). In un saggio lo define come proposta consapevole
del popolo contro la propria condizione socialmente subalterna, o che commenta,
esprime in termini culturali, le lotte per emanciparsene.” Il concetto fu poi
ripreso, discusso problematicamente e allargato in particolare da Cirese (in
rapporto a Gramsci) e Satriani (il folklore come cultura di
contestazione). I “folkloristi” erano stati oggetto di critica di de
Martino già nella sua prima opera del 1941, Naturalismo e storicismo
nell’etnologia, in quanto puri descrittori e catalogatori con criterio
naturalistico e non storico-culturale: per cui il folklore rimane, pur
categorizzato come “progressivo”, come fenomeno di indagine antropologica nei
termini più complessivi di cultura popolare. Crisi della presenza e
destorificazione del negativo In quanto alla “crisi della presenza” come
spaesamento, ne La fine del mondo, Ernesto de Martino racconta di una volta in
Calabria quando, cercando una strada, egli e i suoi collaboratori fecero salire
in auto un anziano pastore perché indicasse loro la giusta direzione da
seguire, promettendogli di riportarlo poi al posto di partenza. L'uomo salì in
auto pieno di diffidenza, che si trasformò via via in una vera e propria
angoscia territoriale, non appena dalla visuale del finestrino sparì alla vista
il campanile di Marcellinara, il suo paese. Il campanile rappresentava per
l'uomo il punto di riferimento del suo circoscritto spazio domestico, senza il
quale egli si sentiva realmente spaesato. Quando lo riportarono indietro in
fretta l'uomo stava penosamente sporto fuori dal finestrino, scrutando
l'orizzonte per veder riapparire il campanile. Solo quando lo rivide, il suo
viso finalmente si riappacificò. In un altro esempio, per esprimere il
medesimo concetto, De Martino racconta degli Achilpa, cacciatori e raccoglitori
australiani, nomadi da sempre e per sopravvivenza, che avevano però l'usanza di
piantare al centro del loro accampamento un palo sacro, intorno al quale
celebravano un rito ogni volta che "approdavano" in un luogo nuovo.
Il giorno che il palo si spezzò, i membri della tribù si lasciarono morire,
sopraffatti dall'angoscia. Il concetto di spaesamento, come una
condizione molto "rischiosa" in cui gli individui temono di perdere i
propri riferimenti domestici, che in qualche modo fungono da "indici di
senso", viene inserito dunque da de Martino nelle sue categorie di “crisi
della presenza” e destorificazione del negativo. La crisi della presenza
caratterizza allora quelle condizioni diverse nelle quali l'individuo, al
cospetto di particolari eventi o situazioni (malattia, morte, conflitti morali,
migrazione), sperimenta un'incertezza, una crisi radicale del suo essere
storico (della "possibilità di esserci in una storia umana", scrive
de Martino) in quel dato momento scoprendosi incapace di agire e determinare la
propria azione. La destorificazione del negativo permette l'universalizzazione
della propria condizione umana in una dimensione mitico-simbolica, mediata
dalla religione e presente nel rito. Secondo Amalia Signorelli, antropologa ee
collaboratrice della spedizione nel Salento, "Il dato esistenziale
che ha scatenato la crisi (morte, malattia, paura e altro ancora) viene
mentalmente astratto dal contesto storico per entro il quale è stato esperito e
viene ricondotto a un tempo e a una vicenda mitici". Se il mito è
narrazione, il rito è un comportamento orientato ad uno scopo e ripetuto con
parole e gesti di significato altamente simbolico. È così che mito, rito e
simbolo diventano un circuito volto alla soluzione della crisi, astraendo dalla
storia reale in cui agisce il negativo. Quando è il negativo a prevalere,
e questo accade in fasi particolarmente drammatiche dell’esistenza umana (come
la morte di una persona cara), può manifestarsi una crisi radicale, una
“funesta miseria esistenziale”, per cui l’ethos del trascendimento non riesce
più a risolvere la crisi nel valore e la mancata valorizzazione fa perdere
anche l’operabilità sul reale. L’attività etica della valorizzazione è
necessaria per impedire la destrutturazione dell”esserci”, in quanto il
“vitale” vede per intero invaso il suo spazio, quello dell’intersoggettività e
il rapporto con il mondo. Avviene allora che “la presenza abdica senza
compenso”. L'elaborazione del lutto ed il pianto rituale antico
Magnifying glass icon mgx2.svg Morte di
Gesù negli studi antropologici e Planctus. Organizza una serie di spedizioni di
ricerca in Lucania, accompagnato da un’equipe interdisciplinare, tra cui
Vittoria De Palma, anche lei etnologa e compagna di vita e con l’utilizzo di
strumenti quali il magnetofono e la cinepresa, innovativi rispetto all’indagine
folklorica classica. Riconnettendosi a Il mondo magico, decide di concentrarsi
sul lamento funebre e la “crisi del cordoglio”, ai segni, al simbolismo delle
ritualità legate ad una crisi esistenziale tra le più gravi, come quella che
segue la perdita di un caro, e il pianto e il dolore collettivi che
rappresentano la “crisi della presenza”, della propria e di tutti, minacciata
dalla morte. Il pericolo del lutto è dunque quello dell’annullamento totale.
In Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria affronta
anche il senso della morte di Cristo in rapporto alla condizione esistenziale
dell'uomo nel mondo ed al momento traumatico della esperienza della morte dei
propri cari. Di fronte alla "crisi del cordoglio" che può portare al
crollo esistenziale, emerge la esigenza di elaborare culturalmente il lutto,
nella forma socialmente codificata del rito. La consolazione offerta dal credo
religioso riconduce a forme sopportabili la carica drammatica del lutto,
riferendola simbolicamente alla morte tragica di Cristo sulla croce, forme che
consentono di ritrovarsi uguali nel dolore, ma che diventano anche promessa di
resurrezione. «È possibile interpretare la genesi del protocristianesimo
come esemplarizzazione di una storica risoluzione del cordoglio che trasforma
Gesù morto in Cristo risorto e il morto che torna nel morto-risorto presente
nella chiesa e nel banchetto eucaristico. Le apparizioni di Cristo dopo la
morte testimoniano la Resurrezione e la presenza di Cristo nella chiesa sino al
compimento del piano temporale di salvezza. Dopo l'Ascensione la discesa dello
S.S. inaugura l'epoca in cui il morto-risorto è con i credenti sino alla fine,
per donare la spinta alla testimonianza missionaria. Il Cristianesimo diventa
un grande rituale funerario per una morte esemplare risolutiva del vario morire
storico e come pedagogia del distacco e del trascendimento rispetto a ciò che
muore (il che poteva aver luogo solo in quanto il morto era l'unto
dell'Uomo-Dio)". Abbiamo un esempio storico di soluzione della crisi e la
garanzia mediante la fede della presenza del Risorto nella comunità. La
celebrazione eucaristica rappresenta contemporaneamente l'evento passato di un
Cristo al centro del piano temporale di salvezza (mito che garantisce e fonda
la salvezza futura) e l'evento futuro della definitiva Parusia.» De
Martino indaga la persistenza, nelle realtà marginalizzate della Lucania, del
pianto funebre, come “riplasmazione” del planctus irrelativo, rito antichissimo
e diffuso prima del Cristianesimo in tutta l'area mediterranea. La
destorificazione dell’evento luttuoso, soggettivamente vissuto, permette di
riportarlo ad una dimensione mitico-rituale, e dunque al superamento della
crisi. Su questi temi si è soffermata una sua studentessa e
collaboratrice, la scrittrice Muzi Epifani, nella commedia La fuga, scritta a
dieci anni dalla sua scomparsa. Saggi: “Naturalismo e storicismo
nell'etnologia” (Laterza, Bari) – l’ennico – Grice: “Italians cannot pronounce
‘-tn-‘ so that the etnico becomes ‘ennico’!” --; “Il mondo magico: prolegomeni
a una storia del magismo” (Einaudi, Torino); “Morte e pianto rituale nel mondo
antico: dal lamento pagano al pianto di Maria” (Einaudi, Torino); “Sud e magia La terra del rimorso. Contributo
a una storia religiosa del Sud” (Feltrinelli, Milano); -- cf. Grice, magismo – two kinds of magic
travel, carpet route-travelling, routeless travel – the exercise of judgment --“Furore,
simbolo, valore” (Saggiatore, Milano); “Magia e civiltà. Un'antologia critica
fondamentale per lo studio del concetto di magia in occidente” (Garzanti, Milano);
“Mondo popolare e magia in Lucania” (Basilicata, Roma-Matera) -- Grice: “There
are two types of magic actually: carpet flying and disappearance!” – “La fine
del mondo -- contributo all'analisi dell’pocalissi” (Einaudi, Torino); “La collana
viola” (Boringhieri, Torino); “Re-ligione, comunismo [lavorismo] e psico-analisi”
(Altamura, Roma) Compagni e amici” (La nuova Italia, Firenze); “Storia e Meta-storia”“i
fondamenti di una teoria del sacro” (Argo, Lecce); “Note di campo: spedizione
in Lucania” (Argo, Lecce); “L'opera a cui lavoro: apparato critico e
documentario alla Spedizione etnologica in Lucania” (Argo, Lecce); “Una vicinanza
discrete” (Oleandro, Roma); “I viaggi nel Sud” (Boringhieri, Torino); “Panorami
e spedizioni” (Boringhieri, Torino); “Musiche tradizionali del Salento” (Squilibri,
Roma); “Scritti filosofici” (Mulino, Bologna); “Dal laboratorio del mondo magico”
(Argo, Lecce); “Ricerca sui guaritori e la loro clientele” (Argo, Lecce); “Etnografia
del tarantismo pugliese. I materiali della spedizione nel Salento” (Argo, Lecce);
“Promesse e minacce dell'etnologia”; G. Angioni, Una scuola antropologica
sarda?, in “Sardegna: idee, luoghi, processi culturali” (Roma, Donzelli); “Antropologia
e il comunismo del lavoro”; “Marxismo e religione”, “Il folklore pro-gressivo,
in l’Unita’, “Teoria antropologica e metodologia della ricerca, L'asino d'oro ;
Il mondo magico, ed., Torino, Rèpaci, G. Angioni, Fare dire sentire. L'identico
e il diverso nelle culture, Nuoro, Il Maestrale, M. Baldonato e B. Callieri,
Soglie dell'impensabile. Apocalissi e salvezza, Rivista sperimentale di
freniatria: la rivista dei servizi di salute mentale (Torino: [Milano: Centro
Scientifico; Angeli). R. Beneduce, Un'etno-psichiatria della crisi e del
riscatto, "aut aut", S. Fabio Berardini, Ethos Presenza Storia. La
ricerca filosofica, Trento Giordana
Charuty, Le precedenti vite di un antropologo, Angeli, Milano, P. Cherchi, Dalla crisi della presenza alla
comunità (Napoli, Liguori); P. Cherchi, Il peso dell'ombra: l'etnocentrismo critico
e il problema dell'auto-coscienza culturale, Napoli, Liguori, P. Cherchi, Il
signore del limite: tre variazioni critiche (Napoli, Liguori); S. Matteis, Il
leone che cancella con la coda le tracce. L'itinerario intellettuale, Napoli,
d'If, Riccardo Di Donato, La Contraddizione felice? Martino e gli altri, ETS,
Pisa, M. Epifani, La fuga. Opera teatrale, Roma, riedita da La mongolfiera edizioni e
spettacoli; F. Faeta, I viaggi nel Sud, Boringhieri, collana «Nuova Cultura», F.
Cecla, Perdersi. L'uomo senza ambiente. Laterza, Bari); Dizionario Biografico degli
Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Mariannita Lospinoso, Enciclopedia
Italiana, Appendice, Istituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani M. Massenzio, L’antropologia, in Il
Contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia, stituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani A. Momigliano, Recensione a "La terra
del rimorso", in Rivista storica italiana, Quarto contributo alla storia
degli studi classici e del mondo antico,
Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, G. Sasso, Ernesto Fra religione
e filosofia, Napoli, Bibliopolis, P.Taviani, Ridere un mondo, Roma, Aracne,. C.
Zanardi, Sul filo della presenza. Fra filosofia e antropologia. Unicopli, Marco
Tabacchini, Dramma e salvezza: il carattere protettivo del mito in G. Leghissa,
Enrico Manera, Filosofie del mito nel Novecento, Carocci, Roma. A. Rigoli,
Magia ed etno-storia, Boringhieri, Torino); B. Croce Vittorio Lanternari Claude
Lévi-Strauss Diego Carpitella, “Tarantismo” -- Carlo Tullio Altan Alberto Mario
Cirese G. Angioni Antropologia culturale P. Cherchi Scuola antropologica di
Cagliari A. Gramsci Storia delle religioni Etnologia Pizzica, TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
M. Lospinoso, Enciclopedia Italiana, Appendice, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, VDizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, siusa.archivi.beniculturali, Sistema
Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Marcello Massenzio,
Ernesto De Martino e l'antropologia, in Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Recensione a Morte e
pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria. Recensione a Il
mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo. Pagina autore Liber Censor.net di Ernesto de Martino, Istituto Ernesto De
Martino, su iedm. Società di Mutuo Soccorso Ernesto de Martino, su sms de martino.noblogs.org.
Interpretazioni dell'apocalisse: le tre edizioni de La fine del mondo di
Ernesto de Martino, su L’analisi e la classe, "Intorno a una storia del
mondo popolare subalterno", su Academia.edu. Grice: “The more Martino
speaks of ‘meridionale’ and ‘sud’ the less I’m willing to qualify him as an
Italian philosopher simpliciter – so I categorise him as a representative of
‘filosofia del sud’ or ‘filosofia meridionale’. Ernesto de Martino. Martino.
Keywords: religione civile, magismo – essercizio del giudizio – viaggio magico
en route – carpet route travelling – o routeless --. Luigi Speranza, “Grice e
Martino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746749229/in/datetaken/
Grice e
Masci – critica della critica della ragione – implicatura solidale – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Francavilla al Mare). Filosofo. Grice: “But perhaps more interesting
that his explorations on the judicative are Masci’s conceptual analysis, and
fascinating ‘natural’ history of the will, with a focus on Aristotle!” Grice:
“Like Masci, I make a conceptual connetction between willing and free-will.” –
or “volonta” e “liberta” in his words!” -- Grice: “I like Maci; he has
philosophised on forms of intuition and instincdt – cf. my “Needs’ – and what
he calls the psycho-physical materialism. Also on what he calls the
psychological parallelism – He spent a few essays on quantification and
measurement in atters of the soul -- -- and speaks of an ‘indirect measure’ in
psychology. He has opposed ‘conoscenza’ to ‘credenza’ (cf. my knowledge and
belief), and further, ‘conosecenza and pensiero’, knowledge and thought. Nato
in una famiglia della borghesia abruzzese, perse il padre Guglielmo all'età di
4 anni. Frequentò il collegio Giambattista Vico di Chieti e, completati gli
studi liceali, fu allievo del professor Mola, che gli insegnò filosofia,
scienze e matematica. Iniziò nel 1862 gli studi di giurisprudenza all'Napoli,
dove si laureò nel 1866, ed in seguito studiò scienze politico-amministrative.
Cominciò ad approfondire le sue conoscenze filosofiche grazie alle lezioni
tenute da Bertrando Spaventa nella stessa città. Influenzato dalla sua
formazione universitaria e dallo stesso Spaventa, al centro dei suoi primi
studi c'era il pensiero di Kant e Hegel. Ottenne la cattedra di
professore reggente di filosofia presso il liceo di Chieti, prima
dell'abilitazione che gli fu consegnata a Pisa. Inoltre venne nominato
vincitore di un concorso della Reale Accademia delle scienze morali e politiche
grazie ad un saggio sulla Critica della ragion pura. Divenne libero docente di
filosofia teoretica all'Napoli e, l'anno successivo, di storia della filosofia
presso l'Pavia. Abbandona l'insegnamento a Chieti per recarsi a Padova, dove
era stato nominato professore straordinario di filosofia morale. All'istituto
scolastico lasciò numerosi scritti sulla filosofia antica. Un anno dopo divenne
Professore all'Napoli. Ottenne la carica di rettore dell'Napoli e di
consigliere comunale della medesima città. Nel corso della sua carriera
politica fu eletto deputato dal collegio di Ortona al Mare per la XIX
legislatura e fu un sostenitore di
Annunzio. Entra nel Senato del Regno, dove intervenne più volte sul tema
dell'istruzione pubblica. Sosteneva la maggiore importanza della formazione
classica rispetto a quella tecnica o scientifica nelle scuole secondarie.
Liceo scientifico "Filippo Masci" a Chieti Fu Presidente
dell'Accademia di lettere ed arti della Società Reale di Napoli, socio della
Regia Accademia dei Lincei, membro del Consiglio superiore dell'Istruzione
Pubblica e di altre istituzioni culturali. Presso i lincei difese l'importanza
di Kant e Fichte in contrasto con le parole di Luigi Luzzati che li aveva
criticati per essere filosofi tedeschi. S’erige un busto commemorativo a
Francavilla al Mare e il neonato liceo scientifico di Chieti fu intitolato in
suo onore. Nel corso della sua carriera conobbe Scarfoglio e Annunzio, che
continuò a frequentare negli anni successivi. Inoltre fu tenuto in grande
considerazione da Spaventa. Compone “Pensiero e conoscenza”, in cui sono
racchiusi gli aspetti più importanti della sua filosofia. Ha molteplici
interessi (filosofia, psicologia, sociologia, pedagogia, diritto e storia) ed è
considerato uno dei più importanti esponenti del neo-kantismo o neo-criticismo,
avendo rifiutato sia alcune posizioni di Spaventa, sia l'affermato positivismo
di Ardigò, che esclude ogni possibile principio a priori della conoscenza. La
ripresa della filosofia di Kant e segnata dalla convinzione che e sbagliato
ridurre la realtà a pura rappresentazione, ma anche dal tentativo di studiare
la genesi psicologica delle categorie e quindi negare la loro formulazione
numericamente rigida. Nel materialismo psico-fisico cerca di dimostrare l'unità
tra anima e natura in una concezione psico-fisica della realtà, ma la sua
filosofia e criticata da Gentile, anche a causa della mancata adesione al ne-oidealismo.
Saggi: “Le forme dell'intuizione” (Vecchio, Chieti); “L’istinto” (Società Reale,
Napoli); “Il materialismo psico-fisico”“Il parallelismo in psicologia, “Atti
dell'Accademia di Napoli”, Napoli Intellettualismo e pragmatismo, “Atti della
Regia Accademia delle Scienze morali e politiche”, Napoli, “Quantità e misura
nei fenomeni psichici”Memoria letta all'Accademia di Scienze Morali e Politiche
della Società Reale di Napoli. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Della
misura indiretta in psicologia.”Conoscenza scientifica e conoscenza matematica.
Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Credenza e conoscenza” -- “I like the latest bit, where he discusses
the reciprocity of the faculties” – Grice.)
Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli, “Pensiero e conoscenza,”Bocca
Editori, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italian astrino per uniforme
ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale dell'Ordine
dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme ordinariaUfficiale
dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note Schede di personalità
abruzzesi importanti nel campo della filosofia, Regione Abruzzo). Storia
del liceo F. Masci e biografia, Liceo F. Masci). Discorso di commiato per la morte di Masci,
su notes9.senato. 15 luglio. Alfonso
Pietrangeli, Filippo Masci e il suo neocriticismo, Milani, Padova 1962. Luigi
Gentile, Filippo Masci: dal criticismo kantiano al monismo psicofisico, Noubs,
Chieti 2003. Giuseppe Landolfi Petrone, Masci Filippo, in Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, ATreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Filippo Masci, in Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere di Filippo Masci, su Liber Liber.
Opere di Filippo Masci, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Filippo Masci, su storia.camera, Camera dei
deputati. Filippo Masci, su Senatori
d'Italia, Senato della Repubblica. Differenza tra la Filosofiu'e'TI 11
Ut!!(!'!!#; particolari, oggetto della Filosofia, la Gnoseologia e la
Filosofia prima come parti fon¬ damentali della Filosofia generale, p. I
— § II. Distinzione dei si¬ stemi filosofici, loro significato e
importanza, p. 4 - § HI. Distin¬ zione delle altre parti della Filosofia
generale ed applicata, partizione e limiti della Filosofia elementare, p.
i». LOGICA PBELIMI NARI CAPO I.
CoNCKTTO DELLA LOGICA E SUE l'Alt TI § I. La Logica come
scienza formale e dimostrativa, sua definizio¬ ne, p. 15 — §11.
Importanza della Logii*, suo rapporto con le altre parti della Filosofia
e con la scienza, p.24 — § III. Pensiero e co¬ noscenza; divisione
generale della Logica, p. 2S — § IV. Nozioni pre¬ liminari sulle formo
elementari, concetto, giudizio, sillogismo; for¬ me metodiche, p.
31. CAPO II. I PRINCIPI! LOOICI. § I.
Determinazione dei principii, p. 40 — § II. Il principio d'iden¬ tità, p.
41 — § III. Il principio di contraddizione, valore di questo principio,
p. 42 — § IV. Il principio di terzo escluso, p. 47 — § V. Il principio
della ragion sufficiente, p. 49 — § VI. Valore dei principii logici, p.
52. APPENDICE.
Illustrazioni filologiche. i Logica, dialettica, annliticn,
elementi, c oncetto , nota, rappresen- zione, teoria. Teorema,
•'problema/Speculativo. Astratto e concreto, U soggetto ed
oggetto, contenuto ed estensione, analisi e sintesi), p. fili.
PARTE PRIMA. Teoria delle forme elementari. SEZIONE
PRIMA. Il concetto. CAPO I. Formazioni:
k natura dei. concetto. § I. Il concetto e 1 astrazione, p. 71 — §
II. L'iinagine concettuale,. P- 13 — •} ITI. Il concetto e la parola, p.
78 § IV. Caratteri del concetto, p. 81 — § V. Il concetto e l'essenza,
p. 84 — § VI. Il con¬ cetto e il giudizio, p. 87. CAPO
H. II. CONCETTO CONSIDERATO IN SR STESSO. S I. Lo note
, loro significato rispetto all'unità del concetto, e loro ordine in
esso, p. 00 — § IT. Concetti nstrutti e concreti; qualità, generi,
specie, forme diverse dell'astrazione, p. 04 — § III. Nota e parte,
concetti di relnzioue, p. 06 — l; IV. Contenuto ed estensione dei
concetti, rapporto tra il contenuto e 1' estensione, p. 08 §.V.
Contenuto ed estensione nei concetti di relaziono, p. 101 - § VI.
Della chiarezza del concetto, p. 103. CAPO III.
Il concetto considerato in rapporto ad altri concetti. § I.
Rapporto d identità e diversità, concetti equipollenti e con¬ cetti
reciproci, significato delle parole sinonimo ed omonimo , p. Idi
— 523 — --§ II. Rapporto d'opposizione, concetti limitativi
e privativi, con¬ cetti in opposizione contraria reciproca, p. 108 —$
III. Rapporto «li subordinazione e coordinazione, contiguità ed interferenza
dei con¬ cetti, i sistemi dei concetti, p. 113 — § IY. Subordinazione e
coor¬ dinazione dei concetti di relazione, condizione e condiziauato,
prin¬ cipio e conseguenza, p. 120. CAPO IV. Le
categorie. § I. Categorie grammaticali, logiche e gnoseologiche,
classifica¬ zione aristotelica delle categorie, differenza tra le
categorie logiche e le grammaticali, p. 122 — § II. Le categorie
gnoseologiche, la clas¬ sificazione kantiana, p. 120 — § III. Le
categorie di .sostanza e di causa; il numero come epicategoria, p.
120. APPENDICE. Grammatica e Logica. § I.
Elementi materiali ed elementi formali del linguaggio, p. 133. — § II.
Influenza del pensiero sul carattere formale della lingua, p, 105—§IU.
Influenza delle forme grammaticali sullo sviluppo del pensiero, p. 138.
SEZIONE SECONDA. Il Giudizio. CAPO I.
Del giudizio in generale. § I. Definizione logica del
giudizio, le definizioni realistiche e le logiche, teoria del Brentano,
p. 140 — § II. Elementi dol giudizio, p. 147. CAPO II.
Della classificazione dei giudizu. $ I. La classificazione
tradizionale dei giudizii e il suo fonda¬ mento logico, p. 150 — § II.
Discussione delle obiezioni contro d i essa, p. 152 — § III. Forme dei
giudizii secondo la qualità ; a) il giu¬ dizio affermativo e le varie
specie d'identità da esso espresse; b) il — 524
— giudizio negativo, sua essenza e sue forme principali, limite
della predicazione negativa; r) il giudizio infinito, se è una forma a
sé rapporto te» l affennaaione e la negazione nel giudizio
infinito,’ p. 154 - § IV. Jorme dei giudizi! secondo la quantità; a) il
giudi¬ zio universale, sue forme quantitativa e modale; b) il giudizio
par- 6 ÌUdUttÌV “' se sia ™specte «ordinata de universa ' 6
;^! 1 giudeo ind^du^e, sue forme si laro Polme ?-’ sua ,. ,rre f
ucibiIità al giudizio universale, p. ICO - § V Forme de. giudizi, d,
relazione; a) il giudizio categorico sua fun¬ zione sua irreducibilità;
») il giudizio ipotetico, se Sia .m giudeo Ino g j 17 - 1 1 ?°|.
etl ° 1 ' c> ’’ S lm,izio disgiuntivo, suo significato logico
condiziom di validità; si mostra che non iuchiudfn con catto della
re^rocità d' azione ed è un giudizio dell’estensione, ft* e
giuiUzi. modali, critica delle obiezioni del Sigivi | deMVundt
CAPO III. Dki GIUDIZII COMPOSTI. S I. Natura dei
giudizii composti, loro specie, p. 171 s U Ghi notti ::rr u >i r
f eiazìoue <,mogen,;u ■ 172 -§ m. (h^ CO m- post. a relazione
eterogenea, p. 174!- $ IV. Giudizii contratti, p. 175 - \ • Qnadro
generale di tutte le forme dei giudizii, p. no. CAPO IV.
Giudizi analitici e sintetici. r t i I | GÌ j d !? ÌÌ
analitici - sintetici, e sintetici a priori, p. 177 - S II -ritmile della
teoria dei giudizii sintetici a priori, significato vero di questa
teoria, p. 178 _# III, Giudizi! empirici e giudizii a priori. CAPO
V. Delle relazioni dei concetti nei giudizii K DELLE
RELAZIONI DEI GIUDIZII. § I. Attribuzione del predicato ni soggetto
nei giudizii, p . 181 _ s I. Dipendenza delle relazioni dei giudizii
dulie relazioni del loro contenuto, relazioni immediate, e mediate, e
specie della prima tecnica dei raziocina immediati, e schema della
subalternuzioue e dell opposizione dei giudizii, p. 184.
— 525 — CAPO VI. Delle trasformazioni dki
annui S I. Trasformazioni quantitative e modali per
subalternazione, p. 188 — $ II. Trasformazioni quantitativo-qualitative e
modali por opposizione, p. 101 — § IH. Trasformazioni por equipollenza
qua¬ litativa, per equipollenza della relazione, per equipollenza tra la
quantità o la modalità, p. 106 -§ IV. Teoria delle reciproche, suo valore
logico; teoria delle reciproche universali affermative ; caso delle
reciproche condizionali, (teorema di Hauberì.Lo reciproche uni¬ versali
negative. Lo reciproche particolari affermative e negative, p. 2(X) — §
V. Teoria della contrapposizione, p. 211 - jj VI. Si prova che le
reciproche e le contrapposto delle proposizioni universali sono, quando
sono possibili, vere illazioni, p. 215. SEZIONE TERZA.
Il Sillogismo. CAPO I. Ragionamento e
Sillogismo. § I. I gradi del sapere e le vie della ricerca,
sillogismo e indu¬ zione, p. 217 — S II. Strutturo del sillogismo e sua
definizione, p. 22U — § III. La sillogistica aristotelica e la sillogistica
delle scuole, generalizzazione logica e generalizzazione scientifica,
l'uni¬ versale come fondamento ili qualunque dimostrazione, p. 222.
CAPO II. Il sillogismo categorico. § I. Regole
gonerali del sillogismo, p. 225 — § li. Figure sillogi¬ stiche, p. 221) —
§ ili. Modi generali del sillogismo, e modi speciali di ciascuna figura,
p. 232 — § IV. Valore delle figure sillogistiche, la quarta figuro, p.
234 — § V. Specie del sillogismo; 1' entimema, la sentenza
entimematica, l'epicherema, il polisillogismo, p. 238 _ § VI. Il
sorite; sorite deduttivo e sorite induttivo, p. 241 — § VII. Rapporto tra
la vorità dell’ illazione e la verità delle premesse p. 244.
CAPO III. II. SILLOGISMO iroTETICO E IL SILLOGISMO DISGIUNTIVO.
6? I. Il sillogismo ipotetico: impossibilità di ridurre 1 una all
altra le forme del sillogismo; sillogismo ipotetico con termine
medio, sillogismo ipotetico senza termine medio e suoi modi, p. 210
— § II. Il sillogismo disgiuntivo e sue formo, p. 250— § III. Il dilem¬
ma, sue forme, sue regole, p. 252. CAPO IV. Del riii
Nciptp e dui. valore del sillogismo. § I. Esposizione ed esame
delle obiezioni contro il valore dimo¬ strativo del sillogismo, p. 254 —
§ II. Critica della teoria del Mill, che ogni ragionamento, e quindi anche
il sillogismo, e un inferenza dal particolare al particolare, p. 2(50 — §
HI. Esame della quistione se il sili ogismo sia la forma generale del
raziocinio, p. 202 § IV. Del p rincipio fondamentale del
sillogismo; se sia materiale o for¬ male; i principii aristotelici e
quelli del Lambert. Si dimostra che il sillogismo si fonda sugli assiomi
logici e sul principio della sosti¬ tuzione dell'Identico, p. 205.
PARTE SECONDA. Teoria pei. Metodo SEZIONE PRIMA.
Metodo sistematico § I. Oggetto e parti del metodo; oggetto e
parti del metodo si stemutico, p. 271. CAPO I.
La definizione. § I. Elementi della definizione ; come 1'
individuazione del con¬ cetto sia effetto della loro composizione, p. 272
— § II. Le defini¬ zioni come principii proprii nelle scienze deduttive e
induttive, p. 275 — S III. Concetti indefinibili e loro specie ; forme
approssi¬ mate della definizione, e loro valore assoluto e comparativo,
p. 276 — — 527 — •§
IV. Definizione nominale e definizione reale, specie della defini¬ zione
nominale, la definizione nominale induttiva; la definizione reale,
definizioni riversibili, difficoltà opposte delle definizioni metafisiche
«d empiriche, metodo delle definizioni reali induttive, definizioni reali
deduttive, p. 281 — § V. Definizioni analitiche e sintetiche, la defi¬
nizione genetica, p. 287 — tj VI. Regole delle definizioni, P- 289.
CAPO II. Divisione e Classificazione. § I.
Concetto della divisione, e sue regole, p. 291 — § II. Da dico¬ tomia,
sue specie, suo valore logico, p. 293 — § HL La classifica¬ zione
scientifica, suo fino; le classificazioni per qualità apparenti; la
classificazione tassonomica e la classificazione per serio, p. 29B — §
IV. La classificazione per tipi , sue specie; inferiorità della clas¬
sificazione per tipi alla classificazione per definizioni, p. 302 — § V.
Le classificazioni genetiche ; come siono apparecchiate dalla fase
comparativa delle scienze; Jifficoltà delle classificazioni gene¬ tiche,
loro perfezione rispetto a tutte le altre, p. 303. CAPO ID.
PnOVA DEDUTTIVA K J'HOVA INOUTTIVA. § I. Oggetto della prova;
i principii di prova e loro specie; specie •della prova, p. 305 — § II.
La prova deduttiva, sue forme logica e causale, analitica e sintetica.
Procedimenti e modi varii della prova deduttiva analitica, p. 300 — §
III. Sqhema della prova induttiva; la teoria dell’induzione in
Aristotele, Bacone, Tlume e Stuart Alili; verità ed errore della teoria
del Mill; so il calcolo dello probabilit à, o il principio d'identità
possano essere fondamento deU'induziono, p. 311 — § IV. Differenza
dell'induzione dall' associazione psicolo¬ gica; solo fondamento della
logica dell'induzione la dipendenza della realtà da principii a da cause come
una legge necessaria del pensiero e dell'essere. L'induzione come
operazione inversa della de¬ duzione, limiti di questa teoria, p. 315 — §
V. Delle forme di ra¬ gionamento che sembrano, ma non sono induzioni II
postulato dell'uniformità delle leggi di natura, come debba intendersi, e
quali sieno propriamente leggi ili naturu: rapporto del postulato col
prin¬ cipio di causa; si mostra che questo assicura non solo
l’uniformità degli effetti, ma anche l'uniformità delle cause, p. 320 — §
VI. Gradi dell'induzione; di verse condizioni della sua val idità nelle
scienze della natura e in quelle dello spirito; l'induzione nelle
Matema¬ tiche, p. 325. — 528 —
CAPO IV. La PROVA KNT1MKMAT1CA K L'ANALOGICA. §
I. La prova entimematica, sue specie, suo uso o valore essen¬ ziale nelle
ricerche scientifiche, suo carattere deduttivo, p, 329 — § li. Tecnica
del ragionamefl4£jmjjlo£ieo, somiglianze e differenze dall induzione, in
che senso e in che limiti debba intendersi che è un’inferenza dal
particolare al particolare, p. 332 — § III. Rap¬ porto tra l'analogia c
l'as sociazione psicolo gica: il nesso tra la fun¬ ziono logica e la
psicologica come causa dell'uso larghissimo del¬ l'analogia nella prova
scientifica, e dei facili errori ili cui è causa, p. 336 — § IV. L a
ngioma perfetta e l'impe rfetta, grudi di quest'ul- tima, e limiti
della~sua validi^, p. ,'!tt "Tj Y. L'analogia d'identità e
l'analogia «li coordinuzione, p. 340. CAPO V. La prova
indiretta. § I. Tecnica della prova indiretta , sue forme
contraddittoria e disgiuntiva; e rrore d ella Lo gica tradizionale che
ammette solo l a prim a : critica delle contrarie teorie del Sigsvart e
del Wundt, p. 341 — § IL La prova indiretta disgiuntiva multipla, e l’
alterna¬ tiva; la prova indiretta contraddittoria, p. 345 — § III.
Paragono tra la prova diretta e l’indiretta; casi del loro uso cumulati
vo, e fun¬ zioni in essi della prova indiretta, p. 347. CAPO
VI. 1 PUINUIPII DI PROVA. gl. Necessità che vi siano
princi pii primi ; j vr indpii proprii, 1 >, 350— § II. Specie dei
principii; d efinizi oni, ipotesi, postulati, a ssio mi; caratteri logici
di ciascuno di essi e loro funzioni; discus¬ sione sui caratteri
dell’assioma, p. 362 — § III. Il criterio della cer¬ tezza consiste nell'inconcepibilità
del contraddittorio, e nei postu¬ lati della verit à d ell' esperienza
~~e ifolLy informità della natura, p. 368. CAPO VII.
Sofismi . § I. Se la Sofistica sia una parte della Logica,
Difficoltà di dare una buona classificazione dei sofismi, esame delle
classificazioni di
— 520 — Aristotele, del Whately e dello Stuart
Alili; ragioni di ridurre i .so¬ fismi a tre classi secondo che riguardano
o le premesse, o l'illa¬ zione, o la conseguenza logica della prova, n.
3( il - § n. Sofismi verbali e so fismi morali , p. Sili — § III.
Sofisrnìuigici relativi alle premesse; loro specie, premesso
apparentemente vere, petizione di principio , inversione tra principio e
conseguenza, p. 307 — § IV. Sofismi relativi all'i llazi one, loro
specie, 1 'ignorano elenchi, e il ai- auto» probare nihil probare, p. 372
— § V. So fismi r i rr» |a conse- SEZIONE SECONDA.
Metodo inventivo. I. Oggetto o parti del metodo
inventivo, p. 383. CAPO I. Dei metodi ikdutitvi.
S I- Analisi dell'idea di legge; leggi normative, causati,
matemati¬ che. Definizione della legge, p. 386 § II. Oggetto della
ricerca induttiva sono le leggi causali; distinzione ili esse dalle
leggi di coe¬ sistenza. Il c oncetto.sperimentale della ca usa. Caratteri
fondamen¬ tali della causalità nella natura; la pluralità delle cause, lu
molti- plicità delle serie causali, hi composizione a collocazione delle
causo, la trasformazione delle cause, la causalità unilaterale e reciproca,
p. 3‘.io — s III. L osservazione scientifi ca: il suo carattere fondamen¬
tale è la prevalenza del ragionamento sulla percezione. Precetti a cui
deve conformarsi. Le tre operazioni nelle quali si risolve sono,
l'analisi, l'eliminazione, la generalizzazione. Osservazione esterna od
interna, p. 304 — § IV. L'esperimento, suo maggior valore rispetto all
induzione. Necessità di mezzi superiori di ricerca sperimentale, i metodi
induttivi, p. 401. Masci — Logica. 34 ?■ o: t
g uenza logica della p rova: s ofismi dedu ttivi, loro specie, sofismi
di conversione e di opposizione, sofismi por inosservanza delle
regole sillogistiche circa la qualità o quantità dell'illazione in
rapporto alla qualità e quantità dello premesso, sofismi di divisione e
di composizione, sofismi a dirlo secondimi quid ad ilictum
simplieiter, et secundunr alterimi quid. p. 373 — § VI. Sofismi
induttivi; sofismi _ di osservazione, loro specie; sofismi di
generalizzazione, loro specie; i sofismi di falso analogio derivanti
dall'uso delle metafore sognano il limite di transizione dai sofismi di
pensiero ai verbali p. 377. oféeeH'
- f)30 — CAPO II.
Dki metodi induttivi. (muti nuaz unir) §1.1
metodi induttivi in Bacone, Herschell e Stuart Mill, p. 404 § li. Il
metodo di concordanza, p. 406 — § III. Il metodo di diffe¬ renza, e il
metodo di concordanza negativa, p. 407 § IV. Il me¬ todo delle
variazioni, p. 410 — § V. Il metodo dei residui; uso cu¬ mulativo dei
metodi induttivi, p. 412 — § VI. Limiti del valoro dei metodi induttivi
dipendenti dalla mol teplicità delle cause p ^dOili di uno stesso effe
tto, e dalle complicazioni delle cause. Necessità dell'integrazione
deduttiva per ricollegare le parti del procedimento induttivo, p.
414. —* * capo in. Dei. metodo deduttivo.
t f*TCSÌ § I. Oggetto e forme del procedimento inventivo deduttivo
; uso di questo procedimento nelle scienze razionali, il valore delle
ijw- tcsi in queste dipende dall'inversione del procedimento
deduttivo. Applicazione del metodo alla risolupiona dei problemi ;
necessità della dcdueione dei concetti come fondamento di esso, p, 41S —§
II 11 proce dimento deduttivo nelle scienze eimteri che causali;
suppone l'induzione anteriore delle leggi causali più semplici, o consiste
o in una riduzione o in una sintesi. Necessità j ella itjerificazioD e.
p. 422— § III. Il procedimento deduttivo da i uotegi causali. C ondizioni
cIVih i- missibilità delle ipot esi, p. 425 — § IV. Condizioni di
neiificazione ; verificazione completa e incompleta.gradi di ciascuna,
osompii. p.tòO— § V. Discussione delle cr itiche mosse all'uso dol imi
unteci. Importan¬ za dello ipotesi, e largo uso di esse in ogni ramo di
scienze come condizione del loro progresso ; condizioni soggettive ed oggettivo
delle vere ipotesi scientifiche, p. 438. CAPO rv.
Haitouti tua l'induzione e la deduzione. § I. Divisione delle leggi
in primitive e secondarie, o delle secon¬ darie in empiriche e derivate ;
limiti relativi della loro estensione, p. 442 — § 11. Si mostra con
l'esame dei variimodi di spiegazione di un fenomeno, che spiegare è
dedurre. Limiti della generalizzazione nella scienza, p. 444 — § III.
Significato relativo della distinzione delle scienze in induttive e deduttive
; tendenza generale delle scienze a diventare deduttive ; difficoltà di
tale trasformazione, ed Muti che riceve dall'applicazione del Calcolo, p.
447. /
— 531 CAPO V. I P li O II 1 . K SI
J, § 1. Definizione logica del problema, distinzione dei problemi
in ipotetici ed assoluti, e modo di risolverli, p. 450 S lì. I
problemi antitetici, modi di risolverli, p. 452. CAPO
VI. VEBISIMIOLIANZA QUALITATIVA. S I. Verisimiglianza
Qualitativa e verisimiglianza quantitativa: nor¬ me logiche della prima,
p. 454 — § li. Delle ragioni di non credere alle testimoniauzo contrarie
a leggi causali note, p. 457 — § Ul. e alle uniformità non causali, p.
450 § IV. Delle ragioni della in¬ credibilità delle coincidenze e
delle serie, p. 408. CAPO VII. Veiusisik; manza
quantitativa. § I. II calcolo delle probabilità e le sue norme
fondamentali, p. 402 — § II. I suoi presupposti: in che senso e in che
limiti è vero che il calcolo dello probabilità suppone l'ignoranza delle
condizioni qua¬ litative dell'evento, p. 404 — s? III. Il calcolo delle
probabilità come procedimento di eliminazione del caso; concetto logico
del caso, p. 400 — § IV. Eliminazione del caso rispetto all'effetto;
olimiuaziona del caso rispetto alla causa, p. 408. capo vin.
Metodi delle Matematiche. § I. Le Matematiche come scienze
deduttive, p. 470 § II. I Me¬ todi dell'Aritmetica come metodi di
formazione dei numeri; il siste¬ ma di numerazione, e le operazioni, p.
472 — § UT. L' Algebra come scienza delle funzioni: notazioni algebriche;
l'Algebra come scienza dell'equivalenza dei modi di formazione delle
quantità,p. 475 - «j IV. La Geometria come scienza dell'equivalenza delle
grandezze; i tre metodi principali della Geometria elementare, la risoluzione
delle figure; le c ostruzioni ausilia rie, le c ostruzioni genetic he .
p. 477 - S V- L'induzione in Matematica, p. 481 $ VI. Estensione e
limiti dell applicazioue dello Matematiche allo altre scienze, p.
482. CAPO IX. METODI DKU.K SCIENZE
BTOBIOHK. S I. La testimonianza come nnirp [iri-mH-Jal Wvoi!i|-à
'lei fatt i sto¬ rmi; valore Tjel rritijrio I ntrinse co, la
verisijjiigliuuza; necessità del criterio estrinseco, cioè desumo dalle
reiasioni di tempoo luogo del racconto col fatto. Valore della leggenda
per la storia, p. 485- S li.Mo¬ numenti; monumenti preistorici, f ihdmria
o s|^ ri,i p .ts-. g m. Monumenti storici, maggior valore di essi in
confronto con lu testimo- niuiiza; le due quistioni possibili rispetto a
questa, l'autenticità e la credibilità; Iti credibilità è tanto maggiore
(pianto più è possibile riportare il racconto alla percezione diretta
come a causa- Maggior valore della tradizione scritta e suoi limiti,
L'autenticità è tanto maggiore quanto maggiore i- la possibilità di
escludere lo falsifica - zioni e le alterazioni, i ncertezza e limiti
della tradizione orale, esempio del valore storico dell’ epopea francese,
p. 489 — t? IV. I criteriidei numero e della credibilità dei testimoni,
p. 405 § V. Pas¬ saggio dai fatti alle leggi ; s cienze storiche e
sociul i. p. 407. CAPO X, Dei metodi ueij-k
scienze storiche, ( continuazione) § I. Tre specie di
melodi por la ricerca delle leggi storiche: cri¬ tica del metodo
deduttivo astratto,p. 408 SII- Critica della teoria antropologica, p. 499
§ III. Critica dell'analogia biologica, p. 501 — § IV ' Critica dal
materialismo storico . p 5j>3 — § V. Critica della aeuola .dorica, p.
506 — § VI. L'indeterminismo storico, e la scuola psicologica, p. 507 §
VII. Il metodo deduttivo inverso o storico, funzione essenziale
dell'Induzione in esso, le leggi storiche come lci/</i di tendenze, p,
510 § \ ili Insnflii-ionza iL-1 |n'i n• i■ < 1 i nn •( 1 1• » indutt
ivo desunta dalla natura delle uniformità accertate dalla Statìstica,
p. òli Si IX. Si mostra che lutti i metodi hanno n p valore limit
ato nella rìcercu delle leggi storiche,e che tutti possono essere utili,
se subordinati al metodo deduttivo inverso. Concetto della
Filosofia della storia, p. 516. LA SOCIETÀ, IL DIRITTO, LA
MORALITÀ CAPO I. L'aspetto sociale perla coscienza di sè, S I. L'io
sociale, sua formazione, sue fasi di sviluppo, p. 1– S II. Identificazione
dell'io sociale con l'io formale, l'io come principio sociale, p. 5. CAPO II.
LA SoCIETA'. S I. Condizioni comuni della vita sociale animale ed umana, e
condizioni proprie di questa. Le società animali, p. 7 – S II. Diffe renza tra
la società umana e l'animale. La teoria biologica, e l'ato
mistico-contrattualista. Se la società sia una realtà indipendente dalle
coscienze individuali, p. 10 – S III. Definizione della S o cietà, p. 15. CAPO
III. LE FoRME soCIALI PRIMITIVE E IL LoRo svILUPPo. S I. Il gruppo sociale
primitivo, il costume, la sanzione religiosa,
organizzazioneprimitivadell'assicurazionesociale,p.17– SII.Ori gine dello
Stato, il diritto e lo Stato, p. 19. – 334 – CAPO IV. DIRITTo E
MoRALITA'. S I. Unità primitiva delle regole della condotta, separazione pro
gressiva della religione, della morale e del diritto, p. 22 – S II. Dif ferenze
tra la morale e il diritto, p. 25 – S III. Caratteri differen ziali derivati,
p. 31 – S IV. Rapporto fra il diritto e la moralità; concetto dell'Etica come
scienza, p. 34. SEZIONE I. La Coscienza morale. CAPO V. I GIUDIzn vALUTATivi
MoRALI. S I. Giudizii di cognizione e giudizii di valutazione, i giudizii
valutativimorali,p.37.– SII.La teoria dei valori in Economia, p. 40 – S III. La
teoria che pone il principio della valutazione m o rale nel sentimento, p. 44 –
S 1V. Una forma speciale di questa, la teoria dei valori normali, p. 48– S V.
Esame della teoria sentimen talistica, p. 49 – S VI. Il senso morale, la
simpatia, la pietà, p. 53. CAPO VI. I GIUDIziI VALUTATIvi MortALl.
(continuazione) S I. Il sentimento non può essere principio di valutazione
morale, perchè è mezzo non fine, e perchè è correlativo delle idee, e prende
nome da esse. Il sentimento del rispetto morale (Achtung) secondo Kant. Si
mostra che la ragione può operare sul sentimento, e che
èilgiudiziodivalorequellochelodetermina,p.55– SII.Esame della teoria appetitiva
e della volontaristica dei valori morali, p. 62 – S III. La teoria biologica
dei valori, p. 6ò– S IV. Il carattere ra zionale della valutazione morale
provato, a) dalla necessità del cre terio morale, e dalla dipendenza del
sentimento da esso; b) dalla sistemazione finalistica dei valori morali; c) dal
carattere scientifico dell'Etica; d) dalla idealizzazione progressiva del
sentimento m o rale, p. 66. – 335 – CAPO VII. ANALISI DELLA
cosCIENZA MORALE. S I. Coscienza morale e coscienza psicologica, genesi della c
o scienza morale nell'individuo, l'equazione personale della moralità, p.71–
SII.Genesidellacoscienzamoralesociale,suoprocedimento
dalparticolareall'universale,p.77– SIII.Contenutoedunitàdella
coscienzamorale,p.81– SIV.Autoritàdellacoscienzamorale,san zione, p. 84 – S V.
Sentimento morale, affinità del sentimento m o rale col sentimento religioso,
p. 85 – S VI. L'idea del dovere come categoria morale ultima; essa suppone il
dualismo morale, ed è la condizione del progresso morale. Critica della teoria
psicologica. Dovere e diritto. La subordinazione dei doveri dipende dal grado
della loro universalità. Coincidenza del dovere e del bene, p. 88. CAPO VIII.
ANALISI DELLA CosCIENZA MORALE. (continuazione) S I. La volontà morale, esame
della teoria che il fine giustifica i mezzi, p. 96 – S II. Il carattere
psicologico e il carattere morale, p. 98 – S III. Teoria aristotelica della
virtù, che è un abito, che è una medietà; critica di questo secondo carattere.
Classificazione ari stotelica delle virtù. La teoria kantiana, e sua
opposizione con la precedente. La loro conciliazione si può avere se si
concepisce la virtù come la sintesi superiore della coscienza morale, p. 100 –
S IV. Se possa concepirsi l'estinzione della coscienza morale, p., 109. SEZIONE
II. Le basi della moralità. CAPO IX. LA LIBERTA' MORALE. S I. Rapporto teorico
tra la libertà e la moralità, antinomia tra la libertà e la causalità, vicende
storiche del problema, i tre punti di vista dai quali deve essere considerato,
p. 112– S II. La libertà d'indifferenza, argomenti indeterministici, il numero
infinito, il nuovo, i casi d'indeterminazione nella natura, il caso, la
statistica. La li bertà intelligibile di Kant; teoria del Bergson, la causalità
ridotta all'identità, e la libertà creatrice, p. 114 – S III. La libertàela
te – 336 – stimonianza della coscienza; argomenti opposti dei
deterministi e degl'indeterministi; il risultato della disputa non è favorevole
alla libertà d'indifferenza, p. 122. CAPO X. LA LIBERTA' MORALE.
(continuazione) S I. La libertà e l'ordine morale, libertà e responsabilità,
loro nesso necessario. Contro di questo non valgono nè la critica dell'idea di
sanzione, che lo nega, nè l'idea dell'autonomia che non lo spiega, p. 126 – S
II. La libertà d'indifferenza in contrasto con la respon sabilità, questa
ammette la causalità del motivo; ilrimorso e lo sforzo morale ne sono prova, p.
129– S III. Esame del criterio della pre vedibilità degli effetti dell'azione,
p. 132 – S IV. La libertà morale s'identifica con la causalità dell'io; la
teoria psicologica dell'auto coscienza e quella della volontà, come potere
d'inibizione e d'im pulso proprio dell'io, sono la dimostrazione di questa
causalità. I n stabilità delle condizioni psicologiche della causalità dell'io,
con solidamento di esse nel carattere morale, p. 135 – S V. La respon sabilità
morale richiede come suo fondamento una formazione psi cologica identica per
tutti, quindi non potrebbe riconoscerlo nel temperamento o nel carattere
psicologico. Differenza del consenso teoretico e dell'adesione pratica in cui
consiste la libertà. Rapporto della responsabilità con lo stato d'integrità
della causalità dell'io,e loro variazioni correlative. Suo rapporto con
l'educazione della v o lontà. La libertà e la vita sociale, intimo rapporto
della libertà con la solidarietà, p. 139. CAPO XI. LA solIDARIETA' MORALE. S I.
Libertà e solidarietà; suggestione individuale e suggestione collettiva della
solidarietà; la solidarietà nel dolore e la solidarietà nel progresso; la
solidarietà e l'eguaglianza, p. 144– S II. La soli darietà economica, sua causa
la divisione del lavoro; influenza di questa causa sulle forme superiori della
vita sociale; anomalie. Li bertà, solidarietà, giustizia; loro nesso
necessario, giustizia ed egua glianza,p.146–
SIII.Seladivisionedellavoropossaesserecon siderata come il principio morale
della solidarietà nelle società superiori; solidarietà nel diritto, nella
storia, nell'arte, nella scienza, nella religione. L'unità morale della natura
umana, e la giustizia come condizione della solidarietà, p. 151. –
337 – CAPO XII. LA Giustizia, S I. La giustizia come idea morale fondamentale;
la giustizia come virtù, cenni storici, p. 156 – S II. La giustizia come norma;
teoria aristotelica, p. 158 – S I11. Teoria dello Stuart Mill, p. 162 – S IV.
La giustizia come unità della libertà e della solidarietà;lagiustizia
nell'ordine economico, p. 166 – S V. Giustizia e carità; il progresso morale,
p. 170. SEZIONE III. La legge morale. CAPO XIII. I sisTEM1 MoRALI. S I.
Classificazione dei sistemi morali, p. 174 – S II. La morale eteronoma, p. 175–
S III. La morale autonoma; isistemi sentimen talistici e gl'intellettualistici,
p. 176 – S IV. I sistemi aprioristici e gli empirici, p. 177 – S V. I sistemi
universalistici e gl'individuali stici, p. 181. CAPO XIV. I sistEMI MORALI.
(continuazione) SI.Isistemisoggettivi,l'edonismoel'eudemonismo, p. 186– S II. I
sistemi oggettivi, l' utilitarismo; utilitarismo individuale e utilitarismo
sociale, l'utilitarismo nella filosofia dell' evoluzione (Spencer), p. 190 – S
III. Altre forme della morale oggettiva, la morale della perfezione, la morale
del progresso, la morale del vi vere secondo natura, p. 196 – S IV. La morale
biologica, socialismo e individualismo biologico, p. 198 – S V. Critica della
morale bio logica. Necessità di una morale razionalistica, p. 200. CAPO XV. LA
LEGGE MORALE. S l. Differenza tra la legge naturale e la legge morale,
carattere di obbligazione, altri caratteri della legge morale, p. 203 – S II.
Concetto del Bene; la prima formula della legga morale, l'univer MAscI–
Etica. - 22 – 338 – salità. La seconda formula della legge, la
finalità. La terza formula della legge, l'autonomia. Unità delle tre formule.
Il sentimento m o rale,p.205– SIII.Ilcarattereformaledellaleggemoralekantiana;
vecchie e nuove critiche contro di esso; parte innegabile di verità che è in
esse. Risoluzione del formalismo kantiano dal punto di vista gnoseologico, p.
210 – S IV. Risoluzione del formalismo k a n tiano dal punto di vista
oggettivo, p. 218 – S V. L'accentuazione formalistica della dottrina kantiana
come conseguenza dell'opposi zione contro l'empirismo morale, necessità della
negazione del for malismo morale, e del dissidio tra la ragione morale e il
sentimento morale. Valore storico e teorico dell'etica kantiana, p. 221. PARTE
SECONDA LE FORME DELLA COMUNITÀ MORALE. INTRODUZIONE S I. L'Etica come scienza
sociale; suoi aspetti ideale e storico. Le diverse forme della vita sociale: la
famiglia, la società civile, lo Stato, la società religiosa, p. 227. CAPO I. LA
FAMIGLIA. S I. Cenni sulla storia della famiglia, la famiglia paterna, p. 230 –
S II. L'idealità morale nella famiglia, p. 233 – S IIl. La famiglia dal punto
di vista giuridico e dal morale; monogamia, fedeltà, indisso lubilità,
divorzio. Critica della teoria che considera la famiglia come una forma
transitoria della comunità morale, p. 234 – S IV. Il m a trimonio civile e il
religioso; i rapporti tra i coniugi, e tra i geni tori e i figliuoli; la patria
potestà, p. 243. CAPO II. - LA SociETA' CIVILE. SI. Concetto della società
civile; in qual senso e in quali limiti si può dire che la società civile
derivi dalla famiglia, la società ci vile e lo Stato, p. 245 – S II. Le classi
sociali, gli antagonismi so ciali e lo Stato, p. 248. CAPO III. LA SoCIETA'
CIVILE COME SISTEMA DEI DIRITTI PRIVAT1. S I. Diritti personali e diritti
reali, loro comune fondamento. D i ritto di libertà e sue specificazioni, la
personalità morale e giuridica – 339 – della donna, limitazione della
seconda nella sfera del diritto p u b blico; carattere sociale dei diritti
personali, p. 251 – S II. Dei diritti reali, la proprietà, suo fondamento
psicologico e suo sviluppo sto rico; impossibilità di dare un fondamento
esclusivo all'una o all'altra delle sue forme, la proprietà delle opere
dell'ingegno, p. 253 – S III. Le
obbligazioni,lorospecie;ildirittocontrattuale,suanatura,suoi limiti,p.255–
SIV.Ildirittodiassociazione,suanatura,suoifini, sua storia; le corporazioni
medievali e le libere associazioni m o d e r n e . Varie specie di
associazioni; le associazioni e lo Stato, p. 256. CAPO IV. DEL coNCETTO E DEI
FINI DELLO STATo. S I. Necessità dello Stato, elementi ideali del concetto
dello Stato, p. 259 – S II. Elementi materiali, il popolo e il territorio;
fattori naturaliefattorispiritualidellanazionalità,p.260– SIII.La so vranità,
suo fondamente razionale; lo Stato di diritto, la costituzione, la personalità
dello Stato, p. 264 – S IV. Definizione dello Stato, p. 268 – S V. I fini dello
Stato, loro distinzione in proprii e d'inte grazione, p. 270 – S VI. Limiti
dell'azione dello Stato, p. 272. CAPO V. I POTERI DELLO STATO. S I. Modi varii
di distinguere i poteri dello Stato, p. 273 – S II. Della divisione dei poteri,
suo carattere relativo, p. 274 – S III. Il diritto punitivo, suo sviluppo
storico, p. 276– S IV. Esame delle varie teorie sul fondamento del diritto di
punire, p. 279 – SV. G i u stizia civile e penale, delitto e pena, la pena come
limitazione della libertà; la pena di morte, l'infamia, la gogna. Valore
relativo degli altri fondamenti del diritto di punire, p. 282. CAPO VI. LA
cosTITUzioNE E LE FORME DELLO STATO. S 1. Le costituzioni degli Stati,
definizione, loro carattere storico, moltiplicità dei loro fattori, p. 287 – S
II. Le forme dello Stato, divi sione aristotelica, quali siano ancora vitali;
necessità del governo rappresentativo, sue forme repubblicana e monarchica, e
caratteri differenziali di queste, p. 289. – 340– CAPO VII. LE
RELAZIONI FRA GLI STATI E LA PATRIA. S I. Del diritto internazionale, se sia un
vero diritto, sua distin zione in diritto pubblico e privato, p. 296 – S II.
Cenni storici, p. 297 – S III. Diritto internazionale pubblico; la sovranità e
le sue limitazioni; la sovranità territoriale e la libertà dei mari. Diritto di
guerra e sue limitazioni. L'ideale della pace universale, p. 299 – S IV.
Diritto internazionale privato, statuti personali e reali, dispo sizioni
speciali, p. 304 – S V. Se l'idea di patria sia un'idea transi toria, sua
necessità storica e psicologica e doveri che ne derivano. Elementi più generali
di questa idea, e formazione storica diversa pei diversi popoli. Patriottismo e
imperialismo, p. 307. CAPO VIII. LA CoMUNITA' RELIGIOSA, CHIESA E STATo. S I.
Concetto della Religione, ReligioneeReligioni,p.313– SII. Le religioni positive
e la cultura; perennità dellavitareligiosa;suo adattamento ad ogni grado di
coscienza, p. 315 – S IIl. Importanza sociale delle religioni positive, e unità
primitiva della società reli giosa e della civile, p. 318 – S IV. Ragioni della
loro separazione, l'universalità della religione, e il principio della libertà
di coscienza; impossibilità per lo Stato di subordinare la cooperazione sociale
alla fede religiosa, p. 320– S V. I quattro sistemi di regolamento dei rapporti
tra la Chiesa e lo Stato; loro irrazionalità relativa, e confusione dei
medesimi nella politica pratica, p. 322 – S VI. Dif ficoltà teoriche e pratiche
del regime della separazione, p. 324 – S VII. Difficoltà speciali del regime
della separazione nei paesi cat - tolici; la separazione come meta ideale nei
rapporti tra la Chiesa e lo Stato, p. 326. Nati ra e classificazione
dei fatti psichici. ?cjyi&*pfO 0D <• * ha-C
'AW& § 1. Il fatto psichico come l'atto psicofisico, p.
10 — § II. Diffe¬ renze trai fatti psichici e i materiali; che s’intende
per stato di coscienza, conscio ed inconscio , p. 13 — § III. La teoria
delle facoltà e quella dell’ unità di composizione dei fenomeni
psichici; il rifesso psichico primitivo, le forme piu generali delle
attività psichiche cóme suoi momenti, loro distinzione progressiva, p.
10. CAPO III. Svi l,t'PP O DEI PATTI PSICHICI.
§ I. La coesistenza e la successione nei fatti psichici, fatti
psichici primarii e secondarii; l’associazione come loro legge ge¬
nerale; fatti psichici di terzo grado, loro rapporto con gli altri.
Partizione della Psicologia, p. 19 — La subordinazione progressiva dei
fatti psichici alla coscienza è indirizzata alla conoscenza — § II. Il
mondo dello spirito oggettivo, p. 25. —
— 486 — PARTE PRIMA.
La Psicologia della sensibilità. CAPO I. Delle
sensazioni in P£w.v« GENERALE. '*' t . "
§ I. Definizione e classificazione delle .sensazioni in loro
stesse e in rapporto agli stimoli , p. 29 — § li. Rapporti fra la geu
sa- /ione e lo stimolo quanto all intensità e all’estensione: soglio
e <iifferensa;quantità negativa; stimolo, eccitazione, sensazione,
p.31 — § 111. So ggetti vità delle sensazioni: limite del principio delle
energie specifiche; moltiplicità di sensazioni per uno stesso stimolo,
sen¬ sazioni di consenso. Le sinestesie. In che senso le sensazioni
si possono sostituire . p, 32 — § IV. L’ eccentricità non è, come
la spazialità, una proprietà primitiva delle sensazioni, p. 38 — §
V. Qualit à, intensità, t ono delle sensazioni. Irredncibilità delle
qualità. Lpgge di Weber sul rapporto tra la sensazione e lo sti¬ molo. La
legge di Fechner,c eltica de lla medesima, p. 39 — § VI. Che s‘ intende
per tono delle sensazioni; rapporto tra la qualità e l’in¬ tensità delle
sensazioni e il loro tono. p. 45. CAPO II. Le.
sensazioni in particolare. r % % § I. Le sensazioni
particolari si distinguono in piterne edjtf terne. e le prime "in
organiche 0 e muscolari" Le sensazioni orga¬ niche.'la coinestesia o
senso vitale; le sensazioni organiche spe¬ ciali. norma li e patologiche,
loro funzione biologica, loro tonalità, loro dipendenza da stimoli
periferici e da stimoli centrali e psi¬ chici, p. 48 — § li. Le s ensaz i
oni musco lari; diverse teorie intorno ad esse; si mostra che sono
sensazioni centripete del movimento eseguito, non dello stato organico
del muscolo. Contenuto quali¬ tativo e tono delle sensazioni muscolari.
Coinestesia, cinestesia e cinestesi, p. 51. <P
§ III. Le sensazioni esterne; differenziazioue ed isolamento degli
organi relativi, il loro numero un fatto d'esperienza soltanto, p. 57 —
t — 4S7 — S
IV. Il senso del tatto, sensazioni di contatto e sensazioni di
tamperàTuraT^SS^Tia ed altezza di stimolo per le sensazioni ter¬ miche:
rapporti tra la sensibilità termica e la tattile. Sensazioni di
pressione, di c ontatto . di discriminazione locale. Teoria del Weber
intorno alla discriminazione; i segni locali. Le sensazioni di forma, p.
58 - § V . 1 sensi chimici, loro carattere biologico; mancanza di
figurabili e quindi minore oggettività del loro conte¬ nuto. Il gusto,
stimoli e condizioni di questo senso, varie specie di sensazioni
gustative. Loro fusione e rimemorabilità, penetrazione e intensità. L’
olfatto, natura dello stimolo, penetrazione delle sen¬ sazioni
olfattive,loro intensità e fusione, loro classificazione, e scarso valore
oggettivo, loro valore emotivo e rimemorativo. p.67. § VI. L’ udito
, stimoli delle sensazioni uditive. Qualità delle sensazioni uditive,
rumori e suoni. Percezioni spaziali dell’udito. L'udito e il linguaggio,
la musica. Altezza, intensità, timbio. Armonia, melodia, ritmo, p. — §
VII. La vista., stimoli delle sensazioni visive, corpi luminosi, opachi,
trasparenti. L'organo visivo.Percezione di spazio e di forma; teorie
empiriche e teorie nativiste. Percezioni di luce e di colore. Colori
tondamentali e derivati, acromatismo. Somiglianze e deferenze tra la
gamma dei colori e la scala musicale. Contrasto successivo e contrasto
si¬ multaneo. Luminosità proprie dei diversi colori . colori caldi
e freddi, saturi e non saturi, p. 90. CAPO III.
Il sentimento sensiti ivo ( -fcflt d thvsiittaxJ- .V*
* a f■* t * * § I. Definizione del sentimento , piacere e dolore
indefinibili e di qualità opposta, soggettività dei sentimenti, finalità
biologica dei sentimenti sensitivi, loro differenza dalle sensazioni.
Fisiologia del piacere e del dolore. Dipendenza degli stati emotivi dai
pre¬ sentativi, p. Ili — § IL II sentimento sensitivo e il
sentimento vitale 4 \\ punto neutro, p. 117 — § III. Dipendenza del
sentimento dallo stato del soggetto, dall’intensità dello stimolo, p. 121
— § IV. Rapporti vari! dei sentimenti sensitivi con l'oggettività,
la frequenza, e la qualità delle sensazioni. Dimostrazione
particola¬ ri raggiata del primo di questi rapporti, p. 123 § V.
Sentimenti sensitivi di natura estetica, loro dipendenza dalla
forma delle sen- j sazioni, armonia, euritmia, proporzione, p. 132.
-f< J #
3 •> Jfw ^><1 - 488 - CAPO
IV. s~ j—**«'■ u L\ TEND5ì^U-B L’ISTINTO. I
*L_ § I. L’ azioni? riflessasue proprietà e differenze.
Impulsività delle sensazioni, legge di diffusione e legge di specificazione.
La tendenza, p. 134 — § II. Definizione della te nden za, sua
dipendenza dal sentimento che ne è causa; ten denze primitive e derivate;
la tendenza, come stato psichico per sè, è il prodotto
dell’inibizio¬ ne, p. 137. § III. Carattere biologico della tendenza,
legge di riversione tra l’azion volontaria e la riflessa. S viluppo
dell’att i¬ vi tà pratica mediante l’isolamento e la combinazione dei
movi¬ menti. Differenza di s viluppo dell’attività prat ica nell’animale
e nell’uomo, e differenza di finalità. Funzione dell'imitazione in tale
sviluppo. L atti vità pratic a dir etta alle rappresentazioni, forme
dell'attenzione spontanea, p. 140 — § IV. L’istinto ; teorie opposte
sulla sua natura ed origine; teoria della lapsed intelli¬ gence
(Romanes). Errori del Komaues circa la natura dei fattori dell istinto, e
circa il loro rapporto. Natura dell’esperienza che è base dell istinto, 1
intelligema adattatine), suo carattere fram¬ mentario, sua
meccanizzazione. L’istinto cpme uno sviluppo ol- latepale deU’ attività
pratica, senza continuità con le forme supe¬ riori, p. 144.
PARTE SECONDA Le condizioni dello sviluppo psichico.
CAPO I. L’ ATTENZIONE. § 1. Natura dell
attenzione; attenzione spontanea e attenzione volontaria, specie della
prima: attenzione esterna ed interna. Fe¬ nomeni fisici dell’attenzione,
p. 135 — § II. Intermittenza e ritmi¬ cità dell’ attenzione, p. 159 — §
111. Attenzione e percezione, atten¬ zione e coscienza, p. 160 — § IV.
Carattere emotivo dell’attenzione spontanea, origine e sviluppo
dell’attenzione nella serie animale, P- *62 — § V. L’ attenzione
d’esperienza: e le sue forme singolari
dell' attenzione aspettante, dell’ inversione delle imagini, e dell
at tenzione marginale, p. 164—§ VI. L’attenzione interna, p. 167.
CAPO II. La memoria. § I. Analisi del fatto della
memoria, memoria organica e me¬ moria psicologica, loro riversione e
sostituzione. Non ci è una memoria come facoltà generale, ina un numero
grande di memorie particolari, p. 168 — § IL Condizioni della memoria,
anomalie mnemoniche, p. 17! — § 111. Stato primario e stato
secondario nella memoria, loro differenze, e loro rapporti, p. 174 — §
IV. Svi¬ luppo della memoria, prova desunta dalle amnesie, p. 176 §
V. La memoria psicologica e le sue leggi, p. 179 — § VI. La collocazione
nel tempo, p. 182. CAPO 111. L’ ABITUDINE.
Dell’abitudine dal punto di vista fisiologico e psichico, p.183—§
li. Effetti dell’abitudine, l’attenzione e l’abitudine, I' abitudine come
educazione di tutte le funzioni psichiche, p. 184 § 111. L’abitudine e la
volontà, p. 186. PARTE TERZA La psicologia della
conoscenza. CAPO 1. L» PERCEZIONE. § I.
Natura della percezione, sua differenza dall’associazione: la percezione
come integrazione. Condizioni della percezione,. |per- eezione ed
appercezione^ Altre prove dell’integrazione percettiva, p, igj)—§ IL
Cause soggettive ed oggettive delle integrazioni percettive, p. 196 — §
111. Misura del tempo della percezione, equazione personale,[variazioni,
percezione e sensazione, p. 198 — — 490 —
§ IV. Percezione sensitiva e percezione intellettiva, p. 200 —
§ V. La percezione interna, p. 204 — § VI. Le illusioni percettive
e loro specie, p. 205 — § VII. Le allucinazioni, diverse ipotesi sulle
loro cause, p. 207. CAPO II. L’ ASSOCIAZIONE.
§ I. Associazione e percezione, serie percettive e serie rappre¬
sentative, p. 209 — § II. Teorie intorno alla reviviscenza delle
rappresentazioni. Critica della teoria herbartiana, la teoria morfo¬
logica, p. 211 — § III. dell'associazione, p. 212 — § IV. Se siano
riducibili, p. 215 — § V. Condizioni prossime delle associa¬ zioni, p.
217 — § VI. Tempo di associazione, p. 224 — § VII. L’oblio, p. 224 — §
Vili. I sogni come fenome ni dell’associazione psic op ¬ a tica. Il son
no. Diverse specie di sogni. Cause, p.jjgó — § IX. Rap¬ porto tra le
cause positive e le negative dei sogni, la volontà nel sogno. Sogni
telepatici, p. 230. CAPO Ili. L’io. § I.
Associazione e coscienza, continuità e dinamismo delle serie
rappresentative, il pensiero delle cose e il pensiero dellMo. p. 232—
_,§ IL Varii significati della parola cosciente: la. fase irrelativa
e l’integrale oggettiva, p. 237 — § III. La.^u?cifenza \li sé (formale)
e 1' empirica o storica, elementi di quest’ ultima, pJ239 — § IV. (u-
deducibilità della coscienza di sè dall’associazione e dall’astra¬ zione,
unità e continuità della coscienza di sè. p. 244 — § V. La_ coscienza
dell’identità dell’io; funzióne della'memoria e dell’asso¬ ciazione, casi
di coscienza doppia, p. 246 — § VI. La coscienza di sè e l'astrazione
come caratteri distintivi della psiche umana dall’animale, p. 249.
§ I. L’astrazione, p.
250 — § II. Il concetto, p. 252 — § IH- U giudizio, p. 255 —§ IV. Il
principiod'identità come fondamento del raziocinio, natura dell’identità
logica e sua invenzione. Sin¬ tesi e analisi. L’intelligenza animale e
l’umana. Il genio scien¬ tifico, p. 257 — § V. Dimostrazione del doppio procedimento
del raziocinio nel raziocinio quantitativo e nel qualitativo, p.
263 § VI. Le forme dell' intuizione e le categorie, p. 266 — § VII -
Psi¬ cologia e linguistica: l’origine del linguaggio, p. 267—§ Vili.
Rap¬ porto tra la parola e il pensiero, p. 271 - § IX. Azione
reciproca tra la parola e il pensiero. Natura logica della lingua: suo
svi¬ luppo dal concreto all' astratto, p. 225. CAPO V.
L’ IMAGINAZIONE. § 1. Rapporto dell’imaginazione con
l’intelligenza e con 1 asso¬ ciazione; l’imaginazione riproduttrice, p.
282 — § IL Rapporto del- l’imaginazione con la sensibilità e col pensiero
astratto, p. 284 — 3 HI. L’imaginazione artistica, sue funzioni, p. 287 —
§ IV. I,' una- ginazione neiia scieuza^ p. 289 - § V. L’imaginazione nell’Arte:
momeuto realistico e momento idealistico. L’Arte e la Scienza, p.
290. CAPO li. Relatività i>ei
sentimenti. § 1. La legge della relazione nel sentimento, p. 306 —
§ li-Il sentimento e le altre funzioni psichiche, p. 310 — § III. L’ asso¬
ciazione e la memoria dei sentimenti, p. 318. CAPO 111.
Affetti e passioni.' § I. Gli affetti, p. 322 — § 11. Le
passioni, p. 323. CAPO IV. Classificazione dei
sentimenti. § I. Metodo della classificazione; classificazione
dello Spemi e ilei Nahlosvski , p. 327 — § 11. La classificazione
biologica e genetica, e sua integrazione con la rappresentativa, p, 329
— § 111. Passaggio dai sentimenti primitivi ai derivati, p. 334.
CAPO V. 1 SENTIMENTI MORVU. § I. Le teorie
intorno ai sentimenti morali, p. 338—§ II. Esame della teorìa empirica;
se il sentimento morale sia il riflesso delle sanzioni esterne, p. 339 —
§ III. Impossibilità di spiegare con la morale empirica il sacrifizio
defini tivo, p. 344 — § IV. Erroi-' logico della dottrina empirica, parte
di verità che è in essa, p. 346 • § V. La teoria razionalista; la
direttrice psicologica e la socia ;; la ragione e il sentimento, p. 348 —
§ VI. Classificazione ed a .a- lisi dei sentimenti morali, p. 350 — §
VII. La carità e la tu- stizia, p. 354.
— 493 — CAPO VI. I sentimenti
religiosi. § 1. Natura del sentimento religioso, sua forma
primitiva, di¬ rezione di sviluppo, p. 357 — § II- Il sentimento morale e
il sen¬ timento religioso. Rapporto tra l’intelligenza, il sentimento e
la volontà nella religione , p. 359 — § HI. La forma superiore del
sentimento religioso, p. 362 — 8 IV. Le tre forme del sentimento
religioso, p. 364. CAPO VII. I SENTIMENTI
ESTETICI. § I. Il sentimento estetico e il sentimento del gioco ,
p. 367 II. I fattori del sentimento estetico. La simpatia estetica,
p. 360— § III. I fattori intellettuali. La verità in Arte. Idea e forma,
p. 372. CAPO Vili. I SENTIMENTI INTELLETTUALI. §
I. Le origini dei sentimenti intellettuali ; la curiosità e il dubbio
pratico, p. 374 —-§ IL II sentimento intellettuale della ricerca, e
quello del possesso della verità, p. 377 — § III. Il sen¬ timento
intellettuale e il sentimento di sé, p. 380. APPENDICE Dei
sentimenti estetici in particolare. 1. Il sentiment o del bello
ince nerale, p. 382 — § IL li sen¬ tii .ento della bellezza finita e le
sue forme: la bellezza plastica, il arioso, il drammatico, p. 383—§ IH-
Il sentimento del su¬ blime, sua natura, sua forma; il sublime naturale,
l’intellettuale, il morale, p. 389 — § IV. Il sentimento del comico , sua
natura, suo rapporto col sentimento di sè e col sentimento della
libertà. Comicità ed umorismo, p. 392 — § V. Il sentimento della
natura, sue forme diverse nell' età antica e
nella moderna. Perche è la forma più evidente della catarsi estetica, p.
397. La Psicologia della Volontà. CAPO
I. Il desiderio e la. volontà. § 1. Il desiderio, p.
405 — § li. Fenomeni intensivi del desi¬ derio. p. 407 —§ III. Le azioni
volontarie nelle loro forme deri¬ vate e contingenti; elementi essenziali
dell'atto volontario, p. 409 — § IV. Il problema della causalità della
volontà, p. 415. CAPO 11. Teoria della volontà.
§ I. La teoria metafisica della Volontà, p. 418 — § li. La teoria
associazionista. p. 420 — § Ili. La volontà come facoltà del fine.
e dei valori razionali; la funzione d’inibizione come suo momenti
essenziale, p. 422 —§ IV. Il sentimento del conato volitivo, p. 426 —
§ V. In che consistono e come sì producono l'inibizione e l’im¬
pulso, p. 429 — § VI. L’attenzione volontaria e le sue forme p&-
K tologiche. p. 433— § VII. La misura del tempo nelle volizioni, vj
p. 438. ] APPENDICE. Le malattie della Volontà, e
l'ipnosi. § I. L'aboulia e la forza irresistibile, il capriccio
isterico, 1 p. 441 — § II. L’estasi, p. 443 — § III. Fenomeni
sensitivo-rap- presentativi, mnemonici, e volitivi dell'ipnosi; suoi
gradi, p. 444 — § IV. La suggestione normale e l’ipnotica;
somiglianze e diffe¬ renze tra il sonno naturale e l’ipnosi: cause
specifiche della sug¬ gestione ipuotiCa;*p. 449.
— 495 —
CAPO III. Temperamento e cvrattere. § I.
Natura del temperamento, suo rapporto col sentimento vitale, sua
dipendenza dall’eredità, p. 454 — § II. Il carattere, sua natura, sua
unità col temperamento, p. 456 — § III. La teoria ippocratico-galenica
dei temperamenti, e le sue interpretazioni fisiologiche, p. 457 — § IV.
La classificazione psicologica riunisce il temperamento e il carattere:
forme varie di essa, la classifica¬ zione del Ribot. p. 459 — § V. Della
modificabilità del tempera¬ mento e del carattere, p. 463 — § VI. Forme
patologiche, p. 465. CAPO IV. La volontà e le altre
attività psichiche. L’EDUCAZIONE DELLA VOLONTÀ. § l. La
Volontà e P inconscio, p. 467 — § II. Mezzi di azione della volontà sull’
intelligenza : necessità della limitazione della valutazione; forme
patologiche, e forme estreme, ma normali, dì questa limitazione, p. 471 -
§ III. Modi d’azione della volontà sul sentimento, p. 476 — § IV. Azione
delia volontà su sè stessa; genesi della volontà comune, azione reciproca
dellajiilpiUàindi- viduale e della volontà comune, il costume,
la/fm(fl*A.' p p 7 g_§ V. Influenza della volontà iudividuajeV
sulla vomW^ comune: l’educazione, la gerarchia, la dittature/<Qe
sue du^rfiel la militare e la morale, p. 483. I, * lO K ' al
^47629 RIAssUNTOECONCLUSIONE. L’idea di giustizia comprende le
eguaglianze ari¬ stoteliche, e il carattere imperativo e di necessità
rilevati dallo Stuart Mill; ma perchè sia ben compresa ha bisogno
di essere guardata in rapporto alla solidarietà morale, dalla quale
l’eguaglianza in cui consiste deve attingere la norma. Se la giustizia si
fa derivare dall’utilità sociale, se ne assegna una derivazione che può
spesso esser falsa, (p. es. la necessità che taluno muoia pel popolo); e
se si oppongono la giustizia e la carità, si crea una scissura
nell’ordine morale, che toglie alla giustizia quel caldo sen¬ timento di
simpatia che deve renderla operosa , e si fa della carità qualche cosa
che va oltre il dovere, e che può essere anche ingiusta e nociva. Se
della giustizia si fa invece la sintesi, soggettiva e oggettiva, come
virtù e come norma, della libertà e della solidarietà, essa non solo
oltre¬ passa la sfera del diritto, ma appare come la sintesi su¬
periore della moralità, come progressiva nella ragione Digitized
by Google — 167 — stessa dei suoi
due fondamenti. Che siano progressive la libertà e la solidarietà è fatto
indubitabile della storia umana; la prima tende a ricomprendere tutti gli
uomini in un rapporto d’eguaglianza dal punto di vista morale; e la
seconda da questo stesso punto di vista, che è quello del valore di fine
che ogni persona morale ha in sè, tende ad estendersi dalle opere alla
persona come tale, a con¬ servarla, a promuoverla, anche quando soggiace
all’avversa fortuna e al dolore. Noi concepiamo la giustizia
come la forma dell’ unità della libertà e della solidarietà già raggiunta
dalla co¬ scienza morale; cioè come il giudizio della
proporzionalità degli utili agli sforzi, e della loro migliore
ripartizione tra gli sforzi individuali e i sociali, posto un minimum
di utilità spettante a ciascuno in forza del valore di fine che ha
la persona morale, e della solidarietà che stringe gli uomini tra
loro. A chiarire questo concetto gioverà vederne T applicazione
ad uno dei problemi più gravi del tempo nostro, quello relativo
alla migliore distribuzione della ricchezza, che ha preso il nome
di giustizia sociale. Il Fouillée indica tre teorie intorno ad essa,
la individualistica degli economisti smithiani, la collettivista ed
egua¬ litaria del socialismo , l’idealistica che cerca di con temperare
i diritti deirindividuo e quelli della società. La teoria
economica considera troppo il lavoro come merce, e i lavoratori come cose
o come macchine di produzione. Ma dal punto di vista sociale e morale il
lavoro rappresenta le energie accumulate di esseri viventi, sensibili e
consapevoli , tra i quali ci è necessariamente la solidarietà che deriva
dal fine comune e dal lavoro comune. Di più questi esseri e queste
energie sono parte della società, e questa è una solidarietà più vasta
che ab¬ braccia come abbiamo visto tutte le energie dello spirito.
Nella prima metà del secolo passato T individualismo economico ebbe
libero corso, e la merce lavoro fu considerata a parte dalla per¬
sonalità del lavoratore, e dalla solidarietà sociale. Il lavoro fu
sfruttato prevalendosi della concorrenza dei lavoratori, e fu sfrut¬ tato
di più quello pagato meno, il lavoro delie donne e dei fan¬ ciulli; cosi
Tingiustizia più aperta fu legge. La sorte dei lavora- Digitized
by Google — 168 — tori fu abbandonata
al meccanismo della concorrenza, alle leggi che si dissero naturali, e la
società si disinteressò della protezione dei deboli. Pareva che pei
seguaci di questa scuola la ricchezza tosse tutto, l'uomo nulla. La legge
di Malthus e il darwinismo biologico fecero il resto sottomettendo la
persona umana alla concorrenza vitale, ed elevando la voluta giustizia
della natura a giustizia sociale. Della solidarietà sociale non si davano
nessun pensiero. Ma una società di esseri morali non ci è solo per
la produzione della ricchezza, e 1’ uomo è qualche cosa di più che
un accumulatore di capitale. La società umana sussiste per rea¬ lizzare
l’ideale umano; P idea di giustizia è umana, e non può quindi prendersene
il modello dalla natura, perchè essa non esiste nel senso morale se non è
fondata sulla solidarietà. Anche Peconomia collettivista inculca
una giustizia che non è quella dello spirito, ma quella della natura.
Facendo della lotta di classe una necessità sociale, e del trionfo della
classe più nu¬ merosa e [più forte l'esito necessario di quella,cangia i
termini della lotta economica, non la natura; la lotta di classe non è
meno brutale della concorrenza, ed è pari o maggiore il disdegno
delle ideologie nei collettivisti e negli economisti smithiani. Se non
che 1 primi non tengono conto che del solo lavoro materiale nella
produzione , e non badano che non ci è giustizia senza libertà* Invece la
parte del fattore sociale nella ricchezza, e specialmente quella dovuta
all'addizione di esso nel tempo è così grande, che mal si potrebbe
confonderla con quella che vi ha il lavoro mate¬ riale in un'epoca
determinata. Basta riflettere all’importanza capi¬ tale che hanno le
scoperte scientifiche in generale e le tecniche in particolare nella
produzione della ricchezza, per persuadersi che la parte della mano
d'opera è assai minore di quella che il col¬ lettivismo afferma. Questa
parte sociale, ovvero buona parte di essa è dovuta all’iniziativa
individuale, alla forza individuale di lavoro, e non sarebbe giusto di
togliere ad esse quello che senza di esse non sussisterebbe, e sopprimere
lo stimolo che le fa ope¬ rare togliendo loro quello che producono. Anche
solo nella pro¬ duzione della ricchezza non si può giustamente sopprimere
V alea a cui la potenza di lavoro individuale va incontro con una
speciale costituzione sociale. Poiché è impossibile sopprimere le
disugua¬ glianze naturali, come la forza fisica e morale, la bellezza, il
va¬ lore, il genio, così non si può prescindere dalla potenza
individuale di lavoro, perchè il prescinderne è contro la giustizia
distributiva, contro la libertà, e quindi contro il bene sociale.
L'idea di giu- Digitized by Google — 169 —
stizia è la sintesi della libertà e della solidarietà e solo
quella forma di essa è vera, che non ripudia l’una per 1’ altra. Non
si può negare airindividuo la proprietà di quella parte di
ricchezza, che esso ha prodotto, più di quello che si possa negare a un
po¬ polo la proprietà del territorio sul quale si esercitò per secoli
il suo lavoro trasformatore e creatore. Sotto questo rispetto la
ne¬ gazione della proprietà individuale non sarebbe ingiustizia
minore dì quella di negare al popolo italiano o francese la
proprietà del territorio della patria in nome del diritto dei selvaggi
bru¬ ciati dal sole tropicale, o di quelli agghiacciati dai geli
delle regioni circum-polari. La giustizia, che accorda la
libertà e la solidarietà, considera il lavoro come una forza propria di
un essere personale, che deve essere padrone di se stesso. Quindi essa
riconosce la libertà di associazione e di resistenza dei lavoratori,
riconosce ad essi il diritto di trasportare dovunque la loro forza di
lavoro, ed evita che la libertà del lavoro sia manomessa con la schiavitù
forzata del lavoratore, qualunque forma questa possa assumere.
D’altra parte rassicurazione dagl’ infortunii, il riposo festivo, le ore
di lavoro, il divieto del lavoro notturno, la disciplina del lavoro
delle donne e dei fanciulli, e il riconoscimento infine del diritto al
lavoro , sono tutti atti di giustiziaci quali sostituiscono la carità
indeterminata e di pura coscienza che prima vigeva. È in forza del
principio della solidarietà che la società deve oggi far profittare anche
gli esclusi e i diseredati, dei beni stret¬ tamente necessarii alla
sussistenza, e di quelli che sono inesau¬ ribili dall'uso/come i beni
superiori dello spirito, la cultura. 1’ arte, la religione, È in forza
dello stesso principio che la so¬ cietà deve evitare che il profitto
individuale danneggi il sociale in rapporto al futuro. La società deve
conservare alle generazioni che verranno i beneficii del passato, come la
potenza di lavoro e la sanità della razza, cosi dal punto di vista fisico
che dal mo¬ rale. E rispetto al presente, il regolamento del lavoro non
può essere più quello di una volta, quando il lavoratore animato
es¬ sendo la sola fonte del lavoro , e l’utensile un semplice
organo aggiuntivo dell’individuo, tutti i rapporti del contratto di
lavoro potevano essere abbandonati al regolamento privato. Oggi il
la’ voro è collettivo, l’utensile si è trasformato in macchina, e
la forza di lavoro umana è diventata un accessorio della forza na¬
turale e meccanica resa dalla scienza strumento dei fini umani.
Digitized by LjOoq le - 170 — Il grande lavoro
è oggi, pel numero e per la qualità, un* opera sociale, e vuole quindi un
regolamento sociale. Se si considerano gli stadii dello sviluppo
etico-sociale, il primo è rappresentato da una giustizia nella quale
prepondera l’elemento della solidarietà, quindi la libertà individuale o
non esiste, o è in tutti i modi limitata dalla regola sociale. Diventati
sempre più complicati e più numerosi i rapporti sociali, si va necessa¬
riamente all* individualismo, e la giustizia s* identifica con la libertà
individuale. Nel terzo stadio, il grado di massima com¬ plicazione dei
rapporti esige il loro regolamento sociale; ma questo non deve
dimenticare gl' interessi connessi con la libertà, e che non sono più
individuali che sociali. La giustizia, in questo terzo stadio, è il
contemperamento della libertà con la solidarietà, che è anche il suo
ideale. Filippo
Masci. Masci. Keywords: implicatura, critica della critica, criticismo,
neo-criticismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Masci” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688334027/in/photolist-2mPYm4t-2mKw3hq-2mNaqUA-2mPrdWj-2mKwdUT
Grice e
Masi – i peripatetici – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo. Grice: “Unlike Masi, I don’t think ontology has reached its end – il
fine dell’ontologia” – Grice: “Masi has elaborated on the power of reason not
from an Ariskantian perspective but from a Plathegelian one! – Masi: “Il potere
della ragione: Eraclito, Platone, Hegel.” -- Grice: “It’s amazing Masi was implicating the
same things as I was on S izz P and P hazz S; he even managed a coinage, ‘uni-equivocity’
– I love it!”. Figlio di Enrico Masi, generale dell'Esercito Italiano, e Leda
Nutini. Ha compiuto i suoi studi a Bologna, conseguendo la maturità classica
presso il liceo statale L. Galvani. Iscrittosi a Bologna, vi si laureò con lode
con una tesi sul diritto di famiglia
negli Statuti Bolognesi. Assolse agli obblighi di leva e fu trattenuto alle
armi in base alle disposizioni di emergenza del periodo. Congedato, riprese gli
studi di filosofia a Bologna, dove conseguì la laurea con lode, discutendo co
Battaglia la tesi, “Individuo, società, famiglia in Rosmini”. La tesi gli valse
l'ammissione, con borsa di studio a Milano. Dopo il primo anno, fu richiamato
alle armi nel periodo bellico. Ottenuto il congedo definitivo, insegna
filosofia a Bologna. Participa ai principali convegni e congressi, come quelli
del Centro Studi Filosofici di Gallarate, come attesta la sua collaborazione
alla Enciclopedia filosofica quel Centro. Dona su collezione alla Pinacoteca
comunale di Pieve di Cento. L'interesse storiografico che muove Masi alla ricostruzione di Kierkegaard da un
profondo e originale impegno teoretico, volto ad approfondire il concetto
metafisico di "analogia", cui il discorso di Kierkegaard, come l'A.
si propone di illustrare nel suo saggio, risulta fortemente legato. Sotto un
profilo strettamente storiografico, il Masi approda, attraverso un'attenta
rilettura delle "opere edificanti" di Kierkegaard, ad
un'interpretazione che ridimensiona questo pensatore, scoraggiando molti luoghi
comuni della critica.." (A. Baboline).
"Nel linguaggio filosofico contemporaneo l'aggettivo
"platonico", riferito a una qualsiasi entità, vuole denotare
l'immobilità a-storica, il suo permanere in un'assoluta identità con sé
medesima al di sopra delle alterne vicende del divenire. Ciò deriva da una
tradizione ermeneutica del platonismo. Uno degli aspetti più rilevanti del
volume di Masi risiede appunto nello sforzo operato a de-mitizzare una tale
ermeneutica... questa ricerca del Masi costituisce un lucido esempio di come
oggi una filosofia, che si presenta spiritualistica e umanistica, sappia
ripiegarsi a cogliere con consapevolezza trasparente e spregiudicata, le
proprie radici alle fonti più vive della tradizione culturale
dell'Occidente" (A. Babolin).
"Le zitelle è un libro divertente, curioso, strano. Il pregio
maggiore di questo libro è di essere tutto su di uno stesso tema musicale.” Saggi:“Esistenza”
(Bologna); “La verità” (Bologna); “La libertà,” Bologna, “Metafisica,” Milano,
“La fine dell'ontologia,” Milano, “Disperazione e speranza. Saggio sulle categorie
kierkegaardiane” (Padova, “Il potere della ragione,” Padova, “Il problema aristotelico,” Bologna,
“L'esistenzialismo,” “Grande antologia filosofica. Il pensiero contemporaneo,” Milano
“Il pensiero ellenistico,” Bologna, “L'uni-equivocità dell'essere in Aristotele
(Genova: Casa Editrice) – cf. Grice, “Aristotle on the multiplicity of being”
-- Tilgher “Lo spiritualismo” antico. Il pensiero religioso egiziano classico,
Bologna: Clueb, “Lo spiritualismo ellenistico.” La grande svolta del pensiero
occidentale, Bologna: Clueb, Lo spiritualismo dalle origini a Calcedonia,
Bologna: Clueb Origène o della riconciliazione universal, Bologna, “Lo
spiritualismo Dalle Upanishad al Buddha, Bologna: Clueb Lo spirito magico.
Saggi sul pensiero primitivo, Bologna: Clueb, Studi sul pensiero antico e
dintorni, Bologna L'idea barocca. Lezioni sul pensiero del Seicento, Bologna:
Clueb, Il concetto di cultura, Bologna:
Clueb, Commento al Timeo” (Bologna: Clueb); “Dell'eternità, e altri argomenti,’
Bologna: Clueb); “Penombre,” Torino: Casa Editrice A.B.C. S), “L'esile ombra, Torino:
Casa Editrice A.B.C. Le zitelle, Milano: Todariana Editrice, Il cane cinese, Roma:
Vincenzo Lo Faro Editore Il gatto siamese, Roma: Vincenzo Lo Faro Editore. Il figlio
dell'ufficiale, Marta, L'ultima estate, Firenze: Firenze Libri “La carriera di
un libertino,”La dea bambina, Firenze: Firenze “Oltre le dune,” Firenze:
Firenze Libri Le donne, Roma: Gabrieli); L'ignoto. Il sogno, Firenze: L'Autore Libri, Tra le quinte del
liceo. L'orologio a Pendolo, Firenze: L'Autore Libri, Il palloncino rosso e
altri racconti, Firenze: L'Autore Libri, La partenza, Firenze: L'Autore Libri
Il sogno, Roma: Gabrieli Angelina e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri La
croce di Sant'Elpidio. Il cane cinese, Firenze Il lupo di Sestola, Firenze:
L'Autore; Apollo e Dafne, Padova: L'Edicola Le stagioni e i giorni, Padova:
L'Edicola, La tomba d'erba, Padova: L'Edicola Maremma tu, Milano: Todariana
Editrice. Premio Montediana di poesia, A. Babolin, rec. a Disperazione e
speranza, in "Riv. di Fil. Neosc.", A. Babolin, rec. a il potere della ragione, in:
"Riv. di Fil. Neosc.", F. Tombari, rec. a Le zitelle, Milano:
Todariana Editrice Nunzio Incardona. Giuseppe
Masi --. Keywords uni-equivociat dell’essere in Aristotele. Giuseppe Masi. Masi.
Keywords: i peripatetici, la carriera di un libertino. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Masi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744527477/in/datetaken/
Grice e
Massarenti – stramaledettamente implicaturale – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Eboli). Filosofo. Grice:
“His dictionary of non-common ideas I would give to Austin on his birthday; he
would hate it! He was all for common lingo!” -- “I like Massarenti: he can be
provocative. I like his study on what he calls a ‘neologissimo’ – and the idea
of the pocket-philosopher! I know I’m one! On the other hand, he has written on
‘la buona logica,’ but isn’t ‘logica’ already a value-paradeigmatic expression?
His study on god-damn logic is good – since that’s what I do, with my theory of
implicature. To say, “My wife is in the kitchen or the bedroom” when I know
where she is – and thus when I have truth-functional grounds to utter the
stronger disjunct, it’s still goddamn logic – I haven’t lied! True but misleading
– aka god-dman logic!” Responsabile del supplemento culturale Il Sole-24
Ore-Domenica, dove si occupa di storia e filosofia della scienza, filosofia
morale e politica, etica applicata, e dove tiene la rubrica Filosofia minima. Armando Massarenti vive a Milano, dove
dirige il supplemento culturale Domenica de Il Sole 24 Ore. Scrive L'etica da
applicare. Redatta il Manifesto di bioetica laica, che ha suscitato un vasto
dibattito. È stato membro dell'Osservatorio di Bioetica della Fondazione
Einaudi di Roma e dal fa parte del Comitato
etico della Fondazione Veronesi, presieduto da Giuliano Amato. Direttore della
rivista Etica ed economia (Nemetria). Cura e introduce diversi volumi di
argomento filosofico-scientifico, come “L'ingranaggio della libertà” (Liberi libri,
Macerata), la “Storia dell'astronomia” di Leopardi (Vita Felice, Milano), “Rifare
la filosofia di Dewey” (Donzelli, Roma).
Per Feltrinelli cura e introduce “Laicismo indiano” (Milano), una
raccolta di saggi di Sen. Cura il numero
monografico della Rivista di Estetica dedicato al dibattito su analitici e
continentali e, con Possenti, “Nichilismo, relativismo, verità. Un dibattito
(Rubbettino, Soveria Mannelli). Cura la collana I Grandi Filosofi (trenta
volumi sui protagonisti della storia del pensiero, da Socrate a Wittgenstein,
per i quali anche scrive le prefazioni, confluite ne Il filosofo tascabile. In
corso di pubblicazione una serie analoga dedicata ai grandi della scienza.
Scrive “Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima” per il quale
gli sono stati conferiti il Premio Filosofico Castiglioncello e il premio di saggistica "Città delle
Rose. "Il lancio del nano” è anche oggetto di un esperimento didattico,
promosso dalla Società Filosofica Italiana attraverso il quale viene proposto
un metodo di motivare allo studio della filosofia e alla capacità di
argomentare in proprio. Dal saggio è stato tratto anche uno spettacolo
teatrale, per la regia di C. Longhi prodotto da Mimesis). Cura “Bi(bli)oetica.
Istruzioni per l'uso (Einaudi), un dizionario di bio-etica sui generis, dal quale
il regista L.Ronconi ha tratto l'omonimo spettacolo teatrale andato in scena a
Torino, per il progetto Domani delle Olimpiadi. Scrive Staminalia. le cellule
etiche e i nemici della ricerca, una ricostruzione del dibattito etico e
scientifico sulla ricerca sulle staminali. Scrive Il filosofo tascabile. Dai
presocratici a Wittgenstein. 44 ritratti per una storia del pensiero in
miniatura. In contemporanea è uscito “Stramaledettamente logico. Esercizi
filosofici su pellicola (Laterza, Roma-Bari) una raccolta di saggi su cinema e
filosofia (di Roberto Casati, Achille Varzi) di cui ha scritto introduzione e
saggio conclusivo. Insegna a Bologna, Lugano, Siena, Milano. Dirige per
Mondadori la collana "Scienza e filosofia". Fa parte delle giurie di due premi per la
divulgazione scientifica: il Premio Giovanni Maria Pace, promosso dalla SISSA
di Trieste, il Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica,
legato al Campiello (Padova), e il premio Serono. È stato anche nella giuria
del Premio del Giovedì "Marisa Rusconi", conferito ogni anno a Milano
a un romanzo italiano opera prima. Ha
vinto diversi premi: il Premio Dondi per
la Storia della Scienza, delle tecniche e dell'Industria (Padova); n il Premio
Voltolino per la divulgazione scientifica (Pisa); il Premio Mente e Cervello
(Torino); il premio Capri, il premio Argil e il premio Capalbio; il Premio
Città di Como. Altri saggi: “L'etica da applicare: una morale per prendere
decisioni,” Milano, Il Sole-24 Ore libri, “Il lancio del nano” -- e altri esercizi
di “filosofia minima,” Parma, Guanda); “Staminalia. “Le cellule” etiche e i
nemici della ricerca, Parma, Guanda, “Il
filosofo tascabile” “dai presocratici a Wittgenstein”“ritratti per una storia
del pensiero in miniatura,” Parma, Guanda, “Dizionario delle idee non comuni,”Parma,
Guanda,.“Filosofia, sapere di non sapere: le domande che hanno caratterizzato
lo sviluppo del pensiero” Firenze, Anna.“Perché pagare le tangenti è razionale
ma non vi conviene” e altri saggi di etica politica, Parma, Guanda,.“Istruzioni
per rendersi felici.”“Come il pensiero antico salverà gli spiriti moderni, Milano,
Guanda,.“La buona logica.” Imparare a pensare, Milano, Cortina, “Metti l'amore
sopra ogni cosa: una filosofia per stare bene con gl’altri” Milano, Mondadori, Treccani
Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana su italia libri.net. tangenti
e moralità, su filosofia rai. Armando Massarenti. Massarenti. Keywords:
stramaledettamente logico, stramaledettamente implicaturale --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Massarenti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745577163/in/dateposted-public/
Grice e Massari –
filosofia italiana – l’implicatura logistica di Petrarca e Boccaccio -- Luigi
Speranza (Seminara).
Filosofo. Bernardo Massari -- calabro -- Barlaam: -- Grice: “Should it be under
B – Barlam, under Seminara, like Occam?”
Barlaam Calabro – di Calabria – Scrive di aritmetica, musica e acustica.
E uno dei più convinti fautori della riunificazione fra le Chiese d'oriente e
occidente. È considerato insieme ai suoi due allievi Leonzio Pilato e Boccaccio
uno dei padri dell'Umanesimo. Studia in Galatro, Calabria. Pare che il suo
successo come filosofo (un suo trattato sull'etica degli stoici è preservato) e
ragione di gelosia da parte di N. Gregorio. Nell'ambito delle trattative per la
ri-unificazione tra le due Chiese di Oriente e di Occidente, a lui venne
affidata la difesa delle ragioni greche; in tale occasione sviluppa le sue
critiche verso l'esicasmo e a sottolineare la differenza di valore tra la
teologia scolastica e la contemplazione mistica. E protagonista di una violenta
polemica contro i metodi ascetici e mistici di alcuni monaci dell'Athos e del
loro sostenitore G. Palamas. Il dibattito divenne sempre più acceso fino a
culminare in un concilio generale alla fine del quale venne costretto a
sospendere ogni futuro attacco verso l'esicasmo. Epigrafe a Gerace, tutore di Petrarca
e Boccaccio, inviato dall'imperatore Andronico III Paleologo in missione
diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi per sollecitare le corti europee ad una
crociata contro i turchi. In quell'occasione costrue delle relazioni e una rete
di amicizie su cui puo fare conto quando, in seguito alla decisione conciliare,
decise di aderire alla Chiesa d'Occidente. Ad Avignone conosce Petrarca, a cui
iniziò ad insegna il greco. Petrarca si adoperò per fargli assegnare la diocesi
di Gerace, così e nominato vescovo di Clemente. La bolla relativa alla sua
elezione al vescovato di Gerace riporta, Monachus monasteri Sancti Heliae de
Capasino Ordinis Sancti Basilii Militensis Diocesis, in sacerdotio constitutum.
Tutore di Petrarca e Boccaccio che da un importante contributo, attraverso la
riscoperta dei testi antichi, anche a tutto ciò che non molto tempo dopo
svilupa il movimento umanista. È proprio Manetti il primo a menzionarlo nella
sua biografia del Petrarca. Venne inviato in missione diplomatica da Clemente
in un rinnovato tentativo ecumenico. Data la grande influenza di Palamas il
tentativo, ancora una volta, si risolse in un insuccesso. Fa ritorno ad Avignone
dove muore. Saggi: Si occupa anche di matematica lasciandoci una “Logistica” in
cui spiega le regole di calcolo con interi, frazioni generiche e frazioni
sessagesimali. D. Mandaglio, Barlaam Calabro: una vocazione unionista. C. Nanni
Editore (Maggio). Salvatore Impellizzeri, Calabro, Dizionario Biografico degli
Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Silvio Giuseppe
Mercati, Calabro, Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia italiana
Treccani. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Ratisbona. Simone Atomano. Barlaam Calabro di Seminara. BARLAAM
Calabro. - Nacque a Seminara (Reggio di Calabria) sul finire del sec. XIII,
probabilmente verso il 1290. Il nome Barlaam par che sia quello assunto in
religione, ma non è documentato che il nome di battesimo fosse Bernardo, come
si ripete sulle orme dell'Ughelli (Italia Sacra, IX, p. 395). Mancano notizie
sulla sua formazione spirituale e culturale e sulla sua attività in Italia fino
al suo passaggio a Bisanzio. La bolla di Clemente VI (Reg.Vat. 152, f. 161 v,
ep. 72), che lo elevò al seggio episcopale di Gerace, ci informa soltanto che
B. si preparò al monacato e al sacerdozio nel monastero basiliano di Sant'Elia
di Capasino (Gàlatro), nella diocesi di Mileto. Certo è ormai, dopo gli studi
recenti (Schirò, Jugie, Giannelli), che B. nacque e fu educato nella fede
dissidente della Chiesa di Costantinopoli, cui molti continuavano ad aderire
nell'Italia meridionale di quell'età, nonostante l'unione alla Chiesa cattolica
proclamata dal concilio di Bari del 1098. È B. stesso a dirlo in uno degli
opuscoli contro la processione dello Spirito Santo a Patre Filioque (punto
fondamentale di dissenso tra le due Chiese: gli ortodossi credono che lo
Spirito Santo proceda e Patre solo): "Tale è la mia fede e la mia
religione riguardo alla Trinità, fede nella quale io fui allevato fin
dall'infanzia e nella quale sono vissuto sin qui" (cod. Parisinus graecus
1218, sec. XV, f. 506 v). Problematica è invece la ricostruzione della sua
formazione culturale. Appare infatti evidente che le conoscenze del monaco
calabrese, le quali non si limitano a filosofi greci, quali Platone e
Aristotele, ma si mostrano invece profonde anche riguardo al pensiero di
Tommaso d'Aquino e agli ultimi sviluppi nominalistici della Scolastica
occidentale, esorbitano dalla tradizione culturale dei monasteri italo-greci di
Calabria e presuppongono contatti più o meno prolungati di B. con scuole
filosofiche e teologiche dell'Italia meridionale e centrale. Verso il
1328, quando il potere imperiale passò da Andronico II ad Andronico III,
troviamo B. a Costantinopoli, dove egli era giunto dopo essersi trattenuto
prima ad Arta, in Etolia, e a Tessalonica. Nella capitale bizantina incontrò il
favore della corte: vi dominava allora Anna di Savoia, figlia di Amedeo V,
sposata nel 1326 ad Andronico III, favorevole ai Latini e all'unione delle
Chiese. Presto ottenne larga fama di dotto e di filosofo e divenne abate
(igumeno) di uno dei più importanti conventi, quello di S. Salvatore. Si
diffondevano a Bisanzio i suoi scritti di logica e di astronomia e il gran
domestico Giovanni Cantacuzeno gli affidava una cattedra nell'università della
capitale. Ma la sua fama crescente doveva presto urtarsi contro il tradizionale
nazionalismo latinofobo dei Bizantini. Il primo scontro avvenne col più
cospicuo rappresentante dell'umanesimo bizantino, Niceforo Gregoras, che teneva
cattedra nel monastero di Cora. In una sfida accademica, che dovette aver luogo
verso il 1331, i due dotti più in vista della capitale si trovarono di fronte a
discuteresui campi più vari dello scibile, astronomia, grammatica, retorica,
poetica, fisica, dialettica, logica. Di questa tenzone noi sappiamo soltanto
attraverso un libello del Gregoras 02,OpiVrLO9 ~ 7rEpì GOCPL'2q (edito da A.
Jahn, in Archiv für Philologie und Pddagogik, Supplementband, X [18441, pp.
485536). Il libello, una specie di dialogo mitico di imitazione platonica, o
meglio lucianea, naturalmente tendenzioso, asserisce che l'agone si concluse
con la completa sconfitta del dotto calabrese, che dimostrò di avere soltanto
qualche conoscenza di fisica e di dialettica aristotelica e una certa
superficiale infarinatura di logica. Ma nella persona di B., Niceforo Gregoras
vuol mettere in ridicolo tutta la scienza occidentale limitata a poche nozioni
aristoteliche e del tutto ignara di matematica, fisica e astronomia, scienze in
grande onore allora a Bisanzio. Secondo il Gregoras, inoltre, in seguito a
questa sconfitta, B. avrebbe abbandonato Costantinopoli per rifugiarsi a
Tessalonica. Par più probabile invece che egli facesse la spola tra i due
massimi centri culturali dell'impero. A Tessalonica comunque il suo
insegnamento continuava con successo e tra i suoi allievi si contavano
personalità di spicco come Gregorio Acindino, Nilo Cavasila, Demetrio
Cidone. Ma nemmeno presso la corte e gli ambienti ecclesiastici della
capitale il prestigio di B. dovette subire un offuscamento, se proprio lui fu
scelto dal patriarca Giovanni Caleca, come portavoce della Chiesa ortodossa,
quando giunsero a Bisanzio, al principio del 1334, i due domenicani Francesco
da Camerino, arcivescovo di Vosprum (Ker~-'), e Riccardo, vescovo di Cherson,
incaricati dal papa Giovanni XXII di rimuovere gli ostacoli dottrinali che si
frapponevano alla riconciliazione delle Chiese. La discussione tra i
prelati latini e il monaco calabrese si svolse ad un alto livello
teologico-filosofico. B. cercava di abbattere la barriera dogmatica della
processione dello Spirito Santo ricorrendo a un tipico argomento nominalistico:
egli si opponeva alla pretesa di poter conoscere Dio e di poter dimostrare
apoditticamente le cose divine. Ora, se Dio èinconoscibile, che valore potevano
avere discussioni sulla processione dello Spirito Santo basate sui sillogismi
apodittici? Sia i Latini, sia i Greci, quindi, in questioni di questo genere
non potevano rifarsi che ai Padri della Chiesa, la cui fonte di scienza è la
rivelazione e l'illuminazione divina. Ma poiché i Padri non sono
sufficientemente espliciti riguardo alla processione dello Spirito Santo, non
restava che assegnare alle divergenti dottrine un posto nelle opinioni
teologiche particolari, senza fame un ostacolo per l'unione. La posizione
di B. è in netto contrasto col realismo di s. Tommaso, assunto quale
atteggiamento ufficiale dalla teologia cattolica: essa si inserisce chiaramente
nel movimento volontaristico contemporaneo a B., che ebbe i suoi maggiori
rappresentanti in Duns Scoto e in Guglielmo d'Occam, teso a porre un netto
confine di separazione tra i campi della ragione e della fede. Non è un caso
che B. avesse consacrato il suo insegnamento universitario dalla cattedra di
Costantinopoli all'esegesi dello Pseudo-Dionigi l'Areopagita, il rappresentante
più coerente della dottrina "apofatica", della inconoscibilità, cioè,
del divino, la cui autorità era riconosciuta in Oriente e in Occidente.
Le trattative non approdarono a nulla: le tesi di B. difficilmente potevano
essere accettate dai legati latini, esponenti dell'ordine stesso cui
apparteneva anche s. Tommaso e inviati dal papa Giovanni XXII, che, elevando
agli onori dell'altare Tommaso, aveva fatto propria della Chiesa di Roma la sua
dottrina. Ma l'agnosticismo nominalistico di B. doveva anche urtare le
concezioni mistiche bizantine, rappresentate allora specialmente dal
monachesimo atonita. A campione di tale misticismo si ergeva Gregorio Palamas,
un monaco dell'Athos, che aveva già scritto due Discorsi apodittici contro la
processione dello Spirito Santo Filioque. Egli attaccava il metodo di
discussione tenuto dal calabrese dinanzi ai legati latini, dichiarando
perfettamente dimostrabile la posizione ortodossa in virtù della grazia
illuminante che al cristiano discende dall'incamazione, per cui la conoscenza
soprannaturale è eminentemente reale, più di qualunque conoscenza
filosofica. Intanto B. veniva a conoscenza delle pratiche mistiche dei
monaci atoniti, che si isolavano per abbandonarsi ad una quiete contemplativa
Tali pratiche consistevano nel ripetere indefinitamente la preghiera:
"Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me!", trattenendo
il fiato, col mento appoggiato al petto e guardando l'ombelico, fino a
raggiungere la visione corporea della luce divina vista dagli Apostoli sul
Tabor, nel giorno della trasfigurazione. Questa concezione psico-fisica della
divinità e, soprattutto, il metodo di preghiera degli esicasti (così si
chiamavano i seguaci di tal metodo) provocarono gli attacchi ironici di B., che
vedeva nell'esicasmo una grossolana superstizione, i cui seguaci designò con lo
sprezzante appellativo di ??? (umbilicanimi). Ma la controversia ben presto si
allargò sul piano filosofico-teologico. B., coerentemente alla sua formazione
nominalistica, non poteva ammettere contaminazione tra il divino e l'umano, tra
l'etemo e il temporale. La luce del Tabor, per esser vista nell'ascesi,
dovrebbe essere etema e coincidere con la divinità stessa, che sola è eterna e
immutabile. Ma poiché la divinità è invisibile, invisibile è anche la luce
taborica. Gregorio Palamas oppose una sottile dottrina emanazionistica di
derivazione neoplatonica, che distingueva una sostanza divina trascendente
(oùaía) e delle energie divine (gvp-'pyztcxt o Suváp.rLq), operazioni eterne di
Dio, che per esse agisce nel mondo degli uomini. E appunto la luce taborica
visibile agli asceti, come l'amore, la sapienza e la grazia di Dio, è una
energia divina operante come intermediaria tra Dio e gli uomini, un ponte tra
l'etemo e il transeunte. Tra le due opposte tesi non poteva essere
accordo. La controversia filosoficoteologica ebbe anche implicazioni politiche,
come sempre avveniva a Bisanzio. B. allora mosse accusa di eresia contro il
Palamas dinanzi al patriarca Giovanni Caleca, presentando il suo scritto Kwrà
MoccrcrocXtocvCùv (Contro i Massaliani) in cui la dottrina del Palamas veniva
assimilata a precedenti eresie. Il Palamas riuscì a ottenere una dichiarazione,
favorevole alla fede esicasta, sottoscritta dai monaci più importanti
dell'Athos ('0 &ytopsvrtxòq -ró[Log), mentre il patriarcato e il governo
imperiale, pur non favorevoli al palamismo, preoccupati com'erano di mantenere
la pace religiosa tra i pericoli incombenti dall'estemo, desideravano evitare
una controversia dogmatica e cercavano di far giungere le due opposte parti a
una conciliazione. Si giunse così alla riunione di un concilio in Santa Sofia,
il 10 giugno 1341, presieduto dall'imperatore Andronico III in persona. La sera
dello stesso giorno il concilio si chiudeva con un discorso dell'imperatore che
celebrava la riconciliazione generale. Ma in realtà fu il Palamas a trionfare:
la dottrina di B. venne formalmente condannata e il monaco calabrese dovette
fare pubblica ammenda agli esicasti e promettere di non dar loro più molestia.
Il patriarca pubblicava un'encicláca con cui condannava "ciò che il monaco
B. aveva detto contro i santi esicasti" e imponeva a tutti gli abitanti di
Costantinopoli e delle altre città di consegnare alle autorità gli scritti di
B. perché fossero pubblicamente distrutti. Questa scottante umiliazione e la
morte di Andronico III, avvenuta subito dopo, il 15 giugno 1341, indussero B. a
lasciare Costantinopoli e a ritornare in Occidente. A tal decisione forse
non erano state estranee le impressioni riportate nel viaggio in Occidente,
fatto nel 1339, e le conoscenze che aveva avuto occasione di fare (forse aveva
conosciuto anche il Petrarca). Nel vivo della lotta esicasta, B. era stato
richiamato da Andronico III, da Tessalonica, per un'importante missione
diplomatica. Urgeva che l'Occidente facesse una spedizione per allontanare da
Costantinopoli l'avanzata dei Turchi ottomani. Pare che allora B. avesse
preparato un nuovo progetto di unione, che aveva sottoposto al sinodo di
Costantinopoli, in cui ribadiva le posizioni teologiche che aveva sostenuto
cinque anni prima, nelle discussioni coi legati latini del papa. Il progetto
non dovette soddisfare il sinodo e d'altra parte un senso realistico della
situazione politica doveva consigliare di evitare lunghe quanto inutili dispute
teologiche. B. accompagnato da un esperto militare, il veneziano Stefano
Dandolo, si era recato presso Roberto d'Angiò e Filippo VI di Valois per
chiedere aiuti militari dal Regno di Napoli e dalla Francia, e infine presso la
Curia di Avignone per ottenere il consenso papale alla crociata. Al papa aveva
presentato dei memoriali in cui, facendo presenti i pericoli che sovrastavano
alla cristianità tutta per l'incombenza della minaccia turca, chiedeva che i
Latini, mettendo da parte i tradizionali odi, mandassero subito aiuti in
Oriente per la guerra contro gli infedeli; dopo, ottenuta la vittoria, si
sarebbe riunito un concilio ecumenico che avrebbe trattato dell'unione. La
missione di B. era fallita sia perché il papa pretendeva la realizzazione
dell'unione prima di affrontare uno sforzo militare, sia perché le condizioni
politiche dell'Occidente (relazioni tese tra Filippo VI ed Edoardo III
d'Inghilterra) difficilmente avrebbero permesso l'organizzazione di una
crociata. B. tornò in Calabria nel luglio 1341 e prosegui il suo viaggio
fino a Napoli, dove aiutò, per la parte greca, l'umanista Paolo da Perugia nella
compilazione della sua opera sulla mitologia dei pagani (Collectiones) e
nell'ordinamento dei manoscritti greci della libreria angioina, che era in
rapida espansione. Poi, nell'agosto, passò alla Curia avignonese, dove a
Benedetto XII era successo Clemente VI, e vi restò fino al novembre del 1342.
In questo periodo egli si legò di amicizia col Petrarca, a cui insegnò i primi
rudimenti di greco, da lui acquistando familiarità con la lingua latina, nella
quale, per la sua educazione prevalentemente greca e per la lunga dimora in
Oriente, provava difficoltà ad esprimersi (Petrarca, Famil., I. XVIII, ep. 2).
Allora passò anche alla fede cattolica e fu utilizzato dalla Curia per un
insegnamento di greco, fino a che, pare per intercessione del Petrarca, non fu
elevato al seggio episcopale di Gerace e consacrato dal cardinal Bertrando del
Poggetto, il 2 ott. 1342. Oscuri e duri furono gli anni dell'episcopato nella
piccola diocesi calabrese a causa di aspre dispute con la curia metropolitana
di Reggio. Ma nel 1346 gli veniva affidata la sua ultima missione
diplomatica, questa volta da parte di Clemente VI, per condurre trattative
unioniste con l'imperatrice Anna di Savoia, reggente l'impero di Bisanzio in
nome del figlio Giovanni V. La situazione a Bisanzio rendeva però ogni
trattativa impossibile. Il 2 febbr. 1347 un sinodo aveva deposto il patriarca
Giovanni Caleca, divenuto avversario dichiarato del movimento esicasta, in
conseguenza dell'evoluzione della situazione politica dopo la morte di
Andronico III (nel 1343 aveva fatto arrestare il Palamas e l'anno successivo
aveva fatto pronunciare contro di lui la scomunica da un sinodo patriarcale), e
aveva confermato la condanna di Barlaam. La stessa sera Giovanni Cantacuzeno,
favorevole agli esicasti, entrava nella capitale e costringeva Anna ad
accoglierlo come coimperatore accanto al figlio. A B., considerato eresiarca,
non restava che la via del ritorno, per lasciare ad altri la ripresa delle
trattative. Rientrò ad Avignone verso la primavera del 1347 e quasi certamente
vi rimase fino alla morte che avvenne al primi di giugno del 1348. Infatti la
bolla di nomina del suo successore, Simone Atumano, nella sede episcopale di
Gerace è del 23 giugno di quell'anno e afferma come recente la morte di
Barlaam. (Archivio segreto vaticano, Reg. Clem. VI, a. VII, vol. 188, f- 31
v). B. scrisse molto. Quantunque una parte della sua opera sia andata
perduta, tuttavia si conservano ancora di lui un buon numero di opuscoli di
vario contenuto, in genere brevi, ma densi di pensiero. La maggior parte di
essi sono ancora inediti. Un elenco coi titoli e gli incipit si trova in
Fabricius, Bibliotheca Graeca, XI,Hamburgi 1808, pp. 462-470 (riprodotto in
Migne, Patr. Graeca, CLI, coll. 1247-1256). I più numerosi sono quelli di
carattere teologico e riguardano l'attività unionista del monaco calabrese: 3
contro la processione dello Spirito Santo Filioque, e sul primato del papa.
Tali opuscoli si trovano in un gran numero di manoscritti. Ne contiene 20
(escluso uno sul primato del papa) il cod. Parisinus 1278 del sec. XV (ff. 30
r-167 v). Di essi uno solo sul primato dei papa, è stato pubblicato prima da
Giovanni Luyd, con traduzione latina, Oxford 1592, e poi dal Salmasius, in
greco, Hannover 1608 (riprodotto in Migne, Patr. Graeca, CLI, Coll. 1255-1280).
Due discorsi greci sull'unione delle Chiese sono stati pubblicati e illustrati
da C. Giannelli, Un progetto di Barlaam Calabro Per l'unione delle chiese, in
Miscellanea Giovanni Mercati, III, Città del Vaticano 1946, pp. 157-208. Il
primo di essi contiene il progetto di unione elaborato da B. prima della sua
missione diplomatica ad Avignone del 1339 e presentato al sinodo di
Costantinopoli; il secondo, pronunciato probabilmente dinanzi al sinodo stesso,
doveva illustrare il progetto contenuto nel primo. Di tenore diverso sono
tuttavia i due discorsi latini recitati, o piuttosto presentati in forma di
memoriali, in quell'occasione, al pontefice Benedetto XII. Essi furono editi
per la prima volta da L. Allacci, De Ecclesiae Occidentalis atque Orientalis
perpetua consensione...,Coloniae Agrippinae 1648, coll. 789-794 e 796-798,
donde furono riprodotti dal Migne, Patr. Graeca, CLI, coll. 1332-1337,
1338-1340, e poi dal Raynaldi, Annales Ecclesiastici, ad an. 1339. Alla sua
attività apologetica in favore della Chiesa cattolica svolta dopo la
conversione si riferiscono varie lettere ed opuscoli, di cui cinque, in latino,
si trovano in Migne, Patr.Graeca, C LI, coll. 1255-1330. Poco ci resta
degli scritti contro gli esicasti, che furono condannati alla distruzione, dopo
il concilio del 1341, dalla enciclica del patriarca Giovanni Caleta (Synodicae
Constitutiones, XXII, in Migne, Patr.Graeca,CLII, COI. 1241). L'opera
principale, più volte rimaneggiata, che portava il titolo KotTà
Mocaaa?,tocvi""v (Contro i Massaliani) da un'antìca setta ereticale a
cui B. polemicamente assimilava gli esicasti, ci è nota soltanto attraverso le
citazioni degli avversari. Di notevole importanza sono quindi le otto lettere
pubblicate con ampia introduzione da G. Schirò: Barlaam Calabro, Epistole
greche. I primordi episodici e dottrinari delle lotte esicaste, Palermo 1954,
che rivelano i primi sviluppi della controversia. Ma se più nota è
l'attività teologica di B., di non minore importanza, anche se finora meno
studiata, è quella filosofica e scientifica. Nell'operetta latina in due libri,
Ethica secundum Stoicos ex pluribus voluminibus eorumdem Stoicorum sub
compendio composita,edita per la prima volta da P. Canisius, Ingolstadt 1604,
riprodotta in Migne, Patr. Graeca,CLI, coll. 1341-1364, B. dà una chiara
esposizione della morale stoica e mostra ampia conoscenza di Platone. Inedita è
ancora un'altra opera di carattere fìlosofico, Le soluzioni dei dubbi proposti
da Giorgio Lapita (A~astq siq T&q è7rsvsy,0d'aocq ocù-ré,-,) &7rop(otq
7rocpì ro,3 ]Pe⟨,)pytou
roú Aa7r'tOou, contenuta in vari codici, di cui il più noto il Vatic.Graer.1110
(sec. XIV), ff. 80-94 v. Di matematica trattano l'Arithmetica
demonstratio eorum quae in secundo libro elementorum sunt in lineis et figuris
planis demonstrata,corfimentario al secondo libro di Euclide, edito
nell'euclide di C. Dasypodius con traduzione latina, Argentorati 1564, e
riprodotto, nel solo testo greco, nell'edizione di Euclide curata dallo
Heiberg, V, Lipsiae (Teubner) 1888, pp. 725-738; e la Aoytcr-rtx~ sive
arithmeticae, algebricae libri VI, edita per la prima volta,dallo stesso
Dasypodius con traduzione latina, Argentorati 15 72, e poi, con un commento, da
Jo. Chamberus, Logistica nunc primum latine reddita et scholiis illustrata,
Parisiis 1600, trattato di calcolo con frazioni ordinarie e sessagesimali con
applicazioni all'astronomia. Inedite sono due opere di astronomia: un
commentario alla teoria dell'ecclissi solare dell'ahnagesto tolemaico,
contenuto in parecchi manoscritti, in duplice redazione, e una regola per la
datazione della Pasqua. B. si occupò anche di acustica e di musica.
Abbiamo di lui la confutazione al rifacimento degli 'AptovLx& tolemaici di
Niceforo Gregoras, pubblicata da J. Franz, De musicis graecis commentatio, Berlin
1840. Difficile è esprimere un giudizio preciso che illumini di piena
luce la personalità di B., sia perché moltissimi dei suoi scritti sono ancora
inediti, sia perché l'attenzione degli studiosi si è concentrata
particolarmente sulla sua attività teologica e diplomatica, che fu occasionale,
lasciando nell'ombra la sua opera di filosofo, di scienziato e di umanista, che
rispondeva alla sua vera vocazione. Sufficientemente chiara è ormai la
posizione del monaco calabrese verso le due Chiese: egli fu sincero credente
nella fede ortodossa fino a quando non passò al cattolicesimo, ad Avignone, in
seguito alla condanna espressa dal concilio del 1341. E fu sincero unionista,
anche se le sue posizioni teologico-filosofiche non dovevano contribuire alla
chiarificazione dei rapporti tra le due Chiese. A Bisanzio portò lo
spirito nuovo delle più avanzate speculazioni filosofiche dell'Occidente, che
preludevano all'umanesimo e alla Rinascita. Non facilmente valutabile è invece
il peso che egli ebbe nell'introduzione del greco nel mondo occidentale. Certo
è che, oltre alle sue lezioni avignonesi, iniziò alla cultura ellenica Paolo da
Perugia e il Petrarca. I suoi interessi per matematica, astronomia,
fisica e musica, oltre che per teologia e filosofia, gli assegnano un posto
eminente nella storia della cultura e lo fanno apparire uno degli spiriti più
versatili della sua età. Fonti e Bibl.: N. Gregoras, Byzantina
Historia, a cura di L. Schopen, I. XI, c. 10, in Corpus scriptorum historiae
Byzantinae, XXX, Bormae 1829, pp. 555-559; 1. XVIII, C. 7, C. 8, ibid., XXXI,
ibid. 1830, pp. 901, 905-907; 1. XIX, c: 1, ibid., pp. 909-935; G. Cantacuzeno,
Historiartum libri, a cura di L. Schopen, I. Il, capp. 39-40, ibid., XX, ibid.
1828, pp. 543-556; 'AYLOQEVILZò1; Tó~10(; in Migne, Patr. Graeca, CL, coll.
1225-1236; Filoteo, Gregorii Palamae encomium, ibid., CLI, coll. 551-656; Id.,
Contra Gregoram, XII, ibid., coll.1109 s.; i:uvobL>còg rópo; (Atti dei
concilio del 1341), ibid., coll. 679-692; Bénolt XII, Lettres closes, patentes...
se rapportant à la France, a cura di G. Daumet, Paris 1920, p. 383, nn.
633-634; D. Taccone-Gallucci, Regesti dei romani pontefici per le chiese della
Calabria, Roma, 1902, pp. 202 s., n. 161; K. H. Schaefer, Die Ausgaben der
apostolischen Kammern unter Benedikt XII, Klemens VI und Innocenz VI
(1335-1362), Paderborn 1914, pp. 91, 138, 157, 198; F. Petrarca, Famil.,
I.XVIII, ep. 2, a cura di V. Rossi, III, Firenze 1937, pp. 276 s.; I. XXIV, ep.
12, a cura di V. Rossi, IV, Firenze 1942, p. 262; G. Boccaccio, Genealogia
deorum gentilium, I XV, a cura di V. Romano, Bari 1951, p. 761; G. Mandalari,
Fra Barlaamo Calabrese, maestro del Petrarca, Roma 1888; J. Gay, Le Pape
Clément VI et les affaires d'Orient, Paris S F. 1904, pp. 115 s. Lo Parco,
Petrarca e B., Reggio Calabria 1905; Id., Gli ultimi oscuri anni di B. e la
verità storica sullo studio del greco di F. Petrarca, Napoli 1910; G. Gentile,
Le traduzioni medievali di Platone e F. Petrarca, in Studi sul Rinascimento,
Firenze 1936, pp. 23-83; M. jugie, Barlaam de Seminaria, in Dict.d'Hist. et de
Géogr. Ecclés., VI, coll.817834; Id., Barlaam est-il né catholique?, in Echos
d'Orient,XXXIX (1940), pp. 100-125; G. Schirò, Un documento inedito sulla fede
di B. C., in Arch.stor. per la Calabria e la Lucania, VIII (1938), pp. 155-166;
G. Sarton, Introduction to the history of science, III, Baltimore 1947, pp.
583-587; R. Weiss, The Greek culture of South Italy in the later MiddIe Ages,
in Proceedings of the British Acadetny, XXXVII (1951), pp. 45-47; J. Meyendorff,
Les débuts de la controverse hésychaste,in Byzantion, XXIII (1953), pp. 83-120;
Id., L'origine de la controverse palamite: la première lettre de Palamas à
Akindynos, in OEoloyca, XXV (1954), pp. 602-613; XXVI (1955), pp. 77-90; Id.,
Un mauvais théologien de l'Unité: Barlaam le Calabrais, in L'Eglise et les
Eglises. Etudes et travaux offerts à Dom Lambert Beauduin, II, Chévetogne 1955,
pp. 4764; Id., Introduction à l'étude de Grégoire Palamas, Paris 1959, pp.
65-95; Id., St. Grégoire Palamas et la mystique ortodoxe, Paris 1959, pp.
88-100; C. Giannelli, Francesco Petrarca o un altro Francesco, e quale, il
destinatario del "De Primatu Papae" di Barlaam Calabro?, in Studi in
onore di G. Funaioli, Roma 1955, pp. 83-97; K. M. Setton, The Byzantine
background to the Italian Renaissance, in The Proceedings of the American
Philosophical Society, C,1 (1956), pp. 40-45; R. J. Loenertz, Note sur la
correspondance de Barlaam, évéque de Gerace, avec ses amis de Grèce, in
Orientalia Christ. Periodica, XXXIII (1957), pp. 201 s.; H. G. Beck, Kirche und
theologische Literatur im byzantinischen Reich, München 1959, pp. 717-719; C.
Schmitt, Un pape réformateur... Bénoft XII, Quaracchi-Florence 1959, p. 320, n.
2; A. Pertusi. La scoperta di Euripide nel primo Umanesimo, in Italia Medievale
e Umanistica, III (1960), pp. 104-111.
Bernardo
Massari. Massari. Keywords: implicatura, logistica.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744498707/in/datetaken/
Grice e
Mastri – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Meldola). Filosofo.– Grice:
“One interesting fascinating bit about Mastri’s ‘Institutiones logicae’ is tha
it starts with a little ABC!” Grice: “Mastri has a chapter on fallacies, too,
which is fascinating!” -- Grice: “I love Mastri – of course at Oxford, if they
do history of logic, they’ll focus on Occam – Axe Kneale!” Grice: “But Mastri
explored quite a bit the square of opposition, and modal, too – what he says
about nomen, verbum, propositio, copula, ‘regulae’ for reasoning, and so forth,
is all relevant – especially seeing that his “Institutiones logicae” is just
one of his outputs: he made intensive commentaries on Aristotle’s whole
organon, and more importantly, also his metaphysics and his theory of the soul
– so Mastri certainly knows what he is talking about!” -- Grice: “He was a
logician, and so, according to the Bartlett, am I!”Saggi: “Disputationes physicorum
Aristotelis” (Grignano, Roma); “Disputationes in organum Aristotelis” (Ginamo,
Venezia); “Disputationes in de coelo et metheoris” (Ginamo, Venezia); “Disputationes
in de generatione et corruptione” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in
Aristotelis stagiritæ de anima” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in Aristotelis
stagiritæ libros physicorum” (Ginamo, Venezia); “Institutiones logicæ quas
vulgo summulas vel logicam parvam, nuncupant” (Ginammo, Venezia); ““Disputationes
in Aristotelis stagiritæ meta-physicorum” (Ginammo, Venezia); ““Scotus et
scotistæ Bellutus et Mastrius expurgati a probrosis querelis ferchianis”
(Succius, Ferrara); “Disputationes
theologicæ in Sententiarum” (Hertz, Storto, Valvasenso, Venezia); “Theologia
moralis ad mentem dd. Seraphici et Subtilis concinnata” (Herz, Venezia); “Theologia
moralis” (Milano, Mansutti), “Philosophiae ad mentem Scoti” (Pezzana, Venezia);
Dizionario biografico degli italiani,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M. Forlivesi, Scotistarum princeps. Mastri
e il suo tempo, Centro Studi Antoniani, Padova,
M. Forlivesi, Mastri da Meldola, riformatore degl’imperfetti, Meldola, M. Forlivesi,
"Rem in seipsa cernere" (Poligrafo, Padova); T. Ossanna,Mastri conv.
Teologo dell'incarnazione, Miscellanea Francescana, Roma Mansutti, Quaderni di
sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, M. Bonomelli, schede
bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa,
Hermann Busenbaum Bonaventura Belluto Giovanni Duns Scoto. Treccani Enciclopedie,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. bumfignificarederiuatumeft.
> > 4 > > > CA PVT II. quopatetfignumdicereordinem
,&adpotentiam cognoscentein
Sedadhucdubiuinestdenominibusipfissubstantiuisfolitarie
cuirepræsentat,&adremsignificatam,quamreprælentat:Diui
sumptis;&extrapropositionemspoflintnedicitermini,nam
diturporròfignuminforinale, 3 > 2 2 > >
cutlycurreresubiecti,atqueitavtverbahabererationemtermi- plicabimus.
ni.Refp.currere,& moueri effeverbatantum grammaticaliter atapudlogicumæquiualentnominibus
cursus,& motus,vndeapud . 2 Dubium tamen estde aduerbijs,
coniunctionibus,fignis quan
titatis;vtomnis,aliquis&c.cafibusobliquis,&fimilibus,an rationem
terminisubirepossintetiaminsecundaacceptione:Af De Terminorummultiplicitaterationefignificationis,
X varijscapitibusfolentterminimultiplicari,& variæeo t
rumdiuisionesatlignari,exparteniiniruinsignificationis,
actufungaturmuneresubiecti,&prædicati,fediufficitaptitudo,
vtadtaleinunuspossitassumi,&noneamhabeat'repugnantiam quæ reperitur in
aduerbijs , conjunctionibus , & fimilibus
mensubstantiuumextrapropofitionemdiceturterminusnonineo
3QuoadalteramquxsitipartemTerminusvniuersiinsumptusdi-
uiditurininentalem,vocalein;&fcriptum vtnotat Tatar.
tract.7.defuppofitionibuscomm.1.$.Secundosciendum,quædi-
uisiolumiturextriplicipropositionuingenere;hæceniinpropo-
inalteriuscognitionemvenire,vtimagorespectuCælaris,velt
giumrelpectuferætranfeuntis;quadecaulaScotus2.d.3.quæft.9. & q u o l . 1 4,
h o c f e c u n d u i n s i g n u m a p p e l l a t m e d i u m c o g n i t u m
, q u i a vcducatincognitionem fignati,priuspetitiplumcognolci , il
proprièdiciturfignum,&definiturabAuguft.citat,ea tamen
definitioetiamformaliconueniet,fiprimaparsdeinatur, & di
caturfignumefe,quodfacitnosinalteriusreicognitionem venire.Hæctamenfignidefcriptio,quamuisfitabAuguit,tra
ParsPrimaInffit.Tract.I1. Cap.1. elfobiectum
ipsiusformalispropositionismentatis, & intticuiturin
HasauteintermiņiproprièfumptidefinitionesitàexplicatTatar.
elepropofitionisobiectivapeream ,tanquam performamextrin
vtfensussitterminumeleidsinquodtanquaminextremumpropo-
secam,itaquepropofitio.mentalisînhocsensu,"nimirumob
fitiocathegoricaeltinnediacerelolubilismediantecopulaverbali,
iectiuèsumpradiciturhabereterminos;&extrema,quiainse &diciturimmediatè,adremonendumlitteras,&fyllabas,quia
continetsubiectum,& prædicatumconftitutaineffetaliumper
licetpropofitiorefoluaturinlitteras,&fyllabas,nontamenim- propofitionem
formalem :quarècumintellectusenunciatbomo > m e d i a t e , & i d e ò l
i t t e r æ ', & s y l l a b æ n o n d i c u n t u r t e r m i n i , e l e
f t s n i m a l i n t e r n a , & f o r m a l i s p r o p o f i t i o i n f
e n o n c o n t i n e t f u b
tiamlicetpropofitiohypotheticaresoluaturinterminosmedia-
iectum,nequeprædicatum,necterininos,sedtantumpropofitio
tè,nontamenimmediatè;fedrefoluiturimmediatèinpropo-
objectiua;ytetiamhicbenènotauitOuuied.Nomineautemter
fitionesfimplices,exquibuscomponitur;possettamenabsque
minimentalisduopossuntintelligi,fcilicetresquæmenteconcipi
scrupuloetiampropofitiosimplexappellariterminus,quando
tur,aciplacognitio,seuvtalijloquunturconceptusformalis,
inhypotheticatenetlocumsubiecti,vtnotatArriag.Necobeit &obiectiuus;&
quidemsiinprimolentufumatur,fcilicet,pró illam
etiamconftareterminis,nainbenèpoteltid,quodinTeeft reconcepta,cerminusmentalisàvocali,&
fcriptodifferrenon quasitotum,efleparsrespectaalteriustotius,vtpatetinphysicis
videtur,eademenimprorsuseftres,quæinenteconcipitur,vo
decorporerespectutotiushominis,& inalijsmultis,vtdiscur,
cedeproinitur,&calamoexaratur;atinfecundosensu,fcilicet,,
renticonftabit.Etiuxtahancfecundam
terininiacceptionemcoproipforeiconceptudiffertàvocali,&scripto,&
diuidisoletin | & subiecti,& licetinpropofitionedesecundoadiacente,qua-
quiacumsitignarussignificationisvocabulorumlatinorum,conci
liseftiftaPetruscurrit,lýcurritvideaturfungimunereprædi-
pitfolummodovocisTonum,nonautemremperillamyocemfigni
cari,retamenveranontantuinhabetrationemprædicati,fedetiam ficatam,scilicet
hominem.PorròlicetLogicaproximèvertetur habetvimcopulæ,cumfaciathuncsensuinPetrusestcurrens;yn-
circaterminosmentales;& vocalesnonnisirationementalium at
delicetvtgeritvicesprædicati,fitterminus,nontamenvegeritvi-
tendat,quiatamenterminivocalesfuntclariores,& pereosinno
cescopulæ.Etfidicasinhacpropositionecurrereeftmoueri,lymo-
tescuntinentales,frequentiusagitLogicusdeterminisvocalibus,at ,
ueri,quodeftverbum,haberetantumrationemprædicati,fi-
queideonosetiaindeincepsdeiftisagemus,aceorumdiuisionesex
firmantaliqui,coquiainpropofitionepoffunthaberelocumprae- expartemodisignificandi,&expartereifignificatæ:exprimo
dicati
&subiecti,vtfidicaturPetruseftwliquis,omniseftter-capite,quantuinadpræsensspectat,foletinprimisdiuidivocalis
minussyncashegorematicus,preter,oftaduerbium,
,eftconiun-terminusinfignificatiuum,&nonsignificatiuun:ileeit,quialiquid
tie
&ficdealijs.ImmoFuent.cit.hacrationetenetetiamvocessignificat,vchæcvoxhomo,quinaturamfignificathumanam,ifter
non significatiuasefeterminos ,nam dicimus Bliterinihil fignificet,
quinihilfignificat, vtBlittri, Buf,Baf. Sedvtitadiuisio lit
cat.QuinetiainArriagaobidadditlitterasipfaseseterminos,quan-
reétètraditaintelligideberdeterminoinprimaacceptioneassignar
dosolzaccipiuntur,namdicimusAettlittera.Verùinprobabi-
tacap.præced.naminsecundaacceptioneomnesterminisuntsigni liusalijnegant,quiaaduerbia,coniunctiones,&aliaidgenusnun-
ficatiui,cuniesepoflintfubiectum,&prædicatuminpropofitio quam
rationefui,&forinaliterfumptafungipoffuntmunerefubie-
ne:terminusigiturvocalisintotafualatitudinefumptusdiuiditur
éti,&prædicati,vndeinallatispropofitionibusfemperaliquod
insignificatiuum,&nonsignificatiuum:quædiuisiovtbenèper
substantiuumintelligitur,incuiusvirtutefungunturilaoficiolub
cipiatur,cumterminusyocalisconftituaturinrationefignifican
iecti,&prædicati,vtinilapropositionePetruseftaliquisàparte tispersignificationem,videndyınettquidfitfignificare,&quidfitfi
nosvenireincognitionemalterius scili
tainopposicionemsequivelimus,tunccumTatar,queinseq.Arriaga,
cetnaturæhumanæ,vndefignumdebetefetale,veilcoognitoper
tract.1.com.3.ad1,dicendumeftadhoc,vtaliquidfitsubiectum
fenfus,medianteillodeindeveniamusincognitionem rei,cuinqua
inpropofitionefufficere,vtfitvoxfignificatiuanaturalitercommu-
lignumhabetconnexionem;hincfignificarenilaliuderit,quàm
niter,ideft,vtpoßitrepræsentarefeipfam,quodeltfignificare aliquidaliudàsedistinctumrepræsentarepotentiæcognofcenti;ex
large. & eftillud,quodabfquefuipræuia
Arift.definitioallatavideturiliscompeterefoluin,quandofuntin
cognitionealiudnobisrepræsentat,&ineiuscognitionem du
propofitione.Verumnonitarigorosèintelligendaeltilladefinitio
cit,qualesfuntfpeciesimpreffa,&expreffarespectuproprijobie
namvealiquadictiodicaturterininus,noneitsempernecesse,quod
cti,&ininstrumentale,quodpræfuppofitafuicognitionefacitnos ; no
dita,&obcantiDoctorisauthoritatem abomnibus pallim ro fitiohomoeftanimallifiatmente,diciturmentalis,sivoce,vo-
cepta,nonrecipituràPonciodifput.19.Log.quæit.i,eamqu
calis,lifcripto,diciturscripta;terminusergodiciturinentalis
impugnatquoadveramquepartem;quoadprimamquidem cum à > > .
pulaverbalis,seuverbum,vtverbum,rationemtermininequit
vleiinatum,&nonyltimatum;vltimatuseltconceptus,seucogai
habere,tumquiacopulanonettextremumpropofitionis,sedra-
tioreisignificatæpervocemaliquam,velícripturam,vtcumaudi
tioconiungendiextremi;tumquiaineampropofitiorefoluinon tavocehomoilludpercipimusanimal,quodeltrationale:nonylti
poteft,cumenimfitformalis,& expreffaextremorum
vnio,|matuseftconceptusipfiusvocis,velscripturæfignificantisnonyl
factaeorumdissolutionemanerenonpoteft;tumdemum,quia
trafeextendensadreinsignificatam,&ideodiciturnonvltimatus; > > ) >
ve sensu,quodactuextraillamexerceatofficiumtermini,fedquia
ludveròprimumvocatpræcisèrationemcognofcendi,quatenus
intraillamfungipotefthocmunere;vndedicaturterminusnon
præcisèeitquoaliudcognofcitur,&nonquodcognofcitur . Si actu,sedpotentia;necaliudprobantComplut.cit.oppofitumfu-
gnumauteminftrumentaleelt,dequoagimusinpræienti,& quod itinentes. 2
>> > > Eumdimontesafignani . > > >
vocalis,velscriptus,proutsubiectum,velprædicatumpropofi-
fignumeffeid,quodpræterfuicognitionem,quamingeritsenpbu tionisetmentale,vocale,velscriptum.Solentextremaquoque
doc.redarguit, quianoncomplectituromnefignum , quia po
propofitionismentalisterminiappellari,quodquidemdepropoli- lentdariigna
fpiritualia,qux deducerentin cognitionem tioneformali,quæeitactus,&fecundaoperatiointellectus,in-
aliarumrerum,necpoflentpercipiafenfibusmaterialibus
telligendumnoneft,nampropo.icioinhoclenluettynafimplex
Quoadaliamveròpartem,inquaait;quodfignum facit 7 venire
opeiroincognitionemalteriuseam impugnat ,tanquamab Arriag. 4modificat,&
facittaliterfignificare, ideltredditeius fignificatio.
raticam,quiaobie£tumfacitnosincognitionemsuivenire,&ta- nem ,velvniuerfalem
,velparticularem ,velaffirmatiuam,vel
metbondiciturfignum.RursusDeusipfefacitnosvenireincogni- negatiuam:&
dicituraliqualiterfignificare,nonquiaverè,&pro
tionemmultarumreruineasnobisreuelando nectamenabvllo
priènonsignificet,sedquiafignificatumeiusnonrepræsentatur
vocaturfignumilarumrerum. Prætereàcognitio eftfignum
vtresperfe,sedvemodusrei",idestexercendomodificationem rei,quzcognosciturperipfam,&tamennonfacitnosincognitio-
alteriusrei,quadecausanegatArriag.sect.4.efeperfectèterminum. Demvenire.
AdditTatar.terminummixtumideftpartim cathegorematicum,par
SednimisandacterinficiaturPoncius doctrinam D. Augustini, timfyncathegorematicum
, & eftile,quiimpofitus ettad fignifi qaamomnesvenerantur
.VtcommunisMagiftri,vndemirumesse candumaliquid,feualiqua,&
aliqualiterfimul,vthæc voxni. nondebet,quodszpiushicAuctorminirmuobore
fuffusudsoctri- hil, quæimpofitaetadfignificandamnegationemomnisentis
namScotiprzceptorisaudeatimpugnare;Oprimaenimeitilla
hæcenimipsanegatioeftilludaliquid,quodfignificat,quatenus
descriptioquoadomnespartes,fibenèintelligatur,naimnduzæ
veròillamnegationemfignificatvniuerfalitercuiuscunqueentis, folentafignariconditionesalicuius,vtalteriusreifignumdi-
diciturfignificarealiqualiter,ficeciamfignificarsubiectumpro
catur,vnaeft,quodnosducatinilliusreicognitionem,al-
pofitionisindefinitæ,naminmaterianecessariaæquiualetvniuer
caraeft,quodducatineiuscognitionem ,quatenuscognicas
lali,vthomoeftanimalæquiualethuic,omnishomoeftanimal,&
quarumconditionumvtramqueoprimèexprimitdefinitiofigni
inmateriacontingentiæquiualetparticulari, vthomocurrit
25Auguftinotradita;namperpriinampartemdefinitionissecun- æquiualethuicaliquishomocurrit.Adhoctertiumgenusreducit
damexprimitconditionem;vulceniinrein,quæinseruirede-
Tolet.lib.1.cap.12.&Arriag.sect.4.omniaaduerbiav...som
betproalteriusfigno,priusnoitrissensibuscognitionemsuiin-
pienter,doctè,conc.Sednonplacet,quiacumdiscrimenintertermi gereredebere,pecificatautemfignumefedeberefenfibile,quia
noscathegorematicum,&lyncathegorematicumsumaturpræser.
vtnotarDoctor4.d.1.grætt.z.& 3.fignafenfibiliasuntmaximè
timinordineadpropofitionein ipesprofianuiftoexcitareintellectumconiunctumàsensuum
& perfepotefteffefubiectum,velprædicatumpropofitionis,ille
ministeriodependentem,vtinalteriusreicognitionem veniat;
verò,quinonpotefteffefubieétum,necprædicatum,nisicumad per alteram verò partem
definitionis altera quoque conditio e x - dito , consequenter aduerbia omnia
erunt termini fyncategorеinati primirur,contraquam nilvrgentinstantiæà
Poncioadducta ci,quiasesólis,&fineadditononpoffinteffefubiectum ,velpre
quiaobiectumfacitvenireincognitionemfui,nonalterius,
dicatuinpropofitionis,&persenonsignificantaliquid,sedpotius
hocfacitvenireincognitionemlui,quatenuscognicum, vtfa- aliqualiter.
itlignum,sedquarenuscognoscibile ;necetiamDeushocmo-
Potiorirationeadhoctertiumgenusterminimixtinomina adie
doadinftarfigniducitnosinrerumcognitionem,quatenus ctiuareducipoffent,quamuisenimHurtad.disp.l.sect.10.mor
cognias,foreasreuelando,quod
adhucfacerepossec,etiam-dicuscontendatesseterminossyncategoremnaticos,quianonsigni
spriusànobisnon cognosceretur;cognitiodeniqueeffe
ficantperse,sedconsignificant,v.g.bonus,nonsignificatperse,
bgnumreicognitxperipfam formale,vedicebamus,non
&determinatèaliquid,nisiaddaturalicui,v.g.Petrusbonus,Ta
auteminítrumeatale,quodfolumproprièdiciturfignum &
menfinominumadiectiuorumfignificatiobenèconfideretur,vide
abAug.definicus,&ideocognitioproprièloquendonondi
bimus,quodlicetindeterminacèaliquomodofignificent,ratione einerfacerenosvenire
in cognitionem rei , quam repræsen-
tamenformæfignificatæfecumafferuntaliquamdeterminationem , 126,quianonducit nos
in cognitionem illius rei.', quatenus nam do&us,v.g.doctrinam
importat,quodnoneucnitinfignisquan
cognica,leavtmediumcognitum,fedvtraciocognoscendi;so-
citatisomnis,nullms,doc.quænullainprorsus,remdeterminatam
lumautemfignuminftrumentaleeftillud,quodhicdefinitur. fignificant.Accedit,
quodnominaadiectiuapoffuntesefaltim præ Ethocigneminftrumentaleadhucduplexeft,
aliudnaturale, dicatuminpropofitionev.g.Petruseftdoctus,quodfignisquantita
keit,quodexnaturasuaindependenterabhominum voluntate
tisprorsusconuenirenonpotest,ergo nominaadiectiuacommodè aliquidreprzsentat,vtfumusignem,&
vniuersaliteromnisef- adhoctertiumgenusterminipossuntreuocari,quodetiamtenent
sutusfuamcusum,quipræsertimfisensibiliserit,diceturtic
Casil.cap.3.&Arriag.cit.cumsignificentaliquid,&aliqualiter,vn
şuncauzjuxtàsensumdefinitionisallaræ.An veròitaècontra
deremanetfolanominasubstantiuaesseproprièterminoscategore
caladicipolefignumfuieffectus,negarHurtad.disput.1.fet.4.
maticos,quicquidhicdicatOuuied.
quiaeicauízcognitioducatincognitionemeffectus,tamen,
7.Rursusterminuscategorematicussubdiuiditurinfimplicem
bosetordinataadillumrepræsentandum .Sedplanènonmi-
seuincomplexum,&compositum,seucomplexum,quamdiuisio
mesordinataetcognitiocausæadnosducendumin
cognitionemquidamficexplicant,quodcomplexuseftille,quiconstatex
benefectusàpriori,quàmcognitioeffectusficordinataadnoti-
pluribusdictionibus,vthomoalbusincomplexus,quivnicagau
tiamanfzàpofteriori,quareratioHurtad.parumvalet.Acin-
derdictione,vthomo,&albus,itaRoccuslib.i.introd.cap.8.
quinzalij,quodliceticaresfehabeat,solatamencognitio,qux Blanc.libr.z.sect.2.AtvebenemonetTatar.tract.1.coin.4.hæcex
perfectumhabetur,diciturhaberipersignum,vndesolademon-
plicatiopotiusgrammaticaliseft;grammaticusenim vocemillam
Hracio,pofteriori,quzeltpereffectum,diciturasigno,& ideò
appellatcomplexam,quæconftatexpluribusvocibiis,&eamin
Solumefectusdicipoteftfignumcausæ,nonècontra.Verùmne-
complexam,quæconftatvnatantum,atnonficeftapudlogi quehocviget,licetenim
cognitiohabitapereffectumvelutisen- cum ,quinonattenditvnitatem,
velpluralitatem vocuin,ied Ebuioremcaula,magisproprièdicaturàligno,niltamenim-
conceptuminintellectu,cuiiltæsubordinantur,vndeetiamfifint
pedit,quin&cognitiohabitapercaufamposicdiciàfignoab-
pluresdi&tionesinterseconnexx,fitamenininentevnumtan
folutèloquendo.Poceltigituretiamcausadicifignumfuieffectus, tumgenerantconceptum,terininumconitituuntincomplexum
&przsertimquandosensibiliselt,vndeàTheologisfacramentadi-
vev.g.MarcusTulliusCicero,&ècontrafivnatantumfitdictio,
canturfignagratia,cujusfuntcausa,itaclarècolligiturexDo-
conceptumtamengeneretcomplexum,eritterminuscomplexus;vt
Gore.d.1.Juzit.2.$.Defecundoprincipali,& fequiturCafil.cit.&
nemo,amoSemper,quææquiualenthis,nullushomo;Sumamans,omni
Atriagadifputat.3.fect.2.Aliudveroeftlignumartificiale,feuad tempore.
placitum,&et:quodexhominumimpofitionealiudrepræsen-
Alijproindeficexplicant,quodterminusincomplexuseftille, est,ficramisetlignum
venditionisvini,fonuscampangelt
cuiuspartesabinuicemfeparatænihilfignificant,autnon lignih
fgrumlectionis,&voxilliusrei,adquamfignificandumeitim- cantillud,quodinintegradictionefignificabant,vtv.g.Dominus
pofita.Vbitameneftaduertendumetiaminvocibusipsisnon
eftterminusincoinplexus,quialicetpartes,inquaspoteltdiuidi
aprumfignificationemadplacitumrepeririposse,sedetiam natu-
scilicetDo,&minusfintsignificatiuæ,tamenintoto,& integra
salem,veparetdegemicainfirmorum ,& latratucanum:& ideò
dictionehancfignificationem nonretinent:Complexusveròeftil
temiausvocalisfignificatiusfubdiuidifoletinfignificatiuumna-
le,cuinsparteseandemretinentsignificationem,quamhabebant licet,&adplacitum,&hicadDialecticusmpectatnonqui-
intotocomplexeo,tiamabinuiceinseparatæ,vthomoiultus,
enlecundimtuamrealementitatem,vevoxelt,&fonusquidamn
itaAmicusg.2.Ruuiusq.4.Complut.cap.3.Sot.lib.1.cap.9.
decaufaeus,Idfecundumquodimpofituseftadresipsasfigni- Ioan.deS.Thom.lib.fum.cap.4.&alijpaflim.Athocdupliciter
ledias,&conceptusmentisexprimendos,inhocenimlenluvo-
inteligipoteft,velita,quodterminusincomplexusfitile,cuius
seneredicunturadinftitutumDialecticum,vtdicemusdisp.
partesIeparatænoneandemhabentsignificationem ,quamhabe
vocibus,vbictiamdeclarabimus,perquidconstituaturratio
bantinintegradictioneetiafmigillatimfumptæ,inquofenfu10
quodcorianificatiuus,&ideopersenonsignificataliquid,necpo-
seca,acderevpatett.alVelscitoamipntoenlluingtitiulrla,nqoumodinpar,tevsetneortmaitnFioin
veelelubecom,&prædicatum inpropofitione,sedcumalte-
coinplexiseparatænonretinenteandem fignificationem,quamha consortio aliquis
inde de sumpdtiæctionis Refpublica lus, , vtnotatTatar.tract.7.com
.1.§.TertioSciendum ,)cio vera elt , vt conftat partibus illius fins
,cuiusfignificationem modificet wessatenusadiuncurcachegorematico
Bartolomeo Mastri. Mastri. Keywords: implicatura, Categories and
De Interpretatione, segno, segnare, segnans, segnato, notare, nota, notans,
notatum, notatura, segnatura. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mastri” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691207371/in/photolist-2mKLX4i
Grice e
Massolo – prime ricerche di Hegel – implicatura idealista di Plathegel e
Ariskant -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Palermo).
Filosofo. Grice: “If I had to decide on my favourite Massolo, that would be his
‘historicity of metaphysics,’ way before when I was venturing with Strawson and
Pears to lecture the erudite audience of the BBC third programme on the topic!”
Dopo aver intrapreso gli studi presso il Liceo Classico Vittorio Emanuele II,
si laurea a Palermo con “L’individuo in Rosmini, con Allmayer. Fu autore di
alcuni volumi di poesia. In seguito ad
un periodo di docenza nei licei di Perugia, Catanzaro e Livorno, insegna a
Urbino e 'Pisa. Ha influenzato importanti figure del dibattito filosofico del
secondo Novecento, come Luporini, Badaloni, Sichirollo, Salvucci, Cazzaniga,
Barale, Bodei, Losurdo. Gli scambi epistolari avuti con numerosi intellettuali
(tra cui spiccano i nomi di Gentile, Spirito, Bo, Fortini, Russo, Capitini, Weil)
mostrano l’alta considerazione di cui Massolo godeva all’interno del panorama
culturale del secondo dopoguerra.
Partecipa alla fondazione della rivista Società, entrando nel comitato di
redazione. La rivista, nel primo anno della sua uscita, ospitò tre importanti
saggi di Massolo: Esistenzialismo e borghesismo, La hegeliana dialettica della quantità, L’essere
e la qualità in Hegel. Idea e fonda la collana «Socrates» dell’editore
Vallecchi, con la quale pubblicò “Filosofia e politica” di Weil, Vita di Hegel
di Rosenkranz e Dialettica e speranza di Bloch. I suoi studi su Hegel, inclini
a valorizzare la filosofia della storia e la dimensione realistica del filosofo
tedesco, contrastano tanto la lettura del neoidealismo italiano (Croce e
Gentile) quanto quella di Galvano Della Volpe. Nell’ambito della sua
riflessione Massolo ha posto le basi teoriche per una nuova ed originale
rilettura del rapporto Hegel-Marx, tanto da essere considerato da alcuni
interpreti l’avviatore dell’hegelo-marxismo in Italia. I suoi interessi teoretici si sono rivolti
principalmente alla filosofia classica tedesca da Kant ad Hegel, della quale ha
studiato, per più di un decennio, i principali momenti storico-teorici. In antitesi all’esegesi del neoidealismo
italiano, che tendeva ad attribuire alle filosofie di Fichte, Schelling ed Hegel
il superamento della finitezza umana che Kant aveva posto a fondamento della
sua filosofia, Massolo ha proceduto alla rilettura della genesi dell’idealismo
tedesco con l’idea che esso abbia storicizzato i dualismi kantiani in un
processo che si compie nella Fenomenologia dello spirito di Hegel. Nelle fasi più mature della sua riflessione
ha tematizzato in vari saggi la problematica della scissione della coscienza
comune (Filosofia e coscienza comune, oggi), l’idea della completa
politicizzazione del filosofare (Politicità del filosofo, Frammento etico-politico), ed il problema
della storia della filosofia con particolare riferimento al ruolo della
coscienza riflettente del filosofo, nonché al rapporto dialettico tra Pensiero
e Realtà nella città-storia» (La storia della filosofia come problema,). Si dedica alla questione della dialettica
intesa come dialogo, ovvero quell’elemento dialettico-razionale mediante il
quale è possibile conciliare le differenti rappresentazioni dell’oggetto
storico-sociale e le contraddizioni all’interno della comunità. Tramite queste riflessioni, che lo hanno
condotto a porsi in diretta polemica con Nietzsche ed Heidegger, Massolo ha
contrastato l’idea del sapere come visione solitaria del singolo ed ha
concettualizzato l’idea del sapere come processo essenzialmente dialogico e
comunicativo (La storia della filosofia e il suo significato). Saggi: “Mattutino,” versi (Palermo,
Trimarchi); “Adolescenza” (Palermo); “Convivio; storicità della meta-fisica” (Firenze,
Monnier); “L’analitica di Kant” (Firenze, Sansoni); “Fichte” (Firenze, Sansoni);
“Schelling” (Firenze, Sansoni); “Prime ricerche di Hegel” (Lettere e Filosofia,
Urbino); “La storia della filosofia come problema” – (Firenze, Vallecchi); “Logica
idealista” (Salvucci, Firenze, Giunti-Bemporad, “Della propedeutica filosofica”
e altre pagine sparse, Urbino, Montefeltro, S. Landucci, Arturo Massolo,
"Belfagor, Remo Bodei, Arturo Massolo, "Critica storica", Studi
in onore di Arturo Massolo, Livio Sichirollo, Urbino, Argalia, Nicola Badaloni,
Ricordo di Arturo Massolo, "Giornale critico della filosofia
italiana", degli scritti di
Massolo, Burgio, Urbino, QuattroVenti, “Il filosofo e la città: studi
Nicola De Domenico e Gianni Puglisi, Venezia, Marsilio. Arturo Massolo.
Massolo. Keywords: prime ricerche di Hegel, la logica di Hegel, Gentile,
implicatura idealista, Ariskant and Plathegel. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Massolo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744469057/in/dateposted-public/
Grice e
Mastrofini – l’implicatura verbale di Romolo – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Monte Compatri). Filosofo.
Grice: “I like Mastrofini; for one, he found how old Roman evolves into
what we may call new Roman, or Italian!” – Grice: “And of course as a philosopher,
he focused on the philosophical terminology – it takes a PHILOSOPHER to
translate a philosophical text!” – Grice: “What I like about Mastrofini” is
that he mostly kept with the cognates. La Crusca adores him!” Noto soprattutto
per il volume “Le discussioni sull'usura” in cui sostenne che non è reato far
fruttare il danaro e che né la Sacra Scrittura, né i Vangeli, né la tradizione
ecclesiastica vietavano di ottenere un giusto interesse per danaro dato a
prestito. Questo diede luogo a molte discussioni ma anche apprezzamenti
lusinghieri da economisti dell'epoca e dall'opinione pubblica. In precedenza aveva scritto un'opera di
economia finanziaria, il Piano per riparare la moneta erosa relativa
all'inflazione nello Stato Pontificio, opera largamente utilizzata per la
riforma finanziaria dello Stato, intrapresa da Pio VII. L'edificio del Collegio Romano ove insegna. Insegna a Frascatii. Nel pieno della
crisi della Repubblica Romana, si trasfere a Roma dove venne nominato
professore di eloquenza presso il Collegio Romano.Torna a a Frascati. Si trasfere
definitivamente a Roma dove assume la carica di consultore della "Nuova
Congregazione cardinalizia per gli affari totius orbis". Produce le traduzioni dei capolavori di Floro,
“Sulle cose romane,” e di Ampelio, “Sulle cose memorabili del mondo e degli
imperi.” Traduce “Le Antichità romane” di Dionigi. Pubblica “Teoria e
prospetto; ossia, dipinto critico dei verbi italiani coniugati, specialmente
degli anomali o mal noti nelle cadenze,” opera che porta un grande contributo
allo studio dell'italiano, utilizzata dall'Accademia della Crusca nella
revisione del dizionario della lingua italiana. Pubblica “Della maniera di
misurare le lesioni enormi nei contratti e uno studio sulla patria potestà e
filiazione, che ha larga eco nei circoli giuridici romani, essendo allora in
corso una causa di riconoscimento di paternità per successione tra i Torlonia e
i Cesarini. Piazza di Monte Citorio. Nell'edificio
dove abitava e morì, in piazza di Monte Citorio il Comune di Roma appose una
lapide con il seguente ricordo: Abita in questa casa -- dotto in filologia,
teologo e filosofo assai più grande che celebrato fissa le incerte leggi dei
verbi investiga felicemente con l’uso della ragione i misteri della scienza
divina S.P.Q.R.» “Dissertazione filosofica” (Roma); “Piano per riparare la
moneta erosa” (Roma); “Ritratti poetici, storici, critici dei personaggi più
famosi nell'antico e nuovo Testamento” (Floro); “Sulle cose romane” (Roma, Ampelio);
“Sulle cose memorabili del mondo e degli imperi” (Roma); Dionigi di Alicarnasso
“Le Antichità romane”, Roma, “Dizionario dei verbi italiani” (Roma); “Metaphisica
sublimior de Deo triun et uno,” Roma, Appiano “Storia delle guerre civili dei Romani",
Roma, Arriano “La Storia”, Roma, ristampata da Sonzongo con il titolo “Delle
cose d'Italia” “Le usure,” Roma, “Amplissimi frutti da raccogliere sul
calendario gregoriano,” Roma, “L'anima umana e i suoi stati,” Roma, “Teorica dei nomi,” Roma, “Teorica e
prospetto de' verbi italiani conjgeniti,” Roma. Dizionario Biografico degli
Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. IlprimofondatorediRoma,edell'imperofuRo.
molo,generatodaMarte,edaRea Silvia(1).Tanto nellasuagravidanzaconfessavadi
sèquesta sacerdotes sa:nèlafamanednbitòquando poco appressoilfan. ciullo
gettato con Remo suo fratello nella corrente per a n . cennodiAmulio,non
potèsoffocarsi.Imperocchèil padre Tevere ritirò dal lido le acque : ed una lupa
, la sciati isuoi parti , e seguendo il suono de'vagiti , in boccò li sue
mamelle a'fanciulli , presentando in se stes sa una madre . Cosi trovatili un
regio pastore presso di un'arbore , e portatili in casa (2 gli educò . Di que'
giorni Alba , opera di Giulo , era capitale nel Lazio : chè avea quegli
dispregiata Lavinia , città del suo p a dre(3).Amulio,già quarta decima
generazione da vitàdiCristosecondol'eracomune.Soprattuttosembra inc
sattol'intervallodaAugustofinoaTrajano Eglilocrededi anni duecento ; laddove è
di anni cento due a!l'incircd . M a forse vi è sbaglio nel testo e dee leggersi
cento in lungo di duecento (1) Rea Silvia figliuola di Numitore presedeva al
sacerdo ziodiVesta QuindièdettaSacerdotessa. (2) Nel testo in casam : questa
voce può sign'ficare capan Tuttavia par verisimile che l'abituro di un regio
pasto re fosse alquanto migliore di una capanna . L'espressione ita liana
comprende ogni abitazione fosse capanna o no . av. Cr 1 776 av. R. 26. na
• (3) Enea dopo finita la guerra con Turno foudo la città cui chiamò Lavinia
dal nome della moglie . Ascanio , ossia Giulo,peròdi luifigliuolo
dopolamortediEneafabbricò A!. ba Lunga la quale tu capitale del regno per trecento
anni Ani. dik . 3.av. Cr. essi
viregnava,avendonecacciatoilgermanosuoNu mitore , dalla cui figlia Romolo era
n..to . Adunque co stui nel primi bollore degli anni caccia Imulio suo Zio
dalprincipato,el'avoloviripone. Intantoegliaman tedelfiume ede’monti,vicinoa'qualierastatoeduca
to,meditavalemuradiunanuovacitt).Ma l'unoe l'altro essendo gemelli; p acque
loro consultare gl'ld dj , qual de’due le fondasse e vi dominasse . Pertanto
RemoandossenealmonteAventino,elaltroalPalati no . Colui pel primo vide sci
avoitoj : posteriormente videne l'altro , ma dodici :evincitore negliaugurjinal
Area fin quì fatto un'abozzo di citta , piuttosto che unacittà;mancandole
gliabitanti.Ma siccome riina nealevicinounbosco;eg! 2feceunasilo;edisubia
tovisiadund moltitudineprodigiosadiuomini,Lati n i , e T o s c a o i p a s t o
r i , e G o a n c o t r a s m a r i n i , sia d e ' F r i gj venuti con Enca ,
sia degli Arcadi con Evan tro . Cosi quasida varj eleinenti , ne trasse un
corpo solo ; e fu per lui creato il popolo Romano . Vi quel pop lo di uomini
era cosa di una sola generazione . Si chiesero dunque de’matrimonj
da'confinanti; e sccome non si otteneano;furonoconlaforzaespugnati. Imperocchè
finti de'giuochi equestri ,le vergini accorse per lo spets 747. incirca.FinalinenteRomoloinalzòRomachediverrebbeca.
C o . zaunacittàpienodisperanza,cheguerriera diverreb be ; tanto
ripromettendogli quegli uccelli , consueti a 7 LIBio sangue e prede .Sembrava
che in difesa della puova cit tá basterebbe un vallo ; se non che deridendo
Reno le angustie di questo , anzi condannandole con saltarle , fu trucidato ;è
dubbio se per comando del fratello ; ma c e r t o e i n e fu l a p r i m a d e
l l e v i t t i m e ; e c o n s a c r ò c o l s a n gue suo le fortificazioni
della nuova città . > . Av. Cr. R.2 so 52 7 > ro dell'Italia e del mondo
, PRIMO 13 (+) Spoglie opine eran quelle che un comandante toglieva
all'imperadore o supremo comandante nemico uccidendolo di
suamano.Questefuronocosìrare;chesenecontano ap pena tre . Le prime le riportò
Romolo contro di Acrone : le seconde Cornelio Cosso contro di Tolunnio , e le
terza Marco Marcello su Viridomaro . Giove poi fu detto Feretrie o perchè a lui
ferebantur si portavano le spoglie opime , o perchè ferisce col fulmine ; o
perchè nell'acquistare le spoglie opime un capitano feriva l'altro con la spada
. (5) Era questo un bel mantenere le promesse ! intendere di dare alla donzella
gli scudi perchè gli scudi le vibravano opprimendola . Questo metodo di
mantenere le promesse , ras somiglia a quello usato dalla fanciulla per
consegnare una porta creduta da Floro senza inganno o cone noi abbiamo tradotto
, senza malizia , perchè non chiedeva danaro , ma gli scudi o li braccialetti .
Potrà inai persuadere questa ragio ne?LaVergine,chequisiaddita,secondo
ValerioMassi. mo 9.6.I.erafigliuoladiSpur.Tarpejoilqualeatempidi Romolo
presedeva alla fortezza:c coleiera uscitaper pren. derc acqua pe’santi
riti, tacolo , furon preda , e cagione immediata di guerre .
FuronoiVejentirespintiefugati:lacittàdi Ceninafu
presaediroccata:inoltrelostessomonarca neriportò con le sue mani aGirve
Feretrio lespoglie ooiine del r e (4 ) . M a le n o s t r e p o r t e f u r o n
d a t e a S a b i n i p ë r u n a donzella ; nè già con malizia : ma chiesto
avendone la fanciulla in ricompensa ciocchè essi portavano alle sini stre ,gli
scudi forse o li braccialetti ; coloro e per m a n tenere a leila promessa e
per vendicarsene la oppresse rocongliscudi(5. Ricevutiintalmodofralemurai
nemici ne sorse nel foro medesim »un'atroce battaglia ; tanto che Romolo prego
Giove che arrestasse la fuga vi tuperosa de'suoi . Quindi ebbe origine il
tempio , e Giove Statore . Finalmente le donzelle in lacere chiome
s'intrammiseroadessiche infierivano.Cosìfulapace riordinata , e stabilita
l'alleanza con Fazio . Donde ne . . diR. Cr. bandonati i lor
domicilj , sen passarono alla nuova cit tà , consociando co'nuovi generi loro
gliaviti beni per dote . Accresciute in poco tempo le forze diede il sapien
tissimo re quest: forma alla Repubblica . Fu la gioven. tù divisa in tribà con
cavalli ed armi perchè sorgesse nelle subire guerre : fosse il consiglio su
pubblici affari n e ' s e n i o r i , i q u a l i si c h i a m a v a n o P a d
r i arringando dinanzi la città presso la palude della ca pra , fu di repente
levato di vista . Alcuni pensano che i senatori lo trucidassero per la ferocia
dell'indole di lui: (1) Dopo la morte di Romoln il trono restò privo di sovrano
per un'anno, comandandointantoa vicendaiSenatoridicin que
incinquegiorni.QuellospaziofuchiamatoInterreono Il magistrato a forma
d'interregno ebbe luogo ancora ne'se. coli posteriori quando iconsoli occupati
in lontane azioni non potevano intervenire ai coinızj;o quando erano costretti
a depor. 14 LIBRO dir. seguitò,ciocchèèportentosoadire,cheinemiciab 7.av.
Cr. diR. 38. l'autorità , ma perlaetaS.nuto.Ordinate intalmodo lecose,egli 743
SI CONDO Tav. 37 av 713 so non che latempesta e l'oscurarsi del sole presentaro
ncincidleimnaginiconediunasantaoperazione: alla nuale poco appresso diè credito
Giulio Proculo coll'offermare ; che Ronolo si era a lui dato a vedere Cr 743.
informa piùaugustadellaconsueta;echeimponeva che per Dio se lo prendessero .
Piacere a'Numi che egli sichiamiVirinoinsulcielo.ContalmezoRoma con quisterebbe
le genti .E'naturadelVerbodiesprimerel'afermazioneelanegazione.E siccome Essere
e non essere esprimono appunto per se stessi l'affer mazione e la negazione; ne
seguita che il verbo Essere preso nuda mente, o preceduto dalla particella
non,è verbo per natura e per ec cellenza. Comunemente la voce essore è nota col
nome di verbo so slantivo, perchè esprime l'esistere, o l'essere di sostanza.
2.Lequalitàche siaffermanoonegano possonoaversidistinte o no,
dall'affermazione,o negazione.Nel primo caso l'affermazione o negazione si addita
col verbo essere,come si è detto:ma nel secon docaso risulta un nuovo ordine di
verbi più composti; appunto per chè in essi è riunita l'affermazione o
negazione colle qualità chesi a f f e r m a n o o n e g a n o : t a l i s o n o
a m a r e , g o d e r e , o d i a r e , p i a n g e r e & c. c h e
significano essere nell'amore, nel gaudio, tra l'odio, o tra 'l pianto. Questo
secondogenere di verbi ha servito incredibilmente a variare e fecondare il
discorso, in somma alla dolcezza della Eloquenza, e del la Poesia. 3. Chi
afferma e nega, o afferma e nega dise stesso,che sichia ma persona prima, o di
altri a cui parla, che si chiama persona se conda, o di soggetto a cui non si
parla,e si chiama persona terza. Per altro questepersone possono essere una, o
più, cioè possono ri guardarsi in singolare o plurale. E 'naturale che tanto
nella nostra q u a n to nella più parte delle lingue s'introducesse l'uso di
finire il verbo diversamente secondo ladiversità dellepersone,e del numero.E
quin di abbiamo amo ami ama,amiamo amate amano. 4. E potendo il discorso
riguardare cose presenti, cose comincia te enon
finite,cosepassate,piùchepassate,efuture;fubenevaria 5. Anzi siccome le
proprietà si affermano o negano assolutamen te, o sottocerti rapporti e
condizioni; cosi li verbidivennero parole terminate diversamente secondo la
persona, il numero , i tempi, e i modi di affermazioni e negazioni assolute o
relative. S. 1. re il verbo secondo la persona,il numero, e i tempi. a
I 6. Questi modisono cinque:Indicativo, Imperativo, Ottativo, Con
giuntivo,ed Infinito.L'indicativo dimostra assolutamente cheuna co sa è, fu,
sard; e perd vien detto ancora assoluto e dimostrativo. Cosi Pietroaña
amòameràlescienze,formetuttedell'Indicativo,dichia. rano che Pietro amo ama ed
amerà, assolutamente, 7. L'Imperativo esprime comando, preghiera,avviso,
consiglio, esor tazione di far qualche cosa, e con una sola voce si vuol
esprimere il c o m a n d o , p r e g h i e r a & c , e l ' a z i o n e c h
e d e v e f a r s i. T a l e s a r e b b e a m a t u , amerai til, ameremo noi
& c. Pertanto si esprime l'azione ed il modo col quale si fa, cioè per
comando, preghiera & c; laddove nell'Indica tivo mancano questi rapporti.
8. L'Ottaliyo esprime desiderio di fare una cosa, giusta i varj tem pi; e per questo
è detto ancora desiderativo, e tale sarebbe: Oh se amassi,ioamerei, Oh avessi
amato,lo avreiamato &c. 9. Il Congiuntivo è così detto perché si adopera
quando si vuo le congiungere il discorso con altre cose precedenti, e perd
siegue le particole sebbene,quantunque,conciossiacosache&c.Tále
èqueldiPetr. Italia mia, benchè il parlar sia indarno & c. E talequel
diBocc.6.7.n.2.perl'amorediDio,comechèilfattosia& c. Tra i Greci l'Ottativo
ha le sue desinenze tutte diverse dal congiun tivo: ma nella lingua latina e
nella nostra l'ottativo adopera le stesse voci del congiuntivo, se ben si
rifletta. 10. Il verbo si dice di modo finito o deterininato finchè si conce
pisceindicativo,imperativo,ottativo,congiuntivo.Ma talvoltaesprime
indeterminatamente qualcheproprietàsenz'additarenepersona,nènu mero,comeamare,
leggere&c,ed allora si chiama di modo infinito cioè indefinito ossia non
determinato. 11. La varia desinenza di un verbo secondo le persone, il nume ro,
i tempi, ed i modi si chiama Conjugazione. Ed i verbi si dicono di una
conjugazione medesima o diversa, secondo che rassomigliano o no nel complesso
di queste desinenze.E siccome queste sidiversi ficano secondo la diversità
dell'infinito; e l'infinito pud terminare in are, in ere lungo e breve, ed in
ire; cosi tre sono le conjugazioni del. la nostra lingua. Tutti gli
infinititerminati in are si dicono della pri ma conjugazione come amare,
balzare, danzare: tutti quelli terminati in ere sichiamano della seconda,o
l'infinito sia lungo o breve, co me temère,cadère,giacère&c,e come credere,
discendere, volgere&c. I latini di queste due desinenze ne faceano due
conjugazioni diver se, come docère e legere. Nè mancato è purtra gl'Italianichi
abbia concepite diverse le conjugazioni secondo l'infinitolungo o breve. Ma siccome,
tolta la pronunzia lunga e breve dell' infinito, non vi sono altri divari,
parlando regolarmente; e siccome la pronunzia concerne
ilmododisignificarloinvoce,non laformadelverbo;cosìpiùra gionevoli
sonoquelliche rinnisconoinuna conjugazionegl'infinitiin ere lunghi o brevi.
Spettano alla terza tutti i verbi terminati in ire, come
sentire,uscire&c. 2 canz. 29 12. Chi si propone per
iscopo di presentare il prospetto de'verbi Italiani dee porre sott'occhio le
varie desinenze di essi giusta i m o di, itempi, il numero, e le persone nelle
varie conjugazioni. E cið ė propriamente che noi cercheremo di eseguire. Per
vedere però più da presso il suggetto, anzi fin dalle origini, ed in tutta
l'ampiezza sua, divideremo quesť opera in due parti:la prima sarà tutta di
Teoria e diProspettogenerale;ed esporremoinessa 1.come leconjugazioni latine
siansi trasformate e sitrasformino nellepresenti d'Italia:2.la di pendenza
comune de'nostri verbi dall'infinito, e 3. per ogni conjuga
zioneilprospettodiqualcheverbocheservadinormain tuttiisi mili e regolari: come
del verbo amare per la prima,de'verbi temere e credere per la seconda, e
de'verbi sentire ed aborrire per la terza. Anteporremo per altro a tutti il
verbo essere come principio di ogni verbo, e quindi il verbo avere che prossimo
gli succede, esprimendo la sostanza, che passa ad ottenere in generale delle
proprietà. E ciò tanto più dee farsi; che senza questi due verbi, però detti
Ausiliari, non possono formarsi le tre conjugazioni divisate degli altri verbi.
D a to cosi principio e norma al prospetto di tutti i verbi regolari; ver remo
alla seconda parte ed esporremo ad uno ad uno per ordine al fabetico i
principali tra'verbi Anomali cioè quelli che in qualche tem po escono dalla
legge consueta, ed i quali servono spesso di regola per altri anomali non
dissimili. 13. Il prospetto sarà distinto in quattro colonne: nella prima si
avranno levoci corrette,nella seconda le antiche,nella terza le poe tiche, e
nella quarta lenon ben certe,gl'idiotismi e gli errori: si avverta che non
tutte le antiche sono affatto dismesse, anzi talvolta usate a tempo adornano la
scrittura: come pur le poetiche non tutte sono così della poesiache non seryano
talora alla prosa. Il che si conosceràdalle note.Glierrorison sempre
errori.Gl'idiotismipoi sono vociusate nel parlare e nello scrivere familiare,
non perd nelle belle scritture,sebbene talvolta vi scorrano per incuria e per
arbitrio degli scrittori che le decidon per buone, o vogliono nobilitarle con
la fama già da essi acquistata. 14. Per compimento dell'opera spesso porremo in
fine del pro spettoil participio ed il gerundio.Il primo é propriamente un nome
tratto dal verbo; dicesi participio perchè partecipa del nome e del ver bo: e
come nome si declina,e come tratto dal verbo esprime un qual che significato di
questo: tali sarebbono amante, amato.Tra’Latini si aveano participj presenti,
passati, futuri amans,amatus, amaturus.Pres. so noi non si hanno che li
presenti, e li passati che sono amante, amato,temente, temuto.Tra’nostri
antichi furono ideati anche i futuri come fatturo,perituro&c,ma non ebbero
buon successo,nè più vi si pensa.Il participio passato sarà descritto per lo
più nella formazione de'tempi più che passati:laddove il participio presente si
troverà nel finede'prospetti.Un talparticipiopuò esseremessoinformadiag giunto
e di attributo come se io dicessi:la virtù possente,e la virtù a2 3
,: ilparticipio si riguarda anzi come adjettivo, che qualparticipio. Per
chè sia participio con ogni proprietà, dee, quando si risolva, signifi care
come i participj latini: come se dicesi canto possente a diletta re: schiere
seguenti le altre & c. E ciò rileva conoscere perchè non di raro si anno
gli esempj anzi di adjettivi che di participi , e noi pur he useremo in
mancanza di participi, tali per ogni rispetto. 4 15. Gerundio tra noi e tra'
latini è una voce tratta dal verbo, la qual significa le affezioni di questo,
ma la quale non si declina come il nome, nel che differisce dal participio:
come amando,credená do,temendo,sentendo.Da'qualiesempjrisultache
ilGerundiodelle prime conjugazioni finisce in ando e delle altre in endo. L'uso
di tali gerundi è frequentissimo nell'italiano in luogo ancora de'partici pj
presenti.Ma veniamo all'argomento, C o m e le Congiugazioni Latine siansi
trasformate e si trasformina nelle Conjugazioni presenti d'Italia. REGOLA
PRIMA. Tutte le vocali latine, finali di parole intere, nè seguite da
consonanti, si conservano. Così in amo amare si conserva l'O di amo, e l'E di
amare. REGOLA SECONDA.Tutteleconsonantifinalisitralascianoomutano:
leconsonantisonoM,S,T,NT,ST.NelcasodiNT sicambiailTin
O,eperònonsilasciacheilTamant amano,amarunt amarono: m a talvolta tutto l'N T
si muta in R O : amassent amassero: sebbe ne in questo e simili casi può sempre
rimanere la regola di mutare il solo T in o dicendosi ancora amassono. Vedi
ilprospetto di amare. REGOLA Terza.Tutti gli U finali seguiti da M o da S si
cam bianoin0:possumposso:amamusamiamo:ma segliUsono segui ti da N T si cambiano
in o nei presenti e nei passati, ma nei fu turi in A N .Così da legunt si trae
leggono, e da amabunt ameranno. REGOLA QUARTA.Tutti gli A ovverogli E
precedenti immedia tamente l'S finale si mutano in I amas ami, times temi: e
cosi da timeas abbiamo tu temi,e da legas tu legghi.Il che basta a conser. vare
la regola,ma ora si dice anche tutema, e tu legga. Tutti gli E,ogl'I
precedentigliA,oppure gliO finali,silascianoaffatto.Timea temo,timeam
icma.Sentio sento:sentiam io senta, 4 è possente: il fuoco bruciante, e
il fuoco è bruciante: ma in tal caso NOZIONI ARCHEOLOGICHE. 1. Non dee sperar
di comprendere il trattato che qui soggiungo se non chi conosce per le gli
altri ne differiscano la lettura. sue regole l'idioma Latino e l'Italiano: 3.
non si $. II. REGOLA QUINTA .Tuttigl'Iprecedenti gliSfinali in
singolare si conservano assumendo nel futuro un A precedente: legis leggi:a m a
bisamerai,edinpluralesimutanoinE: legitisleggele. REGOLA
Sesta.Tuttigl'IseguitidalsoloTfinalesubisconoun cambiamento secondo
itempi.Ne'presentisicambiano inE,ene'fu turiinA accentatolegiilegge,creditcrede:amabitameră,timebio
temerà. Per i preteriti perfetti ne diremo più innanzi. REGOLASETTIMA.TuttiiB
avantil'afinalenegl'imperfettisi cambianoinV consonante,ed avanti l'O,l'I,o l'U
finaledelfuturo, li B. caratteristichi della conjugazione del tempo si cambiano
in R. Quindi si trae amerò da amabo,ma da belabo si forma belerò senza mutarne
il primo B;perchè questo è proprio del verbo, e non della formazione del
futuro. 2. Queste regole sono ordinarie. Vediamolo. LATINO amatis est amamo
reg.3. e 2, ora amianio sono sono Ed eccone la maniera.Dalle regole 3. e 2. è
chiaro che la prima persona debba essere so e l'ultima sono.Ora dee sapersi che
appunto tra gli antichi si trova non poche volte so per sono in pri ma
persona.B. Jacop.Poes.Spirit.Venez. 1617. lib.4. cant.28. stanz. 12. sei
amamus es еè sumus somo este credit & c. ama reg. 2 credi reg. 2. amas
sentit & c. Amo reg.i. Vedo reg.4. vedireg.4. vede reg. 2. senti reg.2: Amo
amat amant amano reg. 2. Dicasi altrettanto di Video vides videt & c. credo
ITALIANO ami reg. 4. e 2. 3. Applichiamo queste regole al presente del verbo
sostantivo : Sum amate reg. 5. e 2, sente reg.6. credis credo So e finalmente
Sono i 5 se, estis semo siamo sunt sete siete sentio sentis crede reg. 6. sento
reg. 4. lo so nulla: ho peccalo: Mi exalto quantoposso. e cant. 3. st. 2. del
lib, stes. A pinger laer so dato. E GIUSTO de Conti nella bella
mano pag. 39. La seconda persona es fu trasposta e non altro , facendo prece
dere l'S. Quindi gli antichi dicevano comunissimamente se anche senz'apostrofo
per seconda persona: come Petrarca,Boccacci,Albertano,
edaltri:ALBERTAN.ediz.diFir.1610.cap.23.Selegaloamoglie? non domandare di
scioglierti. Se sciolto da moglie? non domandar di legarti.E
piùsotto:esìselenuloditantoamarlamoglie.PETRARC. canz. 26. v. 77.
ediz.Comminiana Spirto beato,quale 6 Se,quando altruifaitale? e altrove
più e più volte. IlDecamerone secondo la ediz.1718. col la data di Asterdam ne
è pieno.Senza questa origine che fa cono scerechesepersecondapersonaèvoce
interaenonaccorciata,non s'intenderebbe, perchè gli antichi spesso non
l'apostrofassero.Tutta viaperdistinguerla a prima vista da se
pronome,econdizionale,con venne in qualche modo contrassegnarla,e si fece uso
dell'apostrofo: e servendo questo a notare le voci scorciate; si riguardo se
persona seconda,come scorciata,quando nonera:eperchè tutteleseconde persone
singolari presenti dell'indicativo terminano inIReg.4.ese guendo le leggi
generali,tal personanelverbo sostantivoavrebbe do vuto essere u n I; così poco
a poco si ricongiunse se ed i in sei, ed ora si crede questa la voce intera di
tal persona.E cid supposto quan do si scrive se per indicarla, si apostrofa,
quasi fosse uno scorciodi Signornonè giovato Mostrarmi cortesia: Tanto so slato
ingrato ! e altrove spessissimo.E GUIDO Guinzelli Rime antic. appresso la bel
la mano ediz. di Firenz. 1715. Come io so avvolto nel Lenace visco; e se ne
hanno esempj ancora nelle letterediS.CATERINA,inFr.Gi. ROLAMO
daSienanel1.Tom.delledeliziedeglieruditiToscani,ed in altri:vedi
vocab.diS.CATER.allavoce essere:ma so trovasipari mente persona del verbo
sapere,nata da sapio sapo sao so:ovvero da scio regola 5. scosso so: la prima
derivazione è di Menagio: a m e piacerebbelaseconda.Ma torniamoall'intento:siccomesoeravoce
ancora del verbo sapere, e siccome il saper vero è di tanto posteriore
all'essere; così per togliere ogni equivoco, sivolle piuttosto ridurre ilso del
verbo essere in sono che lasciarlo indistinto col so del verbo sa pere. Chi
dunque considera che ilprimo verbo Italiano essere ha la
vocesonoperesprimerelaprimasingolaree laterzaplurale,sappia chequesto è stato
un maledi origine, voglio dire è provenutodalla figliolanza della Italiana
dalla lingualatina,in forza delle leggiuni versali,che per tanta combinazione
dicircostanze cooperaronoatras mutare l'una nell'altra . s e i : n
è c h i p r o c e d e c o n t a l v e d u t a p u ò r i p r e n d e r s i: m a
i n o r i g i n e n o n vi era bisogno, e più che apostrofarsi, avrebbe dovuto
accentarsi. sero eepere.ALBERTAN.Giud.cap.51.Dalsaviouomo eeda temere lo
nimico. Or cid fecesi per distinguere e del verbo,dalla congiunzione e, come
pure dal pronomeei solitoadapostofrarsi,edallacongiunzione e
seguitadall'articoloplurale iliqualiduee iriunitisirendeanopere:ma coltempo,la
varietà dell'apostrofe e dell'accento pote contrassegnare e
diversificareabbastanza l’edelverbodagliedi altrovalore:vediesseren.3. Trovasi
ancora fra gli antichi este per è m a rarissime volte: vedi G r a di di
S.GIROLAM .ediz.Fir.1729. in finealla voce este; finchè preval sero le regole
generali anzidette. Da sumus uscirebbe sumo o somo,e non semo:ma siccome tut te
le prime persone plurali dell'indicativo presente nelle seconde con jugazioni
presero la desinenza in emo come avemo,tememo&c.,cosìda sumus fu tratto
semo:ovvero siccome tutte le persone prime plurali ora pe'rincontri della forma
loro anno rapporto con laseconda per. sona singolare tanto che sono un composto
di questa con qualche a g giunta, come amiamo da ami ed amo,temiamo da temi ed
amo & c;e siccome tal seconda singolare era se nel presente indicativo di
essere, quindineuscisemoepoisiamo.Chi conoscegliantichisaquanto è familiare
l'uso di semo.Ne allego un esempio dalla vitanuova di Dante pag.13. perchè semo
noi venuti a queste donne ? E Fra Jacop. lib.1.sat,5. Uomo pensa di che semo.
Di che fummo,et a che gimo. Vedi ilprospettodelverbo Essere 2.4. In forza delle
regole generali la seconda plurale sarebbe estes. ma
trasponendol'savantil'Ecomenelsingolareperuniformitàmag giore con sono, sei,
siamo; sen'ebbe sele, e questa appunto è la vo cedegliantichi:siconsulti
ilverboesserenot.5.finalmentesiag. giunse un I per dolcezza o per distinguere
tal voce da alcuni so stantivi e sen ebbe siete, che ora è la voce più propria
di questa per sona. Apparisce dunque per quali gradi e per quali mutamenti
siasi formato il presente come ora si usa del verbo essere, La terza persona si
esprime con la voce e, che appunto ri sponde all'estlatino lasciatene le
consonantisecondo la regola 2. ma gli antichi,prima che la lingua si modellasse
in tutto,non di raro dis 7 Preferiti Imperfetti 意 4 Amabam amabas amabat amabamus amabatis amabant Amaya reg.2.7.
amavireg.2.4.7. amava reg.2.7. amavamo reg.7.3. 2. amavate reg.7.5.2. amayano
reg.7. 2. Temeva &c. legebam leggeva e e da sentiebam
lasciatone l’I che è quel di sentio reg. 4. si ha sen leva c o m e era nelle
origini prime,nelle quali, tutto risentiva di conjugazione seconda tra
gl'italiani ne' verbi provenienti dalla quarta de'latini:non è raro che senteva
si oda anche ora tra' contadini più corrotti che sono gli ultimi a correggersi:
e finalmente fu detto sen tiya sentivi & c.lasciando l'E per l'I. 5.
Perqueste regole e questi progressi apparisce che la prima persona
dell'imperfetto doveva terminare in A amava temeva legge va sentiva. Al
presente i Filosofi ed i gramatici si meravigliano,per chè la prima e terza
persona singolare combinino, e perchè la prima non siasi terminata inO. Ma la
meraviglia cessa, seriflettasi che al cambiarsi del latino nell'italiano, si
prendevano di netto ivocaboli an tichi, nè si aveano di mira che certe regole,
come le indicate di so pra,per contornarlidi nuovo.E siccome tutte le prime
singolari degli imperfetti levatane la terminazione latina inM ;restavano amaba
lege ba ec; cosi mutato il B in V non poté farsi a meno d'incorrere nel lo
scoglio anzidetto: molto più che in que'tempi non faceasi poco, se le parole
non sapevano di latino. 6. Veduto come siasi introdotto l'equivoco, ora tocca
ai Filosofi di emendarlo: tanto più che non siamo poi scarsissimi di esempj an
tichi pe'qualisi compionoin o le persone primesingolari dell'inper
fetto:de'quali mi piace allegarne qui alcuniriserbandone altri ailor
verbinelprospetto.Petrar.Vit.dePontef.edImperadori: vitadiCa ligola, lo pregavo
ogni giorno che Tiberio morissi. Così pure leggiamo inFr.
Jacop.1.4.can.38.Lacagiondelmalfuggivo.Cavalc.Epist.di S. Girol. ad Eusloch.
cap. 3. ediz. Rom . 1764. E vedendomi io venir meno quasi ogni rimedio ed esser
privato di ogni ajuto, gittavomi a' piedidiCristo&c....
iratoamemedesimoerigido,solomimet tevo per li diserti, e dove io trovavo più
oscure e aspre e profonde valli, e aspri monti o scogli pungenti o luoghi più
aspri e spinosi; ivi mi ponevo in orazione. Pulci.Morg.c.3.62. lo mi posavo in
queste selve strane. Da Timebam così pure si ebbe C.XI.83. Talch'io
pensavo d'aver acquistato. 8 ec.16.44 Per Dio,cugin,ch'i'sognavo alpresente,
Che un gran lion mi veniva assalire. Onď io gridavo, echiamavo altra gente E
però E con Frusberta il volevo ferire. e altrove più volte. Letter.San.CATER.di
Sien. ediz.di Aldo pag. 14. a tergo. Dicevo: Signor mio io ti priego & c. e
pag. 20. vi aggiunsi anzi che io volevo in voi la perfezione della carità
pag.92. desideravodivedervi:anzitalvoce'desideravosileggemolte
volte inquelle lettere.Vita B. COLOMBIN.ediz. di Roma pag.9.lo gode voévoinonmilasciatestare,epag.96.adirviilveroioandavo
a posarmi;pag.167.0 figliuoli,efratellimiei io non meritavo di es ser padre di
ianla buona gente;pag. 174. E questa la compagnia che
iodalesperavo,epag.299.pensavochequantoèmaggiorelasog gezione e l'unità ; lanto
si vien piuttosto ad aver libertà : Vedi ero n.6. verbo essere:e n.6. avere.
Eram Erant Erate reg. 5. e 2. e quindi Eravate avevano reg.7. 2. Imperocchè ben
è facilissimo concepire, che se cambiavasi in questo tempo in V il B precedente
l'A finale, potevasi cambiare in V pa rimente anche l'altro B:anzi parea
tropporagionevole,perchè non si notassetanto divariodi usiinparole
medesime,esifamiliari.E'poi noto, che tutto il verbo avere si scrivea
ne'principi, e si scrisse a n cor dopo per lunghissimo tempo con l'H precedente:
ed ora per un progresso, non saprei quanto considerato,si tralascia ancora
nelle vo ci,che forse ne abbisognano. 7. Ma giova esaminare ancora come
siansi trasformati gl'imper fettide'verbi ausiliari:Eccolo 9. Si possono da
tutto ciò comprendere le cause de'cambiamenti prodotti nel presente di
habco:seguiamoli via via, che'non sarà inu tilela ricerca Lasciato l'E dihabeo
reg. 4,e le altre consonanti,e cambiatele giusta le altre regole, risulta 9 Era
reg. 2. Eramo ed erale presentano Erano reg. 2. levocicome
sitraevanodallatinoinot. tima forma. Ma il va inserito eramus ed eratis Eras
Era reg. 2. in eravamo,ed eravate negli altri verbi, mentre in suppongono il B
cambiatoinV,come dunquedivainera questa consonante. Tale aggiunta affatto manca
la origine, nè fu, che una intrusione vamo ed eravate è contro per di altri
verbi,che usciva , nato dal sentire le voci consimili isbaglio amayate &c.
Il peggio no in quel modo,come amavamo , non dandosi quell'aggiunta fu che si
anche alle voci era tolse la uniformità tirannodelle lingue, autorizza erano
& c. Nondimeno l'uso, quel ,piùche lesemplicienaturali vamoederavale
essere,n.6.Ma diciamo si trovino pur queste. Vedi que risultasse. Eccone la
maniera fetto di avere, è come Haveva 8. Habebam habebas Habeva habevi era
eramo erate, quantun dell'imper Aveva reg.7. 2. habebamus aveva reg. 7. 2.
habebat habeva habevamo habevate habevano haveva havevamo avevamo reg.7.3.2.
avevate reg. 7. 5. 2. habebatis habebant havevate havevano Erat Eramus Eratis
Eri reg. 4. e 2. Eramo reg.3. e 2.e quindi Eravamo havevi avevireg.7. 4. 2.
b abbemo abbiamo &c. Forseil B fu raddoppiato per compensare la
perdita dell'E nell'ha beo.Sia comunque,abbosi legge ancora in Dante Infer. 25.
E quanto io l'abbo ingrado mentre io viva: E negliAMMAESTRAMENTI degli Antichi
pag.97. certamente abbo provato; e più sotto:ripensola seraa quello che iolo di
abbo detto.E nelle Vite de'SS.PP.ediz.Man.Fir,1731.,nellaVITA DI GIOSAFATTE
ediz.Rom.1734,e nelleNoyelle anticheFir,1572l'usodi abbo èco mune .Abbi è rimaso
nel Congiuntivo.E 'poi noto, che gli Antichi usa vano la seconda singolare
presente dell'Indicativo ancora nel Congiun tivo, come resta tuttora in molti
verbi,Così ami serve in tutti due i tempi alle due seconde persone singolari,e
cosi temi può servire ancora, sebbene ora vi siano dei divarj.Sopravvanza
nell'uso comune abbiamo; e siccome gliAntichi finivanole voci per tali persone
in eino, cosi non vi è dubbio che ne'principj sidicesse abbemo,quantunque negli
scritti forse non si trovi,per la rapidità di altri cambiamenti succeduti. 10.
Certamente l'uso di scambiare tutti iB nell'imperfetto di ha bere,di buon pra
scorse in alcune,o in tutte le voci del presente, e si trasse da Habo Avo habi
ave avemo avete habono avono ave resta tuttora tra'poeti, e fu non meno della
prosa. Vedi questa voce nel prospetto di avere. Avemo é comunissima tra gli
Antichi. Avete rimane per ogni scrittura;le altre tre voci presto furono cam
biate: perchè siccome l'V consonante ha un suono come di vi, o di un i
sibiloso; così specialmente se l'V sia doppio, l'avo,oppure avvo per abbo, fe
sentire nella pronunzia questo I quasi doppio.E quindi è che il B. JACOPONE
lib. 1. satir. 9. scrive Nè ferma fede per esempio ch'aja; Franc.BARBERINI
edizion.Roman.pag.189. Nonveggio ancor chi contento ajail core. E Francesco
SACCHBTTI disse ajolo per lo ajo,cioè per lohu.S'insinud tal cambiamento nella
seconda persona avi,é mutato l'V in I, se ne habet abbi 1 habemus habe
habemo habete abbe avi da Habeo Abbo habes Ch'io n'ajo una si dura e più sotto:
ajo portato in_core & c ,ed altrove più volte:anzi usa aja per
abbia:lib.1.sat.12.3. 10 Illuminato mostromi fore, E ch'aja umilitate nel core.
DÁN.Parad,17. fece huii, e col tempo hai. E questa è la causa, per
la quale ora ci troviamo con hai, seconda persona del presente dell'Indicativo,
senza che volgarmente se ne intenda la origine.Può notarsi però che in forza
della provenienza di hai l’i finale è risultato da un doppio i; e quindi
seguendo le origini, avrebbe dovuto scriversi haj: e ciò sa rebbe
statoopportunissimope' giorninostri,ne'quali vuolsi lasciare an che l'h
precedente. Imperciocchè chiarissimamente si distinguerebbe che aj è del
verbo,senza pericolo alcuno che si confondesse con l'ar ticolo plurale ai. 1.
La mutazione del doppio B in V ed inIdoppio o lungo,al meno quanto al suono,
porto l'altro cambiamento in aggio,aggi, ag giamo,aggia,aggiano: essendonoto
che l'J lungo si cambia spessis simointalmodo:equestaè
lacausaparimente,percuisidiceveg go veggiamo & c. Imperciocchè nelle prime
origini si disse ancora vejo vej veje per vedo vedivede: si consulti il
prospetto di vedere. Quindi 'Imperador Feder.Rim.ant. 114. Rispondimi Signor
ch'altro non chiejo. Da crejo è propriamente quello scorcio, che pur si usd
tra'poeti di cre' per credo, quasi crejo fosse cre io. Vedi il prospetto di
credere. Ant.Pucci nelsuo Centiloquio can.XI.terz.27. scrive: Gli comandò che
giù sedesse al piano. L'ultimo verso assai dimostra, che sie fu detto per
siedi: E siccome inDan.Inf.27.53.sitrovasie'persiede;parchiarocheambedue de
rivino da sejo. Allego un esempio di trajamo: Boc. g.8. n.5. lo vo glio che noi
gli trajamo quelle brache del tutto:da ciò ben apparisce la origine ditraggiamo
&c. 12. Ridotto havi ad hai;dovea sembrare che fosse di netto stato levato
l'V consonante , quando erasi inviscerato nell'j: e cið compa rendo,era facile
di lasciarlo pure nella terza persona have, e formar ne hae come si trova in
Fr. Jacop.,in Guid.Giud.,in ALBERTANO, Di voi,chiaritaspera. Rim .Allac.
408 Ciulo dal Camo Cose da non parlare. anzi avverto, che tra gli Antichi si
trova ancora crejo, chiejo, sejo,
trajamo,dondesonocreggio,chieggio,seggo,lraggiamo&c,enon dalla mutazione
del D inG comesitiene,forsemenopropriamente daiGram matici.Cosi Fr. Jac.lib.5.
c.3.12. secondo che io crejo:e nelleno te vi si legge: crejo,creggio,credo, e
lib.5. can.25. 12. II E vejo li sembjanti Quando ci passo e vejoti. F. Jac.
lib. sat. 3.9. la sera il vei seccato. lib. 6. can. 45. 4. Che vee con vista
acuda disse l'anziano: Sie giù a pena di cento fiorini: E volendo pagare a mano
a mano, E l'anziano a pena di dugento b2 12 e generalmente negli
Antichi.Cost Albertan. al càp. 12. L'avar7
semprehaelemanidistesepertorre...ivil'avaronon haesicura vita.I Grammatici han
creduto,che quell'E sia stato sopraggiunto all'ha per genio della lingua,chenon
amava finirele parolein accento: ma questosarebbevero,quando la parola
originale della terza persona
fosseha,ciòcheèfalso;essendoquestahabet,habe,have.Hae dun que non èche
have,toltone ”v per simiglianza di quanto era ac caduto in hai, ed in hajo. 13.
A questo proposito avverte, che non di raro fra gli Antichi si legge dae,fae,
slae per dà,fa, sta, come leggesi trae, e come hne per ha. Anche gli E di dae,
fae,stae, si credono aggiunti per la ra gione medesima: ma egli è falso
ugualmente; perchè dai ruderi an tichi della lingua può concludersi ta
esistenza degl'infiniti, daire,fai re, staire, come esiste traire. Ora da
quegl' infiniti daire & c. sorge n a
turalissimamentedae,fae,stae,cometrae,cheancorcirimane da trai re:vedi S. III.
di questa Prima Parte sotto il titolo Dipendenza delle
conjugazioniitalianedall'infiniton.2.E quindi puresono levoci dai,
fai,stai,come trai,che altronde sono inesplicabili.A dichiarare quanto dico
sappiasi,che Fr. Jacop. lib.6.c.10.st.20.scrive A chi gli dice villania &
c. Fra duo ladri allo staia. e lib. 4. c. 1o. E che al povero dala.
elib.6.c.43.5. Ch'eglièildaenteetiilricevitore: e lib.7. c.9. II. Staendo
in quest'altura dello mare: Vita S.MariaMad.É cosistaendolapoverettasìperl'amorechegid
ave v a c o n c e l t o d i G e s ù C r i s t o ,si p e r l a d o g l i a ; c o
m i n c i ò a p i a n g e r e . P a r i m e n t e inFr.Guitt.sileggepiùvolte
faiteallapag.36,efaieallapag.54.Enel TESORETTO:ponelemente al beneche
faiteperusaggio:e Franc.BARBE RINOpag.17.Faesseleidiquelpregiodegnare.NeiGRADI
diS.Girolamo allavoceFailenell'indicesidichiara,chel’idifaiteè un aggiunto,e
non più:ma faie,faesse,elevocislaca,daia &c.ne'verbi similipalesano il
contrario:e Traire si legge in Fr. Guit.lett.2. pag.9, ma traers spiega
ugualmente la originedi trae, come fae sorgerebbe ancora da faere, delquale
fece uso Franc. BARBERINO nel verso allegato. Per tanto gli E di dae, fae, stae
non sono aggiunti,come si pensa, m a sono naturali;ed ora non si è cessato diaggiungerli,
ma sono stati tolti. 14. Tornando alle voci hai ed hae, siccome in queste era
perito \'u consonante; così poco a poco si tento,ma non riusci,di farlo pe rire
nelle vociavemo, avete: e non è infrequente di udire aemo, aele; e nel futuro
dell'Indicativo, e negl'imperfetti dell'Ottativo trovasi scritto
arò,arai,arei,aresti'&c.come vedremo.Non prevalendo pero quel
tentativo,siriserbarono le voci avemo,avete,etalvoltaaviamo, aviate,
aggiamo,aggiate. Essendosi creduto, che l’E di hae fosse ag giunto; presto fu
stabilita ha per terza persona; talchè le prime tre fossero ho,hai,ha.La terza
plurale divenne harno;perchè dall'ha bent sifece haveno, haeno,
hano, hanno,ed esistono ancora'esempi di dano,fano & c.per danno e fanno,
voci similissime nella origine,com me è chiaro:vedi S. III. 12. 15. Ma passiamo
ad esaminare come dai perfetti de'verbi latini si traessero quelli presenti
d'Italia. Potrà ciò conoscersi ne'verbi co muni ad ambe le lingue,ma terminati
secondo i metodi di ciascuna: E noi su questi rifletteremo. ILatini
sincopizzavano il perfetto in più voci, togliendone il VI,o ilVe.Per avere dai
perfetti latini lita lianocorrispondente,silasciilVI,oVe intutte
lepersoneperquan to si può senza contradire alle regole generali del s. I.
Quindi nel la persona prima singolare dee lasciarsi ilsolo V , non potendosi to
gliere l'I finale, secondo la regola prima. Si noti, che la terza singo lare
risulterebbe simile ad alcuna voce del presente, e quindi nelle origini si
accentava: ma ora se la voce finisce in A, simuta in O accentato.La prima
plurale sarebbe amamo come nel presente,e quin di I'M si è raddoppiato. Del
resto in Gio. VILLANI nella edizione fatta procurare da Remigio Fiorentino in
Venezia si vede gran quan tità di persone prime plurali dei perfetti,scritte
con un semplice M : come tememo per tememmo.Altrettantosiosserva in Fazzo degli
Uber ti,nel Cavaliere Jacopo SALVIATI Tom . 18. Delizie degli eruditi To scani,
nella Cronica delPitti,ed in altriAntichi;indizioche pertali vie si passava dal
latino all'italiano in questo t e m p o . A n z i Celso C I T T A D I
ninellesueOriginidellaToscanafavellaosservaalcap.6.che iSanesiin tali
personenon davanoasentire che unM ,quasipronunziandoface mo,dicemo &c,ed
eglicon pari ortografia scrisse tali voci.Ma Giro lamo Gigli nel suo
Vocabolario di S. Caterina noto alla lettera M , che a'suoi tempi (vuol dire un
secolo dopo ilCittadini,) quell'uso era perduto. Serbate dunque anche le regole
generali del n .primo, avre di Ama(v)i ama (viisti ama(vit) ama(vi)mus ama(vi)stis
ama (verunt Amai amasti amd amamo amammo amaste amarono 16. Dai Latini si disse
ancora amávere: toltone il ve,si ebbe Vita Lano amare, e perché non si
confondesse con l'Infinito, si muto l'E i n o , e si e b b e a m a r o p e r a
l t r a t e r z a p e r s o n a p l u r a l e . I G r a m m a t i c i h a n
ereduto, che amaro sia precisamente una sincope di amarono, toltone il no.Á me
perd sembra,che amaro siavoce interain sestessa, e provenuta altronde, come ho
dichiarato. E questa è la ragione, per cui amaro può troncarsi ancora,e dirsi
amàr per amaro, laddove le troncature delle troncature non sono consuete,
almeno nella lingua, come ora si trova. 13 mo 17. II P. Bartoli nella sua
Ortografia riguarda come un incan to, che le terze plurali del Perfetto indicativo
scorciate tre volte s e m 14 pre significhinolo stessocon quadrupla
desinenza:amarono,amaron, amaro,amàr.Ma l'incanto,se ben siconsideri, non è che
un caro abbagliodiun animo,chealvederprimosiappaga,stancodellemo lestiedi
riflettere.Imperocchè da amarono sitragge amaron,e qui cesserebbe la
troncatura:ma perchè levato anche l'N ci troviamo da amaron in amaro ,
desinenza ancor buona ; si è creduto, che tal b o n tà risulti in forza di uno
scorcio:laddoveamaro già eralegittima de sinenza in se stessa: e perchè
tale,ammettevasi; non perchè nata da amaron,levatone l'N. A parlar dunque
propriamente si hanno due desinenze,amaro,ed amarono,edognuna ammetteuno
scorcio,ama rono porgendo amaron,ed amaro la voce amar,colvago incidente, che
se da amaron si spicca l'N finale;ci troviamo alladesinenza se conda, la quale
è amaro. E siccome amaro è desinenza intera in sestessa;di qui nasce, che gli
scrittori del buon secolo, ed alcuni ancora del cinquecento, come il DAVANZATI
ne fecero tanto uso: laddove le altre sincopi amar ed amaron sono assai più
rare,spacialmente in prosa. Anzi si noti, che nelle NOVELLE 'ANTICHE la
desinenza in aro è quasi la comune, lad dove l'altra in arono vi è scarsa, e
meno pregiata. 18. Ma proseguiamo l'esame de perfetti:eprima nella terza con
jugazione. Audi(vi audi(ve)runt Audii audisti audi audimmo audirono udiste
udiro. proviene udiro dall'audivere,come amaro dall'amavere.E'poinoto, che
nelle origini della lingua si disse in Italiano anche audire finchè l'au si
chiuse in o,cone nelle voci aurum, tesaurus,dalle quali si trasse oro, tesoro
&c, e se n’ebbe udii, udisti &c.Vedi questo verbo nel prospetto. Debui
debuimus debuerunt Devei , . Pertanto abbiamo da dové doveste udisti
audi(vi)t udi audi(vi)mus u d i m m o audi(vi)stis 19. Riguardo alle seconde
conjugazioni, avanti l'I finale vi è l'U vocale, e non consonante,quindi
regolarmente parlando tutto l'UI o l'UE si muta .in E semplice,avvertendo, che
l'1 finale nella prima persona dee conservarsi secondo i canonigenerali
debuisti Dovei deve, audiro devemmo, deveste, deverono, audi(vi)sti audi(vere)
debuit debuistis debuere doverono dovero. audiste devesti, dovesti devero,
Siccomel'U fu cambiato in E(dovei)gravatodi accento,quindinella terza persona
non potea non dirsi se non dovè seguendo leregole ge Udii udirono dovemmo
nerali, o dovèt, trascurando la regola sulle consonanti finali; e da que.
sto nacque che per istrascico di pronunzia fu detto ancora dovette, come dalla
voce Giudit PETRARC. Trionf.fam . c. 2. v. 119. Non fia Guiditlavedovellaardita,sièfattoGiuditta,ecome
daJosafat,DANTE Infer.10.v.8.Quando daJosafat qui
torneranno,sièprodottoGiosafalte comunemente.Fattosi dovei,dovė,o davèt,fecesi
quindi per coerenza do veltero e dovelti: e cosi questi preteriti ebbero doppia
desinenza: e si disse temci e temetti, teme e temette, temerono e temettero.
20. E' poi tanto vero, che questa è la origine di temetti, tèmel te & c ,
che siccome lo stesso argomento vale per le terze conjuga zioni; così talvolta
si scontra ancor questa desinenza applicata alle medesime. Ond'è che
trovasifuggi,fuggi & c; e nelle Vire de SS.PP.
ediz.Man.tom.1.pag.20.fuggitte,e nellapag.125 salitlepersa li: una
nolle,essendo questi ito,alla casa di una vergine Cristiana o per rubare,o per
altromalfare,salitte con certi ingegni il tetto della casa. Anzi questa ragione
è sì certa che spessissimo le desinenze in ilte come salitle & c.furono
modellate affatto a norma delle altre in elle, cioè di temelle,credette &
c. Quindi è che nel medesimo tom . 1. delleVit.deSS.PP.se inalcuniesemplarisileggefuggitte,inal
tri,sihafuggelte:allapag.101 ediz.citat.vièfuggettiperfuggii: nella 62 ,uscite
per uscì, nella 71 irrigidelle per irrigidi, nella 73 finette per fini, ed
Antonio Pucci versificatore famoso del trecento nel suo Centiloquio al can. 2.
st. 69 ha sentelle per senti; ed Oito impe rador che ciò sentette, e così altre
se ne veggono in altre pagine ed opere.Simileterminazionenon potevaaver
luogonellaprima conjuga zione,perchè l'amavit,secondol'usodi
cavarneilvolgare,cessadove èilsecondo a,dicendosi amo,e non cessanell'I con
farsentire un amavit: il che direttamente gli avrebbe causato la uniformità,
che'mai non ottenne:ora la desinenza in illi ed etti & c.è del tutto
abolita per l e t e r z e c o n j u g a z i o n i: r i m a n e a n c o r a l a
c a d e n z a i n e t t i e d e t t e & c . p e r l e seconde
conjugazioni;ma forse,almenoin piùverbi,è men cara che nelle origini della
lingua, come potrà rilevarsi dal prospetto de' verbi, che soggiungeremo. 21. E
giacchè consideriamoilrapporto fraledesinenze delleter,
zepersonede'preteritidell'indicativo,piacemi dilatare ancor più la serie delle
riflessioni,picciole sì,ma pur necessarie per chi brami co noscere intimamente
la lingua,e suoi movimenti. Ho detto di sopra, che dall'amavit,debuit,audivitsitragge
amò,dove,udi,abolendoin tutto,quel vit finale:ma questa è piuttostola
regola,che ora predo, mina.Del resto quando la linguapendeva incerta sul
fissare le sue desinenze, talvolta tentò rendere queste, tutte simili alla
cadenza del. la primaconjugazione, e tal altra a quella della seconda.E certo
quell'amavit ebbe talorauna desinenza come amao:di che produco un esempio
luminoso di FR.Jacop.lib. 2.can.2. Quando che in prima l'uomo peccdo Si guastò
l'ordin lullo dell'amore: / 15 E questa è la causa, per la
quale oradiciamo amarono, lassaro no, e non amorono, lassorono & c. vuol
dire questa è la causa, per la quale la sillaba antipenultima è un a, e non un
o. Tutte le ter ze plurali nascono nel preterito con aggiungere alla
terzasingolare un rono,o un semplice ro, ne'perfettianomali, o simili aglianoma
li. Così diciamo senti rono,temè rono,crede rono,sparse ro, videro & c.
Pardunquela originalterza personaquellade'contadiniamà,las sà & c. e quindi
sen ebbe ama rono, lassarono, e non amorono, las sorono &c.desinenza che
leggesi in molti Antichi: Così nelle Vite
de'PonteficidiPETRARCAvisileggeandorono,seccorono,esimili or dinariamente.Il
Venturi traduttore di Dionigi di Alicarnasso è pie no di tali cadenze.Forse a
dire amarono,lassarono &c.vi contribui pur la dolcezza per non avere
insieme tre o finali amorono, lasso rono & c. Nel modo poi che il vit era
supplito da un o nella prima con jugazione; lo fi pure nelleseconde e nelle
terze: e quindi sono le voci temeo,credeo,poteo, aprio,finio, udio, e
simili,tanto frequenti ne gli Scrittori. Ora queste desinenze, per le prime
conjugazioni sono spente in tutto: m a nelle altre conjugazioni rimangono
tuttavia per li poeti, e l'uso moderato può riuscire utile non meno che
dilettevole. Chi non bene conosceleprimizie della lingua,meravigliasiche imo di
poteo,lemeo,udio&c.fossero comunissimi.IGrammatici dissero,che l'o finale
si aggiunse per licenza poetica: ma cið non ispiega perchè voci di questoconio
abbiansi frequentissime ne'vecchi prosatori, come nelleStorie dei
Villani,nelDavanzati,ed in altri.Dir finalmente che l’osi accresceva per non
finireinaccento,era un luogo comune,un parlardiabitudine,enullapiù.
Sidovevaavvertire,chequest'ori ceveasi da tutte le conjugazioni nelle terze
persone singolari de'pre 16 Nell'amor proprio tanto l'abbracciao ; Che
n'antepose se al creatore. E la Giustizia tanto s'indignao; Che la spogliò di
tutto suo onore: Ciascheduna virtù l'abbandonao, Gli fu il demonio dato
possessore: Nel tom.12degliScrittor.Ital.delMURATORI trovasi inserita laMemoria
di Messer Lodovico di Buon Conto Monaldesti su la coronazione del P e
trarca:costui,che lavidediperse,cosìscrive:Poi comparve lo Sena tore in mezzo a
muti (molti)cittadini, e portao allo capo soio (suo) na corona di lauro,ese
assettao alla sedia, e poi s'inginocchiaoallo senatore & c. Si vede in
questi esempi, che si accento l a preceden te il vit,e questo vit fu supplito
con un o.Più volteho notato,che presso alcuni contadini appunto ne'dintorni di
Roma dicesi difforme mente amà ,lassà,&c.per amò,lasciò come ora è
laregola:Toccaal filologo accorto di rintracciarne le provenienze:esse non sono
che per lo scorcio naturale,che si faceva della lingua parlata sotto questo cie
lo da'nostri antenati. teriti , e la uniformità medesima avrebbe
fatto conoscere , che era un supplemento del vil, risecato dalle voci
latinecorrispondenti , o pure una proprietàdi cadenza;e con cið sarebbesi
dichiarato perchégliAn tichiusassero temeo,udio,e simili,promiscuamente in ogni
scrittura, senzascrupolodiriprensioni.E'poitantomanifestochequell'O non si
aggiungeva per non finire in accento , che nel Dittamondo si tro va unito anche
alle prime persone della terza conjugazione,leggen dovisi nel 3 lib. cap. 15
udio per udii : 22. Tornando al nostro principio , apparisce dal fin qui detto
che sitento chiudere in tutte le conjugazioni con desinenza simile allaprima:ma
perchè l'uso non eraancora ben fissoe comune, si tento per eguale maniera
terminare tutte le terze singolari d e' prete ritiinE,comeinEfiniscelaterzasingolarenellaseconda
conju gazione.Quindièchetroviamoamoe,teme,finie,esimilicon tan ta abbondanza di
esempj.Faz.Dittam.lib.4 cap.20 23.Lachiusadelle terzepersone
tutteinO,ovverotutteinE,de riyavadallevoci corrispondenti latine,finite tutte
in un modoamavil, timuit,audivit.Era
difficileabbandonareognisomiglianzanell'italiano, с 17 Passato poi
Suasina , io udio & c. e cap. 16 Secondo ch'io udio , e'l nome prese e cosi
nel lib. 4 cap. 4 vi si legge sentiu per io sentii, e nella Vin
LadiGiosaf.pag.31 uno essemplo tidicochel'udiodirea unomol to savio uomo :e
pag. 34 lo ritornerò nella mia casa onde io uscio. Novell.ANTIC. Firenz.1572
novel. 20 lo poi che mi partio,abbo avuto moglie efigliuoli. Etic.di Arist.
compend. da Ser BRUNET.ediz. Lion.1568 pag.100quandoioudioleloroparole,nonmidolea&c.
Gli o dunque di udio ,finio , lemeo & c. in terza persona , non sono
licenze di poeti,non aggiunteper iscansare gliaccenti,ma regole o modi di
terminazione , e risultati di una lingua , che in altra si trasmutava,come or
ora meglio dichiareremo. Che amoe si;che'lsipuò dir percerto. e cap. 20. Che
rifutoe l'onor di tanta manna . V i t . d e S S . P P . T o m . 1. p a g . 2 i
n c i a m p o e i n u n a p i e t r a , e f e c e a l c u no strepito: pag.10
con molte lagrime cantoe salmi, e pag.6 ľani male si levoe a corsa, e
fuggie:pag. 43 per la sele l'uno morie,e pag.47 udie una voce che gli disse
& c.'Or questa uniformità fa vede re,come dianzi ho pur detto,una proprietà
di cadenza nelle terze persone singolari del preterito in su le origini della
lingua, e quin di è che se ne abbiatanta copia ancora ne'prosatori;e tanto èlun
gi che l'E si aggiungesse perevitare l'accento,che ci è facile tro yare temè,ma
non temee;se non forse per la rima.Cosl Dante dis sePurg.3212 senzalavistaalquantoessermifee
permife,voce interain sestessa,come vedremo nella seconda parte al num.6 del
verbo Fare . dopo che le altre persone omologhe del preterito si
erano concordate nella desinenza.Così tutte le prime escono in I,amai,
temei,udii, tuttelesecondeinsti,amasti,temesti,udisti:e tuttelepluralihan pari
concordia di finale. Or come poteasi tralasciare quesť armonia nelle sole terze
del singolare? Questa è la origine vera degli O e d e gli E che si
aggiungevano, e non le sognate fra le minuzie di una grammatica, che
inaridisce. Col progressodel tempo sivolle trascurare
quellaparitàdicadenza,elevocisichiuseroin0,in E,inI,ac centandole finalmente,
sebbene quellechiuse in O si trovino spesso tra gli Antichi senz'accento
comeinFazio degliUBERTI,enelle No VELLE ANTICHE.Ed oranoi,lucidiesseridi
unsecolointelligente,go diamo su la idea dolcissima di una lingua perfezionata.
M a i gravis simiAntichi,colle mire ch'essi aveano,questi Antichi io dico,
risor gendo,ne sarebbero in tutto persuasi? 24. E cid su le terze persone
singolari de'preteriti: ora torniamo al verbo temere o dovere, dalle
considerazioni del quale siamo qui per venuti. Si noti che doverono e temerono
ammettono le tre solite scor ciature Lemeron,temero,temer,come
amaron,amaro,amàr,perchè da lemeron ci troviamo all'altra desinenza intera
temèro prodotta da ti muere,come
dovèrodadebuere:laddovedovellerononsopportacheuna scorciatura appena,potendosi
faredovetter,ma non proceder più oltre; perchè le nuove scorciature non ci
fanno casualmente trovare in altra desinenza compiuta in se stessa.Tanto è vero
quelloche siadditonel 3. 17. 25. E'certo che ne'perfetti delle seconde
conjugazioni italianeso no le irregolarità più grandi: ma non ho veduto che
altri notasse in esse un incontro curioso: cioè la irregolarità non concerne
mai se non la prima persona singolare,e le dueterze singolare e plurale,mentre
tutte le altre persone si trovan sempre comela regola chiederebbe. Cosi nel
preterito rompere abbiamo ruppi, ruppe, ruppero anomale; e le altrevocisono
rompesti,rompemmo,rompeste,come vorrebbe la indo le di un perfetto italiano
regolare rompei , rompè & c. Tal cosa è so vente osservata e confermata con
esempj nel prospetto. E m m i più vol. te nato il prurito d'indovinare onde sia
talearcano di lingua. A me ne sembra la origine dall'avere le terze persone
plurali una seconda desinenza derivatadal latino,per esempio rupere
ond'èruppero,enon daruperuntond'èrupperono,oromperonoBo'i reg.2,chepursitro ya
negli Antichi: vedi ilprospetto di questo verbo. Romperono ha l'ac cento,che
riposa in su l’E: e quindila terza singolare non può es. sereche
rompe,elaprimarompei;laddoverupperohal'accentonell'U, restandobrevelaE.Quindi
perleggedicorrispondenzalaterzasin golaredee tenere l'accento anch'essa nella
vocaleprecedente, e non nella finale; altrettanto dee succedere nella prima
singolare: e p e r ciddeemancarel'E diEInelladesinenza,giacchèl'E diEIintutte
leconjugazionisecondeègravatodiaccento;efinalmentedee cavar
seneruppi,ruppe,ruppero.Ma rompesti,rompeste,rompemmo non pos. 18
già 26.Ma diciamoqualchecosade'perfettide'verbiausiliari.Nascono
fuit fusti fosti C2 sono non avere l'accento sull'E in forza
dellaformazione loro,essen do in esse la E seguitata dalla doppia consonante S
T , M M . Quindi non possono non esser tali come romperono , quantunque poco o
nulla usate, come avviene in molti se provenissero da rompei, rompe, verbi
irregolari. E per cið l'anomalia de'preteriti non può concer nere se non la
prima singolare , e le due terze persone singolare e plurale de'perfetti.
Questo discorso vale eziandio ne'verbi ano mali di terza conjugazione ; dicendo
dell'I quanto si è detto dell'E. Potremo da ciðtantomeglio
persuadersi,cheamaro,temero,&c. sono desinenze piene in se stesse , e non
sincopi di amarono merono & c. fuisti Fui da Fui fuistis fuerunt fuere
fummo fuste foste furono 19 fuimus furo Questo tempo somiglia in tutto al
preterito debui o timui della se conda conjugazione latina,alla quale
appartiene ilverbo esse,o pure essere secondo che leggesi in Plauto. Pure esso
nelle persone non ha subito la legge di mutare l'UI:ma ciò non è stato senza
una ragio ne: Imperocchè dando luogo a tal mutazione, sarebbe risultato
fei, fe sti,fe & c, e questo è il preterito appunto del verbo fare:
purtroppo si osservano tra gli Antichi talvolta le voci del preterito del verbo
sostantivo piegate in quelle del verbo fare: Cosi Fazio degli UBERTI
nelsuoDitcam.1.4c.8 dissefoperfu.Perildiluviochefositene
broso:Filip.Vil,nelprologo allesueStorie:con lostilechealuifopos sibile:e
Faz.nelDitlam.lib.3cap.22 infinescrivefonno perfurono,e
Fr.Guitt.let.12,scrivefoe per fu:eFra Jacop.1.2can.172 scrive fom per fummo.Per
nonconfondere dunque una cosa con lealtre,non doveasi praticarela legge
anzidetta: nei tempi debui,debuisti periva in. tuttele personel'UI,eccettol'Ifinalenellaprima
perfareil cambiamen toindicato.Infuisti,fuimus&c.sièritenuto
l'U,edèperitol'I:edin fuerunt è peritol'E. Si noti cheil fuit dagli Antichi si
rendeva,e nesonopieniilibri,perfue.IGrammaticihancredutol'Edifue come una
giunta per non terminare quell'E non è che la E nella quale dovea mutarsi l'UI,
supplita in questo luogo per dare alla terza singolare del perfetto la
desinenza in E,comune a tutte le persone simili di altri verbi di questa con
jugazione, dicendosi lemè, iemelte, crede, ruppe & c. Tanto siam dunque
lontani che l'e di fue siasi una giunta, che anzi era lettera distinti va della
persona, ed una conseguenza dellamutazione, che aveasi a faredelUI
inE,comepiùsipoteva.Equandosparìquell'E,sitol fue fu in accento la semplicefu:mą
serealmente,non si cesso di aggiungerla.Ed ora ci rimane il sem plice fu,
voce cheesce affatto da ogni regola di terminazione. da Habui E le voci avesti,
aveste, avemmo sono comunissime: delle altre avei, avè, averono, se pur furono
in uso, non ho presente nemmeno un e s e m pio;e solamente mi ricordo che in
Fr. Jacop.si legge avi per ebbi, ed avvero per ebbero. Di buon ora s'introdusse
la irregolarità, la qua le concerne, come ho detto, la sola prima singolare, e
le due terze singolare e plurale, e si fece ebbi, ebbe, ebbero; presa la
occasione c o m e s'intende pel S. 17 dal habuere: perché se ne dovea cavare ha
. bero,con lapenultima breve,donde ne seguitava habe per terza sin golare, ed
habi per prima; e somigliando queste due voci ad altre d e l l ' a n t i c o p
r e s e n t e a b b o , a b b i & c , n o n p o t è n o n c a m b i a r s i
l ’ A in E , condirsiebi,ebe,ebero,ebbi,ebbe ebbero.IPoetitalvoltaco me
PETRARCA Trionfo Fam.cap. : ora investighiamo, come da’pre teriti più che
perfetti latini ne derivassero gl'italiani, che tanto sem brano differenti. E
certamente i Latini esprimevano col tempo la qua lità che si affermava, ossia
la cosa che siera fatta: e tali erano a m a yeram,fueram,habueram.Ma
negliitaliani sidecomposero gliattri buti, e si disse io aveva amato,io aveva
avuto,io era stato.Possiamo però conoscere che tra'Latini medesimi si aveano i
semi di simili riso. luzioni. Cosi Cic. nel 15 Fam . 20 disse , quantum ex tuis
litteris h a beo cognitum per cognovi:od in Verr.7 63 hodie sic homines ha bent
persuasum:cosìnel 4 Ac. comprehensum animo habere atque perceptum; ed altrove
assai volte. Pertanto nel passare da'preteriti
piùcheperfettilatiniagliitaliani,nonsifeceche ampliareciocchè giàsi usavadai
Latinimedesimi.Abbiamopiù voltenotato,che 20 per la rima scrivo. no ebe
con un b solo:qualche Antico ciò praticava quasi per abitu dine, come può
vedersi nel Dittamondo di Fazio degli UBERTI l'uso finalmente ha stabilito ebbi
, ebbe : ma ,ebbero:vociche varianonel principio e nel fine come appunto i
preteriti greci. 28.Ma bastisu'preteritisemplici avesti ayè avemmo aveste
averono avero. 27.Seguendo le leggi descritte dovea nascere ancora Habuisti
Habuit Habuimus Habuistis Habuerunt Habuere I Ayei v.92, li che incominciano ad
imparare il latino quel lo scordano,facilmente ,o che per disusoin parte
esprimono le azioni trapassate col verbo habe re,e col participiopassato
latino. va linguagl'Italiani erano Or siccome nelle originidella in rispetto
della lingua latina nuo puntochiprincipiaadapprenderla come ap , o chi per
disuso l'ha quasi di
menticata;cosìl'analogiaelavogliadiesprimersiinqualche modo
gl'indusseadecomporre,edireioavevaamato,io avevaavuto.&c; lasciando in
amalus ed habitus gli S finali, e mutando gli U in 0 secondoleleggidelş
ireg:2e3,dallequaliappuntorisultaamalo ed ayuto con i cambiamenti suggeriti
appresso dall'uso. 29. Quanto al verbo essere:il più che perfetto latino è fu
-eram , fu-eras,fu-erat&c:talivocisonocompostedi eram,eras,erat,e fuo fuit:
quasi dicasi io erafu:tu eri fu &c.Seguendo pertanto l'indole del tempo
aveasi ad indicare tal nozione che spontanea si presenta: cioè dovevasi
indicare che questo era spettante alfueram; non era indeterminato,e pendente
come chiamano i Grammaticil'imperfetto, ma era piuttosto di un tempo definito e
certo.E'noto che i Latini appuntocon la voce status, stata, statum upita al
giorno o tempo accennavano i giorni e tempi definiti. Cic.Offic. : 37 status
diessit cum hoste:o comePliniodissestatotempore.Quindiin tempo che la lingua
degenerava o si decomponeva si disse io era stato,cioè in
tempogiàfisso,giàpassato,e non pendente:tueristalo,cioèintempo f i s s o &
c, e g l i e r a s t a t o & c . L a v o c e s t a t o f u d u n q u e c o
m e u n a g i u n ta o segnodi cosa passata,e non altro:ed in seguito si
aggiunse a tutti itempi,che lo richiedevano nel verbo essere.I Grammatici han
creduto, che stato sia il participio del verbo stare applicato al verbo essere.
M a non dee presumersi che la formazione del verbo stare pre ceda quella di
essere, che èil primo de’verbi,e verbo per essenza: edaggiungo che sto,stas
tra'Latini,da'quali derivava in gran parte la lingua,se non è privo
diparticipio, certamente ne somministrava un uso ben raro, come può intendersi,
consultando il Forcellini sul verbo sto sta.Per taliriflessièda
concepire,cheilverbo esserenon abbia participio se non quello dedotto da
stalus, stala & c. usato in principio come segno e non più, di cose
precedenti e consumate. 30. E da ciònacque, che a poco a poco si tentò creare
un par ticipio proprio di essere,facendosi essuto,issulo, o suto. Quindi A l
BERTAN.Giud.cap.44pag.100 ediz.Fir.1610maggioronoreglisareb be essuto s'egli se
ne fosse rimaso. AmmAESTRAM . degli Antic.pag.93 Nella Grecia la Filosofia non
sarebbe stata in tanto onore s'ellanon fosse essuta invigorita per contenzione.
Collaz. Ab. Isac. pag. 59 E se l'uomo avesseconosciuto lasua infermilate
nelprincipio e avessela veduta ; non sarebbe essuto negligente. Questo
participio pareva il più naturale: pur si disse anche issuto; ma più di raro:
AMMAESTRAM.de gli Antic. pag. 303 la nuora il seguente di che è issuta menata,
di. manda &c.Ma più di tutti fu in uso ilparticipio sutopiùanalogo a
sono,sei &c,e molti nesonogliesempj in Boccaccio,nelle Croniche diLionardo
MORELLI,nelMorgante delPulci,nell'ARIOSTO,edinaltri: ne allego un solo tratto
da' FIORETTI di S. Francesco cap. 38 a.me si è suto rivelato che tu & c. A
fronte di tali sforzi non irragionevoli lavocestato,laqualenonera che
unsegno,divenneilparticipio legittimo, esclusone ogni altro, 21 Ed
eccone gli esempj.Fra JACOP. Poes, Spirit.lib.1satir.i averanno reg.2, 3,7
perchè se nell'habebo si cambiavano i due B in Vrisultava havevo e quindi
havevi,haveva &c.come nell'imperfetto:nonvolendosi dun que ritenere il
secondo B, fu necessità cambiarlo in altra consonante, e fu questa la R , e se
n'ebbe averò, averai, averà & c. in forza delle
regolegeneralicitate:mapresto sitolseanchel'Eintermedio,esi fece Ayrd Avremo
ayrai 22 Sempre serai in tenebria Ditlamon.lib.icap,25 eris erit erimus
eritis erunt avrete ayrà avranno serai sera seremo Serete seranno. LATINO
habebis AveròS.Ireg.7 31. Venendo ai futuri dirò prima come derivassero quelli
de’ver bi ausiliari. Nel verbo essere è il futuro Ben serai crudo se gli occhi
non bagni. FBA Guit, let. 3_pag. 13,e anche sera di molti. Dittamon. 1.2 c.31
L'ITALIANO nelle origini Sero Le cose quivi ne seran più conte. Novell,ANTIC,99
serannoquestelenovellecheioporterò.Chileg.
gegliAntichitrovaquesteésimilivocinon infrequenti.Manifesta mente dunque
derivano dalle latine con la giunta di un S in prin cipio per uniformarle con
sono, sei, siamo & c. Del resto eris,erit, giusta le regole, danno erai,
erà,S. 1, e quindi serai, serà. Presso al cuni popoli ancora si ode ladesinenza
serimo, serile, che presto fu ridotta in seremo, serețe & c. Al presente si
trova cangiato anche il pri mo E,dicendosisarò,sarai.Questo cambiamento
è1'usuale,ma non forse il migliore, secondo le regole. Vedi il verbo essere n.
13. Q u a n to al futuro di avere era il habebit averaiS.Ireg.5,e7 averemo
reg.2, 3 habebitis LATINO Ero Habebo habebimus avera S. i reg 6, 7 averete reg.
2,5, 7 habebunt L'ITALIA NO e talvolta a simiglianza delle
mutazioni occorse nel presente si tolse anche l'V,esen'ebbe Aremo arai arete
arà E stabilita una volta la cadenza de'futuri ne’primi verbiessereed avere
inserò, sarò,arò per continuadiscendenza dallatino;qualmeravi. glia che
siestendesseposcia ai futuri di ogni verbo, esi dicesse
amar),amerò,temerò&c. 32. Può nondimeno assegnarsi altra origine dei nostri
futuri, sem-" plice al paro che universale. Nel nascere della lingua si
scrisse raggioper amarò,faraggio perfaròcomeleggonelB.Jacop.lib.2c.15, elio
faraggio questaconvenenza:ediceraggioperdiròcome lostesso autore scriye lib.
2.c. 25 or m 'udite in cortesia Però crudele,villano,e nemico
Sarabbo,amor,sempre ver te se vale &c. In alcuni villaggi d'intorno a Roma
si ode anch'oggi la desinenza in ajo, come farajo, amerajo & c. A ben
riflettervi tali voci non senoncheamar-aggio,dicer-aggio,far-aggio &c:vuoldireaggioa
fare,aggio a dire,aggio adamare:formole intutto del futuro:per chè colui,il
quale ha afare, non ha fatto, nè fa, ma riserbasia fare: cioè dichiara l'azione
sua come futura. E perché in luogo di aggio si disse ancora ajo; quindi è che
si hanno pur le cadenze amerajo , farajo&c.Ma
siccomeinprogressoabbo,aggio,ajodegenerarononelle più semplici ho, hai, ha,
avemo, ayete, e per sincope aemo, aele, han no;cosìda
ultimosifeceaver-ho,aver-hai,aver-ha,enelpluraleaver emo,aver-ele, lasciato l'a
del dittongo in aemo, ed aete, e finalmente
aver-hanno:edepostol'hoziosonelmezzo ditalicomposizioni,sieb be
aver-o,aver-ai&c.Ma perchèho,ha,come monosillabe han suono tutto raccolto
in esse,e grave come per accento; quindi è che poco
apocosimiseancorl'accentonelleprimee terzesingolari,dicendo si averò, averà
& c. Pari è la origine di serò, serai, serà & c.voci del futuro del
verbo sostantivo, quali usarono da principio per sarò, sarai, sarà & c.
Risultavano dall'infinito essere,troncatene le due prime let tereES,come
insono,sei&c,tantocheseneavessesere,equindi aranno, come si scorge
ne'libri degli Antichi: Così Lell. 5 tra quelle del B. GIOVANNI delle Celle:
solo tanto l'arò a immutare, e nella letter. XI a Guido, arai Dio teco, e più
sotto, dove arai a stare in eterno , e lett. 13, che mai non arannofine. FR.
JACOP. lib. 2. cant. 3 pianto harete é dolore: tali yoci si hanno pure ne'
GRADI di S. Girolamo nell'Eneida di Annibal Ca'Ro , e nel Cavalca, e
comunissimamente nell'Orlando del BERNI. Diceraggiovi via via. FraGuit.ediz.Rom.1745lett,3
lamoremioparteraggio,elett.16 folle acquisto far mi guarderaggio: e tal volta
ne'scuri principj della lingua s'incontra la desinenzain abbo,farabbo,amerabbo
& c.per il futuro. GUITTON. d'Arez.Son. ame 23 Ard sono ser-ho,
ser-lai, ser-ha, ser-emo, ser-ete, ser-hanno:e finalmente sarò, sa
rai,sarà&c.Siapplichi lateoriadichiarataancheaglialtriverbi, ed avremo
amar-ò,amar-ai,amar-à,amar-emo,amar-ele,amai-anno, comesidisse
originalmente:leLetteredi $.Caterina di Siena ediz. di Aldo son piene di questa
desinenza,ed ilVarchi,egregio maestro di lingua,ne fa uso ben grande nelle
opere sue.Ora l'A precedente l'R fina. lesicambia inE,non sapreiperqual
vezzoirragionevole(vediama re nel futuro del prospetto:) e siè prodotto
amer-ò,amer-ai,amer-à, amer-emo &c. Dicasi cid proporzionatamente di
temerò,temer-ai,sentir-ò,sentir-ai & c. 33. Si noti, che la terza singolare
del presente di avere era have, hae,ha.Spessoinluogodiadoperarehanelcomporre
ilfuturo,fu adoperata la voce hae,con dire aver-lae, aver-ae, amer-hae , amer
-ae , far-hae,far-ae.Questadesinenzaèfrequentissimain alcuniantichi Scrittori.I
nostriGrammatici han creduto che l'Ediaverae,farae &c. fosse un aggiunta,
per genio della lingua, che non soffriva di termi nareinaccento:ma
essanonèchelaE dihave,hae;etantoèlun gichefosseun'aggiunta,che anzidicendosiora
averà,amerà,non già si è cessato di aggiungerla,ma si è tolta propriamente laE
spet tante all'have,hae.Siapplichi quanto ho detto alla desinenzaameroe per
amerò lemeroe,per temerò & c. E'difficile trovar parola italiana terminata
in anno,la quale si scorci,eccetto le terze persone hanno,danno,fanno,
stanno,vanno , formate tutte a simiglianza di hanno. Quindi le terze plurali
avran no, ameranno &c.non si dovrebbero troncare;ma perchèson esseun composto
di aver-hanno,amar-hanno;cosi queste voci non han po tuto perdere lo
scorciamento particolare di hanno, e degli altri dan no,fanno & c. foggiati
a simiglianza di esso, come si vedrà nel trat tare partitamente de'verbi.Anzi
aggiungo,che hanno,fanno, slan no &c.intanto si scorciano perchè nelle
origini si diceva fano,stano, e così forse hano:voci idonee tutte agli
scorci,restando han, fan, dan:e siccome pur queste sirinvengono mozzando
hanno,fanno&c, perciò sono ricevute. Chi volesse notomizzare più sottilmente
questa materia, potrebbe trovareforseletraccedelfuturo delpresentenelfuturo del
congiuntivo. Cosilasciatodaamavero,celavero&c.ilvepersimiglianza di quan to
si pratico nel fissare la derivazione dei preteriti, si avrebbe ed accentandoli
celaro 24 54. Riguardando a tal seconda spiegazione,i nostri futuri non
sa rebbero quei de'Latini trasmutati:ma solo deriverebbero quanto ne derivano
gl'infiniti de'verbi,ed il presente del verbo ave re, che ne sono gli elementi
componenti. dal latino da Ama(ve)ro cela(ve)ro amaro & c. 55. Quanto
agl'imperativi ognun vede che l'amato , il timelo, il
legito,el'auditode'Latini,altrononèche l'amatu,temitu,leggi Amaro
lu,odi lu degl'Italiani.Le altre voci italiane sono pur le latine tra
dotte:ma perchèquestesono lestessedei presenti,partedelcongiuntivo, eparte
dell'indicativo,overo del futuro dell'indicativo;cosìnon bi sogna se non
investigare come que'tempi si diramino dal latino,cioc chè si è fatto, e si
farà tuttavia. 36. Eccomi pertanto ad esaminare il congiuntivo de'Latini,dal
quale hanno origine tutte le voci del nostro ottativo e congiuntivo. Ames Amet
Amemus Ametis Ament Nelle voci amemus, ametis l’E si volge in IA, perchè nel
tradurle si riguardanotalivocicomedipendenti dallasecondasingolareconlagiun t a
d i a m o o d i a t e , a m i - a m o , a m i -a l e . D e l r e s t o s e b b
e n e l ’ E f i n a l e avanti la S dovea mutarsi in I; e la E di amem o di
amet dovea secondo leregole conservarsi; pure ne'principj non erano questi
limiti ab bastanza riconosciuti: e diceasi promiscuamente io ame,tu ame, que
gliame:desinenza era questa originale,perchè meno distante dalla latina,
taciutene le consonanti in fine, e resta tuttavia tra’Poeti, spe cialmente per
la rima:nondimeno si crede che questa sia termina zione di licenza , e non
primitiva e spontanea. Tale è ilprogresso delle cose,c h e dimentichiamo gli
usi più naturali, sostituendone altri men proprj ,che poscia il tempo
caratterizza come legittimi!Vedi amare num. 14. Nelle altre conjugazioni,
lasciate o mutate le consonanti finali se condo le regole S. 1 , e lasciato
l'E, o l'I precedente l’A finale, S. I reg.4,risulta dal LATINO Timeas Timeat
Timeamus Timeatis Timeant Tema Temi, e poi tema Tema Temiamo Temiate
Creda d 25 1 Timeam ITALIANO Ame,ed ora ami L'ITALIANO LATINO Amem Credam
Temano Credi, e poi creda Creda Crediamo Crediate Credano Credas Credat
Credamus Credatis Credant Ami Reg. 4 e 2 Ame,ed ora ami Amiamo Amiate
Amino. E ne verbi ausiliari. Nel qual mutamento l'EdiHabeam &
c.èdivenuta per eccezione o dolcez. za un I, ed ilB siè raddoppiato, osservate
ancora le regole generali. Quanto alsim,sis,sit,simus,sitis,sint,siccomeilverbo
essereèdi seconda conjugazione, e tutte le seconde conjugazioni anno il presen
te del congiuntivo terminato in A nel singolare, almeno nella prima
eterzapersona;quindièchesifeceiosia,tusia,o sii,quegli sia, noi siamo, siate,
siano. 37. Ma perchè nelle origini della lingua non era ben decisa la
terminazione, con cui chiudere levocidel presente nel congiunti vo, si tento
talvolta, o si dubito modificarle in tutte le conjugazioni, come nella prima. E
siccome la prima era terminata in io ame ovvero 38. Così pure essendosi
terminata la prima conjugazione in I nel presente del congiuntivo,siterminarono
talvoltain Ipurlevoci delle altre: e si trova abbi per abbia, giunghi per
giunga, vadi per vada &c,in
terzapersona:Lett.S.Cat.pag.31.Deh!nonsirendipiù il cuor nostro ambiguo,cieco,
e negligente.E quindi è che tra'Cin quecentisti generalmente le terze plurali
abbiano,temano,leggano fu Abbia Habeam 26 tu ame Ilabeas Habeat Habeamus
Habeatis Habeant Abbi ed abbia Abbia Abbiamo Abbiate Abbiano io ami quegli ame
quindi èche si quegli ami; trovano anche i verbi di altreconjugazioni figurati.
Così AB.Isac. Collaz.cap.2. cosi con scrive,abbie preziosa operazione: e cap.
12 abbie paura della superbia, ed ALBERTANO Giudice l'uno de Scrittori più
antichi assegnato all' anno 1260 in circa, scrive vece diabbia al principio del
cap. in 6 tu abbie: e si dice abbie cari tade e fa ciò che tu vuoi, e cap.9 dci
render lo beneficio all'amico con usura se puoi:e se no; abbie spesso lo
beneficio a te dato memoria: e cosi nel cap. 3 usa in pieper diche per dichi,
enel 5 in finesap sappi: e nel cap. 9 sie per sia. Sie largo di dar mangiare
Tuoi conti ecari amici,e nel alli cap• 38 de'tuoi beni e dello stato che Dio
l'ha dato ţi stie contento.Tali formole parrebbono a chi non guarda alle
origini, tutte licenziose, laddove ri naturali,quando erano modi primitivi e la
lingua pendeva ancora indecisa circa la desinen za.Ora eccettosie efie,le quali
pur vogliono gran parsimonia piùnon siuserebbono talivoci.Vediesserenot.17. ,
avverto che tali voci abbie Del resto io non all'imperativo ,sie&c.spettano
alcongiuntivo come . tu ami r o n o a b b i n o , t e m i n o , l e
g g h i n o & c ., c h e p o i l ' u s o r a g i o n e v o l m e n t e 27
ha ri pudiate, perchè rimanesse un divario tra le cadenze , onde riconoscer ne
le conjugazioni. ec.1491. Are ( avrebbe ) quelcolpo gillatigiù mille. E qual
sare'colei che nol facessi? In questo esempio il primo sare sta per sarei, e
l'altro per sarebbe . Eguali manieresiscontranoancora,ma più rare
assai,nell'Orlanda del BERNI:così nel c.5.16 39. Quanto all'imperfetto
amarem ,amares,amaret; taciutene le consonanti finali risultava amare , voce
non distinta dall'infinito: si aggiunse per cið un I finale, e si fece amerei:e
siccome il per fetto dell'indicativo termina in I, dicendosi amai, temei,
sentii, e da questa si ebbe per seconda persona amasti, temesli, sentisti; cosi
fu con progresso consimile terminata la seconda di questo tempo, dicen
dosiameresti,temeresti,sentirestiaggiunto un TI ad amares,timeres, sentires,il
quale in origine non era che un lu, e perciò trovasi tal volta ameres-tu,
vederes-tu per amaresti, vederesti &c.Cosi PASSAVAN ti nel suoSpecchio di
Penitenza pag.107.Avrestuoffeso intaleolal
cosa?&c.Laterzaamaret,gittatoilT,divenneamare nuovamente, e per
distinguerla si fece amerie,ovvero ameria per essere ne' prin cipii non ben
precisa la vocale distintiva da aggiungersi. Quindi in FRA Jacop.lib.4
cantic.30 silegge fariemiconsumare,permifaria consumare;e nellib.5can.27 si ha
vorrielo perlo vorria,eDan.Par. 29: 49 usa giungeriesi per sigiungeria. Nel
Morgante del Pulci s’in contra un uso speciale, ma certo molto analogo a dimostrare
la ori gine di questa persona.Egli più volte in vece di modificare diver
samente la voce, o desinenza amare, aggiunge un apostrofe ,e scrive
amere',sare',potre'perameria,saria,potria.Vedi c.12,13,c.13, 13 e 38. E son qui
per provarquelchel'hodetto. 'Amaremus diede ameremo mutatol'us in mo secondo le
regole generali: ma perchè ameremo è pur del futuro , si aggiunse un'M ,
facendosiameremmo:amaretisdiedeamereste,come daamarespro viene ameresti; o come
da amasti proviene amaste. amerieno da amerie; ovvero mutato il T di amarent in
secondo le regole,siccomerisultaamereno;cosi coll'inserirviun'I,sen'ebbe
amerieno.Amerie,ovveroameria,ecostamerienosonodunque desi nenze originali:e
questa è laragione, per cui ne'Prosatori antichi, come ne'Poeti, si trova tante
volte la cadenza inieno,amarieno,te merieno,farieno: la quale ora è mutata in
iano , ameriano , temeria AO & c.da ameria, cemeria, che prevalse sopra di
amerie, temerie E disse sare'io,ch'era pursaggia, Che a cosi degno amante non
piacessi, Purchè mai tempo e luogo accaggia; Ancormi dare il cord'uscirne
nello, ipo d2 chissimo usate fin da principio.I Poeti,sovrani
conoscitoridella dol cezza degl'idiomi, ritengono tuttora, usandola
amplissimamente ,la terminazione in ia ed iano. I Prosatori l'hanno quasi dismessa:
nè io credo che ciò seguisse con piena ragione: giacchè si allontanarono
davoci,lequalipresentanolaoriginelorodallalingualatina che ne era lamadre:e
potevano variare con ogni dolcezza ildiscorso. Inluogo di ameria,ameriano
sottentraronole altre amerebbe,ame rebbero, ovvero amerebbono. Queste voci a
somiglianza di quelle del futuro sono composte ancor esse, ma dall'infinito e
dalle terze del perfetto diavere,amar-ebbe,amar-ebbero,ovvero amar-ebbono.Può
no tarsilamarciaincostantedegli uomini:mentre sonostatiesclusi tantiB
dagl'imperfetti, e dai futuri,qui ne sono stati riprodotti con usura: la
desinenza è divenuta più lunga , e talvolta quasi indistinta, essen dovi alcune
terze 40. Resta a dire qualche cosa intorno la desinenza amassi,temes
si&c.laqualeesprimeilpresentedell'ottativo,e l'imperfetto del congiuntivo.
E 'manisesto che questo tempo è tratto dalle voci sinco p i z z a t e d e l p i
ù c h e p e r f e t t o d e ' L a t i n i n e l c o n g i u n t i v o , t o l t
o n e il v i come nel perfetto dell'indicativo, e serbate leregole generiche
delle vocali finali, lasciato l'M , e mutata l'E in I & c. Amassi Amasse
Amassimo Amaste Amasseno . del perfetto, che somigliano , come creb
be,increbbe,bebbe&c.E pocovedocosaabbiaafareebbeedebbero, vocidel perfetto,convocidelsoggiuntivo,lequalihannodell'imperfet
persone to, cioè che resta da fare. Possono osservarsi al verbo amare , dove
trattasi della desinenza in ia , ed iano, altre incongruenze. M a l'uso ha già
prevaluto,e chi parla dee parlare conl'uso. T a l e appunto sorse la terza
plurale: ed ancora n e restano degli esempj
FraGuit.let.Ipag.8se'reiabitasseno,elett.2ev'entrassenoalcore. PETRAR.son.154
che andassen sempre lei sola cantando&c.Ma po şteriormente di amasseno si
feceamassono,edoradicesi amassero co munissimamente.Si noti che la seconda
plurale amaste involge una mancanza di lingua: perchè non più vi resta il ssi o
sse, caratteristi co di questo tempo, e perché amaste è voce plurale ancora nel
per fetto dell'indicativo: ed è certo un difetto con unavoce stessa espri
meretempi,emoditantodifferenti.Forseènatodaciòchetalvolta s'in contra voi
avessi per voi aveste, come in Antonio Pucci Centiloquio cant.69 terz.58. Se
voi in qua non m'avessi menato. Anzi ho notato che MACCHIAVELLI tanto
conoscitore della sua lin Amassi nel suo 28 Ama (vi)ssem Ama (vi)sses Ama
(vi)sset Ama (vi)ssemus Ama (vi)ssetis Ama (vi)ssent Ma
primach'iosentissetalruina&c. FRA JACOP.lib.6 c. 18. 28. 42. E siccome
questo tempo nell'italiano esprime il presente dell'ottativo, e l'imperfetto
del congiuntivo, i quali non E cosìnella Gerus.8.24. : "Quel partissi
addita azione già fatta. 29 gua , spesso in tal tempo usa la seconda
singolare per la plurale con premettervi il pronome.Cosi nell'Arle della guerra
ediz. Co smopolipag.42 Farestevoidifferenzadiqualartevoiliscegliessi,e pag.63
iodcsiderereichevoivenissiaqualcheesempio,pag.233.so lovorrei che voimi
solvessiquesti dubbj,e 236 vorrei chemi dices si&c.Un
talescriveresidirebbeartifiziosoonegligente?Glieru diti decideranno se forse era
meno male così scrivere. Certo se repli chiamo nel singolare io amassi, tu
amassi,perchè non farlo nel plurale? Amassetesarebbestata,parmi,lavoce idoneae
conseguente:ma sealtri la dicesse ora , sarebbe uno sgraziato, un imperito .
Tanta è la prepon deranza degli abusi,resi venerandi per vecchiezza. 41.
L'origine di questo tempo è similissima in tutti gli altri v e r b i . C o s ì
d a t i m u i s s e m è t e m e s s i , d a l e g i s s e m è l e g g e s s i,
d a a u d i v i s s e m udissi&c.e nezliausiliaridafuissemfossi,dahabuissem
avessi,mu tato al solito il B in V , e ľ U I in É come in timuissem , timui
& c. e tutti soggiaccionoall'inconveniente anzidetto.Del resto ne'principj
della lingua pendette incerto alcun poco se avesse a farsi amassio amasse di
amassem , e così sentissi o sentisse di sensissem . Quindi Fazio nel Dittam.
lib. 1 c.29. loro discordano,ma provienedal latino,che eraun più che passa to;
così le di lui voci medesime scorrono a significare cose passate non senza un
pocodi confusione:ma eglièmalediorigine,esivuol condonare:peress.SEGNERI
Predic.358.10Visovviend'altroreo,che maitollerasseunaopiùtragicao
piùtirannicaformaditribunale? E'chiaro che quel collerasseesprime cosa
passata:tale è pur quello nelleVit.De'SS.PP.tom.1pag.83.E alloraconosceretechefuil
meglio per m e ch' io m i partissi molto fra D'amarli e di servir,quant'io
potesse. Franc.BARBER. pag. 2 ch'io gli mandasse a quello. Stor.Giosafat pag.
18 ed io non sarei savio se io tale cosa manifestasse. Novell. ANTIC.37
s'iovolesse dire una mia novella&c.Nel primo tom.delle
DeliziedegliErudiliToscanipag.CL.sinotanoaltriesempj disi mili desinenze. E se
piaciuto pur fosse là sopra Ch'iovi morissi,ilmeritai coll'opra. 43. Quanto
agli altri tempi amaverim , amavero & c. sono decom posti negl'italiani,che
io abbia amato, o io avrò amato & c. Sicchè non vi resta presso a poco da
osservare, se non quanto si disse in torno di habueram,fueram &c.
DIPENDENZA Delle Conjugazioni Italiane dall'Infinito, e loro somiglianza
generalissima. Conjugareiverbiitalianinonèchevariarediversamentel'in
finito,secondoimodi,itempi,lepersone,inumeri,come altrove si è detto.Or volendo
conoscere queste variazioni e somiglianzaloro generale,si avverta:Ogni infinito
termina in RE amare,lemere, cre dere, sentire; e quasi tutte le variazioni
succedono appunto in questo RE finale:solamente talvolta subisce de cambiamenti
anche la vocale precedenteilRE.Cos)per avere iparticipj presenti,il RE si muta
inNTE nelle primeeseconde conjugazioni,amante,credente &c.E nelle terze tutto
l'IRE, per ess. di sent-ire si muta in ente, sentente; ovveroilREsimuta
inENTE;obedi-re,obedi-ente.Per avereilpar ticipio passato,aparlar
generalmente,basta nella prima e terza con jugazionemutareilRE inTO
ama-re,ama-to,senti-re,senti-lo.nelle altreconjugazionisicambiatuttol'EREinUTO
lem-ere,tem-ulo, cred-ere, cred-uto. 2. Quanto ai tempi per avere il presente
singolare si lascia il RE dell'infinito,e lavocale precedente il RE simuta in 0
per le primepersone,edovebisognainIperleseconde;ma perle ter ze persone,toltoilRE,I'lsicambiainE
nelleterzeconiugazioni: nelle altre non bisogna variazione ulteriore. Ama-re
teme-re Crede-re a m a teme crede senti Ne'pluraliilRE
dell'infinitosimutainMO,TE,NO,perleprime seconde,e terze persone. Ama-mo
Teme-mo Crede-mo ama-te teme-te crede-te senti-te a m a -n o teme-no crede-no
Senti-mo 30 E cosi trovansi presso gli Antichi terminate le prime e terze
plurali. Vedi questiverbi ne'prospetti e nel S.II.2.E per dare qui un qual
ch'esempio su le terze plurali ,Baldassar CASTIGLIONE nel suo per fetto
Cortigiano usd commoveno, rivesteno, discerneno , occorreno , ca
deno,moveno,serveno,ed altremoltissime.NelVarchisihagiaceno, soggiaceno,ed
altre.Ma ora l'uso porta che anche le vocali prece denti il RE abbiano subito
de'cambiamenti ,dicendosi tutte le prime
personeamiamo,temiamo,crediamo,sentiamo:enelleultimedue con jugazioni
terminandosi le terze persone plurali in ono , temono , cre sente -n o 1 S.
III. 1. amo temo credo sento ami temi credi Senti-re sente 3.
Quanto ai verbi della terza conjugazione, ne'qualivi è la doppia cadenzacome
abborroeabborrisco(vediquestoverboinfine della prima parte ) sappiasi che la
cadenza in isco esce di regola nei pre senti dell'indicativo, imperativo,e
congiuntivo. Tutto il divario è che in questi presenti le persone, prima,
seconda , e terza singolare, si formano come prima secondo le regole, e che poi
alla vocale fi nale si antepone la sillaba ISC in ognuna di queste solamente,
on de si abbia: la terza plurale si trae dalla prima così mutata,aggiuntole ilN
O , segno della pluralità ne'verbi: abborrisco-no.Ossia all'infinito abborri
re, tolto il R E si congiunge sco, sci, sce, scono , abborri-sco , abbor
ri-sci, abborri-sce,abborri-scono. 4. Il Re dell'infinito si muta in VA VI VA
pel singolare a m a -re teme-re crede-re senti-re ama-va teme-va crede-va
sentiva N e plurali alla prima , o terza di ciascun singolare si aggiungono le
distintive dette di sopra MO,TE,NO. amaya-mo temeva-mo sentiva-mo amava -te
temeva-te credeva-te credeva-no sentiva.no Perfetti dell'Indicativo
Perlaterzapersonal'ultimoA diamasimutainOaccentato:nelle altre conjugazioni si
accentuano la E o l'I; masiaggiunge MMO 31 dono,sentono &c ,come se
aggiungasi ilNO alle prime persone, temo,temono,credo,credono,sento,sentono,laddove
essendole terze pluraliun multiplo diterza e non diprima persona singolare,non
doveasiaggiungereilNO,segnodipluralità,senonallaterza sin golare, come dicesi
ama, amano, e non amono. amava-no temeya -no STE 1) sentiva -te ama-vi ama -va
t e m e -vi teme-ya senti-va crede -vi senti-vi Imperfetti dell'Indicativo 2 )
personeplurali, RONO 3 crede-va c r e d e v a -m o abborr (isco abborr(isc)i
abborr(isc)e 5.ToltoilRe dell'infinitosiaggiungeIperlaprima,eSTIper laseconda
persona: per le senti-sti senti ama-mmo teme-mmo crede-mmo
senti.mmo amo teme crede ama-ste teme.ste crede-ste a m a -rono teme-rono 6.Ma
nelle seconde conjugazioni,come in temere e credere, ol tre la legge
universale,il RE dell'infinito spesso si muta per le pri m e in singolari in T
T I; per le terze singolari in T T E , e per le ter ze pluraliin TTERO ovvero
in TTONO dicendosi Temei temetti Credei credetti Temė Futuri dell'Indicativo 7.
Il solo E finale dell'infinito si muta, o cresce in O accentato 1 ) A I nelle
amar-o temer-6 sentire amar-ete creder-emo sentir-emo Presenti dell'Ottativo
8.IIRE simuta in senti-ste crede-rono senti-rono creder-o 33 ama-re t e m
e - r e c r e d e -r e ama-sti teme-sti crede-sti amar-emo temer-emo temer-ete
creder -ete sentir-ete amar-anno temer-anno I SSI SSI SSIMO SSE . STE SSERO
SSONO sentir-à senti i amar-ai temer-ai creder-ai sentir-ó amar-a temer-à
creder-à sentir-ai ama-i teme-i crede-i amar-e temer-e creder-e Credé Temerono
temettero temettono Crederono credettero credettono 2 ) del singolare A
accentato 3 EMO ETE nelle2) delplur. ANNO 3) temette credette Si noti che ora
si volge in E anche l'ultimo A di amare , almeno dagli Scrittori, non senza
equivoco. Vedi amare nel prospetto not.9. creder-anno sentir-anno
senti-re ama-re teme-re crede-re a m a -sse teme-sse crede-sse
crede-ssimo ama-ste teme-ste senti-ssi serti-ssimocic. BBERO 3 ) solamente
nella prima conjugazione si è presoilcostume ( forse non ragionevole)dicambiare
1A precedenteilRE dell'infinitoinE. sentire sentire-i credere-sti credere -bbe
credere-mmo sentire-mmo credere-ste sentire -ste credere-bbero sentire-bbero
credere-bbono sentire-bbono Si noti che le aggiunte che qui si fanno per le due
prime per sone singolari eplurali sonole stesse dei perfettie che quelle che si
fanno per le terze sono , direi , le terze del perfetto di avere, ebbe,
ebbero,ciocchè facilita di molto la formazione di questo tempo, Presente del
Congiuntivo AMO ATE credere credere -i sentire-sti sentire-bbe ama-ssi a
m a -ssi teme-ssi teme-ssi crede-ssi crede-ssi senti-re senti-ssi ama-ssimo
teme-ssimo Amare Io ami Imperfetto dell'Ottativo Conjugazione 1."
10.SitoglieilREdell'infinito,elavocaleprecedenteilRE si muta in I, enel plurale
siaggiunge 3 1 senti-sse crede-ste ama-sseroamassono teme-ssero teme-ssono
crede-ssero crede-ssono 33 I alla 1) S T I 2 ) del singolare BBE 3) MMO I) STE
2)delplurale amare amere-i amere-sti amere-bbe amere-m m o amere-ste
amere-bbero amere -bbono 9. L'infinito resta immutabile e si aggiungono Tu ami
Colui ami Ami-amo Ami-ate Ami-no temere temere -i temere-sti temere -bbe
temere-m m o temere-ste temere -bbero temere-bbono NO 2 person . La
vocale precedente il re dell'infinito si muta in a in tutto il sin. golare, e
nella terza plurale. Il resto è come nella prima :anzilla secondasingolarepuòterminare
comenellaprimaconjugazione;i che sarà considerato ne verbi rispettivi. Credere
Creda Creda o Credi Creda Credi-amo Credi-ate Creda -no Queste sono le
variazioni : gli altri tempi composti risultano da alcuno de' tempi già esposti
, presi da'verbi essere ed avere , e dal participio passato del verbo
particolare, il quale si usa ; e però non occorrono nuovi cambiamenti
nell'infinito .Quindi si dovranno cer care nel prospetto. Intanto si potranno
raccogliere alcune regole, e sono: 11. Tutte le prime persone singolari
dell'indicativo eccetto il perfetto e l'imperfetto finisconoin 0 :tutte
leseconde in I in ogni tempo: tutte le prime plurali in ogni tempo e modo in
mo,e le seconde in Te,eleterzeinNo oRoinalcunitempi.Maintutteleprime plurali
dei presentidi ogni modo,degl'imperfetti,e futuri dell'in dicativolaMè
semplice:amiamoamassimoamavamo ameremo,le miamo temessimo temevamo temeremo
&c.Ma ne'perfetti dell'indi cativo e negl'imperfetti dell'Ottativo la M è
doppia amammo ame remmo , temeremmo crederemmo & c. e cosi le seconde
pluraliin que stid u e tempi ed anche nel presente dell' ottativo anno la S
avanti ilTe finaledicendosiamásleamereste&c.!,lealtreannoilsempli ce
Te.Parimente questi tre tempi possono finire in No ed in Ro nelle terze
plurali:amaro amarono , amerebbero amerebbono, amas, ranno,amino. Gli Marco Mastrofini.
Mastrofini. Keywords: implicature, Delle cose romane di Floro, l’antichita
romane di Dionigio, le cose memorabilia di Ampelio, il sistema verbale della
lingua Latina – del verbo latino, aspetto verbale – la filosofia del verbo –
tempus, azione, la concettualizazione dell’evento e l’azione nel verbo latino
--, categorie sintattiche e morfologiche e semantiche e prammatiche
dell’aspetto verbale nella lingua Latina. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Mastrofini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689123226/in/photolist-2mKAgvL
Grice e Masullo – la scissione dell’intersoggetivo – I lottatori
della tribuna -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Avellino). Filosofo. Insegna a Napoli. Ha trascorso vari periodi di ricerca e di
insegnamento in Germania. Direttore del Dipartimento di Filosofia
dell'Napoli. È stato socio dell'Accademia Pontaniana, della Società
Nazionale di Scienze Lettere ed Arti di Napoli e dell'Accademia Pugliese delle
Scienze. È stato insignito della medaglia d'oro del Ministero per la
Pubblica Istruzione. Candidato nelle liste del Partito Comunista Italiano
prima e in quelle dei Democratici di Sinistra poi, ha ricoperto la carica di
Deputato, è stato Senatore della Repubblica. Trascorre i primi anni della sua
vita a Torino. Si trasferisce a a Nola, dove compie gli studi superiori
frequentando il liceo classico statale Giosuè Carducci. Fequenta il corso
di laurea in Filosofia all'Napoli. Si laurea con Nobile discutendo una tesi su
Benda. Napoli era dominata prevalentemente da Croce; esistevano comunque altri
personaggi capaci di una riflessione autonoma e originale come fu Aliotta che
con il suo sperimentalismo offrì importanti stimoli a Masullo. Studia
l'esistenzialismo che andava diffondendosi in Italia. Assistente volontario
alle cattedre di filosofia e tiene seminari per Nobile, Aliotta, e
Valle. Compie la sua formazione filosofica a Napoli soprattutto con Carbonara.
Carbonara era impegnato attraverso i suoi studi di estetica a ripensare
l'attualismo gentiliano. La sua posizione prende il nome di materialismo critico.
Attraverso il confronto con Carbonara, Masullo si addestra al
rigore concettuale e inizia ad elaborare una propria posizione
originale. Nella formazione e nella costruzione della prospettiva
filosofica di Masullo si combinano diverse componenti. Il neoidealismo,
crociano e gentiliano, lo sperimentalismo di Antonio Aliotta, e, tra idealismo
e materialismo, il materialismo critico di Cleto Carbonara. Masullo però,
mosso dalle proprie inquietudini e dalle impressioni suscitate dai tragici
eventi bellici, studia anche l'esistenzialismo e lo spiritualismo. Infine il
bisogno di comprendere l'uomo concreto e le sue reali tribolazioni lo conducono
ad avvicinarsi alla fenomenologia. Il soggiorno di studio a Friburgo del
1957-58 gli consente di approfondire lo studio della fenomenologia e di conoscere
Weizsäcker, il quale aveva introdotto nel filosofese il concetto di “patico.”
(cf. anti-patico, sim-patico, em-patico). Esistenzialismo, spiritualismo,
idealismo e fenomenologia sono correnti di pensiero variamente intrecciate tra
di loro. Ciò che attraversa trasversalmente questi movimenti di pensiero è la
radicale problematizzazione del rapporto tra pensiero e vita, tra il pensiero e
il suo negativo, ciò che pensiero non è. Il pensiero Intuizione e
discorso è un testo in cui, avvalendosi degli stimoli che provenivano dalla
epistemologia, Masullo si confronta con l'idealismo attualistico e storicistico
per riflettere sul carattere “difettivo” della coscienza e sul suo rapporto con
la conoscenza. Masullo in Intuizione e discorso sostiene che i poli del
fatto e dell'idea, del senso e della coscienza, della vita e delle forme dello
spirito sono legati da un vincolo dialettico. Voler ridurre l'uno all'altro
conduce ad un idealismo soggettivistico o ad un empirismo cieco alle dimensioni
dello spirito. Bisogna comprendere le modalità del vincolo che lega spirito e
corpo. Il pensiero che voglia essere critico, cioè che non voglia ingannarsi,
deve riconoscere che esso si fonda su processi biologici e fisiologici che gli
sono irriducibili. Nel 1957-58 Masullo approfondisce in Germania lo
studio della fenomenologia, ancora poco diffusa in Italia. A Friburgo frequenta
i circoli husserliani capeggiati dall'allievo di Husserl Fink e conosce Weizsacker
del quale Masullo svilupperà il concetto di "patico". Masullo stesso,
tornato in Italia, traduce e commenta alcuni testi di Husserl in un piccolo
libriccino ormai introvabile (Logica, psicologia, filosofia. Un'introduzione
alla fenomenologia, Napoli, Il Tripode) il cui contenuto in parte è poi
confluito nel successivo truttura, soggetto, prassi. Masullo
considera Husserl un grande esploratore della coscienza. Husserl cerca di dare
un fondamento filosofico alle scienze positive indagando il modo in cui la
coscienza costituisce il mondo che la scienza prende ad oggetto delle proprie
particolari ricerche. Masullo però, elaborando gli stimoli dell'antropologia
medica di Weizsacker, lavora al passaggio dalla fenomenologia alla
patosofia. Struttura, soggetto, prassi (1962, 1994) è il testo che
documenta il rinnovamento della ricerca di Masullo. Fa riferimento alle scienze
positive per mostrare che la coscienza è qualcosa di vivo e concreto e non è
«intellettualisticamente sofisticata», trasparente a sé stessa, come vorrebbero
le filosofie speculative le quali riducono la vita psichica alla vita cosciente
e non tengono conto o minimizzano il peso della dimensione psichica inconscia,
svalutata come qualcosa di filosoficamente irrilevante. S. Non è
possibile una conoscenza diretta, per introspezione/riflessionecome vorrebbero
le filosofie speculativedi ciò che pensiero non è. Il pensiero come esperienza
intersoggettiva, sociale (lo Spirito, il Soggetto) può conoscere i suoi
prodotti, i pensieri, il pensato, ma non può conoscersi come processo,
esperienza del pensare, atto, tempo, «paticità» (cioè il pensare come
esperienza soggettiva, esistenza). D'altronde il pensiero come processo non può
essere conosciuto neanche per inferenza da parte delle scienze
positivo-sperimentali. Queste possono misurare i processi, ma non possono
misurarne i vissuti. Lo scacco, il limite della conoscenza è l'apertura
alla prassi e all'etica: riconoscere il nesso operativo tra senso e
significato, crisi e ordine, «patico» e cognitivo, corpo e mente. Analizza
i grandi modelli idealistici e fenomenologici della soggettività. In
particolare, seguendo un'indicazione di Fichte, sviluppa la tesi secondo la
quale il fondamento dell'uomo, cioè la condizione per la quale l'uomo assume i
caratteri della soggettività (libertà, storia, ricerca, progetto,
autodeterminazione) è l'intersoggettività. Di questo fondamento Masullo
analizza le modalità di funzionamento. Masullo, con i suoi studi sulla
«intersoggettività» e il «fondamento» degli anni sessanta e settanta (Lezioni
sull'intersoggettività. Fichte e Husserl, Napoli, Libreria Scientifica
Editrice, La storia e la morte, Napoli,
Libreria Scientifica Editrice, La comunità come fondamento. Fichte, Husserl,
Sartre, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, 1965; Il senso del fondamento,
Napoli, Libreria Scientifica Editrice, Antimetafisica del fondamento, Napoli,
Guida), analizza le «operazioni nascoste» in base alle quali si costituisce
l'io e in base alle quali si costituisce l'oggettività del mondo e individua
nella originaria struttura intersoggettiva il fondamento del mondo umano. Il
fondamento è la comunità, ma essa funzionalmente rimane nascosta all'io per
permettergli di istituirsi ed operare, come ben spiega nell'importante saggio
Il fondamento perduto, in cui rielabora e sviluppa spunti presenti negli ultimi
capitoli di Il senso del fondamento e
raccoglie in modo compiuto i risultati teoretici di due decenni di ricerche
intorno al tema della comunità-intersoggettività come fondamento. Masullo
pubblica inoltre il testo Fichte. “L'intersoggettività e l'originario” in cui
riprende e aggiorna il saggio su Fichte contenuto in La comunità come
fondamento. Fichte, Husserl, Sartre. Pubblica Metafisica. Storia di un'idea. Il
capitolo finale, Il sentimento metafisico, è l'indicazione del passaggio a una
nuova fase del pensiero di Masullo, una fase in cui il tema dell'intersoggettività
lascia il posto alla esplorazione delle dimensioni del vissuto del soggetto,
quindi lascia il posto ai temi della paticità, del senso, del tempo. In
effetti anche i suoi corsi universitari di quegli anni rivelano questo momento
di transizione. Si dedicati al tema dell'inter-soggettività ma vengono
trattati anche i temi caratteristici della seconda stagione della sua
riflessione. Tratta della “difettività del soggetto”; nel corso invece si
occupa di “comprensione del tempo e interpretazione morale, definitivamente
centrati su “i patemi della ragione e l'inter-esse etico.” Nei studi su «tempo», «senso», «paticità»
(Filosofie del soggetto e diritto del senso, Genova, Marietti, “Il tempo e la
grazia. Per un'etica attiva della salvezza, Roma, Donzelli, “Paticità e
indifferenza” (Genova, Il Melangolo). Sostiene che il pensiero critico, nella
sua incapacità di pensare il passaggio, il processo, la trasformazione, il
cambiamento (sustenuto in La problematica del continuo in Aristotele e Zenone
di Elea, seppure solo sul piano logico) è incapace anche di pensare la
soggettività la quale è una forma particolare di cambiamento, è tempo, prodursi
delle differenze all'interno di un campo strutturato, fortemente centralizzato,
l'organismo umano, portatore della coscienza di sé. In questi studi degli
anni ottanta e novanta Masullo considera le modalità affettive e
psicobiologiche dell'esser soggetto. In “Filosofie del soggetto e diritto del
senso” Masullo si confronta con Kant, Hegel, Dilthey, Heidegger e Merleau-Ponty,
i quali storicamente hanno posto il tema della soggettività non riconoscendo
però la differenza tra «significato» e «senso». Masullo rivendica il «diritto
del senso» ad essere riconosciuto nella sua radicale e irriducibile diversità
dal significato. Molto più rilevante nella costruzione della sua
prospettiva filosofica è invece il saggio intitolato Il tempo e la grazia. Per
un'etica attiva della salvezza, nel quale Masullo illustra la sua concezione
della frammentazione della soggettività a partire da alcune considerazioni sui
concetti di esperienza e di tempo. I lessici delle lingue europee antiche e
moderne consentono di distinguere la dimensione orizzontale dell'esperienza
propriamente detta (έμττεŀρία, experientia, Erfahrung) la quale ha un carattere
prevalentemente cognitivo rispetto alla dimensione verticale dell'esperienza
meno propriamente detta (πάθος, affectio, Erlebnis), cioè il vissuto, il quale
ha invece un carattere affettivo anziché cognitivo. Da una parte abbiamo il
giudizio su ciò che abbiamo provato, dall'altra abbiamo il provare come
avvertimento immediato dell'accadermi di qualcosa. Ciò introduce a
un'ulteriore precisazione filologica che riguarda la differenza tra il
cambiamento e il tempo. Il tempo non è il cambiamento. Il cambiamento è il
continuo prodursi delle differenze nell'organizzazione delle forme della vita.
Il tempo è l'avvertimento interiore di questo cambiamento, cioè l'avvertimento
di sé attraverso il cambiamento. L'uomo, a differenza degli altri viventi,
è intrinsecamente tempo. Egli istituisce il tempo nel senso che mette in
relazione i cambiamenti a dei sistemi oggettivi di riferimento, ma ancor più
radicalmente l'uomo è tempo in quanto avverte i cambiamenti del mondo esterno
solo in relazione al proprio modificarsi. Questo avvertimento, il «senso»,
è l'indice della soggettività. L'avvertimento della perdita, il senso del
cambiamento, in una parola il tempo, accende l'allucinazione del sé, scatena il
desiderio di permanenza. Parallelamente alla esplorazione della
soggettività, in Il tempo e la grazia Masullo segue gli sviluppi di
un'emergente epistemologia caratterizzata anch'essa dalla contingenza e
irreversibilità del tempo fisico così come la cosmogenetica ce lo illustra. Il
versante umanistico e quello scientifico convergono nel disegnare
un'antropologia la cui etica non è più la moderna e rassicurante etica reattiva
che salva la società con le sue formulazioni sull'ordine del mondo.
L'etica che Masullo vede in prospettiva scaturire da questo nuovo contesto è
un'etica attiva che salva il tempo, cioè il soggetto, dal vivere la perdita
prodotta dal cambiamento come «disgrazia», mutilazione. La perdita è un momento
necessario nella vita di un essere, l'umano, che non semplicemente cambia, ma
si rinnova e costruisce intenzionalmente il proprio futuro. Una volta
riconosciuto il diritto del senso ad essere inteso nella sua irriducibilità al
cognitive; una volta esplorato il campo
del senso-tempo-patico alla luce della psicanalisi, della letteratura e della
filologia; una volta riconosciute le epocali trasformazioni degli scenari
epistemologici, antropologici ed etici, Masullo nel testo del 2003, Paticità e
indifferenza, si chiede quale può essere ancora, in questo nuovo contesto, il
ruolo della filosofia. La filosofia è «saper assaporare i sapori della vita,
gustare a fondo i sensi vissuti, … elevare i sensi sensibili a sensi ideali e
cogliere nei sensi ideali la possibilità dei sensibili, è la “sapienza del
patico” ovvero, se si ricalca interamente l'etimo greco, è la
“patosofia”». Da un pensiero così articolato derivano alcune indicazioni
e cautele etico-pedagogiche. Essendo l'uomo intrinsecamente temporale, essendo
la temporalità umana irreversibile, l'uomo non può essere fatto oggetto di
conoscenza come un qualsiasi ente. Masullo distingue la conoscenza dalla cura.
Egli inoltre distingue le esperienze (che sono comunicabili e sono i materiali
sui quali si costruisce la conoscenza) dai vissuti (che sono invece
costitutivamente «incomunicativi» in quanto riguardano l'immediatezza del
sentire individuale che non è mai trasparente neanche all'individuo stesso che
li vive). La conoscenza è la dimensione orizzontale dell'esistenza. Essa guarda
alla universalità. Mentre la cura ne è la dimensione verticale. Essa invece
guarda alla unicità-identità, ai vissuti da assaporare e da sublimare in valori
da condividere. Mentre la ricerca di Masullo prosegue in questi anni
curvando verso nuove direzioni, pubblica alcuni nuovi libri. Sscrive Filosofia
morale per una collana di libri che illustrano ciascuno il nucleo delle varie
discipline filosofiche. In effetti Filosofia morale non è un elenco di temi,
personaggi, concetti ma un percorso molto personale all'interno delle questioni
e dei nodi fondanti della disciplina: la specificità della filosofia morale e
la distinzione tra morale ed etica; il bene quale orientamento dell'azione
umana; il soggetto della vita morale, la persona; il dovere, la responsabilità
e il vincolo che ci lega agli altri. Scrive, intervistato dal giornalista
de Il Mattino, Claudio Scamardella, Napoli siccome immobile. Scamardella, in
uno degli ennesimi momenti difficili per la città di Napoli, cerca la figura di
un saggio, di un'autorità morale capace di interpretare il presente e
prefigurare il futuro di questa città malata. Trova questa figura in Aldo
Masullo, filosofo ma anche protagonista della vita civile e politica della
città con concrete iniziative quali, nel 2006, gli incontri con i giovani e la
popolazione nell'ambito del “Manifesto per salvare Napoli”. Il libro è un lungo
dialogo sulle tante debolezze della città presente che si conclude con
un'analisi delle risorse che danno speranza nel futuro. Masullo nel ha pubblicato La libertà e le occasioni, che
sviluppa il tema del suo ultimo seminario all'Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici di Napoli. L'impegno politico Negli anni sessanta e settanta
la contestazione studentesca segnalava il bisogno di rinnovamento
dell'università italiana. Masullo, per i caratteri originali del proprio insegnamento,
è considerato dagli studenti uno dei professori progressisti. Egli in quegli
anni fu eletto deputato come indipendente nelle liste del Partito Comunista
Italiano, ed in seguito come senatore,
si occupò sempre dei problemi del sistema scolastico. Inoltre come parlamentare
europeo lavorò al fianco di Nilde Iotti nella Commissione legale.
All'inizio degli anni ottanta alcuni importanti provvedimenti modificano
l'organizzazione didattica e gestionale dell'università (vengono istituiti i
dottorati di ricerca, riordinate le scuole di specializzazione, creati i
Dipartimenti). Terminato l'impegno parlamentare Masullo dirige per due mandati
il nuovo Dipartimento di Studi Filosofici dell'Napoli intitolato ad Aliotta.
Anche attraverso questo incarico egli incide sulle direzioni della ricerca
filosofica a Napoli. Masullo si mette di nuovo al servizio della politica
quando dopo la crisi politica e sociale degli anni ottanta, agli inizi degli
anni novanta si verifica un generale risveglio della coscienza collettiva. A
livello locale egli dapprima anima per oltre un anno, ale “Assise di Palazzo
Marigliano”, un movimento che si opponeva al progetto NeoNapoli previsto
dal preliminare di Piano Regolatore.l, del quale ottenne il rigetto, suggerendo
la demolizione e il rifacimento integrale dei Quartieri Spagnoli. Forte della
popolarità acquistata con questa esperienza è capolista del PDS nelle elezioni
amministrative e poi, protagonista a Napoli della innovativa esperienza della
"giunta del sindaco". A livello di politica nazionale Masullo è
di nuovo impegnato per due legislature al Senato. Egli è membro della
Commissione di vigilanza dei servizi radiotelevisivi e, come negli anni
settanta, della Commissione per l'istruzione pubblica e i beni culturali in
anni nei quali i provvedimenti relativi a istruzione, università e ricerca sono
numerosi e importanti. Amante dei libri e della cultura dei bambini, lo
spessore del Maestro filosofo emerge inoltre quando in aula si discutono
disegni di legge relativi a temi quali l'ergastolo o la procreazione
assistita. Saggi: “Intuizione e discorso,” – Grice: “Good connection.” (Napoli,
Scientifica); “La problematica del infinito del continuo – l’infinitesmale – la
categoria della quantita – flat and variable,” – Grice: “Excellent
philosophical problem.” Napoli, scientifica,
“Struttura soggetto prassi,”Napoli, scientifica “La comunità come fondamento,” Grice:
“Masullo’s first attempt at a conceptual analysis of the inter-subjective; but
it takes a philosopher to understand that that is what stands behind
‘community,’ or ‘population,’ as I prefer, or the conversational dyad.” Napoli,
scientifica, “Anti-metafisica del
fondamento” Napoli, Guida, “L'inter-soggettivo” Napoli, Guida, “Filosofie del
soggetto e diritto del senso,” Genova, Marietti, “Il tempo e la grazia. Per un'etica attiva
della salvezza,” Roma, Donzelli, “Meta-fisica:
storia di un'idea,” – Grice: “Perhaps Aristotle never had an idea; after all
‘ta meta ta physica’ is later and means: “the stuff the master wrote after the
‘physika’!” Roma, Donzelli, “La potenza della scissione” o diaresis, Napoli, Scientifiche,
“Gografia e storia dell'idea di libertà,” Reggio Calabria, Falzea. – cfr.
Grice: “The history of ‘free’ is hardly a ‘natural history’!” “Paticità e in-differenza,”
Genova, Melangolo, -- Grice: “Masullo’s concept of ‘pathos’ is essential –
while you may have self-pathos, the implicaure is that there is ‘empathy.’” “Inter-soggettivo”
G. Cantillo, Napoli, Scientifica, “Filosofia
morale,” Roma, Riuniti, “Scienza e co-scienza” – Grice: “This pun is only
possible in Italian: conscious and science are less of a parallel word
formation!” “tra parola e silenzio” Grice: “This is my reading between the
lines – i. e. the implicature” atti del convegno (Monte Compatri), P.
Ciaravolo, Roma, Aracne, “Il senso del fondamento,” Napoli, scientifica, G.
Cantillo, Napoli, scientifica, Napoli, siccome immobile. Intervistato, Napoli,
Guida, La libertà e le occasioni,
Milano, Jaca, I linguaggi della follia e
i passi della salvezza. Il lavoro psichiatrico, in S. Piro. Maestri e allievi,
Napoli, Scientifica,. Il filosofo della coscienza, Corriere della Sera, La
grazia della filosofia e della politica, su rainews, Napoli, chi era il più
grande filosofo, su interris, A. Fioccola, Web Magazine dell'Università degli
Studi di Napoli l'Orientale. Aldo Masullo. Masullo. Keywords: l’intersoggetivo,
la scissione di Hegel, il continuo dei velini – velia, infinitesimal –
l’innamorato di Parmenide -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Masullo” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e
Matassi – la filosofia della seduzione dei giocatori di calcio -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (San Benedetto del Tronto). Filosofo. Grice: “I like Matassi; but then I
like football – I was the football team captain at Corpus – and aesthesis, the
seductor seduced – “la condizione desiderante” indeed!” Allievo di Garroni, è
stato Professore di Filosofia morale, coordinatore scientifico della sezione
Filosofia, Comunicazione, Storia e Scienze del Linguaggio del Dipartimento di
Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell'Università Roma Tre; in precedenza
era stato direttore del Dipartimento di Filosofia. Si è occupato anche di Estetica
musicale. È stato Presidente della
Società Filosofica Romana e ha fatto parte del comitato direttivo nazionale
della Società Filosofica Italiana. È
stato nel comitato d'onore della Fondazione Amadeus. Presidente dell’Accademia
Estetica di Rapallo, responsabile della sezione filosofica di Villa Sciarra,
Roma, membro della giunta del CAFIS dell'Università Roma Tre. È stato anche
membro del Comitato scientifico della Fondazione Résonnance dell'Losanna. Ha diretto la collana Musica e Filosofia per
la Mimesis Edizioni di Milano e quella su I Dilemmi dell'Etica per la casa
editrice Epos di Palermo. Ha tenuto un blog sul "Fatto quotidiano"
sui temi che legano la filosofia alle dimensioni del contemporaneo. Ha
collaborato con la rubrica Ricercare, dedicata alla filosofia della musica, al
mensile Amadeus e al mensile Stilos. È stato direttore della collana Italiana
per Orthotes Editrice (Napoli). È stato anche membro del comitato
scientifico-direttivo delle seguenti riviste: Colloquium philosophicum, Paradigmi,Quaderni
di estetica e di critica, Bollettino di studi sartriani, Filosofia e questioni
pubbliche, Links, Lettera Internazionale, Phasis, Itinerari, Prospettiva
Persona, Metabolè, Babel online, Civitas et Humanitas. Annali di cultura
etico-politica. Per quanto concerne il settore estetico-musicale è presente nel
comitato direttivo della rivista internazionale Ad Parnassum.Hortus Musicus,
Civiltà musicale, Orpheus, Itamar. a ricoperto la presidenza di giuria per il
Premio Frascati Filosofia. Menzione speciale
della giuria all'VIII premio internazionale di saggistica “Salvatore
Valitutti”, per Bloch e la musica. È
stato uno dei principali collezionisti al mondo di incisioni relative alle
esecuzioni delle sinfonie e della liederistica di Mahler (circa mille tra
vinili e compact disc). Pensiero Si è
occupato di filosofia tedesca dell'Ottocento e del Novecento, in particolare
del pensiero di Hegel, delle scuole hegeliane, del Neocriticismo tedesco, del
marxismo occidentale e della scuola di Francoforte. Il suo primo lavoro è stato dedicato alle Vorlesungen hegeliane di
filosofia del diritto e all'interpretazione fornitane daGans. Si è occupato di Lukács,
iutilizzando per la prima volta il celebre manoscritto "Dostoevskij"
si è poi occupato di Hemsterhuis, l'autore della celebre Lettera sui Desider e
del dialogo Alessio o dell'età dell'oro.
Le sue ricerche hanno riguardato la filosofia della musica moderna e
contemporanea e in particolare su quella di Bloch, di Benjamin e Adorno, fino ad elaborare un'originale
filosofia dell'ascolto, le cui suggestioni si possono rintracciare nella teoria
musicale moderna di Ernst Kurth, elaborata nei Fondamenti del contrappunto
lineare. In tale prospettiva di ricerca, filosofia della musica e filosofia
dell'ascolto sono strettamente compenetrate, fino a diventare il paradigma di
una rivoluzione formativa che mette al centro del sistema educativo
contemporaneo la musica nella sua declinazione storico-teorica come in quella
pratica. All'interno di tale prospettiva
svolge un ruolo centrale Mozart, il "più ascoltante tra gli
ascoltanti" come lo definì Martin Heidegger. Saggi: Le Vorlesungen-Nachschriften hegeliane
di filosofia del diritto” (Roma, Sansoni, Lukàcs. Saggio e sistema” Napoli,
Guida); “Hemsterhuis. Istanza critica e filosofia della storia, Napoli, Guida);
“Eredità hegeliane, Napoli, Morano, “Terra, Natura, Storia,” Soveria Mannelli,
Rubettino, “Bloch e la musica,” Salerno, Fondazione Menna, Marte editore, Musica
(Napoli, Guida) “Bellezza,” Soveria Mannelli, Rubettino); L'estetica. L'etica, Donzelli,
Roma, L'idea di musica assoluta, Nietzsche e Benjamin, Rapallo, Il ramo, “La
condizione desiderante. Le seduzioni dell'estetico”- Il nuovo melangolo,
Genova; Filosofia dell'ascolto” (Rapallo, Ramo); “Lukàcs. Saggio e Sistema”
(Milano, Mimesis); “La Pausa del Calcio, Rapallo, Il ramo. “Il calcio,” Rapallo..
In: Du Nihilism à l'hermenéutique, Hemsterhuis Franciscus “Sulla scultura; a c.
di Elio Matassi. Palermo. Convegno sulla bellezza", presso il Centro di Studi
Rosminiani di Stresa, Musica e Creatività Intervista a Rai Notte "La
musica assoluta" Inconscio e Magia, Teatro dell'Opera di Roma, Seminario
di formazione del PD Le parole e le cose dei democratici Pisa, Palazzo dei
Congressi, Intervento alla Summer School della Fondazione Italiani-Europei, sui
rapporti tra democrazia e capitalismo, Commento al concerto jazz di M. Donà,
"Tutti in gioco", Porto Civitanova, Bloch e la musica. Utopia a
misura d'uomo. Intervista, Ornamenti, Arte, filosofia, letteratura, M. Latini,
Armando, Roma, RAI Filosofia, su filosofia.rai. Il Potere e la Gloria. Juventus
e Inter Il Fatto Quotidiano, s MLatini, in. tervista su Amare, ieri, di G.
Anders, rivista on-line «SWIF-Recensioni filosofiche», M. Latini, Doppia risonanza sul mondo (a
proposito di "Musica" Napoli), “Il Manifesto”, C. Serra, Recensione a
"Musica". Grice: “Unfortunately, Matassi, being Italian, or an
Italian, is more interested in Nordic Kierkegaard, to pour sorn on their
coldness, than in Ovid’s ‘ars amatoria’ which would interest an Oxonian!” -- Cf.
“La palestra di Platone”. Elio Matassi. Matassi. Keywords: la filosofia del
calcio, in-duzione, se-duzione – Ovidio, ars amatoria, desiderio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Matassi” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703884255/in/photolist-2mLTVsg
Grice e
Matera – implicatura – I segni del zodiac e la semiotica di Peirce -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Matera). Filosofo. Grice: “Only in Southern Italy is a philosopher also responsible
for the astrological edification of the city’s cathedral!” Uno dei più grandi
studiosi e divulgatori di astrologia occidentale e filosofia dell'epoca. Insegna
dapprima a Matera, e successivamente a Napoli.
Vive nel periodo in cui la Contea materana era dominio degli Angioini e
su richiesta di Filippo IV detto "il bello", il re di Napoli Carlo II
d'Angiò, detto "lo zoppo", invia Alano a Parigi. Lì insegna e divenne
noto come dottore universale, profondamente versato in filosofia. In quegli
anni infatti astronomia e astrologia vieneno collegate poiché si crede che gli
astri potessero esercitare un influsso sulle azioni umane. Nei periodi di
soggiorno a Matera, abita, secondo Verricelli nella contrada di Lo Lapillo tra
il castello e il puzzo dove sorge l’acqua della fontana hera la sua vigna con
una casuccia di pietre, piccola, mal fatta casa propria di filosofo quale
oggidì si chiama la vigna e casa di Alano. Si tratta della collina dove poi fu
edificato il Castello Tramontano. In quella casetta il grande filosofo passava
intere notti ad osservare il cielo e gli astri con strumenti rudimentali. Di
Alano è il motto presente nel “Glora mundis”: La goccia perfora la pietra non
colpendola due volte con forza, bensì colpendola continuamente, così tu trai
profitto studiando non due volte ma continuamente. È l'esortazione con cui
invita a raddoppiare impegno e curiosità sulla strada della conoscenza. Secondo
alcuni, il perfetto orientamento delle facciate della Cattedrale di Matera e
del suo campanile lungo i punti cardinali si deve alle osservazioni
astronomiche di Alano.A Matera una strada, trasversale di via Nazionale, tra le
vie Salvemini e Di Vittorio, è dedicata ad Alano. G. Fortunato, Badie, feudi e
baroni della Valle di Vitalba, ed.Lacaita, Personaggi della storia materana,
Altrimedia, per i Quaderni della Biblioteca provinciale di Matera M. Morelli, Storia di Matera, ed. F. lli
Montemurro, F. Volpe, Memorie storiche di Matera, ed. Atesa, Dizionario
corografico del Reame di Napoli, ed. Civelli, Biografie dei personaggi illustri
di Matera, sassiweb. ntonio Giampietro,
Personaggi della storia materana, Alano di Matera. Matera. Matera. Keywords: implicature,
la collina del castello tramontanto, la catedrale di Matera, astrologia,
astronomia, dottore universale, Napoli, Bologna, Parigi, the semiotics of
astrology, Grice on zodiac signs, semiotic, semiology, astrology, astronomical
chart. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Matera” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692257175/in/photolist-2mPZ2Vc-2mPpmMv-2mKC3nj-2mKHkna-2mKSk8n-nfKCoW-nivfse-nfKC96-nidYDE
Grice e
Mathieu – l’uomo aniamle ermeneutico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Varazze).
Filosofo. Grice: “There are various things I love about Mathieu: his idea of
the ‘uomo, animale ermeneutico’ is genial – and true!” Grice: “Mathieu rightly
focuses on Kant’s problems with emergentism, i.e. the fact that life (or
‘vivente’) cannot be reduced. I love that.” Grice: “Mathieu has emphasised the
irreductionism alla Bergson. I like that.” Grice: “Mathieu makes an apt analogy
between Goedel’s work for alethic systems – that they cannot self-reflect, and
deontic systems --.” Dopo il liceo, si iscrisse a orino. Si laureò con Guzzo,
filosofo rappresentante dello spiritualismo ced autore di importanti studi
su Kant (un filosofo che sarebbe stato
centrale nella vita intellettuale di Mathieu). Libero docente nella
filosofia, è stato professore incaricato, e Professore di filosofia teoretica a Trieste.
Primo vincitore del concorso di Storia della filosofia, è stato ordinario di
filosofia fino al ruolo di professore emerito di filosofia morale a Torino -- è
stato membro del Comitato del CNR; è
stato membro e poi vicepresidente del Consiglio esecutivo dell'UNESCO (Parigi).
È stato membro del Comitato Nazionale di Bioetic; è socio dell'Accademia dei
Lincei e membro del Comitato Premi della Fondazione Balzan. Ha fondato
con Berlusconi, Colletti ed altri il
movimento politico Forza Italia. Si è candidato al Senato della Repubblica nel
collegio di Settimo Torinese: sostenuto dal centro-destra (ma non dalla Lega
Nord), ottenne il 33,2% e venne sconfitto dal rappresentante dell'Ulivo, Tapparo.
Con il sindaco di Brindisi Mennitti ha dato vita alla Fondazione Ideazione, per
il cui quotidiano ha curato una rubrica fino alla chiusura della testata. Nel
luglio (in connessione con la sua carica
di presidente del collegio dei probiviri del PdL che è chiamato a giudicare
l'operato dei finiani di Generazione Italia) diversi organi di stampa
riprendono la voce, già circolante da tempo, di una sua adesione all'”Opus
Dei.” A tale proposito sono giunte alla redazione del Corriere della Sera che
aveva pubblicato la notizia le smentite sia dell'Opus Dei che dell'interessato. Ha
offerto contributi significativi in almeno quattro ambiti della ricerca
filosofica: la filosofia della scienza; la storia della filosofia;
l'estetica; la filosofia civile. Ha indagato i limiti interni ed i limiti
esterni della scienza. Tale indagine ha avuto due filosofi del passato come
suoi principali punti di riferimento: Kant e Bergson. Ha infatti ripreso e
sviluppato le ricerche di Kant sui limiti interni della scienza e sulla sua
fondazione. A tale riguardo pubblicò il saggio "Limitazione qualitativa
della conoscenza umana" a cui fece seguito, "L'oggettività nella
scienza e nella filosofia". Seguendo Bergson, ha valorizzato anche
altre forme della conoscenza e della espressività umane non riducibili alla
cienza, ma non per questo ad esse opposte. Ha infatti sempre ritenuto che la
realtà, e segnatamente la realtà umana, non possa essere esaurita dalla
scienza, e richieda invece una costante attività interpretativa.. L'uomo,
dunque, è chiamato ad essere scienziato della natura ed ermeneuta della
cultura. Sarebbe però riduttivo non ricordare che i suoi contributi alla
filosofia della scienza riguardano una pluralità estremamente diversificata di temi.
Ad esempio, sono ddue studi pionieristici sull'applicabilità del teorema di
Gödel al diritto. Gödel aveva scoperto che non si può dimostrare la coerenza di
un sistema all'interno del sistema stesso; Mathieu ritiene che, almeno
analogicamente, la scoperta di Gödel possa applicarsi al problema della fondazione
di un sistema deontico. Uun'autorità non può legittimarsi da sola in modo
formale e, dunque, anche il diritto richiede fondamenti esterni (etici, non
emici): l'efficacia e la giustizia. Ha realizzato alcune traduzioni
fondamentali. E forse il suo contributo maggiore alla storia della filosofia è
consistito proprio in un'opera che combina traduzione e ricostruzione critica,
ovvero l'opus postumum di Kant. Tale opera affronta questioni teoriche
tutt'oggi aperte (soprattutto nella fisica e nella biologia teoriche), come il
problema della forma degli oggetti solidi o il problema del “vivente,” cioè il
problema della vita in quanto tale e non ridotta a semplice. Ha curato poi
le edizioni di opere di Leibniz: si è trattato di un ampio lavoro che si è
raccolto in "Scritti politici e di diritto naturale" "Leibniz e
des Bosses" "Saggi filosofici e lettere" e "Saggi di
teodicea: sulla bontà di Dio, sulla libertà dell'uomo, sull'origine del male.”
La sua estetica, pur nella varietà dei temi trattati, rimanda ad una
problematica essenzialmente ontologica: lo svelarsi dell'ente. Cioè, l'opera
d'arte è heideggerianamente concepita come il modo attraverso cui gli uomini
possono cogliere il passaggio dal nulla all'essere. Di estetica è "Goethe
e il suo diavolo custode", edito per i tipi di Adelphi. Al centro di
questa ricerca vi è la figura di Mefistofele, analizzata in tutta la sua
profondità e capacità genealogica. Nei suoi volumi
sull'estetica della musica sviluppa la tesi affascinante che ascoltare la
musica è un ascoltare il silenzio. Grande è la potenza significante di ciò che
non significa nulla, perché è il nulla a far emergere l'essere delle cose. E la
musica e la luce si situano proprio in questo iato insuperabile fra l'essere e
il nulla. Entro i suoi molteplici contributi alla filosofia civile, si staglia
netta, per importanza e originalità, una triade di saggi edicati a quello che
potremmo chiamare "stato spirituale dell'Occidente". Si tratta di opere
scritte in un periodo dunque estremamente critico per l'Italia, ma che
mantengono ancora una grande attualità. Fa percepire al lettore il pericolo
valoriale in cui è venuto a trovarsi l'Occidente e pone in essere una critica
serrata alle ideologie totalitarie o nichiliste. In questo senso, vi è un'aria
di famiglia con i lavori di quei filosofii come Horkheimerche ha prospettato i
rischi di un'eclisse dell'individuo nella società tecnologica di massa. Un
articolo sul Corriere della Sera
rettifica sul Corriere della Sera
smentita sul Corriere della Sera. Saggi: “Bergson, Torino); “La
filosofia trascendentale” (Bibliopolis, Torino); Leibniz e Des Bosses, Torino);
“L'oggettività nella scienza e nella filosofia contemporanea, Torino; L’esperienza”
(Trieste); Dio nel "Libro d'ore" di R. M. Rilke, Olschki); “Dialettica
della libertà, Napoli); “La speranza nella rivoluzione, Milano, Vincenzo Filippone-Thaulero,
Salerno Temi e problemi della filosofia, Roma, Perché punire, Milano, Cancro in
Occidente, Milano, La voce, la musica, il demoniaco. Con un saggio
sull'interpretazione musicale, Spirali, Filosofia del denaro, Roma, Elzeviri
swiftiani, Spirali, La mia prospettiv, Barone Francesco; Melchiorre Virgilio,
Gregoriana Libreria, Gioco e lavoro, Spirali, La speranza nella rivoluzione,
Spirali); “Nazionalismo”; S. Cotta, Japadre, Perché leggere Plotino, Rusconi); Tipologia
dei sistemi e origine della loro unità, Lincei, Orfeo e il suo canto. Scritti, Zamorani,
Il nulla, la musica, la luce, Spirali, La
fedeltà ermeneutica, Paoletti Laura, Armando, Per una cultura dell'essere,
Armando L'uomo animale ermeneutico, Giappichelli, Le radici classiche
dell'Europa, Spirali, Goethe e il suo diavolo custode, Adelphi, Privacy e
dignità dell'uomo. Una teoria della persona, Giappichelli, Plotino, Bompiani, Perché
punire. Il collasso della giustizia penale, Liberilibri, Introduzione a
Leibniz, Laterza, In tre giorni, Mursia,;
La filosofia, Marcovalerio, Kant Bergson. quotidiano Ideazione, il fatto quotidiano. 3del portavoce
dell'Opus Dei sulla non appartenenza alla Prelatura dell'Opus Dei, su archive ostorico.corriere.
Vittorio Mathieu. Mathieu. Keywords: al di la del bene e del male, la fedelta
ermeneutica, l’uomo animale ermeneutico, il demoniaco, l’angelo custode, il
demonio custode, il diavolo custode. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Mathieu” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745480478/in/datetaken/
Grice e
Maturi – implicatura – filosofia italiana – l’io e l’altro – io e l’altro – i
duellisti -- Luigi Speranza (Amorosi). Filosofo. Grice: “There are two main
things I love about Maturi, and I hate it when philosophers just dismiss him as
an ‘Italian,’ or worse, ‘Neapolitan’ Hegelian – as when they refer to me as a
member of the Oxford school of ordinary language philosophy! The first is his
typically Neapolitan-hegelian school account of what he calls ‘autocoscienza
recognoscitiva,’ which is something I do take for granted in my conversational
theory of inter-ratiationality; the second is his elaboration of what he calls
the passage from the non-human animal to the ‘human-animal’ in a sort of
pirotological passage.” Grice: “What I like about him is that he considers each
‘stage’ as just as fundamental as the other; which implicates that actually the
‘higher’ stage has a ‘foundation’ on the previous one. Here ‘foundational’
makes perfect sense; and it gives Maturi an excuse to rather pompously label
the concept: ‘forma fondamentali’ of the ‘vita.’ It’s exactly like my soul
progression, -- which I explore in ‘Philosophy of Life.’” It is not surprising
that Gentile loved Maturi and forwarded his “Introduction to philosophy.” sDocente
prima nei licei e poi nell'Napoli. Dopo i primi studi nella cittadina natale,
si trasferì a Napoli ove conseguì la licenza liceale. La frequentazione di
Bertrando Spaventa e di Augusto Vera, lo introdusse alla filosofia
hegeliana destinata ad esercitare nel
suo pensiero un'influenza duratura.
Laureatosi in giurisprudenza, tre anni dopo vinse un concorso per
uditore giudiziario. Ottenuta
l'abilitazione, insegnò filosofia nei licei di varie città. Conseguita la
libera docenza, tenne corsi di filosofia hegeliana nell'Napoli quando ritornò
all'insegnamento liceale presso l'istituto Umberto I della città partenopea.
Inizia una corrispondenza con Croce e Gentile, i maggiori esponenti
dell'idealismo italiano, ai quali fu legato da un rapporto di amicizia. Saggi: “Soluzione
del problema fondamentale della filosofia” – Grice: “He implicates there is
one. Cf. Strawson, Solution to the problem of the king of France’s hair loss.” “Bruno.”
Grice: “Italians seem to have a predilection for philosophers who were burned.”
“L'ideale del pensiero umano; ossia, la esistenza assoluta di Dio.” Grice: “For
Kant, and my friend D. F. Pears, existence is not a predicate, for another of
my friends, J. F. Thomson, it is!” “Uno
sguardo generale sulle forme fondamentali della vita” Grice: “The key concept
is ‘forma fondamentale’ as applied to ‘vita.’ -- Grice: “My favourite is his description of
the ‘forma fondamentale’ of the ‘vita’ of the non-human animal to the ‘forma
fondamentale’ of the ‘vita’ of the human animal.” L'idea di Hegel. Grice: “When
I told Hardie that I was reading “The idea of Hegel,” he said, ‘what do you
mean, ‘of’?” “For Maturi, it’s the same, and it is delightful to see that he
can quote Hegel in ‘Deutsche’ without caring to translate! Them was the days
when European languages counted!” La filosofia e la metafisica” Grice: “The
‘and’ is aequivocal: cf. Durrell, “My family and the animals.”“Principî di
filosofia” (apparently by Spaventa – Maturi has an introduction to philosophy).
Grice: “I must confess that I love the word principle, but again, Hardie would
say, what do you mean ‘of’ – my principle of conversational helpfulness – or
when I speak of the principle of conversational self-love and the complementary
principle of conversational benevolence,” I’m not sure who I apply it to! The
conversationalist like me, I s’ppose.” “Una
relazione scolastica.” Grice: “He doesn’t mean Russell.” “But what he means is
a syllabus which is illustrative of Neapolitan Hegelianism!” Dizionario Biografico
degli Italiani, riferimenti in. Mario Dal Pra, Milano, Bocca, Guzzo, Brescia,
Morcelliana, A. Gisondi, Forme dell'Assoluto. Idealismo e filosofia tra Maturi,
Croce e Gentile, Soveria Mannelli, Rubbettino, G. Giovanni, "Filosofia
hegeliana e religione. Osservazioni", Benevento, ed. Natan,. Hegelismo Idealismo Neoidealismo italiano. G.
Calogero, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Sebastiano Maturi. Maturi. Keywords: implicature, Bruno, Vico, Aquino,
Spaventa, I duellisti, l'io e l’altro – riconoscimento, la dialettica del
signore e del servo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maturi” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691410023/in/photolist-2mQoQhs-2mPXDFp-2mPLEqt-2mPKvMM-2mPxLC4-2mPkobg-2mNzeEc-2mNbwWj-2mLLZRD-2mLP9qE-2mLLwjC-2mLyVqx-2mKMZii-2mKTyvC-2mKw3hq-2mKbok1-2mPLygi-2mPHbXQ-2mJq2uE-E4u3XA
Grice e
Maturi – filosofia napoletana – filosofia italiana – Luigi Speranza -- (Napoli).
Filosofo. Grice: “People sometimes asks me how my intentionalist approach can
be applied to history. I always respond: Read Maturi!” Grice: “Maturi’s
‘Interpretazioni,’ thus in plural, ‘del risorgimento’ is a classic --.” Grice::
“Even in London, the risorgimento had at least two interpretations! One in
Woolwich, and another one elsewhere! And there is possibly a gender distinction
too with “Speranza,” Wilde’s mother, being somewhat fanatic about it!” – Compe la
sua formazione culturale a Napoli dove si laureò con Schipa, uno dei firmatari
del manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Croce. Del suo
maestro, per la lezione di rigore che gli aveva impartito, Maturi conservò un
commosso ricordo ed ebbe modo di esprimere pubblicamente la sua gratitudine in
occasione della morte di Schipa, pronunciandone il necrologio. Seguì con
attenzione ed interesse, ma anche con spirito critico, le lezioni di Croce
conseguendo una laurea in filosofia con Gentile con una tesi su Maistre.
Impostato sulla lezione crociana è il saggio “La crisi della storiografia
politica italiana” a cui seguì quello dedicato a Gli studi di storia moderna e
contemporanea, inserito nel primo dei due volumi dell'opera del “La vita
intellettuale italiana.” Il suo primo lavoro Il concordato tra la Santa Sede e
le Due Sicilie pubblicato fu giudicato positivamente dalla critica s di Omodeo
che lo recensì ne La Critica. Frequenta la Scuola storica per l'età moderna e
contemporanea diretta da Volpe e fu segretario e bibliotecario dell'Istituto
storico per l'età moderna e contemporanea. Fu collaboratore
dell'Enciclopedia italiana per la quale scrisse numerose voci tra le quali
quella dedicata al "Risorgimento" ispirata alle sue idee liberali.
A causa di questo episodio, nonostante il suo disinteresse per la vita politica
attiva, fu allontanato dall'Istituto storico per l'età moderna e
contemporanea. Nei suoi saggi di storia politica i suoi punti di
riferimento sono Croce, Meinecke, Salvemini, e Volpe. Dapprima come
incaricato di storia del ri-sorgimento e poi come ordinario tenne le sue
lezioni a Pisa dove ha modo di scrivere numerosi saggi come alcune importanti
voci nel Dizionario di politica a cura del Partito nazionale fascista, il
saggio Partiti politici e correnti di pensiero nel Risorgimento, e l'accurata
biografia Il principe di Canosa. I corsi di storia della storiografia tenuti a
Pisa furono continuati a Torino quando ha la cattedra di Storia del Risorgimento
e quella di Storia delle dottrine politiche che occupa sino alla sua
inaspettata scomparsa. Le sue lezioni di quest'ultimo periodo furono
raccolte nell'opera postuma Interpretazioni del Risorgimento considerata di
primaria importanza dagli storici. Saggi: “Interpretazioni del
Risorgimento, coll. Biblioteca di cultura storica Einaudi,'Enciclopedia
italiana, Accademia delle scienze di Torino, In memoria, Istituto per la storia
del Risorgimento italiano, Roma 1Interpretazioni storiografiche del Risorgimento.
Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Walter Maturi.
Maturi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maturi” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e
Maurizi – la vendetta di Bacco – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo. Grice: “I like Maurizi; of
course his ‘vendetta di Bacco’ makes sense only in the context of Nietzsche’s
rather recherché dichotomy!” – Grice: “His idea of the ‘suspected ‘I’’ is good,
but he is not, as I was, having in mind Reid, but Freud!” Si è laureato in
filosofia della storia presso l'Università degli Studi di Roma "Tor
Vergata" e ha conseguito il dottorato di ricerca nella medesima università
discutendo una tesi su Cusano e il concetto di non altro da cui è nato il
volume La nostalgia del totalmente non altro. Cusano e la genesi della
modernità (Rubbettino). Dopo un periodo di formazione in Germania attualmente
svolge la sua attività di ricerca presso l'Università degli Studi di Bergamo.
Pubblica le sue ricerche su alcune prestigiose riviste come la Rivista di
filosofia neo-scolastica, il Journal of Critical Animal Studies, Dialegesthai,
Alfabeta, Lettera Internazionale, e collaborando, inoltre, con i quotidiani
Liberazione e L'Osservatore Romano. Ha poi partecipato alla stesura del secondo
volume di L'Altronovecento. Comunismo eretico e pensiero critico (Jaca Book, )
ed è il traduttore e curatore dell'edizione italiana di Georg Lukács, Coscienza
di classe e storia. Codismo e dialettica, Alegre, Roma di Ralph Acampora,
Fenomenologia della Compassione, Edizioni Sonda, Casale Monferrato,, e ha
tradotto, con G. Dalmasso, Derrida,
Teoria e prassi. Corso dell'École Normale Supérieure Jaca Book, Milano,. Ha contribuito
alla fondazione delle riviste scientifiche "Liberazioni" e Animal
Studies. Rivista italiana di antispecismo. Pensiero Maurizi ha suddiviso
i suoi interessi di ricerca tra la filosofia dialettica (Cusano, Hegel, Marx,
Adorno), la teoria critica della società e le implicazioni politiche di una
visione "sociale" dell'antispecismo a partire da una rielaborazione
del pensiero della scuola di Francoforte. Tanto le sue ricerche su Adorno,
quanto quelle su Cusano si incentrano sul tentativo di porre in evidenza il
tema della storicità dell'umano non in termini di un astratto e formale
"essere-nel-tempo", quanto più propriamente nel vedere nell'essere
storico, in tutta la sua determinatezza, l'irriducibile istanza di verità
dell'umano stesso: l'essere storico è in tal senso irriducibile ad ogni
ontologia dell'essere temporale seppure ciò non porti necessariamente ad un
relativismo storicista. Prendendo spunto dalla lettura critico-negativa di
Hegel portata avanti da Adorno, infatti, Maurizi sostiene la leggibilità e
razionalità della storia come segno del dominio, l'universale storico non come
traccia di un positivo che si farebbe strada attraverso il negativo delle
vicende umane, bensì come questo stesso negativo che informa di sé la civiltà,
imprimendo ad essa la direttrice di un progresso della razionalità strumentale
che è l'antitesi della redenzione. La sua rilettura del pensiero della
filosofia di Francoforte ha così costituito un punto di partenza per una
ridefinizione dell'opposizione natura/cultura e lo ha portato ad estendere la
critica ai meccanismi di dominio anche al controllo e allo sfruttamento del non
umano, e più in generale della Natura. Il suo pensiero riguardo alla filosofia
antispecista è in continuità con quello espresso dal sociologo David Nibert ed
in netta opposizione all'utilitarismo di Peter Singer criticato da Maurizi come
un antispecista metafisico. Un punto centrale nell'argomentazione filosofica di
Marco Maurizi, che rende originale il suo lavoro rispetto a quello degli altri
teorici dei diritti animali, riguarda l'interpretazione in termini
storico-sociali dello specismo. Ogni attività intellettuale «antispecista»,
secondo Maurizi, consiste quindi essenzialmente nel fare propria questa scelta
di campo: sottolineare come la questione animale sia un aspetto irrinunciabile
di ogni ipotesi di trasformazione dell'esistente. Secondo Maurizi
l'antispecismo è dunque essenzialmente politico
e non possiamo affrontare, come fanno Peter Singer o Tom Regan, la
questione animale da una prospettiva astrattamente morale. All'attività di
filosofo, Maurizi ha così affiancato quella di attivista per i diritti animali,
intrecciando l'attività speculativa con quella politica; risultato di questa
attività è il libro Al di là della Natura: gli animali, il capitale e la
libertà (Novalogos, ). Maurizi è stato inoltre fondatore delle riviste di
critica antispecista Liberazioni e Animal Studies, della rivista online Asinus
Novus che prende il nome dal suo breve testo Asinus Novus: lettere dal carcere
dell'umanità (Ortica, ). Nel
l'associazione Per Animalia Veritas raccoglie alcuni suoi scritti che
rappresentano un sunto aggiornato del suo pensiero sulla filosofia
antispecista: Cos'è l'antispecismo politico (Per Animalia Veritas, ). Sulla
scia delle riflessioni adorniane, Maurizi ha anche lavorato sulla filosofia
della musica e la teoria critica musicale. Le sue teorie sull'antispecismo
politico sono abbondantemente discusse nel libro di Lorenzo Guadagnucci
Restiamo Animali: vivere vegan è una questione di giustizia (Terre di Mezzo, ),
da Matthias Rude Antispeziesismus. Die Befreiung von Mensch und Tier in der
Tierrechtsbewegung und der Linken (Schmetterling, Stuttgart ) e altri autori
della scena antispecista di lingua tedesca. Saggi: “Il tempo del non-identico,”
Jaca); “La nostalgia del totalmente non altro” – La genesi della modernità,
Rubettino, “Al di là della natura: gli animali, il capitale e la libertà,”
Novalogos, “Asinus Novus: lettere dal carcere dell'umanità,” Ortica, “Cos'è
l'anti-specismo?” Per animalia veritas, “L'io sospeso: l'immaginario tra
psicanalisi e sociologia, Jaca, Grice: “This reminds me of my fantasies on ‘I’
– “The suspected I’ is a genial phrase!” -- “Chimere e passaggi” Mimesis, “Altra
specie di politica, Mimesis, “Musica per il pensiero. Filosofia del
progressive” -- Mincione, “La vendetta di Dioniso” -- la musica contemporanea da Schönberg ai
Nirvana, Jaca, “Quanto lucente la tua in-esistenza” --- L'Ottobre, il
Sessantotto e il socialismo che viene, Jaca. Intervento di M. Maurizi su questi
temi per la Casa della Cultura di Milano: youtube.com/watch?v= ZNfJrRx-7fo Intervista su questo tema a cura del
collettivo Tierrechtsgruppe Zürich (Zurigo) M. Maurizi La genesi dell'ideologia
specista in Liberazioni:/ M. Maurizi Per una cultura antispecista in Asinus
Novus: rivista di antispecismo e filosofia: Copia archiviata, su
asinusnovus.wordpress.com. Intervento M. Maurizi per il primo convegno
nazionale antispecista: youtube.com/watch?v=JwZiW4ngrag Intervista a M. Maurizi e L. Caffo sulle
nuove prospettive dell'animalismo: youtube Testo recensito da L. Pigliucci per
la rivista "Lo Straniero" di Aprile: Copia archiviata, su
asinusnovus.wordpress.com.Intervista di F. Pullia sul quotidiano "Notizie
Radicali" Una recensione del testo: Copia archiviata, su
asinusnovus.wordpress B. Le GocM. Maurizi, Musica per il pensiero. Filosofia
del progressive italiano, Mincione, Roma.
Antispecismo Diritti degli animali Scuola di Francoforte. Asinus Novus.
Antispecismo e Filosofia, su asinusnovus.net. Animal Studies. Rivista Italiana
di Antispecismo, su rivistaanimalstudies.wordpress.com. Marco Maurizi. Maurizi.
Keywords: la vendetta di Bacco -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maurizi” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703667269/in/photolist-2mQwYd8-2mQtcUw-2mQkxxa-2mQjVch-2mQaKxF-2mPYYve-2mPyW8A-2mPyn68-2mPrb68-2mNzeEc-2mLLY7G-2mLQdrQ-2mKFrQ6-2mLSNX8-2mLGRht-2mLMaMX-2mLGjg5-2mKPS8q-2mKC3nj-2mKuZ8r-2mKDA5r-2mPoBGn-2mKAuZM-2mGT6p1-2mGnP2f-E58e4H-DeWyrT-AJp6ja-mukgnR-mumBeo-mujH18-AKkszP-AKm2wa-iaPpsv-BfCsgw-A71D2h-BxbiQ5-iaPo9Z-iaP9LN
Grice e
Mazzarella – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo. Grice: “I love Mazzarella’s ‘necessary word’ – not precisely what I
was thinking when philosophising about conversation, but for Mazzarella, the
conversational motivation is to HELP in the most authentic fashion – Compared
to his ‘parola necessaria,’ my principle of conversational helpfulness, while
based in part in the desideratum of conversational benevolence, looks pretty
lame!” -- Grice: “I like Mazzarella. The fuss he makes in translating
Heidegger, whom I have elsewhere called ‘the greatest living philosopher’ – he
was living then –.” Grice: “Mazzarella, who is relying on somebody else’s
translation, is especially focused on Heidegger’s Latinate ‘fakt.’ From ‘Fakt,’
Heidegger gets an abstract noun. But he also uses the Germanic for ‘deed.’
Relying on the cognateness of ‘fakt’ with ‘fatto’ – cognate itself with
‘effetto,’ Mazarella agrees that the translation goes from ‘factivity’ to
‘effectivity.’ And it should inspire all philosophers into seeing how similar
these two concepts are – if indeed two concepts they are, seeing that they come
from the same Roman root! But Mazzarella would know that – you wouldn’t!” – Professore a Napoli, è tra i principali interpreti di Heidegger.
Deputato al Parlamento nella XVI Legislatura per il Partito Democratico. Dopo essersi laureato presso l'Università
degli Studi di Napoli “Federico II” con Masullo, inizia la sua attività di
ricerca come borsista DAAD in Germania, e successivamente presso l'Salerno. In
seguito è professore incaricato di Estetica presso l'Università dell'Aquila.
Dopo essere stato professore associato di Filosofia Teoretica presso l'Catania
e di Filosofia della storia presso l'Napoli “Federico II”, diventa professore
straordinario di Storia della filosofia presso la Facoltà di Magistero
dell'Salerno e dal 1993 Professore di Filosofia Teoretica presso l'Napoli “Federico
II”. Dirige il Dottorato di Ricerca in “Scienze Filosofiche” dell'Napoli “Federico
II” e cura la programmazione e le relazioni internazionali per la Facoltà di
Lettere e Filosofia, di cui è Preside dal 2005 al 2008. Nel 2008 viene eletto
deputato del Parlamento italiano, divenendo componente della VII Commissione
Cultura della Camera. Opere In una delle
sue opere principali, Tecnica e Metafisica. Saggio su Heidegger, Mazzarella
indaga i processi decostruttivo-ermeneutici sottintesi all'heideggeriana storia
della metafisica occidentale, fino a formulare un'ipotesi
"ecologica"(in senso originario, come pensiero relativo all'abitare
dell'uomo) relativa alle interpretazioni del "logos" eracliteo e
della categoria aristotelica della "physis" riscontrate nei saggi
successivi alla cosiddetta "svolta" del pensiero di Heidegger. In Vie d'uscita. L'identità umana come
programma stazionario metafisico, le aporie di una metafisica del fondamento
sono affiancate alla dimensione tecnica della contemporaneità, intesa
storicisticamente come epoca del compimento del nichilismo. Centrale diventa
l'idea di un "essere-alla-vita", categoria che richiama in modo
lampante l'"essere-nel-mondo" di heideggeriana memoria; le questioni
teoretiche vengono così ridotte a questioni etiche riguardanti un'ontologia
minima, ove la filosofia prima si trasformi in filosofia seconda, lasciando il
posto ad un programma metafisico-antropologico di custodia e mantenimento della
e nella propria epoca. L'essere-alla-vita necessita di intendere la cultura
come “endiadi di natura e storia, ma in questa endiadi natura prima ancora che
storia”. Pensare e credere. Tre scritti
cristiani rappresenta un altro orizzonte del pensiero di Mazzarella; il
rapporto tra religione rivelata e filosofia si gioca sullo sfondo di una prospettiva
storicista di matrice diltheyana, sebbene non siano esenti dalla riflessione
Hegel, Schelling e la teologia dialettica contemporanea. Interessante è la
prospettiva di una religione come "integrazione" e apertura all'amore
fraterno, configurato nel concetto di "agape". I suoi scritti sono in ogni caso
contrassegnati, com'è tipico della recente scuola di pensiero napoletana, sorta
sulla scia delle dottrine di Croce, da una ripresa di temi propri dello
storicismo (Nietzsche e la storia. Storicità e ontologia della vita). In un dialogo costante con i teologi più
liberali e moderni, quale ad es. Bruno Forte, Mazzarella si è occupato
specificamente dei temi della bioetica, coniugando il tema della tutela della
vita alla ripresa del concetto di sacralità (Sacralità e vita). In Opera media ha inoltre messo in luce un
talento poetico non indifferente, che gli è valso l'apprezzamento della critica
e diversi riconoscimenti. Ha composto quattro raccolte di poesie, e pubblicato
singoli componimenti in diverse antologie.Finalista al Premio di poesia “Città
di Vita”, Firenze, e nel 1999 ha vinto il Premio Speciale “La finestra” al
Premio Nazionale di poesia “Alessandro Tanzi” perUn mondo ordinato. Saggi: “Tecnica e metafisica” -- saggio su Heidegger
(Guida, Napoli); “Nietzsche e la storia: ontologia della vita” (Guida, Napoli);
“Storia metafisica ontologia” -- Per una storia della metafisica” (Morano,
Napoli, -- Grice: “What Mazzarella is proposing is what I did for the BBC: a
history of metaphysics; philosophical tutees are too accustomed to ‘history of
philosophy,’ but surely each branch requires a separate history! “storia della
metafisica” does just that!” – “storia della semantica” hardly sounds as sexy,
and “storia della pragmatica” sounds repugnantly academese!” -- “Ermeneutica dell'effettività” -- Prospettive
ontiche dell'ontologia” (Guida, Napoli, -- Grice: “Note that Mazzarella is exploring
the ‘effectivity,’ not the ‘affectivity’ – ex-fecto, not ad-fecto – “Filosofia
e teo-logia” -- di fronte a Cristo (Cronopio,
Napoli); “Sacralità” -- e vita, Quale etica per la bio-etica? (Guida, Napoli); Heidegger
oggi, E. Mazzarella, Mulino, Bologna, “Pensare e credere” Morcelliana, Brescia,
“Vie d'uscita. L'identità umana come programma stazionario metafisico” (Melangolo,
Genova); Opera media. Poesie, Melangolo, Genova, Lirica e filosofia,
Morcelliana, Brescia, Vita Politica Valori. Sensibilità individuali e sentire
comunitario, Guida, Napoli, “Anima madre,” Art studio Paparo, Napoli, “L'uomo
che deve rimanere,” Quodlibet, Macerata,. S. Venezia, Nota bio-bibliografica,
in Amato, M. T. Catena, N. Russo, L'ethos teoretico. Scritti in onore di
Eugenio Mazzarella265, Napoli, Guida, Archivio
degli articoli di Eugenio Mazzarella nel sito "ilsussidario.net".
Curriculum vitae, pubblicazioni e attività di ricerca nel sito dell'Università
degli Studi di Napoli Federico II, su docenti.unina. Grice: “The fact that he
calls himself a Christian has me calling him a NON-PHILOSOPHER!” -- Mazzarella.
Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mazzarellla” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692028975/in/photolist-2mPsXiB-2mKRahT
Grice e Mazzei – implicatura –
filosofia italiana – filosofia toscana – filosofia fiorentina -- Luigi Speranza
(Poggio a Caiano).
Filosofo. Grice: “Not every philosopher has a city,
‘Colle,’ named after him!” -- Grice: “I like Mazzei; he is hardly a
philosopher, but the Italians consider among the ‘filosofi italiani,’ – there
is a good wine, “Mazzei,” since Mazzei, when travelling to the Americas,
transplanted a grape from his paese – the descendants still grow it! In oltre,
he was influential in the ‘risorgimento’!” -- essential Italian philosopher.Massone
e cadetto di una nobile famiglia toscana di viticoltori, probabilmente
risalente all'XI secolo e ancora esistente nel XXI secolo, fu personaggio
energico ed eclettico, illuminista, promulgatore delle libertà individuali, dei
diritti civili e della tolleranza religiosa. Visse una vita avventurosa e
movimentata, con alterne fortune economiche. Sebbene sia sconosciuto al
grande pubblico, partecipò attivamente alla guerra d'indipendenza americana
come agente mediatore all'acquisto di armi per la Virginia, ed è ritenuto dagli
storici uno dei padri della Dichiarazione d'Indipendenza americana, in quanto
intimo amico dei primi cinque presidenti statunitensi: George Washington, John
Adams, James Madison, James Monroe e soprattutto Thomas Jefferson, di cui fu
ispiratore, vicino di casa, socio in affari e con cui rimase in contatto
epistolare fino alla morte. Iniziato alla Massoneria, fu poi spettatore
privilegiato della rivoluzione francese. La sua figura storica è riemersa
alla fine Professoregrazie all'infittirsi degli studi accademici in occasione
del bicentenario della rivoluzione americana, fino ad essere onorato in
occasione del 250º anniversario della sua nascita nel 1980 con un'emissione
filatelica congiunta speciale delle poste italiane e statunitensi. Dopo
gli studi compiuti tra Prato e Firenze, nel 1752, in seguito a dissapori con il
fratello maggiore Jacopo sulla gestione del patrimonio familiare, si stabilì a
Pisa e poi a Livorno, intraprendendo con successo l'attività di medico. Dopo
solo due anni lasciò la città e si trasferì a Smirne (Turchia) come chirurgo a
seguito di un medico locale. Gunse a Londra dove, dopo un iniziale periodo
irto di difficoltà economiche che lo vide arrangiarsi con l'insegnamento
dell'italiano, riuscì nel corso dei tre lustri successivi ad arricchirsi con il
commercio dei prodotti mediterranei, principalmente del vino, inserendosi
lentamente nei salotti dell'alta borghesia londinese. Una breve parentesi
italiana si concluse con un precipitoso ritorno in Inghilterra, a seguito di
una denuncia al tribunale dell’Inquisizione per “importazione di libri proibiti”.
L'illuminismo e le idee di libertà religiosa che animavano il Mazzei, ben
tollerate nella Londra di fine XVIII secolo, erano ancora tabù nella realtà
italiana. La Rivoluzione americana In questi circoli londinesi Filippo
Mazzei conobbe Benjamin Franklin e Thomas Adams, che da lì a pochi anni
sarebbero stati tra i protagonisti della rivoluzione americana. Le
colonie americane si autogovernavano, perlomeno sulle questioni locali, tramite
assemblee di delegati liberamente eletti dai capifamiglia, e l'ordinamento
giuridico era ispirato al meglio della legislazione inglese, che pure in quegli
anni era probabilmente la più avanzata, garantista e liberale che
esistesse. Invitato dagli amici d'oltreoceano, spinto sia dalla curiosità
dell'inedita forma di governo, ma soprattutto dalla disponibilità di terre e
quindi dalla prospettiva di impiantare nel nuovo mondo coltivazioni
mediterranee, Mazzei si trasferì in Virginia, con al seguito un gruppo di
agricoltori toscani. A lui si unirono anche una vedova Maria Martin, che egli
sposò nel 1778, e l'amico Carlo Bellini che tra il 1779 e il 1803 sarebbe
divenuto il primo insegnante di italiano in un'università americana, il College
of William and Mary in Virginia. Inizialmente diretto in altro sito,
Mazzei si fermò presso la tenuta di Monticello per incontrare Thomas Jefferson,
con il quale già intratteneva rapporti epistolari e vantava amicizie comuni, e
fu da lui convinto a trattenersi in loco, arrivando a cedere circa 0,75 km²
della sua tenuta in favore dell'italiano. Da questa cessione nacque la tenuta
di Colle (il nome deriva da Colle di Val d'Elsa, perché il Mazzei aveva preso
ad esempio la campagna attorno alla città toscana), successivamente ampliata.
Lo univa a Jefferson un sodalizio commerciale, con il primo impianto di una
vigna nella colonia della Virginia, ma soprattutto un sodalizio intellettuale,
frutto di una comune visione politica e di ideali condivisi, che si sarebbe
protratto per oltre 40 anni. Il livello delle frequentazioni americane
trascinò velocemente Mazzei, arrivato con mere intenzioni imprenditoriali,
nella vita politica della ribollente colonia della Virginia. Fu autore di
veementi libelli contro l'opprimente dominazione inglese, inneggianti alla
libertà ed all'uguaglianza. Alcuni di questi scritti furono tradotti in inglese
dallo stesso Jefferson, che rimase influenzato da tali ideali, tanto da
ritrovare successivamente alcune frasi di Mazzei trasposte nella Dichiarazione
d'indipendenza degli Stati Uniti d'America. Eletto speaker dell'assemblea
parrocchiale dopo solo sei mesi dal suo arrivo in Virginia, ebbe modo di
esporre le sue idee sulla libertà religiosa e politica a un vasto oratorio,
composto anche di persone umili e ignoranti, che lo ascoltavano assorte. Un suo
scritto, Instructions of the Freeholders of Albemarle County to their Delegates
in Convention, redatto come istruzioni per i delegati della contea di Albemarle
alla convenzione autoconvocatasi dopo lo scioglimento forzato dell'assemblea
della Virginia imposto dal governatore inglese, fu utilizzato da Jefferson come
bozza per il primo tentativo di scrittura della costituzione dello Stato della
Virginia. La sua affermazione politica seguiva di pari passo i rovesci
economici, perché il clima e il terreno della Virginia non si erano dimostrati
particolarmente graditi a vite e olivo, e nel 1774 un'eccezionale gelata aveva
distrutto buona parte delle stentate coltivazioni impiantate con tanta
fatica. Naturalizzato cittadino della Virginia, volontario delle prime
ore nella guerra d'indipendenza americana, e inviato in Europa da Jefferson e
Madison per cercare prestiti, acquistareo meglio, contrabbandarearmi e ottenere
informazioni politiche e militari utili alla nascente nazione. In questo
periodo scrisse articoli, fece interventi pubblici e cercò di avviare rapporti
commerciali e politici tra gli Stati europei e la Virginia. Per tali servizi fu
ufficialmente retribuito dallo Stato dell Virginia. Rientrato in Virginia
nel 1783, con suo grande disappunto non fu nominato console. Ricevette
I'incarico di amministratore della contea di Albemarle, ma solo due anni dopo
nel 1785 lasciò per l'ultima volta il suolo americano, mantenendo comunque
contatti epistolari con molti di quelli che sono definiti “padri della patria”
statunitensi e in particolare con Jefferson, che ebbe modo di reincontrare
successivamente a Parigi. Sua moglie rimase fino alla sua morte alla tenuta del
Colle, che Mazzei aveva donato alla figliastra, Margherita Maria Martini e al
di lei marito, il francese Justin Pierre Plumard, Comte De Rieux. La
Rivoluzione francese e le vicende europee Targa a Pisa, sulla casa in cui
morì/ A Parigi pubblicò una voluminosa opera in quattro volumi Recherches
historiques et politiques sur les États-Unis de l'Amérique Septentrionale. Si
trattava della prima storia della rivoluzione americana pubblicata in francese.
L'opera è tuttora una preziosa fonte di informazioni sul movimento che innescò
la rivoluzione americana. Il successo del libro e la notorietà delle sue
idee, uniti alla costante attività di propaganda a favore dei neonati Stati
Uniti d'America, lo fece venire in contatto con re Stanislao Augusto di
Polonia, illuminato sovrano liberale, di cui divenne prima consigliere e poi
rappresentante a Parigi. Da questa posizione privilegiata poté seguire la
rivoluzione francese, di cui condannò la deriva giacobina. Preso atto della
rovina economica, nel 1791 si trasferì a Varsavia, assumendo la cittadinanza
polacca e contribuendo alla stesura della costituzione. Dopo un anno
passato a Varsavia, a seguito della spartizione della Polonia nel 1792 rientrò
definitivamente in Toscana, stabilendosi a Pisa. Lì sposa Antonina Tonini, da
cui ebbe una figlia, Elisabetta. E testimone dell'arrivo delle truppe
repubblicane francesi a Pisa e poi della loro cacciata, e fu coinvolto pur
senza danni nei successivi processi intentati dal bargello ai liberali pisani
che si riunivano durante la breve occupazione al Caffè dell'Ussero sul
lungarno. Ultimi anni Mazzei visse quietamente altri 17 anni, dedicandosi
ai propri studi di orticoltura e limitandosi a frequentare una ristretta
cerchia di salotti praticati da giovani liberali, di cui era ispiratore. In
conseguenza del dissolvimento della Polonia operata da Russia e Prussia nel
1795, lo zar Alessandro I si accollò i debiti della corte polacca e Mazzei poté
fruire di un vitalizio. Mazzei rimase sempre nostalgico della Virginia e dei
suoi amici americani, che ne auspicavano il ritorno e con i quali mai
interruppe il contatto epistolare. Nonostante i ripetuti progetti di un viaggio
in America, Mazzei non fu mai capace di affrontare questa nuova avventura. Ebbe
modo di assistere all'ascesa e alla caduta di Napoleone Bonaparte e scrisse le
proprie memorie, pubblicate nel 1848, oltre trent'anni dopo la sua morte a Pisa.
Saggi: “Stanislao Re di Polonia” (Roma:
Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea); “Ricerche
storiche sull’America” (Firenze, Ponte
alle Grazie); “Memorie” Gino Capponi, Lugano, Tip. della Svizzera Italiana); “Del
commercio della seta fatto in Inghilterra dalla Compagnia delle Indie
Orientali” S. Gelli, Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano); “Le
istruzioni per i delegati alla convenzione” (Firenze, Morgana); “Opere di suor
Margherita Marchione “Scelta di scritti e lettere,”“Agente di Virginia durante
la rivoluzione americana” “Agente del Re di Polonia durante la Rivoluzione
Francese”“La vita avventurosa di FilMazzei, Cassa di Risparmi e Depositi,
Prato. Marchione Margherita: La vita avventurosa Marchione Margherita, Curiosità.A
inizio degli anni 2000, fra alcuni intellettuali toscani appassionati della sua
figura è circolata la speculazione che Mazzei potrebbe aver ispirato persino la
bandiera statunitense, adottata dal Congresso un anno dopo la Dichiarazione d'Indipendenza.
La suggestione nasce dall'importanza che l'alternanza dei colori rosso e bianco
ha nell'araldica toscana e non solo e di cui un esempio famoso è l'insegna di
Ugo di Toscana. Potrebbe forse aver discusso anche di araldica con gl’americani.
Le radici storiche della bandiera americana sono, in realtà, nella Grand Union
Flag. In suo ricordo è stato istituito il premio The Bridge. La cerimonia
è stata istituita a Roma per celebrare un toscano che insieme ai padri
costituenti degli Stati Uniti d'America da vita alla stesura della
dichiarazione d'indipendenza. Sua era la frase. Tutti gli uomini sono per
natura liberi ed indipendenti. Paolo Russo, Nasce a Firenze un museo che
racconta la massoneria, in La Repubblica, Firenze, Riferito al museo dedicato
alla storia della Massoneria in Italia.
Premio. Dalla Toscana all'America: il suo contributo, Poggio a Caiano,
Comune di Poggio a Caiano, Becattini Massimo, Mercante italiano a Londra, Poggio
a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, Bolognesi Andrea, L. Corsetti, L. Stadio,
Mostra di cimeli e scritti, catalogo della mostra a cura di, Poggio a Caiano,
palazzo Comunale, Comune di Poggio a Caiano. Camajani Guelfo Guelfi, un
illustre Toscano: medico, agricoltore, scrittore, giornalista, diplomatico,
Firenze, Associazione Toscani, Ciampini Raffaele, Lettere alla corte di Polonia
Bologna: N. Zanichelli, Corsetti Luigi, Gradi Renzo, Avventuriero della Libertà,
con scritti di Margherita Marchione e E. Tortarolo, Poggio a Caiano, C.I.C.
Associazione Culturale "Ardengo Soffici", Di Stadio Luigi, Tra
pubblico e privato. Raccolta di documenti inediti, Poggio a Caiano, Biblioteca
Comunale di Poggio a Caiano, Fazzini Gianni, "Il gentiluomo dei tre
mondi", Roma: Gaffi, Gerosa Guido, Il fiorentino che fece l'America. Vita
e avventure Milano, Sugar, Gradi Renzo, Un bastimento carico di Roba bestie e
uomini in un manoscritto, Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, Gradi
Renzo, Parigi: Scritti e memorie, Comune di Poggio a Caiano, Gullace Giovanni,
Figure dimenticate dell'indipendenza, Francesco Vigo, Roma: Il Veltro, Masini
Giancarlo, Gori Iacopo, L'America fu concepita a Firenze, Firenze:
Bonechi,Tognetti Burigana Sara, Tra riformismo illuminato e dispotismo
napoleonico; esperienze del cittadino americano, Roma, Edizioni di Storia e
letteratura, Tortarolo Edoardo, Illuminismo e Rivoluzioni. Biografia politica
di Filippo Mazzei, Milano, Angeli, Witold Łukaszewicz, Filippo Mazzei, Giuseppe
Mazzini; saggi sui rapporti italo-polacchi Abolizionismo Rivoluzione americana
Rivoluzione francese Benjamin Franklin Patrick Henry Thomas Jefferson George
Mason James Monroe William Paca Stanisław August Poniatowski Padri fondatori
degli Stati Uniti d'America Italo-Americani Dichiarazione d'indipendenza degli Stati
Uniti. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana su siusa.archivi.beniculturali,
Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Thomas Jefferson, e Francis Vigo (video), su
youtube.com. Thomas Jefferson Encyclopedia, su monticello. org. Il circolo
Filippo Mazzei Pisa, su circolo filippomazzei.net. Mazzei, chi era costui?, su mltoscana. blogspot.com.
Clan Libertario Toscano Filippo Mazzei, su mltoscana. blogspot.com. Il circolo
Filippo Mazzei, su geocities. com. Carteggio Thomas Jefferson Mazzei, I
processi contro ed i liberali pisani, su
idr.unipi. Monticello the home of Thomas Jefferson, su monticello.org. famous americans. net. Another Site about
P.Mazzei and other famous Italian American, su Cleveland memory.org. Mazzei, Thomas Jefferson e gli scultori
carraresi per la costruzione del Campidoglio degli Stati Uniti di Nicola Guerra
su farefuturofondazione. premio Filippo mazzei. com. Memorie della vita e delle
peregrinazioni del fiorentino. Grice: “The more
Italian historians of philosophy, in their pretentiously and fake patriotic
prose, keep referring to this or that as ‘un illustre toscano’, the less I am
leaned to see Mazzei as ITALIAN at all!” – Paeseism with a vengeance!” – Grice:
“As a Brit, I find Mazzei a traitor – to his country, and to mine!” -- Filippo
Mazzei. Mazzei. Keywords: implicature, mazzei wine, vino mazzei, la rivoluzione
del nuovo mondo. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Mazzei," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702189377/in/photolist-2mLKeCe-2mKgL97
Grice e
Mazzini – la giovine italia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Genova).
Filosofo. Grice: “Of course it is difficult for an
Italian philosopher to approach the philosophy of Mazzini cooly; it would be
like me approaching the philosophy of Horatio Nelson!” – Grice: “I’ve found ‘Il
pensiero filosofico di Giuseppe Mazzini’ quite helpful – the equivalent would
be the pretentious sounding, “The philosophical thought of Sir Winston
Churchill,’ say!” -- Grice: “Luigi
Speranza loves to cherish the fact that an old street in Woolwich, of all
places, is named after him, in a way ‘Speranza,’ just because Garibaldi
visited!” Grice: “Luigi Speranza also cherishes the fact that Lady Wilde
preferred ‘Speranza’ just to defend Mazzini!” Esponente di punta del
patriottismo risorgimentale, le sue idee e la sua azione politica contribusceno
in maniera decisiva alla nascita dello STATO UNITARIO ITALIANO. Le condanne
subite in diversi tribunali d'Italia lo costringeno però alla latitanza fino
alla morte. Le teorie mazziniane sono di grande importanza nella definizione
dei moderni movimenti europei per l'affermazione della democrazia attraverso la
forma repubblicana dello stato. Nacque a Genova, allora capoluogo dell'omonimo
dipartimento francese costituito da parte del regime di Bonaparte. Il padre,
Giacomo, e medico e docente universitario d'anatomia originario di Chiavari,
una cittadina del Tigullio all'epoca capoluogo del dipartimento francese degli
Appennini, successivamente parte della provincia di Genova, figura
politicamente attiva nella scena pubblica locale, sia durante l'epoca della
precedente repubblica ligure, sia, in tempi successivi, dell'Impero
napoleonico. Alla madre, Maria Drago, una fervente giansenista originaria di Pegli,
un comune autonomo, accorpato nel comune di Genova, fu molto legato per tutta
la vita. Affettuosamente chiamato "Pippo" dalla famiglia, una volta
terminati gli studi superiori presso il cittadino Liceo classico Cristoforo
Colombo, si iscrisse a Genova. Si segnala per la sua ribellione ai regolamenti
di stampo religioso che imponeno di andare a messa e di confessarsi. E arrestato
perché, proprio in chiesa, si rifiuta di lasciare il posto a un generale
austriaco. Lo appassiona la letteratura: si innamorò delle letture di Goethe,
Shakespeare e Foscolo (pur senza condividerne la filosofia materialista),
restando così colpito dalle Ultime lettere di Jacopo Ortis da volersi vestire
sempre di nero, in segno di lutto per la patria oppressa. La passione per
la letteratura, insieme a quella per la musica (e un abile suonatore di
chitarra), la ha per tutta la vita:
oltre agli autori citati, lesse Dante, Schiller, Alfieri, i grandi poeti
romantici come Byron, Shelley, Keats, Wordsworth, Coleridge e i narratori come Dumas
padre e le sorelle Brontë. Ha il suo trauma rivelatore. Al passaggio a Genova
dei federati piemontesi reduci dal loro tentativo di rivolta, si affacciò in
lui il pensiero che si puo, e quindi si deve, lottare per la libertà della
patria. Cominciò ad esercitare la professione nello studio di un avvocato, ma
l'attività che lo impegnava era quella di giornalista presso l'Indicatore
genovese, sul quale inizia a pubblicare recensioni di saggi patriottici. La
censura lascia fare per un po', ma poi soppresse il giornale. Compone il
saggio, “Dell'amor patrio d’Aligheri”. Ottenne la laurea “in utroque iure”.
Entra nella carboneria, della quale divenne segretario in Valtellina. Ho
a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d'accordo
tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un
brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta,
ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante,
infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe Mazzini. (Klemens
von Metternich, Memorie ed. Bonacci). Per la sua attività cospirativa e
arrestato su ordine di Felice di Savoia e detenuto a Savona nella Fortezza del
Priamar. Durante la detenzione idea e formula il programma di un nuovo
movimento politico chiamato “Giovine Italia” che, dopo essere stato liberato
per mancanza di prove, presenta e organizzò a Marsiglia dove e costretto a
rifugiarsi in esilio. I motti dell'associazione erano Dio e popolo e unione,
forza e libertà e il suo scopo era l'unione degli stati italiani in un'unica
repubblica con un governo centrale quale sola condizione possibile per la
liberazione del popolo italiano dagli invasori stranieri. Il progetto federalista
infatti, poiché senza unità non c'è forza, ha fatto dell'Italia una nazione
debole, naturalmente destinata a essere soggetta ai potenti stati unitari a lei
vicini. Il federalismo inoltre avrebbe reso inefficace il progetto
risorgimentale, facendo rinascere quelle rivalità municipali, ancora vive, che
avevano caratterizzato la peggiore storia dell'Italia medioevale. L'obiettivo
repubblicano e unitario avrebbe dovuto essere raggiunto con un'insurrezione
popolare condotta attraverso una guerra per bande. Durante l'esilio in Francia,
ha una relazione con la nobildonna repubblicana Giuditta Bellerio Sidoli, vedova
di Giovanni Sidoli, ricco patriota di Montecchio Emilia. Giuditta aveva
condiviso con il marito la fede politica che, portandolo a cospirare contro la
corte estense, aveva costretto la coppia a esiliare in Svizzera. Colpito da una
grave malattia polmonare, muore a Montpellier. Poiché la vedova non aveva
ricevuto alcuna condanna, ritorna a Reggio Emilia presso la famiglia del marito
con i suoi quattro figli: Maria, Elvira, Corinna e Achille. Dopo il fallimento
dei moti dove fuggire in Francia dove conobbe Mazzini a cui si legò
sentimentalmente. Dopo il vano tentativo del 1831 di portare dalla parte
liberale il nuovo re Carlo Alberto di Savoia con la celebre lettera firmata
"un italiano", il 26 ottobre 1833, insieme a Pasquale Berghini e
Domenico Barberis, Mazzini fu condannato in contumacia a "morte ignominiosa"
dal Consiglio Divisionario di Guerra, presieduto dal maggior generale Saluzzo
Lamanta. La condanna venne poi revocata nel 1848, quando Carlo Alberto decise
di concedere un'amnistia generale. Rifugiatosi nella cittadina svizzera di Grenchen, nel
canton Soletta, vi rimase sino a quando fu arrestato dalla polizia cantonale
che gli ingiunse di lasciare la Confederazione entro 24 ore. Per impedirne
l'allontanamento l'assemblea dei cittadini di Grenchen conferì al giovane
profugo la cittadinanza con 122 voti a favore e 22 contrari, invalidata però
dal governo cantonale. Mazzini, nascostosi nel frattempo, fu scoperto e dovette
lasciare la Svizzera assieme ad altri esuli, tra i quali Agostino e Giovanni
Ruffini. Comincia il lungo soggiorno a Londra, dove Mazzini raccolse
attorno a sé esuli italiani e persone favorevoli al repubblicanesimo in Italia,
dedicandosi, per vivere, all'attività di insegnante dei figli degli italiani;
qui conobbe e frequentò anche diverse personalità inglesi, tra cui Mary Shelley
(vedova del poeta P.B. Shelley), Anne Isabella Milbanke (vedova di Lord Byron,
idolo di gioventù di Mazzini), il filosofo ed economista John Stuart Mill,
Thomas Carlyle e sua moglie Jane Welsh, lo scrittore Charles Dickens, che
finanziò la sua scuola. Il poeta decadente Algernon Swinburne gli dedicò Ode a
Mazzini. Nello stesso quartiere di Mazzini visse anche Karl Marx. Durante
il soggiorno londinese Mazzini ebbe una lunga relazione di amicizia con la
famiglia Craufurd, documentata da copiosa corrispondenza epistolare. Sempre a
Londra ebbe rapporti con la famiglia di William Henry Ashurst e con il genero
di questi, il politico britannico James Stansfeld, la cui consorte Caroline
Ashurst Stansfeld era sostenitrice della società "Society of the Friends
of Italy". Per la causa dell'unificazione italiana Mazzini collaborò anche
con il secolarista George Holyoake. Fondò poi altri movimenti politici
per la liberazione e l'unificazione di vari stati europei: la Giovine Germania,
la Giovine Polonia e infine la Giovine Europa. Quest'ultima, fondata
nell'aprile 1834 a Berna in accordo con altri rivoluzionari stranieri, aveva
tra i suoi principi ispiratori la costituzione degli Stati Uniti d'Europa. In
questa occasione Mazzini estese dunque il desiderio di libertà del popolo
italiano (che si sarebbe attuato con la repubblica) a tutte le nazioni europee.
L'associazione rivoluzionaria europea aveva come scopo specifico l'agire dal
basso in modo comune e, usando strumenti insurrezionali e democratici,
realizzare nei singoli stati una coscienza nazionale e rivoluzionaria. Sulla
scia della Giovine Europa Mazzini nel 1866 fonda anche l'Alleanza Repubblicana
Universale. Il movimento della Giovine Europa ebbe anche un forte ruolo
di promozione dei diritti della donna, come testimonia l'opera di numerose
mazziniane, tra cui la citata Bellerio Sidoli, ma anche Cristina Trivulzio di
Belgiojoso e Giorgina Saffi, la moglie di Aurelio Saffi, uno dei più stretti
collaboratori di Mazzini e suo erede per quanto riguarda il mazzinianesimo politico.
Mazzini continuò a perseguire il suo obiettivo dall'esilio e tra le avversità
con inflessibile costanza, convinto che questo fosse il destino dell'Italia e
che nessuno avrebbe potuto cambiarlo. Tuttavia, nonostante la sua perseveranza,
l'importanza delle sue azioni fu più ideologica che pratica. Dopo il
fallimento dei moti del 1848, durante i quali Mazzini era stato a capo della
breve Repubblica Romana insieme ad Aurelio Saffi e Carlo Armellini, i
nazionalisti italiani cominciarono a vedere nel re del Regno di Sardegna e nel
suo Primo Ministro Camillo Benso conte di Cavour le guide del movimento di
riunificazione. Ciò volle dire separare l'unificazione dell'Italia dalla
riforma sociale e politica invocata da Mazzini. Cavour fu abile nello stringere
un'alleanza con la Francia e nel condurre una serie di guerre che portarono
alla nascita dello STATO ITALIANO ma la natura politica della nuova compagine
statale era ben lontana dalla repubblica mazziniana. A Londra, nel 1850,
per reagire alla caduta della Repubblica Romana e in continuità con essa,
Mazzini fondò il Comitato Centrale Democratico Europeo e il Comitato Nazionale
Italiano, lanciando il Prestito Nazionale Italiano, le cui cartelle portavano
appunto lo stemma della Repubblica romana del 1849 e l'intitolazione del
prestito «diretto unicamente ad affrettare l'indipendenza e l'unità d'Italia».
A garanzia del prestito le cartelle recavano la firma degli ex triumviri
Mazzini, Saffi e, in assenza dell'irreperibile Armellini, Mattia Montecchi. La
diffusione delle cartelle nel Lombardo-Veneto ebbe come immediata conseguenza
la ripresa dell'attività cospirativa e rivoluzionaria, soprattutto a
Mantova.. Messina fu chiamata al voto per eleggere i suoi deputati al
nuovo parlamento di Firenze. Mazzini era candidato, nel secondo collegio, ma
non poté fare campagna elettorale perché esule a Londra. Pendevano sul suo capo
due condanne a morte: una inflitta dal tribunale di Genova per i moti del 1857
(il 19 novembre 1857, in primo grado, il 20 marzo 1858 in appello); un'analoga
condanna a morte era stata inflitta dal tribunale di Parigi per complicità in
un attentato contro Napoleone III. Inaspettatamente, Mazzini vinse con larga
messe di voti (446). Il 24 marzo, dopo due giorni di discussione, la Camera
annullava l'elezione in virtù delle condanne precedenti. Il letto
di morte di Mazzini, distrutto dagli aerei degli Stati Uniti durante il
bombardamento di Pisa del 1943 Maschera mortuaria di Mazzini, gesso,
Domus Mazziniana, Pisa Due mesi dopo gli elettori del secondo collegio di
Messina tornarono alle urne: vinse di nuovo Mazzini. La Camera, dopo una nuova
discussione, il 18 giugno riannullò l'elezione. Il 18 novembre Mazzini viene
rieletto una terza volta; dalla Camera, questa volta, arrivò la convalida.
Mazzini, tuttavia, anche nel caso fosse giunta un'amnistia o una grazia, decise
di rifiutare la carica per non dover giurare fedeltà allo Statuto Albertino, la
costituzione dei monarchi sabaudi. Egli infatti non accettò mai la monarchia e
continuò a lottare per gli ideali repubblicani. Nel 1868 lasciò Londra e
si stabilì in Svizzera, a Lugano. Due anni dopo furono amnistiate le due
condanne a morte inflitte al tempo del Regno di Sardegna: Mazzini quindi poté
rientrare in Italia e, una volta tornato, si dedicò subito all'organizzazione
di moti popolari in appoggio alla conquista dello Stato Pontificio. L'11 agosto
partì in nave per la Sicilia, ma il 14, all'arrivo nel porto di Palermo, fu
tratto in arresto (la quarta volta nella sua vita) e recluso nel carcere militare
di Gaeta. Partito da Basilea e in viaggio nel passo del San Gottardo,
conobbe in una carrozza Friedrich Nietzsche, allora poco conosciuto filologo e
docente. Questo incontro sarà testimoniato dallo stesso Nietzsche anni
dopo. Costretto di nuovo all'esilio, riuscì a rientrare in Italia sotto
il falso nome di Giorgio Brown (forse un riferimento a John Brown) a Pisa. Qui,
malato già da tempo, visse nascosto nell'abitazione di Pellegrino Rosselli,
antenato dei fratelli Rosselli e zio della moglie di Ernesto Nathan, fino al
giorno della sua morte, avvenuta il 10 marzo dello stesso anno, quando la
polizia stava ormai per arrestarlo nuovamente. Traversie della
salma Mazzini morente, Silvestro Lega La notizia della sua morte si
diffuse rapidamente, commuovendo l'Italia; il suo corpo fu imbalsamato dallo
scienziato Paolo Gorini, appositamente fatto accorrere da Lodi su incarico di
Agostino Bertani: Gorini disinfettò la salma per permettere l'esposizione. Una
folla immensa partecipò ai funerali, svoltisi nella città toscana il pomeriggio
del 14 marzo, accompagnando il feretro al treno in partenza per Genova, dove
venne sepolto al Cimitero monumentale di Staglieno. Le esequie furono
accompagnate dalla musica della storica Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo.
Successivamente Gorini ricominciò a lavorare sul corpo di Mazzini, onde
pietrificarlo secondo la sua tecnica di mummificazione; terminò il lavoro
qualche anno dopo. Nel 1946 avvenne la ricognizione della mummia, che fu
sistemata ed esposta al pubblico in occasione della nascita della Repubblica
Italiana[26]: da allora riposa nuovamente nel sarcofago del mausoleo.
Mausoleo Benché sia incerta l'affiliazione di Mazzini alla Massoneria fu
l'associazione stessa a commissionare il mausoleo all'architetto mazziniano
Gaetano Vittorino Grasso che lo realizzò in stile neoclassico adornandolo con
alcuni simboli massonici. Il sepolcro reca all'esterno la scritta
"Giuseppe Mazzini" e all'interno sono presenti numerose bandiere
tricolori repubblicane e iscrizioni lasciate da gruppi mazziniani o da
personalità come Carducci. Sulla lapide è scolpita la scritta "Giuseppe
Mazzini. Un Italiano" che era la firma da lui apposta nella lettera a
Carlo Alberto, e l'epitaffio: «Il corpo a Genova, il nome ai secoli, l'anima
all'umanità. Testimonianze di alcuni personaggi storici e una corrispondenza
dello stesso Mazzini, citati nell'opera dello studioso Luigi Polo Friz fanno
ritenere che verosimilmente Mazzini, a differenza di altri celebri personaggi
dell'epoca, come Garibaldi, non sia mai stato affiliato alla massoneria, anche
se questa ha ripreso molti degli ideali mazziniani, simili ai suoi. La
principale obbedienza italiana, l'unica attiva all'epoca di Mazzini in Italia,
il Grande Oriente d'Italia, afferma l'impossibilità di provare l'appartenenza
di Mazzini, che pure ebbe influenza nella società, anche se non partecipò mai
alla vita dell'associazione, occupato com'era nella causa della "sua"
società segreta, la Giovine Italia. In effetti Mazzini fu carbonaro, ma la
Carboneria fu presto distinta dalla massoneria.[30] Indro Montanelli
afferma invece che probabilmente Mazzini fu massone. Dello stesso parere è
Massimo Della Campa, che in una "Nota su Mazzini" fa riferimento al
libro dell'ex-Gran Maestro del grande Oriente d'Italia Giordano Gamberini,
Mille volti di massoni (Ed. Erasmo, Roma), che a119 scrive a proposito di
Mazzini: «Iniziato nel 1834 a Genova, secondo G. Fazzari e F. Borsari (Luce e
concordia, dispense 3 e 4, pag. 23, colonna III). Ricevette dal Fr. Passano il 32°
grado del R.S.A.A., necessario per corrispondere in Carboneria al livello di
Vendita Suprema, nelle carceri di Savona. Con decreto del S. C. di Palermo il
18 giugno 1866 ricevette l'aumento di luce al 33° grado e la qualifica di
membro onorario del medesimo Supremo Consiglio. Fu membro onorario delle LL.
Lincoln di Lodi e Stella d'Italia di Genova. Scrivendo a Logge, Corpi rituali e
Fratelli usò sempre i segni massonici. Nessun contemporaneo mise mai in dubbio
l'appartenenza di Mazzini alla Massoneria.» Mazzini stesso sembrerebbe
però smentire la sua partecipazione all'associazione in una lettera del 12
giugno 1867 al massone Federico Campanella, Sovrano Gran Commendatore del
Supremo Consiglio del Rito scozzese antico ed accettato di Palermo, in cui, restituendogli
le carte che questi gli aveva fatto recapitare scriveva. La Massoneria
accettando da anni e anni ogni uomo, senza dichiarazioni d'opinioni politiche,
s'è fatta assolutamente inutile a ogni scopo nazionale. Per farne qualche cosa
bisognerebbe prima una misura d'eliminazione ed una di revisione delle file,
poi una formula nazionale o politica per l'iniziazione... Chi vuol intendere intenda.
La patria è la casa dell'uomo, non dello schiavo» (Giuseppe Mazzini, Ai
giovani d'Italia) Per comprendere a pieno la dottrina politica di Mazzini
bisogna rifarsi al pensiero religioso che ispira il periodo della Restaurazione
seguito alla caduta dell'impero napoleonico. Nasce allora una nuova concezione
della storia che smentiva quella degli illuministi basata sulla capacità degli
uomini di costruire e guidare la storia con la ragione. Le vicende della
Rivoluzione francese e il periodo napoleonico avevano dimostrato che gli uomini
si propongono di perseguire alti e nobili fini che s'infrangono dinanzi alla realtà
storica. Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del Terrore e
il sogno di libertà nella tirannide napoleonica che, mirando alla realizzazione
di un'Europa al di sopra delle singole nazioni, aveva determinato invece la
ribellione dei singoli popoli proprio in nome del loro sentimento di
nazionalità. Secondo questa visione romantica dunque la storia non è
guidata dagli uomini ma è Dio che agisce nella storia; esisterebbe dunque una
Provvidenza divina che s'incarica di perseguire fini al di là di quelli che gli
uomini si propongono di conseguire con la loro meschina ragione.[35] Da questa
concezione romantica della storia, intesa come opera della volontà divina si
promanano due visioni contrapposte: una è la prospettiva reazionaria che vede nell'intervento
di Dio nella storia una sorta di avvento di un'apocalisse che metta fine alla
storia degli uomini. Napoleone I è stato, con le sue continue guerre,
l'Anticristo di questa apocalisse: Dio segnerà la fine della storia malvagia e
falsamente progressiva e allora agli uomini non rimarrà che volgersi al passato
per preservare e conservare quanto di buono era stato realizzato. Si cercherà
dunque in ogni modo di cancellare tutto ciò che è accaduto dalla Rivoluzione a
Napoleone restaurando il passato. La concezione reazionaria contro cui
Mazzini combatté strenuamente assume un aspetto politico-religioso che troviamo
nel pensiero di François-René de Chateaubriand che nel Génie du christianisme
(Genio del Cristianesimo) attaccava le dottrine illuministiche prendendo le
difese del cristianesimo e soprattutto nell'ideologia mistica teocratica di
Joseph de Maistre, che arriva nell'opera Du pape (Il papa) al punto di auspicare un ritorno dell'alleanza
tra il trono e l'altare riproponendo il modello delle comunità medioevali
protette dalla religione tradizionale contro le insidie del liberalismo e del
razionalismo.[36] Un'altra prospettiva, che nasce paradossalmente dalla
stessa concezione della storia guidata dalla divinità, è quella che potremo definire
liberale che vede nell'azione divina una volontà diretta, nonostante tutto, al
bene degli uomini escludendo che nei tempi nuovi ci sia una sorta di vendetta
di Dio che voglia far espiare agli uomini la loro presunzione di creatori di
storia. È questa una visione provvidenziale, dinamica della storia che troviamo
in Saint Simon con la concezione di un nuovo cristianesimo per una nuova
società o in Lamennais che vede nel cattolicesimo una forza rigeneratrice della
vita sociale. Una concezione progressiva quindi che è presente in Italia
nell'opera letteraria di Alessandro Manzoni e nel pensiero politico di Gioberti
con il progetto neoguelfo e nell'ideologia mazziniana. Concezione
mazziniana «Costituire l'Italia in Nazione Una, Indipendente, Libera,
Repubblicana» (G. Mazzini, Istruzione generale per gli affratellati nella
Giovine Italia) Magnifying glass icon mgx2.svgMazzinianesimo. Dio e popolo «Noi
cademmo come partito politico. Dobbiamo risorgere come partito religioso.
L'elemento religioso è universale, immortale: universalizza e collega. Ogni
grande rivoluzione ne serba impronta, e lo rivela nella propria origine o nel
fine che si propone. Per esso si fonda l'associazione. Iniziatori d'un nuovo
mondo, noi dobbiamo fondare l'unità morale, il cattolicismo Umanitario. Il
pensiero politico mazziniano deve dunque essere collocato in questa temperie di
romanticismo politico-religioso che dominò in Europa dopo la rivoluzione del
1830 ma che era già presente nei contrasti al Congresso di Vienna tra gli
ideologi che proponevano un puro e semplice ritorno al passato
prerivoluzionario e i cosiddetti politici che pensavano che bisognasse operare
un compromesso con l'età trascorsa. Alcuni storici hanno fatto risalire
la concezione religiosa di Mazzini all'educazione ricevuta dalla madre fervente
giansenista (almeno fino agli anni '40 fa spesso riferimenti biblici ed
evangelici) o ad una vicinanza ideale col protestantesimo e le chiese riformate
ma, secondo altri, la visione religiosa di Mazzini non coinciderebbe con quella
di nessuna religione rivelata. Il personale concetto mazziniano di Dio, che per
alcuni tratti è avvicinabile al deismo settecentesco, con evidenti influssi
della religiosità civica e preromantica di Rousseau, per altri versi al Dio
panteistico degli stoici, è alla base di una religiosità che tuttavia esige la
laicità dello Stato (questo nonostante la dichiarata contraddizione poiché se,
come egli crede, politica e religione coincidono, non avrebbe senso separare la
sua concezione teologica da quella politica)[40] e l'assenza di intermediari
tra Dio e il popolo. Per ciò e per il ruolo avuto nella storia umana e
italiana, define il papato la base d'ogni autorità tirannica. Un altro influsso
sulla sua concezione religiosa è stato visto nella considerazione che ha per la
religione CIVILE di ispirazione ROMANA e per l'ammirazione verso la prima Roma,
antica e pagana, che passando per la seconda Roma, cristiana e medievale,
prepara il campo alla terza Roma future. Un mito questo, romantico-neoclassico,
che e fatto proprio da Carducci e poi dal fascismo, con il filosofo Berto Ricci
-- e dalla massoneria con l'esoterista Reghini e avvicina il mazzinianesimo
anche al culto massonico del Grande Architetto dell'Universo. In realtà rifiuta
non solo l'ateismo (è questa una delle divisioni ideologico-teoriche che egli
ebbe con altri repubblicani come Pisacane) e il materialismo («...L'ateismo, il
materialismo non hanno, sopprimendo Dio, una legge morale superiore per tutti e
sorgente del Dovere per tutti...»[46]), ma anche il trascendente, in favore
dell'immanente: egli crede nella reincarnazione[47], per poter migliorare di
continuo il mondo e migliorare sé stessi. Una concezione questa tratta
probabilmente da Platone o dalle religioni orientali come l'induismo e il buddismo,
religioni alle quali Mazzini si era interessato.[48] Giuseppe Mazzini e
Gioacchino da Fiore Come altri patrioti, letterati, rivoluzionari delle società
segrete francesi, inglesi e italiane Mazzini vide nell'abate calabrese Gioacchino
da Fiore, l'autore di una profezia riguardante l'avvento della Terza Età o Età
dello Spirito Santo quando sarebbe sorta la Terza Italia che sarebbe rinata,
libera dalle dominazioni straniere[50], come la nazione che avrebbe esercitato
un primato sulle altre per la presenza della Chiesa cattolica: tema questo poi
ripreso da Vincenzo Gioberti nel suo Primato morale e civile degli
Italiani. Mazzini ebbe grande interesse per Gioacchino tanto da volergli
dedicare un trattato rimasto inedito Joachino, appunti per uno studio storico
sull'abate Gioacchino], che considerava un suo precursore per gli ideali
sociali e politici da realizzare tramite un'unità spirituale e storica.
Religione civile La sua è stata anche definita una religione civile dove la
politica svolgeva il ruolo della fede e dove la divinità si incarna in modo
panteista nell'Universo e nell'Umanità stessa, che attua la Legge che nel
Progresso si rivela. Egli afferma di credere che Dio è Dio, e l'Umanità è il
suo Profeta, che il popolo romano è immagine di Dio sulla terra e vi è«un Dio
solo, autore di quanto esiste, Pensiero vivente, assoluto, del quale il nostro
mondo è raggio e l'Universo una incarnazione».[38] Per lui non conta che la sua
intima credenza sia razionale o no, come il Dio di Voltaire e Newton che è
invocato come la causa prima dell'ordine naturale, poiché «Dio esiste. Noi non
dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo, ci sembrerebbe bestemmia, come
negarlo, follia. Dio esiste, perché noi esistiamo» anche se, specifica,
«l'universo lo manifesta con l'ordine, con l'armonia, con l'intelligenza dei
suoi moti e delle sue leggi. E altresì convinto che fosse ormai presente nella
storia un nuovo ordinamento divino nel quale la lotta per raggiungere l'unità
nazionale assumeva un significato provvidenziale. «Operare nel mondo
significava per il Mazzini collaborare all'azione che Dio svolgeva, riconoscere
ed accettare la missione che uomini e popoli ricevono da Dio. Per questo
bisogna «mettere al centro della propria vita il dovere, senza speranza di
premio, senza calcoli di utilità. Quello di Mazzini era un progetto politico,
ma mosso da un imperativo religioso che nessuna sconfitta, nessuna avversità
avrebbe potuto indebolire. «Raggiunta questa tensione di fede, l'ordine logico
e comune degli avvenimenti veniva capovolto; la disfatta non provocava
l'abbattimento, il successo degli avversari non si consolidava in ordine
stabile.».[53] La storia dell'umanità dunque sarebbe una progressiva
rivelazione della Provvidenza divina che, di tappa in tappa, si dirige verso la
meta predisposta da Dio. Esaurito il compito del Cristianesimo, chiusasi
l'era della Rivoluzione francese ora occorreva che i popoli prendessero
l'iniziativa per «procedere concordi verso la meta fissata al progresso umano».
Ogni singolo individuo, come la collettività, tutti devono attuare la missione
che Dio ha loro affidato e che attraverso la formazione ed educazione del
popolo stesso, reso consapevole della sua missione, si realizzerà attraverso
due fasi: Patria e Umanità. Patria e umanità Targa in onore di
Mazzini sulla casa londinese Senza una patria libera nessun popolo può
realizzarsi né compiere la missione che Dio gli ha affidato; il secondo
obiettivo sarà l'Umanità che si realizzerà nell'associazione dei liberi popoli
sulla base della comune civiltà europea attraverso quello che Mazzini chiama il
banchetto delle Nazioni sorelle. Un obiettivo dunque ben diverso da quella
confederazione europea immaginata da Napoleone dove la Francia avrebbe
esercitato il suo primato egemonico di Grande Nation. La futura unità
europea non si realizzerà attraverso una gara di nazionalismi ma attraverso una
nobile emulazione dei liberi popoli per costruire una nuova libertà. Il
processo di costruzione europea, secondo Mazzini, doveva svolgersi prima di
tutto attraverso l'affermazione delle nazionalità oppresse, come quelle facenti
parte dell'Impero asburgico, e poi anche di quelle che non avevano ancora
raggiunto la loro unità nazionale. Iniziativa italiana In questo processo
unitario europeo spetta all'Italia un'alta missione: quella di riaprire,
conquistando la sua libertà, la via al processo evolutivo dell'Umanità: la
redenzione nazionale italiana apparirà improvvisa come una creazione divina al
di fuori di ogni inutile e inefficace metodo graduale politico diplomatico di
tipo cavouriano. L'iniziativa italiana che avverrà sulla base della fraternità
tra i popoli e non rivendicando alcuna egemonia, come aveva fatto la Francia,
consisterà quindi nel dare l'esempio per una lotta che porterà alla sconfitta
delle due colonne portanti della reazione, di quella politica dell'Impero
Asburgico e di quella spirituale della Chiesa cattolica. Raggiunti gli
obiettivi primari dell'unità e della Repubblica attraverso l'educazione e
l'insurrezione del popolo, espressi dalla formula di Pensiero ed azione,
l'Italia darà quindi il via a questo processo di unificazione sempre più vasta
per la creazione di una terza civiltà formata dall'associazione di liberi
popoli. Funzione della politica Il mausoleo di Giuseppe Mazzini nel
cimitero monumentale di Staglieno, realizzato dall'architetto mazziniano Gaetano
Vittorino Grasso. La politica è scontro tra libertà e dispotismo e tra queste
due forze non è possibile trovare un compromesso: si sta svolgendo una
guerra di principi che non ammette transazioni; Mazzini esorta la popolazione a
non accontentarsi delle riforme che erano degli accomodamenti gestiti
dall'alto: non radicavano, cioè, nello spirito del tempo quella libertà e
quell'uguaglianza di cui il popolo aveva bisogno. La logica della
politica è logica di democrazia e libertà, non accettabili dalle forze
reazionarie; contro di esse è necessaria una brusca rottura rivoluzionaria:
alla testa del popolo vi dovrà essere la classe colta (che non può più
sopportare il giogo dell'oppressione) e i giovani (che non possono più
accettare le anticaglie dell'antico regime). Questa rivoluzione deve portare
alla Repubblica, la quale garantirà l'istruzione popolare. La
rivoluzione, che è anche pedagogico strumento di formazione di virtù personali
e collettive, deve iniziare per ondate, accendendo focolai di rivolta che
incitino il popolo inconsapevole a prendere le armi. Una volta scoppiata la
rivoluzione si dovrà costituire un potere dittatoriale (inteso come potere
straordinario alla maniera dell'Antica Roma, non come tirannide) che gestisca
temporaneamente la fase post-rivoluzionaria. Il governo verrà restituito al
popolo non appena il fine della rivoluzione verrà raggiunto, il prima
possibile. La Giovane Italia deve educare alla gestione della cosa
pubblica, ad essere buoni cittadini, non è, perciò, esclusivamente uno
strumento di organizzazione rivoluzionaria. Il popolo deve avere diritti e
doveri, mentre la Rivoluzione Francese si è concentrata esclusivamente sui
diritti individuali: fermandosi ai diritti dell'individuo aveva dato vita ad
una società egoista; l'utile per una società non va mai considerato secondo il
bene di un singolo soggetto ma secondo il bene collettivo. Non crede
nell'eguaglianza predicata dal marxismo e al sogno della proprietà comune
sostituisce il principio dell'associazionismo, che è comunque un superamento
dell'egoismo individuale.Questione sociale Mazzini affrontò la questione
sociale negli scritti più tardi, ad esempio nei Doveri dell'uomo Rifiuta il
marxismo, convinto com'è che per spingere il popolo alla rivoluzione sia
prioritario indicargli l'obiettivo dell'unità, della repubblica e della
democrazia. Mazzini fu tra i primi a considerare la grave questione sociale
presente che era soprattutto in Italia la questione contadina, come gli
indicava Carlo Pisacane, ma egli pensava che questa dovesse essere affrontata e
risolta solo dopo il raggiungimento dell'unità nazionale e non attraverso lo
scontro delle classi, ma con una loro collaborazione (interclassismo), da raggiungersi
però organizzando l'associazionismo e il mutualismo fra gli operai, il soggetto
più debole. Un programma il suo di solidarietà nazionale che se non contemplava
l'autonomia culturale e politica del proletariato non si rivolse solo al ceto
medio cittadino, agli intellettuali, agli studenti, fra i quali raccolse i
consensi più ampi, ma anche agli artigiani e ai settori più consapevoli dei
propri diritti fra gli operai. Mazzini criticò il marxismo e fu da Marx
biasimato per gli aspetti dottrinali idealistici e per gli atteggiamenti
profetici che egli assumeva nel suo ruolo di educatore religioso e politico del
popolo. Marx, risentito per gli attacchi di Mazzini al comunismo, da lui
definito col termine inglese «dictatorship» (cioè «dittatura»), lo definì in
alcuni articoli teopompo, cioè «inviato di Dio e papa della chiesa democratica,
dandogli anche sprezzantemente del «vecchio somaro» e paragonandolo a Pietro
l'Eremita. Forte sarà il contrasto tra Marx e l'inviato personale di Mazzini
(oltre che con Garibaldi che ne prese le difese) alla Prima Internazionale.
Critica i socialisti per il proclamato internazionalismo dei loro tempi, venato
di anarchismo e di forte negazionismo, per l'attenzione da essi rivolta verso
gli interessi di una sola classe: il proletariato. Inoltre egli definiva
arbitrario e impossibile a pretendere l'abolizione della proprietà privata:
così si sarebbe dato un colpo mortale all'economia che non avrebbe premiato più
i migliori. La critica maggiore era rivolta contro il rischio che le ideologie
socialiste estremistiche portassero a un totalitarismo: egli previde con
lungimiranza quello che avverrà con la Rivoluzione d'ottobre del 1917 in
Russia, cioè la formazione di una nuova classe di padroni politici e lo
schiacciamento dell'individuo nella macchina industriale del socialismo reale. Da
queste critiche ne venne la valutazione negativa di Mazzini sulla rivolta che
portò alla Comune di Parigi del 1871. Mentre per Marx e Michail Bakunin quello
della Comune era stato un primo tentativo di distruggere lo stato accentratore
borghese realizzando dal basso un nuovo tipo di stato, Mazzini, legato al
concetto di Stato-nazione romantico, invece criticò la Comune vedendo in essa
la fine della nazione, la minaccia di uno smembramento della Francia. Per
salvaguardare l'economia e allo stesso tempo per tutelare i più poveri, Mazzini
punta su una forma di lavoro cooperativo: l'operaio dovrà guardare oltre una
lotta basata solo sul salario ma promuovere spazi via via crescenti di economia
sociale con elementi di «piena responsabilità e proprietà sull'impresa».
Mazzini puntava sul superamento in senso sociale e democratico del capitalismo
imprenditoriale classico, anticipando in questo sia le teorie distribuzioniste
sia le teorie che esaltano il valore dell'associazione fra i produttori. In
Doveri dell'uomo scrisse: «Non bisogna abolire la proprietà perché oggi è di
pochi; bisogna aprire la via perché i molti possano acquistarla. Bisogna
richiamarla al principio che la renda legittima, facendo sì che solo il lavoro
possa produrla. La sua influenza sulla
prima fase del movimento operaio fu per questo molto importante e anche il
fascismo, in particolare la sua corrente repubblicana e socializzatrice, si
ispirerà al pensiero economico mazziniano come terza via corporativa tra il
modello capitalista e quello marxista. Cospirazioni e fallimento dei moti
mazziniani Mazzini in una fotografia con autografo scattata da Domenico
Lama I moti mazziniani, ispirati ad un'ideologia repubblicana e antimonarchica
furono considerati sovversivi e quindi perseguiti da tutte le monarchie
italiane dell'epoca. Per i governi costituiti i mazziniani altro non erano che
terroristi e come tali furono sempre condannati. «Trovai tutti persuasi
che la Giovine Italia era pazzia; pazzia le sette, pazzie il cospirare, pazzie
le rivoluzioncine fatte sino a quel giorno, senza capo né coda» (Massimo
d'Azeglio, Degli ultimi casi di Romagna) Giovine Italia (1831) «Su queste
classi [...] così fortemente interessate al mantenimento dell'ordine sociale le
dottrine sovversive della Giovine Italia non hanno presa. Perciò ad eccezione
dei giovani presso i quali l'esperienza non ha ancora modificate le dottrine
assorbite nell'atmosfera eccitante della scuola, si può affermare che non
esiste in Italia se non un piccolissimo numero di persone seriamente disposte a
mettere in pratica i principi esaltati di una setta inasprita dalla
sventura.» (Camillo Benso conte di Cavour). Mazzini si trova a Marsiglia
in esilio dopo l'arresto e il processo subito l'anno prima in Piemonte a causa
della sua affiliazione alla Carboneria. Non potendosi provare la sua
colpevolezza infatti la polizia sabauda lo costrinse a scegliere tra il confino
in un paesino del Piemonte e l'esilio. Mazzini preferì affrontare l'esilio e
passa in Svizzera, da qui a Lione e infine a Marsiglia. Qui entrò in contatto
con i gruppi di Filippo Buonarroti e col movimento sainsimoniano allora diffuso
in Francia. Con questi si avviò un'analisi del fallimento dei moti nei
ducati e nelle Legazioni pontificie. Si concordò sul fatto che le sette
carbonare avevano fallito innanzitutto per la contraddittorietà dei loro
programmi e per l'eterogeneità delle classi che ne facevano parte. Non si era
riusciti poi a mettere in atto un collegamento più ampio delle insurrezioni per
le ristrettezze provinciali dei progetti politici, com'era accaduto nei moti di
Torino quand'era fallito ogni tentativo di collegamento con i fratelli
lombardi. Infine bisognava desistere dal ricercare l'appoggio dei principi e,
come nei moti del '30-31, dei francesi. Con la fondazione della Giovine
Italia nel 1831 il movimento insurrezionale andava organizzato su precisi
obiettivi politici: indipendenza, unità, libertà. Occorreva poi una grande
mobilitazione popolare poiché la liberazione italiana non si poteva conseguire
attraverso l'azione di pochi settari ma con la partecipazione delle masse.
Rinunciare infine ad ogni concorso esterno per la rivoluzione: «La Giovine Italia
è decisa a giovarsi degli eventi stranieri, ma non a farne dipendere l'ora e il
carattere dell'insurrezione. Gli strumenti per raggiungere queste mete erano
l'educazione e l'insurrezione. Quindi bisognava che la Giovane Italia perdesse
il più possibile il carattere di segretezza, conservando quanto necessario a
difendersi dalle polizie, ma acquistasse quello di società di propaganda,
un'«associazione tendente anzitutto a uno scopo di insurrezione, ma
essenzialmente educatrice fino a quel giorno e dopo quel giorno anche
attraverso il giornale La Giovine Italia, fondato nel 1832del messaggio
politico della indipendenza, dell'unità e della repubblica. Negli anni
1833 e 1834, durante il periodo dei processi in Piemonte e il fallimento della
spedizione di Savoia, l'associazione scomparve per quattro anni, ricomparendo
solo in Inghilterra. Dieci anni dopo, il 5 maggio 1848, l'associazione fu
definitivamente sciolta da Mazzini, che fondò al suo posto l'Associazione
Nazionale Italiana. Entusiastiche adesioni al programma della Giovane
Italia si ebbero soprattutto tra i giovani in Liguria, in Piemonte, in Emilia e
in Toscana che si misero subito alla prova organizzando una serie di
insurrezioni che si conclusero tutte con arresti, carcere e condanne a morte.
Nel 1833 organizza il suo primo tentativo insurrezionale che aveva come focolai
rivoluzionari Chambéry, Torino, Alessandria e Genova dove contava vaste
adesioni nell'ambiente militare. Prima ancora che l'insurrezione
iniziasse la polizia sabauda a causa di una rissa avvenuta fra i soldati in
Savoia, scoprì e arrestò molti dei congiurati, che furono duramente perseguiti
poiché appartenenti a quell'esercito sulla cui fedeltà Carlo Alberto aveva
fondato la sicurezza del suo potere. Fra i condannati figuravano i fratelli
Giovanni e Jacopo Ruffini, amico personale di Mazzini e capo della Giovine
Italia di Genova, l'avvocato Andrea Vochieri e l'abate torinese Vincenzo
Gioberti. Tutti subirono un processo dal tribunale militare, e dodici furono
condan morte, fra questi anche il Vochieri, mentre Jacopo Ruffini pur di non
tradire si uccise in carcere mentre altri riuscirono a salvarsi con la
fuga. Tentativo d'invasione della Savoia e moto di Genova. L'incontro di
Mazzini con Giuseppe Garibaldi nella sede della Giovine Italia Il fallimento
del primo moto non fermò Mazzini, convinto che era il momento opportuno e che
il popolo lo avrebbe seguito. Si trovava a Ginevra, quando assieme ad altri
italiani e alcuni polacchi, organizzava un'azione militare contro lo stato dei
Savoia. A capo della rivolta aveva messo il generale Gerolamo Ramorino, che
aveva già preso parte ai moti del 1821, questa scelta però si rivelò un
fallimento, perché il Ramorino si era giocato i soldi raccolti per
l'insurrezione e di conseguenza rimandava continuamente la spedizione, tanto
che quando si decise a passare con le sue truppe il confine con la Savoia, la
polizia, ormai allertata da tempo, disperse i volontari con molta
facilità. Nello stesso tempo doveva scoppiare una rivolta a Genova, sotto
la guida di Giuseppe Garibaldi, che si era arruolato nella marina da guerra
sarda per svolgere propaganda rivoluzionaria tra gli equipaggi. Quando giunse
sul luogo dove avrebbe dovuto iniziare l'insurrezione però, non trovò nessuno,
e così rimasto solo, dovette fuggire. Fece appena in tempo a salvarsi dalla
condanna a morte emanata contro di lui, salendo su una nave in partenza per
l'America del Sud dove continuerà a combattere per la libertà dei popoli.
Mazzini, invece, poiché aveva personalmente preso parte alla spedizione con
Ramorino, fu espulso dalla Svizzera e dovette cercare rifugio in Inghilterra.
Lì continuò la propria azione politica attraverso discorsi pubblici, lettere e
scritti su giornali e riviste, aiutando a distanza gli italiani a mantenere il
desiderio di unità e indipendenza. Anche se l'insuccesso dei moti fu assoluto,
dopo questi eventi la linea politica di Carlo Alberto mutò, temendo che
reazioni eccessive potessero diventare pericolose per la monarchia. La
vita mi pesa, ma credo sia debito di ciascun uomo di non gettarla, se non
virilmente o in modo che rechi testimonianza della propria credenza.»
(Giuseppe Mazzini, lettera di risposta ad Angelo Usiglio, Londra. Altri
tentativi pure falliti si ebbero a Palermo, in Abruzzo, nella Lombardia austriaca,
in Toscana. Il fallimento di tanti generosi sforzi e l'altissimo prezzo di
sangue pagato fecero attraversare a Mazzini quella che egli chiamò la tempesta
del dubbio, una fase di depressione, in cui, come in gioventù, come ricorda
nelle Note autobiografiche, pensò anche al suicidio, da cui uscì religiosamente
convinto ancora una volta della validità dei propri ideali politici e morali.
Dall'esilio di Londra, dopo essere stato
espulso dalla Svizzera, riprese quindi il suo apostolato insurrezionale. Nello
stesso periodo esce il saggio La filosofia della musica sulla rivista
L'italiano pubblicata a Parigi. Fratelli Bandiera. Esecuzione dei
fratelli Bandiera a Cosenza Nobili, figli dell'ammiraglio Francesco Bandiera e,
a loro volta, ufficiali della Marina da guerra austriaca, aderirono alle idee
mazziniane e fondarono una loro società segreta, l'Esperia[63] e con essa
tentarono di effettuare una sollevazione popolare nel Sud Italia. I fratelli
Emilio e Attilio Bandiera parteno da Corfù (dove avevano una base allestita con
l'ausilio del barese Vito Infante) alla volta della Calabria seguiti da 17
compagni, dal brigante calabrese Giuseppe Meluso e dal corso Pietro
Boccheciampe. Il 15 marzo dello stesso anno era loro giunta infatti la notizia
dello scoppio di una rivolta a Cosenza che essi credevano condotta nel nome di
Mazzini. In realtà non solo la ribellione non aveva alcuna motivazione
patriottica ma era già stata domata dall'esercito borbonico. Quando
sbarcarono alla foce del fiume Neto, vicino a Crotone, appresero che la rivolta
era già stata repressa nel sangue e al momento non era in corso alcuna
ribellione all'autorità del re. Il Boccheciampe, appresa la notizia che non
c'era alcuna sommossa a cui partecipare, sparì e andò al posto di polizia di
Crotone per denunciare i compagni. I due fratelli vollero lo stesso continuare
l'impresa e partirono per la Sila. Subito iniziarono le ricerche dei
rivoltosi ad opera delle guardie civiche borboniche, aiutate da comuni
cittadini che credevano i mazziniani dei briganti; dopo alcuni scontri a fuoco,
vennero catturati (meno il brigante Giuseppe Meluso, buon conoscitore dei
luoghi, che riuscì a sfuggire alla cattura) e portati a Cosenza, dove i
fratelli Bandiera con altri 7 compagni vennero fucilati nel Vallone di Rovito. Il re Ferdinando II ringraziò la popolazione
locale per il grande attaccamento dimostrato alla Corona e la premiò concedendo
medaglie d'oro e d'argento e pensioni generose. «Mazzini, colpito da tanta
fermezza e da tanta sventura, restò commosso da quell'efferata barbarie e
celebrò la memoria di quei martiri in un opuscolo uscito a Parigi. Vdendo nel
loro sacrificio la realizzazione dei propri ideali così scriveva in un opuscolo
a loro dedicato: «Il martirio non è sterile mai. Il martirio per un'Idea è la
più alta formula che l'Io umano possa raggiungere per esprimere la propria
missione; e quando un giusto sorge di mezzo a' suoi fratelli giacenti ed
esclamaecco: questo è il vero, e io, morendo, l'adorouno spirito di nuova vita
si trasfonde per tutta l'umanità. I sagrificati di Cosenza hanno insegnato a
noi tutti che l'uomo deve vivere e morire per le proprie credenze: hanno
provato al mondo che gl'Italiani sanno morire: hanno convalidato per tutta
l'Europa l'opinione che una Italia sarà. Voi potete uccidere pochi uomini, ma
non l'Idea. l'Idea è immortale. Dopo i moti e capo, con Aurelio Saffi e Carlo
Armellini della Repubblica Romana, soppressa dalla reazione francese. Fu
l'ultima rivolta a cui Mazzini prese parte direttamente. Moto di
Milano e sollevazione in Valtellina. Ispirato
al mazzinianesimo e alle ideologie socialiste fu il moto di Milano, a cui
tuttavia Mazzini non prese parte, e che fallì; analoga sorte ebbe la rivolta in
Valtellina dell'anno seguente. Nel moto milanese si mise in luce Felice Orsini,
che di lì a poco avrebbe rotto con Mazzini e organizzato l'attentato a
Napoleone III, fermamente condannato dal genovese poiché risoltosi in una
strage di cittadini innocenti. Spedizione di Sapri. Carlo Pisacane
Il piano originale, secondo il metodo insurrezionale mazziniano, prevedeva di
accendere un focolaio di rivolta in Sicilia dove era molto diffuso il
malcontento contro i Borboni, e da lì estenderla a tutto il Mezzogiorno
d'Italia. Successivamente invece si pensò più opportuno partendo dal porto di
Genova di sbarcare a Ponza per liberare alcuni prigionieri politici lì
rinchiusi, per rinforzare le file della spedizione e infine dirigersi a Sapri,
che posta al confine tra Campania e Basilicata, era ritenuta un punto
strategico ideale per attendere dei rinforzi e marciare su Napoli. Il 25
giugno 1857 Carlo Pisacane s'imbarcò con altri ventiquattro sovversivi, tra cui
Giovanni Nicotera e Giovan Battista Falcone, sul piroscafo di linea Cagliari,
della Società Rubattino, diretto a Tunisi. Sbarca a Ponza dove, sventolando il
tricolore, riuscì agevolmente a liberare 323 detenuti, poche decine dei quali
per reati politici per il resto delinquenti comuni, aggregandoli quasi tutti
alla spedizione. Il 28, il Cagliari ripartì carico di detenuti comuni e delle
armi sottratte al presidio borbonico. La sera i congiurati sbarcarono a Sapri,
ma non trovarono ad accoglierli quelle masse rivoltose che si attendevano. Anzi
furono affrontati dalle falci dei contadini ai quali le autorità borboniche
avevano per tempo annunziato lo sbarco di una banda di ergastolani evasi
dall'isola di Ponza. Il 1º luglio, a Padula vennero circondati e 25 di
loro furono massacrati dai contadini. Gli altri, per un totale di 150, vennero
catturati e consegi gendarmi. Pisacane, con Nicotera, Falcone e gli ultimi
superstiti, riuscirono a fuggire a Sanza dove furono ancora aggrediti dalla
popolazione: perirono in 83; Pisacane e Falcone si suicidarono con le loro
pistole, mentre quelli scampati all'ira popolare furono poi processati nel gennaio
del 1858. Condan morte, furono graziati dal Re, che tramutò la pena in
ergastolo. Senso dell'impresa Pur essendo quella di Sapri un'impresa
tipicamente mazziniana, condotta «senza speranza di premio», in effetti essa
rispondeva alle idee politiche di Pisacane che si era allontanato dalla
dottrina del Maestro per accostarsi a un socialismo libertario espresso dalla
formula "Libertà e associazione". Contrariamente a Mazzini che
riguardo alla questione sociale proponeva una soluzione interclassista solo
dopo aver risolto il problema unitario, Pisacane pensava infatti che per
arrivare ad una rivoluzione patriottica unitaria e nazionale occorresse prima
risolvere la questione contadina che era quella della riforma agraria. Come
lasciò scritto nel suo testamento politico in appendice al Saggio sulla
rivoluzione, «profonda mia convinzione di essere la propaganda dell'idea una
chimera e l'istruzione popolare un'assurdità. Le idee nascono dai fatti e non
questi da quelle, ed il popolo non sarà libero perché sarà istrutto, ma sarà
ben tosto istrutto quando sarà libero». Vicino agli ideali mazziniani era
Pisacane invece quando aggiungeva nello stesso scritto che quand'anche la
rivolta fallisse «ogni mia ricompensa io la troverò nel fondo della mia coscienza
e nell'animo di questi cari e generosi amici... che se il nostro sacrificio non
apporta alcun bene all'Italia, sarà almeno una gloria per essa aver prodotto
figli che vollero immolarsi al suo avvenire»[66]. La spedizione fallita ebbe in
effetti il merito di riproporre all'opinione pubblica italiana la questione
napoletana, la liberazione cioè del Mezzogiorno italiano dal malgoverno
borbonico che il politico inglese William Ewart Gladstone definiva «negazione
di Dio eretta a sistema di governo». Infine il tentativo di Pisacane sembrava
riproporre la possibilità di un'alternativa democratico-popolare come soluzione
al problema italiano: era un segnale d'allarme che costituì per il governo di
Vittorio Emanuele II uno stimolo ad affrettare i tempi dell'azione per realizzare
la soluzione diplomatico militare dell'unità italiana. Appoggio a
Garibaldi e ultimi tentativi Mazzini appoggiò moralmente la spedizione dei
Mille di Giuseppe Garibaldi, che egli considerava una valida opposizione a
Cavour. Dopo l'Unità riprese la lotta repubblicana, ma le persecuzioni della
polizia sabauda e le condizioni di salute limitarono i suoi ultimi
tentativi. Controversie Stampa raffigurante Mazzini con l'epitaffio
della tomba a Staglieno Conflitto con Cavour Giuseppe Mazzini, che dopo la sua
attività cospirativa fu esiliato dal governo piemontese a Ginevra, fu uno
strenuo oppositore della guerra di Crimea, che costò un'ingente perdita di
soldati al regno sardo. Egli rivolse un appello ai militari in partenza per il
conflitto: «Quindicimila tra voi stanno per essere deportati in Crimea. Non uno
forse tra voi rivedrà la propria famiglia. Voi non avrete onore di battaglie.
Morrete, senza gloria, senza aureola, di splendidi fatti da tramandarsi per
voi, conforto ultimo ai vostri cari. Morrete per colpa di governi e capi
stranieri. Per servire un falso disegno straniero, l'ossa vostre
biancheggeranno calpestate dal cavallo del cosacco, su terre lontane, né alcuno
dei vostri potrà raccoglierle e piangervi sopra. Per questo io vi chiamo, col dolore
dell'anima, "deportati". Quando Napoleone III scampò all'attentato
teso da Felice Orsini e Giovanni Andrea Pieri, il governo di Torino incolpò
Mazzini (Cavour lo avrebbe definito "il capo di un'orda di fanatici
assassini"[68] oltreché "un nemico pericoloso quanto
l'Austria"),[69] poiché i due attentatori avevano militato nel suo Partito
d'Azione. Secondo Denis Mack Smith, Cavour aveva in passato finanziato i due
rivoluzionari a causa della loro rottura con Mazzini e, dopo l'attentato a
Napoleone III e la conseguente condanna dei due, alla vedova di Orsini fu
assicurata una pensione. Cavour al riguardo fece anche pressioni politiche
sulla magistratura per far giudicare e condannare la stampa radicale. Egli,
inoltre, favorì l'agenzia Stefani con fondi segreti sebbene lo Statuto vietasse
privilegi e monopoli ai privati. Così l'agenzia Stefani, forte delle solide
relazioni con Cavour divenne, secondo il saggista Gigi Di Fiore, un
fondamentale strumento governativo per il controllo mediatico nel Regno di
Sardegna.[73] Mazzini, intanto, oltre ad aver condannato il gesto di Orsini e
Pieri, espose un attacco nei confronti del primo ministro, pubblicato sul
giornale Italia del popolo: «Voi avete inaugurato in Piemonte un fatale
dualismo, avete corrotto la nostra gioventù, sostituendo una politica di
menzogne e di artifici alla serena politica di colui che desidera risorgere.
Tra voi e noi, signore, un abisso ci separa. Noi rappresentiamo l'Italia, voi
la vecchia sospettosa ambizione monarchica. Noi desideriamo soprattutto l'unità
nazionale, voi l'ingrandimento territoriale» (Giuseppe Mazzini[74])Timori
di Mazzini per la cessione della Sardegna Estratto di articolo di
giornale inglese Mazzini temeva che Cavour, dopo la cessione della Savoia e di
Nizza, potesse cedere anche la Sardegna, una delle cosiddette “tre Irlande”, sulla
base di altri supposti accordi segreti di Cavour con la Francia, in cambio di
una definitiva unificazione italiana, accordi che preoccupavano anche
l’Inghilterra, la quale era intervenuta presso Cavour per avere rassicurazioni
sul fatto che non sarebbe stato ceduto altro territorio italiano alla Francia.
Russell commenta a Hudson, in Torino, di dire al Conte di Cavour, che il
Governo inglese, informato di un disegno per la cessione della Sardegna alla
Francia, protestava e chiedeva promessa formale di non cedere territorio
italiano. Il dispaccio era comunicato il 26 a Cavour.» (da Scritti editi
e inediti di Giuseppe Mazzini, per cura della Commissione editrice degli
scritti di Giuseppe Mazzini, Roma]) Riguardo alla cessione della Sardegna alla
Francia, Mazzini affermava anche: «[...] [L]'opposizione minacciosa
dell’Inghilterra e la nostra, possono renderlo praticamente impossibile.»
(da Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, per cura della Commissione
editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini, Roma) Alcune affermazioni di
Giovanni Battista Tuveri, esponente del cattolicesimo federalista, deputato per
due volte al Parlamento Subalpino e amico di Mazzini, confermano la possibilità
di accordi segreti relativi alla cessione della Sardegna alla Francia per una
definitiva unificazione del resto della penisola: «Vicino a Mazzini ed a
Cattaneo, ma con una propria originalità di pensiero, il Tuveri fu sempre
fedele alle sue convinzioni federaliste o, in mancanza di meglio, autonomiste,
né esitò ad impegnarsi nell'azione pratica quando nel 1860-61 circolò
insistente la voce che Cavour, dopo Nizza e la Savoia, intendesse cedere alla
Francia anche la Sardegna» Anche il giornale britannico "The Illustrated
London News" del 27 luglio 1861 citava l'inopportunità di cedere la
Sardegna alla Francia, commento che aveva suscitato reazioni nella stampa
francese e fatto suggerire altre ipotesi. Mazzini suscita continuamente
energie, affascinò per quarant'anni ogni ondata di gioventù e intanto gli
anziani gli sfuggivano».[80] Quasi tutti i grandi personaggi del Risorgimento
aderirono al mazzinianesimo ma pochi vi restarono. Il contenuto religioso
profetico del pensiero del Maestro, in un certo modo rivelatore di una nuova
fede, imbrigliava l'azione politica. Mazzini infatti non aveva «la duttilità e
la mutevolezza necessaria per dominare e imprigionare razionalmente le forze».
Per questo occorreva una capacità di compromesso politico propria dell'uomo di
governo come fu Cavour; «[i]l compito di Mazzini fu invece quello di creare
l'"animus"». Quando sembrava che il problema italiano non avesse via
d'uscita «ecco per opera sua la gioventù italiana sacrificarsi in una suprema
protesta. I sacrifici parevano sterili», ma invece risvegliavano l'opinione
pubblica italiana e europea. La tragedia della Giovine Italia «impose il
problema italiano a una sempre più vasta sfera d'Italiani: che reagì sì con un
programma più moderato ma infine entrò in azione e quegli stessi ex mazziniani
che avevano rinnegato il Maestro aderendo al moderatismo riformista alla fine
dovettero abbandonare ogni progetto federalista e acconsentire all'entusiasmo
popolare suscitato dalle idee mazziniane di un riordinamento unitario
italiano».[81] Le idee politiche di Mazzini furono alla base della
nascita del Partito Repubblicano Italiano nel 1895. Tramite la Costituzione
della Repubblica Romana, ispirata al mazzinianesimo e considerata un modello
per molto tempo, fu uno dei pensatori le cui idee furono alla base della
Costituzione Italiana del 1948. Inoltre ebbe una grande influenza anche fuori
dall'Italia: politici occidentali come Thomas Woodrow Wilson (con i suoi
Quattordici Punti) e David Lloyd George e molti leader post-coloniali tra i
quali Gandhi, Golda Meir, David Ben-Gurion, Nehru e Sun Yat-sen consideravano
Mazzini il proprio maestro e il testo mazziniano Dei doveri dell'uomo come la
propria "Bibbia" morale, etica e politica.[82] Mazzini conteso
tra fascismo e antifascismo Mazzini sul letto di morte L'eredità ideale e
politica del pensiero di Giuseppe Mazzini è stata a lungo oggetto di dibattito
tra opposte interpretazioni, in particolare durante il Fascismo e la
Resistenza. Già nel settembre 1922, prima dell'avvento del fascismo, il cinquantenario
della sua morte fu celebrato con una serie di francobolli. In seguito, nel
Ventennio fascista Mazzini fu oggetto di citazioni in libri, articoli,
discorsi, fino al punto d'essere considerato una sorta di precursore del regime
di Mussolini.[83]. Secondo un appunto diaristico (intitolato "Ripresa
mazziniana") di Giuseppe Bottai, però, l'utilizzo che ne fece Mussolini fu
sempre strumentale[84]. La popolarità di Mazzini durante il periodo
fascista è dovuta anche ai numerosi repubblicani che confluirono nei Fasci di
combattimento, iniziando il loro percorso di avvicinamento a Mussolini durante
la battaglia interventista, soprattutto nelle aree dove maggiore era la
presenza del PRI, cioè in Romagna e nelle Marche. Sulle pagine de L'Iniziativa,
l'organo di stampa del PRI, si guardava a Mussolini come al «magnifico bardo
del nostro interventismo».[85] Particolare fu il caso di Bologna, città
in cui i repubblicani Pietro Nenni, Guido e Mario Bergamo presero parte
attivamente nel 1919 alla fondazione del primo Fascio di combattimento emiliano
per poi abbandonarlo poco dopo diventando avversari del fascismo. Tra i più
famosi repubblicani che aderirono al fascismo vi furono Italo Balbo (che si era
laureato con una tesi su "Il pensiero economico e sociale di Mazzini"
e del quale lo storico Claudio Segrè ha scritto: «Balbo, prima di aderire al
Fascismo nel '21, esitò a lasciare i repubblicani fino all'ultimo momento e
considerò la possibilità di mantenere la doppia iscrizione»), Curzio Malaparte
e Berto Ricci, che nel fascismo vedeva la perfetta sintesi fra «la Monarchia di
Dante e il Concilio di Mazzini».[87] L'intellettuale mazziniano Delio
Cantimori, nella prima fase del suo percorso politico che lo portò prima ad
aderire al fascismo poi al comunismo, considerava il fascismo «compimento della
rivoluzione nazionale iniziatasi con il Risorgimento, che doveva riuscire dove
il processo risorgimentale e il cinquantennio successivo avevano fallito:
nell'inserimento e nell'integrazione delle masse nello stato nazionale, nella
creazione di una più vera democrazia, ben diversa dal
"parlamentarismo" e lontana dall'"affarismo", dal
"particolarismo", dall'"inerzia" che avevano caratterizzato
l'Italia liberale». Inizialmente la tesi delle origini risorgimentali del
fascismo fu fatta propria anche dai comunisti. Togliatti, polemizzando con il
movimento Giustizia e Libertà e il suo fondatore Rosselli, in un articolo su Lo Stato operaio
critica il Risorgimento e indicò in Mazzini un precursore del fascismo. La
tradizione del Risorgimento vive quindi nel fascismo, ed è stata da esso
sviluppata fino all'estremo. Mazzini, se fosse vivo, plaudirebbe alle dottrine
corporative, né ripudierebbe i discorsi di Mussolini sulla funzione dell'Italia
nel mondo. La rivoluzione antifascista non potrà essere che una rivoluzione
"contro il Risorgimento", contro la sua ideologia, contro la sua
politica, contro la soluzione che esso ha dato al problema della unità dello
Stato e a tutti i problemi della vita nazionale. La stessa posizione fu assunta
d’Amendola, durante il confino a Ponza, nel primo di due corsi sul Risorgimento
tenuti per i confinati, per poi rivedere tale impostazione nel secondo corso,
dopo la svolta unitaria del 1934 (che segnò l'inizio della politica del fronte
popolare con la conclusione di un "patto d'unità d'azione" con i
socialisti), allorché insistette sulle origini risorgimentali del movimento
operaio. I fascisti, inoltre, rivendicavano una continuità con il pensiero
mazziniano anche riguardo l'idea di “patria”, la concezione spirituale della
vita, l'importanza dell'educazione di come strumento per creare un uomo nuovo e
una dottrina economica ispirata alla collaborazione tra le classi sociali. Baioni
scrive a proposito della contemporanea celebrazione nell’anniversario della morte
di Garibaldi e del decennale della Marcia su Roma che le principali
manifestazioni sembrano confermare il nesso tra il bisogno di presentare il
fascismo come erede delle migliori tradizioni nazionali e la volontà non meno
forte ad enfatizzarne le componenti moderne, che avrebbero dovuto distinguerlo
come originale esperimento politico e sociale. Negli anni della Resistenza la
situazione si complica maggiormente: il fascismo della repubblica sociale
italiana intensifica naturalmente i richiami a Mazzini. Ad esempio la data del
giuramento della guardia nazionale repubblicana venne fissata il 9 febbraio,
giorno della proclamazione, quasi un secolo prima, della repubblica romana che
aveva avuto alla sua testa il triumviro Mazzini. Ma anche gli anti-fascisti, in
particolare i partigiani di Giustizia e Libertà di Rosselli, iniziano a
richiamarsi sempre più apertamente al rivoluzionario genovese. Proprio Rosselli
scrisse che agiamo nello spirito di Mazzini, e sentiamo profondamente la
continuità ideale fra la lotta dei nostri ante-nati per la libertà e quella di
oggi. A seguito della caduta del fascismo e dell'armistizio di Cassibile, la
lotta contro il nazi-fascismo vide la partecipazione dei repubblicani (il cui
partito era stato sciolto dal Regime nel 1926) anche attraverso la formazione
di proprie unità partigiane denominate Brigate Mazzini. Anche un comandante
partigiano, proposto per la medaglia d'oro al valor militare, Manrico
Ducceschi, ispirò la sua azione all'ideologia mazziniana adottando in onore di
Mazzini il nome di battaglia di "Pippo", lo stesso pseudonimo usato dal
patriota genovese. Altri saggi: Atto di fratellanza della Giovane Europa in
Giuseppe Mazzini, Edizione nazionale degli scritti., Imola, s.e., 1Dei doveri
dell'uomo Fede ed avvenire Editore Mursia
Doveri dell'Uomo Editori Riuniti
university pressRoma Pensieri sulla
democrazia in Europa, trad. Salvo Mastellone, Feltrinelli, Milano, Andrea
Tugnoli, La pittura moderna in Italia, Bologna, CLUEB, Antologia di scritti Dal
Risorgimento all'Europa Mursia Periodici
diretti da Giuseppe Mazzini L'apostolato popolare Il nuovo conciliatore
L'educatore Le Proscrit. Journal de la République Universelle Il
tribunoNote La Civiltà cattolica, Volume
2; Volume 18, La Civiltà Cattolica, «La politica acquista pathos
religioso, e sempre più col procedere del secolo... la nazione diventa patria:
e la patria la nuova divinità del mondo moderno. Nuova divinità e come tale
sacra.» in F. Chabod, L'idea di nazione, Laterza, Bari); Da Dei doveri
dell'uomoFede e avvenire, Paolo Rossi, Mursia, Milano 1965-1984 L'uomo
nuovo in Indro Montanelli, L'Italia giacobina e carbonara, Rizzoli, Milano, Susanne
Schmid, Michael Rossington, The Reception of P.B. Shelley in Europe Citato nell'Edizione nazionale degli Scritti
di Giuseppe Mazzini a cura della Commissione per l'edizione nazionale degli
Scritti di Giuseppe Mazzini, Cooperativa tipografico-editriceGaleati; per la
citazione vedi anche: Memoriale Mazzini-Domus Mazziniana; Introduzione a Jessie
White Mario, Vita di Giuseppe Mazzini su Castelvecchi Editore; Giuseppe
Santonastaso, Edgar Quinet e la religione della libertà, pag. 156, edizioni
Dedalo, 1968; Francesco Felis, Italia unità o disunità? Interrogativi sul
federalismo, Armando editore,, pag. 7.
Comune di Savona Liguria magazine
Archiviato il 25 gennaio in. Gilles Pécout, Il lungo Risorgimento: la
nascita dell'Italia contemporanea Pearson Italia S.p.a., 01 Patria, nazione e stato tra unità e
federalismo. Mazzini, Cattaneo e Tuveri, CUEC, University Press-Ricerche
storiche, La tesi del figlio sicuramente di Mazzini è sostenuta in Bruno Gatta,
Mazzini una vita per un sogno, Guida Editori, Il dubbio invece che si trattasse
veramente di un figlio di Mazzini è espresso in Luigi Ambrosoli (Giuseppe
Mazzini: una vita per l'unità d'Italia, ed.Lacaita): «Ma proprio il ritardo con
cui venne comunicata a Mazzini la notizia della morte di Adolphe fa sorgere
qualche dubbio sulla supposizione, per le altre ragioni accennate ben fondata,
che si trattasse di suo figlio». Dubbi simili vengono riportati in Salvo
Mastellone, Mazzini e la "Giovine Italia", 1831-1834, Volume 2, Domus
Mazziniana, 1960 («D'altra parte, è da aggiungere che nelle lettere inedite a
Ollivier, che pubblichiamo, Mazzini, pur parlando di Giuditta come della
propria amica, se accenna ad Adolphe come figlio di Giuditta, non allude al
bambino come proprio figlio:...»)
Domenico Barberis, in Dizionario biografico degli italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Mazzini a Londra È l'autrice del
romanzo gotico Frankenstein (Frankenstein: or, The Modern Prometheus). Curò le
edizioni delle poesie del marito Percy Bysshe Shelley, poeta romantico e
filosofo. Era figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del
femminismo, e del filosofo e politico William Godwin. Susanne Schmid, Michael Rossington, The
Reception of P.B. Shelley in Europe
Miranda Seymour, Mary Shelley, caGiuseppe Mazzini, il cospiratore senza
segreti Lettere di Mazzini ad Aurelio
Saffi e alla famiglia CraufordGiuseppe MazzatintiSoc. Ed. Dante
Alighieri1906 Politica e storiaFilippo
Buonarroti e altri studidi Pia Onnis RosaEdizioni di storia e letteraturaRoma Mazzini
«pavese» e l'Unità d'Europa Quando
Mazzini scatenò il patatrac sognando la Repubblica pbmstoria. Legnago a
Giuseppe Mazzini, Grafiche Stella, S. Pietro di Legnago (Verona) 200551. Giacomo Scarpelli, La scimmia, l'uomo e il
superuomo. Nietzsche: evoluzioni e involuzioni
Pensiero di Mazzini, brigantaggio.net
1946: la Repubblica nasce nel nome di Mazzini, su pri.Carducci scrisse
una famosa lirica intitolata Mazzini i cui versi finali sono rimasti nella
storia: «E un popol morto dietro a lui si mise. / Esule antico, al ciel mite e
severo / Leva ora il volto che giammai non rise, /Tu solpensandoo ideal, sei
vero». La stessa semplice scritta volle
Giovanni Spadolini, politico e storico repubblicano, sulla propria tomba a
Firenze Luigi Polo Friz, La massoneria
italiana nel decennio post unitario: Lodovico Frapolli, Franco Angeli, Storia
della Massoneria in Italia. L'influenza di Giuseppe Mazzini nella Massoneria
Italiana Archiviato il 7 gennaio in. La stanza di MontanelliL' unità d' Italia e
la Massoneria Giuseppe Mazzini
massone? A.Desideri, Storia e
storiografia, IEd. D'Anna, Messina. Gli sconvolgimenti operati dalla
Rivoluzione francese avevano fatto dubitare a molti uomini della razionalità
della storia, così altamente proclamata nel secolo precedente. L'unica
alternativa allo scetticismo parve allora la fede in una forza arcana operante
provvidenzialmente nella storia» in A. Desideri, Ibidem «S'identificò la storia della civiltà con la
storia della religione, e si scorse una forza provvidenziale non solo nelle
monarchie, ma sin nel carnefice, che non potrebbe sorgere e operare nella sua
sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela della giustizia, Iddio: tanto
è lungi dall'essere operatore e costruttore di storia l'arbitrio individuale e
il raziocino logico». Adolfo Omodeo, L'età del Risorgimento italiano, Napoli. Così
il genere umano è in gran parte naturalmente servo e non può essere tolto da
questo stato altro che soprannaturalmente... senza il cristianesimo, niente
libertà generale. e senza il papa non si dà vero cristianesimo operoso,
potente, convertitore, rigeneratore, conquistatore, perfezionante.» (cfr. J. De
Maistre, Il Papa, trad. di T. Casini, Firenze)
G. Mazzini, Fede e avvenire, G. Mazzini, Fede e avvenire. Ha una visione
utopica, romantica e anche sincretistica della religione, che egli considerava
come il contributo, in termini di princìpi universali, delle varie confessioni
e fedi alla storia collettiva.» SenatoDoveri dell'uomo, II G. Mazzini, Dei doveri dell'uomo Fusatoshi Fujisawa, La terza Roma. Dal
Risorgimento al Fascismo, Tokyo, Mazzini il patriota scomodo Arturo Reghini a metà strada tra fascismo e
massoneria «Noi dissentivamo su diversi
punti: sulle idee religiose, ch'ei non guardava, errore comune al più, se non
attraverso le credenze consunte e perciò tiranniche dell'oggi; sul cosiddetto
socialismo, che riducevasi a una mera questione di parole dacché i sistemi
esclusivi, assurdi, immorali delle sétte francesi erano ad uno ad uno da lui
respinti e sulla vasta idea sociale fatta oggimai inseparabile in tutte le
menti d'Europa dal moto politico io andava forse più in là di lui: sopra una o
due cose delle minori spettanti all'ordinamento della futura milizia; e talora
sul modo d'intendere l'obbligo che abbiamo tutti di serbar fede al Vero. Ma il
differire di tempo in tempo sui modi d'antivedere l'avvenire non ci toglieva
d'essere intesi sulle condizioni presenti e sulla scelta dei rimedi» (Giuseppe
Mazzini su Carlo Pisacane) Lettera a
Ernesto Forte Londra. Noi crediamo in una serie infinita di reincarnazioni
dell'anima, di vita in vita, di mondo in mondo, ciascuna delle quali
rappresenta un miglioramento ulteriore…» (Mazzini, in E. Bratina). La vita
d'un'anima è sacra, in ogni suo periodo: nel periodo terreno come negli altri
che seguiranno; bensì, ogni periodo dev'esser preparazione all'altro, ogni
sviluppo temporale deve giovare allo sviluppo continuo ascendente della vita
immortale che Dio trasfuse in ciascuno di noi e nella umanità complessiva che
cresce con l'opera di ciascuno di noi» (Dei doveri dell'uomo). Leggeva Dumas e i testi buddisti Il volto
inaspettato di Mazzini Il Foscolo, che
scriveva di aver visto da giovinetto a Venezia un "libercolo"
attribuito a Gioacchino, in cui erano indicati i papi futuri, affermava che la
fama dell'abate era "santissima" fin dalla fine del sec. XVI, tanto
che Montaigne, desiderava di poter vedere questa meraviglia: «le livre de
Calabrois, qui prédisait tous les papes futurs, leurs noms et formes» G. da Fiore, Concordia Veteris et Novi
testamenti, B. Rosa, Gli appunti manoscritti di Mazzini, Impronta, Torino, Roland
Sarti, Giuseppe Mazzini. La politica come religione civile, con postfazione di
Sauro Mattarelli, Roma-Bari, Laterza, A.Omodeo, Introduzione a G. Mazzini, Scritti scelti,
Mondadori, Milano, «L'Italia trionferà
quando il contadino cambierà spontaneamente la marra con il fucile». in C.
Pisacane, Saggio sulla rivoluzione, ed. Universale Economica, Milano 1956 Mazzini: comunismo vuol dire dittatura Il "Manifesto" di Marx? Scritto
contro Mazzini Doveri dell'uomo,
capitolo XI, punto 3° G. Mazzini, Doveri
dell'uomo, cap.XI (in Andrea Baravelli, L'Italia liberale, ArchetipoLibri, A. Gacino-Canina, Economisti del Risorgimento,
Torino, POMBA, 1G. Mazzini, Istruzione generale per gli affiliati nella Giovine
Italia in Scritti editi e inediti, II, Imola,G. Mazzini, op. cit. Nome col quale i greci indicavano l'Italia
antica L. Stefanoni, G. Mazzini: notizie
storiche..., Presso Barbini, Ricordi dei fratelli Bandiera e dei loro compagni
di martirio in Cosenza Documentati colla
loro corrispondenza, Dai torchi della Signora Lacombe, C. Pisacane. Volantino
pubblicato su "Italia del popolo", G. Cataldo, Chi ha paura di
Mazzini?, in la stampa. D. Smith, Mazzini, Rizzoli, Milano, D. Smith, Contro-storia
dell'unità d'Italia: fatti e misfatti del Risorgimento, Milano, Gigi Di Fiore,
A. Cappa, Cavour, G. Laterza, definizione di Cavour riportata da The Morning Post.
We have three Irelands, in Sardinia, Genoa and Savoy La terza Irlanda, Gli scritti sulla Sardegna
di C. Cattaneo e Mazzini, Carlo Cattaneo, Giuseppe Mazzini, Francesco Cheratzu,
8pagg. Mazzini La Sardegna Tip. A. Debatte Livorno, Risorgimento Rassegna The
Illustrated London News In A. Saitta, Antologia di critica storica, Laterza, Le
citazioni sono tratte da A. Omodeo, Introduzione a Mazzini, Scritti scelti,
Mondatori, Milano, (D. Fusaro) P.
Benedetti “Mazzini in Camicia nera” edito della Fondazione 'Ugo La Malfa'; Dal
diario di G. Bottai. Spesso, all'uscita dei cento e più volumi dell'edizione nazionale
di Mazzini trovo il Duce, a palazzo Venezia, immerso nelle folte pagine. O
meglio, v'immergeva, a ferire di pugnale, il suo metallico tagliacarte: e ne
tirava fuori brandelli di Mazzini. A quando a quando il brandello anti-francese,
anti-illuminista, anti-nglese, anti-socialista, etc. etc. Brandelli, mai
tutt'intero, nella sua viva, molteplice e pur varia personalità; S. Luzzatto,
Riprese mazziniane, Mestiere di storico: rivista della Società italiana per lo
studio della storia contemporanea (Roma: Viella, ); P. Benedetti "Mazzini
nell'ideologia del fascismo" G. Belardelli,
“Camerata Mazzini, presente!” Gentile, Balbo, Rocco, Bottai: tutti i fascisti
tentarono di arruolarlo, Corriere della Sera; “Manifesto realista” pubblicato
sulla rivista L'Universale Cromohs Pertici Mazzinianesimo, fascismo, comunismo:
l'itinerario politico di D. Cantimori, R. Pertici, Mazzinianesimo, Fascismo, Comunismo:
L'itinerario politico di Cantimori Cromohs, La memoria e le interpretazioni del
Risorgimento, Guerra e fascismo da 150anni.
P.Togliatti, Sul movimento di «Giustizia e Libertà», in Lo Stato
operaio, antologia F. Ferri, Roma, Riuniti); M. Fatica, Amendola, Giorgio, in
Dizionario biografico degli italiani,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, P. Mieli, "L'Italia
impossibile di Mazzini un fallito di genio", Corriere della Sera, M.
Baioni, Il Risorgimento in camicia nera, Carocci, Roma; Corriere della Sera in
Arianna editrice Mario Ragionieri Salò e
l'Italia nella guerra civile, Ibiskos, P. Mieli, art. cit. Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
“Saggi”, A. Saffi e di E. Nathan, Roma, “Lettere a Saffi e alla
famiglia Craufurd, Società Dante Alighieri di Albrighi, Segati, Roma); “La
democrazia in Europa, trad. a cura di S. Mastellone, Feltrinelli, Milano, V. Marchi,
Ricostruzione della filosofia religiosa, in Dio e Popolo, Marchi, Camerino Joseph
de Maistre, Il Papa, Firenze, A. Omodeo (Milano, Mondadori); A. Codignola (Torino,
POMBA); A.Omodeo, “Il ri-sorgimento italiano, Napoli, ESI, F. Chabod, L'idea di
nazione, Bari, Laterza, G. Monsagrati (Milano, Adelphi); G. Batini, Album di
Pisa, Firenze, La Nazione, F. Peruta, I rivoluzionari italiani: il partito
d'azione, Milano, Feltrinelli, Il processo a Vochieri, Alessandria, Lions; M. Albertini,
Il Risorgimento e l'unità europea, Napoli, Guida, D. Smith (Milano, Rizzoli); S.
Mastellone, Il progetto politico di Mazzini: Italia-Europa, Firenze, Olschki); A.
Desideri, Storia e storiografia, Messina, Anna); R. Sarti, La politica come
religione civile (Roma, Laterza, S. Mattarelli, Dialogo sui doveri (Venezia,
Marsilio); P. Galletto, Nella vita e nella storia” (Battagin); N. Erba, Unità nazionale e Critica storica,
Grasso , Padova. N. Erba, Il Contributo italiano alla storia del pensiero Ottava
Appendice. Storia e politica, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Dear
Kate. Lettere inedite di Giuseppe Mazzini a Katherine Hill, A. Bezzi e altri italiani
a Londra, Rubbettino; Saggio sulla rivoluzione, Universale Economica, Milano); I
sistemi e la democrazia. Pensieri Con una Appendice su La religione di Mazzini scelta
di pagine dall'Opuscolo Dal Concilio a Dio, V. Gueglio (note al testo,
repertorio dei nomi e saggio introduttivo) Milano, Greco); Giuseppe Mazzini verifiche
e incontri Atti del Convegno Nazionale di Studi, Genova, Gammarò, Tufarulo,G,M.-
L'Iniziatore, l'iniziato, Dio e popolo. La tempesta mazziniana nella
rivoluzione del pensiero Cultura e Prospettive, Filmografia Viva l'Italia di R.
Rossellini. Film incentrato sulla spedizione dei Mille. Mazzini, sceneggiato
RAI, regia di P. Passalacqua, Il generale, sceneggiato RAI, regia di L. Magni. Mazzini è interpretato da Bucci. Noi credevamo
di M. Martone. Mazzini è interpretato da T. Servillo. Anita Garibaldi,
miniserie di Rai 1 ; interpretato da Alessandro Lombardo. L'alba della libertà,
cortometraggio, regia di Emanuela Morozzi, Associazione Mazziniana Italiana
Domus Mazziniana Doveri dell'uomo Mazzinianesimo Monumento a Giuseppe Mazzini
(Firenze) Museo del Risorgimento e istituto mazziniano Pensieri sulla
democrazia in Europa Risorgimento. su
Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. su sapere, De Agostini. (IT, DE, FR) hls-dhs-dss.ch, Dizionario
storico della Svizzera. GDizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, storia.camera,
Camera dei deputati. Istituto Mazziniano
a Genova; Rai Tv: "La Storia siamo noi": una certa idea dell'Italia,
su la storia siamo noi.rai. 3Mazzini e le frontiere d'Italia su viacialdini.
Pagine mazziniane: "il pensiero e l'azione", dal sito della
Biblioteca Nazionale di Napoli, su vecchiosito bnn Domus Mazziniana di Pisa, su
domusmazziniana. Associazione Mazziniana Italiana, Scritti Prose politiche, Cenni
e documenti intorno all'insurrezione lombarda e alla guerra regia, Scritti
editi e inedit, Celebrazioni mazziniane Mazzini, Triumviro della Repubblica
Romana, A. Saliceti Aurelio Saliceti. Giuseppe Mazzini. Mazzini. Keywords: la
giovine italia, la tesi di laurea di Benedetti su Mazzini nella ideologia
fascista, ideologia fascista, gentile, bobbio, garibaldi, nazione italiana, stato
nazionale, stato unitario. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mazzini” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51671592017/in/photolist-2mJ3q6x-2mJ3q6n-2mJbZzZ-2mJb1x1-2mJ3q6C-2mJb1wQ-2mJbZBC-2mJb2oV-2mJ7x72-2mJ3q8w-2mJb1yi-2mJ7xUQ-2mJ8L5B-2mJ7xVw-2mJ7x7Y-2mJ8LUH-2mJ7xUV-2mJ7xVG-2mJ8L6J-2mJbZAR-2mJ3q8B-2mJ3q6c-2mJ8LUC-2mJbZC9-2mJbZzP-2mJb3w1-2mJ7z8m-2mJc2E5-2mJb3xU-2mJ8N7x-2mJ7z8g-2mJ8N9S-2mJ3sa7-2mJ8Nao-2mJ3s6V-2mJ3s9A-2mJc2Fh-2mJb3yF-2mJb3xZ-2mJ7z6T-2mJb3zN-2mJ7z7z-2mJ7z7j-2mJ8Nb5-2mJ8N8z-2mJ7z8G-2mJ7z5W-2mJ8NaP-2mJ8N7H-2mJ3s8P
Grice e
Mazzoni – implicatura – filosofia italiana – la vita attiva dei romani -- Luigi
Speranza (Cesena). Filosofo. Grice:
“Mazzoni is important on various fronts: he loves Dante, or Alighieri as
Strawson calls him – his library in organised alphabetically; the other front I
forget!” Compì i suoi studi di lettere a Bologna e quelli di filosofia a
Padova. Membro dell'Accademia della Crusca, fu tra i preferiti del papa
Gregorio XIII che lo avrebbe voluto prelato; Mazzoni preferì proseguire nella
carriera universitaria. Dapprima fu all'Macerata, ed in seguito a Pisa, dove
ebbe la cattedra di filosofia. Nella città della torre pendente, conobbe un
giovane insegnante di matematica, Galilei, con il quale instaurò ottimi
rapporti. Nel 1597 fu invitato ad insegnare all'Università La Sapienza di Roma.
Benché avesse da poco preso questa cattedra, seguì il cardinale Pietro
Aldobrandini nei suoi incarichi a Ferrara ed in seguito a Venezia. Ammalatosi
sulla strada del ritorno, si recò nella sua Cesena, dove si spense. Opere: “Difesa
della Commedia di Dante Grazie alla sua preparazione letteraria, giunse alla
notorietà per il suo tomo Difesa della Commedia di Dante, pubblicato a Bologna
inizialmente, sotto pseudonym e poi l'anno successivo sotto il suo vero nome,
in cui criticò aspramente Leonardo Salviati. Nel testo egli risponde ad alcune
contestazioni fatte alle sue elucubrazioni sul sommo poeta Dante Alighieri.
Parimenti nel libro si occupa anche di argomentazioni pertinenti alla filosofia
ed alla poetica”; “In universam Platonis et Aristotelis philosophiam praeludia
Interessato anche all'astronomia, Mazzoni espone le sue teorie in quello che
risulta il suo testo più importante ovvero In universam Platonis et Aristotelis
philosophiam preludia pubblicato nel 1597. In questo libro egli sostiene il
sistema geocentrico aristotelico contro la sempre più diffusa e apprezzata
teoria copernicana eliocentrica. Questo volume è divenuto molto noto poiché
Galileo Galilei, dopo averlo letto, gli inviò una lettera, datata 30 maggio
1597, nella quale difendeva Copernico e le sue teorie. Questa missiva
rappresenta la più antica testimonianza dell'adesione alla teoria eliocentrica
di Galilei. Mazzoni, Prefazione, in Mario
Rossi, Discorso di Mazzoni in difesa della "Commedia" del divino
poeta Dante, S. Lapi.Saggi: “Discorso de' dittongi” (Cesena, Rauerio); “Discorso
in difesa della Comedia del divino Alighieri contro Castravilla” (Cesena, Raveri);
“De triplici hominum vita ACTIVA nempè, contemplativa, et religiosa methodi
tres, quaestionibus quinque millibus, centum et nonagintaseptem distinctae in
quibus omnes Platonis et Aristotelis, multae vero aliorum Latinorum in universo
scientiarum orbe discordiae componuntur” (Cesena, Raverio), “Della difesa della
Comedia di Alighieri -- distinta in sette libri” (Cesena, Rauerio), “Intorno
alla risposta e alle opposizioni fattegli da Patricio, pertenente alla storia
del poema Dafni, o Litiersa di Sositeo poeta della Pleiade” (Cesena, Raverio); “Ragioni
delle cose dette e d'alcune autorità nel discorso della storia del poema Dafni,
o Litiersa di Sositeo” (Cesena, Raverio), “In universam Platonis et Aristotelis
philosophiam praeludia” (Venezia, Guerilius); TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Giuseppe Toffanin, Jacopo Mazzoni, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Jacopo Mazzoni,
su sapere, De Agostini. Davide Dalmas,
Jacopo Mazzoni, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Jacopo
Mazzoni, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca. Opere di Jacopo Mazzoni, su openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere di Jacopo Mazzoni,.
Arnaldo Di Benedetto, Iacopo Mazzoni, in Enciclopedia dantesca, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario Enciclopedico Brockhaus ed Efron,
Маццони, Джакомо. ostracismumlaudabithuiusceReipub.formam ciae & AJ de
Repub. ses,illudaffequebantur,quodimprobimelioresessentco-Achen. oss ditione,quàmprobi,quodquidememanauitexeo,quod
RE IPÛ BLICAE ROMANORVM FELICITAS cibiadis. VITAE ACTIVAE .
ficiendaerant,adConfu .pertinebat-examinarediligen
ter,coacionesquotiesopusefleteuocare,SoCspopulore
ferre,quicquidque'maiorparsiusfillerexequio1 9 7.66
quinetiaminhisquaeadbelliapparatum ,& caftrensem
disciplinampertinet,hifummuni imperium habebant:
hiseniiuseratsocijsquicquidvisunteller imperare,Trib. m i l i t u m c r e a r e
, d e l e &t u n i q ; h a b e r e , a d h a e c d e h i s q u i s u b
corum imperio erantin caftrisarbitratu suofupplicium fumiere,hispraeterea
licebat comitante quaestore,lacse dulo imperatafaciente,publiciaeris,quantum
resipsa posset,Reipub.fornianiRegiam eflë. 768
Senatusautemprimoquidemacrarijtotiusdominuserat atg;administrator:nam &
redditusomnesin eiuserant potestate,& eiusdemarbitratu impensae
fiebant,malefi ciaque & crimina per Italiam commiffa ,de quibus Iudi. cium
publicacfieridebebat,vtputaproditionis,coniura t i o n i s, v e n e f i c i j,
c a e d i s , a t q ; i n s i d i a r u m a d S e n a t u m r e f e e
rebantur,eiuss;dehiseratcognitio. 769
quòdsivllaapudItaloscontrouersiadirimenda,fipubli ca,velpriuatim quispiam
,velciuitasobiurganda,ficui auxilium,autpraesidium ferendumesset,de his omnibus
curam Senatusadhibebat. codemo popularisReipub.fornia videtur. 764
Consulesenimantequàm exvrbelegioneseducerentvr 2. 765.
quinimò&quaedeR.P.perpopulum tranfigenda;& có. , {{ { 1 Pin !! porro
tuleritimpendere. 767 quòdfiquisadhancpartemrespexerit,probaliterdicere viderelicettuniRegiam,optimorum,populiģ;gaberna
tionem:quotiesenimConsulum imperiuintueamur,Re
gia,quotiesveròSenatusauthoritatem optimarum admia niftratio,quotiesautem
populi poteftatem respicimus, banaruniomnium rerum ins,atq;imperiuna habebant:
hisetenimcaeterioninesmagistratus praeter Tr.Ple.fa?
bijciebantur,hilegationesincuriam traducebant,hicea
leriterquaeerantdecidendaitatuebant,negociaģ;magna adSenatum:referebant,&
penèsipsos(vtquae patresde: creuissentseduloperficerentur)curaomnis&
administra tio erat . 1 1 METHODVS. 56 770 codemq;modo fiextraItalianiad
aliquos legatso mitten da esset,veladaliquiddecidendum,veladfoedus facien
dum,veladcohortandum,velad imperandum,autpoftre mo
adresrepetendas,autadbellumindicendum,haec inyrbenyenerintagendum
,quideisrespondendumin populocommune,adeo vtquotiesquisadvrbem consuli
busabfentibusprofectuseffet,prorsuseiRespub.optima tumconfilioregi,&
gubernarivideretur,quodfanèmul tiGraecorum ,& Regum perfuafum
habuerunt,quod ne gocia,quaeinvrbehaberentferè,omniaperŞenatum tra is incos,quimaioresmagiftratusgeffiffent,admittebatur.
-774 folusautem capitedamnandipotestatemhabuit,quainre
illudsanèapudeoscommemoratione digniffinum fuit, quod eorum instituto ijs
quicapitis damnati fuerant ,vt on exvrbepalan egrederentur,permittebatur,acfiTribuum
vnaexhis,quaeiudicium exercebantreliquafuerit,quae in
nondumfuffragiumtulerit,exiliun:reosibiarbitratusuo
deligendifacultasdabatur,exulesautem Neapoli ,Praene
siæe,Tybure,atg;inaliaquauisfoederatorú vrbetutoelle
deferebat,legeetiamcomprobandi,acsanciendiiushabe bat,&
quodcaputeitisdepacedebello,defoedere,decó
trouersijsdecidendis,aurcomponendisdeliberauit,atque v n u m q u o d q u è h o
r u m r a t u n i, a u t i r r i t u m f a c i e b a t , q u i
bus,exrebusprobaliterpofletaliquisdicere,populuni si bimaximaminR.P.partem
vindicalfe,acReipub.formā Senatusipfecurabat,& prouidebat. - 771
praetereaquiddelegationibus exterarumgentium,quae ܀܀
expopuliadministrationeconfatam fuisse. 776
quòigiturpactoRespub,inpartesdiftributafueritiam ܀|
sigerentur. 773 suaetianıpopulo,&eaquidemamplissimaparsreli&aest:
poterant . 775 praetereapopulusipsemagistratusdignissimisquibusque
Senatusvoluntate,arý;arbitriopofitumerat. -772
atq;horumquidem,quaesuperiusdictasuntnihileftcum foluseniniinRepub.&
poenae,&praemijspotestatem ha ...
bebat,&plerunq;inalijsetiamquaeftionibusquotiesgra priuior
alicui'maleficijmulata irrogánda effet,& praesertim ditum VITAE
ACTIVAE . rendas,acperficiendasidoneushauderat. 777
conttarenimlegionibuseorumaliquidmissum,quaeillis publicesuppeditarisolebant,namq;fineS.C.neớ;frumen
tum ,neq;vestimenta,nec obfonia legionibus administra r i p o t e r a n t, a d
e o v t e o r u m , q u i e x e r c i t u s d u x i s s e n t e x p e
ditiones,& confiliaomnia,quotieseis obftare,cum eila;
maligneagereSenatusinanimum induxiffet,irritaredde rentur,&
minimèadexitumperducerentur: 778 quinvtquaeilianimo&
cogitationecomplexifuerant, acfibiproposuerant perficerepoflent,iliSenatus
volunta tepofitum erat:namispoftquàniannuumtempuspraete
rierat,autsuccessoresmittendi,autimperium prorogan
dipoteftatemhabuit,acetiampenèseundem fuitducum resgestas,&
dignitatemvelextollere,atý;ornare,velele uare,ac deprimere :naniTriu nphos,neộ;vtidecet
a p p a rere,neġ;ducere cuiquam licebat, ni aliensus fuiffetS e
longissimeabfuiflet,populicerteaflensuopuserat,quodq; eftomnium ferèmaximum
,omnesimperiodeposito,po pulo eorum quaegefferint rationem reddereoportuit,
quapropterConsulibus,caeteris“;Imperatoribusminime expediebat,Se.po.què
voluntatemergaseconteninere. 780 rursusianiSenatusquamuistantùminR.P.potuerit.po
illius authoritatem approballet populus , 781
praetereasiquisexTrib.pleb,intercefferit,nedum Sena erat 1 natus,&
ineiusfumptumerogasserneceffaria. 779
etsiquisexprouinciadecederevoluisset,quamuisdomo pulum tamen intueri,ac illius
rationem habere coactus fuit:inmaximisenim ,atg; atrocissimisquaestionibus
eorum maleficiorum,quaecontraRempub.conmislaca-. piteple&untur,nihilSenatus
exequipotuiffet,nisiprius tusnihileorum quae decreuerat perficere:sed ne sedere
quidem ,automninoincuriamvenirepoterat:Trib.autí 1 1 d i & u m est : n u n
c a u t e m q u a r a t i o n e p o t u e r i n t p a r t e s illae
quotiesvoluerint,sibimutuo repugnare,fibiq;inuicem opitulari,dicendum
eft:enimueròConsulpoftquameani, quamsuperiusdixifacultatemadeptus, copias eduxerat,
f u n i n i o q u i d e m ille c u m i m p e r i o v i d e b a t u r esse : v e
r u m populi,acSenatusauxilioindigebat,acsinehisadresge 1
eratofficium idfemperexequi:quod populovisunrfuerat ciasý voluntatem
quanimaximè respicere,hisomnibus cepissent,eosreleuandi;siquae
difficultas,autpublicuni seei sintortunium
;quominusellentfoluendiobstitisser,loca . tionemgprorfusinducendi,ius&
poteftatem habuit. 784 eodeniemodoConsuluthactionibustimidè,acminime l i b e n
t e r a d u e r s a b a n t ü r t u m p o p u l u s ,t u m S e n a t u s c a n
i f o ris,militiaeq;vniuersusexercitus, & finguli,quia fub c o ad
seinuicemiuuandun,& impediendum adomnes rerú
217;.occasiones;exopinionePolybijeaminterseaprè,conue Bodi nichteré
connexae;dispofitaeq;fuerunt,vthacnullam e Izifior,praestantiorgReipub
formareperitipotuerit.' 5786name,cumhabeantomnesRefpub.inorbequandam có
11.4,.uerfionem,&mutationem :nullamipsehacfirmioremar Essen
bitratuseft,fiquidem poft vniuersaliadilaniaamissis,ac f u b l a t i s a r t i
b u s & f t u d i j s, a l i q u o p o s t t e n p o r i s i n t e r u a l
l o rursushumanum genusauctum & propagatumfuit,quo tempore
inhominibasnaturalearbitraridebemus,quod etiain inrationecarcntiumanimalium
generibuscótin gerevidenius,inquorum gregibusfortiffimusquisý;m a
nifestòprincipatum fibivendicat:omnesenim fortissimú &
potentisfimumfectabantur,aró;itavniusdominiuni
oliniigiturquisemelhonoreillodignihabitisunt inre gnisconsenescebant iufta
ftudia fe& antes nullaq;propter c o s i n u i d i a , fi q u i d e m n o n
m a g n a i n e i s a u t v i & tis, a u t v e
ròomnibusSenatuspraeerat. 7837 idem diem proferendi,fiquam
publicanicalaniitatemac -;-- rum imperio,acpotestateeflent. *785iHaecporrò cum
elfétvniuscuiusýpartium vis& facultas - T I M E T H O D V S .: 57
decáüllismultitudinemSenatusmetuebat,ad populique :voluntatem ,ftudiuni&
cogitationessuasdirigebat. 787
atcontraSenatuipopulusipseobnoxius,&fubie&userat,
11.06,eumquevniuerfim,&fingulatim colere,arg;obseruaresua 249.3)
permagniinteresseputauit,cum enimeffentinItaliamul bidid
tave&igaliunigenera,quaeCenforesinfumptusappara 33°53.stusd;publicos locare
solebant:in hisomnibus conducen 0 1 . 1 7 . d i s, & c u r a n d i s p o p
u l u s i m p l i c i t u s ef fe c o n f u t u i c :h i s v e conftitutum eft.
287 H Iitus kitusgracatiocernebatur:verumfuniperin éculisciuium w i
t a n i l a g c o t e s, c a d c m q u a p o p u l u s v i c t u s r a t i o n
e v t e b a n 7 8 8 l e d p o f t q u à m h o r u m filij c u m i a m c o m p a
r a t a b a b e r e n t imperio,essentdifferre,& ad haec licexe
etiamfpemine 3 7 : p r a e m e t u c o n t r a d i c e n t e ): i n c o n c e f
u s . c o n c u b i t u s a p p e t o re,ató;itacoortaeftexRegnoTyrannis. Noći
789 atghocmanifeftèliquet,exCyri,Cam.bylifqueimperio, .:fortissinisviris
coniurationes,adinuante etiam ducum En
fuorumconfiliamultitudine,atg;iliusimperijquodpe nesvnum erat
formafacilevedeleretureueniebat,atque indeiam optimatum
principalusortunt,atqueinitium accepifient,educatiabinitioin poteltate,ang
honoribus apparatus,alijsad vim mulieribus perItapra,& raptus inferendam
,alijdenių;adaliaturpialeconuertebant,atậ; itaoptimatum principatusad paucorun
dominacionem hinc illorum imperioper idem quod Tyrannos oppresse ratinfortunium
finişimponebatur,ncq;praetereaRegen crearelibuitsobiniuftitiac,quasuperioresvsifuerantm
e tum ,neg;pluribuscommittereRempub.audebanttam re centi rei malae
geftacniemoria ad suanı igitur fidem p u
blicarecipiebant,atq,itapopularisforniaeffe&aeft. 794
horumpoftremofilijpluscaeterisįnR.P.pofseconten debant; atg;sinhanc cupiditatem
,maxime locupletiores incidentesmaximispecuniaelargitionibasplebem cor
runipebant 1 T? VITAE ACTIVAÈ . paternis,proptereaaequabilis,communisų
libertatisru ;,-des& ignari,alijvinolentiam ;& luxuriofosconuiuionum
translatuseft. 793 praesidia,& rebusadvi&um pertinentibus,magis quàm
pro neceffitateabundarent,ob nimiam bonorum copiam ,
atq;aff.uentiamcupiditatibusobsequentės,arbitratifunt
oportereprincipes,ornatus& epulisabijs,quifubeoruni f :: quod& Herodotusaffirmat.
799 contrahuiuscemodiprincipesfiebantàgencrofiffimis,& 1 1 tur . duxit .
791 hiprinòadministrationcgaudentescommunivtilitate del nihilantiquiushabuere,
31.disinijinsi 7 9 2 ,S e d c u m i a n i e o r u m l i b e r i e a n d e m å p
a t r i b u s p o t e f t a t e m 1METHODYSI 58
rumpebant,quaeaffirefacaalienabonaconselle,vitách; fuaespem omnem
inalienisfortunisponerefacileducem
elaroanimo,ace;audacise&abatut,atý;tumReipub. for mailla,cuiusconferuatio
in flavum fiduciapofitaeft, nascebatur,fiquideintumplebsinvnum coactacaldem
facere,ciueseijcere,profcriptorum ;agrosdiuiderein Scipiebat,donecfacuum
tuufus,&erforatum,vniusiruperit *0 um reperiretur,: 2 795
quapropterhismotusrationibuseampraecaeterislau Respub.benainaliambonam non
mutetur quam bona innalam,fiquidem (ytAristotelesdiçit)inbabentibusinfi.dese
Symbolumfacilior efttrálitus,an quiafimilitudo ila,ali neracione.
quamqaogcontrarietatemrequirit?quodquidéinEle's atme
mentorumtrasmutationeliquidòparet:inhisveròReip.
niutaionibus,quisfimilitudineni,& contrarietateinnes gabit) ACVLTAS R O -M
A N O R V M . 797 quoadlegesveròattinet,quibusviifuntRomaní,occur
rimtnobismulca,quaevtfigillatimesplicentur,røm ab otoexordientur;&
inprimisantequamRomulusleges 1.2.demai. vixit . 798
pokealogesquasdamipfetulit,cum alijsfequentibusRo.
gibus,quascuriatasappellarunt,fequidemconuacatoper trigintacuriaspopulo
Imgalifý;curijsinseparatasepra conftitutis&sententiamrogatistegesolim
ferebankor,;? quae populi congregario-comitia curiata dicebantur,à . .
cocundo;quòdpopuluscoiret,& viritimlogesterret,& dicerScruiusTulliusRex
hunc mioremimuutle:camépo pulo eaporekasrelictaest,vt plebiscita,& leges
comitijs. dätPolybius,quaeoninesRerumpub.forniasin seconti not atg
congregat,nequacaruim vlera quàm facis fit au & a 1ist. & prouceta in
sibiadherenteni,& coguatam pernicien in: -b.cideret:fódvniufcuiufớiroboreacpotentiainterfeinui
liseem obnitentesullaciuitatisparsvfquam declinaret,ne 1.Dvivein altum
propenderer. 13961 ex supradi& isautem dubucabit forfan
aliquis,curfaciliusa Pomp.in suriarasferretpopulusincertoiurs,incertisquelegibusparis.
H 2 curiaris LECALI vinil in1.& ler VITAE ACTIVAE. COROLLA'RIY M,
1Augusto.799:hinc&SuetoniusaitTiberiumàCaefarein forolegecu ..
riaelleadeptatum,hoceftfuffragijspopulipercuriascol lectis. quidam retulerunt.'!,50367*pe:
TAPE PTA LEGALIA ! I l a r u n t, a d h a e c v e r ò a d d i t a s u n t p l e
b i s c i t a , S e n a t u s c o n fulta,practorumedicta,&principum
placita,exquibus 1 EJSER VI.
806:Seruorumverò(cuiusorigodeiuregentiumfluxit)iuxta curiatisferrentur,iii
IB":NOI 381 ? quaedam .de iur. 8oz idemparierrorelabiturybiputabat,cum
quiinciuitate s u a F a c i n u s p a t r a s s e t , si i n a l i u m l o c u
m p e r u e n i f f e t a c c u s a m o m .iud. ai tik d i t e r e a s u n t p
r u d e n t u m d e c l a r a t i o n e s , q u a s r e s p o n s a a p p e l
uorum fi Ергл. 800exa& isdeinceps RegibuslegeTribuniciaRegumleges
antiquataesunt,poftquècaepitpopulusRomanusincer tomagisiure&
consuetudinealiquavti;quamlegelata, d o n e c d e c e m v i r i l e g e s à G r
a e c i s p e t i e r u n t, q u a s i n t a b u liseburneispraescriptaşpro
roftrisappofuerunt,vtfaci lius percipipoffent,atý;cum animaduerfumeffetaliquid
1 primisistislegibusdeelle;aliasduaseisdem tabulis,adie cerunt,&
itaexaccidentiappellataesuntlegesduodecim 14 'ride illo crimine non potuisse
exemplo Hermiodori. quidemomneiusRomanorum coaluit. 804quodquidem
yniuersumrefertur,veladpersonas,velad res,vel ad a & iones .
Iureconsultiverbavnatantùntfuitconditio,istig;domi defta.ho. nioalienocontranaturam
subijciebantur. :.ning Liberi in li. c u m tabularum ,quarum ferendarum
authorem fuiffe deccm Cic.I.v.in. virisHermodorumquendáEphefumexulanteminItalia
Tus, argumentum adexules.net ibni i P E R S O N A E lib.3.f.dedos hominesautem
autliberisunt,autferui. fta.ho. li ? رز inli.2.de80r
rationeveròhuiusHermodorinonrectè colligitBaldus زل: { or.iu. E P'T A , 8oz
inillisautêquiafummaeratobscuritas desiderataeprop habent,quodlibet
faciendilegenon prohibitum ,atý;isto rum ,alijsuntliberti,alijlibertini,alijingenui.
quiàmorteinvitamillosreuocarunt,appellabantur. -809 horun,autem
alijciueserantRomani,quivindi&ta,censu,Vlp.cap.s. : a u t t e s t a m e n t
o n u l l o i u r e i m p e d i e n t e n i a n u m i s l i s u n t, alij
instic. latiniIuniani,quiexlegelunia interamicos manumisli funt,alijdeditiorum
numero ,qui propter noxam torti nocételáinuentisunt,deindequoquomodo
nianumisli. LIBERTINI. INGEN VI. $ 11. Ingenuorum veròalijluisunt
iuris,alijverò alieno iuri fubie&i. 812 etsaviequialienoiurisubie&isuntfilijfamiliâsappellan-1.1.f.&his
tur,quiinditione,& poteftatepatrissuntvelnatura,velquisútlui adop. 813
naturasuntquiexnuptijsvxoris,& maritioriuntur. NVPILAE. 814
NuptiacveròapudRomanostribusperficiebanturmodis Bəê in2: tiaepercoemptionem .
816 Mulieresautem quae in manu per coenuptionem conue
nerantmatresfamiliâsvocabantur,quaeveròvsu,velfar reationeminime. 817
caeteraealiaevxoresvsuerant. 818 animaduertendumestautem maximam
fuifledifferentia adoptione. farreationenempè,coemptione,&ylu,&
fanèfarreatioTop.Cic. folispontificibus conueniebat. -815 coeniprioverò
cereissolemnitatibusperagebatur,fese.n. ܀ 1. 2.
ff.de METHODVS.; 1 I B A R I. 59 807
Liberisuntquinulliusimperiofubie&ifacultatemliberā LIBERT1. 308
Libertifuntquosdominiexiustaserui. Il convito di Platone. OPERE DEL MAZZONI SΤ
Α Μ Ρ Α Τ Ε. I. Discorso de' Dittonghi di Giacopo Mazzoni all'Illu strissimo
Signor ilSignorFrancescoMaria de Marchesi del Monte . In Cesena Appresso
Bartolomeo Raverio 1572. in 8. Questo Discorso sitrova altresì inserito nella
celebre Raccolta degliAutoridelbelParlare,impressanellaSa licata Tomo III.
pag.1015. e segg. II.Discorso diGiacopo Mazzoni indifesa della Comme dia del
divino Poeta Dante. In Cesena per Bartolomeo R a
verii1573.in4.LadedicaèAlMoltoMag.mioSig. Osservandissimo il Sig. Tranquillo
Venturelli . D a Cesena alli 15. di Giugno 1573. D e ' motivi, che indussero
l’autore a scrivere questo dotto ed ingegnoso Discor so , se ne ragiona qui
addietro a cart.19. e segg. III. Jacobi Mazonii Oratio in funere. Guidiubaldi
Fel trii de Ruvere Urbinatium Ducis .Pisauri apud Hierony mum Concordiam1574.
in4. IV.JacobiMazonii Cæsenatis deTriplici HominumVi. ta ,Activa nempe ,
Contemplativa , ei Religiosa Methodi tres,Qyestionibusquinque millibus centum
etnonagintase ptem distincta . In quibus omnes Platonis et Aristotelis , m u l
tæveroaliorumGræcorum,Arabuin,etLatinorum inuni verso Scientiarum Orbe
discordiæ componuntur. Quaomnia publice disputanda Roma proposuitAnno salutis
M.D.LXXVI. Ad Philippum Boncompagnum S.R.E. Cardinalem amplissi mum
.CæsenaBartholomæusRaveriusexcudebatM.D.LXXVI. in 4. Questo volume contiene le
celebri Conclusioni di quasituttelescienze,cheilMazzonidifesepub blicamente
nell'età di 27. anni con meraviglia di tutta S2 . 1 DEL MAZZONI. 139
Ita 1T Della Difesa della Commedia di Dante ec. Parte Pri ma ,che
contiene liprimi tre libri,pubblicata a beneficio delMondo letterato.Studioe
SpesadiD.Mauro Verdoni, « D. Domenico Buccioli Sacerdoti di Cesena , e da essi
dedi cata all'Illustriss. eReverendiss.Monsignore Sante Pilastri Patrizio
Cesenate dell'una e dell'altra Segnatura Referen dario , Abbreviatore de Curia
, e della Santità di N. S. In nocenzioXI.eSua Cam. Apost.CommissarioGenerale.In
Cesena Per Severo Verdoni M.DC.LXXXVIII. in 140 VI A e V. DellaDifesa
dellaCommedia diDante distintainseta te libri ; nella quale si risponde alle
opposizioni fatte al D i s corso di M. Jacopo Mazzoni , e sitratta pienamente
dello arte Poetica , e di molt altre cose pertenenti alla Filosofia, e alle
belle Lettere . Parte prima ; che contiene i primi tre libri.Con due
Tavolecopiosissime.AllIllustrissimo eRe verendissimo Sig.ilSig. D. Ferdinando
de'Medici Cardinale di Santa Chiesa . In Cesena Appresso Bartolomeo Raverii
l'Anno MDLXXXVII. in4. . Italia . N o n seguì però questa famosa Disputa in R o
ma nel 1576., com ' egli avea disegnato di fare, ma bensìinBologna nelFebbrajo
dell'anno seguente; on degliconvennemutare ilfrontispizio alsuolibro, e porvi:
Quæ omnia publice disputanda Bononia proposuic Anno SalutisM.D.LXXVII. Veggasi
qui addietro dalla pag.35. sino a43. ove sitrattaampiamente disìfatta disputa,e
delmeritodiquestolibro. ΤΑ e 1 . DellaDifesa dellaCommedia diDantedistinta
insette libri , nella quale si risponde alte opposizioni fatte al Disa
corsodiM.JacopoMazzoni, esitrattapienamentedell' Arte Poetica , e di molte
altre cose pertinenti alla Filosofia , ed alle belle lettere. Parte Seconda
Postuma , che contiene gliultimi quattro libri nonpiù stampati; edora
pubblicata 4. DELMAZZONI. 14.1 a > incuisitrova,cosìpergloriadelMazzoni,come
p e r l e i n s i g n i q u a l i t à d e l P r e l a t o , c h e v i si r i l
e v a n o , c r e d o ben fattodiriportarlainquestoluogo,edèlaseguente. a
beneficio delMondo letterato. Studio eSpesa diD. Mait ro Verdoni,eD. Domenico
Buccioli Sacerdoti diCesena,. da essi dedicata All Illustriss. e Reverendiss.
Sig. Monsig. Rinaldo degl Albizzidell'una e dell'altra SegnaturaRe ferendario ,
Giudice della Sacra Congregazione di Propagan da , ePrelato domestico di N. S.
Papa Innoc.XI. in Cese na per Severo Verdoni 1688. in 4. Nell'occasione , che
D. Mauro Verdoni , illustre letterato di Cesena , ebbe ri soluto di pubblicare
questa seconda parte della Difesa di Dante , vedendo che la prima era di già
divenuta assai rara , si determinò d i dover ristampare anche questa , siccome
fece , dedicandola a Monsig. Sante P i laseri Prelato Cesenate per dottrina e
per esemplarità di costumi riguardevolissimo, il quale aveva prestato a tal
effetto al Verdoni ed ajuto e favore . M a essendo Monsig.Pilastripassatoamigliorvitaintempo
cheap pena n'eraterminata lastampa, convenne aglieditori > procacciarsi un
nuovo Mecenate , cui subito ritrova rono senza uscire dellalorpatria
nelladegnissima per sona di Monsig.Muzio Dandini Vescovo diSinigaglia, Prelato
anch'esso digran nome ; onde è avvenuto che quasi tutti gliesemplari siveggono
con nuova dedica indirizzati a questo secondo , ede'primi non m'è riu. scito
discontrarne cheuno,ilquale siconserva pres so dime unitamente all'altro
dedicatoaMonsig.Dan dini. La dedica a Monsig.Pilastri è in data de 10.
Settembre 1688.9, e quella a Mopsig.Dandino è de'17. dello stessomese
edanno.Epoichèquestaprimade dica merita assolutamente d'essere tratta
dall'oblivio > . ne Illuge 142 VITA 'animo fatociperultimare que
sta grande impresá frastornataci da tanti ostacoli) abbia mo stimato
convenientissimo debito presentarla a V. S. Illu striss. per una particella di
dovuta restituzione , eriman dar(comesidice)questoFiumealsuoMare.Nepunto
erriamo,sesottonone diMare ricopriamolavastità delsa pere , la profondità della
prudenza , i tesori delle Cristiane virtù,cheadornano l'anima di V. S.
Illustris.Avvenga che, se sirifletta con quanta carità dispensa ella a'Poveri
isussidjdellavita, a'suviConcittadinilegrazie, con quan ta magnanimità ,
emulando la pietà de'suoi Avi, eregga agliEroidelParadisogli
Altari;sovvengaleCongregazioni del Taumaturgo Fiorentino , ed in specie questa
della Pa che con tanta esemplarità dal Porporato , che ci regge, ècomunemente
protetta,e progredisce ne dettami delpiosuo > Illustriss.
eReverendi ss.Monsig. Comparisce sulla scena delMondo alla seconda
lucelaPri. ma Parte di cotestaDifesa fregiata del pregiatissimo nome di V.S.
Illustriss.per contestare, che volume si prezioso meritò sempre ne'suoi natali
uscire ornato in fronte del no me d'uno d'e primi Personaggi, che venerasse il
Secolo. Ed invero,sesiconsiderinoledignità,merito,virtù,e l'altre venerabili
doti, che adornano l'animo di V. S. III., puossi senza veruna nota concludere,
che sia sempre stato secondato da segnalatissimi favori nelli suoi ingegnosi
parti ilnostroMazzoni; mentre questi sono stati sempre genero samente accolti,
edalle prime Cattedre, eda'primiSavj del mondo, leggendosi sino da’Chinesi
iportenti di questo grandeingegno. Ondenoiinconsiderazione dellegrazietan
tevoltecompartiteci,e dell tria , ' Fondatore , non potiamo, nè dobbiamo
concludere altro della religiosa prodigalità della sua mano , se non quello,
che della mano dispensiera di Probo cantò Claudiano: Præ 1 DEL MA
ZZONI. 143 Præceps illamanus Auvios superabatIberos, zioni,eprove
dell'amore che V. S. Illustriss. le porta ed in udire tutto giorno i
religiosiattestati della sua pietà a risplendere o ne' Tempii, o negli Altari ,
non le consacri tuttose stesso in olocausto ? Se nontemessimo tormentar quivi
la sua modestia , proseguiressimo a mostrar con mille prove la sua gran
dilezione verso la Patria , e noi tutti ; giac chivisonopochi,chenonrammentino
legrazie,ifavori, eisovvegni conseguitidallabontà diV. S.Illustriss., ch'e
Aurea dona voinens . A questoMareadunque,ladicuigentilissimaaurahacci sovvenuto
a condurre alporto un Opera contrastataci da im. petuosi aquiloni di mille
infortunj, abbiamo noi presentato nella tavola de nostri voti questo
eruditissimo libro, col solofinedi rimostrare all'universale Repubblica
diDotti, che se la nostra Patria ha saputoprodurre iMazzoni , i >
Chiaramonti , i Dandini , e gli Uberti , preseduti alle pri me
CattedrediRoma,diParigi,diBologna,ediPisa, ha ancora nelmedemo tempo avuto
nobilissimiFigli, chegli hannogenerosamenteaccolti,favoritiegraziati. Egiacche
questa Difesa per se stessa rende immune da qualsisia di fesa l'Autore , che ha
saputo mettersi in tal quadraturii coll' altissimo suo sapere , che non paventa
veruna offesa ; resta perciò liberaaV.S. Illustrissima lasola difesa epro
tezione di noi, che abbiamo volentieri registratoin questo Libro
lossequiosissiino e riverentissimo tributo della nostra divozione al di leigran
Nome ; che non potrà mai ricor darsi e da noi , e dalla Patria tutta senza
rassegnargliene con un eccessivo ossequio un tenerissimo affetto. Perciocchè
chi è , che nella Patria in vedere le affettuose dimostra f > mula di
quelGrande , neque negavit quidquam peten tibus; et ut quæ vellent, peterent,
ultrò adhortatus est . Cesena 10. Settemb.1688. Sacerdoti Cesenati,
VJ. Discorso di Jacopo Mazzoni intorno alla Risposta ed alle opposizioni
fatregli dal Sig. Francesco Patricio , per 144 V I T A. est . M a vaglia
per tutti, e sia ne' fasti dell eternità a caratterid'oro registrata la grande
restituzione , che ha fat to alla Patria del suo gloriosissimo , e primo
seguace del Redentore,MartireePastored'EvoraS.Mancio ladi cuimemoria quasi
quiestintaèstata dalla dileiPietàrav vivata ; le di cui Sante Reliquie , fatte
portare dalle ultime regioni del Tago , siccome hanno impietositi gli Altari ,
così ancora hanno indotta tal venerazione del di leiNome , che ingegnosamente
si dice , meritar ella corona più preziosa di quella , che da'Romani donavasi a
chi rendeva i suoi Cit tadini a Roina;ovvero che solamente lapietà diMonsig.
Sante ha saputo accrescereifigliSanti allaPatria;eche sopra questo fortissimo
Pilastrosivede ogni giorno più sta bilita la divozione verso gli Eroi del
Paradiso in Cesena . V i v a d u n q u e i l n o m e d i V . S . I l l u s t r
i s s. , e f i n o c h e i n o s t r i celebratissimi Rubicone e Savio
tributeranno i loro liquidi argentiall'Adriatico,restiimpressa
neglianimidituttila memoria di si gran Benefattore. Vivaquesto Cesenate Ti
moteo , a cui non Atene , m a Cesena , che è pur l'Atene della
Romagna,ergapertrofeounacoronadicuori. Mentrenoi. restringendocia
supplicarladigradire quest'attestato delno stro umilissimo ossequio ,
riverentemente inchinati, la sup plichiamo anon
isdegnarsidipermetterci,checipubblichid mo per sempre Di
V.S.Illustriss.eReverendiss. Vmiliss.eReverentiss. Servi Obblig. D. Mauro
Verdoni , e D. Domenico Buccioli > te DEL MAZZONI. 145 tenente
alla Storia del Poema Dafni , oLitiersa di Sositeo Foeta dellaPlejade. InCesena
appressoBartolomeoRaverii l'annoMDLXXXVII.in4. VII. Ragioni delle cose dette ,
ed'alcune autorità citate da Jacopo Mazzoni nel Discorso della Storia del Poema
Dafni oLitiersa di Sositeo . In Cesena per Bartolomeo R a verii 1587. in4. Del
merito diquesti dueOpuscoli, e della cagione , che indusse l'autore a scriverli
, si vegga acart.78.e segg.,eacart.84. e85. IX. Jacobi Mazonii Cæsenatis , in
almo Gymnasio Pisano Aristotelem ordinarie,Platonemveroextraordinem profiten
tis, in universam Platonis etAristotelis Philosophiam Pre ludia , sive de
comparatione. Platonis et Aristotelis . Liber
Primus.AdIllustrissimumetReverendissimumCarolumAn sonium Pureum Archiepiscopum
Pisanum .VenetiisM.D.XCVII. Apud Joannem Guerilium in fol. Questo volume , che
dal Mazzoni era,forse non senza ragione, riputato il suo capo d'opera , si vede
al presente giacere quasi in una totale dimenticanza , colpa de' nuovi sistemi
di Filosofia , che di poi si sono introdotti . Ad ogni m o d o è o p e r a d o
t t i s s i m a , e q u a n t o m a i s i p o s s a d i -. re ingegnosa , e nel
suo genere affatto singolare ; con tenendo
quasituttiisistemidegliantichiFilosofiesa 1 Februarii anno CIDIO XXCIIX .
In Exequiis Catherina M e dices Francorum Regine. Florentia apud Philippum Jun
ctam M.D LXXXIX. in 4. L'Autore dedica questa sua . VIII. Jacobi Mazonii Oratio
habita Florentia VIII. Idus Orazione a Don Virginio Orsino Duca di Bracciano
per 1 ! i molti favori , che avea ricevuti da questo m a gnanimo
eliberalissimoSignore;dallacuigentilepro pensione verso di sè dice , che
sisentiva tratto a scri vere, epresentargli un giorno cose molto maggiori . .
mi . T minati ed illustrati in una maniera sorprendente. X. Lettere
. Una lettera del Mazzoni scritta a Belisa rio Bulgarini si trova impressa a
cart. 121. delle Consi derazioni del medesimo. Bulgarini sopra il Discorso di
esso Mazzoni in difesa della Commedia di Dante . In Siena appresso Luca Bonetti
1583. in 4. Tre altre scrit teparimente alBulgarini sileggono a cart.218.219. e
222. delle Annotazioni , ovvero Chiose Marginali dello stesso Bulgarini sopra
la prima parte della Difesa di Dante del Mazzoni . In Siena appresso Luca
Bonetti 1608 . io4. Eduna indiritta aSperonSperoni staacart.355. del volume
quinto di tutte l’Opere di esso Speroni dell'ultima edizione di Venezia .
ΟΡΕRΕΙΝΕDITΕ. XI.Dialoghi in difesa della nuova Poesia dell'Ariosto. Di questi
Dialoghi fa menzione ilMazzoni medesimo allapag.20.
delsuoDiscorsode'Dittonghi;edicech'era presto,aDio
piacendo,periscamparli,ilchepoinon fece, forse per essersi ricreduto sovra tale
materia ; giacchè allora, che fu l'ango 1571. , era molto gio XII.
ConsiderazionisopralaPoeticadelCastelvetro.Que ste furono mandate dalMazzoni
alBarone Sfondrato, che ne dà ilsuo giudizio inuna letterascrittaall'auto r e t
r a q u e l l e d e l V a n n o z z i V o l . I. p a g . 8 2 . 146 V Ι.ΤΑ
. vane . . XIII.Commentarj sopratuttiiDialoghi diPlatone.Prea se ilMazzoni a
scrivere questi Commentarj per soddis fazione
diFrancescoMariaII,dellaRovereDuca d'Ur bino , ed egli medesimo ne fa menzione
in una lettera scritta a Giulio Veterani Ministro del Duca , come pu . re
a reinaltraaBelisarioBulgarini, cheleggesi acart.213. delle Annotazioni
ovvero Chiose marginali ec. di esso Bul garini.IlMazzonimedesimo
poiacart.727.della DifesadiDante nomina isuoiCommentarj soprailFedone, X I V .
Libri de Rebus Philosophicis , fatti ad imitazion di Varrone .Compose ilMazzoni
quest'opera inunasua villetta sulla riva del Savio , e nel Novembre del 1590.
disse a Roberto Titi che pensava di pubblicarla prima della seconda parte della
Difesa di Dante . Veggasi q u a n todamesenediceacart.44.e98.delpresentevo lume
. X V . Censura del primo Tomo degli Annali del Cardinal Baronio . Il celebre
Riccardo Simon in una lettera a M o n s i g . M u z i o D a n d i n i , c h e
si l e g g e a c a r t . 9 . d e l v o l .4 . della sua Biblioteca Critica ,
afferma d'aver inteso da questo Prelato , che ilMazzoni avea scritto contro il
primo tomo del Baronio , tosto che questo uscì in luce , il che fu l'anno 1587
, e che il manoscritto di quest'operasiconservavanellalibreria
delGranDuca. 1 i 9 1 DEL MAZZONI. 147 XVI.Discorso d'una
breveNavigazione, chesi puòfare da Portugallo nell'Etiopia , e nel Paese del
Prete Janni . All Il.ed Ecc. Sig. Giacomo Buoncompagni General di S.Chiesa,eMarchese
diVignola.Questositrovainuna Miscellanea della Biblioteca Vaticana .
XVII.Discorso sopraleComete.Anche questoDiscor so,lodatissimodalSig.Guidubaldo
de'Marchesidel Monte celebre Astronomo , dovrebbe ritrovarsi nella Libreria
Vaticana tra'Codici Urbinati; ma per diligen zefattenon
sièpotutorinvenirealnum.513.,alle. gato dal Conte Vincenzo Masini nelle
Annotazioni al primo libro del suo Poema del Zolfo, e dietro a lui dal P.
Muccioli a cart.116. del suo bel Catalogo della Bi . T 2 1
Biblioteca Malatestiana . Veggasi ciò , che del pregio di quest'operetta
si è da noi detto alla pag. 101. XVIII. La Fisica , e i Dieci Libri dell'Etica
d'Aristo tile . Il Tadini scrive , che il manoscritto originale di quest'opera
, mancante però e imperfetto , si conser vava alquanti anni sono presso ilSig.
Gio:Antonio Al merici Nobile Cesenate . Il medesimo si afferma dal fu Dottore
Giovanni Ceccaroni in alcune memorie mano scritte, comunicateci dal
Ch.Sig.Arcidiacono Chia ramonti , dalle quali si apprende , che lo stesso Cecca
roni avea fatta copia dell'originale inedito dell' Etica sino dal 1719.; ma
sento che questa copia ancora sia andata insinistro,epiù non siritrovi.
XIX.InuniversamPlatonisRempublicam Commentaria. Della Rupubblica di Platone da
sé commentata fa ri cordo ilMazzoni medesimo nella lettera di ZQ / 148 ν
Ι Τ Α > gataalSig.GiulioVeterani;dicendo,che quantopri ma pensava di
mandarla , o di recarla esso medesimo al Sig.Duca d'Urbino . alle La X X .
Orazioni . Di varie Orazioni dal nostro autore composte in diverse occasioni ,
e non mai pubblicate , si è fatto memoria nel decorso di quest'opera , prima
viene accennata a cart.89. , detta in Pisa nell' aprimento degli Studi in lode
della Filosofia . La se conda scrittada luieloquentissimamenteper movere il
Pontefice Clemente VIII. a ribenedire ilRe Arrigo IV. di Francia a cart. 99. La
terza detta ne' funerali del celebrePierAngeliodaBargaacart.100. El'ultimafinal
mente recitatanell'Archiginnasio Romano , facendo una comparazione tra l'antica
Roma e la moderna ; . della quale sifavella acart.112. X X I ., L e z i o n i .
Q u a t t r o L e z i o n i a l t r e s ì s c r i s s e i l M a z sopra
DEL MAZZONI. 149 zoni , che mai non videro la luce . Elle furono reci.
tate in Firenze , due nell'Accademia Fiorentina per ri schiaramento di due
luoghi di Dante ; e l'altre in quella della Crusca sopra iBrindisi ,e le feste
Vinali degli Anti chi.Veggasi acart.77.94.95.e97. XXII. Lettere. Di alquante
lettere del Mazzoni si conservano gli originaliin Pesaro nella libreriaGior
dani , delle quali lach.me.del dottissimoSig.Annibale
degliAbatiOlivierisicompiacque giàmandarmi copia; esono
trescrittealCardinaleGiuliodellaRovere,una al Duca d'Urbino , due a Giulio
Veterani, ed una a Piermatteo Giordani.Altre parimente originali scrittea Belisario
Bulgarini si trovano in alcuni Codici esistenti nella Libreria dell'Università
di Siena . Oltre aquest'opere ilTadini afferma,essercime moria , che dal
Mazzoni sieno state scritte anche le seguenti , cioè I. In Homerum Paraphrasis.
II. Numi smatumGræcorumInterpretatio.III.InLullum Commenta
ria.IV.NaturalisPhilosophieArcana.V. Secretoperco noscere da'Bigari e
Quadrigati , denari Romani , qual fa zione restassevittoriosa ne'Giuochi
Circensi, se la Veneta o Prasing Rossa o Bianca . VI. Tractatus de Somniis .
L'originale di questo trattato de'Sogni dice, che fu venduto molti anni sono da
certuno al Sig.Pier Girolamo Fattiboni Gentiluomo Cesenate ; ma che avea
incontrata la stessa disgrazia degli altri, non si essendo più tro vato . Forse
tutti questi mss.dovettero essere in quelle dieci casse di libri del Mazzoni,
che rimasero dopo la di lui morte presso Girolamo Mercuriali in Pisa , c o me
ilDottor Ceccaroni nell'accennate Memorie afferma apparire daun
pubblicoDocumento rogato li2.Mag gio 598. ) . . , . Per Per
ultimo il sopralodato Sig. Arcidiacono Chiara monti mi assicura , esservi anche
al presente chi sostie. ne doversi attribuire al Mazzoni , così la Canzone c o
m postainlodedelTorneamentofattoinCesenanelCar novale dell'anno 1587. , la quale
incomincia Mostra l'alterafronte,come ladifesadellamedesima,chefu pubblicata
sotto nome del Bidello dell'Accademia con questo titolo; Risposta di Matteo
Bidello delloStudio di Cesena al Parere d'incognito Oppositore fatto sopra la C
a n zoneMostra l'altera fronte.InCesena conlicenza de Su perioriPer
BartolomeoRaverii1587.in8.;machenon avea avuto modo di verificare veruna di
queste voci. lo per altro non averei difficoltà di credere, che così
laCanzone,come ladifesapotesseresserefatturadel nostro autore , essendo la Canzone
assai bella ; e la difesa molto dotta e giudiziosa , e degna assolutamente del
nostro grande e celebratissimo MAZZONI . Mazzoni. Keywords: implicature,
repubblica romana, the Latins on ‘vita activa’, I romani e la vita attiva.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mazzoni” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691412553/in/photolist-2mNzeEc-2mKN13V-2mGnP2f
Grice e
Meis – implicatura – IL FU MATTIA PASCALE – lo spirito abruzzese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Bucchianico). Filosofo. Grice: “I agree with Meis’s naturalism; he
proposes a three-stage development: vegetal, animal, man – his naturalism has a
Hegelian side to it, while man is more old fashioned, more Kantian!” Figlio di
un medico aderente alla carboneria e di ideali mazziniani, nacque a
Bucchianico, dove compì i primi studi: li proseguì presso il Regio collegio di
Chieti e poi a Napoli, dove fu allievo dei letterati Basilio Puoti e Francesco
De Sanctis, Spaventa e Ramaglia. Si laureò e nel 1841 divenne socio
dell'Accademia degli Aspiranti naturalisti, di cui diventerà presidente nel
1848; fu poi medico aggiunto dell'Ospedale degli Incurabili e aprì una scuola
privata di grande successo, dove insegnò anatomia, patologia, fisiologia e
scienze naturali. Fu poi rettore del Collegio Medico di Napoli. Dopo la promulgazione della costituzione nel
Regno di Napoli, venne eletto deputato per la circoscrizione Abruzzo Citra:
sostenne la protesta di Mancini contro la repressione operata dalle truppe
borboniche contro i manifestanti e l'accusa di tradimento al re. Fu quindi costretto all'esilio: dopo un
soggiorno a Genova e a Torino, si stabilì a Parigi. Esercitò gratuitamente la professione
di medico per gli esuli e gli emigrati italiani; insegnò antropologia
all'università ed entrò in contatto con il mondo scientifico parigino,
diventando assistente di Bernard e
ottenendo da Trousseau l'incarico di insegnare semeiotica. Strinse anche un
proficuo rapporto con Cousin. Rientrò in Italia, prima a Torino e poi a Modena, dove insegnò. Tornò a Napoli e divenne assistente di De
Sanctis, ministro dell'istruzione nel governo provvisorio, e venne eletto
Membro straordinario del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione. Fu deputato al Parlamento del Regno d'Italia sedendo
tra i ministeriali. Busto di Angelo
Camillo De Meis al Pincio (Roma) Non si sa né dove né quando fu iniziato in
Massoneria, è certo tuttavia che nfu membro della Loggia Felsinea di Bologna. Insegna
a Bologna. Il suo naturalismo lo spinse a cercare un fondamento
filosofico-spirituale alle scienze della natura, che egli trovò nell'idealismo
di Hegel. Fu anche amico intimo e collega di Siciliani, del quale condivise in
parte la speculazione intorno al positivismo.
Venne citato, di passaggio, nel romanzo di L. Pirandello Il fu Mattia
Pascal. Fu costruito il nuovo palazzo
della Biblioteca provinciale di Chieti, in piazza Tempietti romani, dedicata a
De Meis. V. Gnocchini, L'Italia dei
Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, De Meis Angelo Camillo, su treccani. Il protagonista del romanzo infatti ascolta
casualmente, durante un viaggio in treno, una conversazione fra due eruditi, e
dato che è uscita la notizia della sua morte, sceglie come proprio nuovo
cognome "Meis", traendolo da "De Meis". Il nome sarà
"Adriano", udito dal fu Mattia nella stessa conversazione, che
attribuiva a Camillo De Meis la tesi che due statue nella città di Peneade
rappresentassero Cristo e la Veronica (colei che si sostiene abbia asciugato il
viso di Gesù durante il calvario). In queste pagine del romanzo pirandelliano, Mattia
Pascal prova uno straordinario senso di ebbrezza legato alla propria
libertà. F. Tessitore, «DE MEIS, Angelo
Camillo» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 38, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1990. R. Colapietra, Angelo Camillo De Meis
politico “militante”, Napoli, Guida Editori, Treccani Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Angelo Camillo De Meis, in Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Angelo Camillo De Meis, in Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. openMLOL,
Horizons storia.camera, Camera dei deputati.
Angelo Camillo De Meis di Giacomo de Crecchio, in Biblioteche dei
filosofi, Scuola Normale Superiore di Pisa Cagliari. L'Unificazione, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nella prima edizione di Il fu Mattia
Pascal figura qui un GIUSEPPE De Meis, che nelle successive si precisa nel nome
di un seguace piuttosto atipico di Francesco De Sanctis, il filosofo abruzzese
Angelo Camillo De Meis. Difficile immaginare che questa schelta sia del tutoo
casual, altrettanto difficile sondarne a fondo le ragioni e avanzare qualche
ipotesi. A men oche non si pensi al saggi in cuil Meis (“Darwin e la scienza”)
tenta una sistesi tra evoluzionismo e dialettica hegeliana dello spirito; onon
si immagini che possa essere il suo pensiero, sull’IMPOSSIBILITA della
demo-CRAZIA in Italia, alla radice di uno sfogo politico de Adriano Meis. Meis,
del quale Mattia Pascale prednde parte del cognomen, e autore di una specie di
impegnativo paradosso politico (IL SOVRANO), nel quale sostene la necessita di
una REGALITA forte, come punto di mediazione disinteressata tra le passioni
laceranti di varia strati della popolazione. E questo E il solo possible filo
che riusciamo a intravedere tra lui e questo improvviso (ma forse non del tutto
imporgrammato) sfodo di Adriano Meis. NALITICO I. Antichità — Oggettivismo.
Oggettivismo primitivo — da Talete ad Anas- sagora pag. 3 Soggettivismo pratico
individualista —So- fisti. Soggettivismo pratico universalista —So- crate » 4
Oggettivismo ideale assoluto — Platone . » 5 Soggettivismo incompiuto —
Aristotile . . » 6 II. Tempo moderno — Soggettivismo. Soggettivismo pratico
intuitivo —Stoicismo. Epicureismo. Scetticismo. Neoplatoni- smo. Cristianesimo
» 8 Oggettivismo ideale particolarista — Ro- scellino. Occam » Oggettivismo
sensibile — Bacone. Condillac. Diderot,d’Holbac. . „ * * , 18 Passaggio alla
soggettività — Hame. Kant. . » 2Q Oggettivismo ideale universalista —S. An-
seimo. S. Tommaso. Scoto . » 24 Digitized by Google Soggettivismo
tendente alla oggettività — Cartesio .... Oggettivismo assoluto — Geulinx.
Molle- branche. Spinosa 31 Oggettivismo dogmatico individualista — Lcibnitz.
Wolf » 34 Passaggio alla soggettività —Berlielei/. Kant » 44 111. Tempo recente
— Soggettivismo assoluto. Soggettivismo trascendentale — Kant . . » 48 Soggettivismo
assoluto astratto — Fichte . » 80 Oggettivismo assoluto — Schelling ...» 89
Soggettivismo positivo assoluto — Hegel . » 102 CoNCHIUSlQiSE
Lastoriadellamedicina . , , , Cosa è lo Stato? Lo Stato
è l'uomo grande; è la società umana individuata. L'ha detto Aristotile:
lo Stato è la società che basta a se stessa. 11 che appunto vuol dire che
lo Stato è il grande organismo umano, l'individuo gran- de,
compiuto in sé stesso, indipendente ed assoluto. IL L'
uomo piccolo è una scala ascendente di fun- zioni. Egli ha per base la
funzione vegetativa, per cui mangia e beve e si nutre, veste panni, abita
un nido e si riproduce: la funzione riproduttiva è l'apice, e la
corona della vita vegetativa. Egli è questo il sistema dei suoi
bisogni mate- riali, vegetativi ed animali. Ma 1' uomo
elementare non è soltanto un vege- tabile compenetrato e avvolto da un
animale; egli è anche un animale, un'anima, sormontata dall'unità
dello spirito, avviluppata e compenetrata dalla coscienza umana. La
riproduzione è la corona della vita vege- Digitized by
VjOOQIC — 4 — tale ; la coscienza è la corona della
vita animale ; e la coscienza assoluta è la corona e F apice della
vita spirituale. Come spirilo l'uomo è per prima cosa, e
per prima base, morale. La moralità, la virtti privata, è la forma
più naturale dello spirito : essa è il patrimonio dell'individuo, e resta
confinato e chiuso in lui. Il dritto è F uomo aggrandito; egli è
l'individuo che si aggiunge una porzione della natura esterna; ed è
una estensione del suo corpo , e della sua anima; ampliazione della sua
natura organica, ed esplicazione della sua natura giuridica
spirituale. E a tutto questo sovrasta F Io, la libera
coscienza, che è come il perno intorno a cui tutto gira: centro e
circonferenza del circolo umano. L'Io è la conoscenza di se. Nella
pura coscienza l'uomo conosce sé come sé, come semplice forma; ed
egli aspira a conoscere anco F interno di se, la sua propria natura. E Si
conosce infatti: nell'arte, come bello, e per dir così semi-infinito:
nella religione, come infinito sensibile; nella scienza, come
infinito di pensiero, e sì come pensiero infinito. Tale è il
sistema spirituale nell' uomo piccolo , nelF individuo particolare.
III. NelF uomo grande, nell' organismo politico-indivi-
duale che si chiama lo Stato, ci sono le stesse funzioni. Ci è la
funzione economica, agricola, industriale, commerciale : produzione
materiale, frumento o libro; trasformazione ed assimilazione; circolazione
e scambio; nutrizione e consumazione: relazione sensibile fra tutti
gl'individui dei quali il corpo sociale è formato. Digitized
by VjOOQIC Ci è la funzione morale, non più chiusa
nell'in- dividuo, ma estesa alla società, manifestata come re-
lazione attuale fra gì' individui umani. La morale in- dividua diventa
dritto comune; materia della polizia, e del dritto penale. Nessun uomo ha
il dritto di of- fendere e usar vie di fatto contro un altro uomo,
perchè tutti hanno il dritto che la loro coscienza mo- rale sia
rispettata. Il reo non fa contro uno, ma con- tro tutti; e non è quindi
uno o pochi, sono tutti contro di lui: il sentimento della comune natura
u- mana reclama la sua punizione. Nessun uomo ha il dritto di
maltrattare un bruto; perchè non è il bruto, è il sentimento della
fondamentale unità della natura umana e animale eh' egli ferisce e
maltratta in tutti gli uomini civili e sensibili. La morale individua
è il rispetto della natura; il dritto morale è l'azione conforme ai
fini, ai principii, ai sentimenti naturali. Egli è dunque una relazione
psichica, spirituale, poiché spirituale è il suo fine. Ci è
la funzione giuridica, ed è la relazione del- l'individuo coi suoi
annessi naturali agli altri indi- vidui similmente costituiti di cui la
società è formata. Quello che invade 1' altrui , non occupa solo una
por- zione di natura; egli occupa e viola l'anima di un uomo, la
quale è pur quella di tutti gli uomini, mem- bri di uno stesso corpo sociale;
e perciò tutti si le- vano contro l'ingiusto invasore. Questo tutti è la
legge, che funziona e si esercita in forma di Tribunale. La legge
penale sta di rincontro alla barbarie, alla pas- sione violenta ed alla
guerra privata; un tribunal* criminale è in realtà una corte marziale. La
legge civile è il principio e la regola della pacifica deci- sione:
essa è la libera ragione che si leva di mezzo agli opposti interessi; e
il contrasto troncato in germe, Digitized by VjOOQIC
— 6 — e definito in forma di piato, non solo non giunge, ma
neppur tende alla violenza ed alla guerra. La guerra è la barbarie; la
civiltà è la pace, perchè è la legge, e perciò questa a ragione è detta
civile; e i suoi sono tutti giudici di pace. Ci è finalmente
V Io comune , conoscenza e volere generale; ed è, come tale, una funzione
formale a cui servono di contenuto e di soggetto tutte le funzioni
speciali. s IV. Cosa è dunque lo Stato? Lo
Stato è T insieme di tutte le funzioni materiali ed economiche, morali e
giuridiche, in quanto sono unificate nell'Io comune, che tutte le penetra
e le regola, ed è il punto a cui mette capo ogni particolar
movimento, e da cui parte ogni azione generale. Lo Stato è adunque
l'Io, la coscienza sociale. Tale è la forma: il contenuto è la virtù
pubblica, il dritto civile, il dritto penale, e la pubblica
economia. Lo Stato è il giusto, dice l'Albicini. Sì
certamente; ma il giusto non è che una parte del suo contenuto; è
un elemento della sua natura, il quale piglia neir or- ganismo giuridico
la sua forma particolare, e la sua realtà naturale. Ma un principe non è
solo un Gran- Giudice, e un Parlamento non c'è soltanto per fare il
Codice Civile. — Giusto io lo piglio in senso di legge: e la legge io la
piglio in senso di relazione umana in genere. — Ed io allora la piglio in
senso di rela- zione cosmica universale. Bisogna finirla una volta
con le idee vaghe ed astratte, e con le parole indeter- minate e
generali. Lo Stato è la virtti; dice il Montesquieu: la
virtìi è il suo principio ed il suo fondamento, e il vizio è
Digitized by VjOOQIC la sua rovina. Idee generiche,
astratte, indeterminate, piene di confusione e di errori. La virtù, la
morale, non è che un elemento , ed una sfera dello Stato. Essa ò
per se individuale; ma quando esce dall'individuo, e promove o turba e
nega l'ordine sociale inferiore, e per così dire individuale, essa allora
di privata diventa pub- blica, ed appartiene allo Stato. Che se dall'
infima sfera delle relazioni individuali l'azione si leva alla sfera
giu- ridica, o se anche penetra nella sfera politica, allora essa
perde man mano il suo carattere morale. Un de- litto politico è per poco
un non-senso, quando non è che politico: e tale egli è quando l'animo è
puro. Omnia mwnda mundis: puro vuol dir non-individuale, assoluto,
generale. E allora non è a parlar di delitto e di colpa: in politica non
ci è che prudenza ed im- prudenza, serietà e leggerezza, verità ed
errore, suc- cesso ed insuccesso. Lo Stato ordina i premi e le pene,
e le proporziona alla loro natura morale, giuridica o poli- tica :
se non che una pena politica è quasi un non-senso: essa in realtà non è
che un semplice fatto di guerra, un puro atto di difesa. — La virtù, dirà
il Montesquieu, io la piglio in senso di forza, di energia politica.
— Ed io la piglio in senso di energia magnetica, elettrica,
nervosa, muscolare. — Le antiche repubbliche erano fondate sulla sobrietà
e sulla severa continenza, sulla parsimonia e la povertà del privato
cittadino. Roma cadde perchè vi penetrò la ricchezza, la voluttà,
il lusso dell'Asia. Quella io chiamo virtù, questo vizio,
rilassatezza, corruzione, dice Montesquieu, e ripete Napoleone III, e con
lui tutti, dal primo all'ultimo, i francesi. — francesi, questa che voi
fate non è la storia, è il fatto; è la materia appena un po'
digros- sata, non è l'idea che la determina e la informa; è il
fenomeno, non è il pensiero della storia. E lo vedrete.
Digitized by VjOOQIC — 8 — Lo Stato è il
ben essere, la prosperità, la ric- chezza, dice il Fourier. Sì,
certamente: anche questo è lo Stato: ed egli cura la produzione, promove
ogni maniera d'industria, e favorisce il commercio con istituzioni,
e leggi , e procedure speciali. Ma la ric- chezza non è che il sostrato ,
il sottosuolo dello Stato. La ricchezza è la materia , lo Stato è il
pensiero : 1' una è il corpo , T altro è l' anima. L' anima fa il corpo ,
ma non è corpo per questo; e l'Economia politica non è la Politica,
non è lo Stato. Il principio dello Stato è la religione, è la
Bibbia degli Ebrei, diceva l'Aquila di Meaux, e per quel tempo non
volava male. Ora però, sarebbe il peggio che si potesse dire. Cotesto ora
non è piti un volare, è uno strisciar per le terre, o come talpa andar per
le cieche latebre, odiando la luce e il puro* e libero aere della
ragione. E se monsignor Dupanloup pure insiste e per- fidia, allora io
dico che il principio dello Stato è l'arte, è la Divina Commedia e il
Decamerone , il Barbiere di Siviglia e la Trasfigurazione. Tanto ci ha
che far l'una quanto l'altra, ed io avrò altrettanta ragione.
Il principio dello Stato è Dio, dirà monsignor Dupanloup. — Sì,
certamente; ora finalmente ci siamo. Non è però il Dio della Religione e
dell'Arte, ma il Dio del corpo sociale , il Dio dello Stato. Questo è che
co- stituisce i Re, che direttamente o per suoi organi crea tutti i
poteri e le autorità politiche; e questo Dio non abita nel cielo; lassù
non v' è che il Dio della Natura: il Dio dello Stato abita nel petto del
cittadino, ed è a lui eh' egli ubbidisce quando rende ubbidienza
alle autorità che ne sono i ministri, il braccio e la parola.
Digitized by VjOOQIC — 9 —
V. Lo Stato non e corpo, è anima. Anima è sapere
e volere, coscienza e azione; e la funzione dello Stato come Stato
consiste nel sapor di essere, e nel volere essere Stato. Questa non è che
la sua forma ; ma que- sta forma è appunto il vero Stato; e la coscienza
as- soluta ch'egli ha di sé, e l'azione comune in cui questa si
traduce e si spiega, è per l'appunto la sua funzione essenziale.
La coscienza dello Stato per intrinseca ed assoluta necessità
prende una esistenza naturale, e spontanea- mente si crea il suo
particolare organismo. Essa è l'anima; ed il sistema dei poteri politici
è il corpo che si crea , e in cui si fa reale. È una creazione im-
mediata e diretta, ovvero indiretta e mediata, come quella d' ogni
principio vitale; ma in definitivo è la coscienza pubblica, ed è sempre
lo Stato che crea i poteri e le autorità dello Stato. Questa funzione
crea- trice è 1' elezione. Ma questo corpo in cui l'anima
generale si tra- duce e si concentra, in realtà non è che una pura
anima: è il semplice potere legislativo. Quest'anima effettiva ed attuale
creata dall'elezione, si crea a sua volta il suo proprio corpo. Tale è 1!
esercito : l' esercito amministrativo e l' esercito militare ; e la
finanza è il sangue di questo corpo generale. L' esercito
amministrativo serve per eseguire o render possibili tutte le funzioni,
che compongono la triplice natura dello Stato: la funzione
economica, la morale, e la giuridica. Un magistrato, un impie-
gato, il ministro, il Sovrano, è un soldato; e il suo onore è d'ubbidir
fedelmente alla legge, all'anima dello Stato.
Digitized by VjOOQIC — 10 — L'esercito
militare ha un ufficio anche pili essen- ziale. Esso serve allo Stato per
essere, per esistere; gli serve a difendersi dalle potenze nemiche, esterne
o in- terne, che ne minacciano la vita economica, politica o
morale. Il soldato è il braccio della legge, e dello Stato; il suo
ufficio è di respinger l' assalto o l' insulto di un altro Stato , e di
reprimere le passioni colpevoli che si sfrenano contro la legge del suo
paese, e le isti- tuzioni del proprio Stato: nobile ed alto ufficio
tanto nel primo come nel secondo caso. I due eserciti sono
entrambi assoldati. Sono il corpo, e il sangue vi dee circolare. Il
potere legisla- tivo è l'anima; ed è perciò che non è pagato. Il
So- vrano ha una lista civile perchè unisce in sé le due nature:
egli è il tratto d' unione fra il potere legisla- tivo e l'esecutivo, e
personifica in lui l'unità dello Stato : ed è perciò eh 9 egli è
sacro. VI. Sovranità, potere legislativo, potere
esecutivo ; tutto questo è forma di forma : la forma essenziale , il
vero Stato , è T Io assoluto , la coscienza e la volontà ge-
nerale. Ma non vi è la pura coscienza e l'astratto volere, e non è
possibile una funzione puramente formale. Si è conscii di essere questo o
quello , si vuole e si fa sempre qualche cosa : e lo Stato conosce e fa
da un lato, e dall'altro esegue, la legge economica, la legge
penale, la legge civile. Il Sovrano, il legislatore, V impiegato, il
soldato , tutti vogliono che lo Stato sia; vogliono che sia prospero,
giusto, savio, forte di tutte le fotze morali, e che possa tutte
liberamente spie- garle, ed esser felice. L'Io è la forma; la forza
econo- mica, la virtù, il dritto, è il contenuto dello Stato.
Digitized by VjOOQIC — li — Ma la
forma prevale, e domina il contenuto. La morale domina l'economia: la
produzione non è pos- sibile, e il guadagno non è realizzabile s'egli è
im- morale. Il dritto domina la morale: la virtù pubblica impone alla
virtù privata. L'Io, la pura funzione for- male, domina e modifica tutte
le funzioni speciali che sono il suo essenziale contenuto: lo Stato
domina e modifica il dritto e la morale. Un assoluto vince l'al-
tro: tutti per sé assoluti, sono fra loro assolutamente relativi. Il volgo
riguarda come piti eccellenti gli as- soluti inferiori, perchè piti
naturali, e di più imme- diata e più sensibile idealità. Il più alto è
per lui l'ordine morale; che sovrasta e primeggia sull'ordine
giuridico ; 1' ordine politico è subordinato a tutti e due. In realtà il
più eccellente è l'ordine dello Stato, perchè più generale, e più
assoluto e divino; e quando l'ar- monia fra i tre ordini e le tre
funzioni si rompe, è la funzione formale, la funzione assoluta dell'essere,
quella alla quale appartiene il primato, e prende sopra l' altre la mano.
Scoppia la rivoluzione dal basso o dall'alto: ribellione, colpo di stato.
Slealtà, tradi- mento, illegalità, delitto. È vero. La coscienza
mo- rale lo riprova, la coscienza giuridica lo condanna; ma v'è (vi
può essere) una coscienza superiore che l'approva; e se non è la
coscienza politica dei con- temporanei, sarà di certo la coscienza
politica degli avvenire. La storia approverà il colpo di stato e la
rivoluzione popolare, quando è vera funzion di essere: quando cioè l'
essere apparente dello Stato non cor- risponde al suo vero essere , a
quello che esso è nella coscienza del corpo sociale, sia che oltrepassi,
o sia che rimanga al di sotto di questa misura ideale.
Invadere la proprietà d' un cittadino è ingiusto; ma lo Stato può
farlo; ed è una giusta ingiustizia, Digitized by
VjOOQIC — 12 — ed una legale illegalità, perchè in tal
guisa realizza il suo essere, il benessere della comunità, o dell 7
intiero corpo sociale. La ragione e il titolo è la pubblica
utilità. Questo è un vedere solo il lato esterno del fatto, che vi è di
certo e non può mai mancare, ma non la sua vera ragione. Si vede la
comodità sensibile, ma non si vede il suo interno principio, l'essere
generale realizzato. Ma non è meraviglia. I nostri codici sono poco
men che tradotti dal francese, e le nostre leggi fatte esse pure dal
risorgimento, parlano la sua lingua e ne riflettono le idee.
Ammazzare un uomo è ingiusto ed immorale: è un violar l'ordine
naturale; è un toglier all'uomo una proprietà che 1' uomo non ha creata.
Ma lo Stato anche questo può fare. Lo Stato è funzion di
essere; egli è, vale a dire una forza : e l' elemento di questa forza è
la sua cor- rispondenza e la possibile eguaglianza con la coscienza
generale. Lo Stato è debole quando il suo concetto resta al di sotto o
supera quello del corpo sociale. — Il secondo, e non già il primo, è di
gran lunga il caso dello Stato Italiano. — Egli è perciò che quando
la società vede nella pena di morte un elemento di so- lidità, ed
un pegno di sicurezza generale, abolirla è un errore: è una fallace
utopia, una velleità teo- rica, difetto di serietà pratica, scipita
sentimentalità, filantropia fuor di proposito; bontà di cuore forse,
ma certo debolezza di mente, che ad altro non condur- rebbe che a
crescer la debolezza, già così grande, dello Stato, accrescendo la
distanza che lo divide dalla co- scienza pubblica, di cui deve render l'
imagine , ed es- sere la fedele espressione. Quando l'opinione sarà
pro- gredita; quando la coscienza dei pochissimi si troverà in
armonia con la coscienza dei moltissimi, allora lo Digitized
by VjOO'Q IC — 13 — Stato sarà forte, e allora la pena
ingiusta, immorale ed inumana della morte si potrà, e si dovrà senza
altro indugio, abolire; perchè allora il paese, divenuto meno
incolto e per dir così più spirituale , avrà cessato di riguardarla come
un elemento di esistenza; e non sen- tirà il bisogno di una garanzia
sensibile tanto barbara e immane. Allora non saranno soltanto pochi
pubblicisti ignoranti e frivoli, ed alcuni legislatori ridicoli,
sa- ranno moltissimi, se non pur tutti, a reclamarne T
abolizione. Si parla sempre dell'utilità della pena di morte.
È l'argomento dei sostenitori, ed è l'achille degli oppositori. Questo è
da una parte e dall' altra un ver- gognoso errore. Necessità non è
utilità; e quando lo Sta- to opera in funzion di essere, egli è in una
sfera ideale e assoluta, superiore alla regione della utilità e del
senso. Ma questo sì vergognoso errore era la verità del Ri-
sorgimento; ed è perciò che non se ne vergognava, anzi l'accettava, e ne
andava giustameute superbo: il senso e l'utilità era tutta la sua
filosofìa, ed egli condannava allora la pena capitale come non utile.
Ve- nuto più tardi a miglior sentimento, il Risorgimento respingeva
P utilità , e condannava la pena di morte come utile. Egli scambia per
utilità la necessità ideale; e non si vergogna, perchè questo sofisma è
la sua verità: egli è il da ubi consistam della filosofia posi-
tiva. Ma se ne vergognerà di certo quando di risor- gimento sarà passato
a secolo decimonono. Ammazzare un uomo, turbarne i dritti, e
vio- larne il possesso, attentare all'esistenza dello Stato, che è
quanto dire alla vita delle sue istituzioni, è immorale ed ingiusto; e
sarà assai di più ammazzare moltitudini di uomini, insignorirsi, recare
in sé il" dominio (e sia pur l'alto dominio) delle loro pro-
Digitized by VjOOQIC — 14 — prietà, e distruggere
uno Stato. Questo il "cittadino non lo può, non lo dee fare; ma può
e dee talvolta farlo lo Stato. L' usurpazione e la violenza privata
è ingiusta; la violenza pubblica e la pubblica usurpa- zione non è
giusta; è più e meglio di questo, è po- litica; e si chiama guerra e
conquista, e non più violenza ed usurpazione. La guerra è
buona, e la conquista è giusta le- gittima e veramente politica, (e dico
buona, legittima, giusta per convenzione, ed in mancanza d'altre
parole) quando in esse lo Stato opera in funzione di essere: quando
guerreggia e conquista per* vivere per essere, o per diventare quello che
è in sé, e deve anche attual- mente essere. Vi sono società
naturali, che la violenza, l'ar- bitrio, la passione, il caso in una parola,
divide in più corpi sociali , per cui di uno si formano più Stati.
Ma in tutti rimane la coscienza della loro identità po- litica, e della
loro natura storica comune. Yi sono ancora società originariamente
separate, in cui T accidente, cioè l'arbitrio, la violenza, le pas-
sioni umane, col concorso di altri accidenti ed op- portunità naturali,
crea una coscienza comune. La lingua, vale a dire la comunità e la
somiglianza fon- damentale dei dialetti (non mai la loro identità,
che non e' è mai, e non può esserci in natura, ed è una finzione
assurda dei pedanti) è l'organismo sensibile, e l'espressione
approssimativa, e la meno inadeguata, di quella nuova coscienza. La
comune storia è il pro- cesso per cui di un gruppo accidentale di popoli
e di Stati si forma a poco a poco un tutto naturale e vivente con
una interna unità e un' anima generale. La geografia è la condizione
esterna dello sviluppo, e l' occasione più o meno accidentale di questa
for- mazione ideale. Digitized by VjOOQIC
— 15 — La comune coscienza che si è conservata dopo lo
spartimento dello Stato unico originario, non è più coscienza, ma tende a
ripigliare l'antica forma e la primiera attività; e la coscienza comune
che si è svi- luppata in un gruppo di Stati eterogenei non è che il
sentimento della loro comune unità: e nell' un caso e nell'altro questo
sentimento èia nazionalità , la co- scienza nazionale. E nell' uno come
nell' altro caso ciascuno Stato si trova diviso in se stesso; è un'
anima scissa , con due coscienze distinte ; che l' una è la co-
scienza propria di Stato, l' altra è la coscienza comune di nazione. Esso
è dunque in realtà due anime, due esseri, uno attuale, e l' altro
possibile; il primo è Stato, l'altro non è che nazione: la nazione è la
possibilità naturale dello Stato. Ma esso anche quest'altra parte
di sé vuol recare ad atto; esso ha bisogno di esser tutto il suo essere,
e irresistibilmente aspira a far della sua coscienza politica effettiva,
e della sua coscienza nazionale astratta, una sola coscienza reale. Egli
è perciò che lo Stato fa la guerra, e conquista gli Stati conna-
zionali. È la buona guerra, e la legittima conquista; ma è ancora il
processo barbaro, violento, inconsa- pevole, passionale, irrazionale. Era
altra volta la buona soluzione; ora è divenuta cattiva: il decimonono
secolo è tempo di coscienza e di ragione, e non ammette che la
soluzione consapevole, volontaria e razionale. Questo succede quando in
tutti i corpi sociali si svi- luppa più o meno egualmente di sotto alla
loro par- ticolare e diversa coscienza politica la comune co-
scienza nazionale. Tutti allora aspirano, e tutti fini- scono per
fondersi in un soIq corpo di nazione, in una stessa società, in cui
l'antica coscienza nazionale si eleverà e si perderà ben presto nella
coscienza po- litica comune. Non è più. la soluzione forzata, è la
soluzione spontanea e razionale. Digitized by VjOOQIC
— 16 — Egli è nel primo modo che si sono costituite le
nazioni moderne; formazioni accidentali, prodotti di guerre e di
conquiste senza ragione, e di nozze for- tunate. Tu felix Austria, tu
felix Gallia, etc... nube. La co- scienza nazionale non esisteva, è
venuta dopo. L'Au- stria felicemente accozzava delle società affatto
etero- genee, fra cui non vi è stato che un principio di fu- sione.
Si è formato senza dubbio nella Boemia, nel- T Ungheria , nella
Iugo-Slavia, una coscienza austriaca; ma la vera coscienza politica è la
coscienza boema, ungherese e slava; e ciò perchè l' austriaca è una
co- scienza astratta, occasionale, non è una possibilità na- turale
effettuata e completa; non è lo sviluppo e la realtà della coscienza
nazionale. La Francia riuniva con lo stesso metodo delle nozze, delle
guerre in- giuste e delle astute diplomazie , degli Stati meno
inomogenei, in cui pur v* era un avanzo di un'antica lingua comune,
testimone di una comune coscienza, di politica rimasta puramente
nazionale, reminiscenza di una potente antica unità; lingua avventizia e
forzata, ma che aveva finito per essere adottata; coscienza av-
ventizia, ma che era pur venuta, ed aveva finito per es- sere la comune
essenziale unità del mondo romano. Ed ecco perchè quei corpi insieme
posti finirono per formar le membra di un solo corpo morale: fatte
però le dovute e ben note eccezioni. Ora la Francia avrebbe l'
intenzione di seguitare in questa via, ed applicare ancora il metodo
antico, barbaro, medieyale; ma si oppone la natura e la ragione. La
ragione è la coscienza nazionale, è la lingua, ed è la storia. La natura
è la geografia: un fiume non è un confine, ma una via ed un mezzo
di unione. La Francia è fuor dei suoi confini naturali e nazionali.
La soluzione spontanea razionale e naturale delle
Digitized by VjOOQIC — 17 — quistioni nazionali
era serbata al secolo della ragione; ed è l'Italia che ne ha dato al
mondo l'esempio, ed è il suo onore immortale, e il suo vero primato
civile e morale. Questo esempio la sorella dell'Italia, la Grecia,
si appresta ad imitarlo. La natura lo richiede: la greca penisola è un
tutto geografico perfettamente circo- scritto; si direbbe una regione, un
nido apprestato per una sola razza. La ragione lo esige e lo
impone; lingua, storia, coscienza nazionale, solo in parte ve- nuta
a coscienza politica, tutto è comune alla Grecia; e v' è un altro comune
principio che la unisce, ed è la religione. Tutto dunque chiede
l'indipendenza e r unità della Grecia, tutto vuole che la Nazione
Greca diventi lo Stato Greco; ma l' Inghilterra non vi trova il suo
conto, e con tutte le forze si oppone, e l'Europa delle crociate,
divenuta la positiva e irreligiosa Europa del Risorgimento , custodisce e
protegge con una edi- ficante unanimità il barbaro e immondo straniero,
il musulmano oppressore. L' Italia è stata piti fortunata. Un
grand' uomo uscito dal suo sangue, pervenuto ad. assidersi sopra un
nobile trono straniero, rammentava l'antica madre per la quale giovanetto
aveva pugnato, e pugnava ancora per essa, e le dava la mano a farsi di
una nazione astratta, uno Statò reale. Italiano, io non so che
questo. Tutto l'altro io l'ignoro, perchè la Storia non è ancor venuta, e
non ci ha giudicato sopra. Ora non vi è che la morale e il dritto, e le
piccole pas- sioni politiche dei francesi, tutti incompetenti nella
quistione. Ma di quel che il grand' uomo ha operato per l'Italia siamo
competenti noi; e non sono ingrati tutti gì' Italiani.
L'Italia per viriti propria, e per generoso aiuto, che appena è che
possa dirsi straniero, è salita dalla 2
Digitized by VjOOQIC — 18 — coscienza nazionale
alla coscienza politica. Ma se quella è forte e potente, questa è ancor
debole ed incom- pleta. Le sette antiche coscienze politiche, nelle
quali la sua coscienza nazionale era scissa, non si sono tutte
egualmente amalgamate in una coscienza poli- tica comune* Le deboli sono
scomparse; ma ve n' è qualcuna forte, che resiste e permane, ed è
l'antica coscienza piemontese. Il Piemonte ha tre coscienze
in lotta fra loro. La coscienza nazionale, che in lui era, ed è senza
dub- bio ancor forte, non si è pienamente trasformata. Essa è
rimasta nazionale , astratta; ed ha solamente prodotto di sé una
coscienza politica italiana debole, parziale, incompleta, poco men che
astratta, piena di riserve e di eccezioni. Essa è incompleta e debole di
tutta la realtà e la forza che rimane alla vecchia e tenace co-
scienza piemontese, di cui la permanente è l'espres- sione. Questo
Sammarlino lo ignora ; ed è in una per- fetta buona fede. Egli in tra v
vede in lui una forte coscienza nazionale, e allato a una profonda
coscienza municipale (certo indebolita da quello che era prima) vi
trova un chiaroscuro di coscienza politica italiana, e dice: io sono
quanto si può più essere italiano. E se lo crede. Sammartino non ha tutti
i torti : egli è senza dubbio italiano; ma quel suo quanto si può
essere, o quanto altri sia, è una sua esagerazione. Nobile esa-
gerazione, inganno volontario e generoso, illusione che genera in lui la
coscienza nazionale, la quale fa sentirgli il bisogno di giustificarsi ai
proprii occhi e agli altrui. Ma in tanta complicazione il valente
uomo non ha tale abito e tal forza d'analisi da rendersi conto del
proprio essere, per cui diviene il giuoco della sua immaginazione. Egli è
perciò che è in buona fede. Tutti gli uomini ci sono qual pili qual
meno allo stesso modo. Digitized by VjOOQIC
— 19 — Ma il tempo è galantuomo ; e s* egli ha
potuto sviluppare in tutto il mondo antico una coscienza romana: se
sulla vera coscienza magiara , czeca e jugo- slava ha potuto inserire una
coscienza austriaca; se finalmente nella tedesca Alsazia e nella Lorena
punto del mondo francese, ha potuto (incredibile a dirsi, e
mostruoso a pensare) destare una coscienza politica francese: ben saprà
creare una vera coscienza italiana in quel Piemonte, che pure è il primo
fra tutti i paesi della moderna Italia: in quel Piemonte, che nel
mo- mento in cui la grande storia italiana del Medio Evo aveva
termine, quando tutto intorno taceva, s'avviliva e s'abbandonava, e la
nazione intiera scendeva nella tomba della servitù straniera e papale,
egli solo non s' abbandonava ; e che rimasto jnfino allora
nell'ombra, sorgeva a un tratto giovane e vigoroso, e ripigliava in
sua mano il filo e creava la nuova storia italiana, e per lui ed in lui
l'Italia viveva ancora. E quando a nostra memoria si riapriva 1' antica
tomba , e l'Italia vi scendeva di nuovo , rimaneva egli solo sulla
breccia, e lottava animosamente, eroicamente, e compiva alla fine
il destino della patria: onore a cui dalla provvi- denza della storia era
visibilmente riserbato. Ah non tutti gl'Italiani sono ciechi e ingrati!
Certo il tempo saprà identificare la coscienza piemontese, che dopo
tanta e così grande storia, fuor di proporzione con la materiale
grandezza di quella nobile provincia, è na- turale sia permanente e
resista alla grande coscien- za politica italiana. E sarà allora
galantuomo davvero. Quando ciò sia avvenuto, e che in tutta l'Italia
non vi sarà che una sola coscienza politica, allora non vi sarà più
soltanto una grande nazione, ma un vero e forte Stato Italiano.
Digitized by VjOOQIC — 20 —
VII. L'Io, la coscienza sociale, è adunque il vero e
proprio elemento dello Stato; ed è una funzione pu- ramente formale che
domina e modera e modifica la funzione giuridica, e la funzione morale.
Lo Stato toglie la vita, e turba e invade la proprietà del
cittadino; fa la guerra per esser quello eh 9 egli è, o quel che
dev'essere, e toglie la proprietà, la vita, Tessere in- dipendente, allo
Stato vicino. Tutte cose che l'uomo privato non può fare, e che gli sono
permesse, dove- rose anche talvolta y quando, divenuto uomo
pubblico, la sua coscienza s' immedesima e si confonde con la
coscienza assoluta dello Stato. Allora è illecito e reo tutto ciò eh'
egli può far nel suo particolare interesse, ma è lecito e buono tutto ciò
che fa in vista dell' in- teresse generale. La fusione e l'amalgama
succede sempre in una certa misura, ed è tanto pili completa quanto
l'uomo è più alto locato, finche nel capo dello Stato i due interessi non
ne fanno più che un solo. Dal momento che si separano, il tiranno è
perduto: egli allora non è pih lo Stato, è un altro; è un corpo
estraneo contro a cui l'intiero organismo si solleva, e scoppia la crisi.
La crisi, la rivoluzione, è un pro- cesso di guarigione. Il morbo è la
tirannia, l' anarchia: forme dello stesso disordine; tutte e due passione
e sfrenato arbitrio; ed anarchia tutt' e due. U&rche non è né
questo, ne quello; né uno, né pochi, ne molti, ne tutti: V arche è la
ragione. Il principio dello Stato, la sua vita, il suo vero
essere, non è il giusto, non è il morale, non è l' eco- nomico. Tutto
questo egli lo contiene in sé; ma come Stato egli è l'unità consapevole
organizzatrice e mo- Digitized by VjOOQIC
*^ — SI — deratrice di tutte le forme, di tutti
gli organi, di tutte le funzioni sociali. Questo è lo Stato,
e qui finisce l'attività politica, la vita pubblica; ma qui non finisce
la vita umana, e non è anche tutta la storia. Sotto allo
Stato vi è il dritto, la morale, la pub- blica economia; ma vi è sopra
allo Stato un mondo piìi etereo, piìi,assolutò ed universale che non è il
suo; vi è il mondo dell'arte, il mondo della scienza, e il mondo
della religione. Il mondo della verità è di sopra al mondo della natura e
dell'azione. Lo Stato è l'unità, la coscienza, la forma pili
alta, e la pili perfetta e più generale esistenza delle fun- zioni
a lui inferiori. Lo Stato non è che la base e la reale
possibilità delle funzioni a lui superiori. L'Arte è una
funzione naturale, e perciò rimane affatto individuale. Vi è un mondo
estetico, ma non vi è una società artistica : vi sono soltanto degli artisti
e dei poeti ; e la parte dello Stalo è di render possi- bile lo sviluppo
del talento estetico, e rispettarne la spontaneità ed il libero giuoco.
Egli non ha dritto sull'artista se non quando egli abusa e tradisce
l'Arte, ed esce dalla sua natura. L'Arte non è la morale o il
dritto, e può essere immorale e ingiusta a sua posta: ma finché
rimane Arte la sua immoralità non contamina, e la sua ingiu- stizia
può esser sublime, atta solo a sollevare e forti- ficare i caratteri, non
mai ad avvilire e degradar l' animo umano. Ma dal momento che essa esce
dalle sue condizioni di Arte, essa non è pili che immorale ed
ingiusta, e allora lo Stato interviene: interviene in nome della
giustizia offesa, e della morale violata; funzioni inferiori, che gli
sono tutte e due subordi- nate, ch'egli dirige ed ha in sua tutela.
Digitized by VjOOQIC — 22 — L'Arte
non è la religione, e può a sua posta essere empia ed irreligiosa: ma la
sua irreligione è sublime ispiratrice di grandi e puri pensieri , e di
re- ligione vera e pura. Che s' ella trasgredisce le proprie sue
leggi, ed esce dalle sue condizioni vitali, e non è più che semplice e
sguaiata irreligione; in tal caso lo Stato non interviene. Egli dirige e
modera le fun- zioni che sono al di sotto e dentro di lui, ma non
amministra la verità religiosa che gli è superiore. L'Arte non è la
Scienza; è in un certo senso il suo contrario : che s' ella esce dalla
sua natura di senso ideale, e si atteggia a ragione e a idea; tanto
peggio per lei. La Religione è una funzione dirò così
spiritiforme: la sua natura è sensibilmente spirituale, ed il suo
carattere è di essere naturalmente universale. Egli è perciò che mentre
l'arte rimane nella sua inconsape- vole particolarità, la religione viene
a coscienza, e si forma un Io sociale superiore all'Io dello Stato: e
di fuori e di sopra alla società politica si forma una società
religiosa. Il luogo di questa alta società non è la terra, è il cielo:
l'uomo religioso ha i piedi su que- sto umile suolo, ma la sua anima è
altrove. La sua funzione è tutta celeste; essa è riflessione e
adempi- mento del destino umano: contemplazione della infi- nita
natura dell'uomo, rappresentata nel mondo infinito della grande fantasia;
conseguimento della infinita fe- licità mediante il possesso dell'
infinito della religione. La funzione religiosa dello Stato è di render
possibile la formazione, e libero lo sviluppo e l'azione, della
società religiosa. La religione non è né scienza, né arte, ne eco-
nomia, ne morale. Essa può dunque essere a sua posta inestetica e goffa,
creare simboli mostruosi e informi, Digitized by
VjOOQIC — 23 — miti ributtanti e triviali; può
professar tutti gli errori filosofici, astronomici, teologici, politici
che vuole. Tanto meglio per lei; sarà più creduta, e più stimata e
rispettala. Può la religione professare tutte le assurdità
mo- rali e giuridiche che le piace. Può attribuire a Dio tutte le
passioni umane, sopratutto le pili barbare, e pih perverse e colpevoli,
quelle che l'uomo mo- derno pih si rimprovera, e maggiormente
arrossisce quando se ne lascia sorprendere e dominare. Sarà per lei
tanto meglio: maggiore sarà la riverenza, il terrore religioso, il timor
di Dio. La religione può a suo beneplacito credere ed
insegnare che i figli sieno responsabili dei peccati dei padri, come lo
insegnava e lo credeva Mosè, in un tempo ed in un paese in cui non v' era
ancora il Dritto Romano , e il Codice Civile era di là da venire.
Se questo vi fosse stato , non sarebbe venuto in mente a Mosè una
siffatta idea, e non avrebbe insegnato un così sterminato errore. Quella
era pertanto la ve- rità giuridica e la verità religiosa del suo tempo:
due gradi e due forme non per anco distinte, confuse ancora in una
verità sola. Oggi la distinzione è av- venuta: la verità giuridica del
Codice Mosaico, con- vinta e condannata di falsità, è sostituita dalla
verità giuridica del Codice Civile, nel modo istesso che al-
l'astronomia di Giosuè e del Santo Uffizio è sotten- trata l'astronomia
di Copernico e di Galileo. Ma co- me verità religiosa è rimasta in piedi:
crede il popolo ed il comune che l' innocente è colpito col reo
dalla vendetta divina: e si crede anche oggi come tre mila anni
sono il dogma che insegna che la colpa del primo uomo s' è naturalmente
trasmessa a tutti gli uomini. Questo dogma non è che l'applicazione in
grande del Digitized by VjOOQIC — 24
— principio giuridico-religioso di tre mila anni sonò, e quel che
lo rende piti meraviglioso, e perciò più cre- dibile al popolo ed al
comune, si è che quella colpa era la curiosità di sapere, il bisogno di
conoscere il vero : jcolpa grave, imperdonabile agli occhi del
dogma religioso. Un dogma simile viola apertamente il Codice Civile,
e violentemente urta ed offende il 'senso mo- rale; ma non è che una
offesa ed una violazione re- ligiosa, e lo Stato non interviene per far
rispettare il Codice Civile ed il senso comune. La rappresentazione
succede in una sfera superiore, e lo Stato ne rende possibile lo sviluppo
e libera la manifestazione, e la rispetta qualunque ella sia. Ma se l'
azione religiosa esce di questo campo, e deposto il proprio carattere,
si spinge nella sfera dello Stato, e diventa irreligiosa- mente
immorale, ingiusta ed impolitica, allora lo Stato interviene, e si fa
rispettare. Questo inevitabilmente succede alle religioni che di
spirituali si fanno tem- porali. Peccato è loro e non naturai cosa: di
loro è la colpa e non dello Stato : e perciò tanto peggio per loro.
Finalmente, al di sopra dello Stato, e sì dell'Arte e della
Religione , vi è la scienza , la filosofìa. Ma qui l'individuo
s'identifica e si perde nel puro assoluto universale, per cui l'Io
filosofico non prende alcuna forma naturale. Non vi è quindi una società
filosofica, vi è soltanto il mondo della filosofia, il mondo del
pensiero , della verità assoluta. Lo Stato non interviene in nessun caso
in questo ultimo empireo: egli né il dee, né il può; egli è natura, e non
ha presa su ciò che non è naturale. Lo Stato non può entrare nella
sfera della scienza senza disertare la sua, senza perdere il suo
carattere essenziale, e cessar di essere Stato. Lo Stato del
decimonono secolo lascerà dunque insegnare chi vuole, e checché vuole,
anche il Prete Digitized by VjOOQIC — 25
— ed anche il Demagogo? — Non già; non mai. Insegnare non è pensare
e recare in mezzo il proprio pensiero; è invece agire, educare e
preparare all'azione, ed appartiene quindi allo Stato; e insegnare un
principio rep ugnante e contraddittorio a quello dello Stato, è uno
scalzare lo Stato, che non può certo trovarci il suo conto. Lo Stato è
funzion di essere, di vivere; e nes- suno ha gusto di lasciarsi
ammazzare, sia di ferro o sia di veleno; e i cattivi principii sono
velenosi allo Stato. 11 principio politico dei Gesuiti è la
Religione, la loro; e quello a cui in ultima analisi tutto mette
capo, ed a cui il cittadino ubbidisce, è l' autorità religiosa. Il
principio dello Stato moderno è invece l'Io, la ragione; è la coscienza
pubblica, la pubblica opinione; e quello a cui il cittadino ubbidisce, è
lui stesso: in ciò con- siste la libertà civile. Il principio
del Demagogo è la libertà sensibile, e T eguaglianza materiale. Il
principio dello Stato mo- derno è la libertà ragionevole, l'eguaglianza
assoluta, ideale. Egli è perciò che lo Stato limita e nega la
libertà del Demagogo e del Prete, e li pone tutti e due fuor dello
Stato — né elettore né eleggibile — e fuor della scuola — né maestro
pubblico, né insegnante privato. Il giornale è una scuola, e non
può quindi godere una libertà illimitata. Ogni cosa ha il suo limite
nella sua propria natura, e la libertà ha il suo limite nella
natura dello Stalo. Questa è la libertà vera e buona, perchè concreta: la
libertà indefinita, astratta, è la stolta, .assurda, micidiale e
pestifera; e perciò lungi da noi. La libertà non appartiene che alla
libertà. Solo quella stampa, queir insegnamento, e quella qua- lunque
siasi attività dee poter liberamente agitarsi Digitized by
VjOOQIC — 26 — e spiegarsi nella sfera dello Stato,
che ne osserva e professa il principio generale, e vive dello
stesso elemento assoluto. La religione, l'arte, la scienza non sono
assolutamente libere che nel proprio ele- mento, e nella loro sfera
speciale, e qui lo Stato non può, non dee, non ha facoltà di mettere il
piede. E però quando io vedo un Ministro chiuder la bocca a un
insegnante né demagogo né prete, ma liberale, perchè professa delle particolari
idee che in un certo mondo — Dio sa che mondo — non sono ricevute
ed accettate; io lo rispetto troppo per dir eh' egli abusa delle
sue facoltà, ma dico che varca il limite, ed oltre- passa la sfera dello
Stato : dico che agisce in nome di un principio particolare, religioso o
scientifico, io non lo so; so soltanto che non è il suo; e non ha
come Stato facoltà di porvi la mano: e che il Ministro mi scusi, e
mi perdoni il Consiglio Superiore. Lo Stato non è adunque che la
possibilità effettiva e naturale della vita artistica, della società
religiosa, e della pura attività scientifica. La sua funzione con-
siste nel renderle tutte e tre possibili mediante l'Istru- zione e la
Pubblica Educazione ; ma non ha ufficio , e non può altrimenti intervenire
nell'arte, a pro- mulgar le leggi del gusto, e prescriver la rettorica
e la poetica mediante decreto: e così non può decre- tare la verità
religiosa. Non vi è, non vi può essere, una religione dello Stato:
cotesto è un controsenso, un non senso, un errore. Sent from
the all new AOL app for iOS INDICE. BIBLIOGRAFIA - A) Opere di Angelo
Camillo De Meis .... Pag. XI B) Studi sul De Meis - Opere ed articoli che a lui
accen- nano - Recensioni di suoi scritti » XIX CAPITOLO I. La vita e la storia
del pensiero di A. C. De Meis. Sommario I. La famiglia e i primi anni II. Nel
R. Collegio di Chieti HI. La vita intellettuale a Napoli dal 1840 al 1850. Le
scuole private. Gli studi letterari, filosofici, scientifici IV. Il De Meis a
Napoli. I suoi studi. La sua scuola privata . Pag. 2 » 3 » 5 » 6 » 11 V. Gli
avvenimenti del 1 848. Il 1 5 maggio a Napoli .... » 15 VI. Le vicende del De
Meis nel 1849. 11 processo e l'esilio. La dimora in Francia. Il De Meis medico
VII. A Torino «quando l' Italia era colà » . Il De Meis e i suoi amici :
Bertrando Spaventa, Francesco De Sanctis, Diomede Marvasi. La corrispondenza
col De Sanctis. L'attività intel- lettuale del De Meis e la sua « metempsicosi
» Vili. L'anno 1859. Il De Meis professore all'Università di Modena. Il ritorno
a Napoli IX. Il De Meis a Bologna. L'insegnamento. La vita famigliare, sociale
e politica. La morte. Il testamento X. La personalità del De Meis. Lo
svolgimento del suo pensiero. Perchè la sua opera è frammentaria » 21 » 27 » 43
» 50 » 59 2011318 VI Indùice. XI. I momenti di sviluppo del
pensiero del De Meis. Suddivi- sione delle opere Pag. 73 Sommario . . Pag. 78 »
79 » 85 » 97 » 101 » 110 Pag. 126 I. II. III. IV. V. Il «Dopolalaurea» La
storia della filosofia esposta dal De Meis. L'antichità o il periodo dell'
oggettivismo. Il passaggio dall' oggettività alla soggettività. La filosofia
moderna o soggettiva La filosofia hegeliana giudicata dal De Meis Rapporti fra
medicina e filosofia. La medicina hegeliana . Influenza dell'hegelismo sulla scuola
medica napoletana. Il De Meis e gli altri hegeliani di Napoli. Limite tra la
fisiologia e la metafisica , CAPITOLO III. Le opere scientifiche e la filosofia
della natura. CAPITOLO II. Il «Dopolalaurea» e1*orientamentofilosofico.
Sommario I. // primo periodo. Gli scritti scientifici giovanili dal 1841 al
1850. Lettere geologiche sul M. Majella negli Abruzzi (1841). Sul sessualismo e
la fecondazione delle piante in coerenza alle dottrine della morfologia (trad.
dal ted., 1842). Saggio sintetico sopra 1' asse cerebro-spinale e la diagnosi
delle sue malattie per rispetto alla loro sede (1843). Intorno l'asse
cerebro-spinale (trad. dal lat., 1843). Considerazioni anato- miche sul salasso
locale (1845). Teoria dell'ascoltazione (1848), Dello stato e del carattere
attuale delle scienze naturali ( 1 848). Nuovi elementi di fisiologia generale
speculativa ed empirica - Parte prima: Del principio vitale (1849); Parte
seconda: Idea della fisiologia greca (1849) » 127 II. // secondo periodo. Le
opere scientifico-filosofiche dal 1850 al 1863. Idea generale dello sviluppo
della scienza medica in Italia nella prima metà del secolo (1851). Del metodo
delle scienze mediche (1853). Considerazioni sopra l'infiam- .
Sommario . 1. Il momento rivoluzionario e il momento moderato del De
Meis. L'evoluzione delle sue idee politiche e la trasformazione del partito
liberale italiano li. L* idea dello Stato. Lo Stato come campo libero all'
arte, alla religione, alla scienza e alla filosofia. Lo Stato e l'indi- viduo.
Stato e nazione. Stato oggettivo e Stato soggettivo. Il limite dello Stato III.
L'idea della sovranità. Il culto per la dinastia Sabauda . . IV. La lotta
contro il pensiero e contro 1' azione del partito pro- gressista. Il suffragio
universale e lo scrutinio di lista. II giurì. La legislazione e le ingiustizie
sociali. Il socialismo secondo V. VI. VII. il DeMeis Contro l'abolizione della
pena di morte Il divorzio. La donna I rapporti fra lo Stato e la Chiesa.
L'abolizione delle cor- porazioni religiose. Le corporazioni religiose e l'
insegnamento. Le spese del culto e i culti non cristiani. L' Italia e il
papato. Vili. Lo Stato e l'istruzione pubblica. Insegnamenti obbligatori e
insegnamenti facoltativi. I tre gradi di ogni insegnamento scien- tifico. Le
facoltà universitarie. Il liceo Magno e l' istituto tecnico Indice. VII
inazione dei vasi sanguigni (1853-1854). I mammiferi (1858). Fisiologia (1859).
Prelezione al corso di fisiologia dato nella R. Università di Modena nell'anno
scoi. 1859-60. Gl'ippo- cratici e gli antippocratici (1860). Lettere
fisiologiche (1860) Pag. 135 III. // terzo periodo. Le opere
scientifico-filosofiche dal 1863 al 1891 . - a) La jatrofilosofia. La medicina
sperimentale. La medicina storica o razionale. La medicina religiosa. La natura
medicatrice. La patologia storica IV. Jlncora il terzo periodo. - b) La
filosofia della natura. La creazione secondo il De Meis. La lotta del De Meis
contro la teoria darwiniana. Il suo metodo trimorfo. La dimostra- zione dei
suoi principi. L' accidentale e il necessario nella sua concezione filosofica .
CAPITOLO IV. Le idee politico-sociali e pedagogiche. » 156 » 175 Pag. 204 » 205
» 211 » 221 » 228 » 237 » 239 » 244 , . . Vili Indice. medico.
L'insegnante unico. Gli esami. La libertà d'inse- gnamento. . . , , IX. I
malefici della cattiva coltura e del « signor Mazzini » . Due discordi
Sacerdoti d'idee: il De Meis e il Mazzini CAPITOLO V. Le idee estetiche e
religiose. Sommario I. La coltura letteraria del De Meis. Il suo stile. Il suo
episto- lario. I suoi giudizi sulla terminologia scientifica, sulla lingua
italiana, sull' affratellamento delle lingue e sull' uso del fran- cesismo. Il
De Meis critico letterario II. La profonda religiosità del De Meis. La sua
negazione di un Dio personale e la sua critica del Dio cartesiano, del- l'
antinomia kantiana e dei dogmi dei Santi Padri. Il suo giudizio sui culti non
cristiani, sul cristianesimo e sulle varie forme di esso III. La «metempsicosi»
dell'arte e della religione nella filosofia secondo il De Meis. La storia del genere
umano: oriente, antichità, tempo moderno o cristianesimo. Il tempo moderno :
medio evo, risorgimento, secolo XIX. Il mondo latino e il germanico. Il
risorgimento o negazione e i suoi prodotti : il romanzo, la filosofia positiva,
la musica. Il secolo XIX e l' unificazione di tutte le correnti umane. La
religione e l'arte considerate come gradi e forme del vero. Valore degli argo-
menti storici e logici addotti dal De Meis IV. Ottimismo e misticismo del De
Meis. Rapporti tra il suo hegelismo e il suo misticismo e la sua mentalità
scientifica. Significato e valore della sua filosofia della
natura. Lettere geologiche sul Monte Majella negli Abruzzi, nel Lucifero,
Gior- nale scientifico - letterario - artistico - industriale, Napoli, Filippo
Cirelli, Anno IV, dal 10 febbraio 1841 al 2 febbraio 1842, N. 22, pp. 175-176;
N. 24, pp. 191-192; N. 28, PP. 222-223; N. 32, PP. 255-256. Uomini utili alla
società: Samuele Pierantoni, nel giorn. // Vigile di Chieti, anno I (1841),
suPPl. al N. 22. Sul sessualismo e la fecondazione delle piante in coerenza
alle dottrine della morfologia. Memoria letta alla classe fisico-matematica
della Reale Ac- cademia bavara delle scienze dal Prof. Martius, il dì 8 maggio
1841, dal tedesco voltata in italiano da A. C. De Meis, nel «Filiatre-Sebezio»
Giornale delle scienze mediche diretto e compilato dal cav. Salvatore De Renzi,
anno XII, volume XXIII, Napoli, Tip. del Filiatre-Sebezio, 1842, Fascicolo 134,
febbraio 1842, pp. 115-128; fascicolo 135, marzo 1842, pp. 188-192. Saggio sintetico
sopra l'asse cerebro-spinale e la diagnosi delle sue malattie, per rispetto
alla loro sede di A. C. De Meis socio dell'Accademia degli aspiranti
naturalisti e medico aggiunto dello Spedale degl'Incurabili. Pre- sentato al 5°
congresso degli scienziati italiani - convocato in Lucca. Na- poli, Coster.
1843, (pp. 41, in -16°). Intorno l'asse cerebrospinale. Memoria di Giuseppe
Meneghini tradotta dal latino da A. C. De Meis per cura e per uso dello studio
privato del prof. Pietro Ramaglia, Napoli, Barnaba Cons, 1843, (pp. XVIII -
276, 8°). Considerazioni anatomiche sul salasso locale, presentate al VII
Congresso degli scienziati italiani celebrato in Napoli, Napoli, Stab. Coster,
1845, (PP- 59, 8°). Teoria dei fenomeni acustici della respirazione, Napoli, F.
Vitale, 1848, (pp. 96, in -8°). [Dedicato a Luigi La Vista]. Teoria dei
fenomeni acustici della circolazione, citato dall'Autore in Teoria
dell'ascoltazione, Torino, Pomba, 1850, p. Vili [La Teoria dell'ascolta- zione
(v. infra) riunisce sotto un titolo comune questa dissertazione e la
precedente]. Dello stato e del carattere attuale delle scienze naturali.
Discorso di A. C. De Meis presidente dell'Accademia dei naturalisti di Napoli -
detto nella pubblica adunanza del 16 gennaio 1848. Napoli, Stab. tip.
all'insegna dell'Ancora, 1848, (pp. 16). A . C. De Meis deputato di Abruzzo
Citra agli elettori della sua provincia, (pp. 14, 8°, con la data di Napoli, 8
maggio 1848). Discorso inaugurale di A. C. De Meis neli'assumere l'ufficio di
rettore del Collegio Medico. Pronunziato il dì 7 maggio 1848 e pubblicato dagli
alunni del Collegio Medico, Napoli, F. Vitale, 1848. Proposta di un nuovo
sistema di insegnamento pel Collegio Medico. Napoli, Federico Vitale, 1848,
(pp. 24, in -8°). Discorso di A. C. De Meis ex-rettore del Collegio Medico nel
deporre il suo ufficio, pronunciato il 18 giugno 1848, Napoli, Vitale, 1848.
Nuovi elementi di fisiologia generale speculativa ed empirica. A. C. De Meis
già deputato al Parlamento. [Manifesto di pp. 4, in -8°, con la data: 13 marzo
1849]. Nuovi elementi di fisiologia generale speculativa ed empirica di A. C.
De Meis già deputato al Parlamento Nazionale. Parte prima : Del principio
vitale. Napoli, F. Vitale, 1849, (pp. 90, 8°). [«Lezioni orali, raccolte per
cura degli uditori ed amici dell'Autore, e, lui assente, da essi pubbli- cate
». (Cfr. la bibliografia che precede la Teoria dell'ascoltazione, To- rino,
Pomba, 1850). Sono nove lezioni, dedicate a Pietro Ramaglia].
Bibliografia. XIII Chiarimenti al teorema di Hamberger sull'azione dei
muscoli intercostali, Napoli, 1849. Fisiologia generale - II - Evoluzione
logica del principio vitale - Idea della fisiologia greca per A. C. De Meis
ex-deputato, Napoli, Stab. tip. al- l'insegna dell'Ancora, 1849, (pp. 142, in
-16°). [Dodici lezioni in conti- nuazione dei Nuovi elementi ecc.]. Teoria
dell'ascoltazione, Torino, Cugini Pomba e comp. edit., 1850, (pp. XVI - 296, in
-16°). Idea generale dello sviluppo della scienza medica in Italia nella prima
metà del secolo. Note di A. C. De Meis. Torino, 1851, Tip. Pavesio e Soria,
(pp. VIII-96, 16° picc). [Dedicate alla memoria di Luigi La Vista e di Casimiro
De Rogatis]. Del metodo delle scienze mediche. Lettera al professore Carlo
Demaria, To- rino, 3 novembre 1853, in Giornale della R. Accademia
medico-chirur- gica di Torino, anno VII, voi. XX, Torino, 1854, Tip. di G.
Favale e Compagnia, N. 11, 1° giugno 1854, (pp. 176-192). Considerazioni sopra
l'infiammazione dei Vasi sanguigni nel Giornale della R. Accad
medico-chirurgica di Torino, Tip. di G. Favale e Compagnia, anno VI, voi. XVII,
Torino, 1853, N. 17, 10 giugno 1853, pp. 209- 228; anno VI, voi. XVIII, Torino,
1853, N. 29, 10 ottobre 1853, pp. 177-209; N. 32, 10 novembre 1853, pp.
321-336; N. 33, 20 novem- bre 1853, Pp. 379-393; N. 35 e 36, 10 e 20 dicembre
1853, pp. 465- 503; anno VII, voi. XX, Torino, 1854, N. 11, 1" giugno
1854, pp. 143- 158; N. 12, 15 giugno 1854, PP. 218-230; N. 13, 1° luglio 1854,
pp. 257-263. [Nella seconda, nella terza e nella quarta puntata il titolo è : Considerazioni
sopra la flogosi dei Vasi sanguigni. Nella quinta puntata e nelle successive il
titolo è : Considerazioni critiche sopra la flogosi ecc.]. / mammiferi, Volume
1°, Introduzione, [fase. 1° e 2°], Torino, 1858, Tip. del Picc. Con. d'Italia
(pp. 176: incompleto). [L'opera è preceduta da un'affettuosa lettera
dedicatoria « al professore Francesco De Sanctis a Zurigo ». Sulla copertina
dei Mammiferi si legge: « Quest'opera si com- porrà di tre volumi : il primo
conterrà YIntroduzione, il secondo i Generi, il terzo le Specie dei mammiferi,
e sarà pubblicata a fascicoli di circa 5 fogli a ragione di centesimi trenta
per ciascun foglio. Tutta l'opera sarà composta di circa 70 fogli... »].
Fisiologia, Torino, Tip. Franco, figli e C, 1859, pp. 109, 8°. (Estratto dalla
Nuova enciclopedia popolare del Pomba). XIV Bibliografia.
Gl'ippocratici e gli antippocralici, nella Rivista contemporanea, Torino, dalla
Società l'Unione tip. editrice, 1860, Volume vigesimo, anno ottavo, Pp.
425-434. Lettere fisiologiche. Lettera I, nella Rivista contemporanea, Torino,
dal- l'Unione tip. editrice, 1860, voi. vigesimosecondo, anno ottavo (pp.
20-36). [Definizione della vita], pp. 2, in -8°. [Il De Meis, sotto la data di
Modena 30 aprile 1860, espone l'idea del corso di fisiologia iniziato in quella
Università « e che con dispiacere sono ora costretto ad interrompere ». Cfr.
infra: Prelezione al corso di fisiologia ecc.]. Agli elettori di Manoppello,
(pp. 8, in -16°). [Data, Napoli 16 febb. 1861]. Prelezione al corso di
fisiologia dato nella R. Università di Modena nel- l'anno scolastico 1859-60,
Napoli, Stabil. tipogr. di T. Cottrau, 1861, pp. 18, in -8°). // Collegio
Medico-chirurgico di Napoli e la « Monarchia nazionale », Na- poli, Stab. tip.
F. Vitale, (pp. 14, 8°). [Polemica anonima contro il gior- nale la Monarchia
nazionale. Reca la data del 2 gennaio 1862]. Degli elementi della medicina,
Prelezione di A. C. De Meis professore di storia della medicina nella R.
Università di Bologna, detta il 10 dicem- bre 1863, Bologna, Monti, 1864, (pp.
62, in -8°). Della natura medicatrice. Lettera prima al prof. Cesare Taruffi,
in Bullettino delle scienze mediche pubblicato per cura della Società
medico-chirur- a gica di Bologna. Bologna, Tipi Gamberini e Parmeggiani, 1864,
Serie 4 , voi. 21«, (pp. 464-469). La chimica fisiologica, Lettere, Fano, 1865
(nel giornale L'Ippocratico, III, voi. 7, estr. di pp. 65, in -8°). [Sono due
lettere: I. La vita; 2. La chimica inorganica. - Il De Meis si era proposto di
scriverne dodici, e di pubblicarle pei tipi del Le Monnier. Questi insistette
molto, anche per mezzo di Marianna Florenzi-Waddington, per averle dall'Autore
; ma invano]. / naturalisti, Dialogo 1°, nella Civiltà Italiana, Firenze,
Niccolai, dir. da A. De Gubernatis, 22 gennaio 1865, pp. 54-57. La natura a
volo d'uccello : Forza e materia, Dialogo, nella Civiltà Italiana, Firenze,
Niccolai, dir. da A. De Gubernatis, 12 febbraio 1865, pp. 103- 107; 19 febbraio
1865, pp. 115-119. La natura a volo d'uccello: Un nuovo corpo semplice,
Dialogo, nella Civiltà Italiana, Firenze, 2 aprile 1865, pp. 6-9. [Questo
dialogo e i due pre- cedenti sono citati nei Tipi animali (v. infra), [parte
prima], p. 246, col titolo: / tipi naturali]. Bibliografia. XV A .
C. De Meis deputato di Chieti ai suoi elettori, Bologna, Monti, 1865, (pp. 44,
in -8°). [Reca la data: Bologna 7 novembre 1865]. / tipi VegetaU. Ad uso delle
scuole italiane, Bologna, Monti, 1865, (pp. 96, in -16° picc). [È, dedicato
alla contessa Teresa Gozzadini]. Lettere [il testo: lettera] sulla patologia
storica. Lettera I. Si dimostra che l'uomo era in origine assolutamente sano.
Estr. dal Bull, delle scienze mediche di Bologna, serie V, voi. I, p. 385, (pp.
12, in -8°). Delle prime linee della patologia storica, Prelezione al corso di
storia della medicina per A. C. De Meis, detta l'8 gennaio 1866, Bologna,
Monti, 1866 (pp. 75, in -8°). // sovrano, nella Rivista bolognese, periodico
mensuale di scienze e lette- ratura, compilato dai proff. Albicini, Fiorentino,
Siciliani e Panzacchi, Bologna, Monti, 1868, voi. I, (pp. 79-87). [Ristampato,
con notizie e documenti della polemica a cui lo scritto diede luogo tra il
Carducci e il Fiorentino, dal CROCE, nella Critica, Vili (1910), pp. 401-421].
[Dichiarazione] nella Gazzetta dell'Emilia, anno IX, N. 68, 9 marzo 1868. [Si
riferisce alla polemica ora accennata. Fu pubblicata anche nel giornale La
Patria di Napoli, a. Vili, N. 72, 13 marzo 1868; e fu ri- stampata dal CROCE,
nella Critica, Vili (1910), pp. 416-418]. // sovrano. Al signor G. B. Tahiti.
[Articolo Il|, nella Rivista bolognese, Bologna, Monti, 1868, voi. I, (pp.
185-208). [È una lettera, con la data: Bologna, 16 marzo 1868]. Dopo la laurea
- Vita e pensieri [parte prima|, Bologna, Monti, 1868, (pp. 448, in -16°);
parte seconda, Bologna, Monti, 1869, (pp. 266). (Le prime cinque lettere
(1863-66) erano state pubblicate qualche anno prima nel giornale L'Ippocratico
di Fano. L'Intermezzo II (parte seconda, pp. 46-60) fu pubblicato nella Rivista
bolognese, 1868, fascicolo del novembre, pp. 971-981, poco prima della
pubblicazione del volume]. La natura medicatricc e la storia della medicina,
Lettera al prof. Salvatore Tommasi, Bologna, Monti, 1868 (Estratto dal fase. 8°
della Rivista bo- lognese, pp. 24, in -8°. Data: Bologna 20 luglio 1868). [Fu
pubblicata anche nel Morgagni, a. X, agosto 1868, pp. 549-575]. Della medicina
sperimentale, Prelezione, Bologna, 1869, (pp. 29, in -8°). |Fu pubblicata anche
nel Morgagni di Napoli, XI, 1869, pp. 161-189]. Lo Stato, nella Rivista
bolognese, 1869, pp. 3-31, 153-194 e 453-475. Deus creavit, Dialogo I, nella
Rivista bolognese, 1869, pp. 724-773. Della utilità dello studio della storia
della medicina, [Prelezione], Estratto dalla Rivista Partenopea [del 1870],
(pp. 4, in -8°). XVI Bibliografia. Testa e Bufalini. Lettere IV,
Fano, Lama, 1870 (estr. dall'Ippocratico). Sintesi ed episintesi, Prelezione al
corso estivo 1870, Bologna, Monti, 1870, (pp. 13, in -8°). (Pubblicata sotto il
titolo di « Prelezione » nei Tipi animali (v. infra), [parte prima], pp. 5-17).
/ tipi animali, Lezioni, [parte prima], Bologna, Monti, 1872, (pp. 587, in
-16°); e parte seconda, 1875, (pp. 585-1143). [La «Prelezione» era 3 stata
pubblicata prima (v. Sintesi ed episintesi). La lezione VII ([1], 125- 156) fu
pubbl. nel Giornale napoletano di filosofia e lettere, dir. da B. Spaventa, F.
Fiorentino e V. Imbriani, febbraio 1872, pp. 69-93, col titolo: / tipi animali
(Da Linneo a Darwin)]. Prenozioni, Bologna, Tip. di G. Cenerelli, 1873, (pp.
126, in -16°). Del concetto della storia della medicina, Prelezione, Bologna,
Monti, 1874, (pp. 26, in -8°). La medicina religiosa, Prelezione, Bologna,
Monti, 1875, (pp. 24, in -8°. Fu pubblicata anche nel Giornale napoletano di
filosofia e lettere, scienze morali e politiche, diretto da Francesco
Fiorentino, Anno I, voi. I, fase. 2 aprile 1875, pp. 265-280). All'onorevole
signor commendatore Gaspare Monaco La Valletta senatore del Regno, presidente
dell'Associazione costituzionale di Chieti, Bolo- gna, Monti, 1879, pp. 20, in
-8°). [È, una lettera, con la data: Bologna, '17 maggio 1879]. // canonico di
Campello e la stampa tedesca, nella Gazzetta dell Emilia, anno 1881, nn. 319,
320, 321, 322. [Anonimo. Si finge tradotto dal tedesco]. La malattia dell' on.
Sella, nella Gazzetta d'Italia, [giorn. di Firenze], N. 43, 12 febbraio 1882.
[Anonimo]. Agli elettori del 1° Collegio di Chieti, Bologna, Monti, 1882, (pp.
79, in -8"). [Data: 19 ottobre 1882]. Filosofia e non filosofia, Discorso
inaugurale per la riapertura degli studi nella Imperiale Accademia di Krenztburg
del dott. E. K. Mayow, prof, di zoologia in detta Università, tradotto dal
tedesco, Bologna, Monti, 1883, (pp. 20, in -8°). Francesco De Sanctis, Bologna,
Fava e Garagnani, 1884, [Estratto dai nu- meri 8-11 della Gazzetta dell'Emilia,
opuscolo di pp. 18, in -16°, firmato « Camillo ». Ristampato nel volume In
memoria di Fr. De Sanctis, Na- poli, Morano, 1884]. Bibliografia.
XVII Bertrando Spaventa [Necrologia di], nella Gazzetta dell'Emilia (Monitore
di Bologna), a. XXIX, N. 54, 23 febbraio 1883 (>)• Francesco Fiorentino,
Necrologia, Bologna, Fava e Garagnani, 1884. - [Estratto dalla Gazzetta
dell'Emilia, 28 dicembre 1884, N. 359. Opu- scolo di pp. 10, in -16°, anonimo].
Spagnolismi e francesismi. Note di AngeiAntonio Meschia (-) maestro ele-
mentare in Zangarona Albanese, Bologna, Monti, 1884, (pp. 80, in -16° picc).
Darwin e la scienza moderna, Discorso del prof. Camillo De Meis per la solenne
inaugurazione degli studi nella R. Università di Bologna nell'anno scolastico
1886-87, Bologna, Monti, 1886, (pp. 35, in -8°). [Stampato anche neWAnn. della
R. Univ. di Bologna]. Rialzare gli studi, Estratto dal giornale L'Università,
Bologna, 1887, Società Tip. già Compositori, (pp. 12, in -8°). Repubblica o
monarchia (Da un album), nel Sancio Panza, Bollettino quo- tidiano di Bologna,
stampato e redatto nella sede dell'Esposizione Emi- liana, N. Primo, 12 maggio
1888; segue una polemichetta nel giorn. cit. numeri 3, 5, 6, 8, 10. [La pagina
d'album e la polemica furono ripro- dotte in un opuscolo, edito a Bologna, Fava
e Garagnani, 1889]. Corso di storia della medicina nella Università di Bologne
- Appunti sul- l'introduzione al corso e sulla medicina orientale,
nell'Università, Bo- logna, A. Idelson, 1890, (pp. 246-250, 310-312, 487-491).
[Uscì pure in un opuscolo di pp. 8, in -8°, estratto dall'Università, Bologna,
Azzo- guidi, 1890]. Lettere di A. Camillo De Meis a B. Spaventa, pubbl. da G.
GENTILE, Napoli, Melfi e Joele, 1901, per nozze Salza-Rolando, (pp. 32, in
-16°). [Tre lettere ed un telegramma del De Meis sono state pubblicate in Maria
Teresa di Serego-Allighieri Gozzadini, seconda edizione ampliata con pref. di
G. CARDUCCI, Bologna, Zanichelli, 1884, pp. 498-499, 570, 613, 630-631 (la
prima è la dedicatoria dei Tipi vegetali); una lettera da G. CANEVAZZI, Autografi
inediti pubblicati per le auspicatissime nozze del tenente nobile Orazio
Toraldo di Francia con la gentile signorina Gina Mazzoni, celebrate in Firenze
il III luglio MCMXI, Modena, Soc. tip. Modenese, 1911, pp. 11-12. Altre lettere
del De Meis sono state pubblicate dal CROCE nel volume Silvio Spaventa - dal
1848 al 1861 - Lettere scritti documenti, Napoli, Morano, 1898; e negli
articoli su // De Sanctis in esilio - Lettere inedite, nella Critica, XII
(1914), pp. 85, 161, 241, 321, 405; ed una in FRANCESCO De SANCTIS, Lettere da
Zu- rigo a Diomede Marvasi, Napoli, Ricciardi, 1913, pp. 137-138. Il Croce
preparava anche, sin dal 19i4 ('), un florilegio del carteggio inedito del De
Meis per gli Atti dell'Accademia Pontaniana. Molte lettere del De Meis sono
possedute da Bruto Amante, e saranno probabilmente pub- 2 blicate a spese del
Consiglio Provinciale di Chietij). ( La religione cristiana è già
distrutta nel mondo civile latino; vive solo nell'ancor barbaro mondo
germanico; la riforma è il secondo medio evo germanico. Il
soprannatu- rale non illude più. All'epica religiosa del medio evo,
ed all'epica giocosa del risorgimento, parodia generica del so-
( l ) Questo pensiero risulta dalle pagine del Dopo la laurea, pur
senza esservi enunciato esplicitamente, e chiarisce le apparenti
contraddizioni notate dal GENTILE, La filosofia in Italia dopo il 1850,
1. cit., p. 302. Le idee estetiche e religiose. 295
prannaturale nel principio, poi caricatura smaccata e cinica
della religione, succede la drammatica senza soprannaturale. Nel XVI
secolo la distruzione è compiuta in Italia; in Francia erano irreligiosi
i pochi uomini colti, ma la nazione era incolta, e per questo la riforma
potè attecchirvi, come vi attecchì nel secolo XVII il giansenismo, una
riforma miti- gata; ma nel secolo XVIII la Francia, divenuta centro
di coltura, fu anche centro di incredulità. Il secolo XVIII è il
secolo della filosofìa sofistica e negativa. Alla tragedia del Voltaire,
priva di vita poetica quando ha per fine l'irreli- gione, ed a quella
dell' Alfieri, in cui tutto è umano e naturale, succede la lirica
moderna, che « non lascia alcun margine fra sé e l'assoluta riflessione,
e giunge all'ultimo limite della poesia » ('). Anche in Germania, in
parte per riflessione spontanea e in parte per influenza del ri-
sorgimento italiano divenuto sud-europeo, si è iniziato il risorgimento,
che differisce dal latino in quanto non è la semplice rappresentazione
del naturale, ma la negazione del soprannaturale, rappresentata e
sviluppata nelle sue conse- guenze. Secondo il De Meis, i due
risorgimenti, il latino e il germanico, che già nel sec. XVII reagivano
l'uno sul- l'altro, nel XIX si fondono in un solo risorgimento, un
solo mondo di poesia e di pensiero, in cui la religione, divenuta
indifferente, è appunto per questo perfettamente tollerata. E a questa
fusione delle due Europe in una sola Europa spirituale seguirà certo fra
non molti secoli la fusione in una sola Europa giuridica e politica.
Il secolo XIX durerà finché duri l'uomo. S'inizia nel secolo XVII,
quando a lato a Bacone — che mettendo fin da principio fuori causa lo
spirito non lo ritrova più in se- guito, e nega la possibilità di
conoscerlo, consolidando la opera del risorgimento negativo, — sorge
Cartesio, che con- ( 2 ) Dopo la laurea, [I], p. 200 e
segg. 296 Le idee estetiche e religiose. verte
subito il dubbio nell'intima certezza di sé, del pen- siero del suo
pensiero ( 1 ). Il vangelo di Gesù è quello del cuore, il vangelo di
Giovanni quello della fantasia, il Di- scorso del metodo è il vangelo
dello spirito. Tu es Petrus : il cogito cartesiano è la pietra su cui
sorgerà la vera Chiesa cattolica, un edifizio che avrà le proporzioni
dell'universo ed accoglierà tutto il genere umano, destinato a formare
un solo ovile sotto un solo pastore, il pensiero. Dopo Cartesio, il
moderno Anassagora, viene Kant, il Socrate moderno, che leva di mezzo la
metafìsica e la natura, e parla dello spirito, uno spirito fenomenico sì,
ma dal quale egli fa sca- turire la vita, la virtù, la morale,
attribuendo alle cose dello spirito un pregio infinito. Vero è che questo
infinito, questo divino, questo assoluto e universale non è che
individuale. Ma solo per Socrate. Dopo di lui viene Platone — leggi
Fichte — , che con profonda intuizione vede come l'univer- sale e il
particolare di Socrate si compenetrino in una sola unità. E dopo Platone
viene Aristotele ( 2 ), viene Giorgio He- gel, che nulla concede alla
intuizione e alla fantasia, procede con rigore, esattezza e precisione,
tanto che il suo regno non durerà solo diciotto secoli, come quello
dell'antico Aristo- tele, ma diciottomila, o meglio finché duri questo
attuale genere umano. Giorgio Hegel, ponendosi nella posizione di Cartesio,
rifa per intero il processo della conoscenza e trova il processo della
creazione. Questo grande movimento, che si compie nel nord,
si era iniziato nel sud ( 3 ) ; ma il sangue del Bruno era stato
ver- sato invano ed il Vico non era stato compreso da nessuno,
( 1 ) Pel giudizio del De Meis circa il sistema cartesiano, v. qui
addietro, pp. 282-83; ecfr. p. 301. ( 2 ) Cfr. qui addietro,
pp. 86-87. ( 3 ) V. Dopo la laurea, [I], pp. 209-211.
Le idee estetiche e religiose. 297 un po' per colpa
del papato e molto più pel carattere delle loro creazioni, che erano
intuizioni isolate del genio, più che momenti di uno sviluppo storico
ordinato e necessario. La storia del pensiero moderno è una storia tutta
settentrio- nale. La Germania è la nuova Grecia europea. Nel mondo
latino non giunge che tardi l'eco indebolita e sfigurata della grande
filosofia. Cartesio, il padre della filosofia moderna, non procede dal
Bruno, non è inteso dal Vico, né dal Gio- berti finché egli non si fu «
spapificato » ; Spinoza fa rab- brividire l'Italia e la Francia. Il De
Meis riteneva che a Napoli si fosse sempre conservato, in mezzo al
risorgimento, un fil di tradizione del Bruno e del Vico: la quale,
così guasta e superficiale come era diventata nelle mani degli
avvocati, pure era stata bastante a farne un paese a parte; ma credeva
che i germi gettati dal pensiero italiano avessero germogliato in
Germania. Bertrando Spaventa si era molto preoccupato del problema della
filosofia nazionale ('). E il De Meis accoglieva in questo proposito
l'opinione del suo Ber- trando, da lui ritenuto il primo filosofo vivente
dell'Italia, e forse di tutta l'Europa, « la Germania inclusive » ( 2 ).
Ora che la storia del pensiero filosofico moderno sia concen- trata
tutta esclusivamente nella sola Germania — conce- dendo soltanto un posto
al cogito cartesiano — è una opi- nione che lo Spaventa, e a traverso lo
Spaventa il De Meis, accettano dai romantici tedeschi. Ad essi, e a tutti
coloro che hanno fede assoluta di essere nel vero, il nostro Autore
rassomiglia anche in questo, che il valore di ogni singolo filosofo è per
lui in ragione diretta della distanza che lo (') V.
BERTRANDO SPAVENTA, La filosofia italiana nelle sue relazioni con la
filosofia europea, a cura di G. GENTILE, Bari, Laterza, 1909; e Fram-
menti di studi sulla filosofia italiana nel secolo XVI, nel Monitore
biblio- grafico di G. Daelli, Torino, 1852, nn. 32, 33. ( 2 )
V. Dopo la laurea, [I], pp. 288-290. 298 Le idee estetiche e
religiose. separa dalla sua propria concezione. Caratteristici in
questo proposito i giudizi circa il Rosmini e la evoluzione del
pensiero giobertiano ( l ). Dopo Hegel, secondo il De Meis,
religione e poesia cedono in Germania il posto alla teologia e
all'estetica. Nel mondo latino la tradizione cartesiana si è dispersa; è
rimasto padrone del campo il risorgimento sofìstico, ateo e
negativo. Ma l'uomo non può vivere senza un Dio, e il tempo mo-
derno, quando il risorgimento ebbe distrutta la religione cri- stiana, si
volge al passato, al medio evo sacerdotale e sim- bolico, e moltiplica
gli sforzi per creare una nuova reli- gione. Sforzi vani, che la
religione cristiana, religione di Dio, del vero spirito, della sua
trinità, della sua umanizza- zione, è l'ultima di tutte le religioni, e
solo potrà trasfor- marsi e purificarsi. Mentre questi vani
sforzi si compiono nella Germania volgare — non in quella pensante — ,
nel sud, dove un ele- mento pensante manca, la parte più elevata, non
però pen- sante e moderna, tardivamente inaugura il secolo XIX: è
un secolo XIX non filosofico, perchè non è rischiarato che da un debole
raggio di riflessione ; è pseudo-religioso e pseudo-poetico; si apre col
Concordato e col Genio del Cri- stianesimo, parti infelici della
riflessione travestita da imma- ginazione ("). La riflessione, non
avendo piena coscienza di sé come nel mondo germanico, coesiste nel mondo
latino a fianco alla poesia; e dà origine ad una pseudo-epopea, al
romanzo ( 3 ), genere ibrido, anfibio, tra la storia e la finzione, tra
la poesia e la prosa, tra l'arte e la scienza. Il romanzo, genere
equivoco, compare per la prima volta nel principio del secolo XIX dell'
antichità, ricompare nel nostro se- (!) V. Dopo la laurea,
[I], pp. 415, 435, ecc. ; II, pp. 29-35, ecc. ( 2 ) V. Dopo la
laurea, [I], pp. 211-218. ( 3 ) V. Dopo la laurea, [I], pp.
226-252. Le idee estetiche e religiose. 299
colo XIX, e rinasce in Germania, col Goethe, genio equivoco, tra la
poesia e la prosa, in cui l'universo si riflette tutto intero; si
sviluppa in Inghilterra, paese equivoco, tra latino e ger- manico, e
raggiunge la sua perfezione in Italia, paese equi- voco anch'esso, mezzo
liberale e poetico e mezzo prosaico e papale, e precisamente in un uomo,
come Goethe a cui somiglia, equivoco: Alessandro Manzoni. Si
osservi che il De Meis, una volta stabilito che il romanzo è un genere
equivoco, trova che sono equivoci tutti gli individui e tutti i popoli
presso i quali il romanzo fio- risce, prendendo — si noti — la parola
equivoco nella acce- zione di misto e complesso, sì che ad ogni popolo e
ad ogni individuo potrebbe indifferentemente applicarsi. Dopo
lo Scott e il Manzoni, il romanzo va perdendo il carattere epico, e diventa
sempre più storico, riflessivo e prosaico con l'Hugo e con la Sand,
finché in Paul De Kock e Edgardo Poe la prosa assorbe ed avviluppa in se
la poesia. Nel risorgimento moderno, come nell'antico, la lotta
co- mincia antireligiosa e finisce antifilosofica: prima la
riforma, uno scetticismo che distrugge 1' Olimpo cattolico ; poi il
deismo, uno scetticismo più progredito; infine l'ateismo, uno scetticismo
assoluto, la pessima delle filosofie. « E non è finita ancora la triplice
serie » ('), osserva il De Meis, fedele sempre alle sue triadi. La
Germania è per tre quarti prote- stante; la Francia è prevalentemente
deista, e in parte atea; l'Italia ha una ventina di milioni di
analfabeti, tutti papo- temporali ; i semi-analfabeti sono in gran parte
demagoghi. Il risorgimento produce quella filosofia che è la
bestia nera del De Meis, la filosofia positiva. Era la filosofia che
gli aveva preso fra i suoi artigli, strappandolo alla fede hege-
liana, un caro amico — rimasto tale malgrado la irreconci- (
l ) Dopo la laurea, [I], p. 354. 300 Le idee estetiche e
religiose. liabile opposizione delle opinioni filosofiche —
Pasquale Villari, al quale così frequenti e amichevoli frecciate sono
dirette nel Dopo la laurea (') ; era la filosofia che accoglieva la
teoria dell'evoluzione del Darwin; era la filosofia opposta alla
hegeliana nel principio, nella essenza, nel metodo. Mai il De Meis si
lascia sfuggire una occasione di combatterla : trova che la filosofia scettica
dichiara irraggiungibile la na- tura delle cose; ma la filosofia nuova,
la filosofia positiva o iperscettica, non ne fa neppur materia di dubbio
o di discus- sione, ed è una filosofia dell'apparenza, cioè una
filosofia antifilosofica ("). Il risorgimento iperscettico non può
trovare la verità, perchè ha l'occhio sempre rivolto alla natura
esterna, e non mai alla natura interna, al pensiero dell'uomo, che
è la verità stessa. Secondo il De Meis, la filosofia sedicente
positiva è di fatto negativa, poiché nega il negabile, la cono- scenza
dell'essenziale, e non pone che la conoscenza del- l'apparente, del reale
e dell'accidentale, che nessuno ha mai pensato a negare.
Questa pseudo filosofia si sviluppa come la vera. Il primo atto è
il principio; la scena è in Italia: Telesio scopre l'ap- parenza come
principio. Il secondo atto è il metodo ; la scena è dapprima in Italia,
poi in Inghilterra; il metodo galileo- baconiano, ovvero induttivo
sperimentale, ha due parti: la descrizione e la legge dei fenomeni. Il
terzo atto è il sistema, che ha pure due parti : la classificazione e la
filiazione dei fenomeni. La filosofia positiva è una terza
corrente, che si caccia fra la corrente poetica e la filosofica, ed è il
sangue della (') V. qui addietro, pp. 9 nota ( 1 ), 35-36;
Dopo la laurea, passim; cfr. PASQUALE VlLLARI, La filosofia positiva e il
metodo storico, nel Politecnico di Milano, fascicolo di gennaio, 1866; e
B. SPAVENTA, Scritti filosofici, p. 311, nota ( 2 ), per quanto si
riferisce alle critiche mosse a questa pubbli- cazione dal WYROUBOFF, dal
MamIANI, dal FIORENTINO, dal TOCCO. ( 2 ) V. Dopo la laurea, [I],
p. 355 e segg. Le idee estetiche e religiose. 301
filosofia; l'osservazione e l'esperienza ne è lo stomaco; l'in-
duzione baconiana il polmone sanguificatore ; la legge posi- tiva il
torrente della circolazione; ed essa, la filosofia, è il cervello, in cui
il sangue positivo diventa anima e pensiero speculativo. Giorno verrà in
cui lo stomaco baconiano non avrà più nulla a digerire, né il polmone a
respirare; e la natura divenuta tutta sangue circolerà dentro dell'uomo.
Al- lora questa terza corrente, tutta e sempre prosaica, sarà dive-
nuta un mare, ed avrà confuse le sue acque col mare della religione, della
poesia e della filosofia. La terza parte del gran dramma della
filosofia cristiana è il tempo nuovo. Dopo la riflessione negativa del
risorgi- mento, la filosofia moderna, come ogni filosofia, muove
alla ricerca di un principio. Il nuovo Talete è Giordano Bruno ; il
nuovo Pitagora è il Leibnitz. Per passare dal naturalismo dina- mico del
Bruno e dal neo-pitagorismo e, per così dire, dal- l'atomismo ideale
leibnitziano, dal principio naturale al prin- cipio umano, occorreva un
nuovo Anassagora, e venne Car- tesio. Il principio cartesiano, come tutte
le cose del mondo, nasce non perfetto; in Cartesio è uovo o tutt' al più
em- brione ('). Il secondo atto della filosofia moderna si volge al
metodo. Nel perfezionare il metodo antico, l'antica dia- lettica,
proporzionatamente alla più perfetta natura del prin- cipio moderno, e
nell' esplorare più completamente il prin- cipio, consiste il lavoro del
secondo atto del secolo XIX, che termina poco dopo la fine del secolo
XVIII. L'atto terzo è il sistema, è il principio di Cartesio e dello
Spinoza, del Kant e dello Schelling, corretto e metodicamente
sviluppato. Ed è nella sua essenza, se non nella sua esecuzione, il
si- stema più compiuto e perfetto, ne altro ve ne potrà mai es-
sere in eterno. Il principio è il germe e l'assoluta possibilità
dell'universo, ed è quindi uno, come uno è l'universo; tutti
(') Cfr. qui addietro, PP . 282-83, 295-97. 302 Le
idee estetiche e religiose. i principi a traverso ai quali la
riflessione greca è passata non sono che le forme e i gradi della sua
cognizione. « E uno è per conseguenza il metodo : e quando si giunge a
un punto nel quale il principio contiene in se il tutto % e il
metodo si confonde col processo evolutivo del principio, e il sistema
è il tutto spiegato; quando la filosofìa giunge a comprendere il creante
e il creato in un attivo processo di creazione » ('), non ha più dove
andare, a meno che non voglia indietreggiare, come fece la Grecia dopo
Aristotele, o uscir dell'universo. E se il tempo moderno non vuole
indietreggiare, bisogna che si contenti del suo nuovo Aristotele. Non è
possibile un terzo Aristotele, perchè il tempo antico ha ricevuto nel
moderno il perfezionamento essenziale, il solo di cui fosse capace : di
og- gettivo è diventato soggettivo, di totalità immobile vivo pro-
cesso di cognizione e di creazione. Vivo di riflessione filoso- fica, non
d'immaginazione. Un sistema, per concreto che sia, è sempre
un'astrazione, e l'astrazione è la morte dell'anima umana. L'anima vive
finché la fa, ma quando l'ha fatta, quan- do della realtà vivente, ossia
di se stessa, ha composto quel- l'estratto che si chiama pensiero
filosofico, allora l'azione si arresta, e con l'azione è finita la vita.
Quando Aristotele ha creato un grande sistema, perfetto e compiuto per
l'antichità, lo spirito antico vi si chiude come in un sepolcro per
secoli ; e torna alla vita solo quando ricomincia a sentire e a
fan- tasticare. Quando la Germania ha creato il vero sistema del
mondo, e recata la religione cristiana nella forma di un cristianesimo
assoluto, allora la vita si congela nell'astra- zione, e lo spirito
germanico rimane assiderato. Ma presto si scuote, e, brancolando nel buio
dell'astrazione hegeliana, trova il risorgimento negativo ed ateo ed il
risorgimento ne- gativo-positivo. Congiungendosi col primo, produce
mostri filosofici ed aborti strani ; col secondo la medicina
naturali- (') Dopo la laurea, [I], p. 373 e segg.
Le idee estetiche e religiose. 303 stica e la storia
naturale materiale. Ma la Germania mate- rialistica e naturalistica è più
morta della Germania hege- liana. Come la pura riflessione, così la pura
contemplazione è la morte. La vita è pensiero apparente, è unità di
rifles- sione e di contemplazione, di metafìsica e di filosofìa
posi- tiva, di poesia e di filosofìa. La storia universale è
una sequela di creazioni, identiche fra loro quanto al ritmo e alla
legge, sempre più pure e perfette quanto al contenuto, che comincia dalla
pura forma dello spazio, e termina nella forma più pura del tempo.
Ogni creazione ha come fine la creazione successiva ; ciascuna vive
di quella dalla quale nasce e serve di alimento a quella a cui dà
origine, che le si sovrappone e l'avviluppa in se stessa, senza
distruggerla. Così dalla natura nasce il regno vegetale, da questo
l'animale, dall'animale l'uomo finito e particolare, e da questo l'uomo
universale. Tutto questo è il regno umano inferiore, e tutto si spiega
nella forma dello spazio, e coe- siste come nella natura. L'uomo di
sopra, il regno umano universale, ha esso pure la sua storia, ed è una
serie di sfere, che l'uria avviluppa l'altra; prima l'arte, poi la
reli- gione, poi lo spirito, che universalizza la natura, e dà
valore assoluto e infinito al particolare e al finito. Tlàvta
qsI . Eterna è solo l'idea ed immortale è soltanto la natura. Come la
natura, così l'uomo, lo spirito umano, natura anch'esso, ha una legge
inflessibile e costante. « Sono due nature diverse, certo, e ciascuna ha
la sua legge partico- lare e propria, ma in fondo è una natura sola, ed
una sola legge naturale » ('). Le forme e gli elementi naturali ed
umani sono del pari indistruttibili, e la legge comune della loro
attività è immutabile: nascere, crescere, decadere e perire è destino
comune agli uomini, agli animali, alle piante ( x ) Dopo la
laurea, [I], p. 113; cfr. pp. 180-84, e passim; ed / tipi animali, [I],
pp. 332-33, 336-37; ecc. 304 Le idee estetiche e
religiose. e ai sistemi planetari. Ma gli elementi della natura
sono l'uno fuori dell'altro, e anche quando si combinano non si
compenetrano ; quelli dello spirito sono compenetrati ed inti- mamente
unificati, ne mai si scompagnano nella realtà, va- riando solo quanto
alla proporzione. E il prodotto piglia forma e natura dall'elemento
preponderante e più attivo. La natura è come una scala a piuoli ; lo
spirito come una scala a corda, che raggiunta la meta si raggruppa in se
stessa. Nell'uomo-cosmos gli elementi spirituali erano tutti
in uno stato di assoluta quiete e di completa indifferenza : solo
il genio, l'immaginazione era attiva da principio; poi entrò in attività
il senso. Anche la natura, poiché si muove, deve avere il senso naturale,
nella forma inferiore di senso chimico ed in quella superiore di senso
meccanico. Poi l'uomo di sistema solare si fece pianta; nella pianta
l'unico elemento spirituale attivo è il senso chimico. Nell'animale v'è
il senso meccanico in nuove forme; v'è un arco diastaltico, di cui
l'impressione, il senso naturale è il primo atto, e l'ultimo è il
movimento, la contrazione; e nel sommo dell'arco comin- ciano ad entrare
in azione gli altri elementi umani : imma- ginazione, sensazione,
memoria, e ristretta in una sfera tutta animale una piccola induzione, e
per poco la famiglia umana, e talvolta la società umana in forma animale.
Finalmente nell'uomo entra in attività la coscienza, la riflessione, e
con questa gli elementi spirituali superiori, la poesia, la
religione; manca la riflessione della riflessione, la scienza;
predomina il senso (vegetale, animale ed umano). Questo è lo stato
naturale di cui parla il Rousseau. Nel secondo tempo l'atti- vità passa
alla fantasia, e si conciliano le disuguaglianze fra gli uomini. Queste
si vanno poi via via accentuando per opera della riflessione, che si è
andata rinvigorendo alle spese del sentimento e dell'immaginazione. Ma
contemporaneamente a questo processo di divisione e di analisi, si compie
nella storia un lavoro di unificazione e di sintesi. La grande ragione
avviluppa la piccola, poiché è sempre la facoltà superiore
Le idee estetiche e religiose. 305 che unifica in sé e dà la
sua forma alla facoltà inferiore, da cui riceve in contraccambio la vita.
Questa seconda co- scienza non è un trovato della odierna metafisica, che
anche Aristotele parlava di due vovg, l'uno poietico o attivo,
l'altro patetico o passivo ; e nel secolo XVI qualcuno fu arso vivo
per aver parlato di quel secondo spirito ( l ). La vera vita dello
spirito, unità vivente, è in una molti- tudine di individui ad un tempo ;
e però la storia dello spirito si compone di una successione di grandi
unità ("'). Il primo stato embrionale del genere umano è la natura
(il De Mteis, hegeliano e medico, prende spesso come termine di con-
fronto l'organismo umano); la vita fetale è il vegetabile e l'animale;
terza muda è quella dell'uomo positivo, l'infante del genere umano. Egli
con la sua piccola positiva riflessione vede intorno a se un mondo
finito, e si fa un Dio finito e posi- tivo; non soddisfatto di questo
breve corso mortale, senza scopo in se stesso, sogna una seconda vita, ha
fede in essa, ed è religioso. Questa religione, questa fede, si
trasforma a poco a poco in un ideale, in un caro sogno poetico. Poi
dalla prima nasce una seconda coscienza, e l'uomo intui- tivo diventa —
quarta muda — l'uomo riflessivo e intellet- tuale. La nuova coscienza,
mentre si appropria la coscienza finita e positiva, imprime in tutte le
diverse funzioni umane il suggello della sua infinita unità, pur
lasciandole nella loro distinzione naturale; e così permangono
l'agricoltore, l'avvo- cato, il medico, e via dicendo. Ma nella sfera
superiore le due coscienze si unificano, ed il poeta ed il prete
rimangono assolutamente identificati nel pensatore, perchè una volta
svi- luppata la coscienza intellettiva l'uomo non può più deporla
per ritornare uomo positivo ovvero semi-uomo, così come non poteva
deporre la coscienza positiva e tornar ad essere (') V. Dopo
la laurea, [\], pp. 169-74. ( 2 ) V. Dopo la laurea, [I], pp.
112-28, 149, 152 e segg. Del Vecchio-Veneziani - 20.
306 Le idee estetiche e religiose. animale. E la poesia si
trasforma in estetica; la religione in critica e in filosofia. Oggi la
poesia non c'è più al mondo, perchè essa non è una combinazione di
fantasia che afferra e trasforma e di natura afferrata e idealizzata ; ma
è una sola unità, « è l'universo pervenuto a grado di spirito, che
inconsciamente si trasforma e si purifica nella conscia anima di un solo
uomo, spettatore più che autore della sua propria trasformazione ».
È un fatto di ragione che la vita umana comincia con l'assoluta
barbarie, col puro senso materiale e col semplice istinto naturale; e
termina nella riflessione intellettuale, che è la vera vita e l'assoluta
e definitiva civiltà. È un fatto di osservazione e di ragione che si va
dall'una all'altra passando per la forma intermedia della immaginazione.
La religione e l'arte è il regno dell'immaginazione: è una barbarie
civile ed un senso spirituale. L'epica è la poesia immaginativa e
barbara, e perciò più perfetta; la lirica è la poesia riflessiva e
civile, e perciò più imperfetta; la drammatica è la forma intermedia.
Essa è più riflessiva dell'epica, e sviluppa un elemento di questa; è
epico- religiosa nell'antichità, raggiunge la perfezione nel
risorgimento, e decade nel secolo XIX, nel greco-romano come nel
latino-germanico, per eccesso di riflessione. Analogo arco descrive la
lirica, che sviluppa un elemento della drammatica, e, finita come poesia,
durerà come lirismo filosofico finché duri il secolo XIX, ossia
finché duri il genere umano. La poesia sensibile ed oggettiva
è la barbarie dello spi- rito umano, la filosofia intellettuale e soggettiva
è la sua ci- viltà ; dall'una all'altra si passa a traverso la forma
inter- media della religione, che è tutt'insieme oggettiva e sog-
gettiva, è sensibilmente intellettuale, è la barbarie civile dello
spirito umano. La religione più barbara, più naturale, più oggettiva e
più epica è la religione indiana; la più civile, più umana, più
soggettiva e più lirica è la cristiana. Tra la Le idee
estetiche e religiose. 307 religione epica orientale e la
religione lirica occidentale, la religione passa per una stazione intermedia,
la Grecia, e vi prende una forma intermedia, la forma drammatica.
Nella religione indiana troviamo tutti gli elementi e tutti i
carat- teri di un sistema religioso completamente sviluppato; il
politeismo greco è la prima caduta della religione, la quale risorge nel
tempo moderno. L'oriente moderno, ossia il medio evo, pone gli elementi
essenziali della religione, che sono quelli stessi del pensiero, nella
vera forma religiosa; l'anti- chità moderna, ossia il risorgimento,
spezza questa forma; il secolo XIX, il vero tempo moderno, li pone nella
forma di pensiero : invece della riflessione filosofica del medio
evo è una filosofia religiosa. L'oriente è essenzialmente epico; la
Grecia è, nella sua stessa epopea, principalmente dramma- tica; il tempo
moderno è tutto umano e tutto divino ed è tutto lirico e riflessivo. E
del tempo moderno il medio evo è religioso ed epico; ma è un'epica
lirica, ispirata dalla grande riflessione: tale è la poesia dantesca. Il
risorgimento è irreligioso e drammatico. Il fantastico si cangia nel
mera- viglioso; poi il meraviglioso stesso sparisce dalla poesia.
Il secolo XIX è di nuovo religioso ed è tutto lirico: il prin-
cipio è epico-lirico; poi viene la drammatica, che comincia storica e
finisce cittadinesca e domestica; e all'ultimo viene una lirica tutta
stravolta per voler essere ultra-poetica. Ormai la riflessione ha
superata l'immaginazione; il sentimento e la fantasia sono stati
oltrepassati e ravviluppati dentro al pensiero; quindi quella del nostro
tempo deve essere una poesia lirica, drammatica ed epica ad un tempo; il
prodotto di tutte le facoltà riunite, la filosofia vivente, poetica
e religiosa, la filosofia dell'universo, cioè dell'uomo. 11 se-
colo XIX, cominciato lirico-poetico, termina lirico-prosaico-
filosofico-poetico-religioso ed assolutamente cristiano. La poesia non è
morta; ha subita una metempsicosi, uscendo 308 Le idee
estetiche e religiose. dalla forma di immaginazione per entrare in
quella di filo- sofìa, e in quella vive ed eternamente vivrà.
La forma e l'elemento della poesia e della religione è, come
abbiamo visto, l'immaginazione. Quando il risorgimento ha distrutta
l'immaginazione, allora il sentimento, che prima era in germe, assorbe
tutto l'uomo e tutta la natura. E sorge la musica f 1 ), forma di poesia
della quale il sentimento è solo elemento e sola sostanza, e il tempo V
unica forma. La musica è l'ultima delle arti ; la poesia è la prima. Le
arti plastiche usano una materia più naturale, meno ideale, deb-
bono sostenere con questa una lotta più lunga, e giungono più tardi a
perfezione. Viene prima la scultura, poi la pitiura. Certo la
musica è nata, come tutto il resto, con l'uomo; ma nel medio evo antico è
un esercizio secondario, subor- dinato alla poesia e alla religione ; nel
risorgimento sofistico è bensì un'arte, ma rimane di gran lunga inferiore
alla scul- tura e alla pittura ; nel medio evo moderno la musica è
epico- religiosa, e rimane subordinata alla religione. Solo nel risor-
gimento moderno la musica si sviluppa, mentre le arti pla- stiche
decadono: dapprima, nel risorgimento drammatico, la musica non è che un
compimento e un aiuto del dramma ; acquista un proprio assoluto valore
solo nel risorgimento li- rico, che è il tempo della negazione del
pensiero, ossia del- l'essenziale, e quindi è il tempo del nulla. Questo
vuoto sentimento si traduce in un vuoto suono, che diviene arte e
poesia. La musica è dunque una lirica vacua, è un'arte oltre-lirica, è
l'arte del nulla. È l'ultimo prodotto del risorgi- mento, ed è quello che
meglio ne scopre il carattere, poiché il fine è il grande rivelatore. Ma
il nulla al quale il risor- gimento mette capo, se in apparenza è la
fine, in realtà è il principio, quello stesso dal quale in origine usciva
Funi- verso. Da quel punto istesso l'universo, ossia l'uomo, rico-
H V. Dopo la laurea, [I], pp. 310-333. Le idee
estetiche e religiose. 309 mincia da capo, tutto intero, in seno
alla filosofìa. Questa nuova creazione è il tempo dell'essere, il secolo
XIX, che ha per necessaria preparazione il risorgimento
progressiva- mente negativo e per divisa: negazione di negazione. Il
se- colo XIX nega quel vuoto universo di suoni ; fa della musica
quello stesso che già prima ha fatto della poesia, la dissolve a poco a
poco ; comincia dallo snaturare la musica a furia di sapere e di
meditazione, dando sempre meno alla me- lodia e sempre più all'armonia, e
la riduce ad essere una scienza musicale. Questo è già avvenuto in Germania,
dove allato al risorgimento scorre il tempo moderno; nell'Europa
italo-celtica prevale ancora il risorgimento lirico, e tocca ormai
l'estremo punto dell'assoluta negazione; già la musica si avvicina al suo
limite prosaico ; già il pensiero positivo comincia a sopraffare e ad
assorbire il sentimento e l'imma- ginazione. Il tempo moderno
è la vita che rinasce dal seno della morte, la fede che spunta dalla
negazione. Non il tempo moderno dell'antichità, perchè sopravviene
nell'anima ro- mana, mentre il dramma del risorgimento si era
combattuto nell'anima greca, ma il vero tempo moderno, il nostro
se- colo XIX, che è la continuazione e l'adempimento del risor-
gimento cristiano. In questo secolo il sentimento dell'uma- nità, che è
un aspetto del sentimento della natura, prenderà la sua vera forma in una
nuova poesia, nella quale la lirica, la drammatica e l'epica saranno
ricomposte in una unità assoluta e definitiva. L'unificazione
non è però avvenuta ancora nel campo della poesia, né in quello della
religione e della filosofia. La poesia primitiva o naturale, invariabile
come la natura, sussiste presso il popolo analfabeta; e c'è la poesia
medio- evale e quella del risorgimento, immodernate e ormai vuote.
Così è delle forme religiose (*). Analogamente delle forme 0) Cfr.
qui addietro, pp. 287-88. 310 Le idee estetiche e
religiose. filosofiche : esiste presso il popolo apostolico
primitivo la filosofia primitiva o religione ; ed esiste pure la
filosofia me- dioevale, la scolastica del secolo XIX, e la filosofia del
risor- gimento, con tutte le sue gradazioni progressivamente scet-
tiche e negative e con tutte le sue forme positive. Abbiamo oggi la
massima complicazione di indirizzi e di forme ; non è però difficile
distinguere le diverse funzioni storiche in atto, né prevedere un
continuo avvicinarsi ad una assoluta unità. A questa teoria
del De Meis si mossero da Silvio Spaventa e da altri obbiezioni ('), che
possono ridursi sostanzialmente a questa : Come può lo spirito umano
perdere due delle sue funzioni essenziali, l'arte e la religione ? Il De
Meis risponde che Silvio Spaventa ha ragione se, basandosi sulla
filosofia kantiana, afferma che lo spirito umano sarà sempre tratto
a fare degli assoluti giudizi religiosi ed estetici, ad unire al
concetto della mente la intuizione che deve dargli corpo e vita; ma ha
torto se crede che la intuizione da accompa- gnare all'ideale debba
essere sempre fantastica e falsa. Nel principio l'intuizione religiosa e
l'intuizione estetica è creata dalla fantasia, ed è a vicenda distrutta
perchè non è la vera, non è assoluta, e non agguaglia l'assoluto
concetto; e di qui nasce da una parte una serie di capolavori tutti
relati- vamente perfetti — se son davvero capolavori — , perchè
l'ideale dell'arte, come finito ch'egli è, può accordarsi con una
intuizione finita; e ne viene dall'altra parte una serie di religioni
tutte imperfette e però tutte transitorie, perchè l'ideale religioso è
infinito, e la fantasia non sa creare che delle immagini finite. Ma le
due serie hanno una legge, perchè ( ] ) V. Dopo la laurea,
II, pp. 19-46; e cfr. Poesia ed arte, Lettera di G. FRANCESCHI al De
Meis, nella Rivista bolognese, 1868, pp. 1045-51. Il Franceschi dice che
il De Meis, togliendo all'uomo la religione e la poesia, lo abbassa
all'abbaco e al pane ; egli non comprende che il De Meis intende anzi di
innalzarlo alla sua filosofia religioso-poetica. Le idee
estetiche e religiose. 311 hanno un termine : e il loro termine non
può essere che la vera e reale intuizione corrispondente al concetto
dell'arte ed all'ideale della religione. E difatti abbiamo da un
lato una serie di forme estetiche l'una meno perfetta dell'altra, e
sempre meno rispondenti alle condizioni assolute dell'arte; e sono sempre
meno naturali e spontanee, meno epiche e fantastiche, sempre più
spirituali, liriche, filosofiche e reali; e sì l'intuizione dell'arte è
sempre meno lieta e bella, e più trasparente ed immediata all'ideale. È,
dunque una serie regressiva e discendente. La serie religiosa è al
contrario ascendente e progressiva. Ogni forma religiosa è meno
fan- tastica, più razionale, più reale della precedente. Per cui
l'ultima, la cristiana, è assolutamente vera e perfetta; in essa al mondo
della ragione corrisponde un mondo fanta- stico quanto esser può più
adeguato e spirituale : il cristia- nesimo non ha altro difetto che
quello di essere una reli- gione. La religione cristiana si va sempre più
perfezionando; e il suo perfezionamento consiste nell'essere sempre
più storia, più realtà, più verità, e sempre meno religione. E così
per contrarie vie, l'una scendendo e l'altra montando, la religione e
l'arte corrono al loro fine, al vero. Il vero è l'eguaglianza della
realtà e dell'idea, del pensiero e del- l'intuizione. L'intuizione
estetica, da principio fantastica e non realmente assoluta, diventa a
gradi sempre più somi- gliante al concetto assoluto dell'arte, finché
raggiunge l'asso- luta e reale intuizione. Allora la natura è concepita
come un solo essere vivente, indipendente, assoluto; e ciascuna sua
parte è intuita come membro dell'intero, ed assoluta essa stessa :
giacché le due intuizioni ne fanno una sola. La intuizione religiosa,
essendo finita, non è adeguata alla sua idea, che è infinita. La verità
religiosa non è mai la vera, perchè è una combinazione di finito e di
infinito, anzi che di infinito con infinito. Ma la intuizione religiosa
si va sempre più allontanando dalla forma naturale, e si fa sempre
più veriforme fino a diventar vera ; il che avviene quando
312 Le idee estetiche e religiose. l'infinito ritrova se
stesso, ed è a un tempo concetto e intuizione. Allora al falso succede il
vero, e la religione fi- nisce. Questo non è perdere una funzione; è
risolvere e trasfigurare. Le funzioni inferiori dello spirito, come la
mo- rale, il diritto, lo Stato, conservano una esistenza separata,
perchè partecipano ancora della qualità della natura; ma la religione e
l'arte hanno per oggetto il vero; sono i gradi e le forme del vero
pensiero, e perciò quando il pensiero ac- quista una esistenza distinta,
esse la perdono e rimangono unificate in lui. L'arte è per sua natura
illusione e la reli- gione è per sua essenza errore ; ora l'illusione è
fatta per trasformarsi in certezza e realtà, l'errore in verità.
L'arte si trasforma nella vera cognizione naturale ; la religione
nella vera cognizione spirituale. In questa trasformazione consiste
la storia; il suo compimento è il fine della civiltà ed il limite del
progresso umano, che è temporalmente indefinito, ma idealmente
determinato. L' ideale è provvisorio, e sparisce nell'idea.
Così termina la parabola religioso-poetica, della quale il
primitivo oriente è il ramo ascendente; l'antichità pagana, tutta arte e
mistero, è la cima; ed il ramo che discende è l'era cristiana, in cui la
religione e l'arte vanno progressi- vamente diventando più riflessive,
sino a ridursi ad essere, oggi, il pensiero e la scienza cristiana. L'uomo
moderno cerca l'ideale e trova l'idea, cerca il concetto dell'arte
e trova il vero concetto, cerca il divino fuori di se e trova in se
l'umano; cerca il sovrannaturale e trova il naturale. Il nuovo uomo crede
e pensa; e pensando ricrea l'universo, dal suo pensiero una prima volta
creato. Questo nuovo universo è un'opera d'arte in cui la forma eguaglia
il concetto ; ed il concetto fatto conscio di se vince la forma, ed è
bello e sublime ad un tempo. Questo nuovo universo è un capo-
lavoro, di cui il nuovo uomo, poeta e critico insieme, intende il
magistero; è un tempio, di cui il pensiero umano è il nume
Le idee estetiche e religiose. 313 e ciascun uomo il
sacerdote, che a quel Dio sacrifica ciò ohe è in lui di non buono. E il
nuovo uomo continua questa creazione con azioni generose ed alti
pensieri. « Ed è così che egli è più che mai non sia stato religioso e
poeta, quando non è più che scienziato e libero pensatore ». L'uomo
parte dalla tenebrosa unità della natura e del senso, e, a traverso la
piccola riflessione e la grande immaginazione, giunge alla luminosa unità
della riflessione intellettiva, av- vivata dalla fede religiosa e
poetica, che sole restano della religione e della poesia.
Naturalmente gli argomenti logici addotti dal De Meis a sostenere
la sua tesi della « metempsicosi » della religione e dell'arte nella
filosofia hegeliana sono validi solo se si ammette l'esistenza di un
concetto assoluto, universale, defi- nitivamente vero, al quale le
intuizioni estetiche e le reli- giose possano gradatamente adeguarsi;
solo, in una parola, se si accoglie l'hegelismo dell'Autore. Il compendio
di storia del genere umano tracciato per convalidare queste
argomentazioni non raggiunge lo scopo, perchè in esso non la storia
conduce alla dimostrazione, ma la dimostrazione, se pur non modifica la
storia, certo la coglie nei momenti e negli aspetti a lei giovevoli,
sorvolando sugli altri. E le molte e molte pagine che l'Autore consacra
alla dimostra- zione della sua tesi riescono invece a dimostrare questo :
che egli ha avuta la somma fortuna di trovare nella sua conce-
zione dell hegelismo la sua filosofia, la sua religione e la sua
poesia. Il De Meis è certo che le tre grandi correnti umane, —
la contemplativa religioso-poetica che nasce dalla natura e la
riflessi vo-filosofica che, nata dalla precedente, si suddivide in altre
due : la filosofica positiva o filosofia della sostanza e Tanti
filosofica negativa che bentosto diviene afilosofica, nega- tivo-positiva,
pseudo-riflessiva o filosofia dell'apparenza — , dopo aver proceduto
isolate fino al secolo XIX, suddivi- 314 Le idee estetiche e
religiose. dendosi in altre molte correnti o scienze
pseudo-positive, accennano oggi a ri convergere. L'unità dell'apparenza e
del pensiero, con la precedenza di questo su quella, è l'unità del
pensiero. Per avere l'unità della natura non basta che le due filosofie
astratte si fondano in una sola filosofia con- creta; bisogna che la
corrente religioso-poetica mescoli le sue acque con la corrente unificata
della filosofia. La cor- rente filosofica, scaturita dalla religione e
dalla poesia, tor- bida in principio, si allarga, si purifica, diviene
trasparente sino a perdere ogni potere nutritivo; ma poi, a poco a poco,
invade e travolge il tutto, l'uomo e la natura, la religione e la poesia;
e fa di tutto una sola unità vitale. E allora la filosofia sarà la vita,
sarà l'unità spontanea ed armoniosa della natura : un pensiero pieno
d'amore vivificherà una natura piena di fantasia, l'amerà come natura
umana, e l'adorerà come natura divina. Qui alcuno potrebbe
chiedersi : in questa identificazione della filosofia con la vita, non
subirà la filosofia stessa un assorbimento analogo a quello subito
dall'arte e dalla reli- gione ? La forma superiore non sarà la vita e
l'azione ? Ma il De Meis non distingue dalla vita quella sua filosofia
del- l'avvenire. Egli afferma che è difficile precisare come tale
unificazione vitale si compia, e perchè quest'opera è appena cominciata,
e perchè avviene nella profondità del pensiero, al di sotto della
coscienza. Sono cose tanto lontane — dic'egli — e c'è di mezzo una tal
nebbia di tempo avve- nire, che è impossibile vederci chiaro: bisogna
contentarsi di averne un'idea generale, a Ma —soggiunge — a questa
generalità io ci credo, e giurerei, tanto ne sono certo, che le cose
passeranno così in generale ; e che tutto anderà a terminare nella
fusione di tutte le forze, di tutte le cono- scenze, e di tutte le
realtà, in una sola vita umana » {'). La sua filosofia sarebbe forse un
atto di fede? L'uomo
è un sistema vegetativo, un sistema riproduttivo, un sistema animale e un
sistema spirituale. Ciascuno di questi quattro sistemi umani è attivo e
si muove; ed ha, come natu- rale, la causa del suo movimento fuori di se,
nella natura. La natura della causa esterna che move è corrispondente
e proporzionata alla natura della sfera interna che è mossa; mentre
è una stessa natura che fa l'una per l'altra, ed è sempre la seconda che
move se stessa con la prima natura. Ma se l'accidente, esterno o interno
che sia, se la irragione- vole cattiva natura interviene, e rompe la
legge, e viola la ragione; se l'arbitrio umano o naturale modifica la
qualità della causa motrice, e ne muta la relazione, e ne altera la
proporzione con la interna sfera umana, questa si altera e si disordina.
Il disordine della sfera direttamente colpita si comunica alle altre, ed
è una successione e una complica- zione di morbi; ma, isolati o uniti,
non vi sono che quattro morbi umani essenziali: i vegetativi, i
riproduttivi, gli ani- mali, gli umani o mentali. La patologia
preistorica dice che di questi quattro morbi il primo è stato il morbo
vegetativo. L'uomo primitivo, uscito sano, valido ed innocente dalle
mani del Creatore, rimane sano, finché rimane innocente; non ammala
che per irragionevole arbitrio estemo o naturale ; non è esposto che agli
accidenti meccanici, alle malattie trauma- tiche. Ma l'animale umano è, a
differenza degli altri, capace di colpa; egli trasgredisce il precetto e
oltrepassa la natura: felice colpa, perchè lo fa accorto di poterla
oltrepassare. Di là dalla natura l'uomo trova se stesso : trova la sua
libertà e la sua propria natura, e fa della necessità animale, istin-
tiva ed involontaria, una necessità umana, spirituale e volon- taria: e
così di colpevole ritorna innocente. Ma non è più la primitiva innocenza
dell'animale ignaro e meccanico; è l'innocenza dell'uomo che si vede nel
suo interno, e si sa libero ; e liberamente vuole se stesso, ed ama e
venera la sua propria natura. Ma bentosto egli oltrepassa questo se
stesso, supera questa sua natura, e diviene di nuovo colpevole, e
Le opere scientìfiche e la filosofia della natura. 173 si
rifa sempre di nuovo innocente, finché non abbia raggiunto tutto se
stesso e la sua vera natura spirituale, e non sia com- piuto il fato
umano. Così V uomo naturale diventa in prin- cipio civile, e poi da una
civiltà passa in un' altra. La civiltà ha certamente i suoi morbi ; e sopratutto
nel mo- mento del passaggio e della colpa il morbo si impadronisce
dell'uomo, e cresce e si moltiplica ed imperversa. Allora l'uomo è
annoiato di se stesso, e perciò si corrompe. E il morbo, fecondato dalla
corruzione, genera nuovi e più cru- deli morbi. La corruzione sensuale
moltiplica i morbi vege- tativi ; le voluttà naturali e preternaturali
generano i morbi riproduttivi. Le cause psichiche non moltiplicano solo
le cause naturali, ma operano anche per proprio conto, gene- rano
per diretta azione le malattie nervose e le psichiche. D'altra parte,
nelle nature più elette, invece di una corru- zione sensuale, nasce un
principio di fermentazione intellet- tuale, che dà origine alle malattie
dello spirito. Ma tutto questo avviene con una certa legge. Tre grandi
civiltà si succedono: la prima naturale, la seconda umana, la terza
divina. E ciascuna ha il suo proprio carattere e la sua par- ticolare
natura; e ciascuna si corrompe, ed ha le sue proprie e particolari malattie.
La civiltà naturale quando è nel suo primo fiore e nella sua perfezione
originaria è senza morbi, altro che accidentali e meccanici ; ma la sua
corruzione porta seco le cause fìsiche e chimiche, e genera morbi fisici
e morbi chimici: cause cosmiche, naturali, che danno origine a
morbi naturali, sopratutto vegetativi, prima ai morbi nutri- tivi, e più
tardi ai morbi formativi. La civiltà umana — il paganesimo — nel suo
fiore è di nuovo senza morbi ; ma la sua corruzione porta seco le cause umane,
sensuali, passio- nali, e dà origine ai morbi riproduttivi ed ai morbi
animali: ai nervosi prima, e quindi ai psichici. La civiltà divina
— la cristiana — nel suo primo fiore è del pari senza morbi ; essa
è la reazione della medicatrice natura umana, è la gua- rigione
dell'anima e la salute del corpo, rimedio radicale 174 Le
opere scientifiche e la filosofia della natura. di tutti i morbi
umani. Ma la reazione eccede tosto il segno della umana natura, ed è
principio di nuovi morbi. Mistica e tutta entusiasmo e religioso
sentimento, essa reca le cause mistiche, che danno origine alle malattie
psichiche mistiche e religiose. La corruzione cristiana riproduce la
corruzione pagana, e con le cause passionali rinnova le antiche
malattie. Ma di sotto alle rovine del primo spunta il secondo
cristia- nesimo, la nuova e vera civiltà divina, e riconduce le
cause spirituali e le nuove malattie mentali. Quando quest'ultima
civiltà avrà raggiunta la sua definitiva perfezione, allora spa- rirà il
male e l'uomo spirituale sarà di nuovo senza morbi, come era in principio
l'uomo animale. Tale è il primo e più generale risultato, la prima legge
della patologia storica : l'uomo ha quattro vite, quattro anime, ed ha
quattro qua- lità di morbi, che sono le categorie primarie della
patologia. Ma ciascuna anima può oltrepassare nell'uno o
nell'altro senso quei limiti della sua attività entro i quali ha luogo
la oscillazione normale ; ed allora concepisce un morbo positivo o
negativo, stenico ovvero astenico. Sono queste le cate- gorie secondarie
della patologia. La categoria primaria, la natura e la qualità
fisiologica del morbo, è l'essenziale, e mai non manca, né può mancare ;
invece la categoria secon- daria, il grado e la quantità innormale, può
mancare, e manca infatti, o non è sensibile ed apparente. Certo non vi è
qua- lità senza quantità ; ma nelle piccole applicazioni cliniche
la quantità innormale può mancare del tutto, perchè è sup- plita dalla
quantità normale ; nelle grandi applicazioni sto- riche la categoria
secondaria trasparisce sempre dentro alla categoria primaria.
Le categorie primarie e secondarie ci danno la pianta della
patologia storica; non l'edilìzio con tutte le sue parti. Le quattro
grandi sfere contengono minori sfere, i quattro grandi sistemi contengono
sistemi sempre più piccoli : appa- recchi, organi, tessuti, elementi
istologici: le anime gene- rali non esistono veramente che nelle anime
elementari o Le opere scientifiche e la filosofia della natura.
175 cellulari. I fatti sono complessi organici e naturali di
cate- gorie, le più generali chiuse nelle più particolari, e queste
ricoperte dalla loro buccia innominabile ed accidentale. A forza di
aggiungere categorie a categorie il vacuo si riempie e si consolida l'astrazione
('). La patologia storica congegnata dal De Meis è veramente
originale ( 2 ); e sebbene, volendo dedurre da pochi principi e
compendiare in pochi schemi tutti i fatti umani, abbia tal- volta
dell'artinzioso, non è certo nel complesso senza genia- lità, e coglie
con acume i nessi che legano i singoli morbi alle varie forme della
civiltà umana. IV. Ancora il terzo periodo — b)
La filosofia della natura ( 3 ). La creazione secondo il De Meis.
La lotta del De Meis contro la teoria darwiniana. 11 suo metodo trimorfo.
La dimostrazione dei suoi principi. L'accidentale e il necessario nella
sua concezione filosofica. 11 De Meis non poteva limitare la sua
speculazione entro l'ambito della jatronlosofìa : dalla sua stessa
concezione di ( J ) V. Delle prime linee della patologia
storica, Prelezione, Bologna, Monti, 1866, passim. ( 2 )
Della sua patologia storica l'A. scrive (Delle prime linee della pa-
tologia storica, p. 63): « ...Sarà vera o falsa, buona o cattiva...; ma
sarei curioso, e ben vorrei vedere chi di questa bazzecola, come d'ogni
altra mia piccola cosa infino a una menoma parola, sarebbe capace di
reclamare la priorità ». - Nella prel. qui cit. l'A. non tracciò che lo
schema generale di questa sua costruzione. Ma svolse poi l'argomento nel
successivo corso di lezioni universitarie, mai dato alle stampe. Cfr.
SICILIANI, Gli hegeliani in Italia, 1. cit., p. 526. ( 3 ) V.
qui addietro, p. 156, nota ( 1 ). Per gli argomenti trattati in questo
paragrafo, si vedano: / naturalisti (1865), La natura a volo d'uccello:
Forza 176 Le opere scientifiche e la filosofia della
natura. questa, oltre che dall'indole del suo ingegno e
dall'influenza dell'ambiente intellettuale nel quale era stato educato,
egli doveva essere e fu infarti condotto alla costruzione di una
filosofìa della natura. Ma se egli parte dall'affermazione che
l'essere è pensiero, e non vede chiaro il significato di questa identità
e non ne deduce logicamente tutte le conseguenze, se egli pone le fondamenta
in modo arbitrario e nelle singole parti confuse e cozzanti fra loro, non
può innalzare un edifizio solido e fermo. E la sua filosofìa della natura
è infatti un castello in aria, sebbene edificato con ingegnosità,
pazienza e tenacia ammirevoli. Sono pagine che succedono a pagine,
volumi che succedono a volumi, e rivelano una profonda conoscenza
dello svolgimento di tutte le scienze mediche e naturali, dai tempi più
antichi fino a quelli in cui viveva l'Autore: geo- logia, chimica,
fisica, zoologia, anatomia umana e compa- rata, fisiologia, patologia,
terapia; e sono ipotesi e conquiste scientifiche messe in relazione con
sistemi filosofici e con periodi storici ; sono analisi di animali e di
vegetali, di specie, di classi, di ordini, di generi; e descrizioni di
organi, di funzioni, il cui nascere e modificarsi vuol essere
spiegato dal crearsi della idea divina. Ma in tutta la costruzione
si risentono le conseguenze della incertezza fondamentale. Il
De Meis afferma che creare è diventare, è spiegare suc- cessivamente le
forme di cui si ha il germe nel proprio es- sere. Il pensiero originario
compie la propria creazione, e di semplice essere si fa a poco a poco
pensiero assoluto ( x ). Ma poi aggiunge che il pensiero è il fondamento,
il tetto e e materia (1865), Un nuovo corpo semplice (1865),
/ tipi vegetali (1865), Deus creavit (1869), / tipi animali ([parte
prima], 1872; e parte seconda, 1875), Filosofia e non filosofia (1883),
Darwin e la scienza moderna (1886), ecc. (*) V. Deus creavit,
Dialogo I, nella Rivista bolognese, 1869, p. 736 e segg.
Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 177 la
travatura dell'edilìzio della natura. Egli viene così ad am- mettere che
il pensiero non basta ad esaurire tutta la realtà, perchè il fondamento e
la travatura non sono tutto l'edifizio. Non resta dunque fedele alla
concezione idealistica, secondo la quale la natura è un momento del
pensiero, che si risolve interamente nel pensiero stesso, e senza la
quale lo sviluppo del pensiero non sarebbe né completo, né
possibile. Egli distingue nella natura due gradi e due modi
di creazione: l'una sensibile, individuale, l'altra tipica, ideale,
individuale anch' essa. La prima creazione è quella che F idea dell' uomo
fa dell' individuo umano; ma 1' idea del- l'uomo è naturale, e le idee
naturali restano latenti finché l'idea divina, prima causa di sé e della
natura, le renda attuose, le fecondi e ne determini la trasformazione.
Quando l'idea divina è naturata nell'uomo, la creazione cessa nella
natura e ricomincia nella storia, finché l'uomo si è ricongiunto al suo
principio, e l'idea divina esiste tutta in forma di idea spirituale.
Anche l'idea spirituale esiste solo legata all'acci- dente, cioè come
individuo. Quindi, come nella natura, così nello spirito accade una
doppia creazione : quella dello spi- rito individuale e quella dello
spirito universale. Il primo ripercorre le forme storiche passate
dell'umanità sino all'at- tuale, l'altro crea le nuove e più perfette
forme storiche. La storia della natura umana, quella della natura vivente
e quella della natura cosmica sono le tre forme vitali di uno
stesso assoluto individuo temporale, il mondo. Sono tre crea- zioni : una
divina, eterna, infinita; l'altra essa pure ideale, ma temporale e
finita, universale e particolare insieme; la terza materiale,
individuale, accidentale. Dio si realizza nel mondo, e il mondo
nell'individuo; quindi anche Dio si realizza nell'individuo. L'universo
fa nel tempo come Dio fa nell'eternità: comincia nella forma più
semplice del suo essere, la natura; si divide in due forme opposte, il
vegetale e l'animale, e infine si raccoglie in una Del
Vecchio-Veneziani - 12. 178 Le opere scientifiche e la
filosofia della natura. forma completa, lo spirito umano. Le forme
dell'idea divina passano eternamente l'una nell'altra, senza annullarsi;
e così pure le forme dell'idea naturale; ma nella materia una forma
esclude l'altra, e però nell'individuo sensibile, pur rimanendo tutte
idealmente, spariscono via via sensibilmente. Come un mammifero passa per
le forme animali inferiori e le proto- vertebrate prima di assumere ra
sua forma specifica, così l'in- dividuo umano principia selvaggio, e poi
riproduce le tre forme moderne essenziali, ed è prima immaginativo, indi
ra- gionatore, e finalmente pensatore: medio evo, risorgimento,
tempo nuovo. L'uomo ordinario, nel suo sviluppo, si arresta alle forme
storiche già create; l'uomo di genio crea forme nuove, opera come spirito
universale, traendo da Dio l'im- pulso e l'ispirazione creatrice. E
sempre esisteranno oltre ai più, agli uomini evolutivi, anche i pochi, i
creativi, finché, come la natura, anche l'umanità non sia giunta alla sua
forma vera, già tracciata da Dio. E perciò ora coesistono i vari
gradi e le varie forme in cui il tipo divino si squaderna nella
natura. Questi gradi sono una scala di mezzi e fini, in cui
la forma inferiore è organo e mezzo all'esistenza della supe- riore.
Il ciclo tipico concepisce il moto creativo e produce il ciclo superiore.
Quando la natura è fatta, comincia la vita; e quando è chiusa la
creazione vitale comincia lo spirito umano. I cicli secondari, anche
prima di essersi svolti inte- ramente, cominciano a produrre i tipi corrispondenti
del ciclo superiore. E la creazione ideale è creazione sensibile ;
la creazione di una specie è produzione di molti individui in cui
appare la nuova forma. Il concetto precede l'esecuzione, e la successione
effettiva e naturale presuppone la succes- sione logica, ideale. La
funzione è la vita, la forma è la natura, che precede il contenuto
vitale, e non se ne lascia tuttavia assorbire e soverchiare ; e quando il
contenuto spa- risce la forma rimane. Nei tipi superiori la funzione
assorbe e domina sempre più la forma, ma la sua vittoria non è mai
Le opere scientìfiche e la filosofia della natura. 179
completa. L'equilibrio fra la forma e il contenuto si rista-
bilisce non nel corpo, ma nello spirito umano. La vita passa come il tempo;
la natura è più tenace. Altra è la successione di tempo, altra di
idea. La suc- cessione naturale va non da ciclo a ciclo, ma da tipo
a tipo ; e perciò in tutte le epoche della creazione tutti i tipi
primari sono, più o meno completamente, rappresentati. Ogni tipo
incomincia col riprodurre i tipi formali che lo pre- cedono, indi prende
la sua forma propria, e infine arieggia al tipo che gli deve succedere
('). Anche diverso è il modo di accrescimento nella natura,
nella vita e nello spirito. Essendo la natura pura esteriorità, i corpi
inorganici crescono per moltiplicazione quantitativa esteriore, e non
hanno altra unità che la loro forma comune. Nello spirito, che è pura
interiorità, la esterna moltiplicità diviene interna e qualitativa.
Infine, essendo la vita uno spi- rito naturale, un misto di esteriorità e
di interiorità, di appo- sizione e di intuscezione, Tessere organico si
sviluppa per una moltiplicazione quantitativa ed esterna e per una
molti- plicazione interna e qualitativa, con prevalenza dell'una o
del- l'altra secondo che si tratti di una forma più o meno pros-
sima alla natura. Mai la vita è tanto esterna che non abbia la sua
interiorità ; mai la forma organica è tanto molteplice che non abbia la
sua unità. Ma quest'unità è diversa nel vege- tale e nell'animale. Nel
vegetale la vita di ogni individuo elementare si unifica nella vita
comune dell'aggregato; nel- l'animale deve prevalere l'unità dello
spirito umano, e l'in- dividuo, semplice e libero al di fuori, è
molteplice e tutto qualificato al di dentro. Le forme superiori ( 2 )
sono la chiave ( 1 ) V. / tipi animali, [parte prima],
Bologna, Monti, 1872, pp. 322-23, 332-33, 336-38, 422-23; parte seconda,
1875, pp. 670, 1098, 1101-103, 1131-132. - Cfr. Lettere sulta patologia
storica, pp. 6-8. ( 2 ) V. / tipi animali, [IJ, pp. 494-96.
180 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.
necessaria a spiegare ed interpretare le inferiori, per se stesse oscure,
indistinte, indeterminate; e sono alla loro volta spie- gate dalle forme
inferiori in cui appariscono nella primitiva semplicità. Ma il riscontro
non è utile se non cade sulle forme fra le quali corre una particolare e
più diretta e più intima relazione tipica, secondo il vero metodo evolutivo,
in cui l'idea unisce le forme ed organizza le serie, non col metodo
empirico, capace solo di conclusioni generali arbitrarie, arti- ficiali,
ovvero, se alla vacuità sostituisce il preconcetto dar- winiano, di una
inestricabile confusione. Come Giorgio Hegel aveva combattuto e
denigrato il Newton ('), così il De Meis lancia in quasi tutte le sue
opere strali frequenti contro il Darwin e i darwiniani. Il
naturalista inglese è per lui un genio, ma il genio dell'ignoranza, perchè
pone il cieco caso in luogo della ragione vitale ( 2 ). Egli pre- tende
che tutte le forme dell'intera serie animale sieno venute l'ima
dall'altra per l'aggiunta di sempre nuove particolarità organiche nate a
caso, e perchè utili ritenute nella selezione naturale, e trasmesse
dall'eredità, senza che mai in una forma nulla preesistesse dell'altra
che da essa proviene. Il De Meis afferma che qui c'è un progresso sul
Lamark, in quanto la modificazione dell'essere vivente è primitiva,
spontanea, in- (') Il De Meis dice che la proposizione in
cui si compendia la scienza dell'astronomia : « I sistemi solari sono i
primi uomini, il cosmos è il mondo umano primitivo... non è possibile che
alla filosofia della natura: motivo per cui Newton, il divinissimo
astronomo, non la sapeva altrimenti ; egli nel cielo ci vedeva Dio, e per
questo ci voleva poco, ma non ci vedeva l'uomo». - Dopo la laurea, li, p.
195. - Cfr. ivi, pp. 26-7. ( 2 ) V. / tipi animaci, [I], pp.
143-156; e cfr., pel giudizio del De Meis circa la teoria darwiniana,
Dopo la laurea, II, pp. 195-99, 257-58; Deus creami, 1. cit., passim;
Darwin e la scienza moderna, pp. 22-35; / tipi ani- mali, [I], passim;
II, pp. 760, 1079-82, 1085, e passim; Filosofia e non filo- sofia, pp.
11-12; Lettera sulla patologia storica, pp. 6-9; ecc. Le
opere scientifiche e la filosofìa della natura. 181 genita, e non
prodotta soltanto da agenti esterni; ma egli non sa comprendere come si
possa affermare che tale modifi- cazione è casuale, irrazionale, e che la
ragione c'entra poi, introdotta dal caso. Ammette che in ciascuna delle
teorie di Mosè, Zaratustra, Firdusi, Diodoro, Lamark, Darwin, è
qualcosa di ragionevole, cioè di serio e di vero. La verità più
ragionevole, sebbene espressa in modo goffo e materiale, è quella di
Mosè: Deus creavit! — la meno ragionevole è quella darwiniana. La teoria
adattativa del Lamark e quella selettiva del Darwin, pur essendo tutte e
due sbagliate, hanno di vero lo schema comune, ed è questo: gli animali
formano tutti una sola famiglia naturale ; il principio che unisce e
lega le forme è l'eredità; il principio della divergenza delle
forme è la variabilità. Se non che questi tre punti debbono essere
integrati rispettivamente così : gli animali sono tutti in fondo uno stesso
animale ; la generazione è creazione ; la variabilità deve essere
determinata, perchè nella natura e nella scienza la potenza sta nella
determinazione. Secondo il De Meis, è vero che l'individuo varia
senza legge e senza ragione, fuorché quella di essere individuo
accidentale; ma varia anche con ragione, perchè è posto fra la cieca
necessità della natura e la conscia assoluta libertà dello spirito umano.
Dio è il grande modincatore, il vero e solo creatore dei nuovi organi e
delle nuove funzioni vitali, perchè una funzione è un'idea, e per creare
un'idea ci vuole un'idea. 11 non essere non può creare l'essere,
l'irrazionale non può creare la ragione, la natura ossia l'accidente
non può creare i tipi e le funzioni. Senza l'idea divina non po-
trebbe nascere dall' antropoide 1' antropo, intercorrendo fra loro una
differenza ideale anche, e di gran lunga, maggiore dell'organica, e
neppure potrebbero nascere nuove forme, perchè ogni fonma ha un suo
proprio valore assoluto, e si svi- luppa secondo il ritmo assoluto del
mondo, secondo il disegno eterno della creazione. L'idea, e non il
sangue, fa l'unità delle forme vitali. Fra coloro che non riducono la
scienza 182 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.
ad una storia accidentale, alcuni — i seguaci della scienza antica,
essenzialmente religiosa e intuitiva — ammettono due storie ideali, una
fuori della natura e del mondo, un'altra secondaria, riflesso della
prima, sviluppantesi nel seno della natura e dell'essere vivente; gli
altri, i seguaci della scienza moderna, riflessiva, non riconoscono che
la forma e la storia intrinseca alla natura, all'animale, allo spirito
umano, con- siderando la storia extramondana come un effetto ottico
ope- rato dalla intuizione. Vi sono tre maniere diverse di
considerare le forme vi- tali ('). L'una consiste nel distinguere fra gli
elementi comuni a tutte quelli che sono propri di alcune soltanto. E si
consi- derano questi elementi formali come caratteri costitutivi di
un tipo più o meno comprensivo. È la maniera astratta, quella di Linneo,
di Jussieu, di Decandolle, di Cuvier, di Milne Edwars, di Owen. V'è una
seconda maniera, che si rias- sume tutta nella frase : una forma è simile
ad un'altra perchè il figlio è simile al padre e il padre all'avo. Questo
è pel De Meis il finis Poloniae, la comune e l'internazionale della
scienza moderna. Vi è infine una terza maniera, che con- siste nel
cogliere la forma nel suo movimento, e considerare i vari tipi come i
momenti evolutivi di un tipo ideale assoluto, il quale è l'unità, la
verità, la ragione, il principio e il ter- mine di tutte; e questo tipo è
il vero animale. È la maniera concreta, quella di Schelling, di Hegel, di
Oken. Dopo di loro il solo Baer l'ha presentita, ma non ne ha fatta
una applicazione sistematica e conseguente alle varie forme
animali. Il De Meis dice che egli intende di fare un
tentativo di questa specie. Secondo lui, tutte le forme preesistono
idealmente l'una nell'altra; tutte preesistono in una forma
(') V. / tipi animali, [I], pp. 519-21 ; cfr. II, pp. 760-61, 796-97,
1083- 94, 1131-39. Le opere scientifiche e la
filosofia della natura. 183 germinale di cui sono lo
sviluppo creativo, interno, spon- taneo. La creazione consiste nella
determinazione ideale originaria di schemi indeterminatissimi, e nella
loro delimi- tazione naturale, ossia accidentale. Una forza interna a
un dato momento, aiutando le condizioni esterne da lei stessa
preparate, trasforma l'embrione in larva e la larva nell'in- dividuo
completo, facendolo attraversare una serie di forme l'una più perfetta
dell'altra, immagine della palingenesi uni- versale. Questa forza
ricevette una prima spinta dalla gene- razione. L'uomo dà l'impulso prima
alle forme semplici e generali, quiescenti l'una nell'altra, che sono
nella natura e pur non sono naturali; le desta, le crea, le differenzia,
le delimita; dei puri e semplici momenti della legge formale fa
delle forme vive, reali, accidentali; muove la materia in- forme a creare
il sistema solare e l'uomo a traverso alla serie delle forme cosmiche e
vitali. L'uomo eterno, l'uomo intelletto umano, è dietro al caos ed a
tutte le forme, è la forma, l'anima, la forza, la spontaneità pura,
assoluta, in cui lo stesso accidente, il limite indifferente, l'assoluta
par- ticolarità esiste, ma nella forma di principio, di universa-
lità, di necessità, ed in questa contraddizione consiste la sua attività
creatrice. Il pensiero assoluto si trasferisce e si effettua nella realtà
dell'universo, e lo fa a sua immagine, e seco vi trasporta il metodo
assoluto della sua evoluzione attuale. La forma è un principio e una
forza indipendente dalla funzione (') ; e questa forza ha una legge che
ne deter- mina lo sviluppo e l'azione, ed è la stessa*legge
dell'uni- verso, è il metodo della natura, del vegetabile,
dell'animale e dell'uomo, il metodo insomma di tutto il creato, perchè
è quello intrinseco alla divinità creatrice. Secondo questa legge,
ogni sviluppo essenziale si fa in tre momenti: tesi, antitesi, sintesi.
Al movimento puro, assoluto, astratto, corrisponde il (0 V.
/ tipi animali, II, pp. 962-63. 184 Le opere scientifiche e
la filosofia della natura. movimento concreto della forma, ai tre
momenti ideali corri- spondono tre tipi sensibili : amorfo, antimorfo,
teleomorfo ('). E perciò l'universo è una gran trilogia: è amorfo nella
na- tura, antimorfo nella vita, teleomorfo nello spirito umano. La
natura (amorfopan) è indifferenza senza opposizione essen- ziale ; è
tutta forma senza unità, senza fine, senza ragione, senza la forma della
forma. La vita (antipan) è essenzialmente opposizione fra corpo ed anima,
fra molteplicità ed unità, fra vegetale ed animale. Esiste fra vegetale
ed animale una doppia antitesi : l'una di natura e l'altra di funzione
(antitesi psichica e antitesi corporea). Lo spirito umano (teleopan)
è teleomorfo. Lo spirito è 1' opposizione spinta all' estremo,
poiché l'antitesi non è più solo fra corpo ed anima, fra senso e sensibile,
ma fra intelligenza e intelligibile, fra Dio e l'uomo. Lo spirito
comincia con l'opporsi alle idee e finisce per riconoscersi in quelle, e
con lo stesso colpo si riconosce nelle cose : sì che egli è l'unità reale
e distinta delle cose e delle idee. L'anima nella natura è interna, nel
vegetale apparisce al di fuori, ma è corporea; nell'animale diventa
corporea, ma rimane particolare; nell'uomo diviene assoluta, universale e
puramente ideale, e la opposizione è finalmente risoluta e conciliata. La
natura, la vita, lo spirito umano hanno ciascuno a sua volta il proprio
sviluppo trilogico essenziale. Questo metodo trimorfo, come egli stesso
lo chiama, è per il De Meis il filo ariadneo che deve guidarlo a traverso
al labirinto delle forme vegetali ed animali. Per lui tutte le
forme e i tipi più eterogenei e dissimili sono in realtà uno stesso
identico animale in via di formazione : l'uomo ( 2 ). E dei tipi animali
egli vuol tracciare la storia ideale ( 3 ), per- W V. / tipi
animali, [I], PP . 194-95, 245-48, 295-98; e II, PP . 716,
1103-104. ( a ) V. / tipi animali, [I], p. 318. ( 3 ) V. /
tipi animali, II, pp. 906-7. Le opere scientifiche e la
filosofia della natura. 185 seguendola a traverso alla descrizione.
Confessa che la descri- zione gli riesce troppo completa e determinata,
mentre ogni tipo è sfumato ed evanescente innanzi alla sua
realizzazione, è il mobile oscuro che da dentro fa forza e opera lo
sviluppo creativo, cominciando da sé, creando a mano a mano le pro-
prie determinazioni. Invece i sistematici ordinari ■(*), tutti intenti
alla diagnosi delle forme, poco si curano delle diffe- renze di quantità
; essi hanno bisogno di caratteri qualita- tivi specifici, possibilmente
esclusivi, precisamente quelli più materiali, che non significano nulla
appunto perchè non passano in altre forme. Tipo è forma con
significato. Questi sistematici hanno una logica difettiva a forza
di astrazione; non pensano che nel quanto è rinchiuso il quale. Seguono
la vecchia tendenza separatrice, diagnostica, arti- ficiale, bisognosa di
abissi e avida di caratteri esclusivi, iso- latori ( 2 ). La nuova
morfologia invece cerca le comunanze e le transizioni, benché non arrivi
ancora a ravvisare la tran- sizione ideale dove manca quella materiale.
Per la vera morfologia il primo è la forma, che pone i lineamenti
gene- rali dell'essere; poi viene la funzione ideale che la acco-
moda e la modifica; e in ultimo viene la funzione reale e la selezione
naturale. I darwiniani invece ignorano l'omo- 0) V. / tipi
animali, II, pp. 873 e 913-14. ( 2 ) V. / tipi animali, II, pp.
933-34; cfr. [I], pp. 458, 467, 481, e II, pp. 738, 1007-8. Dopo aver
chiarita la differenza fra le due morfologie, l'A. soggiunge che il suo
scritto è un lavorìo tutto di pensiero, condotto con un organo che nel
cervello dei naturalisti, darwiniani o antidarwiniani ch'ei sieno,
dev'essere assolutamente atrofizzato: « è tutta da capo a fondo (apriti
cielo)... una ricostruzione a priori. Ma lo scandalo sarà piccolo, perchè
non ci sarà di certo chi ci si voglia rompere il capo. Questo scritto non
si fa per stamparlo, si stampa per farlo ; e si fa per uso e consumo
esclusivo, e per supremo divertimento dell'autore, che quando sarà tutto
stampato tirerà tanto di chiavistello sulle pochissime copie che ne avrà
fatto tirare ». Op. cit., II, pp. 938-39. 186 Le opere
scientìfiche e la filosofia della natura. la formale; per
essi la funzione è tutto e fa tutto, ed è una funzione prodotta
dall'organo, la nutrizione, non la fun- zione essenziale, «principiale)),
a loro ignota e inconcepibile, Le dottrine materiali non hanno nulla a
che fare con la scienza, perchè questa non è la ragione dell'uomo che
la fa, ma la ragione della cosa. Il caratterizzatore vede crollare
come castelli di carta le sue classificazioni più o meno inge- gnose. 11
rimedio è uno solo: a Non caratterizzare, non clas- sificare; pensare e
ripensare ('). Seguendo il metodo trimorfo, si riconosce che nel
vege- tale l'amorfofito è indifferente ed informe; l'antifìto è il
centro della formazione, il punto in cui si spiega l'opposi- zione fra il
corpo e l'anima vegetale ; nel teleofito le due sfere sono egualmente
sviluppate. Il vegetale amorfo è l'alga, prima chimicamente e poi anatomicamente
semplice, indi molteplice, ma tutta disgregata nei suoi elementi
cellulari. 11 vegetale antimorfo è da un lato la felce vegetativa,
dal- l'altro il fungo riproduttivo. Il vegetale teleomorfo è il
coti- ledonato, in cui la forma vegetativa e la forma riproduttiva
sono egualmente sviluppate. Analogo è lo sviluppo tipico dell'animale.
L'amorfozoo è informe e indifferente; nel- l'antizoo, punto centrale di
tutta la formazione, si sviluppa l'opposizione fra corpo e anima, fra
sistema vegetativo e sistema riproduttivo ; nel teleozoo i due opposti
sviluppi sono riuniti e in giusta proporzione fra loro. L'amorfo animale
è il protozoo, cioè il rizopode e l'infusorio; l'antimorfo è il
radiario, il mollusco e l'articolato; il teleomorfo è il verte- brato:
pesce, anfibio, rettile, uccello, mammifero. I nomi di amorfozoo, antizoo
e teleozoo sono preferibili a quelli di vertebrato ed invertebrato, che
esprimono solo la presenza o l'assenza di un elemento secondario. Finché
il De Meis sta fedele al suo programma di dimo- strare solo col farli
muovere i principi filosofici ai quali (!) / tipi animali,
[I], p. 555; cfr. II, p. 865. Le opere scientifiche e la
filosofia della natura. 187 crede, egli lavora a meraviglia:
originali le applicazioni alla scala degli esseri viventi, alle varie
forme della vita, della scienza, della filosofìa, della storia;
particolarmente geniali e nuove le applicazioni alla patologia. Ma a
volte — rare volte, è vero — egli sente il bisogno di tentare una
dimostrazione logica di quei principi, e riesce invece, senza
avvedersene, a dimostrarne 1' ìnsuffìcenza, 1' arbitrarietà, la
nebulosità. Ciò gli accade nel Deus creavit, e nei tre dia- loghi : /
naturalisti ; Forza e materia ; Un nuovo corpo sem- plice ('). Nel Deus
creavit — già lo abbiamo visto — egli tenta, senza riuscirvi, di
dimostrare che il pensiero è fin dal primo momento essere. Nei Dialoghi
affronta lo stesso pro- blema in forma più concreta : ricerca il punto in
cui l'essere ed il pensiero si identificano, lo ricerca con la sicurezza
di chi sappia di rintracciare cosa esistente nella realtà ; e con
lo stesso metodo, lo stesso procedimento, lo stesso linguaggio, e quasi
la stessa mentalità con cui un naturalista potrebbe studiare un essere da
lui non visto ancora, ma del quale, per descrizione autorevole e per
indizi indiretti e certi, gli fosse nota l'esistenza e i caratteri.
11 vero lutto è l'uomo, l'uomo come pensiero, in cui l'uomo della
natura, che in sé ricompendia tutta la natura, si risolve ed unifica
perfettamente. Ma come questo pensiero eterno passa nel realizzarsi per
tutti i gradi della natura ? E che è questa natura ? Quale il suo primo
grado ? Retroce- dendo nella storia del processo naturale si perviene ad
un muro saldo, incrollabile, oltre al quale non si può andare: quel
muro è la materia. Certo la materia suppone lo spazio; ma spazio senza
materia non ci può essere. Chi dice spazio ( ] ) /
naturalisti, Diagolo 1°, nella Civiltà italiana, Firenze, gennaio 1865,
pp. 54-57; La natura a volo d'uccello: Forza e materia, Dialogo, nella
Ci- viltà italiana, Firenze, febbraio 1865, pp. 103-7, 115-19; La natura
a volo d'uccello: Un nuovo corpo semplice, Dialogo, nella Civiltà
italiana, Firenze, aprile 1865, pp. 6-9. 188 Le opere
scientifiche e la filosofia della natura. dice tempo, e chi dice
tutti e due dice moto; e dir moto è dir qualche cosa che si muove, è dire
— insomma — la materia, moto immobile, forza latente ed inerte
dell'universo. La forza diviene sempre materia a traverso un suo sviluppo
: da forza chimica, semplice affinità, a forza fìsica, e da forza
fìsica a forza meccanica, e infine corporea. Ogni forza è la materia
della forza inferiore ed il germe della superiore : e così il moto è il
tempo materializzato; il tempo è lo spazio divenuto più materiale. Sempre
la materia è la realtà, il limite di una forza; e la forza è la materia
nel suo spon- taneo svolgimento. La forza del pensiero da principio
non pensa ancora, ma si vuol pensare, ed è chiusa nella forza
semplice in cui tutte le forze speciali sono latenti ; e come la più
forte, le urta di sotto e fa uscire la forza chimica, che si comunica a
tutta la massa della forza semplice, sì che tutto diventa forza chimica
reale, affinità e materia puramente chimica ; e fa di questa affinità
informe un imponderabile informe, e di questo un informe ponderabile, un
corpo sem- plice informe. L'uomo senza influsso di esterno
accidente, mentre egli era da per tutto ed era tutto, non poteva
scegliere un punto del tempo e dello spazio in cui operare la
trasformazione della materia semplice in corpo sémplice. E l'operò in
un punto del tempo e dello spazio che erano tutto il tempo, tutto
lo spazio. ((Quell'attimo, quello spazierello» si riempì di ma- teria
reale, naturale, diventò da spazio ideale spazio reale, interminato, e
con esso cominciò la natura. La forza del pen- siero, come ha trasformato
il moto, la forza semplice, in forza chimica, così trasforma questa in
forza fìsica, e la forza fìsica in forza meccanica; e dallo stesso oscuro
fondo fa scaturire dietro a quelle forze la materia chimica, che si
trasforma in materia fìsica e indi in meccanica; e all'ultimo in vera
materia, in corpo chimico imponderabile, pondera- bile. È la materia
semplice che successivamente si modifica e si realizza; è la proprietà
chimica, è la speciale natura Le opere scientifiche e la
filosofia della natura. 189 fisica, è la figura meccanica,
geometrica, cristallina, che si aggiunge alla forza chimica
imponderabile, ponderabile, e le dà un primo corpo ed una nuova realità;
gli è un corpo incorporeo, una materia immateriale, una realità non
sensi- bile. Le forze, e le loro forme, le loro proprietà, sono
sem- plici, indifferenti, indistinte; esse sono avviate all'atto,
alla esistenza naturale, ma non ci sono giunte ancora. La forza è
molto pensiero e poca natura, e non ha tal realità e tal valore da fare
di uno spazio-pensiero uno spazio-natura; ma la proprietà è più natura
che pensiero ed è perciò atta ad empire di se lo spazio ; onde appena il
pensiero umano dietro a quelle tre forze fa scaturire quelle tre
semi-materie, subito mette fuori lo spazio, e lo distende, e vi spiega le
tre pro- prietà; e queste vi portano seco le loro forze, e le
dissemi- nano egualmente in tutti i suoi punti. Non perciò lo
spazio è pieno ed ha compiuta realtà. Egli è estensione, è materia,
ma non corpo, perchè non è ancora sensibile. 11 primitivo pensiero
umano ha dentro di sé un limite che è esso stesso pensiero, ed è il germe
e l'origine del senso; di questo limite fa lo spazio-pensiero e il
tempo-pensiero, e il moto, la forza-pensiero, e persino il qualcosa, la
materia pensiero: e tutto questo rimane dentro di lui, rimane lui
stesso, ed è ancora poco men che pura ragione e semplice pensiero. Ma poi
egli, premendo di più su quel limite, fa dello spazio-pensiero uno
spazio-estensione, e di questo un corpo sensibile prima al corpo, e poi,
per mezzo del corpo, anche all'anima. E poi, facendo del moto-pensiero un
moto reale, farà del tempo-pensiero un tempo durata; e poi farà
tutta la natura, e la vita — il vegetale — , e l'anima — l'ani- male ; e
all'ultimo si rifa pensiero, e pensa se stesso e l'opera sua. Di quel suo
limite originario, che era un senso-pensiero, egli ha fatto a poco a poco
un senso-senso. E di questo senso farà nella natura formata vari sensi
distinti, e così farà del- l'anima. Se noi facciamo la storia della
natura, troviamo all'origine della forza e della materia uno stesso
identico 100 Le opere scientifiche e la filosofia della
natura. germe, il quale è in uno pensiero umano e senso umano
originario. Quel germe, pur mantenendo sempre la sua ori- ginaria
identità, si sviluppa di grado in grado, ed è prima natura, poi vegetale,
poi animale, e da ultimo uomo; e in ogni grado conserva quelle due cose
opposte, la forza e la materia, sempre distinte e sempre unite in una
perfetta iden- tità. Nell'uomo, nell'io, nel pensiero reale, l'unità
delle due cose opposte è naturata, personificata, e incorporeamente
corporalizzata. Questa unità veduta nella nostra natura ci fa più
facilmente riconoscere l'unità dei due elementi nelle nature inferiori,
la psichica, la vitale, la naturale. Nell'af- ferrare ciò consiste la
scienza. Questa è la storia della natura amorfa, in cui tutto
è quiete ed immobilità, in cui non c'è che un corpo semplice,
omogeneo, uniforme, informe. Poi — dice l'Autore — verrà la natura
antimorfa, lo sviluppo delle forze e delle materie, il caos. Infine
vedremo sorgere una nuova forza, che a tutte le forze del caos darà una
legge e una norma, a tutte le materie una forma comune ; e sarà la natura
olomorfa, il cosmo. E vedremo la forza cosmica trasformarsi nella
forza vitale, e la forma cosmica divenire la forma vitale,
vegetale. E con questo programma egli termina il secondo dialogo,
Forza e materia; ma non pubblica più che un terzo dia- logo (*), nel
quale riassume la storia del pensiero umano, che da prima tutta interna,
tutta dentro un punto, si squaderna poi nello spazio e si sgomitola nel
tempo, e all'ultimo si ritrasforma di natura in pensiero, e si riduce di
nuovo ad un punto, e questo punto è l'io. Come in principio il
punto originario, così ora il punto individuale si trasforma tutto;
ma la trasformazione non si fa, come allora, tutta in un atto,
(*) Il dialogo (Un nuovo corpo semplice) è preceduto da questa nota
: « Il presente dialogo è indipendente dai precedenti », - Sappiamo già
che il De Meis lavorava spesso frammentariamente. Le
opere scientifiche e la filosofia della natura. 191 bensì
successivamente. L'io è un animale naturale, indi- viduale; ma gli ii
sono molti, e sono come molti punti, molti tempi in un solo tempo, e
tutti fanno come uno spazio intellettuale nello spazio naturale, La
trasformazione umana universale, come quella dell'individuo umano, « si
sgomi- tola nel tempo e si srotola nello spazio, e intanto si
raggo- mitola e torna ad arrotolarsi nella storia ». E perciò la storia
umana è una storia naturale di tempo e di spazio, è una cronologia e una
geografìa. La storia umana e la storia della natura, essendo creata dal
pensiero, è in ogni sua fase totale e universale ; solamente non appare e
non diventa reale che in certi punti di tempo e di spazio: in certe
epoche, in certi luoghi, in certi corpi e in certi ii. È
facile scorgere che il De Meis non è felice quando vuole risalire ai
principi sui quali ha fondata la sua costruzione. Invero non si capisce
come quel suo pensiero originario, avendo nel senso un limite interno,
possa non avere anche un limite esterno, e tutta la natura, che invece
deve ancora nascere; ne si capisce come quel pensiero, a furia di
premere e caricare sul proprio limite, possa fare del
senso-pensiero un senso-senso ( x ), possa, in altre parole, trasformarsi
da forza in materia. Ma l'Autore non ha il più lontano dubbio di
star tentando la soluzione di un problema forse insolubile, certo
insoluto. Che forza e materia sieno due cose distinte ed opposte, ma
unite ed identiche è per lui una verità certa, positiva, reale. Egli
dichiara che non ha la pretesa di di- mostrare, ma solo di far presentire
la verità, come la pre- sente egli stesso ( 2 ) : e certo di quella
verità da lui pre- sentita non riesce a dare una dimostrazione logica. In
una pagina ( 3 ) che onora il suo senso poetico più che la sua
0) Cfr. Gentile, La filosofia in Italia dopo il 1850, 1. cit., PP
. 299-300. ( 2 ) V. Forza e materia, 1. cit., p. 119. (
3 ) V. / naturalisti, Dialogo I, 1, cit., pp. 56-7. 192 Le
opere scientifiche e la filosofia della natura. profondità
filosofica, egli afferma che il corpo è un vegetale, è l'inferno, l'anima
è parte materiale e parte immateriale ma sempre naturale, il pensiero è
il paradiso, e di pensiero noi siamo tutti uni in Dio ; e per descrivere
il suo paradiso tratteggia con poche belle linee il paradiso dantesco.
Come Dante non può significar per verba il trasumanare, così egli
stesso non può chiarirci come 1' universo si unifichi nel- l'uomo; solo
ci dice con slancio lirico che quella è la sua fede. Alla fede in quanto
è davvero tale e solo tale, ed è ardente, profonda, incrollabile, sarebbe
certo vano, se pur fosse possibile, 1' opporre argomentazioni. Ma ai
prin- cipi che di quella fede sono oggetto, e vengono posti a fon-
damento di una costruzione scientifico-filosofica, si può e si deve
chiedere se sieno suscettibili di avere dall'esperienza una conferma o
dalla logica una dimostrazione. La risposta è negativa.
Quanto alla conferma dell'esperienza, il De Meis dice ( l ) che con
le idee si scopre, è vero, la sostanza delle forme e si tien dietro al
loro movimento essenziale ; ma il controllo è la stessa realtà che deve
rimanere inalterata ed intatta, ed è il fatto che deve essere riprodotto
nella sua integrità, e con tutte le sue condizioni essenziali. Ma se
l'Autore ammette l'esistenza di realtà e di fatti che non sono
idee, e che solo con le idee possono venir scoperti nella loro sostanza
e seguiti nel loro movimento, dovrebbe indicare un terzo termine, atto a
valutare la rispondenza fra gli altri due. Non lo indica. Ma è chiaro che
il terzo termine non può essere per lui che la stessa idea, giudice e
parte in causa ( 2 ). Il controllo di cui egli ha parlato manca; e
non poteva non mancare. Nell'ambito dell'idealismo assoluto non può
esistere un controllo esterno, ne si può senza essere (') V.
/ tipi animali, [I], p. 378. ( 2 ) Cfr. Dopo la laurea, II, pp. 154-158.
Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 193
incoerenti ammettere l'esistenza di una realtà che non sia l'idea o
il pensiero. Quanto alla dimostrazione logica dei suoi principi,
ab- biamo veduto che le rare volte in cui il De Meis la tenta non
la raggiunge, e cade in contraddizioni, come quando, dopo aver affermato
che il pensiero è l'essere, ne ragiona come di un pensiero che pensa
l'essere, e considera l'essere come puro essere e non pensiero ('); o
incorre in errori, come quando afferma che il pensiero originario ha nel
senso un limite interno senza avere un limite esterno; ovvero si
appiglia ad ipotesi degne di un alchimista ostinato alla ri- cerca della
pietra filosofale, come è quella della forza che diviene materia premendo
e calcando sul suo proprio limite ( 2 ). La sua filosofìa della
natura, riposando su principi che possono essere oggetto di fede, ma non
possono avere dal- l'esperienza un controllo né dal ragionamento una
conferma, è una costruzione che può essere, ed è difatto, ingegnosa
e bella, ma è del tutto arbitraria. Di ciò mai ebbe alcun sospetto
l'Autore, sempre fermo nella sua fede hegeliana, vita della sua vita,
anima della sua anima ( 3 ). Egli non intendeva di cercare una soluzione
nuova; solo si proponeva di svolgere ed elaborare una soluzione già da
altri raggiunta. La sua opera è fallita perchè aveva come presupposto e
come base quella conciliazione dell'essere e del pensiero, della
forza e della materia, che contrariamente a quanto egli cre- deva non era
stata raggiunta da nessuno, e meno che mai po- teva esserlo da chi,
avendo studiata analiticamente la natura, si ribellava a tagliare il nodo
gordiano negando la natura stessa o riducendola a una mera forma
spirituale ('). ( J ) V. Deus creavit. {-) V. Forza e
materia. ( 3 ) V. Della medicina sperimentale, p. 3 ; e cfr. tutte
le opere del De Meis. ( 4 ) Il De Meis non è d'accordo col
Berkeley, che « sopprime la natura » ; Del Vecchio-Veneziani -
13 194 Le opere scientifiche e la filosofia della
natura. Una costruzione speculativa della natura, quale
l'idea- lismo assoluto e la riduzione della natura a pensiero
esigono, dev'essere tutta una deduzione necessaria per considerarsi
compiuta e riuscita. E in una deduzione logica e necessaria l'accidente
come tale non può trovar luogo. Non si dimentichi, del resto, die
l'idea dominante in tutte le assidue e lunghe meditazioni del De Meis
intorno alla natura, l'idea informativa di tutti i suoi studi era,
come egregiamente la definiva il Fiorentino ( ! ), « l'idea di con-
trapporre al predominio dell'accidente, che è il lato debole del
darwinismo, una spiegazione più intima e più razionale delle forme,
attraverso delle quali progredisce e si dispiega la vita della natura...
una ragione superiore, che regola lo sviluppo dei tipi della vita
naturale, finche non si dispieghi, e non si allarghi nell'uomo e nella
coscienza ». Si trattava dunque per il De Meis di superare
quello scoglio contro il quale, a suo vedere, naufragava il
darwini- smo; di evitare la trasformazione dell' accidente in Deus
ex machina, al quale far ricorso perchè o dove non soccorra una ragione
superiore o una spiegazione più intima e razionale. Il De Meis
appunto dice e ridice, anche per quanto si riferisce alla natura, che la
filosofia vive nella sfera della necessità e della certezza assoluta ( 2
); ma in contrasto con questa esigenza afferma anche l'indispensabilità
dell'acci- dente in tutti i momenti della creazione. Ora
l'accidente, che è dichiarato indispensabile, o è razionalmente
necessario, cioè deducibile a priori, e allora deve rientrare nella
costru- zione speculativa come elemento interno, e non esteriore,
sicché non può più dirsi propriamente accidentale ; o è la
né col Fichte, nel cui sistema la natura « c'è soltanto quanto basta per
far la coscienza, ed è quindi ridotta ad una espressione astratta ». Cfr.
Preno- zioni, PP . 47-8, 90. ( x ) La filosofia contemporanea
in Italia, p. 55. ( 2 ) V. Dopo la laurea, II, p. 126; ecc.
Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 195
negazione della necessità razionale e della deduzione a
priori, ed in questo caso la dichiarazione della sua indispen- sabilità
costituisce il confessato fallimento della costruzione speculativa. Il De
Meis oscilla fra le due alternative, senza sapersi appigliare né all'una
né all'altra. Questa non meno di quella avrebbe significato il
riconoscimento della con- traddittorietà della sua impresa.
Invero l'accidente sembra necessario per lui a costituire nella
catena dello sviluppo creativo l'anello iniziale e gli anelli di
saldatura tra i frammenti non altrimenti congiun- gibili. L'anello
iniziale, poich'egli dice che « quando non c'era la natura e quindi
l'accidente » era impossibile al- l'uomo (ossia all'idea di Uomo, che
come fine deve prece- dere e determinare lo sviluppo), senza arbitrio e «
senza in- flusso di esterno accidente », di scegliere un punto del
tempo e dello spazio in cui operare la iniziale trasformazione
della materia semplice in corpo semplice ('). Gli anelli di salda-
tura, in quanto dice che l'accidente, elemento costitutivo della natura,
è necessariamente compreso nel processo della funzione ; che « ogni tipo
vivente è già idealmente quello che dee succedergli, ma non basta a crearlo,
a produrlo real- mente nella natura, senza il concorso di cause
accidentali e d'esterni influssi » ( 2 ). E in generale tutto il processo
e lo sviluppo della natura per il De Meis consegue la realtà solo
in quanto l'accidente interviene e concorre con l'idea alla produzione
del risultato. Il fatto è anche idea, ma l'idea non è reale e non esiste
che nel fatto ( 3 ); « il principio e la potenza della vita... è sempre
unito a un qualche elemento materiale e meccanico che lo fa reale e
par- ticolare, che è quanto dire individuale ed accidentale » (').
( r ) Forza e materia, 1. cit., p. 106. ( 2 ) /
mammiferi, p. 67. ( 3 ) V. Prelezione al corso di fisiologia dato
nella R. Un. di Modena. ( 4 ) Degli elementi della medicina, p.
31. 196 Le opere scientifiche e la filosofia della
natura. Egli considera i vari tipi carne momenti evolutivi di
un tipo ideale assoluto, l'uomo eterno; crede che tutte le forme
preesistano in forme germinali di cui sono lo sviluppo crea- tivo interno
e spontaneo ; ma la creazione non consiste sol- tanto (( nella
determinazione ideale originaria di quegli schemi indeterminatissimi »,
sì anche « nella loro delimitazione na- turale, o sia accidentale ». E
molte volte ripete che la natura è accidente e che l'idea spirituale
esiste solo legata all'ac- cidente ('). Ma qui appunto si
potrebbe obiettare alla nostra os- servazione, che noi dobbiamo
approfondire il concetto del- l'accidente che il De Meis afferma. Legato
all'idea, intrin- seco alla natura, l'accidente che egli fa entrare in
campo a determinare e spiegare lo sviluppo non è, come l'accidente
dei darwiniani, puramente estrinseco e meccanico: ha anzi esso medesimo
una necessità interiore ; è il momento della antitesi, senza il quale non
potrebbe svolgersi la sintesi crea- tiva. L'uomo eterno, dice appunto il
De Meis, è « la forma, l'anima, la forza, la spontaneità pura, assoluta,
in cui lo stesso accidente, il limite indifferente, l'assoluta
particolarità esiste, ma nella forma di principio, di universalità, di
neces- sità : ed è in questa contraddizione che consiste la sua
attività creatrice » ( 2 ). Per questa via parrebbe
risolversi la difficoltà nella quale ci appariva impigliato il pensiero
del De Meis. Che se anche altrove egli identifica il puro accidentale col
male, non vi sarebbe contraddizione con la universalità e necessità
rico- nosciuta sopra all'accidente; ma distinzione di due specie di
accidenti o di nature: l'interna e l'esterna; necessaria la prima,
accidentale in senso proprio la seconda. Il De Meis difatti parla
esplicitamente di una natura esterna che viene ( x ) Deus
creavit, 1. cit., p. 742, ecc. ( 2 ) / tipi ammali, II, pp. 1080-1,
e passim. Le opere scientifiche e la filosofia della natura.
197 a dare l'ultima mano alla natura interna, di un agente
esterno ed accidentale che non era compreso nel processo della
natura interna, non era calcolato nella evoluzione vitale, e oltre a
modificare, sia pur solo superficialmente e quantita- tivamente, le
forme, e favorire la trasformazione, e provocare la nuova interna
creazione e lo sviluppo di germi latenti, « può fare e fa certamente di
più, v'introduce qualche cosa di accidentale e di naturale ». Di fronte a
questo accidente, esterno sta l'interno : « vi è già — soggiunge il De
Mfeis — nella forma latente un principio di accidente. Essa è sem-
plice ed una, ma nella sua unità vi è un germe di differenza e di
moltiplicità, vi è l'attitudine e la disposizione a dividersi in molti e
diversi, ed è un accidente indeterminato e scolo- rato, pura possibilità
di farsi, più che non è, accidentale. L' accidente esterno feconda 1'
accidente interno e gli dà corpo e colore, e ne fa una realità
accidentale e natu- rale... » (*). Gli agenti esterni stimolano,
promuovono, de- terminano, ma Dio opera la trasformazione (").
L'accidente può render conto delle differenze secondarie, non giunge
ai veri gradi della formazione ( 3 ). Esiste dunque una storia
interna, essenziale, ed una esterna, accidentale ( 4 ); ed esi- stono due
sorta di accidente: uno necessario ed essenziale, l'altro secondario e
individuale ( 5 ): il primo, ((l'accidente necessario, assoluto »,
realizza l'evoluzione creativa ideale, intrinseca, assoluta della forma
animale; accompagna ogni realtà, circoscrive esteriormente le forme, e fa
esistere gli individui; l'altro, «l'accidente accidentale», nasce
dall'in- treccio dei processi e dal cozzo inevitabile delle cause
na- ( J ) Lettera sulla patologia storica, pp. 3, 7-9. Cfr.
Deus creavit, passim. ( 2 ) Dopo la laurea, II, p. 197.
( 3 ) / tipi animali, [I], p. 148. ( 4 ) / tipi animali, II,
pp. 760-1. Cfr. Deus creavit, 1. cit., p. 737 e passim. ( 5 )
Deus creavit, I. cit., p. 768. 198 Le opere scientifiche e
la filosofia della natura. turali, delle quali una è la darwiniana
concorrenza vitale, da cui deriva la formazione delle varietà, delle
specie, dei ge- neri, ma la sua azione non potrebbe estendersi fino ai
tipi (*). (( La natura finisce per essere, come la società umana,
una lotteria. Finisce, ma non comincia; e non è una lotteria da
capo a fondo », perchè ha le sue basi ideali e le sue leggi ne- cessarie
( 2 ). Se non che arrivati a questo punto noi possiamo doman-
darci : l'obiezione che abbiam detto potersi muovere al nostro rilievo
delle difficoltà inerenti al pensiero del De Meis, è veramente risolutiva
? Questo approfondimento del concetto di accidente, questa distinzione
delle due specie di esso, interna o necessaria ed esterna o accidentale,
elimina vera- mente la contraddizione nella quale ci era sembrato che
questa filosofia della natura si involgesse ? L' accidente
interno consiste nella indeterminazione e molteplice possibilità della
forma latente ; ma intanto il De Mleis più volte afferma che senza il
concorso di esterno acci- dente la possibilità non passerebbe all'atto,
non si farebbe realtà di natura. Tra la potenza e l'atto bisogna che
s'inse- risca un mediatore perchè il passaggio avvenga. Sicché l'ac-
cidente esterno è da lui riconosciuto indispensabile non sol- tanto per
l'esistenza degli individui, ma anche per la pro- duzione reale dei tipi
nella natura. E del resto la stessa molteplice possibilità in cui è fatto
consistere l'accidente necessario, del pari che l'intreccio dei processi
dal quale si fa nascere 1* accidente accidentale, possono essere a
loro posto in una concezione puramente causale e meccanica della
natura (per esempio in quella cartesiana), ma non sono più a posto in una
dottrina finalistica, nella quale il termine finale (l'uomo eterno)
preesiste a tutto il processo di sviluppo e lo genera esso
medesimo. (0 / tipi animali, II, pp. 1131-32. ( 2 ) /
tipi animali, [I], p. 145. Le opere scientifiche e la
filosofia della natura. 199 Voler dimostrare che nella natura si
compie uno sviluppo teleologico, e non saper negare che vi s*ia anche
qualche cosa di ciò che il Darwin vi scorge, ossia che la natura finisce
per essere, come la società umana, una lotteria, è contraddizione
non conciliabile tra l'intenzione e il resultato. E si potrebbe
anche aggiungere che una contraddizione è nello stesso intervento dell'
accidente esterno a spiegare la patologia. L'intero edinzio della
patologia storica costruito dal De Meis crollerebbe, se non intervenisse
l'accidente ((accidentale», perchè solo «se l'accidente, esterno o
in- terno che sia, se la irragionevole cattiva natura interviene, e
rompe la legge, e viola la ragione; se l'arbitrio umano o naturale
modifica la qualità della causa motrice, e ne muta la relazione, e ne
altera la proporzione con la interna sfera umana, questa si altera e si
di sor dima » ('). Ora si ricordi che per il De Meis la malattia
corrisponde al passaggio dall'in- nocenza alla colpa, a cui succede il
passaggio ad una forma superiore d'innocenza, alla libertà. Se questa
forma superiore, che è il fine dello sviluppo, non è raggiungibile che
attraverso a questo processo, il processo è necessario, e necessari,
non accidentali sono i suoi momenti : la tesi, l'antitesi e la
sintesi. Ma allora come può il momento dell'antitesi essere un ac-
cidente violatore della ragione ? In un idealismo assoluto, e
particolarmente nel ritmo dialettico che si svolge nel movi- mento degli
opposti, il momento negativo non è meno neces- sario che il positivo a
dare con la negazione della negazione la più alta realtà. Come può dunque
in questa concezione filosofica trovar luogo l'accidente « accidentale »
del De M|eis ? Come può un accidente siffatto, cioè un accidente
estrinseco, che rompe la necessità e viola la ragione, essere costitutivo
della natura quale dev'essere intesa in un idealismo assoluto, cioè come
pensiero o ragione ? 0) Delle prime linee della patologia
storica, p. 13. 200 Le opere scientifiche e la filosofia
della natura. Queste contraddizioni si collegano con una profonda,
in- conciliabile contraddizione interna del pensiero del De Meis. È
in fondo il contrasto fra il naturalista e il filosofo idealista,
contrasto che si svolge anche nell'antitesi fra l'ardente e costante
aspirazione a ricongiungere ed unificare la fisiologia con la filosofia,
e lo scrupolo della divisione del lavoro, che talvolta si riaffaccia:
((la metafisica ai metafisici, a noi la fisiologia » ('). Questo è il suo
conflitto intemo non superata, che si potrebbe estendere ben oltre il suo
caso individuale. Invero se la natura è, come il De Meis sostiene,
idea e natura a un tempo, la divisione del lavoro non è possibile:
il fisiologo non può essere tale se non è prima filosofo; la fisiologia
non può essere costruita se non è costruita prima la metafisica. E
costruita non da altri, ma dal fisiologo stesso, come altrove il De Meis
riconosce ( 2 ); perchè, secondo il principio vichiano ed hegeliano, per
il De Meis il fare sol- tanto ci dà il vero conoscere : « criterio del
vero è il farlo » . Dal che sarebbero pure derivate conseguenze
contrarie alle conclusioni del De Meis intorno ai rapporti fra la
teoria e la pratica medica. Infatti come può la separazione della
jatrofilosofia dall'attività del medico pratico conciliarsi con l'unità
del vero col fatto? Se la vera scienza è la storia, perchè è la realtà
vivente, non varrà anche per la jatrofilo- sofia la massima che criterio
del vero è il farlo ? E non sarà quindi contraddittorio il dichiararla
disgiunta dalla pratica, e quindi inutile come tutte le cose eccellenti,
virtù, giustizia, arte, religione, scienza ? Ed ecco il criterio della
verità della jatrofilosofia nella pratica, nella clinica, nella cura delle
ma- lattie, secondo voleva il Tommasi ( 3 ). Anche qui il De Meis
( x ) Lettere fisiologiche, 1. cit., p. 35. Cfr. Dopo la laurea,
II, p. 74 e passim, là dove si riconosce come necessaria, sia pur
soltanto al sapere « po- sitivo », la « divisione del lavoro ».
( 2 ) V. Idea della fisiologia greca, pp. 70-71 ; e altrove.
( 3 ) V. La natura medicatrice e la storia della medicina, p. 23 e
passim. Le opere scientifiche e la filosofia della natura.
201 mostra di non aver raggiunta la piena coerenza del suo
pen- siero, né la piena consapevolezza delle esigenze dei suoi
principi. Egli, come ogni naturalista, riconosce la funzione
del- l' accidente ; ma il rapporto e il contrasto fra il necessario
e l'accidentale, fra ciò che è conoscibile e costruibile a priori e ciò
che è dato solo dall'osservazione sperimentale, rimane in lui insoluto.
Ed egli non riesce a vincere le difficoltà che anche Hegel aveva
incontrate nel costruire la sua filosofìa della na- tura, la quale è
certo la parte più debole del suo sistema. L'errore fondamentale del De
Meis è consistito in questo : che egli ha attribuite le deficenze della
filosofìa della natura hegeliana a cause fortuite e soggettive, e non ha
scorto che le cause erano intrinseche al sistema, per se stesso tale da
non consentire che vi fosse inquadrata una filosofia della natura
compiuta, razionale e concreta ad un tempo. E andò cercando per tutta la
vita una soluzione non raggiunta ancora, sempre credendo di lavorare solo
alla dimostrazione e alle applica- zioni di quella, che egli stimava già
scoperta da Giorgio Hegel. Camillo De Meis. Angelo Camillo De Meis. Meis.
Keywords: implicature, citato da Pirandello in “Il fu Mattia Pascal” “Chi lo
dice? – gli domanda forte il giovane, fermo, con aria di sfida. Quegli allora
si volta per gridargli: “Camillo De Meis!” –-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
e Meis” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689147411/in/photolist-2mPVJx1-2mPMBQM-2mPpb7N-2mLQ1Vx-2mLNi1Z-2mLMaMX-2mPwdz2-2mPpVqK-2mKAoGK-27sASXB-G7oMm2-G55xdb-E4u3XA-kLb4Rq-jpofjt-jm54Cc-jhzTvz-jhQLNY-i7brtE
Grice e
Melandri – le forme dell’analogia – analogia nel convito di Platone – Reale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Genova). Filosofo. Grice: “One of the ten
items he lists in his ‘Contro lo simbolico’ is ‘lo simbolico’ itself!” -- Grice:
“Melandri takes analogy more seriously than I did – I do list ‘analogy’ as part
of what I call ‘philosophical eschatology – the third branch of metaphysics,
along with ontology and category study.” Grice: “Melandri focuses on the
Graeco-Roman tradition of analogy, which he pairs with two other concepts:
proportion, and symmetry – re-interpreting mainly Aquino’s reading of the
Aristotelian tradition in a semiotic approach.” Grice: “Melandri also takes
Kant seriously on this.” Grice: “If an Italian philosopher wrote ‘contro la
comunicazione,’ another wrote ‘contro il simbolico’!” -- Grice: “He has studied Buehler; I like that!”
-- Laureatosi a 'Bologna, è lettore a Kiel in
Germania. Ha poi insegnato filosofia in diversi atenei italiani (Lecce, Trieste
e Bologna). Parallelamente all'attività universitaria, ha collaborato a
lungofin dalla fine degli anni cinquantacon la casa editrice Il Mulino e alla
rivista omonima, per le quali ha svolto attività di consulenza, con traduzioni
e curatele di alcuni volumi, pubblicando con essa alcuni dei suoi lavori più
significativi. I suoi volumi più importanti vertono sulla fenomenologia di
Husserl, sul concetto di analogia e sul principio di simmetria. Tra le sue
curatele, anche presso altre case editrici (Cappelli, Faenza, Laterza, Ponte
alle Grazie, Giuffrè, Pitagora ecc.), ci sono studi che vanno dalla scienza
politica di Ritter e di Habermas, alla fenomenologia di Schütz, dalla logica di Copilowski e dalla
filosofia del linguaggio do Hoffmann o dai paradossi di Bolzano (e poi la
storia della logica di Scholz), agli studi di metodologia scientifica di Pap, a
quelli di psicologia della percezione di Meinong o di Ehrenfels, e dall'estetica
di Trier alla «metaforologia» di Blumenberg ecc. Ha istituito un gruppo interdisciplinare di
studi su Leibniz, in seguito affiliato col nome di «Sodalitas Leibnitiana» alla
Leibniz-Gesellschaft di Hannover. Ha anche collaborato attivamente alle
attività del «Centro di studi per la filosofia mitteleuropea» (con sede a
Trento); partecipando alla realizzazione
di «Topoi», rivista internazionale di filosofia. Sempre in quegli anni ha dato
vita agli «Annali dell'Istituto di discipline filosofiche dell'Bologna», poi
trasformatisia nella rivista semestrale «Discipline filosofiche», ancora attiva
e di cui è stato il primo direttore. Tra
i suoi testi, spicca per centralità di pensiero “La linea e il circolo,” definito
da Giorgio Agamben "un capolavoro della filosofia europea del
Novecento". Il filo conduttore di
tutta la riflessione di Melandri è il rapporto tra pensiero logico e pensiero
analogico. Mentre il primo tende a svilupparsi mediante un concetto d'identità
elementare, legato alla "discontinuità" del principio di non
contraddizione, il secondo si fonda invece sul principio di continuità, legato
alla figura oppositiva della contrarietà, che ammette una transizione tra gli
opposti. Ora, queste due forme di pensiero non sono affatto inconciliabili, ma
complementari, in quanto fondate non su strutture assiomatiche, ma su una
diversa direzione costitutiva dell'esperienza. Questa diversità prospettica si
realizza, secondo Melandri, nella fenomenologia husserliana, di cui egli tende
a evidenziare l'«empirismo radicale» connesso alle strutture
costitutivo-trascendentali della soggettività e ben distinto, dunque, da
quell'idealismo entro cui troppo spesso si è voluto rubricare l'atteggiamento
fenomenologico. In ultima istanzacongiungendo istanze aristoteliche e
husserlianeMelandri assume una concezione dell'essere fondamentalmente
equivoca, nell'ambito della quale l'intenzionalità si presenta, al tempo
stesso, come principio formale logico e funtore operativo analogico. Inoltre,
Melandri espone questi contenuti filosofici attraverso un metodo d'indagine e
d'insegnamento del tutto particolare, che viene così descritto dal suo allievo, Stefano Besoli, filosofo a Bologna:
«A lezione, si può dire che Melandri non parlasse, ma pensasse ad alta voce
[...] dando l'illusione, quantomai benefica ed essenzialmente terapeutica, di
pensare insieme con lui. Si aveva l'impressione di assistere, dunque, a un
pensiero in corso d'opera, e più propriamente ciò che accadeva era
un'esperienza di pensiero condivisa, giacché la condivisione era appunto la
condizione stessa della buona riuscita di tale esperienza». Saggi: “I paradossi dell'infinito nell'orizzonte
fenomenologico,” poi come introduzione a Bolzano, I paradossi dell'infinito,
Cappelli, Bologna. “Logica ed esperienza,” “La scienza come criterio storio-grafico,”
“Alcune note in margine all'organon dei peripatetici; “Considerazioni critiche
sui syn-categorematica – copredicabili – negazione come avverbio, la
congiunzione ‘e’ come copredicabili, la disgiunzione ‘o’ come copredicabili,
l’implicazione ‘se’ come copredicabile -- ” in "Lingua e stile",
“Esistenzialismo,” “Logica e Logistica”
Enciclopedia “Filosofia,” Preti, Feltrinelli, Milano); “Psicologia galileiana”
-- poi in Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali; “Foucault:
l'epistemologia delle scienze umane", in «Lingua e stile». “E corretto
l'uso dell'analogia nel diritto? ("Zoon Politikon. Bolk e l'antropo-genesi",
in «Che Fare», “La linea e il circol: studio logico-filosofico sull'analogia” (Bologna:
Mulino rist. Macerata: Quodlibet, (prefazione
diAgamben, appendice di Besoli e Brigati, Salvatore Limongi. Nota in margine all'episteme
di Foucault» in "Lingua e stile",:La realtà e l'immagine,” (in Hans
Barth, Verità e ideologia); Sulla crisi attuale della filosofia, in "Il
Mulino", L'analogia, la
proporzione, la simmetria, Isedi, Milano. I generi letterari e la loro origine,
in "Lingua e stile", ora Quodlibet, Macerata, “L'inconscio e la dialettica,”
Bologna: Cappelli, rist. come "Freud: L'inconscio e la dialettica",
in Id., Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Bologna:
Pitagora; rist. L'inconscio e la dialettica,
Macerata: Quodlibet. “Bühler. La crisi della psicologia come introduzione a una
nuova teoria linguistica”, in “Animo ed esattezza. Letteratura e scienza nella
cultura austriaca,” Marietti: Casale Monferrato, “Variazioni in tema di psicologia
e scienze sociali” (Pitagora, Bologna); Appendice. Matematica e logica in
psicologia: applicazione propria (determinante) o im-propria (analogico-riflettente),
-- rist. in Id., L'inconscio e la
dialettica, Macerata: Quodlibet, "Per una filologia del sublime", in
"Studi di estetica" (Grice: “I like that; surely there must be an
ordinary unpompous way to say or mean ‘sublime’” – “Go thorugh the dictionary!”
-- La novità degl’ultimi tremila anni, in "Mulino",
"Faenza" e Marisa Vescovo, L’oblio affligge la memoria; La comunicazione
e la retorica, Contro il simbolico. Lezioni di filosofia, -- Grice: “The ten
‘concepts’ he chooses are less important than the generic remarks he makes
about the whole ten.” Grice: “While in his study on ‘analogia, proporzione,
simmetria,’ he is semiotic, in this one he is thoroughly hermeneutic!” -- Quodlibet,
Macerata, postfazione di Guidetti) Sul concetto di descrizione nella psicologia
fenomenologica, in "Intersezioni", Su quel che è dato” (Grice: “A
good analysis of a phrase I overuse, ‘datum,’ as per sense-datum’! in "Il
Verri", Le ricerche logiche di Husserl: introduzione e commento” (Mulino,
Bologna); "Su quel che c'è, e quel che immaginiamo che ci sia (o della
principale equi-vocazione del termine 'rappresentazione')", in «Discipline
filosofiche», "Il problema della comunicazione", in «Paradigmi», "Tempo
e temporalità nell'orizzonte fenomenologico", in «Discipline filosofiche»,.
"La crisi dei grandi sistemi e l'avvento della filosofia esistenziale"
in “Questo nostro tempo -- studi e
riflessioni sull'evolversi della nostra epoca” (Bologna); "Filosofia come
critica della conoscenza e impegno interdisciplinare" in "Tratti". S. Besoli, Il percorso intellettuale, in Studi
su Melandri, Faenza, G. Agamben, "Archeologia di un'archeologia", in
E. Melandri, La linea e il circolo. Studio logico-filosofico sull'analogia,
Macerata: Quodlibet, G. Agamben, "Al di là dei generi letterari", in
E. Melandri, I generi letterari e la loro origine, Macerata: Quodlibet, M. Ambrosetti, Sugli stoici, Roma: Aracne);
M. Ambrosetti, "Una lettura di Epitteto", in "dianoia", S. Besoli,
"Il percorso fenomenologico", in
La fenomenologia in Italia. Autori, scuole, tradizioni, Roma:
Inschibboleth); S. Besoli e F. Paris (Faenza: Polaris); A. Bonfanti, Le forme
dell'analogia. Roma: Aracne. F. Cimatti, "Postfazione: Psicoanalisi e
rivoluzione", in L'inconscio e la dialettica, Macerata: Quodlibet sinistrainrete.info cultura’ M. Lagna e P.
Lévano, "Contro l’isomorfismo. Il rapporto soggetto-oggetto, «Philosophy
Kitchen», M. Matteuzzi, "Prefazione", in M. Ambrosetti, Sugli stoici,
Roma: Aracne); L. Palombini, "Dal chiasma ontologico al chiasma
trascendentale. Forme di razionalità in «Philosophy Kitchen», L. Possati, La
ripetizione creatrice. lo spazio dell'analogia, Milano-Udine: Mimesis. C. Sini,
"Lo schematismo figurale", in Besoli e Paris. Solerio, Le opere di Melandri edite da Quodlibet, che ne ha
annunciato l'edizione completa. Discipline Filosofiche, rivista semestrale di
filosofia. Melandri. Keywords: Bühler, l’aggetivo ‘galileano’ -- le forme
dell’analogia, Grice – analogia – problema della comunicazione, Buehler, teoria
di Buehler, analogical unification, lacomunicazione, implicaturaproblematica,
aquino, kant, mill, jevons, maxwell, Perelman, abcd, haenssler, dorolle,
lyttkens, Reichenbach, newton, cellucci, marramao, aristotele, platone,
convito, reale, grice, analogicalunification, owens, ross. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Melandri,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702566709/in/photolist-2mLNhpo-2mLHJnw-2mLMaMX-2mLKa5N
Grice e
Melchiorre – il corpo – filosofia italiana – la filosofia dell’amore – amante
ed amato – il convito di Turolla -- Luigi Speranza (Chieti).
Filosofo. Grice: “I like Melchiorre; while I refer to
bodily identity in my “Mind” essay, Melchiorre has dedicated a whole treatise
to ‘the body’ – he has also explored semiotic aspects and come up with nice
oxymora: ‘nome indicibile,’ ‘immaginazione simbolica,’ ‘essere e parola.’”.
Grice: “Melchiorre’s first explorations on the concept of body is Strawsonian –
corpore e persona -. What led Melchiorre to this reflection is what he calls a
meta-critique of love – Socrates did his critique of love in the Symposium, and
Phaedrus – Melchiorre analyses this from a body-theoretical perspective.” Dopo
essere stato ammesso al Collegio Augustinianum, inizia a frequentare la Facoltà
di Filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove si laurea. Terminati gli studi, nel medesimo ateneo ha
iniziato la carriera accademica come assistente volontario di Filosofia della
storia, per poi insegnare a Venezia.
Richiamato a Milano, ha ricoperto la cattedra di Filosofia morale, per poi
insegnare Filosofia teoretica. Ha diretto, presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia dell'Università Cattolica, la Scuola di specializzazione in Comunicazioni
sociali. -- è stato nominato professore emerito. Saggi: “Arte ed esistenza,”
Firenze “Il metodo di Mounier,” Milano, “Il sapere storico,” Brescia, “La coscienza
utopica,” Milano; “L'immaginazione simbolica,” Bologna, ”Meta-critica
dell'eros,” Milano, “Ideologia, utopia, religione,” Milano, “Essere e parola,”
Milano, “Corpo e persona,” Genova, “Studi su Kierkegaard,” Genova, “Analogia e
analisi trascendentale: linee per una lettura di Kant,” Milano, “Figure del
sapere, Milano, “La via analogica,” Milano, “Creazione, creatività,
ermeneutica,” Brescia, “I segni della storia,” Ghezzano Fontina, “Al di là
dell'ultimo,” Milano, “Sulla speranza,” Brescia, “Ethica,” Genova, “Dialettica
del senso. Percorsi di fenomenologia ontologica,” Milano, “Qohelet, o la
serenità del vivere,” Brescia, “Essere persona,” Milano, “Breviario di
metafisica,” Brescia, “Il nome indicibile,” Milano, Profilo nel sito
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Recensione del volume Essere
persona. Natura e struttura di Armando Rigobello, in Acta Philosophica, Rivista
internazionale di filosofia. Unità e pluralità del vero: filosofie, religioni,
culture. I diversi volti della verità Relazione del prof. Melchiorre al 65º
Convegno del Centro Studi FilosoficiGallarate, video integrale nel sito
CattedraRosmini.org. Virgilio Melchiorre, Rai EducationalEnciclopedia
Multimediale delle Scienze Filosofiche. Grice:
“Melchiorre, while quoting the necessary German sources for an Italian philosophers
– Eros und Agape, tr. N. Gay – he dwells on Enrico Turolla’s beloved (by every
Italian schoolboy) version of “Convito” – which Turolla published under the
ostentatious title, “Dialogo dell’amore” – Melchiorre typically finds some
mistakes, since Turolla was no philosopher – and no lover of Sophia, and no
Sophos of love!” -- Virgilio Melchiorre. Melchiorre. Keywords: il corpo corpi e
personi, meta-critica dell’eros, il convito di Trolla, il fedro di Turolla –
amore – il riconoscimento come identita – la dialettica dell’atto amoroso –
l’amante e l’amato – l’amore reciproco, amore e contramore, erote ed anterote
--. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Melchiorre” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744362962/in/dateposted-public/
Grice e Melli – AVRELIO – filosofia italiana – la
filosofia a Roma nel tempo di Pomponio – pre-ambasciata -- Luigi Speranza (Roma). Filosofo.
Grice: “I like Melli; you see, Italians feel that Marc’aurelio is theirs,
so Melli puts his soul in his essay on Marc’aurelio, while his essay on
Socrates is rather neutral! For us at Oxford, both Marc’Aurelio and ‘Socrate’
are just as furrin; Locke ain’t!” --Opere La filosofia di Schopenauer, Felice Tocco,
Firenze, Il professor Felice Tocco, Firenze,Commemorazione di Pasquale Villari,
Firenze, La filosofia greca da Epicuro
ai Neoplatonici, Firenze, Socrate, Lanciano. I primi contatti tra Roma e i
filosofi greci non sono amichevoli. Nel 161, essendosi parlato in senato dei
filosofi e dei retori il senato consulto da incarico al pretore Marco Pomponio
di provvedere “uti Romae ne essent”. I primi semi della filosofia sono sparsi
dagl’esuli achei, tra i quali era anche Polibio, venuti dopo la guerra
macedonica nel 168 a. C. Pochi anni dopo, nel 156 ci e l'ambasciata della quale
fa parte Carneade. Anche questa volta vedemmo come Catone s’impensiera dell’efficacia
rovinosa che quel abile parlatore puo esercitare sull'educazione nazionale. Ma Carneade
ha un grande successo e 1' infiltrazione delle idee ateniensi e già cominciata,
specialmente dopo la conquista delle città della Magna Grecia come Crotone –
sede della scuola di Pitagora --, Taranto – sede della scuola di Archita --,
Velia – sede di Parmenide e Senone – e dopo l’isola della Sicilia – Girgenti,
sede della scuola di Empedocle --. Leontini, sede della scuola di Gorgia. Nei ditti,
tradotti o imitati, i Romani senteno parlare di questo ‘amore di sapienza’ (filosofia)
e degl’amanti di Sapienza (filosofi). Un motto si trova in un frammento di
Ennio, nel Neottolemo. “Philosophari mihi necesse est, sed degustalidum de ea,
non ingurgitandum in eam”. Col progredire della cultura, con lo svilupparsi
dell'eloquenza, nasce il bisogno di far istruir i figlii presso questi pedagogi
schiavi ditti ‘amanti di sapienza’. fAlcuni grandi personaggi, come Scipione
Emiliano e il suo amico Lelio divieno protettori dei qesti pedagogi ateniensi
detti ‘amanti della sapienza’ e li ammettano nella loro familiarità. I
giureconsulti trovano un'utile disciplina nella dialettica. La riforme dei
Gracchi e ispirata da idee di questi ‘amanti di sapienza’. Quello che i Romani
domandano a questo ‘amore di sapienza’ e 1' orientazione nelle questioni
pratiche e una cultura necessaria o utile all’oratore, al giureconsulto, agl’uomini di Stato.
Cominciano ad essere conosciute le diverse scuole. Una delle prime ad essere
trattata in latino e la dottrina di Epicuro. Sono nominati un Amafinio e un
Rabirio come espositori delle sue idee, ma con poca arte. Più tardi è pure ‘edonista’
– sostenitore del piacere -- un certo Catius, “levis quidem, sed non inineundus
tamen auctor”, secondo Quintiliano. Ma non ne sappiamo nulla. Il grande
interprete dell'edonismo presso i Romani è Lucrezio. Altri ‘amanti di sapienza’
sono M. Bruto, l'uccisore di Cesare, che parla della virtù e dei doveri, e il
dottissimo Varrone, che insieme con Bruto, sente Antioco in Atene, e in
psicologia e in teologia segue più gli Stoici che l'Accademia. Ma tutte queste
sono semplici notizie. Il gran nome che oscura, tutti gli altri ed è per noi il
vero rappresentante e inter-prete della filosofia presso i Romani è Cicerone. Giuseppe
Melli. Melli. Keywords: AVRELIO. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Melli” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745388623/in/datetaken/
Grice e
Mercuriale – il ginnasio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Forli).
Filosofo. Grice: “At Corpus, as it had
been at Clifton, cricket featured as my priority, -- philosophy came second!”
-- Celebre per avere per primo teorizzato
l'uso della ginnastica su base medica. Suoi sono anche il primo trattato sulle
malattie cutanee e un'importante opera, forse la prima mai scritta, di
pediatria. Ritratto raffigurato in
"De arte gymnastica.” Dopo aver studiato a Bologna ed aver conseguito la
laurea a Padova, dove ebbe modo di conoscere Trincavella, seguì a Roma Farnese.
A causa della sua fama, infatti, i forlivesi lo inviarono come legato presso
Pio IV. Pare aver composto il suo celeberrimo trattato sulla ginnastica. Fu poi professore in entrambe le università
dove aveva studiato. A Padova, in particolare trascorse un periodo molto
fecondo, in cui scrisse ben dodici libri, alcuni dei quali basati sugli appunti
presi dagli studenti durante le lezioni. Si recò poi a Pisa, dove divenne
tutore di Ferdinando I de' Medici e poté godere di una certa fama. Curò anche
altre importanti personalità del suo tempo, tra cui Massimiliano II, che lo
nominò cavaliere e conte palatino. Merita di essere citato un famoso episodio
che lo vede convocato a Venezia insieme a molti altri medici illustri,
consultati per decifrare una misteriosa epidemia che colpiva la città. Escluse
fin dall'inizio un caso di peste, in quanto solo una minima percentuale della
popolazione si era ammalata e il contagio restava comunque molto limitato. Dopo
una settimana però la malattia ebbe un decorso impressionante, colpendo un
terzo della popolazione veneziana tra cui anche alcuni familiari del medico
stesso. Sorprendentemente però tale evento non ebbe gravi conseguenze sulla sua
carriera che, anzi, durante lezioni che tenne a proposito della peste, continuò
a difendere la sua posizione riguardo allo sfortunato caso veneziano. Fece
restaurare una cappella dell'Abbazia di San Mercuriale di Forlì, trasformandola
in cappella di famiglia, da allora nota come "cappella Mercuriali",
dove egli stesso venne sepolto. Ai monaci di San Mercuriale, lascia in eredità
la sua biblioteca, purché essi si impegnassero a tenere tre lezioni settimanali
di filosofia. Ricevuti i libri, i monaci, per custodirli e renderli fruibili a
tutti, aprirono una biblioteca pubblica. A celebrazione ed a ricordo di Mercuriali,
e murata nella cappella una lapide, tuttora esistente, con le seguenti parole. Questo
marmo ricorda ai posteri che i c forlivesi commemorando presso la sua tomba riaffermavano
il connubio eterno nei secoli tra la scienza e la fede. Saggi: “De morbis muliebribus”, Cultore
dell'opera ippocratica (“Censura et dispositio operum Hippocratis,”-- in cui
discusse in modo critico le opere del medico -- “De arte gymnastica,” la prima opera moderna che consideri
scientificamente il rapporto tra l'educazione fisica e la salute, ma anche un
testo sulla storia dell'attività ginnica. Oltre a questo originale argomento
scrive saggi di pediatria, di balneoterapia, di malattie della pelle, di
tossicologia. Fra i suoi numerosi discepoli si segnala Bauhin. Alcune altre sue opere sono: “De morbis
cutaneis,” il primo trattato sulle malattie della pelle, “De morbis puerorum,”
“De compositione medicamentorum,” De morbis muliebribus” (Venezia); De venenis
et morbis venenosis; De decoratione; De morbis ocularum et aurium Nomothelasmus
seu ratio lactandi infantes. Dizionario Biografico della Storia della Medicina
e delle Scienze Naturali (Liber Amicorum), Citato in M. Landi, Credere,
dubitare, conoscere. De Hieronymi Mercuriale vita et scriptis Victorius
Ciarrocchi, Latinitas Opus Fundatum in Civitate Vaticana. Santa Sede Dizionario
Biografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali (Liber
Amicorum). “De arte gymnastica” Pediatria Dermatologia, Treccani Enciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice:
“Mussolini said that ‘ginnasta’ and indeed ‘ginnasio’ were effeminate –
‘ginnico’ is the word!” -- Geronimo Mercuriale. Girolamo Mercuriale.
Merucriale. Keywords: il ginnasio, attivita ginnica, bagni romani, Refs.: H. P. Grice, “Me and the
demijohns,” Luigi Speranza, “Ginnasia,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691884854/in/photolist-2mNzeEc-2mKQqs3
Grice e
Merker – il filo d’Arianna – Arianna abandonata a Nasso --– filosofia italiana
– Luigi Speranza (Trento). Filosofo. Grice:
“My favourite of his books is ‘storia della filosofia ai fumetti.” -- Grice:
“The fact that he found Italian words for all that Kant says in “Metafisica dei
costume” is admirable!” -- Grice: “I love Merker, and for many reasons; he has
philosophised on what makes me an Englishman: my blood, or the fact that I was
born in Harrborne?” Grice: “I love Merker: he uses metaphors aptly like ‘il
filo d’Arianna’ to refer to what I pompously call ‘the general theory of
context.’ --Si laurea in Filosofia all'Messina. Trascorse un periodo di
ricerche in Germania. Allievo diVolpe, diviene libero docente di Storia della
Filosofia e docente incaricato di Storia delle dottrine politiche all'Messina.
-- docente ordinario di Storia della Filosofia nello stesso ateneo. -- ordinario
all'Università La Sapienza di Roma alla Facoltà di Lettere e Filosofia, e poi
alla facoltà di Filosofia. Ha curato
edizioni italiane di classici dell'età della Riforma, dell'Illuminismo e
dell'idealismo tedeschi, nonché di Marx, Engels e dell'austromarxismo. Dopo
essersi occupato dei problemi lasciati aperti dalla Seconda guerra mondiale, si
è occupato dell'idea di nazione, dell'ideologia colonialista e infine del
fenomeno populista. Da ricordare la sua opera di divulgazione della storia
della filosofia. Inoltre egli ha scritto ben trenta voci per l'enciclopedia
filosofica della Bompiani, fra cui le più importanti sono su Heine, Mann, Zweig. Saggi: “Le origini della logica” (Milano,
Feltrinelli); “L'illuminismo” (Bari, Laterza) – la metafora della luce della
ragione ; “Lessing e il suo tempo, con
altri, Cremona, Convegno); Marxismo e storia delle idee, Roma, Riuniti, Storia della filosofia, La filosofia moderna.
Il Settecento, Milano, Vallardi, Alle origini dell'ideologia. Rivoluzione e
utopia nel giacobinismo” (Roma, Laterza); Storia della filosofia, Roma, Riuniti);
Storia delle filosofie, Firenze, Giunti Marzocco); “Marx, Roma, Riuniti); Erhard,
in L'albero della Rivoluzione. Le interpretazioni della rivoluzione francese, Torino,
Einaudi); La Germania. Storia di una cultura da Lutero a Weimar, Roma, Riuniti);
Lessing, Roma, Laterza); “Il socialismo vietato. Miraggi e delusioni da Kautsky
agl’austromarxisti” (Roma, Laterza); Storia della filosofia moderna e contemporanea,
Roma, Riuniti, “Il sangue e la terra. Due secoli di idee sulla nazione, Roma, Riuniti,
-- sangue lombarda – piccolo vedetta lombarda – sangue romagnola -- Atlante
storico della filosofia, Roma, Riuniti, Europa oltre i mari. Il mito della missione di
civiltà, Roma, Editori, Filosofie del populismo, Roma, Laterza, Marx. Vita e opere, Roma, Laterza,. Il
nazionalsocialismo. Storia di un'ideologia, Roma, Carocci,.La guerra di Dio.
Religione e nazionalismo nella Grande Guerra, Roma, Carocci, La Germania.
Storia di una cultura da Lutero a Weimar, Roma, Riuniti, Hegel, Estetica, Milano,
Feltrinelli, Torino, Einaudi, Kant, La
metafisica dei costume (Grice: “My favourite Kant, by far!”), Bari, Laterza, Hegel,
Rapporto dello scetticismo con la filosofia, Bari, Laterza, Paracelso, Scritti
etico-politici, Bari, Laterza,.Lukács, Scritti politici Bari, Laterza, Herder, James Burnett, Lord Monboddo,
Linguaggio e società, Bari, Laterza, Lessing, Religione, storia e società,
Messina, La Libra, Kant, Lo Stato di diritto, Roma, Riuniti,Forster,
Rivoluzione borghese ed emancipazione umana, Roma, Riuniti, Humboldt, Stato,
società e storia, Roma, Riuniti, Marx, Engels, Opere, Roma, Riuniti, Roma, Scritti
economici di Marx. Roma, Editori Riuniti, Fichte, Lo stato di tutto il popolo,
Roma, Riuniti, Hegel, Il dominio della politica, Roma, Riuniti, La scimmia e le
stelle, Roma, Riuniti, Maj, Il mestiere
dell'intellettuale, Roma, Riuniti, Kant, Stato di diritto e società civile,
Roma, Riuniti, Fichte, La missione del dotto, Roma, Riuniti, Marx, un secolo,
Roma, Riuniti,Kant, Per la pace perpetua. Un progetto filosofico Roma, Riuniti,
Hegel, Detti di un filosofo, Roma, Riuniti, Marx, Engels, La sacra famiglia, Roma,
Riuniti, Marx, Engels, La concezione
materialistica della storia, Roma, Riuniti, Kant, Che cos'è l'illuminismo?,
Roma, Riuniti, Lessing, La religione dell'umanità, Roma, Laterza,, Forster, Viaggio
intorno al mondo, Roma, Laterza, Engels,
Viandante socialista, Soveria Mannelli, Rubbettino, Hegel, Dizionario delle
idee, Roma, Riuniti, Osborne, Storia della filosofia a fumetti, Roma, Riuniti,
Bauer, La questione nazionale, Roma, Riuniti. La discreta classe delle idee. E’ Merker, asul
sito di Rifondazione Comunista Il
contesto è il filo d'Arianna. Studi in onore di Merker, S. Gensini, Raffaella Petrilli, L. Punzo,
Pisa, ETS, T. Valentini, “Ideologia della nazione” e “populismo etnico”. Le riflessioni
storico-filosofiche di Merker, in R. Chiarelli, Il populismo tra storia,
politica e diritto, Rubbettino, Soveria Mannelli, Curriculum vitae, su uniurb.
Merker. Keywords: il filo d’Arianna, Teseo e il minotauro – omo-sociale – Teseo
– Arianna abandonata, giacobinismo, populismo etnico – etnico ennico etnicita
ennicita – etnos, Greek ethnos, Latin ethnos -- -- Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Merker” – The Swimming-Pool Library. Entry on
thegriceclub.blogspot.com -- Album on flicker: https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702174477/in/photolist-2mPXDFp-2mLFBT9-2mLQGEg-2mLKack -
album “Grice e Merker” on https://www.facebook.com.
Grice e
Messere – l’implicatura di Sileno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torre
Santa Susanna). Filosofo. Ricevuti i
primi rudimenti del sapere dai chierici locali, i suoi genitori (Pietro Messere
e Teodora Di Leo), sebbene non agiati, decisero di fargli frequentare il
seminario di Oria, assecondando così il suo vivo desiderio di intraprendere la
carriera ecclesiastica, qui dimostrò sin da subito una profonda passione per lo
studio. Ordinato sacerdote per poi ritornare al paese natìo, dove divenne un
maestro di grande dottrina. Da autodidatta si applicò allo studio della
filosofia, della matematica, della storia ecclesiastica e civile, nonché anche
alla musica e al canto. Incolpato dell'omicidio di un giovane chierico, fu
messo in prigione nelle carceri del Vescovo di Oria, dove rimase rinchiuso per
sette anni, tuttavia non si lasciò mai abbattere dallo sconforto; anzi,
procuratosi alcuni libri, il Messere si applicò allo studio della lingua greca,
per la quale già aveva dimostrato una forte predisposizione. Dopo un lungo e
dibattuto processo, la sentenza finale lo dichiarò innocente e assolto da
qualsiasi reato. Risentito con i suoi concittadini per averlo ingiustamente
ritenuto reo, dichiarò che il suo paese mai più lo avrebbe rivisto. Fu così che
Gregorio Messere partì per Napoli, dove rimase fino alla morte. Nella città
partenopea ebbe modo di affinare e approfondire la sua cultura, divenendo un
personaggio di rilievo nel mondo intellettuale napoletano del tempo. La grande
conoscenza della lingua greca gli conferì grande notorietà nonché una cattedra
di Lettura Greca, che mantenne fino all'anno della morte, presso l'Università
degli studi di Napoli. Tale cattedra era
stata nuovamente istituita a spese di
Giuseppe Valletta, filosofo, letterato e giureconsulto dell'epoca ed amico del
Messere. Valletta aveva una profonda stima per il Messere, il quale fu assiduo frequentatore
della sua casa non solo quale insegnante dei suoi figli e nipoti, ma anche
perché divenuta luogo di riunioni dei più eruditi intellettuali del tempo. Fra
i suoi molti allievi che assistevano alle sue lezioni, ne ebbe alcuni divenuti
celebri, si annoverano Andrea, Barra, Caloprese, Gravina, Valletta, Capasso,
Cerreto, Egizio, Donzelli ed altri. Vico, noto filosofo suo amico, gli dedicò
un breve madrigale dal titolo Ghirlanda di timo per Argeo Caraconasio.Il mondo
culturale napoletano della seconda metà del '600 fu caratterizzato da
importanti innovazioni a livello filosofico, scientifico, civile e politico.
Tale fervore culturale aprì la strada alla nascita di un numero notevole di
accademie, che divennero luoghi di discussione aperta e di diffusione di nuove
idee filosofiche e scientifiche. A Napoli le principali accademie del tempo
furono soprattutto quella degli Investiganti e quella di Medinaceli. Che il
Messere sia stato membro autorevole di entrambe le accademie e frequentatore di
circoli e salotti letterari napoletani è testimoniato da non pochi documenti,
tra cui manoscritti e altri a stampa conservati nella Biblioteca Nazionale di
Napoli; le sue lezioni ebbero un così folto seguito di giovani tanto da far
suscitare invidie fra i letterati fanatici dell'erudizione i quali, a furia di
schernirlo per la sua ellenofilia, diffusero in Napoli addirittura la moda
letteraria della macchietta dello pseudogrecista, satireggiata pure da Vico
nella terza Orazione inaugurale. Fu anche tra i primi membri dell'Arcadia
fondata dal Crescimbeni e dal Gravina, ove gli fu attribuito il nome pastorale
greco di “Argeo Coraconasio,” “dalle campagne dell'isola Coraconaso”. E fondata
a Napoli la Colonia “Sebezia” dell'Arcadia e anche qui il Messere e tra i primi
iscritti. L'aver ripristinato
l'insegnamento della lingua greca in Napoli valse al Messere non solo il titolo
di “ristoratore della greca erudizione”, ma contribuì alla ripresa dello studio
di Omero, influenzandone il pensiero poetico e filosofico del tempo. Notevole
fu l'influenza che egli ebbe sulla formazione del pensiero del Gravina.
Essenziale nella vita culturale di Gregorio Messere fu anche l'amicizia con
Giuseppe Valletta, suo allievo. La conoscenza che Gregorio Messere aveva della
filosofia fu ugualmente vasta tanto che gli valse l'appellativo di “Socrate” e
quando si riferivano a lui veniva anche chiamato il “Socrate dei nostri
tempi”. Non fu solo un insigne grecista,
ma anche un poeta. Compose infatti circa 60 componimenti, tra distici, tetrastici,
serenate, sonetti, madrigali ed epigrammi in italiano, utilizzando talvolta uno
stile che il Lombardo definisce “stile mezzano e semplice”, di carattere
pastorale. Un suo epigramma è contenuto in una lettera che Canale inviò al
Magliabechi. Non mancò di scrivere componimenti di carattere burlesco e
giocoso, in cui contrapponeva l'immediatezza della satira e del dialetto alla
ricercatezza esasperata della poesia del Seicento. Si esercitò soprattutto
nell'Accademia di Medinacoeli, dove era uso chiudere la seduta accademica con
la recitazione di componimenti poetici. Compose finanche versi che celebravano
importanti eventi del regno; tra i più salienti, si ricordano quelli contenuti
nel volume scritto in occasione della recuperata salute di Carlo II. Da ricordare
sono anche gli emblemata contenuti nel volume scritto per i funerali di D.
Caterina d'Aragona, e a cui si ispirò Vico in occasione dei funerali di due
uomini illustri Tra le tante
collaborazioni con letterati del suo tempo, degna di nota è quella che ebbe con
Vico per la pubblicazione di un volume in occasione del genetliaco di Filippo V,
tre sono i componimenti contenuti in esso. Fu anche collaboratore di una
Miscellanea dal titolo Vari componimenti in lode dell'eccellentissimo signore
d. Francesco Benavides conte di S. Stefano. Fatta eccezione per alcuni
componimenti inseriti in Miscellanee poetico-celebrative, del Messere non
esistono opere a stampa. E a ciò ne dà spiegazione il Lombardo quando afferma
che egli fu uomo umile e schivo tutto dedito all'educazione dei giovani più che
ai propri interessi personali, anzi la sua modestia fu tale che pensò bene di
distruggere i propri scritti. Le lezioni
accademiche di cui si dispone sono quelle che tenne nell'Accademia istituita a Palazzo Reale
dal viceré duca di Medinaceli. I codici delle lezioni sono conservati
attualmente presso la Biblioteca di Napoli. Due di queste lezioni trattano di
poesia. Qui argomenta sulla funzione e natura della poesia, dei suoi rapporti
con la storia nonché sul problema delle origini della poesia stessa. Tre altre
lezioni sono di carattere storico, esattamente: due sulla vita di Nerva e una
sulla vita di Decio. Il codice napoletano contiene anche un Discorso vario in
cui sono presenti motivi autobiografici e una lezione sull'origine delle
maschere. L'Accademia di Medinaceli non ebbe lunga vita e, nonostante la sua
chiusura avvenuta a causa di rivolgimento politico, continuò ad essere
personaggio illustre nel panorama intellettuale e culturale napoletano, come
dimostra il fatto di essere annoverato tra i primi membri dell'Arcadia sotto la
custodia Crescimbeni e successivamente della colonia napoletana “Sebezia”. Storia della litteratura italiana Biografia degli uomini illustri del regno di
Napoli Le vite degli Arcadi illustri
scritte da diversi autori, e pubblicate d'ordine delle generale adunanza da Crescimbeni, pRoma, (biografia scritta da G. Lombardo). C. Cantillo,
Filosofia, poesia e vita civile in Messere: un contributo alla storia del
pensiero meridionale, Morano, Napoli, Angelo De Prezzo, Storia delle origini di
Torre Santa Susanna, Tiemme, Manduria,. Imma Ascione, Seminarium doctrinarum:
l'Napoli nei documenti, Edizioni scientifiche
italiane, Napoli, Fabrizio Lomonaco, Gregorio Messere, la poesia e l'impegno
civile tra Gravina e Vico, in "Diritto e Cultura", VLezioni
dell'Accademia di Palazzo del duca di Medinaceli: Napoli, Michele Rak, Napoli, Istituto italiano per gli
studi filosofici. (regio esim liepierapresoNiccolaGjervasi'altirante
1.os. re ( lessen Blusere Filoloyo NamqueinTorediliuramnemláiTeradOhrantenelmio
Mori in « lapoli nel 1708. Ebbe per convincenti
indizj, co di Gregorio lasospizione Fu rinchiuso perciò nulla egli fosse reo.
me che di ,laddove impreseda prigioni per sette anni nelle del greco linguaggio
, stessolostndio non conosceva neppur lo avanti , che inbreve con tanta
sollecitudine però ,e sn tranoi il maestro ne diyenne solenne restauratore
della greca erudizione. onde cadde sopra se del quale per le figure. Vi attese Lo
studio delle greche lettere era a quel tempo venuto tranoi insomma
decadenza,l'erudizioneerasi renduta goffa e grossolana ; onde egli adoperó ogni
sua cura per richiamarla alla sua dignità primitiva. La profonda sua scienza
nella mentovata favella gli seçe meritamente occupare nell'anuo 1679. la catte
GREGORIO MESSER E. be Gregorio Messere i suoi natali il di 15. di Novembre del
1636 in un mediocre luogo della Re. gione de' Salentini, oggi Terra d'Otranto ,
detto la Torre di S.Susanna , discosta da Brindisi intorno a miglia dodici.Suoi
genitori furono Pietro Messere, e Dianora di Leo amendue di onesta e civil
condi zione. Il nostro Gregorio , comechè non proveduto nella sua primiera età
di sufficienti maestri , seppe col proprio suo ingegno , e colla sua mente ,
velocis sima e disposta a d apprendere le più difficili cose supplire a
somigliante difetto. Egli attese da se solo aiprofondissimi studj della
filosofia delle mattemati che in buona parte , della Teologia , della Storia E
c clesiastica e Civile.Nè intralascio fra la severità di sì fatte discipline
l'onesto diletto della poesia e della musica , e tanto in questa ando avanti ,
che giunse a cantar con lode la parte di basso. Il nostro Gregorio , tutto che
si fosse dedicato al Sacerdozio , gl'intervenne una disgrazia , la quale
fieramente l o travaglio. S'invaghi un compagno di
luididonzellafigliuoladiricco,e nobilpersonag-:
gio,enefudipariamorericambiato.Ilpadre di lei , avutone sentore , lo fece
assalir da due sgherri , iqualisiaccompagnavanocol Messere,ilquale go dea il
favore parimenti del mentovato Signore. Ilgio vine amatore ne rimase trucidato
I و Fu de'primi ad essere annoverato tra gli Arcadi col nome di Argeo
Caraconessin ,e la sua vita ritrovasi descritta fra quelle degli Arcadi
illustri P. 15. p.47. Scrisse a richiesta degli amici Sonetti ,Madriga li ed
Epigrammi nell'una e nell'altra lingua, i quali componimenti riscossero a
que'tempi non poca laude. Mirate la dottrina che si asconde Sotto il velame
degli versi strani. Queste poesie furon da lui recitate nella dotta adu nanza
che D. Luigi della Cerda , allora Vicerè di Napoli,tenevanelRegalPalazzo.E
certamentefuscia gura , dra di greco linguaggio nell'Università de'nostri Stu
dj. Bentosto si vide la studiosa gioventù correre a folla alle sue lezioni , e
zione,che non solamente igiovanetti,ma puranche crebbe talmente la sua riputa
persone distinte per merito di letteraria coltura , a n davano con maraviglia
ad ascoltarlo. Allo studio della greca sapienza congiungeva il Messere quello
delle scienze più sublimi ; perciò i più doiti scienziati che erano allora fra
noi ed ancora stranieri contava egli fra i suoi amici. Tra quelli si annoverano
Lionardo di Capoa , Francesco d'Andrea , Carlo Buragna e tanti altri ;'e fra
gli stranieri il P. 'Mabillon il quale par la di lui con somina laude nella sua
opera Iter Ita licum ;e moltissimi presso de'quali fu ilsuo nome in somma
estimazione. Il suo verseggiar burlesco e maccaronico era un dotto poetare , e
sempre ridondante di greca e di la tina erudizione, sicchè isuoi versi in
questo genere tranne lamateria ridevole,erano molto colti egenti li, sì che
avrebbe poluto egli dire con Dante : O voicheaveteglintellettisani, و . Il suo
modo di comporre era quello che da' maestri vien detto mezzano e semplice, e
varie poesie dettò in istile boschereccio e pastorale.Molto però egli valse nel
verseggiare giocoso , ed in quella spezie di p o e sia, già inventata da
Teofilo Folengio, ilquale sidisse Merlino Coccai,che volgarmente maccheronica
vien chiamata . che dipartendosi quell'erudito e generoso Si gnore , seco
portate avesse , con le altre cose i c o m ponimenti di quella dotta brigata, e
che Gregorio nonneavesseglioriginaliserbati,enonne rima nesser che pochi in
mano di alcuno de'suoi amici, Ma egli, intento qual novello Socrate ad istruire
la gioventù e far rinascere fra di noi lo studio e la scienza della greca
favella, la quale è detto brac cio destro della buona letteratura , poco curò
le sue cose ,e poco ambi di rendersi per le stampe famoso. Dilettavasi egli infatti
più della sostanza che dell' و 9 > و , e più d'istruire la gioventù S!11
renza della dottrina erudizione. diosa ,che di far pompa di lussureggiante арра
Le virtù cristiane e socievoli di Gregorio pareg giarono la sua erudizione e la
sua dottrina. Era elf fiiosofo e religioso al tempo stesso; ottimo Sacerdote,
ed affabile senza ombra di bassezza o di poca digni tà,sprezzatore
grandissimodellericchezze,talchenel 1702. pel noto fallimento del banco
dell'Annunziata avendo perduto quelpiccolo avere che collesue ono rate fatiche
erasi acquistato , uimase in una fredda in differenza , motteggiando
giocosamente come se nulla gli fosse intervenuto. Nè minore fermezza d'animo
egli nella morte di tre nipoti per sorella Biagio , Giovan Batista e Cataldo
Capozzeli, giovinetti digrandisperanze iduepriminellamedicina,ed il terzo nella
legalfacoltà,da lui sommamente ama. ti, ed allevati alla gloria ed alle
lettere. Poco curante egli si fu dell'amicizia de'potenti, e di ogni fasto,
dimostrò e di ogni civile onore. Maravigliosa era in tutto la sua temperanza ,
talche i suoi costumi pareano più l'ultimo fine siccome un necessario termine
dell'uomo, e narrasi , che es antichi che nostri.Riguardava sendo un giorno
aperto , per alcun bisogno di fabbri ca,l'avello di Giovanni Gioviano Pon'ano,
ritrovan dosi ogli con un amico , lo prese vaghezza di scen dervi.Di fatti
discesovi,sudettesi in una delle nicchie da riporvi i morti intorno alle pareti
, e narrasi che mosso da involontaria allegrezza,dicesse: E chi sase questo è
il luogo che dee a me toccare ? Somme lodi son queste certamente pel nostro
Gregorio,ilqualenatoessendonelmezzo dellama gnaGrecia,nell'antica patria degli
Architi, degli Aristosseni,degliEnnj,de'Pacuvj,fu intendentissimo non meno
della grea, della latina e della Italiana poesia , che della più saggia
Filosofia , la quale inse gnò non pur colle parole , ma col sobrio onorato *Con
grandissimocordogliodi tutti gliamatori delle buone lettere , Gregorio Messere
, preso di ac cidente apopletico il di 19. Frebrajo dell'anno 1708., passò a
miglior vita ,e fu sepellito nella detta Cap pella del Pontano , siccome in
vita avea desideralo. La sua morte fu onorata dal pianto di afflitte vedo ve , و
! Ο Φερδινάνδος ΣανΦελικιος ευγνώμων ακροανης DIAGISTRO DOCTRINAE PULAETIVNI.
Ταυτην την Ακαδημιαν ο ποιησαντι e virtuoso suo contegno di vita. Fu per
Γρηγοειω Μεσσερε Σαλεντινω Εν ελλαδι φανη εις ακρον ταις παιδειας εληλακοτι
ilSocratede'suoitempi,edatuttiriguar chiamato . Tanta era e cosi dato con
istima e con ammirazione perfetta in lui la notizia delle lettere greche, che
mosse invidia e stupore in parecchi sapientissimi Greci na
zionali,iquali,passando perNapoli,vollero vederlo ed
ascoliarlo.Siccomeabbiamoaccennato,aluisideve in buona parte il risorgimento
delle buore lettere della greca dottrina, per tanti ragguar spezialmente che si
formarono sotto la sua di. devolissimi letterati sciplina,eperciòhaeglispeziale
eprecipuaragio ne ai nostri elogj ed alla nostra riconoscenza. Nel n o vero
de'suoi discepoli furono i Biscardi , Gennaro d'Andrea,iCalopresi,iGravina,i
Majelli,iCi rilli, i Capassi , gli Egizi, e tanti altri lumi della n o stra
letteratura iqua’i malagevole sarebbe qui no minare . tal ragione e di
miserevoli bisognosi , a quali questo uomo incomparabile in ogni maniera di
virtù distribuiya tutto ciò che al puro uopo della sua vita soperchia. va.
Intervennero ai suoi funerali tutti i professo ri della R. U. non che
ragguardevolissimipersonaggi. Uno di costoro già suo scolaredi nobilissimo
tegnag gio , insigne per lettere e per la scienza della pittu ra e
dell'architettura ,innalzò a tanto maestro la see guente iscrizione in greco ed
in latino. Τα Διδασκαλω Διδακτρον. MESSERE SALENTINO GREGORIO IN GRAECA LINGVA
AD SVMMVM ERVDITIONIS PROGRESSVM DE ACADEMIA HAC OPTIME MERITO) FERDINANDVS
SANFELICIVS GRATVS AVDITOR ANDREA MAZZARELLĄ PA CERRETO. 157 IV.Quantunque
non abbiasi cosa alcuna alle stam IV. sti. pe di Gregorio Messere nato
l'anno 1636. Torre di S. Susanna , luogo della Terra d'Otranto, tuttavia egli
ha buon diritto che di lui si parli in GregorioMesso nella ro edaltriGreci
st'opera. La disgrazia avvenutagli que di dover soffri re,sebbene innocente una
lunga prigionia to di omicidio , lo determinò Greca, e così felicemente venir
riconosciuto qual ristauratore dizione nel Regno di Napoli , e il Mabillon nel
suo Iter Italicum parla con somma lode del Gregorio . Occupò egli la Cattedra
di questa lingua nellaUni versità della Capitale, e la insegnò con tanto grido
, che oltre la gioventù contò fra lisuoi discepolinon poche persone per coltura
e per sapere distinte ; e fra i più celebri alunni da lui istruiti si noverano
Gennaro di Andrea , il Caloprese Capassi ed altri molti.Benemerito , il Gravina
, il perciò della Greca Letteratura congiunse na del poetare (1),e conobbe le
altre scienze con gran vantaggio attenzione specialmente Religione all'epoca
della sua morte accaduta ordine di persone il compianse nell' 1708. ogni
funerali i Professori ai suoi , ed , ed ebbe onorata s e per sospet a studiare
la lingua vi riuscì, che meritò di poi anche alla erudizione lave dei giovani
che con zelo ed istruiva ed educava alle lettere ed alla insieme, perlocchè
crate. La sua dottrina e le sue cristiane virtù , m a specialmente una carità
generosa giunsero a tale,che appellavasi novello S o . Intervennero tutti della
R. Università altri ragguardevoli poltura nella cappella dove riposano le
ceneri Pontano discepolo con iscrizione Greca e Latina da un del suo composta
(2). personaggi della Greca e r u (1) Fu egli ascritto fra i primi Arcadi sotto
il nome di Argeo Caran conessio . (2) Biografia degli Uom . ill. del Regno di
Napoli T. IV . Allorchè nel 1747. si aprì il concorso per la C a t
tedra di lingua greca
Grice: “When they called Messere
‘Socrate’ I hope they don’t mean Alcibiades’s implicature, ‘my dear Sileno!’” –
Gregorio Messere. Messere. Keywords: implicature, Sileno, Socrates,
SocrateSileno, Socrate, Silenus. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Messere”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691475053/in/photolist-2mPYm4t-2mLPdUX-2mKPDck-2mKNjCv
Grice e
Messimeri – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Seminara). Filosofo. Grice: “He was of a noble family – he was into the free
market – so his is a philosophical economy.” Domenico Grimaldi (Seminara),
filosofo. Esponente dell'illuminismo napoletano. Francesco Mario Pagano.
Nato in una famiglia aristocratica che faceva risalire le proprie origini alla
nota famiglia di Genova, ricevette la prima educazione dal padre, il marchese
Pio Grimaldi, un uomo colto che aveva cominciato a introdurre criteri di
conduzione innovativi nelle sue proprietà terriere, peraltro non molto estese,
di Seminara. Non essendo molto ricco, il padre lo avviò agli studi giuridici,
in previsione di una possibile professione forense, all'Napoli. Nella capitale
napoletana Domenico fu raggiunto dal fratello minore Francescantonio, fece
parte con il fratello dell'Accademia dell'Arboscello, frequenta le lezioni di
economia di Genovesi. Si trasferì a Genova, dove ottenne la riammissione nel
patriziato della Repubblica di Genova, ottenendo così il permesso di esercitare
alcune magistrature. In Liguria, tuttavia, Grimaldi ebbe modo di approfondire
gli aspetti tecnici, economici e sociali legati all'agricoltura il cui studio
lo spinse a viaggi in Francia, specie in Provenza, in Piemonte e in Svizzera.
Si interessò in particolare alla colture dell'ulivo e del gelso per
l'allevamento dei bachi da seta. Venne accolto fra l'altro nell'Accademia dei
Georgofili, che premiò una memoria, nella Società economica di Berna, un centro
di cultura fisiocratica, e nella Société royale d'agriculture di Parigi.
Saggio di economia campestre per la Calabria Ultra François Quesnay,
maggior rappresentante della fisiocrazia Frutto delle sue ricerche fu il Saggio
di economia campestre per la Calabria Ultra, esposizione di un piano che,
partendo dalle condizioni di arretratezza dell'economia calabrese del XVIII
secolo, secondo la dottrina fisiocratica, ne indica i mezzi atti a la
trasformare situazione economica della Calabria. All'epoca il settore
produttivo più importante era l'agricoltura in quanto i posti nell'industria
erano pochi, le alternative limitate all'edilizia, ai lavori pubblici e al
settore terziario; l'agricoltura era tuttavia quasi esclusivamente di
sussistenza, e lo scarso reddito determinava un esodo massivo dalle campagne.
Per Grimaldi l'ammodernamento dell'agricoltura e l'integrazione tra agricoltura
e allevamento erano le condizioni prime per avviare la produzione industriale e
il commercio. il successivo aumento del reddito agrario avrebbe dovuto essere
reinvestito nell'industria tessile e in quelle serica, lattiero-casearia e
olearia. La presenza di industrie avrebbe innescato un circolo virtuoso in
quanto avrebbe potuto richiamare un afflusso di capitali per la
ristrutturazione fondiaria e l'aumento delle dimensioni delle aziende agricole,
con successiva formazione e sviluppo di attività miste agricolo-manifatturiere,
specialmente alimentari, con impiego di mano d'opera locale.
L'imprenditore Vecchio frantojo ligure dismesso Attorno al 1770 Grimaldi
si impegnò a tradurre in pratica questi progetti, con l'aiuto finanziario del
padre, impegnandosi nel miglioramento della coltivazione degli olivi, chiamate
dalla Liguria maestranze e tecnici per creare a Seminara nuovi frantoi
"alla genovese"; rese poi pubblici i progetti e i risultati delle sue
innovazioni con un'opera del 1773, edita nuovamente nel 1777 con una dedica a
Beccadelli, marchese della Sambuca. Si dedicò più tardi alla produzione
della seta. Grimaldi, che inizialmente intendeva assegnare l'ammodernamento
dell'agricoltura all'iniziativa privata, si rese conto che l'approccio
utilizzato per l'ammodernamento dell'industria olearia (in questo caso,
introduzione in Calabria della lavorazione della seta alla
"piemontese") non sarebbe stato sufficiente nella lavorazione della
seta per ostacoli di natura fiscale nel regno di Napoli, ossia del dazio sulla
seta calabrese. Diede pertanto inizio a vivace polemica nei confronti dei
controlli oppressivi doganali e dei monopoli statali nei settori delle
manifatture e del commercio. Il politico Sir John Acton La
riflessione sull'influenza dello stato nel mercato della seta, diede avvio al
dibattito sul problema della libertà nel commercio internazionale, in
particolare nel commercio del grano che aveva assunto una notevole importanza
dopo la carestia del 1764. Una delle proposte più importanti di Domenico
Grimaldi fu la costituzione, nella Calabria Ultra, di società economiche
concepite come centri promotori il miglioramento della tecnica agraria; ma la
proposta non trovò il necessario sostegno né nei proprietari terrieri né nel
clero. In seguito allargò lo sguardo dalla Calabria Ultra all'intero Regno,
proponendo di svolgere un'attività conoscitiva sulla struttura economica del
Regno mediante la predisposizione di piani di visite alle province napoletane affidati
a ispettori di nomina regia, con proposte di azione sulle "cause
fisiche" dell'arretratezza, principalmente la mancanza di strutture per
l'irrigazione innanzitutto nelle Puglie, per le quali suggeriva il ricorso
anche al lavoro coatto. Gaetano Filangieri Grazie alla notorietà
raggiunta con i suoi saggi Grimaldi fu nominato dal primo ministro John Acton
assessore al neocostituito Supremo Consiglio delle Finanze assieme a
Filangieri, Palmieri, Delfico e Galanti. Il terremoto che causò gravi danni e
lutti alla famiglia Grimaldi. Grimaldi fu favorevole all'istituzione della
Cassa sacra, proponendo che ricostruzione fosse eseguita secondo un piano
pubblico che prevedesse iniziative strutturali per l'ammodernamento della
produzione agricola e industriale. Si adoperò per l'apertura a Reggio Calabria
di un istituto professionale nel quale si insegnasse "l'arte di tirar la
seta alla piemontese"; la scuola, diretta dal Grimaldi, ebbe un certo
successo, ma venne chiusa nel L'interruzione negli anni novanta dell'attività
riformatrice di Ferdinando IV di Napoli in seguito alla crisi collegata alla
rivoluzione francese comportò un atteggiamento di sospetto, da parte del
governo napoletano, nei confronti dell'intellettualità progressista. A Grimaldi
venne rifiutata la nomina, proposta dal Galanti, di presidente della
costituenda Società patriottica per la Calabria in quanto massone. Fu
addirittura arrestato, come gran parte dei massoni reggini (una cinquantina
circa) in seguito all'assassinio del governatore di Reggio, Giovanni Pinelli e
trasferito nel carcere di Messina dove si trovava alla nascita della Repubblica
Napoletana. Suo figlio Francescantonio aderì alla Repubblica Napoletana. Saggi:
“Memoria ai gergofili sopra una specie di pianta pratense chiamata sulla”
(Firenze); “Economia campestre per la Calabria” (Napoli: Orsini); “La manifattura
dell'olio nella Calabria” (Napoli: Lanciano); “Manifattura e commercio delle
sete del Regno di Napoli alle sue finanze, scon alcune riflessioni critiche
sopra il bando delle sete” (Napoli: Porcelli); “La pubblica economia delle
provincie del Regno delle Due Sicilie” (Napoli: Porcelli); “Piano per impiegare
utilmente i forzati, e col loro travaglio assicurare ed accrescere le raccolte
del grano nella Puglia, e nelle altre provincie del Regno” (Napoli: Porcelli); “L’industria
olearia, e dell'agricoltura nelle Calabrie, ed altre provincie del Regno di
Napoli” (Napoli: Porcelli); “L’economia olearia antica sull'antico frantoio da
olio trovato negli scavamenti di Stabia” (Napoli: Stamperia Reale); “L’Ulteriore
Calabria con alcune osservazioni economiche relative a quella provincia”
(Napoli: Porcelli). Franco Venturi, Illuministi italiani, V: Riformatori napoletani, Napoli: Ricciardi,
Antonio Piromalli, La letteratura calabrese: Dalle origini al posivitismo,
Cosenza: LPE, Istruzioni sulla nuova
manifattura dell'olio introdotta nel Regno di Napoli dal marchese Domenico
Grimaldi di Messimeri patrizio genovese, socio ordinario, e corrispondente
dell'Accademia de' Georgofili di Firenze, della Società di Agricoltura di
Parigi, e di Berna, In Napoli: presso Vincenzo Orsini, a spese di Giuseppe
Maria Porcelli, Osservazioni economiche sopra la manifattura e commercio delle
sete del Regno di Napoli alle sue finanze, scritte dal marchese Domenico
Grimaldi, con alcune riflessioni critiche sopra del Bando delle Sete” (Napoli:
Porcelli); “Relazione d'un disimpegno fatto nella Ulteriore Calabria con alcune
osservazioni economiche relative a quella provincial” (Napoli: Porcelli);
“Piano di riforma per la pubblica economia delle provincie del Regno di Napoli,
e per l'agricoltura delle Due Sicilie, scritto dal marchese don Domenico
Grimaldi, Napoli: Porcelli); Piano per impiegare utilmente i forzati, e col
loro travaglio assicurare ed accrescere le raccolte del grano nella Puglia, e
nelle altre provincie del Regno scritto dal marchese don Domenico Grimaldi
di Messimeri patrizio genovese” (Napoli: Porcelli); “Relazione d'una scuola da
tirar la seta alla piemontese stabilita in Reggio per ordine di Sua Maestà,
sotto la direzione del M. Grimaldi, e l'approvazione del Vicario generale delle
Calabrie don Francesco Pignatelli” (Messina per Giuseppe di Stefano). L'opera
apparve anonima ed è attribuita a Domenico Grimaldi da Gaetano Melzi, Note
bibliografiche del fu D. Gaetano Melzi, edite per cura di un bibliofilo
milanese con altre notizie, H-R, Milano:
Tip. Bernardoni) Giuseppe Maria Galanti,
Giornale di viaggio in Calabria; introduzione di Luca Addante, Soveria Mannelli:
Rubbettino, A. Ubbidiente, Il pensiero e l'opera di Domenico e Francescantonio
Grimaldi. Testi di Laurea. Università degli Studi di Salerno, Facoltà di
Magistero. M.L. Perna, Dizionario Biografico degli Italiani, LIX, Roma: Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, A. Basile, «Un illuminista calabrese: Domenico Grimaldi da Seminar»a,
in: Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, Gaetano Cingari, Giacobini e
Sanfedisti in Calabria, Reggio Cal., "Casa del libro", Cesare Morisani,
Massoni e Giacobini a Reggio Calabria,
Reggio Cal., F. Morello, Domenico
Romeo, Alcune precisazioni su Domenico Grimaldi: un riformatore Calabrese del
'700, in "Historica", Antonio Piromalli, L'attualità del pensiero e
delle opere del marchese Domenico Grimaldi, Cosenza: L. Pellegrini, Domenico
Luciano, Domenico Grimaldi e la Calabria, Salerno, Beniamino Carucci. Grimaldi,
Domenico la voce nella Treccani L'Enciclopedia Italiana. Grice: “Isn’t ONE
Sicily enough?” -- -- Giovanni Antonio Summonte, storico vissuto a
cavallo tra il XVI e il XVII secolo, all'interno del secondo volume della sua
Historia della città e Regno di Napoli(i cui primi due volumi furono pubblicati
negli anni 1601-1602 e gli altri due postumi[1]), inserisce un trattato dal
titolo Dell'Isola di Sicilia, e de' suoi Re; e perché il Regno di Napoli fu
detto Sicilia. In questo scritto l'origine della distinzione tra due «Sicilie»
separate dal Faro di Messina viene individuata nella bolla pontificia con cui
papa Clemente IV investì Carlo I d'Angiò del Regno di Napoli nel 1265:
«Papa Clemente IV, il quale investì, e coronò Carlo d'Angiò di questi due
Regni, chiamò quest'Isola, e il Regno di Napoli con un sol nome, come si può
vedere in quella Bolla, ove dice, Carlo d'Angiò Re d'amendue le Sicilie, Citra,
e Ultra il Faro: e questo eziandio osservarono gli altri Pontefici, che a
quello successero, e si servirono degl'istessi nomi. Imperciocchè 7 altri Re,
che al detto Carlo successero [...] che solo del Regno di Napoli, e non di
Sicilia padroni furono, chiamarono il Regno di Napoli, Sicilia di qua dal Faro.
Il Re Alfonso poi, ritrovandosi Re dell'Isola di Sicilia, per essere egli
successo a Ferrante suo padre, e avendo anco con gran fatica, e forza d'armi
guadagnato il Regno di Napoli da mano di Renato, si chiamò anch'egli con una
sola voce, Re delle Due Sicilie, Citra, e Ultra; E questo per dimostrare di non
contravenire all'autorità de' Pontefici. Ad Alfonso poi successero 4 altri Re
[...] i quali furono Signori solo del Regno di Napoli, e si intitolarono, come
gli altri, Re di Sicilia Citra. Ma Ferdinando il Cattolico, Giovanna sua
figlia, Carlo Vimperadore e Filippo nostro re, e Signore, i quali anno [sic]
avuto il dominio d'amendue i Regni, si sono intitolati, e chiamati Re delle due
Sicilie Citra, e Ultra: la verità dunque è, che questi nomi vennero da'
Pontefici romani, (come s'è detto) i quali cominciarono ad introdurre, che 'l
Regno di Napoli si chiamasse Sicilia[2].» La stessa tesi è sostenuta da
Pietro Giannone nella sua Istoria civile del Regno di Napoli (1723), in cui si
citano vari stralci della bolla pontificia, con la quale Clemente IV concesse
l'investitura a Carlo d'Angiò «pro Regno Siciliae, ac Tota Terra, quae est
citra Pharum, usque ad confiniam Terrarum, excepta Civitate Beneventana [...]».
In un altro passo la bolla proclamava: «Clemens IV infeudavit Regnum Siciliae
citra, et ultra Pharum». Secondo Giannone è dunque questa l'origine del titolo
rex utriusque Siciliae, che tuttavia Carlo d'Angiò non usò mai nei suoi atti
ufficiali, preferendo gli antichi titoli dei sovrani normanni e svevi[3]. Marchese
Domenico Grimaldi. Grimaldi di Messimeri. Messimeri. Keywords: implicature,
economia olearia antica – antico frantoio da olio a Stabia -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Messimeri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51675327841/in/photolist-2mJnyCd-2mJnyBr-2mJnyCi-2mJnyCo-2mJs3zX-2mJisea
Grice e
Micalori – Ganimede e l’implicatura sferica di Giove – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Grice: “I
took my ideas on longitude and latitude from Micalori” -- Grice: “By calling it
‘sfera,’ Micalori’s statement ENTAILS rather than implicates that the Romans
were wrong.” Professore a Urbino. Opere:
“Della sfera mondiale” In Urbino, Marco Antonio Mazzantini, Giacomo Micalori,
Antapocrisi, In Roma, Francesco Roma Cavalli. Zeus features heavily
in a lot of starlore, and the Eagle constellation is no exception. The
predominantly accepted mythos for this constellation is the abduction of
Ganymede. Zeus had facilitated the kidnapping, fancying the beautiful mortal
boy as his personal cup-bearer. In the constellation, which is situated
south of Cygnus on the equator, making it visible from both the Northern and
Southern hemispheres, poor Ganymede can be seen hanging from the claws of the
eagle as he is swiftly taken to the heavens. The constellation appears
alongside several other bird constellations. The Eagle’s wings are spread, giving
it the appearance of gliding through the stars. As Hyginus states, the beak is
separated from the body by a milky circle. It was also said to set “at the
rising of the Lion and rises with Capricorn”. (Hyginus, Astronomy, 3.15)
Greek astronomy Humans have a natural urge to identify familiar things
amongst the twinkling stars of the mysterious abyss above us. These narratives
came out of astronomical observations and ancient time tracking. The study of
the sky began long before the earliest Greek sources that (sparsely) discuss
them, Homer and Hesiod. They likely developed during the transition from oral
to written transmission, but to what is extent is unknown. Even though
the Greeks were late to the constellation conversation (500 BC), they received
a lot of their knowledge from their Eastern neighbors. The Greeks introduced
the word katasterismos, or catasterism, which refers to the process of being
set in the heavens. Constellations were used for navigation and an indication
of seasonal change; many extravagant mythic connections were added later.
Today, there are 88 constellations officially defined by the International
Astronomical Union, and many of them have been accepted since Ptolemy’s The
Almagest (A.D 150). Constellations created by the Mesopotamians between
1300-1000 BC originate in older lands, but the Greek astral mythos canon was
solidified by Eratosthenes, in a work now lost to us. Zeus and his
trusted companion The myth of Ganymede is very ancient lore, being told
in the tale of Troy by Homer (Illiad 20.298ff) – albeit with no mention of an
eagle escort. In the fifth Homeric Hymn to Apollo, Ganymede was said to be
whisked off to Olympus by a ‘heaven-sent whirlwind’. The eagle was not
connected to this tale until the 4th century BC. The constellation was accepted
as an eagle prior to this, so it is presumed that this addition was made to
make the story fit the stars, probably because Ganymede is said to feature in
his own nearby constellation, the water-pourer (Aquarius).Micalori. Keywords: implicatura
sferica, planifesferio, Casali. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Micalori” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691873459/in/photolist-2mKQn4z
Grice e
Miccoli – homo loquens – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Grice: “Miccoli is a great philosopher – and surgeon
– My favourites are his ‘Corpo dicibile,’ which trades on my idea of what it
means to ‘say’ something; and his ‘Homo loquens,’ a play on Aristotle’s ‘zoon
logikon,’ but which Aristotle would find otiose: man is the ‘vivente’ that
speaks, or the ‘animal’ that speaks. To say that it is the ‘homo’ that speaks
relies on Darwin’s classifications and phyla of homo sapiens sapiens and the rest!”
La divertente commedia umana Incipit Chi si accinge alla lettura dell' Elogio
della follia di Erasmo farebbe bene a non dimenticare taluni antecedenti
biografici dell'autore che spiegano meglio l'ironia bonaria dell'opuscolo. Li
richiamiamo. Geertsz, latinizzato secondo il costume degli umanisti in
Desiderio Erasmo, nacque figlio di illegittimo coniugio. La famiglia paterna,
in auge nella borghesia di Gouda, come apprendiamo dallo stesso Erasmo, si
oppose alle nozze riparatrici del figlio, costringendolo, con inganno, a far
intraprendere la carriera ecclesiastica al malcapitato giovanotto. Citazioni Come umanista Erasmo si sente
apparentato alla società dalla duttile forza della parola che ne saggia
criticamente le valenze in termini di ironia, sarcasmo, gioco allusivo,
bonarietà lungimirante, tolleranza magnanima, moralismo contenuto. Fin dalla
dedica dell'opuscolo a Moro si arguisce che l'autore non vuol propinare
sapientia austera e compassata, ma buon senso brioso che permei di sé la vita
quotidiana della gente, fosse anche dell'imperatore Marco Aurelio che sul letto
di morte, lui filosofo, esclama, a un certo momento: «Sentenzio me cacavi! La
sapienza dei dotti è tanto altezzosa quanto sterile, diversamente dal buon
senso che cambia in meglio l'esistenza non sofisticata. (Sotto la penna
dell'insigne umanista olandese si fronteggiano al femminile Sapientia e
Stultitia: la prima, per voler essere austera ad ogni costo, diventa stolta; la
seconda, in quanto «forza vitale irrazionale e creatrice», si palesa veramente
saggia alla resa dei conti. L' Elogio
della follia conserva un fascino di imperitura attualità. Lo si desume
dall'analisi di Histoire de la Folie, dove Foucault evidenzia il confine
sfumato tra ragione e sragione in epoca di alta tecnologia, e altresì dalle
invettive di Nietzsche contro lo smunto bibliotecario, lo stitico correttore di
bozze, il pallido burocrate stipendiato, emblemi tutti del moderno «uomo
alessandrino». (Explicit Erasmo conosce e cita perfino pagine della Bibbia a
riprova della bontà dei doni che Follia concede ai mortali. Un modo questo, di
prendere in giro anzitempo la presunzione dispotica delle società
economicistiche che intendono mantenere sotto loro tutela il cittadino
«minorenne» sempre bisognoso di dande e mordacchie. Gli autori classici sono,
tra l'altro, spiriti lungimiranti. A tali società alienanti di oggi e di domani
Blake, con spirito erasmiano, potrebbe ripetere: «esuberanza è bellezza. La
divertente commedia umana, introduzione a Erasmo da Rotterdam, Elogio della
Follia, TEN, Introduzione a "Vita di Gesù" Incipit Il contesto
storico culturale della Vita di Gesù La recente edizione storico-critica delle
Opere complete di Hegel consente di far chiarezza sulle discussioni e
congetture che hanno tenuto a lungo il campo nella letteratura hegeliana a
proposito dei cosiddetti Scritti teologici giovanili, la cui indole cronologica
vengono ora sancite su base filologica e critica più accorta. Più che ai titoli
apposti da Nohl ai vari frammenti e più che alle congetture sulla data
probabile di tali scritti, è più fruttuoso rifarsi agli anni di formazione
filosofica e teologica di Hegel nello Stift di Tubinga e reperire nel
curriculum studiorum le ascendenze prossime che hanno influenzato maggiormente
l'autore in una speculiare lettura dei quattro Evangelisti, da cui desume Das
Leben Jesu. Citazioni Gli interessi culturali di Hegel, negli anni tubinghesi,
sono prevalentemente filosofici, incentivati dalla lettura di Rousseau, Jacobi,
Lessing, Kant, Fichte su temi sociopolitici ed etico-religiosi. (Hegel,
studioso di filosofia, si sente chiamato a lumeggiare «spiritualmente» la
situazione storica del suo tempo e a porre le premesse di carattere razionale
per l'avvento di un «ordine uguale di tutti gli spiriti». Il lettore del Leben
Jesu si accorge subito di trovarsi di fronte a una forma di scrittura audace,
che desacralizza e sdivinizza la persona di Gesù, riducendolo a maestro di
morale sublime. [Paolo Miccoli,
introduzione a Hegel, Vita di Gesù. TEN. “Filosofia della storia”, “Corpi
dicibili”, “Homo louqens”. Paolo Miccoli. Miccoli. Keywords: homo loquens,
corpo dicibile, corpi dicibili. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Miccoli” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702962811/in/photolist-2mQBLt7-2mLPcxi
Grice e
Miccolis – BRVNO – filosofi italiani al rogo -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Corato). Filosofo. Grice:
“Miccoli reminds me of G. Baker, who dedicated most of his life to Witters!
Miccolis to Labriola.” sConsiderato
uno dei massimi studiosi di Labriola. Si
trasferì a Perugia per gli studi universitari, laureandosi in filosofia a pieni
voti con una tesi dal titolo «Il pensiero politico crociano e la genesi del
liberalismo». Abilitatosi cum laude all'insegnamento di storia e filosofia,
professore in vari licei della provincia, occupò una cattedra stabile presso
l'Istituto tecnico per geometri a Perugia, accostando l'insegnamento di
estetica all'Accademia di belle arti "Pietro Vannucci". Divenne responsabile
del settore culturale del PCI per la regione Umbria; ma, preso dagli studî e
dall'insegnamento, lasciò l'incarico, comunque seguendo sempre le vicende
politiche con attenzione e passione. La sua è stata una formazione liberale:
considerava suoi padri spirituali Labriola, Croce,Gobetti. Dalla fine degli
anni Settanta la sua vita sarà rivolta allo studio del filosofo cassinese Labriola,
da Miccolis ritenuto «un buon punto per capire la storia d'Italia». Nascerà
quindi il Carteggio labrioliano, in cinque volumi, presentato da Cesa all'Accademia
dei Lincei, edito per gli auspici e con il contributo dell'Istituto italiano
per gli studi storici e dell'Università degli Studi di Napoli
"L'Orientale" e favorito dalla consultazione, nel frattempo divenuta possibile,
delle carte Labriola del Fondo Dal Pane, acquistato dalla Società napoletana di
storia patria. Su tale monumentale lavoro è stato scritto: «un evento
letterario, probabilmente l'acquisizione più importante tra le fonti della
cultura italiana postunitaria; e, di più, senza esagerazione, si presenta come
un capolavoro ecdotico, per accuratezza filologica ed esaustività del commento.
Miccolis era certo divenuto col tempo l'esperto più sicuro della impervia
grafia del suo autore, della quale conosceva ogni piega e ogni anomalia, dei
contesti politici e culturali in cui Labriola si muoveva, […] della
spezzettata, dispersa e contorta
labrioliana, difficile da padroneggiare: si era anche impadronito, in
base a una sensibilità linguistica non comune, del "vocabolario"
dell'Autore in tutte le sue sfumature, ed era perciò in grado di respingere o
di dubitare di attribuzioni di testi, datazioni improbabili, letture sghembe».
Miccolis scrisse inoltre sistematicamente per varie riviste (Rivista di storia
della filosofia, il Giornale critico della filosofia italiana, Belfagor,
Critica storica, Nuovi studi politici, etc.); numerosi sono i suoi saggi e
notevoli gli ulteriori apporti documentari alla
labrioliana. Collaborò intensamente con l'Istituto italiano per gli
studi storici e la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce: aveva il compito di
revisionare i carteggi crociani, e sotto il suo controllo passavano i volumi
dell'Edizione nazionale delle opere di Croce. È stato anche uno dei principali
animatori dell'Edizione nazionale delle opere di Labriola, per la quale aveva
contribuito a definire il piano editoriale, i criteri metodologici, e il
problema del rapporto tra l'opera edita di Labriola e il fondo manoscritto
della Società napoletana di storia patria.
Adnkronos, Filosofi, E' morto Miccolis, massimo studioso di Antonio Labriolia,
Bari, Alessandro SAVORELLI, Rivista di storia della filosofia,, fasc. 2. Opere:
“ Il carteggio di Antonio Labriola conservato nel Fondo Dal Pane” «Archivio
storico per le provincie napoletane», «Con la Sua calligrafia che mi ricorda i
papiri greci...». La filologia, la guerra, la Crusca nel carteggio di Croce con
Pistelli e Teresa Lodi, a c. di S. Miccolis e A. Savorelli, in Gli archivi
della memoria, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, 1996, 91–126, (rist. in Gli archivi della memoria e
il Carteggio Salvemini-Pistelli, a c. di R. Pintaudi, Firenze, Biblioteca
Medicea Lauenziana, Polistampa, A. Labriola, La politica italiana Corrispondenze
alle « Basler Nachrichten », S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis, A. Labriola,
Carteggio, S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis, 2000-2006 S. Miccolis, Labriola,
Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, A. Labriola, L'università e
la libertà della scienza, S. Miccolis, Torino, Aragno, A. Labriola, Giordano
Bruno. Scritti editi ed inediti S. Miccolis e A. Savorelli, Napoli,
Bibliopolis, S. Miccolis, Antonio Labriola. Saggi per una biografia politica,
A. Savorelli e Stefania Miccolis, Milano, UNICOPLI, S. Miccolis, Gli scritti politici di Antonio
Labriola editi da Stefano Miccolis, A. Savorelli e Stefania Miccolis, Napoli,
Bibliopolis, G. Bucci, Stefano
Miccolis, il ricordo a un anno dalla morte, "Corato live", W.
Gianinazzi, M. Prat, In memoriam "Mil neuf cent", n° 28, 201. A.
Savorelli, Stefano Miccolis, «Rivista di storia della filosofia», fa A.
Meschiari, Stefano Miccolis studioso di Antonio Labriola, «Rivista di storia
della filosofia». Stefano Miccolis. Miccolis. Keywords: filosofi italiani al
rogo. BRVNO. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Miccolis” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745998220/in/datetaken/
Grice e Michelstädter – il giovane divino, l’implicatura persuasiva di Platone –
filosofia italiana – filosofia giudaea – filosofia nel ventennio fascista -- Luigi
Speranza (Gorizia). Filosofo. Grice: “It’s difficult to grasp
Michelsteadter’s implicature: his study on ‘persuasion’ is brilliant – he was a
close reader of Plato, and he uses figurative language, as ‘il giovane divino.’
My favourite is his account of the persuasive rhetoric of Cicero.” Grice:
“Michelsteadter plays with the etymology of persuasion, which is cognate with
‘suave,’ as it should – sweet talk, we should say – which I could make into a
maxim which would not be strictly ‘conversational’ unless under the category of
modus – ‘be sweet’ –But the sweetness applies in general to my framework: the
emissor aims to be sweet if he is going to try to influence the other, and will
be influenced by a sweeter co-emissor.” essential
Italian philosopher. Ultimo di quattro figli, da un'agiata famiglia. Il padre,
Alberto, dirige l'ufficio goriziano delle Assicurazioni Generali ed è
presidente del Gabinetto di Lettura goriziano. È un uomo colto, autore di
scritti letterari e di conferenze, rispettoso delle usanze tradizionali ma solo
formalmente, per rispetto borghese -- è, anzi, un laico, un tipico
rappresentante della mentalità materialistica. Il semitismo non sembra quindi
incidere molto sulla sua formazione culturale, che scoprire solo più tardi e
con non poca meraviglia di avere un antenato cabalista. Iscritto al severo
Staatsgymnasium cittadino, fa propria la rigida Bildung asburgica. Con le
traduzioni dal greco e dal latino ha i primi approcci colla filosofia. A
iniziarlo sono Schubert-Soldern, solipsista gnoseologico, secondo il quale tutto
il sapere va ricondotto alla sfera del soggetto; e l'amico Mreule che gli fa
conoscere Il mondo come volontà e rappresentazione, di cui resta traccia
soprattutto ne La Persuasione e la Rettorica. Nella soffitta di Paternolli,
oltre a Schopenhauer, legge e discute, con gli amici Nino e Rico, i tragici e i
presocratici, Platone, il Vangelo e le Upanishad; e poi ancora Petrarca,
Leopardi, Tolstoj, e l'amatissimo Ibsen. Conclusde gli studi ginnasiali e
progetta di iscriversi a giurisprudenza; in seguito abbandona l'idea e si
iscrive alla facoltà di matematica a Vienna. Ma l'anima è giàper dirla con
Leopardi nel primo giovanil tumulto verso un altrove che non riesce a
riconoscere nella ferrea logica matematica. Si iscrive al corso di Lettere
dell'Istituto di Studi Superiori Fiorentino, città in cui vivrà per quasi
quattro anni e dove conoscerà, fra gli altri, Chiavacci, futuro curatore delle
sue Opere, ed Arangio-Ruiz, noto filosofo. Continua a ritrarre, fra tratto
espressionistico e schizzo caricaturale, la varia umanità in cui s'imbatte, sia
nei mesi di studio che nei periodi di vacanza al mare e in montagna. Scrive
moltissimo, in modo quasi ossessivo, dalle lettere ai familiari (in particolare
alla sorella Paula) alle recensioni di drammi teatrali. Un evento luttuoso
segna la sua vita: la morte, per suicidio, del fratello Gino. Due anni prima si
era suicidata anche una donna da lui amata, Nadia Baraden. Mreule parte per
l'Argentina. Questa partenza è segnata da un evento significativo, una sorta di
passaggio del testimone. Si fa consegnare da Rico la pistola che porta sempre
con sé. Completati gli esami, ritorna a Gorizia e inizia la stesura della
tesi di laurea, assegnatagli da Vitelli, concernente i concetti di persuasione
e di retorica in Platone e Aristotele. La sua attività è febrile. Oltre alla
Persuasione scrive anche la maggior parte delle Poesie e alcuni dialoghi, tra
cui spicca il Dialogo della salute. Il suo isolamento diventa pressoché totale,
mangia pochissimo e dorme per terra, come un asceta. Vede solo la sorella e il
cugino Emilio. Comunica al padre che dopo la tesi non avrebbe fatto il
professore, ma che appena laureato sarebbe andato al mare, forse a Pirano o a
Grado. Dopo un diverbio con la madre, impugna la pistola lasciatagli da Mreule
e si toglie la vita. Sul frontespizio della tesi aveva disegnato una fiorentina,
una lampada ad olio, e aggiunto in greco: apesbésthen, «io mi spensi».
Amici raccolsero i suoi saggi, ora alla Biblioteca di Gorizia. Sepolto nel
cimitero ebraico di Valdirose (Rožna Dolina), oggi nel comune sloveno di Nova
Gorica, a poche centinaia di metri dal confine con l'Italia. La breve vita di
Michelstaedter scorrecome risulta dall'Epistolarioall'insegna di una volontà di
vivere continuamente illuminata dal desiderio di un altrimenti e di un altrove
metafisico che fa di lui un impulsivo, un irrequieto esploratore di linguaggi e
di mezzi espressivi, capace di spaziare dalla pittura alla poesia passando per
le ripide vette della filosofia. Nell'apologo dell'aerostato incluso ne La
Persuasione e la Rettorica, l'essenza del pensiero occidentale, la rettorica,
viene fatta risalire da Michelstaedter a un parricidio: quello di Aristotele
nei confronti di Platone. Questi, nella metafora costruita da Michelstaedter,
escogita un mechánema, una macchina volante per abbandonare il peso del mondo e
giungere all'assoluto. Maestro e discepoli riescono a librarsi negli alti spazi
del cielo, ma restano a metà strada, fra una mera contemplazione dell'essere e
del tempo e la nostalgia della terra e delle cure mondane. A riportarli sulla
terra ci pensa allora un discepolo più scaltro e intraprendente degli altri,
Aristotele, il quale, tradendo il maestro, fa scendere il mechánema restituendo
così a tutti la gioia d'aver la terra sicura sotto i piedi. Questa nostalgia
del mondo intelligibile platonico fa quindi di lui un discepolo di
Schopenhauer, più che di Nietzsche. La costituzione della metafisica è
per lui una storia di rettorici tradimenti, la vicenda di una verità dai grandi
persuasi tanto proclamata agli uomini quanto da questi disattesa e inascoltata.
Quanto io dico è stato detto tante volte e con tale forza che pare impossibile
che il mondo abbia ancor continuato ogni volta dopo che erano suonate quelle
parole. Lo dissero ai Greci Parmenide, Eraclito, Empedocle, ma Aristotele li
trattò da naturalisti inesperti; lo disse Socrate, ma ci fabbricarono su 4
sistemi... lo disse Cristo, e ci fabbricarono su la Chiesa. La persuasione è la
visione propria di chi ha compreso la tragicità della finitezza e ad essa vuol
tener fermo, senza ricorrere a quegli «empiastri»i kallopísmata órphnes, gli
«ornamenti dell'oscurità»che possano lenire il dolore scatenato da tale
consapevolezza. L'essere è finitezza che si rivela solo nella dimensione tragica
di una presenza abbacinante, ma gli uomini rigettano questa tragica
consapevolezza ottundendosi, pascalianamente, nel divertissement. Persuaso è
chi ha la vita in sé, chi non la cerca alienandosi nelle cose o nei luoghi
comuni della società perdendo l'irrinunciabile hic et nunc del proprio esserci,
ma riesce «a consistere nell'ultimo presente», abbandonando quelle illusioni di
sicurezza e di conforto che avviluppano chi vive abbagliato dalle illusioni
create dal potere, dalla cultura, dalle dottrine filosofiche, politiche,
sociali, religiose. È questa «la via preparata» dalla quale a tutti fa comodo
non discostarsi troppo; è questo restare perennemente attaccati alla vitala
philopsychìaa far sì che la "rettorica" trionfi sempre. La vita,
soffocata dalla ricerca dei piaceri, della potenza, finanche dalla presunzione
filosofica di possedere la via e quindi la vita stessa, non vive, perché in
ogni istante ciascuno rimane avvolto dalle cure per ciò che non è ancora o dal
rimpianto per ciò che non è più, mancando sempre l'attimo decisivo, quello che
i greci chiamavano kairós, il tempo propizio. Perciò nella vita facciamo
esperienza della morte, di quella «morte nella vita» cantataquasi una danse
macabrenel Canto delle crisalidi: «Noi col filo / col filo della vita / nostra
sorte / filammo a questa morte». Il pensiero di Michelstaedter procede di
conseguenza, per liberare il potenziale di tragicità dell'esistenza, attraverso
violente contrapposizioni concettuali (persuasione-rettorica, vita-morte,
piacere-dolore), senza alcun tentativo di mediazione dialettica. Michelstaedter
respinge, con un gesto iniziatico, l'idea di costruire una dottrina sistematica
della persuasione e della salute, in quanto «la via della persuasione non è
corsa da 'omnibus', non ha segni, indicazioni che si possano comunicare,
studiare, ripetere. Ma ognuno ha in sé il bisogno di trovarla e nel proprio
dolore l'indice, ognuno deve nuovamente aprirsi da sé la via, poiché ognuno è
solo e non può sperar aiuto che da sé: la via della persuasione non ha che
questa indicazione: non adattarti alla sufficienza di ciò che t'è dato». La
salvezza individuale è possibile solo in una singolarità irripetibile,
irriducibile, concentrata in sé. Il solipsismo di Michelstaedter è perciò
radicale: non ci sono vie, non ci sono cammini, c'è solo il viandante che nel
deserto dell'esistenza è «il primo e l'ultimo», crocefisso al legno della
propria sufficienza e schiacciato dalla croce di falsi bisogni. Poiché il mondo
è negatività assoluta, al pensiero non resta che negare questa stessa
negatività rifiutando i dati dell'immanenza: «Solo quando non chiederai più la
conoscenza conoscerai, poiché il tuo chiedere ottenebra la tua vita». Si tratta
di una sentenza di sapore quasi buddistico: non a caso Mreule enfatizzerà la figura
dell'amico descrivendolo come «il Buddha dell'occidente». Produzione
artistica La produzione poetica e quella pittorica di Michelstaedter possono
essere considerate un prolungamento e un completamento di questo sentimento
tragico e mistico. Come nel verso poetico egli tenta di esprimere
l'inesprimibile, di dire con parole ciò che sfugge al sistema di segni
codificato e perciò già da sempre istituito retoricamente, così nel segno
pittorico, nello schizzo rapido e scherzoso come nel ritratto composto e
meditato, traluce l'impossibilità di giungere a quella che Parmenide chiamava
la ben rotonda verità. Non siamo giocati solo dalle parole, ma anche dalle
immagini di una realtà fatta di colori e di forme che ci sfuggono nella loro
immediatezza e alterità, «come chi vuol veder sul muro l'ombra del proprio
profilo, in ciò appunto la distrugge». Anche l'arte e la poesia, come la
retorica filosofica, si rivelano infine per quello che sono: fragili orpelli di
cui si orna l'oscurità dell'essere e che ogni linguaggio escogitato dall'uomo
sarà sempre impotente a esprimere. Saggi: “Saggi” (G. Chiavacci, Sansoni,
Firenze); “Scritti scolastici, S. Campailla, Gorizia, Opera grafica e
pittorica, S. Campailla, Gorizia, Il dialogo della salute e altri dialoghi, S. Campailla,
Adelphi, Milano Poesie, S. Campailla, Adelphi, Milano, La Persuasione e la
Rettorica, Vladimiro Arangio-Ruiz, Formiggini, Genova, edizione critica S. Campailla,
Adelphi, Milano poi, con le Appendici critiche, ivi,). Epistolario, S. Campailla,
Adelphi, Milano nuova edizione riveduta e ampliata, ivi, Parmenide ed Eraclito. Empedocle, SE, Milano,
L'anima ignuda nell'isola dei beati. Scritti su Platone, D. Micheletti,
Diabasis, Reggio Emilia, Dialogo della
salute. E altri scritti sul senso dell'esistenza, a cura e con un
saggio introduttivo di G. Brianese, Mimesis, Milano, La melodia del
giovane divino, S. Campailla, Adelphi,
Milano La persuasione e la rettorica,
edizione critica, A. Comincini, Joker. Michelstaedter-Winteler, Appunti per una
biografia di Michelstaedter
Michelstaedter si riferisce, nell'Epistolario, al bonno Isacco Samuele
Reggio, confondendolo con il padre di questo, Abram Vita Reggio S.Campailla, Il segreto di Nadia B.,
Marsilio,. Da articoli di cronaca americani dell'epoca, si apprende che il
suicidio avvenne con un colpo di pistola alla tempia destra. La persuasione e la rettorica35 La persuasione e la rettorica Poesie La persuasione e la rettorica C.
Magris, Un altro mare Il dialogo della salute, Biografie e studi critici
Acciani Antonia, Il maestro del deserto. Carlo Michelstaedter, Progedit, Bari Arbo
Alessandro, Carlo Michelstaedter, Studio Tesi, Pordenone (Civiltà della memoria).
Arbo Alessandro, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana,. Arbo Alessandro, Il suono instabile. Saggi sulla
filosofia della musica nel Novecento, NeoClassica, Roma, Giuseppe Auteri,
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Scrittori giuliani. Michelstaedter, Slataper, Stuparich, Otto/Novecento, Azzate,
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Terme (PD), Francisci); Giuseppe A. Camerino, La persuasione e i simboli.
Michelstaedter e Slataper, Liguori, Napoli Sergio Campailla, Pensiero e poesia
di Carlo Michelstaedter, Patron, Bologna. Sergio Campailla, A ferri corti con la
vita, Comune di Gorizia Sergio Campailla, Controcodice, Edizioni Scientifiche
Italiane, Napoli Valerio Cappozzo, La passione, Les Cahiers d'Histoire de l'Art
nº2, Parigi Valerio Cappozzo, Il percorso universitario di dall'archivio dell'Istituto di Studi
Superiori, in Un'altra società. Carlo
Michelstaedter e la cultura contemporanea, S. Campailla, Marsilio, Venezia,
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dell'autoinganno (Una errata attribuzione di incisione a Carlo Michelstaedter)",
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ma non opposte interpretazioni de «La persuasione e la retorica» di Carlo
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filosofo e l'autoinganno dello scrittore", in Eredità di Carlo Michelstaedter, Forum,
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Storace, AlboVersorio Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Catalogo Vegetti della letteratura fantastica,
Fantascienza. Carlo Raimondo Michelstaedter. Carlo Michelstaedter.
Michelstaedter. Keywords: l’implicatura di Platone. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Michelstaedter: retorica
e persuasione," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library,
Villa Grice, Liguria, Italia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Michelstaedter” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702931681/in/photolist-2mLP3hz-2mLJWVr-2mLGKEB-2mKPR43-2mKkr3W-2mKhebo-2mKfQeg-2mKfn1Z
Grice e
Mieli – l’uccello del paradiso; overo, la lingua perduta del desiderio – la
Paradisaeidae di Swinton -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Grice: “Speranza has
studied this; he calls it ‘Dorothea Oxoniensis,’ and indeed it is a joint
endeavour with C. R. Stevenson – who *knows*!” -- «Spero che la lettura di
questo libro favorisca la liberazione del desiderio gay presso coloro che lo
reprimono e aiuti quegli omosessuali manifesti, che sono ancora schiavi del
sentimento di colpevolezza indotto dalla persecuzione sociale, a liberarsi
della falsa colpa» (Elementi di critica omosessuale. M Attivista e
scrittore italiano, teorico degli studi di genere. È considerato uno dei
fondatori del movimento omosessuale italiano, nonché uno tra i massimi teorici
del pensiero nell'attivismo omosessuale italiano. Legato al marxismo
rivoluzionario, è noto soprattutto come eponimo del Circolo di cultura
omosessuale Mario Mieli e per il suo saggio Elementi di critica omosessuale
pubblicato nella sua prima edizione da Einaudi nel 1977. Mario Mieli
nacque a Milano nel 1952, penultimo dei sette figli di Walter Mieli e di
Liderica Salina. Il padre, ebreo e originario di Alessandria d'Egitto, viveva a
Milano dalla metà degli anni venti e aveva fondato con successo un'azienda di
filati, divenuta in seguito una delle più importanti nella torcitura e nella
lavorazione della seta. La madre, milanese, era insegnante di lingue.
Sposati dal 1936, durante la seconda guerra mondiale i coniugi Mieli erano
sfollati a Lora, frazione di Como. Mario crebbe in questa cittadina, pur
mantenendo forti legami con Milano dove il padre continuava a lavorare e a
risiedere. Il giovane Mario si stabilì definitivamente nel capoluogo
lombardo quando si iscrisse al liceo classico Giuseppe Parini, raggiunto due
anni dopo dalla sorella minore Paola, alla quale fu sempre molto legato. Già in
questi anni diede dimostrazione della sua viva intelligenza e dichiarò la
propria omosessualità. Secondo quanto testimoniato dal compagno Milo De
Angelis, nfondò un circolo di poesia che divenne anche un luogo di incontro per
omosessuali. Fu pienamente coinvolto nella contestazione ed evocò questo
periodo nel suo romanzo autobiografico Il risveglio dei faraoni. A causa
della sua miopia fu esonerato dal servizio militare alla fine del liceo, si
trasferì a Londra per perfezionare l'inglese, come già avevano fatto altri suoi
familiari. Qui frequentò il "Gay Liberation Front" venendo a contatto
con l'attivismo omosessuale nella sua fase più intensa, subito dopo i moti di
Stonewall. Tornato in Italia, fu, insieme ad Angelo Pezzana, tra i soci
fondatori del celebre Fuori! a Torino, prima associazione italiana del
movimento di liberazione omosessuale italiano. Convinto assertore di una
rivoluzione gay in chiave marxista, nel 1974 si allontanò dal Fuori! insieme a
tutta la cellula milanese dell'associazione quando questa si legò al Partito
Radicale. Nello stesso anno fondò a Milano i Collettivi Omosessuali
Milanesi e nel 1976 i Collettivi parteciparono al Festival del proletariato
giovanile di Parco Lambro, dove Mieli lanciò dal palco lo slogan Lotta dura,
Contronatura!. Si laureò in filosofia morale con una tesi, poi pubblicata con
modifiche, da Einaudi con il titolo di Elementi di critica omosessuale e che
divenne un fondamento delle teorie di genere in Italia e, in misura minore,
all'estero, venendo tradotto e pubblicato in inglese nel 1980 con il titolo
Homosexuality and liberation: elements of a gay critique ed in spagnolo con il
titolo Elementos de crítica homosexual dall'editrice Anagrama. Elementi fu uno
dei testi base dei collettivi autonomi gay. Mieli fu uno dei primi a
contestare apertamente le categorie di genere vestendosi quasi sempre con abiti
femminili. Nel frattempo si dedicava al teatro, destando scandalo nella
mentalità dell'epoca con opere come lo spettacolo La Traviata Norma. Ovvero:
Vaffanculo... ebbene sì! Dava volutamente scandalo anche per il modo in cui si
presentava, utilizzò anche immagini e ruoli per portare avanti la propria
battaglia dei diritti individuali inalienabili. Nel corso della sua esistenza,
cercò di superare i limiti, fece uso di droghe e si dette a pratiche sempre più
estreme, inclusa la coprofagia. Durante un viaggio a Londra, Mieli, vicino
già all'antipsichiatria, iniziò a interessarsi di psicoanalisi; ifu nuovamente
arrestato, quando, semi-nudo e in preda a una crisi psichica, fu fermato
nell'aeroporto di Heathrow, in cerca di un poliziotto con cui avere un rapporto
sessuale. Prima venne incarcerato, poi messo nella sezione psichiatrica del
Marlborough Day hospital, assistito dai familiari venuti dall'Italia in attesa
del processo. Venne ricondotto a Milano, dopo la condanna a pagare una
multa, e ricoverato in una clinica psichiatrica per un mese. Una volta dimesso,
su consiglio del suo psicoanalista G. Zapparoli, i genitori gli diedero un
appartamento autonomo. L'anno seguente viaggiò ad Amsterdam e di nuovo a Londra
e si laureò con lode in filosofia. Poco dopo lasciò l'appartamento che gli
avevano trovato e interruppe la terapia psichiatrica. Al V congresso del
Fuori!, che sancì la sua rottura col movimento e con A. Pezzana, Mieli prese la
parola, si dichiarò transessuale e parlò della sua esperienza di malattia
mentale («sono stato definito uno schizofrenico paranoide, sono stato in
ospedale, in manicomio per questo motivo») e di omosessualità. Dopo questo
periodo si dedicò alla stesura degli Elementi di critica omosessuale.
Negli ultimi anni di vita si dedicò all'esoterismo e all'alchimia, abbastanza
isolato dal resto del movimento omosessuale, e lavorando al romanzo Il
risveglio dei faraoni. Morì suicida infilando la testa nel forno della sua
abitazione di Milano dopo un lungo periodo di depressione. Tra i motivi del suo
gesto estremo fu l'ostruzionismo che il padre, influente industriale milanese,
aveva fatto per impedire la pubblicazione della sua ultima opera, Il risveglio
dei faraoni, ritenendolo troppo autobiografico e lesivo dell'onore famigliare.
A lui è intitolato il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli sorto a Roma
nello stesso anno della morte. Il pensiero Il transessualismo universale
Il pensiero di Mario Mieli consiste nel ritenere che ogni persona è
potenzialmente transessuale se non fosse condizionata, fin dall'infanzia, da un
certo tipo di società che, attraverso quella che Mieli chiamava
"educastrazione", costringe a considerare l'eterosessualità come
normalità e tutto il resto come perversione. Per transessualità, non intende
quello che si intende oggi nella comune accezione del termine, ma l'innata
tendenza polimorfa e "perversa" dell'uomo, caratterizzata da una
pluralità delle tendenze dell'Eros e da l'ermafroditismo originario e profondo
di ogni individuo. La liberazione omosessuale in chiave marxista fu tra i
primi studiosi ed attivisti del Movimento di Liberazione Omosessuale Italiano,
accanto a Castellano,Consoli, Modugno e
Pezzana. Tutti partivano dalla certezza che la liberazione
dall'ancestrale omofobia dovesse fondarsi sulla consapevolezza della propria identità,
censurata fin dalla nascita dalla cultura dominante, da loro ritenuta
antropologicamente sessuofoba e pervicacemente omofoba. Da queste basi
partivano per abbattere la discriminazione pluri-secolare nei confronti di chi
non si identificava nella sessualità assiomaticamente definita come naturale e
normale. Abbracciò immediatamente il marxismo, cercando di rimodularlo sulle
istanze della lotta di liberazione ed emancipazione omosessuale e ritenendo la
società capitalista intrinsecamente omofoba. Rilettura della psicanalisi
Negli Elementi di critica omosessuale, volle rielaborare alcuni degli spunti
teorici della teoria della sessualità di Freud, attraverso la lettura che, tra
gli anni Cinquanta e Sessanta, ne aveva fatto
Marcuse. Marcuse, infatti, in opere come “Eros e civiltà e L'uomo a una
dimensione aveva voluto fondere marxismo e psicanalisi. Fu proprio Freud,
infatti, a sostenere che l'orientamento sessuale poteva prendere qualsiasi
"direzione", riconducendo eterosessualità e "omosessualità a semplici
varianti della sessualità umana in senso lato. Una non escluderebbe l'altra, e
anzi, in potenza, tutti saremmo pluri-sessuali, "polimorfi" o, più
semplicemente, bi-sessuali. In base a questa riflessione, riteneva che si
dovesse denunciare come assurda e inconsistente l'opposizione ideologica
"eterosessuale" vs "omosessuale", essendo viziato il
principio stesso di "mono-sessualità". A questa prospettiva
unilaterale, che riteneva incapace di cogliere la natura ambivalente e dinamica
della dimensione sessuale, Mieli ha preferito opporre un principio di eros
libero, molteplice e polimorfo. Per Mieli era tragicamente ridicola «la
stragrande maggioranza delle persone, nelle loro divise mostruose da maschio o
da "donna.” Se il travestito appare ridicolo a chi lo incontra,
tristemente ridicolissima è per il travestito la nudità di chi gli rida in
faccia». Tim Dean, psicoanalista dell'Buffalo, che redasse l'appendice
dell'edizione Feltrinelli di Elementi di critica omosessuale, afferma: «Nel
processo politico di ristrutturazione della società, Mieli non esita a
includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofilia, la necrofilia e
la coprofagia» e «ridefinisce drasticamente il comunismo descrivendolo come
riscoperta dei corpi (...) In questa comunicazione alla Bataille di forme
materiali, la corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie
multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi "i bambini e i nuovi
arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose" annullando
"democraticamente" ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma
anche tra le specie». A questa rivoluzione sociale sono di ostacolo
determinati elementi, ritenuti da Mieli come «pregiudizi di certa canaglia
reazionaria» che, trasmessi con l'educazione, hanno la colpa di «trasformare
troppo precocemente il bambino in adulto eterosessuale». Il tema della
pedofilia Da provocatore dei "benpensanti", quale è stato tutta la
breve vita, facendo esplicitamente riferimento a Freud, Mieli affrontò a modo
suo anche il tema della sessualità infantile, per questo andando incontro a
forti critiche. I bambini, secondo il pensiero di Mieli, potevano
"liberarsi" dai pregiudizi sociali e trovare la realizzazione della
loro "perversità poliforme" grazie ad adulti consapevoli di quanto
sopra asserito: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non
tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano potenzialmente libero.
Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente
rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia
aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro.
Per questo la pederastia è tanto duramente condannata. Essa rivolge messaggi
amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza,
educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società
repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il
periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una
«vita» latente. La pederastia, invece, «è una freccia di libidine scagliata
verso il feto» (Francesco Ascoli)» (Elementi di critica omosessuale).
Nella nota 88 si legge: «Per pederastia intendo il desiderio erotico
degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra
adulti e bambini. Pederastia (in senso proprio) e pedofilia vengono comunemente
usati come sinonimi» (Elementi di critica omosessuale). Il tema
dell'alterazione psichica, della follia Mieli faceva uso di sostanze
stupefacenti, attraverso le quali mirava a superare lo stato di normalità in
cui riteneva le persone intrappolate. Riteneva che nevrosi, follia, paranoia,
delirio e, soprattutto, la schizofrenia, al pari dell'omosessualità fossero
caratteristiche latenti in tutti gli esseri umani e, con riferimento a Jung,
che tali condizioni permettessero «la (ri)scoperta di quella parte di noi che
Jung definirebbe “Anima” oppure “Animus”». In riferimento all'omosessualità,
considerava che potesse essere una porta verso il lato inesplorato della
personalità, in analogia con la follia: “La paura dell’omosessualità che
distingue l’homo normalis è anche terrore della “follia” (terrore di se stesso,
del proprio profondo). Così, la liberazione omosessuale si pone davvero come
ponte verso una dimensione decisamente altra: i francesi, che chiamano folles
le checche, non esagerano». Opere: “Comune futura,” “Elementi di critica
omosessuale, Einaudi, Torino, Elementi di critica omosessuale, G. Barilli e P.
Mieli, Feltrinelli, Milano, Elementi di
critica omosessuale, G. Barilli e Paola Mieli, Feltrinelli, Milano, “Il
risveglio dei faraoni,” preservato da Marc de' Pasquali e Umberto Pasti,
Cooperativa Colibri, Milano, “Il risveglio dei faraoni,” Alfonso Sarrio
Solidago, dR, Milano, “Oro, eros e armonia,”
G. Silvestri e A.Veneziani, Edizioni Croce, Oro, eros e armonia, Gianpaolo
Silvestri e Antonio Veneziani, Edizioni Croce,
“E adesso,” S. Laude, Clichy,
Teatro La Traviata Norma. Ovvero: Vaffanculo... ebbene sì!, Film “Gli
anni amari, regia di A. Adriatico.. T. Giartosio, Perché non possiamo non dirci:
letteratura, omosessualità, mondo, Feltrinelli,
G. Barilli, Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, L. Schettini, Mario
Mieli, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Ideologia. Progetto omosessuale rivoluzionario, in Elementi di
critica omosessuale, Dizionario Biografico degli Italiani, in Treccani,
Trascrizione del suo intervento in congresso nazionale del “Fuori!”, in Fuori!
rancobuffoni/files/pdf/gp_leonardi_mieli.pdf
Mieli, artista contro la violenza, in La Stampa, Elementi di critica omosessuale, Einaudi,
Mario Mieli. Elementi di critica omosessuale. Milano, Einaudi, Estremo e
dimenticato. Storia di un intellettuale provocatore., in Treccani Il tascabile,
Mieli, Mario., Mieli, Paola. e Rossi Barilli, Gianni., Elementi di critica
omosessuale Il risveglio dei Faraoni, in A. Solidago, PRIDE, Milano, dR
Edizioni, Silvestri, Gianpaolo, L'ultimo Mario Mieli: Oro Eros Armonia:
contributi di Ivan Cattaneo e A. Veneziani, 2 ed. riveduta e corretta, Libreria
Croce, De Laude, Silvia,, Mario Mieli: e adesso, A. Pezzana. La politica del corpo. Roma,
Savelli, E. Modugno. La mistificazione eterosessuale. Milano, Kaos. S. Casi.
L'omosessualità e il suo doppio: il teatro di Mario Mieli. Rivista di
sessuologia (numero speciale L'omosessualità fra identità e desiderio,Francesco
Gnerre. L'eroe negato. Milano, Baldini e Castoldi, M. Philopat, Lumi di punk:
la scena italiana raccontata dai protagonisti, Milano, Agenzia, Concetta
D'Angeli, Teatro Talento Tenacia... Mario Mi"Atti&Sipari" Circolo
di cultura omosessuale Mario Mieli Fuori! Marc de' Pasquali Movimento di
liberazione omosessuale Omosessualità Queer Storia dell'omosessualità in Italia
Studi di genere Teoria queer Transessualismo Altri progetti Collabora a
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Commons contiene immagini o altri file su Mario Mieli Biografia, in italiano, su culturagay. Chi
era Mario Mieli (articolo sul gay.tv),
su gay.tv Circolo di cultura omosessuale "Mario Mieli", su
mariomieli.org. Mario Mieli. Mieli. Keywords: l’uccello del paradiso; overo, la
lingua perduta del desiderio. Refs. Luigi Speranza, “Grice e Mieli” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703242528/in/photolist-2mLQCG1-2mLK5uQ
Grice e Miglio – implicatura ligure
– la LIGVRIA e la PADANIA -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Como). Filosofo. Grice: “Berlin, who thought was a philosopher,
ended up lecturing on the history of ideas, i..e. ideology – Miglio defines
ideology so simply that would put Berlin to shame: an ideology is what
politicians propagate to reach or buy consensus!” -- essential Italian philosopher. Sostenitore
della trasformazione dello Stato italiano in senso federale o, addirittura,
confederale, fra gli anni ottanta e i novanta è considerato l'ideologo
della Lega Lombarda, in rappresentanza della quale fu anche senatore, prima di
"rompere" con Umberto Bossi dando vita alla breve stagione del
Partito Federalista. Polo scolastico "Gianfranco Miglio"
ad Adro. Costituzionalista e scienziato della politica, fu senatore della
Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura. Ha insegnato presso
l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ove fu preside della Facoltà
di Scienze politiche dal 1959 al 1989. È stato allievo di Alessandro Passerin
d'Entrèves e Giorgio Balladore Pallieri, sotto la cui docenza si è formato sui
classici del pensiero giuridico e politologico. Colpito da ictusnon si
riprese e morì ottantatreenne nella sua stessa città natale, Como, circa un
anno dopo. Il funerale si tenne a Domaso, sul Lago di Como, comune d'origine
del padre e sede di una villa nella quale il professore si rifugiava spesso; in
seguito Miglio è stato tumulato nel locale cimitero, a fianco dei membri della
sua famiglia. Laureatosi in Giurisprudenza all'Università Cattolica
con la tesi, “Origini e i primi sviluppi delle dottrine giuridiche internazionali
pubbliche nell'età moderna”, evitò l'arruolamento per la Seconda guerra
mondiale a causa di un difetto uditivo congenito, e poté divenire assistente
volontario alla cattedra di Storia delle dottrine politiche, che d'Entreves
tenne sino alla fine degli anni quaranta nella medesima università.
Libero docente, si dedicò negli anni cinquanta allo studio delle opere di
storici e giuristi, soprattutto tedeschi: dai quattro volumi del Deutsche
Genossenschaftsrecht di Otto Von Gierke, ai saggi di storia amministrativa di
Otto Hintze, alcuni dei quali, negli anni seguenti, vennero tradotti in
italiano dal suo allievo e ferrato germanista Schiera (O. Hintze, Stato e società,
Zanichelli). Fu di quegli anni l'incontro di Miglio con l'immensa
produzione scientifica di Weber: il professore comasco fu uno dei primi ad aver
studiato a fondo “Economia e Società”, l'opera più importante del sociologo
tedesco che era stata completamente trascurata in Italia. Sviluppo del
lavoro scientifico Miglio storico dell'amministrazione Alla fine degli anni
cinquanta, Miglio fondò con il giurista Feliciano Benvenuti l'ISAP Milano
(Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica), ente pubblico
partecipato da Comune e Provincia di Milano, di cui ricopri per alcuni anni la
carica di vicedirettore. In un saggio memorabile intitolato Le origini della
scienza dell'amministrazione, il professore comasco descriveva con elegante
chiarezza le radici storiche della disciplina. L'interesse per il campo
dell'amministrazione era dovuto in quegli anni alle politiche pianificatrici
che gli stati andavano conducendo per l'incremento della crescita
economica. La Fondazione italiana per la storia amministrativa Ben presto
Miglio sentì tuttavia l'esigenza di studiare in modo più sistematico la storia
dei poteri pubblici europei e, negli anni sessanta, costituì la Fondazione
italiana per la storia amministrativa: un istituto le cui ricerche vennero
condotte con rigoroso metodo scientifico. A tal proposito, il professore aveva
appositamente preparato per i collaboratori della fondazione uno schema di
istruzioni divenuto famoso per chiarezza e organicità. In realtà, fondando la
F.I.S.A. Miglio si era posto l'ambizioso obiettivo di scrivere una storia
costituzionale che prendesse in esame le amministrazioni pubbliche
esistite in luoghi e tempi diversi: in tal modo egli sarebbe riuscito a
tracciare una vera e propria tipologia delle istituzioni dal medioevo all'età
contemporanea, al cui interno sarebbero stati indicati i tratti distintivi o,
viceversa, gli elementi comuni di ogni potere pubblico. Ma v'era un'altra
ragione che aveva indotto Miglio a studiare i poteri pubblici in un'ottica,
come scriveva lui stesso, analogico-comparativa. Servendosi di un metodo
scientifico che Hintze aveva parzialmente seguito nella prima metà del
Novecento, il professore comasco intendeva definire l'evoluzione storica dello
stato moderno, storicizzando in tal modo le stesse istituzioni contemporanee.
La fondazione pubblicava tre collezioni: gli Acta italica, l'Archivio (diviso
in due collane: la prima riguardante ricerche e opere strumentali, la seconda
dedicata alle opere dei maggiori storici dell'amministrazione) e gli Annali.
Tra i più autorevoli lavori storici pubblicati nell'Archivio, si ricordano il
volume sui comuni italiani di Goetz e il famoso saggio di Vaccari sulla
territorialità del contado medievale. Nella prima serie alcuni giovani studiosi
poterono invece pubblicare le loro ricerche di storia delle istituzioni:
Gabriella Rossetti, allieva dello storico Cinzio Violante, vi diede alle stampe
un approfondito studio sulla società e sulle istituzioni nella Cologno Monzese
dell'Alto Medioevo; Adriana Petracchi pubblicò la prima parte di
un'interessante ricerca sullo sviluppo storico dell'istituto dell'intendente
nella Francia dell'ancien régime; occorre inoltre ricordare il poderoso volume
di Pierangelo Schiera sul cameralismo tedesco e sull'assolutismo nei maggiori
stati germanici. Su tutt'altro piano si poneva invece la collezione della
F.I.S.A. denominata Acta italica: al suo interno dovevano essere pubblicati i
documenti relativi all'amministrazione pubblica degli stati italiani
preunitari: è probabile che l'ispirazione per quest'ultima serie fosse
venuta a Miglio dallo studio delle opere di Hintze: verso la fine del XIX secolo,
lo storico tedesco aveva infatti scritto alcuni saggi sull'amministrazione
prussiana pubblicandoli negli Acta borussica, un'autorevole collana che
raccoglieva le fonti storiche dello stato degli Hohenzollern. L'edizione
dei lavori della commissione Giulini Tra i volumi degli Acta italica, occorre
ricordare l'edizione dei lavori della Commissione Giulini curata da Nicola
Raponi nel 1962, uno studio cui Miglio tenne molto e di cui si servì, molti
anni dopo, per la stesura del celebre saggio su “Vocazione e destino dei lombardi”
(in La Lombardia moderna, Electa,
ripubblicato in Miglio, Io, Bossi e la Lega, Mondadori). La commissionei cui
lavori avevano avuto luogo a Torino sotto la presidenza del nobile milanese
Cesare Giulini della Portaaveva il compito di elaborare progetti di legge che
sarebbero entrati in vigore in Lombardia nel periodo immediatamente successivo
alla guerra. Cavour, che in quegli anni ricopriva la carica di primo ministro,
voleva che il governo, nel sancire l'annessione dei nuovi territori al Piemonte
di Vittorio Emanuele, mantenesse separati gli ordinamenti amministrativi delle
due regioni, lasciando che in Lombardia continuassero a sussistere una parte
delle istituzioni austriache esistenti. Il saggio Le contraddizioni dello
stato unitario Nel saggio magistrale Le contraddizioni dello stato unitario scritto
in occasione del convegno per il centenario delle leggi di unificazione, Miglio
prese in esame gli effetti devastanti che l'accentramento amministrativo aveva
provocato nel sistema politico italiano. La classe politica italiana non fu
capace di elaborare un ordinamento amministrativo che consentisse allo stato di
governare adeguatamente un territorio esteso dalle Alpi alla Sicilia.
Ricorrendo a una felice similitudine, il professore scrisse che la scelta di
estendere le norme piemontesi a tutta Italia fu come "far indossare a un
gigante il vestito di un nano". Secondo Miglio, i nostri "padri della
patria", spaventati dalle annessioni a cascata e dalle circostanze
fortunose in cui era avvenuta l'unificazione, preferirono conservare
ottusamente gli istituti piemontesi, costringendo la stragrande maggioranza
degli italiani ad essere governati da istituzioni che, oltre ad essere
percepite come "straniere", si rivelarono palesemente inefficienti.
Nel saggio, Miglio aveva però messo in luce un altro dato fondamentale; il
professore scrisse che il paese, quantunque fosse stato formalmente unito dalle
norme piemontesi, continuò nei fatti a restare diviso ancora per molti anni: le
leggi, che il Parlamento emanava dalle Alpi alla Sicilia, venivano infatti
interpretate in cento modi diversi nelle regioni storiche in cui il Paese
continuava, nonostante tutto, ad essere naturalmente articolato. Era il
federalismo che, negato alla radice dalla classe politica liberal-nazionale in
nome dell'unità, si prendeva ora la rivincita traducendosi in forme evidenti di
"criptofederalismo".[senza fonte] Sono inoltre fondamentali,
nella sua formazione i saggi di Brunner. Di Brunner fa tradurre svariati saggi,
“Per una nuova storia costituzionale e sociale” (Vita e Pensiero), ma promosse
anche la pubblicazione dell'opera monumentale Land und Herrschaft: in questo
lavorouscito per la prima volta Brunner aveva preso in esame la costituzione
materiale degli ordinamenti medievali, ponendo in evidenza i numerosi elementi
di diversità tra la civiltà dell'età di mezzo e quella moderna, soprattutto nel
modo di concepire il diritto. La traduzione di Land und Herrschaft,
affidata inizialmente alle cure di Emilio Bussi, sarebbe dovuta comparire
nell'elegante collana della F.I.S.A. già negli anni sessanta. Interrotto negli
anni seguenti, il lavoro venne invece portato a compimento solo nei primi anni
ottanta dagli allievi Pierangelo Schiera e Giuliana Nobili. Pubblicato da
Giuffré con il titolo di "Terra e potere", il capolavoro di Brunner
apparve negli Arcana imperii, la collana di scienza della politica di cui
Miglio era divenuto direttore nei primi anni Ottanta. Il professore comasco si
occupò inoltre dei contributi recati alla scienza dell'amministrazione da parte
di altri due storici e giuristi tedeschi: Lorenz Von Stein e Rudolf
Gneist. La chiusura della FISA Negli anni Settanta la F.I.S.A. dovette
chiudere i battenti per mancanza di fondi. Il professor Miglio, ricordando
a distanza di tempo la fine di quell'autorevole collana di storia delle
istituzioni, ne espose le ragioni con un breve commento: "Malgrado la sua
efficienza, la F.I.S.A. ebbe vita breve: gli enti che provvedevano al suo
finanziamento, non scorgendo l'utilità "politica" immediata della sua
attività, strinsero i cordoni della borsa". Miglio scienziato della
politica e costituzionalista Negli anni ottanta, il degenerarsi del clima
politico in Italia indusse il professor Miglio ad occuparsi di riforme istituzionali;
egli intendeva contribuire in tal modo alla modernizzazione del paese. Fu così
che, raggruppando un gruppo di esperti di diritto costituzionale e
amministrativo stese un organico progetto di riforma limitato alla seconda
parte della costituzione. Ne uscirono due volumi che, pubblicati nella collana
Arcana imperii, vennero completamente trascurati dalla classe politica
democristiana e socialista. Tra le proposte più interessanti avanzate dal
"Gruppo di Milano"così venne definito il pool di professori
coordinati da Migliov'era il rafforzamento del governo guidato da un primo
ministro dotato di maggiori poteri, la fine del bicameralismo perfetto con
l'istituzione di un senato delle regioni sul modello del Bundesrat tedesco, ed
infine l'elezione diretta del primo ministro da tenersi contemporaneamente a
quella per la camera dei deputati. Secondo il gruppo di Milano, queste e
numerose altre riforme avrebbero garantito all'Italia una maggiore stabilità
politica, cancellando lo strapotere dei partiti e salvaguardando la separazione
dei poteri propria di uno stato di diritto. Diversamente dalla F.I.S.A., la
collana Arcana imperii era incentrata esclusivamente sullo studio scientifico
dei comportamenti politici. Il citato volume di Brunner costituì pertanto
un'eccezione perché, come si è avuto modo di accennare, esso doveva essere
pubblicato negli eleganti volumi della F.I.S.A. già negli anni sessanta.
All'interno della collana Arcana imperii vennero invece inseriti saggi e
contributi di psicologia politica, di etologia, di teoria politica, di
economia, di sociologia e di storia. Intende costituire un vero e proprio
laboratorio dove lo scienziato della politica, servendosi dei risultati portati
alla disciplina dalle diverse scienze sperimentali, e in grado di conseguire
una formazione che si ponesse all'avanguardia. Vi vennero pubblicati più di
trenta saggi. Si ricordano, tra gli altri: il saggio di L. Ornaghi sulla
dottrina della corporazione nel ventennio fascista, l'edizione degli scritti
schmittiani su Hobbes, la pubblicazione interrotta
di alcune opere di Stein, il trattato di diritto costituzionale di Smend. Degni
di nota anche i saggi di Mises e Hayek. I saggi di squisita fattura, non
poterono tuttavia eguagliare l'elegante veste tipografica di quelli pubblicati
dalla F.I.S.A., ed un identico destino parve accomunare le due collane: anche
in questo caso, e infatti costretto a sospendere le pubblicazioni. Alla sua
formazione contribuirono i saggi di Stein e Schmitt sulle categorie del
politico. In ogni comunità sono presenti due realtà irriducibili: lo “stato” e
la “società”. La società è il terreno della libera iniziativa, ove gli uomini
forti vincono sui deboli e tentano di stabilizzare le loro posizioni attraverso
l'ordinamento giuridico. Lo stato è invece il luogo ove regna il principio di
uguaglianza. Lo stato italiano o non può che identificarsi con la monarchia. Il
re d’Italia è infatti l'unica autorità in grado di intervenire a sostegno dei
più deboli. Un monarca, attraverso il potere di ordinanza, e in grado di
modificare la costituzioni giuridiche cetuali all'interno del suo territorio,
una politica che il re d’Italia puo condurre in porto non senza grosse
difficoltà, a vantaggio del BENE COMUNE. Questo e accaduto nel granducato di
Toscana e in Lombardia. Quando si sostene che il ruolo dello stato italiano
dove “contro-bilanciare” quello della “società”, si ha in mente il riformismo
illuminato. Ma la sua filosofia si pone all'interno di uno “stato liberale” e
parte dal presupposto che la monarchia, lungi dall'essere un potere assoluto,
dove comunque fare i conti con il potere della “società” attestato nel
parlamento. La omunità prospera solo quando “stato” e “società” sono in
equilibrio, ugualmente vitali ed operanti. Una comunità e dominata da due
realtà irriducibili. Lo stato italiano è una realtà storica inserita nel tempo
e, come tutte le creature e specie viventi, destinata a decadere, a scomparire
ed essere sostituita da altre forme di aggregazione politica. La società non e
solo economico-giuridica. E senza dubbio decisivo l'incontro con Schmitt, i cui
saggi sono trascurate dagli intellettuali italiani. L'aiuto che Schmitt presta
al regime hitleriano, in particolare nel sostenere la legalità delle leggi
razziali in un sistema di diritto internazionale, sono più che sufficienti per
oscurare in Italia la sua imponente produzione. I rapporti di Schmitt con il
nazismo sono di breve durata. Prende definitivamente le distanze da Hitler. Di
Schmitt apprezza i saggi di scienza politica e di diritto internazionale. Cura
assieme a Schiera l'edizione italiana di alcuni saggi pubblicati dal Mulino con
il titolo “Le categorie del politico”. Nella prefazione, si sofferma sui
decisivi contributi portati da Schmitt alla scienza politologica.
L'antologia desta scalpore nel mondo accademico. Bobbio sostenne che
destabilizza la sinistra italiana". È dall'incontro con la produzione di
Schmitt che riusce quindi a fabbricarsi gli strumenti per costruire una parte
importante del suo modello sociologico. L’essenza del politico è fondata sul conflitto
tra amico e nemico. E uno scontro all'ultimo sangue perché la guerra politica
porta normalmente all'eliminazione fisica dell'avversario. L’esempio più
emblematico di scontro politico fosse la guerra civile nella storia dell aroma
antica -- tra fazioni partigiane. Qui il tasso di conflittualità tra amico
(Catone) e nemico (Giulio Cesare) è sempre stato altissimo. Chi ha lo stesso
amico non può che avere lo stessi nemico del proprio compagno di lotta. Si crea
la solidarietà tra due membri (un gruppo) che è decisivo nella guerra
contro l’altro gruppo di nemici. Il rapporto politico è sempre esclusivo. Marca
l'identità del gruppo in opposizione a quella degli altri. L’avvento dello
stato italiano portato a due risultati di eccezionale portata storica. Primo:
la fine della guerre civile all'interno del territorio (le faide e le guerre confessionali)
con l'annientamento del ruolo politico detenuto sino a quel momento dalle
fazioni in lotta (dai partiti confessionali ai ceti). Da quel momento il
sovrano e il supremo garante dell'ordine all'interno dello stato, territorio
sempre più esteso ch'esso governa servendosi di un apparato amministrativo
regolato dal diritto. Il secondo grande risultato e per certi versi una
conseguenza del primo: l'avvento dello stato porta all'erezione di un sistema
di diritto pubblico europeo (ius publicum europeum) assolutamente vincolante
per i paesi che vi aderirono. Anche in questo caso, il tasso di politicità
(cioè l'aggressività delle parti in lotta, gli stati) venne fortemente
limitato. La guerra legittima, intraprese solo dagli stati, vennero condotte da
quel momento in base alle regole dello ius publicum europaeum. Si tratta quindi
di un conflitto a basso tasso di politicità, non foss'altro perché la vittoria
di una delle parti in lotta non puo portare in alcun modo all'annientamento
dell'avversario, il cui diritto di esistenza era tutelato dal diritto e
accettato da tutti gli stati. La crisi dello ius publicum europaeum,
divenuta palese alla fine della Grande Guerrae acuitasi ulteriormente con lo
scoppio delle guerre partigiane nei decenni successivi, resero palese a lui la
fine della regle de droit su cui si e fondato l'universo giuridico occidentale
nei rapporti internazionali tra stati sovrani. La guerra civile e, in modo
particolare, l'estrema politicizzazione avvenuta durante le guerre mondiali con
la criminalizzazione degli avversari lo persuasero che la fine dello ius
publicum europaeum era ormai compiuta. In questo, vide soprattutto il
fallimento della civiltà giuridica occidentale nel suo supremo tentativo di
fondare i rapporti umani unicamente sulle basi del diritto. Prende atto
della fine dello ius publicum europaeum ma non crede che tale processo segna la
fine del diritto e la vittoria definitiva delle leggi aggressive della
politica. Fondando il suo originale modello sociologico, sostenne che la
comunità e sempre rette su due tipi di rapporti: l'obbligazione politica e il
contratto-scambio. Lo stato e un autentico capolavoro perché, apportando un
contributo decisivo alla sua costituzione, il giurista e riuscioi a regolare la
politica inserendola in una norma fondata sulla RAZIONALITA del diritto,
sull'IM-PERSONALINTA del comando e sui concetti di CON-TRATTO e rappresentanza
-- elementi appartenenti alla sfera del contratto/scambio. Il crollo dello
ius publicum europeum ha però messo in crisi la stessa impalcatura su cui si
regge lo stato, che ora dimostra tutta la sua storicità. Non rimane legato
all'idea dell'organizzazione statale. La civiltà occidentale, stesse
attraversando una fase di transizione al termine della quale lo stato e probabilmente
sostituito da altre forme di comunità ove obbligazione politica e
contratto/scambio si reggeranno in un nuovo equilibrio. Lo stato e e giunto al
capolinea. Il progresso tecnologico e, in modo particolare, il più alto livello
di ricchezza cui erano giunti i paesi occidentali lo convinsero che negli anni
successivi sono avvenuti cambiamenti di portata radicale, tali da coinvolgere
anche la costituzione degli ordinamenti politici. Lo stato ha difficoltà nel
garantire servizi efficienti alla popolazione. Ciascun cittadino, vedendo
accresciuto il proprio tenore di vita in forza dell'economia di mercato,
sarà infatti portato ad avere sempre meno fiducia nei lenti meccanismi della
burocrazia pubblica, ch'egli riterrà inadeguata a soddisfare i suoi standard di
vita. L'elevata produttività dei paesi avanzati e la vittoria definitiva
dell'economia di mercato su quella pubblica porterà in altri termini a nuove
forme di aggregazione politica al cui interno i cittadini saranno desti contare
in misura molto maggiore rispetto a quanto non lo siano oggi nei vasti stati in
cui si trovano inseriti. Secondo il professore gli stati democratici, ancora
fondati su istituti rappresentativi risalenti all'Ottocento, non riusciranno
più a provvedere agli interessi della civiltà tecnologica del secolo XXI. Con
il crollo del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, si creano in altri
termini le premesse perché la politica cessi di ricoprire un ruolo primario
nelle comunità umane e venga invece subordinata agli interessi concreti dei
cittadini, legati alla logica di mercato. La fine degli stati moderni
porterà secondo Miglio alla costituzione di comunità neofederali dominate non
più dal rapporto politico di comando-obbedienza, bensì da quello mercantile del
contratto e della mediazione continua tra centri di potere diversi: sono i
nuovi gruppi in cui sarà articolato il mondo di domani, corporazioni dotate di
potere politico ed economico al cui interno saranno inseriti gruppi di
cittadini accomunati dagli stessi interessi. Secondo il professore, il mondo
sarà costituito da una società pluricentrica, ove le associazioni territoriali
e categoriali vedranno riconosciuto giuridicamente il loro peso politico non
diversamente da quanto avveniva nel medioevo. Di qui l'appello a riscoprire i
sistemi politici anteriori allo stato, a riscoprire quel variegato mosaico
medievale costituito dai diritti dei ceti, delle corporazioni e, in particolar
modo, delle libere città germaniche. Il professore studiò a fondo gli
antichi sistemi federali esistiti tra il medioevo e l'età moderna: le
repubbliche urbane dell'Europa germanica tra il XII e il XIII secolo, gli
ordinamenti elvetici d'antico regime, la Repubblica delle Province Unite e, da
ultimo, gli Stati Uniti. Ai suoi occhi, il punto di forza risiedeva
precisamente nel ruolo che quei poteri pubblici avevano saputo riconoscere alla
società nelle sue articolazioni corporative e territoriali. Miglio dedicò i
suoi ultimi anni allo studio approfondito di questi temi, progettando di scrivere
un volume intitolato l'Europa degli Stati contro l'Europa delle città. Il libro
è rimasto incompiuto per la morte del professore. L'impegno politico
diretto e il federalism. S iscrisse alla neonata Democrazia Cristiana, che
lascia quando divenne preside della Facoltà di Scienze politiche
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Miglio rimase comunque
legato culturalmente alla DC fnell'immediato domani della Liberazione, fu tra i
fondatori, a Como, del movimento federalista “Il Cisalpino”, con altri docenti
dell'Università Cattolica di Milano. Ispirato alle idee di Carlo Cattaneo, il
programma del “Cisalpino” prevedeva la suddivisione del territorio italiano su
base cantonale, secondo il modello svizzero, con la costituzione di tre grandi
macro-regioni (“nord”, “sud” e “centro”). Il suo nome e proposto per il
conferimento del titolo di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica
Italiana, ma una volta informato del fatto rifiuta di accettare l'onorificenza,
che venne annullata con un successivo decreto presidenziale. Si avvicina alla
Lega Nord. Eletto al Senato della Repubblica come indipendente nelle liste
della “lega nord” “lega lombarda” (da allora a lui fu attribuito l'appellativo
lombardo di Profesùr) lavora per il partito con l'intento di farne un'autentica
forza di cambiamento. Elabora un progetto di riforma federale fondato sul
ruolo costituzionale assegnato all'autorità federale e a quella delle tre macro-regioni
o cantoni (del Nord o, “Padania”, del Centro o Etruria, del Sud o Mediterranea,
oltre alle cinque regioni a statuto speciale). Questa architettura
costituzionale prevedeva l'elezione di un governo direttoriale composto dai
governatori delle tre macroregioni, da un rappresentante delle cinque regioni a
statuto speciale e dal presidente federale. Quest'ultimo, eletto da tutti i
cittadini in due tornate elettorali, avrebbe rappresentato l'unità del
paese. I puntisalienti del progetto, esposti nel decalogo di Assago vennero
fatti propri dalla Lega Nord solo marginalmente: il segretario federale,
Umberto Bossi, preferì infatti seguire una politica di contrattazione con
lo stato centrale che mirasse al rafforzamento delle autonomie regionali.
Il dissenso di Miglio, iniziato al congresso leghista di Assago, si acuì dopo
le elezioni politiche, dove fu rieletto al Senato, quando il professore si
disse non d'accordo sia ad allearsi con Forza Italia, sia a entrare nel primo
governo Berlusconi. Soprattutto Miglio non gradì che per il ruolo di ministro
delle Riforme istituzionali fosse stato scelto Francesco Speroni al suo
posto. Bossi reagì spiegando: «Capisco che Miglio sia rimasto un po'
irritato perché non è diventato ministro, ma non si può dire che non abbiamo
difeso la sua candidatura. Il punto è che era molto difficile sostenerla,
perché c'era la pregiudiziale di Berlusconi e di Fini contro di lui. Di fatto,
il ministero per le Riforme istituzionali a lui non lo davano. (Se Miglio vorrà
lasciare la strada della Lega, libero di farlo. Ma vorrei ricordargli che è
arrivato alla Lega nel '90 e che, a quell'epoca, il movimento aveva già
raggranellato un sacco di consiglieri regionali». In conclusione per Bossi,
Miglio «pare che ponga solo un problema di poltrone e la difesa del federalismo
non è questione di poltrone». In aperto dissidio con Bossi, lascia la Lega Nord
dicendo di Bossi. Spero proprio di non rivederlo più. Per Bossi il federalismo
è stato strumentale alla conquista e al mantenimento del potere. L'ultimo suo
exploit è stato di essere riuscito a strappare a Berlusconi cinque ministri.
Tornerò solo nel giorno in cui Bossi non sarà più segretario». Nonostante
ciò, moltissimi militanti e sostenitori leghisti continuarono a provare grande
simpatia e ammirazione per il professore e per le sue teorie. Alcuni dirigenti
della Lega tennero comunque vivo il dialogo con Miglio, in particolar modo
Giancarlo Pagliarini, Francesco Speroni e il presidente della Libera compagnia
padana Gilberto Oneto, al quale il professore era particolarmente legato. In
particolare Miglio fu in stretti rapporti con l'ex deputato leghista Luigi
Negri, col quale fondò il Partito Federalista. Eletto ancora una volta al
Senato, nel collegio di Como per il Polo per le Libertà, iscrivendosi al gruppo
misto. Negli anni in cui la Lega si spostò su posizioni indipendentiste,
il professore si riavvicinò alla linea del partito, sostenendo a più riprese la
piena legittimità del diritto di secessione della Padania dall'Italia come
sottospecie del più antico diritto di resistenza medievale. Miglio e la
mafia Nella sua originale riflessione sul contrasto tra i regimi giuridici
"freddi" e "caldi" Miglio sostenne la necessità di
sviluppare, all'interno delle diverse società e culture, ordini giuridici in
grado di rispondere alle specifiche esigenze. In maniera provocatoria, egli
giunse a dichiararsi favorevole al «mantenimento anche della mafia e della
'ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del
comando. Che cos'è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non
voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un'assurdità. C'è anche
un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna
partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di
essere costituzionalizzate». La sua riflessione puntava a cogliere quali
fossero le ragioni profonde alla base di mafia, camorra e 'ndrangheta (insieme
a ciò che genera il consenso attorno a queste organizzazioni criminali), perché
solo istituzioni che sono in sintonia con la comunitànel caso specifico, che
non dimentichino la centralità del rapporto personale piuttosto che impersonale
nella società meridionalepossono creare una vera alternativa al
presente. Altre saggi: “La controversia sui limiti del commercio neutrale:
ricerche sulla genesi dell'indirizzo positivo nella scienza del diritto delle
genti,” Milano, Ispi, “La crisi dell'universalismo politico medioevale e la
formazione ideologica del particolarismo statuale moderno,” in: "Pubbl. Fac.
giurispr. Univ. Padova", “La struttura ideologica della monarchia greca
arcaica ed il concetto "patrimoniale" dello Stato nell'eta antica,
in: "Jus. Rivista di scienze giuridiche", “Le origini della scienza
dell'amministrazione, Milano, Giuffrè,
“L'unità fondamentale di svolgimento dell'esperienza politica
occidentale, in: "Rivista internazionale di scienze sociali", “I
cattolici di fronte all'unità d'Italia, in: "Vita e pensiero",
“L'amministrazione nella dinamica storica, in: Istituto per la Scienza
dell'Amministrazione Pubblica, Storia Amministrazione Costituzione, Bologna, Il
Mulino, Le trasformazioni dell'attuale regime politico, in: "Jus. Rivista
di scienze giuridiche", “ Il ruolo del partito nella trasformazione del
tipo di ordinamento politico vigente. Il punto di vista della scienza della
politica, Milano, La nuova Europa editrice, L'unificazione amministrativa e i
suoi protagonisti, Vicenza, Neri Pozza, La trasformazione delle università e
l'iniziativa privata, in: Atti del I Convegno su: Università: problemi e
proposte, promosso dal Rotary Club di Milano-Centro Una Costituzione in
"corto circuito", in: "Prospettive nel mondo", Ricominciare
dalla montagna. Tre rapporti sul governo dell'area alpina nell'avanzata eta
industriale, Milano, Giuffrè, La
Valtellina. Un modello possibile di integrazione economica e sociale, Sondrio,
Banca Piccolo Credito Valtellinese, Utopia e realtà della Costituzione, in
"Prospettive del mondo", Posizione del problema. Ciclo storico e
innovazione scientifico-tecnologica. Il caso della tarda antichità, in
Tecnologia, economia e società nel mondo romano. Atti del Convegno di Como,
Como, Genesi e trasformazioni del termine-concetto Stato, in Stato e senso
dello Stato oggi in Italia. Atti del Corso di aggiornamento culturale
dell'Università cattolica, Pescara, Milano, Vita e pensiero, Guerra, pace,
diritto. Una ipotesi generale sulle regolarità del ciclo politico, in: Umberto
Curi, Della guerra, Venezia, Arsenale, Una repubblica migliore per gli
italiani. Verso una nuova costituzione, Milano, Giuffrè, Le contraddizioni interne del sistema
parlamentare-integrale, in: "Rivista italiana di Scienza Politica",
Considerazioni sulle responsabilità, in: "Synesis, periodico dell'Associazione
italiana centri culturali", Le regolarità della politica. Scritti scelti
raccolti e pubblicati dagli allievi, Milano, Giuffrè, Il nerbo e le briglie del potere. Scritti
brevi di critica politica, Milano, Edizioni del Sole 24 ore, Una Costituzione
per i prossimi trent'anni. Intervista sulla terza Repubblica, Roma-Bari,
Laterza, Per un'Italia federale, Milano, Il Sole 24 ore, Come cambiare. Le mie
riforme, Milano, Mondadori, Italia. Così è andata a finire, con "Il Gruppo
del lunedì", Collezione Frecce, Milano, A. Mondadori, ed. Oscar Saggi, Disobbedienza
civile, Milano, A. Mondadori, Io, Bossi
e la Lega. Diario segreto dei miei quattro anni sul Carroccio, Milano, A.
Mondadori, Come cambiare. Le mie riforme per la nuova Italia, Milano, A.
Mondadori, Modello di Costituzione Federale per gli italiani, Milano,
Fondazione per un'Italia Federale, Federalismi falsi e degenerati, Milano,
Sperling & Kupfer, Federalismo e secessione. Un dialogo, con Augusto
Antonio Barbera, Milano, A. Mondadori, Padania, Italia. Lo stato nazionale è
soltanto in crisi o non è mai esistito?, con M. Veneziani, Firenze, Le Lettere,
Le barche a remi del Lario. Da trasporto, da guerra, da pesca, e da diporto,
con Massimo Gozzi e Gian Alberto Zanoletti, Milano, Leonardo arte, L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese
con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, Vicenza, N. Pozza, L'Asino
di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro
destino. Nuova edizione, pref. di Roberto Formigoni, postf. di Sergio Romano, Varese,
Edizioni Lativa, Gianfranco Miglio: un uomo libero, coll. Quaderni Padani, La
Libera Compagnia Padana, Novara, Un Miglio alla libertà, audiolibro, coll.
Laissez Parler, Treviglio, La Libera Compagnia PadanaLeonardo Facco Editore); li
articoli, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara,Gianfranco le
interviste, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara, L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese
con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, pref. di Roberto Formigoni,
coll. I libri di LiberoMiglio n. 1, Firenze, Editoriale Libero); “Padania,
Italia. Lo stato nazionale è soltanto in crisi o non è mai esistito?” (Firenze,
Libero); “Federalismo e secessione. Un dialogo, con Augusto Antonio Barbera,
coll. I libri di LiberoMiglio n. 4, Firenze, Editoriale Libero, Disobbedienza
civile, coll. I libri di Libero; Firenze, Editoriale Libero, La controversia
sui limiti del commercio neutrale fra Giovanni Maria Lampredi e Ferdinando
Galiani, pref. di Lorenzo Ornaghi, Torino, Aragno, Gianfranco Miglio: scritti brevi, interviste,
coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara, Lezioni di politica.
Storia delle dottrine politiche. Scienza della politica” (Bologna, Il Mulino); D.
Bianchi e A. Vitale, Bologna, Il
Mulino,Discorsi parlamentari, con un saggio di Claudio Bonvecchio, Senato della
Repubblica, Archivio storico, Bologna, Mulino,
L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di
cambiare il loro destino -- Opere scelte” (Milano, Guerini); Considerazioni
retrospettive e altri scritti, coll. Opere scelte, Milano, Guerini e
Associati, Lo scienziato della politica,
coll. Opere scelte di Gianfranco Miglio, a cura e con intr. di Stefano Bruno
Galli, Milano, Guerini,.Guerra, pace, diritto, La Nuova Guerra, [S.l.Milano],
Editrice La Scuola, 1 Scritti politici, Luigi Marco Bassani, coll. I libri del
Federalismo, Roma, Pagine, Modello di Costituzione Federale per gli italiani” (Torino,
G. Giappichelli); “La Padania e le grandi regioni, L'unità economico-sociale
della Padania” (Fano, Associazione Gilberto Oneto); “Il Cerchio,.C. Schmitt.
Saggi, D. Palano, Brescia, Scholé
Morcelliana); “Le origini e i primi sviluppi delle dottrine giuridiche
internazionali pubbliche” (Torino, Aragno); “Vocazione e destino dei Lombardi”
(S.l.Milano); “Regione Lombardia, Prefazioni Gilberto Oneto, Bandiere di
libertà: Simboli e vessilli dei Popoli dell'Italia settentrionale. In appendice
le bandiere dei popoli europei in lotta per l'autonomia, Effedieffe, Milano,
Gianfranco Morra, Breve storia del pensiero federalista” (Milano, Mondadori);
“Governo della Padania, Manuale di resistenza fiscale” (Gallarate, Gilberto
Oneto, “Croci draghi aquile e leoni. Simboli e bandiere dei popoli
padano-alpini; Roberto Chiaramonte EditoreLa Libera Compagnia Padana,
Collegno); A. Sensini, Prima o seconda Repubblica? A colloquio con A. Bozzi e
Gianfranco Miglio, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, L. Ornaghi e A.
Vitale, Multiformità e unità della politica. Atti del Convegno tenuto in
occasione del compleanno, Milano, Giuffrè, Giorgio Ferrari, “Storia di un
giacobino nordista” (Milano, Liber internazionale); M. Bevilacqua, “Insidia mito
e follia nel razzismo”; "Il rinnovamento", A. Campi, “Figure e temi
del realismo politico europeo, Firenze, Akropolis/La Roccia di Erec, G. Capua,
Scienziato impolitico” (Soveria Mannelli (Catanzaro), Rubbettino, Alessandro
Vitale, La costituzione e il cambiamento internazionale. Il mito della
costituente, l'obsolescenza della costituzione e la lezione dimenticata, Torino,
CIDAS, Luca Romano, Il pensiero federalista una lezione da ricordare. Atti del
Convegno di studi, Venezia, Sala del Piovego di Palazzo Ducale, Venezia,
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Miglio costituzionalista, Rivista di politica: trimestrale di studi, analisi e
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Rubbettino. Damiano Palano, Il cristallo dell'obbligazione politica in ID.,
Geometrie del potere. Materiali per la storia della scienza politica italiana,
Milano, Vita e Pensiero. Maroni: voglio riprendere l'eredità di Gianfranco
MiglioMiglioVerde, su miglioverde.eu. Bossi a sorpresa al convegno su Miglio a
Domaso:"Un grande"Ciao Como, su Ciao Como, la Repubblica/politica: È
morto su repubblica. Ticinonline COMO: Lunedì a Domaso i funerali. Riletture. Ariannaeditrice.
il ricordo. Terre di Lombardia, su terredilombardia.info. Francesco
D'Alessandro, Cristianesimo e cultura politica: l'eredità di otto illustri
testimoni, Paoline, Gianfranco Morra, La vita e le opere, La Voce di Romagna, 8
agosto 5. Il silenzio di Miglio fa paura
alla Lega Bossi: Pensa solo alla
poltrona. "Con Bossi è un amore finito" Miglio torna nell'arena: è l'occasione
buona Gianfranco Miglio, Una repubblica
mediterranea?, in Un'altra Repubblica?
Perché, come, quando, Laterza, Roma-Bari, Umberto Rosso, Miglio l'antropologo.
'Diverso l'uomo del Sud', in la Repubblica, «Non mi fecero ministro perché avrei distrutto
la Repubblica»TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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Italiana. su senato, Senato della Repubblica. Associazione Openpolis. Istituto per la scienza dell'amministrazione
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anniversario della scomparsa di Alessandro Campi, su giovanipadani.leganord.org).
«Non mi fecero ministro perché avrei distrutto la Repubblica», Il Giornale,
1999, su newrassegna.camera. Interviste a Miglio sui "Quaderni della
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Grice, Liguria, Italia. Speranza “Saturdays and Mondays” – The Swimming-Pool
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Grice e
Millul --- la selezione sessuale di Nerone, il musicista – filosofia triestina
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Trieste). FIlosofo. Grice: “I
have been called a Darwinist, which offended de Lalla!” -- Figlio unico di
Achille de Lalla e Anna Millul. Il padre, nato a Napoli da famiglia
originaria di Tolve, aveva intrapreso la carrriera militare, giungendo a
ricoprire il grado di Tenente colonnello dell'esercito e congedandosi con il
grado di Generale dell'esercito. Prese parte alla Prima guerra mondiale nonché
alla Seconda guerra mondiale, dove rimase ferito alla spalla destra in Russia.
Fu in seguito Dirigente dell'Istituto per la Ricostruzione Industrial. Achille
de Lalla era figlio di Ludovico e di Maria Buonomo, figlia a sua volta di
Alfonso Buonomo, compositore e musicista napoletano di fama. La madre Anna Millul era nata a Roma in una
famiglia ebrea originaria di Livorno. SI
laurea, allievo dinKalinowski di cui tradusse in italiano il saggio
"Interpretazione giuridica e logica delle proposizioni normative". Scappò a Parigi, prendendo parte al Maggio.
Tuttavia, fu tra i primi ad intuire che il Partito Comunista francese non aveva
alcuna seria intenzione politica di sostenere la Contestazione e, in anticipo
sul fallimento dell'iniziativa giovanile, lasciò la Francia rientrando in
Italia deluso. Fu studioso di Evoluzionismo e Politologia, e sarà proprio sulle
sue teorie sull'Evoluzione umana e sul pensiero di Darwin che scrive l'opera
“La selezione sessuale”. Insegna a'Siena e Napoli. A testimonianza del grande
successo che riscuotevano i suoi corsi universitari, rimane la petizione
indetta dagli studenti affinché il Senato Accademico li prorogasse per un
biennio. Gli ultimi anni Ritiratosi a
vita privata, muore a Napoli nella tarda serata del 25 settembre d'infarto mentre attendeva alla redazione
della sua ultima opera.Est Deus in nobisContributo alla Nuova Evangelizzazione
e, nelle intenzioni dell'autore, avrebbe dovuto costituire il completamento
della trilogia iniziata con Evoluzione e proseguita con La Comunità
Democratica.Convinto assertore della superiorità del Diritto pubblico rispetto
a quello privato, si è sempre posto a tutela delle prerogative statuali. Convinto assertore dei rischi della dilagante
esterofilia in campo politico e fondamentalmente euroscettico negli ultimi anni
di riavvicinamento al cattolicesimo, ideò un progetto di edificazione di un
nuovo partito politico che, nelle sue teorizzazioni avrebbe assunto il nome di
PARTITO CRISTIANO COMUNITARIO (DEMOCRATICO) ITALIANO PCC(D)I. Saggi: “Il concetto legislativo di azione
penale” (Jovene, Napoli); “La scelta del rito istruttorio” ( Jovene, Napoli); “Logica
della prove penale” (Jovene Napoli); “La pena militare” (Jovene, Napoli); “Topografia
politica della repubblica” (Scientifiche, Napoli); “Il completamento
istruttorio del giudice nelle indagini preliminari in "Riv. it. dir. e
proc. pen."); “Evoluzione,” “Darwin e la selezione sessuale” (Salerno,
Roma); “ Selezione sessuale” (Scientifiche, Napoli); “La comunità democratica:
idee per una politica nuova” (Guida, Napoli) – concetto di KRATOS --“Comunitarismo”
(Guida, Napoli); “Nerone, o Musica nella antica Roma” (Guida, Napoli); “Composizioni musicali Per
pianoforte Sonata n.° 1 Suite "italiana" Sonata n.° 2 Sonata n.° 3
"napoletana" Musica da camera Sonata per violino e violoncello Sonata
per violino e pianoforte Sonata per violini, viola e violoncello Note de Lalla F., Una famiglia borghese, Ed.
Ibiskos de Lalla F., op. cit. in "Il foro penale" XXIII 1968
ilcambiamento,//ilcambiamento/articoli/evoluzione_2_darwin_de_lalla_millul. ateneapoli,//ateneapoli/news/archivio-storico/reintegro-del-prof-de-lalla-il-consiglio-di-facolta--si-esprime-negativamente.
petizioni.com/petizione_pro_prof_paolo_de_lalla. Grice: “When I hear
that a philosopher has written yet another trattarello on the filosofia della musica,
I always thought not of Orpheus and his lute, but of NERO and his lyre!” -- Paolo
de Lalla Millul. Paolo de Lalla. Lalla. Keywords: evolutionary, sexual
selection, Nerone, filosofia della musica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Lalla” – The Swimming-Pool Library
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51754336125/in/dateposted-public
Miraglia
(Reggio). Filosofo. Grice:
“Miraglia is the type of philosopher beloved by the Oxford hegelians; but then
he is a Neapolitan Hegelian!” Grice: “I always found Kant easier, but there’s
nothing like a ‘filosofia del diritto’ in Kant! And Hegel’s ethics itself,
compared to Kant’s is mighty more complex – that’s why I taught Kant!” Si
laureaall'Napoli, dopodiché insegnò filosofia del diritto nella stessa
università, ed economia politica alla Scuola superiore di agricoltura di
Portici. Seguì una corrente di pensiero
eclettica, ad esso contemporanea, che mirava all'integrazione di pratiche
giuridiche ed ispirazioni filosofiche. Fu sindaco di Napoli. Tra le più famose
si ricordano: “Condizioni storiche e scientifiche del diritto di preda
(Napoli); “Un sistema etico-giuridico” (Napoli); “Filosofia del diritto” (Napoli).
Nella sua biografia ufficiale per la Treccani è nato a Reggio nell'Emilia,
mentre nella sua scheda storico-professionale sul sito del Senato si riporta a
Reggio di Calabria Giuseppe Erminio.
Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, (latinista)
Sindaci di Napoli Senatori della XXI legislatura del Regno d'Italia Luigi Miraglia, su TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
I sistemi filosofici ed i principi del Diritto.
I.Laspeculazionegrecaeladottrinaromana— II.La Fichte.SpedalierieRomagnosi—
X.Gliscrittoridella reazione.Lascuolastoricae lascuolafilosofica.Schelling e
Scleiermacher — XI.Hegel XII. Rosmini. Herbart, Trendelenburg e Krause.Le varie
fasi della filosofia di Schelling. Sthal e Schopenhauer XII. Il materiali smo,
il positivismo ed il criticismo. L'idea della Filosofia del Diritto. La
Filosofiaelescienze.IlcaratteredellaFilosofiamo. CAPITOLO II. L'idea del
Diritto ed i metodi logici. L'induzione e la deduzione. L'induzione,
l'osservazione e l'esperimento. L'idea del Diritto naturale e quella del buono
civile di Amari ricavate dall'induzione. L'importanza del metodo storico-comparativo
secon do Vico , Amari , Post e Sumner-Maine. Parallelo fra lo sviluppo della
lingua e lo sviluppo del Di. ritto.L'induzione statistica.Ilcompitodelladedu.
zione. L'universale astratto e l'universale concreto come principi . . Parte
Generale. . pag. 89 . LIBRO PRIMO INDICE CAPITOLO I. derna divinato da
Vico.La Filosofia del Diritto come parte della Filosofia. L'idea umana del
Diritto se condo la dottrina di Vico,e le definizioni di Kant,
diHegel,diTrendelenburg,diRomagnosiediRo. smini. La teoria sociale e la teoria
giuridica. Il Di. ritto e la Filosofia positiva . pag.101 XII
L'ides induttiva del Diritto. Lo studio della coscienza etico-giuridica dei
vari popoli. Il contributo della razza ariana e della razza semi tica nella
storia della civiltà.L'idea del Diritto come misura nella razza ariana. La
misura riposta nel l'ordine fisico,nella legge positiva e nella ragione.pag.112
CAPITOLO IV. Il principio della personalità. Gli elementi organici e spi
rituali della persona e la loro corrispondenza. La spiegazione del
materialismo. La teorica dell'evolu zione. La critica dell'evoluzionismo
meccanico La teorica dell'evoluzione e la Psicologia. Il sentimento
fondamentale e le sensazioni. La coscienza e la sua origine.Le rappresentazioni
sensibili e le rappresen tazionicoscienti.Ilpensareelecategorie.La cogni zione
secondo l'empirismo oggettivo. La critica di questa teoria CAPITOLO VI. I
presupposti pratici dell'idea deduttiva del Diritto. Sviluppo e partizione.
L'istinto, il desiderio e la volontà.L'arbitrio e la liber. tà morale. La
costanza degli atti umani rivelata dalla Statistica.Ilfine dell'uomo ed il
bene.Ilbene umano ed il Diritto. La forma imperativa , proibi. CAPITOLO
III. I presupposti teoretici dell'idea deduttiva del Diritto. CAPITOLO V. Seguito
dei presupposti teoretici. .pag.124 pag.140 XIII tiva e permissiva
del Diritto. Il Diritto come prin cipio di coazione , di coesistenza e di
armonia. La tripartizione razionale del Diritto. La divisione di Gaio Analisi
critica delle principali definizioni del Diritto. Le
dottrinecheriguardanoapreferenzailcontenutosen sibile del Diritto: Hobbes,
Spinoza, Roussean, Stuart Mill e Spencer. Le dottrine che considerano il Di
ritto come astratta forma razionale:Kant,Fichte ed Herbart. Le definizioni di Krause
e di Trendelen burg.Ciò che vi è di vero nelle dottrine esaminate.pag.180
CAPITOLO VIII. Il Diritto, la Morale e la Scienza sociale. Il Diritto come
disciplina etica. I rapporti fra Morale e Diritto nella storia. Critica della
confusione e della separazione dei due termini. Il fondamento comune e la
differenza reale. L'Etica e la vita sociale.Vico, Süssmilch ed i fisiocrati
precursori della Scienza so ciale.La SociologiadiComte ed ivari indirizzi.La
Sociologia di Spencer.La Sociologia come Filosofia delle scienze sociali.Le
analogie tra la società e l'or. ganismo. Le relazioni fra il Diritto e la
Scienza so ciale . CAPITOLO IX. Il Diritto,l'Economia sociale e la Politica.
L'ordinamento sociale-economico ed i filosofi del Diritto antichi e moderni.
L'Etica , la Sociologia fondata sulla Biologia, la Politica e la Storia come
presup posti dell'Economia. Il carattere del fatto economi. co.I rapporti tra
ilDiritto e l'Economia.Il concet. pag.156 CAPITOLO VII. pag.203
XIV to della Politica. La Politica , la Scienza sociale , l'Etica ed il
Diritto. L'idea compiuta dello Stato CAPITOLO X. Il Diritto razionale ed il
Diritto positivo. Fonti ed applicazioni. CAPITOLO I. pag.221 pay.242 La
distinzione del Diritto razionale dal Diritto positivo in sé e nella storia. La
consuetudine ed il costume primitivo. La giurisprudenza ed i suoi uffici. La le
gislazione ed i codici. L'efficacia della legge nello spazio.L'efficacia della
legge nel tempo.Esame delle diverse teorie sulla retroattività . LIBRO SECONDO
-- Diritto Privato. La persona. I diritti essenziali o innati ed i diritti ac
cidentali o acquisiti. Il principio dei diritti. Il di ritto alla vita fisica e
morale. Il diritto alla liber tà.Idirittiall'eguaglianza,allasociabilitàed
all'as sistenza. Il diritto di lavoro . CAPITOLO II. Il concetto storico dei
diritti innati. I diritti dell'uomo nello stato di natura.Lo stato di na. tura
dei filosofi del secolo decimottavo in rapporto . La persona ed i suoi diritti.
pag.261 ХУ CAPITOLO III. Le persone incorporali. Lo scopo delle
persone incorporali. La teoria della fin. CAPITOLO IV. La proprietà e i modi di
acquisto. L a p r o p r i e t à e d il s u o f o n d a m e n t o r a z i o n a
l e . D o t t r i n e i n torno a questo fondamento. Le limitazioni ed i tem
peramenti della proprietà. I modi originari e deri vativi di acquisto CAPITOLO
V. La storia della proprietà e dei modi di acquisto. L'attività procacciatrice
dell'animale e dell'uomo.La storia della proprietà e la storia della persona.
La proprietà collettiva.La comunità di famiglia.IlCri. stianesimo ed il valore
della persona individua. Il feudo.La Riforma ed ilDiritto naturale.La com piuta
individuazione ed itemperamenti della proprie tà privata. I modi di acquisto
primitivi. Le distin zioni dei beni. L'usucapione, l'equità e la procedu. ra
civile. . pag.229 . ! pag.292 .pag.307 . all'ordine di natura dei
giureconsulti romani e dei filosofi greci.La teorica della conoscenza ed ilmodo
di concepire i diritti essenziali della persona. I di ritti innati e la Filosofia
moderna. Il regime dello status e del contratto . zione e dell'equiparazione.
La teoria che riguarda la persona incorporale come veicolo. La teoria del
patrimonio sui juris. Le idee dei pubblicisti tede schi.Il soggetto reale nella
corporazione e nella fon dazione. I diritti delle persone incorporali ed il jus
confirmandi dello Stato. La teoria di Giorgi. ? pag.321 XVI
CAPITOLO VI. La proprietá prediale. Il collettivismo territoriale. La teoria di
Wagner sulla proprietà dei fabbricati. La teoria di Spencer sulla proprietà del
suolo. La proprietà privata del suolo e la rendita. Le dottrine di George e di
Loria sul la terra CAPITOLO VII. La proprietà forestale e mineraria. Le
funzioni dei boschi. La libertà del taglio. Il vincolo e le sue ragioni. La
proprietà mineraria e le fasi della industria. La critica degli argomenti in
favo re del proprietario del suolo. La dottrina che attri buisce la miniera
allo scopritore . La merce lavoro ed il suo prezzo. Il lavoro come pro prietà.
La coalizione e lo sciopero. La giuria indu striale.La proprietà del capitale
ed il profitto.Il collettivismo ed il mutualismo. La teoria di Marx. La critica
del collettivismo e della teoria di Marx. Le coalizioni degl'intraprenditori .
CAPITOLO IX. La proprietà commerciale, il diritto di autore e di scopritore. Il
concetto della proprietà commerciale.La libertà dello scambio. La concorrenza.
La nozione primitiva del commercio. Il diritto di autore prima e dopo
l'in pag.345 pag.366 CAPITOLO VIII. La propriatå industriale. . . pag.381
CAPITOLO X. L a c l a s s i f i c a z i o n e d e i d i r i t t i s u l l
a c o s a a l t r u i. L e s e r v i t ù CAPITOLO XI. gimento dell'istituto
nelle legislazioni. Esposizione critica delle varie dottrine assolute e
relative. Il fon damento razionale.La critica della teoria di Ihering sulla
volontà di possedere CAPITOLO XII. Le obbligazioni. zioni. Le loro varie specie
e modalità. I differenti modi di estinzione . Il contratto e le sue
forme. XVII pag.407 pag.415 L'indole del possesso. La sua origine
storica. Lo svol L'obbligazione. La sua origine.Le fonti delle obbliga La
nozione del contratto. Le sue fasi ed il suo fonda. mento. I requisiti
essenziali. I vizî del consenso ed alcune recenti teorie. L'interpretazione dei
contrat ti. Le loro classificazione e le dottrine di Kant e di Trendelenburg.
pag.427 ·pag.437 venzione della stampa. Il suo fondamento ed il suo carattere.
La garentia del diritto dello scopritore I diritti reali particolari. e le loro
specie. In quali modi le servitù nascono , si esercitano e si estinguono.
L'enfiteusi. La super ficie. Il pegno e l'ipoteca. Il carattere del diritto di
ritenzione Il possesso. CAPITOLO XIII. pag.447 XVIII L a libertà di
contrarre ed il contratto di lavoro . La libertà di contrarre, i suoi limiti e
la sua guarentigia. CAPITOLO XV. L'interesse e la sua limitazione. La libertà
dell'interesse. L'usura ed i suoi procedimenti. L'usura come forma
dell'ingiusto civile ed i modi di combatterla. L'usu ra come delitto.Critica
della teoria di Stein.La fi gura specialedeldelittodiusura.La leggeela
vita.pag.471 CAPITOLO XVI . L a s o c i e t à , l a c a m b i a l e , il t r a
s p o r t o e a l c u n i c o n t r a t t i aleatori. Il contratto di società e
le sue forme. La società e la CAPITOLO XVII. CAPITOLO XIV. Il prestito
usurario. persona incorporale. Il regime dell'autorizzazione e della vigilanza.
La cambiale antica e la moderna. L'indole del contratto di trasporto.
L'assicurazione e le nuove teorie. Il giuoco . pag.483 pag.463 . La missione
sociale del Diritto privato. L'egnaglian. za delle parti nella locazione di
opera. I sistemi che regolano la responsabilità dell'intraprenditore negli
infortuni del lavoro. La famiglia primitiva. L accoppiamento e l'istinto di
riproduzione fra gli ani. mali.Le teoriediLucrezio e diVico.Le unioni pri
mitive. La famiglia femminile. L'erogamia ed il ratto. Gl'inizi e lo sviluppo
della famiglia patriar CAPITOLO XVIII. matrimonio.Le sue
condizioni.Il matrimonio civile. La precedenza del matrimonio civile. I
rapporti fra i coniugi. L'autorizzazione maritale. Il libro di B e bel e le
idee di Spencer. I sistemi con cui si rego lano i beni nel matrimonio .
L'indissolubilitá matrimoniale ed il divorzio. L'ideale dell'indissolubilità.
Le esigenze concrete della vita.La quistione del divorzio in rapporto ai
diritti individuali ed alle ragioni sociali e storiche. Il di. vorzio e la
Chiesa. Le cause di divorzio.Le cautele.pag.547 CAPITOLO X X . La tendenza a
rivivere in altri. Il fondamento e le fasi della patria potestà. La tutela,le
sue specie e la cu ra.L'adozione. I figli nati fuori del matrimonio.La ricerca
della paternità.La legittimazione . Idea, storia e fondamento della
successione. Il concetto dell'eredità. La successione legittima e la te.
stamentaria nella storia. La successione ed il culto degli antenati. Le
dottrine intorno al fondamento XIX cale. La progressiva individuazione
della parentela. Il processo di specificazioneela finedella famiglia.pag.498
L'amore come fondamento del matrimonio. L'idea del CAPITOLO XIX . CAPITOLO XXI.
La societá coniugale. .pag.524 La società parentale. pag.560 della
successione. Il condominio domestico ed il di. ritto di proprietà come basi
della successione. La successione legittima e la testamentaria. La prossimità
della parentela e del grado. La capacità XX pag.576 CAPITOLO XXII.
pag.590 di succedere. Le classi degli eredi. La rappresenta zione.La capacità
di testare e di ricevere per testa mento. Le specie di testamenti, La
legittima. Il di ritto di rappresentazione e la successione testamen
taria.L'errore nella causa finale ed impulsiva,e le condizioni.Il diritto di
accrescere.La sostituzione e la fiducia. I principi comuni ad ogni specie di
suc cessione. Il mondo romano è il mondo del volere, e quindi del
Diritto e della Politica.Il volere in siffatto mondo da un lato continua a
mostrarsi negli ordini superiori ed infles sibili dello Stato, e dall'altro
comincia a svolgersi in for ma di diritto individuale. Con il principio del
volere, di sua natura soggettivo, il Diritto privato non può non sor gere, e lo
Stato non può più per lunghissimo tempo conser vare le rozze sembianze d'una
organica oggettività natura le. In Roma il Diritto privato ė nei suoi primi
momenti stretto,ferreo ed arcano;poi è ampliato, oltre al divenire palese,
giovato , supplito e corretto dall'equità , ch'è lo stesso Diritto in
opposizione ad una legge, la quale non ha saputo attuarlo;alla fine è Diritto
umano,e per conseguen za proclama ilprincipio,che la schiavitù,istituto delle
gen tiecontronatura,nonriguardal'anima,echegliuomi ni innanzi al Diritto
naturale sono liberi ed eguali. Cicerone , il filosofo più alto del mondo
romano , non avendo coscienza scientifica della manifestazione del diritto
soggettivo , come atto dell'astratta potenza del volere, ė inferiore alla stessa
realtà romana.Egli non è autore di una filosofia propria , e segue da
ecclettico gli scrittori greci; professa il dubbio, non crede che la mente
possa Il vuoto soggetto , rappresentato dai Neoplatonici co me
oggetto , riceve ora tutta la sua concretezza , ed è in seno del Cristianesimo
determinato quale Verbo o mente assoluta. La Filosofia quinci innanzi s'informa
al principio soggettivo. L'uomo , immagine di Dio ed in carnazione del Verbo ,
si riabilita ; e lo Stato antico , perdendo il suo alto significato , è
costretto a rimpicco lirsi. La parte più intima dell'individuo non è più sot
toposta alla potestà politica , sibbene alle nuove creden ze , che in origine
si mantengono in quell'ambiente ce leste in cui sono nate , e si oppongono al
mondo anco ra pagano. L'Apostolo scorge una contraddizione tra gli stimoli
della carne e gl' impulsi dello spirito. Lattan zio crede che la vera giustizia
sia nel culto di Dio uni co, ignoto ai gentili.Agostino parla di una città
celeste, sede di verità e di giustizia, in antitesi alla città terre stre,
fondazione di fratricidi e prodotto del peccato pri 6 essere
assolutamente certa, é pago della semplice verosi miglianza.Nell'Etica elimina
ildubbio per leconseguenze dannose, e fa appello alla coscienza immediata, in
cui si ritrovano i germi della virtù, ed al consenso del genere umano , per
definire l'onesto e per stabilire alcuni pre supposti speculativi di esso.
Preferisce il principio etico degli Stoici, che tempera da uomo pratico ; trae
il Dirit to non dalle leggi delle dodici tavole o dall'editto, mą dalla natura
umana ; riproduce la teoria aristotelica del lo Stato, e si attiene alla forma
mista, propria degli or dinamenti politici di Roma .Luigi Miraglia. Miraglia.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Miraglia” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e
Misefari – implicatura – filosofia italiana – implicature anarchica – filosofia
calabrese -- Luigi Speranza (Palizzi). Filosofo. ‘Io non sono
italiano; io sono calabrese!” -- . Fratello
di Enzo (politico calabrese del P.C.I., storico e poeta), di Ottavio
(calciatore reggino tra i più conosciuti nei primi anni del secolo; giocò nella
Reggina e nel Messina) e di Florindo (biologo, attivista della Lega Sovversiva
Studentesca e del gruppo "Bruno Filippi"). Dopo aver
frequentato la scuola elementare del piccolo paese di nascita in provincia di
Reggio Calabria, a undici anni si trasferì con lo zio proprio a Reggio
Calabria. Già da adolescente, influenzato dalle frequentazioni di socialisti e
anarchici in casa dello zio, partecipò attivamente alla fondazione e allo
sviluppo di un circolo giovanile socialista (intitolato ad A. Babel,
rivoluzionario tedesco dell'Ottocento). Iniziò a collaborare al giornale Il
Lavoratore, organo della Camera del Lavoro di Reggio Calabria, firmando gli
articoli come "Lo studente". Collaborò nello stesso periodo a Il
Riscatto, periodico socialista-anarchico stampato a Messina; e con Il
Libertario, stampato a La Spezia e diretto da Pasquale Binazzi. A causa della
sua attività anti-militarista esercitata all'interno del Circolo contro la
Guerra italo-turca, fu arrestato e condannato a due mesi e mezzo di carcere per
«istigazione alla pubblica disobbedienza». Fu nei due anni successivi che
Bruno si convertì dal socialismo all'anarchia. Ciò avvenne soprattutto con la
frequentazione da parte di Giuseppe Berti, suo professore di fisica presso
l'"Istituto Tecnico Raffaele Piria". Si trasferì a Napoli e si
iscrisse al Politecnico, dopo avere studiato fisica e matematica alle
superiori, e anche per non dispiacere al padre, proseguì tali studi. Pesò
inoltre su questa decisione il fatto che in quegli anni, dopo la tragica
distruzione della città di Reggio Calabria a causa del terremoto del 1908, il
lavoro che garantiva le maggiori certezze era proprio quello dell'ingegnere.
Nondimeno continuò per proprio conto gli studi a lui prediletti: politica,
filosofia, letteratura, come aveva fatto fino ad allora. A Napoli si fece
subito avanti nell'ambiente anarchico. Il movimento a Napoli contava allora di
un centinaio di aderenti. Si rifiuta di partecipare al corso allievi
ufficiali a Benevento e fu condannato a quattro mesi di carcere militare.
Diserterà una seconda volta il 28 settembre 1916, trovando rifugio nella
campagna del beneventano in casa di un contadino. Tornato a Reggio Calabria, il
5 marzo 1916 interruppe una manifestazione interventista nella centrale Piazza
Garibaldi, salendo sul palco e pronunciando un discorso antimilitarista. Venne
per questo motivo arrestato e condotto presso il carcere militare di Acireale;
sette mesi dopo venne trasferito presso quello di Benevento. Da lì riuscì ad
evadere grazie alla complicità di un amico secondino. Fu tuttavia intercettato
alla frontiera del confine svizzero; ancora incarcerato, riuscì nuovamente
nella fuga. Tocca il territorio svizzero, ma i gendarmi lo condussero al
carcere di Lugano. Giunte dalla Calabria le informazioni su di lui, essendo un
uomo politico, dopo quindici giorni fu lasciato libero con la facoltà di
scegliere il luogo di residenza. Indicò subito Zurigo, dove sapeva di potere
rintracciare Francesco Misiano, suo caro amico e noto esponente politico
socialista, anche lui accusato di diserzione. A Zurigo trovò ospitalità presso
la famiglia Zanolli, dove si innamorò della giovane Pia, che diventerà sua
compagna di vita. Durante il periodo di esilio in Svizzera, Bruno
svolgeva attività politica tenendo i contatti con Luigi Bertoni e con altri
gruppi anarchici elvetici, collaborando anche al giornale: Il Risveglio Comunista
Anarchico. Svolse una serie di conferenze in varie città della Svizzera. Bruno
si autoannunciava con un suo pseudonimo anagrammatico Furio Sbarnemi. A Zurigo
frequenta la Cooperativa socialista di Militaerstrasse 36 e la libreria
internazionale di Zwinglistrasse gestita dai disertori Giuseppe Monnanni,
Francesco Ghezzi e Enrico Arrigoni; in questi ambienti conosce anche Angelica
Balabanoff. Il 16 maggio 1918 venne arrestato per un complotto inventato
dalla polizia. Fu incolpato innocentemente con l'accusa di avere fomentato una
rivolta nella città e di «aver fabbricato bombe a scopo rivoluzionario». Con
lui furono arrestati diversi attivisti politici, tra i quali lo stesso
Francesco Misiano (che fu poi rilasciato perché socialista e non anarchico). Rimase
in carcere per sette mesi, e venne poi espulso dalla Svizzera. Grazie ad un
regolare passaporto per la Germania, ottenuto per ragioni di studio, si recò a
Stoccarda.Lì entrò in contatto con Clara Zetkin (che gli rilascia una lunga
intervista sul movimento rivoluzionario in Germania) e Vincenzo Ferrer.
Nell'ottobre nel 1919 poté rientrare in patria, in seguito all'amnistia
promulgata dal governo Nitti. -- è a Napoli e poi a Reggio Calabria. E un
periodo intenso per la sua vita militante di Bruno Misefari. A Napoli partecipò
come oratore a molte manifestazioni, si prodigò a favore dei suoi compagni
colpiti dalla repressione, denunciò le provocazioni della polizia; tenne
numerose conferenze e comizi. Con il dentista anarchico Giuseppe Imondi, stampò
alcuni numeri del giornale: L'Anarchia. In autunno fu chiamato a Taranto a
svolgere il compito di segretario propagandista presso la locale Camera del
Lavoro Sindacale. Tra la fine del 1920 e l'inizio del 1921 ebbe stretti
contatti con Errico Malatesta, Camillo Berneri, Pasquale Binazzi, Armando
Borghi, Giuseppe Di Vittorio e altri esponenti dell'anarchismo e del
sovversivismo italiano. Nel 1921 si impegnò su più fronti per la campagna a
favore degli anarchici Sacco e Vanzetti. Nello stesso periodo e corrispondente
di: Umanità Nova, settimanale anarchico diretto da Errico Malatesta e collaborò
al periodico: L'Avvenire Anarchico di Pisa. Continuò i suoi studi a Napoli
con qualche salto a Reggio Calabria con la sua compagna Pia Zanolli, che sposò.
Si laureò a Napoli. Successivamente si iscrisse anche alla facoltà di
filosofia. Nonostante l'avvento del fascismo, fondò un giornale
libertario, “L'Amico del popolo,” che però dopo il quarto numero fu soppresso
dalle autorità. Nel primo numero del giornale,scrisse un editoriale dal titolo
“Chi sono e cosa vogliono gli anarchici.” Lo scritto è l'espressione del suo
pensiero libertario: «L'anarchismo è una tendenza naturale, che si trova
nella critica delle organizzazioni gerarchiche e delle concezioni autoritarie,
e nel movimento progressivo dell'umanità e perciò non può essere una
utopia.» Da esperto di geologia, progettò per primo in Calabria
l'industria del vetro e fondò a Villa S.Giovanni, la prima vetreria in Calabria
(Società Vetraria Calabrese). In quegli stessi anni subì però persecuzioni
continue da parte del regime. Fu cancellato dall'Albo di categoria e non poté
più firmare progetti. Gli venne mossa l'accusa di avere «attentato ai poteri
dello Stato, per il proposito di uccidere il re e Mussolini». Fu prosciolto
dopo venticinque giorni di carcere. La polizia ravvisò in un discorso di
commemorazione durante il funerale di un amico (tra l'altro un industriale
fascista, Zagarella) un'ispirazione anarchica e pertanto lo propose per
l'assegnazione al confino. Fu arrestato, in carcere si sposa con Pia Zanolli,
fu inviato per il confino, prigioniero a Ponza. Tuttavia sembra che tale
provvedimento fosse stato determinato da altri motivi. Misefari, che era
ingegnere minerario, si era attivamente impegnato nello sfruttamento su larga
scala di giacimenti di quarzo, materia prima per l'industria vetraria, che fino
a quell'epoca dipendeva, in gran parte, dai silicati stranieri. Assunto
come direttore tecnico della Società Vetraria Calabrese (di cui era stato
finanziatore e Presidente il succitato Zagarella) egli si era dovuto ben presto
scontrare con l'assenteismo e l'inettitudine del consiglio di amministrazione
che si schierò contro di lui con l'intenzione di eliminarlo in qualsiasi modo,
ricorrendo anche ad espedienti politici. Giustizia e Libertà, in un articolo
anonimo ddal titolo «Politica e affarismo. Il caso di un ingegnere libertario»,
attribuisce la causa del confino alle manovre dei suoi ex soci. Durante il
confino stringe amicizia con Torrigiani, Gran Maestro del Grande Oriente
d'Italia, il quale lo affilia alla Massoneria. L'amnistia del decennale
del fascismo lo liberò dal confino dopo due anni. Ma tornato in Calabria
vide il vuoto intorno a sé; scrive infatti a sua moglie: "Amnistiato sì,
però a quale prezzo: la salute sconquassata, senza un soldo, senza prospettive
per l'avvenire". Gli viene diagnosticata l'esistenza di un tumore alla
testa. Va e viene con la moglie da Zurigo a Reggio Calabria. Riesce a trovare
il capitale necessario per l'impianto di uno stabilimento per lo sfruttamento
della silice a Davoli (in provincia di Catanzaro). Le sue condizioni di
salute peggiorano a causa del tumore. Perde conoscenza, viene ricoverato in
stato gravissimo nella clinica romana del Senatore Giuseppe Bastianelli, e lì
si spense la sera stessa. Ancora ragazzo, studente, cominciò a ribellarsi
contro l'ingiustizia del mondo che lo circondava: Palizzi Superiore, un paese
tra i monti dove il castello feudale dei signori locali dominava la valle, dove
si ammucchiavano piccole e povere case desolate di contadini. E si ribellò a
quel mondo, costruito secondo quell'immagine topografica che portava impresso
nella memoria: sopra, chi comanda e non lavora, sotto, chi subisce e lavora. E
ancora ragazzo cominciò a sognare un mondo in cui quella gerarchia fosse
sovvertita prima, distrutta poi. Poteva scegliere di ispirarsi al socialismo
marxistico o al socialismo libertario. Del primo apprezzava l'analisi
dell'antagonismo tra le classi, ma mostrava perplessità circa i mezzi proposti
dalla diagnosi marxistica per fronteggiare il pericolo di una rivincita
dell'avversario di classe. Inclinò perciò verso il socialismo libertario.
«Nel comunismo libertario io sarò ancora anarchico? Certo. Ma non di meno sono
oggi un amante del comunismo. L'anarchismo è la tendenza alla perfetta felicità
umana. esso dunque è, e sarà sempre, ideale di rivolta, individuale o
collettivo, oggi come domani.» (Bruno MisefariTaccuino personale) La
scelta della diserzione fu coerente con il suo obiettivo di combattere non la
guerra degli stati, ma a fianco degli oppressi di tutto il mondo contro il loro
nemico, tenendo alta la bandiera dell'internazionalismo. Pur sottoposto senza
tregua alla persecuzione della polizia e all'inquisizione della magistratura,
fu sempre al suo posto accanto a coloro che lavoravano e soffrivano. Come ogni
rivoluzionario sincero e coerente, pagò col carcere e col confino la sua fede
in un ideale. Chi sono gli anarchici. SecondoMisefari, essere anarchici
voleva dire per prima cosa proclamare, contro ogni violenza, l'inviolabilità
della vita umana. Inoltre significava lottare per l'abolizione della proprietà
privata e a favore della socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio.
Proprio per questo gli anarchici sono, di fondo, dei socialisti. A questo
esperimento di vita sociale andava affiancata la lotta contro lo Stato, che ne
impediva la realizzazione. E la lotta contro lo Stato non poteva essere
vittoriosa se non con la rivoluzione. Dunque gli anarchici sono socialisti,
antistatali e rivoluzionari. Elemento fondamentale della lotta, secondo
Misefari, era l'allargamento di essa alla sfera internazionale. È comunque una
lotta che non si fa violenta. Misefari è fortemente pacifista, contrario
all'uso della forza e della violenza armata. L'anarchico è inoltre
antireligioso: la religione infatti è considerata "fattore di abbrutimento
per l'umanità". Antimilitarismo Per Misefari la guerra è pura
barbarie, speculazione capitalistica consumata in nome dello Stato.
«L'esistenza del militarismo è la dimostrazione migliore del grado di
ignoranza, di servile sottomissione, di crudeltà, di barbarie a cui è arrivata
la società umana. Quando della gente può fare l'apoteosi del militarismo e
della guerra senza che la collera popolare si rovesci su di essa, si può
affermare con certezza assoluta che la società è sull'orlo della decadenza e
perciò sulla soglia della barbarie, o è una accolita di belve in veste
umana.» Religione La religione è considerata come un anestetico delle
facoltà critiche della mente umana. Sarebbe proprio la religione a imprigionare
le energie morali dell'uomo, a inebetire lo spirito critico e di riflessione.
Perciò i popoli più religiosi sarebbero i meno progrediti e i più afflitti
dalla tirannia, mentre, laddove la religione sparisce, lì è florida la libertà
e il benessere. «È il più solido puntello del capitalismo e dello Stato,
i due tiranni del popolo. Ed è anche il più temibile alleato dell'ignoranza e
del male.» È forte nel pensiero di Misefari la volontà di sottolineare l'uguaglianza
sociale tra uomo e donna. In anni difficili e lontani dalle battaglie del
femminismo di metà Novecento, egli afferma che la donna nobilita e abbellisce
la condizione di vita umana. È dovere della donna lottare per risollevarsi da
una condizione di inferiorità, che è tale in virtù di un "delitto
sociale" e non dovuta a leggi di natura. «Donne, in voi e per voi è
la vita del mondo: sorgete, noi siamo uguali!» Misefari vive di sogni, di
ideali. Nella sua concezione non esiste un artista, che sia poeta, filosofo,
persino scienziato, che si sia mai messo al servizio della menzogna. Se tutti
potevano essere vili, un artista non poteva. «Un poeta o uno scrittore,
che non abbia per scopo la ribellione, che lavori per conservare lo status quo
della società, non è un artista: è un morto che parla in poesia o in prosa.
L'arte deve rinnovare la vita e i popoli, perciò deve essere eminentemente
rivoluzionaria. Poesia composta da Misefari: FALCO RIBELLE. Un giovane
falco che drizza il libero volo Ne l'alto, ove sono i fulgori di soli immortali
Un giovane falco ribelle o piccoli, io sono. Mi spinge ne' campi ignorati, un
acre desio Di sante ideali battaglie, di luce e di gloria. Mi splende
nell'occhio la speme di certe vittoria, Mi parla nel core la voce sinfonica,
dolce D'un caro sublime Pensiero, ch'è Bene ed Amore. Ho giovini l'ale e
robuste, o venti, o cicloni, O fulmini immani feroci, vi lancio la sfida. Voi
soli potete pugnare col giovine falco, Chè Luce, chè Forza, chè Vita multanime
siete. Ma voi, piccoli, no. Coi vermi guazzate nel fango, Dal fango mirate del
falco il libero volo.» Frammenti «Prima di pensare di rivoluzionare le
masse, bisogna essere sicuri di aver rivoluzionato noi stessi» «Ogni uomo
è figlio dell'educazione e della istruzione che riceve da fanciullo. Gli
Anarchici non seguono le leggi fatte dagli uominiquelle non li
riguardanoseguono invece le leggi della natura» «Prima l'educazione del
cuore, poi l'educazione della mente» «Socialismo vuol dire uguaglianza,
vuol dire libertà. Ma l'uguaglianza non può essere senza libertà; come la
libertà non può essere senza l'uguaglianza: dunque socialismo e anarchia sono
due termini dello stesso binomio, sono i due inseparabili fattori della
redenzione proletaria.» «Quando la giustizia non sarà la durda infame
delle tirannidi, quando l'amore non sarà deriso, quando il ferro non sarà legge
e l'oro non sarà dio, quando la libertà sarà religione e sola nobiltà il
lavoro, allora, solo allora, il mio rifiuto della guerra sarà benedetto.»
«M'è questa notte eterna assai men grave del dì che mi mostrò viltà dei forti e
pecorilità di plebi schiave. Lungi da quì il pianto: sto ben coi morti! (epitaffio) Opere complete Bruno Misefari,
Schiaffi e carezze, Roma, Morara, 1969. Bruno Misefari, Diario di un disertore,
La Nuova Italia, Entrambi i testi sono stati pubblicati postumi sotto lo
pseudonimo Furio Sbarnemi. Le schede biografiche di alcuni esponenti
anarchici calabresi, A/Rivista Anarchica, Antonioli, Antonioli, E.
Misefari. Antonioli, Pia Zanolli
era nata a Belluno. Dopo il matrimonio con Misefari, fu iscritta nell'albo dei
sovversivi pericolosi, venendo poi arrestata col marito a Domodossola (cfr.:
A/Rivista Anarchica) Chi sono e cosa
vogliono gli anarchici, ed. settembre. Antonioli, Pia Zanolli, L'Anarchico
di Calabria, Roma, La Nuova Italia, Utopia? No, Pia Zanolli, Roma, ALBA Centro
Stampa, E. Misefari, biografia di un fratello, Milano, Zero in condotta, M.
Antonioli, Gianpietro Berti, Santi Fedele, Pasquale Luso, Dizionario biografico
degli anarchici italianiVolume 2, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, Bruno
Misefari, Schiaffi, Carezze e altro, Pino Vermiglio, Laureana di Borrello,
Ogginoi, Furio Sbarnemi, Diario di un disertore, Camerano (AN), Gwynplaine,,Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Horizons
Unlimited srl. Bruno Misefari presso l'International Institute of Social
History di Amsterdam, su iisg.amsterdam,Fondo Bruno Misefari presso la
Fondazione Lelio e Lisli Basso di Roma, su fondazionebasso. 04-02-. Gli
anarchici contro il fascismo, celebre articolo di Giorgio Sacchetti. Bruno
Misefari. Misefari. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Misefari” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745319973/in/datetaken/
Grice e
Modio – il disonore sessuale -- la filosofia del Tevere – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Santa Severina). Filosofo. Grice: “Only in Italy a philosopher
writes a treatise on a river – although the Isis would not be out of place for
some Magdalenite!” – Grice: “His convito is a jewel!” – Seguace di Neri.
Originario di Santa Severina, borgo collinare della Calabria Ulteriore, fu
avviato agli studi di filosofia presso l'Archiginnasio di Napoli; in seguito
passò a Roma, dove si avviò agli studi in medicina divenendo allievo di
Fusconi. Modio frequenta gli ambienti
accademici, dove entrò in contatto con alcuni dei maggiori esponenti di spicco
di quell'epoca come Molza e Tolomei.
Pubblica la sua prima opera letteraria più famosa dal titolo I”l convito;
overo, del peso della moglie: un dialogo diegetico” (Roma, Bressani) -- ambientato
a Roma durante il carnevale della città capitolina, in cui viene trattato il
tema delle corna durante un convivio presieduto dall'allora vescovo di Piacenza
Trivulzio e a cui parteciparono anche Gambara, Marmitta, Benci, Selvago,
Raineri e Cesario. E altresì grande estimatore degli saggi di Piccolomini. Durante la stesura in lingua volgare di un
Operetta de’ Sogni, si ammala di febbre altissima. Si spense dopo qualche
giorno a Roma, nella tenuta di palazzo Ricci in via Giulia. Altri saggi: “Il Tevere, dove si ragiona in
generale della natura di tutte le acque, et in particolare di quella del fiume
di Roma” (Roma, Luchini) “Origine del proverbio che si suol dire "anzi
corna che croci" (Roma, A. degli Antonii,” Jacopone da Todi, I Cantici del
beato Iacopone da Todi, con diligenza ristampati, con la gionta di alcuni
discorsi sopra di essi e con la vita sua nuovamente posta in luce” (Roma,
Salviano). Prospetto autore, su edit16.iccu.. Modio, Il Tevere, cit., c.
45r Anno di pubblicazione della medesima
opera. G. Cassiani, Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana.Sex, Gender and Sexuality in Renaissance Italy explores the new
directions being taken in the study of sex and gender in Italy from 1300 to
1700 and highlights the impact that recent scholarship has had in revealing
innovative ways of approaching this subject.In this interdisciplinary volume,
twelve scholars of history, literature, art history, and philosophy use a
variety of both textual and visual sources to examine themes such as gender
identities and dynamics, sexual transgression and sexual identities in leading
Renaissance cities. It is divided into three sections, which work together to
provide an overview of the influence of sex and gender in all aspects of
Renaissance society from politics and religion to literature and art. Part I:
Sex, Order, and Disorder deals with issues of law, religion, and violence in
marital relationships; Part II: Sense and Sensuality in Sex and Gender
considers gender in relation to the senses and emotions; and Part III:
Visualizing Sexuality in Word and Image investigates gender, sexuality, and
erotica in art and literature.Bringing to life this increasingly prominent area
of historical study, Sex, Gender and Sexuality in Renaissance Italy is ideal
for students of Renaissance Italy and early modern gender and sexuality. SEX, GENDER AND SEXUALITY IN RENAISSANCE ITALY Sex,
Gender and Sexuality in Renaissance Italy explores the new directions being
taken in the study of sex and gender in Italy from 1300 to 1700 and highlights
the impact that recent scholarship has had in revealing innovative ways of
approaching this subject. In this interdisciplinary volume, twelve scholars of
history, literature, art history, and philosophy use a variety of both textual
and visual sources to examine themes such as gender identities and dynamics,
sexual transgression and sexual identities in leading Renaissance cities. It is
divided into three sections, which work together to provide an overview of the
inf luence of sex and gender in all aspects of Renaissance society from
politics and religion to literature and art. Part I: Sex, Order, and Disorder
deals with issues of law, religion, and violence in marital relationships; Part
II: Sense and Sensuality in Sex and Gender considers gender in relation to the
senses and emotions; and Part III: Visualizing Sexuality in Word and Image
investigates gender, sexuality, and erotica in art and literature. Bringing to
life this increasingly prominent area of historical study, Sex, Gender and
Sexuality in Renaissance Italy is ideal for students of Renaissance Italy and
early modern gender and sexuality. Jacqueline Murray is Professor of History at
the University of Guelph. Her research focuses on premodern sexuality, at the
intersections of ecclesiastical and popular lay culture, and she is currently
examining the premodern experience of masculinity and male embodiment. Nicholas
Terpstra is Professor of History at the University of Toronto, working at the
intersections of gender, politics, charity, and religion in early modern Italy,
with a focus on civil and uncivil society, religious refugees, and the digital
mapping of early modern social realities and relations.SEX, GENDER AND
SEXUALITY IN RENAISSANCE ITALYEdited by Jacqueline Murray and Nicholas
TerpstraFirst published 2019 by Routledge 2 Park Square, Milton Park, Abingdon,
Oxon OX14 4RN and by Routledge 52 Vanderbilt Avenue, New York, NY 10017 Routledge
is an imprint of the Taylor & Francis Group, an informa business © 2019
selection and editorial matter, Jacqueline Murray and Nicholas Terpstra;
individual chapters, the contributors The right of Jacqueline Murray and
Nicholas Terpstra to be identified as the authors of the editorial material,
and of the authors for their individual chapters, has been asserted in
accordance with sections 77 and 78 of the Copyright, Designs and Patents Act
1988. All rights reserved. No part of this book may be reprinted or reproduced
or utilised in any form or by any electronic, mechanical, or other means, now
known or hereafter invented, including photocopying and recording, or in any
information storage or retrieval system, without permission in writing from the
publishers. Trademark notice: Product or corporate names may be trademarks or
registered trademarks, and are used only for identification and explanation
without intent to infringe. British Library Cataloguing-in-Publication Data A
catalogue record for this book is available from the British Library Library of
Congress Cataloging-in-Publication Data Names: Murray, Jacqueline, editor. |
Terpstra, Nicholas, editor. Title: Sex, gender and sexuality in Renaissance
Italy / edited by Jacqueline Murray and Nicholas Terpstra. Description:
Abingdon, Oxon ; New York, NY : Routledge, 2019. | Includes bibliographical
references and index. | Identifiers: LCCN 2018045788 (print) | LCCN 2018048468
(ebook) Subjects: LCSH: Sex—Italy—History—To 1500. | Sex—Italy— History—16th century.
| Sex role—Italy—History—To 1500. | Sex role—Italy—History—16th century. |
Renaissance—Italy. Classification: LCC HQ18.I8 (ebook) | LCC HQ18.I8 .S494 2019
(print) | DDC 306.70945/09031—dc23 LC record available at https://lccn.loc.gov/2018045788 ISBN: 978-1-138-54244-0 (hbk) ISBN:
978-1-138-54245-7 (pbk) ISBN: 978-1-351-00872-3 (ebk) Typeset in Bembo by Apex
CoVantage, LLCDedication This collection is dedicated to Konrad Eisenbichler, a
true Renaissance man who produces bold and prodigious scholarship in multiple
research areas with grace, ease, and erudition. For Konrad, sociability is
correlated with scholarship. He has spent his career creating communities and
networks of scholars around the world. These networks have been brought
together through his tireless work for learned societies, publication series,
and journals. Konrad not only produces scholarship but is also heavily invested
in disseminating the scholarship of others. Scholarly interests often have
unusual and serendipitous origins. In a certain sense, this collection began
with a codpiece. Konrad’s first scholarly contribution to the field of sex,
gender, and sexuality in Renaissance Italy developed out of a casual
conversation with a colleague who provided enthusiastic encouragement. What
resulted was a presentation playfully entitled “The Dynastic Codpiece” to the
Canadian Society for Renaissance Studies in 1987. He revised and published it
as “Agnolo Bronzino’s Portrait of Guidobaldo II della Rovere” (Renaissance and
Reformation, 1988), an article still cited thirty years later. In this truly
groundbreaking interdisciplinary piece, Konrad examined the overly large
codpieces worn by Renaissance men for the social and familial messages they
conveyed, showing how the messages passed between the generations in competing
dynastic portraits. The article established Konrad as a new and powerful voice
in the study of sex, gender, and sexuality in the Italian Renaissance. It also
illustrated beautifully how his scholarship is inherently interdisciplinary,
bridging and incorporating history and literature with artistic
representations. Konrad greets friends, colleagues, and students with warmth,
good humor, and generosity. A significant manifestation of his academic
hospitality is revealed in the multitude of conferences he has organized: forty
between 1983 and 2018. These are special events, international in nature, and
ref lecting the hostorganizer’s generosity. They are venues conducive to the
exchange of ideas and the formation of friendships. It is most appropriate that
the most recent of these focused on “Early Modern Cultures of Hospitality.” The
themes generally ref lect Konrad’s sense of the discipline and where it is
going; these conferences most often culminate in a significant collection of
essays, including Desire and Discipline: Sex and Sexuality in the Premodern
West (1996; co-edited with Jacqueline Murray) which helped to promote the study
of sex, gender, and sexuality in the Middle Ages and Renaissance. Konrad has
made myriad contributions to individuals and institutions. His contributions to
Renaissance scholarship span social history, women’s history, religious
history, and literature. He publishes equally in Italian and English,moving
easily between scholarly cultures. A scholar with a global reach, he interacts
with colleagues spread across North America, to Italy and Europe more broadly,
as well as Australia and South Africa. The heart of his many contributions to
the study of Italian Renaissance society lies in his research on sex, gender,
and sexuality. In recognition of that, some of his friends and colleagues
joined to celebrate Konrad’s creativity, scholarship, and friendship with
essays that demonstrate the creative developments in the field since that
fateful codpiece three decades ago. We are honored to dedicate this volume to
Konrad Eisenbichler in recognition of his extraordinary contribution to
Renaissance society and culture.CONTENTSList of illustrations Acknowledgments
Notes on contributors 1 Sex, gender, and sexuality in Renaissance Italy: themes
and approaches in recent scholarship Jacqueline Murray and Nicholas Terpstraix
xi xii1PART ISex, order, and disorder192 The lord who rejected love, or the
Griselda story (X, 10) reconsidered yet again Guido Ruggiero213 Sexual violence
in the Sienese state before and after the fall of the republic Elena Brizio354
In the neighborhood: residence, community, and the sex trade in early modern
Bologna Vanessa McCarthy and Nicholas Terpstra535 Though popes said don’t, some
people did: adulteresses in Catholic Reformation Rome Elizabeth S.
Cohen75viiiContentsPART IISense and sensuality in sex and gender 6 “Bodily
things” and brides of Christ: the case of the early seventeenth-century
“lesbian nun” Benedetta Carlini Patricia Simons 7 In bed with Ludovico Santa
Croce (1557) Thomas V. Cohen 8 Aesthetics, dress, and militant masculinity in
Castiglione’s Courtier Gerry Milligan9 The sausage wars: or how the sausage and
carne battled for gastronomic and social prestige in Renaissance literature and
culture Laura Giannetti9597125141160PART IIIVisualizing sexuality in word and
image18110 Gianantonio Bazzi, called “Il Sodoma”: homosexuality in art, life,
and history James M. Saslow18311 Vagina dialogues: Piccolomini’s Raffaella and
Aretino’s Ragionamenti Ian Frederick Moulton21112 Giovan Battista della Porta’s
erotomanic art of recollection Sergius Kodera22713 “O mie arti fallaci”:
Tasso’s saintly women in the Liberata and Conquistata Jane Tylus247Bibliography
of Konrad Eisenbichler’s publications on sex and gender Index268
271ILLUSTRATIONSFigures 4.1 4.2 6.1 6.2 6.36.4 6.5 6.6 6.7 10.1 10.2 10.3 10.4
10.5 10.6Agostino Carracci, Bononia docet mater studiorum, 1581. Agostino
Carracci, Bononia docet mater studiorum, 1581. Parmigianino, Visitation, pen
and wash. Giovanni di Paolo, Paradise, 1445, tempera and gold on canvas,
transferred from wood. Francesco Vanni, St. Catherine of Siena orally draining
pus from an ill woman and being rewarded with liquid from Christ’s wound, 1597,
engraving. Sodoma, Giovanni Antonio Bazzi, Scenes from the Life of Saint
Catherine of Siena: The swooning of the saint, 1526, fresco. Caravaggio, Saint
Francis receiving the stigmata, ca. 1595–96, oil on canvas. Bernini, The
Ecstasy of St. Teresa, marble, 1645–52. Anonymous German nun, Consecration of
Virgins, ca. 1500. Sodoma, Abbey of Monteoliveto Maggiore, Saint Benedict Is
Tempted by a Female Devil, fresco, 1505–8. Sodoma, Monteoliveto, Miracle of the
Colander, fresco, 1505–8. Sodoma, Monteoliveto, St. Benedict welcomes Sts.
Maurus and Placidus, fresco, 1505–8. Majolica plate, attributed to Master C.I.,
ca. 1510–20. Musée national de la Renaissance, Écouen, France. Sodoma, The
Marriage of Alexander and Roxana, Villa Farnesina, Rome, fresco, 1517–19.
Sodoma, Saint Sebastian, processional banner, Pitti Palace, Florence, 1525.55
58 103 105106 108 109 110 115 186 187 189 191 193 196xIllustrations10.7 Sodoma
(attributed), Allegorical Man, ca. 1547–8, oil, Accademia Carrara, Bergamo.
13.1 Luca Giordano, “Olindo e Sofronia,” Palazzo Reale gia’ Durazzo
(Genova).202 249Tables 4.1 Residence of registered prostitutes in Bologna’s
quarters 4.2 Streets with ten or more resident prostitutes in 1604, by
quarter56 57ACKNOWLEDGMENTSThe editors would like to thank Vanessa McCarthy who
donned two hats for this project, that of an author and that of editorial
associate. Her scholarly knowledge and administrative expertise contributed
significantly to the preparation of this volume, and we’re grateful for her
dedication and expertise. We would like to thank the editorial team at
Routledge for their support and guidance over the course of this project. Laura
Pilsworth guided it through its inception and commissioning, while Lydia de
Cruz shepherded it through the final stages of preparation and production,
assisted by Morwenna Scott. The University of Guelph and the University of
Toronto provide generous support for the research activities of Jacqueline
Murray and Nicholas Terpstra respectively. Thanks as well to the congenial
group of scholars whose work is collected here. While editing collections is
sometimes likened to herding cats, these colleagues were responsive, generous,
and patient. Above all, they were enthusiastic about the opportunity to
contribute to a collection which could serve as a gift to a friend and
colleague, Konrad Eisenbichler, who has himself been the soul of generosity. We
are honored to have worked with you all. Jacqueline Murray Nicholas
TerpstraNOTES ON CONTRIBUTORSElena Brizio teaches Medieval and Early Modern
Italian History at GeorgetownUniversity – Fiesole Campus and in the Internship
Program at IES Abroad (Institute for the International Education of Students)
in Siena. She has published on the political and institutional history of Siena
in the Trecento; her current research focuses on the cultural, economic, and
social power of Sienese women in the Italian Renaissance. In 2013 she was
Visiting Fellow at the Centre for Renaissance and Reformation and the
Pontifical Institute of Mediaeval Studies at the University of Toronto and in
2015 she was awarded a Renaissance Society of America Summer Grant to study at
the Centre for Renaissance and Reformation at the University of Toronto to
pursue her research on maternal inheritance. Elizabeth S. Cohen is Professor of
History and Director of the Graduate Programin History at York University
(Toronto). She has published widely on sexuality and gender in early modern
Rome including, most recently, The Youth of Early Modern Women, co-edited with
Margaret Reeves (2018); Daily Life in Renaissance Italy with Thomas V. Cohen
(2001, 2017) and Words and Deeds in Renaissance Rome: Trials before the Papal
Magistrates with Thomas V. Cohen (1993). Thomas V. Cohen has taught History and
Humanities at York University (Toronto) since 1969. His research focuses on the
history of Renaissance Rome, where he studies the cultural and political
anthropology of both the city and its hinterland. His work, often
microhistorical, experiments with language and narrative form, in the hope of
enlarging and enriching scholarship’s rhetoric and larger art. His most recent
book, co-edited with Lesley Twomey, is Spoken Word and Social Practice: Orality
in Europe (1400–1700) (2015). He also translated Claire Judde de Larivière, The
Revolt of Snowballs: Murano Confronts Venice, 1511 (2018).Notes on
contributorsxiiiLaura Giannetti is Associate Professor of Italian at the
University of Miami.Her first book, Lelia’s Kiss: Imagining Gender, Sex and
Marriage in Italian Renaissance Comedy, was published in 2009; she is now
writing a monograph on Food Culture and the Literary Imagination in Renaissance
Italy. On her new project she has published several articles in edited volumes
and leading journals such as California Italian Studies and Quaderni
d’Italianistica. She is a former Villa I Tatti Fellow and Fellow at the Center
for the Humanities at her own institution. She was the Charles Speroni Visiting
Chair in Medieval and Renaissance Literature at UCLA in spring 2016, and a
Research Fellow at the Institute for Historical Studies, University of Texas,
Austin (2016–17). Sergius Kodera is Dean of the Faculty of Design at New Design
University, St. Pölten, Austria. Since he received his doctorate in 1994
he has been teaching Renaissance Philosophy at the Department of Philosophy at
the University of Vienna. He completed his habilitation in 2004. He has held
fellowships in London (Warburg Institute), Vienna (IFK), and New York
(Columbia). He has published on and/or is a translator of Renaissance authors
such as Marsilio Ficino, Fernando de Rojas, Machiavelli, Leone Ebreo, Girolamo
Cardano, Giovan Battista della Porta, and Giordano Bruno. Currently he is
working on a book-length study on Della Porta in English. His main fields of interest
are the history of the body and sexuality, magic, and media. Vanessa McCarthy
completed her Ph.D. in 2015 at the Department of Historyand Women & Gender
Studies Institute at the University of Toronto. She currently teaches early
modern history at the Department of Historical and Cultural Studies, University
of Toronto Scarborough. She is the co-editor of “Sex Acts in the Early Modern
World” (Renaissance and Reformation/Renaissance et Réforme, 38/4, Fall 2015).
Gerry Milligan is Associate Professor of Italian at the College of Staten
Island and the Graduate Center of the City University of New York (CUNY). He
has published articles on masculinity, women authors, and theatre in the
Italian Renaissance. He is the author of Moral Combat: Women, Gender, and War
in Italian Renaissance Literature (2018) and is co-editor with Jane Tylus of
The Poetics of Masculinity in Early Modern Italy and Spain (2010). Ian
Frederick Moulton is Professor of English and Cultural History in the College
of Integrative Sciences and Arts at Arizona State University. He has published
widely on the representation of gender and sexuality in early modern European
literature. He is the author of Love in Print in the Sixteenth Century: The
Popularization of Romance (2014) and Before Pornography: Erotic Writing in
Early Modern England (2000), and editor and translator of Antonio Vignali’s La
Cazzaria, an erotic and political dialogue from Renaissance Italy (2003). He is
also co-editor of Teaching Early Modern English Literature from the Archives
(2015).xivNotes on contributorsJacqueline Murray is Professor of History at the
University of Guelph. Herresearch focuses on premodern sexuality, at the
intersections of ecclesiastical and popular lay culture. She is co-editor of
Desire and Discipline: Sex and Sexuality in the Premodern West (1996),
Conflicted Identities and Multiple Masculinities: Men in the Medieval West
(1999), and Marriage in Premodern Europe: Italy and Beyond (2012). Her current
research examines the premodern experience of masculinity and male embodiment.
She is an award-winning teacher and one of Canada’s 3M National Teaching
Fellows, and has held the Donald Bullough Fellowship in Mediaeval History at St
Andrew’s University. Guido Ruggiero is Professor of History and Cooper Fellow
of the College ofArts and Sciences at the University of Miami. He has published
on the history of gender, sex, crime, magic, science, and everyday culture,
primarily in Renaissance and early modern Italy. Recent publications include
The Renaissance in Italy: A Social and Cultural History of the Rinascimento
which won the American Association for Italian Studies prize for the best book
(2014). He has received awards from Harvard’s Villa I Tatti in Florence
(1990–91, 2012), the Institute for Advanced Studies in Princeton (1981–82;
1991), and at the American Academy in Rome (2011). James M. Saslow is Professor
Emeritus of Art History at City University ofNew York, as well as an author and
arts journalist. His work focuses on the Italian Renaissance and Baroque
period, with special interests in gender and homosexuality. A founding member
of the Center for Lesbian and Gay Studies (CLAGS) at CUNY, a former national
co-chair of the Queer Caucus of the College Art Association, and a board member
of the Leslie-Lohman Museum, he has been writing and lecturing about historical
and contemporary arts connected to LGBTQ experience for forty years. His
pioneering survey, Pictures and Passions: A History of Homosexuality in the
Visual Arts (1999), received two Lambda Literary awards. His most recent book,
co-edited with Babette Bohn, is The Blackwell Companion to Renaissance and
Baroque Art (2012). Patricia Simons is a Professor in the Department of History
of Art at the University of Michigan, Ann Arbor. Her books include The Sex of
Men in Premodern Europe: A Cultural History (2011) and the co-edited Patronage,
Art, and Society in Renaissance Italy (1987). Her studies of the visual and
material culture of early modern Europe have been published in numerous
anthologies and peer-review journals, ranging over such subjects as female and
male homoeroticism, gender and portraiture, the cultural role of humor, and the
visual dynamics of secrecy and of scandal. Nicholas Terpstra is Professor of
History at the University of Toronto, working at the intersections of gender,
politics, charity, and religion. His recent publications include Religious
Refugees in the Early Modern World: An AlternativeNotes on
contributorsxvInterpretation of the Reformation (2015) and Cultures of Charity:
Women, Politics, and the Reform of Poor Relief in Renaissance Italy (2013),
which won the Marraro Prize of the American Historical Association and the Ruth
Goodhart Gordan Prize of the Renaissance Society of America. He has also
co-edited Mapping Space, Sense, and Movement in Florence: Historical GIS and
the Early Modern City with Colin Rose (2016). Jane Tylus is Professor of
Italian at Yale University. Recent books include Siena, City of Secrets (2015),
Cultures of Early Modern Translation (with Karen Newman, 2015), a translation
and edition of the complete poetry of Gaspara Stampa (2010), and Reclaiming
Catherine of Siena: Literature, Literacy, and the Signs of Others (2009), which
won the Howard Marraro Prize for Outstanding Work in Italian Studies from the
Modern Language Association. She is General Editor for the journal I Tatti
Studies in the Italian Renaissance. She has held visiting positions at the
Scuola Normale Superiore di Pisa and Yale University, and in 2015 was Robert
Lehman Visiting Professor at Villa I Tatti in Florence.1 SEX, GENDER, AND
SEXUALITY IN RENAISSANCE ITALY Themes and approaches in recent scholarship
Jacqueline Murray and Nicholas TerpstraFrom the mid-nineteenth through the
mid-twentieth centuries, the Italian Renaissance was approached almost
exclusively as a period of learning, elegance, and manners as ref lected by the
arts and letters of the time. In The Book of the Courtier Castiglione’s perfect
courtier embodied virtù and sprezzatura, the two qualities that epitomized Renaissance
masculinity. Elite men were celebrated for their bravado, skill, and insouciant
nonchalance, whether these were exercised on the fields of battle, the
production of art or poetry, or the seduction of women. Castiglione also
details the qualities of the ideal court lady, a woman valued for her beauty
and affability along with her manners, intellect, and ability to please men.
These qualities were appreciated equally in another group of notable women, the
courtesans whose beauty and literary accomplishments were acclaimed by poets
and artists alike. Thanks in part to the enduring inf luence of Jackob
Burckhardt’s Civilisation of the Renaissance in Italy (1860; English
translation 1878), this idealized portrayal of sixteenth-century Italian men
and women dominated twentieth-century historiography and shaped how a number of
generations understood sex, gender, and sexuality in the Renaissance. The
idealized creations of Castiglione and Burckhardt, their princes and poets,
court ladies and courtesans, appeared as the bright stars in the Renaissance
firmament, and contributed to the lure of the field. Yet all along they were
chimeras, stereotypes created by Renaissance elites and perpetuated by modern
scholars of Renaissance culture. Even when individuals appeared to embody these
ideal qualities, they were the exceptions, standing apart from thousands of
their contemporaries, urban and rural, rich and poor, educated and illiterate,
respectable and disreputable. The idealized courtier, court lady, and courtesan
obscure everyday life in Renaissance Italy. In the 1970s, scholars began to ask
new questions that ultimately led to a recalibration of research on the history
of sex, gender, and sexuality in the2Jacqueline Murray and Nicholas
TerpstraRenaissance. One of the earliest collections was Human Sexuality in the
Middle Ages and Renaissance (edited by Douglas Radcliff-Umstead, 1978), which
includes topics that are wide ranging and represent a variety of disciplinary
perspectives. They include sexuality within marriage, sexual sins and
eroticism, celibacy, hermaphrodites, homosexuality, and how the human body was
understood. These essays from the 1970s foreground important questions about
sex, gender, and sexuality in the past. Yet their scope and insights are constrained.
Most essays are based on close, summative readings of literary texts from Dante
and Chaucer to Shakespeare and other imaginative authors, but these close
readings of texts lack the contextualization or critical perspective to enhance
their insights. While the occasional essay engages with multiple sources and
genres, the absence of critical theoretical and interdisciplinary analysis
inhibits the development of a more comprehensive picture of how issues of human
sexuality were actually addressed at this time. Significantly, however, the
authors did identify emerging themes that would become central to the study of
sex, gender, and sexuality. This collection opened the way to the study of
topics such as the nature of the sexed human body, the complexities of celibacy
as a sexuality, and the f luidity of sexualities and genders. While prescient
in research subjects, the authors did not employ the theoretical and
methodological tools that developed soon after publication, tools that were
necessary for deeper and more complex analyses of sex, gender, and sexuality.
These tools were being forged with the new theories and methodologies of the
1970s that were opening new research subjects and that led to innovations and
new definitions of the individual and the self. A series of studies in that
decade revolutionized scholarship and have continued to have a transformative
inf luence on the understanding of the history of sex, gender, and sexuality
into the twenty-first century. The most inf luential authors behind this work
perceived the Renaissance to be more complex both in the quotidian aspects of
daily life and also in extraordinary behaviors. In 1978, the first volume of
Michel Foucault’s The History of Sexuality occasioned both excitement and
consternation among historians of sex. Foucault, a philosopher and leading
post-structuralist scholar, wrote extensively on social construction and social
control in European society, including studies of prisons, madness, and
surveillance. These perspectives informed his ref lections about the
construction and control of sexuality in the European past. Indeed, Foucault’s
intervention challenged scholars to reexamine their approaches to sex and
sexuality. Another major contribution to the recalibrating of historical studies
of sex, gender, and sexuality was John Boswell’s Christianity, Social
Tolerance, and Homosexuality (1980). Boswell demonstrated that in the premodern
world there were men who engaged in homosocial and/or homosexual relationships,
although traditional history had obscured them behind the ecclesiastical
rhetoric of homophobia. Boswell argued that there were gay men throughout
premodern Europe but his methodology and conclusions were criticized as
essentialist and lacking the appropriate consideration of context and cultural
inf luences such as Foucault had urged. Nevertheless, despite criticismsSex,
gender, and sexuality in Renaissance Italy 3about essentialism, Boswell did
uncover homosexual (sodomitical) and homoaffective men across society,
integrated into both clerical and secular societies. In this way, Boswell
forged a path for scholars to search for and analyze multiple sexualities that
had been overlooked by traditional history or were obscured by the absence of
explicit evidence. One of the most telling criticisms levelled at both Foucault
and Boswell was their neglect of gender as a category of historical analysis.
Arguably, men and women experience the world differently according to how
society evaluates and constructs women. This applies equally in the realm of
sex and sexuality, which is neither natural nor essential. Foucault paid scarce
attention to women’s alternative experience of social construction and
surveillance of sex and sexuality. Similarly, while lauded for opening the past
for research on homosexuality, Boswell was criticized for eliding lesbians and
other non-normative women under the category “gay,” thus perpetuating their
invisibility. A more refined and incisive analytical framework emerged out of
these debates. What began as women’s history in the 1970s, with the goal of
recuperating women in the past, transformed into the critical lens of feminist
studies, which analyzed the institutions and structures that restricted or
shaped their lives, or contributed to their invisibility in historical
scholarship. The other significant theoretical contribution to the new study of
sex, gender, and sexuality falls under the rubric of cultural studies. This is
a multifaceted approach emerging from literary studies, postmodernism,
discourse analysis, and other theoretical perspectives that provided scholars
with new linguistic and analytical tools. This versatile and complex
perspective also encouraged explicitly interdisciplinary research which suits
the intricate nature of sex, gender, and sexuality. As a result, there is a
richer sense of the possibilities that were available for the lived reality of
sex, gender, and sexuality and an expanded ability to study and evaluate the
values, beliefs, and experiences of people in the past. These innovations
emerged at a time when the traditional Burckhardtian narratives were being
widely criticized by political, social, and intellectual historians, and by the
mid-1980s new scholarship was appearing that brought new insights to sex and
gender in the Italian Renaissance. They applied methodologies that bridged
differences in social and economic status, sex, sexuality, and gender,
geography, and religion. While the traditional sources of high culture—art and
literature in particular—continued to provide a valuable foundation for
understanding the rich cultural life and artefacts of the Renaissance, new
analytical approaches yielded new insights. Diverse sources of evidence—court
records, letters, chronicles, and Inquisitorial documents, among others—provided
access to new populations including servants and prostitutes and the
inhabitants of the streets and taverns of myriad Italian towns and cities.
These new critical studies were a prelude to the research that would appear in
the next two decades. Guido Ruggiero’s The Boundaries of Eros: Sex Crime and
Sexuality in Renaissance Venice (1985) early on demonstrated how new
methodologies and new sources were able to reveal hitherto unexplored worlds of
Renaissance sex, gender, and4Jacqueline Murray and Nicholas Terpstrasexuality.
Ruggiero examines the wide variety of sex crimes that were committed in Venice
and he analyzes the various courts and disciplinary councils which enforced the
laws, including those pertaining to sexual transgressions. The records reveal an
intricate and contradictory approach to regulating sexuality that extended from
conventional acts such as adultery and fornication to more egregious behaviors
including rape and sodomy. Ruggiero’s essays meet the challenges and
opportunities posed by Foucault and Boswell, by feminist history and gender
studies. His interdisciplinary reading of the evidence, ranging from the many
cases discussed by the criminal courts, along with careful analysis of
individual testimony, widened the scope of enquiry. Ruggiero’s discussion
reveals the rich detail about individuals, as they negotiated the social norms
of sexuality and gender. He brings readers to an understanding of the social
context and how individuals were integrated into their local communities and
that of wider Venetian society. The movement towards more sophisticated,
nuanced, and focused considerations is also ref lected in Forbidden
Friendships: Homosexuality and Male Culture in Renaissance Florence (1996) by
Michael Rocke. In many ways, Rocke took on the challenge presented by John
Boswell to identify men who had sex with men in their social contexts. Rather
than othering them or pulling these men out of their community, Rocke engages
with homosexuality as an integral part of Florentine society and culture. He
examines seventy years of documentation from the “Office of the Night,” which
was established to oversee denunciations of homosexual (sodomitical) activity.
This allowed Rocke to trace the nature of relationships between men, how they
were treated by society, how and why they were denounced to the court, and the
penalties levied. His scholarship reveals that, despite the harsh evaluation of
sodomy in ecclesiastical law and in various secular jurisdictions, Florence
displayed remarkable tolerance. Where Boswell’s research had scanned 1000 years
of European history, seeking to identify men who were possibly homosexual,
Rocke analyzes deep and focused sources to identify a specific group of men,
applying sophisticated theoretical and methodological tools to reveal new
understandings of non-normative sexuality in the Italian Renaissance. Judith
Brown’s Immodest Acts: The Life of a Lesbian Nun in Renaissance Italy (1986)
similarly contributed to the new approaches to sexuality and identity. She
focused on non-normative sexuality, although in a unique context. Here the
background is not the streets, homes, and markets of the large, cosmopolitan
cities of Renaissance Italy. Rather, Brown’s subjects lived within the walls of
a convent, separated from the worldly temptations of secular life. Yet, even in
a community of women vowed to chastity, Brown finds convoluted self-identities
and a sexual relationship between two women that was transgressive and
multivalent. The case of the “lesbian nun” Benedetta Carlini was instantly
controversial. Could two nuns possibly have a conscious lesbian sexual
identity, given the social norms and religious context in which they lived?
This is the same criticism that greeted John Boswell’s assertions about “gay”
men in premodern Europe.Sex, gender, and sexuality in Renaissance Italy 5There
was widespread agreement that categories such as gay or lesbian were products
of late twentieth-century Western society and to impose them back in time was
anachronistic and misleading. Moreover, in this case, the individuals evoked
far more questions than those of sexual identity or sexual activity, with a
relationship complicated by angelic possession and mystical visions. The debate
surrounding Carlini’s activities and identities continues, as Patricia Simon’s
essay in this collection demonstrates. Yet one of the most enduring
contributions of Brown’s study, for the history of sexuality and gender, is her
ability to cross 600 years and engage intimately with individuals of the past.
This is a history of two nuns, in an out-of-the-way convent, who experienced
rich and problematic inner lives, beyond what might be expected. Whether the
women can be categorized as “lesbians” does not dispel the impact of
recuperating lost women and a lost past, the meaning and implications of which
continue to attract scholarly analysis. The profound transformation that
occurred between 1978 and 1996 in the study of sex, gender, and sexuality in
premodern Europe began with the recognition of new topics and moved to a more
rigorous application of the intervening theoretical and methodological insights
of Foucault and Boswell, of feminism and cultural studies. If the former
approach is exemplified by essays collected in Human Sexuality in the Middle
Ages and Renaissance (1978), the latter is evident in the essays in Desire and
Discipline: Sex and Sexuality in the Premodern West (edited by Jacqueline
Murray and Konrad Eisenbichler, 1996). This volume stresses that human behavior
manifests both continuities and transitions that can be independently evaluated
and separated from arbitrary and obsolete periodization. Many essays integrate
traditional periods moving seamlessly into a premodern world. Some essays rely
on traditional Renaissance evidence but deploy law, art, and literature to
examine new research questions. Rona Goffen examines Titian’s frescoes to
explore misogyny. Other authors address innovative, even bold or cheeky themes.
Feminism and critical theory are deployed throughout the collection. The
usefulness of interdisciplinarity to reveal new aspects of society and cultural
experience is equally evident. Dyan Elliott’s reexamination of the reciprocity
of the conjugal debt, the notion that a husband and wife have equal call on
their spouse for sexual access jostles the foundations of premodern marriage.
Rather than accepting the idea that a married couple’s sex life was balanced
and equitable, Elliott concludes that wives were subordinate even in bed and
had no right to refuse sexual intercourse. Ivana Elbl examines the doubly
transgressive sexual liaisons among Portuguese sailors to Africa. Sailors, who
were often already married with families in Europe, frequently formed enduring
relationships with African “wives,” transgressing both Christian monogamy and
establishing irregular relationships with non-Christian women. Significantly,
in Africa these unions were ignored or tolerated by Portuguese leaders,
ecclesiastical as much as secular. More theoretically adventuresome is Nancy
Partner’s exploration of the psychological dimensions of sexuality. She applies
contemporary psychological theory, in particular Freud, to assess the sexual
dimensions6Jacqueline Murray and Nicholas Terpstraof mystics and their ecstatic
visions. Even the realm of masturbatory pornography is probed through Andrew
Taylor’s critical reading of marginalia and other physical marks and stains on
manuscript pages which could ref lect the sexual responses of readers to the
texts. The essays in Desire and Discipline reveal the richness, diversity, and
intellectually invigorating research that in just two decades had made the new
field of sex, gender, and sexuality one of the most exciting areas in
Renaissance studies. While ref lecting new research areas, the roots of which
can be found in the theoretical and methodological innovations in the late
twentieth century, the essays in Desire and Discipline build upon traditional
topics and themes and frequently employ conventional Renaissance sources, to
stimulate a metamorphosis of old research perspectives into new and innovative
ones. Thus, the ideal courtier has become a man subject to gender-based
analysis while the lens of feminist analysis reveals the court lady to be not
so much an equal but rather a pale, subordinate shadow to the courtier. Similarly,
freed from her artificial manners and learning, the courtesan is revealed as a
masculine fiction sanitized from the precarious and harsh life of Renaissance
prostitutes. The last quarter of the twentieth century, then, was a watershed
for the historiography of sex, gender, and sexuality. Pioneering scholarship
foreshadowed issues that would preoccupy later scholars and set the trajectory
for subsequent research. This scaffolding of new research questions, theories,
and methodologies has resulted in creative approaches that are rapidly
transforming the field. While monographs have been, and continue to be, written
about sex, gender, and sexuality in the Renaissance, it seems that these
topics, at this point in the evolution of scholarship, lend themselves more
readily to the genres of essays or journal articles. The essay form allows
scholars to analyze focused bodies of evidence and arrive at conclusions that
are precise and demonstrable. Presumably, at some point these focused studies
will coalesce into broader discussions leading to more generalized conclusions.
For the moment, however, the essay collection remains the most significant
means for the dissemination of research. Two essay collections in particular
demonstrate the very promising new approaches to research into sex, gender, and
sexuality in the twenty-first century. In A Cultural History of the Human Body
in the Renaissance (2010), Katherine Crawford provides a chapter that offers
redirection from the perspectives of Foucault. She points back to the important
role of classical literature, mediated by Christian values, in the formation of
beliefs about sexuality and marriage, and classical medical literature which
defined the sexed body. In A Cultural History of Sexuality edited by Bette
Talvacchia (2011), nine essays address a wide variety of questions about
Renaissance sexuality as they emerge from diverse sources. Essays focus on the
troubled categories of heterosexuality and homosexuality, and sex with respect
to religion, medicine, popular beliefs, prostitution, and erotica.
Collectively, this collection opens wide the possibilities in the study of sex,
gender, and sexuality.Sex, gender, and sexuality in Renaissance Italy 7In order
best to demonstrate how recent work has reshaped and advanced the field of sex,
gender, and sexuality in Renaissance Italy, we have organized the essays of
this collection into three sections. The first, “Sex, Order, and Disorder,”
deals primarily with issues relating to legal and political themes, and
particularly with efforts by authorities both political and ecclesiastical to
channel or control sexuality. The second section, “Sense and Sensuality in Sex
and Gender,” highlights recent work that has taken some of the turns that are
rewriting historical narratives generally, above all histories of the senses,
of the emotions, and of food. The third section, “Visualizing Sexuality in Word
and Image,” considers how we work with early modern f luidity around identities
and boundaries, and whether we might now be more restrictive than they were in
categories that we bring to our analysis.Sex, Order, and Disorder One of the
most obvious sites of sex and disorder in Renaissance Italy surely lies with
the buying and selling of women’s bodies. Burckhardt’s perspective that courtesans
were elegant, intellectual companions, surviving more on sexual titillation
than selling their bodies, has endured, despite the inf luence of feminist
research. In particular, Veronica Franco was seen as an elegant, ideal, and
appropriate companion for Renaissance princes.1 Much research on courtesans has
focused on Franco and her courtesan sisters. It highlights the courtesan’s
learning, ability to write poetry and sing pleasing songs, and, most
importantly, to entertain men while avoiding becoming common sexual property
and losing their allure and their living. Tessa Storey adheres to the older
view, assessing the social status of courtesans, suggesting that they were
linked to “elite manhood and male honor,” idealizing the relationships between
clients and courtesans who were certain that proximity to powerful men would
protect them.2 However, the other side of courtesan life was a precarious one
of dependence and fear of falling into common prostitution. Social and criminal
vulnerability highlights the lives of all prostitutes, include high status
courtesans. Even Veronica Franco was called before the courts to account for
her behavior. More vulnerable courtesans and prostitutes lived precariously,
prey to men of all sorts, accosted in the streets, and struggling to support
themselves and maintain their dignity. The records of their appearances before
the courts reveals they often managed without protectors or financial security.
3 Early on Elizabeth Cohen examined the rough and ready life of prostitutes on
the streets of Rome, revealing a form of sociability and social integration.4
Diane Yvonne Ghirardo brings an innovative approach to the role and experience
of urban prostitutes. She examines urban planning in Ferrara, revealing the
city’s ongoing attempts over decades to maintain prostitutes in the same
locales.5 Focusing on the economics of prostitution in Venice, Paula Clarke
finds that regulation of prostitution became less rigorous over time, with
women experiencing more freedom and the concomitant growth of the sex
trade.68Jacqueline Murray and Nicholas TerpstraGuido Ruggiero opens the section
“Sex, Order, and Disorder” in this collection with a broader approach to order
and disorder in sexuality. He offers a rereading of Boccaccio’s often-studied
story from the Decameron of Griselda, a woman who patiently endures the series
of humiliations that her husband Gualtieri devises in order to test her
faithfulness. The critics and creative artists who have puzzled over the tale
and its meaning for centuries have focused mainly on Griselda and on issues of
class and gender. Ruggiero moves a step further to ask how those who heard it
in the fourteenth century might have received it as a political message.
Gualtieri is not only a cruel husband. His willingness to be cruel and unjust
to his spouse Griselda highlights the dangers that all may encounter when
societies fall under the control of rulers who are narcissistic, vain, and
insecure. Florentines could look around to other cities where lords treated citizens
as Gualtieri treated Griselda; sexual and political violence were
interchangeable and marriages were contracted for money rather than love. There
was no reason to suppose that Florence would be exempted from that kind of
cruelty and exploitation. The Griselda story offered the lessons of a Mirror
for Princes, but it was also a Mirror for Merchants, warning them of what would
happen when love did not animate their closest personal relationships. What
Boccaccio warned the Florentines about in the fourteenth century was precisely
what the Sienese were experiencing in the sixteenth. Elena Brizio observes that
sexual violence remained common across Italy. Men used it as a tool to control
girls, boys, married women, and widows. In the context of the wars of the
1550s, when Florence annexed Siena, its political “use” expanded greatly.
Sexual violence was a means of imposing or confirming power over subordinates,
and men across the political, ecclesiastical, mercantile, and professional
spheres considered sexual violence a legitimate mode of operating in their
social sphere, and so exercised it freely. In contrast to what Boccaccio
described, the absolute ruler who came to dominate mid-sixteenth-century Siena
positioned himself on the opposite side of the dynamic. Duke Cosimo I de’
Medici proclaimed strict punishments for sexual violence against both men and
women in a law of 1558, threatening either death or galley servitude for those
convicted. Brizio describes this setting and moves from metaphor to practice as
she reviews archival sources, judicial records, and public reports to see how
sexual violence was perceived before and after the law issued in 1558. Duke
Cosimo I was dealing with more than just a different political milieu, and
Brizio also explores whether the changes in the normative codes brought about
by the Council of Trent had an impact on social attitudes to sexual violence in
Siena and its locale. Normative codes were becoming more explicit and
restrictive across Italy in the sixteenth century, but did they have much
actual effect? Like Cohen, Ghirardo, and Clarke, Vanessa McCarthy and Nicholas
Terpstra document and analyze the sex trade in a particular city. Their focus
is on working-poor prostitutes’ residential patterns in early modern Bologna,
and they find that on the whole these women were integrated into, rather than
pushed to the margins of, their local neighborhoods and the wider city.
Bologna’s activist and ambitiousSex, gender, and sexuality in Renaissance Italy
9archbishop Gabriele Paleotti was rebuffed when he attempted to impose
Tridentine norms for public sexuality. The Bolognese instead approached
regulation as a matter of market rather than morals, allowing those prostitutes
registered with a civic magistracy to practice prostitution almost anywhere
within the city walls. While about half of the 300–400 women registered
clustered in specific, unofficial red-light neighborhoods, the other half lived
on streets with only one or two other registered prostitutes, where their
neighbors were more often workingpoor men and women. In spite of the strict
normative codes that continued to be preached and publicly posted by
ecclesiastical authorities, prostitutes were seldom actually shunned or
marginalized because of their sex work. They were more often incorporated into
the working-poor neighborhoods and the larger social fabric of early modern
Bologna. These tensions between norms and practice certainly intensified as
Tridentine rules became more specific, and as ecclesiastical and public regimes
worked to determine whether and how to implement them. In Rome, these
authorities came together in particularly complicated ways. Elizabeth Cohen
explores how they attempted to address and adjudicate the various forms of
sexual impropriety that their normative codes were describing in ever more
precise detail. Sexual misconduct came under the jurisdiction of ecclesiastical
courts, but the records of these courts do not survive in Rome. Criminal court
records do survive, however, and since these took charge of some sex offenses
we can see how people responded to the new rules. Cohen looks in particular at
cases of adultery, which was often defined by the married status of the woman
and which, like sodomy, could actually cover a broader range of actions than
might be grouped today under the term. Reviewing some trials of real or
imagined adulterous relationships, Cohen finds that it is impossible to
determine how effective the “reforms” actually were. There was simply more
driving these relationships forward than any narrow definition allows: romance,
exploitation, assault, and sheer comedy all shape the court testimonies, and
show that the parties in many so-called adulterous relationships were thinking
less often of sex—or the pope—than authorities thought.Sense and Sensuality in
Sex and Gender The possibilities for research on sense and sensuality in the
Italian Renaissance are myriad. The richness and abundance of voices, producing
or employing sensual outcomes, and the voices of desire and of sex and of pleasure
combine into a garden of delights. Here again, recent essay collections prove
particularly valuable for the variety of forms, voices, and experiences that
they are able to convey. In The Erotic Cultures of Renaissance Italy (2010)
Sara Matthews-Grieco gathers eight essays that ref lect upon the various ways
in which visions of sensuality could circulate, including on painted furniture,
decorated bedroom ceilings, or musical instruments, erotic language, or
pornographic engravings. So, too, cultural practices are explored such as
sensuality within marriage, music in domesticcontexts, and sexual innuendos in
writing or in doodles in a book. This collection, then, reveals how creative
Renaissance people could be in demonstrating desire and articulating their
sensual pleasures. Sexual orientation and sexual desire have also come under
scrutiny. A significant collection of essays edited by Melanie L. Marshall,
Linda L. Carroll, and Katherine A. McIver, Sexualities, Textualities, Art and
Music in Early Modern Italy (2014), brings together nine essays that explore
sexual desire and sexual orientation through multilayered and intersecting
interpretations of art, music, and texts. The result is an intriguing
collection of scholarship that maximizes opportunities for interdisciplinary,
collaborative research across the disciplines, as an outgrowth of work on
critical theory and intertextuality. In a more literary context, marriage
orations have revealed some writers not only praised marriage in conventional
terms for political ends, social expediency, and the delights of family.
Alongside extolling the pleasures of the marriage bed for a husband, some
extend that vision of sensuality and sexual pleasure to the wife as well,
challenging conventional notions that only prostitutes took pleasure in sex,
and not respectable matrons.7 The sensual possibilities of homosexual
activities, especially related to male prostitution, were part of Michael
Rocke’s study Forbidden Friendships. He argues that male prostitution was harshly
condemned, especially anal penetration, as something no adult man should
permit. Nevertheless, an examination of some contemporary writers reveals an
appreciation of homosexual sensuality along with defenses of sodomy and male
prostitution which harkened back to the superior evaluation of homosexuality in
classical literature.8 The role of pedagogical pederasty and its celebration
within Renaissance mentoring systems has equally been explored in literary
sources by Ian Moulton who demonstrates the currency of such studies to both a
popular and educated audience.9 These studies show that while male sexuality
has been visualized, both in the Renaissance, and by scholars of the
Renaissance, as virile and active, it was also vulnerable and contingent. For
example, castration was always a possibility in war, for medical reasons, as a
consequence of vendetta, or for social or aesthetic reasons.10 Impotence also
was part of male sexuality, with extensive social, economic, and political
ramifications. Some of these issues are explored in Sara F. Matthews-Grieco’s
edited volume Cuckoldry, Impotence and Adultery in Europe (15th–17th century)
(2014). Impotence could be implicated in social unrest among urban dwellers or
occasion political turmoil among the elites. It could be physiological, subject
to medical intervention, or magical leading towards the Inquisition and the
Renaissance’s fear of witchcraft. Six essays focus on various aspects of the
social, cultural, political, medicinal, and literary discussions of impotence
in Italian courts and cities, together providing an integrated and provocative
view of male sexuality and sensuality. The essays in this collection’s second
section, “Sense and Sensuality in Sex and Gender,” traverse back and forth
between literature and the lives of men and women. Our literary accounts span
what was formerly cast as the division ofhigh and low, including both
Castiglione’s serious prescriptions on when a sleeve is more than just a
sleeve, and also some more comic accounts by lesser-known poets of when a
sausage is more than a sausage. We pair these with two microhistorical accounts
of sexual pairings, one grown notorious in recent decades by the controversies
that erupted when it was first published, and the other more obscurely
quotidian. We aim in bringing them together to revisit what scholars may bring
to such accounts, and how that shapes our readings in ways we may want now to
rethink. In the first of these microhistorical studies, Patricia Simons
re-examines the case of Benedetta Carlini, the early seventeenth-century nun
and abbess described above and made famous in Judith Brown’s Immodest Acts
(1986). When Brown identified Carlini as a lesbian, on the basis of documents
that showed her as having regular orgasmic sex with a younger nun under her
supervision, her work stirred controversy. Historians like Rudolph Bell firmly
rejected the description of Carlini as “lesbian” on the basis that sexual
activities did not imply sexual identities. Simons takes the discussion a step further,
arguing that the question of identity is less important now than one related to
sense and emotion. Did they—and should we—see their sex as mainly physical? Or
were there registers of erotic mysticism that would have led both Benedetta and
Mea to frame their contact together as expressions of a spiritual relationship?
While some of their contemporaries, like some of ours, may see their religious
language as pretext, what happens when we take it seriously and take them
sincerely? As the example of their congregation’s patron saint St. Catherine of
Siena showed, medieval mysticism provided enough of a language and model for
the erotic potential of religious imagery. Thomas V. Cohen then explores
another example of when we need to ask whether a transgression is always a
transgression, by looking at the case of Ludovico Santa Croce, and the gang he
gathered around him to prowl the streets of Rome. The life lived well needed
witnesses for validation, and Ludovico’s ego amplified his other drives as he
led a group of young conversi to visit the statuesque courtesan Betta la Magra.
They shared food, drink, and more, and Ludovico’s boundary crossing brought him
to court. But what were his transgressions? Was it just proper and improper
sexual practices, was it individual intimacy moving to group sex, was it about
commoners and nobles, or about Christians and those who, despite having been
“made Christian” were still considered in some way ebrei ? If transgression
lies in in the eyes or voices of the witness, we have here a complicated
intersection of identities and codes, values and practices. The questions here,
as in Benedetta Carlini’s convent, lie with what those in the bed and those
around it thought about norms and deviances. Gerry Milligan brings us to what
many consider the uber code of the early modern male, Baldassare Castiglione’s
Book of the Courtier, the canonical text that we noted at the beginning of this
essay. Milligan looks in particular at the relation Castiglione draws between
clothing and masculinity. Clothing was fundamental to Renaissance discourses of
gender and sexuality. While it wascommon to read that what men wore was
critical to discussions of violence, military preparedness, and virtue, it’s
not at all clear just how clothing was supposed to do what it did. Was it cause
or effect, or sign and symbol of masculinity or effeminacy? Castiglione saw
clothing choice as potentially one of life or death, and that not just for
reputation alone. As Italy suffered through the invasions of French, Spanish,
and Germans, it was common, albeit perhaps too easy, to correlate a soldier’s
effectiveness to what he had worn. As Milligan asks, might a focus on clothing
show us how aesthetics and militarism functioned in Renaissance projects of
social control? Laura Giannetti then takes us from dead seriousness to dietary
satire with approaches to a question that Freud might well have faced: is it
ever the case that a sausage is just a sausage? Italians valued word play as
much as sexual play, and found the convergence of the two absolutely
compelling. Carne was meat, f lesh, and inevitably the male organ, and while
mendicant preachers may have condemned all of them together, most Italians
appreciated them individually for each of their meanings. Religious authorities
never managed to expand the imaginative forms of their dismay at the gluttony
and carnality that sausages represented; the most they could do was draw on
Galen’s counsel of moderation to reinforce their message of self-denial. Yet
Gianetti shows that authors and artists who were more aesthetically than
ascetically driven began to explore the imaginative potential of sausages as
symbols of vitality, fertility, and prowess. Their poems and stories
disseminated messages of a humble meat that grew into a powerful cultural
symbol.Visualizing sexuality in word and image As early as 1978, Thomas G.
Benedek’s article “Beliefs about Human Sexual Function” examined ideas about
the sexed body, noting in particular the persistence of the one-sex theory that
women and men had parallel sex organs, with the male organs externalized and
female organs internalized. Moreover, the balance of the humors—hot, cold,
moist, dry—also impacted the nature of any individual’s sexual makeup. Thomas
Laqueur, like previous scholars, based much of his argument on medical texts.
It was not only the words, but also the images that seemed to portray inverted
genitals. Laqueur’s analysis went further, however, to the conclusion that the
one-sex body and the humors meant that both women and men needed to ejaculate
semen for conception to occur.11 Laqueur’s suggestion that Renaissance doctors
and others believed in the two-seed theory was controversial and stimulated a
great deal of scholarship on both science and medicine and gender and the body.
Interest in the sexed body and the physicality of sex and sexuality has
continued to expand, embedding medical perspectives of the sexed body into a
cultural context. In her study The Sex of Men (2011), Patricia Simons extended
the critical study of men’s history to focus on the physiological construction
of men. Her analysis is based upon exhaustive, interdisciplinary research
includingtheoretical, textual, and visual evidence. Simons re-focuses attention
on the centrality of semen to masculinity and fertility, thus rebalancing the
dominant phallocentric evaluation of premodern gender. Sexual acts and sexual
pleasure have embraced topics and methodologies that would have been
unthinkable by earlier scholars. The collection Sex Acts in Early Modern Italy
(2010), edited by Allison Levy, includes an amazing array of topics that
illuminate sexual activities in new detail. Renaissance images and objects
portray an imaginative array of sexual positions in sources, both textual and
physical, ranging from Aretino’s writing on sexual positions to their portrayal
on medicinal drug jars. Patricia Simons pushes the cultural history of sex and
sexuality further in her essay about the dildo. An analysis of the physical
objects is set against descriptions of their imagined use. Renaissance books
were sufficiently explicit, however, that the need for visualization was
unnecessary. In Machiavelli in Love (2007), Guido Ruggiero challenges some of
the fundamental ideas about the history of sex and sexuality proposed by
Foucault and which have subsequently dominated research. Rejecting Foucault’s
assertion that sex and sexual identity were modern inventions, Ruggiero
demonstrates that in fact there was Renaissance sex and Renaissance sexual
identity, dismissing earlier theoretical obstructions. Using a combination of
court documents and imaginative literature, he highlights the complexities of
mind, body, and desire, and the formation of masculine identity. In many ways,
this book moves the historical study of premodern sexuality onto a new and more
sophisticated plane, one that reveals individuals in their uniqueness. In The
Manly Masquerade (2003), Valeria Finucci presented one of the earliest analyses
of Renaissance men as an inf lected category deploying not only feminist theory
but also psychoanalytic theory to understand the constructions of masculinity
from both a psychological and cultural perspective. One of the most violent and
sexually problematic figures of Renaissance Italy was the brilliant
goldsmith/artist Benvenuto Cellini. Margaret Gallucci presents a new twist to
traditional biography by integrating a multidisciplinary analysis of Cellini,
his artistic brilliance, his penchant for violence and disorderliness, and his
transgressive homosexuality that was sufficiently public to result in criminal
proceedings and house arrest. Following new literary criticism and sexuality
and gender studies, Gallucci tries to move beyond simplistic evaluations of
homosexuality and misogyny to make sense of Cellini’s complex artistic life and
disorderly behaviors.12 The third section of this collection, “Visualizing
Sexuality in Word and Image,” takes up these questions of sex acts, the body,
and identity by focusing on four cases of creative artists who employ sexuality
and gender in ways that challenge social norms and expectations, and that raise
questions both then and now about identity and voice. James M. Saslow returns
to the questions around sexual acts and sexual identities that emerged in
disputes around the “lesbian” nun Benedetta Carlini, and to which Castiglione’s
sartorial strictures allude. He argues that the case of Italian painter
Gianantonio Bazzi (1477–1549) contributesto the larger ongoing controversy in
queer studies over whether we can locate an embryonic homosexual
self-consciousness in Renaissance culture. Bazzi’s fondness for young men gave
him the nickname “Il Sodoma” and he never shied away from making this a central
part of a very public persona. We have little documentary evidence for his
private feelings, yet his art embodied and transmitted homosexual desires, and
it is clear from the series of commissions that he attracted an audience which
read and sympathized with those clues. Saslow reviews Sodoma’s artworks,
patrons, and reputation over a few centuries and ref lects on what the larger
stakes are both methodologically and ideologically as we weigh whether these do
indeed provide sufficient evidence for a homosexual self-consciousness. Sexual
agency and identity are complex enough when we are aiming to interpret what an
individual says in a court room or inquisitorial investigation, or conveys in a
painting or poem. What do we do when men pretend to adopt the voice of women
and project desire, intent, and agency? Ian Frederick Moulton compares two such
works, Pietro Aretino’s Ragionamenti and Alessandro Piccolomini’s La Raffaella,
both of them written in the 1530s, and both featuring an experienced woman
mentoring a younger woman on the finer points of sex and sexuality. In both,
the older woman assures her younger companion that her desires are legitimate
and should be acted on to the fullest, even when transgressive. In both these
desires are essentially projections of male fantasies. Moulton explores what we
learn from male projections of female speech, identity, agency, and
particularly how male visualization and ventriloquizing exposes larger issues
around the place of women and the articulation of sex and gender in early
modern society. While we often emphasize the transformative effects of printing,
early modern culture continued to value the oral and visual, and it brought
these together in the art of memory. Sergius Kodera reaches back to classical
texts that recommended erotic images as particularly memorable, and to the
early modern author Giovan Battista della Porta’s L’arte del ricordare (1566)
which specifically advised stories of sex between humans and animals as aides
memoires. Myths of Leda, Europe, Ganymede, and others were all drawn into this
work, though more overtly in the vernacular than the Latin version. Kodera
follows this visualization of intercourse between humans and animals beyond the
arts of memory and on to texts on cross-breeding and to the paintings of
Raphael, Michelangelo, and Titian, seeing all of these as examples of a distinctively
early modern embrace of variety, engagement, and hybridity in sexuality. In the
final essay, Jane Tylus traces how Torquato Tasso depicted women in both the
Gerusalemme liberata (1581) and the Gerusalemme conquistata (1593). While he
felt that his powers as an epic poet were expanding, the later work reduces the
role and influence of female characters. The shift underscores how the Liberata
was more radical in its conception and execution. As he aimed to style himself
more self-consciously as an epic poet in the classical tradition, Tasso moved
from Virgil to Homer as his model, a move at once stylistic and also insome
sense moralistic – he saw this as an answer to criticism of his language and of
what he called the “fallacious artistries” that had marked the earlier poem.
Gender become critical to his conception of what is true in art, though with
ambivalent results – the woman who intervened with power was superseded by the
woman who intervened with tears. These essays explore themes that were only
emerging two decades ago. Their authors’ commitment to taking both an
interdisciplinary and intersectional approach allows re-evaluation of
interpretations which were in danger of becoming too rigid and which may have
imposed too much on what the voices in stories, trials, letters, and
images were aiming to express. Contradiction, ambivalence, and ambiguity
abound. Recent work in all three areas that we have singled out has explored
just how widely the gaps between prescription and reality yawn in the period,
in part because of ambivalence on the part of those promoting normative
regimes. Yet gaps more often emerged because these regimes aimed too far beyond
what people expected and were willing to live with in their neighborhoods,
their relationships, and expectations. As we move forward undoubtedly there
will be new insights gleaned about the lives and loves of Renaissance people.
The intellectual and evidential foundation outlined here in letters, court
records, poems, pamphlets, and artworks will continue to support a rich and
diverse research culture. And there are new questions on the horizon. The
literary, philosophical, artistic, and existential implications of transgender
are only in a nascent stage of investigation, despite the initial and hesitant
foray made in Human Sexuality. Some topics and themes will percolate until new
sources and new perspectives allow new insights and conclusions. As the study
of sex, gender, and sexuality moves forward, the dialogue between past and
present will continue, animated by sharp disagreements, punctuated by moments
of clarity, and moving steadily towards a deeper understanding of lives lived
in a period of creative foment. The voices gathered here, and the creative
exchange they offer, advance that discourse on the lives of those who made the
Renaissance a fascinating period of critical change.Notes 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
11 12Rosenthal, The Honest Courtesan. Storey, “Courtesan Culture.” Cohen and
Cohen, Words and Deeds in Renaissance Rome. Cohen, “Seen and Known.” Ghirardo,
“The Topography of Prostitution in Renaissance Ferrara.” Clarke, “The Business
of Prostitution in Early Renaissance Venice.” D’Elia, “Marriage, Sexual
Pleasure, and Learned Brides in the Wedding Orations of Fifteenth-Century
Italy.” Rocke, “‘Whoorish boyes.’” Moulton, “Homoeroticism in La cazzaria
(1525).” See Finucci, The Manly Masquerade. Laqueur, Making Sex. Gallucci,
Benvenuto Cellini.Bibliography Benedek, Thomas G. “Beliefs about Human Sexual
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Renaissance. Oxford: Berg, 2011.PART ISex, Order, and Disorder2 THE LORD WHO
REJECTED LOVE, OR THE GRISELDA STORY (X, 10) RECONSIDERED YET AGAIN Guido
RuggieroOne of the last works that Francesco Petrarch wrote was a short story
in Latin which he claimed to have translated from the Italian of the final tale
of Boccaccio’s Decameron —the novella of the patient Griselda, who accepted
every cruel test her husband, Gualtieri, tried her with to assure her worthiness
as a wife. In Petrarch’s version Griselda was a humble peasant and Gualtieri
the esteemed Marquis of Saluzzo, a prince loved by all for his wise rule.
Tellingly, he claimed that he was translating the tale because it was so very
useful as a lesson on how to treat a wife that it needed to be in Latin to gain
the wider circulation that the universal language of learned men merited. And,
in fact, Boccaccio’s original version has been long read in that light, almost
as if Petrarch’s Latin retelling determined its meaning for future generations.
Recently, moreover, with more sophisticated discussions of gender, his
perspective has garnered even greater purchase, with Boccaccio’s tale being
criticized for its misogynistic vision of matrimony and support for a husband’s
absolute power over a wife. In turn, this perspective has even colored the way
some read the Decameron itself, discovering behind its laughing stories and
powerful, clever women a conservative defense of traditional patriarchy. But in
this essay, I want to suggest with a historian’s eye that the story of
Griselda’s ideal wifely qualities and her husband’s wisdom is in reality not
there in the Decameron (X, 10). For while that tale has been often read as an
account of Griselda, and her virtually biblical acceptance of her husband’s
will, it may well have read at the time as a story much more about the many
negative qualities of Gualtieri.1 For he is presented throughout as a dangerous
tyrant moved by a misguided sense of honor and a rejection of the emotion of
love, which meant that he was incapable of being either a good husband or a
good ruler from the perspective of fourteenth-century Florentine readers. Thus,
this tale is not just concerned with love and marriage, but also crucially with
rule and the rule of princes, in this casenegatively portrayed as tyrants. In a
way, then, I want to argue that it is Boccaccio’s “The Prince” a century and a
half before Machiavelli. Even the language of the day nicely sets up this
theme: for the term signore (lord) had multiple meanings that could span the
gamut of power relationships from the everyday husband as signore/lord over his
wife and household, to the local signore/lord/noble with power over those below
him, on to the signore/lord/ ruler (either a prince or a tyrant depending on
one’s perspective), and, of course, finally on to the ultimate signore, the
Signore/God. As we shall see, all these meanings are at play in Boccaccio’s
version of this tale. The teller of this story of multiple signori, the irrepressible
Dioneo, suggests its negative tone right from the start, immediately warning
that he finds Gualtieri’s behavior in general and towards his wife “beastly.”2
He states f latly, “I want to speak about a Marquis, not all that magnificent,
but actually an idiotic beast. . . . In fact, I would not suggest
that anyone follow his example. . . .”3 This, obviously, is hardly
the wise prince Petrarch created in his supposed translation of the tale.
Dioneo then more subtly attacks him as a ruler (signore), remarking that he was
a young man who spent all his time “in hawking and hunting and in nothing
else.”4 Here we have echoes of an earlier tale in the Decameron, the third tale
of day two, about spendthrift Florentine youths who threw away the riches left
them by their aristocratic father by living the thoughtless life of young
nobles hunting, hawking, and living like signori.5 Significantly, those
Florentine youths, after they lost their inherited fortune, regained it by
going to England and loaning money at interest to the apparently even more
foolish signori there, the English nobility, like many Florentine bankers.6 Yet
quickly they squandered their riches again, because, as the story stresses,
they returned to living like signori, eschewing the virtù that made their
Florentine merchant/banker contemporaries so successful. What, one might well
ask, was this virtù that had allowed them to remake their fortune and that
repeatedly brings success to the denizens of Boccaccio’s tales? At one level
the answer is simple. For Boccaccio’s contemporaries virtù was a term that
identified the range of behaviors that allowed one to succeed and made one
person superior to another. Simply put, it marked out the best. But the
simplicity of that definition quickly dissolves before the fact that largely
because it was such a telling term its meaning was highly contested and f luid,
in fact changing considerably over time, place, and across social divides.
Speaking very broadly, in an earlier warrior society many saw virtù in aggression,
direct action, often violent; and in physical strength, blood line, and blood
itself, even as at the same time moralists and philosophers often saw it in
more Christian behavior that rejected violence and aggression. In the cities of
northern Italy in the fourteenth century this traditional vision of virtù was
first expanded, then increasingly overshadowed by a vision more suited to the
urban life of the day and newer merchant/banker elites. For many at the time,
virtù required the control of passions—in contrast to an earlier vision that
privileged their moredirect expression—and included a strong lean towards
peaceful, mannered conduct that required reasonable, calculating (at times
sliding into cunning) behavior that controlled the present and significantly
the future as well.7 In sum, virtù, even as it was contested and changed over
time, was a word of power that helped to define an urban male citizen and a
truly good man. In the end, however, these youths were saved from their
un-virtù -ous behavior by a virtù -ous nephew, Alessandro, who first
re-established their fortunes via once again astute money-lending, and then
with his virtù won a bride who turned out to be the daughter of the king of
England, effectively overcoming all their foolish misdeeds. From this
perspective, it is clear that the signore Gualtieri, much like Alessandro’s
uncles, was not a virtù -ous or good prince, ruling as he should. Rather, by
not attending to anything but his own youthful pleasures, he was acting in a
way that Florentines would have easily associated with their fears about
contemporary signori/tyrants; for such rulers were seen by them as ruling all
too often merely to serve their own whims and selfish pleasures at the expense
of their subjects. And, in fact, proudly republican Florence had recently in
1342 experienced a brush with a signore/tyrant of its own, Walter of Brienne.
He had been appointed to a one-year term as ruler of the city in the hope that
he would be able to overcome an economic crisis caused by the failure of the
major banking houses of the city. But, as was often the case, he quickly
attempted to take power permanently as a signore and was just as quickly thrown
out after only ten months of unpopular rule. Almost immediately afterwards, a
popular government returned to power, and it remained wary of signori of any
type.8 Significantly, however, most Anglophone critics have failed to note that
the Italian for Walter is Gualtieri and thus that Florence had thrown out a
tyrannical Gualtieri of their own just a decade before Boccaccio completed the
Decameron. Tellingly the negative behaviors often associated with contemporary
tyrants are immediately linked to the tale’s Gualtieri and his marriage by
Dioneo, who notes that not only did he not pay attention to anything else but
his own selfish pleasures, he “had no interest in either taking a wife or
having children. . . .”9 This, then, had created problems with his
subjects. As they, like all good subjects, wanted him to take on the responsibilities
of a mature male and ruler by marrying; for marriage was seen at the time as
perhaps the most important sign of reaching full maturity and taking on the
sober responsibilities of an adult male.10 Moreover, with marriage, a prince
began to produce the heirs that would secure an ordered passage of power at his
death, something that for his subjects was crucial. With Gualtieri’s rejection
of this, in essence Dioneo had presented his readers with a questionable
signore/lord/ruler who refused to give up his youthful and irresponsible ways
to rule as an adult prince with virtù.11 In the end, then, although he
reluctantly gave in to his subjects’ demands, he decided to do so by taking a
bride without consulting with anyone. And once again this would have troubled
contemporaries. Arranged marriages were the norm in fourteenth-century
Florence and more widely and crucially theywere negotiated by parents or
relatives to secure broader family goals or, in the case of rulers, meaningful
alliances. The immature Gualtieri instead took his marriage personally in hand
to secure his selfish desires with no concern for his family, his subjects, or
even love. Moreover, his lack of love in selecting his bride also evoked the
negative presentation in Decameron stories of many unhappy marriages where the
lack of love had led to bad matches, especially for women. Repeatedly the tales
advocated avoiding this ill-fated situation by marrying for true love, exactly
what Gualtieri rejected. From his perspective marrying for love and loving his
wife would have endangered his un-virtù -ous life, focused on his own personal
pleasures. And at the same time, it would have also signaled the end of his
freedom from his responsibilities as a ruler and declare that he had acquiesced
in becoming the signore/prince that his subjects desired and that Petrarch had
rewritten him as being in his misleading supposed Latin translation of the
tale.12 Making his disgruntlement clear, Gualtieri finally did knuckle under to
his subjects’ demands, but warned them that whoever he might chose, they must
honor her as their lady or feel his anger.13 The reality behind that warning
was soon dramatically revealed.14 For Gualtieri had for some time been
observing a pretty, well-mannered peasant girl who lived nearby. Yet crucially
what made her most attractive to Gualtieri was the fact that as a humble
peasant he was confident that he could dominate her so that she did not
interfere with his youthful lordly pleasures, the selfish key to his marital
strategy again.15 Following Gualtieri’s misplaced desires, we are drawn ever
deeper into the dark morass of unhappy marriages in the Decameron. Having
selected his bride without disclosing her identity to anyone and without her
even being aware of it, he insisted that his subjects come with him to
celebrate the matrimony. And so it was that one day they followed him to an
unlikely nearby village where the peasant girl, Griselda, lived in poverty with
her father. The scene is nicely set by the narrator of the tale Dioneo, as he
describes how the richly attired relatives of Gualtieri and his most important
subjects arrived on horseback before Griselda’s humble hut. When she, dressed
in rags, rushed onto the scene, anxious to see who their lord’s new bride would
be, to everyone’s surprise Gualtieri called down to her by name to ask to speak
with her father. She replied modestly that he was inside and accompanied him in
to the peasant hut to talk with her father, Giannucole.16 Even her father’s
name reeked of Griselda’s humble status, for Giannucole is the diminutive for
Giovanni. Using the diminutive for an adult male, and a pater familias at that,
essentially denied him any status or honor. Gualtieri underlined the point when
he did not waste any time with niceties on a person who, given that lack of
status, did not warrant them from his perspective. Thus, he did not ask
Griselda’s father for her hand as simple politeness required; rather he
announced that he had come to marry her. Then, continuing in his high-handed
ways, he turned to her and demanded that if he took her for his wife, “will you
always be committed to pleasing me and never do or say anything that would
upset me.”17 Once again the absenceof love in Gualtieri’s approach to his
future bride is stunning, especially for the tales of the Decameron; and
moreover, his lack of regard for her father, and for her is deeply troubling.
Turning to Florentine history and traditions once more it seemed almost as if
his way of treating Griselda and her father echoed what the citizens of Florence
most disliked in the high-handed ways of local nobles/lords that they had
rejected in the 1290s when they passed their revered Ordinances of Justice.
These laws were ostensibly designed to punish local nobles and their ilk
(labeled magnates) for just such high-handed behavior and mistreatment of
common folk. And these Ordinances had become a symbolic keystone of Florentine
republican government and its civic vision and would remain so across the
Rinascimento. In fact, one of the few times that the Ordinances were questioned
was when they were cancelled almost immediately after Walter of Brienne, the
other Gualtieri and would-be Signore of Florence, was driven out. After he was
expelled in 1343, the Ordinances were momentarily cancelled by a short lived
aristocratic government and then almost immediately reinstated by the popular
government that replaced both Gualtieri and that unpopular aristocratic moment,
as a strong reminder that the city would not allow signori of any type to
mistreat Florentines. And although Gualtieri did not himself revoke the
Ordinances, the black legends that grew up around his rule often made him
responsible for their momentary elimination and an attack on popular republic
government.18 All that this implies is underlined by the famous marriage scene
that follows, for Gualtieri, with his demands met, takes Griselda by the hand
and leads her from her home. There in front of the whole group of his elegantly
dressed subjects to their surprise and dismay he ordered her stripped naked.19
He then had her re-dressed with the aristocratic clothing and the rich
accoutrements that made up a noble’s wardrobe and only then consented to marry
her. As often noted, this dramatic scene in its undressing and re-dressing of
his bride essentially symbolized and perhaps contributed to the rebirth that
Gualtieri believed he was engineering, transforming Griselda from a humble
peasant to a noble wife, using clothing as both a symbol and a tool. And
indeed, the tale goes on to point out how quickly and successfully she
impressed the gathering, appearing to take up easily the manner and bearing of
a princess in her new noble clothing. That impression was confirmed in the days
following, when, as Gualtieri’s wife, she displayed to all impressive manners and
wifely virtues. In sum, once redressed she was capable of being transformed
from a humble peasant to a noble princess—the very stuff of fairy tales and
popular fantasy. But it is also the very stuff of Florentine beliefs at the
time—the elite of the city had shifted from old noble families to a newer
merchant/banker group who dominated Florence both economically and socially.
Thus, a humble peasant who gained the opportunity and the dress to move at the
highest social levels was an attractive conceit, demonstrating that anyone with
virtù could behave as well as the old nobility. From that perspective Griselda
had that delicious quality of fulfilling contemporary fantasies, even if many
rich Florentines would havebeen comforted perhaps by the fact that such a leap
for someone of her status was highly unlikely. Yet there is a way in which the
dramatic stripping of Griselda—a theme that would have great popularity in the
future in literature and art—has masked a deeper honor dynamic involved in this
troubling marriage. In fact, the tale’s Florentine audience would have been
aware from the first that marriages were virtually always moments when issues
of honor were central. That was why fathers usually played such a significant
role in such affairs: they had, in theory at least, the mature judgment to
evaluate the complex calculus of family honor involved in a marriage alliance
between two families without letting youthful emotions interfere.
Unfortunately, from this perspective the young, selfish, self-centered Gualtieri
fell far short of this ideal, as the tale made abundantly clear. Nonetheless,
Gualtieri was aware of the honor dimensions of his marriage and was anxious to
resolve them in his own high-handed way. Anticipating the resistance of his
subjects to his marriage of a peasant and its implications for the honor of all
involved—a marriage that he saw as serving his interests and not theirs—from
the first he insisted that they accept his choice and “honor” it and him as
their ruler. And, of course, as long as his misguided honor was a driving force
replacing love in his approach to marrying Griselda, it crippled the
relationship and his ability to be a good husband and suggested a similar
situation vis-à-vis his subjects as a ruler where love for his subjects was
also lacking. Crucially in this way of seeing things, his behavior evoked
strong echoes of other husbands and princes in the tales of the Decameron whose
lives were destroyed by their misguided sense of honor. In turn, such behavior
echoed Florentine fears about the dangers of a central/northern Italian world
where it appeared—in many ways correctly—that the days of republics like theirs
were a thing of the past. They were being rapidly replaced by the one-man rule
of signori who claimed to be princes, but more often than not seemed to
Florentines to be self-serving tyrants like Gualtieri, more concerned with
their misguided honor and selfish pleasures than just rule. Yet in the short
term things seemed to be looking up for Gualtieri’s honor and his marriage. Not
only did Griselda win over his subjects, she soon became pregnant and produced
a daughter. But not long after the happy birth, the f laws in his personality
and his treatment of his wife began to reveal a deeper, darker truth. Almost as
if he feared to succumb to the success of his marriage, he decided to test his
wife to assure himself that she was ready to honor all his lordly wishes, no
matter how cruel and tyrannical they might be. Significantly, however, he
defended these tests to Griselda as a concern for his honor, complaining that
his subjects were murmuring about her lowly peasant origins and the similar
baseness of her daughter. In fact, his claim was presented as false by Dioneo.
Gualtieri’s honor was never questioned by his subjects in this context;
actually, they are portrayed as quite happy with his bride, even as they were
surprised by her success as a lady. Griselda, however, accepted his false
claims, and, as a result, unhappily understood the worries about his honor
thatwere supposedly tormenting Gualtieri. Thus, she replied obediently as a
subject to such a lord must: “My lord (Signor mio), do with me what you will as
whatever is best for your honor or contentment I will accept . . .”20
(1239). Once again one wonders how this would have played for Florentine
republican readers, who saw in such one-man rule and unjust claims of honor the
essence of tyranny—the greatest danger to their own republican values and way
of life. And in the context of an unloving, unhappy marriage, we are faced with
a man and a relationship definitely gone wrong and a poor wife whose suffering
Florentines could feel.21 Things quickly go from bad to worse. Evermore the
tyrant, Gualtieri deceitfully uses his honor to excuse his most outrageous
demands on his wife/subject. First, he has a servant take her daughter away.
And making it clear that he is acting on the lord’s orders, the servant implies
that he has been instructed to kill the child. With great sadness Griselda
hands over her baby. Although Gualtieri is impressed by her obedience and
strength in the face of his horrible demand, nonetheless he allows her and his
subjects to believe that the child has been killed, while he secretly sends it
off to relatives in Bologna to be raised. Continuing his testing of her, when
she gives birth to a male child and heir, he once more claims the child’s life,
using again the excuse of fearing for his honor and his rule. Woman, because
you have made this male child, I cannot find any peace with my subjects as they
complain insistently that a grandson of Giannucole will after me become their
Signore, so I have decided that if I do not want to be overthrown, I must do
with him what I did to the other [child]. Moreover, given all this [I must
sooner or later] leave you and take another wife.22 Dioneo, however, makes it
clear to his listeners that once again this claim is false, noting that
Gualtieri’s subjects were not complaining about the boy’s humble background or
the loss of honor it implied. In fact, he points out that in the face of the
apparent murder of both children, his subjects “strongly damned him and held
him to be a cruel man, while having great compassion for Griselda.”23 Hardly
the response of those anxious to see an unsuitable heir or wife eliminated or those
enthusiastic about their exemplary prince, as Petrarch misleadingly portrayed
him. Still, as her lord and their tyrant, both she and they had no option but
to bow down before his cruel will, yet another lesson about the dangerous honor
of lords and their potential for heavy-handed tyranny that would not have been
lost on republican Florence. So, the second child joined the first in apparent
death—while Griselda lived on sadly under the shadow of her husband’s warning
that eventually he would end the whole problem of her humble birth besmirching
his honor and threatening his rule by putting her aside to take an honorable bride. And finally,
after twelve years Gualtieri decided that his daughter had grown old enough to
pass as his new bride; and it was time for the last tests of his wife. Thus, he
acted onhis earlier promise, informing her that he was ready to dissolve their
marriage in order to take a more suitable wife. Claiming that he had secured a
dispensation from the pope to put her aside, he gathered his subjects together
to make the announcement that he was sending her back to her father and her
humble life as a peasant. Evidently, he was not content to continue his cruel
testing of his wife in private; rather his cruel deeds had to be displayed before
his subjects. The power to rule and the honor it required were at play and
perhaps also a desire to warn his subjects that he was their signore as well
and capable of similar deeds to defend his honor and assert his control over
them. But considering what fourteenth-century Florentines would have made of
this new outrage is again suggestive; for almost certainly they would have seen
in this a cruel lord acting as a tyrant, mistreating his most loyal subject in
a way that no right-thinking republican Florentine would ever accept—in sum
Gualtieri was the model anti-prince. Gualtieri announced, then, before his
troubled subjects and the abject Griselda, that he was renouncing her as his
wife because in the past my ancestors were great nobles and lords of these
lands, where your ancestors were always laborers (lavoratori ), I wish that you
will no longer be my wife, but rather that you return to the house of
Giannucole . . . and I will take another wife that I have found that
pleases me and is befitting [to my status].24 In sum, his ancestors were nobles
and rulers and Griselda’s were humble laborers; therefore, their marriage was
unsuitable and he was literally suffering the dishonor of being a lord badly
married. The term “lavoratori ” used to describe her ancestors, while it could
be used as a synonym for a peasant, may well have suggested something more
troubling yet. The more normal terminology for Griselda’s ancestors would have
been contadini or villani,25 but by contrasting his nobility with her status as
descended from lavoratori, Gualtieri once again was asserting status claims
that would have ruff led Florentine feathers. For the people of Florence, who
had fought so hard across the thirteenth century to drive out high-handed
nobles like Gualtieri, had done so in the name of protecting the laborers of
the city from just such high-handed behavior. In fact, the Ordinances of
Justice labeled such behavior as typical of the nobility. And the Ordinances
were celebrated as wise legislation designed to discipline and punish the
nobility and protect lavoratori from their high-handed ways. Once again, the
recent attempt to eliminate the Ordinances in 1342 and the threat that posed to
the laborers of the city would have added weight to the negative valence of Gualtieri’s
speech.26 All this cruel testing of Griselda calls up echoes of another person
often associated with her and this tale, who had also suffered greatly under
his lord, the biblical Job. In fact, commentators have often pointed to the
parallels betweenGriselda’s patient suffering at the hands of her
signore/lord/husband and Job’s suffering at the hands of his Signore/Lord/God
as a reason for seeing her as an exemplary wife and loyal subject accepting her
husband’s rightful dominance, just as Petrarch later recreated her.27 There is
an immediate problem with this parallel, however, for Job’s Lord did not
actually deal out the setbacks that deeply wounded him. He merely withdrew his
protection and left the door open for Satan to attempt to destroy Job’s faith,
ultimately without success. From that perspective Gualtieri seems more to
parallel Satan than God. Despite that often-overlooked theological nicety,
however, the God (Signore) of the Old Testament who allowed the testing of Job
might seem to vaguely parallel at a higher level her lord (signore),
Gualtieri’s, testing of Griselda. But tellingly in the Trinitarian view of time
being preached aggressively in Florence when the Decameron was being written
and as war loomed with the papacy, that Old Testament God and His troubling
relationship with humanity following the original sin of Adam and Eve—often
portrayed as dishonoring that Signore —was seen by many as no longer the order
of the day. Christ’s love and his sacrificing of his honor to die as a common
criminal to save humanity was seen as inaugurating a new order and
dispensation, a view especially stressed by a powerful group of local preachers
at the time. And the Godliness of that new age, Boccaccio’s present, was
totally alien to Gualtieri and totally alien to his relationship with his wife
and his subjects—for crucially, he explicitly rejected love in favor of
jealously protecting his honor, much like the vengeful Lord of the Old
Testament and nothing like the God of Love of the New. In a work that over and
over again stresses the importance of love, love in marriage and in the best
relationships between men and women, Gualtieri becomes the cruel husband, the
anti-prince, the tyrant par excellence, and a ref lection of a relationship
with the wrathful God of the Old Testament that no longer obtained. And, of
course, this last tale of the Decameron is told by Dioneo—literally “Dio Neo,”
the “new god” of love—who makes it clear that he finds Gualtieri unsuitable as
a husband, ruler, and most certainly as any kind of a lover. But this was
merely the prelude to his last cruel testing of poor Griselda. For Gualtieri
then demanded that she return to prepare and oversee his wedding to his new
bride. Once again Griselda accepted this command. But significantly Dioneo
insists on making a critical clarification: Griselda accepted his cruel command
not as a patient ex-wife or as a loyal subject, but out of love for Gualtieri.
He explains that she accepted only because “she had not been able to put aside
the love she felt for him.”28 Thus she returned to the palace as a servant, to
prepare the new wedding for her beloved. Dioneo relates a number of humiliating
moments in the preparations and underlines once again their injustice by noting
the deeply troubled reactions of Gualtieri’s subjects to her abuse and their
repeated calls for a more just treatment of her. The humiliation comes to a
head when Gualtieri has his new bride brought to his palace for the wedding.
Presenting her to Griselda, he cruellytwists the knife of her humiliation in
public again, asking her opinion of his new lady. She answered, My lord
. . . she seems to me very good and if she is as intelligent as she
is beautiful, as I believe, I am certain that you ought to live with her as the
most content signore in the world. But still I would pray that those wounds
that you gave before to the earlier one [wife], you spare this one; because I
doubt that she could resist them, for she has been raised with great
gentleness, whereas the other was used to hardships from her childhood.29 Yes,
Griselda has suffered and finally even she has complained. Subtly, and without
ever referring to herself by name, she has pointed out finally the unjust
nature of his rule over her and by implication over his subjects. It would be
satisfying to claim that Griselda’s final faint demonstration of defiance
caused Gualtieri to change his ways, but Dioneo has already informed us that
Gualtieri was ready to act even before she spoke. Thus ignoring her comments,
he declares: Griselda it is time that you finally hear the fruit of your long
patience and that those who have held me to be cruel and unjust and bestial
learn that it was all according to plan, wishing to teach you how to be a wife
and teach others how to pick and keep a wife and [finally] to guarantee my
peace as long as we would live together.30 In the end, then, even Gualtieri
admits that his lordly ways have been cruel, unjust, and bestial, but he
justifies them by claiming that he has taught Griselda how to be a good wife.
And many commentators, following Petrarch, have taken this claim at face value,
arguing that Gualtieri is the demanding but just hero of the tale and Griselda
the ideal wife fashioned by his treatment of her. Yet, in fact, as the story
makes clear over and over again, his cruelty did not teach her anything. She
came to him, as she has just pointed out, already accustomed to suffering and
accepting the hardships that life brought her as a peasant. She was born into
hardship and suffering and she adapted quickly to her lord and his mistreatment
because of her own inherent peasant ability to suffer and lack of a sense of
honor. Indeed, one would be hard put to find a place where the tale or Dioneo
suggest that she learned anything from Gualtieri. And while the
fourteenth-century Florentine readers of this tale were more usually urban
dwellers than peasants and thus theoretically not as inured to hardship and
suffering, they were proudly not nobles either, and it is hard to imagine them
accepting from local nobles the treatment that Gualtieri dished out. Moreover,
it is hard to imagine that they would have felt sympathy for Gualtieri’s
defense of his cruel ways, as they too would have been unlikely to feel any
need for such lessons from nobles or signori to learn the patience necessary to
survive as subjects (as they had recently demonstrated throwing out their own
Gualtieri) or for that matter even to survive as wives.Actually, it might seem
strange that finally after retaking Griselda as his wife and explaining his
whole plan to his subjects and her, the couple are portrayed by Dioneo as
living happily ever after. But providing an explanation for that improbable
happy ending is a startling and significant admission by Gualtieri: for, as
unlikely as it might seem, all his cruel tests have led him finally to a
crucial transformation— the decisive often overlooked climax of the tale. He
has finally discovered the emotion of love and has fallen in love with his
victim, Griselda. He confesses at the last: “I am your husband who loves you
more than anything and believe me when I say that there is no man more content
than I in his wife.”31 Crucially with that admission, and Griselda’s ongoing
love that survived his every cruelty, no longer is their marriage simply an
unhappy mismatch with a wife subject to her lord/husband defending his
misguided honor and selfish noble pleasures. Rather, now it is exactly the kind
of marriage that the Decameron advocates over and over again. With love as its
emotional base, the happy ending that the story, and the Decameron itself,
requires is possible and Gualtieri, his wife, and perhaps even his subjects can
live happily ever after—not a divine comedy perhaps but a human one.32 For in
the end Griselda survived a cruel lord, and with her willingness to suffer and
peasant patience, she, not he, for a moment at least became the true teacher,
teaching a tyrant who rejected love to love and to become a true prince—in this
she was perhaps more Christ-like than Job-like. Let me suggest that by
contemporary Florentine standards or those of the imagined and real women
listeners of Dioneo’s tale, Gualtieri’s mistreatment of his wife was anything
but a model of an ideal marriage until everything changed with love at its
conclusion, despite Petrarch’s claim to the contrary. In the end, then, she was
a victim, but in ways that many critics have had trouble seeing. First, of
course, at the hands of her cruel lord/husband. But also at the hands of the
would-be aristocrat and anti-republican Petrarch. For despite his claims about
what he saw as an ideal of marriage, he also retold her tale in Latin to
celebrate the honor of the often cruel signori—tyrants and lords—that he
cultivated for patronage and support far from the republican Florence that claimed
him at times with difficulty as an honored son. Still, in the end she and love
won out, a fitting conclusion to the new god of love, Dioneo, and his tale, as
well as to Boccaccio’s Decameron.Notes 1 I have used for this tale and all
citations from the Decameron the classic edition edited by Vittorio Branca:
Boccaccio, Decameron. In this reading that looks more closely at the Marquis of
Saluzzo, I am following the path breaking lead of Barolini in her article “The
Marquis of Saluzzo.” But I emphasize more a Florentine perspective on the tale
than Barolini and am less inclined to follow her strategy of using game theory
to explain what she labels as the Marquis’ beffa. I discovered after I wrote an
early draft of this essay Barsella’s excellent article “Tyranny and Obedience.”
My account stresses more the marital as well as the political side of the tale
and looks more closely at the Florentine political and social world of the day,
while she offers a more complete analysis of the ancient and medieval theoretical
literature on tyranny; but we both agree that the tale is more about Gualtieri
as a tyrant than about Griselda as a model wife.2 Decameron, 1233. “Beastly”
often seems to serve as code word or signal that the male so labelled has
sexual appetites that are “unnatural” by Boccaccio’s standards and hence like
those of a beast. If beastly is being used in that sense here, it would add
another dimension to the Marquis’ rejection of marriage and the love of women,
one that Boccaccio regularly paints in a negative light. Barolini provides an
interesting discussion of the term drawing similar conclusions but emphasizes
its echoes of Dante’s usage of the term, along with its classical and
Aristotelian dimension—a perspective that would undoubtedly have had its weight
for learned readers and listeners, but perhaps less for a broader audience at
the time. Barolini, “Marquis of Saluzzo,” 25–26. 3 Ibid., 1233; italics mine. 4
Ibid., 1234. 5 The three are described as the young sons of a noble knight
named Tebaldo from either the Lamberti or the Agolanti families—both Ghibelline
families exiled from Florence in the late Middle Ages and thus suspect already
in fourteenth-century Florence with its strong Guelf tradition. 6 Although it
should be noted that the prospects of profits from loaning money to the English
had become less appetizing after the recent failure of Florentine banks in
1342, in part caused by the King of England’s reneging on his debts to them.
Actually, recent scholarship has argued that local bad loans in Tuscany and
debts built up in the ongoing wars in the region were more responsible for the
bank failures, but contemporary accounts tended to place a heavy emphasis on
the King of England’s actions—perhaps as a way to divert attention from the more
local issues involved. Barsella notes also this connection in “Tyranny and
Obedience,” 74–75. 7 Ruggiero, Machiavelli, 163–211. This vision of virtù and
its development across the Rinascimento in Italy is one of the central themes
of my effort to reinterpret the period in my book The Renaissance in Italy.
From this perspective, Boccaccio’s Decameron with its stress on virtù is a work
that fits more in the world of fourteenth-century Italy than as a work of
medieval literature as it is often characterized. Of course, many of his tales
have medieval sources and echoes, but significantly they are rewritten with a
very different set of values more characteristic of fourteenth-century Florence
and the city-states of central and northern Italy. 8 Walter (Gualtieri) of
Brienne actually makes an appearance in the Decameron in his own right as one
of the nine “lovers” of the Sultan of Babylon’s daughter, and a quite bloody
“lover” at that (II, 7). Boccaccio also wrote a quite uncomplimentary account
of his life in his De Casibus Virorum Illustrium, Lib. IX, cap. 24. 9
Decameron, 1234. Dioneo, however, does follow this comment with what appears to
be a compliment for this lack of desire to marry, “for which he was to be seen
as very wise” (1234). Yet what follows undercuts the force of this apparently
very traditional negative vision of marriage. And throughout the Decameron
Boccaccio seems to provide an unusual number of tales that see well-matched
marriages as positive and at least potentially happy. 10 For this see the
discussion in Ruggiero, Machiavelli, 24–6, 172–73 and Giannetti, Lelia’s Kiss,
18, 131–34. 11 While the character Gualtieri had the same name as the recent
Florentine would-be tyrant, this is not to argue that he was the only tyrant
being referred to in the tale. In actuality Florence was surrounded by
dangerous and aggressive tyrants who were capable of instilling fear in the
city even if they were not named Gualtieri. As often noted, the fourteenth
century, following in the footsteps of the thirteenth, was a period where
republics were losing out to tyrants everywhere and Florence found themselves
surrounded by aggressive signori on virtually all sides. 12 This lack of love
also played a significant role in his lack of a positive relationship with his subjects,
once again the micro-level of life, in this case marriage, reflecting the
macro-level of life, in this case Gualtieri’s rule. Both lacked love and that
stood literally at the heart of his negative consensus reality for his subjects
and for the Florentine readers of his tale. 13 Clearly with the repetition of
“insisting” and Gualtieri’s will, the tale is playing on will as a dangerous
source of sin when misplaced as it is in this case. Of course, will from a1415
16 17 181920 2133theological perspective is the basis of all sin, which in the
end is merely willing to turn away from the good and ultimately God. In this
case Gualtieri might be seen as willfully turning away from love, the good and
God much like Satan turned away from love, the good and God in the greatest
rejection of all. At this moment in the tale with his willing misdeed, it might
be argued Gualtieri confirms his fallen state. Barolini suggests that in these
demands Gualtieri, unhappy with his subjects’ calls for his marriage, is setting
up a beffa at their expense—a very typical form of Florentine joke that in this
case punishes them for forcing him to marry against his will—and the key to the
beffa is forcing them in turn to accept the peasant wife that he will pick
unbeknownst to them. Although there is a logic to this perspective, it seems
more likely that contemporaries would have assumed the driving force in his
decision to take a peasant as a wife was his belief that she would have to be
totally subservient to him, something that Barolini stresses as well.
Decameron, 1235. Although the text is clear that Gualtieri entered the house
alone, the discussion between Gualtieri, the father, and Griselda requires that
she had entered as well. Perhaps it is significant that she is so humble that
her entering the house with Gualtieri does not require mention. Ibid., 1237.
The Ordinances of Justice were first passed in Florence on January 18, 1293 and
while their meaning at the time has been much debated, they became with time a
kind of civic monument to the ideal of Florence as a republic ruled by the
popolo without the interference of the traditional Tuscan rural nobility,
labeled magnates, who had once dominated the city. For the debate and the more
complex reality of the Ordinances and the magnates themselves see my
Renaissance, 77–82 and 94–97 and the overview of Najemy in A History of
Florence, 81–89, 92–95, 135–38, and for a more detailed study see Lansing, The
Florentine Magnates. Suggestively, Petrarch in his rather different retelling of
the tale, softens this act of prepotency and male power that once again here
strongly underlines Gualtieri’s cruelty and lack of required manners. He adds
the telling detail that Gualtieri had Griselda surrounded by women of honor
before she was stripped. Here we see how the tale could be changed to make it a
hymn to a wise and careful husband anxious to arrange the right kind of
marriage that would assure a matrimony that functioned as it should with the
husband in command and the woman subservient and obedient. But Dioneo’s careful
scripting of Gualtieri’s boorish and self-centered behavior in line with his
high-handed ways that evoke the psychological violence of the old nobility,
strongly suggest a very different vision of Gualtieri and his marriage—a negative
vision in line with many of the tales about the injustices of arranged
marriages in the Decameron. Decameron, 1239. One might note here that although
Griselda is clearly a victim, she is hardly a heroine as often claimed by
critics. There are in fact any number of actual female heroines in the
Decameron whose tales were constructed to show their virtù and ability to
control their own lives and virtually always their goal of winning a meaningful
love in life and often in marriage. Perhaps the best example of this, and a
virtual anti-Griselda tale, that gives the lie to Petrarch’s and later critics’
vision of Griselda as a model wife is the tale of Gilette of Narbonne (III, 9),
who empowered by love cures the king of France and overcoming a series of seemingly
impossible trials (typical of medieval lover’s tales and more normally male
knights) in the end thanks to her virtù wins the love of the man she loves, her
husband, Bertrand of Roussillon. In this tale he is also portrayed as a cruel
lord, but Gilette is anything but passive and takes her life in her own hands
to win out in the end—a model of what a woman can accomplish with real virtù in
the name of love. It is suggestive also that Gilette is an upper-class
non-noble from an urban setting not unlike the Florentine readers of the
Decameron and much more easily accepted as active and aggressive than the
humble peasant Griselda. Similar virtù overcoming a husband both cruel and
foolish is presented also in tale (II, 9) where a Genoese woman, who takes the
name Sigurano da Finale, passes as a male and flourishes in a series of
adventures thanks to her virtù and in the end recovers the love of the husband
she loves despite his murderous misdeeds.3422 23 24 2526 2728 29 30 31 32Guido
RuggieroDecameron, 1241. Ibid. Ibid., 1242–43. In fact, this is the only use of
the term in the tale, usually she and her father are referred to as poor and it
is noted that he is a swineherd not a laborer. The title of the tale refers to
her as “una figliuola d’un villano” and later when referring to her unexpected
virtù, her dress and by inference her status is referred to as “villesco”:
“l’alta vertù di costei nascosa sotto i poveri panni e sotto l’abito villesco.”
For this see Brucker, Florentine Politics, 114; Najemy, Florence, 135–37. On
the Ordinances see note 18 above. Branca actually points out the textual
parallels noting that in the story of Job I:20 he states “Nudus egressus sum
. . . nudus revertar” in reference to Griselda’s “ignuda m’aveste
. . . Io me n’andrò ignuda . . .” (1243). In the New Oxford
Annotated Bible, the famous lament of Job is rendered “Naked I came from my
mother’s womb, and naked I shall return; the Lord gave, and the Lord has taken
away; blessed be the name of the Lord” (Job I:20 [614]). Decameron, 1244–45.
Ibid., 1246. Ibid., 1247. Ibid. Critics have from time to time referred to the
Decameron as “The Human Comedy” playing on an apparent contrast with Dante’s
Divine Comedy, but I would suggest that Boccaccio’s comedy was more divine than
it might at first seem and Dante’s more human.Bibliography Barolini,
Teodolinda. “The Marquis of Saluzzo, or the Griselda Story Before It Was
Hijacked: Calculating Matrimonial Odds in the Decameron 10:10.” Mediaevalia 34
(2013): 23–55. Barsella, Susanna. “Tyranny and Obedience: A Political Reading
of the Tale of Gualtieri (Dec., X, 10).” Italianistica XLII, no. 2 (2013):
68–77. Boccaccio, Giovanni. Decameron. Edited by Vittorio Branca. Turin:
Einaudi, 1992. Brucker, Gene. Florentine Politics and Society 1343–1378.
Princeton, NJ: Princeton University Press, 1962. Giannetti, Laura. Lelia’s
Kiss: Imagining Gender, Sex, and Marriage in Italian Renaissance Comedy.
Toronto: University of Toronto Press, 2009. Lansing, Carol. The Florentine
Magnates: Lineage and Faction in a Medieval Commune. Princeton, NJ: Princeton
University Press, 1991. Najemy, John. A History of Florence, 1200–1575. Oxford:
Blackwell, 2006. Ruggiero, Guido. Machiavelli in Love: Sex, Self, and Society
in the Italian Renaissance. Baltimore, MD: Johns Hopkins University Press,
2007. ———. The Renaissance in Italy: A Social and Cultural History of the
Rinascimento. New York: Cambridge University Press, 2015.3 SEXUAL VIOLENCE IN
THE SIENESE STATE BEFORE AND AFTER THE FALL OF THE REPUBLIC Elena BrizioSexual violence
in Renaissance and early modern Siena was widespread, barely manageable, and
apparently accepted, though not always legitimized, especially when it applied
to particular social classes. Both the nobility and the clergy considered it
their “right” to engage in behavior that underscored their social superiority.1
This included not only the use of weapons, but also brawls, thievery, private
vendettas, and sexual violence. Such behavior did not, however, pertain only to
them: commoners also forcefully imposed their brutality, sexuality, and
violence on less powerful victims who happened to be in the wrong place at the
wrong time, or whose only fault was their vulnerability. But not all victims,
whether male or female, endured violence passively. For everyone whose voice
was not heard, there were many others who, in spite of their age or sex,
protested the violence they had endured and described it in detail. Unlike
other Italian cities, medieval Siena did not have a single government office
charged with the social control of the population and the suppression of
behavior deemed to be unacceptable.2 This changed in 1460 when the government
established the office of the Otto di custodia (Eight in charge of Protection)
to oversee behavior and public health.3 After several changes to its name and
tasks, the office was abolished in 1541 by the Spanish protectorate, and then
reestablished in 1554 as the Ufficiali sopra la pace (Officers in charge of the
Peace) in order to settle citizen disputes and prosecute both blasphemy and
violence. Yet this incarnation was also short-lived, and the office was
abolished at the fall of the Republic in 1555.4 The administration of justice
was entrusted first to the Captain of the People (Capitano del popolo), and
then to the Captain of Justice (Capitano di giustizia), before being abolished
in 1481. Some of its tasks were entrusted to the Rota court in 1503, but in the
event the 1481 suppression was not definitive, and the Captain of Justice seems
to have recovered some functions in the first half ofthe sixteenth century. The
office of the Captain of Justice was formally revived when Duke Cosimo I de’
Medici issued an edict on the “Reformation of the Government of the City and
State of Siena.” in 1561, and it acquired criminal jurisdiction over the city
and the podesterie (the administrative structures into which the countryside
was organized).5 The Captain of Justice also gained those tasks previously
entrusted to the Criminal Judge (Giudice dei malefizi ),6 and functioned under
the supervision of the Governor (Governatore).7 The Governor was now the top
official in the new administration. He enjoyed “broad political and
administrative functions, supervised the public order, issued regulatory
actions and had the control of all sentences of tribunals.”8 All other
magistrates lost their jurisdiction over criminal lawsuits.9 These frequent
changes to judicial offices in Siena help us understand why documentation on
crime is scattered throughout many different archival collections and series.
It is also incomplete, because much material has been lost. As a result, it is
not possible to analyze the Sienese records in as thorough a social or
statistical way as it has been done for Florence.10 The preliminary analysis
presented in this essay—which uses Sienese documents for the years just before
and after the fall of the Republic (1555)—will serve to illustrate at least
some cases of violence at a time in Sienese history that, from the perspective
of the history of crime, still awaits detailed analysis. A preliminary analysis
reveals just the tip of the iceberg. One of the questions that arises from a
first glance at the documentation is why so much of the surviving documentation
refers to violence in the countryside and not in the city. Perhaps
extra-judicial agreements between the parties, reached in order to avoid
denunciation, were more common or widespread in the city. Or, perhaps, much of
the documentation for urban violence has not survived to the present day. In
Siena, and especially in the Sienese countryside already devastated by war,
famine, and other problems, Medicean legislation over criminal activities took
a long time to be applied and become the norm. One of the reasons for this was
that the countryside suffered from a very slow reconstruction process. It took
not only time, but a lot of effort, to erode and limit local authorities and
personal powers that, for decades after the fall of the republic, continued to
impose a social code that penalized those on the lower levels of the social
scale.What the law said The rubric on sexual violence in the last republican
Sienese statute (1545) followed medieval precedent and listed only adultery,
rape, and abduction, in that order, as crimes of violence.11 Sexual intercourse
with a married woman of whatever social rank or with an unmarried virgin was
punishable by the imposition of a financial penalty; abduction for the purpose
of sexual violence, on the other hand, was punishable by death. The definition
of sexual violence required that the abductor (raptor) marry the victim, if the
father or the senior male members of her family deemed it appropriate, or
alternatively that he provide her withSexual violence in the Sienese state 37a
dowry. If sexual violence was perpetrated against someone’s wife or daughter,
it damaged the honor of the husband and the family, so the culprit had to,
somehow, adequately restore that damaged honor.12 Sexual violence by men on
men, described in the statute as “a dreadful kind of violence that is used
against nature on men,” demanded that the rapist be jailed and pay a fine, but
if the rapist was over forty years old, he was to be burned at the stake.13 The
regulation in the Duchy of Florence was similar: in 1542 Duke Cosimo I revised
the law against “the nefarious, detestable, and abominable vice of sodomy” and
not only increased the fines but also imposed physical punishments and even the
death penalty on repeat offenders.14 Once Siena had been ceded by King Philip
II of Spain to the Medici in 1557 and incorporated into the duchy of Tuscany,
the 1558 revision of the Florentine law on sexual violence also applied to the
city. This revised law removed the fines and imposed only physical punishments
for “those who will use force and violence to women and men to satisfy their
sexual desire.”15 If the violence did not lead to an effusion of blood, the
culprit was to be sent to the galleys for a certain number of years to serve as
a chained rower; if, on the other hand, there had been an effusion of blood the
culprit was to be executed. The only exception allowed, and this only for
Florentine and Sienese citizens, was commuting the sentence to the galleys into
a jail term, but this only at the discretion of Duke Cosimo I. Such discretion
generally depended on the social rank, personal reputation, and family honor of
the culprit.The rape of women and young girls The new law was tested almost
immediately. “Since this case was of such manifest enormity, and the first
since the publication of Your Excellency’s last pronouncement against violence
on men and women”:16 so begins a letter by Orazio Camaiani (or Camaini),17 a
diligent official and Captain of Justice in the “New State” (Stato Nuovo) of
Siena, to Duke Cosimo I de’ Medici in the winter of 1559. Camaiani went on to relate
a case of attempted sexual violence against “a poor widow of Belforte” who, on
resisting her attacker, was hit by him so hard that she bled.18 Camaiani’s
information came not from first-hand observation, but from letters he had
received from the vicar of Belforte (fol. 13r), a small mountain-top hamlet
about 45 km west of Siena. It included all the necessary negative
requirements—night, loneliness, violence. The “poor widow,” who is never named
in the letter,19 had been assaulted during the night in her own home by two men
who entered on purpose in order to rape her; she resisted the attack, screamed
loudly, and was wounded in the head and face. Her attackers ran away without
succeeding in their intent. The widow did, however, recognize one of her attackers,
“a certain Terenzio Usinini, Sienese” (fol. 13r) and reported him. The Captain
of Justice thus knew for whom to look. The information was sent to Duke Cosimo
I, but what has survived is scattered and incomplete. It does, however, point
to the many cases of violence in a territory that was still sufferingfrom the
aftermath of the raids and devastations brought about by the recent Florentine
conquest of Siena (1552–59) and the republic’s difficult process of submission
to its new Florentine lord. We know very little about Terenzio Usinini. There
is no record of his having been baptized in Siena,20 so we can assume that he
was born and baptized in the countryside. He also does not appear among the
very few Usinini who held secondary appointments in Sienese offices.21 His
family pedigree or that fact that the family belonged to one of the major
political groups in Siena, the Monte of the Riformatori, were of no help to
him—in referring to Terenzio, the Captain of Justice noted that “a worst name
against a person cannot be heard in the entire town.”22 In fact, Terenzio did
not have a good reputation—after hearing that he had been accused of attempted
rape, other women in town went to the Captain of Justice to report that he had
raped them, too, or had attempted to do so. Terenzio managed to escape arrest
on this occasion, but his accomplice, a priest, was not as fortunate—he was
captured thanks to a peasant who tricked him with the help of a woman who was
priest’s former lover. The incomplete records do not tell us what happened to
either Terenzio or the priest. We can, however, determine that Terenzio seems
to have been a violent highborn individual who behaved as if he were above the
law and thought he could force his sexual desires upon subordinate women. This
may, in fact, be to a certain extent true because Terenzio seems to have
managed somehow to escape justice. While highborn locals might have been able
to get away with sexual violence and escape justice, the sexual misbehavior of
state officials, who were to uphold the legal system, was more problematic,
especially when such officials used their power to abuse women and girls.
Already in 1378, Pietro Averani from Asti, a district judge was dismissed
because he had used the power of his office (sub pretextu offitii ) to rape a
young virgin girl living in Siena.23 In a case from 1554, a community in the
countryside asked the government in Siena to “immediately” send another
commissioner to replace the current one whose violence against some local women
was such that it was about to cause serious disorders. One “young, respectable,
and good” local woman even went to Siena herself and, in tears, described to
the magistrates how the said commissioner had come into her house at night on
the excuse of seeing how the soldiers had been billeted and had started to lay
his hands on her, at which point she had begun to scream and he stopped.24
Though problematic, the sexual misbehavior of this representative of the legal
system seems to have elicited little more than a request for removal from the
post or relocation, and no actual physical punishment meted out on the guilty
party. We do not know whether this was the limit of what plaintiffs could
expect. In a different case, blasphemy was added to the charge of attempted
violence. This rendered the accusation much more dangerous because blasphemy
was considered an “open crime,” that is, clear and public. Angela reported that
Bastiano, the servant of the Bargello (that is, of the chief of police), “on
many occasions requested her honor from her.”25 After beating her several times
because sherefused, he entered her house while her husband was away and tried
to rape her, at which point she started screaming. After threatening her, “he
pointed the dagger at her throat saying ‘whore of God, if you scream I will
slaughter you,’” but she continued to scream and so he left. The examples given
so far point to a somewhat spontaneous, even impulsive attempt on the part of
the men to engage in sex with an unwilling woman. There are also cases of
carefully planned attempts. Agnoletto the Corsican, for example, not knowing
how other to seduce a young woman, did so by impersonating a priest; “because
he did not know how else to rape a young girl, he took the clothes the
archpriest wore during Lent and, dressed like him, started confessing her in
church.” This particular record continues by pointing out that Agnoletto “raped
many women and did other impudent things.”26 We have further examples of
premeditated rape. A notary reports that Pompeo di Giovanni from Monticello, a
45-year-old man, married and with two daughters, had engaged in “robberies,
rapes and, in general, all other sorts of abuses done and committed” including
“raping, together with other men, Iacoma the daughter of Filippo, his
relative,” and of “having prided himself for having entered through the roof
into Antonia di Censio’s house only to have sex with her and perhaps he did so,
and because there was no point in screaming she, for the sake of her honor,
kept quiet about it.” The notary continues his report with the comment that he
“will remain silent on what Pompeo did to certain poor young women who were
walking by” and then concludes by recording that Pompeo was eventually found
guilty of a long list of robberies and sentenced to the gallows.27 After the
Council of Trent (1545–63), a new detail enters into notarial descriptions of
sexual violence: some defendants now tried to justify themselves by explaining
that they had been tempted by the devil. In 1571, Sandro was accused of raping
five-year-old Santina in a wheat field and causing her to bleed from her
vagina.28 In his defense, Sandro told the Captain of Justice that when he went
in the field to “shout at some children doing some damage,” Santina and
Elisabetta came by. Sandro was then tempted by the devil to sit down and grab
the said Santina and put her on his lap, and having pulled out his tail [i.e.
penis] through the opening of his trousers, he inserted the second finger of
his right hand into Santina’s nature [i.e., vagina] and, having seen that it
could enter easily, took out his finger and started pointing his tail towards
her nature and, in so doing, he could have hurt her and she shouted one or two
times. Hearing the little girl scream, her uncle Domenico rushed to help her
and found her crying and “totally wrecked and bloody.” He hit Sandro with a bow
he had in his hands and moved him away from the girl. Sandro later confessed
that since he could not put his member inside Santina’s nature, he was about to
finish [i.e. ejaculate] between her thighs or in some other way as best hecould
because the devil grabbed him by the hair and he [Sandro] could not stop
himself, but the said Domenico stopped him. Sandro’s deposition claims that
when he was raping the girl he was not his own self, but was under the control
of the devil to the point that he was not physically able to do otherwise until
an external force, Domenico, interrupted him and stopped the devil’s control.
Referring directly to the 1558 law mentioned above, the Captain of Justice
pointed out that, in cases of violence with effusion of blood, the accused must
incur the death penalty. Perhaps to elicit a more merciful sentence, the
Captain of Justice described Sandro as “a young man between 25 and 30 years old,
a bachelor, and more a fool than a scoundrel.” The plea was successful—Sandro
was spared his life and received the lighter sentence of “two or three years in
the galleys.”A matter of honor, but whose honor? In a letter of March 1524 to
the government in Siena, Bartolomeo di Camillo, at that time podestà (chief
magistrate) of Sarteano, reported a disturbing case of rape: A certain local
man, Agnolo di Ipolito, entered into the house of a certain Giovanni Baptista
Tucci, a citizen of Siena, and found a daughter whose name is Iuditta, who is
around fourteen-years-old and not yet married, and violently took her and
because she did not consent, he started hitting her and eventually he raped her
by force so that he broke her nature. 29 Podestà Petrucci then went on to say
that: It seemed to me that, since I am in this town, for the honor of your
Excellencies first and for my own honor secondly, I had to bring this shameful
case to your attention so that it will not go unpunished. Petrucci explained
how he sent soldiers to Agnolo’s house to arrest him, but the accused was
defended by one of his brothers and other relatives, as well as by the town’s
priors. Because the victim’s father, Giovanni Baptista Tucci, was a Sienese
citizen, Sienese statutes applied and overrode Sarteano’s local customs and
statute (capitoli ). Petrucci thus assumed that he had the authority, as
podestà of Sarteano, to deal with the case, so “In a friendly way, I let the
Priori know that I did not want to bypass their local customs, but I wanted [to
uphold] my honor.” The situation quickly deteriorated and one of Agnolo’s
relatives fired “two rif le shots together with offensive words” against the
podestà. Another relative, Petrucci reports, “told me, answering back, that if
I would have gone to his house, he would have punched not only me, but Christ
himself.”Two days later, Petrucci reported that news of the rape had reached
one of the subordinate judges in his podestarial team, and that this judge,
together with some soldiers, went once again at Agnolo’s house to arrest him.
Agnolo’s uncle, Ser Giovanni di Gabriello, threatened them, saying that if the
judge tried to get in, he would throw bricks or stones at him. In his report to
Siena, Petrucci underlines the fact that “Your Excellencies know that these
actions are done against you, that in this place I am your delegate, and that
in order to preserve your honor I am ready to give my life.” Two days after
this, Cardinal Giovanni Piccolomini, archbishop of Siena, wrote from Rome to
the Sienese Concistoro (the lords and main officers) in support of Ser
Giovanni; perhaps as a way to show that Ser Giovanni enjoyed important
connections and patronage, or perhaps as an attempt to limit more severe
outcomes. “Because they had some other enmities [in town]” cardinal Piccolomini
informed the Concistoro, Ser Giovanni di Gabriello and his relatives did not
recognize, in the darkness of the night, the podestà ’s soldiers and so they
defended themselves. He added that Ser Giovanni “in a good-natured and simple
way used some inappropriate words” without realizing that he was speaking to
the podestà and his soldiers. Cardinal Piccolomini continued that he was
certain that the lords of Siena would recognize “the good faith of this country
town and in particular of the family and household of said Ser Giovanni who
have always been good servants of our city” and suggested that the lords “might
show all possible leniency.” A month later, podestà Petrucci happily wrote:
Magnificent, excellent and powerful lords [. . .] in order to carry
out what your Excellencies have ordered [. . .] I sent for Giovan
Baptista Tucci, his wife, and his daughter on the matter of what Agnolo di
Ipolito had done, and about the marriage that has to be contracted between them.30
Clearly, the legal solution reached in this case of rape was for the rapist to
marry his victim. The records do not indicate what Iuditta, the victim, might
have thought of such a solution, or even what she felt about the entire case.
There is no trace of her in the reports or the letters. What is ever-present,
instead, is the matter of honor—the honor of Siena, of its magistrates, and
their delegate, of the town of Sarteano and its priors and local statutes; of
Agnolo’s family; of Tucci’s family; and of Iuditta’s own self, which would now
be restored through marriage with her assailant. In all of this, the discourse
is male while the female voice of Iuditta is completely absent.The rape of
young boys Rocco from Campiglia confessed under torture that, while he was at
home eating, a certain Curtio, a little boy around eight years old, entered his
house and asked him for something to eat; the said Rocco grabbed him and laid
him over a table and, having lifted his clothes, put his tail [penis] between
the boy’s butt cheeks with the intention of knowing him carnally.The boy’s
screams stopped Rocco from proceeding any further in the attempted rape. Under
questioning, Rocco admitted that “he did put [his penis] between the boy’s
thighs but then finished the job with his hands.”31 In light of the accusation
and confession, the Captain of Justice in 1571 asked not only that the usual
fine for such sodomitical activities to be levied on Rocco, but also that he be
given jail time on account of “the young age of the boy.” The request for jail
time may point to the Captain of Justice’s understanding of the aggravating
factor in the case (the boy’s tender age) and, perhaps, to his personal
feelings about it, but the bureaucratic language of the report does not allow
us to delve further into the case nor to understand more fully how Rocco
himself might have justified his aggression of Curtio. It does, however, point
to the risks and dangers that came with child poverty (Curtio entered the house
to ask for food) and the opportunistic behavior of men in the grip of sexual
impulses. The charges levelled a few years earlier in 1567 against Giovanni, a
25-yearold man from Sinalunga, “strong and well-shaped,” were many and
varied.32 The records tell that that he was “in jail, indicted for having
carnally known a she-ass and also for having used the nefarious sin [sic] vice
of sodomy.” He was also accused of having sodomized Salvatore, a boy of “around
four or five years of age and of having broken his ass [sic] sex.” Salvatore
was not the only boy Giovanni had attempted to sodomize; he had done the same
to “another little boy [also named Giovanni] of the same age [as Salvatore] or
a little more”, but this boy managed to run away crying. Under “rather rigorous
torture,” Giovanni explained that he had found a she-ass along the way, moved
her off the public road and into a scrub where, he felt the need to mount her
and so, approaching her from the back, he put his member into her nature, but
because she did not stop moving and grazing, after having kept it there for a
little while, he pulled it out and climaxed as he did so. Giovanni also
confessed to having taken little Salvatore to a vineyard where, having lifted
his clothes, he directed his natural member into the boy’s ass [sic] sex, but
because the boy was small he could not insert it more than two fingers, and
because this was hurting the little boy, the boy started to struggle and scream
so Giovanni let him go and climaxed outside, and he did not notice that he had
broken the boy’s sex or caused an effusion of blood. An aunt of the little boy
declared, instead, that when little Salvatore came home “the blood was running
down his thighs and his ass [sic] sex was chapped.” Giovanni justified himself
saying that when they were in a barn he told the child “if you come here, I
will fuck you” and then added that “it is not true that he wanted to sodomize
him.” The records conclude that “in line with the statutesof this city, it does
not look as if Giovanni is subject to capital punishment,” even though blood
had been spilled, “but we could condemn him to the galleys, with the approval”
of the Governor. Aside from the various crimes listed in this deposition
(bestiality, sodomy, child abuse, physical violence causing bleeding), there is
an interesting idiosyncrasy in the records. The notary seems to have had second
thoughts about some of the words he was using and seems to have felt compelled
to attenuate the language; he did so by striking out some words and
substituting them with more neutral, though still very precise, terms. As a
result, “ass” became “sex” and “sin” became “vice.” While the first correction
suggests an attempt to use terminology that is less vulgar or vernacular in
favor of a more technical term, the second suggests the presence of a moral
consideration whereby the Christian concept of “sin” is replaced by the more
secular concept of “vice.” All the previous cases deal with sexual violence in
the countryside or smaller towns in the region. The only case of sexual
violence I have found in the city of Siena itself involved a young apprentice
working in a slaughterhouse in the district of Fontebranda.33 Ascanio accused
the butcher Lando, an associate of his employer Orlando, of having sodomized
him in the slaughterhouse and having beaten him for resisting. Ascanio
explained that it happened “in the workshop when we were going to stretch the
tallow in the workshop dais” (fol. 169v). When Ascanio turned down Lando’s
sexual request, Lando “took me by the arms, tore the lace off my leggings and
lowered them. Then he lowered my head, came into me from behind, and did his
wicked things [ poltronerie] to me, and once he had done them, he punched me
twice in the back.” Ascanio told the court that he informed his employer
Orlando, who in turn informed the shop boys working with Lando as well as other
people. Ascanio’s accusation was, however, undermined by his own admission that
he had already, on several occasions, been the passive partner in same-sex
intercourse with soldiers in Montalcino and with a soldier in Siena in the
service of Cornelio Bentivoglio (fol. 170v). In other words, Ascanio had
previously been sexually active with other men. Perhaps for this reason Lando
did not suspect at first that he had been arrested for having sodomized Ascanio,
but thought, instead, that he had been arrested for having beaten him (fol.
171r). Questioned on the details of what happened in the slaughterhouse, Lando
reported that perhaps Ascanio had misinterpreted his joking words “what do you
think, come here I want to fuck you.” This led the judge to interrogate Ascanio
once again, this time with his hands tied. The youth once again declared that
“Lando started beating me and wanted to force me and he bent me over and
sodomized me” (fol. 172r), but this time Ascanio added that he did not resent
his having been beaten. Ascanio was then questioned a third time, this time in
front of Lando, who maintained his defensive line saying: “I told him jokingly
‘come here, I want to fuck you’ because he did not want to come.” Interrogated
again, Lando confirmed “I ordered him to bring the tallow and to stretch it up,
but I did not do anything with him nor with anyone else” (fol. 172v). Ascanio,
too, continued to affirm his own version of events pointingout that this
happened not only at Lando’s slaughterhouse, but once also at Fontebranda
(where Ascanio refused to go along with the attempted sodomy). When Lando kept
saying that the accusation was levelled at him because of the beating he had
given Ascanio, the latter asked the judge call other witnesses saying, “let the
shop boys come here and they will tell you what I told you” (fol. 173r). In the
end, Ascanio’s situation became quite complicated as he paradoxically changed
from being the accuser to being the accused. He was jailed (allegedly on
charges of sodomy), but on 25 December, in celebration of the Nativity, he was
pardoned and released “by decree of the lords” (fol. 173r).34 Several factors
worked against Ascanio. His position as an apprentice was perhaps too weak to sustain
the charges he levelled against a master butcher such as Lando, or to raise
doubts about the truth of Lando’s deposition. In a situation such as this, the
court seems to have given credence to the more senior and more socially
respectable individual. Similarly, the fact that Ascanio’s employer failed to
support him in his case must have raised suspicions. Lastly, Ascanio’s
admission of having previously engaged in same-sex intercourse with soldiers
both in Siena and in Montalcino worked against him. Although Ascanio had the
courage to denounce a superior for a sexual crime that was not uncommon, his
social status and his previous sexual encounters with men not only placed his
testimony in doubt, but actually served to find him guilty and put him in jail.The
clergy and violence After Siena fell to Florentine forces in 1555 the Sienese
government and part of the Sienese population moved to Montalcino, a small town
about 40 km due south of Siena, in a last attempt to resist the conquest and
preserve the centuriesold republic. Among the volumes of deliberations that
have survived from the “Republic of Siena retired in Montalcino” (Repubblica di
Siena ritirata in Montalcino) there is the denunciation deposited by Mona
Antilia di Andrea, a woman living in Castelnuovo dell’Abate, in which she asks
for justice for her eight-yearold son who, she reports, has been “damaged” (
guasto) by the French friar Carlo who worked at the ospedale (hospital or
hospice) attached to the Olivetan abbey of Sant’Antimo, in the plains just
below Castelnuovo.35 The Sienese authorities summoned the friar to appear in
court within three days to defend himself against the accusation that “he had
had sodomitical intercourse with the said young boy and had broken his ass”
(“di havere fatto culifragio”). Because the friar was French, the court decided
to inform the French Marshal Blaise de Lasseran-Massencome, seigneur de Monluc,
who had commanded the French troops during the defense of Siena and had then
moved to Montalcino with the Sienese government and exiles. A week later,
Monluc was informed that the friar had been arrested in Piancastagnaio where
the podestà was told to keep the Frenchman in jail and under close surveillance
until further notice. About a month later, the friar was transferred to the
Franciscan convent in Montalcinowhere the friars were advised of his alleged
crime, told to guard him well, and await further orders. At this point, the
documents fall silent and we do not know what further ensued with Friar Carlo.
We are thus left with no information on what he might have said in his defense,
what further evidence the mother and the boy might have brought into
consideration against him, or what the final verdict might have been. What
we do have, however, is the record of a mother asking for justice against a
foreign clergyman who was the subject of, and possibly defended by, a powerful
foreign military figure in the region, this during a difficult moment in a war
that had devastated the countryside and brought about the near-total collapse
of the government and the republic. Civic and moral regulations were still in
effect, but the silence of the incomplete records and the transfer of the
accused friar to another convent, rather than to a city jail, seem to imply
that such regulations had not been strictly applied and that the friar probably
escaped justice. The Sienese government, whether in exile or not, was not the
only jurisdiction to deal with sexual violence by the clergy. Ecclesiastical
courts also dealt with sexual crimes, as we can see from the records in the
fonds of Cause criminali housed at the Archiepiscopal Archive in Siena.36 The
collection includes the precepts, that is the summons to appear in court, and
some of the trial records, but once again many of the files are incomplete. In
fact, in the majority of documents and final sentences issued by the
archbishop’s vicar are missing, so this case can only be known in its general
outlines.Menica and the priest Ser Mauro Criti One case for which we do have a
complete set of documents deals with the charges levelled against the priest
Ser Mauro Criti, rector of Campriano di Murlo, a hamlet 17 km south of Siena.37
According to the charges brought forth by the victim’s father, the priest used
an excuse to enter the accuser’s house and, finding the man’s twelve- or
thirteen-year-old daughter Menica alone at home, tried to sweet-talk her by
asking her if she wanted him to buy her a pair of shoes. Aware of the priest’s
intentions, Menica responded with “I want God to give you a misfortune.” Ser
Mauro “then reached out for her neck and kissed her and tried to do something
else, but she yelled.” Menica’s shouts were heard by Laura Pasquinetti, a
nine-year-old girl who arrived just in time to see the priest leave. He
pretended to throw some snow against the window, and said to Menica: “Be quiet,
you little beast, I’ll buy you a pair of shoes.” Menica’s father asked that the
priest be justly punished, having damaged both his and his daughter’s honor,
even though he had to admit that “he could not prove the fact, except as he had
told it, because when it happened there was no one else at home.” Although the
evidence came from two under-age girls, Menica and Laura, the court was
nonetheless obliged to pursue the case. A note signed by FilippoAndreoli,
secretary of the Governor of Siena, Federico Barbolano di Montauto, laid out
the guidelines the vicar was to follow: The very reverend vicar of the most
reverend lord archbishop of Siena will make sure that in the states of His
Highness [Duke Cosimo I de’ Medici] crimes committed by priests will not go
unpunished and he will not fail to ensure that both public honesty and private
interest are upheld. With this note, Andreoli was referring to the 1558
Florentine law on sexual violence and Cosimo’s determination that it be applied
evenly and universally. The trial, which lasted almost a year, gathered
testimonies not only from the two girls who had been ocular witnesses, but also
from many other people, and brought to light the fact that the priest was no
saint. At first, the interrogation of Ser Mauro revolved around what he did
that day. His responses claimed that his conduct had not been socially
improper—he said that when he called at the house and realized that no adult
was present he simply went away (fol. 4v). He stubbornly denied having thrown
snow at the window, but admitted to having thrown snow elsewhere that day, as
confirmed by other witnesses. Brought in for questioning once again, this time
with Menica in the room, Ser Mauro reacted with surprise and fear at seeing the
girl (fol. 13r), who accused him without fear (fol. 13v). From the examination
of other witnesses, the vicar learned that Ser Mauro had also been physically
and sexually violent with Caterina, a young girl about fourteen years old,
unmarried, who had been brought up by a certain Bernardino. According to
testimony, Ser Mauro had “misled and kidnaped Caterina [. . .]
brought her to his house, where he kept her for several weeks, raping her and
using her contrary to the law [contra forma iuris]” (fol. 23v). He also sought
to take advantage of Hieronima, the servant of a priest who had previously been
stationed in Campriano. Ser Mauro asked her to wash his clothes in exchange for
his giving lessons to one of her sons and then added that he would “give her
more affection than the other priest”, and this contrary to the law [contra
forma iuris] (fol. 23v). Other witnesses reported that the priest was a
confirmed card player and always had with him a deck of cards “that he says is
a present from a beautiful girl” (fol. 30v). Ser Mauro denied everything, even
under torture, but was found guilty nonetheless and fined 100 lire, removed
from his church in Campriano, and confined in Siena for two years.Filippo and
the presbyter Ser Cristofano Another case heard by the bishop’s court in
Grosseto deals with a mother who brought charges against a priest who had raped
her son. Monna Caterina, a thirty-year-old widow living in Campagnatico, in the
outskirts of Grosseto, reported that the presbyter Ser Cristofano “has raped my
little son Filippo.”38 The narrative she provides illustrates a mother’s care
and a young victim’s shame. “For the past year I have sent my Filippo to his
[Ser Cristofano’s] school andone evening when he came back one I noticed he was
unhappy and very sad.” Caterina asked what was going on, but Filippo refused to
answer. Later that evening, when she was “undressing him to put him in bed, I
saw his shirt very bloody and I asked him what blood was this.” Filippo confessed
that on that day, the priest had called him in his bedroom and had given him a
book and he had approached him and while he pretended to teach him, he did that
horrible thing on the back, and because the little boy yelled, he hit him few
times. Ser Cristofano threatened the boy not to reveal anything to me nor to
someone else and so, “looking carefully at the boy, I saw that he had hurt him
and had broken his ass and so I decided he would not attend school anymore.” In
her testimony, Caterina also reported that she heard that Ser Cristofano had
raped “Monna Lena, a widow at that time” and that rumor went around the entire
countryside that “he torn her behind.” But what troubled Caterina more was that
she and Ser Cristofano were cousins39 —presumably, she did not understand the
reason behind his “bad behavior” against his twelve-year-old nephew Filippo.
When the bishop’s vicar interrogated young Filippo, the story matched closely
with what his mother had reported. Both accounts pointed to a familiar closeness
and confidence that the presbyter had showered on Filippo in order to sodomize
him. Filippo recounted: I know Ser Cristofano of Ventura, the priest in
Campagnatico and my kin, and I attended his school for a year or perhaps more
and one evening, after the other pupils had left, I remained there to serve him
at dinner and after he had dined he stood up and he went to sit on a chair in
his bedroom and he called me. After I made the bed, we went back and he sat
again on the same chair. Then he gave me an illustrated book and he put me
between his legs: he untied my pants and lifted up my shirt and put his thing
into my ass and caused me pain. I started to scream and asked him to let me go,
but he was holding me and he was thrashing and kept telling me “be quiet, be
quiet” and he closed my mouth so I could not scream and he put his thing into
my ass and then he let me go. I went home and, along the way, I could not walk
because he hurt me in the ass and I was bleeding and I went to bed and my
mother saw my shirt and I think she believed it was scabies because at that
time I had it, and then I told her: and she did not want me to go to school
again and I did not go anymore. In response to a direct question, Filippo
answered, “I never saw nor do I know whether Ser Cristofano did something like
this to any other student.”40 Family relation was the justification Ser
Cristofano used to keep Filippo back, have him serve dinner, and make the bed.
Once there, he used the “illustrated book” to entice the boy enough to sodomize
him, counting on the fact that Caterina, as a widow, did not have a husband to
defend the family or take action against the presbyter, whose social and
cultural position in town served, in part, to protect him.Reading the document
with modern eyes, we note Caterina’s maternal sensitivity: she immediately
realized that Filippo was unhappy and hiding something. Her understanding of
her son and her emotional connection with him were strong and deep. She also
had aspirations for her son, enough to send him to be educated by a learned
relative who might open doors in life for the boy. In spite of this, Caterina
was not about to accept her cousin’s violence against her son and reacted
quickly and with determination: “I did not want him to go to his school anymore”
she told the vicar’s notary, and then, perhaps to temper her rage, added “I
consider him [Ser Cristofano] wicked
man [tristo]41 because he raped my little boy Filippo.” Although Filippo was
about twelve years old at the time, Caterina referred to him as a citto (little
boy), using a typically vague term for a child that could be adapted to the
legal necessities of the moment—in her eyes, Filippo was an innocent child and
not a possibly compliant youth. In fact, the records do point to Filippo’s physical
weakness and to his inability to deal forcefully enough with the situation to
avoid the rape—caught by surprise, he reacted strongly and screamed, but to no
avail because the priest’s adult strength, his shutting Filippo’s mouth to
prevent the boy from screaming, and his repeated command to the boy to “be
quiet” while he raped him all contributed to overpower and subdue Filippo. The
consequences of the priest’s violence were not only physical—lacerations,
bleeding, pain—but also psychological—the boy’s depression and silence on his
return home. While in cases of anal rape in Venice, the authorities, already in
the fifteenth century, sought the help of surgeons and barbers to examine and
report on the lesions and physical damage done to the victim’s body,42 this was
not the case in Siena. There is no trace of such provisions in the surviving
statutes of the Sienese barber surgeons’ guild.43 The only reference I have
found to an obligation to report on wounded persons is a decree of February
1556 (reissued in 1563) signed Governor Ferdinando Barbolani di Montauto, which
refers to wounds in a general way, and not to wounds specifically caused by
sexual violence or sodomy.44 In a case of some years later, a certain Arcangelo
charged the chaplain Ser Andrea with having sodomized his eight-year-old son
Sabbatino, who had been a boarding student in the chaplain’s school, and with
having threatened him (Arcangelo) with a weapon.45 Arcangelo reported that “one
night, while sleeping in bed with Sabbatino, Ser Andrea sodomized him forcibly
and against Sabbatino’s will, so that he broke his ass and then abandoned him.”
As he was being raped, the young boy screamed and was heard by a neighbor. The
physical damage done to Sabbatino was such that he could not walk. Archangelo
heard of this from a local miller who presumably heard the news through the
small talk of the neighbors, and went to the chaplain’s house to get his son
and take him home. A few days later, Arcangelo went to pick Sabbatino’s things,
but the chaplain refused to return them. In front of other people, the chaplain
threatened Arcangelo with a hatchet while “another man who is in his house took
an harquebus.” Ser Andrea’s violent behavior was not limited to
Sabbatino:Arcangelo reported that “he has sodomized four more little boys,”
among them two of the miller’s sons.Conclusion The case studies presented in
this essay point to a much larger corpus of documents dealing with legal cases
against perpetrators of crimes of sexual violence. A first observation we might
draw from the evidence presented is that, ten years after the publication and
implementation of the 1558 Florentine law against sexual violence, cases were
still being handled with leniency towards the accused—at least in Sienese
territory. In spite of mounting evidence that included precise and detailed
information from the victims, supporting evidence from eye-witnesses and other
people, and in spite of the use of torture (in a few cases) to extract further
information or confirm previously given information, alleged culprits seem
generally to have received lenient sentences that spared their life. What is
also striking is that all defendants denied the allegations raised against
them, even under torture. In their defense, the accused used standard diversion
tactics in order to have the case dismissed or the penalty reduced. This
included suggesting that the children’s allegations were reliable because of
their young age, or the fact that the children may have been prompted by others
to say things that were not true, or that they had been instructed on what to
say in order to build a case against the accused. Was this sexual violence
against minors “normal” at the time? To modern eyes, the cases and evidence
presented here may seem extreme and even unbelievable, and some contemporaries
probably felt the same way. Yet, as Ottavia Niccoli reminds us, we must not
imagine a constant in “human nature” that might allow us to apply our criteria,
our sensibility, our perceptions to people who lived five or six hundred years
ago, except in very general terms. The mental frame of our ancestors was, in
fact, and at least under some aspects, very different from ours.46 We can
observe that those mothers, fathers, and relatives who sought justice for their
victimized children did so without fear of the court, or public opinion, or the
bureaucratic lengths of time the process would entail. We can also note how
local communities were not sympathetic towards people in positions of authority
who behaved in improper ways towards the young people they were supposed to
educate, defend, and protect. The Sienese evidence suggest that these cases,
unlike those in Florence or Venice, were not about voluntary choices.47 These
were not cases of same-sex consensual sodomy or prostitution for profit. These
were violent acts perpetrated by men in power over young people who could not
defend themselves. As Patricia Labalme aptly said, “although there is herein
much to pity and much toprotest, this is a story without a moral.”48 The evidence
from the Sienese records points to the same conclusion.Notes 1 Di Simplicio,
“La criminalità.” For the later period, Di Simplicio, Peccato penitenza
perdono. 2 For the case of violent behavior in Bologna see Niccoli, Il seme
della violenza. 3 Archivio di Stato di Siena (hereafter ASSi), Guida
Inventario, 105, 119–23. 4 Ibid., 105. 5 Cantini, Legislazione Toscana, vol.
IV, 120. 6 ASSi, Guida Inventario, 121. 7 Cantini, Legislazione Toscana, vol.
IV, 120. 8 ASSi, Guida Inventario, 123. 9 Cantini, Legislazione Toscana, vol.
IV, 117. 10 For social aspects, see Rocke, Forbidden Friendships. For
statistical aspects, see Zorzi, “The Judicial System.” 11 Ascheri, ed.,
L’ultimo statuto, III. 76 “De poena adulterii, stupri et raptus,” 315. 12
Brackett, Criminal Justice, 111. 13 Ascheri, ed., L’ultimo statuto, III. 79 “De
poena sogdomitarum,” 316. 14 Cantini, Legislazione Toscana, vol. I, 211–12. 15
Ibid., vol. III, 267–68. 16 Archivio di Stato di Firenze (hereafter ASFi),
Mediceo del Principato (hereafter MdP) 1869, fol. 13r (February 16, 1559). 17
Giansante, “Camaiani Onofrio.” 18 ASFi, MdP 1869, fol. 27r. 19 It may be
possible that she is “domina Francisca relicta quondam Michelagnoli Iacobi de
Belforte” with whom Terenzio had disagreements for some quantities of wheat,
ASSi, Curia del Placito 750, not foliated (November 4, 1555). 20 He does not
appear in ASSi, Ms A 33, fol. 305r (battezzati), a compilation of baptismal
records from church registers in the Baptistery and civic records in the office
of the Biccherna. 21 ASSi, Ms A 39, fol. 203r (riseduti). 22 ASFi, MdP 1869,
fol. 21bisr. 23 ASSi, Notarile ante cosimiano 99, not foliated. Pietro was also
legum doctor. 24 ASSi, Concistoro 2453 ad datam (April 18, 1554). 25 ASSi,
Capitano di giustizia 645, fols. 17r–19r (August 1570). 26 ASSi, Repubblica di
Siena ritirata in Montalcino 63, passim (1557). 27 ASSi, Biccherna 1127, fol.
24v (1544); ASSi, Capitano di giustizia 645, fol. 94r–v (July 1571). 28 ASSi,
Governatore 436, fol. 86r–v (June 28, 1571). 29 ASSi, Concistoro 2081, not
foliated (March 20–24 1524). 30 ASSi, Concistoro 2080, not foliated (April 26,
1524). 31 ASSi, Capitano di giustizia 645, fol. 78r–v (May 29, 1571). 32 ASSi,
Capitano di giustizia 611, fols. 138v–139r (April 8, 1567). 33 ASSi, Capitano
di giustizia 150, fols. 169v–173r (November 2, 1555). 34 It was common custom
to free some prisoners during the most important religious celebrations. 35
ASSi, Repubblica di Siena ritirata in Montalcino 5, not numbered (April 29,
1555). 36 Archivio Arcivescovile di Siena (hereafter AASi), L’Archivio
Arcivescovile di Siena, ed. G. Catoni and S. Fineschi (Rome: 1970). 37 AASi,
Cause criminali 5509, insert 3 (January 23–December 6, 1569). 38 AASi, Cause
criminali 5502, insert 4 (May 5–September 1, 1552). 39 “To me he is a cousin
brother” (“a me è fratello consobrino”), that is, a cousin born to a sister of
Caterina’s mother.40 “For a similar case, see Marcello, “Società maschile e
sodomia.” 41 The Treccani Italian vocabulary defines as tristo a person who has
a bad attitude. 42 In 1467 the Council of Ten issued a law that obliged doctors
to report “anyone treated for damages resulting from anal intercourse”; see
Ruggiero, The Boundaries of Eros, 117. 43 ASSi, Arti 37 (1593–1776). 44 ASSi,
Statuti di Siena 64, fol. 72r. 45 AASi, Cause criminali 5504, insert 4
(February 19–March 5, 1559). 46 “Non dobbiamo immaginare una costanza della
‘natura umana’ che ci consenta di applicare i nostri criteri, la nostra
sensibilità, la nostra attitudine percettiva a chi è vissuto cinque o seicento
annifa, se non in termini generalissimi. L’attrezzatura mentale di quei nostri
antenati era infatti, almeno sotto alcuni aspetti, molto differente dalla
nostra.” Niccoli, Vedere, vii. 47 For Florence, see Rocke, “Il fanciullo” and
Rocke, Forbidden Friendships. For Venice and the Veneto see Ruggiero, The
Boundaries of Eros. 48 Labalme, “Sodomy,” 217.Bibliography Archival sources
Archivio Arcivescovile di Siena (AASi) Cause criminali 5502 and 5509 L’Archivio
Arcivescovile di Siena. Edited by G. Catoni and S. Fineschi. Rome: 1970.
Archivio di Stato di Firenze (ASFi) Mediceo del Principato (MdP) 1869 Archivio
di Stato di Siena (ASSi) Arti 37 Biccherna 1127 Capitano di giustizia 150, 611,
and 645 Cause criminali 5504 Concistoro 2080, 2081, and 2453 Curia del Placito
750 Governatore 436 Guida Inventario. Rome: 1994. Manuscript A 33 and 39
Notarile ante cosimiano 99 Repubblica di Siena ritirata in Montalcino 5 and 63
Statuti di Siena 64Published sources Ascheri, Mario, ed. L’ultimo statuto della
Repubblica di Siena (1545). Siena: Accademia senese degli Intronati, 1993.
Brackett, John K. Criminal Justice and Crime in Late Renaissance Florence,
1537–1609. Cambridge: Cambridge University Press, 1992. Cantini, Lorenzo.
Legislazione Toscana. Volume 1, 3, and 4. Florence: nella stamperia
Albizziniana, 1800. Di Simplicio, Oscar. “La criminalità a Siena (1561–1808):
Problemi di ricerca.” Quaderni Storici 49 (1982): 242–64. ———. Peccato
penitenza perdono, Siena 1575–1800: La formazione della coscienza nell’Italia
moderna. Milan: Franco Angeli, 1994.Giansante, Mirella. “Camaiani Onofrio.” In
Dizionario Biografico degli Italiani 17, 1974. Labalme, Patricia. “Sodomy and
Venetian Justice in the Renaissance.” Tijdschrift voor Rechtsgeschiedenis 52,
no. 3 (1984): 217–54. Marcello, Luciano. “Società maschile e sodomia: Dal
declino della ‘polis’ al Principato.” Archivio Storico Italiano 150 (1992),
115–38. Niccoli, Ottavia. Il seme della violenza: Putti, fanciulli e mammoli
nell’Italia tra Cinque e Seicento. Rome-Bari: Laterza, 1995. ———. Vedere con
gli occhi del cuore: Alle origini del potere delle immagini. Rome-Bari:
Laterza, 2011. Rocke, Michael. Forbidden Friendships: Homosexuality and Male
Culture in Renaissance Florence. New York: Oxford University Press, 1996. ———. “Il
fanciullo e il sodomita: pederastia, cultura maschile e vita civile nella
Firenze del Quattrocento.” In Infanzie: Funzioni di un gruppo liminale dal
mondo classico all’Età moderna. Edited by Ottavia Niccoli, 210–30. Florence:
Ponte alle Grazie, 1993. Ruggiero, Guido. The Boundaries of Eros: Sex Crimes
and Sexuality in Renaissance Venice. Oxford: Oxford University Press, 1985.
Zorzi, Andrea. “The Judicial System in Florence in the Fourteenth and Fifteenth
Centuries.” In Crime, Society and the Law in Renaissance Italy. Edited by
Trevor Dean and K.J.P. Lowe, 40–58. Cambridge: Cambridge University Press,
1994.4 IN THE NEIGHBORHOOD Residence, community, and the sex trade in early
modern Bologna Vanessa McCarthy and Nicholas TerpstraEarly seventeenth-century
Bologna was unique for its relatively tolerant legislation on female
prostitution. Rome, Florence, and Venice required meretrici (prostitutes) and
donne inhoneste (dishonest women) to inhabit designated areas and streets.
Romans settled on the large area of Campo Marzio for their residence, Venetians
ordered women to reside in the old medieval civic brothel known as the
Castelletto near the city’s commercial center, the Rialto, and Florentines
designated a few streets located in the poorest areas of each city quarter.1
Segregation was motivated by concerns about morality as well as the more
pragmatic issues of civic disorder, noise, an
policing. Containment protected sacred spaces and pious inhabitants from
the immorality and disruption of prostitutes and their clients and made it
easier for authorities to locate and arrest violators, thereby increasing order
as well as the fees and fines collected.2 By contrast, Bologna permitted
registered prostitutes to live across the city, and the records of its prostitution
magistracy demonstrates that they did. The extant annual registers from 1583 to
1630 provide a rare opportunity to map where hundreds of registered prostitutes
lived in the city, and to trace individual women’s movements. Only about half
lived on streets with ten or more prostitutes, and very few dwelt on streets
with twenty or more. Consequently, most Bolognese could count prostitutes and
dishonest women as near neighbors, and for many laboring-poor, prostitution and
prostitutes per se were not a serious problem.3 Regulation and enforcement in
Bologna show that secular and religious civic authorities and the general
populace approached prostitution primarily as an issue of economics and public
order, and only secondarily as an issue of morality and public decorum. Due to
the city’s economic reliance on university students, civic authorities had long
regulated prostitution as a commercial issue and prostitutes as fee- and
fine-paying workers governed by a civic magistracy known as the Ufficio delle
Bollette (Office of Receipts). Established in 1376, theBollette registered
“Foreigners, Jews, and Whores” (Forestiere, Hebrei, et Meretrici ). After
having tried civic brothels and sumptuary regulations in the fourteenth and
fifteenth centuries, and residential zones in 1514 and 1525, Bolognese civic
authorities of the later sixteenth century bucked prevailing trends with
comparatively relaxed legislation that underscored the connections between
prostitutes, Jews, and foreigners as coherent communities living and working in
the local body social while remaining legally outside the body politic.4 The
Bollette’s officials and functionaries negotiated between legislation, their
own interests, and the needs of individual prostitutes when enforcing
regulation. The hundreds of women who registered annually as prostitutes were
integrated into local communities through residence and through familial, work,
and affective relationships, and had greater opportunities for agency than
broader cultural, religious, and social ideals would lead us to expect. There
were bumps on the road to this more relaxed regime. In the late 1560s, the
Tridentine reforming Bishop Gabriele Paleotti attempted to separate prostitutes
and other dishonest women from most of Bolognese society through residential
confinement. Citing the desire “to restrain their wickedness and uncontrolled
freedoms of life” and to stop them from polluting others with their “filth,”
Paleotti and the papal legate published three decrees that ordered all
prostitutes, courtesans, and female procurers to live in a handful of specific
city streets. Yet Paleotti was overstepping his jurisdiction. His ambitious
reforms failed within eighteen months, and by 1571 the civic government had
regained exclusive control over regulation.5 It returned to the more tolerant
strategy employed before the bishop’s intervention: all prostitutes and
dishonest women were required to register and purchase moderately priced
licenses from the Bollette, but they were neither required to wear distinguishing
signs nor to live in assigned streets or areas. They were free to live
throughout the city. Scholars of Roman, Venetian, Milanese, and Florentine
prostitution have tracked the contrasts between strict legislation and lax
prosecution. Prostitutes regularly lived outside of designated streets and
areas, sometimes thanks to exemptions sold by the magistrates.6 Yet these
cities kept their stricter legal regimes on the books. What was distinct about
a city that largely abandoned that regime? This essay examines the residential
and social integration of prostitutes in Bologna’s neighborhoods. It first maps
their distribution across the city in order to examine how far residential
“freedom” extended in practice. While about half of registered prostitutes clustered
on sixteen specific streets, the other half lived on eighty-five other streets
with ten or fewer other prostitutes. It then reviews registrants’ sometimes
complex and contested relationships with family, clients, lovers, friends, and
neighbors using evidence recorded in the annual registers and testimonies given
to the Bollette’s officials. Most were integrated into local networks through
the familial, affective, and working relationships they had with other local
men and women, and they gave and received support and companionship. Finally,
it examines late sixteenth- and early seventeenth-century proclamations
forbidding prostitutes from residing in specific city streets. Thesedecrees ref
lect the civic government’s pragmatism: they were issued in response to the
specific complaints of powerful convents, churches, and schools located in
areas with large prostitute populations. Trial records, cultural sources, and
recent scholarship on gossip and visibility shows that most neighbors were
aware of what these women did and that they were not troubled by it. What they
did find troubling were the displays of wealth by individual women, the noise
and disorder that some brought to their neighborhoods, and instances where
neighbors lost control over their communities. The Bollette provided a vehicle
for handling these complaints without criminalizing the prostitutes. Taken
together, the residential and legal evidence demonstrates that prostitutes
lived in most workingpoor neighborhoods of early modern Bologna and that they
were largely tolerated as a fact of life.The geography of early modern
Bolognese prostitution The majority of registered prostitutes lived in the area
between the second and third sets of city walls (see Figure 4.1), the “inner
suburbs” where the urban poor typically clustered in Italian cities.7 Only a
handful of prostitutes lived near the city center, usually on short alleys
hidden behind larger publicFIGURE 4.1Agostino Carracci, Bononia docet mater
studiorum, 1581.56buildings that had been licensed for prostitution in earlier
centuries.8 The civic brothel noted in the 1462 Bollette regulations had been
immediately south-west of the Piazza Maggiore and civic basilica of San
Petronio, and some prostitutes worked by particular gates and markets, but from
the sixteenth century Bolognese meretrici moved to houses across the low-rent
inner suburbs.9 Table 4.1 charts the number and percentage of registrants
who lived in each quarter in 1584, 1604, and 1624. The quarters differed in
size and population as Figure 4.1 shows, and the larger quarters of Porta
Procola and Porta Piera housed more prostitutes. Few lived by the north-western
city wall in Porta Stiera, which appear on Agostino Carracci’s 1581 map
(reproduced here) as dominated by fields.10 The sharp rise and fall in the
number of women registering demonstrate the inconsistencies of early modern
bureaucracy, with total numbers increasing by 327 from 1584 and 1604 (from 284
to 611) and then plummeting by 466 between 1604 and 1624 (from 611 to 165).
Lucia Ferrante has argued that in 1604 the Bollette was operating with unusual
efficiency, and perhaps even over-zealously.11 The f luctuations tell us more
about where the Bollette concentrated its work than about where all the
prostitutes and dishonest women actually lived. Charting residence by quarter
demonstrates that prostitutes spread themselves fairly evenly throughout the
outskirts of the city, and across each quarter. In 1604, registrants lived on
at least 102 streets, yet only eight streets had twenty or more women, and only
eight were home to ten to nineteen women (see Table 4.2). A few streets
housed larger numbers, like Borgo Nuovo di San Felice, in the western quarter
of Stiera by the city wall, and Campo di Bovi, located by the eastern city wall
in the quarter of Porta Piera.12 Women also clustered in the ghetto after the
Jews were expelled from the Papal States for a final time in 1592.TABLE 4.1
Residence of registered prostitutes in Bologna’s quarters1584Porta Piera Porta
Procola Porta Ravennate Porta Stiera Total16041624Number of resident
prostitutesPercent of total registrantsNumber of resident prostitutesPercent of
total registrantsNumber of resident prostitutesPercent of total registrants41
80 69 60 25016.4 32 27.6 24 100179 175 76 131 56132 31.2 13.5 23.3 10073 44 10
26 15347.7 28.8 6.6 16.9 100*This
table includes only those women with identifiable addresses. In 1584, this was
88% of all registrants (250 of 284 total registrants), in 1604 it was 91.8%
(561 of 611), and in 1624 it was 92.7% (153 of 165). Sources: Campione delle
Meretrici 1584, 1604, 1624.The sex trade in early modern Bologna 57 TABLE 4.2
Streets with ten or more resident prostitutes in 1604, by quarterQuarter of
Porta PieraQuarter of Porta ProcolaQuarter of Porta StieraCampo di Bovi:
36Senzanome: 36Jewish Ghetto: 21Frassinago: 21Borgo Nuovo di Fondazza: 29 San
Felice: 47 San Felice by the Broccaindosso: 10 gate: 13 Avesella: 10Borgo di S.
Giacomo: 20 Borgo di Santa Caterina di Saragozza: 21 Torleone: 18 Borgo degli
Arienti: 14 Borgo di San Marino: 17 Bràina di stra San Donato: 13 Gattamarza:
13Quarter of Porta RavennateSource: Campione delle Meretrici 1604.This was an
ironic reversal of the situation in Florence, where the ghetto was deliberately
located within the old brothel precinct in 1571.13 In 1604, twentyone women
lived in this area. Most streets in Bologna’s inner suburbs numbered only a few
prostitutes. In 1604, 84 percent (86 of 102) of the streets on which they
registered housed nine or fewer prostitutes, and these women accounted for
almost half of all registrants that year (44 percent). Further, 66 percent (68
of the 102 streets) housed five or fewer. Consequently, many of these women
lived on streets that were not dominated by prostitutes. A typical example of this
is the south-western corner of the city (see Figure 4.2). In 1604, three of the
area’s streets were heavily populated by prostitutes: Senzanome housed 36,
Frassinago housed 21, and Borgo di Santa Caterina di Saragozza housed
twenty-one. However, the majority of the neighborhood’s streets had five or
fewer resident prostitutes and dishonest women: five women lived on Altaseda,
four on Nosadella, and three on Capramozza. The surrounding streets of Bocca di
lupo, Belvedere di Saragozza, Borgo Riccio, and Malpertuso had two or fewer. On
these streets prostitutes mixed with day-laborers, artisans, and merchants.
They rented rooms from pork butchers and shoemakers, lived in inns, and resided
next to potters.14 These were their immediate neighbors, separated only by the
porous boundaries of walls, stairways, doorways, and windows where they had
frequent day-to-day interactions.15 Like other working-poor women, they were
not confined to the streets that they lived on, but could and did move through
the surrounding area buying food, engaging in chores, finding work, visiting
friends, and going to the Bollette to buy their licenses.16 As Elizabeth S.
Cohen writes, prostitutes were both “seen and known” in their
neighborhoods.FIGURE 4.2Agostino Carracci, Bononia docet mater studiorum,
1581.Networks, neighborhoods, and communities The Bollette’s records reveal
prostitutes’ affective social and familial circles. Some women were registered
as living in their mother’s, sister’s, and (more rarely) cousin’s homes, while
other women’s female kin, housemates, lovers, and servants bought their
licenses. Notaries did not consistently record such details, making
quantitative analysis difficult.17 While men regularly appear in the registers
paying for licenses, the specifics of their relationships with the women were
almost never recorded. The Bollette’s records, particularly testimonies in
cases of debt against clients and long-term partners, provide rich information
aboutThe sex trade in early modern Bologna 59women’s familial, social, and work
relationships. However, the tribunal devoted more effort to investigating
unregistered women suspected of prostitution, than to the hundreds of women who
had bought licenses. The Bolognese evidence can be placed in the context of
evidence from other northern Italian cities demonstrating how prostitutes were
surrounded by family, housemates, and allies. In early seventeenth century
Venice, three-quarters of 213 prostitutes noted in a census lived with other
people. Most headed their own households, but some were boarders or lived with
their mothers. The majority of those who headed households sheltered dependent
female kin, children, and a variety of unmarried women, including servants and
other prostitutes. A few heads of households (6 percent) lived with men, who
were either their intimates or boarders.18 Roman parish censuses from 1600 to
1621 show similar cohabitation patterns: 47 percent of prostitutes lived with
at least one family member, mostly children but also siblings, nieces and nephews,
and widowed mothers.19 Everyone within the household economy benefitted from
the income and goods earned by these women. Bologna’s registers give examples
of sisters as registered prostitutes, like Dorotea di Savi, called
“Saltamingroppa” (literally “Jump on my behind”) and her sister Benedetta, who
lived together with their servant Gentile on Broccaindosso.20 Similarly,
Margareta and Francesca Trevisana, both nicknamed “La Solfanella” (“The
Matchstick”), lived together on Borgo di Santa Caterina di Saragozza for eight
years. While Francesca registered annually from 1598 to 1605, Margareta did so
only in 1602, 1604, and 1605.21 Before registering, Margareta likely enjoyed
the income that her sister earned through prostitution and may have assisted in
preparing for and entertaining clients. The Bollette suspected that she had,
and so launched an investigation against her when she became pregnant in
1601.22 Mothers and daughters also lived and worked together, like Lucia di
Spoloni and her daughter Francesca, who lived on San Mamolo by the old civic
brothel area, and Anna Spisana and her mother Lucia, who lived together on
Borgo degli Arienti.23 In 1604, Domenica di Loli bought licenses for her
daughters Francesca and Margareta, and all three lived just south of the church
and monastery of San Domenico on Borgo degli Arienti. Francesca had lived on
the street since at least 1600, and while she was no longer registering in
1609, her sister still was. Margareta continued to live on Borgo degli Arienti
until 1614, perhaps with her mother and sister.24 Prostitutes often lived
together in rented rooms, small apartments, and inns. Residential clustering
was not uncommon for unmarried women, who shared the costs of running a
household through lace making, street-peddling, prostitution, and laundering.25
The largest could count as brothels, though there were relatively few of them.
In 1583, twenty-one dishonest women lived in the house of Gradello on Bologna’s
heavily populated Borgo Nuovo di San Felice, by the eastern wall. Yet while
registrations climbed in the 1580s, the group at Gradello’s shrank to fourteen
women in 1584, and eleven in 1588.26 Moreover no other large houses appeared
through this period. In 1604, the street with mostregistrations was Borgo Nuovo
di San Felice, with forty-seven women, and the largest single group was
thirteen who gathered in the house of Lucrezia Basilia, while the rest had five
or fewer.27 On the second and third most populated streets, Campo di Bovi and
Senzanome, no house had more than six registered prostitutes living in it.28
These larger clusters were often inns, where prostitutes benefitted from the
presence of other women and the protection of innkeepers. Inns popular with
prostitutes included those of Matteo the innkeeper (“osto”) on Frassinago and
of Angelo Senso on Pratello. Seven registered women lived at Matteo’s inn in
1589, and ten lived in Angelo’s inn in 1597.29 Few women stayed at inns for
more than a year and most registered without surnames, but instead with reference
to a town, city, or region, like Flaminia from Ancona (“Anconitana”), Francesca
from Fano (“da Fano”), and Ludovica from Modena (“Modenesa”) who lived at
Matteo’s place in 1598. These could have been recent migrants or women
identifying by parents’ origins or using pseudonyms. The inns and brothels
helped them build social networks as they secured places of their own. Yet, it
was more common for women to live with one or two other prostitutes in rented
rooms and small apartments. In 1597, Lucia Colieva lived with Elisabetta di
Negri on Borgo di San Martino, and the following year she joined another
registered prostitute, Vittoria Fiorentina, on Senzanome.30 Similarly, in 1601
Isabella Rosetti, Giulia Bignardina, and Cassandra di Campi all lived together in
Isabella’s home on Frassinago. A year later Giulia had died and Cassandra was
no longer registered.31 For just under ten years, Madonna Ginevra Caretta, who
was unregistered, managed a small apartment where six to eight registered
prostitutes lived.32 Unlike Bologna’s inns and taverns, Ginevra’s household was
mobile, moving across town and back again over the years it operated. In 1588
it was located on Saragozza, in the south-western corner of the city, and the
next year it moved to San Colombano in the northwest quarter of Stiera. At
least one woman, Lena Fiorentina, followed Ginevra to the new street, where she
remained for almost a decade before moving to Paglia.33 A few of the
prostitutes lived with Ginevra for years, like Pelegrina di Tarozzi, who stayed
for four years, and Chiara Mantuana, for three.34 Domenica Cavedagna,
registered for thirteen years (1597–1609), ran a house on Centotrecento and
then on Bràina di stra San Donato.35 Seven other prostitutes lived with her in
1604, and a year later three had left but six new women had moved in. A few
stayed with her for four or five years.36 The Bollette’s registers explain why
some of the women moved out of the homes run by women like Ginevra Caretta and
Domenica Cavedagna. Some entered service (either domestic, sexual, or both)
while others moved to different streets or left Bologna entirely to try their
luck elsewhere.37 While living with other prostitutes could bring economic,
professional, and even personal security, it could also bring personal rifts or
increased attention from the police (sbirri ), who saw these homes as easy
targets for making arrests. Men interacted with registered prostitutes as
occasional clients, long-term amici, absentee husbands, jealous lovers, and as
acquaintances, if not friends.Single women, whether unmarried or widowed, were
financially and socially vulnerable, subject to sexual slander, to charges of
magic and sorcery, and to general suspicion by neighbors and authorities
alike.38 Relationships with men afforded them a degree of protection from the
financial and social marginalization they experienced because of their gender,
economic status, and work, and so women turned to them not just for income and
companionship but also for a measure of protection. The civic government had
always prohibited married women from prostituting themselves, since by doing so
they committed adultery. The 1462 statutes ordered whipping and expulsion for
the women, and fines of 100 lire for officials who looked the other way.39
Women living with husbands could not register with the Bollette, though
abandoned wives sometimes could. Francesca di Galianti claimed in 1604 that her
husband Bartolomeo di Grandi went to war three or four years previously,
leaving her with a three-year-old daughter to feed. She had since given birth
to a daughter with a cloth worker Giovanni, with whom she had been living for
about a year “to make the expenses.”40 For the Bollette, the question of
whether abandoned women like Francesca could and should register was a practical
one since women who registered were women who paid fees. These women appealed
to the sympathy of Bollette officials by claiming that they were married but
had not seen their husbands in many years, leaving unanswered the question of
whether their husbands were alive or dead. This ambiguity about the ultimate
fate of their husbands would have freed them from charges of adultery at the
archbishop’s tribunal (if the husband was alive) while at the same time freeing
them from registration with the Bollette (if he were dead). Francesca did not
state whether she thought her husband was dead or alive, and ultimately a
kinsmen Vincenzo Dainesi swore that he would ensure she left her “wicked life”
(“mala vita”) and take her into his home to live with him and his wife.41 The
officials were satisfied with this, and so Francesca remained unfined and
unregistered. In 1586, Vice Legate Domenico Toschi authorized police to seize
“all married women who do not live with their husbands” caught at night in bed
with their lovers (amatiis).42 Archbishop Gabriele Paleotti believed such women
were clearly committing adultery, and Pope Sixtus V’s bull Ad compascendum
(1586) ordered that any married person whose spouse was alive and had sex with
another person—even if they had a separation from an ecclesiastical court
—should be sentenced to death.43 Toschi’s decree was reconfirmed ten years
later by the new vice legate, Annibale Rucellai, and a third time in 1614.44 If
a woman returned to her husband, she was to be immediately deregistered and
could not be allowed to practice prostitution. If she continued, she was no
longer under the Bollette’s jurisdiction, but rather that of the archbishop.
Stable relationships with men, referred to in Bologna as amici, “lovers,” or as
amici fermi, “firm friends,” offered a measure of economic security for
prostitutes by providing money, clothing, and food in varying amounts depending
on the men’s own status.45 When Arsilia Zanetti sued Andrea di Pasulini, notary
of thearchbishop’s tribunal, for compensation for their three-year sexual
relationship (“amicitia carnale”), she noted he had given her three pairs of
shoes, a pair of low-heeled dress slippers, and a few coins (a ducatone, half a
scudo, and a piastra, a Spanish coin).46 Buying the woman’s licenses could also
be part of the arrangement, as Pasulini had also done for Arsilia.47 Even
though Bologna’s monthly rate of five soldi, and annual rate of three lire, was
extraordinarily low—only onefifth of what Florentine prostitutes paid—this was
another expense that women did not have to worry about and suggested commitment
on the part of the men.48 Lovers and friends helped women in their interactions
with the law. The cavalier Aloisio di Rossi had a three-year sexual
relationship with Pantaselia Donina, alias di Salani, and when her landlord
complained to the Bollette that she had not paid the rent, di Rossi acted as
her procurator and ultimately paid the landlord.49 Other prostitutes maintained
relationships with local, low-level arresting officers (sbirri); Elizabeth S.
Cohen has uncovered many relationships between prostitutes and such men, noting
that “the two disparaged professions often struck up alliances in which the
women traded sex, companionship, and information for protection and money.”50
Such partnerships were not unusual in Bologna. In May 1583, the sbirro Pompilio
registered Francesca Fiorentina as his “woman” (“femina”) and got her a
six-month license for free.51 In 1624 three women registered as living in the
“casa” of the Bollette’s esecutore, Pietro Benazzi, on Borgo di San Martino.52
Pietro registered Caterina Furlana on January 11, 1624 and paid for her
one-month license. She was subsequently de-registered because “she went to stay
in order to serve Pietro Benazzi.” When Caterina di Rossi moved out of her
place on Borgo degli Arienti and into Pietro’s house, she paid for one month
and never again.53 Though these Bollette functionaries could not keep these
women’s names out of the registers, they could keep them from paying for
licenses, even when they were most likely still living by prostitution, and may
have protected them from harassment by other court officials. Male friends
could also be rallied for support, particularly by women who had lived in one
street or area for a substantial period of time, building reputations and
financial and social ties with their neighbors. When Margareta Trevisana “The
Matchstick” (Solfanella) was investigated by the Bollette in 1601, she had been
living on Borgo di Santa Caterina di Strada Maggiore with her sister for at
least eight years. She confessed that three years earlier she had given birth
to the child of Messer Antonio Simio, a married man.54 The Bollette had
investigated her then, allowing her to remain unregistered on the promise that
she would reform her life and go to live with an honorable woman. In 1601 she
was pregnant with the child of another man and was living with her sister
Francesca, a registered prostitute.55 Margareta produced statements signed by
two male neighbors who described her as a good woman (“donna de bene”) the
whole time they had known her, while her parish curate confirmed that she had
confessed and taken communion the previous Easter.56 On further questioning by
the Bollette, the priest claimed that he had known Margareta for about ten or
twelve years, having first met herwhen he lived in the same house as she and
her sister. He claimed not to know what kind of life Margareta led, but
admitted that she appeared pregnant, and was, as far as he knew, not married.
The priest’s testimony cleared her of charges of adultery, but could not save
her from registration, a three-lire fine, and probation.57 In May 1602,
Margareta produced statements about her “honest life and reputation” provided
by two different neighbors and another curate at Santa Caterina di Saragozza,
and her name was removed from the register.58 Margareta lived on the same
street for ten or twelve years, had relationships with neighbors and
housemates, had a sister with whom she lived, and was able to rally four male
neighbors and two parish priests to support her. She and others moved amongst
family, friends, long-term lovers, and occasional clients, building
relationships on reciprocal, if uneven, bonds of financial, emotional, and
legal support and protection. They were not just physically a part of Bologna’s
working-poor neighborhoods, but also socially and affectively integrated into
their communities.Bad neighbors While Bolognese civic law tolerated
prostitution and permitted prostitutes to reside throughout the city, public
disorder was always a concern. Decrees published by the Bolognese legate, at
the request of convents, churches, confraternities, and schools, frequently
lamented the dishonest words and daily and nightly reveling by prostitutes and
other disreputable people.59 Men socialized in prostitutes’ homes, eating,
making music, and talking.60 While some parties remained relatively quiet,
others filled the neighborhood with winefueled singing, laughing, and the
sounds of dancing and of fights over games of chance. The noise was intrusive,
disruptive, and alarming: blasphemous words, violent acts, and sexual slander
carried through windows, over walls, and into streets, squares, and other
residences. Broadsheets illustrating prostitutes’ lifecycles usually included
knife fights by men who discovered that “their” woman had another lover.61
Barking dogs, brawling men, and screaming women heard through f limsy walls and
open windows added to the noise of crowded squares, laneways, and streets.62
Men also fought in doorways and on streets in full sight and hearing of
neighbors. To reduce these disturbances, Papal Legate Bendedetto Giustiniani
forbade prostitutes from throwing parties ( festini ) or “making merry” (trebbi
) in the homes of honest people, or even from eating or drinking in taverns and
inns. Other decrees forbade games of chance and betting, like dice and cards.63
Lawmakers recognized that it was less the prostitutes than the men with them
who were the problem. In 1602 prostitutes were forbidden from travelling
through the city at night with more than three men, under fine of 100 scudi for
the men and whipping for the women.64 Eight years later, Legate Giustiniani
forbade prostitutes from going through the city at night with any men, under
penalty of whipping for both the men and the prostitutes.65Enclosed communities
of male and female religious frequently complained about the noise of
prostitution. Bolognese authorities attempted general exclusionary zones around
convents in the 1560s without success and so moved to proclamations expelling
prostitutes and other disreputable people from specific streets; this was
similar to Florence, where the streets designated for prostitution were de
facto exclusionary zones around most convents.66 Between 1571 and 1630, at
least fifty proclamations cleared twenty-five distinct streets in Bologna,
about one-quarter of all the streets inhabited by prostitutes in 1604. Most
proclamations concerned eight specific convents on the city’s outskirts, though
a few male enclosures were also protected.67 All either had elite connections
or were newly built, and most were near streets heavily populated by
prostitutes. In 1603 Vice Legate Marsilio Landriani forbade all prostitutes,
procurers, and other dishonest women from living on a cluster of streets
bordering the Poor Clares’ house of Corpus Domini, established in 1456 by S.
Caterina de’ Vigri, and the Dominican convent of Sant’Agnese (est. 1223), one
of the city’s richest and most prestigious convents with over 100 nuns.68
Landriani’s proclamation stated that the nuns were greatly disturbed and
scandalized by the daily and nightly reveling of prostitutes, procurers, and
other disreputable people, the “dishonest” words that they spoke, and the
wicked examples they posed.69 Prostitutes had just over a month to move out,
and those found there after the deadline would be publicly whipped, while their
landlords would be fined fifty gold scudi and lose their outstanding rents.70
Yet few prostitutes were actually registered on these streets.71 While
registrations generally dropped dramatically in the 1610s and 1620s, these
streets declined the most, with only two prostitutes remaining by 1614.72 In
1622, the expulsion was repeated almost verbatim with the addition of two
neighboring streets that housed a handful of prostitutes; none remained by
1624.73 Concerns about pollution continued, particularly around shrines. The
confraternal shrine of the Madonna della Neve was built in 1479 to shelter a
miraculous image of the Virgin on the street Senzanome at the south-western
corner of the city.74 Senzanome had twenty-three registered prostitutes in
1594, thirty-six in 1604, and thirty-five in 1609. Yelling, singing, mocking,
and jesting disturbed the peace, interrupted the Mass and other divine offices,
and forced young, unmarried girls and respectable residents to hide in their
houses. Confraternal brothers repeatedly complained to the legate about the
noise of Senzanome’s prostitutes and other “people who have little fear of God
and his most holy mother.” 75 Between 1587 and 1621 four proclamations expelled
dishonest people and prostitutes from Senzanome and around Santa Maria della
Neve.76 One of 1608 threatened women caught residing or lingering in the street
with a fine of ten scudi the first time, and expulsion the second time.77 Men
could be fined ten scudi the first time, and another ten scudi and three lashes
the second time. This proclamation even named three specific women, Giulia da
Gesso, Doralice Moroni, and Ludovica Giudi, “as well as every other meretrice.”
78 A year later all three of these women were still living on Senzanome, with
Doralice Moroni registeredin the house of the priest Campanino and Giulia da
Gesso in the house of a priest of San Niccolo.79 Moreover, they shared the
street with thirty-five other registered prostitutes. Yet the prostitutes
gradually did move away, and in 1614 and 1624, only two women registered on
Senzanome.80 The Legate’s 1621 decree ordered dishonorable people living on
Senzanome to move to Frassinago, to Borgo Novo, or to “another street appointed
to similar people” where there were no convents, churches, or oratories.81
Neighbors had direct, day-to-day contact with prostitutes and knew details
about their lives. Gossip—the sharing of local and extra local information—
typified neighborhoods and formed the basis of community self-regulation.82
People constantly watched and listened to their neighbors from the streets, in
doorways, through windows, on balconies, and through f limsy walls.83 Early
modern prostitution was public and visible. Michel de Montaigne remarked that
prostitutes sat at their widows and leaned out of them, while others observed
that the women promenaded proudly through the streets.84 In his Piazza
universale di tutte le professioni del mondo (1616), Tommaso Garzoni described
how prostitutes worked to catch men’s eyes while sitting at their widows,
gesturing and bantering with them.85 Some called attention to themselves by
wearing brightly colored gowns with ostentatious decorations and jewels on
their fingers and at their necks.86 Contemporary Italian broadsheets depict
women sitting at their widows and in their doorways while older women act as
go-betweens.87 Bollette testimonies show that Bolognese knew a great deal about
the prostitutes who were their neighbors. Witnesses often claimed that they had
seen women going through the streets or into buildings and apartments with men.
In 1601, Caterina Marema told that when she lived in the same casa as Lucrezia
Buonacasa, she frequently saw the tailor Gian Domenico Sesto come to stay and
sleep with her.88 Others saw more intimate behavior, like Bartolomea, daughter
of Antonio di Miani, who claimed that she knew her neighbors Margareta and
Cornelia were “meretrici” because she saw them laughing, dancing, embracing,
and kissing men. She also heard that they went to register with the Bollette.89
Still others testified more simply that “everyone in the neighborhood considers
her to be a whore,” or, “everyone says that she is his whore.” Finally, some
men talked with each other about their sexual relationships with women. Silvio,
son of Rodrigo di Manedini, claimed that over the previous three years his
friend Tarquino, a sbirro, told him repeatedly that he was “screwing” (chiavava)
Lucrezia Buonacasa.90 In this case, Silvio claimed also to have first-hand
knowledge of their relationship: he said that he had seen the two in bed
together at Lucrezia’s house on via Paradiso and at the watch house of the
sbirri. In a close knit, intensely local world like this, prostitutes and
dishonest women would have been hard-pressed to keep their relationships and
work a secret. In pragmatic terms, some women may not have wanted to keep their
work a secret: gossip and visibility acted as advertisement and could attract
better clients. Local knowledge of women’s attachments to men might also earn
them a measure of respect, even if only while the relationship continued,
especially ifthe man was honored locally because of his wealth or status. These
relationships could bring a sort of social protection. Whether or not women or
their clients and lovers made spectacles of themselves, prostitution was both
seen and known. Most working-poor people were not overly scandalized by the
fact that their neighbors lived by prostitution, or perhaps they had resigned
themselves to living amongst them. No evidence has come to light that
working-poor women and men made a concerted effort to drive prostitutes and
dishonest women as a group out of their neighborhoods. Most streets on which
registered prostitutes lived housed ten or fewer such women, and prostitutes
may have been quieter and less given to overt public display, since they did
not have to compete with each other for the attention of the men and youths who
came in search of their services. With fewer women there was less of the
serenading, violence, and harassment by rowdy students and drunken men that
offended neighbors, and less attention from patrolling officers looking to fill
their purses with rewards for arrests.91 Tessa Storey has argued that as long
as Roman prostitutes maintained local order and the appearance of
respectability, neighbors did not see them as an exceptional problem. A few
written complaints requesting the eviction of specific prostitutes from their
streets identified only the most scandalous and the loudest, on grounds that
they posed bad examples by “touching men’s shameful parts and doing other
extremely dishonest acts” in the streets.92 Those who were well behaved—and
these were actually listed by name—were welcome to stay provided that they
continued to behave. Working-poor neighbors who found the women’s work immoral
or offensive or their noise and disorder overwhelming could move to one of the
100 or so other city streets that were not heavily populated by prostitutes.
Even in 1604, the year when the highest number of prostitutes and dishonest
women registered with the Bollette, only sixteen streets had ten or more
registrants living on them, and only eight had more than twenty. At least half
of all Bolognese prostitutes were more widely dispersed through the city, and
this may explain why we see no concerted efforts to dispel them as a group.
Beyond this, it became increasingly difficult to successfully prosecute
violations like adultery or the lack of license. A 1586 order from the vice
legate to the Bollette’s officials suggested that small-scale rivalries were
behind too many frivolous denunciations. Henceforth, unless a woman was found
in flagrante with a man, the testimonies of two neighbors of good repute and
the local parish priest would be required in order to find her
guilty.93Conclusion For many working-poor Bolognese men and women, living
amongst prostitutes was a fact of life. Whether they respected these neighbors
or not, they learned to live with them. Prostitutes and dishonest women had
their places in the local kinship, social, and economic networks of their
neighborhoodsand the larger city. This is not to say that they were not mocked,
or that those who treated them with courtesy fully respected them. Yet while
some prostitutes annoyed, overwhelmed, and frightened some neighbors with their
noise, scandal, and violence, they were also the sisters, mothers, lovers, and
friends of many others. Elizabeth S. Cohen has argued that “[prostitute’s]
presence corresponded to an intricate engagement in the social networks of
daily life. In practice, if not in theory, the prostitutes occupied an
ambiguous centrality.”94 Tessa Storey suggests that restrictive legislation, especially
residential confinement, elicited sympathy from Romans, who were not overly
concerned about the immorality of prostitution.95 This was also true in
Bologna, where prostitutes were far more widely distributed across the entire
city. Religious authorities like Gabriele Paleotti found them immoral and
disruptive, posing bad examples and needing to be separated and marginalized.
Yet civic authorities and most lay people appear to have held more nuanced
attitudes, engaging prostitutes in the body social and using bureaucratic
registration to mediate their place in the body politic. The sources generated
by the Ufficio delle Bollette in the later sixteenth and early seventeenth
centuries reveal these women operating within networks of sociability, work, and
family. They demonstrate women who fit within their communities, more uneasily
at sometimes than others, and who both gave and received the resources of
support, companionship, and security that characterized the community-centered
world of early modern Italy.Notes 1 Cohen, “Seen and Known,” 402. Hacke, Women,
Sex, and Marriage, 179. Brackett, “The Florentine Onestà,” 291–92 and 296.
Terpstra, “Locating the Sex Trade,” 108–24. 2 Brackett, “The Florentine
Onestà,” 290–91 and 295; Cohen, “Seen and Known,” 404– 05; Storey, Carnal
Commerce, 70–94; Ruggiero, Binding Passions, 48–49. 3 For expanded analysis and
archival documentation, see: McCarthy, “Prostitution.” 4 Biblioteca
Universitaria Bologna (hereafter BUB), ms. 373, n. 3C, 151v–152v. Terpstra,
Cultures of Charity, 205–06, 329. McCarthy, “Prostitution, Community, and Civic
Regulation,” 40, 54–61. 5 Archivio di Stato di Bologna (hereafter ASB), Boschi,
b. 541, fol. 170v, “Bando sopra le meretrici et riforma de gli altri bandi
sopra a cio fatti” (January 31 and February 1, 1568). For more on this episode
and the gendered politics of social welfare reform in sixteenthcentury Bologna:
Terpstra, Cultures of Charity, 19–54, 206–07. For the comparatively loose
regime in the Convertite: Monson, Habitual Offenders. 6 Cohen, “Seen and
Known,” 403 and 405–08; Ruggiero, Binding Passions, 49; Brackett, “The
Florentine Onestà,” 292. Terpstra, “Locating the Sex Trade,” 116-21. 7 Miller,
Renaissance Bologna, 16–17. Terpstra, “Sex and the Sacred.” 8 For example,
Isotta Boninsegna and Giovanna di Martini. In 1604 Polonia, daughter or widow
of Domenico Galina of Modena lived on Simia, while in 1614 Maria Roversi did,
and in 1630 Domenica Borgonzona lived there. ASB, Ufficio delle Bollette 1549–
1796, Campione delle Meretrici (hereafter C de M) 1584, [np] “I” and “G”
sections; 1604, [np] “P” section; 1614, 190; 1630, [np] “D” section. 9 This
street was called variously the “via stufa della Scimmia,” the “postribolo,” or
“lupanare Nuovo,” as well as the Corte dei Bulgari. Fanti, Le vie, vol. 2,
516–17. McCarthy, “Prostitution,” 20–67.10 Biblioteca Comunale di Bologna
(hereafter BCB), Gabinetto disegni e stampe, “Raccolta piante e vedute della
città di Bologna,” port. 1, n. 14. http://badigit.comune.bologna.it/ mappe/14/library.html 11 Ferrante, “‘Pro
mercede carnale,’” 48. 12 Borgo Nuovo di San Felice was one of the streets that
Bishop Gabriele Paleotti had ordered prostitutes to live in. ASB, Boschi, b.
541, fols. 170r–171v, “Bando sopra le meretrici” (January 31 and February 1,
1568). Zanti, Nomi, 16. 13 Muzzarelli, “Ebrei a Bologna,” 862–70. 14 Francesca
Ballerina rented from Giacomo the pork butcher (lardarolo) on Frassinago.
Giacoma di Ferrari da Reggio, Ursina de Bertini, and Lucrezia di Grandi all
lived in the house of Giovanni Pietro the shoemaker (calzolario) on Senzanome.
Lucia Tagliarini lived on Frassinago in the inn of Zanino. Giovanna Querzola,
alias Stuarola, lived on Nosadella between the potter (pignataro) and the
shoemaker (calzolaro). C de M 1604, [np] “F”, “I”, “V”, “L”, “T”, and “G”
sections, respectively. 15 Cohen and Cohen, “Open and Shut,” especially 64 and
68–69. 16 Chojnacka, Working Women; Cohen, “To Pray.” 17 For instance, in 1604,
611 women registered and only eleven mothers and four sisters were recorded as
purchasing licenses for their kin. McCarthy, “Prostitution,” 220–21. 18 Of the
213 prostitutes who appeared in the censuses, one-third had children.
Chojnacka, Working Women, 22–24. 19 Storey, Carnal Commerce, 128–29. On widowed
mothers, 114. 20 Benedetta was listed as “sorella di Saltamingroppa.” C de M
1604, [np] “B” and “D” sections. 21 C de M 1605, 175. For Francesca, see C de M
1598, 56; 1599, 49; 1600, 68; 1601, 60; 1602, 72; 1603, 72; 1604, [np] “F”
section; 1605, 86. For Margareta, see C de M 1602, 201; 1604, [np] “F” section;
1605, 175. In 1605, Margareta was deregistered when she began working as a wet
nurse for the Ercolani, a senatorial family. As the register reads: “Sta per
balia del 40 Hercolani.” 22 C de M 1601, 140. ASB, Ufficio delle Bollette
1549–1796, Inventionum 1601, [np] fol. 19v (June 28, 1601). 23 C de M 1584,
[np] “L” section. Both were registered under Lucia’s name. C de M 1624, [np]
“A” and “L” sections. 24 C de M 1600, 73; 1604, [np] “F” and “M” sections;
1609, 171; 1614, 172. Domenica was not registered. 25 Hufton, “Women without
Men.” Chojnacka, Working Women, 18–19. Cohen, “Seen and Known,” 406. 26 C de M
1584 and 1588. 27 Of those who registered, almost all gave their street and
residence (44 of 47). For names of co-habitants: McCarthy, “Prostitution,
Community, and Civic Regulation,” 224–25. 28 A total of twenty-seven (75
percent) of the thirty-six women who lived on Campo di Bovi identified their
homes: five lived in the “casa” of Messer Filippo Scranaro, and the rest lived
with two or fewer other prostitutes. A total of thirty (87 percent) of the
thirtyfive women who registered on Senzanome identified their homes: six lived
in the “casa” of Giulia di Sarti, called l’Orba (the Blind), who was not
registered, and four lived in the “casa” of Giovanni Pietro the shoemaker.
Otherwise, all the rest lived with two or fewer other prostitutes. C de M 1604.
29 C de M 1589 and 1597. 30 C de M 1597, 61 and 86 respectively; C de M 1598,
95 and 142 respectively. 31 C de M 1601, 99, 78, and 176 respectively. 32 This
was between 1588 and 1597. Ginevra registered once, in January 1588, when she
paid for a one-month license. C de M 1588, [np] “G” section. In 1588, six
registered prostitutes lived with her, in 1589 seven did, and in 1594 and 1597
eight did. C de M 1588; 1589; 1594; 1597. 33 C d M 1589, [np] “L” section;
1594, [np] “L” section. C de M 1599, 28. Ginevra was still there in 1601, when
Margareta Tinarolla lived in her home. See C de M 1601, 130.34 C de M 1594,
[np] “P” section; 1597, [np] “P” section. C de M 1597, [np] “C” section; C de M
1599, 28. 35 For her first registration, see C de M 1597, [np] “D” section. 36
Eg., Gentile di Sarti, C de M 1601, 79; 1605, 100, and Domenica Fioresa, C de M
1604, [np] “E” section; 1609, 66–67. 37 Lucia Fiorentina left Ginevra’s to
serve in the house of a local scholar (“Signor Dottore”). C de M 1589, [np] “L”
section. Diana di Sacchi Romana lived in Ginevra’s casa in January 1594, but moved
twice more that year, to Borgo Polese and then to Altaseda. C de M 1594, [np]
“D” section. C de M 1594, [np] “L” section, Lucia Fiorentina. It is unclear but
possible that this was the same Lucia who entered service in 1589. 38
Chojnacka, “Early Modern Venice,” especially 217 and 225. McCarthy,
“Prostitution,” 253–314. 39 See ASB, Ufficio delle Bollette e Presentazioni dei
Forestieri, Scritture Diverse, busta 1, “Statuti,” [np] fol. 8r. 40 ASB,
Ufficio delle Bollette 1549-1796, Filza 1604, [np] “Die 21 May 1604,” fol. 1r.
41 Vincenzo is described as Francesca’s “cognatus.” Ibid., fol. 1r–v. 42 This
permission was copied into the 1586 register and the 1462 illuminated statutes:
C de M 1586, [np] “Z” section (28 June 1586); ASB, Ufficio delle Bollette e Presentazioni
dei Forestieri, Statuti, sec. XV, codici miniati, ms. 64, 28. 43 For Paleotti’s
reaction, see BUB, ms. 89, fasc. 2, Constitutiones conclilii provincialis
Bonon. 1586, fol. 95v, cited in Ferrante, “La sessualità,” 993. 44 ASB, Ufficio
delle Bollette 1549–1796, Filza 1601, [np] “Decreto d[e]lle bolette” (November
20, 1596); Filza 1614, [np] “Dalla letura delli statuti si cava che le Donne di
vita inhonesta si possono descrivere nel campione in 4 modi” (undated). 45 John
Florio defines “amico” as “a friend, also a lover.” Florio, Queen Anna’s, 24.
See also Cohen, “Camilla la Magra.” 46 The suit was brought to the Bollette.
ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filza 1601, [np] “Arsilia Zanetti”
(November 12, 1601). For a detailed study of Bolognese registered prostitutes
who took clients to the Bollette’s tribunal for debt, see Ferrante, “‘Pro
mercede carnale.’” 47 Pasulini bought her two six-month licenses in July 1598
and January 1601. Arsilia’s son, Giovanni Battista, paid for the other months.
C de M 1598, 48; 1599, 3; 1600, 4; 1601, 4. 48 Archivio di Stato di Firenze
(hereafter ASF), Onestà, ms 1, ff. 27r–31v. Terpstra, “Sex and the Sacred,” 77.
49 Ludovico Pizzoli, the Bollette’s esecutore, claimed that for three years
Rossi had purchased her licenses because he was having a continuous sexual
relationship with her even while she was having sex with other men: ASB,
Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filza 1606, “Cont[ra] Pantaselia Donina[m]
al[ia]s de Salanis” (August 19, 1605), fol. 1r. John Florio defines “amicítia”
as “amity, freindship [sic], good will.” Florio, Queen Anna’s¸ 24. The
Bollette’s 1602 register confirms that Rossi paid for her licenses in person as
well as giving money to Pizzoli to pay on his behalf. C de M 1601, 160; 1602,
154; 1603, 170. ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filza 1601, “Molto
Ill[ust]re et Ecc[ellen]te Sig[no] re” (May 14, 1601). 50 Cohen, “Balk Talk,”
101. 51 The record in the register does not say why it was given for free, only
that Pomilio “solvet nihil.” C de M 1583, [np] “F” section. 52 These were
Angelica Bellini, Caterina Furlana, and Caterina di Rossi. C de M, 1624, [np]
“A” and “C” sections. 53 Both in Ibid., [np] “C” section. 54 This was according
to the curate of her parish church. ASB, Ufficio delle Bollette 1549– 1796,
Inventionum 1601, [np] fols. 20v–21v (June 20, 1601; July 2, 1601). For her
sister Francesca’s registrations: C de M 1598, 56; 1599, 49; 1600, 68; 1601,
60. 55 ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Inventionum 1601, [np] fol. 19v (June
28, 1601) and fol. 20r–v (June 30, 1601).56 ASB, Ufficio delle Bollette
1549–1796, Filza 1601, [np] “Malg[are]ta Sulfanela” (June 27, 1601). 57 ASB,
Ufficio delle Bollette 1549–1796, Inventionum 1601, [np] fols. 20v–21v (July 2,
1601). 58 ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filza 1603, [np] (26 June
1602). C de M 1602, 21. The Convertite confirmed this removal: ASB, Ufficio
delle Bollette 1549–1796, Filza 1603, [np] untitled (October 12, 1602). 59 See,
for instance, BCB, Bandi Merlani, V, fol. 106r, untitled, begins “Non essendo
conveniente che presso li Monasteri j di Monache” (March 24, 1603). McCarthy,
“Prostitution,” 131–97 60 Cohen, “‘Courtesans,’” 202. 61 “Vita et fine
miserabile delle meretrici” (“Life and Miserable End of Prostitutes”), ca. 1600,
in Kunzle, History of the Comic Strip, 275. Giuseppe Maria Mitelli, “La vita
infelice della meretrice compartita ne dodeci mesi dell’anno lunario che non
falla dato in luce da Veridico astrologo” (1692), Museo della Città di Bologna,
2470 (re 1/425). 62 Cohen, “Honor and Gender,” especially 600–01. Terpstra,
“Sex and the Sacred,” 71, 79–80. 63 ASB, Assunteria di Sanità, Bandi
(XVI–1792), Bandi Bolognesi sopra la peste, 45, “Bandi Generali del
Ill[ustrissimo] et Reverendiss[i]mo Monsignor Fabio Mirto Arcivescovo di
Nazarette Governatore di Bologna,” (February 17, 18, and 19, 1575), fol. 2v;
BCB, Bandi Merlani, V, fol. 64r, “Bando Sopr’al gioco, & Biscazze, alli
balli nell’Hosterie, & che le Donne meretrici non vadano vestite da huomo”
(December 9, 1602). 64 Ibid. 65 Thomas Fisher Rare Book Library (hereafter
Fisher), B-11 04425, “Bando generale dell’Illustrissimo, & Reverendissimo
Sig. Benedetto Card. Giustiniano Legato di Bologna” (June 23 and 24, 1610),
“Delle Meretrici. Ca XXVIII,” 60–61. 66 In 1565, Governor Francesco de’Grassi
set the exclusionary zone at 30 pertiche (approximately 114 meters), while in
1566 Francesco Bossi extended the zone to 50 pertiche (190 meters). See
Martini, Manuale di metrologia, 92. ASB, Legato, Bandi speciali, vol. 3,
fol. 16r (February 1, 1565); ASB, Boschi, b. 541 (February 1 and 8, 1566), fol.
115r. Florence reduced its exclusionary zone from 175 to 60 meters in this time
(i.e., from 300 braccia to 100): ASF, Acquisti e Doni 291, “Onestà e Meretrici”
(May 6, 1561). Terpstra, “Sex and the Sacred,” 78–79. 67 These convents were
San Bernardino, Santa Caterina in Strada Maggiore, San Guglielmo, San Leonardo,
San Ludovico, Santa Cristina, San Bernardo, Corpus Domini, and Sant’Agnese.
Proclamations also protected the new monastery of San Giorgio, the Benedictine
monastery of San Procolo, the college of the Hungarians, the Jesuits and their
school, the new church of Santa Maria Mascarella, and the shrine of the Madonna
della Neve. McCarthy, “Prostitution,” 131–97. 68 Zarri, “I monasteri
femminili,” 166, 177. Johnson, Monastic Women, 235–37. Fini, Bologna sacra, 14.
69 BCB, Bandi Merlani, V, fol. 106r, untitled, begins “Non essendo conveniente
che presso li Monasterij di Monache” (March 24, 1603). 70 One-third of each
fine was to go to the accuser, one-third to the city treasury, and onethird to
the esecutore. 71 In 1601, one woman registered on Bocca di lupo, two on
Capramozza, and four on Belvedere di Saragozza. In 1604, one registered on
Bocca di lupo, three on Capramozza, and one on Belvedere di Saragozza. C de M
1601 and 1604. One of the women who lived on Belvedere in 1601 continued to do
so in 1604, while another had moved three blocks west to Senzanome, and a third
had moved across town to Campo di Bovi by the north-eastern wall. These were
Vittoria Pellizani, Gentile di Parigi, and Angela Amadesi, called “La Zoppina.”
For Vittoria: C de M 1601, 204 and 1604, [np] “V” section. For Gentile: C de M
1601, 74 and 1604, [np] “G” section. For Angela: C de M 1601, 136 and 1604,
[np] “A” section. 72 These were Camilla di Fiorentini, who lived in the house
of Caterina the widow, and Cecilia Baliera. C de M 1614, 288 and 39
respectively.73 See BCB, Bandi Merlani, XI, fol. 28r, untitled, begins “Non
essendo conveniente, che appresso li Monasterij di Monache” (January 18, 1622).
In 1624, four women lived on Altaseta and none on Mussolina. 74 Guidicini, Cose
notabili, vol. III, 179–80 and volume III, 346–50. 75 The proclamation clearly
states that the order was made at the insistence of the “Huomini della Madonna
dalla Neve, Confraternità di essa, e persone honeste di detta strada.” BCB,
Bandi Merlani, X, fol. 128r (August 20, 1621). 76 These were published in 1587,
1602, 1608, and 1621. BCB, Bandi Merlani, I, fol. 449r, untitled, begins “Devieto
di affitare a persone disoneste nella contrada di S. Maria della Neve” (April
26, 1587); ASB, Legato, Bandi speciali, vol. 15, fol. 198r, untitled, begins
“Essendo la Contrada di Santa Maria dalla Neve sempre stata Contrada quieta”
(January 31, 1602); ASB, Legato, Bandi speciali, vol. 17, fol. 225r, untitled,
begins “Havendo l’Illustriss[im]e Reverendiss[ime] Sig[nor] Car[dinal] di
Bologna pien notitia” (June 6, 1608); BCB, Bandi Merlani, X, fol. 128r, “Bando
Contra le Meretrici, & Persone inhoneste” (August 20, 1621). 77 “non possa,
ne possano, ne debbano sotto qual si vogli pretesto, a quesito colore fermarsi,
o star ferme per detta strada, sotto il portico, suso il lor’uscio, o d’altri,
o suso l’uscio dell’ Hostarie.” ASB, Legato, Bandi speciali, vol. 17, fol. 225r
(June 6, 1608). 78 “comanda espressamente all GIULIA da Gesso, all DORALICE
Moroni, alla LUDOVICA Guidi, & ad ogn’altra MERETRICE [sic].” ASB, Legato,
Bandi speciali, vol. 17, fol. 225r (June 6, 1608). 79 C de M 1609, 73, 121, and
151, respectively. 80 These were Agata Martelli, alias Bagni, from Castel San
Pietro and Lena di Stefani who lived in the casa of Messer Domenico Bonhuomo. C
de M 1614, 19 and 1624, [np] “L” section. 81 BCB, Bandi Merlani, X, fol. 128r,
“Bando Contra le Meretrici, & Persone inhoneste” (August 20, 1621). Though
Savelli did not specify which “Borgo Nuovo” they should move to, in all
likelihood he meant Borgo Nuovo di stra Maggiore, which had no convents or
churches on it. 82 Cohen and Cohen, “Open and Shut,” 67–68. 83 Cowan, “Gossip,”
314–16; Cohen and Cohen, “Open and Shut,” 68–69. 84 Cohen, “‘Courtesans,’”
204–05; Cohen, “Seen and Known,” 396–97. In a later article Cohen argues that
“[t]hough typically noisier and more abrasive than feminine ideals would
dictate, much of prostitutes’ street behavior was not radically distinct;
rather it fell toward one end on a spectrum of working class practices.” Cohen,
“To Pray,” 310. 85 Tommaso Garzoni, Piazza universale di tutte le professioni
del mondo, nuovamente ristampata & posta in luce, da Thomaso Garzoni da
Bagnacavallo (Venice: Appresso l’Herede di Gio. Battista Somasco, 1593), 598.
Available online from the Università degli Studi di Torino OPAL Libri Antichi
internet archive at http://archive.org/details/Scansione GIII446MiscellaneaOpal, cited in Cohen, “Seen
and Known,” 397, n. 18. 86 Ibid., especially 396–97 and 399; Storey, Carnal
Commerce, 172–75. 87 “Mirror of the Harlot’s Fate,” ca. 1657, reproduced on 278–79
in Kunzle, History of the Comic Strip: Volume 1 and Storey Carnal Commerce, 37.
Vita del lascivo (“The Life of the Rake”), ca. 1660s, Venice, reproduced on
39–44 of Storey, Carnal Commerce. 88 ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796,
Inventionum 1601, [np] January 22, 1601. 89 Ibid., [np] July 23, 1601. 90
Ibid., [np] January 22, 1601. John Florio defines “chiavare” as “to locke with
a key. Also to transome, but now a daies abusively used for Fottere.” He
defines “fottere” as “to jape, to flucke, to sard, to swive,” and “fottente” as
“fucking, swiving, sarding.” Florio, Queen Anna’s, 97 and 194, respectively. 91
On the attraction of lawmen to streets known for prostitution, gambling, and
drinking: Cohen, “To Pray,” 303; Storey, Carnal Commerce, 99–100. 92 The
complainants referred to themselves as honorati and gentilhuomini, curiali
principali, and artegiani buoni e da bene. Storey, Carnal Commerce, 91, n. 103.
She dates the two letters from 1601 and 1624.93 For the vice legate’s order, as
transcribed into the 1586 register: C de M 1586, [np], untitled, begins
“Ill[ustrissim]us et R[everendissi]mus D[ominus] Bononorum Vicelegatus in eius
Camera” (June 28, 1586). 94 Cohen, “Seen and Known,” 409. 95 Storey, Carnal
Commerce, 1–2.Bibliography Archival sources Archivio di Stato di Bologna (ASB)
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1583, 1584, 1586, 1588, 1589, 1594, 1597, 1598, 1599, 1600, 1601, 1602, 1603,
1604, 1605, 1609, 1614, 1624, and 1630 Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filze
1601, 1603, 1604, 1606, and 1614 Ufficio delle Bollette 1549–1796, Inventionum
1601 Ufficio delle Bollette e Presentazioni dei Forestieri, Scritture Diverse,
busta 1 Ufficio delle Bollette e Presentazioni dei Forestieri, Statuti, sec.
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133–224.5 THOUGH POPES SAID DON’T, SOME PEOPLE DID Adulteresses in Catholic
Reformation Rome Elizabeth S. CohenAdultery was no simple sexual lapse.
Intricately bound to the fundamental institution of marriage, it threatened
honor, family, and livelihood. Traditionally, this grave offense merited harsh
punishments like stoning, although by the sixteenth century these had much
softened. A sin, a crime, and a breach of contract, in early modern Italy it
could be prosecuted under several kinds of law. Beyond canon law’s jeopardy for
both spouses, under Roman law enshrining patria potestas, adultery was
overwhelmingly a wife’s transgression, to which, furthermore, she was presumed
to have consented.1 So, a vengefully passionate husband or kinsmen who killed a
wife found f lagrantly abed with a lover could claim immunity from prosecution
for murder.2 The adulteress herself figured ambiguously as a theme in Italian
paintings, prints, and stories. Nevertheless, neither law nor broader cultural
norms ref lected adultery’s complexities as social experience on the ground. To
juxtapose prescriptive and lived understandings and to test the crime’s
notoriety, we turn to judicial records. For contrast with our culturally framed
expectations and to glimpse the everyday worlds of most early modern people,
this essay reconstructs four stories from adultery prosecutions in the Roman
Governor’s court circa 1600. The particular crimes of these non-elite women and
men involved companionship and sex, but little else was directly at stake. My
accounts seek to represent both social dynamics and a vernacular culture of
sexuality accessible alike to the educated and the illiterate. I highlight a
cluster of adulteresses who cultivated not primarily instrumental, but rather
personal, alliances outside marriage. The lovers’ choices transgressed and had
consequences both at home and in the public courts. Nevertheless, their
misconduct was not radically out of step with an everyday culture of sexuality
that endured even in Catholic Reformation Rome. Adultery had a lengthy history
as a cultural, legal, and behavioral problem. From the twelfth century, an
ambivalent medieval literature on humanlove—from Andreas Cappelanus to
Gottfried von Strassburg—suggested that passion and marriage did not mix.
Despite the Renaissance emergence of more positive takes on sex, the notion
persisted that intense eroticism was seldom the business of husbands and
wives.3 The church still taught that marriage was the only licit setting for
sex, while discouraging the pursuit of pleasure for its own sake. The
iconography of love on domestic objects linked to betrothals and weddings
promoted family policy as much as private spousal gratification.4 Although
married people may not have behaved as they were told, they have left few words
about sex. If conjugal relations did often tend to routine, adultery could be
easily imagined by contemporaries, and by scholars since, as an agreeable
alternative. Popular histories have repeatedly featured swaggering Renaissance
noblemen, including prelates, who dallied sensuously with mistresses and
fathered bastards. Their female partners, who ranged from servants to
gentlewomen, were often married, and so adulteresses.5 A wife’s adultery posed
problems for both her spousal household and her natal family, but sometimes
brought them benefits as well. Under ancient Roman law still frequently cited
in the Renaissance, uncertainty about paternity and corruption of the lineage
was one major cost.6 Adultery also rattled the public honor of a patriarchal
family that could not control its assets, including the chastity and fertility
of its women. These concerns appear as conventional rhetoric, but it is far
from clear how much they actually drove Renaissance husbands’ retribution.
Certainly, charges of adultery were invoked to instigate violence against an
inconvenient kinswoman and to cover other, less high-minded goals. On the other
hand, where doctrines of sexual exclusivity could bend in practice,
adulteresses might reap rewards rather than punishments for their liaisons,
especially with powerful men. For example, Giulia Farnese, wife of the Roman
baron Orsino Orsini and the mistress of Pope Alexander VI in the 1490s,
arranged a cardinal’s hat for her brother, Alessandro, the future Pope Paul
III.7 Even bastards could be absorbed and their mothers supported. In the 1460s
Lucrezia Landriani, married conveniently to a Milanese courtier, bore four
illegitimate children to the young Galeazzo Maria Sforza before he became Duke
of Milan and took a bride. Bearing their father’s name and raised in his court,
Lucrezia’s brood included Caterina Sforza, the future indomitable Countess of
Forlí.8 The husbands of these high-f lying adulteresses managed their role, its
perks and its costs, more and less deftly. In Florence, the husband of Bianca
Cappello, the mistress and later wife of Grand Duke Francesco I, retaliated by
intemperate womanizing of his own, and died at the hands of his paramour’s
kinsmen.9 Husbands did not take adultery lightly, but there might be multiple
stakes and more than just one bloody end. The dark emotions of
adultery—jealousy and anger—struck men and women alike. Legends of aristocratic
adulteresses killed in flagrante delictu by vengeful husbands arouse pity,
horror, and titillation in later readers. Although the threat and the rhetoric
surely circulated, documented historical examples are few.10 More modest women,
too, had reason to fear even unmerited spousal violence.For example, in a
miracle attested in 1522, the Madonna della Quercia of Viterbo saved a woman
mortally assaulted by a suspicious husband, egged on by his mother.11 More
peaceably, a Quattrocento necromantic recipe promised that to make a wife
“persevere in honest alliance with her husband.”12 Moreover, although
adulterers were rarely prosecuted, women deeply resented their husbands’
philandering. In the 1550s a pious Bolognese gentlewoman, Ginevra Gozzadini,
asked her spiritual director if she owed the marital debt to her errant
husband. Though reluctant to release his disciple from godly duties, Don Leone
Bartolini allowed her to decline if her husband refused to forgo his “public
adultery and also grazing on his wife like a pig and not a Christian.”13
Renaissance Italian visual and literary culture depicted four roles in
adultery’s drama: the wife; the husband or cuckold; the lover; and the chorus
of the public. Though shadowed by misogyny, views of women were mixed. Ancient
and medieval texts widely posited female propensities to falling in love and to
undisciplined and mercenary carnality. Beauty, coupled with fickle mind, made
women at once temptresses and easy prey to seducers. These risky frailties in
turn justified tightly constraining rules. In parallel, novelle, poetry,
madrigals, and commedia dell’arte evoked both woe and delight with representations
of love and romantic adventure. Magic, too, offered women and men ways to
attract and bind a lover.14 Mainstream cultural norms often lumped
non-conforming women together as sexual transgressors. Yet prestige and class,
singled out some for celebration. Thus, as whores, prostitutes stood for the
obverse of female virtue, but courtesans, especially those dubbed
counterintuitively “honest,” earned renown among elite men for their manners
and cultural finesse. Even Saint Mary Magdalene appeared in paintings as the
brightly dressed, or undressed, playgirl who was the foil to her model
penitent. The adulteress partook of this generic bad girl, at once attractive
and corrupt, but her jeopardy under law invited ambivalence. For example, many
early modern artists represented the Gospel story of the woman “taken in
adultery.”15 Sixteenth-century Italian paintings usually depicted a beautiful,
young woman, thrust by the Pharisees’ heavy legal hand to stand alone before a
crowd to be judged. Although conventional language suggested that she was in
some sense caught or trapped, she was still deemed to have consented to dire
offense. Viewers would hear Jesus first chide her persecutors, “Let he who is
without sin cast the first stone,” and then tell her to go and sin no more. All
were sinners, not least the adulteress, but law must not trump Christian mercy.
Among the men’s roles, not the male adulterer nor the wife’s lover, but rather
the husbandly cuckold claimed a share of cultural preoccupation. The aristocratic
choice between familial vengeance or instrumental accommodation often came down
on the latter side. Instead of destroying the adulteress, the cuckold had his
reasons for complacency. In visual imagery, art historians have shown betrayed
husbands responding as much with dismayed forbearance as with hot ire.
Comparing paintings of Joseph, the helpmate of the Virgin Mary, and Vulcan, the
spouse of Venus, Francesca Alberti explained how the aging husbands
ofexceptional wives, though vulnerable to mockery by artists and viewers,
served divine ends.16 Louise Rice tracked Italian depictions of the cuckold
from a nasty late fifteenth-century allegorical engraving through
sixteenth-century literary parodies from Aretino and Modio, and finally to
Baccio del Bianco’s drawings. These last offered whimsically ironic scenes that
normalized both the cuckold and the adulteress.17 Ambivalently allotting
pleasure and agency to women and complicating the revenge narrative, novelle
offered socially more varied cultural constructions of adultery. In the
Decameron, Boccaccio exploited these possibilities in more than twenty-five
stories featuring adultery that fancifully permuted its spousal roles.18 The
married women of the novelle, again almost always beautiful, pursued love and
reaped their adulterous pleasures with ambiguous culpability. At the expense of
dull or aging husbands, some wives schemed cleverly both to achieve their
desires and to elude discovery and punishment.19 Others, honest, virtuous, and
alluring, had to be tricked by would-be lovers into learning that sex outside
marriage was more fun.20 Lucrezia in Machiavelli’s Mandragola found similar
fortune. Although female delight was only a means to an end in the Decameron’s
elegantly ironic lessons, a more literal reading of the stories at least gave a
space to imagine wives’ extra-domestic enjoyment. Boccaccio’s cuckolded
husbands reacted variously to adultery’s challenges to honor and to its
remedies in law. In Day 4, Story 9, a gentlewoman let herself fall to her death
after her vindictive husband fed her the heart of her paramour. Explained the
woman, since she had given her love freely, she was the guilty one and not the
lover. In a lighter vein, Day 3, Story 2 parodied the narratives of murder in f
lagrante and, less directly, of Christ forgiving the adulteress. A king,
discovering his wife and a groom asleep together, cut the man’s hair to mark
his guilt. When the lover woke, he scotched his jeopardy by similarly tonsuring
other servants. In the end, the king, rejecting a petty vendetta that would
broadcast his dishonor, announced cryptically to his assembled entourage: “He
that did it, do it no more, and may you all go with God.”21 In Day 6, Story 7,
a hapless husband, fearing penalty if he killed his adulterous wife himself,
hauled her before the public court, where, by statute, she faced a sentence of
death by fire. Unlike the Gospel’s submissive adulteress, the respected Madonna
Filippa staunchly defended herself with two claims. First, as in the tragedy of
Day 4, she did it for her “deep and perfect” love for Lazzarino. Secondly,
having gotten her husband to agree that she had always satisfied his every
bodily wish, she asked: “what am I to do with the surplus? Throw it to the
dogs? Is it not far better that I should present it a gentleman who loves me
more dearly than himself, rather than allow it to turn bad or go to waste?” The
gathered populace of Prato greeted this charming riposte with approving
laughter and, at the judge’s suggestion, altered the harsh statute to punish
only adulteresses who did it for money.22 Christian rules as implemented
through ecclesiastical courts also ref lected more everyday cultural norms.
Although by medieval canon law both spouses owed the marital debt, in customary
practice expectations differed for husbandand wife. As historian Cecilia
Cristellon shows, the church courts of preTridentine Venice aimed less to
police sex than to stabilize marriages and to minimize scandal.23 Many
proceedings, often brought by women, sought to formalize separations or
annulments of couples who had long since parted company. Adultery by wife or
husband was a charge to blacken character but was seldom advanced as the source
of a broken marriage.24 In fact, among the lower orders, adultery was a common
product of widespread, informal serial monogamy. Finding themselves for various
reasons without present spouses, people readily took up new heterosexual
partnerships. Although adulterous, such concubinage, sometimes with a formal
blessing that made it bigamy, was often marriage-like and, in the absence of
contrary evidence, usually accepted by the lay community. In the face of these
popular habits, fifteenth-century church courts worked to sharpen the
boundaries of marriage, and the Council of Trent’s legislation assimilated
concubinage more and more to prostitution.25 Even so, ecclesiastical judges
continued less to punish adulterous sex by itself than to seek better moral and
spiritual discipline around marriage as a whole. Let us turn now to Rome at the
end of the sixteenth century to gauge the moral climate and social textures in
which our everyday adulteries took place. For some decades Catholic reformers
had worked to burnish Rome’s reputation as a fitting capital for a resurgent
church. Issuing repeated regulations (bandi ) to suppress blasphemy and vice,
local authorities particularly targeted gambling and adultery.26 Yet these
official pronouncements better registered moralistic concern than they
energized a thorough cleansing of the civic body. Parallel rules sought to
constrain the practice of prostitution, although that trade and fornication by
the unmarried were transgressive but not criminal. The magistrates’ concerns
turned mostly on guarding sacred sites from taint and restraining violence and
disorder by prostitutes’ clients. Yet enforcement of decrees around illicit sex
remained sporadic. Pius V’s ghetto for prostitutes of the late 1560s at the
Ortaccio did not last long as either structure or policy. That moment was the
reformists’ exception rather than the trend. The early sixteenth-century
celebrity of Rome’s honest courtesans had certainly waned, but in 1580 the
gentleman traveler Montaigne was still keen to admire and visit their kind.27
More generally, the historian of crime Peter Blastenbrei concluded that, for
two decades immediately post-Trent, Rome was de facto quite accommodating of
heterosexual irregularities and sometimes attracted couples seeking to escape
sharper discipline elsewhere.28 All told, by 1600, reform in the papal city had
subdued the Renaissance culture of f leshly pleasures, but effective
suppression of non-marital sex was scarcely true on the ground. The labyrinth
of Rome’s institutions and, especially, the mobile demography of its residents
consistently subverted the religious and moral aspirations of its leadership.29
The city’s population swelled, from 35,000 in 1527, after the catastrophic Sack
by Hapsburg imperial troops, to around 100,000 in 1600.30 Few people were
native Romans. Visitors and migrants f lowed in—men and women, of all social
ranks from ambassadors and nobildonne to pilgrims, cattledrivers,and servants.
Many also left town. In a f luid residential geography, most people rented
their accommodations and often moved house. Although many households had a
nuclear core or its remnants, complete families were fewer than in many
cities.31 Lodgers and informal clusters of housemates were common. People also
changed jobs frequently, and some worked in one part of the city but, regularly
or occasionally, ate and slept elsewhere. As a result, ordinary Romans had
repeatedly to renegotiate the personnel and terms of daily life. Furthermore,
Rome’s sharply skewed sex ratio yielded distinctive economic and marital
dynamics. The urban population counted, roughly, only 70 women for every 100
men. Celibate clerics were not the primary culprits. Many of the surplus men
came to the city to provide for the needs and comforts of a courtly society, by
serving in great households of prelates or secular lords or by supplying
goods.32 With males doing much of the domestic work and without a major textile
industry, the market for female labor in turn was weak. Of the many men, some
married in Rome to help establish themselves, but others had wives elsewhere,
or were young and not ready to settle down.33 Although some, nubile, women
found husbands readily, many others were left to improvise when fathers died or
spouses left town for shorter or longer absences. Typically, they struggled to
live piecemeal from laundry, spinning, and sewing. As in Venice, concubinage
was common. Prostitution, too, though never as rampant as some hysterical
reformers claimed, was another, potentally better paid recourse. Often
informally and intermittently, younger, more presentable or gregarious women
offered mixes of sexual, social, and domestic services to a shifting contingent
of unpartnered men, and to some husbands as well. As a concubine or prostitute,
a married woman faced legal jeopardy for adultery. When a husband did not, as
obligated, support his wife, she had to find alternatives. Sometimes, he had
wasted the dowry. Often, he had been long away, having intentionally or not
abandoned his wife. A woman, in turn, unknowing if her spouse had died, often
proceeded as if he had and set up new partnerships. In the absence of contrary
information, neighbors tended to presume legitimacy for couples who lived
appropriately, including taking the sacraments at church. Nevertheless, married
women living as prostitutes, concubines, or even bigamist wives were liable, if
denounced, to prosecution. The discipline and prosecution of adultery in early
modern Rome has left only erratic traces. No trial records survive from the
tribunal of the Vicario, who bore many of the city’s episcopal functions for
the pope. 34 As an offense of “mixti fori,” however, adultery sometimes came
before the criminal courts.35 Killing women for honor was rare, especially in
the city, and the ferocity of the ancient law had attenuated. Going to law,
though risking unwelcome publicity, became more common, even for noblemen.36 In
the 1580 edition of Rome’s Statuta, carnal and associated crimes occupied a
brief three pages and mostly specified due punishments.37 In practice, these
penalties were often negotiated down, so the statutory guidelines are
interesting mostly as a ref lection of judicial thinking and broader cultural
values. This section began with sodomy and a tersepronouncement of death by
burning. Next, a longer paragraph, De Adulterio e incestu, spoke first of
“adultery with incest,” before turning to “simple adultery.” For this last,
punishments were calibrated to the woman’s honesty and the man’s social rank.
For sex with an “honest” wife, a plebian man faced a hefty fine of 200 scudi
and three years of exile. A gentleman owed double the fine and the exile, and a
baron triple. Notably, this scale of penalties targeted the common circumstance
of high-status men making alliances with women of lower rank. On the other
hand, the chance that even a middling family would successfully haul a nobleman
into court was slim. Continuing, the statute declared that if the wife was poor
and “inhonesta, but not a public prostitute,” the penalties were halved.38
Reputation ( fama) in the neighborhood legally determined a woman’s “honesty.”39
At the same time, where early modern criminal law recognized that virgins might
resist forcible def loration (stupro), wives were still held complicit in
adultery.40 Thus, every proven adulteress was, in principle, to be sequestered
for correction in a casa pia for errant wives (malmaritate), where her husband
or family paid her expenses. From the later sixteenth century, adultery came
before the Governor’s court by two routes. By legal tradition, reiterated in
the Statuta, sexual crimes involving respectable women received public
intervention only when brought by a kinsman with honor at stake. Institutional
justice, seeking to promote itself and to tame the violence of self-help
vendetta, encouraged this recourse with some success. Thus, husbands initiated
many of the Governor’s adultery trials, although typically with a keen eye to
retaining spousal property.41 On occasion, angry women prosecuted their
husbands for adultery.42 To note, the Governor’s criminal court in general took
seriously women’s complaints, even without male backing. Their testimony as
accused or witness, usually recorded under the same intimidating circumstances
as men’s, bore analogous weight. Especially for offenders from the lower social
ranks, adultery also came to the court’s attention by an investigation ex
offitio, on the state’s initiative. Usually, a secret report by a mercenary spy
or grouchy neighbor launched the case, followed by a police raid.43 Such
arrests were often handled by summary justice that imposed a fine and issued an
injunction against further misconduct.44 A few cases led to full trials, and my
stories here of “simple adultery” are among them.45 Although these examples
were not formally typical, they involved ordinary people getting into
relatively routine kinds of trouble. Bodies and honor were at stake, but
neither money nor property were central for either husbands or wives. All the
women had engaged actually or potentially in sex with men of their own choosing
outside the bonds of marriage. From the tales of these willing adulteresses who
ended up in court, we can learn about a range of possibilities for extramarital
adventures and about the narratives and discourses that explained them and
hoped to extenuate culpability. These women, though several years married, were
often young. In other Governor’s court trials around f lawed marriages the
wives typically complained of mistreatment to justify their straying. In none
of these four stories, however, did that rhetoric appear. The husbands, when
theysuspected or learned what was afoot, were angry, but the trials were not
about ending a marriage. The lovers, themselves unmarried, were among the many
unattached men in Rome, and met the adulteresses through family and local
connections. Also telling are the ways that neighbors and colleagues took part,
both in the trysts and in their discovery and discipline. In my first two
adultery stories, unhappy husbands tried, more and less cannily, to corral
their wandering wives. For both, events transpired close to home. In the first
case, the spouses spoke of Tridentine teachings to repair a troubled marriage.
The pastoral discipline had failed to work, however, and the next time the
irate husband resorted to self-help, seriously beating his incorrigible wife.
The domestic violence brought the problem to public notice. In the second
story, the husband confronted his wife with her misconduct reported by
neighbors. When she faced down his efforts at proper spousal correction and
still continued to roam, the husband turned for help to the ecclesiastical and
public authorities. They, in time, intervened, but notably declined to rush
into a private matter without good cause. The first tale provocatively mixed
elements of Boccaccio with Catholic reform teaching to the laity. A very short
trial from May 1593 recounted adultery trouble that exploded within the cramped
premises of a fruit and vegetable seller in central Rome.46 After the
beleaguered husband, Hieronimo, had resorted to self-help, the resulting
domestic violence led an unnamed informant to alert the police. In this
instance, probably because the wife, Caterina, lay injured, instead of
collecting testimony at the prison, the notary first hurried to the respectable
shopkeeper’s premises to interview both spouses. Husband and wife testified
immediately in the heat of events and again, later, in jail. The would-be
lover, the shop assistant Leonardo, nimbly decamped before the law arrived. As
was common for many city dwellers, Hieronimo Ursini from Milan kept shop on the
street f loor and lived upstairs with his wife, Caterina, but evidently had no
children. Two garzoni (shop assistants) slept in an adjacent room. The
fruitseller had good reason to suspect his young wife. By his account,
Caterina, whom he spied often f lirting in the window “with this one and that
one,” had repeatedly tried his patience. Worse, he once had caught her at her
mother’s house, “almost in the act” of having sex with a tavern keeper.
Nevertheless, Hieronimo averred piously, “I forgave her, and she promised to do
no more wrong, and we confessed together to the parish priest and took
communion, and I took her back and led her home, pardoning everything and
keeping her always as well as possible” (ff. 1125r–v). Portraying himself as a
pious and forgiving husband, Hieronimo sought to meliorate the court’s view of
his later, less irenic, behavior. The testimony, which likely was approximately
true, shows us a man of modest status deftly invoking good Catholic teaching.
Caterina in turn confessed, “Truly, I did wrong (torto) to do what I did to my
husband, because I once fell into error (errore) at my mother’s house, where I
had sex with Giovanni Angelo the tavern keeper, and even so, my husband forgave
me and took meback into the house” (ff. 1128r–v). Here she acknowledged not
only Hieronimo’s forbearance, but also her own inclinations to illicit
pleasure. Hieronimo’s jealousy thus primed, on a May morning he climbed early
out of the bed that he shared with his f lirtatious wife. According to his
testimony, he intended to go to a garden on the edge of the city to cut
artichokes for the shop. He tried to rouse his two garzoni who were sleeping in
another room. One got up, but Leonardo, also from Milan, claimed to be sick and
would not rise. Suspecting the lay-a-bed of setting a “trap,” Hieronimo sent
the other assistant out to collect the produce, but he himself slipped into the
shop and hid behind a barrel. After a while, Leonardo entered the shop,
“sighing,” according to the hidden Hieronimo, “an amorous sigh.” A few minutes
later, Caterina appeared, asking where her husband was. “Gone to cut
artichokes,” replied Leonardo. Immediately, said Hieronimo, Caterina began to
adjust the garzone’s ruff ( fare le lattughe), and quickly the two became
playful and kissed each other. The husband, seeing that “Leonardo wanted to
lift her skirts and do his thing ( fare il fatto suo),” burst out of hiding
shouting, “Oh traitor, oh traitor, you do this to me!” (ff. 1126r–v). Seeing
his master thus enraged, Leonardo, expediently, slipped out the shop door and
disappeared from the story. Caterina retreated hastily up the stairs, and
Hieronimo surged after, beating her with a broomhandle, a domestic weapon of
choice for women as well as men, with his fists, and with his belt. So incensed
was he that he pinned her down with his knees on her belly and then on her
shoulders, while hauling on her braids, so that he left her “as if dead,”
swollen, bloody, and with bruises “blacker that your Lordship’s hat” (ff.
1126v–1127r). Hieronimo volunteered all these details, and one suspects that he
may have shocked even himself with his ferocity. Caterina’s tale of the
putative adultery and its sorry aftermath provides another perspective. Not
surprisingly, she presented herself as aggrieved and “mistreated.”
Nevertheless, she reported a similar account leading to the f lirtatious
exchange with Leonardo. Her husband, having left early without a word, she rose
two hours later. Going into the next room, Caterina rousted Leonardo to get up
and open the shop, while she swept. When she went down for a basket to hold the
sweepings, she found Leonardo, wrestling with a pair of sleeves. He asked for
help in attaching them, and the two began laughing as they struggled with the
laces. Just then, Hieronimo sprang out and began to assault his wife.
Confirming Hieronimo’s confessed details and adding blows with the head of a
hatchet, Caterina claimed that he wanted to kill her. But, “please God,” he had
not (f. 1125v). Later, pressured by the court at a second interrogation, the
wife admitted to some greater provocation of her husband. In this version, as
she came into the shop, Leonardo asked that she help lace his sleeves and
moaned about not feeling well. She joked that he was not going to die, and they
began to play so that, as in Hieronimo’s account, the garzone had kissed her
“lustfully (lusuriosamente)” on the cheek and she responded in kind (f.
1128r–v). Though more theatrical than some tales, this domestic drama had
several points in common with other neighborhood adulteries. First, illicit
relationssprouted very close to home. These were the settings—through work and
domestic propinquity—in which wives were likely to meet other men. Perhaps
surprisingly to us, these were also the spaces in which adultery—its initiations
and often its consummations—took place. People understood the risks and costs
of getting caught; at the same time, privacy, such as we imagine it, was simply
not a reality for most people. While married, Caterina had practiced serious f
lirtations first in her mother’s house and then in her husband’s, with one of
their live-in employees. Even if no real sex had transpired with Leonardo,
Caterina saw the wrongful pattern of her conduct. She evidently enjoyed the
play and appreciation of her guilty encounters, but she gave little sign of
personal feelings for her lovers. In contrast, there does seem to have been
some commitment, however f lawed on both sides, between the spouses. While we
may doubt that Caterina changed her ways, she did express a sense of
responsibility and a belief that she should make peace with her husband. The
brevity of the trial suggests that the magistrate was content to dispatch the
matter quietly. Both spouses had to answer for their transgressions— Caterina’s
sexual misconduct and Hieronimo’s excessive correction.47 The second story of
adultery is the only one of the four where the husband himself brought his
private troubles to the authorities.48 For more than six months, Bartolomeo
from Genoa, alerted by friends, investigated suspicions and then sought to
correct his errant wife, Isabetta from Rome. He had tried several times in
previous months to enlist the help of the Vicario’s ecclesiastical tribunal,
but in vain. Recently, however, he had procured a warrant, probably from the
Governor’s court (ff. 832r–v, 834r). So, a police patrol met Bartolomeo outside
the building where the lovers had been seen and at his direction made arrests
that led to the trial.49 Events took place in a shared neighborhood and within
a community of workers, several of whom testified. In this slightly larger, but
still face-to-face social terrain, friends and neighbors, notably men this
time, had a crucial role in managing their comrade’s disarray. On Saturday,
October 22, 1604, right after the arrests, Bartolomeo, coachman to a Monsignor
Dandini, complained formally against his wife and Francesco Cappelli from
Florence (ff. 831r–v). Bartolomeo had married Isabetta six years earlier;
although native Roman women were few, they often married men from outside who
sought to establish themselves in the capital. It was a second marriage for
Isabetta, who had a grown stepson and a son who lived together in another
neighborhood (f. 840v). Bartolomeo lived with Isabetta and their young son near
San Pantaleone in the city center. The accused lover, a twelve-year resident of
Rome who served as coachman to another churchman, the Archbishop of Monreale,
worked from a stable nearby. Bartolomeo’s complaint charged Isabetta with
spending “unusually much ( piu dell’ordinario)” time with Francesco. According
to reports from several men, including a third coachman, while Bartolomeo lay
on his sick bed, Isabetta came and went late in the evening from the stables
where Francesco worked. Once healthy again, Bartolomeo berated his wife for her
visits and threatened her with arrest and public whipping (f. 831r). She,
however, denied all charges and challenged her husband to do his
worst(f. 831v). Nevertheless, Bartolomeo asked his friends to spy on her
movements (ff. 833v–834r). One morning Bartolomeo’s nephew brought word
that Isabetta had been spotted a few streets away going with Francesco into the
Palazzo de Picchi. Bartolomeo sent a messenger to alert the city police. When
they arrived, Bartolomeo told them to arrest Francesco, then descending the
stairs. The husband entered the building, collected Isabetta, and sent her,
too, off to jail (f. 831v). Note that the Governor’s police were willing to
act, but left it to the respectable husband to hand over his wife. After the
arrests, neighbors and colleagues testified to having seen Francesco and
Isabetta often together over many months and hearing talk in the piazza of
their being lovers. One man observed her three or four times in the last month
taking advantage of walking her son to school to stop to talk with Francesco in
the courtyard of the Massimi family palace (f. 837v). Another neighbor,
Alfonso, intervened directly. Because, he said, Isabetta was his commare, his
spiritual kinswoman, he had invited her a month earlier to his house. There,
with his own wife present, Alfonso told the wayward Isabetta of the rumors that
she was in love (inamorata) with Francesco and having sex with him. Alfonso
urged to her to smarten up (stesse in cervello) and amend her ways, because her
husband knew and had a warrant to send her to jail, and because it dishonored
Alfonso himself, who had helped marry her so respectably (ff. 834r–v). In their
early testimonies, the lovers took different tacks. The unattached Francesco
downplayed the whole business. He acknowledged, as did Isabetta, that they had
known each other in the neighborhood for three or four years. Yet Francesco
dismissed her presence in his room or any adulterous reasons for it, “I cannot
know the heart of that woman or why she came up” (f. 835v). Isabetta, pressed
hard through several interrogations, tried ineffectually to parry the court’s
questions. She garbed herself conventionally as a dutiful housewife who minded
her own business and seldom went out: “I have to keep working if I want to
live” (f. 841r). Accordingly, she implausibly denied knowing local geography;
then, insisting that she had never set foot in the stables, she fudged the
meanings of being “inside” a place (f. 839r). She invoked her own good name,
though in an elaborately conditional mode: “What do you imagine, your Lordship,
if I had gone out while my husband was sick, that would have been a fine honor
from me” (f. 839v). Blaming her neighbors for their spiteful testimony, she
invoked the chronic enmities of local life: “what fine witnesses are these?
this is how they repay the courtesies and good will that I have used with them”
(f. 843r). Later, however, she backtracked on some of these claims with a
pathetic tale of going out at night to fetch some greens to feed the ailing
Bartolomeo. Passing by the stable’s open door, she said, Francesco had called
out to her, “‘how is your husband?’ I, in tears, answered that the doctor
offered little hope, and then Francesco responded, ‘look, if you need anything,
be it money or anything else, just ask’” (ff. 843r–v). Spun this way, the
errant wife’s visit to the stable got folded into a stirring picture of her
desperate efforts to help her husband and of the fellow coachman’s sympathetic
offer of aid.Near the end of the trial, the accused lovers, confronted with
repeated testimony to their private meetings at the stable and in the palazzo,
were pushed to address the presumption that they met for sex. As a judge said
in another trial, “solus con sola, one does not presume they are saying the
paternoster.”50 When pressed, Francesco exclaimed, “Your Lordship, I will take
100,000 oaths that I had no carnal doings with Isabetta!” He continued, “I can
show your Lordship that only with great difficulty can I go with women, and when
I do, it is rarely and to my great injury (danno), because four ribs got cut by
a Turkish scimitar when I served as a soldier on the galleys of the Grand Duke”
of Tuscany (f. 849v). Here we have detail so baroque that we may have to
believe it. Francesco aimed to suggest, with timeless logic, that his
encounters with Isabetta were not, actually, sex. Whatever it was, however, he
feared culpability and had tried, with various moves, to def lect it.
Interestingly, Isabetta’s final remarks also denied a sexual relationship by
alluding to Francesco’s behavior. In her words, “if he were as proper (netto)
with other women as he is with me, he would never have had sex with any woman.”
Then, reaffirming her veracity, she concluded with a shift to a rhetoric of intention
and sin, “If I had done wrong (errore) and if Francesco had sex with me, I
would say so freely and ask for forgiveness, but because I did not do it, I
cannot say I did” (ff. 850v–851r). Much more was at stake for Isabetta than for
her lover. Knowing well that, in sneaking around while her husband was ill, she
had erred in the eyes of her peers, she did not counter Bartolomeo’s charges
with complaints of mistreatment. Yet she stood on her word that she could not
confess a lie. There the trial record ended with the usual legal instruction
that both accused parties be released into the jail’s public rooms (ad largam)
with three days to prepare a defense. Accumulated circumstantial evidence,
rather than catching lovers in the sexual act, was sufficient for neighbors
and, in turn, their publica vox et fama attesting to the offense had weight in
court. Nevertheless, perhaps fearing retaliation, people appear not to have
turned each other in too quickly. Once an adulterous coupling became common,
local knowledge, a friend or associate might assay an informal warning to wife,
husband, or lover. Consensus likely deemed these matters family business,
better handled privately and with minimal scandal. In this case, Bernardino not
only chose official help, but had to persist to get it. In two other stories
private adultery and its public prosecution unfolded in different
circumstances. Here the adulteresses took advantage of wider urban terrains
when pursuing their romantic yearnings. The husbands, although present in the
city, were not principal players in bringing the cases to court. Neighbors, on
the other hand, took active part, facilitating the alliances or tolerating them
for some time, until a moment arrived when someone alerted the authorities.
These times, when the police raided an illicit rendezvous, they acted ex
offitio, on the newer legal premise that the court could intervene directly,
without a kinsman’s request, to ensure order among the city’s lower-status
residents. In a third episode of simple adultery, prosecuted in January 1605,
the husband, Giovanni Domenico, was in fact the last to know. The short trial
consists of apolice report and testimonies from several neighborhood
witnesses.51 Neither wife nor lover spoke on record, but procedural annotations
at the document’s end register their choice not to challenge any of the
witnesses. Most likely, the adulterers accepted a summary decision that ordered
them to pay fines and agree formally not to consort any more. Giovanni Domenico
di Mattei from Lombardy and his wife, Madalena, lived on the Tiber Island with
their two young children and an orphan boy whom they kept “for the love of God”
(f. 145v). Husband and wife shared a business selling doughnuts from their home
(f. 143r). Giovanni Domenico also commuted daily across the city to Piazza
Capranica to work as an assistant to a doughnut-maker (ciambellaro) (f. 145r).
The job required his being away overnight, but every morning he returned to his
family quarters, evidently bringing pastries to sell. One Wednesday morning,
Giovanni Domenico came home to find that Madalena had been arrested, along with
Pietro Gallo from Parma, a twenty-five-year-old barber’s garzone who lived two
doors down the street (ff. 144r, 145v). According to the official report, a neighbor’s
denunciation had informed the authorities that “every night after four hours
(10 p.m.) Pietro habitually goes to sleep with Madalena” (f. 143r). Receiving
word again last night that the barber was there, the police raided the house
late on a chilly January evening. With professional savvy, the lieutenant
posted men to watch the exits before knocking on Madalena’s door, which she
opened after a few minutes’ delay. While a search inside found no man, a loud
noise overhead alerted the police to visit the roof, but in vain. They did soon
discover the barber in his nightshirt in his own bed, where he protested that
he had been checking the premises above on behalf of his absent landlord.
Unconvinced, the police led the two lovers off to jail (ff. 143v–145r). When
Giovanni Domenico came home to the unpleasant surprise of his wife’s arrest, he
learned that Pietro the barber, carrying a sword (a further offense), had been
in the house at night with Madalena. The cuckolded husband went immediately to
make a formal complaint and to demand, according to the protocol, the severest
punishments for Pietro, Madalena, and anyone with a part in “leading him to
her” (ff. 145r–v). The young orphan, Giovanni Santi, nicknamed Scimiotto
(Little Monkey), also testified then under his master’s auspices. The boy
explained that, during the four months that he had lived in the household,
Madalena had many times sent him to invite the barber to eat, and that, when
Giovanni Domenico was away, Pietro stayed to sleep. He shared the bed with
Madalena and the two children, while the young witness slept on the f loor in
the same room. The lover usually entered through the door, but sometimes
through a window belonging to a laundress (ff. 146r–v). During her husband’s
nightly absences and in plain view of the neighbors, Madalena had carried on
adulterously with, like the other women, a young, unmarried man who lived
nearby. The affair (amicizia) had been going on for as much as two years,
according to gossip in the local wineshop (f. 148v). A hatmaker who lived in
the house between the two lovers had for six months heardlocal “murmuring” that
Pietro was having sex (negotiava) with Madalena. In passing back and forth, the
neighbor had many times seen the barber in her house, their “talking and
laughing together publicly . . . sometimes in the morning,
sometimes after eating, sometimes toward evening” (f. 147r). Often, said the
hatmaker, other men also hung out convivially at the shop, eating doughnuts,
or, in season, roasted chestnuts (f. 148v). Giovanni Domenico must have been
around sometimes when such sociability, presumably good for business, took
place. Yet, about a month before the arrests, the hatmaker saw fit one day in
his shop to warn the young barber: “the people of Trastevere say you’re having
sex with the doughnut-maker’s wife; if you don’t straighten up, you’ll go to
jail.” When Pietro denied it, the hatmaker replied that it was not his
business, but that the barber had better mind his (f. 147r). Cesare the tavern
keeper had also challenged Pietro. Several weeks ago, Cesare had gone to
Madalena’s to borrow matches and found her eating with the barber and another
man. Seeing the tavern keeper, Pietro had slipped away to hide. Later that day,
Madalena’s small son came to Cesare’s house to get a light. Jokingly, he asked
the boy: “who was sleeping with your mother last night?” (f. 148r). Later
still, Pietro stormed into the tavern and began to threaten the host, saying
that he should take care of his own house and not speak of others, or that he
would get his head stove in. Cesare, figuring out how his words had passed from
the child to his mother and to Pietro, protested that he had only spoken in
jest (f. 148r). Although propinquity and opportunity during Giovanni Domenico’s
regular absences clearly favored the liaison, we must guess at what drew these
two lovers together. The unmarried barber could readily have found sex and even
a quasi-domestic companionship elsewhere among the city’s prostitutes. The
illicit pair seemed to enjoy each other’s company, alone together and also in
groups. In Rome where many men were on their own, taking meals in others’
houses, sometimes in return for a contribution in food or money, was not
unusual. Pietro’s sleeping over, especially when he lived so close by, was less
acceptable. Interestingly, though, no one called Madalena a whore or said that
she was in it for money. This suggests that there was something companionable
about the connection, and that may have colored local reactions, at least initially.
Some shift of neighborhood opinion in recent weeks, however, had led the
hatmaker to confront Pietro and the tavern keeper to make his tactless joke to
Madalena’s son. How, then, did the cuckolded husband not suspect? Seemingly,
none of the neighbors said anything to him. At least, when he came home to
discover the arrests, he hastily adopted a posture of righteous ignorance and
mustered shreds of domestic mastery by adding his complaint to the magistrate’s
file. Nevertheless, given local practices, the marriage probably muddled on.
The fourth case shows a different pattern of adulterous assignation.52 The
lovers had been acquainted through family connections for several years. The
older married woman, infatuated with a younger man, a cloth dealer, organized
their sexual trysts. Completely absent from the trial, the cuckolded husband
figured only as an angry specter in his wife’s mind. Here again, a neighbor’s
denunciationlaunched the official investigation. Testimonies from the two
lovers and from several women neighbors arrested with them confirmed and
extended the police report. On Saturday, March 23, 1602, in mid-afternoon, a
police patrol raided a modest upstairs room in the Vicolo Lancelotti near the
Tiber river. According to their lieutenant, an unnamed local informant reported
that a married woman had been meeting a lover there on Saturdays for some
months (ff. 1219r–v). The lodging belonged to Filippa from Romagna, a weaver
and the wife of Hieronimo Morini, though evidently alone in Rome (f. 1220r).
Two other women on their own, including Filippa’s commare Marcella, also shared
the staircase. On Saturday, hearing men barge into the building, the weaver was
able to warn the lovers, so that the police arrived to find the pair, both
fully clothed, the man sitting on the bed and the woman standing beside him.
But when the man rose, lifting his cloak from the bed, the lieutenant spotted a
“shape” ( forma) betraying the couple’s activity (f. 1219r). The woman, Livia,
was known to all present as the wife of Pietropaolo Panicarolo, a carpenter
from Milan (f. 1224v). Confronted by the police, she threw herself tearfully on
her knees and begged not to be taken to prison, because “this is the time” that
her husband would kill her. The man, Marino Marcutio from Gubbio, took an
officer aside, saying “I am a merchant” and offering money or whatever he
wanted in order to let them go, the woman in particular (ff. 1219r–v). But the
righteous policeman refused the bribe, bound the pair, and sent them to jail.
The adultery’s backstory emerged from the interrogations. Livia testified that
she had been married for twenty-six years, although she likely included a brief
first marriage contracted when she was very young (ff. 1225r–v). That husband
had died before she was old enough to go live with him, and probably she had
been wed soon again to Pietropaolo. In any case, in 1602 Livia must have been
at least thirty-five and maybe older. She lived with her husband, but, like
Caterina and Hieronimo in the first story, they had no children. Besides
Livia’s fear of Pietropaolo’s violence should he discover the adultery, we know
nothing of their relationship. As in the third case, the geography in this one
spread out across the center of the city. Livia lived currently not far from
the Trevi Fountain and was accustomed to moving good distances around the city
on her own (f. 1221v). Marino, a younger man, kept shop across town on a corner
where the street of the Chiavari met the Piazza Giudea (f. 1220v). Livia had
come to know Marino eight years before in her own home, where she nursed his
seriously ill cousin, who later died (ff. 1227r, 1229r). Marino had also shared
recreation and games with her husband, Pietropaolo, and the merchant’s parents
had more recently lodged in the carpenter’s quarters during the Holy Year of
1600 (f. 1229r). Through these domestic encounters, Livia had fallen in love
with Marino and had long strategized to meet him discreetly for sex. Livia had
known Filippa for two years, during which time the weaver, who worked on a loom
in her room, had made three cloths for the more aff luent carpenter’s wife (f.
1221r). Filippa had visitedLivia’s house to collect yarn for the loom and to
deliver finished cloth, and Livia had called in the Vicolo Lancelotti, although
it was a good way from her home. So, bumping into Filippa at various spots
around town, Livia importuned her repeatedly for the use of her room to meet
Marino (f. 1221v). Though reluctant, Filippa eventually gave in to the woman
who gave her work. At risk of being charged as a go-between, the weaver said
she had refused any compensation, but Livia said that she had given Filippa
five giulii for the two recent assignations (f. 1227v). In Livia’s own
words, she had loved and been in love (inamorata) with Marino for years, and
her infatuation had propelled her to arrange a series of private encounters
“not having opportunity to enjoy him ( goderlo) in my house out of respect for
my husband” (f. 1225r). Livia and Marino both acknowledged having met privately
a number of times at Filippa’s room, and twice in the last week that was the
focus of the investigation. On the Monday before the arrests, the pair had had
a rendezvous at Filippa’s house. Duly chaperoned by a nephew, who left
immediately, Livia arrived first after the midday meal and joined the weaver in
her room. Marino appeared about a half hour later, bringing some collars for
starching as a standard cover story for his presence. After chatting brief ly,
Filippa withdrew and left the pair alone. Sometimes, the door was open during
the couple’s visits, but on this, as on another, occasion they had been locked
inside for about an hour (f. 1221r). When later the policeman asked Filippa
what the couple had been doing, she replied, “you know very well that when a man
and a woman are together, it is not licit to see what they are doing” (f.
1219v). Although all the women witnesses echoed the sentiment that Livia was in
love, it was not clear whether, when the couple next met on Saturday, they had
sex. Livia was angry with Marino, because she thought that he was chasing
another woman, and they had had words. She also insisted with dubious piety,
“on Saturday I don’t commit sin, not even with my husband (il sabbato non fo il
peccato, ne anco con mio marito)” (ff.1221r, 1225r). Although during the
arrests Marino had tried to protect Livia, under interrogation his story aimed
first to exonerate himself. He acknowledged that he had met Livia once before
Christmas, twice before Carnival, and another two times during Lent, but, he
insisted, only to talk. Making the implausible claim that he only sought the
carpenter’s wife’s help in order to secure a “simple benefice” for his brother
who was a student, he denied sex altogether (f. 1229v). Describing their
emotional bond, he notably cast the feelings in terms of Livia’s warmth toward
him, “she is a friend to me and loving because she has helped me (mi e amica et
amorevole perche mi ha fatto de servitii ),” referring to her nursing his
mother and cousin (ff. 1231v–1232r).53 To dislodge the lovers’ conf licting
testimony and to convict Marino, the court proceeded to torture the adulteress
in front of the merchant (f. 1234r–v). Using the lighter instruments of the
sibille that compressed the hands, this formal act of judicial stagecraft
intended, as in Artemisia Gentileschi’s case, to authorize the claims of the
sexually compromised woman.54 The tactic failed, nonetheless, to elicit a
change in Marino’s testimony that denied any sex, or touch, or kisses,or even
hearing that Livia was in love with him (f. 1236v). The judge probably did not
believe Marino, but legally his respectability and his adamancy held good
weight. Livia’s unknown fate, on the other hand, would have lain in part with
her invisible husband. If less dramatic than high culture’s renderings of
adultery, adorned by the heft of law, familiar biblical tropes, and colorful
narrative in paint and words, these everyday stories of wives seeking illicit
moments of love and fun have their own art and pathos. For example, there is
the coachman Francesco’s alleged sexual impairment due to a Turkish scimitar
injury. Or the hardworking doughnut guy cuckolded by the young barber. Or
Filippa the poor weaver, who got into trouble because her friend and employer
Livia wore down her resistance to playing hostess to a sexual rendezvous.
Paradoxically perhaps, the criminal court’s address to transgression here tells
us more about what really happened, and what happened to most people some of
the time than the great dramas of high art. Despite reformers’ efforts to
discipline marriage and sex, a customary culture that tolerated various forms
of heterosexual error persisted in Rome long after Trent. In these four cases,
only one husband sought the court’s help. In the others, neighborhood informants
alerted the authorities to a public disorder, but only after an adulterous
liaison had been known in their midst for some time. While the Governor’s court
prosecuted lovers as well as errant wives, the women usually had more to lose,
but also perhaps to gain. Even if unwise, some married women broke the rules
and went looking for love. What they found was usually close to home so that
their adventures took place under the eyes of a local community. These
neighbors knew often well before the law got involved and responded in diverse
ways. Adultery posed a social problem that demanded a solution, sooner or
later. Although the law had its own ambitions, in these sorts of everyday
misdeeds justice did not intervene with a devastating external discipline.Notes
1 Cristellon, “Public Display,” 182–85, summarizes Italian legal and customary
views of adultery. 2 Clarus, Opera omnia, 51b. 3 Besides essays in
Matthews-Grieco, ed., Erotic Cultures, see Bayer, ed., Art and Love, including
essays by Musacchio (29–41) and Grantham Turner (178–84). 4 Ajmer-Wollheim,
“‘The Spirit is Ready’” 5 McClure, Parlour Games, 36–38. 6 Esposito, “Donna e
fama,” 97–98, states this standard view. 7 Cussen, “Matters of Honour,” 61–67.
8 Lev, The Tigress of Forlì, 3–20. 9 Musacchio, “Adultery, Cuckoldry,” 11–34;
on Piero’s death 17–18. 10 On wife-killing by nobleman Carlo Gesualdo in
Naples, 1590, see Ober, “Murders, Madrigals”; on Vittoria Savelli in the Roman
hinterland, 1563, see Cohen, Love and Death, 15–42. Killings of noble wives not
caught in flagrante delictu often had motives linked to claims on property or
power rather jealous rage. 11 Esposito, “Donne e fama,” 98 + n. 61.12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22 23 2425 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42
43 44 4546 47 48 49Elizabeth S. CohenGal, Boudet, and Moulinier-Brogi, eds.,
Vedrai mirabilia, 241. Kaborycha, ed., A Corresponding Renaissance, 172 + n.
19. Gal, Boudet, and Moulinier-Brogi, Vedrai mirabilia, 251. Examples include:
Titian (1510); Rocco Marconi (1525); Palma il Vecchio (1525–28); Lorenzo Lotto
(1528); Tintoretto (1545–48); Alessandro Allori (1577). Alberti, “‘Divine
Cuckolds.’” Rice, “The Cuckoldries.” Boccaccio, Decameron. For example, Day 3,
Story 3; Day 7, Story 2. For example, Day 3, Story 2; Day 4, Story 2. Ibid.,
241–46. My translation of the quote. Ibid., 500–01. Cristellon, Marriage, the
Church, 14–19, 159–90. For French parallels, see Mazo Karras, Unmarriages,
165–208. Ferraro, Marriage Wars also includes cases in secular courts, where
issues of property, often pursued by husbands, have greater visibility; yet
women brought many more suits than men, 29–30. In the complaints, adultery was
generally subordinate to other concerns, 71. Cristellon, “Public Display,”
175–76, 180–85, Scaduto, ed. Registi dei bandi, vol. 1 (anni 1234–1605),
passim. Storey, Carnal Commerce, 108-14, 242–43. Blastenbrei, Kriminalität im
Rom, 274–75. Cohen and Cohen, “Justice and Crime.” Sonnino, “Population,”
50–70. Da Molin, Famiglia, 93–95. Sonnino, “Population,” 62–64. See also,
Nussdorfer, “Masculine Hierarchies.” Da Molin, Famiglia, 243. The unexplained
disappearance of Vicariato tribunal records precludes Roman comparisons with
Venice. Marchisello, “‘Alieni,’” 133–83. See also in the same volume, Esposito,
“Adulterio.” Blastenbrei, Kriminalität im Rom, 273, n. 160. Statuta almae urbis
Romae, 108–09, for what follows. Forcibly abducting prostitutes was a crime.
Ibid., 109. Esposito, “Donna e fama,” 89–90. Marchisello, “Alieni,” 137,
166–68; Esposito, “Adulterio,” 26–27. Alternatively, the legal narrative for
the charge of sviamento, leading astray, shifted more blame onto the lover. For
example, Archivio di Stato di Roma, Governatore, Tribunale criminale (hereafter
ASR GTC), Processi, xvi secolo, busta 256 (1592), ff. 540r–62; see also,
Blastenbrei, Kriminalität im Rom, 272, 275. For example, ASR GTC, Processi,
xvii secolo, busta 25, ff. 17r–26v; (1603); busta 91, ff. 1153r–1159r (1610).
In parallel, the Statuta almae urbis Romae, 110, declared that men keeping
concubines were liable for fines of 50 scudi. Counts based on small numbers of
surviving records do not reflect behaviour or even patterns of prosecution.
Nevertheless, it may be useful to note that this type of “simple adulteries”
represent about a quarter of the adultery prosecutions between 1590 and 1610.
ASR GTC, Processi, xvi secolo, busta 270, ff. 1124r–1128v. References to
specific folios appear in parentheses in text. The trial record ended with the
usual note that those charged had three days to prepare their formal defense. I
have found no record of a judgment, but it is likely that the couple were
fined. ASR GTC, Processi, xvii secolo, busta 37, ff. 830r–851r. The charge
preteso adulterio (appearance of adultery) carried a lesser burden of
proof.Adulteresses in Catholic Reformation Rome50 51 52 53ASR GTC, Processi,
xvii secolo, busta 36, f. 63v. ASR GTC, Processi, xvii secolo, busta 44, ff.
142r–149r. ASR GTC, Processi, xvii secolo, busta 17, ff. 1218r–1238r. The range
of colloquial meanings for “amica” and “amorevole” was broad. Here Marino used
these words to indicate friendship and affiliation, rather than romantic or
sexual alliance. 54 Cohen, “Trials of Artemisia Gentileschi,” 58–59 + n.
47.Bibliography Archival sources Archivio di Stato di Roma, Governatore,
Tribunale Criminale Processi, xvi secolo, busta 256 (1592) Processi, xvi
secolo, busta 270 (1593) Processi, xvii secolo, busta 17 (1602) Processi, xvii
secolo, busta 25 (1603) Processi, xvii secolo, busta 36 (1604) Processi, xvii
secolo, busta 37 (1604) Processi, xvii secolo, busta 44 (1605) Processi, xvii
secolo, busta 91 (1610)Published sources Ajmer-Wollheim, Marta. “‘The Spirit is
Ready, But the Flesh is Tired’: Erotic Objects and Marriage in Early Modern
Italy.” In Erotic Cultures of Renaissance Italy. Edited by Sara
Matthews-Grieco, 145–51. Farnham: Ashgate, 2010. Alberti, Francesca “‘Divine
Cuckolds’: Joseph and Vulcan in Renaissance Art and Literature.” In Cuckoldry,
Impotence and Adultery. Edited by Sara Matthews-Grieco, 149–82. Farnham: Ashgate,
2014. Bayer, Andrea, ed. Art and Love in Renaissance Italy. New Haven, CT: Yale
University Press, 2008. Blastenbrei, Peter. Kriminalität im Rom, 1560–1585.
Tübingen: Max Niemeyer Verlag, 1995. Boccaccio, Giovanni. Decameron. Translated
by G.H. McWilliam. Harmondsworth: Penguin, 1972. Clarus, Julius. Opera omnia
sive pratica civilis atque criminalis. Vol. 5. Venice: 1614. Cohen, Elizabeth
S. “Trials of Artemisia Gentileschi: A Rape as History.” Sixteenth Century
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Cham: Palgrave Macmillan, 2017. Originally published as La carità e l’eros.
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delitto carnale in Prospero Farinacci (1544–1618).” In Trasgressioni:
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Storey, Tessa. Carnal Commerce in Counter-Reformation Rome. Cambridge:
Cambridge University Press, 2008.PART IISense and sensuality in sex and gender6
“BODILY THINGS” AND BRIDES OF CHRIST The case of the early seventeenth-century
“lesbian nun” Benedetta Carlini Patricia SimonsOn November 5, 1623, two
Capuchin friars sent by a papal nuncio finished their investigation regarding
whether abbess Benedetta Carlini was a valid mystic. An earlier, local study
drawn up for Pescia’s provost in 1619 had been amenable to her claims. In July
1620, she became the first abbess of the newly enclosed convent, a prestigious
appointment that suggests belief in her story. Yet Benedetta’s authority within
the nunnery was not universally accepted and she lost the support of the civic
establishment, leading to the new investigation by more distanced authorities.
They decided that she had been deceived by the devil because, according to
evidence from disaffected nuns, signs such as her stigmata were faked. New
evidence also included the testimony of the abbess’ assistant, Bartolomea Crivelli
(often called Mea), who unexpectedly told the men, in explicit detail, about
sexual relations between the two women. Most scholars were similarly surprised
when Judith Brown published the supposedly “unique” case in 1986, in Immodest
Acts: The Life of a Lesbian Nun.1 Responses were varied, the lengthiest being
Rudolph Bell’s evaluation in 1987, which argued that the nuncio was already
determined to silence Benedetta and that her subsequent lengthy imprisonment in
the convent was imposed by the nuns rather than external authorities, a claim
refuted by Brown.2 The details of the internal, civic, and ecclesiastical power
plays cannot be definitively known, but the sexual dynamics are clear. Over
thirty years later, it is time to reconsider this case, neither adhering to a
modernist notion of strict sexual identity nor relegating Benedetta and Mea to
the margins. In keeping with Konrad Eisenbichler’s ability to draw out erotic
implications from literary and archival evidence, this essay respects the reality
of the women’s intimacy and examines textual and visual materials in order to
situate them in their spiritual and sensual context. This case offers specific
details and terminology for what might be called corporeal spirituality, the
unequivocal coexistence of amorous language, sexual deeds, pious rhetoric, and
religious faith.3Since Benedetta’s visions entailed visitations from Christ,
whom she married in a public ceremony, and messages from angels such as
Splenditello, in whose voice she often spoke, Brown claimed the two nuns were
engaged in a heterosexualized affair: The only sexual relations she seemed to
recognize were those between men and women. Her male identity consequently
allowed her to have sexual and emotional relations that she could not conceive
between women. . . . In this double role of male and of angel,
Benedetta absolved herself from sin and accepted her society’s sexual
definitions of gender.4 Brown’s judgment associates male sex with masculine
gender, and in turn a presumed dichotomy between the two women is seamlessly
laminated onto their sex acts. However, this does not accord with either the
women’s physical actions, or with possibilities engendered by the sensual
spirituality of premodern Catholicism. The souls and f lesh of nuns were not as
neatly divided as a later, secular view imagines. Despite the Foucauldian point
that discourses of repression can generate the very thing they seek to silence,
the presumption of religious “purity” and feminized innocence has hardly
disappeared. Benedetta’s case remains nearly ignored in studies of European
religion or is cited brief ly with no new interpretation.5 It is seen as an
aberration on two counts: she was a nun with a sex life—considered an
oxymoron—and her sexual activity was with another woman—thought to be
impossible in her time and setting. Documented cases of nuns having sex with
clergy or secular men, as well as anti-clerical, fictional stories about such
conjunctions, are taken as ordinary, natural, feminine acts by women who were supposedly
frustrated in an entirely earthly way.6 But Benedetta, it seems, must be a
“unique” case, even “bizarre,” who assumed a male guise and cannot be
assimilated into religious history.7 My point here is to remove her from the
interdependent frameworks of deviance and heterosexuality, and to reintegrate
her into a religious context. Benedetta literally acted out what was usually a
world of visual and imaginary culture. Here I try to reconstruct a premodern
nun’s agency and the imagination of religious women, who were not necessarily
repressed victims with no recoverable history of any import. Nunneries were
loci of social and economic power, particular inhabitants inf luenced secular
women and male authority figures ranging from fathers to confessors, and some
women like Benedetta negotiated rich emotive lives for themselves. We tend to
think of nuns as women restricted by institutional confines and discourses that
denied them their bodies, but Benedetta’s story urges us to examine the
materiality of passion, of art, and of past lives. Only the report of the
Capuchins told of Benedetta’s sexual transgressions— f lirting with two male
priests as well as “immodest acts” with a woman—and only at the end of its
account.8 The inquiry concluded that her visions andecstasies were “demonic
illusions.”9 Along with her disturbingly erotic behavior, the inquirers were
concerned by their discovery that apparent signs of her special favor, the
stigmata, nuptial ring, and a bleeding crucifix, were all forged. The friars
integrated Carlini’s sexual behavior with her spiritual behavior—all were
sinful and diabolically inspired. In an important sense, we need to take this
contemporary contextualization seriously, understanding that Benedetta’s
visions were not utterly divided from her corporeal acts. The aspiring mystic,
then in her early thirties, had been having regular sex with Mea for at least
two years. Neither investigation was sparked byrumors of sexual sin, nor is it
clear how central that particular misconduct was to her lifelong imprisonment
within the convent.10 Benedetta’s story most resembles cases of what Anne
Jacobson Schutte has called “failed saints,” or what Inquisitors termed
“pretended holiness” (affetata santità).11 Sixteenth- and seventeenth-century penance
for a nun’s sexual sin ranged from expulsion or permanent incarceration in the
convent to just two years of penance there.12 No witnesses or other evidence
confirmed Mea’s testimony and if she had not made a voluntary confession, no
one could have uncovered the information. The demoted abbess Carlini herself
renounced her past and never acknowledged Mea’s claims. The unusually visible
sexual aspects may not be unique. Recalling her secular life of the 1670s, and
her enjoyment of men courting her, St. Veronica Giuliani later emphatically
interrupted one of her autobiographies. A sentence written in capital letters
alluded to imprecise errors, implicitly sexual: “I bore great tribulation for
the sins I committed with those spinsters and I did not know how to confess
them.”13 Cloistered women may have enjoyed undocumented but thoroughly physical
relationships in secluded spaces. From at least the twelfth to the seventeenth
century, incidents of same-sex eroticism within female convents are recorded.
Around 1660, nuns at Auxonne accused their mother superior of bewitching them,
of wearing a dildo, of kissing, and penetrating them with fingers.14 Sixteenth-
and seventeenth-century women in Italian religious refuges for convertite
(ex-prostitutes) and malmaritate (abused wives) became friends and in some
cases nearly half the inhabitants formed couples sharing rooms, where
“officials discovered women who were sexually involved with other women.”15
Close living and supportive conditions also obtained in non- or semi-cloistered
communities of pious laywomen. Bell’s critique of Brown usefully corrected
various errors, while nevertheless making new mistakes. His chief point was
that the male investigators “had no lack of imagination or conceptual framework
for describing love between two women” and that it was the nuns rather than the
Church officials who condemned Benedetta to life-long imprisonment.16
Certainly, she seems to have been a demanding, imperious abbess who could not
cope with the dissension her rule engendered, perhaps in part due to newly
instigated clausura. Brown’s label of “lesbian,” despite her careful
acknowledgment that it was anachronistic, provoked much criticism. One reviewer
of the book, using yet more historically inappropriate terms, insisted that
“Carlini is heterosexual or, more properly,bisexual in both her inclinations
and conduct.”17 Disagreements over labels and details should not distract from
the fundamental fact that physical, sexual contact took place between two nuns.
Too often, a series of dichotomies misinform discussions of sexual practices. A
binary between the mind and the body, the soul and its vessel, is often mapped
onto other seemingly concomitant divides, not only between masculine and
feminine but also the celestial and the mundane. The presumption is that
religious ideologies constantly repress bodily desires and only secular,
putatively modern, frameworks are capable of acknowledging material passion. In
a similar vein, a contrast is regularly drawn between “real sex” (whatever that
is) and “Romantic Friendships” amongst women. Both the abbess’s visions and her
sexual deeds were informed by conventions shaping the lives of all nuns as
brides of Christ at a time when dualism was not naturalized. Discussing the
exegetical tradition regarding the biblical Song of Songs as an allegory about
the soul’s union with the divine, E. Ann Matter noted that the text was “the
epithalamium of a spiritual union which ultimately takes place between God and
the resurrected Christian—both body and soul.”18 Benedetta’s mysticism links
her to a tradition of female spirituality “that made the body itself a vehicle
of transcendence. . . . Corporeal images were the stuff with which
nuns described their experiences.”19 Heterosexualization of the story is too
simplistic, too ignorant of complex issues related to gender dynamics as well
as intersex and transgender bodies. What Brown calls Benedetta’s “double role
of male and of angel” and “her male identity” was not a consistent performance
of masculinity. Speaking on occasion as an angel named Splenditello or as
Christ, the nun was a medium for the divine rather than for her “self ” in a
modern sense of individual identity, and none of her contemporaries, including
Mea, considered her male. During sex, neither seventeenth-century woman
believed the other was transformed into a man, and their sex did not
necessitate resort to “instruments” or dildos, devices that so obsessed
confessors. For two or more years, “at least three times a week,” when the women
shared a cell as mistress and servant, they had sex, in the day as well as at
night or in the early morning.20 Although Mea sought to protect herself by
claiming she was always forced, and a degree of intimidation or overbearing
insistence may well have been involved, she implicitly admitted pleasure.
“Embracing her,” the abbess “would put her under herself and kissing her as if
she were a man, she would speak words of love to her. And she would stir on top
of her so much that both of them corrupted themselves.” The women did much more
than engage in what Brown and Bell describe, using the dismissive misnomer, as
“mutual masturbation.”21 They touched each other until orgasm, in vigorous and
multiple ways, including actions that were not possible for a single person,
and had no need of a phallus. Rubbing or “stirring” their genitals together to
the point of “corruption,” they also manually penetrated each other and
actively used their mouths. Presenting herself as more passive, Mea recounted
how even during the day the abbess grabbed her handand putting it under
herself, she would have her put her finger into her genitals, and holding it
there she stirred herself so much that she corrupted herself. And she would
kiss her and also by force would put her own hand under her companion and her
finger into her genitals and corrupted her.22 A slightly later expansion of the
account accentuated Benedetta’s inventive pursuit of pleasure, saying that “to
feel greater sensuality [she] stripped naked as a newborn babe,” and “as many
as twenty times by force she had wanted to kiss [Mea’s] genitals.”23 The
document, although stressing the younger woman’s reluctance, also showed a
comprehension of how satisfying the actions could be: “Benedetta, in order to
have greater pleasure, put her face between the other’s breasts and kissed
them, and wanted always to be thus on her.” During the day in her study, while
teaching her companion to read and write, the abbess again enjoyed sensual
contact, having Mea “sit down in front of her” or “be near her on her knees
. . . kissing her and putting her hands on her breasts.” Despite the
reticence Mea tried to convey in her statement, it was clear her lover sought
mutual delight. When manually arousing Mea, Benedetta “wanted her companion to do
the same to her, and while she was doing this she would kiss her.” The older
woman was presented as active and insistent. If Mea tried to refuse, the abbess
went to the cot “and, climbing on top, sinned with her by force,” or she would
arouse herself (“with her own hands she would corrupt herself ”). Hence, in a
phrase recorded only a few times in Mea’s testimony, the younger woman
conceptualized her vigorous, forceful lover in standard terms, saying “she
would force her into the bed and kissing her as if she were a man she would
stir on top of her.” Mea probably had no sexual experience with men, so her
comparison was not based on a Freudian model of the phallus or anatomical
knowledge of a penis, but on a sense of gendered roles whereby the man took a physically
dominant position. Benedetta and Mea enacted substantive, varied sex, in a
range of modes, positions, times, and locations. Benedetta’s case spurs us to
ask questions about the management of nunneries. How did seemingly “innocent”
and “repressed” women learn about sexual details and inventively contravene
prohibitions? A stock opposition between knowledgeable yet repressive male
authorities, and ignorant nuns without any agency, cannot satisfactorily apply.
Some inhabitants of nunneries shared a degree of sexual experience and innuendo
with their companions. Dedicated to God after her mother survived difficult
labor in 1590, Benedetta was a nine-year-old villager when she entered the
religious life.24 Most other entrants (and boarders) were similarly
prepubescent or in their early teens, but some were older, sexually experienced
women, such as widows or former prostitutes. Heterogeneity was increased by the
presence of converse, servants and lay sisters who entered at slightly older
ages, did not profess, and sometimes frequented the outside world, although the
growth of post-Tridentine enclosure made this less likely from the late
sixteenth century onward. The popular and much reprinted Colloquies (1529) by
Augustinian friar Erasmus suggested that nunneries were filled with “morewho
copy Sappho’s behavior (mores) than share her talent,” and that “All the veiled
aren’t virgins, believe me.”25 Through whatever means, cloistered women could
have clear ideas about how to attain sexual pleasure. An anonymous nun,
literate in Latin, wrote a love poem to another religious woman in the twelfth
century, noting that “when I recall how you caressed / So joyously, my little
breast / I want to die.”26 Confessors and canonists educated women in their
obsessive sense of sexual sin. Due to the urging of questioners, or to a sense
of guilt that welcomed the relief of voluntary confession, Venetian Inquisitors
heard in the 1660s about how the “failed saint” Antonia Pesenti fought in the
nighttime against diabolic temptations to masturbate.27 St. Catherine of Siena
(1347–80) was tormented by sexual visions.28 Such a woman, who strenuously
resisted association with secular men outside her family ever since she was a
girl and refused to place herself on the marriage market, nevertheless had some
comprehension of the conventions of sexual sin. Secular inspirations included
farmyard sights, carnival songs, and oral jokes. Sermons, or the queries of a
confessor, further embedded a degree of simple knowledge, horrifying yet fascinating.
Nuns were governed by regulations suspicious of erotic activity in all-female
environments, such as the provision since the early thirteenth century of
night-lights to deter illicit entries into cells, regular checks on sleeping
arrangements, supervision of female as well as male visitors, and careful
control of the grille and other points of contact with the wider world. Yet
those very rules made everyone aware of the possibility of contravention. Many
penitentials and texts of canon law voiced a concern about nuns erotically
touching or using “instruments” with each other, possibilities paradoxically
furthered through inquiries in the confessional.29 Visual culture, including
widely circulated prints and paintings of the damned, was another means whereby
nuns were incorporated into a communal imagination regarding both sin and
sensual piety. Explicit condemnations of same-sex activities led occasionally
to illustrations in religious texts or on the walls of convents.30 Sensitive
contact was also represented. Mutual tenderness and awe between the embracing
Mary and Elizabeth at the Visitation, liturgically celebrated in the musical
crescendo of the Magnificat (Luke 1:46–55) sung every day at Vespers, was
powerfully pictured by artists such as Domenico Ghirlandaio, Jacopo Pontormo,
and Parmigianino ( Figure 6.1).31 Saints’ lives contained legends like
Catherine of Siena suckling at Mary’s breast or St. Catherine of Genoa tenderly
kissing a dying woman on the mouth.32 A woman’s understanding of sex and sensuality
might have been based more on discursive than experiential practices, but it
could seem all the more real in its visionary presence. The chief focus of my
study is legitimized, mystical eroticism in convents, leading to Benedetta’s
mistaken, kinetic literalization of spiritual metaphors. Her pious and sexual
performances intertwined on at least three levels of efficacy. Instrumentally,
her access to the divine persuaded the younger, initially illiterate Mea to be
a witness to the visionary experiences and to become a sex
partner.Parmigianino, Visitation, pen and wash. Galleria Nazionale, Palazzo
della Pilotta, Parma.FIGURE 6.1De Agostini Picture Library/A.
DeGregorio/Bridgeman Images.Whether the ambitious nun was a self-aware
manipulator throughout, or convinced by her own delusions, is neither knowable
nor particularly pertinent. For some time Mea and the other nuns, the
confessor, local officials, and the townspeople were all caught up in a
visionary scenario they wanted to believe. At Benedetta’s funeral in 1661, the
populace had to be kept away from a body they stillthought capable of
miracles.33 The investigators eventually judged Benedetta a “poor creature”
deceived by the devil, and she agreed that everything was “done without her
consent or her will.”34 That defense of unconscious possession was already
evident during the days of her acceptance by the community, but it shifted from
being divine favor and spiritual rapture to becoming demonic deception. On the
psychological level, the two women were provided with an effective way to cope
with guilt. Until Mea “confessed with very great shame” about their sex, the
angel Splenditello convinced her the women were not sinning. 35 Initially
hesitating, in the presence of a host of saints led by Catherine of Siena, to
obey Christ’s command to disrobe so he could place a new heart in her body,
Benedetta was reassured by Jesus, who said “where I am, there is no shame.”36
The Capuchin investigators thought her putative ecstasy “partook more of the
lascivious than of the divine” but the earlier inquiry, and the convent’s
inhabitants like Mea, had not taken it amiss. After all, Saints Catherine of
Siena, Catherine de’ Ricci (1522–90), and Maria Maddalena de’ Pazzi (1566–1607)
received hearts from Christ, and numerous images in printed or painted form
continued to disseminate this aspect of female sanctity’s typology.37 Secular
poetry and pictures also represented the gifting of manly hearts as a token of
a courtly love that metaphorically elevated carnal desire into an idealized
realm, without losing sight of erotic thrill.38 Nuns were increasingly devoted
to Christ’s wounded heart, and imagined their own hearts as inner loci to be
entered by their heavenly groom. The crucial difference was that Benedetta’s imagination
was so inventive, and her belief system so literal, that representation of her
participation in this mystic ritual included physical—“lascivious”—details.
Thirdly, on the affective level, Benedetta’s mysticism heightened her sense of
desire, not only for union with the divine, but for sex aided by angels.
Equally, it could be said that her yearnings exacerbated her mysticism.
Recourse to mystical fantasy endowed her passion with a structure and rhetoric.
Rather than sublimation through piety, Benedetta’s case history indicates an
intensifying of acts spiritual and sexual. Much of her complex psyche is summed
up by the striking act of benediction she performed after sex: as Splenditello,
“he made the sign of the cross all over his companion’s body after having
committed many immodest acts with her.”39 Priest, angel, nun, lover, guilty and
grateful, powerful and placatory, Benedetta moved her hand over a body she
rendered simultaneously sacral and sensual. Alongside a renewed disciplinary
zeal regulating cloistered life, CounterReformation culture witnessed a
heightening of the emotive register of piety. In doing so, the Catholic Church
accentuated a venerable, central heritage that used human bodies to imagine
spiritual passions. So, in the Mystic Nativity of 1500–01 (National Gallery,
London), Botticelli’s angels reenact the ritual of the kiss of peace, a regular
liturgical moment, but potential eroticization is indicated by its conjunction
with a nuptial kiss and by the exclusion of sinners from the ritual.40
Primarily same-sex pairs kiss and embrace in Giovanni di Paolo’s
midfifteenth-century panels representing eternal paradise ( Figure 6.2).41
Angels andFIGURE 6.2 Giovanni di Paolo, Paradise, 1445, tempera and gold on
canvas, transferred from wood, 44.5 × 38.4 cm. New York, Metropolitan Museum of
Art. Open access.souls of the blessed greet each other, and the blissful unions
are all manifested as moments of physical intimacy. Men in religious costume
embrace, two secular women tenderly touch, near them two Dominican nuns entwine
in one unit, and angels enfold men into the sweet realm of grace. Some female
mystics were blessed with a miracle of lactation.42 Catherine of Siena’s
experiences especially inf luenced Benedetta because her mother was devoted to
Catherine and the convent was under her aegis as its patron saint.43 That role
model’s mouth drained pus from a woman’s breast and the abnegation was rewarded
by what her confessor termed an “indescribable and unfathomableliquid” f lowing
from Christ’s side.44 Both scenes featured in one of the prints comprising a
well-disseminated series illustrating Catherine’s life, designed by Francesco
Vanni and first issued in 1597, then reissued in 1608 ( Figure 6.3).45 Her
confessor Raymond of Capua presented Christ as Catherine’s sensual lover:
“putting His right hand on her virginal neck and drawing her towards the wound
in His own side, He whispered to her, ‘Drink, daughter, the liquid from my
side, and it will fill your soul with such sweetness that its wonderful effects
will be felt even by the body.’” Raymond brief ly noted that an earlier
confessor had written about how “the glorious Mother of God herself fills her
[i.e. Catherine] with ineffable sweetness with milk from her most holy
breast.”46 Nurtured at the breasts of Christ and Mary, and moaning that “I want
the Body of Our Lord Jesus Christ” in church before his body f luid
miraculously satisfied her so that “she thought she must die of love,”
Catherine’s inf luential model of sanctity encouraged women such as her
follower Benedetta Carlini to believe in sensate relief of their spiritual
desires.47FIGURE 6.3 Francesco Vanni, St. Catherine of Siena orally draining
pus from an ill woman and being rewarded with liquid from Christ’s wound, 1597,
engraving, 25.7 × 28.9 cm. Amsterdam, Rijksmuseum. Open access.Benedetta’s
maleness supposedly derived from her role-playing as Jesus or an angel, yet
neither Christ nor angels were unequivocally male. In a fundamental sense, of
course, Christ was masculine, the son of God endowed with visible, male
genitals to prove the infant’s assumption of Incarnational humanity.48 His
adult manifestation was also primarily masculine and patriarchal. Imitative
adoration of their heavenly spouse could lead to mortification and even
stigmatization, but nuns were not masculinized through such actions and they
did not automatically become lovers of men. Stigmatized like Christ or speaking
at times as though Christ was delivering a message,Benedetta was not Jesus, but
his bride and servant. Cloistered women were privileged followers of Mary’s
role as sponsa, the heavenly bride reenacting the Song of Songs and enjoying
sensual relations with an adult, loving Christ. But when a German cleric
regretfully noted that “it properly is the prerogative of his [i.e. Christ’s]
brides” alone to enjoy sensual union with a celestial bridegroom, he
nevertheless vicariously enjoyed a homoerotic fantasy by instructing nuns to
kiss Christ “for my sake.”49 As scholars have shown, in many ways the metaphorical
body of Christ was “feminine” or homoerotic or, rather, polymorphous in its
sensual charge.50 Nuns imagined themselves as suckled infants, nurtured adults,
mothers, spouses, female friends, all sharing an affinity as “sisters and
daughters in Jesus Christ,” as Catherine de’ Ricci addressed a group of nuns in
October 1571 after the death of “your dearest mother,” their abbess.51 While
Christ was their child and groom, and Mary their exemplar, nuns were also
enfolded in a female genealogy of succession and a feminine household of
multiple sisters, daughters and mothers. Fellow nuns tenderly support Catherine
of Siena when she is so affected as to faint after receiving the stigmata,
painted by Sodoma in the mid-1520s for the Sienese chapel dedicated to her
within the Dominican headquarters of her cult (Figure 6.4).52 Catherine is
shown with exemplary female acolytes whose intimate, gentle regard for her
swooning body suggests a bodily care and unselfconsciousness that requires no
masculine intervention. Nuns took on more than one persona in this labile
community of affection. After Benedetta married Christ in a special ceremony on
May 26, 1619, a brief investigation did not distrust her mysticism, and on July
28, 1620 her religious sisters elected her abbess, head of the new Congregation
of the Mother of God.53 As such, “mother” abbess Benedetta embraced her
“daughter” and fellow “sister” Mea. Brown conf lates being male with taking on
an angelic guise, but Benedetta took on no such “double role of male and of
angel.” When using the voice of an angel, she was not adapting a role assigned
to unambiguously male figures. Since theologians such as Aquinas believed
angels might assume f lesh but had no natural bodies or functions, the ethereal
creatures were officially asexual. Names, pronouns, and visual representations
implied a degree of masculinity about God’s messengers, but often of a
childlike or pubescent and androgynous kind. At the very moment when Gabriel
carried the message transmitting the Logos into the body of the Virgin Mary,
that archangel was often depicted as especially androgynous. It was probably to
a frescoed Gabriel that the orphan,Sodoma, Giovanni Antonio Bazzi, Scenes from
the Life of Saint Catherine of Siena: The swooning of the saint, 1526, fresco.
Siena, S. Domenico. Scala/Art Resource, NY.FIGURE 6.4The “lesbian nun”
Benedetta Carlinilater Beata, Vanna of Orvieto pointed on a church wall when
she said “this angel is my mother.”54 Splenditello and Benedetta’s other angels
empowered rather than masculinized her. Splenditello and company were
celestial, barely gendered embodiments of winged eros or desire, rather than of
a particular lover. Mea’s account moved directly from details of their sex to
the statement that the mystic “always appeared to be in a trance (ecstasi )
. . . Her angel, Splenditello, did these things, appearing as a
beautiful youth (bellisimo giovane) of fifteen years.”55 The attractive
adolescent was endowed with the kind of homoerotic potential celebrated in contemporary
paintings such as Caravaggio’s The Stigmatization of St. Francis produced in
the first decade of the seventeenth century (Figure 6.5).56 Like the
contemporaneous Splenditello, the seraphic spirit of celestial love who gently
supports Francis is a creature ostensibly male but fundamentally symbolic of an
eroticism which does not insist on singular identifications of gender or sex.
The saint swoons in the arms of a lover whose pictorial form embodies the
ineffable and polymorphous. Francis’s pious identification with the supreme
exemplar Christ is physically and metaphorically consummated as he receives the
stigmata in a mystical experience necessarily represented in erotic terms. A
little more than twenty years after Mea’s confession, Gianlorenzo Bernini began
work on a three-dimensional figuration of The Ecstasy of St. Teresa (Figure
6.6). With caressing gaze, divine light, a conventional arrow of Love,
andFIGURE 6.5 Caravaggio, Saint Francis receiving the stigmata, ca. 1595–96,
oil on canvas, 94 × 130 cm. Wadsworth Atheneum Museum of Art.Photo credit:
Nimatallah/Art Resource, NY.FIGURE 6.6Bernini, The Ecstasy of St. Teresa,
marble, 1645–52. Rome, S. Maria dellaVittoria. Photo credit: Alinari/Art
Resource, NY.delicate gestures, Bernini’s embodiment of celestial spirit visits
upon Teresa an experience of divine transport. A childlike member of the ranks
of the cherubim gently strips Teresa of her worldly garments, lifting the robe
so that blissful fire will sear her soul with what she called “a point of fire.
This he plunged into my heart several times so that it penetrated to my
entrails.”57 As Teresa described her rapture in the early 1560s, “this is not a
physical, but a spiritual pain, though the body has some share in it—even a
considerable share.” Corporeal sensation was certainly perceived by an
anonymous critic who, around 1670, accused Bernini of having “dragged that most
pure Virgin not only into the Third Heaven, but into the dirt, to make a Venus
not only prostrate but prostituted.”58 Contemporaries, in other words, were
quite aware of the fine line between sensuality and spirituality, a boundary
crossed not only by Benedetta but by the renowned artist Bernini. Benedetta’s
staging of such favors as her stigmatization and her nuptials with Christ were
eroticized events akin to those depicted by artists. She involved an entire
community of nuns and a local populace in earthly manifestations of the divine,
just as Caravaggio did in oil paint, Bernini in marble, or preachers with
words. Miracles were understood to be physically manifest, and visions subtly
brought the divine into the corporeal realm. The late thirteenth-century mystic
Gertrude of Helfta wondered why God “had instructed her with so corporeal a
vision.” Her question was rhetorical, as any acceptable mystic knew: spiritual
and invisible things can only be explained to the human intellect by means of
similitudes of things perceived by the mind. And that is why no one ought to
despise what is revealed by means of bodily things, but ought to study anything
that would make the mind worthy of tasting the sweetness of spiritual delights
by means of the likeness of bodily things (corporalium rerum).59 As the
seamstress and “failed saint” Angela Mellini knew about her visions in the
1690s, “one never sees things with the eyes of the body, but everything is seen
intellectually.”60 On the other hand, this reassuring statement was delivered
to an Inquisitor, whereas a note written by her halting hand understood that
emotional passion had very real effects. Thinking of such things as the pains
she suffered in her heart, in imitation of Christ’s passion, she observed that
“love makes me experience the truth of sufferings through the senses, now it
beats, now it purges, now it hurts and now all sorts of torments are felt.” In
order to truly convey the exactitude and reality of her sensate love, in
September 1697 she sketched a diagram of her wounded heart, complete with
lance, nails, hammer, cross, and crown of thorns. That drawing was produced for
her confessor, a man she desired so much that she felt “great heat in all the
parts of my body and particularly of movements in my genitals.”61 Like a
courtier offering a heart to the beloved, and like the related love-imagery for
the soul’s yearning after the divine, Angela availed herself of religious
rhetoric and resorted to physical signs when lovingChrist and wooing her
priest. Similarly, on Caravaggio’s canvas and in Bernini’s chapel, light is
divine and natural, the ecstasy spiritual and embodied. So, too, Benedetta’s
sensate and emotive life was a continuous blend of illusion and reality,
spirit, and similitude. Echoing her model, Catherine of Siena, Benedetta
experienced visions, stigmatization, the exchange of hearts, and a marriage
with Christ. Catherine’s reception into heaven after her death, disseminated in
Francesco Vanni’s engravings and various paintings, entailed a tender,
intercessory greeting by Mary.62 Catherine’s charitable nursing brought her
mouth into contact with one dying woman’s breast (Figure 6.3), and on another
occasion she transformed an ill woman into her spouse.63 “Full of burning
charity,” Catherine rushed to the hospital to tend a bereft woman, “embraced
her, and offered to help her and look after her for as long as she liked.” She
motivated herself by “looking upon this leper woman, in fact, as her Heavenly
Bridegroom.” Benedetta took the actions of her exemplar further, embracing
another woman in a relationship where each was a spouse, each a bride. At some
level, she perhaps believed the words God spoke to Catherine, that “In my eyes
there is neither male nor female.”64 To have an impact, mysticism had to
present a degree of spectacle, and thus cross into the physical realm. The
special favors bestowed on some mystics were invisible, but then other signs
had to appear, especially as the Church grew more cautious about legitimizing
local cults, feminine excesses, fakery, and piety which might turn out to be
diabolical in origin. Lucia Broccadelli’s stigmata arrived during Lent in 1496
but only becoming visible at Easter, after Catherine of Siena’s supplication in
heaven persuaded Christ “that the stigmata should be visible and palpable in
me.”65 For several years, the Dominican visionary was highly favored by the
lord of Ferrara, Ercole d’Este, and officials, including the Pope’s physician,
examined her wounds to their satisfaction. But the fortunes of this “living
saint” suffered a reversal when her ducal patron died in 1505. The sisters,
chafing under her strict rule, were able to mount a counter-offensive because
the stigmata had disappeared. Lucia was imprisoned for fraud within the convent
for nearly forty years, until she died in 1544. A potential mystic impressing
only a relatively small town and without a powerful supporter, Carlini also encountered
a backlash from her fellow religious and was investigated in an even more
stringent climate. Once the Counter-Reformation took hold, especially after the
Council of Trent (1545–63), there was an increase in cases of women ultimately
judged “failed saints” or diabolically possessed. Concomitantly, the number of
female canonizations decreased, with a suspicion of women deemed credulous and
excessive further abetted by Urban VIII’s more strict procedures for
canonization.66 Two hundred years earlier, Catherine of Siena’s confessor,
Raymond of Capua, later Master General of the Dominican Order, was persuaded of
the veracity of her mystical experiences, despite the invisibility of her
marriage ring and stigmata, by “watching the movements of her body when she was
in ecstasy.”67 Maria Maddalena de’ Pazzi begged Christ that her mystical ring
andThe “lesbian nun” Benedetta Carlini113stigmata be invisible, but the impulse
for humility was neatly balanced by kinetic and audible theatre similar to
Catherine’s. Her very wish not to be singled out became itself part of the
record collected by her community. In May 1619, Benedetta staged an elaborate
wedding witnessed by the secular elite of Pescia. The first inquiry into her
holiness began the very next day. But her renewal of the ring (with saffron)
and stigmata (with a large pin) only emerged in the course of the later
investigation.68 Judged fraudulent by Bell, Benedetta may nevertheless have
been acting in good faith, marking her body artificially only when doubts grew,
trying to persuade the sceptics by secondary, external signs that she truly
believed were there on her soul.69 When a Capuchin nun, the blessed Maria
Maddalena Martinengo (1687–1737), piously took a needle to her own body, it was
not counted diabolical. She embroidered the instruments of the Passion “with
the needle threaded with silk . . . into her own f lesh, nice and
big, as chalice-covers are embroidered, nor without bleeding.” 70 To retain her
status and stem the tide of opposition in an increasingly fractious convent,
Benedetta may have inscribed her body without thinking that the act was
forgery. Self-mutilation recurs in the lives of mystics, including Angela of
Foligno’s searing of her genitals, Margaret of Cortona’s desire to cut her face,
and Maria Maddalena de’ Pazzi’s gouging of her f lesh.71 Benedetta’s piercing,
documented by a hostile witness who came forth only after the convent turned
against their imperious abbess, may have been motivated in part by a genuine
element of imitatio Christi. Rather than judge her by later standards of
verisimilitude and honesty, it would be more appropriate to understand her
actions, and subsequent downfall, as a naïve, over-literal, and undisguised
performance of spiritual conventions that found no meaningful political support
amongst higher authorities or in a discordant convent. Like other aspirants to
mysticism, Benedetta displayed her celestial vision through mime, “motioning
with her hands as if she were taking” souls out of purgatory, for instance, but
her choreography went so far as to publicly process in a prearranged mystic
marriage, and to act out her erotic drive with Mea.72 Maria Maddalena de’ Pazzi
also kinetically staged her exceptionality. She mimed her wedding with Christ,
or in pantomime indicated to the novices under her care that she was being
stigmatized. Her charges reported that “she held her hands open, staring at a
figure of Jesus that she had on top of her bedstead; she looked like St.
Catherine of Siena. So, we thought that at that point Jesus gave her his holy
stigmata.” 73 Eroticizing a dormitory, looking at one image and mimicking
another, Maria Maddalena involved her young female audience in a highly visual
fantasy that drew on widely familiar iconography of female mysticism. Those
visualizations were further instilled through skills of internalized sight.
Trained, like all Catholics, in contemplative techniques merging the inner and
outer eye, Maria Maddalena and her faithful novices witnessed the material
reality of a vision. Meditative practices imagined narratives set in
contemporary settings, with familiar faces, placing a premium on immediacy and
recognition that was also highly valued in visual culture. Visions were
regularly made tangible,when nuns cared for and dressed dolls of the Christ
Child, acted out the stigmatization, wrote and performed religious plays, or,
in Catherine of Bologna’s case, painted and drew images inspired by her
raptures.74 To make fantasy real, to don the mantle of holy figures, was
orthodox rather than perverse. Benedetta’s concrete sexualization of her
religious scenario was not unique. In the early sixteenth century, a Spanish
canon lawyer had justified his inordinate lust for some nuns in Rome by arguing
that since, as a cleric “he was the bridegroom of the Church and the nuns were
brides of the Church,” they could have “carnal relations without sin.” 75
Imprisoned until he renounced these beliefs, the educated man had muddled
certain doctrines, but his conf lation of spiritual allegory and physical
desire was present in the writings of many a mystic and it was visualized in
numerous visions or works of art. By making her desires earthly as well as
divine, Benedetta misunderstood conventions, but she did not invent outside a
context. While she cannot be posited as a mainstream example of premodern
religiosity, there was a logic to Benedetta’s actions that does not rely on a
reading of her as a skeptical, manipulative fraud. Angelic disguise transformed
the mystic aspirant Benedetta into a forceful seductress, whose tenderness and
ecstatic passion was not rigidly fixed along differently sexed lines. Mea
reported: This Splenditello called her his beloved; . . . [and said]
I assure you that there is no sin in it; and while we did these things he said
many times: give yourself to me with all your heart and soul and then let me do
as I wish.76 Like the facilitating angel in the mystic encounters represented
by Caravaggio and Bernini, Benedetta’s guardian angel was imagined as a
beautiful, curlyhaired youth dressed in gold and white.77 The young angel was
an instrument of persuasion, the abbess a figure of command and intimidation.
Splenditello’s power derived from a patriarchal hierarchy in heaven, but he
sounded like a youth rather than a god. His counterpart in Caravaggio’s
painting does not heterosexualize that encounter; and in Bernini’s ensemble the
young angel eroticizes a spiritual ecstasy that cannot be crudely reduced to
phallic penetration by an adult man. Nor does Splenditello’s presence amidst
the couplings of Benedetta and Mea reduce them to a differently sexed twosome.
There was a third, disembodied protagonist in each of these raptures. The
divine was elemental light in Caravaggio’s painting and Bernini’s sculpture. In
Benedetta’s visions, as in her sex with Mea, the divine was literally
articulated, through voice. Christ or Splenditello was a pivot in a
triangulation of desire in which one of the results was frequent, very real sex
between two women.78 The interpretation of Benedetta’s acts within the
framework of a heterosexualized bride of Christ points to the need to
reconsider in quite what ways Jesus was a spouse. Three kinds of marital
imagery informed the regulation of female religious: liturgical, allegorical,
and mystical. While all nuns were incorporated liturgically and could picture
their souls as allegorical spouses of the heavenlybridegroom, only mystics
experienced additional nuptials. In 1619, Benedetta’s mystic marriage was an
overt, preplanned, public festival, as was her first marriage to Christ in 1599
at the age of nine, taking the veil, ring, and crown at a ceremony celebrated
by a bishop, though occasionally the celebrant was an abbess.79 In a drawing by
an anonymous German nun around 1500, enthroned Virgin Mary/Ecclesia replaces
the priest (Figure 6.7).80 Strikingly, the figure of Christ, particularly as an
adult, is absent from many such images. When he does appear, as in an
illuminated manuscript of the rule of St. Benedict produced for Venetian nuns,
he can bestow the nuptial crown on two Brides at once.81 Describing the ritual
as one involving “the giving of a woman to a man” and using the term “heavenly
husband” mistakenly suggests a scenario akin to a modern, secular, nuclear
family.82 Analogy should not be confused with actuality. The acculturation
entailed complex, multiple interchanges, evident in the drawing (Figure 6.7).
Its scroll carries the inscription “Take this boy and take care of [i.e.
suckle] me (nutri michi). I will give you your reward.”83 Like a priest
offering the veil, ring, and crown, and then the eucharist, the Virgin begins
to speak, licensing the earthly virgin to embrace the baby. But the infant
takes over, urging the young nun to suckle him and promising her eternal
reward. Her spouse is an infant, not a dominant patriarch, nor an earthly
“husband.” Christ was a communal groom, and a commonly nurtured babe. He was
more visible, and more often adult, in images of the allegorical and mystical
levels of marriage.84 Mystic marriages of saints show the adult, or often
infant, Christ as the pivotal locus of mediation, yet the rhetoric and ritual
of marriage also visually and symbolically bonds two or more female
charactersFIGURE 6.7Anonymous German nun, Consecration of Virgins, ca.
1500.Photo credit: Jeffrey Hamburger. Used with permissionwho are devoted to
God’s son. Catherine of Siena imitated St. Catherine of Alexandria’s mystic
marriage with Christ, and thereafter the subject of union became popular.85
Female saints, especially the earlier Catherine, are usually depicted in the
act of espousal to an infant Christ offered by his mother Mary, just as the
German nun remembered (Figure 6.7). Thereby, two holy women engineer a mystical
union over the body of a small child. To say that Christ becomes “the object of
exalted maternal instincts rather than sublimated sexual desire,” however, is
to assume that a nurturing woman’s affection has no component of passion, and
that all female desire must be focused on a male object.86 The child-groom can
be shown as a young, unknowing instrument guided by his mother, as in a
painting by Correggio, where the interplay of hands is particularly
sensitive.87 Courtly decorum amongst adults becomes in Correggio’s
visualization an intimate, gentle affair in which the child is too young to
grant seigneurial permission. Held close so that his body is subsumed in his
mother’s, at other times he is a virtual extension of her body, helping to
connect through compositional line and symbolic gesture a succession of two or
more female figures. His small arms and shoulder stand in for Mary’s left arm
in a later painting by Ludovico Carracci, so that his torso becomes especially
symbolic of a presence that almost need not be there.88 Guercino’s painting of
1620 depicts a gentle touch between the two women, and tender glances link the
three characters, but Christ is relegated to the opposite side.89 Visual
management of nuns’ fantasies could imagine them in very physical, explicit
actions. A cycle on the Song of Songs painted in the mid-fourteenth century on
the walls of a nun’s gallery at Chelmno in eastern Prussia imagined Sponsa
eagerly pulling her spouse into her bedchamber.90 It literalizes the Canticle:
“I will seize you and lead you / into the house of my mother” (8:2). Such pictures
made manifest an emotive intensity that the all-female audience knew they were
meant to share with other women.91 In Northern Europe, the instructional habit
of elaborating the amorous interchange between Christ and the soul produced a
sequential narrative version illustrated in comic-strip fashion, Christus und
die minnende Seele (Christ and the loving soul), written in German in the late
fourteenth century, later disseminated in printed sheets and books.92 The
divine lover embraced the soul, wooed her with music, and crowned her in a
ritual reminiscent of a wedding ceremony. She obeyed Christ’s command to divest
herself of worldly garments when he said “If you wish to serve me, you must be
stripped bare.” It is unlikely that Italian nuns like Benedetta knew this
particular text or its imagery, but the practice of encouraging a religious
woman’s fantasy through narrative, whether in sermons, sung words, wall
paintings, prints, books, or paintings, fostered a widespread, eroticized
imagination. The soul’s rapturous reach toward its divine lover from a supine
position on a bed, as represented in the Rothschild Canticles, was echoed in
Bernini’s marble display of Ludovica Albertoni arching up from a bed where the
disarranged sheets are even more telling a sign of the soul’s ecstasy.93 Within
this ideological structure, BenedettaCarlini could imagine herself as a
privileged soul experiencing ecstatic union with the actual body of Mea. On one
of the three occasions when she addressed Mea in Christ’s voice, “he said he
wanted her to be his bride, and he was content that she give him her hand; and
she did this thinking it was Jesus.”94 Even if the abbess was a manipulative
faker, as a crude and cynical reading might have it, Mea believed the illusion,
according to her self-protective testimony. If neither woman was skeptical at
the time of the conversation, then the words and gesture performed a tangible,
if unconventional, enactment of bridal mysticism. Christ was manifest in a
human—and female—body rather than only present to the mind’s eye, yet the two
believers went on with the corporeal pantomime. If one or both of the earthly
players did think that Christ was not speaking, then at least one of them heard
a marriage proposal being offered by one woman to another yet did not rebuff or
denounce it at the time. Benedetta utilized the traditional metaphors and
scenarios of erotic mysticism, but at certain moments she took the logic beyond
doctrinal limits. She only assumed Jesus’ voice during three conversations with
Mea.95 Twice she spoke “before doing these dishonest things,” first when Jesus
took Mea’s hand and suggested marriage. The second time was in the choir,
“holding [Mea’s] hands together and telling her that he forgave her all her
sins.” “The third time it was after [Mea] was disturbed by these goings on,”
and was reassured that there was no sinfulness, and that Benedetta “while doing
these things had no awareness of them.” All three occasions offered comfort and
framed sex, occurring either before or after their “immodest acts,” but
Benedetta did not present herself as a sexually active Christ. However much
bridal mysticism structured Benedetta’s actions, she never took on the persona
of Christ during sex with Mea, instead acting through an angel when she used
any guise at all. Perhaps she is best described as a mystic playwright, someone
who wrote scripts during visionary or ecstatic experiences but who acted out
rather than wrote down the dramas, for an audience that included not only Mea
but also on occasion the other nuns and the local populace. Plays by nuns were
performed by inmates who cross-dressed for the male roles.96 In 1553 Caterina
de’ Ricci played the part of twelve-year-old Jesus speaking, with “signs of
particular love,” lines from the Song of Songs to a fellow nun who was acting
as St. Agnese.97 Taking multiple roles, such as Christ or angels with a variety
of dialects and ages, as well as sponsa and anima, Benedetta was a consummate
performer whose voice and appearance fitted the occasion.98 The mutual gestures
of Benedetta and Mea literally followed the Song of Songs: “My beloved put
forth his hand through the hole / and my belly trembled at his touch / I rose
to open to my beloved / my hands dripped myrrh / . . . / I opened the
bolt of the door to my love” (5:4–6). Mea’s account of how Benedetta “put her
face between the other’s breasts and kissed them, and wanted always to be thus
on her” recalls the Canticle’s enjoyment too. In the adaptation of the biblical
Song in the Rothschild manuscript compiled for a nun, Sponsus delightsin
breasts: “between my breasts he will abide . . . Behold my beloved
speaketh to me: How beautiful are thy breasts, thy breasts are more beautiful
than wine.”99 The phrase “sister my bride (soror mea sponsa)” was particularly
apt. It occurs four times in the Song (4:9, 10, 12; 5:1), along with “open to
me, my sister my friend” (sor mea amica mea) (5:2). Imitating the soul’s
statement in Christus und die minnende Seele that “I must go completely naked,”
Benedetta “stripped naked as a newborn babe.” Each recalled the Song’s bride:
“I have taken off my garment” (5:3). The sequential narrative of the romance
between Christ and the soul also had the womanly soul say “I cannot read a book
unless you are my master” and “I will tell no-one, love, what I have heard from
you,” each lines Mea could have uttered to her abbess.100 Benedetta spoke
another line, taking on the voice of Christ to offer the symbolic emblem of
mystical marriage: “Since you delight me, love, I set a crown upon you.” She
lay on top of Mea, “kissing her as if she were a man [and] she would stir on
top of her so much that both of them corrupted themselves,” an arrangement, and
finale, which bears comparison with the miraculous levitation experienced by
the Capuchin nun Maria Domitilla in Pavia at the very same time, 1622. She
recorded that Christ united his most blessed head to my unworthy one, his most
holy face to mine, his most holy breast (petto) to mine, his most holy hands to
mine, and his most holy feet to mine, and thus all united to me so very
tightly, he took me with him onto the cross . . . I felt myself
totally af lame with the most sweet love of this most sweet Lord.101
Benedetta’s models, such as the sponsa, the anima, and Catherine of Siena, were
feminine, metaphorical, or legendary, and her mistake in dogma was to take the
symbolic literally. Benedetta acted as though the material was the spiritual:
stripping for Christ or Mea like an obedient and pleasured soul in the Northern
sequential romance; kissing a woman or suckling at a breast as did certain
female mystics or saints; engaging in mutual, manual penetration of an orifice
in line with the Song of Songs; proposing and performing marriage as though she
could take both roles in a mystical drama. Her sex partner, Mea, was always a
female figure, assigned a feminine part. Benedetta enjoyed repeated sex with a
woman, not because that was the only body available to her, but because their
religious beliefs were not predicated upon some exclusionary, modern notion of
heterosexual identity. Through the vicissitudes of confession and documentary
survival, we happen to know that in the early 1620s two under-educated women in
a provincial Tuscan convent took religiously legitimized and visualized passion
to a literal level. Brides of Christ, nurtured on the notion that their cells
were bedchambers for nuptial union with a shared, metaphorical spouse, became
in those very spaces lovers on an earthly plane. In seventeenth-century Pescia
a patriarchal logic led to an alternative rite of passion. This does not mean
that the women’s sexual arousal was incidentalor insignificant, but that their
sensual and spiritual inspirations were neither entirely insincere nor
irreligious. Benedetta Carlini was a nun, abbess, articulate angel, feminized
soul, female mystic, and woman’s lover.Notes 1 Brown, Immodest Acts, 4; Bell,
“Renaissance Sexuality,” with “virtually unique” on 487, Brown’s response,
503–09, and Bell’s reply, 510–11. I am grateful to Professor Bell for sharing
his microfilms of the documents. The Italian of two missing frames, his figs. 1
and 2, was partly published in the Italian edition of Brown’s book, Atti
impuri, esp. 184– 86. I will endeavor to place digital copies of the documents
in the Deep Blue repository of the University of Michigan. Ideas here were
first explored in a talk at the University of Michigan (January 2000). I am
grateful for everyone’s attention in numerous audiences since then, but for
conversations I especially thank Louise Marshall and Vanessa Lyon. 2 Bell,
“Renaissance Sexuality,” 501–2, Brown’s response, Immodest Acts, 507. 3
Partner, “Did Mystics Have Sex?” 296–311; Salih, “When is a Bosom,” 14–32. 4
Brown, Immodest Acts, 127. 5 An exception is Matter, “Discourses of Desire,” 119–31.
6 Documented cases include Brucker, ed., The Society of Renaissance Florence,
206–12; Chambers and Pullan, with Fletcher, eds., Venice. A Documentary
History, 204–05, 208. 7 Matter, “Discourses of Desire”, 122–23: “the nature of
Benedetta Carlini’s sexual encounters with her sister nun is so bizarre as to
defy our modern categories of ‘sexual identity.’” 8 Brown, Immodest Acts,
161–64. 9 Ibid., 110–14, 160–64; Bell, “Renaissance Sexuality,” 491. 10
Carlini’s imprisonment “in penitence” ended when she died in August 1661:
ibid., 132. Upon Mea’s death in September 1660, the recorder referred to
Benedetta’s fraud rather than sexual deeds: when Benedetta “was engaged in
those deceits” Mea “was her companion and was always with her.” But Mea was not
imprisoned: ibid., 135. 11 Jacobson Schutte, “Per Speculum in Enigmate, 187,
195 n. 11. For another case see Ciammitti, “One Saint Less.” 12 Brown, Immodest
Acts, 7–8, 136; Rosa, “The Nun,” 221; Velasco, Lesbians in Early Modern Spain,
92. 13 Bell, Holy Anorexia, 70. 14 Barstow, Witchcraze, 72, and further cases,
139–41. Others include Velasco, Lesbians in Early Modern Spain, 113–24. 15
Cohen, The Evolution of Women’s Asylums, 92–93, 208–09 n. 65. 16 Bell,
“Renaissance Sexuality,” 498. 17 Cervigni, “Immodest Acts,” 286. 18 Matter, The
Voice of My Beloved, 142. 19 Hamburger, The Rothschild Canticles, 4. 20 Unless
otherwise indicated, quotations are from Brown, Immodest Acts, 117–18, 120– 22,
162–64 passim (with emphases added). 21 Brown, Immodest Acts, 120; Bell, “Renaissance
Sexuality,” 486, 495, 497, 499. 22 Ibid. 23 Ibid., 498 (“le ha voluto baciare
le parti pudente”); Brown, Immodest Acts, 120. 24 Ibid., 21–22, 27–28. 25
Collected Works of Erasmus, vol. 39: Colloquies, 290. 26 Coote, ed., The
Penguin Book of Homosexual Verse, 118–21 for this and another example. 27
Schutte, “Per Speculum in Enigmate,” 192. 28 Raymond of Capua, Life of St
Catherine of Siena, 91–93. 29 Payer, Sex and the Penitentials, 43, 61, 99, 102,
138–39, 149–50, 172 n. 136.30 For a female couple sinning sexually in a Bible
Moralisée of c. 1220, see Camille, The Medieval Art of Love, 138–39, fig. 125.
For the 1468 fresco of the Inferno situated in an upper room of the convent
founded by St. Francesca Romana, with a couple of indeterminate sex, but probably
male, lying side by side on the lowest (and most easily seen) register, see
Bartolomei Romagnoli, Santa Francesca Romana, Pl. 27. 31 Ghirlandaio’s panel is
in the Louvre, Pontormo’s remains in Carmignano. 32 See n. 43 below; Jorgensen,
“‘Love Conquers All,’” 102–03. 33 Brown, Immodest Acts, 137; Bell, “Renaissance
Sexuality,” 502. 34 Brown, Immodest Acts, 108, 129, 130. 35 Ibid., 163–64. 36
Ibid., 63, 158, with subsequent quotations from 107, 117, 164. 37 Raymond of
Capua, Life of St Catherine, 165–67; Kaftal, St Catherine in Tuscan Painting,
72–77; Bianchi and Giunta, Iconografia di Santa Caterina da Siena, 112–14 and
passim; Maggi, Uttering the Word, 176 n. 15; Vandenbroeck, et al., Le Jardin
clos de l’ame, nos. 147, 169; Brown, Immodest Acts, 63–64. 38 Camille, Medieval
Art of Love, 111–19, and passim, including figs. 19, 55, 80. 39 Brown, Immodest
Acts, 163. 40 Payer, Sex and the Penitentials, 105; McNeill and Gamer, eds.,
Medieval Handbooks of Penance, 81, 152. When Ercole d’Este married Renée of
France in Paris in June 1528, at the Pax they kissed each other: Gardner, The
King of Court Poets, 194. 41 The quotation is from Rosa, “Nun,” 222. A detail
of embracing Dominican women from the panel in Siena’s Pinacoteca appears on
the cover of Brown’s book. 42 Walker Bynum, Holy Feast and Holy Fast, 101, 126,
131–32, 157, 165–80, 270–73, and passim. 43 Brown, Immodest Acts, 26, 41. 44
Raymond of Capua, Life of St Catherine, 141, 147–48 (hereafter quoted from
148). 45 Marciari and Boorsch, Francesco Vanni, 118–27. 46 Raymond of Capua,
Life of St Catherine, 179. 47 Ibid., 170–71. 48 Steinberg, The Sexuality of
Christ. 49 Hamburger, The Visual and the Visionary, 390. 50 Walker Bynum, Jesus
as Mother; Rambuss, Closet Devotions. 51 St. Catherine de’ Ricci, Selected
Letters, 39 (no. 47). Subsequent quotations come from Letters 19, 46. 52 For
the frescoes by Sodoma and an earlier one by Andrea Vanni in the same church
see Riedl and Seidel, Die Kirchen von Siena, II, pt. 2, pls. VII, 596, 627–28
(and pl. 276 for Rutilio Manetti’s canvas of 1630). 53 Brown, Immodest Acts,
41. 54 Frugoni, “Female Mystics, Visions, and Iconography,” 139. 55 Brown,
Immodest Acts, 163, a translation here adjusted according to the cropped
photograph of the passage in Bell, “Renaissance Sexuality,” 501 (fig. 2),
because Brown conflates the information on Splenditello and on another angel
Radicello (a fanciullo) aged eight or nine. The common misperception is thus
that Splenditello was a boy. 56 Gregori, “Caravaggio Today,” no. 68. 57 Teresa
of Ávila, The Life of Saint Teresa of Ávila, 210 (ch. 29). 58 Bauer, ed.,
Bernini in Perspective, 53. 59 Hamburger, Rothschild Canticles, 165–66;
Hamburger, Visual and the Visionary, 147. 60 Ciammitti, “One Saint Less,” 149.
61 Ibid., 150–52, fig. 3. 62 Bianchi and Giunta, Iconografia, nos. 43, 438, p.
126. 63 Raymond of Capua, Life of St Catherine, 131, 133. 64 Ibid., 108–09.
During her visionary union with God, the medieval mystic Hadewijch noted that
God “lost that manly beauty” so that he dissolved and “then it was to me as if
we were one without difference”: Bynum, Holy Feast, 156. 65 Gardner, Dukes and
Poets in Ferrara, 366–81, 401–05, 431-32, 464–67, 562.The “lesbian nun”
Benedetta Carlini66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86
87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 10121Weinstein and Bell, Saints and
Society, 141–42, 220–38; Bell, Holy Anorexia, 151, 170–71. Raymond of Capua,
Life of St Catherine, 100, 175–6. Brown, Immodest Acts, 160. Bell, “Renaissance
Sexuality,” 493. Rosa, “Nun,” 201–02. Bell, Holy Anorexia, 99, 107, 175, with
other cases passim; Tibbetts Schulenburg, “The Heroics of Virginity,” 29–72.
Brown, Immodest Acts, 159. Maggi, Uttering the Word, 34 (my emphasis). On
Catherine of Bologna see Wood, Women, Art and Spirituality. Weyer, De praestiis
daemonum, 184–85. Brown, Immodest Acts, 163; Bell, “Renaissance Sexuality,”
fig. 2. Brown, Immodest Acts, 64–65, 122. On erotic triangulation, see the
classic study Kosofsky Sedgwick, Between Men, esp. Ch. 1. Hamburger, Nuns as
Artists, 56–61, 240 nn. 125–26; Lowe, “Secular Brides and Convent Brides,” esp.
43; Vandenbroeck, et al., Le Jardin clos de l’ame, nos. 168, 172. Hamburger,
Nuns as Artists, Pl. 7. Lowe, “Secular Brides and Convent Brides,” fig. 3. The
phrases are in ibid., which often uses “heavenly husband” and has the other
phrase on 44. But at 56ff she points out how often Christ is absent from
images, although the essay’s point is to suggest parallels between the secular
and religious ceremonies. Hamburger, Nuns as Artists, 56–58. Vandenbroeck, et
al., Le Jardin clos de l’ame, nos. 148, 178 and fig. 106a; Hamburger,
Rothschild Canticles, 113–15. Raymond of Capua, Life of St Catherine, 99–101,
explicitly noting the antecedent with “another Catherine, a martyr and queen.”
Hamburger, Nuns as Artists, 57, 239 n. 118. Ekserdjian, Correggio, 137–38.
Emiliani and Feigenbaum, Ludovico Carracci, no. 1. In Parmigianino’s red chalk
drawing of the subject for an altarpiece, c. 1523–24, the Child does not appear
at all: Franklin, The Art of Parmigianino, 104–06. Stone, Guercino, 84 n. 62.
Hamburger, Rothschild Canticles, 85–87, fig. 156 (and see fig. 159); Hamburger,
Visual and the Visionary, 409–10, fig. 8.5. Wood, Women, Art and Spirituality,
128ff, 252 n. 31, 253 n. 37. Gebauer, “Christus und Die Minnende Seele. Both
nuns and secular women were readers. Hamburger, Rothschild Canticles, 106–10,
155–62, f. 66r (Pl. 7); Perlove, Bernini and the Idealization. Bernini’s
motives included wanting to atone for his brother Luigi sodomizing a boy in St.
Peter’s (13–14). Brown, Immodest Acts, 163. Ibid., 163–64. Weaver, “Spiritual
Fun,” 177, 181–83. Trexler, Public Life in Renaissance Florence, 194–96.
Splenditello spoke in three dialects: Brown, Immodest Acts, 160. Hamburger,
Rothschild Canticles, 82, 179, cf. Song of Songs 1:1, 1:12, 4:5, 4:10, 7:3, 7,
8, 12, 8:1, 10. Kunzle, History of the Comic Strip, vol. 1, 23. Brown, Immodest
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1996.7 IN BED WITH LUDOVICO SANTA CROCE (1557) Thomas V. CohenLet us take two
tawdry events, male affronts to women, with social history’s eye to assets,
both cultural and material, and to the subtle exchanges that bound men to men,
women to women, and one gender to the other. This is social history in
nearly-literary mode, keen to read texts closely. We have text of two
kinds—first the words on paper provided by a small tangle of criminal trials.
If not the actual words spoken before and by the court or in the streets,
taverns, and brothels, still these records do come close. The conventions and
imperatives of the court itself, and the imperfect scribal hand have, as
always, refracted actual speech, but the Roman-legal habits of verbatim
transcription still offer material for close, thoughtful reading. Second comes
the fabric of the city itself, for our scoundrel and his allies prowled and
enjoyed their small corner of Rome, with its streets, squares, and assorted
monuments, an urban backdrop and firm anchorage for memories. The urbanscape,
so prominent both in what happened and in the telling, in itself invites a
reading no less close than the one we accord words on paper. So, before turning
to the deeds, note the spaces where they took place. We are in Rome’s Rione
Regola, or Arenula, a zone sometimes little changed from the 1550s and 1560s of
our stories. Nevertheless, the urbanism of first united Italy and then the Duce
made drastic alterations. In the later 1880s, the wide Via Arenula ripped
inwards from the Tiber, obliterating a web of streets and squares, and
demolishing the church and convent of Santa Anna, right under the grand 1890
apartment where I once lived and wrote. The church survives only in the names
of Via Santa Anna, and of a pleasant trattoria whose menu depicts my own abode.
A second nineteenth-century destruction obliterated the ghetto, replacing it
with a grand synagogue and some lumpish buildings. And then, under Mussolini,
nostalgia for the Caesars erased the medieval fabric around the fish market at
Pescheria, reducing tight neighborhoods to sterile archeology.So, to trace our
scoundrel and his entourage, we must fall back on the old maps, especially the
splendidly accurate Nolli Plan of 1747, and read street plans, the surviving
urban fabric, and words in court, together. The Nolli plan shows how, from
1555, once the ghetto gates went up, a street our witnesses call the strada
dritta became crucial for mobility, especially at night. It is hard today to
recapture that very ancient urban street, today the Via del Portico d’Ottavia.
Down by the old ghetto, it is now so wide that restaurants sprawl into it to
hawk carciofi alla giudia, and, on their Sabbath, Rome’s Jews gather after
services for a great chiacchiera —communal conversation. Further north, Via
Arenula and the unkempt park in Piazza Cairoli, and a vague piazza before the
baroque facade of San Carlo, have all smudged the profile of this street,
which, in the sixteenth century, was no less tight than straight. Moreover, it
was handy, skirting the ghetto to link the fishmongers’ square at Pescheria to
Piazza Giudia. It then passed the palace of the Santa Croce, Renaissance in
spirit but, like Palazzo Venezia, still half-medieval in shape, with an
ornamental square tower today lopped short. The Santa Croce, banished by Sixtus
IV, had lost their houses; readmitted, they threw up this palace, with its
elegant diamond-studding on the wall. As the Nolli map shows, heading
northwest, the street, at a bivio (a fork), slotted into Via Giubbonari, a
curving passage today still narrow. Joseph Connors, in his “Baroque Urbanism,”
discusses the extremely ancient streets of this part of Rome, pointing out how
they wander eastwards from the bridge from Hadrian’s Tomb, now Castel
Sant’Angelo, forking as they go.1 The Renaissance papacy used these roads
often, as a way to San Giovanni in Laterano and across Rome, and palaces of the
early Renaissance clustered along them. For our nocturnal misdeeds, the wide
network mattered little, but the local Strada Dritta bore much social traffic.
Our louche central character straddled lines—moral, social, sexual, and
religious. A liminal man, he was and is hard to place, and his actions,
crossing boundaries ethical and social, remind us not to put Rome and Romans
into boxes. His name reveals his hybrid nature—Ludovico Santa Croce. At first
glance, nothing strange there, but, as genealogies show, the civic noble Santa
Croce, descending, they believe, from Publius Valerius Publicola, anti-Tarquin
and one of Rome’s first consuls, in the sixteenth century named their children
almost exclusively from Livy, Sallust, and Tacitus: not a Ludovico in sight.
Moreover, law courts called him “the son of the late Giovanni Antonio de
Franchi” so, if he was a Santa Croce, the noble house somehow adopted him.2 A
friend, aware of this f limsy identity, says of him, “The said Messer Ludovico
si fa romano de casa de Santa Croce et per romano il tengo.”3 Close reading:
the friend does not call him a Santa Croce: just “si fa”—“he claims to be”; the
friend readily affirms his Roman identity but, as to family, balks. But
Ludovico, clearly, grew up some at the family’s palace. A friend recalls: “I
have known him for more than twelve years in Rome and I knew him when he was a
lad [ putto] here at the Santa Croce [qui alli Santa Croce].”4 Magrino, the
witness, a very recent Jewish convert (Feast of the Annunciation, 1556),
testifies not at the prison as is usual, but at home, asIn bed with Ludovico
Santa Croce 127he is sick, and with his “here at the Santa Croce” shows how,
now fatto christiano, he has moved a mere block or so beyond the ghetto gate at
Piazza Giudia to lodgings near the Santa Croce palace. Ludovico is sufficiently
Santa Croce that, back in Carnevale of 1557, a noble Santa Croce helped bail
him out of prison.5 But he is no signore; his cronies call him messer instead.
This title f lags both his status and its ambiguity. In 1557, at his first
trial here, Santa Croce is “about twenty-six, as he asserts.”6 If so, then
either his friend Magrino knew him longer than twelve years or, back then, age
fourteen, he had become a fairly lanky putto. He was born in 1531 or so. By
1565, at the second trial, he would be thirty-four. No sign of a marriage. His
loves, we will see, were all casual, among the whores. No sign, either, of a craft,
trade, or civic office. He probably still lived at the palace as, for sex, he
took his hireling women to the bathhouse (stufa) or bunked down with them at
friends’ and seldom, if ever, took them home. So how did he pass the days? He
hung out at the Pescheria, the fish market at one end of the Strada Dritta. And
the company he kept: fishmongers, Jews, and recent converts. Plus prostitutes.
He ate, drank, caroused, and got into abundant trouble. In 1565 the court asks
for his criminal record: I have been in prison three or four times, here in Tor
di Nona and in Corte Savelli. I don’t remember why. And his lordship asked him
that he at least tell for what crimes and excesses he was investigated and
tried. He answered: I cannot remember things that are fifteen or sixteen years
old, but I know well that I have not been under investigation either for
homicides or for ugly things [cose brutte]. It is true that I remember that I
was in jail in Corte Savelli for having had a brawl with another gentilhomo,
and for it I paid ten scudi to Messer Pietro Bello.7 Here, Ludovico is as
evasive as his memory is fuzzy; cose brutte indeed came up in court. The court
asks after a jailbreak.8 The fight was probably in Carnevale, 1557, when Pietro
Bello was a judge on staff.9 In June, 1563, Ludovico was wounded in a brawl
where he, a reluctant fighter, stabbed a spice-trader in the chest.10 In a
trial of another unruly gentleman, the court asks the suspect’s serving woman
if her master ever wanted to kill our Ludovico. “I don’t know,” she says, “but
know that the said Ludovico was wounded once and that [my master] Pietro de
Fabii rejoiced.”11 So Ludovico is a man on many margins. A self-proclaimed
gentilhomo, he haunts the edge of his foster-family, in a neighborhood strung
between Jews and Christians, and his socializing crosses boundaries of station,
ethnicity, family, community, and moral action. So let’s join him for the
evening. We begin not along the Strada Dritta, but atop Piazza Navona, by Torre
Sanguigna and the Pace church, with two Christians, doublet-makers both. It was
before Christmas, 1556.12 Antonio Scapuccio and Mario di Simone came offwork at
the Ave Maria sunset bell. Mario, aged twenty, lived across town, by Santissimi
Apostoli. With Antonio he went back three years, from their work.13 As for
Ludovico, Antonio had known him since childhood: “at the time I and he were
lads, we had a close friendship.”14 Antonio, via Ludovico, knew that Fabritio,
another convert, kept a house where friends gathered. “Antonio brought me to
the house of Fabritio, Jew-made-Christian, who sells ironware.”15 When the
doublet-makers arrived, Ludovico was there, with Magrino, and one Giulio
Matuccio, and the host, Fabritio.16 So began their evening. “We all decided, in
agreement, to go find a Signora called Vienna Venetiana, friend of the
aforesaid Giulio Matuccio.”17 Mario adds: And when we were at Vienna’s
house—she lived at Torre Sanguigna— Antonio Scapuccio knocked on the door, and
the mother, if I remember, said that she had hurt her arm and could not keep us
company, and that we should let her off.18 Torre Sanguigna was far from
Ludovico’s haunts. “We left and went to a pie-shop, also near Torre Sanguigna,
and got ourselves a pasticcio. And I don’t remember which of us paid for it.”19
Magrino, a convert, adds that the pie contained a shoulder of pork.20 Ludovico
stepped in, announcing as they walked: let’s fetch my whore!21 So entered
Betta, a cortigiana grande, says Mario, meaning not a top-rank prostitute, but,
as Magrino says disparagingly, a big tall woman—“una donna grande longaccia.”22
Betta lived near the stufa of Felice, near the Cavaglieri family palace, two
blocks north of the strada dritta.23 As the five trailed after him, Ludovico
vaunted his sex with her: And Ludovico said it again, while he was going with
us for that woman, and he was heading to knock on her door . . . that
last night he had slept with this woman, and he said that she had a fine ass
and that it gripped firmly.24 At Betta’s lodgings, the men remained outside. Ludovico
called or knocked and the prostitute came down, and, oddly, if she really had
slept with him the night before, in error she embraced the wrong man, as if
Ludovico, though a gentilhuomo, was hard to tell from the company he kept.25
“And we asked her if she wanted to come to dinner with us, showing her the
pasticcio, and she said yes, and came away. And going down the street Messer
Ludovico and she went arm in arm.”26 The passage illustrates handsomely some
workings of Roman prostitution. Note how complex were the exchanges between
these women and their customers. Roman prostitution was seldom simple sex for
plain cash. Like many transactions in the economia barocca, it had wide
bandwidth and complex linkages forward, backward, and across society.27 Betta
here accepted a promise of food and entertainment, and furnished public
gestures of affection, a gift to Ludovico, who could f launt her to posse and
to street.In bed with Ludovico Santa Croce 129The party, with Betta making
seven, retired to Ludovico’s hang-out, the inn at Pescheria, called after its
owner Domenidio.28 It was some hour after nightfall.29 “All of us, in company,
went to dinner at the aforesaid inn, and we brought with us a pasticcio, and we
ate.”30 To this osteria, patrons readily brought food. After dinner, the whole
group went to spend the night at Fabritio’s dwelling, near Ludovico’s own
house, where Ludovico, other times that winter, sometimes brought women: “in
the time that he was made Christian . . . he lent me the room.”31 On
the way, the men say, Ludovico again boasted of anal sex with Betta.32 The room
had but a single bed; Fabritio, leaving the bed to his gentleman guest,
hospitably withdrew to a little attic, a solarello —“no great thing”—and
slept.33 Magrino “gave the command to fetch from home a mattress, which we
threw on the f loor.”34 Ludovico and Betta undressed at once and slipped under
the covers.35 There was a bed curtain. It would have had many colors, and it
was mine [Magrino’s]. And to a question he answered: It was not spread around
the bed but gathered to one side.36 Ludovico, in his account, avers that the
curtain was draped around the bed. 37 While Magrino settled somehow on a chair,
clothed, to spend the night, the two doublet-makers and Giulio huddled on the mattress.
Ludovico, meanwhile, lay snugly in one convert’s bed and another convert’s
hangings, in a convert’s house. “Before the light was put out we were all
joking and chatting, and Messer Ludovico told us please to put out the
light.”38 And then, as men settled for the night, Ludovico thrust his arm out
from the covers, making a letter “O” with his index and middle finger.39 Lest
he shame Betta he said nothing, Antonio avers, but Mario claims he boasted
loudly.40 Mirth erupted. Everybody laughed at that and said to one another, “He
has fucked her in the ass. Fire! Fire!”41 The stake, of course. And slim regard
for Betta! What is going on here? The social psychology of this scene is
tangled. We have three Christian artisans, two ex-Jews on the f luid boundary
of the ghetto, and one semi-gentleman half outside his noble family, a troop
cemented, perhaps, by Ludovico’s leadership, occasional largess, and arrant
breach of sexual and moral rules. All six men share in Betta’s humiliation.
Ludovico parades his transgression and the risks he runs and, laughing, the
cronies applaud and, vicariously, thrill to his vulnerability. Collusion
cements this solidarity. Ludovico and Betta were the first to fall asleep.42
Much later, say the others, invited by Ludovico to join them in the bed,
Magrino left the chair, climbing in still clothed, and fell asleep.43And then
awoke, jostled by the bounce of sex. I could feel it when he was screwing her,
and she had her bottom towards Ludovico and she was turned with her face toward
me. And it was one time that I felt it, and I did not see him stick it in
because it was no affair of mine. I know well that he was screwing her, and he
was shoving her towards me, so that it made me wake up.44 Magrino is
remembering events before Christmas, almost nine months earlier. The trial took
place in August, 1557, first at the Inquisition, at the Ripetta. Halfway
through, interrogations moved to the prisons of the Governor of Rome. That is
why this record survives. Precisely two years later, when Paul IV died, Rome’s
most tumultuous Vacant See broke out. Mobs attacked the Inquisition’s Ripetta
offices, burning the papers, and ransacked the house of the tribunal’s
notary.45 Later, Napoleon’s supporters would destroy the Inquisition’s later
trials, so a transcript such as this is rare indeed. Both at Ripetta and later,
this trial has a Holy Office feel; the magistrates treated the courtroom as a
confessional, sparing neither shame nor feelings with their swift, intrusive
questions. Why did the matter slip to the criminal court? The crime in
question, though moral and involving converts, revealed no taint of heresy.
Prostitution in mixed company was no crime and the court was after anal
intercourse. He was asked if on that night he the witness heard the said Betta
moaning and crying out, because the said Messer Ludovico was having intercourse
and fucking her [ futuebat] from the back. He answered: “I could hear it when
she was screwed the first time by Messer Ludovico. She was crying out [si
lamentava]. But one can cry out for several things.” And to a question of me
the notary he said: “She can cry out the way women do.” And I the notary asked,
“And how do women do?” He said, “They can cry out because it pleases them and
they can cry out because it hurts them too. But, one time, as I said, I felt it
when he screwed her.”46 When the Inquisition hauled her in, Betta did her all
to prove it wasn’t so. Her testimony about what went on in bed surely did her
little good, as, on point after point, she lied elsewhere about her history
with Ludovico, shown as far skimpier than others alleged. Her testimony, earthy
and vehement, catches well a prostitute’s voice in court. He never did it to me
in that place. It is true that Messer Ludovico told me to turn around, that he
wanted to do it cunt-backwards [a potta retro], and I told him, “You want to
trick me. You want to stick it in contrary-wise.” And he said no, that he
wanted to do it cunt-backwards, and so I turned around and he did it to me
cunt-backwards. I know where he went in, and if he was fooled, I was not
fooled.47In bed with Ludovico Santa Croce 131Betta appears twice in the record.
The first time, to cover for the weakness of her case, she regales the judge
with promises to live in virtue. If I had consented to the other way, it would
seem to me that God would not keep me on earth. And if I have done wrong in one
way, I don’t want to do wrong in the other. And if I get out of this I want to
go to Santa Maria di Loreto, and then to my home to do good works, and I want
to go this September. And if he wants to say that he did it to me from behind
against Nature, he is lying through his throat, and he is tricked, and, me, I
am not tricked, because I protect myself from this the way I do from fire.48
The next morning, Betta, Ludovico, and most of the posse stayed. (Mario,
sleeping clothed, had slipped off early to his shop.)49 At breakfast, the
boasts went on: She never heard a word when Messer Ludovico told us that he had
twice screwed Betta in the ass, but he said it at length to us. He was asked if
the said Betta was at the table eating with them, how could Ludovico have said
those words, since they could be heard by Betta. He answered: I will tell you.
We were kidding Ludovico . . . and when he said it at the table she
had not yet sat down.50 As current events show sadly, Renaissance Italy was
hardly the only place where, for some admirers, the swaggering abuse of women
gives callous men allure. Jump eight years ahead. It was 1565, not 1557, and
Ludovico was now some thirty-four years old. Still unmarried, still at loose
ends, he haunted the same tight quarter, up to little good. He had a new
entourage; none of the same men turn up. At the center, as ever, sat that
osteria of Domenidio, in Pesheria. His cronies were, this time, two or three
fishmongers and one Cesare Vallati, son of the civic noble family that owned a
palace on the square, facing its ghetto gate. The Vallati house still stands,
pared back to its medieval core, which now bears sad plaques about Roman Jewish
deaths at Nazi hands. Cesare was gentleman enough to hold, they said, a civic
office.51 On Friday, November 23, the friends stirred up dinner at the inn.
Meo, fishmonger, says: Ludovico Santa Croce came to me, as I was in Pescheria.
It may have been a half-hour after dark, and he asked me if we wanted to go to
dinner together at the osteria of Domenidio. I said yes and so I picked up some
fish, and along with Grillo and Ludovico we went to the osteria of Domenidio,
and while we were setting up to eat Cesare arrived and said, “I want to eat
with you,” and so he too sat at the table and we were four in all.52Meo reports
that, when he left his fish-bench, he brought sardines, while Grillo fetched
clams.53 In the midst of dinner, “a Jew”—nobody names him, ever— joined the
group; no sign he ate with them.54 After dinner, except Grillo, all left
together. “Let’s go to the house of my whore,” said Ludovico. “We said, ‘let’s
go!’ and Cesare said, ‘I want to join you.’”55 The court asks later, did Cesare
and Ludovico go with sword in hand?56 Probably. The men took the strada dritta,
the ghetto to their left, the Santa Croce tower to the right, over to Il
Crocefisso, behind or under where the big church of San Carlo later stood.57
Ludovico’s woman of the month was Olimpia, who, it turned out, was off with an
amico, a regular of hers, who, she says, felt ill, so she headed homeward with
a Lorenzo stufarolo in tow.58 But when Ludovico and his cronies arrived, only
the house’s mistress, Lucretia, was yet home. Olimpia calls Lucretia the house
padrona; in court, Ludovico will call her a whore, whom he has known for years,
presumably hooking up with tenant after tenant.59 At Olimpia’s front door, the
four men, masking voices and pretending to speak Spanish, shouted, “Open up the
door!” Lucretia: “They banged six or seven times, for I was not of a mind to
open, ever.”60 At last I went to the window and told them that I did not want
to open for them under any circumstances, and told them to change their talk
because no way could I not recognize them. I knew them just fine, but, with my
tenant not home, and because, I knew, they wanted nothing of me, I had no
intention of opening for them. Instead, I said, I would throw water on their
heads if they did not get away from the door.61 The four men loped east to Via
dei Chiavari, still in Lucretia’s sight.62 There they encountered a second
Lucretia. Wife of wealthy Cyntho Perusco, and mother of two children, she was
returning with a servant—but with no light, lest she be seen and
recognized—from a call on her procurator.63 Two men armed with swords and
daggers, with their swords under their arms and the daggers in hand unsheathed,
came at us and at once they stopped me and one of them put his hand to my neck,
feeling my neck, thinking that perhaps I had some chain necklace or string of
gems.64 And I said to them, “I am a poor woman. What do you want of me?” And I
was screaming, “Thieves thieves!” When they heard that, they let go of me.65
Giovanni Maria, the servant, thought he recognized one of the four assailants:
“Ah Meo, why are you doing this to us?”66 Meo at once hid his face behind his
cape.67 Giovanni Maria’s assailants, Meo and the Jew, grabbed him. “They were
holding on to me and they told me to keep silent, and they held the naked
daggers to my neck.”68 The assailants released their quarry, only brief ly.
Lucretia will tell the Governor: “When we had walked three or four paces, the
same men,In bed with Ludovico Santa Croce 133with some others, made a circle
around me and some of them grabbed me from one side and some from the other,
putting their daggers to my throat.”69 Giovanni Maria tells the Governor: “they
began punch me and shove me and they threw me to the ground.” 70 Adds Lucretia:
And they took from him a pouch. In it were ten giulios, between testoni coins
and giulio coins, and a gold ring that was mine, with a Jesus on the top, and
on the bottom, there is a “claw of the great beast” [a fabled stone with
curative powers], which was also in that pouch, and they took from it also the
belt and a handkerchief. The ring contains 18 giulii of gold.71 Giovanni Maria
adds that the pouch had been tied to his waist and that Lucretia had removed
her ring to wash her hands.72 One of the band of four, almost certainly Cesare
Vallati, as Ludovico was by now no youngster, may have had second thoughts:
When this [theft] was done one of those youngsters took me by the hand and told
me, “Come here. I promise you as a gentleman that I will not hurt you.” And he
asked me, who was that woman. And I told him that she was not for them, and
that they should let her go, and that she was the wife of Messer Cynthio
Perusco.73 Ludovico had other ideas. One of the two underlings, probably not
the Jew but Meo, asked him “Messer, what are we to do?” “Carry her off, carry
her off!” 74 And they tried with all their might to lead me to a house, for
they took me by force and they dragged me . . . But I cried out,
“Thieves! Thieves! Is this how you assassinate people in the street!” And I told
them that I had nothing on me and that they should come to my house, that was
near there.75 The assailants hauled Lucretia into an alley.76 Lucretia was
convinced that they wanted to drag her to a stufa, a bath house of the sort
Ludovico haunted. As they pulled her, Lucretia fell in the mud, losing her
pianelle, her clogs. “She told them that her clogs had fallen off, and they
told her to keep walking, and they were making her walk up that alley, leading
her, as there were three or four around her.” 77 And then, providentially, down
the alley came two men, in front a servant with a torch, and, behind him, his
master, Agostino Palloni, a man of substance whose house stood close to the
Santa Croce palace.78 And when the light arrived, I recognized the gentleman,
and I begged him for the love of God to help me. And while I was saying those
words, one of those young men, who had dragged me, as he thought that the light
was not coming from that side and that he would not be seen—Messer Agostino
recognized one of those young men, who is called Cesare Romano.And at that
Messer Agostino said, “Ah Cesare, what are you doing [che fai]. What is this!
Do you see that you [tu] are doing wrong?79 Turning towards Agostino, says
Giovanni Maria, Lucretia tripped on an iron grate and once more fell and then,
as supplicant, grasped his cape: “Ah, Messer Agostino, don’t abandon me
. . .!”80 Agostino, Lucretia, and Cesare then stood together, a
threesome. First off, Cesare, to catch his social balance, tried to place
Lucretia as a Roman matron. Then Agostino did the same. Giovanni Maria tells
the Governor: The man whom Agostino had called Cesare asked Madonna Lucretia if
she knew Cyntho Perusco. She said, “Yes, I know him, and I have two children
with him, and he is my husband.” And Messer Agostino asked Madonna Lucretia if
she knew Messer Francesco Calvi, and she said yes, and if he came to her house
with her she would show him her daughter.81 Gentleman to gentleman! Cesare
Vallati, in night’s shadow, had strayed well outside his class’s code of
conduct, and Agostino’s torch jolted him back from the abyss. He switched codes
as nimbly as he could. Then Messer Agostino turned to Cesare and told him,
“Cesare, son, you have done wrong.” And then Cesare told Messer Agostino to
leave, and said that he would have Madonna Lucretia escorted by a servant of
his.82 No such thing happened, of course. After questions to Lucretia about how
she came to be out after dark, Agostino, with his torch and serving man,
conveyed them both back home.83 At her window, the other Lucretia, the madam,
had seen and heard the fracas. Outraged, woman to woman, she strove to allay
the trouble. I heard a woman who was starting to scream, and when I looked
toward where I heard that cry, I looked and saw a woman with a man, and she was
screaming, “What do you want with me, brothers, pull the door rope for me, pull
the door rope for me!” and when I heard those words, I feared it might be some
neighbor, and I knocked on the window of Diana and told her, “Listen to your
sister who is screaming,” and she answered, “My sister is here at home.”84
While Cesare and Agostino parleyed, the other three miscreants probably crept
away, and soon, all four were back at Olimpia’s door. This time they had luck,
as Olimpia turned up, with Lorenzo her bathhouse worker, and his lute. “I came
back home and I found Ludovico Santa Croce there at my door, along with Meo the
fishmonger and with two others whom I did not know, but there was aIn bed with
Ludovico Santa Croce 135Jew.”85 Lucretia opened for Olimpia and, willy-nilly,
in came all the others, with Ludovico, as usual, in the lead.86 Note Lucretia’s
version: At that moment, my tenant called Olimpia arrived, along with an amico
called Lorenzo the bathhouse worker, who played the lute, and I had to pull the
rope, and then there came in, along with my tenant, Ludovico Santa Croce, Meo,
Cesare Vallati, and a Jew.87 We learn from Olimpia several things. For one, the
Jew was a stranger, known only, presumably, by his obligatory Jew’s cap. For
another, Cesare Vallati had rejoined the crew. And, for a third, while she knew
Meo, Vallati, a stranger to her if not to the madam, was less central to
Ludovico’s habitual posse. Neither he nor the Jew had been part of the dinner’s
start; though locals, they were hangers-on. When the men entered, Lucretia, the
madam, upbraided them. “And when they were up the stairs, I said to them, ‘Oh
this is a fine state of affairs! Poor women cannot go in the street.’ And they
told me that they weren’t the ones who did it.”88 Lorenzo, with the lute, would
prove Ludovico’s undoing. The men all stayed a while in Olimpia’s room,
listening to him play. And then Ludovico led Olimpia off to the Santa Anna
stufa to spend the night. The other three escorted him down the block, then
went their separate ways.89 We catch a bit of the denouement via Barbara, Meo’s
ex-puttana, who, she tells the court, had after three years broken with him
because he owed her big money on borrowed goods. Barbara had moved to Monte
Savelli, just a block down-river from Pescheria.90 I went to bed without dinner
because I felt ill, and while I was in bed with Annibale the fish-monger I
heard passing in the street Cesare Vallati with other people whom I did not
see, and he said, “Your faithful servant, Signora Barbara, my heart!” I made no
answer.91 Annibale and Barbara went back, she says, three years; she swam as
easily among the fishmongers as a mackerel in the sea. But Cesare Vallati,
clearly, slipped through these same waters; in the intimate spaces of the city,
these men and women moved up and down class lines. Annibale, when asked, would
tell Madonna Lucretia what he knew about the crime. Small world!92 The very
next day, Madonna Lucretia sent her servant to scout the local bathhouses.
Lorenzo, the fellow with the lute, a paesano, led Giovanni Maria to Ludovico
and Meo, who would be arrested on Monday, together.93 At Olimpia’s, the four
men, said Lorenzo, had been “in a terrible mood and all of them distressed.”94
Agostino Palloni, meanwhile, refused to help Lucretia—“he sent word to me
through Cynthio that it wasn’t a gentleman’s role to accuse anybody, and that
was it was enough that I had suffered no harm.”95 Citing class solidarityhe
covered for Cesare Vallati, who either f led or ducked prosecution. The Jew, luckily
nameless, got away. We have neither a sentence nor knowledge what our four
villains did with the rest of their lives. Our story of status slippage and
hasty re-calibration, coarse male solidarity, callous abuse of women, and
female resilience models a careful reading of words, places, and actions, with
an eye to the density of webs and the fine-grained texture of lives in time and
space, to lay out the ref lexes with which Romans navigated their city.
Ludovico, uneasily perched on several margins, could build coalitions, trading
his noble connections, hospitality, slovenly rapaciousness, and access to paid
female sex and company for male support and applause. To Cesare he offered a
pathway down, to the others perhaps a step upwards. These male solidarities in
a moral grey zone show the porosity of Rome’s social boundaries and its
alliances’ often easy give.Notes 1 Connors, “Alliance and Enmity,” 208–09. 2
Archivio di Stato di Roma, Governatore, Tribunale Criminale, Processi (16o
secolo), busta 38, case 23, folio 568r: “Ludovicus de S. Cruce filius q. Io.
Ant. d. Franchis.” Henceforth, I give busta and folio only. 3 38.23, 559v:
Antonio Scapuccio, August 15, 1557, to a notary at the Holy Office. 4 38.23,
573r, Magrino, August 26, 1557, at home sick, to a notary. 5 38.23, 579v:
Ludovico cites Valerio Santa Croce and noble Mario Mellino. For Magrino’s
conversion at the Annunciation in 1555: 38.23, 573r, Magrino. 6 38.23, 568r. 7
Busta 103, 909r: Ludovico Santa Croce: “. . . costione con un altro gentil’homo
. . .” 8 103, 909v: “fregit carceres et unde exivit.” 9 38.23, 572v:
“questo carnevale [1557] . . . messer Ludovico uscii di pregione in
Corte Savella.” 10 Investigazioni 80, 181v–183v, for 23–24, from June, 1563. 11
38.19, 461v: “. . . se ne reallegrava.” 12 38.23, 577v: Betta:
“. . . avanti natale.” 13 38.23, 562v-563r: for age and employment;
for the friendship and the workplace: 38.23, 562v–563r. 14 38.23, 559v:
“eravamo regazi havevamo amicitia intrinseca insieme.” 15 38.23, 562v: Mario:
“Fabritio giudio fatto Cristiano che venne li ferri.” 16 We know little about
Giulio, never interrogated. Ludovico seems to place him among the converts:
38.23, 570r–v: “Vi pratica in questa casa Julio Mattuzzo, Fabritio doi o tre
altri giudei facti christiani . . . de continuo li se ce vengono
giudei et d’ogni sorte de generatione.” But no other witness calls Giulio a
convert. 17 38.23, 563r–v: Mario. 18 38.23, 563v: Mario: “. . . lei o
la madre . . . disse che era ferita in uno braccio et che non posseva
abadarci et che lavessemo per scusata.” 19 Ibid.: Mario: “. . . a un
pasticciero pur presso Torre Sanguigna et pigliassemo un pasticcio
. . .” 20 38.23, 574r: “comprassemo una spalla de porco.” 21 38.23,
564r: Mario: “. . . disse per la strada che voleva pigliar detta cortigiana.”
22 38.23, 573v. 23 38.23, 563v: Mario: “apresso la stufa de Felice presso li
Cavalieri.” 24 28.23, 561r: Antonio Scapuccio: “. . . ando con noi
per dicta donna et voleva bussare la porta . . . che haveva bravo
culo et teneva bene.”In bed with Ludovico Santa Croce 13725 38.23, 574:
Magrino, for Ludovico’s call: “Messer Ludovico chiamandola . . .”;
38.23, 564r: Mario: “credendosi di abracciar messer Ludovico abraccio un altro
in loco suo in cambio.” 26 38.23, 564r: Mario: “Mostrandoli il pasticcio et per
la strada messer Ludovico et liei andavano abracciati insieme.” 27 Ago,
Economia barocca. 28 38.23, 560r: Antonio Scapuccio: “l’ostaria de Domenidio in
Piscaria.” 38.23, 574r: for the name’s origin. 29 38.23, 564r: Mario, for the
time. 30 38.23, 560r: Antonio di Scapuccio: “tutti de compagnia . . .
portassimo . . . un pasticcio . . .” 31 38.23, 568v:
Ludovico Santa Croce: “. . . Fabritio giudio facto christiano apresso
. . . [a] casa mia nel tempo che e facto christiano et lui me
impresto la stantia”; 38. 560r: Antonio Scapuccio: “presso la casa de Santa
Croce.” 32 28.23, 561r: Antonio Scapuccio for the boast: “et di poi che
andassemo a magnar a l’ostaria . . .” 33 38.23, 574v: Magrino: “un
solaretto di sopra quale era poca de cosa”; 38.23, 572r: Fabritio: “dormivo io
sopra una solarello.” 34 38.23, 560r: Antonio Scapuccio: “. . . un
matarazo quale lo buttassemo in terra.” 35 38.23, 574v: Magrino:
“. . . spogliati si misero sotto li panni.” 36 38.23, 574v–575r:
Magrino: “un paviglione che saria de piu colori quale era il mio
. . . radunato da una banda.” 37 38.23, 569r. Ludovico claims to have
closed the curtain: “mettevo il paviglione atorno.” 38 38.23, 564v: Mario: “et
avanti che la lume fosse svitata stavamo a burlare et ciancinare . . .
che di gratia volessemo svitar la lume.” 39 38.23, 561v: Antonio Scapuccio:
“. . . facendo un zeno con il deto grosso et con il deto indice
facendo uno O designando che lui haveva chiavato nel culo dicta donna”; 38.23,
564v: Mario: “Dicendo forte con noi altri Nel proprio facendo con il detto
grosso et con il indice il tondo.” 40 38.23, 561v: Antonio Scapuccio: “lui non
diceva chiaramente per rispecto de dicta donna che non volea svergognarla”;
Loudly: Mario: “Dicendo forte.” 41 Ibid.: Antonio Scapuccio: “. . .
la chiavata in culo foco foco.” 42 38.23, 574v: Magrino: “forno primi messer
Ludovico et la donna.” 43 38.23, 574r: Magrino, for sleeping clothed: “et io
ancora dormi . . . vestito”; for much later: 38.23, 560r: Scapuccio:
“Giovanni Maria . . . dipoi a un gran pezo . . . se ando a
corigare nel medemmo lecto.” 44 38.23, 575r: Magrino: “io ho inteso quando lui
la chiavava et lei teneva le natiche verso Ludovico et lei voltata con il viso
verso di me et io una volta il sentia et io non lho visto metter dentro perche
io non ce ho tenuto le mane. So bene che la chiavava et lui sbatteva detta [no
noun] verso di me che mi fe svigliato.” 45 Hunt, The Vacant See, 183–84. 46
38.23, 575v: notary and Magrino: “. . . langere et lamentare eo quia
. . . ipsam retro negotiabat et futuebat. Respondit io sentivo che le
quando fu chiava[ta] la prima volta da messer Ludovico si lamentava. Ma si
posseva lamentare de piu cose . . . Si posseva lamentare come fanno
le donne . . . Se posono lamentare che li sappia bono et si
posono lamentare che se li faccia male ancora. Ma io una volta come o detto o
sentito che l’habia chiavata.” 47 38.23, 577v: Betta, August 23, 1557: “lui mai
ha fato in tal loco e e ben vero che messer Ludovico mi disse che mi voltassi
che me lo voleva far a potta retro et io li disse tu me voi gabare tu me voi
mettere al contrario et lui disse de no che il voleva fare a potta retro et
cossi io mi voltai et mi fece a potta retro. Io so dove intro. Si lui se e
gabbato non me sonno gabbata io.” 48 38.25, 567r: Betta, August 21, 1557:
“. . . mi parrebbe che dio non mi tenesse sopra la terra et se ho
fatto male per una via, non voglio far male per laltra, et si io ne esco voglio
andare a Santa Maria de Loreto et poi a casa mia a far bene . . . et
se si gabba lui non mi gabbo io, perche me ne guardaro come dal fuoco.”49
38.23, 565r: Mario. 50 38.23, 576r–v: “Lei non intese mai parole .
. . Noi davamo la baia a Ludovico . . . quando lui il diceva
a tavola lei non se ce era messa ancora.” 51 103, 911r: Ludovico: “me pare che sia
cancelliero de conservatori.” 52 103, 906v: Meo: “. . . voleamo
andare a cena al’hostaria de domenedio insieme . . . et cosi righai
certo piscio et . . . andammo alhosteria . . . et mentre
voleamo cenare arrivo li Cesare . . . lui se messe a tavola et cenammo
tutti quatro insieme.” 53 103, 907r: Meo: “portai certe sarde . . .
et Grillo porto certe telline.” 54 103, 907v: Meo: “un’hebreo . . .
venne . . . mentre che magnammo.” 55 103, 907r–v: Meo: “voliamo andar
a casa della mia puttana et noi dicemmo andamo et Cesare ancora disse io ve
voglio fare compagnia.” 56 103, 911v. 57 The present Via del Monte della Farina
was then Via del Crocefisso, named for church, San Biagio del Crocefisso (or
del Annulo), demolished circa 1617 to expand San Carlo: Lombardi, Roma, 222;
Delli, Le Strade, 339; Gnoli, Topografia, 91; Adinolfi, Roma, 171. Olimpia
probably lived towards San Biagio. 58 103, 913r: Olimpia: “da uno amico mio
quella sera . . . tornai a casa et trovai Ludovico Santa Croce li
alla mia porta”; 913v for the name Lorenzo. 59 103, 918r: Ludovico: “sono
parecchi anni.” 60 103, 917r: Lucretia the madam: “parlando spagnolo et
contrafacendo il parlare loro solito . . . apri qua la sporta che
batterno sette o otto volte ch’io non li volsi mai aprire.” 61 Ibid.: “.
. . non li volevo aprire . . . dovessero mutare parlare
perche non potessi di non cognoscerli, . . . ma per non ci esser’ la
mia pigionante in casa et sapendo che non voleano niente da me io non li volsi
aprire anzi . . . haverci buttato del acqua in testa se non si
fussero levati dalla porta.” 62 Ibid.: “correre verso li Chiavari.” 63 103,
889r: Lucretia the wife: “retornandome . . . senza lume et con una
cannuccia in mano per non esser vista ne conosciuta.” One Cynthio Perusco
lodged by the Minerva: Bullettino della Commissione archeologica comunale di
Roma 29, 15. One puzzle: on October 7, 1567, a Cinzio Perusci by San Marcello,
not the Minerva, buried a wife named not Lucretia but Ortensia. de Dominicis,
Notizie biografiche, 275; And, at court, (103, 899r) Lucretia appears as
“Lucretia q. Petri”—no father’s family name, no husband’s name. Is Lucretia a
femina, a semi-wife? 64 Ibid., r–v: Lucretia: “Doi armati . . . me si
ferno incontro et subbito me fermorno et un di loro me misse la mano al collo tastandomi
il collo pensando forsi ch’io havessi qualche collana o vezza.” 65 Ibid., v:
“. . . io son poveretta che volete da me strillando ai ladri ai ladri
. . . me lasciorno”; the servant confirms this and notes that other
men were also holding Lucretia: 103, 902r. 66 103, 902r: 25: “. . .
perche questo a noi.” 67 Ibid.: “se misse la cappa inanti il viso et pero non
posso saper’ ne poddi veder’ se l’era quel Meo.” 68 Ibid.: “. . .
pugnali nudi presso alla gola.” Why daggers? The gentlemen, with their swords,
held Lucretia. 69 Ibid.: Lucretia: “. . . un cerchio intorno et chi
mi pigliava da un canto et chi dal altro mettendomi li pugnali alla gola.”
Giovanni Maria: Ibid., 902r: “ci fermamo per paura.” 70 Ibid.: Giovanni Maria:
“. . . dar de i pugni et d’urtoni et mi buttorno in terra.” 71 103,
900r: Lucretia: “. . . con un yesu di sopra et di sotto c’e l’ongia
della gran bestia . . . ancho la cintura et un fazzoletto: che
l’anello ci e 18 giulii d’oro.” This “yesu” may have been a monogram. Giovanni
Maria confirms almost all these goods. 72 103, 902r–v: Giovanni Maria: “una
scarsella che io portava cinta. . . . a tenere lavandosi la mano
. . . messo in la scarsella.” 73 103, 902v: Lucretia:
“. . . vi prometto da gentilhuomo de non ti far dispiacer
. . . che non era per loro . . . che era moglie di Messer
Cynthio Perusco.” Cesare had yet to hurt the servant.In bed with Ludovico Santa
Croce 13974 Ibid,: Giovanni Maria: “messer che volemo fare . . .
menavola via menavola via.” See also Lucretia: 103, 899v: “menala su menala su
strascinala.” Why do we say Meo and not the Jew? Note Meo’s ongoing
relationship with Ludovico, their habit of joint action, plus that prompt
“Messer.” 75 103, 899v: Lucretia: “. . . con molta instanza di
menarmi in una casa che . . . per forza . . . me
strascinavano . . . a i ladri a i ladri a questo modo si assassina
alla strada, . . . che venessero in casa mia . . .” Why
this invitation? Probably demonstrate her station, not to proffer loot. 76 103,
199v: Lucretia: “per andare al arco delli catinari.” The present Via dei
Falegnami then was Via dei Catinari: Gnoli, Toponomia, 69. This Arco was
demolished for San Carlo ai Catinari: Gnoli, Toponomia, 11. 77 103, 903r:
Giovanni Maria: “. . . gl’era cascate le pianella . . .
diceano che caminasse . . . la faceano camminar . . . tre o
quattro attorno.” See also Lucretia: 103, 899v: “cascai in terra in un fangho
et lasciai li pianelle.” 78 For Agostino Pallone’s house, see Cohen and Cohen,
Words and Deeds, 136. For the two men: 103, 903r: Giovanni Maria: “arrivò quel
che portava la torcia accesa et . . . mr Agostino Palone
. . . per il medesimo vicolo.” In 1577, Agostino would be buried in
Santa Maria in Publicolis, the Santa Croce family church: de Dominicis, Notizie
biografiche, 267. 79 103, 899v–900r: Lucretia: “. . . cognobbi detto
messer . . . per l’amor de dio che me aiutasse . . .
pensandosi che il lume non venesse da quella banda et de non esser visto detto
mr Augistino cognobbe . . . Cesari romano, al quale disse Mr.
Augustino ah Cesari che fai, che cosa e questa[!] . . .” 80 103,
903r: Giovannia Maria: “casco con una gamba in una ferrata et . . .
se attacò alla cappa di Messer Augistino . . . Mr Augustino di
grazia. non me abbandonate per l’amor de Dio.” 81 103, 903r–v: Giovanni Maria:
“. . . se conosceva Cyntho Perusco, et lei disse si che lo cognosce
et ho doi figli con lui et e mio marito et . . . se la conosceva
messer Francesco Calvi et lei disse de si . . . se li andava in casa
con lei che li mostraria la figlia.” 82 103, 903v: Giovanni Maria:
“. . . Cesari figlio tu hai fatto male . . . che andasse
via che farria accompagnare Madonna Lucretia da un suo servitore.” 83 Ibid.;
Lucretia: “m’accompagno con la torcia.” 84 103, 917r–v: Lucretia the madam:
“. . . guardai et viddi una donna con un’homo che cridava: che diceva
che volete da me fratelli che volete da me fratelli et diceva tiratimi la corda
tiratimi la corda . . . dubitando io che non fusse qualche vicina, io
bussai alla fenestra della Diana . . . senti quella tua sorella che crida
. . .” “Tiratimi la corda” here refers to Lucretia’s door-rope: “open
up for me!” with a dative. 85 103, 913r: Olimpia: “. . . trovai
Ludovico Santa Croce li alla mia porta assieme con Meo pescivendolo et con doi
altri . . . ci era un’hebreo.” 86 Ibid.: Olimpia: “. . .
Ludovico fu il primo”; 103, 918: Ludovico Santa Croce: “il primo io d’intrare
in casa.” 87 103, 917r: Lucretia the madam: “. . . Olimpia insieme
con un’ suo amico che si chiama Lorenzo stufarolo, quale sonava di liuto. Et me
bisogno tirar’ la corda et alhora intro . . . Ludovico Santa [Croce]
Meo Cesar Vallati et un hebreo.” 88 103, 917v: Lucretia the madam:
“. . . o bella cosa, le povere donne non ponno andare per la strada
et loro dissero che non erano stato.” 89 103, 913v: Olimpia, “Meo et l’altri ci
accompagnorno sino alla stufa et poi se ne andorno con dio”; 914v: Meo:
“insieme alla stufa et poi io me ne tornai a casa mia e Cesare e l’hebreo
andorno a fare i fatti suoi.” 90 103, 922r: Barbara claims Meo has been her
amico for three years; 103, 904r: Barbara: “e un mese ch’io l’ho lassato perche
non mi piace piu l’amicitia sua et perche ha dieci scudi delli mei in mano.”
Monte Savelli is today’s Teatro di Marcello, now stripped bare by archeology.
91 103, 922r: Barbara: “me ne andai a letto senza cena perche io me sentivo
male et mentre ch’io stavo a letto con Annibale pescivendolo sentei passare per
la strada Cesare 92 93 94 95Vallata con altre genti . . . et disse
servitor’ Signora Barbera cor mio ch’io non li resposi altrimente” 103, 914r:
Giovanni Maria: “madonna Lucretia domando a . . . pescivendolo
predetto per che causa fussi preso questo messer Ludovico et . . .
rispose che fu preso perche haveva preso una donna nella strada.” 103, 905v:
Meo, on Tuesday: “io fui preso hiermatina in Ponte ch’io non so perche causa
assieme con Messer Ludovico Santa Croce.” 103, 901r: Lucretia the wife: “et che
stavano molto di mala voglia et tutti afflitti.” 103, 900v: Lucretia: “lui mi
mando a dir per il detto Cynthio che non era offitio da gentilhomo di accusar
nesuno e che mi bastava che io non havessi ricevuto mal nesuno.”Bibliography
Archival sources Archivio di Stato di Roma, Governatore, Tribunale Criminale
Processi (16° secolo), busta 38, case 19 Processi (16° secolo), busta 38, case
23 Processi (16° secolo), busta 38, case 25 Processi (16° secolo), busta
103Publisd sources Adinolfi, Pasquale. Roma nell’età di mezzo, rione Campo
Marzo, rione S. Eustachio. Florence: Le Lettere – LICOSA, 1983. Ago, Renata.
Economia barocca: mercato e istituzioni nella Roma barocca. Rome: Donzelli,
1998. Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma 29 Cohen,
Thomas V. and Elizabeth S. Cohen. Words and Deeds in Renaissance Rome. Toronto:
University of Toronto Press, 1993. Connors, Joseph. “Alliance and Enmity in
Baroque Urbanism.” Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana 25 (1989):
207–94. de Dominicis, Claudio. Notizie biografiche a Roma nel 1531–1582,
desunte dagli atti parrocchiali. Rome: Academia Moroniana, n.d. Delli, Sergio.
Le Strade di Roma. Rome: Newton Compton, 1975. Gnoli, Umberto. Topografia e
toponomastica di Roma medioevale e moderna. Rome: Edizioni dell’Arquata, 1984.
Hunt, John M. The Vacant See in Early Modern Rome: A Social History of the
Papal Interregnum. Leiden: Brill, 2016.8 AESTHETICS, DRESS, AND MILITANT
MASCULINITY IN CASTIGLIONE’S COURTIER Gerry MilliganIn two unrelated
sixteenth-century texts, a Renaissance prince was described as vulnerable to
assassination because of a f lawed fashion judgment. In his Historia patria (published
1503), the courtier Bernardino Corio recounted that just before Galeazzo Sforza
left his castle on December 26, 1476, he put on and then took off his corazina
because he felt that the chest armor made him look “too fat.”1 The lack of
armored protection was crucial as Galeazzo was famously stabbed to death during
mass later that day. In his analysis of the event, Timothy McCall provocatively
suggests that Galeazzo’s fatally bad judgment was determined by fashion;
Galeazzo, according to McCall, was inf luenced by the growing pressure to
conform to cultural expectations of a slim masculine figure.2 Sixty years
later, a Florentine prince was murdered by stabbing, and similar to the
description of Galeazzo Sforza, a chronicler of the episode points to clothing’s
role in the affair. Benedetto Varchi’s Storia fiorentina (incomplete at his
death in 1565) recounts that just before Duke Alessandro de’ Medici left his
bedchamber on the night of his murder in 1537, he contemplated whether he
should wear his gloves “da guerra” (for war) or his perfumed gloves “da fare
all’amore” (for making love).3 According to the story, Alessandro chose the
love-gloves as they better matched his sablelined cape and were suited to his
planned sexual escapade. He apparently chose unwisely. Elizabeth Currie argues
that Varchi added this presumably invented anecdote about gloves in order to
communicate—through sartorial metaphors—the gap between Duke Alessandro’s
expected dutiful behavior and his actual irresponsible conduct.4 To Currie’s
analysis, I add that the glove anecdote also participates in what had become a
literary pattern of associating men’s clothing with physical weakness. If, in
the first episode, the author indicates how a soft doublet made Galeazzo
defenseless to the knife blade, in the second, the writer implies that the
outcome of Alessandro’s evening might have been different had the princechosen
his gloves “da guerra.” The two historiographical accounts of Galeazzo’s and
Alessandro’s murders underscore not only the high stakes of men’s clothing
choices but the relationship between literary representations of dress and
elements of masculinity. Varchi, like so many writers of the fifteenth and
sixteenth century, chose to articulate men’s dress as integral components in
representations of violence, war preparedness, moral virtue, and sexuality.
Clothing was thus fundamental to Renaissance discourses of masculinity. While
masculine subjectivity as performed through dress has been the focus of several
excellent studies by fashion and art historians, what has gone somewhat
unexplored is how clothing functioned in such discourses of masculinity.5 Was,
for example, clothing presented as a symptom of men’s loss of masculine virtue
or did writers claim that clothing had a more active role in the imperilment of
men? Did so-called effeminate clothing cause men to weaken, or was it merely a
byproduct of a so-called anima effeminato? This essay will address these
questions by looking at the interconnection of male dress, effeminacy, and
militarism in Baldassare Castiglione’s Libro del cortegiano (Book of the
Courtier). I have chosen to concentrate on Castiglione’s Courtier because of
its prominent place in the history of dress and fashion as well as its role in
the history of masculinity.6 The Courtier presents male dress as a high-stakes
enterprise; a misstep in clothing not only had grave consequences for a man’s
reputation, it was also a question of life or death. Like the gloves of
Alessandro de’ Medici and the cuirass of Galeazzo Sforza, a man’s clothing
choice could lead to glory or personal injury, and it could also result in (at
least in Castiglione’s assessment) large-scale military defeat.Arms in the
Courtier Very early in the book, Ludovico da Canossa declares arms to be the primary
profession of the courtier [1.17].7 Yet, the privileged status of arms is not a
settled question, and it is destabilized during a debate of arms vs. letters.8
The debate is framed by the same Ludovico, who asserts that the French only
respect arms and abhor letters. Ludovico extols the value of letters by
describing several successful military generals who trotted off to battle with
copies of the Iliad or other literature at their side. His examples of
successful and literary generals are offered as proof that the French were
erroneous in their belief that literature damaged a man’s ability to fight: “Ma
questo dire a voi è superf luo, ché ben so io che tutti conoscete quanto
s’ingannano i Francesi pensando che le lettre nuocciano all’arme” (1.43, p. 92)
(But there is no need to tell you this, for I am sure you all know how mistaken
the French are in thinking that letters are detrimental to arms) (1.43, p.
51).9 Ludovico’s accusation of the misguided French could as well have been
leveled against Italian contemporaries of Castiglione, since none other than
Niccolò Machiavelli himself was proclaiming that letters were injurious to arms
in both his Art of War as well as his Florentine Histories.10Contrary to the
view of the French (and Machiavelli), Ludovico proposes that letters are
beneficial to arms; letters bring glory, and glory inspires courage in warfare:
“Sapete che delle cose grandi ed arrischiate nella guerra il vero stimulo è la
gloria. . . . E che la vera gloria sia quella che si commenda al sacro
tesauro delle lettre” (1.43, p.92) (The true stimulus to great and daring deeds
in war is glory. . . . And it is true glory that is entrusted to the
sacred treasury of letters) (1.43, p. 51).11 When Ludovico notes that
literature, like the Iliad, could have a positive effect on soldiers, he shifts
the debate that began with the hierarchy of arms and letters to the correlative
and causative relationship between arms and letters.12 For Ludovico, arms and
letters are “concatenate” (conjoined) (1.46). Ludovico’s assessment of the
positive effects of letters on arms is troubled by the fact that France, at
least since 1494, had proven itself to be militarily superior to Italy. He
hedges his argument in a prebuttal, acknowledging that others might cite recent
French military success as evidence against his claim: “Non vorrei già che
qualche avversario mi adducesse gli effetti contrari per rifiutar la mia
opinione, allegandomi gli Italiani col lor saper lettere aver mostrato poco
valor nell’arme” (1.43, p. 93) (I should not want some objector to cite me
instances to the contrary in order to refute my opinion, alleging that for all
their knowledge of letters the Italians have shown little worth in arms) (1.43,
p. 51). To this objection, Ludovico states that the defeat of literate Italians
by illiterate French is the fault of only a few men: “la colpa d’alcuni pochi
aver dato, oltre al grave danno, perpetuo biasimo a tutti gli altri” (1.43, p.
93) (the fault of a few men has brought not only serious harm but eternal blame
upon all the rest) (1.43, p. 52). The debate of arms and letters in the
Courtier raises two key points for my analysis on dress and militarism. The
first is that there is an anxiety among the speakers that the actions of a “few
men” can bring shame on all men.13 The book’s project of social control depends
in great part on this anxiety. Indeed, the belief that massive military defeat
was caused by a few deviant men gives urgency to the entire masculine
normativizing process (i.e., the ideal courtier). The second point, related to
the first, is that men’s ability to win wars could be affected (positively or
negatively) by what are presumably unrelated aspects of a courtier’s masculine
identity. Throughout the Courtier, not only letters but music, dance, and of
course dress are all placed in a context of their relationship to warfare.14
When, for example, one speaker condemns music as effeminate, another will
anxiously argue that music stirs soldiers to combat, and thus it is rightfully
masculine (I.47). The book delineates the court and the battlefield as discrete
yet interrelated spaces. The courtier-soldier is expected to shuttle between
the two while performing hegemonic masculinity in both.15 The challenge is that
certain practices of masculinity were viewed as causing a negative effect in
one or the other space. The battlefield, in particular, is shown as vulnerable
to the presence of courtly practices. Analogously, the court’s refined spaces
were shown as incompatible with certain military behaviors.16 Nonetheless, the
court often measured itself against a functionality in war (e.g., music was
useful in war) just as men in court adopted martial aesthetics (e.g., court
dress was an adaptation of the military tunic).17 There thus arises a tension
within the Courtier between the masculinity of courtly practices and the
masculinity of warfare, and this tension is routinely expressed as a fear that
practices at court are deleterious to combat. The speakers never clearly
articulate how dress, letters, and music might endanger war tactics and
strategies, but they do repeatedly imply that refined behavior threatens
masculinity. The reader is then left to leap the epistemological gap that
assumes such a claim to be true. The cumulative effect of this rhetorical
technique is that a fear of effeminacy underlies the entire project to produce
an ideal courtier, and this fear is often articulated in terms of dress and
aesthetics.18Aesthetics and masculinity before Castiglione The association of
men’s dress and aesthetics with effeminacy has a literary tradition that
stretches at least back to Classical antiquity. Craig Williams’ groundbreaking
text, Roman Homosexuality, provides scores of ancient examples of writers
reproaching men’s aesthetics. In Roman texts, clothing, perfumes, and grooming
habits were frequent subjects of scorn. According to Williams, men’s aesthetics
were invoked as part of accusations of effeminacy in what was consistently a
reproach of men’s loss of dominion and self-mastery.19 More recently, Kelly
Olson’s Masculinity and Dress in Roman Antiquity has provided a systematic look
at dress in ancient Rome, and she usefully pinpoints specific elements of
dress, perfumes, and grooming to show how the Roman man “walked a fine line”
between expected grooming and dressing practice and what was considered
effeminate.20 As we move into the Middle Ages and Renaissance, writers adopted
these Classical condemnations of men’s dress and added their own brand of
Christian morality. Renaissance legal codes and prescriptive literature
justified the regulation of male dress under the auspices of protecting state
expenditures, preventing deviant sexuality, or ensuring the salvation of the
soul.21 For example, Francesco Pontano (f l. 1424–41), a professor in republican
Siena, attacked male hair styling, cosmetics, and ornate garments as a civic
and Christian moral problem.22 In his treatise Dello integro e perfetto stato
delle donzelle (On the whole and perfect state of girls), a work written
primarily about women’s vanities, the author states that “vain and superf luous
ornament” should be disdained by all males “who want to be called real men.”23
Certain men, he states, do not care if they are esteemed as masculine, and thus
they spend extraordinary amounts of time on hair and skin care.24 He complains
that men multiply the effect of their grooming habits by fussing over dress as
well: “Ma i maschi moltiplicano questo errore or co’ lisciamenti or con
continui increspamenti di falde, e arrondolamenti de’ cappucci a diadema, e
infiniti altri loro frenetichi e babionerie” (But men multiply this error,
sometimes using cosmetics and at other times with their continual ruff ling of
crinoline and swirls of hoods in the shape of a tiara, as well as their
infinite other frenzies and buffooneries) (Pontano 22). For Pontano, so-called
luxurious dress muddied the gender binary as well as presented a peril to
Christian morality since, as he states, vanities and ornament debased men, who
were “made to be equal to the angels” to a status “below pigs.”25 Dress
imperiled the body and the very soul of men. Effeminate dress, he states,
showed disrespect for God. The crowd of ornate men “non crede che Dio sia, e
che non sia alcuno altro iudice che quegli del podestà ovver del capitano”
(does not believe that God exists, and that there is no other judge than the
podestà or commander) (Pontano 22). Pontano made so-called effeminate dress a
moral and theological issue. Similarly, other writers of the fourteenth and
fifteenth centuries voiced concern about the morality of dress with respect to
sexuality and class status. The chronicler Giovanni Villani (c. 1280–1348)
worried that men’s fashion could create dangerous alliances with foreign powers
and blur class differences, and San Bernardino da Siena (1380–1444) complained
that young men’s short tunics and tight hose were too erotic.26 Ironically,
those same tight hose were reevaluated in the sixteenth century as evidentiary
proof that the male youths of the past were uncorrupted.27 There has as yet been
no systematic study of the condemnations of men’s dress in early modern Italy,
but such a study would aid our understanding of possible thematic shifts. Not
only did the targets of these condemnations vary (e.g., short tunics, tight
hosiery), so too did the rhetoric used to vilify certain dress undergo changes.
There seems to be one significant moment in the history of dress and
masculinity at the beginning of the sixteenth century, when condemnations of
so-called effeminate male dress shifted from threats of Christian imperilment
to failed militancy.28 The anxiety over dress and militarism had real-world
implications such as the standardized military uniform, just as it may have
also inspired some unexpected rhetoric, such as the praise of an unkempt look.29
Most importantly, it made the abstract notions of dependency and autonomy
visible; men’s clothing carried the meanings of military victory or loss.
Castiglione’s Courtier has a distinct place within the normativization process
of the militaristic masculine body as it is an early—possibly the earliest—
example of sixteenth-century rhetoric of effeminacy, dress, and military
defeat. Castiglione began writing his text during the chaotic years between the
invasion of France in 1494 and the Sack of Rome in 1527. In this period of
instability, he chose to point to certain courtly behaviors, including dress,
in relation to the military losses that were still potentially viewed as
reversible. The Courtier blames the subjugation of the Italian people on certain
refined masculine behaviors that were otherwise unrelated to militarism, but
so, too, it suggests that the salvation of Italy lay in the hands of this same
class of men, men who often marked their class by the very dress that
undermined their masculinity. There are two moments in which Castiglione
suggests that men’s clothing played a role in military loss. I will analyze
these passages along with other textual examples of men’s aesthetics and dress
to demonstrate that Castiglione is in effect not only making pronouncements
about dress but, more importantly, is establishing a practice whereby men can
redeem their masculinity through speaking about the effeminizing power of
aesthetics. The spoken condemnation of courtly dress purportedly critiques
gender and class structures, but like the dress itself, this very speech is
what marks the speaker as belonging to the properly masculine elite.30Male
aesthetics and dress in the Courtier Book One: sprezzatura and gender
nonconformity In Book One, the primary speaker, Count Ludovico da Canossa, says
that the ideal courtier should have a manly yet graceful face. What is to be
avoided, he exclaims with disgust, are certain male grooming habits: [your
face] has something manly about it, and yet is full of grace. . . . I
would have our Courtier’s face be such, not so soft and feminine as many
attempt to have who not only curl their hair and pluck their eyebrows, but
preen themselves in all those ways that the most wanton and dissolute women in
the world adopt; and in walking, in posture, and in every act, appear so tender
and languid that their limbs seems to be on the verge of falling apart; and
utter their words so limply that it seems they are about to expire on the spot;
and the more they find themselves in the company of men of rank, the more they
make a show of such manners. These, since nature did not make them women as
they clearly wish to appear and be, should be treated not as good women, but as
public harlots, and driven not only from the courts of great lords but from the
society of all noble men. (1.19, p. 27) Certo quella grazia del volto, senza
mentire, dir si po esser in voi . . . tien del virile, e pur è
grazioso . . . . di tal sorte voglio io che sia lo aspetto del nostro
cortegiano, non così molle e femminile come si sforzano d’aver molti, che non
solamente si crepano i capegli e spelano le ciglia, ma si strisciano con tutti
que’ modi che si facciano le più lascive e disoneste femine del mondo; e pare
che nello andare, nello stare ed in ogni altro lor atto siano tanto teneri e
languidi, che le membra siano per staccarsi loro l’uno dall’altro; e
pronunziano quelle parole così aff litte, che in quel punto par che lo spirito
loro finisca; e quanto più si trovano con omini di grado, tanto più usano tai
termini. Questi, poiché la natura, come essi mostrano desiderare di parere ed
essere, non gli ha fatti femine, dovrebbono non come bone femine esser
estimati, ma, come publiche meretrici, non solamente delle corti de’ gran
signori, ma del consorzio degli omini nobili esser cacciati. (1.19, pp. 49–50)
For Ludovico, the so-called effeminate courtiers are not by nature “molle”
(soft) or “ femminile” (feminine), but they work very hard (si sforzano) to
make themselvesappear to be so. Moreover, he links aesthetics to acts of
despised behavior, particularly obsequious dependency. This condemned behavior
occurs when, as Ludovico explains, men affect their appearance and speech
around other men of rank. We can situate these despised men within the context
of Ludovico’s own theory of sprezzatura. Coining a new term, Ludovico describes
sprezzatura as the art of “ciò che si fa e dice venir fatto senza fatica e
quasi senza pensarvi” (1.26, p. 60) (making whatever is done or said appear to
be without effort and almost without any thought about it) (1.26, p. 32).31 In
the case of the men who plucked their eyebrows, curled their hair, and
augmented certain behaviors around men of rank, they have failed at this art.
Rather than concealing a performance, as sprezzatura demands, these men drew
attention to the act of ingratiating themselves to men of authority. Their
failed performance of sprezzatura thus resulted in the loss of reputation and
power, a point also made by Ludovico in his definition of the new term:
Accordingly, we may affirm that to be true art which does not appear to be art;
nor to anything must we give greater care than to conceal art, for if it is
discovered, it quite destroys our credit and brings us into small esteem.
(I.26, p. 32) Però si po dir quella esser vera arte che non pare esser arte; né
più in altro si ha da poner studio, che nel nasconderla: perché se è scoperta,
leva in tutto il credito e fa l’omo poco estimato. (1.26, p. 60) Successful
sprezzatura, on the other hand, offered the courtier an ability to perform a
“compelling” version of himself that masked a very different, perhaps less
putatively masculine identity.32 This “manly masquerade,” however, risked
pointing to both a fantastic masculine ideal as well as to the absence of that
ideal.33 Dress and aesthetics, or more precisely, the discussions of dress and
aesthetics in the Courtier, form a paradox in the logic of sprezzatura. When
the speakers complain of the “effeminate” dress or grooming habits of men, they
imply that some idealized masculine version of these men existed before the
offending grooming or dressing occurred.34 However, this anchoring of
essentialist manhood is dismissed in the Courtier. Instead, the speakers
reaffirm that since very few men are born with the qualities of the ideal courtier,
the ideal (read masculine) courtier manipulates his body, behaviors, and dress.
If the ideal courtier is therefore a man who must alter his person in order to
be masculine, then the ideal masculine pre-altered courtier—much like the
idealized Urbino court itself—is a pastoral fantasy.35 The men who alter their
hair and posture when among men of rank, in effect, draw attention to this
absence of essential masculinity in all but the rarest courtiers. These men
fail at a sprezzatura of masculinity not because they ornament themselves, but
because they have exposed the necessity of ornamenting themselves. It is so
great an infraction that Ludovico angrily condemns these men to be punished not
as women but as “public harlots.” Of course, the reference to prostitution is
significant for it foreshadows an episode (discussed below) in Book Four where
Ottaviano explains that all courtiers must use their bodies, speech, and
behavior to gain princely favors. The irony is that the principal difference
between the despicable groomed courtier with plucked eyebrows and the masculine
courtier with less apparently plucked eyebrows is solely aesthetic; both sell
themselves for favors. The offending behavior of the groomed courtier is
therefore that he has failed to conceal this economy.Book Two: foreign dress
and foreign occupation Given the gravity of the punishment that Ludovico doles
out to certain courtiers, it is apparent that a mistake in styling and grooming
could pose a serious threat to masculinity. Thus, choosing proper male dress
also caused anxiety for the upwardly mobile courtier. In Book Two, Giuliano de’
Medici expresses his personal difficulty regarding the variety of dress
available to men, and he asks for assistance “to know how to choose the best
out of this confusion” (2.26). Federico Fregoso responds to this question by
stating that men should dress according to the “custom of the majority.”
Fregoso then states that the majority of Italians wore the styles of various
foreign cultures and that these foreign fashions signaled which cultures would
dominate Italian men.36 But I do not know by what fate it happens that Italy
does not have, as she used to have, a manner of dress recognized to be Italian:
for, although the introduction of these new fashions makes the former ones seem
very crude, still the older ones were perhaps a sign of freedom, even as the
new ones have proved to be augury of servitude . . . Just so our
having changed our Italian dress for that of foreigners strikes me as meaning that
all those for whose dress we have exchanged our own are going to conquer us:
which has proved to be all too true, for by now there is no nation that has not
made us its prey. (2.26, pp. 88–89) Ma io non so per qual fato intervenga che
la Italia non abbia, come soleva avere, abito che sia conosciuto per italiano;
che, benché lo aver posto in usanza questi novi faccia parer quelli primi
goffissimi, pur quelli forse erano segno di libertà, come questi son stati
augurio di servitù . . . cosí l’aver noi mutato gli abiti italiani
nei stranieri parmi che significasse, tutti quelli, negli abiti de’ quali i
nostri erano trasformati, dever venire a subiugarci; il che è stato troppo più
che vero, ché ormai non resta nazione che di noi non abbia fatto preda. (2.26,
p. 158)Fregoso’s fashion advice poses a host of problems regarding identity and
autonomy. By suggesting that men “follow the majority,” he undermines agency,
sovereignty, and control, themes often repeated as central to masculinity by
fifteenth- and sixteenth-century authors. Manliness is the ability to look like
others, to disappear in the crowd; but it is also ironically defined as
following the crowd’s errors. For, as Fregoso states, the majority of Italians
have made a grave error and adopted foreign dress, which leads to invasion and
occupation.37 If fitting in is a masculine virtue, it could even mean
implicating oneself in Italy’s political and military losses. Fregoso’s concern
about foreign dress is a Classical trope that has considerable fortune in the
Renaissance, where French and later Imperial invasions were not infrequently
associated with foreign fashions. 38 The epistemological link of fashion and
invasion was so imbedded in the culture that even one hundred years after
Castiglione wrote his Courtier, the Spanish priest Basilio Ponce de Leon
suggested that God castigated Italy with invasion in 1494 precisely because
Italian men wore French fashions.39 Within the Courtier itself, foreign fashion
does not incur God’s wrath, but rather, it beckons other nations to “venire a
subiugarci” (come and subjugate us). Such a logic—where large scores of men
were responsible for invasion because of their fashion choice—stands in
contrast to Ludovico’s claim in Book One when he claimed that the collapse of
Italy was caused by a “few men.” Book Two thus broadens the guilty parties of
Italy’s subjugation from a “few men” to a “majority” of (upper class) men, who,
like Castiglione himself, were bedecked in the latest Spanish and French
trends.Books One and Two: fashion theory and agency The first two books are
differentiated also by the way they discuss men’s aesthetics. In Book One, for
example, there is no association between aesthetics and military loss. Ludovico
did not state that plucked eyebrows and curled hair brought about military
defeat. Rather, his complaint was limited to gender nonconformity. On the other
hand, Book Two draws a direct line between aesthetics (foreign dress) and
military failure. This shift from Book One to Book Two might be explained by
the general ideological difference that distinguishes the two books. Virginia
Cox has convincingly argued that Book One proclaims that a courtier’s virtue
ensures him success, while in the more cynical Book Two, success at court is
depicted as at the whim of the prince.40 In particular, military bravery is
praised only when it can be observed by others, particularly by the prince. To
risk one’s life when no one is watching would be a waste of one’s personal
resources. Virtue, therefore, is whatever the courtier makes seen in the eyes
of others. In the context of Book Two, where the courtiers participate in an
economy that trades in appearance of virtue rather than intrinsic virtue,
clothing takes a central role in masculine identity construction. It thus
follows that Fregoso attempts to draw a direct relationship between appearance
and essence. He statesthat one must be attentive to what type of man he wishes
to be taken for, and then act and dress accordingly, “aggiungendovi ancor che
debba fra se stesso deliberar ciò che vol parere e de quella sorte che desidera
esser estimato, della medesima vestirsi” (2.27, p. 160) (I would only add
further that he ought to consider what appearance he wishes to have and what
manner of man he wishes to be taken for, and dress accordingly) (2.27, p. 90).
Such action is necessitated by the belief that external appearance (including
mannerisms) communicates a person’s identity: “tutto questo di fuori dà notizia
spesso di quel dentro” (2.28, p. 161) (all these outward things often make manifest
what is within) (1.28, p. 90). The body makes legible the soul, and this
externalization of virtue and morality is problematized by the fact that the
courtier is taught to manipulate the body according to his fashion. One
speaker, Gasparo Pallavicino, pushes back on the theory that dress determines
personal character. He states that one should not “judge the character of men
by their dress rather than by their words or deeds” (2.28, p. 90). To Gasparo’s
comment, Fregoso responds that although deeds and words are more important than
dress, dress is “no small index” (non è piccolo argomento) (2.28) of the man.
Fregoso’s insistence that dress is ref lective of the essence of man is,
however, hard to reconcile with the fact that one’s projected image, as Fregoso
himself states, can be false: “avvenga che talor possa esser falso” (2.28)
(although it can sometimes be false) (2.28, p. 90 translation altered to ref
lect original). Despite Fregoso’s suggestions otherwise, behavior, dress, and
bodily adornment do not convey an unproblematic version of the self. In the
elegant fishbowl of the court, courtiers manipulate dress with the hopes that
others might be duped into believing that it represents an intrinsic identity.
Fregoso’s fashion theory, though not cohesive, does communicate to other men
that a fashion faux pas imperils the courtier’s masculinity in two ways: it
points to a perceived essential effeminacy, or it demonstrates an inability to
mask this effeminacy.Book Four: Ottaviano’s paradox The last mention of dress
in the Courtier is in Book Four, and it famously gives elegance of dress a
virtuous purpose. In Book Four, Federico Fregoso’s brother, Ottaviano, declares
that dress, manners, and pleasantries permit the courtier access to the prince
so that he can provide the ruler with wise counsel. According to Ottaviano, the
courtier must fashion himself with this mask of the “perfect courtier” so that
he can lead the prince away from the ills of vice through deception,
“ingannandolo con inganno salutifero” (beguiling him with salutary deception)
(4.10, p. 213). Ottaviano’s interjection has received much scholarly attention
in part because it exposes the fashioning of the perfect courtier as a
performance of deceit.41 Berger, in particular, has noted how this deceit can
have an effect on the integrity of the courtier: The byproduct of the
courtier’s performance is that the achievement of sprezzatura may require him
to deny or disparage his nature. In order tointernalize the model and enhance
himself by art, he may have to evacuate – repress or disown – whatever he finds
within himself that doesn’t fit the model. (20) If sprezzatura requires the
courtier to deny or disparage his own nature, then there is an implicit notion
that the courtier also risks destabilizing his identity, including his
masculine identity.42 This is no more apparent than when we consider how a
courtier’s agency is compromised by the act of sprezzatura, an act of
self-fashioning that is dependent on the will of others. Ottaviano addresses this
very process head on. He states that elegance of dress, along with singing,
dancing, and general enjoyment, change a man and make him effeminate. Relevant
here, this effeminacy has consequences not only on a courtier’s identity but
also on state security: I should say that many of those accomplishments that
have been attributed to our Courtier (such as dancing, merrymaking, singing,
and playing) were frivolities and vanities and, in a man of any rank, deserving
of blame rather than of praise; these elegances of dress, devices, mottoes, and
other such things as pertain to women and love (although many will think the
contrary), often serve to merely make spirits effeminate, to corrupt youth, and
to lead to a dissolute life; whence it comes about that the Italian name is
reduced to opprobrium, and there are but few who dare, I will not say to die,
but even to risk any danger. (4.4, p. 210) anzi direi che molte di quelle
condicioni che se gli sono attribuite, come il danzar, festeggiar, cantar e
giocare, fossero leggerezze e vanità, ed in un omo di grado più tosto degne di
biasimo che di laude; perché queste attillature, imprese, motti ed altre tai
cose che appartengono ad intertenimenti di donne e d’amori, ancora che forse a
molti altri paia il contrario, spesso non fanno altro che effeminar gli animi,
corrumper la gioventù e ridurla a vita lascivissima; onde nascono poi questi
effetti che ’l nome italiano è ridutto in obbrobrio, né si ritrovano se non
pochi che osino non dirò morire, ma pur entrare in uno pericolo. (4.4, pp.
367–68) Ottaviano’s claim marks a critical shift from the other cited passages.
It is the only time in the Courtier where clothing (along with other courtly
behaviors) is described as rendering men effeminate. In Book One, distasteful grooming
habits are practiced by those men who “wish” that they were women, and in Book
Two, foreign dress beckons military defeat. In Book Four, clothing causes
effeminacy, and the effeminized man loses wars. The passage is not only a
significant moment in the Courtier, it is an important moment in the history
ofeffeminacy. To my knowledge, it is one of the earliest Renaissance texts that
figures clothing and other behaviors as the agents that cause effeminacy
leading eventually to military defeat.43 Ottaviano’s brief interjection on
clothing would have provided the attentive listener with (again) some troubling
fashion advice. The passage forms what I call Ottaviano’s paradox: on the one
hand, Ottaviano affirms that elegant dress may be necessary to ingratiate the
prince and engender virtue, while on the other, he warns that dress has
deleterious effects, effeminizing the courtier’s soul and bringing shame to him
and Italy. If the courtier performs his requisite duties (which include
ingratiating the prince with dress, dancing, music, etc.), he cannot escape
losing his own masculinity. It is unclear how the reader is to navigate this
paradox. Castiglione may have been genuinely concerned with the possible
effeminizing effects of dress, or there may have been some irony in placing
these words in the mouth of Ottaviano.44 Ottaviano had, in fact, been derided
for his unusual dress in the earlier version of the book known as the seconda
redazione (written 1520–21).45 Moreover, Castiglione was himself quite the fashionista.
His letters tell us that he was deeply concerned with his own dress, both at
court and during military operations. Many of his letters to his mother refer
to his need for appropriate clothing, and on some occasions, he refers to this
clothing as necessary for exercises carried out in a context of war.46 The fact
that Castiglione has left us extensive writing on dress from the period raises
hermeneutical questions about Ottaviano’s statement that courtly dress and
activities “make spirits effeminate and corrupt youth” and eventually lead to
the shame of Italy. Surely the author was not suggesting that winning wars
merely a matter of changing clothing. I propose that Castiglione was less
interested in changing the garments and grooming habits of Italians than he was
in investigating how the rhetoric about aesthetics functioned in defining
identity and motivating social groups. His book explores how courtly practices,
including dress, determined the boundaries of an elite ruling class, but so too
does it explain how the language used to discuss these practices could shift
the values added to such practices. Thus, Ottaviano’s paradox—where the
courtier is virtuous if he ingratiates the prince but loses his virtue of
masculinity by doing so—is in effect a masterful demonstration of sprezzatura.
When Ottaviano utters his words, he not only explains how courtliness
denigrates a man for a virtuous cause, he also reveals how a courtier can
assume an intentional and masculine participation in this virtuous cause. He
derides the very courtly practices that he himself performs and then engenders
them with virtue.47 By showing that a courtier sacrifices his masculinity on
the altar of state security, Ottaviano offers a reclamation of masculinity for
any courtier. The trick is, however, that the courtier must be willing to decry
the very practices that make him a courtier in order to claim this masculinity.
Ottaviano states, in effect, “I criticize the grooming of men as effeminizing,
but I will also perform these acts for the larger good of pleasing the
prince.”By way of a conclusion, we will turn to this same moment in the second
manuscript edition, or seconda redazione.48 Here Ottaviano’s passage appears in
Book Three (the final book of the manuscript). It is spoken by Gasparo and,
most importantly, the condemned effeminate activities are not routine courtly
behavior, but belong to young courtiers in love: Do you not believe that the
young would be doing a much more praiseworthy thing if they were to concentrate
on arms to defend the patria, their own honor, and the dignity of Italy, rather
than to go around with their hair all coiffed, perfumed, and strolling through
the neighborhoods with their eyes glued to the windows above without
considering anything in the world except their own priorities? And what purpose
do these devices and mottoes and elegances of dress serve other than vanity and
frivolity? And what is the point of dancing at balls and masquerades as well as
games and music (and other such things that you praise so much)? What do these
things offer other than to give birth to the effeminizing of men’s spirits as
well as corrupting and reducing youth to a delicious and lascivious life?
Whence, as Signor Ottaviano so well says, it comes about that the effect of all
this is that the Italian name is reduced to opprobrium, and one cannot find a
man who dares, I will not say die, but even to risk any danger. And all of this
is the cause of women. (Translation mine) Non credete voi che li giovani
facessero opera più laudevole, se attendessero all’arme per difender le patrie
e l’onor loro e la dignità de Italia, che andar con le zazare ben pettinate,
profumati, passeggiando tutto dì per le contrade, con gli occhi alle finestre
senza pensare cosa alcuna di quelle che più gl’importano? e queste imprese e
motti et attillature insomma a che servano altro che a vanità e leggiereze? e
danzare e ballare e mascare e giuochi e musiche e tai cose, fatte con tanta
diligenzia e che voi tanto laudate, infine che partoriscono altro che
effeminare gli animi, corrompere la gioventù e ridurla a vita deliziosa e
lascivissma? Onde, come ben talor dice el signor Ottaviano, ne nascono poi
questi effetti che il nome italiano è ridutto in obrobrio, né si truova uomo
che osi non dirò morire, ma purentrare in un pericolo. E di tutto questo sono
causa le donne. The manuscript passage, like that of the final 1528 version of
the Courtier quoted earlier, tells us that men’s dancing, games, music, and
elegance of dress are dangerous to Italian sovereignty. However, there are
important differences between these two textual examples. In the seconda
redazione, dressing and music, etc. are presented as the vices specific to
young lovers. This characterization of lovers fits clearly within Gasparo’s
stated distaste for any action that involves the courtship of women.
Additionally, Gasparo explains the relationship between warfare andeffeminate
behaviors in simple terms of time allocation; men should choose to spend time
fighting to “defend their homelands,” but instead they focus on love. Thus,
when he states that dancing, masquerades, and games effeminize men’s spirits,
it follows that this causal effect is at least in part due to the fact that men
are busied with these activities and not fighting. When the author adapted the
passage for the final version, he changed not the effeminizing practices but
the cast of the shameful men, and he removed the phrase that explains that
these practices simply took up too much of the courtiers’ time. In Courtier
Book Four, the list of mottoes, devices, dancing, and dress are not described
as what courtiers do to woo women, but rather, they are general courtly
practices. Indeed, Ottaviano mentions the previous evenings’ discussions and
takes aims at these activities and practices that are described by Ludovico and
Fregoso in Books One and Two.49 These courtly practices were not performed to
attract only the attention of women, but also (and primarily) of men; in
particular, these practices attracted the attention of other courtiers and,
most importantly, the prince. What Ottaviano offers his peers is the chance to
reclaim a masculinity of purpose, even while operating in a gender paradox
where dress and acts necessarily effeminized the men who pursued this purpose.
Ottaviano reclaimed courtly masculinity by denigrating the necessary courtly
practices and dress that enabled the courtier to pursue virtue. His accusatory
rhetoric allows the disempowered male to assert masculinity even in the
performance of dependency. Castiglione’s book enacted the same performance as
Ottaviano’s utterance; the book as a whole takes aim at dress as effeminizing
while explaining that such dress typified the ideal, masculine, and virtuous
courtier. These accusations of the practices of men also served the larger
function of the Courtier’s normativizing project, where the “few men” who were
responsible for the shame of Italy might be refashioned into warrior heroes.
The nagging question is just how aesthetics figured into this degradation of
Italy. It is doubtful that Castiglione (or any other Renaissance writer) would
suggest that changing one’s ruff les and sleeves would be the key to defeating
the French or the Habsburg empire, but why, then, we should ask, did writers
frame military defeat in terms of silks and ruff les? It would seem that we
still have much to learn about how aesthetics and militarism functioned in the
Renaissance projects of social control.Notes 1 Corio, Storia di Milano, 2:
1398–99: “il duca se misse una corazina, quale cavò dicendo parebbe troppo
grosso, puoi se vestì una veste di raso cremesino fodrata di sibelline e cinto
con uno cordono di seta morella la biretta.” 2 McCall, “Brilliant Bodies,” 472.
3 Varchi, Storia Fiorentina, Vol. 3, Book 15, 186. 4 Currie, Fashion, Introduction.
5 See, for example, Simons, “Homosociality and Erotics,” Currie, Fashion, Biow,
On the Importance, and Eisenbichler, “Bronzino’s Portrait.” 6 Paulicelli,
Writing Fashion, 3. On masculinity and dress in the Courtier see Quondam, Tutti
i colori and Currie, Fashion.7 All Italian quotes of the Cortegiano are from
the Garzanti edition. All English quotes are from the Javitch edition (2002) of
the Singleton translation. 8 Najemy, “Arms and Letters.” The hierarchy of arms
is challenged by Ludovico himself, who states that letters are the “true and
principal” adornment of the courtier. Moreover, Bembo argues that arms are
actually the adornment of letters; see ibid., 211. 9 Castiglione’s references
to France change from manuscript to print edition. In one of the earliest
manuscript editions of the book, he calls those who do not appreciate letters,
barbari. Pugliese, “The French Factor.” 10 For a discussion of Machiavelli’s
position on arms and letters see Najemy, “Arms and Letters,” 207–08. For a
later discussion on the danger of letters to arms see Stefano Guazzo’s “Del
paragone dell’arme et delle lettere” in which an interlocutor suggests that
some people fear that letters “si snervassero gli huomini Martiali,” Stefano
Guazzo, Dialoghi piacevoli (Piacenza: Pietro Tini, 1587), 167. 11 See Albury,
Castiglione’s Allegory, 65. 12 Ludovico is here discussing the influence of
literature on war rather than the study of combat manuals. On Urbino’s master
at arms, Piero Monte, who published the “first significant combat manual ever
to be printed,” see Anglo, The Martial Arts, 133. 13 My reading on this passage
differs from Najemy’s, which argues that Ottaviano, in Book Four, implicates
the courtiers as the few bad men, responsible for Italy’s decline. 14 In Book
One, Gasparo states that music and other “vanities” “effeminar gli animi” of
men. Quondam’s published edition of Manuscript (L) Biblioteca Medicea
Laurenziana, Ashburnhamiano 409 shows that Castiglione originally phrased his
concerns differently, without using the word “effeminize”: “e cosi fatte
illecebre enervare gli animi.” Quondam, Il libro del Cortegiano. 15 On
hegemonic masculinity, see Connell, Masculinities, 77. 16 Although warfare is
typically shown to be endangered by courtly behaviors, there are some moments
in which the court is shown to be negatively affected by the presence of
warriors; see Book I.17. 17 Newton, Fashion, 1–5; Blanc, “From Battlefield to
Court.” 18 On effeminacy in the Courtier see Milligan, “The Politics of
Effeminacy.” On effeminacy in the study of pre-modern texts, see Halperin, “How
to Do.” 19 Williams, Roman Homosexuality, 125–58. 20 Olson, Masculinity and
Dress; see chapter four in particular. 21 See Blanc, “From Battlefield to
Court” for a discussion about several fourteenth-century chronicles that blame
a sudden change in dress for battles and plague. See also Muzzarelli, Breve
storia; Mosher Stuard, Gilding the Market; Sebregondi, “Clothes and Teenagers”;
Muzzarelli, Guardaroba Medievale. 22 Francesco Pontano, along with his brother
Ludovico Pontano, was a professor at the university of Siena. On Francesco
Pontano see Marletta, “L’umanista Francesco Pontano.” 23 “Il quale tanto più è
vituperoso in loro in quanto debbono in tutto essere rimoti da ogni vano e
superfluo ornamento, s’eglino debbono e vogliono esser detti veri maschi.”
Pontano, “Dello integro e perfetto stato,” 22. All translations are mine unless
otherwise noted. 24 “Li quali non minor tempo e industria mettono raschiamenti
di coteche e scialbamenti di gote e di collo e de’ vari pelatogi e
scorticatogi, e di bionde e d’acque sublimate e stillate, che si facciano le
femine.” Ibid. 25 “Talché oggidì l’uomo che fu fatto presso che pari agli
angeli ’e di sotto a’ porci e a qualunque altro sporco e vile animale.” Ibid. On
dress and gender confusion in early modern England see the essays by Epstein
and Straub, Body Guards. 26 See Sebregondi, “Clothes and Teenagers,” which
shows how preachers such as San Bernardino da Siena complained about the erotic
elements of tight hose and short doublets. Ibid., 31 cites Sermon 37 of
Prediche di San Bernardino vol. 3. 27 Sebregondi, “Clothes and Teenagers,” 36.
28 Not all writers condemned male dress. Leonardo Fiorivanti states that the
only way to make this “miserable world” better is to dress well and eat well,
and that young men dress extravagantly and then change their dress when they
reach the age to marry and29 30 31 32 33 34 35 36 37 383940 41 42 434445have
children. Fiorivanti, Dello specchio, Book I, chapter 9, 27. On the other hand,
Anton Francesco Doni (1513–74) and Scipione Ammirato (1531–1601) both criticize
military failings while discussing men’s dress and aesthetics. In language that
is contrary to modern notions of military discipline, writers such as Pio De
Rossi (1581–1667) suggested that the most courageous warriors were slovenly,
dirty, and untidy. De Rossi, Convito morale, 42. On Rossi see Biondi, “Il
Convito.” This mechanism functions similarly to the “hypocritical rhetoric of
self-censorship” identified by Carla Freccero in that an utterance pretends to
do one thing while performing a different function. Freccero, “Politics and
Aesthetics,” 271. On scholarly interpretations of sprezzatura see Javitch;
Rebhorn, Courtly Performances; and Berger Jr., The Absence of Grace. On the
“more compelling figure” see Rebhorn, Courtly Performances, 38; on the virility
of sprezzatura see Berger, Absence of Grace, 11. I borrow the term “manly
masquerade” from Finucci, The Manly Masquerade. How Renaissance writers
characterized the pre-dressed (naked) man as masculine or effeminate is
discussed by Paulicelli, Writing Fashion, ch. 3. According to Berger,
Castiglione casts an idyllic, unreal version of Urbino. Berger describes how
Castiglione discloses to the reader his process of casting Urbino as unreal in
a “metapastoral” gesture Berger, Absence of Grace, 119–78. On this passage see
Quondam, Questo povero cortegiano and Milligan, “The Politics of Effeminacy.”
See Currie, Fashion; Paulicelli, Writing Fashion. On Classical examples see
Williams, Roman Homosexuality. Castiglione himself cites an ancient anecdote of
Darius III, King of Persia (336–330 b.c.), told by Q. Curtius Rufus,
Historiorum Alexandri Magni III, 6. For Renaissance examples see Lando, Brieve
essortatione, which states that the Syrians have dominated the Italians through
their perfumes, and Lampugagni claims that Italians follow French fashions like
monkeys, Della carrozza da nolo. Lampugnani also complains of women who seek to
“dis-Italianize” themselves by adopting foreign fashions. De Leon, Discorsi
novi, published in Spanish in 1605. “E, quando in Italia cominciarono a
vestirsi all’usanza di Francia, molti ciò mirando con prudenza temerono, che i
Francesi havessero a mal trattargli; e non s’ingannò l’anima loro, come fra
pochi giorni mostrò il successo. Di modo che la natione, che lascia la sua
foggia di vestito antica, e naturale per imitare quella de’ Regni stranieri,
ben può temere, che Dio non la castighi con guerre, persecutione, rubamenti, e
mali trattamenti che le faranno fatti da coloro, i cui habiti ella va
imitando,” 628. Cox, The Renaissance Dialogue, 54. On Ottaviano’s interjection
see Rebhorn, Courtly Performances, Albury, Castiglione’s Allegory, and Quondam,
Questo povero cortegiano. Berger does not characterize courtliness as weak or
effeminizing; he instead states that the successful performance of sprezzatura
demonstrates a certain virile mastery. Berger, Absence of Grace, 1–12. In his
“Education of Boys” Aeneas Silvio Piccolomini suggests that clothing can make
boys soft and effeminate. He particularly warns against feathers and silk.
Piccolomini, “The Education of Boys,” 71. Basilio Ponce de Leon, Discorsi
(Italian Translation 1614) suggests that clothing makes spirits effeminate and
soft “Legislatori antichi giudicarono così (e la isperienza lo insegna) che non
tanta delicatezza di vestiti si assottigliano gli animi, e di virile, e forti
divengono bassi effeminate e molli,” 626. Some assert that Ottaviano’s response
might be due to his “republican” leanings. This seems to be overstated given
that Ottaviano was the nephew of Guidobaldo de Montefeltro, spent much of his
childhood at the Urbino court, and was himself a prince of Sant’Agata Feltria.
In response to how a courtier should dress, Federico responds “Voi lasciate una
sorte de abiti che se usa, e pur non si contengano tra alcuni di questi che voi
avete ricordati, e sono quegli del signor Ottaviano.” Castiglione, Seconda
redazione, II.26, 110.46 See, for example, letters 29 and 30. Castiglione, Le lettere,
vol. I, 1497–1521. 47 Ottaviano’s censoring of courtly dress follows Carla
Freccero’s analysis of “’hypocritical’ rhetoric of self-censorship,” in that it
is as much about establishing identity groups as it is about a sincere rebuke
of argument. Freccero, “Politics and Aesthetics,” 271. 48 For a useful review
of the manuscript revisions to the text, see Pugliese, Castiglione’s “The Book
of the Courtier”, 15–24. 49 “Estimo io adunque che ’l cortegiano perfetto di
quel modo che descritto l’hanno il conte Ludovico e messer Federico, possa
esser veramente bona cosa e degna di laude; non però simplicemente né per sé,
ma per rispetto del fine al quale po essere indirizzato” (4.4) Castiglione, Il
libro del Cortegiano, ed. Nicola Longo, 367.Bibliography Albury, W.R.
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THE SAUSAGE WARS Or how the sausage and carne battled for gastronomic and
social prestige in Renaissance literature and culture Laura GiannettiIn
Girolamo Parabosco’s comedy La fantesca (published in 1556) the sexual
activities of a maid, the young cross-dressed Pandolfo who impregnated his
young lover Giacinta, were humorously referred to with a culinary metaphor,
that of inserting meat in the oven: People, the female servant has become a
male in two houses at once as you have seen. And she has shown that she is a
better cook than a housekeeper, because she knew better how to put the meat
(carne) in the oven than make beds or sweep the house. (V, c. 94)1 The Italian
word carne with its multiple meanings of meat, f lesh, and the masculine sexual
organ commonly served as a tool for clever word play in Italian literature from
the Decameron to the Canti carnascialeschi and enjoyed a renaissance of its own
in sixteenth-century comic prose, poetry, letters, and everyday language.2 The
early modern dietary corpus reinforced the religious association between eating
meat, gluttony, and lust. All nutritious food, in particular meat, created more
blood than needed by the body; therefore the surplus translated into an extra
production of sperm, which in turn fueled the sex drive.3 A traditional view of
the link between gluttony and lust holds that biblical accounts of the Fall
considered gluttony the opening door to lust, although the Garden of Eden’s
transgression consisted in eating the forbidden fruit, a fig or an apple
according to different versions, and not eating immoderately. Many medieval
theologians and then Pope Gregory the Great, a medieval doctor of the Church,
defined gluttony mainly as a desire to stimulate the palate with delicacies,
while also exceeding what was considered necessary for basic nourishment and
health.4 But then he drew a more precise connection between the two sins and
differentorgans of the body: “when the first (stomach) fills up excessively,
inevitably, the other are also excited to sin.”5 Gluttony excites the senses
and therefore can carry the sinner to sins of the f lesh. In Dante’s Inferno,
and following Aristotle’s Nicomachean Ethics, incontinence (of desire) was the
link between gluttony and lust. Paolo and Francesca in Canto V are among the
“peccator carnali, / che la ragion sommettono al talento” [Inf. 5.38–39]).
Although for Dante gluttony was a sin worse than lust, the common vision at his
time was that eating immoderately and lusting were both sins of carne, the f
lesh.6 If early theologians’ readings discussed gluttony without referring to a
particular food, it was meat that later became the preferred target of
moralists and came to be associated with ideas of lasciviousness and lust.
Traditionally, animals such as the boar, pig, wolf, and/or ape in late medieval
and early Renaissance visual and prescriptive sources represented luxuria7 and
gluttony, as inextricably and negatively bonded together.8 Sixteenth-century
prints, paintings, broadsheets, and emblem books kept those associations alive
in society and culture even as the associations between those animals and
gluttony or voracity often surpassed their association with luxuria.9 Sins of the
f lesh were often symbolized as sins of carne in the sense of meat.10 But
before delving into the imaginative perceptions and symbolism attributed to
meat-eating it is advisable to recall brief ly what the lived practice and
experience of consuming meat in medieval and Renaissance Italy involved. Symbol
of power and violence, masculinity and aggressive sexuality, luxury and
abundance, meat was often associated with the aristocracy and its lifestyle.11
As Massimo Montanari and Alberto Capatti have shown, in the Middle Ages the
noble table first saw a triumph of big game gained through hunting but later
the preference was directed more toward smaller game such as pheasants, quails,
and/or farmed animals, like geese and capons. The new court nobility of the twelfth
century no longer identified with the warriors’ taste for big, bloody game.12
Gross and nutritious meat was now left to peasants, usually in the form of
pork. City dwellers also enjoyed the meat of the pig in the form of sausages
but strove to differentiate themselves from the rural inhabitants by buying and
eating veal, beef, and small birds. Although Fernand Braudel famously called
“carnivore” the period in Europe between 1350 and 1550,13 Italians of the
period had other food resources and could not, and often did not care to eat
meat every day. Nonetheless, eating meat, and especially good meat, remained an
indicator of social elevation and offered the promise of good health. The
preference of the new court nobility for small birds and farmed animals
received the approval of contemporary doctors, who exalted birds as a source of
exceptional nutritional value, with the caveat that it was best suited to an
aristocratic diet.14 It was not just the symbolic and nutritional value that
was considered important; in dietetic tracts partridges and quails excelled
also for their delicate taste and their lightness. But not all agreed. Vatican
librarian and gastronome Platina (1421–81) was more open to the pleasures of
eating a much wider range of meats, demonstrating more catholic tastes. His De
Honesta Voluptate et Valetudine(first Italian edition 1487) is full of numerous
recipes that included poultry, organ meats, fowl, pork, and sausages. Still
much like many doctors, cooks, and courts stewards, he agreed that meat in
general was a food healthier than others and had an elevated nutritional
value.15 The reputation of meat as a primary source of nourishment and good
health continued in the sixteenth century, and was particularly strong among
surgeons, medical practitioners, and professors of “secrets.” A Spanish
“surgeon and empirical doctor”16 who lived in Rome, Giovan Battista Zapata (ca.
1520–86), claimed that all meat products sustained good health, as long as they
were roasted with a rosemary oil and a mixture of other herbs and spices, and
were accompanied by good wine.17 Zefiriele Tommaso Bovio (1521–1609)—a Veronese
nobleman and lawyer who later became a medical practitioner—wrote a treatise at
the end of the sixteenth century against the “medici rationali ” who wanted to
impose a strict meatless diet on sick people. He claimed that doctors knew that
eating good meat and drinking wine had the power to restore health but kept the
secret to themselves for fear of losing fees from patients who recovered from illness
and stayed healthy eating meat.18 The nutritional value of meat was thought to
rest on the idea that meat could transform into the substance, the very carne,
of the human body. The steward Domenico Romoli affirmed in his cooking manual
that those who invented the eating of meat did it both for taste but especially
for health reasons: they knew that “more than any other food, it is meat
(carne) that makes f lesh (carne).”19 In his view eating meat meant literally
giving nutriment to human f lesh.20 Renouncing meat, however, was a crucial
requirement for early Christian hermits and monks. It represented unequivocally
the mortification of the f lesh and contempt for the body, although numerous
sources show that meat-eating in many monasteries was fairly normal. In
general, the suspicion of meat running through Christian texts in the period
appeared to be based on an association of the eating of meat with fears of the
f lesh and sexual incontinence. San Bernardino’s preaching in the fifteenth
century aggressively linked meat consumption with unruly sexuality and was
particularly severe on policing widows and youths’ eating practices. He
represented the extreme side of a widespread religious censure of culinary
pleasures and the sense of taste, emphasizing the presumed dangers of uniting
desire for meat and unruly sexuality.21 Outside of the monastic world,
religious proscriptions on food dictated that for periods of fasting, such as
Lent, abstinence from animal f lesh, meat, poultry, and eggs, was mandatory to
mortify the body and its appetites. And Lent was not just the forty days that
followed Carnival; every Friday and many vigils during the year were Lenten
days when meat was proscribed as well.22 How much weight did this religious
censure or the ideology of the ascetic abstention from eating meat actually
have? Apparently not much in everyday life or culture. The desire for meat,
originally condemned as gluttony and a carnal practice that took one away from
the life of the spirit, was often identified in theliterary imagination with
positive expressions of sexual desire. The longstanding Christian prohibition
against eating meat associated gluttony and illicit sexuality, and the Galenic
dietary theory reinforced this, claiming that the body of the meat eater would
have a surplus of blood and thus an increased sex drive. Literary sources
valorized the gastronomic desirability and sexual powers promised by eating
meat. Slowly but surely the sexual/alimentary play on carne as food and f lesh,
positively portrayed in imaginative literature and culture of the sixteenth
century, battled successfully against earlier moralistic discourses insisting
on restraint of the body and its instincts.23 The emerging cultural war of the
period opposed a disciplining view of the body and posited the increasing
importance of pleasure and taste in both life and literature, with the
enjoyment of meat, carne and f lesh, at their very center.Appetite for meat in
literature Returning to the courtly taste for birds in the Renaissance, the
link between eating birds and the lustful consequences that followed was
visible in literary texts, fresco cycles, and dietary discourses, albeit with
different meanings. While Dantesque Inferno punishment scenes in late medieval
Italian dietary treatises and church fresco cycles dwelt on the negative
consequences of eating birds or eating too much meat, literary texts presented
a competing discourse. Giovanni Boccaccio’s Decameron, novelle collections such
as those by Niccolò Sacchetti (ca. 1332–1400), Giovanni Sercambi (1348–1424),
Anton Francesco Grazzini (1503– 84), and Niccolò Bandello (1485–1561), and many
satirical and licentious poems, all exploited the phallic meat metaphor to
elicit laughter as well as sexually allusive word-play.24 Boccaccio made clear
in his Conclusione to the Decameron that the obscene language he had used came
from everyday usage and included words from the culinary world: It is not more
shameful that I have written words that men and women spell out continuously
such as hole, peg, mortar, pestle, sausage, and mortadello. Dico che più non si
dee a me esser disdetto d’averle scritte che generalmente si disdica agli
uomini e alle donne di dir tutto dì foro e caviglia e mortaio e pestello e
salsiccia e mortadello. Many contemporary tales depict adulterous lovers or
lovers-to-be enjoying meals with game, fowl, and poultry in preparation for the
carnal pleasures to come. The “carne” metaphor to designate the male member had
a notable literary tradition. Giovanni Sercambi’s Novelliere (written ca.
1390–1402) presents many instances of the metaphorical/sexual use of the word
carne, in some cases distinguishing between “raw” and “cooked” meat to indicate
the male sexual organ and actual meat.25 In the novella “Frate Puccio e Madonna
Alisandra,” Pseudo-Sermini26 plays on the double meanings of food and sex and
the pleasureof tasting the meat and its f lavor.27 The metaphor of “fresh meat”
to indicate the male sexual organ continued unabated in the sixteenth century
as seen in a laughing novella by the Sienese Pietro Fortini (ca. 1500–ca. 1562)
where a lusty friar offers a pound of “carne fresca” for free to a young woman
with the excuse that religion does not let him enjoy meat that day. The novella
naturally ends with the friar being beaten by the woman’s husband and with the
laughter of the brigata listening to the story.28 The offer of an attractive
bird for a meal often opened the way to a carnal relationship. In one
sixteenth-century novella by Grazzini, the priest Agostino, enamored of his
parishioner Bartolomea, decided to entice her with the offer of a large and
plump duck. Bartolomea, who was a woman of “easy taste” (buona cucina), let him
inside her house and made love to him with the hope of gaining the duck. But
the early return of her husband allowed the priest to escape with his duck,
leaving her literally empty handed. Agostino bragged cleverly that she would
never find another duck, or another member, so large and plump. But, as often
happens in Italian novelle, women were cleverer than their lovers. Bartolomea
was no exception; when Agostino came back with a duck and two capons to make
peace and love again, she got her revenge. With the help of her husband she
beat him and sent him away barely able to walk, keeping the birds to enjoy with
her husband.29 In this novella, birds carried out their multiple roles: they
were an enticing and valued meat, able to stimulate the senses at many levels
but also able to transform gluttony and lust into laughter and pleasure. In
sixteenth-century comedies, birds such as partridges and pheasants could serve
as domestic aphrodisiacs, for both old men and young. In Donato Giannotti’s
comedy Il vecchio amoroso (written ca. 1533–36), old Teodoro, in love with the
young female slave his son has brought home from Sicily, organizes a banquet
where the food includes delicacies like fat capons, birds (starne), and
pigeons, served with wine and sweets, in order to prepare him for the rigors of
lovemaking.30 The meat of birds was believed to arouse lust because it was seen
as hot and moist; for this reason Messer Nicomaco, in the comedy Clizia, plans
to eat a half bloody pigeon before his night of love with the young Clizia.
Perhaps because of this popular belief, or perhaps because it was the most prized
and elegant type of meat, Pietro Aretino, in one of his letters from Venice in
1547, invites the painter Titian to a dinner at his house with a famous
courtesan, Angela Zaffetta, promising that the main dish to be served would be
roasted pheasants.31 Adulterous lovers with their lascivious dinners were the
protagonists of a great number of plays and novella. Some specific language
used in sixteenthcentury poetry, dialogues, and comedies also suggested that
the desire for meat was closely connected to the practice of sodomy.32 A type
of meat that was used euphemistically to signify sodomy, either with men or
women, was the young male goat or “capretto.” Pietro Aretino in his
Ragionamento (1534) used the masculine gender and the diminutive form of
“capretto” to indicate the act of sodomy with a nun, in obvious contrast with
the word “capra,” the adult goat used to refer to vaginal sex. In describing a
moment at an orgy in a convent, Aretino exploited the culinary metaphor of meat
to its fullest: Tired, at the first morsel of the goat he asked for the young
goat . . . I tell [you] that as soon as he got it, he stuck inside
the meat knife and madly enjoyed seeing it in and out . . . stucco al
primo boccone della capra, dimandò il capretto [. . .] dico che
ottenuto il capretto, e fittoci dentro il coltello proprio da cotal carne,
godea come un pazzo del vederlo entrare e uscire. (Emphasis mine) 33 Matteo
Bandello similarly narrates a tale about Niccolò Porcellio, humanist, poet, and
historian at the court of Francesco Sforza in Milan, and well known for his
notorious passion for young boys. Bandello expresses Porcellio’s desire with
the culinary euphemism: he loved “la carne del capretto molto più che altro
cibo” (he always preferred the meat of the young male goat much more than any
other food). In his final confession, he justified his vice as the most natural
thing in the world because it corresponded to his natural taste, and it was a
“buon boccone”: Oh, oh, Reverend Father, you did not know how to interrogate me.
Playing with young boys is for me more natural than eating or drinking to a man
. . . go away as you do not know what a good morsel is
. . . oh, oh padre reverend, voi non mi sapeste interrogare. Il
trastullarmi con i fanciulli a me è più naturale che non è il mangiar a il ber
a l’uomo . . . andate andate che voi non sapete che cosa sia un buon
boccone.34 Porcellio insisted that his sexual behavior—the preference for young
male goat meat—was as natural as it was natural to eat and drink for humans.
His narrator Bandello explained first that Porcellio was forced to marry by the
Duke in order to soften the opinion people had of him as someone who always
preferred “the meat of young goat.”35 The food metaphor, so widely employed in
the novella, was indeed perfect to address his sexual desire as a manifestation
of taste, which can vary according to different people. Contemporary literature
of the Land of Cockaigne included fantastic maps of Cuccagna [Cockaigne in
Italy] where meat, in all of its incarnations, for rich and for poor, was
center stage, while the theatrical Battaglia fra Quaresima e Carnevale
regularly ended with the victory of Carnival and meat eating.36 The carne of
the lascivious goat and luxurious hot birds were generally enjoyed by the rich.
Yet it was the meat of the more humble pig, in the form of sausages that became
dominant in sixteenth-century literature as a food easily conducive to sexual
play, gastronomical delights, and a festive world.The triumph of the sausage
The Allegory of Autumn by Niccolò Frangipane, a follower of Titian, is a
remarkable painting displaying a lascivious satyr who sticks one finger into a
split melon and with his other hand grabs a sausage on top of a table full of
other autumn produce. In the cultural imaginary and in the common understanding
of the period, that sausage in hand proclaimed with a perverse smile that it
was known as a type of meat that promised and was well suited for indulgence,
alimentary and sexual.37 The metaphorical use of the term “salsiccia” was not
new. Many tales in Sercambi’s Novelliere, fifteenth-century carnival songs, and
humorous and popular print allegories of Carnival used the same metaphor
associating the consumption of meat/sausages with the pleasures of the senses,
especially sexual pleasures. In one novella by Sercambi, a libidinous widow
living with her brother, who had not arranged for her to marry again, realizes
that there is a similarity between the sausages her brother brought home and
the instrument with which her dead husband had made her happy. She decides to
satisfy “the need she had of a man” using those sausages as an instrument of
pleasure and consumes them little by little until discovered by her brother. 38
A popular sixteenth-century print studied by Sara Matthews-Grieco shows an old
lower-class woman selling a sausage during Carnival, just before the time of
Lent, when both meat and sexual intercourse will have to be forgotten. While
Sercambi’s humorous novella does not attack the widow, who is described as
young and naturally deprived of sexual pleasure, the prints and grotesque
portraits studied by Matthews-Grieco, more often cruelly satirize old
lower-class women desirous of sausages. 39 Pork occupied a particular cultural
space in the realm of meat of the time. Far from high-class birds, or
middle-class poultry and veal, the pork sausage was the food of the poor, the
peasant, or at best, the uneducated.40 Sausages, particularly pork sausages,
were a food appealing to taste but otherwise problematic as gross, humid, full
of fat, and unsuited to a delicate stomach—or so claimed several early modern
doctors and apothecaries. Humoral physiology dictated that the f lesh of a hot
and humid animal would be beneficial only to a person with a cold temperament
who needed to adjust his/her complexion: people with predominantly moist/hot
humors should therefore avoid pork.41 Practice was, however, more complex. Some
doctors associated with the Galenic revival of the fifteenth and sixteenth
centuries promoted the meat of pig as nutritious and easy to digest, although
more suited to physical workers. In fact, for all the undesirable
characteristics noted, the idea that pork was nourishing and healthful enjoyed
wide circulation in dietaries and medical treatises. From there, it was added
as a significant qualifier to the traditionally unfavorable descriptions of
pigs, and ultimately found its way into comic and burlesque literature, where
it merged with the well-established carnivalesque passion for fat meat and
gastronomical excess. The Galenic revival maintained descriptionsof pork as
gross and humid, but gave more positive press by affirming that it was a
nutritious meat. Indeed, despite these warring visions, the sausage and pork
continued to win their battles in both literature and life.42 Even with their
negative medical and social reputation, sausages had had their partisans in the
gastronomical world for at least two centuries. Platina provided a general and
expected warning against the meat of pork at the beginning of Book VI (“you
will find pork not healthful whatever way you cook it”) but then offered three
recipes for sausages, all derived from maestro Martino: pork liver sausages,
blood sausages, and the range of sausages known as the Lucanica.43 Platina was
more interested in showing how to cook and smoke the meat of pork than in
talking about social suitability. He included an elaborate recipe for roast
piglet stuffed with a mixture of herbs, garlic, cheese, and ground pepper,
beaten eggs, slowly cooked over a grill. At the end of this tempting recipe, he
added the usual medical advice: “The roast piglet is of poor and little
nourishment, digests slowly, and harms the stomach, head, eyes, and liver.”44
While the roast piglet was ostensibly not a fare suitable for higher classes,
Platina’s detailed recipe and the ingredients used meant that the medical
proscriptions against pork were losing ground to the culinary practices of
courts and an emerging gastronomical culture. In a similar way, Marsilio
Ficino, who considered pork a meat more suitable to laborers who already had
pig-like physical features, admitted that dressing pork with expensive and
luxurious spices could transform it into a valuable food.45 Significantly, in
this vein, a testimony by Cristofaro da Messisbugo (late
fifteenth-century–1548), steward at the court of the Este in Ferrara, showed
how dressing up pork and sausages elevated such meat above its common status as
a food prescribed for rustic people. Messisbugo’s cookbook, Banchetti,
composizioni di vivande et apparecchio generale (published in 1549), exalted
the famous “salama da sugo,” still today a renowned Ferrarese specialty. In his
recipe he explained how the less noble parts of pork were mixed together with
expensive spices such as cloves, nutmeg, and cinnamon to create a dish that the
Este family appreciated. Apparently, the salama was served especially at
wedding banquets because of the reputed aphrodisiacal quality of its spicy
sauce.46 Sex, pleasure, and taste were clearly winning battles for the once-humble
sausage. The salsiccia, fresh or cured, also took center stage among a group of
bawdy poems on fruit, vegetables, and other humble foods, authored by three of
the most representative poets writing in the bernesque style, Anton Francesco
Grazzini, Agnolo Firenzuola (1493–1543), and Mattio Franzesi (ca. 1500–ca.
1555). Firenzuola composed a canzone, and Grazzini and Franzesi capitoli,
praising pork sausage for its alimentary and sexual properties, and
demonstrating its social primacy over “superior” foods such as pheasants and
capons. And, as if in a philosophical debate, these poems regularly elicited
long, scholarly, and often obscene prose comments. The erotic allusions of
their verses were clearly associated with the consumption of meat during Carnival,
suggesting both the literal consumption of carne as meat and of carne as f lesh
of a more sexual variety.47 As we have alreadyseen, pig meat had a mixed
reputation because it was considered dangerous on one hand and nutritious on
the other. Imaginative literature built upon medical and gastronomical culture
to produce a more complex vision that allowed considerable room for ambiguity
and ambivalence. Pork never entirely lost its reputation for promoting debased
gluttony and pig-like manners, but it also gained a more positive reputation as
a pleasurable food suitable for both peasants and upper classes to enjoy, as
these poems demonstrate.48 The “Canzone del Firenzuola in lode della
salsiccia,” written between 1534 and 1538 by the Florentine poet and dramatist,49
boasts of the primacy of his writing on the sausage and plays on the double
erotic sense: “Since no fanciful poet / has dared yet / to fill his gorge with
the sausage” (“poi ch’alcun capriccioso / anchor non è stato oso / de la
salsiccia empirsi mai la gola”).50 He concludes with an invocation to the
canzone itself to go and tell the poets’ friends in Florence the secrets of
this most perfect food.51 Probably written in Rome while he was a member of the
academy known as the Virtuosi52 and followed by an ironic prose commentary
signed by a mysterious Grappa,53 the poem recognizes its affiliation with the
bernesque poets. Yet it humorously affirms that they deserved an herb crown on
their head because they lauded the oven, figs, and “boiled chestnuts” but not
the sausage, “the most perfect food.”54 Firenzuola presented the pork sausage
produced in Bologna as a food worthy of poets but good also for rich priests
and lords, learned men, and beautiful women. He argued that it had a better
reputation than the highest priced meat of the time, veal. The poem blended
sexual innuendos and gastronomical discussion in its overtly simple description
of how to make the sausage. And following the bernesque tradition, it mocked
doctors’ recommendations about when to eat certain foods and reassured readers
that the sausage “is good roasted and boiled, for lunch or for dinner, before
or after the meal”; all these prepositions suggested different parts of the
body and different types of sexual intercourse.55 Firenzuola then adds what he
labels a “beautiful secret”: never use the sausage during the hot months of
summer but wait until August has passed. According to Aristotelian physiology,
men who are already by nature hot and dry are less potent in the summer when the
excessive heat of the season takes away their sexual force.56 Nonetheless, he
argues that even old men who have lost their heat can be young again thanks to
the mighty sausage.57 Finally, and appropriately, for his reportedly
polymorphous tastes, Firenzuola concluded that one could make sausages with
“every type of meat,” referring to all possible sexual practices.58 The
sausage’s morphology, then, links it to the male member and to its features
that could be seen both as gastronomic and sexual: Sausages were ordered from
above / to amuse those who were born into the world / with that grease that
often drips from them; and when they are cooked and swelled / you can serve
them in the round dish, although a few today want them with the split bread. Fur
le salsiccia ab aeterno ordinate / per trastullar chi ne veniva al mondo / con
quell’unto che cola da lor spesso; et quando elle son cotte e rigonfiate, le si
mettono in tavola nel tondo. / Altri son, che le vogliono nel pan fesso, / ma
rari il fanno adesso; / che il tondo inver riesce più pulito, / né come il pan,
succia l’untume tutto.59 When a sausage is cooked and ready to serve,
Firenzuola advised, it would be best to display it on the table “nel tondo”
(the round dish and, metaphorically, the bottom) although others preferred it
served with the “pan fesso” (split bread or, metaphorically again, a woman’s
genitals). But there are few who prefer the latter today, Firenzuola added. As
a Florentine, he prefers the domestic Florentine sausage, large and firm, red
and natural, and encased in clean skin. The metaphors roasted or boiled and the
adjectives “tondo” and “ fesso” (round and split/foolish), refer to sodomitical
and heterosexual encounters, while also alluding to different gastronomical
appetites. The poem concludes in an ecumenical and procreative tone, affirming
that the creation of sausages was intended to give pleasure and utility to
everyone, but in the end the good sausages would always be the reason why men
and women were born into this world.60 Firenzuola’s poem affirms that while the
sausage is for everybody and every taste, gustatory and sexual, when served
“after” and roasted it is good only for upper classes. Like other bernesque
poets, he seems eager to assign a higher social status to this “popular” (and
economic) food. In fact, usually it was roasted fowl and roasted meat that was
theoretically reserved for upper classes. Since he is suggesting sodomy with
the reference to roasted meat, that sexual practice is seen as the nobler
activity, although forbidden. Elevating a lower-class food to a higher status
was the perfect metaphor for speaking in favor of sodomy and introducing social
values along with the sexual. What function did this type of poetic imagery
serve in a period when sodomy was a crime and even the depiction of
non-sodomitical sexual acts in an artistic work such as I Modi proved to be so
controversial? It seems likely that images had more power to move viewers than
writings, but in an era of printing reproduction, cheap copies of poetry, like
the one produced in the Vignaiuoli and Virtuosi circle, could circulate outside
an intended audience of intellectuals and fellow poets. It is therefore
difficult to assess the impact of these texts, but the humor and the
metaphorical language dedicated to meat, vegetables, and fruits may have helped
allay the anxiety among authorities, both religious and civic, about the
diffusion and circulation of writings exalting sodomy.61 The long Capitolo in
lode della salsiccia by Anton Francesco Grazzini, which is followed by an
erudite and playful prose commentary by the same author, extolled the sausage
mainly from a gastronomical point of view, humorously contrasting its
attractions with moralizing medical lore, and interweaving it once again with
sexual innuendos.62 Presenting himself as a knowledgeable gastronome, Grazzini
also praised the primacy of the Florentine sausage, superior to capons,
partridges, and all the meat of birds, as well as to highly prized fish such as
lampreys and eels.63 After defining it as a meal worthy of poets and emperors,
and begging Greece and Rome to recognize the superiority of the sausage made in
Florence, Grazzini once again lauded its colors and its appearance. In
addition, much like the cookbooks of his day, he listed its ingredients:
well-ground lean meat and fat from the pig, salt and pepper, cloves, cinnamon,
oranges, and fennel, all stuffed in a case of animal intestines.64 However, he
clarified that his intent was not to explain how to make it but to laud the sausage’s
beauty, taste, and goodness. And citing the process of stuffing, “imbudellar la
carne,” Grazzini took the opportunity to shift the poem from the culinary to
the sexual. He saluted women who always wanted to have their body full of
sausages because they are good and healthy—another battle won in the same
sausage wars.65 The prose Comento sopra il Capitolo della salsiccia di maestro
Niccodemo dalla Pietra al Migliaio, also authored by Grazzini, makes clear that
although women love the sausage, the double sense is again a reference to
sodomy. The “buona carne,” well done, well cut, and making a good show when
displayed in the round dish, once again is a pretext to laud the male bottom.
Furthermore, the view of the tagliere wins over all the other poetic images
(including those taken from fragments of Petrarch’s poems) such as eyes, hair,
breasts, or feet of Beatrice and Laura.66 A long section of the Comento on the
gastronomical virtues of pork begins with a verse from a sonnet by Petrarch
dedicated to the name of Laura: “O d’ogni riverentia et d’honor degna.” In this
line he humorously shifts abruptly from Petrarch’s words honoring his beloved
Laura to the more mundane culinary and sexual wonders of pork, the only meal
worthy of poets and emperors.67 Even Petrarch’s untouchable Laura takes her
blows in the sausage wars. Throughout the long prose comment on his own poem on
the pork sausage, Grazzini attacked Petrarchan poetry and current medical lore
regarding sausages and pork’s meat. The playful observations on the ability of
the sausage to heal every illness—while maintaining a sexual overtone—reads
like a learned medical prescription listing several herbs and substances used
by apothecaries to prepare their confetti, pills, and tonic drinks.68 Yet Grazzini
also made the straightforward culinary point that Florentine pork and lard, key
ingredients in their sausages, were exceptionally good for roasting and frying
as well as the essential ingredient for making the popular bread with lard
called pan unto. The attraction to lard, the white fat of pork, was echoed in a
poem by the author and translator Lodovico Dolce (1508–68), “Salva la verità,
fra i decinove,”69 dedicated to a gift of wild boar he had received from a
friend. This wild pork is defined as “a magnificent and regal gift” whose rich
fatty f lavor “will make Abstinence die of gluttony and Carnival lick his
fingers.” 70 His enthusiasm for lard in the poem leads to a dream where Dolce
witnessed himself, in an Ovidian fashion, metamorphosed into a succulent
sausage, rich with fat dripping from the extremities of his body.71 Dolce gave
the transference theory of Renaissance doctors a positive spin, since eating
pork actually transformed him if not into the animal itself, into its
gastronomical essence and pleasure. Accordingly, his poem exploited the common
ideaof closeness and fratellanza between pigs and humans in an iconic and
paradoxical way that privileged the sausage.72 The third poem on sausages was
written by Mattio Franzesi who dedicated it to a certain “Caino spenditore,” a
friend presumably in charge of food provisioning in Florence.73 Franzesi
employs the language of gastronomy in an amusing pairing with quotidian
language referring to sodomy. The sausage is called “buon boccon” (excellent
morsel) and “boccon sì ghiotto and divino” when it is paired again with the
beloved specialty panunto, declared superior to two famous upper-class foods,
the impepato and marzipan.74 Franzesi, like Dolce, describes the panunto or
slices of bread with sausage inside as a divine and gluttonous morsel,
definitely superior to luxury foods like the beccafico, a fat and fresh
songbird.75 Moreover, the salsiccia does not cost much and can be used in many
different ways to sustain a meal: it can substitute for a salad (i.e., a
woman)76 and priests in particular use it often because they do not need to
cook it but can just warm it up between their hands. All the affirmations in
Franzesi’s poem can be read in a double sense, as gastronomical discussion or
as a metaphorical way of talking about the phallussausage and its pleasures. He
refers with technical precision to the gastronomical side of sausages, even
when metaphorically discussing sexual acts.77 The sausage is better than
prosciutto (both come from pork), when boiled (used with women), and is a good
meal for sauces and “guazzetti ” (sauces). Moreover, all the birds in the world
would be like truff les without pepper and confetti without sugar, if not
accompanied by sausages. A meal with sausages is a meal for taste and pleasure,
not a meal for nourishment. Franzesi then describes its shape, and how to make
a good-tasting, good-smelling sausage, using spices, herbs, and the unique
ingredient for Florentine sausages, fennel. The poem ends with a list comparing
the sausage in the panunto as equal to Florentine gastronomical specialties,
such as the ravigiuolo cheese with grape, cheese with pears, old wine with
stale bread, and others. Exalting a humble subject fitted well with the agenda
of the bernesque poetry that lauded simple foodstuffs and everyday objects. But
privileging sausages over songbirds was clearly not just a rhetorical ploy
because it implied a comparison between a food for rustic people and a luxury
food. Franzesi, like Grazzini before him, contributed in his poem to elevating
the social status of the pork sausage. It was not simply a food “da tinello,”
for poor courtiers used to eating the leftovers of their lord, but a meal
worthy of rich people and important prelates.78 In sum, poets, novellieri, and
dramatists from the fourteenth to the sixteenth centuries took full advantage
of the possibilities offered by the different meaning inherent in the word
carne. It allowed them to discuss virility, sexual potency, masculinity, and
sodomy under the guise of the gastronomical discourse. The sausage poems fit
well with the constant preoccupation and advice of medical and dietary
literature of the time on how to ensure sexual potency. The novelle discussed
sexuality between men and women, endorsing a decisively masculine and
traditional view that depicted women as lusty and desirous of raw carne,which
is able to heal every illness and satisfy every need. The poems on sausages
confirm this hierarchical vision of sexuality dominated by the mighty phallus.
Yet they also endorse a concept of diverse gastronomical taste, lesso and
arrosto, nel tondo or nel fesso, to offer a variety of views of sexuality that
responded to every gusto. These poems on sausages were written in the cultural
circle of the Vignaiuoli and Virtuosi academies, well known in the period for
their substantial corpus of poetry dedicated to the comparison of fruit and
vegetables to sexual organs and sexual acts. The not-so-covert sexual sense of
most of those poems exalted sodomy, in their praise of peaches or carrots, or
sexuality with women in poems on salads and figs. Poems on the mighty sausage
covered all the bases of sexuality, although with a preference, often openly
stated, for male–male sexuality. Intriguingly, the poetic and linguistic play
on carne in the form of sausage allowed lengthy descriptions of an Italian and
Florentine gastronomic specialty of the time, totally ignoring the negative
vision of pigs as gluttonous, dirty animals presented by dietary literature.
Since gluttony was the quintessential behavior represented by pigs, what better
way to reclaim pork in the sausage wars than to use it to symbolize
gastronomical richness and sexual variety? If sins of the f lesh were often
symbolized as sins of carne in medieval times, now in a perfect reversal the
pleasures of the f lesh were symbolized by the pleasures of eating meat in all
of its variety, thanks in part to these sausage wars. Thus, while a moral and
disciplinary vision tried to control the discourse on food and eating in
medical and dietetic treatises of the sixteenth century, a counter-argument
advanced playfully in literature and bernesque poetry presented carne as a
metaphor for the pleasures of the senses.79 The conceptual pairing of gluttony
and lust in medieval tradition began to lose ground to a much more complex
world of food, taste, and pleasure, and the no longer quite so humble sausage
led the way.Notes I would like to thank Jacqueline Murray and Nicholas Terpstra
for inviting me to contribute to this volume in honor of Konrad Eisenbichler, a
friend and scholar who always supported my work and my career. The research and
writing of this essay took place when I was a fellow at the Institute for
Historical Studies at the University of Texas, Austin, in 2016–17. Some of the
topics of this essay were discussed at events at the University of Toronto in
2015 and University of Melbourne in 2012. Belated thanks to Konrad Eisenbichler
and Catherine Kovesi. This essay is part of my forthcoming book Food Culture
and the Literary Imagination in Renaissance Italy. 1 Girolamo Parabosco, La
fantesca, quoted in Giannetti, Lelia’s Kiss, 143. 2 The popularity and
frequency of the word carne to indicate the male sexual organ was matched in
Renaissance literature and culture by the use of bird terminology to indicate
the virile member as well as, less frequently, the female organ and sexual
intercourse. Allen Grieco has recently catalogued and analyzed the numerous
references to birds in imagery and literary sources and has studied birds and fowl
as food to understand the connection between eating birds and fowl, and
sexuality. He has uncovered the widely shared humoral perception of birds as a
“hot” food which tended to over-stimulateThe sausage wars3 4 5 6 7891011 12 13
1415 16 1718 19173the senses. In this way he was able to give a deeper
explanation of the theological link between gluttony and lust typical of the
period, pointing out the reason why, in common perception, the consumption of
luxurious and heating food, especially birds, stimulated the sexual function.
According to the taxonomy of the Great Chain of Being, birds belonged to air
and they were hot and humid: when eaten they would transfer their properties to
the body and stimulate carnal appetite. See Grieco, “From Roosters to Cocks.”
Albala, Eating Right, 144–47. Quellier, Gola, 15–16. Cited in Grieco, “From
Roosters to Cocks,” 123. Much later, gluttony was defined as the consumption of
luxury foods, particularly birds. On Dante’s conceptualization of sins see
Barolini, Dante, chapter 4. The Latin word “luxuria” meant
extravagant/excessive desire (for power, food, sex, money, etc.) and in the
Italian form “lussuria” became the word for lust in medieval Italy. In Inferno
“lussuriosi” sinners are those who had excessive love of others, thus
diminishing their love for God. Gluttony is a sin of incontinence like lust. In
medieval bestiary and other iconographic sources especially north of the Alps
gluttony is often represented as a fat man holding a piece of meat and a glass
in his hands and riding a swine or a wolf. Quellier, Gola, 15–23. For medieval
bestiaries see chapter one in Cohen, Animals. In Italy church frescoes
represented gluttons in Hell suffering the tantalic punishment. At the end of
the sixteenth century, in the first edition of Cesare Ripa Iconologia (without
images) Gluttony (Gola) is described as “donna a sedere sopra un porco perché i
porchi sono golosi . . .” and Gourmandize (Crapula) is identified
with a “donna brutta grassa . . .” Iconologia, 111 and 54. This
helps to explain, for instance, why the famed preacher San Bernardino da Siena
in his Lenten sermons in fifteenth-century Florence condemned the desire of
Florentine young men for capons and partridges, claiming they opened the doors
to a life of sensual foods and sensual pleasure. In particular, he linked
gluttony to lust and sodomy. Bernardino da Siena, Le prediche volgari, ed. Ciro
Cannarozzi (Pistoia: Tip. A. Pacinotti, 1934), II: 45–46, quoted in Vitullo,
“Taste and Temptation,” 106. Montanari, “Peasants,” 179. Montanari and Capatti,
La cucina italiana, 76–77. Pheasants and partridges represented the ideal
components of a refined and tasty banquet, possible only for people with means.
Braudel, Capitalism, 129. “Danno ottimo nutrimento, risvegliano l’appetito, massime
a’ convalescenti e sono cordiali. Nuocono a gli infermi, e massime à quei che
hanno la febre e fanno venir tisichi i villani.” Residing on a high position on
the Great Chain of Being, they represented powerful people and, accordingly,
were sternly cautioned against for rustic people, to whom, according to
Pisanelli, they could be dangerous. Pisanelli, “De beccafichi, Cap. xxvi” in
Trattato de’ cibi, 33. Similarly, pheasants and partridges are responsible for
provoking asthma in rustic people (Cap. xxvii and xxix). In his work,
Bartolommeo Sacchi, known as Platina, paid much attention to the idealistic
principle of moderation derived from the Greek and Roman world, along with his
interest in the revival of Epicureanism. Platina, On Right Pleasure. Eamon,
Science, 163. Giovan Battista Zapata, Li maravigliosi secreti di medecina, et
chirurgia, nuovamente ritrovati per guarire ogni sorta d’infirmità, raccolti
dalla prattica dell’eccellente medico e chirurgico Giovan Battista Zapata da
Gioseppe Scientia chirurgico suo discepolo (Venice: Pietro Deuchino, 1586; 1st
ed. Rome, 1577), 37–41, quoted in Scully, “Unholy Feast,” 85. Eamon, Science,
188. Bovio, Flagello. He gives the example of a doctor whose wife was sick and
how he cured her with a diet of French soup, capon, and wine but could not
apply the same treatment to his other patients in fear of losing business; see
45–46. “più facilmente di carne si faccia carne che di qualunque altra sorte di
cibo.” Romoli, La singolare dottrina; “Delle carni in generale,” 205r. Domenico
Romoli (n.d.) previously17420 2122 2324252627 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38
39 4041Laura Giannettiworked as a cook with the name of Panunto (oiled bread)
and then became steward for Pope Julius III. For poor people and peasants in
particular, pork continued to be the meat of choice; and although it had a
negative reputation, in the case of people occupied in heavy physical work,
pork was reputed nourishing and healthful. Florentine communal statutes of 1322
prohibited innkeepers from serving up culinary delights because they could
attract men and boys and incite them to commit the unspeakable sin of sodomy.
Rocke, Forbidden Friendships, 159. During Cosimo the Elder’s regime Florentine
Archbishop St. Antonino—in his confessor’s manual—warned against sloth, excess
food, and drink as causes of sodomy. Toscan, Le Carnaval, vol. I: 190. See
Giannetti Ruggiero, “The Forbidden Fruit,” especially pages 31–33. Later in the
seventeenth and eighteenth centuries the Church allowed consumption of eggs,
butter, and cheese during famines and epidemics. See Gentilcore, Food and
Health. One of the most important representatives of this tendency was the
Venetian noble Alvise Cornaro who wrote the extremely successful Trattato della
vita sobria in 1558. In general, moralists’ writers of the later Middle Ages
and early Renaissance continued to advise against eating food that would
produce excessive heating of the body. The dietetic literature, particularly
the influential earlier author Michele Savonarola and the later Baldassar
Pisanelli, supported the restriction of birds and fowl to particular categories
of people held to be more capable of controlling the passions they induced,
such as the powerful and rich or those needier of stimulation such as the sick and
the ailing. Grieco, “From Roosters to Cocks,” 115. See novella “De Novo Ludo”
(Sercambi, Novelliere) available online at www.classicitaliani.
it/sercambi_novelle_08.htm where Ancroia enjoys her time with the priest: “la
donna, come vide Tomeo fuora uscito, preso un fiasco del buon vino, una
tovagliuola, alquanti pani e della carne cotta per Tomeo, et al prete
Frastaglia se n’andò e con lui si diè tutto il giorno piacere, pascendosi di
carne cruda e carne cotta per II bocche . . .” Apostolo Zeno in the
eighteenth century attributed the author name Gentile Sermini to the two
anonymous caudexes containing the novelle. Monica Marchi in her critical
edition of the novelle prefers to use Pseudo-Sermini instead of the
conventional name Gentile Sermini. See Marchi, “Introduzione,” in
Pseudo-Gentile Sermini, Novelle, 10–22. The novelle were written in the first
half of the fifteenth century. “[ . . . ] non altramente fece la
valente madonna Alisandra che, agustandole molto la carne e ‘l savore, per
quello dilettevole giardino, preso insieme d’acordo giornata . . .”
Pseudo-Gentile Sermini, Novelle, xi, 270. Fortini, Le giornate, I, xvi,
296–300. Grazzini (Il Lasca), Le Cene, I: vi, 80–94. Giannotti “Il vecchio
amoroso,” II: i, 40–41. On remedies for impotence, and early modern drama, see
Giannetti, “The Satyr.” “A Tiziano,” in Aretino, Lettere, 67–68. This section
is partially based on Giannetti Ruggiero, “The Forbidden Fruit,” 31–52. See
“Ragionamento Antonia e Nanna,” in Aretino, Sei giornate, 38. “The Roman Porcellio
Enjoys the Trick Played on the Friar in Confession,” in Bandello, Novelle, vi:
125. See the discussion of the tale in Giannetti, Lelia’s Kiss, 181–82. Ibid.,
181. On the battles between Quaresima and Carnival see Ciappelli, Carnevale.
Albala, Eating Right, 168 and 181. The painting is now in the Museo Civico of
Udine. Sercambi, “De vidua libidinosa” in “Appendice,” Novelle inedite, 417–18.
Matthews-Grieco, “Satyr and Sausages.” Several novelle, from Boccaccio to
Sacchetti, related the closeness in everyday life of pigs and humans in rural
and urban areas and the importance of pork for sustenance, but also the
negative perception of pigs and filthy and gross animals. For instance, see
Sacchetti LXX, CII, CXLVI, CCXIV. For Boccaccio see “Calandrino e il porco.”
Already in the Middle Ages, from the perspective of the Great Chain of Being,
pork and the quadrupeds occupied a questionable position—they were not part of
Air like birdsThe sausage wars4243 44 45 46 47 4849 50 51 5253 54 55 5657 58 59
60 61nor of the Earth but somewhere in between; and pig in particular occupied
one of the lowest position among all quadrupeds. Grieco, “Alimentazione e
classi sociali,” 378–79. Pigs were voracious animals and, according to the
Galenic doctor, eating their fattening meat would transform a person in a pig,
as a later image of Gola as a woman sitting on a pork would make really
explicit. For instance, in the second half of the sixteenth century, Baldassar
Pisanelli advised eating sausages and salami in moderation, but recognized in
them some positive characteristics such as reawakening of appetite and helping
to make drinking more pleasurable. Pisanelli, Trattato de’ cibi, c. 13.
Platina, On Right Pleasure, Book VI, 281. Ibid., 277. Ficino, Three Books on
Life, Book 2, 181. See http://lauramalinverni.wordpress.com/201702/04/i-salumi-alla-corte-estensecristoforo-messisbugo/ See the section “Sausages and Salami” in
Matthews-Grieco, “Satyr and Sausages.” Pietro Aretino in his comedy Il Filosofo
summarizes well this new ambivalence about pork when he had one of his
characters resolutely affirm: “refined sugary confections (the biancomangiari)
and quails do not stimulate taste as do steaks and sausages.” Pietro Aretino,
Il Filosofo, III, 15. See the text in Romai, Plaisance, and Pignatti, eds.,
Ludi esegetici, 313–15. Firenzuola is also author of the famous dialogue On the
Beauty of Women. vv. 12–14. “Canzon, vanne in Fiorenza a quei poeti,” v. 76 The
Virtuosi academy was the continuation of the Vignaiuoli academy, one of the
first “academies” of sixteenth-century Italy, an informal gathering of
intellectuals that met for dinner, witty conversations, music, and poetry in
the early 1530s. Around 1535 or slightly later, the Vignaiuoli renamed
themselves Academia della Virtù and/or Reame della Virtù and continued their
activities until ca. 1540. Meetings, often held at Carnival time, featured
improvised speeches and the recitation of poems, frequently accompanied by
music. The Vignaiuoli was one of the first academies in Italy to privilege the
usage of vernacular and became most famous for the poetic production of
so-called “learned erotica,” as well as for their anti-Petrarchan and
anti-classicist poetic stance. Grappa, now identified with Francesco Beccuti,
comments on Firenzuola’s poem. See Grappa, Il Comento. On Beccuti see Fiorini
Galassi “Cicalamenti.” The allusion here is to the poem Sopra il forno by
Giovanni della Casa, De’ Fichi by Francesco Maria Molza, and In lode delle
castagne by Andrea Lori. All three are poems dedicated to the female genitals.
“Mangiasi la salsiccia innanzi et drieto / a pranso, a cena, o vuo’ a lesso o
vuo’ arrosto / arrosto et dietro è più da grandi assai; / innanzi et lessa, a
dirti un bel segreto / non l’usar mai fin che non passa Agosto.” vv. 30–35.
“Perchè in estate gli uomini sono meno capaci di fare l’amore, le donne invece
lo sono di più [. . .]? Perché gli uomini sono più inclini a fare
l’amore d’inverno, le donne in estate? Forse perché gli uomini sono di natura
più caldi e secchi [. . .]?” Aristotele, Problemi, ed. Maria Fernanda
Ferrini (Milan: Bompiani, 2000), IV, 25–28, quoted in Pignatti, ed., Ludi
Esegetici II, 200. “O vecchi benedetti! / questo è quel cibo che vi fa tornare
giovani e lieti, et spesso ancho al zinnare” vv. 58–60. “Fassi buona salsiccia
d’ogni carne: /dicon l’istorie che d’un bel torello/dedalo salsicciaio già fece
farla /e a mona Pasife diè a mangiarne? Molti oggidí la fan con l’asinello
. . .” vv. 46–50. vv. 61–65. “Basta che i salsiccioli/cotti nei
bigonciuoli, / donne, dove voi fate i sanguinacci, / son cagion che degli
uomini si facci.” vv. 72–75. On the cultural function of humor see Matthews-Grieco,
“Satyr and Sausages,” 37.62 For the text of the canzone, see Grazzini, “In lode
della salsiccia,” in Romei, Plaisance, and Pignatti, eds., Ludi esegetici,
227–30. For Grazzini “Comento di maestro Nicchodemo dalla Pietra al Migliaio
sopra il Capitolo della salsiccia del Lasca,” see ibid., 231–309. There is no
secure date regarding the writing of the Comento but it should have been
written around 1539–40. See Franco Pignatti, “Introduzione,” in Romei,
Plaisance, and Pignatti, eds., Ludi esegetici, 163. 63 Ibid., vv. 22–33. 64
Ibid., vv. 76–81. 65 Ibid., vv. 94–111. 66 “La bellezza del tagliere non è come
forse molti credono, e non consiste in l’esser bianco, non di buon legno, non
tondo, non ben fatto, ma si bene nell’essere pieno di buona carne ben cotta e ben
trinciata; . . . tolghinsi pur costoro i capelli di fin oro, la
fronte più del ciel serena, le stellanti ciglia . . . come dire le
Laure, le Beatrici, le Cintie e le Flore!” Grazzini, Comento di Maestro,
240–41. 67 Sonetto n. 5 of Canzoniere on the name of Laura: “Quando io movo i
sospiri a chiamar voi” 68 “Perciò che quei traditori de’ medici la prima cosa
levono il porco e non vogliono a patto nessuno che n’habbia l’ammalato per
mantenergli bene il male addosso, sendo il porco e maggiormente la salsiccia,
habile e possente a guarir d’ogni malattia e più sana che la sena, più
necessaria che la cassia, più cordiale che il zucchero rosato, più ristorativa
che il manicristo, et insomma ha più virtù che la bettonica.” Grazzini, Comento
di Maestro, 280–81. The terzina commented is 103–05: “Io crederria d’ogni gran
mal guarire/ quando haver ne potessi un rocchio intero,/ancor ch’io fussi bello
e per morire.” 69 In Dolce, Capitoli. 70 “dono invero magnifico e reale,/da far
morir di gola l’astinenza/e leccarsi le dita a Carnevale.” Ibid., vv. 10–12. 71
“E chi m’avesse allora allora punto/aria veduto uscir liquor divino/del corpo,
ch’era pien di grasso e d’unto.” Ibid., vv. 43–45. 72 Some authors trying to
dignify pork, recycled Galen’s idea expressed in De alimentorum facultatibus
where he argued troublingly that pork was pleasurable because it was similar to
human’s flesh. For instance “Le carni del Porco fra tutte le altre carni dei
quadrupedi han vittorie in nutrire e dar più forza ai corpi perché cosi nel
gusto come nello odore par che habbiano una peculiar unione e fratellanza col
corpo umano si come da alcuni si è inteso che per non sapere hanno gustato la
carne dell’huomo” [For taste as well as for odor, it seems that the meat of
pork has a peculiar unity and likeness with the human body, as some reported,
who tasted human flesh while not knowing it] in Un breve e notabile trattato
del reggimento della sanità, ridotto dalla sostanza della medicina di Roberto
Groppetio 362–63 v. The little volume is attached to La singular dottrina. It
is not clear whether it was written by Panunto himself or not. For a similar
affirmation see also: Della natura et virtù de’ cibi, 68v. Not all agreed with
this troubling similarity but it was quite a common affirmation in many medical
treatises and in some literary works of the time. 73 In Romei, Plaisance, and
Pignatti, eds., Ludi esegetici, 316–18. 74 “Qui non è osso da buttare al cane,
/ e’l suo santo panunto è altra cosa/che lo impepato overo il mrzapane,” vv.
25–27. 75 “Dicon che la midolla del panunto,/incartocciata come un cialdoncino,
/ tal che di sopra e di sotto appaia l’unto, / è un boccon sì ghiotto e sì
divino, / che se lo provi ti parrà migliore/ch’un beccafico fresco e
grassellino,” vv. 38–42. It should be noted that even the luxury food, the
beccafico, had strong sexual overtones. 76 The cultural discourses that
surrounded salad in early modern Italy and Europe were complex and rich,
ranging from sexuality and manners, to taste, gastronomy, and class identity.
See Giannetti, “Renaissance Food-Fashioning.” Online at: http://escholarship. org/uc/item/1n97s00d. 77 “è un boccon sì ghiotto e
sì divino, / che se lo provi ti parrà migliore/ch’un beccafico fresco e
grassellino,” vv. 40–43. Franzesi, “Capitolo sopra la salsiccia,” 316–18.78
“Questo non è già pasto da tinello/ma da ricchi signori e gran prelati / che
volentieri si pascon del budello.” Ibid., vv. 79–81. 79 On the disciplining
vision of the sixteenth century and a counter-discourse in dramatic literature
see Giannetti, “Of Eels and Pears.”Bibliography Albala, Ken. Eating Right in
Renaissance Italy. Berkeley, CA: University of California Press, 2002. Aretino,
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sonetto di Francesco Berni. “Passere e beccafichi magri e arrosto.” Manziana,
Rome: Vecchiarelli, 2010. Pisanelli, Baldassar. Trattato de’ cibi et del bere
del signor Baldassar Pisanelli Medico Bolognese. Nel quale non solo tutte le
Virtù & i vitijdi quelli minutamente si palesano; ma anco i rimedij per
correggere i loro difetti. Carmagnola: Marc’Antonio Bellone, 1589. Platina. On
Right Pleasure and Good Health [De honesta voluptate et valetudine]. Edited and
translated by Mary Ella Milham. Tempe, AZ: Medieval and Renaissance Texts and
Studies, 1998. Pseudo-Gentile Sermini. Novelle. Edited by Monica Marchi. Pisa:
ETS, 2012. Quellier, Florent. Gola: Storia di un peccato capitale. 2nd edition.
Bari: Dedalo, 2012.Ripa, Cesare. Iconologia overo Descrittione dall’immagini
universali cavate dall’antichità da Cesare Ripa Perugino. Rome: Gigliotti,
1593. Rocke, Michael. Forbidden Friendships: Homosexuality and Male Culture in
Renaissance Florence. New York: Oxford University Press, 1996. Romei, Danilo,
Michel Plaisance, and Franco Pignatti, eds. Ludi esegetici: Berni. Comento alla
Primiera-Lasca. Piangirida e Comento di maestro Nicodemo sopra il Capitolo
della salsiccia. Manziana: Vecchiarelli, 2005. Romoli, Domenico. La singolare
dottrina di Domenico Romoli sopranominato Panunto, Dell’ufficio dello Scalco,
dei condimenti di tutte le vivande, le stagioni che si convengono a tutti gli
animali, uccelli, pesci . . . . Venice: Giov. Battista Bonfadino,
1593; 1st ed. 1560. Scully, Sally A. “Unholy Feast: Carnality and the Venetian
Inquisition.” Ateneo Veneto, Rivista di scienze, lettere ed arti, CXCVI, ottava
serie 2 (2009): 79–104. Sercambi, Giovanni. “De Novo Ludo.” In Novelliere.
Edited by Giovanni Sinicropi. www.classicitaliani.it/sercambi_novelle_08.htm ———. “De vidua libidinosa” in “Appendice.”
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Edited by Rodolfo Reni. Turin: Loescher, 1889. Toscan, Jean. Le Carnaval du
langage: Le lexique érotique des poètes de l’équivoque de Burchiello à Marino
(XVe–XVIIe siècles). 4 volumes. Lille: Atelier Reproduction des Thèses,
Université de Lille III, 1981. Vitullo, Juliann. “Taste and Temptation in Early
Modern Italy.” The Senses and Society 5, no. 1 (March 2010): 106–18.PART
IIIVisualizing sexuality in word and image10 GIANANTONIO BAZZI, CALLED “IL
SODOMA” Homosexuality in art, life, and history James M. SaslowFrom his
mid-thirties, the Lombard-Sienese painter Gianantonio Bazzi (1477– 1549) was
publicly known as “Il Sodoma.” This epithet translates as “Sodom,” the biblical
city eponymous with sexual transgressions that were then both a sin and a
crime. Sodomy bracketed multiple acts, but most commonly referred to love
between men; so, his nickname might be freely rendered as “Mr. Sodomite.” Our
principal biographical source is Giorgio Vasari, whose Vita of Bazzi (1568)
recounts several revealing or scandalous episodes. A few are exaggerated or
false, skewed by Vasari’s disdain for both homosexuality and Siena. However,
his plausible explanation of how the artist earned his sobriquet is not refuted
by other evidence. Vasari describes him as a gay and licentious man, keeping
others entertained and amused with his manner of living, which was far from
creditable. . . . [S]ince he always had about him boys and beardless
youths, whom he loved more than was decent, he acquired the by-name of Sodoma.1
While sources for private feelings are scanty and often problematic for this
period, and Sodoma left little first-person testimony, this and other records
suggest a prima facie case for the artist’s erotic interest in other males. He
is unique in Renaissance Italy as the only artist whose homosexuality was
frankly avowed and widely known. His character and sexual interests offer a
provocative case study of the intersections between eros and creativity, and
how that sensibility was manifested in his imagery. His experiences further
suggest that there were overlapping audiences eager to receive and respond to
that sensibility. Sodoma exhibited other character traits also considered
eccentric or insolent, and was fond of capricious pranks; the monks at
Monteoliveto Maggiore, his first large commission, referred to him as “Il
Mattaccio,” the “crazy fool.”2 Hewas an impudent mocker of moral decorum:
Vasari reports indignantly about the nickname Sodoma that “in this name, far
from taking umbrage or offence, he used to glory, writing about it songs and
verses in terza rima, and singing them to the lute with no little facility.” He
was also infamous for his f lamboyant clothing and for keeping an entire
menagerie in his home, including pet birds, monkeys, squirrels, and race
horses; Vasari called the house “Noah’s Ark.”3 He entered his horses in public
contests, and we can date his sobriquet back to a series of races in Florence
from 1513 to 1515. When his steed won, the heralds asked what owner’s name to
announce; Bazzi replied, “Sodoma, Sodoma,” indicating that he was already known
by that name and willing to be associated with it. The incident also reveals
the precarious social landscape that known or suspected sodomites had to
negotiate. Thumbing his nose at a mocking public backfired: a group of outraged
elders incited a mob attack, during which he narrowly escaped being stoned to
death.4 Anecdotes and documents notwithstanding, historians have long tried,
for widely differing reasons, to chip away at the foundations of a
historiographical tradition dating back to Vasari himself. For it was Vasari,
unwittingly anticipating modern queer scholarship, who first understood Sodoma
as having homosexual desires and assumed some connection between his sexuality
and his work.5 To the prudish chronicler, that connection was negative: Vasari
blamed Sodoma’s failure to achieve greatness on his excesses of character, from
laziness to carnality, scolding that if he had worked harder, “he would not
have been reduced to madness and miserable want in old age at the end of his
life, which was always eccentric and beastly.”6 Value judgment aside, the
assumption that artists’ personalities and passions are intimately imbricated
with their work runs throughout Vasari’s biographies. Modern generations,
beginning with the homophile Victorian critic-historians John Addington Symonds
and Walter Pater, acknowledged the same connection with a positive valence,
reading Sodoma’s androgynous figures and distinctive iconography as revealing
glimpses into the sensibilities of a man aware of both his own desires and the
gap separating that passion from social norms. The path they laid down guided
post-Stonewall gay studies through the early 1980s.7 More recently, postmodern
theoreticians, stressing the ever-shifting social constructions of sexuality
and identity, have countered such attempts to posit any individual sexual
identity or group homosexual consciousness, however embryonic and sporadic, in
that era. Their methodology, inspired by scholars from Michel Foucault to Eve
Sedgwick and David Halperin, dismisses such formulations as anachronistic
over-reading.8 The generational shift in goals and methods, from “gay and
lesbian studies” to “queer studies,” instigated an ongoing debate. These
theoretical polarities have implications for the present study, which aims to
excavate the embodied passions and creative process of an individual who felt
homosexual desire, and to reconstruct, to whatever extent possible, an early
moment in the gradual, fitful emergence of self-aware homosexual sensibilities
and self-expression.Although I defer consideration of this theoretical
controversy until the essay’s end, my working hypothesis parallels the nuanced
historiography of Christopher Reed, who reminds us that, although readings of
Renaissance homosexuality as similar to modern conceptions were convincingly
challenged by Foucault’s insistence that [the modern] sexual typology was not
invented until the nineteenth century, [nevertheless] no idea is without roots,
and subsequent scholarship provided evidence that convinced even Foucault to
recognize stages in the eighteenth, the seventeenth, and even the sixteenth century
leading to the invention of homosexuality as a personality type.9 As a
personality, Sodoma was among the few early modern artists who visualized
homoerotic desire. This essay investigates that process along three intertwined
axes: life, work, and historiography. His biography provides a unique
microhistory of an early avowed homosexual and his culture’s understanding of
that inclination. His works gave visual expression to his erotic sensibility,
and contemporary patrons and spectators, from pederastic monks to libertine
aristocrats, were ready to receive it sympathetically. Finally, I conclude with
a more personal historiographical meditation on the controversy over whether
embryonic homosexual consciousness can be located in early modern culture.Early
religious works Arriving in Siena as a young man, Sodoma established relations
with the Chigi family and the Benedictine order, who commissioned numerous
works, mainly on sacred themes.10 Officially, since Christianity condemned all
non-procreative sex, theological narratives offered next to no scope for
“homo-representation”; but his religious pictures nonetheless provide material
for queer readings. If a subject contained any potential for imagining or
accentuating a homoerotic subtext, Sodoma exploited it more than any artist of
his time except Michelangelo (also a lover of men), seldom missing an
opportunity to foreground male beauty or intimacy in nude or suggestively clad
bodies. Many images celebrate the boyish, androgynous type that was the most common
object of adult male desire at the time, while a few idealize the more heroic
male adult body; he often derived both figure types from classical sculptures
with a homoerotic pedigree. And many members of the audience for his imagery,
both clerical and lay, were likely to appreciate this eroticized beauty. The
first example of the interlinked sensibilities of artist and spectators is his
fresco cycle for the abbey at Monteoliveto Maggiore, outside Siena (1505–08),
depicting the life of the order’s founder, St. Benedict.11 Payment records
confirm several Vasarian details about the artist, from his early nickname,
Mattaccio, to his use of apprentices ( garzoni ) and his fondness for
extravagant finery. Although the austere life of the founder of monasticism was
unpromising terrain,Sodoma found novel pretexts for inserting numerous visual
features—often rare or unique inventions—that would appeal to the homosexual or
bisexual gaze. Most striking in its novel and ironic departure from the
subject’s nominal moral is the illustration of Benedict seeking relief from a
female devil’s sexual temptation by stripping off his clothes and f linging
himself into spiny briar bushes12 (Figure 10.1). Unlike the few earlier
representations of this scene, Sodoma renders the vegetation soft and
unthreatening: rather than conveying mortification of the f lesh, he presents
in full frontal view a nude of heroic proportions, reclining comfortably in a
pose modeled on classical prototypes. The all’antica beauty of the body
displaces attention from the saint’s physical self-abnegation onto his
potential to arouse erotic desire—precisely what Benedict is trying to
suppress.13 The most personally revealing of the frescoes is the Miracle of the
Colander (Figure 10.2), in which the saint and his homespun miracle (repairing
a household sieve) are shunted to the left, leaving the central focus on the
figure of Sodoma himself, showing off his legendary wardrobe. His self-portrait
corroborates Vasari’s disdainful take on him as a fop, “caring for nothing so
earnestly as for dressing in pompous fashion, wearing doublets of brocade,
cloaks all adornedFIGURE 10.1 Sodoma, Abbey of Monteoliveto Maggiore, Saint
Benedict Is Tempted by a Female Devil, fresco, 1505–8.Photo credit:
Scala/Ministero per i Beni e le Attività Culturali/Art Resource, NY.Gianantonio
Bazzi, called “Il Sodoma”FIGURE 10.2187Sodoma, Monteoliveto, Miracle of the
Colander, fresco, 1505–8.Photo credit: Scala/Ministero per i Beni e le Attività
Culturali/Art Resource, NY.with cloth of gold, the richest caps, necklaces, and
other suchlike fripperies only fit for clowns and charlatans.” Here, as
elsewhere, Vasari seems well informed about specific details of Sodoma’s life
and work: his comment is supported by the abbey account books, which describe a
garment much like the one Sodoma wears here, an embroidered gold cape listed
among elaborate items of apparel as a form of payment from the monks, who had
received it from a wealthy nobleman.14 The artist also surrounds himself with
exotic animals, just as Vasari noted he liked to do: birds and two pet badgers.
Sodoma’s sartorial tendencies and other biographical details connect him to a
contemporaneous homosexual demimonde in ways that Vasari himself was perhaps
unaware of, but which is well attested in social history of the period. His
clothing, fondness for androgynous youths, and writing of satirical poetry are
all behaviors then associated with sodomites as an identifiable group with its
own recognizable customs. Research by Michael Rocke, Guido Ruggiero, and others
into the prevalence of sodomy and the emergence of urban homosexual networks in
early modern Italy has revealed that they were so widespread they can scarcely
be called a “subculture.” As Rocke puts it, Bazzi’s brand of sexuality became
“an increasingly common feature of the public scene and the collective
mentality.”15 In Florence, a special sodomy court heard hundreds of
casesannually until 1502; a substantial percentage of males passed through at
some time in their lives.16 Hence “sodomy was . . . a common part of
male experience that had widespread social ramifications.” Rocke notes that
“this sexual practice was probably familiar at all levels of the social
hierarchy” and among a wide range of professions.17 Among those occupations are
the “beardless boys” whom Vasari blames for the artist’s nickname, probably his
apprentices and workshop assistants. Artists’ studios being all-male, “the
potential for homoerotic relations in such an environment was high,”18 and
intimate, sometimes sexual relations between assistants or models and their
masters are suggested by documents on artists from Donatello to Leonardo da
Vinci and Botticelli. Closer to Sodoma’s time, the bisexual sculptor Benvenuto
Cellini was taken to court by the mother of one apprentice for coercing him
sexually.19 This common social pattern gives Sodoma’s behavior wider
implications, since his actions were shared with countless other men. His
wardrobe is the clearest exemplar of those erotic implications. Helmut Puff has
documented the role of material culture in formulating and enacting sexual
subcultures, and how extravagant clothing was a marker of effeminacy and sexual
deviance. Exchange of rare and costly textiles or clothing could betoken
homosexual relationships, either as gifts for love or payment for services.20
By the mid-fifteenth century, San Bernardino da Siena’s sermons thundered
against boys’ receiving clothing and money for sex.21 Within the field of
costume studies, which asserts “the centrality of clothes as the material
establishers of identity itself,” clothing is understood as a set of
materialized symbols with social functions and meanings. As Jones and
Stallybrass have explored, clothes can either embody and reinforce submission
to normative social roles (uniforms) or, when deployed in violation of
sumptuary standards, mark the wearer as consciously rejecting those norms—as
Sodoma did by appropriating the dress of an aristocrat.22 Thus, portraying
himself in extravagant, coded finery was a subversive act of
self-identification with a marginalized minority: in Andrew Ladis’s phrase, “a
pose of arrant foppishness, as if the painter personified the very diabolical
temptations of the f lesh that he painted and lived, not excluding what was
commonly known as ‘the monastic vice’”23 —a revealing euphemism for sodomy. The
artist gives freest play to erotic signifiers in the scene of St. Benedict
welcoming two disciples, Saints Maurus and Placidus, amid the wealthy youths’
retinue and onlookers24 (Figure 10.3). While the disciples are modestly clothed
and posed, both the epicene youth on the center axis and the African groom at
right are shown da tergo, Italian for a rear view that spotlights the buttocks.
The central youth and his mirror image at far left are boyish androgynes,
embodying the predominant pattern of pederasty, in which mature men sought
stillfeminine adolescents for anal intercourse. Thus, some viewers, at least,
would have appreciated the erotic implications of the motif.25Gianantonio
Bazzi, called “Il Sodoma”Sodoma, Monteoliveto, St. Benedict welcomes Sts.
Maurus and Placidus, fresco, 1505–8.FIGURE 10.3Photo credit: Scala/Ministero
per i Beni e le Attività Culturali/Art Resource, NY.Reinforcing this erotic
interpretation, the two youthful onlookers at center and left also sport
versions of Sodoma’s own elaborate clothing, as does the groom to the right of
center. They f launt the styles associated with homosexual seduction: tight
multicolored stockings, long hair, and extravagant fringes, hats, and colors.26
Such clothing had long been associated with sodomites; Alainof Lille’s De
planctu naturae (ca. 1160) lamented that these men “over-feminise themselves
with womanish adornments.”27 San Bernardino da Siena inveighed against parents
who let their sons wear short doublets and “stockings with a little piece in
front and one in back, so that they show a lot of f lesh for the sodomites,”
resulting in such an appealing adolescent always “having the sodomite on his
tail.”28 These suggestive details may have been projections of Sodoma’s erotic
mindset, but it is highly likely that they resonated with some of the monks who
were his primary audience. Shifting our focus from the artist, we should also
examine the mental world of his viewers. Reception theory or spectator theory
asks not what did the artist put into the work, but, rather, what did the
audience take out of it? What interests, beliefs, or habits of seeing did his
audience have, and how did that subject-position influence their reading of his
messages? As Adrian Randolph observed regarding the reception of Donatello’s
homoerotic bronze David, an artwork can function as “a receptacle for the
beholder’s imaginative concerns.” His and other studies have explored how
reception of religious art was determined by the viewers’ gender, particularly
in convents, where nuns often specified subjects relevant to their experience;
these insights can be extended to male religious and to sexuality as well as
gender.29 Sodoma’s audience here was exclusively male clergy, proverbially
stereotyped as sodomitical.30 Temptations were exacerbated by the enforced
closeness of clerical living arrangements: several scenes depicting Benedict
and his monks highlight their day-to-day intimacies both emotional and
physical.31 To head off such dangers, the rules of the order specified that no
brother is permitted to enter the cell of another without permission of the
abbot or a prior; if this is permitted, they may not remain together in the
cell with the door closed. And no monk may touch another in any way
. . . A light was to burn all night in the dormitory area and
latrine, presumably to prevent secret trysts under cover of darkness.32 Such
precautions were not entirely effective, as a few visual examples attest. A near-contemporary
satirical painted plate depicts a monk pointing to a youth’s bare bottom; the
caption explains, “I am a monk, I act like a rabbit” (Figure 10.4)—then, as
now, a symbol of tireless sexuality, particularly homosexuality.33 A Flemish
print depicts a 1559 event in Bruges in which three monks were burned at the
stake for “sodomitical godlessness.”34 These starkly contrasting examples
dramatize the contradictory culture within the religious world: male–male sex
was acknowledged, though officially taboo and sometimes severely punished, yet
often tolerated and even laughed about. Outside monastery walls, free from
Church proscriptions, Sodoma found more overt opportunities to celebrate such
love.FIGURE 10.4 Majolica plate, attributed to Master C.I., ca. 1510–20. Musée
national de la Renaissance, Écouen, France.Photo credit: ©RMN-Grand Palais/Art
Resource, NY.Secular subjects Sodoma illustrated secular subjects for private
patrons and domestic settings. His most career-boosting painting depicted the
Roman heroine Lucretia, whose suicide to preserve family honor after she was
raped symbolized the ideal of married women’s honorable chastity; gifted to
Pope Leo X, it earned the artist a papal knighthood.35 When the opportunity
arose, however, as with sacred images, hepaid unusual attention to the
homoerotic elements of myth and history, which offered explicit exemplars of
male devotion and passion. And the audience for his best-known classical
project, a fresco cycle for the papal banker Agostino Chigi, was the sophisticated,
libertine Roman society who were as likely to share his sexual interests and
habits of spectatorship as were the monks at Monteoliveto.36 In 1516–17, Chigi
commissioned Sodoma to decorate the bedroom of his villa, now called the
Farnesina. The wealthy financier’s love nest, shared with his mistress
Francesca Ordeaschi, offers a revealing microcosm of the hedonistic, tolerant
atmosphere of High Renaissance Rome, where even popes had mistresses and
bastards, and humanist classical culture provided justification for libertine
bisexuality all’antica.37 Numerous rooms were painted with erotic myths both
heterosexual and homosexual.38 Given Chigi’s personality and interests, Sodoma
was a sympathetic addition to his creative team. Although Sodoma married in 1510,
his nickname was public knowledge by 1513, when he registered as “Sodoma” in a
list of racehorse owners, and two years later had the heralds call that name.
After describing our artist’s clothes, manners, and mocking spirit, including
the racing incident, Vasari reports that “in [these] things Agostino, who liked
the man’s humour, found the greatest amusement in the world.” The appreciative
patron requested episodes from the life of Alexander the Great, historically
implied as bisexual.39 The principal scene recreates a lost Greek painting of
Alexander’s marriage to Roxana, known through an ancient ekphrasis—a
classicizing tribute to Chigi and his beloved40 (Figure 10.5). The emperor
proffers a marriage crown to the princess, while putti cavort in playful
eroticism. To the right stand two idealized men: nude Hymen, god of marriage,
and torch-bearing Hephaestion, Alexander’s intimate companion and, in some
accounts, lover. Both figures are based on a well-known Greek statue, the
Apollo Belvedere, depicting the most vigorously bisexual of the gods.41 While
principally a heterosexual scene, then, the picture’s sub-theme is nude male
beauty and the passion Hephaestion represents. Sodoma’s audience was
predisposed to appreciate this story’s erotic duality. Many patrons and viewers
had bisexual or homosexual desires; an anecdote in Castiglione’s Book of the
Courtier (ca. 1514) reports that “Rome has as many sodomites as the meadows
have lambs.” The erotic tone among these clerics, aristocrats, artists, and writers
was light-hearted; while sodomy was outlawed, enforcement was spotty and
penalties light.42 Eyewitness testimony for “queer visuality” at the Farnesina
comes from raunchy bisexual author Pietro Aretino, who spent time there while
Sodoma was painting. Aretino recorded an ancient statue of a satyr chasing a
boy, an explicit complement to the loftier male love in Sodoma’s fresco. He
wrote to Sodoma twenty-five years later, expressing nostalgia for their shared
youth, and wishing that “we were embracing each other now with that warm
feeling of love with which we used to embrace when we were enjoying Agostino
Chigi’s home so much.”43 One glimpses the atmosphere of an affectionately
demonstrative, pansexual pleasure-palace. Like the life it looked out upon, Sodoma’s
picture is a mélange of sexualities, with intimacy between men given “equal
time.”FIGURE 10.5 Sodoma, The Marriage of Alexander and Roxana, Villa
Farnesina, Rome, fresco, 1517–19.Photo credit: Scala/Art Resource, NY.Further
evidence for the casual attitude toward homosexuality—Sodoma’s in particular—is
a set of epigrammatic couplets published in 1517 by Eurialo d’Ascoli, a poet in
the circles around Chigi, Aretino, and Leo X, bluntly informing his readers
that “Sodoma is a pederast.” The poem celebrates Sodoma’s painting of Lucretia,
which earned his knighthood; only the final verses turn comic. Having praised
the artist for verisimilitude that brings Lucretia back from the dead, Eurialo
imagines her interpreting this miracle as an opportunity to convert the artist
sexually. The narrator then asks her his own facetious question, implying that
as a sodomite the artist would not normally be inspired by female subjects: Now
beautiful Venus grants me the nourishment of light breezes [i.e., earthly
life], So that I can reclaim you, Sodoma, from tender youths. Sodoma is a
pederast; why then, Lucretia, did he make you So lifelike? He has our buttocks
instead of Ganymede. Nunc mihi pulchra Venus tenui dat vescier aura, Ut revocem
a teneris, Sodoma, te pueris. Sodoma paedico est; cur te Lucretia vivam Fecit?
Habet nostras pro Ganimede nates.44Sodoma’s knighthood was cited by
whitewashing early scholars as proof that the artist could not have been
homosexual, since such sins would have disqualified him from religious
honors.45 But here we see again how casually this milieu treated sexual
transgressions. The fabulously wealthy Chigi married Ordeaschi in 1519, and Leo
X—himself a reputed sodomite who, Vasari records, “took pleasure in eccentric
and light-hearted figures of fun such as [Sodoma] was”— legitimized their four
children.46 Worldly success was hardly evidence against impropriety. Eurialo’s
couplets recall Vasari’s statement about Sodoma’s nickname that “he used to
glory [in it], writing about it songs and verses in terza rima, and singing
them to the lute.” As with clothing, Sodoma was participating in another
cultural tradition that linked artists, writers, and readers of non-normative
sexuality in a web of self-expression. Bawdy burlesque poetry treated all
sexuality with lighthearted comedy; Sodoma’s texts have not survived, but we
can garner some sense of their contents and tone from verses by contemporaries.
What Deborah Parker labels “a poetry of transgression,” full of sexual innuendo
and whimsical exaggeration, circulated in manuscript, public readings, and
print.47 The father of burlesque poetry, Francesco Berni, was banished from
Rome in 1523 for too openly mourning a young male lover.48 The genre became
popular among visual artists eager to establish their intellectual credentials
through writing, including such homosexuals or bisexuals as Michelangelo,
Bronzino, and Cellini.49 Sodoma’s personality chimed perfectly with the genre’s
subversive insolence. Bronzino’s capitolo “In Praise of the Galleys,” for
example, unashamedly eroticizes the all-male world of oarsmen on ships,
muscular and sweaty males confined in close quarters where sex among themselves
was the only outlet: here “boiled and roasted meats are hardly ever mixed,” a
common metaphor for vaginal (wet) versus anal (dry) sex. Berni, expanding on
the trope that priests are sodomites, declares that their example is infecting
monks, using a fruity symbol for boys’ buttocks: Peaches were for a long time
food for prelates, But since everyone likes a good meal, Even friars, who fast
and pray, Crave for peaches today. Le pesche eran già cibo da prelati, Ma,
perché ad ognun piace i buon bocconi, Voglion oggi le pesche insin ai frati,
Che fanno l’astinenzie e l’orazioni.50 The sardonic, guilt-free humor of such
texts suggests, as Domenico Zanrè describes, “a marginal undercurrent operating
within an official cultural environment,” and demonstrates that “certain
individuals were able to produce alternative literary responses within a
dominant . . . milieu that attempted to contain and, insome cases,
exclude them.”51 An incident around 1530 corroborates Sodoma’s own refusal to
accept derogatory comments from authority: when a Spanish soldier insulted him,
the artist got revenge by drawing his portrait and identifying him to his
superiors.52 San Bernardino was furious precisely because so many sodomites
seemed unrepentant and unafraid of divine judgment. What enraged him and Vasari
was not these men’s behavior alone, but the quality Italians call faccia tosta—“cheek”
or “a big mouth”—refusal to give even lip service to official mores.53 The
burlesque mode evinces the first buds of an oppositional response to social
disapproval: a selfaware articulation of outsider status, and an emerging
rebellion against social convention that opened a space, however narrow, for
asserting alternative consciousness and self-affirming values.54 Greco-Roman
texts and images served Sodoma, like other homosexual artists and patrons from
Michelangelo to Caravaggio, as validation for their all’antica desires and
pretexts for visualizing male beauty and eros.55 Within educated elites, a
tolerant, classically inspired hedonism held its own against legal and clerical
taboos until late in Sodoma’s lifetime, when the Council of Trent began its
anticlassical reform (1545). In this libertine culture, an artist widely known
for sexual nonconformity was able to smilingly adopt a derogatory nickname as a
public identity and even f launt his sexual interests in word and image, with
little harm to his string of major commissions and honors.Later religious works
Sodoma’s late commissions were predominantly religious. As at Monteoliveto,
these images emphasize the erotic appeal of figures who are nominally not
sexual: saints, angels, and soldiers. Whereas at the monastery it was possible
to analyze the reactions of a specific clerical audience, commissions for more
public locations could be viewed by the whole cross-section of society, some
proportion of which, as outlined earlier, would have understood and welcomed
homoerotic allusion. As Patricia Simons has explained, “Renaissance imagery
might appear to condemn non-normative sex . . ., but it was possible
for viewers to take works in other, imaginative directions.”56 Sodoma’s
best-known work, depicting Saint Sebastian (1525), epitomizes his typical
traits: androgynous classicizing male beauty, emotional pathos and sensuous
chiaroscuro (Figure 10.6).57 Iconographically, it offers a prime example of his
sensitive antennae for elements of religious narrative with specialized appeal.
Sebastian was a Roman soldier who refused to renounce Christianity, for which
Emperor Diocletian, despite their intimate personal relationship, ordered him
shot by archers. Saint Ambrose’s hagiography establishes their strong emotional
bond, open to erotic interpretation: he notes that Sebastian was “greatly
loved” by Diocletian and his co-emperor Maximian (intantum carus erat
Imperitoribus).58 Sodoma paints a virtually nude, Apollo-like Sebastian with
blood trickling from several wounds. He looks longingly at the angel bringing a
martyr’s crown—his reward for loving sacrifice to God—with an expression that
couldFIGURE 10.6Sodoma, Saint Sebastian, processional banner, Pitti Palace,
Florence,1525. Photo credit: Scala/Ministero per i Beni e le Attività
Culturali/Art Resource, NY.equally connote divine or earthly ecstasy. While his
bond with the emperor offered a secular hint at Sebastian’s sexual
inclinations, the implied passion between Sebastian and the godhead is a more
important, and universal, emotional dynamic, with a profound yet ambivalent
homoerotic subtext. For all Christians, intense, loving union with Christ was
the ultimate spiritual goal; for men, however, exhortation to the symbolically
feminine ideal of passive, ecstatic submission to another male raised the
specter of sodomy. The phallic arrows piercing Sebastian evoke sexual
penetration, a symbol of the saint’s necessary, but problematic,
feminization;59 they also recall Cupid’s love-inducing shafts, multiplying the
signals for an erotic response. Cinquecento image-makers were expected to
encourage such a passionate response because, as Simons observes in relation to
Christ, for Sebastian too “the visualization of supreme beauty was necessary in
order to induce reverence.”60 Theoretically, religious images could function on
these two levels simultaneously, without contradiction: the lure of physical
beauty would hopefully lead the viewer to a higher spiritual adoration. In
practice, however, it was difficult to police the borders between earthly and
heavenly passion. We know that Sebastian’s beauty was experienced as
problematically titillating by at least one sex: the Florentine artist-monk Fra
Bartolommeo painted a nude image of the saint so appealing that female parishioners
admitted in confession that it stimulated carnal thoughts, after which it was
taken down.61 It was just such temptations that the Council of Trent
acknowledged when it set out to purge church imagery of eroticism. So, it is
not difficult to imagine that men, as well as women, were attracted to Sodoma’s
provocative Sebastian in the physical sense.62 The “seeming contradictions of
deliberately evoking erotic desire in religious painting” have been parsed by
Jill Burke, who sees in this practice “a deep and knowing ambivalence toward
sexuality” that signals “a huge variance between official rhetoric and widely
accepted practice.”63 By including formal and iconographic cues to a homoerotic
response, Sodoma could appeal to men who, like himself, experienced love and
desire in male terms. Like extravagant dress and burlesque poetry, pictorial
ambiguity opened another narrow cultural space for expressing alternative
sexuality.Historiography: a modest proposal This essay has aimed to demonstrate
three propositions: that Sodoma was known for, and acknowledged, desire for
men; that his work evinces a distinctive mode of seeing and representing that
expresses that erotic inclination; and that contemporaneous audiences would
have appreciated that sensibility. As Ruggiero asserts, It is no longer
possible to ignore the general shared culture of the erotic and its
omnipresence in daily exchange, nor is it possible to overlook the particular
subcultures that coexisted at the time and that were such a central part of
daily life.64Without claiming anachronistically that this evidence establishes
anything so coherent and exclusive as a modern “gay identity,” I submit that
these emerging networks and customs, alongside visual and literary production
on homosexual themes, constitute early shoots of an alternative sexual
consciousness that would reach critical mass only during the Enlightenment. I
accept the historiographic formulation of the Renaissance as “early modern,”
which stresses continuities from that culture into the modern era, presupposing
a model of cultural change that is gradual and evolutionary rather than abrupt
and discontinuous. To quote Reed again, “If modern ideas of sexual identity and
artistic self-expression cannot be simply mapped onto the Renaissance
. . . it is nevertheless true that these notions have Renaissance
roots.”65 However, to seek the “roots” of anything “modern” in anything “past”
has become problematic since the advent of postmodern theory. There are now, as
Reed observes, “wildly varying interpretations of Renaissance art’s
relationship to homosexuality”66 —more broadly, of relationships among desire,
behavior, identity, and self-expression. To social constructionists, the search
for glimmers of an alternative, proto-modern awareness in Sodoma’s ambiente is
misguided. There can be no transhistorical connections between sexual actors in
different periods, because sexual identity is not innate or fixed; rather, it
is created through social discourses that define and control sexuality, an unstable
product of external forces acting on the passive individual. There were no
homosexual persons, only homosexual acts. Puff ’s formulation: “Sodomy was not
thought of as a lifelong orientation, let alone a social identity,” is echoed
by Reed’s: “[S]exual behavior in Renaissance Italy was not seen as a basis for
individual identity.”67 This school coined the term “essentialist” to disparage
earlier researchers who, from Symonds to John Boswell, saw sufficient
commonality with those in earlier times who desired other men to justify
searching the Middle Ages and Renaissance for branches of a sexual family tree
dating back before 1867 (when “homosexual” was coined). Without accepting all
the methodological baggage identified with an often over-simplified “essentialism,”
one can still maintain that someone calling himself “Mr. Sodomite” seems a
prime excavation site for evidence of such genealogical links, since his name
rendered his erotic proclivity a “lifelong social identity.” Like a genetic
mutation that may crop up in random individuals, and only gradually spread
across a species’ gene pool, Sodoma constituted an irruption of anomalous
possibilities that, while not yet fully articulated, began to diffuse new forms
of sexual identity and self-expression that increased over the next several
centuries. These methodological disagreements center on two questions: one
external and sociological, the cultural categorization of homosexual behavior;
the other internal and psychological, the conscious experience of individuals
who desired other men and their degree of agency within a hostile official
discourse. There was clearly a dominant conceptual structure of canon and civil
law that confined homosexuality to taboo acts that might potentially tempt
anyone, within whichour modern notion of inherent sexual “orientations” was not
officially recognized. Just as clearly, however, no culture is monolithic, and
a complex of alternatives operated alongside these formal structures. As we
have seen, the elements of this quasi-underworld were in place by the sixteenth
century: meeting places, distinctive behaviors, and cultural expressions.68 As
Ruggiero has outlined, such “illicit worlds had their own coherent
discourse,”69 which viewed male–male sexuality as an amusing peccadillo;
suggested that some individuals were drawn to it by distinctive character
traits; and expressed awareness of (and resistance to) the gap between official
values and their own experience. The solution to this impasse lies in moving
beyond an “either–or” cultural analysis to a “both–and” approach. Instead of
setting arbitrarily precise boundaries to ever-shifting conceptions of
sexuality, it would more accurately ref lect Sodoma’s transitional environment
to acknowledge the temporal overlapping of contrasting systems of thought and
behavior, and to explore the realities of those who negotiated the dialectic
between them. Two tendencies in current scholarship, however, militate against
such open-ended rapprochement. The first is reluctance to accept evidence for
alternative sexual consciousness; the second is ascribing to cultural
discourses an unrealistic power over against embodied experience. What follows
is part summary, part personal statement: a roadmap out of an increasingly
pointless stalemate, and a brief for greater attention to the lived experience
of men-who-had-sex-with-men and its genealogical links to later generations.
Two principal examples of the discord over what “counts” as evidence of sexual
desire and identity are the tendency to downplay or deny evidence for Sodoma’s
sexuality, and the disregard of alternative language imputing distinct
personality to sodomites. First, the present examination of how Sodoma
expressed his homoerotic desires depends on establishing that his nickname was
in fact a marker of his sexuality, which raises the question: how reliable is
Vasari? Unfortunately, as Paul Barolsky notes, “How we read Vasari depends on
our sensibility and taste. We all ride our own hobbyhorses.” 70 Since the
Victorians, homophobic scholars have attempted to discredit Vasari and defend a
respected Old Master against any implication of immorality in “his
evil-sounding sobriquet.” 71 Efforts to give it a non-sexual meaning are highly
speculative: Enzo Carli supposes the nickname was simply Bazzi’s own little
joke, “with which . . . he loved to glorify himself
facetiously,” but it strains credibility that a heterosexual man would consider
a false claim of deviancy “glorifying.” 72 When such dismissals are echoed by
queer-studies scholars, the hobby-horse is epistemological caution rather than
morality, but the effect is the same: to erase facets of queer history that
conf lict with a higher belief—that homosexuality did not (yet) exist.73 We do
have to read Vasari cautiously: despite the author’s claims, Sodoma’s wife
never left him, nor did he die poor.74 Because few details in Vasari’s
psychological profile are confirmed by other sources, postmodern skepticism
insists that any statement not independently documented is probably false. But Vasariis
generally most informed about artists close to his own time, many of his
artistic facts are documentable, and details in the Vite of Sodoma and
Beccafumi indicate that he visited Siena, saw artworks, and interviewed
informed sources. Moreover, his characterization of Sodoma as capricious,
insolent, and sodomitical is corroborated by three period sources: Eurialo
d’Ascoli’s couplets, Paolo Giovio’s life of Raphael (“a perverse and unstable
mind bordering on madness”), and Armenini’s account of Sodoma’s revenge for an
insult.75 Thus, this essay has followed a less restrictive approach, accepting
any statement that is not contradicted by external sources as possible and
perhaps likely. All historical reconstructions involve judgments of
probabilities; giving one’s sources “the benefit of the doubt” can make up for
any loss of positivistic certainty with gains in breadth, depth, and detail.
Secondly, there is linguistic evidence that particular psychological traits
were becoming attached to habitual sodomites; but this suggestive vocabulary is
often brushed aside to “save the phenomenon” of an episteme of acts, not
personalities. I agree with Simons that “both categorical approaches are
problematic.” A more subtle, inclusive view is adumbrated by Robert Mills, who
demonstrates that the juridical focus on potentially universal acts was in
tension with moral, Church perspectives which also sought to make an identity
of the sodomite . . . by characterizing sodomy as a more enduring
kind of practice, a vice for which one had a particular disposition, tendency
or taste. . . . [S]uch perspectives developed unevenly, over long
periods of time, [but there are] signs that some medieval thinkers
. . . wished to pin the sin down to particular bodies and selves.76
Examples of how “Sodoma” might thus denote an individual with an inborn sexual
preference include one of Matteo Bandello’s humorous tales (novelle), ca. 1540,
in which the dying Porcellio, pressed by his confessor to admit that he
performed acts “against nature,” claims to misunderstand the question because,
he says, “to divert myself with boys is more natural to me than eating and
drinking.” 77 Similarly, Giordano Bruno’s Spaccio della bestia triunfante
(1584) praises Socrates for resisting “la sua natural inclinatione al sporco
amor di gargioni” (his natural inclination toward the filthy love of boys).78
Dall’Orto has surveyed numerous Renaissance Italian terms for those who commit
homosexual acts, notably inclinazione, which implies “leaning” in a particular direction.79
Similar spadework for the French cognate inclination has been performed by
Domna Stanton, while numerous other French and English tropes, such as
“masculine love,” have been catalogued by Joseph Cady.80 Language was clearly
emerging at this point articulating distinctive traits among those drawn to
sodomy: not yet an “identity” in the modern sense, but a critical shift toward
notions of internal difference. If postmodernism underplays evidence of sexual
self-awareness, it conversely overestimates the power of discourse, unduly
minimizing individual agencyand the imperatives of the embodied self. The
ability of collective discourse to enforce social norms is never absolute. It
engages in perpetual dialectic with the potentially anarchic desires of
society’s diverse individual members, a situation in which “lived eroticism did
not always conform to the rules of social hierarchy,”81 from Romeo and Juliet
to Sodoma and his apprentices. This ineluctable tension arises because
discourse is inculcated into the mind, whereas sexual desire is grounded in
parts of the biological organism less susceptible to rational suasion. Embodied
experience is transhistorical: lust, like hunger, pre-exists cultural
conditioning, and “the recalcitrant realities of human conduct”82 are insistent
enough when unsatisfied to overcome any social convention. This essay has
marshalled evidence that Sodoma, and his contemporaries with similar
inclinations, felt a dissonance between their desires and the dictates of
society, and they possessed sufficient agency to imagine alternative
values—what Walter Pater viewed as a signal Renaissance development, a “liberty
of the heart” that enabled nonconformists to move “beyond the prescribed limits
of that system.”83 Individual bodies are not mere passive receptacles for an
overpowering discourse “poured into” them, but are capable of awareness of that
effort at marginalization, and of active resistance. The ultimate question
lying behind such methodological differences is: why do we do queer history?
Here again, divergent answers ride different hobbyhorses: postmodernists focus
on epistemology, while those open to historical continuity are more interested
in phenomenology. The former philosophize, “How and what can we know about
Renaissance sexuality?” answering that we can comprehend little about a
shifting discourse in which “sexuality” did not exist; the latter
psychoanalyze, “How did it feel for sexual outsiders to negotiate this social
regime?,” and seek clues in intimations of difference in life, language, and
art. While the former stress chronological discontinuity, the latter seek a
“usable past,” a narrative that produces affinities and resonances across time.
The latter project is inherently political: as George Chauncey characterizes
emerging queer studies in the late nineteenth century, claiming certain
historical figures was important to gay men not only because it validated their
own homosexuality, but because it linked them to others. . . . This
was a central purpose of the project of gay historical reclamation.
. . . By constructing historical traditions of their own, gay men defined
themselves as a distinct community.84 Put another way, this school, and this
essay, seek to recover evidence of homosexual desire and expression—however
fragmentary, ambiguous, and carefully historicized—to counter centuries of
suppression, and it seems ironic when social constructionism abets the same
historical erasure. A final image, recently attributed to Sodoma, provides an
enigmatic but tantalizing coda to this discussion85 (Figure 10.7). His hair
garlanded with leaves, beard and brows untamed, “Allegorical Man” leers like a
satyr while his rightJames M. SaslowFIGURE 10.7Sodoma (attributed), Allegorical
Man, ca. 1547–8, oil, Accademia Carrara,Bergamo. Photo credit: Scala/Ministero
per i Beni e le Attività Culturali/Art Resource, NY.hand makes the contemptuous
gesture of “the fig,” an insult that, since Martial’s Epigrams (2:28), can
imply that the receiver is a sodomite. The picture’s precise iconography
remains unexplored; Radini Tedeschi suggests the gesture alludes to Sodoma’s
nickname, and the picture may thus be a final self-portrait, literally or
symbolically. If so, it contrasts poignantly with the artist’s first
self-portraitforty years earlier ( Figure 10.2). Once young and beardless, his
foppishness a silent assertion of nonconformity, he has aged to a still
elaborately costumed but more overtly defiant graybeard, telling the world in
gesture what his burlesque poems expressed in words: I am what I am, I’ve
survived your derision, and I still don’t care what you think. Admittedly, this
interpretation remains speculative, but it would effectively bookend the
scenario of Sodoma’s life and work presented here. Our ability to entertain such
a hypothesis depends, however, on more than attribution and iconography. The
potential to recover the self-expression of creative Renaissance sodomites also
requires a polyvalent openness to a range of both personal and cultural
evidence and interpretive methods. Hearteningly, many seminal postmodern
theorists are more accepting of multiplicity than their acolytes. Foucault
praised Boswell’s conception of “gay,” while Carla Freccero deploys Foucault’s
own theoretics against his discontinuity between early modern and modern
sexuality. She approvingly cites David Halperin’s suggestion that we supplement
rigidly compartmentalized ideas of identity with concepts of “partial identity,
emerging identity, transient identity, semi-identity . . .,” the better
to “indicate the multiplicity of possible historical connections between sex
and identity.”86 Murray reassures us that “the alternative to intellectual
conformity is not a lack of coherence but rather a series of interwoven,
complementary . . . approaches.”87 Perhaps the most balanced and
inspiring methodological f lag has been raised by Valerie Traub, who recalls
that, while seeking traces of early modern same-sex eros, she assumed “neither
that we will find in the past a mirror image of ourselves nor that the past is
so utterly alien that we will find nothing usable in its fragmentary traces.”88
I have sought in Sodoma not a mirror-image, but a family resemblance. He is
“usable” as our ancestor: someone with whom we share an identifiable lineage of
desire and self-expression, in whose uniquely chronicled creative life we can
recapture the origins of an increasingly prominent familial trait.Notes1 2 3 4
5This essay grew from a paper delivered at a 2007 conference at University of
Toronto organized by Konrad Eisenbichler. Thanks to Patricia Simons for her
constructive suggestions. Vasari, Le vite, 6: 380; Vasari, Lives, 7: 246.
Vasari repeats these accusations in his Vita of Domenico Beccafumi, ed.
Milanesi, 5: 634–35. Vasari, Le vite, 6: 382; Vasari, Lives, 7: 247. Vasari, Le
vite, 6: 381; Vasari, Lives, 7: 246. Vasari, Le vite, 6: 389–90; Vasari, Lives,
7: 251, records the old men’s protest; for documents for the 1513 and 1515
races, see 6: 389 n. 3, 390 n. 1; Bartalini and Zombardo, Giovanni Antonio
Bazzi, 44–45, nos. 15–19. A note on terminology: I use “homosexual” throughout
in the narrow descriptive sense, to refer to sexual desire or behavior between
persons of the same sex. Although modern audiences read “homosexual” with
broader connotations of psychology and identity, here it is only shorthand for
“male–male sex.” In modern typology, Sodoma would be considered bisexual, since
he was also married and a father.6 Vasari, Le vite, 6: 379; Vasari, Lives, 7:
245. The artist did not die destitute or insane: see below, n. 74. 7 Fisher, “A
Hundred Years,” 13–39, outlines the activist project of research into
Renaissance homosexuality since the nineteenth century. 8 For an overview of
this position, see Grantham Turner, “Introduction,” 8, n. 3. 9 Reed, Art and
Homosexuality, 54–55. 10 Bartalini, “Sodoma.” 11 The standard English monograph
remains Hayum, Giovanni Antonio Bazzi; for Monteoliveto see 93, cat. no. 4. See
further on the abbey Radini Tedeschi, Sodoma, 138–47; Batistini, Il Sodoma;
documents in Bartalini and Zombardo, Fonti, 15–31, no. 7. 12 Hayum, Giovanni
Antonio Bazzi, 93, no. 4.8; Batistini, Il Sodoma, no. 8. The incident is
recorded by Gregory the Great, Life of St. Benedict, chap. 2. 13 Only a few
illustrations of this subject are known: both a fresco by Spinello Aretino (San
Miniato, Florence) ca. 1387 and a panel by Ambrogio di Stefano Bergognone, ca.
1490, show a pale, unidealized body among prominent briars. A sexual reading of
the series is supported by Kiely, Blessed and Beautiful, chap. 7, “Sodoma’s St.
Benedict: Out in the Cloister.” 14 Vasari, Le vite, 6: 383; Vasari, Lives, 7:
248, for the quote and cloak. The gift, along with other payments of fabrics
and clothing, is transcribed by Bartalini and Zombardo, Fonti, 18–19, 266. See
also Radini Tedeschi, Sodoma, 78–80. 15 Rocke, “The Ambivalence,” 57. 16 Rocke,
Forbidden Friendships, 3–6; his book provides extensive data and analysis of
fifteenth-century Florence. On sodomy elsewhere, see Ruggiero, The Boundaries
of Eros; Crompton, Homosexuality and Civilization, chap. 9; Mormando, The
Preacher’s Demons. For a Europe-wide perspective, see Crompton, Homosexuality
and Civilization, chaps. 10–12; Puff, “Early Modern Europe,” 79–102. 17 Rocke,
Forbidden Friendships, 112, 134. 18 Simons, “The Sex of Artists,” 81. 19 Rocke,
Forbidden Friendships, 163; Crompton, Homosexuality and Civilization, 262–69.
20 Puff, “The Sodomite’s Clothes,” 251–72. 21 Bernardino da Siena, Le prediche
volgari, ed. Pietro Bargellini (Milan: Rizzoli, 1936), 796–97, 898, cited and
discussed in Dall’Orto, “La fenice,” 5, and n. 27 and n. 28. See also Rocke,
“Sodomites.” 22 Jones and Stallybrass, Renaissance Clothing, 2–7. 23 Ladis,
Victims, 109. 24 Hayum, Giovanni Antonio Bazzi, 94, no. 12. 25 On anal sex as
social practice and artistic motif, see Saslow, Ganymede, chaps. 2–3; Rubin,
“‘Che è di questo culazzino!’”; Grantham Turner, Eros Visible, 274–99. Sodoma’s
Deposition, ca. 1510, similarly spotlights the rear view of a soldier: Hayum,
Giovanni Antonio Bazzi, 117, no. 7. Other artists emphasized rear views, often
motivated by the formalintellectual challenge of the paragone: Summers,
“‘Figure come fratelli.’” When we have evidence of an artist’s sexual
proclivities, as with Sodoma, it is reasonable to explore whether he imbued the
motif with personal erotic interest; lacking such evidence, however, we cannot
know which other artists might have done the same. Regardless of artistic
intent, similar stimuli would invite similar audience responses. 26 Similar
figures appear in scenes no. 1, 30, and 36 as catalogued by Batistini (Hayum,
Giovanni Antonio Bazzi, 93–4, nos. 1, 20, 26). 27 Alain of Lille, The Plaint of
Nature, trans. James Sheridan (Toronto: Pontifical Institute, 1980), 187, cited
in Puff, “The Sodomite’s Clothes,” 260. 28 Bernardino, as quoted by Rocke,
“Sodomites,” 12, 15; cited in Simons, The Sex of Men, 99. 29 Randolph, Engaging
Symbols, 151, chap. 4. For nuns, see Hayum, “A Renaissance Audience”; for both
sexes, Hiller, Gendered Perceptions. 30 On the prevalence of clerical sodomy
see Boswell, Christianity, Social Tolerance; Mills, Seeing Sodomy, chap. 4;
Rocke, Forbidden Friendships, 136–37. See also Parker, Bronzino, 37: “burlesque
poets tended to present clerics as sodomites.”31 Hayum, Giovanni Antonio Bazzi,
93–94, nos. 4.13, 4.14, 4.21; Batistini, Il Sodoma, nos. 13, 14, 31 (illns. 59,
60, 68). 32 The regulations are in the monastery’s fourteenth- and
fifteenth-century chronicle: Regardez le rocher, 182–83, 418–19 (my
translation). 33 Illustrated and discussed in Saslow, Pictures and Passions,
103–04. 34 Frans Hogenberg, Execution for Sodomitical Godlessness in Bruges,
1578; illustrated in Crompton, Homosexuality and Civilization, 327. 35 Vasari,
Le vite, 6: 387; Vasari, Lives, 7: 250. 36 On the city’s licentious paganism, see
Bartalini, Le occasioni, 39–86. 37 Rowland, "Render unto Caesar.” 38 Other
homoerotic images are in the Sala di Psiche, where Ganymede appears twice, and
one spandrel depicts Jupiter kissing Cupid; Saslow, Ganymede in the
Renaissance, 135–40; Turner, Eros Visible, 109–33. 39 Vasari, Le vite, 6:
384–88; Vasari, Lives, 7: 248–50. Alexander and Hephaestion’s love is alluded
to by Aelian, Various History, 12: 7, and other ancient authors. 40 Hayum,
Giovanni Antonio Bazzi, 164–77, no. 20; Bartalini, Le occasioni, 78–81; Radini
Tedeschi, Sodoma, 193–94, no. 56. 41 On Sodoma’s use of classical sources and
gender ambiguity see Smith, “Queer Fragments.” 42 Baldassare Castiglione, The
Book of the Courtier, book 2, chap. 61. On the sexual tone in Rome, see
Crompton, Homosexuality and Civilization, 269–90; Talvacchia, Taking Positions.
Leo X’s Rome also associated sartorial effeminacy with homosexuality:
pasquinades mocked Cardinal Ercole Rangone and sodomite friends for “going
around disguised as nymphs”: Burke, “Sex and Spirituality,” 491. 43 Aretino,
Lettere sull’arte, vol. 1, no. 68 (1537), vol. 2, no. 244 (1545); Aretino, The
Letters, 123–25, no. 58. Other sources record a sculpted Antinous, Hadrian’s
lover: Bartalini, Le occasioni, 73–75. 44 d’Ascoli, Epigrammatum, 11v–12r;
Bartalini and Zombardo, Fonti, 64–67, no. 29; Radini Tedeschi, Sodoma, 71–72.
45 Ibid., 23. 46 Vasari, Le vite, 6: 386–88; Vasari, Lives, 7: 250. On Leo’s
sodomitical reputation see Giovio’s biography, in Le vite di dicenove,
141v–142v. 47 Parker, Bronzino, chap. 1; Parker, “Towards;” Rocke, Forbidden
Friendships, 3–5; Tonozzi, “Queering Francesco”; Zanrè, Cultural
Non-conformity, chap. 3. 48 Tonozzi, “Queering Francesco,” 589–91. 49 On these
artist-authors see Parker, Bronzino; The Poetry of Michelangelo; Gallucci,
Benvenuto Cellini. 50 Fisher, “Peaches and Figs,” 158–59. 51 Zanrè, Cultural
Non-conformity, 1-2. 52 Armenini, De’ veri precetti, 42–43; Vasari, Le vite, 6:
393; Bartalini, Le occasioni, 17. 53 Dall’Orto, “La fenice di Sodoma,” 71-72, quoting
Bernardino, in Le prediche volgari, ed. C. Cannarozzi (Pistoia: Pacinotti,
1934), 277. A document dated 1531, purportedly Sodoma’s tax declaration, is
even more insolent, signed with a sexual vulgarity; Bartalini and Zombardo,
Fonti, 131–33, 281–92. While now considered a seventeenth-century forgery, it
demonstrates that a “legend” about Sodoma’s sexual brazenness persisted after
his death. 54 See Milner, “Introduction.” 55 Sodoma depicted anther homoerotic
myth distinctively: his Fall of Phaeton is almost unique in including Phaeton’s
cousin Cycnus, with whom literary sources imply a loving relationship (Hayum,
135, no. 12). Suggestively, the only other artist to include Cycnus was
Michelangelo. 56 Simons, “European Art,” 135. 57 Vasari, Le vite, 6: 390;
Hayum, Giovanni Antonio Bazzi, 191, no. 24; Radini Tedeschi, Sodoma, 211–12,
no. 73. 58 Acta sanctorum, 2: 629, 20 Januarii; Jacopo da Voragine’s
thirteenth-century Golden Legend repeats this phrase (s.v. “St. Sebastian”).59
On arrow symbolism, including homoerotic potential, see Cox-Rearick, “A ‘Saint
Sebastian,’” 160–61. 60 Simons, “Homosociality,” 38. 61 Vasari, Vita of Fra
Bartolommeo. For additional complaints about sexualized Sebastians, see Bohde,
“Ein Heiliger,” 86, n. 18. 62 Sodoma’s later depictions of Sebastian evoke the
same erotic subtext. In his Madonna and Child with Saints, ca. 1541–44 (Hayum,
Giovanni Antonio Bazzi, 257, no. 43), Sebastian stares at Jesus, who toys with
the saint’s arrow—a phallic detail seen in no other image. Similarly unique is
Sodoma’s Resurrection, 1535 (Hayum, 235, no. 33) in depicting the angels as
nude putti. 63 Burke, “Sex and Spirituality,” 488–92. 64 Ruggiero,
“Introduction,” 2. 65 Reed, Art and Homosexuality, 43. 66 Ibid., 47. 67 Ibid.,
43; Puff, “Early Modern Europe,” 84–85. 68 On this alternative culture in
various cities see Puff, “Early Modern Europe,” 87; Ruggiero, “Marriage,”
23–26; Dall’Orto, “La fenice di Sodoma,” 61–64, 79. 69 Ruggiero, “Marriage,
Love,” 11. 70 Paul Barolsky, “Vasari’s Literary Artifice,” 121. 71 Cust,
Giovanni Antonio Bazzi, 10. 72 Carli, Il Sodoma, 9–12; Carli, “Bazzi.” 73 See,
e.g., Patricia Simons, “Sodoma, Il,” 286. 74 Vasari, Le vite, 6: 379, 398,
citing contradicting documents, 399 n. 1. 75 On Eurialo see above, n. 44;
Armenini, n. 52. On Giovio’s biographies see n. 46; for his comment on Sodoma
(“praepostero instabilique iudicio usque ad insaniae affectationem”) see
Bartalini and Zambrano, Fonti, 83–86, no. 35. 76 Simons, “Homosociality and
Erotics,” 48, n. 4; Mills, “Acts, Orientations,” 205. 77 Bandello, Tutte le
opera, ed. Flora, 1: 95, novella 6; Bandello, Tutte le opera, trans. Payne, 1:
94–8. 78 Bruno and Campanella, Opere, 321. 79 Dall’Orto, “La fenice di Sodoma,”
74–76; Dall’Orto, “‘Socratic Love,’” esp. 34–35, 46–50. 80 Stanton, “The
Threat.” See further Stanton, ed., Discourses of Sexuality; the historiographic
overview by Smith, “Premodern Sexualities”; Cady, “The ‘Masculine Love.’” 81
Puff, “Early Modern Europe,” 87. 82 Brundage, “Playing,” 23. 83 Pater, The
Renaissance, 3–6, 18–19; Fisher, “A Hundred Years,” 19–23. 84 Chauncey, Gay New
York, 285–86. 85 Radini Tedeschi, Sodoma, 257, no. 118. 86 O’Higgins, “Sexual
Choice,” 10; Halperin is quoted and discussed in Freccero, Queer, 48. 87
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Non-conformity in Early Modern Florence. Burlington: Ashgate, 2004.11 VAGINA
DIALOGUES Piccolomini’s Raffaella and Aretino’s Ragionamenti Ian Frederick
MoultonIn 1539, Alessandro Piccolomini, a thirty-one-year-old Sienese nobleman
living in Padua, published a short dialogue: La Raffaella, ovvero Dialogo della
bella creanza delle donne [Raffaella, or a Dialogue on women’s good manners].1
Piccolomini’s dialogue, in which an older woman encourages a younger one to
commit adultery, owes much to the example of Pietro Aretino’s scandalous
Ragionamenti (1534, 1536),2 in which an experienced courtesan teaches her
daughter how to become a prostitute. While the filial relationship between La
Raffaella and the Ragionamenti has long been noted, the cultural and
ideological significance of this relationship remains largely unexamined. Both
texts imagine private female conversations: what do women talk about when no
men can hear? The answer in both cases is men. Men and sex. (What else would
men think that women talk about?) Both texts are male fantasies of female
pedagogy and sexual knowledge, in which male authors adopt a voice of experienced
femininity to articulate imagined feminine perspectives on sex, gender
relations, and gender identity. In the Ragionamenti, the women’s conversations
are scandalous, but also, at times, radical and transgressive, questioning
fundamental norms of gendered behavior and exploring the role of power in
gender relations.3 Despite Aretino’s ambivalent misogyny, the Ragionamenti
imagine possibilities of female agency and power. Piccolomini’s Raffaella, on
the other hand, merely encourages women to subvert one form of male authority
in order to submit to another; it imagines freeing wives from their husbands
the better to subordinate them to their male lovers. Piccolomini playfully
suggests that this shift is doing women a favor because it acknowledges their need
for sexual pleasure.4 His text takes the subversive energy of the Ragionamenti
and turns it into a safe, sly joke. Women, it turns out, do not want autonomy:
they want to submit to younger, sexier men. In La Raffaella, female agency is
not a threat to male dominance—it simply rewards ardent male lovers over dreary
husbands.The conversations of Aretino’s Ragionamenti take place over six days.
An experienced courtesan named Nanna is discussing with a younger prostitute
named Antonia what way of life would be best for her teenaged daughter
Pippa—should she grow up to be a nun, a wife, or a whore? Nanna spends the
first three days of the dialogue recounting her own experiences in each of
these roles; at the end of the third day she and Antonia decide that
Pippa should be a prostitute. They reason that while nuns break their vows and
wives are unfaithful to their husbands, prostitutes (for all their faults) are
not hypocritical—they are simply doing the necessary work they are paid to do.5
This ends the first volume. In the sequel, having decided Pippa’s future, Nanna
and Antonia teach her the things she will need to know. On the fourth day, they
instruct her how to be a successful courtesan; on the fifth, they discuss men’s
cruelty to women; and on the sixth they listen while a midwife teaches a
wetnurse how to make a living procuring women for sex with men. In all the
discussions about prostitution, Nanna’s instruction focuses not on how to
satisfy men but on how to manipulate them. The condition of a prostitute is
inherently hazardous, and Nanna and Antonia teach Pippa how to survive and
thrive in a world of gender warfare, where men are always seeking to exploit
women, sexually, physically, socially, and financially. Throughout the
Ragionamenti the text takes an ambivalent attitude to its speakers. On the one
hand, Nanna and Antonia are monstrous women who embody a wide range of
misogynist stereotypes. They are deceitful, amoral, gluttonous, greedy,
garrulous, and fickle. On the other hand, they are cunning tricksters, who use
their superior intellect to dupe those who try to exploit and manipulate them.
Nanna is at once a shocking figure of feminine excess and an insightful
satirist who bears more than a passing resemblance to Aretino’s own persona as
an epicurean scourge of powerful hypocrites.6 The Ragionamenti contain
shockingly explicit descriptions of a wide range of sexual activity, but almost
all of these are in the early chapters of the text, in which nuns betray their
vows in endless orgies and wives betray their elderly husbands to find
satisfying sex elsewhere.7 The chapters on prostitution focus not on sexual
pleasure or technique, but rather on how best to earn money and swindle
clients. Aretino’s whores are not particularly interested in sexual pleasure—they
want money, power, and status instead. And the best way to attain all three is
by selling the promise of sexual availability while deferring sexual activity
for as long as possible; the ideal relationship is one where a man is paying
large amounts of money without ever actually managing to have sexual relations
with the woman he is buying. As Nanna puts it, “lust is the least of all the
desires [whores] have, because they are constantly thinking of ways and means
to cut out men’s hearts and feelings.” (“La lussuria è la minor voglia che elle
abbino, perché le son sempre in quel pensiero di far trarre altrui il core e la
corata.”)8 Through a series of cunning tricks, deals, and lies, Nanna ends up
living in luxury in a fashionable house protected by gangs of armed men whom
she employs to remove unwanted suitors.9 She survives and thrives by
manipulating male desire and profiting from male gullibility.Nanna’s worldly
success is, of course, a fantasy that bears little relation to the actual
living and working conditions of most early modern prostitutes,10 but the
Ragionamenti admit this as well. Nanna knows she is not normative, and that her
position remains precarious: “I must confess that for one Nanna who knows how
to have her land bathed by the fructifying sun, there are thousands of whores
who end their days in the poorhouse.” (“Ti confesso che, per una Nanna che si
sappia porre dei campi al sole, ce ne sono mille che si muoiono nello
spedale.”)11 On the sixth day, the Midwife agrees: “A whore’s life is
comparable to a game of chance: for each person who benefits by it, there are a
thousand who draw blanks.” (“E so che il puttanare non è traffico da ognuno; e
percìo il viver suo è come un giuoco de la ventura, che per una che ne venga
benefiziata, ce ne son mille de le bianche.”)12 Consequently, Nanna makes sure
to spend a lot of time warning her daughter Pippa about the many ways that men
can harm the women in their power. In contrast to Aretino’s earthy dialogue of
whores, Piccolomini’s La Raffaella consists of an imagined discussion between
two upper-class women: Raffaella, an elderly, impoverished, but well-born
woman, and Margarita, a newly married wealthy young noblewoman. The tone of
conversation in La Raffaella is certainly more polite and decorous than Nanna
and Antonia’s profane and bawdy language in the Ragionamenti.13 Raffaella, a
friend of Margarita’s late mother, presents herself as a pious widow, eager to
help Margarita adjust to the challenges of being an adult woman and the
mistress of a household. Throughout her talk of pass-times, cosmetics,
deportment, and fashion, Raffaella advises Margarita to take full advantage of
youthful pleasures; if a woman does not enjoy herself while she is young and
beautiful, she is sure to become bitter in her old age: As for God, as I said
earlier, it would be better, if it were possible, to never take any pleasure in
the world, and to always fast and keep strict discipline. But, to escape even
greater scandal, we must consent to the small errors that come with taking some
pleasures in youth, which can be taken away later with holy
water. . . . And moreover, in all this I’m telling you, presuppose
that this little necessary sin will bring you much honor in the world, and that
these pleasures that must be taken can be managed with such dexterity and
intelligence that they will bring no shame from anyone. Quanto a Dio, già t’ho
detto che sarebbe meglio, se si potesse fare, il non darsi mai un piacere al
mondo, anzi starsi sempre in digiuni e disciplina. Ma, per fuggir maggior
scandalo, bisogna consentir a questo poco di errore che è di pigliarsi qualche
piacere in gioventù, che se ne va poi con l’acqua
benedetta. . . . E però in tutto quello che io ti ragionerò
presupponendo questo poco di peccato, per esser necessario, procurerò quanto
piú sia possibile l’onore del mondo, e che quei piaceri che si hanno da
pigliarsi sieno presi con tal destrezza e con tal ingegno, ch non si rimanga
vituperato appresso de le genti.14Margarita’s husband is constantly away on business;
she is bored and feels neglected. By the end of the dialogue, Raffaella has
convinced Margarita to embark on an adulterous affair with a young man named
messer Aspasio (who bears more than a passing resemblance to Piccolomini
himself ).15 It becomes abundantly clear to the reader that convincing
Margarita to sleep with messer Aspasio has been Raffaella’s goal all along. As
the dialogue ends, Margarita looks forward eagerly to her planned affair,
completely unaware of how she has been manipulated by the older woman. She
exults, Having learned today through your words that a young woman needs, to
avoid greater errors, to pour out her spirit in her youth, and having heard
certainly from you the good words of messer Aspasio and the love he bears me, I
am resolved to give all of myself to him for the rest of my life. And thus
having pledged eternal fidelity to messer Aspasio—whom she has barely
met—Margarita goes on to offer the impoverished Raffaella bread, cheese, and
ham as a reward for her kindness.16 Given its subject matter, it is not
surprising that some readers interpreted La Raffaella as an attack on women’s
moral character: older women are presented as corrupt and amoral; younger women
as hedonistic and naive. Women of all ages, it seems, are concerned primarily
with deceiving men to obtain sexual pleasure. Beyond its general cynicism
regarding female virtue, La Raffaella also gives precise and effective
direction on ways to deceive one’s husband and to discreetly carry on long-term
affairs. Raffaella warns Margarita against writing love letters—especially if
her lover is married.17 She recommends that her lover be unmarried, if possible
(messer Aspasio is a bachelor!).18 Raffaella tells Margarita she will need a
trusted servant to communicate with her lover, and that she should choose that
person with great care.19 She recommends a rope ladder for giving a lover
access to private rooms without anyone in the household knowing.20 Raffaella
encourages Margarita to take full advantage of the pleasures that wealth and
leisure can bring, but she insists that all these pleasures are worthless
without the final consummation of adulterous sex: What’s love worth without its
end? It’s like an egg without salt, and worse. Holidays, dinners, banquets,
masques, plays, gatherings at villas and a thousand other similar pleasures are
icy and cold without love. And with love they are so pleasurable and so sweet
that I don’t believe that one could ever grow old among them. In every person
love inspires courtesy, nobility, elegance in dress, eloquence in speech,
graceful gestures, and every other good thing. Without love, they are little
esteemed, like lost and empty things. E amore poi che val, senza il suo fine?
Quel ch’è l’uovo senza’l sale, e peggio. Le feste, i conviti, i banchetti, le
mascere, le comedie, i ritruovi di villae mille altri cosí fatti solazzi
senz’amore son freddi e ghiacci; e con esso son di tanta consolazione e cosí
fatta dolcezza, ch’io non credo che fra loro si potesse invecchiar mai. Amor
riforisce in altrui la cortesia, la gentilezza, il garbo di vestire, la
eloquenza del parlare, i movimenti agraziati e ogni altra bella parte; e senza
esso son poco apprezzate, quasi come cose perdute e vane.21 The “end” of love,
which in Neoplatonic treatises was seen as a beatific transcendence of earthly
desires, is here clearly redefined simply as sex.22 As a result of passages
like this, La Raffaella was attacked both as an insult to women and as an
instruction manual for adultery.23 That the text was explicitly dedicated by
Piccolomini to “the women who will read it” (“A quelle donne che leggeranno”)
only made matters worse.24 Piccolomini was destined from youth for an
ecclesiastical career,25 and at the time he wrote La Raffaella he was starting
to make a name for himself in Italian intellectual circles.26 He had published
La Raffaella under his academic pseudonym, Stordito Intronato, but this did
little to conceal his identity. Responding to criticism of the dialogue,
Piccolomini disavowed La Raffaella almost immediately, writing in 1540 that the
text was a “joke,” written only for his own amusement.27 Clearly, he felt that
La Raffaella’s scandalous reputation was not suitable for his public image and
future aspirations. Unlike Aretino, who published the Ragionamenti in two
installments, Piccolomini not only never published a sequel to La Raffaella, he
never wrote anything like it again.28 In his retractions, Piccolomini insisted
that he had meant no insult to women in La Raffaella, and compared his work to
the licentious novelle in Boccaccio’s Decameron, intended to give “a certain
pleasure to the mind, that cannot always be serious and grave” (“per dare un
certo solazzo a la mente, che sempre severa e grave non può già stare”).29
Although Piccolomini consistently downplayed the dialogue’s significance, La
Raffaella remained in print and remained popular. There were nine Italian
editions in the sixteenth century, as well as three separate translations into
French.30 Indeed, La Raffaella is the most frequently republished of all
Piccolomini’s texts, and one of the few still in print in the twenty-first
century.31 Though criticized for its licentiousness, generically La Raffaella
was in the mainstream of the literature of its time. Neoplatonic dialogues
dealing with love and sexuality were a staple of Italian literary and academic
culture, from Bembo’s Asolani (1505) and Judah Abrabanel’s Dialogi d’amore
(1535), to Sperone Speroni’s Dialogo d’amore (1542), and Tullia d’Aragona’s
Dialogo . . . della infinità d’amore (1547). Along with books on
love, books on the status of women and on feminine deportment were also
produced in great numbers in Italy in the midsixteenth century. Advocating
adultery may have been scandalous, but men telling women how to behave was
commonplace. Besides internationally inf luential texts such as Juan-Luis
Vives’ De institutione feminae christianae (1523)32 and Baldassare
Castiglione’s Cortegiano (1528),33 there were dozens of lesser known or more
specialized books, such as Giovanni Trissino’s epistle on appropriate conduct
forwidows (1524),34 and Galeazzo Flavio Capella’s treatise on the excellence
and dignity of women (1526).35 The vast majority of these texts were written by
men, and many were prescriptive works that attempted to define appropriate
female conduct.36 Of 125 works listed by Marie-Françoise Piéjus dealing with
the status of women published in Italy between 1471 and 1560, only two were
authored by women: Tullia d’Aragona’s 1547 Dialogo . . . della
infinità d’amore and Laura Terracina’s 1550 Discorso sopra tutti li primi canti
d’Orlando Furioso.37 Given Piccolomini’s deep engagement with academic and
literary culture, it is not surprising that La Raffaella draws on a wide range
of contemporary texts. The character of Raffaella herself has a strong
resemblance to the central figure of the procuress from Fernando de Rojas’ La
Celestina,38 and passages in Piccolomini’s dialogue closely echo debates over
proper feminine dress in Castiglione’s Cortegiano.39 But arguably the most
important model for La Raffaella remains Aretino’s Ragionamenti.40 To begin
with, there are precise textual echoes: La Raffaella’s discussion of cosmetics
closely follows passages from Aretino’s work,41 as does Raffaella’s reference
to the illicit sexual activities of nuns.42 Even Raffaella’s notion, quoted
above, that youthful sins can be removed with holy water, recalls a speech by
Antonia about the relative insignificance of the sins committed by whores.43
Beyond her similarity to the title character of La Celestina, Piccolomini’s
Raffaella also recalls the Midwife from the sixth book of the Ragionamenti.
Certainly, the Midwife’s following account of her own techniques are a good
description of Raffaella, who comes across as a pious churchgoer, says she
loves Margarita like a daughter, and has endless advice on fashions and
hairstyles: It was always my habit to sniff through twenty-five churches every
morning, robbing here a tatter of the Gospel, there a scrap of orate fratres,
here a droplet of santus santus, at another spot a teeny bit of non sum dignus,
and over there a nibble of erat verbum, watching all the while this man and
that girl, that man and this other woman. . . . A bawd’s work is
thrilling, for by making herself everyone’s friend and companion, stepchild and
godmother, she sticks her nose in every hole. All the new styles of dress in
Mantua, Ferrara, and Milan follow the model set by the bawd; and she invents
all the different ways of arranging hair used in the world. In spite of nature
she remedies every fault of breath, teeth, lashes, tits, hands, faces, inside
and out, fore and aft. Io che ho sempre avuto in costume di fiutar venticinque
chiese per mattina, rubando qui un brindello di vangelo, ivi uno schiantolo di
orate fratres, là un giocciolo di santus santus, in quel luogo un pochetto di
non sum dignus, e altrove un bocconicino di erat verbum, e squadrando sempre
questo e quella, e quello e questa. . . . Bella industria è quella
d’una ruffiana che, col farsi ognun compare e comare, ognun figilozzo e
santolo, si ficca per ogni buco. Tutte le forge nuove di Mantova, di Ferrara, e
di Milano pigliano la sceda da la ruffiana: ella trova tutte l’usanze de le
acconciaturedei capi del mondo; ella, al dispetto de la natura, menda ogni
difetto e di fiati e di denti e di ciglia e di pocce e di mani e di facce e di
fuora e di drento e di drieto e dinanzi.44 In his Novelle (1554), Matteo
Bandello mistakenly attributed La Raffaella to Aretino, in part because of its
resemblance to the Ragionamenti.45 Clearly, the similarity of the two texts was
apparent to contemporary readers. Socially and intellectually, Piccolomini and
Aretino were on friendly terms in the years immediately following La
Raffaella’s publication. Piccolomini wrote to Aretino in December 1540, publicly
praising his satirical attacks on the abuses of the powerful.46 And in 1541,
two years after La Raffaella appeared in print, Piccolomini invited Aretino to
join the newly founded Accademia degli Infiammati in Padua. As Marie-Françoise
Piéjus has suggested, both the Ragionamenti and La Raffaella function as
parodies of the ubiquitous conduct books addressed to women in the
mid-sixteenth century. The Ragionamenti and La Raffaella are “provocative
text[s], animated by an ironic cynicism that, parod[ies] point by point the
lessons habitually taught to women.” By focusing on women’s sexual lives, both
Aretino and Piccolomini “attest to the divorce between openly affirmed
principles and the daily conduct of [their] contemporaries.”47 What makes these
texts parodic is their sexual subject matter; they both, in differing ways,
affirm women’s fundamental sexuality and attest to the central role of sexual
desire in women’s lives. This is precisely the aspect of femininity that most
of the conduct books are trying most urgently to restrain, repress, and police.
The vast majority of sixteenthcentury conduct books written for women are
designed to make women into good wives: chaste, silent, and obedient—pleasing
to their husbands and compliant to the wishes of their male relatives.48 It is
telling that these two parodic texts are both written in the voice of women.
Rather than having a male author lay down the law for women (like Vives does),
or imagining a conversation where women listen silently as men debate (as in
Castiglione), both the Ragionamenti and La Raffaella imagine female
conversations with no men present. In Ventriloquized Voices, her study of early
modern male authors’ adoption of female voices, Elizabeth Harvey has argued
that “in male appropriations of feminine voices we can see what is most desired
and most feared about women.”49 If Harvey is right, what Aretino and
Piccolomini most desired and feared about women was their sexuality—and the
ways their sexuality creates possibilities for female agency. In both the
Ragionamenti and La Raffaella, an older woman instructs a younger one on issues
of gender and sexuality—and on ways to trick men to get what they want. In both
cases, the absence of male auditors creates the illusion that the reader is
privy to the secret truth of feminine speech. It is significant that both
Aretino and Piccolomini imagine that the main topic that women discuss in
private is their sexual relations with men. While the conversation in both the
Ragionamenti and La Raffaella is wide-ranging, both dialogues arguably fail the
Bechdel test—an assessment that asks whether or not a work of fiction has
twonamed female characters who talk to each other about something other than
their relationships to men.50 In both works, the women are constantly concerned
about their interactions with men and how their actions are perceived by men.
The very categories of female life as set forth in the Ragionamenti—nuns,
wives, and whores—are defined by the ways in which women’s sexual relations
with men (or their lack) are structured and determined. In their desire to hear
the truth of female sexuality, both the Ragionamenti and La Raffaella
metaphorically echo a tradition of masculine fantasy in which female genitalia
are compelled to speak. In the thirteenth-century French fabliau Du Chevalier
qui fist les cons parler [The Knight Who Made Cunts Speak], a poor, wandering
knight who treats some bathing fairies with courtesy and discretion is rewarded
with the magical power to make vaginas talk.51 He uses this power to discover
the truth in situations where people are lying to him: when he encounters a
miserly priest riding on a mare, he makes the mare’s vagina tell him how much
money the priest is hiding. When a countess sends her maid to seduce the knight,
he makes the maid’s vagina reveal the plot. Eventually, he makes even the
countess testify against herself by compelling her nether regions to speak.52
The vagina, it seems, always tells the truth. This provocative trope reappears
most famously in Denis Diderot’s 1748 libertine novel Les Bijoux indiscrets
[The Indiscreet Jewels], in which a sultan has a magic ring that makes vaginas
tell all. While there is no evidence that either Aretino or Piccolomini were
aware of such tales of talking vaginas, the gender dynamics of their texts are
remarkably similar. The trope of a man magically forcing a vagina to speak is
culturally resonant on a number of levels. On the most basic level, these
stories are fantasies of masculine power: the masterful male commands the
female body to do his bidding and reveal its knowledge. There is comedy, of
course, in the blurring of function between vagina and mouth—the earthy lower
body inevitably tells a tale that refutes the refined upper body. It is
important to note that what the vagina says does not merely contradict what the
mouth says; it unerringly reveals the hidden truth of the situation. Just as
the Ragionamenti and La Raffaella ironically imagine the sexual desires hidden
behind a public façade of decorous femininity, in these stories, the mouth
tells lies, but the vagina tells the truth of the body; it cannot lie. Indeed,
in all these texts, the vagina is the truth, the essence, the thing itself. The
truth of woman is her sex. The same assumption underlies Eve Ensler’s popular
1996 feminist play The Vagina Monologues, an episodic work in which women of
various ages and backgrounds recount their sexual experiences, some positive,
others negative. While the play was acclaimed for giving voice to women’s
sexuality, it was also criticized for reducing women to their genitalia: as
feminist scholars and activists Susan E. Bell and Susan M. Reverby wrote, “The
Vagina Monologues re-inscribes women’s politics in our bodies, indeed in our
vaginas alone.”53 But of course, in Ensler’s work, the author who wrote the
lines and the actors who perform them are all women. The voices we hear are the
women’s voices—not men’s imagination of what a woman’s voice might sound like
if there was no man there to hearand record it. In Aretino and Piccolomini’s
vagina dialogues, it is always only men talking—even if the characters are
female. Piccolomini’s ventriloquized fantasy of female speech in La Raffaella
is all the more remarkable given that the Academy of the Intronati,54 the
organization under whose auspices he published the dialogue, was more arguably
more open to women than any other sixteenth-century Italian academy. The
Accademia degli Intronati [the Academy of the Stunned] was founded in 1525 by a
group of six Sienese young men. The avowed object of the group was “to promote
poetry and eloquence in the Tuscan, Latin and Greek languages” and their motto
was: Orare, Studere, Gaudere, Neminem laedere, Neminem credere, De mundo non
curare [Pray, Study, Rejoice, Harm no one, Believe no one, Have no care for the
world].55 Membership in the Intronati was restricted to men, but as Alexandra
Coller has argued, “women were awarded much more than a merely ornamental
presence within the context of the academy [of the Intronati], whether as
sources of inspiration, correspondents in educationally-oriented literary
exchanges, or as discussants in female-centered dialogues.”56 Sometime around
1536, not long before he wrote La Raffaella, Piccolomini himself wrote a brief
Orazione in lode delle donne [Oration in Praise of Women]. He delivered the
oration to the Intronati in person on his return to Siena from Padua in 1542
and it was published three years later.57 Utterly rejecting La Raffaella’s
notion that love must be sexually consummated to have any real value,
Piccolomini’s oration draws heavily on the Neoplatonic idealization of love
articulated in Pietro Bembo’s Asolani, and in Bembo’s concluding speech in the
Fourth Book of Castiglione’s Cortegiano. In this discourse, love is primarily a
spiritual discipline that paradoxically leads to a transcendence of physical
desire. Women’s beauty is an earthly echo of divine Beauty, and Beauty can be
used by the lover to reach a higher plane of spiritual awareness.58 Women are
thus to be served, adored, and obeyed, in the way that a Courtier should serve,
adore, and obey his Prince.59 Many texts written by members of the Intronati
were dedicated to female patrons, including a translation of six books of
Virgil’s Aeneid and Piccolomini’s own 1540 translation of Xenophon’s
Oeconomicus, a classic treatise on household management.60 A text from the
later sixteenth century, Girolamo Bargagli’s 1575 Dialogo de’ giuochi [Dialogue
on Games], describes the activities of the Intronati in the 1530s, and attests
to the support of the Academy by “many beautiful and noble ladies” (“Molte
belle e rare gentildonne”).61 Some scholars have suggested that women may have
even participated in meetings of the Academy, a rare occurrence in
sixteenth-century Italian intellectual culture.62 An unpublished dialogue by
Marcantonio Piccolomini, a kinsman of Alessandro and a founding member of the
Intronati, imagines a scholarly dialogue between three Sienese gentlewomen on
whether God created women by chance or by design.63 At the outset, however, not
all the Intronati were so welcoming to women— at least if Antonio Vignali’s
Cazzaria (1525) is any indication. Vignali’s dialogue, in many ways a defense
of sexual relations between men, is a fiercely and crudelymisogynist text, a
product of an exclusively male environment that denigrates women at every
turn.64 The Cazzaria was a scandalous text. It was initially circulated in
manuscript among the Academy’s members and was probably printed without its
author’s consent. Although it was not publicly acknowledged or defended by the
Intronati at any point, it was nonetheless written by one of the Academy’s
founding members and was one of the most prominent products of the Academy’s
early years.65 Piccolomini was surely familiar with the text— indeed, his kinsman
Marcantonio Piccolomini (Sodo Intronato) appears as one of La Cazzaria’s main
characters.66 However eccentric and outrageous it may be, La Cazzaria is
arguably an accurate ref lection of the attitudes towards women of at least
some of the Intronati’s founding members. If the Intronati’s respectful and
inclusive attitude towards women represented in Bargagli’s Dialogo de’ giuochi
is to be believed, things must have changed a lot by the late 1530s. But it is
quite possible that the Intronati’s relatively positive public attitude towards
women masked more negative private views. Perhaps Alessandro Piccolomini’s
ironic attitude towards women in La Raffaella is a product of this conf lict.
As we have seen, the Ragionamenti ’s attitude towards its female speakers is
always ambivalent. But La Raffaella’s presentation of its speakers is much more
straightforward. Raffaella is a manipulative woman who is working throughout
with a very specific goal in mind—to convince Margarita to have an adulterous
affair with messer Aspasio. Margarita is simply a dupe. Whatever Piccolomini’s
praise of women, whatever support the Intronati gave and received from Sienese
noblewomen, La Raffaella ironically suggests that women are fundamentally
submissive to male desire. Raffaella’s considerable ingenuity is entirely
subordinate to the schemes of messer Aspasio. She has no other function than to
help him obtain his desires, and she is in many ways an abject character,
forced to make her living by tricking young women into having sex with
manipulative men. Piccolomini’s idealistic role as defender of women in his
Orazione and elsewhere has an ironic echo in the dedicatory epistle to female
readers that prefaces La Raffaella. Here Piccolomini insists that he has always
been a staunch defender of women against their detractors. He claims that La
Raffaella clearly shows “the appropriate life and manners appropriate for a
young, noble, beautiful woman,” and holds up the character of Raffaella as
proof that women are capable of “great concepts and profound statements and
good judgment.”67 He decries the double standard that sees extra-marital
affairs as “honorable and great” for men, and “utterly shameful for women.” He
admits that if a woman were to be so foolish as to conduct an affair in a way
that would arouse suspicion, that would be “a great error,” but he trusts that
his female readers “will be full of so much prudence, and temperance that
[they] will know how to maintain and enjoy [their] lovers” for years and years.
“There is nothing more pleasing nor more worthy of a gentlewoman than this.”68
In the epistle, Piccolomini is doubling down on the joke that underlies La
Raffaella as a whole: what women want most of all is satisfying sex with
anattractive and f lattering young man. Anyone who helps them attain this goal
becomes their greatest champion.As we have seen, Aretino’s Ragionamenti argue
at length that at least some women prefer money, status, and power to sexual
pleasure. But this is largely because the whores of the Ragionamenti are not
comfortable, upper-class women like those in La Raffaella. Aretino’s whores
want power, but his nuns and wives, whose material well-being is secured either
by the Church or by their husbands, want sex. In the more elevated world of La
Raffaella, the wealthy and well-born Margarita lives in luxury; all that is
missing from her pleasurable life is a satisfying sexual partner. The condition
of Nanna, Pippa, Antonia—and indeed of Raffaella, Piccolomini’s impoverished
elderly bawd—is much more precarious. The single-minded pursuit of sexual
pleasure, it seems, is a privilege of the upper classes, of those women who are
not compelled to participate directly in a capitalist market for goods and
services in which their sexuality is primarily a commodity used to raise
capital. Aretino’s attitude to women is often disdainful and dismissive;
Piccolomini almost always f latters his female readers. And yet, it is the
Ragionamenti that imagine autonomous women who manage to hold their own in conf
lict with men, whereas La Raffaella presents women who are entirely dominated
by men in one way or another. The Ragionamenti fantasize about the ways in
which women trick men; La Raffaella fantasizes about the ways women can be
tricked. Aretino’s Nanna provides a powerful contrast to Piccolomini’s fantasy
of feminine submission. In Book 2 of the Ragionamenti, when Nanna recounts her
experiences as a wife, she does exactly what Raffaella urges Margarita to do—
she takes young lovers who can satisfy her sexually in ways her impotent
husband cannot. But the key difference is that Nanna makes that choice for
herself—she is not tricked into it by a male suitor who is using a female
confidant to manipulate her. Even before becoming a prostitute, Nanna is always
looking out for herself. She tricks her lovers in the same way she tricks her
husband. She plays to win and is never duped. And unlike Margarita, who
promises to devote herself exclusively to messer Aspasio, Nanna’s adultery is
utterly promiscuous: Once I had seen and understood the lives of wives, in
order to keep my end up, I began to satisfy all my passing whims and desires,
doing it with all sorts, from potters to great lords, with especial favor
extended to the religious orders—friars, monks, and priests. Io, veduto e inteso
la vita delle maritate, per non essere da meno di loro, mi diedi a cavare ogni
vogliuzza, e volsi provare fino ai facchini e fino ai signori, la frataria, le
pretaria, e la monicaria sopra tutto.69 Eventually she ends up stabbing her
husband to death when he assaults her after catching her having sex with a
beggar.70 It is hard to imagine Piccolomini’s wellbred Margarita acting in a
similar manner should her husband ever catch her with messer Aspasio.
Piccolomini’s Raffaella fits into larger trends in the ways in which Aretino’s
Ragionamenti were read and assimilated into mainstream early modern
culture.Broadly speaking, texts that were inspired or inf luenced by the
Ragionamenti adapted Aretino’s text in ways that made it less subversive and
conformed better to traditional ideas of early modern gender relations. Later
editions, translations, and adaptations of the Ragionamenti focused on Book 3
of the first day, on the life of whores, and presented the text to readers
simply as a catalogue of female deceit and monstrosity in which the satirical
and subversive elements of Nanna’s character were downplayed in order to make
her a purely negative figure.71 In a similarly reductive move, La Raffaella
takes the notion that women will attempt to deceive men, and limits it to the
particular case of aristocratic wives deceiving their husbands—a model which
fits well into traditional discourses of courtly love that go back to the
twelfth century.72 Women are represented as fundamentally passionate creatures
that desire physical pleasures above all else, and these are found more
naturally with young men in adulterous relationships than with respectable,
mature, and neglectful husbands. Margarita’s husband spends too much time on
“business” and not enough with his wife, and the well-bred and discreet messer
Aspasio is the natural solution to Margarita’s problems. Raffaella the bawd is
not disrupting traditional aristocratic patterns of behavior, she is
facilitating them. As long as the affair remains discreet, everyone will
benefit and no one will care. (Machiavelli makes much the same point in his
play Mandragola, but in that case the satiric irony is obvious.) In La
Raffaella the extent to which Piccolomini supports Raffaella’s argument is not
clear. As we have seen, he explicitly endorses her point of view in his
dedicatory epistle to his female readers. But the degree of irony in the
epistle is an open question. It is enough that Piccolomini had deniability when
he needed it—La Raffaella, as he later claimed, was obviously a youthful joke.
Later commentators agreed that the dialogue, though seemingly immoral, was
actually a witty jeu d’esprit. The nineteenth-century scholar and editor
Giuseppe Zonta called La Raffaella a “jewel of the Renaissance, the most
beautiful ‘scene’ that the sixteenth century has left us, in which didactic
intent develops deliciously out of a comic drama” (“gioiello della Rinascita,
la più bella “scena” che il Cinquecento ci abbia lasciato, dove l’intento
didattico deliziosamente si svolge di su una comica trama”).73 Many things have
been said about Aretino’s Ragionamenti, but no one ever claimed that they were
a beautiful jewel.Notes 1 On sixteenth-century editions of La Raffaella, see
Zonta, ed., Trattati d’amore, 379–82; Cerreta, Alessandro Piccolomini, 175–77.
There are no known surviving copies of the 1539 edition. Zonta believes the
first edition may have been published in 1540. 2 Aretino, Ragionamento della
Nanna; and Dialogo di M. Pietro Aretino. 3 Moulton, Before Pornography, 132–36.
4 See the dedicatory epistle to “quelle donne che leggeranno,” Piccolomini, La
Raffaella, 31. Unless otherwise indicated, all references to La Raffaella are
to this edition. 5 On prostitution as a form of labor and commerce in the
Ragionamenti see Moulton, “Whores as Shopkeepers,” 71–86.6 Moulton, Before
Pornography, 132–36. On Aretino’s public image, see Waddington, Aretino’s
Satyr. 7 Moulton, Before Pornography, 130–31. 8 Aretino, Sei giornate, 132–33.
English translation: Aretino, Aretino’s Dialogues, 116. All English quotations
from the Ragionamenti are from this edition. 9 Aretino, Sei giornate, 115–16;
Aretino’s Dialogues, 102–03. 10 See Larivaille, La Vie quotidienne, esp.
chapter 6 on the economic and personal exploitation of whores and chapter 7 on syphilis.
On hierarchies of prostitution, see Ruggiero, Binding Passions, 35–37. 11
Aretino, Sei giornate; Aretino’s Dialogues, 135–36. 12 Aretino, Sei giornate,
283–84; Aretino’s Dialogues, 310. 13 Baldi, Tradizione, 106–07. 14 Piccolomini,
La Raffaella, 41. All translations from La Raffaella are my own. 15 Piéjus,
“Venus Bifrons,” 121. 16 Piccolomini, La Raffaella, 119. 17 Ibid., 101–02. 18
Ibid., 94. 19 Ibid., 112. 20 Ibid., 113. 21 Ibid., 110. 22 Ibid., 135 n. 120.
23 Piéjus, “Venus Bifrons,” 82–83. 24 Piccolomini, La Raffaella, 27. 25 Piéjus,
“Venus Bifrons,” 86. 26 Cerreta, Alessandro Piccolomini, 10–48. 27 “Molte cose
che per scherzo scrisse già in un Dialogo de la Bella Creanza de le Donne,
fatto di me più per un certo sollazzo, che per altra più grave cagione.”
Dedicatory epistle to Piccolomini, De la Institutione. See Piccolomini, La
Raffaella, 7. 28 He did publish two comedies: L’Amor costante (1540) and
L’Alessandro (1545). See Cerreta, Alessandro Piccolomini, 177–78, 187–88. 29
Piccolomini, De la Institutione (f. 231r-v). See Piccolomini, La Raffaella, 8.
30 Piéjus, “Venus Bifrons,” 81, 161. 31 See the 1960 bibliography of
Piccolomini’s published works in Cerreta, Alessandro Piccolomini, 173–96. 32 An
Italian translation of Vives’ De institutione feminae christianae was published
in Venice in 1546 under the title De l’institutione de la femina. A second
edition appeared in 1561. Vives’ treatise was also the model for Ludovico
Dolce’s Della Institutione delle donne (Venice: Giolito, 1545). Further editions
of Dolce’s text were published in 1553, 1559, and 1560. 33 Burke, The Fortunes
of the Courtier. 34 Trissino, Epistola. 35 Capella, Galeazzo Flavio Capella
Milanese. 36 Kelso, Doctrine for the Lady. 37 See the chronological
bibliography of 125 works on women published in Italy between 1471 and 1560,
Piéjus, “Venus Bifrons,” 156–65. Women did address the issue in unpublished
texts, such as the collected letters of Laura Cereta (ca. 1488). See Cereta,
Collected Letters. Published texts by women were more common is the later years
of the sixteenth century. For an overview of “protofeminist” writing in early
modern Italy see Campbell and Stampino, eds. In Dialogue, 1–13. 38 Baldi,
Tradizione, 99–102. Piccolomini, La Raffaella, 11–15. 39 Piéjus, “Venus Bifrons,”
108. On the larger influence of the Cortegiano on La Raffaella, see Baldi,
Tradizione, 86–90. 40 Piccolomini, La Raffaella, 9. Baldi, Tradizione, 100–07.
41 Piéjus, “Venus Bifrons,” 106, 118, 126. 42 Piccolomini, La Raffaella, 43.43
Aretino, Sei giornate, 139; Aretino’s Dialogues, 158. 44 Aretino, Sei giornate,
285, 291; Aretino’s Dialogues, 312, 318. 45 Bandello, Novelle, 1.34. Included
in a list of licentious books, along with the poems of Petrarch, Boccaccio’s
Decameron, and Ariosto’s Orlando Furioso. See Piéjus, “Venus Bifrons,” 83. 46
Cerreta, Alessandro Piccolomini, 43–44. Piccolomini and Aretino corresponded in
1540– 41. Five letters from Piccolomini to Aretino are included in Marcolini,
ed., Lettere scritte. See also Cerreta, Alessandro Piccolomini, 253–54. 47 “De
là naît, comme dans les Ragionamenti, un texte provocateur, animé pare une
ironie cynique qui, parodiant point par point les leçons habituellement données
aux femmes, renverse la finalité d’une conduite désormais subordonnée à la recherche
du plaisir”; “Piccolomini constate, comme l’Arétin, un divorce entre les
principes ouvertement affirmés et la conduite quotidienne de ses
contemporains.” Piéjus, “Venus Bifrons,” 147–48. My translation. 48 Kelso,
Doctrine, 78–135. 49 Harvey, Ventriloquized Voices, 32. 50 The Bechdel–Wallace
test was first outlined in 1985 in Allison Bechdel’s comic strip Dykes to Watch
Out For. See Alison Bechdel, “The Rule,” in Dykes to Watch Out For (Ithaca, NY:
Firebrand Books, 1986), 22. Bechdel attributes the idea to her friend Liz
Wallace, and says the ultimate source is a passage in Virginia Woolf ’s A Room
of One’s Own. See also Selisker, “The Bechdel Test.” 51 Rossia and Straub,
eds., Fabliaux Érotiques, 199–239. 52 In order to silence her vagina, the
Countess stuffs it with cotton, but the Knight is able to make her anus speak
as well, and all is revealed. 53 Bell and Reverby, “Vaginal Politics,” 435. 54
On the Intronati, see Constantini, L’Accademia. 55 Maylender, Storie delle
accademie d’Italia, vol. 3, 354–58. 56 Coller, “The Sienese Accademia,” 223.
See also Piéjus, “Venus Bifrons,” 86-103. 57 Coller, “The Sienese Accademia,”
224. A second edition of the Orazione appeared in 1549. See Cerreta, Alessandro
Piccolomini, 189. 58 Moulton, Love in Print, 48–53. 59 Piéjus, ‘L’Orazione,
547. Coller, “The Sienese Accademia,” 225. 60 Piccolomini translated one of the
six books of the Aeneid. For these and other examples, see Piéjus, “Venus
Bifrons,” 91–96. 61 Bargagli, Dialogo de’ giuochi, 22. Piéjus, “Venus Bifrons,”
89. 62 Ibid. She cites Elena De’ Vecchi, Alessandro Piccolomini, in Bulletino
Senese di Storia Patria (1934), 426. 63 Piéjus, “Venus Bifrons,” 93–96. The
untitled dialogue is roughly contemporaneous with La Raffaella. 64 Vignali, La
Cazzaria, 40–41. 65 Ibid., 21–26. 66 As well as appearing in La Cazzaria and
being the author of the aforementioned scholarly dialogue between three women,
Marcantonio Piccolomini (1504–79) also appears as the primary speaker of
Bargagli’s Dialogo de’ giuochi. 67 Piccolomini, La Raffaella, 29. 68 “Io vi
confesso bene, poiché gli uomini fuori di ogni ragione tirannicamente hanno
ordinato leggi, volendo che una medesima cosa a le donne sia vituperosissima e
a loro sia onore e grandezza, poich’egli è cosí, vi confesso e dico che quando
una donna pensasse di guidare un amore con poco saviezza, in maniera che
n’avesse da nascere un minimo sospettuzzo, farebbe grandissimo errore, e io piú
che altri ne l’animo mio la biasmarei: perché io conosco benissimo che a le
donne importa il tutto questa cosa. Ma se, da l’altro canto, donne mie, voi
sarete piene di tanta prudenza e accortezza e temperanza, che voi sappiate
mantenervi e godervi l’amante vostro, elletto che ve l’avete, fin che durano
gli anni vostri cosí nascostamente, che né l’aria, né il ne possa suspicar mai,
in questo caso dico e vi giuro che non potete far cosa di maggior contento e
piú degna di una gentildonna che questa.” Ibid., 30–31.69 Aretino, Sei
giornate, 89; Aretino’s Dialogues, 102. 70 Aretino, Sei giornate, 90; Aretino’s
Dialogues, 103. 71 Such texts include Colloquio de las Damas (Seville, 1548);
Le Miroir des Courtisans (Lyon, 1580); Pornodidascalus seu Colloquium Muliebre
(Frankfurt, 1623); and The Crafty Whore (London, 1648). See Moulton, “Crafty
Whores,” and Moulton, Before Pornography, 152–57. 72 On Courtly Love as a
cultural phenomenon, see Newman, ed., The Meaning of Courtly Love. On the
cultural origins of courtly love, see Boase, The Origin and Meaning. 73 Zonta,
ed. Trattati d’amore, 377.Bibliography Abrabanel, Judah (Leone Ebreo). Dialoghi
d’amore. Rome: Mariano Lenzi, 1535. Aragona, Tullia d’. Dialogo . . .
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Dialogues. Translated by Raymond Rosenthal. New York: Marsilio, 1994. ———.
Dialogo di M. Pietro Aretino, nel quale la Nanna il primo giorno insegna a la
Pippa sua figliola a esser puttana, nel secondo gli contai i tradimenti che
fanno gli huomini a le meschine che gli credano, nel terzo et ultimo la Nanna
et la Pippa sedendo nel orto ascoltano la comare et la balia che ragionano de
la ruffiania. Turin?: 1536. ———. Ragionamento della Nanna e della Antonia,
fatto in Roma sotto una ficaia, composto del divino Aretino per suo capricio a
correttione de i tre stati delle donne. Paris?: 1534. ———. Sei giornate. Edited
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Satire, and Self-Projection in SixteenthCentury Literature and Art. Toronto:
University of Toronto Press, 2004. Zonta, Giuseppe, ed. Trattati d’amore del
Cinquecento. Bari: G. Laterza, 1913.12 GIOVAN BATTISTA DELLA PORTA’S EROTOMANIC
ART OF RECOLLECTION Sergius KoderaDella Porta’s brief thirty-two-page treatise
on the art of memory1 appeared in print in Naples in 1566. There was another
edition in 1583; in 1602 Della Porta published a revised Latin version of the text
under the title Ars reminscendi.2 Despite the fact that The Art of Remembering
did not see nearly as many press runs as Della Porta’s more famous works on
natural magic and physiognomy, and despite (or because of?) its brevity, his
art of memory was frequently utilized by seventeenth-century preachers.3 Given
its author’s dubious reputation with Catholic orthodoxy—and his constant
difficulties with the Inquisition—this popularity might seem quite amazing.4 In
both a series of articles and a book chapter, Lina Bolzoni has discussed The
Art of Remembering; my contribution here seeks to elaborate on Bolzoni’s work
by examining the function of a peculiar sequence of images appearing in Della
Porta’s text—images that inf luence the entire structure and character of The
Art of Remembering. Della Porta recommends the use of explicit sexual fantasies
as the most powerful images for organizing the process of recollection. The use
of erotic images was not uncommon in the medieval and early modern tradition of
the art of memory. Yet in Della Porta’s text, images depicting sex between
human beings and animals are amazingly prominent (and especially in the two
Italian versions of the Arte del ricordare than in the later Latin Ars
reminiscendi ). Here I will argue that Della Porta’s use of pornographic and
even, in the modern sense of the word, sodomitic imagery is not merely a
consequence of the more innovative aspects of his instructions for developing
the capacities of memory. Rather, these images resonate in other of Della
Porta’s numerous and highly inf luential texts—namely, his texts for the
theater, on human physiognomy, natural magic, cross-breeding, and marvels
(meraviglia) in general. Such pornographic images thus refer to the core topics
of his most important texts—and, accordingly, to his general endeavors as an
early modern magus.5The art of memory Basically, the art of memory consists of
imagining a spatial structure—for instance, a house with different rooms (loci
)—and then furnishing these spaces with objects and persons (imagines).6 The
next step is to walk through the rooms of this imagined building and to assign
to each one item one wishes to recall, in the precise order of movement through
the architectonic structure. Originally developed in classical antiquity for
public orators, this method allows a speaker to recall the general content and
order of a speech, but the “art of memory” was also used to recollect specific
sequences of words. In this “art,” it is crucial to visualize and memorize a
mental structure, with its loci and imagines, in the greatest possible detail.
To facilitate this formidable task, the masters of the art of memory frequently
recommended that the images have a strong emotional nature (imagines agentes).
Conspicuously, manuals for the art therefore often recommend erotically charged
images as imagines agentes.7 Remembrance thus becomes dependent on—and
simultaneously synonymous with—exercising vivid (and, as we shall see,
predominantly male) sexual fantasies. The imaginary loci populated by a
sequence of well-ordered and striking images tend to acquire a life of their
own. As Bolzoni writes: “it is easy to imagine how centuries of experience in
memory techniques have given scholars some idea of the complex nature of mental
images and their capacity to inhabit their creators, to come alive and escape
their control.”8 And yet the affective movement of the soul, produced by
recalling a set of emotionally charged images, clashes with the imperative of
order that is the other vital aspect of the art of memory.9 Thus—in contrast to
modern literary authors who acknowledge and actively employ this same
phenomenon in developing their texts—the masters of memory were faced with the
arduous task of restraining the life of their own figments.10Della Porta’s
mnemotechniques Della Porta’s approach to the topic is characterized by a
methodical pluralism that is typical for the art of memory. Along with the
basic principles outlined above, he presents different ways of organizing
memory.11 For example, he recommends memorizing a group of ten to twenty women
whom one has loved to organize a system of pleasant and striking mnemonic
images. He contends that when employing the phantasmata of women one has made
love to or one has desired, one can succeed in remembering not only one word,
but an entire verse or even several verses.12 Della Porta also states one
particular system as his most innovative and preferred innovative contribution
to the art. For setting up the loci, he recommends memorizing little neutral
cubicles eight palms long, each populated with different impressive personae:
here, the sexually attractive women one has made love to or has been in love
with are placed alongside cubicles occupied by friends, jesters, noblemen, and
matrons.13 Della Porta accordingly recommends the use not only of men and women
personal acquaintances, but also of charactertypes—especially from comedy—that
during the sixteenth century were populating contemporary stage plays. In this
respect, The Art of Remembering follows a widespread tradition in
sixteenth-century treatises, as seen for example in Lodovoco Dolce’s
contemporaneous Dialogo del modo di accrescere e conservare la memoria
(1562).14 Another important precept in Porta’s Art of Remembering is that the
sequence of personae must vary; for example, he suggests “a woman, a boy, a
girl, a relative, an elderly man.”15 It is crucial to note that this succession
of personae is as fixed as the structure of the cubicles where they are
placed—which they “inhabit,” as it were. This implies that the personae become
part of the spatial setting, of the architecture of the memory palace, the
locus.16 These loci/personae determine the temporal sequence in which the
imagines appear, and in turn the content to be memorized in the correct
sequence (this content I will term the memorandum). In contrast to the fixed
personae, Della Porta defines the images as “animated pictures” which we
construct or spin out ( fingere/recamare) using the faculty of fantasy to
represent things and words.17 The images are mobile and variable: they
constitute what the personae in their fixed sequence do. And these activities
must be extraordinary in every respect; clothed in lavish and shining robes,
the personae’s movements should resemble larger-than-life actors, presenting
the mind with a “painting that is new, strange, marvelous, unusual, pleasant,
varied, and horrific (spaventevole).”18 Moreover, an image should also be
composed of a variable set of living and dead objects, which, like stage props,
are added to the persona—for instance, a cornucopia or a swan. Della Porta
recommends the use of relatively few loci/personae, condensing the sequence of
memoranda to a maximum of ten images agentes, as comic and tragic playwrights
would.19 One cannot help speculating that Della Porta discloses here a vital
aspect of his writing techniques as a prolific and inf luential author of
comedies.20 He obviously followed the advice of his predecessors, shaping his
personae in ways reminiscent of the exceedingly grotesque personae in his
mannerist comedies.21 The most salient feature of these plays is that they use
a limited set of characters whose social roles and statues are fixed in a set
of stock scenes.22 The practicability of this system is obvious, because there
is no need to memorize hundreds of loci and imagines. Yet there is one obvious
difficulty. This artificial memory is rather limited, because it will only
allow the practitioner to memorize one story (or a sequence of ten words).Della
Porta’s ars oblivionis This limitation is, of course, a general difficulty for
the art. From the time of its invention, the ars memoria has entailed an ars
oblivions, an art of forgetting, that in turn allows for the memory to be
organized anew. This is a difficult task, because laboriously constructed
chains of association between personae, imagines, and memoranda must now be
erased.23 Della Porta says that if we wish to remember a new story or a new set
of words, we can assign the same set of personae, in the same sequence, the
task of forging a new sequence of images.To this aim, we must imagine the fixed
sequence of personae in their cubicles, with these “usual suspects” stripped
naked or merely covered in white sheets, all in identical upright posture,
leaning with their shoulders against the walls of their cells.24 In Della
Porta’s system, the sequence of personae set in neutral cubicles is a permanent
pattern. He compares the personae to the lines on a specially varnished sheet
for musical compositions; it is inscribed with permanent lines, but what is
written onto them can be washed off. Thus, just as the musical notes (or signs)
are impermanent and can be reinscribed onto that sheet in a new order, creating
a new melody, so the old imagines agentes may be erased, with the personae free
to assume the pose of new imagines agentes.25 It is not only the architectonic
structure that functions as locus; the personae (who are usually classified as
“images”) become an aspect or a part of “place.”26 The personae assume the paradoxical
role of living statues—and this oxymoron aptly circumscribes the
self-contradictory function of the memory images: in order to impersonate new
imagines agentes, they should be plasmatic, but at the same time their bodies
must remain precisely fixed in dress, comportment, gesture, and the
corresponding affects communicated by these visual traits. However, Della Porta
prescribes that even when the personae are imagined naked, leaning against the
wall—in order to prepare them for a new role in another story—they should not
be the neutral recipients of images. Rather, they must be imagined in a highly
individualized form. And their actions are not arbitrary: Della Porta
prescribes constructing these stock characters of the imagination in the most
fitting way with respect to “age, facial traits, occupation, and comportment
(mores).”27 The personae’s actions are predetermined by their sex, social
status, and concomitant habits. Moreover, these actions of the personae—who
become the permanent abodes of the variable imagines—have to be related to the
content of the word or the story to be remembered. Della Porta’s technique of
character development was an important and original modification of the
traditional system of loci and imagines.28 In this way, the formal structure of
the memory is brought into a strong— and reciprocal—relationship with the
content that is to be memorized. In a key example, Della Porta writes that the
entire story of Andromeda can be remembered by the image of a naked, shivering,
and wailing woman chained to a rock.29 The setup of highly individualized
loci/personae is vital for the intricate task of memorizing a sequence of
individual images. Since more than one image is required, the spatial
arrangement of the personae/imagines becomes very important. The Latin version
of The Art of Remembering supplies the following example: if the word to be
remembered is avis (bird) and the cubicle is inhabited by the persona of a boy,
then he should be Ganymede; if it is “cook” then he cooks the bird;30 if the
word is taurus (bull) and a robust boy inhabits the cubicle, then we should
imagine Hercules wrestling with Achelous;31 if we wish to remember horn
(cornus) and a virgin inhabits the cubicle, we visualize her covered in f
lowers and fruits, like a Naiad with a cornucopia in hand.32The Italian Arte
del ricordare gives different examples.33 If we suppose the word “bird” to be
the memorandum for a prostitute (meretrice), Della Porta suggests constructing
an image of Leda during sexual intercourse with Jupiter in the guise of a
swan.34 This direction is confirmed in many other examples: for instance, under
the memorandum “bull” in the locus/persona of a virgin, we might imagine the
rape of Europa.35 If the memorandum “bull” embodies the locus/persona of a
meretrice (prostitute), then we should forge an image of Pasiphaë having sexual
intercourse with the bull.36 There is no doubt that the imagery of the
vernacular Arte del ricordare is more graphic, more sexually explicit, and less
polished than the later Latin version. Yet all the versions recommend sexually
explicit, or at least erotically charged, imagines agentes. Another striking
feature of Della Porta’s examples is that all memoranda— the “bulls,” “horns”—
are words with sexual connotations. Of course, uccello “bird” in Italian
denotes the penis; thus, the sexual connotation is as present in the memorandum
as in the image. 37 This intimate thematic connection highlights the rule that
imago and memorandum must be as closely related as possible. These examples
reveal that Della Porta wishes his readers to entwine their individual memories
of (present or former) personal acquaintances with the stories of classical
mythology to construct imagines agentes; like interlacing arches, they support
the architecture of the memory palace. It seems that the thematic link between
imago agens and memorandum is rather uncommon in the art of memory. Usually the
imagines agentes are used as placeholders for any content; for example, one
could use the imagines agentes of naked women to remember any sort of text, not
only erotic topics. Della Porta’s thematic over-determination would seem to
imply that his true interest lay in the actual topics to which the imagines
agentes and their corresponding memoranda refer; namely, a discourse concerning
the human body, the porous boundaries between human beings and animals.
Inherent in these tales of sex with animals is the generation of
monstrous—marvelous—offspring.Panoptic visions and living statues From a
Foucaultian perspective, Della Porta’s vision of the defenseless personae in
their mental prison cells has a panoptic character (though the term here is
used, of course, anachronistically). Whereas gazing at naked or sparsely
dressed human bodies, even in the imagination, can be considered a form of
symbolic violence, it is a technique of visualization in which the different
qualities of men and women of various ages, sexes, and professions become—quite
brutally— reduced to their physical features, because they are bereft of their
clothing and the social insignia, which denote, circumscribe, and protect their
social status and their moral integrity. This practice of examining the
physical features of naked men and women is echoed in the art of physiognomy of
which Della Porta considered himself a master. In fact, in his lavishly
illustrated works on the topic we find many depictions of the naked bodies of
men and women, with textssupplying the reader with the character traits (mores)
ascribed to various medical complexions; that is, the constituent factors of
human bodies and their affinities within the animal world.38 Measuring and
classifying naked human bodies according to their occupational and concomitant
social status was a widespread artistic practice during the fifteenth and
sixteenth centuries following the techniques for painters described in Leon
Battista Alberti’s De pictura (On Painting, 1435). Della Porta very closely
echoes and even plagiarizes Alberti, adapting Alberti’s instructions for
painters into his art of memory. In order to create images that appear lifelike
and therefore suited for communicating human emotions, Alberti recommends that
painters first draw human figures naked and only subsequently dress them (“ma
come a vestrie l’uomo prima si disegna nudo poi il circondiamo i panni”). 39 In
this context, the parallels between Alberti’s and Della Porta’s ideas are
obvious. In order to create emotionally charged imagines agentes they must be
as lifelike as possible, which means—especially in the case of erotic imagines—that
we undress the personae. Yet, whereas Alberti had pointed to the appropriate
decorum of his images, Della Porta opts for larger-than-life-personae—for
grotesque and exaggerated representations.40 Another point of reference between
the De pictura and The Art of Remembering is that Alberti links his
measurements of human bodies to the proportions of buildings. In Alberti’s
context, an implied relation of architecture and body clearly results from the
process of constructing representations of irregular, organic forms in central
perspective. The architectural space must be circumscribed before inserting the
non-geometrical figures which are to “inhabit” that space. The parallel to
Della Porta’s The Art of Remembering is striking, since for him as well the
personae are an integral part of the loci they inhabit. Paradoxically, Della
Porta’s personae can be considered moving statues. On the one hand, they must
be imbued with as much life as possible; on the other hand, they must freeze in
one position, like a tableau vivant. But the idea that moving statues are
sexually arousing is much older than Della Porta; Andromeda (one of the key
examples in Della Porta’s The Art of Remembering) is described by Ovid as
sexually arousing to Perseus, her liberator, because her naked body resembles a
marble sculpture. “When Perseus saw [Andromeda], her arms chained to the hard
rock, he would have taken her for a marble statue (“marmoreum esset opus”), had
not the light breeze stirred her hair, and warm tears streamed from her eyes.
Without realizing it, he fell in love (“trahit inscius ignes”).”41 When viewed
from the perspective of contemporary theater, Ovid’s erotic statue of Andromeda
brings to mind the “living statue” of Hermione in Shakespeare’s Winter’s Tale
(V, 3) or Othello’s description of Desdemona’s body as “whiter skin
. . . than snow” and as “smooth monumental alabaster” (Othello V, 2,
4–5). On Shakespeare’s stage, this transformational power from living being to
statue (and back again, in the mode of comedy) is associated with male violence
against women caused by jealousy. Such marble statues may also play an
important role in imaginings of pregnant women. In a more general context,
tales of walking statues are associated with magical arts, as demonstrated in
Apuleius’Metamorphoses, a work closely associated with magic. Lucius, the
protagonist of this second-century Roman novel, describes his arrival in
Corinth, the capital of Greek witchcraft: There was nothing I looked at in the
city that didn’t believe to be other than it was: I imagined that everything
everywhere had been changed by some infernal spell into a different shape – I
thought that the very stones I stumbled against must be petrified human beings,
. . . and I thought the fountains were liquefied human bodies. I
expected statues and pictures to start walking, walls to speak, oxen and other
cattle to utter prophecies, . . .42 A magician’s power thus is
akin to what a master of memory does: turning one thing into another. This topic
is intimately linked to Della Porta’s other interests in the arts of
cross-breeding, of physiognomy, and of natural magic. Yet the relationship
between Della Porta’s imagines agentes and contemporary painting becomes even
more striking upon a closer examination of the individual imagines agentes ref
lected in contemporary media.Ovid’s Metamorphoses as represented by Titian’s
paintings Virtually all the examples in Della Porta’s The Art of Remembering
refer to the thicket of myths recorded in Ovid’s Metamorphoses. This is no
wonder; as the most inf luential “pagan” text of the Middle Ages and beyond,
the Metamorphoses43 constitute a substantial encyclopedia of the
transformations of the bodies of gods and human beings—transformations caused
mostly by violent sexual acts of transgression on the part of gods, heroes, or
powerful men upon their helpless victims. Ovid’s text is thus a rich source for
the primary task of Della Porta’s art of memory: not only to associate but to
exchange one image for another. Moreover, Andromeda, Leda, Ganymede, Io, and
Actaeon, to mention but a few of the imagines mentioned in the Ars
reminiscendi, were highly popular subjects for contemporary artistic
representation. It is thus no wonder that Della Porta explicitly refers to the
paintings of Michelangelo, Rafael, and Titian in his writings.44 In the mode of
synecdoche, these imagines agentes serve as abbreviations for entire stories
that are reduced to one single imago agens, just as Della Porta had postulated
in the case of Andromeda. Accordingly, Titian’s most famous works supply the
reader with instructive illustrations for Della Porta’s The Art of Remembering.
His key example, Andromeda (in Perseus and Andromeda 1554–56), is represented
by Titian with a body as white as a marble statue, chained to her rock, with a
vivid facial expression, her arms depicted in an unusual, expressive pattern of
movement. The same applies to Europa (in Rape of Europa 1559–65), with the
major difference that she is not shown in an upright position like Andromeda, but
instead reclining against the back of the bull/Zeus; both female figures are
naked, their sexual organs barely covered by a piece of white transparent
garment. In all likelihood, this is whatDella Porta imagined as the lenzuola
with which the bodies of his personae should be covered in their ground
positions. Of course, Titian created many striking erotic female figures. One
thinks of his many Venuses, but also his renderings of a seductive St. Mary
Magdalen (1530–35) or St. Margaret (ca. 1565), paintings also remarkable for
the impressive movements of their subjects’ arms as well as gesture, (lack of )
apparel, and extravagant demeanor. The myth of Actaeon is the subject of two of
Titian’s most impressive paintings: the Death of Actaeon (1559) and The Fate of
Actaeon (1559–75). In the latter painting, the hunter’s head is already
transformed into the form of a horned stag. With the exception of Leda and the
Swan (by Michelangelo), nearly all the mythological subjects mentioned in Della
Porta’s treatise are represented in Titian’s most famous works. We thus do not
lack examples of contemporary paintings illustrating the imagines agentes in
Della Porta’s The Art of Remembering. Yet there is one notable exception: the
story of Pasiphaë (on whom see below). Like the imagines agentes in The Art of
Remembering, Titian’s figures seem to be frozen in their movements, despite
their vividness. An entire story is reduced to one spectacular moment—a
snapshot (to use an anachronistic term). This reduction is not merely a
convenient tool for remembering a myth in a wink of time. It also constitutes
an intervention eclipsing all other aspects of the story that are not
represented in the one imago agens. Titian’s paintings, like Della Porta’s
imagines, are evocations of a story in the mode of synecdoche. Alive and dead
at the same time, they are fetishistic representations catering to a male gaze,
for a specific set of sexual fantasies. Moreover, the fragmentation implicit in
this process also allows for a reduction of different myths to a limited set of
structural elements or topics which all point to one and the same topic. This
is exactly what Della Porta does in the examples given in The Art of
Remembering; he evokes one and the same topic (for instance, a bull) in various
loci/personae and the concomitant imagines agentes they enact. Moreover, all
the different topics he uses as examples for memoranda (bull, horn, bird) may
be subsumed under one single general topic: sex between human beings and
animals.Pasiphaë As I shall argue in what follows, the myth of Pasiphaë
fulfills a paradigmatic function for Della Porta’s memory technique, since it
corresponds so precisely with his preferred focus in natural magic, the mating
of different species and the creation of marvelous monsters. The myth is well
known. Pasiphaë falls in love with a bull, has intercourse with the animal, and
conceives the Minotaur. The sexual act leading to this monstrous birth is made
possible through the cunning intercession of Daedalus. This archetypal male
master-engineer from classical antiquity constructs a cow-shaped wooden frame
in which Pasiphaë could hide while being penetrated by the bull.45 The
remarkably imaginative and colorful myth of Pasiphaë thus conjoins illicit sex,
the art of the engineer, and the tale of a monstrous offspring.Pasiphaë is a
woman in love with an animal. She has sexual intercourse with a real bull, with
her desire thus inclined toward the animal world. Ergo, she impersonates a
highly negative image of women in the patriarchal societies through which the
myth has travelled. This gender bias is highlighted when we compare Pasiphaë to
the rape of Europa.46 Both Pasiphaë and Europa are situated in a liminal
territory of intersection between the animal, human, and divine— between
bodies, souls, and noumenal entities. Indeed, Europa is an inversion of
Pasiphaë’s story. Zeus here figures as a male lover and a god disguised as a
bull who has sexual intercourse with the maid Europa. Her fate is oriented
towards the stars. To have sex with a god in animal guise is a ticket to
immortality. To have sex as a woman with a real animal leads to ostracism and
to the birth of monsters. Thus, it is no wonder that there are copious
visualizations in fine art of the myth of Europa, but virtually none of
Pasiphaë. From the perspective of the art of memory, we may say that Pasiphae
and Europa, as imagines agentes, are inversions of each other. The mode of
synecdoche, whereby an imago agens embodies the stories of Europa and Pasiphaë,
invites a synoptic perspective on both myths, connecting as intersecting arches
in the image of a woman having sex with a bull. But this contradicts the
specific image of Pasiphaë observed in the myth, where the woman engaged in
sexual intercourse with the animal was a (real) bull covering a (dummy) cow.
Pasiphaë in fact disguises herself in what one could call a statue of a
cow-like imago in the art of memory, thus transforming the dummy cow into a
caricature of a “living statue.”47 Yet this image, on face value, shows an act
that can be observed frequently. The myth’s image of a cow and a bull mating
(again, on face value) cannot qualify as an imago agens, nor is it clear why it
should be used in Della Porta’s The Art of Remembering in the locus of the
meretrice. This does not mean the wooden cow is irrelevant to the phantasmatic
transactions that characterize the basic method of the art of memory, namely to
exchange one image for another. For the myth of Pasiphaë points in an oblique
way to Daedalus’s sublime craftsmanship, his ability to fabricate a wooden
image which deceives a bull. Despite the fact that Pasiphaë is a witch (Circe’s
sister), she seemingly has not been able to concoct a magical love potion that
would sexually attract the bull. In order to fulfill her desire, she needs the
help of a male master engineer. In Greek philosophical terminology, this
ability to produce potentially eternally lasting objects (like tables) is
called “poetic.” Daedalus is thus pursuing an activity that he shares with the
poets. Indeed Daedalus’ prop is a powerfully poetic cow, and the image he
created has the power to evoke a series of (brutally violent) images which are
not the image: they are quite literally “in” the image. The dummy cow (with its
dark inside where the male imagination can pursue its most graphic phantasies
of penetration) is a model for the associative processes at work in the art of
memory—but it is in itself not an imago agens. In marked contrast to Ovid’s
version of the story, where Pasiphaë is disguised in a dummy cow, Della Porta
apparently wishes his readersto create an imago agens in which a prostitute has
sexual intercourse with a bull without recourse to Deadalus’ prop. Pasiphaë’s
myth points to the idea that the birth of monsters, in this case the Minotaur,
requires the intervention of a male mastermind, who not only helps to beget the
deviant creature, but also provides the means to contain the dangers arising
from it, for it is Daedalus who constructs the famous maze in which Pasiphaë’s
child is imprisoned.48 This image of Deadalus as creator and container of
monsters or marvels epitomizes the role Della Porta wished to assign to himself
as a cunning magus.49 Here, at the crossroads between mechanical device and intervention
into the organic body, Della Porta’s particular form of late Renaissance
natural magic, physiognomy, and the theater unfolds. Actually, the imago agens
of a woman having sex with a bull has an interesting relationship to Della
Porta’s Magia naturalis. Here we learn of Della Porta’s keen interest in
practices of cross-breeding between human beings and animals. To bolster his
claims, he cites the usual suspects for such stories: Pliny, Herodotus, Strabo
and their tales of women who were raped by billy goats, producing monstrous offspring.50
This leads him to believe that “some of the Indians have usual company with
bruit beasts; and that which is so generated, is half a beast, and half a man”
(Magick 2, 12, 43). Della Porta also contends that it would be possible for a
man to inseminate a fowl under the right astrological constellation and the
right medical complexion.51 In order to create a human/animal monster, Della
Porta does not resort to the kind of contraption Deadalus constructed for
Pasiphaë, but relies instead on his expertise in measuring, not the proportions
of the head as did Alberti, but rather the lengths and depths of male and
female sexual organs, the course of the stars, and the assessment of the
medical complexions inscribed in the physical traits of human beings and
celestial bodies alike. These parameters—basically a doctrine of signatures—are
also the most decisive indicators in Della Porta’s texts on physiognomonics,
where he postulates the close resemblance of human beings to certain animals,
with attendant implications for the human character.52Apuleius’ Metamorphoses
This impression is confirmed by looking at another imago agens where a woman
has sex with an animal. In both the Italian and Latin versions of The Art of
Remembering, Della Porta claims that we remember the woman having intercourse
with the ass from Apuleius’ Metamorphoses better than we do the heroism of a
Muzius Scevola.53 Apuleius’ Metamorphoses, the second-century novel better
known as The Golden Ass, is an interesting source for The Art of Remembering,
because Apuleius describes the sexual act between an ass (not a bull) and a
woman in great detail.54 Lucius, the protagonist of The Golden Ass, is a young
man obsessed by witchcraft who is transformed into an ass after he applied the
magical unguent concocted by Pamphile, a powerful Thessalian witch. In the
shape of an ass—although never losing consciousness that he is a man—Lucius
livesDella Porta’s erotomanic art of recollectionthrough a veritable odyssey
during which he is beaten and mistreated. When one of his many keepers
discovers that this ass is particularly clever, he makes Lucius the object of
special exhibitions and a rich woman falls in love with the ass and hires it.
In contrast to Pasiphaë, this woman has sex with the animal without any
recourse to a prop. Both Lucius and the woman seem to enjoy the act, in spite
of his asinine and—hence proverbially large—sexual organ. This changes as soon
as Lucius has to perform the act again, this time as a cruel public
entertainment in an amphitheater, where a female convict, before being devoured
by wild beasts, is sentenced to have intercourse with the ass. Lucius deeply
resents this act and manages to escape.55 It is interesting to note that
Apuleius explicitly links his salacious story of the wealthy woman who has sex
with the ass to the myth Pasiphaë, given he calls the woman asinaria Pasiphaë
(an ass-like Pasiphaë).56 The story is thus marked as a parody of the myth of
Pasiphaë in the form of a blunt satire on late Roman mores. Upon closer scrutiny,
this story of the noblewoman and the ass is—again structured by a set of
inversions, an oblique evocation of the myths of the rape of Europa as well as
of Pasiphaë. In Apuleius it is a man, Lucius, who has been turned into the
shape of an ass—neither a god ( Jupiter) who willfully changes his shape into a
bull (as in the Europa myth), nor a witch (Pasiphae) who desires a real bull
and who needs the help of a male engineer to fulfill her desire. Instead,
Lucius is a man who has been changed into an animal, not by a Pasiphaë (who was
incapable of doing that job for herself ) but by another relative or follower
of Circe—Pamphile. The sexualized content with a specific violence towards
female bodies is deeply inscribed into the story of Apuleius and, consequently,
in the imago agens prescribed in Della Porta’s The Art of Remembering, which
again condenses the stories of Pasiphaë (the prostitute has sex with a bull)
and the story of the sodomite noblewoman in Apuleius, as well as including the
plan to showcase the act with female convict. The extremity of this imago agens
is enhanced by the fact that such acts of bestiality were a capital crime in
Della Porta’s time, primarily because they were believed to engender monstrous
offspring, to humanize the animal world, and simultaneously to animalize the
human perpetrators.57Io: more cows Another myth Della Porta mentions in his The
Art of Remembering —this time, as an imago agens for remembering the word
“horns”—is the story of Io.58 Her story is most pertinent because it concerns a
beautiful Naiad who is raped by Jupiter and subsequently transformed into what
Ovid describes as an extremely beautiful cow. In this shape, Jupiter wishes to
protect the girl he has violated from the wrath of his ever-jealous wife. Unexpectedly,
however, Juno likes the animal and receives it as Jupiter’s gift. Suspecting
some ruse from her husband, she proceeds to have the animal protected by Argos,
the moment in the story Della Porta employs as imago agens. According to Ovid,
Io did not lose consciousness of herreal identity but, rather, terrified by her
transformation, she seeks the company of her (human) family. Io’s father
suspects that the tame, suspiciously human cow is his daughter. He exclaims in
desperation that he had been “preparing and arranging a marriage (thalamos
taedasque praeparam I, v 558), hoping for a son-in-law . . . now you
must have a bull from the herd for husband, and your children will be cattle
(de grege nunc tibi vir, nunc de grege natus habendus. v.660).” Eventually,
Juno discovers Io’s true identity, her wrath subsides, and Io is fully restored
to her former human shape. Similar to Apuleius’ story of Lucius in his
Metamorphoses, Ovid describes Io’s transformations from human being into cow
and back again in great detail.59 Io’s story is constructed as a set of
inversions of the story of Europa. Jupiter approaches Io in the form of a human
being (not as a handsome bull) and he transforms not his own body but that of
the maid into the shape of a beautiful cow, a body in which the sexually abused
girl is deeply unhappy. However, the affinities between Lucius and Io are even
more striking; their stories appear as mirrored inversions along the gender
divide. Both their bodies are transformed into the shapes of animals (a cow
viz. an ass), both are beautiful and attractive in that guise ( Juno
unexpectedly takes a liking to the cow, the noblewoman has sex with Lucius),
neither of them lose consciousness of their human nature and suffer in their
shape as animals (but Io seeks the company of her father, whereas Lucius wants
his girlfriend back), both are subsequently transformed into human shape again,
and both were originally transformed in order to escape imminent persecution.
(Io is turned into a cow by Jupiter in order to protect her from Juno’s wrath,
Lucius is mistakenly transformed into an ass in order to escape from the law.)
The specific aspect making the stories of Europa, Io, Pasiphaë, and Lucius so
significant for Della Porta’s The Art of Remembering is the constant interplay
of various but related inversions of plots. Indeed, this method is intrinsic to
the modes of transformation prescribed by this particular art.60
Interchangeability arises from the set of oblique inter-textual references and
inversions of plots, as amalgamated in a given imago agens.61 In the mode of
synecdoche, an imago agens is designed to represent an entire story in one
image. This is a constitutive strategy of Della Porta’s mnemotechnique, which
aims at the thematic interconnecting of persona/locus, imago agens, and
memorandum. For example, a prostitute Della Porta has slept with
(persona/locus) in turn embodies Leda having sex with Jupiter (imago agens) in
order to remember the word bird (memorandum). Della Porta’s personal (phallic)
imagination thus becomes entwined with classical myth. Within the positional
logic of loci/personae in Della Porta’s The Art of Remembering, therefore,
Leda, Io, Europa, Pasiphaë, the Roman noblewoman, and the female convict all
become different imagines agentes into which one and the same memorandum may be
inscribed. Thus, the porous boundaries between human beings and animals
integral to Della Porta’s imagines agentes not only indicate his personal taste
for a bizarre and grotesque imaginary and his studiesin physiognomy; they
embody the basic principles of the Renaissance natural magic tradition of which
Della Porta was a late (yet inf luential) exponent. It allows for a
“syn-opsis,” a viewing together of very different stories that bolsters one of
the foundational tenets of Renaissance natural magic: the universal drive for
wholeness permeating the entire enlivened and sexualized cosmos, where the male
and female aspects strive to unite. By dint of his profound knowledge of the
occult sympathies and antipathies between things, the natural magus has the
power to tap and organize these cosmic erotic forces so that he may produce his
marvels.62 Within this Renaissance tradition, the human imagination has not
only a specific capacity of the soul for evoking and then transforming images
that originate from sensory perception. The human imagination also had the
power to shape the body it inhabited, as well as other bodies.The formative
power of maternal longings Renaissance natural magic coopted an ancient belief in
order to exemplify the extraordinary formative powers of the human imagination.
If a woman was exposed to a strong sensation or harbored an intense longing
during intercourse or pregnancy, this state was thought to inf luence the
formation of the embryo in her womb. Renaissance magi thus believed that the
image of its mother’s obsession was impressed on the fetus and the future child
would physically resemble the entity she had longed for during intercourse.
Della Porta makes direct reference to such ideas and related practices.
Initially, it appears that he is simply repeating the highly popular theories
on maternal longings encountered in authors as diverse as Ficino and
Castiglione.63 In the circular reasoning characteristic of natural magic, this
set of beliefs about the imagination also opened implications for purposefully
shaping future children, by positively conditioning the imagination of the
mother. A frequently repeated segreto for creating beautiful children
recommends exposing women during intercourse and pregnancy to paintings or
sculptures of beautiful children, inf luencing the future child’s shape via
beautiful imaginamenta.64 Della Porta refers directly to this bedchamber
practice: place in the bed-chambers of great men, the images of Cupid, Adonis,
and Ganymedes; or else [. . .] set them there in carved and graven
works in some solid matter, [. . .] whereby it may come to passe,
that whensoever their wives lie with them, still they may think upon those
pictures, and have their imagination strongly and earnestly bent thereupon: and
not only while they are in the act, but after they have conceived and quickened
also: so shall the child when it is born, imitate and expresse in the same form
which his mother conceived in her mind, when she conceived him, and bare in her
mind, which she bare him in her wombe.65 It is fascinating that Della Porta’s
two discourses on memory and on what one could call family planning are also
interconnected through his choice of visualexamples, of imagines agentes. As in
The Art of Remembering, we again encounter the images of Adonis and Ganymede
and of Cupid. Significantly, in contrast to Della Porta’s The Art of
Remembering, where predominately female personae cater to male sexual
fantasies, all of the images that Magia naturalis prescribes for pregnant women
are of beautiful boys. Della Porta’s ideas on the power of maternal longings
entail a creative female capacity to produce such images in the shape of
children; her imagination is engaged with the future. A master of the art of
memory, on the other hand, is engaged in recollecting the past. Hence, the
process in the pregnant woman’s imagination constitutes an inversion of the
process prescribed in Della Porta’s The Art of Remembering: the woman’s
imagination allows a marble statue to come alive, whereas the (male) master of
the art of memory seeks to freeze the image of a living person (preferably a
sexualized woman) into an imago agens—that is, he turns the figment to stone,
symbolically killing the persona just when it appears to be most alive. This
excursion into beliefs about the effects of maternal longings allows us to
re-contextualize the mental process structuring Della Porta’s The Art of
Remembering. The imagination is a faculty of the human soul capable of
producing loci and imagines agentes, to be frozen into statues, into tableaux
vivants. The story of the maternal longings confirms Della Porta’s creed that
the human imagination can also materialize its products; in both cases, the
image may be unfrozen and directed back to its starting position to assume a
new pose. The master of Della Porta’s art of memory thus arrogates for himself
a phantasmatic power over life and death, inherently a much greater power that
the pro-creative capacity he has ascribed to women. The asymmetric gender bias
that emerges in this account is instructive. As in the story of Daedalus and
Pasiphaë, the art of memory also refers to the preeminent ability of the male
magus to create monsters through artificial cross-breeding, whereas the
imagination of a pregnant woman requires male protection and guidance to its
power to shape future children.Conclusion The evidence for my claim that
Porta’s choice of memory images in his The Art of Remembering is not arbitrary,
but instead it is closely related to the overreaching project he pursued as
author of texts on (and a practitioner of ) natural magic, physiognomy, and the
theater. A set of classical myths—Andromeda, Europa, Io, Pasiphaë, and
Aktaion—handed down by Ovid, parodied by Apuleius, and painted by Titian, was
put to a specific use in Della Porta’s The Art of Remembering. In the mode of
synecdoche, he instructs the reader on how to reduce an entire story to a
single imago agens (for instance, the image of naked Andromeda chained to her
rock). The imago agens thus functions as a synopsis of the entire myth. This
oscillation between the modes of synopsis and of synecdoche—entailing a
constant process of re-focalization—in effect constitutes the basic cognitive
operation in Della Porta’s The Art of Remembering. Since it reduces a whole
welter of ancientmyths to one common narrative, the mode of synecdoche
facilitates the perception of thematic or structural affinities between
different myths. Accordingly, a series of imagines agentes referring to very
heterogeneous stories allows a leveling in our perception of these different
narratives and their content. The mode of synecdoche is conducive to
focalization on a single topic via myriad topical affinities (which become
highlighted in the mode of synopsis). In Della Porta’s mnemotechnique, this
re-focalization of a series of stories may transpire not only through a
heightening affinity, but also in the mode of inversion (for instance, in the
myths of Europa and Pasiphaë). In The Art of Remembering, this results in the
reduction of the stories of Io, Pasiphaë, and Europa (as well as Apuleius’
asinaria Pasiphaë ) to the topic of women having sex with animals and
generating monstrous offspring (bulls, cows, asses). This topical affinity is
also pertinent to the relationship between of sexualized imagines agentes and
memoranda (bulls, horns, birds). The imagines agentes operate within the
imagination of the master of the art of memory. This particular mental faculty
not only receives such images; it also has the capacity to transform them into
new images—images which in turn have the power for transforming the human body.
Not only does Della Porta’s laboratory of monstrous hybridization constitute a
hotbed for the literary imaginary, but the literary image also models the
reader’s imagination, and once the imagination is infected by an image, these
images may acquire a life of their own. This reasoning has its ultimate proof
in the belief that a pregnant woman’s fantasies inf luence the form of the future
child. At the thematic intersections of literature, visual art,
physiognomonics, natural magic, the core topic—sex with animals and the
generation of monstrous offspring—becomes embedded (in the literal sense of the
word) with personal erotic experiences. The women who have intercourse with
animals are impersonated by the women with whom Della Porta has had—or wished
to have—intercourse. As mnemonic personae/loci and hence as slaves of his
erotic fantasy, they are forced to embody any role assigned to them by their
master. Della Porta is thus obliquely portraying himself in the process of
recollecting his own memories—living statues of women who have sex with animals
who may be seen as surrogates for him. In a series of constant mise en abimes
mirroring a phallic erotic imagination, Della Porta points his readers (and
himself ) towards the center of a truly mannerist Minotaur’s abode.Notes I wish
to thank Marlen Bidwell-Steiner for many invaluable discussions and comments. 1
On the art of memory, see Yates, The Art of Memory; Bolzoni, The Gallery of
Memory; Carruthers, The Book of Memory. 2 The Latin Ars reminiscendi was
published 1602. L’arte del ricordare was purported to be the Italian
translation by a Dorandino Falcone da Gioia, but this was in all probability a
pseudonym for the author himself. Both texts are edited in Della Porta, Ars
Reminiscendi: L’arte di ricordare. For the first English translation of the
Italian version and a well-informed introduction to the text in English, see
Della Porta, The Art of Remembering/L’arte del ricordare. On the differences
between the Italian and the Latin versions, see in that edition2423 4 5 6 7 8 9
10 1112 13 14 15 16 17 18 1920 21 22 2324 25 26 27 28 29Baum, “Writing
Classical Authority”; also Bolzoni, “Retorica, teatro, iconologia, 340, with
footnote 5; Maggi, “Introduction,” in Della Porta, The Art of
Remembering/L’arte del ricordare, 29–30; Balbiani on the fortuna of Della
Porta’s Magia naturalis in La Magia naturalis. Bolzoni, The Gallery of Memory,
175. Valente, “Della Porta e l’inquisizione.” On which see Kodera “Giambattista
della Porta,” in Stanford Encyclopedia of Philosophy. For a succinct and highly
influential discussion of the medieval technique of the art, see Rhetorica ad
Herennium, ed. and trans. Nüsslein, 164–80 (bk III, §§ 28–40, XVI–XXIV); Yates,
The Art of Memory, 63–113. On the medieval use of memory images, Carruthers,
The Book of Memory, 59, writes: “Most importantly, it is ‘affective’ in nature,
that is, it is sensorily derived and emotionally charged.” See also ibid., 109,
134, and 137. Bolzoni, The Gallery of Memory, 130–31. Della Porta, Ars
Reminiscendi, 75. See for instance Dolce, Dialogo del modo, 26–32. As Bolzoni,
The Gallery of Memory, p. 137 (with footnote 12) has pointed out, it is
interesting to note that the Ars reminscendi explicitly warns against the use
of medicines or drugs for enhancing the capacitances of memory, whereas in
Della Porta had presented such recipes in his Magia naturalis. Della Porta, Ars
Reminiscendi, 68. On the notion of phantasmata in Della Porta, see Kodera,
“Giovan Battista della Porta’s Imagination.” Della Porta, Ars Reminiscendi, 70.
See Dolce, Dialogo del modo, 92 and the attendant notes directing the reader to
medieval sources of this method. Della Porta, Ars Reminiscendi, 70. Dolce,
Dialogo del modo, 33–34, for example, does not try to assimilate the personae
to the loci, but instead distinguishes between them. Della Porta, Ars
Reminiscendi, 17. It is interesting to note that Della Porta does not seem to
be picky about terminology, as for him very different notions—similitudo, idea,
forma, simulacrum are synonyms with imago. Ibid., 79. Galileo loved exactly
such character traits in Ariosto’s heroes; cf. Bolzoni, The Gallery of Memory,
211. Della Porta, Ars Reminiscendi, 17–18. Bolzoni, The Gallery of Memory, 167
has pointed to the fact that Della Porta is here quoting almost verbatim from
Leon Battista Alberti’s, De pictura, 2. 40, arguing that “the theatrical
tradition becomes a point of reference to the painter who has to paint an
istoria.” For a discussion of the number of loci from a different contemporary
perspective see Dolce, Dialogo del modo, 39–43 with many references to earlier
sources. Bolzoni, The Gallery of Memory, 162–63; Dolce, Dialogo del modo, 145,
footnote 345 with much scholarly literature on the connections between the art
of memory and theater. Kodera, “Bestiality and Gluttony.” Clubb,
“Theatregrams,” has called these variable parts theatergrams. One possibility
is to generate a locus which is then invariably used, because it is recharged
with new imagines that have the capacity to store a new set of memoranda. Yet
if this process of re-inscription of the extant structure proves impossible,
one must destroy the entire setup. In order to do this, many masters of memory
suggested methods that were outright iconoclastic; cf. Bolzoni, The Gallery of
Memory, 142–44. Della Porta, Ars Reminiscendi, 18. Ibid. Carruthers, The Book
of Memory, 131 on the pictorial turn of medieval art of memory. Della Porta,
Ars Reminiscendi, 76. Ibid. Ibid., 17–18.30 This otherwise puzzling imago seems
to be a remnant from a manuscript version of the Arte del ricordare, which
refers as examples for imagines agentes to one of Boccaccio’s Novellae, on
Chichibio, of the Decameron VI, 4 (Della Porta, Ars Reminiscendi, 77); in that
version Della Porta also mentions two more highly salacious stories from the
Decameron (III, 10 and VIII, 7); see Della Porta, Ars Reminiscendi, 79 and 95;
see also Baum, “Writing Classical Authority,” 159. 31 The hero Hercules and the
river god Achelous were fighting over Deianeira, the daughter of Dionysius.
During the battle between the two rivals, the bull-headed river god turned
first into a snake and then into a bull, whose right horn is broken by
Hercules; according to one version, Hercules took that horn down to Tartarus
where it was filled by the Hesperides with golden fruit and is now called Bona
Dea (cornucopia). Graves, The Greek Myths, 553–54; Ovid, Metamorphoses, bk. IX,
vv. 1–92. Observe that the cornucopia appears in the next imago agens. 32 Della
Porta, Ars Reminiscendi, 18. 33 This increasing prurience is a general tendency
in Della Porta’s works and is probably due to the increasingly intolerant
intellectual climate characterizing the last decades of the sixteenth century;
on this see Kodera, “Bestiality and Gluttony,” 86–87 with references. 34 Della
Porta, Ars Reminiscendi, 77. 35 Della Porta here had openly referred to the
myth, whereas in the Ars reminiscendi he only alluded to it—namely, by
describing the iconography of one of Titian’s most famous paintings (the
persona of a virgin sitting and playing on a bull and holding a crown over the
animal’s head). 36 In the Latin version the prostitute was substituted with the
lover of one’s wife. In the Latin version, ibid., 22, Leda is completely
omitted. 37 The word ucello (bird) denotes penis, with birds commonly looming
large in all kinds of erotic metaphors; on the semantics of ucellare (the word
denoting prostitution, ridicule, and penis) see Alberti, “Giove ucellato,”
59–64; for similar contexts in Della Porta’s theater, see Kodera, “Humans as
Animals,” 108–09. 38 Compare Schiesari, Beasts and Beauties, 61–64 for
perceptive remarks on the gender bias of Della Porta’s Physiognomy. 39 Alberti,
Della pittura, 122–24 (bk 2, §36) For a discussion of the relevant passages,
see for instance Heffernan, Cultivating Picturacy, 71–73. 40 Bolzoni, The
Gallery of Memory, 167. 41 Ovid, Metamorphoses IV, vv 671–675; 112. 42
Apuleius, Metamorphoses: The Golden Ass, Book ii, § 1, 22. 43 See Innes,
“Introduction,” 19–24. 44 So does Dolce, Dialogo del modo, 146-47, mentioning
Titian’s Europa and Akataion. 45 Ovid, Ars amatoria libri tres, 26–28, bk. I,
v. 289–326, Ovid., Metamorphoses, bk. VIII, v. 134–36; Graves, The Greek Myths,
293–94. 46 On Europa, see ibid., 194–97. 47 A caricature of the animation of
statues by Egyptian magi, as described by Hermes in the Corpus Hermeticum, an
account which it is well known, and haunted many renaissance minds; for a
commented edition, Copenhaver, Hermetica. 48 A labyrinth, i.e., an
architectural structure designed expressly to get lost in, as opposed to
orderly architectural structures—and also the inversion of the clearly
represented structure of loci in the art of memory. 49 See Kodera, Disreputable
Bodies, 275–93 and Della Porta, De i miracoli, 23–25, bk I, ch. 9. 50 Della
Porta, Natural magick, 43, bk 2, ch. 12. 51 Kodera, “Humans as Animals,”
109–15; Della Porta, Magia naturalis libri XX, 76, bk II, ch. 12. This passage
is an elaboration of Aristotle on crossbreeding, from De generatione animalium
4.3, 769b. In this case Della Porta’s credulity is greater than that of many of
his educated contemporaries, who were usually more skeptical about the
possibility of producing offspring through sex between humans and animals. For
a very interesting24452 53 54 55 56 57 58 59 60 61 6263 64 65Sergius
Koderacontemporary discussion of the topic, which clearly accentuates the ways
in which Della Porta is bending his evidence, see Varchi, “Della generazione
dei Mostri,” 99–106. On this see MacDonald, “Humanistic Self-Representation,”
Kodera, Disreputable Bodies, and Schiesari, Beasts and Beauties. Della Porta,
Ars Reminiscendi, 78–79. Cf. Apuleius, Metamorphoses lib. X, §§ 19–22. For a
succinct introduction to that text, and relevant secondary literature, see
Kenney in Apuleius, Metamorphoses, ix–xli. Ibid., 84–186; 190–94, bk 10, §
19–23; § 29–35. Apuleius, Metamorphoseon, bk. 10, § 19, l. 3. See Liliequist,
“Peasants against Nature,” 408. On the increasing belief in the real existence
of such hybrid animals in the later Middle Ages, see Salisbury, The Beast
Within, 139 and 147. Ovid, Metamorphoses, bk I, vv. 588–662 and 724–45, Graves,
The Greek Myths, 190–92. Just see the example of the re-transformation: Ovid,
Metamorphoses, bk I, vv 737–46, trans. Mary M. Innes, 48. For Lucius’
transformations into an ass and back again, see Apuleius, Metamorphoses, 52, bk
3, § 25 and ibid., 202–03, bk 11, § 13–14. In that vein of thought, many more
things could be said also on the story of Hercules and the bull-headed river
god Achelous (on whom, see above, endnote 31). The Arte del ricordare mentions
not only association from the same (dal simile, Della Porta, Ars Reminiscendi,
80 and 81) but also aggiungere, mancare, trasportare, mutare, partire (ibid.,
85) and trasponimento dal contrario (ibid., 95). Kodera, “Giambattista della
Porta,” 8–9 for a short introduction to the idea that all things in the
universal hierarchy of being are moved by the (irrational) forces of attraction
and repulsion they feel for one another. Porta provides an impressive
description of the macrocosmic animal, the male and female aspects of which
mingle in a harmonious and well-coordinated way; cf. Della Porta, Magia
naturalis, bk. 1, ch. 9. Della Porta, Natural magick, 51: “Many children have
hare-lips; and all because their mothers being with child, did look upon a
hare.” For an earlier source see Ficino, De amore, 252. For an introduction to
the history of these seemingly widespread practices and the related artwork
during the Renaissance, see Jacqueline Musacchio, The Art and Ritual of
Childbirth, 128–39. Della Porta, Natural magick, 53.Bibliography Alberti,
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London: Penguin, 1969.13 “O MIE ARTI FALLACI” Tasso’s saintly women in the
Liberata and Conquistata Jane TylusThe second half of Torquato Tasso’s
tormented life was taken up by his epic poem Gerusalemme liberata and the
painstaking revisions he made to it following its unauthorized publication in
1581. Posterity has canonized the 1581 poem rather than its more sprawling
successor, Gerusalemme conquistata, which Tasso proudly dedicated to Pope
Clement VIII’s nephew when he published it in 1593. Posterity notwithstanding, Tasso
claimed that his “poema riformato” was far superior to the earlier work largely
because of “the much more certain knowledge I now have of myself as well as of
my writings” (“la certa cognizione ch’io ho di me stesso e de le mie cose”).1
One result of this new certainty seems to have been if not the eradication of
the Liberata’s female characters, at least the curtailing of their inf luence.2
The enchantress Armida virtually disappears after Canto 13, lamenting her
failures to keep the Christian army’s strongest knight with her forever, and no
longer converting to Christianity as in the surprising end of the Liberata. The
princess of Antioch, Erminia, is denied her remarkable role in the Liberata as
the discoverer and healer of the Christian knight Tancredi’s wounded body and
the revealer of a secret plot against his captain, Goffredo. Two extraordinary
Christian women are completely excised from the Conquistata: Gildippe, who dies
fighting by her husband’s side in the Liberata’s twentieth canto, and Sofronia,
who offered her life to save the Christian refugee community in a captive
Jerusalem, and who, in turn, is saved by the Muslims’ most celebrated woman
warrior, Clorinda. Only Clorinda’s tale is relatively untouched—with the
exception of her rescue of Sofronia. Both the Liberata and the Conquistata tell
of her strident independence and her baptism into her mother’s Christian faith
as she lies dying by the hand of Tancredi, who has killed what he loved. This
essay will not so much catalogue the Conquistata’s many revisions as attempt to
gauge the changing role of the female body in Tasso’s epic practiceTylusand its
relationship to Tasso’s growing ambivalence about the status of the “arti
fallaci” in his poetry—a phrase, as we will see, that is uttered by the much
altered character of Erminia toward the end of the Conquistata. And even if
Clorinda and Armida continue to stand out in their memorable particularity in
the Conquistata, they are joined by a new host of women who exist largely to
create a “dynamic that is reassuringly familial,” as Claudio Gigante has
observed, and who no longer possess the self-conscious artfulness that
characterized female characters in the Liberata.3 The contrast allows us to see
how potentially radical the Tasso of the Liberata was and at the same time how
his transformations of women in the Conquistata are tied to his
reconceptualization of himself as an epic poet.4 I will elaborate some of these
arguments by turning to developments that led to the Conquistata, necessarily addressing
selective incidents within both poems in order to depict the nature of Tasso’s
poetic transformation. One episode in particular offers itself up for special
consideration. It concerns a female figure in the Liberata who has not
attracted much attention, and who, as mentioned above, is nowhere to be found
in the revised poem: Sofronia.5 Willing to die in exchange for the salvation of
her fellow Christians, she is rescued and subsequently exiled from Jerusalem.
The contrast between this stirring episode in the Liberata and its muted
aftermath in the Conquistata could not be greater, as the following pages will
show. At the same time, they attest to what might be called Tasso’s desire for
the organicity of his revised epic, a poem in which individual characters would
be immune from the criticism launched against Sofronia herself. For according
to the Gerusalemme’s first readers, the episode that centered on her in Canto 2
was “poco connesso” to the Liberata as a whole.6 This lack of continuity, in
turn, has a stylistic echo in the infamous critique of Tasso’s language as
“parlar disgiunto” or disjointed speech—a disjointedness even Tasso
acknowledged when he claimed to have learned it from Virgil, admitting that it
can tempt one to swerve dangerously from the “truth” in its pursuit of
fallacious artistries.7 The path toward wholeness in the Conquistata thus marks
a turn away from Virgil and toward the more narratively f luid Homer, as
readers of Tasso (and Tasso himself ) have readily ascertained.8 But this path
also goes through the body of the female, inscripted into the Conquistata as
bearer of a new epic model of integration and personal loss. It is a body that
the chastened Tasso, in his final critical writings on his poetic output, may
also have recognized as his own. * ** In the early
1680s, the prolific Luca Giordano executed a series of paintings for a Genovese
palazzo recently acquired by the nobleman Eugenio Durazzo. Among the works
Giordano designed for the entryway into a palace that was on the “must-see”
list of every foreign visitor to Genova, were portraits of the death of Seneca
and the Greek hero Perseus. But his paintings also featured a large canvas
depicting an event from the Liberata’s story of Sofronia, the brave young woman
who volunteers to die for her fellow Christians and who, along with the man who
loves her, is saved by Clorinda. Moved by the taciturn stance of thefemale
victim before her, Clorinda asks Aladino, Jerusalem’s king, to free the two
Christians in exchange for her promise that she will perform great deeds in
Jerusalem’s defense, and Giordano chooses to display this moment in his work9
(Figure 13.1).10 At the same time, Clorinda’s back is turned, so that the real
savior of the two Christians bound at the stake seems to be a painting of Mary
which angels are holding aloft—suggesting that Giordano’s work may also be
about the salvific powers of art. Mariella Utili has written of Giordano’s
intent to throw into relief the religious aspect of the story: “the exaltation
of Christianity, which had been the basis for the immediate success of Tasso’s
poem and which many other artists before Giordano had noted as well.”11 Yet
with respect to the episode of Sofronia and her would-be lover Olindo, who begs
to die with her, such a remark might seem ironic. For this story provoked
almost more than anything else in the epic the concerns of the poem’s
Inquisitorial readers, and in turn Tasso’s worries aboutFIGURE 13.1Luca
Giordano, “Olindo e Sofronia,” Palazzo Reale gia’ Durazzo (Genova).Photo
credit: Zeri Photo Archive, Bologna, inv. 110885.the extent to which its
inclusion would threaten the Liberata’s publication. So much so, that in a
telling letter written on April 3, 1576 to his friend and literary confidant
Scipione Gonzaga he writes, “Io ho giá condennato con irrevocabil sentenza alla
morte l’episodio di Sofronia” (“I’ve already condemned the episode of Sofronia
to death, and my decree is absolute”).12 Having barely escaped death at the
hands of Jerusalem’s king, Sofronia was condemned anew by Tasso. The reasons
for this condemnation are several, even as the episode contains within itself a
germ of the process that will define Tasso’s method in the Conquistata. One
reason certainly has to do with the painting which Giordano has f loating in
the sky—a touch unaccounted for in the Liberata itself, but prepared for by the
odd narrative Tasso weaves in the opening of Canto 2. For the catalyst that set
off a tyrant’s rage, leading him to sentence Jerusalem’s Christians to death,
is indeed a work of art: an image of Mary taken from the Christians’ church by
the magician and former Christian Ismeno, who is convinced of its supernatural
abilities to protect the walls of the city against the Crusaders. He places
Mary’s picture in a mosque so as to provide “fatal custodia a queste porte.”13
For reasons on which Tasso coyly refuses to pronounce—(“O fu di man fedele opra
furtiva, / o pur il Ciel qui sua potenza adopra, / che di Colei ch’è sua regina
e diva / sdegna che loco vil l’imagin copra: / ch’incerta fama è ancor se ciò
ascriva / ad arte umana od a mirabil opra”; “It was either the work of a
stealthy hand, or heaven interposed its potent will, disdaining that the image
of its queen be smuggled somewhere so contemptible” [2: 9]14)—the immagine
mysteriously disappears from the mosque into which Ismeno has smuggled it.
Certain that the Christians have contrived to steal it back, Aladino plots for
them universal slaughter, until the beautiful Sofronia steps forward to take
the blame so that her people will not die, a confession the narrator describes
as a “magnanima menzogna,” a magnanimous lie. In a letter, however, written
soon after he released the poem to an official reading, Tasso seems fearful
that the stolen immagine has invoked the ire not of Aladino but of Silvio
Antoniano, the Roman Inquisitor and official in charge of granting the right of
nihil obstat for books published in Rome. Writing to Luca Scalabrino on a later
occasion, he continued to insist on excising the “episodio di Sofronia”:
“perch’io non vorrei dar occasione a i frati con quella imagine, o con alcune
altre cosette che sono in quell’episodio, di proibire il libro” (“I don’t want
to give the friars a chance to condemn the book because of that image, or
because of any other little things found in the episode”).15 Much of interest
has been written of the status of images in the aftermath of Trent, some of it
in regard to the poem’s second canto. As Naomi Yavneh has pointed out, Trent
was preoccupied with limiting the role that excessive popular devotion played
in religious life, and its stance on images was no exception: it perforce
needed to clarify the extent to which “immagini” were only the simulacri for
the things to which they pointed. As such, the importance of an object in
referencing beyond itself—its deictic function—was accentuated by the orthodox
proclamations from the 1570s and 1580s. One typical characterization of the
post-Tridentine image, although from the Seicento, is offered by the
JesuitGiovanni Domenico Ottonelli. He suggests that in gazing at a painting,
“which represents something other than the thing which it resembles, and from
which it takes its name” (“che rappresenta un’altra cosa, di cui tiene la
simiglianza, e prende il nome”), one must recognize that “while the image
renders visible what is invisible, the image is only worthy of honor by virtue
of resemblance, not substance.”16 Moreover, as Yavneh goes on to point out, in
the episode from Tasso’s Liberata, the transformation of the painting of Mary into
a thing of “substance”— i.e., it alone can save Jerusalem from harm—is
initiated by the renegade Christian, Ismeno, unable to leave his former
religion completely behind him (“Questi or Macone adora, e fu cristiano, / ma i
primi riti anco lasciar non pote; / anzi, in uso empio e profano / confonde le
due leggi a se’ mal note”; “He adores Mohammed, as once he adored Christ, but
cannot now abandon the first way, so often to profane and evil use confounds
the two religions out of ignorance” [2: 2]). It is Ismeno who recommends that
Aladino place “questa effigie lor” of Mary, “diva e madre” or goddess and
mother of the Christian’s god (2: 5) into the mosque because of its talismanic
status—an idolatrous reading in which the Christians, who leave their offerings
before the “simulacro” do not, apparently, concur.17 One can only speculate as
to what about the “immagine” in Canto 2 might have angered Tasso’s
inquisitorial reader; the letter from Antoniano detailing his objections to the
Liberata does not survive. But it is striking that another vergine, Sofronia,
proclaims for herself the protective status Ismeno gave to the immagine of
Maria. Her sacrifice thus effects a substitution originally engineered by the
apostate. She too adopts the language of female uniqueness when boldly stating
to the king Aladino her “crime”: “sol di me stessa, sol consigliera, sol
essecutrice” (“I was the only one [who knew of it], one counselor, one executor
alone”; 2: 23). When Olindo challenges Sofronia’s magnanimous lie, arguing that
a mere woman would be unable to carry out the theft, she insists again on her
autonomy: “Ho petto anch’io, ch’ad una morte crede / di bastar solo, e
compagnia non chiede” (“I too have a heart, confident it can die but once. It
does not ask for company”; 2: 30). But Tasso links her in other ways to the
Madonna that Ismeno made into a singularly potent object. As commentators have
noticed, Tasso compares her to the stolen image when her veil and mantle are
roughly taken from her when she is led to the stake.18 Just as Mary’s image,
“enveloped in a slender shroud” (“in un velo avolto”; 2: 5) was seized
(“rapito”) by Ismeno, so are Sofronia’s veil and mantle seized from her
(“rapit[i] a lei [Sofronia] il velo e ’l casto manto”; 2: 26). And an allusion
to Mary’s face (“il volto di lei”) returns with “smarrisce il bel volto in un
colore / che non è pallidezza, ma candore” (“the lovely rose of [Sofronia’s]
face is lost in white which is not pallor, but a glowing light”; 2: 26). And
yet the resonances between Sofronia and an inimitable female figure do not end
here. Giampiero Giampieri has noted that the white coloring of Sofronia at the
stake is echoed eleven cantos later when Clorinda, the third vergine of the
canto, dies at Tancredi’s hands. This pale demeanor at death’s arrival in turn
has its haunting origins in the phrase accompanying the suicides of
Virgil’smost prominent female character, Dido, and the historical figure on
whom she is partially modelled, Cleopatra. These intertextual allusions thus
trace an unsettling historical trajectory, insofar as far from being “vergini,”
unlike their Tassian counterparts, both women are known for their sensuality
and, in Dido’s case, unrequited passion. At the same time, Clorinda, like
Sofronia, occupies the role enjoyed by Dido and Cleopatra before romantic
liaisons led them astray. They are all the singular, female supports of their
people. When Islam’s powerful woman warrior enters Jerusalem in Canto 2,
Clorinda is defined as the self-sufficient savior of a people that Sofronia
and—according to Ismeno—the immagine of Mary have been before her. In greeting
Clorinda, Aladino bestows on her the signal distinction of the warrior who
alone can protect the city (“non, s’essercito grande unito insieme / fosse in
mio scampo, avrei più certa speme”: “though a whole host should come to rescue
me, I would not hope with greater certainty”; 2: 47). Not only does he concede
to her his scepter (“lo scettro”) but he adds, “legge sia quel che comandi”
(“let the law be what you command”; 2: 48), an honor that prompts Clorinda to
ask for her reward in advance: the release of the two Christians.19 Even as
Clorinda will exact bloody penalties on the Christians who attack the city to
which she pledges her protection, this fantasy of female potency that begins in
Canto 2 will be eclipsed outside Jerusalem’s walls when Clorinda is killed by
Tancredi: Meanwhile they whispered of the bitter chance behind the city wall
confusedly till finally they learned the truth. At once through the whole town the
bad news made its way mingled with cries and womanly laments, as desperate as
if the enemy had taken the town in battle and f lew to raze houses and temples
and set the ruins ablaze. Confusamente si bisbiglia intanto del caso reo ne la
rinchiusa terra. Poi s’accerta e divulga, e in ogni canto de la città smarrita
il romor erra misto di gridi e di femineo pianto; non altramente che se presa
in guerra tutta ruini, e ’l foco e i nemici empi volino per le case e per li
tèmpi. (12: 100) The defeat of a city in wartime evoked in this moving simile
is the fate that Ismeno believes Jerusalem will avoid if Mary’s image is placed
in the mosque; that Sofronia believes her people will avoid if she dies at the
stake; and thatAladino believes his kingdom will avoid if Clorinda agrees to
defend his city. And the moment, of course, looks backward again to Virgil, and
to the demise of another city, Carthage, upon the death of another singular
woman. “The palace rings with lamentations, with sobbing and women’s shrieks, and
heaven echoes with loud wails—even as though all Carthage or ancient Tyre were
falling before the inrushing foe, and fierce f lames were rolling on over the
roofs of men, over the roofs of gods” (IV: 667–71).20 The “città smarrita,” the
urbs in ruin: in both Aeneid 4 and the Liberata, the figurative collapse of the
city, portrayed in a simile that reveals the grim devastations of war, is tied
to the death of a woman characterized as savior. And in both cases, the two
cities of these respective poems will be invaded by the enemy—one during the
Punic Wars that are only predicted in the Aeneid, the other in Canto 20 of the
Liberata. At the same time, the simile of Canto 12 following Clorinda’s death
can be said to silence the diabolical suggestion that women’s bodies might be
sufficient protection for Jerusalem’s community; or in rhetorical terms, that
the female body stands in an analogical relationship to the city and can
procure its health. Sofronia’s self less action in Canto 2 procures temporary
salvation for the Christians. But genuine salvation arrives only eighteen
cantos later, when Goffredo’s troops invade Jerusalem and secure it for its
“rightful” owners. In the meantime, Sofronia, like the Madonna’s image, has
been withdrawn forever from the poem. Following her rescue by Clorinda, she
does not refuse Olindo her hand in marriage, and with him and others “di forte
corpo e di feroce ingegno” (whose bodies are robust and spirits bold; 2: 55)
she is banished, so fearful is Aladino of having so much virtue nearby (“tanta
virtù congiunta . . . vicina”; 2: 54). Some of the banished wandered
aimlessly (“Molti n’andaro errando”; 2: 55) while others traveled to Emmaus
where Goffredo’s troops are gathered. Of Sofronia and Olindo, however, no more
is heard. All Tasso divulges of their fate is that they both went into exile
beyond the bounds of Palestine (2: 54). Such a finale to Sofronia’s sacrificial
offering ensures—intentionally, it would seem— that the episode is indeed “poco
connesso” to the rest of the poem. Inserted into the beginning of the Liberata,
the story of Sofronia operates as a virtually self-contained unit, ending with
its main protagonist banished from Jerusalem. That the episode can be said to
trace Tasso’s ambivalences regarding “tanta virtù congiunta” in not one, but
three, female characters, is suggested by both Sofronia’s and the immagine’s
summary dispatch from the poem—as though to insist on the heretical nature of
Ismeno’s view of the painting, and the women’s views of themselves, as sufficient
to protect a city.21 But there may be another link between the exiled women and
the immagine. The latter is both more and less than an icon: it is a work of
art, in ways which the woman themselves may replicate. Much of the threat
represented by Sofronia has to do with her inscrutability, which mirrors the
unknowability of the immagine’s fate and of the painting itself. Moved by
generosity and “fortezza,” Sofronia exits alone among the people (“tra ’l
vulgo”) after Aladino orders the Christians’ houses burned. But as she journeys
publicly to meet the king, Tassointroduces some seemingly gratuitous phrases:
she neither “covers up her beauty, nor displays it,” and “Non sai ben dir
s’adorna o se negletta, / se caso od arte il bel volto compose” (“If chance or
art has touched her lovely face, if she neglects or adorns herself, who knows”;
2: 18). Similarly, she is described in relationship to the young Olindo, who
has loved her desperately from afar, as either “o lo sprezza, o no ‘l vede, o
non s’avede” (“she scorns him, or does not see him, or takes no note”; 2: 16),
and of her considerable beauty, she “non cura, / o tanto sol quant’onesta’ se
’n fregi” (“cares not for it, or only as much as required by honor’s sake”; 2:
14). Even as Tasso depicts her as a “virgin of sublime and noble thoughts”
(“vergine d’alti pensieri e regi”), he wastes no time in adding that she is
also “d’alta beltà” (2: 14), suggesting that we do not know whether Sofronia is
aware of her beauty’s effect on her admirers. In short, she is the product of
an artfulness that at once belies her sincerity and renders her inaccessibility
to public scrutiny even more pronounced. Indeed, Sofronia is impugned
throughout Canto 2 in various ways that can only force the reader to suspect if
not her motive—which emerges following her struggle to balance masculine
virility or “fortezza” and female modesty (“vergogna”)22—then at least her
self-presentation in a public space. And because she is a woman, “amore”
emerges as the vehicle through which her integrity can be compromised. Or as
Tasso says in introducing Olindo and in returning to the language used only
several stanzas before of the chaste image of Mary and its supposed ability to
provide “fatal custodia” to the gates of Jerusalem: “tu [amor] per mille
custodie entro a i più casti/ verginei alberghi il guardo altrui portasti”
(“although a thousand sentinels are placed, you [Love] lead men’s glances into
the most chaste of dwellings”; 2: 15). The uncertain status of Sofronia’s
agency and her inability to control the reception of her offer are highlighted
again after the king, furious over her assertions that she was right to steal
the image, orders her to be burned: “e ’ndarno Amor contr’a lo sdegno crudo /
di sua vaga bellezza a lei fa scudo” (“too slight a shield is womanly grace for
Love to f ling against the crude resentment of the king”; 2: 25): as though
she—or Love working through her—might cunningly be able to soften the tyrant in
his resolve. The manner in which Sofronia is tied to the stake—her veil and
“casto manto” stripped violently from her and used to tie “le molli braccia”
(2: 26)—and the ensuing appearance of Olindo beside her, “tergo al tergo,”
heighten the barely suffused sensuality of the preceding stanzas in which
Sofronia’s ambiguously constructed femininity has been a muted but persistent
theme. “O caso od arte.” This is the phrase that threatens to turn Sofronia
into the seductress Armida, who appears two cantos later at the threshold of
the Christians’ camp to lure the Crusaders away from war. Sofronia is no
Armida. Yet in depicting Sofronia’s inner conf lict between “fortezza” and
“vergogna,” while refusing to declare the extent of Sofronia’s artful
self-consciousness, Tasso highlights the problems that emerge when a woman
thrusts herself into the public gaze.23 The questioning presence of male
spectators, a group into which Tasso inserts the (male) reader by way of the
narrator’s interventions, ultimately pointsto the inability of Sofronia—and by
extension, of the immagine of Mary and of Clorinda, who has already unknowingly
inspired the passion of the Christian knight Tancredi—to control the effects of
her self-presentation. Like the Didos and Cleopatras before her, she is unable
to escape from the controlling system of gender that makes her into the object
gazed upon and fantasized about as though she were a work of art. At the same
time, what prevents Sofronia from becoming a martyr and hence giving her life
for her people is another woman, Clorinda: who at first appears to the populous
as a male warrior (“Ecco un guerriero [ché tal parea]”) but who is betrayed as
a woman by her insignia, the tiger. When Clorinda enters into the crowded
piazza where the two Christians are tied to the stake, she notes Olindo weeping
“as a man weighed down with sorrow, not pain” (“in guisa d’uom cui preme /
pietà, non doglia)” while Sofronia is silent, “con gli occhi al ciel si fisa /
ch’anzi ‘l morir par di qua giù divisa” (“her eyes so fixed on heaven that she
seems to be leaving this world before she dies”; 2: 42). Clordina’s response to
this sight—a Clorinda raised in the woods and led to disdain female pastimes
such as sewing and embroidery—is extraordinary: “Clorinda intenerissi, e si
condoles / d’ambeduo loro e lagrimonne alquanto” (“Clorinda’s heart grew tender
at this sight; she grieved with them, and tears welled up in her eyes”; 2: 43).
Such tenderness leads her to ask for the two Christians as a gift in advance of
her promised salvation of the city: a salvation, as we will soon know, she can
never achieve. Her pity for a woman like herself—at once self-contained and yet
vulnerable to others’ fantasies about her sexuality—breaks through the
religious and ethnic differences on which the Liberata as a whole depends, and
arguably questions for Muslims and Christians alike the very premise of the
war. Clorinda will be revealed later in the poem as the daughter of a Christian
mother, and in retrospect one might see her recognition of herself in Sofronia
as a premonition of her true identity. Yet, at this early point in the poem,
her alignment of herself with Sofronia, along with Tasso’s allusions to
Virgil’s fateful women, creates a potentially scandalous community of women
whose unpredictable and often unreadable actions threaten to undo the transcendental
militarism on which the poem is based. The crisis of the immagine, in Ismeno’s
feverish recasting of its significance, is like that of the women who are
endlessly substituted for it: complete within itself, it has no deictic
function, failing to refer beyond itself to heavenly powers. Sofronia, too,
points only to herself (“Sol essecutrice”), a presumed self-sufficiency that
Tasso’s narrator translates into inaccessibility. It creates for Sofronia the
same unknowable status of the stolen painting, and an unknowability Clorinda
can only admire, and in which she similarly partakes. Tasso’s simile of the
city that dissolves into f lames upon Clorinda’s death ten cantos later is thus
ultimately a failed simile. That he will go on to banish all of his Christian
women from the end of the Liberata suggests both his attempt to contain the
threat represented by the female figures of Canto 2 and his inability to
integrate Christian and Muslim women alike into the culminating events of the
poem. Clorinda and Gildippe are dead, Erminia is in an “albergo”
somewherewithin the city, Armida utters words of conversion but only on
Jerusalem’s outskirts, and Sofronia has disappeared forever. To be sure, on the
one hand, Tasso’s poem generally refuses to allow any character to stand in for
the whole and thus represent the city, earthly or celestial, by him or herself,
as the belated “Allegoria del Poema” attests and as numerous episodes involving
Rinaldo and Goffredo suggest.24 In an early letter, Tasso protests the custom
of romance that allows single characters to decide the fate of entire empires:
“non ricevo affatto nel mio poema quell’eccesso di bravura che ricevono i
romanzi; cioè, che alcuno sia tanto superiore a tutti gli altri, che possa
sostenere solo un campo” (“In my poem, I don’t allow that excess of bravura
that the romance welcomes, in which one figure emerges as greater than all the
others, capable of defending the battlefield all by himself ”).25 To this
extent, transforming the painting of Mary or the body of Clorinda into
singularly protective forces copies the excess of romanzi which Tasso claims to
avoid. Only the uniting of Goffredo’s “compagni erranti” or wandering
companions under “i santi segni” can win for the Christians their city (1:1).
The liberation of Jerusalem is the work not of women, but of men; and not of a
single man, but many. On the other hand, unlike Goffredo or Rinaldo, these
“virtuous” women do indeed disappear from the poem, suffering the fate of the
“poco connesso” and summarily excluded from the larger body into which Tasso
incorporates his men in the “Allegoria.”26 Yet is such exclusion ultimately a
penalty? While at work on the Liberata, Tasso was penning his brief pastoral
play, the Aminta, where he experiments with the inaccessibility of a vergine in
the figure of Silvia, whose own near-violation while tied to a tree is
reminiscent, even in its phrasing, of Sofronia’s violent torture. The
Liberata’s “Già ’l velo e ’l casto manto a lei rapito, / stringon le molli
braccia aspre ritorte” (“they tear away her veil and her modest cloak, bind
hard her tender hands behind the back”; 2.26) echoes Silvia’s victimization at
the Satyr’s hands.27 But the exposure of Silvia’s and Sofronia’s bodies is in
turn contrasted with the degree to which they refuse to be contaminated by the
violence that surrounds them even as they are vulnerable to varying
interpretations of their sincerity. The fact that following their rescues
neither female character is seen again suggests an additional layer of inscrutability,
as though Tasso chose to protect the privacy of his vergini from those who
would compromise their virtue.28 Perhaps only in a world where epic values— the
seizing of Jerusalem from the renegade Ismeno and the infidel Turks—are
unequivocally positive can Sofronia’s premature departure be construed as a
loss, rather than a gain. The phrase used with respect to the mosque from which
Mary’s image is taken—“a vile place heaven holds in disdain”—might stand in for
the contaminated city as a whole that Sofronia inhabits with other embattled
Christians. Tasso’s own narrative gesture with regard to all women of
“fortezza,” Clorinda included, saves them from the bitter militarism that
informs the second half of his poem, preserving for them a space offstage—or
above it. But Tasso continued to ponder the ideal relationship of the female
body to his epic project, one which would rely on integration rather than
separation. Such integration demanded a very different kind of poem from the
Liberata, whoseMuslim male warriors, if not its women, are diabolical figures
from whom the city must be wrested. The Conquistata has typically been glossed
as a work that celebrates the Counter-Reformation Church in all its militancy.
But attentiveness to the new women of the revised poem, beginning with a
lamenting Mary who has stepped out of the painting to become a character, may
suggest otherwise.29 * ** Death appears
in the Conquistata’s opening stanza, where the triumphant prolepsis of
“compagni erranti” joining together under “santi segni” no longer exists, and
where the explicit allusions to the failures of hell, Asia, and Africa to
defeat the Crusaders is replaced by a description of how Goffredo’s military
feats “di morti ingombrò le valli e ’l piano, / e correr fece il mar di sangue
misto” (“filled the plains and valleys with the dead, and made the sea run red
with blood”). With death, there is mourning—and a world, as Tasso will call it
late in the poem, of “femineo pianto” female lament (23:117). And the first
evidence of female mourning that we see in Tasso’s “poema riformato” is that of
the Virgin Mary, who makes a surprising cameo appearance at precisely the
moment occupied in the Liberata by the episode with Sofronia. Threatened, as
before, by the impending arrival of Crusaders, Aladino decides that the
Christian community within the walls poses a danger, and in his rage swears to
put them all to death. A stolen painting no longer exists to provoke his anger,
but almost immediately the subject of that painting appears, as Tasso’s
narrator redirects our gaze from the cowering Christian citizens of Jerusalem
to heaven, in two entirely new stanzas: Holy Compassion, you did not keep your
thoughts hidden to yourself, as you gazed down from the celestial and sacred
realm onto the site where the King had lain buried, and at his faithful f lock.
Thus: “Lord,” you cried, “help, help—for now I alone am not sufficient to save
their lives.” Upon seeing those moist eyes—the eyes that had wept for her Son
who died on the cross—the Father said, “now let me turn my attention to their
fear” . . . and the savage man [Aladino] tempers his insane rage. Non
fu ’l pensier, santa Pietate, occulto a te ne la celeste e sacra reggia, donde
guardavi il luogo in cui sepulto il Re si giacque, e la fedel sua greggia.
Pero’: – Signor, gridasti, aita, aita, ch’io non basto a salvarli omai la vita.
Vedendo il Padre rugiadosi gli occhi di lei che pianse in croce estinto il
Figlio, – Vo’ – disse – ch’al Timor la cura or tocchi – . . . . [e] Tempra
dunque il crudel la rabbia insana. (2: 11–13) 30Thanks to this heavenly
intervention that happens in the blink of an eye (“ad un girar di ciglio”),
Aladino will “temper his rage” by burning the fields where the Crusaders might
have found food and by exiling, rather than killing, the faithful—excepting “le
vergini”—from Jerusalem, who depart in tears (“gemendo in lagrimosi lutti”; 2:
53). But their laments will not endure for long. When they come upon the
Crusaders in their camp, they offer their services to Goffredo and participate,
presumably, in the final attack on their former city in the closing cantos of
the new poem. As in Canto 2 of the Liberata, we have a threatened community,
and once again Mary figures in its protection. But for those familiar with the
Liberata, this episode in the Conquistata’s second canto represents a loss
rather than a gain, albeit a puzzling loss. Having omitted the episode of
Sofronia that apparently, he, and many of his first readers, found so
troubling, Tasso leaves us with the mere shadow of the women who once occupied
the status, rightly or wrongly, of Jerusalem’s saviors: a mourning mother. When
Mary calls upon God to temper Aladino’s wrath, she is gazing at a tomb: “il
luogo in cui sepulto/ il Re si giacque.” Jerusalem is a place of death, both
past and imminent, and Mary is not celebrating her son’s resurrection, but
weeping for his demise on the cross. Her grief is rehearsed again in the
following canto in stanzas also new to the Conquistata, where it will be shared
by other mothers—many of them Muslim. On tapestries which Goffredo shows the
two ambassadors who have arrived from the enemy’s forces—one of them, Argante,
“intrepid warrior” (“intrepido guerriero”; 2: 91)—is the thunderous defeat of
Antioch, which the Christians have just taken. Tasso lingers not over the
victorious assault on the city but on the artist’s attentiveness to women’s
loss as they watch their sons die below them: talented artist, you made the
faces of their mothers’ pallid and pale, for life no longer was welcome to
them. From above each one gazed at her dead child, who lay on the earth by
enemies oppressed, his head affixed to the enemy lance; and tears bathed their
dry cheeks. And so he created great variety among these images of grief
. . . con viso vi [il maestro accorto] feo pallido e smorto le madri,
a cui la vita allor dispiacque. D’alto mirò ciascuna il figlio or morto che tra
nemici oppresso in terra giacque, e’l capo affisso a la nemica lancia; e di
pianto rigò l’arida guancia. E variò le imagini dolente . . . (3:
48–9) The resulting “istoria” tells of a “Città presa, notturno orror, tumulto,
/ ruine, incendi e peste”, to which the artist adds “Fuga, terror, lutto, e mal
fido scampo / . . . . e correr feo di sangue il campo” (“A city
seized, nocturnal horrors, tumult, ruin, firesand plague . . .
flight, terror, grief, and luckless escape, and he made the field run with
blood”; 50). Argante, the Christians’ enemy, is gazing on these images, and one
could argue that his perspective inf lects the presentation of the tapestries,
much as Aeneas’s grief in Book 1 colors his reception of the carvings in
Carthage that detail the fall of Troy. Yet, elsewhere in the descriptions, we
hear of the “pious Goffredo,” the “good Beomondo,” the “great Riccardo.” Moreover,
the direct apostrophes to the Christian reader (“Italici e Germani uscir
diresti . . .” [2: 17]) suggest that it is Tasso’s narrator—and Tasso
himself—who lingers over the mournful details. In fact, the singular
concentration on the Conquistata’s women as vehicles of lament suggests that
Tasso is far from making their response to loss yet another diabolically tinged
inspiration. Riccardo, formerly the warrior Rinaldo, now also has a mother, who
like Thetis, emerges from sea-depths to comfort her son when his friend Rupert
dies. The prayers of Riccardo in turn are carried by heaven to a female figure
who with tearful face (“con lagrimoso volto” 21: 74) asks God, as did Mary much
earlier, to bring aid by turning “your pitying face to my warrior” (“al mio
guerrier pietoso ’l ciglio”; 72). But as the scenes of the tapestry suggest,
women’s presence as mourners is most visible in the sections devoted to
Argante, scourge of the Christians, and in the Conquistata clearly meant to be
a double for Hector from Homer’s Iliad. To strengthen this parallel with the
Homeric poem, Tasso had to give Argante a wife to protest his going out into
battle as Andromache did with Hector, and a mother—and a Helen—who will mourn
him when he dies.31 In the Liberata, this “intrepido guerriero” was killed by
Tancredi after a bloody duel outside Jerusalem’s walls. The wandering Erminia,
in love with Tancredi, literally stumbles over the bodies when she is escorting
the spy Vafrino back to the Christians’ camp, and restores Tancredi to health
with pious prayers and herbal medicines. Argante is summarily ignored by the
pair until Tancredi insists that they carry his bloody corpse with them to
Jerusalem: “non si frodi / o de la sepoltura o de le lodi” (do not deprive him
of burial or of praise; 19: 116). But we hear no eulogies, nor do we witness
Argante’s burial, and he is as arguably isolated in death as in life. The
Argante of the Conquistata receives a very different fate after he dies at
Tancredi’s hands. His body is given to the women of Jerusalem, who eulogize him
at the close of Canto 23 as husband, father, and son, as well as fierce
protector of his city. This last role is given explicitly to him by Erminia,
rechristened Nicea in the Conquistata, who laments her inabilities to save him
in the plaintive cry “O arti mie fallaci, o falsa spene! / A cui piú l’erbe
omai raccoglio e porto / da l’ime valli e da l’inculte arene? / Non ti spero
veder mai piú resorto, / per mia pietosa cura” (“O my fallacious arts, o my
false hope! What use now the herbs that I gather and carry from the dark
valleys and the hidden sands? I no longer hope to see you risen, saved by my
compassionate healing”; 23:126). The woman who in the Liberata had collected
medicinal herbs for her beloved Tancredi, and who is addressed by him as
“medica mia pietosa” after she saves him from death, here reproaches herself
for having failed to rescue Tancredi’s enemy Argante. Ifshe saved Tancredi and
Goffredo—and the Christian cause—in the Liberata, here she can confess only her
failed arts, and in the context of prophetically imagining a future of grief
and destruction in the wake of Argante’s death: “Sola io non sono al mio dolor;
ma sola / veggio, dopo la prima, altre ruine, / altri incendi, altre morti: e
grave e stanca, / quest’alma al nuovo duol languisce e manca” (“I’m not alone
in my grief, but I alone can see after this first destruction, more ruin, more
fiery blazes, more deaths; and tired and heavy, this soul will languish and
expire, sickened by new sorrows”; 127).32 These three weeping women—mother,
wife, and friend whose arts cannot save a dead man—integrate Argante not only
into the life of the city and the family, but into the future, as the women who
survive him imagine their fates as vividly as the female survivors of Hector in
the Iliad imagine theirs. Or as Argante’s wife, Lugeria, laments, “Ne la tenera
etate è il figlio ancora, / che generammo al lagrimoso duolo, / tu ed io
infelici . . . / non vedrá gli anni in cui virtù s’onora, / Né la
fama tua” (“Our son whom you and I—unhappy— conceived only for tearful sorrow
is still in his tender years . . . he will see the years in which
virtue is bestowed on him, nor will he know your fame” (23:119). For herself,
she can envision only “foreign shores” (“lidi estrani”) and service in the
entourage of some proud, Christian lord. The lines closely follow those of
Andromache in the Iliad, much as the lament of Argante’s mother (“Difendesti la
patria, e palme e fregi / n’avesti, or n’hai trafitto il viso e ’l petto”; “You
defended our country, and had honors and laurels; now your face and breast are
pierced [by a lance]”) repeats that of Hecuba in Iliad 24. Thus just as in the
Iliad, as Sheila Murnaghan has written, female lament has the function of tying
the hero back into his community, while making it clear that the hero’s kleos
or fame is achieved at women’s expense.33 Such a constitution of a larger, more
sorrowful, poem can be allied in turn with Tasso’s new relationship to epic.
Even for a poet as relentlessly psychoanalyzed as Tasso, the creation in the
Conquistata of the familial contexts that Tasso may have longed for after the
death of his mother, never knew, may come as a surprise.34 Tasso’s redefinition
of the epic poet in his unfinished Giudizio del poema riformato, the last of
his critical works, may instead have been in response to those readers of the
pirated Liberata who complained about the inauthenticity of some of the
characters’ emotions that drove the poem. In particular, he argues forcefully
in the Giudizio for the new sentiment he seeks to generate throughout the
Conquistata: pity, or “la commiserazione e de la purgazione de gli affetti”
(“commiseration and purgation of its effects”; 165). With respect to Argante,
whom he explicitly declares to have now fashioned as “most similar to Hector”
(“similissimo ad Ettore”), he comments, where Argante earlier was not wretched,
now he’s completely so, because he’s been changed from a foreign and mercenary
soldier into the son of a king and a Christian queen, and has become the
natural prince of the city: defending his father, loving his wife, and constant
in his defense and in hisfaith; and so that pity that is denied him by
[Christian] law can be granted out of natural and human sentiment. dove la
persona d’Argante prima [nella Liberata] non era miserabile, ora è divenuta
miserabilissima, perché di soldato straniero e mercenario è divenuto figliuolo
di re e di regina cristiana e principe natural di quella città, difensor del
padre, amator de la moglie e costante ne la difesa e ne la fede; e però quella
pietà che si niega a la legge si può concedere a la natura ed a l’umanità.
(164) Arguing against the likes of Dion Crisostomos who complained about the
scenes of mourning in Homer (“Defunctum vero memoria honorate non lachrymis”
[“the memory of the dead are not honored by tears”]), Tasso strives for a
poetics “that is more humane and more appropriate to civil life” (“piú umana e
piú accommodata a la vita civile”), resisting not only Dion but Plato and the
Pythagoreans as “too rigid and severe” (“troppo rigida e severa”). Taking sides
with that “most excellent Aristotle,” Tasso argues for a poetry that will
motivate the sentiment of compassion “even for the enemy” (“ancora da’ nemici”;
178), and hence for the creation of a human community in which one takes stock
not so much of differing religious beliefs, but of the parallels that make all
humankind members of a single family. Thus, for example, the king Solimano is
to be considered not as the emperor of the Turks, but as a valorous prince and
father of a valorous and compassionate son. . . . If they were
deprived of the theological virtues, they did not lack natural virtue, nor
those bred by custom. non come imperator de’ Turchi, ma come principe valoroso
e padre di valoroso e di pietoso figliuolo . . . quantunque fosser
privi de le virtú teologiche, non erano senza le virtú naturali e quelle di
costume. (177) As a result, as Alain Goddard has observed, Solimano and Argante
both now fail to embody “a code of values opposed to that of strict Catholic
orthodoxy” (“un code de valeurs opposé à celui de la stricte orthodoxie
catholique”)35 —a failure that unleashes “a tide of ambivalence” despite the
ideological claims made throughout for Catholicism’s supremacy. And the figures
who help to generate such ambivalence and, in particular, compassion for those
with “natural virtues” are largely Tasso’s women, as the Conquistata shapes not
only a new definition of masculinity but a new role for its women.36 Tasso’s
early readers may have challenged the authenticity of Armida’s conversion, the
“saintliness” of Sofronia, the status of the missing “immagine,” and the
rationale for Erminia’s midnight foray into the Christian camp, and her
supposed self lessness when ministering to a wounded Tancredi.37 The
Conquistata seems dedicated rather to making female behavior transparent and
unquestionably sincere, a sincerity that Erminia/Nicea’s rebuke of her
“artifallaci” confirms. The ubiquitous female mourner, for whom Mary is
paradigmatic, embodies the essence of non -theatricality, conveying a spiritual
intensity which Tasso himself longed to experience as clear from his late
canzone to the Virgin, “Stava appresso la Croce,” in which he asks Mary to
become the guarantor of his own prayerful sincerity: “Fa ch’io del tuo dolor /
senta nel cor la forza” (“Grant that I may sense in my own heart the power of
your grief ”), and later in the poem, “Fa ch’l duol sia verace / e ’l mio
pianto sia vero” (“Enable my grief to be authentic, my lament sincere”).38
If—with the exception of Clorinda—there was no place for this expression of
commiseration in the Liberata, fixated as it was on the triumphant attaining of
the city, the Conquistata ensures with its weeping mothers and, on occasion,
fathers and friends, that we see Jerusalem’s conquest as mixed a blessing as
was the defeat of Troy. If the body recognized in the Liberata’s “Allegoria” is
an exclusively militaristic one, the corpus of the Conquistata is familial, in
which men are humanized, perhaps feminized, through their claims to having
mothers, wives, or children. In the meantime, Erminia’s pious arts of healing,
Sofronia’s daring sacrifice, and the immagine itself—aspects of feminine
“artistry” not easily assimilable to this model—are gone. * ** One final
glance at Luca Giordano’s painting may help to clarify the trajectory I have
attempted to chart throughout this essay. The interesting detail of Mary’s
image, lifted high above the scene of impending death, can be said to resolve
for Genova’s Counter-Reformation audience the identity of the “thief ” which
Tasso had left in abeyance. Clearly the “mano” that perpetrated the theft was
that of the queen of Heaven herself, who forcibly intervenes when her image is
placed in a mosque, and who exhibits her power by rescuing not only her
“immagine” but the brave Sofronia. Giordano restores Mary’s protective
immagine, letting us “see” it for the first time as he rescues Mary herself
from oblivion in a work that makes the exaltation of Christianity derive from
her comforting presence. To this extent, the painting confirms the overtly
Catholic structure on which the Conquistata insisted. But it does so by
countering the very notion, emphasized by Mary herself in the Conquistata’s new
second canto, that she is “not enough now to save their lives” (“io non basto a
salvarli omai la vita”). Perhaps the key word in the passage is “omai”: now, as
opposed to some earlier time when Mary presumably was sufficient. Reading
backward from Mary’s phrase in Canto 2 of the Conquistata, one emerges with a
nostalgic vision of female sanctity which the Liberata never intended to
confirm; but a vision which for Tasso may have resided in a not-so-distant past
before Trent, found in a work such as the Divina commedia, in which the Virgin
has power to do more than weep. Her compassion can be said to have generated an
entire poem, and it is thanks to her example that Beatrice is able to say to
Virgil in Inferno 2, “amor mi mosse” (“love moved me and made me speak”).
Giordano’s late seventeenthcentury painting willfully misreads the Liberata, as
it envisions a world in which Mary can glowingly transmit her power to the two
central women of Canto 2in the form of light radiating from her painting. The
work of art thus comes to possess a divine, unambiguously protective status
such as a renegade Christian, the wizard Ismeno, would confer on it—even if
Tasso himself would not. 39 This was a world that never did exist in the
Liberata. But that may finally be beside the point. Yet as Tasso tried to
create a poem “senza arti fallacy,” newly directed toward the compassionate
involvement of all its personaggi, Muslims and Christians alike, in the family
of the “vita civile,” Mary and the women like her enable a different kind of
salvation, albeit of a less dramatic kind. If threats of “parlar disgiunto” and
episodic discontinuity hang over the Liberata; if the three women of Canto 2
both embodied and actualized these threats, once we arrive at the inclusive
poem that is the Conquistata, the lonely isolation of heroic difference is no
longer a danger. And as a result, there are no more female heroes.40Notes 1
Tasso, Lettere, ed. Guasti, 5: 72; the letter is from July 1591, when he had
almost completed the Conquistata. 2 For a summary of how female characters
change in the Conquistata, see Goddard, “Du ‘capitano’ au ‘cavalier sovrano,’”
236–38. Also of interest is Picco, “Or s’indora ed or verdeggia.” 3 See
Gigante’s introduction to Tasso’s Giudicio sovra la Gerusalemme riformata,
xlviii, as well as his discussion of the Giudicio and Conquistata in Tasso,
chapter 13. 4 That the female figures of the Liberata are intriguing mirrors
for Tasso himself is not a new argument; particularly in the wake of a feminist
criticism that has focused on Armida and Clorinda. In some cases, such as
Stephens’ article on Erminia (“Trickster, Textor, Architect, Thief ” or
Miguel’s “Tasso’s Erminia,” 62–75, a female character’s narrative and artistic
capabilities are put forth as convincing evidence for self-portraits of the author/artist.
5 For two recent studies devoted to the episode of Sofronia, Giamperi, Il
battesimo di Clorinda and Yavneh, “Dal rogo alle nozze,” 270–94; also see the
few pages dedicated to Sofronia in Hampton’s Writing from History, 116–18. 6
Some early readers of the Liberata considered the episode “poco connesso e
troppo presto,” a point with which Tasso concurred; e.g., the letter to
Scipione Gonzaga from April 3, 1576; Lettere di Torquato Tasso, vol. I, letter
#61; 153. Molinari’s edition of the Lettere poetiche of Tasso contains this
letter with ample critical text; 374. The debate over the episode went on for a
period of many months in 1575 and 1576; see the excellent account of Güntert,
L’epos dell’ideologia regnante, 81–85. 7 The syntactic “difetto” or defect that
Tasso claims he learned from reading too much Virgil is that of “parlar
disgiunto”: “cioè, quello che si lega più tosto per l’unione e dependenza de’
sensi, che per copula o altra congiunzione di parole . . . pur ha
molte volte sembianza di virtù, ed è talora virtù apportatrice di grandezza: ma
l’errore consiste ne la frequenza. Questo difetto ho io appreso de la continua
lezion di Virgilio . . .” (Lettere, vol. I, 115). Fortini calls
attention to the symptomatic crisis of “parlar disgiunto” in relationship to
Canto 2 in Dialoghi col Tasso, 81, describing it as “la frattura degli elementi
del discorso per ottenere maggior rilievo, maggiore drammatizzazione e
magnificenza.” 8 Tasso’s references to Homer in his Giudicio are extensive, as
are his spirited defenses of Homer against those who would call him a liar; he
often invokes Aristotle’s praise of the poet. 9 On Tasso’s impact on and
interest in the visual arts more generally, see Waterhouse, “Tasso and the
Visual Arts,” 146–61 and, more recently, Unglaub’s Poussin and the Poetics of
Painting and Traherne’s “Pictorial Space and Sacred Time,” 5–25.Jane Tylus10
The image is item 176 in the catalogue Luca Giordano, ed. Ferrari and Scavizzi.
11 See Utili’s entry on Giordano’s Olindo e Sofronia in Torquato Tasso, 313. 12
From the letter to Scipione Gonzaga of April 3, 1576; in Lettere di Torquato
Tasso, 153; Lettere poetiche, 374. This came less than a month after Tasso had
informed Luca Scalabrino on March 12, that he was going to add “eight or ten stanzas”
to the end of the Sofronia episode, in the hope of making it seem “more
connected” (“che ‘l farà parer più connesso”); ibid., 339. 13 I use the edition
of Fredi Chiappelli; II: 6. 14 Translations of the Liberata are from Jerusalem
Delivered, trans. Esolen; occasionally modified. 15 Lettere, I, 164; also in
Letter poetiche, 406; italics mine. 16 Yavneh, “Dal rogo alle nozze,” 272–73.
17 Giampieri, Il battesimo di Clorinda, 27, has noted in the “casto simulacro”
of Mary a parallel with the famous Palladium of Troy: Mary’s image takes the
place of the Palladium, and this substitution is extended further when Sofronia
herself “porta quella salvezza che tutti si aspettavano dall’efige della
Madonna” once the Madonna is gone. 18 See Yavneh, “Dal rogo alle nozze,” 150,
as well as Warner, The Augustinian Epic, 86. 19 This line is echoed by Armida
eighteen cantos later, when she proclaims herself Rinaldo’s “ancilla,” and
observes that his word is her law: “e le fia legge il cenno” (20: 136).
Intentionally or not, the line brings us full circle to the missing image of
Mary, but reducing the supposed potency of that image and the women who mirror
it to a gesture of submission to a “conquering” Gabriel. 20 Virgil, Eclogues,
Georgiecs, Aeneid I–VI, 441. 21 The Judith echoes are relevant as well, on
which see Refini, “Giuditta, Armida e il velo,” esp. 87–88. But unlike Judith,
who dominates the second half of the apocryphal book of Judith, Sofronia and
Clorinda disappear long before the ending. 22 “A lei, che generosa è quanto
onesta, / viene in pensier come salvar costoro. / Move fortezza il gran
pensier, l’arresta / poi la vergogna e ‘l verginal decoro; / vince fortezza,
anzi s’accorda e face / sé vergognosa e la vergogna audace” (2: 17). 23 Eugenio
Donadoni remarked on Tasso’s “incapacità di ritrarre una santa,” and while he
doesn’t elaborate, he clearly has in mind the puzzling presentation of Sofronia
herself. Torquato Tasso, 324. 24 As Lawrence F. Rhu nicely puts it, the
“Allegoria,” first composed in 1576, probably functioned “as a guarantor of
acceptable intentions in the face of potential censorship . . .
rather than as a sure guide in the right direction for a comprehensive
interpretation of his poem”; The Genesis of Tasso’s Narrative Theory, 56. At
the same time, with regard to the conflict between the “one and the many,” the
poem, with its announced attention to bring together Goffredo and his “compagni
erranti,”and the Allegoria, focused on demonstrating how the bodies of the
(male) warriors are eventually incorporated within the body of the army,
seemingly speak with a single voice. 25 Lettere, vol. 1, 84. Interestingly,
Tasso will exempt Rinaldo from this rule. 26 On the possibility that Tasso
resists making his female warriors stronger than the men, see Günsberg, The
Epic Rhetoric of Tasso, 128: “female valour is described essentially in terms
of negative comparatives. This culminates in male supremacy over a femininity
that is already fragmented, and in an act characterized by sexual
overtones”—such as the deaths of Clorinda and Gildippe. 27 See Act III, scene
1, from Aminta, and Tirsi’s description of the Satiro’s would-be rape of
Silvia: She is tied with her own hair, to a tree, while “‘l suo bel cinto, /
che del sen virginal fu pria custode, / di quello stupro era ministro, ed ambe
/ le mani al duro tronco le sstringea; / e la pianta medesma avea prestati /
legami contra lei . . .”; lines 1237–42; from Opere di Torquato
Tasso, Volume 5: Aminta e rime scelte. 28 For a more sustained reading of the
Aminta and Tasso’s protectiveness of his two main characters, see my chapter in
Writing and Vulnerability, 82–95. 29 In truth, a more nuanced criticism of the
Conquistata has emerged in recent years, including that of Goddard and of
Residori, L’idea del poema, as well as in the recent article of Brazeau, “Who
Wants to Live Forever?” Yet critics have been overly hasty to dismiss the30 31
323334 35 3637 38 39 40265later poem as the project of Tasso’s new
Counter-Reformation orthodoxy. This may be the case, but surely only in part;
as the Giudicio and contemporary letters attest, Tasso was involved in a
continuing dialogue with ancient authors, and the Conquistata attests to his
desire to write a poem that creates more of a balance between opposing forces.
Gerusalemme conquistata, II: 11–12. Luigi Bonfigli’s edition, which comprises
part of his five-volume Opere di Torquato Tasso, regrettably has no notes;
there is still no fully annotated modern version of the poem. Shortly after
Argante’s death a trio of female mourners lament his loss in a passage taken
directly from Iliad 24; the fact that they appear in the Conquistata’s
twenty-third canto makes the connection structural as well as thematic. See
Stephens, “Trickster, Textor, Architect, Thief,” on Erminia, in which he talks
about Erminia’s imitation of Helen; while he finds in the Conquistata allusions
to Helen’s weaving (Canto 3), he does not consider the Homeric echoes in Canto
23. Also see my “Imagining Narrative in Tasso.” Murnaghan, “The Poetics of Loss
in Greek Epic,” 217: “As she gives voice to her role as the bearer of Hector’s
kleos, Andromache’s words fill in what Hector’s gloss over . . .
[she] insists that the creation of kleos begins with grief for the hero’s
friends and enemies alike. . . . Before it can be converted into
pleasant, care-dispelling song, a hero’s achievement is measured in the
suffering that it causes, in the grief that it inspires.” Ferguson’s Trials of
Desire and Enterline, The Tears of Narcissus explore psychoanalytic material.
Goddard, “Du ‘capitano’ au ‘cavalier sovrano,’” 240n. I want here to make note
of Konrad Eisenbichler’s suggestive work with respect to new versions of
masculinity articulated in early modern Europe, and especially to his generous
support of the volume that Gerry Milligan and I edited for his series at the
University of Toronto, The Poetics of Masculinity in Early Modern Italy and
Spain (Toronto: Centre for Renaissance and Reformation Studies, 2010). The
letters that take up these various episodes, surely to be read in the larger
context of Tasso’s oeuvre, include a majority of the letters in Molinari’s
Lettere poetiche, which date from March 1575 through July 1576. Opere di
Torquato Tasso, vol. V, 583. See Traherne, “Pictorial Space and Sacred Time,”
for a bracing discussion as to why Tasso refused to indulge in any ekphrasis of
sacred images in his work—as in his late poem, Lagrime. In the Conquistata,
Tasso adds eight stanzas (15: 41–8) representing a prophetic dream regarding
Clorinda’s future baptism as a Christian—a future less certain in the Liberata,
when a number of verbs suggest the possibility of an only apparent conversion
(“pare,” “sembra,” etc.).Bibliography Brazeau, Bryan. “Who Wants to Live
Forever? Overcoming Poetic Immortality in Torquato Tasso’s Gerusalemme
Conquistata.” Modern Language Notes 129 (2014): 42–61. Donadoni, Eugenio.
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et Réforme 40, vol. 1 (2017): 13–35.INDEXEntries in italics refer to figures;
entries in bold refer to tables. abandoned women 61 Abrabanel, Judah 215
Accademia degli Infiammati 217 Accademia degli Intronati 219–20 Actaeon 233–4,
240 Ad compascendum (papal bull) 61 adultery: as crime of violence 36; cultural
narrative of 75–8; in fiction 211, 214–15; legal definitions of 9; locations of
83–4; prosecutions for 75, 78–91, 92nn24, 45; and prostitution 61, 63 Aeneid
219, 224n60, 253, 259 aesthetics: and masculinity 144–5, 147; and military
prowess 149, 152, 156n29; and social control 12, 154 agency: of courtiers 151;
female 14, 54, 78, 211, 217 Agnoletto the Corsican 39 Agnolo di Ipolito 40–1
Alain of Lille 189–90 Alberti, Francesca 77–8 Alberti, Leon Battista 232,
242n19 Albertoni, Ludovica 116 Alessandro de’ Medici, Duke 141–2 Alexander the
Great 192, 193 Alexander VI, Pope 76 Altaseda 57, 69n37 Amadesi, Angela 70n71
Aminta (Tasso) 256, 264n27 anal penetration 10, 51n42, 129–30, 188, 204n25; see
also sodomyAndreoli, Andreoli 45–6 androgyny 107, 185, 187–8, 195 Andromeda
230, 232–3, 240 Angela of Foligno 113 angels, Carlini invoking 100, 104, 107–9,
114 animals, sex with 14, 43, 227, 231, 234–7, 241, 243–4n51 Antoniano, Silvio
250–1 Apuleius 232–3, 236–8, 240–1 Arenula 125–6 Aretino, Pietro: and Il Sodoma
192–3; and Piccolomini 217; Ragionamenti 14, 164–5, 211–13, 215–18, 221–2
aristocratic behaviour 221–2 Aristotle 32n2, 161, 168, 243n51, 261, 263n8
Armida 247–8, 254, 256, 261, 264n19 “arti fallaci” 248, 263 autonomy 145, 149,
211, 251 Averani, Pietro 38 badgers 187 Baliera, Cecilia 70n72 Ballerina,
Francesca 68n14 Bandello, Matteo 165, 200, 217 Bandello, Niccolò 163 Bargagli,
Girolamo 219–20, 224n66 Barolsky, Paul 199 bastards 76, 192 beastliness
32n2Bechdel Test 217–18, 224n50 beffa 31n1, 33n14 Belforte 37 Bell, Rudolph 11,
97, 99, 113 Bellini, Angelica 69n52 Belvedere di Saragozza 57, 70n71 Bembo,
Pietro 215, 219 Benazzi, Pietro 62 Benedek, Thomas G. 12 Benedict, Saint 185,
186, 188, 189, 190 Benedictine order 70, 185 Bernardino da Siena, Saint 145,
162, 173n10, 188, 195 bernesque poetry 167–8, 171–2 Berni, Francesco 194
Bernini, Gianlorenzo 110, 111–12, 114, 116, 121n93 bestiality see animals, sex
with Betta la Magra 11, 128–31 Bianco, Baccio del 78 bigamy 80 Bignardina,
Giulia 60 birds: eating 163–4, 172–3n2, 174n24; symbolising the penis 231
bisexuality 100, 186, 192, 194, 203n5 blasphemy 35, 38, 63, 79 Blastenbrei,
Peter 79 Bocca di lupo 57, 70n71 Boccaccio, Giovanni 8, 21–2 Bollette see
Ufficio delle Bollette Bologna: Borgo degli Arienti 59, 62; Borgo di San
Martino 59–60, 62; Borgo di Santa Caterina di Saragozza 57, 59; Borgo di Santa
Caterina di Strada Maggiore 62; Borgo Nuovo di San Felice 56, 59–60; Borgo
Riccio 57; Broccaindosso 57, 59; men’s relationships with prostitutes in 61–2;
regulation of prostitutes in 61, 63–5, 68n17; residencies of prostitutes in
8–9, 53–60, 55, 56, 66–7; sausages of 168 Bolzoni, Lina 227–8 The Book of the
Courtier (Castiglione) 1, 11; arms and letters in 142–4; dress and aesthetics
in 146–54; homosexuality in 192; on women’s behaviour 215–16, 219 Bossi,
Francesco 70n66 Boswell, John 2–5, 198, 203 Botticelli, Sandro 104, 188 Bovio,
Zefiriele Tommaso 162 Bràina di stra San Donato 57, 60 Braudel, Fernand 161 Brizio,
Elena 8 Bronzino (Agnolo di Cosimo) 194brothels 54, 57, 59–60, 125; see also
prostitution Brown, Judith 4, 11, 97–8, 107, 120n55 Bruno, Giordano 200
Buonacasa, Lucrezia 65 Burckhardt, Jackob 1, 7 burlesque literature 166, 194–5
Cady, Joseph 200 Camaiani, Orazio 37 Campi, Cassandra di 60 Campo di Bovi 56,
60, 68n27, 70n71 canon law 75 Canossa, Ludovico da 142–3, 146–9, 154 Capatti,
Alberto 161 Capella, Galeazzo Flavio 216 Cappelli, Francesco 84–6, 91 Cappello,
Bianca 76 Capramozza 57, 70n71 Captain of Justice (Siena) 35–40 Caravaggio,
Michelangelo Merisi da 109, 111–12, 114, 195 Caretta, Madonna Ginevra 60,
68n32, 69n37 Carli, Enzo 199 Carlini, Benedetta: becoming abbess 107; entry
into religious life 101; imprisonment of 119n9; investigation into 97–9;
marriage to Christ 113, 115–17; modern controversy over 99–100; sexual contact
with Mea 100–1, 104, 114–15, 117–19; spirituality of 102–4, 109, 111–14 carne,
multiple meanings of 12, 160–5, 170–2 Carnevale (neighbourhood) 127 Carnival
90, 102, 162, 165–7, 170, 175n52 Carracci, Agostino 55, 56, 58 Carracci,
Ludovico 116 Castiglione, Baldassare 1, 11–13, 142, 145, 152, 156nn35, 38, 239
castration 10 Catherine de’ Ricci, Saint 104, 107, 117 Catherine of Alexandria,
Saint 116 Catherine of Bologna, Saint 114 Catherine of Genoa, Saint 102
Catherine of Siena, Saint 11, 102, 104–7, 106, 108, 112–13, 116, 118 Cavedagna,
Domenica 60 Cazzaria (Vignali) 219–20 Cellini, Benvenuto 13, 188, 194 Chauncey,
George 201 Chigi family 185, 192–4 Christ: Carlini speaking as 100, 117;
Carlini’s visitations from 98, 104, 111;forgiving the adulteress 77–8; gender
of 107; loving union with 106, 114–16, 115, 121n81, 197 Christianity: and
eating meat 162–3; and masculinity 144–5; and sexuality 185 Circe 235, 237
Clarke, Paula 7 Clement VIII, Pope 247 Cleopatra 252, 255 clergy: sexual
violence by 35, 44–9, 98; and sodomy 190, 194 Clorinda 248–9; baptism of
265n40; body of 256; death of 247, 251–3, 264n26; and Sofronia 255 clothing:
foreign 148–9; and masculinity 11–12, 141–2, 144–7; and military defeat 152;
and sexual deviance 188–90 Cockaigne, Land of 165 Cohen, Elizabeth 7, 9, 57,
62, 67, 71n84 Colieva, Lucia 60 Coller, Alexandra 219 Colloquies (Erasmus)
101–2 “compagni erranti” 256–7, 264n24 concubines 80, 92n44 conjugal debt 5,
77–8 Connors, Joseph 126 Conquistata see Gerusalemme conquistata convents:
power of 98; prostitution and 55, 63–4; sexuality within 4–5, 97, 99, 101–2
Corio, Bernardino 141 Cornaro, Alvise 174n23 Correggio, Antonio da 116 cose
brutte 127 Cosimo I de’ Medici, Duke 8, 37, 46 cosmetics 144, 213, 216 Council
of Trent 8–9; and adultery 79, 82; and failed saints 112; and images 250–1;
nunneries after 101; and sodomy 195 Counter-Reformation 104, 112, 257, 265n29
court ladies 1, 6 courtesans: in fiction 211–12; idealized depiction of 1, 6–7;
in Rome 79 courtiers: ideal 1, 6, 143–4, 146–7; sacrificing masculinity 150–2
Crawford, Katherine 6 Criminal Judge (Siena) 36 Cristellon, Cecilia 79
Crivelli, Bartolomea (Mea) 11, 97, 99–104, 109, 113–14, 117–18, 119n10
cross-breeding 14, 227, 233–4, 236, 240, 243n51 cuckoldry 77–8Currie, Elizabeth
141 Cycnus 205n55 Daedalus 234–6, 240 Dante Aligheri 2, 32n2, 34n32, 161, 163
d’Aragona, Tullia 215–16 d’Ascoli, Eurialo 193, 200 de Bertini, Ursina 68n14 de
Montaigne, Michel 65 Decameron: adultery in 78; Branca’s edition of 31n1;
culinary language in 163; and Dante 34n32; and della Porta 243n30; female
heroines in 33n21; Griselda and Gualtieri in 8, 21–31; and La Raffaella 215;
Walter of Brienne in 32n8 deceit, courtiers and 150 de’Grassi, Francesco 70n66
della Porta, Giovan Battista 14, 227; Art of Memory 228–31, 240–1, 241–2n2; and
myth 234–8; and natural magic 239–40, 242n11; and nudity 231–2; and Titian
233–4 d’Este, Ercole 112, 120n40 the Devil, and sexual violence 39–40 di Loli
family of prostitutes 59 Dido 252, 255 dildos 13, 99–100, 102, 166 discourse,
and social norms 200–1 Dolce, Ludovico 170–1, 223n32, 229 Domenidio, inn of
129, 131 Domitilla, Maria 118 Donatello (Donato di Niccolò di Betto Bardi) 188,
190 Donina, Pantaselia 62 dress see clothing Durazzo, Eugenio 248–9
ecclesiastical courts 9, 45, 61, 78–9 effeminacy: in clothing 12, 142–7, 150,
155n14, 156n43, 188, 205n41; and military defeat 151–4 Eisenbichler, Konrad
v–vi, 97, 265n36, 268–70 Elbl, Ivana 5 Elliott, Dyan 5 embodied experience
199–201 England, debts to Florence 32n6 Ensler, Eve 218 epistemological caution
199, 201 Erminia/Nicea 247–8, 255, 259–62, 263n4, 265n32 erotic forces, cosmic
239 erotica, learned 175n52 essentialism 2, 147, 198 Europa 235, 237Fabritio
128–9 faccia tosta 195 fallacious artistries 15, 248 Farnese, Giulia 76 the
Farnesina 192 female bodies 7, 218, 237, 247–8, 253, 256; see also genitals,
female Ferrante, Lucia 56 Ferrara 7, 112, 167, 216 Ferrari da Reggio, Giacoma
di 68n14 Ficino, Marsilio 167, 239 Finucci, Valeria 13 Fiorentina, Francesca 62
Fiorentina, Lena 60 Fiorentina, Lucia 69n37 Fiorentina, Vittoria 60 Fiorentini,
Camilla di 70n72 Firenzuola, Agnolo 167–9 Florence: annexation of Siena 8; bank
failures in 32n6; conquest of Siena 38, 44; ghetto of 57; homosexuality in 4,
187–8; laws on sexual violence 46, 49; nobility and tyranny in 23, 25–8, 30–1,
32n11; prostitution in 53, 64, 70n66; sausages of 169–71 forgetting, art of
229–30 fortezza 253–4, 256 Fortini, Pietro 164 Foucault, Michel 2–6, 13, 184–5,
203 Fra Bartolommeo 197 France: in Book of the Courtier 155n9; humiliation of
Italy 142–3, 145, 149, 152, 154, 156n38 Francesco I, Grand Duke 76 Franchi,
Giovanni Antonio de 126 Francis, Saint 109 Franco, Veronica 7 Frangipane,
Niccolò 166 Franzesi, Mattio 167, 171 Frassinago 57, 60, 65, 68n14 Freccero,
Carla 156n30, 203 Fregoso, Federico 148–50 Fregoso, Ottaviano 148, 150–4,
155n13, 156n44 Furlana, Caterina 62, 69n52 Gabriel, Angel 107–9 Galen 12, 163,
166, 175n41, 176n72 Galianti, Francesca di 61 Gallucci, Margaret 13 gambling
63, 79 Ganymede 14, 193, 205n38, 230, 233, 239–40 Garzoni, Tomazzo 65gender:
and art 14–15; Foucault and Boswell on 3 gender bias 235, 240 gender
nonconformity 146, 149 genitals: of animals 237; female 39, 100–1, 111, 113, 169,
175n54, 218, 224n52; male 107; mediaeval theories about 12 Gentileschi,
Artemisia 90 Gertrude of Helfta 111 Gerusalemme conquistata (Tasso) 14, 247;
female characters in 257–63; as orthodox 264–5n29; and Sophronia episode 250
Gerusalemme liberata (Tasso) 14, 247; female characters in 247–8, 253–6, 263n3;
Sofronia episode in 248–51, 263n6 Gesso, Giulia da 64–5 Ghirardo, Diane Yvonne
7 Giampieri, Giampero 251 Giannetti, Laura 12 Giannotti, Donato 164 Gigante,
Claudio 248 Gildippe 247, 255, 264n26 Giordano, Luca 248–50, 249, 262–3
Giovanni Maria 132–5 Giudi, Ludovica 64 Giustiniani, Benedetto 63 gluttony 12,
160–4, 168, 170–2, 173nn3–9, 212 Goddard, Alain 261 Goffen, Rona 5 Gonzaga,
Scipione 250, 263n6 gossip 55, 65, 87 Gozzadini, Ginevra 77 Grandi, Lucrezia di
68n14 Grazzini, Anton Francesco 163–4, 167, 169–71 Gregory the Great, Pope 160
Grosseto 46 group sex 11 Hadewijch 120n63 Halperin, David 184, 203 Harvey,
Elizabeth 217 hearts, gifting of 104 Hercules 230, 243n31 Homer 14, 259, 261,
263n8, 265n32 homoeroticism: between nuns 99, 102; in master-apprentice
relationship 188; in religious imagery 107–11, 120n30, 185, 188–90, 189, 195–7,
196; in in Renaissance Italian art 194–5, 205n38; in Sodoma’s secular work
192homosexuality: among clergy 190, 191; clothing denoting 188–90, 205n42; in
early modern Italy 187–8; Il Sodoma and 183–4, 193–5, 199; in Renaissance
scholarship 2–4, 13–14, 184–5, 198–9, 201; Saslow’s use of term 203n5; see also
lesbians; sodomy honour: and adultery 75–6, 81, 85; in Decameron 21, 24, 26–31,
33n19; male 7; and sexual violence 37–41 honour killings 80, 91n10 Il Sodoma
(Gianantonio Bazzi) 13–14; “Allegorical Man” 201–3, 202; biography of 183–4,
205n53; early religious works 185–90; historiography of 197–201; later
religious works of 195–7, 206n62; painting of Catherine of Siena 107, 108;
secular art of 191–5 Iliad 142–3, 260, 265n31 images: holy 250–3, 255, 261–2;
sexual 9, 14, 227–8, 231 imagination, phallic 235, 238, 241 imagines agentes
228, 231, 233–8, 240–1, 243nn30–1 imitatio Christi 113 immagine see images,
holy impotence 10 incest, laws on 81 incontinence of desire 161–2, 173n8 inns,
and prostitution 57, 59–60 Inquisition 3, 10, 99, 111, 130, 227, 249–51
instruments see dildos interdisciplinarity 5 intersectionality 15 inversions 235,
237–8, 240–1, 243n48 Io 233, 237–8, 241 Italian Renaissance: idealised image of
1; scholarship on sex and gender in 3–5 Jews: and prostitutes 54, 56–7; in Rome
126–9 Job 28–9, 34n27 Kodera, Sergius 14 La Raffaella (Piccolomini) 14, 213–14;
and Aretino’s Ragionamenti 211; depiction of women 214–15, 220–1; textual
sources 216–17 Labalme, Patricia 49 labyrinth 243n48 lactation, miracle of
105Landriani: Lucrezia 76; Marsilio 64 lavoratori 28 Leda and the swan 14, 231,
233–4, 238, 243n36 lenzuola 234 Leo X, Pope 191, 193–4, 205n41 Leonardo da
Vinci 188 lesbians, use of term for Renaissance women 3–5, 11, 99 levitation
118 Liberata see Gerusalemme liberata loci, in art of memory 228–32, 234–5,
238, 240, 242nn19, 23, 243n48 Lorenzo the bathhouse worker 132, 134–5 love: in
La Raffaella 214, 222; masculine 200; Neoplatonic discourse of 215, 219
Lucanica sausages 167 Lucretia, wife of Cynthio Perusco 132–5, 138n63 Lucretia
(Roman heroine) 191, 193 Lucretia the madam 132, 134–5 Lugeria 260 lust 114,
160–1, 164, 172, 173nn3–10, 201, 212 luxuria 161, 173n7 Machiavelli, Niccolò
78, 142–3, 155n10 magic: charges of 61; and love 77; natural 227, 233–4, 236,
239–41, 244n62 Magrino 126–30 male dress 142, 144–5, 148, 155–6n28; see also
clothing, and masculinity male solidarity 136 malmaritate 81, 99 Malpertuso 57
manly masquerade 147, 156n33 Mantuana, Chiara 60 Marcutio, Marino 89 Marema,
Caterina 65 Margaret of Cortona 113 Maria Maddalena de’ Pazzi, Saint 104,
112–13 marital debt see conjugal debt marriage: arranged 23–4, 33n19; mystical
115–16, 118; and passion 76 married women, sexual laws about 36, 61, 80, 88–9
Martelli, Agata 71n80 Martinengo, Maria Maddalena 113 marvels 227, 234, 236,
239 Mary Magdalene, Saint 77, 234 Mary mother of Christ: and Catherine of Siena
112; in Gerusalemme conquistata257–9; images of 249–54, 256, 262–3, 264nn17,
19; as mourner 262; and mystical marriage 107, 115, 116; Visitation of 102, 103
masculinity: arms and letters in 143–4; as conformity 148–9; and courtiers’
self-presentation 144–8, 150–2, 154; Renaissance 1, 11–13 masturbation 100, 102
maternal longings 239–41 Mattei, Giovanni Domenico di 86–8 Matthews-Grieco,
Sara 9 Matuccio, Giulio 128–9, 136n16 Mauro Criti 45–6 McCall, Timothy 141
McCarthy, Vanessa 8 Mea see Crivelli, Bartolomea meat: eating 160–3, 165, 167,
172; and sexuality 162–5, 169; see also carne; sausages memory, art of 14,
227–33, 235, 239–41, 242n7 Meo 131–5, 139n74 Messisbugo, Cristofaro da 167
Michelangelo 14, 185, 194–5, 205n55, 233–4 militarism 12, 142–3, 145, 154,
255–6, 262 Mills, Robert 200 Minotaur 234, 236 misogyny 5, 13, 77, 211–12, 220
mixti fori 80 monogamy, serial 79 monstrous offspring 234, 236–7, 241
Montalcino 43–4 Montanari, Massimo 161 Montauto, Federico Barbolani di 46, 48
Monte of the Riformatori 38 Monteoliveto Maggiore 183, 185, 186–7, 189, 192,
195 Moroni, Doralice 64 Moulton, Ian Frederick 10, 14 Murnaghan, Sheila 260
Muslim women 247, 255, 257–8, 263 mysticism: erotic 11, 100, 102, 104, 117,
197; physical signs of 112–13 myths, classical 14, 192, 205n55, 230–1, 233–5,
237–8, 240–1 naked bodies: physiognomy of 231–2; in Titian 234 Negri,
Elisabetta di 60 Neoplatonism 215, 219 Niccoli, Ottavia 49Nolli Plan 126
normative codes 8–9 Nosadella 57, 68n14 novelle 21, 77–8, 163–6, 171, 174nn26,
40, 200, 215, 217 nunneries see convents nuns: as brides of Christ 104, 107; in
fiction 212; lust of clergy for 114; and prostitutes 64; sexual activities of
4–5, 97–100, 216 Office of the Night 4 Olimpia 132, 134–5, 138n57 Ordeaschi,
Francesca 192, 194 Ordinances of Justice 25, 28, 33n18 Orsini, Orsino 76 Otto
di custodia 35 Ottonelli, Giovanni Domenico 251 Ovid (P. Ovidius Naso) 170,
232–3, 235, 237–8, 240 Paleotti, Gabriele 9, 54, 61, 67 Pallavicino, Gasparo
150, 153, 155n14 Palloni, Agostino 133–6, 139n78 Panicarolo, Pietropaolo 89
panopticon 231 Paolo, Giovanni 104, 105 Parabosco, Girolamo 160 Parigi, Gentile
di 70n71 Parker, Deborah 194 parlar disgiunto 248, 263n7 parodies 78, 217, 237
parties, prostitutes throwing 63 Partner, Nancy 5–6 Pasiphaë 231, 234–8, 240–1
Pasulini, Andrea di 61–2, 69n47 Pater, Walter 184, 201 patria potestas 75 Paul
III, Pope 76 Paul IV, Pope 130 pederasty 188, 193; pedagogical 10 Pellizani,
Vittoria 70n71 personae, in art of memory 228–32, 234, 242n16 Perusco, Cynthio
132, 134, 138n63 Pesenti, Antonia 102 Petrarch, Francesco 170; version of
Griselda story 21, 24, 29, 31, 33n19 Phaeton, Fall of 205n55 phallus, sexuality
centred around the 100–1, 171–2; see also genitals, male Philip II of Spain 37
physiognomy 227, 231, 233, 236, 239–40 Piazza Navona 127Piccolomini, Alessandro
211, 215–16, 224n60; Oration in Praise of Women 219–20; see also La Raffaella
Piccolomini, Marcantonio 219–20, 224n66 Piéjus, Marie-Françoise 216–17 Pietro,
Giovanni 68nn14, 27 piety, emotive register of 104 pity 49, 76, 255, 260–1 Pius
V, Pope 79 Pizzoli, Ludovico 69n49 Platina (Bartolommeo Sacchi) 161–2, 167,
173n15 “poco conesso” 248, 253, 256, 263n6 poetry, and homosexuality 184, 194
Ponce de Leon, Basilio 149 Pontano, Francesco 144–5 Poor Clares 64 Porcellio,
Niccolò 165, 200 pork: poetic praise of 170, 172; social attitudes to 161,
166–8, 174n21, 174–5nn40, 41, 176n72 pork sausage 166–8, 170–1 Porta Piera 56–7
Porta Procola 56–7 Porta Stiera 56–7 postmodernism 3, 184, 198–201, 203 power,
in gender relations 211–12 printing, transformative effects of 14 procuresses
54, 212, 216 prostitution: behaviour associated with 63–5; and courtesans 7;
and courtiers 148; in della Porta 231, 236–8, 243n36; evidence of 3;
ex-prostitutes 99; in fiction 211–13, 216, 221–2; and Ludovico Santa Croce
127–8; male 10; men’s interaction with female 60–3; residential patterns in
Bologna 8–9, 53–6, 55, 57; social and familial circles of 58–60, 65–7 Puff,
Helmut 188, 198 queer studies 184, 199, 201 queer visuality 192 Querzola,
Giovanna 68n14 Randolph, Adrian 190 rape see sexual violence Raphael (Raffaello
Sanzio da Urbino) 14, 200, 233 Raymond of Capua 106, 112 reception theory 190
Reed, Christopher 185, 198 re-focalization 240Renaissance Italy see Italian
Renaissance Renaissance scholarship, sexuality and gender in 1–6 Renaissance
sex 3, 13 Rice, Louise 78 the Ripetta 130 Rocke, Michael 4, 10, 187–8 Rojas,
Fernando 216 Roman antiquity, effeminacy in 144 Roman law 75–6 romance 9, 118,
256 Romantic Friendships 100 Rome: adultery trials in 9, 82–91; early modern
street plan 125–6; prostitution in 53, 59, 66–7, 79–80, 128; regulation of
illicit sex in 79–82; Renaissance demography of 79–80; sexual bohemianism in
192–3 Romoli, Domenico 162 Rosetti, Isabella 60 Rossi, Aloisi di 62, 69n49
Rossi, Caterina di 62, 69n52 Ruggiero, Guido 3–4, 8, 13, 187, 197, 199
Sacchetti, Niccolò 163 Sacchi Romana, Diana di 69n37 Sack of Rome (1527) 79,
145 saints, failed 99, 102, 111–12 same-sex eroticism see homoeroticism San
Colombano 60 Santa Caterina di Saragozza 63 Santa Croce, Ludovico 11, 126–36
Santa Croce family 126, 139n78 Sarteano 40–1 sausages 11–12, 161–3, 165–72,
175n42 Savi, Dorotea and Benedetta di 59 sbirri 60, 62, 65 Scapuccio, Antonio
127–9 Schutte, Anne Jacobson 99 Sebastian, Saint 195–7, 196, 206n62 Sedgwick, Eve
184 self-expression 184, 194, 198, 203 self-fashioning 151 self-harm 113 semen
12–13 sensuality: in Renaissance Italy 9–10; and spirituality 98, 101–2, 111;
women known for 252 Senzanome 57, 60, 64–5, 68nn14, 27, 70n71 Sercambi,
Giovanni 163–4, 166 sex crimes 4 sex ratio, in Rome 80 sexual fantasies 227–8,
234, 240sexual identity 4–5, 11, 13, 97, 119n7, 184, 198–9 sexual innuendos 10,
168–9, 194 sexual non-conformity 195, 201 sexual positions 13 sexual violence:
against women and young girls 37–8; against young boys 41–4; in art 191; in
classical myth 231; by clergy 35, 44–9, 98; laws on 4, 36–7, 49; in Renaissance
Italy 8 sexuality: female 217–18; Foucault on 2–3, 13; male 10, 172 (see also
phallus); and meat eating 162; Neoplatonic discourse on 215; newer approaches
to 3–6, 12; in poetry 194; see also homosexuality Sforza, Caterina 76 Sforza,
Galeazzo 141–2 Shakespeare, William 2, 232 shrines, prostitution around 64
sibille 90 Siena: administration of justice in 35–6; Il Sodoma in 185; sexual
violence in 8, 35–50; Vasari on 183 Simio, Antonio 62 Simon, Patricia 5 Simone,
Mario di 127–9, 131 Simons, Patricia 5, 11–13 sin, sexual 2, 42, 99, 102 single
women, vulnerability of 61 Sixtus V, Pope 61 slander, sexual 61, 63 social
constructionism 198, 201 social control 2, 12, 35, 143, 154 Socrates 200
sodomy: defences of 10; in early modern Italy 187–8, 198–200, 203; and meat
164–5, 169, 171–2, 174n21; preachers against 173n10; regulating 4; Roman laws
on 80–1; Sienese laws against 37, 42–4, 47–9; use of term 9; see also anal
penetration; homosexuality; Il Sodoma Sofronia: episode of 247–52; Giordano’s
paintings of 248, 249, 262; inscrutability of 253–6 Song of Songs 100, 107,
116–18 Speroni, Sperone 215 spirituality, sensual imagery of 97, 100, 104–12
Spisana, Anna and Lucia 59 Splenditello 98, 100, 104, 109, 114, 120n55, 121n98
Spoloni, Lucia and Francesca di 59 sponsa 107, 116–18 spousal violence, and
adultery 76, 82–3 sprezzatura 1, 146–7, 150–2, 156n42 Stanton, Domna 200
statues, living 230–3, 235, 240–1, 243n47 Statuta 80–1, 92n44 Stefani, Lena di
71n80 Stiera 56, 60 stigmata 97, 99, 107, 109, 111–14 Storey, Tessa 7, 66
strada dritta 126–8, 132 stufa 127–8, 133 subcultures 187–8, 197 Symonds, John
Addington 184 synecdoche 233–5, 238, 240–1 synopsis 239–41 Tagliarini, Lucia
68n14 Tarozzi, Pelegrina di 60 Tasso, Torquato 14–15; “Allegoria del Poema”
256, 262, 264n24; and female bodies 247–8; Giudizio del poema riformato 260–1;
and Sofronia episode 249–50; see also Gerusalemme conquistata; Gerusalemme
liberata Taylor, Andrew 6 Tedeschi, Radini 202 Teresa, Saint 109–11, 110
Terracina, Laura 216 Titian (Tiziano Vecelli) 5, 14, 92n15, 164, 166, 233–4,
240, 243n35 Torre Sanguigna 127–8 torture 41–2, 46, 49, 90 Toschi, Domenico 61
transgender 15 Traub, Valerie 203 Trevisana, Margareta and Francesca 59, 62–3
Tridentine rules see Council of Trent Tuscany, duchy of 37 Tylus, Jane 14
Ufficiali sopra la pace 35 Ufficio delle Bollette 53–62, 65–7, 69n49 Urban
VIII, Pope 112 Ursini, Hieronimo 82–4 Usinini, Terenzio 37–8 Utili, Mariella
249 The Vagina Monologues 218 vaginas see genitals, female Vallati, Cesare 131,
133–6 Vanna of Orvieto 109 Vanni, Francesco 106, 112 Varchi, Benedetto 141–2
Vasari, Giorgio 183–8, 192, 194–5, 199 Venetiana, Vienna 128 Venice:
prostitution in 53, 59; sex crimes in 4, 48, 79 Veronica Giuliani, Saint 99 Via
del Portico d’Ottavia 126 Via Santa Anna 125 Vicario 80, 84, 92n34 Vignaiuoli
169, 172, 175n52 Villani, Giovanni 145 Virgil 14, 219, 248, 251–3, 255, 262
Virgil 263n7 virtù: in Boccaccio 22–3, 32n6, 33n21; in Tasso 253 Virtuosi 168,
172, 175n52 visions, religious 5–6, 98, 111–14 visual culture 98, 102, 113
Vives, Juan-Luis 215, 217, 223n32 Walter of Brienne 23, 25, 32n8 whores see
prostitution witchcraft 10, 235–7; see also magic women: abuse of 131, 136;
depictions in Renaissance culture 14, 77, 171; honest and dishonest 53–4, 56–7,
59, 64–6, 81 (see also prostitution); in the Intronati 219–20; men writing
about 211–14, 217–22; men writing for 215–17; in myth 235; published and
unpublished texts by 223n37; see also female bodies women’s history 3–4 word
play 12 Yavneh, Naomi 250–1 Zanetti, Arsilia 61–2, 69n47 Zanrè, Domenico 194
Zapata, Giovan Battista 162 Zonta, Giuseppe 222 Giovanni Battista Modio. Modio.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Modio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745705644/in/datetaken/
Grice e
Moiso – la filosofia della mitologia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino).
Filosofo. Grice: “I like Moiso; I
would think my two favourite of his treatises is one on the ‘filosofia della
mitologia’ (think Beowulf!) --; the other is a consideration on Goethe on
‘nature and her forms’ – having built my career on the natural/non-natural
distinction, it cannot but fascinate me!”
Esperto di storia della filosofia e della scienza di fama internazionale,
ha insegnato nelle Torino, Macerata e Milano. Le sue ricerche hanno riguardato
la filosofia post-kantiana, con particolare attenzione al pensiero di Salomon
Maimon, l'idealismo tedesco, con ricerche su Kant, Fichte, Schelling e Hegel,
Goethe e l'età goethiana, Achim von Arnim, il concetto di esperienza ed esperimento
nel Romanticismo, la filosofia di Nietzsche nel suo rapporto con le scienze, il
pensiero di E. Mach. È stato membro della Schelling Kommission per l'edizione
critica di Schelling. Ha partecipato alla Enciclopedia Multimediale delle
Scienze Filosofiche di Rai Educational con due interventi sulla La filosofia
della natura tedesca e sulla "Scienza specialistica e visione della natura
nell’età goethiana". Presso l'Udine è stato istituito il Centro
Interdipartimentale di Ricerca sulla Morfologia. Fondamentali per la ricerca
filosofica e le oltre 100 pagine dedicate a “Pre-formazione ed epigenesis”, in
“Il vivente -- aspetti filosofici, biologici e medici,” – Grice: “Interesting
idea, ‘il vivente’ – we don’t have that thing in English, ‘a loose liver’ --.
Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana. Caratteristica degli suoi
studi è la connessione tra ricerca storico-filosofica e impianto teoretico,
fatto particolarmente evidente in suo saggio su Schelling. “La filosofia
di Maimon” (Milano, Mursia); “Natura e cultura” (Milano, Mursia); “Vita, natura
libertà” (Milano, Mursia); “Pre-formazione ed epigenesi nell'età goethiana, in “II
problema del vivente” Aspetti filosofici, biologici e medici, Verra, Roma,
Istituto della Enciclopedia Italiana); Nietzsche
e le scienze” (Milano, Martino)-- Grice: cf. ‘gaia scienza’ – “Tra arte e
scienza” (Milano, Marino);“La natura e le sue forme,” C. Diekamp (Milano, Mimesis); “La filosofia della
mitologia,” M. Alfonso (Milano, Mimesis); “Il nulla e l'assoluto”
"Annuario Filosofico", “Teleo-logia dopo Kant” in: Giudizio e
interpretazione in Kant. Convegno sulla Critica del Giudizio (Macerata, Genova,
Idee in Schelling, in IDEA Colloquio,
Roma, M. Fattori e M. Bianchi (Olschki, Firenze); Schelling, "Ricerche
filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono
connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe (Milano, Guerini); Le Ricerche: una svolta in Schelling?,
in Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli
oggetti che vi sono connessi (Milano, Guerini); “Dio come persona,” in
Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli
oggetti che vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe (Milano,
Guerini); “I paradossi dell'infinito, in: "Romanticismo e modernità",
Torino, La scoperta dell’osso inter-mascellare e la questione del tipo
osteologico, in G. Giorello, A. Grieco, Goethe scienziato” (Torino, Einaudi); “Schelling:
il romano antico nella filosofia dell'arte, in "Rivista di estetica",
Torino, pensatore e narratore dell'Europa, Milano, Gargnano del Garda, Milano:
Cisalpino (Acme/Quaderni); E ho visto le idee addirittura con gl’occhi, in:
Goethe: la natura e le sue forme, atti del Convegno Arte, scienza e natura in
Goethe; Torino (Milano, Mimesis); C. Diekamp,
Experientia/experimentum nel Romanticismo, in M. Veneziani, Experientia”
(Firenze: Olschki); “L'albero della malattia -- motivi della medicina in età
romantica, in Atti della sofferenza. Atti del seminario di studi. Udine, C.
Casale e G. Garelli, Itinerari, La
percezione del fenomeno originario e la sua descrizione, in: Arte, scienza e
natura in Goethe. Torino, R. Pettoello, In memoriam, "Acme", Alfonso,
Matteo, In guisa di introduzione. La filosofia della luce di Fichte, in
"Rivista di storia della filosofia,” M. Ivaldo, La fichtiana dottrina
della scienza, In memoria di Moiso. La
filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", P. Ziche, "Un
terzo più alto, la loro sintesi comune". Teorie della mediazione, In memoria
di Moiso. La filosofia della natura, in
"Annuario Filosofico", S. Poggi,
Dopo Schelling, dopo Goethe. lettore di Mach, La filosofia della natura, in
"Annuario Filosofico", F. Vercellone, Da Goethe a Nietzsche. Tra
morfologia ed ermeneutica, in In memoria di Moiso. La filosofia della natura,
in "Annuario Filosofico", Giordanetti, Interprete di Kant", in
Rivista di storia della filosofia, G. Frigo, Natura della forma e storicità
della sua comprensione, testimonianze di colleghi e allievi, Torino, La responsabilità dell'uomo per la natura nel
pensiero degli scienziati romantici in Testimonianze (Torino, Trauben); F.
Cuniberto, Corpo e mistero, in Testimonianze (Torino, Trauben, M. Alfonso, I
corsi: una lezione di ricerca, in Testimonianze (Torino, Trauben); P. Giordanetti,
Il kantismo di Nietzsche, Testimonianze” (Torino, Trauben); L. Guzzardi, Tra
filosofia della natura e morfologia dei saperi: un ruolo per l'enciclopedismo,
in Testimonianze” (Torino, Trauben); F. Viganò,
Morfologia e filosofia: la filosofia della natura come "tropica" del
reale, in Testimonianze (Torino, Trauben); A. Potestio, Lo Schelling di Heidegger (Torino,
Trauben); A. Mainardi, L'estetica
pittorica di Friedrich, Testimonianze, Torino, Trauben, A. Cazzaniga, La filosofia
dell'evoluzione, testimonianze Torino, Trauben, La natura osservata e compresa:
saggi in memoria, F. Viganò, Milano, Guerini,
N. Moro, In ricordo , in "Rivista di Storia della
Filosofia", J. Jantzen, In
memoriam: In ricordo, Università degli Studi di Milano, Sala Crociera Alta, La rivoluzione di Lavoisier, in Enciclopedia delle
Scienze, Goethe e la natura, in Enciclopedia delle Scienze Filosofiche, Goethe
poeta e scienziato, in Enciclopedia delle Scienze La ri-culturalizzazione della
scienza, in Enciclopedia delle Scienze Filosofiche, Scheda biografica su Mimesis.
Grice: “Plato is clear about this: other than predicated of ‘shape’ (forma),
‘beautiful’ has no SENSE! Moiso learned that from Gothe –problem with Goethe is
that he was interested in the German mandibule!” Grice: “Pliny understood this
best: it’s one boring thing to see Apollo Belvedere, larger than life. The good
thing is to see or experience a ‘symtagm’, such as ‘I lottatori’ della Tribuna
– a statuary group of two males – one may say there is ONE form in the
Lottatori – Goethe would say that each body is a form – and so there are two
forms. -- Francesco Moiso. Moiso. Keywords:
la morfologia e la fisiologia del vivente --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Moiso” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702156307/in/photolist-2mLK4N4
Grice e
Mondin – il ritorno dell’angelo – la semantica filosofica – semantica pel
sistema G – interpretazione e validita -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Monte
di Malo). Filosofo. Grice:“Trust an
Aquino to provide a systematic philosophy! Mind, I’ve been called a systematic
philosopher, too!” Grice: “At Oxford,
we are very familiar with angels – but only Mondin takes angeologia seriously!
Trust an Italian! Ponte Sant’Angelo comes to mind!” Dottore di Filosofia e Religione a Harvard. È stato decano della
Facoltà di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana di
Roma. Mondin membro della Congregazione dei Missionari Saveriani. Nei suoi
studi, le principali figure di riferimento sono state Tommaso d'Aquino e Paul
Tillich, da cui ha tratto l'ideale di un accordo e di un mutuo sostegno tra
filosofia e teologia. “Etica, Etica e politica, Filosofia, Antropologia
filosofica, Manuale di filosofia sistematica, La Metafisica di Aquino e i suoi
interpreti,” “Storia dell'antropologia filosofica” Antropologia filosofica e
filosofia della cultura e dell'educazione; “Epistemologia e cosmologia; “Logica,
semantica e gnoseologia; Ontologia e metafisica Storia della metafisica, Storia
della metafisica, Storia della metafisica, “Ermeneutica, metafisica, analogia
in Aquino; Storia della filosofia medievale Dizionario enciclopedico di
filosofia, teologia e morale Il sistema filosofico di Aquino Corso di storia
della filosofia, L'uomo: chi è? Introduzione alla filosofia. Problemi, sistemi,
filosofi La filosofia dell'essere di Aquino Teologia, Piccolo trattato di
mariologia “Il ritorno degl’angeli” -- trattato di angelologia, Roma, Pro
Sanctitate.
Ospitato su archive.is. Dizionario storico e teologico delle
missioni Dizionario enciclopedico del pensiero di Aquino, Essere cristiani oggi. Guida al cristianesimo
Il problema di Dio. Filosofia della religione e teologia filosofica La
cristologia di Aquino. Origine, dottrine principali, attualità Storia della
teologia Storia della teologia Storia della teologia Storia della teologia, Gli
abitanti del cielo Gesù Cristo salvatore dell'uomo La chiesa sacramento d'amore
La trinità mistero d'amore Dizionario dei teologi Introduzione alla teologia
Dio: chi è? Elementi di teologia filosofica Scienze umane e teologia Cultura,
marxismo e cristianesimo I teologi della liberazione, “Il problema del
linguaggio teologico dalle origini ad oggi” Filosofia e cristianesimo I teologi
della speranza I grandi teologi Professore
I grandi teologi Professore I
teologi della morte di Dio Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e
morale. Software Filosofia della cultura e dei valori Le realtà ultime e la
speranza cristiana Religione Nuovo dizionario enciclopedico dei papi. Storia e
insegnamenti Commento al Corpus Paulinum (expositio et lectura super epistolas
Pauli apostoli) La chiesa primizia del regno. Trattato di ecclesiologia Mito e
religioni. Introduzione alla mitologia religiosa e alle nuove religioni L'uomo
secondo il disegno di Dio. Trattato di antropologia teologica Preesistenza,
sopravvivenza, reincarnazione Teologie della prassi L'eresia del nostro secolo
Società Storia dell'antropologia filosofica Antropologia filosofica. L'uomo: un
progetto impossibile? Philosophical anthropology Una nuova cultura per una
nuova società. In ricordo di Mondin. Un
tomista ed "oltre" del XX secolo: Battista Mondin di Pierino Montini,
Congresso tomista internazionale, Roma,
nel sito "E- Aquinas" Studium thomisticum. Grice: “Mondin
attempts a systematic semantics. Rather he has a section on ‘semantics’ --. The
expressions have to be used carefully. System itself, should be used alla
Gentzen, or as Myro does with System G in my gratitude. A semantics for System
G should include an interpretation and provisions for validity and truth!” – Grice:
“Most likely, as most Italian philosophers who haven’t read me do – he uses
‘system’ and ‘semantic’ in a rather pompouns way!” -- Battista Mondin.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mondin” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703623029/in/photolist-2mPpwbZ-2mLSzNn-2mLQA8J
Grice e Mondolfo – la filosofia romana – antica
filosofia italica -- la filosofia italiana – Luigi Speranza (Senigallia).
Filosofo. Grice: “Mondolfo is one of the few who have focused on ‘gli eleati’
as involving a locus – pretty much as I do when I talk of Oxonian dialectic.”
Grice: “Mondolfo’s study of the politics of Risorgimento is good; especially
since every Englishman seemed to endorse it!” -- essential Italian philosopher.
Like Grice, Mondolfo believed seriously in the longitudinal unity of philosophy
and made original research on the historiography of philosophy, especially
during the Eleatic, Agrigento, and later Roman periods. Figlio
di Vito Mondolfo e Gismonda Padovani, una famiglia benestante di commercianti.
Aderisce alle idee marxiste e socialiste. Studia a Firenze. Si laurea con
F. Tocco, discutendo una tesi su Condillac dal titolo: "Contributo alla
storia della teoria dell'associazione", un saggio da cui saranno poi
tratti alcuni dei suoi primi saggi di storia della filosofia. Frequenta un
gruppo socialista. Insegna a Potenza, Ferrara, Mantova, Padova, Torino, e Bologna.
Consigliere comunale nelle file del Partito Socialista. Collabora con la
rivista "Critica Sociale" fino a quando viene soppressa dal regime
fascista. Compone "Saggi per la storia della morale utilitaria"
di Hobbes ed Helvetius”; "Tra il diritto di natura e il comunismo", "Rousseau
nella formazione della coscienza moderna", "Il materialismo storico
in F. Engels" (Formiggimi, La Nuova Italia) "Sulle orme di Marx".
E tra i firmatari del manifesto degli
intellettuali anti-fascisti, redatto da Benedetto Croce. Si dedica alla
filosofia italica antica. Ciò nonostante, pur in questo periodo, grazie alla
politica di Gentile che volle coinvolgere filosofi di diverso orientamento
nell'impresa, collabora con l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Compone la
voce Socialismo. In seguito alle leggi razziali fasciste che vietavano agli
ebrei di ricoprire cariche pubbliche, Mondolfo scrisse il proprio curriculum di
benemerenze e vi inserì lo stesso Gentile come testimone il quale ha a propormi
per il Premio Reale di filosofia presso i lincei". Gentile autorizza
Mondolfo a citarlo tra i testimoni e tenta inutilmente di farlo ri-entrare tra
gli esclusi dalle leggi razziali. Costretto a lasciare l'Italia Gentile scrive
ad Alberini e lo aiuta a trovare lavoro in Argentina. Il suo archivio personale
è depositato in parte a Firenze presso la Fondazione di Studi Storici Filippo
Turati ed in parte presso Milano. Altre saggi: Sulle orme di Marx,” –
Grice: “Whitehead used to say that metaphysics has been but footnotes to Plato;
and Strawson used to say that to rob peter to pay paul you must show first that
pragmatics is but footnotes to Grice!” --
Grice: “But of course a footnote is not a footprint – only similar!” –
Grice: “While ‘footprint’ involves Roman pressum, ‘orma’ obviates that!”
-- Cappelli); “L'infinito nel pensiero
dei greci, Felice Le Monnier, La Nuova Italia); “Problemi e metodi di ricerca
nella storia della filosofia” (Zanichelli, La Nuova Italia, Firenze, Milano,
Bompiani, “Gli albori della filosofia in Grecia,” «La Nuova Italia», Editrice
Petite Plaisance, Pistoia,. La comprensione del soggetto umano nella cultura
antica, La Nuova Italia (Milano, Bompiani ). Alle origini della filosofia della
cultura, Il Mulino, “Il pensiero politico nel Risorgimento italiano,” Nuova
accademia, Cesare Beccaria, Nuova Accademia Editrice,. “Moralisti greci: la
coscienza morale da Omero a Epicuro,” Ricciardi, “Da Ardigò a Gramsci,” Nuova
Accademia, “Il concetto dell'uomo in Marx,” Città di Senigallia, “Momenti del
pensiero greco e cristiano,” Morano, “Umanismo di Marx. Studi filosofici,
Einaudi, “Il contributo di Spinoza alla concezione storicistica, Lacaita, Polis,
lavoro e tecnica, Feltrinelli, Educazione e socialismo, Lacaita, “Gli eleati,”
Bompiani,. Note Vedi Paolo Favilli, Dizionario Biografico degli Italiani,
riferimenti in. Fu una delle prime donne
italiane a conseguire la laurea (cfr. Le donne nell'Firenze). Sposò civilmente
a Firenze in Palazzo Vecchio Cesare Battisti. La sorella di Ernesta, Irene,
sposerà Giovanni Battista Trener, per anni collaboratore di Cesare. Amedeo Benedetti, L'Enciclopedia Italiana
Treccani e la sua biblioteca, "Biblioteche Oggi", Milano, Enciclopedia
Treccani, vedi alla voce futuro di Cesare Medail, Corriere della Sera, Archivio
storico. «SOCIALISMO» la voce nella
Enciclopedia Italiana, Volume XXXI, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Paolo
Simoncelli41. Paolo Simoncelli42.
Paolo Simoncelli43. Vedi Fabio Frosini, Il contributo italiano
alla storia del PensieroFilosofia, riferimenti in. Archivio, Inventari Stefano Vitali e Piero
Giordanetti. Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio Centrale per
i beni archivistici. Archivio Rodolfo
Mondolfo. Inventari, Stefano Vitali e Piero Giordanetti, Roma, Ministero per i
beni culturali e ambientali. Ufficio Centrale per i beni archivistici, Paolo
Simoncelli "Non credo neanch'io alla razza" Gentile e i colleghi
ebrei, Le Lettere, Firenze, L. Vernetti,
R. Mondolfo e la filosofia della prassi, Morano, E. Bassi, Rodolfo Mondolfo nella vita e nel
pensiero socialista, Tamari); A. Santucci, Pensiero antico e pensiero moderno
in Mondolfo, Cappelli, Bologna); Bobbio, Umanesimo di Rodolfo Mondolfo, in
Maestri e compagni, Passigli Editore, Firenze 1984. M. Pasquini, Del Vecchio,
il kantismo giuridico e la sua incidenza nell'elaborazione di Rodolfo Mondolfo
(Alfagrafica, Città di Castello); C. Calabrò, Il socialismo mite: tra marxismo
e democrazia, Polistampa, Firenze); E. Amalfitano, Dalla parte dell'essere
umano. Il socialismo di Rodolfo Mondolfo, L'asino d'oro, Roma. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo
Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Fabio Frosini,
MONDOLFO, Rodolfo, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Vita opere e pensiero Diego
Fusaro, sito "filosofico.net". Fondo Rodolfo Mondolfo Università
degli Studi di Milano. Biblioteca di Filosofia. Fondo Rodolfo Mondolfo
Fondazione di Studi Storici Filippo Turati. Italiani emigrati in Argentina – Antica
filosofia italica. La filosofia italica sin dai tempi antichi era cosi deita, e
quel che più monta, dai Greci stessi, e l'autorità non sospetta di un Platone e
di un Aristotele, che non la chiamarono con altro nome,ci sembra dar peso alle
ragioni di quanti la vogliono originaria, contro l'opposta opinione di chi tra
noi la dice por tata dalle colonie greche. Comunque sia, certo è che in questa
seconda supposizione,l'Italianonperdetuttoilsuomerito, perchè la scienza
quisorse più splendida mercè ilconcorso del genio e il sussidio delle
tradizioni italiane.-- Le scuole di cui essa può menar vanto sono due, la
pitagorica e l'eleatica. Il nome di questa scuola deriva da quello del suo
fonda tore,dicuisitieneincertacosìl'originecome iltempo della nascita;
l'origine, perchè è dubbio s'ei nascesse à Şamo della Ionia od a Samo della
Magna Grecia ; il tempo , perchè chi lo vuol nato nell'anno 584 av. C.,chi nel
608,e chi ancor prima, ai tempi di Numa,il quale, come ciè noto,mori nel 672,
dopo quarantatrè anni di regno. Tra i filosofi che vi apparten nero,chiamati ancor
essi pitagorici, con un Archita di Taranto (il più celebre di tutti), che
capitanò più volte gli eserciti, e non fu mai sconfitto, si ricordano un
Filolao, probabilmente di Crotone,unTimeodiLocri,edunOcellodiLucania.- Tacia mo
iminori o dimen notadottrina,come Liside,Clinia,Eurite, Zeleuco e Caronda; i
quali due ullimi, legislatori entrambi, di Locri l'uno, l'altro di Catania,
insigni rese l'efficacia che, per loro opera specialmente, ebbe allora la
filosofia negli ordini ci vili, quando, mutata la forma, i governi regi si
convertirono in popolari. Il Pitagoreismo ebbe vita dal bisogno di una scienza,
che, professata da uomini austeri e ornati di grandi virtû, e con giunta
all'operosità civile (in ciò la consorteria pitagorica, chè tale fu veramente,
distinguesi dalle indiane) servisse di criterio per una riforma riconosciuta
necessaria in mezzo al guasto ognor crescente della religione, dei costumi e
della libertà; lo che ci spiega le persecuzioni a cui andò soggetlo.
Scuola pitagorica. -12 Nuovo affatto è nella scienza il metodo recatovi dai
pita gorici. Questo metodo (e lo stesso dicasi del linguaggio ) è il
matematico; il quale consiste nell'applica re le idee di quantità
-13 alla natura interna ed esterna, ed al principio sommo della m e
desima; metodo che, tutto essendo nel mondo capace di numero e di misura, non
sarebbe forse tanto strano quanto a prima vista appare, se non fosse che i
pitagorici all'esperienza, che la verità ci rivela nell'ordine dei contingenti,
il più delle volte preferi rono il ragionamento a priori, error palese a chi
consideri che dal concetto, per esempio, di circolo, di triangolo, di pen
tagono, non si può argomentare che questi tipi si effettuino in natura, e chi
lo fa si espone al pericolo manifesto di costruire da sè un mondo fantastico,
un mondo che non esiste fuori della sua mente. Ma i pitagorici erano educati
allo studio delle m a tematiche; perciò non è meraviglia cheil metodo di queste
scien ze trasportassero nelle regioni della filosofia. Il gran problema metafisico
dei pitagorici riducesi adunque al seguente: trovare le leggi mentali della
quantità effettuate nella realtà, e con queste salire alla prima cagione. Ed
ecco perchè tutto è numero nel loro sistema : i principi delle cose sono i
numeri; un numero, una unità parziale è ogni cosa;un n u m e r o , u n a u n i
t à g e n e r a l e il l o r o c o m p l e s s o , c i o è l ' u n i v e r s o
o mondo , il quale comprendendo in sè tutti i numeri od unità parziali, à in sè
la pienezza d'ogni grado di entità, epperciò è decade; e la prima cagione, il
principio di tutti iprincipi delle cose, la causa che ad ogni altra causa
antecede, è numero essa pure, ma il numero per antonomasia, e quindi può
chiamarsi l ' v n i t à , l a d r a d e , l a t r i a d e , i l q u a d e r n a
r i o ( o s o l i d o ), i l s e t t e n a r i o e la decade. Ma lasciamo da
banda questo gergo simbolico,e vediamo che di sostanziale si peschi in fondo
alla dottrina pi tagorica, e come s'abbia a intendere la sua formola : Ogni
cosa è un numero. Che cosa è il numero per eccellenza , la Monade somma ,
infinita, il Dio dei pitagorici? E che sarà l'essere individuo ? Che
cosailmondooduniverso?Dioèl'entecheinsècontiene la propria essenza e quella di
tutti gli esseri, epperò tutti i contrari, cioè le cose più opposte e disparate
(inito ed infinito, dispari e pari, uno e più, positivo e negativo , quiete e
moto , loce e tenebre, bene e male ecc.), ed inoltre la moltiplicità loro
insieme concilia, risultandone una suprema unità, un'armonia universale;Dio,insomma,è
l'unità suprema di tutti icontrari.-- Le cose
particolari,gliesseriderivatidaleisonoimmaginisue, epperò consteranno anch'esse
di elementi contrari, a unità ed armonia ridotti; dunque ogni essere è un
numero ed armonia parziale.- Poni assieme tutti questi numeri, tutti gli esseri
finiti, e in modo che icontrarinon cozzino, ma formino un ---14
--- solo numero , una sola unità vastissima, immagine essa pure della Monade
Divina. Tale il mondo od universo dei pitagorici, il quale sarà l'assieme dei
contrari, non già nell'unità somma inesistenti, ma in atto e da Dio ridotti ad
armonia. Ora, in qual modo la generalità dei contrari, cioè la de c a d e , il
m o n d o i n e s i s t e v a n e l l ' u n i t à p e r e c c e l l e n z a , i
n D i o ? Q u i i pitagorici tacciono, di modo che nulla di positivo e certo
può rilevarsi dalla loro dottrina.Bensi e'ciapprendono come l'uni verso o mondo
si venisse formando per ispirazione od aspira zione.La Monade universale e
suprema, contenente in sè le unità particolari, da principio era una, continua,
indivisa, ma non indivisibile, e da ogni parte circondata da un vuoto im
menso;ilquale,aspiratodaessa,come l'aria entraneipolmoni,
siintrodussefraicontrari,ossiafralemonadi particolari,e cosi separandoli,
individuolli, e produsse la grande moltiplicità delle cose mondiali. La
formolaesprimentel'armoniauniversale (tuttoènumero) per la scuola pitagorica
può dirsi il principio di tutta la filo sofia, dappoichè essa l'applicò in
tutti tre gliordini,metafisico, logico e morale. Che cosa è l'anima umana , la
quale, diceva Filolao, giace nel corpo come in un sepolcro? !, risponde il
pitagorico, un numero, un'armonia, insieme conciliando essa due contrari, cioè
i sensi e la ragione, che sono ilnegativo ed il positivo, l'irragionevole ed il
ragionevole. E la verità, la co gnizione che cosa è mai ? Un numero,
un'armonia, come fuor dell'armonia è l'errore, essendo che per l'acquisto della
m e d e sima cooperano gli stessi contrari, quantunque la ragione si spinga più
oltre dei sensi, i quali non escono dalla sfera dei contingenti o fenomeni. E
che sarà, infine, la virtù ? Un numero , un'armonia, che risulia anch'essa
dall'accordo dell'irragionevole col ragionevole, essendo la virtù riposta nella
soggezione dei sensi all'impero della ragione,toltalaquale,all'armonia sotten
traladisarmonia,allavirtûilvizio.- Vadasèchelavirtù ci rimena alla Monade
suprema, all'ordine od armonia univer sale, che d'ogni essere è principio e
fine. Critica.-- Bene esaminando la dottrina dei pitagorici, si scuopre nella
medesima un error capitale, che à per sorgente l'abuso del metodo
trascendentale,come quello che licondusse a trasportare nell'ordine delle
realtà leastrazionidellamatema tica, e a concepir Dio quasi unità generica o
numero per ec cellenza, che è come dire quale un'essenza in cui si contengono
esiimmedesimano lecosetuttequante.Nè asalvarlidalpan teismo
implicitobastanolealteveritàframmischiatevi,eladichia -15
Senofanc,schernitoredeipoliteisti,iqualiammettono più dei, e degli antropomorfisti,
che li fingono a loro immagine e somiglianza, insegnò che Dio è potentissimo,
uno ed eterno;po tentissimo, perchè Egli è l'ente (entità, forza, energia e
potenza per la scuola italica sono termini sinonimi); uno, perchè, tra più dèi
uguali, nessuno è potentissimo per l'uguaglianza, e se inferiori, nessuno è
potentissimo per inforiorità; eterno, perchè l'ente non può non essere, e il
non ente non può divenire. Si fosse egli qui arrestato! ma fra gli altributi
divini ne annovera un quinto, dal quale poi con falsa logica deduce una (1)
Colonia ionica di Elea. (2) Elea ebbe un'altra scuola, fondatavi da Leucippo e
Demo crito, i quali spiegavano la formazione del mondo con ammettere nel vacuo
immenso una infinità di atomi eterni, il cui fortuito accozzamento avrebbe dato
origine a tutte cose (atomismo). Questa scuola,chiamata fisica,non siconfonda
coll'eleaticasemplicemente detta, e denominata anche metafisica per
distinzione. Uno razione di Filolao, Dio essere imperatore e duce sommo,
ed eterno, potentissimo, supremo e diverso dalle altre cose; per chè d'uopo è
che accetti le conseguenze chi non rinunzia al l'erroneità dei principi. E
l’erroneità del principio pitagorico sta appunto nel far di Dio un tutto, un
numero che comprende in sè ogni altro numero. « Il sentimento religioso e
morale, scri ve il dottissimo Bertini (Idea d'una filosofia della vita) induce
va i Pitagorici a collocare Dio molto al dissopra del mondo;ma il fato della
logica li forzava sovente ad immedesimarli in una sola sostanza, e ricacciavali
nel panteismo ». Scuola elearica. La scuola eleatica ebbe tal nome da quello
della città dove sorse, poco dopo la pitagorica, per opera di Senofane, che,
nato a Colofone della Ionia nell'anno 620 av. C., tardi migrò di là per
l'invasione della patria,e venuto nellaMagna Grecia,pre se stanza in Elea, e vi
morì nella grave età di oltre a cent'an ni.-
SenofaneebbediscepoloParmenide,eParmenideZenone, buon patriota, che, condannato
a morte da un tiranno, corag giosamente sostenne ilsupplizio.Questi due,d'Elea
entrambi, con Melisso di Samo, il quale capitano gli Italioti (1) contro
Pericle, continuarono la dottrina del primo, e vi dettero forma più rigorosa,
se non incremento. D'altri nomi più famosi non la menzione la storia della
filosofia eleatica (2). -16 Una dottrina si ripugnante al senso
comune non poteva menarsi per buona; perciò si levarono a impugnarla e combat
terla gli empiristi, o fautori del metodo a posteriori, sostenendo
controgliEleati el'esistenzarealedisostanzefinite,elaloro contingenza e varietà,elamutabilitàloro,attestatadall'evidenza
dei fatti. Zenone, quel valente Zenone che Aristotele riconobbe quale inventore
della dialeitica (scienza ed arte di ragionare e disputare ), come lo fu senza
dubbio tra gli Occidentali, a sua volta non lasciò senza difesa la filosofia
della sua scuola e del suo maestro,anzi incalzò gliavversari con molta lena e
con buona copia d'argomenti diretti a dimostrare, per una parte la fallacia dei
sensi e l'autonomia della ragione, per l'altra, e con sofismi ad homincm , che
l'empirismo, ilquale all'autorità della ragione oppone quella dei sensi,
contiene in sè contraddizioni ben più gravi di quelle che si dicevano implicite
nella metafisica eleatica. Ed allora, se la memoria non ci falla, sorse la
prima delle po lemiche che, per la loro importanza, ànno meritato una pagina
nella storia della scienza. ~ Famoso argomento di Zenone deito l'Achille.
strana conseguenza : l'ente è tutto od intiero, epperò nulla a lui può
aggiugnersi; donde segue che nulla può incominciare ad essere.Qui l'error di
illazione, il sofisma del conseguente è manifesto; quanto viene all'esistenza è
forse un che d'aggiunto all'infinitudine divina ? D'altronde, se nulla può
nascere o di venire, che pensare degli esseri contingenti e mutabili, cosi
detti perchè nei vari momenti del tempo sono e non sono, e mutano continuamente
? Senofane se la spicciò nettamente con negare a dirittura l'esistenza delle
sostanze finite, e sentenziò: « Tali cose non ànno altra vita fuorchè
l'apparenza, ed appartengono all'opinione. O che! sarà dunque menzognera sempre
la voce dei sensi ? E ci ingannerà di continuo l'intimo sentimento ? Che si,
rispondono in coro gli Eleati , quanto ci rilevano i sensi altro non è che
illusione; e la ragione è il mezzo unico per giungere al vero; e il vero è che
tutto è uno, e l'uno è tuito. Critica. Ma l’arte dei Zenoni, che con sofismi
strani pro pugnano la falsità del vero, e quel che è più, l'incertezza del
l'evidente, e, prova non dubbia di grande acume, perfin riesco no a dimostrare,
contro la possibilità del moto, che nella più rapida sua corsa il più celere
cavallo non raggiungerà mai una tartaruga,quantochè tardissima, la quale anche
di poco la pre ceda ("), tutta l'arte dialettica, ripeto, non sarà mai da
tanto che possa collocare sopra una base solida isistemi della scuola
Filosofia presso i Greci antichi. Principio, mezzo e fine;
infanzia,virilità e decrepitezza, o decadimento, ecco i tre stadi o periodi, le
tre età dell'antica fi losofia greca. Tra il principio e la fine corrono ben
sette secoli, all'incirca; ma noi li percorreremo in minor tempo, se non ci
manchi lena. da l'alete a Socrate. La prima età della filosofia greca antica
incomincia con Talete, e termina al comparire della filosofia socratica.
Talete, già è delio, nacque 600 anni av. C. e Socrate nel 170 ; qui dunque
abbiamo press'a poco un periodo di centotrenť anni, durante i quali sorsero due
scuole, la ionica e la sofistica; le quali, aggiunte alla pitagorica ed
all'eleatica, ci dànno in com plesso l'antica filosofia designata col nome di
italo-greca. Scuola ionica. Fondata in Mileto della Ionia, sua patria, da
Talete,primo tra i filosofi greci conosciuti, ma forse non tale veramente, que
sta scuola è, come vedremo, la men filosofica di tutte le pre cedenti. Nè la
ragione è difficile a comprendersi da chi sappia che la scienza ebbe allor
contrari i voluttuosi costumi e la ser vitù di quelle cit tà, soggette ai Lidi
ed ai Persiani, e che , a giudicarnedalsilenzioe
daipochicennidellastoria,coloroi quali la professavano erano ben lontani dalle
virtù che adorna vano i pitagorici; virtù che col venir meno a poco a poco,
pois cleatica; e sono tre: l'idealismo logico, perchè si nega l'au torità
dei sensi, per riconoscere soltanto quella della ragione; l'idealismo metafisico,
perchè si esclude la materialità, ilmolte plice ed ogni mutamento; e,
conseguenza di ciò, ilpanteismo, che ammette la sola esistenza dell'ente
immutabile ed eterno, e cosi rimuove ogni concetto di creazione. Il primo
nacque colla scuola pitagorica,mada Senofane fu recatoasistema;ilsecon do venne
accolto dagli Eleati per evitare le contraddizioni della medesima, che nell'uno
identificava le cose più opposte; il terzo sidirebbe comune alle due scuole,se
non fosse che nell'eleatica si lasciò da banda la parte corporea e mutabile, e
così si riusci a un panteismo parziale, al panteismo idealistico.Grice: You
have to love Mondolfo. As a Jew he was into Sartre’s existentialism, and the
rest of it – when Gentile inhibited Jews from teaching Italians, Mondolfo had
to stream his energy into the study of ‘antica filosofia italica’! for our
glory!” -- Rodolfo Mondolfo. Mondolfo.
Keywords: antica filosofia italica. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice, Mondolfo, e la filosofia greco-romana," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685325261/in/photolist-2mMVqb2-2mLQdrQ-2mLFBT9-2mLGjg5-2mPHbXQ-2mKfNvB-2mKgLKC
Grice e Monferrato – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Casale
Monferrato). Filosofo. Autore di opere di teologia e scienza e legato
pontificio. Entra nell'ordine francescano nella provincia genovese. Docente
presso lo studio francescano di Assisi. Compone il saggio. “Quaestio de
velocitate motus alterationis” (Venezia). In esso presenta un'analisi grafica
del movimento dei corpi uniformemente accelerati. La sua attività di
insegnamento in fisica matematica influenza gli studiosi che operarono a Padova
e Galilei che ri-propose idee simili. ‘Giovanni da Casale’, Treccani. Filosofia
Filosofo del XIV secoloTeologi italiani Casale Monferrato Storia della scienza.
Grice: “Casali dicusses the velocity of motion of alternation. He wisely
remarks that if one takes the example of the quality of hotness, onemay
conceive of a UNI-FORM hotness throughout – ‘just as a rectangular
parallelolgram is formed between two equidistant lines, such that any part you
wish is equally wide with another. ‘Let there be throughout a UNIFORMLY DIFFORM
hotness, such that it is a triangle!” -- Giovanni da Casale Monferrato. Monferrato.
Keywords: corpi inanimati, corpi animati, inerzia, un corpo animato non e un
missile guidato – Grice. La liberta dei corpi animati, uniform, uniformly
difform, difformly difform. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Monferrato” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744993161/in/datetaken/
Montanari
(Roma). Filosofo. Massino Montanari.
Grice e Montani – il debito del segno – implicatura
riflessiva -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Teramo). Flosofo. Allievo di Emilio Garroni, è
Professore di Estetica alla Sapienza Roma, è stato Directeur d'Études Associé
presso all'EHESS di Parigi e ha insegnato Estetica al Centro sperimentale di
cinematografia di Roma. La sua ricerca si concentra oggi principalmente sui
temi di filosofia della tecnica. Allievo di Emilio Garroni, per Montani
l'estetica non va considerata come filosofia dell'arte, ma come una teoria
della sensibilità umana, che ha la peculiarità di essere aperta agli stimoli
del mondo esterno. La riflessione di Montani si snoda in diversi passaggi e
attraverso il confronto con alcuni dei protagonisti della filosofia, della
linguistica, della semiotica e della teoria del cinema del Novecento, avendo
sempre come punto di riferimento la filosofia critica di Kant. Pensiero
Ermeneutica e filosofia critica. Pubblica Il debito del linguaggio, in cui,
partendo dal confronto con le teorie strutturaliste, in particolare quelle di
Jakobson e JMukarovsky, mostra come la questione del significato del testo
poetico non possa essere risolta mediante l'individuazione del codice
linguistico o semiotico di riferimento, ma rimandi ad una condizione estetica
della significazione. Questo tema viene ulteriormente approfondito in Estetica
ed ermeneutica. Prendendo le mosse dalla filosofia critica kantiana, propone di
ripensare la verità nel senso heideggeriano dell’ “a-letheia”, del
“dis-velamento” dell'essere come una situazione ermeneutica strettamente
legata all'effettiva esperienza del soggetto, seguendo la rilettura della
filosofia di Heidegger proposta da Gadamer.La formazione e il pensiero di
Montani sono stati segnati dal suo interesse per il cinema e in particolare per
Vertov e Ėjzenštejn. Di entrambi ha curato l'edizione degli scritti. Nel testo “L'immaginazione
narrative” (Guerini) coniuga l'interesse per il cinema con quello più
strettamente filosofico per il tema dell'immaginazione. Propone di considerare
l'immaginazione nei termini in cui, in Tempo e racconto, Ricœur parla della
narrazione, ovvero come di un processo di “rifigurazione” dell'esperienza del
tempo da parte dell'uomo. Per Ricoeur la narrazione ha il potere di far fare al
lettore esperienza di un tempo propriamente umano. Montani fa propria la tesi
di Ricoeur, applicandola però, all'ambito della narrazione cinematografica.
Montani ritiene che il territorio dell'immaginazione in cui lavora il cinema
sia quello dell'intreccio tra finzione e testimonianza, tra la costruzione
dell'intreccio narrativo e la documentazione del reale. La trasformazione
dell'esperienza del tempo avviene, così, ad un livello più profondo e
creativo. Tecnica ed estetica Con Bioestetica si inaugura la fase più
recente del pensiero di Montani, dedicata all'approfondimento del rapporto tra
tecnica e estetica. Attraverso il paradigma della bioestetica Montani propone
di leggere i fenomeni di biopotere che caratterizzano l'epoca contemporanea a
partire dalla loro natura innanzitutto tecnica ed estetica, cioè a partire dal
fatto che la sensibilità dell'essere umano viene sempre più orientata ed
organizzata tecnicamente. Il biopotere consiste proprio nella capacità di
canalizzare la sensibilità umana. In L'immaginazione intermediale Montani
prende in analisi i modi in cui il cinema risponde alle forme di
anestetizzazione. Prendendo le mosse dalla spettacolarizzazione della politica
emersa in seguito all'attentato delle Torri Gemelle, Montani introduce il
concetto di "autenticazione dell'immagine", che non consiste
nell'accertamento del referente fattuale dell'immagine (il vero, il reale) ma
nella rigenerazione di un orizzonte di senso condiviso, la capacità di
riferimento dell'esperienza e del linguaggio, in un'epoca caratterizzata da
crescenti fenomeni di “indifferenza referenziale” La riflessione sul rapporto
tra estetica e tecnica continua in “Tecnologie della sensibilità”, in cui viene
teorizzata l'esistenza di una terza funzione dell'immaginazione: accanto a
quella produttiva e riproduttiva vi è una funzione inter-attiva.
L'immaginazione inter-attiva diventa il paradigma attraverso cui leggere
l'epoca contemporanea, attraversata profondamente da fenomeni
dell'inter-attività digitale e dalla proliferazione di ambienti virtuali. Saggi:
“Il debito del linguaggio: l'auto-riflessività nel discorso,” – Grice: “There
is the ‘debito’ and there is the ‘credito’ or ‘price’ of semiosis, too!” --
Marsilio, Venezia; -- Grice: “Actually, Montani uses ‘aesthetic
self-reflection,’ using ‘aesthetic’ etymologically, as per what he calls
‘ermeneutica sensibile’ -- Fuori campo:
studi sul cinema e l'estetica, Quattroventi, Urbino; Estetica ed ermeneutica:
senso, contingenza, verità, Laterza, Roma);
L'immaginazione narrativa: il racconto del cinema oltre i confini dello
spazio letterario, Guerini, Milano); Arte e verità dall'antichità alla filosofia
contemporanea: un'introduzione all'estetica, Laterza, Roma); L'estetica
contemporanea: il destino delle arti nella tarda modernià, Carocci, Roma; Lo stato dell'arte:
l'esperienza estetica; M. Carboni eMontani, Laterza, Roma); Bioestetica: senso
comune, tecnica e arte” (Carocci, Roma; L'immaginazione intermediale:
perlustrare, ri-figurare, testimoniare il mondo visibile, Laterza, Roma); Tecnologie
della sensibilità. Estetica e immaginazione interattiva, Cortina, Milano. --
Note Montani, Il senso, Rai Scuola, su raiscuola.rai. I percorsi dell'immaginazione. Studi in onore
di Pietro Montani., Pellegrini,. Rinaldo
Censi, Cine-occhi e cine-pugni: due modi di intendere il cinema, su Nazione
Indiana, L'immaginazione estatica.
Estetica, tecnica e biopolitica, su giornaledifilosofia.net. 2 lAlessandra
Campo, Biopolitica come an-estetizzazione. Il significato estetico della
biopolitica, su sintesidialettica. Montani, L'immaginazione intermediale,
Laterza, Montani, L'immaginazione intermediale, Laterza, Anna Li Vigni, Gli
occhiali per immaginare, Il Sole 24 Ore. La vita immersa nell’estetica del
virtuale, su ilmanifesto. Pietro Montani. Montani. Keywords: il debito del
segno, Narciso e la reflexione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Montani” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703228758/in/photolist-2mLQyAA-2mPYoE5
Grice e Montinari – sovrumano – torna a Surriento -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo.
Grice: “If I were asked to identify the main difference between the Italian
philosopher and the Oxonian philosopher is that the Italian philosopher takes
Nietzsche seriously! But then he lived at Torino!” «Nelle istituzioni esistenti, sostenute da
immani forze di produzione e di distruzione, viene assimilata e mercificata
ogni e qualsiasi protesta, persino quella dei Lumpen, ogni tentativo di
lasciare la «nave dei folli». Se il metodo di Nietzsche può ancora aiutarci,
allora l'unica forza che ci è rimasta è quella della cultura, della
ragione.» Considerato uno dei massimi editori e interpreti di Nietzsche.
Ha definitivamente dimostrato che Nietzsche non ha mai scritto un'opera dal
titolo “La volontà di Potenza” e che le cinque diverse compilazioni che la
sorella del filosofo e altri editori dilettanti hanno pubblicato sotto questo
titolo sono testi del tutto inaffidabili per comprendere il pensiero di
Nietzsche. Si era formato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e
all'Pisa, presso la quale si laureò con una tesi, “I movimenti ereticali a
Lucca.” Caduto il fascismo, divenne un attivista del Partito comunista, presso
il quale si occupava della traduzione di scritti dal tedesco. Mentre visitava
la Germani a Est per motivi di ricerca, fu testimone della rivolta del '53.
Successivamente, in seguito alla repressione della Rivoluzione ungherese del
1956, si allontanò dall'ortodossia marxista e dalla carriera nel partito.
Mantenne tuttavia la sua iscrizione al PCI, e rimase fedele agli ideali del
socialismo. Collaborò con le Edizioni Rinascita, e per un anno fu direttore
dell'omonima libreria in Roma. Dopo averne rivisto la raccolta di opere e
manoscritti in Weimar, Colli e Montinari decisero di iniziarne una nuova
edizione critica. Essa divenne lo standard per gli studiosi, e fu pubblicata in
da Adelphi. Per questo lavoro fu preziosa la sia abilità nel decifrare la
scrittura a mano (praticamente incomprensibile) di Nietzsche, fino a quel
momento trascritta solo da "Gast“ (Köselitz). Fonda la rivista
Nietzsche-di cui fu coeditore. Attraverso le sue traduzioni ed i suoi commenti
di Nietzsche, diede un contributo fondamentale alla ricerca storica e
filosofica, inserendo Nietzsche nel contesto del proprio tempo. Saggi: “Che
cosa ha detto Nietzsche” Roma, Ubaldini,
ripubblicato come “Che cosa ha detto
Nietzsche,” [Grice: “I convinced Montinari that ‘veramente’ is a trouser word
and should be avoided!” -- Giuliano Campioni, Milano, Adelphi. Su Nietzsche,
Roma, Riuniti, Teoria della Natura,
Torino, Boringhieri, Milano, SE, F
Nietzsche, Lettere a Rohde, Torino, Boringhieri, Nietzsche, Opere, (Milano,
Adelphi, Nietzsche, Il caso Wagner:
Crepuscolo degli idoli; L'anticristo; Scelta di frammenti, S. Giametta,
Ferruccio Masini, Giorgio Colli, Milano, Mondadori Editore, Ecce homo;
Ditirambi di Dioniso; Nietzsche contra Wagner; Poesie e scelta di frammenti
postumi, Milano, A. Mondadori, Nietzsche, Schopenhauer come educatore, Milano,
Adelphi, Epistolario di Nietzsche, María Ludovica Pampaloni Fama, Milano,
Adelphi, Nietzsche, Scritti, Milano,
Adelphi, Arthur Schopenhauer, La vista e i colori Carteggio con
Goethe,Abscondita, Nota introduttiva a
Genealogia della morale, Nietzsche e Van Gogh, due cardini del pensiero
occidentale moderno di Bettozzi (Liberal
democaratici), su liberal democratici..
«Tant qu'il ne fut pas possible aux chercheurs les plus sérieux
d'accéder à l'ensemble des manuscrits de Nietzsche, on savait seulement de
façon vague que La Volonté de puissance n'existait pas comme telle (...) Nous
souhaitons que le jour nouveau, apporté par les inédits, soit celui du retour à
Nietzsche.» (Gilles Deleuze) Aveva
infatti ottenuto una borsa di studio della Scuola Normale Superiore a
Francoforte sul Meno. Rinascita Che era
stato il suo maestro. Giuliano Campioni, Dizionario Biografico degli Italiani
stituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Giuliano Campioni, Giuliano
Campioni,B Giuliana Lanata, Esercizi di memoria, Bari, Levante Editori,
(notizie su M. M. nell'articolo su Colli anche a proposito dell'Enciclopedia di
autori classici, Editore Boringhieri, progettata e diretta da Colli e a cui M.
M.collaborò). Paolo D’Iorio, L'arte di leggere Nietzsche, Firenze, Ponte alle
grazie,Giuliano Campioni, Leggere Nietzsche. Alle origini dell'edizione critica
Colli-Montinari. Con lettere e testi inediti, Pisa, Mazzino Montinari: l'arte
di leggere Nietzsche Paolo D'Iorio, Pubblicato da Ponte alle grazie, Studi
germanici — Di Istituto italiano di studi germanici — Pubblicato da Edizioni
dell'Ateneo, Originale disponibile presso la l'Università della Virginia —
"Mazzino Montinari, Nietzsche", di Francesca Tuca Giuliano Campioni,
Da Lucca a Weimar: Mazzino Montinari e Nietzsche in Nietzsche. Edizioni e
interpretazioni, Maria Cristina Fornari, ETS, Pisa, Die "ideelle
Bibliothek Nietzsches". Von Charles Andler Montinari Pensiero di
Schopenhauer Roberto Roscani Torino#Filosofi Giuliano Campioni, Mazzino
Montinari, in Dizionario biografico degli italiani, stituto dell'Enciclopedia Italiana,. Opere di
Mazzino Montinari, Centro interdipartimentale di studi Colli-Montinari su
Nietzsche e la Cultura Europea — Pisa, Lecce, Padova e Firenze (Centronietzsche.net),
su centronietzsche.net. Grice:: “Montinari is right that ‘la volonta di
potenza’ ‘n’existe pas’ – vacuous name. Torna a Surriento. Mazzino Montinari.
Montinari. Refs. Luigi Speranza, “Grice e Montinari: l’implicatura di
Nietzsche” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745180974/in/datetaken/
Grice e Monte – implicatura – la
prospettiva e la filosofia della percezione -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Pesaro). Filosofo. Grice: “I like to illustrate a
‘scientific revolution’ with Del Monte’s refutation on the equilibrium
controversy, since it involves a lot of analyticity that only a philosopher can
digest!” -- essential Italian philosopher. Il marchese Guidubaldo Bourbon Del
Monte (Pesaro), filosoMecanicorum liber, Suo padre, Ranieri, originario da un
famiglia benestante di Urbino, discendente dalla schiatta dei Bourbon del Monte
Santa Maria, fu notato per il suo ruolo bellico e fu autore di due libri
sull'architettura militare. Il duca di Urbino, Guidobaldo II della Rovere, gli
attribuì, per meriti, il titolo di Marchese del Monte, dunque la famiglia
divenne nobile solo un generazione prima di Guidobaldo. Alla morte del padre, ottenne
il titolo di Marchese. Studia matematica a Padova. Mentre era lì, strinse una
grande amicizia con Tasso. Combatté nel conflitto in Ungheria, tra l'impero
degli Asburgo e l'Impero Ottomano. Al termine della guerra, torna nella sua
tenuta a Mombaroccio, vicino Urbino, dove passava i giorni studiando
matematica, meccanica, astronomia e ottica. Studia matematica con l'aiuto di
Commandino. Divenne amico di Baldi, che fu anch'esso studente di Commandino. Ispettore
delle fortificazioni del Granducato di Toscana, pur continuando a risiedere nel
Ducato di Urbino. In quegli anni,
corrisponde con numerosi matematici inclusio Contarini, Barozzi e Galilei e con alcuni di loro si dice abbia avuto anche
relazioni più che professionali.
L'invenzione per la costruzione di poligoni regolari e per dividere in
un numero determinato di segmento qualsiasi linea fu incorporata come
caratteristica del compasso geometrico e militare di Galileo. Proprio fu
fondamentale nell'aiutare Galilei nella sua carriera, che e un promessa ma
disoccupato. Raccomanda il toscano al suo fratello Cardinale, che a sua volta
parla con il potente Duca di Toscana, Ferdinando I de' Medici. Sotto la sua
protezione, Galileo ha una cattedra di matematica all'Pisa. Guidobaldo divenne
un amico fidato di Galileo e lo aiutò nuovamente quando dovette necessariamente
fare domanda per poter insegnare matematica all'Padova, a causa dell'odio e
della macchinazione di Giovanni de' Medici, un figlio di Cosimo de' Medici,
contro Galileo. Nonostante la loro amicizia, Guidobaldo fu un critico di alcune
teorie di Galileo, come quella relativa alla legge dell'isocronismo delle oscillazioni.
Compone un importante saggio sulla prospettiva, “Perspectivae Libri VI”, pubblicato
a Pesaro che ha ampia diffusione. E sicuramente, anche secondo il parere di
Galileo, uno dei massimi studiosi di meccanica e matematica. “Mechanicorum
liber”. Pisauri. Saggi: “Mechanicorum” (Pisauri, Girolamo Concordia – Venezia,
Deuchino -- Mecanicorum); “Plani-sphaeriorum universalium theorica” (Pisauri,
Girolamo Concordia); “De ecclesiastici calendarii restitutione" (Pisauri,
Girolamo Concordia); “La prospettiva” (Pisauri, Girolamo Concordia -- Roma); “Problematum
astronomicorum” Venezia, Giunta); De cochlea,” Venezia, Deuchino); “Le mechaniche nelle quali si contiene la
dottrina di tutti gl’istrumenti principali da mover pesi grandissimi con
picciola forza” (Venezia, Franceschi);
“Lettere” (Venezia); “La teoria sui planisferi universali” (Firenze). Galileo
(che nel frattempo era stato molto probabilmente anche suo ospite) puo occupare
la cattedra di Padova, grazie anche all’intervento delduca., che nell’ambiente
veneto poteva contare, oltre che sull’amicizia di un Contarini e di un Pinelli,
sull’autorità e l’influenza di Monte, generale delle fanterie della
Repubblica": Fondazione cardinal Francesco maria delmonte -- guidobaldo-del-monte/.
A. Giostra, La stella o cometa nelle lettere a Giordani, Giornale di
Astronomia. Galilei. Guidobaldo II della Rovere Mombaroccio, Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “There possibly is no
equivalent to perspective for the other senses. Prospettiva, as the Italians
call it. They are obsessed with it. Consider the human body. Consider Apollo
del Belvedere – it is not just a body perceiving another body, there is a
perspectival side to it!” Giambattista del Monte. Guido Ubaldo de’ marchesi Del
Monte; Guidobaldo Del Monte. Monte. Keywords: implicature, perspective in
statuary. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e del Monte," per Il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685910019/in/photolist-2mKiNkD-26dDynR-HW8b7z-GNEbxc-GUC8Z8-Guv9WS-Guvagu-GRC81o-Guv9zu-E4u3XA-GNEir2-FZ7y1G-GNEika-GuviMY-FZd4Zi-GuviZb-FZd4Hg-GUCps2-GRBWqA-GRC7Zw-FZd4wp-FZddSD-FZ7KbC-GNEior-FZ7ykj-FZ7KKJ-GNEiw2-GNE2Lp-FZ7KmC-FZddTR-FZ7L1J-FZd4An-GLk2q5-Guvj5S-GuviUm-FZ7Kbh-FZddBP-GLjUhY-GNE2hD-FZdrAe-GNEiFR-GLjTPy-Guv1bq-GRC1UW-GUCoPP-GUCpnc-GUCoZt-GUCpsT-GNEbSF-GkKUAY
Grice e Moramarco – la tradizione massonica italiana
– Luigi Speranza (Reggio nell’Emilia). Filosofo. Grice: “Unlike Moramarco, what most
people know about massoneria is via “Il flauto magico”!” Grice: “Moramarco
analyses massoneria aa a philosophical cult, talking about ‘brotherly link’
‘vincolo fraterno’ – he has unearthed a few fascinating details about
massoneria in Italy. Esponente della Massoneria te assertore di una sintesi
religiosa tra Mazdeismo e Cristianesimo. Discende da un'antica famiglia di
Altamura, di ascendenze latino-germaniche, cresciuta e ramificatasi durante il
dominio dei Farnese. Studioso di Massoneria, ha scritto la Nuova Enciclopedia
Massonica in tre volumi (1989-1995, seconda ed. 1997), importante testo di
ricerca massonologica. Un suo precedente volume, La Massoneria ieri e oggi fu
tra i primi, sull'argomento, pubblicati in Russia dopo il crollo del regime
sovietico, che aveva proscritto le Logge. Iniziato nel Grande Oriente
d'Italia il 10 dicembre 1975, divenne Maestro Venerabile della Loggia
Intelletto e Amore n. 723, e nel 1986 ricevette la decorazione all'Ordine di
Giordano Bruno, conferita a quanti si distinguono nello studio e nella
diffusione degli ideali massonici. Coordinatore scientifico del Convegno
Internazionale 250 anni di Massoneria in Italia, al quale parteciparono
studiosi quali Paolo Ungari, Alessandro Bausani, Aldo A. Mola, Alberto Basso,
Fabio Roversi Monaco, Paolo Ricca. Il convegno fiorentino costituì la prima
risposta pubblica, da parte della Comunione massonica di Palazzo Giustiniani,
alle degenerazioni della P2. Nello stesso anno, in qualità di Garante
d'Amicizia tra il Grande Oriente d'Italia e la Grand Lodge of South Africa,
richiese, d'accordo con il Gran Maestro Armando Corona, che tutte le Logge
sudafricane, peraltro già avviate in tale direzione (quando un gruppo di Liberi Muratori della
Massoneria Prince Hall era stato ammesso nella Loggia "De Goede Hoop"
di Cape Town), abrogassero l'apartheid, scelta che esse fecero, qualificandosi
tra le prime associazioni bianche a superare la segregazione razziale.
Nel 1992 uscì dal Grande Oriente d'Italia, rigettandone il laicismo, per
ravvivare i nuclei massonici di impronta cristiana e spiritualista, che
assunsero la denominazione Real Ordine degli Antichi Liberi e Accettati
Muratori (A.D. 926). Su tale concezione della Massoneria ha scritto La via
massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide e cristiano (), un
testo dal quale emerge, fra l'altro, l'importanza della devozione alla Vergine
Maria, come madre del Cristo ed espressione umana della divina Sophia, nella
genesi della spiritualità massonica. Ha ricostruito le vicende della Gran
Loggia d'Italia, l'altra associazione maggioritaria di Liberi Muratori in
Italia, nel volume Piazza del Gesù. Documenti rari e inediti della tradizione
massonica italiana, contribuendo in seguito alla realizzazione di programmi
tematici per varie emittenti televisive, tra le quali Rossija 24 (), Reteconomy
() e È TV Rete7. Ha conseguito il 33º grado del Rito scozzese antico ed
accettato e il VII del Rito filosofico italiano, che nel secondo decennio del
Novecento vide tra le sue fila i neopitagorici Arturo Reghini e Amedeo Rocco
Armentano. Fonda in Italia l'Antico Rito Noachita su patente ricevuta
presso il British Museum dall'ex Maestro Venerabile della Loggia
"Heliopolis" di Londra. Ha realizzato una colonna sonora per i
rituali massonici, dal titolo Masonic Ritual Rhapsody. presso la Loggia
"Gottfried Keller" di Zurigo, è stato ricevuto come membro
nell'Independent Order of Odd Fellows. Già attivo con Joseph L. Gentili, editore del newsletter Brooklyn Universalist
Christian, in un progetto di restaurazione della Chiesa Universalista
d'America, contro la deriva liberal di quel movimento, ha ricevuto il navjote
zoroastriano. Nel volume Il Mazdeismo Universale propone una visione eclettica
di tale religione, collegando ad essa elementi del misticismo ebraico, del
dualismo platonico e cristiano, del buddhismo Mahāyāna, e riconoscendo in Gesù
il saoshyant (divino soccorritore, messia) profetizzato dall'antica religione
iranica, in una prospettiva teologica di tipo mazdeo-cristiano, intorno alla
quale si è formata una Fraternità Mazdea Cristiana. Si è avvicinato alle
correnti latitudinaria e mistica dell'Anglicanesimo e al percorso religioso di
Loyson, confluendo in una comunità religiosa di orientamento eclettico, ove ha
potuto conservare la doppia appartenenza, cristiana e zoroastriana. Entro tale
gruppo, che nel gennaio ha assunto la
denominazione Reformed Cloister of the Holy SpiritUnione Riformata
Universalista, è un oblato di San Pellegrino delle Alpi, secondo la Regola che,
ispirandosi alle tradizioni fiorite intorno alla vita di quell'eremita del
Cristianesimo celtico, contempla almeno un atto quotidiano "di giustizia,
o di soccorso fraterno" anche nei riguardi di animali e piante.
Laureatosi cum laude in Filosofia presso l'Bologna,, con una tesi sul pensatore
indiano Sri Aurobindo (relatore il noto indologo e sanscritista Giorgio Renato
Franci), nella seconda metà degli anni Ottanta si è formato in Training
autogeno e Psicoterapia con la procedura immaginativa sotto la guida di Luigi
Peresson. Ha trattato dei nessi tra Zoroastrismo e Cristianesimo nei
libri La celeste dottrina noachita (e I Magi eterni, di fenomenologia del sacro
ne L'ultima tappa di Henry Corbin e di tanatologia in Psicologia del morire. Ha
scritto sulle esperienze di autogestione dei lavoratori nel mondo e sui
rapporti tra socialismo e religione per Azione nonviolenta, la rivista fondata
da Aldo Capitini. Con il saggio Per una rifondazione del Socialismo partecipò
al simposio "Marxismo e nonviolenza" (Firenze) nel quale
intervennero, tra gli altri, Norberto Bobbio e Roger Garaudy. -- è un
sostenitore della lingua ausiliaria internazionale Esperanto. Ha aderito al
gruppo esperantista bolognese "Achille Tellini 1912". In ambito
narrativo, ha scritto Diario californiano e Torbida dea. Si è occupato di
storia dello spettacolo, scrivendo I mitici Gufi (2001), sul celebre quartetto
di cabaret degli anni sessanta, e partecipando all'allestimento del programma
Gufologia per Rai Sat; con l'ex "Gufo" Roberto Brivio ha collaborato
sia nella riproposta del repertorio del gruppo in teatri e circoli culturali,
sia nella realizzazione di un laboratorio teatrale e musicale che vide
attivamente coinvolti numerosi alunni portatori di disabilità, presso
l'Istituto medio superiore in cui insegnò psicologia. Ha inciso quattro
CD, Allucinazioni amorose (meno due), Gesbitando, Come al crepuscolo l'acacia e
Existenz, che contengono sue canzoni e brevi suites strumentali, ricevendo il
plauso, tra gli altri, di critici come Maurizio Becker, Mario Bonanno (Musica
& Parole) e Salvatore Esposito (Blogfoolk), di autori come Bruno Lauzi,
Ernesto Bassignano, Giorgio Conte e dei jazzisti Giulio Stracciati e Shinobu
Ito. Nel dicembre è stato chiamato
da Luisa Melis, figlia e continuatrice dell'opera di Ennio Melis, il patron
della RCA Italiana, a far parte della giuria del Premio De André. Saggi: “La Massoneria” (Vecchi, Milano), “La
Massoneria: cronaca, realtà, idee (Vecchi, Milano), “Per una rifondazione del
socialismo, in: Marxismo e non-violenza (Lanterna, Genova) – PARTITO SOCIALISTA
ITALIANO --; “La Libera Muratoria” (Sugar, Milano); “La Massoneria. Il vincolo
fraterno che gioca con la storia” (Giunti, Firenze) Diario (Bastogi, Foggia)
Grande Dizionario Enciclopedico POMBA (Torino); Antroposofia, Besant,
Cagliostro, Radiestesia, ecc.). L'ultima tappa di Henry Corbin, in Contributi
alla storia dell'Orientalismo, Franci (Clueb, Bologna) “La Massoneria in
Italia” (Bastogi, Foggia) Enciclopedia Massonica (Ce.S.A.S., Reggio E.;
Bastogi, Foggia); Psicologia del morire, in
I nuovi ultimi (Francisci, Abano Terme) Piazza del Gesù. “Documenti rari
e inediti della tradizione massonica italiana” (Ce.SA.S. Reggio Emllia); Sette
Lodi Massoniche alla Beata Vergine Maria (Real Ordine A.L.A.M., Reggio Emilia)
La celeste dottrina noachita (Ce.S.A.S, Reggio E.) I mitici Gufi (Edishow,
Reggio Emilia); “Torbida dea. Psicostoria d'amore, fantomi & zelosia
(Bastogi, Foggia); Il Mazdeismo Universale. Una chiave esoterica alla dottrina
di Zarathushtra (Bastogi, Foggia ) I Magi eterni. Tra Zarathushtra e Gesù (Om, Bologna
) La via massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide (Om, Bologna )
Massoneria. Simboli, cultura, storia (consulenza scientifica di M.M.) (Atlanti
del Mistero/Giunti-Vecchi, Firenze ) Introduzione alla Libera Muratoria
(Settenario, Bologna ) Musica Allucinazioni amorose (meno due) (Bastogi Music Italia) (Bastogi Music Italia)
Gesbitando, (Bastogi Music Italia ) Come al crepuscolo l'acacia (Heristal Entertainment, Roma ) Existenz
((Heristal Entertainment, Roma ). Note
Aplogruppo Mola, Un valido impulso per una Massoneria "à parts
entières", in 250 anni di Massoneria in Italia, F. Ferrari, La Massoneria
verso il futuro (una conversazione con Michele Moramarco) v. ) Una breve rassegna di testi fondamentali
sulla Massoneria si trova sul sito del Cesnur diretto da Massimo Introvigne.
Vedi anche le recensioni di E. Albertoni ne Il Sole 24 Ore, p.1 inserto
domenicale, e di G. Caprile ne La Civiltà Cattolica, 6Il volume fu pubblicato
nel 1990, anno della dissoluzione dell'URSS, dalla casa editrice Progress, V.
Brunelli, Massoneria: è finito con la condanna della P2 il tempo delle logge e
dei "fratelli" coperti, in Corriere della sera, Il Corriere della
Sera dedicò un lungo articolo allo "scisma" (v. ). Del Real Ordine
A.L.A.M. si è occupato anche il centro di ricerca Cesnur, diretto dal noto
storico e sociologo delle religioni Massimo Introvigne,
v.//cesnur.org/religioni_italia/a/ appendice_02.htm. Il termine Real non aveva
alcun riferimento alla storia italiana, ma si richiamava alla leggenda,
contenuta negli Antichi doveri, secondo cui l'Ordine Massonico ricevé le sue
proto-costituzioni dal re Atelstano d'Inghilterra (Æðelstan); recentemente il
Real Ordine ha assunto la denominazione di Unione Cristiana dei Liberi
Muratori Rito filosofico italiano Antico Rito Noachita Masonic Ritual Rhapsody, Bastogi Music Italia,
youtube.com/watch?v=rSs0 4kpA36U. A questa esperienza è collegata la sua
iscrizione alla SIAE come autore musicale
Del percorso che lo ha condotto verso la visione di Zoroastro
(Zarathushtra) si è occupata la rivista parsi di Bombay, Parsiana, così come il
quotidiano torinese La Stampa v. mazdeanchristian.wordpress.com/ latitudinarismo, in Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, v. riformati
universalisti.wordpress.com// In questa comunità si ritrovano, su vari temi,
idee tratte dal Manicheismo, dall'Arianesimo, dal Quaccherismo,
dall'Unitarianismo, dal Giurisdavidismo e dall'universalismo hindu-cristiano
del movimento Navavidhan fondato da Keshab Chandra Sen (1838-1884). Frequenti e
significativi sono altresì i riferimenti al pensiero di aint-Martin e alla
"religione aperta"o della "compresenza dei morti e dei
viventi"elaborata da Capitini, Stracciati
Ito E. Albertoni, Tante fedi,
nessun dogma (recensione della Nuova Enciclopedia Massonica, Il Sole 24 Ore,I,
inserto culturale domenicale) M. Chierici, Nasce la Lega dei Venerabili
(Corriere della Sera) S. Esposito, Dalle radici del Mazdeismo all'Alleanza
Mazdea CristianaIntervista con Michele Moramarco (in Secreta Magazine S.
Esposito, Gesbitando: intervista con Michele Moramarco (Blogfoolk) F. Ferrari,
La Massoneria verso il futuro (una conversazione con Michele Moramarco)
(Bastogi, Foggi8) S. Semeraro, Tra la via Emilia e l'Est. Così parlò Zoroastro
(La Stampa, Torino) S. Sari, Unico e plurimo al contempo, Dio secondo gli
Zoroastriani [intervista a M.M.](Libero) G. Giovacchini, Cultura e spiritualità
della Massoneria italiana nella seconda metà del '900 [prefazione di Michele
Moramarco] (Tiphereth, Acireale-Roma )
Zoroastrismo Universalismo Massoneria Rosacroce michelemoramarco. blog del Real Ordine A.L.A.M., su realordine.wordpress.com.
Pagina sul sito di Heristal Entertainment, su heristal.eu. blog degli anglicani
latitudinari, su riformatiepiscopali.wordpress.com. Grice: “The Romans are
obsessed with what Moramarco calls ‘paganesimo romano’ – the word ‘pagano’ only
makes sense in opposition to Christ. It would be very inappropriate of the greatest
Italian philosopher ever, Antonino, to consider his self pagan!” -- Michele Moramarco.
Moramarco. Keywords: la tradizione massonica italiana. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Moramarco” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745062159/in/datetaken/
Grice e Moravia – ragazzi – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Bologna). Filosofo. Grice: “I like Moravia: he has philosophised on what makes us
‘human,’ (“il pungolo dell’umano”) – his analysis of ‘il ragazzo selvaggio’ is
sublime – and he has played with ‘reason,’ hidden and strutturata – and the
universi di senso with which I cannot but agree! – provided we don’t multiply
them ad infinitum!” -- Grice: “I like
Moravia’s idea of ‘la ragione nascosta’ – you have indeed to seek and thou
shalt find!” -- “Il Nietzsche che prediligo è il Nietzsche terreno, umano,
presente nel tempo. È il Nietzsche intrepido esploratore del sottosuolo
dell'uomo e dei disagi della civiltà. È il Nietzsche che fertilmente e
sofferentemente (non narcisisticamente) vive e pensa il nichilismo: ma per
andare oltre il nichilismo. È soprattutto il Nietzsche cheneo-illuminista forse
malgrado luivuole conoscere, capire, dare un (nuovo) senso alle cose.”
Professore a Firenze. Allievo diGarin,
si è formato in ambiente fiorentino conseguendovi la laurea in filosofia nel
1962 con tesi su Gian Domenico Romagnosi. Professore incaricato dal 1969, è poi
diventato, nel 1975, ordinario di Storia della Filosofia all'Firenze. Nel corso della sua carriera, si è
interessato particolarmente dell'illuminismo francese e del pensiero del
Novecento, della storia e dell'epistemologia delle scienze umane, con particolare
attenzione all'antropologia, la filosofia della mente e l'esistenzialismo. I
suoi studi e le sue ricerche hanno aperto nuove prospettive interdisciplinari
fra pensiero filosofico e scienze umane.
Attualmente, le sue attenzioni sono rivolte verso l'opera e il pensiero
del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche del quale, nel 1976, pubblicò già una
celebre antologia dal titolo La distruzione delle certezze e, nel 1985, una
raccolta di saggi intitolata Itinerario nietzscheano. Proprio un nuovo modo di
avvicinarsi e concepire il pensiero del filosofo tedesco lo hanno reso uno dei
suoi interpreti più originali e più discussi.
Grazie ai suoi studi e contributi filosofici, è stato visiting professor
presso l'Università della California a Berkeley, l'Università del Connecticut a
Storrs e il Center for the Humanities della Wesleyan University. Conferenziere presso altre sedi universitarie
americane (fra le quali, Harvard, UCLA, Boston) ed europee (Francia, Belgio,
Germania), è cofondatore della “Società italiana degli studi sul XVIII secolo”,
nonché membro del Comitato direttivo delle Riviste filosofiche “Iride” e
“Paradigmi”. Collabora ai giornali Corriere della Sera, Quotidiano nazionale,
La Repubblica. Saggi: “Il tramonto dell'Illuminismo -- filosofia e politica”
(Laterza, Roma); “La ragione nascosta” (Sansoni, Firenze); La scienza dell'uomo”
(Laterza, Roma); “L’antropologia strutturale” (Sansoni, Firenze);
“Esistenziale” (Laterza, Roma); “La teoria critica della società” (Sansoni,
Firenze); “Gl’idéologues -- scienza e filosofia” (Nuova Italia, Firenze); “La
distruzione delle certezze” (Nuova Italia, Firenze); “Linguaggio, scuola e
società not ‘storia’! -- Guaraldi, Firenze); “Filosofia e scienze umane
nell'età dei Lumi” (Sansoni, Firenze); “Pensiero e civiltà” (Monnier, Firenze);
“Il ragazzo selvaggio dell'Aveyron.” Pedagogia e psichiatria nei testi di
Itard, Pinel e dell'anonimo della "Décade" (Laterza, Roma); “Itinerario
nietzscheano, Guida, Napoli); Educazione e pensiero, Monnier, Firenze, Filosofia:
storia e testi, Monnier, Firenze, “L'enigma dell’animo” Laterza, Roma); Compendio
di filosofia, Monnier, Firenze, L'enigma
dell'esistenza -- soggetto, morale, passioni nell'età del disincanto,
Feltrinelli, Milano, L'esistenza ferita -- modi d'essere, sofferenze, terapie
dell'uomo nell'inquietudine del mondo, Feltrinelli, Milano, Filosofia
dialettico-negativa e teoria critica della società, Mimesis, Milano; “Ragione
strutturale e universi di senso” (Lettere, Firenze); “La Massoneria. La storia,
gli uomini, le idee, Mondadori, Milano); “Firenze e l’Umanesimo. Arte, cultura,
comunicazione” (Lettere, Firenze); Lo strutturalismo, Lettere, Firenze); “Filosofia
e psicoanalisi (POMBA, Torino); “L'universo del corpo, Istituto della
Enciclopedia Italiana, Roma, “Animo e realtà
psichica” (Borla, Roma, "L'esistenza e il male", in: "Mysterium iniquitatis", Gregoriana,
Padova, Linterpretazione personologico-esistenziale dell'uomo", in: La questione del soggetto tra filosofia e
scienze umane, Monnier, Firenze) – PERSONOLOGIA – PIROTOLOGIA – Grice, persona
-- Lettura Magistrale" al Convegno Dalla riabilitazione psicosociale alla
promozione della salute(Montecatini), "S.I.R.F. News", "Mente,
soggetto, esperienza nel mondo", in La filosofia italiana in discussione --
La filosofia italiana in discussione, Società Filosofica Italiana, Firenze),
Bruno Mondadori, Milano, "Crisi della cultura e relazioni generazionali
nel mondo contemporaneo", in Giovani e adulti: prove di ascolto, Sansepolcro
(AR), "La filosofia degli idéologues. Scienza dell'uomo e riflessione epistemological,
Letteratura italiana tra illuminismo e romanticismo, Convegno, Italianistica,
Padova, "Libertà, finitudine,
impegno -- genesi e significato della responsabilità nel mondo", in: V.
Malagola Giustizia e responsabilità (Convegno, Firenze), Dott. A. Giuffré Milano, "Dal soggetto persona alla relazione
interpersonale", Maieutica, De-mitizzazione e de- valorizzazione. La crisi
della 'forma famiglia' nella società", in: Interazioni, "Illuminismo
e modernità", Hiram, "Prove d'ascolto. Crisi della cultura e
relazioni generazionali nel mondo contemporaneo", Studi sulla formazione,
"La guerra giusta", Hiram,
"La filosofia, la conoscenza dell'umano, il dialogo col pensiero
religioso", Hiram, "Esistenza e felicità", Hiram,
"L'Occidente e la pace. Luci e ombre all'alba del terzo millennio",
Hiram,"La filosofia e il suo 'altro'. La riflessione metafilosofica di
Adorno in 'Dialettica negativa'", Iride,
"L'uomo: una storia infinita", in: Per una scienza dell'umano, Arezzo, "L’'interpretazione
personologico-esistenziale dell'uomo" – PERSONALOGIA – Grice, PERSONA. in:
L. Neuro-fisiologia e teorie della mente, Vita & Pensiero, Milano, "La
scoperta dell'inconscio, l'ambiguità del freudismo e il lavoro della psicoanalisi
sull'animale, Convegno "Meta-psicologia”, Napoli, La Biblioteca, Bari,
"Un mondo negato. L'assolutizzazione del corpo nella psico-umanologia
contemporanea", UMANOLOGIA – ibrido -- Hermeneutica, Corpo e persona,
"Complessità, pluralità, confini", in: Dal coordinatore al
coordinamento,Coordinatori pedagogici in Emilia-Romagna, Assessorato Servizi
Sociali, Bologna, Bruno Maiorca, Filosofi italiani contemporanei. Parlano i
protagonisti, Bari, Dedalo, su sapere,
De Agostini. Gran Loggia del GOI dal titolo "Tu sei mio fratello"
Registrazione video della Lectio Magistralis "Al di qua del bene e del
male Nietzsche esploratore dell'umano" Modena e Reggio Emilia Tavola
rotonda del GOI "Pedagogia delle libertà Libertà civili" Convegno del
GOI "La scienza non sia ostacolata dall'ideologia, dalla politica e dalla
religione" tavola rotonda della Comunità Oasi "Significato e funzione
della pena, della punizione e della penitenza nella promozione umana e
sociale" "Catturati
dall'effimero?" all'interno del Convegno Giovanile alla Cittadella di
Assisi" dsu arcoiris. Moravia. Keywords: ragazzi, personologia. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Moravia” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745009609/in/datetaken/
Grice e Mordacci – la norma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “I like Mordacci – in a way, like I did with J. L. Mackie,
Mordacci opposes both ‘assolutismo’ and ‘relativismo’ – and tries to
‘construct’ an ‘inter-personal’ reason out of a full-fledged personal reason.
Whereas it would seem that we enjoin the principle of conversational
helpfulness out of altruism, there is this balance between conversational
self-love and conversational other-love; and we only ‘respect’ the other that
respects us as ‘pesonal;’ against Apel, the logic of the inter-personal
reduces, in a complex way, to the logic of the personal; without it, we would
be annihilating the autonomy of the will.” Grice: “I like Mordacci’s emphasis
on reason for normativity – interpersonal reason, as he calls it!” È preside
della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele dove è
Professore di Filosofia Morale. È Direttore del Centro Internazionale di
Ricerca per la Cultura e la Politica Europea. Laurea in filosofia presso
l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Dottorato in bioetica presso
l'Università degli Studi di Genova. Ha svolto attività di ricerca e
insegnamento presso la Scuola di Medicina e Scienze Umane dell'Istituto
Scientifico Ospedale San Raffaele. Insegnato presso l'Università Vita-Salute
San Raffaele, prima presso la Facoltà di Psicologia e dal 2002 presso la
Facoltà di Filosofia che ha contribuito a fondare insieme con Massimo Cacciari,
Edoardo Boncinelli, Michele Di Francesco, Andrea Moro. Ha contribuito a
progetti di ricerca ed è stato membro del Consiglio d'Europa per l'insegnamento
della bioetica. Dal è preside della
Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, essendo stato
rieletto nel giugno per il secondo
mandato. Membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le
Biotecnologie e le Scienze per la Vita della Presidenza del Consiglio dei
Ministri. Dal al è stato membro del Comitato Scientifico per
EXPO come delegato del Rettore
dell'Università Vita-Salute San Raffele. Dal è membro della Commissione per l'Etica della
Ricerca e la Bioetica del consiglio nazionale delle ricerche e del consiglio
direttiva della Società Italiana di Filosofia Morale. Si è dedicato in particolar
modo dei temi: "Etica e ragioni morali", "Etica pubblica e
rispetto", "Neuroetica". Attraverso l'indagine delle
"ragioni morali" e dell'"identità personale" e ispirandosi
alla filosofia kantiana, propone una forma di "personalismo critico"
in base alla quale il fondamento dell'esperienza morale viene individuato nella
ricerca, che ognuno compie, delle "buone ragioni" che danno forma
alla propria individualità personale attraverso l'agire. Riconoscere ogni
persona come autrice della propria identità fonda un'etica del rispetto delle
persone in quanto a ogni individuo viene riconosciuto il diritto e il dovere di
esprimere le proprie abilità e costruire la propria personalità. Si è
inoltre occupato di bioetica essendo anche stato coordinatore del progetto
Bioetica della genetica: questioni morali e giuridiche negli impieghi clinici,
biomedici e sociali della genetica umana del Miur (FIRB, Tra i suoi interessi
più recenti, la disciplina della Film and Philosophy: la riflessione su come i
film possono fare filosofia e se possono argomentare vere e proprie tesi
filosofiche. In questo contesto ha dato vita al Laboratorio di Filosofia e
Cinema presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele,
conduce il sabato pomeriggio la rubrica "Al cinema col Filosofo" su
TgCom24 (stagioni - e -) e la rubrica "Imparare ad amare i film"
all'interno di Cinematografo Estate () su Rai 1. Riviste È membro del
comitato scientifico dell'Annuario di Etica (ed. Vita e Pensiero),
dell'Annuario di Filosofia (ed. Mimesis) e della rivista online Etica & Politica.
Dalla sua fondazione è membro del Comitato Scientifico della rivista
scientifica a cura del Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi.
Attività teatrale Romeo e Giulietta: nascita e tragedia dell'io moderno, Eloisa
e Abelardo: passione e negazione, Occidente, o identità fragile: Paul Auster e
le Follie di Brooklyn, analisi filosofiche con letture sceniche, ciclo
"Aperitivi con Sophia", Teatro Franco Parenti,La violenza e
l'ingiustiziaGorgia, ciclo "Filosofi a teatro" Roberto Mordacci,
Teatro Franco Parenti, L'individuo, la libertà e il perdono. Hegel legge
Dostoevskij, lettura scenica di Roberto Mordacci e Jean Sorel, ciclo
l'Intelligenza e la Fantasia, Teatro Strehler,L'isola della verità. Divagazioni
fotografiche e filosofiche, lettura scenica di Roberto Mordacci, Anna Traini e
Maria Grazia Stepparava, Cluster Isole, Mare e Cibo, Padiglione P03-Expo
Milano (Rho-Fiera), Kant e il mare,
lettura scenica di Roberto Mordacci e Francesca Ria, agosto Saggi:“Bio-etica della sperimentazione,” Angeli,
Milano; “Salute e bio-etica,” Einaudi, Milano); “Una introduzione alle teorie
morali,” Feltrinelli, Milano, La vita
etica e le buone ragioni,Mondadori, Milano, “Ragioni personali, ragione
inter-personali: Saggio sulla normatività morale,” Carocci, Milano, Elogio
dell'Immoralista, Mondadori, Milano; Rispetto, Cortina, Milano. Bioetica, Mondadori,
Milano. L'etica è per le persone, San Paolo, Cinisello Balsamo. Al cinema con
il filosofo. Imparare ad amare i film, Mondadori, Milano. La condizione
neomoderna, Einaudi, Torino,. Ritorno a utopia, Laterza, Bari,. Note Università Vita-Salute San Raffaele, su
unisr. Governo/bioetica, su governo.
Roberto Mordacci, su Le Università per Expo,Commissione per l’Etica
della Ricerca e la Bioetica, Consiglio Nazionale delle Ricerche, su cnr. Organi della società | SIFM, su sifm.
Intervista a L'accento di Socrate, su laccentodi socrate. Rai 1, Cinematografo estate, su rai.tv. Scienza e etica: in uscita la nuova rivista
della Fondazione Veronesi, su Fondazione Umberto Veronesi. Chi siamo
su scienceandethics. fondazioneveronesi. Feeding the Mind: Expo-Bicocca
Conversation Hour, su unimib. Lettura scenica de "I Sensi del Mare",
su//elbareport. 1 Pearson Imparare sempre su pearson. 1º agosto. Bioetica Mordacci Robertoe Book Mondadori
BrunoSai cos'è?FilosofiaePubIBS, su ibs. L'etica è per le personeEdizioni San
Paolo, su edizionisanpaolo. Riflessioni
sul senso della vita intervista di Ivo Nardi, sito "Riflessioni",
settembre. Ci vuole più rispetto intervista a Roberto Mordacci, Famiglia
Cristiana. Ma l'etica non è un'intrusa, intervista a Roberto Mordacci,
Avvenire, Ora smettiamola di parlare inglese, intervista a Roberto Mordacci, Il
Giornale. Mordacci. Keywords: la norma. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Mordacci” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703225018/in/photolist-2mLQxu7
Grice e Morelli – la filosofia del digiuno –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Grice: ‘I once told Austin, I don’t give a hoot what the dictionary
says;’ ‘And that’s where you make your big mistake,’ his crass response was!”
-- Grice: “I once told Ackrill, ‘should there be a manual of philosophy, must
we follow it?’ He replied, “One thing is to know the manual, another is to know
how to abide by it!” Si laurea a
Pavia e l'anno dopo assolve all'obbligo
di leva a Trieste dove presta attenzione alle problematiche relazionali dei
militari nello svolgimento delle proprie mansioni; si è poi specializzato in
Psichiatria presso l'Università degli Studi di Milano. Direttore dell'Istituto
Riza, gruppo di ricerca che pubblica la rivista Riza Psicosomatica ed altre
pubblicazioni specializzate, con lo scopo di "studiare l'uomo come
espressione della simultaneità psicofisica riconducendo a questa concezione
l'interpretazione della malattia, della sua diagnosi e della sua cura".
Inoltre è direttore delle riviste Dimagrire e Salute Naturale.
Dall'attività dell'Istituto Riza è sorta anche la Scuola di Formazione in
Psicoterapia ad indirizzo psicosomatico, riconosciuta ufficialmente dal
Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica.
Vicepresidente della Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Partecipa a
numerose trasmissioni televisive sia per la RAI sia per Mediaset (Maurizio
Costanzo Show, Tutte le mattine, Matrix, ecc.) e per la radio. Nelle sue
opere ci sono molti riferimenti alle dottrine orientali. Saggi: “Verso la
concezione di un sé psico-somatico. Il corpo è come un grande sogno della mente
(Milano, UNICOPLI, Milano, Cortina); La dimensione respiratoria. Studio psico-somatico
del respiro, inspiro, expiro – spiro -- Milano, Masson Italia, Dove va la medicina
psico-somatica (Milano, Riza); Il sacro.
Antropoanalisi, psico-somatica, comunicazione, Milano, Riza-Endas, Convegno
internazionale Mente-corpo: il momento unificante. Milano, Atti, Milano,
UNICOPLI, Riza, I sogni dell'infinito, Milano, Riza, Autostima. Le regole
pratiche, Milano, a cura dell'Istituto Riza di medicina psicosomatica, Il
talento. Come scoprire e realizzare la tua vera natura, Milano, Riza, Ansia,
Milano, Riza, Insonnia, Milano, Riza, Cefalea, (Milano, Riza); Lo psichiatra e
l'alchimista. Romanzo, Milano, Riza, Le nuove vie dell'autostima. Se piaci a te
stesso ogni miracolo è possibile, Milano, Riza, Conosci davvero tuo figlio?
Sconosciuto in casa. Dal delitto di Novi Ligure al disagio di una generazione,
Milano, Riza, Come essere felici, Milano, Mondadori, Cosa dire e non dire nella
coppia, Milano, A. Mondadori, Come mantenere il cervello giovane, Milano, Mondadori,
Come affrontare lo stress, Milano, A. Mondadori, Come amare ed essere amati
(Milano, Mondadori); Come dimagrire senza soffrire (Milano, Mondadori); Come
risvegliare l'eros, Milano, A. Mondadori, Come star bene al lavoro, Milano, A.
Mondadori, Come essere single e felici, Milano, A. Mondadori, Cosa dire o non dire ai nostri figli, Milano,
A. Mondadori, La rinascita interiore, Milano, Riza, Volersi bene. Tutto ciò che
conta è già dentro di noi (Milano, Riza); L'amore giusto. C'è una persona che
aspetta solo te, Milano, Riza, Vincere i disagi. Puoi farcela da solo perché li
hai creati tu, Milano, Riza); Felici sul lavoro. Come ritrovare il benessere in
ufficio, Milano, Riza, I figli felici. Aiutiamoli a diventare se stessi,
Milano, Riza, La gioia di vivere. Scorre spontaneamente dentro di noi, Milano,
Riza, Essere se stessi. L'unica via per incontrare il benessere, Milano, Riza,
Accendi la passione. È la scintilla che risveglia l'energia vitale, Milano,
Riza, Alle radici della felicità. Editoriali dpubblicati su Riza psicosomatica,
rivista mensile delle Edizioni Riza, Milano, Riza, Ciascuno è perfetto. L'arte
di star bene con se stessi, Milano, Mondadori, Il segreto di vivere. Aforismi,
Milano, Riza, Realizzare se stessi, Milano, Riza, Vincere la solitudine,
Milano, Riza, Dimagrire senza fatica, Milano, Riza, Amare senza soffrire,
Milano, Riza, Guarire con la psiche, Milano, Riza, Superare il tradimento,
Milano, Riza, Dizionario della felicità, 6 voll, Milano, Riza, Non siamo nati
per soffrire, Milano, Mondadori,L'autostima. Le cinque regole. Vivere la vita.
Adesso, Milano, Riza, Conoscersi. L'arte di valorizzare se stessi. Via le
zavorre dalla mente, Milano, Riza, I
figli difficili sono i figli migliori, Milano, Riza, Il matrimonio è in
crisi... che fortuna!, Milano, Riza, Autostima, I consigli di Raffaele Morelli
per un anno di felicità, Milano, Riza, Le parole che curano, Milano, Riza,
Perché le donne non ne possono più... degli uomini, Milano, Riza, Le piccole
cose che cambiano la vita, Milano, Mondadori, Come trovare l'armonia in se
stessi, Milano, Oscar Mondadori, Ama e
non pensare, Milano, Mondadori, Curare il panico. Gli attacchi vengono per
farci esprimere le parti migliori di noi stessi, con Vittorio Caprioglio,
Milano, Riza, Non dipende da te. Affidati alla vita così realizzi i tuoi
desideri, Milano, Mondadori, L'alchimia. L'arte di trasformare se stessi
(Milano, Riza); Il sesso è amore. Vivere l'eros senza sensi di colpa, Milano,
Mondadori, Puoi fidarti di te, Milano, Mondadori, La felicità è dentro di te,
Milano, Mondadori,L'unica cosa che conta (Milano, Mondadori); La felicità è
qui. Domande e risposte sulla vita, l'amore, l'eternità, con Luciano Falsiroli,
Milano, Mondadori, Guarire senza medicine. La vera cura è dentro di te (Milano,
Mondadori); Lezioni di autostima. Come imparare a stare beni con se stessi e
con gli altri (Milano, Mondadori); Il segreto dell'amore felice, Milano,
Mondadori, La saggezza dell'anima. Quello che ci rende unici (Milano,
Mondadori); Pensa magro. Le 6 mosse psicologiche per dimagrire senza dieta (Milano,
Mondadori); Vincere il panico. Le parole per capirlo, i consigli per
affrontarlo, cosa fare per guarirlo (Milano, Mondadori) Nessuna ferita è per
sempre. Come superare i dolori del passato (Milano, Mondadori); Solo la mente
può bruciare i grassi. Come attivare l'energia dimagrante che è dentro di noi
(Milano, Mondadori); Breve corso di felicità. Le antiregole che ti danno la
gioia di vivere (Milano, Mondadori); La vera cura sei tu (Milano, Mondadori); Il
meglio deve ancora arrivare. Come attivare l'energia che ringiovanisce (Milano,
Mondadori); Il potere curativo del digiuno. La pratica che rigenera corpo e
mente (Milano, Mondadori). Segui il tuo destino. Come riconoscere se sei sulla
strada giusta (Milano, Mondadori); Il manuale della felicità. Le dieci regole
pratiche che ti miglioreranno la vita (Milano, Mondadori); Pronto soccorso per
le emozioni. Le parole da dirsi nei momenti difficili (Milano, Mondadori).
Movie. Grice: “Should there be a ‘dizionario della felicita,’ I would perhaps
follow Austin’s advice and go through it!” –. Raffaele Morelli. Morelli.
Keywords: la dimensione respiratoria, inspirare, respirare, spirare, spirito,
il corpo animato spira – il corpo spira – corpo spirante, corpo animato --. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Morelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744327786/in/datetaken/
Grice e Moretti – la segnatura romantica – i
romantici di roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo.
Grice: “I like Moretti – he uses a good metaphor, ‘the wounded poet,’
unless we mean Owen, but he was more than wounded, even if that implicature is
cancellable --.” Grice: “I like Moretti also because he wrote on ‘ermeneutica
sensibile,’ which is exactly what I do.” Grice: “I like Moretti also because he
uses ‘segnatura’ etymologically, when he writes of the ‘la segnatura romantica’
– talk of tokens!” Nasce nel borghese quartiere Trieste, primo di due fratelli.
Ottiene il diploma di maturità classica presso il Liceo Giulio Cesare.
Successivamente consegue una prima laurea in Giurisprudenza, con una tesi in
filosofia del diritto, e, nel una seconda in filosofia, con una tesi in filosofia
morale, entrambe presso l'Roma La Sapienza. È poi borsista presso l'Friburgo in
Brisgovia, dove imposta un progetto di ricerca che, partendo dall'interpretazione
di Heidegger, mira ad un'analisi critica delle categorie filosofico-estetiche
del “romantico” in Germania, con particolare attenzione alle opere di autori
del romanticismo di Heidelberg, quali Creuzer, Görres, i Fratelli Grimm e Bachofen,
che contribuisce a tradurre e a far conoscere in Italia. Al suo rientro insegna
dapprima materie letterarie nelle scuole medie e, in seguito, filosofia presso
la Scuola germanica di Roma. La sua
ricerca si amplia poi al pensiero estetico di Novalis, di cui cura la prima
edizione completa in lingua italiana della Opera filosofica; durante questo
periodo consegue il dottorato di ricerca in Estetica presso l'Bologna. Vince la
cattedra di professore associato di Estetica all'Bari; Professore a Napoli
L’Orientale. Redattore di Itinerari e
Studi Filosofici, collabora con varie altre riviste filosofiche (Agalma, Rivista
di Estetica, Studi di Estetica, aut aut, Nuovi Argomenti, Filosofia e Società,
Filosofia Oggi, Estetica) e ha spesso partecipato a trasmissioni RAI su temi
filosofici e a numerosi convegni. Saggi:
”Il romantico: poesia, mito, storia, arte e natura” (Itinerari, Lanciano); --
roma – romantico -- “Anima e immagine: sul poetico” (Aesthetica, Palermo); “Nichilismo
e romanticismo -- estetica e filosofia della storia” (Cadmo, Roma); La
segnatura romantica (Roma, Hestia); “Interpretazione del romanticismo” (Ianua,
Roma); “Estetica: analogia e principio poetico nella profezia romantica” -- Rosenberg
& Sellier, Torino); “La segnatura romantica -- filosofia e sentimento”
(Hestia, Cernusco L.); “Il genio” (Mulino, Bologna); “Il poeta ferito.”
Hölderlin, Heidegger e la storia dell'essere” (Mandragora, Imola); “Anima e
immagine.” Studi su Klages, Mimesis,
Milano, Heidelberg romantica. Romanticismo e nichilismo” Guida, Napoli,
Introduzione all'estetica del Romanticismo, Nuova Cultura, Roma, Il genio, Morcelliana, Brescia. Per immagini.
Esercizi di ermeneutica sensibile” (Moretti & Vitali, Bergamo); Heidelberg
romantica. Romanticismo tedesco e nichilismo europeo, Morcelliana, Brescia,
Novalis. Pensiero, poesia, romanzo Morcelliana, Brescia, Romano Guardini, Hölderlin,
Morcelliana, Brescia. Novalis, Scritti filosofici, Morcelliana, Brescia. J. J.
Bachofen, Il matriarcato (Marinotti, Milano); Novalis, Opera filosofica, I, Einaudi, Torino, Un video con una trasmissione
RAI. Un video con un intervento di Moretti. Giampiero Moretti. Moretti.
Keywords: roma, romanzo, romanzare, romanzato – non vero. Romanticismo
filosofico, I filosofi romantici italiani Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moretti: il
romanticismo romano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743474602/in/datetaken/
Grice e
Mori – la coerenza dell’intransigenza – la ripproduzione sessuata fra i antici
romani -- Luigi Speranza (Cremona).
Filosofo. Grice: “I like
Mori; he wrote a treatise on Stephen, better known as Virginia Woolf’s father;
which reminded me of Bergmann who once called me an English futilitarian!” --
Professore a Torino e presidente della Consulta di Bioetica Onlus,
un'associazione di volontariato culturale per la promozione della bioetica
laica. L’etica e la bioetica con le varie problematiche connesse sono le
tematiche al centro dei suoi interessi filosofici e teorici. Mori ha studiato all’Università degli Studi
di Milano, dove ha conseguito la laurea (con Bonomi e Pizzi) e il dottorato
sotto Scarpelli e Jori. Insegnato ad Alessandria e Pisa, prima di essere
chiamato a Torino. Studia i temi della meta-etica e della logica dell’etica con
le problematiche della teoria etica. Tra i primi a occuparsi di bioetica, nella
quale ha dato contributi in tutti i principali settori, con particolare
attenzione all’aborto e alla fecondazione assistita. Sollecitato dai casi Welby
e Englaro ha dato contributi anche sul fine-vita a difesa dell’autonomia
individuale. Per primo teorizza la contrapposizione paradigmatica tra bioetica
laica e bioetica cattolica, derivante dal fatto che quest’ultima propone
un’etica della sacralità della vita caratterizzata da divieti assoluti, mentre
l’altra avanza un’etica della qualità della vita senza assoluti e soli divieti
prima facie. Presta grande attenzione al problema della liberazione animale.
Fonda Bioetica. Rivista interdisciplinare (Ananke Lab, Torino). Membro di
numerosi comitati, tra cui il comitato scientifico di Notizie di Politeia, di
Iride del Journal of Medicine and Philosophy e altre. Saggi: “Manuale di
bioetica: verso una civiltà bio-medica secolarizzata” (Lettere, Firenze); “Introduzione
alla bioetica. temi per capire e discutere” (Piazza, Torino); Il caso Eluana
Englaro. La “Porta Pia” del vitalismo ippocratico ovvero perché è moralmente
giusto sospendere ogni intervento, Pendragon, Bologna, Aborto e morale. Per
capire un nuovo diritto” (Einaudi, Torino); “La fecondazione artificiale. Una
forma di riproduzione umana” (Laterza, Roma-Bari); “La fecondazione
artificiale: questioni morali nell'esperienza giuridica Giuffrè, Milano); “Utilitarismo
e morale razionale. Per una teoria etica obiettivista, Giuffrè, Milano, La
legge sulla procreazione medicalmente assistita. Paradigmi a confronto, Net,
Milano, Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto, Le
Lettere, Firenze, La fecondazione assistita dopo 10 anni di legge 40. Meglio
ricominciare da capo!, Ananke editore, Torino, Questa è la scienza, bellezze!
La fecondazione assistita come novo modo di costruire le famiglie, Ananke Lab,
Torino. Keywords: la coerenza dell’intransigenza.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745063995/in/datetaken/
Grice e Moriggi – la stretta di mano – Ercole e
Cerbero – le tre implicature -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “I like it when Moriggi does substantial metaphysics; he
has edited a collection on ‘why is there something rather than nothing?” –
hardly rhetoric – and the subtitle is fascinating: the vacuum, the zero, and
nothingness! All in Italian, to offend Heidegger!” Specializza in teoria e
modelli della razionalità, fondamenti della probabilità e di pragmatism. Insegna
a Brescia, Parma, Milano e presso la European School of Molecular Medicine è
conosciuto al grande pubblico attraverso la trasmissione TV E se domani di Rai
3 e per alcuni interventi ad altre trasmissioni. Saggi: “Le tre bocche di
Cerbero” (Bompiani. Perché esiste qualcosa anziché nulla? Vuoto, Nulla, Zero,
con P.Giaretta e G.Federspil (Itaca) Perché la tecnologia ci rende umani (Sironi) Connessi. Beati quelli che sapranno
pensare con le macchine (San Paolo) School Rocks! La scuola spacca, con A.
Incorvaia (San Paolo, ), con prefazione rap di Frankie Hi-nrg. Stefano Moriggi.
Moriggi. Keywords: le tre bocche di Cerbero. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Moriggi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743282837/in/datetaken/
Grice e Mosca – implicatura – filosofia italiana – filosofia
siciliana Luigi Speranza (Palermo).
Filosofo. Grice: “When Austin was defending the ‘man in the street,’ he was
thinking Mosca!” -- Grice: “I like Mosca; he speaks of elites – Gellner speaks
of elites, too!” -- Grice: “Do Italians consider Mosca a philosopher?” – Saggi: “Sulla teorica dei governi e sul
governo parlamentare, Appunti sulla
libertà di stampa, Questioni costituzionali, Le Costituzioni moderne; Elementi
di scienza politica, Che cosa è la mafia, Appunti di diritto Costituzionale,
Italia, Stato liberale e stato sindacale, Il problema sindacale, Saggi di storia delle dottrine politiche,
Crisi e rimedi del regime parlamentare, Storia delle dottrine politiche,
Partiti e sindacati nella crisi del regime parlamentare, Ciò che la storia
potrebbe insegnare. Scritti di scienza politica (Milano), Il tramonto dello
Stato liberale (a cura di A. Lombardo, Catania) Scritti sui sindacati (a cura
di F. Perfetti, M. Ortolani, Roma) Discorsi parlamentari (con un saggio di A.
Panebianco, Bologna 2003). GAETANO MOSCA APPUNTI
DI Diritto Costituzionale
DALLA Enciclopedia Giuridica Italiana
MILANO SOCIETÀ EDITRICE LIBRARIA Via Kramer, 4 A - Qall. De
Orùtofttrit, 5 4 55 1M8 Digitized by
VjOOQIC y '.AnvAlì'1 COLLEGE
LIBRARY M.Oi! Ir.L COLLECTION OF GAtfANO
SALVEMINI COOLIDtìE FUND MAKCH 21, 193(>
Milano, 1907 — Tip. Indipendenta, Corso Indip. 23
Digitized by VjOOQIC INDICE-SOMMARIO
• Parte I. — La genesi delle oottituzlenl moderiM 1. Cenni
storici sulla scienza del diritto costituz pag. 1. 2.
Definizione dello Stato e della sovranità, pa^ 3. Condizioni
sociali che prepararono il regime i sentativo, pag. 12.
4. Dottrine politiche che integrano l'azione del dizioni
sociali, pag. 17. 5. La costituzione inglese e sua importanza
con dello di tutte le costituzioni moderne. - origini, pag.
24. 6. Ordinamenti politici ed amministrativi dell' ^
terra fino allMnizio del secolo decimosettin gina 29.
7. La prima rivoluzione inglese. — La restaura: Vhabecis
corpus^ pag. 33. 8. La seconda rivoluzione inglese. — Il
seconc dei diritti e Patto di stabilimento. — Ul svolgimento
della costituzione inglese nel decimottavo, pag. 43. Partk
II. — Lo StatMto Albertino. 9. Caratteri delle prime costituzioni
moderne. — più dirette dello Statuto Albertino, pag. 5: 10.
Il re. — Sue prerogative e norme della succ< monarchica, pag.
58. MObCA. Digitized by
Google — vi- li. Il gabinetto, i ministri ed il
presidente del con- siglio, pag. 64. 12. La responsabilità
penale dei ministri, pag. 76. 13. La formazione delle due Camere. —
Varii sistemi di siiffir-agio, pag. 81. 14. La legge
elettorale politica, pag. 92. 15. Prerogative e funzioni dell» due
Camere, pag. 102. 16. DelPordine giudiziario, pag. 119.
17. Dei diritti individuali, pag. 124. 18. Dei rapporti fra
la Chiesa e lo Stato, pag. 141. Lo studio del diritto pubblico in
genere e del diritto costituzionale in ispecie richiede anzitutto
la definizione esatta di certi concetti che, per quanto non nuovi, non
hanno acquistato ancora un signi- ficato preciso e determinato e nello
stesso tempo accolto da tutti. Il concetto di Stato, che è il
più fondamentale di tutti, venne ad esempio elaborato fin dalla
clas- sica antichità e corrisponde a ciò che i greci chia- mavano
nóXi(;, ed i romani respublica. Eppure Digitized by
VjOOQIC - 8 ~ anche oggi si disputa sulla
origine e la natura dello Stato. Fra tutte le definizioni
dello Stato la migliore mi sembra quella che lo fa consistere nella
orga- nizzazione politica e giuridica di un popolo entro un
determinato territorio, ma anche essa ha biso- gno di spiegazioni e
commenti. Quando si dice infatti organizzazione politica di
un popolo, s' intende quella di tutti gli elementi che dirigono politicamente
un popolo ossia esercitano funzioni statuali. Nello Stato moderno perciò
vanno compresi non solo tutti i pubblici funzionari, te- nendo
conto pure di quelli fra costoro che non sono pubblici impiegati, ma
anche i membri del Parlamento ed i consiglieri provinciali e comunali
; e perfino gli elettori politici e comunali, quando sono convocati
nei comizi, esercitano funzioni sta- tuali e perciò fanno parte dello
Stato. Ma per quanto in una organizzazione statuale
democratica lo Stato possa comprendere, almeno giuridicamente dappoiché
in fatto le cose vanno diversamente, la parte maggiore della società,
pure questa non si confonde mai intieramente collo Stato. Perchè
anche nei paesi dove vige il suffragio uni- versale vi sono molti
individui che pur fanno parte del sociale consorzio, come le donne, i
minorenni e coloro che per condanne sono esclusi dal suffra- gio, i
quali in nessun caso partecipano alle fun- zioni politiche o
statuali. Ma se lo Slato non è la società, esso essendo costituito
dal complesso di tutti gli elementi che partecipano alla direzione
politica di questa non è certo al di fuori della società. Il cervello non
è tutto il corpo umano, ma ne fa parte e senza di esso il corpo
umano non può vivere. Bisogna f)erò notare che la vita del corpo sociale
ha delle analogie non delle identità con quelle dell'individuo
umano. Infatti in questo ogni singola cellula è fissata nell'organo di
cui fa parte, mentre negli organismi, sociali più perfezionati, nei quali
le funzioni sta- tuali sono suddivise in vari organi le cui
attribu- zioni sono giuridicamente limitate, vediamo spesso- che il
medesimo individuo fa parte dello Stato- nell'esercizio della sua
pubblica funzione e é sem- plice membro della società al di fuori della
sua funzione e di fronte a tutti gli altri organi dello Stato. Ciò
accade tanto al semplice elettore che al magistrato ed allo stesso membro
del Parla- mento, se non vogliamo tener conto per i due ul- timi
delle poche speciali prerogative che mirano a salvaguardarne
l'indipendenza nell'esercizio delle loro funzioni. Molti
scrittori considerano intanto lo Stato e la società come due enti che per
necessità vivono in continuo antagonismo, per alcuni anzi lo Stato
è il perpetuo nemico della società. Dopo quanto si è scritto
risulta evidente che il loro concetto è per lo meno inesatto e sopratutto
è difettoso perchè con- tribuisce piuttosto a confondere che a chiarire
le idee che si possono avere sull'argomento. Nondi- meno esso non è
del tutto falso e può essere anzi riguardato come una interpretazione
sbagliata di una condizione di cose in tutto od in parte verace. È
indiscutibile infatti che in una società vi possono essere elementi
dirigenti che dalla costituzione in vigore sono tenuti lontani dalla
organizzazione statuale. Ed allora naturalmente vi è una lotta fra
questi elementi e quelli già accolti entro lo Stato» che può assumere la
parvenza di una lotta fra Stato e società. E può anche accadere che i progressi
del senso morale e giuridico di una società abbiano oltrepassato
quel livello che si era aggiunto nel momento della formazione del suo
organismo po- litico: sicché questo, rimasto arretrato, permette ai
rappresentanti dello Stato un'azione che riesce vessatoria ed
arbitraria per gli altri membri della società. Ma in sostanza
i periodi di antagonismo acuto fra gli elementi statuali e quelli
extrastatuali di una società possono essere considerati come
eccezio- nali € sogliono ordinariamente precedere le grandi
rivoluzioni. Tutto quanto si è detto spiega perchè lo Stato
sia l'organizzazione politica di un popolo. Se si tiene poi
presente che, in tutti i paesi che hanno raggiunto un certo grado di
civiltà, le condi- zioni in base alle quali si arriva all'esercizio
delle funzioni statuali ed i limiti di queste funzioni sono
determinati dalla legge si vedrà facilmente come questa organizzazione
sia non solo politica ma an- che giuridica; perchè essa crea fra i
divei-si organi dello Stato e fra coloro che esercitano le funzioni
statuali ed i semplici cittadini una serie di rap- porti giuridici.
Questi rapporti nascono in base ad una facoltà che lo Stato
esclusivamente possiede e che si chiama la sovranità. La sovranità
consiste nel potere di conchiudere convenzioni e trattati con gli
altri Stati e di creare il diritto e farlo eseguire in tutto il
territorio sottoposto allo Stato. I giuristi, educati quasi
esclusivamente alle con- cezioni del diritto privato, si sono spesso
trovati in qualche imbarazzo riguardo a questo secondo attributo
della sovranità. Essi stentano a spiegai-si come e perchè l'ente che ha
facoltà di fare le leggi, di modificarle e disfarle debba essere
sot- toposto alle leggi; e per darsi ragione di questo fatto hanno
ricorso a tante ipotesi, fra le quali la più divulgata è quella che lo
Stato sia sorto in base ad una convenzione, ad un contratto, ad un
atto giuridico tacito od espresso, ma ad ogni modo consentito da coloro
che fanno parte del consorzio sociale sul quale esso esercita la sua
sovranità. Prendendo a base il concetto che già si è adot- tato
sulla natura dello Stato e dei suoi rapporti con la società non riescirà
difficile di risolvere la difficoltà accennata. Già fin dal tempo dei
giure- consulti romani si distinsero nello Stato due per-, sonalità
una di diritto privato, per la quale esso potea contrarre obbligazioni
come ogni altra per- sona giuridica, ed un'altra di diritto pubblico
che gli conferiva l'esercizio dei poteri sovrani. L'eser- cizio di
questi poteri può produrre la conseguenza che lo Stato imponga a tutti i
cittadini degli ob- blighi, come ad esempio quello dell'imposta e
del servizio militare, senza offrire in cambio alcun corrispettivo
diretto. Senonchè è da osservare che nelle forme di Stato più
perfezionato e sopratutto nello Stato rappresentativo moderno, quando si
tratta d'im- porre questi obblighi e di esercitare in genere la
funzione sovrana per eccellenza, che è quella di fare le leggi, è
necessario il consenso del capo dello Stato e di tutte quelle forze
politiche che son rappresentate nei due rami del parlamento. Nel
momento nel quale, collettivamente e nelle forme volute, gli elementi ai
quali è affidato il potere legislativo esercitano questa funzione, essi
sono sovrani, cioè superiori alla legge perchè la fanno e la
disfanno, in tutti gli altri momenti ed indivi- dualmente sono soggetti
alla sovranità, cioè all'im- pero della legge. A guardarci
bene nello Stato moderno ciò non rappresenta una vera anomalia, perchè
anche nel- l'esercizio delle altre funzioni statuali gli elementi
che le disimpegnano agiscono, sia individualmente che collegialmente, in
nome dello Stato e lo rap- presentano nei limiti delle loro attribuzioni;
men- tre sono completamente soggetti alla sovranità dello Stato in
qualunque altra manifestazione della loro attività personale. Tanto i
membri del potere giudiziario che gli agenti del potere
esecutivo si trovano infatti nelle condizioni accennate, colla dif-
ferenza però che, quando esorbitano dalla loro funzione ed anche
nell'esercizio della loro funzione ,è sempre possibile di esercitare
sopra di essi un controllo che riesce malagevole, se non impossi-
bile, di fronte al potere legislativo. Gaetano Mosca. Mosca. Keywords: implicatura,
mafia. Stato liberale, stato sindacale, regime parlamentare, partito e
sindacato. Refs.: H. P. Grice: “Mosca’s
liberalism;” Luigi Speranza, "Grice e
Mosca," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685597428/in/photolist-2mPEQVF-2mPukhq-2mPpb7N-2mPpwbZ-2mNbBgb-2mLQdrQ-2mKFrQ6-2mLNZN1-2mPV6V9-2mKN88B-2mKhcq9-2mKjsJY-2mKbkDp-2mKbfaU-2mJq2uE-DndBhH-C91skw-CizYpn-CghbLL-Bmcsha
Grice e
Motta – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vercelli).
Filosofo. Grice: “If Mill’s claim to
fame is to some his examination of Mill, Motta’s claim to fame is his
examination of Rosmini!” -- Il conte Emiliano Avogadro della Motta. Nacque dal
conte Ignazio della Motta e da Ifigenia Avogadro di Casanova, entrambi
appartenenti a nobili famiglie di vassalli e visconti, i cui antenati risalgono
a poco oltre il mille. Tra gli Avogadro vi fu anche Amedeo, inventore della
legge sui fluidi. Frequenta con profitto gli studi e si laureò in utroque iure,
ma proseguì lo studio in diverse aree della teologia e della filosofia, trasformando
le dimore familiari in piccole accademie dove giuristi, filosofi, studiosi di
diritto canonico e vescovi si riunivano, per discutere vari argomenti ed
approfondire la filosofia moderna e i diversi aspetti del nascente socialismo.
Ricevette l'incarico, che già fu del padre, di riformatore degli studi del
Vercellese e in un'epoca in cui si guardava ancora con diffidenza
all'istruzione delle classi popolari, egli visitava ciclicamente le scuole
d'ogni ordine, scegliendone accuratamente gli insegnanti, convinto che
l'istruzione e l'educazione fossero un diritto di tutti e dovessero procedere
simultaneamente. Assunse la carica di Consigliere di Formigliana e
continuò a dedicarsi allo sviluppo culturale della natia Vercelli, ove fondò la
Società di Storia Patria, per incrementare gli studi sul glorioso passato della
città. Divenne membro del Consiglio Generale del Debito Pubblico e più tardi
sindaco di Collobiano e “Consigliere di Sua Maestà per il pubblico
insegnamento” La sua notorietà varcò i confini del Piemonte, allorché ricevette
l'eccezionale invito di partecipazione alla fase preparatoria della definizione
del dogma dell'Immacolata e le sue riflessioni ebbero un seguito fra alcuni
importanti gesuiti, come il direttore de La Civiltà Cattolica, che fece dono a Pio
IX del Saggio intorno al socialismo. Luigi Taparelli d'Azeglio, richiamandosi
ad Avogadro, espresse la propria preferenza per una condanna esplicita di tali
errori, da includere nella bolla di definizione del dogma, ma l'autore
sollecitò apertamente la distinzione di due argomenti (definizione del dogma e
condanna degli errori) dalla portata tanto diversa e lo stesso Pio IX incaricò
la Commissione, che aveva già lavorato sulla definizione del dogma, di
esaminare gli errori moderni e di preparare il materiale necessario per la
bolla e chiese al cardinale Fornari di invitare formalmente alcuni laici a
collaborare. Avogadro fu l'unico laico italiano ad essere interpellato e inviò
a Roma una risposta singolare e ricca di argomentazioni. Ben presto la
Commissione incaricata abbandonò la trattazione univoca dei due argomenti e la
solenne definizione su Maria sarà fatta da Pio IX, mentre l'esame degli errori
si trascinerà per altri dieci anni, mentre prevaleva in ambito ecclesiastico
l'idea di una severa condanna. Attività parlamentare Diventò membro
attivo nella vita politica, quale deputato eletto nel collegio di Avigliana e
operò nelle file dello stesso schieramento politico della Destra. La proposta
avanzata in Parlamento di ridurre il numero delle feste, indusse Avogadro a
scrivere un apposito opuscolo, per difendere la dignità dell'uomo che, in quanto
essere intelligente e creativo, «senza tempo libero non vive da uomo, e mal lo
conoscono gli economisti che altro non sanno procacciargli se non “lavoro e
pane”». In Parlamento prendeva spesso la parola contro il progetto di legge che
prevedeva l'obbligo del servizio militare e criticò la cessione di Nizza e
Savoia alla Francia, smascherando le reali intenzioni che sull'Italia nutriva
l'ambiguo Napoleone III. Riceve la decorazione della Croce di Ufficiale
dei Santi Maurizio e Lazzaro e continuò a scrivere, oltre a collaborare con
l'Armonia, l'Unità cattolica, l'Apologista, il Conservatore, rivista
quest'ultima stampata a Bologna e di cui è ritenuto uno dei fondatori e
collaboratori. Morì in Torino”, come annotano diversi giornali e riviste, non
ultima La Civiltà Cattolica, che gli dedicò un sentito necrologio. Saggi:
“Saggio intorno al Socialismo e alle dottrine e tendenze socialistiche” (Torino,
Zecchi); -- partito socialista italiano
-- “Sul valore scientifico e sulle pratiche conseguenze del sistema filosofico
di Serbati (Napoli, Societa Editrice Fr. Giannini); “Teorica dell'istituzione
del matrimonio e della guerra moltiforme cui soggiace per Emiliano Avogadro
conte della Motta già Riformatore delle R. Scuole provinciali degli Stati
Sardi, a spese della Societa Editrice Speirani e Tortone, Teorica
dell'istituzione del matrimonio Parte II che tratta della guerra moltiforme cui
soggiace, per E. Avogadro conte della Motta già deputato al Parlamento
Subalpino, Torino, Speirani e Teorica dell'istituzione del matrimonio e della
guerra a cui soggiace, -- che tratta delle difese e dei rimedi, con una
Appendice intorno alla ricerca del principio teorico morale generatore degli
uffizi e dei doveri coniugali,” Torino, Speirani e Tortone, per Emiliano
Avogadro conte della Motta deputato al Parlamento Nazionale, Torino, Tipografia
Speirani e Tortone, “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a
cui soggiace, Parte IV Documenti per E. Avogadro conte della Motta già deputato
al parlamento nazionale (Torino, Speirani); “Gesù Cristo nel secolo XIX, Studi
religiosi e sociali, Modena, Tipografia dell'Immacolata Concezione, “La
filosofia di Serbati” (Napoli, Giannini);
“La festa di S. Michele e il mese di ottobre agli angeli santi, Torino,
Marietti, Il mese di novembre dedicato a suffragio dei morti, Torino, Marietti);
“Le colonne di S. Chiesa. Omaggi a S. Giovanni Battista e ai Santi Apostoli nel
mese di giugno e novena per la festa dei Santi Principi Pietro e Paolo, Torino,
Marietti); “Il mese di dicembre in adorazione al Verbo Incarnato Gesu nascente
e ad onore di Maria Madre SS.ma, Torino, Marietti); “Opuscoli di carattere
storico-giuridico; Rivista retrospettiva di un fatto seguito in Vercelli con
osservazioni al diritto legale di libera censura, Vercelli, De Gaudenzi, Delle
feste sacre e loro variazioni nel Regno sub-alpino, Torino, Marietti); “Quistioni
di diritto intorno alle istituzioni religiose e alle loro persone e proprietà,
in occasione della Proposta di Legge fatta al Parlamento torinese per la
soppressione di alcune corporazioni, Torino, Marietti, Cenni sulla
Congregazione degl’oblati dei SS. Eusebio e Carlo eretta nella Basilica di S.
Andrea in Vercelli e sulla proposta sua soppressione. Per un elettore
Vercellese, Torino, Marietti); “Parole di conciliazione sulla questione della
circolare di S. E. Arcivescovo di Torino); “Del diritto di petizione e delle
petizioni pel ritorno di S. E. l'Arcivescovo di Torino); “Lo statuto condanna
la Legge Siccardi, Torino, Fontana, Erroneità e pericoli di alcune teorie ed
ipotesi invocate a sostegno della proposta di Legge di soppressione di vari
stabilimenti religiosi” (Torino, Speirani e Tortone); “Alcuni schiarimenti
intorno alla natura della Proprietà Ecclesiastica allo stato di povertà
religiosa, ed alle quistioni relative ai diritti e ai mezzi temporali di
sussistenza della Chiesa. Con una Appendice intorno alla legalità nell'esecuzione
della legge sulle Corporazioni religiose” (Torino, Speirani); “Considerazioni
sugli affari dell'Italia e del Papa” (Torino, Speirani); “Una quistione
preliminare al Parlamento Torinese” (Torino, Speirani); “Il progetto di
revisione del Codice Civile Albertino e il matrimonio civile in Italia, Torino,
Speirani); La Rivoluzione e il Ministero Torinese in faccia al Papa ed
all'Episcopato Italiano. Riflessioni retrospettive e prospettive” (Torino,
Speirani); L'Armonia, Civiltà Cattolica, Rivista retrospettiva sopra la
discussione delle leggi Siccardi, Unità Cattolica, Angelo Ballestreri,
segretario della Famiglia, presso l'Archivio Storico di Torino. Enciclopedia
storico-nobiliare italiana, promossa e diretta dal marchese Vittorio Spreti, Milano,
Avogadro di Vigliano F., Pagine di storia Vercellese e Biellese, in Antologia,
M. Cassetti, Vercelli, Avogadro di Vigliano F., Antiche vicende di alcuni feudi
Biellesi degl’Avogadro di San Giorgio Monferrato (e poi Conti di Collobiano e
di Motta Alciata), dalla Illustrazione biellese, XIX, Biella, Corboli G., Per
le nozze del Conte Federico Sclopis di Salerano e della Contessa Isabella Avogadro,
Cremona, Feraboli, De Gregory G., Historia della Vercellese letteratura ed
arti, parte IV, Torino, Di Crollallanza G. B., Dizionario storico-blasonico
delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, I, Sala Bolognese, Dionisotti C., Notizie
biografiche dei vercellesi illustri, Biella, Amos, Manno A., Il patriziato
Subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche
desunte da documenti, I, Firenze, I vescovi di Italia. Il Piemonte, Savio F.,
Torino, Bocca, Bonvegna G., Filosofia sociale e critica dello Stato moderno nel
pensiero di un legittimista italiano: Emiliano Avogadro della Motta in Annali
Italiani. Rivista di studi storici, Bonvegna G., Il rapporto tra fede e ragione
in Avogadro della Motta, in Sensus Communis,
Valentino V., Un difensore rigoroso dei diritti della Chiesa e del Papa,
in Divinitas, rivista di ricerca e di critica teologica, Volumi e tesi
sull'autore Bonvegna G., Emiliano Avogadro della Motta. Il pensiero
filosofico-politico e la critica al socialismo, Tesi di laurea in Filosofia.
Università Cattolica, Milano, De Gaudenzi L., Ultima parola su di una pretesa
ritrattazione del Conte Emiliano Avogadro della Motta, Mortara, Cortellezzi,
De Gaudenzi L., Un'asserzione delFr. Paoli D.I.D.C. tolta ad esame, Mortara,
Cortellezzi, De GaudenziG., Istruzione
del vescovo di Vigevano al Ven.do Suo Clero sul Matrimonio, Vigevano,
Spargella, Manacorda G., Storiografia e socialismo, Padova, Martire G., II,
Roma, Omodeo A., L'opera politica del conte di Cavour, Firenze, Pirri, Carteggi
delL. Taparelli d'Azeglio, XIV di
Biblioteca di Storia Italiana Recente, Torino, La scienza e la fede, XXIV, Napoli Spadolini G., L'opposizione
cattolica da porta Pia, Firenze, Storia del Parlamento Italiano, N.
Rodolico, Palermo Traniello F.,
Cattolicesimo conciliarista. Religione e cultura nella tradizione Rosminiana
Lombardo-Piemontese, Milano, Valentino V., Il matrimonio e la vita coniugale, Facoltà
dell'Italia Centrale, Valentino V., Un'introduzione alla vita e alle opere,
Vercelli, Saviolo, Valentino V., Un laico tra i teologi, Vercelli, Valentino
V., Il pensiero di V. Gioberti, Genova,
Verucci G., Dizionario Biografico Italiano, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, IV, Roma. Guido Verucci,
Emiliano Avogadro della Motta, in Dizionario biografico degli italiani, 4, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Opere
di Emiliano Avogadro della Motta, Emiliano Della Motta (Avogadro), su storia.camera,
Camera dei deputati. DEL SOCIALISMO IN GENERALE . Origini del socialismo nel
razionalismo protestantico. Le prime eresie tentarono soffocare la fede e la
Chiesa ; le seconde, viziar
l'una,esostituirsiall'altra.LuteroeCalvinodistrussero il principio
dellafede,dellamorale,dellasocietà.Idolligermanicercarono rime dio nella
scienza e nell'ecclettismo ; la loro filosofia, il loro diritto
pubblico.IlprotestantismoinFranciafapiùaudaceeribelle.Combat iuto come selta
religiosa produsse i liberi pensatori, che, a titolo di scuola,nedilataronoilrazionalismoempio.PrevisionidiBossuet
.» 17 Il genio di Voltairee de'suoi discepoli fu essenzialmente anticristiano,
Paradossi del Gioberti. La guerra del filosofismo del secolo XVIII con tro la
fede e la scienza fu più radicale di quella del protestantesimo. Suo spirito
non diseparatismo,ma dicosmopolismo. Da tre secoli la preponderanza nell'ordine
delle idee e devoluta in Europa alla G e r m a niaeallaFrancia,colà bisogna
cercare lefonti dell'errar moderno. Diverso carattere delle due nazioni.Nel
razionalismo dell'una,nell'in. credulità dell'altra, stette deposto il primo
articolo della carta sociali stica :Non più autorild Progressi del razionalismo
e dell'incredulità nell'idealismo. Kant,ilsuoantidommatismo;isuoiseguaci.Non
vollero dirsi atei, loro panteismo spurio peggiore dell'ateismo. Non vollero
comparir scetticinematerialisti,masovvertironolascienzaelamoraleconl'i
dealismoapriori.Hegel,el'idealismotrascendentaleepratico.I teo logi protestanti
lo seguirono. Il protestantesimo avea sfigurato fin da principio l'idea di
Cristo ; a cosa la ridusse Strauss. Apparente regres so in Francia dal
materialismo e dalle teorie rivoluzionarie. Principio di tolleranza mal
applicato in tutte le ristorazioni; indi l'indifferenti Prefazione Saggio
-76 pag . PARTE 1. . > 31 CAPO I. CAPO II. L'incredulismo e il filosofismo
francese. CAPO III. e nell'indifferentismo. I tedeschi pensatori seguirono
l'esempio, non la frivolezza dei volteriani.
smoreligiosuepolíticonegliordinipubblici,l'eclettismonella scien
za.Gliecletticivolleromitigarel'idealismogermanico; volleroparer
rispettosialcristianesimo,ma locondannarono come decrepito.La lo
roreligionefilosofica.Non ebbero pensatori.Lamennais,ei razionali sti
cattolici.L'idealismo o l'indifferentismo sono morbi quasi insana
bili.Questicompongonoilsecondoarticolodelsimbolosocialistico: la fede all'Idea
propria. Ne sorge l'amore all'indeterminato futuro,
l'odioaciòcheesiste.GiudiziodiStaudenmayer.L'uomonellostato suo presente non
comporta nè dommatismo assoluto, nè razionalismo
assoluto.Lanaturaeilcristianesimoloeducanocollasedeecolla ra gione,
somministrandogli un'ontologia reale e certa Alcune riflessioni sulle cose anzi
esposte. Ilprotestantismo,ilfilosofismofrancese,e iltedesco,sono professioni
d'ignoranza. Pongono fuori delle condizioni di possibilità la religione e la
scienza, e abbattono la ragione individuale con un'assurda emanci pazione.
Tolgono lo scopo della ricerca della verità.La fede per contro è scienza
iniziale, anche negli ordini naturali promettitrice. Gli spiriti penctranti
previdero da gran tempo il socialismo moderno ; i più furi bondi neproclamarono
epraticaronolemassime.La religionecla so cietà reale erano già condannate in
teoria dall'Idea dei sofisti, cui non possono corrispondere in fatto.La Chiesa
ne è la salute, perchè pre dica la veritàpositiva, e muta le ipotesi
de'sofisti.Questi falsifica rono anche iprincipiipositivi, chevollero
conservare per ricostrurre la società;tolsero la possibilità
dell'amore;sfigurarono leidee di libertà, di eguaglianza, di fratellanza, che
portate all'assoluto si escludono m u tuamente. Il socialisino vuole
ricostituire con queste l'uman genere.Gli
uominididistruzione,equellidell'utopia,sortiaslagellare l'umanità colle
sperienze d'applicazione. etrestadid'esistenzadellesette.Siappoggianoaun
fierodommati smo.Noninventanodottrine,ma scelgonoevolgarizzanolepiùaccon
ceailorofini.Sonolagerarchia,ilsacerdozio,l'esercitodella filoso fia
anticristiana e antisociale, che senza di quelle non sarebbe larga mente perniciosa.Ora
non sono più mere associazioni,ma trasforman dosi divennero società e governi
sotterranei.Una buona storia delle sette sarebbe un gran beneficio ;come
vorrebbe essere fatta.La miglior
difesacontrodiquelleèfarleconoscere.IsommiPonteficilovennero facendo,furonomalsecondati.Leseltemassoniche.Veisaupte
l'illu minismo.Le sette moderne teoriche ed esecutive.La Giovine Europa e
Mazzini.Lorotremezzid'influenza,leloroarti,leloroforze.Non a spirano che alla
propria supremazia e tirannia solto nome di repubblica sociale.Gioberti
ledescrisse con somma perizia mutando l'applicazio
ne.Avveniredellesette.Nonsonoessesoleilsocialismo,manesono la virtù plastica e
direttrice. CAPO VI. Carattere e spirito del socialismo. È l' e t e r o d o s s
i a d e l s e c o l o X I X . E s s a p o r t a a l l ' a p i c e , a l l ' u n
i v e r s a l i t à , a l
l'atto,leempietàedaberrazionide'secoliprecedenti.Lesueideesono 598 pag.
57 CAPO V. CAPO IV. Le sette secrete demagogiche. Esse aggiunsero alle teorie
un organismo artilizioso ed attivo.Tre aspetti, 93 » 123 599
peròterreneeristrette.Èuncattolicismoumanoediabolico,chevuol
esserepiùuniversaledi quello di Cristo.Ilsuo Messianismo.Le sue
stoltepromesseestolteaccusecontrolasocietà.ProfessaodioaDioe a C r i s t o , o
d i o a l l ' u o m o , o d i o a l l a g i u s t i z i a . S o v v e r t e il
n a t u r a l e e il s u pernaturale.L'ideasocialisticanonèintieranellamente
diverün10 mo,ilsolospiritodelmalenepuòabbracciareevolereiltutto.Nelle
mentiumaneprendediversigradieforme.Coldomma dell'ideailso cialismo raccoglie a
sè tutti gli spiriti erranti e passionati ; disordina i
difensoridellaverità;esiinfiltranellementi.Potenza seduttricedel
l'IdeaedelleIdee.Semisocialismo.Unitàdipensiero,discopo,difor ze morali e
materiali nel socialismo,collimanti contro ilcristianesimo.
FapredettodaisantiApostoli.Lamorteconfutaildomma elesperan
zedelsocialismo,erendecalamitoselesue promesse.Ilcomunismo.
Èdoppio;altrofilosoficoeinapparenzaeconomico,altroapertamente
Jadroesensuale.Ilsoloprincipiodellacomunanza nonvaleafondare veruna società che
basti a sè stessa. Esseni ; comunanze monastiche ; sistemi utopistici.
Socialismo e comunismo sono due estremi della stessaidea.La
Franciaètravagliatadipreferenzadalsecondo,laGer
maniadalprimo,ilperchè.Ilprincipiocristianonon puòamenodi somministrare la
soluzione di tutti iloro problemi sociali.Sentenza di Jouffroy PARTE II. DEGLI
SCOMPARTIMENTI PRECIPUI DEL SOCIALISMO . CAPO I.
Dellescuoleedeisistemisocialipiùinsigni,einparticalare dicoli.Hegel le aprì un
orizzonte vasto e pratico colla sua teoria sulla storia,ecollesuevistesulmondo
Germanico.Con questeinfiammdi pietistiprotestanti
eipoliticiambiziosi,specialmentein Prussia.Trovo
ecofranovatorianchecattolicieisraeliti.Lesettedemagogichegerma niche
s'impadronirono dell'idea hegeliana di nazionalità ,ostile alla reli gione e
alla civiltà romana .I sofisti la parodiarono altrove, ad adulare le proprie
nazioni CATO II. Sansimonismo, umanitarismo. Il misticismo di Sansimone
s'indirizza alle passioni sensuali nobilitando le, alle ambizioni
ultrademocratiche esaltando le capacità individuali. : Isuoidiscepoli
l'organizzarono amodo di religione panteistica umani taria.Molti eclettici
dell'università francese ne adottarono iprincipii ideali,compiendo con questi
lametafisica hegeliana.Leroux e l'umanita
rismouniversale;gliumanitariiricusanoleideedipatriaedinaziona lità.Il principio
saņsimoniano penetrò largamente in Francia,e per ogni dove;esso improntò al
socialismo l'aria di religione lasciva e co smopolitica. L'emancipazione della
carne era conseguenza logica del l'emancipazione del pensicro . pag.151
dell'hegelianesimo e neoegelianesimo. Owen e Fourrier vestirono l'idea
socialistica e comunistica di sistemi ri . ) 213 » 235 CAPO NI. Del
svoialismo anarchico e trascendentalmente empio .
Prudhon,discepolointelligenteesfacciato deisocialisti tedeschi,sveld le vere
esigenze del socialismo. Professò esplicitamente l'odio a Dio, l'abolizione di
ogni diritto,l'anarchia;cosa jntenda con talparola.Fla
gellaisocialistiecomunisti,ma èpeggioredi loro. Lesueideefanno impressione,
perchè sono l'espressione la più semplice della idea d'in dipendenza
assoluta.Lecoutrier,lasua Cosmosofiamaterialistica, pro sessa il culto di sè
stesso. Condanna la filosofia e la civilizzazione. Il materialismo e l'anarchia
spaventano in Francia; ostinazione di certi razionalisti,che
nondimenononnevogliono vedereilrimedioaddi tato già da Napoleone Del socialismo
operativo o militante,e di quello latente. Il socialismo pensante sta nelle
scuole panteistiche incredule, l'operativo nelle sette e fazioni
rivoluzionarie. I suoi fasti recenti. Lo scopo princi pale è distrurre
ilcaltolicismo. Perciò cerca di rivoluzionare moral
menteematerialmentelaChiesa.Adocchial'Italiachenetieneilcen tro.Mazzini,la sua
filosofia panteistica, le sue idee di nazionalità e di primato italico parodia
del primato germanico di llegel. Sue contrad dizioni. È lo strumento del
socialismo universale, che non vuol altro in Italia che non più Papu .P e r
progredire il socialismo vesti in Italia tutteleformeeleipocrisie.Cercò
dialluarviilcomunismo politico. Il socialismo latente. L'Inghilterra ne
possiede grandi elementi. Cenni sull'utopiadelMoro.LaRussia. Nissuna
rivoluzione eguaglia quella voluta dal socialismo. Che cosa è una r i v o l u z
i o n e. D i v e r s e s p e c i e d i r i v o l u z i o n i p a r z i a l i ,
c h e o r a l u t t e s ' i n f o r mano dellospiritodelsocialismo.Sono
ingiuste,ruinose,infrenabili nei confini voluti dai moderati, dai dottrinarii,
dai liberali. Cos'è la riforma vera.Coloro non sono riformatori,ma
rivoluzionarji. Possono chiamarsi semisocialisti; lo sono altri in religione,
allri in filosofia, al triinpolitica.Fanno penetrareatrattiatratti
l'idea,edeseguiscono per parti l'opera socialistica. Sono incoerenti.Giudizi diJoutfroye
di Prudhon sui rivoluzionari al minuto. Giudizi di Quinet sui cattolici d e
mocratici predicatori d'indipendenza. Non sorge dai loro sistemi la vera
democrazia,ma l'anarchiaprudonianaintuttelerelazionidegliindi
vidui,edellesocietà fraloro. L'indipendenza assoluta non esisteal mondo.
Riepilogo. Giudizio di Sterne sul principio rivoluzionario so
cialistico,eminentemente anticristiano. Il termine della rivoluzione sociale.
La rivoluzione universale sociale non si compirà mai appieno. La rivolu-, zionereligiosa,comeèpromossadalsocialismo,è
nataafarluogoad 600 . pag. 254 » 280 CAPOY. di questa; e del
semisocialismo. > 323 CAPO IV. Della rivoluzione universale e
sociale;scompartimenti precipui CAPO VI. CAPO VII.
Delpanslavismodemagogico,edelruteno. Undettonapoleonicoinverosimile,omalinteso.Ilpanslavismo.Èdop
pio.L'Idearussa;lasuavivacità per forze moraliemateriali.Lesue arti.È
ostileall'idealatinaecattolica.È religiosaepolitica,panslavi
sticaepanscismatica.L'Italianeèminacciatadoppiamente.Calamità europea,
chesièladissoluzionedellaGermanianell'anarchiareligiosa epolitica.L'idea
russa,oraantirazionalisticaeantidemagogica,può col tempo mutare processo ed
allearsi religiosamente al protestantesi mo,politicamentealla demagogia
europea. La Chiesa non teme,ma aspeita negli ultimi tempi un grande assalto dai
popoli di quelle regio ni,edallaapostasiadeipropriifigli.Quelpanslavismo sembra
desti nato a chiudere l'era del socialismo nostrale.
laci,esuberanti,indefinite.Laveritàel'autoritàhanno l'adesionedella maggioranza,ma
sonomalconosciute.Ilclerocattolicofaquellava gliaturaperufficio,ma
frapopolicoltilascienzaeladimostrazioneè necessaria. Parte dei laici. La
filosofia dee essere ricondotta al suo sta 1 0 n o r m a l e , d a c u i si d i
p a r t i n e g a n d o o t r a s c u r a n d o l ' o n t o l o g i a c r i s t
i a n a elascienzadellasocieiàuniversale deglispiriti.In Italia bisognafar
conoscere le produzioni della scienza straniera, dei paesi cioè in cui la
controversiaè vivace.Bisogna svelare ilfondo dei sistemi socialistici;
formolareconprecisioneiproblemi;porreinlumeiprincipiiassoluti; questinon
impediscono letemperazioni pratiche. Si fa alcontrario. Esempio nella quistione
capitalissima delle relazioni fra Chiesa e Stalo.
Questainassolutononèquistionedilibertà,ma diautorità.Ilprinci pio di libertà
non basta a spiegare l'ordine morale.Teorie del sig.A. Rosmini nelsuo libro
Della Costituzione. Ilproblema religiosoviè mal formolato.Ilprogetto di
costituzione rosminiana non guarentirebbe alla Chiesa nemmeno libertà;include
l'indifferentismo politico;toglie all'ordine civile la base morale. Necessità
della professione religiosa dello Stato. Il problema politico intorno al
diritto e alla giustizia so ciale vi è del pari inesattamente formolato . Nel
criticare le costituzioni
gallicheRosmininonnetacciaiviziiprincipali.Qualesialaquistione politica
odierna;come sia formolata dai socialisti,come da Lainennais. Le emende
proposte dal Rosmini alle costituzioni da lui criticate sono
vane,oinsufficientiafararginealsocialismoecomunismo.Èinutile adulare e
contrastare a metà le idee di moda , se non si risolve il tema del socialismo.
Esso nega Dio e le due leggi provvidenziali per cui l'uo m o è governato
dall'uomo, e il diritto sulle cose materiali è diviso fra gliuomini.Idottrinariiitalianiefrancesisicontentanodimassime
ge neriche, di idee dimezzate, scoza analisi c applicazione. Gli americo
601 unanuovafoggiadidemonolatria;larivoluzionescientificaproducela perdita
dell'unità di senso morale; la civile,un'anarchia,e tirannia in curabile. La
rivoluzione universale,se potesse compiersi,distrurrebbe
inultimol'umangenere.Come ilsocialismo l'odiidiodiosatanico.Il suo termine
logico sarebbe la distruzione dell'ordine di natura e di so prannatura.Ilmondo
nonsaràmai tuttosocialistacome fututtopaga no,perchèlaChiesahadellepromesse
infallibili;ma lenazionicivili
nonnehanno,ecamminanoindolentiversograndiruine.Unaltroso
cialismochesidisponeatrasformareilmondoeuropeo pag. 365 » 389 CAPO VIII.
Timori, speranze, rimedii contro l'invasione delle dottrine socialistiche.
Vuolsi una buona vagliatura delle idee,dei desiderii, delle speranze fal
m a n i i t a l i a n i , e g l i a n g l o m a n i f r a n c e s i, n o
n c o n o s c o n o i t i p i s t r a n i e r i che vogliono imitare.Icattolici
idealisti e razionalisti non comprendono che guastano e snaturano
ilcristianesimo colle misture eterodosse,a vece di farne l'apologia. Quali
sieno dunque le tre vagliature,or peces sarie, delle dottrine e delle voglie
del secolo. САРО ІХ. Ancora alcune osservazioni sul modo di trattare ora le
controversie. partitoviolento.Larivoluzionematerialeèsopita,ma
l'idealesidilala. L'Italiaodierna,elaGermaniaditresecolifa.Dollinger.Èquindiur
genteilbisognodigrandimanisestazionidellaverità,per mezzodella fede e dellaragione.
I governi,ora materialmente forti, sono moral
mentedeboli;l'epocapresentedirazionalismoediopinioniindetermi
natepiegaaltermine.Ilsocialismoyuoldommiefatti,vuolsicontrap porgli la scienza
della fede cristiana,continuando illavorodeipiù grandi genii del cristianesimo.
Che cosa è una filosofia cristiana.La polemica dee essere trattata con
franchezza; tenendo conto di tutti i principii veri e di tutti i fatti;
distinguendo le ricerche di ciò che è giu
sto,ediciòcheèprudente.Nondeecontentarsididebellareglierrori singoli,ma
melterinlucelastoria6losofica,eilsistemauniversale
dell'eterodossia.Ilpanteismoèlasostanza dell'eterodossiamoderna.
Considerazionisulpanteismo,sulsuolungoregno,sullesuefasi.Non
saràl'ultimoerrore.VotoumileeriservatoperunoracolodellaS.Se de,e una condanna
dottrinale e solenne del socialismo e comunismo. Motivi.Insufficienze e
pericoli delle discussioni scientifiche. Il sociali smo,come sistema compiuto,
ha delnuovo; spesso sembra sfuggire agli anatemi degli erroriantichi che
rinnova.Fra icattolici stessi sin ceri visono dubbiezze e illusioni.La gloria
del nome di Cristo è avvi lita.L'ideadiCristo,equindiquelladellaChiesa,sono
menomatein moltementi.Quellaèl'antidotoatuttol'erraremoderno.Lapedagogia
pendeadinsinuareilnaturalismoeilsensualismo.La S.Sedespesso unì alle decisioni,
e condanne dommatiche contro gli errori,le lezioni razionali a illustrar
lementi dei fedeli.Esempi.Così bramerebbesi ora, perchè da molti il socialismo
e comunismo non sono conosciuti quali sono.Condannati,rimarrebbero nolati
d'infamia agli occhi del mondo cristiano,e resi moralmente impotenti. È quel
tutto un arcano di sata nasso, alla sola S. Sede apparterrà svelarlo e
conquiderlo; a lei però sola ilgiudicare dellaopportunità dei mezzi. Intanto,
colle armi già prontedellafedeedellascienza,vuolsidaognunocollesueforzecom
battere la rivoluzione ideale. Teologia e filosofia, rivelazione e ragione,
vogliono andar congiunte, distinte, ma non parallele. Un passo del Mancini.
CONCLUSIONE . D u c f i l o s o f i s m i, d u e r i v o l u z i o n i , c h e
n e m i n a c c i a n o u n a p i ù t e r r i b i l e . P r e
sunzionedeimoderni;giudizideiposteri.Tuttiipartitiscontenti del
presentemiranoall'avvenire;ipiùsciocchisonogliaspettantieineu i r a l i. Il p r
i n c i p i o c r i s t i a n o è i n c a r n a t o n e l l a C h i e s a , e s
s a n o n f a q u i stioni di clericocrazia,quando parla alle genti con
autorità. L'Italia e isuoiriformatorisispecchinonellaGermaniaditresecolifa.La
Chie sa benefica e invitta in tutti i secoli. I fedeli hanno da incoraggirsi;
fra l'idea socialistica e la cristiana sanno quale abbia la verità,e quale ot
Alcuni documentiintorno allescriesegreredemagogiche. Emiliano Avogadro, conte
Della Motta. Il conte Emiliano Avogadro. Emiliano Avogadro Collobiano e Della
Motta. Il Conte Emiliano Avogadro della Motta. Conte Emiliino Avogadro della
Motta. Avogadro di Vigliano, Motta. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Motta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742832931/in/dateposted-public/
Grice e Motterlini – critica della
ragione economica – filosofia italiana – principio di economia dello sforzo
razionale – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Grice: “I like Motterlini – he has written, echoing Kant, a
critique of economic reason, which Stalnaker should read before saying I’m
Kantian rather than Futilitarian!” Specializzato
in filosofia della scienza, economia comportamentale e neuro-economia, e noto
per i suoi saggi in ambito psico-economico su processi decisionali, emozioni e
razionalità umana e per le sue ricerche in ambito epistemologico sulla
razionalità della scienza e il metodo scientifico. Insegna a Milanodove. Consigliere
per le Scienze Sociali e Comportamentali della Presidenza del Consiglio dei
Ministri. Si laurea a Milano, dove porta a termine il proprio dottorato in
filosofia della scienza. Ricercatore di economia politica e professore
associato di filosofia della scienza presso l'Trento; Visiting Associate
Professor al Department of Social and Decision Sciences della Carnegie Mellon di
Pittsburgh, Visiting Research Scholar al Department of Psychology della UCLA. Professore
di filosofia della scienza presso l'Università Vita-Salute San Raffaele.
Tra gli altri incarichi è collaboratore de Il Corriere Economia, Il Corriere
della Sera e Il Sole 24 Ore, per cui ha curato per anni il blog Controvento. È
stato consulente scientifico di Milan Lab, A.C. Milan, fondatore e direttore di
Anima FinLab, di Anima Sgr, centro di ricerca di finanza comportamentale e
Scientific advisor di MarketPsychData, Ls Angeles. È direttore del CRESA
(Centro di ricerca in epistemologia sperimentale e applicata), da lui fondato a
Milano presso la facoltà di filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele.
I progetti di ricerca del centro si concentrano su vari aspetti della
cognizione umana, dal linguaggio al rapporto tra mente e cervello,
dall'economia comportamentale alle neuroscienze cognitive della decisione, con
particolare attenzione all'indagine sperimentale multidisciplinare e alle sue
ricadute pratiche e applicative (per esempio nell'ambito del policy making e
dell'evidence-based policy). A inizio, ha avviato il progetto di finanza
comportamentale per Schroder Italia, dal quale è nato Investimente, un test
psicofinanziario al servizio di risparmiatori, promotori finanziari e private
banker, per raccogliere e quindi analizzare i dati riguardanti le decisioni di
investimento e i bias cognitivi nell'ambito della gestione del risparmio.
Attualmente è direttore dell'E.ON Customer Behavior Lab e Chief Behavior
Officer di E.ON Italia; stesso incarico che ricopre per il Gruppo Ospedaliero
San Donato. Analizza la proposta falsificazionista, rivelando le
difficoltà in cui si imbatte il progetto de-marcazionista e anti-induttivista.
Affrontano quindi il modo in cui si ha preteso superare alcune di queste difficoltà,
e insieme raccogliere la sfida di Duhem circa il carattere olistico del
controllo empirico, tenendo conto delle immagini che il filosofo ha della sua
stessa pratica e riferendosi a particolari casi storici come termine di confronto.
Sull'orlo della scienza e in edizione ampliata. Nel suo “Filosofia e storia”
avanza una interpretazione del progetto razionalista come il prodotto di una
peculiare combinazione delle idee di Platone e Hegel. Ciò è motivo della
straordinaria fecondità di Platone, ma anche di una inesauribile tensione al
suo interno. Una tensione che viene illustrata affrontando la relazione tra
filosofia e storia della filosofia (unita longitudinale) in riferimento alla
questione della valutazione di una data metodologia in base alle 'ricostruzioni
razionali' o construzioni logica a cui essa conduce. Nell'idea che la
metodologia filosofica va confrontate con la storia della filosofia è contenuto
il germe di una logica della scoperta in cui i canoni non siano fissati una
volta per sempre, ma mutano nel tempo, anche se con ritmi non necessariamente
uguali a quelli delle teorie filosofiche. Si focalizza su questioni di
metodologia dell'economia da una prospettiva interdisciplinare che combina riflessione
epistemologica, scienza cognitiva, ed economia sperimentale con aspetti più
tecnici di teoria della scelta e della decisione individuale in condizioni
d'incertezza. Le ricerche di questo periodo analizzano criticamente lo status
delle assunzioni della teoria della scelta razionale, valutando l'impatto delle
violazioni comportamentali sistematiche alle restrizioni assiomatiche imposte
dai modelli normativi di razionalità. Avanzano quindi ragioni epistemologiche
per la composizione della frattura economia e psicologia cognitiva in ambito
della teoria della decisione; e suggeriscono di guardare ai recenti risultati
dell'economia cognitiva in prospettiva di una nuova sintesi 'quasi-razionale'
in cui i modelli neoclassici, integrati da teorie psicologiche che tengano
conto dei limiti cognitivi dei soggetti decisionali, rafforzano le previsioni
del comportamento economico degli esseri umani. Neuroeconomia e
evidence-based policy Le sue ricerche indagano le basi neurobiologiche della
razionalità umana attraverso lo studio dei correlati neurali dei processi
decisionali in contesti economico-finanziari, con particolare attenzione al
ruolo svolto dalle emozioni, dal rimpianto, e dall'apprendimento sociale.
Parallelamente progetta ed esperimenta i modi in cui i risultati dell'economia
comportamentale e della neuroeconomia possono informare politiche
pubbliche più efficaci e basate sull'evidenza. Queste ricerche sono
oggetto dei corsi di Filosofia della scienza e di Economia cognitiva e
neuroeconomia che insegna all'università San Raffaele, e hanno altresì trovato
diffusione attraverso numerosi articoli divulgativi e due libri, Economia
emotiva e Trappole mentali. Il suo ultimo libro è Psicoeconomia di Charlie
Brown. Strategia per una società più felice. Saggi: “Sull'orlo della scienza,”
– Grice: “Must say that ‘orlo’ is a genial word, wish Popper knew it!” –Lakatos,
Feyerabend: Pro e contro il metodo, Cortina, Milano. Popper, Saggiatore-Flammarion, Milano, Lakatos.
Scienza, matematica e storia, Saggiatore, Milano, Decisioni mediche. Un
approccio cognitive, Cortina, Milano.
Critica della ragione economica. Tre saggi: McFadden, Kahneman, Smith, Saggiatore,
Milano, Economia cognitiva & sperimentale, Bocconi Editore, Milano La
dimensione cognitiva dell'errore in medicina, Fondazione Smith Kline, Angeli,
Milano Economia emotiva (Emotional
Economics), Rizzoli, Milano Trappole mentali, Rizzoli, Milano Mente, Mercati,
Decisioni. Introduzione all'economia cognitiva e sperimentale, Egea,
Milano Psico-economia di Charlie Brown.
Strategia per una società più felice, Rizzoli, Milano Alcuni articoli
scientifici, Lakatos between the Hegelian devil and the Popperian blue sea. In
Kampis, G., Kvasz, L., Stoeltzner, M. Considerazioni epistemologiche e
mitologiche sulla relazione tra psicologia ed economia, Sistemi intelligenti,
Il Mulino, Metodo e standard di valutazione in economia. Dall'apriorismo a
Friedman, Studi Economici, Milano. A fMRI Study, PlosONE', Vai in laboratorio e
capirai il mercato (con Francesco Guala) Prefazione a Vernon Smith, La
razionalità in economia. Tra teoria e analisi sperimentale, IBL, Milano.. Neuro-economia
e Teoria del prospetto, voci Enciclopedia dell'economia Garzanti, Milano. Investimente.
Test dell'investitore consapevole
Recensione di Ian Hacking sulla The London Review of Books IlSole24Ore 22.5.//ilsole24ore. com/art/cultura/-05-18/motterlini-spinta-riforme--shtml?uuid=ADAaR2J
ASito personale, su matteomotterlini. Sito CRESA, su cresa.eu. I am strongly
inclined to assent to a principle which might be called a Principle of Economy
of Rational Effort. Such a principle would state that where there is a
ratiocinative procedure for arriving rationally at certain outcomes, a
procedure which, because it is ratiocinative, will involve an expenditure of
time and energy, then if there is a nonratiocinative, and so more economical
procedure which is likely, for the most part, to reach the same outcomes as the
ratiocinative procedure, then provided the stakes are not too high it will be
rational to employ the cheaper though somewhat less reliable non-ratiocinative
procedure as a substitute for ratiocination. I think this principle would meet
with Genitorial approval, in which case the Genitor would install it for use
should opportunity arise. (5) On the assumption that it is cha~acteristic of
reason to operate on pre-rational states which reason confirms, revises, or
even (sometimes) eradicates, such opportunities will arise, provided the
rational creatures can, as we can, be trained to modify the relevant
pre-rational states or their exercise, so that without actual ratiocination the
creatures 84 Paul Grice can be more or less reliably led by
those pre-rational states to the thoughts or actions which reason would endorse
were it invoked; with the result that the creatures can do, for the most part,
what reason requires without, in the particular case, the voice of reason being
heard. Motterlini. Keywords: critica della ragione economica, principle of
economy of rational effort, twice in Grice – in Reply, etc. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Motterlini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743457144/in/dateposted-public/
Grice e
Musatti – l’erote collettivo – filosofia italiana – filosofia fascista –
filosofia del ventennio – Gruppo universario fascista -- Luigi Speranza (Dolo).
Filosofo. Grice: “Musatti reminds me of Malcolm,
“Tonight I had a dream,”” – Grice: “Musatti has explored the implicatures of
‘who’s afraid of the big bad wolf?’, which comes strictly from Grimm – this is
a rhetorical question – and Grimm is implicating that nobody should!” --
Ccesare luigi eugenio musatti. Tra i primi che posero le basi della
psicoanalisi, in Italia. Nato a Dolo, sulla riviera del Brenta, nella
Villa Musatti a del nonno paterno in cui i parenti erano soliti trascorrere la
villeggiatura. Figlio di Elia, ebreo veneziano e deputato socialista
amico di G. Matteotti, e della napoletana Emma Leanza, non fu né circonciso, né
battezzato (durante le persecuzioni razziali si procura un falso certificato di
battesimo dalla parrocchia di Santa Maria in Transpontina di Roma) e non
professa mai alcun credo religioso. Frequenta il liceo Foscarini di
Venezia, poi si iscrive dapprima alla facoltà di Scienze dell'Padova per il
corso di Ingegneria, e immediatamente dopo alla facoltà di Lettere e Filosofia,
dove si laurea in filosofia. Dopo la laurea, si iscrisse per due anni al corso
di Matematica della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali di
Padova, ma non sostenne esame alcuno. Giovinezza A diciannove anni fu
chiamato a Roma per il servizio di leva. Dopo un periodo di addestramento a
Torino, e mandato al fronte come ufficiale, con impegni marginali. Finita la
guerra tornò a Padova per terminare gli studi. Sulla cattedra di Psicologia
Sperimentale c'era Vittorio Benussi, allora chiamato per chiara fama nel 1919 a
insegnare a Padova dall'Graz. Si laurea in filosofia e l'anno successivo
divenne assistente volontario del Laboratorio di psicologia sperimentale. Benussi
si uccise con il cianuro a causa di una grave forma di disturbo bipolare,
lasciando tutto nelle mani di Musatti e di Silvia De Marchi, anch'essa
assistente volontaria, che poi divenne sua moglie. Il suicidio di Benussi fu
scoperto da Musatti, il quale però lo nascose per paura di ripercussioni
negative sulla psicologia italiana in una situazione di fragilità e precarietà
accademica, sottoposta a pressioni da parte sia del regime fascista, con le sue
istanze gentiliane, che della Chiesa Cattolica. Negli anni ottanta Musatti
rivelò che Benussi s'era suicidato, non era morto a causa di un malore.
Nel 1928 Musatti divenne direttore del Laboratorio di Psicologia dell'Padova.
Portò in Italia la Psicologia della Forma con importanti lavori di livello
internazionale. Dopo aver diffuso in Italia la psicologia della Gestalt, divenne
il primo studioso italiano di psicoanalisi. Studiando la psicologia della
suggestione e dell'ipnosi, introdotta in Italia da Vittorio Benussi, approdò
alla psicoanalisi, sulla quale tenne il primo corso universitario italiano. Il
corso si tenne presso a Padova. Divenne allora uno dei primi e più importanti
rappresentanti italiani della psicoanalisi. Nell'Italia degli anni '30 le
teorie di Freud non erano state accolte bene né dalle Università, né dalla
Chiesa cattolica, a causa dell'ideologia culturale gentiliana assunta dal
fascismo. La Società psicoanalitica italiana venne limitata anche dalle leggi
razziali fasciste che colpirono i membri ebrei della società. Benché non fosse
ebreo (poiché figlio di madre cattolica), fu allontanato dall'insegnamento a Urbino
e declassato ad insegnante di liceo. Nominato professore di Filosofia al Liceo
Parini di Milano. Si ritrova con L. Basso, Ferrazzutto e altri vecchi socialisti
con l'intento di creare un partito erede del Partito Socialista Italiano; ebbe
l'incarico di trovare denaro per una prima organizzazione e di allacciare
rapporti col Partito Comunista clandestino. Musatti lavorò anche durante la
guerra. Nel 1944, nel periodo dell'occupazione nazista, fu tratto in salvo
dall'avvocato Paolo Toffanin, fratello di Giuseppe Toffanin, che lo aiutò a
trasferirsi a Ivrea, ospite dell'amico Adriano Olivetti. Con il suo sostegno
fondò un centro di psicologia del lavoro. Ricoprì anche l'incarico di direttore
della Scuola Allievi Meccanici, scuola aperta per formare operai meccanici
specializzati. Successivamente fu richiamato dall'Esercito per andare sul
fronte francese. Ottenne all'Università degli Studi di Milano la prima
cattedra di Psicologia costituita nel dopoguerra in Italia, presso la Facoltà
di Lettere e Filosofia. Vi insegnò per venti anni. A Milano ebbe il periodo più
florido della sua ricerca scientifica: gli studenti affollavano le sue lezioni.
Musatti fu il leader del movimento psicoanalitico italiano nei primi anni del
dopoguerra. A quel periodo risale il suo “Trattato di Psicoanalisi”, pubblicato
da Einaudi. Divenne direttore della “Rivista di psicoanalisi”. Presidente del
Centro Milanese di Psicoanalisi fondato da Franco Ciprandi, Renato Sigurtà e
Pietro Veltri, che gli verrà intitolato dopo la sua morte. Nel 1976 è diventato
curatore della edizione italiana delle Opere di Sigmund Freud, della Casa
Editrice Bollati Boringhieri di Torino. Vecchiaia La località a lui
dedicata Musatti scrisse anche libri di letteratura, tra cui Il pronipote di
Giulio Cesare, che gli fece vincere il Premio Viareggio. Fu eletto per due
volte consigliere comunale di Milano nella lista del PSIUP e fu anche
consulente del Tribunale dei Minori del capoluogo lombardo. Sostenne sempre la
pace, il progresso dei lavoratori, l'emancipazione femminile ed i diritti
civili. Cesare Musatti era ateo, come ebbe a dichiarare in più
occasioni, l'ultima delle quali in uno dei martedì filosofici del Casinò di
Sanremo. Muore nella sua abitazione di via Sabbatini a Milano. L'indomani dopo
una cerimonia laica di commiato celebrata in forma strettamente privata, la sua
salma e cremata a Lambrate. Le sue
ceneri sono tumulate, secondo le sue ultime volontà, nel cimitero comunale di
Brinzio, località in cui era solito trascorrere i periodi di vacanza. Il
suo archivio è conservato presso l'Aspi Archivio Storico della Psicologia
Italiana dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Il comune di Dolo
ha ribattezzato la sua località natale Casello 12 località Cesare Musatti e gli
ha intitolato il locale istituto professionale. Musatti e il suicidio di
Benussi Anche dopo la rivelazione che si era trattato di un suicidio, non parla
mai volentieri della morte del maestro. Nel generale silenzio dello studioso di
Dolo emerge un'intervista. Nell'intervista Musatti confessa di sognare a volte
che in una caserma dei carabinieri in cui viene tradotto, il commissario lo
interroga sulla morte di tre sue mogli (si sposò quattro volte), decedute
tragicamente, e di Vittorio Benussi. A fine colloquio il militare lo intima di
confessare di aver ucciso il maestro per prendere la cattedra di psicologia.
«Io gli rispondoprosegue Musatti, da buon psicoanalistache sicuramente nel mio
subconscio mi sono sentito responsabile per questa e per altre morti. Il
commissario, che non capiva nulla di subconscio, decide: “Mi spiace professore,
ma devo arrestarla”. Io allora gli rispondo: ”Non è possibile commissario,
perché si tratta di delitti commessi più di cinquant'anni fa, e quindi sono
prescritti!”». ‘Cesare’ è un riferimento al pro-zio Musatti, medico
pediatra, uno che aveva visitato il piccolo, nato settimino. ‘Luigi’ e il nome
del bonno materno (L. Leanza, morto in carcere, partecipa alla rivolta anti-borbonica);
‘Eugenio’ e il nome di un altro pro-zio paterno, lo storico Eugenio Musatti;
cfr. Musatti IX-XIII. Forse la psicoanalisi è nata e morta con lui. Il nome
allude alla fermata della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina che il nonno,
presidente della Società Veneta Lagunare, odierna ACTV, aveva fatto aprire per
raggiungere più agevolmente Venezia.
Musatti IX-XIII. Archivio
dell'Università degli Studi di Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di
Lettere e filosofia, Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di scienze
matematiche, fisiche e naturali, Opuscolo del Centro Milanese di Psicoanalisi,
a cura del Comitato Direttivo, redatto da L. Ambrosiano Capazzi Gammaro Moroni,
L.Reatto, L.Schwartz, M. Sforza, M.Stufflesser, Milano Per una storia del Centro Milanese di
Psicoanalisi Chiari, Seminario presso il Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare
Musatti, Milano Freud, Opere (Torino,
Boringhieri); S. Giacomoni, Cerimonia privata per Cesare Musatti, la
Repubblica, è consultabile sul
dell'Aspi, all'indirizzo web AspiArchivio storico della psicologia
italiana, Università degli studi di Milano-Bicocca. D. Mont D'Arpizio, Vittorio
Benussi, Padre della psicologia padovana, in La Difesa del popolo, Mille anni
di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della
Scienza di Firenze, Mia sorella gemella
la psicoanalisi, 1Pordenone, Edizioni Studio Tesi,Luciano Mecacci, Cesare L.
Musatti, voce dell'Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti. Il
contributo italiano alla storia del pensiero. Ottava appendice, Roma, Istituto
della Enciclopedia Italiana. Saggi: “Analisi del concetto di realtà empirica” (Solco,
Città di Castello); “Forma e assimilazione,” in: Archivio italiano di
psicologia, “Elementi di psicologia della testimonianza” (Rizzoli, Forma e
movimento” (Ferrari, Venezia, da: Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere
ed arti, Gl’elementi della psicologia della forma, Gruppo Universitario
Fascista, Padova, Trattato di psico-analisi (Boringhieri, Torino); Super io
individuale e Super io collettivo (Olschki, Firenze); Condizioni
dell'esperienza e fondazione della psicologia” (Universitaria, Firenze,
Riflessioni sul pensiero psicoanalitico e incursioni nel mondo delle immagini
(Boringhieri, Torino); Svevo e la psicoanalisi (Olschki, Firenze); I rapporti
personali Freud-Jung attraverso il carteggio, Olschki, Firenze, Commemorazione
accademica, Olschki, Firenze Nino Valeri, Olschki Firenze, Il pronipote di
Giulio Cesare, Mondadori Milano A ciascuno la sua morte (Olschki, Firenze);
Hanno cancellato Livorno (Olschki, Firenze); Mia sorella gemella la psicoanalisi
(Riuniti, Roma). Una famiglia diversa ed un analista di campagna, Olschki,
Firenze, Questa notte ho fatto un sogno,
Riuniti, Roma, Chi ha paura del lupo cattivo?, Riuniti, Roma, Psicoanalisti e
pazienti a teatro, a teatro (Mondadori, Milano); Leggere Freud, Bollati
Boringhieri, Torino, Curar nevrotici con la propria auto-analisi, Mondadori,
Milano: Geometrie non-euclidee e problema della conoscenza, Aurelio Molaro,
prefazione di Mauro Antonelli, Mimesis, Milano,Treccani Enciclopedie oIstituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. siusa.archivi.beniculturali, italiana di Cesare
Musatti, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.
Cesare Musatti. Musatti. Keywords: erote, Gruppo Universitario fascista, il
collettivo di Jung, l’ego e il noi collettivo Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Musatti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743441919/in/dateposted-public/
Grice e Mustè – la filosofia dell’idealismo
italiano – il dialogo di Socrate e il dialogo di Gentile -- filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma).
Flosofo. Laurea in filosofia con la tesi, “Marx,” borsista dell'Istituto
italiano per gli studi storici di Napoli, dove ha svolto attività didattica e
di ricerca, collaborando con Gennaro Sasso. Redattore della “nuova serie” della
“Rivista trimestrale”. Consegue il titolo di dottore di ricerca alla Sapienza.
Lavora alla "Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici"
dell'Università "La Sapienza" in qualità di “Segretario e Curatore
dell'archivio e della biblioteca di Gentile”. È stato professore a contratto di
Storia della filosofia. Insegna a Roma. È membro del Consiglio
scientifico della Fondazione Gramsci e della Commissione scientifica per la
Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. Ha collaborato con
l'Enciclopedia Italiana, in particolare ai volumi: Il contributo italiano alla
storia del pensiero. Filosofia (ottava appendice), Enciclopedia machiavelliana
e Croce e Gentile. La cultura italiana e l'Europa. Ha diretto la rivista
"Novecento". Fa parte del Comitato scientifico di alcune riviste, tra
cui: "Giornale critico della filosofia italiana", "Annali della
Fondazione Gramsci", “La Cultura”, “Filosofia italiana”. Scrive su diverse
riviste scientifiche, tra le quali, con maggiore continuità: "Giornale
critico della filosofia italiana", "La Cultura", "Studi
storici", "Filosofia italiana". Nel è stato nominato dal Ministero dei beni
culturali Segretario del "Comitato nazionale per il bicentenario della
nascita di Bertrando Spaventa". Dal
al ha insegnato Ermeneutica
filosofica, in qualità di Visiting Professor, alla Pontificia Università
Antonianum. Ricerche Le sue ricerche si sono rivolte alla storia della
filosofia italiana, con contributi dedicati all'idealismo e al marxismo. Per
quanto riguarda l'idealismo italiano, ha indagato i momenti e le figure
fondamentali (sino al profilo complessivo pubblicato nel 2008) e le premesse
nella filosofia dell'Ottocento, specie in relazione al pensiero di Vincenzo
Gioberti (soprattutto con il libro del 2000 su La scienza ideale). Di
particolare interesse gli studi su Bertrando Spaventa e le monografie su Adolfo
Omodeo e Benedetto Croce. Ha dedicato saggi e ricerche al pensiero di Antonio
Gramsci e ad altri momenti del pensiero marxista italiano: del è la monografia su Marxismo e filosofia della
praxis, che ricostruisce la storia del marxismo italiano da Labriola a Gramsci.
Sono noti i suoi studi sul pensiero politico nell'Italia contemporanea, con
particolare riguardo alle figure di Franco Rodano, Felice Balbo, Augusto Del
Noce. Ha approfondito lo studio dell'opera di Marx e in generale la
storia della filosofia tedesca tra Hegel e Nietzsche. Particolare
attenzione ha poi rivolto (con il libro
su La storia e con altri scritti, tra cui quelli sull'evento e sulla
teoria delle fonti) alle questioni specifiche della teoria della
storiografia. Metodi Conduce l’indagine teoretica in stretta relazione
con gli studi di storia della filosofia e di storia della storiografia, in
generale nell’ambito della storia delle idee, adottando un metodo
storico-critico che spesso privilegia l’uso di fonti archivistiche e di
documentazione inedita. Il suo metodo cerca di coniugare l'analisi strutturale
delle opere filosofiche con la ricerca filologica sulle fonti e sulla tradizione
dei testi, con particolare riguardo ai processi di lungo periodo della
filosofia italiana moderna e contemporanea. Saggi:“Storiografia” (Mulino,
Bologna); “Croce, Morano, Napoli Franco
Rodano. Critica delle ideologie e ricerca della laicità” (Mulino, Bologna); “Carteggio
Croce-Antoni, Mulino, Bologna Politica e storia in Bloch, Aracne, Roma La
scienza ideale. Filosofia e politica” (Rubbettino, Soveria Mannelli, Franco
Rodano. Laicità, democrazia, società del superfluo, Studium, Roma Grice:
“’superfluo’ is possibly one of the most unsuperfluous words in the Italian
philosophical dictionary – cf. “I was in New York, which was black out.” --
Gioberti, Il governo federativo” (Gangemi Roma) – nazione e stato federale –
federazione, governo federativo -- Franco Rodano, Cristianesimo e società
opulenta, Edizioni di storia e letteratura, Roma, Il giudizio sul nazismo. Le
interpretazioni -- La storia: teoria e metodi, Carocci, Roma, La filosofia
dell'idealismo italiano, -- Grice: “filosofia” is superfluous here, seeing that
idealism already ENTAILS philosophy!” -- Carocci, Roma, Croce, Carocci, Roma
Tra filosofia e storiografia. Hegel, Croce e altri studi” (Aracne, Roma); “La
prassi e il valore -- la filosofia dell'essere” Aracne, Roma “Filosofia della
praxis” Viella, Roma); “In cammino con Gramsci, Viella, Roma. L'ermeneutica, in
«Rivista trimestrale», Il problema del mondo nel «Tractatus» di Wittgenstein,
in «Rivista trimestrale», Le fonti del giudizio marxiano sulla rivoluzione
francese in «Annali dell'Istituto
Italiano per gli Studi Storici», L'orizzonte liberale di Dahrendorf, in
«Critica marxista», Sturzo e il popolarismo – POPOLARISMO -- nel giudizio, in
Sturzo e la democrazia europea, Laterza, Roma-Bari, Croce e il problema del
diritto, in «Novecento», Metodo storico e senso della libertà” “La storiografia
crociana, in «La Cultura», Omodeo. Il pensiero politico, in «Annali
dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici», Libertà e storicismo assoluto:
per un'interpretazione del liberalismo di Croce, in Croce e Gentile fra
tradizione nazionale e filosofia europea, Riuniti, Roma, “La società civile
democratica, in «Novecento», Sul
giudizio politico, in «Novecento», Il marxismo politico nell'interpretazione di
Noce, in «Poietica», Gioberti e Cartesio, in Bibliopolis, Napoli, Comunismo e
democrazia, in La democrazia nel pensiero politico del Novecento” (Aracne, Roma);
Guido Calogero, in «Belfagor», Gioberti e Leopardi, in «La Cultura», Verità e
storia, in «Storiografia», “La morale”, Rosmini e Gioberti. G. Beschin e L.
Cristellon, Morcelliana, Brescia, Il destino dell'evento nella nuova storia”
francese, in «La Cultura», Carattere e svolgimento delle prime teorie estetiche
di Croce, «La Cultura», Liberalismo
etico e liberismo economico, in Croce filosofo liberale, -- cf. Grice, “Do not
multiply liberalisms beyond necessity: ‘liberalismo semiotico’” – Grice: “Muste
is very witty in distinguishing between liberalism and liberrism!” -- M. Reale,
LUISS University Press, Roma, La teoria della storia in Croce, in «Giornale
critico della filosofia italiana», L'idea di “Risorgimento” in Gioberti, in
«Quaderni della Fondazione Centro Studi Noce», Il significato delle fonti
storiche, in «La Cultura», La storia: teoria
e metodi, in «History and Theory», Il passaggio all'anti-fascismo di Croce, in
Anni di svolta. Crisi e trasformazione nel pensiero politico della prima età
contemporanea, F.M. Di Sciullo, Rubbettino, Soveria Mannelli, Alterità e
principio del dialogo in Calogero, in L'idea e la differenza. – principio
dialogo – il noi -- Noi e gl’altri, ipotesi di inclusione nel dibattito
contemporaneo, M.P. Paternò, Rubbettino, Soveria Mannelli Il principio del nous
nella filosofia di Calogero, in «La Cultura», La filosofia come sapere storico,
in Il Novecento di Garin. Atti del Convegno di studi, G. Vacca e S. Ricci,
Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Gioberti, in Il contributo italiano
alla storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia
Italiana, Roma, Lo storicismo italiano nel secondo dopoguerra, in Il contributo
italiano alla storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della
Enciclopedia Italiana, Roma, Il problema della libertà nella filosofia di
Scaravelli, in «La Cultura», La libertà del volere nella filosofia di Croce, in
Filosofia e politica. G. Cesarale, M. Mustè, S. Petrucciani, Mimesis, Milano,
Il senso della dialettica nella filosofia di Spaventa, in "Filosofia
italiana", apr. Storia, metodo,
verità, in «La Cultura»,, Gentile e Marx, «Giornale critico della filosofia
italiana», Togliatti e De Luca, «Studi storici», Gentile e Socrate, (Grice: cf.
caricature of Gentile as Aristotele in ‘La scuola d’Atene”) -- in La bandiera
di Socrate. Momenti di storiografia filosofica italiana nel Novecento, E. Spinelli
e F. Trabattoni, Sapienza Università, Roma, Gentile e Gioberti, «La Cultura»,
Gramsci, Croce e il canto decimo dell’Inferno di Alighieri, «Giornale critico
della filosofia italiana»,, Spaventa e Gioberti, «Studi storici»,, La presenza
di Gramsci nella storiografia filosofica e nella storia della cultura,
«Filosofia italiana», Dialettica e società civile. Gramsci “interprete” di
Hegel, «Pólemos. Materiali di filosofia e critica sociale», Marx e i marxismi
italiani, «Giornale critico della filosofia italiana», La “via alla storia” di Ginzburg, in Streghe,
sciamani, visionari. In margine a “Storia notturna” di Ginzburg, Cora Presezzi,
Viella, Roma, Filosofia e storia della filosofia nella riflessione di Sasso,
«Filosofia italiana», Opere Sapienza Roma. Dipartimento di studi filosofici ed
epistemologici, su lettere uniroma1. Intervista sulla storia della
"Rivista trimestrale" Intervista di Mustè su Croce del
//diacritica/letture-critiche/lo-storicismo-di-croce-e-la-morte-della-metafisica-intervista-a-marcello-muste
html. Socrate e Gentile -- Se consideriamo i libri custoditi presso la
biblioteca personale di Gio- vanni Gentile, troviamo, a proposito di Socrate,
soprattutto opere di autori italiani, con alcuni dei quali da tempo era in
corrispondenza: oltre le vecchie versioni di Eugenio Ferrai (Padova 1873-1883),
vi figu- rano le edizioni dell’Apologia curate da Francesco Acri (riproposta da
Augusto Guzzo nel 1925) e da Manara Valgimigli (Bari 1929); le opere di
Giovanni Maria Bertini (fra cui l’edizione di Senofonte), che, come si dirà,
avevano occupato la critica di Bertrando Spaventa; quindi i libri che via via,
nella prima metà del secolo, erano apparsi in Italia: quelli di Giuseppe
Zuccante, che Felice Tocco aveva presentato nel 1909 alla Reale Accademia dei
Lincei, poi quelli di Aurelio Covotti, Pietro Mi- gnosi, Antonio Labriola,
Antonio Banfi, Adolfo Levi, Vittorio Beonio- Brocchieri1. Ma a proposito di
Socrate, Gentile utilizzò anche altri mo- menti della storiografia filosofica
italiana, appoggiandosi, per esem- pio, ad alcuni testi dello storico del
cristianesimo Alessandro Chiap- pelli e del romanista Carlo Pascal. Se
allarghiamo lo sguardo oltre i confini nazionali, i riferimenti principali
rimangono quelli di Eduard Zeller (a cui si era prevalente- mente richiamato
Spaventa), ma anche di Theodor Gomperz e di Paul Tannery. Di Zeller, Gentile
possedeva i primi due volumi dell’edizione Mi piace ricordare che la
ricerca su libri, opuscoli e periodici posseduti da Gentile 1 può ora essere
svolta online sul sito della Biblioteca di Filosofia della Sapienza di Roma,
grazie al lavoro di digitalizzazione del catalogo compiuto sotto la direzione
del dott. Gaetano Colli: cfr. Colli 2014, 5-30. Anche il catalogo dei
corrispondenti dell’archivio di Gentile (custodito presso la “Fondazione
Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici” a Villa Mirafiori) è consultabile
nel progetto “Archivi on-line” del Senato della Repubblica. 40 LA
BANDIERA DI SOCRATE italiana della Filosofia dei Greci curata da Rodolfo Mondolfo
(apparsi nel 1932 e nel 1938); e di Tannery conservava la seconda edizione, del
1930, di Pour l’histoire de la science hellène, che la moglie Erminia aveva
donato, con dedica, al figlio Giovannino. A Zeller, come si sa, dedicò un ampio
necrologio nel 1908, nel quale elogiò la sua opera di storico criticandone
tuttavia i princìpi neokantiani2; e avvicinandovi, ap- punto, i nomi di Tannery
e quello, «così geniale», di Gomperz3. Pro- prio a Gomperz, d’altra parte,
aveva fatto un più che positivo riferi- mento nella prolusione palermitana del
1907 su Il concetto della storia della filosofia, dove parlò di un «concetto
equivalente al mio, che nella storia della filosofia si riassuma tutta la
storia dell’umanità»4; e, nella lunga recensione che nel 1909 dedicò al Socrate
di Giuseppe Zuccante, ne parlò come di «uomo di gusto», sia pure privo del
«bernoccolo del filosofo», assumendone soprattutto la critica della
testimonianza di Senofonte5. Gentile si trovò di fronte, fin dalla giovinezza,
due modelli inter- pretativi, tra loro, per altro, connessi. In primo luogo le
pagine che Ber- trando Spaventa aveva dedicate a Socrate, dapprima, nel 1856,
discu- tendo sulla “Rivista contemporanea” la memoria torinese di Giovanni
Maria Bertini Considerazioni sulla dottrina di Socrate6, poi nel grande corso
del 1862 sulla filosofia italiana, dove aveva aggiunto, come ap- pendice, lo
Schizzo di una storia della logica, nel quale riprendeva il tema socratico7. Il
secondo riferimento è Antonio Labriola, la cui memoria su La dottrina di
Socrate era stata ripubblicata da Benedetto Croce nel 1909 per l’editore
Laterza. Per quanto, in maniera caratteristica, nel discorso preliminare del
1900 all’edizione degli Scritti filosofici di Spaventa, si limitò a un breve
cenno alla discussione con Bertini8, e anche nella Prefazione del 1905 al
Gentile 1975a, 159-65. Ibid., 165. Ibid., 122. Gentile 1909, 276. Bertini 1857,
1-35. Ma la memoria, a cui Spaventa si riferisce, era stata presentata nella
seduta del 21 dic. 1854. Poi in Bertini 1903, 1-37. Da una lettera a Silvio
Spaventa, si apprende che l’articolo di Bertrando era solo il primo di una
serie di scritti socratici, che poi non realizzò: cfr. Spaventa 1898, 182-3. La
filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea, in Spaventa
1972, 619. Gentile 2001, 59. 2 3 4 5 6 7 8 Gentile e Socrate 41
volume Da Socrate a Hegel mancò di entrare nel merito della questione9, è da
ritenere, per le ragioni che si vedranno, che l’influenza spaven- tiana pesasse
in maniera determinante nella sua prima lettura di So- crate. Nell’articolo del
1856, Spaventa aveva confutato l’interpreta- zione di Bertini, cercando di
definire i rapporti, da un lato, tra Socrate e la filosofia antica, e, d’altro
lato, tra Socrate e la filosofia moderna. Per tale confutazione, si era
appoggiato al capitolo hegeliano delle Le- zioni sulla storia della filosofia e
all’opera di Zeller, ma anche, per deter- minare i caratteri generali del
pensiero greco, alla traduzione francese di Claude Joseph Tissot della Storia
della filosofia di Heinrich Ritter10. Tuttavia, la lettura di Socrate risultò
ben diversa da quanto quei libri potevano suggerirgli. Possiamo dire, in breve,
che se per Hegel è Par- menide il vero iniziatore della filosofia, perché ha
sollevato il pen- siero alla massima astrazione dell’essere11, per Spaventa la
filosofia inizia propriamente con Socrate, che ha scoperto la dimensione del
“concetto”, superando il naturalismo immediato della precedente vita greca. La
critica a Bertini si appuntava su questo aspetto. Per Bertini, di fronte
all’attacco dei sofisti, Socrate aveva restaurato l’ethos greco, sal- vandolo
dalla dissoluzione. Per Spaventa, le cose andavano diversa- mente. Non solo
Socrate non aveva restaurato la vita greca, ma le aveva inferto «il vero colpo
di grazia» (La dottrina di Socrate, in Spaventa 1972, 18), ponendo un nuovo
principio, quello della «soggettività universale» (ibid., 24): caratterizzata
la filosofia presocratica come indistinzione immediata di pensiero ed essere,
Socrate aveva inaugurato l’antitesi dei due termini, senza tuttavia trovarne
l’unità e la sintesi, e anzi la- sciando al pensiero moderno questo compito
ulteriore. I sofisti, dun- que, lungi dall’essere dei distruttori, si
presentavano quali profondi innovatori, anche se il loro soggettivismo era
piuttosto un individuali- smo, fermo alla dimensione naturale ed empirica
dell’individuo. So- crate trasformava, con la dottrina del concetto, questo
individualismo in un autentico, universale soggettivismo: «in questo senso» –
scriveva Spaventa – «Socrate e Cartesio, che che ne dica il professor Bertini,
si rassomigliano» (ibid., 43). 9 Spaventa 1972, 3-9. Parmenide, Hegel
1981, 71-2. 10 Ritter 1835-1836. 11 Cfr. Hegel 1930, 273-83 e Hegel 1932,
40-109. Ma soprattutto, per il riferimento a 42 LA BANDIERA DI SOCRATE Da
questo punto di vista, Socrate non appariva affatto come un fi- losofo pratico
o morale, ma come un filosofo schiettamente teoretico. Più precisamente, il
carattere della sua filosofia veniva indicato in un radicale formalismo.
Bisogna prestare attenzione all’uso che Spaventa fece di questa espressione,
per certi versi anticipando i temi della sua riforma della dialettica.
Formalismo significava che Socrate, scoprendo il principio nuovo della
«soggettività universale», lo riconosceva solo nella forma, nell’attività
dialogica della ricerca della verità, in quanto presupponeva, alla maniera di
tutto il pensiero antico, il contenuto og- gettivo e naturale: se per i
moderni, scriveva, la soggettività è non solo «universale» ma «assoluta», «il
puro rapporto del pensiero a se stesso», per Socrate «non è già il soggetto che
determina l’essere oggettivo, ma l’essenza oggettiva delle cose che determina
il soggetto» (ibid., 29). La visione moderna – per cui, come si chiarirà nella
riforma della dialet- tica, il pensiero è negazione determinante dell’essere12
– appariva qui rovesciata, nel senso che l’essere si delineava come il cercato,
come la verità ideale del soggetto. Questa tesi del formalismo era quella vera-
mente decisiva nell’interpretazione di Spaventa, poiché a essa veni- vano
ricondotti tutti i temi della riflessione socratica: l’induzione, il dialogo,
l’ironia, e poi soprattutto l’ignoranza, interpretata come con- sapevolezza
della mancanza di verità del soggetto, quasi come ammis- sione del limite
storico della propria posizione. E ancora, l’eudemoni- smo socratico diventava
(seguendo qui i Magna moralia) l’assenza del concetto del Bene e, quindi, la
sua identificazione con l’utile. Infine, ed è un altro aspetto di rilievo (e
qui la fonte era in parte aristotelica in parte hegeliana), mancava in Socrate
la psicologia, cioè la cognizione della parte irrazionale dell’individuo, delle
passioni: la sua soggettività «universale» non riusciva a cogliere né il
contenuto del concetto né la base irrazionale dell’individuo, restando sospesa
tra il particolare e l’universale e non potendo intravedere la sintesi e
l’unità tra i due momenti, cioè l’autentica realtà e immanenza del concetto13.
Nella memoria su La dottrina di Socrate, con la quale vinse, nel 1869, il
premio della Regia Accademia di Scienze Morali e Politiche di Na- poli,
Labriola non citò mai lo scritto di Spaventa, ma certo ne riprese 12 Si veda
per questo aspetto Mustè 2014, 1-28. 13 La dottrina di Socrate, in Spaventa 1972,
56. Gentile e Socrate 43 almeno un paio di aspetti14. In primo
luogo riprese la tesi del formali- smo, a cui dedicò la parte centrale dello
scritto e che anzi sviluppò fino alle conseguenze estreme, mostrando come «il
suo [di Socrate] sapere è pura esigenza» e «quello che egli cerca deve ancora
trovarlo» (La- briola 2014, 593). In secondo luogo, insisté sulla mancanza in
Socrate di ogni notizia di psicologia (ibid., 609; 655), con accenti e motivi
molto simili a quelli che Spaventa aveva adoperato nella polemica con Ber-
tini. Ma certo mutava il quadro complessivo dell’interpretazione, anzi tutto
per la scelta, molto radicale, di affidarsi esclusivamente o quasi alla
testimonianza di Senofonte, non attribuendo, scriveva, «a Socrate nessun
principio, massima, o opinione che non sia, o esplicitamente riferita, o
indirettamente accennata da Senofonte» (ibid., 557); poi per il fatto che la
tesi spaventiana del formalismo serviva ora a recidere i rapporti tra Socrate e
la tradizione filosofica presocratica (ibid., 555), superando il problema
stesso che aveva animato la discussione tra Spaventa e Bertini. Per Labriola,
Socrate non era affatto un filosofo: «Socrate come semplice filosofo – scriveva
– è un parto d’immagina- zione» (ibid., 569); e tanto meno poteva essere
considerato come «il creatore del principio della soggettività» (ibid., 584),
neanche di una soggettività «universale» come quella di cui Spaventa aveva
parlato. Al contrario, la figura di Socrate era ricondotta a due linee
fondamen- tali di lettura, tra loro convergenti: da un lato il processo di
sviluppo della religione greca, dove Socrate aveva inserito l’idea della
divinità «come intelligenza autrice e reggitrice del mondo» (ibid., 563), riu-
scendo per questo «a isolare la sfera morale dalla naturale» (ibid., 604);
d’altro lato, in relazione agli studi che allora conduceva per «una storia
dell’etica greca» (ibid., 589 nota) interpretò Socrate come concreta
espressione della crisi della storia greca, come l’emergere di una colli- sione
tra forma della tradizione e volontà dell’individuo: per cui, sorge
nell’individuo «il bisogno di rifarsi da sé quella certezza» che l’opinione
comune ha smarrito, tornando a porre, con l’esercizio del dialogo, le 14
L’interpretazione di Labriola è stata analizzata da G. Cambiano, Il Socrate di
Labriola e la storiografia tedesca e da E. Spinelli, Questioni socratiche: tra
Labriola, Calogero e Giannantoni che si leggono rispettivamente nel primo e nel
terzo volume di Punzo 2006, 31-44 e 755-93, Spinelli ricorda opportunamente un
breve quanto penetrante articolo di Gabriele Giannantoni, Il Socrate di
Labriola, apparso nel supplemento di “Paese sera” il 14-15 lug. 1961. Tra gli
altri studi, mi limito a ricordare Cerasuolo 1987, 559-69, e le lucide
osservazioni di Poggi 1981, 14-6. 44 LA BANDIERA DI SOCRATE domande
induttive sulla definizione, sul «cosa è» la giustizia, la virtù, la santità.
Per certi versi, Labriola seguiva la linea interpretativa di Spa- venta, ma ne
modificava la prospettiva, calando Socrate non più nel centro problematico
della storia della filosofia ma in quello della vita religiosa e sociale del
mondo greco. A prescindere dallo sviluppo peculiare che ebbe nella memoria di
Labriola, la tesi spaventiana del formalismo di Socrate restò alla base delle
prime riflessioni di Gentile. Già nella tesi di laurea su Rosmini e Gioberti –
dove il problema principale, sulle orme di Donato Jaja, era quello
dell’intuito, e quindi della profonda differenza tra l’intuito ro- sminiano
dell’essere puro e quello, platonico ma soprattutto prove- niente da
Malebranche, delle idee determinate e formate (Gentile 1955a, 213) – i
riferimenti a Socrate risentono della discussione di Spa- venta con Bertini. Lo
si vede, soprattutto, nella nota che inserì per di- scutere la memoria di
Aurelio Covotti Per la storia della sofistica greca. Studi sulla filosofia
teoretica di Protagora (pubblicata nel 1896 negli “An- nali” della Regia Scuola
Normale Superiore di Pisa), dove, criticando le interpretazioni di Wilhelm
Halbfass e di Theodor Gomperz, ribadì la necessità di distinguere
l’individualismo empirico di Protagora dal soggettivismo di Socrate, pur
sottolineando la sua distanza dal kanti- smo, mancando ancora in Socrate «il
concetto del pensiero come pro- duttività» (Gentile 1955a, 249-50, nota 1). Una
lettura, questa, che trovò poi uno sviluppo più organico nella recensione del
1909 al Socrate di Zuccante, dove criticò «l’interpretazione soggettivistica»
di Protagora, che l’autore aveva dato, insistendo piuttosto sul rapporto con Demo-
crito: con riferimento a un articolo di Victor Brochard, affermò anzi che la
tesi dello storico francese andava «rovesciata», perché non Demo- crito aveva
appreso da Protagora i princìpi della gnoseologia sofistica, ma viceversa
questo, Protagora, era stato «scolaro» di quello, di Demo- crito (Gentile 1909,
281, nota 1)15. Questo tema del rapporto tra Socrate e Protagora era d’altronde
essenziale nell’equilibrio del libro, perché tanto Rosmini che Gioberti avevano
appunto confuso i due momenti (l’individualismo e il soggettivismo), lasciando
oscillare la figura di Socrate tra Protagora e Platone: «il Gioberti» –
spiegava Gentile – 15 Gli articoli di Brochard vennero ristampati in Brochard
1912 (ma si veda la 4° edizione ampliata, Paris 1974, con l’introduzione di
Victor Delbos). Gentile e Socrate 45 «come il Rosmini, non conosce
altro soggettivismo che il falso antro- pometrismo protagoreo», e perciò,
aggiungeva, si vede costretto a tro- vare in Socrate Platone, «altrimenti del
maestro di Platone non si fa che una ripetizione di Protagora» (Gentile 1909,
258-9). Alla maniera di Spaventa, insomma, il soggettivismo di Socrate non
andava confuso né con l’individualismo di Protagora né con la successiva
dottrina pla- tonica delle idee. Questo atteggiamento spiega anche la presenza
di Socrate nel sag- gio del 1900 su La filosofia della prassi, dove, per
dimostrare che Marx aveva assunto il concetto della prassi dall’idealismo, e
non dal mate- rialismo, chiamò in causa il «soggettivismo di Socrate», facendo
dell’antico filosofo greco il primo idealista, anzi il primo teorico della
praxis: perché, spiegava Gentile, Socrate non concepiva la verità come un bene
formato da trasmettersi, ma come il risultato di un «personale lavorio
inquisitivo», cioè del dialogo e dell’arte maieutica: «il sapere – concludeva –
importava per Socrate un’attività produttiva, ed era una soggettiva
costruzione, una continua e progressiva prassi» (Gentile 1959a, 72). Altrove
scriveva che il merito di Socrate «consiste appunto nel superamento di quella
dualità di volontà e intelletto, che è presup- posta così dal determinismo come
dal concetto del libero arbitrio»: e arrivava ad affermare che, se avesse
approfondito questo aspetto, sa- rebbe stato condotto «al concetto hegeliano
dell’unità di libertà e ne- cessità razionale» (Gentile 1909, 286). Di questa
singolare definizione di Socrate come primo idealista, Gentile darà una
spiegazione, nel 1920, nei Discorsi di religione, quando dirà che, con Socrate,
«la filosofia acquista coscienza del suo carattere idealistico», anche se
questa co- scienza «si oscurerà tante volte nel corso del suo sviluppo storico»
(Gentile 1965, 328): e quasi per dare un esempio di tale oscuramento, ricordava
l’«idealismo ancora naturalistico» di Platone e Aristotele, che aveva
ricompreso l’intuizione socratica nel realismo del «mondo delle idee» e in
quello di «Dio, forma o atto puro, o pensiero del pen- siero» (ibid., 329).
Questi primi riferimenti, in larga parte ispirati dalla posizione di Spaventa,
cominciarono a complicarsi negli anni appena successivi, quando Gentile iniziò
a elaborare la filosofia dell’atto puro, e quindi, bisogna aggiungere, ad
approfondire la distanza tra dialettica del pen- sato e dialettica del pensare,
tra pensiero antico e pensiero moderno. Un preludio della successiva lettura di
Socrate può essere indicato, 46 LA BANDIERA DI SOCRATE d’altronde, nella
lunga recensione del 1909 al Socrate di Giuseppe Zuc- cante, dove Gentile,
richiamandosi implicitamente (senza mai citarla) alla posizione di Spaventa,
chiarì due aspetti fondamentali della pro- pria interpretazione. In primo
luogo, in un passaggio di particolare im- portanza, rielaborò e chiarì la tesi
del formalismo socratico, definito appunto come la sua «gloria». Scrisse
infatti: la verità è che la ricerca socratica è prevalentemente umana, perché
l’uomo coi sofisti era venuto al primo piano della speculazione, segna- tamente
nella rettorica. E lo stesso tentativo di sollevare a scienza la rettorica,
operato dai sofisti, ne mette a nudo l’essenziale formalismo, e fa sentire il
bisogno di quella più schietta e più concreta scienza dello spirito, che
Socrate persegue col suo motto divino: conosci te stesso. Qui è la radice
dell’unità [...] del suo interesse speculativo, teorico, e del suo interesse
morale, pratico: qui anche la radice del formalismo spe- culativo e morale, a
cui s’arresta lo stesso Socrate. Il quale supera la forma rettorica con
l’affermazione del contenuto della rettorica (giusto, ingiusto ecc.): ma di
questo contenuto non definisce altro che la forma: il concetto come universale,
non intravveduto da nessuno dei filosofi precedenti: il concetto di ogni cosa
(logica) e il concetto stesso del giusto (morale). In che consiste il valore di
questa scoperta, che è la gloria di Socrate (Gentile 1909, 284). In secondo
luogo, stabilito il senso del formalismo socratico, Gen- tile chiariva il
significato della scoperta logica di Socrate, affermando che si trattava non
solo, e non tanto, della scoperta del concetto, ma del «concetto del concetto»,
della «essenza dello spirito»: se i filosofi prece- denti sempre avevano
adoperato concetto e definizione, ora Socrate sollevava il pensare a «pensiero
del pensiero», conferendo agli uomini una «seconda vista», quella della
schietta universalità (ibid., 285). Gra- zie a Socrate, il pensiero diventava,
per la prima volta, oggetto di sé stesso, sostituendosi all’orizzonte della
natura: e questo, oltre quello più limitativo dell’assenza di un contenuto
assoluto, era il carattere del suo formalismo, inteso appunto come
considerazione della forma logica in sé stessa. Negli scritti di questo
periodo, l’accento cominciava a battere con più forza sulla continuità tra
Platone e Aristotele, perché – scriveva – «con Aristotele [non] si fa un passo
avanti» rispetto al metodo trascen- dente di Platone (Gentile 1975a, 202). Non
solo infatti, come precisò Gentile e Socrate 47 nella prolusione
palermitana del 1907 su Il concetto della storia della filo- sofia, Platone
aveva «trasformato» il concetto socratico in «idee eterne e immobili, puro
oggetto della mente» (ibid., 113); ma iniziò a riportare la filosofia di
Platone alla fonte eraclitea e soprattutto a quella parme- nidea, che ai suoi
occhi costituiva il vero approdo del Teeteto e del So- fista: «Platone» – scriveva
– «non vide mai altro che l’essere immobile e realmente immoltiplicabile, tal
quale l’essere (fisico) degli Eleati. Qui si doveva arrestare una filosofia
ignara della natura dello spirito» (ibid., 201, nota 1). Più che Socrate,
dunque, la filosofia di Platone in- contrava, con la teoria delle idee,
l’essere di Parmenide, superando in esso anche la primitiva lezione di Cratilo.
Fu nel primo volume del Sommario di pedagogia (dunque nel 1912) che il giudizio
su Socrate cominciò ad assestarsi. Gentile vi si soffermò in due diverse parti
dell’opera: in primo luogo, nella sezione su L’uomo, a proposito dei concetti;
in secondo luogo, nella parte terza, su Le forme dell’educazione. Il capitolo
che dedicò al «merito di Socrate sco- pritore del concetto» finì per risultare
piuttosto singolare. Riconobbe a Socrate il «merito straordinario» di avere
affermato «il carattere uni- versale del vero» (Gentile 1982, 71); ma subito
aggiunse che quel con- cetto non era poi il vero concetto, il conceptus sui, ma
una forma che, conseguita per via induttiva, con «un processo di
generalizzazione», era piuttosto irreale, astratta, lontana dalla concreta
determinazione del mondo: offrì insomma del concetto socratico una lettura
singolar- mente negativa, quasi rappresentandolo nella figura degli pseudocon-
cetti o finzioni che, nella Logica e nella Filosofia della pratica, Croce aveva
teorizzato. Di più, in un capitolo successivo, affermò che il concetto
socratico, «base dell’erronea teoria platonica e aristotelica del con- cetto» (ibid.,
81), presupponeva la scissione tra teoria e pratica: ne- gando dunque a Socrate
proprio quel merito che, come abbiamo osser- vato, gli aveva riconosciuto nel
saggio su La filosofia della prassi. La considerazione trovava uno sviluppo
rilevante, come si diceva, nella terza parte dell’opera, dove Gentile poneva la
figura di Socrate all’origine del concetto di «educazione negativa»,
collocandolo sulla stessa linea che, nell’epoca moderna, avrebbe prodotto la
«possente» opera di Rousseau. A questo principio dell’educazione negativa, Gen-
tile tornava a rivolgere un elogio, perché capace di implicare «l’imma- nenza
del divino nell’uomo» (ibid., 198) e dunque di anticipare lo spi- rito di
libertà di Rousseau: ma anche qui osservava che Platone aveva 48 LA BANDIERA
DI SOCRATE convertito la maieutica socratica in un innatismo delle idee, come
un ritorno dell’anima «a quella pura cognizione originaria che ella si reca in
sé dalla nascita» (ibid., 200). Una critica, d’altronde, che si legava
all’idea, sostenuta ancora nei Discorsi di religione, secondo cui il pen- siero
antico non poté mai accedere al problema morale, perché privo del principio
stesso della volontà (Gentile 1965, 357-60). In tutta la prima fase della sua
riflessione, Gentile tenne fermo il Socrate di Spaventa, cioè la tesi del
formalismo e della scoperta della soggettività universale, via via innestandovi
i motivi essenziali nella propria filosofia: così, nell’Introduzione alla
filosofia (1933) parlerà di So- crate come del «primo grande martire degl’interessi
più profondi dell’uomo e della sua nobiltà e grandezza» (Gentile 1981, 7), come
di colui che, con il Nosce te ipsum, aveva vinto l’antico naturalismo e sco-
perto la «concezione umanistica del mondo»; e nella più tarda Filosofia
dell’arte (1943) arriverà a svolgere il motivo spaventiano (e labrioliano)
della mancanza di una psicologia in Socrate nella tesi, ben più radicale,
dell’assenza del sentimento e, in generale, del principio dell’arte in tutto il
pensiero antico (Gentile 1975b, 144-5 e 306). Ma la trasforma- zione essenziale
e decisiva avvenne certamente nelle opere più siste- matiche dell’attualismo,
in modo particolare nel Sistema di logica, quando Socrate, come ora vedremo,
acquistò il volto più complesso di fondatore del logo astratto: che era uno
svolgimento dell’idea, comun- que presente in Spaventa, che proprio in lui, in
Socrate, e non in Par- menide e nei filosofi presocratici, andava indicato
l’autentico inizio della filosofia occidentale. Nella Teoria generale (1916),
dove il problema fondamentale era quello dell’individuo e dell’individualità,
si faceva più nitido il quadro dell’intero sviluppo della filosofia greca,
ponendo al centro del natu- ralismo quella che definì «la disperata posizione
di Parmenide» (Gen- tile 1959b, 107), quintessenza dell’intero mondo mitico e
presocratico e carattere della «seconda natura» delle idee, stabilita da
Platone. Tra Parmenide e Platone, Socrate appariva come colui che aveva operato
«la netta distinzione tra genere e individuo» (ibid., 59), non riuscendo certo
a trovare la sintesi tra i due momenti, ma lasciando aperta, con il suo
formalismo, tanto la via platonica tanto quella aristotelica. Di fronte a
entrambi, a Parmenide e a Platone, Socrate era delineato come colui che «scopre
il concetto come unità in cui concorre la va- rietà delle opinioni» (ibid.,
106): affermazione di grande significato, Gentile e Socrate 49 perché,
almeno in senso formale, indica una rottura dell’intero natu- ralismo antico,
un presagio – se così può dirsi – della sintesi e della vera individualità, che
solo il pensiero moderno, osservando il con- cetto come conceptus sui e come
autocoscienza, arriverà, dopo il cri- stianesimo, a compiere. Però, come si
diceva, solo nei due volumi del Sistema di logica, il primo del 1917 e il
secondo del 1921, la figura di Socrate acquistò una nuova luce e un più preciso
significato, all’interno della dialettica del logo astratto e del logo
concreto. Possiamo dire che il punto centrale della considerazione delle forme
storiche del logo astratto è proprio il passaggio da Parmenide a Socrate, che è
poi il passaggio dal naturali- smo antico alla logica del pensiero pensato,
inteso come momento eterno e insuperabile del logo. Il punto socratico è quello
fondamen- tale, se non altro perché, superando la posizione, disperata e
assurda, di Parmenide, Socrate pone, nel concetto universale, l’intero circolo
del pensiero antico, che in Platone (con la teoria della divisione) e in Ari-
stotele (con la teoria del sillogismo) troverà solo uno sviluppo coerente e un
adeguamento. All’altezza della dottrina del logo astratto, Gentile segnava con
meno forza, rispetto ai testi precedenti, il distacco tra So- crate e Platone,
ma indicava con molta più forza la differenza tra So- crate e Parmenide. È vero
che, in un passaggio non privo di ambiguità, disse che Parmenide rappresentava
«il fondatore [...] della logica dell’astratto», colui che «per primo cominciò
a intendere in tutto il suo rigore il concetto del logo quale presupposto del
pensiero» (Gentile 1955b, 147). Ma subito precisò che tale fondazione del logo
era in verità una negazione del pensiero, perché il suo essere, privo di
determina- zione e di differenza, è in realtà mancanza di pensiero, il nulla
del pen- siero, il semplice immediato: e per Gentile, così come per Spaventa,
non è l’essere di Parmenide a segnare l’inizio della logica, come acca- deva in
Hegel, ma il concetto universale di Socrate. È con Socrate in- fatti, come
ripete più volte (concordando, per altro, con quanto Croce aveva sostenuto
nella Logica)16, che «nasce formalmente la scienza della logica» (Gentile
1955b, 153), che viene posto non «l’immediato essere astratto», ma la
«mediazione», il «rapporto tra soggetto definito e predicato onde si
definisce», per cui, concludeva, «l’astratta identità dell’essere naturale di
Parmenide e di Democrito qui è vinta». E altrove 16 Croce 1981,
302-3. 50 LA BANDIERA DI SOCRATE chiariva: «la logica comincia
propriamente con Socrate, quando l’es- sere spezza la dura crosta primitiva
della immediatezza naturale, in cui s’era fissato nelle concezioni degli Eleati
e degli Atomisti, e si me- dia nella forma più elementare possibile del
pensiero: identità che sia unità di differenze» (ibid., 169). Nel concetto
socratico, nella definizione, è già tutta la logica antica, che troverà nella
dialettica platonica e nel sillogismo aristotelico solo uno sviluppo
necessario. Più precisamente, Socrate diventa, nel Si- stema di logica, il
fondatore della logica dell’astratto, che non si esprime più nell’assurda immediatezza
di A (essere naturale), ma nel rapporto A=A, che indica il principio d’identità
e l’intero «circolo chiuso», come lo definì, del logo astratto: rapporto che è
già rapporto di pensiero, perché il primo A si distingue dal secondo A,
generando la figura del giudizio, sia pure di un giudizio analitico e
definitorio. Così, il passag- gio (che impegnò il secondo volume dell’opera)
dal logo astratto al logo concreto indicava anche il merito e il limite della
posizione socra- tica, il suo elogio e la sua critica: perché il «circolo
chiuso» che Socrate aveva fondato, immettendo l’uomo nella regione del
pensiero, era pur sempre un circolo, una mediazione e un movimento, e perciò
inclu- deva, sia pure in maniera inconsapevole, il riferimento del pensato al
pensare, dell’astratto al concreto. Lo includeva, come spiegò, nella forma
«mitica» di tutto il pensiero antico, non ancora come «pensa- mento del logo
astratto nel concreto», ma viceversa come «pensamento del logo concreto
nell’astratto» (Gentile 1942, 178). La lettura del momento socratico sembrava
così compiuta nei ter- mini fondamentali. Ma negli ultimi mesi della sua vita,
Gentile delineò una intera storia della filosofia, che doveva fare parte della
collana «La civiltà europea» della casa Sansoni, e di cui riuscì a scrivere
solo la prima parte, fino a Platone. Di questa opera, che è stata pubblicata
nel 1964 a cura di Vito A. Bellezza, ci rimane, tra le carte del filosofo,
l’in- dice dell’intero lavoro (che si sarebbe dovuto concludere con la consi- derazione
di Varisco, Martinetti, Croce e Gentile stesso) e il mano- scritto di un
«prospetto» che si riferisce alla parte successiva e non scritta sulla
filosofia antica, fino alla sezione terza, che avrebbe dovuto occuparsi di
epicurei, stoici, scettici, accademici e neoplatonici17. 17 Archivio della
“Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici”, manoscritti pubblicati
(1964-1967). Gentile e Socrate 51 In questo ultimo scritto sulla
filosofia antica, Socrate diventava ve- ramente il centro dell’intera
considerazione, lo snodo decisivo tra na- turalismo e metafisica. Più chiara e
conseguente risultava, in primo luogo, la ricostruzione della filosofia
presocratica. Le due figure prin- cipali di questa epoca, Parmenide ed
Eraclito, rappresentavano due aspetti complementari della medesima intuizione
della natura e del cosmo, priva della luce del pensiero: nell’essere di
Parmenide, che è lo stesso fuoco di Eraclito fermato nel suo eterno ardere, si
riassume il peccato capitale della prima filosofia greca, che ora Gentile
definiva come «misticismo» (Gentile 1964, 68), come «intellettualismo» e «for-
malismo» (ibid., 74), cioè – spiegava – come il primo esempio di una filosofia
«che fa lavorare il cervello, ma lascia, si può dire, vuoto e inerte il cuore».
E tutto il successivo atomismo, soprattutto in Demo- crito, gli appariva come
l’esito naturale di tale originaria assenza del pensiero, che finì, come doveva
finire, nel «pretto materialismo», dove «il pensiero è identico alla
sensazione» (ibid., 91). S’intende perché, nella linea che già era stata di
Spaventa, Gentile riservasse parole di elogio alla sofistica: a Protagora, come
a colui che scopre «il tarlo se- greto che rode questo essere a cui pur tutto,
per chi pensa e ragiona, si riduce» (ibid., 97-8), e che costituisce, dunque,
tanto l’autocritica in- terna quanto il logico compimento del naturalismo
eleatico; e soprat- tutto a Gorgia, che scopre «la potenza della parola», di
quell’elemento attivo e umano che l’essere di Parmenide non poteva includere né
spie- gare: una potenza, quella della parola, che rappresenta l’emergere di un
nuovo mondo, di cui «non siamo più soltanto gli spettatori, ma vi facciamo da
attori» (ibid., 111). Sono i sofisti, perciò, che «preparano Socrate e tutta la
filosofia del logo che ne deriva», che «rendono possibile la scoperta di questo
nuovo mondo» (ibid., 98). E il capitolo su Socrate, come si diceva, co-
stituisce il cuore di tutta l’interpretazione che qui Gentile proponeva del
pensiero antico. A differenza di Labriola, anzi tutto, e in parte an- che di
Spaventa, Gentile mostrava di privilegiare nettamente il Socrate di Aristotele,
considerando inattendibile la descrizione di Senofonte, che ne fa «un troppo
bonario e grossolano pensatore», e in fondo anche quella di Platone, che nei
dialoghi presenta «un Socrate idealizzato e platonizzante» (ibid., 120): «il
Socrate storico – scriveva – non è il So- crate platonico» (ibid., 122). «Più
attendibile» dunque Aristotele, pur 52 LA BANDIERA DI SOCRATE «ne’ suoi
cenni sommari» (ibid., 120), perché in Aristotele emerge- rebbe la vera
fisionomia di Socrate, autore di una sola ma fondamen- tale scoperta, quella
del concetto, o meglio della definizione e del giu- dizio, cioè del pensiero:
non il termine, ma il giudizio, «quel giudizio che come atto del pensiero
rivolto all’essere naturale Parmenide e i seguaci suoi avevano dimostrato
impossibile» (ibid., 134). Così So- crate compie il «passo gigantesco», «trova
il pensiero», e «il pensiero, per la prima volta, si viene a trovare alla
presenza di se stesso: di se stesso nell’oggetto che può conoscere, e conosce»
(ibid., 135). Per questo, e solo per questo, Socrate rimane per sempre «il
modello da imitare» per ogni filosofo successivo, come «una delle incarnazioni
più splendide dell’ideale umano, se umanità vuol dire, come vide So- crate,
pensiero» (ibid., 137). La preferenza che Gentile accordava alla fonte
aristotelica derivava, d’altronde, da un lungo percorso, che aveva trovato
nella discussione del 1909 con Zuccante un punto di particolare chiarezza. In
quella oc- casione, appoggiandosi ad alcune analisi di Gomperz e soprattutto di
Joël, aveva definito i Memorabili come l’opera «più sciagurata uscita dalla
penna di Senofonte: pesante, monotona, tutta infarcita di banalità e di vere caricature
dello spiritoso e malizioso dialogo socratico» (Gen- tile 1909, 276),
soprattutto per la tendenza ad attribuire a Socrate «una specie di
prammatismo», eliminando quell’elemento «logicistico» che per Gentile ne
costituiva, invece, il tratto saliente (ibid., 284). Di conse- guenza, aveva
rifiutato l’intera impostazione di Labriola, che aveva as- sunto il «Socrate
senofonteo» come la pietra di paragone di ogni altra testimonianza (ibid.,
286)18. Non si può tacere che, in tale uso delle fonti, si celava una certa
tendenziosità e forse qualche equivoco. Anzi tutto, come è facile osservare, il
richiamo ad Aristotele era, in verità, un riferimento quasi esclusivo ai passi
della Metafisica su Socrate come «fondatore della filosofia concettuale» e
«scopritore dell’universale» (Maier 1943, 95), con una larga sottovalutazione
di quanto, nella fonte aristotelica, rinviava alle dottrine etiche e morali.
Anche la contrappo- sizione fra la testimonianza aristotelica e quella
senofontea, seppure giustificata da un dibattito interpretativo allora in corso
(si pensi alle 18 Si ricordino, a questo proposito (soprattutto con riferimento
a Labriola, il cui scritto è definito «il migliore studio italiano
sull’argomento», e a Joël), le osservazioni di Guido Calogero nella voce
Socrate del 1936 dell’Enciclopedia italiana. Gentile e Socrate 53
diverse letture di August Döring e di Karl Joël), trascurava i possibili legami
che alcuni autori, come Heinrich Maier o Georg Busolt, ave- vano stabilito tra
i passi socratici di Aristotele e i Memorabili senofon- tei19. Si trattava,
insomma, di una semplificazione del ben più arduo problema delle fonti
socratiche, ma di una semplificazione necessaria affinché, nel discorso di
Gentile sulla filosofia antica, emergesse in piena luce il posto assegnato a
Socrate, come iniziatore della logica e superatore del precedente naturalismo.
Dunque Socrate appariva, nelle pagine che ora Gentile vi dedicava, come la
rappresentazione vivente della scoperta del concetto come giudizio, e a questo
principio del logo andavano ricondotti tutti gli aspetti della biografia.
Socrate fu, pertanto, «il maggiore dei Sofisti» (Gentile 1964, 122), perché
convertì la parola di Gorgia nella nuova «fede nel pensiero», restituendo a
quel mondo umano, che pure i sofi- sti, con la loro opera distruttiva, avevano
scoperto, il pregio dell’uni- versalità e della verità. Questo era il senso
dell’ironia e del dialogo: il dialogo, possiamo dire, si superava nel logo, e
si risolveva in esso, per- ché, come aveva chiarito Platone nel Teeteto, era in
verità un monologo, «un interno dialogare della mente con se stessa» (ibid.,
170), dove il concetto unico e universale costituiva il presupposto e la mèta,
l’inizio e la fine, dentro cui i dialoganti, lungi dal distinguersi, si unificavano
come simboli di un solo ritmo logico. Certo Gentile riprendeva lette- ralmente
l’indicazione spaventiana del «formalismo socratico» (ibid., 123), ma in certo
modo, come ora vedremo, ne metteva piuttosto in rilievo l’aspetto positivo,
schiettamente logico, rispetto alla costru- zione successiva di una metafisica,
culminante nell’opera di Platone. «Formalismo» significava, perciò, visione
formale del concetto e del giudizio, fede nella forma del pensiero, non ancora
fissato in un tra- scendente mondo delle idee. Per molte ragioni non potrebbe
dirsi che Gentile trasformasse la fi- gura di Socrate in quella di un
precursore dell’attualismo, come per esempio era accaduto, a proposito di Gesù
di Nazareth, ad Adolfo Omodeo o a Guido De Ruggiero: la sua prosa si manteneva
più sobria, 19 Si ricordi la netta affermazione del Maier, che risale
all’edizione di Tubinga del 1913 del Sokrates: «debbo confessare che mi riesce
incomprensibile come mai si siano potute dare tanta importanza e tanta fiducia
alle sue [di Aristotele] scarse osservazioni» (Maier 1943, 81). 54
LA BANDIERA DI SOCRATE controllata, ma certamente tendeva ad assegnare a
Socrate un valore unico in tutto l’orizzonte della filosofia antica20. Il
«formalismo» indi- cava un merito, non un difetto. E in tutto il capitolo
sull’«essere come concetto», ne sottolineò l’importanza, senza mai indicare il
limite della visione socratica. Limite che emerse piuttosto nelle pagine
successive, quelle sull’«essere come idea», dove, per spiegare il passaggio a
Pla- tone, accennò pure al «problema centrale di Socrate», consistente nel
«dualismo da vincere» tra il mondo umano e il mondo naturale, tra il concetto e
l’esperienza, perché – scriveva – Socrate «non aveva saputo dir nulla di quella
natura che ci sta davanti, in cui si nasce, si vive e si muore, e con cui
all’uomo che pensa per concetti rimane pur sempre da fare i conti» (Gentile
1964, 162-3). Era necessario segnare il limite di Socrate, per offrire una
spiegazione del passaggio successivo, quando il suo «formalismo» ripiegò in una
compiuta metafisica, tornando di fatto al naturalismo e al mito eleatico
dell’essere immutabile. E il lungo capitolo sull’«essere come idea», che copre
quasi la metà della parte scritta dell’opera, costituisce in effetti una delle
pagine più importanti, e in fondo drammatiche, che Gentile abbia composto negli
ultimi giorni della sua vita. Parlò di «un nuovo abisso» (ibid., 191) che si
de- lineava tra Socrate e Platone, come quello che aveva diviso la filosofia
umana di Socrate da quella naturalistica che lo aveva preceduto; e ne preparò
l’analisi con una sottile considerazione delle scuole socrati- che minori,
culminante nella figura di Euclide, che «proveniva dall’eleatismo» e che per
primo, inaugurando l’opera che sarà di Pla- tone, «trasferiva il concetto o
universale socratico dalla mente dell’uomo nella realtà in sé» (ibid., 158). Di
fronte al dualismo irri- solto di Socrate, tornava, fin da Aristippo o Teodoro,
il vento gelido della vecchia cultura, che riempiva il «formalismo» di un
contenuto antico, quello della natura, della trascendenza, del realismo.
Platone stesso, in fondo, compì questa opera necessaria, appoggiandosi ai suoi
veri maestri, l’«eracliteo Cratilo» (ibid., 163) e Parmenide, e ab- batté «la
barriera tra l’umano e il divino», innalzandovi sopra quell’edificio possente
che è la metafisica (ibid., 192-3). 20 All’analogia tra Socrate e Gesù, Gentile
aveva fatto riferimento nella recensione a G. Zuccante, Socrate. Fonti,
ambiente, vita, dottrina (Gentile 1909, 278). Per Adolfo Omodeo, il rinvio è a
Omodeo 1913; per Guido De Ruggiero, al primo volume di De Ruggiero 1920.
Gentile e Socrate 55 Quando, in una decina di pagine di forte intensità,
entrò all’interno di questo meccanismo, e cercò di spiegare con più precisione
il passag- gio che si era consumato dal formalismo di Socrate alla metafisica
di Platone, Gentile non mancò di osservare che la «soluzione» che la dot- trina
delle idee aveva dato al «problema» di Socrate (ibid., 227), unifi- cando ciò
che nel maestro si conservava diviso, era in fondo fallimen- tare, perché
metteva capo a un nuovo e più duro dualismo, quello che si apriva tra
eraclitismo ed eleatismo: due anime – scrisse – inconciliabili: né Platone
riuscì più a mettere una a tacere, come in qualche modo erano riusciti a fare
Parmenide ed Era- clito e lo stesso Socrate. [...] Il poderoso sforzo da lui
tentato di strin- gere insieme le due opposte esigenze pur nella forza
indomabile dell’energia con cui esse reciprocamente si escludono, non potrà non
fallire (ibid., 226-7). La vicenda post-socratica delineava dunque la storia di
un falli- mento; e di un fallimento, bisogna aggiungere, che aveva un prezzo
elevato per la filosofia: perché l’idea di Platone altro non era che l’es- sere
di Parmenide («dire idea – scriveva – è lo stesso che dire essere»; ibid., 220)
e il dialogo, che Socrate aveva coltivato come ricerca sogget- tiva della
verità, si irretiva nella dialettica oggettiva delle idee trascen- denti,
dell’essere, nella «dialettica consistente nella relazione che hanno le idee in
se stesse», in «dialettica oggettiva, che è norma e fine della soggettiva»
(ibid., 221). Gentile parlava bensì di conquista del pensiero platonico, di
progresso, ma in tutta la sua pagina circolava l’impressione del regresso e della
decadenza, del passo indietro, della chiusura metafisica. Impressione che si
fece nitida nel brano in cui, mettendo a diretto confronto i due filosofi,
Socrate e Platone, affermò che il primo, di fronte all’antico naturalismo,
aveva scoperto il pen- siero come «relazione», «soggetto, predicato e loro
relazione», mentre l’altro quella relazione aveva ricondotta «in un’idea
suprema», unica e universale, e perciò l’aveva annientata e assorbita
nell’ordine ogget- tivo dell’essere che nega e dissolve il pensiero:
«quest’idea – spiegava – pel fatto stesso che totalizza la relazione,
l’annienta; perché l’idea delle idee, essendo unica, è irrelativa». E dunque
metteva capo all’«unità massiccia, immota, morta, che è tutto un blocco, da
prendere 56 LA BANDIERA DI SOCRATE o lasciare. Proprio come l’Essere
eleatico. Pare pensiero, e non è» (ibid., 222-3). Che era una critica della
metafisica platonica e, al tempo stesso, il più alto riconoscimento a Socrate:
il quale restava, così, al centro di questa storia, come una possibilità
inesplosa dell’antico, che solo il pensiero moderno, dopo il cristianesimo,
avrebbe ripreso e realizzato. Nota bibliografica BERTINI, GIOVANNI MARIA,
“Considerazioni sulla dottrina di Socrate.” Memorie della Reale Accademia delle
Scienze di Torino, serie II, 16 (1857): 1-35. - Opere varie. Biella: Amosso,
1903. CERASUOLO, SALVATORE, “Il “Socrate” di Antonio Labriola.” In La cul- tura
classica a Napoli nell’Ottocento, 559-69. Napoli: Pubblicazioni del
Dipartimento di Filologia Classica dell’Università degli Studi di Napoli, 1987.
BROCHARD, VICTOR CHARLES LOUIS, Études de philosophie ancienne et de
philosophie moderne. Paris: Alcan, 1912. COLLI, GAETANO, “Biblioteche di
filosofi nella biblioteca di filosofia della Sapienza romana.” Culture del testo
e del documento 15 (2014): 5-30. CROCE, BENEDETTO, Logica come scienza del
concetto puro, Bari: Laterza, 1981. DE RUGGIERO, GUIDO, Filosofia del
cristianesimo, Dalle origini a Nicea (vol. I). Bari: Laterza, 1920. GENTILE,
GIOVANNI, “Recensione a G. Zuccante, Socrate. Fonti, am- biente, vita, dottrina
(Torino 1909).” La Critica 7 (1909): 275-87. - Sistema di logica come teoria
del conoscere (vol. II). Firenze: Sansoni, 1942. - Rosmini e Gioberti. Saggio
storico sulla filosofia italiana del Risorgi- mento. Firenze: Sansoni, 1955. -
Sistema di logica come teoria del conoscere (vol. I). Firenze: Sansoni 1955. -
La filosofia di Marx. Firenze: Sansoni, 1959. - Teoria generale dello spirito
come atto puro. Firenze: Sansoni, 1959. - Storia della filosofia (dalle origini
a Platone), a cura di V.A. Bellezza. Firenze: Sansoni, 1964. - La religione.
Firenze: Sansoni, 1965. Gentile e Socrate 57 - La riforma della
dialettica hegeliana. Firenze: Sansoni, 1975. - La filosofia dell’arte.
Firenze: Sansoni, 1975. - Introduzione alla filosofia. Firenze: Sansoni, 1981.
- Sommario di pedagogia come scienza filosofica (vol. I). Firenze: San- soni,
1982. - Bertrando Spaventa. Firenze: Le Lettere, 2001. HEGEL, GEORG WILHELM
FRIEDRICH, Lezioni sulla storia della filosofia (vol. I). Firenze: La Nuova
Italia, 1930. - Lezioni sulla storia della filosofia (vol. II). Firenze: La
Nuova Italia, 1932. - Scienza della logica (vol. I). Roma-Bari: Laterza, 1981.
LABRIOLA, ANTONIO, “La dottrina di Socrate secondo Senofonte Pla- tone ed Aristotele.”
In Tutti gli scritti filosofici e di teoria dell’educa- zione, a cura di L.
Basile e L. Steardo. Milano: Bompiani, 2014. MAIER, HEINRICH, Socrate. La sua
opera e il suo posto nella storia (vol. I). Firenze: La Nuova Italia, 1943 (ed.
or. Sokrates: sein Werk und seine geschichtliche Stellung. Tübingen: J.C.B.
Mohr, 1913). MUSTÈ, MARCELLO, “Il senso della dialettica nella filosofia di
Bertrando Spaventa.” Filosofia italiana 1 (2014): 1-28. OMODEO, ADOLFO, Gesù e
le origini del cristianesimo. Messina: Princi- pato, 1913. POGGI, STEFANO,
Introduzione a Labriola. Roma-Bari: Laterza, 1981. PUNZO, LUIGI. Antonio
Labriola. Celebrazioni del centenario della morte. Cassino: Edizioni
Dell’università Degli Studi di Cassino, 2006. RITTER, HEINRICH, Histoire de la philosophie
ancienne, 4 voll., traduit de l’allemand par C.J. Tissot. Paris: Ladrange,
1835-1836. SPAVENTA, SILVIO, Dal 1848 al 1861. Lettere, scritti e documenti
pubblicati da Benedetto Croce. Napoli: Morano, 1898. SPAVENTA, BETRANDO, Opere,
(vol. II), a cura di Giovanni Gentile. Firenze: Sansoni, 1972. Marcello Mustè. Mustè. Keywords: la filosofia
dell’idealismo italiano, popolarismo, governo federativo, democrazia, kratos –
natoli, il potere – un concetto di kratos – dirrito, il principio politico,
liberalismo, partito liberale italiano, comunismo, il libero economico, il libero etico, libero
politico, ri-sorgimento italiano, liberta del volere, “Gentile e Socrrate” --
-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mustè” – The Swimming-Pool Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741642252/in/datetaken/
Grice e Nannini – i corpi animati – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Siena).
Filosofo. Grice: “Nannini has
intuitions in Italian.” Grice: “I
agree with Nannini about the naturalism: the ‘anima’ is there to ‘explain’
‘spiegare’ the action, ‘l’azione’ – He is the Italian Muybridge!” – Grice: “The
Nannini series is the equivalent of the Muybridge series” Studia a Firenze con
Luporini e Landucci e, inizialmente, con Cesare Luporini. Ha accompagnato la
sua attività di ricerca in campo filosofico ed i suoi impegni accademici con
una intensa attività politica a Siena come militante del Partito Comunista
Italiano. È stato Professore di Filosofia Morale all'Urbino (1986-1992) e di
Filosofia Teoretica all’Università Siena (1992-), dove ha insegnato per alcuni
anni anche filosofia della mente ed è stato principale cofondatore e direttore
di una scuola di dottorato interdisciplinare in Scienze Cognitive. È stato
inoltre più volte, dal 1989 al, visiting professor presso le Osnabrück, North
London, Bremen e Oldenburg. Attualmente in pensione, è ancora pro tempore
Docente Senior presso l’Siena e dal è
direttore di Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia (RiFP). I
suoi studi giovanili si sono incentrati sulla filosofia delle scienze sociali,
lo strutturalismo francese e la storia del pensiero antropologico.
Successivamente, rivoltosi alla filosofia analitica ed in particolare alla teoria
dell’azione, ha cercato di sviluppare il “naturalismo metodologico” criticando
il ritorno di neo-wittgesteiniani come G.H. von Wright alla distinzione
storicistica tra scienze della natura e scienze dello spirito. Sempre
muovendosi entro la filosofia analitica, ma rivolgendo il proprio interesse
alla filosofia pratica, ha difeso il non cognitivismo in meta-etica. A partire
dagli anni Novanta Professoresi è infine spostato dalla teoria dell’azione alla
filosofia della mente. In una prima fase si è occupato soprattutto della storia
del concetto di mente, per approdare dopo il 2000 ad una forma di naturalismo
cognitivo basata su una soluzione fisicalistico-eliminativistica del problema
mente-corpo. Saggi: “Il pensiero simbolico” (Bologna, Il Mulino); “Cause
e ragioni” -- Modelli di spiegazione delle azioni” umane nella filosofia
analitica” (Roma, Riuniti); “Il Fanatico e l'Arcangelo” -- Saggi di filosofia
analitica pratica, Siena, Protagon. “L'anima e il corpo” -- Una introduzione storica alla filosofia dell’animo,
Roma, Laterza; “Naturalismo” cognitivo: Per una “teoria materialistica” dell’animo,
Macerata, Quodlibet, “La Nottola di Minerva” -- Storie e dialoghi fantastici
sulla filosofia dell’animo” (Milano, Mimesis);“Educazione, individuo e società”
Torino, Loescher ), L’animo può essere naturalizzata?, Colle di Val D’Elsa (Siena),
SeB Editori. Saggi, Freud e l'antropologia, in La Cultura. Rivista di
Filosofia, Letteratura e Storia, “ Il materialismo “primario”, in, Il pensiero
di Luporini” ( Milano, Feltrinelli); “L'anomalia dell’animo «Rivista di filosofia»,
Corpi animati, nel dibattito contemporaneo, in
L’animo, Milano, Mondadori, I corpi animati e e società nel naturalismo
forte, nella Civiltà delle Macchine», Realismo scientifico e ontologia
materialistica, in «Giornale di metafisica», Nicolaci G., Perone U., Ontologia e
metafisica, Il concetto di verità in una prospettiva naturalistica, in Amoretti
M.C., Marsonet M., Conoscenza e verità” (Milano, Giuffré); “L’Io come Direttore
Assente” (in Cardella V., Bruni D., Cervello, linguaggio, società: Atti del
Convegno di Scienze Cognitive, Roma, CORISCO, Orologi, animo e cervello:
Riflessioni preliminari su tempo reale e tempo fenomenico tra fisica teorica e
filosofia dell’animo, in Amoretti M.C., Natura umana, natura artificiale” (Milano,
Angeli); Rappresentazioni naturalizzate, in «Sistemi intelligenti», Kant e le
scienze cognitive sulla natura dell’Io, in Amoroso L., Ferrarin A., La Rocca C.,
Critica della ragione e forme dell'esperienza’ (Pisa, Edizioni ETS); Realismo
scientifico e naturalismo cognitivo, La coscienza può essere naturalizzata?, in
Nannini S., Zeppi A., L’animo può essere naturalizzata?, Colle di Val D’Elsa (Siena),
SeB Editori, In-conscio, co-scienza e intenzioni
nel naturalismo cognitivo, in «Sistemi intelligenti», La svolta cognitiva in
filosofia, in «Reti, saperi, linguaggi: Naturalismo cognitivo: Per una teoria
materialistica dell’animo, Quodlibet, Sandro Nannini, La Nottola di Minerva: Storie
e dialoghi fantastici sulla filosofia dell’animo, Mimesis. Nannini. Keywords:
corpi animati, l’interazione dei corpi animati, l’ego come direttore assente,
freud e il nos come dirretori assenti --. Luigi Speranza: “Grice e Nannini: il
santo, l’eroe, il fanatico, l’arcangelo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702118872/in/photolist-2mLJSEC
Grice e Nardi – dantesco – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Spianate di Altopascio). Filosofo. Grice: “The Italians are fortunate:
with Alighieri they can philosophise about him!” Primogenito di una famiglia benestante, composta di nove figli,
viene avviato sin dalla tenera età alla carriera ecclesiastica. Nel 1896 entra
nel collegio dei frati francescani a Buggiano e nel 1900, a sedici anni,
diventa chierico, assumendo il nome di frate Angelo. Uscì dal convento di
Buggiano perché non aveva intenzione di continuare nella vita religiosa,
avendone perduta la vocazione. Proseguì gli studi di filosofia e teologia
frequentando il convento di Sant'Agostino di Nicosia in provincia di Pisa.
Volendo proseguire gli studi, i genitori gli indicarono un'unica strada, quella
di entrare in seminario e diventare prete. Nel 1902 Nardi venne ammesso al
seminario di Pescia e il 4 marzo 1907 diventò sacerdote. Qui si avvicinò
fugacemente al movimento Modernista, condannato da papa Pio X con l'Enciclica
Pascendi. Nel 1908 Nardi sostenne l'esame di concorso per una borsa di
studio triennale conferita dall'opera Pia Galeotti di Pescia al fine di
frequentare un corso di perfezionamento filosofico presso l'Università
Cattolica di Lovanio (Belgio). Nel 1909 Nardi aveva da poco iniziato a
frequentare l'Università Cattolica di Lovanio che già decise l'argomento
della sua tesi di laurea Sigieri di Brabante nella Divina Commedia e le fonti
della filosofia di Dante, che venne discussa con Maurice De Wulf. La lettura
dell'opera di Pierre Mandonnet, nella parte dedicata a Sigieri, non persuadeva
Nardi sulla soluzione data al problema della presenza di questo averroista nel
Paradiso dantesco. Due pregiudizi la inficiavano: il primo “consisteva in
un'inesatta visione storica di quello che nel Medio Evo e nel Rinascimento era
stato l'averroismo. Il secondo pregiudizio del Mandonnet era quello di ritenere
il pensiero filosofico di Dante conforme in tutto e per tutto a quello di San
Tommaso." Nel momento in cui Nardi entrava a Lovanio abbandonò il
modernismo teologico, ma non abbracciò la filosofia neo-scolastica che quella
Università belga stava elaborando. Non aveva senso per lui ripetere, sul finire
dell'Ottocento, nell'epoca del positivismo, l'operazione culturale di San
Tommaso che prevedeva l'unificazione di fede e ragione. Il metodo di
lavoro che Nardi seguì nel corso della sua vicenda di studioso e ricercatore,
rimase sempre improntato al massimo rigore filosofico, risentendo come una
traccia indelebile dell'esperienza di Lovanio, dove dovette affrontare studi
scientifici. Per Nardi l'interpretazione del testo coincide con la libertà, ma tale
atto libero non può attivarsi senza uno scrupoloso lavoro di scavo e ricerca
del materiale documentario, l'esatta interpretazione filosofica dei
testi. Ottenuta un'ulteriore borsa di studio dall'Opera Pia di Pescia
frequenta corsi di filosofia a Vienna, Berlino, Bonn. Oltre alla pubblicazione della
propria tesi su Sigieri nella “Rivista di filosofia neo-scolastica”, Nardi vi
pubblicò altri interventi spesso critici con la linea editoriale del periodico.
scritto ai corsi dell'Istituto di Studi Superiori di Firenze perché voleva
riconoscere in Italia la sua laurea in filosofia conseguita a Lovanio. A
Firenze discuterà la tesi di laurea in filosofia dedicata alla figura del
medico e filosofo padovano Pietro d'Abano. Collaborava alla “Voce”, rivista
fondata da Giuseppe Prezzolini con il quale mantenne per lunghi anni una fitta
corrispondenza. Nell'autunno 1914 Nardi volle abbandonare il sacerdozio.
In una successiva lettera del 1941 indirizzata al vescovo Angelo Simonetti,
spiegava che era stato l'ambiente familiare a spingerlo nel 1907 a chiedere la
sacra ordinazione, con preghiere e minacce. Di trasferì a Mantova per insegnare
filosofia presso il liceo classico Virgilio, dove vi restò fino al quando si
trasferì a Milano. Ha da Giovanni Gentile un incarico per l'insegnamento della
filosofia medievale presso la facoltà di lettere dell'Roma. Tuttavia non
ottenne la cattedra universitaria (se non dopo molti anni), a causa dell'art. 5
del Concordato in base al quale la curia romana escludeva i sacerdoti secolarizzati
dall’insegnamento. Gli fu assegnata la “Penna D’Oro” dal presidente del
Consiglio Fernando Tambroni. Nel 1962 gli fu conferita la laurea honoris causa
da parte dell’Padova e da parte di quella di Oxford. Le opere e gli studi
su Alighieri si è dedicato instancabilmente per di più in mezzo secolo allo
studio del pensiero di Dante, anche quando si occupava di Virgilio, di Sigieri
di Brabante, di Pietro Pomponazzi. Nardi ha saputo mettere in discussione
schemi consolidati, ha aperto strade nuove, ha formulato proposte inedite che
ci permettono di avere una più esatta comprensione dei testi danteschi. Una
costante di Nardi è di aver conservato sempre una propria autonomia, se non un
vero e proprio distacco, rispetto agli ambienti culturali in cui si era
trovato ad agire, fossero Lovanio, Firenze o Roma. Il coraggio con cui seppe
polemicamente ribaltare tesi consolidate negli ambienti accademici, gli
fruttarono ingiustamente isolamento e non adeguata considerazione rispetto alle
sue acquisizioni veramente anticipatrici. Basti pensare alle sue tesi
sull'averroismo latino, all'importanza data alla figura di Avicenna, di Alberto
Magno, al rifiuto del preteso tomismo di Dante. E se di Gentile parlava come di
un "vero e grande maestro", dandogli ragione nella sua polemica con
il De Wulf (relatore della sua tesi a Lovanio), Nardi pur tuttavia non aderirà
al Neoidealismo, ma vi trarrà soltanto spunti e stimoli per le sue
ricerche. L'incontro con Dante costituisce per Nardi l'episodio decisivo
della sua vita intellettuale e morale. Scriverà nel 1956: "in Dante trovai
il vero e primo maestro, quello a cui debbo la maggior gratitudine". Il
senso della sua ricerca è stato interrogare il "miracolo" della
Divina Commedia, questo "singolare poema sbocciato all'improvviso contro
tutte le buone regole dell'arte e del dittare". Secondo Nardi nella
commedia è custodita la Verità, che si è manifestata ad un poeta ispirato da
una profetica visione. La lunga fatica del Nardi è giunta a concludere che la
filosofia di Dante non si riduce a nessun sistema codificato; è una sintesi
complessa tendente a superare le antinomie e che mantiene intera la sua
spiccata originalità, il suo personalissimo pensiero. Per arrivare a coglierlo
occorre da una parte ristabilire il preciso significato delle parole in
rapporto alla terminologia filosofica e scientifica del Medioevo, e ricostruire
dall'altra l'ambiente culturale e l'atmosfera spirituale nelle quali Dante si
muoveva per arrivare a determinare la fonte, il libro letto da Dante.
Nardi ha gettato luce su molti elementi e suggestioni che Dante derivava dalla
filosofia araba e neoplatonica. Essenziali per comprendere Dante sono Alberto
Magno e Sigieri più di Tommaso; così come il neoplatonismo e la cultura araba
più dello scolasticismo aristotelico. A Nardi interessava particolarmente
affrontare il tema della "visione dantesca", esperienza profetica che
seppe tradurre come nessun altro nel linguaggio della Divina Commedia. La
visione di Dante non è finzione letteraria, è rivelazione reale dell'aldilà,
concessa da Dio in virtù di un supremo privilegio. Dante visse il rapimento
mistico ed estatico al terzo cielo come esperienza reale. Dante credette di
essere sceso veramente nell'Inferno, salito veramente al Purgatorio e al
Paradiso. Per Nardi la Commedia si distacca dagli altri scritti di Dante,
perché ne è il loro compimento. Tale culmine si realizza attraverso
un'esperienza eccezionale, di origine mistico-religiosa a lui soltanto
riservata, una rivelazione che ha il potere di trasformare e rendere nuove
tutte le altre opere precedenti. L'opera dantesca, secondo Nardi, si deve
suddividere in tre fasi: la prima fase, che termina a venticinque anni, è sotto
l'influsso di Guinizzelli, assente del tutto la filosofia. La seconda fase,
quella filosofico-politico, coincide con le rime allegoriche, il Convivio, il
De vulgari eloquentia e la Monarchia. La terza fase, quella della poesia
profetica, coincide con la Divina Commedia, poema che segna il ritorno
all'unità della filosofia cristiana. Dante vi compare come profeta che deve
annunciare al mondo l'avvento di un inviato di Dio per la redenzione umana. La
Commedia è "poema sacro", la sua è poesia religiosa. Nardi vede in
questa terza fase finalmente riconciliarsi la speranza cristiana spezzatasi con
l'aristotelismo e l'avverroismo. Per Nardi l'aristotelismo è inconciliabile con
il cristianesimo, e il tomismo pertanto è "il più strano paradosso del
pensiero umano". La Commedia testimonia della riunificazione della
filosofia con la rivelazione di Dio. Dante visse una visione profetica,
esperienza che mancò ad Aristotele. L’'Accademia dei Lincei gli ha
conferito il Premio Feltrinelli per la Filosofia. Saggi: “Flosofia dantesca” (Bari, Laterza) – ALIGHERI
-- ; “Critica dantesca” (Milano, Ricciardi); “Filosofia dantesca” (di
Alighieri) (Firenze, Nuova Italia); “La filosofia medievale” (Roma, Ed. di storia
e letteratura); “Alighieri” (Roma, Laterza). Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,."Giornale
Critico della Filosofia Italiana",
Premi Feltrinelli, su lincei, Medioevo e Rinascimento,” Firenze, Sansoni, Alberto
Asor Rosa, Dizionario della letteratura italiana del Novecento, ad vocem
Sigieri di Brabante e Alessandro Achillini, Di un nuovo commento alla canzone
del Cavalcanti sull'amore, “Cultura neo-latina”, Noterella poetica
sull'averroismo di Cavalcanti, Rassegna filosofica, Sigieri di Brabante e le
fonti della filosofia di Alighieri, in “Rivista di filosofia neoclassica” Sigieri
di Brabante nella Divina Commedia e le fonti della filosofia di Alighieri,
Spianate, La teoria dell'anima o animo e la generazione delle forme secondo
Pietro d'Abano, “Rivista di filosofia neoscolastica”, Vittorino da Feltre al
paese natale di Virgilio, in “Atti del IV Congresso nazionale di Studi Romani”,
Roma, Lyhomo (note al “Baldus” di T. Folengo), “Giornale critico della
filosofia italiana”, “Nel mondo di Alighieri” (Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma); “Sigieri di Brabante nel pensiero del rinascimento
italiano” (Edizioni italiane, Roma); “Alighieri profeta, in Dante e la cultura
medioevale; “Saggi di filosofia dantesca” (Bari, Laterza); “La mistica averroistica
e Pico”; “L' aristotelismo padovano (Firenze, Sansoni) – i lizii -- già edita
in “Archivio di filosofia, Umanesimo e Machiavellismo”, Padova); “Il
naturalismo del Rinascimento, Corso di storia della filosofia. T. Gregory, Roma, Universitarie; “L'alessandrinismo nel Rinascimento,
Corso di Storia della filosofia. Anno accademico, I. Borzi e C. R. Crotti, Roma, “La Goliardica”
La fine dell'averroismo, Gli scritti di Pomponazzi. “Giornale critico della
filosofia italiana”, Le opere inedite di Pomponazzi. Il fragmento marciano del
commento al “De Anima” e il maestro di Pomponazzi, Trapolino, Il problema della
verità, soggetto e oggetto dell'conoscere nella filosofia antica e medioevale”
(Universale di Roma, Roma); “La crisi del Rinascimento e il dubbio cartesiano,
Corso di storia della filosofia T. Gregory, “La Goliardica” Il commento di
Simplicio al “De Anima” Archivio di filosofia”, Padova, La miscredenza e il
carattere morale di Vernia, Giornale critico della filosofia italiana, Le opere
inedite di Pomponazzi, “Giornale critico della filosofia italiana” Le
meditazioni di Cartesio, Lezioni di storia della filosofia. “La Goliardica”,
Roma, Pomponazzi e la cicogna dell'intelletto, “Giornale critico della
filosofia italiana” Il dualismo cartesiano, Corso di storia della filosofia. T.
Gregory, “La Goliardica”, Roma, Il dualismo cartesiano degl’occasionalisti a
Leibniz, Corso di storia della filosofia. T. Gregory, “La Goliardica”, Roma, Ancora
qualche notizia e aneddoto su Vernia, Giornale critico della filosofia
italiana, Marcantonio e Zimara: due filosofi galatinesi, “Archivio storico Pugliese” Un'importante
notizia su scritti di Sigieri a Bologna e a Padova alla fine del sec. XV,
“Giornale critico della filosofia italiana”, Contributo alla biografia di Feltre,
“Bollettino del Museo civico di Padova”, Letteratura e cultura del
Quattrocento, in “La civiltà veneziana del Quattrocento” (Firenze, Sansoni); “Appunti
intorno a Trapolin, In Miscellanea” (Edizioni di Storia e letteratura, Roma);
“Copernico studente a Padova”; “Studi e problemi di critica testuale. Convegno
di studi di filologia italiana nel centenario della Commissione per i Testi di
Lingua, Bologna, L'aristotelismo della Scolastica e i Francescani, in Studi di
Filosofia Medioevale” (Storia e letteratura, Roma); “Pomponazzi e la teoria di
Avicenna intorno alla generazione spontanea dell'uomo” (Mantuanitas vergilana –
(Ateneo, Roma); La scuola di Rialto e l'Umanesimo veneziano, in Umanesimo
Europeo e Umanesimo veneziano” (Sansoni, Firenze); “Studi su Pomponazzi” (Monnier,
Firenze); “I lizii di Padova” (Monnier, Firenze); “Corsi manoscritti di lezioni
e ritratto di Pomponazzi, in Atti del VI Convegno internazionale di studi sul
Rinascimento” (Sansoni, Firenze); “Studi su Pietro Pomponazzi” (Monnier,
Firenze); “Saggi e note di critica dantesca, Ricciardi, Filosofia e teologia ai
tempi di Alighieri in rapporto al pensiero del poeta, in Saggi e note di
critica dantesca” (Ricciardi, Milano); “Saggi e note sulla cultura veneta del
Quattro e Cinquecento Mazzantini, Antenore, Padova); “Saggi sulla cultura
veneta del Quattro e del Cinquecento Mazzantini, Antenore, Padova, Divina
Commedia, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Enciclopedia dantesca,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Un profilo biografico, Consulenza
scientifica Società Dantesca Italiana. Bruno Nardi. Nardi. Keywords: dantesco,
Alighieri, animo, Pomponazzi, Virgilio, Enea, inferno, il concetto d’animo, la
filosofia romana nel secolo d’augusto – il secolo d’oro della filosofia romana
– il secolo augusteo, pico, abano. Refs.: H. P. Grice, “Lasciate ogni speranza
voi ch’entrate,” The Swimming-Pool Library. – Luigi Speranza, “Grice e Nardi:
il paradiso filosofico” --.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717846758/in/photolist-2mN8u25-2mNbFJE-2mLQoLk-2mLEGPt-2mPrdWj-2mLDbnx-2mPCgo1-2mKAsyK-CntseF
Grice e Natoli – uomo tragico – origini
dell’antropologia romana – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi
Speranza (Patti). Filosofo. Grice: “I like Natoli. He
philosophises on the ‘uomo tragico’ at the source of western civilisation, and
also the experience of ‘pain’ at the source of it.” Si
laurea a Milano, dove ha trascorso gli anni nel Collegio Augustinianum. Insegna
a Venezia e Filosofia della politica alla Facoltà di Scienze Politiche
dell'Università degli Studi di Milano. Attualmente è Professore di
Filosofia teoretica presso la Facoltà di scienze della formazione
dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Attività accademica In
particolare, Salvatore Natoli è il propugnatore di un'etica neopagana che,
riprendendo elementi del pensiero greco (in particolare, il senso del tragico),
riesca a fondare una felicità terrena, nella consapevolezza dei limiti
dell'uomo e del suo essere necessariamente un ente finito, in contrapposizione
con la tradizione cristiana. Filosofia del dolore Una particolare e
approfondita analisi sul tema del dolore è stata condotta da Natoli in diverse
sue opere. Il dolore è parte essenziale della vita e per gli antichi
filosofi greci era l'altra faccia della felicità: «I greci si sentono
parte e momento della più grande e generale natura, crudele e insieme divina,
si sentono momento di quest'eterno e irrefrenabile fluire, ove non vi è differenza
tra bene e male allo stesso modo in cui il dolore si volge nella gioia e la
gioia nel dolore» La natura infatti dava la vita e nello stesso tempo
crudelmente la toglieva. Il dolore in realtà fa parte della vita ma non la
nega: il dolore può essere vissuto e reso sopportabile se chi soffre percepisce
non la pietà dell'altro ma che la sua sofferenza è importante per chi entra in
rapporto con lui e con la sua sofferenza. Se chi soffre si sente importante per
qualcuno, anche se soffre ha motivo di vivere. Se non è importante per nessuno
può lasciarsi prendere dalla morte. Secondo Natoli l'esperienza del
dolore ha due aspetti: uno oggettivo, il danno («Nel momento in cui la
sofferenza è motivata attraverso la colpa, colui che soffre non solo patisce il
danno, ma ne diviene anche il responsabile»); e uno soggettivo, cioè come viene
vissuta e motivata la sofferenza. La stessa sofferenza è interpretata in modo
differente da diverse culture: per alcune il dolore fa parte della contingenza
del mondo fenomenico, dell'apparenza per altre invece, è vissuto intensamente
come ad esempio nel cristianesimo dove al dolore viene associata la redenzione.
Vi è una circolarità tra il dolore e il senso che fa sì che, pur essendo il
dolore universale, ad ognuno appartenga un dolore diverso. Vi è dunque un
senso del dolore e un non senso che il dolore causa. Il dolore infatti
contraddice la ragione che non sa darsi spiegazione del perché il dolore abbia
colpito proprio quell'individuo e per quali colpe quello abbia commesso e, infine,
perché il dolore travagli il mondo. Il tentativo di rispondere a queste
fondamentali domande fa sì che l'individuo scopra nuove forze in lui che
generino un vittorioso uomo nuovo che, partendo dall'esperienza del dolore,
s'interroghi sul senso dell'esistere, tenendo sempre presente però, che il
dolore può segnare anche una definitiva sconfitta. Nel dolore l'uomo può
scoprire le sue possibilità di crescita ma questo non vuol dire disprezzare il
piacere, sostenendo che questo, invece, ottunde gli animi. Il piacere invece
affina la sensibilità come accade per chi ascolta frequentemente una buona
musica. Il piacere invece è negativo quando diventa «monomaniaco, eccessivo,
quando, anziché sviluppare la sensibilità, la fossilizza in un punto di
eccessiva stimolazione. E l'eccessivo stimolo distrugge l'organo.» A differenza
del piacere, dell'amore che è dialogo tra due, che è espansivo e affabulatorio
anche quando è silenzioso, l'esperienza del dolore chiude il singolo nella sua
individualità e incomunicabilità, poiché «il corpo sano sente il mondo, il
corpo malato sente il corpo. E quindi il corpo diventa una barriera tra il
proprio desiderio, l'universo delle possibilità, e la realizzabilità delle
medesime possibilità.» Sebbene il dolore sia "insensato" si
cerca di spiegarlo con le parole spesso inutili ed allora si cerca dapprima la
parola "efficace" che offre la tecnica o la parola
"efficace" della preghiera, della fede, che non annulla il dolore, ma
dà una speranza nel miracolo. L'efficace uso della parola per spiegare il
dolore fa sì che gli uomini trovino conforto nella comune sofferenza, in quella
universalità del dolore dove però ognuno rimane nella sua singolarità di senso.
La parola efficace della tecnica per un verso ha alleviato il dolore ma per un
altro può creare delle condizioni di vita tali per cui la stessa tecnica
controlla il dolore senza togliere la malattia, creando così un'esistenza
prolungata senza futuro sotto la continua incombenza della morte: «A
partire dal Settecento, ma ancor più nel corso dell’Ottocento, la tecnica è
stata sempre di più associata alle filosofie del progresso: infatti ha emancipato
gli uomini dai vincoli naturali, ha ridotto il peso della fatica, ha attenuato
il dolore, ha accresciuto il benessere, ha conteso lo spazio alla morte
differendola sempre di più… ma la tecnica, oggi, è nelle condizioni di
interferire in modo profondo nei processi naturali modificandone i cicli…»
Una soluzione all'inevitabilità del dolore può essere l'adesione a un nuovo
paganesimo secondo l'antica visione greca dell'accettazione dell'esistenza del
finito e della morte dell'uomo. «Il cristianesimo ha alterato l'anima
pagana. Nel momento in cui il sogno di un mondo senza dolore è apparso, non ci
si adatta più a questo dolore anche se si crede che un mondo senza dolore non
esisterà mai. La coscienza è stata visitata da un sogno che non si cancella
più, e anche se lo crede inverosimile tuttavia vuole che ci sia.» Anche
il cristianesimo infatti teorizza l'uomo finito, ma non essere naturale destinato
alla morte, ma come creatura di Dio. Per il cristiano la vita finita condotta
secondo il dovere porta all'accettazione della morte come passaggio a Dio. Per
il neopaganesimo la vita finita è degna di essere vissuta senza speranza di
infinitezza ma vivendola secondo un ethos, che non è dovere di obbedire a un
comando morale con la speranza di un premio eterno, ma buona e spontanea
abitudine di una condotta consapevole dell'universale fragilità umana. Saggi:
“Soggetto e fondamento” -- studi su Aristotele e Cartesio (Padova, Antenore);
“La critica del linguaggio” (Venezia, Marsilio); “Ermeneutica e genealogia -- filosofia
e metodo” (Milano, Feltrinelli); “L'esperienza del dolore -- le forme del patire”
(Milano, Feltrinelli); “Gentile” (Torino, Boringhieri); “Vita buona vita felice
-- scritti di etica e politica” (Milano, Feltrinelli); “Teatro filosofico -- gli
scenari del sapere tra linguaggio e storia” (Milano, Feltrinelli); “L'incessante
meraviglia -- filosofia, espressione, verità” (Milano, Lanfranchi); “La
felicità -- saggio di teoria degli affetti” (Milano, Feltrinelli); “I nuovi
pagani” (Milano, Saggiatore); “Dizionario dei vizi e delle virtù” (Milano,
Feltrinelli); “La politica e il dolore” (Roma, EL); “Soggetto e fondamento. Il
sapere dell'origine e la scientificità della filosofia” (Milano, Mondadori); “Delle
cose ultime e penultime” (Milano, Mondadori); “Natura, poesia, filosofia”
(Milano, Mondadori); “Progresso e catastrophe -- dinamiche della modernità” (Milano,
Marinotti); “Dio e il divino” (Brescia, Morcelliana); “La politica e la virtù”
(Roma, Lavoro); “La felicità di questa vita -- esperienza del mondo e stagioni
dell'esistenza” (Milano, Mondadori); “L'attimo fuggente o della felicità” (Roma,
Edup); “Stare al mondo -- escursioni nel tempo presente” (Milano, Feltrinelli);
“Il cristianesimo di un non credente” (Magnano, Qiqajon); “Libertà e destino
nella tragedia” (Brescia, Morcelliana); “Stare al mondo -- escursioni nel tempo
presente” (Milano, Feltrinelli); “Parole della filosofia o dell’arte di
meditare” (Milano, Feltrinelli); “La verità in gioco” (Milano, Feltrinelli); “Guida
alla formazione del carattere” (Brescia, Morcelliana); “Sul male assoluto -- nichilismo
e idoli nel Novecento” (Brescia, Morcelliana); “I dilemmi della speranza” (Molfetta,
La Meridiana); “La salvezza senza fede” (Milano, Feltrinelli); “La mia
filosofia -- forme del mondo e saggezza del vivere” (Pisa, Ets); “L'attimo
fuggente e la stabilità del bene – la Lettera a Meneceo sulla felicità di
Epicuro (Roma, Edup); “Edipo e Giobbe -- contraddizione e paradosso” (Brescia,
Morcelliana); “Dialogo sui novissimi” (Troina, Città Aperta); “Il crollo del
mondo -- apocalisse ed escatologia” (Brescia, Morcelliana); “L'edificazione di
sé -- istruzioni sulla vita interiore” (Roma-Bari, Laterza); “Il buon uso del
mondo -- agire nell'età del rischio” (Milano, Mondadori); “Figure d'Occidente.
Platone, Nietzsche e Heidegger (Milano, AlboVersorio); “Eros e philia” (Milano,
AlboVersorio); “Nietzsche e il teatro della filosofia” (Milano, Feltrinelli); “Le
parole ultime -- dialogo sui problemi del fine vita” (Bari, Dedalo); “I
comandamenti: non ti farai idolo né imagine” (Bologna, Mulino); “Le verità del
corpo” (Milano, AlboVersorio) – IL CORPO -- Sperare oggi (Trento, Margine); “Le
virtù dei Giusti e l'identità dell'Europa -- la salvezza senza fede” (Feltrinelli);
“Enciclopedia multimediale delle Scienze Filosofiche. Il senso del dolore. In L'esperienza del dolore. L'esperienza del dolore nell'età della tecnica.
Siamo finiti. E anche la tecnica lo è, da Europa, I Nuovi pagani, Saggiatore, Milano, Treccani Enciclopedie,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Intervista per Il Rasoio di Occam, Video
intervista su Asia, su asia. Dov'è la vittoria? “l'Italia civile che resta
minoranza” intervista di, Il Fatto Quotidiano. Salvatore Natoli. Natoli.
Keywords: uomo tragico, origini dell’antropologia romana, Gentile, corpo. Chora
di Platone, antropologia degl’italiani, filosofia siciliana,
Gentilefilosofoitaliano --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Natoli” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716787642/in/photolist-2mN34bs-2mN8ym7-2mLJR9r-2mLJQBK-2mLGD1p-2mKkA58
Grice e Nicoletti – quadrature ed implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Udine).
Filosofo. – Grice: “His diagramme
for ‘arbor porphyriana’ is also brilliant – ending with “Plato,” “Socrates.””
-- Grice: “I especially like his squaring the square of opposition!” -- Grice:
“A veritable genius, this Nicoletti.” --
Not under ‘Venezia’! -- paolo di venezia: philosopher, the son of Andrea
Nicola, of Venice He was born in Fliuli Venezia Giulia, a hermit of Saint
Augustine O.E.S.A., he spent three years as a student at St. John’s, where the
order of St. Augustine had a ‘studium generale,’ at Oxford and taught at
Padova, where he became a doctor of arts. Paolo also held appointments at the
universities of Parma, Siena, and Bologna. Paolo is active in the
administration of his order, holding various high offices. He composed
ommentaries on several logical, ethical, and physical works of Aristotle. His
name is connected especially with his best-selling “Logica parva.” Over 150
manuscripts survive, and more than forty printed editions of it were made, His huge sequel, “Logica magna,” was a flop.
These Oxford-influenced tracts contributed to the favorable climate enjoyed by
Oxonian semantics in northern Italian universities. Grice: “My favourite of
Paul’s tracts is his “Sophismata aurea”how peaceful for a philosopher to die while
commentingon Aristotle’s “De anima.”!” His nom de plum is “Paulus Venetus.”—
Paolo da Venezia Nota disambigua.svg
Disambiguazione"Paolo Veneto" rimanda qui. Se stai cercando lo
scrittore e vescovo nato a Venezia, vedi Paolino Minorita. Paolo da Venezia in una stampa ProfessorePaolo
da Venezia, o Paolo Veneto, vero nome Paolo Nicoletti (Udine), filosofo. Eremitano,
fu studente all'Oxford e docente all'Padova dal 1408 ove ebbe tra gli allievi
Paolo Della Pergola. Divenne ambasciatore veneto presso la corte polacca. Per
le sue idee teologiche e esiliato a Ravenna ma, due anni dopo, gli fu
consentito di tornare a Padova. Fu
seguace di Guglielmo di Ockham e Sigieri di Brabante e autore di vari trattati,
tra cui alcuni commenti ad Aristotele. Il suo trattato Logica magna fu
utilizzato come testo di insegnamento della logica all'Padova e può essere
considerato la maggiore opera di logica formale prodotta dal Medioevo. Opere: “Logica,” “Commenti alle opere di
Aristotele” “Expositio in libros Posteriorum Aristotelis,” “Expositio super
VIII libros Physicorum necnon super Commento Averrois,” “Expositio super libros
De generatione et corruptione” “Lectura super librum De Anima” “Conclusiones
Ethicorum” “Conclusiones Politicorum” “Expositio super Praedicabilia et
Praedicamenta.” “Scritti sulla logica: Logica Parva or Tractatus Summularum, “Logica
Magna”; “Quadratura”; “Sophismata Aurea. Altre opere: “Super Primum
Sententiarum Johannis de Ripa Lecturae Abbreviatio,” “Summa philosophiae
naturalis,” “De compositione mundi. Quaestiones adversus Judaeos. Sermones. N
Dizionario di Filosofia Treccani, riferimenti in. Vedi «Paolo Della Pergola» in Dizionario di
Filosofia Treccani. Eugenio Garin,
Storia della filosofia italiana, terza ed., Edizione CDE su licenza della
Giulio Einaudi editore, Milano, «Paolo Veneto», in Enciclopedia Dantesca, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, «Paolo Veneto», in Dizionario di Filosofia
Treccani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Alessandro D. Conti, Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Alessandro
D. Conti: Esistenza e verità: forme e strutture del reale in Paolo Veneto e nel
pensiero filosofico del tardo medioevo. Istituto Storico Italiano per il Medio
Evo, Roma, Nuovi studi storici, A. R. Perreiah: "A Biographical
Introduction to Paul of Venice". In: Augustiniana. Paolo Veneto, Logica, Venetiis, Bartolomeo
Imperatore, Francesco Imperatore, Enrico
Gori, dal sito Filosofico.net (Alessandro Conti, Paul of Venice, in E. Zalta,
Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and
Information, Stanford.Filosofia. LOGICA
PAVLI rectam atgemēdatam . Additisquotationibus* Postilisadtextusdeclarationč.
NecnonTabulao figuris. VENETI HABES INHOC ENCHIRIDIO s u m m á t o t i u
s D i a l e c t i c æ ,m i r a q u a d ā b r e uitateatos facilitate a d vtilitatē
s t u d e n tium conscriptam ab eximioætatis fuæ magistro Paulo Veneto Nupero
diligentistudiocor Venetñs M D XLIII EMANUELE ITECA NAZ GOMA ME YOLL .pkrior 49
dla Lohan Somerilatarei long COMO0I.۰- o (. ICO? CO ? ri 1 1
ROMA ni logica OLUTELY A parua. A Pauli VenetiHeremita Onfpiciens
librorum quorundam m a gnitudinem redium constituentem in
animoftudérium:necnon& aliorum nimiam breuitatem :quibus nulla fe 2 ethica
reeftannexa doctrina.Ideo uolens cap.s.et mediumretinereutriusgfapiensná
'5.ethic, turam extremt,compendium utile construxi iuueni t.co.6. ВB
buspluribusdiuifumtractatibus, " Quorumprimusfummularum traditnotitiam.
Septimuscontraprimum obiicit,folutionemad densrefponfiuam . Quia ergo doctrina
quecuncka communiori ut ait t-C.4 . Philosophus in prohemio phylic.sumic
exordsū ,ideo D i f l o t tractatusprimusterminūficdiffiniesincipitapriori.
miningp 14 De diffinitionetermini& eiusdiuifione quide.i. Log Pa.Ve С
Secundus fuppofitionum declarat mareriam .
Tertiusconsequentiarumoftenditdoctrinam. Quartus terminorum uim instruir
probatiuam. Quintus ligandi regulam docet obligatiuam .
Sextusinsolubiliafoluendidarartem& uiam.
Octauustertiòfortificatprationéargumentatiua. cap.1. prio.c.1
Erminuseftfignumorationisconftitutiuum.& Boe. utparspropinquaeiusdem ,utlyhomo,lyani
in.1,de m a l .E t n o t a n t e r d i c i t u r p r o p i n q u a : q u i a o
r a uocaturdictio,remotauocaturliteravelsyllaba,di 2.ecin.i Dstioigitur&
nonliterauelfyllaba,eftterminus. defyllo.
DiPrimadiuifioeftifta.Terminumquidameftper cate. T differē.
tiohabetpartespropinquas& remotas2,propinquatop.c. 2 ciusuide
ficatiuuseftilequiperfefumptusnihilrepresentat,ut
s.me.te.omnis,nullus,quilibet,quicunq,alter,& confimiles. 23. *A
Secundadiuifioeftifta. Terminorum quidam fi Secunda gnificantnaturaliter,&quidamadplacitum.Termi
diuifiop nus naturaliter fignificās eftillequi apud omnes eiuf q u a uide d e m
eft representatiuus , ficut ly h o m o , ly a n i m a l, in primor
mente.Terminusadplacitumfignificanseftillequi ye.c.i.et non apud omnes eiusdem
eftrepresentatiuus.ficutille ipsum.
terminushomoinuoceuelinscripto,quiapudnosft.B Paul.in gnificathominem
.sedapudaliasnacionesnihilsigni lo.ma.inficat.utsuntgręci& hebrei.
Tertiadiuifioeftifta. i.Reefo.Terminorumquidam eftcategorematicus,etquida3
S.colū. syncategorematicus.Terminus categorematicus eft pri. 4. diui. 29.00.4
ticulariaparticulariter.Præpofitiones determinatsub
certocafu.Aduerbiauerbum,& coniunctionesha
minum.i.remquænonestterminusdatoqeffet,ficut TRACTATVS Secúduz
sesignificatiuus,quidamnon.Terminus perlefigni Voety fácarious
eftilequipersesumptusaliquidrepresen/ mologiã
tasuelyhomo,lyanimal.Terminusnonpersesigni illequitamperlequàm
cumaliohabetproprium fie Tertia gnificatum.utlyhomo:siueenimponaturinoratio
diuifio. ne,liueextra,sempersignificarhominem.Terminus Dehac
syncategorematicuseftterminushabensofficiumqui uide la
perfefumptusnulliuseftfignificatiuus.utfignadistric
tiusilo.butiua.utomnis,nullus,& fignaparticularia.utali
mafo.2.quis,alter,&præpofitiones,& aduerbia,& coniun. 20.2.3.f.cciones.Signa
namqz distributiua habent officium ,
558.fal.3.quiadeterminantdistributiue,uniuersaliayłr,& par
bentconiungereterminosuelorationes. Quartadi GioVide uifioeftista.Terminorum
quidameftprimęintencio Pau.lo.nis,&quidamfecundæ intentionis.Terminusprimæ
m a , f o l. i n t e n t i o n i s e f t t e r m i n u s m e n t a l i s f i g
n i f i c a n s n o n t e r D lyhomo,fignificatsor.& pla.quorumnulluspoteft
> esseterminus.Terminusautem fecundęintētionisest
terminusmentalisfignificansfolummodoterminum A uelpropofitionem,utiliterminimétales,nomen,uer
bum ,participiúm ,propofitio,oratio , & huiusmodi.
niseftterminusuocalisuelfcriptusfignificans folum B
modoterminumuelpropofitionem.utiliterminiuo calesuelfcripti,nomen
,uerbumparticipium ,athuius modi. Sextadiuifioeftifta.Terminorum quidam
funcincomplexi,&quidamcomplexi.Terminusin 6.diui
complexusuocaturdictio,utlylapis,lylignum.Sed fioVide
terminuscomplexuseftoratio,uthomoalbus,lor.& Paul.in placo ,deum effe.
& huiusmodi. De nomine. Cap.2. literconfiderat:ideode hisreftatdiffinitio
nesaffignare. Nomenestterminusfignificatiuus lo.ma.f. finetemporc cuiusnulla
parsaliquid fignificat separa Diffint ta,uthomo.
Iniftadiffinitioneponiturterminuslotionoie
cogeneris,quiaomnenomēeftcerminus.&nonecon proqua uerso:dicitur fignificatiuus,quia
termininon signifi uidepri catiuinonfuntnominaapudlogicum,licetbeneapud
grammaticum .utomnis,nullus,& fimilia.Tertiodi
citurfinetempore,addifferentiamuerbi& participă
quæfignificantcumtempore.Quarto poniturcuius D nulaparsaliquidfignificatfeparata,addiferentiam
orationis,cuiuspartesfignificantseparate mo pyo er.c.c2 S V M M V .L A R
V M. 3 Quinta diuifio eftifta.Terminorum quidam eft s.diuifio
primeimpofitionis,quidamsecundæ.Terminuspri. Vide m ę
impofitioniseftterminusuocalisuel(criptusfigni Boe.in f i c a n s n o n t e r m
i n u m . u t l y h o m o , & l y a n i m a l in u o - i . g y e r .
ceuelinscripto.Terminusautemsecundęimpofitio. inprinc. L3 Viadenomine&
uerboexquibusoratio с componitur & propofitio,logicusprincipa . 16.co.4
Diffini. V uusetextremorum unitiuus,cuiusnullapars TRACTATVS. A a l i q u
i d s i g n i f i c a r s e p a r a t a , u tc u r r e c u e l d i s p u r i io
b i. tar.Ec dicitur primo,temporaliter fignificatiuus,ad eric. i. tiw oro 1200
pin . p i disnes pofitum cum apposito ficutuerbum.cetergautem par trcuiæ
ponuntur:ficut in diffinitione nominis. Ratio eft terminus significatiuus ,
cuius ali- B garlicantfeparatę. Orationumaliaperfecta,alia hewide Dcoratione.
Cap. 4. qua pars aliquid fignificatseparata.uthomo : Ti64 . albus:deữeffe.Vltimaparticulaponiturad
Piroca Jüfferentiam nominis & uerbiquorum partesnon fi cite suz & c .
cogeneris,quiaomnis propofitioeftoratio& col.1. c i p i t . q u æ n o n f u
n t p r o p o f i t i o n c s :n o n o b f t a n t e q u ò d i l u m g e n e r
a t i n a n i m o a u d i t o r i s i u t h o m o c u r r i t. O r a boviti
imperfecta.Oratioperfectaeftilaquæperfectum len no Ide uimuce
cioimperfectaeftilaquæimperfectum sensumgene. ferinõis rat : N o t a n d u m q
u ò d tres funt fpecies orationis perfe: C ctæ.quiaorationum
perfectarum.aliaindicaciua,ut homo currit.aliaimperatiua,utdoceioannem.alia ed
incel religie ineis opratiua,ututinameffembonuslogicus. fint ap te nate
Deuerbo.. Cap. 3. Erbum eftcerminus temporaliter fignificati differentiamnominis
quod fignificatline tempore.Se
cundodicitur,&extremorumuniciuus:addifferencia participñquodfignificarcum
tépore,sednon unitfup 0 - D e propofitione. - Cap. s. 2 3 gñare fectū sen bus
uide ilo,ma. fol. 101. Ropofitioeitoratioindicatiua:uerum uel fals f u m
significans uth o m o currit.ponitur oratio lo n o n e c o n u e r s o . S e c
u n d o d i c i t u r i n d i c a t i u a. q u i a C o l a
indicariuaeftpropositio,non autem imperatiua nec
optatiua.Vicimoannectitur:uerum uelfallum figni D ficans:propcer tales
oraciones. Cortes potest , plato in PS pro qui
aliacategoricaaliahypothetica.propofitioca diuifio.
tegoricaeftilaquæhabetsubiectumprædicatum& Videin c o p u l a m t a n q u a
m p r i n c i p a l e s p a r t e s f u i. u t h o m o e f t l o ,m a . f o
animal.Subiectumeftlyhomo,prædicatum uero,101.col, ly animal.copula illud
uerbum eft:quia coniungit 4 . SVMMVLARV M. tum.
Diciturquòdhabetimplicitumprædicatum. uidelicet,ły currens.quod patet in
resoluendo illud uer bum currit.insum ,cs,eft,& fuumparticipium.Subie ctum
eftdequoaliquiddicitur.uthomo.Prædicatum ucro quod diciturde altero.utanimal.
Sedcopula Quid (u bicctuz fempereftuerbumfubftantiuum:fum,es,eft. De quidp.
propofitione hypothetica pofteriusdicetur ad cuius tum & C
differentiamponiturillaparticula:principalespartcsquidco . D
fintindicatiuę.quianonsignificantuerumnecfalsum:Diffini
cumsintorationesimperfectæ. Dediuifionepropofitionum. Ca. 6. luifiones fub
propofitione contentas fequitur D numerare. Primaeftifta,propofitionum Prima
fubiectumcum predicato. B rireftpropofitiocategorica&
nonhabetprædica.Solucio E t fi d i c a t u r h o m o c u r . D u b o .
fui.quiaprincipales parteshypotheticæ non funt pula, fubiectum&
prædicatum:fedplurescategoricęutSecuda infradicetur. Secundadiuisioestista,Propolidiuifio.
tionumcategoricarum.aliaaffirmatiua,alianega Põtcol
tiua.Propofitiocategoricaaffirmatiuaeft ilainligiex.i. qua uerbum
principaleaffirmatur.uthomo currit.pihe.ca Propoficio categorica negatiua eft
illa in qua uer: Tertia bum principalenegatur,uthomononcurrit. S.
Tertiadiuifioeftifta.Propofitionumcategori:Diffusi
carumaliauera,aliafalla.Propofitiocategoricaue us&hac
raeftilacuiusprimarium& adequatumfignifi-materia
carðeftuerum.ut,tueshomo.hæcenimeftuera.tues uidein . homo.quiateeffehominem
cftuerum .Voco filoma. . diuisio A tio.i.gi her.C. 5. . a4 1
TRACTATVS mo.ceteraautem fignificata.utteeffeanimal,teelic fubftantiam
,ethuiusmodi,funtfignificatasecundaria, &
ponesillanondicitur.propofitioueranecfalla. Propofitiocategoricafallaeftillacuiusprimariam&
adequátum significatumestfalsum.uttúesalinus.
ria,aliacontingens.Propofitionecellariaeftila,cuius primarium '& adequatum
significatum eft necefla r i u m ,u t d e u s e f t . P r o p o f i t i o c o n
t i n g e n s e f t i l l a c u i u s fignificatumprimarium & adequatum
eftcontigens, uttueshomo.Etuocosignificatum contingensiludC
quodindifferenterpoteftefeuerum ,uelfallum.Sexo 6.diuifio ta
diuifio.Propoficionum categoricarum alia alicuius uide.i.
quantitatis,alianullius.Propofitiocategoricaalicu prior.n.ius
quantitatiseftillaquæeftuniuersalis,particularis, 2.in pri, indefinita,uel
singularis.Propofitio uniuersaliseftil lainqua subởciturterminuscommunis
fignouniuer falideterminatus,utomnis homo currit.Terminum c o m m u n e m uoco
in presentinomen appellatiuum & pronome pluralisnumeri.Signa
uniuersaliasunt ifta, omnis,nullus,quilibet,unusgfavteros,ncuter,qualisD.
:.libet,quantusliber,& huiusmodi.Propofitio particu
lariscftilainquasubiiciturterminuscómunis igno 4. diui afol.158gnificatumprimarium&
adequatumpropofitionts, u r e a a d f. q u o d e f t f i m i l e o r a t i o n
i i n f i n i t i u e u e l c o n i u n c t i u e il
267.fecūlius.undeteeffehominem ,uelq tueshomo,diciturfiA dępris.
gnificatumprimarium& adequatum illius,tuesho Quartadiuilio.Propofitionumcategoricarum
alia fiouide poffibilis,aliaimpoffibilis.Propofitiocategoricapor
ilo.ma.fibiliseftillacuiusprimarium& adequatumfignifiB af.167.
catumestpossibile.uttucurris.Propofitiocategorica . & adequatūfi. us@ ad
impoffibiliseftillacuius primarium 10.172.
gnificatumeftimpoflibile,uthomoeftafinus.Quin
5.diuifiotadiuifio.Propofitionumcategoricarumalianecella larem
,nomen propriumautpronomen demonstraci Suum
fingularisnumeri.urifte,ifta,iftud.Exquibusfe B quituriamquæeftcaregoricanulliusquanticatis.Et
diciturq illaquænonestuniuersalis,necparticularis,
necindefinica,necfingularis,utexclusiue,& excepti uæ,&
reduplicatiuę.uidelicettantumhomocur rit,omnishomopreterfor.mouetur,omnishomo
in quantumhomoeftanimal. luxtaprimamsecunda Qualis,ne,uelaf,u.Quanta,par,in,fin,Primapars
ficintelligitur,qadinterrogationemdepropofitionc factā r
Quæ{respódeturcategorica,uelhypothetica.
Secundaautemasseritquodadinterrogationefactam
perQualis?refpondeturaffirmatiuauelnegatiua.Sed intertiadenotatqad
interrogationem factágQuan
tarmñdcatur,uniuersalis,pricularisindefinita,uclfingu laris,& hocfm
exigenciampropofitionis propositę. D e d u a b u s alijs p p o f i c i o n ă d
i u i f i o n i b u s. C a p . 7 . Ræterfupradictasdiuisionesdugaliądeclaran-
Prima cur. Primaeftifta,Propofitionūcategoricadiuifio ut h o m o
currit.Propofitio categorica m o d a l i s eft illa
inquaponituraliquismodus,utpoffibileeftsor,cur SVMMVLARVM. 5 particulari
determinatus,utaliquishomo disputat.Si Idem in
gnaparticulariasuntifta,aliquis,quidam ,alter,reli7.tract. A quus,&
huiusmodi.Propofitioindefinitaestillainhuius in
quasubijcicurterminuscômunisfinealiquofigno,utc.i.& in homo
eftanimal.Propoficiofingulariseftila inqua lo.ma. . fubijciturterminus
discretus,uelterminuscõiscum 107.col. pronomine demonftratiuofingularisnumeri.Exem
:4. plumprimi.sor.currit.Exemplum fecundi.illehomo dispucar.Voco
autemcerminumdiscretumuelsingu. с P. ultimam
diuifionesponiturifteuersus.Querca,uel răaliadeinefle,aliamodalis.Propofitio
catego Dricadeineficeftillainquanon ponituraliquismodus 1:
Figuradeineffe. r e r e .M o d i a u t e m s u n t s e x . c p o f f i b
i l e , i m p o f f i b i l e n e Secõda.ceffarium,contingens.uerum,&
falfum. Secunda diuifio.Propofitionummodalium:quædam eftinfen- fudiuilo:&
quædaminfenfucompofito.Propositio modalisinfenfudiuisoeft ilainqua modus mediat
interaccufatiuumcasum etuerbum infinitiuimodi.ut
fortempoffibileeftcurrere.Propofitiomodalis insen
fucompofitoeftillainquamodustotaliterpræcedit,
uelfinalicerfubfequitur:utdeumeffeeftneceflarium .
impoflibilecfthominemeffeafinum. Exhisdiui fionibusoriginanturtresfiguræ.Quarum
primadici B tur deineffe.Secundamodalisdefenfudiuifo:fchabés admodum
primæ.Terciamodalisdefenfucompofi to:ledacæterisdisperata.Quarum
declaracionesha besin exemplohic pofito. A Glibetho currit. adaz hó ñ currit,
Nurbo de currit. Lontraric. Conta dictorie dictorie subalterne, subalterne
Figura: demeße Gulltra gda3 ha cuifit, TRACTATUS fubcötrarte
reasudiuisio Lontrarie Nullú hoie3 poffibile eft! curtcit . Cótra
dictorie Subalterne Subalterne de sensu dictorie Lörra mine polee curitie .
Modalis desensuoiuifo. 6 fubcótraric Modalis de sensucomposito. Nec currere
eftlos .Impofeeft currere for subalterne Contra fubalterne dictoric Aliquē,ho
Kontrarie desensu.copoli 3 : Fig. Loncra . dictonic Cotinges& por,nó cur
rere 2.Figura Quelibetho minepole? currere . Pole for currtre , A liquêhome
minē ñ pole eft currere , fubcontraric Secunda
præciseproeodemuelproeisdem ,funtcontrariæinfi gura.utquilibethomo currit,nullushomo
currit. Se cundaregulaeftifta.Particularisaffirmatiua& parti y
cularisnegatiuadeconfimilibussubiectisprædicacis &
copulis,fupponentibuspreciseproeodemuelpro
eisdemsuntsubcontrariæinfigura.utquidam homo B Tertia
currir,etquidāhomononcurrit. Tertiaregula,uni uerfalisaffirmatiua&
particularisnegatiua,ucluni. uerfalistiegatiua&
particularisaffirmatiua.deconfi
milibussubiectispredicatisetcopulis,lupponentibus Quarta. precisepro eodem
uelpro cisdem ,fu Tabulaomnium capitulorumhuius logicæ Pauli Veneti,in Octo Tractatusprimus
estde mentis fummulisquiconti 27Defyllogism: Tractatusfecüduseft determis.Car.Ź
Cap.primădediffinitioc 3 Deuerbo 3 6 Dediuifionepropofi 8. De figurispropositio
pothetica po.copu. ne ciusdem.car. 16 nūtmaterialiteretqñ perfonaliter 17
14Depropofitionehy. 8 Deampliatiõibus28 po.difiuncti. 15 De pdicabilibus 10
Tractatus tertius.de eiusdem direlatiuorum . 20 126 net17.Cáp • 13 4 De
oratione 5. Depropofitione 3 norumquandofuppo num deuppolitionibus có D e
cognitione termi 99 Deappellationib?30 11 De conuerfione tibus fupponis&
dediuisio 22 6 4 Defuppofitioneper , Denaturappõnuz7 fonali. 7 26 tractatus
diuisa. 2 Denomine.3 tionum 7 Deduabusalösdiui 3.Defuppofitionema. 10
Deequipollentős 7 5 Defignisconfunden 12 Depropofitionehy 6 Derelatiuisproqui 8
.. bussupponunc 25 13 De propofitionehy. 7 Demodo fupponen 9 4 Apitulusprimû
cinenscap.9. C fionibuspropõnuzs teriali:& dediuisione 17 3 16.De decem
prædica ', consequentősconti. Car.31. Tractatus quartus e t
Cap.primumderesolubi 2 Depropositionibus Tractatus quintus eft
tioncobligationiset De obicctionibus co tradictasreg. TABVLA uo 44
tioncconsequentiæet 4 Dehypo.descriptibio eorum diuisionibus, li 2: De regulis
generali busconsequentiæfor 6 Degradupofitiuocô malis 3 De reguliscon.for. q
Degraducomparati 4 Deregulispoenespro posicionesquáras34 9 Delydiffert
pofitioncsnonquan 35 50 11 Deexceptiuis $1 5 Delynecessario& contingenter 4
5 32 parabiliter(õpto 46 poncs fuperius,atq 34 8.Degradusuperlati
-minospertinentes& 14Delyincipit& defi : impertinentes 36 nir 42 nens.8.cap.
3. De officialibuspro Cap.primumDe diffini libus.car.39. po. dereg.eius. Car.60
inferius 47 Deregulisponcspro 10Deexclusiuis 49 uniuerfalibus 62 41 3
Deconuertibilitate 38 48 uo. tas 7 Dedecem lis alñsregu 15Delytotus 55 56
pofitioncs hypothe ticas. 17Delyabæterno 18 Dely infinitum 57 58 de
probationibus ter 2 obligatorieartis:COA 12 De reduplicatiuis 53
6.Deregulispoencster 13Delyimmediate54. 37 16 Delysemper 57 8 Deregu.pancspro
tinenscap.56 minorumcontinens. Cap.primum.Dediffic Cap.18. go ciocinsolubilib?&
di s Obiectionescöcrare trainsolubilia 7 5 6 Obiectiones contradi milibus
propofitioni bus regulas cap. 4. huius Cap.primum dediffini. 2
Deobiectionibuscó finitioncs.6.cap.hui? primi tracta. 5 Deexclufiuisinfolu 7 De
insolubili difiun- ulti.ca.contra modos TABVLA 127 mitracta. 98 3
Deinsolubiliparticu ctaincap.8.huiuspri 8 De insolubilibusno Tractatus.8.é de
obic 94 78 7 Obiectionescontra 80 8 Obiectionesaddicta eftde obiectionibus
contraprimum trac. Cap.primū.Deobicctio Tractatus Septimus
tra.3.tracta.continēs. continenscap.8. nibus factiscontra re propofitionum 66
3.huiusprimitrac. 85 4 DeAmilibus& diffig Obiectiones contra 68
primitrac.côtinet 87 S Dedepofitiöibuster3 Obiectionescôtrare minorum Tractatus
Sextus eft m i tracta. 88 4 Dcinsolubiliuniuer Cali bus bilibus riuo ctiuo
figurarum apparentibus 83 Cap.primum.Obiectio. gulasprimo& .2.ca. 7 1
gulas.5.cap.huiuspri deinsolubilibus.8. 4 Obiectionescótradif cap.habens. 81
cap.ulti.huius primi ca.7 . 92 uifioncciufdem.car.73 gulascap.7.huiuspri
lariuelindefinito 77 mitra.depredicabili. 79 6 Deinsolubilicopula.
trac.inmaceria syllo gilmorum 97 n a cótra dictain cap . huiuscertñ.tra,inm a
Štionibusfactiscon car . las.7.cap.huius terti las.4.cap.huius
terti 1 1 7 tracta. VenetijsExpensisheredumLucæ 122 $ TABVLA teria
consequentiară, tracta. 114 tëtracta. 106 6 Obiectacontraregu 3
Obiectacontraregu tracta. las,8.cap.huiustertij las.5.cap.huiusterto tracta
Antonñ Iunte Florentini Mense Martio.1544. Registrum illaiquaiferi’predicaturde
terrogatoezfactapqualise fuosuperiozi.vtaialeftbo. sozesvťplatopueniéterrñ
Predicatioeéntialiséillai deturq rifibiť.7totaratio quafuperi’pzedicaturdein
quareficpdicaturdeilliseq? feriozivelecóuersofzquod éppziapafsioilliustermini
dictiévľoriadealiq°illon bomo cum quo conucrtitur. Si predicatioaccítaliséila
Acchrétēmin’vniuoc'pze iquappuúvelaccñspzedir. dicabilisdeplib”ieoquod
caturdegenerefpeciezpria qualeaccắtaleipuertiblrfi
bľfuoidiuiduoautepuerfo 5 Eréplüpzimi:vtbóèrifibil
dirurindecepdicasca.Quo Paialéalbu.exéplusivrrifi rupzimueltpredicarsitu lub
bileéhoalbueaial.Etpfiľr státiecul’generaliffimúébic dedriazidiuiduodicafl'me
teri’lbalubàpoiturhicter li’oicaturg pdicatioefriaťė mi?coup”.subcocpozecosp?
pdicatio terminoz eiusdez s a i a t u sub cozpoze aiato ať 16
dicamentivtbóestaial.pze, aialifpesspecialissimahoľ dicatioautaccicaťeftpiedi
afinuszlbiftisfuaidiuidua carioterminoxdiuerfozpze fozteszplato.bzunellus7fa
dicamentorumvthomoéale uellus.Secúdupredicame bus.Termin superioradre
túeftpdicamentu quátitutis liquúdicitureffeillequicon
Lui'generalisfimúeftquäti. tinerillúznecóuerfoficutli tasfubýfuntduogenera16
aialrespectuisti'terminihó alternaärnulluestsuperius qzfignificatquicgdile?cuz
adreliquúvzcontinuuz?di bocaliquidvltra.Lermin’in scretu.primigenerisiftefür
feriozadreliquúdicitureffe fpetieslineasuperficiescoz illequicótineturabeo.nnó
pustempus?locus.qR:bec ecouerfovtliforesrespectu funtindiuiduabiliuea fupfi
iftiusterminibomo . hiclocus. Secundigeneris Lozpozea Jnco:pozea
infinitesuntfdeties.f.binari, Lozpus aiatum rius trinarius 7 cetera .
Redicamentuzestcoő ciumeltpaffiovelpafsibilis dinariopluriuztermi,
qualitas.Quartuzestforma nozuFmsubzlupza.Etdiui,
vetcircaaliquidpitasfigura us trinarius quaternarizë Animatum Jnanimatuz
indiuiduaverofunthicbina Sensibile Animal Tertium piedicamentum è predicamentuz
qualitatiscu iusgeneraliffimum estquali Lozpus Jnsensibile Rarionale
Jrrationale. tasfubquofuntquattuo:ge Animal rationale nera subalterna:non
sebabe Soates Plato rio.Secundum eftnaturalis p potentiavelimpotentia.Ier
Substantia tia fecundum sub z fupza.pzi mortalis Jmmortalis
mumesthabitusveldispofi, Domo cies.boc cozpusboc rempus 1 1
Primigeneris(petiesfune Quintumpredicamétoem grāmaticalogicazrhetorica
dicamétuacióiscuiusgener quaqindividuasuntbecgrå rasubalteznafuntfer.quozu
matica logicab rbetorica. nulluėsuperiusadreliquum Lertijgenerisfpessunto
risspéssunt.generarehoiez redoamaritudo.albunigruz ?cozrupereequáquayindir
calidúzfrigidubuidum zfic uiduafuntficgenerareboiez cum.quarúidiuiduasuntheç
ficcorrupereequum.Iertijz dulcedobiamaritudohocal quartigeneris(pessuntau.
bumhocnigp 7buiusmodi. gereinlongudiminuereila Quartigenerisfpeciessut
tum.quozumindiuiduafffic circulustriangulusquadra augereilögumficdiminuer
gulus2huiufmodiquarúidi inlatu. Quitigenerisspés uidua funt.biccirculus
.bicfunt calefacerez frigefacere triangulushicquadrágulus.
quaridiuiduafuntficcalefa QuartiipredicamétüĊpdi cereficfrigefacer.Sertigo,
camerurelatóis.Lui'gene. nerisfpeciesfuntmouct fur ralissimúeftrelatiovelada.
súmoueredeorsumquaruin liquidfbåfunttriagenera( diuiduafuntficmouerefurfu
alterailebita63,16zsup2a ficmoueredeorfum.Sertus Primumestcaparatio.Se
predicamétaépredicaméruz cuduzéfuppofitio.Lertiuzė paffioniscu’generatiffimu
fuppofitio.primigenerisfpe estp dalisinfenfudiuitocillaiä
nisbomopzeterfoztemoue modusmediatiteractumca tur.Jurtaprimamfamzvi,
sumzverbúinfinitiuimodi timamdiuifionesponitifte vtfoztempoffibileécurrere
versus.Quecavelip.qualif Propofitiomodatisisenfu* nevelaf.vquanta.parifin.
cópofitoéilaiquamod’to Dama psficitelligitpad i taliterpcedirveifinaliter16
terrogationedepłopolinóe fegturvtdeumefTeénecessa factagquerespondeturcar
rium.Impoflibileébominė tbegozicavelipothetica.Se effeafinum. Erbisdiuifio
cudaaurasseritquodaditer nibusorigináturtresfigure rogationéfactamoqualisre
quanpriaordeieffe.Seci, fpondeturaffirmatiuavľne damodalisofenfudiuisore
gatiua.seditertiadenotat habensadmoduprime.ter, qadinterrogationefactaze
tiaveroormodąlisofenfu2 quantarespodeatvniuerfaľ pofitofiacefisdispata qua
particularisindefinitavelfin ruideclaratóesbes ierobic gularis. hocfecundum eri
inferiuspofito.: gètiáppoitoisppofité är zo Sequuntur figure. uifionesduealie
decla Quidam bó curri Quetz bõiez poffibile eft currere Weceffe
eft roz currere Subcötrarie Lontrarie Contrarte Subcötrarie currer. --
Lontradictorie Qutuber bomo currit Lontrarie Duídå bo . non currit Lörigesest
foz.ñ Aliquesboinem Aliquéboiez poffibile eft. Có posibile eftcurrere
poffibileeft soz.currer Subcontrarie Mullus bomocurrit. Impoffibilee Tozcurrere
Lontradictorie dictozie Lontra Lontradictoria Snbalterne Subalterne Subalterne
Hullu boiez poffibileeft. currere currere ditozie Lontra Lontraditozie
Subalterne Intigiturtåpueq funtcontrarieoisbocurrit
fecundefigurebere ptnll?bócurrit.necieptra gulegeneralespriaé
dictorie.Disbócurrit2gda tita.Uniuerfalisaffirmatiua bononcurrit.neciftefubala
zvniuerfalıfnegatiadepfitt terne.Disbó currit7quida b?fubiectis7predicatisfup
bomocurrit.qztermininifup ponétib”precisepeodévét ponuntprecisepzoeodevĽp
proeisdéfuntatrarieifigu, eisdez.Znona.n.fbinfuppóit ra.vtglibzbócurrit.2nllur
provtroq;reru.Jnaliavero' bocurrit.Secidaregťaeft 14 particularis affirmaria et
promasculinotantum Scutqua tuozfgula particularisnegatia de pfimi lib
?fubiectis 7 pdicatis fup. fituanturpropofitoea infiguraitaquattuoz
ponétib?pcirepeodévelp alijsregulisipfarumcogno, cirdezsuntcontrarieifigu
fciturlerseunatura.quarum ra.vtgdabócurrit?qdåbo primaeftianonestpossibile
nócurrit.Lertiaregľaviuě duoztrariaeffefimulvera falisaffirmatiuaapricularis
benefimulfalsa.Primapars negatiavelvlisnegatiazp patzinductieinomnibus.Et
ticularisaffirmatiaopfilibö fecundaprobatuz.quoniazia fiectiszpdicatisfupponen
funtfimulfalfa.Quilibzboè tib?pcirepeodezvelpejsó albusznullusboestalb”.Et sunt
tradictoneifigura,vt iafimiliterDmneanimaleft quilibzbócurriteqdábóñ
bomocnulluzaialefthomo curritP.ull'bócurrit?qui Secundaregulaeftiftanon
dåbócurrit.Quartaregla eftpoffibileduofubcötraria vniuerfalisaffirmatiazpti
effefimulfalsa.fedbenefim cularisaffirmatia.Etviuer, vera.Patetparsprima ifin
salisnegatiuaaparticularis gulisdiscurrendo.fecunda. negatiuade pfitib lbiectis
probaturquoniamistafuntfi 2predicatisfupponétib?pci mulvera.Aliquishomocal
sepeodezvelpeisdezftit16 bus. aliquisbononeftalby alterneinfigura.vtglibzbó
Aliquodanimalefthomo.Et currit2gdambócurrit.Dar aliquodanimalnonefthomo
lusbomocurrit.2gdazbol Tertiaregulaeftifta.Honė mononcurrit
Expdictisfegturgilenó effefimulveravelfimulfalf. LogicaPauliUeneti.
madiuifioeftiftaterminori vocaturlravelfyllaba.Pzie distributiabiitofficiuq2dtē
25boraldefinitio,sebutcomienicu damagnitudiez
carituseftilequipermitesperjeigranasoatione. tediumcóftitué
aligdrepritatveuboliaial.kupindistan'tbeineciligaya tezinajoftudentiuznecno
LerminiplefignificatiusPericarioneperforsales aliornimia;breuitatez.gbɔ
eftilequiperfefumptusni,beit perqúemymim nullafereeftaneradoctrina.
bilrepresentatproisnulluseftpermainang Ideovolensmediuftinere
7files.Secundadiuifioeft , vtriusqzsapiésnäzertremi. iftatermiogquidazsignifi,
ppendiumvtilecostruriiuue cantnaturalrzquidãadpla nibɔplurib,diuisuztractati,
citum.Lerminusnatural'rfi bus.quorprimusfuimularu gnificansestilequiapooés
traditnotitia.Secud fuppo .eiusdeestrepsentatiuusficut firionú
declaratmateriá.ter ti-pregntianonditdoctrina. Poadplacitufignificanséil Quartusterminoqviistruit
lequinóapudoéseiusdez é pbatiua.Quint’ligidiregu, representatiu'ficurilletermi
lazdocetobligatiuaz.Sert? nusbóinvocevelinfcripto isolubiliafoluendidarartem
apudnosfignificatboiem. 7via.Septimusatraprimú 13apoaliquascertasnatoer obijcitfolutionezaddensre,
nibilfignificatvtfuntgreci: fpófiuaz.Dctaubotertium bebrei.Zertiadiffinitoéifta
fodificarpróem argunitati, Qterminokquidaeftcatbe uá.Quiagdoctrinaquecun,
gozematiczgdáfincathego 93acoiozivtaitphusinpzo rematic?.termi’cathegoze,
bemiophyficozumfüiteros, maticuseftillegtampiezz duuideotractatuspzim’ter/
cialiob3ppziùfignificatum mũiicofunitsicipapioi otlibófue.v.ponarinóeft
tibölianimalinte.Lermi? Gential uitdiferenmis.ut box Florin simp prout
firepmimusin T é l . ( 1 6 ) 4 4 . 5 7 . 2 4 . 6 0 E":"othèque des
Fontaines 60531 CHANTILLY Cedex gramaticaj. Lorical
minátdistributiverparticu! complerus eftozó vthomo
lariaparticulariterÕpofitio alborozes platodeuzeffe nesdeterminatfbcertocâu
2buiusmodiic. aduerbiaverbúzcõiúctóes 4 Uia noier verbo er biitcõiungere
terminosvel quibus ozatio compoi ozóes.Quarta diuifioestia tur7ppofitiologicus
pzici. g terminoxquidaz eftpziei palitercófiderar.Jdeo'dbil
tentiois.7quidábeitencois reftatdiffinitionesaffignare Terminuspeintentóniseft
Homéestterminusfignift terminusmentalisfignificaf catiu?finetépozecuiusnulla
nonterminu.i.réānonéter parsaliquidfignificatseper minusdatoq effetficutlibó
ratavthomo.In iadiffinite fignificatsoztem zplatoné.å poifterminuslocogencris.
ruinulluspoteffeterminus. q2ocnomen estterminus.e Lerminusaütbe itentóisé
nóego.diciturfignificatinis terminusmentalisfignificát
quiatermininófignificatui solimoterminilppofitone nófuntnoiaapudlogicilicz
ptiliterminimentalesnon biapudgrāmaticivtomis verbtiparticipiúppofio020
nullus7fimilia. Tertiodi, zbuiusmodi.Qüitadiuifio citurfietemporeaddiffere,
estistagterminozquidãcst tiñverbiaparticipüafignis peimpofitionisquidife.ter
ficantcumtempore. Duar minuspeimpositois estteri toponitcuiusnullaparsali
nusvocaťvèlscriptusfigni quidfignificataddifferentia ficansnoterminu.vtlibóz
orationiscuiuspartesfigni, liaialivoceveliscripto.ter ficät.(Uerbúeftterminato
min’autéfeimpofitioniseft požaliterfigificatiu?zertre terminusvocalisvelfcript?
monvnitiuuscuiusnullap8 fignificassolúīmodoterminu aliquidfignificatseparatave
velpropositionevtilitermi curritveldisputatoicifpria nirocalesvelfcriptinomen
mo temporaliterfignificati, verbtiparticipitizhuiumói uusaddifferentiamnominis
Sertadiuifioeftifta.Termi quodfignificatfinetempore nonquidifuntincópleri29
Secundodicitur7ertremo damcompleri.Terminusin rumvnitiuusaddifferentia
complerusvocaturdictiovt participüquodfignificatcií lilapislilignum.Izterminus
tempože.sednonvnitfuppo 1 fituscumappofitoficurvero
quenonfuntppofitionesno · bum.cetereatparticťepo obftáteqafintindicatieq?i
nuiturficur10 toenois. fignificantverumnecfalsuz . P Ropofitioeftoratioi
dicitur.vtbomo predicatuz ,puma,plicare
Progofitocatbegozicaet"prodicaria,madevenirate Alia iperfecta . Diario
pfec bignier parte dignins e.me,ose ista quebetßbiectuzzpiedichuo ublitt
taeftilaqueperfectu fenfi catucopula generat animo auditous. partes
tanöspzincipaler,peplicireutimplicie. vtbomocurrit. sui.vthomo eltaial. i),
Etfidicarurbomo currite Horádumotresfuntspe propofitiocatbegozicaznon
Dratioefttérmin'lignifi cumfintozationesiperfecte catiu?cuiusaliqua pars ali
quidfignificat.vtboalb?de uz effe.Ulria particula poni turaddifferentianominis?
Propofitionuzaliacaibego verbi.grumpartesnonfigni rica:Aliaypothetica.
ficant.Dzationuzaliapfecta ibiectumestubomo predica Diarioimperfectaestilla tum
verolianimal.7copula aiperfectuzfenly;generari illudverbumestq:coniungit
animoauditousvtbomoal fbiectumcumpzedicato. busdeumeffe d Juisiones16pposito ne
contentas segtur nuerare .Pria eft ifta 5 cies orationis perfecte .
Drationuzperfectar.alia indicatiuavthomo currit babz predicatum dicitur qa
babzimplicicumpredicatuz v z li c u r r e n s q d p a t z i n r e r o í
Aliaimperatiua.ptooce joannem . Aliaoptatiua.Desum eseltasuum participiu
uendoilludverbum curritin vtinameffembonus logicus Subiectuzestoe&aliquidadfubiecit”alori
ܐ fal veroqd fümfignificás.vtbô
animal.Sedcopulafempererspularerreigitpilianca. currit.poniturozatolocoge
verbuzfbftátiuü.l.luzeseltveteteaiomm neris.q:oisppofitioestoza De
propofitioneyporbeti-inwirtelde eius. tioetnoneguerro.Secundo
capofteriusdiceruraddif, d i c i t u r i n d i c a t i u a q : f o l a i d i f
e r e n t i a m c u i u s p o n i t u r il la catiuaeitppofitio.nonátim
particulaprincipalespartes peratianecoptatiua.Ulrimo fui.
annectiturverumvelfalsuz Secundaoiuifioeftifta. fignificansproptertalesoza
Propofirionuzcabegozi, tionesfoztespór.platoicipit car.Aliaaffirmatiuaaliane
facit,  egineris,matiuaeftilaiquaibupäin num cathegozicarum aliane
kleinesitimplicies 62 apaleaffirmat öcbócurrit. ceffariaaliacontingens,ppo
diferenciaPresidurijgezo pzopoçatbegozicanegatifitionecefariaeftilacuius artean
= uaeftillaiqobiipricipalene primariumzadequarumfigi gáf.vtbónocurrit.Tertia
ficatumeftneceffariumvtoe diuifioeftiappofitouzcatheus est.popofitiocontingens
goricaraliaveraaliafalsa. eftilacuiusfignificatumpzi, Propocatbegozicaveraéila
mariumzadequatumeftcó tui?pzimariuzadeqtuligni tingensvttuesbomo.Etvo
ficaruiéverúztuesbobecco fignificatumcontingensil n.eltperatueshóq2reeffe
ludquodindifferenterpotest boiezcftveru.Uocosignifi esseverumvelfalsum.Sex
catuprimaritizadeqtuppo tadiuifiopropofitionumca! fitionisqó eftfimileorationi
thegozicaruzaliaalicui'quă ifinitiuevel piúctie illius.vn ' titatis alia
nullius.P2opo ca deteeffeboiem velqotues 'thegozicaalicuiusquantitati bódicitfignificatu;primari
estillaqueévniuersalispar uz7adequatúilliustuesbó ticularisindefinitavelfingu
ceteraåtsignificatavtteeffe laris. Flop.vniuersalise aialteefeTbstantia7huiul,
ilainquafubijciturerminosnasdistri mõisuntfignificatasecuidaria comunisfignovniuersalides
gacia.Prop cathegõicaaffer Quintàdiuifio.propofitior burinemobil
7penesillaidicieppovera terminatusvtomnisbócursliepy. necfalla.Propocathegorica
rit.Terminuzcómunemvoco falfaeftillacui?pzimarius7 inprentinomenappellatiuuz
adequatü fignificatum estfal fumvttuesarinus ?pionomen pluralis numeri Signa
vnüerfaliafuntiaoil Quartadiuisioppónuzca nullusquilibetvnusquisqz
thegoucaşialiapoffibilisali vterq;neuterqualislibzquá
aipossibilir.ppocathegorica tufliberzhuiufmodi.pzopofi poffibiliseftilacui'paimari
tioparticulariseftillainqua uz?adeqrufignificatúépor
iubijciturterminuscóisfigno fibile vt tu curris particulari determinatusvt
Propofitiocathegoricai, aliquisbodifputat.Signap, poffibiliscst¡la cuiuspama
ticularia funeiaaligs gdå al rium7adequariifignificatus
terreliqu’rbui?mór.pzopo eftiposibilevebóěafinus indcfinitacfiillaiqualbijcie
feprobatio:ctfromloco Fifolo 1 . i terminuscómunisfinealiafip
Reterfupiadictasdi gno:ytbomo estanimal. Propofitiofingulariséil,
rantur.Primaeiftappofiti lainquafubijciturterminus onucatbegozicap.altadeief
discret?velterminoconiunif realiamodalis.Propofitio cumpnominedemostratiuo
cathegozicadeielleèillaiä fingularisnumeri.Ermprimi nonponituraliquismodus.
utToutescurrit.ermfiillebo vtbỏcurrit.Diopofitioca disputar.Uocoautemtermi,
thegorcamodaliscillaina numdiscretumpelfingularé ponituraliquismod?vtpof
nompoziùautpnomenomo fibileefoxtemcurrer.Modiy Scromodi
ftratiuúfingularisnumerivt autemfuntferscilicetporsi,
ifteiftaistud.Erquib?fequi bilerimpossibileneceflariu turiamqueécatbegozicanĽ
7contingensverum7falsum liusquantitaris7diciturgil Secundadiuifio p:opositi
laanoévniuersalisnecpar onummodaliumquedamcst ticularisnecidefinitanecfin
infenfudiuiso quedazifer gularisvterclufiue7ercep sucompositoPropositiomo
tiuevztantumbocurrit.om dalisinfenfudiuitocillaiä nisbomopzeterfoztemoue
modusmediatiteractumca tur.Jurtaprimamfamzvi, sumzverbúinfinitiuimodi
timamdiuifionesponitifte vtfoztempoffibileécurrere versus.Quecavelip.qualif
Propofitiomodatisisenfu* nevelaf.vquanta.parifin. cópofitoéilaiquamod’to Dama
psficitelligitpad i taliterpcedirveifinaliter16 terrogationedepłopolinóe
fegturvtdeumefTeénecessa factagquerespondeturcar rium.Impoflibileébominė
tbegozicavelipothetica.Se effeafinum. Erbisdiuifio cudaaurasseritquodaditer
nibusorigináturtresfigure rogationéfactamoqualisre quanpriaordeieffe.Seci,
fpondeturaffirmatiuavľne damodalisofenfudiuisore gatiua.seditertiadenotat
habensadmoduprime.ter, qadinterrogationefactaze tiaveroormodąlisofenfu2
quantarespodeatvniuerfaľ pofitofiacefisdispata qua particularisindefinitavelfin
ruideclaratóesbes ierobic gularis. hocfecundum eri inferiuspofito.:
gètiáppoitoisppofité är zo Sequuntur figure. uifionesduealie decla
Quidam bó curri Quetz bõiez poffibile eft currere Weceffe eft roz currere
Subcötrarie Lontrarie Contrarte Subcötrarie currer. -- Lontradictorie
Qutuber bomo currit Lontrarie Duídå bo . non currit Lörigesest foz.ñ
Aliquesboinem Aliquéboiez poffibile eft. Có posibile eftcurrere poffibileeft
soz.currer Subcontrarie Mullus bomocurrit. Impoffibilee Tozcurrere
Lontradictorie dictozie Lontra Lontradictoria Snbalterne Subalterne Subalterne
Hullu boiez poffibileeft. currere currere ditozie Lontra Lontraditozie
Subalterne Intigiturtåpueq funtcontrarieoisbocurrit
fecundefigurebere ptnll?bócurrit.necieptra gulegeneralespriaé
dictorie.Disbócurrit2gda tita.Uniuerfalisaffirmatiua bononcurrit.neciftefubala
zvniuerfalıfnegatiadepfitt terne.Disbó currit7quida b?fubiectis7predicatisfup
bomocurrit.qztermininifup ponétib”precisepeodévét ponuntprecisepzoeodevĽp
proeisdéfuntatrarieifigu, eisdez.Znona.n.fbinfuppóit ra.vtglibzbócurrit.2nllur
provtroq;reru.Jnaliavero' bocurrit.Secidaregťaeft 14 particularis affirmaria et
promasculinotantum Scutqua tuozfgula particularisnegatia de pfimi lib
?fubiectis 7 pdicatis fup. fituanturpropofitoea infiguraitaquattuoz
ponétib?pcirepeodévelp alijsregulisipfarumcogno, cirdezsuntcontrarieifigu
fciturlerseunatura.quarum ra.vtgdabócurrit?qdåbo primaeftianonestpossibile
nócurrit.Lertiaregľaviuě duoztrariaeffefimulvera falisaffirmatiuaapricularis
benefimulfalsa.Primapars negatiavelvlisnegatiazp patzinductieinomnibus.Et
ticularisaffirmatiaopfilibö fecundaprobatuz.quoniazia fiectiszpdicatisfupponen
funtfimulfalfa.Quilibzboè tib?pcirepeodezvelpejsó albusznullusboestalb”.Et sunt
tradictoneifigura,vt iafimiliterDmneanimaleft quilibzbócurriteqdábóñ
bomocnulluzaialefthomo curritP.ull'bócurrit?qui Secundaregulaeftiftanon
dåbócurrit.Quartaregla eftpoffibileduofubcötraria vniuerfalisaffirmatiazpti
effefimulfalsa.fedbenefim cularisaffirmatia.Etviuer, vera.Patetparsprima ifin
salisnegatiuaaparticularis gulisdiscurrendo.fecunda. negatiuade pfitib lbiectis
probaturquoniamistafuntfi 2predicatisfupponétib?pci mulvera.Aliquishomocal
sepeodezvelpeisdezftit16 bus. aliquisbononeftalby alterneinfigura.vtglibzbó
Aliquodanimalefthomo.Et currit2gdambócurrit.Dar aliquodanimalnonefthomo
lusbomocurrit.2gdazbol Tertiaregulaeftifta.Honė mononcurrit
Expdictisfegturgilenó effefimulveravelfimulfalfa poffibileouo
contradictoria -- patetiftareguladifcurrédo alter.Hecranonfoludefuit
Pfingťaptradironia.Quar primevelfecüdefigureimo taregulaeft14.Sivniuerfaľ
tertie.Etvocoibinegatio eftverafuapticularisvelin neprepofitaquandocolligit
definitafibifubalternaeftde modofuemod?pzecedarfi ralnego.Unfibeffetvera
uesequatur.7postpofitaqui gizboestalb?6fikreffzver coniungiturverboinfinitiui
raaligshoestalbosznóez modi.eréplüpzimi.nópofsi. q:iadefactobeveraaliquis
bileésoz.curreredelsoz.cur hoéalbɔ.znóiaquilzboeft rerenóépoffibileereplúfi albɔ.Eteodémódicodenei
possibileésoz.nócurrerevel funtregule.quorpria reequiualetiftiptingenscft
eftia.Hegpäepofitafacitz foz.nócurrergpumăregula quipollerefuocótradictozio
EthneceffeeTo2.noncurrer viinoquil;bocurritequalet equiualetiftiimpossibileest
isti.Aligshónócurrit.Etnó soz.currerrrecundamregur n u l l u s h o c u r r i t
e q u i u a l z i s t i l a m z i f t a n o n n e c e f l e e s o z . ni
aliquishomo currit. eurrercquiual;huic possibi Secundaraeftistanegató
leésoz.currergtertiamrei poftpofitafacitegpoller fuo gulamzitadicaturdecete contrariopbaf.näiftaquils
risquibuscunq3quare7c. bomo noncurritequipollet ( Dnuerfioeitcranspofi
uftinullusbomo currit.2nul tiosubiectiinpzedicar lushomononcurritequipol
rum7econuerfo:vtbomoé ictiftiquilibethomocurrit. animalanimalébomo.Etlý
Lertiaregulaeftistanega diuiditurinconuersionefimi rioprepofitazpostpositatai
plicemperacciisopercorra citequipolleresuofubalter, pofitionem. Lonuerfiofim
no.vndebnonquilibethoñ pleresttranspositiosubieci curritequipolletistialiquis
inpredicatú7e2°manentee bomocurrit.Etiftanonnul: Ademqualitateaquantitate
lusbomononcurritequipol vtnulluanimalcurritnulluz letiftialiquishomononcur
curréseanimal.Lonuerfiog rit.Undeversus.Precótra, acadésetranspofitiosubiec
dic.postcontraprepostaz.sb tiipredicatu epomanteca gatiuisquare 7c. roz.nó
currere èpossibile .6 Quipollentiarumtres ergononneceffeesoz.curre 1 . 1
4 demqlitarefzmutataquanti uerfavera?Querfensfalfa. tate.vtoishó
estaialaliqd Håbé peraaliqrolanoné aialébo.Lóuerfiopptrapo
fbftárianullarojaernte7ti fitioneeträfposiectiipdica befalsaaliquifubstätianon
tiirecóuerfomanéteeadem énonrosaq2suutradictori qualitaterquitirate.kmura
uzévertivžoisnonfubftan tistermisfinitisiterminosi tia ;estrora.
finitosvtquoddaaialficurs Lotradictiopuerfiõefim ritqodanocurrensnóénon
pliciarguiťpaiofic'becéve aialUtatfciafáfponóhis ranullusbõémuliē.zbecē
puerhonib?puertatponun falfanullamulierébóigif, furistiosus,Fecifimpliciter
Secuidobecéveranull?ce puertifeuapacci.Altopcon cusvid;ens:7becefalfanul
traficfitpuerfiotota.Jng? lumensvidetcecúergorc. ponúťquattuorlrevocales
Lertioßéveranuloom ? S.a.e.1.0.2fignificatplezar éibbiezljéfatfanullusbó
firmatiaz.2vlemnegatiuaz éidomogac.AdpzimDICIE i.pticularezvelidefinităaf,
giftanó suapuertens.fzia firmatiua.o.veropticulare; nullamulieréaligfbó.qioz
velidefinitanegatiua.Luš effephilislimitatioipuerté dicitfecifimplr.i.plisnega
teripuersa.Ad63picogi tiua7pticularisaffirmatiua fitdesbiectopdicatu.qziicft
puertütfimplr.puertiťeua p:edicatúlyens13lyvidens pacci.i,vlisnegariazplis
ens.ióficpuertiéšnullüvi affirmatiuapuertufp accñs densensécecii.Ad tertium
Artopara.i.vlisaffirmatia difimiliterquiaiépuertens zpticularisvelidefinitane
ei?Izianullüensiboiecdo gatiuacouertuntpoponem. m?.vľiainullobõieédom?
Harzuerfionúsimplerévti quianondebétterminimuta lioz.q2vniuerfaliterfipuerfa
recafumquarerc. é vera puertens é vera 7 eco plurescathcgoricar
ipuerfióepaccñsestpuerfa coniunctaspnotam conditio falla.vtbeaialchó.2pueri
niscopulationisdifiunctiois tensveraboéaisl.Jnquer velalicuiistarumequiualen
fioneveropatrapènemécó tez.Vttuesbóituefanimal uerfo.lzñéita i puersione
p accideiis velpatraponez:ná р Ropofitioypothe, ticaeftillaģbabet
Iresigitfuntfpesypotheti Deimpoffibilitatepossibly
CARnoequälentesifigifica, litateneceffitatezcoringen, do'ozaditionaťcopulatia ?
tiaeiusdemnonopzdicerea difitictia.Alievero vtlocaliterqzoiscóditionilisvera
cális ztörať nó funtypotheeftneceffariazoisfalraéim tice.fzcathegorice.Propofi
poffibilis.Hulla atitestque tioaditionalisèillaiäjiun
fitcótigens.iftereguledicte gun&plurescatbegoziceper suntdecóditionalidenomia
noriaditionisvtfituesbó taalyfiquarezi. tuesaial.Propofitionü con ditionalium
alia affirmati uaalianegatia.Propoaditic Dpulatiua eftillaque
onalisaffirmatiuaéillaiqua babetplures cathego 5nórepared afirmaturnotaəditoiserel
ricasgnotacopulationisiui plüpofitúest.Londitionalis cemcõitictas.vttuesboiz
negatiuaestillaiquanotacó ditionisnegatur vtnonfitu eshotuesafinus7brempp
batperaffirmatiua.Adveri ratezcóditionalaffirmatiue requiriťzfufficitg oppofitú
tusedes.Dzopofitionúcopu latiuarumaliaaffirmatiuaa lianegatiua. Affirmatiuae
illainquanotacopulationis affirmatureremplumpofitu eft. Hegatiuaperoeltillai
quanotacopulationisnegaE pritisrepugnetåtecedentivt fituesbótuesanimal.bec
vtnontuesbomoztuesasi veraeftquistarepugnanttu nus. csbomo tunoessial.An
Etsempernegariua proba tecedésvocatillappoqim turperaffirmatiuam. mediate
sequiturnotãcóditi Åd veritatem copulatiue onis:cófequesveroeftalta.
afirmatiuerequiriturquam f'meibad itaotuesboeftafcedens?
libetpartemerreveramvtcu tuesaialestconsequens.Ad eshomoatuesanimal.
falfitatezconditionalis affir, Etadfalfitatem copulati,
matiuerequirit.2fufficitq u e affirmatiue fufficitvnam "sistemahor
oppofitum cófequentisftét partemeffefalsa;vttuesbehurinefrom
cumancedentevifituesbó atucurris. tu sedes.Hec aut ftant fimul Bd
possibilitatem copula tuesbomoztunofedes.ió tiuerequiriturqualibetpar
itaconditionaliseftfalfa. técepossibiléznll'äaltériiz tatomagis *
welalijs Jhiunctiuaeftillaique Deusévelfoztesmouef.Ere
coñitigüturplescathe pltiftvttuesP'tunones.Et itbegorica.gozicepnotazdifunctionis;
adcótingentiaeiusdemrege Detuesbomoveltuesafin? riturqualibetpartemeffeco
Propofitionúdifuciuarú tingentezznullaalterirepu aliaaffirmatiuaalianegatia
gnarenecétcótradictoriail ;Difiuctiuaaffirmatiuaéil, laqvtantirpseftalbɔl'ipfe
a inquaaffirmaturnotadi currit.Poniturtertiapartir litctóisvtpatuit.negatiade
culaqebecdifiunctiuaeftne roeftillaiquanotadifiuctó ceffariatunoesbóveltues
aditsiplānisnegaturprñtuesboľ aial.ztinullapsalterirepu notá
quodtuescapza.zbecsemppbat gnatzõlibyéatigés.lzboc
firdresinsmeaffirmatiuagneceffetnega ióqzcötradictoriaptiuzre, Lisantca
tiuanifipponeretnegatóvt pugnátvztuesbó7tunes Forritpattunonesafinusveltunoes
aial.veldicatomeliusqad foipropofitioneapza.Affirmatiuaestq2nul
neceffitatesdifilactiverequi ' laillannegationumtranfitin
rifzfufficitcoplatiuafacta notam difiunctionis. tropugnante
poribilem.eremplüpzimivt tuesafinus.Etadfalfitatem tuesbo ztucurris.Szadi,
eilisrequiriturqualspartem possibilitatemei?fufficitvna effefalfamvttucurrisl'nul
partezeffeipossibiléautvná lusbaculusstatinangulo. alteriicopoisibilez.eremplu
Mdposibilitatemdifüctie-figutcomkepartesplenepost primivttucurris.7tuésafi,
affirmatiuefufficitvnaj par tilesramom nus.erempluzkivttuésztu
temeffepossibilem.vthomo ferposibilisetideopom nes.Adneceffitatez.copla
eftafinusvelantichristuseftfuficitermedpogriner tiueregritquamlib;premer Sed
adimpoffibilitateeius ludvorbi uficiompor seneceffaria;vtboestaialz
requirifqualibetpartéeffe totdimimurront14éria de’eit.Etadarigentiazip impoffibilemvthomoeftafialiudfornogri.
husregriťzfufficitynapzar nusvelnullusdeuseft. tezelleptingentez.alteraatt
Adneceffitatemdifiunctie nipofsibilezneceidéicópofi affirmatiuefufficitvnazpar
bilemvttucurris7tuesbó temeffeneceffaria;veliuicé pel deus eftz tucurris.
cótradici.Eréplum pzimivt 2 de partibɔcontradictozijser} Ad
veritatezoifiuctiueaf, feimpoffibilez.Etadcontin Römeftiguduozycótrario
afirmatiuefuficitvnazparte gentiamcopulatiuafacta siune imposfibilealiud
effeveram.pttu.cshomop gtib oppofitisfitcótiges, metafarim #coco scadcon
coinout:fed quo hoc eftueru ,cuno filin ilascopilgrimur,fatke
porousopofiris,codicarilkidekie Erionisdifnightutplan qnoradiinch omnis,Admiños
vilpropofiriones,congle:fed l Frelsabond murgiipropa Mit Saint Erine
&filaceprolaindaoimportinisdefinitivaentrare
difusiquefignificatia'sseéincóueniensa
Popu-rariosgudworscontrariozeliuniecorigens unum idiom
conigat&difiurgatriper SadcuilacopulatiuafaltonIparibusopofieasofusdeles in
diversors Eticeforcimoodradilosiaoliikaepoksidaéestimat arhdheofmagisterbisincoligititommdig
ogdifinitivaeritDrinsers. viétime quodpropriafueimpropriauide
itq,amibe“pareddfentnene ožnnimadoprops liéefetwimmign ruenhomo
neltuesani bec.n.éneceffariatunocur iusmodi, r i s . v e l tu m o u
e r i s . q 2 b e c co L e r m i n ’ e q u o c ' é t e r m i n ?
pulatiaéipoffibiťtucurrif fimplerplurafignificarFzdi tunomoueris.Etbecéptin
uerfasrationesficutlicanis géstucurrisvľtunomoue ghignificatcanelatrabilefi
ris.q2beccopulatiuaéptin, duscelestezpiscémarinuz. genstunócurris7tumoue
zbocdiuerfisrationibus. risfecúduregulasdatasde Paedicabilefecúdomó fti
copulatiuis . mifvideliczcóiterzp ergoétermin?vnwoc?pze.
priePredicabilecóiterfup túiterminoaptus.natusde aliquopdicari.zfictātermi
nuscõis finglaristacói dicabilisingddeplerib?ori tibus(pe.ptaialpredicatur
deboiezdeafinogorritfpe ineoqdquidqzaditerroga plerusqizplerusdiciepze
tionezfacta;perquideftbo dicabile.Sippziesicfumen velafin?rndeturqeltaial. do
difinit.Paedicabilee ter Ben'oiuiditur.naquodda minouiuoc'apt nat deplu estgenusgnälifsimu.zquod
rib?pzedicari.7ficnull?ieri damgenussbalternum nusfingularisnec tráfcedes
Benusgeneraliffimúéter autpofit?diciturpzedicabiming ficégen?qd nopot
lefeuvniuersaleqóidéė.q2 essespecies.ytfubftátia.Be null’ralisestterin
vniuoclis nussubalternúeftterminus Undetermin’vniuoc'est
quificeftgenusqdpóteffe termin?fimplerplurasignifispecies vtaial.eeniz genus
cásfm vnicáraionezficutli respectuhominisspeciesde boqosignificatfoztezplato
rorespectucorporis té oiađuagiftcataF5bác Spesestterminusvniuo/ rationeať
raroale.Perboccus nó fupremuspzedicabil qodiciturterminusfimpler
ercluduttermini3pofiti.fed fignificanspla ercluditter minumfingularezzvnicara
tione ercludit terminu trásce détez.videlzensaligdzbu iad plib?vtlibópdicatur
aloztezplacóeieoqd9090 aditērogatöezfactapgdest foztelvpťlatorideurgébő
Spéfoiuiditur q2qdazeft specialissimazadåMalterna
Segfcapituluopdicabilib? fariavidelzgen?(peciediffe p "Redicabiledupťrfu
rentiáppriazaccides.Sen? ptú diuidit iquinqz vniuer, 2 SpēsBalternaetermina
cutlialbuqapredicatur.de 9cu'filspeciespóreffegen? boieieoqdqualeaccicale
vtanimal. qzaditëroğröezfactaequa Spésspecialiffimaéteri
lisehódlafin?pótpuenien nusqcumfitfpesnópóteê terrñderiqdalb?.2bocno genus.vt
bó.vel aliter conuertibiliter.Quia nó con Spėsspalissimaétermin?
uertiturlialbuaialiq°illoz, vniuocuspdicabilisigdde Suffitientiapdicabiliūbe
plurib'orñtıb nuerofolum turistomó quoë vleautest znotáterdiciturfoluiq2liai
piedicabileeffentialiteraut alnéspésspálissima.ztúert accíítaliter
termin?vniuoc?predicabilir Sieffentialrautigdauti igddeplib’orntib?núero
quale.Siiqualeilludéoria 22defostezplacóeiznofoi Siigdautdeplurib'orīti,
làdeorñtib?nuero.qzitd e b?sperilludeitgen?.autde orñtib’spé.vtdeboierlebe
přib?orritib?nueroToluet :Differentiaéterin’viuoc? illudéspés.Siveroepdica
paedicabiťde plib”iquale bileaccnraťrautgiqualeac cénale.vtroaleqapdicatur
cntalepuerribľrz. illudėp ocfoztezplatoneieoqaqle pri.veliqualeacclitaleno
qzaditërogatóemfactaper puertibiťr.2illudéaccñs.er qualisestfortesrespódetur
predictispotpuiciafitper quod eft rationalis . dicato directavľ idirecta er
Peopriúeftterin?viuoc? fentiaľbľaccñcať.Predica Þdicabilisdeplib’ieoquod
tiodirectaeiaiqafupipze qualeaccñtalepuertiběrut dicaturdefuoiferiozi.Debo
rifibileqapdicatdesozteet éaial.Paedicatioidirectaé platbeieoqdqualeqzadin
illaiquaiferi’predicaturde terrogatoezfactapqualise fuosuperiozi.vtaialeftbo.
sozesvťplatopueniéterrñ Predicatioeéntialiséillai deturq rifibiť.7totaratio
quafuperi’pzedicaturdein quareficpdicaturdeilliseq? feriozivelecóuersofzquod éppziapafsioilliustermini
dictiévľoriadealiq°illon bomo cum quo conucrtitur. Si predicatioaccítaliséila
Acchrétēmin’vniuoc'pze iquappuúvelaccñspzedir. dicabilisdeplib”ieoquod
caturdegenerefpeciezpria qualeaccắtaleipuertiblrfi
bľfuoidiuiduoautepuerfo 5 Eréplüpzimi:vtbóèrifibil
dirurindecepdicasca.Quo Paialéalbu.exéplusivrrifi rupzimueltpredicarsitu lub
bileéhoalbueaial.Etpfiľr státiecul’generaliffimúébic dedriazidiuiduodicafl'me
teri’lbalubàpoiturhicter li’oicaturg pdicatioefriaťė mi?coup”.subcocpozecosp?
pdicatio terminoz eiusdez s a i a t u sub cozpoze aiato ať 16
dicamentivtbóestaial.pze, aialifpesspecialissimahoľ dicatioautaccicaťeftpiedi
afinuszlbiftisfuaidiuidua carioterminoxdiuerfozpze fozteszplato.bzunellus7fa
dicamentorumvthomoéale uellus.Secúdupredicame bus.Termin superioradre
túeftpdicamentu quátitutis liquúdicitureffeillequicon
Lui'generalisfimúeftquäti. tinerillúznecóuerfoficutli tasfubýfuntduogenera16
aialrespectuisti'terminihó alternaärnulluestsuperius qzfignificatquicgdile?cuz
adreliquúvzcontinuuz?di bocaliquidvltra.Lermin’in scretu.primigenerisiftefür
feriozadreliquúdicitureffe fpetieslineasuperficiescoz illequicótineturabeo.nnó
pustempus?locus.qR:bec ecouerfovtliforesrespectu funtindiuiduabiliuea fupfi
iftiusterminibomo . hiclocus. Secundigeneris Lozpozea Jnco:pozea
infinitesuntfdeties.f.binari, Lozpus aiatum rius trinarius 7 cetera .
Redicamentuzestcoő ciumeltpaffiovelpafsibilis dinariopluriuztermi,
qualitas.Quartuzestforma nozuFmsubzlupza.Etdiui,
vetcircaaliquidpitasfigura us trinarius quaternarizë Animatum Jnanimatuz
indiuiduaverofunthicbina Sensibile Animal Tertium piedicamentum è predicamentuz
qualitatiscu iusgeneraliffimum estquali Lozpus Jnsensibile Rarionale
Jrrationale. tasfubquofuntquattuo:ge Animal rationale nera subalterna:non sebabe
Soates Plato rio.Secundum eftnaturalis p potentiavelimpotentia.Ier Substantia
tia fecundum sub z fupza.pzi mortalis Jmmortalis mumesthabitusveldispofi, Domo
cies.boc cozpusboc rempus 1 1 Primigeneris(petiesfune
Quintumpredicamétoem grāmaticalogicazrhetorica dicamétuacióiscuiusgener
quaqindividuasuntbecgrå rasubalteznafuntfer.quozu matica logicab rbetorica.
nulluėsuperiusadreliquum Lertijgenerisfpessunto risspéssunt.generarehoiez
redoamaritudo.albunigruz ?cozrupereequáquayindir calidúzfrigidubuidum zfic
uiduafuntficgenerareboiez cum.quarúidiuiduasuntheç ficcorrupereequum.Iertijz
dulcedobiamaritudohocal quartigeneris(pessuntau. bumhocnigp 7buiusmodi.
gereinlongudiminuereila Quartigenerisfpeciessut tum.quozumindiuiduafffic
circulustriangulusquadra augereilögumficdiminuer gulus2huiufmodiquarúidi
inlatu. Quitigenerisspés uidua funt.biccirculus .bicfunt calefacerez
frigefacere triangulushicquadrágulus. quaridiuiduafuntficcalefa
QuartiipredicamétüĊpdi cereficfrigefacer.Sertigo, camerurelatóis.Lui'gene. nerisfpeciesfuntmouct
fur ralissimúeftrelatiovelada. súmoueredeorsumquaruin liquidfbåfunttriagenera(
diuiduafuntficmouerefurfu alterailebita63,16zsup2a ficmoueredeorfum.Sertus
Primumestcaparatio.Se predicamétaépredicaméruz cuduzéfuppofitio.Lertiuzė
paffioniscu’generatiffimu fuppofitio.primigenerisfpe estpassio.Etb;fiĽrfergene
tiessuntvicinusequale?li, rafbalternarisebūtia ;sub milequarumindiuiduasunt.
zsupaav;generaricorrupia hicvicinusbocequalezboc ugeridiminuialterari7fzlo
fimile dñszmagister.qxidiuidua quúconīpiärididuasütir, süthicprbiconszbicmagi
tuboiezgenerariftueqmco Tertijgeneris(péssútfili? rūpi.Iertüzquartigeneris
fuus7discipľ?quaruiidiui; fpetiessuntaugeriinlon duasuntbicfili?bicferubic
gúdiminuiilatuquanidiui. piscipulus. dua funtficaugeriilogu fic cumouči.primi7figeneris,
Secridigenerisspēsfuitpr fpessúthominezgenerarie Secundigenerisspėssunt
v3generarecourtīgeaugere OURzmolle.quarüindiuidua diminuerealterare.cfmlo,
funthocdurumbocmolle. cumouere.Primizfigener b
Nicoletti. Keywords. Refs.: H. P. Grice,
“Paolo da Harborne, and Paolo da
Venezia,” lecture for the Club Griceiano Anglo-Italiano, Bordighera. Luigi
Speranza, “Grice e Nicoletti: quadratura ed implicatura” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691313096/in/photolist-2mPsU62-2mLHPna-2mKMv6z-2mKMuu9-2mKNSXR
Grice e Negri – implicatura – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Mercato San
Severino). Filosofo. Antimo Negri. Antimo Negri (n. Mercato San Severino)
è stato un filosofo italiano. Allievo di Antonio Aliotta, con il quale si
è laureato a Napoli prima in Lettere e poi in Filosofia, ha sempre considerato
come suo maestro Giovanni Gentile, di cui tuttavia non è stato direttamente un
discepolo. L'intensità con cui Negri ha approfondito il pensiero
gentiliano si è concretizzato dapprima nello studio dell'allontanamento di
Michele Federico Sciacca dall'attualismo poi in testi quali: “Giovanni
Gentile,” “L'estetica di Giovanni Gentile,” e “Giovanni Gentile
educatore.” Innumerevoli sono gli scritti dedicati all'idealismo
hegeliano, tra cui i saggi “La presenza di Hegel,” “Ricerche e meditazioni
hegeliane,” e “Hegel nel Novecento,” e le traduzioni di opere hegeliane come
“La vita di Gesù” e “Le orbite dei pianeti.” A queste traduzioni si
aggiungono anche quelle di grandi classici del pensiero filosofico, economico e
sociologico. Ha ricevuto il Premio San Gerolamo. A Negri si
deve anche la valorizzazione di alcune grandi personalità della cultura
italiana, come quelle di Andrea Emo, Carlo Michelstaedter e Julius Evola.
La sua carriera lo ha visto professore di Storia della filosofia in
alcune delle più importanti università italiane: Bari, Perugia e Roma, dove ha
lavorato presso l'Università degli studi di Roma Tor Vergata fino alla fine del
suo incarico universitario. Nel corso della sua esperienza intellettuale
è stato impegnato in un'intensa attività saggistica e pubblicistica, scrivendo
sulle più importanti riviste culturali italiane e straniere, tra le quali: il
«Giornale Critico della Filosofia Italiana», il «Giornale di Metafisica», «I
Problemi della Pedagogia», «Rinascita della Scuola», «Dix-Huitième Siècle», «L'Enseignement
Philosophique», «Studia Estetyczne», «Idealistic Studies». Ha
collaborato con molti dei maggiori quotidiani nazionali: «Il giornale
d'Italia», l'«Avanti», «Il Messaggero», «Il Sole 24 Ore», «Il Tempo» e «il
Giornale». Inoltre, ha diretto varie collane di testi filosofici per la
Marzorati («Ricerche filosofiche», «Testi e interpretazioni»), la Seam
(«Filosofi italiani del '900», «Sentieri del giorno e della notte») e la
Antonio Pellicani Editore («La storia e le Idee») e riviste come gli «Studi di
storia dell'Educazione» della Armando Editore. Gli è stato assegnato, a
Palermo, dall'Associazione internazionale di studi e ricerche Friedrich
Nietzsche fondata da Alfredo Fallica, il «Premio Nietzsche». Saggista
sempre molto prolifico, ha continuato a pubblicare opere originali non solo
nella scelta degli argomenti ma anche dei contenuti: il Discorso sopra lo stato
presente degli italiani, il De persona. L'indomabilità dell'individuo e
Problema Europa: Unità politiche e molteplicità culturali. Bibliografia:
Antimo Negri, Michele Federico Sciacca: dall'attualismo alla filosofia
dell'integralità, Edizioni di Ethica, Forlì. Collegamenti esterni
«Négri, Antimo», la voce in Enciclopedie on line, sito "Treccani.it
L'Enciclopedia italiana". Controllo di autorità VIAF (EN) 4947184 · ISNI
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Filosofia Ultima modifica 1 anno fa di un utente anonimo PAGINE CORRELATE
Bertrando Spaventa filosofo italiano Michele Federico Sciacca filosofo italiano
Idealismo italiano Corrente filosofica predominante in Italia nella prima metà
del XX secolo WikipediaAntimo Negri.
Grice e Negri – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Grice: “Only in
Italy a philosopher philosophises on Pinocchio!” -- Grice: “I like his idea of
a new ‘grammar of politics,’ even if he uses the extravagant metaphor,
delightful though, ‘fabbrica di porcellana’. He has a gift for metaphor, sure!”
– Grice: “’la lenta ginestra’ to qualify Leopardi’s ontology is genial!” -- Grice:
“Negri reminds me of ‘pinko Oxford’!” Tra gli anni sessanta e gli
anni settanta, fu uno dei maggiori teorici del marxismo operaista. Dagli anni
ottanta in poi, si dedicò invece allo studio del pensiero politico di Baruch
Spinoza, contribuendo, insieme a Louis Althusser e Gilles Deleuze, alla sua
riscoperta teorica. In collaborazione poi con Michael Hardt, ha scritto libri
molto influenti nella Teoria politica contemporanea. Accanto alla sua
attività teorica, ha svolto una intensa attività di militanza politica, come
co-fondatore e teorico militante delle organizzazioni della sinistra
extraparlamentare Potere Operaio e Autonomia Operaia. A causa della sua
attività politica è stato incarcerato e processato, all'interno del processo 7
aprile, con l'accusa di aver partecipato ad atti terroristici e d'insurrezione
armata. Venne, tuttavia, assolto da queste imputazioni, per poi venire
condannato a 12 anni di carcere per associazione sovversiva e concorso morale
nella rapina di Argelato. Saggi: “Stato e diritto -- la genesi illuministica
della filosofia giuridica e politica” (Padova, Milani); “Lo storicismo” (Milano,
Feltrinelli); “Forma giuridica” (Padova, Milani); “Flosofia del diritto” (Bari,
Laterza); “Il concetto di partito politico” (Padova, Moderna); “Lo stato piano
e il comune” (Milano, Feltrinelli); “Il concetto d’integrazione nella storia di
Italia” (Milano, Giuffrè); “Il concetto di stato” (Milano); “Il capitale e lo stato”, “Della ragionevole
ideologia” (Milano, Feltrinelli); “Incidenza di Hegel. Napoli, Morano, Enciclopedia
Feltrinelli Fischer); Scienze politiche, (Stato e politica), Milano,
Feltrinelli); L’organizzazione operaia” (Milano, Feltrinelli); Partito operaio
contro il lavoro, in S. Bologna, P. Carpignano, Negri, “Crisi e organizzazione
operaia” (Milano, Feltrinelli); “I proletariato” Proletari e Stato. L’autonomia
operaia e compromesso storico, Milano, Feltrinelli); “La fabbrica della
strategia” Padova, “Cooperativa libraria editrice degli studenti di Padova, Collettivo
editoriale librirossi, La forma Stato, per la critica dell'economia politica
della Costituzione italiana” (Milano, Feltrinelli); “Il problema dello stato e
sul rapporto fra demo-crazia e sociali-smo” Milano, Unicopli-Cuem, “Il dominio
e il sabotaggio: sul metodo marxista della trasformazione sociale,” Milano,
Feltrinelli, “Manifattura, società
borghese, ideologia: Una polemica sulla struttura e la sovra-struttura,” Roma,
Savelli, Marx oltre Marx [Grice, “Grice oltre Grice”]. Quaderno di lavoro sui
Grundrisse, Milano, Feltrinelli, “ Dall'operaio massa all'operaio sociale. sull'operaismo,
Milano, Multhipla, “Comunismo e guerra,” Milano, Feltrinelli, Politica di
classe: il motore e la forma. Le cinque campagne oggi. Milano, Machina Libri,
“Otto Dix,” Milano, Studio d'arte Grafica, “L'anomalia selvaggia: potere e
potenza in Spinoza” (Milano, Feltrinelli);“Macchina tempo. Rompicapi,
liberazione, costituzione,” Milano, Feltrinelli, Pipe-line. Lettere da
Rebibbia, Torino, Einaudi, Boutang, Diario
di un'evasione, Cremona, Pizzoni, Le verità nomadi: lo spazio di libertà” (Roma,
Pellicani); “Fabbriche del soggetto: profili, protesi, transiti, macchine,
paradossi, passaggi, sovversione, sistemi, potenze: appunti per un dispositivo
ontologico, in "XXI secolo. Bimestrale di politica e cultura", “Lenta
ginestra: l'ontologia di Leopardi, Milano, Sugar, “Fine secolo. Un manifesto
per l'operaio sociale. Milano, Sugar,” “Arte e multitude” (Milano, Politi, “Il
lavoro di Giobbe. Il famoso testo biblico come parabola del lavoro umano,
Milano, Sugar); “Il potere costituente. Ssulle alternative del moderno,
Carnago, Sugar, Spinoza sovversivo. Variazioni (in)attuali” (Roma, Pellicani, “Dioniso,
o lo stato postmoderno” (Roma, Manifestolibri); L'inverno è finito. Scritti sulla trasformazione
negata” (Roma, Castelvecchi); “I libri del rogo, Roma, Castelvecchi); Partito
operaio contro il lavoro; Proletari e Stato; Per la critica della costituzione
materiale; La costituzione del tempo. Prolegomeni. Orologi del capitale e
liberazione comunista” (Roma, Manifestolibri); Spinoza (Roma, DeriveApprodi, Contiene:
S Democrazia ed eternità in Spinoza); “Sogni Incubi”, L’incubo, Visioni.
Politica e conflitti nella crisi della società del lavoro” (Milano, Lineacoop, La
sovversione” (Roma, Liberal, Kairòs, alma venus, multitudo. Nove lezioni
impartite a me stesso” (Roma, Manifestolibri, Desiderio del mostro. Dal circo
al laboratorio alla politica, a cura di e con Ubaldo Fadini e Charles T. Wolfe,
Roma, Il manifesto, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, con Michael
Hardt, Milano, Rizzoli, Europa politica.
[Ragioni di una necessità], a cura di e con Heidrun Friese e Peter Wagner,
Roma, Manifestolibri, Luciano Ferrari); “Bravo ritratto di un cattivo maestro.
Con alcuni cenni sulla sua epoca” (Roma, Manifestolibri); “L'Europa e l'impero.
Riflessioni su un processo costituente, Roma, Manifestolibri); “Moltitudine e
impero, Soveria Mannelli, Rubbettino, Il ritorno. Quasi un'autobiografia” (Milano,
Rizzoli, Guide); “Impero e dintorni” (Milano, Cortina); “Moltitudine. Guerra e
democrazia nell’ordine imperiale” (Milano, Rizzoli); “La differenza italiana” (Roma,
Nottetempo); Movimenti nell'impero. Passaggi e paesaggi, Milano, Cortina, Global.
Biopotere e lotte” Roma, Manifestolibri, Goodbye Mr Socialism, Milano, Feltrinelli,
Settanta (Roma, Derive); Approdi, Fabbrica di porcellana. Per una nuova
grammatica politica, Milano, Feltrinelli, Dalla fabbrica alla metropoli” (Roma,
Datanews, Il lavoro nella Costituzione”
(Verona, Ombre Corte, Dentro/contro il diritto sovrano. Dallo Stato dei partiti
ai movimenti della governance” (Verona, Ombre Corte, Comune. Oltre il privato ed il pubblico, (Grice:
“Cf. Grice on ‘common language’ and ‘private language’”) Milano, Rizzoli, Inventare il comune, Roma, DeriveApprodi, Il
comune in rivolta. Sul potere costituente delle lotte (Verona, Ombre Corte); “Questo
non è un Manifesto” (Milano, Feltrinelli); “Spinoza e noi, Milano-Udine,
Mimesis); “Fabbriche del soggetto. Archivio (Verona, Ombre corte); Arte e
multitudo (Roma, DeriveApprodi); “Storia di un comunista” (Milano, Ponte alle
Grazie, Galera ed esilio. Storia di un comunista” (Milano, Ponte alle Grazie, Assemblea,
Milano, Ponte alle Grazie, Da Genova a domani. Storia di un comunista, Milano,
Ponte alle Grazie. Antonio Negri. Keywords: implicature,
potere-potenza, l’incubo, la differenza italiana, grammatica politica,
assemblea, Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Negri," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685927324/in/photolist-2mQjnue-2mPY4jk-2mPyUzx-2mNbFJE-2mMQbzj-2mLLyEe-2mKNNqN-2mKbok1-2mKiTu1-2mJqjKS
Grice e
Neri – aporia della realizzazione – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Grice: “Neri is an
interesting philosopher – he speaks of the aporia of the realization, which is
intriguing, and considers that ‘objectivism’ started with Galileo, which is
realistic!” Professore a Verona. Allievo di Banfi e Paci, rappresenta una delle
ultime sintesi della Scuola di Milano, di cui riprende alcuni dei temi
portanti: ricerca fenomenologica, analisi storico-politica, studi
estetici. Rispetto ai suoi maestri, del cui pensiero è stato uno dei
maggiori interpreti, sviluppa un percorso di ricerca originale, caratterizzato
da una critica delle ideologie del Novecento e dei loro fallimenti, e da una
lettura non dogmatica della storia contemporanea, volta a metterne in luce
discontinuità e aporie. Forte di un'indole scettica e fedele al principio
dell'epoché fenomenologica, Neri ha ripercorso le vicende della dialettica
marxista, focalizzando in particolare la sua attenzione sull'Europa
centro-orientale, e sulle varie forme di controcondotta e dissenso che, a
partire dagli anni sessanta, sono andati germinando in quel contesto storico. I
suoi autori di riferimentoHusserl e Merleau-Ponty, Bloch e Lukács, Kosík e
Kołakowskirivelano la tensione intellettuale tra ricerca teoretica e storica
che ha caratterizzato il lavoro di Neri, dalle principali monografie, ai saggi
su aut aut e Il filo rosso, fino al materiale inedito conservato presso
l'Archivio Neri, da pochi anni istituito presso l'Università degli Studi di
Milano. Durante gli anni universitari, trascorsi tra Pavia e Milano, Neri
ha l'occasione di frequentare gli ultimi corsi di Antonio Banfi, ormai lontano
dalla fenomenologia e intento a perfezionare (e radicalizzare) il suo umanesimo
di stampo marxista, e dell'ancor giovane Enzo Paci che, in quegli stessi anni
di dopoguerra, intraprende un confronto innovativo con gli esiti della ricerca
husserliana, e in particolare con i contenuti della Crisi delle scienze
europee, oggetto di numerosi corsi. Proprio questo "apprendistato
fenomenologico", secondo l'espressione di Luciano Fausti, ha consentito a
Neri di acquisire un metodo di ricerca che lo ha accompagnato, non solo nei
suoi studi delle opere di Husserl, Merleau-Ponty, Patočka (dei quali traduce e
cura varie pubblicazioni), ma, più in generale, nell'analisi del pensiero
storico e politico novecentesco. A questi interessi va ad aggiungersi quello
per l'arte e l'estetica, decisivo in questi primi anni, e dovuto in particolare
agli insegnamenti di Dino Formaggio, con cui Neri si laureò. Neri continuerà a
interessarsi a questi temi anche negli anni successivi, dedicando diversi
scritti a Panofsky (della cui Prospettiva come forma simbolica cura nell'edizione)
e a Caravaggio, e interrogandosi sul rapporto tra fenomenologia ed
estetica. Agli anni di studio, segue una fase di ricerca che lo porterà
nei primi anni sessanta a Praga, ospite dell'Accademia delle Scienze della
Cecoslovacchia e, in seguito, negli Stati Uniti d'America, dove è visiting
scholar a Pennsylvania. A Praga, Neri entra in contatto con la giovane
generazione di intellettuali cechi che, in questi anni cruciali, portano avanti
l'idea di riformare il socialismo dal suo interno, a partire da una profonda
reinterpretazione del materialismo e della prassi marxiana. È grazie a Neri che
in Italia si diffondono le opere di Karel Kosík e di Jan Patočka che, pur così
profondamente diversi, condividono con Neri l'interesse per la fenomenologia e
la politica. Durante la sua esperienza americana, Neri dedica a Marx una serie
di lezioni e conferenze, i cui testi inediti, facenti parte del Fondo Neri,
sono conservati presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi
di Milano. Analizzando il pensiero di Marx, Neri si rifà in particolar modo,
oltre che all'insegnamento di Kosík, agli scritti di Gajo Petrović e alla
scuola jugoslava legata alla rivista Praxis. Tornato in Italia, inizia un lungo
periodo di insegnamento a Verona, durante il quale incentra i suoi corsi sulla
fenomenologia post-husserliana, su Bloch, sull'idea filosofica di Europa e la
sua eredità, a seguito del fallimento dei principali progetti politici
novecenteschi. Escono in questi anni le sue opere più note: “Aporie della
realizzazione”, sulla filosofia e l'ideologia dei paesi del socialismo
realizzato, e “Crisi e costruzione della storia”, dedicato, ancora una volta,
al maestro Banfi. In più occasioni, manifesta il suo debito nei confronti
dei suoi maestri milanesi, per averlo iniziato allo studio della fenomenologia.
In tal senso, il passaggio dall'insegnamento di Banfi a quello di Paci è
decisivo. «Al centro non era piùscrive Neri poco prima di morire, ricordando
quegli anniil "disperato razionalismo" del fondatore della
fenomenologia: il fuoco della rilettura era diventato il "mondo della
vita" e la critica dell'obbiettivismo moderno». Un pensiero che ben si
presta a una generazione di giovani studiosi che, durante gli anni sessanta, si
raccolgono intorno a Paci, desiderosi di affinare un pensiero che consenta di
riguadagnare un sguardo disincantato, ma non indifferente, sulla realtà sociale
e culturale circostante, contro «l'asfissiante razionalismo» di Banfi e, più in
generale, contro l'impronta culturale del PCI. Neri rientra in questa
nuova leva di studiosi e in questi termini si possono interpretare anche i suoi
studi fenomenologici. «Con il tema del mondo della vitaribadisce Neri, in un
altro tra i suoi scritti più tardila fenomenologia mostrava di saper affrontare
i problemi posti dalle scienze storiche e sociali, dall'antropologia culturale
e infine anche dal pensiero marxista». L'esempio di Paci, tuttavia, che cercò a
tutti gli effetti di coniugare metodo fenomenologico e dialettica marxista, è
seguito dall'allievo solo parzialmente, lasciando la sua impronta più visibile
nel volumePrassi e conoscenza, una cui parte è dedicata ai critici marxisti
della fenomenologia. Col passare del tempo, tuttavia, Neri adotta una posizione
di sempre più evidente rottura, prediligendo a qualsiasi tentativo
conciliatorio una critica fenomenologica del socialismo realizzato e delle sue
distorsioni. A tal proposito, il confronto con Kosík e il dissenso, all'interno
del socialismo reale, giocano un ruolo di primo piano. Come si evince
dalla sua “Aporie della realizzazione,” distingue due fasi e due generazioni di
filosofi, all'interno della complessa crisi del socialismo in costruzione. Da
una parte, la prima generazione è rappresentata da György Lukács e da Ernst
Bloch. Proprio al pensiero di quest'ultimo, alle sue concezioni di storia e di
utopia e ai suoi numerosi ripensamenti, Neri dedica una lunga analisi, che
tornerà periodicamente anche negli anni successivi, come testimoniano i
programmi dei suoi corsi universitari. A Bloch è ispirato, d'altronde, il
titolo del libro, che Neri ricava da una pagina di Principio speranza. È
all'interno della dialettica tra realtà e realizzazione, tra condizione
presente e speranza futura, che Neri individua l'andatura del socialismo reale,
della sua filosofia e della sua ideologia. Solo con la seconda generazione di
filosofi, tuttavia, le aporie della realizzazione socialista vengono veramente
al pettine; la malinconia di Bloch cede infatti il passo allo sguardo scettico
di Kołakowski e al tentativo di Kosík di rileggere la dialettica marxista in
termini concreti, al di là di ogni deriva ideologica. Dello stesso tenore è
anche il libro su Banfi, Crisi e costruzione della storia, di pochi anni
successivo, in cui Neri si confronta con lo stesso tema della realizzazione,
inteso stavolta nei termini del tentativo banfiano di costruire un percorso
storico su basi razionali, oltre la crisi della civiltà moderna, verso una
nuova prospettiva umanistica. Alla luce del ritratto offertoci da Neri, che si
concentra in particolare sugli anni trenta, intesi come momento cruciale per lo
sviluppo della teoria banfiana, emerge un'immagine di Banfi particolarmente
complessa, nella quale la svolta ideologica e l'adesione al comunismo non
offuscano il perdurare di uno spirito critico e di una prospettiva europea, che
si sviluppa al di là dei particolarismi delle filosofie nazionali. L'Archivio
Guido Davide Neri -- è stato creato presso la Biblioteca di Filosofia
dell'Università degli Studi di Milano l'Archivio Guido Davide Neri. In tale
archivio è raccolta un'imponente quantità di materiali inediti, che comprendono
riflessioni, appunti per corsi e seminari, annotazioni di viaggio,
corrispondenze. Sono considerati di particolare rilievo, in vista di futuri
studi sul pensiero filosofico di Neri, i 149 quaderni, contenenti le
riflessioni del filosofo, dalla metà degli anni cinquanta, fino alla sua morte.
Attraverso la lettura di questi scritti, ora completamente consultabili e in
corso di digitalizzazione, è possibile chiarire il rapporto e gli scambi di
Neri con altri rappresentanti della filosofia milanese: da Banfi a Paci, da Dal
Pra a Preti. Grande importanza rivestono anche i commenti in presa diretta su
alcuni tra i più rilevanti avvenimenti storici del Novecento: dall'invasione
sovietica dell'Ungheria, alla Primavera di Praga, fino al crollo del socialismo
reale. A ciò si aggiungono le riflessioni sul ruolo della filosofia nella
società, sul modo e l'opportunità di insegnarla, e sulla sua tenuta, di fronte
alle scosse della storia. Saggi: : “La fenomenologia della prassi (Milano, Feltrinelli); “Il partito socialista
italiano” (Milano, Feltrinelli); “Crisi e costruzione della storia” (Napoli,
Bibliopolis); “Il sensibile, la storia, l'arte” (Verona, Ombre Corte, F. Tava, su
Open Commons of Phenomenology. G. Scaramuzza, Presentazione, in Atti della
Giornata di Studio e di Testimonianze svoltasi presso la Fondazione Corrente,
Milano, Materiali di Estetica, Archivi. su sba.unimi. degli scritti di in aut
aut, n. Atti della Giornata di Studio e di Testimonianze svoltasi presso la
Fondazione Corrente, Milano, in Materiali di Estetica, Quando tra noi Ricordo, amici, colleghi e studenti, Pizzighettone,
Viciguerra, L. Fausti, Tra scepsi e storia. Un percorso filosofico, Milano,
UNICOPLI,. L.Frigerio e E. Mazzolani,
Iin Sistema Università, A. Vigorelli,
Fenomenologia e storia. A partire da Patocka: itinerario filosofico, in Leussein, F. Tava, Open Commons of Phenomenology. sba.unimi.
Fondo librario. Grice: Mussolini used to say that Garibadi spoke of the
‘popolo’ while he speaks of the ‘nazione’ – and a nazione has a plusvalue over
popolo. Il popolo e l’asino, l’asino e il popolo utile paziente e bastonato. Grice:
“Neri made a great contribution or the spreading of Husserl’s interpretation of
their own Galileo n Italy. Who is this Jew to tell us anything about our
glorious Pisan? Husserl saw Gailei as a Platonist. Neri made a translation of
Husserl’s essay on Galileo and included in a saggio with the title GALILEO in
it – in this way, he gathered the attention of every Italian philosophical
Galileian!” Grice: “Perhaps the best introduction to Italian socialist politics
are the commentaries Neri made to the cartoons in the asino, which he entitled,
bitingly, the bite of the ass!” Grice: “Oddly, bite is an attribute of ass –
when a retrospective of the cartoons was held, the cliché journalese when
‘satira morente’ -- -- estetica di Diderot, senso e sensibile, il sensibile, la
sensazione, il Galileo di Husserl. –Guido Davide Neri, su sba.unimi. Neri.
Keywords: aporia della realizzazione, il mordo dell’asino, -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Neri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701893635/in/photolist-2mQiU3r-2mPZ2Vc-2mPVkio-2mPYm4t-2mLN3si-2mLGvyP-2mLHHHe-2mPq5pS-2mKTyvC-2mKG3XG-2mKFeJo-2mKDwcr-2mGnP2f-G3tvCn-G9arP4-FcebeC-ErqrPW
Grice
e Nesi – implicatura – adulescentuli oratiuncula – Sono dalle celeste sphere
Venere: perche amore inspiro: dagl’elementi fuoco: perché d’amore
accendo da uoi con vocabulgreco CHARITÀ chiamata: perché col mio ardore della
GRAZIA della salute viso degni.filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Grice: “I once had a fight with Nowell-Smith; he was saying that a
philosopher should not be a moralist; I told him that by that token Nesi wasn’t
one!” – “De moribus” Figlio di Francesco di Giovanni e di Nera di Giovanni
Spinelli, si dedica interamente agli studi filosofici. Strinsge stretti
rapporti con i principali umanisti fiorentini dell'epoca, tra cui Acciaiuoli e Ficino.
Influenzato dall'operato di Savonarola, ricopre anche diverse cariche
politiche. Saggi: “Adulescentuli oratiuncula”;
“Orazione del corpo di Cristo”; “Orazione de Eucharestia” “ Orazione
sull'umiltà” “Sulla carità”; “De moribus”; “De charitate”; “Oraculum de novo
saeculo, Canzoniere, Poema. Treccan Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Obviously,
Nesi is not having Davidson in mind. But Nesi is wrong in identifying GRAZIA
with CHARITA, ‘greco vocabull” – this is an etymological blunder. The charities
were indeed three – Eglea, Eufrosina, e Talia – and they danced mainly to
eroticse Mars, or more frequently Giove and Mars together --. Of course the
expression ‘gratia’ is not cognate! – For Davidson, charity is what the
Italians refer to ‘carità’, formed out of ‘carus’ – the spelling with ‘ch’ is a
French corruption! So to be charitable, in Davidson’s interpretation, is to be
kind, caro. Not graceful! --. Grice: “If Davidson doesn’t know his Greek
mythology, that’s not my fault --. Instead of his singular principle of
charities, I will take the liberty to sub-divide it into three maxims – The
first maxim refers to the first charity, Aglae: splendour; thes second maxim
refers to the second charity, Eufrosina, mirth; the third maxim refers to the
third charity, Talia, cheer. In Kantian format, these counsels of prudence
become: be splendorous – or try to make your conversational move one that is
splendorous; be merry – or try to make your conversational move one that will
carry mirth to your co-conversationalist; and ‘be cheerful’, try to make your conversational
move one as if it was spawned by Thalia!” -- Giovanni Nesi. Nesi. Keywords:
adulescentuli oratiuncula, principle of charity, Davidson on charity on Grice.
Who was the first Englishman to use ‘charity’ as a hermeneutic principle?
Butler. Grice speaks of self-love and benevolence. Benevolence – and charity?
Grice is not so much concerned with Beneficenza or Malificenza, but with
Benevolenza, and Malevolenza – where does charity fit? What was Ciceronian for
charity. What is pre-Christian about charity? Charisma, charitas, folk
etymological confusion here – caritativo – carita – caro, “le tre carità in
armónico conubio” “tre carità”. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Nesi” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690518712/in/photolist-2mLN3si-2mLz5aB-2mKHqkS
Grice
e Nifo – implicatura ludicra – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sessa Aurunca). Filosofo. Grice: “I like Nifo; first, because he
wrote a treatise he called ‘ludicrous rhetoric;’ second, because he tried to
refute Pomponazzi against the mortality of the soul – surely the soul is
‘mortal’ is a category mistake --.” Alla corte di Carlo V (L. Toro, Sessa
Aurunca). Studia Padova sotto Vernia. Insegna a Padova, Napoli, Roma e Pisa, guadagnando
una fama tale da essere incaricato e pagato da Leone X di difendere l’immortalità
dell’animo di Leone X contro gl’attacchi di Pomponazzi e degli alessandristi. Ricompensato
con la nomina a conte palatino con il diritto di assumere il cognome del Papa,
Medici. La sua prima filosofia si ispira ad Averroè, modifica poi la propria
visione giungendo a posizioni più vicine al domma romano. Pubblica un'edizione
delle opere di Averroè corredate di un commento compatibile con la sua nuova
posizione. Nella grande controversia con gli alessandristi si oppose alla tesi
di Pomponazzi per il quale l'animo razionale non e separabile dal corpo
materiale e, dunque, la morte di questo porta con sé anche la scomparsa
dell'anima. Sostenne, invece, che l'animo di Leone X, quale parte
dell'intelletto assoluto, non e distruttibile e alla morte del corpo di Leone X
si fonde in un'unità eterna. Tra i suoi allievi, presso Salerno, tra gli altri,
ricordiamo, Rosselli, filosofo calabrese autore di un testo molto controverso,
Apologeticus adversos cucullatos (Parma), in cui cerca di affermare le sue
dottrine che tendono a discostarsi da quello del suo maestro. Lo si ritiene
protagonista di un curioso episodio. Pubblica il trattato “De regnandi peritia”
(la perizia di regnare), che alcuni ritengono essere un plagio del più noto “Il
Principe” di Machiavelli del cui manoscritto e venuto in possesso. Gli e
conferita la cittadinanza onoraria di Napoli ed iessa e estesa ai figli ed agli
eredi in perpetuo.A lui è dedicato il Convitto Nazionale di Sessa Aurunca,
della quale e anche sindaco. Saggi:“Liber de intellectu”; “De immortalitate
animi”; “De infinitate primi motoris quaestio” [cf. Bruno, Galilei, Novaro,
infinito]; “Opuscula moralia et politica”; “Dialectica ludicra,” “De regnandi
peritia.” Furono poi più volte ripubblicati,
in quanto ampiamente diffusi, i suoi numerosi commentari su Aristotele, di cui i
più importanti sono “Aristotelis de generatione et corruptione liber Augustino
Nipho philosopho Suessano interprete & expositore”; “Expositiones in libros
de sophisticos elenchis Aristotelis”; “Expositiones in omnes libros de Historia
animalim, de partibus animalium et earum causis ac de Generatione animalium, In
libris Aristotelis meteorologicis commentaria” (Venezia, Ottaviano Scoto); Physicorum
auscultationum Aristotelis libri octo”; “Super Libros Priorum Aristotelis”; “Commentarium
in tres libros Aristotelis De anima”; “Dilucidarium metaphysicarum
disputationum in Aristotelis Deum et quatuor libros metaphysicarum”. “Dialectica
ludicra”. Biblioteca del Convitto, Dialectica; “Dialectica ludicra”; “In libris
Aristotelis meteorologicis commentaria”; “In libros Aristotelis De generatione et
corruptione interpretationes et commentaria, Biblioteca del Convitto Nifo di
Sessa Aurunca; “In libros Aristotelis de generatione et corruptione interpretationes
et commentaria. G. Gabrieli, "Raccolta
Storica dei Comuni", Istituto di Studi Atellani, Sant'Arpino, C. De Lellis, Discorsi delle Famiglie Nobili del
Regno di Napoli, Napoli, G. Paci, G. Marco, I sindaci della città di Sessa,
Sessa Aurunca, Zano. La filosofia nella corte (Milano, Bompiani). Dizionario di
filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, G. Marco, G. Parolino,
Incunaboli e cinquecentine nelle biblioteche di Sessa, Minturno, Caramanica, Dizionario
Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. De
Bellis, Il pensiero logico, Galatina, Congedo, Ennio De Bellis, Aspetti
storiografici e metodologici, Galatina, Congedo, E. ellis, Collana Quaderni di “Rinascimento”. Istituto
Nazionale di Studi sul Rinascimento (Firenze, Olschki); A. Poppi, I liceii di
Padova, Dizionario biografico degli italiani, Ratisbona. Grice: “I enjoyed
Nifo’s rambling on dreaming – quite an complement for Descartes on clear and
distinct perception!” Grice: “Part of my cooperative principle is based on Nifo
– echoing Aristotle rather than Kant. Or rather echoing Kantotle. In this case,
it’s Aristotle’s key concept of a ‘virtue’ – a collective virtue, like
solidarity, lies at the bottom of my conversational principle of cooperation.
The virtue is ONE of course, which is good. Each maxim then attends to some
virtue. Nifo is better than Castiglione in that his Italian is better. He
relies on Cicero, rather than on this or that court poet! So there’s VERITAS,
HONESTAS, CARITAS, and the rest. Each is seen as a virtue, and the point is to
find the ‘middle point’ or mesotes. A bore is a bore but if you include this or
that ‘implicatura ludicra’, two gentlemen can enjoy a nice conversation. Nifo
is having the Northern Italian courts in mind, away from that nefarious
influence of the Pope, who had paid him to demonstrate the immortality of his
soul! The virtue model of conversation is an interestin gone – “De re aulica”
is the way Nifo considers this, and he makes interesting observations on how to
attain a middle way, i.e .how to win frineds and lose enemies!” –Of course
there are overlaps. My model is Kantian, but what is a counsel of prudence if
not a nod to Aristotle’s virtue of prudentia – the principle is thus a
principle of conversationl conviviality, urbanity --. There are conceptual
problems with a purely Aristotelian model, rather than Ariskantian one. One is
not after VIRTUE, but the MESOTES – So the ideal is not to be searched for.
It’s not pure HONESTAS, but that which fits civil conversation. Oddly, Italians
were more concerned with ‘vitii’, which due to their Roman dogmatic
assumptions, they correlate with ‘vice’. For each vice, we should not look for
the VIRTUE, but to the MESOTES --. Kant could not make head or tail of this! Agostino
Nifo. Nifo. Keywords: ludica, ludicra, intellectus, animo intelligere, nous,
intellectus passivus, intellectus activus, intellectus agens, intellectus
possibilis, intellectus passibilis, what is so ludicrious about dialectis?–
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Nifo: la dialettica ludrica”, Grice, “Dreaming”
– Malcolm, “Dreaming” --. – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701700739/in/photolist-2mPmNVF-2mNzeEc-2mLGAQC-2mLD9pe-2mLEzBt-2mLGJnr-2mKLVA3-2mKAKcc-2mKQRx3-2mKAsyK
Grice
e Nizolio – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescello). Filosofo. Grice: “I read Nizolio and it’s like
reading myself!” – Insegna a Brescia e Parma. Pubblica il lessico “Observationes
in M. Tullium Ciceronem” (Brescia), il Thesaurus Ciceronianus” (Venezia,
Facciolati) e il “Lexicon ciceronianum” (Venezia, Facciolati). Ha una lunga
polemica con Maioragio per una critica portata da quest'ultimo a Cicerone che,
iniziata con la Epistola ad M. A. Majoragium, prosegue con l'Antapologia e si
conclude con i “De veris principiis et vera ratione philosophandi contra pseudo-philosophos”
(Parma), scritto contro gli scholastici, che interessarono Leibniz al punto che
questi li fece ristampare premettendogli il titolo “Anti-barbarus
Philosophicus, sive Philosophia Scholasticorum impugnata” con una prefazione ed
una lettera a Thomasius sulla dottrina di Aristotele, Francofurti (Roma,
Bocca). E chiamato da Gonzaga a Sabbioneta. Contemporaneamente alle critiche di
Ramo alla logica dei lizii, anche per lui occorre sostituire all'astrattezza di
quella logica un pensiero che sia concretamente legato al reale, e a questo
scopo la strada maestra sta nel ritrovare i processi del pensiero direttamente
nella struttura grammaticale dell’italiano. Individua cinque principi per fare
della buona filosofia. Il primo principio generale della verità e della buona
filosofia consiste nella conoscenza della lingua romana, in cui sono espressi
quei saggi filosofici. Il secondo principio è la conoscenza di quei precetti che
si trovano nella grammatica e nella retorica di Cicerone, sostituendo la
grammatica e la retorica alla metafisica, ontologia, o filosofia speculativa,
dal momento che il metafisico si e preoccupato solo di ricercare il vero, senza
occuparsi dell’utile, il necessario, o il pertinente delle cose trattate. Il
terzo principio consiste nell’interpretare il filosofo antico come CATONE IL
CENSORE, o Cicerone, o Antonino, e nello sforzarsi di comprendere il modo con
il quale il popolo romano si esprime, essendoci verità in quella schiettezza –
Grice: ‘slightness” -- di linguaggio. Il quarto principio generale del vero è
il libero, e la vera licenza delle opinioni e del giudizio su qualunque
argomento, in contro ogni domma, come richiede il vero e il naturale. Non
devono essere dunque CICERONE o ANTONINO nostril maestri, ma i cinque sensi,
l'intelligenza, il pensiero, la memoria, l'uso e l'esperienza delle cose. Il quinto principio afferma che, oltre a
esporre ogni tesi con la chiarezza della lingua comune – l’italiano volgare, senza
introdurre nel discorso oscurità (avoid obscurity of expression, be perspicuous
[sic], avoid unnecessary prolixity [sic] o sottigliezze, occorre non trattare
problemi che non hanno realtà. Esempi di invenzioni filosofichi prive di
oggettività sono la “idea” platonica e la tesi del reale dell’universalie. Infatti,
il reale è costituito soltanto da singoli individui e questi devono essere
indagati non attraverso la loro natura propria e privata, ma attraverso la loro
comune e continua successione. Si fa filosofia non astraendo, ossia togliendo
da una singola realtà quel quid che viene poi analizzato come se esso fosse
reale, ma comprendendo, ossia considerando insieme il singolo reale.
L'universale è una vana e finta astrazione che deriva invece dalla comprensione
di ogni singolare di ogni genere, accolto insieme con un atto solo, senza
astrazione intellettiva, ma con il solo ausilio di un'intelligenza che
comprende il singolare. In sostanza, noi non possiamo distaccare, con
un'operazione dell'intelletto, un universale da ogni singolare, ma semmai
passare dall'individuale al collettivo. L'operazione consiste nel sostituire
alla dialettica la retorica e alla logica la grammatica ma, pur mettendo in
rilievo i difetti della logica classica, non riesce a fondare una nuova logica efficace
e persuasiva. Saggi: Garin, Rossi, Vasoli, “Testi umanistici su la retorica”; “Testi
editi e inediti su retorica e dialettica di Nizolio, e Ramo, Milano, Bocca “Marii Nizolii Brixellensis in M.T. Ciceronem
observationes Caelii Secundi Curionis labore et industria secundo atque iterum
locupletatae, perpolitae et restitutae. Ejusdem libellus, in quo vulgaria
quaedam verba et parum Latina, ad purissimam Ciceronis consuetudinem
emendantur, ab eodem Caelio, s.c. limatus & auctus”. Dizionario Biografico
degli Italiani. Ballestri, Massimiliano. Milano, Cosmo editore, R. Battistella,
umanista e filosofo, Treviso, L. Zoppelli, Il rinnovamento scientifico moderno,
Como, Meroni, Rossi, “La celebrazione
della rettorica e la polemica anti-metafisica del "De Principiis" in
La crisi dell'uso dogmatico della ragione, A. Banfi, Milano, Bocca); W. Fink, Logica
aristotelica Universale Idea. Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. G. Calogero, Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “I was slightly disappointed when I got
hold of Nizolio’s overadvertised masterpiece, the “Lexicon Ciceronianum;” while
Urmson liked it, I found it more to be a common-or-garden dictionary. I did not
care for philosophical concepts, seeing that he starts wih “A”, ‘the first
letter of the alphabet,’ as Nizzoli defines it. So, I went straight to the
third tome – heavy as they are, and reprinted in London for use at public
schools –‘adolescens’ – to ROMA, ROMANVS, ROMVLVS. As for his advice as to deal
with the longitudinal unity of philosophy and his rhetorical, ‘Plato is my
friend but a better friend is truth,’ I can’t believe it coming from one who
dedicated his life to TRACE every little ‘diom’ (slogans as the London edition
has it) uttered by Cicero! WhileI would expect praise against the barbarian
scholastic from Roger Bacon, it sounds hypocritical coming from Leibniz. By
Nizelio’s standard, Leibniz was a barbarian his self. The scholastics actually
saved the books from the flames of the Longobards and the Eastern Goths
(earlier on). Roma, 2. Contr. RuJ. 95. Romain montibus
posita, et convalUbus, ccenacolis
sublata atque suspensa.1. de Div.107. Certahant, Urbem
Romam Uemamne vocdrent, Post led. in
Sen. 1. Roma arx omnium
terrarum. De Pet Cons. 40. Roma
civitas CK nationnm conventu constituta. 1. de Onu
196. Roma domus virtutis, imperii et dgnitatis. Ib, 105. Roma domidUum imperii et gloris. 4.C.11. Roma luxorbisterraruhi,et
arx onuuum
gentium.1. Div. 101. Bmoul sexenniojpost Veios
captos a GaUis capta. Ib, 89. Rome
et reges augnres, et postea privati
eodem sacerdotio prsediti, lempub. regionum
autoritate rexemnt.1. Qu. Fr. 1. 18.
Roma, ubi tanta arrogantia est, tam
im- moderata libertas, tam iofinita hominum
centia. t 14. Redu Romam Fonteu
cansa ad VII. Idns Qu. 3. de Nat
21. Roma in terrisnihU meUns. Inoer.
Romam conditam 01 vmpiadis sestss anno
tertio. Romani. Pro Leg. Man. 7.
Romani pn»- ter ctiteras gentes laudis
et glori» avidi. 14. At 12. Romani
cives facti Siculi lege Anto- niL9.Fara.19.
Romani veteres atque urbau
sales. 1. Tus. 3.Romani serius quam GffKci poeticam acceperant 1. Di. 95. Romaia nihU in bello sineextis agebant nihU d<»B& sine auspiciis. 1. Off. 35. Romani Toscoianos, Equos, Volscos, Sabinos, Hemicos, victoria parta non modo conservarunt, sed etiaro in ciritatem acceperantPro Mur. 74Romani tempora voluptatis laborisque dispelrtiunt,.&c.l. Tus. 1. Romani omnia aut invenerant per se sapientius, quam Greciaut accepta ab illis fcicerant meUora. 1. Div. 102. Romani omnibut rebus agendis, quod bonnm, faustum, felix, fortunatnmque essetprefabantur. Pro Cnc 99. Romani eos vendere solebant, qui mUites facti non essent 3. de Ora. 40. Romani minos qoam liitm Utteris stndebant Pro Leg. Man. 5.1. Romani omnibus navalibus puffuis Carthagienses vicerant 4. Aoad. 147. Romanorum antiqoa jurisjurandi formulaet consuetudo.1. de Or. 15. Romanoram ingenia raultnm csBteris liomiaibos omnium gentium prsstiterunt 3.39. Snavitassemkonis
Atticoram et Romanomm
propiia. 4. Tosc 3. Apod priscos Romanos
morem honc epolaram fiijsseantor est Cato
in Originibos, ut deincepi, qui
aocobaient, canerent ad tibiam virorom
daroram Uodes atqoe virtotes. Romanos, a, uro. 1. de Nat 83. Romana k 58 RO JaiioteIbBoa«t,<f«aUs8oif2li« $.S.Fo^ paU RoaiaBi ovnk religio in ftcrt etin anspida diyia. 16. Att 2. Popalnm Boaunun nanDJ saasnonSn defendenda ropnb.sed Sn pUndendo coosoBieie. 10.7. Bum non nodo Romano bomini, sed ne Perse qwden coiqaam tolerabile.7. Fam. 18. Bomaoo nsoae oommendare.16. 5. Romano more feqni.1. de Orat 24. et Ver. 5. 36. Romani ladL 4. Att. 14. NuBc Romanas res aedpe. Romilla, iribus. t. cont Ral.78. Respondit, Romilla tribo se initiam esse £se- tnram. I^, Tribos. Romalos, li, Qutnntti. 3. C. 2.Romalam»
qu banc aibem condidit, ad deos
immorta- les benerolentia famaqae
sastulimas. 1. de L. 9 Roawhis post
exoessum suum dixit Proculo Jolio,
se deom esse, et Qaoinum vocartemplumaae
sibi dedlcari ia eo loco jussit 3.C. 19. Romuhis
quem iaauratum m Capitolio pamun ac
lacttntem, uberibos lopiais inhiantem fuisse
meministis. 3. OfF. 41.Peccavit igitar, paoe
vel Qoirini toI Bomali
duEerim. 1. de D. 107. Romuhis
puldier. Ih, 3. Romulus urbm
auspicato oodidit 16.31. Roamlus non solom
aospi- eatoRomam condidit, sed etiam optimos
augur feit 3. de N. 5. Romnlos
auspicBs, Numa sacris constitatb, fandamenta
jeeit ostiSB
dTitatii. 3. Off. 41. Rommlus,
cum ci visom csset utilios solum, quam cum altero regnarefiratrem interemit 1. DeOr. 37. RomaJns consitto magis et sapientfa
qaam doqueotia usns est S. Div. 45. Romolas et Remus com altrice bdhui vi folminis idi oooddeiant £6. 81. t 1.107. Romulis et Remus
ambo aagures fberant 3. C. 19. Roorali
stataa decoelo taeta. Som. 6ch>.17. Ronmlo
moriente deficere sd bommibas eatingaiqao visus est.
Summatim quanam fine principia generalia veritatis investigande, recteque philosophandi.
Item in summa quanasmint princigpeianeralia pseudo-philosophorum et perverse philosophandi.
De generali omnium nominum divisione in substantiva, adjectiva propria appellativa,
deq; eorum proprietatibus et differentia, nginguam facisus queinbuncdicmab
ullotraditisaut cognitis, contra pseudo-philofophos. De nominibus propriis et
appellativis, tam cole&li vis quam simplicibusnon cola Letivis, ac decorum proprietatibus
et diferentis, contra philos-ophastros. s.De us)0 (sem (falsis. De denominativis
reliquis capitibus Ante predicamentora,vel supervalaneis vel. Universalia realia
etiam five raese concedantur, tamen non fuisse facienda quin. Que numeross ed velunumtantum,
hoc est, GENUS, vel plura quam quinque hoc est, septem veloflo, adiecto communi,
simils, contrario, arque substantia. De nominibus substantivis et adiectivis. De
eorum proprietatibus ac diferentis, contra pseudo-philosopos. De generaliomnium
rerum divifione oratoria pera & deila pseudo-philosophorum falsa, simul quede
voce universi anni versalis et in summa de falsirate universaslium realium ut
vocant. Universalia realia nec propter scientias artes quetradendas, nec propter
syllogismos eocateras argumentations formandas, nec propler predications superiorum
de inferioribus faciendas necessario ese ponenda contra pseudo-philosophos. Universalia
realta vere in rerum naturaese non posse. Co propter canone c, uirea Etiffime
dicunt nominales. Cintra sultam illam realium opinionem de universalibus
realibus, quorum rationes omnes plusquam in aneslabefaltaneur. um suffi.ientia ,quamvocant.
De toris,& corum divisionibus, compositionibus quepere, contra falsissimam dialecticorum
de his omnibus doctrinam. De vere philosophico e oratorio genere et de vera eius
definitione. Contra falsum genus dialecticum et falsam cius definitionem. De vera
specie oratoria et vera ejus definitione, contra falsam speciem dialecticam
& falfam illius definitionem. De vera diferentia & vero proprio philosophicis
oratoriis do simulde eisdem adversariorum vel falfsis vel inutilibus. De accidente
vero quid esmedin constanter definite et simul pauca quadam de falsis universalibus,
eorum vanis questionibus in universum. De preceptis dividendi et definiendi oratoriis
veris et dialecticis falis. De homonymis et synonymis grammaticorum veris quid vere
sint et quis verus eoru mufus, contra ftultaila aquivocado analoga dialecticorum.
Ele tantum modo unum et summum et verum á generalisimum genus oralo rium, quod eft,
genus rerum sex autem s a transcendentia Dialecticorum, decem pre
dilameniaAristotelis,& triaLaurentiiVallaelefalsa. Quam ob levem causam Aristoteles
CATEGORIAS fore predicamenta decemponenda ex iftima verii et quam non re et tetriatantum
Vallusta rucrit, fimul quopactonosar borem generica ma Porphyri analonge diversam,
faciendam arbitramur. GENUS rerum vere in duasrantum species divide in s ubstantias
et qualitates, omnia alia accidentium dialecticorum pradicamenta sub qualitate generalitan
quamo verascius specie sper econtineri. Simul de falsa universali. De o
sem. De qualitale generali et omnibus e iustam comparata quam absoluta speciebus,
praferrimquede qualitate speciali, quantum different a speciebus accidentium
dialectic corum ,& fingillarim quærario de causa diversitatis. De nominibusscientia“
arris quid APUD LATINOS communite rad proprie significe ne, u quormo dis virum que
corum accipiatur et deniq; quibus differentis attes elit entia mnter sediftinguantur,
contra falas scientias et artes pseudo-philosophorum, (falla. De generalı scientiarum
do atrium divisionenoftrarera, et pseudo-philosophorum. De errales Peripateticorum
in generalı philosophia divisione admflis. Dialectica minter scientias (
ariesnecut universalem nec ut particularem ul lumomninolo cum habere pose sed tanquam
non modo falsams ed etiaminutslem de sua pervacuam ex omni artinm do
scientiarum numero ejiciendam. Metaphysicam inter scientias Cartesnecut universalem
nec ut parricularem ul lumomninolo, um habere pofe, sed tanquam partim falsam, parliminutlım,
partim super vacnam ab omni artium scientiarum numero removendam. De
comprehensione universorufmingularium vere philosophica de oratoria et simul de
abstractınoe universalium pseudo-philodophia et BARBARA contrafallam Ardo
stotelis doctrinam falsode ceniis, abstrahentiam non efemendacsum. Oratoriam esse
facultatem vere generalem, grammaticam sub se primo, deinde reliqua somnesarl es
fcrentias vere continentem, iumpartese jusmajores breviter ex ponuntur omnes ,ở
cidem,quaàPseudophilofophisuniquefueruntablatarestituuntur. De sophisticis Elenchis
ab Anstoelein Rhetoricam non recte introductis et delio brofophifticorum
elenchorum quid senciendum, Que et quot fintea, quarequiruntur cascientise
artibus, ex quibu spendetac fitomnis eorum dividio definition o distinclıo, contra
falfam de eisdem rebus Pjendophialosophorum doctrinam. De utilibus & veris argumentis
de que utılı vero eorum iam tradendorum, quam usurpandorum modo, conira partım
fulumpurtom inutilem ipsorum doctrinam ab Aristotele traduam in libro Topicorum.
De definitionibus nominis et verbido orarionis grammaticorum veris. Pseudo-philosophorum
falfis, códealis, queab Aristorele falso vel inutiliterinlibroSepiépenveids
traduntur. Dentılıbus et veris argumeniationibus, de queutilido verocarumufu, contrainu
tolemdo vanā Ariftotelis decudem rebus doctrmamtraditam in libris Analyticorum.
Defalfa demonftratione & falfafcientia& falfa fapientia Pseudophilosophorum
( simul de inutili falfoque Pofteriorum Analyticorum libro. De vanitate eorum ,
quaà recentioribus Dialedicis appellantur Parva Logicalia. Libros qushodiefubArif.
Nomineleguntur plerosquenonvereeflesri Roselicos, sed fubdititioscon
adulterinos, contra communem Pseudophilosophorum opinionem. De Platone, Ariftotele,
Galeno, Porphyrio. Deomnibus Arifterelis interpretibus Grucis, LATINIS e
Arabibus: reviter quid fentiendum re&te philosophaturis. De ratione philosophandi
o de corrigendis instaurandisq; Philosophia studis, qua nunc maxima exparte perveriae
corruptfaunt. Nizzoli. Mario Alberto Nizolio. Nizolio. Keywords: Cicerone,
lexicon ciceronianus, Antonino, Leibniz’s ‘anti-barbaro’. – Refs.: Luigi
Speranza: Grice e Nizolio: il thesaurus ciceronianus” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701277378/in/photolist-2mLEyw7-2mLHFJp-2mKEd6j
Grice e Noce – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Pistoia). Filosofo. Grice:
“Only in Italy, philosophy and history are so connected; it would be as if we
at Oxford after the war would be only concerned with understanding Churchill!” Grice:
“For us, to do linguistic philosophy was to get away from post-tramautic stress
disorder acquired during what Winthrop stupidly called the ‘phoney’ war!” – Grice:
“It’s not difficult to understand why Noce’s notes on Gentile were only
published posthumously!” -- essential Italian philosopher. «Certo
i cattolici hanno un vizio maledetto: pensare alla forza della modernità e
ignorare come questa modernità, nei limiti in cui pensa di voler negare la
trascendenza religiosa, attraversi oggi la sua massima crisi, riconosciuta
anche da certi scrittori laici.» (Risposte alla scristianità, da Il
Sabato). Ttitolare della cattedra di "Storia delle dottrine
politiche" all'Università La Sapienza di Roma. Studioso del
razionalismo cartesiano e del pensiero moderno (Hegel, Marx), analizzò le
radici filosofiche e teologiche della crisi della modernità, ricostruendo con
cura le contraddizioni interne dell'immanentismo. Argomentò
l'incompatibilità tra marxismo, umanesimo, ed altri sistemi di pensiero che
propugnavano la liberazione secolare dell'uomo e la dottrina cristiana
(affermò: "solo il Redentore può emancipare"). Sostenne tenacemente,
per tali motivi, l'impossibilità del dialogo tra cattolici e comunisti e
previde il "suicidio della rivoluzione". Studioso del fascismo, sostenne
che tale ideologia fosse peraltro in continuità con il comunismo e fosse
anch'esso un momento della secolarizzazione della modernità. Sostenne, inoltre,
l'esistenza di molti punti di contatto tra il fascismo e il pensiero dei
sessantottini. Filosofo della politica, preconizzò la crisi del
socialismo reale, mentre esso viveva la sua massima espansione a livello
mondiale. Argomentò che tale sistema, da una parte applicava coerentemente la
filosofia di Marx, ma dall'altra negava le premesse del marxismo: ciò in
quantomostrava Del Nocelo stesso sistema di Marx si basava sulla contraddizione
tra dialettica e materialismo storico. Ribadiva infine la necessità dei valori di
verità e di moralità. Figlio di un ufficiale dell'esercito e di Rosalia
Pratis, savonese discendente di una famiglia nobile savoiarda, Augusto Del Noce
nasce a Pistoia nel 1910. L'anno dopo la madre si trasferisce con il figlio a
Savona e, allo scoppio della guerra mondiale, a Torino, presso una zia materna.
A Torino, Augusto svolge tutta la sua carriera di studi: dapprima al noto liceo
D'Azeglio, frequentato da alcuni dei futuri protagonisti della vita politica e
culturale della città e della nazione (Norberto Bobbio, Massimo Mila, Gian
Carlo Pajetta, Cesare Pavese, Felice Balbo e altri), poi all'Università degli
Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, allievo di A. Faggi, Erminio
Juvalta e Carlo Mazzantini con il quale si laurea nel 1932 con una tesi su
Malebranche. Inizia quindi a insegnare presso istituti superiori (Novi Ligure,
Assisi, Mondovì), mentre sviluppa la sua attività di studio anche con soggiorni
all'estero. Legge con entusiasmo Umanesimo integrale di Jacques Maritain,
che rafforza in lui, tra l'altro, una sempre più convinta opposizione al
fascismo. Cerca invano di farsi trasferire a Torino e di accedere qui alla
carriera universitaria. Nel 1941 si trasferisce a Roma per un distacco
propostogli dall'amico Enrico Castelli. A Roma frequenta Franco Rodano che, con
Felice Balbo e altri, anima l'esperienza di «Sinistra Cristiana», un tentativo
di conciliazione di comunismo e Cristianesimo da quale Del Noce resta per breve
tempo affascinato. Nel 1944 viene accolta la sua richiesta di trasferimento
presso un istituto superiore di Torino, dove torna a risiedere. Accompagna all'insegnamento
un'intensa attività di studio e di collaborazione a diversi periodici, tra cui
Cronache Sociali che gli dà occasione di incontrare Giuseppe Dossetti. Scrive
e pubblica il saggio La non filosofia di Marx, che ripubblicherà vent'anni dopo
nella sua opera maggiore (Il problema dell'ateismo) e nel quale fissa i termini
complessivi della sua interpretazione del marxismo. Nello stesso anno cura
l'edizione italiana di Concupiscentia irresistibilis di Lev Isaakovič Šestov. Inizia
la collaborazione alla Enciclopedia filosofica del Centro Studi Filosofici
Cristiani di Gallarate, diretta da Luigi Pareyson. Dal 1957 al 1961 è
distaccato a Bologna presso il centro di documentazione diretto da Giuseppe
Dossetti. Nel capoluogo emiliano frequenta Nicola Matteucci e collabora
stabilmente al neonato periodico «Il Mulino». Scrive su Ordine Civile, rivista
animata da Gianni Baget Bozzo, e altri alcuni saggi, uno dei quali, «Idee per
l'interpretazione del fascismo», sarà all'origine delle future revisioni storiografiche
di De Felice e Nolte. Partecipa al convegno organizzato dalla Democrazia
Cristiana a Santa Margherita Ligure con una relazione intitolata L'incidenza
della cultura sulla politica nella presente situazione italiana: sugli stessi
temi Del Noce intratterrà per anni un rapporto difficile con il partito
cattolico (altri interventi nei convegni di San Pellegrino e di Lucca. Partecipa
a un concorso a cattedra a Trieste, ma non ottiene il posto. Pubblica Il
problema dell'ateismo e l'anno successivo Riforma cattolica e filosofia
moderna, Volume I, Cartesio. Partecipa alla «Giornata rensiana» con una
relazione intitolata Giuseppe Rensi fra Leopardi e Pascal. Ovvero l'autocritica
dell'ateismo negativo in Giuseppe Rensi, nella quale espone la sua fondamentale
fenomenologia del pessimismo come pensiero religioso. Nello stesso anno vince
il concorso per una cattedra di Storia della filosofia moderna e contemporanea
all'Università degli Studi di Trieste, dove divenne Professore. In quell'anno
esce L'epoca della secolarizzazione, che raccoglie molti dei saggi e degli
interventi degli anni sessanta. Si realizza il tanto atteso trasferimento a
Roma, dove, all'Università "La Sapienza", insegna prima Storia delle
dottrine politiche e poidal 1974Filosofia della politica. Si infittisce
la sua collaborazione a riviste e periodici, sui quali interviene anche
riguardo all'attualità politica e culturale. Diresse la collana «Documenti di
cultura moderna», dell'editore torinese Borla (poi passata alla Rusconi)
proponendo al pubblico italiano autori come Marcel de Corte, Titus Burkhardt,
Manuel García Pelayo, Hans Sedlmayr ed Eric Voegelin. Partecipa vivacemente al
dibattito sul divorzio. Dopo la metà degli anni settanta inizia il rapporto con
gli universitari di Comunione e Liberazione partecipando a convegni e incontri
promossi dal Movimento Popolare. Pubblica il saggio Il suicidio della
rivoluzione, dedicato al compimento e alla dissoluzione del marxismo. Con Il
cattolico comunista chiude i conti con l'esperienza di Rodano (che nel
frattempo ha lasciato la DC per il PCI) e dei teorici della conciliazione tra
Cattolicesimo e marxismo. Dal 1978 inizia anche la collaborazione continuativa
con il settimanale «Il Sabato» e contribuisce alla creazione della rivista «30
giorni», di cui rimarrà stabile collaboratore. Nello stesso anno viene
candidato come indipendente nelle liste della Democrazia Cristiana per il
Senato: primo dei non eletti, entrerà in Senato l'anno successivo (1984) a
seguito della morte di un collega. Viene insignito del «Premio
Internazionale Medaglia d'Oro al merito della Cultura Cattolica. Riceve il premio
Nazionale di Cultura nel Giornalismo: la penna d'oro. Viene premiato dal Meeting
di Rimini. Muore a Roma. È tumulato nel Famedio del cimitero di Savigliano. Esce
“Gentile”, che raccoglie diversi saggi sul padre dell'attualismo, sul fascismo
e sul suo significato nella storia, frutto di decenni di studi e
rielaborazioni. L'archivio del filosofo e la sua biblioteca sono custoditi a
Savigliano dalla fondazione Centro Studi Augusto Del Noce, sorta nei primi anni
novanta, diretta prima da G. Ramacciotti, poi da Francesco Mercadante, da
Giuseppe Riconda, e E. Randone. INella sua più celebre opera Il problema dell'ateismo
(del 1964) Del Noce inizia l'analisi della storia della filosofia moderna
invertendo il paradigma storicistico e positivistico che nel progressismo aveva
la sua cifra comune. Il filosofo afferma infatti che tale paradigma di
illuministica origine ha come prima condizione d'esistenza la postulazione
dell'ateismo come necessità del progredire dei sistemi filosofici e delle
scienze a prescindere dalla teologia cristiana, cioè a prescindere dalla
Scolastica, anzi in più o meno esplicita opposizione alla Scolastica. La
tesi che Del Noce intende dimostrare in questa sua opera è -come evidenzia
appunto il titolo- la considerazione dell'ateismo non più come «necessità»
bensì come «problema» della modernità, il cui ultimo, coerente e necessario sbocco
è appunto il nichilismo post-nietzscheano distaccato ormai da qualsiasi
riflessione filosofica e sfociato in una pura forma di vita, in puro way of
life di distruzione e auto-distruzione dell'uomo. Del Noce pone quindi
innanzitutto una distinzione fra tre diverse forme di ateismo, ovvero fra l'ateismo
positivo o politico diurno, i cui esempi perfetti sono stati l'illuminismo di
un Diderot o l'umanesimo di un Feuerbach, l'ateismo negativo o nichilistico
(«notturno»), esemplificato invece dalla filosofia di Schopenhauer, e infine
l'ateismo tragico, detto anche «follia filosofica», cioè la forma più rara e
particolare di ateismo che Del Noce trova solo in due casi in tutta la storia
della filosofia, ovvero in Nietzsche e in Jules Lequier. Posta questa
propedeutica distinzione, Del Noce inizia l'anamnesi del pensiero filosofico
moderno per rintracciare la genesi di ogni forma di ateismo, impossibile da
pensarsi per la filosofia antica come dimostra il fatto che anche la filosofia
epicurea -considerata comunemente come ateistica- ammetteva in realtà
l'esistenza degli dèi. Per Del Noce appare evidente che la crisi della
Scolastica medievale non ha costituito un processo necessario per il semplice
fatto che proprio colui che aveva intenzione di riformarla -cioè Cartesio- fu
invece colui che in realtà la tradì e se ne allontanò: è nelle celeberrime
Meditazioni metafisiche che il filosofo francese -allievo dei Gesuiti- tentò di
riproporre una nuova prova dell'esistenza di Dio da opporre al naturalismo
libertinista del Seicento, che predicava relativismo etico e che sostituiva il
dio-logos con la Natura impersonale e senza ordine. In realtà però
Cartesio, nel suo sforzo apologetico, compì il definitivo tradimento della
filosofia cristiana riattingendo ad un agostinismo privato di platonismo e
considerando così le idee dei semplici «contenuti della mente». In altre parole
se l'idea di Dio, quantunque logicamente necessaria, non è il riflesso
intellettivo di una realtà ontologica esterna al soggetto ma è una semplice
struttura logica, allora vale realmente la critica kantiana della prova
ontologica di Sant'Anselmo secondo la quale non è lecito aggiungere il
predicato dell'esistenza alla perfezione dell'idea se non per un
paralogismo. Del Noce in sintesi ha mostrato come il tradimento e la
perdita della Scolastica, attuata innanzitutto da Cartesio, ha come punto
centrale l'idea di Idea, che è passata ad essere da struttura del reale a
struttura del razionale, passando quindi dal dominio dell'ontologia a quello
della psicologia. Per questo non vi è alcuna spiegazione se non il rifiuto
pregiudiziale di riconoscere uno statuto ontologico all'idea, cosicché non
vi sarebbe appunto alcuna necessità di trapasso della Scolastica né tantomeno
alcuna necessità di genesi del razionalismo; in tal senso la famosa critica di
Kant varrebbe quindi solo contro Cartesio e non contro Sant'Anselmo, il cui
platonismo gli permetteva ancora di inferire necessariamente la «perfezione»
dell'esistenza dall'idea dell'Essere con ogni perfezione, cioè dall'idea di
Dio. Prosegue la sua analisi mostrando quindi come in Cartesio, che pur nelle
sue intenzioni voleva essere un defensor Fidei, già sussisteva in nuce ogni
forma di illuminismo che avrebbe poi dominato nel Settecento, per questo egli
parla di un pre-illuminismo cartesiano e aggiunge inoltre che proprio Cartesio,
fiero avversario del libertinismo dilagante nel suo tempo, fu colui che
tradusse l'ateismo libertinistico e irrazionalistico nella sua forma
razionalizzata, cioè nell'illuminismo, che sarebbe stato appunto un
libertinismo razionalistico. Si noti che Del Noce non pone giudizi sulla
persona di Renato Cartesio, e anzi sottolinea come al suo tempo egli si poteva
davvero credere il grande condottiero vincitore della battaglia culturale del
Cristianesimo contro il libertinismo, ma ciò perché non era riuscito a
prevedere una forma di ateismo non-irrazionalistico e non-relativistico quale
fu appunto l'illuminismo settecentesco, che non si limitò più ad opporsi alla
Scolastica ma che formò una propria dogmatica visione della storia in cui il
Cristianesimo, rappresentato dalle leggende nere del Medioevo, era stato solo
un ostacolo per lo «sviluppo» e l'«emancipazione» dell'umanità (si tenga
presenta la definizione kantiana di «illuminismo»). Da Cartesio in poi sono
comunque due i percorsi filosofici che partono e che sviluppano i due aspetti
compresenti in Cartesio, ovvero l'illuminismo e lo spiritualismo: da una parte
infatti Condillac, Kant, Condorcet, fino a Hegel e Marx riceveranno il lascito
propriamente razionalistico e sensu lato materialistico di Cartesio, dall'altra
invece Pascal, Malebranche, Vico e infine Rosmini saranno gli eredi del suo
patrimonio spiritualistico, inteso questo come filosofia di accordo fra ragione
naturale e fede cristiana, posta la distanza epistemologica dalla Scolastica;
famosa ed illuminante è a questo proposito la teoria della «visione in Dio» di
Malebranche, nonché la distinzione pascaliana fra «Dio dei filosofi» e «Dio di
Gesù Cristo». Andando comunque alla radice del problema del tradimento della
metafisica cristiana (Tomismo) da parte di Cartesio e del conseguente
illuminismo, Del Noce individua come unica possibile condizione per tale
tradimento il rifiuto del peccato originale come male metafisico e quindi il
rifiuto dello «status naturae lapsae» di cui proprio il Cristo sarebbe il
redentore: senza alcuna natura umana da redimere, cioè senzanecessità di alcun
redentore, il razionalismo ha sostituito il peccato con l'ignoranza e Dio con
la ragion critica, rifacendosi così ad un pelagianesimo laicizzato che da solo
rende possibile una qualsiasi forma di ateismo. Egli nota, infine, che avendo
rifiutato la radice metafisica del male se ne è dovuta cercare quella fisica o
psicofisica, secondo gli schemi ideologici che nel Novecento avrebbero reso la
psicanalisi e la psicologia gli elementi complementari allo scientismo per una
completa e non riduttiva visione del mondo senza Dio, e per una definitiva
«ateologizzazione» della ragione. Compimento e dissoluzione del marxismo
Riguardo al marxismo e alla sua interpretazione Del Noce scrisse due opere,
ovvero Il cattolico comunista e Il suicidio della rivoluzione, che
costituiscono la continuazione de Il problema dell'ateismo in quanto in esse il
filosofo analizza più dettagliatamente solo una delle linee filosofiche
originate da Cartesio, quella razionalistica, cioè quella che nella storia
moderna fu vincente nella sua estensione politica, nel tentativo di trovare e
di dimostrare la continuità necessaria fra razionalismo, materialismo, marxismo
e infine nichilismo, quest'ultimo inteso come cifra problematica della civiltà
postmoderna. La giustificazione epistemologica di questa analisi è data
dal fatto incontestabile che la storia del Novecento inizia da un fatto
filosofico, ovvero dal passaggio della filosofia marxiana in azione politica,
ovvero dalla coerentizzazione di quella che Del Noce definisce la
«non-filosofia di Marx»: da ciò appare non solo giustificato ma anche
necessario portarsi sul piano storico della filosofia per comprenderne il suo
portato teoretico, e così disinnescarne il suo sostrato ideologico. Si affianca
a diversi filosofi, quali ad esempio Voegelin, per rintracciare l'inizio della
cosiddetta secolarizzazione, il cui compimento sarebbe stato appunto il marxismo
e poi il nichilismo, nel sequestro della nozione di «progresso» da parte di
filosofie laiche dalla teologia di Gioacchino da Fiore, o meglio
dall'interpretazione di tale teologia: ben nota è infatti la distinzione
gioachimita nelle tre età della storia, l'Età di Dio-Padre (Ebraismo), l'Età di
Dio-Figlio (Cristianesimo) e infine l'Età di Dio-Spirito che avrebbe dovuto
superare i «limiti» del Cristianesimo ed estendere l'elezione e la salvezza in
modo universale. Di tale teologia mistica e profetica si appropriò lo
gnosticismo sviluppatosi in seno al Cristianesimo stesso ed estesosi pian piano
oltre i confini delle filosofie razionalistiche del Settecento e soprattutto
dell'Ottocento. Del Noce nota infatti una sorta di dialettica nata all'interno
dell'illuminismo settecentesco non tanto fra atei e deisti bensì fra
rivoluzionari e conservatori, ovvero fra il puro giacobinismo ghigliottinatore
dell'«ancien Régime» e il progressismo che caratterizzò invece la fase
dell'illuminismo dopo la degenerazione della rivoluzione francese in Terrore,
ovvero la fase dei cosiddetti ideologues, fra i quali Cabanis e Condorcet. Il
punto attorno a cui si sviluppava tale dialettica fu appunto la differente
filosofia della storia che aveva caratterizzato l'illuminismo pre-rivoluzionario
e l'illuminismo post-rivoluzionario, in quanto il primo aveva escluso una
qualsiasi evoluzione storica e necessaria dell'umanità e aveva anzi condannato
il Medioevo con la storiografia della leggenda nera, mentre il secondo aveva
invece rivalutato l'intera storia pre-illuministica (sia pagana che cristiana)
considerandola come momento dialettico necessario pur se negativo della storia
universale. In questo senso Del Noce ha potuto mettere in parallelo
l'opposizione fra illuminismo giacobino e spiritualismo in Francia e quella fra
kantismo e hegelismo in Germania, ove spiritualismo e hegelismo sono state
filosofie vincenti in quanto hanno assorbito in sé il momento rivoluzionario e
negativo dell'illuminismo per poi superarlo nella formazione di quella
filosofia della storia che ebbe certo in Hegel il suo culmine. Riguardo al
binomio illuminismo-spiritualismo la critica vincente del secondo sul primo è
stata quella di un estremo e insostenibile riduzionismo rappresentato dal
sensismo di Condillac, in altre parole è stata la critica di ridurre la
comprensione del mondo al pari di ciò che lo stesso illuminismo aveva accusato
la religione di aver fatto. In questo contesto è la nascita della visione
sociologica del mondo a rappresentare il tentativo di superare questa aporia
illuministica senza tuttavia dover ritornare alla metafisica tradizionale: Del
Noce insomma sostiene il trapasso dell'illuminismo in socialismo, non a caso
nato in Francia, intesa questa come dottrina che dell'illuminismo mantiene il carattere
utopistico (socialismo utopistico) e quindi anti-tradizionalistico, ma ne
sconfessa invece il deprecabile riduzionismo che ancora non permetteva
un'adeguata analisi della società ai fini della rivoluzione politica. In
Germania invece la dialettica fra kantismo e hegelismo, con netta vittoria
dell'hegelismo, ha come punto di svolta la riconsiderazione hegeliana della
storia come storia dell'Assoluto («storia di Dio»), secondo il ben noto
schema gioachimita che vedeva in ogni momento storico un grado dimanifestazione
dell'Assoluto, e quindi «necessario» pur nella sua negatività. In questo senso
Hegel è colui che diede forma alla corrente tradizionalistica dell'illuminismo,
ove la tradizione non è più peròcome per Tommaso d'Aquinol'insieme delle verità
eterne e immutabili che solcano trasversalmente la dimensione temporale
mediante il passaggio delle generazioni, ma è bensì la struttura dialettica
eterna che necessita l'evoluzione delle verità, e quindi la sua
temporalizzazione. Per questo Del Noce afferma che l'idealismo hegeliano
ebbe nei confronti del kantismo la medesima funzione che in Francia ebbe il
positivismo comtiano nei confronti del socialismo utopistico: egli ricorda la
critica di Comte nei confronti dell'illuminismo settecentesco, la sua rivalutazione
della tradizione (in senso dialettico), nonché la celeberrima teoria degli
stadi che costituisceancora una voltauna forma secolarizzata della teologia
gioachimita. È dopo questa dettagliata analisi che Del Noce innesta il discorso
sul marxismo, il quale appunto si configuròper stessa ammissione di Marxcome
ripresa critica di Hegel attraverso la filtrazione di Feuerbach e della
sinistra hegeliana (celebri sono le marxiane Tesi su Feuerbach) e come fusione
fra la dialettica hegeliana e la politica del socialismo utopistico: alla base
del cosiddetto socialismo scientifico rimane ancora il desiderio di palingenesi
politica propria di Saint-Simon o di Fourier, ma onde evitare il risibile
utopismo di questi ultimi ad esso Marx applicò la dialettica hegeliana con cui
solamente si sarebbe potuto analizzare il capitalismo e prevederne così il
«necessario» fallimento. A tal punto però l'analisi marxiana di come
potrà nascere la società comunista introduce l'elemento di distacco non solo
dall'idealismo hegeliano ma anche dalla filosofia stessa, ovvero la necessità
di tradurre il pensiero analitico in azione politica e di affidare alla storia
invece che alla ragione il compito di dimostrare la verità delle tesi marxiane.
In questo Del Noce si riallaccia a una lunga storiografia socialista, uno dei
cui esponenti più noti è per esempio Lukács, che afferma la stretta e
necessaria continuità fra filosofia di Marx e di Engels, politica di Lenin e
politica di Stalin, senza concedere alcuna differenza né alcuna opposizione fra
socialismo reale e socialismo ideale (quasi a guisa di giustificazione
storica). Il fattore fondamentale di continuità fra Marx e Lenin è infatti
quella struttura tipicamente gnostica che equalizza il male all'ignoranza e il
bene alla conoscenza e quindi divide il genere umano fra la massa degli
ignoranti e la ristretta cerchia degl’lluminati, che nella riflessione
leniniana erano gli intellettuali borghesi che per una non spiegata differenza
dal resto della borghesia avrebbero potuto e dovuto guidare la rivoluzione; in
questo senso la politica leniniana, poi proseguita coerentemente nella politica
staliniana, sarebbe stata l'incarnazione perfetta nonché l'unica incarnazione
possibile della filosofia marxiana, e non invece -come è tesi di una certa
apologetica socialista- un tradimento di Marx. Ancora una volta si rifà a
una lunga storiografia critica nel considerare il marxismo non come una
filosofia ma come una religione, ma a ciò egli aggiunge la dimostrazione non
del suo carattere di religione civile bensì di religione gnostica: in tal modo
il marxismo leninista sarebbe davvero il compimento del razionalismo ove
quest'ultimo è inteso come gnosticismo laico, religione non di Dio ma
dell'Idea/ideale che non ha bisogno dell'Incarnazione di un Dio-Uomo in quanto
l'uomo stesso avrebbe potuto e dovuto far incarnare tale Idea nel mondo
attraverso la sua azione. Questo è il senso dell'appellativo delnociano di
«non-filosofia» per il marxismo, giacché la contemplazione metafisica in
esso viene interamente assorbita dall'azione politica, in quanto per Marx la
politica è la vera metafisica al pari di come per Nietzsche lo è la
morale. Eppure è proprio questo punto a costituire secondo Del Noce la
contraddizione fondamentale interna al marxismo e quindi la causa prima del suo
fallimento storico: se infatti la «riconciliazione con la realtà» iniziata da
Hegel, proseguita da Feurbach a portata a compimento da Marx deve rivoltare
l'intera comprensione del mondo in trasformazione del mondo, cioè in rivoluzione,
allora in ciò non rimane giustificato il riferimento ideologico all'avvenire
come sede immaginifica della società comunista, ovvero non rimane giustificato
il carattere ancora religioso del marxismo per cui esso ha sostituito il futuro
all'eternità e il lavoro dell'uomo alla redenzione del dio-uomo. Il
fallimento storico del comunismo, quindi, sarebbe stato non solo la
dimostrazione sperimentale della falsità delle teorie marxiane ma anche il
coerente compimento del marxismo come auto-distruggersi nella sua forma di
religione. Con ciò si spiegherebbe per Del Noce l'attivismo comunista nonché la
graduale decadenza del socialismo nel mondo fino alla sua profetizzata fine,
simboleggiata dalla caduta del Muro di Berlino. È propria di lui infatti la
teoria secondo cui il compimento e la dissoluzione del marxismo non siano due
momenti separati o addirittura opposti, ma siano bensì il medesimo momento
dispiegato coerentemente nel tempo. L'interpretazione del fascismo Sul
fascismo e sulla sua interpretazione in stretta relazione al marxismo dedicato
gran parte dei suoi studi e delle sue opere, partendo appunto dalle opinioni
comuni e molte volte ideologiche degli storici nei confronti del fascismo e
delineando una struttura paradigmatica tanto controversa quanto precisa e
fondata. È a partire dalla definizione data dallo storico tedesco Ernst Nolte
di ogni movimento fascista come «resistenza contro la trascendenza», intesa
come trascendenza storica e non metafisica, che Del Noce sottolinea la
continuità fra questo serio giudizio e la communis opinio del fascismo come
movimento reazionario, per questo tradizionalista e nazionalista, e per
converso di ogni forma di tradizionalismo e di nazionalismo come rimando
implicito e forse inconscio al fascismo. Di questo fa una critica
serrata, facendo notare innanzitutto le origini culturali dei due fondatori del
fascismo, cioè Gentile e Mussolini, come antitetiche rispetto a ogni forma di
politica reazionaria, tradizionalista e nazionalista e come invece affini
rispetto al socialismo, del quale Mussolini in particolare fu un esponente. Si
noti che l'obiettivo che Del Noce intende colpire e abbattere è quella generale
concezione del fascismo come momento singolare e controcorrente rispetto
all'intera storia moderna, dalla rivoluzione francese in poi, mentre ciò che
intende mostrare è la continuità quasi necessaria che è posta fra l'hegelismo,
il marxismo e il fascismo come tre momenti dell'unico processo di
secolarizzazione. Il filosofo inizia quindi dall'analisi della figura storica
di Mussolini e della sua formazione culturale, notando il suo giovanile
anticlericalismo, il suo spontaneo confluire nel socialismo, e il seguente
superamento di quest'ultimo per l'evoluzione fascista del suo pensiero. È in
particolare sul concetto di «rivoluzione» che pone l'accento, essendo
questo un concetto base del marxismo che però, attraverso l'incontro
mussoliniano con la tedesca «filosofia dello Spirito» risorgente in Italia,
dovette radicalmente trasformarsi e portarsi dal livello sociale della «classe»
a quello personale del «soggetto». È insomma l'incontro intellettuale di
Mussolini con la filosofia di Gentile ad aver reso necessaria la trasformazione
della rivoluzione in un senso non più finalistico o escatologico (come era nel
marxismo puro, il cui fine è appunto la società comunista) ma in un senso
propriamente attivistico e lato sensu solipsistico, in termini gentiliani cioè
attualistico. Con ciò Del Noce può connettere la psicologia di Mussolini con il
vero e proprio formalismo pratico del fascismo, il quale non aveva in realtà
alcun contenuto definito, ma proclamava bensì una forma di azione tanto vaga e
generale da poter attrarre a sé ogni sorta di ceto sociale (anche il
proletariato) e di frangia ideologica, in alcuni momenti persino quella
marxistica. Il concetto di «rivoluzione» infatti contiene in sé già un
termine finale ben preciso verso cui lo stato attuale del mondo andrebbe
rivoluzionato, mentre nella politica fascista il termine rivoluzione deve
necessariamente essere sostituito dal termine «riforma» (si pensi appunto alla
riforma Gentile) in senso non più tradizionale, cioè come ri-formare ciò che è
stato de-formato, bensì in senso creazionale, cioè come dare una nuova forma
(indefinita) alle antiche cose, perciò rimane un concetto molto affine a quello
di marxistico di rivoluzione, e permette l'affiancamento ideale dell'attualismo
gentiliano al modernismo teologico fiorente a quel tempo e condannato come
eresia dalla Chiesa. Saggi: “Teologia della storia” (Torino, Filosofia);
“La solitudine di Faggi” (Torino, Filosofia); “L'incidenza della cultura sulla
politica italiana, Cultura e libertà” (Roma, 5 lune); “A-teismo” (Bologna,
Mulino); “Riforma e filosofia” (Bologna, Mulino, Brescia); “In contra del domma
cattolico-romano” (Torino, Erasmo); “Contra il domma cattolico-romano” (Milano,
UIPC); “L'amore di Dio” (Torino, Borla); “Il secolare” (Milano, Giuffrè); “Il
partito comunista italiano” (Roma, Europea); “Il suicidio di un rivoluzionario”
(Milano, Rusconi); “I comunisti” (Milano, Rusconi); “L'interpretazione trans-politica
della storia contemporanea,” Napoli, Guida, “Secolarizzazione e crisi della
modernità” (Napoli, Benincasa); “Gentile: per una interpretazione FILOSOFICA
del fascismo” (Bologna, Mulino); “Da Cartesio a Serbati” -- Scritti vari di
filosofia,” Milano, Giuffrè); “Esistenza e libertà.” Spir, Chestov,
Lequier, Renouvier, Benda, Weil, Vidari, italiano Faggi, Martinetti, italiano Rensi,
italiano Juvalta, italiao Mazzantini, italiano Castelli, italiano Capograssi” (Milano,
Giuffrè); “Rivoluzione, Risorgimento, Tradizione”; Scritti su l'Europa e altri,
Milano, Giuffrè); “I cattolici e il progressismo,” Milano, Leonardo, “Fascismo e anti-fascismo:
errori della cultura” (Milano, Leonardo); “Il laico”; Scritti su Il sabato (e
vari, anche inediti), Milano, Giuffrè); Pensiero della Chiesa e filosofia
contemporanea. Leone XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II” (Roma, Studium); “Verità
e ragione nella storia. Antologia di scritti, “ I. Mina, Milano, Biblioteca
Universale Rizzoli); “Modernità. Interpretazione transpolitica della storia
contemporanea” (Morcelliana, Brescia.). Del Noce insegna nel capoluogo
piemontese. G. Bozzo. Del Noce, il filosofo della libertà politica). Augusto Del Noce, «Idee per l'interpretazione
del fascismo», Ordine Civile. E tra i componenti del comitato promotore del
referendum abrogativo antidivorzista) e più tardi sull'aborto. premio Rhegium Julii, su circolorhegiumjulii.wordpress.com.
P. Armellini, Razionalità e storia, in Il pensiero politico, Roma, Aracne editrice,
Massimo Borghesi, Augusto Del Noce. La legittimazione critica del moderno.
Marietti, Genova-Milano.[collegamento interrotto] Luca Del Pozzo, Filosofia
cristiana e politica, Pagine, I libri del Borghese, Roma, S. Fumagalli, Gnosi
moderna e secolarizzazione nell'analisi di Emanuele Samek Lodovici ed Augusto
Del Noce, PUSC, (scaricabile in PDF dal sito sergiofumagalli) Gian Franco Lami,
La tradizione, Franco Angeli, Milano, Marietti, Genova-Milano. Enciclopedia
ItalianaV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Pietro Ratto,
Ipotesi sul fondamento dell'essenza dissolutiva del marxismo e del fascismo, in
Boscoceduo. La rivoluzione comincia dal principio, Sanremo, EBK Edizioni
Leudoteca, Ambrogio Riili, Augusto Del Noce interprete del Marxismo. L'ateismo,
la gnosi, il dialogo con Volpe e Goldmann, in Centotalleri, Saonara, il prato, Francesco
Tibursi, Il pensiero di Augusto del Noce come Teoria sociale, in Andrea
Millefiorini, Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella
riflessione sociologica italiana, Societas, Roma, Nuova Cultura, Xavier
Tilliette, Omaggi. Filosofi italiani del nostro tempo, traduzione di G.
Sansonetti, Brescia, Morcelliana, Natascia Villani, Marxismo ateismo
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Saggi, Napoli, Editoriale Scientifica, Augusto Del Noce, in Dizionario biografico
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La metafisica civile: ontologismo e liberalismo dalla rivista telematica di filosofia
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Democrazia e modernità in Augusto Del
Noce, articolo dal mensile 30Giorni. L'inseparabilità dei Tre. La modernità, di
Andrea Fiamma Centro Culturale,//centrodelnoce. Fondazione //fondazioneaugustodelnoce.net.
centenariodelnoce. Articoli di Del Noce «Il dialogo tra la Chiesa e la cultura
moderna» da Studi Cattolici. «L'errore di Mounier» da Il Tempo. «Risposte alla
scristianità» da Il Sabato. «La sconfitta del modernismo» da Il Tempo. «La
morale comune dell'Ottocento e la morale di oggi», tratto da Il problema della
morale oggi. «Rivoluzione gramsciana», tratto da Il suicidio della rivoluzione.
«Origini dell'indifferenza morale» da Il Tempo. «Le origini dell'indifferenza
religiosa» da Il Tempo. «Religione civile e secolarizzazione» da Il Tempo. «Un
dramma europeo: il dissenso cattolico» da Corriere della Sera. «Questi poveri
cattolici minacciati dal suicidio» da Il Sabato «In stato di
porno-assedio»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «La più grande vergogna
del nostro secolo» da Il Sabato. «Fu vera gloria? La resistenza 40 anni
dopo»[collegamento interrotto], tratto da Litterae Communionis. «Una colomba,
non un santo (caso Bukarin)» da Il Sabato. «Intensità d'una gran illusione
(Dossetti e dossettismo)»[collegamento interrotto] da Il Sabato.
«L'antifascismo di comodo» da Corriere della Sera. «Togliatti? Un perfetto
gramsciano. Polemica su Gramsci»[collegamento interrotto] da Il Sabato.
«Il nazi contagio» da Il Sabato. «La morale catto-comunista» da Il Sabato.
«Abbasso Mazzini» da Il Sabato. «I lumi sull'Italia»[collegamento interrotto]
da Il Sabato. «Recensione del romanzo di Benson "Il Padrone del mondo"»
dal mensile 30Giorni. «Filo rosso da Mosca a Berlino (Hitler-Stalin)» da Il
Sabato. «Le connessioni tra filosofia e politica»[collegamento interrotto] da
Il Tempo. «Pci, l'impossibile conversione» tratto da Prospettive nel mondo. Grice: “Unfortunately, Noce is a philosopher, like
me. We cannot lay word on history. Had Hitler won, I wouldn’t have joined
Austin’s Play Group. Being Italian, Noce thinks different. He thinks history is
guided by philosophical principes. It wasn’t Mussolini’s charisma that led the
populace, but Gentile’s attualismo puro. He makes a good point about the
distinction between Hitler and Mussolini. Hitler is a Protestant, Mussolini
ain’t! Most in Mussolini’s circle were just as heathen as those in Hitler’s
circle – different heathenism, though. No Odin, but Giove. Not Siegrfied, but
Enea! Noce does not know the first thing about this. He never socialized with
any of the people he is philosophizing about. In any case, there’s Garibaldi, which
is a stain to Italian history. Italians, and a Ligurian friend of mine can
testify to this, never wanted the UNITY. It was forced ON them. So it’s only
natural that Gentile and Noce regard the UNITY brought by Risorgimento (alla
Fichte Hegel, and the idea of the NATION) that was furthered by Mussolini.
Mussolini did use Garibaldi imagery – saying that his movement was ‘garibalismo
puro’ – but although he (Mussolini) did write a little thing about Nietzsche,
you won’t find his name in ‘dizionari di flosofia’!” Augusto Del Noce. Noce. Keywords:
saggio su Gentile e il fascismo, Faggi, Serbati, Spir, Vidari, Rensi,
Martinetti, Juvalta, Massantini, Catelli, Capograssi. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e del Noce," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library,
Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51684436022/in/photolist-2mPQGvz-2mPKvMM-2mPq8eZ-2mNzeEc-2mLP6FB-2mLz32Z-2mPV6V9-2mKHdnD-2mKjsJY-2mKbfaU-Bm5t8J-Ciy7V4-Cgh13w-Ciy8ng-BmaLAt-Cgfo3s
Grice e Noferi – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Important Italian
philosopher, especially influential at what Grice called Italy’s Oxford, i. e.
Firenze“Palla Strozzi was more a mentor than a philosopher, but I would
consider him both a Grecian and Griceian in spirit.” alla Strozzi Palla e Lorenzo Strozzi. Dettaglio
dell'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano. Grazie alla ricchezza
accumulata nelle ultime generazioni dalla sua famiglia, il padre puo far
istruire il figlio da filosofi, e grazie all'interesse e all'intelligenza, divenne
di fatto uno dei più fini uomini di cultura fiorentini. Ricco e colto,
commissiona numerose opere d'arte, tra le quali la Cappella Strozzi nella
Basilica di Santa Trinita, opera di Brunelleschi e Ghiberti. La cappella, progetto
irrealizzato da Noferi, venne fatta erigere in la sua memoria e ne ospita la
sepoltura monumentale. Per questo ambiente commissiona l'Adorazione dei Magi a
Gentile da Fabriano e la Deposizione dalla Croce a L. Monaco, terminata poi da
Beato Angelico che ne fece uno dei suoi capolavori. Collezionista di libri rari
e conoscitore del greco e del latino, si trova nvischiato nell'opposizione
strenua contro Cosimo de' Medici. Cosimo e l'uomo che per la prima volta si e di
fatto preso tutto il potere cittadino, grazie a un sistema di clientelismo con
uomini chiave alla guida degli uffici della repubblica di Firenze. Davanti a
lui solo due strade sono possibili: l'alleanza accettando un ruolo subordinato
o lo scontro frontale. Forte della sua ricchezza e fiero della propria cultura,
e a capo della fazione anti-medicea assieme ad un altro oligarca indomabile,
Albizi. La fortuna arriva alla sua fazione, riuscendo ad ottenere prima
l'incarcerazione di de’ Medici, poi la dichiarazione del medesimo come magnate,
cioè tiranno, ed il suo conseguente esilio da Firenze. Il suo obiettivo
comunque non e tanto l'eliminazione di un avversario, ma la restaurazione della
“liberta”. In questo e diverso d’Albizi.
Intanto de’ Medici manda già segni di prepararsi a un ri-entro, che
avvenne puntuale al cambio di governo con il veloce avvicendamento dei
gonfalonieri. Tra i primi provvedimenti vi è proprio la vendetta sugli
avversari, con l’esilio del filosofo e d’Albizi. In questo de’ Medici e favorito
anche dall'appoggio popolare che lui e la sua casata si sono saputi
conquistare. Quindi parte per Padova. Il suo palazzo a Padova e un ritrovo di
filosofi, nel periodo d'oro quando la città veneta era uno dei centri culturali
più notevoli della penisola italiana, per certi risultati artistici più
importante della stessa Firenze. Si pensi ai capolavori lasciati proprio da due
fiorentini come Giotto o Donatello. Lascia la sua raccolta di libri rari,
arricchita ulteriormente durante il suo soggiorno padovano, al monastero di
Santa Giustina. Muore a Padova nel suo palazzo verso il Prato della Valle. Sepolto
nella vicina chiesa di Santa Maria di Betlemme. Cavaliere dello Speron d'oro nastrino
per uniforme ordinaria cavaliere dello speron d'oro Marcello Vannucci, Le grandi famiglie di
Firenze, Roma, Newton Compton, R. Palmarocchi, La famiglia Strozzi, in
Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “His
main claim to philosophical fame is in his character- unlike Alibizi’s and
indeed Medici. He loved freedom, and chose to settle in Padova, although his
roots were well in Firenze. He built hiw palace in Padova in Prato del Vallo to
gather philosophers, since what’s the good of knowing the classics if you
cannot converse? He never touched a university! His ‘bibliotheca’ is legendary!
Strozzi-Noferi. Noferi. Keywords: “Beautiful painting (by Gentile da Fabriano) of
Noferi. Very Italian in an exotic sort of way!” – Grice. Refs.:Luigi Speranza, "Grice e Strozzi-Noferi --
Grecian, Griceian," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library,
Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743117035/in/datetaken/
Grice e Nola – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Crotone). Filosofo. Gice: “At Oxford, we are proud of our
philosophy, at Bologna, and in Italy in general, they are proud of their
physicians, as they call them – students of nature!”. Di origini napoletane e
zio di Molisi, insegna per lungo tempo a Napoli. Discepolo di Altomare, divenne
noto per suo saggio, “Quod sedimentum sanorum, aegrorumque corporum non sit
eiusdem speciei adversus Ferdinandum Cassanum et alios contrarium sentientes.” Cf.
G. Marruncelli, Elementi dell'arte di ragionare in medicina” (Napoli, Gabinetto);
S. Renzi, “Storia della medicina” (Napoli,
Filiatre-Sebezio); Adalberto Pazzini, La Calabria nella storia della medicina,
Roma); Lavoro critico (Bari, Dedalo). La Famiglia dei Nola. Molise, Archivio
storico di Crotone. 1,quemadmodum Ciuitatestunc optime
gubernātur,(vtinquitPlatoinlib.de Philo.) cùm iniustidantpænas: perin so&
impudenter, impugnant, accontra dicunt, optimèquoquereor,& scien tiæ, &
artessehaberent. Nam ueras CLARISS. ALTIMARI discipulo,Au&ore. Med .Doctore
scientiasacartesperfetè ,& breui cuns & isaffequiliceret: atqueitaetia
muerèscientes, acoptimosartifices fieri. Nuncueròcumlex falso contradicentibus
Statuta nullafit, no immeritòe inoptimosuiros, arbitror, impurißimumquenqueac
ineruditumiuueneminuehiandere. & admodum paucos uere scientes, artifices
quereperiri, cum& paffim fcribere omnibus liceat, & unicuique
sententiam ferreapudvulgus. Adde, quòdnefcio quo fato datum etiam fit
quibusdam, eafdem docere artes, ac publicè profiter i , qui uel omnino inertes
fint, autparumeasintelligant: cùm ueròne sciant,
scireautemseputant,mirumnonestfidgeipfierrent, & alios aberrarecogant.
Quandoquidem oporteret (utinquitidem Plato in Alcib.) eos qui aliquid
doftursiunt,priufquamdoceant,intelligere, fix OVOD SANORVM AEGRORVMQVE
SEDIMENTV M IOANNE Andrea Nola Crotoniața Artium & bique fuoq;
martese dimenti ueritate mueftigauitad Hippo. es Gal.fententiam quemadmodumo
non nulla alia nonminu sad Artem medicam utilia quàm necessaria,
utinreliqusfuisfcriptispalàmestuidere:) Sedcum hacfole clariorafint,
pateantquecun&tis Artismedicæcandidatis, quirenera medicisunt,nedum
inuniuersaItalia,uerumetiaminto tafere Europaincolentibus; mea approbationenon indigent.
Attem puseft ut adiftorum ignorantiam castigandam, ac in numeros errores
patefaciendos, accedamus. Nosueroeo, quo scriptifunt, ordine, eos
animaduertemus, etiam fiad Sedimentorum naturam manifestandam non conferant; ut
discant studiosiquam maxime', nedum Artis medis ca, sed Philosophia, &
Dialeticæ feimperitosese oftendant; quanto veliuore impulsitali ascribere
conatifuerint. Cumuero futurun fitut hominem reprehendamin doctum, ftolidum,
opinione sua sapientem,nugisinterineruditosiuuenesuersatum inuniuersauita,
queso, candidiß.lector,liceatmihiuerbishuiusignorantiamcastigareasperio
nibus,quibusegoutialioquinonfoleo. Cùm primiminprimapagellahicuirdănassettum
Plusquamcom mentatoris, tum etiam Neotericorum opinionemdesedimento (quiz
whipseait, quamuis. iaftenturfcopumattigile, longèalijsfalluntur)
Sedimentum SANORUM ægrorumý; corp. biqueconsentire, e nondissidere: hæcetenim
bonos decet præcepto ses utipfeait. quod sitafieretnequehic incognitus nescio quis
Ferdinandus Cassanus, tam fuisse taudaxs atque impudens, ut feuerisoppo neret,
nifiexilis esset, quiomnemfunditus pudorem exuerunt, neque afuis præceptoribus malèeruditusacimpulsus,
(eorumtamen opinio nefapientibus) totaususfuissetscriberenugas. Quas omnes
passimin minibus artis medicecandidatis, seclusoliuore,manifestareconabor,
quõhuiusuiri ignorantia, fimul quetemeritas castigetur. difcantque reliquiin
posterum quàmmalum sitoptimis, aceruditiß. uirisindies utilia, Artisg; medicæapprimè
necessaria,& uerissima scribentibus; O ut summ a t i m dicam, universam
pene medicinam illustrantibus, fal Socontradicere. Non autem ,
uteaquæadoctissimoac Clariß.Alti maro præceptore meo de sedimenti in urinis scripta
sunttuear, sunt et enim ad eòscitèacdo Etéconscripta, éghæc, &
reliquaomniaque hactenusinluce medidit, acualidiß.auctoritatibus &
rationibuscom probata, utnedumiftorumuirorumnugasnon curent, sed quorumuis
etiamaliorum do tiffimorum ,fiquæ essent contradictiones paruifa. ciant, ipsea;
primus omnium quosuiderim, propriainuentione cumque 1 cumque
neutri, fuooptimoiudicio, ueritate mattigerint,et fimulli.
Uorepercituseosdemrecentiores scriptores calumniasset, quorumnca quidem calciamentasolueredignusesset,eisquefalsotribueretcunéta
quaibitemerenarrat.cõfestim,utipfeait; in fecüda ueritatë protulit quam desedimentosentit,
quæquantisscateaterroribus,quantumus averitatealienafit, & Gal. sententia
demonstrabimus, ubialiosprius ciuserroresin eadem f ecunda pag. conscriptos,
manifeftauerimus: Aitetenim {senolle tempus contererecircaurine generationismodă,
Giovanni Andrea de Nola. Nola. Keywords:
Crotone, Plato, Nola-Molise, corpus sanum, focal unification, Owen, Pantzig,
brennpunktbedeutung, Grice, Aristotle, Metafisica, ‘unificazione focale’ –
universale: ‘sanitas’ instantiazione: corpus sanum, corpi sani. Refs.: “Grice e
Nola” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742201656/in/datetaken/
Grice e Noto – IVPITER – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Pollina). Filosofo. Grice: “Italian philosophers, must be for St. Peter, who DIED
there – are obsessed with God – Noto wrote his thesis on that, evidence and
lack thereof for God – the part concerining the refutation for those who deny
evidence is fascinating! And typically of an Italian philosopher, he narrows
down his research to ‘secolo XIII,’ where we at England and Oxford hardly
existed!”Fa gli studi ginnasiali al Convento di Giaccherino e al Convento del
Bosco ai Frati. Vestì il saio francescano a Fucecchio e professò. Studia filosofia
a Lucca, Bosco ai Frati, il Convento di San Vivaldo, Fiesole, Siena e il Convento
di Sargiano. Emise i voti a Fiesole e fu ordinato sacerdote a Siena. Andò a
Parigi e frequentò l’Istituto Cattolico, la Sorbona e il Collège de France. Conseguì
il Dottorato in filosofia e il Diploma di studi superiori alla Sorbona. Essendo
andato a Londra per alcuni mesi ebbe il Diploma di lingua inglese che in
seguito perfezionò tornando ogni anno a Londra nel periodo estivo. Pubblicò la
tesi di laurea “L’evidenza di Dio nella filosofia del sec.XIII" (Ed. MILANI,
Padova). Si imbarca per l’Egitto e si stabilì a Ghiza dove insegnò. Lì ricoprì
gli incarichi di Guardiano e Maestro dei Chierici. Torna in Italia e fu per un
anno direttore di un grande hotel di Montecatini Terme. Si trasfere a Figline
Valdarno per l’insegnamento all’Istituto “Marsilio Ficino”. Si iscrisse alla
Università Cattolica dove conseguì il Dottorato in filosofia valido in Italia.
Aveva iniziato l’insegnamento della lingua inglese alla scuola per infermieri
dell’ospedale di Figline e un corso serale per adulti. Crea un laboratorio
linguistico per facilitare e perfezionare l’apprendimento delle lingue. Deceduto
nell’Ospedale di Figline Valdarno per edemapolmonare acuto da miocardite in
diabetico. Affetto da grave forma di diabete, si era sentito male nella notte
dell’11 novembre, ma dopo aver prolungato il riposo mattutino aveva tenuto
lezione fino a mezzogiorno. Prese allora poco cibo e tornò a riposarsi. Alle 18
andò alla preghiera comune e alle 18.30 tenne il corso di lingua inglese per
adulti. Alle 20 mentre era a tavola fu chiamato il medico cardiologo che ordinò
il ricovero urgente in ospedale. Qui alle 2.25 la sua vita è stata stroncata da
un complesso attacco cardiaco polmonare.
Ai funerali, presieduti dal Padre Provinciale nella Chiesa di San
Francesco in Figline erano presenti tanti religiosi e sacerdoti, i parenti,
molte suore oltre che un grande pubblico di studenti e popolo che riempiva la chiesa.
È stato sepolto nel cimitero di Montemurlo. Convento di Giaccherino Convento
del Bosco ai Frati Convento di San Vivaldo Convento di Sargiano Montemurlo L'evidenza di Dio nella filosofia del secolo
XIII. Grice: “Noto is playing with his surname. There’s no ‘significare’ in
Italian. They use ‘notare’ – Now, how is God signified? When Cicero said ‘god’
he meant Jupiter. Ask Ganymede: The literal truth is Ganymede was killed in
self-inflicted accidental with a boomerang. Her mother said: “His corpse is
here, but he was raped by Giove --. Taking this narrative literally – Ganymede
was RAPED, so the rape is the way the god gets ‘noted’.
Noto. Keywords: IVPITER -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Noto” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742384608/in/datetaken/
Grice e Novaro – implicatura ligure – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Diano Maria).
Filosofo. Grice: “Novaro comes from my favourite area in Italy, “La riviera
ligure”!” Grice: “Novaro wrote a nice little treatise on the nature of the
infinite – a concept which fascinates me!” --Fratello di Novaro, nacque da
famiglia economicamente agiata e dopo aver condotto brillantemente gli studi
liceali, ottenendo la laurea a Torino. Si stabilì a Oneglia dove fu assessore
comunale per il partito socialista. Dopo avere per breve tempo insegnato nel
locale liceo, con i fratelli si occupò dell'industria olearia intestata alla madre
Paolina Sasso. Pur dedito all'attività
imprenditoriale fece parte attiva della vita letteraria dei primo anni del
Novecento e fondò la rivista “La Riviera Ligure,” da lui diretta fino alla sua
cessazione. Ospitò nel suo giornale filosofi come Pascoli, Roccatagliata,
Jahier, Boine e Sbarbaro. Scrisse saggi
di carattere filosofico e raccolse tutte le sue poesie, che hanno come tema
principale il bellissimo paesaggio ligure, in un volume intitolato Murmuri ed
echi che vide le stampe. Fu anche il curatore dell'edizione delle opere di
Boine che sentiva affine negli interessi soprattutto di carattere etico. Saggi: “Finito ed iinfinito” (Roma, Balbi), “Murmuro
ed echo” (Napoli, Ricciardi) – cf. Grice, “Implicatura ecoica” --; “All'insegna
del pesce d'oro” (Genova, Devoto). Dizionario Biografico degli Italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La Riviera Ligure Nicolas Malebranche. Tra
Diano Marina e Oneglia: i luoghi dei fratelli Novaro, su parchiculturali.
Fondazione Mario Novaro, Genova, su Fondazione novaro. Scheda biografica nel
sito della Fondazione Mario Novaro, Genova, su Fondazione novaro -- Se il
concetto di “infinito” è stato dal sorgere della filosofia italiana, uno
degl’oggetti più costanti degl’uomini, il progresso verso una definitiva
soluzione delle difficoltà che esso presenta non e tuttavia che
straordinariamente lento. A ciò à sopratutto contribuito il rilegare, come a
priori, l’infinito fuori del campo appunto della filosofia e si considera
il regresso all’infinito una fallacia! Poiché quando si ammette senz’altro
che, essendo l’uomo finite, non si può pretendere eh' esso arrivi a comprendere
l’infinito! Hobbes, De corpore, XXVI, l ; Descartes, Principien, ediz.
Kirclimann, p. 12,14, 66 ; GALILEI, Opere (Milano, 1811) X, 350-51;
Locke, Essay on humane nnderslaning, ediz. Ward, World Library, p. 152;
Hume, Treatise, ediz. Selby-Bigge, 26. 32,39,43; cfr. anche Jevons,
Principia of Science, 2“ ediz. pp. 766-768. S’è già troncata la questione
senza neanche avei’la posta. S’è lasciato intatto il mistero che
sembra involgerla. Già tutti i concetti che in qualche modo ebbero una
stretta attinenza con altri concetti ontologici dovettero per questo attendere
a lungo prima di venir trattati in corretto modo analitico. La oscurità
misteriosa del concetto di “infinito” si ripercorse naturalmente negli
oggetti nei quali esso poteva trovare applicazione, come il tempo, lo
spazio, la materia, l’universo, l’essere. Anzi si comincia dapprima ad
accorgersi delle difficoltà del concetto di “infinito” non cosi in
astratto, ma nell’esame degli oggetti ai quali la infinitezza pareva
doversi attribuire. Tanti secoli prima della ripresa della questione
per Locke, trattarono il problema con sommo acume dialettico i
veliani de Velia -- Sugli Eleati e la loro importanza, vedi specialmente la
Kritische Geschichte der Philosophie del Dùhring, 3" ediz. p. 34-51. Le
difficoltà che conduceno Senone di Velia a negare la realtà dello spazio non
sono punto illusori. Cantor, Geschichte der Matematik, I, 170. Bei ihnen [i
tropi dei veliani] handelt es sich um Schwierigkeiten, denen in der
That -wcder der Philosoph noch der Mathematiker in aller Strenge
gerecht werden Kann [,,,] Zwei Jakrtausend und mehr haben an dieser
zàhen Speise gekaut, und es ware unbillig von den Veliani des
funften vorcbristlichen Iabrhunderts zu verlangen, dass sie in Klarbeit
gewesen seien iiber Dinge, welche freilich anders ausgesprocben noch
Streitigkeiten unserer Gegenwart bilden. Nò altre furono quelle che
spinsero poi Kant ai risultati della estetica trascendentale. Sebbene più
d’uno storico della filosofia davanti ai tropi di quell’ acutissimo
filosofo sentendo l’imbarazzo suo a confutarli, abbia stimato poterli
chiamare sofismi o false sottigliezze che chi le esaminasse da vicino e colla
necessaria acutezza non dovrebbe tardare a riconoscere evidentemente per tali.
E più d’uno nel confutarli à seguito, come lo Zeller, Aristotele (3) che
in questo se in altro mai fu infelicissimo. Pht/s., VI, 9.
Aristotele crede di confutare Senone di Velia (V. anche O. Apelt,
Beitrdge sur Geschichte der Grieschischen Philosophie, Leipzig, p. 275) col
dire che la dimostrazione da lui data riposa sulla falsa & i
matematici, i quali spaventati dalle conti-addizioni svelate dai veliani
avevano dovuto per forza rinunciare a far uso del concetto di “infinito” e
lasciar tanto tempo infruttuoso l’ardimento di Antifonte (1), continuarono
a lungo ad aiutarsi altrimenti per non derogare alla rigorosa esattezza
delle loro dimostrazioni (2). Cosi il concetto d’”infinito” non compare mai
esplicitamente nella geometria degl’antichi. E Archimede ha seguaci anche dopo
che il calcolo infinitesimale ha chiaramente mostrati i suoi cosi
fecondi vantaggi. Ragione principale di ciò e il non avere l’autore
stesso del concetto di “infinitesimo”, saputo mai nè pienamente giustificarlo,
nè dargli un denotato preciso, si che egli molte volte ebbe a
espri- supposizione che il tempo consti di singoli momenti (éx -J 5
v 9181 aio Èrtovi come se la critica di Senone di Velia non valesse
indifferentemente tanto per il continuo dello spazio che per quello del
tempo stesso. Cfr. Cantor, id., 173. Er (Aristotele) lòst das Paradoxon
der Duschlaufung dieser unendlich vielen Raum-punkte in endlicher Zeit,
durch das neue Paradoxon, dass innerhalb der endlichen Zeit unendlich viele
Zeittheile von unendlich Kleiner Dauer anzunehmen seien. Sul concetto di “infinito”
in Aristotele vedi specialmente Phys., Ili, 4 - 7 , De Coelo, I, 5. Aristotele
dà una divisione dei vari generi di infinito, che come sempre 0
spessissimo presso lui è più una spiegazione di parole che di concetti. Inoltre
è la sua trattazione oscura e affatto manchevole. Aristotele non accetta che
l’infinito *potenziale*, il quale nasce dal non trovar la nostra
immaginazione alcun limite così nel togliere come nell’aggiungere. Rifiuta
l’infinito attuale. L’infinito, dice Aristotele, non è grandezza nè à
parti così, come il suono è per sò invisibile (Phya., Ili, 4 ). Non
esiste dunque in realtà, perchè non v’ è grandezza cui possa attribuirsi. Ma la
contraddizione che Aristotele crede dover evitare rigettando il concetto
dell’infinito attuale è appunto nascosta invece in quello del continuo.
Altrimenti Aristotele non avrebbe così leggermente creduto di aver
superate le difficoltà dei veliani. li Montucla, Histoire cles recherches sur
la quadrature du eercìe. Paris, p.
44. (2) Hankel, Zur Geschickte der Matliematik ivi Alterthum und
Mitelaltcr, p. 120 . juersi sulla sua nozione in modo affatto
contradittorio (1). E se i filosofi non riuscirono a chiarire i loro
concetti riguardanti l’infinito trascurando la maggior parte di
aiutarsi con un esame accurato dalle difficoltà che incontrano anche i matematici,
questi dal canto loro si sono del pari in grau parte appagati dei
risultati, senza sentire troppo acuto il bisogno di rendersi conto esatto dei concetti
dei quali hanno a fare un continuo uso (2). Che anzi per le difficoltà,
oscurità o contraddizioni dell infinito tranquillamente si
rimettevano (1) Leibniz, anche quando si esprime più razionalmente intorno
ai concetti infinitesimali, conserva pur sempre in fondo una evidente
ambiguità sulla natura generale del concetto di “infinito”. Lascia
infatti alla ontologia, senza risolverla Leibniz stesso, la questione se
si diano propriamente degl’infinitamente piccoli rigorosi. E cosi tiene
pure per indifferente considerare per tali gl’infinitesimi o soltanto per
arbitrariamente piccoli. Leibniz inclina però più a tenere l’infinito
rigoroso per una finzione. V. Leibniz, Opera omnia, ed. Dutens I, 107 e
Leibniz; il/af/iema</se/»e Schriften, Gerhardt I' , e 389, dove
Leibniz pare considerare gli infinitesimi come quantità finite variabili e
cfr. Gerhardt II, 288; IV, 93; V, 322; VII, 08 e 273; Erdmann 118, 128,
18-1, dove egli parrebbe ammettere l’infinitesimo *attuale*. In altri luoghi Leibniz
è affatto incerto; ed. Dutens II, 267-68; Gerhardt, III, 81,499,516; IV,
63 e vedi specialmente un passo ivi p. 91-92. (2) Infatti dopo
l’adottamento del calcolo, una delle prime accademie d Europa, quella di
Berlino, presieduta da uno dei più grandi matematici, da Lagrange, apriva
un concorso sul concetto dell’infinito. Dice tra altro ai concorrenti. On
demande […] une thdorie clairc et precise de ce qu’ on appelle ‘influì en
mathcmati jue. On sait que la haute geometrie fait un usage continuel des
infiniment grands et des infiniinent petits. Cependant les geomètres et
meme les analystes anciens, ont eviti* soicneusement tòut ce qui approche
de l’infini, et des grands analystes modernes avouent que les termes grawleur
infmie sont contradictoires. L’Acad^mie sou- haitc donc qu’ on explique
comment on a déduit tant de theorèmes vrais d une supposition
contradictoire. Nouveaux Mémoires de l’Acad. des Sciences. Berlin, p.
12-13. come molti si rimettono tuttora, all’ongologia (1). L’unico filosofo
dal quale si sarebbe potuto aspettare qualche dilucidazione definitiva,
Corate, il quale era tanto versato nelle matematiche e che di esse à dato una
cosi bella e tuttora insuperata sistematica trattazion generale, non
solo non fa fare un passo alla questione, ma neppure seppe bastantemente
apprezzare i grandi meriti del lavoro di Carnot, il quale prepara la
soluzione definitiva. Solo Locke e Kant sono cosi i filosofi che fecero
verso di essa un passo decisive. Kant però si direbbè che lo fece in senso
reazionario, chè se Locke avesse decisamente cangiato li suo metodo
empirico e psicologico con un metodo critico, come egli in realtà è qualche
volta inconsapevolmente vicino a fare, avrebbe egli stesso còlto 1’ultimo futto
della sua fine analisi. Ad ogni modo è merito di Locke, oltre aver
risolto l’infinitamente piccolo e grande nel processo formale dell’animo,
l’aver dimostrato come un tale concetto sia solo propriamente applicabile
a grandezze, al numero, al tempo ed allo spazio. Con ciò ogni nebuloso
abuso scolastico e metafisico di esso, era reso impossibile, e ogni sua
applicazione ad altro che a concetti di grandezze diventava una pura metafora
(2). Rilacendosi da Locke e approfittando della luce che Carnot getta sulla
natura dell’infinitesimo, il Duhnng à finalmente completata la
razionalizzazione di (1) V. Leibniz, passo citato, Gerhardt IV 91-92
e Montucla, Histo!re des mathématiques III, 119. Quanto alle questioni
che la ontologia può sollevare sul concetto dell’infinito, il matematico “a
droit de ne s en pas plus embarasser que des disputes des physiciens sur
la naure de 1 etendue et du movement.” (2) Locke, On human Umlerst., cap.
XVII, 1 e 6, p. 147 questo concetto (1). L’infinito assoluto ha però Diihring
costantemente rifiutato come la più assurda contraddizione in tutti i suoi saggi
filosofici. Soltanto- nell’ultima suo saggio filosofico arriva egli ad
una luminosa distinzione dell’infinito *assoluto* dal infinito relativo.
La sua dimostrazione è però geometrica, e non insieme algebraica. Manca
quindi di generalità. Cosi si spiega come Diihring ritenga ancor ora
inammissibile l’applicazione dell infinito al tempo, che egli à
assurdamente e colla più gran forza di convinzione fatto finito nel
passato (2). Diihring vide che ove il concetto di infinito non viene
dapprima reso chiaro e incontradittorio nella matematica, la rocca in
apparenza più forte rimarrebbe in piedi a difesa del mistificante
concetto. La nozione di infinito non è però specificamente formale. Il
concetto d’infinito appartiene a quel campo della filosofia ‘speziale’, in cui
anno comuni le radici o i principi e la matematica e la logica.
La. soluzione di un problema cosi universale non può esser diversa,
ove esso venga formulato con la dovuta astrazione ed esattezza, sia che la si
cerchi nel campo piu astratto dell’ontologia della concezione universale dell’*essere*,
sia che la si cerchi nel campo dell’algebra. Non (1) V. Nat
Uri iche Dialéktik -- questo libro d’oro di puro criticismo, la cui prima
edizione è esaurita da molti anni senza che Diihring si decida a ri-pubblicarlo,
malgrado il viro desiderio di molti suoi ammiratori, quali per un esempio
v. Gizicky e Riebl. Vedi specialmente dello stesso, nei “ Xeue
Grundmitteln u. Erfindungen zur Analysis, ecc. „ il capitolo terzo.
L’analisi critica dell’infinitesimo ivi data riassumiamo noi brevemente
nel numero seguente, modificandola però nel senso della corretta legge
del numero determinato. V. sotto. (2) Cursus der Philosophie, p. 18, 19,
27, 64 ; Logik und KVssenschaftstheorie, 191 segg. è un differente problema
quello di Senone di Velia, da quello che occupa a cosi grande distanza di
tempo i matematici dal seicento in poi. 2. In tutti i problemi riguardanti
il concetto di “infinito”, le difficoltà ànno la loro comune radice nella
contraddizione fondamentale nascente dalla posizione di un infinito
numericamente dato e compiuto nel *finite* stesso. Cosi l’infinitesimo, e già
prima l’indisivibile di CAVALIERI, e pensato assurdamente quale
risultato di una infinita divisione, o come l’elemento più piccolo d’ogni
grandezza assegnabile, di cui si integra ogni grandezza finita. Più
piccolo di qualunque quantità data e pensato l’infinitamente piccolo, e
maggior d’ogni data grandezza l’infinitamente grande, arrivando
anche qui ad una infinità compiuta, come raggiungibile per via di
una sintesi successiva. Tra lo zero e una comunque piccola grandezza
dovrebbe dunque esistere qualcosa di intermedio. Questa ibrida quantità
non dovrebbe esser zero ma neppure perù una determinata quantità
per quanto arbitrariamente piccola. Essa dovrebbe esser minore d’ogni
quantità assegnabile o qualcosa che esprima l’ultimo irraggiungibile grado
di piccolezza immaginabile e prima dello zero (1). Minore d’ogni quantità
assegna- (1) Modificando la nozione di GALILEI di “momento”, già Ilobbes
define il conatus (concetto che doveva poi diventare il fondamento della
teoria newtoniana), il moto lungo uno spazio minore di qualsiasi
assegnato. Hobbes conserva, però, malgrado l’equivoca definizione,
come dell infinitamente grande (De Corpore, c. VII, il, 12 e 13) cosi dell’infinitesimo
un giusto concetto. Di quest’ultimo haa intesa infatti a essenziale
relatività. V. De Corpore, c. VII, 13; e c. XV, 2. Delimemus CONATUM esse motum
per spatium et tempus minus q’uam quarn bile è però soltanto lo zero (1);
una quantità non può venir immaginata oltre ogni assegnabile grandezza. Tra
la quantità e lo zero non vi è cotesta assurda finzione. A meno che il
dire “minor d’ogni data quantità” abbia quod datar, id est determinatur,
sine expositione vel numero assignatur ìaest per punctum. Ad eius
definitiouis explicationem meminisse oportet per punctum non intelligi id
quod quantitatcm nullam habet, sive quod nulla ratione potest dividi
(niliil enim est eiusmodi in rerum natura) sed id cuius quantità non
consideratili-, hoc est cuius neque quantitas neque pars ulta inter
demonstrandum computatur. Ita ut punctum non habeatur prò IN-DIVISIBILI.
Sed prò IN-DIVISO. Sicut edam instans sumendum est prò tempore IN-DIVISO non
prò IN-DIVIS-IBILE. - Similiter Conatus ita mtelhgendus est, ut sit
quidem motus sed ita ut neque tempori in quo fìt neque lineai per quam
fit quantitas, ullam comparationem habeat in demonstratione cum quantitate
temporis vel line cuius ipsa est pars. Quanquam sicut punctum cura puncto,
ita conatus cum Canata comparaci potest et unus altero maior vel minor
reperiri.Vedi anche c. XXVII, 1.- 11 Poisson ammette invece nel modo più
esplicito l’assurdo concetto dell infinitesimo di cui sopra è parola. Un infiniment petit est une grandeur moindre
que toute grandcur donnée de la meme nature. On est conduit naturellement
a ridde des infiniment petits, lorsqu’on considère les variations
successives d’une grandeur soumise à la loi de continuiti. Ainsi, le temps
croit par des degrés mo.ndres qu’ aucun intervalle qu’on puisse assigner,
quelque petit quii soit. Les espaces parcourus par le différents points
d’un corps croissent aussi par des infiniment petits, car chaque point ne
peut fi er d une posdion à une autre, sans traverser touts les
positions intermédiaires, et l’on ne saurait assigner aucune distance,
aussi petite qu on voudrn, entre deux positions successives. Les
infiniment petits ont donc une existence rielle, et ne sont pus seulement
un mo.ven d’investigation imagini par les giometres. Traile de mécanique,
Bruxelles, ’38, p. 6-7. ’ O) l’er questa ragione non pochi matematici,
quali Bernouille “oto^amente Eulero,
pensarono l’infinitesimo come assolutamente nullo. Anche GALILEI, sebbene con
altro linguaggio, scompone il continuo esteso in infiniti punti inestesi
o nulli senza però trovar poi il modo di farlo generare da quelli. V. GALILEI
Opere , X, 550-351 Sopra gli atomi non quanti di lui vedi Lasswitz,
Galileis Thieorie der Materie, 1 lerteljahrsschrift f wiss. Philosph.
XIII, a riferirsi non a qualcosa di
effettivo o di dato, ma al nostro animo -- il nostro volere -- come ragione
della infinita divisibilità, potendo noi sempre supporre una quantità più
piccola di ogni qualunque piccola quantità data. Come nella serie dei
numeri noi possiamo (prova Peano) farci un concetto dell’infinito aggiungimento
di unità a unità, cosi possiamo farcene uno della possibile divisione
dell'unità all’infinito. Un tal concetto non rimane tuttavia che
il campo d’una operazione che non può per la sua natura venir mai
compiuta. La infinita divisione come la infinita addizione non possono mai
senza contraddizione considerarsi come eseguite. Non si può con un salto
oltrepassare un’infinità di operazioni, ponendo l’ultima come già
compiuta, che invece non può mai essere. Ciò che esiste o è dato numericamente
quale totalità non può esser che in numero determinato (1). Un numero
infinito come qualcosa di dato o compiuto nel finito medesimo è un CONCEPTO
IMPOSSIBILE perchè vorrebbe porre ciò che insieme viene a negare. Ammesso
dunque che abbia a dirsi di una quantità che essa è minore d’ogni
possibile quantità data, ciò potrà solo razionalmente indicare che è pur
sempre possibile suppor quella come ancor più pio¬ ti) È questa la legge
formulata da Diihring sotto il nome di legge del numero determinato (Gesetz der
bestimmten Anzahl). Cfr. Kant: Kritikd. reinen Vcrn. edizione Kirchmann
pag. 432. Sohald etwas als quantum discretum angenommen wird, so ist die
Menge der Einheiten darin bestimmt, daher auch jederzeit einer Zahl
gleich. Diihring però, e qui sta il grave errore della sua teoria
dell’infinito, à tralasciato come iKant di aggiungere che tale legge à valore
appunto, come diciamo noi, solo in riguardo a grandezze che si lasciano
concepire come totalità, ossia in riguardo a grandezze comprese tra
limiti. cola di una qualunque data comunque già piccola per sè. La
illimitatezza riposa sul concetto della infinita possibilità della
ripetizione, non è dunque un concetto di effettività, ma di mera
possibilità. Il moto nevi realizza come si crederebbe l’assurdità di
una infinita divisione o di una infinità di parti nel finito. Moto non è
che il concetto di ciò che la stessa cosa si trova seguentemente prima in
un luogo e poi in un altro. Nostro APPARATO SENSORIALE non fa che
abbracciare un dato numero di posizioni diverse, e l’animo non trova
altro che il fatto ossia la cangiata posizione. Noi non
possiamo formarci nè pretendere altro chiaro concetto che quello del
passaggio da un punto all’altro. Possiamo solo, ove ce ne sia l’animo, INTER-POLARE
delle posizioni intermedie a piacere senza limite alcuno. Ma
effettivamente nè la natura nè noi possiamo fis:arne altro che un numero
determinato. È una illusione il credere che un punto, ad esempio, nel
muoversi in linea retta vei’so un altro punto fisso, e trascorrendo
secondo il concetto comune di un movimento assolutamente continuo, per
ogni posizione, trascorra con ciò effettivamente, se posso dir cosi, per
ogni grado di piccolezza. La posizione di infiniti punti distinti in una
determinata estensione è sempre e solo una possibilità ma non mai un fatto
compiuto. Di due punti immediatamente aderenti NOI ABBIAMO ASSOLUTAMENTE
CONCETTO ALCUNO. Punti inestesi o coincidono, o hanno una posizione diversa,
e allora anche una determinata distanza. 11 punte non può che passare da
uno ad un altro punto, comunque noi idealmente possiamo astrarre da
cotesti trapassi e considerare unicamente la infinita possibilità (li
posizioni diverse. La stessa illusione è nel dire che una quantità cresce
per gradi minori di ogni comunque piccola grandezza data. E vero che
m matematica le quantità continue crescono per gradi e che ogni
nuovo incremento elementare possiamo immarginarcelo già per sè stesso composto
di ancor più piccoli incrementi elementari all’infinito. Ma oltre che nella
realtà bisogni. Che esistano dei limiti a questa illimitatezza che
è solo della facoltà del nostro ANIMO, è anche vero che le quantità non
constano di elementi per sè esistenti, e che invece noi solo distinguiamo
in esse delle divisioni e stabiliamo dei limiti che per sè non sono dati. Il
concetto di continuità ne involge uno infinitesimale che però inchiude
solo la possibilità di un infinito porre di limiti, ma non una infinità di
limiti posti. Esso è quindi come quello dell’infiuitamente piccolo un
concetto di pura posibilità. La illimitatezza nella scomponibilità
in parti che possono in ogni caso venir fatte ancora più piccole che una
qualunque piccola grandezza data, e dunque ciò che di razionale s’ à a
sostituire al concetto nebuloso dell’ infinitamente piccolo. Con ciò viene
evitata quella ipostasi o per cosi dire insostanziazione di un modo di
azione del nostro animo, o di una mera possibilità, la quale è
inchiusa nel falso concetto della grandezza minore di ogni altra
assegnabile, come di qualcosa realmente esistente quasi mèta irraggiungibile ma
pur reale di una infinità di operazioni. Non esiste un ultimo piccolo
o infinitesimo, ma solo una infinita possibilità di rimpicciolimento.
1 Si deve dunque pensare che il differenziale è nel calcolo una grandezza
finita relativamente piccola, la quale- nel complesso delle operazioni
può e deve rappresentare ad arbitrio ogni grado di piccolezza. Si tratta
per eempio, dice Diihring, di una lunghezza. Può questa, come
infinitamente piccolo, essere secondo le circostanze un milionesimo di
millimetro ovvero una distanza solare. L’essenziale non istà in queste
eventuali determinazioni, ma nel pensiero che in luogo di quella grandezza,
scelta in relazione a un tutto come parte insignificante, possano
nelle operazioni sostituirsi altre ed altre senza limite alcuno sempre
più piccole verso lo zero (1). L’ infinito o la illimitatezza non è
dunque ipostasiata nel differenziale, si bene sta nel nostro animo che questa
grandezza rappresenta qualunque grado di piccolezza oltre il suo.
Razionalizzato cosi il concetto fondamentale del calcolo, non à più
ragione quella ripugnanza che i migliori matematici anno sempre sentito per
quella oscura ipotesi o idea falsa, come la chiama Lagrange (2), dell’infinitamente
piccolo. L’analisi è dunque, dice Diihring, un calcolo d’ approssimazione, ma
si noti bene- non di semplice approssimazione, bensì di approssimazione
infinita. I sensi trascurano nel piccolo le quantità insignificanti che
loro NON SONO più PERCETTIBILI, e se fatti più acuti procederebbero del
pari in analoghe proporzioni; cosi fa il calcolo nel trascurare quantità che
nelle (1) V. l'reyeinet: Étude sur la métaphysique du haul calcul,
p. 32. Cfr. Carnot : Reflexions sur la métaphysique du calcili
infinitesima!, p. 16, 17 e 18. (2) Comte: Cours de philosophie
positive , I, 263. loro funzioni darebbero in ultimo per risultato una
grandezza che per la sua ultima piccolezza non à importanza alcuna.
Accanto a quantità finite si trascura nel risultato e con ragione, un
infinitamente piccolo, poiché è nella sna natura di poter venire senza
fine rimpicciolito verso lo zero (1). 3. Idealmente c’ è dunque un
abisso tra l’infinitesimo e lo zero. Non quello ma questo è il limite
dell’ infinito rimpiccoliinento, e prima dello zero non vi sono
che quantità in realtà sempre finite, comunque possano secondo il bisogno
venir supposte sempre più piccole verso di esso. D’altra parte nella
direzione opposta dell’ infiniitamente grande si à analogamente a distinguere
tra (1) Non altro significava il luminoso concetto di Carnot delle
equazioni imperfette. Tuttavia Carnot non arriva a dar l’ultima chiarezza
alla nozione dell’infinitesimo. Infatti non avrebbe altrimenti creduto vi
fosse bisogno (per dimostrare come i risultati del calcolo in apparenza
soltanto approssimativi, siano in realtà esatti) oltre che della considerazione
dell’arbitrarietà del differenziale, anche di una dimostrazione della
compensazione degli errori. Comte poi frantese affatto ciò che di
veramente importante e duraturo conteneva lo scritto di Carnot, e ravvisa
così il merito di lui appunto nella dimostrazione della compensazione degli
errori (V. Cours de philosophie positive , I, 244 e 223), la teoria
invece dell’arbitrarietà del’infinitesimo la trova più sottile che solida
(id. 2(57). l concetto della rigida uguaglianza degl’antichi venne
definitivamente superato con Leibnitz e Newton. Ciò che però non venne
schiarito e rimase oggetto di tutte le lunghe innumerevoli dispute a cui
diede luogo il calcolo differenziale, e un giusto concetto di ciò che
avesse a indicare la trascuranza, nelle equazioni, dell’infinitamente piccolo.
Dopo Carnot la relatività del concetto del differenziale s’è sempre più fatta
strada nelle menti dei matematici. Ma non basta questo a razionalizzare
l’infinitesimo. Dove colla relatività di esso si ammette però ancora (v.
ad es. Montucla : Histoire des maih., HII, 264-G5) che questo possa
divenir minore d’ogni quantità assegnabile, s’è pur sempre lontani da una
esatta concezione. questo e 1’ infinito assoluto o transfinito (1). Qui
come¬ ta si à una differenza qualitativa: nell’ un caso si à ancora a
fare con delle grandezze, nell’ altro il concetto proprio di grandezza è
scomparso. Il non aver distinto questi due concetti non à forse
meno contribuito della contraddizione di un infinito compiuto nel finito
stesso, implicato nel falso concetto del differenziale e del continuo, a
rendere cosi pieno di sup¬ poste insolubili difficoltà il problema di cui
ci occupiamo. All’infinitamente piccolo risponde perfettamente l’infinitamente
grande. Abbiamo qui un accrescimento senza fine come là un illimitato
rimpicciolimento. In entrambi i casi ci è data la norma di un’operazione
che non deve poter mai venir considerata come compiuta, poiché essa
deve rispondere alla illimitata possibilità di ripetizione- del nostro
animo, con la quale dunque non c’è grandezza per quanto piccola o grande di cui
non si possa sempre raggiungere un’altra ancora più piccola o
grande. Attribuito ad una data grandezza il concetto di infinitamente
grande non indica quindi altro che essa, comunque già grande, può senza
fine venir considerata ancor sempre più grande secondo il bisogno. In
ogni aso non sarà però ella mai altro che finite. Come la nostra
sintesi benché non abbia limite, pure in fatti non può (1) Chiamo
infinito assoluto o trans-finito – tras-finito, a distinzione dell't/t/unVo
relativo (infinitamente piccolo o grande), ciò che Diihring dice illimitato
(Unbegrcnzt, II) [LIMITATO/NON-LIMITATO] e Cantor, e dietro lui Wundt e
Lasswitz chiamano appunto transfinito o tras-finito (<o ). Del resto
una volta riconosciute queste differenze essenziali, nulla impedisce di
adoperare anche solo e indifferentemente l’espressione “infinito”,
lasciando al contesto conversazionale l’ulteriore
specificazione. mai esercitarsi che nel finito. Anche l’infinitamente
grande è un concetto di mera possibilità e non mai di effettività. Non è
quindi propriamente applicabile ad alcuna grandezza determinata (1). La serie
progressiva dei numeri nella sua illimitata addibilità è il più chiaro
esempio dell’infinitamente grande. Noi non possiamo mai arrivare ad un
ultimo membro delle serie, perchè la possibilità di aggiungerne altri
riman sempre la medesima. E nella natura dell’infinitamente grande di non
poter venir mai compiuto. La illimitatezza non è neppur qui data oggettivamente,
ma sta invece in questo che la grandezza infinitamente grande può rappresentare
ad arbitrio una grandezza sempre maggiore oltre la sua. Inteso cosi
è senz’altro chiaro che rinfinitamente grande non è un infinito in atto e
non può senza contraddizione venir scambiato con questo. L’aver confuse l’infinito
assoluto o transfinito o trasfinito o illimitato coll’infinitamente
grande è appunto la cagione che condusse chi mirava a un esatto
(1) Locke, On bum. Underst, pag. 148. [O]ur idea of infinity being,
as I tbink, an endless growing idea, biit the idea of any quantity our soul kas
being at that tirae terminated in tbat idea (l'or be it as great as it
will, it can be no greater than it is), to join infinity to it, is to adjust a
standing measure to a growing bulk. id., p. 150. We can bave no more the
positive idea of a body infinitely little than we have thè idea of a body
infinitelv great. Our conception of infinity being, as I may so say, a
growing and “fugitive” concept, stili in a boundless progression that can
stop nowhere. e p. 295-96. Our conception of the infinity [...] return at least
to that of number always to be added. But thereby never amounts to any
distinct idea of actual infinite parts. We bave, it is true, a clear idea
of division, as often as we will think of it. But thereby we have no more
a clear idea of infinite parts in matter than we have a clear idea of an
infinite number, by being able still to add numbers to any assigned
nember we have. E chiaro concetto di quest’ultimo a rifiutare
risolutamente il primo, dopo averlo trovato incompatibile colla
nozione di quello. Mentre l’infinitamente grande esprime una illimitata
possibilità, il transfinito o trasfinito esprime invece una effettività compiuta
cui l’infinitamente grande non arriva mai. Nel transfinito o trasfinito
ogni grado di ingrandimento è già anticipatamente dato. Esso è realmente
maggiore di ogni assegnabile grandezza, e dal finito non c’è modo di
farlo originare, sebbene ogni finito sia in esso. La facile obbiezione
che nessuna grandezza è la più grande perchè le possono sempre venir
aggiunte altre unità, non tocca. L’infinito assoluto, ma solo una NOZIONE
IRRAZIONALE dell’infinitamente grande,
partendo ella da un falso concetto del transfinito o tras-finito, secondo
il quale si avrebbe questo a lasciar pensare come un tutto, ossia,
contrariamente all’assunto, come finito. Il concetto di totalità applicato
al transfinito o tras-finito è trascendente, benché tale non sia il transfinito o
tras-finito per sé. Se l’infinito assoluto non può venir esaurito
dalla sintesi empirica di nostro animo, non è questa una ragione per
rifiutarne il concetto : la sua natura consiste infatti appunto in
ciò di NON POTER VENIR RAPPRESENTATO come una totalità ossia esaurito
per mezzo di una sintesi empirica di nostro animo -- successiva delle sue
parti. – Cf. Speranza, ‘mise-en-abime’ – come violazione del prinzipio
conversazionale – be brief. Rifiutarlo perchè non si lascia trascorrere da
un capo all altro, è rifiutare il transfinito perchè appunto tale,
ossia perchè non è finito, o perchè non si trovano endless divisibility
giving us no more a clear and distinct idea of actuallv infinite parts
than endless addibility, if I may so speak, gives us a clear and distinct idea
of an actually infinite number, both being only in a power stili of
increasing thè nuinber, be it already as great as it will” ia esso le
proprietà che dal suo concetto sono precisanente escluse. Mentre
nell’infinitamente grande la sintesi empirica di nostro animo è quella
che aggiunge membro a membro. Nell’infinito assoluto troviamo noi sempre ogni
ulteriore membro come già innanzi esistente prima che la nostra sintesi lo
abbia raggiunto, indipendentemente da essa. È dato quindi così il
numero infinito, se “numero” può questo ancora chiamarsi – “As far as I
know there are infinitely many stars” --, che è in realtà la negazione di esso
e con ciò di ogni determinazione nel grande. Il “numero” infinito
non è più nè ‘pari’ nè ‘dispari’, e neppur quindi aumentabile più, nè
diminuibile. Esso è dunque qualcosa di affatto compiuto, al contrario
dell’infinitamente grande che è in un continuo'flusso; e sta a questo come
all’infinitamente piccolo sta lo zero. Come nello zero non c’è più
possibilità di rimpicciolimento, cosi non ce n’è più di ingrandimento nel
transfinito o tras-finito. Questo è la negazione della grandezza misurata
nel grande, e lo zero la negazione della grandezza in generale e con ciò
della grandezza nella direzione deH’infinitamente piccolo (1). Lo
zero come l’infinito assoluto sono non tanto quantitativamente quanto
per qualità diversi da ogni altra grandezza. L’infinitamente piccolo e grande
sono in un continuo flusso, lo zero e il transfinito sono invece forme
fisse ; il prin¬ cipio generativo dei primi non è applicabile ai
secondi. DaH’infìnitamente piccolo allo zero e dall’infinitamente
grande all’infinito assoluto c’è, a dir proprio, un salto (2). (1)
V. Duhring: Neue Grundmlttel, ecc., p. 430. (2) Lo zero e l’infinito
assoluto o trasfinito si fanno dunque riscontro. Ed erra «quindi Lasswitz
che nega esserci qualcosa di corrispondente a que- Nel primo caso il passaggio sta non nel
rimpiccilire all’infinito per successive divisioni la quantità piccola in modo
che avanzi pur sempre un resto, ma nell’ultimo atto risolutivo col quale si
sottrae interamente il resto stesso. Nell’un caso si riman sempre nel
campo dell’infinitamente piccolo, nell’altro si salta propriamente dalla
quantità al nulla di essa. Una quantità non viene mai esaurita col
sottrarre ripetutamente anche all’infinito una nuova parte del sempre nuovo
resto. Bsogna togliere in ima volta l’intero resto altrimenti si
avrà una convergenza continua verso l’irraggiungibile zero, ma non
mai propriamente lo zero. E solo in quest’ultimo caso sarebbe veramente
esaurita la grandezza. Non bisogna prender per esaustione reale una
infinita approssimazione. Ciò che e l’ESAUSTIONE è solo tale fino ad un
infinitamente piccolo. Ma questo vien da essa lasciato inesaurito. L’saustione
non à luogo che con un salto alla Peano, ossia con un vero passaggio. La
inter-polabilità infinita di posizioni tra punto e punto non toglie che
da posizione a posizione il passaggio debba rimanere E come v’è un salto
da un punto a un altro in una linea, cosi v’è da un punto al punto
ultimo col quale la grandezza finisce. Solo col st’ultimo.
(Lasswitz: Zum Problem der Continuitdt, Philosoph. Monats - hcfte XXIV, p.
27); come pure e più erra Wundt che crede cadere nel differenziale ogni
differenza essenziale tra l’infinito e il transfinito o trasfinito. Wundt:
Kants Kosmologische Antinomien u. das Problem der Unendlichke.it Philos.
Studien II, 527: (che) das Intinitesimalsy.nhol ebenso gut in Siane einer
unendlich zudenkenden Abnahme einer gegebener Grosse, wie im Sinne des bereits
vollzogenen Processes- dieser Abnahme gedacht werden kann. Hier fàllt
niimlich ein wesen- tlichcr Unterscbied des Infiniten und Transfiniten
vollig hinweg (! !). -- passaggio allo zero si à però un risultato
differente non tanto per quantità quanto per qualità dagli
altri. D’altra parte lo stesso risultato qualitativamente differente si à
nel secondo caso del passaggio dall’infinitamente grande al transfinito o
tras-finito. Praticamente si può concliiudere è vero dal caso dell’incoutro di
due rette a distanza infinitamente grande al caso delle parallele,
in quanto si astrae dallo sbaglio infinitamente piccolo, e si pone
come identico il risultato solo infinitamente approssimativo. In realtà però
mentre il punto d'incontro si allontana infinitamente all’vvicinarsi delle
due rette al parallelismo senza raggiungerlo, raggiunto che
questo sia, esso è scomparso, essendo per sè la infinita estensione della
linea LA NEGAZIONE DELLA POSSIBILITa d'uu punto d’incontro, poiché questo
le farebbe finite. Ed à luogo allora quella illimitatezza od infinità
assoluta della retta, la quale è la negazione della grandezza misurata
nel grande, come lo zero è la negazione della grandezza in generale
(1). Un indubitabile significato si lascia dare al transfinito o
trasfinito, come vedremo in séguito soltanto nella serie infinita dei
processi del tempo passato. Il nostro regresso che assume qui la forma
dell’infinitamente grande, procede in base al transfinito o trasfinito della
realtà, poiché esso trova e suppone necessariamente come dati sempre piu
membri della serie di quelli che esso raggiunge. Se si fosse co¬stretti a
pensare l’universo infinito in estensione si avrebbe una seconda applicazione
reale del nostro con¬ ti) Diihring , luogo citato.
«etto ; ma rimanendo
insolubile la questione se la natura o L’UNIVERSO o il numero dei stelle sia
o no infinita (1), non si à che l’applicazione di esso allo spazio puro.
Ed ecco la dimostrazione che dà di questa Dtihring, colla quale egli stabilisce
appunto la distinzione dell’infinito relativo dall’infinito assoluto. La
tangente di un angolo che differisce da 90° di una infinitamente piccola
differenza, è come la rispettiva secante infinitamente grande. Ad ogni grado di
riin-piccioliinento della differenza risponde un grado di ingrandimento della
tangente e della secante dell’angolo. Cosi il punto in cui le linee si
tagliano si fa sempre più lontano. Rimane però sempre dato un incontro
reale delle linee fin che sia data una per quanto piccola
divergenza da 90°. Se si à invece una differenza uguale a zero ossia
se non se ne à alcuna, non si à nemmanco più propriamente una SECANTE nè
una propria TANGENTE. Entrambe le linee loro corrispondenti non si tagliano
più. Nel caso dello zero o, ciò che sarebbe lo stesso, per la CO-SECANTE
e la CO-TANGENTE di 0 non esiste più alcuna grandezza, allo stesso modo
che nello zero medesimo. Intatti la illimitatezza di una linea non è già
una quantità della stessa j ella è invece l’assenza d’ogni determinazione
quantitativa. In tal modo allo zero dall’una parte corrisponde dall'altra
l’illimitato non quanto (das grossenlose Unbegrenzte). Il caso
dell’infinitamente grande si distingue da quello dell’infinito assoluto
per questo, che la possibilità (della illimitata estensibilità) non
figura come per sè data, ma vien 'riferita alla nostra attività.
(1) Vedi sotto n. 5. Di pio quest’ultima possibilità vien sempre
rappresentata coinè dipendente di un’altra, in modo che
dall’infinito rimpicciolimento e dal grado di questo dipende
l’infinito ingrandimento e rispettivo grado costantemente corrispondente
(1) Una distinzione simile a quella di Diihring à fatto in riguardo
all’infinito Cantor, seguito in ciò da Wundt (2) e seguito pure, sebbene con
qualche riserva, da Lasswitz. Ad essa fa però assolutamente difetto
quella spiccata razionalità che è la caratteristica della filosofia di
Diihring. Crede Cantor che la serie dei numeri si lasci pensare non solo
come compiutamente- infinita, ma come compiuta totalità. Cantor stima che
si lasci pensar radunato in un tutto ogni numero intero positivo
(3). L’aver sconosciuto l’inapplicabilità del concetto di totalità al
transfinito o tras-finito è la cagione dell’assurda nozione che s’è fatto
Cantor di questo. Infatti perciò à e Cantor potuto credere che il
transfinito o trasfinito pnssa trovarsi nel finito stesso quasi come suo
sostrato, e servire cosi alla spiegazione del continuo e del NUMERO
IRRAZIONALE (4). Ma qui non si ferma Cantor : chè anzi la vera originalità
della sua dottrina vede egli nelle differenze essenziali da lui trovate nel
campo stesso dell’infinito assoluto (5). Si tratta infatti per lui sopratutto
dell’ampliazione o proseguimento della reale serie dei numeri intieri (1)
Duhrinq, luogo citato, pagine 88-80. (2) Logik H, 127-128
(1883). (3) Cantor: Grundlagen einer Mannichfaltigkeitslehre, p. 1-3;
Zur Lehre vom Transfinite, p. 42, 43 e 45. (4) Grundlagen, pag. 8,
30. Zur Lehre p. 35. (5) Zur Lehre, pag. 9 ; Grundlagen, p.
13. oltre l’infinito medesimo. Egli non ottiene solo un unico numero
intiero infinito, si bene una infinita serie di tali numeri come
benissimo tra loro distinti. Vi sarebbero cosi infinite classi di numeri ;
la l a classe sarebbe la serie dei numeri finiti 1. 2. 3... v..., ad essa
terrebbe die¬ tro la 2 a classe composta di successivi numeri intieri
infiniti in ordine determinato. Dopo la 2 a si verrebbe alla 3 a e alla 4
a classe e cosi all’infinito (1). In tal modo naturalmente l'infinito
propriamente detto (“das eigentlicbe Unendliche”) non sarebbe ancora il vero
infinito (“das walire Unendliche”) o l’assoluto. Chè anzi Cantor
espressamente fa notare che in tal guisa non si arriverà mai a un limite
ultimo, e neppure a una sia pur soltanto approssimativa comprensione
dell’assoluto, il quale solo è un infinito non più oltre aumentabile. Con
ciò il transfinito o trasfinito, quantunque determinato e maggiore d'ogni
finito, avrebbe assurdamente comune col finito il carattere della
illimitata aumentabilità (1). Cantor dà per esempio del transfinito o
trasfinito la totalità dei numeri finiti, confessa però non darsi, o
almeno pel nostro animo, una totalità dei numeri transfiniti, ossia
l’assoluto o il vero infinito non poter venir concepito, quantunque
necessariamente postulato. Qui dunque ritorna la difficoltà del
problema, e questa volta Cantor confessa di non saperla sciogliere. Con
ciò dà Cantor stesso involontariamente la miglior critica della sua teoria
dell'infinito. Il suo transfinito o trasfinito del resto non è in fondo altro
che l’infinito dell’animo di Spinoza e BRUNO (1) Grundlagen, p. 3.
(2) Id. p. 44 ; Zur Lehre, p.. 8, 33, 48. Illusorie
come la infinita totalità sono le altre proprietà clie Cantor crede dover
attribuire ai suoi immaginari numeri della nuova serie al DI là DELL INFINITO. Cosi il non esser
questi più soggetti alla LEGGE DI COMMUTAZIONE (p e q = q e p) (1) è una
evidente ASSURDITà che rivela una inesatta concezione dell'infinito assoluto.
Questo infatti è indifferente in riguardo al più e al meno. Ad esso non
si può nè aggiungere nè togliere, come quello che non si lascia originare per
via di operazioni. Per poter ad esso aggiungere qualche cosa converrebbe
pensarlo dato quale compiuta totalità. Dia è falso che l'infinito si lasci
concepire in tal guise. Cosicché invece di operare con esso si
opera inavvedutamente con una quantità pur essa finita (2). Il concetto
formulato da Diihriug dell’infinito assoluto non è nella storia dell’ONTOLOGIA
del tutto senza precedenti, per quanto la critica da lui
fatta dell’infinitesimo possa assai più facilmente rannodarsi a
quella del Locke e di Ivant da una parte, e dall’altra a quella di
Carnot, che non si lasci questa sua nuova distinzione rannodare a’ suoi
precedenti storici (3). Vera¬ ci) Cantor: Grundlagen, 11, 14,
15. (2) Vedi più sotto n. 7. (3) Bradwardinus distingue nel suo
trattato “De Continuo”, come espone Cantor (Geschichte d. Mathematik li,
107-109), “ zwei Unendlichkeiten, die “kathetische” und die “synkathetische”. “Katlietisch”
oder einfach unendlich ist eine Grosse die kein Ende hat.” Syn-kathetisch”
unendlich ist eine Griisse der gegenùber es eine endliche Gròsse giebt
und ein andsres gròsseres Endliche, und wieder Eines gròsser als jenes
Gròssere, und so oline dass ein Letzes sicb fiinde, welckes den Abschluss
bildete; aucli dieses ist immer eine Gròsse, aber nickt wenn es mit
Gròsserem verglicken wird. Man erkennt leicht dass das kathe- tisck
Unendliclie Bradwardinus das Ueberendliche oder Transfinite ‘mente l’INFINITO POSITIVO di
Descartes, di GIORDANO BRUNO e di Spinoza è un concetto che tradisce un’origine
quasi del tutto- ancora scolastica. L’infinito inteso coinè attributi
necessario dell’essere è una concezione comune a BRUNO, e mostra chiara la sua
derivazione da un altro concetto. Quantunque esso non ha in GIORDANO BRUNO
questa sola origine ‘divino’ (1). unserer neuerer Philosophen ist,
dem von Anfang an das Merkmal der Begrenztheit, welches deu endlichen Gròssen
zukommt fehlt, wàhrcnd das “synkathetisch” Unendliche mit den Endlosen
oder Infinitcn ùbercin stimmt, welches aus der endlichen Grosse durcli
unbegrenztes Wa- chsen hervorgelit.
(1) GIORDANO BRUNO capovolge la dottrina di Aristotele. Risolve
arditamente e con grande acume il continuo ne’ minimi onde liberarsi
dalle contraddizioni svelate da SENONE DI VELIA, come farà poi anche ma
meno felicemente Hume, e accetta l’infinito nel grande: gli atomi e la
infinità del mondo. (V. Acrotismus, art. XLII, citato dal TOCCO, Le opere
di GIORDANO BRUNO, p. liti: De Minimo, I, VI). Devcsi però avvertire che il
minimo è per GIORDANO BRUNO ancora una grandezza che ei pensa giustamente, come
fa anche Hobbes, relativamente trascurabile nel calcolo. Il progresso infinito
nelle divisioni è solo una continua possibilità dell’animo, mai
un’effettività. GIORDANO BRUNO non nega all’animo, all’immaginazione o alla
ratio, a distinzione della mensì di poter ulteriormente suddividere il minimo all’infìnito,
-- dum non promere subiectae credat con- formia rei. — Intìnitae
progressioni IMAGINATIONIS seu mathesis NATURA non respondet neque ullus
usus ARTI-FICIALIS obsecundat. De Min. I, 6, 7, 8. Tuttavia anche alla
matematica vorrebbe GIORDANO BRUNO dare una base atomistica, facendo valere pel
concetto del corpo matematico ciò che vale per quello del corpo fisico.
In questo anzi non sa GIORDANO BRUNO liberarsi dalla influenza
dell’aristotelismo, pel quale ciò che vale della materia doveva naturalmente
valere dello spazio. Il suo strano tentativo ricorda l’antica dottrina delle
linee indivisibili o atomiche di Senocrate, anch’essa stabilita per
evitare le stesse contraddizioni del continuo messe in chiaro dalla critica dei
veliani (V. nello scritto -epì à-riuiov ypaujLùv Apelt, Beitrcige z. Geschichte
d. Griech. Philosoph. dove ne è anche data la traduzione, p. 271 e
seg.) Della dottrina atomistica di GIORDANO BRUNO riconosce giustamente
il merito Lasswitz (“GIORDANO Bruno und die Atomistik”, Viertelsjahrsschift f.
icissensch. Tuttavia alcune importanti considerazioni sono comuni al Cusano (1)
e a quest’ultimo sulla natura dell’infinito ossia sull’esistenza di un unico
infinito in riguardo al quale non possa esservi divisione possibile uè
disuguaglianza se misurato immaginariamente da misure differenti (2).
L’infinito assoluto considera poi Spinoza come dato nei noti due cerchi
l’uno dei quali è dentro all’altro e che non si toccano nè sono concentrici,
esempio ricavato da Cartesio (Principii , II, 33, 34, 35) e da Spinoza
medesimo già illustrato nella esposizione dei principii cartesiani della
filosofia. Ma come è impossibile che la materia mossa tra due cerchi
possa realmente dividersi all’infinito, cosi è impossibile farsi un concetto
di una infinità assoluta di disuguaglianze come effettuata dalla
relazione di quelli. Poiché data questa infinità non è nè può essere. Altrimenti
la potremmo anche pensare effettuata in un qualunque segmento di linea
da’suoi punti infiniti. Una tale infinità non può cosi che
venir riferita alla facoltà della nostra mente quale suo fondamento ; non
può esser che un caso di infinita possibilità come lo è quello
dell'infinitamente grande. Philos. Vili, 33): “GIORDANO BRUNO hat darci»
(lcn erkenntnisstheoretiscben Ausgangspunkt seiner Monadologie sicli das
bleibendc Verdienst erworben, den Atombegriff klar und wiederpruchslos
dargestellt zu haben. So lange das Atom nur als Letzes der Theilung gilt,
blcibt es immer fraglich, ob man auf ein solches Kommen masse. Erst die
Einsicht, dass es ein Krfordcrniss dcs Erkennens istein Erstes der
Znsammcnsetzung zn liaben, macht den Atombegriff za einem
nothwendigen. (1) Cusano, Dada ignoranza, 1- 4, 5, 13, 14.
(2) Già Aristotele tiene per inapplicabile ad ogni grandezza l’intìnito
attuale, ma perciò appunto ne aveva rifiutato il concetto. Il caso
(lei due cerchi si lascia ricondurre a quello d’ogni grandezza continua.
Ora l’esame del continuo non può per sè mai darci l’infinito assoluto ;
il continuo riceve i termini che noi segniamo in esso senza lasciarsi
però mai esaurire da successive suddivisioni. Con ciò esso non ci dà che il
campo di una regola d’operazioni infinite, rimanendo pur sempre finiti i
risultati di queste. Che le parti del continuo non si lascino esprimere
con alcun numero (nullo numero explicari possunt) indica solo che sarebbe,
contradittorio pensare come raggiunto il risultato d’una operazione infinita
ossia da ripetersi senza fine. Il continuo non ci dà insomma che
l’infinito relativo. E così ciò che Spinoza distingue dall’infinitamente
grande non è in realtà l’infinito assoluto. Esso è soltanto lo stesso
infinito relativo nella direzione opposta del primo, ossia nella direzione
del piccolo (1). Ammette inoltre Spinoza che l’infinito propriamente detto
può esser suscettibile di più e di meno. Ma non è esso allora cangiato nel
finito? (2) e non dice egli altrove (3) che (1) SPAVENTA, Saggi critici,
p 256-7, seguendo Hegel trova la distinzione dello Spinoza dell'infinito
della immaginazione da quello dell’ANIMO veramente profonda, e ravvisava
in questo ultimo fissato il concetto dell’infinito assoluto che trascende
ogni determinazione. Infatti però esso non può rappresentare che lo
stesso infinito della immaginazione. (2) Vedi lettera XXIX. In
complesso questa importante lettera parmi mostrare molta incertezza
malgrado il tono suo dommatico e tanto sicuro. I due unici esempi che Spinoza
porta dei molti che ei dice avrebbe potuto addurre dell’infinito dell’ANIMO,
non sono omo-genei. La infinità dei moti che furono, e la infinità delle
disuguaglianze dei due cerchi non cadono sotto uno stesso concetto. Lo stesso
abbiamo notato del transfinito o trasfinito di Cantor, il quale dovrebbe
del pari esprimere appunto e l’intervallo ( 0.1) come totalità infinita, e
il complesso della serie dei numeri intieri positivi. (3) Etica, I,
prop. XV. è un assurdo che un infinito possa essere il doppio
di un altro? A questo assurdo risultato arrivano tutti quelli che
pensano potersi DARE L’INFINITO NEL FINITO medesimo. Di Locke s’è visto
qual razionale concetto egli ha dell’infinitamente piccolo e grande. Locke non
sa tuttavia considerare l’infinito altro che nella illimitata addibilità e
divisibilità, per cui non intese l’infinito assoluto. Locke analizza con una
grande acutezza soltanto le funzioni dell’ANIMO in riguardo all’infinito,
non però il riscontro loro oggettivo. Infatti e questo per Locke
ancora Dio, il quale oltre i confini raggiungibili dal nostro ANIMO
coll’illimitato progresso, riempiva tanto l’infinito del tempo che quello
dello spazio (1). Ed è cosi che Locke puo pensare esser l’idea positiva
di infinito troppo ampia per una capacità finita e angusta come la nostra
(2). Kant scioglie trionfalmente tutte le difficoltà che incontra Locke
nell’esame dello spazio (3), e fissa l’idealità di questo. Una idealità
che se è conseguenza delle stesse ragioni che l’avevano fatta necessaria
ai veliani, à però, un significato e una giustificazione scientifica di gran
lunga superiore. Ma quanto al concetto proprio di infinito Kant non fa un
passo oltre Locke. E neppure Hume e andato più oltre sulle tracce di
quest’ultimo. E’ non sa anzi per il metodo suo empirico apprezzare la bella
trattazione lockiana dell’infinito, in cui la funzione SINTETICA dell’animo
trovava una cosi (1) Locke : Essay on Human Under ai, p. 134,
135. (2) Id. p. 152. (3) Id. p. 131, 135 e 154.
giusta e importante bencliè non del tutto consapevole applicazione. Hume,
senza esaminare particolarmente l’infinitamente grande, si volge in special
modo a considerare l’infinito nel piccolo (1). Ciò che più, come già GIORDANO
BRUNO, imbarazza il grande scozzese è la considerazione della infinità nel
continuo, ossia della infinita divisibilità, la quale egli non distingue
dall’infinito esser diviso, ossia dalla infinita divisione effettuata (2). Il
suo empirismo, confondendo il reale colla forma, lo porta a stabilire lo
spazio come composto di punti visibili e sensibili (meno risolutamente
però nella “Inquiry”) (3) ; e il tempo della somma dei minimi delle
sensazioni. Come può, si domanda egli, un infinito numero di infinitamente
piccoli non dare una grandezza infinitamente grande? o, come può un
tal numero esser compreso allo stesso modo in una data grandezza che in
una doppia di quella? Come può passare il tempo da un punto all’altro per
un numero infinito di parti reali successivamente esaurientisi ? Sono in
conclusione le stesse contraddizioni svelate dapprima da Senone di Velia,
l’amato di Parmende. Senone conclude col negare lo spazio e il moto. Hume
invece accusa L’ANIMO STESSO senza dare soluzione alcuna definitiva (4). L’aver
confuso la forma col reale, e il non aver più acutamente esaminate le
funzioni sintetiche dell’ANIMO sono la ragione della infruttuosità delle sue
ricerche sull’infinito. Locke è insomma l’unico tra’ filosofi moderni, o
al¬ ti) Treaiise pag. 26, 32, 39, 43. (2) Id. pag. 26, 29;
Essays, edizione World Library, p. 378-79. (3) Exsai/s, pag. 379.
(4; Hume: Essai/s, p, 380. meno sino a Diiliring, che segna un
notevolissimo progresso nella razionalizzazione del concetto di infinito. D’altra
parte tra’ matematici, dopo le lunghe discussioni sulla natura
dell’infinitesimo, si fa strada, è vero, con Carnot, e con Cauchy, in
séguito, l’opinione della arbitrarietà del differenziale, ma riman pur
sempre come sfondo oscuro l’infinito esatto, una sfinge che i matematici
dichiarano spettare AL ONTOLOGO di interrogare. E con ciò la mente è
ben lontana ancora dal trovarsi appagata. Con Gauss poi, e dietro a lui
con Riemann e con Steiner e con tutti i geometri anti-euclidèi, la nebbia
che avvolgeva l’infinito s’è fatta ancora più fitta, e rimarrà cosi
quale indizio dello spirito mistico dell'epoca nostra, la quale non
sente quel bisogno vivo e quell’amore della chiarezza che cosi grande
aveva il secolo decimottavo (1). (1) Nfe i filosofi del nostro
secolo sono certo fatti per confortarci della mistica incertezza dei matematici
e sbugiardare così il notato carattere generale dello spirito del
decimonono dicontro al secolo precedente. (V. più sotto di Hamilton e
Spencer n. 8). Dove l’universo, come presso Democrito e gl’epicurei, o
presso GIORDANO BRUNO e Spinoza si stabilisce dommaticamente infinito, l’ONTOLOGIA
non s’è ancor spogliata di tutti gli elementi puramente poetici. Col
criticismo mo¬ derno la questione della reale estensione dell’universo
si è fatta essenzialmente empirica. La illimitatezza della no¬ stra
concezione dello spazio non ci garantisce una infi¬ nità oggettiva
materiale (1). Empiricamente non si lascia dimostrare nè la finitezza nè
la infinità dell'universo; (1) È chiaro che chi volesse supporre un
riscontro materiale assolutamente completo della nostra concezione infinita
dello spazio correrebbe dietro una chimera. La nostra rappresentazione dello
spazio il la sua spiegazione nella costante unità della coscienza e nella
sua libertà del porre e dell’oltrepassare continuamente il posto. Ora
a questa funzione de nostro ANIMO non si deve attribuire senz’altro un carattere oggettivo.
Al contrario fa il Urtino infinito il mondo appunto perchè è infinito lo
spazio, ritenendo che la materia stia allo spazio come questo a quella: “
e se non v’ha differenza tra spazio e spazio, non c’è nessuna ragione che
solo quel breve tratto occupato dal nostro sistema planetario sia pieno e
tutto il resto dell’immenso spazio vuoto. „ Cfr. Schopenhauer (Die Welt
als Wille ecc. I, 588). il quale commenta gli argomenti affatto ineritici
di GIORDANO BRUNO e vorrebbe farli servire a dimostrare anche la infinità
del tempo. altro che il finito noi non possiamo raggiungere e non
possiamo mai giudicare se altro non vi sia più oltre da raggiungere nella
realtà. Se essa stessa abbia o no dei limiti come gli à costantemente la
nostra RAPPRESENTAZIONE. L’infinito COME TALE non può diventar oggetto DELLA
NOSTRA ESPERIENZA. Ma se questa è per la sua natura limitata, non perciò
dobbiamo pensar limitata la realta inconscia. Il concetto nostro dell’universo
sarebbe dunque sempre solo comparativo. Certo è però che
praticamente l'universo sarà per noi costantemente finito, poiché
altro che in limiti finiti non può venir da noi conosciuto. Il principio
della costanza della materia e della forza non basta, come crede Rielil
(1), a dimostrare la finitezza della massa dell'universo. Seia massa si fa
infinita, dice Riehl, verrebbe a mancarle con ciò ogni determinazione
quantitativa, il che è incompatibile col concetto stesso di massa. Ogni
determinazione le mancherebbe però naturalmente se considerata solo nella
sua trascendente totalità, non mai invece nel finite. Nè d’altro che
di masse finite può aver ad occuparsi l’uomo. Il grande principio
della costanza della materia e della forza, nota ancora Riehl, diventerebbe una
mera e inutile TAUTOLOGIA, data la infinità loro. Non potendo
evidentemente l’infinito venir nè aumentato nè sminuito. Neppur questo è
giusto. Il principio in discorso sarebbe tautologico se stabilisse appunto la
costanza della materia infinita come tale. Non se, come esso fa,
stabilisce quella del finito in essa datoci. Infatti la conservazione
costante del finito (1) Riehl, Ber pMosoph. Kriticismus, III, 303-305.
non è (lata analiticamente colla inalterabilità quantitativa dell’infinito,
poiché come l’infinito non è toccato da addizione o sottrazione, cosi
potrebbe, posta infinita la materia, il finito in essa assolutamente
crearsi o annichilarsi senza contraddizione alcuna. G. Mentre la
estensione e la massa dell’universo sono presumibilmente finite, ma
nessuna necessità apriorica od empirica ci sforza a pensarle piuttosto
finite che infinite. In riguardo al tempo concorrono invece necessità
dell’esperienza e dell’ANIMO a farlo nel REGRESSO assolutamente infinito. Il
problema cosmologico del tempo non à tuttavia avuto sinora una soluzione
definitiva. A il tempo reale mai avuto principio? Vi fu nell'universo o
nell’essere un primo cangiamento? E se il tempo non à avuto principio, ed
è nel passato infinito, come può senza contraddizione venir pensata
cotesta sua infinità? Che il cangiamento abbia una volta cominciato è,
per il principio di causalità, impossibile ammettere. La ausa di un
cangiamento deve cercarsi a priori in un cangiamento anteriore e cosi via
all’infinito. Un cangiamento assoluto è empiricamente impossibile e a
priori inconcepibile. Vi sono nell’essere ultime ragioni dei processi, ma
non ultime cause. In ogni punto del tempo è esistita la serie delle
variazioni. Non che nel concetto di sostanza si trovi unita
necessariamente coll’esistenza l’azione, come crede il Rielil (id. 309),
e che non lasciandosi quindi disgiungere il fare dell’essere dalla sua
esistenza, venga ad esser perciò inconcepibile la sostanza scompagnata
dal cangiaménto. Inconcepibile sarebbe solo una esistenza vuota,
ossia scompagnata dalla essenza. La forza potrebbe però concepirsi
ovunque come in equilibrio stabile, e con ciò l’universo come privo di
ogni mutamento. Vi è una condizione del divenire cbe non entra mai
come membro nella serie causale -- è questa il fondamento ultimo d’ogni
fenomeno, la ragione della loro possibilità. Un tal fondamento riman
quindi come fuori del tempo ossia veramente ETERNO, senza origine nè fine.
Non è cosi dei cangiamenti o degli stati momentanei dell’essere.
Lo stato precedente a un DATO momento nella serie molteplice dei
cangiamenti, se fosse sempre esistito, non avrebbe mai prodotto un
effetto cbe si origina solo nel tempo; auche quello deve dunque aver
avuto una causa, e cosi all’infinito. Delle cause non ve ne può essere
una cbe da sè inizi assolutamente una serie; ogni causa di cangia¬
mento è essa stessa un cangiamento, e suppone con ciò un’altra causa, un
altro stato cbe la spieghi. Tutto è seguenza nella serie, e un principio
assoluto è un assurdo. Una prima causa del cangiamento per cui avvenga
qualcosa cbe anteriormente non era, non è in alcun modo a connettersi
coll’esperienza. La fine della primitiva quiete nell’ essere senza una
causa che la faccia cessare è un pensiero irrealizzabile. Esprimerebbe
una spontaneità incomprensibile, anche formalmente, cbe noi non possiamo
accettare sensa derogare alle leggi della conoscenza e della natura. Come la
legge della causalità non conduce fuori della causalità empirica (all’Assoluto),
cosi non conduce fuori del cangiamento. Esenti da mutazione rimangono
soltanto la sostanza e le sue qualità originarie, ossia in generale gli
elementi, per cui solo sou possibili le variazioni. La causalità è
applicabile unicamente ai cangiamenti, di modo che causa di un
cangiamento non può mai esser che un altro can¬ giamento, non una cosa
come tale. E quindi unicamente l’ideniico che sta a base del vario FENOMENICO
che non à nè causa nè ragione, se non quella almeno che
con Schopenhauer potremmo chiamare la ragione dell’essere, o di
identita. La medesimezza con sè stesso è infatti la ragione della sua
eterna esistenza. Dove non c’è variazione non c’è causa da ricercare. Poiché
causa non è che la ragion reale del cangiamento. Una variazione che
non procedesse in base a qualcosa di stabile è un assurdo. Degli elementi
non si dà quindi nè generazione nè corruzione alcuna. L’essere non è mai causa;
le cause che la scienza rintraccia sono cangiamenti, e le leggi sono
la uniformità e costanza del loro succedersi. Tanto l’essere
universale quanto la materia e la forza sono fuori della catena causale.
Nn sono per sè causa, si bene la ragione della connessione stessa
causale. E cosi l’essere non si può porre quale ultimo anello della
causalità. Tanto il più remoto fenomeno immaginabile quanto il
presente presupponendo l’essere, il fare dell’essere. Un sistema
dinamico non può mai per sè stesso originarsi da un sistema STATICO, come neminanco
può a questo passare. Sempre le forze si son misurate a vicenda, ed
elementi di esse si son fatti equilibrio ed altri ànno prodotto dei
cangiamenti col lavoro meccanico; ed equilibrio e lavoro sono sempre stati
necessari da una parte per conservare i cangiamenti lenti concretatisi,
ossia in generale le forme durevoli, e d’altra parte per
alimentare la vicissitudine o la vita nell’essere. Il voler dunque
tro¬ vare un principio della mutazione sarebbe lo stesso che
credere che la materia una volta non sia esistita. Il sor¬ gere della
coscienza a un dato momento nell'universo, che il momento innanzi noi
possiamo immaginare come affatto privo di vita conscia, non è uua
creazione assoluta, nè rappresenta una infrazione alle nostre leggi
della conoscenza dell’animo. Perchè quell’apparizione della vita conscia
noi non l’abbiamo a pensare che come una combinazione di elementi,
nè di elementi v'è creazione, poiché essi esistono eterni. Pensare la
combinazione come occasionata dallo svolgersi delle variazioni non à
nulla di sovran¬ naturale. Certo la coscienza nella sua natura
generale non à causa; ad essa come agli elementi ultimi d’ogni
realtà è applicabile soltanto ciò che s’è detta la ragione dell’essere.
Altra è però la questione della sua fenome¬ nologia- In questa come nella
fenomenologia generale la causalità à il suo regno. Se la coscienza al
pensiero si presenta come originata dal NULLA, gli è perchè le sue
cause, nella loro natura oggettiva materiale, non possono in essa
evidentemente comparire. Gli elementi di coscienza, o meglio le disposizioni
alla coscienza nella realtà inconscia sono ora come latenti o
neutralizzate: una data combinazione materiale ecco ne suscita la luce
subitanea. Il sorgere del cangiamento in generale implicherebbe
invece una derogazione alla legge fondamentale dell’ANIMO; noi non lo possiamo
in modo alcuno concepire, e la realtà empirica ci costringe ad ammettere
il contrario. Il variabile non è per sè stesso intelligibile senza un
identico a sostrato. La identità dell’io come dà origine alla ragione logica
cosi la dà a quella del cangiamento reale. Le diiferenze come tali non possono
farsi contenuto della coscienza. Per esserlo anno a venir riferite a una
totalità identica. Ammesso che cangiamenti potessero avvenire senza
conseguire ad altri, verrebbe a mancare la connessione dei fenomeni
secondo leggi costanti. Il concetto di natura perderebbe la sua unità e l’ONTOLOGIA
con ciò ogni fondamento. Le leggi dell’animo si incontrano invece con quelle
della realtà. È chiaro che come l’animo è la condizione inevitabile
della esperienza, e con ciò del nostro mondo fenomenico, cosi le sue
leggi o funzioni generali devono anche di quello esser leggi a priori, o
assolutamente valide indipendentemente da ogni esperienza. Ciò non toglie
tuttavia che coteste leggi possano venir trovate, come vengono in realtà,
consone alla natura propria delle cose, ossia non imposte loro direi
quasi arbitrariamente, perchè nelle cose sono le stesse leggi quantunque
impensate. Che anzi in riguardo al fatto dell'esperienza, in riguardo
alla unità sistematica dell’essere e dell’ontologia, potrà trovarsi
necessario di veder nelle leggi che la coscienza applica a priori alle
cose nuli’altro che un riverbero o meglio null’altro che l’espressione
soggettiva delle determinazioni autonome della stessa realtà
inconscia. Ponendo un principio del tempo reale e con ciò un
cominciamento delle causalità non si sfugge d’ altronde alla domanda. E perchè
non prima? Se il primo cangiamento non ebbe causa, o perchè è esso avvenuto
solo, mettiamo,parecchi quadrilioni di secoli fa? È vero che non
si ammette una causa che l’abbia chiamato all’esistenza, ma nemruanco
si dice che qualche cosa l’abhia impedito di nascere prima. Per questo,
per quanto lo si allontani dal presente, esso riesce sempre troppo
vicino. Richiamarsi alla originarietà dell'essere come fa Duliring (1),
alla sua effettività indipendente da ogni pensiero e da ogni
ragione, richiamarsi alla natura della realtà inconscia, cui il pensiero
non può mai ricevere completamente in sè stesso, mai fondare in senso
assoluto, ma soltanto ammettere come fatto, non è permesso quando intanto
alla stessa effettività della natura impensata dell’essere evidentemente
si contraddice. Si contraddice, dico, poiché, lasciando da parte
l'analogia del pensiero che ammesso il cangiamento non sa vedere come
esso possa originarsi in modo assoluto, noi non abbiamo in realtà
conoscenza alcuna di un cangiamento cui un altro non preceda, ogni
cangiamento che apparentemente si presenta come tale — il nuovo
nell’evoluzione — noi lo riduciamo è vero alle forze o forme, agli
elementi costanti dell’essere de’ quali non c’è ragione a domandare. Ma il
perchè della loro manifestazione appunto in un tale momento e non
in altro, è nell’ininterrotto cangiamento collaterale, occasionai e in rapporto
a quello. Ben possiamo invece richiamarci noi alla assoluta autonomia della
realtà, che nulla ammettiamo contro il suo reale manifestarsi,
quando diciamo che in senso assoluto non c’è una ragione del perchè
quest’oggi, poniamo, sia proprio ora e non sia già stato in passato o non
abbia piuttosto a venire in futuro, che v’è tanto poco ragione di questo
suo essere (1) Logik. il, Wi-scnschaftsftheorsie, p. 191. presente
che della esistenza stessa universale : dacché come questa non à inai
avuta fuori di sè la ragione del suo essere, così nemmanco il suo fare,
il suo divenire in¬ terno. In qualunque punto del tempo noi
fissiamo l’essere, non lo troviamo mai privo di determinazioni, perchè
que¬ ste sono autonome; e dal suo stato in dato momento di¬ pende
ogni sua ulteriore evoluzione ; come però non c’ è un momento in cui
l’essere non sia, nemmanco ve n’è uno in cui esso non abbia un suo stato
determinato. E cosi che del divenire v’ è sempre la ragione in un
divenire anteriore, ma del divenire in senso assoluto, v’è tanto
poco un perchè quanto dei suoi durevoli elementi. In ciò che esiste è la
ragione di ciò che esisterà ; in ciò che à esistito la ragione di ciò che
esiste. Nella origina¬ ria nebulosa è la ragione dell’attuale
disposizione del si¬ stema nostro solare, ed in altri processi cosmici
ebbe essa stessa la sua origine, i quali se la scienza non può oggi
rintracciare, non è però assolutamente impossibile che un giorno ella
trovi, e che ad ogni modo sono necessariamente avvenuti. Il cangiamento
non à dunque avuto principio. Ed ecco appunto dove sorgono specialmente
gravi, e a molti filosofi son parse insormontabili, le difficoltà del
problema cosmologico del tempo. Si è sempre trovato (1), e (1)
Cusanus, Opera, Complementura theologicum, cap. 8, p. 1113. Si enim
numerare possumus decem revolutiones praeteritas, et centum, et mille, et
omnes. Si quis dixerit non omnes esse numcrabiles, sed practeriisse
infinitas, et dixerit imam futuram revolutionem in futuro anno, essent
igitur tunc infinitae et una, quod est impossibile. Bacone, Novum Organimi , odi/.. Fcllow, p.
224. Lib. I, 48. Ne- Kant è il filosofo che più vi à attira’
o l'attenzione, che ponendo la mancanza d’ogni principio nella serie
regressiva delle cause, si viene conseguentemente ad ammettere che un’infinità
di cause si sia esaurita, una infinità di cangiamenti sia realmente tutta
trascorsaci che contraddice al concetto di infinito, ed è quindi assurdo
accettare. Non solo Kant, ma anche, tra gli altri, il più acuto forse dei
filosofi post-kantiani, Duliring (1) trova qui una insuperabile contraddizione,
ed è stato da essa spinto a stabilire che il cangiamento nel mondo abbia
ad un dato punto cosi casualmente senza ragione alcuna avuto un assoluto
principio nell’essere, cosa evi- quc.cogitari potest quomodo
seternitas dofluxerit ad lume diem; cum distinctio illa, quae recipi
consuerit. quod sit infinitum a parte ante et a parte post, nullo modo constarò
possit; quia inde sequeretur quod sit unum infinitum alio infinito maius,
atque ut consumetur infinitum et vergat ad finitum. Hobbes, il quale
dichiara insolubile la questione dell’ infinito in riguardo al problema
cosmologico, ammette tuttavia cautamente la infinità del tempo nel
passato e non si lascia ritenere dalla contraddizione di un infinito maggiore
di un altro che sarebbe data dalla relazione dell’infinito passato a
momenti diversi della serie temporale. Non sa però pensar
l’infinito assoluto in modo razionale poiché crede di vincere quella
supposta contraddizione obbiettando: « similis demonstratio est siquis ex
co quod numerorum parinm numerus sit infinitus, totidem esse
conclu- deretur numeros pares quod sunt simpliciter numeri, id est
pares et impares simul sumpti ». De corpore IV, c. XXVI, 1. La
impossiblità del “regrcssus in infinitum in causis efficienticibus” REGRESSUS
IN INFINITUM -- e un principio riconosciuto della scolastica. È vero però che
gli scolastici lo facevano ancor più che a dimostrare un principio del tempo,
o, secondo loro, del mondo, servire a dimostrare (seguendo Aristotele
nella sua dimostrazione del PRIMO MOTORE) la necessità di una prima causa
assoluta. ossia ontologica. Cfr. il libro apocrifo II c. 2 della “Metafisica” di
Aristotele, secondo il quale non solo la serie delle cause nel passato, ma
anche quella del futuro sarebbe contraddittoria. (1) Cursus der
Philosophie, Logik. luoghi citati. dentemente assurda, e tanto più per chi
come lui è sur un terreno affatto critico e scientifico. Io trovo al
contrario che la illimitatezza della serie regressiva dei cangiamenti si lascia
senza contraddizione alcuna concepire infinita o, più propriamente,
assolutamente infinita. Dtlliring, non à compreso come l’infinito assoluto
possa attribuirsi anche a ciò che è per sé numerabile. E cosi alla
infinità dei cangiamenti nel tempo ritroso, che è l’unico caso dove una tale
applicazione sia necessaria, egli à fatto invece quella ingiustificata
della sua manchevole legge del numero determinato. La difficoltà da me
superata sta in questo, cui nessuno, per quanto io mi sappia, à mai badato
sin’ora (I). I cangiamenti infiniti di cui si discorre non
involgono contraddizione perchè essi non sono nè furono mai dati come
totalità, ossia come complesso di una serie infinita. Acciò la
contraddizione esistesse, bisognerebbe che s’ammettesse tacitamente un
principio del cangiamento. Di fatti altrimenti nell’assenza d’ ogni
principio come si può dire. Ora, in questo momento si è esaurita uua serie
infinita di cangiamenti ? Ma da quando dunque? Si pensa con un tratto
indefinito di tempo di avvicinarsi di più all’ infinito del passato (2), mentre
in- (1) Questa soluzione è gù brevemente enunciata nella mia “Lettera
filosofica” a I Simirenko” (Torino, Roux, p. 15). (2) Schopenhauer,
Parcrga u. Paralipomena 0“ cdiz. I, ILI : Wenn cin erster Anfang nicht
gewesen wure, so tornite die jetzige reale Gegenwart nicht erst, jetzt
seyn, sondern wiire schou liingst gewesen, dcnn zwischen ihr und dem
ersten Anfange miisscn mir irgend einen. jedoch bestimmten und
begriinzten Zeitraum annehmen, der min aber, wenn wir den Anfung
liiugnen, d. h. ihn ins Unendliclic hinaufruckén, mit hinaufriickt »,
ecc. ecc. E
43 vece noi ne rimangbiaino sempre alla medesima distanza. Qualunque
punto del tempo si scelga, anche milioni di milioni di secoli addietro
nel passato, noi siamo sempre tanto vicini lo stesso all’infinito di prima.
Come noi per quanto risalghiatno addietro non possiamo esaurire
l’infinito che fu, cosi non dobbiamo inavvertentemente ammettere che
l'essere sia ne’ suoi cangiamenti partito da un punto per quanto distante
da noi. Poiché in realtà ogni e qualunque suo cangiamento ne à sempre
avuti dietro a sè una stessa infinità di altri. Non è che l’essere avendo
dovuto compiere i cangiamenti in senso inverso di quello che noi tenghiamo
nell’abbracciarli venga con ciò ad aver esaurito una infinità di
variazioni. Il tempo nella sua durata bisogna considerarlo analogamente a
una retta che in una direzione è assolutamente infinita e nell’altra in
ogni momento terminata, ma prolungabile a piacere all’infinito. Come non
implica contraddizione far terminare a un punto una linea assolutamente
infinita, cosi non la implica il passato assolutamente infinito che si termina
nel presente e può prolungarsi senza limite nel futuro. L’errore di Kant e
di Diiliring e di tanti altri sta nel credere che posta la serie
regressiva infinita si abbia con ciò una totalità infinita. L’infinito passato
invece non è nè può essere un tutto, e non ammette quindi alcuna determinazione
numerica, pur contenendo in sè ogni numero. Tale infinità non involge,
come crede Diihring, l'assurdo di una contata (o percorsa , come direbbe
Kant) serie infinita (“den Widerspruch einer abgezàblten unendlicher
Zalilenreihe”). In qual modo potrebbe una tal serie esser contata? Non
s’accorge Diihring che con ciò egli ammette già quello che ei vorrebbe
dimostrare, ossia un principio del tempo reale? In verità è quella serie
non contata, ma innumerata e innumcrabile, ciò che detto di un infinito
non inchiude punto contraddizione. Il moto non à principio nel tempo, e: sino a
un punto qualunque del tempo è trascorsa una infinita serie di
cangiamenti — non si equivalgono esattamente. Con è trascorsa si vorrebbe
tacitamente porre come dato ciò che è impossibile a darsi. Di fatti la
contraddizione scompare subito che si dice: la serie dei cangiamenti nel
passato è infinita. É trascorsa sembra rinchiudere l’idea di un punto iniziale
della serie, dove (die i cangiamenti non si possono considerare un tutto
o come serie completa senza contraddire al concetto di ogni assenza di
principio. Una infinità di cangiamenti, una infinità di momenti del tempo
non è trascorsa, sibbene l’infinito trascorre sempre, e in ogni momento è
esistita la serie dei processi. La successione perpetua è appunto la
forma della infinità del tempo. Se si dice che l’infinito è
trascorso si scambia, a jiarlar esattamente, il suo concetto,
ponendo in vece sua quello del finito, o almeno si combinano insieme due
concetti incongruenti. Poiché ammettendo che una infinità di movimenti è
trascorsa o s’è esaurita nel passato, noi raduniamo in un tutto ciò che
per sua natura non può mai venir radunato. Il concetto di infinito e
quello di totalità sono incommensurabili.Una totalità è sempre raggiungibile
con una sintesi successiva delle sue parti, non cosi l’infinito. Diciamo invece.
Le serie dei cangiamenti del passato è infinita — quale contraddizione
nel pensare che ogni cangiamento avvenuto è stato preceduto da un altro? Dov’è
qui l’assurdo di un tatto infinito che avrebbe dietro a sè ogni momento
del tempo? I fenomeni per sè non suppongono se non i fenomeni che
immediatamente li precedono ; e come non c’è qui contraddizione, cosi per
quanto noi ci trasportiamo addietro nel tempo, mai la troveremo. (1) Come
à fatto il tempo reale a giungere all’ora presente dall’infinito? È
potuto giungere dall’ infinito perchè non è mai partito. Se fosse a un
dato punto partito non sarebbe potuto giungere. E tanto concepibile l’infinito
verso il quale tende la serie che quello dal quale essa procede. Nell’un
caso e nell’altro si deve solo avvertire di non fare un insieme o un
complesso di ciò che non è mai dato come tale, ossia un insieme in
cui ogni momento dell’ infinito fosse anticipatamente compreso. Kant nella
prima ANTINOMIA (2) spiega dapprima egli stesso che l’infinità di una
serie consiste nel non poter questa venir mai compiuta per mezzo di una
sintesi successiva e che il CONCETTO di fatalità non è altro che la
rappre¬ si) Schopenhauer crede di sciogliere il sofisma Kantiano
con un altro sofisma, distinguendo tra assenza di principio e infinità
del tempo. Schopenhauer cosi infatti obbietta alla tesi della prima ANTINOMIA. Uebrigens
besteht das Sophisma darin, dass statt der Anfangslosigkeit der Reihe der
Zustànde, ivovon zuerst die Rede, plutzlich die Endlosigkeit
(Unendliclikeit) derselben untergeschoben und nun bewiesen wird, was
Xiemand bezweifelt, dass dieser das Vollendetsein logisch widerspreclie
und dennocb jede Gegenwart das Ende de Vergangenheit sei. Das Ende einer
anfangslosen Reilic làsst sich aber immer denken, oline
ihrer Anfangslosigkeit Abbruok zu tbun : wic sich aneli umgekehrt der
Anfang einer endlosen Reihe denken làsst. “Die Welt als Wille” ecc. G‘ ediz.
I, 58G-87. (2) “Kritik der reinen Venunft”, ed. Kirchmann p. 3G4, 3GG, 3G0. 4G
sentanone della sintesi completa delle sue parti. Dunque anche secondo lui
dovrebbe il concetto di totalità non esser applicabile ad una serie
infinita. Tuttavia per dimostrare che le cose coesistenti non possono
essere infinite, alla loro infinita sostituisce egli appunto il concetto
contradittorio di un tutto infinito. Ed à bel giuoco nel rigettare quindi
un tale assurdo. Ecco la sua dimostrazione . un tutto infinito per venir
pensato tale dovrebbe lasciarsi esaurire per mezzo di una sintesi successive.
Ma l ’infinito non può mai venir cosi esaurito, dunque una totalità
infinita di cose coesistenti non può considerarsi come data. Insomma dice Kant
: una infinità non potrebbe venir numerata ossia non potrebbe esser
finita, dunque non può esser data; vien rigettato l’infinito
semplicemente perchè è altra cosa che il finito. Non l’nfinito per sè, solo
l’infinito nel finito è realmente un assurdo, poiché come tale dovrebbe
esser necessaria¬ mente dato tutto. Ogni insieme di cose deve perciò
con¬ tenere soltanto un numero finito di elementi numerabili. Ma
quanto al temilo non c’è ragione di negarne la infinità ; numerabili sono
i processi da un punto a un altro della serie, non la serie stessa in
senso assoluto, perchè ella non è mai data come un tutto, Is
eli infinito assoluto o transfinito che è proprio del tempo, non abbiamo
più veramente una grandezza ma 1 assenza di essa, poiché è data la
necessità della man¬ canza di un limite nel regrèsso, ed una tale
mancanza è oggettivamente mallevata come nello schema spaziale
della mente essa lo è soggettivamente. La ragione della infinità dello
schema spaziale, come di quella della serie dei numeri sta nel soggetto ;
la infinità invece della se¬ rie causale à la sua ragione nell’ oggetto o
nella realtà estramentale. E appunto solo nell’infinito del tempo passato
che si lascia necessariamente attuare un significato reale del
transfinito. Poiché una simile illimitatezza assoluta è bensi anche dello
spazio, ma soltanto dello spa¬ zio ideale o matematico, in quanto questo
viene ogget- tivato e lo possibilità che realmente è solo nella
funzione mentale vien naturalmente considerata come oggettiva e per
sé esistente indipendentemente da noi. L’infinità del passato non à, come
tale, determinazione alcuna quantitativa, non si lascia esprimere col numero ;
in essa è invece ogni numero e può porsi ogni determinazione rimanendo
ella assolutamente indeterminata. Cosi la di¬ stanza di due punti nel
tempo, per quanto grande la si immagini, se si à riguardo alla sua
relazione all’infinito del tempo anteriore, non significa nulla per
questo appunto che l’infinito assoluto essendo propriamente la negazione
di ogni grandezza nel grande non può venir posto in relazione con altre
grandezze. La nostra fan¬ tasia non può correre che all’ infinitamente
grande del passato. SOLO L’ANIMO ne intende la infinità assoluta.
Della seriedel tempo non possiamo ottenere una assurda totalità ; per
padroneggiare quella bisogna uscire dal cangiamento e volgersi al
fondamento della infinità temporale, ossia all’essere come presente in
ogni mo¬ mento e come fonte d’ogni possibile. Meravigliarsi
che la più grande grandezza immagi¬ nabile non sia più vicina
all’infinito assoluto che la più piccola, è analogo al meravigliarsi che
la più ampia conoscenza dei fenomeni non arrivi più vicino alla cosa in
sè che la conoscenza più limitata. Qui come là si tratta di una
differenza qualitativa che nou si lascia esaurire pei aiiazioni di
quantità. L’apparente paradosso che con una comunque grande grandezza non
s’è mai più vicini che con altra infinitamente minore al
transfinito, riposa in questo, che le due grandezze vengono riferite
a quello senza mantenere di esso il giusto concetto, ma consideiandolo
invece come una quantità determinata; nel qual caso sarebbe veramente un
assurdo dire che da esso disti ugualmente un dato punto e un altro che
fosse prima o dopo di questo. Come nel transfinito del passato non
c è assolutamente un termine, cosi esso non è raggiungibile in alcun modo;
dunque tutte le grandezze sono per riguardo ad esso insignificanti.
Parimenti è un assurdo credere di poter addizionare una unità al
transfinito o trasfinito. Si può solo addizionarla al finito. L’accrescimento
esisterà pertanto in riguai do ad un segmento finito di retta, ma non in
riguardo alla retta stessa nella sua infinità. In una retta infinita
nelle due direzioni è indifferente il far la divisione più in un punto
che in un altro da quello lontanissimo ; le due rette risultanti
sono sempre lo stesso transfinito e con ciò sempre uguali. Nella
retta co’_a _b _m rx - A — Aoo e oo’B ossia ( co’A-H AB ) — B oo
uguale cioè (A oo — AB). Si vede cosi contrariamente alla dottrina di
Cantor. Dice Cantor. Zu einer unendlichen Zalil, wenn sie als bestimmt
und vollendet gedacht wird, selir «ohi cine endliche hinzu- gelugt und
mit ihr vereinigt werden kann, oline dass kierdurch eine Aufhebung der
letzeren bewirkt wird ; nur der umgekerte Vorgang, die llinzufugung einer
unendlicker Zahl zu einer en dlicbcn, wenn diese che oo-t-1 ( <> —J—
1 secondo la sua notazione) non è maggiore di <», nè 1-f-o è differente da
essendo co’A + A B = A B + oo. Non v’è infinito maggiore d'altro
infinito: tanto sarebbe infinito il tempo ritroso se la serie dei
cangiamenti fosse terminata migliaia di secoli fa, quanto se esso
continui all’infinito a trascorrere an¬ cora. Il passato si può misurare
tanto a minuti che a secoli, e dirlo eguale, se fosse lecito così
esprimersi, a numero infinito di minuti o a uno infinito di secoli;
non pertanto sarebbe sempre lo stesso infinito nè più nè meno. E la
ragione di ciò è che la quantità transfinita non è misurabile. La immensità
supera ogni numero, come direbbe Spinoza. Nella infinita
serie delle cause è da pensarsi un numero di esse (se tale può chiamarsi),
maggiore di ogni numero assegnabile ; oltre ogni raggiungibile anello
la natura ne offre costantemente altri ulteriori. Nella na¬ tura la
contraddizione non può esistere ella non ef¬ fettua il passaggio che da
un momento a un altro ; e questo passaggio non può farsi attraverso
l’infinito. Per quanto noi risalghiamo all’indietro nella serie causale,
come non troviamo contraddizione pel pensiero, cosi non la troviamo nella
realtà. Essa ci offre sempre e solo un ziierst, gesetzt wird,
bewickt die Anfhebung der letzeren, ohne dass eine Modification der
ersteren eintritt. (Grundlagen ecc. p 11); e più oltre (p. 14): “Ist co
die erste Zalil der zweiten Zalilenelasse, so iiat man: 1+01=10, dagegen
u> 4 .i-=(coq-l), wo (co- 1 - 1 ) eine von co durchaus verschiedene Zahl
ist. Aiif die Stellung des Endliclien konmtes also alles an. Una tale
inapplicabilità della LEGGE DI COMMUTAZIONE ai numeri transfiniti o trasfiniti dovrebbe
per Cantor servire inoltre a dimostrare come tali numeri debbano poter essere e
pari e dispari insieme o anche nè pari nè dispari. (Id. p.
15). 5dato cangiamento e la sua causa. II fenomeno non richiede per la sua
spiegazione la totalità della serie delle cause anteriori, si bene
soltanto la causa immediata¬ mente antecedente; e il principio di ragione
domanda uni¬ camente la immediata condizione e non una totalità di
condizioni. In quanto la stessa richiesta si rivolge suc¬ cessivamente
alla causa della causa e cosi via all’infi. nito, si viene a domandare
costantemente una nuova con¬ dizione e questa è un nuovo membro della
serie e niente di più. Al tempo è essenziale la posizione in atto di
un solo momento. Fatta astrazione dai cangiamenti, e supposto
l’essere affatto immoto in una rigida stabilità assoluta, noi lo
poniamo però sempre in qualunque punto del tempo ideale che noi fissiamo
; la sua esistenza la poniamo cosi necessariamente infinita nel passato. Or
come può nascere la contraddizione se noi in uno qualunque di questi
punti pensiamo invece l’essere universale nel flusso del cangiamento?
Assurda è la posizione di un tutto infinito, quale non può qui esser dato,
poiché la successione perpetua è la forma dell’infinito del tempo; noi
abbiamo qui una serie che in riguardo al nostro procedere a ri¬
troso nel tempo da fenomeno a fenomeno è infinitamente grande, e per sé è
transfinita come la tangente dell’angolo di 90° -- Wundt è condotto a credere
(Philos., Stadie„ II, 520. Kant’s kosmologichen Antinonien n. das Problem des
Unendl.) che l’applicazione de concetto di transfinito non sia possibile
nel problema cosmologico del tempo. Egli crede un tal concetto
trascendente, che invece non è e cosi gli viene a mancare un concetto che
esprima la infinità oggettiva ossìa 1 eternità del processo della natura. Il
concetto limite del
in. Kant crede che la sua
dottrina della idealità del tempo e dello spazio o della transcendentalità
in generale, spiegasse la supposta antinomia del problema
cosmologico, e rendesse con ciò inutile e vana la ricerca di una
soluzione. Ma appartenga o no il tempo e lo spazio al reale in sè, riman
sempre tuttavia la questione se questo, che Kant non può a meno di
accettare, si abbia a pensai’e come fondamento di un mondo fenome¬
nico finito ovvero di uno infinito. Non vale rispondere che la serie
regressiva delle percezioni nostre non può essere realmente infinita
perchè come tale impossibile, e neppure finita perchè nessun limite dei
fenomeni può venir concepito come assoluto, e dichiarare con ciò
insolubile la questione. Dacché l’oggetto trascendentale condiziona
realmente, come egli ammette (1) un determinato regresso empirico, per un
esempio nell’ordine dei corpi celesti ; doveva Kant pur ammettere che
rimaneva sempre a ve- regresso infinito (o a dir proprio infinitamente
grande) non è già un concetto trascendente della creazione quale
dovrebbe, secondo il Wundt, accettare ogni spiegazione filosofica della
natura (v. Wundt, “Ueber das Kosmolog. Problm, Yiertelsjahrszeitscb. I,
128); quel suo concetto limite nuli’ altro è invece appunto die
l’infinito assoluto del tempo oggettivo, in base al quale è possibile il
nostro infinito (infinitamente grande) regresso. Il non aver considerato
l’eternità del fare della natura, e specialmente il non aver badato die
l’infinito regresso è in realtà per la natura un perpetuo progresso,
il cui concetto non può venir altrimenti pensato che per via del
tran¬ sfinito, 6 stata la causa per cui il Wundt concepì il tempo
passato sotto il concetto deH’intinitamente grande concordando in fondo
col Kant, come il Lasswitz si trova in questo d’accordo con lui. (L.
Ein Beitrag zum Kosmol. Proli. Viertels. I, 343). (1) Kritik der reinen Vermnft, ediz. cit.,
428. dere se l’oggetto trascendentale determinasse un possibile
regresso finito od infinito (11. Perchè se per lui tuttii processi
compiutisi da tempo remotissimo ad ora non si¬ gnificano altro che la
possibilità deirallungamento della catena dell’esperienza dalla
percezione attuale indietro alle condizioni che la determinano nel tempo;
pure egli, per ciò che s’è sopra citato, non può negare che il possibile
regresso delle nostre percezioni secondo le sogget¬ tive leggi della
mente, non supponga un regresso ogget¬ tivo determinato dalla realtà
inconscia indipendente¬ mente da ogni esperienza (2). Trasportati a
indefinita distanza dal nostro sistema solare, avremmo noi sempre
ancora nuove percezioni? E cosi, trasportati indefinitamente addietro nel tempo
vedremmo noi necessariamente sempre nuovi cangiamenti? Poiché la nostra
necessaria produzione dello schema dello spazio e del tempo, non
potrebbe per sè far si che noi avessimo nuove percezioni dove l’oggetto
trascendentale non le condizionasse e si mostrasse con ciò finito. Lo
spazio e il tempo ideali non sono per sè garanti di una corrispondente
possibile PERCEZIONE. Non una necessità del nostro concetto a priori del
tempo, ma il principio di causalità richiede la infinità della serie
regressiva dei cangiamenti. Poiché non si può conchiudere la mancanza di
un principio del tempo (1) Cfr. Schopenhauer, Parerga, I, 112. (2). Die
wicklichen Dinge der vergangenen Zeit si nel in dm transcendentaien Gegenstand
der Erfahnmg gegeben ; sie sind aber ftir mieli nur Gegenstànde und in
der vergangenen Zeit wicklich, sofern als ich ecc. „ ild. p. 4!0). Saranno
però dunque sempre non null’altro, come dice Kant poco sotto, ma qualcosa
di più della possibilità dell’allungamento della catena dell’esperienza
dalla presente percezione indietro alle condizioni che la determinano nel
tempo. da questo, che ogni limite è necessariamente da noi
pensato come relativo. La relazione di termine e termi¬ nante è infinita
come quella di soggetto e oggetto ; perciò appunto vuota ; essa nulla può
aggiungere al contenuto reale cui viene applicata. Come il pensiero
dell’es¬ sere impensato, che è la forma in cui comprendiamo il
reale, nulla toglie alla realtà estraraentale od in sè della cosa, allo
stesso modo la relazione mentale di limite e limitante non può
evidentemente mettere nella realtà il suo secondo termine se nella realtà
non è dato. Questo secondo termine, il limitante, rimane, se si astrae
da ogni altra considerazione, un puro complemento ideale (1).
9. Riehl non seppe neppur egli superare o scio¬ gliere la falsa
contraddizione che Kant e Dtihring, per non dir che di loro, credettero
inchiusa nella concezione di una serie regressiva infinita di
cangiamenti. Visto che la contraddizione stava nel concetto di una
infinità la quale quei filosofi avevano pensato necessariamente
(1) Hamilton il quale (“Lectures un Metaphysics”, lettura 38; On logic
I, p 101-104) segue Kant nelle antinomie, non giunge che a questo
risultato, di pensare in riguardo all’infinito del tempo e dello spazio,
che se la ragione non ci fa piegare necessariamente nè da una parte nè
dall’altra, pure in realtà il tempo e lo spazio dehban essere o finiti o
infiniti. (Cfr. del resto l’acume (!) del Mill nella sua confutazione di Hamilton,
La philosnphie de IL, cap. VI, p. 90). Ho Spencer poi, che à fatto la sua
più alta educazione filosofica presso di Hamilton appunto e del suo
scolare Mansel, professore di metafisica a Oxford, seguendo il maestro dichiara
questioni insolubili tanto quella riguardanti l’infinità del tempo e
dello spazio che quella della divisibilità della materia e altre ancora.
Egli pensa, cerne è noto, che i concetti di spazio, di tempo, di moto,
di materia e di forza si mostrino in ultima analisi inconcepibili e ci
lascino sempre del pari nell’alternativa tra due opposte assurdità, V. cap. Ili, § 15-18 e cap. IV dei “First Principles”, la quale io
stimo certo l’opera più infelice del filosofo inglese. 54data come
totalità, egli pensò di sfuggirla col negare la numerabilità o la reale
distinzione e indipendenza numerica nella catena delle cause e delle variazioni
(1). Numerabili, dice egli, sono le cose, non i processi. In quanto
le cose sono od appaiono spazialmente divise, deve è vero valere ciò die
il Duhring à formulato come legge del numero determinato; ma altrettanto,
séguita Kiehl, è certo che quella presupposizione non vale per i processi
temporali. Questi non sono, secondo lui, per sé stessi distinti
numericamente : è solo per la nostra distinzione mentale che essi ottengono una
tale determina¬ tezza. Un argomento dunque che vale per il numero
non può senz’altro venir applicato al tempo, poiché mancano in
questo per sé considerato e non riferito allo spazio, degli effettivi
processi indipendenti, separati l’uno dal¬ l’altro, o posti insomma come
numerabili. Noi possiamo distinguere dei processi nel tempo soltanto in
determi¬ nato numero finito, nessun processo è però indipendente
(1) Il Itielil (Ber phUosopliischc Kriticismus, li. 12f>) inclinava
dapprima decisamente a porre con Duhring un principio del
cangiamento. Soltanto nella seconda parte del secondo tomo, tormentato
dalla necessità del principio di causalità cangiò opinione (quantunque non lo
abbia fatto notare egli stesso esplicitamente); ma per uscire dalla
presunta contraddizione dell’ infinito regresso, pensò, al contrario di
prima, i processi come assolutamente, e con ciò assurdamente continui. V.
id. II, 124, 12C, 1S4. 185, 2n8; cfr. Ili, 304, 307. Si vede del resto
evidentemente clic il Riehl oltre aver cangiato di parere, non ò nemmanco
ancor ora troppo certo della sua nuova teo¬ ria; poiché la tratta troppo
brevemente e troppo alla larga, come se gli scottasse di dover render più
minuto conto di ragioni che a lui stesso non possono parere troppo
convincenti Ciononostante l'opera sua e specialmente la seconda parte del
secondo tomo è un lavoro filosofico non solo di grande valore, ma anche
molto attraente, il che è una cosa assai rara. 1C e distinto da quello che immediatamente lo
precede o segue. Rielil, non sapendo come uscire dalla sup¬ posta
contraddizione à dunque rinunciato a concetti di cui l’esatto pensiero
scientifico non sa nè può lare a meno, senza che ciò del resto gli abbia
giovato per la elimi¬ nazione della temuta assurdità come più innanzi
vedremo. La questione dell’infinito riguarda tanto il tempo che lo
spazio. Solo si à sempre a distinguere tra l’esistenza loro ideale ; cioè
il loro schema mentale, e la loro esi¬ stenza reale. Non numerabile
possiamo noi solo pensare lo spazio ideale, lo spazio o l’estensione
materiale dobbiamo invece necessariamente porla numerabile. Poiché
estensione reale è coesistenza, e la continuità assoluta non può essere
reale ma soltanto ideale ; altrimenti essa inchioderebbe la
contraddizione dell’infinito compiuto nel finito, chè senza parti è solo
il continuo della rappresentazione. Porre la continuità assoluta come effettiva
è non spiegar nulla e mettere il mistero nella realtà, rinunciando a
comprenderla. L’irriducibile noi lo dobbiamo soltanto rilegare negli
atomi sia dello spazio che del tempo reali. I tropi degli Eleati non
valgono meno con¬ tro il continuo del tempo che contro quello dello
spazio; non meno contro lo spazio percorso da un pendolo in una
oscillazione, che contro il tempo in questa impiegato. In parti ultime non si
può dividere il tempo nè lo spazio ideale, perchè essi nè sono composti
nè si originano da una sintesi di parti, come in fatti non pos¬ sono
venire analiticamente scomposti in ultimi elementi semplici, e sono
conseguentemente l’uno e l’altro divisibili all’infinito ; ma non è cosi del
tempo e dello spazio leali, dove la natura viene necessariamente
aH'atto. Dice Diehl che solo il nostro intelletto scompone
l’accadere temporale in singoli processi, e che questi solo per ciò ci
appaiono indipendenti, che partono da cose spaziali e si trasmettono ad
altre cose nello spazio (id. Ili, 280, 287, 309). Un processo secondo lui può aver
indipendenza solo perchè vien riferito alle cose nello spazio e non al
tempo unicamente. Ma è naturale che tutti i processi siano nel mondo
materiale (e non vengano soltanto da noi) schematizzati per dir cosi
nello spazio, poiché essi non sono altro che cangiamenti della
realtà spaziale, e unicamente i processi della coscienza in sè
considerati possono venir riferiti al tempo come tale senza riguardo allo
spazio. Difatti non pensa ora Rielil che sia concepibile una materia
assolutamente continua come lo spazio mentale, ossia non costituita
da atomi ? (v. id. Ili, 307 ; cfr. II, 278 e 284). Anche della materia
allora si dovrebbe dire che gli elementi distinti solo la nostra mente li
pone. Come può egli dunque affermare ripetutamente che soltanto la riferenza
dei processi temporali allo spazio ci faccia considerar questi come
distinti e per sè numerabili? Voler negare la numerabilità nel tempo reale o
ne’ suoi processi dovrebbe al contrario anche secondo il Riehl esser lo
stesso che negare nello spazio gli atomi o le cose ossia gli
aggruppamenti durevoli degli atomi. Ogni grandezza nella realtà à
parti elementari, non esclusi i cangiamenti; un certo gi’ado di
cangiamento è una somma di successivi cangiamenti minimali. Ma il
pensiero come per istinto sembra rifuggire dalla conce¬ zione dell’atomo
o minimo temporale, perchè colla determinatezza scompare quel che di vago e di
nebuloso E ir, rdie altrimenti conserva la concezione (lei tempo, e
per cui la mente non avverte o avverte assai meno la inin¬
telligibilità di quello. Colla posizione dell'atomo o minimo, la natura
non più oltre scrutabile del tempo si affaccia bruscamente
all’intelletto. Il tempo come rappresentazione rimane naturalmente strettamente
continuo pur essendo discreti i processi reali, cliè la sua continuità
as¬ soluta ideale è una proprietà necessaria dipendente dalla
natura della coscienza, la quale tra due processi per quanto infinitamente
vicini interpola pur sempre la sua unità. Non c’è un minimo concettuale
del tempo come c’è invece e si richiede il minimo reale. I n minimo
nella rappresentazione del tempo sarebbe un punto inesteso, e
considerarlo come elemento della durata tanto varrebbe quanto rendere
impossibile il concetto di questa (1). Non deve più urtarci
l’accettar gli atomi, o meglio la concessione atomistica, per la materia,
che accettarla in riguardo alla forza e al cangiamento. Non
crediamo siano più intelligibili gli elementi materiali che quelli
del divenire. La facoltà nostra mentale di pensare gli (1) Lo Schopenhauer
trattando nella quadruplice radice del principio di ragione (p 93-96) del tempo
del cangiamento, mette in piena e con ciò stridentissima luce il concetto
ch’egli à della continuità assoluta del tempo, quale egli trova
acutamente espresso presso Aristotele. “ Come tra due punti v’ è ancor sempre
una linea, dice egli, così tra due ora vi è ancor sempre del tempo. È
questo il tempo del cangiamento ; esso è come ogni tempo divisibile all’
infinito e per conseguenza il cangiamento percorre in esso un numero infinito
di gradi per i quali dal primo stato nasce a poco a poco il secondo. „
Egli conchiude con Aristotele dalla infinita divisibilità del tempo, che
ogni contenuto di esso e con ciò ogni cangiamento, o il passaggio da
uno stato all’altro deve essere infinitamente divisibile, e che dunque
tutto- ciò che diviene s’origina in fatti da punti infiniti. atomi
come ulteriormente divisibili vale per tutti e due gli ordini senza
diminuire perciò la necessità che à la mente di ammetterli. Quel
sentimento direi quasi di disagio clic par darci questa necessità, non è
in fondo che ca¬ gionato da quella nostra come ripugnanza a
riconoscere che l’analisi mentale della realtà deve a un dato punto
arrestarsi. La mente deve arrivare ed arriva, ad elementi i quali non
sono più oltre scomponibili, altrimenti il reale potrebbe sciogliersi nel
pensiero.La divisibilità ideale non porta con sè una reale divisione.
Solo il tempo ideale può venir diviso a piacere all' infinito, e non à
quindi elementi numerabili, ma il tempo reale col suo vario contenuto
fenomenico è di sua natura numerabile; quantunque noi, come ci accade per gli
atomi della materia, non arriviamo direttamente a’ suoi elementi. Non
meno delle cose o degli elementi delle cose sono anche i processi
nu¬ mericamente distinti. E se in astratto la grandezza non à
divisione, essa non può tuttavia nella realtà venir esattamente concepita
che come risultante di una immediata ripetizione numerica d’uno stesso
identico. L’assenza di elementi reali è solo nel nostro pensiero che può
a- strarre da ogni divisione nel considerare una grandezza, ed è
pienamente libero di dividerla o accrescerla all’ infinito, allo stesso modo
che esso procede co’ numeri. Tanto la natura che il pensiero ànno del
resto la possi¬ bilità dell’infinito accrescere e interpolare ; ma ne’
loro prodotti non possono dare che il determinato : l’infinito si
riferisce solo al loro operare, non al loro operato. Il concetto del
continuo assoluto applicato al tempo reale sarebbe del resto affatto
inutile anche quando fosse giustificato. Poiché empiricamente un tal
continuo noi non lo incontreremmo mai. Il fatto che noi della
sintesi della natura (come dice Diihring in qualche luogo della “Dialettica”),
non abbiamo altro che rappresentazioni di effettività, non ci dà il
diritto di fare delle possibilità del nostro pensiero la misura della
realtà. Come in sé sia fatto il passaggio da un punto del tempo all’
altro, non può venir inteso. Tanto varrebbe domandare perché esiste
il tempo o magari l’essere stesso nella sua -effet¬ tiva natura Voler
ancora spiegare gli elementi del tem¬ po è uno sconoscere la natura del
pensiero ; noi non li possiamo ridurre ad altro perchè il tempo non è un
prodotto della mente, è condizione anzi dell’esperienza, e non à una
natura puramente logica. Il passaggio è una determinazione della realtà
che noi non possiamo che riflettere. Sarebbe lo stesso voler spiegare gli
atomi della materia; noi non possiamo che ammetterli o
riconoscerli; una pretesa spiegazione di essi è assurda poiché il
pensiero non è tutta la realtà, ma vien confinato da qualcosa che se pò
dare ad esso un contenuto formale, non può però dare il suo essere. Da un
grado a un alti’O del cangiamento si fa il passaggio in quanto il cangia¬
mento stesso ci si mostra come fatto compiuto. Noi non dobbiamo quindi
illuderci col concetto misterioso del continuo assoluto di penetrare più
addentro nel fare della natura, nel divenire dei fenomeni. Noi non
possiamo mai altro che constatare gli avvenuti cangiamenti,
nuH’altro possiamo. E cosi in realtà non conosciamo come il can ¬
giamento, ma che il cangiamento s’è fatto. Tornando ora alla soluzione di
Riehl, nemmanco col fare la serie dei cangiamenti assolutamente
continua sfugge egli, secondo crede, alla temuta e presunta con¬
traddizione dell’infinito compiuto od esaurito. E 1' errore suo si fa più
stridente e palese quando egli so¬ stiene che la infinità del tempo si
mostrerebbe esaurita se si dovesse pensare ad un suo fine nel futuro.
Ei crede che solo in tal caso, per evitare la contraddizione, si dovrebbe
ammettere un principio assoluto del tempo. E così fa dipendere, cosa enorme,
la infinità del regresso dalla infinità del progresso nel futuro. Ma la
fine del tempo non è invece punto contradditoria. É questa una
questione di natura empirica; e cosi secondo lui non dovrebbe esser
allora inconcepibile e contraddittorio neppure un principio del tempo. Il tempo
reale, ove fossero date le condizioni di un equilibrio universale,
potrebbe finire ad ogni momento senza assurdità alcuna. Poiché ad
ogni modo nella natura ogni fine non è della serie infinita ma
dell’ultimo cangiamento. Del resto, sia pure, ammettiamo che i processi
non siano per sé distinti e numerabili, ma siano invece assolutamente
continui. Dice Riehl che le oscillazioni di un pendolo sono senza
dubbio determinate numericamente (id. Ili, 309). Ora come risponderebbe
egli alla domanda — nè vi può in modo alcuno sfuggire — se si debba
pensare che insieme sommate le oscillazioni dei pendoli che possono
dall’eternità esser mai esistiti in infiniti mondi, possano venir
compresi da un numero finito ? E se no sotto quale concetto una tale
somma o regola di somma dovrà venir pensata? A ciò non à egli
risposta. E più ancora come risponde Riehl a quest’altra, la domanda. Il
numero delle terre dall'eternità ad ora nate e morte è egli infinito o
finito ? Poiché qui manifestamente abbiamo delle esistenze separate,
indipendenti, numerabili anche secondo lui. L’unica giusta risposta è che
un tal numero è necessaria,nente infinito, o, propriamente,
transfi¬ nito. Nel corso perpetuo del tempo non solo non è contraddittorio,
sibbene è necessario che un infinito numero di corpi celesti (dato che le
moderne teorie cosmiche siano, come pare, inevitabili) abbia gradatamente
avuto nascita e morte. Con ciò come non vi fu un primo cangiamento,
nemmanco vi fu una prima terra. Il concetto dell’infinito assoluto o
transfinito è applicabile solo alla serie regressiva dei cangiamenti, non
alla progressiva. La natura di questa consistendo appunto nel crescere suo
continuo verso il futuro non può cadere, se infinita, che sotto il concetto
dell’infinitamenfe grande. Poiché in nessun punto iminaginabi'e del
futuro non si sarà compiuta, a partire da un punto qualunque del
tempo precedente, una infinità assoluta di cangia¬ menti. E ciò che si
avrà sarà solo la continua possibilità di sempre nuove mutazioni. La
questione però se realmente nella natura dell’essere sia la disposizione a
qnes'.o infinito futuro è affatto empirica, non essendoci, come s’è visto
sopra, alcuna difficoltà che a priori ci impedisca di pensare possibile un termine
d’ogni cangiamento in un qualunque momento avvenire. Il concetto del tempo
per sé non ci dà alcuna soluzione; la questione è puramente di fatto. La
soggettiva possibile anzi necessaria illimatezza dello schema spaziale non
porta seco necessariamente un infinito riscontro nella esistenza
materiale oggettiva. Allo stesso modo neppure la illimitatezza del tempo ideale
porta con sè quella del tempo reale ossia una serie infinita di reali
cangiamenti. Essa non ci impedisce in modo alcuno di considerare come
possibile un limite del mondo nel tempo. Se noi siamo sforzati di pensare ad un
tempo vuoto non è però il pensiero di esso che gli dà un contenuto reale
in ogni suo momento. Essendo che per sè stesso la vuota durata tanto è
del reale come del nulla ; sebbene la durata non rimane mai nel nostro
pensiero priva adatto di contenuto, in quanto la permanenza dell’essere,
indipendentemente dallo svol¬ gersi o no esso in fenomeni, non può mai
mancare di farle riscontro. Ed è in questo una grandissima differenza tra
la rappresentazione dello spazio e quella del tempo. Mentre a niun punto
arbitrario del tempo viene a mancare il contenuto materiale, non così
necessaria¬ mente ad ogni punto dello spazio. A parte i cangiamenti
in cui l’universo si svolge è evidente che non può ad. esso venir
applicato il concetto di una determinata durata. Come esso è sempre quello che
è, cosi il tempo non à a suo riguardo significato alcuno. In un
qualunque momento inesteso del tempo 1’ essere è completo, è tutto
ciò che è stato e tutto ciò che sarà. Se dunque nel futuro venisse realmente a
mancare ogni mutazione nell’essere, questo potrebbe solo impropriamente
venir considerato come nel tempo; la durata dal punto in cui il
cangiamento sarebbe cessato à soltanto senso perchè noi la immaginiamo
misurata da quella piena di cangiamenti della nostra coscienza.
Intanto la meccanica non ammette assolutamente la possibilità del passaggio di
un sistema da uno stato dinamico ad uno statico. E cosi il tempo futuro è
indubbiamente infinito nel senso di una progressione senza fine – V.
anche le considerazioni di Sleyer, “Mechanick iter l Verme” (p. 309). Tra le
due infinità del passato e del futuro sta il momento presente, il quale
inchiude la realtà eterna, la realtà che fu e che sarà. La pienezza
dell’essere non ci sfugge come parrebbe a considerarlo nella infinita
sua fenomenologia. L’essere è sempre tutto presente, non c’ è
elemento di cui possa dirsi che sia stato o che abbia a originarsi.
Certamente l’interesse nostro va al suo svolgersi ne’ cangiamenti per cui solo
ci si svela la sua na¬ tura e per cui solo noi ci commoviamo e viviamo.
Che per la coscienza l’essere immoto in una rigida inerzia non
avrebbe valore alcuno. Tuttavia la infinita possibilità del cangiamento è tutta
nell’essere in un qualunque punto matematico del tempo. E cosi T
importanza del tempo finito non si perde di contro alla infinità
passata e futura del processso: ogni momento del tempo ci dà
l’essere sub specie aeternitacis, nè altra mai è stata la esistenza della
realtà che quella del momento. Solo in questa considerazione della
permanenza eterna del reale possiamo noi comprenderne la infondata e
infondabile natura sistematica. Lo sguardo alla incessante evoluzione può
troppo facilmente far considerare le interne determinazioni dell’ essere come
transitorie. Che l’evoluzione sia tale quale noi l’andiamo scoprendo non è
altrimenti a intendersi. Giova quindi, per la concezione universale
dell’esistenza, oltre che aver riguardo allo svolgimento di un sistema
parziale nel tempo considerare gli altri sistemi parziali del cosmo
nel loro coesistente diverso grado di svolgimento, per cui si lascia
forse quasi pensare come in ogni momento attuata nello spazio la
evoluzione temporale dei singoli mondi. Nello spazio e nel tempo, da
cosa a cosa, da processo a processo, per il filo della causalità
materiale spiega l’essere la sua unità. Alla necessaria necessità logica
rispondi la effettiva unità materiale della esistenza. L’unità dello spazio e del
tempo nella rappresentazione non basterebbero per sè a escludere una
radicale disparità nel reale. Se lo spazio e il tempo fossero
puramente forme ideali nascerebbe il problema del come la realtà
non possa dare origine a duplicità di sorta. E la questione si scioglie solo in
quanto si riconosce che l’unità stessa del reale è che crea quella dello
spazio e del tempo. Le proprietà dello spazio sono esse stesse di
na¬ tura meccanica, nè altrimenti potrebbero le leggi della natura
esprimersi in relazioni di spazio ; nelle necessità spaziali è la logica
immanente delle forze della natura. Due spazi differenti sono un assurdo non
solo avuto riguardo al pensiero, ma anche in riguardo alla oggettiva
realtà materiale. Il pensiero per sè non trova alcun impedimento a
riunire ogni spazio in uno spazio unico nel vuoto schema spaziale e non
può trovar quindi ragione di considerarlo come disuniforme. Nella realtà
poi la pluralità degli spazi vorrebbe dire pluralità di esseri. Ora
una tale pluralità non solo non può mai venir oggetto del nostro pensiero
e per noi non può quindi assolutamente esistere, ma è dalla realtà
smentita, perchè anche l’esperienza colla omogeneità universale della
materia mostra esser l’essere uno. Le posizioni delle distanze nello
spazio reale non sono che rapporti di forza. Ogni elemento dell’
esistenza materiale è quindi nello stesso unico spazio. Non esistendo
cosi elemento alcuno fuori d’ogni relazione cogli altri. Analogamente è del
tempo reale ; la sua unità suppone quella dello spazio materiale e
dipende insieme dalla universalità del cangiamento. Per la natura radicalmente
omogenea delle cose e per la temporalità d’ogni cangiamento è uno anche
il tempo oggettivo. E cosi che i principii meccanici si estendono
presumibilmente e con sempre maggior certezza ad ogni massa
dell’universo, a ogni sistema di stelle fisse e gruppo di sistemi. Poiché
la base dell’esistenza è di natura meccanica. Solo la sensazione come tale o il
campo della coscienza ne resta fuori e riceve dalla spiegazione meccanica una
eterogenea sebbene costante e parallela illustrazione. L’unità dell’essere non
à riscontro in una fantasticata e contraddittoria unità cosciente universale;
rifrange invece per dir cosi la sua unità in quella di molteplici
coscienze individuali. L’unità oggettiva estramentale e la unità della
coscienza: due abissi del pari inscrutabili ma rispondentisi. Albana e
all’altra sta a base e direi quasi a tergo quella che noi non possiamo
concepire che col concetto formale di ragione o di fondamento unitivo
e subfenomenico dei due fatti. Non è meno inscrutabile l’una unità
dell’altra, sebbene quella della coscienza im¬ plica per sé quella
materiale oggettiva. Infatti che cosà di meno oltre analizzabile dell’unità
radicale che con la mutazione si appalesa esistere negli elementi
dell’essere? Come spiegare la effettiva comunione delle sostanze, il
fatto che lo stalo di un atomo porti seco un dato altro stato di un
altro? Queste riflessioni ci richiamano alla infondata originarietà delle
cose, e alla natura per così dire superficiale della conoscenza e del
pensiero. Quelli sono resti refrattari ad ogni ulteriore analisi; nè già
per difetto del nostro istrumento, ma per la necessaria natura stessa del
conoscere, chè altrimenti la realtà dovrebbe cessare di esistere come distinta
dal pensiero. La analisi à necessariamente de’ limiti, i quali non
anno però bisogno d’esser limiti della conoscenza nel modo in cui
falsamente per lo più vengono intesi, quasi indizi di limitatezza di
contro a una sia pur solo logicamente possibile conoscenza superiore. Come non
è incondizionatamente applicabile al reale il principio di ragione, tanto
meno lo sono altri concetti essenzialmente relativi quali quelli di
grandezza e di scopo. Se l’universo è infinito, non à evidentemente
per ciò stesso determinazione alcuna quantitativa; se finito è vero
però che in relazione ad una sua parte esso à una grandezza determinata,
sebbene nell’estenzione variabile da un momento all’altro. E che possiamo quindi
dirlo più piccolo di una grandezza posta mentalmente superiore alla sua ;
che anzi possiamo anche considerarlo infinitamente piccolo in relazione
all’infinito assoluto dello spazio ideale. Ma in sè non si potrebbe dirlo
propriamente nè grande nè piccolo, perchè fuori di esso non vi è nulla
che possa darci una unità di misura. E del pari è affatto relativo il
concetto di durata e inapplicabile perciò in modo incondizionato
all’essere. Questo non dura nè tanto nè poco; e la ragione di ciò è che esso
non è nel tempo. Considerando però la serie dei cangiamenti, al contrario di
quanto ci accade per lo spazio, lo schema ideale del tempo riceve
necessariamente un contenuto reale perfettamente corrispondente. E
sciogliendo la difficoltà che più che tale a molti filosofi è parsa
sinora una stridente contraddizione, abbiamo visto che come per mezzo del
tempo si fa possibile il cangia¬ mento, il quale altrimenti sarebbe
contraddittorio, cosi per il cangiamento trova una necessaria
applicazione alla realtà oggettiva l’infinito assoluto o trans-finito. Mario
Novaro. Novaro. Keywords: implicatura ligure, ‘la riviera ligure’, Grice
echoing Kant, echo, implicature ecoica, Strawson’s ditto-theory of truth,
Strawson’s echoic theory of truth, Skinner on echo – ecoico, eco, implicature
ecoica – Luigi Speranza, “Grice e Novaro” – The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Riviera Ligure. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742337518/in/datetaken/
Grice ed Ocone – liberali d’Italia – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Benevento). Filosofo. Grice: “Ocone has
selected Croce as the quintessential Italian liberal! That should please
Oxonians like Collingwood!” -- Grice: “I like Ocone’s idea of a liberalism
without a theory – ‘liberalismo senza teoria’ – that should please J. M. Jack!”
-- Grice: “Speranza has noted that if Bennett speaks of
meaning-nominalism, we could well speak of meaning-liberalism.” Grice: “While
meaning-liberalism requires that the limit of one’s liberty to make a sign
stand for an idea is your co-conversationalist, meaning-anarchism is Humpty
Dumpty (‘I didn’t know that!’ ‘Of course you don’t’) and
meaning-conventionalism is the idea that there is a repertoire on which
conversationalists rely!” Si occupa soprattutto di temi concernenti il
neoidealismo italiano e la teoria del liberalismo. Allievo di Franchini, è
borsista dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli negli anni
1993-1994. Qui ha l'opportunità di lavorare direttamente nella biblioteca
personale di Benedetto Croce e con l'aiuto di Alda Croce, figlia del filosofo,
raccoglie e analizza il materiale scritto nel mondo su di lui. Un frutto
parziale e selezionato del suo lavoro vede la luce nel volume ragionata degli studi su Croce pubblicata
dalla Edizioni Scientifiche Italiane di Napoli, che vince l'anno successivo la
prima edizione del "Premio nazionale di saggistica Benedetto Croce",
istituito dall'Istituto Nazionale Studi Crociani. È stato direttore
scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Roma, dalla quale è stato
successivamente allontanato per le sue posizioni nazionaliste. Successivamente
è entrato a far parte della Fondazione Giuseppe Tatarella ed è diventato
Direttore Scientifico di Nazione Futura. È anche membro del Comitato
Scientifico della Fondazione Cortese di Napoli, del Comitato Storico
Scientifico della Fondazione Bettino Craxi, del Comitato Scientifico
dell'Istituto Internazionale Jacques Maritain e del Comitato Scientifico della
Fondazione Farefuturo. Attività e pensiero Fonda a Napoli, con un piccolo
gruppo di laureati e laureandi della Federico II, cittadini sanniti e
napoletani, il trimestrale "CroceVia" edito dalla Edizioni
Scientifiche Italiane, che si propone di rinnovare il messaggio crociano e che
entra in poco tempo nel dibattito culturale nazionale. Nel 2008 i suoi studi
crociani prendono corpo nel volume Benedetto Croce, Il liberalismo come
concezione della vita, pubblicato dall'editore Rubbettino nella collana
“Maestri liberali” della Fondazione Luigi Einaudi di Roma. Il volume,
presentando l'immagine originale di un Croce partecipe del processo europeo di
distruzione delle categorie epistemiche, ha numerose recensioni. A partire
dalla sua interpretazione di Croce, Ocone elabora la prospettiva di un
liberalismo senza teoria, cioè storicistico e non fondazionistico. Il suo
progetto filosofico può essere così formulato: riconquistare il liberalismo
alla filosofia; ritornare in filosofia all'idealismo; ricongiungere il
liberalismo con l'idealismo (si vedano, a tal proposito, gli interventi di
Ocone nella polemica fra neorealisti e postmodernisti). In quest'ordine di
discorso, Ocone ritiene che la critica rivolta a Croce di essere un liberale
anomalo, in quanto nel suo pensiero il concetto di individuo sarebbe
sacrificato, vada ribaltato: l'individualismo non è affatto consustanziale al
liberalismo, ma si è legato ad esso solo in una sua prima fase di sviluppo
(all'inizio della modernità). Quello di Ocone è un liberalismo che non
prescinde né dal senso storico né dal realismo politico. Successivamente il
pensiero di Ocone ha assunto molti caratteri propri dello scetticismo politico
di Michael Oakeshott, in particolare della sua critica del razionalismo, del
perfezionismo e del paternalismo. Egli ha pertanto insistito sul carattere
“anticonformistico” e “eretico” del liberalismo, sulla priorità in esso del
momento “negativo” o della contraddizione. La critica delle ideologie, e in
particolare del “politicamente corretto”, diviene in quest'ottica il correlato
pratico degli approdi antimetafisici della filosofia contemporanea. E filosofia
e liberalismo finiscono per coincidere Da ultimo, la sua riflessione ha
messo a tema il significato teorico e storico dell’affermarsi dei cosiddetti
“populismi” e “sovranismi”. Essi, prima di essere ostracizzati, vanno per Ocone
capiti: pur in modo confuso e contraddittorio, lungi dall'essere un “incidente
di percorso” incorso al processo di globalizzazione in atto, essi ne segnalano
la definitiva crisi dell’ideologia portante: il globalismo. Questa ideologia
può essere considerata una radicalizzazione coerente della mentalità
illuministica e progressista, cioè da una parte del processo di
secolarizzazione e razionalizzazione e dall'altra dello speculare e connesso
relativismo e nichilismo. I “populismi” sono perciò per Ocone movimenti di
reazione ai meccanismi di spoliticizzazione (e connesso “disciplinamento” in
senso foucaultiano) propri della globalizzazione, che aveva definito la
sua ideologia all’incrocio fra le idee di due “deviazioni” dell’autentico
liberalismo: il neoliberismo, sul versante economico, e la cultura liberal sul
versante di un diritto globale fortemente eticizzato. Scrive su diverse
riviste scientifiche e culturali e sui maggiori organi di stampa nazionali.
Attualmente è nella redazione della rivista “LeSfide”, edita dalla Fondazione
Craxi, e nel Comitato editoriale dell quotidiano online “L’Occidentale”.
Collaboratore de “Il Giornale” e de “Il Riformista”, è opinionista politico di
“formiche.net”, “Huffpost” e “nicolaporro”. Molto seguita è la sua rubrica
domenicale di riflessione politico-culturale “Ocone’s Corner” sulla rivista online
“startmagazine”. Un estratto di un suo articolo (Intervista a Remo Bodei,
in C. Ocone, Prendiamola con filosofia, Il Mattino, è stato utilizzato dal
Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca come documento per
la stesura della traccia della prova scritta di Italiano negli esami di Stato
conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore a.s. (Tipologia
BRedazione di un saggio breve o di un articolo di giornale2. Ambito
socio-economicoArgomento: La riscoperta della necessità di «pensare»).
Nella sezione Dal dopoguerra ai giorni nostri, Percorso 9f Il dibattito delle
ideeDall'“impegno” al postmoderno, Dal periodo tra le due guerre ai giorni
nostri) dell'antologia "Il piacere dei testi", editore Paravia, è
contenuto il suo saggio "Né neorealisti né postmodernisti" da
"qdR". Saggi: “Coronavirus. Fine della globalizzazione” Il Giornale,
Milano); “La chiave del secolo. Interpretazioni del Novecento” (Rubbettino,
Soveria Mannelli); “Europa. L'Unione che ha fallito, Historica, Cesena, “La
cultura liberale. Breviario per il nuovo secolo” Giubilei Regnani, Roma-Cesena);
“Attualità di Croce” Castelvecchi, Roma, “Il liberalismo nel Novecento: da Croce a
Berlin” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Il liberale che non c'è. Manifesto per
l'Italia che vorremmo” (Castelvecchi, Roma); “I grandi maestri del pensiero
laico, Claudiana, Torino); “Collingwood e l’Italia” Castelvecchi, Roma); “Il
nuovo realismo è un populismo” (Il Nuovo Melangolo, Genova, (Pietro Reichlin e Aldo Rustichini) Pensare
la sinistra. Tra equità e libertà, Laterza, Roma-Bari, Liberalismo senza
teoria, Rubbettino, Soveria Mannelli (con
Dario Antiseri), “Liberali d'Italia” Rubbettino, Soveria Mannelli (con altri autori) “Le parole del tempo.
Lessico del mondo che cambia” Pierfranco Pellizzetti, Manifesto libri, Roma); “Spettri
di Derrida, Annali della Fondazione europea del Disegno (Fondation Adami), Il Nuovo Melangolo, Genova); “Profili
riformisti. liberali per le nostre sfide” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Marx”
(Momenti d'oro dell'economia"), Roma); “La libertà e i suoi limiti.
Antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio, Laterza, Roma); “Croce.
Il liberalismo come concezione della vita” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Bobbio
ad uso di amici e nemici” (Marsilio, Venezia); “Manifesto laico, Laterza, Roma);
“Lessico repubblicano” (Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, ragionata degli
scritti su Croce; Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli. Cfr. Archivio
borsisti in Istituto Italiano per gli Studi Storici Premio Benedetto Croce, su mediamuseum. Comitato
Scientifico, su Fondazione luigi einaudi.
Riccardo Ficara, La Fondazione Einaudi allontana Ocone perché
"filo-sovranista", su Secolo Trentino, La Fondazione, su Fondazione
Giuseppe tatarella. Organigramma, su
nazionefutura. Fondazione Cortese di
Napoli in//Fondazione cortese/ Fondazione
Craxi, Comitato Scientifico dell'Istituto Maritain, sComitato Scientifico e di
indirizzo, su fare futuro fondazione.
rubbettino. Gianni Vattimo Pubblicazioni
La recensione, Caffe' Europa, Duccio Trombadori, Questo don Benedetto somiglia
a Nietzsche, su il Giornale, Il blog di GIANNI VATTIMO: Corrado Ocone e la
filosofia classica tedesca, su Gianni vattimo. blogspot. com. La filosofia politica è una pseudo-scienza.
Parola di filosofo. E che filosofo!, su reset.
Attualità di Croce su opac., Europa: l'Unione che ha fallito; opac., La natura del potere svelata dal
coronavirus, su il Giornale, Coronavirus: fine della globalizzazione, Store il Giornale,
Fine di una storia, il ritorno della politica? su leSfide. Chi Siamo, su loccidentale. MIUR Traccia della prova scritta di Italiano
per gli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore
anno scolastico su archivio .pubblica.istruzione. Il piacere dei testi QDR Magazine Qualcosa da Raccontare, La
chiave del secolo: interpretazioni del Novecento, opac., La cultura liberale:
breviario per il nuovo secolo; Attualità di Benedetto Croce / Corrado Ocone, su
opac., Il liberalismo nel Novecento: da Croce a Berlin /su opac., Il liberale
che non c'è: manifesto per l'Italia che vorremmo su opac., I grandi maestri del
pensiero laico ntroduzione di Massimo L. Salvatori, su opac., Robin George
Collingwood, Autobiografia / R. G. Collingwood; prefazione di Corrado Ocone, su
opac., Il nuovo realismo è un populismo / Donatella Di Cesare, Simone Regazzoni,
su opac., Pietro Reichlin, Pensare la sinistra: tra equità e libertà / Pietro
Reichlin, A. Rustichini, su opac., “Liberalismo senza teoria”; su opac., “Liberali
d'Italia”; D. Antiseri; prefazione di Giulio Giorello, su opac., Le parole
del tempo; M. Barberis; P. Pellzzetti,
su opac., Spettri di Derrida opac., Corrado Ocone, Profili riformisti: 15
pensatori liberal per le nostre sfide opac., Karl Marx: teoria del capitale /
[visto da opac., La liberta e i suoi limiti: antologia del pensiero liberale da
Filangieri a Bobbio, opac., Benedetto Croce: il liberalismo come concezione
della vita, opac., Bobbio ad uso di amici e nemici, opac., Manifesto laico /
Enzo Marzo; contributi di S. Lariccia on un intervento di N. Bobbio, su opac., Lessico repubblicano:
Torino, Maurizio Viroli, su opac., ragionata degli scritti su Croce, opac., La
genialità di Marx agli occhi dei liberisti, riconosce i pregi dell'analisi, in archivio storico.corriere
Premio al Premio Croce di saggistica, in premiflaiano Ssu corradoocone.com.
Grice: “Speranza calls me a liberal, but then he calls Locke and Humpty Dumpty
a liberal too.” Grice: “Mussolini set a puzzle for liberalism – the Italians,
disorganized as they are, had to create a party: they called it the ‘Partito
Liberale Italiano’ – which is bound to close down! It opened in 1922 – while I
was at Harborne!” -- Grice: “The test of
a man’s intelligence lies in his ability to name his party – partito liberale italiano
– partito liberale democratico – partito liberale constituzionale – the
addition of ‘italiano’ at the end of ‘partito liberale italiano’ ENTAILS that
what Borolli did at Florence, by founding his ‘partito liberale’ – since he
omitted to add the ‘italiano’ was not the partito liberale italiano – but
fiorentino at most! Similarly, the partito liberale democratico is NOT the
partito liberale italiano, nor is the partito liberale costituzionale.
Mussolini had it clearer: there’s only ONE partito – partito nazionale fascitsa
– the infix ‘nazionale’ means that provincials should not appy!” -- Corrado Ocone. Ocone. Keywords: liberali d’Italia, liberalism, dal
liberalism al fascismo, il partito nazionale fascista e il partito liberale – Refs.: Luigi Speranza: “Grice ed Ocone” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742710674/in/datetaken/
Grice ed Oddi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Figlio di Oddo degli Oddi, convinto sostenitore della scuola galenica.
Professore per incarico del Senato veneziano assieme a Bottoni a Padova, dove
insegna e introdusse senza ricevere emolumenti l'insegnamento della pratica
clinica nell'ospedale di San Francesco Grande, precedendo così tutte le altre
scuole. Commentari dell'Ateneo di Brescia
G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, coi tipi della Minerva, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dobbiamo al chiarissimo signor dottor Montesanto (Dell'origine della
Clinica medica di Padova ec.) la bella ed interessante notizia, che il nostro
Bottoni e il suo collega Marco Odd o, calcando le traccie luminose segnate dal
famoso Giambatista Montano pochi lustri prima, diedero novella vita al la
Clinica medica nello spedale di san Francesco in Padova, condotti dalla
solanobilebrama di giovare.E qui avvertire mo cogli sludiosi di medicina,che
ildotto autore, dopo aver dimostrato con incontrastabile evidenza che
l'Università pa dovana, la prima d'ogni pubblico Studio d'Europa, vanta la
fondazioneinessadiquellascuola,basedellamedica scien za,ci porge il documento
luminoso,che tanto onora li ricor dati professori, e in particolare il Bottoni
di cui favelliamo; il quale non essendo da tacersi, lo riporteremo come ci
viene fedelmenteecon eleganza vôlto inlinguaitalianadalprelo dato signor
Montesanto, che il trasse dagli Acta nationis ger manicae Facultatis medicae,
quae,convocata natione, prae lecta et examinata , digna judicata sunt,ut albo
nationis insererentur. Consiliariis Christophoro Sibenburger Carin thio,et
Samuel Keller Hallense Saxone,anno 1578. Vol. I. p.97. Manoscritto presso la
biblioteca dell'Imperiale Regia Università di Padova. dette in vita il
Boltoni , non è da passarsi solto silen zio quello d'essere stato dal Duca di
Urbino,unita mente ai altri quattro medici ,chiesto del suo consiglio onde
togliere la città di Pesaro e il territorio da alcu ne febbri pericolose che colà
infierivano.N e taceremo , come a'dinostrisidimostròbellamente(1),che il Bot
Merita,a comune nostro giudizio,di essere celebrato con riconoscente memoria e
di venir rammentato in questo luogo il beneficio sommo impartito alla nazione
nostra dall'eccel lentissimo uomo Albertino Bottoni , professore primario di
medicinapraticaestraordinaria,ilqualecondottodalla sin golare benivoglienza che
da più anni a noi concede,oltre all'averci anche in quest'anno dalla pubblica
cattedra con ogni cura ammaestrati,a fine di giovare vieppiù alla nostra
istruzione si riuni nelloscorso inverno all'eccellentissimo Marco degli Oddi,
medico ordinario dello spedale di san Francescoepubblico professore,econ
esso,finitalalezio ne,si trasferi sempre a quello speilale medesimo seguitoda
toni fu,insieme al suo collega Marco degli Oddi, il primo che dopo il
celebre Montano gettasse i più so noi per visitarvi parecchi infermi afflitti
da diversi generi di malattie :per talguisa egliaprissil'adito ad accuratamente
mostrarci come sidovessero applicare alla pratica quelle dottrine che avevano
fatto il soggetto della sua pubblica lezione , esercitando così i suoi uditori
in tutto ciò che al dotto e sagace medico appartiene di osservare e
dipraticarea pro de'suoimalati.Cessatefinalmentelelezioni,volendo il Bottoni
che neppure durante le vacanze dell'Università mancasse a noi qualche mezzo di
ammaestramento,e potesse per noiesserpostoaprofittoilnostro tempo,egliinuna
deter minata ora della mallina recavasi ogni giorno a quello stes so spedale
:quivi,visitando alternativamente col signor Marco degli Oddi gli ammalati,
andava instruendoci, ragionando intorno a qualche caso tra i più gravi da lui
osservati. Il Campolongo perciò, vistosi promosso a medico di quel l'ospitale, sipropose
egli pure, allafoggia de'provetti nostri precettori, di dare ogni giorno delle
pratiche istruzioni: nel di susseguente alla sua nomina occupò quindiprimo di
tutti con molta insolenza e temerità quel posto chesoleva essere destinato ai
nostri maestri; nè, occupatolo, volle cederlo ad essi. Fermo in suo pensiero
diragionare aigiovanida quel luogo, non già una sola volta, o per un giorno
solamente, rinnovò la scena istessa per più giorni; e non valseroa ri muoverlo
nè a piegarlo le nostre istanze, direlte a far sì ch'ei lasciasse liberi ü
luogo e l'ora occupati per lo innanzi dai nostri maestri,e che per sè volesse
scegliere altra ora ed altro luogo. Ma, ostinato egli oltre ogni credere,
giunse, coll'insistere per le sue pratiche istruzioni , a turbare quelle solite
a darsi dagli altri prima di lui. Se dal Campolongo solo avesse dovuto
dipendere, tutti saremmo stati esclusi dal Mentre simili esercitazioni,
con si maturo consiglio intra prese a nostro vantaggio, andavano proseguendo,
un certo medicoper nome Emilio Campolongo,digiovanile età,col. lega nell
Università e professore della stessa cattedra , m a in secondo luogo,di Marco
Oddo,riusci,non sisa come, ottenere che la ispezione a d siedeva e la cura
de'malati, cui prima pre ilsolo Oddo,venissefra entrambidivisa,permodo che
quind'innanzi gli uomini fossero medicati longo, e le femmine dall'Oddo. dal
Campo l'ospitale; il che pure minacciava apertamente di voler far
si che avvenisse. La quale insolenza, divenuta già intollerabile ai signori
professori Bottoni ed Oddo, meritevoli per ogni riguardo di molta stima e
riverenza, li costrinse a partire dallo spedale, e con essi partirono quanti vi
erano studenti della nazione alemanna,rimanendo così affatto solo ilCampolongo
nel luogo da lui tolto agli altri..... Informati poscia bene del fatio i
governatori dello spedale , costrinsero il Campolongo con severi modi a cessare
dalla sua pretesa, ingiungendogli, sepur voleva intraprendere qualche esercizio
a vantaggio di taluno degli studenti, di scegliersi un'altra ora ed u n altro
luogo. Cosi, mercè la prudenza dei nostri maestri e la costanza degli studenti
alemanni, fu vinta l'altrui pertinacia , edinostrieserciziivennerofelicementea
ricominciare. Essendosi allontanati, come sogliono, dall'Università glo ltaliani
per far le vacanze presso leloro famiglie, li signori Albertino Bottoni e Marco
Oddo, eccellentissimi uomini e della nostra nazione sommamente benemeriti, affinchèfar
potessimo qualche profitto nello spazio di tanti mesi, conti. nuarono le loro
pratiche istruzioni quasi ogni giorno nello spedale di san Francesco sino al
principio delle lezioni, con gran fatica e disagio loro,econsomma utilità nostra:della
qual cosa poco io dirò, potendo bene ciascuno dalla rela. zione del mio
antecessore rilevare le circostanze tutte che a
ciòsiriferiscono.Aggiungasi,chevenendo nellastateinvitati parecchi infermi alle
terme di Abano , onde rendersi vieppiù grati a'nostri, li condussero due volte
colà,dando per tutti cavalli e legno ilsignor Oddo, e quivi gl'instruirono
circa il valore medico delleacque termali e deifanghi. Verso lafine poi
dell'ottobre fattasi la stagione opportuna per le sezioni anatomiche, il Bottoni
e l'Oddo stabilirono di aprire i cada veri di quelle donne che morissero nello
spedale ; e ciò col fine d'indagare alla presenza degli scolari le sedi e le
cagioni dei mali : fu però d'uopo abbandonare ben tosto que lidi fondamenti
della scuola clinica in Padova , che precedette tutte l'altre in Europa. Lasciò
il nostro Bot Il Bottoni e l'Oddo continuarono anche nel successivo an no 1579
ad istruire nello spedale i giovani;ed in quest'anno pure vennero ad insorgere
nuovi dissidii, come ce ne informano gli atti di quell'epoca, raccontandosiivi quanto
segue: toni un monumento del suo buon gusto nelle arti in un palazzo
ch'ei fece erigere dirimpetto alla chiesa degli Eremitani inPadova (intorno al
quale allude la medaglia riportatadalTomasini(1),cheacquistatopo sto si utile
divisamento,poichè, mentre tutto era disposto per eseguire nel giorno appresso
la sezione di due donne, in una delle quali importava esaminare lo sluto
dell'utero,e nell'altra,mortaditabe,volevasidainostriprecettori scuo prire per
dove penetrasse una piaga fistolosa esistente al to race, il signor Campolongo
loro emulo propose a'suoi uditori d'intraprendere in quel giorno medesimo
l'anatomia dell'ute ro,esiserviper questa deidue suddetticadaveri.Nacque da ciò
che i governatori del pio luogo, resi avvertiti dell’ac caduto e mossi dalle
querele delle vecchie inferme, le quali temevano,morendo,di dover essere del
pari anatomizzate, prescrisserotanto all'Oddo,quanto al Campolongo, di astenersi
dall'incidere verun cadavere nell'ospitale, sotto pena di perdere lo stipendio.
In onta però alle tante opposizioni promosse dalla rivalità del Campolongo
contro il Bottoni e l'Oddo, perseverarono questituttavianell'utile loro impresa
d'istruirenellapratica medicina i giovani, conducendoli al letto dei malati
nello spe dale di san Francesco; poichè anche gli atti dell'anno 1587,
compilati dal consiglieredella nazione alemanpa Pietro Paolo Höchstetter di
Tubinga, ne parlano cosi:A ciascuno di noi è palese con quanta diligenzasi
diportasse ilsignor Albertino Bottoni nelle sue quotidiane esercitazioni. Ogni
giorno ei ci conduceva al lettodi un nuovo malato, e c'istruiva intorno aldi
lui morbo, indagandone dottamente le cagioni, esponendone i segni e le
indicazioni curative ,non che il prono stico :egli suggeriva inoltre non solo
le più opportune medi. cine di comune uso,ma quelle altresi chela sua pratica
particolare gli avea comprovate efficacissime; talche vennu ognora più a farsi
manifesta la singolare bontà con cui ila più anni questo insigne uomo ci
riguarda. Ond'è che,seb. bene le teorie mediche da noi apprese nelle
nostrecontrade possano a tutta prima allontanarci in qualche modo dal se guire
le sue lezioni,la somma sua felicità nella pratica e T'ottimo suo metodo di
medicare serve però a ricondurci in. torno a lui. Marco degli Oddi. Marco
degl’Oddi. Oddi. Keywords: implicature: filosofia naturale, Galeno.-- Refs.:
Luigi Speranza, “Grice ed Oddi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742042781/in/datetaken/
Grice ed Offredi – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Cremona). Filosofo. Gli era tributata grande autorità nell’ambiente filosofico.
Insegna a Pavia e Piacenza. In buoni rapporti con Eugenio IV, Visconti e Sforza. Saggi:“De primo et ultimo instanti in
defensionem communis opinionis adversus Petrum Mantuanum,” S.l., Bonus Gallus, Giambattista Fantonetti, Effemeridi delle
scienze, compilate da G. netti, Paolo-Andrea Molina, Rinascimento, Istituto
nazionale di studi sul Rinascimento, G. Robolini, Notizie appartenenti alla
storia della sua patria, raccolte da G. Robolini, pavese, G. Fantonetti,
Effemeridi delle scienze mediche, compilate da G. Fantonetti, Paolo-Andrea Molina. OFFREDI
CREMONENSIS ABSOLVTISSIMA COMMENTARIA[ocr errors] VNA CVM QVAE
STIONIBVS IN PRIMVM ARISTOTELIS Pofteriorum Analyticorum librum,
Nunc primum mendis oinnibus expurgati, & egregijs scolijs
marginalibus illustrata, AC DVOBVS INDICIBVS, ALTERO, Qy I RES IN
COMMENTARIIS tračtatas, altero, qui quastionum capita copiosissime
comple&titur, PRA E TERE A DVPLICI TEXTVS ARIST.
INTERPRETATIONE A V CTA IN LVCM RE DE V N
T. A PRAECLARISS. DOCTORIS Hoc aüt contingit propter posibilitatem intellectus
D APOLLINARIS CREMONE N. noftri, qui à principio eft sicut tabula rasa,
& non. 3. de anima tex. in librum primum Posteriorum mouetur ad intelligendum
, nisi de potentia ad actí cap.is. reducatur . sic autem intelligentia
non cognofcunt, Aristotelis , expofitio. cum semper in a£tu intelligendi
existant, & eodem CA P. I. modo , & nunquam in potentia.
Bruta etiam non Mnis doctrina, & discurrunt saltem discursu
pfe&to, quamuis in prin- omnis disciplina in- cipiosint in
potentia ad cognofcendum, & hoc eft telleştiua , ex præ- propter
imperfeétum eorum modum cognoscendi ; existenti fit cogni- Concedi tamen
poteft, q aliquo modo, & imper- tione. Manifestum feétè discurrunt .
Ex quo infertur, g per idem medium euidenter concludere habemus , nostrum
mia est autem hoc specu dum cognoscendi imperfe&tiorem esse modo
intelitia látibus in omnibus; gentiarī,et perfectiorem modo brutorum,per
hoc.f. mathematicæ enim scientiæ per
hunc cum difcurfu cognoscimus , qualiter neq; intelli- modum
fiunt, & aliarum unaquæq; ar- gentia, neq; bruta cognofcunt. Cũigitur
intelle&tui tium. Similiter aút & orationes,quæ p noftro sit
potentia semper admixta, & cūdiscursu Syllogismum, & quæ per
Inductionem; scientiā acquirat, in discursu autem error, et recti- Vtræq;
enim per prius nota faciunt do tudo esse poffit,vbietiam eft admixta potentia,
ma- lum, ö error cötingere poffit,vt colligitur de mente e &rinam
; hæ quidem accipientes,tanğà Arift.g . meta. cum dicit, q
malum naturaliter eft tex.6.19 B notis,illä uerò demonstrātes
uniuersale poft potentiā, & vlterius dicit, g in rebus æternis,
perid,quod eft manifestum fingulare. que semper sunt actu , non eft malum
, neque error, Similiter aút, & Rhetoricæ persuadent: oportuit artem
inuenire,qua in a&tibus rationis di- aut enim per Exemplú, & eft
Inductio: rigeretur humanus intelle&us in acquirêdo notitia aut per
Enthimema, quod quidem eft vnius, ex notitia alterius, & hæc fuit Ars
Logicæ. Cum autem triplex sit intellctus operatio, quarum
fyllogismus. secunda primam fupponit,& tertia secundāvt colli Mnis
doctrina,omnisý disciplina gitur 3. de anima (Prima eft fimpliciü
intelle&tio , Tex. c.at. Secunda eft fimplicium cõpositio,vel
diuisio, Tertia intellettina preexistente è co- eft cognitio discursiua.) His
tribus operationibus sed priores dus gnitione fit. Id, fi omnes que tres
correspondent Logicæ partes, quarum prima magis conuenite fiant pacto
consideremus,mani- habetur in lib.prædicamentorum Arist. G admi- Lui, quatenus
in feftum profeito fiet. Mathematica nang; niculis ipsius scilicet lib.
vniuersalium Porphiri, tellcdwet. fcientiæ illo comparantur modo, caterarú ý
lib. sex principiorum , obi logicè determinatur artium vnaquaque. Sanè circa
orationes de generibus, & fpeciebus predicamentorum , prout
quoque,fiueille p raciocinationes fiue per cunda eft, quæ habetur in
lib.Peryhermenias, vbi de cognitione quadam fimplici cognosci habent, sem inductioncm
fiunt, feruari modusidem fo- propositione determinatur, & fpeciebusipfius
tàną let:in utrisq; nanque,per antea nota doctri de inftrumento aliquid
compositiuè, vel diuifiuè co- C F na nimirum fit, quippe cum
in altera tanğ gnoscendi. Tertia verò in alys Logicelibris conti- à
cognofcétibus propofitiones accipiantur, netur, qui cõmuniter Ars Noua
dicuntur, vbi de in altera per singulare iam notüipfum vni.
instrumento determinatur, quo discurrere debet in uersale oftendatur.
Simili profe&to modo, telle&tus,o3. de fyllogismo, es consequenter de
alijs modis arguendi. Diuiditur autem tota illa pars hoc Goratoria
rationes fuadent, aut .n.exem modo , quia ficut in a&tionibus Nature
diuersitas plis,quod est inductio,aut enthymematibus reperitur, quxdam .n.
funt, qua ex neceffitate fiunt, g&quidē ratiocinatio est, facultas
ipsafolet quædam vi plurimum, quedam vero raro (propter oratoria fuadere.
defe&tum aliquem in natura,ficut monftra )sicin
discursibus rationis quidam sunt , in quibus est nePro indu&tione
expositionis huius libri Pofte- cefsitas, & ifti cum rectitudine rationis
habentur. riorum , fub breuitate, videnda funt quædam, v3. Ală sunt , per quos
vt plurimum verum concludiqua fuerit neceffitas, logicam inueniendi,&
confe- tur, non tamen necessariò. Alij verò funt , in quiquenter fcienciam
huius libri,Quis ordo huius libribus eft defectus rationis propter alicuius
principi ad cæteros libros logica Arist.Quis libri titulus,& defe&tum.
Pars logice, in qua de primis determiquid fubie&tú, & fic
consequenter habebuntur ipsius natur, iudicatiua dicitur, & eft illa,quæ
traditur in Non pigeat hoc cause. Quantū ad primum fciendum est primò,q libris
Priorum,& Pofteriorī,dita autem' est iudiloco videre Aszi cum modus nofter
cognoscendi fit medius inter mon catiua à iudicio, eo q iudicium eft cum
certitudine. dum intelligentiarī, er modum Brutoră, ab vtrifq; Vocata etiam eft
analetica .i.refolutoria, co gisa diftinguitur in hoc, g intelligimus cum
discursie. dicium certum de effe&tibus baberi nö poffit,nisifiat. Con
quelle stravaganze ed empietà iusegnavasi cercare col commercio de'demonj ,
colle magie e le incantagioni i rimedj delle malattie, e le maniere di
preservarsene. Meritavano maggior illustrazione e lode altri insignim e dici
Cremonesi di questo secolo. Apollinare Offredi s o lenne filosofo, astrologo e
medico, lettore di metafisica nello studio di Pavia e di Piacenza, caro ed
accetto ad Eugenio IV,Filippo Maria Visconti eFrancescoSforza. A Filippo Maria
protettor suo dedicò l’Offredi i suoi Commentarj di Aristotile sull'anima,
stampati poi in Milano nel 1474, sui quali piacemi di trascrivere il giudizio
che ne fece l'illustre mio concittadino ed amico I lprof. BaldassarePoli. Con
quest'opera, dic'egli,pre venne l'Offredi in alcuni principj sull'origine delle
i dee lo stesso Locke, ecome quegli che appartenendo a quell'onorata famiglia
de'filosofi peripatetici italiani, che al melodo naturale e sperimentale
aggiunsero quello della critica e delle proprie dottrine aveva proposto nuove
ricerche superiori al suo secolo, e di cui van tanto glo r i o s e l e s c u o
l e moderne. I n p r o v a d i c h e il p r o f. Poli ne'suoi saggi, e nella
sua storia della filosofia ita liana riferisce alcune proposizioni filosofiche
dell'Offredi tratte dalle opere sull'esposizione e sulle questioni de’libri
d'Aristotele de anima (che ebbero poi tante edizioni), dalle quali scorgesi
come l'Offredi svincolasse la filosofia dall'impero dell'autorità, e la posasse
sul sentiero della libera e coscienziosa verità. Quanto alla medicina
Apollinare fu celebrato per cure maravigliose fra i migliori medici del suo
tempo, e pubblicava al cune opere, di cui puoi vedere i titoli nell'Arisi.
Il 312 Elogia clariss. virorum Collegii Pisan.1750
negliopuscoliscientificidelCalogerà).Se condo ilVolaterrado e lo Spacchio non
scrisse quest'Of fredi opera alcuna, ma Marsilio Ficino ne fa onorevole
menzione in una sua lettera del lib. V , ove dice che dalla salvezza
dell'Offredi dipendeva quella della filo sofia de'suoi tempi.Non ricordato pure
da'vostri sto rici e biografi trovo Baccilerio Tiberio che è solo a c cennato
nella Biografia medica di Parigi (1820), da cui apprendesi ch'egli fu
professore di medicina a Bologna , Ferrara,Padova e Pavia, e mori -in Roma nel
1511. Scrisse un libro in latino intitolato Commentarj sulla filosofia di
Aristotele e di Averroe, che non sembra es sere giammai stato impresso.Poche
cose i nostri biografi ci tramandarono di Albertino de Cattanei o de Chiz zoli
o Plizzoli da non confondersi coll'altro Albertino di S. Pietro del secolo X I
V . IL Cattanei la dottissinio in varie scienze, dottrine e lettere, e
professore straor dinario di filosofia, fisica, etica e teologia prima a P a
dova nel 1450, indi a Bologna nel 1456, poi difilosofia morale e di medicina
nello studio di Ferrara e di Pisa nel 1473 collo stipendio di 495 fiorini d'oro
(Alidosi, Borsetti Storia del ginnasio di Bologna e di Ferrara.
Fabbrucci,op.cit., inCalogera 7,27).MarsilioFicino lo chiamava doctrinæ et
honestatis exemplar; morì, come pare,nel 1475,e lasciò alcune opere mediche
accennate dall'Arisi. Severino
Boezio 6.° secolo dell'era Cristiana, Hugues de St Victor (12.° secolo),
Alberto il Grande di Bollstädt (Svevia) e Alberto di Sassonia (13.° secolo),San
Tommaso (13.° secolo), Egidio Colonna (13.oe 14.°secolo), Guglielmo d'Alvernia
(13.° secolo), Enrico di Gand (Henricus de Gandano)del 13.°secolo, Roberto
Vescovo di Lincoln detto Testa Grossa (13.° secolo),il francese Giovanni
Gianduno o da Jandun contemporaneo e amico di Marsilio da Padova e di Pietro
d'Abano (14.° secolo), Giovanni Duns Scoto (14.°secolo)eAntonio
d'Andrea,AntoniusAndreae Scotista(14.°secolo),ilBurleusossiaWalter
Burleigh(14.°),Pietrod'AbanoossiaConcilialordifferentiarum (14.°),ilBuridano
(14.°),ilCajetano (Tommaso de Vio del 14.° secolo),Gregorio di Rimini
(Gregorius Ariminiensis generale degli Agostiniani nominalista del 14.°
secolo), Jacopo da Forlì e Gentile dei Gentili discepolo di Taddeo fiorentino
filosofi e medici del medesimo secolo; knalmente Pietro da Mantova logico, PaoloVeneto
filosofo, Apollinare Offredi medico e filosofo e Pietro Trapolino da Padova uno
dei maestri di Pomponazzi autore di un'opera De Ilumido Radicali, tutti del
15.0 secolo. Il Nifo e l'Achillini sono citati nelle Questioni aggiunte. Di Giovanni
Marliano milanese detto
ilCalcolatorefannomenzioneancheisuoilibrianterioriestampatiespeciequello
Deintensione el remissione formarum . La maggior parte di questi Commentatori
sono noti e annoverati sia nelle storie della Filosofia e della Letteratura,
sia nelle Biografie universali, e nelle Enciclopedie. Pietro d'Abano è uno dei
più citati e studiati dal Pomponazzi;è famoso e una sua accurata
biografiafral'altresitrova nella Storia scientifica o letteraria dello Studio
di Padova del Colle.Sopra Jacopo da Forlì che fu professore a Padova è da
notarsi al proposito di questo lavoro che egli è autore di un De
Intensionc 339 titolo più particolare che sta in testa alla prima
pagina dopo l'indice delle Questioni si rileva che esso pure si riferisce ai corsi
dati dal Pomponazzi sul De Anima a Bologna. Difatti il detto titolo è il seguente:
“In nomine individuae Trinitatis incipiunt quaestiones animasticae excellentissimi
artium et medicinae doctoris, domini Magistri Petri Pomponatii Mantuani philosophiam
ordinariam in bononiensi Gymnasio legentis. Sventuratamente il Codice di
Firenze non ha che 57 fogli invece di 267 che ne ha quello di Roma, e delle 79
Questioni di cui contiene l'indice,34 soltanto e non senza lacune vi sono
trattate; queste corrispondono generalmente per l'ordine in cui si ccedono,
alle prime del Codice di Roma, ma non sempre e talvolta con parole diverse. Le
Questioni del Codice di Roma sono 114 ed esauriscono tutto il trattato di
Aristotele, quelle del Codice di Firenze non vanno guari al di là della metà
dello scritto aristotelico e nelle 34 che sono esaminate e risolute non sono
comprese le più importanti dell'Indice come sarebbe quella della Immortalità
dell'anima,soggetto del libro famoso che porta questo titolo. Da un opuscolo
del Brunacci è accertato che a Padova ilPomponazzi comincið et Remissione
Formarum , come il Pom ponazzi,manoscritto registrato dal Tommasini nelle sue
Bibliothecae Palavinae manuscriptae publicae el privatae, Utini 1639 a pag. 37.
L'Apollinare, Pietro da Mantova e Paolo Veneto sano più d'una volta dal
Pompunazzi citati insieme; edifattosonotuttietreinpartedellalorovitacontemporanei.Paolo
Venetohafiorito nella prima metà del secolo XV ed è stato professore a Padova ;
la sua Somma di Logica e isuoi Commenti supra l'Organo sulla Fisica di
Aristotele e specialmente sul De Anima furono celebri e c o m mendatissimi. Di
esso parlano il Tiraboschi e il Papadopoli (Storia dell'Università di Padova) e
Poli nel Supplemento IV al Manuale della storia della Filosofia del Tennemann.
L'Apollinare fu della famiglia Offredi o degli Orfidii da Cremona (Vedi Francesco
Arisi, Cremona literata Tomo I pag. 248, Parma 1702 e Tiraboschi, Storia della
Letteratura italiana, TomoVI LibroI capo2,e LibroIl capo2); fiori verso la netàdel!V°secolo;
ebbe fama grandissima e fu chiamato l'anima di Aristotele. Risulta dal De Anima
del Pomponazzi a Carte 40 che su discepolo di Paolo Veneto « Paulus Venetus et
Apollinaris ejus discipulus ». Fu difensore della filosofia Cristiana contro l'Averroismo;
insegnò a Piacenza evi fu aggregato al Collegio medico. Il suo Commento al De
Anima di Aristotele esiste manoscritto nella Biblioteca palatina di Firenze.
Esso fu stampato più volte nel15°secolo; la prima edizioneè di Milano 1474 (Vedi
il Tiraboschi e il Sassi, Storia della Tipografia milanese). In un volume stampato
a Venezia nel 1492 (esistente nella Biblioteca Alessandrina di Roma) da Boneto
Locatelli si trovano 1.o la Logica di Pietro da Mantova; 2.o il trattatello di
questo professore sul primo e l'ultimo istante (“De primo et ultimo instante) citato
dal Pomponazzi nel suo “De Anima” ; 3.o un trattato responsivo di OFFREDI
Apollinare da Cremona al Mantovano in difesa della opinione comune; 4.° un
commento del Menghi alla Logica di maestro Paolo Veneto. Le due opere del
Mantovano portano questi titoli : l'iri praeclarissimi ac subtilissimi logicim
a incipit feliciter. Incipil sublilissimus tractalus ejusdem deinslanli. Il
trattato dell'Apollinare ha per titolo “Illustris philosophi et medici
Apollinaris Offredi Cromonensis de primo et ultimo instanti in defensionem
communis opinionis adversus Petrum Mantuanum seliciler incipil. Ecco il
principio di quello del Mantovano che il Pompovazzi cita colle parole Petrus de
Mantua o Mantuanus concivis meus: Incip il sublilissimus Tractatus ejusdem
(Magistri Petri Mantuani) de instanti. Dicemus primo naturaliter loquentes,
quod sola forma secundum se el quam libel sui proprietatem potest incipere el
desinere esse. Materia enim prima est ingenita el incorrutlibilis: el non plus
esl, - 340 eil 341 sul “De Anima” un corso che non potè
finire. Forse ad esso si riferiva il manoscritto che il Tommasini (Bibliothecae
Patavinae publicae et privatae) dicediaverveduto nella libreria privata del
Rodio ; quanto a quello di Firevze, il titolo ci avverte, come abbiam detto,
che esso deriva come quello di Roma dall'insegnamento psicologico del
Pomponazzi a Bologna.Si troverà nell'Appendice l'indice delle questioni che vi
sono registrate. È certo in ogni modo che il manoscritto di Roma è il Commento
intero del Pomponazzi sul De Anima di Aristotele, e ciò che più monta e risulta
dalla data apposta alla fine del medesimo, è l'opera della sua età matura, l'espressione
più completa del suo insegnamento più importante, il corso da lui dato o
compiuto sul “De Anima”, nel tempo che segnò l'apice della sua attività, in
quell'anno 1520 in cui egli stesso datava dalla Cappella di S. Barbaziano in
Bologna il De Naturalium Effectuum Causis, fu ilvelerit de materia prima in rerum
natura quam nunc sil, velminus. Secundum tamen verilalem (cioè la fede) malaria
ali quando desinil esse ulinc onsccralione, plusaulem velminusali quando est de
forma tam subslunliali quam accidentali. Sed hoc proposilum non destruil. Er
quo sequilur quod si aliquod ens nalurale incipil vel desinil esse, ipsum
incipil vel desinit esse propter cjus formam substanlialem quae incipit vel
desinit esse. Premessa la eternità della materia, tutto il trattato si aggira
sulle difficoltà e le antinomie che possono sorgere dalla applicazione delle
categorie del moto e della quantità alla generazione e alla cessazione delle
forme nella materia, e specialmente dalla relazione della materia con la forma
nei virenti. La qualità delle argomentazioni giustifica la parola sublilissimus
aggiunta al titolo del Trattato e ricorda i ragionamenti della Scuola Eleatica
e specialmente di Zenone sul moto. Questo libro è uno dei più curiosi esempii
dell'ardire pur troppo sterile quanto ai risultati o b biettivi,ma non
infecondo quanto alla ginnastica della mente,con cui la Dialettica del Medio
Evo e della Rinascenza si accinse alla soluzione dei problemi più difficili.
Nel manoscritto di Firenze sopracitato come anche in quello che qui facciamo
conoscere Pietro Mantovano è spesso designato colle iniziali P. M. Il Sig.
Fiorentino è rimasto dubbioso se queste let tere indicassero Pietro Manna
cremonese, che il Pomponazzi nell'Apologia chiama viracerrimi in genii
gravissimique judicii. Essendo il Manna cremonese, è chiaro che il Pomponazzi
non poteva chiamarlo concivis meus. Di Pietro Trapolino, il più celebre dei due
Trapolini che il Pomponazzi ebbe per maestri, ecco ciò che dice il Papadopoli
Libro III, Sezione 2.a capo 6 della sua storia dell'Università di Padova.
Petrus Trapolinus Patavii nalus patricia genle....philosophus, malhemalicusel medicus
declinante SaeculoXV celeberrimus, Medicinam in Gymnasio palrioprofessuseslutconstatex
Albis gymnasticis. VixilannosLVIII; viveredesiitan. MDIX caipsadiequa caplum
direplumque Patavium estab exercilu Maximiliani, in eaquererum catastrophe quaemulla
conscripseralperiere. Superesiquem juvenis ediderat liber de Ilumido radicali.
Di AntonioTrapolino suo precettore in medicinail Pomponazzi parla nella12a delle
sue Du Vilazioni sopra il4o dei Meteorologici di Aristotele adducendo le
difficoltà che egli scolaro gli opponera su certe cause della mutazione delle
forme nei misti. Ivi l'autore avvicina Antonio Trapolino a Gentile Gentili, a Jacopo
da Forlì e a Marsilio (di Santa Sofia) altri rinomati professori di M e dicina
nell'Università di Padova. Di Pietro Roccabonella che fu pure suo maestro è
menzione alla fine del De Falo. Finalmente di Francesco di Neritone altro suo
professore oltre al cenno che ne fa. Grice: “Italians are rightly obsessed with
Pomponazzi. They complained he looked more ‘a Jew than an Italian,’ but he
predates Ryle’s Concept of Mind. One of his influences is Offredi, a lizii –
who wrote not just on Aristotle’s De Anima (a manuscript Pomponazzi consulted)
but who himself set to defend Pomponazzi – to prove that he was a real lizio,
he wrote on Analytica Posteriora too – “Only a true lizio will comment on
that!” -- Offredi. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed
Offredi,” The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692203750/in/photolist-2mKS4ff
Grice ed Olgiati – classici – filosofia italiana –
Luigi Speranza -- (Busto Arsizio). Filosofo. Grice: “I’m impressed that Olgiati
dedicated a whole tract to the idea of ‘soul’ in Aquino!” Figlio di Giuseppe
Olgiati e Teresa Ferrario, si formò presso Seminari milanesi. Collaborò con Gemelli
e Necchi alla Rivista di filosofia neo-scolastica e fondò con loro il periodico
Vita e Pensiero. Fu insignito da Pio XI del titolo di Cameriere Segreto e da
Pio XII di Protonotario Apostolico. Inoltre fu, assieme ad Gemelli, uno dei
fondatori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Presso tale ateneo insegnò
nelle facoltà di Lettere, di Magistero e di Giurisprudenza. Fu condirettore
della Rivista del Clero Italiano insieme a Gemelli. Fu autore di innumerevoli
scritti relativi alla religione e all'istruzione. I suoi allievi più illustri
furono Melchiorre e Giovanni Reale. Tomba di Agostino Gemelli mons. Olgiati. Il
libro Le lettere di Berlicche, scritto da C. S.Lewis, oltre ad essere dedicato
a Tolkien, è dedicato anche a Olgiati. Medaglia d'oro ai benemeriti della
scuola, della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro
ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte — Università Cattolica
del Sacro CuoreLa storia: Le origini, su uni cattolica. Saggi: “Religione e
vita” (Vita, Milano); “Schemi di conferenze” (Vita, Milano); “I fondamenti
della filosofia classica” (Vita, Milano); “Il sillabario della Teologia” (Vita,
Milano); “Il concetto di giuridicità in Aquino” (Vita, Milano); “Marx” (Vita,
Milano); Il sillabario della morale Cristiana” (Vita, Milano); “Il sillabario
del Cristianesimo, Vita, Milano) b I nuovi soci onorari della Famiglia Bustocca.
Almanacco della Famiglia Bustocca per l'anno 1956, Busto Arsizio, La Famiglia Bustocca,
Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco
Olgiati. Olgiati. Keywords: classici, il gusto per l’antico, ius, Aquino,
sillabario, filosofia classica, filosofia no-classica, logica classica. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice ed Olgiati” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701662254/in/photolist-2mPyVEK-2mLLy7L-2mLLy6U-2mKFrQ6-2mLGwVU-DvhhWW-DhRHD2
Grice ed Olivetti – l’archivista – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Grice: “Olivetti deals with some topics dear to me and Strawson,
like subject, transcendental subject, and the rest – he also uses ‘analogy,’
which is a pet concept of mine – I have been compared to Apel, so the fact that
Olivetti in his ‘conversational’ approach relies on him, helps!” - Professore a
Roma -- preside della Facoltà di filosofia. Formatosi nella Facoltà di
Filosofia di Roma negli anni sessanta, confrontandosi con i temi del rapporto
fede e ragione nell'ambito di un collegio di docenti orientato sul versante
marxista, storicista, postidealista, trovò in Zubiena il suo maestro. Con lui
iniziò una collaborazione intellettuale che lo portò a studiare i temi della
filosofia della religione, partecipando ai colloqui romani inaugurati dal
filosofo piemontese, dapprima come segretario e poi, dopo la morte di Zubiena come
organizzatore. Dopo iniziali studi di estetica religiosa e di filosofia
classica tedesca, si dedicò alla ricerca di un approccio neo-trascendentale al
tema della religione, insegnando filosofia morale a Bari e poi sostitundo
Zubiena nella cattedra romana di filosofia della religione. Giunse dopo
l'incontro decisivo col pensiero di Lévinas, ad elaborare una concezione di
questa disciplina come antropologia filosofica e etica in quanto «filosofia prima
anzi anteriore» su base storica, nata dalla dissoluzione in età tardo
settecentesca, soprattutto ad opera di Kant e Hegel, della onto-teologia. Molta
rilevanza aveva nel suo insegnamento lo studio dei classici tedeschi, in chiave
storica, e da ultimo il confronto sia con la fenomenologia, specie con Lévinas
e Marion, sia con la filosofia analitica. In Analogia del soggetto, la sua
opera maggiore, l'autore elabora una teoria analogica del soggetto, riprendendo
suggestioni di Husserl, Apel e Lévinas, confrontandosi con Heidegger e
suggerendo una teoria dell'"umanesimo dell'altro uomo" su base
staurologica ed etico-interinale («espropriarsi del caritatevole nell'interim
interlocutivo» ibidem). La tesi è che non esiste un'essenza dell'essere
umano. Tale essenza è immaginata, e senza siffatta immaginazione l'essere e
l'umano non si coapparterrebbero. Così si dice, in un certo senso la fine
dell'etica. Tuttavia così si dice anche che l'etica, e non l'ontologia, è la
filosofia prima, anzi anteriore. Di seguito l'autore prospetta un ripensamento
del soggetto trascendentale, con un differimento dell'ergo rispetto al cogito
cartesiano, partendo dal “loquor,” ovvero «dall'origine analogica di ogni
logica, in modo da scomporre la presenza trascendentale in sum-prae-es-abest.
Si perverrebbe così all'abbozzo di un «ripensamento dell'appercezione
trascendentale, in modo tale da reimmettere il pensiero rappresentativo nella giusta
traccia della rappresentazione. Attività accademica e influenza Direttore
dell'Istituto degli Studi Filosofici E. Castelli e poi dell'"Archivio di
Filosofia", si fece promotore di colloqui e convegni nei quali conveniva,
a Roma, ogni due anni, nei primi giorni di gennaio, l'élite della filosofia
della religione europea e mondiale (P. Ricœur, J.-L. Marion, V. Mathieu, S. Quinzio,
V. Melchiorre, E. Lévinas, L. Lombardi
Vallauri, B. Forte, B. Casper, Ingolf Dalferth, Jean Greisch, P. Capelle, Jean
François Courtine, E. Falque, Piergiorgio Grassi, Paul Gilbert, S.J. Stéphane
Mosès, Paul Mendes-Flor, P. Prini, Adriaan Peperzak, Richard Swinburne, Gabriel
Vahanian, Marcel Hénaff, Vincenzo Vitiello, Xavier Tilliette, Michel Henry,
James Taylor, tra gli altri). Nelle sue prolusioni e nei suoi contributi
introduttivi si prospettava lo sfondo su cui si sarebbero esercitati i
contributi e le discussioni del Colloquio, di seguito pubblicati in numeri
monografici della Rivista "Archivio di Filosofia". I temi
trattati erano spesso centrali nell'elaborazione di una filosofia della
religione come filosofia tout court e abbracciavano, negli anni ottanta e
novanta del Novecento, temi centrali come "Teodicea oggi?",
l'argomento ontologico, l'Intersoggettività, il Dono, la Filosofia della
Rivelazione,il Sacrificio, il Terzo. La sua personalità riservata entro
l'ambito strettamente scientifico e il rigore speculativo dei suoi scritti non
ne hanno favorito una conoscenza pubblica al di là dei circuiti accademici, e
il suo insegnamento ha lasciato un traccia significativa costituendo una vera e
propria scuola di filosofia della religione. Saggi: “Il tempio simbolo
cosmico” (Milani, Padova); “L'esito teo-logico della filosofia del linguaggio” (Milani,
Padova); “Filosofia della religione come problema storico” (Milani, Padova); “Da
Leibniz a Bayle: alle radici degli Spinoza briefe, “Archivio di filosofia”; “Analogia
del soggetto” (Laterza, Roma); "Filosofia della religione" in La
filosofia, Le filosofie speciali (Pomba, Torino); Avant-propos, in Le Tiers,
Archivio di Filosofia Archives of Philosophy, Considerazioni introduttive sul
tema: Postmodernità senza Dio?, in «Humanitas»
a.c. di F.Ciglia e De Vitiis Traduzioni e curatele: Kant I., La
religione entro i limiti della sola ragione, Romam Laterza); “La religione nei
limiti della sola ragione, I.Kant (Laterza, Roma); “Saggio di una critica di
ogni rivelazione, con introduzione J.G. Fichte, Laterza, Roma) ; Dizionario
Biografico degli Italiani, Volume 79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana,. Francesco Valerio Tommasi, Archivio di filosofia », 7Francesco Valerio
Tommasi, Le persone, infiniti fini in sé. Un ricordo lettore di Kant, « Studi
Kantiani », Filosofia della religione Fenomenologia Ontologia Teologia Fede
Ragione Bruno Forte, Del sacrificio e
dell'amore_In memoria, su, Tributo dell'Roma, Istituzioni collegate, su
filosofia.uniroma1. E. Giacca: un
filosofo della religione", Giornale di filosofia, su
giornaledifilosofia.net. Archivio di filosofia, su libraweb.net. Marco Maria
Olivetti. Oivetti. Keyword: implicatura, l’archivista -- “philosophy of
language.” Cratilo, teologia del linguaggio, esito teo-logico della filosofia
del linguaggio, la religione razionale secondo Kant, l’idea de fine –
autonomia, il regno dei fini in Kant, religione e linguaggio, l’esito teologico
della filosofia del linguaggio, Jacobi. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice ed Olivetti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701272178/in/photolist-2mPSNGy-2mPZjhA-2mLJBAD-2mLN3xV-2mLEvWg-2mLEwLN-2mLJzAr-2mLN4xk-2mLEwYs-2mLyZUY-2mLGjg5-2mLCQLJ-2mFYSKW-2mFTkXC-FcebeC
Olivi (Undine): Enrico Palladio degli
Olivi (Udine). medico e storico italiano. Anche filosofo.
Grice ed Opocher – giustizia – filosofia
italiana – IVSTVM QVIA IVSSUM -- Luigi Speranza (Treviso).
Filosofo. Grice: “There are two
points that connect me with Opocher: ‘individuality’ in Fichte, since I love
the problem of the in-dividuum, perhaps influenced by my tutee Strawson
(“Individuals!”) – and Opocher’s ‘analisi’ as he calls it, of the ‘idea’, as he
calls it, of ‘giustizia’, particularly in Thrasymachus, for which I propose an
eschatological study!” -- Enrico Giuseppe Opocher (Treviso), filosofo. Con
Adolfo Ravà e Giuseppe Capograssi è considerato uno dei maggiori filosofi del
diritto italiani del Novecento[senza fonte].
Nacque da Enrico Giovanni, ginecologo di fama, e da Ida Cini. Durante la
Grande Guerra la famiglia, timorosa dei bombardamenti, si trasferì dapprima
nella periferia di Treviso, quindi a Pistoia presso una parente. Gli anni
successivi riportarono un clima di serenità e agiatezza, nel quale Enrico
crebbe, dividendosi tra la città natale e Vittorio Veneto, meta delle sue
vacanze estive. Dopo il liceo fu
avviato, secondo il volere del padre, agli studi giuridici, benché fosse
decisamente più inclinato verso la filosofia. Nel 1931 si iscrisse alla facoltà
di giurisprudenza dell'Padova, ma continuò a coltivare i propri interessi
personali seguendo le lezioni di filosofia del diritto tenute da Adolfo Ravà.
Sotto la guida di quest'ultimo stilò una tesi su La proprietà nella filosofia
del diritto di G. A. Fichte, con la quale si laureò brillantemente. Ottenuta la
libera docenza, vinse il concorso per la cattedra di filosofia del diritto
presso la facoltà di giurisprudenza dell'Padova, succedendo a Bobbio che in
Veneto era divenuto segretario regionale del Partito d'Azione. Nell'ateneo
padovano insegnò ininterrottamente per quarant'anni, tenendo lezioni per i
corsi di filosofia del diritto, di storia delle dottrine politiche e di
dottrina dello stato Italiano. È
ricordato in maniera particolare per i suoi studi sull'idea di giustizia, e sul
rapporto tra diritto e valori, nonché per la redazione di un celebre manuale,
Lezioni di filosofia del diritto, prima edizione 1949, usato da generazioni di
allievi. Fu magnifico rettore
dell'Università. È stato Presidente della Società Italiana di Filosofia Giuridica
e Politica. Influenzato dall'amicizia con il cattolico Capograssi e col laico
Bobbio, fu azionista con Bobbio e Trentin, condividendo (a Palazzo del Bo) le
attività cospirative della Resistenza locale. Nel dopoguerra rimase amico
stretto di Trentin e di Visentini, divenendo a sua volta il maestro di Toni
Negri. Saggi:“Individuale” (Padova, MILANI); “Esperimentato”
(Treviso, Crivellari); “Giusto” (Milano, Bocca); “Filosofia del diritto” (Padova,
MILANI); “Gius-to” (Padova, MILANI); “Gius-to” (Milano); Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Fulvio Cortese, Liberare e federare: L'eredità
intellettuale di Silvio Trentin, Firenze University Press, 2citando D. Fiorot,
La filosofia politica e civile – filosofia CIVILE --. in Scritti, G. Netto, Ateneo di Treviso,
Treviso, Vedi G. Zaccaria, Il contributo italiano alla storia del Pensiero,
Padova, I rettori Unipd | Padova, su unipd. Denominazione attuale: Società
Italiana di Filosofia del Diritto, vedi.
Giuseppe Zaccaria, Il Rettore della tolleranza, in La Tribuna di Treviso,
Toni Negri: «Un uomo davvero libero nell'università chiusa degli anni '60», in
[Il Mattino di Padova] Giuseppe Zaccaria, Ricordo Omaggio ad un maestro, Padova, MILANI, 2Giuseppe
Zaccaria, Il contributo italiano alla storia del PensieroDiritto, Società
Italiana di Filosofia del Diritto, su sifd. Grice: “Opocher is concerned with
‘iustum quia iussum,’ which while transparent to Cicero as analytically false a
posteriori, it is just impossible to express in Anglo-Saxon or English. Both
iustum and iussum come from the same root. So what is just is what is
commanded. The principle of positivism. Opocher finds this all too easy, so he
rather examines Fichte, who tries to express in his vernacular vulgar (Recht,
Wesen, Gemein Wesen, and so forth) all the ideas of contractualism – a contract
between a ego and alter – on the wake of the beheading of Marie Antoinette!” . Opocher.
Keywords: giustizia – fairness, gius, il concetto di gius nel diritto romano,
iustum non quia iussum – verbal aspect here --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
ed Opocher: giustizia del neo-Trasimaco.” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742604009/in/dateposted-public/
Grice ed Ordine – BRVNO – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Diamante). Filosofo. Professore a Calabria.
Rriconosciuto come uno dei massimi studiosi del Rinascimento e Bruno. Ben noto
ai lettori per i suo eccellente saggio su Bruno, è anche uno dei migliori
conoscitori attuali del milieu sociale, artistico, letterario e spirituale
dell'età del Rinascimento e degli inizi dell'Età moderna.Sigillo d’Ateneo
dell’Urbino. Centro di Studi Telesiani,
Bruniani e Campanelliani. “L' utilità dell'inutile” (Milano, Bompiani). Opere:
“La cabala dell'asino”, “Asinità e conoscenza in Bruno” (Teorie & oggetti,
Napoli, Liguori, Collana I fari, Milano, La Nave di Teseo); “La soglia dell'ombra -- Letteratura, filosofia
e pittura in Bruno” (Venezia, Marsilio); “Contro il Vangelo armato: Bruno, Ronsard
e la religione” (Milano, Cortina); “Teoria
della novella e teoria del riso” (Napoli, Liguori); “Tre corone per un re.
L'impresa di Enrico III e i suoi misteri” (Milano, Bompiani). Classici per la
vita. Una piccola biblioteca ideale, Collana Le onde, Milano, La Nave di Teseo,
Gli uomini non sono isole. I classici ci aiutano a vivere” (Milano, La Nave di
Teseo). Grice: “Some like Bruno, but I don’t – for one, he was a PRIEST before
he was burned – no philosopher *I* know is a priest. Being a priest, as A. J.
P. Kenny well knows, disqualifies you as a philosopher. Campanella was a priest
too, and I’m not sure about Telesio. I mention the three because while there is
a Keats-Shelley Association in Rome, only the Italians can think of ONE centro
di studi TELESIANI, BRUNIANI e CAMPANELLIANI – enough to have a triple split
personality!” Nuccio Ordine. Ordine. Keywords: Bruno, futilitarianism, riso,
risus significant laetiia animae – il sorriso di Macchiaveli, centro di studi
telesiani, divenne centro di studi telesiani, bruniani, e campanelliani! –
telesio not a priest!--. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ordine: l’inutilita
dell’utilitarismo di Geremia Bentham” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741075342/in/datetaken/
Grice ed Orestano – l’opzione eroica – filosofia
italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Alia). Filosofo, self-described as a ‘Federalista
siciliano’ --. Grice: “There is something pompous about Italian philosophers
and their isms – Orestano’s ism is the superrealism!” Grice: “When I was invited to deliver my
lectures on the conception of value, I was hoping it was a first, but Orestano
had written two big volumes on it!” – Studia a Palermo. Insegna Palermo, Pavia,
e Roma. Collabora con Marinetti nella concezione del futurismo, e lavorando ad
alcune pubblicazioni comuni. E inoltre vicino alle idee politiche, collaborando
tra l'altro con “Gerarchia.” Invitato da Balbo nella Libia italiana, difende gli
ideali e gli intenti italiani in contrapposizione al nazionalismo. E eticista,
fenomenologo e promulgatore d'un'idea filosofica positivista che egli stesso
denomina “super-realismo.” Si ritira a vita privata nel su palazzo di Roma per
dedicarsi alla sua opera principale “Nuovi principi” (Milano, Bocca). Membro
dell’Accademia d'Italia e della Società filosofica italiana e dell’Istituto
Siciliano di Studi Politici ed Economici. Autore di noti aforismi, a lui sono
intitolate una via di Roma e una scuola di Palermo. Saggi: “Opera omnia”
(Padova, C. E. D. A. M.); “Comenio”, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti
della scuola”, Angiulli, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti della
scuola”, A proposito dei principi di pedagogia e didattica” (Città di Castello,
Alighieri);“Un'aristocrazia di popoli -- saggio di una valutazione
aristocratica delle nazionalità” (Milano, Treves); “Verità dimostrate, Napoli,
Rondinella); “Opera letteraria di Benedetta, Roma, Edizioni Futuriste di Poesia);
“Esame critico di Marinetti e del Futurismo” (Roma, Estratto dalla
"Rassegna Nazionale"); “Civiltà europea e civiltà americana” (Roma,
M. Danesi); “Nuove vedute logiche” (Milano, Bocca); “Il nuovo realismo”
(Milano, F.lli Bocca); “Verità dimostrate, Milano, Bocca); “Idea e concetto” (Milano,
Bocca, Celebrazioni I, Milano, Bocca Editori, Celebrazioni, 2, Padova, MILANI, “Filosofia
del diritto” (Milano, Bocca, Gravia levia, Milano, Bocca); “Saggi giuridici,
Milano, Bocca); “Verso la nuova Europa” (Milano, Bocca); Prolegomeni alla scienza del bene e
del male, Milano, Bocca); “Leonardo, Galilei, Tasso” (Milano, Bocca); “La conflagrazione
spirituale e altri saggi filosofici” (Milano, Bocca); “Pensieri, un libro per
tutti”; Studi di storia della filosofia”; “Kant”; “Rosmini-Serbatti”; “Nietzsche”;
Contributi vari, studi pedagogici, studi danteschi; Aligheri e saggi di
estetica e letteratura; conversazioni di varia filosofia; corsi, ricerche e conferenze,
studi sulla Sicilia, Filosofia della moda e questioni sociali, Dizionario Biografico degli Italiani, E. Guccione,
L'idea di Europa in Federalisti
siciliani tra XIX e XX secolo, A. R. S. Intergruppo Federalista Europeo,
Palermo, E. Guccione, Da un diario una nuova pagina di storia, in La politica tra storia e diritto, Scritti in
memoria di L. Gambino, G. Giunta” (Angeli, Milano); Dizionario Biografico degli Italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Quando i vincitori scrivono la storia della
filosofia: il caso di F. Lamendola, Arianna, O. Castellana, Il rapport tra stato e Chiesa nel
pensiero politico, Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici. I valori
egoistici risultano espressi con le lettere T e e te1 Hay Ja, Un Un,, Tv Uy. Gli
valori altruistici sono espresso con le lettere: i. I valori neutrali sono
espresso colle lettere : Ym. Siccome non si propone di dare una teoria compiuta
dei fatti concomitanti di questo o quello valore, ma solo di ANALIZZARE tal unicasi
va speciali, così, quando adopera
i simboli senza l'indice soscritto, intende significare il valore egoistico –
con la lettere ‘e’ sottoittesa. Questi simboli possono esprimere questo o
quello BENE, ma anche questa o quella volizione a questo o quello BENE riferentisi.
Per indicare una volizione, si adopera il stesso segno *fra parentesi quadratti*.
Infine, si suppone, di regola ceteris paribus,che la circostanza concomitante
sia sempre una sola, la quale, insieme alla volizione, formi ciò che chiamamo
il “bi-nomio” della volizione. Se le circostanze sono più, allora si forma un “poli-nomio”
della volizione. La precedenza di una lettera in un binomio o un polimonioindica
il valore principale, sia desiderato o sia attuato. In che modo i fatti
concomitanti del valore sono connessi collo scopo della volizione? Siccome ogni
scopo di volizione è anche un oggetto di valutazione, la domanda può formularsi
così. Come i valori possono entrare in connessione tra loro? Si noti però che
la connessione deve stabilirsi prima del cominciamento della volizione, giacchè
questa volizione deve tenerne conto. Le co-esistenze casuali restano
naturalmente escluse. Tra lo scopo dellla volizione e l'oggetto della
valutazione concomitante possono correre varie relazioni. C’e una relazione
d’identità. Ciò che il artista o un
politico come Mussolini crea non soddisfa lui SOL tanto, apparirà sempre in
qualche modo come un BENEFICATORE di tutta una sfera di uomini – la nazione
italiana. C’e una relazione di CO-ESISTENZA di più qualità di una stessa cosa, o
anche di più cose. Per esempio, un tale VUOL comprare un piano che ha (+) un
bel tono. Ma il piano ha anche (-) una cattiva meccanica. O un cane da guardia
molto vigile (+), il quale però morde (-). O una macchina automobile che lavora
bene (+), ma che fa rumore e fumo (-) ,ecc. C’e un nesso causale, nelle sue due
forme: a) lo scopo è CAUSA di conseguenze valutabili. Il politico chi, per
esempio, promuove il movimento e l' industria dei forestieri, mira ad
arricchire la sua nazione (+), ma anche la de-moralizz (-). b) lo scopo non si può
raggiungere che come EFFETO di dati valori morali. Per esempio: un fabbricante
per . Ora torniamo alla domanda principale. In che modo il valore morale
di una valutazione dipende dai valori concomitanti, e,in caso di un simple bi-nomio
della volunta, dal valore concomitante? Abbiamo distinto quattro categorie di
valori, “g”, “T”, “u”, e “u”, le quali si applicano anche ai fatti
concomitanti. Però il caso u si può omettere, perchè non accadrà mai, CHE SI
VOGLIA UN PROPRIO NON-VALORE PER sè stesso. Rimangono così tre possibilità, le
quali, liberamente combinate, dànno *dodici* casi che costituiscono la tavola
dei valori. Per l'esame di questi casi bisogna pensare che ad un oggetto di
volizione si aggiungano gli altri come fatti concomitanti, e osservare le
variazioni di valore che questo intervento produce. La VOLIZIONE ‘POSITIVAMENTE
ALTRUISTICA’ (benevolenza e beneficenza) è data da una formula. Il momento più
importante è qui l'associazione della circostanza concomitante u, IL PROPRIO DANNO.
È evidente che l'aggiunta di questo secondo momento accresce il valore di (i) e
di tanto, quanto più grande sarà il sacrificio proprio. Indicando il valore con
“W” ,si avrà dunque: W(ru) > WV. Se invece si aggiunge “u”, IL DANNO ALTRUI,
sia dello stesso beneficato (quando il beneficio produce pure un MALE al
beneficato), sia di persone estranee al rapporto (quando per beneficare uno si
danneggia altri), allora il valore della volizione con questa circostanza
concomitante diventerà minore. E la formula sarà: W(ru) < W(r). Se la
circostanza concomitante è pure in favore del beneficato, allora la formula
sarà indubbiamente: guadagnare di più deve migliorare la condizione
materiale dei suoi operai. W (rr)> Wr. glianze. Invece
L’AGGIUNTA DEL VANTAGGIO PROPRIO AL BENE ALTRUI nè diminuisce, nè aumenta il valore.
La volizione egoistica è espressa dalla formula, la modificazione più grave qui
si ha, quando al caso si aggiunge la circostanza del MALE ALTRUI. Allora si avrà: W(gu)<W(9). Se
la circostanza concomitante è invece “r”, il valore della volizione egoistica
si eleva: W(gr) > W(g). Che poi alla volizione egoistica si aggiunga la
circostanza secon aria di un ALTRO PROPRIO VANTAGGIO (plusvalia) o anche di un
proprio danno, non modifica il valore di (g). Si avranno quindi le due egua W
(99)= W (g)= 0 W(gu)= W(9)=0. Così pure si aumenta il non-valore, se oltre al
danno principale si aggiungono altri danni. Epperò: W (UU)< W (U). Per
quanto il caso sia inusitato, si può prevedere anche, che al male altrui si
associ una qualche conseguenza buona, indiretta, W (rg)= Wr. La volizione
altruistica negativa o anti-altruistica è espressa con una formula. Se per
attuare il danno altrui, si fa anche il danno proprio u, questa circostanza aggrava
il male e aumenta il non-valore: W (uu) < W (u). W(UY) > W(u). Il
fatto concomitante della propria utilità non aggiunge nè toglie al valore della
volizione principale anti-altruistica. Si avrà quindi l'eguaglianza: W (ug)= W
u. La somma dei risultati ottenuti si può disporre in un Quadro. W(rr) >
W(v)? W(gr )> W(g)? W(ur)> W (U)? W(yg)=W(r) W(99)=W(g)=0 W(ug)=W(U)
W(ru)<W(Y) W(gu)<W(g) W(UU)<WU) W(ru)>W(V) W(gu)=W(g)=0
W(uu)<W(U). Da questo quadro si rileva che le circostanze concomitanti con
segno negativo non sono più feconde di effetti di quelle con segno positivo. Di
queste ultime, “g” non modifica nulla, e “r” non dà risultati sicuri, come
indica il punto interrogativo. L'influenza dei fatti concomitanti si può dunque
riassumere così. Agisce aumentando debolmente il valore. ‘g’ non modifica nulla.
‘u’ diminuisce grandemente il valore. ‘u’ opera secondo lo scopo della
volizione -- ora aumentando, ora diminuendo e ora non-modificando il valore. Si
è già detto che sarebbe uni-laterale il voler giudicare del valore morale di
una volizione dallo scopo ;che però, in quanto lo scopo prende parte alla
determinazione del valore, l'altruismo positivo è buono, L’EGOISMO è INDIFFERENTE.
L’altruismo NEGATIVO (malevolenza e maleficenza) è cattivo. Ora è importante
constatare, che il senso in cui i tre momenti valutativi operano sui fatti
concomitanti è completamente lo stesso La validità della tavola dei valori,
dianzi tracciata, ma pure prevista. Allora il non-valore si ridurrà, nel
modo indicato dalla in-eguaglianza: subisce variazioni, se cambia la qualità
della volizione? Itendendo per qualità la differenza tra appetizione e
repulsione, che però non deve equipararsi a una contra-posizione logica tra
affermazione e negazione, i cui termini si escludano a vicenda, ma considerarsi
come una doppia possibilità psicologica, di cui l'una abbia altret tanta realtà
indipendente, quanto l'altra. Un'analisi della NOLIZIONE mostra, che esse si
comportano egualmente come la volizione, solo che si applicano di regola ai
valori “T”, “u” ed “u”, RITTENENDOSI ASSURDO (IRRAZIONALE) IL NON VOLVERE IL
PROPRIO VANTAGGIO ‘g’. Indicando le nolizioni con (T) (ū) (T) = (non- T) = (U)
(U = (non-- U) = ( ) (ū)=(non u) = (g). Lo stato subbiettivo di rappresentazioni
ed i predisposizioni anteriore alla volizione è indicato con il concetto di
“Progetto”. E siccome in questo stato abbiamo supposta anche la cognizione
delle circostanze concomitanti valutabili, così al binomio della volizione o al
polinomio della volizione corrisponde un binomio o un polinomio del progetto.
Per indicare questi stati si adopera gli stessi simboli *senza la parentesi
quadratti*. Osservando le volizioni in rapporto agli stati predisposizionali, l'analisi
delle valutazioni dei fatti concomitanti può rendersi più esatta. (ū) si possono
fare le seguenti sostituzioni, che aiutano a trovare il corrispondente valore
nella tavola relativa alle volizioni. Si ponga, per esempio, un bi-nomio
iniziale della volizione “uu”, che esprima il mio desiderio di far male, al
momento opportuno, a una persona, ma che non mi sia possible evitare, ciò
facendo, conseguenze dannose pe rme,u. Se ildesiderio di non danneggiarmi prevale,
allora non si avrà più il binomio (uu), ma l'altro (ūr), il quale dice che la
volizione è risultata nel senso di non volere il male proprio, pur ammettendo
che questa volizione abbia per circostanza concomitante y, cioè il bene altrui.
In forma positiva la volizione finale sarà (gr). E così da una situazione
iniziale negativa “vu” si riesce nella opposta gr (1). Questi sono i co-ordinati
fra loro due bi-nomi di progetti, dai quali procedano due volizioni formalmente
concordanti. Anche i due bi-nomi di queste volizioni saranno coordinati fra
loro. Essaminemo la coppia dei due binomi yu-gu, dei binomi, cioè, che hanno la
maggiore importanza pratica. Il primo bi-nomio esprime l'altrui bene col
proprio danno. Il secondo bi-nomio esprime il bene proprio col danno altrui.
Nel primo rientrano, nel senso o grado *massimale*, tutte le occasioni in cui
si può affermare la grandezza morale di un uomo (magnanimita). Nel senso o
grado minimale, i casi della più comune fedeltà al proprio dovere (to do one’s
duty). La sezione di linea dei valori morali che comprende il MERITORIO e IL
CORRETTO è tutta espressa da questo bi-nomio del Progetto. Laddove la sezione
che va dal punto d'INDIFFERENZA al TOLLERABILE e al RIPROVEVOLE corrisponde
alla negazione di questo binomio del progretto. Nel binomio “gu” sono espressi
tutti i casi che vanno dal più SANO EGOISMO alle negazioni più delittuose
dell'altruismo. Reciprocamente, la rinunzia a siffatte volizioni va dal
semplicemente dove ROSO ALL’EROICO. Le volizioni che procedono da questi due bi-nomi
comprendono adunque tutte le quattro classi di valori, caratterizzati in
principio. I due bi-nomi anzidetti suppongono un CONFLITTO (non coooperazione) fra
l'interesse proprio e l'interesse altrui. È evidente che dalla grandezza di
questi interessi, dalla portata di “g” e di “Y”, dipende il valore morale della
valutazione. I momenti “u” e “u” s'intendono compresi nella negazione di “g” e “y”.
Intanto è certo che il VALORE EGOISTICO in cui “g” è congiunto con “u” , “W(gu)”,
si trova sempre al di sotto del zero della scala, ed ha segno negativo. Mentre
il valore altruistico in cui è congiunto con “u”, “W(ru)”, si trova al di sopra
del zero ed ha segno positivo. Ciò posto, la funzione valutativa tra i
termini dei due binomi dei pogretti si può scoprire agevolmente con una
semplice osservazione. Sacrificare un piccolo interesse proprio a un grande
interesse altrui ha un VALORE POSITIVO MINORE che il sacrificare a un piccolo
interesse altrui un grande interesse proprio. D'altra parte chi non pospone a
un grande interesse altrui un piccolo interesse proprio produce un non-valore
morale più basso, che non colui il quale per una utilità propria rilevante non
tien conto di utilità altrui tras curabili. Questo abbozzo di una LEGGE del
valore si può esprimere nelle formule, nelle quali “C” e “C'” indicano le
costanti proporzionali sconosciute, condizionate dalla qualità delle due unità “g”
e “r”. Nell'applicazione di queste due formule all'esperienza si rendono
necessarie talune modificazioni. Se poniamo I valori “r” o “g” eguali ai limiti
0 e 0 ,allora i calcoli diventano molto esatti. Per g per g. L’ESPERIENZA NON è
però SEMPRE D’ACCORDO CON QUESTE FORMULE. Ognuno ammetterà che l'adoperarsi nell'interesse
altrui si accosti l punto morale d’INDIFFERENZA, quanto più grande è
quest'inteesse; e che il trascurarlo divenga nella stessa misura RIPROVEVOLE, “u”
pposto costante e limitato l'interesse proprio da sacrificare. È F , 1
W(ru) = Cg -0 Y Y g W (gu) = - C per r = 00 per r = 0 lim W (ru) = 0, lim W(ru)=
0, lim W (ru)= 0 , , limW(ru)= 0, lim W (gu) = - 0 0 limW (gu)= 0 lim W (gu)= 0
lim W (gu)= – 00. pure evidente, che
la trascuranza di un interesse altrui diviene tanto più INDIFFERENTE quanto più
IRRILEVANTE è questo interesse. Epperò non si ammetterà da tutti, che il valore
dell'altruismo di venga allora infinito, come nella seconda formula. Osservando
però bene, questi casi non rientrano nel campo della morale. Si contrasterà
pure che il valore del sacrificio di un bene proprio per l'altrui, cresca colla
grandezza del bene sacrificato (formula terza). Ma l'esperienza prova che
l'esitazione al sacrificio si fa maggiore quanto più grande è il bene cui si
sta per rinunziare. Invece è da riconoscersi che non è esatta la quarta formula.
Non si può negare ogni valore al bene che si fa ad altri, solo perchè NON si
determina un CONFLITTO con un bene proprio. Le formule anzidette si debbono
mitigare nella loro assolutezza, perchè si accostino di più alla realtà. Per
far ciò, basta attenuare il valore di “g”, il che si può ottenere aggiungendo a
“g” ogni volta una costante “c” o “c '”. Queste formule non modificano i limiti funzionali
dianzi ottenuti, ponendo r = 00, T = 0 0 g = 00. Cambia bensì la formula del
quarto limite. Se g= 0: lim W (ru) = C , lim W (gu) = - ' Sin qui abbiamo
considerato l'una variabile IN-DIPENDENTE dall'altra. Che avverrà però, se le
variazioni si compiranno in entrambe le variabili congiuntamente, supponendo
che “r” e “g” rimangano uguali fra loro per grandezza di valore? Sostituendo a “g”
il simbolo “r”, le formule diverranno altri. Si avranno così le formule. T r W
(ru) = 0 9 + c g +di e Y W(gu)=
W(gu)=-C' ito Y W(ru)= C y- to' . Da questo risulta che il non-valore deve
crescere e diminuire nello stesso senso o grado limite di “r” e “g”, e il
valore in senso o grado di limite contrario. Consultando l'esperienza, si può
riscontrare agevolmente che un oggetto, per esempio un dono, abbia lo stesso
valore per chi lo dà e per chi lo riceve. Ora si domanda, regalare di più avrà
un valore più alto o più basso del regalare di meno? Senza dubbio più alto. E
se si contrapponga vita a vita, CHI SACRIFICHI LA PROPRIA VITA per conservare
quella di un altro, suscita di fatto grande ammirazione. QUESTO è però IL
CONTRARIO DI ciò che quelle formule esprimono. O “c” corre adunque correggere
le formule e per far ciò introducemo un esponente di “g”, più grande
dell'unità, e lo indicamo colle lettere “k” e “k'”. Le due formule diverranno
così, rimettendo “y” al posto di “r”. Sicchè si avranno i seguenti limiti. A questo
punto, il concetto di limite non hanno più bisogno di alcun'altra correzione. Per
semplicità di espressione ponendo C= 1ek =2, la formula del binomio divienne W(gu)=
T. È questa una formula a discuttere. . g2+1 ghto Y gkilt o W(gu)= W (ru)= C
per r= 9 perr= g= 0 T g2+1 W (ru)= e Y e
limW(ru)=00 lim W(gu) = 0 limW(ru)=0 limW(gv)=0. Preliminarmente non si ne
ricava alcune conseguenze. Ogni pr getto offre a colui, che dovrà reagire con
una volizione,l a doppia possibilità di fare o di tralasciare. Le due volizioni
staranno, secondo la formula principale or ora ricavata, in un
rapporto di RECIPROCITà negativa, per ciò che ri guarda il loro valore morale.
In secondo luogo, siccome una volizione di grande valore (positivo o negativo)
o e MERITORIA O RIPROVEVOLE. Quella volizione di piccolo valore o e CORRETTA o
TOLLERABILE, così potrà dirsi in generale che quanto PIù DISTANTI sono il NUMERATORE
E IL DE-NOMINATORE della formula in una scala ordinale (1, 2, 3, … n), tanto
più il valore della volizione e indicato dalle parti estreme superiore o
inferiore della linea dei valori. Quanto più vicini o meno distanti sono invece
quei numeri, tanto più l'indice del valore cadde verso il punto di mezzo di
detta linea. La formula si applica inoltre anche ai casi di una volizione I cui
scopo non siano accompagnati da circostanze concomitanti. Basta ridurla. W(9)=0(1).
UU. Mentre la prima coppia esprime il caso di CONFLITTO D’INTERESSI, la
caratteristica della seconda formula è la CONCOORDANZA O INTERSEZZIONE O COOPERAZIONE
O CONDIVIZIONE gl'interessi propri con gli altrui, positive, o, come nella
guerra o il duello, negativi. Se il
progetto offre l'occasione di congiungere con la mia utilità l'altrui, o se mi
rappresenta un pericolo altrui nel quale scorgo un pericolo mio, la volizione
corrispondente e espressa con (gr). V'è però anche la rappresentazione del
desiderio di un male altrui, cui si associa anche la previsione di un danno
proprio. La corrispondente volizione e espressa con “(uu)”. Il conflitto qui non
esiste fra “g” e “y”, ma fra “g” e”v”, cio è fra “g” e -Y Questa riflessione ci
fa subito applicare al caso attuale la formula principale del primo binomio. Così,
go+1 Y. W(uu)= W (Y)= >. Passamo ora ad
esaminare un'altra coppia di binomi: gr g+1 1 T (go+ 1)r. Mantenendo anche in questo caso il
principio della RECIPROCITà negativa dei due binomi di progetto, l'altro
binomio diverrà epperò la seconda formula principale così ottenuta e (1):
W(uu)= -(g2+ 1)r. Le costanze rilevate in queste formule dimostrano
sufficientemente che il valore morale è in relazione tanto con lo scopo
principale della volizione quanto con i fatti valutabili concomitanti, com’era
di sperare! Recenti studi sui valori morali in Italia. TAROZZI comunica al congresso
di psicologia (Roma) un programma di etica scientifica, sotto il titolo: Sulla
possibilità di un fondamento psico logico del valore etico. " I risultati
dell'indagine psicologica sono capaci di assumere importanza di fondamento e di
criterio nella determinazione del valore etico delle azioni umane e
nell'apprezzamento etico degli individuiumani?.. Questo il problema.Tarozzi
crede possibile una risposta afferma tiva,enedàleragioni. Il valore etico è il
risultato di un apprezzamento morale.L'ap prezzamento morale è funzione della
coscienza morale, che si forma in noi storicamente e psicologicamente. E
siccome lo studio della for mazione storica si risolve pure in un'indagine
psicologica,cosìla vera sede della dimostrazione del valore etico è la
psicologia. A ciò non si può opporre, che il valore etico dipenda diretta mente
dal fine etico, e che questo per l'assolutezza sua (o teolo gica o categorica)
sia indipendente dalla causalità psicologica e antropologica.Giacchè,anche
ammessa questa indipendenza del fine etico, nulla vieta che essa riceva una
interpretazione psicolo gica e antropologica. Si può cioè voler sapere come sia
possibile nella realtà (umana) il fine etico, e ciò conduce anche a
interpretare la relazione dei valori etici con quei fini, e a trovare il criterio
per la valutazione morale degl’individui umani. Fra il principio assoluto e
l'atto concreto,più ancora fra quel principio e l'individuo,intercorre la
eterogeneità più radicale;per giudicare quindi se l'atto compiuto o da
compiersi stia in un giusto rapporto col principio,è necessaria una
interpretazione psicologica. Senza questa interpretazione la valutazione etica
alla stregua dei principi assoluti non può farsi. Ove poi si abbia un concetto
non teologico,nè categorico del fine etico, la psicologia può darne non solo
l'interpretazione, m a anche, coll'aiuto dei dati dell'antropologia e della
sociologia,una vera e propria dimostrazione. L'ufficio della psicologia nella
dimostrazione del fine etico è anzi assai più rilevante, perchè da questa dimo
strazione dipende : 1° se il principio sia ammissibile oppur no ; 2° quale
valore etico abbiano le azioni e gl'individui in base al principio dimostrato.
Ma non a questo si ferma l'ufficio dellapsicologia nella morale. Volendo
fondare un'etica, umanistica nelle sue basi,e umanitaria nelle sue norme,
un'etica cioè rispondente alla " concezione di un significato morale della
vita umana,la coscienza del quale giusti fichi, non in senso di fine, m a in
senso di fondamento, i particolari propositi delle volizioni umane », la
psicologia porterebbe i più decisivi elementi a una tale concezione della
umanità. La psico logia è scienza sovrana nell'àmbito dell'etica umanistica ;
senza di essa è impossibile la ricerca di un significato morale della vita, che
assuma valore di fine dopo essere stato fondamento e criterio, e risponda alle
tendenze onde la moralità positiva si svolge nella storia dell'umanità. Oltre a
questo contributo diretto della psicologia all'etica, vi sono gl'indiretti,
consistenti nella difesa,che solo la psicologia può fare contro lo scetticismo
morale.La legittimità di una valutazione etica, che abbia forza di per sè, si
suole negare da chi crede che il bene e il male siano risultato di convenzioni
sociali più o meno inveterate, mutabili secondo i vari tempi e ibisogni,e non
rispondenti a una costante necessità della vita e della natura umana. Per
riparare dallo scetticismo si è ricorso o all'utilitarismo o alla
metafisica.Ora,allo scetticismo e anche ai suoi falsi rimedi (l'uti litarismo e
la metafisica) non può opporsi efficacemente che la ricerca psicologica. Essa
sola, riuscendo a determinare positiva mente le concezioni fondamentali del
valore morale, porge argo menti di difesa sia contro la negazione di un
fondamento reale e necessario del valore etico, sia contro le affermazioni
erronee od arbitrarie di esso (1). Un esempio importantissimo dà ilTarozzi
dell'ufficio della psi cologia nell'etica,accennando ai problemi concernenti la
ricerca dei fondamenti psicologici della solidarietà o dei fondamenti naturali
di essa, come li chiamava Genovesi, opportunamente ricordato dall'autore.
Questo esame particolareggiato comprende la crudeltà e le sue varie forme, la
simpatia,così in generale,come nelle sue due manifestazioni principali, gli
atti di cortesia e di protezione. Le dispute sulla natura umana,così conclude
il Tarozzi,atten dono la loro decisione non dagli argomenti del razionalismo,ma
dai fatti che la psicologia può rivelare e valutare. Quando fosse dato di
stabilire, che non è generale nell'uomo l'avversionealpotente,ma
“allenatureavare,fredde,crudeli., quando si potesse esplorare in un àmbito
sempre più vasto l'esten sione dei fatti e degl'istinti della simpatia,sì da
rendere legittimo il costituire con essi il concetto dell'umanità,questa umanità
sarebbe ilfondamento diuna morale immanente,estranea,benchènonop posta,
all'utilitarismo. Quando si potesse attribuire positivamente, cioè
psicologicamente e antropologicamente, un valore definitivo al rapporto di
solidarietà, e stabilire che esso risponde a un istinto originario,valido per
se stesso,e non per l'esperienza della sua utilità,sarebbe tolta
all'utilitarismo quella base consistente nella proposizione universale, che
l'uomo agisce per il suo utile.Ne c'è da temere che i dubbî della ricerca psicologica
si riflettano nella morale, perchè i risultati che la psicologia ci potrà
offrire non avranno valore di modificazione del contenuto normativo della
morale,ma bensì tenderebbero a modificare il carattere formale di essa, come
dottrina del dorer essere e come scienza. La norma Al Congresso medesimo G. Calò
presenta una comunicazione intorno alla Interpretazione psicologica dei
concetti etici Il Calderoni ritiene che l'assenza della ricerca e della
sufficiente analisi di quello ch'è il fatto ultimo e irriducibile su cui poggia
tutta la vita morale, il giudizio etico , ha impedito il costituirsi dell'etica
come scienza. Molto ha anche nociuto “ la nessuna, o quasi, distinzione che si
è fatta tra il giudizio etico e il giudizio teoretico o conoscitivo , La morale
deve invece ricercare come ogni altra scienza, dei fatti ultimi, elementari,
irriducibili su cui fondare l'edificio autonomo delle proprie investigazioni , L'elemento
irriducibile, la realtà ultima,da cui deve prendere le mosse ogni dottrina
morale, è un fatto psicologico,un sentimento, non uccidere per
esempio,apparterrà sempre al contenuto normativo della morale, qualunque
conclusione possa trarre la psicologia intorno agl'istinti di pugnacità e di
ferocia. Ma se le conclusioni intorno al fondamento umano delle tendenze alla
soli darietà e alla simpatia saranno negative,l'etica sarà un sistema
dottrinale, la cui imposizione presenterà i caratteri della acciden talità e
della fluttuazione dei fatti sociali, oppure i caratteri tra scendentali
metafisici o religiosi; e perciò la valutazione etica sarà una gradazione
fondata su altra base, non su quella della realtà effettiva dei fatti umani ,.
Se invece “ quelle conclusioni saranno positive,l'etica,assumendole come sue proprie,
avràafondamento il significato psicologico e antropologico dell'umanità morale
e potrà scientementestabilirei valori umani in relazione cone sso Infine il TAOROZZI
riassume il suo credo in queste parole, che tutto si debba attendere dalla
scienza, e che essa sola possa spiegare un giorno perchè abbiano universale
valore massime conversazionali come queste: Non uccidere u ‘non mentire,’ “Ama il
tuo prossimo. il sentimento di valore. Ogni qual volta noi giudichiamo del va
lore morale d'un sentimento, d'un'azione, d'una determinazione volitiva, tale
giudizio si presenta alla nostra coscienza con un sentimento particolare di
approvazione o di disapprovazione.L'esame retrospettivo ci dice, che quel
giudizio non risulta da un meccanico sovrapporsi dei concetti del soggetto e
del predicato (buono, giusto, ecc.), dal paragone delle loro estensioni e
connotazioni ri spettive, dalla rivelazione pura e semplice del loro rapporto :
ciò che interviene, e ciò che più importa, è il sentimento di approva zione o
di disapprovazione, di adesione o di ripugnanza. Qui si presenta un problema
fondamentale. Trattasi di vedere se il sentimento di approvazione o di
disapprovazione accompagni semplicemente, come effetto o come carattere, la
rivelazione del rapporto in cui l'obbietto considerato è con quel predicato ; o
se quel sentimento appunto renda possibile la costituzione del predi cato e
quindi, mercè la capacità di riferimento propria della ragione, l'enunciazione
del rapporto. Questo problema non può essere risoluto senza una analisi com
parativa del giudizio conoscitivo e del giudizio valutativo.E que st'analisi
mostra appunto che, mentre nella funzione conoscitiva il sentimento è un
sopraggiunto, nella funzione valutatrice è,al con trario, costitutivo del
rapporto. Conoscere è constatare,attingere ciò che è;mentre nel valutare,
l'atteggiamento dello spirito non è di chi constata,ma di chi reagisce;non di
chi afferma e riconosce l'essere,ma di chi vi aggiunge qualcosa risultante da
ciò che in lui non corrisponde,ma risponde alla realtà conosciuta: è
l'atteggiamento non di chi afferma o nega, ma di chi si sovrappone alla realtà,
o che le assenta o che le si ribelli, sia che lodi, sia che condanni , (1).
Mentre per il teoretico il sentimento è un accessorio trascura bile, per il
moralista esso è la vera realtà etica, poichè il senti mento " serve a
caratterizzare qualsiasi obbietto di giudizio etico: in ultima analisi, ogni
giudizio etico si riduce ad approvazione o disapprovazione d'un sentimento,
d'un istinto, d'una volizione, d'un'azione ; ora l'approvazione e la
disapprovazione non sono che due speciali sentimenti,due forme diverse
d’uno stesso sentimento, ilsentimento del valore.Ilgiudizio
etico,dunque,intanto è pos sibile in quanto si compie una sintesi fra
l'obbietto conosciuto e la ragione valutativa ch'esso suscita in
noi:è,insomma,questa stessa reazione che costituisce tutto quanto noi diciamo
di quel fatto qualsiasi ch'è assunto come soggetto del giudizio. Si direbbe che
quel fatto tanto ha di realtà etica quanto e come vive nel senti mento
valutativo „. Questo poi " varia e quasi si determina e si atteggia
diversamente secondo gli obbietti a cui si riferisce, e di venta volta a volta
sentimento del giusto, del buono, del santo, dell'eroico o dei loro contrari,
di rimorso o di autosodisfazione, di rimpicciolimento o di stima di se
stessi,di pace dell'anima,ecc.; di modo che può dirsi che ognuna di queste
determinazioni del sentimento di approvazione e di disapprovazione ha una sua
indi vidualità e che l'analisi di esse ci dà l'analisi di tutta la coscienza
morale , (1). Il sentimento del valore,come fatto fondamentale della coscienza
etica, si pone a norma della realtà interiore e dispone gerarchi camente i vari
istinti e le varie tendenze. Un'altra sua proprietà è anche quella di avvertire
ogni atto che rappresenti un non-valore come un'intima contradizione,il che dà
luogo al sentimento particolare dell'obbligazione. Il sentimento del valore è
dunque di sua natura tale da assu mere, di fronte al resto della realtà
psichica,un'attitudine speciale e da contrapporre all'esistenza di fatto
un'esistenza di diritto.Esso si distingue profondamente dal piacere e dal
dolore,perchè questi sono stati subbiettivi interessanti semplicemente
l'individualità del soggetto,mentre ilsentimento del valore è obbiettivo anche
rispetto alla individualità del soggetto che giudica.Il sentimento del valore
oltrepassa la sfera della mia utilità o del mio benessere indivi duale; sonoiochesento,manonperme.Altrocarattere
diffe renziale è questo, che nei sentimenti di piacere e dolore lo stato
subbiettivo è confuso con l'oggetto della rappresentazione,mentre nel
sentimento del valore, l'oggetto è nettamente distinto dall'atto valutativo e
può essere rappresentato come obbietto di conoscenza teorica. Ciò ch'è piacevole
e spiacevole non esiste che nel sentimento e per il sentimento,mentre ciò ch'è
valutato è chiaramente rappresentato di fronte all'atto giudicativo, è insomma
conosciuto. Non si può valutare se non ciò ch'è ben noto, tanto è vero che la
valutazione si presenta spessissimo sotto forma di preferenza e il valore viene
appreso comparativamente ad altri come plus-valore o come minus valore. Sebbene
il giudizio di valore abbia il suo punto di partenza nel sentimento,esso non
esclude,anzi richiede necessariamente l'inter vento della funzione conoscitiva,
la quale prepari il terreno su cui possa esercitarsi la funzione
apprezzativa.La grande varietà dei giudizi morali osservabile fra individui
diversi dipende appunto dal diverso modo come sono appresi e considerati gli
obbietti,dai diversi elementi che ci pone in luce la funzione conoscitiva (1).
Così, mentre l'analisi del processo della valutazione etica è com pito della
psicologia morale,gli obbietti a cui le nostre valutazioni morali si
riferiscono non possono esser tratti analiticamente dalla natura stessa dei
nostri sentimenti di valore. Essi possono essere determinati in parte in base
alla considerazione di rapporti for mali della volontà, in parte in base
all'esperienza storica e sociale, quale è studiata dall'etica storica
comparativa (2). 200. - Mario Calderoni, nelle sue Disarmonie economiche e
disarmonie morali, si è recentemente proposto di porre in rilievo talune
concordanze fra le leggi economiche del valore e della ren dita e le
valutazioni morali sociali. In tal modo egli crede che l'economia politica
possa apportare un contributo positivo alla scienza della morale e aiutarne il
definitivo costituirsi. “ La vita morale può considerarsi, così il Calderoni,
come un vasto mercato, dove determinate richieste vengono fatte da taluni
uomini o dalla maggioranza degli uomini agli altri,iquali oppon gono a queste
richieste una resistenza, secondo icasi,maggiore o minore, e richiedono alla
loro volta incitamenti, stimoli, premi e compensi di natura determinata.Questi
stimoli o incitamenti prendono la forma sociale di approvazione e di biasimo,
di lodi, di gloria, di premio e punizione. Premesse alcune nozioni intorno alla
legge dell'utilità marginale e alla formazione della rendita, non soltanto fondiaria,
ma anche, in generale, del consumatore e del produttore, Calderoni accenna più
particolarmente a due specie di disarmonie economiche che si verificano nei
fenomeni di rendita. La prima è conseguenza del principio che,data la unicità
del prezzo in un mercato, il compra tore e il venditore realizzano un
vantaggio, rappresentato dalla differenza tra ciò che sarebbe bastato a indurli
a comprare o a vendere la singola dose in questione, e ciò che, per effetto del
mercato, vengono a ricevere. Ora, se i prezzi sono proporzionali ai costi
marginali delle merci,essi non sono proporzionali ai costi di tutte quelle dosi
che non sono al margine. Tutti coloro che si trovano più o meno lontani dal “
margine di produzione o di I mezzi di produzione si trovano infatti in quantità
limitata e variano grandemente per qualità ed efficacia, sicchè la produzione
si compie in condizioni differentissime da diversi individui,e l'au mento di
produzione fatto con mezzi più costosi,mette quelli che impiegano i mezzi più
facili in una posizione privilegiata,ch'è poi quella da cui la rendita deriva.
Queste e altre considerazioni mostrano, che il fenomeno della rendita non si
può correggere mai assolutamente, e che dà luogo a vere e proprie disarmonie
economiche (2). La seconda specie è descritta dal Calderoni così:Supponiamo che
sia raggiunta in un modo qualsiasi l'abolizione dei più stri denti ed evidenti
fenomeni di rendita. In tal caso tutti iprodut consumo si trovano a
fruire di un prezzo,che basta soltanto a rimunerare quegli individui, i quali
cesserebbero dal produrre se il prezzo ribassasse;e godono perciò di un
vantaggio differenziale, o rendita, più o meno grande. Nè è possibile la
correzione automa tica del fenomeno della rendita,mediante aumento di
produzione da parte di quelli che guadagnano di più, e conseguente ribasso di
prezzi,perchè non sta ad arbitrio dei produttori di ottenere in quantità
indefinita le merci in quistione. tori riceverebbero retribuzioni equivalenti,
per ciascun loro pro dotto,a ciò che è necessario e sufficiente per indurli
alla loro produzione. E nondimeno non si potrebbe ancora affermare che
all'eguaglianza di retribuzione per i produttori dei diversi prodotti
corrisponda una intima ed effettiva eguaglianza nei sacrifizi o nel lavoro che
il prodotto costa a ciascuno.La misurazione di questo rapporto implicherebbe la
conoscenza dei bisogni e dei desideri più intensi, dei sacrifizi più gravi per
ciascun individuo e porterebbe a risultati assai diversi.Dal fatto che due
individui sono disposti a dar la medesima somma per una merce o a contentarsi
di una data somma per un servigio, nulla può dedursi intorno alla in tensità
del desiderio che hanno o del sacrificio che fanno : come dal fatto che due individuisi
scambiano una merce, non puòde dursi che chi la cede la desideri meno di chi
l'acquista. Dal persistere di queste differenze è condizionata un'altra serie
di disarmonie economiche più sottili e più intime e per loro na tura
irriducibili,perchè persisterebbero anche quando si riuscisse a stabilire
rapporti equivalenti o eguali sul mercato. Dopo questi cenni Calderoni passa a
rilevare le analogie tra fatti economici e fatti morali, le quali
renderebbero,a suo giudizio, possibile una concezione economica della morale.
Anzitutto, non meno in morale che in economia, ciò di cui effettivamente si
giudica è, non il valore complessivo o generale degli atti e delle attitudini,
di cui s'invoca l'adempimento o l'osservanza; ma il loro valore marginale e
comparativo, valore atto a variare e col numero di questi atti effettivamente
compiuto dagli uomini,e col numero altresì di quegli altri atti, cui si
rinuncia per compierli Vi è nella vita
una gran quantità di atti ed attitudini,che puressendodiunaincontestabile
utilità»,puressendoessen ziali alla conservazione ed al benessere della
convivenza umana, non entrano nell'ambito di ciò che noi chiamiamo la morale. Perchè? Con
ciò Calderoni vuole opporsi a tutta quanta la tradizione intuizionistica e
kantiana in filosofia morale. Gli atti morali non hanno alcun valore assoluto,
ma un valore esclusiva mente marginale e comparativo. Perchè nonostante la loro
desiderabilità astratta,nonostante i van taggi totali che la società ritrae dal
loro adempimento, vantaggi certamente assai maggiori,nel loro complesso,a
quelli degli atti che la morale esalta; essi sono tuttavia atti di cui non è
deside rabile un ulteriore aumento, la cui desiderabilità “ marginale com
parata, in altre parole è zero o addirittura negativa. Gli atti prodotti
dall'istinto personale di conservazione o da quello della riproduzione della
specie non sono considerati virtuosi,perchè,ben lungi dal richiedere u n
incitamento, essi richiedono freni, gli uomini essendo piuttosto proclivi ad
eccedere che a difettare in essi, e a sacrificar loro l'adempimento di altre
funzioni che sono marginalmente o comparativamente . più desiderabili , Le
nostre tavole di valori contengono tutte quelle cose, per ottenere un au mento
delle quali,in noi stessi o negli altri,siamo disposti a de terminati
sacrifici; ma non già tutte le cose che possono apparirci desiderabili. Col
crescere delle azioni virtuose esse tendono a diminuire di valore, come
analogamente il diminuire delle azioni viziose tende a render meno disposti a
far dei sacrifici per dimi nuirle ulteriormente; ond'è sempre concepibile un
limite, natural mente molto diverso,secondo i casi,oltre al quale il vizio, di
verrebbe una vizio, vviene infatti per la domanda e per l'offerta etica lo
stesso che per la domanda el'offerta economica. In una società di complet ialtruisti
avrebbe pregio l'egoista. L'ALTRUISMO è una virtù il cui valore è strettamente
connesso colla presenza di egoisti o almeno di non altruisti nella società. Queste
considerazioni confuterebbero la legge morale di Kant, che prescrive di seguire
massime capaci di divenire universali. “ N e s suna virtù e nessun dovere
resisterebbe ad un esame fatto rigo rosamente in base a questo criterio.Molte
azioni sono per noi un dovere,appunto perchè gli altri uomini non le fanno e
rimangono tali a condizione che non siano troppi gli uomini capaci e volonte
rosi di imitarle... Come in una barca sopraccarica,l'opportunità di sedersi da
una parte o dall'altra dipende strettamente dal nu e la un virtù,
virtù, mero di persone sedute dalla parte opposta: se qui fosse
seguito un imperativo kantiano qualsiasi, il capovolgimento della barca
porrebbe tosto fine ai consigli del pilota e alle buone volontà dei
passeggieri, Si può credere che si possa ovviare a questi errori particola
reggiando quanto più è possibile i precetti e le sanzioni, individua lizzandole
in grado estremo.M a alla stessa maniera che in un mercato
nonsipuòvariareilprezzosecondogliavventori,cosìalla legge d'indifferenza del
mercato , corrisponde una legge d'indifferenza morale, per cui sono stabilite
regole comuni non troppo discutibili e sanzioni precise, non atte troppo a
variare e applicabili alla media dei casi. La necessità di dare precetti e
sanzioni generali dà luogo a fe nomeni analoghi ai fenomeni di rendita. Alla
generalità e rigidità della legge morale farà contrasto la varietà delle
condizioni indi viduali, per le quali si verificheranno vantaggi e svantaggi
diffe renziali da individui a individui. Il dovere per ciascuno sarà di fare,
non già quello che nel suo caso è il meglio o l'ottimo,ma ciò che in media è
meglio che gli uomini facciano di più,di quanto ora non facciano; non agendo
così egli si attirerà una sanzione, che nel suo caso, potrà anche talvolta
essere “ immeritata Le pene e i premi hanno un costo marginale che cresce col
cre scere della loro severità e grandezza,e colla loro estensione; mentre colla
loro estensione diminuisce la loro efficacia marginale : la gloria e l'onore,
come l'infamia, diminuiscono rapidamente di efficacia quanto maggiore è il
numero degl'individui che ne frui scono o soffrono. Così alcuni si troveranno a
godere di lode o gloria molto superiore al loro “ merito , individuale, per
avere compiuto azioni, poniamo, talmente conformi al loro carattere che sarebbe
piuttosto stato necessario " punirli , se si fosse voluto di Ciò premesso,
il Calderoni trova le analogie fra le disarmonie economiche e morali.
stoglierli dal farle. Altri subiranno invece biasimo o infamia di gran lunga
sproporzionata alla loro colpa Se poi i precetti e le sanzioni fossero più
particolareggiate e commisurate a ciò che è necessario e sufficiente per
indurre ciascuno al ben fare, rimarrebbe ancora una gran diversità nelle
condizioni individuali, delle quali non si potrebbe tener conto senza diminuire
l'efficacia dei precetti e delle sanzioni medesime.E questo dà luogo all'altra
specie di disarmonie morali analoghe a quelle che persi sterebbero nel campo
economico,se si correggesse la legge d'indif terenza del mercato. Queste
disarmonie morali infatti persiste rebbero,anche se le prime si venissero a
eliminare,analogicamente a quello che è stato osservato nei fenomeni di rendita.
Grice: “I love Orestano loving Benedetta” – Grice: “Orestano takes Meinong very
seriously – as he should! Few outside Austria do! Meinong symbolses the I with
‘e’ from Latin ‘ego’ (Italian io), and the other with a, for Latin ‘alter,
Italian altro. So we have W for value (worth), and the possibilities that ego
desires the evil for alter – sadism. When ego desires the good, he is altruism.
Altruism can be reciprocal. In a purely altruistic society, things go well –
but Pound knows who’s against that! That’s why Orestano finds sympathy for
Meinong, and so do I” --. Francesco
Orestano. Orestano. Keywords: l’opzione eroica, Alighieri, Galilei, Tasso,
Vinci, concezione aristocratica della nazionalita, l’eroe Mussolini, l’eroe
Enea, Weber e la teoria dell’eroe carismatico, l’ozione dell’eroe non e una
ozione. It’s not an option, Calderoni. Luigi
Speranza, “Grice ed Orestano”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718248754/in/photolist-2mNCu2K-2mNaxw3V
Grice ed Orioli – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Vallerano). Filosofo. Grice: “Only in Italy, a philosopher,
rather than a cricketer, is supposed to take part in a revolution and write a
book about his shire!” -- Fondatori della Repubblica Romana. “De' paragrandini
metallici” (1825 (Milano, Fondazione Mansutti). Il padre, medico, lo condusse a
Roma, dove si laureò brillantemente. La professione non lo attraeva molto: lo
troviamo, infatti, professore di filosofia nei seminari e nei licei dell'Urbe.
Da Roma si trasfere a Perugia, dove si laureò. Insegnò a Bologna. Partecipò con
gli allievi all'insurrezione delle Romagne; successivamente fu eletto membro
del governo provvisorio di Bologna, che fu sciolto in seguito all'intervento
militare dell'Austria. Tentando di mettersi in salvo,salpò da Ancona diretto in
Francia con un altro centinaio di rivoluzionari; ma il brigantino Isotta sul
quale viaggiava venne catturato dall'allora capitano di vascello della marina
austriaca Francesco Bandiera (padre dei due famosi fratelli Attilio ed Emilio)
e tutti i rivoluzionari furono arrestati. Venne incarcerato a Venezia. Poco
dopo venne liberato, forse per mancanza di risultanze gravi sul suo conto. Iniziò così l'errare, costretto a fuggire da
terra in terra, inneggiando sempre all'Italia unita. Fu professore di
archeologia alla Sorbona. A Bruxelles insegnò. Soggiornò anche a Corfù, dove
tenne un corso dnell'università della città.
Quando Pio IX concesse l'amnistia, poté tornare a Roma, dove tenne la
cattedra di archeologia. Le sue attitudini per il giornalismo non attesero
molto per farsi notare, e così fondò un periodico politico che ebbe però vita
breve, La Bilancia. Fu eletto deputato
al parlamento della Repubblica Romana. Quando il governo pontificio fu
restaurato, in riconoscimenti dei suoi meriti, fu nominato consigliere di stato.
Pubblica molti saggi di filosofia. Tra i più famosi sono da menzionare “Dei
sette re di Roma e del cominciamento del consolato” (Firenze), “Intorno le
epigrafi italiane e l'arte di comporle” (Roma). Prese parte alla polemica sui
sistemi di prevenzione contro i fulmini e la grandine, che coinvolse anche
Bellani, Beltrami, Demongeri, Lapostolle, Normand, Majocchi, Contessi, Molossi,
Nazari, Richardot, Scaramelli, Tholard e Volta. Le compagnie assicurative
usarono questi studi per valutare rischi e premi per i campi agricoli. Riconoscimenti Il comune di Vallerano (VT) lo
ha onoratocon l'intitolazione di una delle vie principali del borgo antico,
quella del Teatro comunale, e con l'apposizione di una lapide commemorativa
sulla facciata della casa in cui lo scienziato nacque. A Viterbo un Istituto
Statale di Istruzione Superiore -che comprende il Liceo Artistico e diversi
indirizzi di Istituto Professionale, A. Ghisalberti, nella voce della
Enciclopedia Italiana, vedi, riporta queste date di nascita e morte, A. Ghisalberti,
Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fondazione
Mansutti, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, M.
Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F.
Mansutti. Milano: Electa, G. Polizzi,
Alla ricerca dello «specioso» e dell’«insolito». G. Leopardi, «Lettere
Italiane», Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. -- rità assai leggieri, e , se grandemente non m'inganno ,
assai consentanei alla ragione ), de'quali ho stiinato aver bisogno ,
l'enunciazione de'puri fatti che costruiscono l'istoria della dignità regale
nella città de'sette colli , ha dovuto essere da me corretta, e
ridottasotto la forma seguente. 1...Come lo abbiamo già detto,lasuccessio ne al
trono, mai non appartenne in Roma a fi gliuoli maschi de're precedenti. 2.°
Essa appartenne sempre a'generi loro , quando ve n'ebbe di viventi (Numa,Servio
, Tarquinio il Superbo ). 3.°Losposodellafigliuolamaggiorefuatutti gli altri
preferito ( Servio ). 4.° Quando i generi erano morti, la succes sione passò ai
primogeniti del primo genero (Tullo Ostilio, secondo lamia correzione della
leggenda che lo concerne; Anco Marcio ). 4.° Quando si tratta di due re, in
luogo di un solo, e diquella magistraturabinariaed a vita che si surrogò ne
primitempi alla dignità regia, parimente non si rinunziò a queste m e desime
regole, e se non trovansi due generi che potessero elevarsi al potere
supremo,si'elevano egualmente a quello, secondo l'ordine legale due figli di
genero (Reno e Romolo;Bruto e Col latino ). 7.
Lafigliastradelrefuequiparataallafiglia neldrittodidareiltronoalmarito,oaʼsuoi
di scendentimaschi,inun tempo,incuiprobabil mente figlie proprie non esistevano
(Tullo Osti 1 103 6.° Quando non v'ebbero , nè generi , nè fi
gliuolidigeneri,iltronopassò a’nipoti che s'a mò
riguardare,insìfattacontingenza,come le gittimi eredi de’dritti degli
ascendenti loro (Tullo Ostilio,se si preferisce l'ipotesi , nella quale egli è
nipote d'una figlia di Romolo maritata ad Osto ). 11.o Fuori della
serie deʼre, o de'magistrali che ne tenner le veci, tra gli stessi pretendenti
che, senza ottenerla , dimandarono la dignità
suprema,unodiquelli,de'qualil'antichitàciha trasmesso la memoria, è stato
ugualmenle un ge nero di re (Numa Marcio);duealtri,ne'quali' non ci è dato
riconoscere questa qualità, non hanno dimandato iltrono per le vie legali ma
cercaronod'ottenerlocon un delitto(ifigliaoli d'Anco ); due di che solo siparla
presso Plutar 104 se si ricusi di considerare 1'Ersilia dalla
qualediscende,comefigliadiRomolo,e sesi rispetta la tradizione, secondo la
quale l'ultim re non è che il patrigno o al più ilpadre adote tivo della
seconda Ersilia ). 2 8.° In un caso,nel quale ilcapo supremo non potè far
valere ildritto di successione alla sua dignità negli eredi maschi delle sue
figliuole , ne in altro modo potè effettuare la trasmissione dellasuprema
autoritàper viad'altredonne sue discendenti,almeno tramandò ilsuo grado nel
l'erede necessario della moglie ( Bruto rispetto a Lucrezio Tricipitino suo
successore nella p r e tura massima, o vogliam dire nel consolato ). 9.° Quando
non vi furono eredi quali che si fossero dilatodidonna,iltrono,sempre messi in
non cale imaschi,ricadde in unapersona e slranea,cioènonlegatadipiirentelacolla
fami glia reale (Tarquinio Prisco ). 10.° Quando,nonostantel'aversieredi legit
timi per parte di donna,una persona estranea conseguì la dignità regia , ciò
avvenne contra il dritto, per la forza dell'armi ( Tazio ). lio Non
altraèl'espression'rigorosade'fatti,cosi come sono riferiti dagli antichi, o
come io d o vetti correggerne la sostanza e l'enunciazione, secondo le regole
di una critica, se posso dirlo, in nessun modo 'temeraria.'Le mie autorità , i
miei ragiovamenti , non sofferirono contraddi zióve ne’loroparticolari,eme
nechiamo felice. Si volle 'solamente avvertirmi che nel mio si stema erano
alcuni fatti dubbiosi , e ricavati per conghiettura. 105 stato . co (
Voleso e Proculo ),sono statiproposti senza gran fattofermarsi sopra la proposizione;
non hannopresosulseriolalorqualitàdicandidati,e sembrano'avervi rinunziato essi
stessi; finalmen tefurono messi innanzi inun tempo ,nel quale tutto che
concerne le leggi relative alla succes sione regia era evidentemente suggetto
di contro versia , e dispuldvasi intorno alle basi stesse di questa parte della
costituzione organica dello Io risposta,ioviho presentatol'analisi,per così
dire più condensata,delletradizioni; lebo prese da prima quali sileggono; mi
sono per 'messo unicamente qualche volta. o. Spesso la successione al
trono in R o m a s'è fat ta contra ogni principio d'equità, d'utilità, e di
convenienza reciproca de'cittadini : perchè ( per qui contentarmi d' un solo
esempio il q u a l e a b b r a c c i a u n l u n g o p e r i o d o d ' a n u i
), n o n certamente a vantaggio del partito latino, o di quel deʼsabini, sotto
la dinastia etrusca, la di gnità regia restò sempre nella fazion toscana. Grice:
“Orioli philosophised on many topics. To Italian philosophers, who are
OBSESSED, during their unstable political history, with political philosophy,
his ‘research’ on the consulate proves helpful. He notes that Romolo had no son
– so who to succeed him? Other than that, he was almost shot (Orioli, not
Romolo) after trying to oppose what he called the Roman theocrazy – or
theocracia – For Orioli there are various cracies: theocracia, democrazia,
TIMOcrazia, and ARISTO-crazia. Francesco Orioli. Orioli. Keywords: implicatura.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Orioli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690012070/in/photolist-2mKEPJE
Grice ed Ornato – filosofia italiana – la
conversazione d’Antonino con Antonino -- Luigi Speranza (Carmagna Piemonte). Filosofo. “Visse vita ritirata, modesta e schiva d'onori e ricchezza intesa
soltanto allo studio.” “Coltiva le scienze fisiche e matematiche, la filologia,
la poesia, la musica e con singolare amore le discipline metafisiche. Sii
trasferisce a Torino dove frequenta alcuni esponenti dell'aristocrazia sabauda.
Tra le sue amicizie più importanti Santarosa, Sabbione ed i fratelli Balbo. – Dei
concordi è insegnante di matematica nel collegio dei paggi imperiali, impiegato
nella segreteria dell'Accademia delle Scienze di Torino e successivamente
professore presso la Reale Accademia Militare. In seguito ai moti rivoluzionari
e nominato da Santarosa Ministro della Guerra della giunta rivoluzionaria. Si
rifugia in esilio a Parigi. Nella capitale francese stringe amicizia con Cousin
e la sua casa è frequentata da numerosi patrioti italiani. Ottiene di poter
rientrare in Italia e si ritira a Caramagna dove riceve le visite dei patrioti
Pellico, Provana, Gioberti e Balbo. Si trasferisce a Torino dove morirà e verrà
sepolto nel cimitero monumentale. Saggi: traduzione di Ode a Roma di Erinna, traduzione
dei “Ricordi di Antonino, Picchioni, Vita, studii e lettere inediti di Leone
Ottolenghi, E. Loescher. Biografiche e risultati di ricercheo, O. Becchio G. Calogero, Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ulteriori approfondimenti possono essere reperiti nei seguenti
siti: Comune di Caramagna Piemonte, su
comune.caramagnapiemonte.cn. Associazione Culturale "L'Albero
Grande", su alberogrande. Due difetti o cattivi abiti, nota qui e
contrappone Antonino. L’uno, del lasciarci guidare unicamente dalla
IMPRESSIONE che fan su di noi l’oggetto esterno, divagando da questo a
quello secondo che quello ci attrae più fortemente che questo. L’altro
del lasciarci guidare unicamente dal pensiero o idea che ci vengono
in mente a caso, seguendo quelli che eccitano più la nostra attenzione. Due
stati passivi, dove l’uomo non esercita punto la volontà nè l’intelletto,
ma segue ciecamente, nel primo, il caso esterno, o nel secondo, il
caso interno, cioè quella che è stata nomata di poi legge di
associazione di due idee: due stati quindi dove l’uomo non ha scopo. Il
primo de’ quali ha luogo nella vita puramente ANIMALE, e il secondo
nel sogno. Quello, proprio del giovane troppo dedito al senso. Questo,
del vecchio rimbambito. E quindi, dopo avere esortato sè stesso a fuggire
il difetto del giovane si esorta a fuggire quello del vecchio. Il
carattere che fa riconoscere il vecchio per rimbambito è il vaneggiare,
cioè il parlar senza costrutto, ripetendo il già detto. Ma avverte sè
stesso che l’uomo può essere rimbambito già an-che quando non parla ancora
senza costi itto, non vaneggia ancora in parole, se egli fa delle azioni
senza costrutto, o vaneggia nelle azioni: il che ha luogo ogni volta
che esse azioni non sono collegate tra sè, non hanno unità, cioè non
sono riferite tutte ad uno stesso ed unico scopo. Questo lodare la
compassione senza aggiungere con Epitteto che ella debba essere puramente
esteriore e non di cuore, è certamente una contradizione al principio stoico.
La compassione essere come tutti gli altri affetti un moto irragionevole dell’anima,
e contrario alla natura, il saggio non essei'c accessibile alla
compassione; una contradizione a ciò che è detto in questo medesimo §,
dovere il saggio mantenere il suo genio interno netto da passione. Ma è
una di quelle contradizioni magnanime per le quali IL CUORE corregge
talvolta gli errori dell’INTELLETO. Sul punto particolarmente della
compassione, come su quello dell’affezione verso gl’amici e i congiunti e verso
tutti gli uomini e Antonino uno stoico poco fedele al principii della sua scuola, e segue
piuttosto gl’accademici e i liceii, i quali insegnavano il sentimento
della pietà essere il carattere distintivo delle belle e grandi
anime; e quel detto di Focione, conservatoci dallo Stobeo: non togliete
nè Voltare dal tempio y nè dalla natura umana la compassione. F< in
questa deviazione, almeno in pratica, dal rigore dell’antica dottrina del
Portico [PORTICUS – stoici], Antonino e stato preceduto da altri
stoici romani illustri. Il che non potea non avvenire, perchè secondo un
antico senario greco, il cuore soltanto del malvagio non è capace
di essere ammollito. E però il severissimo CATONE, già deliberato in
quanto a sè di morire, pianse, come narra Plutarco, per pietà di
tutti quelli amici e concittadini suoi che eransi pur dianzi affidati ad
un maro procelloso per non lasciarsi cogliere in Utica da Cesare
vincitore, come avea pur pianto alcuni anni innanzi per un fratello
amatissimo, quando trovandosi esso Catone al comando di una legione in
Macedonia, alla novella che il detto fratello era moreute in Enos città
della Tracia, salpò immantinente con piccolo e fragil legno da
Tessalonica, contro l’avviso di tutti i nocchieri, per un mare
tempestosis- simo, e giunto in Enos trovò il fratello già spento
(Plut., vita di Catone). E pianse certamente Cornelio Tacito,
benché stoico anch’egli, quando, dopo aver narrato come era vissuto e morto,
non senza sospetto di veleno, Giulio Agricola suo suocero, aggiungeva
queste patetiche parole: « Beato te. Agricola, che vivesti sì
chiaro e moristi sì a tempo: abbracciasti la morte con forte cuore
e lieto; quanto a te, quasi scol- pandone il principe. Ma a me e
alla figliuola tua, oltre all’acerbezza dell’aver perduto un tanto padre,
scoppia il cuore che non ci sia toccato ad assi- stere nella tua
malattia, aiutarti man- cante, saziarci di abbracciare, baciare,
affissarci nel tuo volto; avremmo pure raccolti precetti e detti da
stamparli nei nostri animi. Questo è il dolore, il coltello al nostro
cuore.Senza dubbio. 0 ottimo padre, per la presenza della moglie
tua amatissima, ti soverchiarono tutte le cose al farti onore; ma tu
se* stato riposto con queste meno lagrime, e pure alcuna cosa
desiderasti vedere al chiudere degli occhi tuoi. Fra le varie divisioni
dei beni appo gli stoici, l’una è questa, che dei beni altri sono
finali, altri efficienti, altri e finali insieme ed efficienti.
I beni finali sono parte della felicità e la costituiscono: gli
efficienti solo la procurano: i finali ed efficienti insieme e la
procurano e sono parte di quella. Del primo genere sono la letizia, la
libertà deir animo, la tranquillità, ecc. Del secondo, l’uom prudente ed
amico; del terzo, tutte le virtù. L’uom prudente ed amico è un bene
efficiente, perchè muove con la sua diapoaizion razionale la tua
diapoaizion razionale (lib. V), cioè è occasione a te di buone
azioni. E nello stesso modo è un bene di quel secondo genere ogni
cosa, o sia pensiero o altro, che è occasione a te per camminare
verso la perfezione. Di questo bene parla ora Antonino. Il quale,
per lo esser solo efficiente, e non finale, cioè pel non essere
accompagnato ancora da quel sentimento intimo di gioia perfetta che
costituisce la felicità, non attrae invincibilmente il tuo volere;
ed è necessario quindi, perchè operi veramente sull’ uomo, che questi si
sottragga da tutte le altre cose che ne lo possono sviare (conferisci
quello che ne insegna la teologia intorno alla grazia). E quando Antonino
chiama questo bene razionale (che è attributo generale del bene
appo gli stoici), il fa per op- posizione al preteso bene degli Epicurei,
che è sensibile. Seneca, epistola ultima. Chi riguarda il piacere come
sommo bene, giudica che il bene sia sensibile: noi il giudichiamo
intelligibile. E più sotto. Non è bene dove non è ragione. Tutte queste
cose era necessario notare per ìscliiarimento e con- formazione del
testo, dove la maggior parte dei cementatori ed interpreti ha
voluto cangiare la parola efficiente in civile o vuoi sociale^ con
manifesto danno del senso e del pensiero di Antonino. Dispensazione in
greco “economia” vale generalmente governo della casa, amministrazione. E
perchè molte cose si fanno pel governo della casa, le quali da per
sè sole non si farebbero (come per esempio il risparmiare certe
spese perchè le sostanze famigliar! sopperi- scano al mantenimento
di quella), quindi è stata applicata questa voce ad ogni cosa che
si faccia con fine provvidenziale, benché sia di nessun pregio in sè od
anche noiosa; come p. e. il gastigare i rei. È usata sovente in questo
senso dagli scrittori latini di tarda età, e stoici ed altri, e
massima- niente dai padri della chiesa. È tra noi disusata perchè è
disusato il concetto eh’ ella esprime. Ma per provare la sua antica
cittadinanza in Italia allegherò il passo seguente di Cavalca,
l’ultimo dei citati sotto essa voce nel V. della Crusca (Medicina
del cuore): Per divina dispensazione avviene che, per li pessimi vizi e
gravi, grave e lunga tribolazione ed infermitade arda e salvi r anima. » Da
una nota dell’ Ornato credo che, quando la scrisse, inclina per l’
interpretazione di questo luogo, a dar ragione a Xilandro contro i
posteriori. Se non muta poi di parere, il senso di questa
espressione con libertà di parole dovrebbe essere liberalmente cioè con
liberalità di parole, o generosamente poiché così anche lo Xilandro intende
lo £À6u0£.'iu)5 del testo. E con questo raccomandare la generosità nelle
preghiere, Antonino intenderebbe, come osserva il Gataker, di
biasimare le preghiere che non mirano che all’interesse proprio di chi
lo fa. E però loda quella preghiera degli Ateniesi, i quali, al dire di
Pausania, solevano pregare non solo per tutta l’Attica, ma anche per
tutta la Grecia. AUto^ nel senso peripatetico e scolastico, è V
affezione costante deWente: e per quel carattere di costanza si di-
stingue dalla disposizione^ che è varia- bile. Appo gli stoici è la forza
o virtù che mantien l’ente in quella affezione costante; o, siccome
essi favellano, è spirito (intendi aria) che mantiene il corpo e il
contiene: » perchè l’ente ò corpo appo loro. La mente dell’ universo,
dice Senone, penetra per tutte le cose particolari e le mantiene e
go- verna: ma non tutte nel medesimo modo: perchè nelle une si
manifesta come abito (pietre, legni); nelle altre come natura (intendi
principio organico mero: piante, alberi); nelle altre come anima
(prin- cipio animrle mero: bruti); nelle altre ancora come mente e
ragione (anima ragionevole universale e sociale appo Antonino;
uomini. Le cose governate dair abito sono adunque i corpi dove non è
altro principio costituente che il generale di corpo: dove per
conseguenza non è altro carattere distin- tivo che quella affezione (modo
d’essere) costante por cui sono il tal corpo anziché il tal altro. Sono
la classe infima e generalissima di corpi, che noi chiamiamo inorganica.
Nelle cose go- vernate dalla natura, oltre al carattere generale di
corpo v’ ha già il carattere d’organizzazione. Nelle cose governato
dall’anima, oltre al carattere di cor- poreità e di organizzazione, v’ha
di più quello di animalità ecc. Le classi si van cosi ristrignendo
e innalzando sino al- r ultima, che ha per carattere la razionalità. In
questo § il testo è. in più d’un luogo corrotto, e verìsimilmente
havvi anche qualche lacuna. Non potrei dire precisamente quali sieno
le emendazioni seguite o fatte da lui, perchè una sua lunghissima
nota sulle difficoltà di questo paragrafo, oltre che è piena
di cancellature e in gran parte non intelligibile, è anche manchevole,
essendone stato lacerato via, non so da chi (forse dall’Ornato.
medesimo per aver mutato parere), un mezzo foglio. Nel voltare in
italiano io mi sono discostato il meno possibile dalle sue parole stesse
e ho serbato inalterato il senso della sua interpretazione. Questo paragrafo,
essendo corrotto in più luoghi, dei quali l’ emendazione fu
inutilmente tentata finora, è diversamente inteso dagli interpreti. L’
Ornato lasciò scritto al principio di una lunga nota: «di questo
veramente corrotto paragrafo non so che partito trarre. La sua
interpretazione che io seguii nel volgarizzamento vuol dunque
essere accettata con quella medesima riserva con che egli la
propose. La parte che segue di questo para- grafo è assai guasta, e fors’
anche muti- lata. L’Ornato non la tradusse in alcun modo,
riserbandosi di farlo quando avesse trovato una correzione che gli
piacesse: intorno a che lasciò molte note. Nel mio volgarizzamento
ho letto il testo come fu letto dallo Schiiltz, non perchè egli
approvasse in tutto quella lezione, ina perchè non seppe trovarne una
migliore. Il testo di questo paragrafo è corrotto, e chi corregge in un modo e
chi in un altro, e chi ancora difendo la vulgata. Io ho seguito
quella fra le molte e varie emendazioni, dalla quale parvemi almeno
di poter trarre un senso chiaro. Poi sensori tutto il paragrafo conf.
anche V, 33, e Seneca. More quid est? aut finis, aut transitus. Tutti gli
interpreti che io co- nosco finora, compreso anche il Gata- kero,
il quale nondimeno si scosta dal vero meno che gli altri, pigliano qui
il granchio (fan pietà Dacier o Joly che seguono ciecamente
Gasauhono, come fa pure Barberini: il Milano poi è la stessa pecora
sempre, Hoffmann erra men grossamente com Gatakero), confondendo insieme,
siccome fossero una sola cosa, la toù 3Xou (fùaiv e il ToO xóojjiou
’hys.u Qvixdv; quando anzi nella distinzione di queste duo cose è fondato
il senso di tutto il paragrafo. La toO SXou qjvlcjis è la potenza
creatrice o faci- trice primitiva; lo •óyepwvixòv toO xóopiou è la
potenza governatrice, dipendente da quella prima, generata, o formata da
quella prima: siccome la natura dell’ uomo forma l’nomo, cioè la mente
dell’nomo non meno che il corpo; e la mente deH’uomo poi gOTema il
corpo. Il senso adunque di tutto il paragrafo è questo: La natura
dell’universo decretò, determinò con deliberazione ragionevole il mondo,
dan- dogli, per così dire, un corpo ed una mente. Ora, o questa
mente, a cui è affidato il governo del mondo, segue la ragione
(perchè la mente nel senso dello ^ìf£|jiovixbv può anche talora essere
sra- gionevole); e allora tutte le cose che ella fa, sono quali le
ha determinate generalmente dà principio la natura formatrice del
tutto, sono involute in quella prima determinazione, sono conseguenza
necessaria di quella prima de- terminazione, ecc.; ovvero essa
mente non segue sempre la ragione, e allora essendo essa soggetta a
capriccio, dovrà accadere che non solamente le cose di minor conto
che ella fa, ma anche le cose principali sieno sragionevoli. Ma noi
non veggiamo mai che nelle cose principali ella sia sragionevole;
dunque non può essere sragionevole nè anche in quelle di minor
conto; dunque tutte le cose vanno secondo ragione. Godo di aver potuto
deeiferare nel manuscritto dell’Ornato e quindi trarre in luce la
precedente nota (la cui reda- zione sarebbe certo migliore se l’
autore avesse potuto ripulire e pubblicare egli stesso il suo
lavoro); perchè l’inter- pretazione e illustrazione contenuta in
essa è ingegnosissima, naturalissima e confermata da tutto quello che
conosciamo della fisica degli stoici. La natura universale (n toù óXov
(pdcjts), la potenza facitricc o creatrice è il Dio puro, il quale
trae l’universo dalla sua propria sostanza, è l’unità assoluta senza
distinzioni e diversità di parti, è la natura naturane; la potenza
governatrice, la mente che go- verna il mondo (TÓrìysixovixóv toù
xó^jxou), generata da quella prima, è all’incontro, nell’attuale
diversità delle cose,' nella nauìra naturata, nel mondo
propriamente detto e composto di anima e di corpo, è, dico, la provvidenza,
l’anima di esso corpo. Al novero degli interpreti che frantesero questo §
è ora da aggiungersi Pierron. Ed è tanto più da stupire che il sig.
Pierron abbia egli pure sì mal compreso, in quanto che, avendo egli
già prima tradotto la Me- tafisica di Aristotele, dovea essere suf-
ficientemente versato nelle dottrine filosofiche delle principali scuole
della Grecia. Quasi tutti i traduttori hanno franteso questo luogo,
pigliando l’iwoia per intelletto ragione e traducendo quindi: vide ne
intellectus hoc feraf.... il senso letterale, aggiungendo ciò che è
sottin- teso, è: vedi se la nozione (che tu hai di te stesso come
uomo) soffre cotesto, soifre cioè che tu dica esser nato a goder
dei piaceri. Pierron, seguendo l’ esempio di tutti i suoi
predecessori, pigliò anch’egli Vhvo'.a per intelletto traducendo: vota a' il y
a du bon aena à le prétendre. Colia bontà delle singole azioni
vuotai procacciare di ben comporre la vita. Il testo e bravissimo. Talvolta
troppo fedele alla lettera e studioso di conservare tutta la brevità
dell’ origi- nale, avea tradotto: ai vuol comporre la vita mettendo
inaieme le azioni ad una ad una; poi comporre inaieme la vita accozzando
le azioni ad una ad una; poi allogando le azioni ad una ad^ una.
Non credo che so avesse potuto ripu- lire e terminare egli stesso il suo
la- voro, si sarebbe contentato di alcuno di questi tre modi, che
tutti peccano di oscurità e di ambiguità. A costo dì essere men
breve, io ho creduto di dover essere piò chiaro non solo in questa
frase, ma in tutto questo paragrafo, svolgendo un poco il concetto dell’autore
siccome io l’intendo. Quasi tutti gli interpreti fran- tendono. 0.
Nel novero degli interpreti che fran- tesero questo luogo comprendi
ora an- che Mr. Al. Pierron, che sdgue docil- mente- jl Gataker e
lo Schultz. L’errore sta nel legare Io i^’oioy ctv xoti up^rìae col
ófUTw che precede; laddove si riferisce all’azione alla quale
l’animale ragionevole tendea e nella quale è stato impedito. E ciò
pare che abbia poi ca- pito lo Schultz nella sua seconda edi- zione
del testo greco, avendo egli posto una virgola dopo il óutù. (15)
Se tu vo/eafi ftema la debita ri- tterva.., che da lei etesaa; cioè a
dire: se tu volesti assolutamente e non a condizione soltanto che la
cosa fosse possibile; questo atto della tua volontà fu veramente un
male, perchè, come è detto altrove, l’ animai ragionevole non dee
voler nulla che non sìa in poter suo, ed anche il bene re- lativo,
non dee volerlo se non se con- dizionalmente, cioè in quanto sia
pos- sibile; rimpossibilità essendo per gli stoici sinonimo di non
voluto dalla na- tura e dal destino, al quale il savio non dee
ripugnare. Che se poi la cosa voluta da te fu una di quelle che non
sono pur buone in senso relativo, e quindi il volerla fu un appetito,
pren- dendo il vocabolo volere nel significato volgare, cioè un
moto del senso, piut- tosto che della volontà ragionevole; tu non
ricevesti nocumento nè impedimento veruno: perchè tu non sei «erwo,
ma bensì mento, ragione o volontà razionale, e come tale, in quanto operi
secondo la tua propria natura non puoi essere impedito da nissuna
forza esteriore. Così intendo questo luogo, così certamente è stato inteso
dall’ Ornato (assai diversamente dagli altri interpreti che io
conosco, Gataker, Schultz e Pierron), e questo senso ho procurato, di
esprimere traducendo. L’Ornato lasciò una breve nota a questo
luogo, ma in essa non fa che avver- tire le difficoltà del tradurlo,
stante la povertà dell’italiano,comparativameute al greco, e
scusare l’ oscurità e l’ ambiguità della traduzione tentata da lui. Di tutto
questo paragrafo fa quattro tentativi diversi di traduzione, tutti
laboriosissimi, come appare dalle molte cancellature e correzioni. In
margine alla quarta od ultima prova scrisse: Sta qui fermo, perche
farai peggio se cangi. Non fu quindi senza molto bilanciare che mi
risolsi a fare io, come feci, una quinta prova, essendomi sembrato
che il miglior par- tito fosse qui di tradurre letteralmente, e
spiegare i sensi del testo nelle note. Ad illustrazione del senso stoico
di tutto il paragrafo ricordiamoci priiniera- inente che secondo
gli stoici: c Dio, con- siderato dal lato fisico, è la forza
motrice della materia, è la natura generale, e r anima vivificante
del mondo; conside- rato dal lato morale, è la ragione eterna che
governa e penetra l’universo, è la provvidenza benefica, è il principio
della legge naturale che comanda il bone e proibisce il male. »
Ricordiamoci ancora che l’aria, come uno dei due elementi attivi e
parte essa stessa della sostanza divina, ò dagli stoici considerata
come il principio della vita sensitiva. Dice adunque Antonino: non
contentarti ora- mai di essere unito con Dio a quel modo solamente
che sono uniti con lui gli esseri solamente sensitivi, cioè per
mezzo della respirazione; ma fa’ ancora di unirti con lui a quel modo che
si appartiene agli esseri intellettivi, cioè con cognizione e
accettazione libera dello scopo che Iddio ha proposto al- r
accettazione libera di quelli. E però, siccome tu traggi dall’aria
ambiento gli elementi della tua vita sensitiva, traggi ancora dalla
ragione ambiente gli elementi della tua vita intellettiva. L’esistenza
delle' cose dissolvendotù (Tràvxa èv [xerai^oX-^. K«ì ocùrCg cù év
^'.r,v£xet à^.Xoicoasi, \at xaxa ti (JiOo- p^). Qui mi pare che fosse il
caso di dovere assolutamente abbandonare la lettera e contentarci
di esprimere il senso del testo, piuttosto che cercar di tradurne
le parole, che non sono tra- ducibili in italiano. L’Ornato avea
detto: tutte le, cose vanno soggette a mutazione. E tu stesso ti
alteri continuamente, e peì'^isci, per cosi dire. Ma egli non era
contento, come appare dall’usato segno. E in vero che significa quel
tutte le cose vanno soggette a mutazione f Significa, e non può
significare di più, che tutte le cose possono essere mutate e lo
saranno effettivamente quando che sia; ma ciò liou esprime quella
condizione delle cose, per cui non hanno stato, o modo di es- sere
che perduri pure un istante senza mutamento, che è la vera
condizione delle cose secondo il pensiero di Anto- nino e voluta
esprimere da lui. Chi do- vesse tradurre questo luogo in tedesco,
lo potrebbe fare, parmi, benissimo dicendo: Alle (Unge aind in
unaufhorlichem anclera-werden; come si dice in werden non solo dai
filosofi, ma anche nel lin- guaggio famigliare, quando di una cosa
che non è ancora, ma si sta incomin- ciando 0 si va facendo, si suol
dire: Die Saehc iat noch ini werden. Ma la nostra lingua non ha
tutta la flessibi- lità del tedesco, uè sarebbe chiaro, uè permesso
il dire in italiano: tutte le coae sano in un continuo mutarai. È una
singolare coutradizione di Marco nostro e di, altri stoici poate-
riori il venir cosi spesso parlando con tanto dispregio della materia che
aottoatà alle cose (tt,? ii7:oy.e'.[xi\rng uXin?, — A"edi
anche YI, 13, e altrove). Il mondo è tut- tavia per essi un animale
perfetto e bellissimo, il cui corpo è la materia, e l’anima, Dio
(vedi i Ricordi passim, e specialmente X, 1). Le rughe sul volto
del vegliardo, le screpolature delle ulive e del fico vicini ad
infradiciare, la bava del cignale ed altre sì fatte cose hanno pure
una certa grazia e venustà, perchè il mondo è perfetto, e nulla è nelle
suo parti che non conferisca alla bellezza del tutto. Perchè dunque
ora tanto dispregio non solo per tale o tale altra parte, ma
universalmente per tutta , la materia che sottosta, quando questa
materia, che non è poi altro per gli stoici se non se il suhstratum
indeter- minato di tutto il contingente sensibile, è essa pure
sostanza divina secondo la scuola?
Intendi: « o tu voglia dire che il mondo sia stato formato di
atomi. ed abbia quindi origine dal caso; o che sia stato formato di
nature (essenze, entelechie, monadi), ed abbia quindi per origino
l’ intelligenza, o la natura, che qui è sinonimo di intelligenza;
que- sta cosa pongo io certa anzi tutto, come tratta dalla mia
osservazione immediata, che io sono attualmente parte di un tutto
governato da una natura. » Con altre parole: « o tu faccia venire il
mondo dalla pluralità, o tu lo faccia venire dall’unità, ella è
cosa di fatto che io ci ravviso attualmente una pluralità governata
da una unità. » Il qual me- todo di filosofare, per cui, lasciata
stare la disputa intorno all’origine delle cose, si viene ad
esaminare la realtà attua- le di esse; lasciato stare il lontano e
mediato, si viene ad osservare l’ imme- diato e prossimo; lasciata stare
la co- gnizione dedotta, si viene a far capo alla cognizione di
fatto acquistata per osservazione; è solenne ad Antonino. Ricordi il
lettore che appo stoici mondo, tutto, natura, Dio sono
V sostanzialmente la stessa cosa, e però quelle che
poco innanzi furono chiamate parti del tutto, qui sono dette della
natura. Dìo, natura, mondo, tutto sono espressioni diverse che
corrispondono a modi diversi di considerare una stessa cosa, e
questa diversità è relativa alla mente finita dell’uomo che non può
si- multaneamente contemplare gli aspetti e momenti diversi delle
cose, e non alla realtà obbiettiva. Quindi ò che le espres- sioni
soprascritte sono non di rado usate runa per l’altra, poiché
sostanzialmente significano la medesima cosa. Il mondo KÓrfixog),
dice il Laerzio, era dagli stoici considerato: 1® come causa 0
pbtenza informatrice di tutte le cose che sono {natura nuturans, i;
t£- Xvtxfi, -ij ToO òlo\j q>0ai<é ), la quale, come
artefice e informatrice di sé medesima, trae da sé stessa e informa tutte
le coso con suprema saviezza e divina necessità, cioè secondo le sue
leggi che sono quelle della ragione; 2" come la totalità delle
cose informate e ordinate dalla potenza informatrice immanente in esse e
go- vernatrice di esse (dotta allora xòv Toù xd^fjLou) e quindi
come l’opera vivente, il vivente organismo, o corpo organato da
quella {natura naturata); finalmente come l’unità dei due,
cioè dell’ organismo vivente e della forza or- ganatrice e
governatrice, in quanto l’uno non si distingue dall’altra se non se
per la contemplazione della mente finita deU'uomo. Vedi i Prolog»
nell’edizione di Torino. Fa che tu vi sottoponga col pen^ siero...
di che io ragiono. Ho conser- vato tutte le parole della interpretazione
dell’ Ornato, perchè non avrei saputo quali altre più chiare
sostituir loro; atteso che io non son sicuro di intendere qui nè
che cosa abbia voluto dire r Ornato, nò che cosa Antonino. L’Ornato
volea faro a questo luogo una nota; ma non la fece, e non trovo
altro,, che si riferisca a questo luogo, ne’suoi manoscritti, se
non se un cenno pel quale è indicato che egli lesse qui ò, ti
risolutamente^ ove tutti gli altri, che io conosca, lessero &ti; e
che egli intese r Ù7TÓ0OU diversamente da tutti gli altri
interpreti. Il Gatakcr, e lo Schultz che lo segue da vicino, non sono
più chiari. Le quali tu apprendi»,, conside- razione del tutto.
Così l’Ornato svolse ed illustrò il pensiero di Antonino espres- so
brevissimamente e, parmì anche, poco chiaramente nel tosto. Non ho
mutato quasi nulla alla versione di questo para- grafo lasciata
dall’ Ornato, sia perchè ho motivo di credere che ne fosse già poco
meno che contento egli stesso, trovando io questo paragrafo nettamente
ricopiato; ^ sia perchè non avrei voluto correr pericolo (li alterarne
benché minimamente il senso, trattandosi di un luogo che egli
intese assai diversamente da tutti gli altri interpreti. Vuol dire che
non bastano le impressioni buone che noi riceviamo per mezzo della
sensibilità, le quali possono e sogliono venir cancellate da
impres- sioni contrarie, ma ci vuole anche il la- voro deir
intelletto che riduca quelle ad unità e le fermi cosi nel nostro
spirito, formandone come un corpo di scienza. Non basta
l’osservazione, l’applicazio- ne dello spirito alle cose di
circostanza, ma ci vuole ancora la contemplazione, l’ applicazione
dello spirito alle cose permanenti, al generale immutabile. Solo
col ridurre ad unità il moltiplice, a generalità il particolare, si
possono radicare le cognizioni nell’ anima, la quale si compiace
dell’unità, e quindi della scienza: compiacenza cui la sem- plicità
del cuore dee far rimanere se- creta naturalmente nel cuore, ma non
artatamente celata; ed allora è l’ani- ma veramente grave e soda e come
chi dicesse, veneranda. Sul fine del para- grafo fa la enumerazione
delle diverse categorie alle quali si dee riferire l’og- getto
osservato. 0. Questa nota dell’ Ornato che per le troppe
citazioni del testo greco non può qui darsi che in parte, trovasi
in- tera nell’edizione di Torino. Grecismo, per suole accadere. Non
era possibile il tradurre altrimenti. Del resto vada a rilento chi
per la sola ragione del non potersi tradurre sempre colla stessa
voce una stessa parola del testo, accusa Antonino qui ed altrove di
arguzia. Gli stoici crede- vano che, là dove è una stessa parola,
debbe essere anche una stessa idea. Ed anche Platone (vedi il Cratilo) il
credette; e il credette il Vico: e tanti j altri il credettero: e noi il
crediamo., Se quella idea generalissima che l’an- ! tichità avea
attaccata al:p:?.eìv non si ' trova più annessa al nostro amare, ciò
j non prova altro se non che il greco e l’italiano sono due lingue
diverse. E sap evadicelo. Il passo di Platone è nel Teeteto dove parlando
dell’ uomo filosofo liberalmente educato, dice, udendo egli lodare e
magnificare un tiranno od un re, gli par di udire lodato e
magnificato un pastore, perchè egli munga di molto latte; e l’animale
cui pasce e munge il re, gli pare anche più ritroso e più infido di
quello cui pasce e munge il pastore; nè men rozzo nè meno ineducato
stima egli l’uno che l’altro, mancando ad amhidue il tempo per
badare a sè, e vivendo il primo fra le mura della reggia a quello
stesso modo che l’altro nella capanna sul monte. Del resto, il senso
generale di tutto questo paragrafo, non bene inteso, se- condo me,
dagli interpreti, mi pare che sia: Tu dèi farti capace sempre pih
cho tu puoi vivere da filosofo in questa tua corte come faresti in.
quella tua villa .che agogni. Non incontri tu ad ogni •passo esempi
di quel che dice Platone: uomini che vivono nei palagi come fa-
rebbe un rozzo pastore in sul monte: ingolfati cioè quelli e questo nelle
cure materiali del governo dell’armentoV E sottintende: se per
costoro il palagio non è altrimenti che una capanna, non può ella con
più ragiono essere la reggia per te come un ritiro filosofico? Gran ragione ha
qui Antonino • di raccomandare a sè medesimo anche ' questo genere
di contemplazione, cioè a dire lo studio dei fenomeni, e delle
maraviglie, come egli dice sapientemente, “dell’organismo corporeo degli
animali e deir uomo massimamente: perchè non è altro studio il quale
possa per via più compendiosa e sicura condurre alla co- gnizione
della infinita sapienza, e provvidenza infinita della causa reggitrice
del mondo. Nè l’uorao può presumere di conoscere sè medesimo, sé non
co- nosce almeno un poco di queste mara- viglie, cioè come si
formi, cresca, si conservi, si rinnovi e deperisca il suo corpo,
quale sia la natura e il modo di operare della causa o principio a
cui dehbonsi riferire questi fenomeni, quali le relazioni di questa vita
orga- nica del suo corpo con quella del prin- cipio che in lui
sente, vuole, e pensa, e come possano questo due vite modificarsi fra
loro scambievolmente. In vero chi aspira a conoscere sè medesimo,
per quanto sia dato all’uomo di pur conoscere sè stesso, e non cura di
co- noscere un po’intimamente anche que- sta delle due parti di che
si compone Tesser suo, porta gran pericolo di er- rare nel vano, e
di prendere astrazioni por realtà, il che avvenne appunto agli
stoici, ignorantissimi di anatomia o quindi più ancora di fisiologia.
Perchè uno appunto degli errori fondamentali della loro filosofia,
quello por cui mu- tilavano la natura umana escludendo da essa la
sensibilità che riferivano al corpo come a cosa straniera all’ uomo
propriamente, il quale per essi non era altro che ragione e volontà;
questo er- rore, dico, è in gran parte da attribuire alla
imperfezione delle loro cognizioni, ai loro errori circa la costituzione
fisica delluomo e le relazioni in che ella si trova colla sua
costituzione morale e intellettuale; o per dire più vera- mente,
alla loro totale ignoranza dello leggi che governano i fenomeni
dell’or- ganismo corporeo dell’uomo, delle rela- zioni intimissime
della vita di esso organismo corporeo con quella della mente, e della
natura egualmente spirituale di ambidue. Questi versi sono di Omero
e sono dei più famosi nell’antichità, dei più spesso citati e
ripetuti, imitati dai poeti posteriori; o però Antonino non li
scrisse per intero, ma solo quei brani che sono stampati in corsivo,
bastando quelli a richiamare alla memoria i versi interi, alle
diverse sentenze contenuto in essi alludendo egli poi nella parte
se- guente del paragrafo. Con questi versi Glauco (dopo aver detto
magnanimo Tidide a che mi chiedi il mio lignaggio?) incomincia la sua
risposta a Diomede, il quale, prima di accettare il combattimento con
lui, aveagli chiesto qual fosse la sua stirpe. Io li ho tradotti
letteralmente, giovan- domi in parte della traduzione del Monti,
la. quale, come nota a tutti i lettori, avrei volentieri dato qui
inalterata, se in essa fosse più fedelmente espresso, e nell’
ultimo verso non interamente guasto il senso delle parole di Omero. Il
qual verso, voglio dire il 149\ è tradotto da Monti come segue: CosxVuom
• nasce e così muor: il che fa fare un falso sillogismo a Glauco, il
quale secondo la traduzione del Monti, concludendo, affermerebbe
dell’wo/Ho ciò che dovea affermare delle schiatte umane, mutando,
come direbbero i loici, nella conclusione il piccolo termine, che nella
premessa minore- non era uomo ma schiatta o stirpe, come disse il
Monti. E pure- il verso di Omero ò chiarissimo. Questo strafalcione
il Monti non avrebbe fatto se, come quasi ignorante del greco, con
tante altre traduzioni avesse saputo • consultare quella mirabilissima,
non solo per eleganza di stile ma ancora per fedeltà, precisione e
chiarezza, del Voss, il quale in cinque bellissimi esa- metri tedeschi
traduce letteralmente i cinque esametri greci. Anche il Pope,
sebbene i suoi lavori sui poemi di Omero, tutto die pregevolissimi per
altri rispet- ti, non meritino il nome di traduzione, non fece qui
lo sproposito di Monti. Ed altri ancora potrei nominare dei nostri
che con nobilissimo intendimento si diedero all’ardua impresa di
recare nella nostra lingua chi l’una e chi l’altra di quelle poche
reliquie che ci rimangono della greca poesia (dico poche rispetto a ciò
che fu divorato dal tem- po); i quali avrebbero meglio inteso e
meglio tradotti moltissimi luoghi se avessero potuto consultare, se non
tutti gli interpreti, cementatori ed espositori, almeno i
traduttori tedeschi. Ma basterà che io nomini il più valente, a
parer mio, di tutti, Belletti, al quale, tranne forse una più
intima notizia del greco, nulla mancava, non valor d’arte, non
felicità d’ ingegno, a poter fare una traduzione perfetta, o prossima alla
perfezione, dei tragici greci. E in vero, leggendo io le traduzioni del
Bcllotti e riscontrandolo diligentemente cogli originali, ebbi in
moltissimi luoghi ad am- mirarne la eccellenza, anzi direi quasi in
tutti quei luoghi dov’egli capì ab- bastanza intimamente il suo testo
e non erano difficoltà insuperabili a qual- sivoglia traduttore. Ma
anche in molti altri luoghi io ebbi a lamentare che egli pure non
abbia saputo o potuto giovarsi delle eccellenti traduzioni fatte
da* suoi predecessori alemanni. Nel solo Agamennone, che anche
considerato in sè stesso e non come parte di una grande e sublime
trilogia, è forse il più bel monumento della scena antica, e
certamente il più grande di tutti per sublimità tragica, recondita
filosofia, splendore di immagini e copia di alti e forti pensieri,
quanti errori avrebbe evitati il Belletti, quante meno scempiaggini
avrebbe fatto dire a quella grande anima e colossale ingegno di
Eschilo, so egli avesse solo potuto pro- fittare della traduzione e dei
Prolego- meni di Guglielmo Humboldt? Non dirò del libro di Federico
Welcker sulla Tri- logia di Eschilo^ che forse non era an- cora
pubblicato quando il Bellotti traducea l’ Agamennone. Ed è tanto più da
lamentare che a Bellotti siano mancati questi sussidi, quanto è meno da
sperare che sia presto per sorgere un altro in- gegno italiano, il
quale possa fare quello che avrebbe potuto il Bellotti.
Ritornando al paragrafo di Antonino e al luogo citato di Omero, è
da notare come siffatti pensieri intorno al poco o niun valore
della vita considerata in sè, e di tutte le cose umane e dell’ uomo
stesso, così frequenti nei poeti ebraici; frequentissimi in questo
scritto di An- tonino e divenuti quasi abituali nei cristiani dei
primi secoli, si trovino pure non di rado anche nei poeti greci più
antichi, voglio dire in quelli delle prime e più splendide epoche della
greca letteratura, sebbene i Greci fossero un popolo di allegra
immaginazione. Forse non dispiacerà al lettore il vederne qui
raccolti alcuni esempi: nell’ Odissea la terra non nutre nulla di più
infermo che Vuomo. Nell’ottava delle pitie di Pindaro Che siatn noi
dunque o che non siamo f Leggiero veder d* ombra che sogna. Letteralmente la
seconda parte. L’uomo è l’ombra di un sogno. Nel Prometeo di Eschilo e non vedevi V imbecille natura a vano
sogno eguale onde è impedito il cieco umano gregge? Nell’Aiace di Sofocle,
perocché veggo non essere noi,
quanti viviamo, altro che larve ed ombra vana. Nel Filottete del .
medesimo Sofocle, Filottete chiama sè medesimo: ombra di un fumo.
Nella Medea di Euripide -- non ora soltanto incomincio a stimare tutte le
cose umane come un' ombra, E vuoisi notare come appo i tragici ed
anche appo i) lepidissimo Aristofane la parola effimeri, cioè quelli che
durano un giorno, è spessissimo usata come sinonimo di uomini. A
queste, o ad altre simili sentenze d’ antichi ed illu- stri poeti, le
quali erano nella me- moria di tutti gli eruditi del suo tempo,
alludeva evidentemente Antonino con quelle sue parole: il più breve
detto, anche di quelli che sono i più noti ecc., accennava poi per
esempio quelli di Omero. Questa nota fu scritta in tempo che
io, quasi appona ripatriato dopo trent’an- ni di assenza, e mandato a
stare in un cantuccio al tutto vacuo di studi e di lettere
(prendendo i vocaboli in un senso un po’ alto), e ridottomi a
passare nella solitudine i pochi momenti d’ozio che r esercizio di
un pubblico ufficio mi lasciava, avea potuto, non saprei diro
perchè, immaginarmi che il valentis- simo sig. Bellotti fosse già del
numero di quei felici che più non vivono altri- menti sulla terra
che per la memoria di opere egregie che vi lasciarono. Avvertito ora del
mio errore, non cangio nulla a quello che ho scritto di lui; ma
aggiungo V espressione di un voto, che deve esser quello di tutti gli
amatori delle buone lettere desiderosi di vedere vie più chiara e
più grande la rino- manza di un nobilissimo ingegno: ed ' è che
l’esimio sig. Bellotti, come sta ora, da quanto mi dissero, rivedendo
o migliorando il suo Yolgarizzamento di Sofocle, così possa egli
poi rivedere ed emeudare quello ancora di Eschilo, il quale, a
parer mio, ne ha maggiore bi- sogno; perchè quello, tranne forse
al- cune eccezioni, non pecca gravemente che nella parte lirica;
laddove in questo trovai, 0 parvemi certamente trovare, molti
luoghi da dover essere emendati non solo nella parte lirica troppo
spesso non traducibile in italiano (come è in- traducibile Pindaro,
secondo che fu sen- tenziato anche da G. Leopardi non ismentito dal
tentativo più audace che felice di Giuseppe Borghi); ma eziandio
nel dialogo. Ella comjyie nondimeno..», si avea proposto. Mi sono
scostato, anche nel senso, interamente dall’ Ornato, il quale avea
tradotto: ella rende intero e com- piuto quanto ella avea fatto fino
allora; primieramente perchè il senso voluto esprimere dall’ Ornato
non mi sembrava abbastanza chiaro; e poi, e principal- mente perchè
mi parve troppo grande licenza il tradurre per quanto avea fatto
fino allora, il tò irpoTcOiv, il quale mi sembra qui usato nel senso il
più ovvio del verbo “7rp.oT{6T)|ju”, che è quello di proporre, e
così l’ intende anche lo Schultz contrariamente al’Gataker seguito dall’
Ornato. Veggo bene le ra- gioni che possono avere gl’indotto a
interpretare a quel modo. Ma non mi persuadono. Il pensiero di An-
tonino mi sembra chiaramente, l’anima razionale, la quale non si propone
altro che di operare sempre secondo ciò che richiede il momento
presente, e di aver caro tutto ciò che le inter- viene, come cosa
voluta dalla natura, in qualunque istante le* sopravvenga la morte,
compie sempre interamente il compito che ella si avea proposto, e
in modo soddisfacente a sè stessa; ella ha tutto ciò che potea
desiderare, ha totalmente esaurita la sua parte come attrice sulla
scena del mondo; e appunto il morire quando la natura lo vuole, è la
conclusione, il compimento della parte a lei assegnata e da lei
liberamente accettata nel gran dramma della vita universale. Bone avverte
qui il Gataker aver già Socrate usato il medesimo argomento per
indurre Alcibiade a disprezzare la moltitudine, alla* quale peritavasi
di farsi innanzi a concionare: qual è, diss’egli, di costoro quegli che
ti impau- risce? forse Micillo il ciabattieref Trigaió il
conciatore f Trochilo il ferravecchio? ora non sono costoro quelli dei
quali si compone V adunanza del popolo? Che se non temi di
favellare a ciascuno di essi separatamente, che è dò.che ti fa
timido a parlar loro riuniti insieme? Il ragionamento di Socrate era
giustissimo ap- > plicato ad una moltitudine di popolo riunito,
e avrebbe anche potuto ricor- dare ad Alcibiade l’antico detto di Solone
ai:li Ateniesi conservatoci da Plu- tarco: preni ad uno ad uno »iete
tante volpi; riuniti insieme siete tanti allocchi. Ma il medesimo
ragionamento applicato allo cose di cui parla Marco nostro non ò
molto concludente. E una melodia, per es., come qui avverte
opportuna- mente il Pierron, è qualche cosa di più che una semplice
successione di suoni, e Antonino dimentica di considerare ciò
appunto per cui le note musicali hanno potenza da commovere T anima
sì intimamente. Avverta il lettore che idea tra- gica fondamentale ai
poeti greci era la lotta infelice della volontà e liberta morale
dell’ uomo contro l’ inflessibile necessità; o per dir più
veramente, quella fatale retribuzione di giustizia che risulta
inevitabilmente alla vita umana dalle leggi necessarie dell’ordine
morale. Perchè quella necessità che non era punto upa cosa cieca secondo gli
stoici, apjio i quali il /«<o non era altro che la
concatenazione delle cause secondo le leggi della na- tura, cioè
della ragione e quindi della giustizia; quella necessità, dico, non
era punto una cosa cieca neppure nella mente dei poeti: sendo che a
Nemesi figlia appunto di essa necessità e particolarmente incaricata di
vendicare i delitti e rovesciare le troppo grandi e- immeritate
prospérità, a Nemesi^ dico, e alla Giustizia (5“tx-ri), che erano i
due concetti più puri fra tutte le divinità immaginate dall’ antico
politeismo, il semplice, ma sublime buon senso dei Greci riferiva
tutto ciò che risguarda il supremo governo del mondo. L’idea dunque
della giustizia era congiunta con quella della necessità^ sebbene
in modo diverso, anche nella mento dei poeti, come in quella degli stoici.
Cho se Antonino non fa qui esplicitamente alcuna allusione a quella
retribuzione di giustizia, che era l’elemento morale della tragedia
greca, ma solo allude alla inutilità della lotta contro alla necessità, e
sembra così impicciolire l’i- dea nobilissima dell’antica tragedia;
egli è perchè questa inutilità intendeano gli stoici e i poeti allo
stesso modo, e quasi esprimevano colle medesime pa- role; laddove
intendeano in modo di- verso quella retribuzione: e non erano forse
i poeti quelli clie la intendeano in modo men vicino al vero. Benissimo
il Gataker ricorda qui alcuni detti memorabili di Pocione, conservatici
da Plutarco, ai quali alludea probabilmente Antonino in questo
luogo. Già condannato a morte per giudizio iniquo de’ suoi
cittadini, in proposito. di uno che non ristava dal dirgli vil-
lanie, disse Focione: non sarà alcuno che faccia costui cessare dal
disonorar «è medesimo? E già vicino a morire, questa sola
ingiunzione fece al figliuolo: dimenticasse il fatto ingiusto degli
Ateniesi. Quanto alle parole che seguono di Marco nostro: mpposto che non
e in- fingenac, non debbono esser prese come, espressione di nn
sospetto nel caso particolare di Focione, ma bensì in un senso
generale, quasi dicesse Antonino con istoica riserva, non bastar
sempre le parole a dar certo fondamento a un giudizio sulle
disposizioni interne del- l’animo altrui, nè doversi mai fingere,
neppur quando il fingere potesse gio- vare a bene edificare gli uomini. Da
stólto (à|*vu/jiov). Traduce inìquo, seguendo lo Schultz che tradusse
iniquum. Ma non e ben risoluto di aver bene interpretato quello “ayvofxov,”
come appare dal consueto segno. E veramente non parmi che lo
ayvcofjLov possa esser preso in questo senso, sebbene abbia quello
ingrato, disleale, disamorato. Il senso più ovvio di questo aggettivo è
privo di senno, stolto, inavveduto, e parmi che 41 1 reo Aurelio
questo senso quadri benissimo in questo , luogo, meglio che non faccia
quello di inìquo. Dopo aver detto Antonino essere da pazzoy cioè a dire
da stolto, il volere che ì malvagi non pecchino; aggiunge che lo
ammettere in tesi gene- rale ed assoluta, poiché non si può fare
altrimenti, che essi debbano di neces- sità peccare, e il volere ad un tempo
che essi facciano una eccezione a favor tuo, è cosa non solo às. stolto ma
anche da tiranno: da stolto perchè l’eccezione, anche di un solo caso non
è possibile ai malvagi;.da tiranno perchè vuoi esser distinto e che
ti si abbia maggior rispetto che agli altri uomini. Anche il
Gataker intende 1’ àyvwi^ov così; iPierron segue lo Schultz. Parole di
Epitteto malissimo interpretate da Pierron, che riferisce l’àiro OavTi al
padre, quando deve essere riferito al figliuolo, corno fece
l’Ornato, seguendo Gataker e Schultz. La medesima sentenza si trova anche
nel Manuale del mede- simo Epitteto con parole poco diverse, e fu
benissimo tradotta dal Leopardi. Se tu hacer<fi per avventura un tuo
Jigliolino o la moglie, dirai teco stesso: io bacio un mortale. Manuale,
Tutto è opinione. Il lettore com- prenderà facilmente come il senso
stoico di questa frase, tante volte ripetuta da Marco nostro, è al
tutto alieno da quello della famosa sentenza del sofista Protagora:
V uomo è misura di tutte le cose. La sentenza del sofista si
riferiva ad ogni cosa, alla verità obbiettiva, alla moralità come
alla sensibilità, e tendea quindi a distruggere la possibilità' di
ogni cognizione teorica, la morale come la religione. La sentenza di
Antonino al contrario, il quale, per un errore direi quasi
magnanimo, riduceva, seguendo gli stoici anteriori, tutta l’essenza dell’
uo- mo alla ragione e alla volontà ragionevele, non si riforisce ad altro
che alla sensibilità, cioè ai piaceri e ai dolori di cui essa
sensibilità è soggetto. Intendi raziocinio nel senso proprio dei loici, cioè
facoltà del sillogizzare, operazione propria dell’intelletto; e nota qui
il carattere esclusivo del Portico, il quale considerava e stimava
un nulla, non che la sensibilità ma l’in- telletto stesso, a paragone dei
buon uso della volontà, cioè della moralità della ragione.
Traducendo ho usato il vo- cabolo raziocinio piuttosto che
intelletto, perchè in italiano il senso della parola intelletto può
essere troppo facilmente confuso con quello di ragione, la differenza fra
i due non essendo così ben determinata nella nostra lingua, come è fra i
due corrispondenti tedeschi Verstandnis e Vernunft. Ornato. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ornato” – The Swimming-Pool Library.
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Oro -- Grice e Trissino – la difficolta dei segni di
Trissino non favori la diffusione di sua filosofia – filosofia italiana (Vicenza).
TRISSINO-DAL-VELLO-D’ORO -- or ORO (Vicenza).
Filosofo. Ritratto di Vincenzo Catena. Persona
di spicco della cultura rinascimentale, notissimo al tempo, il Trissino incarnò
perfettamente il modello dell'intellettuale universale di tradizione
umanistica. Si interessò, infatti, di linguistica e di grammatica, di
architettura e di filosofia, di musica e di teatro, di filologia e di
traduzioni, di poesia e di metrica, di numismatica, di poliorcetica, e di molte
altre discipline. Nota era, anche presso i contemporanei, la sua erudizione
sterminata, specie per quel che riguarda la cultura e la lingua greche,
sull'esempio delle quali voleva rimodellare la poesia italiana. Fu anche
un grande diplomatico e oratore politico in contatto con tutti i grandi
intellettuali della sua epoca quali Niccolò Machiavelli, Luigi Alamanni,
Giovanni di Bernardo Rucellai, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Giambattista
Giraldi Cinzio, Demetrio Calcondila, Niccolò Leoniceno, Pietro Aretino, il
condottiero Cesare Trivulzio, Leone X, Clemente VII, Paolo III, e l'imperatore
Carlo V d'Asburgo. Fu ambasciatore per conto del papato, della Repubblica di
Venezia e degli Asburgo, di cui fu un fedelissimo, come tutta la sua famiglia
da generazioni. Scoprì e protesse l'architetto Andrea Palladio, appena
adolescente, nella sua villa di Cricoli, vicino Vicenza, che venne da lui
portato nei suoi viaggi e fu da lui iniziato al culto della bellezza greca e
delle opere di Marco Vitruvio Pollione.Giovanni Giorgio Trissino nacque a
Vicenza l'8 luglio 1478 da antica e nobile famiglia. Suo nonno Giangiorgio
combatté nella prima metà Professoreil condottiero Niccolò Piccinino, che al
servizio dei Visconti di Milano invase alcuni territori vicentini, e
riconquistò la valle di Trissino, feudo avito. Suo padre Gaspare era anch'esso
uomo d'armi e colonnello al servizio della Repubblica di Venezia e sposò
Cecilia Bevilacqua, di nobile famiglia veronese. Ebbe un fratello, Girolamo,
scomparso prematuramente, e tre sorelle: Antonia, Maddalena, andata in sposa al
padovano Antonio degli Obizzi, ed Elisabetta, poi suor Febronia in San Pietro
nel 1495 e dal 1518 rifondatrice insieme a Domicilla Thiene di San
Silvestro. Targa marmorea che Trissino fece realizzare a ricordo
del suo maestro Demetrio Calcondila in S.Maria della Passione a Milano Trissino
studiò greco a Milano sotto la guida del dotto bizantino Demetrio Calcondila, sodale
di Marsilio Ficino, e poi filosofia a Ferrara sotto Niccolò Leoniceno. Da
questi maestri imparò l'amore per i classici e la lingua greca, che tanta parte
ebbero nel suo stile di vita. Alla morte di Calcondila, fece murare una targa
nella chiesa di S.Maria della Passione a Milano, dove fu sepolto il suo
maestro. Il 19 novembre 1494 sposò Giovanna, figlia del giudice Francesco
Trissino, lontana cugina, da cui ebbe cinque figli: Cecilia, Gaspare, Francesco, Vincenzo e Giulio. Trissino sostene l'Impero come istituzione,
come d'altronde era tradizione nella sua famiglia da generazioni, ma ciò venne
interpretato in spirito antiveneziano e, per questo, egli fu temporaneamente
esiliato dalla Serenissima. Nel 1515, durante uno dei suoi viaggi in Germania,
l'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo lo autorizzò all'aggiunta del predicato
"dal Vello d'Oro" al proprio cognome e alla relativa modifica dello
stemma gentilizio (aurei velleris insigna quae gestare possis et valeas), che
nella parte destra riporta su fondo azzurro un albero al naturale con fusto
biforcato sul quale è posto un vello in oro, il tronco accollato da un serpente
d'argento e con un nastro d'argento tra le foglie, caricato del motto "PAN
TO ZHTOYMENON AΛΩTON" in lettere maiuscole greche nere, preso dai versi
110 e 111 dell'Edipo re di Sofocle che significa "Chi cerca trova",
privilegi trasmissibili ai propri discendenti. Stemma di
Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro come appare nel volume dedicatogli da P.F.
Castelli. In quegli stessi anni intraprese diversi viaggi tra Venezia, Bologna,
Mantova, Milano (dove conobbe Cesare Trivulzio, comandante francese) e Padova
(dove riscoprì il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri). Poi si recò a
Firenze ed entrò nel circolo degli Orti Oricellari (i giardini di Palazzo
Rucellai) in cui si riunivano, in un clima di marca neoplatonica e di
classicismo erudito, Niccolò Machiavelli e i poeti Luigi Alamanni, Giovanni di
Bernardo Rucellai ed altri. Qui il Trissino discusse il De vulgari eloquentia e
compose la tragedia Sofonisba. Questi anni agli Orti Oricellari furono
centrali, sia per quanto il poeta ricevette intellettualmente, sia per la forte
impronta che lasciò sui suoi sodali: si vedano le tragedie di Giovanni di
Bernardo Rucellai e il poemetto le Api (in endecasillabi sciolti, concluso
dalle lodi del Trissino, cfr. il paragrafo sul Profilo religioso del Trissino)
o le poesie pindariche di Luigi Alamanni, o ancora i punti di contatto fra le
tante digressioni erudite sull'arte militare contenute nell'Italia liberata dai
Goti che rimandano all'Arte della guerra del Machiavelli, elaborata proprio in
quegli anni. Anzi, le idee linguistiche del poeta spronarono lo stesso
Machiavelli a scrivere anche lui un Dialogo sulla lingua, nel quale difende
l'uso del fiorentino moderno (cfr. il paragrafo Opere linguistiche). In
seguito si recò a Roma, dove stampò nel 1524 la Sofonisba (dedicandola papa
Leone X), la prima tragedia regolare, e la famosa Epistola de le lettere
nuovamente aggiunte ne la lingua italiana (dedicata a Clemente VII), un
arditissimo libello in cui si suggeriva l'inserimento nell'alfabeto latino di
alcune lettere greche per segnalare alcune differenze di lettura (vedi sotto).
Intanto il figlio Giulio, di salute cagionevole, venne avviato dal padre alla
carriera ecclesiastica e, dopo il suo soggiorno a Roma sempre presso papa a
Clemente VII, divenne arciprete della cattedrale di Vicenza. Sempre a
Roma, nel 1529 Trissino diede alle stampe alcuni testi fondamentali: la
versione riveduta della Epistola, la traduzione del De vulgari eloquentia, Il
castellano (dialogo sulla lingua, dedicato a Cesare Trivulzio ed ispirato a
quello dantesco), le Rime (dedicate al cardinale Niccolò Ridolfi) e le prime
quattro parti della Poetica (il primo trattato ispirato alla Poetica di Aristotele,
da poco riscoperta), con le quali il programma di riforma letteraria
classicheggiante avviato con la Sofonisba può dirsi quasi concluso. Per i
prossimi 20 anni il poeta non stamperà più nulla. Queste opere
sollevarono un grande clamore per la loro arditezza e disorientarono (o meglio:
orientarono diversamente) la nascente letteratura italiana: nessuno aveva osato
finora riformare addirittura l'alfabeto, né aveva avuto ardire di cancellare
l'intero sistema dei generi in uso fin dal Medioevo (le sacre rappresentazioni
e il poema cavalleresco, in primis) per farne sorgere dal nulla dei nuovi, cioè
poi quelli antichi (la tragedia, la commedia e il poema epico). Da questi
libelli prese avvio la secolare questione della lingua italiana. A Bologna,
nel corso dell'incoronazione di Carlo V a Re d'Italia e Sacro Romano
Imperatore, egli ebbe il privilegio di reggere il manto pontificale a Clemente
VII e Carlo lo nominò conte palatino e cavaliere dell'Ordine Equestre della
Milizia Aurata. Secondo quanto riportato dallo storico Castellini,
Trissino rifiutò posizioni di potere offertegli dai pontefici a seguito dei
successi riportati come diplomatico (Nunzio e Legato), ad esempio
l'arcivescovado di Napoli, il vescovado di Ferrara o la porpora cardinalizia,
in quanto desideroso di una propria discendenza ed essendo il figlio Giulio
avviato nella gerarchia ecclesiastica. Rientrato a Vicenza sposa Bianca, figlia
del giudice Nicolò Trissino e di Caterina Verlati, già vedova di Alvise di
Bartolomeo Trissino. Da Bianca ebbe due figli: Ciro e Cecilia. Alla nomina di
Ciro come erede universale, si scatenarono le ire di Giulio che per lungo tempo
lottò in tribunale contro il padre e il fratellastro per poi morire in odore di
eresia calvinista. Anche a seguito delle divergenze causate dai cattivi
rapporti con Giulio, la coppia si divise quando Bianca si trasferì a Venezia,
dove morì il 21 settembre 1540. Trissino manifestò il proprio fervente
sostegno all'Impero dedicando, qualche anno prima della morte, a Carlo V il suo
poema in 27 canti L'Italia liberata dai Goti, il primo poema regolare destinato,
come si vede fin dal titolo, ad essere importante per la Gerusalemme liberata
di Torquato Tasso. Nel 1548 stampò anche la commedia I Simillimi, anch'essa la
prima commedia regolare. Villa Trissino di Cricoli (VI) Intanto nella
villa di Cricoli alle porte di Vicenza, già dei Valmarana e dei Badoer e
acquistata dal padre Gaspare, si radunava una delle più prestigiose Accademie
vicentine. Qui Trissino scoprì uno dei più grandi talenti della storia
dell'architettura, Andrea Palladio, di cui fu mentore e mecenate, che portò nei
suoi viaggi con sé ed educò alla cultura greca e alle regole architettoniche di
Marco Vitruvio Pollione. Morì a Roma l'8 dicembre 1550 e fu sepolto nella
Chiesa di Sant'Agata alla Suburra. Vennero alla luce le ultime due parti
della sua Poetica, la quinta e la sesta (dedicate ad Antonio Perenoto, vescovo
di Arras), che erano comunque già pronte, come si evince dalla chiusura della
quarta parte. Progetta e attua una imponente riforma della lingua e della
poesia italiane sui modelli classici, cioè la Poetica di Aristotele da poco
riscoperta, i poemi di Omero, e le teorie linguistiche esposte di Alighieri nel
“Della volgare eloquenza” riscoperto da lui stesso a Padova. Un programma in
piena antitesi sia con la moda del petrarchismo di P. Bembo, sia con quella del
romanzo cavalleresco incarnato supremamente dall' “Orlando furioso” di L.
Ariosto, che allora infuriavano. Il programma di riforma venne esposto
attraverso saggi diversi, cioè un saggio di orto-grafia e di orto-fonetica
(Epistola dele lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana, dedicata a
Clemente VII), un saggio di teoria della lingua italiana (Il castellano,
dedicato a C. Trivulzio), due saggi di grammatica (“Dubbii grammaticali” e la “Grammatichetta”)
e un manuale di teoria dei generi letterari (“Poetica”). Tali proposte (specie
quella di modificare l'alfabeto inserendovi alcune lettere greche così da
rendere visibili le differenti pronunce di alcune vocali e di alcune
consonanti) e la riscoperta del “Della volgare eloquenza” di Aligheri) sono
clamorosi e fa esplodere in Italia la secolare questione della lingua,
idealmente chiusa da “I promessi sposi” di Manzoni. Questa intensa
speculazione teorica ha il suo sbocco fattuale in quattro saggi poetici, tutte
molto importanti: la Sofonisba (dedicata a Leone X), la prima tragedia regolare
della letteratura moderna (regolare si definisce un'opera costruita secondo le
norme derivate dai testi classici, essenzialmente la Poetica di Aristotele e
l'Ars poetica di Orazio), L'Italia liberata dai Goti (dedicata a Carlo V), il
primo poema epico regolare, e I simillimi (dedicata al G. Farnese), la prima
commedia regolare. Si aggiunga un volume di poesie d'amore e di encomio (Rime, dedicato
a N. Ridolfi) di gusto anti-petrarchista e ispirato ai poeti siciliani, agli
Stilnovisti, ad Aligheri e alla tradizione del Quattrocento, tutte cassate dal
Bembo. Anche queste opere sollevarono un grande dibattito, ma saranno destinate
ad avere un ruolo centrale nello sviluppo degl’umanita italiana ed europea, se
si considera l'importanza che la tragedia e l'epica, ad esempio, hanno in tutta
Europa. A lui si deve anche l'invenzione dell'endecasillabo sciolto (cioè senza
rima) ad imitazione dell'esametro classico, anche questa un'invenzione
destinata a fama europea. La sua produzione comprende diversi generi:
innanzitutto un Architettura, incompleto, ricerche sulla numismatica,
traduzioni, ed orazioni varie. Se ci si concentra solo sugli studi di teoria del
linguaggio, si ha a che fare con pochi testi, ma tutti rilevantissimi,
attraverso i quali struttura un coerente programma di riforma del linguaggio
sui modelli classici e sul linguaggio d’Alighieri ispirato alla Poetica di
Aristotele, ad Omero e al “Della volgare eloquenza”, un sistema da opporre sia
alle Prose della volgar lingua del Bembo di qualche anno prima, che aveva dato
come modelli solo Petrarca e Boccaccio (riducendo, quindi, i generi letterari
solo alla lirica e alla novella), sia all'”Orlando furioso” di L. Ariosto, che
è un romanzo cavalleresco e non un poema epico. Attraverso il proprio programma
iverrà a creare una tradizione di gusto classico del tutto nuova che nei secoli
a venire si affiancherà al bembismo sebbene agli inizi gli fu avversario. Il
suo sistema iinfatti, vuole sopperire ai vuoti lasciati dal petrarchismo
bembesco e proseguire lo sperimentalismo della tradizione antica e
quattrocentesca (la cosiddetta docta varietas). Né egli e l'unico convinto di
queste idee, come si dice ancora oltre, ma era affiancato da S. Speroni, B.
Tasso (padre di Torquato), A. Brocardo, P. Tolomei, A. Colocci, M. Equicola e
altri ancora. Volendo sintetizzare, le sue opere si raccolgono intorno a
tre date: Dà alle stampe a Roma la tragedia “Sofonisba” (composta prima
agli Orti Oricellari) e l'Epistola sulle lettere da aggiungere all'alfabeto.
Tutte le sue opere stampate in vita sono scritte secondo l'alfabeto da lui
congegnato e non con l'alfabeto usuale. Vengono date alle stampe sei opera:
“Della volgare eloquenza”, le prime IV parti della Poetica, il dialogo “Il
castellano, le Rime, i Dubbi grammaticali e la Grammatichetta. Dà alla luce il poema L'Italia liberata dai
Goti, e la commedia I simillini. Passeremo in rassegna le principali opere
poetiche, tranne gli Scritti linguistici, che hanno un paragrafo
apposito. La Sofonisba è in assoluto la prima tragedia regolare della
letteratura europea, destinata a vasta fortuna specie in Francia. Secondo il
modello antico, Trissino compone una tragedia in endecasillabi sciolti, che
imitano i trimetri giambici (il verso a questa data fa la sua prima
apparizione), divisa in quadri da cori rimati: alcuni cori sono canzoni
petrarchesche mentre altri, invece, canzoni pindariche (che fanno anch'esse qui
la loro prima apparizione e si ritroveranno nella poesia di Luigi Alamanni e
poi ancora di Gabriello Chiabrera). L'argomento (con sensibile differenza dai
classici antichi) è storico (preso da Tito Livio), non fantastico, mitico o
biblico. L'azione, come poi sarà canonico nel teatro regolare, si svolge nello
stesso posto (unità di luogo) e nello stesso giorno (unità di tempo) e prevede
in scena un numero limitato di persone. Venne recitata durante il carnevale di
Vicenza, messa in scena dall'amico e allievo Andrea Palladio. La proposta
piacque, tutto sommato, e riscosse successo: l'endecasillabo sciolto, metro
nuovo, fu approvato anche dal Bembo (come ricorda Giraldi Cinzio) e divenne da
allora in poi il metro quasi canonico del teatro italiano, specie tragico (vedi
sotto). Anche nelle Rime si mostra uno sperimentatore e il Petrarca,
modello obbligatorio a prescindere dal Bembo, si fonde con immagini derivanti
da altre epoche e da altri autori, in special modo la poesia occitana, quella
siciliana, gli stilnovisti e Dante, i poeti quattrocenteschi. Nel sistema del
Trissino è possibile usare ancora metri come, ad esempio, i sirventesi e le
ballate (cassati dal Bembo) o anche introdurre particolari nuovi come gli occhi
neri di guaiaco della donna amata, immagine inventata dal poeta su un referente
quotidiano della cultura cinquecentesca e non in linea con le immagini tipiche
del Petrarca (occhi di stelle e simili). Il Castellano è un dialogo sulla
lingua dedicato a Cesare Trivulzio, comandante francese a Milano. Si ambienta a
Castel Sant'Angelo e ha per protagonisti Giovanni di Bernardo Rucellai (il
castellano, appunto) e Filippo Strozzi, amici degli Orti Oricellari. Il
Trissino espone per bocca del Rucellai il suo ideale linguistico, preso dal De
vulgari eloquentia, cioè quello di un volgare illustre o cortigiano, mobile ed
aperto, fondato in parte sull'uso moderno e concreto della lingua, e in parte
sugli autori della tradizione letteraria. Questi autori sono soprattutto Dante
e Omero poiché dotati di enargia, cioè della capacità di rendere visibili a
parole ciò di cui stanno narrando. Le idee linguistiche del Trissino
sollevarono grande clamore (fondate com'erano su un testo la cui paternità
dantesca non era ancora assicurata) e fecero scoppiare il secolare 'dibattito
sulla lingua italiana' concluso, come detto, almeno idealmente, dal Manzoni tre
secoli dopo. Fra i molti che parteciparono al dibattito si ricordi il
fiorentino Niccolò Machiavelli al quale il Trissino aveva letto il De vulgari
eloquentia sempre agli Orti Oricellari, il Bembo, ovviamente, Sperone Speroni,
Baldassarre Castiglione. Poetica Le teorie che soggiacciono a questo
vasto programma vengono esposte nella Poetica (1529), libro fondamentale non
solo per il Trissino, essendo in assoluto il primo libro di poetica in Europa
ad essere modellato sulla Poetica di Aristotele, destinato a fama secolare in
tutto il continente. Né banale né senza rischi era, come potrebbe apparire,
l'idea di resuscitare dei generi letterari di fatto morti da millenni e lontani
per gusto e ispirazione dalla società rinascimentale. Sul piano
linguistico immagina una lingua di ispirazione dantesca e omerica, cortigiana e
illustre, che contempli l'innovazione e la tradizione, che sia aperta a una
collaborazione ideale fra varie regioni italiane e non sul predominio esclusivo
del toscano trecentesco, che ottemperi anche l'inserimento di neologismi e di
dialettismi. Nella poesia lirica si appoggia, sempre dietro Dante, alla
tradizione occitana, siciliana, stilnovista e dantesca e anche petrarchesca.
Nella metrica saccheggia ampiamente il trecentesco Antonio da Tempo che ancora
contempla ballate e sirventesi, generi cassati dal Bembo, come detto, e si
mostra vicino allo sperimentalismo della poesia quattrocentesca. Discorre,
inoltre, della possibilità di utilizzare in italiano metri di stile greco e
latino, come fatto da lui nei cori della Sofonisba, proposta che avrà grande
successo nei secoli a venire, specie nella poesia per musica e nel
melodramma. Discorre poi della tragedia, della commedia, dell'ecloga
teocritea e del poema omerico, i generi resuscitati dal mondo classico. A ogni
genere vengono date ovviamente le proprie regole tratte da Aristotele, cioè le
unità di tempo e di luogo, per la tragedia e la commedia, e le unità narrative,
per il poema epico. Vengono quindi stabilite le nette differenze fra il romanzo
cavalleresco e il poema epico. Mentre il romanzo cavalleresco narra una vicenda
fantastica costituita dall'intreccio di molte storie diverse (alcune delle
quali destinate a non chiudersi nel poema poiché non necessarie alla
conclusione generale della vicenda), nel poema epico, invece, la vicenda dovrà
essere di matrice storica e dovrà essere unitaria e conclusa: essa cioè dovrà
venire raccontata dall'inizio alla fine, e i pochi protagonisti dovranno
ruotare tutti attorno ad essa, tutti per un solo scopo, e le loro vicende
dovranno venire concluse entro l'arco del poema, non lasciando nulla in
sospeso. Il genere epico, inoltre, secondo una caratteristica che gli diventerà
propria, viene dal Trissino investito di un alto valore morale e politico,
profondamente pedagogico, ignoto al romanzo, che lo trasformano in un percorso
di formazione morale e culturale. Per questi tre generi nuovi, il poeta
propone l'endecasillabo sciolto, corrispettivo moderno dell'esametro e del
trimetro giambico classici (vedi paragrafi sottostanti). Sul piano dello
stile e dei registri il poeta rimanda alle teorie dei greci Demetrio Falereo e
di Dionigi di Alicarnasso, che ponevano come vertice dello stile poetico
l'energia, cioè la capacità di rappresentare visivamente con le parole le cose
di cui s sta narrando, prerogativa, per il Trissino, dello stile di Omero e
Dante. Sempre dietro Demetrio e Dionigi, divide la lingua italiana in quattro
registri stilistici e non tre, come voluto dalla tradizione medievale e
bembesca (la cosiddetta rota Vergilii, secondo la quale esistono 3 registri
stilistici soltanto: quello basso, esemplificato dalle Bucoliche, quello medio
dalle Georgiche, e quello alto o tragico dell'Eneide). Questo veniva a
reimpostare daccapo i rapporti ormai consolidati fra genere letterario e
registro stilistico, e fu una novità che avrebbe causato non poco l'insuccesso
di un poeta il cui punto debole fu proprio lo stile. Tornò in scena con
L'Italia liberata da' Gotthi, un vastissimo poema di endecasillabi sciolti in
27 canti, stampato nel 1547 (primi 9 canti) e nel 1548 (restanti 18), ma
iniziato intorno ai primi del secolo, nell'età di Papa Leone X. Esso è di fatto
il primo poema epico moderno e sarà destinato, come la Sofonisba, a inaugurare
un genere del tutto nuovo, in dichiarata antitesi alla tradizione
medievale del romanzo cavalleresco che in quegli anni stava sfondando con
Ludovico Ariosto. L'idea che soggiace alla composizione dell'opera è
illustrata nella famosa Dedica a Carlo V che precede il poema, dove il Trissino
dichiara di essersi ispirato ovviamente ad Aristotele e all'Iliade di Omero.
Con la guida di Omero e di Demetrio Falereo (e non di Dante, si noti), inoltre,
reclama l'uso di un volgare illustre che contempli l'inserimento di voci
dialettali, arcaiche o anche latine e greche, come infatti nel poema avviene.
Come detto più volte, inoltre, lo scopo del poema è 'ammaestrare l'imperatore',
non solo attraverso dei modelli cavallereschi, ma anche attraverso conoscenze
tecniche di architettura, arte militare e via di seguito. Il poema è
ligio, insomma, a quanto stabilito nella Poetica: la trama è tratta da un
accadimento storico cioè la guerra gotica tra l'imperatore bizantino
Giustiniano I e gli Ostrogoti che occuparono l'Italia (per la quale il poeta
segue lo storico bizantino Procopio di Cesarea), che viene raccontata dall'inizio
alla fine, e i (relativamente) pochi protagonisti ruotano attorno ad essa. I
personaggi, a loro volta, saranno specchio di altrettanti vizi e virtù da
correggere, in questa crociata che sarebbe anche un percorso di formazione
bellica e morale del suo lettore ideale, cioè Carlo V stesso. Il poema,
atteso da vent'anni dai dotti italiani, fu uno dei più clamorosi fiaschi della
storia letteraria italiana, come noto, anche se ebbe un impatto profondissimo.
Critiche violente vennero da Giambattista Giraldi Cinzio (che ne parla nei suoi
Romanzi) e da Francesco Bolognetti, ma non solo. I quali derisero il poema per
la sua imitazione pedissequa dei valori dell'eroismo classico (grandezza e
generosità d'animo, nobiltà e gloria), per l'attenzione estrema alla corretta
applicazione delle regole aristoteliche, più che alla fluidità della narrazione
o al dare un rilievo psicologico ai personaggi, assolutamente frontali.
Inoltre, la ripresa parola per parola del modello omerico (ma in generale di
tutte le moltissime fonti tradotte dal poeta) fu ritenuta noiosa, e la
solennità dell'argomento venne a scontrarsi con la prosaicità dello stile
trissiniano, del metro senza rima costruito in maniera formulare (come quello
di Omero ovviamente) che rende il dettato fiacco e stereotipato. I lunghi
intervalli eruditi, inoltre, in cui il poeta si dilunga nelle descrizioni degli
accampamenti, dei monumenti della Roma medievale, di città, architetture,
armature, eserciti, giardini, mappe geografiche dell'Italia, precetti morali,
massime e apologhi eruditi e via di seguito, soffocano la narrazione epica
(nella prima edizione il poema è addirittura corredato da tre cartine
geografiche) e rendono il poema di difficile lettura. Ciò non toglie,
tuttavia, che l'Italia liberata abbia un posto di rilievo nella letteratura: la
visione di un mondo superiore di eroi solenni e composti nella dignità del loro
ideale e della loro missione, tipicamente aristocratici, anticipava le
preoccupazioni morali della Controriforma.
Sarà proprio alla fine del secolo, infatti, che il poema trissiniano
avrà la sua fortuna, col Tasso ma non solo. “I simillimi” w l'ultima
opera stampata dal poeta e i modelli sono indicati da lui stesso nella dedica a
Farnese: Aristofane e la Commedia antica -- Menandro è stato riscoperto solo
nel Novecento) -- sul modello della quale il Trissino ha fornito la favola dei
cori (con l'appoggio anche dell'Arte poetica di Orazio) ma non del prologo.
Dichiarata è anche l'ascendenza da Plauto (essenzialmente i Menecmi). Il testo è
costruito in versi sciolti, ovviamente, mentre i cori sono costituiti anche da
settenari e sono rimati.Le opere linguistiche Frontespizio del Castellano
di Giangiorgio Trissino, stampato con lettere aggiunte all'alfabeto
italiano da quello Greco. I suoi saggi di filosofia del linguaggio sono
essenzialmente quattro: l'Epistola, Castellano, Dubbi, Grammatichetta, oltre,
ovviamente la Poetica. Accese discussioni suscita il suo esordio
letterario, cioè la proposta di ri-formare l'alfabeto classico italiano, di
radice latina – Lazio -- contenute nell' “Ɛpistola del Trissinω” delle lettere
nuωvamente aggiunte nella lingua italiana”, dove suggerisce l'adozione di
grafia dell’abecedario di vocali e consonanti della fonologia greca al fine di
“dis-ambiguare” un segno diversi resi allora, e ancor oggi, con il medesimo
segno grafico: e e o aperte (“ε” ed “ω”) e chiuse, z sorda e “z” sonora (“ζ”) –
“Speranζa” -- nonché la distinzione dell’“i” e dell’ “u” con valore di vocale
(i, u), o di consonante (j, v). Ri-propone questa idea, sebbene
ricorrendo a segni diverse, anche l'accademico della Crusca (cruschense)
Salvini, sempre senza successo. Accolta fu nei secoli a venire, invece, la
sua proposta di utilizzare la “z” al posto della “t” nelle vocaboli latini che
finiscono in “-tione” (implicatione > “implicazione” -- oratione >
orazione) e di distinguere sistematicamente il segno “u” dal signo “v” (uita
> “vita”) I punti principali
dell'abecedario riformato sono i seguenti: carattere fonema Distinto da
Pronuncia “Ɛ”, “ε”; E aperta [ɛ] E e E chiusa [e] “Ω” “ω” O aperta [ɔ] O o O
chiusa [o] V v V con valore di consonante [v] U u U con valore di vocale [u] J
j con valore di consonante J [j] I iI con valore di vocale [i] “Ӡ” “SPERANӠA”
“ç” – Sperança -- Z sonora [dz] Z z Z sorda [ts]. Tali idee vengono
confermate. Nel Castellano, propone il modello di una lingua
cortigiana-italiana formata dagli elementi comuni a tutte le parlate dei
letterati della penisola, non solo nel lessico ma anche al livello della
fonetica (visibile ormai grazie al suo abecedario ri-formato). La sua teoria si
appoggia ad Omero e soprattutto alla sua traduzione del “De vulgari
eloquentia”, e vede amplificata nella “Poetica”, in riferimento a tutti i
generi letterari, ed e illustrata materialmente nella sua Grammatichetta messa
a disposizione da Trissino stesso e i Dubbi grammaticali. Alla sua tesi si
dimostrano particolarmente ostili i toscani, ovviamente, visto che Aligheri
stesso asserisce nel trattato che il toscano non è il volgare illustre. Tra di
essi spicca il Machiavelli, come accennato, che compose un “Dialogo sulla
lingua” nel quale reclama la specificità del fiorentino in opposizione a Bembo
e anche a Trissino, che nella grammatica di base parte sempre dalla lingua
letteraria, anche perché l'unica in grado di assicurare a livelli profondi una
similarità fra i vari parlari italiani. Un esempio: se nel toscano di Poliziano
è normale usare “lui” in funzione di soggetto, Bembo invece rispolvera “egli” e
lo stesso fa Trissino. Machiavelli, invece, difende l'uso di “lui”, normale a
Firenze. La riforma trissiniana dei segni dell’abecedario italiano, applicata
sistematicamente da lui in tutti i suoi saggi (anche negli appunti!), è un
prezioso documento delle differenze di pronuncia tra il tosco toscano e la
lingua cortigiana, fra la lingua letteraria e la corretta pronounia Nordica (e
vicentino) perché applica i propri criteri nel pubblicare i suoi saggi o
nell'interpretare alcuni segni del toscano. La conseguente maggior difficoltà
non favoresce la diffusione della sua filosofia e porta diverse critiche da
parte dei filosofi suoi contemporanei. Sebbene sia noto come esegeta
aristotelico, il Trissino si era formato, invece, sul finire del Quattrocento e
nei primi del Cinquecento nelle capitali culturali italiane sature di cultura
neoplatonica e mistica: non ci riferiamo solo agli anni a Milano presso il
Calcondila (amico di Marsilio Ficino) o a Ferrara presso il Leoniceno, ma
soprattutto a quelli trascorsi agli Orti Oricellari fiorentini e nella Roma di
Leone X, figlio di Lorenzo de' Medici. Importanti sono i due ritratti che ci
vengono lasciati da due contemporanei. Il primo è il quello di Giovanni di B. Rucellai, che nel poemetto in versi sciolti Le
api, dopo aver discusso dell’armonia cosmica e della dottrina
ermetico-platonica dell’Anima Mundi, specifica ai vv. 698-704: «Questo sì bello
e sì alto pensiero / tu primamente rivocasti in luce / come in cospetto degli
umani ingegni Trissino, con tua chiara e viva voce, tu primo i gran supplicii
d’Acheronte ponesti sotto i ben fondati piedi / scacciando la ignoranza dei
mortali». Insomma il Trissino viene riconosciuto come un interprete del
pensiero platonico e, si direbbe, democriteo. Il secondo, invece, riguarda le
esposizioni rilasciate al'Inquisizione, dopo la morte del poeta, da parte del
Checcozzi, il quale dichiara che il Trissino «faceva discendere le anime umane
dalle stelle ne’ corpi e diede a divedere come i passaggi di quelle di pianeta
in pianeta fossero stimate altrettante morti e dicesse essere pene infernali
non le retribuzioni della vita futura ma le passioni e i vizi» (in B. Morsolin,
Giangiorgio Trissino. Monografia di un gentiluomo letterato del secolo XVI,
Firenze, Le Monnier). A questo si aggiungano ancora la ripetuta ammissione di
credere nella salvezza per sola Grazia (Morsolin, confermata nell'Epistola a
Marcantonio da Mula), cioè di essere a rigore un luterano, e la lunga
requisitoria contro il clero corrotto contenuta contenuta nell'Italia liberata,
requisitoria che però, come rilevato da Maurizio Vitale (in L'omerida italico:
Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla lingua dell'«Italia liberata da' Gotthi»,
Istituto Veneto di Scienze ed Arti, ), non figura in tutte le stampe del poema
ma solo in quelle indirizzate forse in Germania. Anche quindi, auspicava
un riordino interno della Chiesa e una sua restaurazione morale, in linea con
il generale movimento di riforma che scoppio' nel Rinascimento, con Lutero,
Erasmo etc.... senza per questo farne un luterano in senso stretto. Insomma, è
un tipico esponente della tradizione religiosa pre-tridentina, in cui il
fervido sostegno alla Chiesa romana e la vicinanza coi papi non escludono forti
iniezioni di filosofia idealista e della scuola di Crotone, di stoicismo e di
astrologia, di tradizione bizantina e millenarismo, in cui Erasmo da Rotterdam,
M.Lutero, Agrippa von Nettesheim, Pico, Ficino si fondono in una forma
religiosa eclettica e ancora tollerata prima dell'apertura del Concilio di
Trento. Le persecuzioni inizieranno dopo la sua morte e vi verrà coinvolto, invece, il figlio
Giulio, vicino al calvinismo, che subirà l'Inquisizione. Il suo poema, una
vera enciclopedia dello scibile, è molto interessante a riguardo, e queste
venature di pensiero religioso inquiete ed eclettiche sono evidenti in maniera
palese. Si ricordino gl’angeli che portano nomi di divinità pagane -- Palladio,
Onerio, Venereo etc... -- e che non sono altro che allegorie delle facoltà
umane o delle potenze naturali (Nettunio, angelo delle acque, ad esempio, o Vulcano
come metonimia del fuoco) come indicato nel De Daemonius di M. Psello e nel
pensiero idealista o accademico. E questo uno dei punti più bersagliati dai
critici contro lui, per primo, ancora una volta, G. Cinzio. Di A. Palladio
cura soprattutto la formazione di architetto inteso come filosofo umanista. Questa
concezione risulta alquanto insolita in quell'epoca, nella quale all'architetto
era demandato un compito preminentemente di tecnico specializzato. Non si può
capire la formazione filosofica ed umanistica e di tecnico specializzato della
costruzione dell'architetto Andrea della Gondola, senza l'intuito, l'aiuto e la
protezione di lui. È lui a credere nel giovane lapicida che lavora in modo
diverso e che aspira a una innovazione totale nel realizzare le tante opere. Gli
cambia il nome in Palladio, come l'angelo liberatore e vittorioso presente nel
suo poema L'Italia liberata dai Goti. Secondo la tradizione, l'incontro tra lui
e Gondola ha nel cantiere della villa di Cricoli, nella zona nord fuori della
città di Vicenza, che in quegli anni sta per essere ristrutturata secondo i
canoni dell'architettura classica. La passione per l'arte e la cultura in senso
totale sono alla base di questo scambio di idee ed esperienze che si rivela
fondamentale per la preziosa collaborazione tra i due "grandi". Da lì
avrà inizio la grande trasformazione dell'allievo di G. Pittoni e Giacomo da
Porlezza nel celebrato Andrea Palladio. E proprio lui a condurlo a Roma nei
suoi viaggi di formazione a contatto con il mondo classico e ad avviare il
futuro genio dell'architettura a raggiungere le vette più ardite di
un'innovazione a livello mondiale, riconosciuta ed apprezzata ancora oggi. Il
sistema letterario inventato dal lui non e il solo tentativo di preservare un
rapporto diretto con la cultura degl’antichi con Aligheri e con l'umanesimo del
Quattrocento, che il sistema bembiano esclude. Molti altri condividevano le sue
idee, infatti, come A. Brocardo, B. Tasso, anche loro intenti a inventare nuovi
metri su imitazione dei classici. Tuttavia, se si eccettua forse S.
Speroni, e uno dei pochi che struttura nella sua Poetica un sistema
totale, onni-comprensivo, aristotelico in senso pieno, dove ogni genere è
regolato in maniera specifica; e questo gli permette di essere un punto di
riferimento privilegiato. Bisogna fare a questo punto una distinzione
essenziale fra le sue produzione filosofica e le sue teorie letterarie. Le
opere poetiche, forse con la sola eccezione della Sofonisba e delle Rime, sono
notoriamente brute. Lo stile è fiacco e prosaico e la narrazione dispersa in
mille meandri eruditi, ragione per cui furono conosciute da tutti, lette e
ammirate, ma non apprezzate né imitate dal punto di vista stilistico. L’invenzione
del verso sciolto, che e centrale nella storia letteraria europea, infatti, non
e destinata a fiorire con lui ma solo alla fine del secolo perché venisse
accettata entro un poema di genere e di stile alto come quello epico. La sua
filosofia, invece, trova un successo secolare, non solo in Italia ma in molti
paesi europei specie nel Settecento, con la nuova moda del classicismo. Questo
specie per quel che riguarda i due generi principali del mondo degl’antichi, la
tragedia e l'epica, e con essi anche il verso sciolto. In Italia si può
dire che ha grande fortuna col verso sciolto e col poema epico, ma minore col
teatro tragico. La Sofonisba, quando usce, non era in Italia l'unica tragedia
di imitazione antica, anche se era la prima: vi erano, infatti, anche quelle di
Giovanni di Bernardo Rucellai, composte sempre agli Orti Oricellari. Ma la
tragedia ispirata ai modelli antici non trovò terreno in Italia e fu
soppiantata presto, già a metà del secolo, da quella 'alla latina' -- cioè
piena di fantasmi, conflitti, colpi di scena e sangue, shakespeariana insomma),
riportata in auge a Ferrara dalle Orbecche di Giambattista Giraldi Cinzio -- una
linea di gusto che, alla fine del Cinquecento e nel Seicento, si sposerà in
pieno col teatro gesuita, di ispirazione anche esso stoica e senecana.
Non così nell'epica e nel verso sciolto. Il poema del Trissino è nominato
infatti da tutti i principali autori epici dell'epoca (e spesso in mala fede),
da Bernardo Tasso (intento anche lui alla realizzazione del poema Amadigi, che
nella prima stesura era in versi sciolti) e Giambattista Giraldi Cinzio (che
compose contro l'Italia liberata il volume Dei romanzi), F. Bolognetti e via
via fino a Tasso. Quest'ultimo parla spesso dell'Italia liberata nei Discorsi
del poema eroico e, sebbene ne rilevi i limiti, la tiene presente chiaramente
come modello teorico e anche in molti passaggi della Gerusalemme liberata (fra
cui la famosa morte di Clorinda, ripresa da quella dell'amazzone Nicandra, ad
esempio). Vale la pena specificare che il titolo di “Gerusalemme liberate”,
infatti, non fu deciso dal Tasso (che nei Discorsi chiama sempre il suo poema “Goffredo”),
ma dallo stampatore A. Ingegneri, che doveva aver notato la somiglianza
dell'opera tassiana col poema trissiniano. Mentre nel Rinascimento i
critici iniziavano a discutere dei rapporti fra poesia epica e romanzo
cavalleresco, si assiste a un lento processo di 'acclimatazione' del verso
sciolto nei poemi narrativi. Dapprima viene usato nei generi minori, come le
ecloghe pastorali, i poemetti georgici, gli idilli o le traduzioni, ma alla
fine del secolo sarà impiegato in opere imponenti come l'”Eneide” di Caro, o
nel poema sacro del Mondo creato di Tasso, o nello stile fastoso dello Stato
rustico di G. Imperiale o quello classico di Chiabrera in pieno Barocco. Anzi, proprio Chiabrera
(non a caso allievo di Speroni) si può dire che sia il suo grande erede,
animato come lui dal desiderio di riformare la metrica e di ricreare i generi
letterari sui modelli classici. La Poetica è citata dal Chiabrera in punti
importanti, sia in difesa del verso sciolto, sia dei generi metrici non
bembeschi o nuovi, sia, implicitamente, nella ripresa del mito di Dante e di Omero
(cfr. il paragrafo apposito in Chiabrera). Il Trissino ebbe ancora
fortuna anche nel XVIII secolo, con l'edizione in due volumi Scipione Maffei di
Tutte le opere (Verona, Vallarsi, ancora oggi punto di riferimento
indispensabile), e con nove tragedie intitolate Sofonisba, una delle quali
d’Alfieri. Grande fu l'influenza anche nel melodramma: si contano ben
quattordici Sofonisba, una delle quali di Gluck e uno di Caldara. Ma a parte la
fortuna della Sofonisba, considerando che la riforma poetica dell'Accademia
dell'Arcadia si ispira dichiaratamente alla poesia e alla metrica del
Chiabrera, possiamo dire che il Trissino sia stato uno dei fondatori della
poesia arcadica e capostipite di una tradizione letteraria, anche quella del
melodramma settecentesco. Non a caso è uno degli autori più presenti nella
ragion poetica di Gravina, maestro del giovane Pietro Metastasio, la cui prima
opera sarà la tragedia Giustino, una riproposizione quasi parola per parola del
III canto dell'Italia liberata dove si narrano gli amori di Giustino e di
Sofia. PCastelli dedica la poeta una intera monografia (La vita di
Giovangiorgio Trissino oratore e poeta). Si può dire, quindi, che non solo
nell'epica il Trissino abbia avuto fortuna, ma anche nel teatro italiano, anche
se nelle forme del melodramma e non quelle della tragedia, come tipico della
tradizione italiana. Questo grazie, soprattutto, alla mediazione del Chiabrera,
che seppe rendere le forme metriche del Trissino (prima fra tutte il verso
sciolto) di insuperabile eleganza. Nell'Ottocento si ricordino l'Iliade
di Vincenzo Monti e l'Odissea di Ippolito Pindemonte, che proseguono la grande
storia del verso sciolto nella traduzione italiana, e le considerazioni di tre
grandi scrittori. Il primo è Manzoni che, meditando sul romanzo storico,
rifletté anche sui rapporti fra creazione poetica e verosimiglianza storica
date da Aristotele nello scritto Del romanzo storico e, in genere, de’
componimenti misti di storia e d’invenzione. Il secondo è G. Carducci che
stronca il poema ne I poemi minori del
Tasso (in L’Ariosto e il Tasso) e il terzo è B. Morsolin che compose la
biografia del poeta (Giangiorgio Trissino o monografia di un letterato) che
ancora oggi è indispensabile.Francia In Francia, invece, si assiste in un certo
senso alla situazione opposta e le teorie del Trissino trovarono vasta eco più
nel teatro che nel poema epico, questo anche perché in generale il teatro
classico francese ha sempre prediletto i modelli greci ai latini e il teatro,
in genere, al melodramma. Nel teatro francese l'influenza della Sofonisba sarà
forte: la prima rappresentazione documentata in francese è nel castello di
Blois, davanti alla corte della regina, Caterina de' Medici, non a caso una
fiorentina[29]. La corte di Francia era già abituata d'altronde alla poesia
italiana di stile classico da almeno trent'anni, dopo il soggiorno presso
Francesco I di Francia di Luigi Alamanni. Da qui in poi si conteranno otto
Sofonisba fino alla fine del Settecento, una delle quali di Pierre Corneille.
Non così invece nell'epica, genere che in Francia trovò poco seguito, e nel
verso sciolto, che non si acclimatò mai nella poesia francese, poco adatta per
suo ritmo naturale a un verso senza rima. Il Voltaire, che amava l'Ariosto,
ricorda l'Italia liberata nel suo Saggio sulla poesia epica più che altro per
rilevare le pecche del poema. In Inghilterra si ricorda la fortuna del
verso sciolto (blank verse) a partire dal XVII secolo, che avrà la sua
consacrazione nel Paradiso perduto di Milton, e le lodi tributate al Trissino
da Pope nel prologo alla Sofonisba di Thomson. In Germania si ricordano tre
Sofonisba. Anche Goethe possede una copia delle Rime trissiniane Opere:
“Sofonisba, tragedia Ɛpistola del Trissino de le lettere nuωvamente aggiunte ne
la lingua Italiana; De vulgari eloquentia di Alighieri; traduzione Il
castellano, dialogo: Daelli; Poetica; Dubbi grammaticali; Grammatichetta;
L'Italia liberata dai Goti, poema epico I simillimi, commedia Galleria
d'immagini Gian Giorgio Trissinoincisione da Tutte le opere non più
pubblicate di Giovan Giorgio Trissino, Miniatura di Gian Giorgio
Trissino. Incisione da Castelli La vita di Giovangiorgio Trissino, Targa a
Trissino, in piazza Gian Giorgio Trissino. Targa posta sulla casa natale
di Gian Giorgio Trissino, in corso Fogazzaro 15 a Vicenza, opera di Bartolomeo
Bongiovanni.Medaglione posto nel salone di Palazzo Venturi Ginori, a Firenze,
raffigurante Giovan Giorgio Trissino, membro dell'Accademia Neoplatonica che lì
ebbe sede. Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un
letterato del secolo XVI, Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio
Trissino. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato
del secolo XVI,Margaret Binotto, La chiesa e il convento dei santi Filippo e
Giacomo a Vicenza, Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino,
Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato.
L'incisione recita: DEMETRIO CHALCONDYLÆ ATHENIENSIIN STUDIIS LITERARUM
GRÆCARUMEMINENTISSIMOQUI VIXIT ANNOS LXXVII MENS. VET OBIIT ANNO CHRISTI
MDXIJOANNES GEORGIUS TRISSINUS GASP. FILIUSPRÆCEPTORI OPTIMO ET
SANCTISSIMOPOSUIT. Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino,
ernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato; Bernardo
Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,
Giambattista Nicolini, Vita di Giangiorgio Trissino, Nell'originale sofocleo
"τὸ δὲ ζητούμενον ἁλωτόν", letteralmente "ciò che si cerca, si
può cogliere". Bernardo Morsolin,
Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato, Pierfilippo Castelli, La
vita di Giovan Giorgio Trissino, Pierfilippo Castelli, La vita, Antonio
Magrini, Reminiscenze Vicentine della Casa di Savoia. Bernardo Morsolin,
Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato. Bernardo Morsolin,
Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato, Silvestro Castellini, Storia
della città di Vicenza...Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio
Trissino, 1753, nota a pag 48 Bernardo
Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,
1Come i saggi di Lucien Faggion ricordano, per preservare il patrimonio
famigliare non era inusuale sposare cugini di altri rami della medesima
famiglia. La decisione di scegliere Ciro
come proprio erede ebbe ripercussioni drammatiche per diverso tempo. Oltre al
trascinarsi della causa civile intentata da Giulio al padre e a Ciro, nacque
una vera e propria faida tra i discendenti Trissino dal Vello d'Oro e i parenti
del ramo dei Trissino più prossimo alla prima moglie, Giovanna. Le voci che
fecero risalire a Ciro la denuncia anonima alla Santa Inquisizione delle
simpatie protestanti di Giulio nel 1573, spinsero Giulio Cesare, nipote di
Giovanna, a uccidere Ciro a Cornedo nel 1576, davanti a Marcantonio, uno dei suoi
figli. Quest'ultimo decise di vendicare il padre, accoltellando a morte Giulio
Cesare che usciva dalla cattedrale di Vicenza il venerdì santo del 1583. R.
Trissino, altro avversario dei Trissino dal Vello d'Oro, s'introdusse nella
casa di Pompeo, primogenito di Ciro, e ne uccise la moglie, Isabella Bissari, e
il figlioletto Marcantonio, nato da poco. Si vedano al proposito vari saggi
sull'argomento di Lucien Faggion, tra cui Les femmes, la famille et le devoir
de mémoire: les Trissino aux XVIe et XVIIe siècles. Dovette affrontare una
causa civile intentatagli dai Valmarana: negli ultimi decenni ProfessoreAlvise
di Paolo Valmarana perse villa e tenuta, giocandosele col patrizio Orso Badoer,
che rivendette la proprietà a Gaspare Trissino. Gli eredi Valmarana tentarono
di riprendersela ipotizzando un vizio all'origine, ma il tribunale diede
ragione ai diritti del Trissino. Si veda Lucien Faggion, Justice civile,
témoins et mémoire aristocratique: les Trissino, les Valmarana et Cricoli au
XVIe siècle,. Bernardo Morsolin,
Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, voce Trissino
nel sito Treccani L'Enciclopedia Italiana.
Paolo D'Achille, Trissino, Giangiorgio, in L'Enciclopedia dell'Italiano. "Palladio" è anche un riferimento
indiretto alla mitologia greca: Pallade Atena era la dea della sapienza,
particolarmente della saggezza, della tessitura, delle arti e, presumibilmente,
degli aspetti più nobili della guerra; Pallade, a sua volta, è un'ambigua
figura mitologica, talvolta maschio talvolta femmina che, al di fuori della sua
relazione con la dea, è citata soltanto nell'Eneide di Virgilio. Ma è stata
avanzata anche l'ipotesi che il nome possa avere un'origine numerologica che
rimanda al nome di Vitruvio, vedi Paolo Portoghesi, La mano di Palladio,
Torino, Allemandi, 2 Dal volantino della mostra dedicata a Trissino, in
occasione dell’anniversario della promulgazione dello Statuto del Comune,
organizzata dalla Provincia di Vicenza, Comune di Trissino e Pro Loco di
Trissino. L. Cicognara, Storia della
scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo di Canova, Giachetti,
Losanna, 1824. Sull'autore in generale si vedano almeno tre testi
fondamentali: Pierfilippo Castelli, La vita di Giovangiorgio Trissino,
oratore e poeta, ed. Giovanni Radici, Venezia, Bernardo Morsolin, Giangiorgio
Trissino o monografia di un letterato del secolo XVI, Firenze, Le Monnier, Atti
del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, Vicenza); N. Pozza, Vicenza,
Neri Pozza, Sulla Sofonisba: E. Bonora La "Sofonisba" del
Trissino, Storia Lettaliana, Garzanti, Milano, M. Ariani, Utopia e storia nella
Sofonisba di Giangiorgio Trissino, in Tra Classicismo e Manierismo, Firenze,
Olschki, C. Musumarra, La Sofonisba ovvero della libertà, «Italianistica»,
Sulle Rime: A. Quondam, Il naso di Laura. Lingua e poesia lirica nella
tradizione del classicismo, Ferrara, Panini, C. Mazzoleni, L’ultimo manoscritto
delle Rime di Giovan Giorgio Trissino, in Per Cesare Bozzetti. Studi di
letteratura e filologia italiana, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori,
Sull'Italia liberata si vedano almeno (in ordine di stampa): F. Ermini,
L’Italia liberata dai Goti di Giangiorgio Trissino. Contributo alla storia
dell’epopea italiana, Roma, Romana, A. Belloni, Il poema epico e mitologico, Milano,
Vallardi, Ettore Bonora, L'"Italia Liberata" del Trissino,Storia
della Lett. italiana,Milano, Garzanti, Marcello Aurigemma, Letteratura epica e
didascalica, in Letteratura italiana,
IV, Il Cinquecento. Dal Rinascimento alla Controriforma, Bari, Laterza, Marcello
Aurigemma, Lirica, poemi e trattati civili del Cinquecento, Bari, Laterza,
Guido Baldassarri. Il sonno di Zeus. Sperimentazione narrativa del poema
rinascimentale e tradizione omerica, Roma, Bulzoni, Renato Bruscagli, Romanzo
ed epos dall’Ariosto al Tasso, in Il Romanzo. Origine e sviluppo delle
strutture narrative nella cultura occidentale, Pisa, ETS, D. Javitch, La
politica dei generi letterari nel tardo Cinquecento, «Studi italiani», David
Quint, Epic and Empire. Politics and generic form from Virgil to Milton,
Princeton, Princeton University Press, F. Tateo, La letteratura epica e
didascalica, in Storia della letteratura italiana, IV, Il Primo Cinquecento, Roma, Salerno,
Sergio Zatti, L'imperialismo epico del Trissino, in Id., L'ombra del Tasso,
Milano, Bruno Mondadori, aRenato Barilli, Modernità del Trissino, «Studi
Italiani», A. Casadei, La fine degli incanti. Vicende del poema
epico-cavalleresco nel Rinascimento, Roma, Franco Angeli, D. Javitch, La nascita della teoria dei
generi letterari, «Italianistica», Cllaudio Gigante, «Azioni formidabili e
misericordiose». L'esperimento epico del Trissino, in «Filologia e Critica»,
Stefano Jossa, Ordine e casualità: ideologizzazione del poema e difficoltà del
racconto fra Ariosto e Tasso, «Filologia e critica», S. Sberlati, Il genere e
la disputa, Roma, Bulzoni, S. Jossa, La fondazione di un genere. Il poema
eroico tra Ariosto e Tasso, Roma, Carocci, M. Pozzi, Dall’immaginario epico
all’immaginario cavalleresco, in L’Italia letteraria e l’Europa dal Rinascimento
all’Illuminismo, in Atti del Convegno di Aosta,
N. Borsellino e B. Germano, Roma, Salerno, M. De Masi, L'errore di
Belisario, Corsamonte, Achille, «Studi italiani», Claudio Gigante,
Un'interpretazione dell'«Italia liberata dai Goti», in Id., Esperienze di
filologia cinquecentesca. Salviati, Mazzoni, Trissino, Costo, il Bargeo, Tasso,
Roma, Salerno Editrice, E. Musacchio, Il poema epico ad una svolta: Trissino
tra modello omerico e virgiliano, in «Italica»,
Valentina Gallo, Paradigmi etici dell'eroico e riuso mitologico nel V
libro dell'‘Italia' di Trissino, in «Giornale Storico della Letteratura
Italiana», Alessandro Corrieri, Rivisitazioni cavalleresche nell'Italia
liberata da' Gotthi di Giovan Giorgio Trissino, «Schifanoia», A. Corrieri, La guerra
celeste dell'Italia liberata da' Gotthi di Giangiorgio Trissino, «Schifanoia»,
Claudio Gigante, Epica e romanzo in Trissino, in La tradizione epica e
cavalleresca in Italia, C. Gigante e G. Palumbo, BruxellesI. E. Peter Lang,,
Alessandro Corrieri, Lo scudo d’Achille e il pianto di Didone: da L’Italia
liberata da’ Gotthi di Giangiorgio Trìssino a Delle Guerre de’ Goti di
Gabriello Chiabrera, «Lettere italiane»,Alessandro Corrieri, I modelli epici
latini e il decoro eroico nel Rinascimento: il caso de L’Italia liberata da’
Gotthi di Giangiorgio Trìssino, «Lettere italiane», Sul dibattito sui generi
letterari e la Poetica (in ordine di stampa): E. Proto, Sulla ‘Poetica’
di G. G. Trissino, Napoli, Giannini e figli, C. Guerrieri-Crocetti, Giovan
Battista Giraldi Cintio e il pensiero critico del secolo XVI,
Milano-Genova-Napoli, Società Dante Alighieri, G. Mazzacurati, La mediazione
trissiniana, in Misure del classicismo rinascimentale, Napoli, Liguori, G.
Mazzacurati, Conflitti di culture nel Cinquecento, Napoli, Liguori, A. Quondam,
La poesia duplicata. Imitazione e scrittura nell'esperienza del Trissino, in
Atti del Convegno di Studi su G. Trissino, N. Pozza, Vicenza, Accademia
Olimpica, G. Mazzacurati, Il Rinascimento del Moderni. La crisi culturale Professoree
la negazione delle origini” (Bologna, Il Mulino); M. Pozzi, Lingua, cultura,
società. Saggi della letteratura italiana del Cinquecento, Alessandria,
Dell’Orso, Per il rapporto fra l’epica del T. e quella del Tasso (in ordine di
stampa): E. Williamson, Tasso’s annotations to Trissino’s Poetics,
«Modern Language Notes», M. Clarini, Le postille del Tasso al Trissino, «Studi
Italiani», G. Baldassarri, «Inferno» e «Cielo». Tipologia e funzione del
«meraviglioso» nella «Liberata», Roma, Bulzoni, R. Bruscagli, L’errore di
Goffredo, «Studi tassiani», S. Zatti, Tasso lettore del Trissino, in Torquato
Tasso e la cultura estense, G. Venturi, Firenze, Olsckhi, Sulla lingua e il
dibattito dei contemporanei si vedano almeno (in ordine di stampa): B.
Migliorini, Le proposte trissiniane di riforma ortografica, «Lingua nostra» G.
Nencioni, Fra grammatica e retorica. Un caso di polimorfia della lingua
letteraria dal secolo XIII al XVI, Firenze, Olsckhi, B. Migliorini, Note sulla
grafia nel Rinascimento, in Id., Saggi linguistici, Firenze, Le Monnier, B.
Migliorini, Il Cinquecento, in Storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni
[e ristampe]. E.Bonora, "La questione della lingua", Storia
Lettaliana, Garzanti, Milano, C. Segre, L’edonismo linguistico del Cinquecento,
in Lingua, stile e società, Milano, Feltrinelli, O. Castellani-Pollidori, Il Cesano de la
lingua toscana, Firenze, Olschki, O. Castellani-Pollidori, Niccolò Machiavelli
e il Dialogo intorno alla lingua. Con un’edizione critica del testo, Firenze,
Olschki, M. R. Franco Subri, Gli scritti
grammaticali inediti di Claudio Tolomei: le quattro lingue di toscana,
«Giornale storico della letteratura italiana», I. Paccagnella, Il fasto delle
lingue. Plurilinguismo letterario nel Cinquecento, Roma, Bulzoni, M. Pozzi, Trattatisti del Cinquecento,
Milano-Napoli, Ricciardi, B. Richardson,
Trattati sull’ortografia del volgare, Exeter, University of Exeter, M. Pozzi, Gian Giorgio Trissino e la letteratura
italiana, in Id., Lingua, cultura e società. Saggi sulla letteratura italiana
del Cinquecento, Alessandria, Edizioni dell’Orso, A. Cappagli, Gli scritti
ortofonici di Claudio Tolomei, «Studi di grammatica italiana», N. Maraschio,
Trattati di fonetica del Cinquecento, Firenze, presso l’Accademia, C. Giovanardi, La teoria cortigiana e il
dibattito linguistico nel primo Cinquecento, Roma, Bulzoni, M. Vitale,
L'omerida italico: Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla lingua dell'«Italia
liberata da' Gotthi», Istituto Veneto de Scienze ed Arti,. Sulla traduzione di
Dante e l'importanza del De vulgari eloquentia si vedano almeno (in ordine di
stampa): M. Aurigemma, Dante nella poetica linguistica del Trissino,
«Ateneo veneto», foglio speciale, C.
Dionisotti, Geografia e storia della letteratura italiana, in Geografia e
storia della letteratura italiana, Torino, Einaudi,Floriani, Trissino: la
«questione della lingua», la poetica, negli Atti del Convegno di Studi su
Giangiorgio Trissino, etc...(ora in Gentiluomini letterati. Studi sul dibattito
culturale nel primo Cinquecento, Napoli, Liguori, I. Pagani, La teoria
linguistica di Dante, Napoli, Liguori,
C. Pulsoni, Per la fortuna del De vulgari Eloquentia nel primo
Cinquecento: Bembo e Barbieri, «Aevum», E. Pistoiesi: Con Dante attraverso il Cinquecento:
Il De vulgari eloquentia e la questione della lingua, «Rinascimento», Per le
trafile del codice dantesco posseduto dal Trissino, oggi alla Biblioteca
Trivulziana di Milano, cfr. l'introduzione diRàjna alla sua edizione del De
Vulgari Eloquentia (Firenze, Le Monnier) e G. Padoan, Vicende veneziane del
codice Trivulziano del “De vulgari eloquentia”, in Dante e la cultura veneta,
Atti del convegno di studi della fondazione “Giorgio Cini”,
Venezia-Padova-Verona, V. Branca e G. Padoan, Firenze, Olschki, Tutti i testi
del Trissino si rileggono nei due volumi intitolati Tutte le opere Scipione
Maffei (Verona, Vallarsi, 1729), che non riproducono però l'alfabeto inventato
riformato. Alcuni testi hanno avuto delle edizioni moderne: La Poetica si
rilegge nei Trattati di poetica e di retorica del Cinquecento B. Weinberg,
Bari, Laterza, Il testo è riprodotto con l'alfabeto inventato dal Trissino.
Scritti linguistici, A. Castelvecchi, Roma, Salerno (che contiene la Epistola
delle lettere nuovamente aggiunte, Il Castellano, i Dubbii grammaticali e la
Grammatichetta). I testi sono riprodotti con l'alfabeto inventato dal Trissino.
La Sofonisba è stata curata da R. Cremante, nel Teatro del Cinquecento, Napoli,
Ricciardi, Il testo è riprodotto con l'alfabeto inventato dal Trissino ed è
dotato di un vasto commento e introduzione. La traduzione del De vulgari
eloquentia si può leggere in D. Alighieri, F. Chiappelli, nella collana “I
classici italiani”, G. Getto, Milano, Mursia, oppure, assieme al testo latino,
nel 2 tomo dell’Opera Omnia curata da Scipione Maffei (vedi sotto). Per
l'Italia liberata dai Goti e per I Simillimi si deve ricorrere, invece, alle
prime edizioni o all'edizione del Maffei o alle ristampe sette-ottocentesche.
Per l'elenco completo di tutte le stampe, ristampe, studi ed edizioni sul Trissino
vedi Alessandro Corrieri, Giangiorgio Trissino., consultabile (aggiornata al 2
settembre ) presso//nuovorinascimento.org/cinquecento/trissino.pdf. A. Palladio Trissino (famiglia). Treccani Enciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Encyclopædia Britannica, Inc. Opere di Gian Giorgio Trissino, Gian Giorgio
Trissino (altra versione) / Gian Giorgio Trissino (altra versione) / Gian Giorgio
Trissino (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gian
Giorgio Trissino,. Opere di Gian Giorgio Trissino, su Progetto Gutenberg. Gian
Giorgio Trissino, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. ItalicaRinascimento: Giovan Giorgio Trissino,
L'Italia liberata dai Gotthi. L’uomo solo ha il comercio del
parlare. Questo è il nostro vero e primo parlare. Non dico nostro,
perchè altro parlar ci sia che quello dell'uomo. Perciò che fra tutte le cose
che sono solamente a l'uomo e dato il parlare ,sendo a lui necessario
solo. Certo non a gl’angeli non a gl’animali inferiori e necessario
parlare. Adunque sarebbe stato dato invano a costoro, non avendo bisogno di
esso. E la natura certamente abborrisce di fare cosa alcuna
invano. Se volemo poi sottilmente considerare la INTENZIONE del parlar [parabola]
nostro, niun'altra ce ne troveremo, che il MANIFESTARE all’altro questo o
quello CONCETTO de la mente nostra. Avendo adunque gl’angeli prontissima e
neffabile sufficienzia d'intelletto da chiarire questo o quello gloriosi
concetto, per la qual sufficienzia d'intelletto l'uno è TOTALMENTE NOTO all'altro, o per sè, o almeno per quel
fulgentissimo specchio, nel quale tutti sono rappresentati bellissimi e in cui
avidis simi sispecchiano. Per tanto pare, che di ni uno SEGNO DI PARLARE ha
mestieri. Ma chi opponesse a questo, allegando quei spiriti, che cascarono dal
cielo; a tale opposizione doppiamente si può rispondere. Prima, che quando noi
trattiamo di quelle cose, che Sono Che Q a bene essere , devemo essi
lasciar da 3 parte, conciò sia che questi perversi non vol lero aspettare
la divina cura. Seconda risposta,e meglio è,che questi demoni a MANIFESTARE fra
sè la loro perfidia, non hanno bisogno di conoscere , se non qualche cosa di
ciascuno, perchè è, e q u a n t o è 1 : il c h e certamente s a n no ; perciò
che si conobbero l'un l'altro avanti la ruina loro. Agl’ANIMALI INFERIORI poi
non fu bisogno provvedere di parlare. Conciò sia che per solo ISTINTO DI NATURA
siano guidati.E poi tutti quelli animali, che sono di una medesima specie,
hanno le medesime azioni, e le medesime passioni; per le quali loro proprietà
possono le altrui conoscere; ma aquelli che sono di diverse specie, non
solamente non e necessario loro il parlare, ma in tutto dannoso gli sarebbe
stato, non essendo alcuno amicabile comercio tra essi. E se mi fosse opposto
che IL SERPENTE che PARLA a la prima femina, e l'asina di Balaam PARLA, a
questo rispondo, che l'ANGELO nell’asina e IL DIAVOLO nel serpente hanno
talmente operato che essi animali mossero gli organi loro. E così d'indi la
voce risultò distinta, come vero parlare; non che quello de l'asina fosse altro
che ragghiare e quello del serpente altro che fischiare. Il testo ha: nonindigent,
nisiutsciantquilibetde quolibet, quia est, et quantus est. Parrebbe più proprio
il tradurre cosi:non hanno bisogno di conoscere, se non ciascheduno di
ciaschedun altro, che è,e quanto è: ossia l'esistenza e il grado. Se
alcuno poi argumentasse da quello, che Ovidio disse nel quinto della
Metamorfosi, che LE PICHE parlarono. Dico che dice questo FIGURATAMENTE, intendendo
altro. Ma se si dicesse che le piche al presente e altri uccelli parlano, dico
che è falso; perciò che tale atto NON è parlare, ma è certa imitazione del
suono de la nostra voce; o vero che si sforzano di imitare noi in quanto SONIAMO
ma non in quanto PARLIAMO (cf. ‘talk,’ ‘speak’, ‘speak in tongues’). Tal che se
quello che alcuno espressamente dicesse, ancora la pica ridicesse, questo non
sarebbe se non rappresentazione , o vero imitazione del SUONO di quello, che
prima avesse detto. E così appare, agl’UOMINI SOLI essere stato dato il PARLARE;
ma per qual cagione esso gli fosse NECESSARIO, ci sforzeremo brievemente
trattare. Che e NECESSARIO agl’uomini il comercio. Ovendosi adunque l'uomo NON
PER ISTINTO DI NATURA ma per ragione. E essa ragione o circa la separazione !,
o circa il giudidizio, o circa la elezione diversificandosi in ciascuno; tal
che quasi ogni uno de la sua pro . La voce del testo discretio sarebbe resa
meglio dalla parola discernimento. del parlare. , pria specie s'allegra;
giudichiamo che niuno intenda l'altro per la sua propria AZIONE o PASSIONE,
come fanno le bestie; nè anche per speculazione l'uno può intrar ne l'altro, come
l'angelo, sendo per la grossezza e opacità del CORPO mortale la umana specie da
ciò ritenuta. Fu adunque bisogno che volendo la generazione umana fra sè COMUNICARE
IL SUO CONCETTO avesse qualche SEGNO SENSUALE e razionale; per ciò che dovendo
prendere una cosa da la ragione, e ne la ragione portarla, bisognava essere
razionale; ma non potendosi alcuna cosa di una ragione in un'altra portare, SE
NON PER IL MEZZO DEL SENSUALE e bisogno essere sensuale, perciò che se 'l fosse
solamente razionale, non potrebbe trapassare; se solo sensuale, non potrebbe
prendere dalla ragione, nè ne la ragione de p o r r e . E questo è segno c h e
il s u bietto, di che parliamo, è nobile ; perciò che in quanto è suono, egli è
per natura una cosa sensuale e inquanto che, secondo la volontà di ciascun ,
significa qualche cosa, egli è razionale 1. Iltestoha:Hoc equidem signum
est,ipsum sub jectum nobile, dequoloquimur: naturasensualequi dem , in quantum
sonus est , esse ; rationale vero , in quantum aliquid significare videtur ad
placitum . A noi pare più giusto l'interpretare questo passo cosi. Questo segno
(l'aliquod rationale signum et sensuale di cui ha parlato poche righe più
sopra) è per l'appunto il nobile soggetto di cui parliamo. Sensuale per natura,
in quanto è SUONO. Razionale, in quanto che, se A che uomo fu prima dato il parlare,
echedisseprima,& inche lingua. l'uomo solo fu dato il parlare. Ora istimo
che appresso debbiamo investigare, a che uomo fu prima dato ilparlare,e che
cosa prima disse, & a chi parlò , e dove e quando , & eziandio in che
linguaggio il primo suo parlare si sciol se. Secondo che si legge ne la prima
parte del Genesis , ove la sacratissima Scrittura tratta del principio del
mondo , si truova la femina, prima cheniunaltro,aver parlato, cioèlapre
sontuosissima EVA, la quale al DIAVOLO, che la ricercava , disse , ‘Dio ci ha
commesso , che non mangiamo del frutto del legno che è nel mezzo del paradiso,
e che non lo tocchiamo , acciò che per avventura non moriamo. Ma a vegna che in
scritto si trovi la donna aver pri mieramente parlato, non di meno è ragionevol
cosa che crediamo, che l'uomo fosse quello, che prima parlasse. Nè cosa
inconveniente mi pare condo la volontà di ciascuno, significa qualche cosa.
Contro la quale interpretazione stala punteggiatura, e la voce esse del testo, che
sarebbe di troppo ; ma ,per com penso, il brano riesce più chiaro, e si collega
meglio col senso di tutto il Capitolo. 9 Anifesto è per le cose già dette
, che a pensare, che così eccellente azione de la il generazione
umana prima da l'uomo, che da la femina procedesse. Ragionevolmente adunque
crediamo ad esso essere stato dato primier mente il parlare da Dio, subito che
l’ebbe formato. Che voce poi fosse quella che parla prima, a ciascuno di sana
mente può esser in pronto e io non dubito che la fosse quella, che è Dio, cioè
Eli, o vero per modo d'interrogazione, o per modo di risposta. Assurda cosa
veramente pare, e da la ragione aliena, che da l'uomo fosse nominata cosa
alcuna prima che Dio ; con ciò sia che da esso,& in esso fosse fatto
l'uomo.E siccome, dopo la prevaricazionedel'u m a n a generazione , ciascuno
esordio di parlare comincia da heu ; così è ragionevol cosa , che quello che fu
davanti , cominciasse da alle grezza , e conciò sia che niun gaudio sia fuori
di Dio,ma tuttoinDio,& esso Dio tuttosiaal legrezza, conseguente cosa è che
'l primo p a r lante dicesse primieramente Dio. Quindi nasce questo dubbio,che
avendo di sopra detto, l'uomo aver prima per via di risposta parlato, se risposta
fu,devette esser a Dio; e se a Dio, parrebbe, che Dio prima avesse parlato, il che
parrehbe contra quello che avemo detto di sopra. Al qual dubbio
risponderemo,che ben può l'uo mo averrisposto a Dio, chelointerrogava, nè per
questo Dio aver parlato di quella LOQUELLA, che dicemo.Qual è colui, che
dubiti, che tutte le cose che sono non si pieghino secondo il voler di Dio,da
cuièfatta, governata,econservata
, ciascuna cosa ? É conciò sia che l'aere a tante
alterazioni per comandamento della natura in feriore si muova, la quale è
ministra e fattura di Dio, di maniera che fa risuonare i tuoni, fulgurare il
fuoco, gemere l'acqua, e sparge le nevi, e slancia la grandine ; non si moverà
egli per comandamento di Dio a far risonare alcune parole le quali siano
distinte da colui, che maggior cosa distinse?e perchè no? Laon de & a
questa, & ad alcune altre cose credia mo tale risposta bastare. Dove,&
a cuiprima l'uomo abbiaparlato. ta così da le cose superiori,come da le in
feriori), che il primo uomo drizzasse il suo primo parlare primieramente a Dio
, dico, che ragionevolmente esso primo parlante parlò s u bito,che fu da la
virtù animante ispirato: per ciò che ne l'uomo crediamo,che molto più cosa
umana sia l'essere sentito che il sentire, pur che egli sia sentito,e senta
come uomo. Se adunque quel primo fabbro, di ogni perfezione principio &
amatore ,inspirando il primo uomo con ogni perfezione compi , ragionevole cosa
mi pare, che questo perfettissimo animale non prima cominciasse a sentire, che
'l fosse sen tito. Se alcuno poi dicesse contra le obiezioni, 11
Iudicando adunque (non senza ragione trat , che non era bisogno
che l'uomo parlasse, es sendo egli solo ; e che Dio ogni nostro segreto senza
parlare, ed anco prima di noi discerne ; ora (con quella riverenzia , la quale
devemo usare ogni volta,che qualche cosa de l'eterna volontà
giudichiamo),dico,che avegna che Dio sapesse, anzi antivedesse (che è una
medesima cosa quanto a Dio)ilconcetto del primo par lante senza parlare,non di
meno volse che esso parlasse ; acciò che ne la esplicazione di tanto dono,
colui, che graziosamente glielo avea do nato,se ne gloriasse.E perciò devemo
credere, che da Dio proceda , che ordinato l'atto de i nostri affetti, ce ne
allegriamo. Quinci possiamo ritrovare il loco, nel quale fu mandata fuori
laprimafavella;perciòchesefuanimato l'uo m o fuori del paradiso , diremo che
fuori : se dentro , diremo che dentro fu il loco del suo primo parlare. Ra
perchè i negozj umani si hanno ad esercitare per molte e diverse lingue , tal
che molti per le parole non intesi da molti,che se fussero senza esse;
però fia buono investigare di quel parlare, del quale si crede aver usato
l'uomo, che nacque senza sono altrimente 1 Di che idioma prima l'uomo parld, e
donde fu l'autore di quest'opera. madre, e senza latte si nutri, e
che nè pupil lare età vide,nè adulta.In questa cosa,sì come in altre molte,
Pietramala è amplissima città, e patria de la maggior parte dei figliuoli di
Adamo .Però qualunque si ritrova essere di cosi disonesta ragione, che creda,
che il loco della sua nazione sia il più delizioso, che si trovi sotto il Sole
, a costui parimente sarà licito preporre il suo proprio volgare , cioè la sua
materna locuzione,a tutti gli altri; e conse guentemente credere essa essere
stata quella diAdamo.Ma noi,acuiilmondo èpatria, sì come a'pesci il mare ,
quantunque abbiamo bevuto l'acqua d'Arno avanti che avessimo denti,e che amiamo
tanto Fiorenza,che pe averla amata patiamo ingiusto esiglio, non dimeno le
spalle del nostro giudizio più a la ragione che al senso appoggiamo. E benchè
se condo il piacer nostro , o vero secondo la quiete de la nostra sensualità,
non sia in terra loco più ameno di Fiorenza;pure rivolgendo i vo lumi de'poeti
e de gli altri scrittori, ne i quali il mondo universalmente e particularmente
si descrive , e discorrendo fra noi i varj siti dei luoghi del mondo , e le
abitudini loro tra l'uno e l'altropolo,e'lcircolo equatore,fermamente comprendo
, e credo, molte regioni e città es sere più nobili e deliziose che Toscana e
Fio renza, ove son nato, e di cui son cittadino; e molte nazioni e molte genti
usare più dilette vole, e più utile sermone , che gli Italiani. R i
r tornando adunque al proposto , dico che una certa forma di
parlare fu creata da Dio insie me con l'anima prima ,e dico forma, quanto a i
vocaboli de le cose,e quanto a la construzione de'vocaboli , e quanto al
proferir de le con struzioni; la quale forma veramente ogni par lante lingua
userebbe, se per colpa de la pro sunzione umana non fosse stata dissipata, come
di sotto si mostrerà. Di questa forma di par lare parlò Adamo , e tutti i suoi
posteri fino a la edificazione de la torre di Babel , la quale si interpreta la
torre de la confusione. Questa forma di locuzione hanno ereditato i figliuoli
di Heber, i quali da lui furono detti Ebrei ; a cui soli dopo la confusione
rimase, acciò che il nostro Redentore , il quale doveva nascere di
loro,usasse,secondo laumanità,dela lin gua de la grazia, e non di quella de la
confu sione 1. Fu adunque lo ebraico idioma quello, che fu fabbricato da le
labbra del primo par lante . ' Il testo ha : qui ex illis oriturus erat
secundum humanitatem ,non lingua confusionis, sed gratiæ frue retur.E deve
tradursi:ilqualedovevanascere di loro secondo l'umanità , usasse della lingua
della grazia , e non di quella della confusione. Hi come gravemente mi vergogno di rin
15 e per De la divisione del parlare in
più lingue. A en ta nerazione umana : ma perciò che non possia mo lasciar di
passare per essa, se ben la fac cia diventa rossa , e l'animo la fugge , non
starò di narrarla. Oh nostra natura sempre prona ai peccati , oh da principio ,
e che mai non finisce, piena di nequizia; non era stato assai per la tua
corruttela, che per lo primo fallo fosti cacciata, e stesti in bando de la p a
tria de le delizie? non era assai, che per la universale lussuria, e crudeltà
della tua fami glia, tutto quello che era di te, fuor che una casa sola, fusse
dal diluvio sommerso , il male , che tu avevi commesso , gli animali del cielo
e de la terra fusseno già stati puniti ? Certo assai sarebbe stato; ma come
prover bialmente si suol dire,Non andrai a cavallo anzi terza ; e tu misera
volesti miseramente andare a cavallo.Ecco,lettore, che l'uomo , o vero
scordato,o vero non curando de le prime battiture, e rivolgendo gli occhi da le
sferze, che erano rimase , venne la terza volta a le botte, per la sciocca sua
e superba prosunzio ne. Presunse adunque nel suo cuore lo incu rabile uomo,
sotto persuasione di gigante, di , superare con l'arte sua non solamente
la na tura,ma ancoraessonaturante,ilqualeèDio; e cominciò ad edificare una
torre in Sennar, la quale poi fu detta Babel, cioè confusione, per la quale
sperava di ascendere al cielo,avendo intenzione, lo sciocco,non solamente di
aggua gliare,ma diavanzare ilsuo Fattore.Oh cle menzia senza misura del celeste
imperio;qual padre sosterrebbe tanti insulti dal figliuolo? Ora innalzandosi
non con inimica sferza, ma con paterna , & a battiture assueta , il ribel
lante figliuolo con pietosa e memorabile corre zione castigò. Era quasi tutta
la generazione umana a questa opera iniqua concorsa ; parte comandava, parte
erano architetti,parte face vano muri,parte impiombavano,parte tiravano le
corde ", parte cavavano sassi, parte per ter ra,partepermareliconducevano.E
cosìdi verse parti in diverse altre opere s’affatica vano , quando furono dal
cielo di tanta con fusione percossi, che dove tutti con una istessa loquela
servivano a l'opera , diversificandosi in molte loquele , da essa cessavano ,
nè mai a quel medesimo comercio convenivano ; & a quelli soli, che in una
cosa convenivano una · Il Witte osservò che in luogo di pars amysibus
tegulabant, pars tuillis linebant, come leggeva erro neamente la volgata nel
testo latino , si deve leggere : pars amussibus tegulabant, pars trullis (o
truellis) linebant, e si deve tradurre : parte arrotavano sulle pietre i
mattoni,parte con le mestole intonacavano. istessa loquela attualmente rimase , come a
tutti gli architetti una , a tutti i conduttori di sassi una,a tuttiipreparatori
di quegli una, e così avvenne di tutti gli operanti; tal che di quanti varj
esercizj erano in quell'opera , di tanti varj linguaggi fu la generazione umana
disgiunta. E quanto era più eccellente l'arti ficio di ciascuno , tanto era più
grosso e b a r b a r o il l o r o parlare . Q u e l l i p o s c i a , a li q u
a l i il sacrato idioma rimase , nè erano presenti nè lodavano lo esercizio
loro ; anzi gravemente biasimandolo, si ridevano de la sciocchezza de gli
operanti.M a questi furono una minima parte di quelli quanto al numero ; e
furono , sì come io comprendo , del seme di Sem , il quale fu il terzo
figliuolo di Noè , da cui nacque il popolo di Israel, il quale usò de la
antiquissima locu zione fino a la sua dispersione. e specialmente in Europa. Er
la detta precedente confusione di lin gue non leggieramente giudichiamo , che
allora primieramente gli uomini furono sparsi per tutti iclimi del mondo e per
tutte le re gioni & angoli di esso. E conciò sia che la P
Sottodivisione del parlare per il mondo , , principal radice dela
propagazione umana sia ne le parti orientali piantata , e d'indi da l'u no e
l'altro lato per palmiti variamente diffu si, fu la propagazione nostra
distesa; final mente in fino a l'occidente prodotta , là onde primieramente le
gole razionali gustarono o tutti,o almen parte de ifiumi di tutta Europa. Ma
ofusseroforestieriquesti,cheallorapri mieramente vennero, o pur nati prima in E
u ropa, ritornassero ad essa; questi cotali por tarono tre idiomi seco ; e
parte di loro ebbero in sorte la regione meridionale di Europa, parte la
settentrionale , & i terzi, i quali al presente chiamiamo Greci , parte de
l’Asia e parte de la Europa occuparono.Poscia da uno istesso idio
ma,dalaimmonda confusione ricevuto,nac quero diversi volgari , come di sotto
dimostre remo ; perciò che tutto quel tratto, ch'è da la foce del Danubio, o
vero da la palude Meotide, fino a i termini occidentali (li quali da i confini
d'Inghilterra, Italia e Franza , e da l'Oceano sono terminati), tenne uno solo
idioma: ave gna che poi per Schiavoni, Ungari , Tedeschi, Sassoni , Inglesi
& altre molte nazioni fosse in diversi volgari derivato ; rimanendo questo
solo per segno, che avessero un medesimo prin cipio , che quasi tutti i
predetti volendo affir mare, dicono jo. Cominciando poi dal termine di questo
idioma,cioè da iconfini de gli Ungari verso oriente,un altro idioma tutto quel
tratto occupò. Quel tratto poi, che da questi in qua . si chiama
Europa, e più oltra si stende,o ve ro tutto quello de la Europa che resta ,
tenne un terzo idioma 1, avegna che al presente tri partito si veggia ; perciò
che volendo affermare, altri dicono oc, altri oil, e altri sì, cioè Spa gnuoli
, Francesi & Italiani.Il segno adunque che i tre volgari di costoro
procedessero da uno istesso idioma,è in pronto;perciò che molte cose chiamano
per i medesimi vocaboli, come è Dio,cielo,amore,mare,terra,e vive,muore, ama
,& altri molti.Di questi adunque de la meridionale Europa , quelli che
proferiscono oc tengono la parte occidentale, che comincia da i confini
de'Genovesi ; quelli poi che dicono sì, tengono da i predetti confini la parte
orientale, cioè fino a quel promontorio d'Italia, dal quale comincia il seno
del mare Adriatico e la Sici lia.Ma quelli che affermano con oil,quasi sono settentrionali
a rispetto di questi ; perciò che da l'oriente e dal settentrione hanno gli Ale
manni , dal ponente sono serrati dal mare in 1 Il testo ha : A b isto incipiens
idiomate , videlicet a finibus Ungarorum versus orientem aliud occupa vittotum
quodabindevocaturEuropa,necnonul terius est protractum . Totum autem , quod in
Europa restat ab istis , tertium tenuit idioma. E deve essere tradotto cosi : A
cominciare da questo idioma, cioè dai confini degli Ungari verso oriente , un
altro idioma occupò l'intero tratto che da quei confini in là si chiama Europa
, e che si protrae anche più oltre. Tutto il tratto poi della rimanente Europa
tenne un terzo idioma. 19 glese, e dai monti di Aragona terminati
, dal mezzo di poi sono chiusi da'Provenzali,e da la flessione de l'Appennino.
Noi ora è bisogno porre a pericolo 1 la ' Il verbo periclitari del testo latino
qui vale mettere alla prova , cimentare.
, ragione, che avemo, volendo ricercare di quelle cose ne le quali da
niuna autorità siamo aiutati, cioè volendo dire de la variazione, che
intervenne al parlare , che da principio era il medesimo.Ma
conciòsiachepercammininoti più tosto e più sicuramente si vada , però so
lamente per questo nostro idioma anderemo,e gli altri lascieremo da parte ,
conciò sia che quello che ne l'uno è ragionevole , pare che eziandio abbia ad
esser causa ne gli altri. È adunque loidioma,deloqualetrattiamo(come ho detto
di sopra) in tre parti diviso , perciò che alcuni dicono oc , altri si, e altri
oil. E che questo dal principio de la confusione fosse uno medesimo (il che
primieramente provar si deve) appare, perciò che si convengono in molti
vocaboli,come gli eccellenti dottori dimostrano; De le tre varietà del parlare,
e come col tempo il medesimo parlare si muta , e de la invenzione de la
grammatica. A la quale convenienzia repugna a la confusione, che fu
per il delitto ne la edificazione di Babel. I Dottori adunque di tutte tre
queste lingue in molte cose convengono, e massimamente in questo vocabolo,Amor.
Gerardo di Berneil , « Surisentis fez les aimes Puer encuser Amor.» Il re di
Navara, «De'finamor sivientsenebenté.» M. Guido Guinizelli, « Nè fè amor ,
prima che gentil core , Nè cor gentil,prima che amor,natura.» Investighiamo
adunque , perchè egli in tre parti sia principalmente variato,e perchè cia
scuna di queste variazioni in sè stessa si varii, come la destra parte d'Italia
ha diverso par lare da quello de la sinistra, cioè altramente parlano i
Padovani , e altramente i Pisani : e investighiamo perchè quelli,che abitano più
vi cini,siano differenti nel parlare,come è iMila nesi e Veronesi,Romani e
Fiorentini;e ancora perchè siano differenti quelli,che si convengono sotto un
istesso nome di gente,come Napole tani e Gaetani , Ravegnani e Faentini ; e
quel che è più maraviglioso, cerchiamo perchè non si convengono in parlare
quelli che in una medesima città dimorano , come sono i Bolo gnesi del borgo di
san Felice , e i Bolognesi della strada maggiore.Tutte queste
differenze adunque,e varietàdi sermone,che avvengono, con una istessa ragione
saranno manifeste. Dico adunque , che niuno effetto avanza la sua ca gione, in
quanto effetto,perchè niuna cosa può fare ciò che ella non è.Essendo adunque
ogni nostra loquela (eccetto quella che fu da Dio insieme con l'uomo creata) a
nostro benepla cito racconcia,dopo quella confusione,la quale niente altro fu
che una oblivione de la loquela prima, & essendo l'uomo instabilissimo e va
riabilissimo animale , la nostra locuzione ne durabile nè continua può essere ;
m a come le altre cose che sono nostre (come sono costumi &
abiti),simutano;cosìquesta,secondo ledi stanzie de iluoghi e dei tempi,è
bisogno di va riarsi.Però non è da dubitare che nel modo che avemo
detto,cioè,che con ladistanziadeltempo il parlare non si varii, anzi è fermamente
da tenere ; perciò che se noi vogliamo sottilmente investigare le altre opere
nostre,le troveremo molto più differenti da gli antiquissimi nostri cittadini,
che da gli altri de la nostra età, q u a n
tunquecisianomoltolontani1.Ilperchèaudace mente affermo, che se gli
antiquissimi Pavesi ora risuscitassero,parlerebbero di diverso parlare di
quello, che ora parlano in Pavia ; nè altrimente questo , ch'io dico , ci paja
maraviglioso , che , 1Iqualicisianomolto lontani(magis....quam a
coetaneis perlonginquis). ciparrebbe a vedere un giovane
cresciuto,il quale non avessimo veduto crescere.Perciò che le cose , che a poco
a poco si movono , il moto loro è da noi poco conosciuto;e quanto la va
riazione de la cosa ricerca più tempo ad essere conosciuta, tanto essa cosa è
da noi più stabile esistimata.Adunque non ci ammiriamo,se i discorsi di quegli
uomini,che sono poco da le bestie differenti, pensano che una istessa città
abbia sempre il medesimo parlare usato, conciò sia che la variazione del
parlare di essa città non senza lunghissima successione di tempo a poco a poco
sia divenuta , e sia la vita de gli uomini di sua natura brevissima. Se adunque
il sermone ne la istessa gente (come è detto) successivamente col tempo si
varia, nè può per alcun modo firmarse, è necessario che il par lare di coloro,
che lontani e separati dimorano, sia variamente variato ; sì come sono ancora
variamente variati i costumi & abiti loro , i quali nè da natura,nè da
consorzio umano sono firmati, ma a beneplacito, e secondo la conve nienzia de i
luoghi nasciuti.Quinci si mossero gl'inventori de l'arte grammatica ; la quale
grammatica non è altro che una inalterabile conformità di parlare in diversi
tempi e luo ghi.Questa essendo di comun consenso di molte genti regulata , non
par suggetta al singulare arbitrio di niuno, e consequentemente non può essere
variabile.Questa adunque trovarono,ac ciò che per la variazion del parlare , il
quale DE LA VOLGARE ELOQUENZIA. 23 De la varietà del parlare
in Italia da la destra e sinistra parte de l'Appennino. Gian Giorgio Trissino
dal Vello d'Oro. Oro. Keywords: la riforma della lingua italiana, filosofia del
linguaggio, Alighieri, lingua e linguaggio, codice di comunicazione, il parlare
umano, il parlare solo umano, la prima lingua, la parlata dei genovesi, la
filosofia del linguaggio in Alighieri, l’eloquenza, la filosofia del linguagio,
only man speaks. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trissino” – The Swimming-Pool
Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51652743276/in/photolist-2mKUm41-2mGnP2f
Grice ed Orsi – filosofia italiana – filosofia
fascista – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Palma di Montechiaro). Filosofo. Grice: “Orsi uses ‘psicologia speculativa’ where I would use
‘psicologia filosofica,’ since speculativa opposes to prattica, rather!” --Allievo
di Ottaviano, insegna a Catania. Pubblica nella sua attività di ricerca scritti
minori di autori italiani e il saggio “Gl’hegeliani
di Napoli.” Cura l'edizione dell'opera di Ottaviano su Campailla; “La psicologia
filosofica di Spaventa” – e stato nella segreteria della rivista “Sophia”.
Altri saggi: “Lo spirito come atto puro,” “La filosofia moderna,” “L'uomo al
bivio: immanentismo o cristianesimo? Saggio di realismo esistenziale, “Antropologia”;
“Psiche e meta-fisica” “Psicologia speculativa” “Sulla psico-patia”. Grice:
“The D’Orsi – and indeed a Domenico D’Orsi, back in the 1700s, are a very noble
family in Sicily. D’Orsi is associated with “Sophia”, founded by Ottaviano. His
interests have been many and varied – but most notably philosophical
psychology, which the Italians call ‘psicologia speculativa’ as opposed to
cheap scientific psychology. They have the great Spaventa, who philosophized on
the most abstract issues concerning the old Roman idea of an ‘animo’. Compared
to what Ryle’s and Watson’s psychological behaviourism is a no-no-no!” O’Orsi
has philosophized on democracy. I democratici can be ingenuii, as I prefer
them, or critici. He has also ‘cured’ the edition of Ottaviano on Campailla,
and went continental to study Napoli!” Grice: “Orsi has done a lot to allow us
to understand Spaventa. As most Italians, Spaventa was fascinated by the Hun,
and cared to trasnalte a book that the Hun never cared to read: Lotze’s
Elementi di psicologia speculativa. I can imagine Spaventa wondering what he
was doing, bringing Lotze’s ‘seele’ as ‘animo’. The ‘elements’ by Lotze, as
translated by Spaventa, are elementary enough – but the section on the
‘soul/body’ (anima/corpo), ‘animo/corpo, corpo animato, corpo inanimate) is
interesting. But far more interesting is Orsi’s unearthing Spaventa’s “Psiche e
metafisica” – not to be confused with LABRIOLA’s essay by the same name. This
is a hodge podge of reflections. But mainly anti-materialistic. While an
emergentist, Spaventa (as discovered by Orsi) struggles to understand the
connection between ‘sentire’ and ‘sentito’ and more generally, between the
‘sentire’ as a processo fisiologico – Spaventa goes on to distinguish three
levels of the ‘sentire’ – the first is the processo fisiologico itself, the
second is what Spaventa, as unearthed by Orsi, calls the ‘unita distintiva del
sentito’, and the third is the ‘unita reflessiva del sentito’ or
‘raprresentazione’. So if you feel cold, there’s cold qua processo fisiologico of
a ‘corpo animato’ – ‘uninanimated bodies cannot FEEL cold’ – second there is
the unity of COLDNESS as distinctive from say, HEAT. And third there is the
concetto ‘’freddo’ – so that there is a ‘unita reflessiva del sentito’ – the
expression ‘freddo’ now NAMES or represents, or stands for the sensation
itself. Domenico D’Orsi. Orsi. Keywords: animo, amore, Ottaviano, Campailla,
Spaventa, gl’hegeliani di Napoli, Sophia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed
Orsi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742674470/in/datetaken/
Grice ed Ortes – il verso -- filosofia italiana –
Luigi Speranza -- (Venezia). Filosofo. Grice: “Being English, I was often confronted with that very
‘silly’ song by Cleese and Idle, but then they were never the first! Which is
good, since they are Cambridge and Ortes is Oxonian! Viva La Fenice!” -- Considerato
uno dei più dotati tra i filosofi veneti settecenteschi, precursore
nell'analizzare dal punto di vista della produzione complessiva alcuni aspetti
come popolazione e consumo. La sua impostazione filosofica si fonda su un
rigoroso razionalismo. Nel mercantilismo vide far gran confusione fra moneta e
ricchezza. Fu un sostenitore del libero scambio pur con alcune restrizioni
della proprietà che interessavano il clero, anche se appartenevano al passato ed
è considerato per questo un anticipatore di Malthus, ma con qualche contraddizione.
Malthus prevede l'aumento della popolazione, in trenta anni, in modo
esponenziale, quindi molto di più dell'aumento delle sussistenze. Altre saggi:
“Grandi, abate camaldolese, matematico dello Studio Pisano, Venezia, Giambatista
Pasquali, “ Dell'economia nazionale” (Venezia); “Sulla religione e sul governo
dei popoli” (Venezia); “Saggio della filosofia degli antichi” -- esposto in versi
per musica (Venezia); “Dei fedecommessi a famiglie e chiese,” Venezia, “Riflessioni
sulla popolazione delle nazioni per rapporto all'economia nazionale: errori
popolari intorno all'economia nazionale e al governo delle nazioni” (Milano,
Ricciardi), R. Donati (Genova, San Marco dei Giustiniani). Catalano, Dizionario
Letterario Bompiani. AMilano, Bompiani, Citazionio su Treccani L'Enciclopedia
Italiana. Quanto i suoi studi matematici influissero sul suo metodo
economico,vedremo; qui, brevemente, come in fluissero sulle sue considerazioni
filosofiche. Così, scrive egli delle opinioni (1) ed ecco si studia di ridurre
a (1) “Calcolo sopra il valore delle opinioni e sopra i piaceri e i dolori
della vita umana”, Venezia, Pasquali, ristampato dal Custodi,t.XXIV degli ECON.
MOD. FILOSOFIA IN FORMULE MATEMATICHE numero determinato il valore
dell'opinione, che alcun gode, per possedere certa qualità che lo pone innanzi
agli altri nella scelta degli oggetti piacevoli. Questa buona opi nione nasce o
dai natali,come la nobiltà,la patria ecc., o dallaprofessione,come la
milizia,lelettere ecc.,o da qualche prerogativa, come dall'autorità, dal merito
ecc. Ciascun uomo fornito di alcuna di queste qualità gode di qualche cosa che
non godrebbe se ne fosse privo. Ortes si studia di determinare il valore di
questi beni recati dall'opinione. Valga un esempio. Se si chiede quanto
aggiunga di valore alla nobiltà l'opinione della stessa, Ortes ragiona così: postoche
larenditagiorna liera di tutte le famiglie nobili sia 20,000, quella che
proviene da cariche,magistrature,commende ecc. 3,300, quella che vien data dall'opinione,cioè
coll'autorità di disporre di più posti, e colla riputazione dei grandi sul
volgo, a 700,posto che il numero di tutti i nobili sia 10,000, il valore di
tutta la nobiltà sarebbe espresso da 20,000 + 3,300 + 700 = 2. Falostessocoin
10,000 puto per le altre opinioni,di cui dice esser pretesto la virtù,ma
verofinel’interesseproprio,poichè,dipen dendo il valore delle opinioni dalla
ricchezza attuale o possibile, è manifesto che si deve prima d'ogni altra cosa
cercare l'utileproprio. Avverte che v'ha sempre un'opinione predominante che
varið col variare dei secoli: ai tempi di Roma li bera era la
conquista;sottoAugusto illusso;ilplato nismo ai tempi di Costantino;
l'investitura ai tempi di Gregorio VII ; le lettere sotto Leon X ;finalmente
lozio a tempi dell'autore! Strana è questa classificazione, 44
PIACERI E DOLORI. tuttavia 1?Ortes mostra come il pretesto della virtù coprisse
basse mire di privato interesse. Lo stesso ozio ha il suo pretesto dell'ordine,
benchè sia figlio di vana alterigia.L'uomo che dee servire a molte di queste
opi nionisaràpiùcivile,ma piùtimidoefinto;chiapoche; sarà più rozzo,ma anche
più sicuro e più libero. E come l’Ortes si studia di ridurre a calcolo le opi
nioni,così parimenti i piaceri e i dolori. Meno originale e meno astruso è
l'Ortes in questo scritto.Con molta inesattezza di idee e di lingua, espone
daprincipioladottrina chetuttociòcheèconforme alla conservazione e sviluppo del
nostro essere, genera piacere; il contrario,dolore; parla dei dolori e piaceri
delsenso,dei dolori e piaceri dell'opinione; mostra l'uomo naturalmente
soggetto al dolore, e che il piacere non è che un sollievo del dolore; con
ragionamento curioso studiasi mostrare che il piacere non può mai s u perare il
dolore, perchè il piacere essendo preceduto, secondo l'Ortes, dal dolore, sopito
che questo sia, tutto quel di più di piacere che si volesse applicare gene
rerebbe dolore contrario, come l'indigestione dopo la fame cessata, la
stanchezza dopo la danza ecc. Il calcolo del piacere e dei dolori dipende
dal grado della elasticità delle fibre onde alcuno è fornito,e,quanto ai
piacerie dolori d'opinione, dalla stima che ciascuno fadeglistessi. L'autore
nonpretendeanovitàdidot trina, professa di avere scritto secondo la propria
espe rienza, con un temperamento indolente é coisuoi sensi
inun'etàdimezzo.Vedrem poi com’eglistessone ab bia dato un giudizio severo. Due
altre opere filosofiche si hanno dell’Ortes : un ragionamento delle
scienze utili e delle dilettevoli per rapportoallafelicità umana;— e riflessioni
su gli oggetti apprensibili, sui costumi e sulle cognizioni umane per rapporto
alle lingue (1); ma si può dispensarsi dal tener dietro a questi discorsi, che,
a dir vero, son pesantissimi. In sostanza l'uno si riduce a mostrare l'ufficio
delle umane facoltà nella scienza e nelle arti belle,anche queste in
titolandole scienze ma dilettevoli,in contrapposto delle a ltre che chi ama
scienze utili; nelle scienze tiene il campo l'intelletto, nelle arti belle
l'imaginazione; quelle hannoperoggettoilverocom'è,questeilveroma ela borato
dalla fantasia. Quindi discorresi in quali termini sia concesso il lavoro
dell'imaginazione e concludesi sul tenore dell'epigrafe : Sol la scienza del
ver giova ed alletta. L'altro ebbe occasione dallatraduzione del Pope, perchè
volendo ragionare delle difficoltà del tradurre, si trova così accresciuta in
mano la materia, che piuttosto d’un proemio s’appiglia a farne un saggio a sè.
In fatto prende la cosa da alto, e filosofeggia sulla varietà reale degli
oggetti e sulla varietà nel modo di rappresentarseli, onde s'apre l'adito a
discorrere delle lingue e delle loro diversità, quindi intorno l'uso della
parola, e particolarmente intorno all'eloquenza. Infine ritorna donde era
partito, e conclude che se il traduttore può benissimo esporre le verità
apprese da altra lingua, non potrà tuttavia produrne tale impressione negli ani
mi, come ne è prodotta dall'originale, se non facendo sene come nuovo autore,
esprimendole cioè inmodo; tip. Pasquali. SUL MODO DI TRADURRE. Non si può
negare che osservazioni argute si tro vino spesso nell'Ortesa ncheinqueste
riflessionisugli oggetti apprensibili, suicostumi, e sulle cognizioni umane per
rapporto alle lingue; ma pur troppo è d'uopo cercarsele in una lettura assai
noiosa. Qualche volta dà risalto a quell'idea che vedremo poi sua prediletta in
economia, che cioè quello solo riesca ove siavi la pubblica persuasione, non
già ove questa non corrispondaagliimpulsi; e però egregiamente dice, che allora
un ammiraglio potea condurre gli’inglesi in
America, come un tempo un romito potea condurli in Soria, perchè gl’inglesi
stessi voleano e avean voluto così. Qualche volta, faticosamente sì, ma pur si
conduce a qualche sentenza netta e perspicua, come, p. es., dopo GOLDONI,
COLTURA ALLAMODA, PUB. OPINIONE. Adatto all'indolee ai pregi della propria lingua. Chi volesse calcare l'autore
straniero sarebbe come chi cre desse ricopiare un ritratto con soprapporvi
isuoi colori, coprendone così e confondendone letinte,ecangiando il quadro in
un mascherone o in un empiastro. necessità invece che gli scrittori s'accordino
sempre col carattere nazionale de'lettori; e qui l’Ortes osserva, che il
miglior poeta comico italiano de'suoi tempi potea bensi starsene in Francia per
passar quivi meglio i suoi giorni, ma non giammai perchè il suo talento comico
fosse così ben rilevato nella lingua francese a Parigi, come il fu già in
Venezia nel dialetto suo veneziano. Qualche volta sembrerebbe anche gaio,come
quando si lagna che, temendosi la fatica dello studio, si trascu rassero le
cognizioni vere, contentandosi di dizionari, giornali, compendi o altri
repertori per dilettare, diver tire,ocome diceano,per amuseare! È USO
DELLA PAROLA PEI GOVERNI avere deplorato che il mondo governisi da chi più
ciarla , non da chi più sa, egli conclude: se chi preten desse governar altri
senza render ragione del suo go verno,sarebbe uomo assai vano;ilsarebbe non men
certamente chi pretendesse governarli per sola copia ed eleganza di voci.
Qualche volta infine dimostrasi d'animo aperto e sollecito per le innovazioni.
« Qui cade a proposito (così egli) d'avvertire l'errore di quelli che si
figurano di richiamar nelle nazioni la verità e la ragione comune (cioè gli in
teressi comuni, pubblici, universali in contrapposto ai particolari, privati, speciali)
perquantovi sifosse smarrita, col rinovar quelle leggi che ne prescrivevano le modificazioni
a'tempi de'lorobisavoli, progetto al tutto assurdo e impossibile. La verità e
la ra » gione comune potrà ben richiamarsi per leggi, per quanto a'tempi
trasandati fosse stata più riconosciuta » per sè stessa in quei costumi, di
quel che il sia ai tempi presenti per costumi che la modificassero in contrario
di sè medesima; giacchè essa in sè stessa è una sola di tutti i luoghi e di tutti
i tempi; ma il richiamarla al presente per le sue modificazioni antiche, quando
tali modificazioni debbon ad ogni tempo esser diverse, non può essere che una
miseria » di mente, per cui si creda la natura non più capace » d'invenzioni in
sua natura, di quel che siasi un po vero consigliere segreto che creda operar
in sua rece. Chi declama contro i nuovi costumi che si vanno in » troducendo, e
deplora gli usati che si van disusando; ha molta ragione se inuovi costumi son
modificazioni di una ragion men comune, di quel che siano gli usatichea
quellidan luogo. Ma seinuovicostumi son » tanto buone modificazioni della comun
ragione, quanto gli usati che siperdono; ei declama inutilmente, come se
ciòfosse contro il variar de venti, essendo l’una e l'altra cosa quanto
innocente, tanto inevitabile e necessaria,e potendo,anzidovendo,quella comun
ragione,per disposizione di natura e per sapienza illimitata del supremo suo
artefice, praticarsi sempre per modificazioni diverse, e comparire in sembianze
ché non siano giammai le stesse, essendo nondimeno la stessa per sè medesima.
Senza questo una simile verità o ragione correrebbe rischio di non esercitarsi
che per inganno; ed è ancor vero che talvolta con richiamare la verità, la
ragione, e la religione stessa per le sole loro modificazioni esterne di tempi
molto remoti, si riesce a perdere tutto il senso reale ed interno di queste
virtù, incariabili per sè stesse, riducendole a quelle materiali loro
modificazioni esterne, senza alcun rapporto a quell interno lor senso e
significato. Si pigli intanto l'Ortes in parola, poichè avrem campo di trovarlo
in seguito così reluttante a certe modificazioni che non sembra quel desso.
Meglio avremo occasione di riandare alcuni suoi pensieri dello stesso libro,
che con certo apparato filosofico mettono innanzi quell'armonia degli interessi,
da lui tanto raccomandata nelle sue opere economiche. Ma lasciamo per ora
queste meditazioni di filosofia. Gianmaria Ortes. Ortes. Keywords: verso. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice ed Ortes” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690552167/in/photolist-2mPsU62-2mNaHiH-2mMYJP6-2mKHAhF-2mKDA5r-2mPvmTf
Grice ed Otranto – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Otranto). Filosofo. Grice: “Otranto wrote a tractatus ‘de arte laxeuterii,’ which is
an art of ‘divination,’ as when we say that smoke divinates fire!” -- Grice:
“Had Otranto not written ‘scritti filosofici’ we wouldn’t call him a
philosopher!” – Filosofo. Sull'infanzia e sulla formazione poco è noto. Non si
sa dove oggiorna e studia, né chi siano stati i suoi maestri. La sua filosofia,
però, lascia immaginare una formazione molto solida. Insegna a Casole. Tradusse
la liturgia di Basilio ed altri testi liturgici per volontà del vescovo. Le sue
competenze linguistiche gli valeno inoltre degli incarichi diplomatici. Interprete
al seguito dei legati papali Benedetto, cardinale di Santa Susanna, e Galvani.
E a Nicea al seguito del re Federico di Svevia. Saggi: “L'arte dello
scalpello”, con una raccolta di testi geo-mantici ed astrologici; traduzioni di
testi liturgici; “Dialogo contro i giudei”; Tre monografie o syntagmata “Contro
i Latini” -- su questioni dottrinali significative nella polemica fra cattolici
ed ortodossi (quali la processione dello spirito santo o il pane azzimo);
un'appendice ai tre syntagmata; lettere e frammenti di lettere;. J Hoeck-R.J. Loenertz, Nikolaos-Nektarios von
Otranto Abt von Casole. Beiträge zur Geschichte der ost-westlichen Beziehungen
unter Innozenz III. und Friedrich II., Ettal. M. Chronz: Νεκταρίου, ηγουμένου
μονής Κασούλων (Νικολάου Υδρουντινού): « Διάλεξις κατά Ιουδαίων». Κριτική
έκδοση. Athena, L. Hoffmann: Der anti-jüdische
Dialog Kata Iudaion des Nikolaos-Nektarios von Otranto. Universitätsbibliothek
Mainz, Mainz, Univ., Diss., Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Homosexuality in a textual gap in what was going on
in Italian Byzantine convents under Roman rules. Longobards being raped, or
raping Greek monks. Nicola Nettario d’Otranto. Otranto. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice ed Otranto” – The Swimming-Pool Library.
Grice ed Ottaviano – collettivismo – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Modica). Filosofo. Grice: “Perhaps with Holllinghurst, and Hogarth, of course,
Ottaviano is one of the few who have cherished in the analysis of ‘la curva’ or
‘la linea’ – and it has revived a debate which should fascinate a few!” Diplomatosi
a Modica, si laurea a Milano. Straordinario di Storia della Filosofia a Cagliari,
poi a Napoli, ottenne la cattedra, conseguendovi la libera docenza ne passò poi
a Catania, dove fonda e diresse l'Istituto di Magistero, insegnandovi. Fonda la
rivista “Sophia”. Grande conoscitore della filosofia del periodo medievale, di
cui peraltro ritrova e studiò molte opere inedite, elaborò una propria teoria. Delle due saggi, “Critica dell'Idealismo”
(Napoli,) e “Metafisica dell'essere parziale” (Padova), la prima ma fu ben
presto censurata e poi bruciata pubblicamente a causa della sua dura critica
all'Idealismo di Gentile. Questa sua opposizione a Gentile, nonché le sue critiche
a Croce, gli valeno dure vessazioni accademiche. Compone inoltre un ampio e comprensivo
Manuale di storia della filosofia (Napoli). Membro dell'Accademia d'Italia, si
occupa, per primo, della filosofia di Gioacchino da Fiore, esaltato d’Aligheri
nella Commedia, pubblicandone un saggio. Pubblica il codice di Oxford “Joachimi
Abbatis Liber contra Lombardum,” che attribuì a qualche seguace della scuola di
Fiore. Mentre celebrava, a Novara, Pietro Lombardo, riprese a parlare di Fiore,
presentandolo come un romantico "ante litteram" e un fautore della
nazione italiana. Segnalò pure due ignorati codici gioachimiti della biblioteca
Casanatense di Roma, occupandosi altresì della condanna di Gioacchino da parte
del Concilio Lateranense ed evidenziandone lo sgomento suscitato. Inoltre,
nella rivista Sophia, diretta da lui ed allora edita dalla MILANI di Padova,
diede spazio a vari studiosi gioachimiti. Sempre sull'argomento, ritenne
dapprima Gioacchino un triteista, ma, dopo aver visionato le tavole del Liber
figurarum, scoperto da L. Tondelli propese invece per un'ortodossia trinitaria.
Fonda e diresse un partito nazionale d'impronta social-liberale, che però non
ebbe seguito. Opere principali: Pietro Abelardo. La vita, le opere, il pensiero”
(Poliglotta, Roma); “Il "Tractatus super quatuor evangelia" di Fiore,
Archivio di filosofia, Padova, Testi medioevali inediti. Alcuino, Avendanth,
Raterio, Anselmo d’Aosta, Abelardo, Incertus auctor” (Olschki, Firenze); Joachimi
abbatis Liber contra Lombardum (Scuola di Gioacchino da Fiore), Reale Accademia
d'Italia Studi e documenti, Roma, Un documento intorno alla condanna di
Gioacchino da Fiore” (Rondinella, Napoli); Pier Lombardo, in Celebrazioni
piemontesi, Istituto d'Arte per la Decorazione e la Illustrazione del Libro,
Urbino); “Critica dell'Idealismo” (Rondinella, Napoli); “Metafisica dell'essere
parziale” MILANI, Padova); “La tragicità del reale, ovvero la malinconia delle
cose. Saggio sulla mia filosofia” (MILANI, Padova); Tommaso Campailla.
Contributo all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia,
introduzione e note D. D'Orsi” (MILANI, Padova); E. Scarcella, Dizionario
Biografico degli Italiani, D. D'Orsi, Il filosofo della quarta età: ricordo di Ottaviano,
quotidiano “La Sicilia”, Catania, di. D.'Orsi, Tra Socrate e Gesù: quattro anni
fa moriva, quotidiano “La Sicilia”, Catania,. E. Scarcella, Dizionario Biografico degli Italiani, stituto
dell'Enciclopedia Italiana, Roma,. Gioacchino da Fiore Massimiliano Pace, Info Magazine. Grice: “I
love Ottaviano: he had three main interests: philosophy, philosophy, and
philosophy. More specifically, as a Sicilian he was not interested in Italian
philosophy, which he found too continental; he loved a mediaeval – and he loved
Gentile – he corresponded extensively with him! La visione cristiana di Ernesto
Buonaiuti, F. Campitelli, Foligno 1924. A proposito di un libro sul
Prepositino, in «Rivista di filosofia neoscolastica», a. XX, 1928, pp. 366 –
371. Traduzione, prefazione e note di: Anselmus Cantuariensis, Opere
filosofiche, trad. pref. e note di C. Ottaviano, 3 vol., Carabba, Lanciano
1928. Metafisica del concreto. Saggi di una Apologetica del
Cattolicesimo, Angelo Signorelli editore, Roma 1929. Ricerche lulliane,
in «Estudis universitaris catalans», XIV, 1929, pp. 1 – 13. Pietro
Abelardo. La vita, le opere, il pensiero, Tipografia Poliglotta, Roma 1929.
Otto opere sconosciute di Raimondo Lullo, in «Rivista di cultura», maggio –
giugno 1929, pp. 214 – 224; luglio – agosto 1929, pp. 289 – 296; tradotta in
francese: L'Ars compendiosa de R. Lulle, avec une étude sur la bibliographie et
le Fond Ambrosien de Lulle, Paris 1930; ristampata sempre in francese: L'Ars
compendiosa de R. Lulle, avec une étude sur la bibliographie et le Fond
Ambrosien de Lulle, par Carmelo Ottaviano, Librairie philosophique J. Vrin,
Paris 1981. Guglielmo d'Auxerre. La vita, le opere, il pensiero,
Biblioteca di filosofia e scienze, Roma 1930. A proposito di un libro su
S. Anselmo, in «Rivista di filosofia neoscolastica», a. XXII, 1930, pp. 379 –
387. I problemi del realismo, in «Giornale critico della filosofia
italiana», n. 5, 1930. Le “Quaestiones super libro Praedicamentorum” di
Simone di Faversham, in «Memorie della R. Accademia dei Lincei» Serie VI, vol.
III, fasc. IV, Roma 1930. Traduzione, prefazione e note di: Tommaso
d’Aquino, Saggio contro la Dottrina averroistica dell’unità dell’intelletto,
Carabba, Lanciano 1930. Traduzione, prefazione e note di: Tommaso
d’Aquino, Saggio sull'essere e l'essenza e altri opuscoli, prefazione,
traduzione e note critiche di C. Ottaviano, Carabba, Lanciano 1930.
Frammenti abelardiani, in «Rivista di cultura», fasc. 11, Prof. P, Loescher,
Roma 1931, pp. 3 – 23. Il "Tractatus super quatuor evangelia"
di Gioacchino da Fiore, in «Archivio di filosofia», Parte I, Padova 1931, pp.
73 – 82. Osservazioni critiche sui presupposti del problema della
conoscenza. Il superamento dell'immanenza sulla base della nozione di
individuo, in «Archivio di filosofia», n. 3, novembre 1931, pp. 35 – 47.
Il pensiero e il suo atto, in «Archivio di filosofia», n. 4, dicembre 1931, pp.
20 – 31. La riforma della logica di Aristotele, in «Archivio di
filosofia», n. 4, dicembre 1931. Nota polemica, in «Rivista di cultura»,
n. 9 – 10, 1931. Le opere di Simone di Faversham e la sua posizione nel
problema degli universali, in «Archivio di filosofia», 1931. Traduzione,
curatela e note di: Tractatus de Universalibus attribuito a San Tommaso
d’Aquino, a cura di C. Ottaviano, Reale Accademia d'Italia, Roma 1932.
Introduzione, traduzione, prefazione e note di: Anselmo d'Aosta, Il Monologio,
Palermo 1932. Antologia del pensiero medioevale. Per le scuole medie
superiori, Ires, Palermo 1932. Testi medioevali inediti. Alcuino,
Avendanth, Raterio, S. Anselmo, Pietro Abelardo, Incertus auctor, a cura di
Carmelo Ottaviano, Olschki, Firenze 1933. Riccardo di San Vittore, la vita,
le opere, il pensiero, in «Atti della Reale Accademia dei Lincei», IV, n. 4,
1933, pp. 411 – 541. Traduzione, prefazione e note di: Bonaventura da
Bagnoregio, Itinerario della mente verso Dio, traduzione, prefazione e note di
C. Ottaviano, Antologia del pensiero medievale per le scuole medie superiori,
Palermo 1933. Il pensiero di Francesco Orestano, Ires, Palermo
1933. Il superamento dell'immanenza in B. Varisco, in «Archivio di
filosofia», n. 4, 1934. Traduzione e note di: P. Abelardus, Epistolario
completo. Contributo agli studi sulla vita e il pensiero di Pietro Abelardo,
trad. it. e note critiche di C. Ottaviano, Ires, Palermo 1934. Joachimi
abbatis Liber contra Lombardum. La Scuola di Gioacchino da Fiore, a cura di
Carmelo Ottaviano, Reale Accademia d'Italia - Studi e documenti, Roma
1934. Critica del principio d'immanenza, in «Rivista di Filosofia
Neoscolastica», a. XXVI, 1934, p. 559 - 577. Il perduto “Liber de
potentia, obiecto et actu” di Lullo in un manoscritto romano, in «Estudis
franciscans», luglio – dicembre 1934, pp. 257 – 268. Un documento intorno
alla condanna di Gioacchino da Fiore nel 1215, Rondinella, Napoli 1935 (poi
ripubblicato in "Siculorum Gymnasium", Università di Catania,
1949). Storia, filosofia della storia, scienza della storia, in «Rivista
di Filosofia Neoscolastica», a. XXVII, 1935, pp. 67 – 81. Un brano
inedito della Philosophia di Guglielmo di Conches, A. Morano, Napoli
1935. Il cosiddetto “riferimento necessario alla coscienza”
nell'idealismo, in AA. VV., Atti del IX Congresso nazionale di Filosofia,
(Padova 20 – 23 settembre 1934), Padova 1935, pp. 348 – 363. Novità in
filosofia, Milani, Padova 1935. Pier Lombardo, in Celebrazioni
piemontesi, Istituto d'Arte per la Decorazione e la Illustrazione del Libro,
Urbino 1936. Critica dell'Idealismo, Rondinella, Napoli 1936. (Pubblicato
nuovamente da Milani, Padova 1948) Traduzione, prefazione e note di:
Pietro Abelardo, L'origine delle monache; e La regola del Paracleto,
traduzione, prefazione e note di Carmelo Ottaviano, Carabba, Lanciano
1936. L'unica forma possibile di idealismo, in «Rivista di Filosofia
Neoscolastica», a. XXVIII, 1936, p. 47 – 64. La scuola attualista e Scoto
Eriugena, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXVIII, 1936, pp. 142 –
151. Riflessioni sulla polemica Orestano – Olgiati, in «Rivista di
Filosofia Neoscolastica», a. XXIX, 1937, pp. 83 – 86. Curatela di: T.
Campanella, Epilogo magno (Fisiologia italiana). Testo inedito con le varianti
dei codici e delle edizioni latine, a cura di C. Ottaviano, Reale Accademia
d'Italia, Roma 1939. Kritik des Idealismus, mit einer Einfuhrung von
Fritz-Joachim Von Rintelen: Realismus-Idealismus?, Aschendorff, Munster
1941. Metafisica dell'essere parziale, MILANI, Padova 1942. L'unità
del pensiero cartesiano e il cartesianesimo in Italia, MILANI, Padova
1943 Scritti (1928 – 1945) con 327 giudizi della critica italiana e
straniera, Tipografia agostiniana, Roma 1946. Panteismo o trascendenza,
in «Humanitas», n. 42, 1949. Il problema morale come fondamento del
problema politico, Milani, Padova 1952. L'idealismo trascendentale e la
metafisica classica, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», XLV (1953), pp.
535 – 570. La soluzione scientifica del problema politico, Rondinella
editore, Napoli 1954. Le incertezze della scienza moderna, Padova
1959. Progetto di un disegno di legge per salvare la Democrazia dalla
dittatura, MILANI, Padova 1961. Dalla democrazia ingenua alla democrazia
critica, MILANI, Padova 1961. Che cosa è il social-liberalismo, MILANI,
Padova 1962, Lineamenti programmatici per una riforma della scuola
italiana, MILANI, Padova 1962. Presentazione di: Agostino Sepinski,
Cristo interiore secondo San Bonaventura, presentazione C. Ottaviano. trad. di
suor M. Luisa Orgiani, Politica popolare, Napoli 1964. La tragicità del
reale, ovvero la malinconia delle cose. Saggio sulla mia filosofia, MILANI,
Padova 1964. Critica del socialismo: ossia Introduzione alla teoria della
proprietà per tutti, MILANI, Padova 1964. Introduzione alla teoria delle
proprietà per tutti, ovvero la mia soluzione al problema economico-politico, MILANI,
Padova 1968. Didattica e pedagogia. Ovvero la mia riforma della scuola, MILANI,
Padova 1968. La legge della bellezza come legge universale della natura.
Considerazioni teoretiche e applicazioni pratiche, MILANI, Padova 1969.
Manuale di Storia della filosofia, 3 vol., La Nuova Cultura, Napoli 1970.
Manuale di storia della filosofia e della pedagogia, La Nuova Cultura, Napoli
1972. Appunti di pedagogia contemporanea, 1974 Personalismo
e collettivismo. Introduzione alla teoria della proprietà privata per tutti,
Solfanelli, Chieti 1978. Tommaso Campailla. Contributo
all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e
note a cura di Domenico D'Orsi, MILANI, Padova 1999.
«Sophia: fonti e studi di storia della filosofia» Da a. 1, n. 1
(gen./mar. 1933) A a. 41, n. 1/4 (gen./dic. 1973).- Palermo: Ires, 1933-1973. -
39 v. Trimestrale. Il complemento del titolo varia in: rivista internazionale
di fonti e studi di storia della filosofia; poi in: rassegna critica di
filosofia e storia della filosofia. Luogo ed editore variano in: Napoli, A.
Rondinella; poi in: Padova, Milani. Alcuni degli articoli più significativi
scritti da Ottaviano per Sophia: Le «rationes necessariae» in S. Anselmo,
in Questioni e testi medievali , in «Sophia», n. 1, 1933, pp. 92 – 97. Novità
abelardiane, in Questioni e testi medievali , in «Sophia», n. 1, 1933, pp. 99 –
101. Storicismo attualista, in «Sophia», n. 2, 1933, pp. 135 – 143. Storicismo
attualista, seconda puntata, in «Sophia», n. 1, 1934, pp. 149 – 164.
Controversie medievali. A proposito della paternità tomistica di un “Tractatus
de universibus”, e della data del “De unitate intellectus”, in «Sophia», n. 1,
1935, pp. 134 – 140. Intorno al IX Congresso nazionale di Filosofia di Padova,
in «Sophia», n. 2, 1935, pp. 285 – 287. Intorno alla critica dell'immanenza, in
«Sophia», n. 2, 1935, pp. 288 – 290. Critica del principio di immanenza, in
«Sophia», n. 3 – 4, 1935, pp. 543 – 569. A proposito della storia, in «Sophia»,
n. 3 – 4, 1935, pp. 613 – 617. I grandi idealisti contemporanei, in «Sophia»,
n. 3 – 4, 1935. L'idealismo sulla via di Damasco, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935.
Contraddizioni idealistiche, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935. La fondazione del
realismo, in «Sophia», n. 2 – 3, 1936. Postilla alla “Difesa del principio di
immanenza”, in «Sophia», n. 2 – 3, 1936. Postilla a “Immanenza, idealismo e
realismo”, in «Sophia», n. 2 – 3, 1936. Idealisti per forza, in «Sophia», n. 1
– 2, 1937. Ancora sulla fondazione del realismo, in «Sophia», n. 3, 1937.
Fanatismo idealista, ovvero l'agonia dell'Idealismo, in «Sophia», n. 3, 1937.
Nuova illustrazione del documento intorno alla condanna di Gioacchino da Fiore
nel 1215. Postilla, in «Sophia», n. 3, 1937, pp. 360 – 365. Intorno
all'idealismo e al realismo, in «Sophia», n. 4, 1937. Postilla all'art. di
Chiocchetti: “A proposito dell'idealismo di C. Ottaviano”, in «Sophia», n. 3,
1939. Anti-moderno, in «Sophia», n. 3, 1939, pp. 265 – 281. Intorno alla
critica all'idealismo, in «Sophia», n. 2, 1940. Intorno alla valutazione della
filosofia moderna, in «Sophia», n. 4, 1940, pp. 483 – 506. La teoria delle
“species” e l'idealismo immanentistico, in «Sophia», n. 1, 1943. La natura
della sensazione e la fondazione del realismo, in «Sophia», n. 3, 1946.
Referendum ai nostri Lettori in occasione della ripresa delle Rivista, in
«Sophia», n. 1 – 2, 1944 – 45 – 46. Francesco Orestano [1873 – 1945], in
«Sophia», n. 12 – 13 – 14, 1944 – 45 – 46. Il vero significato della relatività
galileiana nel movimento, in «Sophia», n. 3 – 4, 1947, pp. 285 – 330. Natura
pura e soprannaturale, in «Sophia», n. 2, 1949. I fondamenti logici della
relatività, in «Sophia», n. 1, 1950, pp. 37 – 50. Gli argomenti probativi
dell'evoluzionismo, in «Sophia», n. 2, 1950. Intorno al significato storico
dell'idealismo italiano, in «Sophia», n. 1, 1951. Intorno alla legge di
conservazione dell'energia, ossia del materialismo, in «Sophia», n. 1, 1951.
Intuizionismo e logicismo in matematica, in «Sophia», n. 3 – 4, 1951, pp. 342 –
345. Intorno alla gratuità dell'ordine soprannaturale, in «Sophia», n. 1, 1952,
pp. 39 – 45. Postilla a E. Riverso, Aporie e difficoltà del Positivismo logico,
in «Sophia», n. 2, 1953. Valutazione critica del pensiero di B. Croce. 1)
L'estetica, in «Sophia», n. 1, 1954. Valutazione critica del pensiero di B.
Croce. 2) Lo storicismo assoluto, in «Sophia», n. 1, 1954. Bilancio di
Benedetto Croce, in «Sophia», n. 2 – 3, 1954. Einstein filosofo, in «Sophia»,
n. 3 – 4, 1954, pp. 260 – 274. Giudizio intorno alla Logistica, in «Sophia», n.
1, 1956. Logica, matematica, poesia, in «Sophia», n. 1 – 2, 1957, pp. 3 – 32.
Crolla l'idolo einsteiniano, in «Sophia», n. 2, 1960, pp. 213 – 217. Il
“compagno Scioccherellov”, ossia la tragicommedia del comunismo, in «Sophia»,
n. 3 – 4, 1960, pp. 450 – 453. Mi intrattengo ancora con il “compagno
Scioccherellov”, in «Sophia», n. 2 – 3, 1961, pp. 358 – 359. “Individui di
tutto il mondo unitevi”, ossia Critica della democrazia come idea-forza, in
«Sophia», n. 2 – 3, 1961. Giudizio su Benedetto Croce come uomo politico, in
«Sophia», n. 4, 1961. L'assalto alla diligenza, ossia la scuola privata
ecclesiastica e laica all'assalto del tesoro della Stato, in «Sophia», n. 4,
1961, pp. 437 – 439. Difesa della scuola statale, ossia l'Antistato contro lo
Stato, in «Sophia», n. 1 -2, 1962, pp. 25 – 50. L'“ordine della scuola
italiana”, in «Sophia», suppl. n. 2 al n. 1 -2, 1962. In difesa dell'umanità
Abbasso gli scienziati, viva i filosofi!, in «Sophia», n. 1 -2, 1965. Come
integrare la dottrina relativistica di Einstein, in «Sophia», n. 3 -4, 1966,
pp. 233 – 274. Scritti sull'autore AA. VV., Carmelo
Ottaviano nella filosofia del Novecento, Atti dei convegni tenuti a Milano e
Catania nel 2007, a cura di Francesco Rando e Francesco Solitario, Prometheus,
Milano 2008. A. Cartia, Tempo, memoria e infinito. I temi del tragico
nell'opera di Carmelo Ottaviano, a cura di Alessandro Ghisalberti e Francesco
Rando, Prometheus, Milano 2013. G. Bontadini, Dall'attualismo al
problematicismo, Brescia 1950, p. 146. F. Coniglione, «Sophia». Nel segno
di Ottaviano: una rivista a tutto campo, in AA. VV., La cultura filosofica
italiana attraverso le riviste, a cura di Piero Di Giovanni, Franco Angeli,
Milano 2006, pp. 89-124. B. Croce, Conquiste filosofiche a passo di
carica e a suon di tromba, in «La Critica», XL, 1942, pp. 173 – 174. D.
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D. D'Orsi, Tra Socrate e Gesù: quattro anni fa moriva il filosofo Carmelo
Ottaviano, quotidiano “La Sicilia”, Catania, del 24/01/1984. D. D’Orsi,
Appunti autobiografici ed evoluzione filosofica di Carmelo Ottaviano, in
Archivium Historicum Mothycense, V (1999), pp. 57 – 68. D, D’Orsi,
Metamorfosi di un'opera quale compendio di una vita filosofica, Introduzione a
Carmelo Ottaviano, Tommaso Campailla. Contributo all'interpretazione e alla
storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e note a cura di Domenico
D'Orsi, MILANI, Padova 1999. A. Del Noce, Il problema dell'ateismo,
Teismo e Ateismo politici: postulato del Progresso e postulato del Peccato, Il
Mulino, Bologna 1964, pp. 519 – 520 n. 8. A. Del Noce, Giovanni Gentile,
Il Mulino, Bologna 1990, pp. 35 – 36 n. 24. R. Di Tommasi, Compendio di
una vita filosofica: Carmelo Ottaviano, in Voci dal Novecento, a cura di Ivan
Pozzoni, Limina Mentis Editrice, Villasanta 2010, pp. 331-378. C. Ferro,
L'«antimoderno» di Carmelo Ottaviano, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica»,
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Novecento. La filosofia italiana contemporanea, Le Monnier, Firenze 1978, pp.
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gnoseologica, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», Anno XXVI, Fascicolo
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immanenza nel dibattito filosofico italiano degli anni Trenta: il confronto tra
Giulio Preti e Carmelo Ottaviano, in numero monografico de «Il Protagora»,
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Quarta, XXVIII-XXIX, gennaio 1988 - dicembre 1989, IV serie, nn. 13-16, pp.
245-274. E. Scarcella, «OTTAVIANO, Carmelo» in Dizionario Biografico
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Speranza, “Grice ed Ottaviano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741935518/in/datetaken/+
Grice e Pace – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Berga). Filosofo. Grice: “I love the fact that Pace, like me, is a Protestant, and
married one! This should deduce the defeasibility of non-monotonicity: ‘all
Italians are Catholic;’ he surely wasn’t --- and neither is Speranza, or
Ghersi, two other fervent ‘protestanti’!” Grice: “I love Pace – in a way he reminds me
of myself when I was teaching Aristotle’s Categoriae at Oxford! – A good thing
about Pace is that he stopped saying that he was commenting on Aristotle – his
Casaubon edition is still very readable – and tried to compose his own
‘Institutiones logicae,’ as he did – As Kneale once told me, ‘This made Pace a
logician, and not just a commentator!” -- Italian essential philosopher. Studia
a Padova, dove fu allievo di Menochio e Panciroli. Aderì alla religione
riformata e intimorito dagli ammonimenti delle autorità religiose patavine, si
rifugiò a Ginevra, il principale centro del Calvinismo. Divenne professore.
Tradusse Aristotele – “In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum: Commentarius
analyticus.” A Ginevra sposò Isabella Venturina, protestante originaria di
Lucca. Ottenne la cattedra a Heidelberg. Pronuncia una famosa prolusione,
“De iuris civilis difficultate ac docendi method”. Fu coinvolto in una polemica
con Gentili. Gentili, non avendo ottenuto la cattedra di Istituzioni alla quale
aspirava, accusò Pace di averlo boicottato e gli rivolse delle offese in un
componimento poetico indirizzato a Colli. Offeso, lo denunciò davanti al Senato
accademico, costringendolo infine a lasciare Heidelberg per Altdorf. Ebbe
anch'egli fastidi con le autorità accademiche di Heidelberg per le sue simpatie
per il Ramismo Insegnò a Sedan, Ginevra,
Montpellier, Nîmes, Aiax, e Valence. Rese pubblica la sua abiuria al
protestantesimo; quell'anno ebbe la cattedra a Padova e scrisse “De Dominio
maris Adriatici”, un'opera a favore della Repubblica di Venezia che gli valse anche
il cavalierato. La sua edizione dell'Organon di Aristotele, fu inclusa in un'edizione
delle opere di Aristotele edita da Casaubon
ed ebbe ampia diffusione. Pubblicò a Sedan le “Institutiones logicae” e a
Francoforte il suo importante commento In Porphyrii Isagogen et Aristotelis
Organum, Commentarius Analyticus. Saggi:
“De dominio maris Adriatici” (Imp. Caes. “Iustiniani Institutionum libri IV,
Adnotationibus ac notis doctiss. scriptorum illustrati & adaucti. Quibus
adiunximus appendicis loco, leges XII tab. explicatas. Vlpiani tit. XXIX
adnotatos; Caii libros II Institut. Studio & opera Ioannis Crispini At. In
ac postrema editione accesserunt” Ginevra: apud Eustathium Vignon). Ἐναντιόφαν.
seu Legum conciliatarum centuriae III, Spirae: typis Bernardi Albini, De rebus
creditis, seu De obligationibus qua re contrahuntur, et earum accessionibus, ad
quartum librum Iustinianei Codicis, Commentarius; accesserunt tres indices,
Spirae Nemetum: apud Bernardinum Albinum, “Tractatus de contractibus et rebus
creditis, seu de obligationibus quae re contrahuntur et earum accessionibus, ad
quartum librum Iustinianei Codicis, doctissimi cuiusdam I.C. commentarius.
Accesserunt tres indices, vnus titulorum, eo quo explicantur ordine
descriptorum, alter eorundem titulorum ordine alphabetico, tertius rerum &
verborum in toto opere memorabilium, Parisiis: apud Franciscum Lepreus, Isagogica
in Institutiones imperiales, Lyon,
Barthélemy Vincent, Oeconomia iuris utriusque, tam civilis quam canonici, Lyon, Barthélemy Vincent, Methodicorum ad
iustinianeum Codicem libri, Lyon,
Barthélemy Vincent, Analysis Codicis, Lyon, Barthélemy Vincent, Artis Lullianae
emendatae libri IV Quibus docetur methodus, ad inueniendum sermonem de
quacumque re, Valentiae: apud Petrum Pinellum, De dominio maris Hadriatici,
Lyon, Barthélemy Vincent. Benedictis, «Gentili, Scipione, Dizionario Biografico
degli Italiani, Roma: Istituto della
Enciclopedia Italiana, C. Vasoli, Scienza, dimostrazione e metodo in un maestro
aristotelico dell'età di Galilei: “Profezia e ragione” (Napoli, Morano); Aristotelis
Stagiritae peripateticorum principis Organum, Morges, Operum Aristotelis”. Dizionario
biografico degli italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. G. Acquaviva e TuScovazzi, Il dominio di
Venezia sul mare Adriatico” (Milano: Giuffrè); A. Franceschini, Giurisprudenza,
Venezia: Officine Grafiche di Carlo Ferrari, Philippe Tamizey de Larroque, Jules Pacius de
Beriga: compte-rendu du mémoire de M. Ch. Revillout avec documents inédits,
Paris: V. Palmé, Marine Bohar, « Giulio
Pace da Beriga et sa De iuris civilis difficultate ac docendi methodo oratio. Présentation
et traduction », Revue d'Histoire des Facultés de Droit. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Grice:
“A very systematic logician, and especially interesting being from Vicenza. In
fact, he came from Berga, the centre of Vicenza. Quite unlike our Occam who
came from Surrey! My special interest is in the particular treatment of
‘interpretatio’ in general. He is one of the licei, i. e. peripathetics, which
is nice. By interpretatio in general he means ‘hermeneia’. And he distinguishes
then between the MATERIA – of the vehicle of expression, say, the physical
sound – ‘vox’ – or any other physical channel one uses to signify something –
and the FORM, the signatum itself. The term he uses is “NOTA”, so a particular
bit of something – say, a tear – is a SIGN or NOTA of some affection (pathos)
in the soul. From there he builds his whole system of communication. There are
two types of NOTA, in terms of subject-predicate terministic logic – conjoined
by the copula. He is a practical logician and does not much dwell on the topic
of what relation this “NOTARE” is – But he does make the usual point that while
a THING (res) gets ‘notated’ by an idea (or passion) in the soul – this notatio
is ‘naturalis’. Whereas the notatio between a particular physical bit (say, a
tear) and some idea or passio of the soul is artificial, as any cocrodile
knows!” -- Opere. Keywords: dialettica, Aristotele, Porfirio, Boezio,
categoria, praedicamentum. Giulio Pace. Pace. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pace” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692091995/in/photolist-2mPSXPb-2mPVkio-2mPQGvz-2mPKvMM-2mPAuFE-2mPiqeP-2mNzeEc-2mNaHiH-2mN8Hgb-2mN35cA-2mLLZRD-2mLFz5i-2mLGod1-2mKFrQ6-2mLGv16-2mKQW9n-2mPq5pS-2mKG3XG-2mPs71e-2mKMjs5-2mKC3nj-2mKCnei-2mKyErQ-2mPE3Bq-2mKRu2r-2mKCfz1-DhRHD2-jgWnTm-jhFt4p-jhJqzU-hSTpSd-Eoj4SX-DvhhWW-CfbuaM-CntuMM-nBVxwm-nBVKvy
Grice e Paci – relazione – filosofia italiana – Luigi
Speranza -- (Monterado). Filosofo. Grice: “Paci’s essay on Vico by far
exceeds anything that Hampshire wrote about him – magnificent title, too,
“ingens sylva.” -- “There are many things I love about Paci: first, he adored
Jabberwocky, as he states in his “Il senso delle parole.” Second, he loved
Russell’s theory of relations, as he states it in “Relazione e significati.”
Third, he agrees with me that Heidegger is the greatest philosopher of all
time, as he states in his masterpiece, “Il nulla.” Grice: “Paci used to say,
with a smile, that it was ironic that he was born in Monterado and that he had
written an essay on ‘Il nulla,’ seeing that “Monterado is, today, well, il
nulla.”” Italian essential philosopher «Avevo
ben presto compreso che il costume di Paci era quello di discutere liberamente
con chiunque di tutto, senza alcuna prevenzione o pregiudizio.» (Carlo
Sini). Tra i più espressivi rappresentanti della fenomenologia e
dell'esistenzialismo in Italia. Nato a Monterado (provincia di Ancona),
intraprese gli studi elementari e medi a Firenze e Cuneo. Nel 1930 si iscrisse
al corso di filosofia dell'Università degli Studi di Pavia, seguendo
soprattutto le lezioni di Adolfo Levi. Nel frattempo collaborò con Anceschi
alla rivista Orpheus. Si trasferì dopo due anni all'Università degli Studi di
Milano dove divenne allievo di Antonio Banfi, con il quale si laureò nel
novembre del 1934 discutendo una tesi dal titolo Il significato del Parmenide
nella filosofia di Platone. Collabora alla rivista Il Cantiere. Nel 1935
iniziò il servizio militare nell'esercito, ma nell'ottobre del 1937 viene
congedato. Richiamato nel 1943 come ufficiale allo scoppio della seconda guerra
mondiale, venne catturato in Grecia dopo l'8 settembre 1943 e inviato presso il
campo di prigionia di Sandbostel. Trasferito successivamente nella struttura di
Wietzendorf, qui ebbe modo di conoscere Paul Ricœur, con il quale riuscì in
quella sede a leggere Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica
di Edmund Husserl e a costruire un rapporto di amicizia. Incominciò la
sua carriera di docente insegnando filosofia teoretica all'Pavia, mentre, a
partire dall'anno accademico 1957-1958, successe a Giovanni Emanuele Barié
all'Università Statale di Milano. Dopo aver inizialmente collaborato con
la rivista Filosofia, nel 1951 fondò la rivista aut aut, che diresse fino al
1976; il periodico costituisce una testimonianza dei suoi variegati interessi
letterari e culturali. Il nome della rivista richiama dei testi più famosi del
filosofo danese Søren Kierkegaard, precursore dell'esistenzialismo nel suo
proposito di accogliere l'irriducibile paradossalità dell'esistenza e
l'ostacolo che questa impone al sapere. Tra i suoi allievi più famosi
ricordiamo Giovanni Piana, Carlo Sini, Salvatore Veca, Pier Aldo Rovatti, Mario
Vegetti, Guido Davide Neri. Pensiero Carlo Sini individua l'inizio
dell'intera speculazione filosofica di Paci già a partire dalla sua tesi di
laurea: in alcune frasi della breve Prefazione vediamo il filosofo marchigiano,
ancora ventitreenne, esprimere una specifica interpretazione della filosofia
dell'esistenza, dimostrando già un grado elevato di comprensione del proprio
tempo e delle proprie inclinazioni. L'esistenzialismo Paci giunge perciò
all'esistenzialismo attraverso lo studio di Platone. Base dell'esistenzialismo
di Paci è la relazione, intesa come condizione di esistenza di tutti gli
avvenimenti che costituiscono il mondo. Evento è anche l'io, che si conosce
come esistenza finita ed empirica in rapporto ad altre esistenze. Dalla pura
condizione esistenziale del fatto, attraverso la conoscenza, Paci definisce la
condizione dell'uomo come personalità morale. L'io conoscente è la chiara
forma della legge morale che fa sì che ogni io, in quanto conosciuto e
molteplice e in quanto esistenza, possa diventare soggetto singolo come
soggetto di scelta etica. Poiché in virtù del principio di irreversibilitàche,
insieme al principio di indeterminazione (impossibilità che il conoscente si
conosca a un tempo come conosciuto e come conoscente), è uno dei punti di
riferimento del sistema di Pacila forma non è mai definitiva, e al contempo
ogni questione risolta pone sempre nuovi problemi, ne deriva che il realizzarsi
dell'esistente "uomo" nella forma significa un continuo progresso che
va dal passato, il quale non si può ripetere e non è annullato dal presente,
verso il futuro. Il non realizzarsi in questa forma, non seguendo il progresso
e arrestandosi a una forma di ordine più basso, costituisce l'immoralità, il
male. Il negativo come risorsa La riflessione filosofica di Paci parte
dalla consapevolezza del negativo, della mancanza come base e nucleo iniziale
dell'esistenza umana. Un negativo che si fonda soprattutto sulla base del tempo
e della sua irreversibilità, che ci costringe a fare i conti perennemente con
un passato irreversibile, con un futuro sconosciuto e con un presente
inesistente perché continuamente in fuga. Ma il negativo si riflette anche
nella soggettività e nella limitazione del nostro punto di vista: non possiamo
avere nessuna visione della realtà che non sia filtrata dalla nostra
"singolarità", dal nostro essere un io. Tuttavia questa
"mancanza" eterna, questo limite, è nello stesso tempo una risorsa:
il tempo, quindi, non è una condanna per l'uomo, ma è ciò che permette la sua
esistenza come temporalità; d'altra parte l'alterità è risorsa proprio in
quanto altro da sé. L'io infatti si riconosce solo in quanto confrontato con un
altro, e sono quindi gli altri a dare conformazione e identità al nostro io, e
questo processo è fruttuoso, forte e orientato se il soggetto sa e si impegna a
stringere "relazioni". Da qui si possono capire le due
definizioni date alla filosofia paciana: l'una dello stesso filosofo che
definiva il suo pensiero come relazionismo, e l'altra invece di Nicola
Abbagnano, che lo definì "esistenzialismo positivo": positivo proprio
perché cerca di capovolgere l'insensatezza e la mancanza alla base
dell'esistenza in una possibilità, una risorsa di riflessione e progettualità.
La vita umana per Paci si fonda infatti su un bisogno (bisogno di senso nel
tempo, bisogno di altro); questo bisogno si traduce in un lavoro esistenziale,
che implica un consumo: di tempo, di vita, di riflessione. Questo sistema bisogno-consumo-lavoro
sta alla base di ogni vita umana. Tuttavia l'uomo ha una possibilità, una
possibilità di "salvarsi" dall'insensatezza (o di provarci,
quantomeno), e tale possibilità si trova nel lavoro. Il lavoro esistenziale
(inteso come l'impegno che si investe nel condurre la propria vita) può infatti
essere orientato dalla consapevolezza e dal continuo impegno intellettuale di
ricerca di senso anche e soprattutto mediante la relazione. Questa ricerca di
senso si traduce, alla base, nell'esercizio dell'epoché. L'epoché Termine
fondamentale della filosofia di Husserl, filosofo che Paci ebbe come punto di
riferimento per tutta la vita, l'epoché si traduce in una ricerca di senso
continua e inesausta che presuppone un abbandono di tutte le categorie di pensiero
che siamo abituati ad utilizzare. In questo senso è emblematico l'episodio che
Paci stesso racconta riguardo al suo approccio all'epoché. Studente di
filosofia, si recò nell'ufficio di Antonio Banfi (il suo "maestro"
per eccellenza) per chiedere spiegazioni sul concetto di epoché. Banfi gli
chiese di descrivere un vaso che si trovava lì vicino a loro. Tuttavia,
qualunque definizione Paci provasse a dare (colore, forma geometrica, uso)
cadeva in una categoria di giudizio posteriore all'oggetto stesso, o comunque
soggettiva (il colore dipende dalla luce, la forma geometrica si rifà a
categorie astratte che l'uomo ha inventato, l'uso è indipendente dall'oggetto
stesso). L'epoché, quindi, si costituisce come ricerca di una visione
"originaria". Compito difficilissimo (Husserl lo definiva impossibile
ed inevitabile), l'esercizio dell'epoché non si deve tradurre in
un'impossibilità di giudizio, ma nella consapevolezza che qualunque giudizio è
parziale, soggettivo. Se applicata alla vita, all'esistenza, l'epoché si
traduce in una continua ricerca dell'originario, della verità, di una verità
ulteriore che si annida nel mondo, negli altri, negli oggetti, nei luoghi, in
tutto ciò che forgia la nostra esistenza. Una verità che l'uomo può cercare, e
che si annida nel percorso stesso di ricerca e riflessione, e soprattutto nella
capacità di creare relazioni autentiche. In Tempo e verità nella fenomenologia
di Husserl, Paci individua nell'epoché quasi un carattere religioso, criticando
la ridotta disamina del concetto da parte di Martin Heidegger ed Emmanuel
Lévinas, che lo considerarono come se si trattasse di un metodo puramente
gnoseologico. Relazione e riflessione La relazione è per Paci qualcosa di
fondamentale e ulteriore dotato di un profondo significato esistenziale. Paci
scriveva che la relazione prescinde i due soggetti che la intrecciano: è un
concetto "nuovo", "terzo", che è tanto più significativo
quanto più i soggetti sono disposti a farsi mutare consapevolmente da essa e
dal lavoro di riflessione che ne segue. La relazione va cercata, coltivata,
resa e mantenuta continuamente autentica, anche se conflittuale. La riflessione
infine, come salvezza dall'irreversibilità del tempo, ricrea e analizza il
passato per ricercarne ancora il senso, e proiettare questa ricerca nel futuro
di un progetto. Epoché, riflessione e relazione costituiscono, riassumendo, il
lavoro esistenziale di ricerca di senso. La filosofia di Paci si traduce
dunque in una continua, consapevole e dolorosa ricerca di un senso che possa
capovolgere la situazione tragica dell'esistenza mediante il lavoro, l'impegno.
In questo Paci si distanzia da Jean-Paul Sartre e dalle conclusioni del
filosofo francese, che Paci ammirava e considerava uno stimolo continuo per la
sua riflessione. Il negativo, infine, sempre presente nell'investigazione
filosofica di Paci (ancor di più nell'ultima parte della sua vita), rimane
punto essenziale della ricerca umana, laica e faticosa di un senso, di una verità
ulteriore. Opere: “Il Parmenide di Platone” (Milano_ (cf. L. Speranza,
“Grice, Wiggins, e il Parmenide di Platone”). Principato, “Principii di una filosofia
dell'essere” (Modena, Guanda); “Pensiero, esistenza e valore” (Milano-Messina,
Principato); “L'esistenzialismo” (Padova, MILANI); “Esistenza ed immagine” (Milano,
Tarantola); “Socialità,” Firenze, Le Monnier, “Ingens Sylva: saggio sulla
filosofia di Vico,” Milano, Mondadori, “Filosofia antica”, Torino, Paravia, “
Il nulla” Torino, Taylor, “Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, “Il
pensiero scientifico” Firenze, Sansoni, “L'esistenzialismo,” in Luigi Rognoni e
Enzo Paci, L'espressionismo e l'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio
Italiana, “Tempo e relazione” (Torino, Taylor, Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio
Italiana, “Ancora sull'esistenzialismo” Torino, Edizioni Radio Italiana, Dall'esistenzialismo
al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, Storia del pensiero presocratico,
Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, Diario
fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, Breve dizionario dei termini greci, in
Andrea Biraghi, “Dizionario di filosofia,” Milano, Edizioni di Comunità, “Tempo
e verità nella fenomenologia,” Bari, Laterza, “Funzione delle scienze e
significato dell'uomo, Milano, Il Saggiatore, “Relazioni e significati” Milano,
Lampugnani Nigri, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, Enzo
Paci, Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, Il senso delle parole, Pier
Aldo Rovatti, Milano, Bompiani,. Note
Sini22. Civita. Sini.
Pecora356. Storia, aut aut. 5
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Pensier oFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Tempo e verità
nella fenomenologia di Edmund Husserl, Bari, Laterza, M. Pecora, La cultura
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filosofia, Giovanni Piana, Una ricerca ininterrotta. La lezione di Enzo Paci,
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Paci, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Contributo per
una nuova cultura, Saggiatore; Cenni per un nostro clima, Orpheus, Problema dei
giovani. Orpheus », n. 3, pp. 2-4. 3304 - In margine a un'inchiesta, « Orpheus,
Appunti per la definizione di un atteggiamento, Orpheus, B. Croce, Poesia
popolare e poesia d'arte, Bari 1933, « Orpheus, Il nostro realismo storico, « Il
cantiere », anno I, n. 4, 24 marzo. 3402 - Valore della polemica per il
realismo, « Il cantiere, Dialettica, metodo diairetico e rettorica nel Fedro di
Platone, « Archivio di storia della filosofia, Arte e decadentismo, Libro e moschetto, Nota sull'ultimo Thomas
Mann, « Nuova Italia, ósi - Nota sull'Etica di Max Scheler (prima parte), «
Nuova Italia, La filosofia del dolore, « Meridiano di Roma », n. 37, p. 5. 3703
- La filosofia della vita, « Meridiano di Roma », n. 42, p. 8. 3704 - La vita
contro lo spirito, « Meridiano di Roma », n. 47, p. 10. 3705 - Filosofia
dell'immanenza, «Meridiano di Roma, Il mondo come induzione nemica, Torino
1937, «Meridiano di Roma», n. 39, p. 11. 1938 3801 - Il significato del
Parmenide nella filosofia di Platone, Messina- Milano, Principato, pp. 270.
Indice: parte prima: I) I dialoghi giovanili fino al Cratilo; II) Il Fedone, il
Simposio, il Fedro; III) La Repubblica. Parte seconda: I) La prima parte del
Par menide; II) La seconda parte del Parmenide. Parte terza: I) Il Teeteto.
Parte quarta: I) Il Sofista; II) Politico, Filebo, Timeo e le idee numeri. 3802
- Filosofia della natura e filosofia della scienza, « Rivista di filo sofia »,
n. 2, pp. 161-174. Ristampato in 3901, parte prima cap. IV. 3803 - Una
metafisica dell'individualità a priori del pensiero, « Logos », n. 1, pp.
105-118. 3804 - Nota sull'Etica di Max Scheler (seconda parte), « Nuova Ita
lia, Disegno di una problematica del trascendentale anteriore al pen
siero moderno, « Archivio di storia della filosofia », n. 6, pp. 359-374.
3806 - La scuola di Marburgo, « Meridiano di Roma », n. 9, p. 1. 3807 – Appunti,
Vita giovanile », anno I, n. 8, 15 maggio. 3808 - Orientamenti del pensiero
contemporaneo, « Vita giovanile », anno I, n. 9, 31 maggio. 3809 - La logica
del tuono, « Vita giovanile », anno I, n. 11, 30 giu gno. 3810 - L'idealismo
di A. Banfi, « Vita giovanile », anno I, n. 12, 15 luglio. 3811 - Marconi genio
latino, in Liceo scientifico G. Marconi di Parma. Annuario, anno scolastico
1936-37, Parma. 3812 - B. Spinoza, Ethica (passi scelti, collegati e tradotti),
introdu zione e note di E. Paci, Milano-Messina, Principato. 3813 - Ree. di F.
Lombardi, Kierkegaard, Firenze 1936, «Nuova Ita lia; Principi di una filosofia
dell'essere, Modena, Guanda, pp. 317. Indice: Parte prima: I) La dialettica
dell'essere; II) Il pro blema della fenomenologia; III) Il mondo ideale e la
deduzione dell'unità e del molteplice; IV) Filosofia della natura e filosofia
della scienza. Parte seconda: I) La natura come esistenza; II) L'esistenza
dell'uomo; III) La scelta e la vita degli altri. Parte terza: I) L'essere
spirituale; II) La filosofia e le forme dello spirito; III) La vita morale; IV)
La vita dell'arte; V) La vita religiosa; Orientamenti del pensiero
contemporaneo, DOTTRINA FASCISTA, II senso della storia, « Corrente di vita
giovanile », anno II, n. 10, 31 maggio. 3904 - 4001 - Parole di
Antonio Pozzi, « Corrente di vita giovanile », anno II, n. 13, 15 luglio. 1940
Pensiero, esistenza e valore, Messina-Milano, Principato, pp. 195. Indice: I -
L'atto come problema; II - Idea e fenomeno logia della ragione; I I I - Temi
fondamentali del pensiero di Husserl; IV - La filosofia dei valori; V - Il
pensiero di Lask; VI - Scheler e il problema dei valori; VII - Personalità ed
esi stenza nel pensiero di Kierkegaard; VIII - Il problema dell'e sistenza;
IX - Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers; X - Umgreifende e
comunicazione nel pensiero di Jaspers; XI - Jaspers e lo scacco del pensiero;
XII - Esteriorità ed interio rità - XIII - La vita come ricerca; XIV - Valori
ed opere; XV - Concretezza e dialettica dell'essere; XVI - La struttura
dell'esi stenza. Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers: prima parte, La
coscienza infelice, « Logos », n. 1, pp. 187-198. Seconda parte, L'Umgreifende,
« Logos; La comunicazione, « Logos », n. 3, pp. 494-505. Ristampato in 4001,
capp. IX, X, XI. Il problema dell'esistenza, « Studi filosofici », n. 1, pp.
93-105. Ristampato in 4001, cap. Vili. Studi su Kierkegaard, « Studi filosofici
», nn. 2-3, pp. 279-291. Ristampato in 4001, cap. VII. L'atto come problema, «
Studi filosofici », nn. 2-3, pp. 220- 229. Ristampato in 4001, cap. I. Arte,
esistenza e forme dello spirito, « Studi filosofici », n. 4, pp. 388-417.
Ristampato in 5001, cap. II. Gli studi di filosofia, « Meridiano di Roma », n.
45, p. X. U. Spirito e la filosofia dell'esistenza, « Meridiano di Roma, -
Esistenzialismo gnoseologico, « Corrente di vita giovanile, Presentazione di K.
Jaspers, « Corrente di vita giovanile; F. Nietzsche, Antologia, introduzione
(pp. 1-108) e scelta di E. Paci, Milano, Garzanti. Platone, Teeteto,
introduzione, traduzione e note di E. Paci, Milano, Mondadori. Ree. di A.
Guzzo, Sic vos non vobis, Napoli 1939-40, « Studi filosofici», nn. 2-3, pp. 309-312.
Ree. di G. Della Volpe, Critica dei principi logici, Messina 1940, « Studi
filosofici », nn. 2-3, pp. 312-314. Ree. di N. Abbagnano, La struttura
dell'esistenza, Torino 1939, « Studi filosofici », n. 4, pp. 431-434. Ree. di
M. Sciacca, La metafisica di Platone, Napoli 1939, « Studi filosofici », n. 4,
pp. 434-436. 1941 Il significato storico dell'esistenzialismo, « Studi
filosofici », n. 1, pp. 134-150. Ristampato in 5001, cap. I. L'uomo qualunque,
« Meridiano di Roma », n. 27, p. 3. Difesa della filosofia, « Atti dell'VIII
Congresso di Studi Filo- sofici », a cura del Centro Didattico di Padova,
Padova, Prov- veditorato. Romanticismo e antiromanticismo, « Architrave », anno
I, n. 8, 1 luglio. Platone, Fedro, introduzione e commento di E. Paci, Torino,
Paravia. 1942 4201 - Fenomenologia e metafisica nel pensiero di Hegel, « Studi
filosofici, Personalità e forme dello spirito, in AA. VV., Studi critici, Mi-
lano, Bocca, pp. 127-141. 4203 - L'attualità di Platone, in AA. VV.,
L'attualità dei filosofi clas- sici, Milano, Bocca, pp. 63-67. 4204 - Il
significato pedagogico dell'esistenzialismo, « Tempo di scuo- la »,
agosto-settembre, pp. 670-674. 4205 - Ancora sull'esistenzialismo, « Gazzetta
del popolo », 19 settem- bre, p. 3. 4206 - 4207 - 4208 - 4209 - 4210 - 4301 -
4302 - 4303 - 4304 - M. Heidegger, Che cosa è la metafisica, introduzione e
tradu- zione di E. Paci, Milano, Bocca. L'introduzione è stata ristam- pata in
5001, cap. V. K. Jaspers, Ragione ed esistenza, prefazione e traduzione di E.
Paci, Milano, Bocca. Ree. di A. Pellegrini, Novecento tedesco, Milano 1942, «
Pri- mato », n. 21, p. 397. Ree. di U. Spirito, La vita come arte, Firenze
1942, « Prima- to », n. 22, p. 413. Ree. di P. Carabellese, Che cosa è la
filosofia, Milano 1942, « Primato », n. 24, p. 456. 1943 L'esistenzialismo,
Padova, Milani, pp. 67. Indice: I - Premes- se; II - Kierkegaard; III -
Nietzsche; IV - Heidegger; V - Jaspers; VI - Abbagnano; VII - Conclusione; V i
l i - Nota bi- bliografica. Socialità della nuova scuola, Firenze, Le Monnier.
L'esistenzialismo in Italia, a cura di N. Abbagnano e E. Paci, « Primato », n.
1, 1 gennaio 1943, pp. 2-4. Il cavaliere la morte e il diavolo, « Tempo di
scuola », febbraio, pp. 255-260. 1946 4601 - Th. Mann e la musica,
« Rivista musicale italiana », n. 1, pp. 88-111. Ristampato in 4701, cap. V e
in 6502, parte seconda, cap. I. 4602 - Th. Mann e la filosofia, «Studi
filosofici», n. 2, pp. 97-114. Ristampato in 4701, cap. II e in 6502, parte
seconda, cap. II. 4603 - Metodologia e metafisica, « Studi filosofici », nn.
3-4, pp. 205- 212. 4604 - Nascita e immortalità, « Archivio di filosofia », n.
1 (Il problema della immortalità; L'uomo tra razionalismo e romanticismo, «
Costume », n. 2, pp. 40-49. L'uomo di Platone, « Costume », n. 3, pp. 8-18. Ree.
di L. Scaravelli, Critica del capire, Firenze 1942, « Co stume », n. 3, pp.
121-127. 1947 Esistenza ed immagine, Milano, Tarantola, pp. 198. Indice: I -
Musica mito e psicologia in Th. Mann; II - Th. Mann e la filosofia; III -
Verità ed esistenza in T. S. Eliot; IV - Rilke e la nascita della terra; V -
Valéry o della costruzione; VI - L'uo mo di Proust. I capitoli I e II sono
stati ristampati rispettiva mente come cap. I e cap. II della seconda parte di
6502. I ca pitoli III, IV, V, VI sono stati ristampati rispettivamente come
cap. II della prima parte, cap. I della prima parte, cap. IV della prima parte,
cap. I l i della prima parte di 6601. Verità ed esistenza in T. S. Eliot, «
Indagine, Ristampato in 4701, cap. Ili, e in 6601, parte prima, cap. II.
Umanesimo e forma nell'ultimo Th. Mann, « Indagine, P. Valéry, Eupalinos
preceduto da l'Anima e la danza, seguito dal Dialogo dell'albero, introduzione
di E. Paci, Milano, Mon- dadori. 1948 La storia come arte, in AA. VV., Il
problematicismo, Firenze, Sansoni, La responsabilità e il problema della
storia, « Studi filosofici », n. 2, pp. 115-127. Ristampato in 5001, cap. X.
Unità ed esistenza, in « Atti del Congresso Internazionale di Filosofia » (Roma
1946), Milano, Castellani. A. L. Huxley, Scienza, libertà e pace, introduzione
di E. Paci, Milano, Istituto Editoriale Italiano. Novalis, Frammenti,
introduzione di E. Paci, Milano, Istituto Editoriale Italiano. Da questa
introduzione è stato tratto il cap. XI di 4902. 1949 Ingens Sylva, Saggio sulla
filosofia di G. 23. Vico, Milano, Mon- dadori, pp. 249. Indice: I - L'esistenza
e l'opera; II - Crisi gio- vanile e dualismo; III - Medium te mundi posui; IV -
Esistenza e immagine; V - Natura e pensiero; VI - Ada integer vere sa- piens;
VII - Mito e arte; V i l i - Mito e filosofia; IX - Storia e metodologia della
storia. Studi di filosofia antica e moderna, Torino, Paravia, pp. 248. Indice:
I - Mito e logos; II - Eraclito; III - Sul Fedro; IV - Lo Stato come idea
dell'Uomo nella ' Repubblica ' di Platone; V - Democrito, Platone, Aristotele;
VI - Sulle opere di G. B. Vico anteriori alla ' Scienza Nuova '; Sulla '
Scienza Nuo- va'; V i l i - La malinconia di Kant; IX - Il ' Preisschrift ' di
Kant; X - Negativo finito e fenomenico in Kant; XI - I Fram- menti ' di Novalis
e il loro significato nella storia della filoso- fia; XII - Fenomenologia e
metafisica nel pensiero di Hegel; XIII - L'eredità di Hegel. 4903 -
4904 - Filosofia e storiografia, « Rassegna d'Italia », n. 4, pp. 399- 405.
Ristampato in 5001, cap. XI. L'altro volto di Goethe, « Rassegna d'Italia »,
nn. 11-12, pp. 1142-1144. 4905 - La concezione mitologico-filosofica del '
logos ' di Eraclito, 4906 - 4907 - 4908 - 4909 - 5001 - «Acme; Esistenzialismo trascendentale, « Rivista di
Filosofia », n. 4, pp. 419-433. Ree. di T. Wilder, The Ides of March, London
1948, « Rasse gna d'Italia » n. 2, pp. 210-212. Ree. di M. Grene, Dreadful
Freedom, Chicago 1948, « Rasse gna d'Italia », n. 5, pp. 567-570. Ree. di K.
Lowith, Da Hegel a Nietzsche, Torino 1949, « Ras segna d'Italia; Esistenzialismo
e storicismo, Milano, Mondadori, pp. 312. In dice: I - Il significato storico
dell'esistenzialismo; II - L'esi stenza e la aurora dello spirito; III -
L'esistenza e la forma; IV - Poesia e comunicazione; V - L'esistenzialismo di
Heideg ger e lo storicismo; VI - Il metodo e l'esistenza; VII - Giudi zio e
valore; V i l i - La politica e il demoniaco; IX - Pensiero e azione; X - La
responsabilità e la storia; XI - Filosofia e sto riografia; XII - Eros e
natura; XIII - Il problema morale; XIV - Le forme dello spirito e il valore; XV
- Il problema critico re ligioso. Il nulla e il problema dell'uomo, Torino,
Taylor, pp. 170. In dice: I - Introduzione all'esistenzialismo; II - Forme e
problemi dell'esistenzialismo; Neokantismo ed esistenzialismo; Mito ed
esistenza; Il nulla e il problema
morale; VI - Esi stenzialismo positivo. Riedito con un nuovo capitolo nel 1959
(vedi 5901). Linguaggio, comportamento e filosofia, « Archivio di filosofia »,
n. 1 (Filosofia e linguaggio), pp. 12-26. 5002 - 5003 - 5004 -
Antologia del pensiero scientifico contemporaneo, a cura di E. Paci, Firenze,
Sansoni, pp. 203. 1951 5101 - Il significato dell'irreversibile, «Aut Aut», n.
1, pp. 11-17. Ristampato in 5401, cap. VII. 5102 - Il significato del
significato, « Aut Aut », n. 1, pp. 46-49. Ri- stampato in 6503, prima
appendice. 5103 - Marxismo e cultura, « Aut Aut; Sul significato del mito, «
Aut Aut; Ripeness is ali, « Aut Aut »,
n. 1, pp. 54-56. 5106 - Moby Dick e la filosofia americana, « Aut Aut », n. 2,
pp. 97- 120. 5107 - Umanesimo e tecnica, « Aut Aut », n. 2, pp. 149-150. 5108 -
Possibilità della critica e della storia dell'arte, « Aut Aut », n. 2, pp.
161-Problemi filosofici della biologìa, « Aut Aut », n. 2, pp. 181- 185. Il
nostro giardino, « Aut Aut », n. 3, pp. 231-239. Fondamenti di una sintesi
filosofica (parte prima), « Aut Aut », n. 4, pp. 318-337. Fondamenti di una
sintesi filosofica (parte seconda), «Aut Aut », n. 5, pp. 403-425. Arte e
metamorfosi, « Aut Aut », n. 5, pp. 442-443. Fondamenti di una sintesi
filosofica (parte terza), « Aut Aut », n. 6, pp. 515-538. Dialogo e cultura, «
Aut Aut », n. 6, pp. 545-546. 5116 - Empirismo e relazione in Whitehead, in «
Atti del Congresso Filosofico di Bologna », Milano 1951. Ristampato in 5401,
cap. V. 5117 Ree. di F. Lion, Cartesio, Rousseau, Bergson, Milano
1949, « Aut Aut », n. 1, p. 83. Ree. di M. Mila, L'esperienza musicale e
l'estetica, Torino, 1950, « Aut Aut », n. 1, pp. 84-85. Ree. di I. M.
Bochenski, Précis de Logique Mathématique, Bussum, 1950, « Aut Aut », n. 1, p.
86. Ree. di A. J . Ayer, Language, Truth and Logic, London, 1949, « Aut Aut »,
n. 1, p. 86. Ree. di J . R. Weinberg, Introduzione al positivismo logico, To
rino, 1950, « Aut Aut », n. 1, p. 86. Ree. di B. Russell, Le Principe
d'Individuation, in « Revue de Métaphysique et Morale », I, 1950, « Aut Aut »,
n. 1, pp. 88-89. Ree. di M. Dal Pra, Sul trascendentalismo dell'esistenzialismo
trascendentale, in « Rivista critica di storia della filosofia », II, 1950, «Aut
Aut », n. 1, p. 89. Ree. di D. Emmet, Time is the mind of space, in «
Philosophy », n. 94, 1950, «Aut Aut », n. 1, p. 89. Ree. di L. de Broglie,
Fisica e microfisica, Torino, 1950, « Aut Aut » n. 1, pp. 90-91. Ree. di « Il
Politico » (Rivista di scienze politiche, Università di Pavia), nn. 1-2, 1950,
« Aut Aut », n. 1, pp. 91-92. Ree. di Don Giovanni Rossi, U'omini incontro a
Cristo, Assisi, 1951, « Aut Aut », n. 2, p. 186. Ree. di U. Spirito, Scienza e
Filosofia, Firenze, 1950, « Aut Aut », n. 2; pp. 186-187. Ree. di Marianna
Leibl, Psicologia della donna, Milano, 1950, « Aut Aut », n. 2, pp. 194-195.
Ree. di D. Katz, La psicologia della forma, Torino, 1950, « Aut Aut », n. 2, p.
195. Ree. di G. Tagliabue, Le strutture del trascendentale, Milano, 1951, « Aut
Aut, Ree. di G. Hegel, Propedeutica filosofica, Firenze, 1951, « Aut Aut », n.
3, p. 285. Ree. di G. Gentile, La vita e il pensiero, Firenze, 1948-1950, « Aut
Aut », n. 3, pp. 284-285. Ree. di Durkheim, Hubert, Mauss, Le origini dei
poteri magici, Torino, 1951, « Aut Aut », n. 3, pp. 285-286. Ree. di S. Freud,
Inibizione, sintomo e angoscia, Torino 1951, « Aut Aut », n. 3, pp. 286-287.
Ree. di P. M. Sweezy, La teoria dello sviluppo capitalistico, To rino 1951, «
Aut Aut », n. 4, pp. 380-381. Ree. di A. Visalberghi, John Dewey, Firenze 1951,
« Aut Aut », n. 5, pp. 465-466. Ree. di L. Borghi, /. Dewey e il pensiero
pedagogico contem poraneo negli Stati Uniti, Firenze 1951, « Aut Aut », n. 5,
p. 466. Ree. di G. Corallo, La pedagogia di Giovanni Dewey, Torino 1951, « Aut
Aut » n. 5, pp. 467-468. Ree. di J. Dewey, L'arte come esperienza, Firenze
1951, « Aut Aut », n. 5, pp. 468-469. 5141
-Ree.diR.Borsari,Logicaconcreta,Firenze1951,«AutAut», n. 5, pp. 469-70. 5142 -
Ree. di B. Croce, Intorno a Hegel e alla dialettica, in « Qua derni della
critica », n. 19-20, 1951, « Aut Aut; Filosofia dell'Io e filosofia della
relazione, « Aut Aut », n. 7, pp. 12-24. Ristampato in 5401, cap. II. 5202 -
Schoenberg..., « Aut Aut », n. 7, pp. 47-49. 5203 - Sul problema dell'utile e
del vitale, « Aut Aut », n. 7, pp. 60-65. 5204 - Civiltà e valore, « Aut Aut »,
n. 8, pp. 95-105. Ristampato in 5401, cap. XII. 5205 - Schemi e
figure, « Aut Aut », n. 9, pp. 211-223. 5206 - Alain e la paura dell'Europa, «
Aut Aut », n. 9, pp. 233-235. 5207 - Negatività e positività in Wittgenstein, «
Aut Aut, Sull'estetica di Dewey, « Aut Aut », n. 10, pp. 317-330. Ri stampato
in 5401, cap. XV. 5209 - Studi italiani di estetica, « Aut Aut », n. 10, pp.
356-366. 5210 - Relazione forma e processo storico, « Aut Aut », n. 11, pp.
409-417. Ristampato in 5401, cap. XI. 5211 - Organicità e concretezza della
forma estetica, «Aut Aut», n. 11, pp. 418-422. 5212 - Presentazione di
Whitehead, « Aut Aut », n. 12, pp. 507-517. Ristampato in 6501, cap. III. 5213
- Sulla concezione psicoanalitica dell'angoscia, « Archivio di filo sofia »,
n. 1 (Filosofia e psicopatologia), pp. 71-79. 5214 - Possibilità e relazione, «
Rivista di filosofia », n. 4, pp. 387-398. Ristampato in 5401, cap. Vili. 5215
- Alain et notre libertà, « La nouvelle revue francaise », settem bre, Paris
(Hommage à Alain). Ristampato, in italiano, in 5206. 5216 - Ree. di B.
Berenson, Piero della Francesca o dell'arte non elo quente, Firenze 1950, «
Aut Aut », n. 7, pp. 80-81. 5217 - Ree. di A. E. Jensen, Come una cultura
primitiva ha concepito il mondo, Torino 1952, « Aut Aut », n. 8, pp. 168-169.
5218 - Ree. di Catalogo generale edizioni Laterza, Bari 1952, « Aut Aut », n.
8, pp. 169-170. 5219 - Ree. di E. Castelli, Il demoniaco nell'arte, Milano
1952, « Aut Aut », n. 8, pp. 171-172. 5220 - Ree. di C. Diano, Forma ed evento,
Venezia 1952, « Aut Aut », n. 9, pp. 264-265. 5221 - Ree. di M. Bense, Die
Theorie Kafkas, Witsche, 1952, « Aut Aut; Recc. di Renato Cirell Czerne,
Natureza e Espirito, San Paulo 1949: idem, Filosofia corno concetto e corno
historia, San Paulo 1950, « Aut Aut », n. 9, pp. 266-267. Ree. di R. Mondolfo,
Il materialismo storico di F. Engels, Fi renze 1952, « Aut Aut », n. 9, pp.
267-268. Ree. di E. Cassirer,Storia della filosofia moderna, voi. I, Torino
1952, « Aut Aut », n. 9, p. 268. Ree. di H. Kelsen, La dottrina pura del
diritto, Torino 1952, « Aut Aut », n. 10, p. 378. Ree. di E. Garin, L'umanesimo
italiano, Bari 1952, « Aut Aut », n. 10, pp. 378-379. Ree. di P. Chiodi, L'ultimo
Heidegger, Torino 1952, « Aut Aut », n. 12, p. 579. Ree. di B. De Finetti,
Macchine che pensano (e che fanno pen sare), in « Tecnica e organizzazione »,
nn. 2-3, 1952, « Aut Aut », n. 12, pp. 579-580. Ree. di H. Kelsen, Teoria
generale del diritto e dello stato, Mi lano 1952, « Aut Aut », n. 8, p. 168.
1953 L'esistenzialismo, in L'espressionismo e l'esistenzialismo, a cura di L.
Rognoni e E. Paci, Edizioni Radio Italiana, Torino, pp. 87-180, Indice: I -
Introduzione all'esistenzialismo; II - Hei degger; III - Jaspers; IV - Sartre;
V - Marcel, Lavelle, Le Sen ne; VI - Abbagnano; VII - Esistenzialismo e
letteratura. Rie dito come 5602. La mia prospettiva estetica, in AA. W . , La
mia prospettiva estetica, Brescia, Morcelliana, pp. 139-150. La criticità della
filosofia, « Aut Aut », n. 13, pp. 28-43. Ri stampato in 5401, cap. IV. 5304 -
La relazione, « Aut Aut », n. 14, pp. 97-108. 5305 - La vita come amore, « Aut
Aut; Relazione e tempo, « Aut Aut », n. 15, pp. 219-230. Un convegno di
filosofia, « Aut Aut », n. 15, pp. 244-250. Prospettive empiristiche e
relazionistiche in Whitehead, « Aut Aut Semantica e filosofia, « Aut Aut », n.
16, pp. 320-323. Valéry precursore della semantica, « Aut Aut », n. 16, pp.
323- 325. Implicazione formale e relazione temporale, « Aut Aut », n. 17, pp.
394-402. Ristampato in 5401, cap. XX. Sul problema della persona, « Aut Aut »,
n. 17, pp. 426-429. Definizione e funzione della filosofia speculativa in
Whitehead, « Giornale critico della filosofia italiana », n. 3, pp. 304-334.
Arte e comunicazione, « Galleria », n. 2, pp. 3-5. Ristampato in 5401, cap.
XIV. Quantità e qualità, « Civiltà delle macchine », n. 6, p. 11. Ri stampato
in 5401, cap. XXI. Sul primo periodo della filosofia di Whitehead, « Rivista di
filo sofia », n. 4, pp. 397-415. Ristampato in 6501, cap. IV. Kierkegaard e la
dialettica della fede, « Archivio di filosofia», n. 2 (Kierkegaard e
Nietzsche), pp. 9-44. Ristampato in 6502, parte prima, cap. III. Ironia,
demoniaco ed eros in Kierkegaard, « Archivio di filoso fia », n. 2,
(Kierkegaard e Nietzsche), pp. 71-103. Ristampato in 6502, parte prima, cap. I.
Sul principio logico del processo, « Atti dell'XI Congresso in ternazionale di
Filosofia », Bruxelles 20-26 agosto 1953, voi. Vili, pp. 42-46. Ristampato in
5401, cap. X. La nevrosi della filosofia, « Atti del XVI Congresso Nazionale di
Filosofia », Roma-Milano 1953. Ristampato in 5401, cap. VI. Ree. di Th. Mann,
Nobiltà dello spirito, Milano 1953, « Aut Aut , n. 16, pp. 362-363. Ree. di H.
K. Wells, Process and Unreality, New York 1950, « Aut Aut », n. 16, pp.
366-367. Ree. di J . Prévost, Baudelaire, Paris 1953, « Aut Aut », n. 16, pp.
370-371. Ree. di R. Girardet, La società militaire dans la Trance con-
temporaine, Paris 1953, «Aut Aut», n. 16, p. 371. 1954 Tempo e relazione,
Torino, Taylor, pp. 360. Indice: I - Intro duzione; I I - Filosofia dell'Io e
filosofia della relazione; I I I - Angoscia dell'Io e relazione; IV -
Linguaggio comportamento e filosofia; V - Negatività e positività in
Wittgenstein; VI - Witt genstein e la nevrosi della filosofia; VII - Il
significato dell'ir reversibile; V i l i - Relazione e situazione; IX -
Possibilità e re lazione; X - Sul principio logico del processo; XI -
Relazione forma e processo; XII - Relazione e civiltà; XIII - Dewey e
l'interrelazione universale; XIV - Tempo realtà e relazione nella filosofia
americana; XV - Esperienza e relazione nell'estetica di Dewey; XVI - Arte e
relazione; XVII - Relazione e irrelazione; XVIII - Relazione e irreversibilità;
XIX - Relazione e linguaggio filosofico; XX - Implicazione formale e
implicazione temporale; XXI - Linguaggio perfetto e situazione quotidiana; XXII
- Quan tità e qualità; XXIII - La tecnica e la libertà dell'uomo. Riedito come
6503. L'epicureismo, in Grande antologia filosofica, diretta da U. Pa dovani,
Milano, Marzorati, voi. I, pp. 483-508. Appunti per i rapporti tra filosofia,
scienza empirica e sociolo gia, in AA. VV., Filosofia e sociologia, Bologna,
Il Mulino, pp. 89-90. Interpretazione del teatro, « Aut Aut », n. 19, pp.
21-36. Ri stampato in 6601, parte prima, cap. VII. Il cammino della vita, «
Aut Aut; Appunti sul neopositivismo, « Aut Aut, Kierkegaard contro Kierkegaard,
« Aut Aut », Angoscia e relazione in Kierkegaard, « Aut Aut; Angoscia e
fenomenologia dell'eros, « Aut Aut », n. 24, pp. 468-485. Ristampato in 6502,
parte prima, cap. Vili. 5410 - Il cuore della vita, « Casabella », n. 202, pp.
VII-X. 5411 - Ripetizione, ripresa e rinascita in Kierkegaard, « Giornale cri-
tico della filosofìa italiana », n. 3, pp. 313-340. 5412 - Unità e pluralità
del personaggio, in AA. VV., Teatro, mito e individuo, Milano, Laboratorio,
Whitehead e Russell, «Rivista di filosofìa», n. 1, pp. 14-25. 5414 - Il
significato dell'introduzione kierkegaardiana al concetto della angoscia, «
Rivista di filosofia », n. 2, pp. 392-398. Ristampato in 6502, parte prima,
cap. VI. 5415 - Storia e apocalisse in Kierkegaard, « Archivio di filosofia »,
n. 2 [Apocalisse e insecuritas), pp. 141-162. Ristampato in 6502, parte prima,
cap. V. 5416 - La tecnica e la libertà dell'uomo, « Civiltà delle macchine »,
I, pp. 12-14. 5417 - Ritorno alla sociologia, « Civiltà delle macchine », V,
pp. 71-72. 5418 - Nota sul « Congresso intemazionale di filosofia di San Paolo
», agosto 1954, « Aut Aut », n. 23, pp. 440-444. 5419 - S. Kierkegaard, Il
concetto dell'angoscia, a cura di E. Paci, To- rino, Paravia. 5420 - Ree. di W.
Dilthey, Critica della ragione storica, Torino 1954, « Aut Aut, Arte e linguaggio, in AA. VV., Il problema
della conoscenza storica, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, pp. 49-76.
Esistenza natura e storia, « Aut Aut », n. 26, pp. 120-129. Esperienza
conoscenza storica e filosofia, « Aut Aut », n. 27, pp. 196-204. Sul
significato dell'opera di Einstein, « Aut Aut », n. 28, pp. 282-308. L'ironia
di Tb. Mann, « Aut Aut », n. 29, pp. 363-375. Ristam pato in 6502, parte
seconda, cap. IV. Due momenti fondamentali dell'opera di Th. Mann, « Aut Aut »,
n. 29, pp. 423-439. Ristampato in 6502, parte seconda, cap. III. Su due
significati del concetto dell'angoscia in Kierkegaard, « Orbis litterarum », n.
10, pp. 196-207. Critica dello schematismo trascendentale (I parte), « Rivista
di filosofia; Silenzio e libertà del linguaggio nel neopositivismo, « Archivio
di filosofia », n. 3 (Semantica), pp. 313-324. L'appello di Einstein, « Civiltà
delle macchine », V, pp. 21-22. Ree. di P. Romanelli, Verso un naturalismo
critico, Torino 1953, « Aut Aut », n. 27, pp. 263-266. Ree. di E. N. Rogers,
Auguste Perret, Milano 1955, « Aut Aut », n. 28, pp. 358-359. Ree. di H. Mayer,
Thomas Mann, Torino 1955, « Aut Aut », n. 29, pp. 458-460. 5514 - Ree. di C.
Cases, Thomas Mann e lo spirito del racconto, « No tiziario Einaudi », nn.
6-7, 1955, « Aut Aut », n. 29, pp. 460- 461. 5515 - 5601 - 5602 -
Ree. di AA. VV., Omaggio a Th. Mann, in « Il Ponte », n. 6, 1955, « Aut Aut »,
n. 29, pp. 461-463. 1956 L'opera di Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio
Italiana, pp. 129. Indice: I - La notte bianca; II - La vita vivente; III - Un
nomade a Pietroburgo; IV - Il puro folle; V - Satira ed epica del demoniaco; VI
- Voci di fanciulli sulle tombe dei padri; VII - Viva i Karamàzov! Ancora
sull'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio Italiana, pp. 221. Indice: I -
Introduzione all'esistenzialismo; II - Heideg ger; III - Jaspers; IV - Marcel,
Lavelle, Le Senne; V - Esisten zialismo teologico; VI - Aspetti letterari; VII
— L'esistenza negativa in Sartre; V i l i - L'esistenza diabolica in Th. Mann;
IX - La positivizzazione dell'esistenzialismo; X - Abbagnano; XI - Sartre e il
problema del teatro; XII - L'esistenzialismo nella filosofia contemporanea;
XIII - L'eredità di Husserl e l'esistenzialismo di Merleau-Ponty. Hegel e il
problema della storia della filosofia, in AA. VV., Ve rità e storia: Un
dibattito sul metodo della storia della filosofia, Asti, Arethusa, pp. 147-152.
Nota su «Altezza reale», «Aut Aut», n. 31, pp. 52-56. Ri stampato in 6502,
parte seconda, capitolo V. Sul senso e sull'essenza, « Aut Aut », n. 33, pp.
175-189. La natura e il culto dell'Io, « Aut Aut », n. 34, pp. 279-299. Appunti
su un convegno, « Aut Aut », n. 34, pp. 315-326. Filosofia e antifilosofia, «
Aut Aut », n. 35, pp. 400-406. Ri stampato in 5902, pp. 33-43. Filosofia e
linguaggio perfetto (risposta a una lettera di A. Ve- daldi), « Aut Aut », n.
36, pp. 470-479. Funzione e significato del mito, « Giornale critico della
filosofia italiana », Processo, relazione e architettura, «Rivista di
estetica», n. 1, pp. 51-68. Ristampato in 6601, parte prima, cap. IX. 5612 -
Sul concetto di 1 precorrimene ' in storia della filosofia, « Ri vista critica
di storia della filosofia », n. 2, pp. 227-233. 5613 - Problematica
dell'architettura contemporanea, « Casabella », n. 209, pp. 41-46. Ristampato
in 6601, parte prima, cap. XIII. 5614 - Critica dello schematismo
trascendentale (II parte), « Rivista di filosofia », n. 1, pp. 37-56. 5615 -
Immanenza e trascendenza (Convegno promosso dall'Istituto di filosofia
dell'Università di Milano), « Il Pensiero », n. 1. Inter venti di E. Paci:
Sulla relazione Dal Pra, pp. 82-86; Sulla rela zione Antoni, pp. 27-31; Sulla
relazione Guzzo, pp. 149-151; Sulla relazione Allmayer, pp. 172-173; Sulla
relazione Spirito, pp. 201-206. 5616 - Processo esistenziale, processo
naturale, processo storico, « Anais de Congresso Internacional de Filosofia de
Sào Paulo », 9-15 agosto 1954, San Paolo, 1956. 5617 - 5618 - 5619 - 5701 - La
scienza e Venciclopedia filosofica, « Civiltà delle macchine », II, pp. 39-40.
Vivere nel tempo, « Civiltà delle macchine », III, pp. 11-12. F. Woodridge, Saggio
sulla natura, introduzione di E. Paci, Mi lano, Bompiani. 1957
Dall'esistenzialismo al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, pp. 399. Indice:
I - Prospettive relazionistiche; II - Il fonda mento storicistico del
relazionismo; III - Il consumo dell'esi stenza e la relazione; IV - La
struttura relazionale dell'esperien za; V - Whitehead e il relazionismo; VI -
Relazionismo e rela tività; VII - Relazionismo e schematismo trascendentale;
Vili - La verificazione nel neopositivismo; IX - Relazionismo e natu ralismo;
X - Orientamento estetico relazionistico; XI - Perma nenza ed emergenza nel
linguaggio; XII - Sul significato del mito; XIII - Senso essenza e natura; XIV
- Tempo e natura. 5702 - Storia del pensiero presocratico, Torino,
Edizioni Radio Italia na, pp. 314. Indice: I - La filosofia greca e i suoi
rapporti con l'oriente; II - Le origini autonome della filosofia greca; III -
La scuola di Mileto o i primi pitagorici; IV - Eraclito di Efeso; V - Senofane
e Parmenide; VI - Zenone di Elea e Melisso di Samo; VII - Il pitagorismo
nell'età di Filolao; V i l i - Empe docle di Agrigento; IX - Anassagora di
Clazomeno; X - La scuo la di Abdera; XI - Protagora di Abdera; XII - Gorgia di
Leon- tini; XIII - Prodico di Ceo; XIV - Antifonte sofista; XV - Ippia di
Elide; XVI - Logos e natura; XVII - Letteratura e pensiero filosofico; XVIII -
Eschilo e la polis; XIX - Pensiero e poesia in Sofocle; XX - La visione
filosofica in Euripide; XXI - Antifilosofia e filosofia in Aristofane; XXII -
Scienza, tecnica e mito; XXIII - Natura e cultura; XXIV - Medicina e filosofia;
XXV - Filosofia, arte e musica; XXVI - Filosofia e storiografia. 5703 - La
filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, pp. 267. Indice: I - L'eredità di
Kant; II - Spiritualismo, positivismo e neocri ticismo; III - Le conclusioni
dell'idealismo; IV - Storicismo e filosofia dei valori; V - Pragmatismo e
realismo; VI - Processo e organicità; VII - La fenomenologia e il mondo della
vita; VIII - Esistenzialismo e ontologismo; IX - Empirismo logico e
fenomenologia della percezione; Fenomenologia dei processi in relazione, « Aut
Aut », n. 38, pp. 105-114. Giallo e nero, « Aut Aut », n. 41, pp. 425-427.
Schematismo trascendentale, « Aut Aut », n. 41, pp. 427-429. Hartmann e la
tradizione ?netafisica, « Aut Aut », n. 42, pp. 486-491. Antonio Banfi, « Aut
Aut », n. 42, pp. 499-501. Per la logica di Husserl, « Aut Aut », n. 42, pp.
501-505. Sul significato del platonismo in Husserl, « Acme », nn. 1-3, pp.
135-151. L'architettura e il mondo della vita, « Casabella », n. 217, pp.
53-55. Ristampato in 6601, parte prima, cap. X. 5712 - // metodo
industriale, l'edilizia e il problema estetico, « La casa », Roma, ed. De Luca.
Ristampato in 6601, parte prima, cap. XI. 5713 - Scienza ed umanità nella storia
del pensiero scientifico italiano, in « Mostra storica della scienza italiana
», Milano, Pizzi, Relazionismo e realtà sociale, « Criteri », n. 7, pp. 3-8.
5715 - Antonio Banfi, « Raccolta Vinciana. Necrologie », pp. 335-338. 5716 -
L'estetica come richiamo all'esperienza (riassunto), in Atti del III congresso
internazionale di estetica (3-5 settembre 1956, Venezia) Torino, Edizioni della
rivista di estetica, pp. 513-514. 5717 - Recc. di E. Husserl, Ideen zu einer
Phànomenologie und phà- nomenologische Philosophie, voli. I-III; Die Krisis der
euro- pàischen Wissenschaften und die transzendentale Phànomeno logie; Erste
Philosophie, Den Haag, 1950-1956, « Aut Aut », n. 38, pp. 185-187. 5718 - Ree.
di C. S. Peirce, Caso, amore e logica, Torino 1956, « Aut Aut », n. 39, pp.
310-311. 5719 - Ree. di Beth Mays, Etudes d'epistemologie génétique, Paris
1957, « Aut Aut », n. 39, pp. 311-313. 5720 - Ree. di C. Cascales, L'humanisme
de Ortega Y Gasset, Paris 1957, « Aut Aut », n. 40, pp. 391-394. 5721 - Ree. di
P. Rossi, Bacone, dalla magia alla scienza, Bari 1957, « Aut Aut », n. 42, pp.
524-525. 5722 - Ree. di R. Pettazzoni, L'essere supremo nelle religioni primi
tive, « Aut Aut », n. 42, pp. 525-526. 5723 - Ree. di L. Mumford, La condizione
dell'uomo, Milano 1957, «Aut Aut», n. 42, pp. 530-531. 5724 - Ree. di G.
Friedmann, Le travail en miettes, Paris 1957, « Aut Aut », n. 42, pp. 531-532.
5725 - Dizionario di filosofia, a cura di A. Biraghi, Milano, Edizioni di
Comunità. Voci: Eleati; Eraclito; Atomismo; GIRGENTI; Anassagora; Socrate;
Cinici; Cirenaici; Megarici; Platone; Aristotele; Romanticismo; Neopositivismo;
Relazione; Etica; Libertà; Arbitrio; Bene; Determinismo-indeterminismo; Dovere;
Respon- sabilità; Eudemonismo; Virtù; Saggezza; Azione; Violenza; Estetica;
Forma; Sublime; Catarsi. In appendice a cura di E. Paci: Breve dizionario dei
termini greci, pp. 631-642. 1958 Samuel Alexander, in Les grands courants de la
pensée mon- diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, Milano, Marzorati,
pp. 27-48. Sul mio comportamento filosofico, in AA. VV., La filosofia con-
temporanea in Italia, Asti, Arethusa, pp. 289-301. La dialettica in Platone, in
AA. VV., Studi sulla dialettica, To- rino, Taylor, pp. 18-37; e in « Rivista di
filosofia », n. 2, pp. 134-153. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. I. Vita
e ragione in Antonio Banfi, « Aut Aut », nn. 43-44, pp. 56-66. Ristampato in
6501, cap. II. In margine ad Heidegger, «Aut Aut», n. 45, pp. 106-115.
Meditazioni fenomenologiche, « Aut Aut », n. 57, pp. 229-239. Schelling e noi,
« Aut Aut », n. 48, pp. 323-325. Tempo e percezione, « Archivio di filosofia »,
n. 1 (Il tempo), pp. 19-27. Ungaretti e l'esperienza della poesia, «
Letteratura », nn. 35-36, pp. 83-93. Ristampato in 7202, pp. 17-38.
Fenomenologia e architettura contemporanea, « La casa », Roma, ed. De Luca.
Ristampato in 6601, parte prima, cap. XII. Sul significato dei Maestri Cantori
di Wagner, « L'approdo mu- sicale », n. 2, pp. 85-101. La concezione
relazionistica della libertà e del valore, in « Atti del XII Congresso
Nazionale di Filosofia, Venezia, voi. Ili, pp. 313-318. Ristampato in 6101, ap-
pendice seconda. M. Merleau-Ponty, Elogio della filosofia, traduzione,
introduzio- ne e note di E. Paci, Torino, Paravia. AA. VV., Neopositivismo e
unità della scienza, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. L'introduzione
è stata ristampata in 6501, cap. Vili. R. Sanesi, Frammenti dall'Isola Athikte,
prefazione di E. Paci, Milano, Schwarz. Ree. di G. Pedroli, La fenomenologia di
Husserl, Torino, 1958, « Aut Aut », n. 47, p. 290. 1959 Il nulla e il problema
dell'uomo (nuova edizione), Torino, Tay- lor, pp. 191. Al testo della prima
edizione (5002) viene ad ag- giungersi qui un nuovo capitolo: Tempo, esistenza
e relazione. Le pp. 123-133 di questo volume sono state ristampate in 6701.
Filosofia e antifilosofia (una discussione con E. Paci), in E. Ga- rin, La
filosofia come sapere storico, Bari, Laterza, pp. 33-54. Sulla fenomenologia, «
Aut Aut », n. 50, pp. 75-83. Sartre e noi, « Aut Aut », n. 51, pp. 188-189.
Sulla relazione lo-tu, « Aut Aut », n. 52, pp. 217-221. Esercizio sulla
evidenza fenomenologic a, «Aut Aut», n. 53, pp. 279-285. Sul significato
dello spirito in Husserl, « Aut Aut », n. 54, pp. 345-372. Vagine da un diario,
« Archivio di filosofia », n. 2 (La diaristica filosofica), pp. 187-216.
Ristampato in 6102. Filosofia e storia della filosofia, « Giornale critico
della filosofia italiana », n. 4, pp. 539-542. 5910 - Wright e lo «
spazio vissuto », « Casabella; Imbarazzi di B. Russell, « Inventario», nn. 1-6,
pp. 257-266. Ristampato in 6501, cap. VII. Tempo e riduzione in Husserl, «
Rivista di filosofia », n. 2, pp. 146-179. Per una fenomenologia della musica
contemporanea, « Il Ver- ri », n. 1, pp. 3-11. La crisi della cultura e la
fenomenologia dell'architettura con- temporanea, « La casa », Roma, ed. De
Luca, n. 6. A. N. Whitehead, La scienza e il mondo moderno, introduzione di E.
Paci, Milano, Bompiani. L. Actis Perinetti, Dialettica della relazione,
prefazione di E. Paci, Milano, ed. di Comunità. 1960 Husserl sempre di nuovo,
in AA. VV., Omaggio a Husserl, a cura di E. Paci, Milano, Il Saggiatore, pp.
7-27. E. Garin, E. Paci, P. Prini, Bilancio della fenomenologìa e del-
l'esistenzialismo, Padova, Liviana. I testi di Paci sono: Bilan- cio della
fenomenologia, pp. 75-87; Risposte e chiarimenti, pp. 97-104; Commemorazione di
Husserl, pp. 141-160. Wright e lo « spazio vissuto », in Saggi italiani 1959
(scelti da Moravia e Zolla), Milano, Bompiani, pp. 131-132. Ristampato in 6601,
parte prima, cap. XIII. Aspetti di una problematica filosofica, « Aut Aut », n.
55, pp. 1-9. La fenomenologia come scienza del mondo della vita, « Aut Aut »,
n. 56, pp. 55-83. Sullo stile della fenomenologia, « Aut Aut », n. 57, pp. 133-
142. 6007 - 6008 - 6009 - 6010 - 6011 - 6012 - 6013 - 6014 - 6015 -
6016 - 6017 - 6018 - 6019 - 6020 - 6021 - La scienza e il mondo in A. N.
Whitehead, « Aut Aut », n. 57, pp. 180-186. Sulla presenza come centro
relazionale in Husserl, « Aut Aut », n. 58, pp. 236-241. Il problema
dell'occultamento della « Lebenswelt » e del tra scendentale in Husserl, « Aut
Aut », n. 59, pp. 265-282. Ri stampato in 6301, parte prima, cap. II. La
fenomenologia come scienza nuova, « Aut Aut », n. 60, pp. 349-369. Ristampato
in 6301, parte quarta, cap. I. Indicazioni elementari sulla « analisi
esistenziale », « Aut Aut », n. 60, pp. 403-410. Tempo e relazione intenzionale
in Husserl, « Archivio di filo sofia », n. 1 (Tempo e intenzionalità), pp.
23-48. Coscienza fenomenologica e coscienza idealistica, « Il Verri », n. 4,
pp. 3-15. Ristampato in 7501, cap. XIII. Ricordo di Luigi Stefanini, in AA.
VV., Scritti in onore di L. Stefanini, Padova, Liviana, pp. 31-33. Tempo e
relazione nella fenomenologia, « Giornale critico della filosofia italiana »,
n. 2, pp. 161-189. Scienza, tecnica e mondo della vita in Husserl, « Il
pensiero critico », n. 2, pp. 1-23. Ristampato in 6301, parte prima, cap. I.
Doxa e individuazione nella fenomenologia di Husserl, « Rivi sta di filosofia
», n. 2, pp. 144-161. Nulla di nuovo tutto di nuovo, in « Casa editrice II
Saggiatore. Catalogo n. 3, autunno-inverno 1959-1960 », pp. 13-48. i7 problema
dell'intersoggettività, « Il pensiero », n. 3, pp. 291-325. Ristampato in 7301,
parte terza, cap. II. Tre paragrafi per una fenomenologia del linguaggio, « Il
pen siero », n. 2, pp. 145-156. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. III.
Indicazioni fenomenologiche per il romanzo, « Quaderni mila nesi », autunno,
pp. 130-134. 6022 - 6023 - 6024 - 6101 - G. Brand, Mondo, io e
tempo nei manoscritti inediti di Hus serl, introduzione di E. Paci, Milano,
Bompiani. E. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III 5), tradu zione
di E. Paci, in « Archivio di filosofia », n. 2, pp. 9-16. Ristampato in 6101,
prima appendice. Ree. di G. R. Hocke, Die Welt als Labyrinth; Manierismus in
der Literatur, Hamburg, 1939, « Aut Aut », n. 56, pp. 125-127. 1961 Tempo e
verità nella fenomenologia di Husserl, Bari, Laterza, pp. 276. Indice: I - Il
senso della fenomenologia; II - Il signi ficato dell'intenzionalità; III -
Tempo e riduzione; IV - Tempo e dialettica; V - Tempo e intersoggettività; VI -
Mondo della vita e scienza del mondo della vita; VII - Il tempo e il senso
dell'essere; Vili - La fenomenologia come teleologia universale della ragione.
Appendici: I - E. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III 5) trad.
it. di E. Paci; II - La concezione relazionistica della libertà e del valore.
Diario fenomenologico (14 marzo 1956 - 30 giugno 1961), Mi lano, Il
Saggiatore, pp. 122. Riedito con una nuova introduzio ne come 7302. La
phénoménologie, in Les grands courants de la pensée mon diale contemporaine, a
cura di M. F. Sciacca, Milano, Marzorati, voi. I, tomo II, pp. 435-440. Qualche
osservazione filosofica sulla critica e sulla poesia, « Aut Aut», nn. 61-62,
pp. 1-21. Ristampato in 6601, parte secon da, cap. V. Espressione e
significato, « Aut Aut », nn. 61-62, pp. 162-167. Fenomenologia psicologia e
unità della scienza, « Aut Aut », n. 63, pp. 214-234. La psicologia
fenomenologica e il problema della relazione tra inconscio e mondo esterno, «
Aut Aut », n. 64, pp. 314-334. 6102 - 6103 - 6104 - 6105 - 6106 - 6107 -
6108 - 6109 - 6110 - 6111 - 6112 - 6113 - 6114 - 6115 - 6116 - 6117 -
6118 - 6119 - 6120 - 6121 - Guenther Anders e l'intenzionalità della scienza, «
Aut Aut », n. 64, pp. 365-367. Merleau-Ponty, Lukàcs e il problema della
dialettica, « Aut Aut », n. 65, pp. 498-515. I paradossi della fenomenologia e
l'ideale di una società razio nale, « Giornale critico della filosofia
italiana », n. 4, pp. 411- 442. Ristampato in 6301, parte seconda, cap. III.
Fenomenologia e obbiettivazione, «Giornale critico della filo sofia italiana
», n. 2, pp. 143-152. Ueber einige Verwandtschaften der Philosophie Whiteheads
und der Phànomenologie Husserls, « Revue internationale de philosophie », nn.
56-57, pp. 237-250. Ristampato (in italiano) in 6501, cap. VI. Relazionismo e
significato fenomenologico del mondo, « Il pen siero », n. 4, pp. 28-51.
Tecnica feticizzata e linguaggio, «Europa letteraria», nn. 9- 10, pp. 50-65.
Per una fenomenologia dell'eros, « Nuovi argomenti », nn. 51- 52, pp. 52-76. A
Fhenomenology of Eros, in AA. VV., Facets of Eros, The Hague, pp. 1-22. E.
Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale,
avvertenza e prefazione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. E. Gellner, Parole e
cose, introduzione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. Ree. di S. Freud, Lettere
1873-1939, Torino, 1960, «Aut Aut », n. 64, p. 394. Ree. di S. Freud, Le
origini della psicoanalisi, Torino, 1961, « Aut Aut », n. 64, pp. 394-395. Ree.
di W. Jensen, Gradiva, Torino, 1961, « Aut Aut », n. 64, p. 395. Ree. di F.
Fornari, Problemi del primo sviluppo psichico, in 6201 - 6302 -
6203 - 6204 - 6205 - 6206 - 6207 - 6208 - 6209 - 6210 - 6211 - 6212 - 6213 - «
Rivista di Psicologia », IV, 1960, « Aut Aut », n. 64, pp. 395-396. 1962
L'ultimo Sartre e il problema della soggettività, « Aut Aut », n. 67, pp. 1-30.
Alcuni paragrafi di questo saggio sono con fluiti in 6301, terza parte. Nuove
ricerche fenomenologiche, « Aut Aut », n. 68, pp. 99- 112. Nota su
Robbe-Grillet, Butor e la fenomenologia, « Aut Aut », n. 69, pp. 234-237.
Ristampato in 6501, cap. XV. Problemi di antropologia, « Aut Aut », n. 70, pp.
275-283. Ristampato in 6501, cap. XVI. Per una sociologia intenzionale, « Aut
Aut », n. 71, pp. 359- 367. Struttura e lavoro vivente, « Aut Aut », n. 72, pp.
453-457. Ristampato in 6501, cap. XVII. A proposito di sociologia e
fenomenologia (risposta a una let tera di F. Ferrarotti), « Aut Aut », n. 72,
pp. 507-510. A cominciare dal presente, « Questo e altro », n. 1, pp. 49-54.
Ristampato in 6601, parte seconda, cap. VI. In un rapporto intenzionale, «
Questo e altro », n. 2, pp. 25-41 Banfi, Gellner e Merleau-Ponty, « Casa
editrice II Saggiatore. Catalogo n. 5 primavera 1961 - primavera 1962 », pp.
40-47. Fenomenologia e antropologia in Hegel, « Il pensiero », nn. 1-2, pp.
47-81. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. II. Bomba atomica e significato
di verità, « Il Verri », n. 6, pp. 159-162. n M. Merleau-Ponty, Senso e non senso,
introduzione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. 1963 6301 -
Funzione delle scienze e significato dell'uomo, Milano, Il sag- giatore, pp.
482. Indice: Parte prima: I - Crisi della scienza come crisi del significato
della scienza per l'uomo; II - L'oblio del mondo della vita e il significato
del trascendentale. Parte seconda: I - La fenomenologia come scienza nuova; II
- La cor- relazione universale e la filosofia come trasformazione dell'es- sere
in significato di verità; III - La fenomenologia e l'ideale di una società
razionale; IV - Il paradosso estremo della fenome- nologia; V - La psicologia e
la unità delle scienze; VI - Materia vita e persona nella teleologia della
storia; VII - La psicologia fenomenologica e la fondazione della psicologia come
scienza; V i l i - La crisi dell'Europa e la storia dell'umanità; IX - La
dialettica del linguaggio e il fondamento della storia; X - Il fondamento
fenomenologico della storia della filosofia; XI - Esperienza e ragione; XII -
Scienza, morale e realtà economica nella lotta della filosofia per il
significato dell'uomo; XIII - L'u- nità dell'uomo e l'autocomprensione
filosofica. Parte terza: I - Natura e storia; I I - Soggettività e situazione;
I I I - Ambiguità e verità; IV - Prassi pratico-inerte e irreversibilità; V -
Uomo natura e storia in Marx; VI - Il rovesciamento del soggetto nel-
l'oggetto; VII - La dialettica del concreto e dell'astratto. Pic- colo
dizionario fenomenologico. i7
significato dell'uomo in Marx e Husserl, « Aut Aut », n. 73, pp. 10-21. Questo
saggio è la traduzione italiana di una confe- renza tenuta da E. Paci presso
l'Accademia filosofica di Praga il 24 ottobre 1962. Il senso delle parole:
Lebenswelt; Struttura, « Aut Aut », n. 73, pp. 88-94. La psicologia
fenomenologica e la fondazione della psicologia come scienza, « Aut Aut », n.
74, pp. 7-19. Ristampato in 6301, parte seconda, cap. VII. 6307 -
Il senso delle parole: Epoche; trascendentale, « Aut Aut », n. 74, pp. 108-111.
6308 - Il senso delle parole: Alienazione e oggettivazione, « Aut Aut », n. 75,
pp. 103-104. 6309 - Sociologia e condizione umana, « Aut Aut », n. 76, pp.
7-16. 6310 - Il senso delle parole: Riconsiderazione; senso; causa; il cogito e
la monade, « Aut Aut », n. 76, pp. 106-108. 6311 - Fenomenologia e antropologia
culturale, « Aut Aut », n. 77, pp. 9-11. Ristampato in 6501, cap. XVIII. 6312 -
Il senso delle parole: Sprachleib; soggettività linguistica; lan- gue et
parole; strutturalismo, fonologia e antropologia, « Aut Aut », n. 77, pp.
100-103. 6313 - 6514 - 6315 - 6316 - 6317 - 6318 - 6319 - 6401 - Memoria e
presenza dei Buddenbrook, « Aut Aut », n. 78, pp. 7-27. Ristampato in 6502,
parte seconda, cap. VI. Il senso delle parole: Gradi della alienazione;
strumentammo; il corpo proprio inorganico; informale e nuova figurazione; tra
dizione e avanguardia, « Aut Aut », n. 78, pp. 91-95. Follia e verità in
Santayana, « Revue internationale de philoso phie », n. 63, pp. 50-61.
Ristampato in 6501, cap. X. Problemi di unificazione del sapere, « De Homine »,
nn. 15-16, pp. 65-78. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. I. Die Positive
Bedeutung des Menschen in Kierkegaard, « Schweit- zer Monatshefte », n. 2, pp.
177-184. Alcuni paragrafi sul romanzo contemporaneo, «Europa lettera ria, Omaggio
a R. Mondolfo, in AA. VV., Omaggio a R. Mondolfo, Città di Senigallia, Atti del
Consiglio Comunale, seduta del 19 agosto 1962, Urbino, S.T.E.U., pp. 47-50.
1964 Problemi di unificazione del sapere, in AA. VV., L'unificazione del
sapere, Firenze, Sansoni, pp. 63-76. 6402 - A. N. Whitehead, in Les
grands courants de la pensée mondia le contemporaine, a cura di M. F. Sciacca,
terza parte, voi. II, Milano, Marzorati, Annotazioni per una fenomenologia
della musica, « Aut Aut, Il senso delle parole: Scientificità; irreversibilità;
entropia e informazione; operazionismo; musica e modalità temporali, « Aut Aut
», nn. 79-80, pp. 132-138. Teatro, funzione delle scienze e riflessione, « Aut
Aut », n. 81, pp. 7-14. Ristampato in 6601, parte prima, cap. III. Il senso
delle parole: Prima persona; fenomenologia e fisiologia; dualismo teatro e
personaggi, « Aut Aut», n. 81, pp. 108-112. Le parole, « Aut Aut Il senso delle
parole: linguaggio oggettivato; soggetto e com portamento; la scienza e la
vita, « Aut Aut », n. 82, pp. 104- 107. Fenomenologia e cibernetica, « Aut Aut
», n. 83, pp. 25-32. Ri stampato in 6503, terza appendice. Il senso delle
parole: introduzione; cose e problemi; forme ca tegoriali, « Aut Aut », n. 83,
pp. 93-95. Whitehead e Husserl, «Aut Aut», n. 84, pp. 7-18. Il senso delle
parole: Percezione e conoscenza diretta; struttura, traduzione, e unificazione
del sapere; il simbolismo e la possi bilità dell'errore, « Aut Aut », n. 84,
pp. 97-100. Thomas Mann, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. 1965
Relazioni e significati l (Filosofia e fenomenologia della cultu ra), Milano,
Lampugnani Nigri, pp. 228. Indice: I - Filosofia e fenomenologia della cultura;
II - Fenomenologia della vita e ragione in Banfi; III - Il significato di
Whitehead; IV - Logica 6502 - e filosofia in Whitehead; V -
Empirismo e relazioni in White head; VI - Whitehead e Husserl; VII - Nota su
B. Russell; V i l i - Neopositivismo, fenomenologia e letteratura; IX - Ca
duta della intenzionalità e linguaggio; X - Follia e verità in Santayana; XI -
Scienza e umanesimo italiano; XII - Fenomeno logia e letteratura; XIII -
Fenomenologia e narrativa; XIV - Fenomenologia, psichiatria e romanzo; XV -
Robbe-Grillet, Bu- tor e la fenomenologia; XVI - Problemi di antropologia; XVII
- Struttura e lavoro vivente; XVIII - Sul concetto di struttura. Relazioni e
significati II (Kierkegaard e Th. Mann), Milano, Lampugnani Nigri, pp. 341.
Indice: parte prima: I - Ironia, demoniaco ed eros; I I - Estetica ed etica; I
I I - La dialettica della fede; IV - Ripetizione e ripresa: il teatro e la sua
funzione catartica; V - Storia ed apocalisse; VI - La psicologia e il pro
blema dell'angoscia; V I I - Angoscia e relazione; V i l i - Ango scia e
fenomenologia dello eros; IX - L'intenzionalità e l'amo re; X - Kierkegaard e
il significato della storia. Parte seconda: I - Musica mito e psicologia in Th.
Mann; II - Th. Mann e la filosofia; III - Due momenti fondamentali nell'opera
di Mann; IV - L'ironia di Mann; V - Su « Altezza reale »; VI - Ricordo e
presenza dei « Buddenbrook ». Tempo e relazione (nuova edizione), Milano, Il
Saggiatore, pp. 386. Al testo della prima edizione (vedi 5401) si aggiungono
tre nuove appendici: I - Significato del significato; II - Seman tica e
filosofia; I I I - Fenomenologia e cibernetica. L'infanzia di J. P. Sartre, in
Le conferenze dell'associazione cul turale italiana (1964-1965), Cuneo, Sasto,
fascicolo XVI, pp. 19-30. Sull'orizzonte di verità della scienza, « Aut Aut »,
n. 85, pp. 7-16. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. V. Il senso delle
parole: Processo; percezione non sensoriale; il tessuto della esperienza, « Aut
Aut », n. 85, pp. 93-95. Sulla struttura della scienza, « Aut Aut », n. 86, pp.
27-36. Ri stampato in 7301, parte quinta, cap. IV. Il senso delle parole:
Pubblico e privato; genesi, « Aut Aut », n. 86, pp. 91-95. 6503 - 6504 - 6505 -
6506 - 6507 - 6508 - 6509 - Struttura temporale e orizzonte
storico, « Aut Aut », n. 87, pp. 7-19. Ristampato in 7301, parte quinta, cap.
VI. 6510 - Il senso delle parole: Logica forinole e linguaggio ordinario;
metafisica descrittiva, « Aut Aut », Antropologia strutturale e fenomenologia,
«Aut Aut», n. 88, pp. 42-54. Ristampato in 7301, parte quarta cap. III. 6512 -
Condizione dell'esperienza e fondazione della psicologia, « Aut Aut », n. 89,
pp. 82-89. 6513 - Il senso delle parole: i due volti della psicologia; sul
principio della economia del pensiero, « Aut Aut », Una breve sintesi della
filosofia di Whitehead, « Aut Aut », n. 90, pp. 7-16. Ristampato in 7301, parte
quinta, cap. VIII. Il senso delle parole: Sul problema dei fondamenti;
esperienza e neopositivismo, « Aut Aut », n. 90, pp. 79-84. La voce Sul
problema dei fondamenti è stata ristampata come cap. II della parte quinta di 7301.
Funzione e significato nella letteratura e nella scienza, in La cultura
dimezzata, a cura di A. Vitelli, Milano, Giordano, pp. 165-169. Sul concetto di
struttura in Lévi-Strauss, « Giornale critico del- la filosofia italiana», n.
4, pp. 485-503. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. II. Attualità di
Husserl, « Revue internationale de philosophie », nn. 71-72, pp. 5-16.
Ristampato in 7301, parte prima, cap. I. 6519 - Sul problema della fondazione
delle scienze, « Il pensiero », nn. 1-2, pp. 36-43. Ristampato in 7301, parte
quinta, cap. III. 6520 - i7 senso delle strutture in Lévi-Strauss, « Paragone
», n. 192, pp. 114-125, e « Revue internationale de philosophie », nn. 73- 74,
pp. 300-313. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. I. 6521 - Nota su De Saussure,
in « Casa editrice II Saggiatore: Catalogo generale 1958-1965. Preceduto da
un'inchiesta su ' Struttura- lismo e critica ' a cura di C. Segre », pp.
LXIX-LXXIII. 6522 - Ideologia, parola negativa, in « Casa editrice il
Saggiatore: sup- 6523 - 6524 - 6525 - 6601 - plemento a l catalogo
generale aggiornato a l 3 0 settembre 1965 », pp. 21-75. E . Husserl,
Esperienza e Giudizio, nota introduttiva di E . Paci, Milano, Silva. G. Piana,
Esistenza e storia negli inediti di Husserl, prefazione di E . Paci, Milano,
Lampugnani Nigri. C. Sini, Whitehead e la funzione della filosofia, prefazione
di E. Paci, Padova, Marsilio. 1966 Relazioni e significati I I I (Critica e
dialettica), Milano, Lampu- gnani Nigri, pp. 376. Indice: Parte prima: I -
Sulla poesia di Rilke; II - Sul senso della poesia di T. S. Eliot; III - L'uomo
di Proust; IV - Valéry o della costruzione; V - Sulla musica contemporanea; V I
- Per una fenomenologia della musica; V I I - Interpretazione d e l teatro; V i
l i - Teatro, funzione delle scien- ze è riflessione; IX - Sull'architettura
contemporanea; X - L'ar- chitettura e il mondo della vita; XI - Il metodo
industriale, l'e- dilizia e il problema estetico; XII - Fenomenologia e
architet- tura contemporanea; XIII - Wright e « lo spazio vissuto ». Parte
seconda: I - I l significato della dialettica platonica; I I - Dialettica,
fenomenologia e antropologia in Hegel; I I I - T r e 6602 - 6603 - 6604 -
paragrafi p e r u n a fenomenologia d e l linguaggio; I V sulla fenomenologia d
e l linguaggio; V - Dialettica e nalità nella critica e nella poesia; VI - A
cominciare dalpre- sente; VII - In un rapporto intenzionale; Vili -
L'alienazione delle parole. Per un'analisi fenomenologica del sonno e del
sogno, in A A . VV., Il sogno e le civiltà umane, Bari, Laterza, p p . 247-255.
Kierkegaard vivant et la véritable signification de l'histoire, in AA. VV.,
Kierkegaard vivant (colloque organisé par l'Unesco du 21 au 23 avril 1964),
Paris, Gallimard, pp. 111-124. Il senso delle parole: Sul problema della fondazione,
« Aut Aut », n. 91, pp. 94-96. - Ancora intenzio- Psicanalisi e
fenomenologia, « Aut Aut », n. 92, pp. 7-20. Ri stampato in 7301, parte
quarta, cap. VI. 17 senso delle parole: L'archeologia del soggetto; psicologia
e problematica della scienza, « Aut Aut », n. 92, pp. 91-96. . Ayer e il
concetto di persona, « Aut Aut », n. 93, pp. 7-20. Ri stampato in 7 3 0 1 ,
parte quinta, cap. IX. Il senso delle parole: Primitività della persona e
azione umana; linguaggio e realtà, « Aut Aut », n. 93, pp. 97-100. Per lo
studio della logica in Husserl, « Aut Aut », n. 94, pp. 7-25. Ristampato in
7301, parte terza, cap. III. Il senso delle parole: Ricerca trascendentale e
metafisica; espe rienza temporale e riconoscimento, « Aut Aut », n. 94, pp.
101- 104. Tema e svolgimento in Husserl, « Aut Aut », n. 95, pp. 7-28. Il senso
delle parole: Morfologia universale; prima persona e linguaggio, « Aut Aut »,
n. 95, pp. 101-104. Fondazione e costruzione logica del mondo di Carnap, «
Archi vio di filosofia », n. 1 [Logica e analisi), pp. 95-107. Modalità,
coscienza empirica e fondazione in Kant, « Il pensie ro », nn. 1-2, pp. 5-22.
Ristampato in 7301, parte seconda, cap. III. E. Husserl, Logica formale e
trascendentale, prefazione di E. Paci, Bari, Laterza. Ricordo di E. De Martino,
colloquio tra E. Paci, C. D. Levi Carpitella, G. Jervis, « Quaderni dellTSSE »,
n. 1, pp. 5-14. Filosofia e scienza, discussione tra E. Paci, P. Caldirola, P.
D'Arcais, Panikkar, « Civiltà delle macchine », I, pp. 19-30. 1967 Il nulla e
il problema dell'uomo, in E. De Martino, Il mondo magico, Torino, Boringhieri, Il
significato di GALILEI filosofo per la filosofia, in AA. VV., Studi Gali-
leiani, Firenze, Barberi, pp. 1-28. Ristampato in 7301, parte seconda, cap. II.
Fondazione fenomenologica dell'antropologia e antropologia del- le scienze, «
Aut Aut », nn. 96-97, pp. 28-46. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. IV. Il
senso delle parole: Fenomenologia della prassi e realtà obiet- tiva, « Aut Aut
», nn. 96-97, pp. 153-154. Il ritorno a Freud, « Aut Aut », n. 98, pp. 62-73.
Ristampato in 7301, parte quarta, cap.V. Il senso delle parole: Autoanalisi e
intersoggettività, « Aut Aut », n. 98, pp. 104-106. Fondazione e
chiarificazione in Husserl, « Aut Aut », n. 99, pp. 7-13. Ristampato in 7301,
parte terza, cap.VI. Il senso delle parole: Fenomenologia ed enciclopedia, «
Aut Aut », n. 99, pp. 94-96. Per un'interpretazione della natura materiale in
Husserl, « Aut Aut », n. 100, pp. 47-73. Ristampato in 7301, parte terza, cap.
IV. Il senso delle parole: Decezione conflitto e significato, « Aut Aut », n.
100, pp. 83-87. Natura animale, uomo concreto e comportamento reale in Hus-
serl, « Aut Aut », n. 101, pp. 27-47. Ristampato in 7301, parte terza, cap. V.
Il senso delle parole: Struttura e contemporaneità al nostro pre- sente, « Aut
Aut », n. 101, pp. 95-98. Il senso delle parole: La motivazione, « Aut Aut »,
n. 102, pp. 108-110. Informazione e significato, « Archivio di filosofia » , n.
1 [Filo- sofia e informazione), pp. 37-53. Ristampato in 7 3 0 1 , parte
quinta, cap. VII. Kafka e la sfida del teatro di Oklahoma, « Studi germanici »
, n. 2, pp. 240-252. 3 A . CIVITA, Bibliografìa degli scritti di Enzo
Paci. Per una semplificazione dei temi husserliani fino al primo vo
lume delle « Idee », « Studi urbinati », nn. 1-2, pp. 767-787. Ristampato in
7301, parte terza, cap. I. 1968 Inversione e significato della cultura, « Aut
Aut », n. 103, pp. 7-13. Ristampato in 7301, parte prima, cap. VII. Il senso
delle parole: L'altro, « Aut Aut », n. 103, pp. 108-109. Per una nuova
antropologia e una nuova dialettica, « Aut Aut », n. 104, pp. 7-14. Ristampato
in 7301, parte seconda, cap. VII. Il senso delle parole: L'uomo e la struttura,
« Aut Aut », n. 104, pp. 93-95. Motivazione, ragione, enciclopedia
fenomenologica, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 100-128. Ristampato in 7301,
parte terza, cap. Vili. E. Paci, P. A. Rovatti, Persona, mondo circostante,
motivazione, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 142-171. Il senso delle parole:
Alienazione, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 198-200. Keynes, la fondazione
dell'economia e l'enciclopedia fenomeno logica, «Aut Aut», n. 107, pp. 69-100.
Ristampato in 7301, parte quarta, cap. VII. Il senso delle parole: L'uomo
stesso, « Aut Aut », n. 107, pp. 110-112. Vita e verità dei movimenti studenteschi,
« Aut Aut », n. 108, pp. 7-14. Il senso delle parole: Razionalità irrazionale,
«Aut Aut», n. 108, pp. 122-123. 6812 - Vico, le structuralisme et
l'encyclopédie phénoménologique des sciences, « Les études philosophiques »,
nn. 3-4, pp. 408-Domanda, risposta e significato, «Archivio difilosofia», n. 1
[Il problema della domanda), pp. 11-26. La presa di coscienza della biologia in
Cassirer, « Il pensiero », nn. 1-2, pp. 109-117. Ristampato in 7301, parte
quarta, cap. IX. The Vhenomenological Encyclopedia and the « Telos » of the
Humanity, « Telos », voi. I, n. 2, pp. 5-18. Ri Hegel: Enciclopedia delle
scienze filosofiche, in AA. VV., Orien tamenti filosofici e pedagogici,
Milano, Marzorati, voi. II, pp. 909-941. 6904 - Antonio Banfi e il pensiero contemporaneo,
in AA. VV., Antonio Banfi vivente, Firenze, La Nuova Italia, pp. 34-45.
Ristampato in 7301, parte prima, cap.II. 6905 - II senso delle parole: Sviluppo
e sottosviluppo, « Aut Aut », nn. 109-110, pp. 213-215. 6906
-Aldilà,«AutAut»,n.Ili,pp.7-14. 6907 - J7senso delle parole: Soggetto ed
oggetto dell'economia, « Aut Aut » n. Ili, pp. 101-103. 6908 - L'enciclopedia
fenomenologica e il Telos dell'umanità, « Aut Aut», n. 112, pp. 26-45.
Ristampato in 7301, parte prima, cap. III. 6909 - Il senso delle parole:
Violenza e diritto, « Aut Aut», n. 112, pp. 105-107. 6910 - Il senso delle
parole: Istituzione totale, «Aut Aut», n. 113, pp. 84-86. 6911 -
L'architettura come vita, « Aut Aut », n. 113, pp. 87-89. 6912 - Dialectic of
the Concrete and of the Abstract, « Telos », n. 1, pp. 5-32. 6913 - Barbarie e
civiltà, in « Atti del Convegno Internazionale sul tema: Campanella e Vico »
(Roma 12-15 maggio 1968), Roma, Accademia nazionale dei Lincei, Quaderno, La
dialettica del processo. Milano, Mondadori. 6915 - S. Veca, Fondazione e
modalità in Kant, prefazione di E. Paci, Milano, Mondadori. 1970 7001 - Il
senso delle parole: Ancora sul marxismo e sulla fenomenologia, « Aut Aut », nn.
114-115, pp. 129-138. 7002 - Due temi fenomenologici: I - Fenomenologia e dialettica.
II • La fenomenologia e la fondazione dell'economia politica, « Aut Aut », n.
116, pp. 7-37. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. Vili. 7003 - Il senso
delle parole: La ripetizione, « Aut Aut », n. 116, pp. 113-114. 7004 - L'ora di
Cattaneo, « Aut Aut », n. 117, pp. 7-19. 7005 - Il senso delle parole: Ontico e
ontologico, « Aut Aut », n. 117, pp. 101-102. 7006 - Il senso delle parole:
Barbarie e civiltà, «Aut Aut», n. 118, pp. 114-121. 7007 - Il senso delle
parole: La figura, « Aut Aut », nn. 119-120, pp. 164-166. 7008 - Vita
quotidiana ed eternità, « Archivio di filosofia », n. 1 (Il senso comune), pp.
15-22. 7009 - Intersoggettività del potere, « Praxis », nn. 1-2, pp.
87-92. 7010 - Fenomenologia e dialettica marxista, « Praxis; Sui
rapporti tra fenomenologia e marxismo, in J. T. Desanti, Fe nomenologia e
prassi, Milano, Lampugnani Nigri, pp. 105-122. Astratto e concreto in
Althusser, « Aut Aut », n. 121, pp. 7-20. Ristampato in 7301, parte quinta,
cap. X. Il senso delle parole: Sostanza e soggetto, « Aut Aut », n. 121, pp.
100-101. La « Einleitung » nella fenomenologia hegeliana e l'esperienza
fenomenologica, « Aut Aut », n. 122, pp. 7-18. Ristampato in 7301, I sez., cap.
IV, seconda parte. Il senso delle parole: La fenomenologia come scienza dell'appa
renza e della esperienza della coscienza, « Aut Aut », n. 122, pp. 94-96. Hegel
e la certezza sensibile, « Aut Aut », nn. 123-124, pp. 7-18. Ristampato in
7301, sez. II, cap. IV, seconda parte. Il senso delle parole: Storia e verità,
« Aut Aut », nn. 123-124, pp. 151-152. Considerazioni attuali su Bloch, « Aut
Aut », n. 125, pp. 20-30. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. XI. Il senso
delle parole: Speranza e carità: l'uomo nuovo, « Aut Aut », n. 125, pp.
104-107. Per un'analisi del momento attuale e del suo limite dialettico, Aut
Aut », n. 126, pp. 7-21. Ristampato in 7401, cap. VI, e in 7501. Il senso delle
parole: « L'homme nu » di C. Lévi-Strauss, « Aut Aut », n. 126, pp.
105-107. 7112 - La phénoménologie et l'histoire dans la pensée de
Hegel, « Pra- xis », nn. 1-2, pp. 93-100. Lo stesso testo è apparso in inglese
col titolo History and Fhenomenology in Hegel's Thought, in « Telos », n. 8,
pp. 77-83. 7113 - 7114 - H. Bergson, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino,
Pomba. E. Minkowski, 17 tempo vissuto, prefazione di E. Paci, Torino, Einaudi.
7115 - P. Scarduelli, L'analisi strutturale dei miti, prefazione di E. Paci,
Milano, Celuc. 7116 - E. Paci, P. A. Rovatti, R. Tomassini, S. Veca, Per una
fenome- nologia del bisogno, « Aut Aut, Life-World, Time, and Liberty in
Husserl, in AA.VV,. Life- World and Consciousness. Essays for A. Gurwitsch, a
cura di L. E. Embree, Evanston, Northwestern Univ. Press, pp. 461-468. 7202 -
7203 - Ungaretti e l'esperienza della poesia, in G. Ungaretti, Lettere a un
fenomenologo, premessa di E. Paci, Milano, Vanni Scheiwil- ler, pp. 17-38. Il
senso della religione in MaxHorkheimer, in Max Horkheimer, Giuseppe Guerreschi,
An Maidom e zum Schicksal der Religion, Milano, Arte Edizioni, due pagine non
numerate. 7204 - A proposito di fenomenologia e marxismo. Considerazioni sul «
Dialogo » di Vajda, « Aut Aut », n. 127, pp. 44-57. 7205
-17sensodelleparole:Lavoroeteologia,«AutAut»,n.127,pp. 120-122. 7206 - La
presenza nella « Fenomenologia dello spirito » di Hegel, « Aut Aut », n. 128,
pp. 5-22. Ristampato in 7301, sez. Ili, cap. IV, parte seconda. 7207 -
Variazioni su Cattaneo, « Aut Aut », n. 128, pp. 89-96. 7208 - Il senso delle
parole: Il federalismo, « Aut Aut », n. 128, pp. 97-98. 7209 -
Spontaneità, ragione e modalità della praxis, « Praxis, Che cosa ha taciuto B.
Croce, « Tempo », n. 50, pp. 30-34. 7211 - Ci sono strutture di strutture di
strutture..., « Tempo, B. Russell, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba.
7213 - J . Wahl, La coscienza infelice nella filosofia di Hegel, prefazione di
E. Paci, Milano, Istituto Librario Internazionale. 7214 - S. Zecchi,
Fenomenologia dell'esperienza, presentazione di E. Paci, Firenze, La Nuova
Italia. 7215 - Intervista con Enzo Faci, in Parlano i filosofi italiani, « Terzo
programma », fase. Ili, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano,
Bompiani, pp. 586. Indice: Parte prima: I - Attualità di Husserl; II -
L'eredità di Banfi; III - L'enciclopedia fenomenologica e il telos
dell'umanità. Parte seconda: I - Vico, lo strutturalismo e l'en ciclopedia
fenomenologica delle scienze; II - Il significato di Ga lileo per la
filosofia; III - Modalità, coscienza empirica e fonda zione in Kant; IV -
Hegel e la fenomenologia. Parte terza: I - I temi husserliani fino al primo
volume di Idee; II - Sul pro blema dell'intersoggettività; I I I - Per lo
studio della logica in Husserl; IV - Per una interpretazione della natura
materiale in Husserl; V - Natura animale, uomo concreto e comportamento reale
in Husserl; VI - Fondazione e chiarificazione in Husserl; VII - Cultura e
dialettica; Vili - Motivazione, ragione, enciclo pedia fenomenologica. Parte
quarta: I - Il senso delle strutture in Lévi-Strauss; II - Sul concetto di
struttura in Lévi-Strauss; III - Antropologia strutturale e fenomenologia; IV -
Fondazione fenomenologica dell'antropologia ed enciclopedia delle scienze; V -
Il ritorno a Freud; VI - Psicanalisi e fenomenologia; VII - Keynes, la
fondazione della economia e l'enciclopedia fenomeno logica; V i l i -
Fenomenologia e fondazione dell'economia poli- tica; IX - La presa
di coscienza della biologia in Cassirer. Parte quinta: I - Problemi di
unificazione del sapere; II - Sul pro blema dei fondamenti; III - La
fondazione delle scienze; IV - La struttura della scienza; V - Il significato
di verità della scien za; VI - Struttura temporale e orizzonte storico; VII -
Infor mazione e significato; V i l i - Whitehead in sintesi; IX - Una sintesi
di Ayer sul concetto di persona; X - Astratto e concreto in Althusser; XI - Modalità
e novità in Bloch. 7302 - Diario fenomenologico (nuova edizione), Milano,
Bompiani, Marxismo e fenomenologia, « Aut Aut », n. 133, pp. 1-13. Ri stampato
in 7401, cap. I. i7 senso delle parole: Attualità della « fenomenologia » di
Hegel, « Aut Aut » Bisogni, paradossi e trasformazioni del mondo, « Aut Aut »,
n. 134, pp. 1-10. Il senso delle parole: Filosofia analitica e fenomenologia, «
Aut Aut », n. 134, pp. 109-111. Il senso delle parole: I limiti dell'empirismo,
« Aut Aut », n. 135, pp. 111-112. La negazione in Sartre, « Aut Aut », nn.
136-137, pp. 3-12. Il senso delle parole: L'istante, « Aut Aut », nn. 136-137,
pp. 159-160. Il senso delle parole: Sul relazionismo, « Aut Aut », n. 138, pp.
117-119. Cancellare la scrittura morta per trovare la verità viva, «Tem po »,
nn. 2-3, p. 56. L'uomo deve imparare a servirsi della scienza, « Tempo », nn.
4-5, p. 56. La pelle di leopardo ideologica, « Tempo », nn. 6-7, p. 51. Enzo
Paci: Cosi vedo Sartre, « Tempo », nn. 8-9, p. 70. 7315 - Amore e
morte. Freud e la rivoluzione dell'uomo, «Tempo», nn. 10-11, p. 80. 7316 -
L'enigma Ludwig: Visconti e Thomas Mann, «Tempo», nn. 12-13, p. 68. 7317 -
L'uomo e la semiotica universale, « Tempo »,n. 14,p.71. 7318 - Ateismo nel
cristianesimo e cristianesimo nell'ateismo, «Tempo », n. 15, p. 74. Letteratura
e reazione, « Tempo, La presa di coscienza dell'eros e la trasformazione della
società, « tempo », n. 17, p. 74. « Il Capitale » tra Shakespeare e Kafka, «
Tempo », n. 18, p. 68. Un congresso di filosofi che riscoprono la dialettica, «
Tempo », n. 19, p. 63. Linguaggio e silenzio in Wittgenstein, « Tempo », n. 20,
p. 80. Quel superstizioso di Freud, « Tempo », n. 21, p. 73. Filosofia Arte e
Letteratura, « Tempo », n. 22, p. 76. Quando la volontà è malata, « Tempo », n.
23, p. 72. Colloqui con Sartre, « Tempo », n. 24, p. 60. Un messaggio contro il
male, « Tempo », n. 25, p. 68. La realtà si ritrova nella continua dialettica
tra realismo e sur- realismo, « Tempo », n. 26, p. 62. Husserl e Marx a Praga,
« Tempo », n. 27, p. 53. Mito e vacanza della vita, « Tempo », n. 28, p. 54.
Eclisse e rinascita della ragione in Horkheimer, « Tempo », n. 29, p. 54. G.
Lukàcs tra la vita e lo spirito, « Tempo », n. 30, p. 56. La situazione limite
di Bataille, « Tempo », n. 31, p. 56. Il progresso economico distruggerà la
specie umana, « Tempo », n. 32, p. 56. 7336 - La filosofia della
vita e della cultura di Simmel e di Banfi, « Tem- po », Trovare l'uomo partendo
dalla solitudine, « Tempo », n. 34, p. 58. 7338 - La musica come mediazione tra
la vita e il suo significato, « Tem- po », n. 35, p. 58. 7339 - Ter Marcuse la
rivoluzione continuerà con l'estetica, « Tempo », n. 37, p. 60. 7340 - Il
filosofo del senso comune, « Tempo », n. 38, p. 82. 7341 - Il fallimento
dell'uomo e la religione, « Tempo », n. 39, p. 80. 7342 - La vera neutralità
della scienza, « Tempo », n. 40, p. 80. 7343 - La nuova via tra Pitagora e
Darwin, « Tempo », n. 41, p. 80. 7344 - L'idiota di famiglia e la guarigione
dell'uomo, « Tempo, L'eredità di G. Marcel è anticapitalista?, « Tempo », n.
43, p. 96. 7346 - Lukàcs inedito scoperto a Budapest, « Tempo », n. 44, p. 94.
7347 - I cervelli avranno un futuro, « Tempo », n. 45, p. 86. 7348 - Forse una
nuova dialettica con la vittoria del proletariato, « Tempo », n. 46, p. 116.
L'uomo tra Tolomeo e Copernico, « Tempo », n. 47, p. 94. Minkowski:
psicopatologia e vita vissuta, « Tempo », n. 48, p. 84. La costruzione logica
del mondo, « Tempo », n. 49, p. 90. Lenin e la filosofia, « Tempo », n. 50, p.
76. Jaspers e l'armonia di una nuova storia, « Tempo », n. 51, p. 70. 1974
Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, pp. 68. Indice: I - Marxismo e
fenomenologia; II - La nuova fenomenologia; III - Fenomenologia dell'economia e
della psicologia; IV - La trasformazione del mondo attuale; V -
Fenomenologia e costi- tuente mondiale; VI - Per un'analisi del momento attuale
e del suo limite dialettico. 7402 - La filosofia contemporanea (nuova
edizione), Milano, Garzanti, pp. 338. Al testo della prima edizione (vedi 5703)
si aggiungono 7 nuove appendici: I - L'eredità kantiana e il marxismo; II -
Lenin e la filosofia; III - Sul marxismo italiano; IV - C. Lukàcs; V -
Sociologia e scuola di Francoforte; VI - Sullo strutturalismo; VII - Moore e la
filosofia analitica inglese. 7403 - 7404 - 7405 - 7406 - 7407 - 7408 - 7501 -
7601 - 7602 - Vérification empirique et trascendance de la vérité, in AA. VV.,
Vérité et Vérification, La Haye, M. Nijhoff, pp. 59-67. Considerazioni attuali
sul problema dell'utile e del vitale in Cro- ce, in AA. VV., Benedetto Croce, a
cura di A. Bruno, Catania, Nicolò Giannotto Editore, pp. 341-355. Il senso
delle parole: Sulla fenomenologia del negativo, « Aut Aut », n. 140, pp.
134-136. Il senso delle parole: Husserl e il cristianesimo, « Aut Aut », n.
141, pp. 133-134. Undici studiosi alla scoperta degli Evangeli, « Tempo », n.
1, p. 64. R. Osculati, Fare la verità. Analisi fenomenologica di un lin-
guaggio religioso, Nota finale di Enzo Paci, Milano, Bompiani. Intervista con
Enzo Paci, in La filosofia dal '45 ad oggi, a cura di Valerio Verrà, Roma, ERI,
pp. 455-458. Dizionario di filosofia, Milano, Rizzoli. Voce: Esistenzialismo. Enzo
Paci. Paci. Keywords: relazione. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Paci: i
principi metafisici di Vico” --. Luigi Speranza, “Grice e Paci: significato e
significati” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742511685/in/datetaken/
Biraghi, andrea – “Dizionario di
filosofia,” Milano.
Grice e Padovani – filosofia classica –
Luigi Speranza (Ancona).
Filosofo. Grice: “I like Padovani,
especially his focus on what he calls ‘classical metaphysics’ (‘metafisica
classica’) for what is philosophy if not footnotes to Plato?” -- essential
Italian philosopher. Ffiglio di Attilio Padovani, generale di artiglieria, e di
sua moglie, la ricca possidente veneta Elisabetta Rossati. Mentre, nelle parole
stesse di Padovani, il padre "educò i suoi figli ad una rigorosa etica
dell'onore e del dovere", ebbe un rapporto privilegiato con sua madre che
fu colei che per prima lo introdusse agli ambienti letterari di Padova grazie
alla vicinanza dei terreni della sua famiglia che erano posti a Bottrighe, nel
Polesine, dove tutta la famiglia si trasferiva durante il periodo invernale. La
solerte religiosità della madre, lo spinse a non frequentare la scuola
elementare pubblica (che ella riteneva troppo "laicizzata" dopo
l'unità d'Italia) ma a servirsi di un precettore, un ex abate che per primo lo
instradò alla filosofia. Si iscrisse quindi al liceo di Milano dove ebbe i suoi
primi contatti col positivismo che procureranno in lui e nel suo pensiero una
profonda crisi nel saper controbilanciare il più correttamente possibile questa
visione innovativa della vita con la teologia cattolica. Il padre lo avrebbe
voluto ingegnere, ma egli terminati gli studi del liceo si iscrisse aa Milano
dove seguì i corsi di Martinetti, pur prendendo a frequentare Mattiussi
(convinto tomista) e Olgiati, convinto assertore della necessità di fondere
insieme la metafisica classica con il pensiero moderno. Olgiati (a sinistra)
con Gemelli (al centro) e Necchi. I primi due furono tra i principali
ispiratori. Fu su consiglio di questi due ultimi che il alla fine decise di
intraprendere la carriera filosofica, sviluppando una sua corrente di pensiero
permeata di tutti gli spunti che nel corso della sua carriera aveva saputo
trarre dai pensieri dei suoi insegnanti e ispiratori, basandosi molto anche
sull'opera di Schopenhauer. Si laureò con una tesi su Spinoza eproseguendo poi
la sua carriera in ambito universitario divenendo dapprima assistente e poi
direttore della biblioteca. Divenne membro della Società italiana per gli studi
filosofici e psicologici e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore da poco
fondata a Milano da Gemelli. Grazie all'influsso di Gemelli, Padovani iniziò a
collaborare anche con la "Rivista di filosofia neoscolastica" di cui
divenne ben presto uno dei principali rappresentanti. Venne nominato professore di filosofia della
religione e anche supplente di Introduzione alla storia delle religioni. In
seguito alla riforma Vecchi, si trasferì a Padova dove divenne professore di
filosofia morale, avendo per college Olgiati col quale dimostrò una particolare
sintonia. Sempre affiancato da Gemelli,
anche durante gli anni della Seconda guerra mondiale riunì presso la propria
casa di Milano diversi intellettuali cattolici avversi al fascismo (noti col
nome di "Gruppo di Casa Padovani") come Dossetti eFanfani. Si
avvicinò durante questi stessi anni al pensiero filosofico e teologico di Gemelli
che puntava ad un rinnovamento attivo teorico e morale, affiancando personaggi
del calibro di Giacon, Stefanini, Guzzo e Battaglia, coi quali diede vita al
Centro di studi filosofici di Gallarate da cui poi scaturirà il cosiddetto
"Movimento di Gallarate" per il dialogo aperto tra i filosofi. Quando
Sciacca fondò il "Giornale di metafisica" egli ne fu il primo
redattore. Venne accolto come professore
di filosofia morale e filosofia teoretica a Padova. Morì ia Gaggiano. Volle per sua espressa
volontà che la notizia della sua morte fosse resa pubblica a sepoltura avvenuta
come estremo esempio della propria esistenza di stampo ascetico, come tale era
stata la sua scelta di non sposarsi. Il
pensiero filosofico La tomba di
Elisabetta Rossati, madre di Umberto Antonio Padovani e figura ispiratrice del
suo pensiero filosofico e teologico. È sepolta nel piccolo cimitero di San Vito
di Gaggiano (MI) Durante gli anni del suo insegnamento a Milano, l'attività filosofica
fu particolarmente prolifica: egli iniziò col pubblicare “Il problema
fondamentale della filosofia di Spinoza” (Milano), poi Vito Fornari. Saggio sul
pensiero religioso in Italia nel secolo XIX (Milano), “Gioberti e il
cattolicesimo” (Milano) e “Schopenhauer. L’ambiente, la vita, le opera”
(Milano). In questi scritti egli dimostrò di saper guardare attentamente non
solo alla storia della filosofia, ma anche alle suggestioni provenienti da
altri panorami filosofici e religiosi. Pubblicò il testo più importante del suo
pensiero filosofico, “La filosofia della religione e il problema della vita”
(riedito “Il problema religioso nel pensiero occidentale”), dove per la prima
volta delineò chiaramente la matrice del suo pensiero, ovvero che la religione
era l'unica strada per risolvere il problema esistenziale della vita, ovvero il
male, elemento che limita le possibilità umane, rileggendo in questo la
struttura originale della storiografia filosofica e della metafisica
classica. Con la pubblicazione del suo
Filosofia della storia, egli si espresse anche riguardo allo studio della storia,
il quale s ci rivela quotidianamente il male, ovvero i limiti dell'uomo
rispetto al mondo che lo circonda, ma non è in grado (come del resto la filosofia)
di fornire soluzioni. Tali soluzioni possono pervenire unicamente dalla
teologia, magari nella sua declinazione di teologia della storia. Questo
pensiero si acuì particolarmente con una riflessione anche sulla morte negli
ultimi anni, in particolare dopo la morte della madre Elisabetta col quale egli
aveva sempre avuto un forte legame.
Altre opere: – Grice: “Cf.
Hampshire’s Spinoza”) Milano, Vito Fornari; “Saggio sul pensiero in
Italia,”Milano, “La storia della
filosofia con particolare riguardo ai problemi politici, morali e religiosi,”
Como, “Aquino nella storia della cultura” (Como); “Il fondamento e il contenuto
della morale” (Como); “Filosofia e teologia della storia” (Como); “Sommario di
storia della filosofia,” Roma, P. Faggiotto,Padova A. Cova, Storia
dell’Università cattolica del Sacro Cuore, Milano A. M. Moschetti, Cercatori
dell’assoluto: maestri nell'Ateneo padovano, Santarcangelo di Romagna Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. And then
there’s Pagani: essential Italian philosopher difficult to find. Padovani. Keywords: implicatura. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Padovani,” The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740815513/in/datetaken/
Grice e Paganini – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Lucca).
Filosofo. Grice: “Paganin must be
the only Italian philosopher who reads La Divina Commedia philosophically!”
-- Grice: “Strawson never read
Paganini’s ‘cosmological’ tract on ‘spazio’ but he should, obsessed as he was
with spatio-temporal continuity. Grice: “I’ll never forget Shropshire’s proof
of the immortality of the human soul – He told me he basically drew it from an obscure
tract by Paganini, as inspired by the death of Patroclus – Paganini’s tract
actually features one of my pet words. He speaks of the ‘domma’ of the
‘immotalita dell’anima umana’ – Brilliant!” -- essential Italian philosopher.Lucca
stava passando dalla reggenza austriaca seguita al collasso napoleonico al
diventare capitale del borbonico Ducato di Lucca. Compì l'intero corso dei suoi
studi a Lucca, dedicandosi, fin dai tempi delle scuole secondarie, alla
filosofia. Insegnò filosofia negli istituti secondari lucchesi. Prtecipò alla
prima guerra d'indipendenza. Dopo la fine della guerra, col l'annessione del
Ducato di Lucca da parte del Granducato di Toscana fu nominato docente nell'ateneo
lucchese. In questo ufficio fu difensore della dottrina rosminiana e nonostante
venisse sorvegliato dalla polizia il governo decise poi di offrirgli una
cattedra a Pisa a seguito dei buoni uffici di Rosso. Gli ultimi anni della sua
vita furono rattristati da due avvenimenti; la espulsione dai seminari ecclesiastici
di discepoli a lui carissimi, perché rei di professare le dottrine del Rosmini
e la condanna di certe proposizioni tolte ad arbitrio e senza critica dalle
molte opere del filosofo di Rovereto. Morì a Pisa. Annuario della R. Pisa per
l’anno accademico. sba.unipi/it/risorse/archivio-fotografico/persone-in-archivio/paganini-carlo-pagano
Opere. Paganini. Keywords: Alighieri. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paganini”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692032980/in/photolist-2mPXDFp-2mPNuPp-2mNaHiH-2mKRbtW
Grice e Pagano – eroe – filosofia italiana
– filosofi agiustiziati --– Luigi Speranza (Brienza). Filosofo. Essential Italian philosopher. Uno dei maggiori esponenti dell'Illuminismo ed un precursor
edel positivismo, oltre ad essere considerato l'iniziatore della scuola storica
napoletana del diritto. Personaggio di spicco della Repubblica Partenopea, le
sue arringhe contornate di citazioni filosofiche gli valsero il soprannome di
"Platone di Napoli". Nato da una famiglia di notai, si trasfere a Napoli. Studia sotto l'egida di Angelis,
da cui apprese anche gli insegnamenti del greco. Frequenta i corsi
universitari, conseguendo la laurea con il “Politicum universae Romanorum
nomothesiae examen” (Napoli, Raimondi), dedicato a Leopoldo di Toscana ed
all'amico grecista Glinni di Acerenza. Studia sotto Genovesi, il cui
insegnamento fu fondamentale per la sua formazione, e amico di Filangieri con
cui condivide l'iscrizione alla massoneria. Appartenne a “La Philantropia,” loggia
della quale e maestro venerabile. Inoltre, i proventi dell'attività di avvocato
criminale gli consenteno di acquistare un terreno all'Arenella, dove costitue
un cercchio, alla quale partecipa, tra gli altri, Cirillo. Insegna a Napoli,
distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato (di cui diviene
poi giudice) nella difesa dei congiurati della Società Patriottica Napoletana
Deo, Galiani e Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne la messa a morte. Incarcerato
in seguito ad una denuncia presentata contro di lui da un avvocato condannato
per corruzione che lo accusa di cospirare contro la monarchia. Venne liberato per
mancanza di prove. Scarcerato ripara clandestinamente a Roma, dove e accolto
positivamente dai membri della Repubblica. Insegna al Collegio Romano,
accontentandosi di un compenso che gli garantiva il minimo indispensabile per
vivere. Tra i suoi seguaci e allievi, il
rivoluzionario Galdi. La libertà è la facoltà di ogni uomo di
valersi di tutte le sue forze morali e fisiche come gli piace, colla sola
limitazione di non impedir ad’altro uomo di far lo stesso. Il Giudice Speciale lo
schernisce dopo avergli letto la sentenza di morte. Ritratto di Giacomo Di Chirico.
Lasciata Roma, si sposta per un breve periodo a Milano e, dopo la fuga di Ferdinando
IV a Palermo, fa ritorno a Napoli, divenendo uno dei principali artefici della
Repubblica, quando il generale Championnet lo nomina tra quelli che doveno presiedere
il governo provvisorio. La vita della repubblica e corta e molto
difficile. Manca l'appoggio del popolo, alcune province sono ancora estranee
all'occupazione francese e le disponibilità finanziarie sono sempre limitate a
causa delle sovvenzioni alle campagne napoleoniche. In questo breve lasso di
tempo, ha tuttavia modo di poter realizzare alcuni progetti. Importanti in
questo periodo sono le sue proposte sulla legge feudale, in cui si mantiene su
posizioni piuttosto moderate e il progetto di Costituzione. Essa per la prima
volta stabilisce la giurisdizione esclusiva dello stato napoletano sul diritto civile
e, tra le altre cose, prevede il de-centramento amministrativo. Prevede inoltre
l'istituzione dell'eforato, precursore della corte costituzionale. Il suo
progetto rimase tuttavia inapplicato a causa dell'imminente restaurazione monarchica.
Si distingue sostenendo altre leggi di capitale importanza come quella
sull'abolizione dei fedecommessi, sull'abolizione delle servitù feudali, del
testatico, della tortura. Con la caduta della repubblica, dopo aver imbracciato
le armi che difendeno strenuamente gl’ultimi fortilizi della città assediati
dalle truppe monarchiche, e arrestato e rinchiuso nella "fossa del
coccodrillo", la segreta più buia e malsana del Castel Nuovo. E in seguito
trasferito nel carcere della Vicaria e nel Castel Sant'Elmo. Giudicato con un
processo sbrigativo e approssimato, e condannato a morte per impiccagione. A
nulla e valso l'appello di clemenza da parte dei regnanti europei, tra cui lo
zar Paolo I, che scrive al re Ferdinando. Io ti ho mandato i miei battaglioni,
ma tu non ammazzare il fiore della cultura europea. Non ammazzare Pagano, il
più grande filosofo di oggi. Fu giustiziato in Piazza Mercato, assieme ad altri
repubblicani come D. Cirillo, G. Pigliacelli e I. Ciaia. Salendo sul patibolo,
pronuncia la seguente frase. Due generazioni di vittime e di carnefici si
succederanno, ma l'Italia, o signori, si farà. Italia si fara. Italia, o
signori, si fara. Proclami e sanzioni della Repubblica napoletana, aggiuntovi
il progetto di Costituzione, Colletta. Esponente fra i più rilevanti
dell'Illuminismo merita di essere preso in esame dalla nostra prospettiva per
la visione consegnata ai Saggi politici, un'opera a carattere filosofico -- di
‘filosofia civile' per l'ispirazione complessiva e il disegno di fondo in cui i
diversi elementi della sua multiforme natura sono orientati verso un unico
obiettivo. E anche per la filosofia politica, che emerge in tutta la sua
peculiarità da un lavoro pur dai caratteri tecnici obbligati come il Progetto
di Costituzione della Repubblica napoletana, da lui personalmente
redatto. Saggi: “Burgentini”, “Oratio ad comitem Alexium Orlow virum
immortalem victrici moschorum classi in expeditione in mediterraneum mare summo
cum imperio praefectum”; “Gli Esuli tebani. Tragedia” (Napoli); “Contro Sabato
Totaro, reo dell'omicidio di D. Giuseppe Gensani in grado di nullità aringo”
(Napoli); “Il Gerbino tragedia” e “Agamennone: monodramma-lirico” (Napoli, Raimondi);
“Considerazioni sul processo criminale (Napoli, Raimondi); “Ragionamento sulla
libertà del commercio del pesce in Napoli. Diretto al Regio Tribunale
dell'Ammiragliato e Consolato di Mare” (Napoli); “Corradino: tragedia” (Napoli,
Raimondi); “De' saggi politici”(Napoli, aRaimondi); “L' Emilia: commedia” (Napoli,
Raimondi); “Saggi politici de' principii, progressi e decadenza della società”
(Napoli); “Discorso recitato nella Società di Agricoltura, Arti e Commercio di
Roma nella pubblica seduta del di 4 complementario anno 6° della libertà, Roma,
presso il cittadino V. Poggioli. “Considerazionisul processo criminale” (Milano,
Tosi e Nobile); “Principj del codice penale e logica de' probabili per servire
di teoria alle pruove nei giudizj criminali”; “principj del codice di polizia”
(Napoli, Raffaele Di Napoli). Le opere teatrali non furono mai rappresentate in pubblico. Le mette
in scena privatamente nella sua villa dell'Arenella. Sono caratterizzate da
temi prevalentemente sentimentali mascherando i temi civili che pur in esse sono
presenti, con funzione quindi pedagogica nei confronti del popolo.
Intitolazioni e dediche Statua di Mario Pagano a Brienza (PZ) Al giurista
lucano sono state dedicate alcune opere letterarie come Catechismo repubblicano
in sei trattenimenti a forma di dialoghi di Francesco Astore e Mario Pagano, ovvero,
della immortalità di Terenzio Mamiani. Nella Corte d'Assise di Potenza fu
collocato un busto marmoreo in suo onore, opera di Antonio Busciolano. Gli venne
dedicato il Convitto nazionale Mario Pagano di Campobasso, con regio decreto
firmato da Vittorio Emanuele II. Alcune logge massoniche furono intitolate a
suo nome, come quella di Lecce e di Potenza.. Nel Venne inaugurato un busto in
marmo ai giardini del Pincio (Roma), realizzato da Giuseppe Guastalla. Il suo
personaggio apparve nel film Il resto di niente di Antonietta De Lillo, interpretato
da Mimmo Esposito. Elio Palombi, Pagano e la scienza penalistica del secolo
XIX, Giannini, Fulvio Tessitore, Comprensione storica e cultura, Guida, Petronilla
Reina Gorini, Ricordanze di trenta illustri italiani, Minerva, N. Perrone, La
Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della
rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti, Palermo,
Sellerio, A. Pace, Annuario, Problemi pratici della laicità agli inizi del
secolo Wolters Kluwer Italia, Mario D'Addio, Le Costituzioni italiane: Colombo,
Ottorino Gurgo, Lazzari: una storia napoletana, Guida, Saverio Cilibrizzi, I
grandi Lucani nella storia della nuova Italia, Conte, Alessandro Luzio, La
massoneria e il Risorgimento italiano: saggio storico-critico, Volume 1, Forni,
Vittorio Prinzi, Tommaso Russo, La massoneria in Basilicata, FrancoAngeli, Carlo
Colletta, Proclami e sanzioni della repubblica napoletana, aggiuntovi il
progetto di Costituzione di Mario Pagano, Napoli, Stamperia dell'Iride, Dario
Ippolito, il pensiero giuspolitico di un illuminista, Torino, Giappichelli
Editore, Nico Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a
Napoli prima della rivoluzione, Palermo, Sellerio, Franco Venturi, Illuministi
italiani, tomo V, Riformatori napoletani, Milano-Napoli, Ricciardi, Repubblica
Napoletana Repubblicani napoletani giustiziati Emanuele De Deo. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Considerazioni
sul processo criminale, su trani-ius. Progetto di Costituzione della Repubblica
Napoletana, su repubblicanapoletana. Principii del codice penale, su trani-ius.
Relazione al Convegno di Brienza su Mario Pagano, del 25-27 ottobre 1999, su
trani-ius. Dell origine delle pene pecuniarie.
2 7 C A P . De'progresiviavanzmenti della sovra nità per mezzo de'giudizi. Del maggior
estabilimento de'giulizi. Pruovestoriche.Presode'Creci giudicava della Socieeta.
Del duello. Degli altri modi aduprati
ne'divinigiu dizj. CAP. XIV. DellaFortura. Sull'ifteltosoggetto.
Prüovestoriche. Coltura inquest 'ultimo period della barbarie. Dello sviluppo della macchina; e del miglioramento
del costume,delloSpirito, e delle 79 quantoelle çonferial miglioramento del
costume ca,edella originedelcommercio, di antichitd. 59 . lingue. SAG .
8q 24 de'popoli. De'giudizj degli aprichi Germani, ede' Scioglimento di una
opposizione alleco Se dette. Deprincipidellagiurisprudenza de'bar De
divinigiudizj. Nuova explicaziurediun famoso puntu Della legislazione di questi
tempi, Dello stato delle proprietà , e dell'agri. Dellorigine
dell'ospitalitit,ecome, Delle arti , e delle scienze di cotest'epur 78 barbari
della mezza età DellaReligione. De
principi e progressi delle società colte. L'estinzione della indipendenza
privata , la libert . civile , la moderazione del governo forma no l'esenziale
colturadellenazioni. Dell'originedellaplebe, ede'suoidrit 'ti. Delle varie
caçioni , dalle quali nascono gono dalla varia modificazione della macchina.
113 CAP.IX.De'climi più vantaggiosi all'ingegno ed al valore Ea
lergenonfrenalalibertà,mala garantisce e ladifende vi e polite.
i diverfi governi , e primieramente delleinterne. Dellaeducazione.
Dell'esternecagioni locali,chesuldiver fo governo hanno influenza, Delclima.
diverfi. Del rapporto dellasocietà colle potenze stranicre. Dellalibertà,edellecagioni
,che la tolgono. Comelaleggecivilepofanuocere alla De'diversielementi
dellaCitta.Della leggeuniversale, edell'ordine cosifisico, come morale. Come
leforze,edoperazionimoralifor. Come secondo i varj climi nafcono governi
libertà, inducendo la servitù. Dellalibertapolitica. Delledueproprietàdiogni
moderato, Deldrittoscritto,delleleggie giu e regolar governo risprudenza
de'coltipopoli, La moltiplicazione degli uomini è maggiore neglistati
guerrieri , che ne'commer. Del Gusto , e delle belle arti. Del piacevole. Del
rafinamentodelgusto,devarjfonti del piacere. Delle leggiagrarie dell'antiche
repub Della galanteria de popoli colti. Dellagalanteriadebarbaritempi. Delle
arti di lullo de'populipoliti, DelamonetatedeleFinanze: Dell'oggetto delle
belle arti, edelgusto. Dell'ingegno creatore , 3DelloSpirito,ecostumedelle
colte nazioni. Delle sorgenti del Genio. Qualigoverni fieno per loro natura
guerrieri,equali commercianti Quali cose forminu la bellezza nelle arti
imitative . L'unit. forma e la bontd , e la bellez za degli elleri. Proprieta.
bliche,e della violentari partizione de poderi. Di duegeneridistati
o'conquistatori, o commercianti. cianti . Di unterzogenere distato nè.com ,
Divisione delle belle arti. De'contrasti,opposizione,antitesi. 2Deldilicato,del
forte, delsublime, dela delle grazie , e dell'intereffe Jempre vivo Decadenza
delle belle arti delle nazioni, e della prima di elle , cive dello sfibramento
dellamacchina dell'uomo , e delle zioni dalla prima , e del novello stato
selvaggio. Generale prospetto della Storia del Reggno. Del progresso e
perfezione delle belle arti. Dell'epoche progresive de'varii ramı delle belle
arti. Del corso delle belle arti IN ROMA, e nella moderna Italia. conseguenze
morali. Dellacorruzionede'regolarigoverni, la quile rimena la barbarie. Lagrandezza
ne'popolicolti ne'barbari, la dilicatezza ,esublimitd èmaggiore. Delle Scienze
, e delle arti delle nazioni corrotte. Divifone dal dispotismo. Della decadenza
delle Nazioni . Delle universali cagioni della decadenza. Diversità dellaseconda
barbarie delle na . De lcorso delle nazioni di Europa.
Dell'inondazionede'barbari,e delri Jorgimeuto dell'europeacostura. Le note segnate colle pa Dello ftata
degli uomini , che sovravissero alle vi. focievole. cende della natura . liare
.Del secondo stato della vita selvaggia. Dei varj doveri, e dritti de'compagni
, coloni , Del primo stato della vita selvaggia. Del terzo fato della vita
selvaggia. Delle cagioni che strinfero la sociesà fami Del vero principio
motore degli uomini al vivere. Delleduespeciede'bisognififci,emorali. Della distinzione
delle famiglie, dell'origine della nobiltà. Dell'incremento delle famiglie e dell'origine
de famoli, e delle varie lor claffi. fervi. Del quarto stato della vita
selvaggia. re Società . 60 Della domestica
religione di ciascunafamiglia. 79 Dell'origine dell'anzidetta religion
domestica . Si Ricapitulazione de'diversi stati della vita selvago. Degli
affidati,e de'vafalli della mezza età. ST Paragone tracompagnoni de'Germani
,fooj de Greci,e i cavalieri erranti degli ultimi barba
L'imperodomesticoficonrinnòneleprime barba 69 Dell'antropofagia y o fia del
pasto delle carni u m d ri tempi. 64 gia. Della religione de'selvaggi.
De'costumi de'selvaggi. 89 Del secondoperiodo delle barbare nazioni. e di coloro, che ghi . ins 116 se de'pa V. blici militari consigli.
Dello stabilimento del le città e del primo periodo delle barbariche società.
conviti . Chene'tempi degliDei fi tennero iprimi pub. Della Teocrazia . Dello
stato della religione del le prime società. Dell'influenza della religione in
tutti gli affari de'barbari . la componevano .
Delprimo passo dele selvagge famiglie nelcorso civile , ossia
dell'origine de vichi. Dell'origine de'tempj, é di'pubblici, ésacri Della
sovranità della concione, i20 СА. Dellidee degli antichi intorno
allamonar· 143 Dellaforma dellaromana repubblicanelsecondo. Del governo de
primi greci.De'costumi, delgenio di questa età,e della tral de'costumi di
questa età della fo Dell'arti, .Saggio II.Dellorigineestabilimento Dello stabilimento
delle città e del primo periodo . Che ne'tempii degli Dei si tennero i
primi pub blicimilitariconsigli . Della teocrazia Dello stato della religione
delle prime società Dell'influenza della religione in tutti gli affari dei
barbari componevano. Dell'idee degli antichi intorno alla monarchia Della forma
della romana repubblica nel secondo Del governo feudale di tutte le barbare
'nazioni. Della sovranità della concione e di coloro che la Del governo
de'primi Greci. De 'giudizi nel secondo periodo della barbarie di . periodo
della barbarie ROMA. De'costumi,del genio di questa età edellatrasmi.
Continuazione de costumi di questa età della so CAPITOLO XVIII. Del progresso
delle barbare società : del terzo ed ultimo loro periodo CAPITOLO I. De'progressivi
avanzamenti della sovranitàper mezzo
bari tempi esercitato da're. De'principii della giurisprudenza
de'barbari. Del diritto della proprietà . grazione delle colonie de barbari Il
potere giudiziario non venne negli eroici e bar. de'giudizi . cietà Delle arti
e cognizioni di questa età. Del maggiore stabilimento del giudiziario potere .
Del ducllo. Degli altri modi adoprati ne'divini giudizi. Dello stato della
proprietà e dell'agricoltura in Dello sviluppo della macchina e del
miglioramento del costume , DELLO SPIRITO ROMANO E DELLA LINGUA ROMANA. dconferi
al miglioramento del costume de popoli . Dell' arti e delle scienze di
cotest'epoca, dell'ori quest'ultimo periodo della barbarie . gine del commercio
. De'divini giudizi Della legislazione di questi tempi . Dell'origine
dell'ospitalità , e come e quanto ella Della tortura Della religione o
dest civile,la moderazione del governo formano l'es. senziale
coltura delle nazioni. Dell'origine della plebe e de'suoi diritti verni , e
primieramente delle interne. Delle varie cagioni dalle quali nascono idiversi
go hanno influenza . Come le forze ed operazioni morali sorgono dalla Della società
colta e polita. L'estinzione dell'indipendenza privata, la libertà De'diversi
elementi della citt. Della educazione. Dell'esterne cagioni locali che sul
diverso governo Del clima varia modificazione della macchina De'climi più
vantaggiosi all'ingegno ed al valore . Secondo i vari climi nascono governi
diversi . Della libertà e delle cagioni che la tolgono Della legge universale e
dell'ordine cosi fisico co Delle varie specie della legge , e della legge
civile . La legge non toglie la libertà, ma la garantisce. Vera idea della
libertà civile. Come la legge positiva possa nuocere alla libertà civile. Della
legge relativamente alla proprietà. Del rapporto della società colle potenzę
straniere , . me morale . 9Della libertà politica Della giusta ripartizione
delle possession. Delle leggi agrarie dell'antiche repubbliche,edella forme
degli stati cianti commercianti Di un terzo genere di stato né commerciante ne
varia ripartizione de'poderi . Leggi ed usi distruttivi della proprietà Delle
varie funzioni della sovranità e delle varie. Di due generi di stati, o
conquistatori o commer. Quali governi sieno per lor natura guerrieri e quali. La
moltiplicazione degli uomini e maggiore negli stati guerrieri che ne
commercianti conquistatore .Partizione della legge civile, qualità delle leggi
Della moneta e delle finanze Dell'arti di lusso de'popoli politi
zioni Dello spirito e costume della nazione
italiana. Della passione dell'amore de'popoli colti. Della decadenza delle na.
. Della corruzione delle società . Stato delle cognizioni in una nazione
corrotta. Costumi e carattere delle nazioni corrotte. Della galanteria de'tempi
cavallereschi . Cagioni fisiche e morali della decadenza della sociela
Divisione del dispotismo. Del civile corso delle nazioni d'Europa
Dell'inondazione de'barbari e del risorgimento del Discorso sull'origine e
natura della poesia CAPITOLO J. Del metodo che si tiene nel presente discorso
Dell'origine del verso e del canto. Le
barbare nazioni tutte son di continuo in una vio leuza di passioni, e perciò
parlano cantando Origine ed analisi delle prime lingue dei selvaggi e Diversità
della seconda barbarie delle nazioni dalla prima, e del novello stato selvaggio
l'europea coltura barbari Dėll'interna forma ed essenza poetica, è propria
mente della facoltà pittoresca de primi poeti , Della maniera di favellar per
tropi , allegorie e caratteri generici Analisi di alquante voci
greche e latine le quali fu rono traportate dalle prime sensibili nozioni a
rap Della personificazione delle qualità
de'corpi nata dalle prime astrazioni della mente umana. Per quali ragioni tutte
le cose vennero animate Continuazione universale Della qualità patetica
dell'antica poesia e de'co
Ricapitolamento di ciò che si è detto presentarne dell'altre . La
poesia è un genere d’istoria , ossia un'istoria .rica dell'antica poesia. Dell'origine
della scrittura . dalle vive fantasie de'selvaggi . lori dello stile. Più
distinta analisi della lingua allegorica e gene. Dell'origine della pantomimica
, del ballo e della Dell ll'origine delle feste. Commedia , tragedia , satira ,
ditirambo furono in Conferma dell'anzidetta verità musica principio una cosa
sola . Saggio del Gusto e delle belle arti Dell'oggetto delle belle arti e del
gusto . Della nascita della tragedia Della tragedia. Dell'origine delle varie
specie di poesia Delle belle arti. Divisione delle belle arti. Del piacevole 544
e dell'interesse sempre vivo Dell'ingegno creatore. Quali cose formino la
bellezza nelle arti imitative. L'unità forma e la bontà e la bellezza degl’esseri.
Del raffinamento del gusto ed e vari fonti de lpiacere. De'contrasti,
opposizione, antitesi/ Del dilicato, del forte, del sublime e delle grazie. Delle
sorgenti del genio. La grandezza e sublimità ċ maggiore nei barbari; la
dilicatezza ne'popoli colli Decadenza delle belle arti. Del corso
delle belle arti in Roma e nella moderna Continuazione » --
Del maggior estabilimenta del giudiziari opotere. mente De progres sivi
avanzamenti del la Sovranità per wieszo delGiudizj.
Deprincipjdellagiurisprudenzadibarbari. Del Duello Deglialtrimodiadopratine'd'ùinigiudizj. Della
Tortura . Della legislazione di questi tempi . C A P. Dello stato della
proprietà, e dell agricoltura in 45 Dello sviluppo della macchina, & del
migliora. Il potere giudiziario non venne negli eroici; e bara bari tempi
esercitata da re . quest'ultimo periodo della barbarie. De divini giudiz].mento
del costume, dello spirito, e dellelina gue. Dell'arti, e delle scienze
dicorest'epoca, dell origine del Commercio . L'estinzione della indipendenza
privatą, la liber: D e diversi elementi della città nità per Della Religione
Ultimo Dell'esternecagioni locali,che suldivariopovera
Dell'originedellaplebe,ede'suoidritti. 7wotere.20 94 iebare Dellevariecagioni
dallequalinasconoidiversi governi,e primieranientedell"interne. Della
educazionerà civile, la moderazione del gover formand l'essenziale coltura
delle nazioni. . Dell originedell'ospitalità, e come, e quanto ella confert al
miglioramento del costume de popoli . leforzeed operazionimoralisorgonodala
Come modificazione dellamacchina. la varia 103 lore i ed al vas P. X. Secondo i
varj climi nascono governi diversi. Delle varie specie della legge, e della
legge ci vile . La leggenon togliela libertà, ma carentisce la vera idea della
libertà civile . Della libertà politica. Del clima . De climipiùvantaggiosi
all'ingegno, CA Come la legge positiva possa nuocere alla libertà civile .
Dellaleggeuniversale, edell'ordinecasi fisico, come morale , Della legge
relativamente alla proprietà. no hanno influenza: Del rapporto della società
colle potenze stranie. Della libertà, e delle cagioni, che la tolgono ,Quali
governi sieno per lor natura guerrieri ,e quali commercianti
,Dellapassionedell'amoredepopolicolti. Delle varie funzioni della sovranità , e
delle varie forme degli stati. Di duegeneridistari,oconquistatori,ocoma
mercianti. Di un terzo genere di stato nel commerciante nd conquistatore . La
moltiplicazione degli uomini a maggiore negli stari guerrieri, che ne
commercianti. Partizione della legge civile , qualità delle Lego gi.Dellagiust:ripartizionedelepossessioni.
Dello leggiagrariedell'anticherepubbliche,edel la varia ripartizione de'poderi.
Leggi , ed usi distruttivi della proprietà . Della moneta delle Finanze .
Dellospiritoecostumedellecoltenazioni. 195 Della galanteria de tempi
Cavalereschie. Dell arti di lusso de'popoli politi, Costumi , e carattere delle
nazioni corrotte . Diversità della seconda barbarie delle nazioni dala
laprima,èdelnovellostatoselvaggio , Del civile corso delle nazioni di Europa .
Dell'inondazione de barbari, e del risorgimento delloeuropea coltura seri e
delle crisi, per mezzo delle quali si Dell'estrinseche morali cagioni, che
turbano il naturaleedordinariocorsodelleNazioni pag. Della varia efficacia
delle anzidette cagioni orientale Delle varie fisiche catastrofi. Delle
differenti epoche delle varie fisiche cata Ragioni del Vico contra l'antichità
e la Sapienza. Dell'antichissima coltura degli Egizie de' Caldei» 87 De
'Caldei. strofi della terra Della contesa delle nazioni sulle loro antichità. Dellà
successione di varie fisiche vicende Del
disperdimento degli uomini per mezzo delle naturali catastrofi Delle morali cagioni attribuite dagli uomini
igno ranti a'fisici fenomeni Delle diverse cagioni delle favoleDelle diverse
affezioni degli uomini nel tempo delle crisi Delle crisi di fuoco Continuazione
dell'analisi degli effetti prodotti nello spirito dallo sconvolgimento del ce
Dellaverosimiglianzadelpropostosistema . VIantichissime nazioni
orientali. Del modo come sviluppossi l'uomo dalla terra Dello stato primiero
della terra e degli uomini , e delle varie mutazioni sulla terra avvenute
»Seconda età del mondo Originė degli uomini secondo il sistema delle . Sviluppo
dell'anzidetta platonica dottrina sui due Della favola di Pandora . Dello spirito
delle prime gentili religioni periodidelmondo. Prima età del mondo » 140 9 142
ed origine della secondo l'antichissima teologia Sviluppo dello spirito umano ,
·religione Dell'invenzione dell'arti,e degli usi giovevoli L'ordine
della successione delle varie catastrofi Dello stato de popoli occidentali dopo
1°Atlan tica catastrofe Del diluvio di Ogige , e di Deucalione Delle morali
cagioni che diedero all'anzidetta favola l'origine,ed'altre favole eziandio
porto. Ricapitolazione Diunaparticolarecrisidell'Italia alla vita si ritrova
solo nella mitologia Dell'Atlantica catastrofe . che alla medesima catastrofe
hanno rapDello stato degli uomini, che sopravvissero'alle vicende Del terzo
stato della vita selvaggia . Delecagioni,chestrinserolasocietàfamigliare, Del
vero principio motore degli uomini al vivere socie Della distinzione delle
famiglie, o dell'origine della Pag. 5 della natura . yole .Del primo stato della vita selvaggia.
Del secondo stato della vita selvaggia . Delle due specie de' bisogni fisici ,
e morali . nobiltà . Dell'incrementodelefamiglie,edell'origine defa
Dei varjdoveri,edirittide'compagni,coloni,eservi. Degli affidati, e de vassalli
della mezza età. Paragone tra'compagnoni de'Gerinani,socj de Greci,
eicavalierierrantidegliultimibarbaritempi. 59 Del quarto stato della vita
selvaggia . L'impero domestico si continuò nelle prime barbare Dell'anıropofagia , o sia delpasto delle carni
umane . 75 80 CAPITOLO XX. Ricapitolazione de
diversistatidellavitaselvaggia.86 moli , e delle varie ior classi. Della religione de' selvaggi . Della domestica
religione di ciascuna famiglia .' Dell'origine dell'anzidenta religion
domestica. e ' . società . De costumi
de'selvaggi. Del primo passo delle selvagge famiglie nel corso civile, ossia
dell'origine de'vichi,ede'paghi. CAPITOLO II. Dello stabilimento delle città ,
e del primo periodo delle Del secondo periodo delle barbare nazioni .
Dell'origine de tempj , e de'pubblici , e sacri con. viti. Chene
tempjdegliDeisitenneroiprimipubblicimi CAPITOLO VI. CAPITOLO VII. Dello stato
della religione delle prime società . 1 1 9 Dell influenza della religione in
tutti gli affari de' baru Della sovranità della concione , o di coloro , che la
componevano . Del governo de primi Greci , litari consigli. 115 Della
Teocrazia. bari . barbariche società. 1ell'idee degli antichi intorno alla
monarchia . CAPITOLO XII. Della forma della Romana repubblica nel secondo pe
riodo della barbarie , CAPITOLO XIIL CAPITOLO XIV .
Delgovernofeudaledituttelebarbarenazioni. 151 CAPITOLO XVI. Di
costuini,delgeniodiquestaetà,e della trasmi Continuazione
de'costumidiquestaetàdellasocietà.164 CAPITOLO ULTIMO, Dell'arti, e cognizioni
di questa età .TAPITOLO I. Del dritto dellaproprietd. pag. Í CAP.
II.Dellasorgente dedritti ingenera le , e di quello della proprieta .
3Delprogresso della proprietd, e dell'ori De'costumi,delgenio diquestaetà,edel Dellearri,ecognizionidiquesta Del progresso
delle barbare focietà , offia del terzo Della
forma della Romana Repubblica nel secondo (1)Parlando Liviodell'elezione,chedoveafarsidelre
per la morte di Romolo,adopra sì,fatta espressione. Summa potestatepopulo
perinissa.E soggiunge. Decreverunt enim ( Senatores ), ut cum populus
jussisset, id sic ratum esset sipatresauctores fierent.I.1.C.VII.Quindi
tuconvocata laconcione,evenne elettoreNuma.E l'istessoautoredell'
elezionediTulloOstiliodice:regempopulus jussit,patres auctores facti. I
senatori ,come si è detto altrove, fiebant auctures.Perchè tutte le cose prima
eran proposte nel sena to,indi allaconcione recate.Auctor è l'inventore,il
propo nitore , il principio , ed origine della cosa . Vol.II. IO 145 Nox
CA P. XII. periodo della barbarie . . questi furono i quiriti , cioè gli armati
di asta : avvegnachè ,come gli altri popoli barbari uella concione , ne' comizi
on differente affatto dal regno eroico fu il go verno de' primi Romani . ll re
ad un senato prese deva,econsenatoriprendera le deliberazioni,le quali nella
grand'assemblea del popolo ricevevano lasanzionedilegge(1).Il potere
de'primiredi Roma era limitato così,come quello di tutti i re gnanti de' tempi
eroici . La sovrana dello stato era laconcione,>
checomponevasidaque'capidelle tribù,edellecurie,iqualierano dettidecuriones, e
tribuni, che uniti votavano per le di loro curie , e tribù,come ne'parlamenti
nostri ibaroni rappre. sentavano le di loro terre , e città . E > >
serva (1) E tal antico costume Virgilio dipinse negli eroici compagni
d'Enea . Ductores Teucrim primi, et delecta juventus Consilium summis regni de
rebus habebant . Scant longis adnixi hastis, et scula tenentes. 146 e poi
per varj gradi , e dopo molto correr di tenipo alla libertà pervenne ,e tardi
assai acqui stò il diritto alla magistratura. Prima ottenne di es Da più luoghi
di Omero si ravvisa il costume medesimo de'Greci.E fu questo un generale
costume di tutte le barba re genti adoprato nelle generali assemblee . Perché i
barbari temendo ognora le sorprese de'nemici ,stanno sempre in su l'armi, nè
confidano la di loro sicurezza personale ,anche tra' cittadini, alla legge, ma
al di loro braccio soltanto,Tacito de'
Germani:utturbaeplacuit,considuntarmati.Tum adne gotia,nec minus suepe ad
convivia procedunt armari,Livio 1. de'Galli dice,In his
nova,terribilisquespeciesvisa est,quod armati (ila mos gentis ) in concilium
venerunt, Ovidio ci attesta l'istesso de'Sarmati, degli Umbrici Stobeo, 9
radunavansi que' capi coll'asta alla mano , la qua le portavan per simbolo del
loro impero, non che per la propria difesa (1). i La plebe era tanto serva in
Roma ,quanto pres so iGermani,iGalli,iGreci.Ella non aveva par.
tenellaconcione.Questo argomento fu dalnostro gran Vico ampiamente
trattato.Egli sviluppò l'in terosistemadelgovernoRomano,edispiegando il corso
della storia di quel popolo ha dimostrato,che per gran tempo in Roma la plebe
fu dell'intutto 9 . 21. , 147 ser affrancata , poi consegui il
bonitario dominio , cioè l'utile, e dipendente dal diretto,che inobili
possedevano;quindi fece acquisto del perfetto,e compiutodominio,detto
quiritario,perchèfupria de'soliquiriti,ossia de'patrizj,enobiliRomani; e
finalmente ebbe voto nell'assemblea , e partecipe divennedellaRepubblica,che
darigidaaristocra zia in popolare alla fin sicangiò (1).Come nel prin (1)
Populus de'Latini valse da principio , quanto laos de'Greci,che significò una
tribù, una popolazione,come abbiamo altrove mostrato . Quindecim liberi homines
populus est.Apuleius in Apol.E Cesare dice nel 1,6. de bello Gall. si quisant
privatus, aut populus eorum decreto non stetit. Ove dinota populus
popolazione,tribù. Ma se populus da principio dinotò una speciale popo
lazione,e tribù,nel progresso si prese tal voce per la radu nanza
ditutteletribù,checomponevanolacittà.Ma ven nero rappresentate queste tribù da'
capi detti Tribuni, nome che restò per dinotare militari magistrati,come
tribuni milia Eum.Ma primasignificòancheicivili,cioèigiudici,onde Tribunal si
disse il luogo , ove amministravasi giustizia . I Latini scrittori, che vennero
in tempo , che ogni orma dell' antico stato erasi perduta , ed erasi colle cose
cambiato il vam 7 . 7 pulus trasse il nome da populus pioppo . Perocchè
questa p o polazione radunavasi sotto di un pioppo quando di comune interesse
trattavasi, secondochè in alcune terre del regno an cor oggid) si usa, quando
parlamentasi . E tal costume di radunare sotto degli alberi il popolo è ben
antico , e secondo la semplicità delle prime genti.Ateneo l. 12. p. 539.
scrive, che sotto di un platano i primi re della Persia davan udienza a'
litiganti, e decidevano le liti. 9 E per avventura po cinio la
plebe poteva avere il diritto di suffragio ne'comizj,non avendo proprietà nè
reale,nè per sonale ? Tale fu ilcorso,che fece la Bomana repub blica,come quel
valentuomo dimostrò,non dissi mile da quelle dell'altre barbare nazioni
(1).Egli è però vero , che un'intempestiva tirannide turbo p e r p o c o il c o
r s o r e g o l a r e d i q u e l l a c i t t à . I r e p r e sero in Roma sin
dall'albore de'suoi giorni van, taggio “grandissimo su gli altri prenci, e
capi.Il po polo Romano era più tosto un esercito,e la città un campo,e un militare
alloggiamento,quella fe roce,emarzialegenteerasempreinguerra,eco m e il l u p o
, v e r a c e e m b l e m a d e l s u o g e n i o n a t i v o nutrivasi di
sangue,e distruzione.Or se come ben anche Aristotile osservò parlaydo degli
eroiciregni, era nella guerra maggiore il poter del re presso tut telebarbare
nazioni,meraviglianonè,seilca p i t a n d e l l ' a r m i , il d u c e d e l l
a g u e r r a , i l usurpato una straordinaria potenza in Roma .Il po tere
esecutivo sempre ne'tempi di guerra,come il mare nelle tempeste diffondesi
sulla terra,guada gpa sul poter legislativo . M a i re di R o m a sforniti di
straniera milizia invanu tentarono ritenere colla 148 9 re
lordelleparole,ricevendo latradizione,cheilpopolone' cominciamenti di quella
repubblica nell'assemblea radunato dis poneva della pubbliche
cose,s'ingannarono credendo,che la plebe ben anche quivi votasse. (1).Nel libro
2. della scienza nuova . avesse 149 forza quel potere,che avean
acquistato coll’autori tà.Vennero discacciati da quella repubblica,ed ella ben
tosto rientrò nel suo ordinario cammino . CAP. XIII. De'giudizj nel secondo
periodo della barbarie di Roma . Le dueispezionidelapublicaasembleaerano in
Roma in questa second'epoca della barbarie la guerra esterna , e la persecuzione
de'ribelli cittadi ni.Ma lecoseprivate,lapersonaldifesa,lapar ticolar vendetta
veniva per anche ai privati affida ta.L'impero domestico conservava ilsuo
vigore. I feroci padri di famiglia non cedevano ancora la di loro sovrana , e
regia autorità , se non per quella parte che rimirava la pubblica difesa , onde
veniva composto l'unico sociale legame .Ma rimaneva in tatta, ed illesa la di
loro sovranità riguardo alle loro famiglie , e alla privata difesa , ed offesa
. Viveano ancora nello stato di privata guerra .Il ferro decideva delle loro
contese,e col privato braccio prendean rendetta delle private offese.
Ilpopolo dunque,che radunavasi in Roma in quest'età nell'assemblea ,era quella
popolazione, o truppa de'servi,clienti, e compagni guidata dal suo capo , e il
voto suo era quello del suo signore 9 che dovea sostenere,e
difendere,ubbidire,e se. guirnellaguerra,dacuinonformava persona di versa
secondo le cose già dimostrate . . > . Niun'altra nazione ci ha
conservato monumenti piùchiaridellostatodellaprivata,ecivile guerra del popolo
Romano . Il processo Romano è la sto riadelduello,permezzodicuiterminavano que'
barbari abitatori dell'Aventino le loro contese ,Tut. ti gli atti , e le
formole di tal processo altro non che i legittimi atti di pace sostituiti a
que' primi violenti modi . Quando la concione , ossia il governo cominciò a
mischiarsi nelle private contese , a p o c o a p o c o il d u e l l o a b o l ì
, e c a n g i ò il m o d o d i contrastare , rilasciando in tutto l'apparenza
medesi - ma,leformole,egliattistessi:laguerra arma tainlegale combattimento fu
tramutata.Secondo chealtrovesièdeito,iriti,eleformole sonola storia
dell'antichissima età delle nazioni (8). Cioc chè l'acutissimo Vico al
proposito di alcune formo le dell'antico processo Romano osservd . 150 7
sono , Ma ilprocesso civile ci conservò le formole dell'antica barbarie , e non
già il criminale . Il civi lenacque ne'tempi alla barbarie più vicini.Più tardi
ebbe l'origine il giudizio criminale . I barbari soggettaronoprimailoro averi all'arbitrio
altrui, che le proprie persone . L'ultima , cui si rinunziò
dacostoro,fulavendettapersonale.Meno sisacri fica della naturale indipendenza ,
rimettendo nelle mani di un terzo i diritti della proprietà ,che quel li della
persona . Quindi i pubblici giudizj essendo sorti nel tempo della coltura, non
serban gran ve. stigj dello stato primiero .
Francesco Mario Pagano. Mario Pagano. Pagano. Keywords: eroe,
massone, Italia si fara. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pagano” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716791072/in/photolist-2mQ81kz-2mQ8kJS-2mPvJmk-2mN35cA-2mKFrQ6-2mKUufg-2mKAEA8-2mKG3XG-2mKCnei-2mKuZ8r-Ck9fTK
Grice e Paggi – filosofia italiana – filosofia
ebrea – “Ebrei d’Italia” -- Luigi Speranza (Siena). Filosofo. Grice: “C. of E. folks are all over
the place – but how many of them actually KNOW Hebrew!?”” -- essential Italian
philosopher. Filosofo. Insegna a Lasinio, Tortoli e a Ricci. Svolge per diversi
anni l'attività di mercante nella sua città natale. Abbandona il commercio ed
aprì un istituto. Insegnante ed educatore nello stesso istituto, sviluppando un
metodo logico, facile ed ameno insieme. La Comunione israelita lo volle a
Firenze, dove Paggi si trasfere con la moglie e i cinque figli. Insegna nelle
Pie Scuole fiorentine, mentre i figli Alessandro e Felice avviarono una casa
editrice. Tra i testi pubblicati vi furono anche le opere del padre, apparse
nella collana «Biblioteca Scolastica». Scrive inoltre una grammatica e un lessico
ebraici per i suoi figli. Per opera della moglie sorse a Firenze un istituto. “Ebrei
d'Italia” (Livorno, Tirrena); “Una libreria fiorentina del Risorgimento” (Firenze,
Ciulli). Mordecai Paggi. Paggi. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Paggi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741417580/in/datetaken/
Grice e Pagliaro – filosofia italiana – filosofia
siciliana – la lingua dei siculi -- Luigi Speranza (Mistretta). Filosofo. Essential Italian philosopher. Linceo. Fu uno dei fondatori della scuola di romana. Fra i
padri della semiologia, ha introdotto gli studi sul pensiero linguistico. Dopo
il diploma al Regio Ginnasio di Mistretta, si iscrisse al corso di laurea a Palermo,
dove ebbe, tra gli altri, come docenti Nazari, Pitrè, Gentile e Guastella. Si
trasferì poi a Firenze dove subì l'influenza di Vitelli, Antoni e Pistelli. Partecipò
volontario come sottotenente del Corpo degli arditi, e fu insignito della
medaglia d'argento al valor militare. Si iscrisse all'Associazione Nazionalista
Italiana e prese parte all'Impresa di
Fiume al seguito di D'Annunzio. Si laureò discutendo con Parodi e Pasquali la tesi Il digamma in Omero. Trascorse
un periodo di studio in Germania, seguendo corsi di linguistica latina di
Meister. Seguì i corsi di Kretschmer a Vienna. Ritornato in Italia, conseguì la
libera docenza in indoeuropeistica, quindi fu chiamato da Ceci ad insegnare,
per incarico, storia comparata delle lingue romanzi a Roma. Vinto un concorso a
cattedre, divenne ordinario di glottologia, nuova disciplina che ereditava il
corso di Storia comparata delle lingue romanzi. Insegnò anche "Storia e
dottrina del fascismo" e
"Mistica fascista.” Aderì al Partito nazionale fascista e ne fu uno degli
intellettuali di spicco, presiedendo anche alcune edizioni dei Littoriali della
cultura, che ogni anno raccoglievano i migliori universitari italiani. Fu primo
capo redattore dell'Enciclopedia Italiana, dove curò numerose voci, fin quando
non entrò in contrasto con il conterraneo Gentile, che dirigeva l'opera. Non
figura tra gli accademici d'Italia, ma fu eletto al Consiglio superiore
dell'educazione, dove rimase fino allo scioglimento. Fu voluto da
Mussolini alla guida del “Dizionario di politica” dell'Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, una ponderosa opera che raccolse le migliori
intelligenze del fascismo, ma anche qualche intellettuale "eretico".
Il suo nome compare tra i 360 docenti universitari che aderirono al Manifesto
della razza, premessa alle successive leggi razziali fasciste, anche Mauro
scrive che egli dissentì dalla politica razziale del fascismo. Con la caduta
del Regime fascista, fu sospeso ndall'insegnamento. Reintegrato nnella
cattedra, insegnò Filosofia del linguaggio a Roma. Fu presidente della
sezione "Archeologia, Filologia, Glottologia" della Società Italiana
per il Progresso delle Scienze. Fu presidente del Consiglio Superiore
della Pubblica Istruzione e prima socio corrispondente poi, socio nazionale
dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Fu anche direttore editoriale, per la
Fabbri Editori, della Enciclopedia di Scienze e Arti. Fu rieletto, con
larghissimi consensi, al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, dove rimase
fino al 1969. Fu nel comitato scientifico dell'Istituto nazionale di studi
politici ed economici. Fu promotore e direttore della rivista Ricerche
linguistiche e presiedette la sezione filologica del Centro di studi filologici
e linguistici siciliani. Fu candidato alla Camera per il Partito
Monarchico Popolare nella circoscrizione Sicilia orientale e al Senato nel collegio Roma IV, ma non fu
eletto. La Rai trasse un sorprendente sceneggiato per la televisione da un suo
testo che dava una nuova interpretazione della vicenda di Alessandro Magno. Fu
membro della giuria del premio Marzotto. Lasciò anticipatamente l'insegnamento
universitario. Palermo e la città di Mistretta hanno istituito, in sua memoria,
il “Pagliaro”. Ha esplorato soprattutto l'antico e medio persiano, la
lingua della Grecia classica, quindi il latino classico e medievale, nonché
l'italiano dei tempi di Dante cui ha dedicato varie operee della scuola
siciliana. Come critico letterario e glottologo, diede nuove, originali
interpretazioni di Vico, D'Annunzio e Pirandello. In ambito linguistico,
già nel suo Sommario di linguistica ario-europea, che comprendeva oltre le
lezioni dei suoi corsi universitari anche innovative linee di ricerca e nuove
idee, delinea una nuova prospettiva di approccio e di indagine delle varie
questioni linguistiche la quale viene condotta parallelamente ad un confronto
storico-critico con l'evoluzione del pensiero filosofico dalla grecità alla
filosofia classica tedesca. Al contempo, Pagliaro abbozzava in esso prime idee
sulla natura del linguaggio inteso fondamentalmente come tecnica espressiva,
allontanandosi così dall'idealismo crociano per avvicinarsi piuttosto al
positivismo, ed analizzando in modo approfondito, ma al contempo
trasversalmente alle varie discipline, la natura e la struttura dell'atto
linguistico fra due inter-locutori basandosi sia sull'indagine semantica
(mediante un metodo che egli chiama "critica semantica") che sull'interpretazione
storico-critica, fino a considerare il linguaggio come una forma di inter-azione
semiotica condizionata storicamente da una tecnica funzionale, la lingua. Nel
simbolismo linguistico (soprattutto fonetico) poi, afferma Pagliaro ne” Il
segno vivente” riecheggiano non solo l'individualità ed il vissuto dell'inte-rlocutore
ma anche la storia dell'intera umanità a cui egli appartiene come
"soggetto storico". In estrema sintesi, si può dire che la sua
teoria linguistica è una posizione unificata tra lo strutturalismo saussuriano e
l'idealismo hegeliano. Saggi: “Epica e romanzo” (Sansoni, Firenze); “Sommario
di linguistica aria” (Bardi, Roma); “Il fascismo: commento alla dottrina” (Bardi,
Roma); “La lingua dei Siculi” (Ariani, Firenze); “Il comune dei fasci” (Monnier,
Firenze); “La scuola fascista” (Mondadori, Milano); “Dizionario di Politica,” Istituto
dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma); “Insegne e miti della nazione
italiana, la nazione romana: teoria dei valori politici – la romanita e la
razza romana” (Ciuni, Palermo); “Il fascismo nel solco della storia” (Libro, Roma);
“Le Iscrizioni Pahlaviche della Sinagoga di Dura-Europo” (R. Accademia
d'Italia, Roma); ”Storia e Dottrina del fascismo” (Pioda, Roma); “Teoria dei
valori politici” (Ciuni, Palermo); “Logica e grammatica” (Bardi, Roma); “Il
canto V dell'"Inferno" d’Alighieri” (Signorelli, Milano); “Il segno
vivente” (ERI, Torino); “La critica semantica” (Anna, Firenze); “Il contrasto
di Cielo d'Alcamo e poesia popolare” (Mori, Palermo); “Linguistica della
"parola"”(Anna, Firenze); “I
primordi della lirica popolare in Sicilia” (Sansoni, Firenze); “La Barunissa di
Carini: stile e struttura” (Sansoni, Firenze); “Filosofia del linguaggio” (Ateneo,
Roma); “La parola e l'immagine” (Scientifiche, Napoli); “Poesia giullaresca e
poesia popolare” (Laterza, Bari); “La dottrina linguistica di Vico” (Lincei, Roma);
“Il Canto XIX dell'Inferno” (Monnier, Firenze); “Linee di storia linguistica
dell'Europa” (Ateneo, Roma); “L'unità ario-europea: corso di Glottologia,” Ateneo,
Roma, Ulisse. Ricerche semantiche sulla Divina Commedia, Anna, Firenze, “Forma e Tradizione,”
Flaccovio, Palermo, “La forma linguistica,” Rizzoli, Milano, Vocabolario
etimologico siciliano, Pubblicazioni del Centro di studi filologici e linguistici
siciliani, Palermo, Storia della linguistica, Novecento, Palermo. Commento
all'Inferno di Dante. Canti I-XXVI, Herder, Roma); Romanzi Ceneri sull'olimpo,
Sansoni, Firenze, Alessandro Magno, ERI, Torino, Ironia e verità, Rizzoli,
Milano (raccolta di elzeviri). Sottotenente di complemento, 32º reggimento di
fanteria Aiutante maggiore in 2a in un battaglione di riserva, vista ripiegare
una nostra colonna d'attacco, riordinava i ripiegandi e li guidava al
contrattacco, respingeva il nemico che già aveva occupato un tratto della
nostra linea. In un successivo attacco, sotto un intenso bombardamento e il
fuoco di mitragliatrici avversarie, dava mirabile esempio di coraggio e di
fermezza indirizzando intelligentemente i rinforzi nei punti più minacciati e
facilitando così la conquista di ben munite e contrastate posizioni. Monte
Asolone. Cfr. M. Palo, S. Gensini, Saussure e la scuola linguistica romana: da
Pagliaro a Mauro, Carocci Editore, Roma,.
La scuola linguistica romana. Cfr. A. Pedio, La cultura del
totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Cfr. Gabriele Turi, Sorvegliare e premiare. L'Accademia d’Italia,
Viella, Roma, Cfr. Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo
imperfetto, Unicopli, Milano, Cit. Cfr.
Riunioni Del Secolo XX Cfr. Riunioni
Accademia Nazionale dei Lincei Centro di
studi filologici e linguistici siciliani » La storia, su csfls. Cfr. Mininterno
Camera Mininterno Senato
//opar.unior/386/1/Filologia_dantesca_di_Pagliaro.pdf Cfr. D. Cesare, "Premessa", Lumina.
Rivista di Linguistica Storica e di Letteratura Comparata, Cfr. pure E. Salvaneschi, "Su Attila Fáj,
maestro di «molti paragoni»", Campi immaginabili. Rivista semestrale
di cultura, Cfr. Tullio De Mauro, Prima lezione sul linguaggio, Editori
Laterza, Roma-Bari, Tullio De Mauro, La fede del diavolo Istituto Nastro Azzurro Studia classica et orientalia. Oblate, Casa
Editrice Herder, Roma, Münster, M. Palo, Stefano Gensini, Saussure e la scuola linguistica
romana. Da Pagliaro a Mauro, Carocci
Editore, Roma, A. Vallone, "La „Lectura Dantis” di Antonino
Pagliaro", in Deutsches Dante-Jahrbuch, Edited by Christine Ott, Walter
Belardi: studi latini e romanzi in memoria di Antonino Pagliaro, Pubblicazioni
del Dipartimento di Studi glottoantropoligici dell'Roma La Sapienza, Roma, Aldo
Vallone, Enciclopedia Dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana G.
Treccani, Roma, M. Durante, T. De Mauro, B. Marzullo, Pubblicazioni
dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, Palermo, Giuliano
Bonfante, Antonino Pagliaro, Pubblicazioni dell'Accademia Nazionale dei Lincei,
Roma, Walter Belardi, Pagliaro nel pensiero critico del Novecento, Casa
Editrice Il Calamo, Roma, D. Di Cesare, Storia della filosofia del linguaggio,
Carocci Editore, Roma, Tullio De Mauro, Lia Formigari (Eds.), Italian Studies
in Linguistic Historiography. Proceedings of the International Conference in
Honour of Pagliaro. Rome, Nodus Publikationen, Münster, A. Pedio, La cultura
del totalitarismo imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito nazionale
fascista, prefazione di A. Lyttelton, Unicopli, Milano, A. Tarquini, Il Gentile
dei fascisti: gentiliani e anti-gentiliani nel regime fascista, Società editrice
il Mulino, Bologna, A. Battistini, Gli
studi vichiani di Pagliaro, Guida
Editori, Napoli, Tullio De Mauro, Dizionario biografico degli italiani, Roma,,
su treccani. Enciclopedia Italiana
Dizionario di Politica Linguistica Semiologia Filologia TreccaniEnciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Opere openMLOL, Horizons
Unlimited srl. Opere dLa Scuola linguistica romana, su rmcisadu.let.uniroma. Antonino
Pagliaro. Pagliaro. Keywords: i arii; la lingua degl’arii, la favella
degl’arii, I fasci littori, dal lictor al littore, il littorio, l’uso dei fasci
nell’Etruria non-aria, la dottrina linguistica di Vico, “scienze filosofiche –
lincei” , ossesso dalla latinita della Sicilia, Cratilo, discussion di Storia
Romana, Romolo, proprieta private, Cicerone, Empedocle, il fascino dei fasci –
enciclopedia del fascismo, fascisti gentiliani ed anti-gentiliani, l’uso di
‘ario’ – latinita, arieta, romanita – il linguaggio, sessione sul linguaggio --
filosofia del linguaggio --.Tullio. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pagliaro” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702786125/in/photolist-2mLNXjb-2mLEb9W-2mLNi1Z
Palazzani
essential Italian philosopher female?
Grice
e Panella – del sublime – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Benevento).
Filosofo. Grice: “Panella’s
conceptual analysis of the sublime poses the implicatural question: “x is
‘bello’; e SUBLIME’ – The Romans talked of ‘pulcher’ which complicates things!”
Grice: “Panella also wrote of ‘l’incubo urbano,’ to which I’ll add “l’incubo
suburbano’, and ‘l’incubo exurbano’!” essential Italian philosopher. Si laurea a
Pisa, dove è stato insegnante. Si è occupato di filosofia politica e storia del
pensiero politico, ha insegnato Estetica nella stessa università. È stato presidente della giuria del premio
letterario "Hermann Geiger" e membro della giuria del premio
letterario "ArtediParole" riservato a studenti delle scuole medie. Si
è distinto anche come poeta pubblicando otto volumi di poesia, da ricordare Il
terzo amante di Lucrezia Buti pubblicato a Firenze con Editore Polistampa. In
collaborazione con David Ballerini ha girato due documentari d'arte, La
leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato trasmesso da Rai2 n e Il giorno
della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato. Ha vinto il Fiorino
d'oro del Premio Firenze. Gli è stato assegnato il premio concesso annualmente
dal Ministero dei Beni Culturali per attività culturali e artistiche
particolarmente rilevanti. Collabora con
l'associazione Pianeta Poesia di Firenze guidata da Franco Manescalchi nella
presentazione di poeti e incontri letterari. Giuseppe Panella con Franco
Manescalchi alla Biblioteca Marcellina di Firenze. Saggi:” Monografie Robert
Michels, Socialismo e fascismo” (Milano, Giuffré); Lettera sugli spettacoli di Rousseau,
Aesthetica. Palermo, Il paradosso sull'attore di Diderot, La Vita Felice, (Milano
Saggi); Elogio della lentezza. Etica ed estetica in Valéry, Aesthetica, Palermo);
“Del sublime, Frosinone, Dismisura Testi, “Il sublime e la prosa. Nove proposte
di analisi letteraria” (Firenze, Clinamen, Zola: scrittore sperimentale. Per la
ricostruzione di una poetica della modernità” (Chieti, Solfanelli); “Pasolini.
Il cinema come forma della letteratura” (Firenze, Clinamen); “Il sosia, il
doppio, il replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria” (Bologna,
Elara) – cfr. H. P. Grice on P. H. Nowell-Smith as J. L. Austin’s ‘straight
man’ in their Saturday mornings double-acts! – il ‘replicante’ -- , I piaceri
dell'immaginazione, Firenze, Clinamen, Rousseau e la società dello spettacolo”
(Firenze, Pagnini); “Il mantello dell'eretico. La pratica dell'eresia come
modello culturale” (Piateda (Sondrio), CFR Edizioni (Quaderno 1), “ L'incubo
urbano,” Rousseau, Debord e le immagini dello spettacolo in La questione dello
stile. I linguaggi del pensiero, F. Bazzani, R. Lanfredini e S. Vitale,
Firenze, Clinamen); “Ipotesi di complotto. Paranoia e delirio narrativo nella
letteratura” (Chieti, Solfanelli); Il secolo che verrà. Epistemologia,
letteratura, etica in Deleuze” (Firenze, Clinamen); “Storia del sublime. Dallo
Pseudo-Longino alle poetiche della modernità” (Firenze, Clinamen); “La
scrittura memorabile. Leonardo Sciascia e la letteratura come forma di vita,
Grottaminarda, Delta); “Alberto Arbasino e la "vita bassa". Indagine
sull'Italia n cinque mosse, Prove di sublime. Letteratura e cinema in
prospettiva estetica” (Firenze, Clinamen); “Curzio Malaparte autore teatrale e
regista cinematografico” (Roma, Fermenti); “Introduzione al pensiero di
Vittorio Vettori. Civiltà filosofica, poetica "etrusca" e culto di
Aligheri” (Firenze, Polistampa); “Le immagini delle parole. La scrittura alla
prova della sua rappresentazione” (Firenze, Clinamen); “La polifonia assoluta.
Poesia, romanzo, letteratura di viaggio di Vettori” (Firenze, Toscana); “L'estetica
dello choc. La scrittura di Malaparte tra esperimenti narrativi e poesia” (Firenze,
Clinamen); “e Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide, L’'estetica dell'eccesso”
(Firenze, Clinamen); “Le maschere del doppio: tra mitologia e letteratura” (Editore
libri di Emil); Diario dell'altra vita. Lo sguardo della filosofia e la
prospettiva della felicità, Firenze, Clinamen. Panella. Keywords: “socialism e fascismo” del
sublime, cura di Mosca, Mosca, l’influenza di Mosca in Torino, Michels, il
fascismo di Michels, Mussolini e Michels, Michels ed Enaudi, la radice
proletaria di Benito, dal socialism al fascismo, pre-ventennio fascista, il
socialismo, l’ordine di 1848, la rivoluzione, la dittadura dell’eroe
carismatico, l’assenza di mediazione nel duce come proletario lui stesso, l’aristocrazia
del fascismo, applicazione della teoria di Mosca sull’aristocrazia,
l’aristocrazia della nazione italiana, la razza italiana, la razza Latina, I
latini e l’oltre razzi italici – latini, etruschi, sabini, uschi, umbri,
liguri, la questione della razza nel fascismo, la questione della razza nel
ventennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panella” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740490386/in/datetaken/
Grice e Panunzio – implicatura – la
filosofia italiana nel ventennio fascista -- Filosofia italiana – Luigi
Speranza (Molfetta).
Filosofo. Grice: “There’s S. Panunzio and there’s S. Panunzio – Italian
philosophy can be a trick!” -- Essential Italian philosopher. Tra i maggiori esponenti del sindacalismo rivoluzionario,
in quanto amico intimo di Benito Mussolini, contribuì in maniera decisiva al
suo passaggio dal neutralismo all'interventismo nella Grande Guerra. Divenne in
seguito uno dei massimi teorici del fascismo. Nacque a Molfetta da Vito e
Giuseppina Poli, in una famiglia altoborghese, tra le più illustri della città:
«un ambiente familiare intriso tanto di sollecitazioni all'impegno civile e
politico quanto di suggestioni e stimoli intellettuali». Il periodo
socialista e il sindacalismo rivoluzionario Il suo impegno politico nelle file
del socialismo incominciò molto presto, quando ancora frequentava il liceo
classico locale, ove ebbe come maestro il giovane Pantaleo Carabellese.
Nel dibattito interno al socialismo italiano — diviso tra
"riformisti" e "rivoluzionari" — Panunzio si schiera tra i
cosiddetti sindacalisti rivoluzionari, cominciando al contempo a pubblicare i
suoi primi articoli sul settimanale «Avanguardia Socialista» di Labriola,
quando era ancora studente dell'Università degli Studi di Napoli. Durante i
suoi studi universitari il contatto con docenti come F. Nitti, N. Colajanni, I.
Petrone e G. Salvioli contribuì alla formazione del suo pensiero socialista. Il
suo percorso intellettuale fu altresì influenzato da Georges Sorel e Francesco
Saverio Merlino, i quali avevano già da tempo incominciato un processo di
revisione del marxismo. Nel 1907 pubblica il suo primo studio, intitolato
Il socialismo giuridico, in cui teorizza l'opposizione alla borghesia
solidarista e al sindacato riformista da parte del sindacato operaio, il quale
è destinato a trasformare radicalmente la società. Il fulcro dell'opera era
costituito dalla formulazione di un "diritto sindacale operaio",
spina dorsale di un nuovo "sistema socialista" fondato non su una
base economica, bensì su una base etica, solidaristica: «Il socialismo
giuridico non sarebbe dunque che l'applicazione del principio di solidarietà,
immanente in tutto l'universo, nel campo del diritto e della morale: in se
stesso non è una idea astratta balzata ex abrupto dal cervello di pochi
pensatori, ma efflusso e irradiazione ideale di tutta la materia sociale che
vive e freme attorno a noi. Si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi su
L'aristocrazia sociale, ossia sul sindacalismo rivoluzionario, avendo come
relatore Giorgio Arcoleo. Consegue presso lo stesso ateneo la laurea in filosofia.
In questi anni di studi ed esperienze intellettuali, intensifica altresì il
proprio impegno giornalistico in favore del sindacalismo rivoluzionario,
collaborando — oltreché con «Avanguardia Socialista» — con «Il Divenire
Sociale» di Enrico Leone, con «Pagine Libere» di Angelo Oliviero Olivetti e con
«Le Mouvement Socialiste» di Hubert Lagardelle. Il sindacato ed il
diritto La concezione panunziana del sindacato quale organo e fonte di diritto
— non eusarentesi quindi in mero organismo economico o tecnico della produzione
— fu approfondita allorché vide la luce
la sua seconda opera, La persistenza del diritto, in cui egli «coniugava i
princìpi della sua formazione positivistica con una ispirazione filosofica
volontaristica». Panunzio prendeva quindi le mosse affrontando il problema del
rapporto tra sindacalismo e anarchismo: la differenza tra i due movimenti
risiedeva — a detta dell'autore — sul ruolo dell'autorità (fondata sul diritto)
che, negata dall'anarchismo, non era invece trascurata dal sindacalismo:
«Il sindacalismo è d'accordo con l'anarchia nella critica e nella tendenza
distruttiva dello Stato politico attuale, ma non porta alle ultime conseguenze
le sue premesse antiautoritarie, che hanno un riferimento tutto contingente
allo Stato presente. Il sindacalismo, per essere precisi, è antistatale per
definizione e consenso unanime, ma non è antiautoritario. Le premesse
antiautoritarie dell'anarchia hanno invece un valore assoluto e perentorio
riferendosi esse a ogni forma di organizzazione sociale e politica. Il
sindacalismo non è dunque antiautoritario» (Sergio Panunzio) In sostanza,
Panunzio sosteneva l'importanza fondamentale del diritto (ancorché non
"statale", ma "operaio") per il sindacalismo e la futura
società, dall'autore vagheggiata come un regime sindacalista federale sostenuto
dall'autogoverno dei gruppi sindacali, riuniti in una Confederazione, così da
formare quella che l'autore stesso chiama «una vera grande Repubblica sociale
del Lavoro», retta da una «sovranità politica sindacale. Fu poi dato alle
stampe Sindacalismo e Medio Evo, in cui l'autore indicava al sindacalismo
operaio il modello dei Comuni italiani medievali, esempio paradigmatico di
autonomia, la quale doveva essere perseguita anche dai sindacati
contemporanei. Dopo un periodo difficile, dovuto a problemi familiari ma
anche a un ripensamento delle sue teorie politiche, grazie all'interessamento
di Nitti, abbandonò l'attività di avvocato, inadeguata per mantenere la
famiglia (aiutava principalmente — raramente pagato — i suoi compagni di
partito), divenendo docente di pedagogia e morale presso la Regia scuola
normale di Casale Monferrato. Nello stesso anno pubblicò inoltre la sua
importante opera Il Diritto e l'Autorità, in cui erano messe a frutto le sue
rielaborazioni teoriche: oltre al passaggio da un orizzonte positivistico a una
concezione filosofica neocriticistica, egli ripensava lo Stato non più quale
organo della coazione, ma quale depositario della necessaria autorità. Con la
fine della guerra libica, cominciò a prender corpo la svolta
"nazionale" del suo pensiero. Dopo aver insegnato per un anno a
Casale Monferrato e un altro a Urbino, passò alla Regia scuola normale
"Giosuè Carducci" di Ferrara, ove insegna, conseguendo al contempo la libera docenza
presso l'Napoli (l'anno successivo gli fu trasferita nell'ateneo bolognese). È
di quegli anni — poco prima dell'entrata dell'Italia nella Grande Guerra —
l'inizio di stretti rapporti politici e intellettuali con Benito Mussolini,
direttore dell'«Avanti!» e leader dell'ala rivoluzionaria del Partito
Socialista Italiano. Panunzio incominciò dunque una regolare e intensa
collaborazione con il quindicinale «Utopia», appena fondato dal futuro capo del
fascismo per far esprimere le voci più rivoluzionarie, eterodosse ed "eretiche"
dell'ambiente socialistico italiano. In questo periodo Panunzio comprende il
potenziale rivoluzionario che il conflitto europeo poteva esprimere, sicché
manifesterà sempre più esplicitamente il suo appoggio all'interventismo, che
era invece inviso al Partito Socialista: «Io sono fermamente convinto che
solo dalla presente guerra, e quanto più questa sarà acuta e lunga, scatterà
rivoluzionariamente il socialismo in Europa. Altro che assentarsi, piegarsi le
braccia, e contemplare i tronconi morti delle verità astratte! Alle guerre
esterne dovranno succedere le interne, le prime devono preparare le seconde, e
tutte insieme la grande luminosa giornata del socialismo, che sarà la soluzione
e la purificazione ideale di queste giornate livide e paurose, macchiate di
misfatti e di infamie. Quest'articolo di Panunzio, apparso sul quotidiano
ufficiale del Partito Socialista, suscitò una grave polemica, sicché Mussolini
dovette rispondere sul numero del giorno dopo. Tuttavia la replica di
Mussolini, il quale si stava convincendo dell'opportunità dell'intervento, fu
«debole, sfocata, piattamente dottrinaria, per nulla all'altezza del miglior
Mussolini polemista». Infatti, «al momento di questa polemica, Mussolini
era psicologicamente già fuori del socialismo ufficiale ed è indubbio che le
argomentazioni di Panunzio, sia per il loro spessore teorico sia perché
provenienti da un uomo di cui egli aveva grande considerazione intellettuale,
furono probabilmente l'elemento decisivo che lo spinse a compiere il grande passo,
il «voltafaccia» dal neutralismo assoluto all'interventismo. La Grande Guerra
All'entrata dell'Italia nel conflitto mondiale, si arruolò volontario come
quasi tutti gli interventisti "di sinistra" (come Filippo Corridoni e
Mussolini); tuttavia, in quanto emofiliaco, fu immediatamente congedato, sicché
dovette concentrarsi sulla lotta propagandistica e pubblicistica, soprattutto
sulle colonne del «Popolo d'Italia» (i cui articoli erano sovente concordati
con lo stesso Mussolini), in favore della guerra italiana, ritenuta dal
Panunzio una guerra non «di difesa e conservazione, ma di acquisto e di
conquista; non una guerra ma una rivoluzione». Una guerra anche popolare, come
avevano dimostrato le grandi mobilitazioni del «maggio radioso», in
contrapposizione alle posizioni conservatrici di Antonio Salandra e della
classe dirigente liberale. Anche da un punto di vista più propriamente
militante, Panunzio si impegnò nel ruolo di membro del direttivo del neonato
fascio nazionale di Ferrara, il quale diede vita altresì al giornale «Il
Fascio». Oltre all'analisi politica e all'impegno giornalistico, Panunzio
lavorò anche a una sistematizzazione filosofico-giuridica delle sue idee
riguardo al conflitto, con le opere Il concetto della guerra giusta, Principio
e diritto di nazionalità in Popolo, Nazione, Stato), La Lega delle nazioni e
Introduzione alla Società delle Nazioni. Nel primo saggio, egli sosteneva
l'utilità e la legittimità di una guerra anche offensiva, purché essa fosse il
mezzo per il conseguimento di un fine più grande, ossia la giustizia e la
creazione di nuovi equilibri più giusti ed equanimi. Nella seconda, invece,
individuava nel principio di nazionalità la nuova idea-forza della società che
sarebbe scaturita dalla guerra, una volta conclusa. Molto importante è inoltre
la terza opera (La Lega delle nazioni), poiché in essa è sviluppato per la
prima volta il concetto di «sindacalismo nazionale»: «La Nazione deve
circoscriversi, determinarsi, articolarsi, vivere nelle classi, e nelle
corporazioni distinte, e risultare «organicamente» dalle concrete
organizzazioni sociali, e non dal polverio individuale; ed essa esige, dove le
nazionalità non si siano ancora affermate, e dove esse non ancora funzionino
storicamente, solide e robuste connessioni di interessi e aggruppamenti di
classi, a patto, però, che le classi, e le corporazioni trovino, a loro volta,
la loro più compiuta esistenza, destinazione e realtà nella Nazione. Ecco la
«reciprocanza» dei due termini, Sindacato e Nazione, e la sintesi organica tra
Sindacalismo e Nazionalismo, e cioè: Sindacalismo Nazionale» (Sergio
Panunzio) Dalla fine del conflitto alla Marcia su Roma Terminata la guerra,
Panunzio partecipò attivamente al dibattito interno alla sinistra
interventista, intervenendo in particolare su «Il Rinnovamento», quindicinale
recentemente creato e diretto da Alceste De Ambris. Il suo scritto più
importante, che ebbe notevoli conseguenze, apparve il 15 marzo 1919: in questo,
Panunzio sosteneva l'organizzazione di tutta la popolazione in classi
produttive, le quali dovevano essere a loro volta distribuite in corporazioni,
a cui doveva essere demandata l'amministrazione degli interessi sociali;
affermava altresì la necessità di creare un Parlamento tecnico-economico da
affiancare al Parlamento politico. In tale testo programmatico era
chiaramente abbozzato il futuro corporativismo fascista, tanto che l'amico
Mussolini, nel discorso pronunciato a Piazza San Sepolcro (alla fondazione cioè
del fascismo), riprese le tesi di Panunzio per il programma dei Fasci Italiani
di Combattimento: «L'attuale rappresentanza politica non ci può bastare;
vogliamo una rappresentanza diretta dei singoli interessi, perché io, come
cittadino, posso votare secondo le mie idee, come professionista devo poter
votare secondo le mie qualità professionali. Si potrebbe dire contro questo
programma che si ritorna verso le corporazioni. Non importa. Si tratta di
costituire dei Consigli di categoria che integrino la rappresentanza
sinceramente politica» (Benito Mussolini) A Ferrara, Panunzio assisté
alla nascita del fascismo locale (e delle squadre d'azione), intrattenendo
rapporti di amicizia con Italo Balbo (che sarebbero durati per tutta la vita) e
Dino Grandi (che era stato suo allievo), pur non aderendo ufficialmente al movimento,
a causa dei rapporti di quest'ultimo — per lui ambigui — con gli agrari. Risale
a quel periodo, infatti, la pubblicazione delle due opere Diritto, forza e
violenza e Lo Stato di diritto. Nel primo, riprendendo la tesi delle Réflexions
sur la violence di Georges Sorel, l'autore precisava il suo discorso
distinguendo una violenza "morale", "razionale",
"rivoluzionaria", la quale doveva essere il mezzo per l'affermazione
di un nuovo diritto (veicolo, dunque, di uno ius condendum), da una violenza
invece gratuita e immorale. Critica da un punto di vista neokantiano il
concetto hegeliano di Stato etico, lasciando intravedere tuttavia margini di
sviluppo per una visione totalitaria dello Stato. A seguito dell'uscita dei
fascisti dalla UIL e della conseguente creazione della Confederazione nazionale
delle Corporazioni sindacali per opera di Edmondo Rossoni, Panunzio collaborò
con il settimanale ufficiale della Confederazione, cioè «Il Lavoro
d'Italia»[28], vergando un importante articolo sul primo numero, nel quale
ribadiva le sue tesi sul sindacalismo nazionale. Dopo essersi speso invano, con
l'aiuto di Balbo, per una conciliazione tra Mussolini e Gabriele D'Annunzio,
appoggiò la politica pacificatrice di Mussolini, sostenne la «svolta a destra»
del PNF (cioè per un ristabilimento dell'autorità dello Stato) e caldeggiò —
con la caduta del primo Governo Facta — la costituzione di un governo di
"pacificazione" che riunisse fascisti, socialisti e popolari
(prospettiva ritenuta possibile da Mussolini stesso), scrivendo un importante
articolo che individuava nel capo del fascismo l'unico in grado di stabilizzare
e pacificare il Paese: «Benito Mussolini — uno dei pochi uomini politici,
checché si dica in contrario, che abbia l'italia — ha molti nemici e anche molti
adulatori. L'uomo non è ancora bene conosciuto. Chi scrive può affermare con
piena sincerità e obbiettività che la storia recentissima dell'Italia è legata
al nome di Mussolini. L'intervento dell'Italia in guerra è legato al nome di
Mussolini. La salvezza dell'Italia dalla dissoluzione bolscevica è legata a B.
Mussolini. Questi sono fatti. Il resto è politica che passa: dettaglio,
episodio. Anche prima di Caporetto, anche dopo Caporetto, Mussolini (è vero o
non è vero?) disse dall'altra parte: tregua. Non fu, maledettamente, ascoltato.
La fine della lotta ormai è un fatto compiuto. Eccedere più che delitto è
sproposito grave. Ed ecco perché un Ministero in cui entrino le due parti in
lotta — per la salvezza e la grandezza dello Stato — è un minimo di necessità e
di sincerità» (Sergio Panunzio[32]) Tuttavia, con il reincarico di Facta
e il seguente sciopero generale del 1º agosto indetto dall'Alleanza del Lavoro
(il cosiddetto «sciopero legalitario»), scrive a Mussolini mostrando la sua
delusione nei confronti dei socialisti confederali, ritenendo quindi
impossibile una convergenza d'intenti con il PSI e reputando ormai sempre più
necessaria una svolta a destra: «Anch'io pensavo unirci con i confederali
che «senza sottintesi siano per lo Stato». Dopo lo sciopero un ultimo equivoco
è finito. Bisogna mirare a destra. Diciamolo, con o senza elezioni. Confido in
te e nel Fascismo, per quanto il difficile, dal lato politico, viene proprio
ora. Di lì a breve, il fascismo salì al potere. L'impegno politico e
culturale durante il fascismo Una volta costituito il governo fascista,
Panunzio strinse legami sempre più stretti con il movimento mussoliniano,
ottenendo la tessera del PNF (su iniziativa dell'amico I. Balbo) e venendo eletto deputato. Nello stesso
anno divenne membro del Direttorio nazionale provvisorio del PNF, che lasciò
dopo neanche un mese in quanto chiamato alla carica di sottosegretario del
neonato Ministero delle Comunicazioni (diretto al tempo da Costanzo
Ciano). In questo periodo, inizia a interrogarsi — assieme ai massimi
teorici fascisti — sulla vera natura ed essenza del fascismo, per il quale
coniò la definizione di «conservazione rivoluzionaria», che sosterrà per tutta
la sua vita: «Il Fascismo non è unicamente conservazione, né unicamente
rivoluzione, ma è nello stesso tempo — beninteso sotto due aspetti differenti —
una cosa e l'altra. Se mi è lecito servirmi d'una frase che non è una frase
vuota di senso, ma una concezione dialettica, io dirò che il Fascismo è una
grande «conservazione rivoluzionaria. Quel che costituisce la superba
originalità della «rivoluzione italiana», ciò che la fa grandemente superiore
alla rivoluzione francese e alla rivoluzione russa, è che, ricordandosi e
approfittando degli insegnamenti di Vico, di Burke, di Cuoco e di tutta la
critica storica della Rivoluzione essa ha conservato il passato, realizzato il
presente e orientato tutto verso l'avvenire, nei limiti della condizionalità e
dell'attualità storiche. Per certi aspetti il Fascismo è ultraconservatore: ad
esempio, nella restaurazione dei valori famigliari, religiosi, autoritari,
giuridici, attaccati e distrutti dalla cultura enciclopedica, illuministica,
che si è trapiantata arbitrariamente, anche nell'ideologia del proletariato,
vale a dire nel socialismo democratico, che è il più grande responsabile della
corruzione contemporanea. Per altri aspetti, il Fascismo è innovatore, e a un
punto tale che i conservatori ne sono spaventati, come per esempio per la sua
orientazione verso lo «Stato sindacale» e per la suademolizione dello «Stato
parlamentare. Partecipò inoltre attivamente al dibattito incentrato
sull'edificazione dello «Stato nuovo», fornendo importanti spunti, alcuni dei
quali avranno un seguito costituzionale, come ad esempio il "sindacato
unico obbligatorio", l'attribuzione della personalità giuridica
(istituzionale, non civile) ai sindacati, o l'istituzione di una Magistratura
del Lavoro che si ponesse quale arbitro nelle controversie tra capitale e
lavoro. Fornì anche, al contempo, le basi teoriche del futuro Stato sindacale
(poi corporativo): «La nuova sintesi è l'unità dello Stato e del
Sindacato, dello Statismo e del Sindacalismo. È lo Stato il punto di approdo e
lo sbocco, superata la prima fase negativa, del Sindacalismo. È di questi tempi
altresì l'evoluzione del pensiero panunziano riguardo a una concezione
organicistica dello Stato, attraverso una critica serrata dello Stato
democratico-parlamentare, uno «Stato meccanico, livellatore, astratto»
(sorretto dal «principio meccanico della eguaglianza e cioè il suffragio
universale»), che doveva portare a uno «Stato organico, gerarchico», fondato su
un sistema sindacal-corporativo, giacché «chi è organizzato pesa, chi non è
organizzato non pesa»[36]. In quest'ottica deve essere considerata, infatti, la
definizione panunziana del fascismo quale «concezione totale della vita. Tutta
la riflessione teorica politico-giuridica di questo periodo fu riassunta e
sistematizzata nel suo volume, pubblicato nel 1925, Lo Stato fascista, il quale
accese grandi dibattiti in ambiente fascista, tanto che l'autore ebbe modo di
confrontarsi su questi temi — spesso polemicamente — con importanti personalità
intellettuali come Carlo Costamagna, Giovanni Gentile e Carlo Curcio. n virtù
di queste premesse teoriche e operative, appoggiò Mussolini durante la crisi
causata dal delitto Matteotti, al fine di incrementare il processo di riforma
statuale avviato dal fascismo, che si sarebbe di lì a poco concretizzato nelle
leggi fascistissime volute da Alfredo Rocco e, soprattutto, nella Legge n. 563,
che istituzionalizzò i sindacati, e nella redazione della Carta del Lavoro, il
documento fondamentale della politica economica e sociale fascista.
Terminata l'esperienza di governo, si dedicò all'insegnamento: dopo aver vinto
il concorso per un posto da professore straordinario in filosofia del diritto
presso l'Università degli Studi di Ferrara, divenne ordinario e si trasferì a Perugia,
di cui fu Rettore nell'anno accademico. Chiamato a insegnare dottrina dello
Stato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di
Roma, cattedra che detenne sino alla morte. Non appena insediatosi nell'ateneo
romano, incaricato dal Duce di organizzare, in qualità di Commissario del
Governo, la neonata Facoltà Fascista di Scienze Politiche di Perugia, che
doveva essere la «Oxford italiana» e «fascista. In tale veste, chiamò a
insegnare a Perugia docenti quali Paolo Orano, Robert Michels, Angelo Oliviero
Olivetti, Maurizio Maraviglia e Francesco Coppola. Fu ancora deputato. Malgrado
gli impegni accademici, Panunzio continua a sostenere l'edificazione
dell'ordinamento sindacale corporativo del nuovo Stato fascista attraverso i
suoi articoli giornalistici, partecipando agli intensi dibattiti degli anni
trenta sulla legislazione corporativa. Più precisamente, egli si situava in
quell'ala sindacalista del fascismo che, nella nuova struttura statuale,
perorava un potenziamento dei sindacati all'interno del sistema corporativo,
affinché essi potessero intervenire più decisamente nella direzione economica
del Paese. In questo periodo, grazie a opere teoriche fondamentali, Panunzio
sistematizzò e definì organicamente il suo pensiero. In sostanza, lo Stato
fascista, che è sindacale e corporativo, si contrappone allo «Stato atomistico
ed individualistico del liberismo. Inoltre lo Stato fascista è caratterizzato
dalla sua «ecclesiasticità» (o religiosità), intesa come «unione di anime, al
contrario dello Stato liberal-parlamentare «indifferente, ateo e agnostico». Il
giurista molfettese introdusse anche il concetto di funzione corporativa in
quanto quarta funzione dello Stato (dopo le tre canoniche: esecutiva,
legislativa e giurisdizionale), proprio per fornire il necessario fondamento
giuridico ai cambiamenti costituzionali in atto, con la creazione dello Stato
corporativo. Lo Stato fascista, infine, si configura come uno Stato
totalitario, «promanando direttamente e immediatamente da una rivoluzione ed
essendo formalmente uno "Stato rivoluzionario". Con l'istituzione
delle corporazioni (attraverso la Legge n. 164) e la creazione della Camera dei
Fasci e delle Corporazioni (Legge n. 129), Panunzio redasse la Teoria Generale
dello Stato Fascista, che rappresenta la summa del suo pensiero in materia di ordinamento
sindacale corporativo: in questo, egli sosteneva la funzione attiva e
propulsiva del sindacato, al fine di evitare un'involuzione burocratica delle
corporazioni; sosteneva altresì il suo concetto di economia mista — la quale
all'intervento pubblico affiancasse una sana iniziativa privata — «ordinata,
subordinata, armonizzata, ridotta all'unità, ossia unificata dallo Stato, in
quanto il pluralismo economico e la pluralità delle forme economiche sono un
momento ed una determinazione organica del monismo giuridico-politico dello
Stato. Partecipò, con notevole peso specifico, alla riforma del Codice di
procedura civile e del Codice civile. Riguardo a quest'ultimo, in particolare,
il suo contributo fu decisivo, soprattutto per il terzo (Della proprietà) e
quinto (Del lavoro) libro: fu lui ad ottenere che un intero libro fosse
dedicato al lavoro; volle che la Carta del Lavoro fosse posta a base del
codice; definì un più circostanziato concetto di proprietà, in cui se ne
enfatizzava la "funzione sociale. Divenne consigliere nazionale della
Camera dei Fasci e delle Corporazioni[50]. Morì a Roma, in piena
guerra. L'archivio di Sergio Panunzio è stato digitalizzato ed è attualmente
disponibile alla ricerca presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice in
Roma. Saggi: “Il socialismo giuridico” (Moderna, Genova); “La persistenza del diritto
-- discutendo di sindacalismo e di anarchismo” (Abruzzese, Pescara); “Sindacalismo
e Medio Evo” (Partenopea, Napoli); “Il diritto e l'autorità” ((POMBA, Torino);
“Guerra giusta” (Colitti, Campobasso); “Lega dei nazioni” (Taddei, Ferrara);
“Nazione e Nazioni” (Taddei, Ferrara); “Diritto, forza e violenza” (Cappelli,
Bologna); “Stato di diritto” (Taddei, Ferrara); “Lo stato nazionale e sindacati”
(Imperia, Milano); “Che cos'è il fascismo” (Alpes, Milano); “Lo stato nazionale
nel veintennio fascista” (Cappelli, Bologna); “Sentimento di stato” (Littorio,
Roma); “Dittatura” (Forlì); “Stato e diritto: l'*unità* dello stato e la *pluralità*
degli ordinamenti giuridici” (Mdenese, Modena); “Leggi costituzionali del regime
italiano” (Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma); “Popolo,
Nazione, Stato: un esame giuridico” (Nuova Italia, Firenze); “I sindacati e
l'organizzazione economica dell'impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “Sulla
natura giuridica dell'Impero italiano” (Poligrafico dello Stato, Roma); “L'organizzazione
sindacale e l'economia dell'Impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “La Camera
dei fasci e delle corporazioni” (Trinacria, Roma); “Teoria generale dello stato”
(MILANI, Padova); “Motivi e metodo della codificazione dello stato italiano” (Giuffrè,
Milano); F. Perfetti, “La conversione all'interventismo di Mussolini nel suo
carteggio, Storia contemporanea», “Il
sindacalismo ed il FONDAMENTO RAZIONALE DELLO STATO ITALIANO (Volpe, Roma). Non c'è dubbio che tra i molti
scrittori che tentarono di articolare l'ideologia del fascismo italiano e il più
competenti e intellettualmente influenti, come Gentile. H. Matthews, Il frutto
del fascismo” (Laterza, Bari). Fornisce con le sue teorie una patina di
legittimità rivoluzionaria alla dittatura. Z. Sternhell, Nascita dell'ideologia
fascista” (Milano). Il filosofo più importante del fascismo. Perfetti, Il socialismo giuridico, LModerna, Genova, Sindacalismo
e Medio Evo, Partenopea, Napoli. G. Cavallari, Il positivismo nella formazione
filosofico-politica in «Schema», L. Paloscia,
La concezione sindacalista, Gismondi, Roma, Guerra e socialismo, in «Avanti!», Mussolini,
Guerra, Rivoluzione e Socialismo. Contro le inversioni del sovversivismo guerrafondaio,
in «Avanti!», Mussolini, La guerra europea: le sue cause e i suoi fini, in Ver sacrum, Taddei, Ferrara. Sergio Panunzio,
I due partiti di oggi e di domani, in «Il Popolo d'Italia», Perfetti, La Lega
delle nazioni, Taddei, Ferrara, Un programma d'azione, in «Il Rinnovamento»,
Mussolini, Diritto, forza e violenza: lineamenti di una teoria della violenza”
(Cappelli, Bologna); “Lo Stato di diritto, Taddei, Ferrara). Il settimanale e diretto
da Rossoni e annove, tra i collaboratori più attivi e competenti, A.
Casalini. Il sindacalismo nazionale, in
«Il Lavoro d'Italia», Perfetti, Renzo De Felice, Mussolini il fascista, La conquista del potere, Einaudi, Torino. L'ora
di Mussolini, in «La Gazzetta delle Puglie», «Popolo d'Italia» per espressa
volontà di Mussolini. Lettera citata in
Perfetti, Che cos'è il fascismo, Alpes, Milano, Stato e Sindacati, in «Rivista
Internazionale di Filosofia del Diritto», gennaio-marzo Forma e sostanza nel
problema elettorale, in «Il Resto del Carlino», Idee sul Fascismo, in «Critica
fascista», L. Nucci, La facoltà fascista di Scienze Politiche di Perugia:
origini e sviluppo, in Continuità e fratture nella storia delle università
italiane dalle origini all'età contemporanea, Dipartimento di Scienze storiche
Perugia, Perugia. Loreto Di Nucci, Nel cantiere dello Stato fascista, Carocci,
Roma, Renzo De Felice, Mussolini il
Duce, I: Gli anni del consenso, Einaudi,
Torino, Il sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma; Il concetto
della dittatura rivoluzionaria, Forlì, Stato e diritto: l'unità dello stato e
la pluralità degli ordinamenti giuridici, Società tipografica modenese, Modena.
Leggi costituzionali del Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e
procuratori, Roma, Perfetti, XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera
dei fasci e delle corporazioni / Deputati / Camera dei deputati storico Il Fondo Sergio Panunzio. Fondazione Ugo
Spirito e Renzo De Felice. Giovanna
Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica, in «Schema», Ferdinando
Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, Laterza, Roma-Bari, Sabino Cassese,
Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al
socialismo giuridico, in «Il Socialismo giuridico: ipotesi e letture», in
“Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, Renzo De
Felice, Mussolini, 8 voll., Einaudi, Torino, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi,
Torino 1965. Emilio Gentile, Le origini dell'ideologia fascista, Il Mulino,
Bologna, Laterza, Roma-Bari). A. James Gregor, Sergio Panunzio: il sindacalismo
ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma. nuova edizione ampliata,
Lulu.com,. Benito Mussolini, Opera omnia, Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice,
Firenze-Roma, Leonardo Paloscia, La concezione sindacalista di Sergio Panunzio,
Gismondi, Roma, Giuseppe Parlato, La sinistra fascista: storia di un progetto
mancato, Il Mulino, Bologna. Giuseppe Parlato, Il sindacalismo fascista, II: Dalla grande crisi alla caduta del
regime, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Il sindacalismo fascista, I: Dalle origini alla vigilia dello Stato
corporativo, Bonacci, Roma); Francesco Perfetti, La «conversione»
all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con Sergio Panunzio, in
«Storia contemporanea», Francesco Perfetti, Introduzione, in Sergio Panunzio,
Il fondamento giuridico del fascismo, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Lo
Stato fascista: le basi sindacali e corporative, Le Lettere, Firenze. Zeev
Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista, tr. it., Baldini e Castoldi, Milano
1993. Fascismo Sindacalismo
rivoluzionario Sindacalismo nazionale Sindacalismo fascista Corporativismo
Italo Balbo James Gregor Francesco Perfetti. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Sergio Panunzio,. Sergio Panunzio, su storia.camera, Camera dei
deputati. Sabino Cassese, Socialismo giuridico e «diritto operaio».
La critica di Sergio Panunzio al socialismo giuridico in Quaderni fiorentini
per la storia del pensiero giuridico modern” (Giuffrè, Milano). Fervono oggi in
Italia, nel campo polìtico e filosofico, le discussioni e le polemiche molto
vivaci su Hegel, sulla idolatria dello Stato ovverosia sulla sua statolatria,
sullo Stato considerato da Hegel come l’Ente supremo. Forti correnti
antihegeliane si deiineano in Italia nel Fascismo contro le correnti e le
scuole idealistiche facenti, cora’è noto, capo al Gentile e alla sua
interpetràzione attua- listica, dopo (piella storica del Croce, dell’hegelismo.
Non si vuole e non si deve qui parlare di filosofìa. Il concetto « hegeliano »
dello Stato si prende qui nel suo aspetto sociale e politico, e da questo punto
di vista è indubbio il suo nesso storico ed ideologico con lo Stato fascista. A
conferma di ciò, basti notare che lo Stato fascista nega innanzi tutto e
soprattutto Marx e Io Stato marxista. Non a torto e significativamente il
movimento hitleriamo in Germania è e si chiama antimarxista e non
antisocialista e si denomina anzi « nazionalsocialista >. Ora Marx, per
costruire ia classe, negò il suo maestro, Hegel, e di Hegel prese il concetto
della « società civile», risolvendolo analiticamente nelle classi, donde la
lotta di classe centro del suo sistema teorico e pratico, riducendo anzi in
ultima istanza la società civile in blocco alla pretesa unitaria ed omogenea
classe operaia, e negò lo Slato. Se, contro la classe marxistica, si deve
ricostruire e riabilitare lo Stato, è evidente, per ciò solo, il ritorno necessario
da Marx ad Hegel. Sta tutta qui, per me, la parentela fra Stato fascista e
Stato hegeliano. Riconosco, e lo disse, prima di tutti, un nostro filosofo,
Filippo Masci, La libertà nel difillo e nella Sloria secando Kant ed Hegel, in
Atti della R. Accademia di Scienze Morali ePolitiche, Napoli, 1903, che
l’ideologia statale di Hegel si prestò molto bene, nelle mani delle classi
reazionarie e fondiarie tedesche, alla fonda zione dello Stato prussiano
reazionario e conservatore. Ma altro sono le dottri ne, altro l’uso e lo
sfruttamento che di esse tanno le classi sociaii secondo i loro bisogni ed il
loro spirito di classe ; per quanto sia anche giusta l’osservazione dello
stesso Masci che lo Stato di Hegel per gran parte — rlducendosi la sua
Filosofia del diritto molte volte e in molti punti a mera trattazione empirica
di diritto co stituzionale positivo germanico — non faccia che, abbandonata la
fliosofia pura e speculativa, trascrivere in termini di pensiero filosofico ia
realtà di tallo dello Stato prussiano del suo tempo. Per cui lo Stato di Hegel
si prestava per questo verso a quel tale «giuoco diclasse, di piegare lo Stato
filosofico ed etico del gran de pensatore alla propria situazione psicologica
di classe. Ma questi indubbi aspet ti stona e poiitici empirici dello Stalo di
Hegel, che lo fanno passare (non si di mentichi che Hegel visse e scrisse dopo
l’esperienza immediata della Rivoluzione francese, in un periodo, come oggi il
Fascismo, anch’esso accusato dai superficiali e dagli stolti d, reazionarismo,
di restaurazione, e appartenne al ciclo appunto della Restaurazione
postrivoluzionaria) per reazionario e per il filosofo dello Stato rea
zionario. non devono farci perdere di vista gli elementi filosofici essenziali
non accidentali e fossili, e specialmente il profondo vivo e vitale concetto
della . società avile.. di corporazione e del nesso fra la società civile e lo
Stato. Ho piacere di notwe qui che uno scrittore tedesco, li Bindek, Sialo e
Società nella moderna fllosofia poltlica, in Rio. Inlernaz. di Filosofia del
diriUo, fase. Ili, 1924, a proposito del mio scritto: Slato e Sindacali, ha
rilevato il mio rUerimento a Hegel per la com penetrazione della società con
lo Stato. Gli elementi vivi e vitali non devono non separarsi attraverso la
critica e la scienza dagli elementi morti e superati di Hegel Per questi ultimi
non dobbiamo dimenticare i primi; anche se, per il suo tempo m cu. signorava,
prima di Marx, la prassi e la teoria sviluppata poi dopo e fino a un certo
punto anche offre Marx da Sorci, del Sindacalismo. la concezione hege- liana
della Società era burocratica, e la concezione del governo, ossia dello Stato
aulocralica. Vedi su ciò le acute osservazioni e critiche ad Hegel dei
Capograssi, già da me c tate in questo scritto. Questo il giudizio obbieilivo
sullo Hegel poIÌUco A non dire qui (vedi su ciò il mio volume Lo Slato di
diritto, libro II cap V Lo Stalo noumeno immanente di Hegel, Città di Castello
1921) che la prima fase del pensiero politico di Hegel fu tutfaltro che reazionaria.
Come pure non mi sembra che SI possa e SI debba dire che Io Stato hegeliano,
per la sua statolatria, sia uno Stato panteistico, non solo antico, ma
addirittura uno Stato asiatico indiano, meno nspettoso della libertà umana
dello stesso Stato pagano platonicc»-aristoteìico Ve- di su ao, contro
l’opinione del Masci, l’appendice al mio citato Stato di diritlo: Se lo Sialo
hegeliano sia Stato moderno, pp. 169-171. C'è si diflerenza fra Stato fa
scista e Stato hegeliano; anzi è questo il punto fondamentale per cui non si
può e non si deve ridurre al tipo dello Stato hegeliano lo Stato fascista: che
mentre per Mussouni, tutto è nello Stato ; nulla fuori dello Stato ; nulla
contro lo Stato • ma non è vero che nulla, non dal Iato politico, ma da quello
filosofico e morale, è sopra lo Stato ; per Hegel, Invece, nulla è sopra lo
Stato, per la semplice ragione che lo Stato è tutto ed anzi Dio stesso
realizzato nel mondo. Ma da questo a dire che lo Stato di Hegel è più che
antico asiatico, ci corre. Si può e si deve dire invece che lo Stato fascista
appartiene al ciclo della filosofia idealistica trascendente, mentre lo Stato
hegeliano è basato sull’immanenza, donde esso è Dio stesso. Del resto, a questo
proposito, sono anche note, nel campo filosofico, le premesse trascendenti ed
anche le interpretazioni net senso della trascendenza dell’idealismo hegeliano.
Vedi su ciò, in conformità dell’interpretazione trascendente anglo-americana
deH’idealismo hegeliano, il mio libro Diritto Forza e Violenza, parte IH. Orientata
verso la trascen denza è la fase recentissima del pensiero idealistico
italiano, donde la dissoluzione t in terna • della posizione
idealistico-attualistica visibile nei rappresentanti dì questa scuola
discendenti dal Gentile. L ’idealismo attualistico, capovolgendosi la posizione
del Gioberti, che dalla trascendenza andò verso l’immanenza, da Dio alla
Storia, fa oggi il cammino inverso dall’umano al divino, dalla Storia all’
Idea. Vedi su ciò sinteticamente ed efficacemente la prefazione di Balbino Giuliano
al volume di R ugoero Rin a l d i, Gioberti e il problema religioso del
Bisorgimenlo, Firenze, Vallee- chi 1929. Sulla filosofia del diritto di Hegel,
dal lato sociale e per le sue connessioni ideologiche con il Corporativismo
fascista attuale, V., oltre ì miei scritti citali, par ticolarmente, Lo Stato
di diritto, G. Passerini D’Entreves, La filosofia del diruto di Hegel, Torino,
1924. Sui rapporti fra la « volontà di tutti • di Rousseau e la ■societàcivile»
di Hegele fra la ■volontà generale•dei primoe •lo «Statoi del secondo, vedi il
mio Sfato di diritto libro II, i capitoli su Rousseau e sullo Stato di Hegel.
Sui rapporti fra società e Stato nella concezione fascista in rapporto aile mie
idee in poposito, vedi G. Leibholz, Z u den problemen des lascistisehen
Verfassangsreclds, Leipzig, 1928.Nessuna delle tre forme di dit tatura sopra analizzate,
comprende la dittatura del Duce. Che cosa essa è? Essa è una forma ideale a
sé.. Essa è uno « Stato di grazia » dello spirito. È quella che io credo si debba
chiamare la dittatura eroica, figura storica o se vogliamo filosofica, non
figura giuridica ; ed in quanto tale, eccezionale e soprannaturale, non
ordinaria e comune. Di essa non si occupano e non parlano i trattati di
Dottrina dello Stato e di Diritto costituzionale. Dovete, per
comprenderla, se me lo chiedete, aprire un libro, il libro degli E r o i di
Tommaso Carlyle (1).Un acuto scrittore, il Michels, richiamando il concetto di
Max Weber, parla; di Uomo e di Capo carismatico (2).La dittatura eroica è
spirituale, non materiale, soggettiva, non oggettiva, prodotta e posta «dal
popolo»; nonimposta «alpopolo». ' per cui essa è considerata dal popolo che la
genera e ne èli geloso proprietario e custode, come la cosa sua più intima
preziosa e per-sonale. Dobbiamo, se mai, per inquadrarla in qualche modo in una
delle forme stabilite, ricollegarla, come si è dimostrato, alla dittatura
rivoluzionaria. La rivoluzione è un’idea; e la dittatura rivoluzionaria è, come
sappiamo, la dittatura dell’idea. Ma questa idea deve trovare il suo Uomo, il
suo corpo, l’Eroe. Onde può dirsi che la dittatura eroica è la soggettività, la
coscienza del l’idea di un popolo, nella sua marcia e nel suo cammino nella
storia. LO STATO FASCISTA NELLA DOTTRINA DELLO STATO.
LO STATO
NUOVO. Genesi dello Stato fascista . La natura ideale del Fascismo. Il Fascismo
come >conservazione revoluzionaria. Gli elementi dello Stato fascista. La
restaurazione politica e rinstaurazione sociale nello Stato fascista .
Sindacalismo; Nazionalismo; Fascismo. Il lato politico ed il lato sociale dello
Stato. Il rapporto fra lo Stato e 1 Sindacati. Lo Stato-società ; lo Stato^asse
; lo Stato-popolo ; Io Stato-nazione. In nota; rapporti fra lo Stato fascista e
lo Sta to di Hegel. Struttura e funzioni dello Stato fascista. Lo Stato
sindacale-corpo rativo . Stato ed economia. La Corporazione. Lo Stato fascista
neirordiiiamento giuridico. Leggi costituzionali sociali ; politiche. La Carta
del Lavoro. Le istituzioni e gli organi fondamentali. Legislazione ed
esecuzione. Lo Stato-Partito. Lo Stato militare ed il cittadino-soldato. I
caratteri, la qualilìcazione, e la denominazione dello Stato fasci sta. La
statocrazia come formula ideale dello Stato fascista. La difesa penate dello
Stato fascista.. LO STATO FASCISTA NEL DIRITTO PUBBLICO POSITIVO. CONCETTI
GENERALI E GL’ISTITUTI FONDAMENTALI. Criteri di metodo e dì studio. Il diritto
costituzionale fascista : le leggi ; la prassi ; la dottrina ; la storia. Il
metodo giuridico ed i suoi limiti. Le leggi costituzionali ; le leggi
costituzionali rivoluzionarie. L ’in staurazione rivoluzionaria. L ’atto
fondamentale della rivoluzione ; il Proclama del Quadrumvirato. I! diritto
rivoluzionario : organi provvisori ; costituenti ; costituzionali. . Il Potere
politico o corporativo deilo Stato ed i suoi presupposti sociali politi« e
giuridici. La crisi della democrazia parlamentare. Regime parlamentare e
Regime fascista. La divisione dei poteri come specificazione di organi e di
funzioni, e la coordinazione dei poteri. Critica della teoria dei «tre poteri
». La funzione di governo, ossia corporativa o politica dello Stato. Natura dì
questa funzione e sua denom inazione. L ’ Organo supremo. Dalia funzione
politica alla determinazione del titolare di essa. La gerarchia degli organi
costituzionali. 11 Capo dello Stato ; il Capo del Governo ; il Gran Consiglio
del Fascismo. L ’ Organo supremo come organo complesso. Le relazioni statiche
e dinamiche fra i tre elementi dell’Organo supremo. La Monarchia e il P.- N .
F . La forma di governo : il Regime fascista de! Capo del Governo. La forma di
governo desunta dalla posizione costituzionale dell’Organo supremo. Confronto
fra il Regime fascista e l’attuale regime inglese superparlamentare a • Premier
». Perfezione e superiorità del Regime fascista nell’evoluzione delle forme di
governo, in quanto piena realizzazione del regime popolare. Il Capo del Governo
; ampiezza ed intensità dei suoi poteri e delle sue attribuzioni. Sua posizione
gerarchica rispetto agli altri Ministri, suoi puri collaboratori tecnici.
Gerarchia in senso amministrativo e in senso costituzionale. La dinamica delle
relazioni fra il Capo del Governo e gli altri organi dello Stato, ed il Partito
come fulcro giuridico ed istituzione-cardine del Regime fascista. Nesso
organico fra la Monarchia e il P. N. F.. L’unità sostanziale fra il Re, il
Popolo, il Partito. Il Gran Consiglio. La prerogativa suprema del Re : la
scelta e la nomina del Capo del Governo. (In nota; la progressiva delimitazione
della competenza legislativa materiale del Parlamento e la crisi della legge
formale. I gradi del potere legislativo ed il problema della gerarchia delle
nor me giuridiche e della relativa Giurisdizione costituzionale). LE
CORPORAZIONI E TEORIA GENERALE DELLA CORPORAZIONE. PRINCIPI GENERALI. Il
Corporativismo concepito come principio lllosoflco. Corporativismo economico e
Corjiorativismo politico. Errore <1i ridurre il Corporativismo al puro
piano economico. Unità di Fascismo e di Corporativismo. La corporazione e le
Corporazioni. Sindacato e Corporazione. Sindacalismo corporativo e
Corporativismo sindacale. CHE COSA SONO E COME SONO COSTITUITE LE CORPORAZIONI.
1. L’essenza delle Corporazioni e le loro proprietà costitutive. . . 2. I,a
costituzione organica delle Corporazioni. Le lunzjoni delle Corporazioni.
Preponderante rilevanza della loro funzione normativa ed esame di quest’ultima.
Il funzionamento pratico delle Corporazioni. Il reale e l'ideale nella C o r p
o r a z i o n e. CHE COSA FANNO LE CORPORAZIONI. I compiti e i problemi delle
Corporazioni. La funzione corporativa come esplicazione della potestà d’impero
dello Stato. L ’unità deH’attività dello Stalo. Le « funzioni » ; gli « atti »
dello Stato . Attività economica in senso materiale, ed in senso formale dello
Stato. L ’attività giuridico-economica dello S t a t o . I destinatari delle
norme corporative. Che cos’è la produzione. L’ese cuzione produttiva. Sua
differenza dalla esecuzione amministrativa. 5. Lo Stato e la produzione. Piano
economico e piano produttivo. Dire zione e gestione. L’autarchia. Autarchia
economica in senso formale. L’economia corporativa come economia mista. Il
diritto economico. Iniziativa privata ed autarchia. IniziaUva pri vata e
libertà economica. La libertà come categoria spirituale e filosofica. Iniziativa
privata e proprietà privata. Personalità e proprietà ; lavoro e proprietà. LE
CORPORAZIONI ISTITUITE. IL PIANO DELLE 22 CORPORAZIONI. Il quadro delle
Corporazioni ed i loro tre gruppi . Il ciclo produttivo per grandi rami di
produzione come criterio costitutivo delle Corporazioni e della loro
distinzione in tre gruppi. 154 3. La relatività come criterio per la
costituzione e la classificazione delle Corporazioni. Esplicazione di questo
criterio di relatività in due leggi : la organicità decrescente e la generalità
crescente delle Corporazioni. Natura strettamente « sperimentale
dell’ordinamento delle Corporazioni ». Il Sindacato come elemento attivo delle
Corporazioni. Statica e dinamica delle Corporazioni. Mozione presentala dal D U
C E ed approvata dall'Assemblea Generale del Consiglio Nazionale delle
Corporazioni. TEORIA GENERALE DEL PARTITO. CONSIDERAZIONI GENERALI DI METODO
SUL PARTITO NELLA DOTTRINA DELLO STATO E NEL DIRITTO PUBBLICO. Il partito
rivoluzionario nella Dottrina dello Stato e suo posto sistematico in e s s a .
Il procedimento di formazione dello Stato fascista, ossia il Partito
rivoluzionario come origine immediata e formale dello Stato fascista. 3.
Delimitazione dello studio de! Partito sotto l’aspetto politico e sotto l’aspetto
giuridico. Criteri di metodo e degli organi dello stato. Le varie teorie sulla
natura giuridica del Partito, particolarmente sul Partito come istituzione
politica autarchica e come organo dello Stato. Le varie specie di istituzioni
pubbliche. Nuovo concetto delTautarchia. IL PARTITO RIVOLUZIONARIO, OSSIA IL
PARTITO-STATO. Il partito rivoluzionario come nozione pubblicistica a sè. .Il
partito rivoluzionario nella Storia e nella Dottrina dei partiti. Se il partito
rivoluzionario sia ancora un partito e de. bba chiamarsi partitoIl partito
rivoluzionario come partito di regime. Partiti di governo e partiti di regime.
lì partito socialista ed il Partito fascista come partiti rivoluzionari. Partito
rivoluzionario e partito unico. Il partito unico nella concezione socialista e
nella concezione fascista. Stato dì partiti ; Stato-partito. 5. Il partito
totalitario ed il partito unico. Differenza, non identità fra le due nozioni. Il
partito unico può intendersi in due sensi: a) in senso giuridico o formale come
ente processuale ossia come organo della rivoluzione ; b) in senso sostanziale
come ente politico ossia come organo dello Stato. La giustificazione del
partito rivoluzionario. Il partito rivoluzionario come organizzazione militare
. passaggio dal Partito-Stato allo Stato-partito. LA DITTATURA RIVOLUZIONARIA. Considerazioni
generali sul fenomeno storico-politico della dittatura. 2. Esposizione e
critica di alcune opinioni sulla dittatura. Le crisi dello Stato e le r iv o lu
z io n i. Distinzione, classificazione e analisi delle varie forme dì
dittatura. La dittatura costituzionale. La dittatura rivoluzionaria.. La dittatura
polìtica . La dittatura e r o i c a . PARTIJP- REGIME STATO. Posizione e
determinazione critica e metodica del concetto di regime 2. Il concetto di
regime nella recente dottrina politica e giuridica italiana . Il concetto di
regime in rapporto a quello di rivoluzione . Il movimento interno ossia la
dialettica del regime . Le istituzioni del Partito e quelle del Regime : le
istituzioni del Regime e quelle dello S t a t o . IL CONCETTO DI STATO-PARTITO.
L o S t a t o - p a r t i t o . Lo Stato dei partiti ; delle leghe ; dei
sindacati (Partitismo ; Leghismo, Sindacalismo). Il partito rivoluzionario ; il
Partito-Stato; «la formula politica». Modernità del concetto di rivolurione e
di partito rivoluzionario. L ’unità e la continuità dello Stato ; la vicenda e
la successione delle forme di g o v e r n o . Socialismo rivoluzionario ;
riformismo ; bolscevismo ; Fascismo . L’esperienza sovietica russa. La classe.
La Nazione. Lo Stato-oggetto; il partito-soggetto. L’esperienza fascista.
Contraddizione sovietica; verità fascista. Il problema giuridico del P. N. F..
Dal Partito-Stato allo Stato-partito. Insurrezione e dittatura come torme
logiche della Rivoluzione. Lo Stato-formae lo Stato-sostanza. Natura e scopo
del P. N. F,. Istituzione ed organo dello Stato. Nuovo concetto degli organi
dello Stato . L'uno politico: lo Stato; il pluralismo sociale. Sindacati. Il
Partito ei S i n d a c a t i . L’università del Fascismo; suo presupposto: il
partito unico . SCRITTI FIL030F1GO-GIURIDICI E
DI DOTTRINA DELLO STATO . Il Diritto e l’autorità, Torino, Pomba, 1912. . Le
ragioni della Giurisprudenza pura, Roma, Rio. Inier. di Sociologia, 1914. . Il
concetto della guerra giusta, Campobasso, Coluti, 1917. . L o • Slato
giuridico^ nella concezione di I. Pelrone, Campobasso, Coluti, 1917. ,
Introduzione alla Società delle Nazioni, Ferrara, Taddei, 1920. . La Lega delle
Nazioni, Ferrara, Taddei, 1920. . Lo Sialo di diritto. Città di Castello, lì
Solco, 1921. . I l socialismo, la Filosofia del diriilo e lo Staio, Città di
Castello, il Solco, 1921. . Lirillo, Forza e Violenza. Bologna, Cappelli, 1921.
. Staio e Sindacati, Roma, Rio. Inter. di Filos. del Dir. 1923. . Consenso ed
apatia, in Annaii dell'Universilà di Ferrara, 1924. . Filosofia e Polilica del
diritto, Milano, Rio. di Dir. Pubb. 1924. . La Politica di Sismondi, Roma, Rio.
Inlern. di Filos. del Dir., 1926. . Il Sentimento detto Stalo, Roma, Libreria
del Littorio, 1929. . Diritto sindacale e corporaliuo, Perugia, La Nuova
Italia, 1930. . Stalo e Diritto, Modena, 1931. . Le leggi cosittuzionu/i del
Regime {Relazione al F Congresso giuridico italiano) Roma, 1932. . Popolo,
Nazione e Stato, Perugia, La Nuova Italia, 1933. . Allgemeine Theorie des fase,
slischen Staales, Berlino, Walter de Gruyter, 1934. SCRITTI POLITICI 1. Il
Socialismo giuridico, Genova, Libreria moderna, 1907. 2. Il Sindacalismo nel
passalo, Lugano, Pagine Libere, 1907. 3. La persistenza del diritlo, Pescara,
Casa Ed. Abruzzese, 1910. 4. Sindacalismo e Medio Eoo, Napoli, Casa Ed.
Partenopea, 1911. 5. Stalo Nazionale e Sindacali, Milano, Imperia, 1924. 6. Che
cos’è il Fascismo, Milano, Alpes, 1924. 7. Lo Stato Fascista, Bologna,
Cappelli, 1925. 8. Il riconoscimento rivoluzionario dei Sindacati, Roma, Il
DiriUto del Lavoro 1927. 9. Sindacalismo, Torino, Pomba, 1928. 10. Rivoluzione
e Costituzione, Milano, Treves, 1933. 11. La fStoria» del Sindacalismo
fascista, Roma, Quaderni di segnalazione, 1933. 12. Riforma Coslltuzionale {Le
corporazioni ; il Consiglio delle Corporazioni, il Se nato), Firenze, La Nuova
Italia, 1934, 13. Economia mista {dal Sindacalismo giuridico al Sindacalismo
economico), Milano, Hoepli, 1936. Dante Alighieri
(1265-1321)esaltanelsuoDeMonarchia1’ordinamento gerarchico del mondo conchiuso
nell’ idea imperiale ; pocoappressoMarsiliodaPadovafondasulpopolo
11dirittodidarsiunproprioordinamentogiuridico, secondo le speciali esigenze di
ogni gruppo sociale, e Bartolo espone nel trattato De regimine sivitatis (1354)
le varie forme dei governi, secondo l’autonomo diritto
dellecittàedeiregni;finchéEneaSilvioPiccolomini
(1405-64)avantiildefinitivotramontodell’ideaim¬ periale, traccia a grandi
linee, nel Libellus de ortu et
auctoritateimperli(1446),ildisegnodell’ordinepoli¬ tico dell’ universo, secondo
la disciplina dei gruppi so¬ vranigerarchicamentecongiuntinell’impero—A.Solmi
pag.429§76.—«Sull’autonomianeldirittoromano,
sivedaMarquardt,OrganisationdeVempireromain. Paris 1889 - 92, I, 105 ; e per il
concetto giuridico moderno Regelsberger Pandekten, Leipzig 1893,1,105-6 e la
letteratura ivi citata. Le dottrine dei giuristi medievali sono esposte dal
Gierke Deut. Genossenschaf- tsrectvoiIII;Berlin1881pag.510eseg.SuDante, sarebbe
da vedere il mio scritto in Bull, della Soc. Dantesca, N. S., XIV, 1907,
pag.98411 ;su Marsilio e Enea Silvio, cfr.Rehni Gesch. Staatsrechtswissen
schaft, Ereiburgi.B.1896Pag.185eseg.96eseg.,224eseg.;
suBartolo,loscrittodelSalvemini,StudistoriciFi¬
renze1901,pag.-137-68».Solmi,Op.cit.pag.430. la cooperazione, lo stato
come cooperazione – lo stato come la cooperazione ideale – cooperazione
volontaria – cita. Sergio Panunzio. Panunzio.
Keywords: stato, nazione, razza, popolo, popolo e nazione sono cose distinte –
la nazione ha una valore plus sopra popolo. Razza e distinto a nazione – una
rivoluzione basata sulla razza – la concezione della razza e della nazione,
l’italianita, la romanita, il ventennio fascista – la filosofia giuridica
previa al ventennio fascista – morte di Sergio Panunzio. L’altro Sergio
Panunzio. Concetti. Citazione della teoria dell’aristocrazia di Mosca, non di
Pareto, citazione di Labriola, critica al stato prussiano di Hegel, l’ordine di
1848, Mazzini, la revoluzione causata per comunisti, la dittatura fascista, il
dittatore eroe, cita de Martinis, l’eroe non e senso sociologico di Martini, ma
filosofico. Il concetto di la nazione italiana, il concetto di Roma, la luce di
Roma, la storia italiana, il concetto di stato-nazione, il concetto di
stato-razza. Citazione di “La mia battaglia”, citazione di Mussolini. Scritti
sistematici, evoluzione della teoria dello stato fascista – positivismo,
assenza di elementi mistici. La revoluzione de perturbi e morbidi comunisti al
ordine del reglamento de 1848, la dittadura come reazione alla revoluzione, il
concetto di stato, popolo, nazione, antichita romana, I sindicati nella antica
roma, I sindicati nella Firenze medievale, il comune del comune, la citdazione
della Monarchia di Aligheri, Marsilio di Padova, e Machiavelli. Definizione
concise. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panunzio” – The Swimming-Pool Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701619634/in/photolist-2mHsg1f-2mHo7Ma-2mLGjg5-2mLCQLJ
Grice e Panunzio – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Ferrara).
Filosofo. Grice: “I like his
‘contemplazione e simbolo,’ for what is a symbol for if no one is going to
contemplate it!?” -- Essential Italian philosopher. Figlio
di Sergio, il più noto filosofo del diritto e teorico del sindacalismo
rivoluzionario. Ligato alle correnti conservatrici e contro-rivoluzionarie
italiane. Studia a Roma sotto I. Zolli. Insegna a Roma. Come Grice, alla Regia Marina,
partecipa ad operazioni di guerra nel mediterraneo contro Capt. H. P. Grice, e
viene insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Collabora
con “Pagine Libere”, “L'Ultima”, “Carattere” e altre riviste specializzate in
studi filosofici. Si muove nella direzione di
un simbolismo esoterico pieno di sacrali e regali elementi. Fonda a Roma la rivista del tradizionalismo, “Meta-Politica”
-- Pubblica saggi in una collana a cui darà il nome di "Dottrina dello
Spirito Italiano". Il concetto di “meta-politica” è al centro del
dibattito sulle radici europee da parte degli esponenti della destra e il culto
del pagano (anti-cattocomune) di de Benoist. Cerca di ri-condurne
l'orientamento tradizionale, iniziatico, e simbolico. L’imponente biblioteca del padre è donata a U. Spirito che
ne custodisce in gran parte anche l'archivio di famiglia. “Contemplazione e simbolo”; “Summa iniziatica
occidentale” (Volpe, Roma); “Simmetria, Roma); “Metapolitica, “Roma eterna”,
Babuino, Roma); “Luci di iero-sofia” (Volpe, I Classici Cristiani, Cantagalli,
Siena); “La Conservazione Rivoluzionaria. “Dal dramma politico del Novecento
alla svolta Meta-politica del Duemila”,
Il Cinabro, Catania Cielo e Terra, “Poesia, Simbolismo, Sapienza, nel poema
Sacro, Metapolitica, Roma ; Cantagalli,
Siena Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis”, Gl’Eroi, Cantagalli, Siena, Vicinissimi
a Dio, “Summa Sanctitatis” Siena, Cantagalli, Princípio, Appello. Storia ed
Eségesi Breve. Precedente Storico e Agiografico, Roma, Scritti remoti L’anima
italiana, Sophia, Roma, Difesa
dell’Aristocrazia: Pagine Libere, Roma Gismondi, Roma, Ugo Foscolo tra Vico e
Mazzini nello spirito italiano, Gismondi, Roma, Sull’esistenzialismo giuridico”
(Bocca, Milano); “Tradizione, L’Ultima, Firenze; “Cosmologia degl’antichi
romani, Dialoghi, Roma, Ispirazione e
Tradizione (Città tradizionali e Città ispiratrici), Carattere, Verona Lo spiritualismo storico di L. Sturzo (Per una rettificazione metafisica
della Sociologia), Conte, Napoli Scritti, S. Benedetto, Parma La
Pianura, Ferrara, Atanor, Roma. Schena, Fasano,
Ristampe e nuove antologie Difesa dell’Aristocrazia, Quaderni di
Metapolitica, Roma I Quaderni di Metapolitica, Roma Vecchie e nuove cosmologie (Avviamento alla
“Scienza dei Magi”), Per una rettificazione metafisica della sociologia (Lo
spiritualismo storico di L. Sturzo). Sull'autore: Testimone
dell'assoluto, “L'itinerario umano e intellettuale di Silvano Panunzio”,
(Eségesi di 12 noti Scrittori Italiani), Ed. Cantagalli, Siena, Dalla
metafisica alla metapolitica: omaggio, Ed. Simmetria, Roma. Inediti. In corso di stampa Note Olinto
Dini, Percorsi di libertà, Firenze, Polistampa, Giambattista Scirè, La
democrazia alla prova, Roma, Carocci. Combattente nella guerra, rimane chiaramente,
un teorico del fascismo. S. Sotgiu, in Il
Giornale, Tradizionalismo (filosofia. Silvano
Panunzio. Panunzio. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Panunzio” – The Swimming-Pool Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700941826/in/photolist-2mHsg1f-2mHo7Ma-2mLGjg5-2mLCQLJ
Grice e Paolino – dizionario filosofico
portatile for gym users -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo.
Grice: “In England, we have it easy: we have Oxford and we have Oxford. In
Italy, small a country as it is, they have Bologna, Bologna, Bologna, and Nappoli,
Venezia, Roma, etc.” Autore di quattro trattenimenti De' principj del dritto
naturale, stampati a Napoli presso Giovanni di Simone, di un supplemento al
Dizionario storico portatile di Ladvocat, ma è noto soprattutto per i due
volumi della sua Istoria dello studio di Napoli, uscita anch'essa dalla
stamperia di Giovanni di Simone. Si tratta della prima storia compiuta
dell'Napoli, nella quale l'autore dimostra con buoni argomenti (come ricorda Tiraboschi
nella sua Storia della letteratura italiana), che quello studio non fu
veramente fondato da Federico II di Svevia, ma, prima di lui, dai Normanni,
benché questi non le dessero veramente forma di università e non la onorassero
dei privilegi che a tali corpi convengono, cosa che invece fu fatta da
Federico, che così meritò la fama di suo vero fondatore. Opere * Giangiuseppe Origlia, Istoria dello
studio di Napoli, Torino, Giovanni Di
Simone, Girolamo Tiraboschi. Grice: “Paolino is a quasi-contractualist. His
contractualist treatise is very accessible. Man is the political animal, so
politics is in the essence. Polis means civil, so a man who is not civil is not
a man. Paolino analyses a contract – in general, and then the social contract
in particular. This sets him to analyise such duties which are addressed to the
other members of the civitas. Paolino was alo the author of a dictionary of
antiquities, which has the nice alphabetical touch about it, if you are into a
first thought on Julius Caesar or
Cicero! He also traced the stadium tradition to the ‘gym,’ ‘nudare’ as he
notes. And notes that it started in the cities where such as Athens or Rome
where the athletes needed a place to get undress and practice. He mentions
Plato’s Academy (after Hekademos) and Aristotle’s Lycaeum, after the statue of
Apollo Liceo, reposing after extercise. It is good to call Platonists
accademici and Aristotelians liceii then. The gyms were particularly popular in
Italy – even before the great expansion of the Latins and Romans over other
ethinicities. In the South of Italy especially, due to the weather, it is more
natural for an athlete to feel the need to get undress as soon as possible, and
philosophers followed.” -- D. Di tutte
adunque le società dei Mondo non fu ch'una ftetia l'origine , perchè tut
te,giusta ilvostro avviso, nonsìmisero inpiè,nèsiformarono,fenonfecondo le
diverse nécessità ,e bisogne degli uomini ; anzi intutte altresìsiebbe un
isteffo fine perchè n o n si r i s g uardò ad altro, fenonal commodo, edutilecommune
de socj.Ma quali fonolesocietàparticolari,chesareb
berostatemainelMondoinufo,semante nuta si fofle ben falda , e ftabile la
società Universale(A )? (A)Eglièfuordidubbio,chegliuo mini , essendo tutti in
obbligo , ed in dovere d'amarsi u vicenda; el'unocomenon nato,
persemedesimo,dovendononche alproprio anche all' altrui commodo badare , quando
ciòtutto esattamenteosservavano,non veni yano a comporrecheuna
societàuniversale inguisa cheniundieficonsiderarsenepotea aldi fuora ; Quindi
divero io non M. La 271
safidical'Eineccio, ilqualetuttoscaglian, dosicontroilPuffendorfio, che
trattiavea,e deafai malamenge inferiti tuttigliobblighi, egliumani doveridella
società,soggiugneto, jto ch'era uom tenutosoddisfara tuttiquegli che Uella
,ch'è la più vera,e la più saggia, Antichitàdel e lasola infallibile maestra
dell'umanaGinnasioNa II. Cosa fossero prudenza si lasciarono in dietro digran lunga
ogni al traNazione.Quindi,giustache scrive Dion Crisosto mo agli Alessandrini
sull'autorità d'Anacarside , non vi fu Città dellaGrecia,che non avesse avuto
ilsuo Gin nasio. Questo folo basta di presente supporre per farci sicuramente
acredere,che Napoli(Città oggi dall'eterna divina provvidenza maravigliosamente
fornitadi quanto in una ben nobile,e doviziosa potrebbe mai l'uom brą mare ;e
sopra tutte l'altre ben culte Città dell'Europa, e per le scienze,e per
l'armi,e per lo Erano presso deGreci questiGinnasj alcuni grandi,
ftatiiGinnasie magnifici edifizj con ampj portici,e stanze d'ogni ca
ondeveniferopacità,luoghi coverti,e scoverti,ombre,ed altrepref così deti: eso
che infinite comodità,ove la gioventù ammaestravasi qual fosse la lor
forma.Oppinio non meno nell'arte Ginnica , che nelle scienze , e nelle fa
paricelebre gran trafficodi )essendostata,come tutti fuor versia
asseriscono,fondata diogni contro l'altre daGreci,ebbe anch'ella-come
dellaGrecia ilsuoGinnasio finda'suoicominciamenti Infatti Strabone (1),che vise
. che a'suoi altempo diAugusto,scrive, giorniquestacittà aveaancora tiche
Greche costumanze molte dell'an ,come leCurie,le l'Efebeo,e altre dital Fratrie,
fatta ; e con queste ebbe il Ginnasio ; né v'ha scrittore al tresì osi su
questo muover di buon senno,che ombra di dubbio. e nedicolorochearti
liberali;onde fotto uno stesso tetto venivano a c o m avuto illuogoprendersi,
per così dire, due diverse Accademie proprio per le , e due Scuole,ribut ta
varj, e diversi generi di Scuole , cioè : quelle dell'arte ta comefavolo-
bellica , e quelle delle scienze , e delle belle lettere . E
niodimoltiçe-perchè a coloro,che applicatieranoallaGinnica,eper lebriscritori.Io
gran novero loro, e per gli esercizi, che far dovea > no, come il corso, la
lotta, ilsalto,il pancrazio,ildi (1) Strab.1.s. fco, . “γύμνοω”,
det idioma, senza aggiugnimento d'altro, semplicemente O tiGinnasj.Perlaqual
cosaalcuni nelprogressodeltem po non badando che al semplice suono del vocabolo
, con cui chiamavansi, li credettero non per altro essere edificati,cheper un
talmestiere:opi statiesiprima ,forseilprimo,CraffopressoCicero nione che portò
la ne (2) , e tra gli altri , che in questi ultimi secoli sostennero fi furono
Girolam o Mercuriale, e Pier L a però avendo per certo,per quel, che ne scri
sena.Noi Ginnica non fu po ve Galeno a Trafibolo , che l'arte fta in voga nella
Grecia , che alquanto prima dell'età di Platone (3) , e che in Grecia , come
manifestamen te fi ravvisa nell'ingegnoso, ed ammirabile poema di
visselungamente prima di quel cele Omero,ilqualee da molti celebri scrittori,
come bre filosofante avanti lo Lino , Filamone , Tamiride , e altri fioriti
stesso Omero, furonvị le Scuole delle belle lettere fi no da’primi tempi;
stimiamo più ragionevole il credere, che s'introdussero i giuochi Ginnici, ed
Atle che dopo fatto , che am . tici,iGreci altro allor nonavessero pliare
que’medesimiedifizj,fattimolto tempo prima non per altro fine, che per le
Scuole , e chiamatigli per le ragioni,chetestè noiaccennammo,Ginnasj:poichè
Crasso steso, il quale fu il primo , come disimo, ed A2 inge sco, facea
mestieri d'uno spazio maggiore , e asai più grande diquello,che bisognava
percoloro,che istrụi vansi nell'arti liberali, e venivano per questo ad occu
parę buona parte di tali edifizj; erano questi dal modo, con cui in es si
faceansi quegli esercizj, cioè dalla voce Greca yújrow , che tanto vale quanto
nudare ,nel nostro e . Cic.l.2. de orat. Apud Anson.Vandal differt. 8.de
Gymnasiarcb. ingenuamente egli anche lo attesta, a metter in campo u n
sentimento a questo del tutto opposto ; parlando del suo tempo dà atutti a
conoscere, che le pubbliche Scuole delle scienze non era allora in costume d'a prirsi
inaltroluogo,che ne'Ginnasi;e cheper quanto egli si studialle, non potea in
niun modo fisar in cui queste erano colà state erette.Ego aliomodo
interpretor(diceegli)quiprimum Palæftram e
sedesdeporticusetiamipsos,Catulé,Grecosexercita tionis, eg dele&tationis
cauffa , non difputationis invenisse arbitror ; et sæculis multis ante Gymnasia
inventa sunt , quaminhis Philofophigarrirecæperunt; hocipsotem porecumomnia Gymnasia
Philosopbiteneanttamen eo rum auditores discum audire , quam Philofophum malunt
& c. Per verità non v'era Ginnasio nella Grecia,in cui non vi fossero
queste Scuole;cosileggiamo,che in Ate ne nel Cinofarge (4), il quale fu un
Ginnasio eretto molto prima del tempo di Platone , eranvi tra l'altre Scuole,
quelle della setta Cinica, dalle quali egli anche forse ebbe il nome , e
nell'Accademia eravi l'udito rio di Platone (5) come nel Liceo quello
d'Aristote le(6).Anzi accolto,ovvero al di dentro d'alcuni celebri Ginnasj
trovavansi non meno delle Scuole,che delle fa mose,e celebriBiblioteche;come
sappiamo diquello parimente in Atene , che avea dappresso la celebre Bi
blioteca di Pisistrato, rammentata da San Girolamo,e da altri (7),e quello in
Rodi, della cui celebre Biblio (4)
Schol.Ariftoph.PaceXenophont.inHippar.Plutar.Symphofilovi11.q.iv.Suid. Pauf.in
Artic. (7) Hieron.de Beat. Pompbil. martyr. ep. Ad Marcel.14.Gell. l.vi.c.17. Lucian.
adverfus indo&um. Pauliin Atricis. Ifidor.orig.hiv1.3 . a Р еросر (s) Suid.Pauf.in
Attic.Schol.Ariftoph.ad Nubes ec. (6) Ammon.vit.Aristot.Plutarch.deexilio.Cicer.q.Tufcul.l.1.C.4.
. teca parla Ateneo (8);é per questa stessa ragione forse, per cui sempre
a'Ginnasj accoppiavansi le Scuole delle lettere, troviamo che molti valenti
uomini , e dotti scrittori applicarono in molti luoghi delle lor opere q u e fto
vocabolo , a significar non altro , che queste, quasi pereccellenza;essendo
lostudiodelle scienze moltopiù nobile , e sublime di tutti gli esercizi
ginnici. III. . che ebbe una con quello nello stesso tempo le
ScuolenideleScuole (8) Atben.Biblioth.l.1.dipnofoph.c.1. (9) Senec.epift.76. ut
0 1 , Suppostoadunque pervero,comeloèinfatti,Tenimonianza che Napoli,come
CittàGreca,ebbe ilsuo Ginnasio findiSeneca,edi da'suoi primi principi,egli
convien credere anchevero,triautoriLati > . di Napoli : delle bellelettere;senza
lequali nella Grecia,comeScienzechevi abbiam detto , non si formava Ginnasio ;
e certamente s'insegnarono; di queste , di cui è solo or noftro assunto il
favellare ,vifiorirono. parlaSenecainuna suapistola(9),nellaquale,come dalle
parole ,che poco fa da noi fi allegarono di Cras fo,con lui filagna presso
Cicerone di que'giovani, che al meglio delle lorlezioni lasciavano ilormaestri
nel le Scuole per correre frettoloji a veder il disco, la lot
ta,eglialtriginniciesercizi;cosìeglifiduole forte mente col fuo Lucilio , che
nelle Scuole della nostra Città vistoavea farcerchio a'Filofofi,giovani in nove
romolto pochi alparagone di quelli, che a calca tra ftullavansi nel Teatro , il
quale , come egli narra , era in questa Città non guari distante dello stesso
Ginnasio: Pudet autem me generis humani.(scrive egli) Quoties Scho lam
intravi,prater ipfum TheatrumNeapolitanum . Il fcis,transeundum eft, Metronactispetentibusdomum
lud quidem farctum est: hoc ingenti studio , quis fit Pithaules
bonus,judicatur.Habet tibicen quoqueGræcus du præco concursum:at in
ilo loco,in STAL : quo ritur, inquovirbonusdiscitur,paucissimisedent;&
bi plerisque videntur nibil boni negotii babere , quod agant, inepti cu inertes
vocantur. i più nobili dellaCittà non isdegnavano neppurd'inviarviper tal finei
proprifigliuoli;poichèegliscrive,chepor tatosi in Napoli con Antonio
Giuliano,professor diRet torica uditovaveaungiovinettomoltoriccocum utriusque
lingua magistris ( per valerci delle stesse sue p a role)meditans,
exercensadcaul'asRomaorandaselo quentia latinafacultatem. Quanto
allaFilosofia,ladot trina di Epicuro , la quale venne da'più dotti dell' an
tichitàricevuta con applauso,e fu universalmente se guita da tutti que'grandi
uomini del tempo d'Augu Ito; era quella , che in queste medesime Scuole avea
maggior voga ; come par che si conobbe da una Iscri zione,che nel 1685.fi
rinvenne in un Cimiterio fco verto nella Valle della Sanità , non guari
distante da quella Chiesa (11) sopra alcune urne,che state erano per quel che
n'appariva , di Epicurei ; poichè in alcune di quelle vedeası il nome di alcuni
celebri filosofanti di questasetta,scritti conGreci caratteri,einalcune altre
con caratteriLatinileggevasi;manonbene,eoscuramente: E come apprendiamo da
Gellio,che fa anche di questo Ginnasio onorata memoranza> vir bonusque . 3
DELLA e fiori alquanto dopo Seneca; al suo tempo in questeScuole nell'istessa
guisa, che in quelle del Ginnasio di Cartagine ramme morato da molti Autori
(10),s'istruivano igiovani non meno nellescienze,chenellelingue;eipiù (10)
Salvion.1.7.Hieron.inCatbalog.ccap.3.JoneProph.Aug.1.2.conf.c.3.6.6.0.7,
fc.8.l.s.c.8. (11) Celan.Giorn.3.dellenotiziediNap.
12STALLIVS.GAIVS.SEDES HAVRANVS.TVETVR EX EPICVREIO.GAVDI.VIGENTE CHORO Quindi
tra' maestri , che in tali Scuole insegnarono le lettere umane , e le lingue ,
fi conta Stazio Papinio nativo diSilta,Città dell'Epiro,che fiorì circa al tem
po dell'Imperadore Domiziano;padre di Publio Stazio; il quale , come dal costui
poema fi ravvisa (12) espose in queste Scuole l'opere de'più celebri poeti
Greci, co meOmero,Efiodo,Teocrito,ed altridiquesto gene
re;etracoloro,chev'insegnaronolescienze filosofi che, deve annoverarsi senza
dubbio quel Metronatte,di cui, come prima abbiam fatto vedere, fa motto Seneca;
e fimorì molto giovine,che glifu contemporaneo,co me questi medesimo
attestainun'altra pistola diretta al lo stesso fuo Lucilio (13);e febbene degli
altrimaestri, e professori, che vi furono in questi, o in altri più anti chi
tempi,dato non ci siaora di tesser un ben lungo,e distinto catalogo , poichè i
lumi , e le memorie della Storia totalmente ci mancano ; non però egli è certo
, che essi furono tutti di tanto sapere adorni,e di sì rara dottrina,che
abbondando perciò laCittà digiovani let terati venneellada'Romaniconcordementenoncon
altro titolo chiamata , che di dotta, e ftudiofa ; e così per tralasciar degli
altri,che cið fecero (14) Columella in parlando di Napoli , non con altro
epiteto nominol la>,che con questo: Doftaque Parthenope, Sebethide roscida
lympha. E'l medesimo fece anche Marziale col seguente verso: bi ܕ di 00
.1 >1 li al (12)
Papir.Star.flvar.s.epiced.inpatr. (13) Senec.ep.93. Er (14)
Oras.Epod.adCanid.Sil.Italib.12.Stor.l.3.Syluar.Ovid.Metamorpb.is.
Napoli,quanto Illo Virgilium me tempore dulcis alebat mente cari; ond'è,che
niuna altra Città più della loro Costantino.Sen.ritroviam nellaStoria,che
avessero eglinofino nel cadi li,chevogliomentodellorImperio
maggiormentefrequentata;equel no,averTitalisopratuttolafrequentavano,se vogliam
prestarfe in rifateleScuo-de aStrabone (16) che impiegavano ilpiù del lor tem
le,con allega re'inpruovailpo allostudio delle lettere,edelle scienze.
marmo,cheog Et quas d o &t a Neapolis creavit. Anzi Virgilio e
riguardo scienze Parthenope, studiisflorentem ignobilis oci. E tra perquelto
conto iNapoletani,e per laGin > comebenrifletteilBemboinunasua pistola (15),
fu mandato , e mantenuto da Augusto in questa Città a proprie spese per farvi i
suoi studj. E in fat ti nella prima Egloga de' Buccolici, scrit ti anche in
Napoli , egli riporta a' favori di quel Principe il suo Napoletano
ozio,cioè,studioconquelleparole:Deus nobis hæc otia fecit. E confessa nella
fine de'Georgici, che : che visicolei nica , la quale nel si . lor Ginnasio
esercitavanoanche con vavanofofefta-somma diligenza e con tutta la magnificenza
del Mon ta frequentata da'Romani;edo,divennero universalmente agli stesiRomani
somma anche dagl'Im peradori fino a gi fi conserva Quindi Lucilio,che fu
ilprimo tra’Latini a scrive fopra lafontere delleSatire,non solo visse,ma anche
morir volle tra' .An nunziata;mo:Napoletani, comeattefta
Quintiliano(17),eCicerone,il strato falso ; e quale v’ebbe anche
un'abitazione(18)eVirgilio,dicui di che propria mente in efoabbiam favellato,
Orazio , Livio , Marziale , Silio Ita fac cialimenzio-lico , Claudiano , e
tutti gli altri tra gli antichi , ne mar che morapportatomercè dellor saperelasciaronoa'posteriillornome
im in cuilafenzamortale,abitarono inNapoli perpiù tempo (19); anzi dubbio fi
parla delle Scuole . molti (15) Bemb.vol.1.1.2.lett.27. (16) Strab.l.3.infin.
(17) Quintil.l.10. (18) Cicer.l.8.ep.famil. (19) Crinit.de
Poet.Latin.Philoftr.Icon.Sil.Ital.lib.12. IV. per 9 molti,come dal Poeta
Archia narra Cicerone (20) brama rono ben' anche di esservi ricevuti per Cittadini
; cosa, che iGreci non erano molto larghi a concedere;feb bene su ciò non
tuttiusassero lastesamoderazione:(21) Ma non
menode'privatiCittadiniRomani,visita rono questa nostra Città
glistesiImperadori ; poichè sal vo Celare,ilquale,comescrisseCicerone(22)inalcun
tempo ebbe a sdegno i Napoletani, forse perchè infer matosi fra esi Pompeo
nelprincipio della lor guerra, glimostrarono,come scrivePlutarco,moltisegnid'af
fezione (23 ) , gli altri tutti fino a Costantino , lebbero p e r le ftese
ragionianche molto cari : così che eglino molte
prerogativen'ottennero(24).Ilperchè Tito ,chesuccef se a Vespasiano circa
l'anno 79..dell'era Cristiana, essendo pe'violenti tremuoti accaduti al suo
tempo , a cagione di unobengrandeincendiodelMonte Vesuvio(25)rovinati molti
luoghi vicini ;e traquelli ,come scrivonoalcuni de'noftri Storici,in Napoli
anche il Ginnasio :egli pose ogni studio per farlo con pubblico danajo
ristorare : e c o munalmente fivuole,chediquestofattonefacciaanche oggi giorno
una chiara, e certa testimonianza quella Gre. eLatina Inscrizione, la qualetuttaviaravvisiamoin
questa città in un marmo elevato nel muro della Fonta na dell'Annunziata , ch'è
la seguente , riferita anche dal Grutero(26),non cheda tuttiinostri
Istorici(27),li quali vogliono, che in essa fi faccia parimente una espressa
memoria dellescuole,ch'esistevanonelGinnasio. " 100 Jens 1 CI, 22
> 1 00 TO са, fuz a . B (20) Cic.proArchia. (21) Ezechiel. Spanhem. Orb. Roman.
(22) Cic. Ad Attic.l.10. ep.11. (23) Plutar.inPomp. (24) V.l'AutordellaStor. Civil.delRegn.l.1.C.4.
(25) Sueton.in Tit. cap.12.b.i. (20) Gruter.pag.173.Infcript.oper.&
locor.publicor. (27) Capacc.ift.l.1.c.18.Bened. di Falco Antich. Di Nap.&c.
TI -ΙΤΟΣ -ΚΑΙΣΑΡ ΕΣΠΑΣΙΑΝΟΣ: ΣΕΒΑΣΤΟΣ . ΚΗΣ ΕΞΟΥΣΙΑΣ• ΤΟΙ OE
·TIIATOE ·TO :H :TEIMHTHE OETHEAE·TOT: TYMNASIAPXHEAE ΥΜΠΕΣΟΝΤΑ •ΑΠΟΚΑΤΕΣΤΗΣΕΝ
NI ·F ·VESPASIANVS ·A V G .COS.VIII.CENSOR.P. P. IBVS .CONLAPSA ·RESTITVIT Ma
senza che quì noi ci distendiamo molto nepo co in far riflettere agli abbagli,
ed agli errori, che co munalmente han preso tutti nella sposizione di questo
marmo ; basta, che con qualche diligenza per uom si legga , per dubitare se in
esso si tratti del Ginnasio ; o v ver più tosto dell'antiche Terme , come più
probabil cosa essercrediamo, nel fito delle quali eglifu trovato ; ed ; il
numero delpiù,il quale si vede in esso adoperato a notare gli edifizj rifatti
per ordine di Tito ,par che troppo chiaramente lo ci additi ; nè per qualunque
ftu dio vi fi faccia, potrà mai scorgervisi parola, che colle Scuole, o cogli
esercizj letterarj abbia coerenza ; onde quanto su ciò fi dice sono tutte
pure,e prette immagi nazioni de'nostri; egli v'ha però un altro marmo rife rito
dal Capaccio (26), ove espressamente leggasi: SCHOLAM. CVM. STATVIS ET
IMAGINIBVS ORNAMENTISQVE. OMNIBVS SVA: IMPENSA FECIT (26) Capacc. Ift. tom.I.h.1.6.18.
. E per .I. 11 E perverità ebberoi Greciin costume di adornardi
statue, e d'immagini ilor Ginnasj,con riporre quellede più
celebriAtleti,edicoloro, chesieranopiùnella Ginnicą refi immortali,ne'luoghi,
ove l'arte esercitava si;e quellede’gran Filosofi nelleScuole;come del Gin
nasio diTolommeo celebre inAtene narraPausania(27) Per la qual cosa se non a
Tito , sicuramente ad Adria no , che nell'anno 117. dell'Era volgare successe
nell Imperio a Trajano;di quanto narrafi in questo marmo convien darsi il
vanto:poichè questo Imperadore, come scrive Sparziano (28) inomnibus pæne
urbibus,com aliquid ædificavit,o ludosedidit:efucotantoamatoda'Na poletani, che
volontariamente lo elessero Demarco; ch' è quanto dire Pretore dellalor
Repubblica ; come prug va il Reinesio (29) contro il Capaccio ,ed altri,che cre
dettero esser questo un Magistrato:Greco;avendo avuto le colonie a fomiglianza
diRoma parimente un talMa giftrato. Orciðne fachiaramenteconoscere,cheilGin
nasio, e le Scuole in Napoli furono ugualmente celebridiquesteScuo non meno
prima, chedopo che questa città fi:sottolefinoaCostan mise aldominio de Romani;
poichè febbene i Napole tanidall'anno1428.diRoma,come sostienetraglial
triilReinefio (30)finoad Augufto,edanche molto tem po dopo , toltone il tributo
, che pagavano a'Romani, effendo ftati trattati da quelli con ogni
piacevolezza,ed. amore ,e reputati amici anzi, che soggetti ; fossero stati
dopocircail tempo di Tito,o diVespasiano,se si vuol credere al Caracciolo,
ridotti in forma di Colonia, (27) PaulinAttic. Cic.definib.l.s. (28) Spart.in
Adrian.cap.20. (29) Reinef.var.le&t.l.3.0.13. (30)
LoMeliovariar,bection6.3.6.16 20 CO ) 210 eto 7h OV V. Continuazione CIT per
col ied che cole :ftu. onde magi 0 rife : e refi B 2 Cih e refi più
soggetti,preso avessero a dismettere gli antichi Greci inftituti;tutta volta
seguirono pur eglino,come manifestamentedaquantoabbiam dettoappare,adeser
citarsi nella Ginnica , e tener te loro Scuole ben ordi nate ; con mantenervi ottimi
professori in ogni genere di scienze. Ma
inqualeregionedellanostraCittàsituatofosse le,edelGinna-questo
Ginnasio,molto'vario è il sentimentodegli Au tori. Alcuni credettero, che le
Scuole state foffero ove nel corso degli anni edificosi la Chiela di S.Andrea
(31); non però questa oppinione quanto sia folle, e vana di leggieri si mostra
;poichè o fi vuole , che queste Scuo le fossero divise dal Ginnasio;e ciò
quanto sia lungi dal (31) Summon. le
cole che di sopra abbiam detto,bastante mente lo appalesano; o fivuol
credere,che queste era no , come in fatti furono,accoppiate,ed unite, anzi in
corporate con quello ; e gianımai fi verrà a moftrare esservi in tal luogo
apparse vestigia di tali edifizj. E' ben vero,che essisupposero laddove
fuinappresso eret to ilCollegio de'RR.PadriGesuiti,vifossestatoun altro Teatro
, diverso da quello , che di sopra divisam mo; maquestoanchequantosiainverisimile,anzi
im possibile chiaramente appare da quel che in tutti i noftri
İftoricisilegge;come dire:che Napoliatempopari mente diRuggiero Normanno
dopovarj,ediversiac crescimenti diedifizj,ediabitanti,nonera,che'una
Cittàmoltopicciola,etale,chefattadaquelRemi. surare , non li rinvenne il fuo
giro maggiore, che di 2363.pallil;onde ove:mai figurarvifivoglianotanti diversi
Teatri, e Ginnasi di quella magnificenza,ed a m piezza , ch'era solito dagli
antichi edificarsi, non po trem VI. SitodelleScuo vero , tremmo mai
concepire; senza che in sì picciolo spazio non vi farebbe rimasto luogo per
abitarvi. ; seguentefillogismo:Appare eglidicono da Platone,che: il luogo
proprio per liGinnasj esserdebba ilmezzo della Gittà:aveano
questi,secondogliantichi,ilpiùdappresso leTerme;ecome sideduce da Stazio
nelGinnasio de'Na poletani eraviun TempiodedicatoadErcole:orduppo Ito, che in
Napoli il Ginnasio occupasse questaregione, veniva egli ad aver tutto
ciò;perchè ella quafiil mez: zo occupava dell'antica Città;avea nel suo
distretto le chi IK er qual sopra tutti ik prese a difenderla,avendo
preso,a scris vere di questo Ginnasio , che per la morte sopraggiun tagli,non
potèterminare;fiappoggianodeltuttosul 13 Altri all'incontro furono di parere ,
che il Ginna fro occupasse propriamente quellaregione della Città,la quale per
le Terme,ch'erano nelsuo distretto,chiamof fi Termenfe ;e si vede anche dagli
antichi scrittori chia mata Erculense , come chiamolla S. Gregorio nelle fue
pistole(32)perloTempio,cheiviancheera inonor di Ercole
oveoggièlaCappelladettaS.M.adErcole e dopo fu chiamata,comeparimente or
fichiama,di Forcella;non già come vogliono alcuni,ch'è troppo follia il credere
dallaScuoladi Pittagora,che quivi era, la qualeavea per insegna la lettera
biforcata Y ;ma si bene , giusta che fu il sentimento de'più favj, da un antico
Seggio, il quale facea per avventura per sua im-. prela,queltalettera,che
finoggimiriamoscolpitain un antico marmo sopra la portadella Chiesa Parrocchia
ledi S.Maria a Piazza;e diede ilnome a tutto il quar .
tiere.Quegli,che'fifostengono inquesta oppinione, come sivede da quel dotto
libro, che Pier Lalena, 1 (32) S.Gregor.ep.59.fol.116 Terme ,
Terme,ed un Tempio ancora consecrato ad Ercole;dun que, eglino
conchiudono,deve credersi di necessità, che questo così fosse.Pur tutta
volta,posto che Platone non parli di quel che in fatti costumavasi nella Grecia
al fuo tempo , ma soltanto di quel che bramava , che fi costumasse;poichè
sappiamo per certo,che tutti iGin nasj eretti erano fuora delle porte della
Città, o a can to a quelle , come lungamente pruova Meursio , e tutti gli
altri, che dottamente hanno le cose deGreci co'lo roscrittiillustrato;e
perchèleTerme esserpotevano, come realmente erano, secondo che or ora diremo,
an che in altriluoghi di Napoli , e cosi pure il Tempio in onor di Ercole , il
quale ove fifuppone accoppiato al Ginnafio,figurar non fideve moltoampio,e
magni fico, ma per ben picciolo,e come un nostro Oratorio , o
Cappella;nècreder,chequestofossestatosolo,ma con esso insieme congiunti,o
dentro lo stesso ben molti altridellamedesima formaerettiinonordiMercurio,di
Apollo ,di Cupido , e di altro Dio di questo genere ,( . , del Teatro, e Somma
piazza . E per verità quiviiveg gonfi! ancheoggienellecase,chediciamodell'Anti
caglia , e in tutta quella vicinanza , ove dopo fu eret: to il Tempio in onor de'Principi
degli Apostoli S. Pie tro , e Paolo infino al vicolo della Porta piccola della
Chiesa della Vergine Avvocata,volgarmente detta l'A nime del Purgatorio,
infiniti pezzi d'opera laterizia, e condo costume era di farsi universalmente
da Greci ne' Ginnasj;devequestosentimentoanche con tutta ragio ne: ributtarfi.
più koNon pochifinalmentecontesero,eforsecon saldo giudizio,econ maggior
fondamento,che ilGinna fio ,e 'l Teatro stati fossero in questa Città in una
stes fa ,verso quella contrada,che anticamente dicevasi saparte fe $ 5 1 15 secolo, quella di Berito (35) e quella di
Costantinopoli eretta teflandrini;te del pra (33) Viil Celan. notiz. di Nap. Giorn,2.
(34) V.Plutar.inopusc.viramepicur.noneffebeatam.Strab.l.s.&
17.Philoftr.inPo lemon.pag.532. Spartian. In Adrian. cap.20. Sueton.in vit. Claud.
Gronov. dissertat.deMuseo. (35) Juftinian. Conftitut. Ad Anteceffores $.7.6 Dioclet.h.n.c.quietate
velprofeffione fe excufat.6 l.10.c.eod. (36)
V.l'AutordellaStor.CiviledelRegnol.s. dur NON Comunque però ciò
sia,rientrando in nostro sen tiero;dopo che Costantino trasferì laSede
dell'ImperiodeleScuolede nellanuova suaCittà,non
vihadubbio,ch'egli,echedopotraj . Lita 1 10 ove crediamo noi essere stato il
Ginnasio , viene ad essere per avven tura fuor delle mura ,ovvero accanto a
quelle. VII. Continuazione quelli, che lo seguirono, tralasciaffero perla
lorlonta-dpeolrl'taItmapelraifoede nanza, di frequentar Napoli a l l a g u i s
a, che i l o r a n t e - Costantinopoli. ceffori avean fatto; e che perciò
venne ella anche me- Womenerico da no da'privatiCittadiniRomani frequentata;ma
nonpertempodiNero questo il suo Ginnasio fcemò dipregio :erano allora in
letani,eglio an di marmi Orientali di una maravigliosa bellezza,in gui fa , che
in niuna altra parte di Napoli se ne rinvenga tanta copia ; e vi si discuoprono
parimente le vestigia d'alcuni edifizj, che pajono non aver fervito , che per
leTerme (34).Questo sentimento vien confermato oltre modo non solo da quelche
scriveSeneca a Lucilio,che come di sopra abbiam riferito,suppone in fatti ilGin
nasioaccanto alTeatro;ma benanchedalcostume di
giàricevutonellaGrecia,ilqualecome testédanoi notossi, era d 'erigere questi
Ginnasj fuora , o vicino le 1 porte della Città; poichè comunque tra levarie op
0 pinionide'scrittorifisupponga,che fosseilsitodell' anticaNapoli,questo luogo
veramente Oriente le scienze in un molto sublime grado;per tro-rientali,accre
varsi inmoltiluoghidellefamoseUniversitàdegliStudj,etonelIV.eV. delle celebri
Academie , di cuiquella d’Alessandria (34) CoʻLeteratiA stimonianza dal
medesimo Costantino il Grande (36) portavano 10-fa S. Agoftino bilito netrai Napo
3 ita qual cosamoltidiquesti, ed egli altri Orientalisoprattutto in
questi tempi, ne'quali trovandosi la Sede dell'Imperio in Costantinopoli; rela
era la‘nostra Città a quella fu bordinata , capitando continuamente in essa;
questo gran cambiamento delle cose non solo non apportò niuno im pedimento allaletteratura
Napoletana;ma moffii Na poletani dall'emulazione di superar gli Orientali , che
è troppo naturale tra gli uomini,egli è incredibilequarto maggiormente ella
fosse venuta ad accrescerli. Ciò tanto è vero, che anche nel V. secolofiori
vano perciò in queste Scuole mirabilmente le scienze; e vi fioriva soprattutto
lo studio dell'eloquenza , come attesta S. Agostino , che allora altresì ,vivea
: perchè scrivendo egli contro gli APaolino. Keywords: implicatura. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Paolino” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740689183/in/datetaken/
Grice e Papi – la scuola di Milano –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Trieste). Filosofo. rice: “Papi’s
‘parola incantata’ is ambiguous, as ‘charmed word’ is, “Apriti Sesamo” is Two
words, and they charm, they are not charmed! “Abracadabra” may be different!”
-- essential Italian philosopher. Studia
a Milano e Stresa. Insegna a Pavia. Politicamente attivo nella corrente
lombardiana del partito socialista italianoI, segue un percorso che lo ve varcare
le porte del Parlamento ed assumere la vice-direzione e poi la direzione
dell'Avanti! Sospettando un aumento del tenore affaristico nella politica così
come lui stesso dichiara in un'intervista abbandona bruscamente la filosofia e
si dedica alla filosofia. Fonda “Oltrecorrente”. Saggi: “Filosofie e società. Marx
risponde a Veca, prende le distanze da Engels e rende omaggio a Papi. E’ questa un delitto clamoroso che tenne le cronache
dell’epoca deste anche per lo spessore di chi lo compì: Francesco Starace
assassino evasore e falsario. Cugino del gerarca fascista Achille
Starace. Il 5 febbraio 1940 l’ing. Giovanni Castelli, 32 anni, di Busto
Arsizio, industriale in maglieria, vedovo e padre di un bambino, si recò a
Milano. Ma la notte non rincasò. Il giorno successivo giunge ai familiari un
telegramma nel quale il Castelli li informava che andava a Bologna per affari.
Il telegramma era firmato Giovanni, mentre per solito il Castelli si sottoscriveva
Gianni. Questo particolare e la mancanza di altre notizie indussero il padre
del Castelli a recarsi a Milano per rivolgersi alla polizia. Venne accertato
che il telegramma era falso. Del Castelli nessuna traccia. Il 9 febbraio Maria
Mazzocchi, (1), venne mandata dal suo convivente Francesco Starace (2) a
ritirate un ombrello che aveva dimenticato al Miralago, la Venezia dei
Milanesi, in via Ronchi 24. Il custode la fece entrare, considerato che
l’inverno il Miralago era chiuso al pubblico. La Mazzocchi recatasi nel locale
indicatole dallo Starace trovò il corpo di un uomo morto riverso sul pavimento:
era il Castelli. Aperta l’inchiesta e identificata la vittima emerse che la
stessa era conosciuta agli Starace perchè frequentava il Miralago. La
pubblicità del Miralago in piazzale Loreto, all’inizio di via Porpora Ma
non solo. Francesco Starace e Giovanni Castelli si frequentavano perchè avevano
un’amicizia in comune: Lidia Biasin. Lo Starace aveva avuto rapporti con lei
ancora sedicenne e il Castelli la concupì in un boschetto del Miralago: Lidia
li aveva fatti incontrare perché entrambi, all’epoca, erano nel ramo maglieria.
Lo Starace, ormai fallito, doveva 12.000 lire al Castelli. Nelle more
dell’inchiesta – secondo la ricostruzione fattane dallo Starace – lo stesso
avrebbe invitato il Castelli al Miralago per ricordargli le sue condotte nei
confronti della Biasin e che per questo doveva pagare. La ricattatoria pretesa
degenerò in una colluttazione che ebbe come suggello l’esplosione di due colpi di
pistola sparati dallo Starace contro il Castelli. Caso volle che alla scena
iniziale assistette il garzone di un lattaio che indicò di avere udito anche
degli spari. L’arma era in dotazione in un cassetto del locale ristorante. Ma
oltre ad essere accusato di omicidio lo Starace derubò la vittima del
portafogli, dell’anello, di una penna stilografica in oro tanto che nè il
denaro – il Castelli doveva avere con sé almeno 10.000 lire – nè gli oggetti di
valore furono mai trovati. Da subito lo Starace sostenne che la sottrazione di
tali oggetti era stata fatta per creare l’apparenza di una rapina ciò non di
meno fu accusato di rapina In Assise i legali di Francesco Starace cercarono di
ottenere l’infermità mentale dell’assistito con l’aiuto di tre dottori: il dott.
Moretti Foggia aveva avuto in cura un fratello dello Starace per paralisi
infantile; il prof. Medea ebbe in cura uno zio dell’imputato affetto da una
grave forma di deperimento nervoso; il prof. Pini curava una zia dell’accusato
affetta da psicosi malinconica. Nessuno degli avvocati della difesa,
stranamente, parlò del più noto dei parenti dell’inquisito: quell’Achille
Starace ormai caduto in disgrazia anche agli occhi di Mussolini. La Corte
respinse le tesi dei luminari volta a sostenere una certa propensione
patologica nella stirpe dello Starace e inflisse all’imputato 30 anni di
carcere. Inviato a Roma per espiare la pena lo Starace, dopo il 25 luglio 1943,
offrì la sua collaborazione ai tedeschi e riuscì a ottenere la libertà. In
carcere era entrato in contatto con alcuni falsari. Ricercato perché aveva
intrapreso la remunerativa attività in Riviera venne arrestato a Milano per
essere tradotto a Genova. Ma mentre veniva condotto a Genova ammorbidì la
sorveglianza di uno dei custodi con un bel po’ di milioni, ritrovandosi di
nuovo libero. Subito strinse relazioni con gente che tra il maggio 1945
all’ottobre del 1946 riuscì a spacciare circa 8 milioni di AM-lire, in
biglietti da 1000, nonché carte annonarie italiane e svizzere, clichés per la
stampa di biglietti da 100 lire. Il 19 ottobre 1946 il nuovo Corriere
della Sera titolava a pag. 2 Era la prima volta che il giornale
faceva esplicito riferimento a una consanguineità tra Francesco Starace e
Achille Starace. Addirittura si dilungò oltre a indicare che nella stamperia
erano stato trovato materiale copioso tra Nel 1949 allo Starace fu
inflitta una pena di 22 anni, per l’attività di falsario. Ma tale condanna non
ebbe effetto poiché, in sede di esecuzione, gli fu computata la pena più
grave comminatagli per il delitto del Miralago.1) Maria Mazzocchi, separata, fu
impiegata come cassiera da Francesco Starace, allora caposala del Motta di
piazza Duomo. A seguito del verificarsi di frequenti ammanchi di cassa, dei
quali fu sospettato lo Starace, furono entrambi licenziati. 2) Francesco
Starace, nato nel 1906 a Napoli, ex caposala del Motta di piazza Duomo, e
figlio di Germano Starace gestore del Miralago. Separato. Dopo essere stato
licenziato dalla Motta il padre gli aprì una bottiglieria ma abbandonò il
negozio per impiantare un’industria di maglieria. “La parola incantata”. Fulvio Papi. Papi.
Keywords: il fascismo, il veintennio fascismo, filosofi fascisti, enciclopedia
di filosofia, filosofia e societa, la scuola di Milano, fascismo, Giordano
Bruno, fRefs.: Luigi Speranza, “Grice e Papi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740417896/in/datetaken/
Grice e Pareyson – implicare ed
interpretare – liberalismo, risorgimento, fascismo -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Piasco). Filosofo. Linceo. Nato da genitori entrambi originari
della Valle d'Aosta, si laureò a Torino con una tesi dal titolo “Esistenza” –
su Jaspers, che poi venne pubblicata all'editore Loffredo di Napoli. Compì
spesso viaggi di studio in Francia e in Germania, dove ebbe modo di conoscere
personalmente Maritain, Jaspers eHeidegger. Si fece notare dai più
importanti filosofi del tempo, tra i quali Gentile. Allievo di Solari e Guzzo, dopo aver seguito in Germania
i corsi di Jaspers, insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Camillo Benso di Cavour
di Torino e al liceo di Cuneo, dove ebbe come allievi alcuni futuri esponenti
della Resistenza italiana, tra i quali Revelli e Vivanti. Fu arrestato per
alcuni giorni, in seguito agì egli stesso nella Resistenza, insieme con Bobbio,
Ferrero, Galimberti e Chiodi, continuando a pubblicare anonimamente articoli.
Nel dopoguerra insegnò al Gioberti e in vari atenei tra cui Pavia e Torino
dove, conseguito l'ordinariato. Fu accademico dei Lincei e membro dell'Institut
international de philosophie, oltre che direttore della Rivista di estetica,
succedendo a Stefanini che la fondò a
Padova. Ebbe molti allievi, fra cui Eco, Vattimo, Tomatis, Perniola, Givone, Riconda,
Marconi, Massimino, Ravera, Perone, Ciancio,
Pagano, Magris e Zanone, segretario del Partito Liberale Italiano, ministro
della Repubblica e sindaco di Torino. Considerato tra i maggiori filosofi del XX secolo, assieme a Abbagnano fu tra i
primi a far conoscere l'esistenzialismo, facente capo principalmente ad
Heidegger e Jaspers, e a riconoscersi in questa visione (La filosofia dell'esistenza
e Jaspers), in un quadro dominato dal neo-idealismo. Si dedicò anche a dare una
nuova interpretazione dell'idealismo non
più in chiave hegeliana (Fichte), individuando in Schelling un precursore a cui
l'esistenzialismo doveva la propria ascendenza, sostenendo che «gli
esistenzialisti autentici, i soli veramente degni del nome, Heidegger, Jaspers
e Marcel, si sono richiamati a Schelling o hanno inteso fare i conti con lui L’'esistenzialismo
anda ripreso in chiave ermeneutica. Considera la verità non un dato oggettivo ma
come interpretazione del singolo, che richiede una responsabilità soggettiva. Chiama
la propria posizione personalismo ontologico. Si è dedicato anche a ricerche
storiografiche, individuando nella filosofia post-hegeliana due correnti, riconducibili
rispettivamente a Kierkegaard e a Feuerbach,
e che sarebbero sfociate rispettivamente nell'esistenzialismo e nel
marxismo. Il suo percorso filosofico ha attraversato principalmente
tre fasi: una più propriamente esistenzialista, attestata cioè su un
esistenzialismo personalistico, in dialogo con Kierkegaard, che riconosca come
la comprensione di sé stessi è resa possibile solo dalla propria relazione con
l'Altro; una seconda incentrata sull'ermeneutica, ossia nel farsi strumento di
interpretazione della verità, volgendosi ad una comprensione ontologica delle
condizioni inesauribili dell'esistenza, che ripercorrendo Heidegger si tramuta
da angoscia del nulla in ascolto dell'Essere; l'ultima che si richiama a
un'ontologia della libertà, più vicina a Schelling, ritenuto un filosofo talmente
attuale da essere persino post-heideggeriano, la cui interpretazione può essere
innovata a partire da Heidegger proprio perché Heidegger ha avuto Schelling
all'origine del suo pensiero. Rreinterpreta le tre fasi del suo pensiero alla
luce del passaggio dalla filosofia negativa a quella positiva di Schelling,
ossia il momento in cui la ragione, prendendo atto della propria nullità, si
apriva allo stupore dell'estasi, in una maniera non necessaria né automatica,
bensì fondata su una libertà che non esclude tuttavia la continuità. Solo
ammettendo questa libertà si può approdare da una filosofia puramente critica,
negativa, ad una comprensione dell'esistenza reale, oltre che della possibilità
del male e della sofferenza. Il discorso sulla negatività non sarebbe
affatto completo se non si parlasse della sofferenza, ma dato che la sofferenza
è non solo negatività, ma è una tale svolta nella realtà che capovolge il
negativo in positivo, questo fa già parte di quella tragedia cosmo-te-andrica –
cosmos, theios, aner -- che è la vicenda universale. Migliorini et al., Scheda
sul lemma "Pareyson", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri,
Per gli accenni biografici di questa sezione, si veda Vattimo, Dizionario
Biografico degli Italiani, come anche labiografia presente in centrostu di
pareyson Home.html Luciano Regolo, A
Torino Gadamer ricorda Pareyson, Repubblica, Cfr. Schelling, in «Grande
antologia filosofica», Milano, Marzorati, Palma Sgreccia, Una filosofia della
libertà e della sofferenza, Milano. Offrì un'interpretazione del proprio percorso
filosofico nell'iEsistenza e persona. Tomatis; “Escatologia della negazione” (Roma,
Città Nuova. cit. in: Roselena Di Napoli, Il male – cf. Grice, “ill-will” --. Roma,
Gregoriana, F. Tomatis. Altri saggi: “La filosofia dell'esistenza” (Napoli,
Loffredo); “L’esistenzialismo” (Firenze, Sansoni); “Esistenza e persona” (Torino,
Taylor); “L'estetica idealista del fascismo” (Torino, Filosofia); “Fichte,
Torino, Edizioni di «Filosofia); “Estetica. Teoria della formatività, Torino,
Filosofia); “Teoria dell'arte, Milano, Marzorati, I problemi dell'estetica,
Milano, Marzorati); “Conversazioni di estetica, Milano, Mursia, Il pensiero
etico” (Torino, Einaudi); “Verità e interpretazione, Milano, Mursia); “L'esperienza
artistica, Milano, Marzorati, Schelling,
in Grande antologia filosofica, Milano, Marzorati); “Filosofia, romanzo ed
esperienza religiosa, Torino, Einaudi, La filosofia e il problema del male, in
Annuario filosofico, Filosofia dell'interpretazione, Torino, Rosenberg); Kierkegaard
e Pascal, Sergio Givone, Milano, Mursia); “Filosofia della libertà, Genova,
Melangolo); Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza, Torino, Einaudi. Le
"Opere complete" sono pubblicate a cura del "Centro studi
filosofico-religiosi Luigi Pareyson", Mursia, Milano. Interviste
principali Se muore il Dio della filosofia, Ciro Sbailò, “Il Sabato”, anno Io,
filosofo della libertà, Roberto Righetto, “Avvenire” Mario Perniola,
"Un'estetica dell'eccesso: Luigi Pareyson", in Rivista di Estetica, Alberto
Rosso, Ermeneutica come ontologia della libertà. Studio sulla teoria
dell'interpretazione di Luigi Pareyson, Milano, Vita e Pensiero, Francesco
Russo, Esistenza e libertà. Il pensiero di Luigi Pareyson, Roma, A. Armando
Editore, Furnari, I sentieri della libertà. Milano, Guerini e associati, Chiara,
L'iniziativa. Genova, il melangolo, Ciglia, Ermeneutica e libertà, Roma,
Bulzoni Editore, Tomatis, Ontologia del male, Roma, Città Nuova Editrice,
Ciancio, L’esistenzialismo, Milano, Mursia Editore, FTomatis, pareysoniana, Torino, Trauben Edizioni, Les
Cent du Millénaire, Aosta, Counseil régional de la Vallée d'Aoste &
Musumeci Éditeur, Ermenegildo Conti, La verità nell'interpretazione.
L'ontologia ermeneutica, Torino, Trauben Edizioni, Pareyson. Vita, filosofia,, Brescia, Editrice
Morcelliana, Musaio, Interpretare la
persona. Sollecitazioni. Brescia, Editrice La Scuola, Palma Sgreccia, Una
filosofia della libertà e della sofferenza, Milano, Vita e Pensiero, Paolo
Diego Bubbio, Piero Coda, L'esistenza e il logos. Filosofia, esperienza
religiosa, rivelazione, Roma, Città Nuova Editrice, Gianpaolo Bartoli,
Filosofia del diritto come ontologia della libertà. Formatività giuridica e personalità
della relazione, Roma, Nuova Cultura, Santi Lo Giudice, "Verità e interpretazione,”
Atti dell'Accademia peloritana dei Pericolanti, TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere
Dizionario di filosofia Centro studi filosofico-religiosi "Luigi
Pareyson" Pubblicazioni e critica
Centro studi filosofico-religiosi orino. vita e pensiero Gianmario Lucini, sito
"filosofico.net". Pareyson. Keywords: implicare ed interpretare,
“Liberalismo, risorgimento, fascismo” – la filosofia politica fascista, la
morale fascista, Pareyson e Gentile, fascismo, I saggi anonimi di Pareyson,
‘Liberalismo, risorgimento, fascismo’ ---- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pareyson” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740386631/in/datetaken/
Grice e Parinetto – implicatura ed alchimia – la
bucca del culo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo. Grice: “Parinetto implicates, “Are witches women?” “Sono donne le
streghe?” Grice: “The question may be rhetorical but it ain’t – since Italian
allows for “lo strego,” and “lo stregone.”” Ha insegnato a Milano. Nella sua
opera convergono tanto lo studio delle filosofie orientali (fu traduttore del
Tao Te Ching di Lao Tzu) che influenze di pensatori sia classici, come
(Eraclito, Nietzsche e Marx), sia contemporanei della filosofia occidentale,
quali Deleuze e Guattari. È considerato uno degli interpreti eterodossi del
marxismo. Particolarmente importanti sono state le sue analisi sulle
persecuzioni dei movimenti ereticali e sulla stregoneria, nella cui repressione
legge il tentativo di annichilimento di qualsiasi diversità sociale da parte
del potere (non solo religioso ma anche economico e culturale). Ha contribuito,
spesso, con queste sue analisi, alla comprensione dell'emarginazione di tutte
le istanze sociali e culturali minoritarie, non solo del passato ma anche
contemporanee. Altro tema centrale dell'opera è l'alchimia, intesa come sapere
contrapposto alla scienza moderna e volto alla trasformazione dell'umano
anziché del sociale. Ha anche una profonda cultura musicale, tanto da essere
stato collaboratore di “L'Eco di Brescia” come recensionista. Fu anche
collaboratore del periodico La Verità (organo della federazione bresciana del
PCI). È in via di costruzione, presso la
biblioteca di Chiari, la Fondazione Parinetto, che raccoglie la sua vasta
produzione. Saggi: “Alchimia e utopia, Pellicani” (Mimesis); “Corpo e
rivoluzione in Marx, Moizzi-contemporanea, Faust e Marx, Pellicani” (Mimesis);
“Gettare” (Mimesis); I Lumi e le streghe, Colibrì, “Marx: sulla religione, La
nuova Italia, “ Il ritorno del diavolo” (Mimesis,” La rivolta del diavolo:
Lutero, Müntzer e la rivolta dei contadini in Germania, Rusconi); “La
traversata delle streghe nei nomi e nei luoghi e altri saggi, Colobrì, “Magia e
ragione” Nuova Italia, Marx diverso
perverso, Unicopli, Marx e Shylock, Unicopli, Né dio né capitale” (Contemporanea,
“Nostra signora dialettica” Pellicani, Processo e morte di Bruno: i documenti, con un
saggio, Rusconi, Solilunio: erano donne le streghe?, Pellicani, Sulla
religione, Nuova Italia, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei
diversi, Rusconi. Curatele e traduzioni Jakob Böhme, La vita sovrasensibile.
Dialogo tra un maestro e un discepolo, Mimesis, Giordano Bruno, La magia e le
ligature, Mimesis, Niccolò Cusano, Il Dio nascosto, Mimesis, Dickinson, Dietro
la porta, 237 liriche scelte, Rusconi, Eraclito, Fuoco non fuoco, tutti i
frammenti, Mimesis, Rime sulla morte, Mimesis, Hegel e Hölderlin,
Eleusis, carteggio, Mimesis); Il teatro della verità. Massoneria, Utopia,
Verità, Mimesis, Angelus Silesius, L'altro io di dio, Mimesis, La via in cammino: Tao Te Ching, Edizioni La
vita (Felice, Milano); Voltaire, Stupidità del cristianesimo, Stampa
Alternativa, Vedi per esempio Una polemica sulle streghe in Italia, riferimenti
in. Vedi per esempio la recensione a I
Lumi e le streghe Vedi di Renzo
Baldo Cfr. Fondazione Luigi Micheletti Catalogo
Emeroteca, su //musil.bs. Movimenti ereticali medievali Stregoneria. Biografia
da Nicoletta poidimani Biografia da zam,
su zam. Una polemica sulle streghe in Italia -- nel sito della ARFISAssociazione per Ricerca e
Insegnamento di Filosofia e Storia. Parinetto. Keywords: etymologia araba
d’alchimia, processo e morte di Bruno, massoneria, eretico, alienazione, la bucca
del culo, anale, analita, il falo, il pene, quando l’ano appare (da fece) –
metafora – da fece in vece del falo, Bruno, de magia, trattati di magia,
processi a Bruno, gl’antichi romani, I corpo e la revoluzione fascista – il
veintennio fascista e l’analita -- Refs.: “Grice e Parinetto” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740588353/in/datetaken/
Grice e Parisio – L’implicatura di
Cicerone – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Figline Vegliaturo). Filosofo.: Grice:
“I like Parisio; he focused on rhetoric, as every philosopher should!” Come
molti filosofi italiani senza titolo nobiliario, ha una vita errabonda. Dopo
aver fatto un viaggio di studio a Corfù, ritorna in patria dove apre una
scuola. Si trasfere a Napoli dove ottenne cariche e favori dal re Ferrandino.
Risiede per qualche tempo a Roma per poi trasferirsi a Milano dove sposa la
figlia del filosofo Demetrio Calcondila. Dopo aver abitato a Vicenza, Padova e
Venezia, torna a Cosenza, dove fonda l'Accademia Cosentina. Recatosi a Roma,
invitato daLeone X, vi insegna sia eloquenza nell'Accademia Pomponiana che
latino nell'archiginnasio. Rimame a Roma fino alla morte di Leone X, dopo di che ritorna definitivamente a
Cosenza. Saggi: Q. Horatii Flacci Ars poetica, cum trium doctissimorum commentariis”;
“Acronis, Porphyrionis. Adiectae sunt praeterea doctissimae Glareani
adnotationes. Lugduni veneo: a Philippo Rhomano); Q. Horatii Flacci Omnia
poemata cum ratione carminum, et argumentis vbique insertis, interpretibus
Acrone, Porphyrione, Antonio Mancinello, necnon Iodoco Badio Ascensio viris
eruditissimis. Scoliisque Angeli Politiani, M. Antonii Sabellici, Ludouici
Coelij Rhodigini, Baptistae Pij, Petri Criniti, Aldi Manutij, Matthaei Bonfinis
et Iacobi Bononiensis nuper adiunctis. His nos praeterea annotationes
doctissimorum Antonij Thylesij Cosentini, Francesci Robortelli Vtinensis, atque
Henrici Glareani apprime vtiles addidimus; Nicolai Perotti Sipontini libellus
de metris Odarum, Auctoris vita ex Petro Crinito Florentino. Quae omnia longe
politius, ac diligentius, quam hactenus excusa in lucem prodeunt; “Index
copiosissimus omnium vocabulorum, quae in toto opere animaduersione digna visa
sunt, Venetiis: apud haeredes Ioannis Mariae Bonelli, Claudius Claudianus,
Claudianus De raptu Proserpinae: omni cura ac diligentia nuper impressus: in
quo multa: quae in aliis hactenus deerant: ad studiosorum utilitatem: addita
sunt: opus me Hercle aureum: ac omnibus expetendum, Venezia: Albertino da
Lessona, Bernardino Viani e Giovanni Rosso, Clausulae, Ciceronis ex
epistolis excerptae familiaribus: ac in sua genera miro ordine digestae: plenae
frugis: & ad perducendos ad elegantiam stili pueros vtillimae. et recensuit
& approbauit, Vicentiae: per Henricum & Io. Mariam eius. F. librarios, Valerii
Maximi Priscorum exemplorum libri nouem: diligenti castigatione emendati:
aptissimisque figuris exculti: cum laudatis Oliverii ac Theophili commentariis:
Hermolai Barbari: Georgii Merulae: Mar. Antonii Sabellici: Raphaelis Rhegii:
multorumque praeterea nouis obseruationibus: indiceque mirifico per ordinem
literarum: ad inveniendas historias nuper excogitato: alteroque in usum
grammaticorum ad vocabula rerumque cognitionem” (Venezia, per Bartholomeum de Zanis de Portesio); “Habes
in hoc volumine lector optime diuina Lactantii Firmiani opera nuper
accuratissime castigata: graeco integro adiuncto:... Eiusdem Epitome. Carmen de
Phoenice. Carmen de Resur. Domini. Habes etiam Ioan. Chry. de Eucha. quandam
expositionem & in eandem materiam Lau. Vall. sermonem. habes Phi.
adhorationem ad Theodo. & adversus gentes Tertul. Apologeticum, Venetiis:
arte & impensis Ioannis Tacuini fuit impressum,); “Retoricae breviarium ab
optimis utriusque linguae auctoribus excerptum”; “Liber de rebus per epistolam
quaesitis. Henr. Stephani Tetrastichon de hoc Iani Parrhasij alijsque quibus
poetas illustrauit libris... Adiuncta est Francisci Campani Quaestio Virgiliana”
(excudebat Henricus Stephanus, illustris viri Huldrichi Fuggeri typographus, Davide
Andreotti, Storia dei cosentini” (Napoli, Marchese); Ugo Lepore, «Per la biografia’
Biblion, Francesco D'Episcopo, Fondatore
dell'Accademia Cosentina, Cosenza: Pellegrini, A. Frugiuele, Dubbi ed ipotesi
sui suoi natali, in Il Letterato: rassegna di letteratura, arte, scuola fondata
e diretta da L. Pellegrini, Accademia Cosentina Treccani Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Indice. A quibus primumd C inventa rhetorica
et celebrata; qualis primu apud athenienses e!o^ quentia e usus ac stadium; quale
primu apud romanos; quid sit rhetorica, quid inter rhetorica et Dialc<fh*«»
AnFSietoricaiitars, quod utilis sit rhetorica; Sit 'nc ars necessaria; Quae
praeftarc oporteat rhetorica; Qualeseifedel eant Rhetoriesecan didati* Quae
fdre eos oporteat* ti»it; quod sit officium rhetoricae; quidintero fficiumdC finem;
quis rhetoricae finis; quae materia; De ciuilib * quadfaonibus, SC earuhi generibius;
De circunftanda quaefacithypOi» , thefim; De tribus generibus caufar; partes
Rhetoricae qumqi; Demuenrione. Zo; Qufcotrouerfiaenoconfidat zi^4z
Dcconftitutionc* zz»4^ Quotfintcoftiturioncs,etquf; Deftatucomecdurah»
Dedatudeiinitiuo. De datu generali Dedatutranflariuo Ex plurib conditutionibus
quomcH do prmdpalequisinuemat Quae caufa dmplexfit iuneda^ quae con^ zp.do De
quaedione, ratione, iudicatione &nrmamento, partes orationis; De genere deliberativo;
Genus Demondratiuunit; Genus ludiciale. Figlio da Tommaso, giureconsulto e
consigliere del Senato napoletano, e Pellegrina Poerio. Ha come primo maestro
Pedacio, che lo avvia alla conoscenza del latino. Si trasfere a Lecce, dove il
padre e stato nominato governatore, e intraprese lo studio del greco sotto la
guida di S. Stiso. Si reca Corfù per frequentare la scuola di G. Mosco, dove
perfeziona la conoscenza del greco. Rientrato a Cosenza, frequenta le
lezioni di T. Acciarini. Ha certamente una formazione giuridica, sollecitata
dal padre, di cui resta traccia nel “Vocabularium legale” (Napoli, Biblioteca
nazionale), un elenco alfabetico di quesiti giuridici tratti dai giureconsulti
antichi. Ma l’interesse per il diritto e le istituzioni politiche antiche deriva
a Parisio anche dalla frequentazione di Pucci, allievo di Poliziano a Firenze,
attivo a Napoli. Si trasfere a Napoli ma i suoi contatti con Pucci e con
l’ambiente culturale napoletano risalivano a qualche anno prima. Invitato a
tenere lezioni sulle “Silvae” di Stazio e nell’occasione pronuncia l’orazione “Ad
patricios neapolitanos”, nella quale elogia G. Pontano. Alla frequentazione
dell’ambiente pontaniano risale probabilmente l’adozione del nome latino Aulus
Ianus Parrhasius. Nominato da Ferdinando I d’Aragona maestro di camera e
ricoprì incarichi nella cittadina calabrese di Taverna e a Lecce. E in rapporti
di amicizia con Ferdinando II (Ferrandino), come evidenziano una lettera a lui
indirizzata e l’epicedio in versi per la morte della madre, Ippolita Maria
Sforza. È probabile che segue Ferrandino nella fuga da Napoli occupata da Carlo
VIII ( e poi nella riconquista del Regno. Dopo la morte di Ferrandino e la
salita al trono di Federico I si trova coinvolto in intrighi di corte e prefere
abbandonare Napoli per trasferirsi a Roma. Arrivato a Roma segue le ultime lezioni di P. Leto e si lega
a T. Inghirami, che gli fa assegnare l’insegnamento di oratoria nello studio
romano. In seguito all’uccisione di due suoi allievi, implicati nelle trame che
accompagnarono il pontificato di Alessandro VI, decide di abbandonare Roma e di
trasferirsi a Milano. Nella città lombarda trova alloggio e occupazione
nella scuola di A. Minuziano. Collabora
ad alcune edizioni date alle stampe da Minuziano e scrisse epigrammi contro due
suoi avversari, G. Ferrari, docente di eloquenza nella scuola milanese, e il
corso Damiano Nauta. Si trasfere presso C. Cotta, che gli dette l’opportunità
di aprire una scuola propria e che forma con lui un sodalizio editoriale.
L’allontanamento da Minuziano provoca polemiche e scambi d’accuse, di cui danno
testimonianza le tre orazioni di Parisio in Alexandrum Minutianum. Sposa
Teodora Calcondila, figlia dell’ateniese Demetrio, che insegna greco a Milano. Furono
allievi di Parisio a Milano, oltre a Cotta, anche il figlio di Demetrio,
Teofilo, A. Alciato, P. Giovio (che scrive su biografia nei suoi Elogia) e il
figlio di E. Poncher, vescovo parigino all’epoca presidente del Senato
milanese. Fu grazie a Poncher che ottenne la cattedra di eloquenza lasciata
vacante da Ferrari, fuggito da Milano dopo la caduta di Ludovico. La polemica
con Minuziano, dopo una temporanea ri-conciliazione, si riaccese in un contesto
politico meno favorevole a lui, in seguito alla sostituzione del Poncher con J.
Charles. A quest’ultimo Minuziano dedica l’edizione liviana data alle stampe, per la quale Parision accusa l’avversario di
aver plagiato le proprie lezioni su questo autore. La polemica degenera in una
campagna denigratoria nella quale Minuziano e affiancato da Ferrari,rientrato a
Milano, Nauta e R. Panato da Lodi. Replica sotto lo pseudonimo di Furius Vallus
Echinate in un opuscolo stampato a Legnano da G. Giacomo assieme con la ri-edizione
del commento a Claudiano. Oggetto anche di un’aggressione fisica accetta
l’offerta di G. Trissino, allievo di Calcondila e si trasfere a Vicenza. Pubblica
numerosi saggi: il commento al De raptu Prosperpinae di Claudiano; i carmi di
Prudenzio e il Carmen Paschale di Sedulio (ambedue nella tipografia di
Guillaume la Signere e con il contributo della famiglia Cotta). Ancora presso
Scinzenzeler e con una prefazione di C. Cotta, il “De viris illustribus urbis
Romae”, una delle compilazioni tardo-antiche trasmesse sotto il nome di Aurelio
Vittore, che attribue a Cornelio Nepote (nello stesso anno Minuziano pubblica
lo stesso testo fra le opere di Svetonio); il “Libellus de regionibus urbis
Romae” (tip. Scinzenzeler), una versione interpolata della “Notitia regionum
urbis Romae” che attribusce a un inesistente Publio Vittore. Le iniziative
editoriali sono accompagnate dalla ricerca di codici antichi: nell’edizione di
Sedulio dichiara di aver utilizzato un antico codice scoperto in un monastero.
A un codice di Parisio fa riferimento T. Calcondila nell’edizione di Valerio
Massimo a Legnano da G. Giacomo con commenti dello stesso Parisio e di altri.
Riusce a impadronirsi anche di alcuni dei manoscritti bobbiesi scoperti da G. Merula
e attualmente nella Biblioteca nazionale di Napoli: i codici Lat. 1 e 2
utilizzati per le edizioni di testi grammaticali di Probo e altri autori pubblicate
a Milano da Scinzenzeler e Vicenza da Zeno),
e il IV.A.8 contenente l’“Ars grammatica” di Carisio, pubblicata da P. Ciminio
(Napoli, G. Sultzbach). I tre codici sono custoditi nella Biblioteca nazionale
di Napoli. L’attività editoriale prosegue a Vicenza, con la collaborazione
della tipografia dei Ca’ Zeno. Pubblica una raccolta di clausule ciceroniane
tratte dalle familiari, un manuale di retorica e la citata raccolta
grammaticale. Non fa in tempo a pubblicare il “De rebus per epistolam quaesitis”,
una raccolta di notazioni filologiche in forma epistolare incominciata a Milano
e a cui dette forma editoriale a Vicenza. Il suo nome si legge anche
nell’edizione di Lattanzio stampata a Venezia da G. Tacuino, ma non è chiaro se
egli abbia realmente contributo a questa edizione. Le sue note ai primi due
libri dell’ “Eneide” sono inclusi nell’edizione virgiliana stampata nel a
Milano da Scinzenzeler. Arrivato a Vicenza pronuncia “Ad municipium
Vicentinum” e tenne corsi fino all’anno successivo. E ad Abano, per curare la
podagra di cui soffriva. In seguito alle vicende seguite alla sconfitta di
Venezia ad Agnadello si trasfere dapprima a Padova e poi Venezia, ospite da L.
Michiel. Vaglia la proposta di insegnamento offertagli dalla città di Lucca, ma
qualche mese dopo preferì abbandonare Venezia per la Calabria, dove arriva nel
giugno dopo una sosta di alcuni mesi a Napoli, dove e accolto da A. Seripando e
da altri sodali dell’Accademia Pontaniana. All’attività svolta a Cosenza viene
fatta risalire quella che in seguito verrà denominata l’Accademia cosentina. Insegna
ad Aiello, quale precettore dei figli del conte Antonino Siscari. Nella scuola di
Taverna tenne corsi su Plauto e sui grammatici. E a Pietramala, dove apprese
dal cognato Basilio Calcondila che Leone X gli assegna un incarico di
insegnamento presso lo Studio romano (oltre a Calcondila, l’incarico era stato
raccomandato al pontefice da Fedra Inghirami e Giano Lascari). Arrivato a
Roma tenne i corsi. Ottenne da Leone X
la dispensa dall’insegnamento e una pensione. Progetta di trasferirsi a Napoli,
grazie a un legato del cardinale Luigi d’Aragona, ma le precarie condizioni di
salute lo indussero a raggiungere Cosenza, dove muore. Oltre all’edizione
carisiana di P. Ciminio, anche altri pubblicarono inediti di Parisio. Suo
figlio da alle stampe a Napoli le lettere inviategli dal maestro, ma la stampa
è attualmente irreperibile. Ne resta una copia manoscritta nel codice
XXVIII.1.62 della Biblioteca dei girolamini di Napoli. Il cosentino B. Martirano
pubblica a Napoli (G. Sultzbach) il suo commento all’Ars poetica di Orazio. Il “De
rebus per epistolam quaesitis” e pubblicato da H. Estienne II, che nella
prefazione lo presenta come il maggiore umanista della recente generazione (un
giudizio ripetuto ancora da Sabbadini). Vennero date alle stampe anche le sue esegesi
alle Heroides (Venezia, G. Tacuino) e le Metamorfosi di Ovidio e la “Pro Milone”
di CICERONE. Lascia in eredità ad A. Seripando l’ingente biblioteca raccolta
negli anni precedenti: essa contava, nell’inventario redatto dopo la morte, 567
fra codici e libri, molti con annotazioni dell’umanista. Seripando li lascia in
eredità al fratello, il cardinale Girolamo. La biblioteca passa poi al convento
napoletano di S. Giovanni in Carbonara, subendo perdite e dispersioni. Il
nucleo più consistente è conservato nella Biblioteca nazionale di Napoli. Parte
degli inediti parisiani (lettere, orazioni, prolusioni) sono stati pubblicato
da Iannelli, Lo Parco, e in studi più recenti. Il De rebus per epistolam
quaesitis, a cura di L. Ferreri, Roma. Fonti e Bibl.: C. Iannelli, De vita et
scriptis Auli Iani Parrhasii Commentarius, Napoli; F. Lo Parco, Aulo Giano
Parrasio. Studio biografico-critico, Vasto; R. Sabbadini, Le scoperte dei
codici latini e greci ne’ secoli XIV e XV, Firenze 1905, passim; F. Lo Parco,
Aulo Giano Parrasio e Andrea Alciato, in Archivio storico lombardo; Due
orazioni nuziali inedite, Messina; U. Lepore, Per la biografia, Biblion; M.
Ferrari, Le scoperte a Bobbio in Italia medievale e umanistica, M. Manfredini, L’inventario della sua biblioteca,
in Rendiconti dell’Accademia di
Architettura, lettere e belle arti di Napoli; C. Tristano, La biblioteca di un
umanista calabrese, Manziana , M.
Lauletta, Un inedito: la Praefatio in Flaccum, in AION, Sezione filologico
letteraria; L. Munzi, Prassi didattica e critica del testo in alcune prolusioni
inedite, in Studi umanistici piceni, Parrhasiana, I, a cura di L. Gualdo Rosa
et al., Napoli, Parrhasiana, II, a cura di G. Abbamonte et al., in AION,
Sezione filologico letteraria, XXIV, M. Paladini, Appunti su Parrasio maestro,
in Vichiana, Parrhasiana, III, a cura di G. Abbamonte et al., in AION, Sezione
filologico letteraria, D. Pattini, Preliminari per un’edizione del commento di
A. G. Parrasio alla Poetica di Orazio in Filologia e critica, L. Ferreri,
L’influenza di F. Pucci nella sua formazione in Valla a Napoli, a cura di M.
Santoro, Pisa-Roma. Aulius Ianus Parrhasius. Aulio Giano Parrasio. Parisio.
Keywords: implicatura, implicatura retorica, Cicerone, filosofia italiana,
gl’antichi romani, Livio, Catullo, Orazio, Cicerone, Stazio, l’oratoria, il
gusto per l’antico in Italia. PARRHASIANA, Vico, Sabbaldini sull’importanza da
Parisio, grammatica speculativa, grammatica modista, ars grammatica, probo, la
grammatica, la dialettica e la retorica --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parisio” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691307311/in/photolist-2mKMsLp
Grice e Parrini – implicare,
interpretare – filosofia italiana – Luigi Speranza (Castel’Azzara). Filosofo. Grice: “Italians are supposed to be non
mainstream and go ‘off the beaten road’ – Parrini proves they shouldn’t!” Professore
a Firenze, membro di svariate istituzioni scientifiche internazionali e del
comitato scientifico di alcune riviste filosofiche italiane e straniere e
condirettore della collana "Epistemologica" pubblicata dall'editore
Guerini e associati, fu segretario nazionale del Comitato dei dottorati di
ricerca in Filosofia, nonché Presidente della Società Italiana di Filosofia
Analitica. Fu invitato a tenere lezioni e conferenze in Italia, in vari paesi
europei, in Argentina e negli Stati Uniti d'America. Insieme a Roberta
Lanfredini organizzò un Corso di perfezionamento in Epistemologia generale e
applicata che si tiene, con cadenza biennale, a 'Firenze. Si occupò di filosofia
analitica contemporanea, dell'epistemologia di Kant e di Husserl, di vari
aspetti del pensiero scientifico e epistemologico del XIX e del XX secolo,
della filosofia italiana del Novecento. Sin dai primi lavori ha sviluppato una
nuova interpretazione del positivismo logico e dei suoi rapporti con il
convenzionalismo e la filosofia kantiana la quale, in seguito, ha trovato ampia
conferma a livello internazionale. In campo epistemologico, i suoi maggiori
interessi vanno al tema del realismo, alla problematica della conoscenza a
priori, alla giustificazione epistemica e alla metodologia della ricerca
storico-filosofica. Nel volume Conoscenza e realtà avanzò una prospettiva
filosofica cui dette il nome di "filosofia positiva" e della quale sviluppò
le implicazioni circa i rapporti con l'ermeneutica, lo statuto epistemologico
della logica e la natura della verità. Lasciò più di un centinaio di
pubblicazioni. Saggi: “Linguaggio e teoria: analisi filosofica” (Nuova Italia,
Firenze); “Una filosofia senza domma: materiali per un bilancio dell'empirismo,”
– Grice: “I can’t see why Parrini is afraid of a dogma; Strawson and I loved
them – and he knows it – he totally misunderstands us when he thinks we are
into ‘reductionism’! But at least he cares to call me Herbert, as I never
myself did! Don’t Italians know abbreviations?! H. P.!” – “In difesa di un
domma” -- Mulino, Bologna, “Empirismo logico e convenzionalismo,” (Angeli,
Milano); “Conoscenza e realtà: positivismo” (Laterza, Roma-Bari); “Dimensioni
della filosofia. Filosofia in età antica – antica filosofia italica (Mndadori, Milano);
“L'empirismo logico, Carocci, Roma); “Filosofia e scienza nell'Italia del
Novecento. Figure, correnti, battaglie” (Guerini, Milano) – Grice: “Gentile was
right when he distinguished between classical liceo and the rest! We don’t need
no scientific education, we don’t need no thought control!” – “Fare filosofia,
oggi” (Carocci, Roma). Note
"lanazione", Scheda
docente presso il Dipartimento di filosofia dell'Università degli Studi di
Firenze, su philos.unifi. Paolo Parrini in SWIFSito web italiano per la
filosofia, su lgxserver.uniba.Lo studio del riferimento in W. V. Quine,
“Rivista di filosofia” Da Quine a Katz, I, “Rivista critica di storia della
filosofia” [= Rcsf], "Vero" come espressione descrittiva, Rf, Da
Quine a Katz, II, Rcsf, Di alcuni problemi di filosofia della logica, Rf,
Recensione di R. G. Colodny, The Nature and Function of Scientific Theories.
Essays in Contemporary Science and Philosophy (Pittsburgh, 1970), Rcsf,
Recensione di M. Serres, Le Système de Leibniz et ses modale mathèmatiques, 2
voll. (Paris, 1968), Rcsf, Recensione di N. Rescher, Essays in Philosophical
Analysis (Pittsburgh), Rcsf, 2 Recensione di E. P. Papanoutsos, The Foundations
of Knowledge (English edition with an Introduction of J. P. Anton, New York,
1968), Rcsf, Il carattere dei giudizi
esistenziali e alcuni problemi dell'empirismo, in Atti del XXIV Congresso
Nazionale di Filosofia: Bilancio dell'empirismo contemporaneo, Roma, Società
Filosofica Italiana: Recensione di M. Bunge (ed.), Exact Philosophy. Problems,
Tools and Goals (Dordrecht, 1973), Rcsf, Sulla traduzione italiana di "The
Development of Logic" di W. C. Kneale e M. Kneale, Rcsf, Linguaggio e teoria. Due saggi di analisi
filosofica, Firenze, La Nuova Italia, Per un bilancio dell'empirismo
contemporaneo: contributo alla storia del positivismo logico, Rcsf, 31: 193-239
(reworked version in 8001) 1977 7701– Edizione, con Introduzione,
di A. N. Whitehead e B. Russell, Introduzione ai "Principia
Mathematica", Firenze, La Nuova Italia Recensione di K. R. Popper,
Objective Knowledge. An Evolutionary Approach (Oxford), Rcsf, Recensione di J.
Danek, Les Projets de Leibniz et de Bolzano: deux sources de la logique
contemporaine (Laval, Quèbec), Rcsf, Le rivoluzioni scientifiche, nella serie
radiofonica a c. di Paolo Rossi "Storia delle idee", Rai 3, Scienza e
filosofia nell'Ottocento: la scoperta del concetto di energia, nella serie
radiofonica a c. di Paolo Rossi "La scienza e le idee", Rai Recensione di W. V. Quine, I modi del
paradosso e altri saggi (Milano, 1976), Rcsf, Filosofia e scienza nella cultura
tedesca del Novecento, in Storia della filosofia, diretta da M. Dal Pra, vol.
X: La filosofia contemporanea: il Novecento, Milano, Vallardi: 2Materialismo e
dialettica in L. Geymonat (in collaborazione con M. Mugnai), Rf, – Linguistica generativa, comportamentismo,
empirismo,"Studi di grammatica italiana", Tutte le parole per
definire la realtà (a proposito del Convegno fiorentino I livelli della
realtà), "L'Unità", Fisica e geometria dall' Ottocento ad oggi
[Antologia di testi introdotti e commentati], Torino, Loescher: Analiticità e
teoria verificazionale del significato in Calderoni, Rcsf, Una filosofia senza
dogmi. Materiali per unbilancio dell'empirismo contemporaneo, Bologna, il
Mulino Introduzione a W. V. Quine, Logica e grammatica, Milano, Il
Saggiatore: Scienza, vita e valori (con lettura di testi di A. Huxley e brani
dal Quartetto per archi n. 15, op. 132 di L. van Beethoven) per la serie
radiofonica a c. di Massimo Piattelli Palmarini, Rai 3, Lettera di risposta a
M. Pera, Rovesciando si impara . "L'Espresso", – Scienza e filosofia: diamo a ciascuno il
suo, “La Stampa”. Recensione di R. S. Cohen, P. K. Feyerabend, M. W. Wartofsky
(eds.), Essays in Memory of Imre Lakatos(Dordrecht, 1976), Rscf, Recensione di
R. Harrè Introduzione alla logica delle scienze (Firenze), Rcsf, Recensione di S. Lunghi, Introduzione al
pensiero di K. Popper (Firenze), Rcsf, Empirismo logico e convenzionalismo,
Milano, F. Angeli Edizione, con Introduzione, di H. Reichenbach,
Relatività e conoscenza a priori, Bari, Laterza, Popper indeterminista
(Recensione di K. R. Popper, Poscritto alla logica della scoperta scientifica,
Milano, 1984, 3 voll.), “L'Indice [dei libri del mese]”, Edizione, con
Introduzione, di H. Reichenbach, Da Copernico a Einstein, Bari, Laterza: Recensione di T. Nickles, Scientific
Discovery, Logic and Rationality e Scientific Discovery. Case Studies
(Dordrecht), Rsf [= Rivista di storia della filosofia; già Rcsf], L’ultimo
Preti e i suoi corsi universitari, "Quaderni dell'Antologia
Vieusseux", Empirismo logico, kantismo e convenzionalismo, "Paradigmi",
Edizione, con Introduzione, di M. Schlick, Forma e contenuto, Torino,
Boringhieri, Recensione di A. J. Baker, Australian Realism. The Systematic
Philosophy of John Anderson (Cambridge, 1986), Rsf, L'antidoto degli elettroni
(Recensione di I. Hacking, Conoscere e sperimentare, Bari),
"L'Indice", Preti teorico della conoscenza, Annali del Dipartimento
di Filosofia dell'Università di Firenze, (anche in Il pensiero di Giulio Preti nella
cultura filosofica del Novecento, a c. di F. Minazzi, Milano, Angeli: Filosofia
italiana e neopositivismo, Rf, (also in
Filosofia italiana e filosofie straniere nel dopoguerra, a c. di P. Rossi e C.
A. Viano, Bologna, il Mulino: Vogliamo le prove (Recensione di A. Grünbaum, I
fondamenti della psicoanalisi, Milano, 1988), "L'Indice" La
psicoanalisi nella filosofia della scienza, Rsf, A ciascuno il suo sombrero
(Recensione di P. [Paolo] Rossi, Paragone degli ingegni moderni e postmoderni,
Bologna), "L'Indice", Sulla teoria kantiana della conoscenza: verità,
forma, materia, in Kant, Bologna, Zanichelli, Tra empirismo e kantismo
(recensione di G. Preti, Lezioni di filosofia della scienza, Milano, 1990, e P.
L. Lecis, Filosofia, scienza, valori. Il trascendentalismo critico di G. Preti,
Napoli,1990), "L'Indice", Induzione, realismo e analisi filosofica,
Rsf, Ancora su filosofia e storia della filosofia, Rsf, Scienza e filosofia,
Parte Quinta della Storia della filosofiadiretta da Mario Dal Pra, vol. X: La
filosofia nella prima metà del Novecento, II edizione, Padova, Piccin Nuova
Libraria: cap. XIII: Scienza e Filosofia nella cultura tedesca, Empirismo logico e filosofia della scienza:
Con Carnap oltre Carnap. Realismo e strumentalismo tra scienza e metafisica,
Rf, Nota introduttiva a Evert W. Beth, Sulla distinzione kantiana tra giudizi
sintetici e giudizi analitici, "Iride", Recensione di N-E. Sahlin,
The Philosophy of F. P. Ramsey(Cambridge, 1990), Rsf, Il pensiero peregrinante
di un monaco mancato (recensione di J-F. Lyotard, Peregrinazioni. Legge, forma,
evento, Bologna), "L'Indice", Ma Madonna non è Kant (a proposito del
Convegno del Centro fiorentino di Storia e Filosofia della scienza “Kant e
l'epistemologia contemporanea”,"Il Sole 24 Ore", Origini e sviluppi
dell'empirismo logico nei suoi rapporticon la filosofia continentale. Alcuni
testi inedita; Presentazione di R. Lanfredini, Husserl. La teoria
dell'intenzionalità. Atto, contenuto, oggetto, Bari, Laterza: ix-xiii
9405 – Reichenbach, la teoria della relatività e la problematica
dell'a priori (giugno 1990), in Dagli atomi di elettricità alle particelle
atomiche. Problemi di storia e filosofia della fisica tra Ottocento e
Novecento, a c. di S. Petruccioli, "Lezioni Galileiane", vol. IV,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, Conoscenza e realtà. Saggio di
filosofia positiva, Bari, Laterza, L'insegnamento medio della filosofia in
Italia. Alcune considerazioni scientifico-culturali, Rsf, 5 Intervento/intervista
sull'insegnamento della filosofia nella Scuola media superiore, "Corriere
della Sera", Intervento/intervista sul X Congresso Internazionale
della Union of History and Philosophy of Science, F. Bordogna, Neopositivisti
rivalutati al congresso, "il Sole-24 Ore", Filosofi, vi esorto alla Bosnia,
"L'Indice", Mito e scienza in Ernst Cassirer. Considerazioni
introduttive, in Mito e scienza in Ernst Cassirer, a c. di P. Parrini, in
“Annali del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze”, Perchè è scorretto
(moralmente) dire che è uno di noi[Intervento sul Documento del Comitato
nazionale di bioetica sulla sperimentazione sull'embrione], "il Sole 24
Ore", Con i “continentali” il dialogo è aperto, “il Sole 24 Ore”,Filosofia
e storia della filosofia, in Filosofia analitica oggi, “Informazione
filosofica”, Le origini dell’epistemologia, in Storia della filosofia, a c.
diP. [Pietro] Rossi e C. A. Viano, L’Ottocento, Bari,Laterza: 570-82
9703 – Immanenzgedanken e conoscenza come unificazione. Filosofia
scientifica e filosofia della scienza, Rsf, Realismo, scetticismo e analisi
filosofica [Risposta a P. Leonardi], “Paradigmi”, Intervento in “Il documento
dei Quaranta”: risposte e considerazioni, “L’informazione filosofica”, Per un
sapere senza assoluti [su Otto Neurath], “il Sole 24 Ore”, La mia terza via
nella ragnatela di concetti e credenze, “Letture”, Presentazione e Curatela con
Rosaria Egidi diForme di argomentazione razionale, “Paradigmi”, Ermeneutica ed
epistemologia, “Paradigmi”, Presentazione e Curatela con D. Marconi e M. Di
Francesco, Filosofia analitica 1996-1998. Prospettive teoriche e revisioni
storiografiche, Milano, Guerini, Dell'incertezza, ovvero del "non
raccapezzarsi" [su S. Veca, Dell'incertezza. Tre meditazioni filosofiche,
Milano, 1997], "Iride", Sull'insegnamento della filosofia nella
scuola media superiore riformata, Rsf, Aggiornamento delle voci Causalità, Convenzionalismo,
Teoria scientifica, Verità, Dizionario di Filosofia, di N. Abbagnano, terza
edizione aggiornata e ampliata da G. Fornero, Torino, Pomba, Io difendo gli
epistemologi, "Letture", Sulle vedute epistemologiche di Enriques (e
di Croce), Rsf, Una risposta laica alla fine degli assoluti [Intervento nel
dibattito sul nichilismo], "il Sole 24 Ore", La filosofia è ancora motore di progresso
[Intervento nel dibattito sulla riforma dell'università], "il Sole 24
Ore", Filosofia delle occasioni mancate [Intervento nel dibattito sulla
riforma dell'università], "il Sole 24 Ore", Il conoscere tra
filosofia e scienza, in Atlante del Novecento, 3 voll., con la direzione di L.
Gallino, M. L. Salvadori, G. Vattimo, Torino, Pomba, Vol. III: Il declino delle
certezze. Un secolo e le sue immagini: Metafisica e filosofia analitica, in
Annuario di filosofia 2000: Corpo e anima. Necessità della metafisica, Milano,
Mondadori: Ancora sul convegno fiorentino della SFI, Lettera alla Rst, Crisi
del fondazionalismo, giustificazione epistemica e natura della filosofia,
"Iride" La 'terza via' della filosofia positiva, in AA. VV., La
navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la 'terza navigazione',
Roma, Armando Editore: Internet non è fatto per i ‘verofobi’, "il Sole 24
Ore", Empirismo logico, tutta
un'altra storia, "il Sole 24 Ore", La verità (Discussione di Paolo
Parrini e Marco Messeri), "Palomar",
Una risposta laica alla fine degli assoluti, in Nichilismo Relativismo
Verità. Un dibattito, a c. di V. Possenti e A. Massarenti, Rubbettino, Soveria
Mannelli: Epistemologia, filosofia del linguaggio e analisi filosofica, in La
filosofia italiana in discussione, a c. di F. P. Firrao, Milano, Paravia e
Bruno Mondadori, Dimensioni scientifiche e filosofiche della conoscenza. Una
panoramica introduttiva, in "Annali del Dipartimento di Filosofia
dell’Università di Firenze": Miserie dell'epistemologia italica, in
Scienza Dossier, "il Sole 24 Ore",Sapere e interpretare. Per una
filosofia e un’oggettività senza fondamenti, Milano, Guerini, Conoscenza e
cognizione. Tra filosofia e scienza cognitiva, Milano, Guerini, Il ‘dogma’
dell’analiticità cinquant’anni dopo. Una valutazione epistemologica, in
Conoscenza e cognizione, Dimensioni della filosofia, vol. I: Filosofia in età
antica, Milano, Mondadori Università (in collaborazione con Simonetta Parrini
Ciolli Incompreso, o quasi, dagli Americani [K. R. Popper: “Il più grande
epistemologo mai esistito?”], in Karl Popper oggi. A cento anni dalla nascita,
“Reset”, L’empirismo logico. Aspetti storici e prospettive teoriche, Roma,
Carocci, Popper e Carnap su marxismo e socialismo, “Nuova Civiltà delle
Macchine”, Filosofia e scienza in Enriques, “Nuncius. Annali di storia della
scienza”, Più realista dell’empirismo [Ricordo di Wesley C. Salmon], "il
Sole 24 Ore", Crisi dell’evidenza e verità: due modelli epistemologici a
confronto, in La questione della verità. Filosofia, scienze, teologia, a c. di
V. Possenti, Roma, Armando: Filosofi italiani allo specchio: Paolo Parrini,
“Bollettino della Società Filosofica Italiana”, Reason and Perception. In
Defense of a Non-Linguistic Version of Empiricism, in Logical Empiricism.
Historical and Contemporary PerspectivesNota su P. Valore, Due convegni su
Giulio Preti a trent’anni dalla scomparsa, Rsf, Il pensiero filosofico di
Giulio Preti, ed. by P. Parrini and L. M. Scarantino, Milano, Guerini e
Associati: 11-14 (Presentazione by P. Parrini andL. M. Scarantino), Preti
filosofo dei valori, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Giulio Preti:
‘A Crossing of the Ways’, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Il pupazzo
di garza: alcune riflessioni epistemologiche, in Il pupazzo di garza, M. Papini
e D. Tringali, Firenze, Tra kantismo ed empirismo, in Scienza e conoscenza
secondo Kant. Influssi, temi, prospettive, a c. di A. Moretto, Padova, il
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philosophiques”, nPreti nella filosofia italiana della seconda metà del
Novecento, in Giulio Preti filosofo europeo, a c. di Alberto Peruzzi, Firenze,
Leo S. Olschki: L’insegnamento della filosofia tra identità disciplinare e
rapporto con gli altri saperi, in Rinnovare la filosofia nella scuola, a c. di
L. Handjaras e F. P. Firrao, Firenze, Clinamen: Su alcuni problemi aperti in
epistemologia, “Iride”, Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento.Figure,
correnti, battaglie, Milano, Guerini A due secoli da Kant: conoscenza,
esperienza, metafisica della natura, in Itinerari del criticismo. Due secoli di
eredità kantiana, a c. di C. Ferrini, Napoli, Bibliopolis: L’epistemologia di
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di equilibrio in filosofia, in A Plea for Balance in Philosophy. Essays in
Honour of Paolo Parrini, vol. 2: New Contributions and Replies, a c. di R.
Lanfredini e A. Peruzzi, Pisa, ETS: Discussione sulla materia: Una prospettiva
epistemologica, “Aquinas: Rivista Internazionale di Filosofia”, Mach
scienziato-filosofo, Introduzione a Ernst Mach, Conoscenza ed errore. Abbozzi
per una psicologia della ricerca, Milano, Mimesis, Epistemologia e approccio
sistemico. Qualche spunto per ulteriori riflessioni, “Rivista di filosofia
neo-scolastica, Logical-Empiricism: an Austrian-Viennese Movement? Or an
Unsolved Entanglement among Semantics, Metaphysics and Epistemology,
“Paradigmi”, Fare filosofia, oggi, Roma, Carocci editore (v. Intervista:
https://www.letture.org/fare-filosofia-oggi-paolo-parrini/) Epistemologia
e approccio sistemico. La dinamica della conoscenza e il problema del realismo,
“Rivista di Filosofia Neo-Scolastica” Quine su analiticità e olismo. Una
valutazione critica in dialogo con Sandro Nannini, in Dalla filosofia
dell’azione alla filosofia della mente. Riflessioni in onore di Sandro Nannini,
a c. di C. Lumer e G. Romano, Roma-Messina, Corisco Né profeti né somari.
Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento quindici anni dopo, “Filosofia
italiana” Sulla filosofia degli analitici, in Prassi, cultura, realtà. Saggi in
onore di Pier Luigi Lecis, a c. di V. Busacchi, P. Salis, S. Pinna, Milano,
Mimesis: Scienza e arte, ovvero verità e bellezza, in TBA, a c. di P. Valore,
in corso di stampa 2) Empirismo logico e fenomenologia. Uno
snodo fondamentale della filosofia del Novecento, relazione su invito
presentata all’International Conference “Experientia/Experimentum”, Napoli
Filosofia e storia della filosofia: una prospettiva epistemica, relazione su
invito presentata all’incontro “Filosofia e storia della filosofia: prospettive
a confronto”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Esplicazione e
rielaborazione dei concetti, in Metodi, stili e orientamenti della filosofia, a
c. di R. Lanfredini, Carocci Editore, Roma, Paolo
Parrini. Parrini. Keywords: implicare, interpretare, antica filosofia italica,
Herbert Paul Grice, in difesa di un domma – indice to ‘filosofia eta antica’.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parrini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739504427/in/datetaken/
Grice e Pascoli – filosofia italiana – Luigi Speranza (Perugia). Filosofo. Fisologia. Grice: “An excellent
philosopher. He philosophised on the will, on the soul, and on a functionalist
approach.” Filosofo. Lingua. Fratello maggiore di Leone Pascoli. Insegna a
Roma e Perugia. Tiene dimostrazioni anatomiche mediante dissezione di cadaveri,
come il suo collega e concorrente Andrea Vesalio. Intrattenne una vasta
corrispondenza con intellettuali di tutta Europa. Le sue opere
filosofiche e scientifiche seguono i metodi di Descartes et Malebranche. I suoi
trattati di metafisica, medicina e matematica esibiscono una filosofia coerente
e metodico che dimostra la vitalità filosofica della cultura italiana del
periodo. Saggi: “Del moto che nei mobili si rifonde per impulso esteriore”;
“Nuovo metodo per introdursi ad imitazion de' geometri con ordine, chiarezza, e
brevità nelle più sottili questioni di filosofia metafisiche, logiche, morali e
fisiche” (Poletti, Andrea); “Del moto che nei mobili si rifonde per impulso esteriore,
Salvioni, Giovanni Maria); “Del moto che ne i mobili si rifonde in virtù di
loro elastica possanza” (Bernabò, Rocco); “Delle febbri teorica e pratica
secondo il nuovo sistema ove tutto si spega per quanto e possible ad imitazione
de gemetri”; “Il corpo umano o breve istoria dove con nuovo metodo si
descrivono in comendio tuti gl’organi suoi ed I loro principali offij”; “De
fibra mortice et morbosa nec non de experimentis ac morbis”; “Nuovo metodo per
introdursi ad imitazione de geometri con ordine, chiarezza e brevita nelle piu
sottil qestioni di filosofia logica, morale, e fisica. Osservazione teoretiche
e pratiche inviate per lettere”; “Sofilo Molossio, pastore arcade PERUGINO e
custode delg’ARMENTI AUTOMATICI in Arcadi gli difende dallo scrutinio ne che fa
nella sua critica Papi” (Roma); “Anatome literarum sive palladis pervestigatio”
(Roma); “SOFILO SENZA MASCHERA” (Roma); “Del moto che nei corpi si diffonde PER
IMPUSLO ESTERIORE, trattato fisico matematico ad insegnare la possanza degli
elementi quatro” (Roma); “Della natura dei NOSTRI PENSIERI e della natura con
cui si ESPRIMONO. Riflessioni METAFISICHE” (Roma); “Del moto che nei mobile si
rifonde in virtu di loro elastica possanza” (Roma); “De homine sive de corpore
humano vitam habente ratione tam prospera tam afflictae valetudinis” (Roma); “Delle
risposte ad acluni consulti sulla natura di varie infermita e la maniera di ben
curarle con una notizia della epidemina insorta nel GHETTO GIUDEO di roma, e
del congatio de’ buoi ne” (Roma); “Con una breve notizia del mal contagioso dei
buoi”; “Opuscoli anonimi in difesa di Alessandro Pasocolo” – si credeno suoi
soi. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Lalande, Dulac, Billy. Elogio. Bartelli, letto con Lic.de'Superiori decimo
lustro il secondo a n no già corre,da che le suoi ceneri, filosofo perugino,
sotto un'umi le sasso mute riposano inRoma,dallaPatria,ahi! pur troppo neglette.
Qui nacque, quà si educa, quì sparse per decennale tempo i lumi della filosofia
più sublime, insegnò ed esercitò qui Medicina. E celebratissimo perfino oltre
Italia; e tanta gloria egli accrebbe alla perugina Medica Scuola, che forse
questa per opera d'altrui a tanta rinoman za non 'mai pervenne : nulladimeno
sulla di lui tomba alcuna corona di patrio lauro non siposò, nè del suo nome
videsi ancor fregiato un'Elogio. Penso peraltro che Tu non debba di ciò do
lerti , ora che siedi puro ed impassibile sull' eter no seggio dei Buoni
;dacchè se vivente fosti il più fido seguace delle profonde dottrine del forte
animo di Cartesio , forse oggi di averne auta pur anco comune la sorte oltre la
tomba tu ti com . piaci Al vivere suo aprì Cartesio le luci nel bel suolo di
Francia , e sulle scoscese balze di S v e zia le chiuse e sebbene tornassero ,
dimandate le sue ceneri nelle Gallie, pure cento anni pas opra il sesto
decimo lustro Soprailsesto 0; sarono prima che di lui si leggesse un encomio .
Il nostro Alessandro in Perugia nacque e Roma les ue ossar accolse, nè furono
queste da'suoi concittadini manco desiderate; e solamente dopo
ottantadue anni, nella stessa sua patria, oggi al cun poco di lui si
ragiona. Piacciavi, accademici valorosi, che io ne parli almeno ad onore di
questa sua terra natale, ed'a gloria di quella medica fronda di cui venne
meritissimamente il suo crine ricinto', che quì splendeva allora più ver de e
più onorata. Nè voglio credere che siavi alcuno il quale reputi vana cosa
questo mio dire; imperocchè, Lui laudando , essendomi dato di e sporre dottrine
non'tutte convenevoli a' tempi ne quali si vive, ciò non torrà certamente che
Egli non debba essere reputato grande Filosofo e som mo Medico: essendo che se lafilosofia
e la medicina, o da meglio dire, se ogni umano sapere soggia cé par troppo a
cangiamento coll'andare dei se coli, è cosa costante che la verità e l'errore
só no di tutte le menti nostre retaggio ; sicchè tut ti i secoli e tutti gli
uomini da non pochi lati si avvicinano sempre fra loro.
Colprogrediredelsecolodecimo settimole scienze tutte di più chiara luce
folgoreggianti,per la via progredivano del possibile loro migliora mento
:Sciolto lo spirito umano dagli opprimen . Se questo Elogio di Alessandro
Pascoli potrà servire a qualche riparo del lungo silenzio in che ilsuo nome si
stétte ; se a sprone di studiosa gioventù possa per buona ventura tornare, se
del lo estinto encomiato e di Voi.,.dotti Colleghi, non tantoindegno riesca, al
fine da me proposto lietamente mi stimerò pervenuto. O ti legami del Peripato,
erasi finalmente avveduto della sua nobiltà; e la mente erasi accorta pote re
da se stessa pensare . Sembrava che la natura tutta fosse giunta a tale momento
di crisi, dalla quale aspettare si dovevano grandi cose e grandi uomini; e
grandi cose e grandi uomini difatti si ebbero. Fra questimolti, fiorirono Dracke,
Copernico, Ticone, Keplero, GALILEI, Bacone , e finalmente Cartesio, destinato
dal cielo a compiere il bramato rinnovamento negli studii moltiplici della
natura. Appena ilgrande Filosofo dell'Aja di chiarò al mondo intero non doversi
alcuna cosa ritenere per vera , quando che non venga dimo, strata per
tale; appena disse'che la umana mente deve tutto in dubbiezza riporre, finchè
alla cer tezza non sia pervenuta;'e di queste le fonda menta non che i
caratteri stabilì ; lo studio ed il filosofare degliuomini dialtropiù
nobilesplendo re si rivestirono. La geometria,la logica, lameta
fisica,lafisica,elamedicinamedesimainpiù sta bile e più onoratá sede allora si
collocarono . Il secolo diCartesio segnòmai sempre una delle e poche più
luminose e memorande nella storia del l'umano intendimento, imperocchè ogni1
dotto partecipò del beneficio influssodi questo tempo ; ed il nostro Pascoli
divenne Filosofo col divenire Cartesiano. Se non che non solo di Filosofia ma
di medicina altresì ai nobilissimi studj sentissi da natura invitato; e cono
scendo la forza del proprio genio, nol poterono. Comincia con Cartesio dal
dubitare e quindi giunse a persuadere sè stesso , tro e 6 distrarre da
quelli ne i solerti padri di gesú che accorti iniziandolo nelle regole del loro
Istituto cercarono farne conquista.; nè il volere del padre il quale
all'officio del foro il destinava. Vide egli bene assai per tempo come a corre
merita mente il medico lauro, doveva alle filosofiche discipline tutto sè
dedicare. Perchè la filosofia di ogni umano sapere è fondamento primiero.
Accostumato come Cartesio a meditare più che a leggere, a pensare più che a
parlare, medita sul le opera di quell sommo e le studia intensamente, facendosi
propri i di lui principj , e tutta la filosoficacartesianatelasvolsee conobbe. Il
discorso sul metodo, le metafisiche meditazioni, le regole per la ricerca del
vero, il trattato sull’uomo di Cartesio sono a lui splendentissima face onde
dirigersi nel difficile sentiero della filosofia. Cosi lo studio di questa
precedette e quindi 'accompagna quello della medicina, non mai volendo egli
l'uno dall'altro separare. Tra noi, ai giorni nostri tristissimi , sembra
essere riserbato vedere non poca turba di gioventù male accorta gire in traccia
di medica scienza senza lo inestinguibile lume del più retto filosofare, senza
la conoscenza della natura , di sė medesimo, e perfino del proprio idioma nativo.
Vergogna s o m ima di que'paesi e di que'tempi che vogliopsi dire illuminati! E
per attribute diverse.Quin di dalla cognizione dell'Io personale passa a quella
pe ressenza perfetta che è Dio. Traicanoni della filosofia cartesiana erayi
quello di ritenere e gate si trovano le verità : donde poi le idee in
nate,dondela concatenazione diesse, la quale incominciando da dio scende
all'anima umana, quindi ai corpi, quindi ai bruti, quindi alle cose, tutte
della natura.E quifa duopo ricordare che mentre Cartesio col suo dubbio
universale prese la via delle speculazioni intellettuali a sta bilire i gradi
della verità , Bacone da Verulamio , coldubbio stesso fondamentale, prese la
via del le sensazioni, ed al fine desiderato pervenne in cammino più regolare e
meno incerto. Piega alquanto piùla sua mente al Cancelliere d'Inghilterra che
al pensatore dell'Aja. Ora chi potrebbe mai credere che dopo ise coli di Bacone
e Condillac sorgessero nuovamente, nelle dottrine delle idee , i secoli di
Cartesio e di Malebranche? Eppure oggi è cosi.Umana mente!
varsiesistenzefuoridinoi,erisultarel'uomo da un corpo e da uno spirito,
sostanze interamente fra loro per essenza e ' chę i sensisieno ingannevoli
guide alla umana ra gione ; e che perciò l'anima nostra ha in se stes . sa e
per se stessa principj stabili, cui tutte le
1 Ora tornando al nostro laudando diciamo che parlò egli primamente
della esistenza e durata d e glienti modali; poscia diquelle sostanze che nelle
loro idee inchiudono essenzialmente un qual che modo di essere';e
fondo le principali massi me dellaumana certezzasullaesistenzade'corpi. Dalle
essenziali proprietà degli enti corporei stu diò pur egli l uomo sotto il
duplice rapporto di sua materiale e spirituale sostanza; e ragionando
dell'anima, ne fissò la essenza sulla immateriali tá di lei, donde le sue
potenze intelletto é vo lontà . La credette immortale; e mentre Cartesio ne
tacque la dimostrazione, scrivendo in una sua lettera non essere necessario di
mostrare la immortalità dell'anima tostochè siasi provata la sua
spiritualenatura, non volle tacerla col pubblicare il discorso sulla
immortalità dell anima umana. Da troppa vanitàdinome; ed al desiderio di
piacere agli amici, motteggiando alcun poco , egli fu 'mósso a scrivere contro
Papi filosofo sabinese sostenendo a tutta possa, ma non con persuasione di
aninio, le dottrine del suo prediletto Cartesio sulla vita antomatica delle
bestie; volendosi però nascondere bizzarramente coll'intitolare il suo saggio “
Sofilo Molossio Pastore Arcade Perugino Custode degli’armenti automatici in Arcadia'.
Apparve preziosissimo a tutti questo saggio e se ne m e nò'romore in tutte le societá
dotte di Roma. Tali erano i sali attici in esso 'raccolti, i vivaci sar casmi, ileggiadri
concetti. Avvenne però che dopo sei annila suprema inquisizione con decreto
solenne condanna l'opera del Pastore Arcadico Sofilo Molossio. Ale 8
e e le sue ferme opinioni sull' animalitá delle bestie; protestandosi in
mille modi vero seguace di PITAGORA, e vero devoto a tutto ciò che la umana
credenza prescrivesi. Fu questa la sola nube che per poco offuscasse l'ottima
famadel Pascoli nel corso della lunga etá sua, é questa fu del suo animo la
dispiacenza più viva. песа.Applicatevidasennoafilosofare,poi che 2 per tale via depurate la mente umana da gli
errori che la offuscano, e sollevata dalle passioni che la opprimono, si eleva
cosi libera e tranquilla a tale grado di serenità , dove gode veramente di se
medesima Stabilito avendo 9 lora fu che ilPascoli accortosi dell'errore cui con
dotto lo aveva una sua male accorta vanità di spirito , ritrattò subito
pubblicamente le sue opi nioni;enelSofilosenzaMaschera scuoprìilsuo vero nome
Erano pure a suoi tempi, quali oggi vivono, alcuni falsi sapienti , che
superbamente umili, a busando del comune adagio, id tantum scio quod nihil
scio, il più irragionevole scetticismo nelle coșe tutte proclamavano , e di
ogni credenza e di ogni filosofia si facevano dispregiatori e nemici , Contra
tale specie di stupidi pensatori si scagliò il nostro Pascoli; e fece conoscere
come filosofare non altro è se non se rettamente pensare, essendo che chi mal
pensa conviene che male discorra, Sulle traccie di Platone, di CICERONE,
d’AQUINO, di Cartesio, ripete a tutti conse l’apprensione, al giudizio, al
discors , al metodo; e a diligente disamina tutte prendendole, formò il suo saggio
di logica, seguendo ugualmente la pre diletta sua cartesiana maniera. Espnse
quindi i precetti del ben' apprendere , del ben giudicare, del ben parlare, del
ben disporre. Prefere il metodo analitico che il pensiero è all anima
essenziale, come alla materia è la estensione , parlò delle operazioni del
nostro intelletto, le quali ridusse all' per istudiarelecose,elochiamò metodo
di risoluzione o di disciplina ; si servi del metodo sintetico per insegnare ad
altri, e lo disse metodo di composizione o d idottrina. Dopo che la scienza del
calcolo per la invenzione de' caratteri algebrici si fece più ordinata, e di
più estese applicazioni capace, lo studio delle m a tematiche divenne
universale ad ogni sapiente: e di quanta utilitá si renda allo sviluppo
dell'uma no intelletto ed alla ricerca del vero , ognuno di leggeri il conosce
. Studio si fatto non poteva es sere dal nostro Pascoli trascurato, e sulle
opere del Gottigues, dello Scohetten, di BARTOLINO; dell'Ozanam , di FARDELLA,
di Cartesio si for mò matematico. Scrive il saggio di logistica od arimmetica,
nel quale prendendo a trattarele quat tro operazioni fondamentali, non in cifre
numeri che,ma in algebriche, intitolò il suo lavoro col nome di Arimmetica nova
o speciosa: ed applicando le stesse operazioni alla dottrina de'polinomj, la
quale perviensi a studiare le leggi del moto. A lui però non piace solamente
seguire le dottrine di questi s o m mi, ma cerca direnderle più facili epiù
sicure. Lasciò di ragionaré del moto in astratto; e col tatto, colla vista, coi
sensi, in concreto lo e samino . Parla della natura, condizioni, proprietà, e
leggi del moto per impulso esteriore ed in virtù di elastica forza. Quindi si
lancia col pensiero, in alcuni moti possibili rispetto al vortice massimo del sole.
Con tale chiarezza di principi, con tale ordine d'idee egli ne seppe parlare
che meritò l'approfazione sincera ditutti i dotti e capace. Archimede, GALILEI,
Gassendo, Rohault, Cartesio avevano già insegnata la strada per la quale
perviensi ed alle equazioni, dette compimento alle sue fatiche sulla indole dei
nostri pensieri. Pose poi mano alla fisica, od a quella scienza vastissima , la
quale avvicinando al nostro pensiero le cose materiali che ne circondano, fà
che lumana intelligenza al più alto grado di sublimi tà siconduca L'uomo di fatti penetra con la sua scorta i
più nascosi secreti della natura; e con leipasseggiandolaterra e con lei
traversando glioceani,e su cieli passeggiando con lei,fache sopra tutto il
creato sovranamente s'innalzi. La prima verità che ci insegna la fisica è che
il m o to costituisce il fondamentale fenomeno de'corpi tutti. Ond'è che tutto è
movimento in natura,o tutto a movimento èdisposto, o tutto di movimento è. Il grande
matematico e fisico cremonese BIANCHINI glie ne dette la più solenne e pubblica
testimonianza Mi si dia materia e moto, dice Cartesio, ed io imprendo tosto a
crea re un mondo , il Pascoli con maggiore umilta così diceva “ Materia e moto
sono i due prin n.cipali strumenti, donde con sua possanza si »
valeDio,dimomento inmomento,aprodur 9. rac racoli, e miracoli di stupor infinito.
Si ode oggi nelle nostre scuole far menzione di un etere comune, di un
imponderabile unico ed universale, motore di tutti I fenomeni iquali hannoluo
go "nei movimenti della materia e degli animali . Le scuoleAlemanne
apreferenzadialtre risuo nano di questa materia unica-eterea, capace a prendere
diverse forme ed aspetti, tutto pene trando investendo agitando il creato: La
vide pure questa materia motrice universale: ciò che dicono oggi con tanto
entusiasmo, e for se con troppa persuasione dinovità, Mesmer, Wohlfart,
Sprengel ed altri sulfluido elettro-magnetico universale; ciò che con tanto
calore pro e con eguale robustezza di argomenti dimo strato dal nostro
Alessandro 1 e in natura, senza miracolo , continuati min & clamano
Lennosseck, Prokaska, ed Ennemoser sulfluido biotico universale de corpi
viventi, era stato già conosciuto non meno chiaramente dilo ro, Finalmente
volle ardimentoso inalzare i suoi sguardi ai movimenti del sole e nel
vastissimo campo dell'astronomia tentando alcun passo quale ché suo
opinamento volle manifestare. Si dichiara del sistema astronomico di Copernico
e di GALILEI oppositore fermissimo. Ma qui potrebbe dataluno dimandarsi, se il facesse
egli forse per tenere dietro alle massime proclamate dalla romana corte nella
quale viveva? Nò. Chè la saggia condotta dei prudenti interpreti delle sacre corte
ha assai già moderata la forza di quegl’anatemi scagliati un secolo innanzi
sulla tomba del riformatore di Thori, e sul capo del pensatore pisano. Potevasi
allora dalle pubbliche scuole o ne communi discorsi dei dotti liberamente
difendere (come ipotesi) ilmovimento terrestre e la stazione solare, senza tema
di contraire brutte macz chie nell anima, o a spiacevoli incontri soggiace, re
Ond'èchese con tutta la forza del suo'sapere alla copernicana sentenza si oppose,
ciò fece'con intima persuasione di mente , e non per condiscendenza di basso
cortigianismo. Nei e il solo che dalla credenza di Coperni colunginestasse. Imperocchè
fra i moltiche ridi re potrebbonsi, quel grande onore d'Italia, quel
l’astronomo profondissimo della dotta Bologna, MANFREDI, basta per valente
compagno del nostro Alessandro rammemorare. Vero si fu peròche a fronte
degl'ingegnosi sforzi di tanti uomini insigni, prosegui ilsuo cammino la terra,
è fermo il sole si stette. Qui terminarono le fi losofiche laboriose
occupazioni di lui, e conqueste sole poteva rendersi della Patria e della
nazione assai benemerito : ma fu pure medico Alessandro Pascoli, è inedico di altissima
riputazione. Se sono grandi i nomi dei restauratori della umana filosofia, non
meno grandi furono quelli di Silvio, di Lancisi di Baglivi, di Ramazzini, e di
altri che le medie che scienze ad alto grado di rinomanza condusse ro .
Alessandro Pascoli visse nel tempo in cui la medicina seguiva tuttora le
insegne de'Jatro-chimici, dell'Elmonzio, e del Silvio; insegne che stavano già
per cangiarsi dal Santorio e dal B o relli,onde quelle trionfassero degl’átro-matematici
ed e meccanici. Nè si per verrá mai a spiegareun costante ed unico vessillo
sotto il quale si raccolgano in ogni tempo i cultori della medicina le che sia
proprio di lei in tutte le età che trascor. rono? Grande e funesto destino, a
molte scienze comune , alla medica comunissimo! Conosce in quali giorni vive;
quale del secolo suo fosse dominante lospirito; epienodialtoin gegno ,nellamedicascienza
sifèvalente:Carte sio aveva per dodici interi anni studiato'l'Anato mia a fine
di ben conoscere l' uomo ; e il nostro Pascoli per non minore tempo applicò la
sua m e n te allo studio profondo della struttura del corpo umano. Annuncia
sulle prime ai dotti un trattato riguardante i cangiamenti che provengono agli
organi corporei per cagione delle passioni: pensiero veramente sublime sul
quale però le speranze di ognuno restarono pur troppo delase . Ai tempi del
nostro Alessandro l'Anatomia non avevaancorastrettocon altrenaturaliscienzequel
Putile nesso di che oggi si onora ;né quel filo sofico linguaggio, nè quelle
sottili applicazioni si trovavano in essa , siccome in quella d'oggidi noi
ammiriamo.Allefaticheed allementi sublimidi Scarpa , di Soemmering, di Mechel,
di Portal, e dell'immortale Bichat dobbiamo la eccellenza cui oggi l'anatomico
studio è pervenuto . Nè Vicq d’Azir, nè Geoffroy di Saint Ilaire', nè Blecard,
nè Gall vissero in quella età; pure potevasi quel tempo chiamare il tempo delle
scoperte anatomi miche . Erano già nati gli scrutatori sommi"dell’uman
corpo Arveo, Senae, Asellio, Willis, Nuck, Malpighi, Ruischio, Lancisi ed
altri. Vive e studia con Redi. Ciò basta. Insieme per più tempo in Firenze si
occuparono indefessamente di anatomiche dissezioni e quel dotto scrittore
toscano ha caro Alessandro quanti altri mai, al grande Cosimo presentandolo
quale soggetto degnissimo di tutta la considerazione sovrana. La fabbrica del corpo
umano dal nostro encomiato descritta non presenta, è ver, peregrine cose. Ma
l'ordine, la chiarezza, la concisione rendettero il saggio suo utile al
pubblico insegnament , pel quale oggetto egli stesso si protesa averlo
unicamente composto. Quando il gran Malebranche si avvenne nel libro dell'uomo
di Cartesio, ed ipcontrò in questo filosofo un ge vio simile al suo, prese
(dice l'elegantissimo Fontenelle) il grande partito di rompere ogni commercio
con le erudite facoltà, ed in seno del cartesianismo tutto si abbandona. Legge il
saggio medesimo di Cartesio, lo medita profondamente e scrive egli pure
sull'uomo. Mentre però l'uomo di Cartesio e di Malebranche fu l'uomo del
metafisico e del filosofo, l'uomo nelle mani del Pascoli e l'uomo
dell'anatomico e del medico. Ha somma intelligenza nell'osservare i fenomeni
dellaumana vita, sicchè lemas sime del suo Cartesio con quelle modificate del
gran Cancelliere d'Inghilterra, formarono in lui quello spirito di filosofia
induttiva, il quale alla ricerca del vero nelle cose di fatto e perciò in
medicina, è l'unica sicura via . Scrivendo dell'Uomo prese Alessandro ilgiu sto
partito di primamente designarne le parti , quindi ad esse dare vita ed azione,
poi de'mali a cui vanno soggette tenere ragionamento, e fi nalmente l'opportuno
metodo curativo de morbi con tutta la modestia del dire proporre. In tale modo
ilnostro encomiato presentò alpubblicoun tesoro di dottrina, che per molti e
molti annida ogni medica scuola Italiana fu allo insegnamento de
giovani:offertoe prescritto, riputatolo per il prezioso e completo deposito
della medica scienza . Le opinioni di Galeno e di Silvio erano quelle che fra i
cultori d'Igea in quel tempo tut tor dominavano , Stava per sorgere la setta del
più solidismo, ed Elmonzio, Cartesio, Silvio erano ancorai tre
grandi nomi proferiti dalla bocca di tutti; cosicchè fra i conciliatori e
moderatori di questi tre Principi delle mediche scuole si e mento etereo piú
sciolti gli umori , ed il moto fer mentativo di essi prodursi . Questo elemento
lá presiedere alla circolazione sanguigna, qua tutto il fonte del calore
animale sostenere perenne. Era quest etere per Alessandro la fondamentale sor
gente delle fermentazioni non naturali, donde le febri tutte'nascevano che ove
accada condensa mento di esso,lemaligne;ovesoluzione,lebe nigne; ove infine
abbia luogo latente glandolare fermento, originarsi le intermittenti opinäva.
Po i te dottrine fisiche di questo etere universale espo neva', la sua azione
sulla vita degli organi', finalmente l'applicazione di esso alle dottrine di
Scrodéro, di Hoffmanno, di Etmullero, diLemery , e degli altri molti di quella
età . E forse che non potremmo noi parlare lo stesso linguaggio, sostituendo al
nome di etere cartesiano quello di elettro-magnetico? Io i l dimando Abituato il
nostro Pascoli fin dall'infanziaa piegare la sua mente al metodo geometrico e a
disporre le sue idee con quell'ordine e successio ne, utile al buon’acquisto di
tutte le cognizioni il nostro Pascoli . Quindi è che nelle sue opere
parlasi dello spirito di Willis, del fuoco di GIRGENTI,del l'archeo di Wan
-Helmonzio, del primo elemento di Cartesio :e si dice farsi per virtù di questo
ele pose + 17 + 4 Oltre al suo trattato dell'uomo, che abbraccia l'intero
studio della medicina , sono n u m e rosissimi i suoi Consulti, le sue Lettere
, i suoi Votiemessi in oggetti di pubblica sanità.Incau se dificili di Foro
canonico e civile, in Canoniz zazioni di santi uomini diede Pareri e Giudizj,
che guidarono le Autorità competenti a retti e s e n sati decreti Avendo inoltre
il Pascoli,saputo unire a somma dottrina, urbanità di modi nel conversare , ed
umiltà di espressioni nel parlare e nello scrivere, non é a stupirsi se ai
dotti d'Ita+ lia ed oltremonte rispettabile e caro addiyenisse L'amicizia che
seco lui ebbero un Redi, un Magliabecchi, un Montemelini, un'Ottaviani,unLes
protti, un Zannettini, un Lambertini, un Segur, un Baglivi; da quali o
dedicazioni di opere, o non interrotte scentifiche corrispondenze, o laudi
sincere egli ottenne, siccome fecero pure un Bian chini,un Loy,un Marini,uno
Sprengel,un'Al ler ; ci ayvisano dovere riporre Alessandro Pasco li fra gli
uomini grandi, che in filosofia ed in mea umane, e preciso nel descrivere gli
organi, chia ro nello esporre i fatti, esatto nella diagnosi, cautissimo nella
prognosi. E poi semplice quanto mai possa dirsi nel metodo del medicare, e
dichiarossi nemico di ogni farragine farmaceutica, ripetendo sempre a se stesso
e ad altri che a buon medico pochi medicamenti bastano o 18 di pintore pochi
colori. come a buon ; dicina fiorirono fra il terminare del secolo decimo
settimo e del decimo ottavo sul cominciare, Il nostro Pascoli legge in Roma anatomia
e ,edicina dalla più fiorente alla più tarda etá sua, grandi opori godendo e
distintissime cariche sem pre occupando. I papi Clemente XI, Innocenzo XIII,
Benedetto XIII, Clemente XII. lo hanno a medico, Archiatro lo salutarono,
Protomedico lo proclamarono, lo scelsero Conclavista. Del supremo tribunale sanitario,
della congregazione dei sacri riti, fè parte onorata e principale, tanta era la
dottrina che quella romana corte in Lui venerava . Potrebbe forse da taluno di
noi dimandarsi se il Pascoliavesse meritatosigrandeecomune conside razione come
Medico pratico,quanta ne ebbe come teorico;imperocchè pur troppo è duopo
riguardare la medicina sotto ilduplice aspetto diScienza edi Arte.Difatti non
rade volte accade che amedico quanto ésser si voglia dottissimo, manchi quel
tatto pratico, quella squisitezza di medica vista, e, dicia molo pure ,
quell'inesplicabile nesso di favorevoli 19 Dopo che per due lustri dalla
patria Univer sità degli Studj, e dalle private Accademie le fisi che,e mediche
scienzeinsegnò,Padova eRoma il chiedettero a gara , generosamente patria
novella offerendogli. Il Pontefice Clemente undecimo a se chiamatolo, fece si
che a Padova, cui era già sul punto di recarsi, Roma preferisse. E così Perugia
lo perdette per sempre e E quièbenforzacrederecheAlessandroPa scoli
vivendo dodici lustri in Corte, in Roma,tra Grandi , tra Principi sempre ; cui
furono affidati in téressantissiminegocj delle Principesche Famiglie Albani, Chigi,
Rospigliosi, Sora ed altre, fosse di grande ingegno, di profonda politica, di
somma costumatezza dotato; dacchè, una di queste do ti che manchi, a sorte sì
grande non si pergie ne , o per poco di questa si gode. Difatti sappia m o come
tra le tante virtù che lo adornarono, erano prime il decoroso contegno in che
egli si tenne, l'essere del suo buon nome forte difenditore, il 20
incontri e di buone venture, che tanto valgono al la propizia riuscita
dell'esercizio clinico, e su cui la opinione e la fidanza di ottimo e felice
medico riposa. Nel nostro Alessandro sembra che tutto si riunisse a renderlo
valente nell'arte come nella scienza rinomatissimo. Ed in vero pel lungo corso
che visse all'aura del Campidoglio, non fuvvi personaggio distintocui non
prestasse medica mano o medica consultazione. Oltre ai pontefi ci
sopraenunciati, la regina di Polonia ed i suoi figli, gli Elettori Bavaro,
Sassone, e Coloniense, la Regina d'Inghilterra, ed ogni altro Principe e
Grande, (a quali sifortemente il vivere più ca le ) lui ebbero a tutela de' propri
giorni bene ed ilparlar pensar bene di tutti, siche tutti rispettando ed amando,
seppe da tutti rispetto riscuotere ed amore. Cosi Roma e ammiratrice di un
filosofo Perugino. Ed il suo nome onorato più spesso colà che tra noi si
pronuncia forse e si ripete. Lontano dagl'incanti del bel sesso, ne fuggi
perfino, in quanto il potè, la medica cura. Che più? Con religiositá e fortezza
di animo sostenne una completa cecitá, senza che in se stesso foss'egli meno
tranquillo, nè meno fosse da altri dimandato e compianto. Che se al possedimento
disua vasta dottrina, se al buon successo dell'arte sua, se al corredo delle
nobili doti dell'animo che in Pascoli fece ro si bella mostra di loro, si
aggiunga la felicità de' tempi nei quali visse, dovremo anche meno stupirci che
potesse egli giungere al più alto grado di celebrità e di onoranza . Io voglio
dire la felicità dei tempi; ossia quell buon tempo ai dotti propizio, in cui dessi
sono veramente stimati, e nel quale i Principi, ei Grandi concorrono agara
(siccome oggi) informar li, tosto chè i principi e i grandi bene conoscono che
le scienze e le lettere sono veramente il sostegno de’ troni, e delle nazioni delle
cittá dei paesi il primo ed il più luminoso decoro. Ed alla estimazione de' medici
credo che non poco in ogni tempo contribuisca la buona Fidanza de'popoli, colsaldo
tenersi di quel velame che agli occhi del volgo i misteri nasconde d'Igea; velame
tanto utile che sia serbato; imperocchè la remozione di esso chi ne abbisogna e
cui serve reciprocamente danneggia. Dopo si grandi fatiche, carico di meriti e
di onori, questa misera terra abbandona e perenne ricordanza dei
posteriche cirima ve dilui? Laviva fama delle suetante virtù, ladi lui valentia
nell'arte del medicare; e più ci restano i suoi numerosi volumi , depositarii
immanchevoli del vasto sapere nelle fisiche e nelle mediche facoltá. Saremmo noi
co tanto ingiusti per dimenticare i sudori dei dotti che ci precedettero ,
solamente perchè il modo loro di filosofare non è più simi le a quello de'tempi
nostri? E vorremmo noi far ci riputare così creduli e così inorgogliti nel
lusin garci che alle dottrine ed alle massime nostre del la filosofia e della
medicina, tutti coloro che ci suc cederanno coi secoli pieghino riverenti la
fronte e le venture età inalterato rispettino ciò che ad esse faremo noi
pervenire? Non siavi chi lo cre da , o la storia dell'umano sapere ne
disinganni, Ond' è che degli esimj ingegni, dei benemeriti cittadini,
degl'insigni scrittori,sebbene lunga serie di anni da essi ci divida, serbare
si debbe ricor danzavivissima,afronte decangiamentiaquali
puògireincontrol'umano filosofareeilmedi co opinamento. Si, dotti Accademici,
apprezziamo mai s e m prelefaticheutilide'trapassati, seneimitinoi buoni
esempli, se ne rispettino i nomi ; ed il titolo a non meritarci d'ingrati, le
loro tombe di verdicorone di lauro con più frequenza e con più giustizia si
onorino. Rivolgendosi al Busto marmoreo dell'Encomiato, che innalzavasi nella
Sala dell' Accademia. Tutto ciò che vien detto di Alessandro Pascoli in questo
Elogio, come filosofo e medico , è tolto dalla let tara ed analisi fatta delle
molte sue opere , in diversi tem pi pubblicate; il catalogo delle quali trovasi
registrato nella Biografia dei Scrittori Perugini delchiarissimo Cavaliere Gio.Battista
Prof.Vermiglioli all'Articolo Pasco li Alessandro - Noi credemmo di non
trascrivere ibra ni medesimi dell'Encomiato, a conferma de' suoi detti e delle
sue opinioni , e ciò per non aumentare la stampa inu tilmente; sapendo che agli
eruditi medici sarebbe ridire le cose stesse le quali nelle opere delPascoli
già bene conoscono , o potranno rilevare quando lo vogliano . Quello poi che
riguarda la di lui vita privata e so ciale lo rilevammo dalla storia di sua
famiglia , dalla Biografia sopracitata; nonchè da quella degli illustri italia
ni compilata dal chiarissimo Sig. Emilio de Tipaldo, Venezia. Finalmente da non
poche pregevoli notizie ms. lasciate da Francesco Aurelio Ginanneschi, giovane
di Alessandro Pascoli, ed ultimo che stet te venti e più anni con lui, e perciò
informatissimo della sua vita. Questo ms
trovasi presso di noi. Nacque da Domenico Pascoli, e da Ippolita
Mariottini . La famiglia dei Pascoli fu originaria di Ravenna, siccome ne scris
se Celso , fratello del nostro Alessandro , nella storia del la sua Casa .La
prima di esse fu stampata in Roma in 8°, presso lo Zanobi, dedicata a Fabrizio
Paolucci, Segretario di Stato di Clemente XI. La seconda che contiene tutta la di
lui ritrattazione e pubblicata egualmente in Roma in 8° per il Buagni, dedicata a Banchieri assessore
del S. Officio. Ambedue queste operette interessanti la vita letteraria ed i
sentimenti morali del Pascoli le abbiamo nella Biblioteca pubblica Scaff. Quando
la Regina d'Inghilterra in Roma lo chiama a medicarla, nell'atto di presentare
il polso, gli disse. É vero, Sig. Dottore, che voi non avete piacere di
medicare le donne? Alla quale dimanda egli risponde. É verissimo, ma non le regine.
Muore in Roma. confortato da tutti gli ajuti della Religione, Gl’ultimi18 circa
dei quali in una completa cecità Fù sepolto nella Chiesa di S. Silvestro a
Monte Cavallo de' RR.PP, Teatini- La Iscrizione sepolcrale umile, compostasi da
se medesimo, e che trovasi tuttora sopra l'avello, è la seguente. Hic Posuit
Exuvias In Die Irae Resumendas Alexander Pascoli Perusinus Verissimo. Non mi
piace medicar le donne, ma non le regine”,eforsedeglialtri,chesap di Antonio
Blado); Trattato della mutazione dell' altra Lettera si apprende che avea
aria,in4. Roma per Alessandro Gar. Pure scritto un trattato di Rettorica
danoec.Di questo opuscolopro- eprincipalmente sulla Invenzione dusse il suo giudizio
il Bonciarioia dicui ne offer copia allo stessoBon una letterainedita. Perchèi Digesti
si allegano morie di sua famiglia originaria di Ra iniscrittoperdueifedil paragra-
venoa, epoistanziataio Perugia; eda fo per due ss congiunti. queste memɔrie
medesime passate quin 2. Del partodell'Orsa . piano e non siano appassionati.
Da V. Conclusione del Tribuno della scoli,ed. Ippolita Mariottini.Termi
plebe,in4.RomapergliEredidi natiigiovanilisuoistudiipressoipp. suo articolo, e
dal Vincioli nell'opu scolo sullo stesso argomento. I ràstampata velan anderò. Leco-
Dizionario medico,che egli di e che io farò non saranno da sco- morando in
Firenze , studiò assidua »lare,elatineperqualchemese>,ma
mentealloSpedaleperfareosserva »volgari, e contro tutta l'Accademia zioni anatomiche,
eperpoterecosì fiorentina, massime sopra il Boccaccio, migliorareunsuo Trattatosulcangia
Gennajo da Domenico Pa. egli tolse a seguire la medicina
VI.VersiinLodedelleacquedi incuineotlennelemagistraliinsegne S.Galgano. Civengonoricordatidal.
quandocontavasolianni21. Grisaldiioquellelettererammentateal Posciasirecòin
Firenzeameglio apprendere la scienza salutare alla scuo e ciario . della Poesia,in
CelsoPa. IIF. Questione di Giovanni Osma. Romapergli Eredi rino Gigliotto
Magistrato. anguste ma lucrose vie del fo. PAPA scoli fratello di Alessandro, e
di Leg IV.Risoluzioni di quattrodubbj. ne, dimorando in Roma scrisse le me di a
suoi posteri, noi raccoglieremo le 3.4. Del Perseo, e del Pesco, e brevi notizie
di Alessandro, e Leone. loro natura . Roma per gli Eredidi Nacque Alessandro in
Perugia nel Gio. Gigliotti ,in Giovanni Gigliotti. E'questoun' Gesuiti, che conoscendolo
di bello in opuscolo con cuisicoufutano leopi- gegno, desideravano a loro condurlo,
e nionidi Plutarco, del Manuzio edel terminate gli studii legali, perch èil
Sigonio, iquali credettero che il Tri- padre voleastrascinarlo miserameate buoo
della plebe in Roma non fosse per le ro taliana, esoprailBoccaceio.Gioviin-
buonesperanze,nonostantechesi tendernepocheparole:»Sostatotardo
riducesseagliestremi.Ristabilitositor n'arisponderviperchèm'haingom-
nòaprosperamealeesercitarelasua »bratotuttopiùdiunmeseunacom-
professione,ecolfavoredeldottoMae »posizioncellachehofattaperun
stro,potèpresentarsial Gran-Duca »miopatrone, laqualesubitochesa- CosimoI. Aggiugnel'Eloynelsuo
ladi Francesco Kedi, e mentre co Da una lettera inedita di Lorenzo si sotto di lui
attendevaallaclinica, al Bonciariosembracheeglisiaccin-
fudamortalemalattiasorpreso,ma gesse a scrivere anche sulla Lingua i- il Redi
medesimo ne concepì sempre e èverissimo, ma non le Regine. Fu
Rimpatriato nuovamente si posea anche medico straordinario deiPonte studiare le
lingue greca e latina sot- fici Clemente XI. Innocenzio XIII. Be to il Canonico
Guidarelli, dicuiveg. Pedetto XIII. eClemente XII. incom gasil'articolo, e le Matematiche
sot- pagnia di Leprotti,ilqua to ilDottorNeri,mentrenon lascia-
lemoltoprofittavade'consiglidel Pa vadiattendereancheallaMedicina
scoli.Doveaesseremedicoprimario pratica, soltoLodovicoViti; nèpassò pontificio,
ma per non imbarazzarsi poi molto tempo, che ottennein pa gui la giubilazione.
Veggasi la dedica premessa alla sua opera de Hom inc . Marini Archiatri PontificjCaraffa
de Gymn.Rom. Com , in stud. Med. Borhe. Valen.1741.
enuovamentetraledisputazionimedicheraccoltedall' Halleer, per le
approvazioni da farsi ne'miracoli Adaltrionorifuinnalzatoin Ro-
operatiadintercessione de’ServidelSi ma, imperciocchèebbe luogo frai
gnorenellaloro canonizzazione e ,esi XII.ArchiatridelCollegiode'Medici
dique'prodigjdistesepurealcunedi efragliArcadicon ilnomediSofiló squisizioni.ProfessavalaMedicinacon
Molossio.Varie istituzioni sanitarie lo semplicità, e dioesiche il rinomatissi
ebbero a medico in Roma, ove cura mo Cardinale Alessandro Albani Camer la
Regina di Polonia , ed il suo figliuo- lengo, lo ebbe in tanta stima, che non
soleva conferire impiego a perugin , se non gli veniva raccomandato lo , gl’eleltori
di Baviera e di Colonia, llo fante Elettorale di Sassonia
elaReginad'Inghilterra,laquale dalPascolichesoleachiamareilCa nell'ultima
malattia volle il Pascoli merlengo perugino. Fu avuto in isti. e narra Celso
suo fratello , che nella ma anchedalcelebre Hallerche ne
primavoltaincuiAlessandroletoccò parlònelleoperesue(4),edilSeguer ilpolzo, glidisse
la Regina, onève àlui dedica la sua Schedula
monito. ro Pascoli, che voi non avete pia- ria ec. PA mentodegli
organicorporeiper ca- ceredimedicardonne?»cuirispose: gione delle passioni . PA
171 triaunaCattedradiFilosofia,cheten- ri;nonostanteperòfucontinuamente
neperapni10.,ragunandopoisem- ingraziadeglistessiPontefici,edi preincasasuaunaAccademiaaperta
vennemedicodelConclavedopola diLetterati.Intantofuchiamatoaleg-
mortediBenedettoXIII. eequandofu gereinPadova,ementresidispone
creatoClementeXII. Vaarecarsiaqueldottissimo Studio,
Inoltredal1928.al1736.aveaeserci Clemente XI.lochiamò aleggerenell' tata in
Roma anche la carica di Pro ArchiginnasioRomano. Coldreca.
tomedicodiquellaMetropoli,edello tosi incomiocid tosto ad iosegnare, la Stato
Ecclesiastico e la Consul
Notomia,chepernoveannicontinui tasoleasemprericercareisuoivoti vi professò;
ottenne poi alire catte- in qualunquebisogno di medica poli dre di Teorica e
Pratica con vistosi zia.Fu similmente varie volte occu
stipendi,finchènel1951.neconse patodallaCongregazionede,Riti nellaCorte,
rifiutò semprequesti ono PERVGINVS VIXIT
OB.V. tica il Sig. Pietro Angelo Papi M e 1.Dellefebbri TeoricaePratica
dicoeFilosofoSabinese.Roma1706. secondoilnuovosistema,ove tuttosi perilZanobj
8. spiega per quanto è possibile ad im Dopo il lungo spazio di 6. anni ,
mitazionede'Geometriec.Perugia fuproibitaquest'opera,el'Autore X. Della natura
dei nostri pensie; Osservazioni Teoriche e Prati- ri, e della natura
concuisiespri che di Medicina inviate fonde in virtù di loro elastica possan.
Sofilo Molossio Pastore Arcade zaec. Roma presso Rocco Barnabò perugino, e custode
degli armenti automatici in Arcadia. Gli difende dal De homine sive de
corpore PA PA l pel Costantini 4.Sieguonoal-
toccodascrupolopubblicòilN.VII. cunisuoidiscorsiinmateriemediche.
AnatomeLiterarumsivePal. Morì santamentein Roma nella vecchia etàdi
valloconquestaiscrizionenelsuotu. anni89.edopo18.annidicecità,e
mulocheerasicompostaperluistesso. Le dolle opere che lasciò a' poste- ri sono :
lo scrutinio che nefa nellasua cri • II. Il Corpo umano o breve Istoria dove
con nuovo metodo si descrivono ladis pervestigatio ec.Romae In ultimo
vannoaggiun- per lo Buagni .Vedi ilN. V. .M. HIC 0.POSVIT ,EXVVIAS IN .DIE
.IRAE .RESVMENDAS ALEXANDER .PASCOLI typis CajetaniZanobii8.L'anno1715.
incompendiotuttigliorganisuoi, furiprodottaperloSalvioniin4.con cd i loro
principali officj ec .Perugia 1700. pel Costantini in 4.Ven.1712. qualche
diversità nel titolo. VII.Sofilosenzamaschera.Roma te due Pistole del Baglivi
al Pascoli : Defibrámotriceetmorbosa,necnon zionidialcuniServidi Dio.Roma de
experimentis ac morbis ec. 1741. per (1)Giornale de Letterati Ven. fusepolto in S. Silvestro di Monte Car Voti
scritti per le Canoniza-. Del moto che nei mobili siri. Nuovo metodo per
introdursi IX. Deimotoche nei corpi sidif ad imitazione de'Geometri con ordi-
fonde per impulso esteriore ne , chiarezza e brevità nelle più , Tratta sot- to
fisico matematico ad insegnare la tiliquistionidiFilosofia,Logica,Mo-
possanzadegliclementi4.Roma per rale,eFisica.Ven.perAndreaPo- 'loSalvioni
letti1702.in4.vediilN.X. fig. (1) o lettere mono.Riflessionimetafisichecc.Ro
aglieruditissimiSignoridisuapri- ma1724.4.(2)Servedisecondapar
vataAccademiaec.Ven.1702.per teall'operadataalN.I. Andrea Poletti4.,ed
ivinuovamente humanovitamhabenterationetampro- insegne;econtinuandoinessigiunse
speraetamaffictaevaletudinis.Li- a cuoprirel'onorevolepostodiSegre bri
tres.Romae 1728. vol.3.in4.ex per Andr. Poletti (sò posciaaRavenna ,d'onde
alloscri. onori , che non versavansi allora con soilBarnabòcon varj discorsi.L'
tantagenerosità,perchèalsolomeri operastessafuristampatainVenezia
toconcedevansi.Scorsipochimesidi pel Polettiin4.cuisiag.
suadimorainFirenze,tornòarive giunseunamemoriadelSeguerdiret-
derelapatria,dacuisirecònuova. ta al Pascoli . mente in Roma sede degli studii
lega XIV.Alcuniopuscolianonimiin li, versode'quali Leonecrainclina. Difesadi AlessandroPascoli,
Sicre-tissimo,laquella Metropoli diportava. donosuoi, esonoinrispostaadal-sicontantasaggezza,chedivennefa
triopuscoli del bresciano Cri- miliaredelDucad'WedaAmbasciado.
stoforoZannettinigiàstatoscolaredel redelRediSpagnaallaCorteromu.
medesimoPascoli;edinquelledispu- na. Ma circostanze politiche, cheoscu. tealtri
moltiopuscolisi videro. Ma raronolariputazionediquelpocoas sennato Ministro, anche
ad egli fe delle sue opere mediche si fe ce altra edizione in Venezia in due
cero cambiare partitie siavviò per volume. Oltregli
unacarrieradiversa.Dopodiaverevi Scritti che al Pascoli indirizzarono
sitatealcunedelleprimarieCittàd'Ita , il Baglivi, ed il Seguer glilia , torno a
rivedere la patria , e ad fudedicatalaseconda edizionedelle
unavastissimasuppellettiledicognizio Maschere sceniche del Ficoroni. Conversando
gl’uomini tra sè, ed avendo inconseguen ROMA ETCRIS EMANUELE Donde è nico il za
necessità di comunicare a vicenda ipensieri, e le linguagio degl, a ز to Cà CO
. Uomini partico idee,che passano intimamente loro nell'animo; nè potendo laze ciò
conseguire in questo mondo sensibile, se non che in virtù di qualche oggetto
atto a muovere i sensi, CONVENNERO DI COMUN CONSENSO ad unire in maniera I loro
pensieri, e leloro idee, ancorche al tutto insensibili, a certi SEGNI SENSIBILI,
ed in particolarealle voci, che queste, stimolando per entro agli orecchi gli organi
dell'udito, destino conun a tale alte razione nell'animo, di chiode, quei pensieri,
e quelle idee, che concordarono di ESPRIMERE per s i n i l i segni, o voci, chiamate
comunemente termini. I termini dunque in logica non sono, se non chele semplice
voci inventate dagl’uomini a piacere per esprimere con maniere sensibili le
loro idee insensibili. Di qui è, che nato è tra i popoli ogni linguaggi po a
rticolare.Di cosi fatto linguaggio, e delle idee, che esso esprime , rispetto
alle operazioni dette dell'intellett, cioè rispetto al raziocinio umano, nel
corso del libro presente facciamo esatta menzione. Alessandro Pascoli. Keywords:
fisiologia, corpo, galileo, il fuco di Girgenti, Cicerone, Bianchini.
Verissimo, non mi piace medicar le donne, ma non le regine” spiegazione
dell’entimema in termini dell’intenzione dei communicatori – chi da il segno e
chi lo receve – il segno sensibili dell’idea della cosa. Equivoco se il termine
e dunque la proposizione rippresenta due idee. -- Luigi Speranza, “Grice e
Pascoli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Pascoli – decadeniza divina
– filosofia italiana – Luigi Speranza (San Mauro di Romagna).
Filosofo.. Considerato il maggior filosofo decadente, nonostante la sua
formazione principalmente positivistica. Dal Fanciullino, articolo
programmatico, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico,
orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano, e al recupero
di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può
esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea
consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai
anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo
l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia. Egli,
pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, né
mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al
contrario di D'Annunzio), manifesta nella propria produzione tendenze
prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine
secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente la
sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione
classicista ereditata da Carducci e le nuove tematiche decadenti. Risulta
infatti difficile comprendere il vero significato delle sue opere più importanti,
se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e psicologici che
egli stesso ri-organizzò per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema
semantico di base del proprio mondo poetico e artistico. Nacque in
provincia di Forlì all'interno di una famiglia benestante, quarto dei dieci
figli due dei quali morti molto piccolo di Ruggero Pascoli, amministratore
della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina
Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamano affettuosamente Zvanì. Il
padre e assassinato con una fucilata, sul proprio calesse, mentre tornava a
casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse
dovute a contrasti di lavoro, non sono mai chiarite e i responsabili rimasero
ignoti. Nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia ha forti
sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente ne “La
cavalla storna”. Il probabile mandante e infatti Pietro Cacciaguerra (al quale
fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San Mauro e Savignano, possidente
ed esperto fattore da bestiame, che divenne successivamente agente per conto
del principe, co-adiuvando l'amministratore A. Petri, sub-entrato al padre dopo
il delitto. I due sicari, i cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, sono
L. Pagliarani detto Bigéca, fervente repubblicano, e M.
Dellarocca, probabilmente fomentati dal presunto mandante. Sempre da lui venne
scritta una poesia in ricordo della notte dell'assassinio del padre, X agosto,
la notte di San Lorenzo, la stessa notte in cui morì il padre.
Sull'intricatissima vicenda del delitto Pascoli è stato pubblicato il saggio “Omicidio
Pascoli”. Il complotto frutto di ricerche negli archivi locali e che, oltre a
pubblicare documentazione inedita, formula l'ipotesi di uncomplotto perpetrato
ai danni dell'amministratore Pascoli. Il trauma lascia segni profondi nel
poeta. La famiglia comincia a perdere gradualmente il proprio stato economico e
successivamente a subire una serie impressionante di lutti, disgregandosi:
costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la sorella
Margherita di tifo, e la madre per un attacco cardiaco (di "crepacuore",
si disse), il fratello Luigi, colpito da
meningite, e il fratello maggiore Giacomo, di tifo. Da recenti studi anche il
fratello maggiore, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo
familiare a Rimini, potrebbe essere stato assassinato, forse avvelenato.
Giacomo infatti nell'anno in cui morì ricopriva la carica di assessore comunale
e pare conoscesse personalmente coloro che avevano partecipato al complotto per
uccidere il padre, oltre al fatto che i giovani fratelli Pascoli (in
particolare Raffaele e Giovanni) si erano avvici tal punto alla verità sul
delitto da essere minacciati di morte. Le due sorelle Ida e Maria andarono
a studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al
Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della madre Caterina e dove
rimasero dieci anni: nel 1882, uscite di convento, Ida e Maria chiesero aiuto
al fratello Giovanni, che dopo la laurea insegnava al liceo Duni di Matera,
chiedendogli di vivere con lui, facendo leva sul senso di dovere e di colpa di
Giovanni, il quale durante i 9 anni universitari non si era più occupato delle
sorelle. Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni
Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo solidoe vivace, il cui
carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue
reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo e
a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio,
sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre. Questo
desiderio di giustizia non sarà mai voglia di vendetta, e Pascoli si pronuncerà
sempre contro la pena di morte e contro l'ergastolo, per motivi principalmente
umanitari. Dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite dovette
lasciare il collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino. Si trasferì a
Rimini, per frequentare il liceo classico Giulio Cesare. Gunse a Rimini assieme
ai suoi cinque fratelli: Giacomo, Raffaele, Alessandro Giuseppe, Ida, Maria (6,
chiamata affettuosamente Mariù. L'appartamento, già scelto da Giacomo ed
arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in
uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del
primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini… era di una
economia che appena consentiva il puro necessario». Pascoli terminò infine gli
studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio ed il liceo al
prestigioso Liceo Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di licenza a causa
delle materie scientifiche. Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che
poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca) ssi iscrisse
all'Bologna, dove ebbe come docenti G. Carducci e G. Gandino, e diventò amico
del poeta e critico S.Ferrari. Conosciuto A. Costa e avvicinatosi al movimento
anarco-socialista, comincia, a tenere comizi a Forlì e a Cesena. Durante una
manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchico
lucano G. Passannante ai danni del re Umberto I, lesse pubblicamente un proprio
sonetto dal presunto titolo Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo
strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse pentito,
pensando all'assassinio del padre. Dessa si conoscono solamente gli ultimi due
versi tramandati oralmente. Colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera. La
paternità del componimento e oggetto di controversie. Sia la sorella Maria sia
lo studioso P. Bianconi negano che avesse scritto tale ode. Bianconi la define la
più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana. Benché
non vi sia alcuna prova tangibile sull'esistenza dell'opera, G. Lolli,
segretario della federazione socialista di Bologna e il suo amico, dichiara di
aver assistito alla lettura e attribue a lui la realizzazione della lirica. Arrestato
per aver partecipato ad una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i
quali erano stati a loro volta imprigionati per i disordini generati dalla
condanna di Passannante. Durante il loro processo urla. Se questi sono i
malfattori, evviva i malfattori! Dopo poco più di cento giorni, esclusa la
maggiore gravità del reato, con sentenza, la Corte d'Appello rinvia gli
imputati Pascoli e U. Corradinidavanti al Tribunale. Il processo, in cui
Pascoli era difeso dall'avvocato Barbanti, ha luogo, chiamato a testimone anche
Carducci che invia una sua dichiarazione. Non ha capacità a delinquere in
relazione ai fatti denunciati. Viene assolto ma attraversa un periodo difficile.
Medita il suicidio ma il pensiero della madre defunta lo fa desistere, come
dirà nella poesia La voce. Alla fine riprende gli studi con
impegno. Nonostante le simpatie verso il movimento anarco-socialista, quando
Umberto I venne ucciso da un altro anarchico, G. Bresci, Pascoli rimase
amareggiato dall'accaduto e compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona la
militanza politica, mantenendo un socialismo umanitario che incoraggiasse
l'impegno verso i deboli e la concordia universale tra gli uomini, argomento di
alcune liriche: «Pace, fratelli! e fate che le braccia ch'ora o poi
tenderete ai più vicini, non sappiano la lotta e la minaccia.» (I due
fanciulli). Dopo la laurea con una tesi su Alceo, Pascoli intraprese la
carriera di insegnante di latino e greco nei licei di Matera e di Massa. Dopo
le vicissitudini e i lutti, aveva finalmente ritrovato la gioia di vivere e di
credere nel futuro. Ecco cosa scrive all'indomani della laurea da
Argenta: "Il prossimo ottobre andrò professore, ma non so ancora dove:
forse lontano; ma che importa? Tutto il mondo è paese ed io ho risoluto di
trovar bella la vita e piacevole il mio destino". Su richiesta delle
sorelle Ida e Maria, nel convento di Sogliano, riformula il proprio progetto di
vita, sentendosi in colpa per avere abbandonato le sorelle negli anni
universitari. Ecco a tale proposito una lettera di Giovanni scritta da Argenta,
il quale, ripreso dalle sorelle per averle abbandonate, così risponde:
"Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra lettera così tenera,
io leggevo un rimprovero per me, io intravedevo una lagrima!." E
ancora da Matera il poeta scrive. Amate voi me, che ero lontano e parevo
indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del chiostro. Amate voi me, che
sono accorso a voi soltanto quando escivate dal convento raggianti di mite
contentezza, m'amate almeno come le gentili compagne delle vostre gioie e
consolatrici dei vostri dolori? Iniziato
alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento
massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un
simbolo massonico), è stato rinvenuto. Insegna a Livorno al Ginnasio-Liceo
"Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e
appunti scritti di suo pugno. Inizia la collaborazione con la rivista Vita
nuova, su cui uscirono le prime poesie di Myricae, raccolta che continuò a
rinnovarsi in cinque edizioni. Con le sorelle Ida e Maria Vinse inoltre per ben
tredici volte la medaglia d'oro al Concorso di poesia latina di Amsterdam, col
poemetto Veianus e coi successivi Carmina. E chiamato a Roma per collaborare
con il Ministero della pubblica istruzione. Nella capitale fece la conoscenza
di A. Bosis, che lo invitò a collaborare alla rivista Convito (dove
sarebbero infatti apparsi alcuni tra i componimenti più tardi riuniti nel
volume Poemi conviviali), e di Annunzio, il quale lo stima, anche se il
rapporto tra i due filosofi e sempre complesso. G. Bernardo, a capo del
Grande Oriente d'Italia, esplicitamente dichiara l'appartenenza di Pascoli e
Carducci alla massoneria, per un certo periodo nelle logge. Il nido di
Castelvecchio «La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera» (Giovanni Pascoli, La mia sera, Canti di Castelvecchio)
Divenuto professore universitario e costretto dalla sua professione a lavorare
in più città (Bologna, Messina e Pisa), non si radicò mai in esse,
preoccupandosi sempre di garantirsi una via di fuga verso il proprio mondo di
origine, quello agreste. Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante
appenninico opposto a quello da cui proveniva la sua famiglia. Infatti si
trasferì con la sorella Maria nella Media Valle del Serchio nel piccolo borgo
di Castelvecchio nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza
stabile quando (impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al Concorso
di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della
sorella Ida con il romagnolo S. Berti,
matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito i vivrà in seguito alcuni
mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi
confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito,
vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam poté acquistarla. Dopo il matrimonio della sorella
Ida con S. Berti, matrimonio che contempla e seguito vivrà in seguito alcuni
mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi
confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito,
vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della sorella
Ida con il romagnolo Sa. Berti, matrimonio che contempl e seguito Pascoli vivrà
in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella
Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del
marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo anni di sacrifici e
dedizione alle sorelle, a causa delle qualia causa delle quali ha di fatto più
volte rinunciato all'amore. A tale proposito, una vinte al Concorso di poesia
latina di Amsterdam) poté acquistarla. Dopo il matrimonio della sorella
Ida con il romagnolo S. Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e
seguito sin vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per
l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste
economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda
ferita dopo mostra dedicata agli "Amori di Zvanì" e allestita dalla Casa
Pascoli nel, getta luce sulle sue vicende amorose inedite, chiarendo finalmente
il suo desiderio più volte manifestato di crearsi una propria famiglia. Molti
particolari della vita personale, emersi dalle lettere private,
furono taciuti dalla celebre biografia scritta da M. Pascoli, poiché
giudicati da lei sconvenienti o non conosciuti. Il fidanzamento con la cugina
Imelde Morri di Rimini, all'indomani delle nozze di Ida, organizzato
all'insaputa di Mariù, dimostra infatti il suo reale intento. Di fronte alla
disperazione di Mariù, che non avrebbe mai accettato di sposarsi, né
l'ingerenza di un'altra donna in casa sua, ancora una volta rinuncerà al
proposito di vita coniugale. Si può affermare che la vita moderna della
città non entrò mai, neppure come antitesi, come contrapposizione polemica,
nella sua poesia. In un certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì,
in tutta la sua produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie di
microcosmo chiuso su sé stesso, come se ha bisogno di difenderlo da un
minaccioso disordine esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di
riferimenti e di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul
tormentato rapporto con le sorelle il nido familiare che ben presto divenne
tutto il mondo della sua poesia. Scrive parole di estrema chiarezza il poeta
Mario Luzi. Di fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e
ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione infantili, alle
quali Ida è connivente solo in parte. Si tratta in ogni caso di una vera e
propria regressione al mondo degli affetti e dei sensi, anteriore alla
responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato violentemente e troppo
presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno, quasi paterno, che gli
suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido edificato dai genitori; di
investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un altro, di ben diversa
natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro con le piccole sorelle che
meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia, escludendo di fatto, talvolta
con durezza, gli altri fratelli. In pratica difende il nido con sacrificio, ma
anche lo oppone con voluttà a tutto il resto. Non è solo il suo
ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ciò che tende a
strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà
non gli riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo più sicuro e
profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti della Media Valle del
Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la natura.» ([M. Luzi])
In particolare si fecero difficili i rapporti con Giuseppe, che mise più volte
in imbarazzo Giovanni a Bologna, ubriacandosi continuamente in pubblico nelle
osterie, e con il marito di Ida, il quale
dopo aver ricevuto in prestito dei soldi da lui, partì per l'America
lasciando in Italia la moglie e le tre figlie. Le trasformazioni politiche
e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e preludevano alla catastrofe
bellica europea, gli gettarono progressivamente, già emotivamente provato
dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una
condizione di insicurezza e pessimismo ancora più marcati, che lo conduceno in
una fase di depressione e nel baratro dell'alcolismo. Abusa di vino e cognac,
come riferisce anche nelle lettere. Le uniche consolazioni sono la poesia, e il
suo nido di Castelvecchio, dopo la perdita della fede trascendente, cercata e
avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta di
agnosticismo mistico, come testimonia una missiva a G. Semeria. Io penso molto
all'oscuro problema che resta. Oscuro. La fiaccola che lo rischiara è in mano
della nostra sorella grande morte. Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di
là fosse abitato! Ma io sento che le religioni, compresa la più pura di tutte,
la cristiana, sono per così dire, Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse.
Mentre insegnava latino e greco nelle varie università dove aveva accettato
l'incarico, pubblicò anche i volumi di analisi dantesca Minerva oscura, Sotto
il velame e la mirabile visione. Assunse la cattedra di letteratura italiana a Bologna
succedendo a Carducci. Qui ebbe allievi che sarebbero stati poi celebri,
tra cui A. Garzanti. Presenta al concorso indetto dal Comune di Roma per
celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema latino “Inno a Roma”
in cui riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta
Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su rami di
corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono
visti come un'anticipazione della bandiera tricolore. Scoppiata la guerra
italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso a favore
dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che la
Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle
popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i contadini
italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo
vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e patriottiche.
Le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia di lasciare
Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata la cirrosi
epatica per l'abuso di alcool. Nelle memorie della sorella viene invece
affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato. Il certificato di morte riporta come causa un
tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta
di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava
sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la
simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria. La
malattia lo porta infatti alla morte, un Sabato Santo vigilia di Pasqua, nella
sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 2. La vera causa del decesso fu
probabilmente la cirrosi epatica. Venne sepolto nella cappella annessa alla sua
dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata anche l'amata sorella
Maria, sua biografa, nominata erede universale nel testamento, nonché curatrice
delle opere postume. L'ultima dimora dove morì, a Bologna in via
dell'Osservanza n. 2. Sul cancello si può brevi parentesi politiche
della sua vita. Venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere. L'ulteriore
senso di ingiustizia e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del
tutore Carducci e al compimento degli studi con una tesi su Alceo. A
margine degli studi veri e propri, comunque, conduce una vasta esplorazione della
filosofia ttraverso le riviste francesi specializzate come la Revue des deux
Mondes, che lo misero in contatto con l'avanguardia simbolista, e la lettura
dei testi scientifico-naturalistici di J. Michelet, J. Fabre e M. Maeterlinck.
Tali testi filosofici utilizzano la descrizione naturalistica la vita degli
insetti soprattutto, per quell'attrazione per il micro-cosmo così
caratteristica del romanticismo decadente in chiave filosofica. L’sservazione
era aggiornata sulle più recenti acquisizioni filosofiche dovute al
perfezionamento del microscopio e della sperimentazione di laboratorio, ma poi
veniva filtrata letterariamente attraverso uno stile lirico in cui domina il
senso della meraviglia e della fantasia. E un atteggiamento positivista
romanticheggiante che tende a vedere nella natura l'aspetto pre-cosciente del
mondo umano. Coerentemente con questi interessi, vi fu anche quello per la
filosofia dell'inconscio di Hartmann che apre quella linea di interpretazione
della psicologia in senso anti-meccanicistico che sfociò nella psicanalisi
freudiana. È evidente in queste letture come in quella successiva di J. Sully
sulla psicologia un'attrazione verso il mondo piccolo dei fenomeni naturali e
psicologicamente elementari che tanto fortemente caratterizza tutta la sua
poesia. E non solo la sua. La cultura filosofica ha coltivato un particolare
culto per il mondo dell'infanzia, dapprima, in un senso culturale più generico,
poi, con un più accentuato intendimento psicologico. I Romantici, sulla scia di
Vico e di Rousseau, paragonano l'infanzia allo stato primordiale di natura dell'umanità,
inteso come una sorta di età dell'oro. Si comincia ad analizzare in modo
più realistico e scientifico la psicologia, portando l'attenzione del individuo
in sé, caratterizzato da una propria realtà di riferimento. La filosofia produce
una quantità considerevole di saggi che costituirono la vera letteratura di
massa. Parliamo delle innumerevoli raccolte di fiabe dei fratelli Grimm di Andersen, di Ruskin, Wilde, Maeterlinck; o
come il capolavoro di Dodgson, Alice nel Paese delle Meraviglie (cf. Pinocchio,
Cuore). Oppure i libri di avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi
di Verne, Kipling, Twain, Salgari, London. Saggi sull'infanzia, dall'intento
moralistico ed educativo, come Senza famiglia di Malot, Il piccolo Lord di F.H.
Burnett, Piccole donne di Alcott e i celeberrimi “Cuore” di De Amicis e “Pinocchio”
di Collodi. Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la sua teoria della
poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica del fanciullino,
ai riflessi di un vasto ambiente filosofico che e assolutamente maturo per
accogliere la sua proposta. In questo senso non si può parlare di una vera
novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui sa cogliere un gusto diffuso
e un interesse già educato, traducendoli in quella grande poesia che all'Italia
manca dall'epoca di Leopardi. Per quanto riguarda il linguaggio, ricerca una
sorta di musicalità evocativa, accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo
il modello dei poeti maledetti Verlaine e Mallarmé. La poesia come nido che
protegge dal mondo. La poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere
alla verità di ogni cosa. Il poeta deve essere un poeta-fanciullo che arriva a
questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta quindi la
ragione e, di conseguenza, rifiuta il positivismo, che e l'esaltazione della
ragione stessa e del progresso, approdando così al decadentismo. La poesia
diventa così analogica, cioè senza apparente connessione tra due o più realtà
che vengono rappresentate; ma in realtà una connessione, a volte anche un po'
forzata, è presente tra i concetti, e il poeta spesso e volentieri è costretto
a voli vertiginosi per mettere in comunicazione questi concetti. La poesia
irrazionale o analogica è una poesia di svelamento o di scoperta e non di
invenzione. I motivi principali di questa poesia devono essere "umili
cose": cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. A questo si
unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano
continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di lutti e di dolori e
inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione,
che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali
del nido. Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento ne L'ora di
Barga Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli ricorre
pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo cittadino e
mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre la campagna
appare sempre più come il paradiso perduto dei valori morali e culturali, la
città diviene simbolo di una condizione umana maledetta e snaturata, vittima
della degradazione morale causata da un ideale di progresso puramente
materiale. Questa contrapposizione può essere interpretata sia alla luce
dell'arretratezza economica e culturale di gran parte dell'Italia rispetto
all'evoluzione industriale delle grandi nazioni europee, sia come conseguenza
della divisione politica e della mancanza di una grande metropoli unificante
come erano Parigi per la Francia e Londra per l'Inghilterra. I luoghi poetici
della terra, del borgo, dell'umile popolo che ricorrono fino agli anni del
primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccola patria
lontana,che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del
tutto. Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio
Pascoli, anche se i suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli
altri scrittori, ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Nel 1899
scrisse al pittore De Witt. C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo;
ma nella vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura,
specialmente in campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a
liberarci dall'immutabile destino». In questa contrapposizione tra
l'esteriorità della vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza
familiare e agreste si racchiude l'idea dominanteaccanto a quella della
mortedella poesia pascoliana. Dalla casa di Castelvecchio, dolcemente protetta
dai boschi della Media Valle del Serchio, non usce più (psicologicamente
parlando) fino alla morte. Pur continuando in un intenso lavoro di
pubblicazioni poetiche e saggistiche, e accettando di succedere a Carducci
sulla cattedra dell'Bologna, egli ci ha lasciato del mondo una visione
univocamente ristretta attorno ad un "centro", rappresentato dal
mistero della natura e dal rapporto tra amore e morte. Fu come se,
sopraffatto da un'angoscia impossibile a dominarsi, il poeta avesse trovato
nello strumento intellettuale del componimento poetico l'unico mezzo per
costringere le paure e i fantasmi dell'esistenza in un recinto ben delimitato,
al di fuori del quale egli potesse continuare una vita di normali relazioni
umane. A questo "recinto" poetico egli lavorò con straordinario
impegno creativo, costruendo una raccolta di versi e di forme che la
letteratura italiana non vedeva, per complessità e varietà, dai tempi di
Chiabrera. La ricercatezza quasi sofisticata, e artificiosa nella sua eleganza,
delle strutture metriche scelte da Pascolimescolanza di novenari, quinari e
quaternari nello stesso componimento, e così viaè stata interpretata come un
paziente e attento lavoro di organizzazione razionale della forma poetica
attorno a contenuti psicologici informi e incontrollabili che premevano
dall'inconscio. Insomma, esattamente il contrario di quanto i simbolisti
francesi e le altre avanguardie artistiche proclamano nei confronti della
spontaneità espressiva. Frontespizio di un'edizione del discorso
socialista e nazionalista di Pascoli La Grande Proletaria si è mossa, in favore
della guerra di Libia. Anche se l'ultima fase della produzione pascoliana è
ricca di tematiche socio-politiche (Odi e inni, comprendenti gli inni Ad
Antonio Fratti, Al re Umberto, Al Duca degli Abruzzi e ai suoi compagni,
Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione, Chavez; Poemi italici;
Poemi del Risorgimento; nonché il celebre discorso La grande Proletaria si è
mossa, tenuto in occasione di una
manifestazione a favore dei feriti della guerra di Libia), non c'è dubbio
che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che
comprendono le raccolte di Myricae e dei Canti di Castelvecchio, nei quali il
poeta trae spunto dall'ambiente a lui familiare come la Ferrovia Lucca-Aulla
("In viaggio"), nonché parte dei Poemetti. Il mondo di Pascoli è
tutto lì: la natura come luogo dell'anima dal quale contemplare la morte come
ricordo dei lutti privati. Troppa questa morte? Ma la vita, senza il pensiero
della morte, senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue dalle
bestie, è un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico. D'altra
parte queste poesie sono nate quasi tutte in campagna; e non c'è visione che
più campeggi o sul bianco della gran nave o sul verde delle selve o sul biondo
del grano, che quella dei trasporti o delle comunioni che passano: e non c'è
suono che più si distingua sul fragor dei fiumi e dei ruscelli, su lo stormir
delle piante, sul canto delle cicale e degli uccelli, che quello delle
Avemarie. Crescano e fioriscano intorno all'antica tomba della mia giovane
madre queste myricae (diciamo cesti o stipe) autunnali. Dalla Prefazione di
Pascoli ai Canti di Castelvecchio. Il poeta e il fanciullino. Il poeta è poeta,
non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno
o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del Carducci,
un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti
altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire
il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo
col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra. Da Il fanciullino. Uno dei
tratti salienti per i quali è passato alla storia della letteratura è la
cosiddetta poetica del fanciullino, da lui stesso esplicitata nello scritto
omonimo apparso sulla rivista Il Marzocco. Influenzato dalla psicologia di J. Sully
e dalla filosofia dell'inconscio di Hartmann, dà una definizione assolutamente
compiutaalmeno secondo il suo punto di vistadella poesia (dichiarazione
poetica). Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra
il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo: dei margini di purezza e
candore, che sopravvivono nell'uomo adulto. Della poesia e delle
potenzialità latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano.
Caratteristiche del fanciullino. Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e
arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di
campanella". "Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai
nostri sensi ed alla nostra ragione". "Guarda tutte le cose con
stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di causaeffetto, ma
intuisce. Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose. Riempie ogni oggetto
della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione),
trasformandolo in simbolo. Una rondine. Gli uccelli e la natura, con precisione
del lessico zoologico e botanico ma anche con semplicità, sono stati spesso
cantati da Giovanni Pascoli Il poeta allora mantiene una razionalità di fondo,
organizzatrice della metrica poetica, ma: Possiede una sensibilità speciale,
che gli consente di caricare di significati ulteriori e misteriosi anche gli
oggetti più comuni. Comunica verità latenti agli uomini -- è Adamo, che mette
nome atutto ciò che vede e sente (secondo il proprio personale modo di sentire,
che tuttavia ha portata universale). Deve saper combinare il talento della
fanciullezza (saper vedere), con quello della vecchiaia (saper dire). Percepisce
l'essenza delle cose e non la loro apparenza fenomenica. La poesia, quindi, è
tale solo quando riesce a parlarecon la voce del fanciullo ed è vista come la
perenne capacità di stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione
irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è ormai allontanato,
almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. È una realtà
ontologica. Ha scarso rilievo la dimensione storica (trova suoi interlocutori
in Virgilio, come se non vi fossero secoli e secoli di mezzo. La poesia vive
fuori dal tempo ed esiste in quanto tale. Nel fare poesia una realtà ontologica
(il poeta-microcosmo) si interroga suun'altra realtà ontologica (il
mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario confondersi con la realtà
circostante senza cheil proprio punto di vista personale e preciso
interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di se stesso, tranne in
poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua vicenda personale. È vero
che la vicenda autobiografica dell'autore caratterizza la sua poesia, ma con
connotazioni di portata universale: ad esempio la morte del padre viene
percepita come l'esempio principe della descrizione dell'universo, di
conseguenza gli elementi autenticamente autobiografici sono scarsi, in quanto
raffigura il male del mondo in generale. Tuttavia, nel passo XI del fanciullino,
dichiara che un vero poeta è, più che altro, il suo sentimento e la sua visione
che cerca di trasmettere agli altri. Per cui il poeta rrifiuta. Il classicismo,
che si qualifica per la centralità ed unicità del punto di vista del poeta, che
narra la sua opera ed esprime le proprie sensazioni. il Romanticismo, dove il
poeta fa di sé stesso, dei suoi sentimenti e della sua vita, poesia. La poesia,
così definita, è naturalmente buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e
il poeta. Pascoli fu anche commentatore e critico dell'opera di Dante e diresse
inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite
della poesia del Pascoli è costituito dall'ostentata pateticità e
dall'eccessiva ricerca dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito
maggiore attribuibile al Pascoli fu quello di essere riuscito nell'impresa di
far uscire la poesia italiana dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo del
Carducci e del Leopardi, ma anche del suo contemporaneo D'Annunzio. In altre
parole, fu in grado di creare finalmente un legame diretto con la poesia
d'Oltralpe e di respiro europeo. La lingua pascoliana è profondamente
innovativa: essa perde il proprio tradizionale supporto logico, procede per
simboli e immagini, con brevi frasi, musicali e suggestive. La poesia cosmica
L'ammasso aperto delle Pleiadi nella costellazione del Toro. Lo cita col nome
dialettale di Chioccetta ne Il gelsomino notturno. La visione dello spazio buio
e stellato è uno dei temi ricorrenti nella sua poesia Fanno parte di questa
produzione pascoliana liriche come Il bolide (Canti di Castelvecchio) e La
vertigine (Nuovi Poemetti). Il poeta scrive nei versi conclusivi de Il bolide:
"E la terra sentii nell'Universo. Sentii, fremendo, ch'è del cielo
anch'ella. E mi vidi quaggiù piccolo e sperso errare, tra le stelle, in una
stella". Si tratta di componimenti permeati di spiritualismo e di
panteismo (La Vertigine). La Terra è errante nel vuoto, non più qualcosa di
certo; lo spazio aperto è la vera dimora dell'uomo rapito come da un vento
cosmico. Scrive il critico Giovanni Getto: " È questo il modo nuovo,
autenticamente pascoliano, di avvertire la realtà cosmica: al geocentrismo
praticamente ancora operante nell'emozione fantastica, nonostante la chiara
nozione copernicana sul piano intellettuale, del Leopardi, il Pascoli
sostituisce una visione eliocentrica o addirittura galassiocentrica: o meglio
ancora, una visione in cui non si dà più un centro di sorta, ma soltanto
sussistono voragini misteriose di spazio, di buio e di fuoco. Di qui quel
sentimento di smarrita solitudine che nessuno ancora prima del Pascoli aveva
saputo consegnare alla poesia". La lingua pascoliana Pascoli disintegra la
forma tradizionale del linguaggio poetico: con lui la poesia italiana perde il
suo tradizionale supporto logico, procede per simboli ed immagini, con frasi
brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio è fonosimbolico con un frequente
uso di onomatopee, metafore, sinestesie, allitterazioni, anafore, vocaboli
delle lingue speciali (gerghi). La disintegrazione della forma tradizionale
comporta "il concepire per immagini isolate (il frammentismo), il periodo
di frasi brevi e a sobbalzi (senza indicazione di passaggi intermedi, di modi
di sutura), pacatamente musicali e suggestive; la parola circondata di
silenzio. Ha rotto la frontiera tra grammaticalità e evocatività della lingua.
E non solo ha infranto la frontiera tra pregrammaticalità e semanticità, ma ha
anche annullato "il confine tra melodicità ed icasticità, cioè tra fluido
corrente, continuità del discorso, e immagini isolate autosufficienti. In
una parola egli ha rotto la frontiera fra determinato e indeterminato". Pascoli
e il mondo degli animali In un'epoca storica in cui il mondo degli animali
rappresenta un'entità assai ridotta nella vita degli uomini e dei loro sentimenti,
quasi esclusivamente relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di supporto al
lavoro, soprattutto agricolo, Pascoli riconosce la loro dignità e squarcia
un'originale apertura sull'esistenza delle specie animali e sul loro originale
mondo di relazioni. Come scrive Maria Cristina Solfanelli, «Giovanni Pascoli si
avvede assai presto che il suo amore per la natura gli permette di vivere le
esperienze più appaganti, se non fondamentali, della sua vita. Lui vede negli
animali delle creature perfette da rispettare, da amare e da accudire al pari
degli esseri umani; infatti, si relaziona con essi, ci parla di loro e, spesso,
prega affinché possano avere un'anima per poterli rivedere un giorno. Saggi: “Myricae”
(Livorno, Giusti); “Lyra romana ad uso delle scuole classiche” (Livorno, Giusti,
-- antologia di scritti latini per la scuola superiore – “Pensieri sull'arte
poetica, ne Il Marzocco (meglio noto
come Il fanciullino) Iugurtha. Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri
civis liburnensis et Bargaei in certamine poetico Hoeufftiano magna laude
ornatum, Amstelodami, Apud Io. Mullerum, (poemetto latino) “Epos” (Livorno,
Giusti); (antologia di autori latini) Poemetti, Firenze, Paggi, “Minerva
oscura. Prolegomeni: la costruzione morale del poema di Dante” (Livorno, Giusti);
“Intorno alla Minerva oscura” (Napoli, Pierro); “Sull’imitare. Poesie e prose
per la scuola italiana (Milano-Palermo, Sandron). (antologia di poesie e prose
per la scuola), “Sotto il velame. Saggio di un'interpretazione generale del
poema sacro” (Messina, Vincenzo Muglia); “Fior da fiore. Prose e poesie scelte
per le scuole secondarie inferiori” Milano-Palermo, Sandron, (antologia di prose e poesie italiane per le
scuole medie); “La mirabile visione. Abbozzo d'una storia della Divina Comedia”
(Messina, Vincenzo Muglia); “Canti di Castelvecchio, Bologna, Zanichelli); “Primi
poemetti, Bologna, Zanichelli); “Poemi conviviali, Bologna, Zanichelli, Odi e Inni. Bologna, Zanichelli, Pensieri e
discorsi. Bologna, Zanichelli, Nuovi poemetti” (Bologna, Zanichelli); “Canzoni
di re Enzio La canzone del Carroccio” (Bologna, Zanichelli); “La canzone del
Paradiso” (Bologna, Zanichelli); “La canzone dell'Olifante” (Bologna,
Zanichelli); “Poemi italici” (Bologna, Zanichelli); “La grande proletaria si è
mossa -- iscorso tenuto a Barga per i nostri morti e feriti (La Tribuna); “Poesie
varie, Bologna, Zanichelli); “Poemi del Risorgimento, Bologna, Zanichelli); “Patria
e umanità. Raccolta di scritti e discorsi” (Bologna, Zanichelli); Carmina” (Bononiae,
Zanichelli); (poesie latine) Nell'anno Mille. Dramma” (Bologna, Zanichelli); (dramma
incompiuto) Nell'anno Mille. Sue notizie e schemi di altri drammi” (Bologna,
Zanichelli); “Antico sempre nuovo. Scritti vari di argomento latino” (Bologna,
Zanichelli). “Myricae” è la prima vera e propria raccolta delle sue poesie, nonché
una delle più amate. Il titolo riprende una citazione di Virgilio all'inizio
della IV Bucolica in cui il poeta latino proclama di innalzare il tono poetico
poiché "non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici" (non
omnes arbusta iuvant humilesque myricae). Pascoli invece propone
"quadretti" di vita campestre in cui vengono evidenziati particolari,
colori, luci, suoni i quali hanno natura ignota e misteriosa. Crebbe per il
numero delle poesie in esso raccolte. La sua prima edizione, raccoglie soltanto
22 poesie dedicate alle nozze di amici. La raccolta definitiva comprendeva 156
liriche del poeta. I componimenti sono dedicati al ciclo delle stagioni, al
lavoro dei campi e alla vita contadina. Le myricae, le umili tamerici,
diventano un simbolo delle tematiche del Pascoli ed evocano riflessioni
profonde. La descrizione realistica cela un significato più ampio così
che, dal mondo contadino si arriva poi ad un significato universale. La
rappresentazione della vita nei campi e della condizione contadina è solo
all'apparenza il messaggio che il poeta vuole trasmettere con le sue opere. In
realtà questa frettolosa interpretazione della poetica pascoliana fa da
scenario a stati d'animo come inquietudini ed emozioni. Il significato delle
Myricae va quindi oltre l'apparenza. Compare la poesia Novembre, mentre nelle
successive compariranno anche altri componimenti come L'Assiuolo. Pascoli ha
dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre ("A Ruggero Pascoli,
mio padre"). La poesia-pensiero del profondo attinge all'inconscio e tocca
all'universale attraverso un mondo delle referenze condiviso da tutti. Anche
autore di poesie in lingua latina e con esse vinse per ben tredici volte il Certamen
Hoeufftianum, un prestigioso concorso di poesia latina che annualmente si
teneva ad Amsterdam. La produzione latina accompagnò il poeta per tutta la sua
vita: dai primi componimenti scritti sui banchi del collegio degli Scolopi di
Urbino, fino al poemetto Thallusa, la cui vittoria il poeta apprese solo sul
letto di morte. In particolare, l'anno
1892 fu insieme l'anno della sua prima premiazione con il poemetto “Veianus” e
l'anno della stesura definitiva delle Myricae. Tra la sua produzione latina, vi
è anche il carme alcaico Corda Fratres, inno della confraternita studentesca
meglio nota come Corda Fratres. Ama molto il latino, che può essere considerato
la sua lingua del cuore. Il poeta scriveva in latino, prendeva appunti in
latino, spesso pensava in latino, trasponendo poi espressioni latine in
italiano; la sorella Maria ricorda che dal suo letto di morte Pascoli parlò in
latino, anche se la notizia è considerata dai più poco attendibile, dal momento
che la sorella non conosceva questa lingua. Per lungo tempo la produzione
latina pascoliana non ha ricevuto l'attenzione che merita, essendo stata
erroneamente considerata quale un semplice esercizio del poeta. In quegli anni
non era infatti l'unico a cimentarsi nella poesia latina (G. Giacoletti, un
insegnante nel collegio degli Scolopi di Urbino frequentato da lui, vinse
l'edizione del Certamen con un poemetto sulle locomotive a vapore. Ma lo fa in
maniera nuova e con risultati, poetici e linguistici, sorprendenti.
L'attenzione verso questi componimenti si accese con la raccolta curata da E. Pistelli
col saggio di A. Gandiglio. Esistono
delle traduzioni in lingua italiana delle sue poesie latine quali quella curata
da M. Valgimigli o le traduzioni di E. Mandruzzato. Tuttavia la produzione
latina ha un significato fondamentale, essendo coerente con la poetica del
Fanciullino, la cifra del pensiero pascoliano. In realtà, la poetica del
Fanciullino è la confluenza di due differenti poetiche: la poetica della
memoria e la poetica delle cose. Gran parte della poesia pascoliana nasce dalle
memorie, dolci e tristi, della sua infanzia. Ditelo voi, se la poesia non è
solo in ciò che fu e in ciò che sarà, in ciò che è morto e in ciò che è sogno! E
dite voi, se il sogno più bello non è sempre quello in cui rivive ciò che è
morto". Pascoli dunque intende fare rivivere ciò che è morto, attingendo
non solo al proprio ricordo personale, bensì travalica la propria esperienza,
descrivendo personaggi facenti parte anche dell'evo antico: infanzia e mondo
antico sono le età nelle quali l'uomo vive o è vissuto più vicino ad una sorta
di stato di natura. "Io sento nel cuore dolori antichissimi, pure ancor
pungenti. Dove e quando ho provato tanti martori? Sofferto tante ingiustizie?
Da quanti secoli vive al dolore l'anima mia? Ero io forse uno di quegli schiavi
che giravano la macina al buio, affamati, con la museruola?".
Contro la mortedelle lingue, degli uomini e delle epocheil poeta si appella
alla poesia: essa è la sola, la vera vittoria umana contro la morte.
"L'uomo alla morte deve disputare, contrastare, ritogliere quanto
può". Ma da ciò non consegue di necessità l'uso del latino. Qui
interviene l'altra e complementare poetica pascoliana: la poetica delle cose.
"Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è l'arpa che un soffio
anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è nelle cose". Ma
questa aderenza alle cose ha una conseguenza linguistica di estrema importanza,
ogni cosa deve parlare quanto più è possibile con la propria voce: gli esseri
della natura con l'onomatopea, i contadini col vernacolo, gli emigranti con
l'italo-americano, Re Enzio col bolognese del Duecento; i Romani, naturalmente,
parleranno in latino. Dunque il bilinguismo di Pascoli in realtà è solo una
faccia del suo plurilinguismo. Bisogna tenere conto anche di un altro elemento:
il latino del Pascoli non è la lingua che abbiamo appreso a scuola. Questo è
forse il secondo motivo per il quale la produzione latina pascoliana è stata
per anni oggetto di scarso interesse: per poter leggere i suoi poemetti latini
è necessario essere esperti non solo del latino in generale, ma anche del
latino di Pascoli. Si è già fatto menzione del fatto che nello stesso periodo,
e anche prima di lui, altri autori avevano scritto in latino; scrivere in
latino per un moderno comporta due differenti e contrapposti rischi. L'autore
che si cimenti in questa impresa potrebbe, da una parte, incappare nell'errore
di esprimere una sensibilità moderna in una lingua classica, cadendo in un
latino maccheronico; oppure potrebbe semplicemente imitare gli autori classici,
senza apportare alcuna novità alla letteratura latina. Pascoli invece
reinventa il latino, lo plasma, piega la lingua perché possa esprimere una
sensibilità moderna, perché possa essere una lingua contemporanea. Se oggi noi
parlassimo ancora latino, forse parleremmo il latino di Pascoli. (cfr. A. Traina,
Saggio sul latino del Pascoli, Pàtron). Numerosi sono i componimenti, in genere
raggruppati in diverse raccolte secondo l'edizione del Gandiglio, tra le quali:
Poemata Christiana, Liber de Poetis, Res Romanae, Odi et Hymni. Due sembrano
essere i temi favoriti del poeta: Orazio, poeta della aurea mediocritas, che
Pascoli sentiva come suo alter ego, e le madri orbate, cioè private del loro
figlio (cfr. Thallusa, Pomponia Graecina, Rufius Crispinus). In quest'ultimo
caso il poeta sembra come ribaltare la sua esperienza personale di orfano,
privando invece le madri del loro ocellus ("occhietto", come Thallusa
chiama il bambino). I “Poemata Christiana” sono da considerarsi il suo
capolavoro in lingua latina. In essi Pascoli traccia, attraverso i vari
poemetti, tutti in esametri, la storia del Cristianesimo in Occidente: dal
ritorno a Roma del centurione che assistette alla morte di Cristo sul Golgota
(Centurio), alla penetrazione del Cristianesimo nella società romana, dapprima
attraverso gli strati sociali di condizione servile (Thallusa), poi attraverso
la nobiltà romana “(Pomponia Graecina”), fino al tramonto del paganesimo (“Fanum
Apollinis”). La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati sia
nella Casa museo Pascoli a Castelvecchio Pascoli frazione di Barga, sia nella
Biblioteca statale di Lucca. A San Mauro la sua casa natale è sede di un museo
dedicato alla sua memoria e dichiarata Monumento nazionale. Gli vengono
dedicate importanti iniziative in tutta la Penisola. Viene coniata una moneta
celebrativa da due euro con l'effige del Poeta. Il delitto Ruggero Pascoli Omicidio
Pascoli. Il complotto (Mimesis) F.
Biondolillo, La poesia, Maria Pascoli, Autografo Memorie, Alice Cencetti, una biografia critica, Le Lettere, G.
Pascoli, L'avvento, in Pensieri e discorsi: «Che è? siamo malfattori anche noi?
Oh! no: noi non vorremmo vedere quelle catene, quella gabbia, quelle armi nude
intorno a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà chiuso, vivo, per anni e
anni e anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non pensare ch'egli non
abbraccerà più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più, se non reso
irriconoscibile e ignominioso dall'orrida acconciatura dell'ergastolo, i figli
suoi... Ma egli ha ucciso, ha fatto degli orfani, che non vedranno più affatto
il loro padre, mai, mai, mai! E vero: punitelo! è giusto! Ma non si potrebbe trovare il modo di
punirlo con qualcosa di diverso da ciò ch'egli commise?... Così esso assomiglia
troppo alle sue vittime! Così andranno sopra lui alcune delle lagrime che
spettano alle sue vittime! Le sue vittime vogliono tutta per loro la pietà che
in parte s'è disviata in pro' di lui. Non essere così ragionevole, o Giustizia.
Perdona più che puoi. Più che posso? Ella dice di non potere affatto. Se gli
uomini, ella soggiunge, fossero a tal grado di moralità da sentire veramente
quell'orrore al delitto, che tu dici, si potrebbe lasciare che il delitto fosse
pena a sè stesso, senza bisogno di mannaie e catene, di morte o mortificazione.
Ma... Ma non vede dunque la giustizia che quest'orrore al delitto gli uomini lo
mostrano appunto già assai, quando abominano, in palese o nel cuore, il delitto
anche se è dato in pena d'altro delitto, ossia nella forma in cui parrebbe più
tollerabile?» La storia dell'I.I.S.
Raffaello. Domenico Bulferetti, L'uomo, il maestro, il poeta, Libreria Editrice
Milanese, Piero Bianconi, Pascoli,
Morcelliana, Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, Ugoberto
Alfassio Grimaldi, Il re "buono", Feltrinelli, Per approfondire gli
anni giovanili del Poeta e l'impegno politico vedi: R. Boschetti, "Il
giovane. Attraverso le ombre della giovinezza", realizzato in occasione della mostra omonima
allestita presso il Museo Casa Pascoli di San Mauro Pascoli Per approfondire gli anni di ricostruzione del
"nido" con le sorelle e scoprire nuovi elementi che aggiornino la
vecchia idea tramandata dalla sorella Mariù, in base alla quale il principale
desiderio del fratello era quello di ricostruire la famiglia con le sorelle,
senza alcuno slancio amoroso verso l'esterno, si veda: Rosita Boschetti, G. Gori,
U. Sereni "Vita immagini ritratti", Parma, Step. Il rinvenimento è opera di G. Ruggio,
Conservatore di casa Pascoli a Castelvecchio, il documento fu acquistato dal
Grande Oriente d'Italia ad un'asta di manoscritti storici della casa
Bloomsbury, e la notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta ne
Il Corriere della Sera, Filmato audio S.
Ruotolo e G. Bernardo, Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro:
"Ecco i segreti che non ho mai rivelato a nessuno", fanpage
(archiviato il 29 marzo )., al minuto 2:28. Citazione: La loggia P2 non è stata
inventata da Gelli, ma risale alla seconda metà dell'Ottocento in cui il Gran
Maestro per dare una certa riservatezza a personaggi che erano i vertici del
Governo, i militari di altissimo livello, poeti come Carducci e Pascoli. Si disse:
«evitiamo che questi personaggi svolgano la loro attività massonica nelle
logge, almeno per evitare un fastidio»
Vi fu professore straordinario di grammatica greca e latina,Vi insegnò
letteratura latina come Professore. Fu nominato professore di grammatica greca
e latina. Le date sulle docenze
universitarie sono prese da Maurizio Perugi, "Nota biografica", in G.
Pasocli, Opere, tomo I, Milano-Napoli: Ricciardi, Rosita Boschetti, Pascoli
innamorato: la vita sentimentale del poeta di San Mauro: catalogo, San Mauro
Pascoli, Comune,. Cfr. sempre Rosita
Boschetti, op. cit, pag. 28. Scrive da Matera a Raffaele la lista delle sue
spese. 65 lire al mese per mangiare, 25 per dormire, 7 alla serva, 2 al casino
(necessità), 15 in libri (più che necessità)».
Fondazione Pascoli: la vita, Gian
Luigi Ruggio, Giovanni Pascoli. Tutto il racconto della vita tormentata di un
grande poeta Vittorino Andreoli, I
segreti di casa Pascoli, recensione qui
Testo dell'"Inno a Roma"
Testo di "Al corbezzolo"
Fondazione Pascoli: la vita, Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni
Pascoli Pascoli: il lutto, il triangolo, il classico e il decadentista. Vittorino
Andreoli, op. cit Maria Pascoli, Lungo
la vita (Milano, Mondadori); Giovanni Getto, poeta astrale, in "Studi per il
centenario della nascita di G. Pascoli". Commissione per i testi di
lingua, Bologna, Fondazione Giovanni PascoliNuovi poemetti, A. Schiaffini, Disintegratore della forma
poetica tradizionale, in "Omaggio a Pascoli", G. Contini, Il linguaggio di Pascoli, in
"Studi pascoliani", Lega, Faenza, Maria Cristina Solfanelli, Gli
animali da cortile, Chieti, Tabula fati,.
Vegliante. Alberto Fraccacreta,
Le ninfe di Vegliante, su Succedeoggi. Luigi
Del Santo, Cammei Pascoliani: analisi, illustrazione, esegèsi dei carmi latini
e greci minori di Giovanni Pascoli, Giuseppe Giacoletti, De lebetis materie et
forma eiusque tutela in machinis vaporis vi agentibus carmen didascalicum,
Amstelodami: C. G. Van Der Post, Ioannis Pascoli carmina; collegit Maria soror;
edidit H. Pistelli; exornavit A. De Karolis, Bononiae: Zanichelli, Ioannis
Pascoli Carminibus; mandatu Maria sororis recognitis; appendicem criticam
addidit Adolphus Gandiglio, Bononiae: sumptu Nicolai Zanichelli); Poesie
latine; Manara Valgimigli, Milano: A. Mondadori, Giovanni Pascoli, Poemi
cristiani; introduzione e commento di Alfonso Traina; traduzione di Enzo
Mandruzzato, Milano: Biblioteca universale Rizzoli, Carte pascoliane della
Biblioteca Statale di Lucca, su//pascoli.archivi.beniculturali/. Museo di Casa
Pascoli, su polomusealeemiliaromagna.beniculturali. Regio Decreto Legge, Gazzetta
Ufficiale del Regno d'Italia, Guido De Franceschi, Giovanni Pascoli: cento anni
fa moriva il massimo autore latino dell'età moderna, in Il Sole 24 ORE, 5Giuseppe
Saverio Gargano, Poeti viventi italiani: G"Vita Nuova", Gargano,
Saggi di ermeneutica. Del Simbolo (Sul "Vischio" di Giovanni
Pascoli), in "Il Marzocco" Gargano, Poesia italiana contemporanea, in
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"Il Marzocco", G.S. Gargano, I "Canti di Castelvecchio", in
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Studio critico, Bari, Laterza, G. Debenedetti, Statura di poeta, in Omaggio a Giovanni Pascoli nel centenario
della nascita, Milano, Mondadori, Walter Binni, Pascoli e il decadentismo,
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centenario della nascita, Mondadori, Antonio Piromalli, La poesia di Giovanni
Pascoli, Pisa, Nistri Lischi, Gianfranco Contini, Il linguaggio di Pascoli, in
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Id., Varianti e altra linguistica, Torino, Einaudi, Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli,
Milano, Mondadori); Giuseppe Fatini, Il D'Annunzio e il Pascoli e altri amici,
Pisa, Nistri Lischi, Ottaviano Giannangeli, Le fonti spaziali del Pascoli, in
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Pascoli, Poesie, Milano, Garzanti); Ottaviano Giannangeli, Pascoli e lo spazio,
Bologna, Cappelli, Maura Del Serra, Firenze, La Nuova Italia
("Strumenti",Giacomo Debenedetti, Giovanni Pascoli: la rivoluzione
inconsapevole, Milano, Garzanti, 1Gianni Oliva, I nobili spiriti. Pascoli,
D'Annunzio e le riviste dell'estetismo fiorentino, Bergamo, Minerva Italica, Fabrizio
Frigerio, Un esorcismo pascoliano. Forma e funzione dell'onomatopeia e
dell'allitterazione ne "L'uccellino del freddo", in "Bloc
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1984 Stefano Pavarini, Pascoli e il silenzio meridiano (Dall'argine), in
"Lingua e stile", Stefano Pavarini, Pascoli tra voce e silenzio: Alba
festiva, in "Filologia e Critica", Maura Del Serra, Voce Pascoli,
in Il Novecento, Milano, Vallardi, Arnaldo
Di Benedetto, Frammenti su "Digitale purpurea" nei "Primi
poemetti" di Giovanni Pascoli", in Poesia e critica del Novecento,
Napoli, Liguori, Ruggio, Pascoli: tutto il racconto della vita tormentata di un
grande poeta, Milano, Simonelli, Franco Lanza, scritti editi ed inediti,
Bologna, Boni, Marina Marcolini, Pascoli prosatore: indagini critiche su
"Pensieri e discorsi", Modena, Mucchi, Maria Santini, Candida Soror:
tutto il racconto della vita di Mariù Pascoli la più adorata sorella del poeta
della Cavalla storna, Milano, Simonelli, Le Petit Enfant trad. dall'italiano,
introd. e annotato da Bertrand Levergeois (prima edizione francese del
Fanciullino in Francia), Parigi, Michel de Maule, "L'Absolu
Singulier", Marinella Mazzanti, I
segreti del "nido". Le carte di Giovanni e Maria Pascoli a
Castelvecchio, in Raffaella Castagnola, Archivi letterari del '900, Firenze,
Franco Cesati, Mario Martelli, Pascoli, tra rima e sciolto, Firenze, Società
Editrice Fiorentina, Pietro Montorfani e
Federica Alziati, Giovanni Pascoli, Bologna, Massimiliano Boni Editore, Massimo Rossi, Giovanni Pascoli traduttore
dei poeti latini, in "Critica Letteraria", Mario Buonofiglio, Lampi e
cortocircuiti. Il linguaggio binario ne "Il lampo" di Giovanni
Pascoli, in "Il Segnale", ora
disponibile in Academia Andrea Galgano, Di là delle siepi. Leopardi e Pascoli
tra memoria e nido, Roma, Aracne editrice,
Massimo Colella, "Conducendo i sogni, echi e fantasmi d'opere
canore". Pascoli, Dandolo e l'onirismo 'conviviale', in "Rivista
Pascoliana", Jean-Charles Vegliante, L'impensé la poésieChoix de poèmes, Sesto San
Giovanni, Mimésis,. Accademia
Pascoliana; Ruggero Pascoli Decadentismo Digitale purpurea Giosuè Carducci
Gabriele D'Annunzio Severino Ferrari Luigi d'Isengard Augusto Vicinelli
Socialismo utopico Thallusa. Treccani Dizionario biografico degli italiani -- italiana di Giovanni Pascoli, su Catalogo
Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. nello specchio delle sue carte. Fondazione
Giovanni Pascoli. Giuseppe Bonghi. testi
con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Manara Valgimigli,
Poesie latine, Mondadori, Casa Pascoli. "Poemi
conviviali". Giovanni Pascoli. Pascoli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689469228/in/photolist-2mQ2SsQ-2mKC3nj
Grice e Pasini – implicatura –
filosofia italiana – La meta-meta-for a del cavaliere perduto -- Luigi Speranza
(Vicenza). Filosofo. Figlio di Pietro, discendente di una famiglia
originaria della val Sabbia, trasferitasi in un primo momento a Schio e
poi a Vicenza, dov'era ascritta al Consiglio Nobile della città. A metà del
Seicentopiù o meno all'epoca della morte di Pacealcuni Pasini di Vicenza
figurano tra i mercanti di seta e panni grossi. Studia a Padova
applicandosi agli studi giuridici, che ben presto trascurò per interessarsi
della nuova scienzafu in contatto con Galilei e soprattutto della filosofia, seguendo
assiduamente le lezioni di Cremonini, impegnato nel commento mortalista della
Fisica e del De coelo di Aristotele e seguace dell'aristotelismo critico e razionalistico
di Pomponazzi, che mette in discussione l'immortalità dell'anima e alcuni dogmi
cattolici. Uno dei incogniti, uno dei circoli più attive, vivaci libere. A
tale adesione alcuni biografi settecenteschi attribuiscono le accuse di eresia
nei suoi confronti. Come invece dimostra una serie di documenti dell'Archivio
di Stato di Venezia, e un fatto di sangue a determinare il provvedimento
giudiziario che lo condanna all'esilio. Per un futile contenzioso privato (un
diritto di passaggio riconosciuto a dei vicini), insieme con il fratello
Vittelio e alcuni sicari, nella villa
Pavaran uccise Roberto Malo e ne ferì gravemente il fratello. Condannato a
cinque anni di esilio a Zara, poi ridotti di circa la metà, e assolto e liberato.
Reintegrato nella società vicentina, fu vicario a Barbarano e a Orgiano, dove
era già stato agli inizi della carriera. La sua vita dovette scorrere come
quella di tanti nobili di provincia, tra affari privati, responsabilità
amministrative, passione letteraria e interessi culturali, sempre presente
l'ossequio al potere della Serenissima: dediche e composizioni sono spesso
dirette a podestà, capitani e dogi. Si registra un stretto legame gl’incogniti
e una grande produzione letteraria. Fece parte della corrente poetica del
marinismo, che ha in Marino il proprio modello. ””Rime varie, et gli increduli,
ouero De' rimedii d'amore: dialogo. Dedicate al molto illustre Giacomo Godi”
(Vicenza), esordio letterario del Pasini, miscellanea di sedici componimenti in
metro vario tutti di tematica amorosa e un dialogo, “Campo Martio overo Le
bellezze di Lidia, dedicato al clariss. sig. Giulio da Molino, dell'illustriss.
sig. Marco, componimento di quasi 900 versi settenari ed endecasillabi sciolti,
uscito a Vicenza presso Grossi e dedicato a un membro dell'illustre famiglia
Molino; “Rime” diuise in errori, honori, dolori, verita, & miscugli (Vicenza);
Il sogno dell'illustrissimo sig. Pietro Memo.. Dedicato all'illustrissimo
signor Dominico Molino, Vicenza, di carattere politico-encomiastico, racconta
allegoricamente come il sogno trasporta il podestà attraverso i cieli sino alla
via Lattea, dove trova gli eroi che hanno illustrato la sua famiglia; “Rime Marinistiche”,
raccolta complessiva delle sue Rime, stampata a Vicenza; fanno rientrare
l'autore nel filone marinista dell'epoca. “La Metafora. Il Trattato e le Rime. “Trattato
de' passaggi dall'una metafora all'altra e degl'innesti dell'istesse nel quale si
discorre secondo l'opinione e l'uso de'migliori, se senza commetter diffetto,
si possano usare dai poeti e, oratori. Dedicato all'illustrissimo, et
eccellentiss. sig. Nicola Da Ponte” (Vicenza); “Historia del cavalier perduto” romanzo
erotico cavalleresco che indirizza il proprio interesse su vicende e situazioni
feudali di provincia. La sua opera più nota, che si inserisce nella tradizione
del romanzo barocco veneto e dei narratori incogniti, secondo una linea che
intreccia avventure cavalleresche amorose a tematiche storico-politiche. -è da
questo romanzo che Manzoni trasse poi spunto per la stesura de “I promessi sposi.”
Vicenza nella sua toponomastica stradale, "Le Garzantine", Manzoni a
Vicenza Firenze, Olschki). Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. e
cantòinquestaforma. Nela vagastagion, che l'Usignolo
Dolenteancoradel'anticooltraggio Contragichearmonie filagna,e plora, E
chedinouoamorfecondoilsuolo Del gran Pianeta altemperato raggio Di verde giouentù
gode , ès'honora, Con man prodiga Flora D'odorositesori Consuperbia pomposa. D'ogniintornospargeagemmatifiori;
Ma qual donna deglialtriinmaestosa monarchia sublimarpareala Rosa.
Tributariadilei, versandol’vrna, La figliuola del Sole Albanascente Le offriadiperleruggiadoseunnerabo;
Etella, delapuraondanotturna. L’homaggio accoltoinfen,lieta,eridente Di sii
2 Diricca gravidanzaempieafıilgrembo; Indi , il purpu r e o l e m b
o Spiegando a poco a poco , Scoprial'auratocrine Delgranlumedelcieloalprimofoco;
Levolauanointornoafar rapine Preciofed'odorl'inrevicine. Superbaciterea, ch'in Regia
tinta Le imporporasse il suo bel piele foglie, Incota i detti ingiuriosa
eccede. Chianti Giunohomai, tuagloriaè vinta, Altrolatte il mio fangne il pregiotoglie,
E'ltuofiorealmio fiors'humilia, ecede. Cositumida fiede Coninportunoorgoglio
L'ambitiofo petto Dela Reginadelsuperno foglio, Chefdognandoilsuo
Numeellernegletto, Lo sguardo oscura, eintorbidal'aspetto. Frome, egal carrodi vendetta
ingorda Di vampe, efocbi,edisaette,elampi . Grida lontana ancor ;Figlio
vendetta, Con frettolofaman richiama, elega Ilvago augel da le flellate piume ,
Econla voce anco la sferza accorda , Zosgrida,ebate,eimpatienteilpiega,
Quevfailmondo incanutirdi brume. Delarmi ilfjero Num e Quiui a funguignalite
Sai Vandalicicampi Alti Duciinfiammana, e fchiereardite; Giungeellaa
lui,cuiparche'lguardoaukāpe Ambo fiam vilipeli, amboschernići, numi impotenti fon
Marte, e Guinone; La tuapudica Dea,latuadiletta, Quella,chedelsu’amorresegraditi
Cillenio, e Febo,elcacciator garzone, Questa del vago Adone Coleancor le memorie
Solo a tuo scorno, e in vno Al mio lattedirinfratia le gloriezn. Mirà
d'orgoglio altierfastoimportuno, Che di rosa anteporsi ardisce a Giuno . S'ami
lamadre ,e leigradir desij, A lasuperbal'alterigiaScorna, Ela
suarosaleaxuilisci ofiglio Madre ,non fia,ch'io letue ingiurie oblij (risponde)
al cielo pur sagli ,e ritorna, Ch'io benfarollebumiliareilciglio:
Dipiùfinovermiglio Distino ostro più grande, P e r tinger rosa altera ,
Dicuilagloriafoltesfaghirlande; Stella non splende , ou'è delsolla jpera , E
appolaneuengnicandors'annera. Cosidetto,ellaparte, egliaccore Doue aßalitoil Vandalloferoce
ColGoto afalitor pugna , e contende : Disanguinosifiumi ilprato/corre, D'urli, e
di strida una mistura atroce , Che difonde terrori al Cielo ascende ; Dubbio
ilsuccessopende, Alfinscompiglia,efrange il gran duce Adoino Lanemica
Vandalicafalange; Mail ficroDio, ch'adostroperegrino Aspira,affrettailsyomortal
destino. Cadeilprodesignor,fuggedisperso Semi viva fi getta addosso al morto;
El'abbraccia,e lofringe,el bacia,e’lterge Condiluuijd'angoscia,elcrins'afferra,
E Straccia, efuelleinfindaleradici; I sulerose, chelbuon sangueasperge, E
checompagnefondelasuaterra, Spe r g e presag i in v n mesto , e felici.
Esclama. O fioriamicia Lostuolnemico, ilfuotrionfosdegna Per sì gran danno il G
o t o l a g r i m o f e j j Goiodisco ilgerman nel duoloimmersa Nela fortune gloriosa
insegna Trarose inuolue il busto sanguinoso, E dono doloroso A Lutterial'invia,
Cheil granmaritofcorto Esangue, efreddoogni dilettooblia, I d'amor piena,
edotadiconforto, che Così pullulerà la Rosa ORSINA. E
cosìgerminò,cosìdalcielo, Per lomondo abbellir,netrasseisemi,
Nelsuonataleancorgrandeiammirata: Sorge fecondo il glorioso stelo , E
ne'Gallicicampi,ene'Boemi Degnirampoli Italiane traslata , D'apiinvece,adorata
Schiera d'altepirtudi Lovà suggendo,efaui P o i ne compone di Reali ftudi ,
Onde ilmondo isuoi cafiinfaufti, e graui Persidolceliquortornisoaui.
DefiudilaudedilSole,acuis'aprica solo ,e solo a'suoirai s'auanza e gode, E
l'irrigailfuddordi nobilonda; Duro, einduftre cultor glièla fatica, Siepe
l'ardire, il buon valor custode, El ' applauso de ' Cor i a u r a gioconda
Ondeè poi,chediffonda Cosi pregiato odore E dipalma, e di Lauro Ch' ı n t a l
nel g i r do e l età migliore Non neadunolaGloriainfuotesauro
DalBoreaàl'Auftro, edalmar' Indo, alM auto. Scritte så in Cielo alettere
difato, Là de l'eternità ne'cupi annali, Digermetal son le grandezze,eipregi.
Febo m'inspira è colassu fermato, Ch'eglifioriscafolfreggiimmortali,
Alteimprese,opreilluftri,èfattiegregi: Tirannieftinti,Regi
Debellati,daafflitti, Regnisommersiinlutti, Espugnatecittà,Ducisconfitti,
Prouinciescosse, esercitidestrutti, Pergliopresileuar, fianosuoifruti.
Lietoverdeggi, eauuenturosogoda, Che'l cielgliarride, eporgelafortuna
Grandi Che'l core hor m i pungete, Insegna peregrina Delmio venireimmaturo
ancorSarete; Cosi auuerrà, cosilo ciel destina, Il diadema adorar veggio di
Piero. Fortunata Dalmatia,borche s'innesta NeltuoceppoRealfinobilpianta, attendi
pure un secolo d'Eroi. Vomiti incendihomai Chimera infesta,
Stragede'campisiabelua Erimanta, Che fienconcettiipercussorisuoi; Altri
indomiti buoi sbuffinofiamme in Colco, C'hauralliubbidienti
Adaratronouelnouobifolco; SorganProcufti,elanguirandolenti Ancola Famahà
lingue, E filgrande, efacondo, Ei gesti degli Eroi spiega, ediftingue. Bastiàl'ORSIN
valor, c'habbiagiocondo Teatro Italia, e spettatore il mondo. Gran di alimentià
le r a dice prime. Beltesoroèvirtù;ma s'altaloda, Mase honori laforteancogli
aduna, ViepiùchiaroSplendorne’raggiesprime Eccolohomaisublime Gemmarfi
intorno,intorno Sold'insegned'impero, Manti, porpore, scettriilfanno adorno;
Mafouratuttiin maestà primiero Sotto noui Tesei gliultimi accenti, Canzon
chiudanlelabbra. La meta-meta-fora. itopedelabiturates. 347
daglianimal:corterdel'acquecitopedeèsolce Nec tenoftra iuberfiericenfura
pudican . Sentäthaoppreffo CarullaDeXNptysPelleic Cerula verrentes abiegnis
equora palmisan Verrentesperremigantı, palmisperremi son metafore di poca
comienienza; perche le mani non icopano come inftrumento profimo. DS
Fortetfolcodálfoco et verriginsJalmocodel la core circulari. Sedtamen,uttentesdisimularerogat.
Cenfura è traslation dal Magistrato Cenforio a } rigordell'atninre; oubetèmetaforaanch'ega,
che nonficonfaconla censura; perchefebene: legesautiubescentvetant,quepermitan,
AMAP H i u n t. La censura pero non era legge, nè magistrato, che hau e f l c a
u c o r i t à d i far legge. Ma a f o l o gaftigauachi contrauenità
a'buonicollumi, adalcuneleggi et adalcunivnitalchequi?
Pinnestodiduemetaforeinvafolopredicatos poilslacione confaceuole alla
vièpoiilpallaggionelnornogar dell'altropredje viè censura. tom 1 Nel terzo de
arte ama ndi, Ecco
Nequevliusitinntisim per untitabii. Nequifleprezesirefoue palmulis
metaforam non producer ad extremum nec ineaintere. Sed abvnaadaliamtranfilire; hicveroraliumiprie
Prorumfecurses, och Nonèdigiustitiachc Catullorefiabbando pato 1945 Epiù
sottodiffe. Qui formula croftramentofumprofcidir quota Aoftrumè metafora trasportata
da gli vecelli allegalee, acuimancauailproprio perfignif carlofprone, equindiancoallanaue
perde notarlaprora, e proscindere è pur metafora, che Hon ha corsispondenza con
legalec, ma con quellecose, chetagliano: Ecco appresso v o trappasso da metafora
a metafora. Ecco VA alero inneftopuriuinell'aggionto, e nel softantiuo. Dide
currum wlitanumper ladate, che viag giava PHASELLUSilleguem videtihofpittia'?
Siswiffenavium celerrimus. Oprisforeivolarejouelinteo. Ognuno sà che
Falelloèvna fpeciedi nauigio; nel descriver la celericà del quale nel n a a i g
a r e Pau r o r e fi vale della metafora del nuotatore e fubitò palla al volo ch'è
dell'uccello e quianco fåvn'innestoinquel volarepairwisin cuivuo) direnauigar
coiremi:poichenen f volacon lepalme, maconl' aliscosiinnettal'operation!
dellyccello con l'inftrumento dell'huomo, ch'è la mano sopra il qualpaflo il Muretto
di fe.Aiuntvitiofumeffefernelsuscepram tolco da'legamini ]? wimruna è
2349 nato da Tibulloze da Propertio speiò fenciamo lianch'elli. Propertio nella
festa decimadlegiadel. cerzo ang niNini Sublime capulmafiflimunubar Afperala
Mefiffimosa sperme, chehannodicomune ,Ring oluenparcela branquillità,ch'e
delmare cal P6 Sempere n i m vacuos n a x i f o b r i a t o r q u e r u m a r e
s. Nox fobristonguet,inpeito Pace Pasini. Pasini. Keywords: implicatura, il
cavalier perduto, la metafora, “dall’una metafora all’altra, galilei, cremonini, degl’incogniti, keplero,
Manzoni, rapimento, anonimo, incognito, meta-meta-fora. Refs.: “Grice e Pasini”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691984749/in/photolist-2mPyn68-2mLLZRD-2mKQW9n-2mKbpiZ
Grice e Passavanti – eroe –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Terni). Filosofo. Partecipa
alla Grande Guerra csergente nel 4º reggimento Genova cavalleria, in cui e protagonista
di incredibili atti di eroismo. Partecipa
alla occupazione di Fiume tra i
legionari di Annunzio. Da soldato, da caporale, da aiutante di battaglia,
fulgido, costante esempio, trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre
volte mutilato, mai lo strazio della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a
forza allontanare dalla lotta; sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in
essa fu sempre primo fra i primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo
corpo martoriato. In critica situazione, con generoso slancio, fece scudo del
suo petto al proprio comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si
sottrasse, attaccando, alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava
il suo plotone di arditi all’attacco di forte, munitissima posizione nemica;
impossibilitato ad avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva
con bombe a mano, alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a
ripiegare, sebbene ferito, sostava ripetutamente per impedire eventuali
contrattacchi. Avuta notizia di una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui
l’avevano ricoverato, e raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi,
riusciva a prendere parte anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato
veramente, più che di carne e di nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di
acciaio e di ottima tempra. Superdecorato,
volontariamente nei ranghi della nuova guerra, per la maggiore grandezza della
Patria, riconfermava il suo meraviglioso passato di eroico soldato. A capo
della propaganda di una grande unità, seppe dimostrare che più che le parole
valgono i fatti e fu sempre dove maggiore era il rischio e combatté con i fanti
nelle linee più tormentate. Nella manovra conclusiva, alla testa dell’avanguardia
del Corpo d’Armata, entra per primo in Korcia ed in Erseke, inalberandovi i
tricolori affidatigli dal Duce. Superba figura di combattente, animato da
indomito eroismo, uscì illeso da mille pericoli e fu l’idolo di tutti i soldati
del III Corpo d’Armata, che in lui videro il simbolo del valore personale,
della continuità dello spirito di sacrificio e della più pura fede nei destini
della Patria, che legano idealmente le gesta dei soldati del Carso, del Piave,
del Grappa con quelle dei combattenti dell’Italia. Mirabile esempio di coraggio
sereno, di alto spirito militare e di profondo sentimento del dovere, rimase
sul posto di combattimento, quantunque non lievemente ferito. Nuovamente e più
gravemente ferito, prima di esser trasportato al luogo di medicazione, volle
esser condotto dal comandante del gruppo, per riferirgli sulla situazione. V. Pirro,
Arrone: EThyrus. L’arma dell’eternita, Roma, (Camera Deputati), L’organizzazioe
economica dell’industrai eletrica, Roma, Le benemerenze e la tirannide degli
idrolettrici, Roma, Risveglio e viluppo agricolo, Roma, Bonifica integrale,
Roma, Per una piu armonica distribuzione di pesi fra I diversi cespiti della
ricchezza e I diversi lavoatori, Roma, Precursoi. L’IDEA ITALIANA, in Piemonte,
Roma, La contabilita generale dello stato italiano, Roma, lineamenti chematica
di contabilita di stato, Siena, Storia di Terni, dale origi al medio-evo
(Roma), Interamna de Naarti, “INTERAMNA NAHARS”, La contabilita di stato o
economia di stato nella storia italiana, Giappichelli, Torino, L’ECONOMIA DI
STATO PRESO I ROMANI (Giappichelli, Trino, 1936), La contabilita generale dello
stato esposta per tavole sinottiche, aRosrino, Attualita economiche, Roma, La
contabilita dello stato”. “Nel numero e l’univeso ma il numero e un segno che
po cconviene interpretare. Elia Rossi Passavanti. Passavanti. Keywords: eroe,
Annunzio, Fiume,il concetto di economia di stato, l’economia di stato presso i
romani, la terni pre-romana, la terni no-romana, la terni umbra, la terni osca,
la lingua umbra, l’idea italiana, economia di stato. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Passavanti” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740922209/in/photolist-2mQaKxF-2mPY4jk-2mPqp6k
Passavanti, jacobo –
libro dei sogni.
Grice e Passeri – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Grice: “He was Zabarella’s uncle –
mine worked in the railways!” -- Grice: “It’s amazing how much a little book
like Aristotle’s ‘Peri psycheos’ influenced those Renaissance and
pre-Renaissance Italians! Surely they were concerned about the immortality or other
of the soul!” -- genua: essential Italian philosopher. Pubblica
commentarii al “De Anima” e alla “Fisica” – contro Galileo. Dimostrara la
perfetta convergenza fra le idee di Aistotele e Galileo sulla dottrina
dell'unità dell'intelletto. “Disputatio de intellectus humani immortalitate” (Monte
Regali: Torrentino; “De anima” (Venezia,
Iunctas-Perchacinum); A. Paladini, “La scienza animastica”. At cum Latini
uideantur hoc negare, nosrem itaefle comprobare possumus quoniam Aristotele cum
dederitcommunem ANIMA. Animæ definitione subiungit et propriam cuiusque gradus
dicendam fore et prior rem natura elTe vegetatiuam sensitiua, quod in codem
intelligitur, non autem in diversis quoniam in eodem animato pofita senfiti,
uaponitur vegetatiua et pofita intellectiva nimortalibusalięponátur, quiaficutise
habet vegetativa in sensitiua, ita & sensitiva in INTELLECTIVA, quoniam in
consequenterfe habentibus polito primo non ponitur se cundum ,atposito secundo
ponicur primú. Itaq;essentiægraduúanimæcum fefecon s equantur, polita posteriori
dabitur prior et per consequens communem animæ definitionem analogam esse oportet.
Secundum autem anobisposicum, utintelligatur Animain scilicet intellectiuã immortalem
fore secundum quidautem mortalem , intellectum quattuor modis dici, certumeft.
depossibili, deinhabitu speculative et agente. Vnus quisque horum modorum
arguir intelletum corruptibilé, quoniamomne quodincipit, necessariodefinit:cumautem
intellectus materialis in Sphæranon detur fed tantum in puero nuper nato, cum
inces perit in Socrate, ut ita dixerim necessario delinet. Similiter intellectus
agens in Socrate incipit, quoniáili copulatur, ut forma & cum agens ili copulatur,
intellectus in habitu, qui genitus est desinit intellectus etiam in actu
speculans, cum de non speculari transeat ad speculationem, videtur genituscum
autem amplius non speculator actu, definit este intellectus actu speculans .
ita ut intellectus quodammodo et propter diverdos respectus quossuscipit, dicatur
corruptibilis et factus secundum autem substantiam cum eadem sit substantia intellectus
agentis et possibilis dicitur eternus et simpliciter immortalis, quod rationibus
ab Aristotele acceptis itaefleoftendi potest. Omne enim formas omnes materiales
recipiens estim materiale intellectus autem possibilis recipit omnes formas igitur
est immaterialis, est autem necessarium tale recipiens esse immateriale.
Quoniam quod intus eft extraneum prohibet. Pomponatius [POMPONAZZI] támenstuder
destruere hanc rationem, primum enim inquitillam non concludere proptere aquòdfi
intellectcus. Eus materialis esetseparatusfequeretur et suam operationem separatam
fore, quia operatio ipsam essentiam consequitur:atArist.
inquitsiintelligereestficutsentire,ecce quod comparat operationem intellectus
operationisensus, igiturvideturhæc ratio, potiusintellectummortalē probarc,quàm
immortalem. NullaefthæcratioPompo Ratij,quoniam fequereturintellectumeffe uirtutem
materialem , quod di&tum Arift. omnino negat.prætereavideturcommitte
refallaciam afecúdum quidadfimpliciter, propterea quòd non ualct, possibilis obie
&tiuedepédet, igituromnis intellectus.At cum Alexan,velitanimam
intellectiuafiue intellectum possibilemnonesseformā, sed; præparationemquandam
, qux& sirecipiat omnes formas,essetamcnmortalcm,peto abilloquid per
preparationemintelligat, uel intelligitpuram priuationem , uelpri-, uationem
cum aptitudine, non primum: quoniam priuatio fola nihil recipit, igitur
priuationem cum aptitudineillumintelli gere oportet, igitur erit forma:si forma
, ergomaterialis,quarepreparatiohæc non, recipiet omnes formas. Adiungit præte
rea Pomponatius,intellectus vnicam tan tum operationem habet, proptereaquòd D i
j ynius Secunda ratio, qux nostram sententiam confirmat, accipiturab Arist.
in3.de Anima.13.& isiinquibus propofitain13.quesstioncan intellectus sit intelligibilis
quema admodúalia materialia-intelligibilia,foluit in15. Etintelligibiliseftficutipsaintelligi
biliain his quæ funt fine materia idem est, quod intelligit et quod
intelligitur, quilo unius virtutis unica est operatio cum itaq;
intellectus fit vna uirtus, quęmedia est inter: pure materiales et omnino abstractas, vna driteius operatio:esseautcm
mediãexeoni titurostendere, quoniã intelligitvniuerfale infingulari et
quatenusintelligitvniuerfa le, comunicat cum abstractis, quatenusin
singularicomunicatcummaterialibus, primum dictum sublatum fuit, non inconuenire
quòdvna virtus diuerfimodefe habens, di versasexercear operationes, secundum di
& umapudme nullum eft, quoniam intel ligere fubftantiarum quæ omnino funtfe
paratæ,est intelligere per essentiam ,intelli gereauté intellectusestvniuersalisperspe
ciem ,fiitaq;hocintelligerenonconuenit substantiis omnino separatis, quomodo na
erit media participatione extremorum, qux re erit adhucex hoc fundamento
intelles Aus pure materialis. Tertia ratio accipitura quodamnorabia ti, Quoniam
naturalis philosophus uide túrdare duo eusnon eftcum LATINIS interpretandus, sed
intellectum esse intelligibilem, cum possi bilishabueritintellectum agentem ut
formam , tunc est intelligibilis per speciem, q u x actu est scilicet per
formam intellectus agentis et est intelligibilis vel uti intelligere tixet enim
si intellectusintelligereturqué admodum dicútLatini,effetintellectusdo
teriorisconditionis lapide, quoniamlapis per suam speciem intelligitur per se, intellectus
vero per accidens, intelligendola pidem per fuam fpeciem. Quare intelle dus
materialis et fi uideatur intelligibilis ficuti alia intelligibilia materialia per
speciem, nontameneodemmodoquoniam intellectus intelligibilis per suam formam
fit intelligents, intelligibileautem materias leminimè, dequibusfufius in explanatio
neeiuslocidiximus. phy. fundamenta Metaphy.primú quòd detur abstractum in
natura, nam fi Metaphy, ignoraret abstractum, eum non determinaret, alterum
fundamentum eft quod naturalis supponit abstractum et qud abstractum magnitudine ficintelligens,
quod tribuítanimasticusfine quo Mera phy. Non haberet, quodabftractum
fitina telligens.Adrem fiintelleétusessetmorta lis,nondareturMetaphy.quoniam
per nullam naturam posset haberi abstractum esse intelligens, intellectus enim
quimor talis est non poteft habere eandem opera tionem, cum intelligere intelligentiarum,
quarefieffet mortalis, non habereturco gnitioeorum, quæperessentiamsunt sep
rata. Ultima ratio quæ immortalitatem animá confirmat, estquoniam felicitatéacqui
ri pofle conveniunt peripatetici omnes, quam habere esset impossibile, liintellectus
esset mortalis. Pomponatius discurritagés defelicitates, illam contingere hominibus,
quoniam omnes lībiinuicem funt auxilio alijenimaguntsecundum intellectumpra:
eticum ;alijautem secundum intellectum , Speculatiuum: rectè inhocdicit, fed,falli,
tur, cum -velithominem effe hominem per intellectum, ideo homo exercet operatiot
nesmorales per formam, qua est homo,& propterea inquit Averroes p moralis capitfi,
nemhominisineoquod homo, quiqui demfinisest cogitatiua, ideofoelicitas non
competit homini ut homo, fedut in coquoddam diuinum reperitur.10, Ethi. cap.9. Aliauita
et finispotioristo, ideo nos li er
nos cum homines fimus,non debemus h u mana curarc, sed perueniread
immortale & sempiternum, peridquodinnobisdi uinum eft. Dequibusfufiusin
expositione c o m .; de anima diximu s. Ianua. Marco Antonio Genua. Marco
Antonio Passeri. Antonio Passeri. Passeri. Keywords: peripatetici, lizii, nous,
intelletto, etimologia d’intelletto, da lego – ‘to care’, ‘to decide’.
Intelleto, nous, animus vs. anima, mens, Boezio, l’intelletto, l’anima
intelletiva, animistica, animastica. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Genua," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691304466/in/photolist-2mPyn68-2mKQ7M8-2mPCgo1-2mKMrVm-2mKyJgk-CfbuaM
Passini
Pasqualini difficult to
find. M. Pasqualini, C. Pasqualini.
Grice e Pasqualotto – trasmettitore/ricevitore –
implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vicenza). Filosofo. Grice:
“I like Pasqualotto; for one, he predates Oxonians in the ‘teoria dell’informazione’!”
– Grice: “I never took ‘information’ as seriously as Pasqualotto does – I do
compare information with money, and refer to the stupidity of ‘false’
information – “”False’ information is no information.”” – But Pasqualotto
attempts to reconstruct a ‘teoria,’ a ‘teoria dell’informazione,’ i. e.
complete with a model that has room for the implicaturum, i.e. any x such that
by a mittente ‘sending’ a message, he may ex-plicate such-and-such and
im-plicate so-and-so.””Frequenta il Pigafetta di Vicenza, dove ha come maestro Faggin. Sotto
la guida di Formaggio, si laurea in filosofia aPadova, con una tesi sull'estetica
tecnologica di Bense. Diventa amico di Brandalise, Cacciari, Curi, e Duso, ed è
maestro nel suo stesso liceo vicentino, dove conosce Volpi. Collabora
attivamente ad alcune importanti riviste di filosofia come Angelus
Novus, Contropiano, Il Centauro. -- è professore a Venezia; a 'Padova; è
stato cofondatore dell'Associazione “Maitreya” di Venezia. Contribuito alla
nascita della rivista “Marco Polo, rivista di filosofia orientale” -- e comparata “Simplègadi” è stato tra i
promotori del Master in Studi Interculturali dell'Padova, presso il quale ha
insegnato Filosofia delle Culture. Direttore scientifico della Scuola Superiore
di Filosofia orientale e comparativa di Rimini. Contributo teorico Nel saggio
Dall'estetica tecnologica all'estetica interculturale, Pasqualotto descrive la
sua avventura intellettuale e insieme l'evoluzione del suo pensiero. In una
prima fase si è formato all'estetica analitica e alla filosofia analitica del
linguaggio, ma ha rilevato il loro limitato significato formale. In una seconda
fase, si è rivolto al pensiero critico di Adorno e della Scuola di Francoforte,
e in questo caso ha valutato che la conclusione alla quale essi giungevano, era
la morte per utopia dell’estetica. In una terza fase si è rivolto al pensiero
di Nietzsche, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta;
Nietzsche nella Nascita della tragedia, considera Apollo e Dioniso come due
istinti complementari, tanto da consentire di poter riuscire a «vedere la
scienza con l’ottica dell’artista e l’arte con quella della vita»’, e a dare
importanza alla saggezza del corpo. Ma quello Nietzscheano gli sembrò solo un
tentativo eroico di coniugare filosofia e vita, che alla fine si rivela
solo come uno straordinario tentativo di scrittura sulla vita. Un'insoddisfazione
di fondo per gli esiti del pensiero occidentale, e la ricerca continua di nuove
possibilità per il pensiero, lo hanno portato ad approfondire lo studioiniziato
già in anni giovanilidi tradizioni di pensiero esterne a quella occidentale. Il
buddhismo, in particolare, ha costituito un terreno ampio di indagine e di
confronto con diversi temi o autori della cultura europea; ma anche il pensiero
taoista e l'esperienza della filosofia indiana hanno rappresentato nel corso
degli anni un importante ambito di riflessione. Infatti, in un'ulteriore quarta
fase del suo viaggio intellettuale, Pasqualotto si è rivolto all’estetica
orientale come meditazione, ovvero come cammino comune verso un possibile
superamento della scissione tra esperienza e riflessione (250-259). In una
quinta fase, Pasqualotto si è avvicinato all’estetica di Emilio Garroni come
uso critico del pensiero, quale comprensione dell’esperienza in genere
all’interno dell’esperienza: in un certo senso, quindi, l’estetica andava
coincidendo con la filosofia. Valutando la riflessione di Garroni prossima a
quella orientale, Pasqualotto arrivò a considerare l'importanza della
'meditazione' e del 'vuoto mentale’, in base ai quali, come l’assenza di
pensiero non può essere pensata senza idee, così non si possono pensare idee
senza pensiero, come era stato già pensato da. Dōgen. Nella sua sesta ed ultima
fase, guarda l’estetica con gli occhi
della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale, quindi come
un ampliamento dell’orizzonte particolare dell’estetica verso una riflessione
generale sui problemi cruciali dell’esistenza. Pasqualotto, infatti, è stato il
primo pensatore italiano a elaborare la valenza teoretica di una filosofia come
comparazione, teorizzata con rigore in Filosofia come comparazione,
distinguendola da un mero esercizio comparativo di pensieri appartenenti ad
ambiti geo-filosofici differenti. Il suo pensiero ha trovato echi e possibilità
di dialogo con filosofi italiani, come Giuseppe Cacciatore, Giuseppe Cognetti,
Giovanni Leghissa, e stranieri come Raul Fornet-Betancourt, Heinz Kimmerle, F. Jullien,
Ram A. Mall, Ryōsuke Ōhashi, R. Panikkar, G. Stenger, F. Wimmer. Tra la
fine degli anni Novanta e l'inizio degli anni Duemila ha contribuito
all'introduzione in Italia della filosofia di Marco Polo sull’Oriente a
cominciare dall'importante opera di Nishida L’io e il tu, e poi con gli
altrettanto importanti Uno studio sul bene e Problemi fondamentali della
filosofia, accompagnati sempre da un saggio interpretativo che è rimasto
sostanzialmente invariato nel corso degli anni. Parallelamente ad altri autori,
si è misurato dai primi anni Duemila con il tentativo di delineare temi e
metodi per una filosofia interculturale che costituisce il campo di maggior
impegno e interesse della sua ricerca, congiuntamente a una riflessione
estetica sulle forme dell'arte dell'Asia orientale. Riassumendo gli
elementi chiave del pensiero di Pasqualotto, potremmo individuare due
componenti fondamentali: il concetto di Ermenuetica interminabile e quello di
Dialogo interculturale Il concetto di Ermenuetica interminabile prevede come
elementi: 1. il pensiero come 'comparazione originaria'; 2. il sapere come
'ambito problematico sempre aperto', rispetto al quale non si dà mai una verità
stabile, ma sempre problematica, inscritta cioè in un processo inesauribile di
ricerca; 3. il concetto di 'impermanenza' (mutuata dal concetto buddhista di
'anatta') come struttura relazionale di tutto ciò che è, in base alla quale
tutto ciò che è, è un ‘nodo’ di relazioni in continua trasformazione ed
evoluzione processuale. Il concetto di Dialogo interculturale prevede come
elementi: 1. la 'meditazione' come ‘vuoto mentale’ e ‘consapevolezza’mindfulnessdel
senso critico del pensiero radicato nel presente; 2. l'aperturaconseguente alla
compresenza degli elementi precedentidell’orizzonte di una riflessione generale
sui problemi cruciali dell’esistenza, orizzonte tipico della filosofia interculturale.
Pasqualotto precisa chiaramente la specifica forma di rapporto comparativo che
viene attivato nell'orizzonte della filosofia interculturale, rapporto detto 'a
tre variabili interdipendenti. L’orizzonte di una filosofia interculturale
dovrebbe invece tendere a porsi come linea immaginaria di uno spazio illimitato
pronto ad ospitare quelle specifiche pratiche interculturali che sono gli
esercizi in atto di filosofia in quanto comparazione. Per evitare le
conseguenze contraddittorie a cui conducono sia le prospettive multiculturali,
sia le utopie universaliste, è necessario precisare la natura e la funzione
della specifica forma di rapporto che si viene ad attivare nell’orizzonte della
filosofia interculturale. La modalità di tale rapporto può essere definita 'a
tre variabili interdipendenti': due sono costituite da pensieri o ambiti di
pensieri tra loro diversi, e la terza è costituita da un soggetto (individuale
o culturale) che li pone a confronto. L’essenziale di questa modalità di
rapporto è che nessuna delle tre variabili sussiste autonomamente, prima, dopo
o a parte rispetto alle altre due: in particolare, è importante evidenziare che
il soggetto risulta sempre e necessariamente implicato nella pratica della
comparazione, al punto che tale pratica lo forma e lo trasforma: il suo sguardo
è ‘impuro’ fin dall’inizio, perché fin dall’inizio viene condizionato e
prodotto da una serievirtualmente infinitadi osservazioni comparative. Fra i
temi affrontati più di frequente dalla sua riflessione ricordiamo: 1. il tema
dell’identità, in base al quale essa non è alcunché di rigido e identitario, ma
poiché l’essente è nodo di relazioni, l’identità si dà come intreccio di
infinite relazioni, ovvero come compresa in una sua problematica autonomia; il soggetto
che, in quanto costitutivamente interessato da molteplici relazioni, nel suo
ricercare il senso del realtà del mondo, non è un osservatore disincarnato e
disinteressato, o imparziale, ma è compreso nel rilevamento di quel senso nella
trasformazione di sé e della realtà; il corpo, in base al quale esso è la mente
e, insieme, la condizione prima della conoscibilità del mondo; in questo senso
il tragitto di Pasqualotto ha sicure relazioni al tema odierno della
‘cognizione incorporata’ e della Filosofia del corpo; il concetto di
‘processo’, in base al quale la realtà è un insieme di processi: ciò che è, in
quanto 'nodo' potenzialmente infinito di relazioni, diviene processualmente,
concezione che deriva direttamente dalle filosofie orientali, in particolare
dal buddhismo; l’illuminismo in base al quale i limiti della ragione possono
venir posti soltanto dalla ragione stessa, come era stato già perfettamente
considerato dalla Dialettica dell'illuminismo; l tema delle pratiche
filosofiche e della pratica artigianale;
il tema dei diritti umani che non è solo un tema accessorio rispetto al
suo pensiero; su questo versante pare giocarsi una partita più grande, che, ai
temi della ‘libertà condizionata', della natura dell’individuo e del fenomeno
della globalizzazione unisce una
profonda preoccupazione per i destini dell’umanità. A tal proposito pare essere
abbastanza pessimista, un pessimismo attivo non passivo. Egli dice, infatti,
nella premessa alla nuova edizione del Tao della filosofia, queste precise
parole. È da osservare tuttavia che le tematiche della filosofia comparata,
della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale non hanno
avuto e continuano a non avere risonanze significative all’interno del
dibattito filosofico nazionale e internazionale. Le ragioni di questa
scarsa ricaduta sono molteplici e di varia natura. Forse vi sono alla base
difficoltà intrinseche ai modi in cui tali tematiche sono state formulate e
proposte; ma è anche da dire, a tale proposito, che finora non vi è stata
alcuna proposta critica che abbia messo in luce tali ipotetiche difficoltà. È
da ritenere, allora, che le ragioni di questa debolissima risonanza siano,
almeno in parte ma in primo luogo, da far risalire alle rigidità delle
discipline accademiche che mal sopportano non solo le contaminazioni
interdisciplinari ed interculturali, ma anche i semplici ponti che tentano di
mettere in comunicazione diverse discipline, culture e civiltà. In secondo
luogoma, dovremmo dire, ad un secondo, più basso, livellosi dovrebbero tener
presenti le ragioni o, meglio, i ‘sentimenti’ che hanno a che fare più da
vicino con germi xenofobi mai estinti, con residui di fondamentalismi religiosi
e con rigurgiti di tipo razzista che infestano non solo l’Italia e non solo l’Europa.
Ci sembra, anzi, che le tendenze che germinano da tali poltiglie psicologiche e
ideologiche si stiano facendo sempre più invadenti ed arroganti. Questa
riedizione del Tao della filosofia può forse costituire un frammento ancora
utile a tenere aperta qualche piccola fessura di luce in un orizzonte culturale
che, nonostante le aperture imposte dalla globalizzazione, si fa sempre più
stretto e più cupo. Al fondo delle intenzioni di Pasqualotto, c’è un
atteggiamento ecologico e agnostico,fino addirittura a concepire la possibilità
dell’essere ‘apolide’ -, e consapevoleuna consapevolezza nel senso di
mindfulnessnei confronti della natura della mente e della psicologia umane, al
punto che, alla disillusione per la possibilità di integrazione nella vita psicologica
occidentale delle pratiche meditative orientali, si unisce la preoccupazione e
l’impegno sociale e politico, forse considerando la marginalità
dell’intellettuale nelle grandi vicende della contemporaneità, ma insieme
sempre anche con un’apertura di orizzonte per una riflessione generale sui
problemi cruciali dell’esistenza.
Saggi: “Avanguardia, tecnologia ed estetica (Roma, Officina); “Teoria
come utopia” (Verona, Bertani); “Storia e critica dell'ideologia, Padova,
CLEUP, Oltre l'ideologia: «Il Federalista», Roma, Ist. dell'Enciclopedia
Italiana); “Pensiero negativo e civiltà borghese, Napoli, Guida, Saggi di
critica, Padova, CLEUP, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco Angeli, Il Tao della
filosofia. Corrispondenze tra pensieri d'Oriente e d'Occidente, Parma,
Pratiche, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente,
Venezia, Marsilio, Illuminismo e
illuminazione: la ragione occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma,
Donzelli, Yohaku: forme di ascesi nell'esperienza estetica orientale, Padova,
Esedra, East & West. Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, Il
Buddhismo: i sentieri di una religione millenaria, Milano, Bruno Mondadori, Figure
di pensiero. Opere e simboli nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio); Oltre
la filosofia, percorsi di saggezza tra oriente e occidente, Vicenza, Colla;
Dieci lezioni sul buddhismo, Venezia, Marsilio, Per una filosofia inter-culturale,
Milano, Mimesis, Taccuino giapponese, Udine, Forum, Tra Occidente ed Oriente:
interviste sull'intercultura ed il pensiero orientale (Pretto), Milano, Mimesis;
Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Alfabeto filosofico, Venezia,
Marsilio); “Dall’estetica tecnologica all’estetica interculturale, in Studi di
estetica, Filosofia come comparazione in Simplègadi. Percorsi del pensiero tra
Occidente e Oriente, Padova, Esedra). Cfr. Davis, Bret W.,.) Nishida Kitaro,
L’io e il tu, Renato Andolfato, Padova, Unipress, Nishida: dialettica e Buddhismo,
Postfazione, N. Kitaro, Uno studio sul bene, E. Fongaro, Torino,
Boringhieri, Nishida Kitaro, Problemi fondamentali della filosofia: conferenze
per la Società filosofica di Shinano, E. Fongaro (Venezia, Marsilio); Buddhismo
e dialettica. Introduzione al pensiero di Nishida, Per una filosofia
interculturale, Milano, Mimesis, Tra Oriente e Occidente. Interviste
sull’intercultura ed il pensiero orientale, D. De Pretto, Milano, Mimesis, Nietzsche o dell'ermeneutica interminabile, in,
Crucialità del tempo, Napoli, Liguori, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco
Angeli, Intercultura e globalizzazione, in, Incontri di sguardi. Saperi e
pratiche dell’intercultura, A. Miltenburg, Padova, Unipress, Per una filosofia
interculturale, Milano, Mimesis, Identità e dialogo interculturale, Venezia,
Marsilio, Estetica del vuoto. Arte e
meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Dalla prospettiva della
filosofia comparata all’orizzonte della filosofia interculturale, Simplègadi, East
& West, Venezia, Marsilio. Interessante può essere, sotto questo aspetto,
il confronto con il pensiero di E. Morin, nel suo La testa ben fatta” (Milano,
Cortina, La riforma di pensiero, Alfabeto
filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Corpo. Illuminismo e illuminazione, Roma,
Donzelli); Saggezze d'Oriente e d'Occidente come forme di vita, n Id., Oltre la
filosofia, Vicenza, Colla, Interessante può essere, sotto questo aspetto, il
confronto con il pensiero di Sennet, nel suo L’uomo artigiano, Milano,
Feltrinelli, Diritti umani e valori in
Asia, Studia Patavina, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Libertà.
Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Il tao della filosofia, Milano,
Luni,, Premessa. I termini 'ecologico' e
'agnostico' non sono propri dei supo testi ma depositati nel suo insegnamento
'orale', nonché derivabile da una semplice riflessione sulle finalità e
conseguenze della sua impostazione teorica Santangelo, recensione a Estetica
del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente Revue Bibliographique de
Sinologie, M. Ghilardi, E. Magno, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente. in
onore, Milano-Udine, Mimesis, E.
Fongaro, M. Ghilardi, Filosofia come Pratica. A partire da Il Tao della
Filosofia, in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi,
E. Magno, Mimesis, A. Crisma, Dao, ossia cammino. Note in margine al percorso
di riflessione di in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M.
Ghilardi, E. Magno, Mimesis, M. Bergonzi, Comparatismi e dialogo interculturale
fra filosofia occidentale e pensiero indiano, in Comparatismi e filosofia, M.
Donzelli, Napoli, Liguori, G. Marramao, Pensare Babele. L'universale, il
multiplo, la differenza, in Iride, M. Pagano, Un contributo ermeneutico per la
filosofia interculturale, in Lo Sguardo: rivista di filosofia, M. Ghilardi, E.
Magno, La filosofia e l'altrove: Festschrift, Milano-Udine, Mimesis, Yusa, Michiko,
F. La Porta, recensione ad Alfabeto Filosofico, Daodejing, Mandukya Upanishad, Mimesis Festival: Che
cos’è la filosofia? d Schopenhauer tra Oriente e Occidente, di G. Pensiero
buddhista e filosofie occidentali, Panikkar e la questione dei diritti umani,
La compassione intelligente nella tradizione buddhista, Nirvana e Samsara, Covid-19
e Libertà. Anteprima di Illuminismo e Illuminazione, Anteprima di Per una
filosofia interculturale, Anteprima di Taccuino. Anteprima di Alfabeto
Filosofico, su books.google. Anteprima
di Dieci Lezioni sul Buddhismo, Materiali su Interculturalità e Oriente, Materiali
su Interculturalità e Oriente. Giangiorgio Pasqualotto. Pasqualotto. Keywords:
Marco Polo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pasqualotto” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740451898/in/datetaken/
Grice e Pastore – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Orbassano). Filosofo.
Grice: “A proto-Griceian.” Grice: “Pastore divides logicians by
nationality, and he has a few for Italians; he does not distinguish between
Welsh Russell and English Boole, though!” Grice: “Pastore has an excellent
section on the ‘alleged’ imperfections of ordinary language, to which I refer
to in my reference to the common place in philosophical logic.” Grice: “Pastore
lists six imperfections of ordinary language, for which he notes how confusing
the allegations are.” “He ends by noting the moral of the formalist: “not
everything that is explicated is implicated, and not everything that is
implicated is explicated!” – Grice: “The Italian philosophers he mentions make
an interesting list.” Grice: “He has an earlier paragraph on “Roman logic,”
which is charming.” Laureato a Torino con Graf e D'Ercole, fu insegnante di
liceo e ottenne una cattedra a Torino. Fondò e diresse il “Laboratorio di
logica sperimentale” a Torino. Fu collaboratore della Rivista di
filosofia. I suoi manoscritti sono
conservati nell'Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria di
Firenze. La salma del filosofo riposa nel Cimitero di Bruino. Saggi: “La logica formale dedotta dalla meccanicia”;
“Scienza” “Sillogismo e proporzione,” “Dell'essere e del conoscere,” “Il pensiero
puro,” “Causa ed esperienza”; “Solipsismo,”
“Potenzia logica” “Logica sperimentale,”” L'acrisia di Kant” “La
filosofia di Lenin”; “La volontà dell'assurdo. Storia e crisi
dell'esistenzialismo” (Logicalia, Dioniso, “Introduzione alla metafisica della
poesia,” F. Bazzani, Carte. Fondo dell'Accademia La Colombaria” (Firenze, Olschki);
M. Castellana, “Razionalismi senza dogmi. Per una epistemologia della
fisica-matematica” Soveria Mannelli, Rubbettino); Dizionario di filosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Selvaggi, Un filosofo triste: Annibale Pastore
in Scienza e metodologia. Saggi di epistemologia, Roma, Gregoriana). “E
notissima la storia della logica romana in cui assai per tempo viene a
prevalere la teoria catechistica, sviluppata negli innumerevoli manuali di
logica ad uso delle scuole, mutuanti l’insegnamento dalli saggi di Varrone, di
Cicerone, di Aulo Gelio, e di Quintiliano. Questo indirizzo comprende altresi I
saggi di Mario Vittorino, di Vegezio, e si spinge fine a quelle
imporntantissimei di Boezio e di Cassiodoro che riduceno la logica all’uso
d’una TABULA LOGICA o combinazione di concetti secondo le regole della
silogistica BOEZIO Introductio ad categehoricos syllosigmos; de syllogism
categorico-hypothetico, de divvisione, de definitione, Cassiodoro (Venezia). In
tutta quanta la scolastica la sillogistica di Boezio e ripresa ed applicate con
sottiissimo svolgimento. COmincia, a vero dire, per essere incompletamente
conosciuta. Si complete con Pietro LOMBARDO. Quindi fa decisamente il suo
ingress nell’ovcidente latino per opera di Aquino, Abano, ed Egidio Colonna –
Summa theologica, cfr. JORDANO BRUNO, de specierum scrutinio; de lampade
combinatoria lulliana, de porgresso et lampade venatoria legocorum, S’istende
la lussureggiante vegetazione dei terministi, fra I quali appena e il caso dei
ricordare il nostro Paolo Veneto, Pietro Tartareto, e Pietro Nigri. Per onore
della filosofia, voglio dire che, in mezzo a tanta zavorra, I pensamenti
originali sono molto piu numerosi ed important di quanto non si creda
comnemente. Nizolio, Pauli Veneti, Logia parva, tractatus summlarum (Venezia). Le
loro relazionei possbili con le varie posizioni di certi dischetti girevoli
atorno un centro comune, sovrapposit l’uno all’altro, sui quali erano segnai I
concetti fundamentale. Questo tentative di Bruno contiene in gemre tutta la
teoria della quantifiicatione del predicato e la teoria della logica
sperimentale. In seguito aa mie personali ricerche compiute nella biblioteva
comunate di Noto (Siracusa) la priorita della dottrina della quantificazione
del predicato si deve attributire al sottilissimo casista Giovanni Caramuel,
che l’espose nella sua Grammatica audax. Zvsdilio, zinytofuvyio in stidyyrlid
lohivsm, ztoms. Facciolati Logia protehroai, rudimenta di Logicca, Tizio, Arte
di pensare. In Italia, PEANO, Calcolo geometrico secondo l’ausdehnungslehre di
H. Grassmann preceduto dale operazione della logica deduttiva (Torino),
arithmetics, prinicipia, nova method exposita, I principi di geometrica
logicamente espsosti (Torrino Bocca) elementi di calcolo geometrico, principi
di logica matematica R d M, formule di logica matematica, sul concetto di
numero, sui fondamenti dlela geomentria, saggio di calcolo geometrico, studi di
logica matematica, NAGYj, Fondamenti del calcolo logico, Napolo, sulla
rappresentazione grafica della quantita logica, Lencei, lo stato atauale ed I
progressi della logica, rivista italiana di filosofia, I principi di logica
esposit secondo le dottrine modern (Torino Leoscher, I teoremi funzionali nel
calcolo logico (Riv. Di Mat.) La logica matematica e il calcolo logico (Riv.
Ital. Filos. Roma), I primi dati della logica (Roma), Sulla definizione e il
compito della logica (Roma, Balbi), Alcuini teoremi intorno alle funzione
logiche (Riv Mat.), BURALI-FORTI (-- Logica matemaitca Milano, Sui simboli di
logica matemaitca (Il Pitagora), G. Vacca, G. Vailati, A. Padoa, M. Pieri, F.
Castellano, C. Ciamberlini, Giudice, Padoa, Nota di Logica matemaica (Riv di Mat),
Vailati, un teorema di logica matematca (riv mat), sul carattere del della logica il sviluppo della logica formale
(Rivista filos. ), Vacca, Sui precursori della logica matematica, Riv Mat,
Bettazzi, Chini, Boggio, Ramorni, e Nasso. Tutt I logici italiani apparengono
alla scuola del Pano, al qualse si devele la prima introduzione della logica
matematica o pura in Itala. In essa introduzione, il Peone, esposti lucidamente
gli studio, dimstra l’identita del calcolo sulle classi, col calcolo sulle
propsizione. La sua popera contiene per la prima volta la teoria dei numeri
interi completamente riditta in formole facendo ricorso ad un liitatissimo
numero di idee logic ache Peano espresso coi simbolo: e, > = + V ~ A. – sette simboli --. Di qui trae
origine la sua idegografia in cui ogni idea e rappresentata con un segno, e il su
strumento analitico anda perfezionadosim rapidamente. Arrichitta di numerose
indicazioni storiche per la collaborazioni di valenti seguazi, procedette
alacremente, raccogliendo e trattando completamente in simboli tutte le
proposizioni della matematica. L’importanza filosofica di questo movimento
iniziato dal Peano non e ancora stata apprezzatta convenientemen da ogni
filoso, ma I saggi di Peano comincia solo ORA a richiamare sola di se
l’attenzione dei filosofi. Il ritardo filosofico e tanto piu strano quanto pio
chiara e la filiazione filosofica di questa ideografia. Il Peano stesso non
cessa mai di far notare che la sua ideografia e casata su teoremi di logica. Ma
se con definizione opportune, si pote riddure le idee di logic ache si
incontrano in molte parti della mateica ad un numero sempre piu piccolo di idee
primitive, attualmente ancorsa si desidera una riduzione analogia di tutte le
idee di logic ache si incontrano nella LOGICA PURA. Questa riduzione presenta
invero seriissime difficolta ed e piu facile il riconocere quante e quai siano le
idea primitive in aritmetca e in gemoetrica che in logica. Continuando le
richerche mi convene supporre consosciuto tento di portare un contribute alla
soluzione del problema suddetto. Annibale
Pastore. Pastore. Keywords: implicature, logica meccanica, acrisia. Meccanica
rama della fisica. Refs: Luigi Speranza,
“Grice e Pastore,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702186073/in/photolist-2mPAuFE-2mPowr2-2mN8ym7-2mLKdDg-2mLEd47-2mKuZ8r-2mKCfz1-BvUfSB-BaofQH-ogsG8n-ofMJ4G-hSTpSd/
Grice e Peano – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Spinetta di Cuneo). Filosofo. Grice: “As
I reduce “the” to “every,” I am of course following Peano, who predates
Russell!” -- important Italian philosopher. Linceo. Peano’s postulates, also
called Peano axioms, a list of assumptions from which the integers can be
defined from some initial integer, equality, and successorship, and usually
seen as defining progressions. The Peano postulates for arithmetic were
produced by G. Peano in 9. He took the set N of integers with a first term 1
and an equality relation between them, and assumed these nine axioms: 1 belongs
to N; N has more than one member; equality is reflexive, symmetric, and
associative, and closed over N; the successor of any integer in N also belongs
to N, and is unique; and a principle of mathematical induction applying across
the members of N, in that if 1 belongs to some subset M of N and so does the
successor of any of its members, then in fact M % N. In some ways Peano’s
formulation was not clear. He had no explicit rules of inference, nor any
guarantee of the legitimacy of inductive definitions which Dedekind established
shortly before him. Further, the four properties attached to equality were seen
to belong to the underlying “logic” rather than to arithmetic itself; they are
now detached. It was realized by Peano himself that the postulates specified
progressions rather than integers e.g., 1, ½, ¼, 1 /8,..., would satisfy them,
with suitable interpretations of the properties. But his work was significant
in the axiomatization of arithmetic; still deeper foundations would lead with
Russell and others to a major role for general set theory in the foundations of
mathematics. In addition, with O. Veblen, T. Skolem, and others, this insight
led in the early twentieth century to “non-standard” models of the postulates
being developed in set theory and mathematical analysis; one could go beyond
the ‘...’ in the sequence above and admit “further” objects, to produce
valuable alternative models of the postulates. These procedures were of great
significance also to model theory, in highlighting the property of the
non-categoricity of an axiom system. A notable case was the “non-standard
analysis” of A. Robinson, where infinitesimals were defined as arithmetical
inverses of transfinite numbers without incurring the usual perils of rigor
associated with them. Fu l'ideatore del latino sine flexione, una lingua
ausiliaria internazionale derivata dalla semplificazione del latino
classico. Nacque in una modesta fattoria chiamata "Tetto Galant"
presso la frazione di Spinetta di Cuneo. Fu il secondogenito di Bartolomeo
Peano e Rosa Cavallo; sette anni prima era nato il fratello maggiore Michele e
successivamente nacquero Francesco, Bartolomeo e la sorella Rosa. Dopo un
inizio estremamente difficile (doveva ogni mattina fare svariati chilometri
prima di raggiungere la scuola), la famiglia si trasferì a Cuneo. Il fratello
della madre, Giuseppe Michele Cavallo, accortosi delle sue notevoli capacità
intellettive, lo invitò a raggiungerlo a Torino, dove continuò i suoi studi
presso il Liceo classico Cavour. Assistente di Angelo Genocchi all'Torino,
divenne professore di calcolo infinitesimale presso lo stesso ateneo a partire
dal 1890. Vittima della sua stessa eccentricità, che lo portava ad
insegnare logica in un corso di calcolo infinitesimale, fu più volte
allontanato dall'insegnamento a dispetto della sua fama internazionale, perché
"più di una volta, perduto dietro ai suoi calcoli, [..] dimenticò di
presentarsi alle sessioni di esame". Ricordi del grande matematico
(e non solo della vita familiare) sono raccontati con grazia e ammirazione nel
romanzo biografico Una giovinezza inventata della pronipote Lalla Romano,
scrittrice e poetessa. Aderì alla massoneria, iniziato nella loggia Alighieri
di Torino guidata dal socialista Lerda. Morì nella sua casa di campagna a
Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo colse nella
notte. Il matematico piemontese fu capostipite di una scuola di
matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Giovanni Vailati,
Filiberto Castellano, Cesare Burali-Forti, Alessandro Padoa, Giovanni Vacca,
Mario Pieri e Tommaso Boggio. Peano precisò la definizione del limite superiore
e fornì il primo esempio di una curva che riempie una superficie (la cosiddetta
"curva di Peano", uno dei primi esempi di frattale), mettendo così in
evidenza come la definizione di curva allora vigente non fosse conforme a
quanto intuitivamente si intende per curva. Da questo lavoro partì la
revisione del concetto di curva, che fu ridefinito da Jordan (curva secondo
Jordan). Fu anche uno dei padri del calcolo vettoriale insieme a Tullio
Levi-Civita. Dimostrò importanti proprietà delle equazioni differenziali
ordinarie e ideò un metodo di integrazione per successive
approssimazioni. Sviluppò il Formulario mathematico, scritto dapprima in
francese e nelle ultime versioni in interlingua, come chiamava il suo latino
sine flexione, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior
parte dimostrate. Come logico dette un eccezionale contributo alla logica
delle classi, elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Diede
una definizione assiomatica dei numeri naturali, i famosi "assiomi di
Peano" che vennero poi ripresi da Russell e Whitehead nei loro Principia
Mathematica per sviluppare la teoria dei tipi. I contributi di Giuseppe
Peano sulla logica furono osservati con molta attenzione da Russell, mentre i
contributi di aritmetica e di teoria dei numeri furono osservati con molta
attenzione da Giovanni Vailati, il quale sintetizzava in Italia il passaggio
tra l'esame delle questioni fondamentali e l'applicazione di metodiche di
analisi del linguaggio scientifico, tipica degli studi logici e matematici, e
anche specificava gli interessi di storia della scienza, allargando la
prospettiva anche agli studi sociali. Per questo Peano ebbe dei contatti molto
stretti con il mondo degli studiosi di logica e di filosofia del linguaggio
nonché gli studiosi di scienze sociali empiriche (Cfr. Guglielmo Rinzivillo,
Giuseppe Peano, Giovanni Vailati. Contributi invisibili in Guglielmo
Rinzivillo, Una Epistemologia senza storia, Roma Nuova Cultura. Ebbe ampi
riconoscimenti negli ambienti filosofici più aperti alle esigenze e alle
implicazioni critiche della nuova logica formale. Era affascinato
dall'ideale leibniziano della lingua universale e sviluppò il "latino sine
flexione", lingua con la quale cercò di tenere i suoi interventi ai
congressi internazionali di Londra e Toronto. Tale lingua fu concepita
per semplificazione della grammatica ed eliminazione delle forme irregolari, applicandola
a un numero di vocaboli "minimo comune denominatore" tra quelli
principalmente di origine latina e greca rimasti in uso nelle lingue
moderne. Uno dei grandi meriti dell'opera di Peano sta nella ricerca della
chiarezza e della semplicità. Contributo fondamentale che gli si riconosce è la
definizione di notazioni matematiche entrate nell'uso corrente, come, per
esempio, il simbolo di appartenenza (es: x ∈ A) o il quantificatore esistenziale "∃". Tutta l'opera di Peano verte
sulla ricerca della semplificazione, dello sviluppo di una notazione sintetica,
base del progetto del già citato Formulario, fino alla definizione del Latino
sine flexione. La ricerca del rigore e della semplicità portarono Peano ad
acquistare una macchina per la stampa, allo scopo di comporre e verificare di
persona i tipi per la Rivista di Matematica (da lui diretta) e per le altre
pubblicazioni. Peano raccolse una serie di note per le tipografie relative alla
stampa di testi di matematica, uno per tutti il suo consiglio di stampare le
formule su righe isolate, cosa che ora viene data per scontata, ma che non lo
era ai suoi tempi. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale della
Corona Commendatore della corona L'asteroide Peano è stato battezzato così in suo
onore. Il dipartimento di Matematica di Torino è a lui
dedicato. Molti licei in Italia portano il suo nome, come ad esempio a
Roma, Cuneo, Tortona, Monterotondo, Cinisello Balsamo o Marsico Nuovo, così
come la scuola di Tetto Canale, vicina alla sua città natale. Saggi: “Aritmetica”;
“Algebra” (Torino, Paravia,); “Forma matematica” (Torino, Bocca); “Calcolo
differenziale”; “Calcolo integrale” (Torino: Bocca); “Analisi infinitesimale” (Candeletti);
“Calcolo infinitesimale e geometria” (Torino: Bocca), “Logica della geometria” (Torino:
Bocca)”; “Principio dell’arimmetica” (Torino, Paravia); “Giochi di aritmetica e
problemi interessanti” (Paravia, Torino). Provai una grande ammirazione per lui
quando lo incontrai per la prima volta al Congresso di Filosofia, che e dominato
dall'esattezza della sua mente. Russell. Amico, Storie della scuola italiana.
Dalle origini (Zanichelli, Bologna); Celebrazione, E. Luciano e C. Roero Torino);
“Storia di un matematico” (Boringhieri). L. Romano, “Una giovinezza inventata” (Torino,
Einaudi); Racconta episodi del rapporto con il prozio Giuseppe. Assiomi di Peano, Glottoteta, Lingua
artificiale, Matematica, Latino sine flexion, U. Cassina Calcolatori ternari M.
Gramegna Treccani Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. E Peano stregò Russell. The third kind of term, things, are
only the entities indicated by proper names, but they have no additional
relation with other terms. This leads Russell to con- sider the sole denoting
concept which presupposes uniqueness- "the': Russell admits the great
importance ofthis term, recognizes the merit of Peano's notation,5 and
attributes to him the capacity to make possible genuine mathematical
definitions defining terms which are not concepts (p. 63). the meaning of a
word with its indication-refere.nce (and the meaning of a denoting concept with
its denotation). Peano does something more than provide the standard notation.
The pre-eminence of descriptions over other forms of denotation is definitive.
The notation for descriptions is inspired in the Peanesque symbolism (i.e.
"laeb"; see my 1990h), but membership of classes is replaced by
propositional functions (i.e. (l£)(<I>X)), which is explained as "a
certain denoting function of <l>x, which, if <1>£ is true for one
and only one value ofx, denotes that value, but in any other case denotes
(P).p" (m1904, p. 5). Perhaps the most interesting for us is the
insistence on the indefinability of "the" (Peano's inverted iota is
already used), together with the notion of denotation (p. 60). The published
article adds the expression of the main definition in terms of propositional
functions together with the previous manuscript definition in Peano's terms of
existence and uniqueness (although not in symbolic form). The two essential
definitions are (Principia, * 14.01.02): . \jI(IX)(epX) • =.(3b) : epx •=~ .x=b
: \jib E ! ( 7 X ) ( e p X ) • = . ( 3 b ) : 4 > x . =• . x = b which
express the conditions of existence and uniqueness essentially with Peanesque
resources, i.e. in terms of quantification and identity, although adding
propositional functions. Peano explicitly displays various resourses to
eliminate completely the definite article (the inverted iota) from any
proposition. He actually recommends this line in cases where the required
conditions of existence and uniqueness are doubtful, precisely through a sort
of definition "in use': The descriptor is by no means
"indefinable" in his system. Russell: "I read Schrader on Relations and found
his methods hopeless, but Peano gave just what I wanted (Letter to Jourdain, in
Grattan-Guinness). If, as Russell maintained in Principia following Peano,
definitions are to be always nominal, their definienda are only mere
abbreviations. Russell formulates his Principle to preserve the admissible part
of Bradley (his methodological and analytical resourses) and almost the entire
Moore, in so far as they were compatible with the requirements of Peano's logic.
The main thesis of this paper is that some of the moststimportant ideas and
symbolic devices that made Russell's theory of descriptions possible are already
present in writings by Peano that Russell knew well. The paper contains a
detailed comparison betwee? the relevant parts of Russells theory-including
manuscripts recently publIshed-and ~ome o.f F~ege and , . . ht as well as a
discussion of numerous pOSSIble obJectlons that Peanos mSig s, . . fl db could
be posed to the main claim. Even if Russell was not actually.m uence. y those
insights, the parallelism is close enough to be worth analyzmg, espeCially in
the case of Peano, whose writings are not very well known. (r) can be clearly found in Frege and Peano,
that (2) was almost admitted by Frege and was admitted explic- itly-including
the symbolic expression-by Peano. THE SYMBOLIC ELIMINATION OF "THE"
IN PEANO. The Peanoian origins of the symbols relevant to Russell's theory of
descriptions have been noted and sometimes explained (see, .for instance, 1988a
and 199Ia, Chap. 3). I will confine myself to recalling that they were the
letter iota (i) for the unit class, and ~he sam~ letter inverted (1), or denied
("fa), for the only member of thiS class,.l.e. the definite article of
ordinary language. Peano's ideas also evolved in three stages towards greater
precision in the treatment of des~~iptions. . This last step took place
explicitly in I9ooa. There Peano starts from the above-mentioned definition in
terms of the unit class, but then he adds a series of "possible"
definitions (the ones allowing an alternative logic al order), one ofwhich
offers this equivalence: In I897a Peano introduces his fundamental d~fimt~on ~f
the u:l1t class as the class such that all of its members are identical; in
Peaman symbols, tx =ye (y =x). Likewise he defined indirectly the.unique mem-
ber of such a class: x = "fa • = • a = tx. However, concerning the defin-
ability of the definite article, he added the important ~dea that eve~
proposition containing it can be reduced to. the for,? ta eb, and thiS, again,
to the inclusion of the referr~d .um~ class in the oth~r class (a ~ b), which
already supposes the eLzmmatzon of the symbol t: Thu~, Peano says, we can avoid
identities whose first member contams thiS symbol (I897a, p. 215)·1I Here we
find the assertion that the only individual belonging to a unit II As an
anonymous referee pointed out to me, one ~aj~rdifferenc~between ~eano and
Russell's treatment of classes in the context of descnption theolJ' is that,
while for Peano descriptions combine a class abstract with the inverse of the
umt class operator, for Russell the free use of class abstracts was not
available due to the discovery of paradoxes. 12 To be more precise, Peano did
not write literally that the mentioned expression is meaningless, but rather
"nous ne donnons pas de signification ace symbole si la classe a est
nulle, ou si elle contient plusieurs individus" (I897b:269). But I take it
to be equivalent in practice, given that ifwe do not meet the two mentioned
conditions, the symbol cannot be used at all. I} There are, however, other
additional ways ofeliminating the same symbols accord- ing to Peano, e.g. the
following one, which is very similar and depends on the same hypothesis: laE b.
= : a = tx. :Jx • Xc b(ibid).
class (a) such that it belongs to another class (b) is equal to the
existence of exactly one element such that this element is a member of that
class (b). In other words: "the only member of a belongs to b" is to
be the same as "there is at least one x such that (i) the unit class a is
equal to the class constituted by x, and (ii) x belongs to b" (or
"the class of x such that a is the class constituted by x, and that x belongs
to b, is not an empty class"). This seems to be equivalent to Russell's
celebrated defini- tion, although, of course, Peano spoke in terms of classes
instead of propositional functions; that is to say, in terms of properties or
predi- cates, which define .classes (without forgetting that Peano often read
the membership symbol as "is"). which expresses the same idea in a
way where any reference to the letter iota has disappeared. We can read
now" the only member of a belongs to b" as the same as "there is
at least one x such that (i) the unit class a is equal to all the y such that y
=x, and (ii) x belongs to b" (or "the class of x such that they
constitute the class ofy, and that they constitute the class a, and that in
addition they belong to the class b, is not an empty class"). Thus, the
full elimination underlay the mentioned definition, although Peano, in lacking
philosophical goals, had no interest in mak- ing this point explicit. Peano was
completely aware of the importance of this device as a way to reduce the
definite article to logical terms, i.e. to eliminate it, as a result ofwhich
the symbol would cease to be primitive. That is why he added that the above
definitions "expriment la P[proposition] 1a Eb sous une autre forme, OU ne
figure plus Ie signe 1; puisque toute P contenantIesigne1aestreductiblealaforme
1aEb,OU bestuneCIs, on pourra eliminer Ie signe 1 dans toute P" (I900a:352).
Therefore, the general belief according to which the symbol "1" was
necessarily primitive and indefinable for Peano is wrong. Second, by pointing
out that in the "hypothesis" preceding the quoted definition it is
clearly stated that the class "a" is defined as the unit class in
terms of the existence and identity of all of their members (i.e. uniqueness):
Before making more explicit the parallelism with Russell's theory, I have
collected some different possible objections against this rather strong claim,
in order to discuss them. I think that all of these objections are either
misconceived or simply have no force with regard to my main claim as stated in
the two previous paragraphs. However, I take them into consideration because
they have been proposed by several people who read earlier versions of this
paper and, consequently, could be pro- posed by others. Thisiswhy"a"isequaltotheexpression''tx''(inthesecondmember).
The objection could still be maintained by insisting that since"a"
can be read as "the unit class", Peano did not really achieve the
elimination of the idea he was trying to define and eliminate, as it is shown
through the occurrence of these words in some of the readings proposed above.
However, as I will explain below, the hypothesis preceding the definition only
states the meaning of the symbols which are used in the second member. Thus,
"a" is stated as "an existing unit class", which has to be
(1) It is true that the symbol "1" has disappeared, but in the
definiens we still can see the symbol of the unit class, which would refer
somehow to the idea that is symbolized by ''tx'', so the descriptor has not
been really eliminated. The answer is very simple: for Peano there were at
least two forms ofdefining this symbol with no need for using the letter iota
(in any of its forms). However, the actual substitution would lead us to rather
complicated expressions,14 and given Peano's usual way of working (which can be
First, by directly replacing tx by its value: y 3(y = x), as defined above.
Making the replacement explicit, we have: 14 Starting from this idea, we can
interpret the definition as stating that "la Eb" is only an
abbreviation for the definiens and dispensing with the conditions stating
exist- ence and uniqueness in the hypothesis, which have been incorporated to
their new place. Thus, the new hypothesis would contain only the statement
of"a" and"b" as being classes, and the final entire
definition could be something like the following: la Eb • =:3x 3{a =y 3(y =x) •
X Eb}, a, bECls.::J :. ME b. =:3XE([{3aE[w, zEa. ::Jw•z' w= z]} ={ye(y= x)}]
•XEb), a E Cis. 3a: x, yEa. ~x.y.X = y: bE CIs •~ : ... (Ibid.) understood in
this way: " 'a' stands for a non-empty class su~h that all of its members
are identical." Therefore, we can replace "a", wherever it
occurs, by its meaning, given that this interpretation works as only a purely nominal
definition, i.e. a convenient abbreviation. characterized as the constant
search for shorter and more convenient formulas), it is quite understandable
that he preferred to avoid it. In fact, the operation is by no means necessary,
for the symbolic expression above was already enough to obtain the full
elimination of the descriptor. We must not forget that the important thing is
not the intu- itive and superficial similarity between the symbols
"la" and ''tx'', caused simply by the appearance of the letter iota
in both cases, or the intuitive meaning of the words "the unit
class", but the conditions under which these expressions have been
introduced in the system, which were completely clear and explicit in the first
definition.IS "k e K" as "k is a class"; see also the hypothesis
from above for another example). But this by no means involves confusion with
i~clusion,as. it is shown by the fact that Peano soon added four defimte
properties precisely distinguishing both notions, which made it
po~siblefor.hi~~.~ for Russell himself, to preserve the useful and convenient
readmg is (2) The supposed elimination is a failure, for (i) it depends upon
Peano's confusion of class membership and class inclusion, so that (ii) a
singleton class (la) and its sole member (lX) are not clearly distinct notions;
it follows that (iii) "a" is both a class and, according to the
interpretation of the definition, an individual (iv), as is shown by joining
the hypothesis preceding the definition and the definition itself This multiple
objection is very interesting because it can be taken as proceed- ing from the
received view on Peano, according to which his logic not only falls s~ort
ofstrict logical standards, but also contains some import- ant confuSions here
and there. However, the four points can easily be s~own t? be mistaken.
(Incidentally, I think this could have been recog- mzed With pleasure by
Russell himself, who always thought of Peano and his school as being strangely
free oflogical confusions and mistakes.) . Fir~t, it ~n hard~y be said that
Peano confused membership and mcluslOn, given that it was he himselfwho
introduced the distinction in 1889 through his symbol "e" (previously
to, and therefore independently of, Frege). If the objection means (which is
rather unlikely) that Peano would admit the symbol for membership as taking
place between two classes, it is true that this was the case when he used it to
indicate the meaning of some symbols, but only through the reading
"is" (e.g. full clarity that"1" (T) makes sense only before
individuals, and ''t'' before classes, no matter which particular symbols we
use for these notions. Thus, ''ta'', like "tx", both have to. be read
as "the class consti- tuted by ...", and" la" as "the
only member of a". Therefore, although Peano, to my knowledge, never used
"lX" (probably because he always which could be read as " 'a and
b being classes, "the only member of a belongs to b" is to be the
same as "there is at least one x such that (i) 'there is at least one a
such that for eve~,': and z belonging to a,.w = z' is equal to 't~ey such that
y =. x' , and (ii) x belongs to b ,where both the letter Iota and the words the
unit class" have disappeared from the definiens. aeCis.3a:x,yea.-::Jx,y.
x=y:beCIs•~:. . l a e b . = : 3 x 3(a = t x . x e b), 15 There is a well-known
similar example in the apparent vicious circle of Frege's famous definition
ofnumber. the reply to objection (1). There are other, minor objections as
well. (see my 199Ia, Chap. 3, §I.3)· Second, "la" does notstand for
the singleton class. Peano stated with thought in terms of classes), had he
done so its meaning, of course, would have been exactly the same as
"la", with no confusion at all. Third, "a" stands for a
class because it is so stated in the hypothesis, although it can represent an
individual when preceded by the descriptor, and together with it, i.e. when
both constitute a new symb.ol as a w.hol~. Here Peano's habit could perhaps be
better understood by mterpretmg it in terms of propositional functions, and
then by seeing" la" as being somewhat similar to <!>x, no
matter what reasons ofconvenience led him to prefer symbols generally used for
classes ("a" instead of"x"). There is little doubt that
this makes a difference with Russell. It could even be said that while, for
Peano, the inverted iota is the symbol for an operator on classes, which leads
us to a new term when it flanks a term, for Russell it was only a part of an
"incomplete symbol". I am not sure about Peano's answer to this, but
at any rate for him the descriptor could be eliminated only in conjunction with
the rest of the full express- ion "la e b", so that the most relevant
point of similarity again can be found in Peano. Last, there is no problem when
we join the original hypothesis and the definition: as I have pointed out in
the interpretation contained in the last part of (3) If, as it seems,
"a" is affected by the quantifier in the hypothesis, then it is a
variable which occurs both free and bound in the formula (if it is a constant,
no quantifier is needed). I am not sure about the possible reply by Peano
himself Perhaps he did not always distinguish with present standards o f
clarity between the several senses o f "existence" (or related
differences) involved in his various uses of quantifiers,r6 but in principle
there is no p'roblem when a variable appears both bound and free in the same
expression, although in different occurrences. At any rate, I cannot see how
this could affect my main claim; the important thing here is to recognize the
fundamental similarities between the elim- ination of the descriptor in Peano
and Russell. However, in the several readings I proposed I hope to have
clarified a little the role of ".3" in Peano. . (5) Peano could
hardly have thought that he was capable of eliminat- ing the descriptor, for he
continued to use the symbol and his whole system depended on it as a primitive
idea.IS The only additional reply is that only reasons ofconvenience can
explain the retaining ofa symbol in a system in cases where the symbol can be
defined, i.e. eliminated. (After all, Russell- himself continued to use the
descriptor after its elimination by means of his theory of descriptions.) But,
as we have seen, there is no doubt Peano thought that the descriptor could
easily be eliminated from propositions. (4) Russell rejected definitions under
hypothesis, therefore he would have rejected the Peanian definition of the
descriptor. Of course, we must admit that Russell (like Frege) rejected this
kind ofdefinition, but this took place especially in the context of the
unrestricted variable of Principia.I ? Besides, he himself used this kind of
definition for a long period once he mastered Peano's system. It was because he
interpreted these definitions as Peano did, i.e. merely as -a device for fixing
the meaning of the letters used in the relevant symbolic expressions. Thus,
when for instance one reads, after whatever symbolic definition, things
like" 'x' being ..." or" 'y' being ...", this would really
be a definition under hypothesis, but, of course, only because the meaning of
the sym- bols used always has to be determined somehow. Anyway, there is no
point in continuing the discussion ofthis objection, given that it is hard- ly
relevant to my main claim. Even if Peano's original elimination of the descriptor
does not work because of its taking place in the framework of a merely
conditional definition, the force of his original insight could well have
influenced Russell; at any rate, it is worth knowing in itself (6) The
reduction mentioned, even if it really took place, was by no means followed by
the philosophical framework which made Russell's theory of descriptions one of
the most important logical successes of the century. Thus, Peano did not
realize the importance of the elimination. This last point can hardly be
denied, but Peano's goals were very different from Russell's, so I think that
to point out a "lack" like this makeslittle sense from a historical
point ofview. 16 I would like to recall here that it was Peano himselfwho
discovered the distinction between bound and free variables (which he
respectively called "apparent" and "real"), and
probably-and independently of Frege-also the existential and universal
quantification (see my I988a and I99Ia for a detailed account of both achievements).
18 In his I966a (p. 659), Professor Quine wrote that "1" was a
primitive and indefin- able idea in Peano. However, now that we have exchanged
several letters concerning an earlier version ofthis article, I must say he has
changed his mind. His letter to me ofII October 1990 contains the following
passage: "I am happy to get straight on Peano on descriptions. I checked
your reference and I fully agree. Peano deserves all the creditfor it thathas
been heapedon Russell(except perhaps for Russell's elaboration ofthe philosophi-
cal lesson of contextual definition)" (my emphasis). As for the sense in
which the philo- sophical consequences of the elimination of the descriptor
were not very important for Peano, I have faced the problem in my reply to
objection (6). 17 And also in previous stages from 1906 onwards, through the
(finally unsuccessful) attempt at a substitutional theory based upon
propositions, with no classes and no propositional functions. . 19 For
according to him the descriptor cannot be defined in isolation, but only in the
context of the class (a) from which it is the only member (la), and also in the
context of the clas~ (b) from which that class is a member, at least to the
extent that the class a is included in the class b, although this supposes no
confusion between membership and inclusion; see the second point of my reply to
objection (2) above. I think this is just the right interpretation ofthe whole
expression"1a Eb". In any case, I cannot help being convinced that
none of these objec- tions seems to have any force against my main claim: that
the elimin- ation of the descriptor was present in Peano with essentially the
same symbolic resources as in Russell. This is equivalent to the first two
claims at the beginning of this paper: (1) Peano clearly stated the conditions
of existence and uniqueness as providing the true significance of the
descriptor; and (2) he had enough symbolic techniques for dispensing with it,
including those required for constructinga definition in use.I9 As
for (3), we have a few relevant passages, but the clearest one occurs in I897b
(p. 269), as I pointed out above. There we can read that" Ta" is
meaningless if the conditions of existence and uniqueness are not ful- filled.
Thus, even the third claim was made by Peano. Perhaps under certain different
interpretations of Peano's devices it could be shown that his elimination of
the descriptor was not exactly equivalent (in the tech- nical sense) to
Russell's. Yet even if so, I think that from the historical viewpoint, which means
to do justice both to Peano and Russell, it is important to know that Peano had
these resources at his disposal,' and that they may have influenced Russell.
However, we can see the heritage from Peano in a clearer way if we compare the
definition with the version for classes in the same letter: . The parallelism
is therefore complete, but before finishing this paper I want to insist on my
main claims by resorting now to one of Russell's manuscripts from 1905,
"On Fundamentals" (I90Sb).20 First, we find there a definition stated
in terms similar to Peano's, and with almost exactly the same symbolic
resources: Finally, I am not accusing Russell of plagiarism. I only affirm that
some ofthe ideas and devices which are important for the eliminative definition
of the descriptor were already present in Frege and Peano, including the
conceptual and symbolic resources, and that these works are ones that Russell
had studied in detail before his own theory was formulated in 1905.22 Second,
the later improvement of this definition is precisely in the sense of making
clearer that, although the method of the propositional function was preferable
to the one of class membership, the symbolic expression of the conditions of
existence and uniqueness is preserved. Even the idea -- also coming from Peano
-- according to which we cannot define the expression “la" alone, but
always in the context of a class (which in Russell became the form of a
propositional function), appears here. Benacerraf, P., and Putnam, H., eds.,
Philosophy ofMathematics (Cambridge:
Cambridge U. P.). The first appearance of Russell's definition, under the form
which was adopted as final, took place, not in "On Denoting", but in
a letter to Jourdain of 3January 1906: 12 According to that, all other influences
must be regarded as secondary. Concerning Meinong's influence, for Russell the
principle of subsistence disappears as a consequence of the eliminative
construction of the definite article, which was a result of the new semantic
monism. Russell's later attitude to Meinong as a "main enemy" was
only a comfortable recourse (v. however, Griffin I977a). As for Bacher, Russell
himself admitted some influence from his nominalism (in his 1906a). In fact,
Bacher I904a describes mathematical objects as "mere symbols" (p.
122), and he advises Russell to follow this line of work in a letter of April
1905 (only two months before Russell's key idea): "the 'class as one' is
merely a symbol or name which we choose at pleasure" (quoted by Lackey
[Russell I973a:30]). Finally, for MacColl it is necessary to mention his 1905a,
which appeared in January 1905, where he spoke of "symbolic
universes", which include things like round squares (p. 308), and also
spoke of "symbolic existence". Russell pub- lished his I905tl as a
direct response to this author, and there we can see some conclusions from the
unpublished manuscripts, although still by solving peculiar cases in a Fregean
context (see I990a). I agree with I. Grattan-Guinness that MacColl was an
important part of the context of Russell's ideas on denoting (personal
communication), but I have no room here to devote to the matter. 20 For a
fuller study ofthis manuscript, see I992a. There is, however, a previous
occurrence of this definition in the,manuscript "On 'JI(lX)(<I>x)•=•(:3b):<j>x.=x.X
=b:'JIb. (Grattan-Guinness I977a, p. 70)21 21 Substitution" (I905d),
written in December 1905, with only slight symbolic differences. I am indebted
to Gregory Landini for the historical point. 'JI(t'u)•=:(:3b):xEU.=x.X =b:'JIb.
Peano, G., as. Opere Scelte, ed. U. Cassina, 3 vols. (Roma: Cremonese, 1957-
59)· - - , I897a. "Studii di logica matematica". Repr. in 05,2:
201-17. - - , I897b. "Logique mathematique". Repr. in 05,2: 218-81. -
- , I898a. "Analisi della teoria dei vettori". Repr. in 05,3:
187-2°7. - - , I90oa. "Formules de logique mathematique". Repr. in
05,2: 304-61. Giuseppe Peano. Peano. Keywords: implicatura, l’operatore iota. Refs.:
Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’articolo definito,” -- Luigi Speranza,
“Peano e Grice sull’operatore ‘iota’, Deutero-Esperanto, l’errore di Quine, il
carattere non primitive dell’operatore iota. -- H. P. Grice, “Definite descriptions in Peano
and in the vernacular,” Luigi Speranza,
"Grice e Peano: semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano,
The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692216159/in/photolist-2mPEDc8-2mMRLT9-2mKS7Wc-2mKNCSe-2mKJypq-2mKJy6j-2mKCvRU-2mKyXoA-2mKfouW
Grice e Pecoraro – il conflitto – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Salerno). Filosofo. Grice: “He must be the only
philosopher who philosophised about ecstasis!”Grice: “Many don’t
consider him an Italian philosopher seeing that he got his maximal degree
without (not within) Italy!” – Domenico Paladino, Vettor Pisani, Omar Galliani,
Jan Knap, Giordano Montorsi, Iler Melioli, Xante Battaglia. Un'esperienza che
sarà importante in seguito, quando i tratti metafisici e di rivolta dell´opera
d´arte contemporanea verranno riscoperti in chiave nichilista. Fonda "Quadranti"
dedicato a G. Marotta dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di
Napoli. è possibile dividere il percorso di studi e del suo pensiero in
due momenti distinti. Il primo, attivismo filosofico, comprende tutte le
attività e le iniziative tese a vivacizzare e svecchiare il dibattito critico e
filosofico; la divulgazione di temi e autori poco studiati -- tecnoscienza, Nichilismo, Filosofia del
suicidio, Metafisica e Teatro, Vattimo, Esposito, Agamben.Contatto con Vattimo,
Esposito, Givone, Volpi, Mattei, Ferraris. Studia nichilismo, suicidio e
filosofia negative, politica e morale. Una filosofia disperata e
negativa, assolutamente slegata da prospettive etico-politiche. Si tratta di
una filosofia fondata sul nichilismo e su una tradizione di filosofi maledetti.
I voyeuristic "esteticamente salvificano di un datato phatos
esistenzialista, del “tutto è vano” risultato ultimo della sua analisi
filosofica del suicidio, della psicanalisi e dei lacci concettuali e storici
tra nichilismo, nullae negazione. Il risultato è una filosofia
anti-fondazionale, che poggia le sue radici in una inter-soggettività
pessimista e malincolica, che nega qualsiasi etica, sociale e politica
estremizzando così l´accusa contro l´umano e tutte le sue costruzioni sociali,
storiche e morali. In questo orizzonte
di assenza di senso, decadenza e corruzione metafisica, l´unica, eventuale,
maniera di ribellarsi e resistere si concretizza, paradossalmente, nell´appello
alla responsabilità e all´azione di un noi (Freud ego et nos) tragico-nichilista
-- Ricerca un orizzonte di senso diverso
e più profondo che lo porta, però, alla perdita quasi totale dei suoi
precedenti fili conduttori. Interessi,
letture, pubblicazioni, ricerche si frammentano e perdono in intensità e
chiarezza. RDecisive, in questa fase, sono le questioni etico-politiche, la
critica dell´umanismo sociale contemporaneo e l´impegno filosofico. In primo
luogo devono essere segnalati, per l´importanza che rivestono, i due Seminari
tenuti presso l´Istituto per gli studi Filosofici di Napoli dedicato al “Bio-potere"
e la Bio-politica" Riformula il concetto di bio-potere usando come chiave
interpretativa il "Bios" di Esposito. La bio-politica discute e mette
alla prova la sua lettura radicalmente sistematica”della volontà di potenza,
avvento dell´oltre-uomo e ultrapassamento del nichilismo. Oltre a questi due
temi, il rigetto del relativimo, lo studio delle relazioni tra massa e potere;
l´affermazione di una visione essenzialista dell´umano, la riscoperta della
psicanalisi, del movimento Modernista. Elabora di un percorso teorico che,
fondandosi sulla necessità di pensare il presente e non il future di una
filosofia dell’attuale e sulla
convinzione che le categorie filosofiche sono obsolete e dannose per spiegare e
trasformare il mondo, si concentra in due diversi ambiti di ricerca in una
complessa e non risolta tensione tra aspirazioni pluriversalistiche e l´impegno
filosofico nella realtà e nella cultura. Il primo etico-morale si occupa delle
condizioni di possibilità di forme dell’inter-soggettivo nell´epoca dei
"diritti di tutte le cose del mondo" e della reazione alla crisi di
fondamenti, delineando quindi le basi di una filosofia del dovere di stampo
post-illuminista. Il second opolitico-sociale– attraverso la critica
del politicamente corretto e della retorica democratica, la de-costruzione del
concetto di democrazia attraverso la ripresa dell´idea di servitù volontaria,
la lotta contro il fascismo tende a ripensare il concetto di democrazia e la
pratica democratica" nei sistemi di potere e, più specificamente, si
dedica all´esame delle possibilità di una trasformazione radicale del pensiero
filosofico e di una concezione del “politico” in senso non tecnicista e non
"sinistroide-reazionario". Saggi: “I voyeuristi” (Salerno, Sapere);
“Metafisica e poesia” (Roma); “Cosa resta della Filosofia?”; “Dal sacro al
Profano”; “Dall´Arcaico al Frammento” “Bio-potere, Bio-politica”. Rossano
Pecoraro. Pecoraro. Keywords: fascismo, voyeuristic. Leopardi, I voyeuristi, conflitto
e mediazione, voir, voyant/voyeur. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pecoraro” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738819567/in/dateposted-public/
Grice e Pelacani – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Parma). Grice: “At Oxford, Strawson
used to confuse Pelacani with Pelacani!”
-- Antonio Pelacani (Parma), filosofo. Fu lettore (Grice: “reader or
lecturer?”) a Bologna, divenne consigliere Visconti. In questa veste si trova più volte coinvolto
in processi per eresia montati da Giovanni XXII per gettare nella polvere il
Visconti. Grande commentatore di Avicenna e Galeno. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Saggi: “Circa
intellectum possibilem et agentem”; “De unitate intellectus”; Utrum primum
principium sive deus ipse sit potentie infinite”; “De generatione et
corruptione"; “Questiones super tre metheorum.” Antonio Pelacani. Pelacani. Keywords: passivo/attivo; non-agens/agens. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pelacani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737858332/in/datetaken/
Grice e Pelacani – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Noceto).
Filosofo. “Dottore diabolico.” Parente
di Antonio Pelacani. Della sua medesima casata un altro filosofo: Francesco
Pelacani Nato nella provincia di Parma,
al comune di Noceto, la sezione di Castamezza, a pochi chilometri da Parma,
nulla si sa della sua vita sino a quando
frequenta la facoltà artium philosophie et medicine a Pavia dove come titolare
della cattedra di magister philosophie et loyce, delegato dal vescovo, diploma
in arti un certo Bossi. Insegna a Bologna e Padova. Contesta molte regole
della meccanica aristotelica e sostenne l'applicazione di nuovi strumenti
matematici per sostituire le regole obsolete. In particolare condusse
nuovi studi sull'ottica ne“Quaestiones de perspectiva.” Nel “Tractatus de
ponderibus” si occupa di statica ed elaborò nelle “Quaestiones de
proportionibus” una teoria del vuoto che si contrapponeva alle tesi del
continuo dei fisici aristotelici. Si occupa anche del moto dei pianeti in “Theorica
planetarum” e mette in discussione la cosmologia di Aristotele negando che si puo
sostenere l'incorruttibilità dei cieli e l'interpretazione teologica
dell'esistenza di un primo motore immobile, vale a dire di Dio. Nega quindi la
possibilità delle dimostrazioni a posteriori dell'esistenza di Dio e dell'immortalità
dell'anima individuale. Concepisce la natura o l'universo come un ente
ANIMATO (‘animismo – cf. Grice on ‘mean’ and ‘mean,’ ‘Smoke ‘means’ fire”), un
grande eterno animale in continuo movimento dove gl’esseri nascono per
generazione spontanea e, quando gli influssi astrali sono favorevoli, vengono
alla luce anche le anime intellettive umane. Riguardo alla morale, è convinto che gl’uomini deveno conformarsi
alla virtù per sua libera scelta. Per il materialismo delle sue dottrine, il dottore
diabolico, com'era soprannominato, e accusato d'eresia e condannato ma ciò non
gli impede d’essere apprezzato come un grande astrologo dai principi Carraresi
di Padova e dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di essere sepolto nel
duomo di Parma. Gli si attribuiscono dei commenti a Witelo per una
corretta interpretazione della prospettiva e a Bradwardine nell'opera questiones
super tractatu "De proportionibus" Thome Beduerdini. G.
Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, Pavia. Memorie
degli scrittori e letterati parmigiani raccolte da I. Affò (Stamperia reale,
Bodoni), citato anche per la sua avarizia in B. Veratti, De' matematici
italiani” -- Commentario storico R. Majocchi,
Codice diplomatico dell'Pavia, Enciclopedia Garzanti di filosofia, F. Camerota,
Nel segno di Masaccio: l'invenzione della prospettiva e la filosofia della
percezione. Giunti, La scuola francescana di Oxford, Opere Le Quaestiones de
anima” (Firenze, Olschki); “Questiones super tractatus logice magistri Petri
Hispani” (Parigi, Vrin); “Quaestiones circa tractatum proportionum magistri
Thome Braduardini” (Parigi, Vrin); “Questiones super perspectiva communi” (Parigi,
Vrin); “Quaestiones de anima: alle origini del libertinismo,” V. Sorge, Napoli,
Morano, Firenze, Sismel, Edizioni del Galluzzo. Scientia de ponderibus. Tractatus
de ponderibus, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Pelacani is yet another of the Pelacani.
There are at least four of them: two Antonios, una Biagio, and one Francesco. Biagio
Pelacani. Pelacani. Keywords: implicature, prospettiva, filosofia della
percezione, origini del libertinismo, commentario in detaglio sulla semiotica
di Occam – dialettica – segno, nota, sermo. Refs.: Luigi Speranza, “Pelacani,
Grice, e Shorpshire sull’immortalità dell’anima.” Luigi Speranza, “L’animismo
di Pelacani e Grice, ‘smoke means fire, literally.’”
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692236265/in/photolist-2mKSdUR
Grice e Pellegrini – l’amore come
affezione dell’animo – e la sua manifestazione nel giovine nobile – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Sonnino).
Filosofo. Grice: “I like Pellegrini:
he found Aristotle’s ‘obscure’ for the youth the manual Ethica Nichomaechaea is
intended for!” -- Fu, secondo
Tiraboschi, uomo che da' suoi meriti e dalle promesse fattegli da più pontefici
pareva destinato a' più grandi onori; ma che non giunse che ad ottenere alcuni
beneficii ecclesiastici». Tenne la cattedra di filosofia a Roma. Pubblicò il “De affectionibus animi noscendi et emendandis
commentaries” e un'edizione della traduzione in latino di Lambin dell' Etica
Nicomachea di Aristotele -- i “De moribus libri decem -- corredandola di un
riassunto e di commenti, nei quali altera il testo di Aristotele di cui lamenta
la difficoltà e l'oscurità. Benché Aristotele sconsigli lo studio dell'etica ai
giovani, ancora immaturi per una retta comprensione dei principi morali, al
contrario, ritiene che lo studio dell'etica debba essere impartito prima ancora
di quello della filosofia della natura, in modo che i giovani possano
affrontare gli studi scientifici con animo libero dalle passioni. Fu più
oratore che flosofo, non pensò ad inovar cosa alcuna, e seguì costantemente
insegnando i precetti del filosofo stagirita. Saggi: “Oratio habita in almo urbis gymnasio
de utilitate moralis philosophiae, cum ethicorum Aristotelis explicationem
aggederetur” (Roma); “De Christi ad coelos ascensu” (Roma); “Oratio in obitum
Torquati Tassi philosophi clarissimi” (Roma); G. Tiraboschi, Storia della
letteratura italiana. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla
"Sapienza" di Roma nel Seicento. Renazzi, Storia dell'università
degli studj di Roma. G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Milano, Società tipografica de' classici
italiani. Renazzi, Storia dell'università degli studj di Roma, Roma, Pagliarini
rist. anast. Bologna, Forni. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla
"Sapienza" di Roma nel Seicento. Le cattedre e i maestri, Firenze,
Leo S. Olschki. Pellegrini scrive due important commenti su Aristotele, uno in
cui enumera gl’affezioni dell’anima – dall’amore all’ira – amore, Speranza,
ira, audacia, temore, dolore. Nell’introduzione, elabora un concetto generale
di che cosa e un’affezione dell’anima – il corpo non e menzionato. Ma
Pellegrini elabora sulla questione dell’anima e il corpo per l’affezione – che
e affetato nell’affezione? Il econdo e un commentario sull’onore e la
nobilitated – Due trattati sono menzionato dai storici della filosofia. Nel
terzo trattato, Pellegrini elabora la questione di Tasso ‘filosofo chiarissimo’
– vide Tasso --. Finalmnte, nella sua funzione di censore papale, riceve un
saggio sulla politica d’aristotele da un filosofo Tedesco. Pellegrini critica
la toleranza del filosofo alla posibilita del fraudo – ma il filosofo no
considera le oggezioni di seria considerazione. Pellegirni e associato al
ginnasio di Roma – Il ginnasio e una istituzione laica – “for I cannot imagine
naked monks, playng around!” – Grice. Keywords: implicatura. H. P. Grice, “Il
Tasso di Pellegrini” -- Pellegrini.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Pellegrini e Grice sulla etica nicomachea,”
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692188465/in/photolist-2mKRYGH-Ck9fTK-nViEV6-hSTpSd
Grice e Pennisi – lo spirito
nazionale – filosofia italiana – filosofia dell’isola – filosofia della sicilia
– filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Catania). Filosofo. Grice:
“I like Pennisi’s irreverent tone – typically Italian! – to evolution – and
especially evolution of language. By obsessing with linguistic tokens, we have
lost our capacity to mean otherwise than non-naturally!” Grice: “His metaphor
of ‘the price of lingo’ is very apt – we win, we lose!” – Grice: “Pennisi is a
Griceian at heart in that in his study of both schizo ad paranoic (both
psychotic) systems of communication, he focus on what he and I call the
‘adequazione pragmatica,’ i.e. the ability or competence, to irritate Chomsky,
to implicate!” Ha diretto il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche,
Pedagoche e degli Studi Culturali dell'Messina, presso cui è titolare della
cattedra di filosofia del linguaggio. I suoi interessi riguardano
prevalentemente la psicopatologia del linguaggio e, più in generale, la
relazione tra linguaggio, evoluzione e cognizione umana. Consegue la
laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia a
Catania con una tesi dal titolo “I
presupposti ideologici della teoria della storia linguistica di B. Terracini,” sotto
la guida di Piparo. Vince il concorso
libero per ricercatore e svolge la
carica presso l'Istituto di Filosofia della Facoltà di Magistero dell'Messina.
Diventa professore associato di filosofia del linguaggio nella Facoltà di
Magistero di Messina. Vince la procedura di valutazione per l'ordinariato-- è direttore del Dipartimento di Scienze
cognitive e della formazione della Facoltà di Scienze della Formazione e preside
presso la stessa Facoltà. -- è coordinatore del Collegio di Dottorato in
Scienze cognitive dell'Messina. Aree di ricerca Psicopatologia del
linguaggio. L'ipotesi di base per l'analisi del linguaggio psicopatologico
parte da un confronto sistematico tra il linguaggio psicotico nelle sue due
declinazioni più significativequella schizofrenica e quella paranoica con il
linguaggio tipico delle patologie cerebrali e con quello caratteristico dei
soggetti normali. La tesi di Pennisi è che i soggetti psicotici, a differenza
di quelli con deficit cerebrali, non mostrino difficoltà visibili dal punto di
vista dell’articolazione fonica, della proprietà lessicale o della capacità
sintattica e semantica, ma che invece la cifra elettiva del loro linguaggio
consista in un depauperamento della complessità dei significati. Questo
impoverimento della dimensione della complessità si manifesta nella
schizofrenia con un linguaggio privato e pragmaticamente inadeguato, e nella
paranoia con un unico tema delirante che riassume e congela tutto il destino
del soggetto. La psicopatologia del linguaggio rappresenta inoltre una delle
sfide più difficili per le scienze cognitive, in quanto le psicosi, tra tutte
la schizofrenia, sembrano a tutt’oggi resistere ad ogni tentativo di
spiegazione neuroscientifica. Nella sua impostazionei, il linguaggio può essere
considerato una forma di tecnologia corporea. Il linguaggio è, in particolare,
la tecnologia specie-specifica di Homo sapiens che ne ha caratterizzato
l'adattamento a tal punto da rischiare di minacciarne l'esistenza. La
cognitività linguistica del Sapiens, infatti, modificando profondamente le
regole stesse dell'evoluzione biologica se da un lato ci ha consentito di
essere i dominatori naturali dell'intero pianeta, dall'altro è "ciò che
beffardamente ci avvicina alla fine, il messaggero della nostra imminente
estinzione. In continuità con le tesi sul linguaggio, propone un nuovo concetto
di bio-politica, in antitesi con il concetto sviluppato da Foucault. In
particolare, propone di investigare i fenomeni sociali e politici mediante la
comprensione delle dinamiche naturali che li sottendono. L'errore di Platone è,
nel sistema di idee proposto da Pennisi, l'idea di poter ingegnerizzare la
società e di poterme controllare ogni possibile esito. Ancora una volta, tale
illusione è data dal linguaggio e dalla razionalità linguistica che contraddistingue
Homo sapiens. Accadimenti come le crisi economicheal pari di altri fenomeni
socio-politicipossono essere compresi solo se si indagano i fenomeni naturali
che ne stabiliscono le dinamiche, come ad esempio i flussi migratori e la riproduzione. Altre
opere: “L'errore di Platone – biopolitca, linguaggio, e diritti civile in tempo
di crisi” (Bologna, Mulino); “Il prezzo del linguaggio” (Bologna, Mulino); “L’isola
timida: Forme di vita nella Sicilia che cambia” (Roma, Squilibri); “Le scienze cognitive
del linguaggio” (Bologna, Mulino); “Scienze cognitive e patologie del
linguaggio” (Bologna, Mulino); “Segni di luce” (Mannelli, Rubbettino). “Psicopatologia
del linguaggio: storia, analisi, filosofie della mente” (Roma, Carocci); “Le
lingue utole: le patologie del linguaggio fra teoria e storia” (Roma, Nuova
Italia Scientifica); "La tecnologia del linguaggio tra passato e presente,
in Blityri, Pisa, ETS, Telmo Pievani,
Linguaggio, proprio tu, ci tradirai. R. Eugeni, Per una biopolitica a-moderna. Il
pensiero del potere in S. Kubricke oltre, in Le ragioni della natura” (Messina,
Corisco, Franco Lo Piparo Tullio De Mauro Umberto Eco.Dip. Scienze cognitive,
psic., ped. (unime), su unime. Pennisi. Keywords: filosofia dell’isola,
filosofia della sicilia, filosofia siciliana, cariddi, capo peloro. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pennisi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739554110/in/datetaken/
Grice e Pera – il ragionere -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Lucca).
Filosofo. Important Italian
philosopher. Si diploma in ragioneria
all'Istituto "F. Carrara" di Lucca. Studia a Pisa sotto Barone. Insegna
a Pisa. Convinto che le libertà civile si e riconduce alla dignità intrinseca
della persona umana, che permane quale che sia la verità delle convinzioni di
ciascuno, rileva come sia sbagliato fare del relativismo elitario il fondamento
della società. Questa sorge grazie a quel terreno fertile rappresentato dal principio
della tolleranza Un saggio filosofico di
rilievo riguarda il metodo scientifico e l'induzione. Dedicato nell’”Espresso” ai
filosofi che avevano tentato di confutare Marx, il primo e Popper. Ulteriori
studi furono dedicati alle teorie sui metodi di ricerca di Hume e ai metodi
induttivi e scientifici. Saggi "Hume, Kant e l'induzione". Sviluppa
ricerche sui primi studi di elettricità compiuti nel settecento da Volta e da
Galvani. Analizza in dettaglio il rapporto tra scienza e filosofia, in
particolare nel rinascimento volgare italiano (Galilei, Telesio). La metafora
delle palafitte (anche usata da Vitters): come le palafitte dell'uomo
preistorico, la filosofia (in particolare la teoria della relatività e la
fisica atomica) non si fonda su una base solida come la roccia, ma e soggetta a
modifiche e revisioni, a seguito della scoperta di nuove particelle, di nuovi
fenomeni, o di nuove leggi fisiche che in parte modificano quelle precedenti
della fisica classica. C’e progresso in filosofia. Non poggerebbe su un fondamento
immutabile, ma su un principio che puo essere oggetto di ulteriori analisi ed
approfondimenti.. La filosofia ha validità limitata a un determinato contesto –
e. g. Oxford. Secondo questo orientamento il griceianismo e modificabile. Fra
le revisioni di sistemi scientifici studiate da lui vi è la rivoluzione di
Telesio e Galilei che reca obsoleto il geo-centrismo. Sono poi analizzate le
teorie elettromagnetiche, a partire dalle prime formulazioni empiriche di Volta
e Galvani. Pera analizza il progresso della filosofia in relazione a quella del
metodo, basato su procedimenti razionali ed induttivi. Altri saggi: "Induzione,
scandalo dell'empirismo", i "La scoperta scientifica: congetture
selvagge o argomentazioni induttive?",
"È scientifico il marxismo?", “Il canone del razionale” Craxi.
Lei mette in discussione i fondamenti stessi dello stato di diritto, la
rivoluzione ha regole ferree e tempi stretti. Quei politici che, come Craxi,
attaccano i magistrati di Milano, mostrano di non capire la sostanza grave,
epocale, del fenomeno. Si occupa soprattutto dei problemi della Giustizia in
Italia. La democrazia è quel regime di governo che permette a chi si oppone di
sostituire pacificamente chi prende le decisioni a nome della maggioranza. Lo istrumento
della democrazia non è soltanto il voto, ma l'argomentazione, il discorso, il
confronto. Per sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e
criticare. Allo stesso modo per governare occorre argomentare e convincere. Partecipa
anche ad alcuni temi di politica locale, in particolare in Toscana e a Lucca.
vivere “velut si Deus daretur”. "Se Dio esiste, ci sono limiti morali alle
mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via. Il denominatore
comune e il rinascimento e l’'illuminismo. Il concettio di eguaglianza fra gl’italiani
i e di solidarietà sociale, che sono oggi alla base della costituzione dellea nazione
italiana. È lo stesso soffio del vento di Monaco nel 1938. Defende nostra
autonomia individuale, che è la condizione su cui dobbiamo sempre vigilare (da
ciò il nostro liberalismo)”.
Altre opere: “Apologia
del metodo” (Pisa, Scientifica); “La scienza su palafitte” (Roma, Laterza); “Induzione”
(Bologna, Mulino); “Il razionale e l’irrazionale nella scienza” (Milano,
Saggiatore); “La rana ambigua. La controversia sull'elettricità animale tra
Galvani e Volta” (Torino, Einaudi)’ “Scienza e retorica” (Roma, Laterza); “Persuasione”
(Milano, Guerini); “Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo” (Milano,
Mondadori); “Il libero e il laico” (Siena, Cantagalli); “Etica liberale” (Milano,
Mondadori); “Il liberalismo di Pannunzio” (Torino, Centro Pannunzio). La
scienza non poggia su un solido strato di roccia. L'ardita struttura delle sue
teorie si eleva, per così dire sopra una palude. È come un edificio costruito
su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall'alto giù nella palude: ma
non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai
nostri tentativi di conficcare le palafitte più a fondo non significa che
abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo
soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza
stabili da sorreggere la struttura. “Il mio e un relativismo elitario” Marcello
Pera. Pera. Keywords: implicature, relativismo elitario, implicatura elitaria,
ragione, filosofo come ragionere, le radici romana del ragionere, ratio,
ragionere, l’assenza del concetto di ratio nella lingua greca, la ‘ratio’ di
Pitagora, la ‘ratio’ della scuola di Crotone. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pera," per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685518838/in/photolist-2mPQGvz-2mPMaQM-2mPtnaL-2mPszkp-2mPpwbZ-2mN8Hgb-2mN8ym7-2mLP4Rj-2mPCgo1-2mKG3XG-2mKCrta-2mPpskp-2mPvmTf-2mKjsJY-2mKgN49-2mPHbXQ-2mKbok1-2mJq2uE-E4u3XA-Bq5Mgn-nTXjQ9-obihzh-oddDmK-obniwY-oddCEe-oddKsc-ob9cLV-nTWNqo-obnngm-nTXn7o-obrAi8-nTXmLo-oddxmi-obnk8d-obrGZK-obrLsr-nTYe3e-obrG22-nTXgE1-nTXiX7-nTYdn6
Grice e Peregalli – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo. I luoghi e la polvere
Incipit All'inizio della Genesi il serpente convince Eva a mangiare con Adamo
il frutto dell'albero della conoscenza. Così i loro occhi si apriranno e
vedranno per la prima volta la loro nudità. Comincia in questo modo la storia
della conoscenza e del desiderio. Vedere, desiderare e infine morire. Il tempo,
il suo scorrere nelle nostre vene, diventa dominante. Lo splendore
dell'attimo, la sua rivelazione abbagliante, ne sancisce la caducità. Il tempo
corrode la vita e la esalta. Insieme alla conoscenza e al desiderio nasce anche
l'amore per la fragilità dell'esistenza. Le cose si rovinano. Citazioni
Se si vuole vedere, o meglio, se nel destino è scritto che si veda a tutti i
costi, se si vuole desiderare, se si vuole conoscere (così si capisce quanto
poco la conoscenza abbia a che fare con principi puramente razionali), si deve
diventare mortali. Gli dei sono indifferenti. Per gli uomini inizia così la
differenza. Finché non conosci, finché non mangi il frutto dall'albero della
conoscenza, sarai eterno. Non saprai cosa sono il bene e il male, il desiderio,
l'attrazione dei corpi, la morte. Il tempo è la nostra carne. Siamo fatti di
tempo. Siamo il tempo. È una curva inesorabile che condiziona ogni gesto della
nostra vita, compresa la morte. La superficie di qualunque "cosa",
sia essa un oggetto o un luogo, è intaccata dal tempo, riposa nel tempo. Viene
corrosa, sporcata, impolverata in ogni istante. Sono la sua caducità e la sua
fragilità che la fanno vivere nel trascorrere delle ore, dei giorni, degli
anni. L'eternità è un miraggio, e non è la salvezza. Stare in casa significa
poter assaporare il piacere di sapere che fuori c'è un paesaggio meraviglioso
e, quando vuoi, apri la porta o la finestra e lo guardi. Deve esserci lo sforzo
del gesto. Il desiderio va centellinato, perché sia più profondo. Il bianco è
il profumo dei colori. Il bianco, ancora più del nero, laddove usato nella sua
purezza, è uno dei colori più difficili che esistano, e meno imparziali. Usato
in quantità massicce la sua forza ci si ritorce contro. Diventa indifferente
solo in apparenza. In realtà l'indifferenza non esiste. Nulla è indifferente. È
un abbaglio, un alibi. Equivale all'apatia. I vetri, il bianco sono materia,
colore, carne, vita. L'ombra, come la polvere, è il nostro fondo nascosto. La
si vuole cancellare. Deve essere un eterno meriggio. Così si elimina la
"carnalità del luogo", il suo erotismo sottile, la sua terrestre
caducità. Purtroppo in estetica la dittatura di un elemento è identica alla sua
democratizzazione. Il livellamento dei luoghi conduce alla dittatura della luce
e viceversa. Tutto diventa uguale nell'indifferenza. Di fronte all'ottusa
sicumera che ci avvolge esiste un tempo altro che non possiamo controllare,
dirigere, comandare e che può aprire nuove prospettive, trovando sentieri
tortuosi, o spesso non tracciati. Nelle sacche dell'errore (che è un erramento)
può ancora trovarsi un cammino. Il passato è stato messo in una teca,
sigillato, perché non nuoccia. Lo si può venerare, ma lo si teme. E comunque
non deve essere imitato. Gli antichi, invece, in ogni momento hanno sempre
guardato indietro. Da lì traevano ispirazione. Cancellavano per ricreare. Credo
che in quest'epoca falsamente luccicante e rassicurante, che vuole esorcizzare la
morte e la fragilità della vita a ogni passo, e dove colori sgargianti,
superfici nitide e sorde, luci accecanti circondano il nostro vivere, un
sentiero possibile sia quello di cercare negli interstizi delle cose prodotte
dall'uomo una crepa, una rovina che ne certifichi la fondatezza. In un mondo
che teorizza le guerre "intelligenti" e gli obiettivi
"mirati" la barbarie non è costituita dalle distruzioni, ma dalle
costruzioni. Il decadimento fa parte dell'essere. Tutto decade, crolla, si
disfa. Ma questo decadimento è un frammento di noi. Il concetto di
incontaminato è fondamentalmente falso. Tutto è contaminato dal tempo e
dall'uomo. Nell'attimo stesso in cui mettere le sue radici in un luogo lascia
un segno e l'incanto si sbriciola. Esistono nelle città, nei paesi, nelle
campagne, "rovine semplici"...Cascine abbandonate, un muro senza
aperture, uno spiazzo solitario con una fabbrica dismessa, una vecchia
ciminiera diroccata, una strada che non finisce, chiese, mausolei, tumuli
lasciati al loro destino, attraversati dal tempo. Luoghi che apparentemente non
dicono nulla di più della loro solitudine e del loro abbandono e in cui il
motivo delle loro condizioni non si legge più tra le pieghe dell'architettura.
Le ferite, se mai ci sono state, non mostrano la loro origine. Troviamo queste
rovine dappertutto nel mondo, sparse tra le nuove costruzioni, o isolate e
lontane. Quello che colpisce è la tranquillità, la pacatezza. Non servono più a
nulla, non possono essere sfruttate, manipolate. Possono solo essere cancellate
da una ruspa. Questa fragilità è la loro forza. Ci affascinano perché ci
somigliano. Somigliano al nostro essere caduchi, alla nostra mortalità, alla
sete dei nostri attimi di felicità. Nel mondo c'è un'ansia di eternità. L'idea
che tutto debba tornare a risplendere com'era. È un'epoca, questa, in cui da
una parte si desidera l'infinito e dall'altra ci si spaventa per la fragilità
delle persone e dei luoghi. Pensare che un luogo possa cristallizzarsi in
un'eternità senza tempo è una chimera che denota, mascherato di umiltà, un
senso di presunzione infinito. La nostra vita è la nostra memoria. Attraverso
il passato guardiamo il futuro. Se lo distruggiamo e lo ricostruiamo in modo
fittizio non resterà più niente. La bellezza di un oggetto deriva in buona
misura dalla sua patina. Più che la frattura tra antico e moderno, ciò che dà
consistenza alla nostra vita e la rende accettabile è la patina del tempo. La
certezza che le cose e i luoghi deperiscono serenamente. È questa una
"decrescita" estetica, un principio che vede nella caducità la
traccia della loro bellezza. Una volta le cose erano fatte per durare ed erano
caduche. Quindi veniva calcolata la loro deperibilità per farle diventare
sempre più belle. Oggi le cose si producono per essere effimere, e al tempo
stesso si proteggono con vernici e altre sostanze, perché sembrino eterne. Una
città per avere un'anima non deve essere perfettamente pulita. Devono rimanere
le tracce di quello che accade. Così i resti della nostra vita possono
affiorare, come i ricordi dagli angoli delle strade, dai cespugli, dai muri. La
materia di cui sono fatte le cose deve plasmarsi sull'aria che si respira, deve
ricevere l'ombra. La durata delle cose nel tempo non si può comperare. Il corpo
va amato per quello che è. La sua fossilizzazione, invece, rischia di tradirne
l'essenza, la cui forza è la caducità. Il motivo per cui ci attrae, ci eccita,
ci tiene con il fiato sospeso in tutti i suoi anfratti più segreti, il suo
odore, la sua superficie, il suo colore, è la sua consistenza che muta negli
anni e si adatta a noi e al mondo. Parole come design e lifting hanno un suono
sinistro. Dicono lo stesso. La plastificazione degli oggetti e dei corpi, il
loro luccicare senza vita, come i pesci lasciati a morire sulla riva. Tracciamo
un mondo che dovremmo indossare come una muta per aderirvi perfettamente e in
cui però i nostri movimenti diventano falsi e rallentati, chiusi in un cofano
che toglie il respiro. Corpi rimodellati che abitano e usano luoghi altrettanto
rimodellati. Il museo deve introdurre la gente in un mondo speciale, in cui le
opere dei morti dialogano con gli sguardi dei vivi, in un confronto duraturo e
fecondo. I musei, che sorgono sempre più numerosi in quest'epoca, sono divenuti
edifici-scultura. Vengono chiamati a progettarli gli architetti più accreditati
del momento, che inventano dei mausolei per la loro gloria, prima ancora di
sapere a cosa serviranno. In essi la gente non va tanto a vedere le esposizioni
o le opere presentate quanto i monumenti stessi. Gli allestimenti museali sono
un riassunto e uno specchio drammatico dell'epoca in cui viviamo. I vetri
antiproiettile, l'illuminazione da stadio o catacombale, i colori sordi e
luccicanti dei muri, il gigantismo insensato, le ricostruzioni senz'anima. Via
la polvere, via la patina, via l'ombra, via la carne di cui siamo fatti. Tutto
è asettico. Cancellando la mortalità della vita, il luogo diventa eternamente
morto. L'arte è mimesi della natura. La mima, la reinventa, la accompagna
fedelmente nel cammino del tempo. Non c'era contrasto e nemmeno violenza.
L'abitare sulla terra era una convivenza armonica in cui l'uomo beneficiava
della natura, e questa traeva profitto e bellezza dalla presenza dei disegni
dell'uomo. Così nascevano i luoghi. L'occhio che guarda questi luoghi, luoghi
diroccati e abbandonati, immagina il loro passato, sente attraverso la pelle
consumata dal tempo l'anima che li avvolge. La patina, come la polvere, si
deposita sulle cose. Dà loro vita. Le inserisce nel tempo. Un tavolo, una
sedia, un bicchiere parlano del passato, delle mani che li hanno toccati,
attraverso la pelle del tempo che li avvolge a poco a poco. Le tracce del
passato si leggono tra le crepe dei muri, oltre l'umidità della pioggia e il
calore riarso del sole. Roberto
Peregalli, “I luoghi e la polvere,” Bompiani. Roberto Peregalli. Peregalli.
Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Peregalli” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738894063/in/datetaken/
Grice e Perniola – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Asti). Filosofo. Studia la filosofia del metaromanzo a Torino sotto Pareyson. Incontra
Vattimo ed Eco, che si è fatto tutti gli studiosi di spicco della scuola di
Pareyson. Cllegato alla all'avanguardia dei situazionisti. Insegna a Salerno e Roma.
Collabora a agaragar, Clinamen, Estetica
Notizie. Fondato Agalma. Rivista di Studi Culturali e di Estetica.L'ampiezza,
l'intuizione e molti-affrontato i contributi della sua filosofia gli ha fatto
guadagnare la reputazione di essere una delle figure più importanti del
panorama filosofico contemporaneo. Pubblica “Miracoli e traumi della Comunicazione”. Le sue attività ad ampio raggio
coinvolti formulare teorie filosofiche innovative, filosofare, l'estetica di
insegnamento, e conferenze. Si
concentra sulla filosofia del romanzo e la teoria della letteratura. Nel suo
primo saggio principale, Il metaromanzo, sostiene che il romanzo da Henry James
a Samuel Beckett ha un carattere auto-referenziale. Inoltre, si afferma che il
romanzo è soltanto su se stesso. Il suo obiettivo e quello di dimostrare la
dignità filosofica del meta-romanzo e cercare di recuperare un grave
espressione culturale. Montale gli loda per questa critica originale del
romanzo come genere filosofico. Però, non solo hanno un'anima accademica ma
anche una anima anti-accademica.. Quest'ultima è esemplificato dalla sua
attenzione all’espressioni alternativa e trasgressiva. Un saggio importante
appartenente a questa parte anti-accademico è “L'alienazione artistica”, in cui
attinge la filosofia marxista. Sostiene che l'alienazione non è un fallimento
di arte, ma piuttosto una condizione dell'esistenza stessa dell'arte come
categoria distintiva dell'attività umana. I situazionisti (Castelvecchi, Roma)
esemplifica il suo interesse per l'avanguardia. Dà conto dei situazionisti e
post-situazionisti nel quale è stato personalmente coinvolto. Ha videnzia anche
le caratteristiche contrastanti dei membri del movimento. In “Agaragar” continua
la critica post-situazionista della società capitalistica e della borghesia. Saggio
sul negativo” (Milano: Feltrinelli). – cf. Grice, “Negation and privation”. Il
negativo qui è concepito come il motore della storia. Post-strutturalismo.
Offre alcuni dei suoi contributi più penetranti alla filosofia. In Dopo Heidegger.
Filosofia e organizzazioni culturali sulla base di Heidegger e Gramsci,
include un discorso teorico sulla organizzazione sociale. Sostiene la
possibilità di stabilire un rapporto tra cultura e società nella civiltà. Come
l'ex interrelazioni tra la metafisica e la chiesa, la dialettica e lo stato, la
scienza e professione sono state decostruito, la filosofia e la cultura
rappresentano un modo per superare il nichilismo e il populismo che
caratterizzano la società. Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo
contiene sezioni sulla Società dei simulacri e Transiti. Venite si va Dallo
Stesso allo Stesso (Transiti. Come andare dalla stessa per lo stesso). Teoria
dei simulacri si occupa con la logica della seduzione. Anche se la seduzione è
vuoto, è comunque radicata in un contesto storico concreto. Simulazione,
tuttavia, fornisce immagini che sono valutati come tali indipendentemente da
quello che effettivamente implicano riferiscono. Una immagine e una simulazione
in che seducono e ancora fuori loro vuoto ha un effetto. Illustra il ruolo
di tale immagine in una vasta gamma di contesti culturali, estetiche e sociali.
La nozione di transito sembra essere più adatto per catturare l’aspetto culturali
della tecnologia che altera la societa..Transit di oggivale a dire che vanno “dallo
stesso allo stesso” evita di cadere nella contrapposizione della dialettica che
avrebbe precipitare pensare nella mistificazione della metafisica”. Postumano
include altri territori nella sua ricerca filosofica. In Del Sentire -- indaga un
modo di sentire che non ha nulla a che vedere con i precedenti che hanno
caratterizzato l'estetica. Sostiene che sensologia ha assunto. Ciò richiede un
universo emozionale im-personale, caratterizzato da un’esperienza anonima, in
cui tutto si rende come già sentito. L'alternativa è quella di tornare indietro
al mondo classico e, in particolare, all’antica Roma. In “Il sex appeal
dell'inorganico”, riunisce la filosofia e la sessualità. La nostra sensibilità
trasforma il rapporto tra una cosa e gl’esseri umani. Sex si estende oltre
l'atto e i corpo. Un tipo organico di sessualità viene sostituita da una
sessualità neutra, in-organica, arti-ficiale, indifferente alla bellezza o
forma. Esplora il ruolo dell'eros, il desiderio e la sessualità nell’esperienza
estetica e l'impatto della tecnologia. La sua è una linea che apre prospettive
sulla nostra realtà contemporanea. La caratteristica più sorprendente è la sua
di coniugare una rigorosa re-interpretazione della tradizione filosofica con
una meditazione sul “sexy”. Si rivolge aspetti perturbanti come rapporto
sessuale senza orgasmo, apice o qualsiasi rilascio della tensione. Si occupa dell’orifizio
e l’organio, e la forma di auto-abbandono che vanno contro un modello comune di
reciprocità erotica. Tuttavia, attingendo alla tradizione critica trascendentale,
sostiene anche che ogni coniuge e una cosa, perché in costanza di matrimonio
ogni affida il suo la sua intera persona all'altra al fine di acquisire un
diritto pieno su tutta la persona dell'altro. In “L'arte e la sua ombra” popone un'interpretazione
alternativa dell'ombra che ha una lunga storia nella filosofia. Nell'analisi
dell'arte e del cinema, esplora come l'artisti sopravviveno nonostante la comunicazione
di massa e la riproduzione. Il senso dell'arte è da ricercarsi in ombra creato,
che è stato lasciato fuori dallo stabilimento arte, comunicazione di
massa, mercato e mass media. La sua filosofia copre anche la storia di estetica
e teoria estetica. Pubblica “Enigmi -- Il momento Egizio Nella Società e
nell'arte” in cui analizza l’altra forma di sensibilità che si svolgono tra gl’uomini
e le cose. La nostra società vivendo un “momento egizio”, caratterizzato da un
processo di rei-ficazione. Come il prodotto di alta tecnologia assume sempre una
proprietà organica, gl’uomini si trasformano in cosi, nel senso che si vedeno deliberatamente
come oggetti sessuali. In L'estetica del Novecento fornisce un resoconto
originale e la critica alle principali teorie estetiche caratterizzato il
secolo precedente. Traccia le tendenze basate sulla vita, la forma, la
conoscenza, l’azione, il sentimento e la cultura. In Del Sentire cattolico. La
forma culturale di Una religione universale la sensazione di Cattolica. La
forma culturale di una religione universale), sottolinea l'identità culturale
del cattolico (kath’holou”), piuttosto che il suo uno moralitstico e dogmatico.
Propone il cattolico senza l'orto-dosso e una fede senza dogma che consente il
cattolico ad essere percepito come un senso universale di sentimento culturale.
“Strategie del bello: estetica italiana” analizza le principali teorie
estetiche che ritraggono le trasformazioni avvenute in Italia. Mette in luce il
rapporto tra i tratti storici, politici e antropologici radicati nella società
italiana e il discorso critico sorto intorno a loro. La conoscenza e la cultura
sono concessa una posizione privilegiata nella nostra società, e dovrebbero
sfidare l'arroganza degli stabilimento, l'insolenza degli editore, la volgarità
dei mass media, e il roguery plutocratico. La filosofia dei media. La sua
ampia gamma di interessi teorici
includono la filosofia dei media. In “Contro la Comunicazione” analizza
l’origine, il meccanismo, la dinamica della comunicazione e suo effetto degenerative.
“Miracoli e traumi della comunicazione” si occupa dell’effetto inquietante
della comunicazione concentrandosi sull’evento generative: una rivolta degli
studenti, la rivoluzione iraniana, la caduta del muro di Berlino, World Trade
Center attacco. Ognuno di questi episodi sono tutti trattati con sullo sfondo
dell’effetto miracoloso e traumatico in cui la comunicazione offusca la
differenze tra il reale e impossibile, cultura alta e cultura di massa, il
declino delle professione, il successo del populismo, il ruolo della dipendenza,
le ripercussioni di internet sulla cultura di oggi e la società, e, ultimo ma
non meno importante, il ruolo della valutazione in cui porno star sembrano aver
raggiunto i più alti ranghi del chi è chi grafici. In finzione, e l'autore del
romanzo Tiresia, che si ispira all'antico mito greco del profeta Tiresia, che è
stato trasformato in una donna. Altra narrativa è del Terrorismo Come una delle
belle arti (al terrorismo come una delle Belle Arti. Saggi: “Il meta-romanzo” ( Milano, Silva); “Tiresia,
Milano, Silva); “L'alienazione artistica” (Milano, Mursia); “Bataille e il
negativo, Milano, Feltrinelli); “Philosophia sexualis” (Verona, Ombre Corte); “La
Società dei simulacra” Bologna, Cappelli); “DOPO Heidegger. Filosofia e organizzazione
della cultura” (Milano, Feltrinelli, Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso”
(Bologna, Cappelli); “Estetica e politica” (Venezia, Cluva); “Enigmi. Il
momento Egizio Nella Società e nell'arte” (Genova, Costa & Nolan); “Del
Sentire, Torino, Einaudi); “Più che sacro, Più che profane” (Milano, Mimesis);
“Il sex appeal dell'inorganico” (Torino, Einaudi); “L'estetica del Novecento,
Bologna, Il Mulino); “Disgusti. Nuove Tendenze estetiche” (Milano, Costa); “I
situazionisti” (Roma, Castelvecchi); “L'arte e la SUA ombra” (Torino, Einaudi);
“Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale,
Bologna, Mulino, “Contro la Comunicazione” – Grice: “This poses a stupid
puzzle, alla Sextus Empiricus, how can you argue against communication without
communicating? But Perniola is using ‘comunicazione’ the way Italian
philosophers use it: pompously! And with that I agree! ” -- Torino, Einaudi, Miracoli
e traumi della Comunicazione, Torino, Einaudi, "Strategie Del Bello.
Quarant'anni di estetica italiana, Agalma. Rivista di studi culturali e di
estetica, Strategie Del Bello: estetica italiana” (Milano, Mimesis); “Estetica:
Una visione globale” (Bologna); La Società dei simulacra” (Milano, Mimesis, Berlusconi
o il '68 Realizzato” (Milano, Mimesis,. Estetica e politica. Nuova Edizione, Milano,
Mimesis); “Da Berlusconi a Monti. Imperfetti Disaccordi, Milano, Mimesis); “.L'avventura
situazionista. Storia critica dell'ultima avanguardia” (Milano, Mimesis); “L'arte
espansa” (Torino, Einaudi); Del Terrorismo Come una delle belle arti, Milano,
Mimesis, “Estetica Italiana Contemporanea, Milano, Bompiani,“Pensare rituale”;
“La sessualità, la morte, Mondo, l'umanità “Estetica: Verso una teoria di sentimento”“Di
volta in volta”, “La differenza del
Filosofica Cultura italiana”,“Logica della Seduzione”, “Stili di
post-politici”, differenziazione, “Venusiano Charme”, “decoro e abito da
sera”. G. Borradori, ed., Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana. “Tra abbigliamento e nudità”, Zona “Al di là di postmodernità”, Differentia “La
bellezza è come un fulmine”, Moderna
Museet, “Riflessioni critiche”, “Enigmi di temperamento italiano”, Differentia,.
“Primordiale Graffiti”, Differentia, “Urban, più di urbana”, Topographie, ed in
Strata, Helsinki, “Emozione”, Galleria d'Arte del Castello di Rivoli, Milano,
Charta, “Verso visiva filosofia”, la 6a
Settimana; “Burri ed Estetica”, Burri” (Milano, Electa); “Stile, narrativa e
post-storia” Tema celeste, europea, “Un estetico
del Grand Style: Guy Debord”, Sostanza, Arte tra il parassitismo e l'ammirazione”,
RES, “Sentire la differenza, Estetica,
Politica, Morte. “La svolta culturale e sentimento”
“il Ritual nel cattolicesimo”, Paragrana, Ripubblicato come “La svolta culturale nel
cattolicesimo”, il dialogo. Annuario della filosofica ermeneutica, Ragione, Strumenti
di devozione. Le pratiche e gli oggetti di Religiois Pietà; “Ricordando Derrida”, sostanza, “La
giustapposizione”, Rivista Europea.”, Celant, G., & Dennison, L.arte,
architettura, cinema, performance, fotografia e video, Milano, Skira, “Cultural
Turns in Estetica e Anti-Estetica”, Guarda anche Estetica Anti-art
Internazionale Situazionista simulacro cyberpunk fetish abbigliamento filosofia
italiana; La filosofia del sesso; filosofia occidentale; La sessualità, la morte, mondo -- è il più utile e punto di partenza per Perniola,
Fondazione desanctis Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale.
La sessualità, la morte, Mondo. E. Montale, “Entra in scena il metaromanzo”. Il
Corriere della Sera, Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading. Un
introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Bredin
"L'alienazione artistica" di Mario Perniola,Inverno Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading.
Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Con
//notbored.org/ debord a.html
I situazionisti, Roma, Castelvecchi, “ Pensare rituale. La sessualità, la
morte, Mondo “Pensare rituale. La
sessualità, la morte” (Mondo). Verdicchio in, pensiero rituale. La sessualità,
la morte, Mondo. Sulla influenza della nozione di simulacri vedere Robert
Burch. “Il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la
metafisica?”. Sentire la differenza, Extreme Beauty. Estetica, Politica, Morte.
Stati di emergenza. Le colture di Rivolta in Italia. Verso, Per ulteriori
interpretazioni del concetto di transito vedere Hayden White, "la
differenza italiana e la politica della cultura", Ricodifica. La filosofia
Nuova italiana. Catalogo Einaudi di Francoforte Fiera del Libro Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La
sessualità, la morte, Mondo. catalogo IAPL, Siracusa. La Teoria Pinocchio, Perniola, il sex appeal
del inorganica, Londra-New York, Continuum, Sulla ricezione della teoria di
Perniola in inglese vedi Steven Shaviro, “il sex appeal della inorganica”, La
Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/ Farris Wahbeh, Critica d'arte, Filosofie del desiderio nel mondo
contemporaneo”, in Filosofia Radical (Londra), Anna Camaiti Hostert sexy cose,//altx.com/ebr/ebr6/6cam.htm;
intervista tra Sergio Contardi e Mario
Perniola//psychomedia/jep/number3-4/contpern.htm Prefazione di Per
l'influenza di arte e la sua ombra vedere Farris Wahbeh, Recensione di “arte e
la sua ombra” e “il sex appeal della inorganica”, The Journal of Aesthetics e
Critica d'arte, Robert Sinnerbrink,
“Cinema e la sua ombra: di Mario Perniola arte e la sua ombra”, Filosofia Film,
film-philosophy /sinnerbrink.pdf Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La
sessualità, la morte, Mondo. Con una prefazione di Hugh J. Silverman, tradotto
da Massimo Verdicchio, Sulla ricezione di Enigmi. Il momento egiziana nella
società e Arte vedere; “Retorica
postmoderno ed Estetica” in “Postmodernismo", la Stanford Encyclopedia of
Philosophy, Edward N. Zalta (ed.),//plato.stanford.edu / voci / post modernismo “La svolta culturale del cattolicesimo”.
Laugerud, Henning, Skinnebach, L. Katrine. Gli strumenti di devozione. Le
pratiche e oggetti di pietà religiosa dal tardo Medioevo al 20 ° secolo. Aarhus
ulteriore lettura Giovanna Borradori, ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova
italiana, il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la
metafisica?, Nel sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte, New
York-London, Continuum, A. Carrera, revisione a Disgusti, in Canada Rassegna di
letteratura comparata, SFilosofie del desiderio nel mondo moderno, in stati di
emergenza: Culture di rivolta in Italia,la differenza italiana e la politica
della cultura, in Laurea Facoltà di Filosofia, Farris Wahbeh, Rassegna di Arte
e la sua ombra e il sex appeal della Inorganica, in The Journal of Aesthetics e
Critica d'arte, O' Brian, L'arte è sempre scivoloso, il valore dei valori
sospensione, in Neohelicon, Civiltà,
Dell'Arti Giorgio, M. Parrini, “Catalogo dei viventi italiani” (Notevoli,
Venezia); Marsilio Nils Roller, simulazione, una conversazione tra Sergio Contardi
e M. Perniola (//psychomedia/ jep/number3-4/contpern.htm ) Recensione di
“La sessualità, la morte, World” sirreadalot.org/religion/
religion/ritualR.htm ) Recensione di Sinnerbrink di “arte e la sua ombra”
/film-philosophy il rilascio Il corpo dell'immagine /italiaoggi.com.br/not12/
ital_ ed Estetica (//agalmaweb.org/ )
Blog su “Feeling Thing” (in italiano) (//cosachesente.splinder.com/ ). Mario
Perniola. Perniola Keywords: ‘seduzione’ ‘le strategie del bello’ ‘altre il
desiderio e il piacere’ sesso, sessuale, psychologia del sesso, Perniola’s
misuse of ‘sesso’, eros. -– Luigi Speranza, “Grice e Perniola” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737811182/in/datetaken/
Grice e Perone – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Torino). Filosofo. Grice: “While Perone can be a
pessimist, I think the party is NEVER over!” Grice: “I especially appreciate
two things in the philosophy of Perone: his emphasis on the the intersection
between modality and temporality: ‘the possible present’ – vis-à-vis memory – a
theme in my “Personal identity” and also the implicature: what is actual is
also possible” – AND his idea of an ‘interruption,’ which I take it to the
rational flow of conversation!” Speranza, “The feast of conversational reason,”
“The feast of reason and the bowl of soul” -- important Italian philosopher. Studia
a Torino sotto Pareyson. Studia la filosofia della liberta. Insegna a Roma e
Torino. Si dedica alla filosofia ermeneutica. La politica è l’invenzione
dell’ordine che con-tempera il „per me“ e il „per tutti”. Studia la morale
creativa, capace di forzare l’etica oltre se stessa, verso una normatività più inclusiva. la secolarizzazione; Una metafora ha ispirato
l'intero percorso di pensiero di Perone, quella della lotta di un uomo, Giacobbe,
con il divino, l'Angelo (Genesi). Nella notte del deserto, uno straniero
interrompe la sua solitudine e combatte con lui in una battaglia che non ha
vincitore. All’alba scopre di essere stato ferito dall'angelo. La ferita
significa anche la benedizione e un nuove nome: Giacobbe, che ha combattuto con
Dio e non è stato ucciso, d'ora innanzi si chiama “Israele”. Il
racconto è la cifra dell'estrema tensione che sussiste tra il finito e
l'infinito, tra il penultimo e l'ultimo, tra i singoli significati e il senso
complessivo. La filosofia ha un'obbligazione di
fedeltà al finito che la conduce a non rinnegare mai le condizioni storiche del
pensiero, ma anche a non rinunciare alla sua vocazione a trascenderle con
l'ascolto del non immediato, il lavoro e la fatica. Riconosciuto il moderno come
condizione, il pensiero non può illudersi di potersi semplicemente installare
nell'essere o nel senso, come se tra finito e infinito non si fosse consumata
una cesura. E tuttavia, ugualmente inopportuno e un
appiattimento sui semplici significati storici, dimentico dell'appello
dell'essere. La necessaria protezione del finito
(peiron) (protezione del finito anche nei confronti dell'essere, che in qualche
modo va sfidato, perché è coi forti che è necessario essere forti) non significare l'eliminazione di nessuno dei due
contendenti. Sulla soglia tra finite
(peiron) e infinito (a-peiron), tra storia e ontologia, si realizza una
mediazione, che non implica il superamento della distanza, ma la sua
conservazione. Al fine di preservare la doppia eccedenza del finito (peiron) sull'infinito
(a-peiron) e di questo su quello, è sbagliato cancellare la distanza tra essi,
sia trasformandola in identità alla Velia, sia indebolendola fino a un punto
d'in-differenza. Così, è vero, per esempio, che la memoria non conserva
che questo o quello frammento, né può pretendere di ricordare direttamente
l'intero (la totalita – cf. Grice ‘total temporary state’). Ma è altrettanto vero che questo o quello frammento
non va abbandonato a una deriva nichilistica, perché nel frammento – che la
memoria ricorda – non è un semplice istante, ma appunto l'essenziale (di una
vita, di una storia…) a dover essere ricordato. La filosofia resta ossessionata
dal tutto (cf. Grice’s ‘total temporary state’), ma questo tutto non ha
l'estensione della totalità, ma l'intensione di un frammento in cui ne va dell'intero,
il totto. Peiron ed apeiron, Modernità e memoria, Storia e ontologia: si tratta
di *dire* sempre insieme due cose, due poli opposti, secondo una dialettica
dell'et-et, dell'indugio e dell'anticipazione. Il finito, la parte (il soggetto, il
presente, il sentimento) e analizzato come una “soglia”, come un luogo che non puo
nemmeno essere vissuto senza la memoria dell'altro polo. Come nel caso di
Giacobbe/Israele, la ferita finite, parziale, e un luoo che porta la ferita
inferta loro dall’altro polo (l’infinito, il tutto) come una benedizione. Elabora
la filosofia ermeneuticamente, a partire da uno studio in profondità – spesso
svolto contro-corrente, Parte integrante
della sua ricerca filosofica è altresì un confronto continuo con Guardini. Opere:”Esperienza
divina” (Mursia, Milano); “Storia e ontologia” (Studium, Roma); “La totalità
interrotta” (Mursia, Milano); “La memoria”
(Sei, Torino); “La lotta dell’angelo e il demonio” (SEI, Torino); “Le passioni
del finite” (EDB, Bologna); “Il gusto per l’antico” (Rosenberg, Torino); “Nonostante i soggetti” (Rosenberg, Torino);
“Il presente possible” (Guida, Napoli); “Sentimento vero” (Napoli, Guida); “Sentimento”
(Cittadella, Assisi); ” “Umano e divino” (Queriniana, Brescia); “Il racconto
della filosofia. Breve storia della filosofia, Queriniana, Brescia); Un tema
che è diventato predominante nella produzione più recente è la riflessione
etico-politica. Tra le sue pubblicazioni sul tema si ricordano: “Lo sspazio
pubblico” (Mulino, Bologna); “Identità, differenza, conflitto” (Mimesis, Milano);
“Secolarizzare” (Mursia, Milano, Givone, I sentieri della filosofia, Torino. Una
cospicua parte della sua produzione di si concentra sul finite e sul rapporto
tra filosofia e narrazione. Anche il tempo e la memoria: “Il tempo della
memoria” Mursia, Milano); “Memoria, tempo e storia; Il tempo della memoria, Marietti,
Genova); “Il rischio del presente”; “L'acuto del presente: una poetica” (Orso,
Alessandria); “Ateismo”; “Futuro”; “Memoria, Passato, Pensiero, Presente,
Riflessione, Silenzio, Tempo. Ccurato
e introdotto presso Rosenberg la Scuola di Alta Formazione Filosofica: “Dialogo
con l'amore”; “Metafisica”; “Dare ragioni”; “Coscienza, linguaggio, società” “Un'antropologia
della modernità”; Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia
dell'Occidente,; Estraneo, straniero, straordinario. Saggi di fenomenologia responsive;
“Valori, società, religione”. Vii fa esplicito riferimento, tra l'altro, in
Modernità e Memoria, L'Angelo – cioè l'IN-finito, ma più in generale l'oggetto,
il mondo – non è un limite che i soggetti poneno a se stessi, ma una barriera
che loro è posta e che, dunque, non si lascia ultimamente inglobare dal soggetti,
per quanto potente loro siano. Ai limiti estremi dell’estensione e la ptenza, i
soggetti incontrano la resistenza testarda del mondo e misurano così la propria
im-potenza di in-finito. Questa lotta/scontro con la barriera lascia nei soggetti
una ferita che appartiene per sempre all'identità delle sue coscienze. L'Angelo
può quindi essere definito quella misteriosa ulteriorità contro cui il finito
urta Il tema della tensione tra cielo e terra è centrale. Come dimenticare che la
teologia è forse l'unica rama della filosofia che osato vedere nella tensione
tra l’uomo e il divino non una tentazione, ma un guadagno tanto per il cielo
quanto per la terra? E attiva
un'originalissima interpretazione del rapporto tra il segnato e il senso. Con ‘segnato’
intendo una cristallizzazione storica di una scelta determinata, avente in sé
una ragione sufficiente. Con ‘senso’ intendo una direzione capace di UNI-ficare
una MOLTE-plicità in sé dispersa fra il segnato S1, il segnato S2, … il segnato
Sn, in modo da costituir il segnato come un progetto e un'interpretazione della
realtà. La definizione del gusto per l’antico come tempo della cesura risale in
“La totalità interrotta”. Il tema è ripreso proprio in apertura di Modernità e
Memoria, dove individua nella modernità l'epoca della cesura. Il modern è
dunque chiamato a essere il tempo della memoria. La memoria è sempre memoria
della cesura. L’uso della categoria di ‘illuminismo
non simpatizza per quella interpretazione del moderno, dimentiche della
tensione. Semplicemente pone l'umano in luogo del divino come fonte di
legittimazione -- puntando tutto sul continuio, anziché sul dis-continuo della
storia. Per un approfondimento a tutto tondo del significato dell'ateismo, contro
l'essere, ciò che è forte, è lecito essere forti, perché la minaccia non lo
vince, ma lo lascia stagliarsi in tutta la sua maestà e incommensurabile
grandezza. Per una trattazione sistematica del concetto di "soglia”, che
svolge con particolare attenzione cfr. Il presente possibile, («Il presente come soglia»). Se una totalità è interrotta, non possiamo
ricordare se non frammenti, e quasi istantanee del tempo. Tuttavia, se la
memoria afferra brandelli e frammenti, è perché in essi vi legge il tutto,
perché li pensa capaci di dar *senso* e di riscattare, perché in essi vi scorge
l'essenziale. La memoria sa che non tutto può essere salvato. Ma osiamo credere
che nella memoria salvata vi possa essere un senso anche per ciò che è andato
perduto. Nel rivalutare la funzione dell'indugio osserva che perlopiù la
filosofia non ha seguito la strada dell'indugio e del rinvio, puntando invece
sulla funzione anticipative. Particolare rilievo riveste a questo proposito la
distinzione che traccia tra spazio pubblico e spazio comune. Individua anzi come rischio immanente della
democrazia» il ri-assorbimento dello spazio pubblico entro la semplice logica dello
spazio comune. Lo spazio pubblico si espone al rischio di un inglobamento nello
spazio comune. E. Guglielminetti, ed., Interruzioni. il melangolo, Genova. https://www.theologie.hu-berlin.de/de/guardini/mitarbeiter/li,
su theologie.hu-berlin.de.vips/ugo.perone, su sdaff.
http://www.lett.unipmn/docenti/perone/, su lett.unipmn oportet idealismo su
spaziofilosofico. http://www.spaziofilosofico/numero-05/2052/il-pudore/#more-2052,
su spaziofilosofico. Ugo Perone. Perone. Keywords: implicature, peiron/apeiron,
Velia, Grice on ‘other’; finito/infinito, Velia, Elea, I veliani, Guardini.
Total temporary state, Israele, etimologia, la ferita di Giaccobe dopo la lotta
coll’angelo, nella Vulgata. Israele, la lotta di Giacobbe e il angelo, la
ferita, Giacobbe zoppo, iconografia, controversia sull’etimologia di israele,
ei combatte, la tradizione di Velia, l’infinito di Velia – il continuo e il
discontinuo, l’infinito della scuola di Crotone, Cicerone, l’infinito di
Giordano Bruno. Infinitum, indefinititum, dal verbo, finire, finio in romano,
-- I due rappresentanti della scuola di Velia, Melisso, peras, pars. Guardini,
il sacro, il divino, I dei, uomo e dio, opposizione, -- la storia della
filosofia di Perone, il presente possible, la totalita interrota, I soggeti,
trascendentale e immanente. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Perone," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688092547/in/photolist-2mN8Hgb-2mN8ym7-2mKw3hq-2mKuZ8r-2mKgNbU
Grice e Persio –
implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Matera). Filosofo. Dei lincei. Figlio
di Altobello Persio, studia a Napoli. Conosce Telesio di cui diventa discepolo,
e scrive diverse saggi a difesa e chiarimento: “De naturalibus rebus” (Venezia,
Valgrisio). Pubblica il “Trattato dell'ingegno dell'uomo” (Venezia, Manuzio) in
cui riprendeva la teoria di Telesio di uno “spirito” come principio, movimento,
vita, e intelligenza. A Roma conosce
Campanella e Galilei e pubblica “Del bever caldo costumato dagl’antichi romani”
(Venezia, Ciotti) in cui riprende diverse idee già trattate in precedenza
riguardo allo spirito e ai consigli per la sua conservazione. Altri saggi: “Digestum vetus, seu Pandectarum iuris civilis:
commentarijs Accursii praecipua autem philosophicae illustrates cum pandectis
florentini” (Venezia, Franceschi); “Novarum
positionum in rethoricis dialecticis ethicis iure civili iure pontificio
physicis triduo habitae” (Venezia, Sambeni).
“De ratione recte philosophandi et de natura ignis et caloris” (Roma, Mascardo).
Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario di filosofia, Roma. la dialettica di
Telesio -- Campanella -- Gailei -- contro Cicerone -- contro Boezio
itiumdialecticum,ponitAristoteles. PRO POSITIONES DIALECTICA FACVLTATE. I Dialecticesarcis
magistros primos requiramus. Non Aristotelem profectò fuisse cenfendum est. Sedmultòantea,quunplurimosexstitiffe,mania
i teftantibus. Sed nereferasadtā antiquos:neges etiam, Pythagora eos
fuiffelogicos (quodtamen falsumn, indedeprehenditur, cùm mathematicisartibus; quae
fine Logice tractarinon possant. Ittaaccuratèftuduerint) Zeno tamen Eleates, ex
Platone et Laertio, inventor efficitur quod et ad Parmenidem nostrum I Dehip. Et
Plar. plac.li. gularisfuit, noninfophifticisde arte ipla contentionibus, Ledin explicarione
historiarum, incaricorum, Lucanum Galenus extendit. ClinomachusThurius; noftercóterraneusprimusdeaxio
DIALECTICIS IN METAPHORAM enumerar Aristoteles interuitia dialectica. Grammaticum
est et grammaticae syntaxeos uitium
festum est; uelcum Platone Prometheum, uelúci deorum interpretem
existimabimus, quem infacrislitteris Noeum
doctiexistimant;uelcumaliquotdoctis,Mofissacrú illumfacerdotisornatum
,&uestitumExhodiexpreffum. Itaque Logices exercitatio apud hebraeorum
liberostin et cpoëinatum compositione, inq.aenigmatum enodatione, doctis uiris at
matis seu enunciacis confcripsit fi Laërtiocredimus.quod fi berumeft, principiú
doctrinehuiusciphilofophodebeatur; quaodeindecranslarakc ab Arift.inlibrudeinterpretatione
Nonitaque Democritum Dialectices inventionis dispositioni SIGNARUM u tnec Protagora
nelenchorumjutex Plato rum et Peripateticorum sectae manarunt. Dialecticen igitur,
facultatem, seu virtutem bene differen ditenemus, hocest disputandi, disceptandi
ratiocinandi. Quotiesita querationeutimur, toties dialectico munere
diendiq.;ita Logicenhanc, essefacultatem, omniadisputan di,intelligendiq. Rectè
itaque Aristoteles, omnes IDIOTAS quod ammodo uti Dialectice, confirmauit.
Duplex itaquc; quinimmohaec, uel utiilius magistra, cólá tuitur; cùm omnis disciplinae
principium sit experientia, ob item ne patet; principem negare possumus. Quinneque
Platonem ipsum cum Socrate a Dialectice's perfectaecognitionesecludimus; de cuius
schola academico fungimur. Naturalis ergo logice facultas. Utenim visus et auditus
facultas est naturalis, videndi, au Standis, vel uti prudentia quaeda in
communi somnibusartifi cibus, quicum differunt, nonsuaquadam et propria, sedcom
muni dialecticorum facultate differunt. Si, ut ait Aristoteles, finisa
discipline ahabetur, quandoprac statur quod attisuiribu s continetur, dialectices
finis erit, be a ne differcre. Subiecum uerò dialectices ponimus res omnes. quoduel
Aristotele tefte confirinamus. Quid etiamfi. Nonens, subiectum dialectices ponamus
et iudicium. Quas Adrastus Simplicii testimonio,
peripateticus nobilissimus adprobauit, ad aures fuisse Aristotelis. A servatio et
inductio. dialectice itaque communisoinnibus rebus. Ratione tra: ut omnino quidlibet
seu verum seu falsum quid tractari, ac ratione disputari et explicari possit. Dialectices
uerò partes duas esse tenemus, inventionem, licet, necessarium, uerisimile, captiofumdari
potest; nonobid enunciate logice partim necessária, partim ueri similis, pártim
captiofa esse debet. Sedtota necessaria.
Genus illud verè esse dicimus, totum partibus essentiale. Unde hominem
genus esse Catonis et Ciceronis. Catonem verò et Ciceronem speciem esse hominis.
Cum uerò satiùs putemus; ueri et propria sermonis usum aiuris consultis et rei publicae
principibus, quàm a scholis in ertium philosophorum petere; meliùs quaeduo individua,
vulgò dicunt et unam speciem n, ili dua sspecies et unumge nus dixisse videri
debent. Sed fideridebunt consultos, non ridebunt Platonem ne que Aristotelem,
terse comparationes intelligi. Genus item et speciem adlocum de toto et partibu
srectè ablegamus. Categorias etianiad inventionem dialecticam sternere
uiam, melius eftut concludamus. Paronyma ad coniugatare uerti debere aestimamus.
Locum ad numeramus in subiectis et tempus inadiun rum referamus. Animi sensum,
aet intelligentiam, rerum similitudine mer itémq. Cicero e Quinctilianus.
Quamuis itaqueo pusali quod artishuius genuncia tum scia. Differentiam,quam
Porphyrius declarare adgrediebatur. Vel ad formam et causam vel ad comparatorum
locum et ad invenrionem rectiùs asfcriberem. Accidentium nominee e rectiùs facta
adiuncta et rerum in ctis. Quae verò cumaliquo conferantur, ad speciem opposito:
seu oluit Aristoteles. Quae verò sint in uoce, NOTAS ET SIGNA en forum mentis esse:
utea, quaescribuntur, eorum, quae fintin
Puocessensa ilaapudomnes eadem esse, SYMBOLA a et ligrisnon s cadem, deprehendamus. Quo sit ut dialectices
et grammatices lata differentia nis mentionem, sed syllogismi genesin et analysin, tribuster minis et PROPOSITIONIBUS conclusit et terminauit.non enim AD EXTERNUM SERMONEM dirigiuoluit,
sedadinternum. Aliquis homo currit. Aliquis homo non currit, nullum có
subalternae dicuntur. Multòiuftiore ratione collantur. Quiai: temeffe tenemus. Ex
causis itaque necessariis futurum necessarium, ex liberis liberum, ex physicis physicum
effecue syllogismis maximè necessariam putamus.
Quod & Graeci Aristotelis interprete sprofitentur, inventionem illam
Theophrasti et Eudemi propriam ess. Cui et Boethius desu omulta addidisse etiam,
teftatur; sedutrum o m átio absolute vera; sit etiam necessaria, camietfi IN
PARTIBUS SERMO consistere. Rectè igitu rin analyticis nnllam Aristoteles interpretatio
sunt ambae affirmantes vel ambae negantes. Quales sunt antecedentes causae, talem
euentusueritamur. Nos logicen compositorum enunciatorum et perse, et in 6.
niarectè, alias dictum. Datur igitur enunciatum, compositum, feu CONIUNCTUM, praeter
simplex. Quod multas sententias coniunctas habet. Cujus et sunt suae species, ar
COPULTATUM difiun&um, con nexum et elatum et cetera. Accamenin DISIUNCTIONE
illudtenemus, utomnis disiun paratim nulla fit neceffitasi. Nam difiunctioniş necessitate
penderee partiumnonucie ritate, sed dissentione, palàm est. contineatur, cùm illatotafitanimi,
eadémq .apudomnesgea tes. Haectota SYMBOLIC in voce. Logice itaque sine
SYMBOLIS INTERPRETATIONIS potestinani tradictionis nomen meretur. Homo albus est.
Homo non albus, tantundem. Omnis homo albus, (vidam hoino albus et contra. Quae
praenotionem duplicem esse dicimus, verborum alteram, dum concluderetur ab
antecedente, Quid fi hocidein dixerit Aristoteles. Rerum autem praecognitiones,
&anticipationesgenera fit. Definitiones,&
partitionesesteprincipiaomniumferèar, tium, uelindesumptasquasdammaximas. Principia
uerò non tantum priùs nota, sed esse notiora, ait, Aristoteles; immo verò ita clara,
ut contraria quoque inde rerum uerò alteram. Et uerborum illamdicimus, quaeinomnibusdefinitionis,
requiritur. Rerum verò, quae debet esse in definitione ad explicanberent. Immoeandem
determinismediis et extremis ut consta
hilexplicaret. Itaque syllogismi maior et minor hanc praenotionen habes &
universales esse, unde speciales illis comparatae ptotimus concipiantur et concludantur.
At ve rò id praecipuèin INFORMATIONE artis integra cuerifli mum esse putamus, ut
a generalibus ad specialia progresia unde modi per ee emanant. Et primum illum tenemus,
quando attributum eftinessen et definitiştotius et partium. Demonstrationis et demonstratii
omnísq. Explicationis et eiuste rminorum vocabuli somnino dum quod definitur in
distributione ad explieta dum quod distribuitur, in demonstratione et qua vis expositione
ad demonstrandum et ad exponendum quod quaeritur. Alioquini retesseresis
SIGNIFICATAS. Conclusio ergo, et problema, quod concluderetur, hang duplicem haberet
praecognitionem Non: acciperet aucem siant manifestissima. Cùm autem quaein scientia
sunt, per se finto portet, sit, cùm quid alicuiaderit vel simpliciter vel quod ämodoerit:
cia tiasubie et i, et ineius definitione ad hibetur. mus definitioni:
quoduelexempla Aristotelem .palàm faciunt. Accedit QUARTUS MODU. Perseinest quòd
causa sit certa et non fortuita generalis ergo hic modus per se, quotiessci
licetcaussaede suis effectibus dicuntur. PROPRIORUM ACCIDENTIUM eritne ullus. Tertius
hic enim inodus affections et accidentia cognata quod ammouo sensu, Aristotelis
contextum declaratum iri. Omnes itaque modos per se ab Aristotelem retinerit
enemus nec ab iici duos reliquos. Unde fit, ut consequentes artes antecedentibus
subalternae sint, ubi aliquid docent, superiorum decretis expli
tionisuelinueniendae,ueliudicandae. Omnem disciplinam fieri autper
demonstrationem , aut firmauit. Acperdefinitionem et distributionem,accuratiorem
sci entiamconfici,quàm perdemonstrationem, tenemus. Quare non sequitur ,Scio ex
causa', propterquamresest. quoniamilius estcausfa. Nec aliterhabere potest. ergo,
Scio steriorú, e Platone ferè sumptaess e quiuisanim aduerterepoterit. Plato
enim ad instituendasartes, definitionem et distri butionem proposuit. Syllogistica
e demonstrationis, qualem Aristoteles cominentus est, non meminit. Tunc enimartes
bene disputare, docere, demonstrare po secundus modus per se est primo contrarius.
Per se est quod est in essentia et definitione attribute qui inodus distribution
generis in species, aut differentias conuenit, ut pri 17 cabile. Ergo sic dialectice
omnes subalternaes intin genererat: per definitionem, concedimus quod et
Aristoteles rectè con per syllogisticam demonstrationem. De definitione uerò tam
multa, quae differuntur inlib.Po do complectitur. Atquopacto ex Aristotelis littera
Ex diffentaneo. Ideóq.no terit Son3 teritquis, cùm logicam inventioneimn
ipsarum natura, qua litatéq. tota, ex causis, effectis, subiectis, adiunctis, ceterisq.
Quirendam, re&tefortassis affirmet Aristototele, tamen illud falsò, quòda d
percipiendam hanc disciplinam demoribus praecepit, ut paedia in auditore praecedat.
Quod autem ne adolescentes quidem percipiendis moribus esse idoneos voluit Aristoteles.
Falso. Certè pueros quos damui dimus diuinitate quadammen ti, confirmarunt. Quaenonprotinusquid
rectum, prauúinq. fit;discar. Quincum Chrysippo putarunt et ante trienniumil
tis praeditos, utinquibusdam, multorum virorum iudicia ex E los 1 argumentis per
videnda. Cùm dispositionem, ineadem uel uel syllogistico conclusionis iudicio a
e vortino enunciati tandem ordinanda, ab ini stimanda et judicanda, universatio
per media ad extrema exercuerit. Et hoc pacto NOSTER TELESIUS est progressus in
sua philosophia conscribenda Antonio Persio.
Persio. Keywords: implicature,
dialecticis, Telesio, Campanella, spirito come vita, animo come aria. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Persio,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690501967/in/photolist-2mPjPna-2mKHkna
Grice e Pessina – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Studia
a Napoli sotto Galluppi. Cura la sua storia della filosofia. Di idee liberali, prende
parte ai moti. Pubblica un saggio sulla costituzione italiana che gli procura la
persecuzione della polizia e il carcere. Reclsuo nell’isola di Santo Stefano,
sposa la figlia di Luigi Settembrini. Fugge dal regno, insegna a Bologna. Fonda
“Il Filangieri”. Dei Lincei. Muore nella
suo palazzo in via del Museo, strada che prese in seguito il suo nome: Anche il
palazzo dove visse. Aula a lui intitolata.
A lui è dedicato un busto alla passeggiata del Pincio. Saggi “Che cosa e
il diritto private?” (Napoli: Poligrafico); “Procedura del diritto (Napoli, Jovene);
“Il naturale e il giuridico – alla regia di Napoli” (Napoli, Accademia Reale
delle Scienze); Il piu privati dei diritti (Napoli, Marghieri, Diritto e
privacita (Napoli, Marghieri); Il privato del diritto (Napoli, Marghieri); Che
e private nel diritto privato? (Napoli: Marghieri); “Il diritto privato” (Napoli:
Priore); Storia della filosofia (Milano: Silvestri); Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. La scuola italica vepne
fondata da Pitagora che creò una filosofia matematica;l'anima', secondo
lui,èunnumerochesimuove;l'ar monia dell'anima ,o la sua rassomiglian za con Dio
costituisce la virtù; e la giustizia è l'equa retribuzione.La scuo la di Elea
svolse pienamente l'idealismo pitagorico ; e la varietà , non negata da
Pitagora , esclusivamente affermata dalla scuola gionica,venne assorbita
dell'uni tà da Senofane , trascurata interamente da Parmenide, e negata da
Zenone. Empedocle edAnassagoraseguirono l'E clettismo, ma ilprimo fupiùprocliveal
pitagorismo , ed il secondo alla scuola gionica. Lo scetticismo ebbe a fautori
i sofisti iquali sorgeano da tutte le scuo le ; Gorgia , discepolo di Empedocle
era sofista , e tale era benanche Protagora , discepolo di Democrito ; ma
questi non pensavano che a sedurre il popolo colle loro vane disputazioni e
colla loro effe migata eloqueaza. Nulla possiamo dire della Glosofia
appo i Romani ; perocchè essi rivolgendo il pensiero alla guerra ed alle cose
pub bliche non poteano riconcentrarsi nelle severe meditazioni filosofiche ;
epperò anche quando la filosofia del dritto e laGiurisprudenza'fiorirono Del
Roma do impero i Giureconsulti non fecero che freddamente seguire ora
l'Epicurea, ora la stoica filosofia. E se alcuno ci obbiettasse le opere di Cicerone
di Se песа > di Plinio, risponderemmo che questi pensatori saranno sempre
degoi di venerazione pe"filosofi, ma che non fondarono alcun sistema puovo
, Neander, origine e sviluppamento de'prin cipali sistemi gnostici. Walsch de
gnostico rum systematis fonte Lewald de doctrina gnosticorum.-
Olearii,dephilos.eclectica. stitui. D. Italia. Anco in Italia ebbe
il sen sualismo degli adetti ; ma in alcuni fu originale, in altri una
imitazione di Locke, di Gassendi ; e di Condillac. Fra’primi possiamo annoverare
Zanolli , Muratori, Bianchi,e Verri.Ilprimo diquesti, 7 2 be spazio è la
relazione di due 'corpi di stanti l'uno dall'altro , che il tempo è la
successione o consistenza per gli es seri creati , e che la felicità rattrovasi
lo scetticismo , tentò formare i princi pii più stabili dell'umana credenza ,
as segnò la sola probabilità alle idee moa rali,e riconobbe che i sensi ci
fanno a perti i fenomeni esteroi ed il loro ordine successivo,ma non la natura
della causa. Kirwan sosténne che non possono aver luogo gli esseri senza una
causa,che lo nello stato di piacere assoluto non misto a veruna pena. Da ultimo
, Young, det tando un trattato sulla forza della testi monianza , la rinchiuse
ne'confini della probabilità,e sostenne che essa è capace di un convincimento
superiore ad ogni altra esperienza. tentando la spiegazione di
molti fenome ni intellettuali colla dottrina sulla forza attrattiva delle idee
, dimostrò che tutte le umane azioni si rifondono in semplici probabilità.
Muratori, che fu il solo.cu rato fra’filosofi , ed il solo filosofo fra’ curati
,7 indagando le forze dell'umano intendimento, confutò lo scetticismo m e
diante una morale poggiata su’ prin cipiidella ragione e dell'amor proprio.
Bianchi fa dipendere il piacere dalla cessazione del dolore.Verri avrebbe vo
luto che si fosse a'suoi tempi effettuata la dottrina del sentimento o del
senso morale. Fra'secondi , Baldinotti negò che si possano discoprire le
essenze delle cose co’sensi o colla riflessione ed ammise il principio che ogni
nostra cognizione debb'esser di fatto,Lo studio di Locke, dopo l'opera di
Baldinotti attirò in Italia molti proseliti; fra'quali possiam nomi nare a
cagion di onore il Sarti , il P a vesi , il Tettoni , il Capocasale ed il
Briganti. Iovano molti pensatori, arversi 119 120 per fede
a’principiidelLockianismo,cercaronoban dirlo; egli vi avea radicato i suoi pro
fondi germi che si estesero insino al ]l'aurora del secolo presente. Fra suoi
seguaci si distinsero Soave , de Toma so ,Valdastri ed altri. Il primo ; se guendo
il sistema di Locke sulle idee acquisite, riguardò l'idea come l'imma gine
degli obbietti, e fondò la certezza sulle treevidenze di Condillac. Valda. .
stri fè derivare dalla sensibilità tutte le nostre idee , trasse il criterio
del vero dal senso intimo , e sostenne nulla es servi di vero in metafisica se
non fonda to sulla economia delnostro essere. An co
ilRezzonico,ilCornianiedilPran di diedero opera alla propagazione del
Condillachismo in Italia. Ma gli italia ni , benchè sensualisti , non si nabissa
rono nelle funeste conseguenze del ma terialismo francese, perocchè risentivano
ancora l'influenza della vera e sapa fi losofia,laqualemaiè,chesi scompa gni
dalle verità che crediamo divina. C. Italia. Il P. Giovenale , il M a
gneni , il Rufini , il Miceli ed altri p o chi seguirono l'idealismo , ed
ebbero a scopo comune quello di determinare l'i deale priucipio costitutivo
delle cose.Ma il P. Ermenegildo Pino diede a luce la sua Protologia
che,quantunque tenuta in dispregio da'sensualisti del secolo XVIII , pure non
lascia di onorare l'autore e la patria di lui.Questo libro venne diretto ad
indagare ilPrimodellaveritàde'prin cipii , e delle scienze , l'Uno che in se
racchiude il principio delle scienze tut te: Egli con prove ingegnose e con sot
tili ragionamenti dimostra che le parole non ànno il primo senso nelle umane
con venzioni , che esiste un Primo , causa ed origine dell'umana intelligenza,
che il primo principio della ragione è dimo Law ed Hutton sono isuoi più
forti so. stenitori,ilprimo negando ogni realtà obbiettiva alle idee di spazio
e di tem po,ed ilsecondo inclinando alle opinio ni del celebre Berkeley. è
strato all'uomo , che le parole non sono 1 Borovshi , Notizia sulla
vita e sul carattere di Kant Jachman ,Lettere ad un amico in torno Kant -
Wasianki, Emmanuele Kant negliultimiannidellasuavita.- Biografiadi Emmanuele
Kant. - Rink , Tratti della vita diKant. Bouterweck,Em.Kant.Rimem branze.-
Grohman, Allamemoriadi Kant. Cousin , Lezioni sulla filosofia di Kant ( Prima
Versione italiana di F. Triochera con notedelB.PasqualeGalluppi) Kant,Idee
sulla maniera di apprezzare le forze vive Principiorum metaphysicorum nova
dilucidatio. Considerazioni sull'ottimismo. Sogni di un uomo che vede gli
spiriti - 135 - segoi delle idee , nè le idee segni delle parole, che il
primo pensiero dell'uomo è il mistero nel senso dell'Uno o Primo, ovvero di Dio
; che l'analisi è la distin zione della pluralità costituita dall'Uno; e da
ultimo che non già la dimostrazio ne matematica , sibbene la scienza del Primo
èlaragioneprimitivadellascienza. C. Italia. Dietro l'impulso di Premo li,
dietro gli sforzi di qualche altra e Università che cercava difenderlo, il
misticismo ebbe in Italia parecchi col tivatori,fra'quali si distinsero il Fer.
rariedilLeti.Ilprimo fèderivarela filosofia dallarivelazione,dalla esperien
za,e dalla ragione,ed asseverò che ilfi losofo cristiano debhe seguir laprima
in preferenzadellealtre.IlLeti, attenen dosi ad un principio rivelato o
positivo, tento fopdare un sisteina cosmologico sul Genesi ; epperò , secondo
lui , tutte le cose han principio da Dio , lapima si congiunge con uno spirito
materiale co stituito come la vera forma delle cose m a teriali, e contenente
la luce,l'acqua , la terra, che sono volatili o fissi, e for mano gli altriobbietti.:Ma
la riforma conoscendo lapropria fallacia ed illusio ne, De ti intese
della massime a divinità determinare derivare di S. ,edi le idee Tomuniaso gli
Secco che immediatamente attribu , seguì facendo da , le però Dio 1 6 e
Rousseau , Discorso sulla quistione se il ri sorgimento delle scienze e
delle arti abbia contribuito a depurare i costumi. Discor SO sull'origine e
su'fondamenti della ine guaglianza tra gli uomini Lettere scritte dalla
montagna Del contratto sociale o principii del Dritto Politico Emilio o del
laEducazione Jacobi,L'idealismoedil realismo Lettera a Fichte Alcune let tere
contro Schelling Delle cose divine, Romanzi filosofici - Introduzione alla
filosofia. Koeppen Della rivelazione considerata per rispetto alla filosofia di
Kant e di Fichte Trattati sull'arte di vivere La dottrina di Schelling Sul fine
della filosofia.- Guida perlalogica- SaggiodelDirittonaturale-
Esposizionedellanaturadellafilosofia- Filo SofiadelCristianesimo-
Politicasecondoiprin cipii di Platone Teoria del Dritto secondo i principii di
Platone - Lettere ad un amico su' C C filosofica sperimentale preoccupò
gli spi riti per lo studio degli obbietti sensibi li;ed è questa appunto la
ragione per cui le speculazioni del misticismo non ven nero accolte e ridotte ad
una dottrina generale. tori. B. Italia. L'Eclettismo ebbe in Ita lia
de'forti e valenti sostenitori. Il Pa dre Ceva confutòGassendi e Cartesio; la
celebre Agnesi , prevenendo il Cou sin , disse non doversi aderire a setta
alcuna , ma scegliere tra le sentenze dei filosofi quelle che rispondono alla
espe rienza ed alla ragione ; il Corsini inse gnò non doversi seguitare ne i
Carte siani, nè i Peripatetici , ma le migliori opinioni di tutte le sette con
una spe cie di Eclettismo. S. 7. venne sostenuto in Italia da molti 'Glo
L'Empirismo - Razionalismo sofi, tra' quali si distinsero Luini, G o
ripi,Scarella,Ansaldi,Vico Stelli ni, e Genovesi. Luini si oppone all'ar monia
prestabilita di Leibnitz accostan dosi al pensiero della forma
sostanziale 9 viene le categorie di Kant, ammettendo nello spirito
certe idee prime,e discer de lapercezione dellaconvenienzao di screpanza di due
idee dall'assenso dissenso a tale percezione. Secondo
lui,lamenteumananonpuòcompren dere come convenienti due cose che re 157
dell'anima , distingue nell'anima la so stanza 'le potenze i modi , afferma che
nel percepire un oggetto noi ci distin guiamo dall'atto della percezione,che le
potenze s'argomentano col ragionamen to , che le forze sono una certa condi
zionata esigenza delle sostanze, che colla filosofiaè dato di scoprire nell'a
nima una certa sovraesistenza , e che il razionale non debbe superare il fatto.
Il Gorini , elevando la dottrina dell'as sociazione, considerò l'idea come sen
plice rappresentazione dell'oggetto,e so stenne il principio logico che la
cogni zione intuitiva è composta di due idee e la dimostrativa di tre. Lo
Scarella concilia il principio di contraddizione e quello della ragion
sufficiente, pre pugnano fra loro , il principio della cognizione stà nel
predicato che chiara mente si vede convenire o disconvenire dal soggetto.
Infine egli 'distingue gli errori secondo le facoltà dello spirito, divide la
psicologia in fenomenale e ra zionale, classifica le facoltà, spiega i s o gni
con certe continue commozioni ce rebrali,distinguel'animaumana daquel la
de'bruti,indica due specie d'appe > > al ' 158 tito,l'unasensitival'altra
razionale; ed ammette l'anticipazione in noi di qualchecosainnata,chedicesi
idea. Ansaldi dimostra che lo stoicismo non è atto a diminuire i momenti di
infeli cità , confuta l'uomo macchina di La Mettrie,il principio
dell'associazione diHartley,distingueilsentimento dal la sensazione;e provando
che è impos sibile dedurre il fisico dal morale , che le facoltà dell'anima
sono indipendenti da’principii dell organismo , fonda il principio morale sopra
una virtù costituti va dell'ordine invariabile delle cose , lontanandosi
dall'Utcheson e dalla dot 159 trina dell'amor proprio. Gerdil
divise le idee in idee di modi , di sostanze , e di relazioni , pose
il'criterio del ve ro nella osservazione e nella esperienza
regolatedallaragione,dichiarò l'idea dell'Ente un idea di formazione , pose il
criterio morale in un paturale criterio diapprovazione,che indipendentemente
dalla considerazione e del proprio utile determinò il giudizio o dettame
pratico in virtù di certe conosciute leggi di convenienza di che l'uomo si
compiace per natura ; fè consistere l'ordine nel rapporto comune fra molti
oggetti, de dusse l'immaterialità dell'apima dalla diversità tra la sostanza
pensante e qua lunque sostanza corporea , dall'impos sibilità che la
materia contenga la pri ma origine del moto di sostanza e di modo ; dedusse
l'esi- stenza di Dio dalla necessaria esistenza di qualchecosa ab eterno; pose
per principio che le regole della morale per condurre al buon fine debboń
trarşi dal la natura umana, e collocò il fine o la e dalle nozioni Egli
si elevò ad un sistema empi rico razionale fondato sulla storia e sulla
ragione, e gettò le prime fon damenta della scienza dell'Umanità. Il suo metodo
è ricavato dalla psicolo gia, dalla natura della scienza , e dal la geometria ,
ed in esso la facoltà in ventriee, o la facoltà certa del sapere è preposta a
quella dell'ordinare o comporre ; esso è l'analisi geometrica ben diversa da
quella diCondillac. Il'Vieo venue a ridurre la filologia ad una vera forma di
scienza e da ritrarre dalla “mitolo . Il nostro celebre concittadino
Giambattista Vico, conosciuto più a'tempi nostrichea'suoi,più daglistranieri
che dalla sua patria, scrisse la Scienza nuova, monumento di gloria italiana,
in cui egli avea indagato i principii fi losofici della storia , precedendo di
un secolo le teorie di Hégel, di Cousin . per а gia starei felicità nel bene
sommo , o nell'amore divino. direunaverastoria;eiposeil meta
fisica, che io sostanza è una vera teo logia , si è di stabilire un vero appog
giato al senso comune ed all'ordine e ternodellecose,qualèDio.Da que sto
priocipio egli deduce che tutte le scienze emapano da Dio , rimangono comude
3 una na velle; che e criterio del vero:nel senso 161 eercò surrogare il
principio dell'auto rità universale a quello della ragione in dividuale. Questo
senso comune del Vi co è un giudizio senz'alcuna riflessione, comunemente
sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo , da tutta zione, o da tutto il
genere umano. Se condo lui , il vero è diverso dal certo, inquantocchè quello è
riposto nella con formità della mente coll'ordine delle cose,.equesto nella
coscienza sicura dal dubbio , quello fondasi sulla ragio ne, e questo
sull'autorità ; la metafisica è quella che stabilisce l'Ente e il Vero , ed è
legata necessariamente alla religio Ló ne cristiana. Lo scopo della sua ,
inLui,etornanoaLuisolo;cheDio è l'infinito posse , nosse , velle
> ; corpo,contiene una virtù infioita'di esten sione che va all'infinito, e
che dipende dallo sforzo dell'universo;e che il co noscere chiaro in metafisica
è vizio,co sicchè approfitta in metafisica colui che si sarà perduto nella
meditazione di questa scienza.Nella suaPsicologiaegli distingue la sostanza
intelligente dalla corporea ; indi sostiene che quella è l'a
nimaedhalasuasedenelcuore,che in essa esistono le facoltà della memo ria, della
fantasia, dell'umano arbi trio ; che la mente umana > l'uomo è il posse ,
posse , 6 - 162 nito , che tende all'infinito ; che l' Ea teè Dio, elecreatureesistonoperpar
tecipazione ; che la causa unica è quel - la che per produrre l'effetto 'non
abbi sogna d'altra ; che l'essenza consiste ia una indefinita virtù ; che
l'anima è di versa dal corpo e dalla materia ;che il 4 > 2
pe'pervi,chesidannogli universali, oleideecomeformedellecose che queste sono
create da Dio, e che l'ani ma distingue l'uomo dalle bestie. Il non
intende Vico considera l'uomo come ente fioito procedente da Dio ,
superiore agli altri animáli per la ragione , e in cui distin guesi la natura
innocente dalla corrotta. Egli è naturalmente socievole', onde in lui un
linguaggio ; la sua vita propria è quella che è consentanea alla natura ; a lui
appartengono l'umanità o l'altrui commiserazione , il desiderio dell'utile, il
carattere d'una comune cognazionedi natura , l'istinto alla fede , il pudore ,
e infine la brama dell'onore. L'uomo insomma è un essere costituito d'intel
letto e di volontà , corrotto in entram bi dagli errori e dalle passioni , m a
c a pace dello sforzo della mente al vero che come equo bene è il giusto ,
conformità della mente all'ordine è l'o è nesto.La giustizia,secondo lui è la
virtù universale ; la yirtù è la stessa ragione , e distinguesi in prudenza
, come , temperanza e fortezza ; e causa della . società fu l'onestà. Noi
abbiamo verso Dio de'doveri a soddisfare col culto, senza onestà non può darsi
società civi 164 le,lagiustiziadev'essere universaleo
architettonica, perchè uno è Dio.Il Vico nella sua.Scienza nuova parte
dall'idea o cognizione di Dio che illumina gli uomini etutto dispone co'suoi
ordini prestabiliti.A questa idea principale si rannodano le seguenti : questo
mondo è diretto dalla Provvidenza divioa;questo mondo civile fatto dagli uomini
non è molto antico ; in esso tutte le nazioni convengono sulla religione , sul
matri monio solenne , e sulla sepoltura ; su questi sursero le nazioni più
barbare ; tutte le nazioni percorrono tre età,età degli Dei , clà degli eroi ,
età degli u o mini ; tre diverse lingue , geroglifica simbolica , volgare ; le
nazioni furo pri ma di natura cruda , indi severa,quin di benigna , e poscia
dilicala ; la for ma di governo è o teocratica o è delle repubbliche
democratiche o Aristocratiche , o finalmente è quella del le monarchie ;
formate le città nasco BO.le trasmigrazioni de'popoli , ed il dritto naturale
delle genti; cresciute le nazioni , 'l'equità civile rafforza il
drittonaturale;tutto ciò dura finchè non'sopravvengono delle grandi crisi per
mutare ilmondo civile; queste vi cissitudini umane formano il corso del le
nazioni nel quale si ravvisano tre età,degliDei,deglieroi,degli uomi ni,,tre
specie di natura fantastica eroica, e intelligente, tre specie di costumi ,
religiosi colerici e officio si, tre specie di dritto naturale, di vino ,
eroico, umano tre specie di governo , Teocratici , Aristocratici o Democratici,
e monarchici , tre specie di lingue, mentale., eroica e di parlari articolati
tre specie di carat teri , geroglificii , eroici e volgari , aleo Vico idea
gli dini lesi doè nesto nė joni atri pri -in SUI are ; elit 10 specie di
giurisprudenza , divina, eroica , ed umana , tre specie di auto
rità,divina,croica edumana,trespe cie di giudizi ,divini , eroici umani , tre
specie di tempi, religiosi, eroici, e civili; tutte queste cose hanno apco un
ricorso; il corso e ricorso è fondato sul fatto; la storia ideale non è propria
de Greci e Romani , tre Tor oé Iri. del co ed ute ma di tutto il
mondo; la Scienza nuova si offre sotto gli aspetti di Teologia ra. giogata , di
filosofia , di Storia delle umane idee,di criticafilosofica,disto ria ideale
eterna , di sistema del dritto. naturale e dellegeộti, di scienza de'prin:
cipii di storia universale.Questo grande uomo ebbe delle lodi edelleaccuse:ma
sarebbe lungo edifficileilgiudicarleper vedere se le une o le altreprepondera-
no ; epperò altro non faeciamo che ri mapere stupiti come intempi tantomeno
civilizzati de'nostri che si addimandano ci vilissimi l'Italia abbia dato alla
luce un in gegoo sì 'straordinario e maraviglioso. 1 La filosofia del
Vico rimase ignota per lungo tempo all'Europa ; ma ebbe anco ra de continuatori
fra'quali vennero ad altissima rinomanza lo Stellini ed il G e novesi.Lo
Stellinianalizzòlefacoltàuma ne, 2 C 166 affermando che il bene o l'ottimo
stato dell'anima dipende dalla proporzio ne o dall'equilibrio di tutte,e fecede
rivare la virtù dall'equilibrio tra le fa coltà e le affezioni umane.Nella sua
ope rasull'originee su'progresside'costu mi dimostrò esservi tre
epoche della n a tura umana, cioè quella de'sensi che ser vono all'animo,
quella dell'animo che servea'sensi,equella del mutuo com mercio tra l'anima e i
sensi. Lo Stelli ni integrò, per dir così, la filosofia.Vi chiana , in
quantocchè Vico cercò nella storia la morale delle nazioni con quella degli
individui , e Stellini fece la storia de costumi degli individui colla morale
dellenazioni,comprendendo l'assoluta necessità di dedurre i principii morali
dalla patura delle cose che si offre spon tanea alla nostra contemplazione,dando
upa unità sistematica alla scienza della morale , e riducendo la dottrina della
virtù alla sola grandezza.Filangieri,Ma rio Pagano , Ierocades ed altri prose
guirono quasi in silenzio la via lumino samente segnata da Vico e da Stellini,
ma colui che si fè chiaro , e fra' Vichi sti etragliempiricirazionali,ful'Abate
Antonio Genovesi nostro concittadino.Egli nella suametafisicasostieneche non
possiamo avere idee distinte intorno alla so stanza , che l'essenza consiste in
varie proprietà , e che si distingue in reale , nozionale enominale.L'anima
secon do lui,è lo stessosubbiettopensanteed intelligente,edèdotata
d'intellettoe diragionedellapercezione,del giudi zio e del raziocinio ; per ben
filosofare è mestiere che si faccia uso di quelle ideechepossiamo avere,che
laveritàsia chiaraedevidente, maiilGlosofo non il principio dell’au
torità e dell'arte critica , cità della mente umana e della esten sione della
conoscenza. Secondo lui , la > 1 1 debbe scostarsi dalle dimostrazioni stabi
lite se non quándo ci si presentano delle obbiezioni, Egli dichiara
imperfettala scienza teosofica e conchiude che ascen diamo al Verbo per via
della ragione; segue il principio che rion sidapno nemmeno le idee
intellettuali senza;un motocorrispondentenelcervello> am mette il principio
del vero e del falso > il cui criterio è l'evidenza intelligibile sensuale e
storica > > . della capa ra umana 169 9 morale è mossa
dal conoscere la natu in che trovansi due forze , l'una concentrica e l'altra
diffusiva che entrambe dalla morale devono esser di rette alla felicità ; scopo
della morale è quello di regolare e non distruggere l'uo mo ; la legge naturale
è risposta de dae precetti di attribuire i proprii diritti a Dio a te ed agli
altri , e di fare tutto che conviene alla felicità del genere u m a no.Egli
ripone la legge morale nella ra gione e distingue questa come facoltà
calcolatrice dalla regola che la governa e che consiste nel tenore dell'essenze
e dei rapporti essenziali delle cose ordi nate,eperla quale v’ba un'obbliga
zione perfetta che è della forza e della giustizia , ed un obbligazione
imperfetta che è la legge dell'umanità.Egli dimo stra ancora che l'utile è
ilpiù bello in dizio di una legge generale che punisca o premii talune azioni ,
e che tutti i d o veri si riducono si a rispettare le palu rali proprietà di
ciascuno che ad acqui star le proprietà , purchè non s'invada 8 no
le proprietà di coloro i quali sono al medesimo piano dell'universo con noi. Il
Genovesi non è un pensatore origina le,ma è originale pel suo metodo, per la
sua chiarezza , per la sua critica ; e se talvolta si desidera in lui maggior
ordi ne , maggior precisione , ciò nasce ap punto dalla difficoltà di riunire
in un sol corpo l'intera filosofia italiana. 170 S all'immaginazione- De
2 Antropologia di G. Gorini-Luini, Meditazione Ansaldi, Riflessioni sui mezzi
di per fezionarelafilosofiamorale– Saggiointorno traditione principiorum
legisnaturalis- ElementaLogicae,Psycholo giae , ac Theologiae naturalis ,
auctore J. B. Scarella Gerdil., Anti Emilio o Riflessioni sulla teoria e la
pratica dell'educazione contro Rousseau - Piano degliStudii- Logicae Insti
tutiones Storia delle sette de'filosofi Prin cipiidellamoralecristiana-
Originedelsenso morale Memoria dell'ordine di Dio e della immaterialità delle nature
intel ligenti- PhilosophicaeInstitutionesquibusEthi ca seu Philosophia practica
continetur - J. B. Vici: De nostritemporis studiorum ratione- Dell'esistenza De
antiquissima italorum sapientia- De uno uni versi juris principio et fine uno
liber unus ; De Constantiajurisprudentisliberalter- Principii di scienza nuova
Jacobi Stellini : Ethices Opera omnia PaganoSaggipolitici Discorsosull'ori
gineenaturadellapoesia- Genovesi:Elemen ta metaphysicae - Elementorum artis
logico criticae - La Logica pe'Giovanetti - Istituzio nidimetafisica
pe'principianti--Diceosina o sia Filosofia del giusto e dell'onesto.§ 1. Per
dar compimento alla espo. sizione dell'attuale filosofia italiana e insieme
allo svolgimento storico de'si stemi filosofici non rimane che esporre lo stato
della filosofia in Italia al secolo presente. I filosofi italiani oggdì si di
vidono nelle cinque classi dei sensuali sti, degli idealisti,de'mistici,degli
ecletticiedegliEmpiristi-Razionalisti.La tendenza della filosofia italiana al
dì d'oggi è l'Empirismo Razionalismo benchè si ravvisiqualche avanzo di
sensismo, e som qualche imitazione dell'idealismoaleman no non che
del misticismo francese e del eclettismo scozzese. È il chiarissimo Barone
Pasquale Galluppi, di cui or ora ci faremo a parlare che , colla po tenza della
sua dialettica, e colla seve rità del metodo analitico , rappresenta
eminentememente la filosofia in Italia , movendo guerra sì all'idealismo diKant
che al sensualismo del Condillac. Noi per seguire l'ordine ideologico dei di
versi sistemi di filosofia esporremo pri mamente ledottrinedegliempirici;po
scia verremo agli idealisti, a'mistici , ed agli eclettici; e da ultimo agli E
m piristi-Razionalisti. Poli:Supplimenti al Manuale della Storia
dellafilosofiadiGuglielmoTenneman- Gio berti:Del Primato morale e civile
degl'Ita liani. § 2. I capi del sensualismo italiano nel secolo presente sono
il Gioia , il Romagnosi,ed ilLallebasque.Melchior re Gioia ,
fondando la sua filosofia sul la ricerca de'fatti, non fece che mirare aduna
scienza popolare.Procedendo in tal modo egli trovò tre facoltà fonda mentali :
la sensazione , l'attenzione ed il raziocinio ; indagò l'origine delle sen
sazioni e dell'istinto, ammisel?orga nizzazione e gli stimoli esterni eome
cause dell'istinto,e spiegò l'anomalia dellesensazioni,eleloro leggi,por gendo
un cenno storico sulle norme materiali che furono falsamente riguar date come
norme misuratrici della in telligenza.Riguardo a'prodotti intellet tuali e
morali , egli inclinò ad una i deologia fisiologica , che egli conchiude con
una teoria del piaceree del dolore, in cui considera il dolore come n o n
sempre proveniente da lesioni organiche, e il piacere come 271 non sempre
effetto della cessazione del dolore , e stabilisce l'azione reale del piacere e
del dolore, e le loro sorgenti come inoti maggiori o minori del moto ordinario
delle fi bre. Poscia dimostra che essi influisco no sulla felicità, sulle
facoltà intellet tuali,sulle affezioni sociali, e sulle passioni ; e
rettificando le nozioni false sulla vita , mostra che le sensazioni u- nite
alla forza intellettuale cisvelano l'e sistenza del me e del fuor dime epro
ducono certe operazioni diverse dalle semplici sensazioni ; cpperò distingue la
sensazione dalla idea e dal giudizio. Nella filosofia morale, il Gioia dove
soggiacerealleconseguenzedelsuo si stema empirico ; ed infatti il suo prin
cipio è che la morale è la scienza della felicità, riponendo egli la felicità
dell'a vanzo delle sensazioni gradevoli su’mali; e che la virtù è una somma di
atti uti li disinteressati. Il sistema del Gioia è erroneo e difettoso , perchè
tende a ge neralizzare ilsensualismo,favorisce il si stema del piacere ,
approssima l'ideolo gia alla fisica , analizza superficialmente ed
inesattamente i fenomeni psicologici, e deduce da un fatto incerto una teori ca
o un principio. Ma la comunicazio ne della scienza al popolo , una
filoso fia pratica e sociale, una mente vasta e perspieace, un giudizio
avvalorato dalla induzione ,una ammirabile chiarezza d'idee e di ragionamenti;ed
una scelta erudizione, sono le doti che se fossero andate disgiun
tedanonpochierroriavrebbero formato del Gioia un pensatore non mediocre.
Giandomenico Romagnosi segue, nel suo metodo , ne'suoi principii , e
nelle suededuzioni,l'empirismo,ma un'em- pirismo psicologico, da lui
manifestato, cercando il principio del Dritto nale nelle relazioni appoggiate
Pe all'es senza ed alle reali connessioni delle co se, dimostrando che l'arte
di governar la società deve riuscire l'ordine morale di fatto perfezionato , e
che nella spo sizione dell'ordine teoretico e pratico debbe aver luogo la
storia della natura umana e delle sue relazioni 3 nendosi la ricerca
de'fenomeni e propo psicolo gici sperimentali , lasciando le astruse indagini
della metafisica psicologica. E gli definendo la psicologia , la dinamica
dell'uomo interiore; stabilisce le tre funzioni psicologiche del
conoscere, del volere, e dell'eseguire , dichiara l'esi stenza del me e degli
altri corpi il cui carattere esclusivo è la pluralità di so stanze compresa in
un sol concetto ; e dimostra che le sensazioni sono i segni reali e naturali
cui in natura corrispon dono le cose e i modi di esseri reali che il sentire è
diverso dall'intendere che stà nel percepire l'essere e il fare delle cose ;
che il senso intimo è una facoltà occulta che unisce all'uno il moltiplice , al
semplice il complesso , che perciò è suo ufficio il conformare gliatti
psicologici che qualificano l'in tendere, il dettare un sentimento in ogni
giudizio , l'attrarre ciò che è ana logo e respingere ciò che ripugna ; che
laleggedell'umana intelligenzaè funzione in cui il senso dell'azione ri cevuta
e quello della reazione corrispo sta concorrono a produrre la percezio ne
dell'essere e del fare ideabile delle cose. Nulla,secondo lui,avvi d'innato o a
priori riguardo alle idee che tutte -
e > una derivano dalla sensazione combinata col la
reazione o dalla competenza dell'Io combinata con quella degli obbietti e
sterni. Egli ripone il criterio del vero nel principio di contraddizione ,
consi dera la causa come un non so che rac chiudente il concetto d'una potenza
pro duttrice di un atto o di un fatto ; ne ga le idee iunate pel principio che
l'Io vedendo tutto in sè stesso non può di stinguere dall'acquisito ciò che vi
si rattrova d'innato ; considera il valore della prova nella certezza , e nel
dubbio , e conchiude che lo stato esterno e sensibile degli ele menti delle
prove è fondamento univer sale e primitivo del loro impero. La morale, secondo
lui, stànel propor zionare la natura de' mezzi secondo la speciale
considerazione del fine. Il principio generale della sua morale è l'ordine
della perfezione , cheper leg ge di fatto reagisce su quello della
conservazione tanto coll'insegnare quan to col somministrareimezzi
delmiglior bilità , e nel dubbio nella proba > Lallebasque
(1) congiunge alla scienza del pensiere la filosofia naturale. Secondo (1) È
comune opinione che sot to il nome di Lallebasque tenga celato quello del
caraliere Pasquale Borrelli: 276 essere umano ; e che mira al benesse re
all'utilità fisica o morale ed alla umana felicità che costituiscono l'uomo
attuale e le leggi naturali per cui l'uo > mo , com 'essere perfettibile è
tenuto a seguire l'ordine morale di natura. E gli distinse l'incivilimento
dalla civil ne pose le basi nella natura nella religione, nell'agricoltura, nel
governo, nella concorrenza ;ed il prin cipio nell'incivilimento sempre dativo.
Una mente vasta, un ingegno acuto e profondo ed una dialettica rigorosa formano
tutti i suoi pregi ; ma è in e qualche modo oscuro e confuso , né fu tanto
innovatore quanto lo predica rono i suoi proseliti , e per l'empiri ) smo da
lui professato , e per le diffi coltà della scienza, là; g lui,lasensazioneèprimitiva, conti nuata,
riprodotta ed aumentata; ed è lo stesso che l'idea , tranne che questa si
adopera più di frequente a signifi care le funzionidell'intelletto. In quan to
al giudizio , egli distingue quello di occupazione da quello di attenzione;e
riduce ogni giudizio a quello di diver sità; considera il raziocinio come l'atto
onde due idee producono un giudizio per via d'una terza. Riguardo alla vo lontà
egli sostiene che il calcolo voli tivo e l'atto prelativo si risolvono in un
giudizio di preferenza pel quale la volontà sisviluppa come un'azionecon cui
l'animo eccita i nostri organi a pro cacciarci ciò che abbiam prescelto. In
trattando della scienza etimologica,egli ripartisce le lingue in radicali e pro
duttive; indaga l'origine delle parole e le loro cause,che sono l'imitazione,il
bisogno , il comodo , l'arbitrio ; rico nosce due mezzi per trovare le lingue
radicali : la ricerca de'popoli che han comunicato con quello per la cui
lingua han luogo le indagini etimologiche , e l'attignere dalla
lingua derivata la noti zia di quelle che àn concorso a formarla. Un luogo stuolo
di empiristi tenne dietro a questi tre pensatori. Gigli de finisce la filosofia
la scienza di ciò che può conoscersi con esatte osservazioni e con esperienze
bene istituite; Savioli è seguace di Locke e di Soave ; Troisi ri conosce
ne'sensi gli strumenti delle po stre prime idee ; Mazzarella riconosce
l'attività e la sensibilità come proprietà costitutive dell'essere semplice
;Bini dichiaratutte le idee provvenire all'ani ma col mezzo de'sensi ; Pezzi
nega l'e sistenza delle appercezioni e delle idee astratte;Accordino
fadipendere tutte le facoltà dell'anima dalla sensibilità, e riguarda l'uomo
neiprimi momenti della sua esistenza come una tavola .rasa ove non è impresso
alcun carattere ; Mara no distingue la percezione dall'idea e
preferiscel'analisi;Abbà fadipendere le idee dal senso e dall'azione dell'ani
ma ; Zelli afferma che l'uomo riceve le 278losofico sulla coscienza ; Testa
afferma che il sentimento non può fallire al ve e che l'osservare la natura e
fi - 279prime idee per mezzo de'nervi ; Alberii dichiara pescibile tutto che
esce dalla sfera del mondo sensibile ; Passeri rico nosce l'influenza del
fisico sulla rettitu dine delle nostre azionispirituali; San e chez niega alla
ragione la conoscenza dell'assoluto e trae tutte le idee da' sensi ; Gatti
dichiara esser la sensazione il risultamento di una conformazione spe ciale
vivente; Bonfadiniriconosceilme todo induttivo come mezzo logico della verità,
e spiega l'origine delle idee col ; , l'analisi e coll'astrazione ; Regulèas
pre tende nell'anima altro non esservi che il sentire ; Bruschelli trae
l'esistenza del mondo e di Dio dall'osservazione de' fatti che ne circondano ;
Grones dichiara la metafisica la scienza delle cose astratte conoscibili per
mezzo dell'osservazione costante edelleesperienzeaccurate;Piz zolato forma
della filosofia una scienza fenomenical; Butlura poggia ilsapere ro, studiarne
i fatti sono isoli mezzi sicu ri d'ammaestramento ; Bradi riduce la certezza
alla diretta cognizione del m o do diesserespeciale degliobbietti;Fa. gnani
fonda il suo sistema Glosofico sul dinamismoesullasensibilitàو;ا Bragazzi
propone per facoltà d'apprendere l'os servazionede'fenomenidello spiritoeper
criterio del vero la verificazione ; Costa sostiene la memoria e le altre
facoltà a simiglianza della sensazione , ed ammette l'origine delle idee
generali e normali dall'idea individuale ; Ferrari segue il principio
dell'associabilità interna e Fel lettiquello dell'utile umanitario. L'Empirismo
inItalia venne applicato alla pedagogia da lPasetti, dal Fontana, dal Tommaseo
, e dal de Renzi, alla Storia da F. Rossi, alla estetica dal Cicognara,e dal Delfico;edallagenea
logia delle scienze dal de Pamphilis, dal Rosselli e dal celebre medico Luigi
Fer rarese che riunisce tutti i rami delle scien ze a quella dell'uomo ,
seguendo il prin cipio che in esse tutto èrelativoanoi. 28 f 1 1 e Gioia : Il
nuovo Galateo ca Tavole Statistiche sofia ad uso delle scuole Logica Statisti
Elementi di filo Ideologia Eser cizio logico - Nuovo prospetto delle scienze
economiche – Del merito e delle ricompense Dell'ingiuria , de'danni , e del
soddisfaci mento- Indole,estensione,evantaggidella Statistica Romagnosi:Che
cosa è mente sana ? Indovinello massimo Della suprema economia dell'umano
sapere Vedute fonda mentali sull'arte logica - Dell'insegnamento primitivo
delle matematiche Assunto primo della scienza del dritto naturale Introduzio ne
allo studio del Dritto Pubblico Universale Dell'indole e de'fattori dello
incivilimento Biblicteca italiana. Vari articoli di filoso fia L'antica
filosofia morale Genesi del Dritto Penale - Progetto del Codice e della
Procedura Penale Lallebasquc: Introduzio De alla filosofia naturale del
pensiero la - - - cu mo Fa il - - - cato su! si dal per Ista OS ette mali
Fel en -ia oi. Eila, alla 281 . ea dal Fer àa cipiidellaGenealogiadelpensiero—
Borrelli: Gia Troisi: L'arte di ragionare-Istituzionimetafisiche- Mazzarel
Intorno a'principii dell'arte etimologica gli : Analisi delle idee la: Corso
d'Ideologia elementare Bini : Lezionilogico-metafisicomorali- Pezzi:Le zioni di
filosofia della mente e del cuore , r i formata e dedotta dall'analisi
dell'uomo Accordino:Elementi di filosofia Regole dell'arte logica Marano :
Abbà:Elementa Lo Prin 282 . gices et Metaphysices - Zelli :
Elementi di metafisica– Pungileoni:Dell'udito vista Alberic : Del nescibile
Passeri : - e della Della natura umana socievole Sanchez : In fluenza delle
passioni sullo scibile umano Gatti Principiid'ideologia- Bertolli:l. dee sulla
filosofia delle scienze morali e poli tiche Germani:Dell'umana perfezione
Scaramuzzi : Esame analitico della facoltà di sentire-
Bonfadini:SullecategoriediKant Réguleas:Nuovo piano d'istruzione ideo
logicaelementare- Bruschelli:Praelectiones elementares logico metaphisicae
Buttura : La coscienza Logica Testa:Introduzio ne alla filosofia dell'affetto .
Filosofia del l'affetto Bravi : Teorica e Pratica del Pro babile
Fagnani:Storianaturale dellapo tepza umana - C Elementi dell'arte logica
Baldini : Cenni sopra un nuovo corso di filo sofia elementare - Ramelli :
Prospetto degli studii filosofici nelle scuole comunali Nessi: Schizzo intorno
i principii di ogni filosofia De Ocheda : Filosofia degli antichi Grones :
Ricerche metafisico matematiche sullalin guadelcalcolo—
Pizzolato:Introduzioneal lo studio della filosofia dello spirito umano Savioli
: Institutiones metaphysicae in Epitome redactae Zandonella:Elogiodi Bacone
Costa : Del modo di comporrc le idee F e r rari:LamentediRomagnosi
Felletti:In torno,ad una nuova sintesi delle scienze Pasetti :
Sull'educazione fisico morale F o n tana : Manuale per l'educazione umana
Tommaseo : Scritti varii sull'educazione De'Renzi : Sull'indole de'ciechi Rossi
: Studii Sto rici Cicognara : Ragionamenti su bello Delfico : Pensieri sulla
storia e sulla incertezza ed inutilità della medesima N u o vericerchesulBello-
DePamphilis:Geno grafia dello scibile considerato nella sua unità di utile e di
fine Rossetti : Dello scibile e delsuoinsegnamento- Ferrarese:Saggiodi una
nuova classificazione sopra le scienze del l'uomo fisico e morale Delle diverse
spe cie di follte - Ricerche intorno all'origine dell'istinto Trattato della
mònomania sui cidia— Esamedellostatomoraleedimputa bile de'solli
monomoniaci. Elementi di ito e dela - Paseri: Sanchez:In - - umano
Bertolli: 1 orali epolis perfezione- a facoltà di oriediKant uzione
Praelectiones - Buttura : -latroduzio ilosofia tiiadelPro e delap e logica- del
ideo orso dinilo spetto del ali- Nessi filosofia – e sula oduzione al Grones :
lin - ee umano - inEpitome Bacone elletti . For :lo S 3. Non ostante il gran
numero di fautori che si procacciò l'Empirismo in Italia, pure siavvertì
ilbisogno di spie gare la natura umana non dall'esperien za , ma dalla
subbiettività dell'uomo ; epperò sorsero i Razionalisti a combat
284 , ilsecondo affermando l'assoluta necessità delle idee ionate , o
deprincipiiapriori,ed ilterzoan nunziando esser la filosofia una scienza degli
enti di ragione. Lusverli considera le facoltà come Colui il quale diede una
forma siste ! un potere di produrre qualche effetto, dipendente dalla
forza spirituale;Defendiriconosce ne'sordo muti l'idea dell'ente in universale
; ed ilParma nelfondo diogniesistenzarat trova l'essere. Ceresa affermò essersi
im battuti nel vero coloro i quali riposero il principio del conoscere nella
pura sub biettività che è sola infinita, spontanea, positiva, e tale che l'uomo
per suo m e z zo elabora la sua obbiettività. > o tere le tendenze empiriche
; ed aspira rodo a spiegare i problemi più difficili della filosofia; ma non si
elevarono alle chimere ed alle astrazioni del Trascen dentalismo
alemanno.IlMaggi,ilBian chetti , il Receveur , coltivarono il R a zionalismo
pelsuo lato obbiettivo,il primo cercando un sommo archetipo lo gico e supremo ,
P 1aspira 1 dificili ronoale Trascen ilBian: tempo , di spazio , di
iriposero 0 ilha etiro,il terzo an na scienza considera chetipolos afermando
ionate, 0 prodare Jalla fora nesont ersale ;eld stenza rat essersi im pura
possibilità dell'essere medesimo. Secon do lui , quest'idea è è innata, poiehè
non proviene nè da'sensi , nè dal sentimento dell'Io , nè dalla riflessione; e
da essa derivado tutte le idee acquisite diforma e di materia , di sostanza ,
Egli sipropone di ricondurre la filosofia dell'intelletto sulla giusta via,
combattendo i sistemi che hanno perturbate lementi e disono rata la filosofia ,
e stabilire un criterio saldo e irremovibile alla verità ed alla
certezza.IlRosminisegue ilprincipio che l'idea unica ed innata si è quella
dell'Ente nell'universale. Egli preferi che riducesi a'due sce il suo metodo
assiomi di non assumere nella spiegazio ne de'fattidellospiritoumano,nème no nè
più di quel che è necessario a spiegarli.Egli parte dal principio che l'uomo
pulla può pensare senza l'idea dell'Ente ; che quindi la qualità più g e perale
delle cose è l'esistenza nella pura suk 7 spontana I suo mez 283 matica al
Razionalismo si fu l'Abate A n tonio Rosmini-Serbati. Egli si di di essenza ,
di causa , rma siste moto , e di
estensione ; esso è il senti mento intellettuale , l'intelletto medesi mo. Ecco
ipunti principali della sua teoria : l'anima ha due potenze origina li ,
l'intelletto che ha per obbietto es senzialelaforma elasensibilitàcheè esterna
se ha per obbietto un corpo , interna se ha per obbietto l'Io ; la co scienza
upisce la sensibilità all'intelletto con una sintesi primitiva , il cui effetto
è la ragione scorgendo irapporti gene rali, ed è la facoltà di giudicare con
giungendo l'attributo al subbietto la sensibilità esterna è tratta ad operare
colla materia prima, e la ragione produce le percezioni intellettive; donde
lafacoltà di generalizzare e la libertà all'indefi nito svolgimento delle
facoltà dell'uomo. Egli distingue la sensazione dalla perce zione sensitiva ,
l'idea di una cosa dal giudizio sulla sua sussistenza>,laperce zione sensitiva
dalla intellettiva , un atto dello spirito dall'avvertenza dell'atto.
Finalmente dimostra che è impossibile che l'uomo percepisca una cosa diversa da
sè; I che lo spirito
comunica le sue proprie forze alle cose percepite ; che l'idea del l'essere è
fonte e criterio del vero e genera la cognizione de'corpi, di noi; di Dio , ed
anco la legge morale. Per tal modo l'idea dell'ente è,secondo lui, il primo
principio inpato nella psicolo gia e nell'ontologia , il criterio del vero e
del certo nella logica,ilprincipio su premo del bene e del dovere nella m o
rale. senti nedesi lasua Itoeso chee le quattro idee di spazio , di tempo
, rigio io огро, lacr eleto to| gene CON Terce adal 0;he :cold acele 287 Non
rimane che dirqualche cosa in torno al nostro concittadino Ottavio C o lecchi,
seguace in qualche modo della filosofia di Kant. Il Colecchi pone di sostanza ,
e di causa efficiente , colle quali espone le leggi della ragione che egli
dichiara comuni ad ogni»sistema fi losofico.Il principio del suo sistema è
questo: l’io non potrebbe determinare la sua esistenza nel tempo senza una esi
stenza interna, dal quale deriva che la cagione movente la sensibilità non può
riponersi nello stesso me , cioè che il cel indef. uomo berce 7atto atto.
eche vario delle rappresentazioni nasce all'oc casione del di fuori
che modifica il sen so;chelariunionedelvarionellospa e zio e nel tempo è opera
della fantasia, 288 è e quindichel'unitàsinteticadell'oggetto
nell'esperienza è un prodotto della fan tasia di accordo con l'intelligenza.
Secondo lui , l'induzione fisica è diversa dall'in duzione matematica
inquantocchè quella mena allo scetticismo e questa a cono scenze necessarie ed
universali; se il rap porto tra le idee è neeessario, le idee e i termini di
questo rapporto son tali anch'esse ; ogni nostra conoscenza in comincia
da'sensi , e passa da questi al la intelligenza. Riguardo alle leggi della
ragione egti sostiene che la ragione esi ge inogni esperienza come data la to
talità delle parti dello spazio e degli arti colideltempo non confondendoquello
che è con quello che appare, 2 1 / 1 1. lità delle parti del tutio dato nella
di visione , la totalità delle condizioni nella catena delle cause e degli
effetti, pro nunziando l'accordo delle due causalità la tota- della natura
e della libertà , il necessa rio nella serie de contingenti ed infine un ente
assoluto , dotato di tutte le possibili realtà,Dio.Nellamorale,egli sostiene
che il principio della propria felicità non può elevarsi alla dignità di legge
morale , che le due idee del giu sto e dell'ingiusto sono originarie e non
fattizie , e che le regole etiche , le qua-li dirigono l'uomo interno sopo
essen zialmente diverse dalle giuridiche che dirigono l'uomo esterno.IlColecchi
non è solamente seguace del Kant ; ma egli cerca armonizzare colla morale i
pensa menti del Vico sulla filosofia e sulla le gislazione;anzi poichè le
verità del Kantismo eran sepolte nella scienza ila lica , il Colecchi ba saputo
raccogliere un seme da'principii di questa per pro durre novelli frutti e
contribuire allo a vanzamento delle filosofiche
discipline. Receveur:Institutionum philosophicarum ele menta Maggi :
Critica sistematico-univer le e guida alla rigenerazione della filosofia. Bianchelti:
Studii filosofici tuzioni logico metafisiche - Lusverli: Isti Defendi : Sul
dolore estetico e sull'entusiasmo, ragionamen to-
Parma:Supplimentisulsansimonismo Rosmini-Serbati: Saggio sulla felicità- Saggio
sulla unità dell'educazione Opuscoli filosofici-
Nuovosaggiosull'originedelleidee- Principii della scienza morale - Frammento di
una storia dell'empietà pii e leggi generali di medicina e filosofia spe
culativa- Colecchi:Quistionifilosofiche. Ceresa : Princi. Il sensualismo venne
anco com battuto da taluni che ,seguendo l'esem pio della scuola Teologica
Francese,si elevarono al misticismo e fondarono la scuola
de'soprannaturalisti,chefecero prevalere la fede ed il sentimento sulla
riflessione e sulla ragione. Primo fra questi , il Palmieri attacca di fronte
l'em pirismo del secolo XVIII, mette in campo le idee ippate come impressioni
permanenti e modifcazioni dello spirito , afferma che sonovi nello spirito
delle idee e delle impressioni non avvertite e la teologia hanno lo
stesso scopo , cercano un solo vero discutono gli stessi principii , esse non ponuo
essere due scienze. Il Mastrofini si vapta autore di upa metafisica subli- .
attualmente che la ragione per giudi care debbe seguire certe basi e regole
impressenell'anima;erivendicando l'au torità de'libri sacri , confutando il Kan
tismo e negando alla filosofia la facoltà di spiegare lo stato dell'uomo
sostiene che tutti i suoi sistemi sono contraddi
zionimanifeste,echeilsoloveroèil soprannaturalismo che è l'unico,enon
contraddittorio , quando anche la ra gione non potesse sentirne chiaramente
l'evidenza. Il Manzoni stimando incom piata la filosofia che anno gli uomini
sul giusto e sull'ingiusto indipendente mente dalla Religione, e la distinzione
tra la filosofa e la Religione come una imperfezione , si accosta al soprapoatu
ralismo , sostenendo che la filosofia m o rale va congiunta alla teologia , che
la ragione naturale è imperfetta , e che se la filosofia e . (1) Il
nome di Licinio Ventebranz è ana grammatico ed é celato in esso quello di Via
cenzo Albertini me incuiapplicalafilosofiaallateolo- gia; Ventenbranz
(1)predicauna filoso fia eclettico - cristiana ; Perolari M a l mignati
sostiene che la sola filosofia verissima è la morale cristiana. L 'Oli vieri ed
il Pasio sostengono una morale dedotta dalla Rivelazione. Cesare Can tử
dimostra che , dovendosi basare la giustizia positiva sull'assoluta, non po trà
giammai mepare ad effetto questa sua condizione se non colla Religione positiva
; che l'umanità è regolata da Dio , che il linguaggio della parola fu dato da
Dio all'uomo e con esso tutte le idee primitive di giustizia e di retti tudine
morale. Parma pretende che o gni sistema filosofico debba dipartirsi da un dato
primitivo anteriore alla di mostrazione , e che sola la filosofia re, ligiosa
assume tutti gli elementi delm a terialismo , dell'idealismo e dello scet 2
292- 1 293 Riccardi fa consistere il difetto di o goi filosofia del
vizio logico emorale di sostituire la parola natura alla Divinità ; e pretende
la scienza essere essenzial mente religione , non potersi dar conto di alcuna
cosa che risalendo a Dio , la filosofia non dover concludere contro i fatti
della Rivelazione , la stessa fisica esser falsa se a questa è opposta. Il P.
Ventura cerca identificare la filosofia alla Rivelazione. Secondo lui,la filoso
fia 'sta tutta nel metodo , il fondamento della certezza è riposto nel senso
comune, l'intelletto e la verità costituiscono un tut toiodissolvibile,l'uomo
sirapporta aDio, la convenienza dell'ente coll'intelletto forma ad un tempo il
sommo Vero ed il sommo Bene , l'uomo debbe conosce ticismo , epperò ,
secondo lui , la teo logia è un ingrandimento dell'umana ragione , o la scienza
dell'umanità illu strata da'più alti intelletti, > la filosofia non è che la
reli e 2 gione , essa comprende la Teologia , 1'Etica la Logica e la Fisica e
debbe re Dio mos Vincenzo Gioberti (1) è il più recen te
sostenitore del misticismo a'tempi n o stri. Egli cerca surrogare l'ontologia
al ta psicologia , e il metodo sintetico al l'analitico; segue il dommatismo ,
cer cando dedurre ogni cosa con logica stret ta e severa ; unisce la filosofia
alla teo logia , subordinando la prima alla secon da ; e distinguendo la parte
razionale da quella che è superiore alla ragione, incomincia dal primo Ente,in
relazione alla mente umana ; e , dopo aver pre septata una dottripa sommaria
dell'asso luto si intrattiene a mostrarne lo svolgi mento in tutte le forme
delle scienze umaneedivine.Secondolui,la un tutte le sue parti decidere
coll'auto rità generale. 9 > (1) Intorno al Gioberti e mestiere leggere la
Nota del Mamiani SULĽ ONTOLOGIA E SUL METODO ed un articolo di G. Massari
cuiètitolo:CONSIDERAZIONI SULL’INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FILOSOFIA ? propo
DI GIOBERTI (Progresso). V. de e combinati con essa formapo tre
realtà indipendenti dallo spirito , cioè una sostanza ed una causa prima
moltiplicità di essenze e di sostanze , ed un atto col quale l'Ente si collega
alle esistenze ; il nostro pensiero intuisce questa realtà con un atto semplice
e simultaneo che precede ogni intuizione particolare , e per cui mezzo l'intellet
to percepisce leproprietà essenziali del 1.Ente mercè la rivelazione ; l'Idea
non può addivenire obbietto di riflessione senza la parola interna , quindi è
neces sario l'intervento del linguaggio per ope ra della ragione ; vi è gran
differenza fra l'intuizione e la riflessione , fra il. metodo ontologico e il
metodo psicolo gico , e d'accanto alle facoltà che a p > > sizione :
l'Ente crea le esistenze è la formola ideale che comprende tutte le nozioni
dello spirito umano ; ogni suo membró esprime una realtà obbiettiva assoluta e
necessaria nell'Ente , rela tiva e contingente delle esistenze; que sti due
membri son legati dalla creazio una > e non ha lasciato di
cadere in molti gravi errori , specialmente quando egli 296 prendono
l'intelligibile,avvidell'uomo un istinto che mira al sopra intelligibile senza
poterlo giammai conoscere ;l'Ente si offre al nostro pensiero come lecido e
tenebroso ; e da ciò sorge il legame e strettissimo tra la filosofia e la
teologia tra’dogmi rivelatieirazionali.Egliap plica la sua formola ideale a
molti blemi di logica , d'ideologia , e di m e tafisica ; prova la sua
fecondità e lar ghezza in lei rattrovando la ragione e la fonte del sapere;
imprende a de linearnelastoria attraversoleopinioni,le credenze, elerivoluzioni
de'popoli,ed a mostrare che dessa abbraccia la ragione di tutti sistemi
potevoli di filosofia.La sua filosofia offre a'nostri tempi il pri mo esempio
di unametafisicaortodossa, ma arditaed originale;sicchèpuòdirsi aver egli
tentato di mostrare i legami tra la filosofia e la rivelazione cattolica
estimando il pro progresso 7 delle scienze spe rimentali e lo svolgimento
dellaciviltà ma attaccando il metodo psicologico, affer ma che esso
fu la cagione del mate 297 e quando sostituisce al metodo a naliticoilsintetico.È
principioricono ciuto da ogni sana mente che l'analisi di per sè sola non può
menare allo sco primento della verità ; ma è falso che la sola sintesi si
adatta a darci la no zione del vero. L'unico metodo è quel lo di conciliare
l'analisi alla sintesi; pe rocchè vi sono delle idee che conoscia mo per mezzo
della solaanalisi,edelle altre che conosciamo per mezzo della sola sintesi. E
poi l'accagionare Rena to Cartesio di tutte le dottrine mate rialistedel secolo
XVIII palesa una immoderata avversione al psicologismo che da alcuni si vuole
esser l'ultimatuin > della filosofia, ma dal quale noi sti miamo doversi
partire per giungere al l'ontologia,allaconoscenza delleleggi che reggono il
mondo sensibile ed il mondo soprassensibile.Del resto ilGio berti evitando ed
il Panteismo ed il " rialismo che nel secolo scorso ebbe lao go,
· rolar iMalmignati :Lezionifilosofiche- Par ma:SulleoperediGerbet
Supplimentosul Sansimonismo- Cantù:NotiziadiG.D. Ro magnosi-
Riccardi:Lapraticade'buonistudi ad uso della gioventù studiosa- Discorso alla
gioventù sullo studiodellafilosofia- Ventura: De methodo philosophandi–
Gioberti:Intro duzione allo studio della filosofia Errori fi losofici di
Antonio Rosmini Teorica del so vrannaturale filosofia estetica Saggio sul bello
e Principii di Del Primato Morale e civile Lettera sulle dottrine filosofi
degli Italiani co-politiche dell'Abate de Lamenoais. 298 parallogismo nel
dedurre con ragiona- menti a priori la scienza de'Gniti da quella
dell'infinito, non fa altro che proclamare la verità della Rivelazione
Cattolica. Palmieri : Analisi ragionata de'sistemi e de' fondamenti
dell'ateismo e della incredulità Manzoni : Osservazioni sulla morale cattolica
Mastrofini:Leusure Olivieri:La filoso fiamorale- Pasio:Elementaphilosophiaemo
raliscumnotis- Ventebranz(Albertini):Di scorso critico intorno a'pregiudizii ed
errori ed a'tanto disputati due metodi d'insegnare le scien zeastratte- Lo Spirito
della Dialettica- Pe C C - osserva che i sensualisti hanno preso una
strada erronea occupandosi del la quistione sull'origine delle idee e
mischiandola con quella sulla realtà dell'u mano sapere che essi non han
conosciuto l'uomo che per le sole sensazioui trala sciando l'analisi
dell'essere interno , che non hanno avanzato la scieoza,non potendovi essere
scienza Glosofica senza la cognizione dell'uomo intelligente e m o rale; epperò
caddero in errore coloro i quali lo annoverarono tra'sensualisti. Il suo metodo
è di ricercare tutto che i filosofi italiani hanno scritto intor no ad esso
.1 ida e de ta scien emo 1 oried -A Pour
tosul Ro studi ala ra : tro 2 cibi do, iïdi osofi civile che zione della scuola
Scozzese.Oltre il Sebastia ni ed il Corradini , dobbiamo poverare S 5. Sonovi
in Italia alcuni filosofi che si addano a coltivare l'eclettismo tra questi il
Mamiani ed il Winspeare. Il Conte Terenzio Mamiani della Rovere, comparando ,
sceglien e fondendo i loro trattati , ecco l'ecletismo. Il principio che egli
açco glie è di esaminare non soloi fenomeni sensibili, ma gliinterni, cioèifatti
e 300 e rigettare tutte le idee non comprovate dall'esperienza come
fatti esteroi , o incompiute per aver trascu rato una di queste serie ; e ,
secondo lui , le ultime conclusioni della filosofia razionale debbono
combaciare con le o pinioni del senso comune , quindi pos sono tacciarsi di
false quelle teorie che credono mostrare che il genere umano sia caduto in
errore. Ora se tali sono i principii e tale è il metodo degli eclet tici e
degli scozzesi , e se la scuola cui appartiene un Autore debbesi rilevare dal
metodo edaiprincipii,possiamodire che l'Autoresiapprossimaall'eclettismo della
scuola Scozzese. Veniamo ora al le sue principali opinioni. La filoso >
venne dagli uomini cer cata ; m a questi hanno mancato di buon metodo non
serbando proporzio ni tra'diversi
elementi che costituisco no lanatura;ne'filosofi italiani benme ditati e
specialmente nel Galilei vi è il vero metodo sperimentale. Il Mamiani lo riduce
ad un mezzo che ha > و per fia esiste , della coscienza materia loscibile,perfineilvero
elofacon sistere nelle cinque arti preparatoria inventiva , induttiva ,
dimostrativa , di stributiva. Egli pone il criterio di cer tezza
nell'intuizione immediata , o m e glio nell'identificazione dell'oggetto con
noi , distingue nella conoscenza l'atto di giudicare dall'oggetto giudicato ,e
cer cando un legame tral'oggetto el'idea, lo colloca ove l'ente si converte col
vero ed il conoscitore si identifica col co goito ; ammette l'intuizione
immediata o l'atto di nostra mente il quale cono sce le proprie idee e le loro
vicende voli attinenze , nonchè l'intuizione m e diata o l'atto di
nostramente,ilquale per > 301 la certezza assoluta dell'intuizione
immediata prova in un modo assoluto l'esistenza delle realtà estrinseche o i
loro rapporti con lo spazio e col tem po ; fonda la certezza sulla duplice in
tuizione sulsensointimoesulsenso > comune,nega che iprincipiiapodittici e
gli assiomi siano atti a dimostrazione o aspiegazione,faderivarlacausa dalla'
> SCO unde 1. Sofia che me èil ile to eria pos Bano di 001 clet cer cu Idee
Cati dal dire 2 SIDO 080 LIO SCO successione delle esistenze e
ripone il criterio del vero nella conversione del fatto operata dalla
intuizione creatrice la quale è un prodotto della nostra spontaneità e mette capo
al senso comune. 302 L'ultimo che sia venuto in campo a sostenere
l'eclettismo Scozzese è il Ba rone Winspeare che nello scorso anno ha
pubblicato il primo volume de'suoi Sag gi di filosofia intellettuale. Dalla
prefa zione ove egli fa manifesto il piano del lavoro si rileva che egli è
parteggiano della scuola Scozzese,perochèladi fende dalle accuse promosse
contro di essa , e sostiene che seguirla svolgendo la è il solo mezzo per far
progredire la scienza filosofica. Il Barone Winspeare ha voluto ristaurare un
sistema che egli stimava più atto a far progredire quelle verità necessarie al
progresso dell'intelli genza ed allaosservanza della morale. Un simile
tentativo gli apporta sommo ono re , perocchè lo à immaginato ed ese guito con
molto studio e coscienza. Nul l'altro possiam dire intorno a lui poichè 1
و 303 è una rapida rassegna delle dottrine fi losofiche da'Greci infino al
XVIII se. colo , non si può dedurre un sistema for molato ne'principii e delle
sue con seguenze . - che dal solo primo volume dell'opera , - Corradini :
Utilità della filosofia Prospet to delle Lezioni di filosofia razionale Seba
stiani:NovumSystemaEthices- Mamiani: Del Rionovamento dell'antica filosofia in
Italia Sei Lettere all'Abate Rosmini Dell'O n tologia e del metodo Lettere a P.
S. Man . cini intorno alla filosofia del Dritto ed all'ori gine singolarmente
delDritto di punire– Winspeare:Saggidifilosofiaintellettuale- Blanch: Articoli
due sul Wiospeare nel Museo di Scieu ze e Lettere), Per dar compimento
all'attuale filosofia italiana non rimane che esporre le opinioni di coloro che
si diedero al- l'Empirismo -Razionalismo. Tamburini confutò Holbach , Condillac
, e Kant ; ri l' pose l'obbligazione morale del bisogno l'altra su’lim
miti di essa.Riguardo alla prima,ab battendo lo .Scettismo egli prova es sere
in noi reale la cognizione , esistere le facoltà intellettuali come cause
delle della perfezione che si appoggia all'uma na natura , al senso
universale ed al l'ordine naturale, si oppose alle dot trine dell'amor proprio
e dello interes combatté le opinioni di 'Condorcet sul progresso o meglio
sull'umana per fettibilità da lui circoscritta al reale ,al possile , alla
storia , e considerata non > come infinita,sibbenecomeprogressiva;
stazionarla , e retrograda. 2 30% 1 se, per opera del Barone squale Galluppi
che combattendo leop poste dottrine del Condillac e del Kant , ne viene
salutato a buon diritto il fon datore ed ilsostenitore.Egliincomincia dal
proponersi lo scioglimento di due importanti quistioni ,l'una sulla realtà
dell'umana conoscenza Pa Gli sforzi del Tamburini prepararono la puova era
della filosofia italiana , la quale sorse insieme coll’Empirismo-Ra zionalismo
per opera 2 305 US idee , e lo spirito giungere al vero al lorchè
dietro la testimonianza del senso intimo afferma ciò che è e piega ciò che non
è. Ecco perchè il Galluppi appar tiene alla filosofia moderna , alla scuola
psicologica di Cartesio. Nell'analisi dei fenomeni intellettuali egliammette le
ve rità primitive di esperienza interna con tenenti principii a priori ed a
posteriori riconosce il principio dell'oggettività della sensazione e della
intuizione in mediata in quella;dimostrail passaggio dalla regione del pensiero
a quella del l'esistenza per mezzo del punto di co municazione tra la conoscenza
intellet tuale e la reale,pel quale egli ammette le idee universali, come leggi
dello spi rito derivanti dalla sua soggettività , le quali formano i giudizii
analitici e si risolvono in due ordini di conoscenze le une di esistenza e le
altredi ragione, queste servendo di base alle verità de dotte, e quelle
supponendo l'applica zione delle verità razionali a'dati del l'esperienza.
Secondo lui,benchè tutti i 306 ) ! } giudiziipuri
siecoidentici,pure lo spirito allarga la sfera delle sue conoscenze,ed il
raziocinio ci istruisce,1.o perchè or dina e classifica le nostre conoscenze ,
2.° perchè ci mena a conoscenze che 1 1 pon potremno avere senza di esso;per
mezzo della causalità da una esistenza sperimentale ci eleviamo ad esistenze
che tali non sono;lasensibilità è ester na ed interna ', questa percepisce il
me e le sue modificazioni , quella ci rivela l'esistenza del fuor di me e delle
sue modificazioni.Riguardo a’limitidelle no stre Conoscenze egli cerca
determinarli dimostrando esserciignotel'essenzedelle cose , e la natura Divina
, ed ignoto il modo onde le cause effettrici agiscono non che quello onde gli
esseri produco no in sè o in altri quelle date modifi cazioni.Il sistema delle
facoltà dello spirito introdotto dal Galluppi ha per iscopolaricercadelle
facoltà elemen tari ; e queste sono la coscienza e la sensibilità che
presentano allo spiri to gli obbietti , l'analisi che li sepa la sintesi
che li riunisce, il de siderio , e la volontà che mossa da que sto dirige le
operazioni dell'analisi della sintesi. L'illustre filosofo di Tro pea professa
le medesime teorie in tut ti i suoi scritti filosofici ; se non che degli
elementi e nelle lezioni di fi losofia, poggiate sull'empirismo-razio dalismo ,
segue il metodo analitico pro cedendo dal noto all'ignoto. Egli divi de la
logica in pura o scienza delle idee e mista o scienza di fatti seguendo il
principio dell'identità progressiva ed istruttiva, considerando come ufficio
del ragionamento il rapnodare e subordinare le nostre idee,dichiarando il sillogismo
un'analisi del discorso,e stimando mol to importante l'entimema. Secondo lui,
la religione naturale è l'insieme delle verità che si possono provare per mezzo
della ragione,che ci svelano come dob biamo pensare di Dio,e de'suoi rapporti
cogli esseri creati ; la ragione ne inse gnacheDioèeterno immutabile uno
iqboito;lasua eternità,non ha ra, e } successione fisica , nè
metafisica ; la re lazione fra Dio e le creature è quello di causalità cioè
tutte le creature sono state create da Dio ;. l'esistenza di due principii
eterni dell'universo è assurda; il male non ripugna alla bontà divina ;
l'esistenza de'doveri ne vien manife stata dalla coscienza ed è una verità pri
mitiva ; il dovere oon può defipirsi per e ; chè è una nozione semplice ,
una zione soggettiva che deriva dalla natura umana ; le verità morali son
necessarie ma sintetiche;ilprincipio deldovere è distinto da quello dell'utile
che gli è subordinato ; la massima : si giusto è primitiva;il principio di
beneficenza non basta a mostrarci i nostri doveri verso gli altri ; noi abbiamo
de'doveri non solo verso gli altri;ma verso Dio e verso noi stessi , la
filosofia ci m a n i festa l'immortalità dell'anima umana , il congiungimento
della felicità colla virtù, verità che vengon dimostrate dal premio della
virtùedellapenadelvizio, verità provate dalla naturale indistrutti 308 10 when
2 309 bilità dell'anima e dal desiderio costante negli uomini di un
bene supremo , rità enunciate dalla ragione non solo ma anche dalla Rivelazione
che è un'azione immediata di Dio sullo spirito umano con che Dio produce nello
spirito le co noscenze che vuol produrre , e la cui possibilità deriva dalla
semplice nozione dell'Oppipotenza. Egli riponendo la leg ge morale nella retta
ragione che dirige la nostra volontà al nostro benessere seguendo il sistema
del dovere indipen dente dall'utile, introducendo qualche cosa 多! 1 d'innato nella morale , ed ammet tendo il dovere come un
principio sin tetico a priori , si eleva dall'Empirismo psicologico ad un
ragionevole Idealismo nella morale . Ecco le principali opinio ni professate
dall'immortale Galluppi , cui va tanto debitrice l'attuale filosofia italiana
de'suoi progressi , ed in cui non sappiamo se sia maggiore l'eleva tezza e
l'acume d'ingegno o la forza e la potenza del ragionamento. Molti altri
filosofi dietro l'esempio del ve Galluppi pure si addissero
all'Empiri smo-Razionalismo. Tedeschi la forza dell'anima come upica ed divisa
, sostiene le idee assolute ed im mutabili , distingue le idee io riflesse o
prodotte dall'astrazione,e spontanee o prodotte da uo intimo impulso che de
mena dal sensibile all'intelligibile sino alla cognizione della sostanza.
Zantede schi presenta un sistema di facoltà de dotto dal percepire dal
sentire,e dal l'appetireintellettivo,sensuale,e ra zionale,considerando la
logica come quellascienzachedirigela facoltàCO noscitiva a perfezionarsi ,
stabilisce il metodo induttivo sulla causalità e l'analogia ; la sua melafisica
è la dot trina dell'Eote che s'accosta alla teoria del Vico e degli antichi
italiani ; nella filosofia morale egli racchiude i prioci pii delle azioni ,
come la coscienza , la libera volontà , e la legge morale , e d
ilprecettocomune:quod tibinon vis alio ne feceris. Mancino concepisce la
filosofia-come scienza dello spiritouma considera in sul > / 311 S
corpo ; la filosofia è la scienza dello spiri to umano in sè ed in tutte le sue
relazioni;perconoscerel'apimaè me stiere l'analisi che scompone il partico lare
per ridurlo a principii generali; la vila dell'anima stà nella cognizione-azio
pe no , e ne deduce uoa filosofia eclettica cioè equitativa e completa
che accoglie il vero da per ogni dove; epperò divi de la filosofia insoggettiva
cioèdirettaa disaminare le forze dell'iplendimento . ed oggettiva o diretta a
disaminare gli obbiettidellaconoscenza;rionega l’Em pirismo ed il Razionalismo
; e conside ra le idee come prodotte dalle sensazio ni, dalla coscienza,e
dall'attività dello spirito e Buldassarre Poli è uno de'più for ti propugnatori
dell'Empirismo-Razio nalismo. Secondo lui , l'uomo consta di due elementi,
apima che si riduce all'atto del giudizio o idea-volizione-coscienza;conoscere
pon èchegiudicareegiudicarenonèche co Doscere,mailgiudicareèilmodo del co
2 312 noscere e il conoscere è l'effetto del giudi care, il giudizio
non è una sintesi tra l'at tributo ed il subbietto perchè l'anima non ha forza
sintetica potendo solo percepire e vedere,il giudizio ha le sue applica zioni
come ilbello,ilbuono,ilvero,le sue perfezioni, che sono ilbuon senso,lo spirito
, il gusto , l ' ingegno, il carattere l'istinto e le sue relazioni che sono i
rapporti dell'anima coll'età col sesso , coll'indole , colla fisonomia , col
clima, col vitto , col sodoo colle malattie o colle altre circostanze; il
giudizio è un tutto composto ed un effetto che non può sussistere senza parti
componenti e senza facoltà generatrici,che sono due: volontà-intelletto ed
intelletto-volontà fondate sul principio di simultanea in divisibilità;tuttele
altre facoltà son modi empirici di queste due facoltàpri mitive che colle loro
leggi sono attri buti dell'anima ; il giudizio e le rispet tive facoltà
dell'intelletto e della volontà hanno per fattori supremi l'oggettivo ed il
soggettivo messi tra loro in rap > donde il commercio del fisico
col morale nell'uomo ; la filosofia si Altri Empiristi-Razionalisti non happo
pubblicate delle opere ; ma il loro si stema traspare da vari articoli di gior
nali e ragionamenti disparati. Ricci è amante del metodo empiricospeculativo;
porto , rannoda alla religione ed alla Teologia perocchè questi fattori
dipendono da Dio ; la vita dell'anima eilgiudiziosono og
gettilimitatiperfettibili;questo perfe zionamento è dato come legge di natu ra
e come scopo all'anima ed alle sue facoltà , esso è riposto nel maggior a u
mento ed equilibrio possibile delle fa coltà dell'anima congiunto al maggior
grado possibile di scienza e di felicità, esso può ottenersi avendosi de'mezzi
fa cili e corrispondenti che si riducono all'uso reiterato e frequente
deglistessi atti o delle stesse funzioni; quindi l'uo mo
perrendersiperfettoalmaggiorgra do deve operare e usareperquanto può delle
proprie facoltà , secondo la loro natura e la loro destinazione.
Rivato limita il sapere filosofico 314 e e > cioè il pro
filosofico , soste pendo che l'uomo dee tutto studiare e nel mondo esteruo e
nello interno tutto riferire alla coscienza ; Riccobelli si accinge a
combattere ilTrascendenta lismo di Kant sullo spazio e sul tempo ; Devincenzi
pone per primo fondamento dell'Ecletismo la cognizione perfetta di tutte le
filosofie e scegliere il vero da tutte; e per lui l'eclettismo è quella
modesta filosofia che nulla sprezzando esamina tutte le dottrine e segue il
vero ovunque il rinviene. Stefano Cusani so stiene che lo spirito umano ha due
sole vie nella ricerca del vero , cedimentoempiricoedilrazionale,> che i
principii assoluti sono anteriori nel loro stato fenomenale , ma contempora nei
nella loro essenza alle idee necessa rie , che la tendenza filosofica del X I X
secolo dev'esserel'Ontologia,echedo vrebbesi elevare una metafisica sul fon
damento psicologico degli eclettici fran cesi e sul fondameuto ontologico dei
filosofi alemanni.Molti altri recenti filo C Supplimenti al Manuale della
Storia della filosofia di Tennemann Ricci:ArticolisulCousinismo (Antologia di
Firenze)- Rivato . e sul + sofi han coltivate le scienze filosofiche pel lato
d'un tal sistema ma i limiti di brevità che abbiamo imposti a poi stessi ci
vietapo di noverarli. Tamburini : Introduzione allo studio della fi Josofia
morale Elementa Juris Naturae Cenni sulla perfettibilità dell'umana famiglia
Galluppi : Saggio sulla critica della conoscen za - Filosofia della volontà
Lezioni diLo gica e Metafisica Elementi di Filosofia Lettere filosofiche sulle
vicende della filosofia relativamente a'principii delle umane conoscen ze da
Cartesio insino a Kant Introduzione allostudiodellaFilosofia- Memoriasulsistema
di Fichte o sul Razionalismo assoluto l'idealismo Trascendentale di Kant Tede :
schi : Sulla filosofia Zantedeschi : Elementi di Psicologia empirica , di
Logica e Metafisica, e di Filosofia morale Mancino · Elementi di filosofia –
Poli : Saggio filosofico sopra la scuola de'mederni filosofi naturalisti Saggio
di un corso di filosofia Primi ele menti di filosofia Intorno al vero e giusto
spirito filosofico. Riassum317 to sempre,identico stesso nell'India, nella
Grecia nel cadere del medio evo, nella filosofia moderna , e nel l'attuale
filosofia. del Progresso. Gall è que gli che rappresenta eminentemente in
Francia la filosofia empirica spingen dola sino al materialismo. Il raziona
lismo ebbe pochi adetti, fra'quali la Baronessa de Stael ; il misticismo ebbe
de’seguaci; ma quegli che più di tutti imprese a difenderlo si fu Lamennais.
L'eclettismo comprende gliEcletticipro priamente detti o Cousinisti, gli eclet
tici scozzesi , tra'quali Jouffroy, e i fi losofi Storici che muovono tutti dal
Guizot; cosicchè tre sono i grandi campioni dell'ecletismo Cousin , Jouf ' In
Francia la filosofia superando i limiti dell'ideologia e della psicologia
empirica , a malgrado alcuni avanzi di sensualismo, ha cangiato la sua direzio
ne ; ed ha dato luogo alle cinque scuo le degli Empiristi, de'Razionalisti,dei
Mistici,degli Ecletici, e deFilosofi > pro fondità dell'Alemagna
, si presenta una lotta di varii sistemi.Qualche avanzo del sensualismo invalso
nel secolo scorso as sume l'originalità italiana; ma l'Idea lismo ben presto
gli fa guerra benchè numeri pochi seguai ; il misticismo non ha'che pochissimi
coltivatori,e l'eclet tissimo scozzese comincia ad introdur sinelleopere
de'Filosofi italiani; ma froy e Guizot. Il sansimonismo inva se i dominii
delle scienze morali e sociali ; ed a malgrado le sue stranezze attirò
de'fautori, frà quali alcuni sco standosene alquanto fondarono la filoso fia
del progresso continuo, che è addi venuta la filosofiapredominante in Fran cia
ma che debbe esser posta in accor do colla Religione Cristiana. Il fonda tore
del Sapsimonismo è Saint-Simon; e P. Leroux è quegli che lo ha tra mutato nella
filosofia del progresso con tinuo. Nell'Italia , che è chiamata a tenere il
giusto mezzo tra la eccessiva superfi cialità della Francia e l'eccessiva
9 l'empirismo-razionalismo combatte tutti questi sistemi e viene a
fondarsi sulla ragione e sull'esperienza. Ogni sistema in Italia ha un grande
ingegno che lo difende. Romagnosi segue ilsensualismo Rosmini l'idealismo ,
Gioberti il misti cismo , Mamiani l'eclettismo scozzese e Galluppi
l'Empirismo-Razionalismo. Que sto sistema, proprio de’filosofiitaliani, che è
l'ultima espressione dello svolgi mento della filosofia , debbe mirare ad una
nuova formola più compiuta , e ten tare lo scioglimento de'più ardui pro blemi
per mezzo dell'esperienza combi nata colla ragione ; esso abbisogna di un
metodo e diun prịåcipio che spie ghi il commercio de sensi colle idee del mondo
esterno col mondo interno ; ed al suo ampliamento contribuiscono non solo
leversioni delle operestraniere,ma anche altri lavori filosofici degli italiani
che preparano una restaurazione definiti va delle scienze filosofiche. Noi di
que sto sistema abbiamo lodevolmente par lato al cominciamento del nostro
lavoro; e facciam voti perchè tutti gli Italiani pensatori presenti ed avvenire
di unani me consentimentosiraccolgadosottouna sola e medesima bandiera,sotto le
inse goe dell'Empirismo-Razionalismo,ricono scendo per loro capo e
maestro l'immorta le filosofo di 'Tropea Pasquale Galluppi.Enrico Pessina. Pessina. Keywords: storiografia
filosofica in Italia, la storia della filosofia roman, Galluppi, diritto
private. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pessina” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690010515/in/photolist-2mPrdWj-2mKEPgR
Grice e Petrarca – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Arezzo). Filosofo. Grice:
“There are a few studies on Petrarca and ‘filosofia’: “Petrarca platonico,”
etc. – but his most important contribution is via implicatura, as when I deal
with Blake or Shakespeare.” Considerato il precursore dell'umanesimo e
uno dei fondamenti della letteratura italiana, soprattutto grazie alla sua
opera più celebre, il “Canzoniere”, patrocinato quale modello di eccellenza
stilistica da Bembo. Uomo moderno, slegato ormai dalla concezione della patria
come mater e divenuto cittadino del mondo, Petrarca rilanciò, in ambito
filosofico, l'agostinismo in contrapposizione alla scolastica e operò una
rivalutazione storico-filologica dei classici latini. Fautore dunque di una
ripresa degli studia humanitatis in senso antropocentrico (e non più in chiave
assolutamente teocentrica), Petrarca (che ottenne la laurea poetica a Roma)
spese l'intera sua vita nella riproposta culturale della poetica e filosofia
antica e patristica attraverso l'imitazione dei classici, offrendo un'immagine
di sé quale campione di virtù e della lotta contro i vizi. La storia medesima
del Canzoniere, infatti, è più un percorso di riscatto dall'amore travolgente
per Laura che una storia d'amore, e in quest'ottica si deve valutare anche
l'opera latina del Secretum. Le tematiche e la proposta culturale
petrarchesca, oltre ad aver fondato il movimento culturale umanistico, diedero
avvio al fenomeno del petrarchismo, teso ad imitare stilemi, lessico e generi
poetici propri della produzione lirica volgare dell'aretino. Nacque da ser
Petracco, notaio, ed Eletta Cangiani (o Canigiani), entrambi fiorentini. Il
padre, originario di Incisa, appartene alla fazione dei guelfi bianchi e fu amico
d’Alighieri, esiliato da Firenze per l'arrivo di Valois, apparentemente entrato
nella città toscana quale paciere di Bonifacio VIII, ma in realtà inviato per
sostenere i guelfi neri contro quelli bianchi. La sentenza emanata da Cante
Gabrielli da Gubbio, podestà di Firenze, esilia tutti i guelfi bianchi,
compreso il padre di Petrarca che, oltre all'oltraggio dell'esilio, e condannato
al taglio della mano destra. A causa dell'esilio, trascorre l'infanzia in
diversi luoghi della Toscana. Prima ad Arezzo, poi Incisa e Pisa, dove il padre
era solito spostarsi per ragioni politico-economiche. A Pisa, il padre, che non
perde la speranza di rientrare in patria, si e riunito ai guelfi bianchi e ai
ghibellini per accogliere Arrigo VII. Secondo quanto affermato dallo stesso Petrarca
nella Familiares, indirizzata a Boccaccio, a Pisa avvenne, probabilmente, il
suo unico e fugace incontro con l'amico del padre, Alighier. La famiglia si
trasfere a Carpentras, vicino Avignone, dove il padre ottenne incarichi presso
la Corte pontificia grazie all'intercessione del cardinale Niccolò da Prato.
Nel frattempo, il piccolo Francesco studiò a Carpentras sotto la guida del
letterato Convenevole da Prato, amico del padre che verrà ricordato dal
Petrarca con toni d'affetto nella Seniles. Alla scuola di Convenevole, presso
la quale studiò, conobbe uno dei suoi più cari amici, Guido Sette, arcivescovo
di Genova, al quale Petrarca indirizzò la Seniles. Anonimo, Laura e il Poeta,
Arquà Petrarca (Padova). L'affresco fa parte di un ciclo pittorico realizzato
nel corso del Cinquecento mentre era proprietario Pietro Paolo Valdezocco. Gli
studi giuridici a Montpellier e a Bologna L'idillio di Carpentras durò fino ad allorché
lui, il fratello Gherardo e l'amico Guido Sette furono inviati dalle rispettive
famiglie a studiare diritto a Montpellier, città della Linguadoca, ricordata anch'essa
come luogo pieno di pace e di gioia. Nonostante ciò, oltre al disinteresse e al
fastidio provati nei confronti della giurisprudenza, il soggiorno a Montpellier
fu funestato dal primo dei vari lutti che Petrarca dovette affrontare nel corso
della sua vita: la morte della madre Eletta. Il figlio, ancora adolescente,
compose il Breve pangerycum defuncte matris (poi rielaborato nell'epistola
metrica), in cui vengono sottolineate le virtù della madre scomparsa, riassunte
nella parola latina electa. Il padre, poco dopo la scomparsa della moglie,
decise di cambiare sede per gli studi dei figli inviandoli nella ben più
prestigiosa Bologna, anche questa volta accompagnati da Guido Sette e da un
precettore che seguisse la vita quotidiana dei figli. In questi anni Petrarca,
sempre più insofferente verso gli studi di diritto, si legò ai circoli
letterari felsinei, divenendo studente e amico dei latinisti Giovanni del
Virgilio e Bartolino Benincasa, coltivando così i primi studi letterari e
iniziando quella bibliofilia che lo accompagnò per tutta la vita. Gli anni
bolognesi, al contrario di quelli trascorsi in Provenza, non furono tranquilli:
scoppiarono violenti tumulti in seno allo Studium in seguito alla decapitazione
di uno studente, fatto che spinse Francesco, Gherardo e Guido a ritornare
momentaneamente ad Avignone. I tre rientrarono a Bologna per riprendervi gli
studi fino all’anno in cui Petrarca ritornò ad Avignone per «prendere a
prestito una grossa somma di denaro, vale a dire 200 lire bolognesi spese presso
il libraio bolognese Bonfigliolo Zambeccari. Ser Petracco morì, permettendo a
Petrarca di lasciare finalmente la facoltà di diritto a Bologna e di dedicarsi
agli studi classici che sempre più lo appassionavano. Per dedicarsi a tempo
pieno a quest'occupazione doveva trovare una fonte di sostentamento che gli
permettesse di ottenere un qualche guadagno remunerativo: lo trovò quale membro
del seguito prima di Giacomo Colonna, arcivescovo di Lombez; poi del fratello
di Giacomo, il cardinale Giovanni, dal 1330. L'essere entrato a far parte della
famiglia, tra le più influenti e potenti dell'aristocrazia romana, permise a
Francesco di ottenere non soltanto quella sicurezza di cui aveva bisogno per
iniziare i propri studi, ma anche di estendere le sue conoscenze in seno
all'élite culturale e politica europea. Difatti, in veste di
rappresentante degli interessi dei Colonna, Petrarca compì un lungo viaggio
nell'Europa del Nord, spinto dall'irrequieto e risorgente desiderio di
conoscenza umana e culturale che contrassegnò l'intera sua agitata biografia:
fu a Parigi, Gand, Liegi, Aquisgrana, Colonia, Lione. Particolarmente
importante fu allorché, nella città di Lombez, Petrarca conobbe Angelo Tosetti
e il musico e cantore fiammingo Ludwig Van Kempen, il Socrate cui verrà
dedicata la raccolta epistolare delle Familiares. Poco dopo essere
entrato a far parte del seguito del vescovo Giovanni, prese gli ordini sacri,
divenendo canonico, col fine di ottenere i benefici connessi all'ente
ecclesiastico di cui era investito. Nonostante la sua condizione di religioso
(è attestato che dal il Petrarca è nella
condizione di chierico), ebbe comunque dei figli nati con donne ignote, figli
tra cui spiccano per importanza, nella successiva vita del poeta, Giovanni e
Francesca. L'incontro con Laura Secondo quanto afferma nel Secretum, Petrarca
incontrò per la prima volta, nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone, 7 (che
cadde di lunedì. Pasqua Laura, la donna che sarà l'amore della sua vita e che
sarà immortalata nel Canzoniere. La figura di Laura ha suscitato, da parte dei
critici letterari, le opinioni più diverse: identificata da alcuni con una
Laura de Noves coniugata de Sade (morta a causa della peste, come la stessa
Laura petrarchesca), altri invece tendono a vedere in tale figura un senhal
dietro cui nascondere la figura dell'alloro poetico (pianta che, per gioco
etimologico, si associa al nome femminile), suprema ambizione del letterato
Petrarca. La scoperta dei classici e la spiritualità patristica Come accennato
prima, Petrarca manifestò già durante il soggiorno bolognese una spiccata
sensibilità letteraria, professando una grandissima ammirazione per l'antichità
classica. Oltre agli incontri con Giovanni del Virgilio e Cino da Pistoia,
importante per la nascita della sensibilità letteraria del poeta fu il padre
stesso, fervente ammiratore di Cicerone e della letteratura latina. Difatti ser
Petracco, come racconta Petrarca nella Seniles donò al figlio un manoscritto
contenente le opere di Virgilio e la Rethorica di Cicerone e un codice delle
Etymologiae di Isidoro di Siviglia e uno contenente le lettere di san Paolo. In
quello stesso anno, dimostrando la passione sempre crescente per la Patristica,
il giovane Francesco comprò un codice del De Civitate Dei di Agostino d'Ippona e
conobbe e cominciò a frequentare l'agostiniano Dionigi di Borgo San Sepolcro,
dotto monaco agostiniano e professore di teologia alla Sorbona. Dionigi regalò
al giovane Petrarca un codice tascabile delle Confessiones, lettura che aumentò
ancor di più la passione del Nostro per la spiritualità patristica agostiniana.
Dopo la morte del padre e l'essere entrato a servizio dei Colonna, Petrarca si
buttò a capofitto nella ricerca di nuovi classici, cominciando a visionare i
codici della Biblioteca Apostolica (ove scoprì la Naturalis Historia di Plinio
il Vecchio) e, nel corso del viaggio nel Nord Europa, Petrarca scoprì e ricopiò
il codice del Pro Archia poeta di Cicerone e dell'apocrifa “Ad equites romanos”,
conservati nella Biblioteca Capitolare di Liegi. Oltre alla dimensione di
explorator, comincia a sviluppare le basi per la nascita del metodo filologico
moderno, basato sul metodo della collatio, sull'analisi delle varianti e quindi
sulla tradizione manoscritta dei classici, depurandoli dagli errori dei monaci
amanuensi con la loro emendatio oppure completando i passi mancanti per
congettura). Sulla base di queste premesse metodologiche, lavora alla
ricostruzione, da un lato, dell' “Ab Urbe condita” di Livio; dall'altro, della
composizione del grande codice contenente le opere di Virgilio e che, per la
sua attuale locazione, è chiamato Virgilio Ambrosiano. Da Roma a Valchiusa:
l'Africa e il “De viris illustribus”; Marie Alexandre Valentin Sellier, “La
farandola di Petrarca”, olio su tela, Sullo sfondo si può notare il Castello di
Noves, nella località di Valchiusa, il luogo ameno in cui trascorse gran parte
della sua vita fino all’anno in cui lasciò la Provenza per l'Italia. Mentre
portava avanti questi progetti filologici, Petrarca cominciò a intrattenere con Benedetto XII, un rapporto epistolare
(Epistolae metricae) con cui esortava il nuovo pontefice a ritornare a Romae
continuò il suo servizio presso il cardinale Giovanni Colonna, su concessione
del quale poté intraprendere un viaggio a Roma, dietro richiesta di Giacomo
Colonna che desiderava averlo con sé. Giuntovi nella Città Eterna Petrarca poté
toccare con mano i monumenti e le antiche glorie dell'antica capitale
dell'Impero Romano, rimanendone estasiato. Rientrato in Provenza, Petrarca
comprò una casa a Valchiusa, appartata località sita nella valle della Sorgue nel
tentativo di sfuggire all'attività frenetica avignonese, ambiente che
lentamente cominciò a detestare in quanto simbolo della corruzione morale in
cui era caduto il Papato. Valchiusa (che durante le assenze del giovane poeta
era affidata al fattore Raymond Monet di Chermont) fu anche il luogo ove
Petrarca poté concentrarsi nella sua attività letteraria e accogliere quel
piccolo cenacolo di amici eletti (a cui si aggiunse il vescovo di Cavaillon,
Philippe de Cabassolle) con cui trascorrere giornate all'insegna del dialogo
colto e della spiritualità. «Più o meno in quello stesso periodo,
illustrando a Giacomo Colonna la vita condotta a Valchiusa nel primo anno della
sua dimora lì, Petrarca delinea uno di quegli autoritratti manierati che
diventeranno un luogo comune della sua corrispondenza: passeggiate campestri,
amicizie scelte, letture intense, nessuna ambizione se non quella del quieto
vivere. Fu in questo periodo appartato che, forte della sua esperienza
filologico-letteraria, incominciò a stendere le due opere che sarebbero dovute
diventare il simbolo della rinascenza classica: l'Africa e il De viris
illustribus. La prima, opera in versi intesa a ricalcare le orme virgiliane,
narra dell'impresa militare romana della seconda guerra punica, incentrata
sulle figure di Scipione l'Africano, modello etico insuperabile della virtù
civile della Repubblica romana. La seconda, invece, è un me Gli anni
successivi all'incoronazione poetica, quelli compresi furono contrassegnati da
un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi traumatici della
vita daglione di 36 vite di uomini illustri improntata sul modello
liviano e quello floriano. La scelta di comporre un'opera in versi e un'opera in
prosa, ricalcanti i modelli sommi dell'antichità nei due rispettivi generi
letterari e intesi a recuperare, oltre alla veste stilistica, anche quella
spirituale degli antichi, diffusero presto il nome di Petrarca al di là dei
confini provenzali, giungendo in Italia. L'alloro con cui Petrarca fu
incoronato rivitalizzò il mito del poeta laureato, figura che diventerà
un'istituzione pubblica in Paesi quali il Regno Unito. Il nome di Petrarca quale uomo eccezionalmente
colto e grande letterato fu diffuso grazie all'influenza della famiglia Colonna
e dell'agostiniano Dionigi. Se i primi avevano influenza presso gli ambienti
ecclesiastici e gli enti a essi collegati (quali le Università europee, tra le
quali spiccava la Sorbona), padre Dionigi fece conoscere il nome dell'Aretino
presso la corte del re di Napoli Roberto d'Angiò, presso il quale fu chiamato
in virtù della sua erudizione. Approfittando della rete di conoscenze e di
protettori di cui disponeva, pensò di ottenere un riconoscimento ufficiale per
la sua attività letteraria innovatrice a favore dell'antichità, patrocinando
così la sua incoronazione poetica. Difatti, nella Familiares, confide al padre
agostiniano la sua speranza di ricevere l'aiuto del sovrano angioino per
realizzare questo suo sogno, intessendone le lodi. La Sorbona fece sapere al
Nostro l'offerta di una incoronazione poetica a Parigi; proposta che, nel
pomeriggio dello stesso giorno, giunse analoga dal Senato di Roma. Su consiglio
di Giovanni Colonna, Petrarca, che desiderava essere incoronato nell'antica
capitale dell'Impero romano, accettò la seconda offerta, accogliendo poi
l'invito di re Roberto di essere esaminato da lui stesso a Napoli prima di arrivare
a Roma per ottenere la sospirata incoronazione. Le fasi di preparazione
per il fatidico incontro con il sovrano angioino durarono, Petrarca,
accompagnato dal signore di Parma Azzo da Correggio, si mise in viaggio per
Napoli col fine di ottenere l'approvazione del colto sovrano angioino. Giunto
nella città partenopea a fine febbraio, fu esaminato per tre giorni da re
Roberto che, dopo averne constatato la cultura e la preparazione poetica,
acconsentì all'incoronazione a poeta in Campidoglio per mano del senatore Orso
dell'Anguillara. Se conosciamo da un lato sia il contenuto del discorso di
Petrarca (la Collatio laureationis), sia la certificazione dell'attestato di
laurea da parte del Senato romano (il Privilegium lauree domini Francisci
Petrarche, che gli conferiva anche l'autorità per insegnare e la cittadinanza
romana), la data dell'incoronazione è incerta: tra quanto affermato da Petrarca
e quanto poi testimoniato da Boccaccio, la cerimonia d'incoronazione avvenne in
un arco temporale. In seguito all'incoronazione incominciò a comporre l'Africa
e il De viris illustribus. Gli anni successivi all'incoronazione poetica furono
contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi
traumatici della vita privata, sia all'inesorabile disgusto verso la
corruzione Avignonese. Subito dopo l'incoronazione poetica, mentre Petrarca
sostava a Parma, seppe della prematura scomparsa dell'amico Giacomo Colonna
(avvenuta nel settembre del 1341), notizia che lo turbò profondamente. Gl’anni successivi
non recarono conforto al poeta laureato: da un lato le morti prima di Dionigi
e, poi, di re Roberto ne accentuarono lo stato di sconforto; dall'altro, la
scelta da parte del fratello Gherardo di abbandonare la vita mondana per
diventare monaco nella Certosa di Montreaux, spinsero Petrarca a riflettere
sulla caducità del mondo. Mentre soggiorna ad Avignone, conobbe il futuro
tribuno Cola di Rienzo (giunto in Provenza quale ambasciatore del regime
democratico instauratosi a Roma), col quale condivideva la necessità di ridare
a Roma l'antico status di grandezza politica che, come capitale dell'antica
Roma e sede del papato, le spettava di diritto. E nominato canonico del
Capitolo della cattedrale di Parma, mentre e nominato arcidiacono. La caduta
politica di Cola, favorita specialmente dalla famiglia Colonna, sarà la spinta
decisiva da parte di Petrarca per abbandonare i suoi antichi protettori: fu
infatti in quell'anno che lasciò, ufficialmente, l'entourage del cardinale
Giovanni[63]. A fianco di queste esperienze private, il cammino
dell'intellettuale Petrarca fu invece caratterizzato da una scoperta
importantissima. Dopo essersi rifugiato a Verona in seguito all'assedio di
Parma e la caduta in disgrazia dell'amico Azzo da Correggio, Petrarca scoprì
nella biblioteca capitolare le epistole ciceroniane ad Brutum, ad Atticum e ad
Quintum fratrem, fino ad allora sconosciute. L'importanza della scoperta
consistette nel modello epistolografico che esse trasmettevano: i colloquia a
distanza con gli amici, l'uso del tu al posto del voi proprio
dell'epistolografia medievale ed, infine, lo stile fluido e ipotattico
indussero l'Aretino a comporre anch'egli delle raccolte di lettere sul modello
ciceroniano e senecano, determinando la nascita delle Familiares prima, e delle
Seniles poi. A questo periodo di tempo risalgono anche i Rerum memorandarum
libri (lasciati incompiuti), l'avvio del De otio religioso e del De vita
solitaria che furono rimaneggiati negli anni successivi[64]. Sempre a Verona,
Petrarca ebbe modo di conoscere Pietro Alighieri, figlio di Dante, con cui
intrattenne rapporti cordiali. La vita, come suol dirsi, ci sfuggì dalle mani:
le nostre speranze furon sepolte cogli amici nostri. Ci rese miseri e soli. Delle
cose familiari, prefazione, A Socrate. Dopo essersi slegato dai Colonna,
Petrarca cominciò a cercare nuovi patroni presso cui ottenere protezione.
Pertanto, lasciata Avignone insieme al figlio Giovanni, giunse a Verona,
località dove si era rifugiato l'amico Azzo da Correggio dopo essere stato
scacciato dai suoi domini, per poi giungere a Parma nel mese di marzo, dove
strinse legami con il nuovo signore della città, il signore di Milano Luchino
Visconti. Fu, però, in questo periodo che iniziò a diffondersi per l'Europa la
terribile peste nera, morbo che causa la morte di molti amici del Petrarca: i
fiorentini Sennuccio del Bene, Bruno Casini e Franceschino degli Albizzi; il cardinale
Giovanni Colonna e il padre di lui, Stefano il Vecchio; e quella dell'amata
Laura, di cui ebbe la notizia. Nonostante il dilagare del contagio e la
prostrazione psicologica in cui cadde a causa della morte di molti suoi amici,
Petrarca continuò le sue peregrinazioni, alla perenne ricerca di un protettore.
Lo trovò in Jacopo II da Carrara, suo estimatore che lo nominò canonico del
duomo di Padova. Il signore di Padova intese in tal modo trattenere in città il
poeta il quale, oltre alla confortevole casa, in virtù del canonicato ottenne
una rendita annua di 200 ducati d'oro, ma per alcuni anni Petrarca avrebbe
utilizzato questa abitazione solo occasionalmente. Difatti, costantemente in
preda al desiderio di viaggiare, fu a Mantova, a Ferrara e a Venezia, dove
conobbe il doge Andrea Dandolo. Prende la decisione di recarsi a Roma per
lucrare l'indulgenza dell'Anno giubilare. Durante il viaggio accondiscese alle
richieste dei suoi ammiratori fiorentini e decise di incontrarsi con loro.
L’occasione fu di fondamentale importanza non tanto per Petrarca, quanto per
colui che diventerà il suo principale interlocutore durante gli ultimi
vent'anni di vita, Giovanni Boccaccio. Il novelliere, sotto la sua guida,
incominciò una lenta e progressiva conversione verso una mentalità ed un
approccio più umanistico alla letteratura, collaborando spesso con il suo
venerato praeceptor in progetti culturali di ampio respiro. Tra questi
ricordiamo la riscoperta del greco antico e la scoperta di antichi codici
classici. Petrarca risiedette prevalentemente a Padova, presso Francesco I da
Carrara. Qui, oltre a portare avanti i progetti letterari delle Familiares e le
opere spirituali ricevette anche la visita di Boccaccio in veste di
ambasciatore del Comune fiorentino perché accettasse un posto di docente presso
il nuovo Studium fiorentino. Poco dopo, e spinto a rientrare ad Avignone in
seguito all'incontro con i Cardinali Eli de Talleyrand e Guy de Boulogne,
latori della volontà di papa Clemente VI che intendeva affidargli l'incarico di
segretario apostolico. Nonostante l'allettante offerta del pontefice, l'antico
disprezzo verso Avignone e gli scontri con gli ambienti della corte pontificia
(i medici del pontefice e, dopo la morte di Clemente, l'antipatia d’Innocenzo
VI) gl’indussero a lasciare Avignone per Valchiusa, dove prese la decisione
definitiva di stabilirsi in Italia. Targa commemorativa del soggiorno
meneghino di Petrarca situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla
basilica di Sant'Ambrogio. Petrarca iniziò il viaggio verso la patria italiana,
accogliendo l'ospitale offerta di
Giovanni Visconti, arcivescovo e signore della città, di risiedere a Milano.
Malgrado le critiche degli amici fiorentini (tra le quali si ricorda quella
risentita del Boccaccio), che gli rimproveravano la scelta di essersi messo al
servizio dell'acerrimo nemico di Firenze. Petrarca collaborò con missioni e
ambascerie (a Parigi e a Venezia; l'incontro con l'imperatore Carlo IV a
Mantova e a Praga) all'intraprendente politica viscontea. Sulla scelta di
risiedere a Milano piuttosto che nella natia Firenze, bisogna ricordare l'animo
cosmopolita proprio del Petrarca. Cresciuto ramingo e lontano dalla sua patria,
Petrarca non risente più dell'attaccamento medievale verso la propria patria
d'origine, ma valuta gli inviti fattigli in base alle convenienze economiche e
politiche. Meglio, infatti, avere la protezione un signore potente e ricco come
Giovanni Visconti prima e, dopo la morte di lui, del successore Galeazzo II,
che si rallegrerebbero di avere a corte un intellettuale celebre come Petrarca.
Nonostante tale scelta discutibile agli occhi degli amici fiorentini, i
rapporti tra il praeceptor e i suoi discipuli si ricucirono: la ripresa del
rapporto epistolare tra Petrarca e Boccaccio prima, e la visita di quest'ultimo
a Milano nella casa di Petrarca situata nei pressi di Sant'Ambrogio poi, sono
le prove della concordia ristabilita. Nonostante le incombenze
diplomatiche, nel capoluogo lombardo matura e porta a compimento quel processo
di maturazione intellettuale e spirituale iniziato pochi anni prima, passando
dalla ricerca erudita e filologica alla produzione di una letteratura
filosofica fondata da un lato sull'insoddisfazione per la cultura
contemporanea, dall'altra sulla necessità di una produzione che potesse guidare
l'umanità verso i principi etico-morali filtrati attraverso il neoplatonismo
agostiniano e lo stoicismo cristianeggiante. Con questa convinzione interiore,
Petrarca portò avanti gli scritti iniziati nel periodo della peste: il Secretum
e il De otio religioso; la composizione di opere volte a fissare presso i
posteri l'immagine di un uomo virtuoso i cui principi sono praticati anche
nella vita quotidiana (le raccolte delle Familiares e, dal 1361, l'avviamento
delle Seniles)le raccolte poetiche latine (Epistolae Metricae) e quelle volgari
(i Triumphi e i Rerum Vulgarium Fragmenta, alias il Canzoniere). Durante il
soggiorno meneghino Petrarca iniziò soltanto una nuova opera, il dialogo
intitolato De remediis utriusque fortune (sui rimedi della cattiva e della
buona sorte), in cui si affrontano problematiche morali concernenti il denaro,
la politica, le relazioni sociali e tutto ciò che è legato al quotidiano. Per
sfuggire alla peste, Petrarca abbandonò Milano per Padova, città da cui fugge per lo stesso motivo. Nonostante la
fuga da Milano, i rapporti con Galeazzo II Visconti rimanono sempre molto
buoni, tanto che trascorse tempo nel castello visconteo di Pavia in occasione di
trattative diplomatiche. A Pavia seppellì il piccolo nipote di due anni, figlio
della figlia Francesca, nella chiesa di San Zeno e per lui compose un'epigrafe
ancor oggi conservata nei Musei Civici. Si recò a Venezia, città dove si
trovava il caro amico Donato degli Albanzani[91] e dove la Repubblica gli
concesse in uso Palazzo Molin delle due Torri (sulla Riva degli Schiavoni) n
cambio della promessa di donazione, alla morte, della sua biblioteca, che era
allora certamente la più grande biblioteca privata d'Europa: si tratta della
prima testimonianza di un progetto di bibliotheca publica. La casa veneziana fu
molto amata dal poeta, che ne parla indirettamente nella Seniles, quando
descrive, al destinatario Pietro da Bologna, le sue abitudini quotidiane. Vi
risiedette stabilmente (tranne alcuni periodi a Pavia e Padova) e vi ospita
Boccaccio e L. Pilato. Durante il soggiorno veneziano, trascorso in compagnia
degli amici più intimi, della figlia naturale Francesca (sposatasi con il
milanese Francescuolo da Brossano), decise di affidare al copista Giovanni
Malpaghini la trascrizione in bella copia delle Familiares e del Canzoniere. La
tranquillità di quegli anni fu turbata dall'attacco maldestro e violento mosso
alla cultura, all'opera e alla figura sua da quattro filosofi averroisti che lo
accusarono di ignoranza. L'episodio fu
l'occasione per la stesura del trattato De sui ipsius et multorum ignorantia,
in cui Petrarca difende la propria "ignoranza" in campo aristotelico
a favore della filosofia neoplatonica-cristiana, più incentrata sui problemi
della natura umana rispetto alla prima, intesa a indagare la natura sulla base
dei dogmi del filosofo di Stagira. Amareggiato per l'indifferenza dei veneziani
davanti alle accuse rivoltegli, Petrarca decise di abbandonare la città
lagunare e annullare così la donazione della sua biblioteca alla
Serenissima. L'epilogo padovano e la morte. La casa di Petrarca ad Arquà Petrarca,
località sita sui colli Euganei nei pressi di Padova, dove l'ormai anziano
poeta trascorse gli ultimi anni di vita. Della dimora Petrarca parla nella
Seniles. Dopo alcuni brevi viaggi, accolse l'invito dell'amico ed estimatore
Francesco I da Carrara di stabilirsi a Padova nella primavera.. È ancora
visibile, in Via Dietro Duomo a Padova, la casa canonicale di Francesco
Petrarca, che fu assegnata al poeta in seguito al conferimento del canonicato.
Il signore di Padova donò poi una casa situata nella località di Arquà, un
tranquillo paese sui colli Euganei, dove poter vivere. Lo stato della casa,
però, a abbastanza dissestato e ci vollero alcuni mesi prima che potesse
avvenire il definitivo trasferimento nella nuova dimora. La vita dell'anziano
Petrarca, che fu raggiunto dalla famiglia della figlia Francesca si alternò
prevalentemente tra il soggiorno nella sua amata casa di Arquà e quella vicina
al duomo di Padova, allietato spesso
dalle visite dei suoi vecchi amici ed estimatori, oltre a quelli nuovi
conosciuti nella città veneta, tra cui si ricorda Lombardo della Seta, che
daveva sostituito Giovanni Malpaghini quale copista e segretario del poeta
laureato. Si mosse dal padovano soltanto una volta quando e a Venezia quale
paciere per il trattato di pace tra i veneziani e Francesco da Carrara. Per il
resto del tempo si dedicò alla revisione delle sue opere e, in special modo,
del Canzoniere, attività che portò avanti fino agli ultimi giorni di vita. Colpito
da una sincope, muore ad Arquà esattamente alla vigilia del suo settantesimo
compleanno e, secondo la leggenda, mentre esaminava un testo di Virgilio, come
auspicato in una lettera al Boccaccio. Il frate dell'Ordine degli Eremitani di
sant'Agostino Bonaventura Badoer Peraga fu scelto per tenere l'orazione funebre
in occasione dei funerali, che si svolsero il nella chiesa di Santa Maria
Assunta alla presenza di Francesco da Carrara e di molte altre personalità
laiche ed ecclesiastiche. Per volontà testamentaria le spoglie di Petrarca
furono sepolte nella chiesa parrocchiale del paese, per poi essere collocate
dal genero, nel 1380, in un'arca marmorea accanto alla chiesa. Le vicende dei
resti del Petrarca, come quelli di Dante, non furono tranquille. La sua tomba espezzata
all'angolo di mezzodì e vennero rapite alcune ossa del braccio destro. Autore
del furto e Martinelli, un frate da Portogruaro, il quale, a quanto dice una pergamena
dell'archivio comunale di Arquà, venne spedito in quel luogo dai fiorentini,
con ordine di riportare seco qualche parte del suo scheletro. La veneta
repubblica fa riattare l'urna, suggellando con arpioni le fenditure del marmo,
e ponendovi lo stemma di Padova e l'epoca del misfatto. I resti trafugati non sono
mai recuperati. La tomba, che versa in stato pessimo, venne sottoposta a
restauro dato lo stato pessimo in cui il sepolcro versava. Il restauro però, a
seguito di complicazioni burocratiche e di conflitti di competenza e questioni
anche politiche, e addirittura processato con l'accusa di violata sepoltura. Avennero
resi noti i risultati dell'analisi dei resti conservati nella sua tomba ad
Arquà Petrarca. Il teschio presente, peraltro ridotto in frammenti, una volta
ricostruito, è riconosciuto come femminile e quindi non pertinente a Petrarca. Un
frammento di pochi grammi del cranio esaminato con il metodo del radiocarbonio,
consente di accertare che il cranio ritrovato nel sepolcro e femminile. A chi
sia appartenuto e perché si trovasse nella sua tomba è ancora un mistero, come
un mistero è dove sia finito il suo cranio. Lo scheletro è invece riconosciuto come autentico. Riporta
alcune costole fratturate. Ferito da una cavalla con un calcio al costato. Nello
studium, affresco murale, Reggia Carrarese, Sala dei Giganti, Padova. Fin dalla
giovinezza, manifesta sempre un'insofferenza innata nei confronti della cultura
a lui coeva. La sua passione per i classici latini liberate dalle
interpretazioni allegoriche lo pone pongono come l'iniziatore dell'umanesimo italiano.
In “De remediis utriusque fortune, ciò che interessa maggiormente a Petrarca è
l'humanitas, cioè l'insieme delle qualità che danno fondamento ai valori più
umani della vita, con un'ansia di meditazione e di ricerca tra erudita ed
esistenziale intesa ad indagare l'anima in tutte le sue sfaccettature. Di
conseguenza, pone al centro della sua riflessione intellettuale l'essere umano,
spostando l'attenzione dall'assoluto teo-centrismo all'antropo-centrismo
moderno. Fondamentale nella sua filosofia è la riscoperta dei classici.
Già conosciuti nel Medioevo, erano stati oggetto però di una rivisitazione in
chiave cristiana, che non teneva quindi conto del contesto storico-culturale in
cui le opere erano state scritte. Per esempio, la figura di Virgilio fu vista
come quella di un mago/profeta, capace di adombrare, nell'Ecloga IV delle
Bucoliche, la nascita di Cristo, anziché quella di Asinio Gallo, figlio del
politico romano Asinio Pollione: un'ottica che Dante accolse pienamente nel
Virgilio della Commedia. Petrarca, rispetto ai suoi contemporanei, rifiuta il
travisamento dei classici operato fino a quel momento, ridando loro quella
patina di storicità e di inquadramento culturale necessaria per stabilire con
essi un colloquio costante, come fece nel libro delle Familiares. Scrivere a
Cicerone o a Seneca, celebrandone l'opera o magari deplorandone con benevolenza
mancanze e contraddizioni, era per lui un modo letterariamente tangibile (e per
noi assai significativo simbolicamente) di mostrare quanto a loro dovesse,
quanto li sentisse, appunto, idealmente suoi contemporanei. Oltre alle
epistole, all'Africa e al De viris illustribus, opera tale riscoperta
attraverso il metodo filologico da lui ideato
e la ricostruzione dell'opera liviana e la composizione del Virgilio
ambrosiano. Altro aspetto da cui traspare questo innovativo approccio alle
fonti e alle testimonianze storico-letterarie si avverte, anche, nell'ambito
della numismatica, della quale Petrarca è ritenuto il precursore. Per quanto
riguarda la prima opera, Petrarca decise di riunire le varie decadi (cioè i
libri di cui l'opera è composta) allora conosciute in un unico codice,
l'attuale codice Harleiano conservato ora al British Museum di Londra. Il giovane Petrarca si dedicò a quest'opera di
collazione per cinque anni, grazie ad un lavoro di ricerca e di enorme
pazienza. Prende la terza decade, correggendola e integrandola ora con un
manoscritto veronese del X secolo vergato dal dotto vescovo Raterio, ora con
una lezione conservata nella Biblioteca Capitolare della Cattedrale di
Chartres[120], il Parigino Latino acquistato dal vecchio canonico Landolfo
Colonna, contenente anche la quarta decade. Quest'ultima fu poi corretta su di
un codice risalente al secolo precedente e appartenuto al preumanista padovano Lovato
Lovati. Infine, dopo aver raccolto anche la prima decade, Petrarca poté
procedere a riunire gli sparsi lavori di recupero. Il Virgilio Ambrosiano
L'impresa riguardante la costruzione del Virgilio ambrosiano è invece molto più
complessa. Iniziato già quand'era in vita il padre Petracco, il lavoro di
collazione portò alla nascita di un codice composto di 300 fogli manoscritti
che conteneva l'omnia virgiliana (Bucoliche, Georgiche ed Eneide commentati dal
grammatico Servio), al quale furono aggiunte quattro Odi di Orazio e
l'Achilleide di Stazio. Le vicende di tale manoscritto sono assai travagliate.
Sottrattogli dagli esecutori testamentari del padre, il Virgilio ambrosiano
verrà recuperato solo quando Petrarca commissionò al celebre pittore Simone
Martini una serie di miniature che lo abbellirono esteticamente. Alla morte del
Petrarca il manoscritto finì nella biblioteca dei Carraresi a Padova, tuttavia,
Gian Galeazzo Visconti conquistò Padova ed il codice fu inviato, insieme ad
altri manoscritti del Petrarca, a Pavia, nella Biblioteca Visconteo-Sforzesca
situata nel castello di Pavia. Galeazzo Maria Sforza ordinò al castellano di
Pavia di prestare il manoscritto allo zio Alessandro signore di Pesaro, poi il
Virgilio Ambrosiano tornò a Pavia. Luigi XII conquistò il Ducato di Milano e la
biblioteca Visconteo-Sforzesca venne trasferita in Francia, dove ancora si
conservano, nella Bibliothèque nationale de France, circa 400 manoscritti
provenienti da Pavia. Tuttavia il Virgilio Ambrosiano fu sottratto al
saccheggio francese da un certo Antonio di Pirro. Sappiamo che a fine
Cinquecento si trovava a Roma, ed era di proprietà del cardinal Agostino
Cusani, fu poi acquistato da Federico Borromeo per l'Ambrosiana. Il messaggio
petrarchesco, nonostante la sua presa di posizione a favore della natura umana,
non si dislega dalla dimensione religiosa: difatti, il legame con l'agostinismo
e la tensione verso una sempre più ricercata perfezione morale sono chiavi
costanti all'interno della sua produzione letteraria e filosofica. Rispetto,
però, alla tradizione medievale, la religiosità petrarchesca è caratterizzata
da tre nuove accezioni prima mai manifestate: la prima, il rapporto intimo tra
l'anima e Dio, un rapporto basato sull'autocoscienza personale alla luce della
verità divina. La seconda, la rivalutazione della tradizione morale e
filosofica classica, vista in un rapporto di continuità con il cristianesimo e
non più in chiave di contrasto o di mera subordinazione; infine, il rapporto
"esclusivo" tra Petrarca e Dio, che rifiuta la concezione collettiva
propria della Commedia dantesca. Comunanza tra valori classici e cristiani La
lezione morale degli antichi è universale e valida per ogni epoca. L’umanita di
Cicerone non è diversa da quella di Agostino, in quanto esprimono gli stessi
valori, quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della
conoscenza. Sul legame degl’antichi è significativo il celebre passo della
morte di Magone, fratello di Annibale che, nell'Africa ormai morente, pronuncia un discorso sulla
vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte dalle fatiche
terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero cristiano, anche se tale
discorso fu criticato da molti ambienti che ritenevano una scelta infelice
porre in bocca ad un pagano un pensiero così Cristiano. Ecco un passo del
lamento di Magone: Edizione dell'Africa stampata a Venezia, nella
stamperia di Aldo Manuzio. Nel particolare, l'Incipit del poema. «Heu qualis fortunae terminus alte est! Quam
laetis mens caeca bonis! furor ecce potentum / praecipiti gaudere loco; status
iste procellis / subjacet innumeris, et finis ad alta levatis est ruere. Heu
tremulum magnorum culmen honorum, Spesque hominum fallax, et inanis gloria
fictis / illita blanditiis! Heu vita incerta labori dedita perpetuo, semperque
heu certa, nec unquam Stat morti praevisa dies! Heu sortis iniquae natus homo
in terris! O qual è il traguardo dell'alta sorte! Quanto l'anima è cieca davanti
alle fauste imprese! Ecco la follia dei potenti, godere delle altezze
vertiginose; questo stato è esposto ad infinite tempeste, ed è destinato a
cadere chi si è innalzato a quelle vette. O tremante sommità dei grandi onori,
fallace speranza degli uomini, vana gloria adornata da finti piaceri! O vita
incerta, dedita ad una fatica incessante, come certo è il giorno di morte, né
mai previsto abbastanza! O che sorte iniqua per l'uomo nato sulla terra!»
(Africa) L'agostinismo del Secretum e dell'Ascesa al Monte Ventoso Vista
del Mont Ventoux dalla località di Mirabel-aux-Baronnies. Infine, per il suo
carattere fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel
pensiero di sant'Agostino il proprio modello etico-spirituale, contrario al sistema
filosofico tolemaico-aristotelico allora imperante nella cultura teologica,
visto come alieno dalla cura dell'anima umana. A tal proposito, il filosofo
Giovanni Reale delinea lucidamente la posizione di Petrarca verso la cultura
contemporanea: «La diffusione dell'averroismo, col crescente interesse
che suscitava per l'indagine naturalistica, sembra a Petrarca che distragga
pericolosamente da quelle arti liberali, che sole possono dare la sapienza
necessaria per conseguire la pace spirituale in questa vita e la beatitudine
eterna nell'altra. La sapienza classica e cristiana, che Petrarca contrappone
alla scienza averroistica, è quella fondata sulla meditazione interiore
attraverso alla quale si chiarisce a sé stessa e si forma la personalità del
singolo uomo. L'importanza che Agostino ebbe per l'uomo Petrarca è evidente in
due celebri testi letterari del Nostro: il Secretum da un lato, in cui il
vescovo d'Ippona interloquisce con lui spingendolo ad un'acuta quanto forte
analisi interiore dei propri peccati; dall'altro, il celebre episodio
dell'ascesa al Monte Ventoso, narrato nella Familiares, IV, 1, inviata seppur
in modo fittizio a Dionigi da Borgo San Sepolcro. La forte vena morale che
percorre tutte le opere petrarchesche volgare tende a trasmettere un messaggio
di perfezione morale: il Secretum, il De remediis, le raccolte epistolari e lo
stesso Canzoniere sono impregnati di questa tensione etica volta a risanare le
deviazioni dell'anima attraverso la via della virtù. Tale applicazione etica
negli scritti (l'oratio), però, deve corrispondere alla vita quotidiana se l'umanista vuole trasmettere un'etica
credibile ai destinatari. Prova di questo binomio essenziale è, per esempio, “Delle
cosa familiar”, indirizzata a Cicerone. Esprime, in un tono di amarezza e di
rabbia al contempo, la sua scelta di essersi allontanato dall'otium letterario
di Tuscolo per addentrarsi nuovamente nell'agone politico dopo la morte di
Cesare e schierarsi a fianco d’Ottaviano contro Marcantonio, tradendo così i
principi etici esposti nei suoi trattati filosofici. Ma qual furore a danno di
Antonio ti mosse? Risponderai per avventura l'amore alla repubblica, che dicevi
caduta in fondo. Ma se codesta fede, se amore di libertà ti sprone come di sì
grand'uomo stimare si converrebbe, ond'è che tanto fosti amico di Augusto? Io
ti compiango, amico, e di sì grandi tuoi falli sento vergogna. Oh, quanto era
meglio ad un filosofo tuo pari nel silenzio dei campi, pensoso, come tu dici,
non della breve e caduca presente vita, ma della eterna, passar tranquilla
vecchiezza. La declinazione dell'impegno morale nella vita attiva delinea la
sua vocazione civile. Tale attributo, prima ancora di intendersi come impegno
nella vita politica del tempo, dev'essere compreso nella sua declinazione
prettamente sociale, quale suo impegno nell'aiutare gl'uomini contemporanei a
migliorarsi costantemente attraverso il dialogo e il senso di carità nei
confronti del prossimo. Oltre ai trattati morali si deve però anche registrare
che cosa significa per lui nella sua stessa vita, l'impegno civile. Il servizio
presso i potenti di turno (i Colonna, i Da Correggio, i Visconti e poi i Da
Carrara) spinse i suoi amici ad avvertirlo della minaccia che tali regnanti
avrebbero potuto costituire per la sua indipendenza intellettuale. Però, nella “Epistola
ai posteri” ribadì la sua proclamata indipendenza dagli intrighi di corte. I
più grandi monarchi dell'età mia m'ebbero in grazia, e fecero a gara per trarmi
a loro, né so perché. Questo so che alcuni di loro parevan piuttosto essere
favoriti della mia, che non favorirmi della loro dimestichezza: sì che
dall'alto loro grado io molti vantaggi, ma nessun fastidio giammai ebbi
ritratto. Tanto peraltro in me fu forte l'amore della mia libertà, che da
chiunque di loro avesse nome di avversarla mi tenni studiosamente lontano. Nonostante
l'intento autocelebrativo proprio dell'epistola, Petrarca rimarca il fatto che
i potenti vollero averlo di fianco a sé per questioni di prestigio, facendo sì
che il poeta finisse «per non identificarsi mai fino in fondo con le loro prese
di posizioni». Il legame con le corti signorili, scelte per motivazioni
economiche e di protezione, getta pertanto le basi per la figura del cortigiano.
Se Alighier, costretto a vagare per le corti dell'Italia soffre sempre per la
lontananza da Firenze, fonda, con la sua scelta di vita, il modello del cosmopolita,
segnando così il tramonto dell'ideologia comunale fondamento della sensibilità d’Alighieri
prima, e che in parte fu propria del contemporaneo Boccaccio. La sua caratteristica
è l'otium, vale a dire il riposo. Parola latina indicante, in generale, il
riposo dei patrizi romani dalle attività proprie del negotium, la riprende
rivestendola però di un significato diverso: non più riposo assoluto, ma
attività intellettuale nella tranquillità di un rifugio appartato, solitario
ove potersi concentrare e portare, poi, agli uomini il messaggio morale nato da
questo ritiro. Questo ritiro, come è esposto nei trattati ascetici del De vita
solitaria e del De otio religioso, è vicino, per sensibilità del Petrarca, ai
ritiri ascetico-spirituali dei Padri della Chiesa, dimostrando quindi come
l'attività letteraria sia, nel contempo, fortemente intrisa di carica
religiosa. Petrarca, con l'eccezione di due sole opere poetiche, i Triumphi e
il Canzoniere, scrisse esclusivamente in latino, la lingua di quegli antichi
romani di cui voleva riproporre la virtus nel mondo a lui contemporaneo. Egli
credeva di raggiungere il successo con le opere in latino, ma di fatto la sua
fama è legata alle opere in volgare. Al contrario di Dante, che aveva voluto
affidare la sua memoria ai posteri con la Commedia, Petrarca decise di eternare
il suo nome riallacciandosi ai grandi dell'antichità: «Il Petrarca (a
parte una letterina in volgare) scrive sempre in latino quando deve comunicare,
anche privatamente, anche per le annotazioni ai margini dei libri. Questa
scelta del latino come lingua esclusiva della prosa e della normale
comunicazione scritta, inserendosi nel più ampio progetto culturale che ispira
il Petrarca, si carica di valori ideali.» (Guglielmino-Grosser182)
Petrarca preferì usare il volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle
grandi opere latine. Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno
nel Canzoniere, esse valgono quali nugae, cioè quale «elegante divertimento
dello scrittore, a cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai
pensato di affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria. Il suo volgare,
al contrario di quello d’Aligheri, è caratterizzato però da un'accurata
selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando le sue poesie
(da qui la limatio petrarchesca) per la definizione di una poesia
«aristocratica», lemento che spingerà il critico letterario Gianfranco Contini
a parlare di monolinguismo petrarchesco, in contrapposizione al pluristilismo
dantesco. Dante e Petrarca Magnifying glass icon mgx2.svg IDalle considerazioni
fatte, emerge chiaramente la profonda differenza esistente tra Petrarca e
Dante: se il primo è un uomo che supera il teocentrismo medievale incentrato
sulla Scolastica in nome del recupero agostiniano e dei classici
"depurati" dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente
appostavi dai commentatori medievali, Dante mostra invece di essere un uomo
totalmente medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono
antitetici anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la
concezione dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul
sentimento che Petrarca nutrì per l'Alighieri è la Familiares, XXI, 15, scritta
in risposta all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui lui odia
Alighieri. Afferma che non può odiare qualcuno che conosce appena e che affronta
con onore e sopportazione l'esilio. Prende le distanze dall'ideologia,
esprimendo il timore di essere influenzato da un così grande esempio se avesse
deciso di scrivere liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte
allo storpiamento da parte del volgo. L“Africa” è un poema epico che tratta
della seconda guerra punica e in particolare delle gesta di Scipione. Costituito
da dodici egloghe, gli argomenti del “Bucolicum carmen” spaziano fra amore,
politica e morale. Anche in questo caso, l'ascendenza virgiliana è evidente dal
titolo, che richiama fortemente lo stile e gli argomenti delle Bucoliche.
Attualmente, la lezione del Bucolicum petrarchesco è riportata dal codice
Vaticano lat. Dedicate all'amico Barbato da Sulmona, le Epistolae metricae sono
66 lettere in esametri, di cui alcune trattano d'amore, mentre per la maggior
parte si occupano di politica, morale o di materie letterarie. I Psalmi
penitentiales ne accenna nella Seniles, X, 1 a Sagremor de Pommiers. Sono una
raccolta di sette preghiere basate sul modello stilistico-linguistico dei salmi
davidici della Bibbia, in cui chiede perdono per i suoi peccati e aspira al
perdono della Misericordia divina. Il “De viris illustribus” è una raccolta di
36 biografie di uomini illustri dedicata a Francesco I da Carrara signore di
Padova. Nell'intenzione originale dell'autore l'opera doveva trattare la vita
di personaggi della storia di Roma da Romolo a Tito, ma arrivò solo fino a
Nerone. In seguito Petrarca aggiunse personaggi di tutti i tempi, cominciando
da Adamo e arrivando a Ercole. L'opera rimase incompiuta e fu continuata
dall'amico e discepolo padovano di Petrarca, Lombardo della Seta, fino alla
vita di Traiano. I Rerum memorandarum libri (Libri delle gesta memorabili) sono
una raccolta di esempi storici e aneddoti a scopo d'educazione morale in prosa
latina, basati sui Factorum et dictorum memorabilium libri dello scrittore
latino Valerio Massimo. Iniziati in Provenza, furono continuati allorché
Petrarca scoprì le orazioni ciceroniane a Verona, e ne fu indotto al progetto
delle Familiares. Difatti, furono lasciati incompiuti dall'autore, che ne
scrisse soltanto i primi 4 libri e alcuni frammenti del quinto libro. Il “De
secreto conflictu curarum mearum” è una delle sue opere più celebri e fu composta, anche se in seguito fu
riveduta. Articolato come un dialogo tra lui stesso e un santo alla presenza di
una donna muta che simboleggia la Verità, consiste in una sorta di esame di
coscienza personale nel quale si affrontano temi intimi del poeta, da cui il
titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della trattazione, Francesco non
si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati (l'accidia e l'amore carnale
per Laura): al termine dell'esame egli non risulterà guarito o pentito, dando
così forma a quell'irrequietezza d'animo che contraddistinse la sua vita.
"La vita solitaria” è un trattato di carattere religioso e morale. L'autore vi esalta la solitudine, tema caro
anche all'ascetismo medioevale, ma il punto di vista con cui la osserva non è
strettamente religioso: al rigore della vita monastica Petrarca contrappone
l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito alle letture e alla scrittura
in luoghi appartati e sereni, in compagnia di amici e di altri intellettuali.
L'isolamento dello studioso in una cornice naturale che favorisce la
concentrazione è l'unica forma di solitudine e di distacco dal mondo che
Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in contrasto con i valori
spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza contenuta nei libri,
soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia con quelli. Da
questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo
cristiano" di Petrarca. Il “De otio religioso” è un'esaltazione della vita
monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al “De vita solitaria”, esalta
però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi,
definita come la migliore condizione di vita possibile. Il “De remediis
utriusque fortunae” è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa latina. Basata
sul modello del De remediis fortuitorum, trattato pseudo-senechiano composto
nel Medioevo, l'opera è composta da 254 scambi di battute tra entità
allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il
"Dolore" e la "Ragione". Simile ai precedenti Rerum
memorandarum libri, questi dialoghi hanno scopi educativi e moralistici, proponendosi
di rafforzare l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona che avversa. Il
De remediis riporta anche una delle più esplicite condanne della cultura
trecentensca da parte del Petrarca, vista come sciocca e superflua. Ut ad
plenum auctorum constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque
medebitur corrumpenti omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a
magnis operibus clara ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas
hec, culine sollicita, literarum negligens et coquos examinans, non scriptores.
Perché persista pienamente l'integrità degli scrittori antichi, chi tra i
copisti guarirà ogni cosa dall'ignoranza, dall'inerzia, dalla rovina e dal
caos? Per il timore di ciò si indebolirono, come prevedo, molti celebri ingegni
dalle grandi opere, e quest'epoca indolentissima permette ciò, dedita alla
culinaria, ignorante delle lettere e che valuta i cuochi, e non i copisti. L’occasione per la sua “Invectivarum contra
medicum quendam libri IV,” una serie di accuse nei confronti dei medici e la
malattia che colpe Clemente VI. Nella Familiares, V, 19, gli consiglia di non
fidarsi dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee
contrastanti fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici
nei confronti di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia
dei quali fu inviata poi al Boccaccio. Il “De sui ipsius et multorum ignorantia”
e composta in seguito alle accuse di ignoranza che quattro lizij gli rivolgeno,
in quanto alieno dalla terminologia e dalle questioni delle scienze naturali.
In quest'apologia dell’umanismo risponde come lui e interessato alle scienze
che interessassero il benessere dell'anima umana, e non alle discussioni
tecniche e dogmatiche proprie del nominalismo. Invectiva contra cuiusdam
anonimi Galli calumnia -- di carattere politico, e una nvettiva rivolta ad
Hesdin, sostenitore della necessità che la sede del viscovo di Roma e Avignone.
Per tutta risposta sostenne la necessità che il viscovo di Roma appartiene a Roma,
sua sede diocesana e simbolo dell'antica gloria romana. Di grande importanza
sono le epistole latine in prosa, in quanto contribuiscono a costruire
l'immagine autobiografica idealizzata che offre di sé e quindi la sua
eternizzazione. Basate sul modello di Cicerone, ricavato dalla scoperta delle “Epistulae
ad Atticum” compiuta da lui a Verona, le lettere sono aggruppate in quattro
raccolte epistolari: le Familiares (o Familiarum rerum libri o De rebus
familiaribus libri), 350 epistole in 24 libri, dedicate a Socrate; le Seniles,
126 epistole in 17 libri, e dedicate a F. Nelli; le “Sine nominee” (cioè
"senza nome del destinatario"), 19 epistole politiche in un libro; e
le 76 epistole “Variae”. È rimasta intenzionalmente esclusa dalle raccolte
l'epistola “Ai posteri”. Le lettere spaziano dagli anni bolognesi sino alla
fine della sua vita e sono indirizzate a vari personaggi suoi contemporanei,
ma, nel caso del XXIV libro delle Familiares, sono rivolte fittiziamente a
personaggi dell'antichità. Sempre delle Familiares è celebre l'epistola incentrata
sull'ascesa al Monte Ventoso. Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di
quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era
in parte altr’uom da quel ch’i’ sono. Petrarca, Voi ch'ascoltate in rime sparse
il suono, prima quartina della lirica d'apertura del Canzoniere). Il “Canzoniere”
è la storia poetica della sua vita interiore vicina, per introspezione e
tematiche, al Secretum. La raccolta comprende 366 componimenti (365 più uno
introduttivo. Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono: 317 sonetti, 29
canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali, divisi tra rime in vita e rime in
morte di Laura, celebrata quale donna superiore, senza però raggiungere il
livello della donna angelo della Beatrice d’Alighieri. Difatti, Laura
invecchia, subisce il corso del tempo, e non è portatrice di alcun attributo
divino nel senso teologico stilnovista-dantesco. Anzi, la storia del “Canzoniere,”
più che la celebrazione di un amore, è il percorso di una progressiva
conversione della sua anima. Si passa, infatti, dal giovanil errore (l'amore
terreno) ricordato nel sonetto introduttivo Voi ch'ascoltate in rime sparse,
alla canzone Vergine bella, che di sol vestita in cui affida la sua anima alla
protezione di dio perché trovi finalmente pietà e riposo. L'opera, che gli richiese
anni di continue rivisitazioni stilistiche -- da qui la cosiddetta limatio
petrarchesca -- prima di trovare la forma definitiva sube ben varie fasi di
redazioni. I "Trionfi" e un poemetto allegorico in volgare toscano,
in terzine dantesche, compost a Milano -- è ambientato in una dimensione
onirica e irreale (strettissimo, per scelta metrica e tematica, è il legame con
la Comedia). Viene visitato d’Amore, che gli mostra tutti gl’uomini che cedeno alle
passioni del cuore. Annoverato tra questi ultimi, Petrarca verrà poi liberato
da Laura, simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie), che cadrà poi per
mano della Morte (Triumphus Mortis). Petrarca scoprirà dalla stessa Laura,
apparsagli in sogno, che ella si trova nella beatitudine celeste, e che egli
stesso potrà contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la morte lo
avrà liberato dal corpo caduco in cui si ritrova. La Fama poi sconfigge
la morte (Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata da Laura e
da tutti i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il moto rapido
del sole suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della fama
terrena, cui fa seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta appare
il Tempo trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito per la
precedente visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di
confidare in Dio: gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate
immobile ed eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e
dove un giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus
Eternitatis). Già quand'era in vita fu riconosciuto immediatamente quale
maestro e guida per tutti coloro che volevano intraprendere lo studio delle
discipline umanistiche. Grazie ai suoi numerosi viaggi in tutta Italia, gettò
il seme del suo messaggio presso i principali centri della Penisola, in
particolar modo a Firenze. Qui, oltre ad aver conquistato alla causa
dell'umanesimo Boccaccio (autore, tra l'altro, di un De vita et moribus domini
Francisci Petracchi de Florentia), trasmise la sua passione a C. Salutati, cancelliere della Repubblica di Firenze e
vero trait d'union tra la generazione petrarchesco-boccacciana e quella attiva
nella prima metà del XV secolo. Coluccio, infatti, fu il maestro di due dei
principali umanisti del '400: Poggio Bracciolini, il più grande scopritore di
codici latini del secolo ed esportatore dell'umanesimo a Roma; e Leonardo
Bruni, il più notevole rappresentante dell'umanesimo civile insieme al maestro
Salutati. Fu il Bruni a consolidare la fama di Petrarca, allorché redasse una
Vita di Petrarca, seguita da quelle di Filippo Villani, Giannozzo Manetti,
Sicco Polenton e Pier Paolo Vergerio. Oltre a Firenze, i soggiorni del poeta in
Lombardia e a Venezia favorirono la nascita di movimenti culturali locali desti
declinare i princìpi umanistici a seconda delle esigenze della classe politica
locale: a Milano, dove operarono letterati del calibro di Pier Candido
Decembrio e di Francesco Filelfo, nacque un umanesimo cortigiano destinato a
diventare il prototipo per tutte le corti principesche italiane; a Venezia si
diffuse, invece, un umanesimo educativo destinato a formare la nuova classe
dirigente della Serenissima, grazie all'attività di Leonardo Giustinian e di
Francesco Barbaro prima, e di Ermolao il Vecchio e dell'omonimo detto il
Giovane poi. Pietro Bembo e il petrarchismo Magnifying glass icon mgx2.svgPietro
Bembo e Petrarchismo. Se nel '400 Petrarca era visto soprattutto come
capostipite della rinascita delle lettere antiche, grazie al letterato e
cardinale veneziano Pietro Bembo divenne anche il modello del cosiddetto
classicismo volgare, definendo una tendenza che si stava progressivamente già
delineando nella lirica italiana. Difatti Bembo, nel dialogo Prose della volgar
lingua, sostenne la necessità di prendere come modelli stilistici e linguistici
Petrarca per la lirica, Boccaccio invece per la prosa, scartando Dante per il
suo plurilinguismo che lo rendeva difficilmente accessibile: «Requisito
necessario per la nobilitazione del volgare era dunque un totale rifiuto della popolarità.
Ecco perché Bembo non accettava integralmente il modello della Commedia di
Dante, di cui non apprezzava le discese verso il basso nelle quali noi moderni
riconosciamo un accattivante mistilinguismo. Da questo punto di vista, il
modello del Canzoniere di Petrarca non presentava difetti, per la sua assoluta
selezione linguistico-lessicale.» (Marazzini) Gianfranco Contini,
grande estimatore di Francesco Petrarca e suo commentatore. La proposta
bembiana risultò, nelle diatribe relative alla questione della lingua, quella
vincente. Già negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione delle
Prose, si diffuse presso i circoli poetici italiani una passione per le
tematiche e lo stile della poesia petrarchesca (stimolata anche dal commento al
Canzoniere di Alessandro Vellutello), chiamata poi petrarchismo, favorita anche
dalla diffusione dei petrarchini, cioè edizioni tascabili del Canzoniere. A
fianco del petrarchismo, però, si sviluppò anche un movimento avverso alla
canonizzazione poetica operata dal Bembo: prima nel corso del Cinquecento,
allorché letterati come Francesco Berni e Pietro Aretino svilupparono
polemicamente il fenomeno dell'antipetrarchismo; poi, nel corso del Seicento,
la temperie barocca, ostile all'idea di classicismo in nome della libertà
formale, declassò il valore dell'opera petrarchesca. Riabilitato parzialmente
nel corso del Settecento da Ludovico Antonio Muratori, Petrarca ritornò
pienamente in auge in seno alla temperie romantica, quando Ugo Foscolo prima e
Francesco De Sanctis poi, nelle loro lezioni universitarie di letteratura
tenute dal primo a Pavia, e dal secondo a Napoli e a Zurigo, furono in grado di
operare un'analisi complessiva della produzione petrarchesca e ritrovarne
l'originalità. Dopo gli studi compiuti da Giosuè Carducci e dagli altri membri
della Scuola storica compiuti tra fine '800 e inizi '900, il secolo scorso
vide, per l'area italiana, Gianfranco Contini e Giuseppe Billanovich tra i
maggiori studiosi del Petrarca. Petrarca e la scienza diplomatica Magnifying
glass icon mgx2.svg Diplomatica. Benché la diplomatica, ovvero la scienza che
studia i documenti prodotti da una cancelleria o da un notaio e le loro
caratteristiche estrinseche ed intrinseche, sia nata consapevolmente con Jean
Mabillon nel 1681, nella storia di tale disciplina sono stati individuati dei
precursori che, inconsapevolmente, nella loro attività filologica, hanno
analizzato e dichiarato l'autenticità o meno anche di documenti oggetto di
studio da parte della diplomatica. Tra questi, infatti, vi furono molti
umanisti e anche il loro precursore e fondatore, Francesco Petrarca. Nel 1361,
infatti, l'imperatore Carlo IV chiese al celebre filologo di analizzare dei
documenti imperiali in possesso di suo genero, Rodolfo IV d'Asburgo, che sarebbero
stati stilati da Giulio Cesare e da Nerone a favore dell'Austria che
dichiaravano tali terre indipendenti dall'Impero. Petrarca rispose con la
Seniles in cui, evidenziando lo stile, gli errori storici e geografici e il
tono (il tenore) della lettera (tra cui la mancanza della data topica e della
data cronologica propria dei diplomi), negò la validità di questo
diploma. Onorificenze Laurea poeticanastrino per uniforme ordinario. Laurea
poetica — Roma. A Petrarca è intitolato il cratere Petrarca su Mercurio. L'epistola,
scritta in risposta a una missiva in cui l'amico Giovanni Boccaccio gli
chiedeva se fosse vera l'invidia che Petrarca nutriva per Dante, contiene
l'accenno all'incontro, in età giovanile, con il più maturo poeta: «E
primieramente si noti com'io mai non ebbi ragione alcuna d'odiare cotal uomo,
che solo una volta negli anni della mia fanciullezza mi venne veduto.»
(Delle cose familiari). La critica, se l'incontro sia da attribuirsi a Pisa o
ad altre località, è divisa: Ariani e Ferroni, nota 6 propendono per la città
toscana, mentre Rico-Marcozzi pensano a un incontro avvenuto a Genova quando la famiglia di ser Petracco si stava
dirigendo in Francia. Pacca4 opera un'interpretazione intermedia tra le due
città, benché ritenga che sia più probabile Pisa come luogo effettivo
dell'incontro. Dello stesso parere, infine, anche Dotti. Si legga il brano
dell'epistola, in cui Petrarca ricorda il loro primo incontro e il
piacevolissimo periodo trascorso nella località francese: «e noi fanciulli ancora
impuberi partimmo in un cogli altri, ma fummo con speciale destinazione per
imparare grammatica mandati a scuola a Carpentrasso, piccola città, ma di
piccola provincia città capitale. Ricordi tu que' quattro anni? Quanta gioia,
quanta sicurezza, qual pace in casa, qual libertà in pubblico, quale quiete,
qual silenzio ne' campi!» (Lettere Senili, X, 2, traduzione di G.
Fracassetti) Petrarca mostrò, nei
confronti di tale scienza, sempre un'avversione innata, come è esposto nella
Familiares, XX, 4, in cui il futuro autore del Canzoniere scrive a Marco
Genovese che a Montpellier prima e a Bologna poi «ben altro in quegli anni fare
io poteva o in se stesso più nobile o alla natura mia meglio conveniente: né
sempre nella elezione dello stato quello ch'è più splendido, ma quello che a
chi lo sceglie è più acconcio preferire si deve.» (Delle cose familiari).
Come però ricorda Wilkins, la scelta di Petrarca di entrare a far parte della
Chiesa non fu soltanto dettata dalla cinica necessità di ottenere i proventi
necessari per vivere. Nonostante non avesse mai avuto la vocazione per la cura
delle anime, Petrarca ebbe sempre una profonda fede religiosa. A sviluppare la tesi dell'identificazione di
Laura con tale Laura de Sade è la stessa testimonianza di Petrarca nella
Familiares, II, 9 a Giacomo Colonna, il quale cominciò a mostrarsi dubbioso
sull'esistenza di questa donna (si veda Delle cose familiari, Più precisamente,
nella Nota a379, Fracassetti fa riemergere la vita della presunta amata del
Petrarca: «Da Odiberto e da Ermessenda di Noves nobile famiglia di Avignone
nacque una fanciulla, cui fu dato il nome di Laura. Fa fatta per man di notaio
la scritta nuziale fra Laura ed Ugo De Sade gentiluomo Avignonese. Due anni più
tardi nella chiesa di S. Chiara di questa città, a quell'ora del giorno che
chiamavano prima, il Petrarca giovane allora di poco più che ventidue anni la
vide» Si legga l'episodio di come
fossero stati dati alle fiamme dei libri di Virgilio e Cicerone, cosa che
suscitò il pianto nel giovane Petrarca. Al che il padre, vedendolo così
affranto «d'una mano porgendo Virgilio, dall'altra i rettorici di Cicerone:
"tieni, sorridendo mi disse, abbiti questo per ricrearti qualche rara
volta la mente, e quest'altro a conforto e ad aiuto nello studio delle
leggi".» (Lettere Senili Il codice, dopo la morte di Petrarca passò
nelle mani di Francesco Novello da Carrara, nuovo signore di Padova. Quando
questa città verrà conquistata, agli inizi del '400, da Gian Galeazzo Visconti,
anche il patrimonio bibliotecario petrarchesco passò nelle mani dei duchi
milanesi, che lo conservarono nella loro biblioteca di Pavia. Fu poi sistemato
nella Pinacoteca Ambrosiana, grazie all'intervento del suo fondatore, il
cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di Milano. Si veda: Cappelli. Da questo
momento in avanti, Petrarca non esitò a chiamare Avignone la novella
Babilonia di apocalittica memoria, come testimoniato dai celebri sonetti
avignonesi facenti parte del Canzoniere. Oltre a motivazioni di carattere
morale, ci fu anche la profonda delusione che suscitò la decisione di Benedetto
XII di non recarsi a prendere possesso ufficialmente della sua sede vescovile e
ristabilire così pace in Italia (Ariani). Petrarca scrisse, riguardo alla morte
del vecchio amico e protettore, due lettere commoventi: la prima, al fratello
di Giacomo, il cardinale Giovanni (Delle cose familiari; la seconda, all'amico
A. Tosetti, soprannominato Lelius (Delle cose familiari, traduzione di G.
Fracassetti). Nella Nota alla prima Fracassetti ricorda come Petrarca, nella
Familiares, V, 7, avesse avuto, in sogno, il presagio della morte del Vescovo
di Lombez venticinque giorni prima della sua effettiva scomparsa. Cappelli55. Significativa la ricostruzione
storico-letteraria compiuta da Amaturo, ove si rievocano le figure di intellettuali
che si legarono, tra XIII e XIV secolo, alla biblioteca capitolare veronese
(Giovanni De Matociis, Dante e Pietro Alighieri, Benzo d'Alessandria, Vincenzo
Bellovacense) e le rarità che essa conteneva (codici contenenti le lettere di
Plinio il Giovane; parte dell'Ab Urbe condita liviana che Petrarca utilizzò per
la ricostruzione filologica del codice Harleiano; le orazioni ciceroniane
citate; il Liber catulliano). Boccaccio
esprimerà la sua indignatio nell'Epistola X
indirizzata a lui, ove, grazie alla tecnica retorica dello sdoppiamento
e a topoi letterari, Boccaccio si lamenta col magister di come Silvano (il nome
letterario usato nella cerchia petrarchesca per indicare il poeta laureato)
avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni Visconti (identificato in
Egonis):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis mirabile est, solivagum
Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis antra subisse, et
muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse subulcum, et secum
pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores». Inoltre, bisogna
ricordare che la scelta di risiedere a Milano era anche uno schiaffo alla
proposta delle autorità fiorentine di occupare un posto come docente nello
Studium, occupazione che gli avrebbe concesso di rientrare in possesso dei beni
paterni sequestrati. L'arcivescovo Giovanni II Visconti, difatti, proseguì la
politica espansionistica dei suoi predecessori a danno delle altre potenze
dell'Italia centro-settentrionale, tra le quali spiccava Firenze. Le ostilità
tra Milano e Firenze perdureranno fino a metà '400, quando salì al potere come
duca dello Stato lombardo Francesco Sforza, che intraprese una politica di
alleanza con Firenze grazie all'amicizia personale che lo legava a Cosimo de'
Medici. Durante l'epidemia di peste
milanese, morì il figlio Giovanni (Pacca), nato da una relazione
extraconiugale. I rapporti con il figlio, al contrario di quanto avvenne con la
secondogenita Francesca, furono assai burrascosi a causa della condotta ribelle
di Giovanni (Dotti) accenna all'odio che Giovanni provava verso i libri, «quasi
fossero serpenti»). Come ricordato nella Familiares. Si separa dal figlio
Giovanni, che tornò ad Avignone in seguito a non precisati dissapori (Familiares);
tre anni dopo sarebbe tornato a Milano.» (Rico-Marcozzi) Il ravennate Giovanni Malpaghini fu
presentato da Donato degli Albanzani a
Petrarca che, rimasto colpito dalle sue qualità letterarie e dalla sua pronta
intelligenza, lo prese al suo servizio quale copista. La collaborazione tra i
due uomini, durata appunto si interruppe il 21 aprile di quell'anno, quando il
Malpaghini decise di lasciare l'incarico presso l'Aretino. Per maggiori
informazioni biografiche, si veda la biografia di Signorini. Petrarca, nella Seniles informa il fratello
Gherardo, tra le altre cose, anche della sua nuova dimora sui colli Euganei,
dandone un quadro piacevole e ameno: «E per non dilungarmi di troppo della mia
chiesa, qui fra i colli Euganei, non più lontano che dieci miglia da Padova mi
fabbricai una piccola ma graziosa casina, cinta da un oliveto e da una vigna
che dan quanto basta a una non numerosa e modesta famiglia. E qui, sebbene
infermo del corpo, io vivo dell'animo pienamente tranquillo lungi dai tumulti,
dai rumori, dalle cure, leggendo sempre e scrivendo. Lettere Senili. La lettera non può essere considerata
"reale", ma piuttosto una rielaborazione voluta dal Petrarca.
Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era ancora entrato in
contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data (corrispondente al
Venerdì Santo) e del luogo (la salita al monte rievoca l'immagine della
Passione di Gesù sul Calvario) rendono ancora più "mitica"
l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la ricostruzione filologica e
cronologica dell'epistola, il saggio di Giuseppe Billanovich, Petrarca e il
Ventoso, in Italia medioevale e umanistica,
9, Roma, Antenore, Il
ventiquattresimo libro delle Familiares è composto da lettere indirizzate a
vari personaggi dell'antichità classica. Per Petrarca, infatti, gli antichi non
sono lontani e irraggiungibili: la costante lettura delle loro opere fa sì che
Cicerone, Orazio, Seneca, Virgilio vivano attraverso queste ultime, rendendo i
rapporti tra Petrarca e i suoi ammirati scrittori classici vicini per la
comunanza di sentimento. L'Otium degli
antichi romani non consisteva unicamente nel riposo dagli impegni quotidiani,
indicati sotto il sostantivo di negotium. Per Cicerone, l'otium non era
soltanto il riposo dalle attività forensi e politiche, ma soprattutto il ritiro
nella propria intimità domestica col fine di dedicarsi alla letteratura (De
officiis, III, 1). In questo caso, il modello petrarchesco è affine a quello
stoicheggiante dell'oratore romano. Si veda il riassunto operato da
Laidlaw, 42-52 che ripercorre la
concezione all'interno della letteratura latina. Per Cicerone, nello specifico
si vedano le pagine Laidlaw, 44-47. Termine di origine catulliana, Petrarca lo
prende in prestito per descrivere le liriche come "diversivo,
passatempo". La questione delle nugae volgari e, più in generale, delle
opere latine, è esposta nella Familiares (Delle cose familiari) Guglielmino-Grosser
I testi sono raccolti nel codice
Vaticano Latino come ricordato da Santagata,
Bisogna ricordare che Il Canzoniere non raccoglie tutti i componimenti
poetici del Petrarca, ma solo quelli che il poeta scelse con grande cura: altre
rime (dette extravagantes) andarono perdute o furono incluse in altri
manoscritti (cfr. Ferroni).
L'inquietudine petrarchesca nasce, quindi, dal contrasto tra
l'attrazione verso i beni terreni (tra cui l'amore per Laura) e l'aspirazione
all'assoluto divino, propria della cultura medievale e della religione
cristiana, come ricordato da Guglielmino-Grosser186. Petrarca mantenne, nell'ambito della lirica
volgare, quell'aristocraticismo stilistico-lessicale prima accennato, in cui si
rifiutano molti usi lemmatici presenti nella tradizione poetica italiana e che
Petrarca rifiuterà, accogliendone un preciso gruppo ristretto ed elitario. Come
ricorda Marazzini, Si delinea una tendenza del linguaggio lirico al 'vago',
inteso nel senso di una genericità antirealistica (al contrario di quanto
accade nel corposo realismo della Commedia), testimoniato anche dalla
polivalenza di certi termini, i quali, come l'aggettivo dolce, entrano in un
numero molto grande di combinazioni diverse. Eppure la lingua di Petrarca,
selezionata e ridotta nelle scelte lessicali, accoglie un buon numero di
varianti canonizzando un polimorfismo...in cui si allineano la forma toscana,
quella latineggiante, quella siciliana o provenzale...» Di Benedetto170. Si ricorda anche che, seppur
in forma minore, era presente nel mondo letterario italiano del '400 anche
un'ammirazione verso il Petrarca volgare, come testimoniato dalle edizioni a
stampa del Canzoniere e dei Trionfi uscite nel 1472 dalla bottega dei padovani
Bartolomeo Valdezocco e Martino "de Septem Arboribus" (cfr. Ente
Nazionale Francesco Petrarca, Culto petrarchesco a Padova.).Riferimenti bibliografici la notte
Casa Petrarca Arezzo, Regione Toscana Wilkins Ariani21. Più
specificamente Bettarini: «dopo essere stato accusato di aver falsificato un
istrumento notarile, fu così condannato al pagamento di 1000 lire e al taglio
della mano destra». Dotti Bettarini e Pacca Per informazioni
biografiche, si veda la voce Pasquini.
Il ricordo di Petrarca al riguardo è riportato in Lettere Senili,
Pasquini: «Quanto al Petrarca, il magistero di C[onvenevole] si colloca
indubbiamente. La Casa del Petrarca, su arqua petrarca.com. Pacca Si legga il
brano della Lettere Senili, Il brano è ricordato anche da Wilkins Ariani Wilkins
Rico-Marcozzi. Si recò a studiare a Bologna, seguito da un maestro privato...»;
e Wilkins in cui si ritiene che questo maestro avesse «l'incarico, almeno per
Francesco e Gherardo, di fungere in loco parentis». Ariani Ariani, Wilkins, Dotti Bettarini. Cappelli Pacca Rico-Marcozzi; Ferroni Wilkins, Wilkins, Rico-Marcozzi. Giacomo Colonna reclutò
Petrarca per la sua corte vescovile di Lombez, in Guascogna: ne avrebbero fatto
parte il cantore fiammingo Ludovico Santo di Beringen e l'uomo d'armi romano
Lello di Pietro Stefano dei Tosetti, che Petrarca battezzò in seguito,
rispettivamente, Socrate e Lelio.»
Ferroni Pacca Alinari:.., su alinariarchives La distinzione tra le due
scuole di pensiero emerge in Ferroni,
Ariani ricorda che il primo sostenitore del filone allegorico-letterario
fu il giovane Giovanni Boccaccio nel suo De vita et moribus domini Francisci
Petrarche. Ariani28. Dotti, specifica
che questo san Paolo fu acquistato per procura a Roma e che il volume proveniva
da Napoli. Ariani35. Per maggiori approfondimenti biografici, si
veda la biografia di Moschella.
Moschella: «Suggello ideale dell'amicizia tra i due fu il dono, da
parte di Dionigi, di una copia delle Confessiones di s. Agostino. Billanovich Billanovich, Wilkins e Pacca Wilkins; Wilkins Rico-Marcozzi. Nel frattempo
aveva raggiunto Roma accolto da fra Giovanni Colonna al termine di un avventuroso
viaggio, e dove nella sua prima lettera contemplando dal Campidoglio le rovine
dell’Urbe, manifestò la meraviglia per la loro grandezza e maestosità, dando
forma a quella riscoperta dell’antichità classica e al rimpianto per la sua
decadenza che divennero i cardini etici, estetici e politici dell’Umanesimo. Pacca
Dotti, Dotti Mauro Sarnelli, Petrarca e
gli uomini illustri, Treccani). Ariani Certo il privilegio toccava, del tutto
straordinariamente, a un poeta che ancora non aveva pubblicato molto per
meritarselo: ma la protezione dei potenti Colonna e la rete di estimatori che
aveva saputo intessere per tempo sono evidentemente bastate a valorizzare al
massimo le epistole metriche, la fama dell'Africa. e del De viris, le rime
volgari già note...» Dello stesso avviso anche Pacca74 e
Santagata19. Moschella. Dionigi fa
ritorno in Italia; dopo un breve soggiorno a Firenze, giunse a Napoli (cfr.
Petrarca, Familiares), dove l'aveva voluto il re Roberto d'Angiò, che per
l'agostiniano nutriva una profonda stima, oltre a condividerne gli interessi
per l'astrologia giudiziaria e per i classici latini.» Wilkins34: «La conoscenza dell'antica
tradizione e delle due o tre incoronazioni celebrate da singole città in tempi
moderni, insieme all'aspirazione a diventare famoso, accese inevitabilmente in
Petrarca il desiderio di ricevere a sua voglia quell'onore. Egli confidò
dapprima il suo pensiero a Dionigi da Borgo San Sepolcro e a Giacomo Colonna, e
ne venne a conoscenza anche qualche persona che aveva legami con
l'Parigi.» Si legga il brano della
lettera dove inizia la decantazione delle lodi nei confronti del re napoletano:
«E chi dico io, e lo dico con pieno convincimento, in Italia, anzi in Europa
più grande di re Roberto Delle cose familiari, II, 4, traduzione di G.
Fracassetti) Wilkins; Rico-Marcozzi. Sulla
base dei contraddittori racconti di Petrarca si dovrebbe dedurre che nello
stesso giorno questi avesse ricevuto l’invito a cingere la corona sia dal
Senato di Roma sia da Parigi e avesse chiesto consiglio al cardinal Colonna decidendo
di scegliere Roma (IV 5, 6), per ricevere la laurea "sulle ceneri degli
alti poeti che ivi dimorano".» Difatti Petrarca riteneva che
l'ultima incoronazione a Roma fosse stata quella di Stazio e che quindi, se vi
fosse stato incoronato, sarebbe stato direttamente un successore degli antichi
poeti classici da lui tanto amati (Pacca).
Cfr., ad esempio, Rico-Marcozzi; Wilkins, Ariani, Pacca74. Rico-Marcozzi. Sono le date fornite da
Petrarca ([Familiares]), e la più probabile sembra essere la seconda; tuttavia
Boccaccio situa l'evento il 17 e il documento ufficiale, il Privilegium
laureationis, almeno in parte redatto dallo stesso Petrarca, reca la data. Lacultur,
biografia di Francesco Petrarca, su lacultur.altervista.org. Wilkins; Dotti. «In Avignone egli vedeva
simbolicamente la corruzione della Chiesa di Cristo e l'intollerabile esilio di
Pietro.» Paravicini Bagliani. Moschella.
Petrucci. Wilkins, Così
Ariani, Wilkins sostiene invece che Cola sia giunto ad Avignone a Wilkins4
«Cola si intrattenne parecchi mesi e in quel periodo strinse amicizia con
Petrarca. Cola era ancor giovane e poco noto; ma i due uomini avevano in comune
un grande entusiasmo per la Roma antica e cristiana, una grande preoccupazione
per lo stato presente della città e una grande speranza per la restaurazione
dell'antica potenza e dell'antico splendore.» Il Mondo di Petrarca Ariani, il quale ricorda, a testimonianza della
rottura coi Colonna, Bucolicum carmen, VIII, intitolato Divortium (cfr.
Bucolicum carmen. Santagata16 ricorda inoltre come i legami tra Petrarca e il
cardinale Giovanni non fossero mai stati buoni come con il fratello di lui
Giacomo: «a differenza di Giacomo...il cardinale restò sempre il dominus. Rico-Marcozzi.
Pacca e Cappelli. Dotti, Wilkins, Ariani46.
Troncarelli. Waley. Pacca, Padova, sRico-Marcozzi: «Giacomo II da
Carrara, signore di Padova, che gli fece
ottenere un ulteriore e ricco canonicato da 200 ducati d'oro l'anno e una casa
nei pressi della cattedrale». Ariani49.
Una prospettiva generale del rapporto tra Petrarca e Boccaccio è esposto
in Rico, Branca87. Rico-Marcozzi: «Solo in autunno si trasferì
ad Avignone, per scoprire (almeno secondo quanto affermato in Familiares) che
gli si offriva la segreteria apostolica, già a suo tempo rifiutata, e un
vescovado». Ariani, Ferroni; D. Ferraro,
Petrarca a Milano. Le ragioni di una scelta, Rinascimento; Firenze: Olschki, Viscónti,
Galeazzo II, su treccani. Pacca, Amaturo. Ma è fuor di dubbio che tra il poeta
e i suoi nuovi signori si istituiva come un patto di mutuo interesse: da un
lato egli si avvantaggiava della posizione di prestigio che gli offriva
l'amicizia dei Visconti; d'altro lato acconsentiva tacitamente a essere
adoperato in missioni diplomatiche, non numerose invero, né discordanti con i
suoi ideali civili. Ariani Cappelli La riflessione petrarchesca si indirizza
sempre più ad hominem e ad vitam, all'uomo concreto nella sua circostanza
concreta, si nutre di meditazione interiore, progetta un'opera capace di
delineare una parabola esemplare in cui lo scrittore propone se stesso e la
cultura di cui è portatore come modello capace di confrontarsi su tutti i
terreni.» Rico-Marcozzi: «il
Secretum...composto in tre fasi successive. Ferroni Ariani Cappelli Wilkins
Vicini Retore originario di Pratovecchio, Donato degli Albanzani fu intimo
amico sia di Petrarca che di Boccaccio. Per quanto riguarda i rapporti con il
primo si ricordano, oltre le missive indirizzategli dall'Aretino, anche alcune
egloghe del Bucolicum Carmen, in cui è chiamato con il senhal di Appenninigena.
Si veda la voce biografica Martellotti.
U. Dotti, Petrarca civile: alle origini dell'intellettuale moderno,
Donzelli Editore, Wilkins, espone
dettagliatamente le trattative tra Petrarca e la Serenissima, citando anche il
verbale del Maggior Consiglio con cui si procedette all'approvazione della
proposta petrarchesca. Per ulteriori informazioni, si veda Gargan, Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti,
Si ricordi la visita dell'amico Boccaccio, quando però Petrarca si era recato
momentaneamente a Pavia su richiesta di Galeazzo II. Nonostante l'assenza
dell'amico, Bocca ccio trovò una calorosa accoglienza da parte di
Francescuolo e di Francesca, trascorrendo giorni piacevoli nella città
lagunare (Cfr. Wilkins,
Rico-Marcozzi -- fece ritorno a Venezia dove fu raggiunto dalla figlia
Francesca maritata al milanese Francescuolo da Brossano.» Pacca,
Ma...bisogna dire che il vero valore del De ignorantia consiste nella
vigorosa affermazione della filosofia morale sulla scienza naturale. Ed è
questo il motivo della sua inferiorità rispetto a scrittori come Platone,
Cicerone e Seneca; perché per Petrarca la cultura "è subordinata alla vita
morale dell'uomo. Casa del Petrarca, Arquà.
Wilkins Ariani Wilkins, Billanovich. Petrarca designacon indicazioni
esplicite anche per noi remoti quale loro custode un letterato padovano,
Lombardo della Seta, mediocre per ingegno e per dottrina, ma cliente premuroso
del maestro, di cui in una intima familiarità negli ultimi anni aveva
lentamente conosciuto le abitudini e filialmente soddisfatto i desideri.
Così...era promosso subito a buon segretario. Ariani G. Baldi, M. Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia,
dalla storia al testo, Paravia Wilkins La tomba del Petrarca. Canestrini e Dotti, Millocca, Francesco, Leoni, Pier Carlo, in
Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Si veda Analisi Genetica dei resti
scheletrici attribuiti a Petrarca. Si
veda inoltre Petrarcail poeta che perse la testain The Guardian sulla
riesumazione dei resti di Petrarca.
Ricchissima la al proposito: si
ricordino i libri citati in, tra cui Cappelli, L'umanesimo italiano da Petrarca
a Valla; i saggi curati da Giuseppe Billanovich (tra cui l'opera sua più
importante, Billanovich, Petrarca letterato, uno dei maggiori studiosi del
Petrarca; i libri di Pacca, Ariani e Wilkins.
Pacca e Cappelli, Garin. Si veda
il lungo articolo di Lamendola al riguardo, in cui si espone anche la chiave di
lettura dei classici latini nel corso dell'età medioevale. Dotti, Magdi A. M. Nassar, Numismatica e
Petrarca: una nuova idea di collezionismo, Il collezionismo numismatico
italiano. Una storica e illuminata tradizione. Un patrimonio culturale del nostro
Paese., Milano, Numismatici Italiani Professionisti, Billanovich Per la
datazione cronologica, cfr. Billanovich. Il Petrarca formò tra i venti e i
venticinque anni il Livio Harleiano»; Le scoperte e i restauri degli Ab Urbe
condita eseguiti dal Petrarca sul palcoscenico europeo di Avignone; Cappelli, Billanovich,
Billanovich, Un riassunto veloce è esposto anche da Ariani63. Cappelli42 e Ariani62. Cappelli,
Albertini Ottolenghi, Albertini
Ottolenghi. Significativo il titolo del settimo capitolo di Ariani. Lo scavo
introspettivo. Ferroni10. Ferroni,
Ferroni10 e Guglielmino-Grosser178. Petrarca, Africa, Cappelli e Guglielmino-Grosser Dotti,: I versi vennero
infatti riconosciuti bellissimi, ma tali da non convenirsi alla persona cui
erano posti in bocca, in quanto degni piuttosto di un personaggio cristiano che
di uno pagano.» Santagata. Il
gesto di fastidio con il quale si liberò quasi sùbito delle superfetazioni
scolastiche ha il suo esatto corrispettivo nel rifiuto dell'imponente edificio
logico e scientifico della filosofia Scolastica a favore di una ricerca morale
orientata, con la guida determinante dell'agostinismo, verso il soggetto e
l'interiorità della coscienza. Delle cose familiari, Guglielmino-Grosser, confrontando
Dante, il quale non ha trasmesso ai posteri dati biografici della propria vita,
e Petrarca, afferma che quest'ultimo «fornendoci una grande quantità di
informazioni dettagliate sulla sua vita quotidiana, vere o false che siano,
mira a trasmettere di sé un'immagine concreta».
Dotti, sulla base della Familiares delinea il senso del messaggio
umanistico lanciato da Petrarca: «...parlare con il proprio animo non serve:
bisogna affaticarsi ad ceterorum utilitatem quibuscum vivimus, per l'utilità di
coloro con i quali viviamo in questa terrena società, ed è certo che con le
nostre parole possiamo giovare: quorum animos nostris collucutionibus plurimum
adiuvari posse non ambigitur (Familiares). Il colloquio umano è dunque lo
strumento dell'autentico processo umanistico...Sua mercé si saldano e si
congiungono gli spazi più lontani...I comuni principi morali, dunque, e
l'indagine costante e irreversibile sono la molla di un processo che non può
aver fine se non con la morte dell'umanità medesima, e il discorso, il colloquio
e la cultura ne sono il filo conduttore.»
Viaggi nel TestoAutori della letteratura Italiana, su internetculturale.
Si ricordino i celebri versi di Pd in cui l'avo Cacciaguida gli profetizza la
durezza dell'esilio: Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è
duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale Guglielmino-Grosser Guglielmino-Grosser
Marazzini Santagata/ La riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro
l'universo senza regole della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia
formale, lo stesso aristocraticismo propri delle più compatte 'scuole'
duecentesche. Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di
Petrarca secondo Gianfranco Contini.
Delle cose familiari, traduzione di G. Fracassetti, Pulsoni Giuseppe
Pizzimentig Opera: Altichiero, San Giorgio battezza Servio re di Cirene; Si
veda, per maggiori informazioni, Pacca, Per
maggior informazioni, si veda il saggio di Fenzi. Si veda il saggio di Dotti
sulle Epistolae metricae. Pacca, Pacca,
Ferroni14. Amaturo, Cappelli Ferroni, Pacca; Santagata; Amaturo, Le
epistolae retrodatate furono, secondo Santagata, probabilmente scritte ex novo
perché fossero aderenti al progetto culturale-esistenziale idealizzato dal
Petrarca. Guglielmino-Grosser; Ferroni; Ariani;
Dionisotti. Salutati e dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più
autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi.» Dionisotti. Dopo lungo intervallo, Boccaccio compose
in volgare una succinta vita di Alighieri cui fece seguire un'assai più
succinta vita del Petrarca e un conclusivo paragone fra i due poeti. Cappelli, Di Benedetto Si veda la voce enciclopedica
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Catalogo dei Compositori e delle opere Musicali sulle rime di su Artemida. Le
tre corone fiorentine della lingua italiana. Francesco Petrarca. Petrarca.
Keywords: implicature, cicerone, I lizij, lucrezio, filosofia Latina, filosofia
romana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Petrarca.” Luigi Speranza, “Il dialogo filosofico – Platone, Cicerone, Petrarca
e Grice.”
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690251670/in/photolist-2mPAuFE-2mPqp6k-2mNzeEc-2mLNkZK-2mLMfs3-2mPV6V9-2mKG3XG-2mPE3Bq-2mGnP2f-nbwQP3-nbwZwH
Grice e Petrone – il determinismo –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Limosano). Filosofo. Grice: “I like some phrases by Petrone:
‘il mondo del spirito,’ ‘idealista’, etc.’” Grice: “Some of his philosophese is
totally untranslatable to Oxonian, such as ‘la nostra guerra’.” Insegna a Modena e Napoli. Cerca di conciliare
l'oggettivismo dei linzij con il soggettivismo critico. Dei Lincei. Collabora a
“Cultura Sociale politica e letteraria”. In “Il Rinnovamento” si espresse criticamente
sulla condenna del modernism da Pio X. Altre saggi: “Filosofia come analisi” (Pisa,
Spoerri); “Psico-Genesi” (Roma, Balbi) – cfr. psico-genesi nella teoria della
comunicazione di Grice --; “I limiti del
determinismo” (Modena, Vincenzi); “Idee
morali del tempo” (Napoli, Pierro); “Uno stato mercantile”; “La premessa del comunismo” (Napoli, Tessitore);
“Confessioni di un idealista” (Milano, Sandron); “Lo spirito” (Milano,
Milanese); “A proposito della guerra nostra” (Napoli, Ricciardi); “Etica” (Palermo,
Sandron)“Ascetica” (Palermo, Sandron); “La vita nova” (Cecchini, Roma, Storia e
letteratura); “Filosofia politica”; “La terra nella economia capitalistica”;
“Il latifondo siciliano”; “La legge aggraria”; “Il diritto al lume
dell’idealismo critico”; “La conezione materialistica della storia” spirito”;
“L’etica come intuizione” -- – contro Labriola --. “La storia interna” “Il
valore della vita”, “L’inerzia della volonta”; “La’energia profonda dello
spirito”; “La fase della filosofia del diritto”; “I caratteri differenziati del
diritto” -- Cf. Tyrrell. (cf. A. M. G. –
“Tyrrell and Tyrrell”). Avevamo già corretto le stampe di questo articolo,
quando ci giunse l'ultimo numero del Rinnovamento di Milano (pieno di tutto
fiele contro l'enciclica. Nella sostanza si accorda pienamente col programma
dei modernisti, ma nella violenza della forma e nella irriverenza del
linguaggio lo passa di molto; e trascende con
Petrone (L'Enciclica di Pio X) a stravolgimenti indegni dello spirito e
del senso dell'enciclica. Ed ancora sullo stesso periodico. Ma peggio ancora spropositò
su questo punto nel Rinnovamento mostrando di aver ben poco compreso e del
modernismo e dell'enciclica che lo condanna. Dizionario di filosofia, Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Igino
Petrone. Petrone. Keywords: determinismo, l’eroe, Ennea, eroe stoico, l’eroe
sannita, il sannio, la lega sannitica, spirito, inerza della volonta, due
direzioni dell’inerzia della volonta, contro Gentile, contro Nietzsche, umano,
non sovrumano, filosofia del diritto, lo spirito, liberta dello spirito, il
limite della pscogenesi della morale, il principio dell’amore proprio, il
principio della benevolenza, amore proprio conversazionale, benevolenza
conversazionale, il sentiment morale, filosofia del diritto, communismo
giuridico, la simplificazione di labriola, contro labriola, criticismo,
idealism critico, meditazioni di un idealista, Gentile contro Petrone, Croce
contro Petrone – l’identita sannia, psicologia del sannita, i romani contro i
sannita, la prima guerra sannita, la seconda guerra sannita, la terza guerra
sannitica – la repubblica romana, l’espansionismo dei romani nell’Italia, I
romani contro I sanniti – bassorilievo dei sanniti, I liguri e I sannita, le
popolazione italiche, economia e psicologia del Molise, il sannio, la
complessita dello spirito della filosofia italiana. Il linguaggio sannita, il
linguaggio umbro, il linguaggio osco – il linguaggio falisco, limosano,
musanum, limosanum, un stato mercantile chiuse, Fichte contro Marx, Nietzsche,
il valore della vita, il problema morale, la filosofia del diritto, diritto
positivo, diritto naturale, la filosofia politica nel criticismo, azione,
l’etica e l’ascetica, l’etica dell’eroe come azione, l’energia dello spirito
contro l’inerza della volonta – l’inerza della volonta nell’elezione dei fini;
l’inerza della volonta nell’elezione dei mezzi; il spirito contro la volonta, I
limiti dei determinismo, l’indeterminismo dello spirito, la causa dello
spirito, causa spirituale dell’agire umano, lo spirito umano. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Petrone” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738846948/in/datetaken/
Grice e Pezzarossa -- eloquenza
lombarda – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Filosofo. Grice: “He wrote a LOT! Including a
study (or ‘ragionamento,’ as the Italians call it) on the spirit (spirito) of
Italian philosophy, which reminded me of Warnock, the irishman, and his search
for the soul of English philosophy!” -- Giuseppe Pezzarossa (o Pezza-Rossa –
Grice: “In which case, he is in the “R”s”). Studia a Mantova. Insegna a
Mantova. Co-involto nella repressione che porta al martirio di Belfiore. Di idee
tendenzialmente liberali e preoccupato sulle
condizioni sociali disagiate create dalla sorgente rivoluzione industriale che
pure ai suoi occhi rappresenta un'occasione di progresso. La pubblicazione del suo saggio di filosofia
gli procura guai con la Congregazione dell'Indice. Partecipa attivamente ai
moti. Condanato al carcere. Pezza-Rossa e uno dei vente che partecipano alla
prima riunione costitutiva del comitato rivoluzionario. Saggi: “Critica della
filosofia morale” (Milano, Stamperia Reale); “Lo spirito della nazione italiana”
(Mantova, Elmucci); “Saggi di filosofia” (Mantova, Caranenti). C. Cipolla,
Belfiore I comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a
Mantova” (Milano, Angeli); R. Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don Pezza-Rossa
in una prospettiva filosofica, in Tazzoli e il socialismo Lombardo” (Milano, Angeli).
La prova sull’esistenza esteriore. Confutazione dello scetticismo. Dante e la
filosofia. Lo spirito della filosofia italiana. Sistema di psicologia empirica.
Il fondamento, il processo e il sistema della umana esistenza. Il sistema
politico e sociale della nazione italiana; il sucidio, il sacrifizio della vita
e il duello, supra il suicidio, la grammatica ideologica, ossia le leggi comuni
di ogni parlare dedotte da quelle del pensare, Milano, la Facolta inventrice. I
romani vinti dai longobarrdi conservano la proppia legge. La filosofia
dell’esperienza. Il metodo sperimentale. LoSpiritodellafilosofiaitaliana.
Ragiona mento. Mantova. L'Autore non pretende io questo Ragionamento a novità
di principii, nè a confutazione di scuole,ma 80 lo vien cercando le varie fasi
della italiana filosofia e lo spirito,che lacondusse al grande rinnovamento
opera tosi nel secolo di Galileo. Da Pitagora a Leone X , durante la fortuna ro
mana,nelletenebredellabarbarie,esotto ilgiogo della
scolastica,gliparvediscontrare,quando più,quando meno , sempre conosciute e
conservate le tracce del metodo vero e positivo, ed intorno a questo espone le
proprie impressioni, cosìsemplicemente come le eb. be a sentire. dome che
di. mostra la modestia dei padri nostri , i quali, non del Pezza-Rossa,Prof.
Giuseppe. Parlando dell'antichità della filosofia italiana, osser vacome
l'Italiafosselaprima,che diedeaquesta scien za un sistema, e le impose un nome
: acume e vero conoscitori,ma piuttosto amici del vero s'inti
tolarono. Le basiprincipalidelloro metodo consistevanonel. l'esperienza e nella
osservazione.-- Fecero quindi un altro passo onde meglio procedere nella
investigazione delle verità , e fu quello di riconoscere l'ufficio, che la
ragione esercita sopra i fatti, sì nel mondo esterio re che nell'interiore,
sendochè, non al senso, ma alla sola ragione è dato il giudicare. Di questo
modo l'an tica nostra filosofia seppe dare ai sensi , si sentimen ti ed alla
ragione ciò che loro competeva , e impedi che i primi si levassero al di sopra
della seconda, e questa rifiutasse l'autorità e la potenza di quelli 280
. . Così dei secoli anteriori al dominio romano ; ma la prevalenza delle scuole
straniere non tardò molto a comprimere la scuola nazionale, e la sopravveguente
barbarie la fece quasi dimenticare, sebbene del tutto non laspegnesse.
Senonche,collaconquistadelmon dosubìleinfluenze
intellettualideipopoliconquistati, accettò dottrine d'ogni maniera, egizie,
asiatiche, drui diche, ma greche sopra tutto; e de fe'tale un amal gama che a
stento potrebbe chiamarsi filosofia; o a meglio dire , ciascuno appigliossi a
quella scuola, che meglio sffacevasi alle sue tendenze. Parrà strano, ma è pur
vero, Roma corrotta,e degenerata nei costumi, affaticossi particolarmente a
rialzar la morale, non tanto forse per rilevarla daddovero, quanto per palliar
m e glio col suo manto la nutrita liceoza, testimonio Sede ca. La scuola
pitagorica,odiata,ma temutaeammirata, appalesavasi quindi di tratto in tratto
nelle manifestazioni di alcune anime forti; e Catone, il censore,va me880
acapodella nobile schiera:ilnome dipitagorico non mai cessò dal significare
uomo virtuoso e incorrotto. « La qual indole morale e severa (dice il Pezza
Rossa ) sotto cui presentossi la filosofia italiana, fece si ch'essa non
venisse dal nascente Cristianesimo tanto combattuta, quanto lo furono tutte le
altre.Il Cristianesimo infatti sorgea potente e divino, non figlio del l'umano
pensiero, ma avvolto nel manto dei flosof, ma rivelatore della semplice verità.
Al suo mostrarsi, tutte le scuole cadute erano in basso, e le pocbe ve rità,
alle quali eran gionte, rimanevano dalle violenti polemiche siffattamente
svisate , che impossibile omai tornavalosceverarecon certezzailverodalfalso.Ami
carle fra loro, no concedevan le gare e i particolari interessi;ricondurle
allapristinasemplicità,era impre. sa da nemmeno tentarsi.Che fece dunque il
Cristiane simo ? Egli indisse guerra a tutte più o meno le spe culative
dottrine,mostròchefallacierano,disutilieper piciose, e colla santità della
propria morale fondò la prima di tutte le filosofie: quest'è la filosofia delle
a zioni. « Scaduta la parte speculativa, non rimaneva all' italiana filosofia
che la parte pratica, la parte da lei col tivata sempre con severa costanza e
che meglio poteva rispondereagl'insegnamenti cristiani. Apollonio infatti,
dicui S. Girolamodice, ch'era un prodigio inudito, degno di esser conosciuto in
tutt'isecoli, avuto dal popoloinconcettodimago,ma filosoforeputato dalla gente
di senno, Apollonio chiede a sè medesimo che cosa vogliasi in un filosofo per
essere veramente pita gorico ? e quindi risponde : richiedersi elevazione d ' a
nimo, gravità, costanza, buona fama, sincera amicizia, frugalità, pace,
virtù.Fregiato di così belli ornamenti, il pitagorismo si proponeva in morale
un lodevole fi ne, il perfezionamento della umana natura , risultante dallo
specialeperfezionamentodiciascunindividuo.Nes sun'altra filosofia poteva meglio
consonare al Vangelo. « I primi sapienti del Cristianesimo, prima di e
dificare, trovarono però di dover distruggere il vecchio edifizio fin dalle
fondamenta, e gridarono contro ogni filosofia. Tertulliano ed Origene vogliono
che, dopo il Vangelo, non abbia più mestieri di ricerche, nè di curiosità dopo
Cristo. Nessuna scuola è da principio ri. Se non che, distrutta colla
dialettica l'arte del ragionare, e affidati gli uomini al solo senso comune, in
mezzo all'incipiente barbarie, nulla presentavasi tanto naturale quanto lo
scetticismo : e questo infatti mostrossi.— È notoche,sottoilnome
delloscetticismo, spesso fu insegoato a sprezzare vergognosi pregiudizii; non
devesi scordare che il dubbio fu il padre dell'at tuale civiltà ; e che, se il
secolo di Cartesio è di Gali avesse ardito dubitare, le scienze e le arti
nonsarebberoperancheripste. Foperòunoscetti cismo di sola teoria,doo
dipratica;stettedel pensiero, non nelle azioni: e perciò,s'egli diede l'ultimo
crollo alla filosofia speculativa, non portò alla morale un grave nocumento. Ed
è appunto nella morale che la italiana filosofia sopravvisse. Il grande Boezio vide
l'estrema bassezza, in cui la sapienza era caduta,e saggiamente pensò a
raccorre in un sol corpo le positive cognizioni, che dal guosto generale si
erano salvate, e qual breve enciclopedia de'suoi tempile presertò sotto
l'smabile nome: Con solazione della filosofia;nomeche insè solo abbrac cia il
carattere di tutta up'êra. Cbi cercasse le cagioni, in forza delle quali stel
te viva, anche nei secoli detti barbari, la pratica filo sparmiata :
l'acqua di Talete, l'infinito di Anassimad dro, il fuoco d'Eraclito ,
l'omeomeria di Apassagora , l'etere infinito di Archelao, i numeri di Pitagora,
gli atomi di Epicuro, gli elementi di Empedocle, tutte in somma le antiche
speculazioni furono guerreggiate:i santi Padri non lemono chiamar sogoi molti
pensieri di Aristotile, molti di Platone delirii. Ma in quello che gli
ecclesiastici scrittori studiavano le scuole per com batterle, non poteano a
meno di scontrarsi qua e colà in principii verissimi, ai quali non si poteva
niegare adesione, e questi raccogliendo insieme e collocandoli sotto il
patrocinio del Vangelo, se ne giovarono a com. provare l'armonia del vero
filosofico col religioso. leo non 983 sofia, le troverebbe in parte
della politica stessa de' barbari invasori. Semplici e rozzi, cupidi solo di
bot tino, occuparodo solo il territorio, lasciando ai vinti eleggi, e
costumi,ereligione,mutando l'aspetto mate riale, non quello degli spiriti; sia
che l'ignoranza li rendesse inetti a far mutamenti, o sia che li movesse
rispetto per genti tanto più umane,sebbene meno forti di loro.Oode che
procedesse codesta loro maniera di conquista, o da calcolo, o da impotenza ,
egli è certo che recarono desolazione senza recare alcuna propria filosofia : a
tal che la italiana , accompagnata da toote altre in epoca di prosperità, ma
sola rimasta in quella della sventura, anzichè cedere e prostrarsi, potè parifi
carsi, alla guisa dell'oro sul crogiuolo, e spogliarsi di quelle macchie,che la
fortona le aveva apportate. Passa quindi la dimostrare come la buona filosofia
pratica cominciasse a fruttare anche ottima teo ria, sebbene il risorgimento
fosse ritardato dalla scolastica, ed impedito dal platonismo. Or ecco le vie
(egli ripiglia) per le quali gra datamente lospirito'filosofico
avanzò,guadagnandosem pre terreno.Il Leoni coavea, pelprimo, portatoalloStu dio
padovano la cognizione di Aristotile genuino, e mostra to come inscientemente
lo siavea contorto e dinon sue dottrinefattomaestro;quando sorsequel potente
ingegno di Pomponaccio,chesidovrebbe riguardare siccome il quinto anello della
gran catena filosotica ita liana, dopo Pitagors, Catone, Boezio e Dante. Pigmeo
di corpo,ma dispiritogigante,penetrò meglio che altri nello spirito della
patria filosofia, e siccome,a farla rinascere, conveniva, prim ad 'ogni altra
cosa, abbattere il colosso peripatetico, egli coraggiosamente sostende che,
secondo Aristotile, voluto sostegno della morale e del la religione, potevasi
dimostrare l'anima non e s s e r e immortale , miracoli non potersi dare, non
vi essere provvidenza,ma inognicosadominareildestino.Stra biliarono tutti a
conclusioni di tanta conseguenza, e pretesero che da lui solo derivassero
tali dottrine,dal Peripato non mai ; accagionarono di empietà il gran
Mantovano,cheavrebbe senzadubbio incontrata lama la ventura, se il cielo non
avesse posto a capo della Chiesa on Leone X , e datogli un Bembo per consi
gliere. La sapienza elatolleranza medicea permisero al Pomponaccio
quellocheprima non era stato permesso, separare dalla teologia la fhosofia,
condurre una linea di confine tra gli obbietti della fede e quelli della ra
gione. L'esempio del gran maestro fa segaito da n u merosidiscepoli,tra'quali
ebberofamaScaligero,Sepul. veda, Porzio, Benamico, Giovio, e dae Cardinali, il
C o n tarini,cioè, ed Ercole Gonzaga. Fu imitato con isforzi contemporanei
dalCesalpino,dalCremonino,dalloZa barella,eforsedaquelVanini,che,mal comprenden
do ilPomponaccio, spinse lo sfrenato ingegno allo stre mo,e corse la miseranda
fioe che tutti sanno.Imper ciocche, gli è pur mestieri confessarlo, la fortuna del
primo e la sioistra interpretazione de'suoi principii, non solo a tutti ispirò
corsggio, ma ad alcuni fio an che baldanza. Tale si fa il Cardano, a cui la
fecondi ta del genio troppe più idee somministrò di quelle che ilsuo giudizio
poteva ordinare;ma disse:loslu dio della natura doversi ridurre all'arte ed
alla fatica, e però venne salutato come l'uomo delle in vensioni. Tale il Bruno
, che proclamò sfrenatamente la filosofia del dubbio, filosofia che ovunque
disseminò, viaggiando Italia, Francia, Alemagna , e che fu poscia da Cartesio
abbracciata e sviluppata con tanta gloria , com' ebbe a confessare yo giudice
non sospetto,Leibni. zio. Si ridestarono allora i principali pensieri de'pita
gorici, e meravigliando si conobbe che la flosofia ita liana,in tutte le sue
fasi, e io tatte le sue manifesta zioni, non aveva all'ultimo che un fondo
solo,ilm e todo esperitivo e naturale. A questo metodo avviò l' Italia Lorenzo
Valla, e il Nizzolio, e l'Aconzio, ed il Poliziano,e inalmente Tommaso
Campanella,che, 285 vent'appi, sale in bigoncia, e disputa con
tanta forza contro le fallacie scolastiche, che i vecchi sclamarono
maravigliati: essere in lui passato lospirito diTelesio. Egli sostende che il
senso è un fondamento della scien za,chedalla dimostrazionepositivaesensibilevasce
la intellettiva, perciocchè sentire è sapere : la ragione tanto essere più
certa, quanto più al senso vicina ; non però doversi andare cogli empirici che
pretendono ra gionare perlesoleapparenzevariabili,accidentali,sfug
gevolissime,ma sìanchedietroveritàcostanti,che badoo principio nell'anteriore
sentimento, e del testi monio di tutti gli uomini. «Con longbeeperigliose
fatichegiunse quindi f palmente l'Italiaa ridurinprincipiiquello,cheinpra tica
aveva sempre tenuto;scaddero allora i sillogismi, le formole, le categorie, le
ipotesi, gli a priori, con totti gli altri vincoli della ragione , e sostenuto
dall' analisi e dall'esperienza,ilnuovo metodo spiegò il vo lo alle più eccelse
scoperie. 36 «AllascuolaitalianaattioseCopernico ilsuo siste ma
astronomico,da Galileo poscia rivendicato : da Ga- ' lileo che mostra immobile
e improntato di macchie il sole, e Giove di satelliti circondato : da Galileo,
che, permezzo dinuovelenti,interroga l'armonia misterio sa dei cieli,e con
esperimenti sorprende la patora nei segreti delle arcane sue leggi. Torricelli,
colla inven zione de'barometri e de'microscopii, apporta alla fisi ca povella
vita; Cavalieri , Maurolico e Tartaglia ren dopo fruttuose le matematiche colle
applicazioni. Leo pardo da Vinci dà buone leggi all'estetica; Buonarotti ,
l'uomo delle quattro anime, fisa il buon gusto nelle arti; Machiavelli scopre
aisudditi ei ai regnanti ise. greti della politica; l'Accademia del Cimento
affatica senza posa delle esperienze,le dabbie verità rischiara, e le certe
diffonde; la fisica,la geografia e l'astrono mia,sposate insieme, fanno sì che
un Italiano discopra il nuovo Continente, ed un altro italiano glimponga il
nome. Ogoi arte insomma, ogni scienza, ogni di sciplina quasi per incanto
risorge : ed è cosa per ve rità sorprendente il vedere nei dettati di
quell'epoca gloriosa tantacopiosità di pensieri,da contenere, quasi in germe,
tutte le altre scoperte verificate dappoi. «Conserviamo adunqueconclude
l'Autore)ilpre zioso retaggio, che da'nostri maggiori ci fu tramandato e,che
piùè,adoperiamo di renderlofruttuoso:accioc
chè,dopoaverportataaglialtrilascienza,non venghia mo giustamente
paragonatiallenubi,lequalisidis fanno in quel medesimo che d'amica pioggia
feconda no lecampagne.» Esponendo i proprii pensamenti, il Pezza-Rossa, con
singolare modestia,non sierige a maestro, ma sti mola ed invoglia gli altri a
frugare in questa materia, pago di poter dimostrare che noi siamo ricchi di
tanta domestica dottrina da non invidiare la forestiera; che il buon metodo non
l'abbiamo a cercare lontano; e che sarebbe ingratitudine il disconoscere la
nostra a n tica sapienza, per seguire alcune splendide fantasie ol tramontane. Giuseppe Pezza-Rossa. Giuseppe Pezzarossa.
Pezzarossa. Keywords: il martirio di Belfiore; lo spirito della nazione
italiana; eloquenza lombarda. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pezzarossa” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738592386/in/datetaken/
Grice e Pezzella – Cesare deve morire – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli). Grice:
“I like Pezzella – His “La memoria del possibile” would make Benjamin think
twice! – and I do not mean HIS Benjamin, but mine!” Si laurea a Pisa con una
tesi sul pensiero di Benjamin. Presso la Scuola Normale Superiore diviene
ricercatore di ruolo, e lo rimane fino al, anno in cui dà le sue dimissioni
anticipate. Ha collaborato a un seminario di Derrida a Parigi. Ha conseguito
con la tutela di Marin il Doctorat a Parigi (Grice: “a reason why which few
consider him Italian!” ) e il DEA in Réalisation cinématographique seguendo i
corsi diretti dal documentarista Rouch a Nanterre. Ha insegnato Estetica ed
Estetica del cinema, con affidamenti annuali provvisori, in diverse università..
Ha tenuto, su invito, un seminario a Parigi, in collaborazione con Michaud. È redattore
della rivista Altraparola e collabora col Centro per la riforma dello Stato
nella sede di Firenze. Il pensiero di Benjamin e quello dDebord sono punti di
riferimento costanti del suo lavoro. Inizialmente ha studiato la persistenza
delle forme del mito all’interno della modernità (e in tal senso si è occupato
di Bachofen, iintroducendo Il simbolismo funerario degli antichi, col sostegno
del Warburg Institut di Londra). L’intersezione tra mondo mitico e modernità
estrema lo porta a interessarsi della poesia e del pensiero di Hölderlin e
della Scuola di Francoforte. Vicino alla tradizione del pensiero dialettico,
apprezza soprattutto la versione esistenziale che ne viene data nella filosofia
degli anni Trenta e Quaranta, dopo i seminari di Kojève su Hegel; di Benjamin
considera soprattutto la polarità tra immagine di sogno e immagine dialettica,
che utilizza come strumento interpretativo di opere cinematografiche e
letterarie (cfr. La memoria del possibile e Insorgenze). Per Pezzella lo
spettacolo –nella formulazione teorica che ne ha dato Debord- è la forma di
vita dominante del capitalismo attuale, in particolare della sua industria
culturale e del cinema. Secondo la terminologia usata nel libro estetica del
cinema, distingue gli stereotipi spettacolari dalle forme critiche-espressive.
Si è interessato all’intersezione fra tematiche politiche e psicoanalitiche: la
dialettica del riconoscimento, la formazione della soggettività nel capitalismo
attuale, l’incidenza dei traumi storici collettivi sulla psiche individuale
(cfr. il libro La voce minima). Ha tintrodotto in Italia il pensiero politico
di Abensour, con cui condivide la rivalutazione del pensiero utopico e la
rivalutazione del socialismo come prospettiva politica alternativa al
populismo. Collabora alla redazione e all’edizione dei volumi di Altro
Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, per conto della Fondazione
Micheletti di Brescia. Altri saggi: “L'immagine dialettica” (ETS, Pisa); “Il
tragico” (Il Mulino, Bologna); “Conversazione di Narcisso con Narcisso –
Conversazione con me” (Manifesto, Roma);
“Il volto di Marilyn” (Manifesto, Roma); “La memoria del possibile” (Jaca, Milano);
“Estetica del cinema” (Mulino, Bologna); “Insorgenza” (Jaca, Milano, “Le nubi
di Bor” (Zona, Arezzo); “La voce minima. Trauma e memoria storica” (Manifesto, Roma);
“Altrenapoli” (Rosemberg, Torino”; “I fantasmi” (Cattedrale, Ancona); “Il volto
dell’altro”; “L’ospite ingrate” (Quodlibet, Macerata); “I corpi del potere” (Jaca,
Milano); “Repubblica”; “Il bene comune” (Il
Ponte); “Gli spettri del capitale” (Il Ponte); “Il tempo del possible”; “Attualità
della Comune di Parigi” (Il Ponte); Utopia e insorgenza. Per Abensour”; “Altraparola,
Micheletti, Brescia); Alle frontiere del capitale. Comunismo eretico e pensiero
critico, Jaca, Milano. Pezzella. Keywords: Cesare deve morire, Narcisso, “conversations
with myself”, Antonino, nubi di Bor, Freud, Narcissismus -- Refs.: Luigi
Speranza: “Grice, Pezzella, Benjamin and Benjamin: la memoria del possibile,”
Villa Grice – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739466750/in/datetaken/
Grice e Piana – merli – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Casale Monferrato). Filosofo. Grice: “I never cease to get moved
when I read Piana’s notes, “Il canto del merlo”! That’s the way to do
philosophy of music – the Italianate warmth so strange to the coldness of
Scruton!” Insegna filosofia a Milano. Si è trasferito a Pietrabianca di Sangineto
in Calabria, dove ha continuato a scrivere e pubblicare. È stato allievo
diPaci, con il quale scrisse la sua dissertazione sulle opere inedite di
Husserl. La sua posizione filosofica è caratterizzata dal concetto di
fenomenologia, ("strutturalismo fenomenologico") influenzato
particolarmente da Husserl, Wittgenstein, e Bachelard. Alcune indicazioni sullo
strutturalismo fenomenologico sono contenute nell'articolo online in italiano e
in tedesco L'idea di uno strutturalismo fenomenologico. Il suo pensiero è
orientato verso la filosofia della conoscenza, la filosofia della musica e i
campi della percezione e immaginazione. Allievi di Piana sono stati, in
particolare, Paola Basso, Alfredo Civita, Vincenzo Costa, E. Franzini, C.
Serra, P. Spinicci. Uno dei più acuti e originali filosofi italiani (in
l'Unità), uno dei più interessanti interpreti e prosecutori, in Italia,
dell'indirizzo fenomenologico (in Paese Sera). Tra i più lucidi, originali e
fecondi fenomenologi italiani" (in "L'idea di Europa e le responsabilità
della filosofia"). Vede l'esperienza della fenomenologia di Husserl che
costituì il centro d'interesse di un grande maestro come E. Paci. Non è il caso
qui di tracciare mappe di quelle vicende, credo però che non sarebbe sbagliato
sostenere che Piana, in quel gioco delle parti, che è sempre l'apertura di
un'esperienza plurale sul suggerimento di un filosofo autentico, si è preso
quella del fenomenologo più prossimo ai temi 'duri' di Husserl, agli obbiettivi
che stabiliscono la teoreticità della ricerca fenomenologica come tratto
distintivo ed essenziale rispetto ad altre figure di pensiero" (in L'Unità).
Considerato il più illustre filosofo della musica del nostro tempo -- in
"Il significato della musica", relazione al convegno 'Approcci semiotico-testologici
ai testi multimediali', Macerata. In un intervento letto durante un convegno
tenuto all'Macerata. Elio Franzini ha dichiarato "Piana è a mio parere uno
dei pensatori maggiori del dopoguerra italiano: mai prono alle mode, sempre
originale e innovativo, come dimostrano i suoi essenziali contributi alla
filosofia della musica. In sintesi un maestro in cui si ritrovano sempre momenti
di autentico pensiero". Il più grande maestro della fenomenologia italiana. Il suo
stile filosofico rappresenta il centro di gravità attorno al quale tendemo a
condensare gran parte di quello che di eccellente la fenomenologia italiana fa,
convinti che i suoi meriti non sono ancora adeguatamente riconosciuti. La vera
filosofia tende all'elementare. E dunque non ha fretta di correre oltre,
indugia in quei punti rispetto ai quali si potrebbe benissimo soprassedere.In
certo senso si fa custode del ricordo di cose che si potrebbero facilmente
dimenticare. La filosofia è un’arte del ricordo. Ma vi è in ogni caso anche qualcosa
di profondamente giusto nell’idea, che si ripropone di continuo, di una scienza
che deve in qualche modo «liberarsi» dalla filosofia. È come liberarsi dai
ricordie questo è spesso necessario per procedere oltre. Saggi: “Filosofia dell’esperienza”;
“L’idea di uno strutturalismo fenomenologico”; “Il manifesto”; “La filosofia tende
all’elementare e non ha fretta”; “L’importanza filosofica di arrivare ultimi”;
“Esistenza e storia” (Nigri, Milano); “La fenomenologia” (Mondadori, Milano); “Elementi
di una dottrina dell'esperienza” (Saggiatore, Milano); “La notte dei lampi”; “La
filosofia dell'immaginazione” (Guerini, Milano); “Filosofia della musica” (Guerini,
Milano); Mondrian e la musica, Milano, Guerini); Teoria del sogno e dramma
musicale. La metafisica della musica” (Guerini, Milano); “Numero e figura: idee
per una epistemologia della ri-petizione” (Cuem, Milano); “Album per la teoria della
musica”; “Frammenti epistemologici”. I
suoi saggi sono racchiuse: “II strutturalismo fenomenologico e psicologia della
forma”; “La notte dei lampi”; “Le regole dell’immaginazione”; “Filosofia della
musica”; “Intervallo e cromatismo nella teoria della musica”; “Alle origini
della teoria della tonalità”; “Teoria del sogno e dramma musicale”; “La
metafisica della musica”; “Mondrian e la musica”; “Filosofia della musica”; “Estetica
musicale”; “Introduzione alla filosofia”; “Interpretazione del “Mondo come
volontà e rappresentazione””; “Immagini per Schopenhauer, “Interpretazione del “Tractatus”
di Wittgenstein”; “Commenti a Wittgenstein”; “Commenti a Hume”; “Prroblemi
della fenomenologia”; “Fenomenologia, esistenzialismo, marxismo”; “Fenomenologia”;
“Stralci di vita”; “Conversazioni sulla “Crisi delle scienze europee” di
Husserl”; “Fenomenologia delle sintesi passive; “Barlumi per una filosofia
della musica”; “De Musica, rivista fondata da lui. Spazio Filosofico, collana fondata
da lui; "La fenomenologia come metodo filosofico", “Linguaggio” Guerini,
Milano); "Immaginazione e poetica dello spazio", “Metafora Mimesi
Morfogenesi Progetto” (Guerin, Milano); "Considerazioni inattuali su Adorno",
"Musica/Realtà", "Figurazione e movimento nella
problematica musicale del continuo", “La percezione musicale, Guerini, Milano,
"Fenomenologia dei materiali e campo delle decisioni”; “Riflessioni
sull'arte del comporre", “Il canto di Seikilos” (Guerii, Milano); I
compiti di una filosofia della musica brevemente esposti”; De Musica, Elogio dell'immaginazione musicale, De Musica,
La serie delle seriedodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva, De Musica; Immagini
per Schopenhauer, Il canto del merlo” –
i merli – il canto dell’uccello, funzione del canto dell’uccello maschio. “Occorre
riflettervi ancora”; “Considerazioni in margine a Fantasia e imagine”; “
Leggere i poeti. Note in margine a G. Pascoli”; La sociologia della letteratura
(Milano); Questioni di dettaglio (Milano), Storia e coscienza di classe (Milano)
E. Ricerche logiche (Milano); Storia critica delle idee (Milano); fenomenologica
italiana; Fenomenologia, coscienza del tempo e analisi musicale; Variazioni dei
significati” - Burnout e risorse; Musicoterapia, alle radici fenomenologiche
del Cosmo antico; Fondamenti della Matematica; La scienza della felicita; La
fenomenologia dell’esperienza. Scuola di Milano – scuola milanese -- Giovanni
Piana. Piana. Keywords: il linguaggio di Spinicci, merli, la serie
dodecafonica, il triangolo di Sarngadeva. Oltre il linguaggio, linguaggio e
comunicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piana” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739384580/in/datetaken/
Grice e Piccolomini – implicatura – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Siena).
Filosofo. Grice: “What Piccolomini
is trying to do, but knowing, is providing what I do in from the bizarre to the
banal – a good functionalist interpretation of the rather poor functionalist
explanation by Aristotle of what the Italians call the ‘anima,’ because it
‘animates’ the body (corpore). Figlio dai
senesi Niccolò ed Emilia Saracini. Insegna a Macerata, Perugia, Padova.
Analizza il terzo libro del “Sull’anima” di Aristotele. Saggi: “Peripateticarum
de anima disputationum”; “Academicarum contemplationum”. Tutore di Tasso,
ricordato in “Il Costante; overo, dela clemenza”. Formula una una teoria sincretica tra i
accademici e i liceisti. ‘Unico’ dei
Filomati. Altre saggi “Universa philosophia de moribus” (Venezia, Franceschi);
“Comes politicus, pro recta ordinis ratione propugnator” (Venezia, Franceschi);
“Libri ad scientiam de natura attinentes” (Venezia, Franceschi); “Librorum
Aristotelis de ortu et interitu lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi);
“In tres libros de anima lucidissima expositione” (Venezia, Franceschi); “Instituzione
del principe”; “Compendio della scienza civile”; “Octavi libri naturalium
auscultationum perspicua interpretatione” (Venezia, Franceschi); “In libros de
coelo lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi). Treccani Dizionario Biografico
degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. Garin, Storia
della filosofia italiana” (Torino, Einaudi); A. Malmignati, “Tasso a Padova” (Firenze,
Biblioteca Riccardiana); Roma, Pieralisi (Firenze, Biblioteca nazionale
centrale, Conv. Soppr. (S. Maria degli Angeli, Roma, Pieralisi, Francesco
Piccolomini, F. Cavalli, La scienza
politica in Italia, Venezia). Francesco Piccolomini. Piccolomini. Keywords:
apollo lizio, statua di apollo lizio, in riposo dopo la palestra, il lizio,
Aristotele lizio, i lizij, i lizii, gl’aristotelici, i peripatetici –
gl’accademici e i lizii, gl’accademicij e i lizij. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Piccolomini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691299421/in/photolist-2mPAuFE-2mNzeEc-2mLQ1Vx-2mKMqqn-2mKyJgk-B1ZwSw-BpZrfX-BNUDky-BRdPLK-BpZs4R-B26n3t-BpZt9X-BwnxSq-BRdJLK-BYv5UR-BRdJDF-BwnzCQ-BNUCP3-B1ZvoQ-BRdKpP
Grice e Pico – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Mirandola). Filosofo. Grice: “I liked
to say: some like Pico, but Pico’s my man! Since I always preferred his cousin
to the uncle!” -- philosopher who wrote a series of 900 theses which he hoped
to dispute publicly in Rome. Thirteen of these theses are criticized by a papal
commission. When Pico defends himself in his “Apologia,” the pope condemns all
900 theses. Pico flees to France, but is imprisoned. On his escape, he returns to
Florence and devotes himself to private study at the swimming-pool at his
villa. He hoped to write a Concord of Plato and Aristotle, but the only part he
was able to complete was “On Being and the One,”“Blame it on the Toscana!” -- in
which he uses Aquinas and Christianity to reconcile Plato’s and Aristotle’s
views about God’s being and unity. Mirandola is often described as a
syncretist, but in fact he made it clear that the truth of Christianity has
priority over the prisca theologia or ancient wisdom found in the hermetic
corpus and the cabala. Though he was interested in magic and astrology,
Mirandola adopts a guarded attitude toward them in his “Heptaplus,” which
contains a mystical interpretation of Genesis; and in his Disputations Against
Astrology, he rejects them both. The treatise is largely technical, and the
question of human freedom is set aside as not directly relevant. This fact
casts some doubt on the popular thesis that Pico’s philosophy is a celebration
of man’s freedom and dignity. Great weight has been placed on Pico’s “On the
Dignity of Man.” This is a short oration intended as an introduction to the
disputation of his 900 thesesall condemned by the evil pope --, and the title
was suggested by his wife (“She actually suggested, “On the dignity of woman,”
but I found that otiose.””). Mirandola has been interpreted as saying that man
(or woman) is set apart from the rest of creation, and is completely free to
form his (or her) own nature. In fact, as The Heptaplus shows, Pico sees man as
a microcosm containing elements of the angelic, celestial, and elemental
worlds. Man (if not woman) is thus firmly within the hierarchy of nature, and
is a bond and link between the worlds. In the oration, the emphasis on freedom
is a moral one: man is free to choose between good and evil. Grice: “This
irritated Nietzsche so much that he wrote ‘beyond good and evil.’ Refs.: H. P.
Grice, “Goodwill and illwillmust we have both?” L'esponente più conosciuto della dinastia dei
Pico, signori di Mirandola. L'infanzia di Pico della Mirandola, di Paul
Delaroche, Museo delle belle arti di Nantes (Francia). Nacque a Mirandola,
presso Modena, il figlio più giovane di Gianfrancesco I, signore di Mirandola e
conte della Concordia e sua moglie
Giulia, figlia di Feltrino Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia ha a lungo
abitato il castello di Mirandola, città che si era resa indipendente e riceve da
Sigismondo il feudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto
piccolo, i Pico governano come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili
vassalli. I Pico della Mirandola sono strettamente imparentati agli Sforza, ai
Gonzaga e agli Este, e i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di
Corsica, Ferrara, Bologna e Forlì. Soggiorna in molte dimore. Tra queste,
quando vive a Ferrara, il palazzo in via del Turco gli permette di essere
vicino agli Strozzi ed ai Boiardo. Pico compì i suoi studi fra Bologna,
Pavia, Ferrara, Padova e Firenze. Mostra grandi doti nel campo della matematica
e impara molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico,
l'aramaico, l'arabo e il francese. Ha anche modo di stringere rapporti di
amicizia con numerose personalità dell'epoca come Savonarola, Ficino, Lorenzo
il Magnifico, Poliziano, Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo Balbi,
Yohanan Alemanno, Elia del Medigo. Entra a far parte dei Idealisti Fiorentini.
Si reca a Parigi, ospite della Sorbona, allora centro di studii, dove conosce
alcuni uomini di cultura come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaguin e Georges
Hermonyme. Ben presto divenne celebre e si dice che ha una memoria talmente
fuori dal comune che conosce l'intera Divina Commedia a memoria. e a Roma
dove prepara 900 tesi in vista di un congresso filosofico (per la cui apertura
compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ha mai luogo. Sube infatti
alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fugge in Francia dove venne
anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes, per
essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione d’Alessandro VI, il quale
vede di buon occhio la sua volontà di dimostrare la divinità attraverso la
magia e la cabala, nonché godendo della rete di protezioni dei Medici, dei
Gonzaga e degli Sforza, si stabile quindi definitivamente a Firenze,
continuando a frequentare l'Accademia di Ficino. Muore per avvelenamento
da arsenico mentre Firenze viene occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII. Sepolto
nel cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa
saranno rinvenute da padre Chiaroni accanto a quelle di Poliziano e dell'amico
Girolamo Benivieni. Siamo vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in
futuro, non nella scuola dei grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma
nelle accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si
discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere,
ma sui principî delle cose umane e divine. Uno studio coordinato del
dipartimento di Biologia dell'Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche
dell'Arma dei Carabinieri di Parma dimostra che e avvelenato con l'arsenico. Il
volto di Giovanni Pico ricostruito con le moderne tecniche forensi Di Pico della
Mirandola è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria. Si dice
conosce a mente numerose opere su cui si fonda la sua vasta cultura
enciclopedica, e che sapesse recitare la “Divina Commedia” *al contrario*,
partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema
appena terminato di leggere. Tutt'oggi è ancora in uso attribuire
l'appellativo "Pico della Mirandola" a chiunque sia dotato di ottima
memoria. Secondo una popolare diceria, ha una amante o una concubina segreta.
Tuttavia ha un rapporto amoroso con l'umanista G. Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra
cui sonetti, che quest'ultimo dedica a Pico, e di alcune allusioni poco chiare
di Savonarola. E comunque un seguace dell'ideale dell'amor platonico, privo
cioè di contenuti erotici e passionali. Anche la figura femminile ricorrente
nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente filosofico. La
sua filosofia si riallaccia all’idealismo di Ficino, senza però occuparsi della
polemica anti-aristotelica. Al contrario, cerca di riconciliare aristotelismo e
platonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali,
come per esempio la tradizione misterica di Ermete Trismegisto e della
cabala. All'interno del testo delle Conclusiones si scaglia duramente
contro Ficino, considerando inefficace la sua magia naturale perché carente di
un legame con le forze superiori nonché di un'adeguata conoscenza cabalistica.
Il suo proposito, esplicitamente dichiarato ad esempio nel “De ente et uno”,
consiste infatti nel ricostruire i lineamenti di una filosofia universale, che
nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin dagl’antichi,
accomunate dall'aspirazione al divino e alla Sapienza. In questo suo ecumenismo
filosofico vengono accolti non solo i filosofi esoterici insieme a Platone,
Aristotele, i neoplatonici e tutto il sapere gnostico ed ermetico proprio della
filosofia greca, ma anche i mistici. Il congresso da lui organizzato a Roma in
vista di una tale "pace filosofica" inserirsi proprio in questo
progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno
ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura
in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si
presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione. Si
accorse che il suo ideale e difficilmente perseguibile. Ad esso, a poco a poco,
si sostitusce nella sua mente il proposito riformatore di Savonarola, rivolto
al rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia
universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasforma così
nell'aspirazione ad una moralità meno
generica. A differenza di Ficino, emerge un maggiore senso di irrequietezza e
una visione più cupa ed esistenziale della vita. Al centro del suo ideale
di concordia universale risalta fortemente il tema della dignità e della
libertà umana. L'uomo infatti è l'unica creatura che non ha una natura predeterminata,
poiché. Già il Sommo Padre, Dio Creatore, ha foggiato, questa dimora del mondo quale ci appare. Ma,
ultimata l'opera, l'artefice desidera che ci fosse qualcuno capace di afferrare
la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la
vastità. Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova
creatura, né dei tesori né dei posti di tutto il mondo. Tutti erano ormai
pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. Dunque
l'uomo non ha affatto una natura determinata in un qualche grado (alto o
basso), bensì. Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla
poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato
agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo
nel cuore del mondo, così gli parla. Nn ti ho dato, o Adamo, né un posto
determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché tutto
secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura
limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la
determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo
arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Afferma, in sostanza, che Dio ha posto
nell'uomo non una natura determinata, ma una indeterminatezza che è dunque la
sua propria natura, e che si regola in base alla volontà, cioè all'arbitrio
dell'uomo, che conduce tale indeterminatezza dove vuole. Non ti ho fatto
né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi
libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti
prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti. Tu
potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono
divine. Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni
vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno
in lui i loro frutti. se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima
celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua
unità, fatto uno spirito solo con Dio.Quindi, sostiene che è l'uomo a forgiare
il proprio destino secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima,
poiché non è né animale né angelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la
coltivazione di alcuni tra i semi d'ogni sorta che vi sono in lui. L'uomo non è
né «angelo né bestia. La sua propria posizione nel mondo è un punto mediano tra
questi due estremi; tale punto mediano, però,
non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà
(o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo è
la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può
scegliere che creatura essere. Il suo secondo grande interesse è rivolto
alla cabala, che viene da lui spiegata come una fonte di sapienza a cui
attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro,
in quanto apparentemente irraggiungibile dalla ragione; ma l'uomo può ricavare
la massima luce da tale oscurità. Non esiste alcuna scienza che possa attestare
meglio la divinità che la magia. Connessa alla sapienza cabbalistica è la magia.
In fatti, il mago opera attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta e dunque, partendo dalla natura, può giungere
a conoscere tale sfera metafisica attraverso la conoscenza della struttura
matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa.
Se la magia è giudicata positivamente per quanto riguarda invece l'astrologia
egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo porta a distinguere nettamente tra
astrologia matematica o speculativa, cioè l'astronomia, e l'astrologia
giudiziale o divinatrice. Mentre la astrologica speculative ci consente di
conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, la astrologia
prattica crede di poter sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture
astrali. Partendo dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo,
che può scegliere cosa essere, muove una forte critica a questo secondo tipo di
credenze e di pratiche astrologiche, che costituirebbero una negazione proprio
della dignità e della libertà umane. L’astrologica prattica (o giudiziale)
attribuisce erroneamente a un corpo celeste il potere di influire sulla una vicenda
umana (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e
togliendo agl’uomini la libertà di scegliere. Non nega che un certo influsso vi
possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia giudiziale
di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza
astrale). La vicenda dell'esistenza umana e tanto intrecciata e complessa che
non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena libertà d'arbitrio
dell'uomo. Tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati da Savonarola nel suo Trattato contra li
astrologi. Saggi: “Lettera a Barbaro sul modo di parlare dei filosofi”; “Commento
sopra una canzone d'amore di Benivieni, “Discorso sulla dignità dell'uomo”; “Tesi
su tutte le cose conoscibili”; “Novecento conclusioni filosofiche”; “cabalistiche
e teologiche in ogni genere di scienze”; “Apologia”; “Heptaplus: della
settemplice interpretazione dei sei giorni della Genesi”; “Expositiones in
Psalmos, “L'essere e l'uno”; “Dispute
contro l'astrologia divinatrice”; “Carmi”; Auree Epistole. Sonetti, “Le dodici
regole”; “Le dodici armi della battaglia spirituale”; “Le dodici condizioni di
un amante” “Preghiera a Dio”; “Tutte le cose e alcune alter”. A lui si
attribusce anche la paternità dell’ “Amoroso combattimento onirico di Polifilo”.
Sebbene egli preferisse farsi chiamare Conte della Concordia. Fu in particolare
il cardinale Pedro Grazias, dopo essere
intervenuto presso i reali Isabella e Ferdinando, ad essere incaricato da
Innocenzo VIII di confutarne l'Apologia.
Fu avvelenato -- caso risolto 500 anni dopo, in Gazzetta di Modena, G.
Gallello et al. Già all'epoca della sua morte si vociferò che e avvelenato
(cfr. S. Critchley, Il libro dei filosofi morti, Garzanti). Recenti indagini condotte a Ravenna
dall'équipe di G. Gruppioni dell'Bologna
riscontra elevati livelli di arsenico nei campioni di tessuti e di ossa
pre-levati dalle spoglie del filosofo, che avvalorerebbero la tesi
dell'avvelenamento per la sua morte (cfr. Delitti e misteri del passato, L.
Garofano, S. Vinceti, G. Gruppioni (Rizzoli, Milano). L’avvelenamento, la cui
morte finora si ritene fosse stata causata dalla sifilide, e ad opera della
stessa mano che due mesi prima avrebbe uccide Poliziano, legato a Pico da
grande amicizia. Risolto il giallo della sua morte, Pisa, La sua Memoria
Straordinaria. enivieni fa porre anche una lapide sulle spoglie tumulate nella
chiesa di San Marco a Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso: «Qui
giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse
perfino gli Antipodi.” Benivieni, affinché dopo la morte la separazione di
luoghi non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore,
dispone d'essere sepolto nella terra qui sotto. Sul retro invece, in posizione
poco visibile, è riportato l'epitaffio, “Girolamo Benivieni per lui e se stesso
pose nell'anno Io priego Dio Girolamo che 'n pace così in ciel sia il tuo Pico
congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto corpo hor con le sacr'ossa
sue qui iace”. E. Garin, Vita e dottrina (Monnier); K. Zeller, L’aristolelismo
rinascimentale, edizioni Luria, F. Yates Bruno e la tradizione ermetica Laterza
U. Perone, C. Ciancio, Storia del pensiero filosofico, SEI, Torino, E. Garin, Vallecchi,
Sul richiamo di Pascal a Pico della Mirandola, cfr. B. Pascal, Colloquio con il
Signore di Saci su Epitteto e Montagne in B. Pascal, Pensieri, Paolo Serini,
Einaudi, Torino, F. Secret, I cabbalisti cristiani del Rinascimento, tRoma, Conclusiones
nongentae. Le novecento tesi. A. Biondi, Studi pichiani (Firenze Olschki). Conclusiones
Magicae numero XXVI, secundum opinione propria”. Fra le tesi redatte in vista
del congresso filosofico di Roma, Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze
sulla divinità della magia (cit. da F. Secret, ibidem, e in Zenit studi. Pico
della Mirandola e la cabala). La natura è una correlazione misteriosa di forze
occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia speculative e controllare
tramite la magia. Distingue due tipi di astrologia: matematica e divinatrice.
Nega il valore della seconda (G. Granata, Filosofia, Alpha Test, Milano. Lo
stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato in corroborazione
delle refutazione astrologice del signor conte Joan Pico della Mirandola (cit.
in Romeo De Maio, Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento, Guida, Napoli). Indizi e prove: e Alberto Pio da Carpi nella
genesi dell’Hypnerotomachia Poliphili.
Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille
anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia
della Scienza di Firenze, pubblicata sotto licenza Creative Commone, Mazzali, Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Basileae,
per Sebastianum Henricpetri, Doctissimi Viri Ioannis Pici Mirandulae,
Concordiae comitis, Exactissima expositio in orationem dominicam, S. Bernardini,
Apologia. L'autodifesa di Pico di fronte al Tribunale dell'Inquisizione, P.
Fornaciari, Società internazionale per lo studio del Medioevo latino, Galluzzo,
Firenze G. Barone, Antologia, Virgilio, Milano,
Studi Dario Bellini, La profezia, Oltre la cinquantesima porta, Sometti, G. Busi,
Vera relazione sulla vita e i fatti, conte della Mirandola, Aragno, E. Cassirer, Individuo e cosmo nella filosofia
del Rinascimento” (Nuova Italia, Firenze); H, Lubac, L'alba incompiuta del Rinascimento,
Jaca, Milano, V. Giovanni, La filosofia in Italia, Palermo, Boccone del Povero,
F. Frigerio, "Il commento alla Canzona d'Amore di Benivieni",
Conoscenza Religiosa, Firenze, Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Casale Monferrato,
Edizioni Piemme, E. Garin, L'Umanesimo italiano, Laterza, Bari); S.Puledda,
Interpretazioni dell'Umanesimo, Associazione Multimage, Quaquarelli, Zanardi,
Pichiana. delle edizioni e degli studi, in "Studi pichiani", Olschki,
Firenze, A. Sartori,Filosofia, teologia, concordia, Messaggero Padova, Zambelli, L'apprendista stregone. Astrologia,
cabala e arte lulliana in Pico e seguaci” (Marsilio, Venezia); “Le fonti
cabalistiche”; G. Busi, "Chi non
ammirerà il nostro camaleonte?" La bibliotic a cabbalistica, in G. Busi,
L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Aragno Torino S. Campanini, Guglielmo
Raimondo Moncada (Flavio Mitridate) traduttore di opere cabbalistiche, in M. Perani,
Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate. Un ebreo converso siciliano,
Officina di Studi Medievali, Palermo , Susanne Jurgan e Saverio Campanini, con un
testo di Giulio Busi, Nino Aragno, Torino Saverio Campanini Fondazione Palazzo
Bondoni Pastorio, Castiglione delle Stiviere; cabala; Ficino Filosofia
rinascimentale Mirandola Umanesimo Prisca theologia.Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Il Centro di
Cultura Giovanni Pico della Mirandola, L’Umanesimo, la cabala cristiana,
Discorso sulla dignità dell'uomo Pico della Mirandola, Orazione sulla dignità
dell'essere umano, prima parte, su panarchy.org. I "Carmina" e l'"Oratio de
hominis dignitate", su thelatinlibrary.com.The Kabbalistic Library of
Giovanni Pico della Mirandola, su pico-kabbalah.eu. Giovanni Pico, dei conti
della Mirandola e della Concordia. Giovanni Pico, conte della Mirandola e della
Concordia. Giovanni Pico della Mirandola. Pico. Keywords: amore platonico,
amore socratico, Pico e Girolamo – l’epitafio – amore platonico Ficino – la
dignita dell’uomo, la concordia degl’antichi, la magia, il platonismo di Pico.
Pico e Pico. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pico: the dignity of man,"
per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717891308/in/photolist-2mPoBys-2mPmNVF-2mN36eA-2mN8Hgb-2mMZCrP-2mMZCG3-2mLLZRD-2mLQc9e-2mLP4ps-2mKAijH-2mKuSJj-2mKAur7-2mKgNnk-2mKje8p-2mKgNvM-2mKkjv7-2mGnP2f-jm6WhY-jkTaV6-jkV8Kj
Grice e Pico – stregone – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Mirandola). Filosofo. Grice: “It is very likely that
Cartesio took the idea of the malignant daemon from Pico, who was obsessed with
him – with the daemon, I mean! “Demonio!”” Grice: “I like Pico. Ackrill
suggested that I should translate happiness as taking ‘daemon’ seriously. Pico
does: He allows Alberti’s use of ‘demonio’ as a direct translation of Roman
‘daemone,’ which is Grecian in nature.”Grice: “A daemon is always ‘maschile,’
succubus, or incubus – and stregus is gender-neutral, too, as Pico was very
well aware when he allowed the burning of a few male witches at Mirandola. On
the other hand, he uses Sextus Empiricus and Phyrro against Aristotle!” Grice:
“Like Gentile, and Rosselli, two other Italian philosophers, he was murdered –
by his successor to the county!” “A very sad thing is that he was murdered
along with his son Alberto.”Grice: “The murderer, a Pico, succeeded him without
much of a revolt – That’s the Renaissance forya!” --- Important if unjustly neglected, murdered,
Italian philosopher. Italian nobile e
filosofo, nipote di Pico. Figlio di Galeotto I Pico, signore di
Mirandola, e Bianca Maria d'Este, figlia di Niccolò III d'Este. Come lo zio,
Pico,si dedica principalmente alla filosofia, ma ha reso soggetto alla Bibbia,
anche se nei suoi trattati, De monolocale divinae et humanæ sapientiæ e in
particolare nei sei libri intitolati examen doctrinæ vanitatis gentium, si
deprezza l'autorità dei filosofi, al di sopra tutti Aristotele. Scrive una
biografia dettagliata di suo zio (“Ioannis Pici Mirandulae Vita”) e un altro di
Savonarola, di cui era un seguace. Avendo osservato i pericoli a cui la società
è stata esposta, al momento, lancia un avvertimento in occasione del Concilio
Lateranense: Oratio ad Leonem X et concilium Lateranense de reformandis
Ecclesiæ Moribus (Hagenau, dedicato a W. Pirckheimer). Muore a Mirandola, assassinato
dal nipote Galeotto, insieme a suo figlio più giovane, Alessandro. L'altro
figlio Giantommaso è stato ambasciatore a Clemente VII. Mentre spesso sostene che
la filosofia raggiunta una parte della verità, dice in effetti, che la filosofia
da solisono semplici raccolte di falsità confusi e internamente incoerenti. In
possesso di un tale punto di vista, si schiera non solo con Savonarola, ma con
alcuni dei padri e con i riformatori pure. Su questo punto, e insistente. Il
cristianesimo è una realtà auto-sussistente e che ha poco o nulla da guadagnare
dalla filosofia, le scienze e le arti. Questa tesi centrale si diffonde
attraverso quasi la sua intera produzione filosofica. Scrive di non lodare o
estendere il regno della filosofia, ma di demolirlo. Saggi: “De studio di
Divinae et humanae philosophiae,” “De imaginatione” – Grice: “This is
interesting. Pico starts by noting how Cicero mistranslated imaginatio from
‘phantasma.’ Vitters would not have agreed!” – “De pro-videntia dei,” “De rerum
prae-notione,” “Quaestio de falsitate astrologiae,” “Examen vanitatis gentium
doctrinae et veritatis Christianae
disciplinae, “”Strix, sive de ludificatione daemonum”; Libro detto strega o delle
illusioni del demonio,” – Grice: Pico is using ‘demonio’ literally; Descartes
isn’t!” – “Opera Omnia,” – C. Herbermann. P. Burke, "Stregoneria e Magia
in Italia del Rinascimento: Pico e la sua Strix, " di S. Anglod, The Damned Art: Saggi in letteratura di
Magia, Londra. Herzig, T. "La reazione dei demoni alla sodomia: magia
e omosessualità in Strix di Pico" Il Cinquecento, A. Kors e E. Peters. La stregoneria in Europa, Una storia
Documentario. Estratti dal Pico Strix., C. Schmitt, Pico e la sua critica di
Aristotele. The Hague:Nijhoff); Pappalardo, L.”Fede, Immaginazione e
scetticismo" (Nutrix), Turnhout: Brepols. Centro Internazionale di Cultura;
Springer. Nobile, filosofo e letterato italiano. Signore di Mirandola e conte
di Concordia in tre periodi differenti:, poi nuovamente per pochi mesi ed
infine, ma stavolta privato di Concordia. Assassinato dal nipote Galeotto II
Pico, suo successore definitivo. Succede al padre nel governo dei feudi,
ricevendo conferma dell'investitura dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. I
fratelli, non contenti, assediano e bombardano la Mirandola e gli imprigionano.
Rilasciato solo con la promessa di cessione dei domini. Si ritira a Roma. Critica
il paganismo classica. Scrive una biografia dello zio Pico, intitolata Vita, anteposta a un volume
che ne raccoglieva l'Opera omnia, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta
contro l'astrologia. Seguace di Savonarola, si batte inutilmente per la sua
assoluzione, e ne scrive dopo la morte una biografia. Sostenne da un lato la
necessità di un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e dall'altro i
problemi della filosofia. Scrive il “De reformandis moribus,” che invia a Leone
X, l'”Examen vanitatis doctrinae gentium et veritatis christianae disciplinae,”
nel quale attacca la filosofia arcaica; e, non ultimo, “Libro detto strega o
delle illusioni del demonio,” sulle possessioni demoniache. L'”Examen” non attacca soltanto la filosofia
arcaica, ma si scaglia ugualmente contro Aristotele ed Aquino. Dei due filosofi,
contesta la fiducia nella conoscenza e nella ragione, che permetterebbero con
la forza dell'intelletto di intuire la verità ultima. Al contrario, al pari della
dottrina esposta dal Cusano nel De docta ignorantia, nutre una profonda
sfiducia nelle capacità umane, riconoscendo alla ragione solo la possibilità di
giungere a una conclusioni arbitraria. Riprendendo alcune tesi tipiche dello
scetticismo di Pirrone e Sesto Empirico, nega la validità dei sillogismi e
dell'induttivismo, svaluta l'idea della causalità. Nulla è conoscibile, mentre
la fede può fondarsi solo su una rivelazione. Muore assassinato dal nipote
Galeotto II assieme all'ultimogenito Alberto. Altri saggi: “De studio divinae
et humanae philosophiae”; “Dialogus de adoratione”; “Quaestio de falsitate astrologiae”. Litta
Pompeo, Famiglie celebri di Italia. Torino, J. Delumeau, “Il peccato e la paura”
(Bologna, Mulino); L. Pappalardo, "Fede, immaginazione e scetticismo"
(Turnhout: Brepols). Assedio della Mirandola, Assedio della Mirandola di Giulio
II, Caccia alle streghe nella Signoria della Mirandola, Sovrani di Mirandola e
Concordia. Schizzo biografico a cura de Il Centro Internazionale di Cultura
Giovanni Pico della Mirandola. Treccani Dizionario di filosofia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Francesco Pico della Mirandola. Giovanni
Francesco II Pico della Mirandola. Gianfrancesco Pico della Mirandola. Gianfranco
Pico della Mirandola. Pico. Keywords. Refs: Luigi Speranza: Pico. Keywords:
demonio, demonologia – read excerpts of Stryx in the Italian volgare under
entry for translator. Refs.: “Grice,
Acrkill, Pico and Alberti, on ‘demonio’,” Luigi Speranza, "Grice e
Pico," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia -- Gianfranco Pico della Mirandola.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716794552/in/photolist-2mN36eA-2mN8Hgb-2mMZCG3-2mMZCrP-2mLLZRD-2mLQc9e-2mLP4ps-2mKAijH-2mKAur7-2mKuSJj-2mKje8p-2mKkjv7-2mKgNvM-2mKgNnk-2mGnP2f-jm6WhY-jm54Cc-jpofjt-jkTaV6-jkV8Kj-jkW6UL-jkNtpy-jkMKsr-jkKBUB-jqf5Qu-jkNd2G-jkKfjv-jkKdnp-jkKQxG-jkKh6X-jkEKUz-jkLdEZ-jkNwNs-jkLhh8-jkTfPx-jkTLNG-jkLx4v-jkPrAy-jkPZxE-jkLtXa-jkMk5j-jkKbFk-jq4enS-jq3oMA-jkPJhj-jkLQia-jkF7DF-jrVVTK-jkGK9m-jkGnC4
Grice e Pieralisi – la teoria del
segno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Jesi). Filosofo. Esalta il valore della pace fra gli uomini e fra
tutte le creature. L’anima è presente non solo negli esseri umani, ma anche negli
animali, ai quali appunto l'anima conferisce come agl’uomini un'esistenza
eterna al di là della morte. Per tali motivi sottolinea la necessità etica di
trattare gli animali con rispetto ed amore. De anima belluarum: sopravvivenza?
Una domanda, S. Rocco, Venezia. Della filosofia razionale speculativa parte
soggettiva ossia la logica” (Pace, Roma); “La filosofia razionale pratica
ovvero dei doveri naturali” (Pace, Roma); “Sui vizi capitali dell'insegnamento
scientifico: riflessioni” (Pesar). Segno si chiama una cosa qualunque che colla
manifestazione di se indica una qualche altre cosa. Col vedere che e quell oche
dicesi segno si viene a sapere che sia anche l’altro di cui e segno. Segno
arbitrario chiamasi quell oche per libera disposizione degl’uomini e stato
destinato ad indicar la cos ache significa. Nel segno naturale l’eistenza sua
coll’esistenza di quell ova naturalmente congiunta. Il segno e rappresentativo
sis ta in lugo della cosa che significa, la rappresenta, ne tiene le veci. Come
l’imamagine de in uomo si pone in lugo dell’uomo. Ci sono cinque massime della
conversazione. La prima. La parola si adopre ad esprimere ci oche l’uso
stablito vi esprime. La seconda: si deve evitare la ambiguita: una parola che e
equivoca non si adopria almeno nei contribuzioni alla stessa conversazione, ora
cosi, or cosa. Ora nell’uno ora nell’altro dei suo significant – signati.
Seppure la diversita loro non fosse tale che togliesse ogni pericolo di
equivocare. La terza massima: adoprando un vocabolo oscuro, che non e di uso e
non e di quell’uso che se nuo vuol fare, si fefnisca il senso nel quale se
aopra, onde far nota che s’intende signare con esso. Quarta massima:
nell’esporre le cosa o dimostrare la verita, la parola e usata nel senso suo
priprio, evitando tropi, figure, ed altre eleganze, che, se giovano al bello, pregiudicano
spesso al vero; essendoche eccitano l’immaginazione a figurarise le cosa,
anziche chiamare l’attenzione a vederle nell’’esser loro ad a conoscerle quali
son. Finalmente, una quinta massima. Se per la scrazesa dei termini e
necessario usare una stessa parola in un senso alquanto diverso, non si
tracuri, per amore di brevita, di aggiugere ad essa quant’altre parole sieno
necessario perche il senso che si vuole che abbia, riesca caro e preciso. Sezioni:
‘Sopra-sezione: il segno dell’a idea. Segno. Segno naturale, segno arbitrario.
Segno manifestativo e suppositivo o rappresentativo. Segno dell’idea, segno del
pensiero. Il gesto – segno del pensiero. Parola e un segno articolato. La
parola ha un aspetto fisico e un aspetto logico. Quanto considerate semplicemente
nell’esere materialmente e un segno fisico. Se viene considerate in quate e
segno di un’idea od esprime un pensiero, e presa formalmente – logicamente. Le
parole sono comune o propri, di uno o piu eseri, la parola ‘pietro’ e semplice,
un termine complesso e ‘uomo eminentemente virtuoso, o semplicemente, un santo.
Termine categorematico e sincategorematico. Una praole che da se soli nulla
significa, ma solamente se si aggiune ad altra – della quale modifica la
significazione specialemnte in qualte all’estension dell’idea de cui e segno.
Essempli de segno sincategoremtatico e ‘ogni’ e ‘qualche’. ‘Leone’ permesse una
figura. Si usa ad indicare una spezie di animale, una costellazione in forma di
leone, o un uomo che si comporta come un leone. Un termino analogo e
‘saludabile’ che si applica al cibo ed al stilo di vita. Quando il segno e
sengo manfestaivo de una idea o segno suppositivo della cosa rappresentata da
esse. Il segno dunque tiene nella conversazione il ugo della cosa della quali
si parla, falle le loro veci, la rappresentato. Questo loro officio e quell che
si chiama la loro supposizione, lo stare cio per le cose, il sustituirise, o,
meglio, l’essere sostituiti ad essa. La supposizione e materiale si el segno
sta per se stesso materialmente preso, La supposizone e formale se eil segno e
adoprato secondo il suo esser logico, se sta per quello che chi parla ha
destignato a segnare. ‘uomo’, dotato di ragione. La supposizione formale puo
essere semplice o logica relae. La supposizione formale e logica si eil segno
sta pr ler idea di cui e segno, e ch e la cosa da lui immediatamene espresso.
‘l’uomo e una specie’. La supposizione e relae quando starper la cosa stessa
esistente in natural sotto quella forma, in cui l’essere e rappresentato dall’idea,
I cui il segno e segno – ‘luomo vive. La supposizione puo esser reale,
colletiva e distributaiva. La supposizione formale relae de una parola puo
essere colletiva o distributive. E colletivo se la parolsta sta nel discorso
per TUTTI e ciasccuno CUPULATIVAmente gli individuo di quell nome, ossia gli
essere che sonne nell’estensione dell’idea dal segno espresso. Come se si
dicsse, le parti equagliano il tutto. La supposizione e distributive se il
termine star per tutti e ciascuno DISGIUNTIVAmente gli esseri prappresentati
dall’idea, di cui e segno, star per uno di esso, o queso o quell oche sia, e
cosi stat per ognunon ossia vale per ognuno chi oche e detto delle cose
rappresentate dalla idea significate al segno, ‘le parti son o inferior al
tutto. Gli uomini hanno forza minore di quella d’un cavallo. C’e la possibilita
intrisece della origine naturale dei segno. Non pottrebe mai dimostrare
deall’impossibilita in cui gli uomini si arebero trovati di costituirse un
linguaggio per comuniare fra loro e manifestare recipricamente I prorpir
pensiere. Sebeene molto e rilento e non sensa gravi difficolta avvrebebero
tuttavia posti nella necessita di farlo putoto elevera a segni delle cosa e
costituirli cosi termini logici. Quelle che per una combinazione o relazione e
coll’aiuot di un gesto avverebo puotuo associare alle idea della cosa. Nessuna
ripugnanza in cio si vede, e finche ripugnanza non si vede, la possibilita
d’una cosa non puo essere a buon diritoo negata. La parola serve all’uomo
mirabilmente per TRASFONDERE negli altri le sue conosence, per mostrare le
ragione nelle quali egli ha scoperto l’essere di tante cosa, che immediatamente
non apparisicono e non si possoni in loro stsse vedere e perceptire, per
guidare in somma per sentitieri gia battuti alla conosecna di cose alle quali
tutte ciascune da se solo sensa l’aiuto dell’altrui intelligenza I cui acquisti
gl imanifesta la praola non avvrebe trovato la via di pervenire. Per intedere
il discourse si tiene in cota tre fattori. Primo: al senso che colla definizione
il parlante ha dichiarato di voler dare alle sue parole. Secondo: a quello que
aparisce DAL CONTESTO avvervi volute significare. Terzo e finalmente, al
CONCTTO che si sa ch’egli potesse avere dellle cose di cui ha parlato, perche
nessuno puo volere esprimere quell che non sa. Keywords: segnare, segnato,
segnante. Refs.: Luigi Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737646572/in/photolist-2mPSXPb
Grice e Pievani – il maschio – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Gazzaniga). Filosofo. Grice: “Only in Italy, Dietelmo
becomes Telmo –“ Grice: “I like Pievani – he defends Darwin when everyone
attacks him! Talk about rallying to the defense of the under-dogma!” Studia a Milano.
Conduce ricerche in Biologia evolutiva e Filosofia della biologia, sotto N.
Eldredge e I. Tattersall presso l'American Museum of Natural History, New
York. Grice: “Some Italians would not
consider him an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree
without (i. e., not within) Italy!” – Insegna a Milano. Bologna, e Padova. Opere:
“Il management dell'unicità, Guerini, Milano, “Homo sapiens e altre catastrofi”
Meltemi, Roma); Immagini del tempo nel cinema d'oggi, Meltemi, Roma, “Sotto il
velo della normalità” (Meltemi, Roma); “Il cappellano del diavolo, Scienza e
idee, Milano, Cortina); “Introduzione alla filosofia della biologia” (Laterza,
Roma); La teoria dell'evoluzione. Attualità di una rivoluzione scientifica,
Mulino, Bologna); Chi ha paura di Darwin?, IBIS, Como-Pavia, Creazione senza
Dio, Einaudi, Torino; “In difesa di Darwin. Piccolo bestiario dell'anti-evoluzionismo
all'italiana” (Milano, Bompiani); “Perdere la libertà per Sante ragioni. Dal
nascere al morire: la mano della Chiesa sulla nostra vita, Milano,
Chiarelettere); Nati per Credere, Codice, Torino); La vita inaspettata. Il
fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto, Raffaello Cortina, Milano, Introduzione a Darwin (Roma, Laterza); La
fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi, Bologna, Mulino, Homo sapiens. Il cammino dell'umanità,
Atlante dell'Istituto Geografico De Agostini,
“Anatomia di una rivoluzione: la logica della scoperta scientifica”
(Mimesis); “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica, morale: Darwin spiega
proprio tutto, Torino, Einaudi, Il
maschio è inutile. Un saggio quasi filosofico, Milano, Rizzoli, Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da
sempre ed è bene così, Einaudi, Torino; Lectures, Giappichelli, Come saremo.
Storie di umanità, Codice, Torino, "Homo Sapiens Le nuove storie
dell'evoluzione umana", LGeografica,
Homo sapiens. Le nuove storie dell'evoluzione umana, Geografica, Imperfezione.
Una storia naturale, Milano, Cortina, Perché siamo parenti delle galline? E
tante altre domande sull’evoluzione, Scienza, Trieste,; Sulle tracce degli
antenati. L’avventurosa storia dell’umanità (Scienza, Trieste). Dietelmo
Pievani. Telmo Pievani. Pievani. Keywords: il maschio, maschile, maschilita,
maschilita fascista, fascist masculinities, il concetto di maschio,
dysmorphismo sessuale – sessualita e mascolinita, il maschio – uso del maschio
in opposizione a sostantivi astratti come mascolinita, o maschilita. i macchi,
homosociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pievani” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700953156/in/photolist-2mLCU95-2mLCWXw-2mLGqAQ
Grice e Piovani – Enea, eroe stoico – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo. Grice: “Like Austin, and
then again like me, Piovani could invent lingo. The whole point of
ordinary-language philosophy was an attack on ‘philosophical language,’ and
there we are, Austin, Grice and Piovani INVENTING unordinary philosophical
language! In Piovani’s case is ‘assenzialismo’!” –Studia a Napoli. Insegna a Trieste,
Firenze, Roma, Napoli. Dei lincei. Scrive su alcuni fogli del regime. La sua
ricerca filosofica ha avvio all'indomani immediato della tragica conclusione
della seconda guerra mondiale e di ciò porta I segni anche nell'elaborazione
della propria caratterizzazione etico-politica, presto approdata alle ragioni
del liberalismo democratico. Dinanzi alla drammatica conclusione dell'esito
volontaristico dell'attualismo, la necessità di ripensare il modello idealistico
d’Italia lo indusse ad un'intensa riflessione sul significato e sul valore
dell'individuo nel suo farsi persona, che lo impegnò per tutta la vita, troncata
dalla malattia. Spazia dalla filosofia del diritto al pensiero filosofico
italiano, soprattutto a quello meridionale, ricopre incarichi nelle più
importanti accademie italiane. Fonda il Centro di Studi Vichiani. Pratica una
fenomenologia dell'individuale. Per il pensatore napoletano l'individuo non è
concepito come un'entità chiusa ed ego-istica tendente all'assolutizzazione ma,
al contrario, accettando egli la sua natura di vivente limitato, afferma sé
stesso nella responsabilità della propria azione. Concorrono elementi
esistenzialistici, l’analisi dell’esperienza comune. Di ciò è documento “Norma
e società” (Napoli, Jovene). Utilizza anche temi della prima Azione
blondeliana. La necessità di fondare la persona grazie a un criterio o norma,
che è la ragione dell’agire e del pensare -- la logica della vita morale -- fa
scoprire il tema di fondo della
filosofia morale. Il soggetto è un volente non volutosi -- vale a dire
che il soggetto, per quanto approfondisca il proprio essere che è il suo
esistere, deve arrestarsi dinanzi alla constatazione di essere dato, di non
essersi voluto. L’alternativa
esistenziale dell’accettazione della vita ne riscatta, con la volontà di essere
a fronte della possibilità contraddittoria del suicidio, l’originaria datità.
Ma questa accettazione, che è la sola possibile fondazione della vita morale,
rifiuta ogni ostinazione singolaristica e comporta che la vita è vita di
relazione, dove questa non è conquista ma condizione consustanziale del
soggetto che si accetta e dunque accetta l’altro, a iniziare dalla propria
alterità rispetto a se stesso. L’essenziale instaurazione personalitaria consente
la fondazione del diritto e della morale. Entrambe formazioni storiche, fondate
dinamicamente in quanto capaci di comprendere ogni forma in cui si sostanzi
l’attivo desiderio dell’uomo di soddisfare l’insaziabile bisogno di valori,
anch'essi costruiti dalla scelta esistenziale dei soggetti storici. Sostiene
che l'essere umano non possa fare affidamento su alcun tipo di fondamento
poiché, essendo un essere limitato e storico, è di fatto costretto a fondare
continuamente i suoi punti di riferimento. A questo proposito assumono appunto
un ruolo primario il valore, considerate
non come assoluto bensì prodotto della specificità individuale. Del resto
proprio il valore esalta la responsabilità dell'azione degl’individui, che,
altrimenti, verrebbe mortificata nel riferimento obbligato a qualcosa di
assoluto. Si può dunque parlare di un pluralismo etico che non significa
relativismo ma relatività e, dunque, rispetto. Una posizione che sembra
chiaramente riprendere il pensiero di Kant e, in particolare, il tema
dell'agonismo etico. Per il ricorrere di questi temi, la sua filosofia può
riassumersi nella formula tra esistenzialismo ri-pensato e storicismo ri-novato.
Tra questi, un numero di “Gerarchia”, su cui scrive riferendosi alla partecipazione emotiva degl’italiani
al conflitto. Questo modo di sentire e di interpretare gl’eventi deve essere
posto in luce perché esso indica che un ventennio di regime fascista è riuscito
a dare agl’Italiani almeno quel senso di pre-occupazione della tutela e della
difesa dei propri interessi, che è il presupposto indispensabile per la formazione
di una autentica e completa coscienza imperiale. Roma e Tirana, in Gerarchia,
Evoluzione liberale, in Biblioteca della libertà, Piovani, Enciclopedia
filosofica di Gallarate, Bompiani, Milano. Altre saggi: “Il significato del
principio di effettività” (Milano, Giuffre); “Morte e trasfigurazione dell'Università” (Napoli, Guida);“Teodicea
sociale” (Padova, Milani); “Linee di una filosofia del diritto” (Padova, MILANI);
“Gius-naturalismo ed etica moderna” (Bari, Laterza); “Filosofia e storia delle
idee” (Bari, Laterza); “Conoscenza storica e coscienza morale” (Napoli,
Morano); “Principi di una filosofia della morale” (Napoli, Morano); Oggettivazione
etica e assenzialismo, Napoli, Morano); “La filosofia nuova di Vico” ((Napoli,
Morano); “ Per una filosofia della morale, Milano, Bompiani); Tra
esistenzialismo e storicismo: la filosofia morale (Napoli, Morano); F.Tessitore,
Napoli, Società nazionale di scienze lettere e arti, D. Jervolino, Logica del
concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Napoli, Morano, G.Acocella,
Idee per un'etica sociale. Soveria Mannelli, Rubbettino, P. Amodio, degli scritti su Pietro Piovani, Napoli,
Liguori, G. Lissa, Anti-ontologismo e fondazione etica (Napoli, Giannini); A. Nieddu,
Norma soggetto storia: saggio sulla filosofia della morale (Napoli, Loffredo); A.
Nieddu, Incontri blondellani”; “Volontà,
norma, azione” (Cagliari, Editore); A. Perrucci, L'etica della responsabilità”
(Napoli, Liguori, G. Morrone, La scuola napoletana: lettura critica e
informazione bibliografica, Roma: Edizioni di Storia e Letteratura (Sussidi
eruditi) M. Olivetti, Enciclopedia
Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Etica
Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Centro di Studi Vichiani del Cnr di Napoli. La
lezione etica più che mai attuale di F Tessitore, Il Messaggero, di F
Tessitore, Napoli, 1 studi vichiani. Pietro Piovani. Piovani. Keywords: “i
principi metafisici di Vico”, Vico, principio. Luigi Speranza, “Grice e
Piovani: I principi metafisici di Vico”, filosofia nuova di VIco, la Gerarchia,
Roma e tiranna – colletivo, guerra, esperienza condivisa, ventennio del regime –
il debito di Vico a Roma --- la Roma di Vico e la Roma antica – interpretazione
filosofica – idealismo, Hegel --. The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737615912/in/datetaken/
Grice e Pirandello – e dov’è il copione? è in noi,
signore – il dramma è in noi -- siamo noi – filosofia italiana – filosofia
siciliana, reduzione siciliana – I ciclopu – identita personale, l’uno,
nessuno, decadentismo -- Luigi Speranza (Girgenti).
Filosofo. Grice: “Pirandello would
say he is no philosopher, but then I’m a cricketer!” --. Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel
per la letteratura. Per la sua produzione, le tematiche affrontate e
l'innovazione del racconto teatrale è considerato tra i più importanti
drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse novelle e
racconti brevi (in lingua italiana e siciliana) e circa quaranta drammi,
l'ultimo dei quali incompleto. Io son figlio del Caos. E non
allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna,
che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale,
Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico
vocabolo greco Kaos. Figlio di Stefano Pirandello e Caterina Ricci Gramitto,
appartenenti a famiglie di agiata condizione borghese, dalle tradizioni risorgimentali,
nacque in contrada Càvusu a Girgenti..Nell'imminenza del parto che dove avvenire
a Porto Empedocle, per un'epidemia di colera che stava colpendo la Sicilia, il
padre decide di trasferire la famiglia in un'isolata tenuta di campagna per
evitare il contatto con la pestilenza. Porto Empedocle, prima di chiamarsi
così, era la Borgata Molo. Quando si decide che la borgata diviene comune
autonomo. La linea di confine fra i due comuni venne fissata all'altezza della
foce di un fiume essiccato che taglia in due la contrada chiamata u Càvuso o u
Càusu, pantalone. Questo Càvuso appartene a metà alla Borgata Molo e l'altra metà
a Girgenti. A qualche impiegato dell'ufficio anagrafe parve che non e cosa che
si scrive che qualcuno e nato in un paio di pantaloni e cangia quel volgare
càusu in caos. Il padre, partecipa alle imprese garibaldine. Sposa Caterina,
sorella di un suo commilitone, Rocco Ricci Gramitto. Il suo nonno materno,
Giovanni Battista Ricci Gramitto, e tra gli esponenti di spicco della rivoluzione
siciliana e, escluso dall'amnistia al ritorno del Borbone, fuggito in esilio a
Malta dove muore. Il bonno paterno, Andrea Pirandello, e un armatore e ricco
uomo d'affari di Pra', ora quartiere di Genova. La famiglia vive in una
situazione economica agiata, grazie al commercio e all'estrazione dello zolfo. La
sua infanzia e serena ma, come lui stesso racconta, caratterizzata anche dalla
difficoltà di comunicare con gli adulti e in specie con i suoi genitori, in
modo particolare con il padre. Questo lo stimola ad affinare le sue capacità
espressive e a studiare il modo di comportarsi degli altri per cercare di
corrispondervi al meglio. Fin da ragazzo soffre d'insonnia e dorme abitualmente solo tre ore per notte. E molto
devoto alla Chiesa cattolica grazie all'influenza che ebbe su lui una domestica
di famiglia, che lo avvicinò alle pratiche religiose, ma inculcandogli anche
credenze superstiziose fino a convincerlo della paurosa presenza degli spiriti.
La chiesa e i riti della confessione religiosa gli permettevano diaccostarsi ad
un'esperienza di misticismo, che cercherà di raggiungere in tutta la sua
esistenza. Si allontanò dalle pratiche religiose per un avvenimento apparentemente
di poco conto: un prete aveva truccato un'estrazione a sorte per far vincere
un'immagine sacra al giovane Luigi; questi rimase così deluso dal comportamento
inaspettatamente scorretto del sacerdote che non volle più avere a che fare con
la Chiesa, praticando una religiosità del tutto diversa da quella
ortodossa. Dopo l’istruzione elementare impartitagli privatamente, fu
iscritto dal padre alla regia scuola tecnica di Girgenti, ma durante un’estate
preparò, all’insaputa del padre, il passaggio agli studi classici. In seguito a
un dissesto economico, la famiglia si trasfere a Palermo. Frequenta il regio
ginnasio Vittorio Emanuele II e dove rimase anche dopo il rientro dei suoi a
Porto Empedocle. Si appassiona subito alla letteratura. Scrive “Barbaro",
andata perduta. Aiuta il padre nel commercio dello zolfo, e puo conoscere
direttamente il mondo degl’operai nelle miniere e quello dei facchini delle
banchine del porto mercantile. Studia a Palermo e Roma. Studia filologia sotto
Monaci. Studia Bücheler, Usener e
Förster. Scrive “Foni ed evoluzione fonetica del dialetto della
provincia di Girgenti.” Si trasfere a Roma, dove poté mantenersi grazie agli
assegni mensili inviati dal padre. Qui conobbe L. Capuana che lo aiutò molto a
farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti
intellettuali dove ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e
critici. Un allagamento e una frana nella miniera di zolfo di Aragona di
proprietà del padre, nella quale era stata investita parte della dote di
Antonietta, e da cui anche Pirandello e la sua famiglia traevano un notevole
sostentamento, li ridusse sul lastrico. Questo avvenimento accrebbe il
disagio mentale, già manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta. Ella
era sempre più spesso soggetta a crisi isteriche, causate anche dalla gelosia,
a causa delle quali o lei rientrava dai genitori, o Pirandello era costretto a
lasciare la casa. La malattia prese la forma di una gelosia delirante e
paranoica, che la porta a scagliarsi contro tutte le donne che parlassero col
marito, o che lei pensava che volessero avere un qualche tipo di rapporto con
lui; perfino la figlia Lietta susciterà la sua gelosia, e a causa del
comportamento della madre tenterà il suicidio e poi se ne andrà di casa. La
chiamata alle armi di Stefano nella Grande Guerra peggiorò ulteriormente la sua
situazione mentale. Solo diversi anni dopo, egli, ormai disperato,
acconsentì che Antonietta fosse ricoverata in un ospedale psichiatrico. Morirà
in una clinica per malattie mentali di Roma, sulla via Nomentana. La malattia
della moglie lo porta ad approfondire,
portandolo ad avvicinarsi alle nuove teorie sulla psicoanalisi di Freud, lo
studio dei meccanismi della mente e ad analizzare il comportamento sociale nei
confronti della malattia mentale. Spinto dalle ristrettezze economiche e
dallo scarso successo delle sue prime opere letterarie, e avendo come unico
impiego fisso una cattedra di stilistica dove impartire lezioni private di
italiano e di tedesco, dedicandosi anche intensamente al suo lavoro letterario.
Inizia anche una collaborazione con il Corriere della Sera. Il suo primo
grande successo fu merito del romanzo Il fu Mattia Pascal, scritto nelle notti
di veglia alla moglie paralizzata alle gambe. La critica non diede subito al
romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non
seppero cogliere il carattere di novità del romanzo, come d'altronde di altre
opere di Pirandello. Perché Pirandello arrivasse al successo si dovette
aspettare a quando si dedica totalmente al teatro. Lo scrittore siciliano aveva
rinunciato a scrivere opere teatrali, quando l'amico N. Martoglio gli chiese di
mandare in scena nel suo Minimo presso
il Metastasio di Roma alcuni suoi lavori: Lumie di Sicilia e l'Epilogo. Acconsente
e la rappresentazione dei due atti unici ebbe un discreto successo. Tramite i
buoni uffici del suo amico Martoglio anche A. Musco volle cimentarsi con il
teatro pirandelliano: Pirandello tradusse per lui in siciliano Lumie di Sicilia,
rappresentato con grande successo al Pacini di Catania. Cominciò da questa data
la collaborazione con Musco che incominciò a guastarsi dopo qualche tempo
per la diversità di opinioni sulla messa in scena di Musco della commedia Liolà
nel novembre al teatro Argentina di Roma: «Gravi dissensi» di cui Pirandello
scrive al figlio Stefano. La guerra fu un'esperienza dura per Pirandello;
il figlio venne infatti imprigionato dagli austriaci, e, una volta rilasciato,
ritorna in Italia gravemente malato e con i postumi di una ferita. Durante la
guerra, inoltre, le condizioni psichiche della moglie si aggravarono al punto
da rendere inevitabile il ricovero in manicomio dove rimase fino alla morte.
Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro frenetico, dedicandosi soprattutto
al teatro. Fonda la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma con due grandissimi
interpreti dell'arte pirandelliana: Marta Abba e Ruggero Ruggeri. Con questa
compagnia cominciò a viaggiare per il mondo: le sue commedie vennero rappresentate
anche nei teatri di Broadway. Nel giro di un decennio arrivò ad essere il
drammaturgo di maggior fama nel mondo, come testimonia il premio Nobel per la
letteratura ricevuto per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte
drammatica e teatrale. Degno di nota fu lo stretto rapporto con Abba, sua musa
ispiratrice, della quale Pirandello, secondo molti biografi e conoscenti, era
innamorato forse solamente in maniera platonica. Molte delle opere
pirandelliane cominciavano intanto ad essere trasposte al cinema. Pirandello
andava spesso ad assistere alla lavorazione dei film; andò anche negli Stati
Uniti d'America, dove famosi attori e attrici di Hollywood, come Greta Garbo,
interpretavano i suoi soggetti. Nell'ultimo di questi viaggi andò a trovare, su
invito, Albert Einstein a Princeton. In una conferenza stampa difese con
veemenza la politica estera del fascismo, con la guerra d'Etiopia, accusando i
giornalisti statunitensi di ipocrisia, citando il colonialismo contro i nativi
americani. Pirandello e la politica: l'adesione al fascismo. Non aveva mai
preso specifiche posizioni politiche, tranne l'ammirazione per il patriottismo
garibaldino di famiglia, unica certezza in un'epoca di crisi. La sua idea
politica di fondo e legata principalmente a questo patriottismo risorgimentale.
Una sua lettera apparsa sul Giornale di Sicilia testimonia gli ideali
patriottici della famiglia, proprio nei primi mesi dallo scoppio della Grande
Guerra durante la quale il figlio e fatto prigioniero dagli austriaci e rinchiuso,
per la maggior parte della prigionia, nel campo di concentramento di Pian di
Boemia, presso Mauthausen. Non riuscì a far liberare il figlio malato neppure
con l'intervento di Benedetto XV. Nella sua vita condivise alcune delle idee
dei giovani fasci siciliani e del socialismo; ne I vecchi e i giovani si nota
come la sua idea politica e stata oscurata dalla riflessione umoristica. Per
Pirandello, i siciliani hanno subìto le peggiori ingiustizie dai vari governi
italiani -- è questa l'unica idea forte che ci presenta. Nella prima
guerra mondiale e un interventista, anche se avrebbe preferito che il figlio
non partecipasse in prima linea alla guerra, cosa che invece fa, arruolandosi
volontario immediatamente e rimanendo ferito e prigioniero degli austriaci,
situazione che e estremamente angosciosa per lo scrittore. Nel primo dopoguerra
non adere subito ai fasci di combattimento, tuttavia pochi anni dopo esplicita
l'adesione al fascismo, ormai istituzionalizzato. E ricevuto da Mussolini a
Palazzo Chigi. Chiese l'iscrizione al partito fascista inviando un telegramma a
Mussolini, pubblicato subito dall'agenzia Stefani. Eccellenza, sento che questo
è per me il momento più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre
in silenzio. Se l'E.V. mi stima degno di entrare nel partito nazionale fascista,
pregerò come massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario.
Con devozione intera. Il telegramma arriva in un momento di grande difficoltà
per il presidente del consiglio dopo il ritrovamento del corpo di Matteotti. Per
la sua adesione al fascismo e duramente attaccato da alcuni intellettuali e
politici fra cui il deputato liberale G. Amendola che in un a saggio arriva a
dargli dell'accattone che voleva a tutti i costi divenir senatore del Regno. Pur
non ritrovandosi caratterialmente con Mussolini e molti gerarchi, che ritiene
persone troppo rozze e volgari, oltre che poco interessati al teatro, non rinnega
mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una profonda
sfiducia nei regimi social-democratici, così come non si interessa mai del
marxismo, solo ne “I vecchi e i giovani” mostra un leggero interesse per il socialismo
-- regimi nei quali si andano trasformando la democrazia liberale, che ritene a
loro volta corrotta, portando ad esempio gli scandali dell'età giolittiana e il
trasformismo. Pova inoltre un deciso disprezzo per la classe politica che
avrebbe voluto vedere, nichilisticamente, cancellata dalla vita del Paese, e
una forte sfiducia verso la massa caotica del popolo, che anda istruita e
guidata da una sorta di monarca illuminato. E tra i firmatari del “Manifesto” redatto
da Gentile. La sua adesione al fascismo e per molti imprevista e sorprende anche
i suoi più stretti amici. Sostanzialmente egli, per un certo conservatorismo
che comunque ha, guarda al Duce come ri-organizzatore della società. Un'altra
motivazione addotta per spiegare tale scelta politica è che il fascismo lo
riconduce all’ideale patriottico ri-sorgimentale di cui e convinto sostenitore,
anche per le radici garibaldine del padre. Vede nelli una idea originale, che
dove rappresentare la forma dell'Italia destinata a divenire modello. Puo apparire
un punto di contatto colli fasci il sostenuto relativismo filosofico di
entrambi. Ben diverso pero è il relativismo morale dei fasci, fondato sull'attivismo
e il suo relativismo esistenziale che si richiama allo scetticismo razionale. Si
fa interprete di un relativismo pessimistico, angosciato, negatore di ogni
certezza, incompatibile con l'ansia attivistica o il relativismo ottimistico
dei fasci Sempre nel solco di Amendola e dei critici anti-fascisti vi è anche
un commento più pragmatico alla sua iscrizione al Partito fascista, la quale
avrebbe avuto origine nel suo ricercare finanziamenti per la creazione della
sua compagnia di teatro, che ha così il sostegno del regime e le relative
sovvenzioni. Il governo fascista, pero, perfino dopo il Nobel, gli prefiere
sempre Annunzio e Deledda, anche lei vincitrice del premio, come letterati
ideali del regime. Ha molta difficoltà a re-perire i fondi statali, che
Mussolini spesso non vuole concedergli. Non sono infrequenti suoi scontri
violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte di a-politicità. Sono a-politic.
Mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come tale, molto semplice e parco. Se
vuole potrei aggiungere casto. Clamorosoe il gesto narrato da C. Alvaro in cui a Roma
strappa la sua tessera del suo fascio davanti agli occhi esterrefatti del
Segretario Nazionale. Nonostante ciò, una rottura aperta col fascismo non
si onsume mai. Si conclude senza troppa fortuna l'esperienza del Teatro
d'Arte. Dopo lo scioglimento, in tacita polemica con il regime fascista che a
suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi progetti teatrali, si ritira. Forse
a parziale compensazione di questo mancato sostegno, e uno dei primi trenta accademici,
nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita Reale Accademia
d'Italia – i reali italiani! In nome del suo ideale patriottico, partecipa
alla raccolta dell'oro per la patria donando la medaglia del premio Nobel. Questa
scelta di adesione ai fasci è stata spesso sia minimizzata sia accentuata dalla
critica. L’ideologia fascista non ha mai parte nella sua vita o nel suo teatro,
abbastanza avulse della realtà politica, così che non fu in grado di vedere e
giudicare la violenza dei fasci. Il contenuto anarchico, corrosivo, pessimista
e quasi sempre anti-sistema del suo teatro e guardato con sospetto da molti
uomini del partito. Non lo considerano una vera "arte fascista". La
critica non lo esalta, spesso considerando il suo teatro non conformi all’ideale
fascista. Vi si vede una certa insistenza e considerazione della borghesia
altolocata che i fasci condanno come corrotta e decadente. Gl’arzigogoli
filosofici dei personaggi dei suoi drammi borghesi sono considerati quanto di
più lontano dall'attivismo fascista. Anche dopo l'attribuzione del Nobel
parecchi teatro e accusato dalla stampa di regime di disfattismo tanto che
anche fine tra i "controllati speciali" dell'OVRA. Nonostante i suoi
elogi al capo del governo, il Duce fa sequestrare l'opera “La favola del figlio”
cambiato, per alcune scene ritenute non consone, impedendone le repliche. A lui
e imposta, per contrasto, la regia dell'opera dannunziana La figlia di Jorio! Le
sue volontà testamentarie, che negavano ogni funerale e celebrazione, metteranno
in imbarazzo i fascisti e lo stesso Mussolini, che ordina così alla stampa che
non ci fanno troppe celebrazioni sui quotidiani, ma che ne fanno data solo la
notizia, come di un semplice fatto di cronaca. Il rifugio di Soriano nel Cimino
ama trascorrere ampi periodi dell'anno nella quiete di Soriano nel Cimino, un'amena
e bella cittadina ricca di monumenti storici e immersa nei boschi del Monte
Cimino. In particolare rimase
affascinato dalla maestosità e dalla quiete di uno stupendo castagneto situato nella
località di "Pian della Britta", a cui volle dedicare un'omonima
poesia, che oggi è scolpita su una lapide di marmo posta proprio in tale
località. Ambienta a Soriano nel Cimino (citando luoghi, località e
personaggi realmente esistiti) anche due tra le sue più celebri novelle Rondone
e Rondinella e Tomassino ed il filo d'erba. A Soriano nel Cimino, è rimasto
vivo ancora oggi il suo ricordo a cui sono dedicati monumenti, lapidi e
strade. Frequenta anche Arsoli per molti anni, soprattutto durante i periodi
estivi, dove amava dissetarsi con una gassosa nell'allora bar Altieri in piazza
Valeria. Il suo amore per il paese si ritrova nella definizione che egli stesso
diede ad Arsoli chiamandola La piccola Parigi. Appassionato di cinematografia,
mentre assiste a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal suo romanzo Il fu
Mattia Pascal, si ammala di polmonite. Ha già subito due attacchi di cuore. Il
suo corpo, ormai segnato dal tempo e dagli avvenimenti della vita, non sopporta
oltre. Al medico che tenta di curarlo, disse. Non abbia tanta paura delle
parole, professore, questo si chiama morire. La malattia si aggrava e muore. Per
lui il regime fascista vuole esequie di stato. Viene nvece rispettate le sue volontà
espresse nel testamento. Carro d'infima classe, quello dei poveri. Nudo. E
nessuno m'accompagni -- né parenti né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere
e basta. Bruciatemi. Per sua volontà il corpo, senza alcuna cerimonia, e cremato,
per evitare postume consacrazioni cimiteriali e monumentali. Le sue ceneri
furono deposte in una preziosa anfora greca già di sua proprietà e tumulate nel
cimitero del Verano. Camilleri e altri quattro dettero il via a un lento e
travagliato adempimento delle sue ultime volontà (in caso non fosse stato possibile
lo spargimento). Far seppellire le ceneri nel giardino della villa di contrada
Caos, dove e nato. Ambrosini trasporta l'anfora in treno, chiusa in una
cassetta di legno. A Palermo il corteo funebre venne però bloccato dal vescovo
di Agrigento G. Peruzzo. Camilleri si reca al vescovo, che rimase inamovibile.
Propose allora con successo l'idea di inserire l'anfora in una bara, che venne
appositamente affittata. Il corteo, per un breve tratto a piedi e poi a bordo
di una littorina, giunse a Girgenti. Dopo una cerimonia religiosa, l'anfora con
le ceneri e estratta dalla bara e riposta nel Museo Civico di Agrigento, in
attesa della costruzione di un monumento nel giardino della villa. Solo dopo parecchi
anni dalla morte, realizzata una scultura monolitica di R. Mazzacurati, artista
vincitore del concorso indetto, costituita principalmente da una grossa pietra
non lavorata, le ceneri vennero portate nel giardino e versate in un cilindro
di rame inserito nel terreno, che venne chiuso da una pietra sigillata con del
cemento. Una parte rimanente delle ceneri, trovata anni dopo attaccata ai
lati interni dell'anfora, non essendo più contenibile nel cilindro ri-colmo e
ri-aperto per l'occasione, venne dispersa, rispettando il desiderio originario
di lui stesso. Davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di
carte qualunque sistema filosofico. (L. Pirandello, dai Foglietti). E convinto
che qualunque filosofia e fallita di fronte all'insondabilità dell'uomo quando
in lui prevale la bestia -- l'aspetto animalesco e irrazionale. La sua e
una teoria della pluralità dell'io. Pubblica i saggi “Arte e Scienza” e “L'umorismo”
-- caratterizzati da un'esposizione di stile colloquiale, molto lontana dal
consueto discorso filosofico. I due saggi sono espressione di un'unica identita
artistica ed esistenziale che ha coinvolto lo scrittore siciliano che vede come
centrale proprio la poetica dell'umorismo. In “L'umorismo” confluiscono idee,
brani di scritti e appunti precedenti. Sue varie chiose e annotazioni a L'indole
e il riso di L. Pulci di A. Momigliano e parti dell'articolo di A. Cantoni nella
«Nuova Antologia». Il suo umorismo si inserisce in un rigoglioso e più che
secolare campo di meditazione e ricerca sull'omonimo tema; e rappresenta il
momento ri-epilogativo probabilmente più soddisfacente di una serie di
acquisizioni teoriche che la cultura ha chiare e consolidate . Bisogna infatti
aspettare il saggio di A. Genovese, “Il Comico, l’Umore e la Fantasia o Teoria
del Riso come Introduzione all’Estetica” (Bocca, Torino) per avere un saggio di
ampia informazione e documentazione, di solido spessore speculative pur
nell'ispirazione idealistica da cui prende le mosse. Tecnicamente persuasivo,
insomma, e con ben altre fondamenta teoretiche, praltro, in un panorama di non
rara fossilizzazione culturale, va detto che l'opera di Genovese è stata
appaiata forse soltanto dal coraggioso saggio, e Homo ridens. Estetica,
Filologia, Psicologia, Storia del Comico” (Firenze, Olsckhi). Distingue il
comico dall'umoristico. Il comico e definito come avvertimento del contrario, nasce
dal contrasto tra l'apparenza e la realtà. Vedo una vecchia signora, coi
capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta
goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere.
"Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una
rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e
superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto
un "avvertimento del contrario. L'umorismo, il "sentimento del
contrario", invece nasce da una considerazione meno superficiale della
situazione. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che
quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un
pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente,
s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a
trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non
posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me,
mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro. Da
quel primo *avvertimento* del *contrario* mi ha fatto passare a questo *sentimento*
del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico. Quindi,
mentre il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la
situazione *evidentemente contraria* a quella che dovrebbe normalmente essere,
l'umoristico nasce da una più ponderata ri-flessione che genera compassione e
un sorriso di comprensione. Nell'umoristico c'è il senso di un *comune sentimento*
della fragilità dell’uomo da cui nasce un compatimento per la debolezze dell’altro
che e anche la propria. L'umoristico è meno spietato del comico che giudica in
maniera immediata. Non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci
fa ridere adesso ci fa tutt'al più sorridere, o piantare. La filosofia dell'umoristico in nasce già quando pubblica
le due premesse de Il fu Mattia Pascal dove richiamandosi al “Copernico” di
Leopardi riprende l'ironia che attribusce l’eliocentrismo alla pigrizia del sole
stanco di girare attorno ai pianeti. Si vede una notazione dell’umoristico
nella contrapposizione di due sentimenti opposti. Dopo l’accettazione
dell’eliocentrismo, i terrestri accetano di essere una parte infinitesimale
dell'universo e nello stesso tempo la sua capacità di
compenetrarsene. L'analisi dell'identità condotta da lui lo porta a
formulare la teoria della crisi dell'io. Il nostro spirito consiste di
frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i
quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne
risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale,
ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in
atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei
casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io. Talché veramente può dirsi che due
persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo
individuo. Con gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre,
costruire in noi stessi altri individui, altri esseri con propria coscienza,
con propria intelligenza, vivi e in atto. Paradossalmente, il solo modo per
recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte opere, come
l'Enrico IV o come Il berretto a sonagli, nel quale inserisce addirittura una
ricetta per la pazzia: dire sempre la verità, la nuda, cruda e tagliente
verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle
convenzioni sociali. Questo comportamento porta presto all'isolamento da parte
della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia. Abbandonando le
convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare la propria interiorità e
vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la maschera e percepisce se
stesso e l’altro senza dover creare un personaggio, è semplicemente “persona”. Esemplare
di tale concezione è l'evoluzione di Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno,
nessuno e centomila. Ancora sulla crisi dell'identità del singolo
impotente con la sua razionalità di fronte al mistero universale che lo
circonda, in Il fu Mattia Pascal, espone metaforicamente la sua filosofia del
lanternino, tramite il monologo che il personaggio di Anselmo Paleari rivolge
al protagonista Mattia Pascal, in cui la piccola lampada rappresenta il
sentimento umano, che non riesce ad alimentarsi se non tramite le illusioni di
fede e ideologie varie ("i lanternoni"), ma che altrimenti provoca
l'angoscia del buio che lo circonda all'uomo, l'animale che ha il triste privilegio
di "sentirsi vivere. Nella lanternisofia, il lanternino che proietta tutto
intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra
nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe se il lanternino non fosse acceso in
noi, ma che noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene
vivo in noi. Spento alla fine da un soffio, ci accoglierà la notte perpetua
dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto
alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra
ragione? (Il fu Mattia Pascal, capitolo XIII, Il lanternino) La sua sfiducia
verso la fede religiosa tradizionale lo porta ad accentuare così il proprio
vuoto spirituale, che cercò di riempire, come il citato personaggio del
Paleari, con l'interesse personale verso l'occultismo, la teosofia e lo spiritismo,
che tuttavia non gli daranno la serenità esistenziale. Il contrasto tra vita e
forma Luigi Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità della persona
nei suoi aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la concezione che ogni
persona ha di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli altri. Influenzato
dalla filosofia irrazionalistica di fine secolo, in particolare di Bergson,
Pirandello ritiene che l'universo sia in continuo divenire e che la vita sia
dominata da una mobilità inesauribile e infinita. L'uomo è in balia di questo
flusso dominato dal caso, ma a differenza degli altri esseri viventi tenta,
inutilmente, di opporsi costruendo forme fisse, nelle quali potersi
riconoscere, ma che finiscono con il legarlo a maschere in cui non può mai
riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi per dare comunque un senso
alla propria esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso continuo, il
perenne divenire, quindi fissare il flusso equivale a non vivere, poiché è
impossibile fissare la vita in un unico punto. Questa dicotomia tra vita e
forma, accompagnerà l'autore in tutta la sua produzione evidenziando la
sconfitta dell'uomo di fronte alla società, dovuta all'impossibilità di fuggire
alle convenzioni di quest'ultima se non con la follia. Solo il folle, che pure
è una figura sofferente ed emarginata, riesce talvolta a liberarsi dalla
maschera, e in questo caso può avere un'esistenza autentica e vera, che resta
impossibile agli altri in quanto non è fattibile denudare la maschera o le
maschere, la propria identità (Maschere nude è infatti il titolo della raccolta
delle sue opere teatrali). Questa riflessione, che si rispecchia nelle varie
opere con accenti ora lievi ora gravi e tragici, è stata, ad opera soprattutto
dello studioso Adriano Tilgher, interpretata come un sistema filosofico basato
sul contrasto tra la Vita e la Forma, che talvolta ha fatto esprimere alla
critica un giudizio negativo delle ultime opere precedenti al "teatro dei
miti", accusate a volte di "pirandellismo", cioè di riproporre
sempre lo stesso schema di lettura. Il relativismo psicologico o conoscitivo
«La verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora Frola Ah! E
la seconda moglie del signor Ponza Oh! E come? Sì; e per me nessuna! nessuna! Ah,
no, per sé, lei, signora: sarà l'una o l'altra! Nossignori. Per me, io sono
colei che mi si crede. Ed ecco, o signori, come parla la verità. -- Dialogo
finale di Così è (se vi pare)). Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il
relativismo psicologico che si esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel
rapporto inter-personale, e verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha
con se stessa. Gl’uomini nascono liberi ma il caso interviene nella loro
vita precludendo ogni loro scelta. L’uomo nasce in una società pre-costituita
dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve
comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la
società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso. Solo per
l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma per assumerne
un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per tornare indietro,
come accade al protagonista de Il fu Mattia Pascal. L'uomo dunque non può
capire né l’altro né tanto meno se stesso, poiché ognuno vive portando consapevolmente
o, più spesso, inconsapevolmente, una maschera dietro la quale si agita una
moltitudine di personalità diverse e inconoscibili. Queste riflessioni
trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel romanzo Uno, nessuno e
centomila. Uno perché ogni persona crede di essere un individuo unico con
caratteristiche particolari. Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera,
tante personalità quante sono le persone che ci giudicano. Nessuno perché,
paradossalmente, se l'uomo ha centomila personalità diverse, invero, è come se
non ne possedesse nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi
nel suo io". Il relativismo conoscitivo e psicologico su cui si basa la
sua filosofia si scontra con il conseguente problema dell'incomunicabilità tra i
siciliani. Ogni personaggio siciliano ha un proprio modo di vedere la realtà. Non
esiste un'unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono i siciliani che
credono di possederla. Dunque, ognuno ha una propria verità. Questa incomunicabilità
produce quindi un sentimento di solitudine ed esclusione dalla società e
persino da se stesso. Proprio la crisi e frammentazione dell'io interiore crea un
altr’ io diverso e discordante. L’io consiste di frammenti che ci fanno
scoprire di essere -- uno, nessuno – molti -- centomila --. Il personaggio come
il Vitangelo Moscarda di “Uno, nessuno e – molti centomila e i protagonisti
della commedia ‘a fare’, “Sei personaggi in cerca di autore” di conseguenza
avverte un sentimento di “estraneità” –
alienazione o alterita – strano – etimologia -- dalla vita che lo fa sentire
forestiero della vita, nonostante la continua ricerca di un senso
dell'esistenza e di un'identificazione di un proprio ruolo, che vada oltre la
maschera, o le diverse e innumerevoli maschere, con cui si presentano al
cospetto della società o delle persone più vicine. Il peronaggio accetta
la maschera, che lui stesso ha messo o con cui gl’altro tende a identificarlo. Prova
ommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere. Incapace di
ribellarsi, pero, o deluso dopo l'esperienza di vedersi attribuita una nuova
maschera, si rassegna. Il personaggio vive nell'infelicità, con la coscienza
della frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che laltro lo fa vivere
per come esso lo vede. Il personaggio accetta alla fine passivamente il ruolo
da recitare che lui si attribuisce sulla scena dell'esistenza. Questa è la
reazione tipica del personaggio più deboli come si può vedere nel romanzo “Il
fu Mattia Pascal”. Il soggetto non si rassegna alla sua maschera. Accetta pero il
suo ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno
esempio varie opere come: Pensaci Giacomino, Il giuoco delle parti e La
patente. Rosario Chiàrchiaro è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è
fatto involontariamente la nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti
ed è rimasto senza lavoro. Il presunto iettatore non accetta l'identità che gl’altro
gli ha attribuito ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono
convinti che sia un menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In
questo modo ha un lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui
dovrà pagare per allontanarlo. La maschera rimane – ma almeno se ne ricava un
vantaggio. L'uomo, accortosi del relativismo, si rende conto che l'immagine che
di sé non corrisponde in realtà a quella che l’altro ha di lui e cerca in ogni
modo di carpire questo lato inaccessibile del suo io. Vuole togliersi la
maschera che gli è stata imposta e reagisce con disperazione. Non riesce a
strapparsela e allora se è così che lo vuole il mondo, egli e quello che l’altro
credono di percipere in lui e non si ferma nel mantenere questo suo
atteggiamento sino all’ultima e drammatica conseguenza. Si chiude in una
solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia o al suicidio. Da tale
sforzo verso un obiettivo irraggiungibile nasce la voluta follia. La follia è
lo strumento di contestazione per eccellenza della forma fasulla della vita
sociale, l'arma che fa esplodere la convenzione e il rituale, riducendoli
all'assurdo e rivelandone l'inconsistenza. Solo e unico modo per vivere,
per trovare l’io, è quello di accettare il fatto di non avere un'identità, ma
solo frammenti -- e quindi di non essere uno ma nessuno -- accettare
l'alienazione completa da se stesso. Tuttavia il colletivo non accetta il
relativismo. Il soggeto chi accetta il relativismo viene ritenuto pazzo dal
colletivo. Esemplari sono i personaggi dei drammi Enrico IV, dei Sei personaggi
in cerca d'autore, o di Uno, nessuno e centomila. Divenne famoso proprio
grazie al teatro che chiama “teatro dello specchio”, perché in esso viene
raffigurata la vita vera, quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia
e delle convenienze sociali, di modo che lo spettatore si guardi come in uno
specchio così come realmente è, e diventi migliore. Dalla critica viene
definito come uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Scrive moltissime
opera, alcune delle quali rielaborazioni delle sue stesse novelle, che vengono
divise in base alla fase di maturazione dell'autore: Prima faseIl teatro
siciliano Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Terza fase Il teatro nel
teatro (meta-teatro) Quarta fase Il teatro dei miti. Generalmente si
attribuisce il suo interesse per il teatro agli anni della maturità, ma alcuni
precedenti mostrano come tale convinzione necessiti di una rivalutazione. Compose
alcuni lavori teatrali, andati perduti poiché da lui stesso bruciati (tra gli
altri, il copione de Gli uccelli dell'alto). In una lettera alla famiglia, si legge. Oh, il teatro
drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una viva
emozione, senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per
tutte le vene. Quell'aria pesante chi vi si respira, m'ubriaca: e sempre a metà
della rappresentazione io mi sento preso dalla febbre, e brucio. È la vecchia
passione chi mi vi trascina, e non vi entro mai solo, ma sempre accompagnato
dai fantasmi della mia mente, persone che si agitano in un centro d'azione, non
ancora fermato, uomini e donne da dramma e da commedia, viventi nel mio
cervello, e che vorrebbero d'un subito saltare sul palcoscenico. Spesso mi
accade di non vedere e di non ascoltare quello che veramente si rappresenta, ma
di vedere e ascoltare le scene che sono nella mia mente: è una strana
allucinazione che svanisce ad ogni scoppio di applausi, e che potrebbe farmi
ammattire dietro uno scoppio di fischi! -- da una lettera ai familiari. È in
questa dimensione che si parla di teatro mentale: lo spettacolo non è subito
passivamente ma serve come pretesto per dar voce ai "fantasmi" che
popolano la mente dell'autore (nella prefazione ai Sei personaggi in cerca
d'autore Pirandello chiarirà di come la Fantasia prenda possesso della sua
mente per presentargli personaggi che vogliono vivere, senza che lui li
cerchi). In un'altra missiva, spedita da Roma, sostiene che la scena
italiana gli appare decaduta: «Vado spesso in teatro, e mi diverto e me
la rido in veder la scena italiana caduta tanto in basso, e fatta sgualdrinella
isterica e noiosa -- da una lettera ai familiari. La delusione per non essere
riuscito a far rappresentare i primi lavori lo distoglie inizialmente dal
teatro, facendolo concentrare sulla produzione novellistica e romanziera.
Pubblica l'importante saggio Illustratori, attori, traduttori dove esprime le
sue idee, ancora negative, sull'esecuzione del lavoro dell'attore nel lavoro
teatrale: questi è infatti visto come un mero traduttore dell'idea
drammaturgica dell'autore, il quale trova dunque un filtro al messaggio che
intende comunicare al pubblico. Il teatro viene poi definito da Pirandello come
un'arte "impossibile", perché "patisce le condizioni del suo
specifico anfibio":: un tradimento della scrittura teatrale, che ha di
contro "il cattivo regime dei mezzi rappresentativi, appartenenti alla
dimensione adultera dell'eco. È in questo momento che Pirandello si
distacca dalla lezione positivista e, presa diretta coscienza
dell'impossibilità della rappresentazione scenica del "vero"
oggettivo, ricerca nella produzione drammaturgica di scavare l'essenza delle
cose per scoprire una verità altra (come è spiegato nel saggio L'Umorismo con
il sentimento del contrario). Fondò la compagnia del Teatro d'Arte di
Roma con sede al Teatro Odescalchi con la collaborazione di altri artisti: il
figlio S. Pirandello, O. Vergani, C. Argentieri, A. Beltramelli, G. Cavicchioli,
M. Celli, P. Cantarella, L. Picasso, Renzo Rendi, M. Bontempelli e G.
Prezzolini -- tra gli attori più importanti della compagnia figurano Marta
Abba, Lamberto Picasso, Maria Letizia Celli, Ruggero Ruggeri. La compagnia, il
cui primo allestimento risale con Sagra del signore della nave dello stesso
Pirandello e Gli dei della montagna di Lord Dunsany, ebbe però vita breve: i
gravosi costi degli allestimenti, che non riuscivano ad essere coperti dagli
introiti del teatro semivuoto costrinsero il gruppo, dopo solo due mesi dalla
nascita, a rinunciare alla sede del Teatro Odescalchi. Per risparmiare sugli
allestimenti la compagnia si produsse prima in numerose tournée estere, poi fu
costretta allo scioglimento definitivo, avvenuto a Viareggio. Prima faseTeatro
Siciliano Nella fase del Teatro Siciliano Pirandello è alle prime armi e ha
ancora molto da imparare. Anch'essa come le altre presenta varie
caratteristiche di rilievo; alcuni testi sono stati scritti interamente in
lingua siciliana perché considerata dall'autore più viva dell'italiano e capace
di esprimere maggiore aderenza alla realtà. La morsa e Lumìe di Sicilia
Roma, Teatro Metastasio, Il dovere del medico, Roma, Sala Umberto, La ragione
degli altri, Milano, Teatro Manzoni, Cecè, Roma, Teatro Orfeo, Pensaci, Giacomino,
Roma, Teatro Nazionale, Liolà, Roma, Teatro Argentina, Seconda fase: Il teatro
umoristico/grottesco. Pirandello e Marta Abba Mano a mano che l'autore si
distacca da verismo e naturalismo, avvicinandosi al decadentismo si ha l'inizio
della seconda fase con il teatro umoristico. Presenta personaggi che incrinano
le certezze del mondo borghese: introducendo la versione relativistica della
realtà, rovesciando i modelli consueti di comportamento, intende esprimere la
dimensione autentica della vita al di là della maschera. Così è (se vi
pare), Milano, Teatro Olimpia, Il berretto a sonagli, Roma, Teatro Nazionale, La
giara, Roma, Teatro Nazionale, Il piacere dell'onestà (Torino, Carignano) La
patente, Torino, Alfieri, Ma non è una cosa seria, Livorno, Rossini, Il giuoco delle parti, Roma, Quirino, L'innesto,
Milano, Manzoni, L'uomo, la bestia e la virtù, Milano, Olimpia, Tutto per bene,
Roma, Quirino, Come prima, meglio di prima, Venezia, Goldoni, La signora Morli,
una e due, Roma, Argentina. Nella fase del teatro nel teatro le cose cambiano
radicalmente. Il teatro deve parlare anche agli occhi non solo alle orecchie, a
tal scopo ripristinerà una tecnica teatrale di Shakespeare, il palcoscenico
multiplo, in cui vi può per esempio essere una casa divisa in cui si vedono
varie scene fatte in varie stanze contemporaneamente. Inoltre il teatro nel
teatro fa sì che si assista al mondo che si trasforma sul palcoscenico. Abolisce
anche il concetto della quarta parete, cioè la parete trasparente che sta tra
attori e pubblico. In questa fase, infatti, tende a coinvolgere il pubblico che
non è più passivo ma che rispecchia la propria vita in quella agita dagli
attori sulla scena. Ha un incontro con Filippo. Conseguenza, oltre alla nascita di
un'amicizia e che Filippo sente come accadde in passato per lui, il bisogno di
allontanarsi dal regionalism dell'arte verista pur conservandone però le
tradizioni e le influenze. Incontra Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Sei
personaggi in cerca d'autore, Roma, Valle, Enrico IV, Milano, Manzoni, All'uscita,
Roma, Argentina, L'imbecille, Roma, Quirino, Vestire gli ignudi, Roma, Quirino,
L'uomo dal fiore in bocca, Roma, Degli Indipendenti, La vita che ti diedi, Roma,
Quirino, L'altro figlio, Roma, Nazionale, Ciascuno a suo modo, Milano, Dei Filodrammatici,
Sagra del signore della nave, Roma, Odescalchi, Diana e la Tuda, Milano, Eden, L'amica
delle mogli, Roma, Argentina, Bellavita, Milano, Eden, O di uno o di nessuno, Torino, di Torino, Come
tu mi vuoi, Milano, dei Filodrammatici; Questa sera si recita a soggetto,
Torino, di Torino, Trovarsi, Napoli, dei Fiorentini, Quando si è qualcuno,
Buenos Aires Odeón, La favola del figlio cambiato, Roma, Reale dell'Opera, Non
si sa come, Roma, Argentina, Sogno, ma forse no, Lisbona, Teatro Nacional. Alla
fase del teatro dei miti ase si assegnano solo tre opera. La nuova colonia
Lazzaro I giganti della montagna Romanzi Copertina de Il turno, Madella. Scrive sette romanzi: L'esclusa,
a puntate su La Tribuna (Milano, Treves); Il turno (Catania, Giannotta); l fu
Mattia Pascal, Roma, Nuova antologia. Suo marito, Firenze, Quattrini. (poi
Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano, Mondadori, I
vecchi e i giovani, Milano, FTreves. Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze,
R. Bemporad & figlio. Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad; Novelle.
Le novelle sono considerate le opere più durature. I critici hanno cambiato
tale opinione ritenendo le opere teatrali più degne di essere ricordate. Fare
distinzione tra il contenuto di una novello o romanzo e un dramma è difficile. Molte novelle sono
state messe in opera a teatro. “Ciascuno a suo modo” deriva dal “Si gira”. “Liolà”
ha il tema preso da “Il fu Mattia Pascal”; “La nuova colonia” e presentata in “Suo
marito”. Analizzando le novelle si puo renderci conto che ciò che manca è una
delineazione tematica, una cornice. Sono presenti un crogiolo di personaggi ed
eventi. Il tempo in cui una novella e ambientata non è definito. Alcune si svolgono nell'epoca umbertina, poi
giolittiana e del dopo-giolitti. Diversamente accade nella novella siciliana. Iil
tempo non è fissato. E un tempo antico, di una società che non vuole cambiare e
che è rimasta ferma. I paesaggi della novellistica sono vari. Per quella detta
siciliana si ha spesso il tipico paesaggio rurale. In alcune si trova il tema
del contrasto tra le generazioni dovuto all'unità d'Italia. Altro ambiente
delle novelle è la Roma umbertina o giolittiana. Il protagonista e sempre
alla presa con il male di vivere, con il caso e con la morte. Non si trova mai
rappresentanti dell'alta borghesia, ma quelli che potrebbero essere i vicini
della porta accanto: il sarto, il balie, il professore, il piccolo proprietario
di negozi che ha una vita sconvolta dalla sorte e dal dramma familiare. Il personaggio
ci viene presentato così come appaie. E difficile trovare un'approfondita
analisi psicologica. La fisionomia e spesso eccentrica. Per il sentimento del
contrario, il personaggio ha un carattere *opposto* a come si presenta. I
personaggi conversano nel presentarsi per come essi *sentono* di essere. Ma
alla fine, e sempre preda del caso, che li farà apparire diverso e cambiato.
Novelle per un anno -- è uno dei più grandi scrittori di novelle, raccolte dapprima
nell'opera Amori senza amore. In seguito si dedica maggiormente per tutta la
sua vita, cercando di completarla, alla raccolta Novelle per un anno, così
intitolata perché il suo intento e quello di scrivere 365. Novelle per un anno,
Firenze, Bemporad; Milano, Mondadori); Scialle nero (Firenze, Bemporad); La
vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo,
Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio, Firenze, Bemporad,
VII, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, IX,
Donna Mimma, Firenze, Bemporad); Il
vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara,
Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze, Bemporad,
Berecche e la guerra, Milano, Mondadori, Una giornata, Milano, Mondadori). Si
svolge la produzione letteraria di Pirandello meno conosciuta dal grande
pubblico, quella delle poesie che, contrariamente alla composizione teatrale,
non esprimono alcun tentativo di rinnovamento sperimentale estetico, e seguono
piuttosto le forme e i metri tradizionali della lirica classica, pur non
rimandando a nessuna delle correnti letterarie presenti al tempo dello
scrittore. Nell'antologia poetica Mal giocondo, pubblicata a Palermo, ma
la cui prima lirica risale quando Pirandello aveva appena tredici anni, emerge
uno dei temi dell'ultima estetica pirandelliana del contrasto tra la serena
classicità del mito e l'ipocrisia e la immoralità sociale della
contemporaneità. Sono presenti, come nota lo stesso Pirandello, anche toni
umoristici, specie quelli derivati dal suo soggiorno a Roma. “Mal giocondo” (Palermo,
Libreria Internazionale Pedone Lauriel); Pasqua di Gea, Milano, Galli (dedicata
a Jenny Schulz-Lander, di cui si innamora a Bonn, con una chiara influenza
della poesia di Carducci. Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione
Cooperativa) -- il cui modello sono le Elegie romane di Goethe); Elegie romane,
traduzione di Goethe, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante
Alighieri, Scamandro, Roma, Tipografia Roma, Fuori di chiave, Genova,
Formiggini, Pirandello nel cinema Inizialmente Pirandello non amava molto il
cinema, considerato inferiore al teatro, e questo interesse maturò lentamente,
negli anni. Il rapporto tra Pirandello e il cinema fu complesso, ambiguo,
conflittuale, a volte di totale rifiuto, altre volte di grande curiosità. E fu
certamente la curiosità per questa nuova modalità di narrazione per immagini,
che si era già strutturata come industria cinematografica, che lo spinse a scrivere
il romanzo Si gira, poi ripubblicato con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio
operatore. In questo romanzo il suo giudizio sul cinematografo è spietato sia
quando teme che il pubblico abbandoni i teatri per correre a vedere su uno
schermo "larve evanescenti" prodotte in maniera meccanica e fredda,
sia quando descrive il mondo della produzione cinematografica popolato di
personaggi volgari impeg confezionare prodotti commerciali per soddisfare il
palato delle masse e gli interessi degli uomini d'affari. Nello stesso tempo la
struttura stessa del racconto letterario e l'ipotesi, da lui stesso formulata,
di trarne un film prefigurano un'idea di linguaggio cinematografico di grande
modernità: il film nel film. Momento cruciale per la storia del cinema, nei
primi decenni del suo sviluppo, fu l'avvento del sonoro. Anche in questo caso
ad un iniziale rifiuto seguì una svolta significativa. In una lettera a Marta
Abba, Pirandello scrisse: "L'avvenire dell'arte drammatica e anche degli scrittori
di teatro è adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione d'arte:
il film parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto" Pirandello sul set de
Il fu Mattia Pascal con Pierre Blanchar e Isa Miranda Il lume dell'altra casa
di Ugo Gracci. Il crollo di M. Gargiulo, Lo scaldino di A. Genina. Ma non è una
cosa seria di Augusto Camerini, La rosa di Arnaldo Frateili Il viaggio di
Gennaro Righelli Il fu Mattia Pascal di Marcel L'Herbier La canzone dell'amore di Gennaro Righelli,
primo film sonoro italiano è tratto dalla novella In silenzio. Come tu mi vuoi di
George Fitzmaurice con Greta Garbo Acciaio di W. Ruttmann. Il fu Mattia Pascal
di Pierre Chenal, Questa è la vita di Giorgio Pàstina, Aldo Fabrizifilm a
quattro episodi, tutti tratti da una novella: La giara, Il ventaglino, La
patente e Marsina stretta. Come prima, meglio di prima di J. Hopper Liolà di A.
Blasetti Il viaggio di Vittorio De Sica Enrico IV di Marco Bellocchio Kaos di P.
e V. Taviani, adattamento da Novelle per un anno, Le due vite di Mattia Pascal di
Monicelli Tu ridi di P. e V.Taviani, adattamento da Novelle per un anno; La
balia di Bellocchio, adattamento da Novelle per un anno; Pirandello nell'opera
lirica La favola del figlio cambiato di Gian Francesco Malipiero, Liolà di Giuseppe
Mulè, Six Characters in Search of an Author di Hugo Weisgall, Sagra del Signore
della Nave di Michele Lizzi, Sogno (ma forse no) di Luciano Chailly. Altre
opere: Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale Pedone Lauriel); A la
sorella Anna per le sue nozze, Roma, Tipo-Litografia Miliani e Filosini, Pasqua di Gea, Milano, Galli, Amori senza amore, Roma, Bontempelli); Pier
Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione Cooperativa; Traduzione di
Goethe, Elegie romane, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante
Alighieri, Beffe della morte e della vita, Firenze, Lumachi, Lontano. Novella,
in "Nuova Antologia", Quand'ero matto.... Novelle, Torino, Streglio, Il
turno, Catania, Giannotta); Beffe della morte e della vita. Firenze, Lumachi, Notizia
letteraria, in "Nuova Antologia", Dante. Poema lirico di G. Costanzo,
"Nuova Antologia", Bianche e nere. Novelle, Torino, Streglio); Il fu
Mattia Pascal, Roma, Nuova Antologia, Erma bifronte. Novelle, Milano, Treves); Prefazione
a Giovanni Alfredo Cesareo, Francesca da Rimini. Tragedia, Milano, Sandron, Studio
preliminare a A. Cantoni, L'illustrissimo. Romanzo, Roma, Nuova Antologia, Arte
e scienza. Saggi, Roma, Modes, L'esclusa, Milano, Treves, Umorismo, Lanciano,
Carabba); “Scamandro” (Roma, Tipografia); “La vita nuda” (Milano, Treves); “Suo
marito, Firenze, Quattrini); “Fuori di chiave, Genova, Formiggini, Terzetti,
Milano, Treves); “I vecchi e i giovani, Milano, Treves); Cecè. In "La
lettura", Le due maschere, Firenze,
Quattrini, Erba del nostro orto” (Milano, Studio Lombardo); “La trappola” (Milano,
Treves); “Se non così” "Nuova Antologia", Si gira ( Milano, Treves);
“E domani, lunedì” (Milano, Treves); “Liolà” ( Roma, Formiggini); Se non così Con
una lettera alla protagonista, Milano, Treves); “Un cavallo nella luna” (Milano,
Treves); Maschere nude, Milano, Treves, Pensaci,
Giacomino, Così è (se vi pare), Il piacere dell'onestà, Milano, Treves); Il
giuoco delle parti. Ma non è una cosa seria. Milano, Treves, Lumie di Sicilia.
Il berretto a sonagli. La patente. Milano, Treves, L'innesto. La ragione degli altri, Milano, Treves, Berecche e la guerra, Milano, Facchi, Il
carnevale dei morti. Firenze, Battistelli, Tu ridi. Milano, Treves); Pena di
vivere così, Roma, Libreria nazionale, Maschere nude” (Firenze, Bemporad); Tutto per
bene. Firenze, Bemporad, Come prima meglio di prima. Firenze, Bemporad); “Sei
personaggi in cerca d'autore -- commedia da fare” (Firenze, Bemporad); Enrico
IV (Firenze, Bemporad); L'uomo, la bestia e la virtù” (Firenze, Bemporad, La
signora Morli, una e due. Firenze, Bemporad, Vestire gli ignudi. Firenze,
Bemporad, La vita che ti diedi. Firenze, Bemporad, Ciascuno a suo modo.
Firenze, Bemporad, X, Pensaci, Giacomino! Firenze, Bemporad, Così è (se vi
pare). Firenze, Bemporad, Sagra del signore della nave, L'altro figlio, La
giara. Firenze, Bemporad); Il piacere dell'onestà. Firenze, Bemporad, Il berretto a sonagli. Firenze, Bemporad, Il giuoco delle parti. Firenze, Bemporad, Ma
non è una cosa seria. Firenze, Bemporad, L'innesto Firenze, Bemporad, La
ragione degli altri. Firenze, Bemporad, L'imbecille, Lumie di Sicilia, Cecè, La
patente.Firenze, Bemporad, All'uscita. Mistero profano, Il dovere del medico.
La morsa. L'uomo dal fiore in bocca.
Dialogo, Firenze, Bemporad, Diana e la Tuda. Firenze, Bemporad, L'amica delle mogli. Firenze, Bemporad, La
nuova colonia. Firenze, Bemporad, Liolà. Firenze, Bemporad, O di uno o di
nessuno. Firenze, Bemporad, Lazzaro (Milano, Mondadori); “Questa sera si recita
a soggetto” (Milano, Mondadori); “Come tu mi vuoi” (Milano, Mondadori); “Trovarsi”
(Milano Mondadori); “Quando si è qualcuno” (Milano, Mondadori); “Non si sa come”
(Milano, Mondadori); “Novelle per un anno, Firenze, Bemporad, Milano,
Mondadori, I, Scialle nero, Firenze, Bemporad, La vita nuda, Firenze, Bemporad,
La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio,
Firenze, Bemporad, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, 1Dal naso al cielo, Firenze,
Bemporad, Donna Mimma, Firenze, Bemporad,Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La
giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze,
Bemporad, Berecche e la guerra, Milano,
Mondadori, Una giornata, Milano,
Mondadori, Teatro dialettale siciliano, 'A vilanza, Cappiddazzu paga tuttu, con
Nino Martoglio, Catania, Giannotta, Prefazione a N. Martoglio, Centona.
Raccolta completa di poesie siciliane con l'aggiunta di alcuni componimenti
inediti, Catania, Giannotta, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze,
Bemporad, Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad, Prefazione a E. Levi,
Lope de Vega e l'Italia, Florencia, Sansoni, Introduzione a S.D'Amico, Storia
del teatro italiano, Milano, Bompiani); In un momento come questo, in "Nuova
Antologia",Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano,
Mondadori, Tutti i romanzi, Milano, A. Mondadori, Novelle per un anno, Milano,
A. Mondadori, Maschere nude, Milano, A. Mondadori); Lettere a Marta Abba,
Milano, A. Mondadori, Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori. Oltre al Nobel
ricevette diverse onorificenze: Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di
Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Arcade Minore
della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinesenastrino per uniforme
ordinariaArcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese —
Canicattì Intitolazioni. A lui è stato dedicato un asteroide. Enciclopedia
Italiana Treccani alla voce Girgenti. In A. Camilleri. Biografia del figlio
cambiato, Milano, Lettere da Palermo e
da Roma, Bulzoni, Roma, Il risorgimento familiare. Medicina e Insonnia. in..
Riferimenti autobiografici a questo problema che affligge si trovano in
numerose sue opere: Il turno, L'amica delle mogli, Il fu Mattia Pascal, L'uomo
solo, La trappola, La giara G. Bonghi,
Biografia di Luigi Pirandello, Edizione dei classici italiani A. Camilleri, In effetti, afferma in un
lettera ai familiari da Roma. I professori di questa università, nella facoltà
mia, sono d’una ignoranza nauseante (Lettere giovanili da Palermo e da Roma Bulzoni,
Roma, difese pubblicamente durante una lezione un suo compagno rimproverato
ingiustamente dal rettore. M. Manotta, L.
Pirandello, Pearson Italia S.p.a., Da
Album Pirandello, I Meridiani Mondadori, Milano, A. Camilleri, Biografia del
figlio cambiato, BU. La storia di Luigi e Antonietta è infatti quella di un
matrimonio di una Sicilia di fine '800, combinato per interesse, da parte di
due soci nel commercio dello zolfo. Antonietta porta la dote che assicura ai
giovani sposi sbarcati da Girgenti in continente e approdati a Roma, una vita
tranquilla e permette a Luigi di affermarsi come scrittore. Il matrimonio
d'interesse è sublimato grazie alla letteratura e diventa un matrimonio d'amore
con la moglie ideale (in Anna Maria Sciascia, Il gioco dei padri. Pirandello e
Sciascia, Avagliano, S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano,
Principato, Storia, G. Mazzacurati, Introduzione e biografia, dalla Prefazione
a Il fu Mattia Pascal, Einaudi; Vita di Pirandello; Pirandello e la moglie
Antonietta, G. GiudiceTipografico Torinese, M. Manotta, Pearson Paravia Bruno
Mondadori, L. Pirandello, S. Pirandello, A. Pirandello, Il figlio prigioniero:
carteggio tra L. e S. Pirandello durante la guerra Mondadori, Motivazione del Premio Nobel per la
Letteratura. Tutti i no di Mussolini a Pirandello. L'arci-fascista non piace al
Duce; G. Afeltra, Mia cara Marta, l'amore platonico di Pirandello Tra Pirandello e M. Abba ottocento lettere di
emozioni Einstein e l'invito. Lo scontro
che nessuno vide L. Lucignani,
Pirandello, la vita nuda, Giunti, Pirandello e la prima guerra mondiale. Chiede
di entrare nei Fasci (La Stampa); F. Sinigaglia, I volti della violenza a teatro,
Lucca, Argot. Non e l'unico filosofo che si iscrive al partito fascista nel
pieno della vicenda Matteotti. Ungaretti si iscrisse appena nove giorni dopo il
funerale di Matteotti (Stato matricolare di Ungaretti, Università "La
Sapienza" di Roma. La sua adesione al fascismo, G. Giudice, Pirandello (POMBA
Torino); Pirandello e la politica, su atutta scuola. G. Lagorio, Troppi
idiotic. E Pirandello partì; Pirandello, nudità e fascismo; Pirandello. Gli
anni del fascismo; B. Mussolini, Nel solco delle grandi filosofie -- relativismo
e fascismo, in Il popolo d'Italia. Le idee di Mazzini e di Sorel influenzano
profondamente il fascismo di Mussolini e Gentile (S. Zamponi, Lo spettacolo del
fascismo, Rubbettino. Sorel è veramente il notre maître (B.Mussolini, Il Popolo
in Opera Omnia); Interviste: parole da dire, uomo, agl’altr’uomini, Rubbettino;
riportato da G. Giudice. Prefazione alle Novelle per un anno, Milano, Storie
dalla storia, L'oro alla patria Il Sole 24 ORE
M. Sambugar, Letteratura italiana per moduli, Incontro. R. Dombroski,
L'esistenza ubbidiente – la filosofia sotto i fasci (Guida); L'Ovra a Cinecittà
di Natalia ed Emanuele V. Marino,
Boringhieri, Il Post); I giganti della montagna, taote. Così, in una bara in affitto, riportammo a
Girgenti le sue ceneri. Malgrado i divieti prima del gerarca, poi del pre-fetto,
e infine del vescovo. In Camilleri e lo strano caso delle ceneri di Pirandello.
N. Borsellino, Il dio di Pirandello: creazione e sperimentazione, Sellerio, R.
Alajmo, Le ceneri di Pirandello, Drago, in Saggi poesie, scritti varii
Mondadori, Milano). I filosofi hanno il torto di non pensare alle bestie e
davanti agl’occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque
sistema filosofico. D. Marcheschi, L'umorismo, Milano, Oscar Mondadori, X. Marcheschi rivela che copia intere pagine del
saggio da opere precedenti di L. Dumont, A. Binet, G. Séailles, G. Negri, G.
Marchesini, nonché dalla Storia e fisiologia dell'arte di Ridere di T.
Massarani. Vedi articolo de Il Giornale, in “Caro Pirandello, ti ho beccato a
copiare. Pirandello, L'umorismo e altri
saggi, Giunti; S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato,
TPirandello: guida al Fu Mattia Pascal, Carocci, Scrittori sull'orlo di una
scelta spiritista Sambugar, La sua filoofia s'inserisce in un contesto
culturale in cui è presente il concetto di relativismo: la teoria della
relatività di Einstein, il Principio di indeterminazione di Heisenberg, la
teoria quantistica di M. Planck. Simmel fonda il suo relativismo sulla convinzione
che non esistono leggi storiche obiettivamente valide. Dizionario di filosofia). E nelle arti figurative il relativismo è
ripreso dal cubismo caratterizzato da una rappresentazione dell'oggetto
considerato simultaneamente da diversi punti di vista. S. Guglielmino, H. Grosser,
Il sistema letterario Milano, Principato, Maschere nude, I. Zorzi, Newton
Compton); E. Providenti, Epistolario familiare giovanile Quaderni della Nuova
Antologia, Le Monnier, Firenze, Roberto Alonge, Pirandello, Laterza, Bari, Elio
Providenti, Luigi Pirandello. Epistolario, Quaderni della Nuova Antologia, Le
Monnier, Firenze); U. Artioli, L'officina segreta di Pirandello, Laterza,
RomaBari, Luigi Pirandello, una vita da autore, repubblicaletteraria. C. Vicentini,
Il disagio del teatro (Marsilio, Venezia). La prima rappresentazione della
commedia La morsa si ha a Roma, al Metastasio, ad opera della Compagnia del
"Teatro minimo" diretta da N. Martoglio che la mise in scena assieme
all'atto unico Lumie di Sicilia. Cedendo alle insistenze di Martoglio
acconsentì a che La morsa e Lumie di Sicilia sono rappresentate nella stessa
serata. I due atti unici hanno diverso esito presso il pubblico, che accolge con
favore La morsa, mentre non grade Lumie di Sicilia (in Interviste, Parole da
dire, uomo, agli altri uomini" di I. Pupo, Rubettino, Legato a ricordi della fanciullezza di
Pirandello. Da. Savio, Il carnevale dei
morti. Sconciature e danze macabre nella narrative, Novara, Interlinea. l mio
primo libro fu una raccolta di versi, “Mal giocondo”. In quella prima raccolta
di versi più della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non so
neppure che cosa e l'umorismo ("Le lettere"); “Il cinema di Amedeo
Fago Pirandello NASA. Enrico 4., Firenze, Bemporad e figlio, Esclusa, Milano,
Fratelli Treves, Fu Mattia Pascal, Milano, Treves, I Pirandello. La famiglia e
l'epoca per immagini, E. Zappulla, Catania, la Cantinella, R. Alonge,
Roma-Bari, Laterza, U. Artioli, L'officina segreta” (Bari, Laterza); R. Barilli,
La linea Svevo-Pirandello, Milano, Mursia, E. Bonora, Sulle novelle per un anno
in Montale e altro novecento, Caltanissetta-Roma, Sciascia, N. Borsellino,
Ritratto e immagini, Roma-Bari, Laterza, N. Borsellino e W. Pedullà (diretta
da), Storia generale della letteratura italiana, Il Novecento, La nascita del Moderno,
Milano, Motta, F. Michele e M. Rössner, L’identità italiana, Atti del Convegno
internazionale di studi pirandelliani, Graz Pesaro, Metauro, Arcangelo Leone De
Castris, Storia di Pirandello (Bari, Laterza); A. Benedetto, Verga, Annunzio,
Pirandello (Torino, Fògola); L. Lugnani, L'infanzia felice (Napoli, Liguori); G.
Macchia, “La stanza della tortura, Milano, Mondadori, Pirandello e dintorni, Catania, Maimone, F.
Medici, Il dramma di Lazzaro. Asprenas, A. Pagliaro,
“U ciclopu, dramma satiresco d’Euripide ridotto in siciliano (Firenze,
Monnier); G. Podestà, "Humanitas",
F. Puglisi, L'arte; Messina-Firenze, D'Anna, F. Puglisi, Pirandello e la sua lingua,
Bologna, Cappelli, Filippo Puglisi, L. Pirandello, Milano, Mondadori, F. Puglisi,
Pirandello e la sua opera Catania, Bonanno, C. Salinari, Miti e coscienza del
decadentismo italiano. D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro, Pirandello” (Milano,
Feltrinelli); A. Sichera, Ecce Homo!Nomi, cifre e figure di Pirandello (Firenze,
Olschki); R. Scrivano, La vocazione contesa” (Roma, Bulzoni, G. Taffon, Il gran
teatro del mondo, in Maestri drammaturghi nel teatro italiano del '900.
Tecniche, forme, invenzioni, Roma, Laterza, G. Venè, “Fascista. La coscienza
borghese tra ribellione e rivoluzione” (Venezia, Marsilio); M. Veronesi (Napoli,
Liguori); C. Vicentini, “Il disagio del teatro” (Venezia, Marsilio); R. Vittori,
Il trattamento cinematografico dei 'Sei personaggi' (Firenze, Liberoscambio); E.
Zappulla, Pirandello e la filosofia siciliana, Catania, Maimone, Filosofi siciliani
del secondo dopoguerra, Catania, Maimone. Casa di Pirandello D. Fabbri Lanterninosofia
su Pirandello Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Conferenza Episcopale Italiana. nobelprize. Audiolibri
di Luigi Pirandello, su LibriVox. di
Luigi Pirandello, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.:etteratura
fantastica, Fantascienza. Movie Luigi Pirandello, su Internet Broadway
Database, The Broadway League.Luigi Pirandello, su filmportal.de. Centro Nazionale Studi Pirandelliani, su
cnsp. Istituto di studi pirandelliani allo Studio Luigi Pirandello. E. Licastro,
Pirandello fra Spengler e Wittgenstein. Luigi Pirandello. Pirandello. Keywords:
e dov’è il copione? è in noi,
signore – il dramma è in noi -- siamo noi – R
Chiede d’entrare nei fasci, La Stampa, Gentile e Sorel, Mussolini e Nietzsche,
Mussolini e Sorel. – ridotto in siciliano. U ciclopu, decadentismo, identita
personale, l’io e la societa, il collettivo, l’intersoggetivo. Refs: Luigi
Speranza, “Grice e Pirandello” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51675808450/in/photolist-2mPzFQD-2mMVzhz-2mLKtaD-2mLEqtd-2mKNNqN-2mKjsJY-2mJoZKd-2mJmMsF-2mJq2uE-2mJmM2F-2mJkynC-2mJoZHV-2mJq2vG-2mJq2uz-2mJmM3h-2mJgred-2mJoZJM-2mJkymR-2mJgreo-2mJkynN-2mJoZHp-2mJoZJX-FMciDY
Grice e Pirro – l’idealismo di Gentile – filosofia
italiana – Luigi Speranza (San Severo). Filosofo. Studia a Roma
sotto Spirito. Studia Allmayer sotto Plebe. Insegna a Perugia e Palermo. Studia
Gentile. Pubblica “L'attualismo di G. Gentile e la religione” (Sansoni). Fra i
suoi saggi si ricordano anche “Filosofia e politica in Croce” (Bulzoni). Si
interessa alla ricerca storiografica e svolse numerosi saggi di su Terni. Esponente di spicco della vita culturale
della città umbra, studia gli aspetti poco indagati di quella che fino ad
allora era una città ancorata ad una dimensione prettamente industriale. Sotto
la Giunta di G. Ciaurro, coordina il progetto per la realizzazione di un museo
archeologico nel convento di San Pietro sotto. Peroni. Nei suoi studi di
storia ricostrusce prima della pubblicazione de Il sangue dei vinti di G. Pansa,
episodi della guerra civile tra cui l'assassinio del sindacalista Carloni e del
dirigente d'azienda Corradi. Fonda il "Centro Studi Storici",
un'associazione culturale di ricerca storica a cui viene collegata la rivista
“Memoria” L'obiettivo di “Memoria” è
quello di porre fine all'amnesia organizzata, facendo conoscere a tutti le
vicende di una città figlia non solo dell'industrializzazione. Accanto ad un
nuovo sguardo per le vicende passate “Memoria” inaugura una stagione di
storiografia libera da condizionamenti ideologici e basata sulle fonti.
Suscita critiche per la ricostruzione di alcuni episodi di violenza avvenuti
durante la resistenza anti-fascista, critiche che si sono particolarmente
concentrate all'indomani della sua scomparsa ad opera di storici locali, che lo
accusano di revisionismo. In realtà il suo lavoro è sempre stato suffragato
dalla presenza della fonte documentale. Le vicende ricostruite, come ad esempio
quella dell'uccisione di Corradi o Urbani, ad opera dei partigiani non sono mai
trattate dalla “storiografia ufficiale”. Consigliere dell'stituto per la Storia
dell'Umbria e dell'stituto di Cultura della Storia dell'Impresa Franco
Momigliano, dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano. Il saggio “Regnum hominis: l'umanesimo di Gentile” fa parte
della collana della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma. Un saggio
dedicato al Risorgimento pubblicato da Morphema intitolato Scritti sul
Risorgimento. Un saggio "Dopo Gentile dove va la scuola
italiana". Il Consiglio Comunale di Terni delibera di dedicare la
sala Tacito di Palazzo Carrara in Terni a Pirro. Con l'occasione si presenta il
carteggio "La vita come Ricerca, la vita come Arte, la vita come
Amore", titolo riferito all’omonimo saggio di Spirito. In occasione delle
celebrazioni della fondazione del Liceo Tacito di Terni, gli viene dedicate nell'atrio
della scuola, una targa con una dicitura tratta da una poesia di Gibran. Altre
opere: "Italia e Germania nel Novecento", raccolta di saggi da “Studi
Politici". Pubblica una raccolta di memorie di scritti di garibaldini
intitolata "Correva l'anno 1867” “Terni e l'affrancamento di Roma nelle
memorie dei garibaldini; il saggio "Filosofia e Politica e Giovanni
Gentile" (Aracne). Il Comune di Terni delibera la posa di una targa in
memoria presso la dimora di Pirro. La
Soprintendenza Archivistica dell'Umbria e delle Marche dichiara il suo archivio
di notevole interesse culturale ai sensi del T.U. dei Beni Cultural. Viene
scoperta sulla casa a Piazza Clai a Terni una targa commemorativa. Viene
pubblicato da Intermedia "L'unica via è il Pensiero: scritti in memoria".
Altre saggi: “Una missiva a Spirito,” “L'attualismo di Gentile e la religione” (Firenze,
Sansoni); “Filosofia e politica in Croce” (Roma, Bulzoni); “Filosofia e
politica in Gentile” (Firenze, Sansoni); “La riforma Gentile e il Fascismo”, Giornale
critico della filosofia italiana” (Firenze, Sansoni); La politica dell’idealismo
italiano” (Firenze, Sansoni); “La prassi come educazione nella gentiliana
interpretazione di Marx” (Firenze, Sansoni); “Cultura e politica” (Firenze,
Sansoni); “Filosofia e politica: il problematicismo” (Roma, Bulzoni); “La
repubblica fascista”; “Per una storia dell'Umbria durante la repubblica
fascista” (Perugia, IRRSAE, “Terni nell'età rivoluzionaria e napoleonica,”Arrone,
Thyrus, Terni e la sua Provincia durante
la Repubblica Sociale” (Arrone, Thyrus); R. Ugolini, G. Petroni, dallo Stato
Pontificio all'Italia unita” (Scientifiche, Napoli); “Interamna Narthium materiali
per il museo archeologico di Terni” (Arrone, Thyrus); Le acque pubbliche gli
acquedotti di derivazione e le utilizzazioni idrauliche del territorio di Terni
nei sommari riguardi: tecnico, legislativo e storico” (Terni-Giada, ICSIM, Una
scuola una città: il Liceo ginnasio di Terni” (Arrone, Thyrus); “Terni nell'età
del Risorgimento” (Arrone, Thyrus); “Sull'avvenire industriale di Terni, scritti
di L. Campofregoso; Perugia: CRACE/ICSIM, “Garibaldi visto da G. Gentile” (Roma,
Istituto per la storia del Risorgimento Italiano); "Per Garibaldi" (Arrone,
Thyrus); “I Giustizieri, La Brigata Gramsci tra Umbria e Lazio, di M. Marcellini,
Mursia, neRegnum hominis, L'Umanesimo di Gentile” (Collana Scientifica
Fondazione U. Spirito e Renzo de Felice, Roma, Nuova Cultura); “Scritti sul
Risorgimento” (G. Furiozzi), Terni, Morphema); “Dopo Gentile dove va la scuola
italiana (Firenze, Lettere); La vita come ricercar, la vita come arte, la vita
come amore” (Terni, Morphema); Italia Germania Saggi di Filosofia Politica,
Amazon, Filosofia e Politica in G. Gentile” (Aracne, Roma); Maceo Carloni: Storia
e Politica (Intermedia, Orvieto); Manifesto del convegno su G. Petroni; Garibaldi
Terni Mostra documentaria e pubblicazioneIstituto della Storia del Risorgimento
G. Petroni Dallo Stato Pontificio all'Italia unita. Convegno di Studio Terni,
La Rivoluzione Francese, Terni, La nascita della Repubblica e gli anni della ricostruzione”;
Bibliomediateca, Terni, 7ricerca storico documentaria; sezione ldella mostra in
collaborazione con Archivio di Stato di Terni e Biblioteca comunale di Terni;
in collaborazione con Centro per la promozione, Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea”
(Arrone, Thyrus); Intorno alle miniere di ferro e alle ferriere dell'Umbria
meridionale, scritti di Vaux et al.; Terni: CRACE/ICSIM E. Passavanti nell'Italia del Novecento, Atti
del Convegno di studi (Terni)” (Arrone: Thyrus); Convegno dei Lincei (Terni),
Cesi e i primi Lincei in Umbria, atti del Convegno dei Lincei: Terni” (Arrone: Thyrus);
dei Lincei, “Mazzini nella cultura italiana:”, atti del Convegno di studi,
Terni” (Arrone: Thyrus); Magalott, erudito, giureconsulto, docente di Diritto” (Arrone:
Thyrus); Per Garibaldi” (Arrone: Thyrus); San Valentino patrono di Terni, atti
del Convegno di studi: Terni” (Arrone: Thyrus); La vita come arte” (Sansoni,
Firenze); “La vita come amore” (Sansoni Firenze); “La riforma della scuola” (Sansoni,
Firenze); “Il problema dell'unificazione del sapere”; “Dal mito alla scienza” (Sansoni,
Firenze); “La mia ricercar” (Sansoni, Firenze); Dall'attualismo al problematicismo”
(Sansoni, Firenze); di Giovanni Gentile; Il concetto di “pedagogia, in Scuola e Filosofia”
(Sandron Palermo); “Giornale critico della filosofia italiana” (Sansoni,
Firenze); “La scuola laica” (Vallecchi. Firenze); “Sistema di logica’ (Laterza,
Bari); “La scuola” (Vallecchi, Firenze); “Che cos'è il fascismo”; Discorsi e
polemiche” (Vallecchi Firenze); “Saggi critici” (Vallecchi, Firenze); Scritti
pedagogici” (Treves, Milano); “Origini e dottrina del fascismo” (Istituto
Fascista, Roma); di B. Croce Contributo alla critica di me stesso. Napoli);
Conversazioni critiche, (Laterza, Bari); “La letteratura d’Italia” (Laterza,
Bari); “Cultura e vita morale” (Laterza, Bari); “Etica e politica” (Laterza,
Bari); “Pagine sparse” (Laterza, Bari); La guerra civile”; “Memoria” (Thyrus,
Arrone); “La storia rovesciata”, “L'umanesimo di Gentile” (Cultura, Roma); “L'uomo e la storia
(Thyrus, Arrone). Il percorso storico, "Regnum hominis". L'ospite di
passaggio, la difesa. Sull'avvenire industriale di Terni; Rassegna storica del
Risorgimento. La vita come Ricerca, la vita come Arte, la Vita come Amore. Vincenzo Pirro. Pirro. Keywords: l’idealismo
di Gentile, Istituto Nazionale Fascista, Origini e dottrina del fascismo, che
cosa e il fascismo – discorsi e polemiche vallecchi, Firenze, Mazzini, per una storia
dell’umbria durante la repubblica fascista, la repubblica fascista, gentiliana
interretazione di Marx; la filosofia di Gentile, filosofia e politica in
Gentile, Gentile nella grande guerra, il partito ha un capo che e dottrina
vivente, Gentile e Mussolini, il concetto di stato, il concreto di Mussolini
nel astratto dello stato, Pirro interprete di Gentile – la universita fascista
di Bologna, la formazione dei dirigenti del regime – la repubblica fascista,
storia e filosofia, la critica de Pirro alla damnatio memoriae di Croce, lo
studio della filosofia nel veintennio fascista, l’origine del fascismo
filosofico – Gentile, filosofo del fascismo – dizionario filosofico del
fascismo, stato, spirito nazionale, italianita, romanita, propaganda,
democrazia, repubblica, Italia, stato italiano -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Pirro” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738640643/in/datetaken/
Grice e Pizzi – la regola di Boezio – filosofia
italiana – la causa della cosa – abduzione e prova -- Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “About time an Italian philosopher takes ‘la regola di Boezio’
seriously!” Studia a Milano. Studia il condizionale contro-fattuale. Insegna a Calabria e Siena, “Logica della
prova” a Milano. Cura Hughes e Cresswell, che offre una panoramica completa e
aggiornata della logica intensionale. Ampliando questa linea di ricerca,
compila due antologie con introduzioni. Una dedicata al tempo e una dedicata al
condizionale (se-ismo). Comone una serie di saggi in cui viene introdotta una
logica dell'implicazione consequenziale. Il scopo della logica
dell’implicazione con-sequenziale e riformulare le basi della logica connessiva
nel quadro della logica modale. Questa traduzione consente di assiomatizzare un
sistema G che risulta complete e decidibile mediante tableaux con un sviluppo
verso una generalizzazione di questi risultati. Altri temi di ricerca csono
stati il problema della definizione a della reduzione della necessita ai termini
di contingenza, l'applicazione del quadrato dell’opposizione e del cubo
dell’opposizione al modo, l'approccio al modo in termini di multi-imodo, cioè
mediante l'impiego di un linguaggio base avente come primitivi una moltitudine
d’operatori modali – contro la tesi dell’aequi-vocita di Grice. Nel campo della
scienza il tema su cui lavora in modo preminente è stato quello del contro-fattuale
della causa, a cui ha dedicato saggi destinati a un pubblico interessato
all'epistemologia giudiziaria alla Hart/Honore – causation in the law. If
you’re looking for the cause of what he did, what he did was very wrong –
implicature! Sempre in questo settore compone un saggio sull’abduzione, dove analizza
un caso giudiziario controverso, il disastro di Ustica. Sul tema di Ustica
compone un saggio che contiene una discussione metodologica delle indagini
ancora aperte sul caso, in merito alle quali cura attualmente un blog. Altre
opere: “Introduzione alla logica modale” (Il Saggiatore, Milano); “La Logica
del tempo” (Boringhieri, Torino); “Leggi di natura, modalita, ipotesi” (Feltrinelli,
Milano); “Eventi e cause: na prospettiva condizionalista” (Giuffre', Milano);
“Diritto, abduzione e prova” (Giuffre', Milano); “Ripensare Ustica,
Createspace); “Implicazione logica”; “Causalità
(filosofia) “Abduzione”; “Strage di Ustica, claudiopizziit.wordpress.com. Claudio
Pizzi. Pizzi. Keywords: la regola di Boezio, la tragedia d’Ustica, il se,
condizionale contro-fattico, Grice, il modo, operatore di modo, cubo di
Aristotele, il cubo dell’opposizione, opposizione quadratica, opposizione
cubica, prova, causa, probabilita, l’idea di causa, ‘Actions and Events’ –
causa ed aitia – il significato di causa in Cicerone – di causa a cosa – causa
come latinismo – uso di cosa come causa – evoluzione della cosa dalla causa –
della causa della cosa – implicazione, interplicazione, explicazione,
interplicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzi” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738904654/in/datetaken/
Grice e Pizzorno – la pollitica assoluta – filosofia
italiana – filosofia del sindacato, filosofia fascista -- Luigi Speranza (Trieste). Filosofo. Studia a Torino. Insegna ad Urbino,
Milano e Fiesole. Oltre agli importanti studi sulla materia sociologica conduce
ricerche di sociologia economica e politica, in special modo sulle
organizzazioni sindacali e sui conflitti di classe, sulla politica italiana e i
suoi aspetti, sui rapporti tra sistemi politici ed economici nelle società
industriali. Saggi: “Le classi sociali” (Il Mulino); “Comunità e razionalizzazione”
(Einaudi); “Lotte operaie e sindacato in Italia, “Le regole del pluralismo”; “I
soggetti del pluralismo”; “Classi, partiti, sindacati (Bologna); “Le radici
della politica assoluta (Feltrinelli): “Il potere dei giudici” ("Il
nocciolo", Laterza); “Il velo della diversità: studi su razionalità e riconoscimento
(Feltrinelli); “Sulla maschera” (Il Mulino). Treccani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “The reason why Pizzorno – bless his soul –
does not criticize fascism, is that he possibly finds his theory of
‘communitarianism, razionalization and community, and the appeal to Tonnies’s
community, almost too fascist to be true! – it’s the ‘bund’ – and other fascist
conceptions that I sindacati had to fight against during the veintennio
fascista!”. Grice: “The pity with PIzzorno is that he focuses on sindacati as
from 1968, when he was getting drunk in Paris! He should have studied the
sindicati during the veintennio fascista!” -- Grice: “I am pleased that
Pizzorno quotes me. He apparently says that he is not into ‘conversation’ in
the *sense* (senso) of Grice. Footnote there. When the index was compiled,
Pizzorno, who was at Oxford at the time and could have asked (or axed), had no
idea what my Christian name was, so he followed Speranza’s advice: ‘when you do
not know the first name or Christian name use ‘John’ – so he did. (The
corollary to Speranza’s corollary is: when you don’t know the surname, use
‘Smith’). So Grice, J. I became in his name index!” Alessandro Pizzorno.
Pizzorno. Keywords: politica assoluta, razionalita e riconoscimento,
razionalizzazione, soggetti del pluralism, lotta operaia, sindacato, la
politica assoluta, fascismo -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzorno” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738886114/in/datetaken/
Grice
e Plantadossi – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Ripatransone). Filosofo. Saggi: “Conclusiones”, “Lectura
super Primum Sententiarum”, “Prologi”; “Questiones”; “Questio de gradu
supremo”. Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Not to be confused with FRANCESCO of Marchia. This is JOHN of
Marchia. Nannini – metafisica, idea, exemplaris. Cf. H. P. Grice, “The problem
of the universals. From Ripa to me.” Giovanni da Ripa. Giovanni da
Ripatransone. Giovanni Plantadossi. Keywords: implicatura, universale, il
problema degl’universali, A. Combes, Vignaux, Nannini. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Plantadossi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692212085/in/photolist-2mKS6HX
Grice e Plebe – il dizionario – filosofia italiana – filosofia
siciliana. Luigi Speranza (Alessandria).
Filosofo. Grice: “I think I love
Plebe: he wrote a beautiful chapter on Cicero and Latin rhetoric for his ‘brief
history of ancient rhetoric,’ and like my tutee Strawson, he approached
Aristotle and modernist logic in a genial way --.” I have been criticized for
titling ‘Sicilian philosophy’ anyone from Sicily, even if he left Sicily when
he was three years old. In such a case, Plebe is a representative of Sicilian
philosophy, my critic would say. Born in Italy, he jumped to the isle to teach
… philosophy!” Seguo il verso di Orazio “Odio la massa e me ne tengo lontano”.
Solo in questo sono uomo di destra. Studia a Torino. Insegna a Perugia e Palermo.
Filosofo inizialmente marxista, ha una clamorosa rottura e viene annoverato fra
i sostenitori dell'anticomunismo politico-culturale di quel periodo. Dopo una
militanza di due anni con i socialdemocratici di Saragat, aderisce al Movimento
Sociale Italiano. Rompe anche.Adere al
partito Democrazia Nazionale. Storico della filosofia, in particolare la antica
filosofia italica. Riavvicinatosi al marxismo, è editorialista del quotidiano Libero. Si
define come un illuminista scettico sostenitore d'un anarchismo. Altre saggi: “Hegel.
Filosofo della storia” (Torino, Edizioni di Filosofia); “La teoria del comico”
(Torino, Giappichelli); “Gli hegeliani d'Italia” Vera, Spaventa, Jaja, Maturi,
Gentile” (Torino, SEI); “Spaventa e Vera” (Torino, Edizioni di filosofia; “La
nascita del comico: nella vita e nell'arte degli antichi italici e romani”
(Bari, Laterza); “Filodemo e la musica” (Torino, Edizioni di filosofia); “Processo
all'estetica” (Firenze, Nuova Italia); “Il problema kantiano” (Torino, Edizioni
di filosofia); “Breve storia della retorica” Milano, Nuova Accademia); “La
dodecafonia” (Bari, Laterza); “La logica formale” (Bari, Laterza); “Discorso
semi-serio sul romanzo” (Bari, Laterza); “Estetica” (Firenze, Sansoni); “Storia
della filosofia. Per il liceo classico” (Messina, D'Anna); “Termini della
filosofia” (Roma, Armando); “Antica filosofia italica” (Firenze, Nuova Italia);
“Che cosa è l'Illuminismo” (Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Marx
(Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Hegel” (Roma, Ubaldini); “Atlante
concettuale delle nuove filosofie: termini di denunzia, categorie dell'anti-conformismo,
formule di moda, vecchi concetti in nuove filosofie” (Roma, Armando); “L'estetica
italiana dopo Croce” (Padova, RADAR); “Che cosa è l'estetica?” (Roma,
Ubaldini); “Che cosa è l'espressionismo?” (Roma, Ubaldini); “Dizionario filosofico”
(Padova, RADAR); “Storia del pensiero” (Roma, Ubaldini); “Filosofia della re-azione”
(Milano, Rusconi); “Quel che non ha capito Marx” (Milano, Rusconi); “Il
libretto della destra” (Milano, Borghese); “A che serve la filosofia?”
(Palermo, Flaccovio); “Un laico contro il divorzio” (Roma, INSPE); “La civiltà
del post-comunismo” (Roma, CEN); “La filosofia italica” (Milano, Vallardi); “Il
materialismo: fisica, biologia e filosofia oltre l'ideologia” (Roma, Armando);
“Semiotica ed estetica” (Roma-Baden Baden); Il libro-Field educational
Italia-Agis); “Leggere Kant, Roma, Armando); “Logica della poesia” (Palermo,
Ila Palma); “Storia della filosofia” (Palermo, Ila Palma); “Manuale di
estetica” (Roma, Armando); “Manuale di retorica”; Roma, Laterza); “La filosofia
occidentale” (Roma, Armando); “Contro l'ermeneutica” (Bari, Laterza); L'euristica”
(Roma, Laterza); “I filosofi e il quotidiano” (Roma, Laterza); “Dimenticare
Marx?” (Milano, Rusconi); Politica (Milano, Rusconi); “Filosofi senza filosofia”
(Roma, Laterza); “Tornerà il comunismo?” (Casale Monferrato, Piemme); “Manuale
dell'intellettuale di successo” (Roma, Armando); Il quinto libro del capitale.
Marx contro i marxisti” (Milano, via Senato); Gl’illuministi. Obiettivo libertà
(Milano, via Senato); “Memorie di sinistra e memorie di destra. Un filosofo
negli anni ruggenti” (Palermo, Qanat). Storia della filosofia: Filosofi
italiani contemporanei, Bompiani, Milano); Il filosofo trasgressivo, cinema gay,
Sesso, politica e frecciate di un bastian contrario, La destra fece un brutto
affare. Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Armando
Plebe. Plebe. Keywords: il dizionario – Gentile hegeliano – Torino SEI – storia
della filosofia, antica filosofia italica, filosofia italica e filosofia
romana, antica filosofia romana, filosofia dell’antica roma, azione e reazione,
cicerone e la retorica Latina, la rhetorica ad herennium; Cicerone e la disputa
tra retorica e filosofia; la retorica come arte nel ‘De oratore’ ciceroniano;
la polemica di Quintiliano contro Seneca sulle sententiae; forma a contenuto
nella retorica ciceroniana; il dialogo de oratoribus; quintiliano, la decadenza
della retorica Latina; lessico logico, valore di verita, Strawson citato da
Plebe, testo di Strawson tradutto da Plebe in “Logica formale”, la polemica
Grice/Quine sotto Aristotele, connetivi, quantificatori, quadrato
dell’opposizione, indice alla storia della filosofia antica di Plebe, approccio
hegeliano alla storia della filosofia antica Latina – indice. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Plebe” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700177027/in/photolist-2mPXDFp-2mPCBQQ-2mNbFJE-2mNaHiH-2mLLZRD-2mLGRht-2mLyVqx-CkaHMd-CntuMM-CntseF
Grice e Poggi – implicatura – filosofia italiana – il
veintennio fascista – incontro con Mussolini ad Ancona – filosofia ligure – I
fatti di Sarzana – lasciato in liberta da Mussolini – massone proibiti -- Luigi
Speranza (Sarzana). Flosofo. Colpito dalla violenza usata nei confronti del
popolo durante le giornate milanesi e dal temporaneo esilio che dovettero
subire alcuni socialisti amici di famiglia. Questo lo porta a simpatizzare per
quel partito che stava nascendo e al quale si iscrise. Studia a Palermo e
Genova. Pubblica “La questione morale nel socialismo: Kant e il socialismo.” Insegna
a Genova. Ppartecipa come delegato al Congresso socialista di Ancona, nel corso
del quale ebbe un duro scontro con il massimalista Mussolini sul problema della compatibilità o
meno del socialismo con la massoneria. L'assemblea
da in quell'occasione una larga maggioranza alla tesi di Mussolini dell'incompatibilità.
Si reca nelle domeniche d'inverno al palazzo genovese di via Palestro dove
Rensi animano un vero e proprio salotto, arricchito dalla presenza di illustri
personalità quali il poeta e romanziere Pastorino, Buonaiuti, Sella o Rossi. Mussolini si ricorda
di quel suo leale tenace avversario e lo liberar, come attesta una registrazione
esistente nel suo fascicolo personale presso l'Archivio Centrale dello Stato, lasciato
in libertà dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato per atto di
clemenza di S.E. il Capo del Governo. Saggi: “Lo stato italiani” (Firenze,
Bemporad); “Cultura e Socialismo” (Torino, Gobetti); “Gesuiti contro lo stato
liberale” (Milano, Unitas); “Filosofia dell'azione” (Roma, Alighieri); “Concetto
del Diritto e dello Stato: saggi critici” (Padova, Milani); La preghiera
dell'uomo” (Milano, Bocca); G. Meneghini, Socialismo spezzino, appunti per una
storia, Massa G. Meneghini, G. Meneghini Sui luttuosi fatti del luglio v.
Giuseppe Meneghini, La Caporetto del fascism Sarzana Mursia Editore
Milano, Pastorino, Mio padre Carlo
Pastorino, Genova G. Meneghini, G. Meneghini,
Poggi G. Meneghini, Poggi, Piero
Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova, Liguria Edizioni Sabatelli,
Giuseppe Meneghini, Socialismo spezzino Appunti per una storia, Massa, Centro
Studi Agostino Bronzi,.Fatti di Sarzana Socialdemocrazia. Anti-fascista e uomo
di cultura, da Testimoni del tempo e della storia di Isa Sivori Carabelli. Alfredo
Poggi. Poggi. Keywords: stati pontificii, positivismo giuridico, filosofia
giuridica italiana contemporanea – il concetto di diritto, il concetto dello
stato italiano – incontro con Mussolini, lasciato in liberta da Mussolini, I
fatti di Sarzana, filosofia ligure, criticism kantiano, Adler, saggi sulla
filosofia dell’azione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poggi” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689791889/in/photolist-2mPTxJB-2mPAuFE-2mLyVJy-2mKPS8q-2mPhuNk-2mKw3hq-2mKDGhr-2mKxnN1-2mKjsJY-2mPHbXQ-FJVKRC-FbXzmb-Ecrffr-BVvVQu-BqfWHD-Ck2izm-Ck5F6m-Ck9fTK-BvUfSB-AJp6ja-mwcBH4-my8CQ1-mwc4Gc-mwc6XV-mwctYM-mwdQhS-muiFDv-ihD8Yp-ihisHC
Grice e Pojero – Villa Pajero -- la setta iniziatica
– filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo. Grice: “Like me, he held symposia in his villa – Villa Amato-Pojero
in the Giardino Ingelse a Palermo – lots of Brits there!” StudIa a Napoli e Pisa.
La sua villa ai Giardini Inglesi divenne luogo di incontro di filosofi. La sua
biblioteca e punto di incontro di filosofi come Gentile, Vailati, Brentano, e Gemelli.
Critica il razionalismo, incapace di comprendere la metafisica. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Amato Pojero. Giuseppe Pojero. Pojero.
Keywords: la setta iniziatica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pojero” – The
Swimming-Pool Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737398687/in/datetaken/
Grice e Poli – implicatura – filosofia
italiana. Luigi Speranza (Cremona). Filosofo. – e: Bologna. Insegna a Milano e
Padova. Pubblica il saggio di “Filosofia elementare”, un eclettico sistema di
empirismo e razionalismo. “Saggi
di scienza politico-legali” considerano il diritto un insieme di scienza in
quanto trattano dei principi e di arte in quanto applicazione di un principio giuridico
nella valutazione dei singoli casi. Il diritto e un'espressione provvidenziale.
Si distingue in naturale e in positivo. Combatte il positivismo negli “Studii
di filosofia contemporanea”, ri-vendicando la superiorità dello spirito sulla
materia. “Saggio filosofico sopra la scuola dei moderni filosofi
naturalisti -- coll'analisi dell'organologia, della craniologia, della fisiognomia,
della psicologia comparata, e con una teoria delle idee e de' sentimenti”
(Milano); “Primi elementi di filosofia” (Napoli); “Elementi di filosofia teoretica
e morale” (Padova); “La filosofia elementare” (Milano); “La scienza politico-legale”
(Milano), “Filosofia, Istituto Lombardo. Rendiconti); Studii di filosofia
contemporanea, Istituto Lombardo. Rendiconti, Cenni sull'opera di Simone
Corleo: il sistema della filosofia universale, ovvero la filosofia
dell'identità, Istituto Lombardo. Rendiconti, La filosofia dell'incosciente, Istituto
Lombardo. Memorie», Studi C. Cantoni, Studio della vita e delle opere. Milano, Filosofia
Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Dizionario biografico austriaco. Il
linguaggio, presidendeo dale grandi controversie de’ filosofi intorno alla sua
origine e alla sua formazione, antro non e che elil complesso de’ segni
destinati ad esprimere le nostre idee e I nostril sentimente. E comeche vari
siano codesti segni per la loro indole e per la loro origine, cosi varia e la
specia del linguaggio naturale, ossie delle grida, dei gesti e dell’azione, ed
artificiale, ossia della parola e della scrituttura. Fra tutte le opinioni,
sembra incontrastabile prima di tutto che gl’animali hanni i segni d’una
specidie di linguaggio naturale nelle gride e nei moti. Ma questi signi sono o
incerti e inisignificanti. O quasi sempre dubii almameno per noi, senza che sia
in loro il potere di perfezionarli. In secondo luogo, e dimostrate che
gl’animali quantunque forniti dell’organo della loquella e dell’udito, come
anche della facultata di associare e d’imitare, non poterono mai giungere
all’invenzione del linguage veramente articolato, e cio per difetto senza
dubbio della facolta superior di della ragione. Sicche i pappagalli, che pur
vanno ripetendo le voci umana, non hanno al pari delle scimie ne’ loro gesti
una vera connessione mentale tra i suoni e le idee annessse, come il
dimonstrano il loro parlare a caso ne mai correlative alle domande nuove e straordinarie,
e la loro incapacita a ingrandire ed estendere il linguaggio gia appreso. In
tterzo luogo e sicuro che com’e impossibile che gl’animale reseano dell’uso
d’un linguaggi overamente articolato, non possedendo le idee astratte e
generali delle quali esso si compone, cosi riusicrebbe loro affatto inutile,
non avendo bisodno di espremiere tutti i nostri pensieri e tutti i nostri
sentimenti. Baldassare Poli. Poli. Keywords: naturalisti, organologia,
craniologia, fisiognomia, psicologia comparata. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Poli,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701255863/in/photolist-2mLEs8a-2mLHzhB-2mPxhsE-2mKTyvC-2mPpVqK-2mKFeJo-2mKU7b1-2mPs71e-2mPEECV-2mPoBGn-2mKBwcu-2mKAsyK-2mKCnei-2mPNG7N-2mKyErQ-2mPE3Bq-2mKDA5r-2mKw3hq-2mKDwcr-2mKEJsY-2mKxnN1-2mKA5tC-2mKAuZM-2mKCfz1-2mKjsJY-2mKbpiZ-2mKbok1-2mPLygi-2mPHbXQ-2mHGgw3-2mGT6p1-2mGnP2f-2b7eYAu-22DwUXj-243yMxV-2mES4nb-Eoj4SX-E58e4H-E4u3XA-Dw1w1R-CRAGiK-DcDDsS-DeWyrT-DndBhH-Bq6mau-CfbuaM-CkaHMd-Cntjci-Ckaz7s-CntuMM
Grice e Pollastri – olismo hegeliano – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Studia a Firenze.
Studia la filosofia della natura di Hegel. Si occupa in particolare di
filosofare con le persone, campo nel quale dsvolge la filosofia. Ha uno
sportello di consulenza presso il quartiere 4, Centro di Salute Mentale della
ASL. Pubblica Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente filosofico cercasi,
Il filosofo in azienda e L’uomo è ciò che pensa. Fonda Phronesis Associazione
Italiana per la Consulenza Filosofica, IPOC. Collana “Pratiche Filosofiche” diretta da U.
Galimberti per Apogeo e cura la collana “Dialogos”, sempre per l’editore
IPOC. Insegna consulenza filosofica in numerose università italiane. Ha
inoltre all’attivo ricerche in campo tradizionalmente filosofico come l’assoluto
eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano (La
Città del Sole), alcuni articoli di filosofia politica e altri di filosofia
dell’improvvisazione. Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa
di commenti alla musica, in particolare nel campo del jazz. Collabora con
“Musica Jazz”, “Il Giornale della Musica” e “All About Jazz Italia”. Pubblica
la biografia artistica di R. Tesi, Una vita a bottoni (Squilibri). Attivo in
campo teatrale, come amatore ha esperienze di attore, recitando in lavori di
Ionesco, Nicolaj, Feydeau, e Simon, e regista. Direge Sorelle Materassi di F.
Storelli dal saggio di A. Palazzeschi, “La tettonica dei sentimenti” e “Siamo
momentaneamente assenti” di L. Squarzina. La sua teoria della consulenza filosofica e tutt'uno
con una più generale concezione della filosofia e del filosofare. È all’interno
di questa idea generale, che comprende una visione della società, degli
orizzonti, dei destini della filosofia e il ruolo che il filosofo si svolge,
che può essere inserita la sua visione della consulenza filosofica. Il punto di
partenza potrebbe essere posto in un’analisi della società e nel ruolo che in
essa giocano le psicoterapie e, più largamente il linguaggio e la cultura psico-terapeutica.
La sua idea sembra essere quella di chi vede in corso un processo di
trasformazione del dolore del male in una pato-logia psicologicamente
rilevabile e curabile. Oggi, tanto i manuali psico-patologici come DSM-IV,
quanto la cultura diffusa, da rotocalco (sovente però confortata da medici e
psicologi che sui rotocalchi scrivono), tendono a far credere che ogni
qualvolta si stia “male” ipso facto si sia “malato” e che, di conseguenza, sia
necessario un terapeuta che ci guarisca. Ciò ovviamente porterebbe ad un
estremo impoverimento nella capacità umana di comprendere e affrontare la vita.
In un mondo in cui ogni dolore è SINTOMO e l’unica cosa che sembra avere
importanza è che esso venga eliminato, la filosofia e la consulenza filosofica
(che sembrano più essere due momenti di un'unica disciplina piuttosto che due
cose diverse) non si presentano come pensiero risolutivo. Prendere decisioni e
risolvere problemi sono due modi attraverso cui si banalizza la complessità e
anche il fascino di ogni esperienza vitale umana. Se c’è qualcosa di davvero
originale e inattuale che la filosofia offre agl’uomini ciò è giustappunto una
prospettiva che vada oltre l’agire tecnico finalizzato, l’intervento
manipolativo sulla realtà e, dunque, l’idea stessa di efficacia. Con questa
impostazione non stupisce dunque che veda in modo estremamente critico la
presenza del concetto di aiuto nella consulenza filosofica. Chi si concentra
sull’aiutare il consulente rischia di fare semplicemente una psico-terapia
mascherata e poco efficace. Concentrarsi sull’ausilio e la soluzione dei problemi
posti dal consultante può disperdere la realtà e originale potenzialità
della filosofia nel campo della considerazione dei problemi degli individui e
della loro vita. Può annullare la capacità di ri-orientare il pensiero e
l’agire che la ri-flessione filosofica porta con sé come sua assoluta
specificità. Può, infine, privare gl’individui e la società di quella che è
forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere svincolata dallo strabordante e
acritico dominio del produrre, del finalizzare, e della tecnica. L’onnipresenza
del paradigma tera-peutico non deve fare sì che si dimentichi anche il rapporto
sano che la filosofia può mantenere con la psicologia rettamente intesa. La
psicologia cioè come ricerca di ciò che è proprio del comportamento umano che
ogni filosofo coltiva. Come studio sull’uomo, e al pari di altre scienze umane
che cercano di coglierne altre limitate ma fondamentali dimensioni (si pensi
all’antropologia o alla sociologia), la psicologia e tenuta in considerazione
dallo sguardo del consulente. La psicologia è stata nient’altro che una
conoscenza tra le molte che la filosofia doveva comprendere, criticare, porre
nel giusto posto che a essa spetta entro una comprensione filosofica del mondo.
E se il filosofo non disdegna di occuparsi anche di psicologia, perché oggi il
filosofo consulente dove temere oltremisura di fare riferimento anche a essa? Posta
in un orizzonte conoscitivo e non terapeutico, la psicologia non è evitata, al
pari di ogni altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui colloca
la sua azione e la sua riflessione implica una lettura della filosofia come del
tutto connessa con la vita di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura
tra questi e il filosofo. Se questa differenziazione ha sicuramente un valore
indicativo, convenzionale, utile per distinguere chi ha fatto della riflessione
il centro della vita, è difficile invece trovare una differenza essenziale tra
costui e l’uomo comune. L’uomo è necessariamente filosofo. Le ragioni di questa
necessità sono connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è
da questa necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare senso,
aspirare alla conoscenza, essere, cioè philo-sophos, amante del sapere. Ma se
l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è propria della filosofia
l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato che non sia ulteriormente
indagabile. La disciplina in questione così si mostra propriamente nella sua
attività più che nel suo corpus di conoscenze. Anche la filosofia pratica,
dunque, si conclude là dove produce qualcosa di pratico per diventare altro:
morale, politica, diritto. Da questa visione se ne deduce la inapplicabilità
della filosofia in generale e più specificatamente l’impossibilità di concepire
la consulenza filosofica come una sorta di filosofia applicata alla vita. Il
fatto è che la filosofia non si applica, oppure è sempre applicata: essendo
amore per il sapere, è infatti qualcosa di perennemente in movimento- è un
agire, un fare. E non c’è fare che non sia fare qualcosa. Quello della
filosofia è il filosofare, vale a dire il cercare e ri-cercare, il ri-tornare
sempre di nuovo sul problema, inappagati dall’apparente soluzione, il
ri-flettere incessantemente per mettere a prova le nostre capacità di
comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia, non può essere
applicato perché lo è già sempre, non potendo avvenire senza un argomento, un
tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso agisce, produce,
come tutte le attività, effetti pratici concreti. Saggi: “L' assoluto
eternamente in sé cangiante”; “Interpretazione olistica del sistema hegeliano”;
“Studi sul pensiero di Hegel (La Città del Sole); “Il pensiero e la vita”; “Guida
alla consulenza e alle pratiche filosofiche (Apogeo); “Consulente filosofico
cercasi” (Milano, Apogeo); “L’uomo è ciò che pensa: sull’avvenire della pratica
filosofica” (Girolamo, Trapani); “Il filosofo in azienda: pratiche filosofiche
per le organizzazioni” (Apogeo, Milano); “Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce,
Squilibri); “La consulenza filosofica”; “Breve storia di una disciplina atipica,
in Intersezioni, Achenbach e la fondazione della pratica filosofica, in
Maieusis, La consulenza filosofica tra saggezza e metodo, in“Inter-sezioni, Razionalità
del sentimento e affettività della ragione”; “Appunti sulle condizioni di
possibilità della consulenza filosofica”; “Discipline Filosofiche, Teoria
pratica” e palle di biliardo”; “La consulenza filosofica come mappatura
dell’esistenza, in “La cura degl’altro: la filosofia come terapia dell’anima”
(Siena); “Il consulente filosofico di quartiere, in Autaut, Analisi di P. Rovatti,
La filosofia può curare?, in Phronesis, Prospettive politiche della pratica
filosofica, in Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica jazz e
discorso filosofico, in Itinera. D. Miccione, La consulenza Filosofica, Xenia. Neri
Pollastri. Pollastri. Keywords: olismo hegeliano, etimologia di consultare,
consolare, consultare, console – con-solus --, mutuo consiglio, Böttcher Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pollastri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738831049/in/datetaken/
Grice e Pomponazzi -- l’affair pomponazzi – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Mantova). Flosofo. Important Italian
philosopher. Di famiglia agiata. Studia a Padova sotto Nardò, Riccobonella e Trapolino. Insegna
a Padova, Carpi, Padova, Venezia, Ferrara, Mantova, e Bologna. Pubblica “De
maximo et minimo”. Publica un commento al “De anima” aristotelico. Scrive il “Trattato
dell’immortalita dell’anima” (Bologna), il “Il fato, il libero arbitrio e la predestinazione”
(Grataroli, Basilea) e il “De naturalium effectuum causis, sive de
incantationibus” (Grataroli, Basilea) oltre a commenti delle opere di Aristotele.
Il “Tractatus de immortalitate animae, in cui sostiene che l'immortalità
dell'anima non può essere dimostrata razionalmente, fa scandalo. Attaccato da
più parti, la pubblicazione è pubblicamente bruciata a Venezia. Denunciato da Fiandino
per eresia, la difesa di Bembo gli permette di evitare terribili conseguenze. E
condannato da Leone X a ritrattare la sua tesi. Non ritratta. Si difende con la
sua Apologia e con il Defensorium adversus Augustinum Niphum, una risposta al
De immortalitate animae libellus di Nifo, in cui sostiene la distinzione tra
verità di fede e verità di ragione, idea ripresa da Ardigò. Evita ogni
problema pubblicando il “De nutritione et augmentatione”, il “De partibus
animalium” e il “De sensu”. Muore suicida. Per i peripatetici, l'anima è l'atto
(entelechia) primo di un corpo che ha la vita in potenza. L’animo è la sostanza
che realizza la funzione vitale dei corpi. Tre sono le funzioni dell'anima: la
funzione vegetativa per la quale gl’esseri vegetali, animali e umani si nutrono
e si riproducono; la funzione sensitiva per la quale gl’esseri animali e umani
hanno sensazioni e immagini; la funzione intellettiva, per la quale gl’esseri
umani comprendono. La funzione intelletiva è la capacità di giudicare le
immagini fornite dai sensi. L'atto dell'intendere si identifica con l'oggetto
intelligibile, cioè con la sostanza dell'oggetto, ossia con la verità. L’intelletto
possibile o passive è la capacità umana di intendere. L’intelletto attuale o
attivo o agente è la luce intellettuale. L’intelleto agente contiene in atto ogni
intelligibile, e agisce sull'intelletto potenziale come la luce mostra, mette
in atto i colori che al buio non sono visibili ma pure esistono e dunque sono
in Potenza. L’intelletto agente mette in atto una verità che nell'intelletto possibile
e soltanto in potenza. L'intelletto agente è separato, non composto,
impassibile, per sua essenza atto separato, esso è solo quel che è realmente. Questo
è immortale ed eterno. Bisogna esaminare se la forma esista anche dopo la
dissoluzione del composto. Per alcune cose nulla lo impedisce, come, ad esempio
nel caso dell'anima, ma non dell'anima nella sua interezza, bensì
dell'intelletto, poiché è forse impossibile l'esistenza separata dell'anima
intera. I parepatetici a Padova si sono divisi in due correnti: gli’averroisti
e gl’alessandrini, seguaci questi delle interpretazioni di Alessandro di
Afrodisia. Gl’averroisti, secondo una concezione influenzata dall’idealismo
sosteneno l'unicità e la trascendenza non solo dell'intelletto agente, ma anche
dell'intelletto possibile, che per lui non appartiene agl’uomini ma è unico e
comune all'intera specie umana. Gl’alessandrini manteneno l'unicità
dell'intelletto agente, che fano coincidere con il divino, ma attribuisceno a
ciascun uomo un intelletto possibile individuale, mortale insieme con il corpo.
Va ricordato che per Aquino nell'uomo è presente un'unica anima per sua natura
(simpliciter) immortale, ma per un certo aspetto (secundum quid) mortale, in
quanto anche legata alle funzioni più materiali dell'essere umano. Trae
spunto da una discussione con Raguseo il quale, avendo sostenuto che la teoria
d’Aquino sull'anima non si accorda con quella aristotelica, lo prega di provare
le sue affermazioni mediante mezzi puramente razionali. Fecero bene gli
antichi a porre gl’uomini tra le cose eterne e quelle temporali, cosicché gl’uomini,
né puramente eterni né semplicemente temporali, partecipano delle due nature e
stando a metà fra loro, può vivere quella che vuole. Così, alcuni uomini
sembrano dei perché, dominando il proprio essere vegetativo e sensitivo, sono
quasi completamente razionali. Altri, sommersi nei sensi, sembrano bestie.
Altri ancora, uomini nel vero senso della parola, vivono mediamente secondo la
virtù, senza concedersi completamente né all'intelletto e né ai piaceri del
corpo. Gl’uomini dunque, sono di natura non semplice ma molteplice, non
determinata ma bifronte – ancipitis -- media fra il mortale e l'immortale. Questa
medietà non è il provvisorio incontro di due nature, una corporea e una
non-corporea, che si divideranno con la morte, ma è la dimostrazione della
reale unità degl’uomini. La natura procede per gradi. Gl’esseri vegetali hanno
un poco di anima. Gl’animali hanno i sensi e una certa immaginazione. Alcuni
animali arrivano a costruirsi case e a organizzarsi civilmente tanto che molti
uomini sembrano avere un'intelligenza molto inferiore alla loro. Vi sono animali intermedi fra la pianta e la
bestia, come la spugna della scimmia non sai se sia uomo o bruto, analogamente
l'anima intellettiva è media fra il temporale e l'eterno. Polemizza cogl’averroisiti
che hanno scisso dalla naturale unità umana il principio razionale da quello
sensitivo e con’Aquino, rilevando che l'anima, essendo unica, non può avere due
modi di intendere, uno dipendente e un altro indipendente dalle funzioni dei corpi.
La dipendenza dell'intelligenza dalla fantasia, che dipende a sua volta dai
sensi, lega l'anima indissolubilmente al corpo e ne fa seguire lo stesso
destino di morte. È capovolta la tesi
fondamentale d’Aquino. L'anima è per sé mortale e secundum quid, in un certo
senso, immortale, e non il contrario, perché nobilissima fra le cose materiali
e al confine con le immateriali, profuma di immortalità ma non in senso
assoluto (aliquid immortalitatis odorat, sed non simpliciter). E ricorda che
per Aristotele l'anima non è creata da Dio. Gl’uomini infatti sono generati
dagl’altri uomini e anche dal sole. Riguardo al problema del rapporto fra
ragione e fede, solo la fede, non le ragioni naturali, può affermare
l'immortalità dell'anima e coloro che camminano per le vie dei credenti sono
fermi e saldi, mentre per quanto attiene
i problemi etici che la mortalità dell'anima potrebbe suscitare, afferma che
per comportarsi virtuosamente non è affatto necessario credere all'immortalità
dell'anima e alle ricompense ultraterrene, perché la virtù è premio a sé stessa
e chi afferma che l'anima è mortale salva il principio della virtù meglio di
chi la considera immortale, perché la speranza di un premio e il terrore della
pena provoca comportamenti servili contrari alla virtù. Il Tractatus
provoca clamore e polemiche alle quale rispose, ribadendo le sue tesi con
l'Apologia, dove risponde alle critiche amichevoli di Contarini, Colzade e Fiandino.
Replica con il Defensorium adversus Agostinum Niphum alle critiche di Nifo,
professore di filosofia a Padova.Panizza chiese a Pomponazzi se possono esserci
cause sopra-naturali di eventi naturali, in contrasto con le affermazioni di
Aristotele, e se si debba ammettere l'esistenza del demonio anche per spiegare
molti fenomeni che si sono verificati. Dobbiamo spiegare questi fenomeni
con cause naturali, senza ricorrere al demonio. E ridicolo lasciare l'evidenza
per cercare quello che non è né evidente né credibile. D'altra parte, poiché l'intelletto percepisce
dati sensibili, un puro spirito non potrebbe esercitare un'azione qualunque su
qualcosa di materiale. Uno spirito non puo entrare in contatto con il mondo. In
realtà vi sono uomini che, pur agendo per mezzo della scienza, hanno prodotto
effetti che, mal compresi, li hanno fatti ritenere opera di santi o di maghi,
com'è successo con Abano o con Cecco d'Ascoli. Altri, ritenuti santi dal volgo
che pensa avessero rapporti con gli angeli sono magari dei mascalzoni. Facessero
tutto questo per ingannare il prossimo. Ma, a parte casi di incomprensione o di
malafede, è possibile che fenomeni mirabolanti hanno la loro causa
nell'influsso degli astir. È assurdo che un corpo celeste, che regge tutto
l'universo non possa produrre un effetto che di per sé e nulla considerando
l'insieme dell'universo. Cause naturali, comunque, secondo la scienza del
tempo: il determinismo astrologico governa anche le religioni. Al tempo degli
idoli non c'era maggior vergogna della croce, nell'età successiva non c'è nulla
di più venerato. Ora si curano i languori con un segno di croce nel nome di
Gesù, mentre un tempo ciò non accadeva perché non era giunta la sua ora. Ogni religione
ha i suoi miracoli quali quelli che si leggono e si ricordano nella legge di
Cristo ed è logico, perché non ci possono essere profonde trasformazioni senza
grandi miracoli. Ma non sono miracoli perché contrari all'ordine dei corpi
celesti ma perché sono inconsueti e rarissima. Nessun fenomeno ha dunque cause
non naturali. L’astrologo che abbia colto la natura delle forze celesti, può
spiegare tanto le cause di fenomeni che sembrano sopra-naturali che realizzare
opere straordinarie che il popolino considererà miracolose solo perché incapace
di individuarne la causa. L'ignoranza del volgo è del resto sfruttata da
politici e da sacerdoti per tenerlo in soggezione, presentandosi ad esso come
personaggi straordinari o addirittura inviati da Dio stesso. Se Dio ha
creato l'universo ponendo su di esso leggi fisiche precise, sarebbe paradossale
che egli stesso agisse contro queste leggi utilizzando eventi sovrannaturali
come i miracoli. L’universo è controllato e determinato dall'agire degli astri
e Dio agisce indirettamente muovendo questi ultimi. Sviluppa quindi una
concezione dell'universo deterministica. Se tale e la forze che governa il
mondo, se anche un fenomeno sopra-nturale ha una spiegazione nell'esistenza della
forza naturale così potente, esiste ancora una libertà nelle scelte individuali
dell'uomo? In Dio, conoscenza e causa delle cose coincidono e dunque egli è
veramente libero. Gl’uomini si esprimeno invece in un mondo dove tutto è già
determinato. Rifiutato il contingentismo degl’alessandrini, che salvano la
libertà umana criticando gli stoici per i quali non esiste né contingenza né
libertà umana, è costretto dalla sua concezione strettamente deterministica,
ove tutto è regolato dalla forza naturale superiori agl’uomini, a propendere
per l'impossibilità del libero arbitrio. L’argomento è difficilissimo. Gli
stoici sfuggono facilmente alle difficoltà facendo dipendere da Dio l'atto di
volontà. Per questo l'opinione stoica appare molto probabile. Nel cristianesimo
c'è maggiore difficoltà a risolvere il problema del libero arbitrio e della
predestinazione. Se Dio odia ab aeterno i peccatori e li condanna, è
impossibile che non li odi e non li condanni. Così odiati e reietti, è
impossibile che i peccatori non pecchino e non si perdano. Che rimane, allora,
se non una somma crudeltà e ingiustizia divina, e odio e bestemmia contro Dio?
E questa è una posizione molto peggiore di quella stoica. Gli stoici dicono
infatti che Dio si comporta così perché la necessità e la natura lo impongono.
Secondo il cristianesimo, il fato dipende invece dalla cattiveria di Dio, che
potrebbe fare diversamente ma non vuole, mentre secondo gli stoici Dio fa così
perché non può fare altrimenti. Espone la mortalita dell’animo con voce dolce e
limpidissima. Il suo discorso e preciso e pacato nella trattazione, mobile e concitato
nella polemica. Quando poi giunge a definire e a trarre le conclusioni, e rave
e posato. Nulla tenero con gli uomini di chiesa, isti fratres truffaldini,
domenichini, franceschini, vel diabolini riassume il suo spirito ironico e
motteggiante consigliando alla filosofia credete fin dove vi detta la ragione,
alla teologia credete quel che vogliono i teologi e i prelati con tutta la
chiesa, perché altrimenti farete la fine delle castagne ma e serio e senza
compromessi nelle sue convinzioni scrivendo nel “De fato” che Prometeo è il
filosofo che, nello sforzo di scoprire i segreti divini, è continuamente
tormentato da pensieri affannosi, non ha sete, non ha fame, non dorme, non
mangia, non spurga, deriso, dileggiato, insultato, perseguitato dagli
inquisitori, ludibrio del volgo. Questo è il guadagno dei filosofi, questa la
loro ricompensa. Epperò un filosofo e un dio terreno, tanto lontano dagli altri
come un uomo o e dalla sua figura dipinta e lui e pronto, per amore della
verità, anche a ritrattare quel che dico. Chi dice che polemizzo per il gusto
di contrastare, mente. In filosofia, chi vuol trovare la verità, dev'essere
eretico. Trattati peripatetici (Milano,
Bompiani); B. Nardi (Firenze, Monnier); N. Badaloni, Cultura e vita civile tra
Riforma e Controriforma” (Bari, Laterza); G. Zannier, Ricerche sulla diffusione
e fortuna del De Incantationibus” (Firenze, Nuova Italia); E. Garin, Aristotelismo veneto, Peripatetici veneti”
(Padova, Antenore); M. Sgarbi, “Tra
tradizione e dissenso (Firenze, Olschki); P. Vitale, “Un aristotelismo problematico:
il «De fato», Aristotele si dice in tanti modi, “Lo sguardo”. Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di
filosofia. Petrus Pomponatius. Pomponatius. Pietro Pomponazzi. Pomponazzi. Keywords:
peripatetismo veneto. Pomponazzi. Keywords: paripatetismo veneto -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Shropshire and Pomponazzi
on the immortality of the soul," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689160403/in/photolist-2mPmNVF-2mNaHiH-2mLQ1Vx-2mKLVA3-2mKAsyK-2mKv1Ab-2mKDwbv-2mKk2pP-2mKbo8n-2mKjibQ-2mKjhGt-2mKkohW-2mKfLXX-2mKhaME-2mKhc2y
Grice e Pontara – se il fine giustifichi i mezzi –
filosofia italiana -- (Cles). Filosofo. Grice: “I like Pontara: he wrote a whole essay on Kant’s problem
about the reduction of the categorical to the the prudential imperative, “Se il
fine giustifica i mezzi. Uno dei massimi studiosi della nonviolenza. Fortemente
dubbioso dell’eticità del servizio militare. Insegna a Torino, Siena, Cagliari,
Padova, Bologna, Imperia, Trento. Uno
dei fondatori di “Per la Pace”. Studia etica pratica e teorica, metaetica e
filosofia politica. “Se il fine giustifichi i mezzi” (Mulino, Bologna). Studia Nonviolenza,
Pace, Utilitarismo, in Dizionario di politica (Pomba, Torino); Neo-contrattualismo,
socialismo e giustizia, Democrazia e
contrattualismo, Riuniti, Roma); Filosofia pratica, Saggiatore, Milano, Antigone
o Creonte. Etica e politica (Riuniti, Roma); “Etica e generazioni future” (Laterza,
Bari); La personalità nonviolenta” (Abele, Torino); “Guerre, disobbedienza
civile, nonviolenza” (Abele, Torino); “Breviario per un'etica quotidiana” (Pratiche,
Milano); “Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, Teoria e pratica della
nonviolenza” (Einaudi, Torino). G. Pontara. Pontara. Keywords: Grice on the
mythic status of the contract in ‘Meaning Revisited’, Grice against the
quasi-contractualist, se il fine giustifichi i mezzi, contrattualismo. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pontara” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701655769/in/photolist-2mPpwbZ-2mLGv16
Grice e Ponte – implicatura maschile – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Lodi). Flosofo. Studia
a Genova. Insegna a Pontremoli. D'impostazione tradizionalista, dopo gli studi
classici vive a Pontremoli. Storico delle idee e del diritto romano arcaico,
studioso di simbolismo, fonda la rivista di ispirazione evoliana “Arthos” -- cultura
tradizionale, testimonianza tradizionale, a cura di “Arya” di Genova. Cura il “Tractatus de potestate
summi pontifices”; La Cronologia vedica in appendice a La dimora artica dei
Veda. Tra i fondatori del movimento tradizionale romano. Collabora attivamente
con “Arya”, ispirate dall'O.I.C.L. Altre saggi: “Dei italici”; “Miti italici,”
“Archetipi e forme della sacralità romano-italica” (Genova, Ecig); “Il movimento
tradizionalista romano” (Scandiano, Sear); “La religione dei romani” (Milano,
Rusconi); “Il magico Ur” (Borzano, Sear); “I liguri: etno-genesi di un popolo”
(Ecig, Genova); “La città degli dei”; “La tradizione di Roma e la sua
continuità” (Ecig, Genova); "Favete Linguis!" Saggi sulle fondamenta
del Sacro in Roma antica” (Arya, Genova); "Ambrosiae pocula" (Tridente,
Treviso); "Nella terra del drago" note insolite di viaggio nel Regno
del Bhutan (Tridente, La Spezia); “Il mondo alla rovescia” (Arya, Genova); “In
difesa della Tradizione” (Arya, Genova); “Le sacre radici del potere” (Arya,
Genova); “La Massoneria volgare speculative” (Arya, Genova); “Lettere ad un
amico” (Arya, Genova); :Hic manebimus optime” (Arya, Genova); “Etica aria”
(Arya, Genova); “Aspetti del lessico pontificale: gli indigitamenta”; “ “I lari
nel sistema spazio-temporale romano”; “Santità
delle mura e sanzione divina,”; “Gl’arii”; “Via romana agli Dei”; Centro studi La Runa. Renato del Ponte. Ponte.
Keywords: implicatura maschile, ario, gl’arii, I liguri, romani, antica roma,
massoneria volgare. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponte” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738808129/in/dateposted-public/
Grice e Ponzio – il segno dell’altro – semiotica
filosofica – filosofia italiana – Luigi Speranza (San
Pietro Vernotico). Filosofo. Studia a Bari sotto Semerari. Insegna a Bari. Cura
Rossi-Landi. Studia la fenomenologia della relazione interpersonale. Insegna a Brindisi,
Francavilla Fontana, Terlizzi. Studia Scienze dei linguaggi e linguaggi delle
scienze. Intertestualità, interferenze, mutuazioni. Pubblica “Enunciazione e testo letterario
nell'insegnamento dell'italiano come lingua straniera” (Guerra, Perugia); Linguistica generale, scrittura letteraria e
traduzione, Da dove verso dove. L'altra parola nella comunicazione globale, A
mente. Processi cognitivi e formazione linguistica, Lineamenti di semiotica e
di filosofia del linguaggio; Introduzione a M. Bachtin (Bompiani); “Il discorso
amoroso” (Mimesis) e Bachtin e il suo circolo (Bompiani, collana “Il pensiero
Occidentale” diretta da G. Reale); Summule logicales (Bompiani); Manoscritti
matematici (Spirali); La filosofia come professione, come istituzione,
presuppone una filosofia propria del linguaggio, che si esprime nella tendenza
del linguaggio al plurilinguismo dialogico, alla correlazione dialogica delle
lingue e dei linguaggi di cui sono fatte, una filosofia del linguaggio, in cui ‘del
linguaggio’ è da intendersi come genitivo soggettivo: un filosofare del
linguaggio, che consiste nella pluri-discorsività dialogizzata. I campi di suo
studio e di sua ricerca sono la semiotica e filosofia del linguaggio. Filosofia
del linguaggio è l'espressione che meglio esprime l'orientamento dei suoi studi
e come egli affronta i problemi relativi alla semiotica dal punto di vista
della filosofia del linguaggio, alla luce degli sviluppi delle scienze dei
segni, dalla linguistica alla bio-semiotica. In tal senso il suo
approccio può essere più propriamente definito come di pertinenza della semiotica
generale, anche se si occupa di semiotica generale, in termini di critica. La
semiotica generale supera l'illusoria separazione tra le discipline
umanistiche, da una parte, e quelle logico-matematiche e le scienze naturali,
dall'altra, evidenziando invece la condizione di inter-connessione. La sua
ricerca semiotica si riferisce a diversi campi e discipline, praticando un
approccio che è trasversale e inter-disciplinare, o come direbbe lui stesso
"in-disciplinato". Si occupa di semiotica, di linguistica e
delle altre scienze dei linguaggi e dei segni, nel senso della filosofia del
linguaggio, intendendo ‘del linguaggio’ non come indicazione dell'oggetto della
filosofia, della filosofia che si occupa del linguaggio, ma come “la filosofia”
del linguaggio stesso, come la sua attitudine al filosofare. Filosofia del
linguaggio e intesa come filosofia del dialogo, apertura all'altro,
disposizione all'alterità, arte dell'ascolto, messa in crisi del mono-linguismo,
del mono-logismo, inventiva, innovazione, creatività che nessun ordine del
discorso, nessuna de-limitazione dei luoghi comuni dell'argomentare, può controllare
o impedire. Il genere, come ogni insieme, uniforma indifferentemente, cancella
le differenze tra coloro che ne fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto
indifferente con coloro che fanno parte del genere opposto. Ogni genere a cui
l'identità si appella per affermare la sua appartenenza, per esempio
comunitaria, etnica, sessuale, nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di
condizione sociale, è in opposizione a un altro genere: bianco/nero;
uomo/donna; comunitario/extra-comunitario; co-nazionale/straniero;
professore/studente. Afferma che ogni differenza-identità, ogni differenza
di genere, al suo interno, è cancellazione della differenza singolare e ogni
genere. Ogni identità presuppone, in quanto basato sull'indifferenza e
sull'opposizione, prevede il conflitto. L'unica differenza non
indifferente e non oppositiva è la differenza singolare, fuori identità, fuori
genere, come d“sui generis” è l'alterità. Alterità intesa come relazione con
l'altro, alterità assoluta, di unico a unico, in cui ciascuno è in-sostituibile
e non indifferente. Un'alterità che l'identità rimuove e censura, relega nel
privato, ma che ciascuno vive e riconosce come vera relazione con l'altro.
Altre saggi “La relazione inter-personale” (Adriatica, Bari), “L’altro” (Adriatica,
Bari); “Linguaggio e relazioni sociali” (Adriatica, Bari); Produzione
linguistica e ideologia sociale (Donato, Bari); “Persone, linguaggi e
conoscenza” (Dedalo, Bari); “Filosofia del linguaggio e prassi sociale” (Milella,
Lecce); “Dialettica e verità -- Scienza e materialismo storico-dialettico” (Dedalo,
Bari); “La semiotica in Italia” (Dedalo, Bari); “Marxismo, scienza e problema
dell'uomo” (Bertani, Verona); “Scuola e pluri-linguismo (Dedalo, Bari); “All’origini
della semiotica” (Dedalo, Bari); “Segni e contraddizioni” (Bertani, Verona);“Spostamenti,
Percorsi e discorsi sul segno” (Adriatica, Bari); “Lo spreco dei significanti.
L'eros, la morte, la scrittura” (Adriatica, Bari); Fra linguaggio e letteratura”
(Adriatica, Bari); “Segni per parlare dei segni” (Adriatica, Bari); Filosofia
del linguaggio, Adriatica, Bari, Interpretazione e scrittura. Scienza dei segni
ed eccedenza letteraria” (Bertani, Verona); “Dialogo sui dialoghi (Longo,
Ravenna); La filosofia del linguaggio (Adriatica, Bari); “La tartaruga” (Ravenna,
Longo); “Filosofia del linguaggio”; “Segni valori ideologie” (Adriatica, Bari);
“Dialogo e narrazione” (Milella, Lecce); “Tra semiotica e letteratura” (Bompiani,
Milano); “La ricerca semiotica (Bologna, Esculapio); Il dialogo della menzogna”
(Roma, Stampa alternativa, Scrittura, dialogo e alterità” (Nuova Italia,
Firenze); Fondamenti di filosofia del linguaggio (Laterza, Roma); “Responsabilità
e alterità” (Jaca, Milano); “La differenza non indifferente. Comunicazione e guerra,
Mimesis, Milano); “Il segno dell'altro:
eccedenza letteraria e prossimità” (Scientifiche, Napoli); I ricordi, la
memoria, l'oblio. Foto-grafie senza soggetto (Bari, Sud); Comunicazione,
comunità, informazione -- comunicazione mondializzata e tecnologia (Manni, Lecce); “I tre dialoghi
della menzogna e della verità (Scientifiche, Napoli); “La rivoluzione
bachtiniana. Il pensiero di Bachtin e l'ideologia contemporanea” (Levante, Bari);
“Metodologia della formazione linguistica” (Laterza, Roma); “Che cos'è la
letteratura?” (Milella, Lecce); “Elogio dell'infunzionale -- critica dell'ideologia
della produttività” (Castelvecchi, Roma); “Semiotica della musica. Introduzione
al linguaggio musicale” (Graphis, Bari); “La coda dell'occhio. Letture del
linguaggio letterario” (Graphis, Bari); Basi. Significare, inventare,
dialogare” (Lecce, Manni); “La comunicazione” (Graphis, Bari); “Fuori campo: il
segno del corpo tra rappresentazione ed eccedenza (Mimesis, Milano); Il sentire
nella comunicazione” (Meltemi, Roma); Semiotica dell'io” (Meltemi, Roma); “I
segni e la vita la semiotica” (Spirali, Milano); “Uomini, linguaggi, mondo” (Milano,
Mimesis); “Il linguaggio e le lingue. Introduzione alla linguistica generale” (Bari,
Graphis); “I segni tra globalità e infinità. Per la critica della comunicazione
globale (Bari, Cacucci); “Semioetica (Roma, Meltemi); “Linguistica generale,
scrittura letteraria e traduzione” (Perugia, Guerra); “Semiotica e dialettica,
Bari, Sud); “La raffigurazione letteraria (Milano, Mimesis); Semiotica globale.
Il corpo nel segno (Bari, Graphis); Testo come ipertesto e traduzione letteraria,
Rimini, Guaraldi); Tesi per il futuro anteriore della semiotica. Il programma
di ricerca della Scuola di Bari-Lecce, (Milano, Mimesi); Dialoghi semiotici (Napoli,
Scientifiche); “La cifrematica e l'ascolto” (Bari, Graphis); “Fuori luogo.
L'esorbitante nella riproduzione dell'identico” (Roma, Meltemi); “A mente.
Processi cognitivi e formazione linguistica” (Perugia, Guerra); Lineamenti di
semiotica e di filosofia del linguaggio (Bari, Graphis); Tre sguardi su Dupin”
(Bari, Graphis); “Scrittura, dialogo, alterità” (Bari, Palomar); “Linguaggio,
lavoro e mercato” (Milano, Mimesis); “La dissidenza cifrematica” (Milano,
Spirali); Contexto, Da dove verso dove. La parola altra nella comunicazione
globale (Perugia, Guerra); “La visione ottusa” (Milano, Mimesis); “L’analisi,
la scrittura” (Bari, Graphis); Interpretazione e scrittura, Scienza dei testi
ed eccedenza letteraria” (Multimedia, Lecce); “In altre parole, Mimesis, Milano);
“La filosofia del linguaggio, Edizioni Laterza, Bari); “Marxismo e umanesimo.
Per un'analisi semantica delle Tesi su Feuerbach (Dedalo, Bari); “Manoscritti
matematici (Dedalo, Bari); Saggi filosofici, Edizioni Dedalo, Bari); Marxismo e
filosofia del linguaggio (Dedalo, Bari); Freudismo, Dedalo, Bari); Semiotica,
teoria della letteratura e marxismo (Dedalo, Bari); Il linguaggio, Bari, Dedalo);
“Linguaggio e classi sociali. Marxismo e stalinismo (Dedalo, Bari); Il metodo
formale e la teoria della letteratura” (Dedalo, Bari); “L'alienazione come
fenomeno sociale” (Riuniti, Roma); “Il linguaggio come pratica sociale” (Dedalo,
Bari); “Polifonie” (Adriatica, Bari); Scienze
del linguaggio e plurilinguismo. Riflessioni teoriche e problemi didattici” (Adriatica,
Bari); Scienze del linguaggio e insegnamento delle lingue e delle letterature.
Annali del convegno (Adriatica, Bari); “Tractatus. Summule logicales” (Adriatica,
Bari); “La significanza del senso, in “Idee”, “La genesi del senso”; Il linguaggio questo sconosciuto. Iniziazione
alla linguistica (Adriatica, Bari); Il linguaggio come lavoro e come mercato” (Bompiani,
Milano); Segni (Laterza, Bari); “Umanesimo ecumenico (Adriatica, Bari); “Semiosi
come pratica sociale” (Napoli, Scientifiche Italiane, Napoli); “Semiotica e ideologia”
(Milano, Bompiani); “Uccelli, Stampa alternativa, Baria); “Il mio ventesimo
secolo, Adriatica Bari); “Sulla traccia del grice” “Idee”, Emmanuel Lévinas, Su
Blanchot, Palomar, Bari); “Maschere. Il percorso bachtiniano fino alla
pubblicazione dell'opera su Dostoevskij (Dedalo, Bari); Idea e realtà
dell'Europa: Lingue, letterature, ideologie, “Annali della Facoltà di Lingue e
Letterature Straniere”, Schena, Fasano (Brindisi), Comunicazione, comunità,
informazione” (Manni, Lecce); “Paul Valéry, Cimitero marino, in “Athanor”, Il Mondo/il Mare, e in “L'immaginazione”, Problemi dell”opera di Dostoevskij (Sud, Modugno (Bari); Lisa Block de Behar, Al
margine (Sud, Modugno Bari) Michail Bachtin, Problemi dell'opera di Dostoevskij
Sud, Bari); “Significato, comunicazione
e parlare comune” (Marsilio, Venezia); “La scrittura e l'umano, Saggi,
dialoghi, conversazioni” (Bari, Sud); “Per una filosofia dell'azione responsabile”
(Manni, Lecce); “Vivant, Riflessioni su Lévinas” (Bari, Edizioni dal Sud); “Marxismo
e filosofia del linguaggio” (Manni, Lecce); “Il metodo della filosofia”; “Saggi
di critica del linguaggio” (Graphis, Bari); “Disoccupazione strutturale,
“Millepiani”, “Lingua, metafora, concetto”; “Vico e la linguistica cognitiva”
(Sud, Bari); Meditazioni (Sud, Bari);
“Dall'altro all'io” (Meltemi, Roma); Vita, Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte,
Letteratura, Meltemi, Roma); “Linguaggio e scrittura” (Meltemi, Roma); “Trattato
di logica. Summule logicales (Bompiani, Milano); “Il linguaggio come lavoro e
come mercato” (Bompiani, Milano); “Basi della semiotica”; “Nel segno” (Bari,
Laterza); “Mondo di guerra, Athanor; “Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura”
(Roma, Meltemi); “Ideologia” (Meltemi, Roma); “Il freudismo” (Milano, Mimesis);
Karl Marx Manoscritti matematici, edizione critica con intruduzione, Spirali,
Milano, Renato Fucini, Le veglie di neri e All'aria aperta, ed. critica Leonard
G. Sbrocchi, Bari, Edizioni Dedalo); “Metodica filosofica e scienza dei segni”
(Milano, Bompiani); “Semiotica e ideologia” (Milano. Bompiani); Qohélet:
versione in idioma saletino e trad. Italiana, Caputo, Lecce, Milella); In
dialogo. Conversazioni (Milano, Esi, Athanor. Umano troppo disumano, Roma, Meltemi, Linguaggi,
Scienze e pratiche formative. Quaderni del Dipartimento di Pratiche linguistiche
e analisi di testi, Lecce, Pensa Multimedia, La filosofia del linguaggio (Bari,
Laterza); La filosofia del linguaggio
come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca scientifica” Bari, Edizioni dal Sud, Athanor.
La trappola mortale dell'identità, Roma, Meltemi e letture critiche, Bari, Sud,
Calefato, Logica, dialogica, ideologica. I segni tra funzionalità ed eccedenza,
Semiosi, infunzionalità, semiotica” (Milano, Mimesis); “La filosofia del
linguaggio come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca” (Bari, Sud,); Lingua e
letteratura, conoscenza e coscienza”; “Identità e alterità nella dinamica della
coscienza storica”; “Tutto il segnico umano è linguaggio; Per Qohélet emigrato
nel Sud è la vanità ad essere nienzi: dentr il dialetto è straniera la parola dei re Frank
Nuessel, “Virtual; Dal silenzio primordiale al brusio della parola”; “lla
ricerca della parola “vissuta”; Tutt'altro”; “Infunzionalità ed eccedenza come
prerogative dell'umano” (Milano, Mimesis). Augusto Ponzio. Ponzio. Keywords: il
segno dell’altro, semiotica filosofica, segno, segnico, il segnico, l’amore, lo
spreco del segno, Vico e la linguistica cognitive; Landi; sottiteso, Grice,
pragmatica, metafora, vailati. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponzio” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738109076/in/datetaken/
Porta -- there may be another!
Grice e Porta – implicatura magica – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo.
Figlio d’Antonella Della Porta, di origine milanese, interprete di noti
sceneggiati Rai (da Sheridan, a Davide Copperfield, a Maigret) e dal baritono
Arturo La Porta, di famiglia pugliese (sul Gargano), diretto da Von Karajan e
in grandi compagnie con M. Callas, B. Gigli, T. Gobbi, G. Di Stefano, G.
Simionato, R.Tebaldi, al cinema (La signora dalle camelie, Casa Ricordi) e in
tv (Andrea Chénier di M. Landi, La traviata di M. Lanfranchi). Studia
Bruno a Roma. Cura “De umbris idearum” e il “Cantus Circaeus” in “Il nolese di
ghiaccio” (Bompiani).“Ti presento Sophia”Altri saggi: “La Magia”; “Coincidenze
miracolose, Storia della magia,e la trilogia di A come anima, A come amore e C
come cuore; Dizionario dell'inconscio e della magia” (Sperling); “Tu chiamale
se vuoi coincidenze” (Lepre). “Ricerca sul mito” “Sulle orme degli antenati” “Incontri nella notte, “Segnali”; "Immagini
da leggere"; “Bellitalia”. “Parlato semplice” “Bruno”, “Storia della Magia” “Storia della cavalleria” “Il mare di notte”, “Inconscio e Magia”,
“Inconscio e Magia Psiche”, “Guarire
insieme”. Studia il rapporto tra la filosofia antica romana e psicologia
junghiana. Collabora a “Abstracta”. “La Magia”; “L’Arte della Memoria” “Anima
Mundi” Insegna a Siena.Scuola di Psicoterapia Psicosintetica ed Ipnosi
Ericksoniana “H. Bernheim” di Verona.Istituto di Comunicazione Olistica Sociale,
Bari. Filoteo Giordano Bruno di Nola, Il canto di Circe, Roma, Atanor, Ombre
delle idee, Roma, Atanor, Itinerari
magici d'Italia. Una guida alternativa, Centro, Roma, Mediterranee, I grandi del
mistero, Firenze, Salani, Storia della
magia mediterranea, Roma, Atanor, Un'avventura nel Rinascimento” (Milano, Fiore
d'oro); “L'essenza dell'amore” (Roma, Atanor); Meyrink iniziato, Roma, Basaia);
“Morte di un bacio” (Roma, Lucarini); “I tarocchi di Bruno. Le carte della memoria”
(Milano, Jaca); “Racconti di tenebra” (Roma, Newton); “Bruno: tra magia e
avventure, tra lotte e sortilegi la storia appassionante di un uomo che,
ritenuto mago dai contemporanei, fu condannato per eresie dall'Inquisizione e
arso vivo sul rogo” (Roma, NCompton, La battaglia della montagna bianca,
Chieti, Solfanelli, PFantasmi. Storie e altre storie sulle orme di M. R. James”
(Roma, Compton); L’incubo e del terrore” (Roma, Compton); “Misteri di pietra”
(Roma, Grapperia); “Racconti per amore” (Roma, Lucarini); “Bruno: avventure di
un pericoloso maestro di filosofia” (Milano, Bompiani); “Roma magica e misteriosa”;
Dalla sedia del diavolo ai fantasmi di villa Stuart, dalla cripta dei
Cappuccini alla Porta Magica di piazza Vittorio: un viaggio affascinante nel
cuore segreto della città eterna e dei suoi dintorni” (Roma, Compton); “Misteri.
Quasi un manifesto della letteratura del mistero e del segreto” (Milano,
Camunia); Grandi castelli, grandi maghi,
grandi roghi” (Milano, Rizzoli); Storia della magia. Grandi castelli, grandi
maghi, grandi roghi” (Milano, Bompiani); “Il ritorno della grande madre” (Milano,
Saggiatore); “La magia” (Roma, Marsilio); “Coincidenze miracolose” (Roma, Idealibri);
“Donne magiche” (Roma, Idealibri); A come anima, Milano, Pratiche, La quiete
del Terrifico, Fasano, Schena, C come cuore. Pagine per lenire il mal d'amore,
Milano, Pratiche, Intervista Ettore Bernabei, Roma, Edizioni Eri, S come
seduzione; “Dizionario dell'eros e della sensualità” (Milano, Saggiatore); P
come passioni” (Dizionario delle emozioni e dell'estasi” (Milano, Tropea); “Dizionario
dell'inconscio e della magia” (Milano, Sperling); L'armonia del dolore, Roma,
Pagine, Agguato all'incrocio, Milano, Tu chiamale se vuoi coincidenze. Quaranta
storie realmente accadute” (Roma, Lepre); “Il mistero di Dante”; "Qui trovo libertà autentica", su
ecoradio. Gabriele La Porta. Porta.
Keywords: implicatura magica, Bruno, filosofia antica, Jung, il mistero di
Dante, il mistero d’Alighieri, Roma, etimologia di roghi, maestro pericoloso,
seduzione, sensualita, amore, estasi, storia della cavalleria, Atanor, Roma. --
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738737449/in/datetaken/
Grice e Porta – implicatura fisionomica – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Vico Equense),
filosofo. Grice: “He is the one with the funny illustrations of men and
animals! The Italian way to comment on Aristotle!” Figlio di Nardo Antonio e di
una patrizia della famiglia Spadafora, riceve le basi della sua formazione
culturale in casa, dove si era soliti discutere di questioni scientifiche, e
dimostra immediatamente le sue notevoli innate capacità, che poté sviluppare
attraverso gli studi grazie alle condizioni agiate della famiglia: il padre era
infatti proprietario terriero e armatore di navi. Prima il padre e poi il
fratello maggiore Gian Vincenzo ebbero a partire dal 1541 la carica di scrivano
di mandamento. La famiglia ha una casa a Napoli a via Toledo (il palazzo
Della Porta), una villa a Due Porte, nelle colline intorno a Napoli, e la villa
delle Pradelle a Vico Equense. Tra i suoi maestri vi sono il classicista e
alchimista Pizzimenti, e i filosofi Altomare e Pisano. Pubblica “Magiae naturalis
sive de miraculis rerum naturalium”. Pubblica un saggio di crittografia, il “De
furtivis literarum notis” dove escrive un esempio di sostituzione poli-grafica
cifrata con accenni al concetto di sostituzione poli-alfabetica. Per questo è
ritenuto il maggiore crittografo italiano. Quando già la sua fama e
consolidata, presenta il suo saggio sulla crittografia a Filippo II e viaggia in
Italia. Ha un saggio, “Sull'arte del ri-cordare” – ars reminiscendi
(Sirri, Napoli). Fondato intanto i
segrettari, l'Academia Secretorum Naturae, Accademia dei Segreti, per
appartenere alla quale e necessario dimostrare di effettuare una scoperta.
L'accento viene tuttavia posto più sul meraviglioso che sul scientifico. Le
raccolte di segreti costituivano un genere letterario che aveva incontrato una
straordinaria fortuna con l'avvento della stampa a caratteri mobili. Per “segreto”
si intende conoscenza arcana, ma anche ricetta, preparazione di farmaci e
pozioni d’effetto straordinaro, riguardante un argomento di medicina, chimica,
metallurgia, cosmesi, agricoltura, caccia, ottica, costruzione di macchine,
ecc. Colui che insegna a padroneggiarli e
chiamato professore di segreti. I segrettari sono però sospettati di occuparsi
di temi riguardanti la magia e l'occultismo, sicché e indagato dall'Inquisizione e il circolo dei
segrettari chiuso. A lui e tuttavia concesso di continuare gli studi di filosofia
naturale. Pubblica “Pomarium” sulla coltivazione degli alberi da frutta.
Pubblica “Olivetum”. Entrambi inclusi nella sua enciclopedia
sull'agricoltura. Pubblica “De
humana physio-gnomonia, della fisionomia degl’uomini” (Cacchi, Vico Equense). Ritiene che l'animo non è impassibile rispetto
ai moti del corpo e si corrompe per la passione. In “De ea naturalis
physio-gnomoniae parte quae ad manum lineas spectat” (Trabucco, Napli) studia
con attenzione i segni delle mani dei criminali. Un tale segnio non e frutto
del caso ma importante indizio per comprendere appieno il carattere degl’uomini.
Pubblica “Phyto-Gnomonica” (Salviani, Napoli) dove evidenzia l'analogia tra
piante e animali, stimolato dai contatti con alcuni alchimisti, poderoso saggio
sulle proprietà dei vegetali messe in analogia con le varie parti del corpo
umano, basato sull'antica dottrina delle segnature. Corredata da tavole illustrate, estende il
concetto di “fisio-gnomica” alle piante -- elencandole a seconda della loro
localizzazione geografica. Ravvisa collegamenti occulti tra la morfologia
delle piante e quella dei minerali, degl’uomini, e persino, indirettamente,
degli astri e dei pianeti dell'astrologia, in una sorta di zoo-morfismo. Affascinato
ed entusiasta per il gran Paracelso e per i suoi dottissimi seguaci perché la
spagiria produce al mondo rimedi non mai più per l'addietro caduti negli umani
intelletti. Onde da solleciti
investigatori de' secreti della natura applicati a morbi, ritrovano soblimi ed
infiniti rimedi, onde la medicina, così gran tempo ristretta negli angusti suoi
termini, or, allargando fuori, ha ripieno il mondo de' suoi meravigliosi
stupori. La sua villa e frequentata da Campanella. Amico di Sarpi. Conosce
anche Bruno. Per ordine dell'inquisitore veneziano doverichiedere il permesso
per le sue pubblicazioni a Roma. Si incontra con Sarpi e con Galileo. Incontra
i Cesi. Pubblica la “Taumatologia”
(Sirri, Napoli); “Criptologia” (Sirri, Napoli). Scrive ancora un saggio di
ottica (“De refractione optices"), uno di agricoltura (“Villae”), uno di
astronomia -- “Coelestis Physio-Gnomoniae” (Paolella, Napoli) e “Della celeste
fisonomia” (Paolella, Napoli) -- uno di
idraulica e matematica -- “Pneumaticorum” (Carlino, Napoli) --, uno di arte militare
(“De munitione”), uno di meteorologia -- “De aeris transmutationibus”
(Paolella, Napoli) --, uno di chimica -- “De distillatione” (Camerale, Roma) --
e uno sulla lettura della mano (“Chirofisonomia). Nel campo dell'ottica esercita
notevoli contributi, indagando le proprietà degli specchi concavi e convessi,
conducendo un minuzioso studio delle lenti descrivendo la costruzione di
ingenti apparecchi ottici, tra cui la camera oscura ed il telescopio. Intraprese
inoltre studi di chimica pratica che includono la fabbricazione di smalti, di
polveri da sparo e di cosmetici. I numerosi esperimenti che ci descrive indicano
un’attitudine che lo pone fra i principali chimici dell’epoca. I suoi studi sono caratterizzati
principalmente dalla ricerca di farmaci dagli effetti eccezionali, utili ad
esempio per la memoria, per produrre sogni piacevoli o incubi, rimedi contro
l’impotenza e la sterilità. Dei Lincei. Rivendica l'invenzione del telescopio,
resa nota da Galilei. Fa parte anche di un circolo dedicato alla letteratura
dialettale napoletana (Schirchiate de lo Mandracchio e 'Mprovesante de lo Cerriglio),
e gl’oziosi. Raccogge esemplari rari del mondo naturale e coltiva piante
esotiche. La sua villa e visitata dai viaggiatori e ispira Kircher a radunare
una simile collezione nel suo palazzo a Roma. Commediografo e scrisse “Le commedie”
(Stampanato, Bari, Laterza), in prosa, una tragi-commedia, una tragedia e un
dramma liturgico; “Della chirofisonomia” (Napoli, Bulifon); “Claudii Ptolomaei
Magnae Constructionis” (Vivo, Napoli); “Il Teatro” (Sirri, Napoli); “Villae” (Palumbo
e Tateo, Napoli); “Elementorum
Curvilineorum” (Cavagna e Leone, Napoli); Accusato di plagio da Bellaso, che era stato
il primo ad aver proposto questo tipo di cifratura dieci anni prima. U. Eco,
R. Fedriga, Storia della filosofia: Dall'Umanesimo a Hegel, Laterza Edizioni
Scolastiche, W. Eamon, Il professore di
segreti. Mistero, medicina e alchimia nell'Italia del Rinascimento, A. Paci,
Carocci,.M. Fumagalli, “Semplicisti e stillatori:
l'arte degl’aromatari” (Milano, SGS,.Gnome, su treccani. L. Turinese, “Zoo-morfismo, fisiognomica e
fito-gnomica: antesignano della bio-tipologia in medicina, in “Il cenacolo alchemico” (A. Paolella e G.
Rispoli, Napoli, Il Faro di Ippocrate); D. Verardi, La scienza e i segreti
della natura a Napoli nel Rinascimento: La magia naturale” (Firenze); A. Paolella,
La Spagiria, ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G. Rispoli, Napoli, ed. Il
Faro di Ippocrate); A. Paolella, Carteggio linceo, in "Bruniana &
Campanelliana", Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Convegno di Vico Equense, M. Torrini, Napoli), P. Piccari (Milano,
Angeleli); G. Giudice, “II mago dell'arcana sapienza” (Milano, BVia Senato); A.
Paolella, “I Meteorologica di Telesio, Porta e Cartesio -- tra credenza e
scienza, Roma, Associazione geofisica italiana, A. Paolella,
L’astrologia: la Coelestis Physiognomonia” (Poligrafici, Pisa); in "Atti
del Convegno L’Edizione nazionale del teatro e l’opera, Salerno M. Montanile, A.
Paolella, Appunti di filologia dellaportiana, Istituto italiano per studi
filosofici, Napoli, R. Sirri, A. Paolella, Convegno, Roma, Scienze e Lettere,
M. Santoro, La "Mirabile" Natura. Magia e scienza (Napoli-Vico
Equense) Atti del Convegno, Pisa-Roma, Serra, R. Vivo, Tecnica e scienza, Serra,
Pisa-Roma, in "La "Mirabile" Natura. Napoli-Vico Equense M. Santoro.
Serra, Pisa-Roma, "La "Mirabile" Natura. Atti del Convegno, Vico
Equense, dei Segretarii. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ioan. Baptista Porta neapolitano autore
(Neapoli, apud Ioa. Mariam Scotum);vulgò De ziferis, Io. Baptista Porta
Neapolitano auctore (Neapoli, apud Ioan. Baptistam Subtilem, vulgo de ziferis, altero libro superaucti, et
quamplurimis in locis locupletati. Porta, il mago dell'arcana Sapienza. Filologia.
Filologia dellaportiana. Giovanni Battista Della Porta. Porta. Keywords:
implicatura fisionomica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738705704
Grice e Portaria –
Eurialo e Niso, ovvero, dello spirito – filosofia italiana – Luigi Speranza –
la coarta (Todi).
Filosofo. Grice: “I like Portaria,
but then anyone with an interest in Anglo-Saxon ‘soul’ should! – if a
philosopher, that is! Unlike Anglo-Saxon soul who God knews where it comes
from, the Romans had spiritus, and animus anima, which is cognate with animos
in Greek meaning ‘wind’ – so that leans towards a hylemorphic conception where
the body (corpus) is what has the ‘materia’ and the ‘breath’ is the ‘forma’ -- Italian philosophers would ignore this – and
more so now when Davidson is in vogue! – if it were not for Aligheri who has
Portaria in “Paradiso” – there is indeed a serous philosophical confrontation
between a Platonic and an Aristotelian conception of the soul as seen in the
controversy between Aquino and Portaria! Portaria uses the same linguistic
tools: ‘is spiritus’ synonym with ‘anima’? Or must we speak of ‘homonymy.’ And
add ‘medium’ into the bargan! Portaria is less canonical than Aquino and should
interest Oxonians much, oh so much, more!” – Unfortunately, he was from Todi
and donated all his manuscripts to Todi, which many skip in their Grand tour –
although it IS on the Tevere as any member of the “Canottiere del Tevere” will
know!” -- Grice: “My name is Grice – Paul Grice – Matteo’s name is Matteo
Bentivgna dei Signori d’Acquasparta e Portaria. Nacque da una delle
grandi famiglie delle Terre Arnolfe, quella dei Bentivegna, feudatari di
Acquasparta e Massa Martana, trasferitisi a Todi. Studia
a Bologna. Insegna a Roma.
Alighieri lo nomina, biasimandolo, tramite le parole di Findanza in opposizione a Ubertino da Casale: “Ma non fia
da Casal né d'Acquasparta/là onde vegnon tali alla scrittura/ch' uno la fugge,
e l'altro la coarta” (Par. XII, 124-126). Società dantesca. Treccani
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
dantesca. Matteo d’Acquasparta. Matteo Portaria d’Acquasparta. Portaria.
Keywords: filosofi citati d’Alighieri nella Commedia (Par. XII, 124: ma non fia
da Casal né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno la
fugge, e l'altro la coarta.). Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Portaria” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738696969/in/datetaken/
Grice e Porzio – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “His name was plain “Porta,” but in Latin that was
latinised as ‘portius,’ and then this vulgarized as ‘porzio’!” – But then who
wants to be called “Door”?” Studia a Pisa
sotto Nifo. Scrive sul celibato dei preti (“De celibate”), sull'eruzione del
Monte Nuovo (“Epistola de conflagratione agri puteolan”i) e sul miracoloso caso
di digiuno di una ragazza tedesca (“De puella germanica”). I suoi saggi
principali, fra cui il trattato di etica, “An homo bonus vel malus volens fiat”
e in particolare il “De mente humana,” nel quale sostene la mortalità
dell'anima secondo un'esegesi d’Aristotele. Proprio queste sue dottrine
mortaliste, troppo facilmente accostate e sovrapposte a quelle sostenute da
Pomponazzi nel “De immortalitate animae”, contribuirono a creare una leggenda
biografica secondo la quale egli sarebbe stato allievo e quindi semplice
epigono di Peretto. In ogni caso, al di là di una innegabile tendenza materialista
nella sua esegesi d’Aristotele, evidente anche nel suo saggio, il “De rerum
naturalium principiis,” sua produzione è caratterizzata anche da interessi
teologici del tutto svincolati dai peripatetici e che sono particolarmente
evidenti nei due commenti al pater noster che probabilmente non estranei ai
fermenti evangelici della riforma italiana. Tra peripatetici, naturalisti e
critici,"De' sensi" e il "Del sentire, studi ittiologici. Porta.
Portius. Porcius. Simone Porzio. Porzio. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porzio” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691202426/in/photolist-2mPwPqK-2mNaHiH-2mKLVA3-2mKNMDV-2mKCnei
Grice e Possenti – Romolo e Remo – radice dell’ordine
civile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Studia
a Torino. Insegna a Venezia. Dei Aquinensi. Fonda l’Annuario di filosofia.
Centro di Ricerca sui Diritti Umani. Attrato dalla storia delle civiltà, ispirato
da Vico. Studia l’idea di un Assoluto impersonale. Incontra l'istanza metafisica e umanista
attraverso Aquino, intuendo le possibilità speculative e liberanti incluse
metafisica dell'essere. Tre sono gli ambiti primari della sua ricerca:
metafisica, pensiero teoretico e ritorno al realismo; personalismo; filosofia
politica. Studioso d’Aquino, del tomismo. Professoree della grande tradizione della
filosofia dell'essere, orienta l'attenzione critica verso Gentile, il neo-parmenidismo
italiano, ricercando una razionalità attenta alla storia ma non consegnata
interamente alla furia del tempo. Dunque il ritorno all'eterno invece che
l’eterno ritorno di Nietzsche e la ripresa del tema della creatio ex nihilo,
assente in molta filosofia moderna. Il suo approccio legge metafisica e
nichilismo come due nuclei che tendono ad escludersi – i veliani -- di cui il
primo è la fisiologia e il secondo la patologia. Individua pertanto nella destituzione
dei valori e nella riduzione della ragione a volontà l'esito ultimo del
nichilismo. Questo vuole liberare Italia dalla metafisica, ritenuta distrutta
dal criticismo, ma il compito della filosofia dell'essere è preparare una
ripresa della metafisica dell'esistenza, tale che possa di nuovo tenere un posto
nella storia della civiltà. Una presentazione ampia della sua è in “Storia
della filosofia”; Filosofi italiani contemporanei, D. Antiseri e S.
Tagliagambe, Bompiani, si veda anche nichilismo e filosofia dell'essere,
intervista, a c. di G. Mura, “Euntes docete.” La riscoperta della metafisica
esistenziale è un tentativo di mettere in luce la parzialità di non poche
posizioni che hanno proclamato la fine della metafisica occidentale: Gentile, e
Severino. Essi hanno operato come reagente per la riconquista della metafisica
e per la critica del nichilismo, di cui offre una determinazione diversa da
quelle di Nietzsche e di Heidegger (con applicazioni anche all'ambito del
nichilismo giuridico). Il rigetto del nichilismo e l'analisi dell'antirealismo,
del logicismo, del dialettismo e del razionalismo che affliggono la filosofia,
gli conducono a giudicare concluso e senza possibilità di ripresa il ciclo
della metafisica nel cammino di Gentile. La base prima della filosofia
dell'essere sta nell'asserto ‘l'ente è'. Questo il grande tema da cui occorre
partire. Dall'ente appunto e non dall'essere vuoto dei moderni. In tal modo
crollano l'identità tra Logica e Metafisica della modernità razionalistica,
l'idea di dialettica come generazione logico-apriorica del sapere, e l'idea di
divenire come entrare-uscire dal nulla. Qui opera un'adeguata semantizzazione
dell'essere (dell'ente), rigettando l'errore primordiale di trattare la
questione dell'essere come questione di essenza, il che presuppone la
negazione della potenzialità. Ma se questa è presente, niente in senso
proprio va in nulla ma si trasforma. Si svolge verso un positivismo in cui
la filosofia è capace di progresso. È andata così delineandosi la tesi che
nello svolgimento della metafisica dagl’antichi a noi sia emersa, dopo la
seconda navigazione platonica (vedi Fedone), proseguita e perfezionata da
Aristotele, una terza navigazione che si esprime nella Seinsphilosophie che ha
toccato un punto di apogeo in Aquino e nei grandi tomisti. In tale prospettiva
è possibile tracciare un'essenziale "storia della metafisica" quale
progressiva penetrazione della verità dell'essere, culminante nella metafisica
dell'actus essendi. Si tratta di una metafisica trans-ontica che, prendendo le
mosse dall'ente, procede verso l'essere stesso (Esse ipsum per se subsistens),
e che individua la struttura originaria nella partecipazione dell'ente all'essere.
Le sue posizioni speculative sono consegnate alla trilogia “Nichilismo e
Metafisica. Terza navigazione, Il realismo e la fine della filosofia moderna, e
Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna. Esse sono discusse da ca. 20
autori in, “La Navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la terza
navigazione (Armando, Roma) Cottier, Dummett, Berti, Riconda, e poi in Realismo
Metafisica Modernità. “In margine al realismo e la fine della filosofia
moderna”, C. Dalfino e R. Pozzo, CNR-Iliesi, Roma. La possibilità di guadagni per sempre rigetta l'idea
fallibilista (Popper et alii), secondo cui ogni sapere (riportato poi solo a
quello delle scienze) riposa su palafitte perennemente rivedibili. La
metafisica ha per oggetto non il concetto di essere, ma l'esistenza. Il filosofo
deve sempre e nuovamente ribattezzarsi nelle sue acque, fuggendo l'oblio
dell'essere e liberandosi dal sistema che intende racchiudere in sé la
totalità. Un problema centrale per lui è la possibilità di una conoscenza
filosofica autonoma, che non proceda solo sull'imbeccata che possano darle le
scienze ed altre forme di conoscenza, nonostante la necessità del dialogo tra
filosofia e scienze, in quanto non esiste un solo sapere. L'unità plurima
o polivalente della ragione si applica anche al nesso tra filosofia e il sacro.
Nell'incontro tra compito della ragione e elezione del cristianesimo si
individua un criterio di apertura e stimolo per la filosofia nella sua ricerca
di senso. Il principio della persona è più fondamentale del principio della responsabilità
(Jonas) e del principio-speranza (Bloch), e a fortiori delle filosofie
dell'impersonale o inter-soggetivo. Il concetto di persona si presta
efficacemente in una serie di problemi in cui le nozioni di individuo, di
soggetto, di coscienza risultano inadeguate. La persona è originaria e
primitiva, e raggiunge una profondità e permanenza che non hanno le altre
categorie appena citate o l'uso che spesso ne è stato fatto. Si veda il dossier
sul “Principio Persona” con contributi di G. Grandis, M. Ivaldo, A. Madricardo,
M. Pera, in “Studium”, L'idea di persona
è essenziale per maneggiare le grandi difficoltà insite nell'antropologia, in
specie da quando in Occidente si cerca di elaborare un'etica procedurale di
norme senza base antropologica, che è il grande equivoco dei moderni. Fa
parte del vasto movimento del personalismo, volto alla riscoperta integra della
persona. Compito del personalismo ontologico è di valorizzare ed integrarele
filosofie del ‘personalismo incompiuto' (Habermas, Rawls, Bobbio, L. Ferry, Parfit),
allontanandosi da quelle dell'esplicito anti-personalismo, Nietzsche e Foucault
in specie, ma pure Hegel, Heidegger, Severino nei quali forte è l'empito anti-personalistico.
Le assise della persona vanno ricercate nell'ontologia, onde essa è una
sostanzialità aperta alla relazione, ma non riducibile a sola relazione. Le
persone sono nuclei radicali di vita e realtà che non possono essere dedotti da
alcunché e che anzi fonda l'agire e lo sperare dell'essere umano Esse come totalità concrete è alla base di
una filosofia che oggi deve fare i conti con la centralità del tema
antropologico, con le problematiche bio-etiche (ad es. concernenti lo statuto
dell'embrione), e con le concezioni in cui il soggetto e la natura umana non
sono intesi come un presupposto ma come un prodotto della prassi. Il
personalismo quale insieme di scuole e correnti filosofiche che assegnano
speciale valore e dignità alla persona, non è in senso proprio un'invenzione
del ‘900, ma originariamente della patristica, del Medioevo cristiano e
dell'Umanesimo. Qui sono state elaborate in certo modo per sempre le idee
fondamentali sulla persona e dischiuso come nuovo guadagno il suo spazio di
realtà.L'epoca dell'antropocentrismo moderno non è stata un'epoca di riscoperta
della persona. Un antropocentrismo sicuro di sé non può dare risposte a molte
domande della vita ed è tanto più impotente, quanto più le domande sono
profonde, Se la controversia sulla persona si accende di nuovo in molti ambiti,
è perché l'idea-realtà di persona attraversa un momento di eclissi e richiede
nuovamente la fatica del concetto. Assolutamente primario è il nesso
persona-tecnica, in cui la seconda è spesso animata da volontà di potenza,
valendo come una potenza senza etica. La presenza nel Comitato Nazionale di Bioetica
gl’induce a dedicare attenzione ai temi di biotecnologie, la rivoluzione
biopolitica, l'influsso pervasivo del materialismo e del biologismo. Il
personalismo si declina poi in ambito sociale come concezione egualitaria e
comunitaria (personalismo comunitario) quale fondamento del’'ordine politico
proiettato verso la cosmopoli, la pace e il rispetto dei diritti umani.
Entro un dialogo critico con le tradizioni del liberalismo e dell’illuminismo,
opera per mostrare il contenuto di nozioni centrali del politico come quelle di
ragion pratica, bene comune, popolo, democrazia, legge naturale, diritti
dell'uomo, laicità, ai fini di una rinnovata filosofia pubblica in pari col suo
oggetto. Uno specifico rilievo è stato assegnato al problema teologico-politico
secondo due direttrici: la ripresa post-moderna di un ruolo pubblico per le
grandi religioni; l'idea che la loro deprivatizzazione anche in Occidente può
contribuire ad un positivo rapporto fra religione e politica, nella prospettiva
di una piazza pubblica non agnostica ma attenta alla matrice teologica della
società civile. Con la filosofia politica si opera il passaggio dal piccolo
mondo dell'io al grande mondo' della società, verso la società aperta della
famiglia umana. Sulla scia di diagnosi attive dagli anni ‘50 del Novecento (H.
Arendt, J. Maritain, L. Strauss, Y. Simon, E. Voegelin) ritiene che la
filosofia politica vada riportata al suo compito primario di pensare la buona
società, lottando contro la crisi concettuale che procede all'ingrosso da Weber
e dall'attacco al diritto naturale. In particolare è stata condotta una critica
radicale a Kelsen, alla sua concezione relativistica dei valori e della
democrazia, al suo intento di dissolvere l'idea di ragion pratica, tolta la
quale l'ambito della prassi precipita nell'irrazionalismo e tutto è affidato al
volere (Cfr. il dossier Cristianesimo e liberalismo nell'epoca postmarxista,
“Humanitas”, con interventi di G. Campanini, V. Zanone, R. Esposito, M. Ivaldo.
Esso raccoglie parte del dibattito sollevato da “Le società liberali al bivio” che
vide interventi di O. Savona, C, Vigna, R. Cubeddu, E. Berti, L. Pellicani, U.
Scarpelli. Si sostiene l'importanza della filosofia e dell'antropologia per la
democrazia, sulla base dell'idea che la costruzione del cosmo umano è compito
della ragion pratica. Insufficiente risulta una sfera pubblica moralmente
neutrale, consegnata al binomio del diritto positivo e la morale procedurale. La
rinascita della filosofia politica avviene riprendendo competenza sui suoi
problemi, tra cui massimo è quello della pace: la pace necessaria che non c'è e
la guerra inammissibile che c'è. Occorre disarmare la ragione armata: ciò
suggerisce che vada cercata un'organizzazione politica del mondo oltre la
sovranità degli stati-nazione verso un'autorità politica mondiale o cosmo-politica,
di cui l'ONU è lontana immagine. Altre opere: “Frontiere della pace”
(Milano); “Filosofia e società. Studi sui progetti etico-politici
contemporanei, Massimo, Milano Giorgio La Pira e il pensiero di san Tommaso,
Studia Universitatis sancti Thomae in Urbe, Roma); “La Pira tra storia e
profezia. Con Tommaso maestro, Marietti, Genova-Milano La buona società. Sulla ricostruzione della
filosofia politica, Vita e Pensiero, Milano); Una filosofia per la transizione.
Metafisica, persona e politica in J. Maritain” Massimo, Milano); “La filosofia
dell'essere” Vita e Pensiero, Milano); Tra secolarizzazione e nuova
cristianità” (EDB, Bologna); “Le società liberali al bivio”; “Lineamenti di
filosofia della società” (Marietti, Genova); “Oltre l'Illuminismo”; “Il
messaggio sociale” (Paoline, Roma); “Razionalismo critico e metafisica”; “Quale
realismo?” (Morcelliana, Brescia); “Dio e il male, Sei, Torino); “Cattolicesimo
e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano, Ares, Milano); “Approssimazioni
all'essere. Scritti di metafisica e di morale” (Il Poligrafo, Padova); “Il
nichilismo teoretico e la morte della metafisica” (Armando, Roma); “Terza
navigazione. Nichilismo e metafisica” (Armando, Roma); “Filosofia e Rivelazione,
Città Nuova, Roma); “La filosofia dopo il nichilismo” (Rubbettino, Soveria); “Religione
e vita civile. Il cristianesimo nel postmoderno, Armando, Roma); “L'azione
umana. Morale, politica e Stato in Jacques Maritain” (Città Nuova, Roma);
“Essere e libertà” (Rubbettino, Soveria); “Radici dell'ordine civile” (Marietti,
Milano); “Il principio-persona” (Armando, Roma); “Profili del Novecento. Bobbio,
Noce, La Pira, Lazzati, Sturzo, Effatà, Cantalupa); “Le ragioni della laicità”
(Rubbettino, Soveria); “L'uomo post-moderno”; “Tecnica, religione e politica” (Marietti,
Milano); “Dentro il secolo breve. Paolo VI, La Pira, Giovanni Paolo II,
Mounier, Rubettino, Soveria Nichilismo giuridico. L'ultima parola?, Rubbettino,
Soveria. La rivoluzione biopolitica. La fatale alleanza tra materialismo e
tecnica, Lindau, Torino. Pace e guerra tra le nazioni. Kant, Maritain, Pacem in
terris, Studium, Roma. I volti dell'amore, Marietti, Milano-Genova. Il realismo
e la fine della filosofia moderna, Armando, Roma); “Diritti umani”; “L'età
delle pretese” (Rubbettino, Soveria); “Ritorno all'essere. Addio alla
metafisica moderna” (Armando, Roma); “La critica del marxismo” (Massimo, Milano);
“Epistemologia e scienze umane” (Massimo,
Milano); “Storia e cristianesimo” (Massimo, Milano); “Contemplazione evangelica
e storia” (Gribaudi, Torino); “Maritain oggi, Vita e Pensiero, Milano); “La
filosofia dell'essere, Il Cardo, Venezia Nichilismo Relativismo Verità. Un
dibattito” (Rubbettino, Soveria); “Laici o laicisti? Dibattito su religione e
democrazia” (liberallibri, Firenze); “La questione della verità. Filosofia,
scienze, teologia” (Armando, Roma); Ragione e verità. L'alleanza
socratico-mosaica” (Armando, Roma);” Nostalgia dell'altro. La spiritualità di Pira”
(Marietti, Milano); Pace e guerra tra le nazioni” (Guerini, Milano); “Natura
umana, evoluzione, etica” (Guerini, Milano); Governance globale e diritti dell'uomo”
(Diabasis, Reggio Emilia); “Ritorno della religione? Tra ragione, fede e
società” (Guerini, Milano); “Diritti Umani e libertà” (Religiosa, Rubbettino);
in onore (Armando); Perché essere realisti? Una sfida filosofica (Mimesis, Milano-Udine.
A. Giuliano, Filosofi a un bivio. Ora rialziamo lo sguardo, su avvenire, A.
Lavazza, Neuroscienziati, cercate l'anima. Vittorio Possenti. Possenti.
Keywords: radice dell’ordine civile – romolo e remo -- il principio Speranza,
prima navegazione, seconda navegazione, terza navegazione, Gentile, comunita,
Severino, Aquino, umanesimo, seconda navigazione --. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Possenti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737204867/in/datetaken/
Grice e Pozza – presupposizioni ed implicature –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto).
Filosofo. Grice: “I like Pozza; he
uses ‘pragmatic’ quite a bit, by which he means Grice, of course!” Figlio di
Luigi, ufficiale della Marina, regione Veneto, e di Cecilia Pontrelli,
pugliese, durante gli studi al liceo di Taranto, Tommaso, un insegnante di
matematica di stile tradizionale gli stimola il gusto per i problemi matematici
e per l'eleganza formale delle dimostrazioni. Studia a Bari dove si laurea con
una tesi su Serra avendo come relatore Vallone. Coniuga l'amore per i sistemi
formali con l'amore per Leopardi, Carducci (maestro di Serra) e Annunzio (e tra
i classici predilisse Tasso e Vita nuova di Alighieri). Studia a Bari sotto
Landi, Pisa, e quindi Metodi formali a Milano. Una svolta nella sua carriera
intellettuale è segnata dalla partecipazione agl’incontri di San Giuseppe organizzati
a Torino da Bobbio. A partire da qui sviluppa nuove idee in filosofia del
diritto, specie su Kelsen, e sulla formalizzazione della logica deontica con
particolare attenzione all'assiomatizzazione dei principi di una teoria
generale del diritto in collaborazione con L. Ferrajoli per i suoi Principia
Juris. Organizza a Taranto gli incontri Info Giure Taras, Logica
Informatica e Diritto, al quale partecipano alcune delle figure più
rappresentative del diritto, dell'informatica e della logica, tra cui Alchourron,
Martino, Ferrajoli, Conte, Busa, Comanducci, Jori, Filipponio, Elmi, Guastini e
Sartor. Insegna a Taranto, mantenendosi scientificamente attivo e partecipando
a conferenze di società filosofiche italiane (specialmente la Società Italiana
di Logica e Filosofia della Scienza e la Società Italiana di filosofia
Analitica, dal convegno nazionale fino al convegno di Genova. Insegna a Lecce. Tra
le principali influenze nei suoi studi di linguistica e semiotica testuale vi
sono quella di Petöfi che lo
invita a filosofare con lui. La sua scelta è però quella di restare in
Italia. Insegna a Verona, Padova, Bolzano e, per le sue lezioni di logica
deontica, a Petöfi e Kelsen, l'influenza maggiore viene dalle grandi opere di
Frege, Russell e Carnap, ai cui dedica
uno studio continuo, con particolare attenzione alla visione filosofica. Pubblica
un contributo di sapore neo-positivista, discutendo e formalizzando alcune
argomentazioni in fisica quantistica. Un legame tra i suoi interessi in linguistica
e il suo lavoro in logica formale è dato dalla sua teoria formale degli atti
linguistici basata su una connessione originale tra logica intuizionistica, usata
per gl’atti linguistici assertori, e logica classica, usata per i contenuti
proposizionali. Presentando la sua teoria di una formalizzazione della “pragmatica,”
define un modello Frege-Reichenbach-Stenius per il trattamento formale dell’asserzione,
mostrando che il problema principale di questa teoria è la limitazione
introdotta da Frege (e accettata da Dummett) per cui il segno di asserzione si
può usare solo per formule elementari assertorie. Ma, come molti filosofi sostengono,
esistono atti linguistici composti. Per permettere il trattamento di un atto
linguistici composto o molti-modale e ovviare alla limitazione del modello Frege-Reichenbach-Stenius,
introduce il connettivo pragmatico che permette la costruzione di una formule
assertive complessa. Il contenuto della formula assertiva è dato
dall'interpretazione classica e dai connettivi vero-funzionali. Il connettivo pragmatico,
che connetta due atti linguistici assertori semplice in uno complesso, ha invece una interpretazione intuizionistica.
Il connetivo pragmatico non ha cioè un valore di verità – o sattisfazione
fatica -- ma un valore di giustificazione. In fatti, un atto assertivo non è,
in quanto *atto*, vero o falso, ma può essere “giustificato” o non
giustificato. In questo modo, il sistema formale distingue l'asseribilità di un
atto assertorio dal valore di verità della proposizione asserita. Oltre a
spiegare l'irriducibilità del segno fregeano di asserzione a un trattamento in
termini di logica classica e introdurre una fondazione formale della teoria dell’atto
linguistico, dà anche una soluzione originale del problema della compatibilità
tra logica classica (Grice) e logica non-classica (Strawson) o
intuizionista. A questo saggio seguono
altri sulla logica erotetica, deontica, e sub-strutturale. La sua
filosofia suscita interesse in diversi campi, dalla filosofia del linguaggio
alla filosofia della fisica alla logica e all'informatica, (specie a partire dalla
sua collaborazione con Bellin). Alla sua teoria formale della “pragmatica,” oltre
ai saggi di Anderson e Ranalter è dedicato un numero di Fondamenta Informaticae.
La sua influenza si estende così oltre che alla filosofia della fisica e alla
filosofia del linguaggio anche alla logica e all'informatica, specie con
convegni in suo onore organizzati a Verona. Ricordi di personalità
internazionali e di amici sono raccolti in un sito in suo onore. Altre saggi:
“Un'interpretazione pragmatica della logica proposizionale intuizionistica”; “Problemi
fondazionali nella teoria del significato (Olschki, Firenze); “Una fondazione
pragmatica della logica delle domande”; “Parlare di niente”; “Termini singolari
non denotanti e atti illocutori”; “Idee”; “Una logica pragmatica per la concezione
espressiva delle norme”; “Logica delle
Norme” (S.E.U., Pisa); “Il problema di Gettier: osservazioni su
giustificazione, prova e probabilità” (SIFA, Genoa); “Come distinguere scienza
e non-scienza”; “Verificabilità, falsificabilità e confermabilità bayesiana” (Carocci,
Ferrajoli); Principia juris. Teoria del diritto e della democrazia. La sintassi del diritto” (Bari: Laterza). Carlo
Dalla Pozza. Carlo Pozza. Pozza. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Pozza”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737989261/in/photolist-2mPUHFB-2mLGvyP-2mKTyvC-2mKDwcr-2mGnP2f-G3tvCn
Grice e Pozzo – il ginnasio -- implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Sudia a
Milano. Consegue il dottorato a Saarlandes (“a reason why Italians don’t
consider him Italian” – Grice) e la abilitazione a Trier – Grice: “A reason why
Italians don’t consider him an Italian philosopher, since he earned his maximal
degree without, and not within, Italy.” Insegna a Verona e Roma, all’Istituto
per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee.
Studia i peripatetici, la storia della logica dal Rinascimento, la
storia delle idee e la storia dell’università di Bologna -- ha portato avanti
la creazione di infrastrutture di ricerca per una migliore comprensione dei
testi filosofici e che hanno plasmato il patrimonio culturale d’Italia. Caratteristica
specifica del suo approccio alla lessicografia all’Istituto per il Lessico
Intellettuale Europeo e Storia delle Idee è l’uso della IT per la
documentazione e l’elaborazione di dati linguistici e testuali in italiano.
Hegel: Introductio in Philosophiam: Dagli studi ginnasiali alla prima logica
(Firenze: La Nuova Italia). Associazione per l’Economia della Cultura “Storia
storica e storia filosofica della filosofia nel XX e XXI secolo,” Schiavitù
attiva, proprietà intellettuale e diritti umani. Riccardo Pozzo. Pozzo.
Keywords: il ginnasio – implicature, identita nazionale, filosofia italiana,
patrimonio italiano, storiografia filosofica, storia della filosofia italiana. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Pozzo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738187238/in/dateposted-public/
Grice e Pra – hegeliani – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Montecchio Maggiore). Filosofo. Studia a Padova sotto Troilo. Insegna
a Rovigo, Vicenza, e Milano. Partecipa attivamente alla Resistenza, nelle file
di "Giustizia e Libertà", guadagnandosi due croci di guerra al merito
partigiano, ed ha collaborato alla ricostruzione politica e culturale del
Paese, con un'opera didattica e scientifica sempre sorretta da un'alta
ispirazione morale. Medaglia d'oro quale benemerito della Scuola, della
Cultura e dell'Arte, membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Istituto Lombardo
di Scienze e Lettere, dell'Accademia Olimpica di Vicenza, nonché membro
autorevole della Società Filosofica Italiana, della quale è stato anche
Presidente nazionale. Studia lo scetticismo, la logica medioevale, Hume,
Condillac, la logica hegeliana, Marx, il pragmatism italiano, la storia della storiografia
filosofica). Ha sempre connesso la sua attività storiografica con
l'esplicitarsi di interessi teorici che lo hanno portato ad
elaborare,un'originale linea di pensiero denominata "trascendentalismo
della prassi", poi evoluta in una forma di razionalismo storicista e
critico. Il suo interesse fondamentale si è infatti sempre rivolto al
chiarimento del rapporto tra teoria e prassi in una prospettiva anti-metafisica
che lo ha fin dai suoi esordi posto in contrasto con le posizioni dell’idealismo
italiano, e più in generale con ogni forma di dogmatismo teoricistico per
favorire la libera esplicazione dell'iniziativa pratico-razionale
dell'uomo. Fondato la Rivista di storia della filosofia, un riferimento
costante e prestigioso nell'ambito degli studi del pensiero occidentale. Autore
di un fortunato Sommario di storia della filosofia per licei (La Nuova Italia,
Firenze) e poi direttore di una monumentale Storia della filosofia (Vallardi,
Milano). Elabora una posizione che viene
indicata come trascendentalismo della prassi. Successivamente,
avvicinandosi a Preti, propone uno storicismo critico, più attento alle
strutture della ragione con cui l'esperienza storica si struttura. Altre sagi:
“Il realismo e il trascendente” (Padova, Milani); “Amore di Sapienza”; “Aviamento
elementare allo studio della storia della filosofia, della scienza e della
pedagogia per i licei e gli istituti magistrali” (Vicenza, Commerciale); “La
didache”; “Insegnamento del Signore alle genti per mezzo dei dodici apostoli.
Documento cristiano del I secolo” (Vicenza, Commerciale); Educare, Verona, La
Scaligera, Pensiero e realtà, Verona, La Scaligera, “Scoto Eriugena ed il neo-platonismo
medievale” (Milano, Bocca); Condillac, Milano, Bocca, Il pensiero di Maturi,
Milano, Bocca, Necessità attuale dell'universalismo” (Vicenza, Collezioni del
Palladio); “Valori e cultura immanentistica” (Padova, Milani); “Hume, Milano,
Bocca); “La storiografia filosofica antica” (Milano, Bocca); “Lo scetticismo” (Milano,
Bocca); Giovanni di Salisbury, Milano, Bocca, Amalrico di Bène, Milano, Bocca);
Autrecourt, Milano, Bocca); “Dewey” (Milano, Bocca); “Il problema del linguaggio
nella filosofia medioevale” (Milano, Bocca); “Prassi. Appunti delle lezioni di
Storia della filosofia a cura di M. Reina. Milano, La Goliardica; Il pensiero
filosofico di Marx, D. Borso, Shake ed., Milano); “La filosofia occidentale”; “Compendio
di storia della filosofia con larga scelta di passi dagli autori,”; “La
filosofia antica” “La filosofia medioevale” (Firenze, Nuova Italia); “Sommario
di storia della filosofia per i licei classici” (Firenze, Nuova Italia); “La
dialettica in Marx: Introduzione alla critica dell'economia politica, Bari,
Laterza, Profilo di storia della filosofia” (Firenze, Nuova Italia); “Piccola
antologia filosofica, Firenze, Nuova
Italia); “La dialettica hegeliana e l'epistemologia” (Milano, CUEM); “Hume e la
scienza della natura umana, Roma-Bari, Laterza); “Logica e realtà. Momenti del
pensiero medieval” (Roma-Bari, Laterza); “Storia della Filosofia, G. Scalabrino
Borsani, La filosofia indiana, Milano, Vallardi, Paolo Beonio-Brocchieri, La
filosofia cinese e dell'Asia orientale, Milano, Vallardi, Gabriele Giannantoni,
Armando Plebe, Pierluigi Donini, La filosofia greca (Milano, Vallardi, La
filosofia ellenistica e la patristica Cristiana(Milano, Vallardi, La filosofia medievale
(Milano, Vallardi); La filosofia moderna” (Milano, Vallardi, P. Casini, N. Merker, La filosofia moderna” (Milano,
Vallardi); “La filosofia contemporanea” (Milano, Vallardi); La filosofia
contemporanea. Il Novecento, Milano, Vallardi); “La filosofia della seconda
metà del Novecento, Padova, Piccin Nuova libraria-Vallardi); “Logica,
esperienza e prassi. Momenti del pensiero moderno e contemporaneo” (Napoli,
Morano); “Il problema del realismo nella storia del pensiero, Milano,
Unicopli); La storiografia filosofica e la sua storia. Testi per il corso di
storia della filosofia I. A.A. con. Santinello, E. Garin, L. Geldsetzer e L. Braun,
Padova, Antenore, Hume. La vita e l'opera, Roma-Bari, Laterza); A. Banfi, Relazioni
dall'incontro A. Banfi: le vie della ragione, Milano, con D. Formaggio e P. Rossi, Milano, Unicopli); “Studi sul
pragmatismo italiano” (Napoli, Bibliopolis); “Studi sull'empirismo critico di Preti”
(Napoli, Bibliopolis); “Filosofi del Novecento, Milano, Angeli); “I problemi di
metodo nella storiografia filosofica, in Panorami filosofici. Itinerari del
pensiero, Padova, Muzzio); “Ragione e storia. Mezzo secolo di filosofia
italiana” (Milano, Rusconi); “Storia della storiografia” (Milano, Angeli); “La
guerra partigiana in Italia. D. Borso, Firenze, Giunti-INSMLI); “Dialettica
hegeliana ed epistemologia analitica, E. Colombo, Brescia, Morcelliana); “Il
trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza” (Milano-Udine,
Mimesis); F. Cambi, Razionalismo e prassi a Milano Milano) N. Badaloni, Studi offerti a Pra” (Milano, Angeli); L.
Bianchi, degli scritti di Pra, in La
storia della filosofia come sapere critico. Studi offerti, Milano, A.
Montesperelli, Introduzione, in E. MirriL. Conti, Filosofi nel dissenso,
Foligno, M. Mirri, Fra Vicenza e Pisa.
Esperienze morali, intellettuali e politiche in Il contributo dell’Pisa e della
Scuola Normale Superiore alla lotta anti-fascista ed alla guerra di
Liberazione, Pisa, A. Pacchi, Il filosofo e l’educatore, in In onore, Montecchio
Maggiore, F. Cassinari, Filosofia e storia della filosofia, Conversazione con F.
Papi, «Itinerari filosofici», E. Rambaldi,
Ricordo «Rivista di storia della filosofia», E. Garin, Mario Dal Pra, «Rivista
di storia della filosofia», A. Santucci, Filosofo e storico della filosofia,
«Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi, L’esistenzialismo
positivo «Rivista di storia della
filosofia», M. Torre, La "Rivista
di storia della filosofia", Milano, G. Paganini, Dall’empirismo classico
all’empirismo critico, Le ricerche tra storia e teoria, Giordanetti, Il fondo
manoscritto di Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi, Et vos estote parati. Mario Dal
Pra, la vigilia, «Rivista di storia della filosofia», G. Barreca, L’archivio
Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E. I. Rambaldi, Mario Dal
Pra in Enciclopedia filosofica, Milano, Id., Mario Dal Pra giovane insegnante a
Vicenza, «Rivista di storia della filosofia»,M. Rigamonti, Gli Hume, «Rivista
di storia della filosofia»,M. Parodi, C. Selogna, Per una filosofia minore. Il pensiero
debole, «Rivista di storia della filosofia», P. Vona, Ricordo, Rivista di
storia della filosofia», E. Rambaldi, Filologia e filosofia nella storiografia,
in «ACME»,E. Franzina, Partigiano. Dal fascismo alla Resistenza e alla sua
storia, in «Belfagor», Descrizione, in "Rivista di storia della filosofia",Ricordo
di Pra, Informazione filosofica, sito "studifilosofici". G.
BarrecaGiordanetti, Fondo Mario Dal Pra, Milano, Cisalpino.Dal Pra, Mario» in
Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Presentiamo
Pra: l'uomo, il filosofo. Una mostra
biografico-documentaria dall'archivio inedito Università degli Studi di Milano,
Biblioteca di Filosofia, D. Borso, Una via religiosa alla Resistenza,
"Humanitas", Fascicolo
speciale in memoria anniversario della
fondazione della Rivista, in Rivista di storia della filosofia, Milano, Angeli,.
D. Borso, 'fucino', "Rivista di storia della filosofia", G. Bisogno,
Anselmo in Italia: tra Mario Dal Pra e Sofia Vanni Rovighi, in «Dianoia.
Rivista di filosofia del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Bologna»,
Riconoscimenti l'Accademia dei Lincei
gli ha conferito il Premio Feltrinelli per le Scienze Filosofiche.Scuola di
Milano u TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. OpereVincitori del Premio Feltrinelli Filosofia
Università Università Premi Feltrinelli 1950-, su lincei. Mario Dal
Pra. Pra. Keywords: hegeliani, storiografia della filosofia antica, la
filosofia antica, la filosofia italica antica, la filosofia romana, la
filosofia romana antica, Antonino, Crotone, Velia, Filolao, Vico, Croce, la
storia della filosofia, filosofia della storia della filosofia, storiografia
filosofica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pra” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738561129/in/dateposted-public/
Prepostino da Cremona summa
theological Manichean, caraterismo.
Grice e Prestipino – per una
antropologia filosofica – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi
Speranza (Gioiosa Marea). Filosofo.
Insegna a Siena. Studia il socialismo, marxismo ed estetica. Saggi: “La teoria
del mito e la modernità di Vico” (Palermo, Montaina); “L'arte e la dialettica
in Volpe” (Messina, D'Anna); “Che cos'e la filosofia: strutture e livelli del
conoscere” (Gaeta, Bibliotheca); “Per una antropologia filosofica: proposte di
metodo e di lessico” (Napoli, Guida); “Marxismo (e tradizione gramsciana) negli
studi antropologici, Natura e società”
(Roma, Riuniti); “Da Gramsci a Marx” (Roma, Riuniti); “Modelli di strutture
storiche” (Bibliotheca, Narciso e l’automobile, La Città del Sole, Realismo e
Utopia” (Roma, Riuniti); Tre voci nel deserto. Vico Leopardi Gramsci” (Roma,
Carocci); Scheda su aracneeditrice, Da una sponda all’altra del Mediterraneo:
memorie di militanza comunista. Intervista a Prestipino. Art. in: Historia
Magistra. Rivista di storia critica, Risorgimento italiano e dialettica storica
in Gramsci, dal Calendario del Popolo Autori Aracne Editrice. Giuseppe
Prestipino. Prestipino. Keywords: antropologia filosofica, Vico, Volpe,
Gramsci, Narciso e l’automobile,
Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prestipino” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737844566/in/datetaken/
Grice e Preti – retorica e logica –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Pavia). Filosofo. Grice:
“I like Preti. He wrote “Retorica e logica,” which I enjoyed since this is what
I do: I find the rhetoric (the implicature) to the logic (the explicature).”
Grice: “Preti was a bit of a Stevensonian, with his ‘Praxis ed empirismo, and I
mean C. L. Stevenson, not the Scots master of narrative!”. Studia
a Pavia sotto Levi, Villa e Suali. Studia Husserl. Insegna a Pavia e Firenze. I suoi saggi nella rivista banfiana
"Studi Filosofici", lo videro coinvolto in una polemica
sull'immanenza e la trascendenza. In “Fenomenologia
del valore e Idealismo e positivismo, emerge con evidenza quell'impostazione
tesa a conciliare istanze razionalistiche ed empiristiche. In “Praxis ed
empirismo” presenta in maniera relativamente organica, per quanto rapidamente,
alcuni temi al confine tra pensiero teoretico, filosofia morale e filosofia
politica. Il suo saggio “Retorica e logica: le due culture” è un saggio a
cavallo tra la ricostruzione storico-filosofica e il saggio teoretico, con il
quale si intende dimostrare, prendendo le mosse dalla polemica aperta da C. P. Snow,
l'inconciliabilità tra le due forme di cultura che si intrecciano nel dibattito
occidentale, quella logico-scientifica e quella umanistico-letteraria, e la
necessità di far prevalere la prima sulla seconda al fine di non cedere a nuove
forme di oscurantismo elitario e fanatico. Inoltre, affianca costantemente
alla propria attività di autore quella di curatore di classici del pensiero
filosofico. Il suo stile, volutamente trascurato, è rapido, nervoso e
semplice, in implicita polemica con il bello scrivere e l'ermetismo tipico
delle scuole idealistiche italiane. Tenta
trovare una via alternativa al rapporto fra un pensiero unitario e inglobante
(di tradizione hegeliano-crociana), e uno invece dualistico, nel distinguo fra
saperi umanistici e scientifici. Il rifiuto di una strenua dicotomia non deve
annullare bensì esaltare le differenze. Saggi:
“Fenomenologia del valore” (Principato, Milano); “Idealismo e positivismo”
(Bompiani, Milano); “Linguaggio comune e linguaggi scientifici” (Bocca, Milano);
“L’universalismo” (Bocca, Milano); “Praxis ed empirismo, Einaudi, Torino); “Alle
origini dell'etica contemporanea: Smith,
Laterza, Bari); “Storia del pensiero scientifico, Mondadori, Milano); “Retorica
e logica, Torino, Einaudi); “Che será, será” (Firenze, Il Fiorino, Umanismo e
strutturalismo. Scritti di estetica” (Liviana, Padova); “Lo scetticismo e il
problema della conoscenza, “Rivista critica di Storia della Filosofia”, Saggi
filosofici” (Nuova Italia, Firenze); “In principio era la carne” (Angeli,
Milano, “Il problema dei valori: l'etica di Moore” (Angeli, Milano); “Flosofia
della scienza” (Angeli, Milano); “Morale e metamorale. (Grice: “moralia e
transmoralia”); Saggi filosofici inedita” (Angeli, Milano); L'esperienza insegna... Scritti civili d sulla
Resistenza” (Manni, San Cesario, Lecce, In principio era la carne, Luca Maria
Scarantino, "Rivista di Storia della Filosofia", Notizie
sull'operosità scientifica e sulla carriera didattica, F. Minazzi, "Il Protagora"
Filosofare onestamente, andando là dove il pensiero ci porta. Lettere a Gentile,
F. Minazzi, "Il Protagora", Ci terrei tanto a venire a Firenze. Lettere
a Garin, F. Minazzi, "Il Protagora", Qui a Firenze si muore nel
silenzio e nella solitudine. Lettere a Pra, Minazzi, "Il Protagora". E.
Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia dei giornali, in "La
Tigre di Carta", A. Zanardo, Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Minazzi, G. Preti:, Angeli, Milano),
Pra, Studi sull'empirismo critic” Bibliopolis, Napoli, Pier Luigi Lecis,
Filosofia, scienza, valori: il trascendentalismo” (Morano, Napoli, F. Minazzi, Filosofia
del Novecento (Angeli, Milano); F. Minazzi, “L'onesto mestiere del filosofare”
(Angeli, Milano); F. Minazzi, “Il cacodemone ne-oilluminista. L'inquietudine
pascaliana di reti” (Angeli, Milano); A. Peruzzi, Filosofo europeo, Olschki,
Firenze); P. Parrini e L. Scarantino, “Preti” (Guerini, Milano); V. Tavernese, Preti. La teoria della conoscenza nel saggio
postumo In principio era la carne, Firenze Atheneum, Scandicci, L. Scarantino, La costruzione della filosofia come scienza
sociale, Bruno Mondadori, Milano); F. Minazzi, Suppositio pro significato non
ultimato. G neorealista logico studiato nei suoi scritti inediti, Mimesis,
Milano Fabio Minazzi, Le opere e i giorni. Una vita più che vita per
la filosofia quale onesto mestiere, Mimesis, Milano Franco Cambi, Giovanni Mari, Intellettuale
critico e filosofo attuale, Firenze); Il contributo italiano alla storia del
Pensiero Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Minazzi e Sandrini, Il razionalismo critico
europeo, Mimesis, Milano. F. Minazzi, Sul bios theretikòs (Mimesis, Milano, F.
Maria, Un punto di vista cattolico, Stamen, Roma. E. Franzini, Il mito delle due culture e la
filosofia dei giornali. Giulio Preti. Preti. Keywords: retorica e logica.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Preti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736985077/in/datetaken/
Grice e Preve – implicatura –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Valenza). Filosofo. Important Italian philosopher. He is the
tutor of Fusaro, of Torino. “Il comunitarismo è la via maestra che
conduce all'universalismo, inteso come campo di confronto fra comunità unite
dai caratteri del genere umano, della socialità e della razionalità,” da Elogio
del Comunitarismo.Di ispirazione marxiana ed hegeliana, ha scritto numerosi
volumi e saggi di argomento filosofico, pubblicati in Italia e all'estero. Il
padre, che al momento della nascita di Costanzo è mobilitato, lavora come
funzionario delle Ferrovie dello Stato mentre la madre, casalinga, proviene da
una famiglia ortodossa di origine armena. Viene cresciuto dalla nonna materna
in lingua francese, e attraverso di lei inizia a conoscere la cultura e la
lingua greca; come vedremo, entrambe queste circostanze avranno un grande
rilievo nella vita di Preve. Personalmente non è credente, pur riconoscendo
l'importanza del fenomeno religioso. Studia a Torino. Sotto Garrone sull’elezione
politica italiana”. Studia Hegel, Althusser, Sartre, e Marx. Scrive "L'illuminismo
greco e le sue tendenze radicali e rivoluzionarie: enogenesi della nazione
greca fra Settecento e Ottocento. Il problema della discontinuità con la
grecità classica e con la grecità bizantina”. Insegna a Torino. Fermo sostenitore della lettura dei testi
filosofici nella lingua originale, apprende latino. Concilia l’esistenzialmente
il comunismo, il marxismo e la filosofia. Membro del Centro Studi di
Materialismo Storico. Pubblica “La filosofia imperfetta” (Angeli, Milano). Questo
testo testimonia la sua adesione di massima alla proposta filosofica
dell'Ontologia dell'essere sociale du Lukács, ed anche, indirettamente, il suo
distacco definitivo dalla scuola di Althusser. Fonda “Metamorfosi”. Spazia da
un esame dell'operaismo italiano da Panzieri a Tronti e Negri, all'analisi del
marxismo dissidente nei paesi socialisti, alla discussione sulla filosofia di
Lukács, alla critica delle ideologie del progresso storico, all'indagine sullo
statuto filosofico della critica marxiana dell'economia politica. Contribuisce
ad organizzare, un congresso
internazionale dedicato al centenario della morte di Marx (Milano), e vi svolge
una relazione sulle categorie modali di necessità e di possibilità in Marx. Da
quest'esperienza nasce una rivista chiamata “Marx 101”, che uscirà nei due
decenni successivi in due serie di numeri monografici e di cui e membro del
comitato di redazione. Collabora al mensile teorico “Democrazia Proletaria”,
organo dell'omonimo partito, che poi diverrà insieme con i fuoriusciti dal
partito comunista italiano la seconda componente politica e militante del Partito
della Rifondazione Comunista). Sarà iscritto a Democrazia Proletaria soltanto per
un breve periodo, facendo parte della direzione nazionale; nella battaglia
politica fra i sostenitori di una scelta ecologista (M. Capanna) e
neocomunista, sostiene la seconda con una serie di articoli. Quando le
componenti di Democrazia Proletaria e dell'Associazione Culturale Marxista
confluiscono nel Partito della Rifondazione Comunista, abbandona la militanza
politica diretta. Con la pubblicazione di otto volumi consecutivi usciti presso
l'editore Vangelista di Milano, affronta il suo tentativo personale di
coerentizzazione di un paradigma filosofico marxista globale. Si verifica
infatti una discontinuità nella sua produzione. Opta per l'abbandono di ogni
“ismo” di riferimento, uscendo del tutto “dalla cosiddetta Sinistra” e dalle
sue procedure di “accoglimento e cooptazione”. Ritenendo che la
globalizzazione nata dall'implosione dell'Unione Sovietica non si lasci più
“interrogare” attraverso le categorie di Destra e di Sinistra, ma richieda
altre categorie interpretative, Preve diviene inoltre un convinto sostenitore
della necessità di superare la dicotomia sinistra-destra. Questa posizione,
condivisa da alcuni intellettuali e movimenti internazionali, è stata criticata
da molti, tra cui lo scrittore Valerio Evangelisti, che ne ha sottolineato
l'ambiguità ideologica. Autore e saggista molto prolifico, ha dedicato le
sue ultime riflessioni a temi come il comunitarismo, la geopolitica,
l'universalismo, la questione nazionale, oltre ovviamente ad un'ininterrotta
attenzione al rapporto marxismo-filosofia. Cerca di opporsi alla deriva
post-moderna seguita dalla stragrande maggioranza della sinistra italiana (in
particolare dagli intellettuali legati al partito comunista italianoI) con un
recupero dei punti alti della tradizione marxista indipendente, del tutto
estranea alle incorporazioni burocratiche del marxismo come ideologia di
legittimazione di partiti e di stati (soprattutto l'ultimo Lukács, l'ultimo
Althusser, Bloch, Adorno). Dopo la fine del socialismo reale, che chiama
comunismo storico novecentesco, ed in dissenso con tutti i tentativi di sua
continuazione/rifondazione puramente politico-organizzativa, ha invece lavorato
su di una generale rifondazione antropologica del comunismo, marcando sempre
più la discontinuità teorica e politica con i conglomerati identitari della
sinistra italiana (Rifondazione Comunista in primis, ma anche la scuola
operaista e T. Negri in particolar modo). I suoi interventi sono apparsi
sia su riviste legate alla sinistra alternativa (L'Ernesto, Bandiera Rossa) che
su riviste come Indipendenza e Koiné, dove sostene l'esplicito superamento del
dualismo destra-sinistra, approdando a posizioni antitetiche a quelle di Bobbio. Collabora con la rivista
Comunitarismo, prima, e Comunità e Resistenza, poi. È stato fino alla morte
redattore del quadrimestrale Comunismo e Comunità. Al di là delle prese di posizione sulla
congiuntura politica, tre cardini della sua filosofia sono l'interpretazione
della storia della filosofia, l'analisi filosofica del capitalismo e la
proposta politica per un comunismo comunitario universalistico.
Rileggendo l'intera storia della filosofia soprattutto occidentale, utilizza
una deduzione sociale delle categorie del pensiero non riduzionistica, che gli
permette di discernere la genesi particolare delle idee dalla loro validità
universale. Infatti quello di lui è un orizzonte aperto universalisticamente
alla verità, intesa hegelianamente come processo di auto-coscienza storica e
sintesi di ontologia e assiologia, dell'esperienza umana nella storia. Nella
sua proposta di ontologia dell'essere sociale riconosce razionalmente la natura
solidale e comunitaria degl’uomini e l'autonomia cognoscitiva della filosofia,
contrastando ogni forma di riduzionismo nichilistico, relativistico o
partigianamente ideologico. Viene definito «strenuo difensore dello statuto
veritativo della filosofia da una parte, e deciso oppositore di ogni
fraintendimento relativistico dall’altra. Intende il capitalismo come totalità
economica, politica e culturale da indagare in tutte le sue dimensioni. Propone
di suddividerlo filosoficamente e idealisticamente in tre fasi: capitalismo astratto,
capitalismo dialettico con una protoborghesia illuministica o romantica, una
medio0borghesia positivistica e poi esistenzialistica, e una tardo-borghesia sempre
più individualistica e libertaria; capitalismo speculativo (post-borghese e
post-proletaria) in cui il capitale si concretizza come assoluto, espandendosi
al di là delle dicotomie precedenti a destra economicamente, al centro
politicamente e a sinistra culturalmente. Nell'analisi filosofica del
capitalismo, più volte insiste sulla critica al politicamente corretto, dove studia
il concetto consterebbe dei seguenti punti nella sua concezione (dove è
considerato un'arma del capitalismo per attrarre fasce deboli a sé, nonché
un'ideologia di fondo dell'occidente imperialista). ‘Americanismo’ come
collocazione presupposta, anche sotto forma di benevola critica al governo
statunitense. Religione olocaustica: Non aderisce al negazionismo
dell'Olocausto e condanna i genocidi, ma considera la shoah un fatto non unico,
utilizzato dal sionismo per legittimare le azioni di Israele tramite il senso
di colpa dell'Europa. Auschwitz non può e non deve essere dimenticato, perché
la memoria dei morti innocenti deve essere riscattata, e questo mondo nella sua
interezza appartiene a tre tipi di esseri umani: coloro che sono già vissuti,
coloro che sono tuttora in vita, e coloro che devono ancora nascere. Ma
Auschwitz non deve diventare un simbolo di legittimazione del sionismo, che
agita l'accusa di anti-semitismo in tutti coloro che non lo accettano
radicalmente, e che non sono disposti a derubricare a semplici errori i suoi
veri e propri crimini. Teologia dei diritti umani, che considera (come altri
filosofi marxisti come Losurdo, o comunitaristi) solo un grimaldello e un
paravento del capitalismo per imporsi ed eliminare, in realtà, i diritti dei
popoli e dei lavoratori, attuando il liberismo e l'imperialismo globali. “Antifascismo
in assenza completa di fascismo. L’antifascismo, positivo un tempo, è
considerato un fenomeno dannoso e a favore del sistema capitalistico, visto che
il fascismo (da lui deprecato soprattutto per la colonizzazione imperialistica
dell'Africa e la mascalzonaggine imperdonabile dell'invasione della Grecia, è
stato ormai sconfitto, volto a creare tensioni tra le diverse forze
anti-sistema, e a fungere da nuova ideologia della sinistra post-comunista e
post-stalinista (dopo il graduale abbandono del marxismo-leninismo avvenuto per gli effetti della de-stalinizzazione), che
diviene così inutile. Falsa dicotomia Sinistra/Destra come "protesi di
manipolazione politologica". Derivata dal precedente, questa teoria
punterebbe a indebolire le critiche anticapitalistiche, impedendo l'unione tra
comunisti, comunitaristi e socialisti nazionalitari contro il capitale. Al
contempo, anche per le nette e costanti affermazioni contro i tribalismi, i
razzismi e i nazionalismi soprattutto coloniali, è da ritenersi estranea al
cosiddetto rossobrunismo (i cosiddetti nazionalboscevichi) di cui fu tacciato
dal citato V. Evangelisti, che a suo dire si configurerebbe come una folle
somma dei difetti degli estremismi opposti. L'unione di sostenitori rasati del
razzismo biologico con sostenitori barbuti della dittatura del proletariato
sarebbe certamente un buon copione di pornografia hard, ma non potrebbe uscire
dal piccolo circuito a luci rosse del sottobosco politico. La sua proposta politica va nella direzione di
un comunismo comunitario universalistico, da intendersi come correzione
democratica e umanistica del comunismo, dal momento che quello storico sarebbe
stato reo di non aver messo in comune innanzitutto la verità. Quello tratteggiato
da lui è un sistema sociale che costituisce una sintesi di individui liberati e
comunità solidali. Non è inteso come inevitabile sbocco storicistico o
positivistico di una storia che si svilupperebbe linearmente, né tuttavia in
modo aleatorio, bensì in potenza, a partire dalla resistenza alla dissoluzione
comunitaria innescata dall'accumulazione individuale di merci. Qui il problema
dell'auspicabile democrazia viene impostato su basi antropologiche, scommettendo
sulle potenzialità ontologiche della bontà degpotenzialml’uomini, ente
politico-comunitaria (zόoa politika); razionali e valutativi della giusta
misura sociale (zόa lόgon échon) e generica, in senso marxiano (Gattungswesen),
cioè in grado di costruire diversi modelli di convivenza sociale, compreso
quello in cui gl’uomini, affermando la priorità etica e comunitaria per
contenere i processi economici altrimenti dispiegantisi in modo illimitato e
dis-umano, può realizzare le sue potenzialità ontologiche immanenti,
attualmente alienate. La liberazione avverrebbe quindi a partire dal suo
radicamento comunitario in cui agisce collettivamente, pur rimanendo
l'individuo stesso l'unità minima di resistenza al potere. Adere al
partito comunista italiano, ma presto si allontanò (essendo ostile al
compromesso storico tra PCI e DC, promosso da Berlinguer e Moro), entrando poi
a far parte della Commissione culturale di Lotta Continua. In seguito si
iscrisse a Democrazia Proletaria durante la sua ultima fase. Dopo lo
scioglimento della Democrazia Proletaria, e in seguito alla confluenza di
quest'ultima in Rifondazione Comunista, si è sempre più allontanato
dall'attività politica in senso stretto. In seguito manifestò critiche verso
l'operaismo e il trotskismo che animavano talvolta queste esperienze della
post-sinistra extraparlamentare. Se dal punto di vista teorico si era già
distanziato dalla sinistra italiana a seguito della dissoluzione dell'Unione
Sovietica e della svolta della Bolognina, il distacco emotivo definitivo dalla
sinistra avvenne con il bombardamento NATO in Jugoslavia durante la guerra del
Kosovo, che ricevette il beneplacito del governo italiano. Considera questo fatto come la fine della
legalità costituzionale italiana riferendosi alla violazione dell'articolo 11 e
un atto di tradimento verso i valori fondanti della Repubblica Italiana. Sul
tema scrisse Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario,
l'embargo terapeutico e la menzogna evidente. Molto clamore ha suscitato (anche
tra le file della sinistra alternativa) la sua adesione ad alcune tesi del Campo
Antimperialista per l'esplicito sostegno da questi fornito alla resistenza
irachena. È stato uno dei filosofi di riferimento del comunismo comunitario,
nonché animatore della rivista Comunismo e Comunità. Altre saggi: “La
classe operaia non va in paradiso: dal marxismo occidentale all'operaismo
italiano, in “Alla ricerca della produzione perduta” (Bari, Dedalo); “Cosa
possiamo chiedere al marxismo”; “Sull'identità filosofica del materialismo
storico”; “Marxismo in mare aperto”; “Rilevazioni,
ipotesi, prospettive” (Milano, Angeli); “La filosofia imperfetta”; “Una
proposta di ricostruzione del marxismo ” (Milano, Angeli); “La teoria in pezzi”;
“La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia” (Bari, Dedalo); “La
ricostruzione del marxismo fra filosofia e scienza”; “La cognizione della crisi.
Saggi sul marxismo di Althusser” (Milano, Angeli); “La rivoluzione teorica di
Althusser, in Il marxismo” (Pisa, Vallerini); “La passione durevole” (Milano,
Vangelista); “La musa di Clio vestita di rosso, in Trasformazione e
persistenza. Saggi sulla storicità del capitalismo” (Milano, Angeli); “Il filo
di Arianna. Quindici lezioni di filosofia marxista” (Milano, Vangelista); “Il
marxismo e l’eguaglianza”, Urbino; “Quattro venti”; “Il convitato di pietra”; “Saggio
su marxismo e nichilismo” (Milano, Vangelista); “L'assalto al Cielo”; “Saggio
su marxismo e individualism” (Milano, Vangelista); “Il pianeta rosso”; “Saggio
su marxismo e universalismo” (Milano, Vangelista); “Ideologia Italiana”; “Saggio
sulla storia delle idee marxiste in Italia” (Milano, Vangelista); “Il tempo
della ricercar” “Saggio sul moderno, il postmoderno e la fine della storia”
(Milano, Vangelista); “L'eguale libertà”; “Saggio sulla natura umana” (Milano,
Vangelista); “Oltre la gabbia d'acciaio”; “Saggio su capitalismo e filosofia” (Milano,
Vangelista); “Il teatro dell'assurdo”; “Cronaca e storia dei recenti
avvenimenti italiani”; “Una critica alla cultura dominante della sinistra
nell'attuale scontro tra berlusconismo e progressismo” (Milano, Punto Rosso); “Strategia
politica”; “Premesse teoriche alla critica della cultura dominante della
sinistra esposta nel Teatro dell'assurdo” (Milano, Punto Rosso); “Il marxismo
vissuto del Che”; “Lettere di Che Guevara a Tita Infante” (Milano, Punto
Rosso); “Un elogio della filosofia” (Milano, Punto Rosso); “Quale comunismo?”;
“Uomini usciti di pianto in ragione” (Roma, Manifesto); “La fine di una teoria”;
“Il collasso del marxismo storico del Novecento” (Milano, UNICOPLI); “Il
comunismo storico novecentesco”; “Un bilancio storico e teorico” (Milano, Punto
Rosso); “Nichilismo Verità Storia”; “Un manifesto filosofico della fine del XX
secolo” (Pistoia, CRT); “Gesù. Uomo nella storia, Dio nel pensiero” (Pistoia);
“Il crepuscolo della profezia comunista. A 150 anni dal “Manifesto”, il futuro
oltre la scienza e l'utopia” (Pistoia, CRT); “L'alba del Sessantotto”; “Una
interpretazione filosofica” (Pistoia, CRT); “Marxismo, Filosofia, Verità” (Pistoia,
CRT); “Destra e sinistra. La natura inservibile di due categorie tradizionali”
(Pistoia, CRT); “La questione nazionale alle soglie del XXI secolo”; “Nota introduttiva
ad un problema delicato e pieno di pregiudizi” (Pistoia, CRT); “Le stagioni del
nichilismo. Un'analisi filosofica ed una prognosi storica” (Pistoia, CRT); “Individui
liberati, comunità solidali. Sulla questione della società degli individui” (Pistoia,
CRT); “Contro il capitalismo, oltre il comunismo”; “Riflessioni su di una
eredità storica e su un futuro possibile” (Pistoia, CRT); “La fine dell'Urss”;
“Dalla transizione mancata alla dissoluzione” (Pistoia, CRT); “Il ritorno del
clero. La questione degli intellettuali oggi”( Pistoia, CRT); “Le avventure
dell'ateismo. Religione e materialismo oggi” (Pistoia, CRT); “Un nuovo
manifesto filosofico. Prospettive inedite e orizzonti convincenti per la
filosofia” (Pistoia, CRT); “Hegel Marx Heidegger. Un percorso nella filosofia”
(Pistoia, CRT); “Scienza, politica, filosofia. Un'interpretazione” (Pistoia,
CRT); I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico dell'Ottocento e
del Novecento, Pistoia, CRT); “L'educazione filosofica. Memoria del passato,
compito del presente, sfida del future” (Pistoia, CRT); “Il bombardamento
etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la
menzogna evidente” (Pistoia, CRT); “Marxismo e filosofia. Note, riflessioni e alcune
novità” (Pistoia, CRT); “Un secolo di marxismo. Idee e ideologie, Pistoia,
CRT); “Un filosofo controvoglia. Introduzione a G. Anders, L'uomo è antiquato”
(Bollati Boringhieri); “Le contraddizioni di Bobbio. Per una critica del
bobbianesimo cerimoniale” (Pistoia, CRT); “Marx inattuale. Eredità e
prospettiva” (Torino, Boringhieri); Verità filosofica e critica sociale.
Religione, filosofia, marxismo” (Pistoia, CRT); “Dove va la sinistra?” (Boninsegni,
Roma, Settimo Sigillo); “Comunitarismo filosofia politica” (Molfetta, Noctua);
“La filosofia classica tedesca, Dialettica e prassi critica. Dall'idealismo al
marxismo (Molfetta, Noctua); “L'ideocrazia imperiale americana” (Roma, Settimo
Sigillo); Filosofia del presente. Un mondo alla rovescia da interpretare” (Roma,
Settimo Sigillo); Filosofia e geopolitica” (Parma); All'insegna del Veltro, Del
buon uso dell'universalismo. Elementi di filosofia politica” (Roma, Settimo
Sigillo); Dialoghi sul presente. Alienazione, globalizzazione destra/sinistra,
atei devoti. Per un pensiero ribelle” (Napoli, Controcorrente); “La comunità
ritrovata. Rousseau critico della modernità illuminista, Torino, Libreria Stampatori);
“Marx e gl’antichi greci” (Pistoia, Petite plaisance); “Il popolo al potere. Il
problema della democrazia nei suoi aspetti filosofici” (Casalecchio, Arianna);
“Verità e relativismo. Religione, scienza, filosofia e politica nell'epoca
della globalizzazione” (Torino, Alpina); Elogio del comunitarismo” (Napoli,
Controcorrente); “Il paradosso De Benoist. Un confronto politico e filosofico”
(Roma, Settimo Sigillo); “Storia della dialettica” (Pistoia, Petite plaisance);
“La democrazia in Grecia. Storia di un'idea, forza di un valore, in Presidiare
la democrazia realizzare la Costituzione. Atti del seminario itinerante sulla
difesa della Costituzione, Bardonecchia, Susa, Bussoleno, Condove, Borgone
Susa, Edizioni Melli-Quaderni); “Sarà Dura!, Storia critica del marxismo. Dalla
nascita di Karl Marx alla dissoluzione del comunismo storico novecentesco” (Napoli,
La città del sole); “Il presente della filosofia italiana, Pistoia, Petite plaisance,
Storia dell'etica, Pistoia, Petite plaisance, “Hegel anti-utilitarista” (Roma, Settimo Sigillo);
Storia del materialismo, Pistoia, Petite plaisance, Una approssimazione a Marx.
Tra materialismo e idealismo, Saonara, Il Prato); Ri-pensare Marx. Filosofia,
Idealismo, Materialismo” (Potenza, Ermes); Un trotzkismo capitalistico? Ipotesi
sociologico-religiosa dei Neocons americani e dei loro seguaci europei, in
Neocons. L'ideologia neoconservatrice e le sfide della storia, Rimini, Il
Cerchio); “Alla ricerca della speranza perduta. Un intellettuale di sinistra e
un intellettuale di destra "non omologati" dialogano su ideologie e
globalizzazione” (Roma, Settimo Sigillo); La quarta guerra mondiale, Parma, All'insegna
del Veltro, L'enigma dialettico del Sessantotto quarant'anni dopo, in La
rivoluzione dietro di noi. Filosofia e politica prima e dopo il '68, Roma,
Manifesto); “Il marxismo e la tradizione culturale europea, Pistoia, Petite plaisance,
Nuovi signori e nuovi sudditi. Ipotesi sulla struttura di classe del
capitalismo contemporaneo” (Pistoia, Petite plaisance, Logica della storia e
comunismo novecentesco. L'effetto di sdoppiamento” (Pistoia, Petite plaisance);
“Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un fenomeno
ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e importante,
Petite Plaisance, Filosofia della verità
e della giustizia. Il pensiero di Kosík, con Cesana, Pistoia, Petite plaisance,
Lettera sull'Umanesimo, Pistoia, Petite plaisance, Una nuova storia alternativa
della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia, Pistoia, Petite
plaisance, Lineamenti per una nuova filosofia della storia. La passione
dell'anticapitalismo, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il Prato,.Dialoghi
sull'Europa e sul nuovo ordine mondiale, Saonara, Il Prato, Collisioni. Dialogo
su scienza, religione e filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Karl Marx: un'interpretazione, Nova Europa).
Prefere non definirsi marxista ma appartenente alla "scuola di Marx",
e «allievo indipendente di Marx» (C. Preve, Elogio del comunitarismo, Controcorrente,
Napoli, Personalmente, non sono credente
né praticante. Non credo in nessun Dio personale, considero ogni
personalizzazione del divino una indebita e superstiziosa antropomorfizzazione,
e sono pertanto in linea di massima d’accordo con Spinoza. Ma ritengo anche la
religione, così come la scienza, l’arte e la filosofia, dati permanenti
dell’antropologia umana in quanto tali desti durare tutto il tempo in cui durerà
il genere umano (Elementi di politicamente
corretto. Convegno, Lukács e la cultura europea (II intervento) Relazione Congresso Nazionale di DP
(terzultimo intervento) Destra e
Sinistra: confronto tra C. Preve e D. Losurdo; Carmilla: I rosso-bruni: vesti
nuove per una vecchia storia Democrazia
comunitaria o democrazia proprietaria?”; “Considerazioni sulla geopolitica”; “Il
bombardamento etico dieci anni dopo”; Fonte: A. Monchietto, Lucio Colletti; Marxismo,
Filosofia, Scienza. L'“ultimo” filosofo marxista su la RepubblicaTorino Addio al filosofo, In memoria, D. Fusaro Un lutto veramente grande per noi di
Gianfranco La Grassa, La Sala Rossa ricorda la figura e raccogliendosi in un
minuto di silenzio, Preve, Con Marx e oltre il marxismo; Comunismo e Comunità »
Laboratorio per una teoria anticapitalistica
A. Volpe e P. Zygulski, Verità e filosofia, in A. Monchietto e G. Pezzano,
Invito allo Straniamento. I. filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Preve, Elementi di politicamente corretto. E
qui concludiamo con una serie di previsioni artigianali. Ricordo al lettore che
questo non è ancora un Trattato di Politicamente Corretto, che ho peraltro
intenzione di scrivere, in cui i cinque punti principali indicati (americanismo
come collocazione presupposta, religione olocaustica, teologia dei diritti
umani, anti-fascismo in assenza completa di fascismo, dicotomia Sinistra/Destra
come protesi di manipolazione politologica) verranno discussi in modo più
analitico e preciso. Da Intellettuali e cultura politica nell'Italia di fine
secolo, Rivista Indipendenza, Da Gli Usa, l’Occidente, la Destra, la Sinistra,
il fascismo ed il comunismo. Problemi del profilo culturale di un movimento di
resistenza all’Impero americano, Noctua Edizioni, 2003. C.Preve: audio congressi DP
(RadioRadicale) Intervista
politico-filosofica (G. RepaciC. Preve)
«La costituzione italiana è stata distrutta per semprre con i
bombardamenti sulla Jugoslavia, e da allora l’Italia è senza costituzione, e lo
resterà finché i responsabili politici di allora non saranno condan morte per
alto tradimento (parlo letteralmente pesando le parole), con eventuale benevola
commutazione della condanna a morte a lavori forzati a vita. Eppure, questi
crimini passano sotto silenzio, perché si continuano ad interpretare gli eventi
di oggi in base ad una distinzione completamente finite (C. Preve, Elementi di
politicamente corretto) Bobbio, Né con Marx né contro Marx, Riuniti, Roma,Storia
dei marxismi in Italia, Manifestolibri, Roma, Alessandro Monchietto, Marxismo e
filosofia in Preve, Editrice Petite Plaisance, Pistoia, P. Zygulski, C. Preve:
la passione durevole della filosofia, presentazione di Giacomo Pezzano,
Pistoia, Editrice Petite Plaisance, Monchietto e Pezzano, Invito allo
Straniamento. I. Costanzo Preve filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Zygulski,
Costanzo Preve e l'educazione filosofica, in Educazione Democratica, Foggia, Edizioni del Rosone, gennaio, Alessandro Monchietto, Invito allo
Straniamento. II. Marxiano, Pistoia, Petite Plaisance, Massimo Bontempelli); F.
Bentivoglio, Il senso dell'essere nelle
culture occidentali, Milano, Trevisini); Formenti, Il socialismo è morto. Viva
il socialismo!, Meltemi, Milano). Costanzo Preve. Preve. Keywords: fascismo,
antifascism – antifascism in assenza completa di fascismo, comunita,
comunitarismo, la mascalzonaggine imperdonabile dell’invasione a Grecia;colonizzazione
imperialista,storia dell’etica, storia ontologico-sociale della filosofia, vico
anti-capitalista. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Preve," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51684463462/in/photolist-2mKbok1-2mGnP2f-2mEd2LM-E58e4H-CfbuaM-C6j6p5-CdDphy-CfWJ4K-C6n5m7-BiosLy-CfUqUZ-BiyBqX-BGr8AF-BiuDHk-C6n22G-BGo4ac-CfT5uH-BinZFS-CfX854-C8EFGv-C8AG9k-C8EyDT-BGreRB-BNPngs-C8EyKe-CfWNyr-BinFbf-BGr6t4-C6ndRU-BGrkKR-CfUrBk-Biry7Y-CfWVBe-BNPcuy-C8EfEg-C8BXHK-C6iijj-Biotmm-BXesRa-B87iXx-B87iTp-C5w76F-C3dpu7-BXetE4-BUVNSb-B87kea-C3dpwG-BUVMeG-BXeqJ4-BCoJa1
Grice e Prini – il volo d’Icaro – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Belgirate). Filosofo. Grice: “I like
Prini, but I won’t expect his “Discorse e situazione” to be about Firth’s
context of utterance!” -- “Pensare è infatti la maniera più profonda del nostro
desiderare. "Ventisei secoli nel mondo dei filosofi"). Tra i maggiori
esponenti dell'esistenzialismo. Studia ad Arona e Pavia sotto Lorenzi.
Studia Sorbatti sotto Levi e Sciacca. Studia Plotino. Prini s'è legato al
gruppo di filosofi che Sciacca aveva riunito intorno a se. Quando Sciacca si
trasferì a Genova tutto il gruppo lo segue. Insegna a Genova, Perugia, Roma e
Pavia. Scrive “Verso una nuova ontologia” e “Discorso e situazione”. “Lo scisma
sommerso” analizza la spaccatura sotterranea che si è creata nella Chiesa
cattolica tra il magistero ufficiale e la fede e le scelte di vita dei
credenti. Un tema che diviene centrale è il tema del male. Scrive “Ventisei
secoli nel mondo dei filosofi” -- «un ripensamento, una sorta di commiato
personale dagli autori e dai problemi che gli erano stati cari per tutta la
vita. Accanto al discorso apofantico, che definisce in modo univoco il suo oggetto
e che vuol dimostrare le sue verità in modo necessario, apre lo spazio per la
‘conversazione’. Nel testo Verso una ontologia, risalire la dimenticanza della
conversazione ad Aristotele, il quale ritene i discorsi semantici non vero-funzionali
e quindi estranei al campo del linguaggio sino del metalinguaggio della filosofia.
In “Discorso e situazione” definisce in modo più dettagliato gl’ambiti della
conversazione. Nella molteplicità dell’uso logico della ragione, delinea un
esame sistematico delle diverse forme della conversazione razionale “situata”,
ossia in relazione al suo proprio oggeto o topico ed al suo proprii
conversatori, e precisamente la verifica come forma della prova del discorso
oggettivo o scientifico, la categoria della testimonianza e la determinazione
particolare come ‘forma’ della ‘prova’ della conversazione. È stata un ricerca
non inutile, credo, se ha messo in luce, per un verso, contro lo scientismo, la
pluralità dell’uso della ragione, e per un altro verso, la fondamentale
convergenza di quelle forme del discorso razionale in una dottrina della verità
ostensiva dell’essere, o un’ontologia semantica. Gl’uomini di cui la filosofia
deve occuparsi sono gl’italiani concreti. In “Il corpo che siamo” studia i
corpi degl’italiani come elementi costituiti della inter-soggettività in
un’unità psico0fisica del resto. Già Serbatti fa questo movimento verso i corpi,
parlando di sentimenti fondamentali corporei. In “Il paradosso di Icaro” elabora
la distinzione tra mero bisogni dei corpi e desideria o volonta. I bisogni,
cioè le necessità di avere, si distingueno dalla volontà di essere
autenticamente. Il domandare intorno al senso di ciò che è e di ciò che
si *è* un domandare che mette in questione anche i domandanti stessi. In
‘L’ambiguita dell’essere’ caratterizza l’essere come ’ambiguo’: necessità
assoluta (al modo di Velia), bontà o finalità assoluta, o come libertà od
opposizione assoluta. Cerca queste tre modalità, ritenendole tutte essenziali
all'essere e, insieme, non deducibili l’una dall'altra. Definie questa sua
concezione problematicismo ontologico. Dal momento che l’essere è in sé
ambiguo, esso non si lascia completamente definire e dimostrare dal
discorso apofantico e si presta alla conversazione. C’è un carattere ludico
nell'atteggiamento del credente, quando pretende di poter mettere tra parentesi
la propria fede e di essere anch'egli, nella ricerca della verità, come dice
Husserl, ein wirklicher Anfänger, un vero e proprio principiante. Fa una distinzione tra il nucleo del messaggio
evangelico e le forme che esso ha via via assunto nella storia, critica delle
posizioni più tradizionaliste della Chiesa, specialmente in filosofia (si veda
in particolare “La filosofia cattolica italiana del Novecento”), invito al
dialogo tra la Chiesa e la modernità tutta intera, e proposta di una nuova
inculturazione, oggi, di quel messaggio evangelico. Un passagio di “ Lo scisma
sommerso” mostra in modo disambiguo ciò che ha in mente. Per questa mentalità
generata dalla civiltà della scienza esistono uno spazio e un tempo scientifici
nei quali è impossibili proporsi di trovare, per esempio, il periodo storico di
una presunta prima coppia progenitrice di tutto il genere umano o l'ubicazione
dell'Eden, di cui parlano in un senso simbolico che è da determinare i primi
racconti della Genesi. E andando soltanto un poco in profondità nella coscienza
giuridica moderna, post-illuministica, del rapporto tra colpa e castigo, chi
potrebbe oggi accettare l'idea, trasmessa dalla teologia penale di Agostino
nell'interpretazione della Lettera ai Romani di Paolo, che l'umanità intera
abbia ereditato da Adamo non solo la pena eterna del suo peccato, ma anche la
responsabilità della sua stessa colpa?» Altre saggi: “La metodologia della
testimonanza” (Roma, Studium); “Verso una ontologia della conversazione” (Roma,
Studium); “Serbatti: i sentimenti fondamentali corporei, ” (Roma, Armando); “Discorso
e situazione” (Roma, Studium); “Il paradosso d’Icaro” (Roma, Armando);
“L’ambiguità dell’essere” (Genova, Marietti); “Storia dell'esistenzialismo”
(Roma, Studium); “Il corpo che siamo: introduzione all'antropologia etica”
(Torino, SEI); “Plotino e l'umanesimo interiore” (Milano, Vita e Pensiero); “Il
potere” (Roma, Studium); “La filosofia italiana” (Roma, Laterza); “Lo scisma sommerso”
(Milano, Garzanti); “Terra di Belgirate”; Torino, Sosso); “Ventisei secoli nel
mondo dei filosofi” (Caltanissetta, Sciascia); “Un filosofo che canta i Salmi. “Croce
e Gentile”, Il Prini sommerso; Il desiderio di essere. L'itinerario filosofico;
L'ontologia del desiderio” l M. Flematti, “Prini”. Pietro Prini. Prini. Keywords:
il volo d’Icaro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prini” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737756981/in/datetaken/
Grice e Prodi – il cane di Pavlov – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Scandiano). Filosofo. Grice:
“While he likes semiotics, Prodi is the Italian C. L. Stevenson, who read
English at Yale! No philosophy background!” -- Figlio di Mario ed Enrica,
maestra. Studia e insegna a Bologna. A Bologna fonda il progetto Biologia
cellulare del Svilupa un approccio semiotico alla biologia. Con Il neutrone borghese, ha pubblicato anche
alcuni romanzi e racconti, tra cui Lazzaro, biografia romanzata (con riflessi
autobiografici) di L. Spallanzani. Il saggio “Il cane di Pavlov”; “Opera narrativa”
(Diabasis, Reggio Emilia). Altre opere: “Scienza e potere” (Il Mulino, Bologna);
“La scienza, il potere, la critica” (Mulino, Bologna); “Oncologia sperimentale”
(Esculapio, Bologna); “Le basi materiali della significazione” (Bompiani,
Milano); “La biologia dei tumori” (Abrosiana, Milano); “Soggettività e
comportamento” (Angeli); Orizzonti della genetica” (L'Espresso); “Il neutrone Borghese”
(Bompiani, Milano); Patologia Generale (CEA, “La storia naturale della logica”
(Bompiani, Milano); “L'uso estetico del linguaggio” (Mulino, Bologna); Lazzaro:
il romanzo di un naturalista del '700” (Camunia, Brescia); “Oncologia” (Esculapio,
Bologna); “Gli artifici della ragione” (Sole 24 ore, Milano); “Il cane di
Pavlov” (Camunia, Brescia); “Alla radice del comportamento morale” (Marietti,
Milano); “Teoria e metodo in biologia” (Clueb, Bologna); “L'individuo e la sua
firma”; “Biologia e cambiamento antropologico” (Mulino, Bologna); “Il profeta”
(Camunia, Brescia); Conferenza "Prodi”, Repubblica Apprezzato anche da G. Dossetti, La parola e
il silenzio” (Paoline, in riferimento ad
un articolo che si rifaceva ai geni invisibili della città di G. Ferrero. Sul
sottotitolo (i “geni invisibili” della città. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giorgio Prodi. Prodi. Keywords:
il cane di Pavlov. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prodi” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737954863/in/datetaken/
Grice e Prospero – implicatura laica – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Pescosolido), filosofo. Studia e Insegna a Roma.
Studia Kelsen. Collabora con “L'Unità”. I suoi interessi sono principalmente
rivolti al sistema istituzionale italiano e la filosofia politica della
sinistra. La sua filosofia e aspramente criticate da Travaglio, che lo ha
accusato di "pagnottismo". Tra i punti di dissenso, vi è la posizione
nei confronti della democrazia diretta, e nei confronti della fiducia riposta
daTravaglio, e dal Movimento 5 stelle di Grillo, nella intrinseca infallibilità
del giudizio espresso dagli elettori e del popolo della Rete. Sinistra Italiana. Saggi: “La politica post-classica”;
“Il nuovo inizio”; “Nostalgia della grande politica”; “La democrazia mediata”;
“Sistemi politici e storia”; “Il pensiero politico della destra” (Newton
Compton); “I sistemi politici” (Newton Compton); “Politica e vita buona, Euroma
la Goliardica, Sinistra e cambiamento istituzionale”; “Storia delle istituzioni
in Italia” (Riuniti); “Il fallimento del maggioritario”; “La politica”; “Teorie
e profili istituzionali” (Carocci); “Lo stato in appalto. Berlusconi e la
privatizzazione del Politico (Manni); “Politica e società globale” (Laterza); “L'equivoco
riformista” (Manni); “Alle origini del laico” (Angeli); “La costituzione tra
populismo e leaderismo” (Angeli); “Filosofia del diritto di proprietà”
(Angeli); “Perché la sinistra ha perso le elezioni” (Ediesse); “Il comico della
politica”; “Nichilismo e aziendalismo nella comunicazione di Berlusconi”
(Ediesse); “Il libro nero della società civile”; “Il nuovismo realizzato”
(Bordeaux); “Gramsci” (Bordeaux). Addio al mito del capo, Il Manifesto, Contropotere
del Quirinale, Left-avvenimenti, C. Prodi, l'errore più grande della sinistra
europea è stato dimenticare il lavoro, il manifesto, Bruno Gravagnuolo, Grillo,
il travaglio di Marco nel duello tv con Prospero l'Unità Gli organismi di Sinistra Italiana, da
"Sinistraitaliana.si" Sinistra
Italiana rispolvera il Pci: nascono le nuove Frattocchie. Ma a Testaccio. Michele
Prospero. Prospero. Keywords: implicatura laica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Prospero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738325049/in/datetaken/
Grice e Pucci – implicatura – l’utopia di Pucci -- filosofia
italiana (Firenze). Filosofo.
Scrive alcuni trattati dove ambiva a una filosofia universale di stampo utopistico.
Molto polemico contro le principali dottrine religiose dell'epoca, tanto da
essere tacciato di eresia e giustiziato dall'Inquisizione romana. Della potente
e ricca famiglia fiorentina dei Pucci. Scolto da un improvviso mutamento et cambiamento
che lo fa decidere a darsi allo studio delle cose celesti ed eterne e a
scoprire i reali motivi dei contrasti filosofici che lacerano l'Italia. Assiste
personalmente alla strage degl’ugonotti nella notte di San Bartolomeo, decise
di aderire alle tesi protestanti. Controversie dottrinali gli procurarono
l'espulsione dalla comunità calvinista alla quale aveva aderito in primavera. Discute
del peccato originale e ha altresì contestato l'autoritarismo del concistoro
della comunità. Quest'ultima gl’rimprovera, oltre a importanti punti
dottrinali come la concezione del peccato originale, della fede e
dell'eucaristia, la sua pretesa di pro-fetizzare, ricordandogli che, con la
scomparsa dei primi apostoli, il carisma profetico non puo più esistere. Su invito
di F. Betti, incontra F. Sozzini. Pubblica un manifesto, e poi scrive a N. Balbani
una lettera in cui espone la sua teoria dell'innocenza naturale dell'uomo, già
discussa con Sozzini, secondo la quale tutti gl’uomini nascono et restano
innanzi all'uso della ragione e del giudizio. Grazie alla redenzione operata da
Cristo, il peccato originale non può causare la dannazione quando siamo ancora
nel grembo materno. Il battesimo del bambino, che e naturalmente innocente per
la naturale bontà della natura umana, per quanto non censurabile, è inutile.
L'eventualità della dannazione è un problema dell'adulto che, raggiunta l'età
della ragione, è in grado di distinguere il bene dal male. L’uomo è buono
per natura e a causa dell'amore di Dio verso il genere umano, che ha creato
l'uomo di natura buona, si fonda la filosofia. Il fondamento della filosofia,
et bontà vera, è propriamente la fidanza generale in Dio del cielo e della
terra, una fiducia fondata sulla conoscenza di Dio che è comune a tutti gl’uomini,
una fede che si contrappone alla concezione della fede protestante, che
consiste invece in una fidanza particulare che il singolo protestante ripone in
Dio. È del resto la tesi sostenuta da Sozzini nel suo De Jesu Christo
servatore. Sostene di aver tratto le proprie concezioni in virtù del dono
dello Spirito Santo che, attraverso visioni, lo ispira permettendogli di
preconizzare il prossimo avvento del regno di Dio che provoca la conversione di
tutti i popoli, qualunque fosse la loro religione, sotto un'unica confessione. La
redenzione operata da Cristo riguarda infatti tutti gl;uomini, anche i non
cristiani, perché esalta la loro naturale bontà. La salvezza non costitusce un
dubbio tormentoso ma è un obbiettivo che può essere raggiunto abbandonandosi
con fiducia alla fede in Dio, è la fede naturale che ha Adamo, uomo naturale e
immortale perché fatto a immagine e somiglianza di Dio nella mente e nello
spirito. Affermata la bontà naturale della specie umana, ne discende che debba
essere escluso tanto che il peccato si trasmetta nelle generazioni, quanto che
possa esistere una pre-destinazione semplice o doppia che sia, una per gl’eletti
e una per i dannati stabilita ab aeterno. Sozzini rispose al Pucci con il “De
statu primi hominis ante lapsum”, obiettando che la somiglianza di Adamo con
Dio risiede nel fatto di essere il dominatore di tutte le cose della natura, e
non nella sua immortalità. Se Adamo, l'essere naturale per eccellenza, finisce col
peccare, ciò dimostra che non era affatto innocente, visto che Adamo peca per
sua libera scelta. La natura dell'uomo
non è diversa da quella d’Adamo. La salvezza degl’uomini risiede nella
sua volontà di scegliere il bene, ed è sulla sua libera volontà, non sulla sua
natura, che si fonda la sua etica. Il suo saggio principale e “La Forma
d'una repubblica”. Per porre rimedio alla confusione e agli scandali regnante
nella filosofia, e necessario un libero e santo concilio al quale si vede che
tutti gl’uomini da bene di tutte le province inclinano, ma che viene rifiutato
dai potenti prelati che oggi comandano non solo nella religione, ma anche nella
repubblica. Per preparare questo concilio, è necessario che gl’uomini dabbene,
all'interno di ogni singolo stato, si organizzino in un'unione, in un collegio o
comunità nella quale essi si governino secondo un principio comune, i, senza alienarsi
da i loro principi e magistrati civili e senza entrare in polemica contro la
confessione religiosa vigente. Questi uomini, infatti, d'animo et tal volta
anche di corpo alienato da gl’ordini et usanze di quelle repubbliche nelle
quali è sono nati et allevati, conviene ch'e' vivino come forestieri nel loro
natio terreno, o forastieri interamente per gli altrui paesi, è necessario
ch'e' si portino molto saviamente e discretamente con i principi e magistrati
de' luoghi dove essi habitano. Si tratta di un'aperta giustificazione del
nicodemismo, seppure teorizzata come mezzo provvisorio allo scopo di
raggiungere un fine superiore nell'interesse di tutti i cristiani. L'insieme di
questi collegi avrebbe formato di fatto una repubblica cattolica, cioè
universale, che, con l'esempio dei retti comportamenti dei suoi aderenti,
avrebbe col tempo acquisito il consenso della grande maggioranza della
popolazione di ogni singolo stato, promuovendo così il rinnovamento dei costumi
e delle diverse confessioni, fino a rifondare un'unica religione
cristiana. Gli elementi essenziali di questa rinnovata e unificata
religione dovranno essere la fede «in un solo Dio del cielo e della terra,
creatore et governatore dello Universo, nel Cristo morto e risorto per
redimerci, nella giustizia divina che premia i buoni e punisce i malvagi, la
testimonianza degl’apostoli, il rispetto dei dieci comandamenti, l'orazione
domenicale e le opere di carità. Tutte le questioni dottrinarie che
storicamente dividevano le confessioni cristiane sono sfumate dal Pucci, che
vuole che sui problemi del battesimo, dell'eucaristia, della Trinità e
dell'incarnazione non si utilizzino sottigliezze e non si creino
divisioni. I membri di queste comunità dovranno essere tutti gl’uomini
maggiorenni e laicigli ecclesiastici, infatti, sono evidentemente incapaci di
superare le divisioni che essi stessi hanno creatoorganizzati sotto un capo
temporaneo, provosto o console, assistito da un censore, che non deve avere
alcun'autorità particolare, ma dovrà proporre le risoluzioni da approvare
all'unanimità nell'assemblea generale dei membri: quando non vi fosse
unanimità, si deciderà a sorte fra le diverse opzioni. Le donne, dovendo essere
sottoposte ai mariti, possono assistere ma non hanno alcun'autorità né diritto
di voto. Il collegio ha anche il potere di punire le cattive condotte dei
singoli membri, sino all'espulsione. Le diverse comunità si sarebbero tenute in
contatto epistolarea questo scopo era costituito l'incarico di un cancellieree,
attraverso delegati, si sarebbero riunite in diete da tenersi periodicamente
nelle terre «di qualche gentilhomo o signore» aderente a un collegio di una
delle maggiori città europee «come Francoforte, Lione, Parigi et simili, perché
qui i convenuti alla dieta sarebbero passati inosservati più facilmente. Se
gli aderenti ai collegi devono manifestare un formale ossequio alle autorità
costituite, essi devono anche proporre una sia pur cauta propaganda per far
guadagnare alla comunità nuove adesioni. Ciascuno deve mantenere il segreto
della sua attività tramite giuramento, essere amico dei compagni e nemico di
chi è loro nemico. Per saldare insieme i membri, è opportuno che essi si
sposino nello stesso ambiente, con donne «sane e gagliarde per averne una buona
discendenza, evitando però rapporti sessuali frequenti che, secondo il Pucci,
sono nocivi alla salute fisica degli uomini e a quella morale delle donne.
Nella famiglia, il padre riveste il ruolo di capo e di sacerdote laico:
battezza egli stesso i figli in età audulta, i quali dovranno crescere in una
decorosa austerità, studiando nelle scuole consigliate dalla comunità ed
evitando carriere immorali, come quella ecclesiastica o avvocatesca. Fu a Cracovia,
dove incontra F. Sozzini e altri dissidenti religiosi. Le sue idee però non
trovarono successo in nessuna confessione calvinista o luterana, né fra gli
anabattisti e i sociniani. In compenso qui conosce Dee. Anche qui la sua indole
(Dee lo descrive come pericolosamente chiacchierone e utopico) non venne
accolta positivamente e deluso dai protestanti si ri-converte al cattolicesimo dopo
un incontro con Ippolito Aldobrandini. Srive “De Christi servatoris
efficacitate in omnibus et singulis hominibus”, “L'efficacia salvifica del
Cristo in tutti e in ogni uomo”, dedicato a Clemente VIII. Qui ri-assunge e
sviluppa tutte le sue teorie su una chiesa universale ed ecumenica. Ogni uomo
ha il diritto di professare una chiesa di Cristo, e Dio, grazie al suo amore
universale per l'intera umanità, dove aiutare ad abbattere le barriere che
separavano le chiese. Condotto in carcere a Roma, dove conosce Bruno e Campanella.
E condannato a morte per eresia, decapitato e poi bruciato sul rogo al campo
de' fiori Il puccismo però gli
sopravvisse nella chiesa luterana grazie a Huber. Lettera in A. Rotondò, Studi
e ricerche di storia ereticale italiana del Cinquecento Lettere, documenti e testimonianze In D. Cantimori, Per la storia degli eretici
italiani, L.Felici, La riforma protestante” (Carocci); Opere Lettere, documenti
e testimonianze (Firenze, Olschki); Sulla
predestinazione (Firenze, Olschki); C. Cantù, “Gli eretici d'Italia” (Torino, Tipografic);
Per la storia degl’eretici italiani, D. Cantimori ed E. Feist, Roma, Reale
Accademia d'Italia, D. Cantimori, Eretici italiani” (Firenze, Sansoni, A.
Rotondò, “Storia ereticale italiana (Torino, Giappichelli); Una disputa di
antropologia filosofica sul primo uomo. Di fronte al naturalismo di F. Sozzini,
Milano, Cusl, P. Carta, “Eresia -- Documenti sul processo e la condanna” (Padova,
Milani); “Cultura politica” (Stango, Firenze G. Caravale, Il profeta disarmato.
L'eresia” (Bologna, Mulino); M. Biagioni, L’Informatione della religione
christiana, Torino, Claudiana, V. Vozzi,
l’Informatione della religione christiana. Treccani Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Pucci. Keywords:
etymologia d’eretico; il profeta disarmato, nicodemismo, decapatizazione a
Tornona, Roma. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pucci” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691563953/in/photolist-2mPTxJB-2mKBzba-2mKDA5r-2mPNG7N-DndBhH-2mKNM4g-2mKuJyP-2mKuJqC-2mKre9p-ETqNtt-D4QXHL-D41J73-o7nNJE-nXsZFJ-nCEAAa-ncTeBF-ncTe6v-nu72SS-nqAmJ
Grice e Puccinotti – il boezio – filosofia sperimentale
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Urbino).
Flosofo. Studia a Pavia e Roma. Insegna a Urbino, Macerata, Pisa. Il Granduca Leopoldo II di Toscana lo inserì
in una commissione incaricata di studiare l'ipotesi di introdurre sul litorale
pisano le risaie, dal punto di vista della medicina civile. Espose le sue
analisi nel saggio “Sulle risaie in Italia e sulla loro introduzione in Toscana”,
conclusioni che saranno alla base del Regolamento sulla cultura del riso in
Toscana. Opere: “Storia della febbre intermittente perniciosa (Roma), “Boezio” (Firenze);
“Storia della medicina” (Firenze). Treccani Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Crusca. “Opere filosofiche”;
“Del preteso paganesimo di Boezio”; “In Galileo sono due filosofie, la
speculative e la sperimentalel; Galileo divise la fisica della metafisica:;
Schema della filosofia speculative di Galilei nella gionarata prima dei
dialoghi de’ massimi sistemil La filosofia della storia riconosce se stessa per
la filosofia della scienza; Diffeti delle tendenze filosofiche – e come
corrreggerli; Il sentiment di amore nazionale negl’Italiani esisteva anche
quando l’Italia era divisa; Occorre oddi dare ai Congressi un principio
filosofi e un fine civile; Del principio filosofico. Le filosofie son molte; ma
una formula accettata e comune a tutti i filosofi ancora non esiste. Se domanda
che agli scienzati si lasci la lora filosofia sperimentale; Si propone il
sistema conciliativo delle due filosofie tramezzate dale matematiche; consigli
ai discepoli. Invece delle filosofe spectulative adoprino le matematiche per
completare la filosofia sperimentale. Fisici e metafisici, La scienza della
natura non si fa cogli universali della metafisica; la filosofia della storia
vien sempre dopo la storia, ossia dopo I fatti; per la scienze naturali le
aspirazione agl’universali della metafisica ponno essere un fine, ma il rncipio
in esse altro non e che l’osservazione, l’experienza, ed il calcolo. Indecisi I
filosofi nel conceptire e applicare il principio dell’unita; condotti
sull’esere umo il fisiologo e il filosofo, il primo puo fisicamente innoltrarse
nei fenomeni piu elevate della corporeita animale e trovarvi una dimostrabile
azione, attrativa di qualche imponderabile. Corrispondenza fra il carattere
filosofico delle opera d’Areteo e quello della sua eta. Puccinotti. Keywords:
il boezio, Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Puccinotti” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736813322
Grice e Punzo
– erote – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli), filosofo. Si laurea a Napoli con una tesi su Kant alla luce della
dottrina tomistica, una in erpetologia sul sistema nervoso dei serpenti, e una
tsulla morale nelle lettere di Paolo.
Fonda la Lega Nazionale Contro la Distruzione degli Uccelli, e
l'associazione culturale Trifoglio" di cui pubblica Il Trifoglio. Visse per
circa vent'anni sull'isolotto disabitato di Vivara, contribuendo a preservarlo
da possibili scempi e tutelandone il patrimonio ambientale. Per il suo impegno
a favore di Vivara ricevette il
"Premio Mediterraneo" conferitogli da un'agenzia dell'ONU. Filosofo dai
molteplici interessi che spaziarono dalla Commedia dantesca, alla botanica,
all'ornitologia e alla zoologia, anche un profondo conoscitore del latino.
Dedica gran parte della sua vita intellettuale alla filosofia. Per lui, la pedagogia costituisce uno
dei compiti più importanti al quale una società deve adempiere poiché
l'educazione delle giovani generazioni e, in particolare, dell’adolescente,
rapresenta il punto fondativo
di ogni aggregato umano. In tale prospettiva il fanciullo, per potersi
sviluppare al meglio, deve essere educato al bello attraverso la contemplazione
della natura. La sua filosofia ha come culmine la definizione del
concetto di religioso assoluto, inteso come elemento distintivo della spiritualità
umana poiché capace di definire l'identità dell'individuo rispetto alle altre
forme di vita. Nota sull'episodio
dantesco di Brunetto Latini, Napoli, Ed. Carlo Martello, Contributo per un
superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli, Tip. G. Genovese, Nuovo
contributo per un superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli,
Martello, “Lettere erotologiche,” Napoli,
Martello, “Dialogo dell'amore olarrenico,” Napoli, Martello, L'altro viaggio,
Napoli, Denaro; Il guardiano del verde isolotto. Olarrenismo; pseudomorfismo
sessuale, Parisessualismo nevrotico; parisessuonevrotici; parisessualismo
sostitutivo; line generali per una tipologia della vita erotico-affetiva. Tipi
eerotio-effettivi meterotici – telerotici, caterotici; schema generale per un
superamento delle fondamentali impostazione sessualogiche; critica della
dottrina delle perversioni sessuali; critica del concetto di perversioni
sessuali; critica del significato patologico attributo all’eros; cirtica della
condanna morale implicita; superamento della dottrina delle perversione
sessuali; essenza e significato della sessualita psichica; amore e sessualita,
struttura della sessualita psichica, l’eros come anistonia psico-sessuale, la
gradualita della sessualita psichica; principi per una classificazione
dell’epitomia psico-sessuali; orientamento per una classificazione psicologica
delle anisotnoia psico-sessuali, complessione psico-eterante egotropica ed
eterotropica, orarrenismo eroticol maschilita complementare e maschilita
olarrenica, amore elorrenico, la casistica, la storia e la filosofia,
concezione etico-psicologica, etico-sociale, sessologia, tendenze erotiche,
Zenone, amato da Parmenide; Alcibiade amato da Socrate. Il caso di Callia e
Autolico citato nel Fedone, il simposio di Senofonte, Diogene Laerzio, Ariano,
Atico, amore virile, virilta, virtu, maschio, Nicomaco, amato da Teofrasto,
trattarello sull’amore di Teofrasto, trattarello sull’amore di Aristotele
(erotikos a) dove si discute quattri questioni (tetra), peripatetici
sull’amore, Eraclide, Clearco, e Geronino. Prolegomeni erotoligici. Schema
genrale per un superamento del concetto d’omosessualita – critica e superamento
di stesso – fondamentale discriminazione dei fenomeni confuse come omosessualita
-- Giorgio Punzo. Punzo. Keywords: erote. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Punzo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738226409/in/datetaken/
Grice e Purgotti – implicatura metrica – filosofia
italiana. Luigi Speranza (Cagli), filosofo. Figlio di Nicola e Rosa Morbidi. Dei Lincei. Dei Georgofili di Firenze. Studia
a Roma sotto Imerio Cibo di Amelia e Pallieri. Insegna a Perugia. Spazia dalle
scienze fisico-chimiche all'idrologia minerale, dalle scienze matematiche alle
filosofiche con particolare riguardo alla teoria degli atomi. “Questa
memoria la patria che dagli scritti e dalle virtu del sommo scienziato ebbe
tanto lustro ed onore nato in Cagli. Qui riposa insigne chimico e matematico
esempio raro di virtu domestiche e civile. Pubblica nel Giornale Scientifico Letterario
di Perugia; “Lettere ad un amico intorno a vari filosofici argomenti”; “Riflessioni
sulla teoria degli atomi”; “Trattato di chimica applicato specialmente alla
medicina e alla agricoltura”; “Trattato elementare di chimica applicata
specialmente alla medicina”; “Trattato elementare di chimica applicata
specialmente alla medicina e alla agricoltura”; “Intorno all'azione dell'acido
solfo-idrico sul solfato di protossido di ferro”; “Osservazioni intorno a varie
inesattezze che allignano nei moderni corsi di matematica elementare”; Riflessioni
sopra un opuscolo che porta per titolo se si possa difendere, ed insegnare non
come ipotesi, ma come verissima, e come tesi la mobilita della terra, e la
stabilita del sole da chi ha fatta la professione di fede di Pio IV”; “Elementi
di aritmetica, algebra e geometria”; “Studi chimici sulle acque minerali di
Valle Zangona”; “Intorno agli usi ed effetti delle acue minerali”; “Riflessioni
sulla teoria degl’atomi”; “Chimica”; “Analisi delle acque minerali di S. Gemini”;
“Aritmetica e algebra”; “Chimica organica”; “Saggio di filosofia chimica”; “Geometria”;
“Problemi tratti dagli elementi di Aritmetica”; “Algebra e Geometria”; “Nozioni
elementari ragionate del calcolo aritmetico ad uso dei giovanetti”; “Intorno al
primitivo insegnamento della scienza delle quantità”; “Chimica inorganica”; “Metalli
delle terre aride e metalli propriamente detti”; “Elementi di aritmetica
ragionata ad uso dei giovanetti”; “Elementi di aritmetica, algebra e geometria”;
“Analisi delle acque minerali di S. Gemini”; “Lettere filosofiche:
principalmente risguardanti l'elementare insegnamento delle scienze”; “Chimica inorganica”;
“Metalloidi”; “Compendio di nozioni farmaceutiche ad uso degli studenti”; “Esposizione
delle avvertenze teorico-pratiche le più interessanti per ben preparare,
conservare ed apprestare i farmaci”; “Sul fluido bio-tico e le sue influenze
nei moti delle tavole e dei pendoli indovini e nel magnetismo animale e nelle
manifestazioni spiritualiste”; “Nozioni elementari intorno all'algorismo sui
numeri interi estratte dal trattato di aritmetica ragionata”; “Chimica in-organica”;
“Metalli”; “Chimica organica e nozioni le più interessanti di chimica agraria e
filosofia”; “Studi chimici sulle sorgive minerali del distretto di Civita
Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo Ulteriore”; “Sull'acqua
salino-ferruginosa di Giano”; “Chimiche ricerche”; “Elementi di algebra”; “Elementi
di aritmetica”; “Elementi di geometria” “I segreti dell'arte di comunicare le
idee negl’elementi delle scienze esatte ed i difetti che anche attualmente vi
sono coperti dal falso manto della matematica evidenza svelati dalla filosofica
investigazione”;“Esercizi aritmetici” “Idrologia minerale del distretto di
Civita Ducale nel secondo Abruzzo Ulteriore”“Studi chimici sulle sorgive
minerali del distretto di Civita Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo
ulteriore”“Intorno ai meta-fisici”“Idrologia narnese o rapporto degli studi
chimici sulle acque potabili e minerali di Narni fatti per cura dell'inclita
giunta municipale della stessa città”;“Delle acque minerali di San Galgano di
Perugia”; “Memorie istoriche per il conte Gio. Battista Rossi-Scotti. Seguite
dai relativi studi analitici intorno alla nutrizione”; “Frammenti tratti dalla
chimica animale”; “Sulle sorgenti acidule-ferro-manganesiache di Monte Castello
Vibio”; “Studi chimici seguiti da una relazione intorno alle loro virtù
medicamentose”;; “Intorno dei corpi organici naturali inserito nell'Apologenico”;
“Osservazioni”; “Intorno all’azioni cata-litica”; “La forza”; “Intorno agl’esami
liceali”; “Vaganti idee”; “Delucidazioni intorno alla forza”; “Euclide e la
logica naturale. Riflessioni”; “Compendio di nozioni farmaceutiche”; “Raccolta
di cognizioni teorico-pratiche per ben preparare, conservare ed apprestare i
farmaci, le quali sono utili al medico, e indispensabili al farmacista”; “Trattatello
sull'arte di ben scrivere le ricette nell;italiano usando i pesi metrici”; “Intorno
ai saggi idrotimetrici delle acque potabili”; “Esame critico della forza”; “Sulla
necessità di escludere lo studio della geometria dai pubblici ginnasi e l'Euclide
dai licei”; “Intorno alle odierne difese degl’antichi errori nell'insegnamento
delle matematiche”; “Cicaloate polemiche”; “Intorno alla combustione”; “Cosa e
la fisiologia”; “Uno scherzo scientifico”; “Dizionarietto biografico cagliese.
Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sebastiano Purgotti. Purgotti.
Keywords: implicatura metrica, filosofia chimica ad uso dei giovanetti, il
fluido bio-tico nella manifestazione degli spiriti, algorismo. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Purgotti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737760683/in/datetaken/
Grice e Quarta – utopici – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Leverano). Filosofo. Essential
Italian philosopher. Filosofo dell'utopia fu uno dei maggiori studiosi di Moro,
sul quale scrisse “Una re-interpretazione dell'utopia.” Insegna a Salento. Studioso
di Platone sul quale scrisse L'utopia platonica: Il progetto politico di un
grande filosofo. Fonda il Centro di ricerca sull'utopia. Altri saggi: Tommaso
Moro; Una reinterpretazione dell'utopia (Dedalo); Thomas More, ECP L'utopia platonica; Il progetto politico
di un grande filosofo, Dedalo, Globalizzazione,
giustizia, solidarietà, Dedalo, Una nuova
etica per l'ambiente, Dedalo, “ Homo utopicus, La dimensione storico-antropologica
dell'"utopia.” Dedalo, Filosofo
dell'utopia. Grice: “Strictly, utopia is no-where, or erehwon if you must!”
Luigi Speranza, “As in Lennon, “He’s a real nowhere man!” --. Gilbert and Sullivan,
“Utopia, Ltd.” Quarta. Keywords: utopici, Campanella, erewhon. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Quarta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737471576/in/datetaken/
Grice e Quattromani – implicatura – filosofia italiana. Luigi Speranza (Cosenza). Filosofo.
Essential Italian philosopher. Nacque da Bartolo ed
Elisabetta d'Aquino, parente diTelesio. Cresciuto in un ambiente strettamente
collegato alla cultura e alla nobiltà cosentina, viene educato alle idee
religiose valdesiane del suo maestro Fascitelli. Come si desume dal suo
epistolario, si trasfere a Roma. Qui frequenta la Biblioteca Vaticana e ha modo
di intessere relazioni con diversi esponenti del panorama intellettuale e
culturale romano. I suoi primi studi riguardarono il Canzoniere di Petrarca,
con particolare riferimento alle sue fonti. Dopo un breve soggiorno a
Napoli, torna a Cosenza. Da qui scrive a B. Rota, per suggerirgli alcune
correzioni alla seconda edizione accresciuta delle sue Rime. Effettua una serie
di spostamenti tra la sua città natale e Roma. Il periodo è contrassegnato da
alcune sue epistole, a carattere storico-letterario/ Risiede a Napoli. Rientrato
a Cosenza scrive a Cavalcanti, che sarà con lui consulente della Congregazione
dell'Indice, e assume la direzione della
Accademia cosentina, cui Quattromani da nuovo impulso, sia dal punto di vista
squisitamente letterario, sia incentivando l'attenzione per la filosofia.
A Napoli pubblica "La philosophia di Telesio” che dedica a Carafa e le
rime dedicate a Bernaudo. Rimonta, invece, la sua traduzione de Le historie del
Cantalicio, nelle quali il nome è celato dietro lo pseudonimo di «Incognito
Academico Cosentino». Il suo ultimo periodo di vita lo trascorre a
Cosenza, dove muore. Altre saggi: Manoscritti, Vaticano, Sonetto di Ms. della
Casa. Oratione di Marco Catone., Giudizio sopra alcune stanze di Tasso,
Vaticano, Commento a tre sonetti del Casa, lettera ad A. Caro, lettera a F.
Mauro, lettera al S. Principe della Scalea, lettera a Ardoino, lettera a V.
Bombino, Lettera a F. A. d'Amico, Lettera a Fabrizio Marotta, Oratione di Marco
Catone, Lettera a Gio. Maria Bernaudo, Lettera a G.V. Egidio, Lettera a V. Bilotta, Parallelo
tra il Petrarca et il Casa, Della metafora, Parallelo tra il Petrarca et il
Casa Poetica di Orazio, Sentimento della Poet.ca d'Orat. La Poetica d'Orazio, Oratione
di Marco Catone, A T. Tasso Il Monta.no Acc.co Cose. Della metafora, Lettera ad
Horatio Pellegrino, Lettera a Teseo Sambiase Lettera alla Duchessa, Lettera a Teseo
Sambiase, Lettera a Teseo Sambiase, Lettera a T. Sambiase, Lettera a T. Sambiase,
Lettera a G. Sirleto, Cosenza, Biblioteca Civica, ex libris: “Bibliothecae
Marchionis D. Matthaei de Sarno”, Istoria della Città di Cosenza, Biblioteca
privata della Famiglia De Bonis, Lettere
al G. Bernaudo da una raccolta favoritami da F. Bombini, Firenze, Biblioteca
Nazionale Centrale, Fondo Palatino, Luoghi difficili del Bembo Napoli, Biblioteca
Nazionale, manuscripta autographa Summontis et aliorum aetate eius clariorum,
Lettera a S. Reski, Roma, Biblioteca Angelica, rilegato con Gab. Barrii
Francicani De Antiquitate et situ Calabriae, Roma, Apud Iosephum de Angelis); Annotationes
Barrium Stampe “La philosophia di Bernardino Telesio” Ristretta in brevità, et
scritta in lingua toscana dal Montano academico cosentino alla Eccellenza del
Sig. Duca di Nocera Con Licenza de' Superiori. Marchio ed. In Napoli Appresso
Gioseppe Cacchi al ilustre S. G. Bernaudo, in a a le rime del Sig. Gio. Batt. Ardoino
Academico Cosentino in morte della Signora Isabella Quattromani sua moglie con
Licenza de' Superiori Marchio ed. in Napoli Appresso Gioseppe Cacchi. Le
historie de Monsig. Gio. Battista Cantalicio vescovo di Civita di Penna, et
d’altri delle guerre fatte in Italia da Consaluo Ferrando di Aylar, di Cordoua,
detto il gran Capitano tradotte in
lingua Toscana a richiesta di Gio. Maria Bernavdo in Cosenza per L. Castellano.
Le historie de G. Cantalicio, vescovo di Civita di Penna e d’Atri Dele guerre
fatte in Italia da Consalvo Ferrando de Aylar, di Cordova, detto il gran
capitano, tradotte in lingua Toscana a richiesta di Gio. Maria Bernaudo nuouamente
corretta, et ristampata, in Cosenza per Leonardo Angrisano, e L. Castellano, ad
istanza di Enrico Bacco, libraro in Napoli. Le historie di Monsig. G. Cantalicio,
vescovo d’Atri et Civita di Penna, delle guerre fatte in Italia da Consalvo Ferrando
di Aylar, di Cordova, detto il gran Capitano, tradotte in lingua toscana a richiesta di G. Bernaudo, Napoli Apresso Gio
Giacomo Carlino Ad istanza di H. Bacco, alla Libraria dell'Alicorno rime di
mons. Gio. Della Casa. Fregio In Napoli, Appresso Lazaro Scoriggio, lettere
divise in due libre Et la tradottione del Quarto dell'Eneide di Virgilio del
medesimo Auttore all'Illustrissimo & Eccellentissimo Signor Marchese della
valle, &c in Napoli, Per Lazzaro Scoriggio. Il IV libro di Vergilio in
verso Toscano. “Trattato della Metafora”; Parafrasi Toscana della Poetica di
Orazio. Traduzione della medesima Poetica in verso toscano. Alcune annotazioni
sopra di essa, alcune poesie toscane, e latine, Fregio in Napoli, Mosca con
Licenza de' Superiori.Gabrielis Barrii Francicani: De Antiquitate et situ
Calabriae nunc primum ex authographo restitutos ac per capita distributi.
Prolegomena, Additiones, et Notae. Quibus accesserunt animadversions, Roma, S.
Michaelis ad Ripam Sumptibus Hieronymi Mainardi Superiorum permissu. Scritti
vari, editi per la prima volta in Napoli da M. Egizio ed ora riveduti,
riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da L. Stocchi, Castrovillari,
Dalla Tipografia del Calabrese, A questo proposito, in un'articolata lettera
inviata, da Roma a Cosenza, illustra a M.
Ferrao le ragioni per cui l'opera del Petrarca merita la sua attenzione, e la
ricerca che stava compiendo sui poeti provenzali, riferendo che di ciò aveva già
parlato con P. Manuzio, edizione veneziana di Giolito de' Ferrari Stessa cosa si verifica per la seconda
edizione, mentre soltanto postumo, nell'edizione napoletana compare quale
traduttore. , “Scienza” e “scienza della letteratura” in S. Quattromani, in
Bernardino Telesio e la cultura napoletana, R. Sirri e M. Torrini, Napoli L.
Borsetto, La “Poetica d'Horatio” tradotta. Contributo alla studio della
ricezione oraziana tra Rinascimento e Barocco, in Orazio e la letteratura
italiana, Roma Eadem, Enciclopedia oraziana, Eadem, “Pulzelle” e “Femine di
mondo”. L'epistolario postumo, Alla lettera. Teorie e pratiche epistolari dai
Greci al Novecento, A. Chemello, Milano Capacius I.C., Illustrium mulierum et
illustrium litteris virorum Elogia, Neapoli, Carlinus & C. Vitale, Chioccarello
B., De illustribus scriptoribus Regni Neapolitani Cornacchioli T., Nobili,
borghesi e intellettuali nella Cosenza del Quattrocento, Cosenza Cozzetto F.,
Aspetti della vita e inventano della biblioteca attraverso un documento
cosentino del Seicento, in «Periferia», Crupi P., Storia della letteratura
calabrese. Autori e Testi, Cosenza De
Franco L., De Franco L., La biblioteca di un letterato del tardo Rinascimento:
S. «Annali dell'Istituto Universitario Orientale», De Frede C., I libri di un
letterato calabrese del Cinquecento (S. Quattromani, Napoli De Frede C., Un
letterato del tardo Cinquecento e i suoi libri (S. Quattromani,-in «Atti
dell'Accademia Pontaniana», Debenedetti S., Gli studi provenzali in Italia nel
Cinquecento, Torino Matteo Egizio, Napoli
(rist. in S. Quattromani, Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli da
Matteo Egizio ed ora riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione
da L. Stocchi, Dalla Tipografia del Calabrese, Castrovillari Filice E.E., Cosenza Fratta A., Il “Ristretto” nell'ambito delle traduzioni
scientifico-filosofiche del secondo Cinquecento, in Bernardino Telesio e la
cultura napoletana, R. Sirri e M. Torrini, Napoli Gorni G., Un commento inedito
alle “Rime” del Bembo. Telesio, Della
Casa, Quattromani interprete di Tasso, Gli amori del Quattromani, il disegno
culturale. La critica e le lettere; “Telesio, Bari Zangari D., Di un
manoscritto inedito di S. Quattromani e delle sue relazioni col Tasso; Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sertorio Quattromani. Quattromani. Keywords: implicature,
la philosophia di Bernardino Telesio, Orazio, Poetica, Tratatto della metafora,
Il Quarto di Virgilio, Petrarca. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quattromani” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738064054
Grice e Quinto – gli scolari – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Pieve di Cadore).
Filosofo. Essential Italian philosopher.
Studia a Conegliano e Milano sotto Pupi -- contrassegnate
dall'adozione di un rigoroso metodo filologico, studia la storia del concetto
di “scolastica”. Saggo: «“Timor” e “timiditas”. Note di lessicografia d’Aquino»,
La lingua del Lazio: Latino patristico e latino scolastico. Dalla comprensione
della lingua del Lazio all'interpretazione del pensiero», Sui quattro sensi
della Scrittura, I quattro sensi della Scrittura, Medioevo, «Il “timor” nella
lingua della scolastica», Archivum Latinitatis Medii Aevil, Per la storia del
trattato tomistico “de passionibus animi”. Il “timor. “Le “scholae” del
medioevo come comunità di sapienti», Scholastica”. Storia di un concetto,
Padova. “Lectio, disputatio, praedicatio”: la triade dell'esercizio scolastico
secondo Aquino, “In principio erat uerbum”. Testi sul timore di Dio dal ms.
PRivista di Storia della Filosofia «“Teologia allegorica” e “teologia scolastica”
in alcuni commenti all'“Historia scholastica” di P. Comestore. in memoria, Riccardo Quinto.
Quinto. Keywords: gli scolari. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quinto” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737409396/in/dateposted-public/
Grice e Raimondi
– il gatto persiano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli), filosofo. Figlio del cremonese Alessandro. Insegna
a Roma, contribusce alla rinascita dell’idealismo
contro i parepatetici, che dominano la filosofia. Pubblica la Data di Euclide. Le
coniche di Apollonio di Perga. Autore di molti commentari, specialmente su
alcuni libri della Synagoge, nota anche come Collectiones mathematicae, di
Pappo di Alessandria e sui trattati di Archimede. Membro dell'accademia fondata
da Aldobrandini, nipote di Clemente VIII. -- è celebre soprattutto per essere
stato il primo direttore scientifico della Stamperia orientale medicea, o
Typographia Medicea linguarum externarum, fondata a Roma da Ferdinando de'
Medici. L'attività principale svolta dalla stamperia e, con l'appoggio di Gregorio
XIII, la pubblicazione di saggi nelle per favorire la diffusione delle missioni
cattoliche in Oriente. Forma un gruppo di ricerca costituito da Vecchietti, inviato pontificio ad Alessandria d'Egitto e
in Persia, dal fratello Gerolamo, da P. Orsino di Costantinopoli, neo-fita
ebreo convertito, e di Tommaso Terracina. In un periodo in cui Roma intrattene
buone relazioni diplomatiche con la dinastia Safavide, al potere in Persia essi riuscirono a recuperare diversi
manoscritti della Bibbia in lingue orientali. Sono portati a Roma più di una
ventina di testi biblici ebraici e giudeo-persiani, tra cui i libri del
Pentateuco, tra i pochi sopravvissuti ai giorni nostri. La tipografia si trasfere
a Firenze, in conseguenza dell'elezione di Ferdinando a Granduca di Toscana. E avviata
la stampa delle opere. Sono pubblicate dapprima una Grammatica ebraica e una
Grammatica caldea. Seguirono: una edizione arabo dei Vangeli, di cui furono
tirate tremila copie; un compendio del Libro di Ruggero di al-Idrisi; Il canone della medicina di Avicenna. Ill
Granduca gli vende la Stamperia, chi a
sua volta la cedette al figlio di Ferdinando, Cosimo II, salito al trono. La Stamperia
chiuse poiché la realizzazione di volumi nelle lingue orientali non si e rivelata
economicamente conveniente. Uno degli ultimi saggi pubblicati fu una grammatica
araba intitolata “Liber Tasriphi”. Il suo grande progetto, he egli
peraltro non riuscì a realizzare, fu quello di pubblicare una Bibbia poliglotta
comprendente le sei lingue principali del cristianesimo orientale: siriaco,
armeno, copto, ge'ez, arabo e persiano. I manoscritti appartenuti alla stamperia
orientale medicea sono disseminati in diverse istituzioni: la Biblioteca
Medicea Laurenziana di Firenze, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la
Biblioteca apostolica vaticana, la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III
di Napoli, la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia. Giovanni Battista Vecchietti,
su iliesi.cnr. L'editoria del Principe,
ovvero la stampa ufficiale delle istituzioni laiche e religiose. Per la
dedicazione al re Ruggero II di Sicilia.
Tipografia Medicea Orientale, su thesaurus.cerl.org. A. Piemontese,
La Grammatica persiana, K. Bibas, La Stamperia medicea orientale, in, Un
Maestro insolito, Firenze, Vallecchi); Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Liber Tasriphi compositio est Senis Alemami: Traditur in eo compendiosa
notitia coniugationum verbi Arabici, Roma, Medicae, Biblioteca Nazionale
Centrale di Firenze, manoscritti persiana. Giovan Battista Raimondi. Giambattista
Raimondi. Raimondi. Raimondi. Keywords: il gatto persiano. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Raimondi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Raio – ermeneutica dell’io e del tu – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli).
Filosofo. filosofo. Insegna a
Napoli. Si occupa in particolare dell'ermeneutica. Saggi: “Antinomia e
allegoria”; “Il carattere di chiave”, “Ermeneutica del simbolo” (Napoli, Liguori);
“Il simbolismo tedesco. Kant Cassirer Szondi” (Napoli, Bibliopolis); “Conoscenza,
concetto, cultura” (Firenze, La Nuova Italia); “Metafisica delle forme
simboliche” (Milano, Sansoni); L'io, il tu e l'Es. Saggio sulla
"Metafisica delle forme simboliche" (Macerata, Quodlibet); Rivista
"Studi filosofici". Giulio
Raio. Raio. Keywords: ermeneutica dell’io e del tu, Szondi -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Raio” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735603647/in/datetaken/
Grice e Raulica – l’implicatura del
barone di Raulica -- l’origine dell’idee – il fondamento della certezza –
filosofia italiana – filosofia siciliana – filosofia sicula -- Luigi Speranza (Palermo). Essential Italian
philosopher. Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura, and
there’s Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in confidence.” Filosofo. Noto per il
suo sostegno alla causa della rivoluzione siciliana. Figlio di Paolo Ventura,
barone di Raulica, avvocato e consigliere della Suprema Corte di Giustizia del
Regno di Sicilia e di Caterina Platinelli, studia a Palermo. Insegna a Roma. Si
distinse come apologeta, scrittore e predicatore, soprattutto grazie alla sua
"Orazione funebre di Pio VII. La sua carriera da filosofo inizia come
esponente della corrente contro-rivoluzionaria. Teatino. Intraprese l'attività
di predicatore. La sua eloquenza, sebbene a volte esagerata e prolissa, e
veemente e diretta ed ottenne grande fama. Con l'elezione di Pio IX al soglio
pontificio, acquisì un ruolo politicamente prominente. Sostenne la legittimità
storica e giuridica della rivoluzione siciliana. Auspica la ri-fondazione del
Regno di Sicilia indipendente all'interno di una con-federazione italiana di stati
sovrani. Ministro pleni-potenziario e rappresentante del governo siciliano a
Roma. La sua posizione a Roma divenne
delicata per via della proclamazione della repubblica romana e dell'esilio di Pio IX. Rifiuta l'offerta di
un seggio all'assemblea costituente, maoltre ad invocare la separazione tra
potere temporale e spirituale riconosce la repubblica romana a nome del governo
rivoluzionario di Palermo. Saggi: “La scuola de' miracoli: ovvero, Omilie sopra
le principali opere della potenza e della grazia di Gesù Cristo, figliuolo di
Dio e Salvatore del mondo”; “Il tesoro nascosto: ovvero, Omilie sopra la
passione del Nostro Signor Gesù Cristo”; La Madre di Dio, madre degli uomini: ovvero,
Spiegazione del mistero della SS. Vergine a piè della croce”; “Le bellezze
della fede ne' misteri dell' Epifania: ovvero, La felicità di credere in Cristo
e di appartenere alla vera chiesa”; “I disegni della divina misericordia sopra
le Americhe: panegirico in onore di Martino de Porres, terziario professo
dell'ordine de' predicatori”; “Il potere
politico”; “Saggio sul potere pubblico, o esposizione della legge naturali
dell'ordine sociale”; “Dello spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla
terminare”; “La ragione filosofica”; “La tradizione e i semi-pelagiani della
filosofia: ossia, Il semi-razionalismo svelato”; “Saggio sull'origine delle
idee e sul fondamento della certezza”; “Della falsa filosofia”; “Nuove omelie
sulle donne del Vangelo”; “Corso di filosofia: ossia, Restaurazione della filosofia”; “Sopra una Camera di Pari
nello stato pontificio”; “La questione sicula sciolta nel vero interesse della
Sicilia, Napoli e dell'Italia”; “Memoria pel riconoscimento della Sicilia come
stato sovrano ed indipendente”; “Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei
pretesi diritti che s'invocano del gabinetto di Napoli nella questione sicula”;
“Discorso funebre pei morti di Vienna la religione e la libertà”; “Raccolta di
elogi funebri e lettere necrologiche; Il pensiero politico d'ispirazione
cristiana dell'Ottocento. Atti del seminario Erice, E. Guccione, Firenze.
Andreu F. Gioacchino Ventura: Saggio Biografico, "Regnum Dei",
Bergamaschi G., Padre Gioacchino Ventura: fra tradizionalismo e neotomismo,
Milano, Cremona Casoli G., Un illustre siciliano”; "Rassegna Storica del
Risorgimento", Cultrera P., Generale dell'ordine dei Teatini, Palermo); Giurintano
C., Aspetti del pensiero politico nel "De jure publico ecclesiastico";
Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Palermo, Guccione E., Democrazia.
Murri, Sturzo e le critiche di Gobetti, Palermo-Sao-Paulo, Ila-Palma, Guccione
E., Alle radici della democrazia” Palermo); Guccione E., Un omaggio clandestine;
in "Nuova Antologia", Pastori
P., “La rivoluzione napoletana in "Rassegna Siciliana di Storia e
Cultura", S. Romano, La vita e il pensiero politico, Treccani Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Regione Siciliana. Martinucci P., Istituto Storico
dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale. Gioacchino Ventura dei baroni di
Raulica, Gioacchino Ventura Da Raulica. Gioacchino Ventura di Raulica. Raulica.
Keywords: l’origine dell’idee – il fondamento della certezza, la legge naturale
dell’ordine sociale, la sicilia come stato sovrano ed independente. Refs.: The
H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Raulica” – The
Swimming-Pool Library, Villa Spearnza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735573662/in/datetaken/
Grice e Reale – erote demone mediatore – il gioco delle
maschere nel convito – filosofia italiana – Luigi Speranza (Candia Lomellina). Filosofo. Ho la ferma
convinzione che Platone e il più grande filosofo in assoluto comparso sulla
terra, e che il compito di chi lo vuole comprendere e fare comprendere agli
altri, pur avvicinandosi sempre di più alla verità, non può mai avere fine”.
Studia a Casale Monferrato e Milano sotto Olgiati. Insegna a Parma e Milano.
Fonda il Centro di ricerche di Metafisica. La sua tesi di fondo è la
seguente: la filosofia greca ha creato quelle categorie e quel peculiare modo
di pensare che hanno consentito la nascita e lo sviluppo della scienza e della
tecnica dell'Occidente. I suoi interessi spaziano lungo tutto l'arco del
pensiero antico pagano e cristiano, e i suoi contributi di maggior rilievo
hanno toccato via via Aristotele, Platone, Plotino, Socrate e Agostino. Studia ognuno
di questi autori andando, in un certo senso, contro corrente e inaugurandone una
lettura nuova. La ri-lettura che da di Aristotele contesta
l'interpretazione di Jaeger, secondo il quale gli scritti aristotelici
seguirebbero positivisticamente un andamento storico-genetico che partirebbe
dalla teologia, passerebbe per la metafisica, per approdare infine alla
scienza; Reale ha sostenuto invece la fondamentale unità del pensiero
metafisico dello Stagirita. Ne La Filosofia antica, mette in evidenza
come il pensiero di Teofrasto si diffuse per l'aspetto scientifico con
un'ampiezza del tutto paragonabile a quella del maestro Aristotele, rivelando
però uno scarso spessore nella speculazione filosofica. Da Stratone in poi, ciò
provocò un ripiegamento della scuola peripatetica verso l'ambito della fisica e
delle scienze empiriche. Per quel che riguarda Platone, importando in
Italia gli studi della scuola platonica di Tubinga, ha messo in crisi
l'interpretazione romantica di Platone stesso, che risale a Schleiermacher, e
ha voluto rivalutare il senso e la portata delle dottrine non scritt, vale a
dire gli insegnamenti che Platone ha tenuto solo oralmente all'interno
dell'Accademia e che conosciamo dalle testimonianze dei discepoli. In questo
senso, Platone risulterebbe essere il testimone e l'interprete più geniale di
quel peculiare momento della civiltà che passa dalla cultura dell'oralità a
quella della scrittura. Negli studi su Plotino, contesta la tesi di fondo
di Zeller che vede nel grande neoplatonico il principale teorico del panteismo
e dell'immanentismo. Al contrario rilegge Plotino come il campione della
trascendenza metafisica dell'Uno. L'interpretazione che ha dato di
Socrate, analogamente, si propone di risolvere le aporie della cosiddetta
questione socratica, entrata in un vicolo cieco dopo gli studi di O. Gigon,
secondo cui di Socrate non possiamo sapere nulla con certezza. Inaugura,
invece, un nuovo modo di interpretare Socrate, non solo cercando di risolvere
dall'interno le testimonianze contraddittorie degli allievi, ma soprattutto
guardando al contesto della filosofia italica prima di Socrate e dopo Socrate:
in questo modo, balzerebbe agli occhi la scoperta socratica del concetto di
animo o anima come essenza e nucleo pensante dell'uomo. Socrate dice che
il compito dell'uomo è la cura dell'anima: la psicoterapia, potremmo dire. Che
poi oggi l'animo e interpretata in un altro senso, questo è relativamente
importante. Socrate per esempio non si pronuncial sull'immortalità dell'anima,
perché non ha ancora gli elementi per farlo, elementi che solo con Platone
emergeranno. Ma, nonostante ancora oggi si pensa che l'essenza dell'uomo sia l’animo.
Molti, sbagliando, ritengono che l’animo e una creazione semitica: è
sbagliatissimo. Per certi aspetti il concetto di animo e di immortalità
dell'animo è contrario alla dottrina semitica che parla invece di risurrezione
dei corpi degl’uomini. Che poi i primi pensatori della patristica utilizzano
categorie della filosofia antica, e che quindi il suo apparato concettuale sia
in parte basato sulla filosofia antica non deve far dimenticare che il concetto
dell’animo è una concezione aria. L'Occidente viene da qui. Infine, per quanto
riguarda all’africano Agostino, tende a
ricollocarlo nel contesto neoplatonico
dell’antichità e quindi nel momento dell'impatto del dell’ebraismo con filosofia
aria italica cercando di scrostarlo di tutte le successive interpretazioni
dell'agostinismo medioevale. Ritiene, poi, che la cifra spirituale che
caratterizza la filosofia d’Occidente sia costituita dalla filosofia italica. È
stato infatti il logos a caratterizzare le due componenti essenziali della
filosofia d’Occidentre e precisamente a fornire gli strumenti concettuali per
elaborare l’ebraismo, dando luogo, così, a quella peculiare mentalità da cui
sono scaturite la scienza e la tecnica. Ma se la cultura d’non si capisce senza
la filosofia aria degl’italici, questa a sua volta non si capisce senza la
metafisica come studio dei veliani dell’unità dell'essere. Il lavoro che
svolge, studiando i filosofi italici, vuole anche servire a un confronto fra la
metafisica antica e quella moderna. La preferenza che accorda a Platone dipende
dal fatto che il filosofo ateniese è, con la seconda navigazione di cui parla
nel Fedone, il creatore di questa problematica. Si fa così portavoce di un
meditato ritorno alle radici della nostra cultura attraverso la riproposta dei
classici filosofi italici. E in sintonia con la Scuola di Tubingarinnova
l'interpretazione, mettendo in luce la primaria importanza delle dottrine non
scritte di cui riferiscono gli allievi di Platone stesso (Aristotele in
primis). In “Per una interpretazione di Platone” fa affiorare l'immagine
di un Platone diverso, un Platone orale e in certo senso dogmatico. Del resto,
non è forse Platone stesso (ad esempio, nella Lettera VII) a garantirci che la
sua filosofia dev'essere ricercata altrove rispetto agli scritti? Lo stesso
corpus degli scritti platonici, giuntoci nella sua interezza (circostanza,
questa, unica nella storiografia della filosofia antica), non presenta, invero,
quell'unità sistematica che ci si dovrebbe attendere, il che, ancora una volta,
depone a favore della tesi secondo cui Platone cerca altrove, e precisamente
nelle dottrine non scritte. Studia anche la metafisica di Aristotele,
smaschererebbe la tesi fatta valere da Jaeger, secondo cui l'opera non presenta
un'unitarietà ma sarebbe piuttosto una sorta di zibaldone filosofico -- e, in
particolare, il libro XII risalir ebbein forza del suo spiccato interesse
teologico alla giovinezza dello Stagirita. Lungi dal risolversi in un coacervo
di scritti risalenti a differenti epoche e contesti, la Metafisica di
Aristotele rileva Reale è profondamente unitaria. Al centro c'è la definizione
della metafisica come scienza della causa e del principio, dell'essere in
quanto tale, della sostanza, dei dei e della verità. In “La saggezza antica”
sostiene che tutti i mali di cui soffre l'uomo d'oggi hanno proprio nel
nichilismo la loro radice e che «un'energicquesti mali implicherebbe il loro
sradicamento, ossia la vittoria sul nichilismo, mediante il recupero di un
ideale e di un valore supremo, e il superamento dell'ateismo. Ma quello che
egli propone non è affatto un ritorno a-critico a certe idee della antica
filosofia italica, ma l'assimilazione e la fruizione di alcuni messaggi della
saggezza antica, che, se ben recepiti e meditati, possono, se non guarire,
almeno lenire i mali degl’uomini, corrodendo le radici da cui derivano. In una
siffatta prospettiva, può acquistare un valore eminentemente filosofico anche la
filosofia in lingua Latina in Seneca, a suo parere ingiustamente trascurato da
una lunga tradizione che non gli avrebbe riconosciuto alcuna cittadinanza
filosofica, per il mero fatto di avere nato in una lontana provincial romana.
In “La terapia dell'anima” (Bompiani, Milano) riprende, ancora una volta,
l'idea che la filosofia degli antichi in questo caso, quella di Seneca puo
costituire un 'farmaco' per l'animo dilaniato degl’uomini. Oltre al campo
specifico della filosofia anticasi occupa a vario titolo anche della storia
della filosofia generale: per esempio, nella stesura del noto Manuale di
filosofia per i licei edito dalla Scuola oltre alla direzione delle collane
filosofiche Classici della filosofia, Testi a fronte della Bompiani e I
Filosofi per Laterza. Oltre a questo, i suoi principali scritti sono: “
Il concetto di filosofia prima e l'unità della Metafisica di Aristotele” (Vita
e Pensiero, Milano); “Aristotele” (Laterza, Bari); Storia della filosofia
antica, Vita e Pensiero, Milano); “Il
pensiero occidentale dalle origini (Scuola, Brescia); Per una nuova
interpretazione di Platone” (CUSL, Milano); “Proclo” Laterza, Bari); “Filosofia
antica, Jaca, Milano); “Saggezza antica, Cortina, Milano); “Eros demone
mediatore. Il gioco delle maschere nel "Simposio" di Platone” (Rizzoli,
Milano); “Platone. Alla ricerca della sapienza segreta” (Rizzoli, Milano, Bompiani,
Milano, La nave di Teseo, Milano); “La Metafisica di Aristotele” (Laterza, Bari);
Raffaello: La "Disputa", Rusconi, Milano); “Corpo, anima e salute. Il
concetto di uomo" (Collana Scienza e Idee, Cortina, Milano); “Socrate.
Alla scoperta della sapienza umana” (Rizzoli, Milano); “Il pensiero antico,
Vita e Pensiero, Milano); ““Radici culturali e spirituali dell'Europa” (Cortina,
Milano); “Storia della filosofia romana” (Bompiani, Milano, Collana Il pensiero
occidentale, Bompiani); “Valori dimenticati dell'Occidente” (Bompiani, Milano);
“ L'arte di Riccardo Muti e la Musa platonica” (Bompiani, Milano); “Agostino” (Bompiani,
Milano); “Wojtyla un pellegrino dell'assoluto” (Bompiani, Milano); “Auto-testimonianze
e rimandi dei Dialoghi di Platone alle dottrine non scritte" (Bompiani,
Milano); “Storia del pensiero filosofico” (Scuola, Brescia); “Salvare la scuola
nell'era digitale” (Brescia, Scuola); “Responsabilità della vita. Un confronto
fra un credente e un non credente” (Milano, Bompiani); “Mi sono innamorato
della filosofia” (Milano, Bompiani); “Romanino e la «Sistina dei poveri» a
Pisogne” (Milano, Bompiani); “Cento anni di filosofia. Da Nietzsche ai nostri
giorni” (Scuola, Brescia); Introduzione, traduzione e commentario della
Metafisica di Aristotele, su archive.org, Bompiani, Traduzioni e commenti Reale
ha tradotto in italiano e commentato molte opere di Platone, di Aristotele e di
Plotino (la sua nuova edizione delle Enneadi è stata pubblicata nella collana "I Meridiani" della Mondadori.
Pubblica per Bompiani il poderoso volume I presocratici, da lui presentato come
la prima traduzione integrale. Nonostante in Italia ne fosse già uscita una
traduzione da Giannantoni edita da Laterza. Sostene la presenza di lacune e
manomissioni nel Giannantoni, lacune e manomissioni che sarebbero dovute, a
parere di Reale, all'ossequio all'ideologia e all'egemonia culturale marxista, secondo
cui in quel periodo gl’intellettuali di area comunista dominano la scena in
campo editoriale. Canfora, in risposta alle accuse di Reale, sostene la natura
pubblicitaria e l'inconsistenza del ragionamento. Si sostene che, se influenza
c'è stata nel Giannantoni, essa è stata di matrice idealistica, hegeliana e
crociana. Qualsiasi omissione è da evitare, specie se non è segnalata nel testo.
Con riguardo alla presunta irrilevanza di taluni tagli operati da Giannantoni
sottolinea come i capretti a volte segnano la storia della filosofia più di
alcuni filosofi e togliere questi animali dai frammenti, così come far sparire
dei cavolfiori, si tasformarsi in una censura. Di Seneca, cura le opere in
"Seneca. Tutti gli scritti". Interprete di Platone, La Stampa, Ripensando
Platone e il Platonismo” (Milano, Vita e Pensiero). Dimostra la profonda unità
concettuale di questi saggi di filosofia prima, mettendo in luce come Jaeger e
condizionato dal positivismo e dalla teoria dell'evoluzione della cultura
secondo le tre tappe di teologia-metafisica-scienza. Il concetto di filosofia
prima e l'unità della "Metafisica" di Aristotele” (Milano, Bompiani);
Storia della filosofia antica. La fondazione della botanica e il suo guadagno
essenziale. Verso una nuova immagine di Platone, Milano, Vita e Pensiero, Cfr.,
in particolare, Il paradigma romantico nell'interpretazione di Platone, di H. Krämer,
Napoli, La filosofia antica, Milano, Jaca. Ha ragione, bisogna imparare ad
accettare la morte, Corriere della Sera.
Il concetto di filosofia prima e l'unità della metafisica di Aristotele,
Milano, Vita e Pensiero ,La filosofia di Seneca come terapia dei mali
dell'anima, Milano, Bompiani, In memoriam. Pur riconoscendo a Giannantoni una
statura di studioso di prim'ordine, sostiene che molti marxisti non presentano
talune cose nella loro effettiva realtà. Pur non potendosi parlare di
complotto, nel testo di Laterza curato da Giannantoni mancano in un'edizione
chiamata l'unica integrale italiana decine e decine di passi che elenco in 4
pagine all'inizio della mia traduzione dei veliani e crotonensi. Ci sono
inoltre indebite aggiunte assenti nell'originale. Una raccolta di tal fatta,
nata assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure molte note di queste
ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti filosofi. Svuotare,
ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero confronto.
Ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva. Naturalmente, sul piano
pubblicitario, si comprende la auto-esaltazione. La mia traduzione è più
completa della tua, come il mio bucato è più bianco del tuo. Ma anche la
pubblicità bisogna saperla fare. Ci sono lauree brevi da poco istituite in
proposito. Particolarmente inconsistente appare il ragionamento. Eccolo nella
sintesi fornita dal suo intervistator. Giannantoni e molto bravo, e questo lo
sapevamo anche senza il supporto di Reale, Laterza è innocente del sopra
menzionato reato ideologico. La colpa è della penetrazione comunista. Sembra
quasi di sognare. Ma questa è la caricatura dell'antica cantilena sui comunisti
padroni dell'editoria italiana. Per confutare questa sciocchezza Bobbio si
limita a trascrivere i titoli del catalogo Einaudi. E infatti come negare
l'affiliazione bolscevica di Bobbio? Che pena. Si fa riferimento
all'osservazione secondo la quale le omissioni di Giannantoni riguardano
aspetti poco rilevanti per un marxista come il frammento 23 di Orfeo -- un mal-ridotto
frustulo papiraceo in cui si fa cenno ad un rituale misterico. Queste, e
consimili, sono le omissioni rimproverate dal neo-presocratico Reale. Sembrra
del tutto irrilevante sapere se Kant, quando scrive la Critica della ragion
pratica, mangia capretto o una particolare minestra. Alla storia della
filosofia questo poco interessi. Ma sapere se un *orfico* mangia capretto e significativo
dal punto di vista filosofico. Se l’orfico s’astene, allora e vegetariano e,
come tale, non ha condiviso la ritualistica italica in cui si consumeno le
carni offerte ai dei e si lasciano ai dei gl’aromi per segnare la distanza tra gl’uomini
e i dei. In sostanza, l’orfico crede, evitando il capretto, in una filosofia in
cui gl’uomini e i dei sono legati. Non è un capretto né una vacca quello che
manca in Giannantoni. Mancano in un'edizione chiamata l'unica integrale decine
e decine di passi che elenco in 4 pagine all'inizio della mia traduzione dei
Presocratici. Ci sono inoltre indebite aggiunte assenti nell'originale. Una
raccolta di tal fatta, nata assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure
molte note di queste ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti
autori. Svuotare, ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare
un vero confronto. Ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva. Laudatio.
Roberto Radice, Claudio Tiengo, Seconda navigazione. Omaggio, Vita e Pensiero,
Milano); G. Grampa, "Ritornare a Crotone: intervista a sulla sua «Storia
della filosofia antica»", Vita e Pensiero. RDizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Il mio Platone bocciato. Il cattolico
amico di Platone. Critico il Platone di Reale il marxismo non c'entra. La
dittatura culturale del marxismo, in Corriere della Sera, Treccani Storia della
filosofia antica. Dalle origini a Socrate. Ospitato su gianfrancobertagni.
Giovanni Reale, Storia della filosofia antica. Platone e Aristotele. Storia della
filosofia antica. I sistemi dell'Età ellenistica. Giovanni Reale. Reale.
Keywords: Crotone, Velia, Crotonensi, la scuola di Crotone, la scuola di Velia,
I veliani, Parmenide, Girgentu – filosofia siciliana – magna Grecia non e
Sicilia --. I confine della magna Grecia – filosofia italica, filosofia
italiana – la filosofia nella peninsula italiana in eta anticha – filosofia
Latina, filosofia romana. Catalogo di Nome di Filosofi Italici, il poema di
Parmenide, il poema di Girgentu, il poema di Velia, la porta rossa di Velia,
Zenone di Velia, Filolao di Taranto, Gorgia di Lentini, Archita di Taranto,
studi degl’antichi italici da I romani, Etruria e Magna Grecia, le radice
etrusche della filosofia romana, fisiologia, teoria dela natura, uomo, la
moralia, la colloquenza o dialettica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Reale” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690133489/in/photolist-2mKFrQ6-2mPsfT9-2mPxhsE-2mPhuNk-2mPsh7f-2mKLGeD-2mPpVqK-2mPE3Bq-2mPpskp-2mKxnN1-2mKAuZM-2mKbpiZ-2mKjsJY-2mPHbXQ-2mJf6ru-2mJjdUS-2mJf6sS-2mJf6qx-2mJjdWF-2mJkrgk-2mJf6td-2mJf6qs-2mJkrer-2mJoFqJ-2mJnD8P-2mJkrhc-2mJjdXH-2mJkrfo-2mJoFtu-2mJoFsC-2mJoFsh-2mJkrgq-2mJoFur-2mJjdWR-2mJf6sm-2mJf6qN-2mJf6qH-2mJjdWq-2mJnD9a-2mJoFuG-2mJoFt9-2mJjdXs-2mJf6rp-2mJoFs7-2mJnD6V-2mJoFqP-2mJf6sM-2mJkrhh-2mJf6qT-2mGT6p1
Grice e Reghini
– implicatura – il numero sacro crotonense – e il simbolismo duodecimale del
fascio littorio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Grice:
“It’s difficult to call Reghini a philosopher; yes, he was interested in
Pythagoras – but to what extent can, in spite of Russell, number GROUND a whole
philosophy?” Studia a Pisa. Insegna a Roma. Promotore
del Crotoensismo, e affiliato a vari gruppi dell'esoterismo italiano. Entra nella
Società Teosofica e ne fonda la sezione romana. Più tardi, fonda a Palermo la
Biblioteca Teosofica-Filosofica. E iniziato al Rito di Memphis di Palermo, rito
massonico di supposta origine egizia ed entra a Firenze nella loggia Lucifero,
dipendente dal Grande Oriente d'Italia. Ha una breve adesione al martinismo
papusiano, che in Italia e diretto da Sacchi, verso le carenze della cui
maestranza e pubblicistica apporta una demolizione magistrale. E chiamato d’Armentano,
che lo avvia allo studio della scuola di Crotone. Entra nel Supremo Consiglio
Universale del Rito filosofico italiano, dal quale però si dimise, non ha
infatti un'alta opinione dello stato della massoneria in Italia. Insignito del
33° e massimo grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, entra a far parte
come membro effettivo del Supremo Consiglio d'Italia, di cui e Gran cancelliere
e Segretario generale. Gli anni della Grande Guerra vedeno discepoli e
maestri della Schola Italica Pitagorica partire volontari per il fronte. Non
rimase inerte innanzi al sorgere dell’istanze interventiste. Partecipa
attivamente alla manifestazione romana del maggio, culminata in Campidoglio,
tesa ad ottenere la dichiarazione di guerra. Accolto nell'Accademia Militare di
Torino come allievo ufficiale del Genio parte volontario per il fronte,
ottenendo sul campo il grado di capitano del Genio. Lui ed il suo maestro
Armentano creano a Roma l'Associazione Pitagorica, che riprende le fila di
precedenti esperienze e si richiama operativamente al sodalizio pitagorico. Fonda
e anima varie riviste, con interventi sagaci e ricchi di dottrina; scrisse sul
papiniano “Leonardo”, dando vita ad “Atanór, Ignis, e UR, con Colazza, Evola come direttore, Parise, ed Onofri. Contrasti
d'idee e caratteriali prevalser nel rapporto di collaborazione fra lui ed Evola,
provoca la scelta evoliana di allontanamento di questi, assieme a Parise, dalla
rivista “UR” (rivista sórta a esprimere al pubblico della cultura italiana
l'intento dell'occulto Gruppo di Ur; dove il Maestro fiorentino pubblica con
l'eteronimo di Pietro Negri. E se ne ebbero anche strascichi giudiziari. Infatti
Evola tenta di farlo incriminare per affiliazione massonica (affiliazione che
costituiva reato dopo l'imposizione di scioglimento dell’associazioni segrete decretata
dal regime fascista. Ma il potere giudiziario opta infine per un accordo tra i
due onde evitare uno scandalo. Per via del condizionamento repressivo fascista
vòlto all'emarginazione di tanti esponenti dell'esoterismo italiano (Armentano
parte per il Brasile), ormai isolato si ritira dalle attività pubbliche e a
Budrio si dedica all'insegnamento nel Circolo Quirico Filopanti”, alla
meditazionein chiave pitagorica delle scienze matematiche. Ottenne
tuttavia riconoscimenti dei Lincei e
dall'Accademia d'Italia, per la sua opera sulla restituzione della geometria
pitagorica. Il Crepuscolo dei Filosofi regalato dal suo autore, Papini
all’amico Arturo al suo ingresso nella loggia fiorentina ‘Lucifero.” Nel
frontespizio una dedica ad inchiostro, scolorito dal tempo, Al fratello Reghini
il suo G Papini, in Reghini, pitagorico, su ilmanifesto Rito filosofico italiano, Del Massa, “Pagine
esoteriche” (Finestra, Trento). In questa qualità firma il decreto del suo
scioglimento (riprodotto in: L. Sessa, I sovrani grandi commendatori e storia
del supremo consiglio d'Italia del Rito scozzese antico ed accettato, Palazzo
Giustiniani (Bastogi, Foggia), in seguito all'approvazione alla Camera dei
deputati del progetto di legge sulla disciplina delle associazioni, presentato
da Mussolini, mirante allo scioglimento della massoneria. Iacovella, "Il barone
e il pitagorico”, Vie della Tradizione, Cfr. la recensione fatta ne da Guénon.
Altri saggi: ““Parola sacra e parola di passo dei gradi”; “Il mistero massonico”
(Atanor, Roma); “Geometria pitagorica” (Basilisco, Genova); “Il numero sacro nella
tradizione pitagorica”; “Il numero sacro e la geometria pitagorica”; Il fascio littorio, ovvero il simbolismo
duodecimale”; “Il fascio etrusco” (Basilisco, Genova); “Il numero sacro nella
tradizione crotonese” (Ignis, Roma); “Del Numero”; PrologoAssociazione
culturale Ignis, Del Numero; Dell'equazione indeterminata di secondo grado con
due incognite” (Archè/pizeta); “Della soluzione dell'equazione di tipo Pell
x2-Dy2=B e del loro numero” (Archè/pizeta);“Il numero triangolare, il numero quadrato,
il numero piramidale a base triangolare,
il numero piramidale a base quadrata” (Archè/pizeta); “Dizionario Filologico” (Associazione
culturale Ignis"), Cagliostro, ("Associazione culturale Ignis"),
“Considerazioni sul rituale dell'apprendista libero muratore” (Phoenix,
Genova); “Paganesimo, Scuola di Crotone, Massoneria” (Mantinea, Furnari,
Messina); “Per la restituzione della massoneria crotonense italica (Raffaelli,
Rimini); “La tradizione crotonense massonica” (Melita, Genova); “Trascendenza di spazio e tempo”, Mondo
Occulto (Napoli, ASEQ). Cura “De occulta philosophia” di C. Agrippa (Fidi, Milano);
I Dioscuri, Genova; La Sapienza pagana e
pitagorica (La Cittadella. I Libri del Graal. Geminello Alvi, Reghini, il
massone pitagorico che ama la guerra, Corriere della Sera, R. Paradisi, Il pitagorico
che sogna l’impero, L’Indipendente, N. Luca, "Un intellettuale neo-pitagorico
tra massoneria e fascismo" (Atanòr, Roma); Parise, "Nota sulla vita
di A. Reghini", in calce a “Considerazioni sul rituale dell'apprendista
libero muratore” (Phoenix, Genova); R. Sestito, “Il figlio del sole” (Ancona,
Associazione Culturale Ignis); Via romana agli Dei Amedeo Rocco Armentano, Evola Parise, Schiavone, a metà strada tra fascismo e massoneria, su archiviostorico.info.
Centro De GiorgiScuola Normale Superiore di Pisa, Breve biografia su
mathematica. Boni, Omaggio su rito simbolico; Un pitagorico dei nostri tempi; N.
Bizzi, La Tradizione occidentale. Grandi massoni. Illustre matematico e anti-fascista
-- grande oriente. Pitagorico, su ilmanifesto. Arturo Reghini. Reghini.
Keywords: implicature, il fascio etrusco, scuola di Crotone, il fascio
littorio, simbolismo duodecimale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Reghini” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51675866520/in/photolist-2mMRo9E-2mJphgK-2mJgHMU-2mJkQY8-2mJqjKS-2mJphgV-2mJgHMP-2mJn4Bp-2mJn4Bj
Grice e Regina – uomini complementari – potenza e
valore – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sabbioneta). Filosofo. Grice: “When Urmson said that for Prichard,
duty cashed out in interest, he was right! But we must wait for Regina to
emphasise Kierkegaard’s punning on interest – which literally means, ‘being in
between’! The interesting (sic) thing is that Kierkegaard exploits the old
Roman aequi-vocation between the alethic (being in between) and the practical
(Prichard, ‘duty as interest’). Studia a Milano sotto Severino, laureandosi con
una tesi su Lavelle e Heidegger. Insegna
a Macerata, Verona, e Cagliari. Progetto «Tempus», relativo all'organizzazione
presso l'Sarajevo e Mostar di un master sulla tolleranza religiosa.. “Ripresa,
pentimento, perdono», Verona); L'essere umano come rapporto. L'antropologia filosofica
e teologica di Kierkegaard”; Forum, Conferenza Episcopale Italiana, Progetto
culturale della Chiesa. Insegna a Verona. Si basa su Kierkegaard, Nietzsche e
Heidegger (“the greatest living philosopher” – Grice). In Heidegger evidenzia
l'importanza del ruolo sapienziale assegnato alla finitezza dell'uomo. In Kierkegaard vede invece da cui partire per
costruire una ontologia e una antropologia basate su una concezione
dell'essere: l'esse come inter-esse. L'essere come inter-esse -- nella doppia
valenza ontologica ed etica) pone il pensante in rapporto con un'ulteriorità
che, nel trascenderlo, ne accentua e personalizza il differire. La metafisica fondata
sull’inter-esse cessa di essere onto-teologia, ossia nient'altro che proiezione
idolatrica della logica umana. Sarajevo;
“Dal nichilismo alla dignità dell'uomo” (Vita e Pensiero, Milano); “Esistenza e
sacro” (Morcelliana, Brescia); “L'arte dell'esistere” (Morcelliana, Brescia, L.
Romera, “Acta Philosophica”, recensione a U. Noi eredi dei cristiani e dei Greci
(Poligrafo, Padova). Il termine è stato acquisito da Heidegger; “Gesù e la filosofia” (Morcelliana,
Brescia); “L'uomo complementare. Potenza e valore” (Morcelliana, Brescia);
“Servire l'essere” (Morcelliana, Brescia); “La differenza viva: per una nuova
concettualità” (Sentiero, Verona); “Noi eredi dei Greci” (Il Poligrafo,
Padova); “La soglia della fede: la domanda su Dio” (Studium, Roma); “L'arte
dell'esistere” (Morcelliana, Brescia). Umberto Regina. Regina. Keywords: uomini
complementari – potenza e valore, essere ed interesse, esse ed interesse,
Prichard, duty and interest, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Regina” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735483692/in/datetaken/
Grice e Renier – implicatura – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Treviso). Filosofo.
Essential Italian philosopher. Da antica famiglia patrizia veneziana figlio di
Luigi e Fanny Venturi. Studia in Camerino, Urbino, ed Ancona, sempre seguendo gli
spostamenti del padre, magistrato. Studia a Bologna, sotto Carducci, Torino, e Firenze,
sotto Bartoli. Insegna a Torino. Fonda il Giornale storico della litteratura e
la filosofia italiana, «profondendovi, negli studi particolari, nelle rassegne,
negli annunci analitici e in un ricchissimo notiziario, un vero inesauribile
tesoro di cultura, di notizie, di rilievi. Cura importanti edizioni critiche e
monografie. I suoi saggi critici spaziano attraverso tutta la letteratura e la
filosofia italiana. Atre opere: “Il tipo estetico della donna nel Medio Evo” (Ancona,
Morelli); Isabella d'Este Gonzaga” (Roma, Vercellini); “Mantova e Urbino” (Torino,
Roux); La cultura e le relazioni letterarie d'Isabella d'Este Gonzaga (Torino,
Loescher); “Svaghi critici” (Bari, Laterza); A. Luzio, Rodolfo Renier, La
coltura e le relazioni letterarie di Isabella d'Este Gonzaga, Sylvestre
Bonnard). L. Vendittis, Letteratura italiana. I critici, Milano, Marzorati, U. Renda, P. Operti,
Dizionario storico della letteratura italiana (Torino, Paravia); Letteratura
italiana. Gli Autori, Torino, Einaudi. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Rodolfo Renier. Renier. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Renier” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736526318
Grice e Rensi – implicatura – filosofia italiana. Luigi
Speranza (Villafranca di Verona).
Filosofo. Grice: “Only in Italy a philosopher gets his obituary when he is
alive!” Studia a Verona, Padova, e Roma. Insegna a
Genova. Iscrittosi al Partito Socialista Italiano, si reca a Milano per assumere la direzione del giornale
La lotta di classe, collaborando assiduamente anche alla turatiana Critica
Sociale e alla Rivista popolare. A seguito delle misure repressive adottate dal
governo e per sfuggire alla condanna del Tribunale Militare per aver preso
parte ai moti operai milanesi, stroncati dall'esercito con la strage del
generale sabaudo Fiorenzo a Beccaris, e costretto a cercare rifugio in
Svizzera. Frutto dell'esperienza ticinese e la pubblicazione de “Gl’Anciens
Régimes e la democrazia diretta” (Colombi, Roma) in cui difende il principio
della democrazia diretta del sistema istituzionale federalista. Collabora con
numerosi articoli ai fogli radicali Il Dovere di Bellinzona, la Gazzetta
Ticinese e L'Azione di Lugano, nonché alla rivista socialista e pacifista
Coenobium. Rientra in Italia per stabilirsi a Verona dedicandosi alla
filosofia. A seguito della campagna libica, vi fu la rottura col partito
socialista, poiché si era schierato con
l'interventismo di L. Bissolati. Pubblica “Il fondamento filosofico del diritto”
(Petremolese, Piacenza). Altri due volume, “Formalismo e a-moralismo giuridico”
(Cabianca, Verona) e “La trascendenza: studio sul problema morale” (Bocca,
Torino), ove sviluppa un idealismo trascendente. Insegna a Bologna, Ferrara,
Firenze, Messina. L'esperienza della grande guerra manda in crisi la sue
convinzione idealistica, conducendolo verso lo scetticismo, la cui prima
formulazione sono i “Lineamenti di filosofia scettica” (Zanichelli, Bologna). Sostene
che la guerra distrue la fede ottimistica nell'universalità della ragione,
sostituendola con lo spettacolo tragico della sua pluri-versalità, vale a dire
dell'irriducibile conflittualità dei diversi punti di vista. Espose nella “Filosofia
dell'autorità” (Sandron, Palermo) la traduzione politica di questa concezione.
Poiché tutti i punti di vista politici sono sullo stesso piano, quello che anda
al potere lo fa con un atto di forza, tacitando tutti gli altri punti di
vista. In questo saggio si è scorta una prima giustificazione
dell'autoritarismo fascista. Tuttavia, dopo una prima simpatia per il
fascismo, ne divenne un fiero avversario quando Mussolini con metodi anti-democratici
comincia a perseguire il disegno dittatoriale. Sottoscrisse il Manifesto degli
intellettuali anti-fascisti di Croce, pagando questa scelta con la sospensione,
dalla cattedra di filosofia a'Genova. Arrestato
e rinchiuso in carcere. Solo un abile stratagemma escogitato dall'amico e
collega Sella, che pubblica sul Corriere della Sera il necrologio del filosofo,
diffondendo così la falsa notizia della sua morte, indusse il duce a rimetterlo
prontamente in libertà. Il dittatore teme l'ondata di sdegno sollevatasi per i
metodi oppressivi del regime. Per la sua coerenza agli ideali di libertà, sube
il definitivo allontanamento dalla cattedra e, fino alla sua scomparsa,
comandato, da vigilato speciale, presso il centro bibliografico dell'ateneo
genovese, per la compilazione della biografia ligure. Nonostante il doloroso
distacco dalla scuola dove aveva insegnato per diciassette anni, continua la
sua attività filosofica e collaborando al quotidiano socialista genovese Il
Lavoro, l'unico foglio che accoglie testi di personalità che non hanno fatto
atto di sottomissione al fascismo. Ricoverato al Ospedale Galliera mentre
infuria il bombardamento della flotta
inglese sulla città, per essere operato d'urgenza. Tuttavia l'azione militare
danneggia alcune sale dell'edificio e i medici doveno rinviare l'intervento,
una fatalità che non lascia scampo a Rensi. Ai funerali pochi amici ed ex allievi
poterono seguire per breve tratto il carro funebre. La polizia, che vieta
quest'ultimo devoto omaggio, disperse il funerale, schedando alcuni discepoli.
Rensi, anche morto, tura il potere. Sulla tomba nel Cimitero monumentale di
Staglieno un'epigrafe riassume uno stile di vita ed esprime il suo dissenso, la
sua resistenza e indipendenza intellettuale. Etsi omnes, non ego. Anche se
tutti, non io. La sua filosofia si è sviluppata dopo l'approdo allo scetticismo in direzione
del realismo e del materialismo critico. Un realismo materialistico quindi, che
considera derivato, con una certa libertà interpretative, dal criticismo. Arrriva
ad ipotizzare che Kant puo pensare alla "cosa in sé" come a una più
nascosta essenza materiale delle cose stesse. La sua filosofia non e
esente da paradossi concettuali e da mutamenti continui che lo hanno portato a
cadere in alcune contraddizioni e incoerenze. Ma va anche considerato che al di
sopra di esse a dominare è comunque un forte pessimismo, che non è solo esistenziale,
ma anche gnoseologico. Sia il mondo, sia la mente umana sono
irrazionali. Ma supponiamo che un tale fatto esteriore ai nostri orologi,
destinato al controllo di questi, non esistesse, e che i nostri orologi
continuassero a discordare. Come potremmo allora, in mancanza di quel fatto
esteriore obbiettivo e nel discordare dei singoli nostri orologi, conoscere
l’ora che è? Ora questo è appunto il caso delle nostre ragioni. Non c’è
l’oggetto esterno ad esse, l’esterno modulo-ragione, su cui controllarle e che
le giudichi, ed esse discordano tra di loro. Come conoscere l’ora che è della
ragione? Per esempio egli ha sostenuto che siccome la filosofia ha una storia
che si snoda nel tempo, ciò significa che un pensiero vero e unico non può
esistere e che perciò nel suo procedere ed evolvere essa nega continuamente sé
stessa. Contro l'idealismo di Gentile allora imperante, che considerala storia
una realizzazione progressiva dello spirito e della ragione, ha una visione
negativa della storia, come assurdo, caso e vana ripetizione. C'è storia
dunque perché ogni presente, ossia la realtà, è sempre falsa, assurda e
cattiva, e perciò si vuol venirne fuori, passare ad altro, quel passare ad
altro in cui, unicamente, la storia consiste. C'è storia, insomma, l'umanità corre
nella storia, per la medesima ragione per cui corre un uomo che posa i piedi su
di un sentiero cosparso di spine o di carboni ardenti. La sua critica della
religione si sviluppa poi in un'aperta apologia dell'ateismo. Sembra quasi di
poter cogliere uno dei tratti dell'ateismo in un saggio Sopra lo amore di Ficino.
Ficino proponeva una visione dell'amore
come amore eterno che ritorna come desiderio di ogni grado ontologico di ritornare
al bene e al Tutto. Propone una nuova interpretazione di questa tipica teologia
platonica, vedendo nell'amore ipotizzato da Ficino in realtà un preludio a
quelle che diventeranno due tra le più influenti correnti filosofiche: l'idealismo
e il volontarismo. L'amore come totalità dei diversi, o come volontà nelle
vesti di matrice essenziale del tutto, mette da parte il bisogno dell’amore
trascendete e sussurra l'ipotesi di un ateismo, forse professato tra le righe
dai più celebri filosofi. Filosofo profondamente problematico e inquieto,
fine però per approdare a un forte pessimismo ontologico ed esistenziale, che
lo spinse verso derive spiritualistiche, forse latenti nelle sue riflessioni
fin dalle origini nelle “Lettere spirituali”. In quest'opera, come anche nell
“La morale come pazzia” (Guanda, Modena) delinea una sorta di mistica dei
valori e un'etica concepita come l'azzardo dell'uomo che scommette sul bene in
un universo cieco e indifferente. Nella sua “Autobiografia intellettuale” suddivide
in tre periodi la sua evoluzione: un primo misticismo idealistico, un secondo
relativismo scettico materialistico e ateo, un terzo misticismo spiritualistico
come ultimo approdo del suo pensiero. Il primo e un misticismo di tipo
platonico, in cui sono presenti anche elementi di San Paolo e di Malebranche. Scrive
“Le Antinomie dello spirito” (Petremolese, Piacenza); “Sic et Non -- Metafisica
e poesia” (Romaa, Roma); “La trascendenza. Studio sul pensiero morale”. Il secondo
nasce dal suo sconcerto di fronte alle violenze della grande guerra e lo porta
alla negazione di qualsiasi razionalità della realtà. Pensa infatti che se gl’uomini
ricorrono sistematicamente alla violenza per risolvere i loro conflitti questo
significa che la ragione in sé non esiste, e che si tratta dell'illusione
dell'uomo di pensare che si possa dare ordine al caos. L'irrazionalità della
realtà si trova espressa in “Lineamenti di filosofia scettica”; “La filosofia
dell'autorità”; “La scepsi estetica” (Zanichelli, Bologna); “Polemiche anti-dogmatiche”
(Zanichelli, Bologna); “Interiora rerum – la filosofia dell’assurdo” (Milano,
Unitas); “Realismo” (Milano, Unitas); “Apologia dell'ateismo” (Formiggini,
Roma); e “Le aporie della religione”. Il secondo periodo è altresì
caratterizzato da un avvicinamento al positivismo materialistico e dal rifiuto
dell'idealismo di Croce e di Gentile. In esso va registrata anche una
rivisitazione del panteismo di Spinoza, che interpreta alla maniera dei teologi,
quindi come ateistico perché avrebbe negato il Dio personalizzato dei
monoteismi. Pensa anche di realizzareuna sintesi di scetticismo e realismo
perché se solo la scepsi è il modo reale e utile di porsi di fronte al mondo,
essa è anche l'unica verità possibile. Si tratta anche del momento di punta del
nichilismo, perché si afferma che siccome l'unica cosa certa e stabile è la
morte, ed essa è il nulla, solo il nulla possiede una verità. Prevale una
forma di misticismo che non sorge, però, improvvisamente, essendo già
chiaramente presente nelle opere maggiormente influenzate dallo scetticismo.
Quest'ultimo fu, infatti, sempre sollecitato da un'innata, profonda
religiosità, sicché non stupisce che il filosofo si apra alla voce del divino,
poiché cerca nella negazione assoluta un criterio positivo che consenta la
negazione stessa. A questo periodo appartengono: “Critica della morale”; "Critica
dell'amore e del lavoro”; “Paradossi di estetica e dialoghi dei morti”
(Corbaccio, Milano); “Frammenti di una filosofia del dolore e dell’errore, del male
e della morte” (Guanda, Modena); “La filosofia dell'assurdo” e “Gorgia -- Autobiografia
intellettuale – la mia filosofia – testamento filosofico” (Corbaccio, Milano). Isolato
in vita nel mondo filosofico italiano, nel quale domina l'idealismo
crociano-gentiliano, trova la comprensione di pochi intellettuali a lui affini.
È stato quest'ultimo a creare la formula dello scettico credente, che in forme
diverse ha dominato i pochi studi sul suo pensiero. Oggi ha trovato la
collocazione nell'ambito del nichilismo.. Per alcuni tale collocazione
resta comunque riduttiva rispetto alla vastità della sua filosofia, che
andrebbe ancora approfondito. La trascuratezza nei suoi confronti sta nel fatto
che la cultura italiana è stata a tutto il XX secolo dominata dall'idealismo e
dall'esistenzialismo. Legato alla cultura socialista, si caratterizza per una
certa dose di eclettismo e per una forte componente umanitaria, distante dal
materialismo storico marxiano e riconducibile, più agilmente, nel novero dei
pensatori vicini al socialismo utopista. Se durante l'attività politica in
Italia aderisce all'idea della lotta di classe, l'esperienza svizzera lo porta
a riconsiderare tale concezione dei rapporti di forza nella storia,
ridimensionandone la portata. Infatti, l'antagonismo tra proletariato e
borghesia e circoscrivibile ad alcune realtà contingenti e non costituirebbe
un'invariante delle relazioni socio-politiche. E se, da un lato, il suo
realismo politico lo porta ad apprezzare le teorie elitistiche del conservatore
G. Mosca, dall'altro, la matrice umanitaria e socialista emerge
nell'esaltazione degli istituti della democrazia diretta, caratterizzanti il
sistema costituzionale americano e quello svizzero, considerati come gli unici
in grado di far emergere la volontà popolare e di permettere l'emancipazione
delle classi lavoratrici. L'elogio ai regimi federalisti appena citati, e il
contingente recupero di Cattaneo sono sintomatici di un altro aspetto del suo orizzonte
culturale: la feroce critica dell'istituto monarchico (tanto nell'accezione
assolutista, quanto in quella temperata del costituzionalismo borghese
ottocentesco), appannaggio di una vicinanza con il programma del Partito
Repubblicano Italiano. Mostra un pessimismo storico verso il Risorgimento, la
disapprovazione intransingente del ruolo, ritenuto ambiguo e ostile al riscatto
sociale del proletariato, della casa regnante dei Savoia e l'appartenenza alla
Massoneria. Influenze "Atomi e vuoto e il Divino in me", queste
parole di Rensi hanno ispirato M. Lobaccaro nella composizione della canzone
Rosa di Turi dei Radiodervish. Altri saggi: “Una Repubblica italiana: il
Canton Ticino, "Critica sociale", Milano), “L'immoralismo di Nietzsche”
(Carlini, Genova); “Il genio etico ed altri saggi” (Laterza, Bari); “Sulla risarcibilità
del danno morale” (Cooperativa,Verona); “L’istinto morale”, Riuniti, Bologna); “L'orma
di Protagora” (Treves, Milano); “Principi di politica impopolare” (Zanichelli,
Bologna); “Introduzione alla scepsi etica” (Perrella, Napoli); “Teoria e pratica
della reazione politica” (Stampa, Milano); “L'amore e il lavoro nella
concezione scettica” (Unitas, Milano); “Dove va il mondo?, «Inchiesta fra gli
scrittori italiani», Libreria Politica Moderna, Roma); “L'irrazionale, il
lavoro, l'amore” (Unitas, Milano); "Terapia dell'ateismo" (Castelvecchi,
Roma); “Apologia dello scetticismo” (Formiggini,
Roma); “Autorità e libertà: le colpe della filosofia” (Politica, Roma); “Il
materialismo critico” (Sociale, Milano); “Spinoza” (Formiggini, Roma); “Scheggie:
pagine di un diario intimo” (Bibl. Ed., Rieti); “Cicute: dal diario di un
filosofo” (Atanòr, Todi); “Impronte: pagine di un diario” (Italia, Genova); “Raffigurazioni
-- schizzi di uomini e di dottrine” (Guanda, Modena); “Le aporie della religione”
(Etna, Catania); “Sguardi: pagine di un diario” (Laziale, Roma); “Passato,
presente, future” (Cogliati, Milano); “Motivi spirituali platonici” (Gilardi, Milano);
“Scolii: pagine di un diario” (Montes, Torino); “Vite parallele di filosofi:
Platone e Cicerone” (Guida, Napoli); “Critica della morale” (Etna, Catania); “Figure
di filosofi: Ardigò e Gorgia” (Guida, Napoli); “Poemetti in prosa e in verso” (Ist.,
Milano); "La morale come stato d'eccezione?" (Castelvecchi, Roma); “Trasea,
contro la tirannia” (Oglio, Milano); “Lettere spirituali” (Bocca, Milano); “Sale
della vita -- saggi filosofici” (Oglio, Milano); “La religione -- spirito
religioso, misticismo e ateismo” (Sentieri Meridiani, Foggia); “Contro il
lavoro -- sggio sull'attività più odiata dall'uomo” (Gwynplaine, Camerano); “Le ragioni dell'irrazionalismo” (Orthotes, Napoli);
“Su Leopardi” (Bruni, Torino). – “L'Intellettuale Dissidente, Pastorino, Uomini
e idee della Massoneria. La Massoneria nella storia d'Italia, Roma, Atanor sub
voce. (in ordine cronologico), Giuseppe
Rensi, Istituto di Studi filosofici,
Roma); M. Untersteiner, Interprete del
pensiero antico, Bocca, Milano); La scepsi estetica (Zanichelli, Bologna); N. Cuneo,
Conti e C., Cuneo); Un moralista, Italia, Raffaele Resta, SIAG, Genova); A.
Poggi (Azzoguidi, Bologna); “Il problema generale della giustizia e della
giustizia penale” (Vallardi, Milano); P. Rossi, “L’deale di Giustizia” (Bocca,
Milano); E. Buonaiuti, “Lo scettico credente” (Partenia, Roma); C. Mignone, “Leopardi
e Pascal” (Corbaccio, Milano); P. Nonis, La scepsi etica, Studium, Roma, G. Morra,;
Lauretta Rensi, Scetticismo e misticismo nel pensiero di Rensi, Ciranna,
Siracusa, F. Tecchiati, Alla "Mostra internazionale del libro
filosofico", La Voce di Calabria, Palmi, R. Bassanesi, La coscienza
tragica” Filosofia, Torino); E. Alpino, La collaborazione di Rensi alla rivista
"Pietre", Marzorati, Milano); Girolamo De Liguori, Lo scetticismo
giuridico” (Giuffrè, Milano); A. Noce, "Tra Leopardi e Pascal, ovvero
l'auto-critica dell'ateismo negativo", in Una giornata rensiana,
Marzorati, Milano, M. Sciacca, Una
giornata rensiana” (Marzorati, Milano); G. Perano, Il problema della verità
nello scetticismo di Rensi” (Lateranense, Roma); E. Mas, Tra democrazia e anti-democrazia”
(Bulzoni, Roma); A. Santucci, Un irregolare:
Tendenze della filosofia italiana nell'età del fascismo, O. Pompeo, Faracovi,
Belforte, Livorno); G. Rognini, “Dal positivismo al realismo” (Benucci, Perugia);
L'inquieto esistere” (EffeEmmeEnne, Genova); F. Boriani, La questione morale
nel positivismo” (Melusina, Roma); U. Silva, “La ribellione filosofica” (Genova,
G. Liguori); Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo. La coerenza critica, Il
sentiero dei perplessi. Scetticismo, nichilismo e critica della religione in
Italia da Nietzsche a Pirandello, La Città del Sole, Napoli, Willy Gianinazzi,
Intellettuali in bilico, Milano, Ed. Unicopli, Nicola Emery, Lo sguardo di
Sisifo: Giuseppe Rensi e la via italiana alla filosofia della crisi: con una
nuova rensiana, Marzorati, Settimo
Milanese, 1Francesco Mancuso, Tra democrazia e fascismo, Aracne, Roma, P. Serra,
Tra dissoluzione del socialismo e formazione dell'alternativa nazionalista” (Angeli,
Milano); F. Meroi (Olschki, Firenze); “L’eloquenza del nichilismo, SEAM,
Formello); G. Pezzino, Scacco alla ragione” (C.U.E.M.C., Catania); “A. Castelli,
Un modello di Repubblica; la politica e la Svizzera (Mondadori, Milano); N. Greco,
politica, autorità, storia, Viaggi d icarta, Palermo); P. Serra, “La rivolta
contro il reale, Città Aperta, Enna); A.
Montano, “Ethica ed etiche” (Napoli); G.
Barbuto, Nichilismo e stato totalitario: libertà e autorità” (Guida, Napoli); M.
Greco, la filosofia morale, Viaggidicarta, Palermo, F. Mancuso; A. Montano,
Irrazionalismo e impoliticità Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, F. Meroi, filosofia
e religione nel primo Novecento, Edizioni di storia e letteratura, Roma). D. Lobagueira, Documenti, Trento); Armando Mascolo, Il corso
infernale della storia. L'influenza di Schopenhauer nella filosofa, in F.
Ciracì, D. Fazio, Schopenhauer in Italia, Lecce, Pensa MultiMedia, R. Bruni, “Il
leopardismo filosofico” (Firenze, Le Lettere); “Filosofo della storia, Firenze,
Le Lettere,.E. Bignami E. Buonaiuti B. Croce A. Ghisleri Manifesto degli intellettuali
antifascisti Ad. Tilgher (Treccani Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Rensi, il filosofo
dimenticato. scomodo nichilista di Franco Volpi l'"irregolare" di
Orazio Martinetti. Giuseppe Rensi. Rensi. Keywords: filosofia dell’autorita,
autorita e liberta, Gorgia, Gorgia ed Ardigo, Santucci, Tendenze della
filosofia italiana nell’eta del fascismo, Gentile, necrologio, Ardigo, Platone,
Cicerone, Ficino, Bradley, Bosanquet, diritto e forza, filosofia della storia,
Gogia, Elea, Velia, Elea ed Efeso, Gorgia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Rensi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51686039204/in/photolist-2mKNNqN-2mKAuZM-2mKjsJY
Grice e Resta – della fiducia – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Bari). Grice: “I like
Resta; I was reading a book on golf that the Italians define, as I would
cricket, as the game of ‘fiducia,’ so it is nice to see that Resta has tried to
formulate some ‘rules,’ as we would call them, for trust. The cover of the essay
is especially fascinating, as it depicts two acrobats on a circus ring. Where
‘fiducia’ becomes a matter of life and death – or a vital evolutionary tract,
if often ‘ciecco,’ as Resta puts it. His research reminds me of Warnock on
‘trust’ in “The object of morality.” Essential Italian philosopher. Filosofo. Nominato
Alfiere del Lavoro. Studia a Bari.
Insegna a Bari e Roma. Dirige il Seminario sulla cultura giuridica della
Fondazione Basso-Issoco, nonché delle riviste "Sociologia del
Diritto" e "Politica del Diritto". Spazia dai temi classici della filosofia dfino a temi
di particolare attualità quali quelli riguardanti l'infanzia, i diritti dei
minori e il bio-diritto. Particolarmente interessanti sono i saggi nei quali
indaga sul significato e sui risvolti giuridici del concetto di
"farmaco" come anti-doto necessario alla violenza. Saggi: “Conflitto
e giustizia” (Bari, De Donato); “Diritto e sistema politico” (Torino, Loescher);
“L' ambiguo diritto” (Milano, Angeli); “Poteri e diritti, Torino, Giappichelli);
“La certezza e la Speranza -- diritto e violenza” (Roma, Laterza). Le stelle e
le masserizie. Paradigmi dell'osservatore” (Roma, Laterza); “L'infanzia ferita”
(Bari, Laterza); “Il diritto fraterno” (Bari, Laterza); “Diritto vivente” (Bari,
Laterza); “Le regole della fiducia” (Bari, Laterza); biodiritto. Eligio Resta. Resta.
Keywords: della fiducia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Resta” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736276056/in/datetaken/
Grice e Restaino – Antonino e compagnia – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Alghero). Grice:
“Only in Italy, a philosopher writes on cartoons!” Filosofo. Studia e insegna a
Cagliari e Roma. Studia la storia della filosofia e dell'estetica. Il suo saggio forse più noto
è una “Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga” (POMBA, Torino) che non ha
mancato anche di suscitare alcune polemiche, fino al punto che un gruppo di
appassionati di fumetti ha lanciato una petizione chiedendo alla casa editrice
il ritiro del saggio, accusato di contenere gravi lacune ed errori. Ettore Gabrielli, Petizione contro l’POMBA
per il libro Storia del Fumetto, Lo Spazio Bianco, Andrea Plazzi, Il fantasma
del fumetto, in il Mulino, Bologna, Mulino. La fortuna di Comte, Comte
sansimoniano, in Rivista critica di storia della filosofia, Comte scienziato, Comte
filosofo, Mill e la cultura filosofica, La Nuova Italia, Firenze, Mill: Scritti
scelti, Principato, Milano, Scetticismo e senso comune” (Laterza, Bari); Hume,
Riuniti, Roma, Filosofia e post-filosofia” (Angeli, Milano); Storia
dell'estetica” (Pomba, Torino); “Storia della filosofia, fondata da Abbagnano,
in collaborazione con Fornero e Antiseri, La filosofia contemporanea, Pomba,
Torino); La filosofia anglo-americana, in La Filosofia della seconda metà del
Novecento, G. Paganini, Piccin-Vallardi, Padova, Storia della filosofia, Pomba
Libreria, Torino, La Rivoluzione Moderna. Vicende della cultura tra Otto e Novecento,
Salerno, Roma); Giovanni Franco Restaino. Restaino. Keywords: Antonino e
compagnia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Restaino” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736775309/in/datetaken/
Grice e Ricordi – essere per amore – filosofia
italiana. Luigi Speranza (Milano).
Filosofo. Se è vero che Shakespeare ha "inventato l'umanità", è
altrettanto vero che egli l'ha poi divisa, il più delle volte, tra due grandi
generi di rappresentanti: e questi passano davvero per le categorie dei
platonici e degli aristotelici. Filosofo. Figlio di Ferruccio Merk Ricordi, in
arte Teddy Reno e la produttrice e distributrice cinematografica Vania Protti. Studia
a Roma e Napoli. Studia l’ermeneutica. Debuttato con Ronconi, con il quale ha
lavorato nei primi anni della carriera. Attore con Stoppa, Lavia, e Filippo. Inizia
la carriera registica che lo ha visto spesso anche interprete nei propri
allestimenti. Questi sono stati salutati sempre da un forte e caloroso successo
di critica e pubblico. Si dedicato a Shakespeare, alla drammaturgia antica, al
teatro tedesco dell'età romantica, ma anche e costantemente ai contemporanei
introducendo autori come Rohmer, Amann, Norén.
Si ricordano Medea e Fedra di Seneca, Trio in mi bemolle di Rohmer e
Dopo la festa di J. Amann, Anfitrione di H. Kleist e Don Giovanni e Faust di C.
Grabbe, “Canti nel deserto” e Gli inganni dell'infinito di G. Leopardi, “Le
ceneri di Roma e Orgia di Pasolini, Creditori di A. Strindberg e Demoni di L. Norén,
Romeo e Giulietta, Macbeth e Amleto di Shakespeare, Lame e Nerone di G. Manfridi.
Pubblicat su Leopardi, Shakespeare, Schiller e il concetto di teatralità: “Lo
spettacolo del nulla” (Bulzoni) e Essere e libertà (Bulzoni). Pubblica"Le
mani sulla cultura" (Gremese), una denuncia assai netta dell'egemonia
storica della sinistra sulle arti, che si ravvisa in modo particolare nel
"Teatro politico" del Novecento. Direttore del Teatro Stabile
d'Abruzzo a L'Aquila; inaugurando il corso di questo importante Teatro ha
diretto e interpretato Edipo Re di Sofocle e Anfitrione di Kleist, e insieme
dedicato vari incontri al Teatro di Poesia. Consigliere di amministrazione del Teatro di
Roma. Collabora a Liberal, per le cui
edizioni pubblicato il saggio "Ideologia di Amleto” (Liberal). Pubblica
"Shakespeare filosofo dell'essere" (Milano, Mimesis), saggio che si
riassume nella tematica di una nuova “Filosofia del dramma”. Questo saggio
rappresenta il sui progetto dedicato alla drammaturgia esistenzialista. Pubblica
"Filosofia del bacio" (Mimesi), e "Pasolini filosofo della
libertà" (Mimesis). Pubblica il suo saggio teoretico più rilevante,
"L'essere per l'amore" (Mimesis).
Dante per Roma e nel mondo. Inizia un Progetto filosofico su Alighieri. -saggistico
ma anche teatrale e comunicativo, che vorrà sostenere fino al centenario della
morte del Poeta. Inizia quindi nell'estate
con la rassegna "Dante per Roma", con la lettura in luoghi
significativi della "Città Eterna" -- Mausoleo di Cecilia Metella,
Arco di Giano, Terme di Caracalla e Terme di Diocleziano -- di sette Canti
dell'Inferno. Realizza un primo documentario per Rai5. La rassegna si chiude on
la lettura di sette Canti del Paradiso, ricevendo il plauso della critica e
grande riscontro dal pubblico. Pubblica “Filosofia
della Commedia di Aligheri,” dedicato alla cantica dell'Inferno. “Il grande
teatro shakespeariano” (Mimesis); “Filosofia della Commedia di Dante. L’Inferno
– Il Purgatorio ” (Mimesis) “Dante per Roma: Inferno” Rai; La grande magia di
Dante può essere capita soltanto ascoltandola a viva voce", in Spettacol iLa
Repubblica. Intervista di Grattarola. Franco Ricordi. Ricordi. Keywords: essere
per amore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ricordi” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735282057/in/dateposted-public/
Grice e Righetti – la ragione ecologica, o l’etica
dello spazio filosofia italiana -- Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Si concentra soprattutto sui temi
dell’estetica. Fonda “La Stanza Rossa” sull rapporto arte-comunicazione. Affianca
alle ricerche precedenti altri filoni di indagine, volti prevalentemente
all’ambito della riflessione meta-etica.. Studia l’ecologia. Pubblica «Iride»,
«Dianoia» e «Millepiani». Ecoinciviltà.
La ragione ecologica spiegata all’umanità civile” (Mucchi, Modena); “La ragione
ecologica: intorno all’etica dello spazio” (Mucchi, Modena); “Etica dello
spazio -- per una critica ecologica al principio della temporalità” (Mimesis,
Milano); “Dall’assenza d’opera all’estetica dell’esistenza” (Mucchi, Modena); “Forme
della “verità”: follia, linguaggio, potere, cura di sé” (Liguori, Napoli); “La
fantasia e il potere” (Mucchi, Modena); “La Stanza Rossa. Trasversalità
artistica” (Costa, Milano); “Soggetto e identità. Il rapporto anima-corpo”
(Mucchi, Modena). Cf. Grice, “From the banal to the bizarre: method in
philosophical psychology.” Stefano Righetti. Righetti. Keywords: la ragione
ecologica, o l’etica dello spazio, linguaggio, la pietra di bismantova. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Righetti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736728734/in/dateposted-public/
Grice e Rignano – filosofia italiana – filosofia
fascista – filosofia italo-giudea -- Luigi Speranza (Livorno). FIlosofo. Grice: “I love Rignano, but
I would not consider him a philosopher, in that he never attended a course on
philosophy!” Figlio di Giacomo e Fortunata Tedesco. Studia a Pisa e Torino. Laureato,
si interessò subito ai problemi filosofici collegati alla ricerca scientifica.
Fondatore della Rivista di Scienza. Fonda a Bologna “Rivista di Scienza per Zanichelli.
La rivista assunse il nuovo titolo di “Rivista di sintesi scientifica.” (cf.
Grice on einheit der wissenschaft). La rivista nasce con il proposito di
opporsi alla eccessiva specializzazione a cui era giunta la ricerca scientifica
danneggiata per questo da criteri troppo specifici e restrittivi. Gli fondatori, e in particolare Rignano, si
proponevano di superare il particolarismo delle scienze per una visione più
estesa gettando un ponte fra cultura umanistica e quella scientifica ed
elaborando una "sintesi" (o unita o continuita) tra le scienze della
natura e le scienze dell'uomo. In questo
modo la filosofia, libera da legami nei confronti dei sistemi prefissati,
poteva dedicarsi a promuovere la coordinazione del lavoro, la critica dei
metodi e delle teorie, e ad impostare in modo più ampio i problemi delle teorie.
Nei numerosi saggi che pubblica su “La rivista de sintesi scientifica” ebbe
modo di mettere in rilievo le sue capacità di divulgatore e di condurre i suoi
studi in completa autonomia dal mondo accademico ufficiale elaborando la sua
conceziomei filosofica ispirate soprattutto dalla corrente positivistica. Chiese
a Freud un'esposizione della psicoanalisi con le indicazioni di quali rami del
sapere potessero essere interessati alle teorie e all'esperienze
psicoanalitiche. Freud scrive “Das Interesse an der Psychoanalyse” che fu
pubblicato in due puntate sulla rivista. Si interessò di psicologia e biologia
ed è noto soprattutto per la sua ipotesi della "proprietà mnemonica"
secondo la quale la sostanza vivente sarebbe in grado di "ricordare"
le condizioni fisiologiche delle iniziali situazioni fisiche determinate
dall'ambiente esterno e quindi di riprodurle nel prosieguo della vita
biologica. Questa sua teoria consentiva
a lui di operare nella biologia un compromesso tra una visione meccanicistica
della realtà naturale e una finalistica, vitalistica. Per il meccanicismo
infatti non è possibile pensare che nell'ambito degli organismi viventi vi sia
il proposito immanente di conseguire una finalità ma d'altra parte è innegabile
he nel mondo organico sia presente una sorta di teleo-nomia particolare per
ogni essere vivente tale da giustificare l'idea che, durante il periodo di
adattamento all'ambiente, questi conservi una specie di traccia fisica
mnemonica persistente e trasferibile ereditariamente. Si interessa anche di
filosofia della psicologia – o psicologia filosofica -- ma quando intese indicare lo statuto
epistemologico della teoria psicologica, il tipo di scientificità che ad essa
competeva, in modo da definire i rapporti con la scienza naturale da una parte
e con quella umana dall'altra, si orientò verso soluzioni “intermedie”, che
spesso complicavano più che risolvere i problemi" Coerentemente al suo programma di
sintetizzare opposti sistemi, elaborò anche una concezione economica di tipo
socialista marxista che fosse in accordo con il liberismo. Altre saggi: “Per
una riforma socialista del diritto successorio” (Bologna, Zanichelli); “Di un socialismo in accordo colla dottrina
economica liberale” (Torino, Bocca); “Sulla trasmissibilità dei caratteri
acquisiti: ipootesi d'una centro-epigenesi” (Bologna, Zanichelli); “L'adattamento
funzionale e la teleologia psico-fisica” (Bologna: Zanichelli); “Che cos'è la
co-scienza?” (Bologna, Zanichelli); “Il fenomeno religioso” (Bologna,
Zanichelli); “Il socialismo” (Bologna, Zanichelli); “Dell'attenzione: Contrasto
affettivo e unità di co-scienza” (Bologna, Zanichelli); “Dell'origine e natura
mnemonica delle tendenze affettive” (Bologna, Zanichelli); “Per accrescere
diffusione ed efficacia alle università popolari” (Milano, Compositrice); “La
vera funzione delle università popolari” (Roma, Antologia); “Vividità e
connessione” (Bologna, Zanichelli); “L'evoluzione del ragionamento” (Bologna,
Zanichelli); Il nuovo programma dell'Un. pop. milanese: primo anno
d'esperimento, Como, Cooperativa comense A. Bari, Le forme superiori del
ragionamento” (Bologna, Zanichelli); “Democrazia e fascismo” (Milano, Alpes). “Dizionario
di filosofia, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Eugenio Rignano. Rignano. Keywords: diritto
successorio, vitalismo, democrazia e fascismo, liberismo, liberalismo,
socialismo, “Scientia”, filosofia italo-giudea -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Rignano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51715544078/in/photolist-2mMVFvG-2mKKMUe-2mKRcBH/
Grice e Rigobello – l’allargamento interpersonale della
razionale – filosofia italiana. By Luigi Speranza (Badia Polesine). Filosofo. “Il
nostro rapporto con gli altri deve sempre farci essere un interrogativo per
loro.” Fra i principali rappresentanti italiani del personalismo. Dopo gli
studi liceali, all'Padova conseguì dapprima la laurea in filosofia, quale
allievo di Stefanini e Padovani. Insegna a Padova, Perugia e Roma. Spazia dalla
metafisica, all'etica e la filosofia politica, alla storiografia. Collaboratore
a Studium. Ripensa il personalismo partendo dal presupposto per cui esso,
potendo anche costituire un possibile complemento integrativo ed estensivo alla
metafisica non potesse comunque considerarsi una dottrina filosofica definita
bensì una posizione che mettesse in primo piano il concetto di
"persona" (cf. Strawson, “Il concetto di persona”). Il personalismo
non e in contraddizione con la metafisica
bensì ne poteva costituire un proficuo ampliamento psicologico, etico,
antropologico. Il suo contributo più originale consiste, quindi, nel
"personificare" (proprio per il tramite del personalismo) la ragione
metafisica attraverso quel processo di integrazione sopra invocato fra l’esistenzialismo
e la filosofia classica. Ri-esamina nel suo evolversi, nonché compara
criticamente e storicamente, il concetto di “persona” alla luce della storia
della filosofia fino ad arrivare alla filosofia greca e romana chiamando in
causa anche l'ermeneutica, la filosofia morale e la sua storia. Ne risulta,
quindi, che il concetto di “persona” deve anzitutto essere inteso in un senso
giuridico. Non deve essere confuso con quello derivante dal concetto di
esistenza della filosofia esistenzialistica, che nega la possibilità che le
persone possamp governare la loro vita, in quanto ritenute prive di auto-dominio.
Infine, le persone, pur nella sua reale concretezza, non e una sostanza. Tutto
ciò ha costituito una delle tematiche principali in cui s'è venuta a delinearsi
la sua filosofia, la persona e l’interpretazione". La seconda
tematica della sua attività di ricerca scaturisce dagli insegnamenti, per certi
versi antitetici fra loro, dei due suoi maestri, ovvero quelli di Stefanini,
grazie ai quali egli individua un primo polo di convergenza delle sue
riflessioni filosofiche attorno alla nozione fenomenologica di un “mondo della
vita”, e quelli di Padovani, incentrati sulla metafisica tradizionale e
ruotanti attorno alla nozione di trascendenza con i suoi limiti. Ogni altra
questione filosofica sembra snodarsi o essere compresa fra questi due poli di
convergenza che egli sintetizza nella trascendenza, la legge morale, e il mondo
della vita". Altro ambito tematico apre la prospettiva personalistica
al dialogo col mondo moderno e contemporaneo, con l'etica, la politica, la
religione, puntualizzando in particolare la sua valenza etica e politica
nell'analisi della realtà sociale in cui le persone viveno ed agisce, nonché
esprime il suo dissenso non su basi ideologiche ma come critica del sistema
dominante. Questo tematica puo quindi chiamarsi "in dialogo con il mondo
contemporaneo". Come esponente di punta del personalismo italiano,
storicamente rappresentato da Stefanini, Carlini, Sciacca e Pareyson, rivolvela sua attenzione
ad una ri-visitazione originale del personalismo comparato con l'etica e la
politica, grazie a cui è emersa, oltre alla limitatezza della dimensione
trascendentale, sia quella rilevanza civica assunta dalla persona umana come
testimone della sua epoca che la sua responsabilità di cittadini. Mette in
evidenza come il personalismo si distingua nella critica mossa al sistema
idealista, che non ha attecchito nella filosofia d'oltralpe. Riprende le e
tematiche più tipiche della struttura delle persone umane e le relative
implicazioni metafisiche in “Prossimità e ulteriorità” (Rubbettino). Inoltre,
da sempre interessato anche all'ermeneutica pubblica “L'apriori ermeneutico” ((Rubbettino). Altre
saggi: “Oltre lo storicismo” (Studium); “Ricchezza e povertà della metafisica
classica” (Humanitas); “Il problematicismo di Spirito come empirismo
coscienziale assoluto: note sul significato del nostro tempo, in Rassegna di
Umanesimo e antropocentrismo; La disponibilità come abito etico del rapporto
autorità-libertà, Istituto editoriale del Mezzogiorno, Napoli, Kant e
l'indirizzo idealistico, Il problema del linguaggio storiografico, Perugia, “Condizionamenti
socio-logici e linguaggio morale” in Sociologia e filosofia,. Socrate e la
formazione dell'uomo politico, in Civitas, Esperienza di fede e struttura del sapere, Studium,
Croce, perché possiamo e non possiamo dirci crociani, Coscienza. Mensile del
movimento ecclesiale di impegno culturale, La riflessione sull'etica, Etica
oggi: comportamenti collettivi e modelli culturali, A. Re e A, Poppi,
Fondazione Lanza & Gregoriana, Roma, Il tempo nello spiritualismo, Il concetto di
tempo. Società filosofica italiana, Caserta, Giovanni Casertano, Loffredo,
Napoli, “Persona, trascendentale, ermeneutica” in Filosofi italiani contemporanei,
G. Riconda e C. Ciancio, Mursia, Milano); La storia nella coscienza della gioventù,
AVE, Roma); L'intellettualismo in Platone (Liviana Editrice, Padova); Platone,
Senofonte, Aristotele: il messaggio di Socrate” (La Scuola, Brescia); “Introduzione
di una logica del personalismo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia
dell'Padova, Liviana Editrice, Padova, L'itinerario speculativo dell'umanesimo
contemporaneo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia dell'Padova, Liviana
Editrice, Padova); L'educazione umanistica e la persona. Saggio di una
filosofia dell'insegnamento umanistico” (Scuola, Brescia); “Determinazione ed
ulteriorità nel Kant pre-critico” (U. Silva, Milano-Genova); “I limiti del
trascendentale in Kant” (Silva, Milano); “La certezza morale, lfilosofia morale
tenute all'Perugia nell'A.A. 1CLEUP, Perugia); “Legge morale e mondo della vita”
(Abete, Roma); La morale radicale” (Perugia, Perugia); “Struttura e
significato” (Garangola, Padova); “Antropologia” (Antenore, Padova); “Modelli
storiografici di morale” (Frama Sud, Chiaravalle Centrale); “Ricerche sul
trascendentale kantiano” (Antenore, Padova); “Dal romanticismo al positivismo”
(Marzorati, Milano); “Il regno dei fini” (Bulzoni, Roma); “Il personalismo” (Città
Nuova, Roma); “L'impegno ontologico” (Armando, Roma); “Il futuro della libertà”
(Studium, Roma); “Politica e promozione umana” (Scuola, Brescia); “Perché la
filosofia” (La Scuola, Brescia); “Studi di ermeneutica” (Città Nuova, Roma); “Verso
una nuova didattica della storia” (Sei, Torino); “Persona e norma
nell'esperienza morale” (Japadre, L'Aquila); “Certezza morale ed esperienza
religiosa” (Vaticana, Vaticano); “Kant. Che cosa posso sperare” (Studium,
Roma); “Lessico della persona umana” (Studium, Roma); “L'immortalità
dell'anima” (La Scuola, Brescia); “Soggetto e persona: ricerche
sull'autenticità dell'esperienza morale” (Anicia, Roma); “Autenticità nella
differenza” (Studium, Roma); “Attualità della lettera ai Romani” (AVE, Roma); “Dio
oltre i saperi. Tra teologia e filosofia” (San Paolo, Milano); “Interiorità e
comunità. Esperienze di ricerca in filosofia, Studium, Roma, Oltre il
trascendentale, Pubblicazioni della Fondazione "Ugo Spirito", Roma, L'altro,
l'estraneo, la persona, Città Nuova Editrice, Roma, La persona e le sue immagini, Città Nuova
Editrice, Roma, L'estraneità interiore, Studium, Roma, Le avventure del
trascendentale. Contributi al LV Convegno del Centro studi filosofici di
Gallarate, Rosenberg, Torino); “Umanità e moralità” (Studium, Roma); “Immanenza
metodica e trascendenza regolativa” (Studium, Roma); “L'apriori ermeneutico:
domanda di senso e condizione umana” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Prossimità
e ulteriorità: una ricerca ontologica per una filosofia prima” (Rubbettino
Editore, Soveria Mannelli); “L'insuperabile singolarità dell'avventura umana:
dalla determinazione completa alla rottura metodologica” (Ramo, Rapallo); “Vita
e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico, intervista L. Alici” (La Scuola,
Brescia); “L'intenzionalità rovesciata: dalle forme della cultura all'originari”
(Rubbettino, Soveria Mannelli); “Struttura ed evento: tempo di vivere, tempo di
dare testimonianza alla vita, la vita come testimonianza” (Rubbettino, Soveria
Mannelli); “Dalla pluralità delle ermeneutiche all'allargamento della
razionalità” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Ciascuno di noi nell'incontro con
l'altro deve essere tale da suscitare curiosità e interesse di conoscenza reciproca
(Presentazione a Alici, Grassi, Salmeri, Vinti (Studium); “La filosofia come
testimonianza, Rivista bimestrale, Studium, Roma. Berti ebbe per qualche mese Rigobello
come docente supplente di filosofia quando era ancora studente liceale. Cfr. E.
Berti, "Origini del pensiero di Rigobello", in: Alici, Grassi,
Salmeri e Vinti, “La filosofia come testimonianza” (Studium. Cfr. Berti, "Origini
del pensiero", in Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, La filosofia come testimonianza,
Studium, Roma,,Cfr. pure il contributo di Borghesi, "La dialettica tra
struttura e significato", nella stessa collectanea. Oltre quelli delle Parti II e III, si vedano
soprattutto i vari contributi presenti nella Parte I della collectanea in suo
onore: Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, la filosofia come testimonianza, Studium, Roma, Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti,
cit. Cfr. i vari contributi presenti
nella miscellanea: Estraneità interiore
e testimonianza. Studi in onore, A. Pieretti, ESI-Edizioni Scientifiche Italiane,
Perugia); Cfr. pure "Biografia, pensiero e opere", Bollettino della
Società Filosofica Italiana nella
rubrica Filosofi allo Specchio, Cfr.
Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, cit. Per
questi aspetti centrali del pensiero, si vedano soprattutto i contributi
presenti nella prima parte della collectanea in suo onore: L. Alici, O. Grassi,
G. Salmeri e C. Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium, Cfr. L. Alici,
O. Grassi, G. Salmeri e C. Vinti, Ricordo, Umanità e moralità, in Dialegesthai.
Rivista telematica di filosofia, In memoriam: In ricordo straneità interiore e
testimonianza. Studi in onore, A. Pieretti, Scientifiche Italiane,
Napoli-Perugia, L. Alici, O. Grassi, G. Salmeri e C. Vinti, Rigobello, la
filosofia come testimonianza, giornate-studio in suo onore, evento organizzato
a Perugia in collaborazione con l'Roma Tor Vergata e la LUMSA, Perugia/Roma, i
cui atti sono stati pubblicati, Alici, Grassi, Salmeri e Vinti, Studium, G.Dotto, Enciclopedia filosofica,
Bompiani, Milano, E. Baccarini, Passione dell'originario: fenomenologia ed
ermeneutica dell'esperienza religiosa, studi in onore” (Studium, Roma). Vita e
ricerca. Il senso dell'impegno filosofico (Interviste), L. Alici recensione di
G. Din, Padova. Video di un'intervista a cura di Valentini, fatta a Roma - Armando Rigobello. Rigobello. Keywords:
l’allargamento del razionale, ‘struttura e significato’, il regno dei fini,
comunita, Grice on human vs. person, Strawson, the concept of the person, Ayer,
the concept of a person. In personam, persona sui iure, persona populum
(Cicero). Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Rigobello” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736691639/in/dateposted-public/
Grice e Rimini – il significato totale – filosofia italiana
-- Luigi Speranza (Rimini). Filosofo. Il primo a conciliare
gli sviluppi delle idee di Occam ed Aureolo. Questa sua sintesi ha un impatto
duraturo. Insegna a Bologna, Padova e Perugia, e Rimini. Da lezioni sulle
Sentenze di Lombardo. Oltre alla sua opera principale, il Commento alle
Sentenze di Lombardo scrive diversi trattati, tra cui: “De usura,” “ De quatuor
virtutibus cardinalibus” – cf. Grice, philosophy, like virtue, is entire -- e un estratto del commento alle sentenze, il “De
intentione et remissione formarum,” un’appendice sulla IV distinctio del I
libro del Commento alle Sentenze, una Tabula super epistolis B. Augustin. Mnifesta
una certa attitudine sincretistica tra gli sviluppi d’Occam ed Aureolo. Mostra
analoga tendenza anche nella ri-costruzione e dell'analisi del processo della
percezione animale e unama e il conoscere umano, nelle quali si fondono in
maniera originale elementi etero-genei desunti da Aristotele, Agostino e Ockham.
Causa un grave fraintendimento della sua filosofia, è qualificato come tortor
infantium (torturatore dei bambini), per la supposizione di aver condannato
alle pene eterne i bambini che muoiono senza il battesimo. In realtà espone
tale dottrina senza pronunciarsi. Talvolta è indicato quale antesignano dei
nominalisti. Altre saggi: “Gregorii Lettura super Primum et Secundum
Sententiarum”; “De imprestanciis venetorum”. L. Mazzali, E. Gori, Manuale di
Filosofia Medievale, Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario di filosofia, Gregorius Ariminensis. Gregorio
da Rimini. Rimini. Keywords: complesso significabile, semplice, complesso,
animale, pane, l’animale percezione del pane, Socrate is seated,
truth-functionality, scuola italiana, scuola di Bologna, studi generali in
Italia, studio di Rimini. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rimini” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689613415/in/photolist-2mPMBQM-2mPyn68-2mPvn8a-2mPiqeP-2mKS2e5-2mKCMei-23WGnxf-E4u3XA-BNXFPx-B8NzEb-BxCpRq-ACvZaD-BxCnkJ-nNA42u-o5MkBM
Grice e Rinaldini – filosofia italiana. By Luigi
Speranza (Ancona). Filosofo. Nato in una famiglia
aristocratica originaria di Siena, studia a Bologna. Aservizio di Urbano VIII, ottenne da Barberini, nipote del
Papa, la supervisione delle fortezze di Ferrara, Bondeno e Comacchio. Insegna a
Pisa. Amico di Galilei e Borelli, il quale lo soprannomina Simplicio per la sostanziale
fedeltà all'aristotelismo tradizionale. E in corrispondenza. Uno dei soci
fondatori dell'Accademia del Cimento. Tuttavia ha numerose controversie con i
suoi amici e con Redi e Ruberti. Nonostante il conformismo, si oppone alla
teoria della virtù zoo-genetica delle piante, sostenuta dagl’altri accademici
del Cimento, precedendo Malpighi con l'ipotesi che anche gl’insetti delle galle
nascessero da uova deposte da individui della stessa specie. Insegna a Padova. Saggi: “Philosophia rationalis,
atque entità naturalis.” Un'altra delle sue glorie è la sua proposta di scala
termo-metrica utilizzando come riferimento fisso il congelamento e
l’ebollizione dell'acqua all'ordinaria pressione atmosferica. Ppropone di
dividere l'intervallo in 12 gradi. Altre saggi: “Opus algebricum” (Ancona, Salvioni);
“Opus mathematicum” (Bologna, Dozza); “Mathematica italiana”; “Geometra promotus”
(Padova, Frambotti); “Ars analytica mathematum” (Firenze, Cocchini); “Ars analytica
mathematum” (Padova, Pietro Maria Frambotto); “De resolutione atque
compositione mathematica” (Padova, Frambotti); “Philosophia rationalis,
naturalis, atque moralis opus in quo praesertim physica vniuersa ex accuratis
naturalium effectuum observationibus deducta et ubi rei natura patitur geometrice
demonstrata exhibetur” (Padova, Frambotti); “Ad artem quam ipse conscripsit
mathematum analyticam paralipomena” (Padova, Frambotti); “Commercium
epistolicum (Padova, Frambotti). Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici,
Lo sviluppo delle ricerche sulle galle, F. Redi scienziato e poeta alla corte dei
Medici C. Pighetti, Il vuoto e la quiete: scienza e
mistica: E. Cornaro e C. Rinaldini, Milano: Angeli); Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Museo Galileo di Firenze. Carlo Renaldini.
Carlo Rinaldini. Rinaldini. Keywords: cimento, cimentare, provando e
riprovando, del Cimento, filosofia naturale, filosofia razionale, Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rinaldini” – The Swimming-Pool Library. 51736002006
Grice e Riondato – il metodo dell’etologia –
filosofia italiana. Luigi Speranza (Padova).
Filosofo. Studia a Padova sotto Stefanini, Ferrabino, Padovani e Diano. Studia l’Aristotele neo-latino. Uno dei
galileiani. Ezio Riodato. Riondato. Keywords: il metodo dell’etologia, morale,
morale classica, Aristotele neo-latino, Epitteto, l’enuniciazione,
dell’interpretazione in Aristotele, crisi, metafisica e scienza in Aristotele. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Riondato” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736231788/in/datetaken/
Grice e Riverso – la forma del segno – filosofia
italiana (Napoli). Filosofo. Studia a Napoli.
Insegna a Salerno e Napoli. Ha spaziato dalla filosofia critica ed analitica,
alla logica formale, è stato esperto in problemi di linguistica, di filosofia
delle scienze e delle culture. Altri saggi Colpa e giustificazione nella
reazione anti-immanentistica del "Roemerbrief" barthiano, Teologia
esistenzialistica, La costruzione interpretativa del mondo, L’epistemologia
genetica, Metafisica e scientismo, Filosofia e analisi del linguaggio, Dalla
magia alla scienza, Conoscenza e metodo nel sensismo degl'ideologi, L’esperienza
estetica, la filosofia d’Occidente, Corso
di storia della filosofia, Natura e logo, La razionalizzazione dell'esperienza,
La filosofia analitica, La filosofia, Individuo, società e cultura. La psicologia del
processo culturale, L’immagine dell'Universo. Astronomia e ideologia, Il
pragmatismo, La spiritualità, Il linguaggio nella filosofia romana antica, Democrazia,
iso-nomia e stato, Una corrente
filosofica; riferimento e struttura; Il problema logico-analitico in Strawson, Democrazia
e gioco maggioritario, Filosofia del tempo, La civilta e lo stato; Alle origini del pensiero
politico, La carica dell'elettrone, Esperienza e riflessione, Forma culturale e
paradigma umano; Le tappe del pensiero filosofico nella cultura d’Occidente, Paradigmi
umano e educazione, Filosofia del linguaggio, Dalla forma al significato, Cose
e parole, Come Bruno inizia a parlare: Diario di una maestra di sostegno, La
rimozione dell'eros nel giansenismo, Civiltà, libertà e mercato nella città italica
antica. (Roma). Un viaggio al centro dell'immaginario religioso e mistico che
ha influenzato l'umanità, morale e
dottrina, Cogitata et scripta, Filosofo
del linguaggio, La Tribuna. Semiosi iconica e comprensione della Terra.
Emanuele Riverso. Riverso. Keywords: la forma del segno, la tappa, le tappe,
riferimento, ri-ferire, vico, animale raggionavole, magia e scienza, Giordano
Bruno. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Riverso” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702587144/in/photolist-2mLKfuq-2mLHNRM-2mLKgRJ-2mLMgSh
Roccoto
be identified.
Grice e Rodano: immunità e comunità – filosofia
italiana – i comunisti – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo. Fondatore
del “catto-comunismo.” E tra i fondatori
del Movimento dei Cattolici Comunisti, poi Sinistra Cristiana. Studia a Roma.
Frequenta la “Scaletta”. Milita nell'Azione Cattolica e nella FUCI, allora
presieduta da Moro. Entra in contatto e collabora con anti-fascisti d'ispirazione
cattolica (Ossicini, Pecoraro, Tatò e altri), comunista (P. Bufalini, A. Amendola,
P. Ingrao, L. Radice e altri), del Partito d'Azione e liberali (U. Malfa, P. Solari,
M. Fiorentino fra gl’altri). Partecipa al Movimento dei Cattolici
Anti-Fascisti. Con Ossicini e Pecoraro tra i promotori e dirigenti del “Partito
Co-Operativista Sin-Archico” (poi “Partito Comunista Cristiano”) e ne redige i
principali documenti. Fa parte, con Alicata e Ingrao, del triumvirato dirigente
le due distinte organizzazioni clandestine, comunista e comunista cristiana. Scrive
saggi sull’Osservatore Romano. Arrestato dalla polizia fascista in una generale
retata dei militanti del partito comunista cristiano, e deferito al tribunale speciale
con altri suoi dirigenti. Il processo non ha luogo per la caduta del fascismo e
tutti vengono liberati poco dopo. Nel periodo badogliano ha intensi scambi
d'idee con i compagni di partito e altre personalità anti-fasciste sulla linea
da seguire. Stringe amicizia con Luca e Pintor. Collabora al “Lavoro”, diretto
da Alicata (comunista), Vernocchi (socialista) e Gaudenti (cattolico). Sotto
l'occupazione nazista di Roma fonda il “Movimento dei Cattolici Comunisti” e ne
redige i documenti teorico-politici; scrive articoli sui 14 numeri usciti alla
macchia di Voce Operaia, organo dello stesso movimento dei cattolici comunisti.
Liberata Roma, il movimento di cattolici comunisti prende il nome di Partito
della Sinistra Cristiana. Vi confluiscono i cristiano-sociali di G. Bruni. Vi
partecipano anche Fe. Balbo, Sacconi, Barca, Amico, Chiesa, Valente, Mira,
Tatò, Tedesco, Parrelli, Tranquilli, Rinaldini. Stringe un rapporto di
amicizia e collaborazione (che non sarà privo di momenti di dissenso critico)
con Togliatti. Su Voce Operaia, pubblicata adesso legalmente, scrive numerosi saggi.
In quattro di essi sostiene la prosecuzione dell'IRI e ciò segna l'inizio della
sua amicizia con R. Mattioli. S'incontrano,
a casa di Rodano e con la sua mediazione, Togliatti e G. Luca, primo, cauto
sondaggio reciproco tra mondo cattolico e movimento comunista italiano. A
conclusione di un congresso straordinario, il partito della sinistra cristiana si
scioglie. Sostiene, con argomentato vigore, che non è più utile una formazione
cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme e
perciò al partito comunista italiano il compito di affrontare la questione
cattolica, superando le pre-giudiziali a-teistiche e del dogmatismo marxista.
Si adopera perciò per ottenere modifiche nello statuto del partito comuista
italiano, che consentano l'iscrizione e la militanza in esso indipendentemente
dalle convinzioni ideo-logiche e religiose, modifiche che saranno adottate dal partito
comunista italiano nel suo congresso. Entrato nel partito comunista italiano, scrive su periodici ufficiali di tale
partito o ad esso vicini. Particolarmente numerosi i suoi saggi su Rinascita. Vi
ha largo spazio l'invito ai cattolici a lavorare in politica e nelle altre
dimensione della storia comune degli uomini in spirito di laicità, evitando
quindi improprie commistioni con la fede religiosa. Questa posizione approfondita
nel corso di tutta la sua opera ed essenziale per comprenderla contrasta con la
linea della Chiesa di Pio XII, che coglie l'occasione di due suoi saggii sulla
condizione economica del clero (Rinascita) per comminargli l'interdetto dai
sacramenti, accusandolo di fomentare la lotta di classe all'interno delle
gerarchie (L'interdetto e tolto sotto Giovanni XXIII). Cura i saggi politici di
“Lo Spettatore Italiano”. Scrive sul Dibattito Politico, diretto da M. Melloni
e U. Bartesaghi, teso a una difficile mediazione tra le posizioni politiche del
mondo cattolico e di quello comunista e socialista, nel distinto riconoscimento
dei rispettivi valori e motivi ideali. Vi collaborano tra gli altri G.
Chiarante, Magri, Baduel, Salzano. Durante il pontificato di Giovanni
XXIII opera, tramite Togliatti, per la trasmissione ai dirigenti della
proposta, primo, cauto sondaggio reciproco tra mondo cattolico e movimento
comunista italiano. A conclusione di un congresso straordinario, il PSC
si scioglie. Rodano sostiene, con argomentato vigore, che non è più utile una
formazione cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme
e perciò al PCI il compito di affrontare accolta, di uno scambio di messaggi in
occasione del compleanno di papa
Roncalli. L'iniziativa sarà il primo segno di disgelo tra URSS e Santa Sede. Si
svolge un serrato dialogo tra Rodano e Augusto Del Noce, che mette in chiaro la
diversità delle rispettive posizioni. Fonda, con C. Napoleoni, La Rivista
trimestrale, affrontando nodi teorici e politici di fondo. Ancora con
Napoleoni, e con Michele Ranchetti, dirige la Scuola Italiana di Scienze
Politiche ed Economiche, rivolta a militanti
del movimento dell'epoca. Collabora alla rivista “Settegiorni”, diretta da
Ruggero Orfei e Piero Pratesi, in cui fra l'altro scrive una serie di
interventi d'intensa riflessione teologica, le Lettere dalla Valnerina.
Chiusasi l'esperienza della Rivista Trimestrale, Rodano scrive sui Quaderni
della Rivista Trimestrale, diretti da M. Reale, cui collaborano, insieme a F.
Sacconi, E. Salzano, V. Tranquilli, G. Gasparotti, F. Rinaldini, M. Reale, R.
Agata, C. Vincenti, A. Montebugnoli, P. Padoan, S. Sacconi, A. Zevi, Giaime e
Giorgio Rodano, e altri. Lo si considera l'esponente più autorevole del
“catto-comunismo”: "i rapporti di Rodano con il mondo cattolico sono stati
indagati a fondo. Quelli con Togliatti (che furono rapporti personali assai
intensi) assai poco, come quelli con Berlinguer (all'Istituto Gramsci si
conservano tre vaste memorie che scrive per Berlinguer), anche se il rapporto
stretto di questi con A. Tatò è sufficiente a delinearne
l'influenza". Nella stagione del compromesso storico proposto da E.
Berlinguer e oggetto prima di attenzione, poi di cauta convergenza da parte di
A. Moro, Rodano elabora i fondamenti teorici di una politica diretta a non
ridurre l'incontro tra le grandi forze storiche del comunismo, del socialismo e
del cattolicesimo democratico a una mera operazione di governo, ma a farne una
strategia di lungo periodo di trasformazione della società. Quella stagione e
quelle prospettive vengono improvvisamente troncate dall'assassinio di Moro.
S'intensificano, all'epoca, i suoi contatti personali con esponenti del PCI,
del PSI, della DC e di altri partiti (La Malfa, Malagodi, Visentini), su
problemi politici a breve e lungo termine. Pubblica alcuni libri, scrive
articoli su vari periodici e sul quotidiano Paese Sera, quasi settimanalmente. Altre
saggi: “Sulla politica dei comunisti” (Boringhieri, Torino); “Questione demo-cristiana
e compromesso storico” (Riuniti, Roma), “Lenin da ideologia a lezione”
(Stampatori, Torino); “Lettere dalla Valnerina” (P. Pratesi, La Locusta,
Vicenza); “Lezioni di storia possibile (V. Tranquilli e G.Tassani, Marietti,
Genova); “Lezioni su servo e signore” (V. Tranquilli, Riuniti, Roma); “Cattolici
e laicità della politica” (V. Tranquilli, Riuniti, Roma); “Cristianesimo e
società opulenta” (M. Mustè, Ed. di Storia e letteratura, Roma) Saggi sono
spubblicati in numerosi periodici e quotidiani, tra i quali l'Osservatore
Romano, Primato, Voce Operaia Rinascita
Il Politecnico, Unità, Vie nuove, Società, Cultura e realtà, Lo Spettatore
Italiano, Il Contemporaneo, Il Dibattito Politico, Argomenti, La Rivista
Trimestrale, Settegiorni, Quaderni della Rivista Trimestrale, Paese Sera, Città
Futura, Nuova Società, e Il Regno. I saggi più importanti, pubblicati sulla
Rivista Trimestrale e sui successivi Quaderni, sono “Risorgimento e democrazia,
Il processo di formazione della società opulenta”; “Il pensiero cattolico di
fronte alla società opulenta”; “Egemonia riformista ed egemonia rivoluzionaria”;
“Nota sul concetto di rivoluzione”; “Significato e prospettive di una tregua
salariale; “Il centro-sinistra e la situazione del paese”; “Marx, A proposito
del convegno delle ACLI a Vallombrosa”; “Su alcune questioni sollevate dal
movimento studentesco; “Con Dopo Praga: considerazioni politiche sulla storia
del movimento operaio, A proposito dell'autunno caldo”; “Considerazioni sulla
dialettica sociale dell'opulenza”; “La peculiarità del partito comunista
italiano”; “Dopo il congresso del partito comunista italiano: il nodo al
pettine”, “I germi di comunismo”; “La questione demo-cristiana”; “La proposta
del compromesso storico”; “Dopo la morte di Mao Tse-tung: la lezione di una
grande esperienza (con V. Tranquilli); “Considerazioni sulla strategia dei
comunisti italiani”; “Egemonia e libertà delle opinioni”; “Considerazioni sui
fenomeni di eversione giovanilistica”; “La politica come assoluto”; “Note sulla
questione giovanile”; “La giovinezza, specificità umana e condizione storica Dopo
la lettera di Berlinguer al vescovo di Ivrea: laicità e ideologie”; “Alla
radice della crisi”; “L'incompatibilità tra capitalismo e democrazia”; “È
possibile una soluzione reazionaria?” “Idee e strumenti della manovra
reazionaria”; “Roluzione”; “Filosofia della storia”; Rivoluzione in Occidente e
rapporto con l'URSS, Il senso di una
grande lezione: per una lettura critica di Lenin”; “Per un bilancio del
compromesso storico”; “Innovazione e continuità”; “Contratti e costo del
lavoro: imprese e sindacati, partiti e istituzioni”; “La chiesa di fronte al
problema della pace”. P. Craveri, Una
critica pregnante, in Mondoperaio, Teorico del compromesso storico Archiviolastamp.
Noce: Lettera a F. Rodano (lRegno-attualità,); Maria Lisa Cinciari: Cattolici
comunisti (in Enciclopedia dell'anti-fascismo e della resistenza, Milano); L. Bedeschi:
Cattolici e comunisti (Feltrinelli, Milano); M. Cocchi, P. Montesi: Per una
storia della Sinistra cristiana (Coines, Roma), Casula: Cattolici-comunisti e
Sinistra cristiana (Il Mulino, Bologna); G. Tassani: Alle origini del compromesso
storico (EDB, Bologna); G. Ruggieri, R. Albani: Cattolici comunisti?
(Queriniana, Brescia); M. Repetto: Il movimento dei cattolici comunisti:
problemi storici e politici (in Quaderni della Rivista Trimestrale);: Ricordo, F.
Broglio, "Un cristiano nella sinistra", in "Nuova
Antologia", G. Giannantoni, M. Alema, P. Ingrao: Dibattito in Rivista Trimestrale,
Nuovo Spettatore Italiano, G. Bella: “Lo Spettatore Italiano” (Morcelliana,
Brescia); M. Papini: Tra storia e profezia: la lezione dei cattolici comunisti
(Univ., Roma); E. Landolfi, Rodano, La rivoluzione in Occidente, Palermo, Ila
Palma, M. Raimondo: solitudine e realismo del comunista cattolico (Galzerano,
Salerno); M. Tronti: Una riflessione, (in Rivista Trimestralen. M. Manacorda: lettore
di Marx in Critica marxista, C. Napoleoni, Cercate ancora, Ed. Riuniti, R.
Valle); C. Napoleoni, Teoria politica, A. Noce: Il comunista (Rusconi, Milano);
V. Tranquilli: Fede cattolica e laicità della politica (in Teoria Politica); V. Tranquilli: Realtà
storica e problemi teorici della democrazia
(in Bailamme,.M. Reale: Sulla laicità. Considerazioni intorno alle
relazioni fra atei e credenti (in Novecento, R. Bellofiore: Pensare il proprio
tempo. Il dilemma della laicità in Claudio Napoleoni (in Per un nuovo dizionario della politica,
Ed. Riuniti, Roma, L. Capuccelli); M. Lucente: La riflessione teorica di Rodano
dalla Sinistra Cristiana alla “Rivista Trimestrale” (Tesi di laurea in scienze
politiche, Milano); Istituto Gramsci: Convegno commemorativo di Rodano, Roma),
M. Mustè, “Critica delle ideologie e ricerca della laicità” (Mulino); R.
Albani: La storia comune degli uomini. Rileggendo Rodano (in Testimonianze, M. Papini:
La formazione di un giovane cattolico nella seconda metà degli anni Trenta: Tra
la Congregazione mariana “La Scaletta” e il liceo “Visconti” (in Cristianesimo
e storia, V. Possenti: Cattolicesimo e modernità. Balbo, Noce, Rodano (Milano, M.
Mustè: Fra Del Noce e Rodano: il dibattito sulla società opulenta, La Cultura,
M. Mustè: Rodano: laicità, democrazia, società del superfluo (Studium, Roma). "Cristianesimo
e società opulenta", a cura e con introduzione di Marcello Mustè (Edizioni
di Storia e Letteratura, Roma, V. Parlato: L'utopia in Manifesto, E. Melchionda:
Gli anni di Rodano (in Aprile, Gabriele
De Rosa, "Franco Rodano; il cristianesimo e la società
opulenta", in "Ricerche di storia sociale e religiosa", anno G. Chiarante:
Tra De Gasperi e Togliatti. Memorie (Carocci, Roma; M. Pandolfelli: Marxismo, Scienze
politiche, Roma. S.d.). G.Tassani:"Il Belpaese dei Cattolici",
Cantagalli,"La traccia e la prospettiva teorica di Rodano". R. Moro. FRodano e la storia
del 'partito cattolico' in Italia", in A. Botti, Storia ed esperienza
religiosa. Urbino, Quattro Venti, Hanno detto di lui: la sua vita testimonia,
in modo esemplare, quanto possa essere forte, nell’uomo, la dedizione
all’impegno intellettuale e ai grandi ideali, tra i quali la politica intesa
nel senso più nobile e più alto dell’accezione. Portatore d’una fede religiosa
profondamente sentita e sofferta, ha avuto costantemente con sé il dantesco
“angelo della solitudine”: durante l’intera sua vita, infatti, mai si è
sottratto al rovello e al dubbio; mai ha preferito la comoda via dei pigri,
degli opportunisti e dei neutrali. La sua prima “scelta di campo” nell’Italia
divisa in due, fu doppiamente
coraggiosa: la resistenza al nazi-fascismo ed il tentativo di conciliare nel
Movimento dei cattolici comunisti i valori della tradizione cristiana e
cattolica con quelli della rivoluzione d’ottobre. E così continuò senza paura e
con sacrificio personale in tutti questi anni promuovendo con le sue tesi, tra
consensi e dissensi, un continuo dibattito. La sua “inquietudine” fu, dunque,
sincera e feconda, sorretta da uno spirito virile, ma al fondo sensibile ed
umanissimo. Certamente sarà ricordato dallo storico del futuro con queste sue
peculiarità di intellettuale originale, pugnace e coraggioso. In questo modo
l’ho visto e conosciuto, e così rimarrà per sempre nella mia memoria. S. Pertini,
Quaderni della Rivista Trimestrale,. “ritengo che la sua vita e la sua opera
abbiano fornito una prova concreta e significativa della validità di due
principi che egli ha serenamente professato e praticato e che, anche con il suo
personale contributo, sono acquisiti al patrimonio teorico e ideale del Partito
comunista. Il primo è la distinzione e l’autonomia reciproca della politica e
della fede religiosa (o della convinzione filosofica o del “credo” ideologico).
Il secondo è l’affermazionefatta da Togliatti, formulata in una tesi approvata
dal X congresso del partito e sviluppata poi nelle tesi del XV congressosecondo
la quale un cristianesimo genuinamente vissuto non soltanto non si oppone, ma è
anche in grado di sollecitare un’azione che può contribuire alla battaglia per
la costruzione di una società più umana, più libera e più giusta di quella
capitalista. E. Berlinguer, Quaderni della Rivista Trimestrale. C’era nella sua
avversione al misticismo, all’indistinto, all’anarchismo, una grande lezione di
umanesimo storico e costruttivo. La drammaticità con cui sentiva i rischi di un
capovolgimento della democraziavissuta nei suoi angusti limiti
democraticisticiin corporativismo e in anarchia, e, quindi, la possibilità di
una replica autoritaria, è tuttora inscritta nella nostra vita quotidiana,
nella fase che stiamo attraversando. Bene: distinguere per collegare; stabilire
i confini del campo di ciascuno, da cui discende l’autonomia della politica
dalla religione e dalle ideologie. Per questo ritengo che occorra respingere le
sollecitazioni di quanti pensano di poter rimuovere la questione di fondo posta
da Rodano. Quella questione oggi riguarda, a mio avviso, il confine mobile tra
progresso e conservazione” A. Occhetto, Quaderni della Rivista Trimestrale, Per
chi ha seguito, anche talvolta dissentendo, il pensiero di Rodano e lo ha
spesso messo a confronto con la visione di Moro, appare chiaro che gli
insegnamento di Rodano come quelli di A. Moro non hanno solo valore per la
ricostruzione storica di una fase politica conclusa, ma hanno invece valore e
significato come guida per la costruzione di un processo di allargamento della
democrazia, di sviluppo e di confronto e di un dialogo che sono ancora più che
mai attuali, perché attuali e non risolti sono i grandi problemi
nazionali che richiedono sì maggioranze e governi più efficaci e risoluti,
ma anche un più largo consenso popolare da realizzarsi col confronto, col
dialogo, con la partecipazione, sia pure a vario titolo, ad un unico disegno di
tutte le forze politiche rappresentative dell’intera realtà popolare. G. Galloni,
Quaderni della Rivista Trimestrale, “benché creda che la storia sia opera di
molti, e non di singole personalità pur spiccatissime, ho sempre ritenuto che
il ruolo esercitato da Rodano nella vicenda italiana di questi decenni sia
stato assolutamente fuori del comune, e portatore di cambiamento come a
pochissimi altri è stato dato. Ciò dico soprattutto in riferimento alla storia
e alle trasformazioni del partito comunista italiano, nei cui confronti Rodano
ha esercitato una funzione liberatrice e maieutica che, se non temessi di far
torto alla complessità del processo di un grande movimento di massa e agli
innumerevoli apporti di cui esso è sostanziato, non esiterei a definire
demiurgica.» R. Valle, Quaderni della Rivista Trimestrale. Lasciamo ad altri
le banalità sul consigliere del principe o sul consulente per i rapporti con il
mondo cattolico o con il Vaticano. Togliatti ne fu attratto e interessato
certo, anche perché l’esperienza di Rodano, le sue riflessioni, le sue
frequentazioni arricchivano il Partito di qualcosa che altrimenti non sarebbe
venuto. Forse qualcosa di analogo era stato per Gramsci e per Togliatti
l’incontro con Godetti. Che conoscesse e stimasse Ottavini, che fosse intimo di
Luca, non era importante perché ciò rappresentava un “canale”. E iuttosto
decisivo che un giovane così ascoltasse e parlasse, che si trovasse a casa sua
tra i comunisti, che per farlo soffrisse fino alla persecuzione vaticana,
riuscendo sempre ad essere fedele nel senso più pieno del termine. G. Paietta,
Quaderni della Rivista Trimestrale. Rrimane uno dei pochi uomini la cuia filosofia
rende possibile l’appellativo di femminista anche per un appartenente al sesso
maschile. La sua continua attenzione dalla questione femminile derivava, certo,
da una molteplicità di circostanze. Vi influiva la ricerca su quello che egli
stesso define il processo di umanizzazione dell’uomo, nel cui quadro la
liberazione della donna costitusce ben più di una semplice componente o misura,
ma piuttosto una delle condizioni decisive per una reale, generale fuoruscita
dall’alienazione e dallo sfruttamento umano. Oggi più d’uno ambirebbe,
revanchisticamente, a considerare conclusa la stagione femminista. E invece il
vero problema per le donne, per la democrazia, per il mutamento, è la
perpetuazione e il saldo attestarsi a un livello superiore del femminismo. Per questo
il messaggio che può ben a ragione essere definito femminista nell’accezione
più onnicomprensiva ed elevata, risulta tuttora rivolto alla speranza e
soprattutto all’impegno: quell’impegno per cui egli ha consumato generosamente,
e certo positivamente anche per la causa femminile, tutta intiera la sua vita.
G. Tedesco, Quaderni della Rivista Trimestrale. Il mio primo interrogativo
riguarda le scelte politiche che egli ha fatto, ponendosi come cattolico in
contrasto con alcune direttive ecclesiastiche. Dove ha trovato forza e
serenità, pur con sofferenza, per queste opzioni non rinunciando alla sua fede
e alla sua appartenenza ecclesiale, sempre professata? Non ho trovato altra
risposta che la sua fede teologale. La fede di Franco non era credenza dottrinale,
magari utilizzata ideologicamente, o sottomissione alla gerarchia che poi si
muta in ribellione; era adesione cosciente e ferma a Dio che si è rivelato in
Gesù Cristo, ancora vivente nella Chiesa. Questa fede comporta quel “sensus
fidei” (ne ha parlato il Vaticano II nella Lumen Gentium) che diventa giudizio
pratico nelle concrete situazioni per scelte che siano conformi alla volontà di
Dio. È il discernimento di cui parla san Paolo nella Lettera ai Romani (12, 2)
e che tanta parte ha nella dottrina spirituale cristiana. D. Torre, Quaderni
della Rivista Trimestrale, Il rapporto con la chiesa, sia come comunità di fede
che come istituzione, senza mediazioni di un partito cattolico rappresentava
per Rodano un’occasione e una garanzia per depurare il movimento comunista non
solo dall’ateismo scientista, ma anche di una visione totalizzante della
rivoluzione politica e sociale. Il mito del regno dei cieli sulla terra e di
una storia senza alienazioni. Corrispettivamente il movimento comunista e il
portatore necessario di una trasformazione della società che non si presentasse
come inveramento e compimento della razionalità illuministica, della
rivoluzione borghese, ma anche e soprattutto come loro rovesciamento
dialettico, e perciò offre un fondamento storico e materiale ad un mondo
in cui le persone diventano centro e misura, liberate dalla rei-ficazione
capitalistica, e perciò stesso base reale di un pieno sviluppo di un
cristianesimo, non integralista, ma consapevole, diffuso, praticabile. L. Magri.
E. Melchionda, in "Aprile", Dall'utopia alla secolarizzazione, G. Vassallo,
Il consigliere di Berlinguer che ama la Contro-Riforma. Giornalista politico P. Franchi, Corriere della Sera, Archivio
storico. Treccani L'Enciclopedia italiana". Franco Rodano. Rodano.
Keywords: immunità e comunità – filosofia italiana – i comunisti, il
laico, democrazia, revoluzione, lotta di classe, societa opulenta, peculiarita
dei comunisti italiani, anti-fascismo, arrestato dai fascisti. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rodano” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736193243/in/dateposted-public/
Grice e Romagnosi – filosofia
italiana. Luigi Speranza
(Salsomaggiore Terme). Filosofo. Important Italian philosopher. L'etica,
la politica ed il diritto si possono bensì distinguere, ma non disgiungere. Non
esiste un'etica pratica, se non mediante le buone leggi e le buone
amministrazioni. Figlio di Bernardino e Marianna Trompelli, studia a Piacenza e
Parma. Insegna a Parma e Pavia. Membro "Società letteraria di
Piacenza" dove legge i suoi saggi: “Discorso sull'amore considerato come
motore precipuo della legislazione”; “Discorso sullo stato politico della
nazione italiana”; “L’opinione pubblica. Uno degl’Ortolani. Pubblica la “Genesi
del diritto penale”; Cosa è eguaglianza e, Cosa è libertà; Primo avviso al
popolo, che mostrano simpatie rivoluzionarie. Il suo incarico gli procura
contrasti con il principe di Trento, il conte Pietro Vigilio Thun. Questi gli
concede comunque il titolo di consigliere aulico d'onore. Schiere contro i
principi della rivoluzione francese. Accusato di giacobinismo, è incarcerato a
Innsbruck. Scrive “Delle leggi dell'umana perfettibilità per servire ai
progressi delle scienze e delle arti”. Scopre gli effetti magnetici
dell'elettricità. Romagnosi anticipato la scoperta dell'elettromagnetismo. Pubblica
“Quale e il governo più adatto a perfezionare la legislazione civili”.Fonda il
Giornale di giurisprudenza universale. Pubblica le Istituzioni di Diritto
amministrativo e Della costituzione di una monarchia costituzionale
rappresentativa. Rerduna intorno a Milano una scuola alla quale si formarono
alcuni dei nomi più illustri del Risorgimento italiano: G. Ferrari, C. Cattaneo,
C. Cantù, e Defendente e G. Sacchi. Collabora alla Biblioteca Italiana. Pubblica
l’Assunto primo della scienza del diritto naturale. E arrestato e incarcerato a
Venezia con l'accusa di partecipazione alla congiura ordita da S. Pellico, P.
Maroncelli e F. Confalonieri. Pubblica Dell'insegnamento primitivo delle
matematiche e Della condotta delle acque. Pubblica le Istituzioni di civile filosofia
ossia di Giurisprudenza Teorica. Dirige gl’Annali Universali di Statistica Tra i maggiori filosofi italiani, nel
rinnovamento del pensiero giuridico italiano richiesto dalla necessità di
codificare i nuovi interessi delle classi borghesi emersi con la Rivoluzione
francese e consolidati nel successivo Codice napoleonico, è legata alla
fondazione di una nuova scienza del diritto pubblico, penale e amministrativo,
con uno spirito scientifico settecentesco illuministicamente volto
all'unificazione delle scienze giuridiche, naturali e morali. Studia pertanto
la vita sociale nelle sue componenti storiche, giuridiche, politiche,
economiche e morali. Considera l'uomo nelle forme della sua esistenza storica,
nei modi in cui concretamente pensa e agisce in un contesto sociale determinato.
In questo modo lo studio della storia rivela lo sviluppo dell'incivilimento
umano. Nella “Genesi del diritto penale”, opera che gli dette notevole
fama e non solo in Italia, riprendendo tesi di Beccaria, pone i problemi
dell'utilità della punizione, della natura della colpa e del diritto. Dà una
giustificazione razionale della società che gli appare un'unione necessaria tra
gli uomini, dialetticamente rapportati nel rispetto di una disciplina
condivisa. L'uomo è lo stesso sia nello stato di natura che in quello di
società, malgrado le diversità delle forme sociali. Pertanto gli uomini hanno
un diritto di socialità importante e sacro, quanto quello della conservazione
di se stesso. La società è per lui l'unico stato naturale dell'uomo, respingendo
così la dottrina di uno stato di natura anteriore allo stato sociale. Il cosiddetto
stato di natura è solo un diverso stato sociale nella storia
dell'umanità. Nell'Introduzione allo studio del diritto pubblico
universale, premesso che ogni complesso giuridico di basarsi sul bisogno della
comunità, sostiene che lo scopo del diritto e il rafforzamento delle strutture
civili e politiche della società. Nell'Assunto primo della scienza del
diritto naturale, riprende temi già sviluppati nella Genesi del diritto. Sostiene
che nella natura è tanto il principio di individualità quanto quello di
socialità e pertanto lo sviluppo umano avviene naturalmente verso uno stato di
società, l'unico in cui si sviluppa l'incivilimento - termine ricorrente nei
suoi scritti - un continuo processo verso stadi più avanzati di perfezionamento
morale, civile, economico e politico. E ancora nel Dell'indole e dei
fattori dell'incivilimento, con esempio del suo risorgimento in Italia si pone
il problema di quale sia il motore del progresso umano nella storia: la tesi è
che la società umana è l'organismo fattore di progresso, essendo in sé dotata
di forze agenti in particolari condizioni storiche e ambientali. Lo sviluppo
civile, suddiviso dal Romagnosi in quattro periodo, l'epoca del senso e
dell'istinto, l'epoca della fantasia e delle passioni, l'epoca della ragione e
dell'interesse personale e l'epoca della previdenza e della socialità, vede un
costante trasferimento, agl’organismi pubblici rappresentativi, delle funzioni
sociali come se la natura si trasferisse progressivamente nella funzione
rappresentativa. Il punto d'arrivo della civiltà è una forma sociale in cui
prevalgono la proprietà e il sapere. Tale processo non è lineare. Il diritto
romano si afferma in condizioni civili arretrate. Ma, come una macchina i cui
meccanismi migliorano nel tempo, la sua azione progressivamente perfezionata fa
sorgere dal fondo delle potenze attive un sempre nuovo modo di riazioni e
quindi di effetti variati. L'incivilimento appare così una cosa complessa
risultante di molti elementi e da molti rapporti formanti una vera finale unità
simile a quella di una macchina, la quale scindere non si può senza
annientarla. Il motore di siffatta macchina è il commercio, sviluppato a sua
volta dal progresso dello stato sociale. Guardando allo sviluppo storico
nazionale, vede nel Medioevo l'epoca in cui la città diviene luogo di
aggregazione di possidenti, artisti, commercianti e dotti, favorendo le condizioni
per la nascita dello stato italiano anche se ai comuni medievali manca uno
spirito politico nazionale perché presero la strada dal ramo industriale e
commerciale per giungere al territoriale. Essi dunque ripigliarono
l'incivilimento in ordine inverso. In quest'ordine trovarono i più gravi
ostacoli avendo dovuto separare la professione delle armi da quella delle arti
e della mercatura. Per questo bisogna sempre porsi il problema di un corretto
modo di sviluppo e ora, nella società industriale, l'incivilimento è una
continua disposizione delle cose e delle forze della natura pre-ordinata dalla
mente ed eseguita dall'energia dell'uomo in quanto tale disposizione produce
una colta e soddisfacente convivenza. Nella Collezione degli articoli di
economia politica e statistica civile si trova espressa la fiducia nella
sviluppo capitalistico e nella libera concorrenza economica, difesa contro le
tesi del Sismondi che vede nello sviluppo industriale una spaventosa sofferenza
in parecchie classi della popolazione. I poteri pubblici fano rispettare le
corrette regole della libertà di con-correnza, cosa che non avviene in
Inghilterra dove ora si favorisce il popolo contro i mercanti, ora i possidenti
e i mercanti contro il popolo e intanto si applica ancora il protezionismo. E inoltre
un paese in cui non si applica il diritto romano, fonte di equità civile. La
mentalità empirica degl’inglesi non consente loro di pre-vedere ma solo di
constatare i fatti. Polemizza col Saint-Simon, dottrinario che ostacola la
libera con-correnza, assegna ogni ramo d'industria a guisa di privilegio
personale, favorisce il popolo miserabile contro i produttori e abolire il
diritto di eredità. I saintsimoniani vogliono far lavorare e poi lavorare senza
dirmi il perché. Progresso non è che lavoro. Questo è l'ultimo termine, questo
è il premio. L'uomo, secondo Saint–Simon, dovrebbe sempre progredire lavorando
con una indefinita vista e senza stimolo. Ma voler far progredire l'industria e
il commercio col togliere la possidenza è come voler far crescere i rami col
distruggere il tronco. La proprietà ha un carattere naturale e, come la natura
è la base di ogni società, negare la proprietà significa distruggere ogni
possibilità di convivenza civile. Partendo dalla sua vasta esperienza
giurisprudenziale e politica, auspica una nuova forma di filosofia civile, che
studia le forme e condizioni dell'incivilimento storico della nazione italiana,
scoprendo la legge massima e unica delle vicende politiche, sociali e culturali
dei popoli. Riguardo al problema gnoseologico, per Romagnosi la
conoscenza proviene dai sensi ma la sensazione non è di per sé ancora
conoscenza, la quale si ottiene solo quando l'intelletto ordina e interpreta le
sensazioni secondo proprie categorie, definite logìe, con cui diamo segnature
razionali alle segnature positive. Chiama compotenza questa mutua concorrenza
di sensazioni provenienti dall'esterno e di elaborazione della nostra
mente. Le logìe non sono idee già formate nel momento della nostra
nascita, ma a loro volta sono il risultato della riflessione operata
sull'esperienza empirica. Sono dunque a posteriori rispetto alle sensazioni
passate e a priori rispetto alle sensazioni attuali. Pertanto la conoscenza è
in definitiva un a posteriori con un contenuto base empirico. Ma cosa conosciamo
in realtà? I sensi non danno conoscenza delle cose in sé, ma di ciò che
percepiamo delle cose. Conosciamo la rappresentazione che ci formiamo della cosa.
Se il fenomeno non e copie esatta del reale, tuttavia e UN SEGNO a cui
corrisponde in natura un’essere reale. Pertanto, una cosa esiste fuori di noi,
non e una creazione di un io trascendentale. Non essendoci evidentemente
posto per una metafisica nella sua costruzione filosofica, e attaccato dagl’spiritualisti
e in particolare da Serbati. Può a buon diritto essere considerato il
precursore del positivismo italiano. Considera la contrapposizione di
classico e romantico – nata nell'immediatezza della restaurazione e
trascinatasi per oltre un ventennio con implicazioni letterarie, linguistiche e
anche politiche - come impropria. Cerca di dare una soluzione alla controversia
attraverso la sua concezione ilichiastica, cioè relativa al tempo, della
letteratura, secondo la quale la filosofia e consone all'età e al gusto del
popolo italiano, e suggere che le opere contemporanee dovessero corrispondere
sempre al pensiero moderno di un popolo. L'ilichiastismo si rifà in sostanza
alle sue concezioni sulla formazione della civiltà. Così espose la sua dottrina
in Della Poesia, considerata rispetto alle diverse età della nazione italiana. Sei
tu romantico? Signor no. Sei tu classico? Signor no. Che cosa dunque sei? Sono “ilichiastico”,
se vuoi che te lo dica in greco, cioè adattato alle età. Misericordia! che
strana parola! spiegatemela ancor meglio, e ditemi perché ne facciate uso, e
quale sia la vostra pretensione. La parola “ilichiastico” che vi ferisce
l'orecchio è tratta dal greco, e corrisponde al latino “aevum”, “aevitas”, e
per sincope, “aetas”, “eta,” la quale indica un certo periodo di tempo, e in un
più largo senso, il corso del tempo. Col denominarmi pertanto “ilichiastico,”
io intendo tanto di riconoscere in fatto una filosofia relativa all’età, nelle
quali si sono ri-trovato e si trovera il
popolo italiano, quanto di professare principj, i quali sieno indipendenti da
fittizie istituzioni, per non rispettare altre leggi che quelle del gusto,
della ragione e della morale. Ma la
divisione di romantico e classico, voi mi direte, non è dessa forse più
speciale? Eccovi le mie risposte. O voi volete far uso di queste due parole,
‘classico’ e ‘romantico,’ per indicare nudamente il tempo, o volete usarne per
contrassegnare il *carattere* della filosofia nelle diverse età. Se il primo,
io vi dico essere strano il denominare ‘classica’ la filosofia antica, e filosofia
romantica la media e moderna. L’eta antica (palio-evo), l’eta media (medio-evo),
e l’eta moderna (neo-evo), sono fra loro distinti non da una divisione
artificiale e di convenzione, ma da una effettiva rivoluzione. Se poi volete
adoperare le parole di ‘classico’ e di ‘romantico’ per contrassegnare il
carattere della filosofia italiana nelle diverse età, a me pare che usiate di
una denominazione impropria. Quando piacesse di contrassegnare la filosofia coi
caratteri delle tre diverse età (paleo-evo, medio-evo, neo-evo), parmi che
dividere si potrebbe in filosofia eroica (filosofia antica), teocratica
(filosofia del medio-evo), e civile (neo-evo, moderna eta). Questi caratteri
hanno successivamente dominato tanto nella prima coltura, che fu sommersa dalle
nordiche invasion dei barbari longobardi, quanto nella seconda coltura, che fu
ravvivata e proseguita fin qui. Questi caratteri non esistettero mai puri, ma
sempre mescolati. Dall'essere l'uno o l'altro predominante si determina il
genere, al quale appartiene l'una o l'altra produzione filosofica. Vengo ora
alla domanda che mi faceste, se io classico o romantic. E ponendo mente
soltanto allo spirito di essa, torno a rispondervi che io non sono (né voglio
essere) né romantico, né classico, ma adattato alla mia eta, ed al bisogno della ragione, del
gusto e della morale. Ditemi in primo luogo. Se io fossi nobile ricco, mi
condannereste voi perché io non voglia professarmi o popolano grasso, o nobile
pitocco? Alla peggio, potreste tacciarmi di orgoglio, ma non di stravaganza.
Ecco il caso di un buon italiano in fatto di filosofia. Volere che un filosofo italiano
sia tutto classico, egli è lo stesso che volere taluno occupato esclusivamente
a copiare diplomi, a tessere alberi genealogici, a vestire all'antica, a
descrivere o ad imitare gli avanzi di medaglie, di vasi, d'intagli e di
armature, e di altre anticaglie, trascurando la coltura attuale delle sue
terre, l'abbellimento moderno della sua casa, l'educazione odierna della sua
figliuolanza. Volere poi che il filosofo italiano sia affatto romantico, è
volere ch'egli abiuri la propria origine, ripudj l'eredità de' suoi maggiori
per attenersi soltanto a nuove rimembranze specialmente germaniche. Voi mi
domanderete se possa esistere questo terzo genere, il quale non sia né classico
né romantico? Domandarmi se possa esistere è domandarmi se possa esistere una
maniera di vestire, di fabbricare, di “con-versare”, di scrivere, che non sia
né antica, né media, né moderna. La risposta è fatta dalla semplice posizione
della quistione. Ma questo terzo genere e desso preferibile ai conosciuti fra
noi. Per soddisfarvi anche su tale domanda osservo primamente che qui non si
tratta più di qualità, bensì di bellezza o di convenienza. In secondo luogo,
che questa quistione non può essere decisa che coll'opera della filosofia del
gusto, e soprattutto colla cognizione tanto dell'influenza dell'incivilimento
sulla filosofia, quanto degli uffizj della filosofia a pro
dell'incivilimento. Non è mia intenzione di tentare questo pelago. Osservo
soltanto che questo terzo genere non può essere indefinito. E necessariamente il
frutto naturale dell'età nella quale noi ci troviamo, e si troveranno pure i
nostri posteri. Noi dunque non dobbiamo sull'ali della metafisica errare senza
posa nel caos dell'idealismo, per cogliere qua e là l’ idea archetipo di questo
genere. Dobbiamo invece seguire la catena degli avvenimenti, dai quali nella
nostra età, essendo stata introdotta una data maniera di sentire, di produrre,
e quindi di gustare e di propagare il bello, ne nacque un dato genere, il quale
si poté dire perciò un frutto di stagione di nostra età. Per quanto vogliamo
sottrarci dalla corrente, per quanto tentiamo di sollevarci al di sopra dell’ignoranza
e del mal gusto comune, noi saremo eternamente figli del tempo e del luogo in
cui viviamo. Il secolo posteriore riceve per una necessaria figliazione la sua
impronta dal secolo anteriore. E tutto ciò derivando primariamente dall'impero
della natura che opera nel tempo e nel luogo, ne verrà che il carattere filosofico,
comunque indipendente dalle vecchie regole dell'arte, perché flessibile,
progressivo, innovato dalla forza stessa della natura, e necessariamente
determinato, come è determinato il carattere degl’animali e delle piante, che
dallo stato selvaggio vengono trasportate allo stato domestico. Posto
tutto ciò, l'arbitrario nel carattere della filosofia cessa di per sé. Si puo allora
disputare bensì se il bello ideale coincide o no col bello volgare; se il gusto
corrente possa essere più elevato, più puro, più esteso; ma non si potrà più
disputare se le sorgenti di questo bello debbano essere la mitologia pagana
piuttosto che i fantasmi cristiani, i costumi cavallereschi piuttosto che gl’eroici,
le querce, i monti o i castelli gotici, piuttosto che gli archi trionfali, le
are e i templi romani. Il carattere attuale sarà determinato dall'età attuale e
dalla località. Vale a dire dal genio nazionale italiano eccitato e modificato
dalle attuali circostanze, il complesso delle quali forma parte di quella
suprema economia, colla quale la natura governa le nazioni della terra…
Finisco quest'articolo col pregare i miei concittadini a non voler imitare le
femminette di provincia in fatto di mode, e ad informarsi ben bene degli usi
della capitale. Leggano gli scritti teoretici, e soprattutto le produzioni
della filosofia settentrionale, e di leggieri si accorgeranno che se havvi in
essa qualche pizzo di romantica poesia, niuno si è mai avvisato né per teoria
né per pratica di essere né esclusivamente romantico né esclusivamente classico
nel senso che si dà ora abusivamente a queste denominazioni. Troveranno anzi
essersi trattati argomenti, e fatto uso di similitudini e di allusioni
mitologiche anche in un modo, che niun latino o romano o italiano antico
meridionale si sarebbe permesso. Il solo libro dell'Alemagna della signora di
Staël ne offre parecchi esempi. Il pretendere poi presso di noi il dominio
esclusivo classico, egli è lo stesso che volere una poesia italiana morta, come
una lingua italiana morta. Quando il tribunale del tempo decreta questa
pretensione, io parlo con coloro che la promossero. Durante il periodo del
Regno italico, e niziato massone nella Loggia "Reale Giuseppina" di
Milano, di cui fu in seguito Oratore e Maestro Venerabile. Fu Grande Esperto
all'atto della fondazione del Grande Oriente d'Italia, esponente di primo piano
della Massoneria di Palazzo Giustiniani, Grande Oratore aggiunto del Grande
Oriente d'Italia e in questa funzione autore di vari discorsi massonici. Saggi:
Genesi del diritto penale; Che cos'è uguaglianza; Che cos'è libertà,
Introduzione allo studio del diritto pubblico universale; Principi fondamentali
di diritto amministrativo, Della
costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa, Dell'insegnamento
primitivo delle matematiche, Della condotta delle acque, Che cos'è la mente
sana?, Della suprema economia dell'umano sapere in relazione alla mente sana,
Suprema economia dell'umano sapere, Della ragion civile delle acque nella
rurale economia, Vedute fondamentali sull'arte logica, Dell'indole e dei fattori
dell'incivilimento con esempio del suo risorgimento in Italia, Collezione degli
articoli di economia politica e statistica e civile, Opere, con annotazioni di
Alessandro De Giorgi, vol. 1, Milano, Perelli e Mariani, Opere, Milano, Perelli
e Mariani, La scienza delle costituzioni,
I Discorsi Libero-Muratori, L'Acacia Massonica, Scritti filosofici,
Milano, Ceschina, Scritti filosofici, Firenze, Le Monnier); S. Stringari,
Romagnosi fisico; F. Lanchester, Romagnosi costituzionalista, Giornale di
storia costituzionale, Macerata: EUM-Edizioni Università di Macerata, V. Gnocchini,
L'Italia dei Liberi Muratori, Mimesis-Erasmo, Milano-Roma); Studi in onore,
Milano, Giuffrè, Per conoscere Romagnosi, Milano, Unicopli, E.A. Albertoni, La
vita degli Stati e l'incivilimento dei popoli nel pensiero politico di Gian
Domenico Romagnosi, Milano, Dott. A. Giuffrè Editore, 1979. Italo Mereu,
L'antropologia dell'incivilimento in G.D. Romagnosi e C. Cattaneo,
Piacen za, Pubblicazioni della Banca di Piacenza, Elio Palombi, Introduzione
alla Genesi del Diritto penale (Milano, Ipsoa, A. Tarantino, Natura delle cose
e società civile. Rosmini e Romagnosi, Roma, Edizioni Studium, Treccani Dizionario
di storia, Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, L'Unificazione,
Dizionario biografico degli italiani, Il contributo italiano alla storia del
Pensiero. Gian Domenico Romagnosi. Romagnosi. Keywords: scienza simbolica,
scienza simbolica degl’antichi romani, il vico di Romagnosi, la terza Roma, la
prima Roma, la prima eta, la terza eta, la logica di Genovese, la matematica,
Sacchi, Cattaneo, incivilamento, gl’italiani, la nazione italiana. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Romagnosi,"
per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51684466767/in/photolist-2mPpwbZ-2mLH24C-2mPE3Bq-2mKbpiZ
Romanoto be identified.
Grice e Roncaglia – alla palestra – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma), filosofo.
Studia a Roma e Firenze sotto Gregory e Maierù. Insegna a Tuscia e Roma. Si
dedica alla storia logica fra il Medioevo e Leibniz. Altri saggi: “Intero e frammentazione”
(Roma, Laterza,). Rivista di filosofia dell'intelligenza artificiale e scienze
cognitive; “Palaestra Rationis. Discussioni su natura della copula e modalità”
(Firenze: Olschki); Università Roma Tre. Dimissioni organi consultivi MiBACT.
Note a margine del concorso per 500 funzionari del Ministero Beni Culturali:
mezzo bibliotecario per ogni biblioteca? E la tutela di libri e manoscritti chi
la fa? Tuscia. Gino Roncaglia. Roncaglia. Keywords: palestra. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Roncaglia” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736744995/in/datetaken/1
Grice e Ronchi – filosofia della comunicazione –
filosofia italiana – By Luigi Speranza (Forlì). Flosofo. Si laurea a Bologna e conseguito il dottorato a
Milano sotto Sini. Insegna all’Aquila. Dirige “Filosofia al presente” per
Textus, di L’Aquila e “Canone Minore” per Mimesis Edizioni di Milano, cirige la
scuola di filosofia Praxis a Forlì. Si dedica alla passione (“Sapere
passionale”, Spirali, Milano) e alla questione della comunicazione intesa
filosoficamente come partecipazione alla verità e fondamento ontologico della
stessa pratica filosofica (“Teoria critica della comunicazione: dal modello
veicolare al modello conversativo” Mondatori, Milano, -- Grice: “I like ‘conversativo.”Almost
a Spoonerism for ‘conservative’!” --; “Filosofia della comunicazione. Il mondo
come resto e come teo-gonia” (Boringheri, Torino). Propone una revisione del modello veicolare o standard
della comunicazione e una critica al paradigma linguistico del vivente. Al
problema della raffigurazione e al suo rapporto col dicibile nel pensiero
occidentale antico, moderno e contemporaneo è invece dedicato “Il bastardo: figurazione
dell’invisibile e comunicazione indiretta” (Marinotti, Milano). Grice: “This
shows a distinction between ‘ingelese italianato.’ To call indirect
communication bastard would be a bit too much at Oxford!” --. Grazie ai suoi
studi su Bergson si è segnalato come una voce significativa della cosiddetta
“Bergson renaissance”. – cf. Grice, “Speranza e la cosidddetta “Grice
renaissance””. In “L’interpretazione” (Marietti, Genova) e “Una sintesi” (Marinotti, Milano) guarda a
Bergson come a un filosofo in grado di dare risposta a questioni tuttora aperte
del dibattito filosofico. Bergson non è un filosofo irrazionalista,
spiritualista, ostile alla scienza e ai suoi metodi. Per lui la filosofia è un
metodo rigorosamente empirista, che consente la massima precisione possibile
nella descrizione dei fenomeni. Bergson è anzi il filosofo che cerca di
emancipare la scienza da quanto di “metafisico” era ancora inconsapevolmente
presente nelle sue pratiche. Con le sue celebri nozioni di “durata” e di
“memoria” (cfr. Grice, “Personal identity: my debt to Bergson”) ha costruito un nuovo modello di
intelligibilità del divenire, alternativo a quello aristotelico, in grado
finalmente di spiegare, senza riduzionismi, il “vivente” quale e descritto
dalla biologia evoluzionista. Il pensiero bergsoniano è presentato come
uno snodo essenziale della filosofia del Novecento. La sua dirompente attualità
è mostrata attraverso un confronto sistematico con la fenomenologia,
l’esistenzialismo, l’ermeneutica, il pensiero della differenza e
l'epistemologia della complessità. Al tempo stesso però, Bergson è ricollocato dall’interno della
tradizione filosofica occidentale, come un capitolo, tra i più alti,
dell’indagine filosofica sulla natura: un capitolo che continua l’opera di quei
filosofi e di quei teologi che, dai neoplatonici a Cusano fino a Grice e Gentile,
hanno provato a pensare la natura come vita vivente e come divinità
immanente. Impegnato in una definizione e riabilitazione del filosofico
contro il pericolo della sua dismissione (“Come fare: per una resistenza
filosofica”, Feltrinelli, Milano), proprio grazie al confronto con Bergson e ai
filosofi “amici” di quest’ultimo (Grice, and Grice’s immediate sources: Gallie
and Broad), define la sua posizione
filosofica inscrivendola in una costellazione ben precisa, ancorché minoritaria
(“Canone minore: verso una filosofia della natura”, Feltrinelli, Milano).
Empirismo radicale, realismo speculativo e “pragmatica” “trascendentale” sono
le definizioni che, più di altre, esprimono il senso e la direzione della sua
ricerca, improntata com'è a criticare quella che chiama “la linea maggiore
della filosofia” e che definisce dualistica, soggettivistica e antropo-centrica.
In una parola: moderna. Da Kant sino a Derrida, la filosofia è stata
infatti caratterizzata dal primato accordato alla finitudine, alla contingenza,
all'intenzionalità griceiana, alla negazione e al linguaggio e la semiotica. La
filosofia di questa linea maggiore è, in fondo, un’antropo-logia cui oppone una
filosofia del processo radicalmente monista e immanentista che contesta la tesi
dell' "eccezione umana" e che non pone come apriori il principio
della correlazione soggetto-mondo (anche nella versione offertane
dall'ermeneutica e dalla fenomenologia). Alla svolta trascendentale kantiana è
opposta quella cosmologica whiteheadiana e, al dispositivo aristotelico
potenza/atto, dispositivo insufficiente a cogliere la natura naturans, la
nozione di gentiliana di “actus purus”. La linea minore della filosofia è,
infatti, anche e soprattutto una linea megarica che, alla potenza
logico-linguistica e umana troppo umana dei contrari, sostituisce una potenza
che non può non esercitarsi (sia essa quella dell’Uno di Plotino, della
sostanza di Spinoza o della durata di Bergson). La filosofia della linea minore
è una filosofia del processo (categoria che oppone all’aristotelica Kinesis)
che, pur confutando il nulla e il possibile come pseudo-problemi, non sacrifica
il carattere creativo e dinamico del reale. Il problema filosofico del rapporto
uno-moltida sempre al centro della riflessione cioè risolto nei termini di una
co-generazione reciproca fra i differenti per natura, in cui questa differenza
non di grado tra il principio e il principiato funziona come causa
dell’immediato essere uno dei molti ed esser molti dell’uno, ossia come la
causa di quella unità cangiante di tutte le cose che chiama “immanenza assoluta”. Altri
saggi: Luogo comune. Verso un'etica della scrittura (Bocconi) La scrittura
della verità. Per una genealogia della teoria (Jaca, Milano); – modello conversativo. Grice: “As I say, I
like ‘conversativo;’ perhaps I should adopt it! ‘conversative,’ rather than the
pompous ‘conversational’!). Liberopensiero. Lessico filosofico della contemporaneità
(Fandango, Roma); Brecht. Introduzione alla filosofia (et al., Correggio )
Zombie outbreak: la filosofia e i morti-viventi (Textus, L'Aquila ); Credere
nel reale (Feltrinelli, Milano); Dispositivi (Orthotes, Napoli) -- realismo speculativo,
Sini, Gentile. Ronchi. Keywords: filosofia della comunicazione, immanenza, in
defense of the minor league, natura naturans, Gentile, atto puro. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Ronchi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736047293/in/datetaken/
Rosatti Marcello
vitali rosatti --
Grice e Rosselli – il veintennio
fascista – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Important Italian philosopher. There
is a Rosselli Circle in Rome. Fu il teorico del "socialismo
liberale", un socialismo riformista non marxista direttamente ispirato dal
laburismo britannico e dalla tradizione storico-politica, italiana e non, del
radicalismo liberale e libertario. Fondò a Firenze il foglio clandestino Non
Mollare e nel 1926, insieme al socialista Pietro Nenni, la rivista milanese Il
Quarto Stato. Fonda il movimento antifascista Giustizia e Libertà, che combatté
per la Repubblica nella Guerra civile spagnola, all'interno della Colonna
Italiana Rosselli, costituita assieme agli anarchici. Ucciso in Francia insieme
con il fratello Nello da assassini legati al regime fascista. Da un'agiata
famiglia, figlio del livornese Giuseppe Emanuele "Joe" Rosselli e
della veneziana Amelia Pincherle, sorella di C. Pincherle, architetto e
pittore, oltreché padre dello scrittore A. Moravia. Sia la famiglia paterna che
quella materna, fermamente legate agli ideali repubblicani e mazziniani, erano
state politicamente attive, avendo partecipato alle vicende del Risorgimento
italiano: Pellegrino Rosselli, tra l'altro zio della futura moglie di Ernesto
Nathan (Sindaco di Roma), fu un seguace e stretto collaboratore di Giuseppe
Mazzini nei suoi ultimi anni di vita (morì difatti in clandestinità nella sua
casa pisana) ed un Pincherle fu nominato ministro durante la breve esperienza
della Repubblica di San Marco, instauratasi nel Triveneto a seguito d'una
massiccia insurrezione anti-asburgica guidata da D. Manin e N. Tommaseo.
I Rosselli avevano abitato per un considerevole periodo a Vienna, dove Giuseppe
Emanuele studia composizione musicale e dove e nato il primogenito Aldo Sabatino.
In seguito, si trasferirono a Roma, dove il padre, rinunciando alle sue
aspirazioni artistiche, si dedica alla vita mondana, mentre la madre ottenne
dei discreti successi come autrice di drammi teatrali. Qui, dopo la propria
nascita, venne alla luce Sabatino Enrico "Nello". I due coniugi
si separarono. Le condizioni economiche della famiglia hanno subito un grave
tracollo a causa della leggerezza del padre. Amelia si trasferì con i suoi tre
figli a Firenze, dove frequentarono le scuole. Mostra in quel periodo poco
interesse per gli studi e la madre lo ritira dal ginnasio, facendogli frequentare
la scuola tecnica. L'entrata in guerra dell'Italia fu accolta con entusiasmo dai
Rosselli, decisamente interventisti. Il fratello Aldo e arruolato come
ufficiale di fanteria e muore in combattimento ricevendo una medaglia d'argento
alla memoria. Collabora al foglio di propaganda «Noi giovani», fondato da Nello,
anche se l'editoriale Il nostro programma, che apre in gennaio il primo numero del
giornale, e redatto con buone probabilità. Il manifesto, che l'ingenuità di due
ragazzi indirizza verso una fiduciosa speranza in un mondo migliore, propone sin
da allora alcuni tratti fondamentali della sua personalità, ossia un amore
incondizionato per l'umanità e la spinta all'azione nel solco dello spirito
mazziniano, che lo inserisce nel filone dell'interventismo democratico. Per
«Noi giovani», licenza i primi articoli, uno sulla rivoluzione russa, il
secondo sull'entrata in guerra degli Stati Uniti. Il primo saggio,
“Libera Russia”, esalta il risveglio del paese di Gorkij, Tolstoj e
Dostoevskij, supremi interpreti di un rinnovamento in atto già dal secolo
precedente, per cui la rivoluzione non e che il punto culminante di una lunga
preparazione all'avvento di una società più giusta. Vi e tutta una massa che
sale lentamente, inesorabilmente. La marcia si puo ritardare ma non impedire. Dei
recentissimi eventi, inoltre, viene esaltata la componente pacifica, la loro
attuazione relativamente non violenta. Il saggio Wilson mostra tutta la
fiducia nutrita per l'uomo che definì il conflitto come “a war to end wars” (una guerra per porre fine alle guerre), uno
slogan che rappresenta bene le sue speranze di e di tutta la famiglia
Rosselli. E chiamato alle armi. Frequenta a Caserta il corso allievi
ufficiali e venne assegnato a un battaglione di alpini in Valtellina. La guerra
finisce senza che egli avesse dovuto sottomettersi al battesimo del fuoco e
venne congedato col grado di tenente. Il contatto con militari e molto
importante per lui. Apprezza la massa furon posti in grado di comprendere tante
cose che sarebbero loro certamente sfuggite nel loro isolamento di classe o di
professione. Diplomatosi all'Istituto tecnico, si iscrive a Firenze al corso di
Scienze sociali, laureandosi a pieni voti con una tesi sul sindacalismo e si
prepara a sostenere anche gli esami di maturità classica per ottenere il
diritto di frequentare altri corsi universitari. Tramite il fratello Nello
conosce G. Salvemini, professore a Firenze, che e da allora un costante punto
di riferimento per entrambi i fratelli. Gli fa rivedere il suo saggio sul
sindacalismo rivoluzionarioi, chei giudica non un saggio critico, equilibrato,
sostanzioso, ma in essa e incapsulata un'idea fondamentale: la ricerca di un
socialismo che fa sua la dottrina liberale e non la ripudiasse. Savvicina al
Partito Socialista Italiano, simpatizzando, in contrapposizione all'allora
maggioritaria corrente massimalista di G. Serrati, per quella riformista di F. Turati,
che egli ha poi modo di conoscere personalmente a Livorno durante lo
svolgimento del Congresso del Partito, che sance la definitiva scissione
dell'ala di sinistra interna filo-bolscevica che prenderà il nome di Partito
Comunista d'Italia, e scrive svariati articoli per “Critica Sociale”. Mussolini
sale al potere. I riformisti di Turati sono espulsi dal Partito Socialista
Italiano. Si trasfere a Torino, dove frequenta il gruppo della “Rivoluzione
liberale», in quel momento fortemente impegnata in senso anti-fascista, e con
la quale incomincia a collaborare. Conosce G. Matteotti, del “Partito
Socialista Unitario”, nel quale erano confluiti P. Gobetti e la componente
riformista espulsa dal Partitot Socialista Italiano. E. Rossi. A Firenze,
il gruppo dei socialisti liberali che si raccoglie intorno alla figura
carismatica di Salvemini inaugura il Circolo di Cultura. Oltre ai Rosselli vi sono
P. Calamandrei, E. Finzi, G. Frontali, P. Jahier, L. Limentani, A. Niccoli ed E.
Rossi. Gli ex-combattenti del circolo adereno all'associazione anti-fascista “Italia
libera”. Si laurea a Siena, con “Prime linee di una teoria economica dei
sindacati operai” e parte per Londra, stimolato dal desiderio di conoscere la
capitale del laburismo, di seguire i seminari dei Fabiani e di assistere, a
Plymouth, al congresso delle unioni operaie. A Londra vi e anche Salvemini, che
tene un corso sulla storia della politica estera italiana al
King's. Tornato in Italia grazie anche ai buoni uffici di Salvemini, si
impiega come assistente volontario a Milano. Prosegue la sua collaborazione a “Critica
Sociale” di Turati. Vi pubblica un articolo, invitando il Partito socialista a
rompere con il marxismo, che giudicava espressione di cieco e tortuoso
dogmatismo, per mettersi piuttosto sulla linea di un sano empirismo all'inglese.
Collabora con la rivista del Partito Socialista Unitario, «Libertà», scrivendo
proprio un saggio sul movimento laburista inglese. Dopo il delitto Matteotti s'iscrisse
al Partito Socialista Unitario. Spera invano che in Italia si costituisse una
seria opposizione anti-fascista moderata in grado di offrire un'alternativa
politica alla borghesia che guarda con simpatia al fascismo: una di queste
avrebbe potuto essere l'Unione democratica nazionale di G. Amendola, alla quale
adere il fratello Nello. D’Inghilterra invia al giornale del Partito Socialista
Unitario la «Giustizia», le corrispondenze sull'evolversi della situazione
politica inglese, successiva alla vittoria elettorale dei conservatori e alla
rottura dell'alleanza tra laburisti e liberali. E pessimista sulle
condizioni politiche dell'Italia. La secessione aventiniana non produce
effetti, con i suoi sterili tentativi di accordo con il re, con i generali e i
fascisti dissidenti. Del resto i fascisti stano re-agendo e lo dimostrano anche
devastando il Circolo di Cultura di Salvemini che, come non basta, venne chiuso
dal prefetto con una singolare motivazione. L sua attività provoca il giusto
risentimento del partito dominante. Lasciato l'incarico a Milano, insegna a Genova.
Scrisse a Salvemini. Forse non ha apparentemente alcuna positiva efficacia, ma
io sento che abbiamo da assolvere una grande funzione, dando esempi di
carattere e di forza morale alla generazione che viene dopo di noi. Appare così
con la collaborazione di E. Rossi, G. Salvemini, P. Calamandrei, N. Traquandi,
D. Vannucci e di Nello Rosselli, che ne ha proposto il nome, il foglio
clandestino “Non Mollare”. Alcuni redattori della rivista Non Mollare sono N.Traquandi,
T. Ramorino, C. Rosselli, E. Rossi, L. Emery, N. Rosselli. La denuncia di un
tipografo provoca la repressione e la dispersione di alcuni tra i redattori del
foglio. E. Rossi riusce a fuggire a Parigi, il Vannucci in Brasile, Salvemini e
arrestato a Roma e denunciato per vilipendio del governo fascista. In attesa
del processo, messo in libertà provvisoria, a causa delle minacce dei fascisti,
a passò la notte a Firenze, in casa dei Rosselli, che non sono ancora fra i
sospettati. Gli squadristi però, venuti a conoscenza del fatto, devastano
l'abitazione il giorno dopo. Scrive Rosselli a G. Ansaldo. Io sono di ottimo
umore e l'altra sera ho financo bevuto alla distruzione compiuta! Se i signori
fascisti non hanno altri moccoli, possono andare a dormire. Aspetteranno a
lungo la mia rinuncia alla lotta. Ormai preso di mira dai fascisti, e aggredito
a Genova mentre si recava all'Università e poi disturbato durante la sua
lezione, con la richiesta del suo allontanamento. Si attiva infine lo stesso
Ministro dell'economia, G Belluzzo, che chiese il suo licenziamento. A questo
punto, prefere dimettersi. Pochi giorni dopo, ia Firenze, sposò con rito
civile Marion Catherine Cave, una laburista venuta a Firenze a insegnare nel
British Institute, conosciuta da Rosselli al Circolo della Cultura
salveminiano. Lapide commemorativa: «In via Ancona 2 vive il martire
antifascista e qui ebbe sede la redazione del Quarto Stato rivista socialista a
difesa della libertà e della democrazia. I due sposi viveno a Milano, dove fonda
con P. Nenni la rivista «Il Quarto Stato. La rivista ha vita breve, venendo
chiusa con l'entrata in vigore della legge sui provvedimenti per la difesa
dello stato fascista italiano. Scopo della pubblicazione e il tentativo di
rappresentare un punto d'incontro di tutte le forze socialiste e di sviluppare
temi di politica culturale al cui centro e il perfezionamento degl’uomini e
l'elevamento della vita dei cittadini. Con C. Treves e G. Saragat costitue
un triumvirato che, costitue clandestinamente il Partito Socialista dei
Lavoratori Italiani, che prese il posto del Partito Socialista Unitario,
sciolto d'imperio dal regime fascista a causa del fallito attentato a Mussolini
da parte del suo iscritto T. Zaniboni. L. Bova, Filippo Turati, Carlo Rosselli,
Sandro Pertini e Ferruccio Parri a Calvi in Corsica dopo la fuga in motoscafo
da Savona. Oganizza con I. Oxilia, S. Pertini e F. Parri l'espatrio di F.
Turati a Calvi in Corsica, con un motoscafo partito da Savona. Mentre Turati,
Pertini e Oxilia proseguirono per Nizza, Parri e Rosselli, ritornati con il
motoscafo a Marina di Carrara, sono arrestati, nonostante tentassero di
sostenere di essere reduci da una gita di piacere. E accusato anche di
aver favorito la fuga di G. Ansaldo, di C. Silvestri, di C. Treves e di G. Saragat.
Venne detenuto nelle carceri di Como poi
inviato al confino di Lipari in attesa del processo. Quando e ricondotto
da Lipari a Savona per essere processato, nell'isola siciliana giunge il
fratello Nello, condannato a 5 anni di confino. Al processo si difese
attaccando il regime fascista. Il responsabile primo e unico, che la coscienza
degli uomini liberi incrimina è il fascismo che con la legge del bastone,
strumento della sua potenza e della sua nemesi, inchioda in servitù milioni di
cittadini, gettandoli nella tragica alternativa della supina acquiescenza o
della fame o dell'esilio. La sentenza, rispetto alle previsioni, e mite: dieci
mesi di reclusione e, avendone già scontati otto, avrebbe potuto essere presto
libero. Ma le nuove leggi speciali permisero alla polizia di infliggergli altri
3 anni di confino da scontare a Lipari. La vita al confino trascorrecon le
letture di Benedetto Croce, di Rodolfo Mondolfo, dell'epistolario di Marx ed
Engels e di Imanuele Kant. Intanto, si prepara la fuga, che venne
organizzata dall'amico di Salvemini A. Tarchiani. Evase da Lipari con F.
Nitti ed E. Lussu, con un motoscafo guidato dall'amico Italo Oxilia diretto in
Tunisia, da cui poi i fuggiaschi raggiunsero la Francia. F. Nitti
narra l'avventurosa evasione in “Le
nostre prigioni e la nostra evasione”, mentre Rosselli racconta le vicende del
confino e dell'evasione in “Fuga in quattro tempi”. A Parigi, con Lussu, Nitti,
e un gruppo di fuoriusciti organizzati da Salvemini, e fra i fondatori del
movimento anti-fascista "Giustizia e Libertà". :Giustizia e Liberta” pubblica
diversi numeri della rivista e dei quaderni omonimi ed e attiva nell'organizzazione di diverse azioni
dimostrative, tra cui il volo sopra Milano di Bassanesi. Critica appassionatamente
il marxismo ortodosso, colonna portante della stragrande maggioranza dei vari
schieramenti politici socialisti. Il socialismo liberale propugnato da lui si
caratterizza quale una creativa sintesi della tradizione del marxismo
revisionista, democratico e riformista (quello, tra gli altri, di Bernstein, W.
Sombart, Turati e Treves), ed il socialismo non marxista, libertario e de-centralista
(come quello di F. Merlino, Salvemini, G. Cole, R. Tawney e O. Jászi). Attacca dirompente contro lo stalinismo della
Terza Internazionale che, con la formula del socialfascismo accomuna socialdemocrazia, liberalismo borghese e
fascismo. Non stupisce perciò che uno fra i più importanti stalinisti, P.Togliatti,
define il socialismo liberale un
"magro libello anti-socialista" e Rosselli un ideologo reazionario
che nessuna cosa lega alla classe operaia. Giustizia e Libertà adere alla Concentrazione Anti-Fascista, unione di
tutte le forze anti-fasciste non comuniste (repubblicani, socialisti, CGL) che
intende promuovere e coordinare ogni possibile azione di lotta al fascismo. Pubblica
i "Quaderni di Giustizia e Libertà". Dopo l'avvento del nazismo
in Germania Giustizia e Liberta sostenne la necessità di una rivoluzione
preventiva per rovesciare i regimi fascista e nazista prima che questi
portassero a una nuova tragica guerra, che a Giustizia e Liberta sembra l'inevitabile
destino dei due regimi. Bandiera della Colonna Italiana, nota anche come
Centuria Giustizia e Libertà, che sostenne i repubblicani nella guerra civile
spagnola. Scoppie in Spagna la guerra civile tra i rivoltosi dell'esercito
filo-monarchico, che effettuarono un colpo di stato, e il legittimo governo
repubblicano del Fronte Popolare di ispirazione marxista. E subito attivo nel
sostegno alle forze repubblicane, criticando l'immobilismo di Francia e
Inghilterra. Fascisti e nazisti aiutano F. Franco con uomini e armi agli
insorti. Combatte la sua prima battaglia. Cerca poi di costituire un vero
e proprio battaglione (intitolato a G. Matteotti). La prima formazione
italiana, che prende poi, dopo l'uccisione dei due fratelli, il nome di Colonna
Italiana Rosselli, annovera tra i 50 e i 150 uomini, reclutati fra gli esuli italiani
in Francia dal movimento Giustizia e Libertà e dal Comitato Anarchico Italiano.
Tra questi c'erano anche gli anarchici U. Marzocchi e C. Berneri. U. Marzocchi
scrive sulla comune esperienza antifascista di anarchici e di militanti di
Giustizia e Libertà, "Carlo Rosselli e gli anarchici". In un
discorso, pronuncia la frase che poi diverrà il motto degli antifascisti
italiani: "Oggi qui, domani in Italia". È con questa speranza segreta
che siamo accorsi in Ispagna. Oggi qui, domani in Italia. Fratelli, compagni
italiani, ascoltate. È un volontario italiano che vi parla dalla Radio. Non
prestate fede alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i
rivoluzionari come orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta. A
contrasti con gl’anarchici si dimette da comandante della Colonna e fonda il
battaglione Matteotti. Soggiorna a Bagnoles-de-l'Orne per delle cure
termali, dove fu raggiunto dal fratello. Sono uccisi da una squadra di
cagoulards, miliziani della Cagoule, formazione eversiva di destra francese, su
mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e di G. Ciano. Con un pretesto sono
fatti scendere dall'automobile, poi colpiti da raffiche di pistola. Carlo muore
sul colpo, Nello (colpito per primo) venne finito con un'arma da taglio.. I
corpi vennero trovati due giorni dopo. I colpevoli, dopo numerosi processi,
riusciranno quasi tutti a essere prosciolti. Sono sepolti nel cimitero
monumentale parigino del Père Lachaise. I familiari ne traslarono le salme in
Italia, a Trespiano. Salvemini tenne il discorso commemorativo alla presenza
del presidente della Repubblica. La tomba riporta il simbolo della spada di
fiamma, emblema di GL, e l'epitaffio scritto da Calamandrei. Giustizia e
liberta. Per questo morirono per questo vivono. L'unico suo saggio
pubblicato mentre era in vita è "Socialismo liberale", scritto
durante il confino a Lipari, in una situazione di semi-prigionia. Questo saggio
si pone in una posizione eretica rispetto ai partiti della sinistra italiana
del suo tempo -- per i quali Il Capitale di Marx, variamente interpretato, era
ancora considerato come la Bibbia. Indubbiamente è presente l'influsso del
laburismo inglese, da lui ben conosciuto. In seguito ai successi elettorali del
partito laburista, Rosselli era infatti convinto che l'insieme delle regole
della democrazia liberale fossero essenziali non solo per raggiungere il
socialismo, ma anche per la sua concreta realizzazione (mentre nella tattica
leninista queste regole, una volta preso il potere, debbono essere
accantonate): pertanto, la sintesi del pensiero rosselliano è: "il
liberalismo come metodo, il socialismo come fine". C. Pisacane,
L'idea di rivoluzione propria della dottrina marxista era fondata sulla
concezione della dittatura del proletariato (che, in realtà, già ai tempi di
Rosselli si sta traducendo, in Unione Sovietica, nella dittatura del vertice di
un solo partito). Essa viene respinta da Rosselli, a favore di una rivoluzione
che, come si nota nel programma di GL, è un sistema coerente di riforme
strutturali mirate alla costruzione di un sistema socialista che non rinnega,
ma anzi esalta, la libertà individuale e associativa. Nella riflessione degli
ultimi anni, Rosselli, alla luce dell'esperienza spagnola (difesa
dell'organizzazione sociale di Barcellona compiuta dagli anarchici durante la
guerra civile) e dell'avanzata del nazismo, radicalizza le sue posizioni
libertarie. Rosselli, influenzato dalle idee di Mazzini e di Carlo
Pisacane, propugna il socialismo liberale: il fine è il socialismo, il metodo
il liberalismo, un metodo che garantisce la democrazia e l'autogoverno dei
cittadini. Il liberalismo deve svolgere una funzione democratica, il
"metodo liberale" è il complesso di regole del gioco che tutte le
parti in lotta si impegnano a rispettare, regole dirette ad assicurare la
pacifica convivenza dei cittadini, delle classi, degli Stati, a contenere le
lotte (peraltro desiderabili se limitate). La violenza è giustificabile come
risposta ad altra violenza (per questo era giusta la lotta contro il franchismo
e sarebbe stata auspicabile in Italia una rivoluzione violenta in risposta al
fascismo); il socialismo è una logica conclusione del liberalismo: socialismo
significa libertà per tutti. Rosselli ha fiducia che la classe del futuro sarà
la classe proletaria, la borghesia deve fare da guida al proletariato: il fine
è la libertà per tutte le classi. Archivio Rosselli Bio, su archiviorosselli.
N. Tranfaglia, Dall'interventismo a
Giustizia e Libertà, Bari, Laterza, Il
Circolo di Cultura fu rifondato a liberazione di Firenze appena avvenuta, per
iniziativa del Partito d'Azione e dei soci superstiti e intitolato ai Fratelli
Rosselli. Assunse così il nome di Circolo di Cultura Politica Fratelli Rosselli.
La sua prima manifestazione fu presieduta da P. Calamandrei. Con questo nome è
tuttora operante a Firenze. Con decreto del Presidente della Repubblica è stata
costituita ed eretta in Ente Morale la Fondazione Circolo Rosselli per sostenerne
l'attività. A. Martino: Fuorusciti e
confinati dopo l'espatrio clandestino di Filippo Turati nelle carte della R.
Questura di Savona in Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria,
Savona, e Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R.Questura,
Gruppo editoriale L'espresso, Roma. Commissione di Milano, ordinanza contro lui
(“Intensa attività antifascista; tra gli ideatori del giornale clandestino Non
Mollare uscito a Firenze. Favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”).
In: A. Pont, S. Carolini, L'Italia al confine, Le ordinanze di assegnazione al
confino emesse dalle Commissioni provinciali, Milano, ANPPIA, La Pietra, Cfr. Commissione di Firenze, ordinanza contro
N. Rosselli (“Attività antifascista”). In: A. Pont, S. Carolini, L'Italia al
confino Le ordinanze di assegnazione al
confino emesse dalle Commissioni provinciali, Milano, ANPPIA, La Pietra, Cfr. La storia
sotto inchiesta: Fuga da Lipari, un esilio per la liberta trasmesso da Rai
Storia. Il discorso di Rosselli su Romacivica.net in. G.
Fiori, Casa Rosselli, Einaudi); M. Franzinelli, “Il delitto Rosselli”; “Anatomia
di un omicidio politico, Mondadori, Milano). Altre saggi: “Oggi in Spagna,
domani in Italia” (Einaudi, Torino); “Scritti politici e autobiografici (Polis,
Napoli, Z. Ciuffoletti e V. Caciulli (Lacaita, Manduria); Lettere G. Salvemini,
N. Tranfaglia, «Annali della Fondazione Luigi Einaudi, Torino); “Socialismo
liberale” (Einaudi); Il Quarto Stato» di P. Nenni e Rosselli, D. Zucàro,
SugarCo, Milano, Epistolario familiar, iSugarCo, Milano); Socialismo liberale,
J. Rosselli (Einaudi, Torino); Socialismo liberale, J. Rosselli, introduzione e
commento di N. Bobbio, «Attualità del socialismo liberale» e «Tradizione ed
eredità del liberalsocialismo», Einaudi Tascabili. Saggi, 1Scritti dell'esilio.
I. «Giustizia e libertà» e la concentrazione antifascista Costanzo Casucci,
Collana Opere scelte” (Einaudi, Torino); “Scritti politici, Z. Ciuffoletti e P.
Bagnoli, Guida, Napoli, -- una grossa anteprima del libri consultabile in rete.
Scritti dell'esilio. Lo scioglimento della concentrazione antifascista, C. Casucci,
Einaudi, Torino; Liberalismo socialista e socialismo liberale, N. Terraciano
(Galzerano, Casalvelino Scalo), Giustizia e libertà, Giuliana Limiti e Mario di
Napoli, prefazione di Pietro Larizza, Roma, con la tesi sul sindacalismo (Firenze).
Scritti scelti, G. Furiozzi, “Quaderni del Circolo Rosselli”, Alinea Editrice,
Firenze); G. Salvemini, Scritti Vari", G. Agosti e A. Garrone,
Feltrinelli, Milano, Opere scelte, Cultura e società nella formazione, buona
anteprima del pensiero di Salvemini con i rapporti e la grangia politica
correlata R. Gremmo "Alla Cagoule" Silenzi e segreti d'un oscuro
delitto politico. Storia Ribelle, Biella. A. Garosci, "Vita di Carlo
Rosselli", U, Roma, Giustizia e Libertà, A. Levi, "Ricordi” La Nuova
Italia, Firenze («Quaderni del Ponte»). S. Merli, "Il dibattito socialista
sotto il fascismo. Lettere di R. Morandi, Rivista storica del socialismo», ricompreso
in Id., "Fronte antifascista e politica di classe. Socialisti e comunisti
in Italia, De Donato, Bari, Movimento
operaio; N. Tranfaglia, "Dall'interventismo all'antifascismo",
«Dialoghi del XX», Cfr. il n. 8. informazioni su volume "Rosselli e
l'Aventino: l'eredità di Giacomo Matteotti", «Il movimento di liberazione
in Italia», Cfr. stralcio di "L’Aventino. L'opposizione diventava per la prima
volta opposizione, minoranza; come minoranza, avrebbe potuto darsi una
psicologia virile, d'attacco. Ma aveva troppi ex nelle sue file, era troppo
appesantita da uomini che avevano gustato le gioie del potere e della
popolarità.» «Fu questo il miracolismo dell'Aventino. Credere di poter
vincere con le armi legali l'avversario che ha già vinto sul terreno della
forza. Pregustare le gioie del trionfo mentre si riceve la botta più dura. Evitare
tutti i problemi. Gobetti dice. L’Aventino ha un mito, il mito della
cautela" -- sperando che la borghesia dimentichi Quanto alle masse
popolari, che si mostravano nei primi giorni in stato di effervescenza, guai a
chi avesse tentato metterle in movimento! Solo i comunisti e le minoranze
giovani chiesero lo sciopero generale. Ma le opposizioni non vollero, per non
spaventare la borghesia e il sovrano. Carlo Rosselli dall'interventismo a
«Giustizia e Libertà»" (Laterza, Bari, Biblioteca di cultura moderna); in
appendice: scritti di Carlo Rosselli e Lettera di Carlo Rosselli a P. Nenni; "Dal
processo di Savona alla fondazione di Gustizia e Liberta, Le fonti di
«Socialismo liberale»", «Il movimento di liberazione in Italia», M. Lolli, "Alcuni appunti per una lettura
del «Socialismo liberale» di Rosselli", «Il pensiero politico», Santi
Fedele, "Lo «Schema di programma» di «Giustizia e Libertà», Belfagor, P. Bagnoli,
"L'esperienza liberale di Carlo Rosselli,, Italia Contemporanea, L'antifascismo
rivoluzionario dei «Quaderni di Giustizia e Libertà»", «Ricerche Storiche»,
Santi Fedele, "Storia della concentrazione anti-fascista prefazione di N. Tranfaglia, Feltrinelli, Milano); M. Garbari,
"I «vinti» della Resistenza. Nel quarantesimo del sacrificio di Carlo e
Nello Rosselli", «Studi Trentini di Scienze Storiche», a"«Quarto
Stato» di Pietro Nenni e Rosselli", Tavola rotonda fra R. Bauer, U.
Grimaldi, G. Spadolini, D. Zucàro, «Critica Sociale», L. Valiani, "Il
pensiero e l'azione”, Nuova Antologia, N. Tranfaglia, "L'anti-fascismo",
«Mondo Operaio», R. Vivarelli, "Gaetano Salvemini", «Il pensiero
politico», Poi compreso Giovanni Spadolini, "Carlo Rosselli nella lotta
per la libertà", con lettere tra Egidio Reale e Carlo Rosselli, «Nuova
Antologia», A. Colombo, "Carlo
Rosselli e il «Quarto Stato»", «Nord e Sud», "Giustizia e Libertà
nella lotta antifascista e nella storia d'Italia", Atti del convegno
internazionale organizzato a Firenze dall'Istituto storico della Resistenza in
Toscana, dalla Giunta regionale toscana, dal Comune di Firenze, dalla Provincia
di Firenze, La Nuova Italia, Firenze); R. Bauer, "Carlo Rosselli e la nascita di GL
in Italia". J. Petersen, "Giustizia e Libertà in Germania".
Pierre Guillen, "La risonanza in Francia dell'azione di GL e
dell'assassinio dei Rosselli". F. Rosengarten, "Carlo Rosselli e
Silvio Trentin, teorici della rivoluzione italiana". M. Salvadori,
"Giellisti e loro amici degli Stati Uniti durante la seconda guerra
mondiale". Santi Fedele, "Giellisti e socialisti dalla fondazione di
GL alla politica dei fronti popolari". Pier Giorgio Zunino,
"Giustizia e Libertà e i cattolici". A. Garosci, "Le diverse
fasi dell'intervento di Giustizia e Libertà; U. Marzocchi, “Gli’anarchici";
citazione sottostante da un articolo di U. Finetti «Infatti considera una
barbarie le stragi di anarchici in Catalogna, tra cui l'uccisione di C. Berneri,
l'anarchico che lo affiancava nella guida della Prima colonna italiana formata
da tremila anti-fascisti, i primi accorsi” e si ricorda, nel prosieguo, anche
la ferma presa di posizione delle Brigate partigiane di Giustizia e Libertà
quando E. Canzi e rimosso da comandante unico della XIII zona operante nel
piacentino e grazie a questa presa di posizione e reintegrato dopo un breve
arresto. Le Brigate partigiane di Giustizia e Libertà sono in gran parte influenzate dal pensiero di
Rosselli. U. Tommasini, "Testimonianza -- L'eredità di Giustizia e Libertà". M. Piane,
"Rapporti tra socialismo liberale e liberalsocialismo". T. Codignola,
“Giustizia e Liberta e Partito d'azione". N. Tranfaglia, "C. Rosselli",
in "Il movimento operaio italiano; “Dizionario biografico", F. Andreucci
e T. Detti, Editori, Roma, A. Colombo,
"C. Rosselli e il socialismo liberale",
«Il Politico», P. Bagnoli, "Di un dissidio in «Giustizia e Libertà».
Lettere di M. Levi, R. Giua, N. Chiaromonte, A. Garosci «Mezzosecolo», n. 3, Centro studi Piero
Gobetti, Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, Archivio Nazionale
Cinematografico della Resistenza, Annali 1Luigi Cirillo, "Il socialismo",
Fasano, Cosenza); E. Lussu,
"Lettere e altri scritti di
«Giustizia e Libertà»", M. Brigaglia, Editrice Libreria Dessì, Sassari.informazioni
su Storia della Sardegna di Manlio Brigaglia, son presenti correlazioni fra i
succitati personaggi. "Le componenti mazziniana e cattaneanea in Salvemini
e nei Rosselli. G. Belloni", Convegno, Domus Mazziniana, Pisa. Arti
Grafiche Pacini & Mariotti, Pisa, Comprende: A. Colombo, "Il «Quarto
Stato»" A. Varni, "Derivazioni mazziniane nella concezione sindacalista
di Carlo Rosselli", Lucio Ceva, "Aspetti politici dell'azione di
Carlo Rosselli in Spagna", G.
Tramarollo, "Rosselli e la gioventù del regime", Paolo Bagnoli, "Il revisionismo
rosselliano", in "Guida alla storia del PSI. La ripresa del pensiero
socialista tra eresia e tradizione", M. Talluri, «Quaderni del Circolo
Rosselli», Giuseppe Galasso, "La democrazia da Cattaneo a Rosselli",
Le Monnier, Firenze («Quaderni di storia», A. Rosselli, Una tragedia italiana" (Bompiani,
Milano); F. Kostner, "Carlo Rosselli e il suo socialismo liberale",
Lalli, Poggibonsi, Linee politiche; P. Bagnoli, "Tra pensiero politico e
azione", Passigli, Firenze, A. Colombo, "Carlo Rosselli e il socialismo
liberale", in "Padri della patria. Protagonisti e testimoni di
un'altra Italia", FrancoAngeli, Milano, («Ricerche storiche» ). Franco
Invernici, "L'alternativa di «Giustizia e Libertà». Economia e politica
nei progetti del gruppo di Carlo Rosselli", Angeli, Milano («Studi e
ricerche storiche»). L. Valiani, "Da Mazzini alla lotta di
liberazione", «Nuova Antologia», D. Scacchi, A. Colombo, presentazione di G. Spadolini,
Casagrande, Lugano, («Quaderni europei»,
I). R. Vivarelli, "Le ragioni di un comune impegno. Ricordando Gaetano
Salvemini, Carlo e Nello Rosselli, E. Rossi", «Rivista Storica Italiana», G. Spadolini,
"Carlo e Nello Rosselli. Le radici mazziniane del loro pensiero",
Passigli, Firenze, 1 («Letture Rosselli», 2). C. Malandrino, "Socialismo e
libertà. Autonomie, federalismo, Europa da Rosselli a Silone" (Angeli,
Milano); F. Bandini, "Il cono d'ombra. Chi armò la mano degli assassini
dei fratelli Rosselli", SugarCo, Milano, Arturo Colombo, "I Rosselli,
due guardiani per l'albero della libertà",, "Voci e volti della
democrazia. Cultura e impegno civile da Gobetti a Bauer", Le Monnier,
Firenze («Quaderni di storia»), Nel nome dei Rosselli. Quaderni del Circolo
Rosselli», Angeli, Milano, G. Muzzi.
"A più voci, G. Arfé, C. Casucci, A. Garosci, F. Malgeri, L. Rapone,
Scritti dell'esilio", Il Ponte, Il carteggio dei Rosselli con Carlo
Silvestri", G. Gabrielli, «Storia Contemporanea», Santi Fedele, "E
verrà un'altra Italia. Politica e cultura nei «Quaderni di Giustizia e
Libertà»" (Angeli, Milano, Collana di Fondazione di studi storici F. Turati);
Z. Ciuffoletti, Il mito della rivoluzione russa e il comunismo", in
"Socialismo e Comunismo, Il Ponte, Paolo
Bagnoli, "La lezione rosselliana, La nuova storia. Politica e cultura alla
ricerca del socialismo liberale, Festina Lente, FNicola Tranfaglia, "Sul
socialismo liberale"; "Dilemmi del liberalsocialismo", M.
Bovero, V. Mura, F. Sbarberi, La Nuova Italia, Roma, («Studi Superiori, Scienze Sociali»). Atti del convegno
"Liberalsocialismo: ossimoro o sintesi?", organizzato ad Alghero Dipartimento
di Economia istituzioni e società dell'Università Sassari. -- fu pubblicato il
primo numero di “Libertà”, periodico legato all'ala socialista del movimento
antifascista, il sottotitolo fu la frase di Marx ed Engels: Alla società
borghese, con le sue classi e con i suoi antagonismi di classe, subentrerà
un'associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione
del libero sviluppo di tutti e, su invito C. Treves, R. Mondolfo e A. Levi,
Rosselli scrive un articolo “Il partito del lavoro in Inghilterra” che fu
pubblicato sul numero tre in cui Rosselli riafferma una parte del suo pensiero
del periodo. Il partito laburista in base agli elementi che lo compongono può
definirsi come una federazione di gruppi economici e di gruppi politici. In
realtà è l'organizzazione politica federativa ed associativa del movimento
operaio più vecchio e potente del mondo.» S. Suppa, "Note su Carlo
Rosselli: temi per due tradizioni", in I volume "dilemmi del liberalsocialismo,
Del Puppo D., Il Quarto Stato, L'attualità di Carlo Rosselli e del socialismo
liberale. Dialoghi tra: G. Bosetti, V. Foa, S. Maffettone, E. Marzo, N. Tranfaglia,
Supplemento a di Croce Via, Edizioni Italiane, Napoli, Atti del dibattito svoltosi
a Napoli in occasione della
presentazione italiana del volume "Liberal socialism", lavoro di
Nadia Urbinati, tradotto da William McCuaig, Princeton University Press,
Princenton Nadia Urbinati, "La democrazia come fede comune", «il
Vieusseux», P. Bagnoli, Rosselli, "Piero Gobetti e la rivoluzione
democratica. Uomini e idee tra liberalismo e socialismo", La Nuova Italia,
Firenze («Biblioteca di Storia», 55). Costanzo Casucci, "La caratteristica
", con un vademecum, «Belfagor», Simone Visciola, Giuseppe Limone, "I
Rosselli. Eresia creativa, eredità originale", Napoli, Guida, Piero
Graglia, "Unità europea e federalismo. Da Giustizia e Libertà ad Altiero
Spinelli", il Mulino, Bologna) "Il dibattito europeista e federalista
in «Giustizia e Libertà»", «Storia Contemporanea», Lisetto D., Le élites.
Una teoria tra l'elitismo democratico e la democrazia partecipativa",
«Scienza & Politica», Pagine scelte di economia, S. Visciola e A.De
Ruggiero, Firenze, Le Monnier, Salvo
Mastellone, "Il partito politico nel socialismo liberale «Il pensiero
politico», Gianbiagio Furlozzi, "Carlo Rosselli e G. Sorel", «Il
pensiero politico», L'eredità democratica da Bignami a Rosselli", Angeli,
Milano, Salvo Mastellone, La rivoluzione
liberale del socialismo»". Con scritti e documenti inediti. Olschki, Son
riportati testi pubblicati da Carlo Rosselli non inseriti nel I delle «Opere scelte». "Rosselli.
Dizionario delle idee", S. Bucchi, Riuniti, gennaio Antonio Martino,
Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R. Questura, Roma, Gruppo
editoriale L'espresso, Mimmo Franzinelli, "Il delitto Rosselli. Anatomia
di un omicidio politico", Mondadori, Milano Diego Dilettoso, "La Parigi e La Francia
di C. Rosselli. Sulle orme di un umanista in esilio", Biblion, Milano. P. Bagnoli.
Il socialismo delle libertà. Polistampa, Milano, P. Bagnoli. Socialismo, giustizia e libertà.
Biblion, Milano, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. G. Iacchini,
Socialismo liberale ma... vero!, dMovimento Radical Socialista 55esima brigata
Garibaldi. Archivio dei Rosselli. I fratelli Rosselli, genesi di un delitto
impunito. C. Berneri. Vite parallele di Massimo Ortalli (da "Umanità
Nova" Fondazione Rosselli, Centro di ricerca, Circolo Rosselli Firenze, "Gaetano Pecora" Socialista e
liberale.Bilancio critico di un grande italiano, su politicamagazine. Valdo
Spini, "Perché i Rosselli parlano ancora a questa Italia", sul sito
repubblica. Carlo Alberto Rosselli. Keywords: sindacalismo, sindacalismo
revoluzionario, laburismo, partito laburista, I fabiani, Mill, Bonini,
liberalismo, sindacato, sindicato nella storia italiana, sindacato in Roma
antica. Refs.: Luigi Speranza, “Rosselli e
Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia. Rosselli. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735739686/in/dateposted-public/
Rosselli – il veintennio fascista – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma).
Filosofo. Ucciso da assassini legati al regime fascista. Figlio del
livornese Giuseppe Emanuele e della veneziana Amelia Pincherle, sorella di
Carlo, architetto e pittore, oltreché padre dello scrittore Alberto Moravia.
Sia la famiglia paterna che quella maternafermamente legate agli ideali repubblicani
e mazziniani, sono stati politicamente attive, avendo partecipato alle vicende
del Risorgimento italiano: Pellegrino Rosselli, tra l'altro zio della futura
moglie di E. Nathan, sindaco di Roma, e un seguace e stretto collaboratore di Mazzini
ed un Pincherle e nominato ministro nella Repubblica di San Marco, instauratasi
nel Triveneto a seguito d'una massiccia insurrezione anti-asburgica guidata da
D. Manin e N. Tommaseo. Diresse iil mensile Noi. Discusse con Salvemini la
tesi di laurea su “Mazzini e il movimento operaio”. Pubblica numerosi articoli
su riviste storiche italiane e il saggio “Mazzini e Bakunin”. Pubblica il saggio “Pisacane nel Risorgimento
italiano”. La raccolta dei suoi “Saggi
sul Risorgimento italiano e altri scritti”, pubblicata da Einaudi. Inizia
giovane a far politica e fu col fratello tra i fondatori del giornale "Noi
giovani". Col fratello e con P. Calamandrei, e col patrocinio di G.
Salvemini, fonda il Circolo di Cultura, chiuso dai fascisti. Fa parte dei
fondatori del gruppo fiorentino di Italia libera, fra cui, oltre al fratello, E.
Bocci, L. Rochat, D. Vannucci, N. Traquandi. Adere alla fondazione dell'Unione
nazionale delle forze liberali e democratiche promossa da G. Amendola, e partecipa
alla fondazione del primo giornale antifascista clandestine, “Non Mollare”. Arrestato
e condannato a 5 anni di confino a Ustica. Rilasciato, venne nuovamente
arrestato e condannato a 5 anni di confino a Ustica e Ponza, dopo la fuga da
Lipari del fratello. Ottenne, su intercessione di G. Volpe (probabilmente in
buona fede) il passaporto, con una sollecitudine che ad alcuni amici, tra cui P.
Calamandrei, parve sospetta e motivata dal fine di arrivare attraverso lui al
rifugio del suo fratello. Assassinato a Bagnoles-de-l'Orne da una squadra di
cagoulards, miliziani della Cagoule, formazione eversiva di destra su mandato,
forse, dei servizi segreti fascisti e di G. Ciano. Con un pretesto vengono
fatti scendere dall'automobile, poi colpiti da raffiche di pistola. Carlo muore
sul colpo, Nello (colpito per primo) viene finito con un'arma da taglio. I
corpi vengono trovati due giorni dopo. I colpevoli, dopo numerosi processi,
riusciranno quasi tutti ad essere prosciolti. Commissione di Firenze,
ordinanza contro Rosselli (“Attività antifascista”). In: A. Pont, L'Italia al confine, Le ordinanze di
assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali, Milano (ANPPIA/La
Pietra), Ustica celebra la libertà dei
Rosselli, profilo di G. Volpe, profile nel sistema informatico dell'Archivio di
stato di Firenze. G. Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, M. Franzinelli, Il delitto
Rosselli. Anatomia di un omicidio politico” (Mondadori, Milano. Opere: “Saggi
sul Risorgimento e altri scritti” (Torino, Einaudi); “Inghilterra e regno di
Sardegna” (Torino, Einaudi); “Mazzini e Bakunin -- dodici anni di movimento
operaio in Italia” ( Torino, Einaudi); “Carlo Pisacane nel Risorgimento
italiano” (Torino, Einaudi); Z. Ciuffoletti, “Un filosofo sotto il fascismo.
Lettere e scritti vari” (Firenze, La Nuova Italia); A. Colombo, I colori della
libertà fra storia, arte e politica” (Milano, Angeli); G. Belardelli (Catanzaro,
Rubettino); S.Visciola, “La Scuola di storia moderna e contemporanea. La prima
fase della ricerca di storia diplomatica, in Politica, valori e idealità, Maestri
dell'Italia civile, L. Rossi, Roma, Carocci, S. Visciola, “Soi
"maestri". Il rinnovamento della storiografia italiana fra le due
guerre, in I Rosselli: eresia creativa eredità originale, S. Visciola e G.
Limone, Guida, Napoli, S. Visciola, Uno filosofo salla ricerca della libertà in
tempi difficili. Appunti sparsi per una biografia complessiva ancora da
scrivere, in I fratelli Rosselli. L'antifascismo e l'esilio, A. Giacone ed E.
Vial, Roma, Carocci,, G. Tramarollo, “Tra
mazzinianesimo e socialismo”, G. Belardelli,
Un filosofo antifascista” (Passigli, Firenze, («Il filo rosso»). Il carteggio di i Rosselli
con C. Silvestri, G. Gabrielli, Storia, M. Franzinelli, “Il delitto Rosselli --
Anatomia di un omicidio politico” (Mondadori, Milano). Treccani Dizionario di
storia, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Sabatino Enrico Nello Rosselli. Nello
Rosselli. Rosselli. Keywords: risorgimento, Mazzini, operaismo, movimento
operaio, risorgimento italiano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rosselli” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736396679
Grice e Rosselli – apologeticus – implicature cucullate
-- filosofia italiana – Luigi Speranza
(Gimiliano). Filosofo. Far dobbiamo onorevole menzione di lui, letterato
insigne del suo tempo e filosofo di grido, Cattedratico in Napoli ed in
Salerno; il quale, a dir del Barrio, partitosi pel genio di visitare l'Africa, e
ucciso dal proprio schiavo. Della famiglia di cui è stata la madre del
celeberrimo G. Scorza, matematico distintissimo, istruttore, autore di merito,
ed illustratore della scienza per metodi ed invenzioni, morto non ha guari in
Napoli. Conchiudendo adunque, pare non dubbio essere stato il Nifo calabrese di
origine, ed avere avuto tra noi i primi rudimenti di letteratura, tali da
avergli dato a vivere. Dal contesto di scrittori calabresi, contemporanei
alcuni, e vivuti altri dopo breve tempo della morte di lui, a cui noto veniva
per recente tradizione, chiaramente se ne rivela il vero. Dscepolo del celebre
Nifo, per la sua dottrina e prescelto a leggere filosofia per più anni a Salerno.
Saggi: “Apologeticus adversus cucullatos Philosophiae declamatio ad Leonem X
Oratio habita Patavi in principio suarum disputationum; “De propositione de
inesse secundum Aristotelis mentem libellu; “Universalia Porphiriana” (Calabria,
Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, L. Accattatis, Di questo
filosofo si occupano nei loro studi, tra gli altri, Zambelli e De Franco. "Rosselli
di Gimigliano. Dalle origini a noi" (O/esse) che ricostruisce la sua vita
e le sue opera. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Tiberio Russiliano-Sesto. Tiberio Rosselli.
Rosselli. Keywords: apologeticus, adversus cucullatos philosophiae; de
propositione de inesse, universalia porphiriana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rosselli” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691969244/in/photolist-2mPsU62-2mPpwbZ-2mLQdrQ-2mKQRx3-2mKjgQZ-2mPHbXQ-25zsJeW-25zsJeL-nphXNB-nqHNYv
Rossetti (Vasto).
Grice: “A philosopher can also discover a ‘antro di pipistrelle.”” Filosofo, illuminista
poliedrico, poeta estemporaneo, tragediografo, archeologo e speleologo, da
Martuscelli. Figlio di Nicola Rossetti e Maria Francesca Pietrocòla. Studia a
Napoli e Roma. Si trasfere a Elba. Ceelbra la liberazione del Granducato di
Toscana con il canto estemporaneo“La superbia dei Galli punita” (Firenze, Gio).
Si sposta in Sardegna, sotto la protezione del viceré Carlo Felice. A Sassari
compose e rappresenta la tragedia “Morte di San Gavino” (Oristano, Arborense). Si
sposta in Provenza, a Nizza, dove scopre la piramide di Falicon, che gli ispira
un poemetto in 165 ottave, “La grotta di Monte-Calvo” (Parma). In seguito, si
trasfere a Torino, dove conosce Caluso, e si stabilisce a Parma. Inizia a
dirigere “Il Taro”. Altri opera. In occasione d'essere l'augusto imperator de'
francesi Napoleone I coronato re d'Italia. Cantata (Parma, Luigi); La note” (Parma,
Paganino); “Alla tomba di Hoffsteder” (Parma, Luigi); “Ode Saffica” (Parma,
Giuseppe Paganino); “Le nozze d’Esculapio De Cinque” (Lanciano, Carabba); “Annibale
in Capua (Napoli, Flautina); A.
Lombardi, Storia della letteratura italiana” (Venezia); F. Andreola, Biografia
degli uomini illustri del regno di Napoli,
N. Gervasi, La famiglia
Pietrocola di Vasto; L. Spadaccini, Rossetti e le sue battaglie per la libertà”;
Rossetti e quei versi ispirati dalla cacciata dei francesi, G. Catania,
Rossetti e la grotta del monte Calvo, E. Mugoni, Il fratello perduto, in Studi
medievali e moderni. Nei panni dello speleologo ante litteram, si avventura in
una cavità del monte Calvo, scoprendo nelle viscere della terra un antro, che
ama definire fascinoso ed insieme orribile. Ne celebra la scoperta con la
pubblicazione di un poemetto di 165 ottave, “La grotta del monte Calvo”; dato alle
stampe a Torino, per i tipi di Domenico Pane, Parma. A Pezzana subentra nella
direzione. Si mostra più attento alle notizie scientifiche e contribue ad
introdurre nel periodico notizie leggere, come favole e indovinelli che il più
delle volte incensano il nome di Napoleone. Con la sua direzionei supplementi
al periodico, da semplici elenchi riguardanti le vendite per espropriazioni
forzate, si trasformamo in pagine che arricchiscono i contenuti culturali e di
svago della testata. L. Marchesani, Storia di Vasto, Apruzzo Citeriore, Napoli,
Torchi dell'Osservatore Medico, retro copertina di P. Spadaccini, “Rossetti e
la Grotta di Monte Calvo: tra mistero e leggenda, Lanciano, Il torcoliere, D. Martuscelli.
Saggi: “Opere” (Parma, Paganino); “Ai liberatori dell'Italia. Ode di Tavanti; Chiari
nella Condotta, L. Anelli, Ricordi di storia vastese, Arte della stampa, G.
Oliva, “Abum di famiglia: documenti, testimonianze, immagini” (Lanciano, Carabba);
P. Spadaccini, Rossetti e la grotta del monte Calvo: tra mistero e leggenda”; Lanciano,
IL torcoliere, Eleonora Mugoni, Il fratello perduto: Gabriele e Domenico
Rossetti, in Studi medievali e moderni. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Domenico Rossetti. Rossetti. Keywords: il
fratello perduto, la Dora, L’Emonia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rossetti”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716356440/in/photolist-2mPC6Zb-2mMZQZW-2mLQ1Vx-mMHj7J
Grice e Rossi – filosofia italiana – la volonta e la
temperanza -- Luigi Speranza (Appignano
del Tronto). Filosofo. Grice: “Rossi touches many Griciean points: universalia,
strength of will, and etc. – he also commented, like I did, on Aristotle’s
metaphysics.” Attivo filosofo fra Aureolo e Rimini,
dalla parte di Occam e Cesena, e oppositore di Giovanni XXII, nelle dispute dei
fraticelli, che portarono alla sua espulsione dall'ordine. Ha idee innovative e
spesso influenti in teologia filosofica, filosofia naturale, metafisica e
teoria politica. Soprannominato come "doctor succinctus" e
"doctor praefulgidus", come osservabile dalle iscrizioni su uno degli
affreschi del convento di Bolzano, e studiato e commentato soprattutto per
alcune tesi risalenti del suo Commento alle Sentenze, i Libri Quattuor
Sententiarum dichiarazioni autorevoli sui passi biblici che l'opera riune di
Lombardo. Le sue vedute contribuiscono all'evoluzione della filosofia
basso-medievale. Appignano del Tronto fa parte all'epoca della Marca di
Anconada. Nacque da una famiglia con il nome di Rossi (Rubeus). Studia sotto Duns
Scoto. Insegna a Perugia. Sottoscrive la risoluzione con la quale viene
dichiarata lecita la tesi secondo la quale Cristo e gli apostoli non mai possedeno
beni. Prende parte attiva alle lotte interne riguardanti la povertà che
divide l'ordine. Insieme a Michele da Cesena, Occam e Bonagrazia di Bergamo,
sostenne una regola di assoluta povertà per i successori di Cristo e per la
chiesa. Si ribella a Giovanni XXII, sostenendo il suo avversario, l'imperatore
Ludovico. I francescani che rifiutano la condanna della critica dei frati
minori della bolla Cum inter nonnullos di Giovanni XXII sono accusati di
eresia. Questo avvicina l'ordine allo schieramento anti-papale rappresentato da
Ludovico. Questi era divenuto ostile a Roma dopo che Roma rifiuta la conferma e
l'incoronazione come imperatore dopo l'elezione a re di Germania, preferendogli
Federico I. Ludovico scomunicato, rispose con un Appello. Con esso Roma fra
l'altro, viene accusato di eresia, quindi delegittimato per la sua presa di
posizione nella disputa sulla povertà. Lo scontro divenne acceso, la
conciliazione di Cesena al capitolo di
Lione falle. Cesena venne convocato e trattenuto ad Avignone insieme a
Bonagrazia da Bergamo ed Occam. Rossi come lector nello Studium generale
dell'Ordine, sottoscrive una protesta redatta da Cesena contro l'operato di Giovanni XXII. Ludovico i
giunge in Italia, prende la corona imperial. Dichiarato deposto Giovanni XXII.
Nomina Pietro da Corbara, con il nome di Niccolò V. Scomunicato da
Giovanni XXII, Rossi decide di raggiungere, fuggendo, Ludovico a Pisa con i
suoi con-fratelli prigionieri. Ancora una volta si ribella per protestare contro
la sua scomunica. A Pisa i quattro pubblicano un documento, l'”Appellatio
maior”, nel quale Giovanni XXII e dichiarato eretico per la sua posizione nella
questione della povertà. Lui e i suoi compagni andano però perdendo le simpatie
all'interno dell'Ordine. Il tentativo di Cesena di impedire lo svolgimento
del capitolo generale convocato a Parigi falle, mentre la riunione dell'Ordine
conferma la scomunica di Cesena ed elesse, quale nuovo ministro generale Guiral
Ot, ovvero Geraldo di Oddone, favorevole alla Curia. Lui e i suoi compagni
sono condannati ed e formalmente confermata la loro scomunica. Rossi ispira la
protesta espressa nelle “Allegationes religiosorum virorum”, che dichiara
invalida la deposizione di Cesena e l'elezione di Oddone, per l'esclusione di
metà degli aventi diritto alla partecipazione al capitolo. I quattro
francescani, con Marsilio da Padova, entrano a far parte della curia di
Ludovico. Con lui, raggiunsero Monaco di iera, ove si stabilirono nel convento.
Perseguitato dalle autorità ecclesiastiche in Italia, fa una ritrattazione
formale (che doveva servire da esempio per tutti i dissidenti successivi) e si
riconcilia con la chiesa e con l'ordine. Nel Improbatio, si concentra sulla
determinazione di quando e dove i diritti di proprietà hanno origine per
sostenere la convinzione che Cristo vive in povertà assoluta. Distingue tra due
tipi di proprietà: la proprietà prima della caduta di Adamo, e la proprietà
dopo. La proprietà prima della caduta di Adamo, nota anche come la proprietà
dello stato pre-lapsario, momento in cui tutte le creature di Dio si
rallegrarono nella felicità, sono profondamente collegati tra loro, e condivisa
nella creazione di Dio. La proprietà dopo la caduta d’Adamo è stata causata dal
primo peccato d’Adamo, rendendo la questione del “diritto di proprietà” distintamente
umana. Giovanni XII nega che l'origine della proprietà era legato agl’esseri
umani, sostenendo che e il peccato d’Adamo in sé ad esserne la causa. Rossi
convene che, senza peccato non ci sarebbero il diritto di proprietà. Tuttavia,
il peccato non porta immediatamente al concetto di “diritto di proprietà”. Sostenne
che la legge umana è responsabile della formazione del concetto di “diritto di
proprietà” non la legge divina. Usa la storia di Caino e Abele, citando volontà
corrotta di Caino per sostenere la sua convinzione. Fiorirono una serie di
studi nel contesto della filosofia naturale in relazione alla dottrina
aristotelica del movimento applicata al moto del proiettile. Per Aristotele un corpo
inanimato si muove spontaneamente verso il loro luogo naturale. Un corpo in
movimento deve alla presenza continua, e per contatto, di un motore che dirige
il corpo verso un’altra direzione. Già Giovanni Filopono mosso logiche obiezioni
a questa dottrina. Con la definizione di
un “impeto”, la discussione prosegue, ripresa d’Aquino. Solo con Rossi si
giunse a conclusione. La sua teoria sul moto del proiettile o moto para-bolico,
indicato come virtus de-relicta (forza rimanente), è descritta nelle sezioni di
suoi commenti sulle Sentenze che spiegano la consacrazione dell'Eucarestia, in
una quaestio sull’efficacia dei sacramenti. Il moto di un corpo è causato da
una forza lasciata dal corpo che agiva su di essa forza, quella forza residua
impressa al proiettile durante il lancio. A differenza della teoria
dell'inerzia che ha lo scopo di spiegare solo il fenomeno naturale, la sua teoria
della virtu de-re-licta è una spiegazione che include i fenomeni naturali e
sopra-naturali. Questa virtu “derelicta” spiega diversi tipi di moto perpetuo e
finite ed è destinato a tener conto delle variazioni innaturali. Gli elementi
chiave della de-re-licta virtu includono: Un corpo viene messo in moto da
un altro corpo, che lascia la forza rimanente in corpo in movimento. All'inizio
di un dato movimento, la ‘de-re-licta’ virtu puo lavorare con o contro la
naturale disposizione del corpo in movimento. Se funziona *contro* il corpo in
movimento, la virtus derelicta si dissipa ed eventualmente lascia il corpo,
cessando il moto. Se funziona *con* il corpo in movimento, la virtus derelicta
rimane nel corpo, provocando il potenziale moto perpetuo. Ci sono stati diversi
filosofi prima del suo tempo, come ad esempio Richard Rufus di Cornovaglia che sembrano
disporre già di versioni della “virtus derelicta”. Quindi non è chiaro se
questa teoria sia veramente originta autonomamente da lui. Tuttavia, filosofi
come Buridano e Odonis utilizzano la teoria di Rossi per affinare i propri
concetti di virtus derelicta, confermando che gioca un ruolo chiave nell'evoluzione
della filosofia sulla fisica. Nel secondo libro dei Commentari sulle Sentenze,
si focalizza su come la volontà potrebbe agire contro la ragione con
conseguente colpevolezza morale. Se la volontà potrebbe o agire prima, o contro
giudizio razionale. La volontà è la causa dell'azione. Dopo che l’agente elabora
un giudizio, la sua volontà decide di agire sia in conformità con tale giudizio
o *contro* di esso. La volontà e il termine medio tra giudizio e azione. Senza
di volonta, il giudizio richiederebbe un'azione, negando il concetto di libero
arbitrio e colpevolezza morale. Inoltre, la volontà dell’agente è sotto una
legge che *obbliga* a compiere un atto buono. Senza questo impegno non ci
sarebbe peccato, o colpevolezza morale. Per rispondere a come la volontà dell’agente
puo andare contro tale obbligo, distingue tra l’atto apprensivo e l’atto
gidicativio. L’atto apprensivo è necessario per far funzionare la volontà. L’atto
apprensivo è frutto della cognizione intellettuali e del giudizio. L’atto
giudicativo è formato dalla *conoscenza* più complessa in cui il ragionamento
si applica giudiziosamente. La volontà non richiede un atto giudicativo da
eseguire. Ciò spiega come gl’esseri umani sono in grado di peccare. La volontà
non dipende da un giudizio *razionale*. Per evitare l'obiezione che il giudizio
è necessario per il ragionamento e non può essere ignorato nel processo
deliberativo, offre un'ulteriore distinzione tra *conoscenza* apprensiva e *conoscenza*
giudicativa, e due tipi di giudizi riflettenti razionali. Queste distinzioni
consentono un giudizio da selezionare su un'altra causa della forza che riceve
da essere *selezionato* dalla volontà. Altri saggi: “Improbatio contra libellum
Domini Johannis qui incipit Quia vir reprobus, una confutazione alla bolla
papale di Giovanni XII. Quodlibet cum quaestionibus selectis ex commentario in
librum Sententiarum. Affronta i principali temi: le relazioni delle persone
divine all'interno della trinità e il rapporto tra il creatore e il mondo, la
libertà di dio nel creare, la pre-scienza divina e la pre-destinazione alla
salvezza. “Sententia et compilatio super libros Physicorum Aristotelis
Quaestiones praeambulae et Prologus” -- Riflette sullo statuto scientifico
della teologia e della metafisica. Distingue primi libri prima ad decimam
Questes super metaphysicam. Repertorium biblicum Medii Aevi, IMatriti Visita
triennale di O. Civelli, Picenum seraphicum, A. Ratisbona, Chronica de ducibus
ariae, G. Leidinger, in Mon. Germ. Hist., M. Firenze, Compendium chronicarum
fratrum minorum, in Arch. franc. hist., A. Emmen, in Lex. fA. Heysse,
Descriptio codicis Bibliothecae Laurentianae Florentinae S. Crucis, Plut. A. Heysse,
Duo documenta de polemica inter Gerardum Oddonem et Michaelem de Caesena,
Perpiniani, Monachii, in Arch. franc.
hist., A. Pompei, Enciclopedia filosofica, Venezia, cfr. anche impeto, A.
Possevino, Apparatus sacer, Venezia; A. Tabarroni, Paupertas Christi et
apostolorum. L'ideale francescano in discussione Roma A. Teetaert, Deus et homo
ad mentem I. Duns Scoti. Acta Congressus scotistici Vindobonae, Roma; C.
Dolcini, “Crisi di poteri e politologia in crisi” (Bologna); “C. Dolcini, Il
pensiero politico di Michele da Cesena, Faenza, Roma C.Schabel, Il determinismo,
Picenum Seraphicum. C. Schabel, “La virtus derelicta e il contesto del suo sviluppo”
in C. Schabel, “La dottrina sulla predestinazione di Rossi,” Picenum Seraphicum,
F. Giambonini, Giovanni dalle Celle, L. Marsili, Lettere, Firenze, Repertorium
Commentariorumin Sententias Petri Lombardi, F. Tinivella, Enciclopedia
cattolica, Vaticano, F. Gonzaga, De origine seraphicae Religionis franciscanae,
G. Cantalamessa Carboni, Memorie intorno i letterati e gli artisti della città
di Ascoli nel Piceno, Ascoli, G. Mazzuchelli, Gli scrittori d'Italia, Brescia,
G. Sbaraglia, Scrittori francescani piceni; G. Sbaraglia, Supplementum et
castigatio ad Scriptores trium Ordinum S. Francisci, Roma; I.A. Fabricius,
Bibliotheca Latina mediae et infimae aetatis, Firenze; L. Wadding, Annales minorum,
Quaracchi, L. Wadding, Scriptores Ordinis Minorum quibus accessit syllabus
illorum qui ex eodem Ordine pro fide Christi fortiter occubuerunt, priores
atramento, posteriores sanguin. christianam religionem asseruerunt, recensuit
Fr. Lucas Waddingus ejusdem Instituti Theologus, ex Typographia Francisci
Alberti Tani, Roma, Ludger Meier, De
schola franciscana Erfordiensi. N. Glassberger, Chronica, in Analecta
franciscana, II, Ad Claras Aquas; N. Schneider, N. Mariani, “Francisci de
Marchia sive de Esculo, Quodlibet cum quaestionibus selectis ex commentario in
librum Sententiarum, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata; N. Mariani, Francisci
de Marchia sive de Esculo, Sententia et compilatio super libros Physicorum
Aristotelis, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata; N. Mariani, Due
Sermoni, Archivum Franciscanum Historicum Nazareno Mariani, Francesco di
Appignano OFM, Contestazione, Appignano del Tronto, Nazareno Mariani, Francisci
de Esculo, OFM, Improbatio contra libellum Domini Johannis qui incipit Quia vir
reprobus, ed. (= Spicilegium Bonaventurianum) Grottaferrata; N. Mariani,
Francisci de Marchia, “Quaestiones super Metaphysicam”; Spicilegium
Bonaventurianum), Grottaferrata; N. Mariani, Francisci de Marchia sive de
Esculo, “Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi”; “Distinctiones
primi libri a prima ad decimam”; Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata; N.
Mariani, Francisci de Marchia sive de
Esculo, “Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi; “Distinctiones
primi libri a undecima ad vigesimam octavam, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata,
N. Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo, Commentarius in IV libros
Sententiarum Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a vigesima noa ad
quadragesimam octavam, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata); N. Mariani,
Francisci de Marchia sive de Esculo, “Commentarius in IV libros Sententiarum
Petri Lombardi”; “Quaestiones praeambulae et Prologus, Spicilegium Bonaventurianum,
Grottaferrata); N. Mariani, Franciscus de Esculo, “Improbatio”, Grottaferrata);
N. Mariani, “Questioni sulla metafisica”, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata;
N. Minorita, Chronica. Cividali, Il beato G. dalle Celle, in Mem. dell'Accad. dei
Lincei, Gauchat, Cardinal Bertrand de Turre, Ord. min.
conc. "Quaestiones in
Metaphysicam", F. Serino. Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, R.
Lambertini, “La proprietà di Adamo”; “Stato d'innocenza ed origine del dominium
nel Commento alle Sentenze e nell'”Improbatio” di F. d'Ascoli, in Bull.
dell'Ist. stor. ital. per il Medio Evo, IC R.F. Bennett, H. Offler, Guillelmi de Ockham
Opera politica, Mancunii S. Baluze G.D. Mansi, Miscellanea novo ordine digesta,
Lucae S. Cipriani, Dizionario ecclesiastico (Torino); Collectanea franciscana, T.
Nani, W. Duba, D. Carron, G. Etzkorn, “Francisci de Marchia, “Quaestiones in
secundum librum Sententiarum”, Reportatio, Quaestiones, Leuven; W. Eckermann, Hugolini de Urbe Veteri
Commentarius in quattuor libros Sententiarum. Francesco d'Ascoli, Francesco della Marchia,
Francesco d'Appignano, Francisco de Esculo, Franciscus Pignano, Franciscus
Rubeus, Francesco Rossi, Schneider, A proposito della teoria dell'mpetus nella
filosofia della natura. G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores
trium ordinum S. Francisci a Waddingo aliisve descriptos; cum adnotationibus ad
Syllabum matyrum eorundem ordinum, S. Michaelis ad ripam apud Linum Contedini,
Roma, L. Wadding, Scriptores Ordinis minorum, Roma, Napoli, Biblioteca Nazionale.
Explicit fratris Francisci de Marchia super primum Sententiarum secundum
reportationem factam sub eo tempore, quo legit Sententias Parisius anno Domini;
Commento ai primi sette libri della “Metaphysica” di Aristotele, N. Minorita,
Cronaca, G. Pamiers, Quodlibet “Acta,
gesta et facta fuerunt praedicta coram religiosis et honestis viris, fratribus
Ordinis Minorum”, Francisco de Esculo, in sacra theologia doctore et lectore
tunc in conventu Fratrum Minorum de Avenione. M. Lambert, Povertà francescana; La dottrina dell'assoluta povertà di Cristo e
degli apostoli nell'Ordine francescano, Biblioteca Francescana, Cf. MS Firenze,
Biblioteca Laurenziana, Santa Croce, pluteo, sinistra, Appellatio maior, N. Minorita, Chronica. Cui
appellationi et provocationi incontinenti adhaeserunt et eam approerunt
religiosi viri frater Franciscus de Esculo, doctor in sacra pagina. F.
d'Ascoli, Occam, Enrico di Talheim e Bonagrazia da Bergamo, Allegationes
religiosorum virorum, Baluze-Mansi in Miscellanea, Lucca e dallo Eubel in
Bullarium Franciscanum, Roma, R.
Lambertini, “Rossi e Occam: alcuni aspetti di un rapporto non facile, Convegno su
Francesco d'Appignano; Jesi, Terra dei Fioretti; Lambertini, F. d'Appignano ed Occam: alcuni
aspetti di un rapporto non facile in AConvegno su F. d'Appignano; Jesi,
Edizione Terra dei Fioretti; G.
Filipono, Commentari alle opere di Aristotele, “Sulla generazione e corruzione”;
“Sull'anima”; “Analitici primi”; “Analitici secondi”; “Le Categorie, Fisica,
Meteorologia Fabio Zanin, Francis of
Marchia, Virtus Derelicta. -- "How is Strength of the Will Possible? (cfr.
H. P. Grice, “I’ll show Davidson how continentia and temperantia are
POSSIBLE!”). Dopo la grande edizione critica di N. Mariani, Grottaferrata, Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Centro Studi
Francesco d'Appignano. Francesco Rossi della Marca. Rossi. Keywords:
continentia, temperanza, giudizio, giudicazione, volonta, volere, atto apprensivo,
appresione, atto giudicativo, conoscenza apprensiva, conoscenza giudicativa,
decisione, libero arbitrio, colpavolezza morale, agire l’atto buono,
possibilita della colpavolezza morale, la legge, la volonta sotto la legge,
giudizio razionale, agire razionale, ragionamento, conclusione, sillogismo
pratico, elezione, la caduta d’Adamo, la teoria dell’elezione e la
deliberazione, i peripatetici, virtus de-re-licta, teoria del moto, moto
perpetuo, virtus contro il corpo, virtus con il corpo, volonta con il giudizio,
volonta contro il giudizio. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rossi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736603825/in/datetaken/
Grice e Rossi – l’implicatura di Lucrezio – filosofia
italiana -- Luigi Speranza (San Giorgio
la Montagna). Filosofo. "il più grande e puro metafisico" nelle
parole di Vico. Vive a Montefusco. Studia a Napoli. Scrive diverse saggi tra
cui il più importante rimane Della mente sovrana del mondo. Altri aggi: Considerazioni di alcuni misteri
divini, raccolti in tre dialoghi, Dell'animo dell'uomo, Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tommaso Rossi. Rossi. Keywords:
implicature moderna, argumenti contro Lucrezio, Lucrezio, De rerum natura,
animi degl’uomini, anime degl’uomini, animo/anima, corpi degl’uomini, corpi
degl’animali, degl’affetti degl’uomini, il senso, il moto, i corpuscoli.
Ossessione con Lucrezio come filosofo romano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rossi” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735678786/in/datetaken/
Grice e Rossi – lo storicismo – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Torino). Filosofo. Studia
a Torino sotto Abbagnano, Napoli, e Milano.
Insegna a Cagliari e Torino. Studia lo storicismo, l’illuminismo, e il
positivismo. Saggi: “Lo storicismo” (Einaudi, Torino); “Storia e storicismo” (Lerici,
Milano); “La storiografia Saggiatore, Milano); “Oltre lo storicismo (Saggiatore,
Milano); “Storia della filosofia”, Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Cf. Grice, “Speranza e l’opera di Grice in Italia.”
Rossi. Keywords: lo storicismo, la critica della ragione storica, la storia
della filosofia – l’antichita – filosofia romana, filosofia antica, gl’antichi,
la filosofia romana, filosofia italica – indice al volume ‘L’antichita’ nella
‘Storia della filosofia” – “L’antichita” – storiografia filosofica – l’origine
della filosofia italica, l’origine della filosofia romana. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rossi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734837492/in/datetaken/
Grice e
Rossi – l’implicatura di Vico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Urbino).
Filosofo. Studia ad Ancona, Bologna, e Firenze sotto
Garin. Insegna a Città di Castello e Milano. Lavora all'Enciclopedia dei
ragazzi presso la casa editrice Mondadori. Insegna a Cagliari, Bologna, e
Firenze. Si occupa di storia della filosofia e della scienza, con particolare
riguardo al Cinquecento e al Seicento, pubblicando saggi. Cura edizioni di
diversi autori, tra i quali Cattaneo (Mondadori) e Vico (Rizzoli). Le
collaborazioni con giornali vanno dalla rubrica "Scienza e filosofia"
sul settimanale Panorama alla rubrica "Storia delle idee" per il
supplemento culturale La Domenica del quotidiano Il Sole 24 ore. Della "rivoluzione
scientifica" sostiene che la scienza vive un vero e proprio mutamento di
paradigma. Il carattere rivoluzionario dei mutamenti nel modo di fare scienza
avvenuti all'epoca di Galilei grazie a una serie di fattori: la visione della
natura, non più divisa tra corpi naturali e "artificiali", la dimensione
continentale (e, in prospettiva, mondiale) della cultura scientifica,
l'autonomia da Roma, la pubblicità dei risultati. Un'altra importante novità e costituita
dal formarsi di un'autonoma comunità scientifica, "una sorta di autonoma
Repubblica della Scienza dove non esiste l'ipse dixit". Si dedica al
tema della memoria, in chiave filosofica e storica, in “Il passato, la memoria,
l'oblio”. Analizza e denuncia l'esistenza di diverse forme di "ostilità
alla scienza" (il "primitivismo" e l'"anti-scienza")
che, come forma di reazione allo sviluppo tecnologico e industriale, propugnano
come soluzione di tutti i mali il ritorno a un mondo pre-moderno idealizzato e
il rifiuto della razionalità. Socio corrispondente dell'Accademia
Pontaniana di Napoli. Dei lincei. Saggi: “Acocio” (Milano, Bocca); “Favole
antiche” (Milano, Bocca); “Dalla magia alla scienza” (Bari, Laterza); “Clavis
Universalis: arti della memoria e logica combinatoria” (Milano, Napoli, R.
Ricciardi); “I filosofi e le machine” (Milano, Feltrinelli); “Galilei” (Roma-Milano,
CEI-Compagnia Edizioni Internazionali, “Il pensiero di Galilei: una antologia
dagli scritti, Torino, Loescher); “Le sterminate antichità: studi vichiani” (Pisa,
Nistri-Lischi); “Storia e filosofia: saggi sulla storiografia filosofica,
Torino, Einaudi); “Aspetti della rivoluzione scientifica, Napoli, A. Morano); “La
rivoluzione scientifica” (Torino, Loescher, Pisa, Edizioni ETS, “Immagini della scienza,” Roma, Editori
Riuniti); “I segni del tempo: Storia della nazione italiana in Vico” Milano,
Feltrinelli); “I ragni e le formiche: un'apologia della storia della scienza,”
Bologna, Il Mulino); “Storia della scienza,” Torino, Pomba, “La scienza e la
filosofia dei moderni: aspetti della rivoluzione scientifica,” Torino, Boringhieri,
“Paragone degli ingegni moderni e post-moderni,”Bologna, Il Mulino, “Il
passato, la memoria, l'oblio: sei saggi di storia delle idee” (Bologna, Mulino);
“La filosofia,” Torino, Pomba, “Naufragi senza spettatore: l'idea di
progresso,” Bologna, Il Mulino, “La nascita della scienza” Roma, Laterza, “Le
sterminate antichità e nuovi saggi vichiani,” Scandicci, La Nuova Italia, “Un
altro presente: saggi sulla storia della filosofia,” Bologna, Il Mulino); “Bambini,
sogni, furori: tre lezioni di storia delle idee, Milano, Feltrinelli); “Il
tempo dei maghi: Rinascimento e modernità, Milano, R. Cortina, Speranze,
Bologna, Il Mulino, Mangiare, Bologna, Il Mulino, Un breve viaggio e altre storie: le guerre,
gli uomini, la memoria (Milano, Cortina); saggi in onore di Paolo Rossi,
Antonello La Vergata e Alessandro Pagnini, Nuova Italia, Firenze, Segni e
percorsi della modernità: saggi in onore, F. Abbri e M. Segala, Dipartimento di
Studi Filosofici dell'Siena, Antonio Rainone, «Rossi Monti, Paolo» in
Enciclopedia ItalianaVI Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Ferdinando Abbri, Nuncius, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Un maestro, Pisa, Edizioni della Normale, Tra Banfi
e Garin: la formazione, in Rivista di filosofia, Treccani Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Enciclopedia multimediale RAI delle scienze filosofiche -- Per una
scienza libera, intervista. Storia Moderna, : memoria e reminiscenza, sul RAI Filosofia, su filosofia.rai. Il Fondo
Rossi nella biblioteca del Museo Galileo. Paolo Rossi. Paolo Rossi Monti.
Monti. Keywords: Cattaneo, Aconzio, Vico, Galilei, nato Paolo Rossi, adottato
dalla zia materna, Monti, Vico, Vinci, Garin, Banfi, la storia della nazione
italiana, Vico e la storia della nazione italiana, favola antica, dalla magia
alla scienza, bruno. – Refs. Luigi
Speranza, “Grice e Rossi: l’implicatura di Vico” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51667660922/in/photolist-2mHGgw3-E4u3XA-2mKr38G-BNZ85J-ALFv7d-AxxzTD-AZWYJA-ApRtxq-Axw9LB-B3MNUK-A6poSZ-BcuYTZ-ApQAXh-ApiFAg-Bah84L-AxtCpu-BcuKBD-B1z6ph-B3gchn-B3QKYi-ApmdTH-Axwy9t-AscfFc-AxwmBa-Bcutrc-AewDtF-B26qKh-A6ZQf4-Bajmv1-A6q9QZ-Apk84E-AeC6uP-Bcvwwt-Bbwckk-B27ZJG-oaRQwU-nTsKH2-nTt1ft-oaWxtt-o8NdWA-o7k5vN-nKMCbE-o58rvZ-nUfS4K-nVy125-nbpW4V-nbpUW6-nsWw87-nbpHBc-nt44Az
Grice e Rosso – filosofia siciliana – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Corleone).
Flosofo. Vive a Palermo. Scrisse tre saggi. Il primo e “Varie cose notabili
occorse in Palermo ed in Sicilia”. Il secondo e “Descrizione di tutti i Luoghi
Sacri della felice Città di Palermo”. Descrive le chiese di Palermo. Questo
saggio e ricordato in vari altri saggi. Il terzo saggio e “Diario Palermitano”.
Il comune di Palermo gli dedica una via.
Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Mira/bibl Siciliana. D.
Ciccarelli e M. Valenza, La Sicilia e l'Immacolata: non solo 150 anni. Atti del
convegno, T. Pugliatti, Pittura del Cinquecento in Sicilia, Electa, pagine Roma. Istituto di studi bizantini e neo-ellenici,
Rivista di studi bizantini e neo-ellenici. G. Marzo, Biblioteca storica e
letteraria di Sicilia: Opere storiche inedite. Valerio Rosso. Rosso. Keywords:
filosofia siciliana, filosofia italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rosso”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734795297/in/datetaken/
Grice e Rota – la lavagna del grupo
di giocco – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vigevano). Filosofo. Italian philosopher. Grice: “Many
Italian philosophers would not consider Rota an Italian philosopher seeing that
he earned his maximal degree without (not within) Italy! And right they would,
too!” Saggi: “Pensieri discreti” (Garzanti). Dizionario biografico
degl’italini. F. Palombi, “La stella e l’intero – la ricercar di Rota tra
matematica e fenomenologia” (Boringhieri); D. Senato, “Matematico e filosofo”
(Springer)Gian-Carlo Rota. Rota. Aune: “I left the play group when I
realised that Grice could care less about blackboards!” -- Keywords: il primate
dell’identita, Whitehead, fenomenologia, Husserl, Heidegger, tra fenomenologia
e matematica, la stella e l’intero, discrezione, indiscrezioni, combinatoria e
filosofia, la lavagna del gruppo di giocco. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Rota," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/
Grice e Rotondi – Roma antica –
filosofia italiana. – Luigi Speranza (Vicovaro). Filosofo.
I primi anni di attività della sua “libreria delle occasione” sono piuttosto
travagliati in quanto le autorità fasciste, infastidite dalla tipologia
eterodossa dei testi in vendita, operano diversi sequestri e infliggono
sanzioni. Costretto a chiudere la libreria per evitare il richiamo alle armi
della Repubblica Sociale Italiana. Considerato disertore, si rifugia con la
famiglia a Vicovaro. Individuato in seguito ad una delazione, riesce
fortunosamente a sfuggire alla cattura e si allontana verso le montagne che
circondano il paese, inseguito dappresso da Tedeschi. Disperando di potersi
salvare, si nasconde nei pressi di una casa abbandonata, popolarmente ritenuta
abitata dagli spirit e qui avviene
l'evento fondamentale sopra descritto che cambierà la sua vita e le sue
convinzioni, aprendolo alla conoscenza del mondo spirituale. Improvvisamente ha
una visione folgorante nel Cielo. Sedetti a contemplare la scena. Una catena di
globi luminosi dall'alto scendevano fin giù, penetravano nella terra, poi altri
che risalivano e poi ridiscendevano come per riunirsi in un misterioso
convegno. Si sentivano delle voci indistinte. Si trattiene ad osservare tale
spettacolo misterioso salvandosi, in questo modo, dal rastrellamento in corso
nel vicino paese di Roccagiovine. Questo primo decisivo contatto con il paranormale raccontato in "Il protettore
invisibile". Tale evento rappresenterà l'inizio del suo studio e del suo
interesse nei confronti dell'esoterismo e della spiritualità. Pubblica massime,
proverbi e aforismi di Roma antica. Dà alle stampe “L’arte del silenzio e l’uso
della parola”, un originale e lungimirante saggio il cui intento si manifesta
già dalla dedica, firmato con lo pseudonimo di Vico di Varo, derivato
chiaramente dal suo paese natale. Viene incaricato di redigere un opuscolo
commemorativo in occasione dell'inaugurazione in Vicovaro del Monumento in
onore delle vittime della strage nazista delle Pratarelle. Svolge una funzione
di aggregazione e catalizzazione culturale in anni difficili in cui certi
ambiti di studio venivano guardati con sospetto, quando non con manifesta
ostilità. Partecipa e svolge un ruolo tutt'altro che secondario nel
Cerchio Firenze, una delle più importanti esperienze para-psicologiche collettive
italiane. Lui la sua libreria, sono
ormai un punto di riferimento di tutto un mondo culturale in espansione e finalmente
libero da ogni censura. Pubblica titoli
presso diverse case editrici (Mediterranee, Astrolabio, Sugarco, S.A.S.),
firmandoli oltre che con il suo vero nome con il pseudonimo ‘Amadeus Voldben’,
acronimo di “Volontario del Bene”. Tale nome d’arte sta ad indicare la missione
che si e prefisso e che delinea nel libriccino “I volontari del bene”, vera e
propria bibbia per tutti coloro che si riconoscono nel progetto di diffusione
del bene. Oltre al valore intrinseco
degli scritti, sono le riunioni e la sua stessa presenza in libreria a
suscitare curiosità e interesse presso un pubblico molto ampio che vede in lui una
guida spirituale in grado di fornire suggerimenti mai banali e, da educatore,
sempre comprensibili. Dietro la sua apparente severità, che è semplicemente
rifiuto della superficialità, traspare la disponibilità e l'umanità,
accessibili a chiunque si sforzi di varcare il civico 82 di via Merulana. Si
caratterizza da una produzione culturale ed una serena consapevolezza. Regala
gemme di saggezza e consigli. Oltre ai testi pubblicati lascia altri scritti,
alcuni pronti per la stampa altri bisognosi di revisione, che vengono
pubblicati da i quali si sono impegnati a proseguire l'attività in libreria,
mantenendosi fedeli all'impostazione originaria da lui delineata. La libreria
riceve il riconoscimento di "negozio storico" da parte del Comune di
Roma. Opere: Saggezza ” (I della collana Le Perle, ristampato da
Astrolabio. L'arte del silenzio e l'uso della parola, ristampato dalla Libreria
Rotondi; Saggezza di Roma antica, collana Le Perle). Saggezza dell'antica
Grecia, collana Le Perle). Amore e saggezza nel pensiero, collana Le Perle). Il giardino della saggezza,
collana Le Perle). “Dopo Nostradamus: le grandi profezie sul futuro dell'umanità”
(Mediterranee); “Un'arte di vivere: via segreta alla serenità” (Mediterranee);
“La coppa d'oro: insegnamenti dei maestri, fonte di luce e di energia, SAS; Le
influenze negative: come neutralizzarle, SugarCo,, Il protettore invisibile: la guida che ci
aiuta nei momenti difficili della vita, Mediterranee, La voce misteriosa,
Astrolabio; Lo scopo e il significato della vita: perché si nasce, perché si
vive, perché si muore, Mediterranee, I prodigi del pensiero positivo: il suo
potere e la sua azione a distanza, Mediterranee, Il destino nella vita
dell'uomo, Mediterranee, La re-incarnazione: verità antica e moderna,
Mediterranee, La potenza del creder e la gioia d'amare: i prodigi della fede e
dell'amore, Mediterranee, Una luce nel tuo
dolore, Mediterranee); “Guida alla padronanza di sé, Mediterranee, La magica
potenza della preghiera, Mediterranee); La chiave della vita, Mediterranee, La presenza divina in noi, Mediterranee, Le
leggi del pensiero: l'energia mentale e l'azione della volontà, Mediterranee);
Le grandi profezie sul futuro dell'umanità, Mediterranee. La potenza creatrice
del pensiero, Mediterranee, Pensieri per una vita serena, Mediterranee); “Ricordo
dei nostri martiri. Commemorazione in occasione dell'inaugurazione del
monumento ai martiri delle PratarelleVicovaro, Tipografia Seti, Roma); “I
Volontari del Bene” (Libreria Rotondi Editrice, Roma); “Reincarnazione e
fanciulli prodigio, Mediterranee, Roma, La reincarnazione: verità antica e moderna,
Mediterranee); “La voce misteriosa”; “Le perle”. L’arte del silenzio e l’uso
della parola. La Libreria Rotondi è segnalata in molte pubblicazioni, tra cui
la Guida ragionata alle librerie antiquarie e d'occasione d'Italia, C. Messina,
Roma); A. Voldben, Il protettore invisibile, Edizioni Mediterranee, Roma, La sua partecipazione agli incontri del
Cerchio Firenze 77 è ricordata in “Oltre l'illusione, Roma, Mediterranee, e “Oltre
il silenzio” L. Campani Setti, Roma, Mediterranee). Dopo Nostradamus, I prodigi
del pensiero positivo, Le influenze negative, Il protettore invisibile: Molte persone
si rivolgevano a Rotondi per ricevere consigli. Una testimonianza letteraria di
questa consuetudine si trova nel romanzo di Giovetti Weimar per sempre (Mediterranee, Roma)
in cui il personaggio si reca presso la Libreria delle Occasioni per ricevere
suggerimenti su questioni spirituali e libri. Libreria Rotondi, Libreria delle
Occasioni (La libreria fondata da Rotondi) La piccola miniera (da Il Corriere
della Sera) Il libraio di via Merulana e i globi luminosi (da La Repubblica)
Cerchio Firenze (Esperienza
parapsicologica collettiva) Andiamo alla scoperta (da La Piazza di Castel
Madama. ‘Vico di Varo’. Amedeo Rotondi.
Rotondi. Keywords: Roma antica, antica Roma, le perle, Vicovaro, filosofia
fascista, il veintennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rotondi” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736417395/in/datetaken/
Grice e Rovatti – i giocchi e
gl’uomini – filosofia italiana – Luigi Speranza (Modena). Filosofo. Grice:
“I do not know any other philosopher other than me or Austin who, like Rovatti,
is obsessed wiith the concept of a ‘game’!” Studia fenomenologia a Milano con Paci.
Insegna a Trieste. Si occupa dei rapporti tra fenomenologia e marxismo
pubblicando “Critica e scientificità in Marx” e poi focalizzando in vari saggi
il tema dei bisogni con riferimento anche alla psicoanalisi. Le questioni
concernenti il “pensiero debole” diventano il punto di partenza di “La posta in
gioco”; “Abitare la distanza”, “Il paiolo bucato”; “La follia in poche parole”;
“ L'esercizio del silenzio” Possiamo addomesticare l'altro?”; “Inattualità del
pensiero debole”. Queste questioni riguardano soprattutto la possibilità di una
«logica paradossale» e si articolano intorno ai temi del gioco, dell'ascolto e
dell'alterità, tutti collegati alla questione della soggetto. Saggio su Paci.
Dalla filosofia del gioco nascono anche “Per gioco”; “La scuola dei giochi”
(Bompiani, Milano); “Il gioco di Wittgenstein” (EUT, Trieste). Si interessa alla
consulenza filosofica, con “La filosofia può curare? La consulenza filosofica
in questione” (Cortina, Milano). Altre saggi: “Il coraggio della filosofia” in «aut
aut». Tiene una rubrica sul quotidiano "Il Piccolo" di Trieste,
“Etica minima”. Racoglie "scritti corsari" (cfr. Pasolini) in vari saggi:
“Etica minima – saggi quasi corsair sull’anomalia italiana” (Cortina, Milano);“Noi,
i barbari – la sottocultura dominante” (Cortina, Milano); “Un velo di sobrietà”
(Saggiatore, Milano); “Accanto a una sensibile sintonia”. Si manifesta nella
sua filosofia una particolare attenzione sul rapporto tra potere e sapere; “Gli
egosauri” (Elèuthera, Milano); “Le nostre oscillazioni” (Collana Edizioni alpha
beta Verlag, Merano); “L’intellettuale riluttante, Elèuthera, Milano); “Restituire
la soggettività. Lezioni sul pensiero di Basaglia, alphabeta, Merano); “Inattualità
del pensiero debole” (Forum, Udine); “La posta in gioco: il soggetto” (Bompiani,
Milano); “Consulente e filosofo. Osservatorio critico sulle pratiche
filosofiche” (Mimesis, Milano). “Possiamo addomesticare l'altro? La condizione
globale” (Forum, Udine); “Abitare la distanza. Per una pratica della filosofia”
(Feltrinelli, Milano); “Scenari dell'alterità, Bompiani, Milano); “Il decline
della luce” (Marietti, Genova); L'università senza condizione” (Cortina, Milano);
“La follia in poche parole” (Bompiani, Milano); “Fare la differenza” (Triennale
di Milano, Milano); “Il paiolo bucato. La nostra condizione paradossale” (Cortina,
Milano); “Introduzione alla filosofia contemporanea, Bompiani, Milano); “Lettere
dall'università, Filema, Napoli); “Per gioco: piccolo manuale dell'esperienza
ludica” (Cortina, Milano); “Trasformazioni del soggetto: un itinerario
filosofico” (Poligrafo, Padova); “Dizionario dei filosofi contemporanei,
Bompiani, Milano); “Elogio del pudore. Per un pensiero debole” (Feltrinelli,
Milano Intorno); “Il pensiero debole” (Feltrinelli, Milano); “Bisogni e teoria
marxista” (Mazzotta, Milano); “Critica e scientificità in Marx: per una lettura
fenomenologica di Marx e una critica del marxismo di Althusser (Feltrinelli,
Milano); “La dialettica del processo” (il
Saggiatore, Milano). aut aut. Pier Aldo Rovatti: il pensiero debole, sul RAI Filosofia, su filosofia.rai. Pier Aldo
Rovatti. Rovatti. Keywords: i giocchi e gl’uomini --. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Rovatti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735500411/in/datetaken/
Grice e Rovella – Querce – filosofia siciliana. Filosofia italiana – Luigi
Speranza. (Palazzolo Acreide). Filosofo. Appartene ad una famiglia contadina. Studia
a Ispica e Catania sotto Carbonara con un saggio di estetica, sul rapporto fra
contenuto o materia e forma. Insegna a Noto e Palazzolo.Pubblica “L'uomo” (Giannini,
Napol). In una serrata discussion affronta la metafisica ed espone il suo
convincimento che la ricerca senza condizioni, attraverso l'intelligenza attiva
e creatrice può aprire all'uomo orizzonti creativi, seppur rischiosi. La
metafisica imprigiona in schemi rigidi e vincolanti. Pervenire all'autocoscienza
è il compito più degno degl’uomini, che pur problematico in sé non rimaneno imprigionati
nel problematicismo. Altre opera: “Deneb” (Caltanissetta, Roma), romanzo
filosofico che narra la pulsione verso l'oltre, attenuando, così, la precedente
critica verso la metafisica e aprendo verso il mistero che comporta il
confronto con tre donne che rappresentano tre volti diversi della verità. La
stella “Deneb” è metafora della pulsione verso l'alto. Abbondano i riferimenti
autobiografici da cui emerge l'attaccamento alla casa natia, che non abbandona,
alla famiglia e soprattutto ad un modello di vita contadina morigerata e
sobria. Lo stile è affabulante. L'autocoscienza e il trionfo
della morte in Gentile in Il pensiero di
Gentile (Enciclopedia Italiana, Roma). Qui si esamina il momento finale della
vicenda umana e filosofica di Gentile alla cuia filosofia e sempre
legato. “L'errore del cerchio” (Siracusa). Predomina il colloquio
interiore, lo scavo nella coscienza e nella memoria. Procede come un giallo. Un
tema attraversa gli avvenimenti, la libertà e la necessità di un suo
contenimento. “La fattoria delle querce” (Caruso, Siracusa). L’epopea della
famiglia siciliana Capobianco, governata da una donna e sviluppata attraverso
un intrigo di personaggi e di vicende. I discendenti Capobianco sono identici
agli ante-nati, e la ricerca della genealogia è il problema più assillante per
i personaggi. Il mito dell'eterno ritorno dell'identico li e caro. Rimane sempre
legato ai miti. Fisiognomica, astrologia, venti, odori e turbamenti fanno di
questa opera un esempio di scrittura immaginifica e personale. Filosofia di non
di facile consume traccia una “Imago Siciliae”. Nella stessa aura de La
fattoria sono scritti i racconti. Cambia di nuovo argomento, inizia quella
che lui chiama “la fase cristica”, in cui la figura di Cristo e il rapporto fra
le religioni sono il tema dominante. “L'ora del destino, dramma in due
atti” (Accademia Casentinese di Lettere, Arti, Scienze ed economia, Castello di
Borgo alla Collina, Arezzo, L'Ora in
persona di una donna consola il crocifisso che muore quando una congiuntura
astrale perviene al suo compimento. In “Vita di Gesù” (Prospettive d'Arte,
Milano) Gesù è visto nella sua umanità. La narrazione segue lo sviluppo dei
vangeli sinottici, con qualche incursione negli apocrifi. L'autore, che pur ne
ha le competenze,si tiene lontano dalle problematiche gesuologiche e
cristologiche. Vuole narrare un Gesù “così come parla al cuore”. L'Angelo
e il Re, con prefazione di Pazzi per i tipi di Palomar Bari.I nove mesi di
gravidanza di Maria vergine sono narrati con un andamento che si mescola di
esoterismo e sapienza umana. Maria spesso, nel mistero del suo concepimento,
nella sua realtà quotidiana, vive le vicende del suo quartiere, con le sue
amiche, con qualche momento di gioia esaltata e prorompente, con un tratto
zingaresco. Attratto da zingari e vagabondi di passaggio, come incarnazione di
una libertà che abbiamo smarrita. “Le Madri” (Utopia, Chiaramonte Gulfi). Vi
si sente l'eco di J. Bachofen. Breve raro capolavoro, pieno di mistero e
poesia, di un potere magico; “Asvamedha” (Utopia, Chiaramonte Gulfi) raccoglie racconti;
“Inizio d'amore” (Studi Acrensi, Palazzolo Acreide) raccoglie altri racconti
che l'autore pubblicò in varie riviste letterarie nazionali, a cura
dell'Istituto Studi Acrensi Palazzolo Acreide. I racconti, dice l'autore,
vivono nell'aura dei romanzi di questo periodo. “La vigna di Nabot, dramma
in quattro quadri” (Associazione Amici di G. Rovella, Palazzolo Acreide) narra
le vicende del ersonaggio che incontriamo nel primo libro dei Re Cap. 21. La
prepotenza dei potenti e la sacralità della terra dei padri sono il filo
conduttore del dramma. Nabot muore per una questione di coerenza. E.
Scuderi, La fattoria delle Querce, in Le Ragioni critiche, G. Menichelli in
Esperienze letterarie, R. Jacobbi, Il
miracolo Deneb, in Arenaria, Palermo, V. Vettori, Il miracolo di Deneb e le
profezie di Ruggero, Arenaria, Monachino Ester, Considerazioni su un romanzo di
Rovella, in Le Ragioni critiche, Catania, E. Messina, Dal bagolaro alla sequoia”
(Romeo, Siracusa); E. Messina, Alle radici del pensiero. La presenza dei suoi
maestri” (Romeo, Siracusa). Giuseppe Rovella. Rovella. Keywords: romanzo
filosofico, querce. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rovella” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736086914/in/datetaken/
Grice e Rovere – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pesaro). Essential Italian philosopher. The family
originates in Albisola, Savona, Liguria. Filosofo. Il giure civile del popolo italiano
ha nel testo delle leggi positive e speciali autorità sufficiente da soddisfare
la giustizia ordinaria e da risolvere i dubii e acquetare le controversie
intorno agli interessi e agli ufficii d'ogni privato cittadino. Di quindi nasce
che possono alcuni curiali riuscire segnalati e famosi al mondo con la sola
abilità del pronto ricordare, dell' acuto distinguere e dell'interpretare
acconcio e discreto. Al giure delle genti occorre, invece, assai di frequente
la discussione delle verità astratte. Perocché esso è indipendente e superiore
all'autorità delle sopra citate leggi. Ssi connette immediatamente al giure
naturale che è al tutto razionale e speculative. Spesso gli è forza di riandar
col pensiero sulle fondamenta medesime dell'ordine sociale umano, e spesso
altresì non rinviene modo migliore per risolvere i dubii e acquetare le
discrepanze fuor che indagare i grandi pronunziati della ragione perpetua del
diritto, chiariti, dedotti e applicati mercé della scienza. Poco importa
se i metafisici si bisticciano. Ma non va senza danno del genere umano il
discordare e il traviare de' pubblicisti. E già si disse che il fine criterio
degli uomini illuminati coglie il certo e il sodo della scienza, ma non la crea
e non l'ordina. La demenza degli uonini fa talvolta scandalosa la verità. Laonde
ella ebbe a pronunziare di se medesima: non venni a recare la pace in mezzo di
voi, sibbene la spada. Lo stato essere certa congregazione di famiglie la qual
provvede con leggi e con tribunali al bene proprio e alla propria tutela; tanto
che sieno competentemente adempiuti i fini generali della socialità e i
particolari di essa congregazione. Lo stato italiano non esiste per la
contiguità sola delle terre e delle abitazioni, ma per certo congiungimento e
unità delle menti e degli animi degl’italiani.Il che riconosciuto e fermato, se
ne ritrae ciò che pel diritto è primo
principio ed assioma, non potersi da niuno e sotto niuna ragione arrogare la
facoltà di offendere e menomare l'autonomia interna ed esterna dello stato italiano
insino a tanto che questo non provoca gli altri ad assalirlo con giusta guerra.
Ed eziandio in tal caso è lecito di occupare temporalmente il suo territorio e
dominare il suo popolo nei limiti della difesa e dell'equo rifacimento dei
danni. L'uomo individuo può nel servaggio e nelle catene serbare con isforzo la
libertà dello spirito e compiere in altro modo e sotto altre condizioni certa
eroica purgazione e certo mirabile perfezionamento della sua parte interiore e
immortale. Ma ciò è impossibile all’intero popolo italiano, il quale nel
servaggio di necessità si corrompe ed abbietta, e quindi Gravina chiama assai
giustamente la libertà della nazione italiana sacrosanta cosa e di giure
divino. L'anima non è vendibile e non è nostra, dicevano i teologanti per
dimostrare da più parti la iniquità del contratto. E neppure la libertà è
vendibile; e se l'usarla e abusarla è nostro, non è tale la facoltà e il
principio infuso da Dio con l'alito suo divino e che al dire di Omero vale una
mezza anima. Lo stato italiano possiede onninamente se stesso. Niuno fuori di
lui può attribuirsene la padronanza. Quindi il popolo italiano o vivono in se
od in altri; cioè a dire, o provedono ai propri fini con leggi e ordini propri
e componendo un individuo vero e perfetto della universa famiglia umana. Ovvero
entrano a parte d'altra maggior comunanza con ugualità di diritto e d'ufficio,
come quelle riviere che ne' più larghi e reali fiumi confondono le acque e
perdono il nome. Questa è la generale e astratta dottrina che danno la ragione
e la scienza. La patria italiana, impertanto, significa quella contrada e
quella congregazione di uomini a cui ciascuno degli abitanti e ciascuno dei
congregati sentesi legato per tutti i doveri, gl'istinti, i diritti, le
speranze e gli affetti del vivere comune. La patria italiana, considerata nella
sua morale e profonda significazione, è il compiuto sodamento di ciascuno verso
di tutti e di tutti verso ciascuno. Se la patria italiana non ha debito né
possibilità di nudrire del suo ogni giorno tutti i suoi indigenti, spietata
cosa sarebbe inibire a questi di procacciarsi altrove la sussistenza. Prediletta
opera delle mani di Dio e la nazione italiana. La nazione italiana è pura,
domandano essi, e tutta omogenea. Questo e il puro principio della nazionalità
italiana. Lo Stato italiano, dipendente come si sia da un altro non è, a
propriamente parlare, autonomo. E e perciò, a rigore di definizione, neppure la
denominazione di Stato italiano gli si compete. I prìncipi non sono, del certo,
scelti da Dio immediatamente, ma sono da Dio immediatamente investiti della sovranità
italiana. Il popolo italiano indica l'uomo a cui vuole obbedire e in quell'uomo
è subito la pienezza della sovranità italiana che da Dio gli proviene. Perocché
come da Dio è istituito il fine della socievole comunanza, così è istituito il
mezzo nella autorità del comando. È sicuro che nella lunghezza dei secoli le
volontà e i giudizi umani si accostano all'assoluto del bene sociale, quanto
che la via che viene trascorsa non procede diritta e spedita ma declina e torce
continuo fra molti errori e molte misere concussioni. La libertà della nazione
italiana, essendo naturale ed essenziale agli uomini e necessaria concomitanza
d'ogni bontà, è doveroso per tutti il serbarla integra nella sostanza. E
perciò, né il privato individuo si può vendere ad altro privato, né tutto il
corpo de' cittadini assoggettarsi pienamente e perpetuamente al dominio d’altra
nazione. Poco o nessun valore ha il dissentimento dei piccioli e deboli, quando
anche piglino ardire di esprimerlo; e chi investiga la storia dell’antica Roma,
ritrova che delle proteste loro giacciono grandi fasci dimenticati negli
archivi delle Cancellerie.Dacché siete i più forti, correte poco rischio di
vivere ex lege alla maniera dei Ciclopi. Ma confessare il diritto e contro il
diritto procedere, non è conceduto a nessuno. E parlavano meglio quegli
Ateniesi che alle querele dei Milesi rispondevano senza sturbarsi. Il diritto è
cosa pei deboli e non già pei forti e pei valorosi. Il popolo italiano è
autonomo. Con altri vocaboli, lo stato italiano, vero è libero ed inviolabile.E
la patria italiana, nel significato morale e politico, è sinonimo di stato
italiano -- in quanto questo compone uno stretto e nativo consorzio in cui
ciascun cittadino ha debito e desiderio insieme di effettuare il grado massimo
di unimento sociale e civile. S'incominci
dall'avvisare chi sono costoro che si querelano della libertà dello stato
italiano e ne temono danni così spaventevoli. Costoro sono i medesimi da cui si
alzano lagni e rimproveri cotidiani per qualunque libertà, eccetto la propria
loro. Vogliono limitare la stampa, limitare la libera concorrenza, limitare il
parlamento e in fine ogni cosa col pretesto volgare ed ovvio che il parlamento,
il commercio, la stampa abusano di loro facoltà e trasvanno più d'una volta e
in più cose. La volontà umana, dite, è corrotta e inchinevole al male. Può
darsi. Ma privata di libertà so che depravasi molto di più e i padroni non meno
che i servi. Non è lecito agli uomini di esercitare nessun diritto qualora
difettino pienamente delle facoltà e dei mezzi correlativi. Perciò il
fanciullo, il mentecatto, l'idiota cade naturalmente sotto l'altrui tutela, e
per ciò medesimo la parte meno educata del volgo ed offesa di troppa ignoranza,
o posta in condizione troppo servile, non ha nel generale facoltà e mezzi
proporziod esercitare diritti politici. DEsaminato il fine del viver comune,
fatta rassegna d'alcuni principii direttivi, più bisognevoli al nostro intento
e poco o nulla noti agl’ntichi romani, segue senza più che noi trapassiamo a
contemplare l'ottimo ordinamento civile. Cosi noi delineeremo qnalche fattezza
dell'incivilimento umano, contemplandolo nella natura primitiva ed universale
del popolo italiano, ed avvisandoci di non iscambiare l'alterato e il mutabile
col permanente ed inalterato; e per converso, di non dar nome d'errore
emendabile e di accidente transitorio a ciò che appartiene alle condizioni salde
e durevoli della comunanza civile. Chè nel primo difetto cadono i troppo
retrivi ed i pusillanimi; nel secondo, i novatori audaci e leggeri. Gl’antichi
romano con molto senno incominciano dall'insegnar quello che spetta al buono
stato della famiglia, perché della comunanza umana l'individuo compiuto non è
lo scapolo, ma l'ammogliato con prole o vogliam dire la famiglia, rimossa la
quale non rimane intermezzo alcuno che tempri l'amor proprio e la fiera e violenta
natura nostra. L'organizzazione tanto è più
eccellente quanto meno cede alle esterne azioni ed impressioni ed anzi modifica
con maggior efficacia ed appropria a sé quelle azioni. È da confessare che un gran trovato fece lo
spirito umano e giovevole soprammodo alla prosperità del viver sociale, quando
mise in atto quello che fu domandato governo rappresentativo o parlamentare. Se
dirai: carattere della nazione italiana è la continuità e circoscrizione del
suolo d’Italia. E la nazione e nella lingua, la letteratura e le arti. Se le
origini e la schiatta; le colonie sono tal membro e così vivace del corpo della
patria onde uscirono, da non potersene mai dispiccare, e la guerra americana fu
dalla banda dei sollevati iniqua e parricida. Gran questione poi insorge sulle
genti di confine, le quali compongonsi il più delle volte di schiatte anfibie,
a cosi chiamarle. Quindi noi vogliamo, per via d'esempio, i Nizzardi essere
italiani e i Francesi li fanno dei loro. La compagnia civile comincia là
solamente dove gli animi si accostano, e sorge desiderio di regolato e comune
operare. La giustizia apre e chiude i congressi degli Dei, non quelli degli
uomini. La voce “nazione italiana” nel suo peculiare e pieno significato vuol
dire unimento e società d'uomini che la natura stessa con le sue mani à fatta e
costituita mediante il sangue e la singolarità delle condizioni interiori ed
estrinseche. Per talché quella società distinguesi da tutte le altre per tutti
gli essenziali caratteri che possono diversificare le genti in fra loro, come
la schiatta, la lingua, l'indole, il territorio, le tradizioni, le arti, i
costumi. “Nazione italiana” vuol significare certo novero di genti per comunanza
di sangue, conformità di genio, medesimezza di linguaggio atte e preordinate
alla massima unione sociale. (Lo stipite umano è ordinato esso pure a
spandere discosto da sé le propagini e i semi; e ogni germe nuovo dee nudrirsi
del terreno ove cade, non del tronco da cui si origina. Sieno rese grazie
publicamente da tutta l'Italia a voi, o Valdesi, che l'antica madre mai non
avete voluto e potuto odiare e sconoscere insino al giorno glorioso che fu da
Dio coronata la vostra costanza, e un patto comune di libertà vi riconciliava
con gli emendati persecutori. S'io
credessi quelle armi che assiepano il Foro, dice Cicerone, starsene qui a
minacciare e non a proteggere, cederei al tempo e mi terrei silenzioso. Ma il
fatto fu che quelle armi nel Foro inducevano per se sole una fiera minaccia,
tanto che Cicerone parla poco e male, e la paura ammazza l'eloquenza. Dal
riscontro, per tanto, di tutte le storie, senza timore mai d'eccezione, e più
ancora dalla ripugnanza intima di certi termini, quali sono felicità a servitù,
spontaneità e costrizione, ricavasi questa assoluta sentenza che tra le nazioni
civili il governo straniero non può vantarsi mai né della legittimità
interiore, né della esteriore che emana dall'assentimento espresso o tacito delle
popolazioni. Non può aver luogo prescrizione, dove i diritti innati o
fondamentali dell'uomo ricevono sostanziale ingiuria ed offesa; e di si fatti è
per appunto la indipendenza o dimezzata o distrutta. Ogni cosa nell'uomo è
principiata dalla natura e poi dalla ragione e dall'arte è compiuta.Voi stesso
l'avete udito? Poerio: E come nò, se rinchiuso era con lui in una prigione
medesima? Pignatelli: E fu la vigilia della sua morte? Poerio: Appunto fu la
vigilia. Sapete che valica la mezzanotte, una voce improvvisa e sepolcrale
veramente rompevane il sonno chiamando forte per nome alcuno di noi; e quella
chiamata voleva dire: vieni, ti aspetta il carnefice. La notte pertanto che
seguitò quel mirabil discorso di M. Pagano gli sgherri gridarono il nome suo, e
fu menato al patibolo. Pignatelli: Stava per mezzo a voi quell'omerica figura
del conte di Ruvo? Poerio: Nò, ma in Castello dell'Uovo insieme con altri
uffiziali e con l'intrepido Mantonè. Nel Castel Nuovo e in quella carcere
proprio dove era F. Pagano, stava il fratel vostro maggiore, principe di
Strangoli, stava io, il Conforti, Cirillo, Granali, Eusebio Palmieri, Vincenzo
Russo e due giovinetti amorevoli e cari, cioè l'ultimo figliuolo dello Spanò ed
un marchese di Genzano, bello come l'Appollino e di cui sentiva il Pagano
particolare compassione. V'à una cagione suprema di tutte le cose, cagione
assoluta e però insofferente di limiti e incapace d'aumento e di defficienza.
Ma se niun difetto può stare in lei, ella è il bene infinito e comprende
infinitamente ogni specie di bene. Ciò posto, la cagione suprema è altresì
infinita bontà che raggia il bene fuor di sé stessa e ne riempie la creazione
ed ogni ente se ne satura, a dir così, per quanto fu fatto capace. Tale
contenenza di bene è poi sempre difettiva perché sempre è finita. Di quindi si
origina il male. Non si chieda dunque perché Dio è permettitore del male, ma
chiedasi in quella vece perché piacque a Dio, oltre all'infinito, che
sussistesse pure il finito. (Se il vivere nostro presente fosse condito di
molto diletto e noi incapaci di conoscere e desiderare con ismania istintiva
l'eternità, forse potrebbesi giudicare senza paradosso aver noi sortito quella
porzioncella sola e frammento di beatitudine, brevissima ma sincera e
inconsapevole della propria caducità. (p. Col presupposto della immortalità,
bene avvertiva il Bruno, alcun desiderio naturale non è indarno e alcuna
lacrima non cade senza conforto. Con la immortalità non è affetto generoso
perduto, non ferita dell'animo a cui non si apparecchi altrove copioso balsamo.
Per entro il corso interminato e magnifico de'nostri destini, ogni male vien
riparato, ogni speranza risorge, ogni bellezza rifiorisce, ogni felicità si
rinnova e giganteggia ne'secoli. Poerio: Quando fosse possibile strappare dal
cuor dell'uomo il concetto e la speranza della immortalità, il consorzio civile
medesimo pericolerebbe di sciogliersi e i piaceri e le utilità stesse della
vita presente verrebbero gran parte impedite o affatto levate di mezzo. I dotti
e i legisti barbareggiavano sempre peggio, e pareva in loro una sorta di
necessità tramutata in diritto, e niun discepolo mai se ne querelava; e le
lettere cadevano in tale grettezza, che nelle prose del Giordani si appuntavano
parecchie mende di stile, ma nessuno accusava la tenuità dei concetti e la
critica angusta e slombata. Il Colletta era stimato dai più uno storico sovrano
e poco meno che un Tacito redivivo, ed altri istituivano paragone tra il
Guicciardini e il Botta, tra il Goldoni ed Alberto Nota. Tale il gusto e il
criterio comune. Pochi grandi intelletti non mancavano neppure a quei giorni.
Basti ricordare Bartolini nella scultura; Leopardi e Niccolini nella poetica;
Rossini, Bellini, Donizetti nella musica. In Italia scemando il sapere e la
potenza meditativa, crebbe l'amore spasimato ed irragionevole della bellezza
dell'abito esterno, lasciando a digiuno la mente e poco nudriti e mal governati
gli affetti. Letteratura vasta, soda e ben definita, e parimente larghe scuole
e ben tratteggiate e scolpite mancano alla patria nostra da quasi tre secoli e
piuttosto ne abbiamo avuto cenni e frammenti, e ogni cosa a pezzi, a sbalzi e a
modo d'assaggio. Miei degni signori, il cibo che v'apparecchio è scarso,
scondito e di povera mensa, ma è letteratura e non metafisica. Non appena
l'esilio mi astrinse a lasciare l'Italia e fui spettatore d'altro ordine di
civiltà e uditore d'altri maestri, subito mi si aprì dentro l'animo l'occhio
doloroso della coscienza, ed ebbi della mia ignoranza una paura ed una vergogna
da non credere. Per giudicare alla prima prima che tutto è vecchio e trito in
un libro convien sapere dell'autore se nel generale à l'abito di pensar di suo
capo. Ed egli evoca nuovi spiriti di più sublime natura, i quali entrano a uno
a uno dentro la torre. Spirito del mare. Che vuoi? Barone. Sapere l'essenza del
bene e la fonte della felicità. Spirito del mare. Perché lo chiedi al mare?
Barone. Perché tu sai o puoi sapere ogni cosa; tu nei silenzj della notte tieni
misteriosi colloquj con la luna e con le stelle che in te si riflettono; e tu
pur ricevi nell ' ampio tuo seno i fiumi tutti del mondo, i quali ti raccontano
le geste antiche dei popoli e le più antiche vicende dei continenti per mezzo a
cui essi fluiscono senza posa. Spirito del mare. lo non so nulla (sparisce).
Barone. Che tu venga malmenato in eterno dallo spirito delle procelle, e che i
tuoi membri immortali sieno rotti e squarciati mai sempre dalle taglienti
creste degli ardui scogli. La coda del cavallo bianco dell' Apocalisse.
Che vuoi? Barone. Sapere in che consiste il bene, e dove è la fonte della
felicità. La coda. Perché lo chiedi a me? Barone. Tu sai la fine ultima delle
cose, e tu comparirai poco innanzi della consumazione del secolo. La coda.
Quando io comparirò, io ondeggerò nelle sfere, simile alla caduta del Niagara e
più tremenda della coda delle comete. Ogni mio crine rinserra un destino; e
ogni mio moto è un cenno di oracolo; ò trascorsi tutti i cieli di Tolomeo e i
cieli di Galileo e i cieli di Herschel; ò lambita con la mia criniera la faccia
delle stelle, e l'ò distesa sulle penne de' turbini; molte cose ò conosciute,
ma non quel che tu cerchi: io non so nulla (sparisce). Dagli Arabi si travasò
il mal gusto ne' Catalani e ne' Provenzali, e una vena non troppo scarsa ne fu
derivata ne' primi nostri verseggiatori. Dante egli pure non se ne astenne
affatto; e noi peniamo a credere che a quel genio sovrano venisse scritta la
canzone lambiccatissima della Pietra. Sa ognuno che nel seicento, con lo
scadere dell' arte, ricomparvero quelle freddure e mattie, e ogni cosa fu piena
di acrostici, d'anagrammi, d'allitterazioni e altrettali sciempiezze. Ma per
buona ventura cotesta sorta vanissima di pedanteria non sembra ai moderni
pericolosa; e dico ai moderni italiani, perché appresso gli stranieri non ne
mancano esempj; e molti anno letto in un vivente poeta francese di gran nomea
certi capricci di metri e di rime i quali dimostrano come in lui siensi venuti
rinnovando tutti gli umori e le vertigini dei seicentisti. E nemmanco ci pare
immune dalle stranezze di cui parliamo quel concepimento del Goethe di ordire
la tragedia del Fausto con questa singolar legge che ogni scena fosse dettata
in metro diverso ed una altresì in nuda prosa, onde potesse affermarsi che
niuna maniera del verseggiare ed anzi dello scrivere umano (per quanto ne è
capace il tedesco idioma) mancasse a quel dramma; nuova maniera e poco assai
naturale e graziosa di porgere idea e figura del panteismo. Non può né deve il
poeta scompagnarsi mai troppo dalle opinioni e dai sentimenti comuni dell'età
sua; chè da questi principalmente è suscitato l'estro di lui, con questi
accende e innamora le moltitudini. D'ogni altro pensiero ed affetto, ove li
possieda e li senta egli solo, avrà pochi intenditori, pochissimi lodatori; e
la favella delle Muse langue e muor sulle labbra se non suona ad orecchie
benevole e a cuori profondamente commossi. In Inghilterra il Milton fierissimo
repubblicano e segretario eloquente del gran Cromvello, à quasi sempre poetato
di cose mistiche e teologiche e nulla v'à di politico, nulla d'inglese e di
patrio, né nel Paradiso perduto, né in altri suoi canti. Riuscirà sempre a
gloria grande e invidiata d'Italia che la Gerusalemme del Tasso compaja tanto
più bella e mirabile quanto più in lei si contempla e considera intentivamente
la perfezione del tutto. Certo, il Valvasone è meno forbito ed armonioso del
Tansillo, meno fluido del Tasso seniore, meno corretto, proprio e limato de'
più corretti e limati rimatori toscani; ma non per ciò si capisce come questa
minor perfezione di forma, abbia potuto oscurare nel giudicio de' raccoglitori
e de' critici il gran merito dell'invenzione. Che il Milton siasi giovato dell'
Angeleide non so, quantunque fra i due poemi si vengan trovando molti e
singolari riscontri che non è facile a credere casuali; ma questo io so bene
che a rispetto della guerra degli angeli episodicamente introdotta nel Paradiso
perduto, il Valvasone non perde nulla ad esser letto dopo l'Inglese e con
quello essere paragonato; il che non avviene del sicuro né per l' Adamo dell'Andreini
né per la Strage degl'Innocenti del cavaliere Marino, due componimenti che
dicesi aver suggerito a Milton parecchi pensieri e l'ideal grandezza del suo
Lucifero. L'ingegno poetico, in versificare ciascuno di quei subbietti, tende a
spiegare una novità, un' altezza e una leggiadria suprema di concetto, di
sentimento, di fantasia e di stile. Dove mancasse l'una di tali eccellenze,
l'arte sarebbe difettosa e quindi increscevole. Ci venne osservato (cosa che
per addietro non ben sapevamo) la critica letteraria incominciata in Italia con
Dante essere morta col Tasso e gli amici suoi; e come cadde con quel mirabile
intelletto la nostra primazia nel ministero delle Muse, così venne meno la
filosofia estetica; e il nuovo dell' arte non fu capito, l'antico fu dalla
pedanteria svisato e agghiadato. L'arte critica antica ebbe ultimi promulgatori
due grandi ingegni, il Muratori e il Gravina. Della critica nata dipoi con le
nuove speculazioni e con le nuove forme di poesia, non conosciamo in Italia
alcun degno scrittore e rappresentatore. Dopo Omero nessun poeta, per mio
giudicio, può alzarsi a competere con l'Alighieri, salvo Guglielmo Shakspeare,
gloria massima dell'Inghilterra. E per fermo, ne' drammi di lui l'animo e la
vita umana vengon ritratti così al vero e scandagliati e disaminati così nel
profondo, che mai nol saranno di più. Ma le condizioni peculiari della
drammatica e l'indole propria degl' ingegni settentrionali impedirono a
Shakspeare di raggiungere quella perfetta unione sì delle diverse materie poetiche
e sì di tutte l'eccellenze e prerogative onde facciamo discorso. E veramente
nelle composizioni sue la religione si mostra sol di lontano e molto di rado; e
tra le specie differenti e delicatissime d'amore ivi entro significate, manca
quella eccelsa e spiritualissima di cui si scaldò l'amante di Beatrice. Il
poeta è dall'ispirazione allacciato e padroneggiato sì forte, da non saper bene
sottomettersi all'arte ed alla meditazione. Il troppo incivilirsi dei popoli
aumentando di soverchio l'osservazione e la critica e affinandovisi l'arte ogni
giorno di più per effetto medesimo dell' esercizio e dell' esperienza e per
desiderio di novità, mena il poeta a scordar forse troppo l'aurea semplicità
degli antichi, il sincero aspetto della natura e i veri e spontanei moti
dell'animo. Il compiuto e l'ottimo della poesia consiste in racchiudere dentro
ai poemi con vaga e proporzionata unità di composizione tutto quanto il
visibile ed il pensabile umano per ciò che in ambedue è più bello e più
commovente. Consiste inoltre nel figurare e ritrarre cotesto subbietto
amplissimo e universale con la maggior novità e la maggiore sublimità e
leggiadria di concepimento, di fantasia, d'affetto e d'elocuzione che sia
fattibile di conseguire. Laonde poi il concepimento, così nel complesso come
nelle sentenze particolari, dee riuscir succoso, vario ed inaspettato e pieno
di recondita dottrina e saggezza; l'affetto dee correre, quanto è possibile,
per tutti i gradi e le differenze, e toccare il sommo della tenerezza e
commiserazione e il sommo della terribilità. Tasso, anima pia e generosa, ma in
cui (non so dir come) nulla v'era di popolare. Quindi egli s'infervorò della
maestà teocratica dei pontefici e aderì alla nuova cavalleria cortigiana e
feudale; quindi pure accettò con zelo e con osservanza scrupolosa l' ortodossia
cattolica, e nella vita intellettuale quanto nella civile, fu dall' autorità
dei metodi e degli esempj signoreggiato. Da ciò prese nudrimento e moto il
divino estro suo e uscirono le maraviglie della Gerusalemme. Nel Tasso poi sono
tutti i pregi e tutta quanta la luce e magnificenza della poesia classica, e
spiccano altresì in lui alcuni attributi speciali del genio italiano in ordine
al bello. In perpetuo si ammirerà nella Liberata ciò che l'arte, i precetti,
l'erudizione e la scienza possono fare, ajutati e avvivati da una stupenda
natura poetica. L'Ariosto significa la commedia umana quale la veggiamo
rappresentarsi nel mondo, laddove Dante fece primo subbietto suo il
soprammondano, e in esso figurò e simboleggiò le cose terrene. E come il gran
Fiorentino nelle fogge variatissime de' tormenti e delle espiazioni dipinse i
variatissimi aspetti delle indoli e delle passioni, il simile adempiva
l'Ariosto sotto il velo dei portenti magici e delle strane avventure. Ma certo
qual narrazione di fatti umani riuscirà più vasta, più immaginosa e più
moltiforme di quella dell' Orlando furioso? Quivi sono guerre tra più nazioni,
nascimenti e ruine di molti regni, conflitto sanguinoso di religione e di
culto, infinita diversità e singolarità di costumi, e tutto il Ponente e il
Levante offrono larga scena e strepitoso teatro a cotali imprese e catastrofi.
Quivi sono dipinte la vita privata e la pubblica, le corti e le capanne, i
castelli ed i romitaggi; quivi s'intrecciano gradevolmente la cronica, la
novella e la storia, e ciò che il dramma à di patetico, l'epopeia di maestoso, il
romanzo di fantastico. Non credo che in veruna straniera letteratura possa come
nella nostra volgare annoverarsi una sequela così sterminata di poemi eroici e
di romanzeschi, parecchj de' quali brillerebbero di gran luce, ove fossero soli
e non li soverchiasse la troppa chiarezza di Dante, dell'Ariosto e del Tasso.
Né reputo presontuoso il dire che, per esempio, la Croce racquistata del
Bracciolini o il Conquisto di Granata di Girolamo Graziane sostengono bene
assai il paragone o con l'Araucana dell' Ercilla o coi medesimi Lusiadi di Luís
Vaz de Camões ai quali ànno accresciuta non poca fama le sventure e le virtù
del poeta; e per simile, io giudico che l' Amadigi del Tasso il vecchio o
l'Orlando innamorato del Berni, non temono di gareggiare con la Regina Fata di
Spenser e con quanto di meglio in tal genere ànno prodotto l'altre nazioni. Ma
non è da tacere che in quasi tutti questi nostri poemi riconoscesi agevolmente
l'uno o l'altro dei tipi che nel Furioso e nella Gerusalemme ricevettero
perfezione, ed a cui poca giunta di novità e poche profonde mutazioni si fecero
dagl'ingegni posteriori; e ne' poemi eroici singolarmente a niuno è riuscito di
ben cantare i difetti del Tasso, molti in quel cambio li esagerarono. Scusabile
mi si fa Marino e scusabili gl'Italiani, quand'io considero lo stato di lor
nazione sotto il crudele dominio degli Spagnuoli, e fieramente mi sdegno con
questi medesimi che nella patria loro ancor sì potente e sì fortunata,
plaudivano a que' delirj e incensavano il Gongora, meno ingegnoso assai del
Marino e di lui più strano e affettato. In fine, gioverà il ricordare che
all'Italia serva, scaduta e dilapidata, rimaneva pur tanto ancora di prevalenza
intellettuale appresso l'altre nazioni che de' trionfi più insigni e delle lodi
più sperticate del cavalier Marino furono autori i Francesi; e per lungo tempo
assai nessuno de' lor poeti seppe al tutto purgarsi della letteraria corruzione
venuta d'oltre Alpe; testimonio lo stesso Cornelio, alto e robustissimo
ingegno, ma nel cui stile nondimeno avria dovuto il Boileau ritrovare assai
spesso di quel medesimo talco del quale parevangli luccicare i versi del Tasso.
Dal Marino incominciò a propagarsi nel mondo una poesia fantastica e meramente
coloritrice, la quale cerca l'arte solo per l'arte, fassi specchio indifferente
al falso ed al vero, alle cose buone ed alle malvage, alle vane e giocose come
alle grandi e instruttive; sente tutti gli affetti e nessuno con profondità, e
nell'essere suo naturale od abituale, canta di Adone, come di Erode e così
delle favole greche come delle bibliche narrazioni] Fiorirono in tale
intervallo tre ingegni eminenti che forse mantennero alla lirica nostra una
spiccata maggioranza su quella d'altre nazioni. Ognuno, io penso, à nominato ad
una con me il Chiabrera, il Filicaja ed il Guidi. Dal solo Chiabrera fu
l'Italia regalata di tre nuove corone poetiche; mercechè veramente nelle sue
mani nacque e grandeggiò prima la canzone pindarica, poi la canzone
anacreontica e infine il sermone oraziano; né mal s' apporrebbe colui che
attribuisse al Chiabrera eziandio la rinnovazione del Ditirambo. Il Filicaja
venne a tempi ancora più disavventurati, e quando più non era possibile
discoprire ne' suoi Fiorentini un segno e un vestigio pure dell'antica fierezza
repubblicana. Ma il senso del bene morale e la pietà religiosa fervevano così
profondi nell'animo suo che bastarono a farlo poeta. Mai né in questa nostra
patria, né fuori sonosi udite canzoni così ben temperate di splendore pindarico
e di maestà scritturale come quelle del Filicaja. Nel Guidi allato a concetti
ed a sentimenti spesso comuni e rettorici, splende una forma non superabile di
novità, di bellezza e magnificenza. Certo, se ad Alessandro Guidi fosse toccato
di vivere in seno di una nazione forte e gloriosa, non ostante la poca
fecondità e vastità di pensieri, io non so bene a qual grado di eccellenza non
sarebbe salita la lirica sua; perché costui propriamente sortì da natura Yos
magna sonaturum, e ce ne porge sicura caparra la sua canzone alla Fortuna. A me
sonerà sempre caro ed insigne il nome di Alfonso Varano, perché da lui
segnatamente, a quello che io giudico, s'iniziò il corso della poesia moderna
italiana; e forse la patria non gli si mostra ricordevole e grata quanto
dovrebbe. Chi trovasse non poca similitudine tra la mente del Varano e quella
del Young, credo che male non si apporrebbe. Anime pie e stoiche ambidue, e
dischiuse non pertanto agli affetti gentili, diffondono ne' lor versi un
religioso terrore e un' ascetica melanconia che nell'Inglese riescono cupi,
inconsolati e monotoni, e nell'Italiano s'allegrano spesso alla vista del
nostro bel sole, e dai pensieri del sepolcro volano con gran fede alla pace e
serenità della gloria immortale. Varano poi insieme col Gozzi restituì alla
Divina Commedia il debito culto; il Gozzi con li scritti polemici, egli con la
virtù dell' esempio; ed ebbe arbitrio di dire a Dante ciò che questi a Virgilio:
Tu séi lo mio maestro e il mio autore. Se non che il cantore delle Visioni
chiuse e conchiuse l'intero universo nel sentimento della pietà e nei misteri
del dogma, e non ben seppe imitare del suo modello la nervosa brevità e
parsimonia, la varietà inesauribile e la peregrina eleganza. Se taluno dei suoi
piuttosto scarsi scolari volle talora celebrare in Rovere. l'ultimo anello
della catena che dal Galluppi si continua in Rosmini e Gioberti, unanime e il
consenso dei suoi maggiori contemporanei e dei posteri nell'affermare il valore
pressoché nullo della sua vasta produzione filosofica. Rosmini e più scolastico,
Rovere più civile. Quello quasi sterile in politica, questo molto feconda,
risolvendo i problemi più ardui e interessanti della vita sociale. Quello fu
timido, questo coraggiosa; quello arriva a rifiutare sul terreno pratico
le-conseguenze de' suoi principii per un pregiudizioso rispetto di casta non
evitando il disonore di una ritirata e la deformità del sofisma; Rovere, per lo
contrario tutta intrepido si sostenne colla gloria di una vittoria, colla
dignità di una rigorosa coerenza, e colla bellezza di una vera argomentazione.
Rosmini in un bel momento di sua ragione scrive stupende pagine sulla riforma
del clero; poi ha la debolezza di ritirarle, impaurito dalle minaccia
dell'Indice. Rovere è oggi quel che era ne' primi giorni della sua vita
pubblica, e non sa temere altro autorevole indice che quello del buon senso.
Nel suo saggio, intitolalo Di un nuovo diritto europeo, si ammira il coraggio
della coscienza di un filosofo, e la prudenza d'un uomo di Stato. Riguardo poi
ai pregi della forma, Rosmini fu semplicemente filosofo, Mamiani un
filosofo-oratore; nel primo spicca la pura meditazione, nel secondo si unisce
il genio che feconda il deserto delle speculazioni metafisiche, delle avanzate
astrazioni. In Rosmini vi ha una ricchezza povera, cioè una stiracchiatura di
poche idee in molte parole, quasi diffidi della memoria, e dell'abilità del
lettore. In Rovere vi ha una povertà ricca, cioè molte idee in poche parole; il
che appaga l'amor proprio del lettore, e ne fa liete tutte le potenze della
ritentiva e della ragione. A“D'un nuovo diritto europeo” (Scolastica, Torino);
“Dell'ottima congregazione umana e del principio di nazionalità italiana ” (Subalpina,
Torino); Pagano, ovvero, della immortalità, Dai Torchi della Signora De Lacombe”;
“Prose letterarie” (Barbera, Firenze). Terenzio Mamiani della Rovere. Rovere.
Keywords: confessioni di un metafisico, il rinnovamento della filosofia antica
italiana, vico, cuoco. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e della Rovere," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689532679/in/photolist-2mNzeEc-2mPqEYR-2mPsUUV-2mPBcdN-2mKCnei-2mKySTi-2mKbiLm-DvhhWW-DhRHD2-C91EC7-nE2Dmk-nu5Fd6-ncSxYn-nune7i-npzGmo-nrgohw
Grice e Ruberti – la natura abhorre il
vuoto – la tromba di Gabriele -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pideura). filosofo. Figlio di Gaspare,
originario di Bertinoro e tessitore, e Giacoma Torricelli-Roberti, faentina. Studia a Faenza
e Roma sotto B. Castelli. Srive a Galilei una lettera di risposta a sue richieste
a Castelli, che assente in quei giorni aveva lasciato allo studente il compito
di segretario. In tale lettera colse l'occasione per presentarsigli, che egli
ammira grandemente. Il vivere da vicino le vicende del processo a Galileo gl’indusse
a dedicarsi più strettamente alla matematica nonostante padroneggiasse gli
strumenti teorici e fosse un abile costruttore di cannocchiali. Divenne segretario di G. Ciampoli, un intellettuale
devoto a Galileo, che segue nei suoi incarichi governativi nelle Marche e
nell'Umbria. Castelli presenta a Galilei il saggio di Roberti, “De motu gravium”
suggerendogli di impiegarlo come discepolo e assistente. Così e e divenne
assistente di Galileo e su domanda e insistenza di Galilei si trasferì nella
sua abitazione. Alla morte di Galilei, Ferdinando II gli nomina matematico
del Granducato di Toscana. Studia geometria, dove anticipa il calcolo infinitesimale.
Si dedica alla fisica, studiando il moto dei gravi e dei fluidi e approfonde
l'ottica. Possede un laboratorio nel quale realizza egli stesso lenti e
telescopi. Si dedica anche allo studio dei fluidi, giungendo ad inventare il
barometro a mercurio chiamato "tubo di Torricelli" o "tubo da
vuoto”. Tale invenzione si basa nella misurazione della pressione atmosferica
attraverso l'uso di questo tubo che, proprio sotto la spinta di tale pressione,
viene riempito dal mercurio fino all'altezza costante di 760 mm (esperimento
effettuato sul livello del mare). Proprio da questa invenzione nasce l'unità di
misura della pressione "millimetri di mercurio" (mmHg) e
l'uguaglianza: 1 Atm = 760 mmHg (la pressione di un'atmosfera corrisponde a 760
millimetri di mercurio). Pubblica “Opera Geo-Metrica”, della quale “De motu
gravium” costituisce la seconda parte. Si dice faentino e tale era
considerato dalle persone che lo conoscevano, ma le ricerche compiute già
subito dopo la sua morte nei registri battesimali di Faenza non ebbero esito.
Ciò da adito ad un secolare dibattito, durante il quale varie altre località
romagnole rivendicarono l'onore di avergli dato i natali. Rossini ricostrusce
l'albero genealogico della famiglia, originaria di Pideura, nel contado
faentino, risalendo di due secoli oltre la nascita di Ruberti. Bertoni, del
liceo che da Ruberti prende nome, trova nel registro dei battezzati della
Basilica di San Pietro in Vaticano il suo atto di battesimo. Ciò che trae in
inganno i filosofi e il fatto che Ruberti assume il cognomen Torricelli della
madre anziché del padre. Si sa che il nome del padre e Gaspare. Pertanto, si
cercano notizie di un inesistente Gaspare Torricelli. Viceversa, si hanno
notizie di una Giacoma Torricelli e si riteneva che fosse la zia paterna. E
invece la madre. La lettera a Galilei, conservata alla Biblioteca Nazionale di
Firenze fra i Manoscritti Galileiani, è il primo documento nel suo carteggio. Rappresenta
un documento fondamentale per studiare la vita e l'opera dello scienziato
faentino. Descrive la propria formazione scientifica. Si dichiara a conoscenza
dei fatti che portano a breve alla condanna di Galilei e dichiara la propria
'fede' galileiana. Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Col.mo Nella absenza
del Rev.mo Padre Matematico di N. Sig.re, sono restato io; humilissimo suo
discepolo e servitore, con l'honor di suo secretario. Fra le lettere del quale
havendo io letta quella di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma, a lei ne accuso,
conforme l'ordine datomi, la ricevuta, e a lui Rev.mo ne do parte in compendio.
Potrei nondimeno io medesimo assicurar V. S. che il Padre Abbate in ogni
occasione, e con il Maestro di Sacro Palazzo e con i compagni di quello e con
altri prelati ancora, ha sempre procurato di sostenere in piedi li Dialoghi di
lei Ecc.ma, e credo che sia stato causa che non si è fatta precipitosa
resolutione. Io sono pienissimamente informato d'ogni cosa. Sono di
professione matematico, ben che giovane, scolaro del Padre R.mo di 6 anni, e
duoi altri havevo prima studiato da me solo sotto la disciplina dei Gesuiti.
Son stato il primo che in casa del Padre Abbate, et anco in Roma, ho studiato
minutissimamente e continuamente sino al presente giorno il libro di V. S., con
quel gusto che ella si puol imaginare che habbia havuto uno che, già havendo assai
bene praticata tutta la geometria, Apollonio, Archimede, Teodosio, et che
havendo studiato Tolomeo et visto quasi ogni cosa del Ticone, del Keplero e del
Longomontano, finalmente adhere, sforzato dalle molte congruenze, al Copernico,
ed era di professione e di setta galileista. Il Padre Grienbergiero, che
è molto mio, confessa che il libro di V. S. gli da gusto grandissimo e che ci
sono molte belle cose, ma che l'opinione non la loda, e se ben pare che sia,
non la tien per vera. Il Padre Scheiner, quando gliene ho parlato, l'ha lodato,
crollando la testa. Dice anco che si stracca nel leggerlo per le molte
disgressioni. Io gli ricordo le medesme scuse e diffese che V. S. in più lochi
va intessendo. Finalmente dice che V. S. si porta male con lui, e non ne vol
parlare. Del resto io mi stimo fortunatissimo in questo, d'esser nato in
un secolo nel quale ho potuto conoscere et riverir con lettere un Galileo, cioè
un oracolo della natura, et honorarmi della padronanza et disciplina d'un
Ciampoli, mio amorevolissimo signore, eccesso di meraviglia, o se adopri la
penna o la lingua o l'ingegno. Haverà quanto prima il Padre R.mo la carissima di
V. S., e le risponderà. Intanto V. S. Ecc.ma mi fa degno, ben che inetto,
d'esser nel numero de' servi suoi e de' seguaci del vero; che già so che il
Padre R.mo, o a bocca o per lettere me gli haverà altre volte offerito per
tale. E per fine a V. S. faccio con ogni maggior affetto riverenza. Roma,
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma Sig.r Gall. Gal. La lettura approfondita delle “Due
nuove scienze” di Galilei dei cui ultimi capitoli segue direttamente la stesura
ad Arcetri, gli ha suggerito molti sviluppi dei principi della meccanica ivi stabiliti.
Tali sviluppi sono esposti nel trattato dal titolo “De motu gravium”. Nell’ “Opera
Geometrica” conceve il principio del
barometro, costruendo quello che ora è chiamato tubo di Torricelli e
individuando il "vuoto torricelliano". Con Viviani dimostra che il
vuoto esiste in natura e che l'aria ha un peso ponendo quindi fine alle
millenarie discussioni filosofiche sull'horror vacui. Un'unità di misura della
pressione è stata chiamata Torr in suo onore e corrisponde a millimetri di
mercurio. L'unità di misura del Sistema Internazionale è invece il pascal, in
onore di un altro illustre fisico Blaise Pascal, che fa fiorire numerose
ricerche sperimentali dalla estesa e definitiva teoria della pressione
atmosferica descritta da Torricelli. La parola “barometro” coniata da R. Boyle
è oggi quasi sempre associata al nome di Torricelli che risulta quindi fra i
più celebri scienziati italiani nella storia. Essendo in diretto contatto con
Cavalieri inizia a lavorare con la Geometria degli indivisibili e ben presto
supera, secondo lo stesso Cavalieri, il suo maestro. E abilissimo
nell'utilizzarne le tecniche, cioè il metodo degli indivisibili, come anche il
metodo d'esaustione, che e in uso presso gl’antichi, fra tutti il grande Archimede,
di cui e entusiasta ammiratore. A lui dobbiamo la riscoperta del matematico
siracusano. Per il gusto di imitare i classici, dimostra in 21 modi
diversi un teorema di Archimede: 11 con il metodo d'esaustione, 10 con il
metodo degli indivisibili. Spesso i risultati ottenuti con la geometria
degli indivisibili venneno poi confermati con altre dimostrazioni, a causa
della controversia sulla loro fondatezza. Il fatto interessante è che lo
stesso Archimede elabora una sorta di geometria degli indivisibili, ma non la
ritiene rigorosa, e perciò dimostra sempre i suoi risultati con il metodo
d'esaustione. Tutto ciò si è scoperto quando si scopre un palinsesto con
un'opera sconosciuta di Archimede, il Metodo meccanico, nel quale espone questi
procedimenti. -- è famoso per la scoperta del solido di rotazione
infinitamente lungo detto “la tromba di Gabriele”, da lui chiamato "solido
iperbolico acutissimo", avente l'area della superficie infinita, ma il
volume finito. La tromba di Gabriele e considerato per molto tempo un paradosso
"incredibile" per molti, incluso lui stesso, che cerca diverse
spiegazioni alternative, anche perché l'idea di un secchio che è possibile
riempire di vernice, ma impossibile da pitturare è senz'altro singolare. Il
solido in questione ha scatenato un'aspra controversia sulla natura
dell'infinito, che ha coinvolto anche il filosofo T. Hobbes. In questa disputa
alcuni sostenneno che il solido conduce all'idea di un infinito completo. -- è
stato pioniere nel settore delle serie infinite. In “De dimensione parabolae"
considera una successione decrescente di termini positivi {{0},{1},{2}} e
mostra che la corrispondente serie tele-scopica {{0}{1})+{1}{2})+}converge
necessariamente a {{0}-L{0}-L}, dove “L” denota il limite della successione. In
questo modo riuscw a dare una dimostrazione dell’espressione per la somma della
serie geometrica. A Faenza, è presente una statua (ubicata di fronte alla
chiesa di San Francesco) che lo raffigura con in mano un barometro a mercurio
(curiosità sulle proporzioni: l'altezza del barometro è inferiore a quella
reale, che deve essere di almeno 76 cm. Per la storia della scoperta della sua vera
origine vedi anche Registrazione del convegno per il quarto centenario della
nascita, M. Fidio, C. Gandolfi,
Idraulici italiani, Biblioteca Europea di Informazione Cultura.In questa
sperimentazione venne preceduto di qualche anno da G. Berti, che conduce un
esperimento barometrico utilizzando acqua anziché mercurio. Cfr. L'esperimento
di Berti, realizzato a Roma Moon: Torricelli
G. Rossini, Convegno di studi
torricelliani in occasione dell’anniversario della nascita, Faenza, Lega, G. Bertoni,
La sua faentinità e il suo vero luogo di nascita, in Studi e ricerche del Liceo
Torricelli, Faenza, Ragazzini, F. Toscano, L'erede di Galileo. Vita breve e
mirabile, Milano, Sironi).A .Alexander, Infinitamente piccoli. La teoria
matematica alla base del mondo moderno, Torino, Codice edizioni, Barometro di Torricelli, Equazione di Torricelli,
Legge di Torricelli Torr, Tromba di Torricelli, Treccan Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Crusca.
Evangelista Torricelli, Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Scienze, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Museo della Storia della Scienza,
Firenze. Evangelista Torricelli Ruberti. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Ruberti” – The Swimming-Pool Library https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692027983/in/photolist-2mKR9ZM-nrgohw-npzGmo
Grice e Rucellai – gl’amori di
Linceo – filosofia imperfetta -- filosofia italiana (Firenze). Filosofo. Crusca. Discepolo
di Galilee e in certa guisa il
depositario e spositore delle opinioni metafìsiche professate dal suo maestro.
Di più: in cui la scuola di Galilei ha uno dei maggiori lumi. Afferma di essere
amico e confidente di Galilei ma ciò non corrisponde al vero. In verità si incontrano
solo una volta quando e suo ospite nella villa di Arcetri. Men che meno e suo
studente. Quanto poi alla metafisica di Galilei, i dialoghi filosofici parlano
da soli. Quando comincia a comporre i dialoghi
presero persino a chiamarlo "il nostro sapientissimo Socrate". Ma
anche questa era una bufala. Il fatto è ogni volta che compone un dialogo, ama recitarlo
al suo palazzo davanti a un pubblico scelto di personaggi del bel mondo
fiorentino. Che al suo palazzo, uno dei più ricche di Firenze, si mangia e e beve
gratis. Quindi più dialoghi recitav, più si gozzoviglia. Per questo lo incitano
a continuare. La verità è che in
filosofia non vuole, non segue la ragione. Chiudendo gl’occhi alla scienza, in
qualunque punto, non dice nero né bianco. Altro che discepolo di Galilei anche
se a Firenze, a questa panzana, ci credeno in molti. Non è un caso dunque se i dialoghi sono
pubblicati non per meriti filosofici ma linguistici. I dialoghi sono citati dal
vocabolario della Crusca ed ottimo avviso e il farne spoglio abbondante perché
la loro favella è veramente d'oro e, se lo stile procede talvolta prolisso, è
sempre chiarissimo ed elegante e à gran ricchezza di voci e frasi convenienti
agli studj speculativi. Forse è proprio
per la sua grande abilità nel farsi credere che, nel Granducato, la sua stella
sembra non tramontare mai. Ambasciatore toscano prima presso Ladislao IV e poi
lFerdinando III. Intendente della Biblioteca Laurenziana. Tutore di Francesco
Maria. Acclamato Priore dell'Accademia della Crusca con l’alias di “Imperfetto”
Strano perché lui, invece, e un perfetto: un perfetto bugiardo. Altre saggi: “Descrizione
della presa d'Argo e de gl’amori di Linceo con Hipermestra”; Opuscoli inediti di
celebri autori toscani, Prose e rime inedite di Rucellai Tommaso Buonaventura, Degl’officii
per la società umana”; “Della provvidenza”; “Della morale”, Crusca. Orazio
Ricasoli-Rucellai. Ruscellai. Keywords: gl’amori di Linceo --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rucellai”
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734569882
Grice e Ruffolo – il possibilismo --
filosofia italiana (Cosenza). Filosofo. Torna a Roma dal fronte della campagna greco-albanese
della seconda guerra decorato con quattro medaglie al valore per diverse
intrepide azioni contro il nemico, in cui e ferito con arma da fuoco
trapassante il petto. Organizza in seno al ministero dell'interno una cellula
di resistenza partigiana, che gli vale l'attestazione di partigiano combattente
e una medaglia di bronzo al valore partigiano. Per via della delazione di
un componente del gruppo di resistenza e arrestato dalla banda Pollastrini-Koch
e incarcerato alla pensione Jaccarino in via Romagna. Trasferito in Regina Coeli
condivide la cella con Pintor e Salinari discutendo del dopo
liberazione. Trasferito a via Tasso e interrogato da Kappler. L'iniziale
sentenza di morte e commutata in deportazione. Qualche ora prima
dell'ingresso degl’alleati in Roma, all'abbandono di Roma da parte dei tedeschi,
usce dal carcere insieme per essere avviato su uno dei trei torpedoni in attesa
a Piazza San Giovanni per essere deportato in Germania. Un quarto torpedone e
invece quello destinato all'eccidio di La Storta dove e ucciso Buozzi. Lee SS
gli impedeno il suo proposito di salire proprio sul quarto torpedone, scostato
dagl’altri, avvalorando la tesi che l'eccidio e pre-meditato e non una reazione
impulsiva del comandante. Costretto a salire su uno dei restanti tre torpedoni,
si getta mentre il convoglio e in marcia. Riusce a far perdere le tracce e a
liberarsi nonostante le SS avessero fermato il convoglio e lo insegueno nella
campagna nei pressi di Ficulle. Dell’arresto e prigionia da conto in "Roma
-- storia della mia cattura e fuga dalle SS [dai nazisiti]" (Roma). Al
termine della guerra, ha la carriera di notaio a Grosseto. Uomo colto,
conversatore brillante con battute spesso umoristiche. In occasione della
trasmissione "Testimoni oculari" di S. Zavoli, circa la detenzione a
Via Tasso, venne intervistato il fratello Sergio. La sua condizione di
laringectomizzato per il tumore alle corde vocali, e probabile causa della mancata
intervista. Tuttavia non è citato nella trasmissione, in quanto il
fratello omise di nominarlo nell'intervista, causando uno spiacevole dissapore
familiare, tenuto conto delle drammatiche e indimenticabili circostanze di quei
momenti vissuti insieme. Amico e intrattenne corrispondenza tra gli altri,
con Orlando, Levi, Ragghianti, I.
Baldini, A. Trombadori, F. Valeri, M.
Morante, C. Cassola, M. Melloni (Fortebraccio), A. Guercio, A.
Ripellino, F. Gabrielli, e M. Stern. Notevole la mole dei suoi saggi e il
cui interesse di pensiero, investe gli argomenti più disparati. Altri saggi: “La
Cosmologica” (Roma, Signorelli), opera poetico-filosofica. Fonda la “metafisica
possibilista” basata sulla teoria della relatività generale e della fisica dei
quanti; "America come pretesto" (Roma, Ventaglio); "Il
possibilismo: suggerimento filosofico eutimistico-terapeutico” (Roma, Mancosu);
"Guazzabuglio"; “Quadri di una esposizione” (Roma, Barone); “Guazzabuglio”
(Roma, Croce);“Oltre gl’ali di Icaro” (Roma, C. Mancosu). Nicola Ruffolo.
Ruffolo. Keywords: Icaro, Cosmologica, possibilismo, guazzagublio, lo specchio
del diavolo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ruffolo” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735363301/in/datetaken/
Grice e Ruggiero – romolo e remo –
filosofia meridionale -- filosofia
italiana (Napoli). Filosofo. Nato
alla fazione di Bruciano, fiiglio di Eugenio
e di Filomena d'Aiello. Scrive “Critica del concetto di cultura”, cui
Croce rimprovera la mancata distinzione tra “cultura” e “falsa cultura”. Idealista,
senza aderire all'attualismo di Gentile. Liberale, pur non risparmiando
critiche alla classe politica espressa dal Partito liberale. Insegna a Messina
e Roma. Avendo aderito all'idealismo con Gentile, la sua rivendicazione dei
valori del liberalismo lo rese un esponente di spicco dell'opposizione al
fascismo. Per non perdere la cattedra presta il giuramento di fedeltà al
fascismo. Autore, tra le altre opere, di una imponente Storia della filosofia e di una Storia del liberalism. Socio degl’Esploratori
Italiani. Indaga nella storia della filosofia romana la potenza di libertà
costruttrice del mondo degl’uomini, e, auspicando in tempi oscuri il ritorno
alla ragione, e ad Italia maestro ed apostolo di fede nell'umanità. Saggi: Storia della filosofia,” “La filosofia
greca'” Bari, Laterza); “Cristianesimo, Bari, Laterza); “Rinascimento, riforma
e controriforma, Bari, Laterza); La filosofia moderna. Cartesianismo (Bari,
Laterza); L’Illuminismo, Bari, Laterza); Da Vico a Kant, Bari, Laterza); L'età
del Romanticismo, Bari, Laterza); Hegel, Bari, Laterza); La filosofia contemporanea,
Bari, Laterza); Critica del concetto di cultura, Catania, Battia; La filosofia
contemporanea, Bari, Laterza, Il pensiero
politico italiano meridionale (Bari, Laterza); L'impero britannico dopo la guerra,
Firenze, Vallecchi, “Storia del liberalismo” (Bari, Laterza, La filosofia contemporanea”
(Bari, Laterza); “Filosofi del Novecento” (Bari, Laterza); “L'esistenzialismo”
(Bari, Laterza); “Scritti politici, R. De Felice, Bologna, Cappelli, La libertà, F. Mancuso, Napoli, Guida);
Lettere a Croce (Bologna, Mulino); B. Croce, La Critica, I filosofi che dissero
"NO" al Duce, in La Repubblica, Un ritratto filosofico, Napoli, Società
editrice); L'impegno di un liberale” “Tra filosofia e politica, Firenze,
Monnier); Treccani, Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. M. Griffo,
La coscienza critica del liberalismo; V. Sgambati, Tra ethos e pathos. Guido De
Ruggiero. De Ruggiero. Ruggiero. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Ruggiero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51715422601/in/photolist-2mPmmR4-2mNaHiH-2mMV4pg-2mLEcbk-2mPCgo1
Grice e Rusca – filosofia italiana (Venezia). Studia filosofia. Vicario generale di
Padova della Congregazione del Sant'Uffizio. Ricopre quindi il ruolo di
Inquisitore. Scrive “Syllogistica methodus” ; “De caelesti substantia”; “De
fabulis palaestini stagni ad aures Aristotelis peripateticorum principis e l'
Epitome theologica”. Vescovo di Caorle. Uno dei presuli che più si spese per le
necessità della sua diocesi. È infatti ricordato per gli imponenti restauri
della cattedrale che volle fossero eseguiti per salvare l'edificio
dall'imminente rovina. Durante questi restauri ricopre il soffitto della
cattedrale con stucchi e diede all'edificio una struttura barocca. La riconsacrarla,
apponendo alle pareti dodici croci in cotto, tuttora conservate. Inoltre fa completare
la realizzazione dei nuovi reliquiari per le insigne reliquie dei santi patroni
(Stefano protomartire, Margherita di Antiochia e Gilberto di Sempringham) e
provvide al rinforzo della struttura del campanile. Al completamento di tutti i
lavori, volle che alle solenni celebrazioni presenziassero musici provenienti
da Venezia. A memoria di tutto ciò, resta la lapide, ora affisse alla parete
sinistra del duomo. D. O.M. LÆVITÆ STEPHANO PROTOMARTYRI FR·PETRVS MARTYR
RVSCA EPVSCONSECRAVITMARINO VIZZAMANO PRÆTORE M·D·C·L·XV·III CAL SEP· -- A Dio
ottimo massimo al levita Stefano proto-martire fra' P. Rusca vescovo consacra essendo
podestà M. Vizzamano. Ricordato per la sua premura nel risollevare le sorti
economiche. Ripristina la mensa
episcopale e provvide al sostentamento dei sacerdoti istituendone la
confraternita. Si adopera per correggere i comportamenti dei fedeli e dei
sacerdoti stessi. Fa erigere nella cattedrale un altare dedicato a Sant'Antonio
di Padova. In Duomo a Caorle resta la pala d'altare del Santo con la lapide,
affissa alla parete destra dove sorgeva l'altare, che recita: ILL.MI ET RMI EPI
CAPRVLEN. VNAM MISSAM LECTAM QVOTIDIE, ET DVAS CANTATAS QVOLIBET MENSE AD HOC
ALTARE S. ANTONII CELEBRARI CVRANTO TENENTVR VT IN ACTIS D. OCTAVII RODVLPHI
NOT. VEN. DIEI XIV MENSIS IAN. MDCLXXI AB INCAR. FR. PETRVS MARTYR RVSCA EPVS
CAPRVLEN. EREXIT VNIVIT DISPOSVIT. Illustrissimi e reverendissimi vescovi
caprulensi, abbiate cura che una messa letta quotidiana e due cantate in
qualsivoglia mese siano celebrate a questo altare di S. Antonio, ne sono tenuti
come dagli atti del signor Ottavio Rodolfo notaio veneziano del giorno 14 mese
di gennaio 1671 dall'Incarnazione. Fra' Pietro Martire Rusca vescovo di Caorle
eresse, unì, dispose. Consacra la chiesa di Santa Maria Elisabetta al Lido di Venezia.
R. Rusca, Il Rusco, overo dell'historia della famiglia Rusca, N. Marta,
Venezia, Bonaventura Perissuti, Notizie divote ed erudite intorno alla Vita ed
all' insigne Basilica di S. Antonio di Padova, Padova, Flaminio Corner, Notizie storiche delle chiese
e monasteri di Venezia, e di Torcello, G. Manfrè, Padova, G. Sbaraglia,
Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci, S.
Michaelis ad ripam apud Linum Contedini, Roma. T. Bottani, Saggio di Storia della Città di
Caorle, Bernardi, Venezia, G. Musolino, Storia di Caorle, La Tipografica,
Venezia, Paolo Francesco Gusso e R. Candiago Gandolfo, Caorle Sacra, Marcianum
Press, Venezia, F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis
Italiæ, et insularum adjacentium. Pietro Martire Rusca. Rusca. Keywords:
“Syllogistica methodus”, “Aures Aristotelis peripateticorum principis”;
Defensionem Vestigationum Peripateticum. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rusca”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734521406/in/datetaken/
Grice e Rusconi – attacco e contrattacco – filosofia
italiana (Meda). Filosofo. Insegna a Trento e Torino.
“La teoria critica della società” -- Istituto storico italo-germanico. Altre saggi:
“Crisi di sistema e sconfitta operaia” (Einaudi); “Scambio, minaccia, decisione”;
“Sociologia politica (Mulino); Se cessiamo di essere una nazione (Mulino), in
cui ripercorre il dibattito sul concetto di nazione – “la nazione italiana”; Resistenza
e post-fascismo (Il Mulino); “Come se Dio non ci fosse” (Einaudi), “Italia – lo
stato di potenza, la potenza civile (Einaudi) Cefalonia. Quando gli italiani si
battono (Gli struzzi Einaudi); “L'azzardo”
(Mulino); “Cavour: fra liberalismo e cesarismo (Il Mulino); “Cosa resta”
(Laterza ); “Seduzione” (Feltrinelli ); “Attacco” (Mulino). Gian Enrico
Rusconi. Rusconi. Keywords: romanita, italianita, il concetto di nazione in
Hegel, “God save the queen” – the national anthem – l’inno nazionale -- Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Rusconi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734745883/in/datetaken/
Grice e Ruta – corpori sani – l’intersoggetivo e la
psiche sociale – filosofia fascista – filosofia meridionale -- filosofia
italiana (Belmonte Castello). Filosofo. Insegna a
Napoli. Conosce e frequenta Croce. Sviluppa una filosofia in armonia con l'ideologia
del regime fascista. Saggi: “Il gusto d'amare” (Millennium); “Insaniapoli” (Campus);
“Il segreto di Partenope” (Napoli, Millennium);“L’inter-soggetivo e la psiche
sociale” (Milano, Sandron); “Il ritorno del genio di Vico” (Bari); “Politica e
ideologia” (Milano, Corbaccio); “La necessità storica dell'Italia nuova”
(Napoli); “Diario e lettere” (Bari); “La nascita della tragedia ovvero Ellenismo
e pessimismo” (Bari). Enrico Ruta. Ruta. Keywords: l’intersoggetivo e la psiche
sociale, corpori sani, il concetto di necessita storica in hegel – il concetto
del sociale – il carattere del popolo italiano, lo stato italiano – la missione
del popolo italiano – la patria italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ruta”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734727223/in/datetaken/
Grice e Sacchi – filosofia italiana – filosofia
longobarda -- Luigi Speranza (Casa
Matta di Siziano). Filosofo. La sua saggistica e molto abbondante e abbraccia i
campi più diversi della filosofia. A differenza di altri poligrafi del tempo la
sua filosofia si basa su una solida formazione e un sapere quasi enciclopedico,
per cui i suoi saggi, pur influenzati -soprattutto nella forma- dalle mode
culturali del tempo, mantengono anche oggi un indubbio valore. A Pavia conduce
i suoi studi, che dapprincipio si indirizzarono alla filosofia. Tra i suoi
maestri vi e Romagnosi. Corrispondente di Fauriel e Gioia. Si trasfere a
Milano. Collabora a varie riviste. Dirige «Cosmorama pittorico». Socio della
Reale Accademia delle Scienze di Torino. Saggi:
“La Storia della filosofia greca” (Pavia, Capelli) La Collezione dei
Classici Metafisici, Mascheroni” (Pavia, Bizzoni); “I Lambertazzi e i Geremei, o le fazione di
Bologna – cronaca di un trovatore” (Milano, Stella); “La pianta dei sospiri”
(Milano, Silvestri); Le Antichità romaniiche
d'Italia, Diritto pubblico universale, o sia Diritto di Natura e delle Genti, Biblioteca
Scelta di opere dal latino); “Uomini Utili e Benefattori del Genere Umano”
(Milano, Silvestri); I voti dell'Italia.
I. Cesare, "L'Omnibus Pittoresco",
La mia vita (Pavia, Bizzoni); Filosofia (Milano, Cisalpino); Elogio del
sensismo, Pavia, Bizzoni, Della filosofia di Socrate” Pavia, Bizzoni, I trovatori e le galanterie nel Medio evo,
Milano, Ripamonti Carpano, Oriele o Lettere di due amanti” (Pavia, Bizzoni); “Lodi
Orcesi, Milano, Silvestri, Biblioteca Braidense
Marcellina, C. Béchet, Geltrude. Romanzo italiano con note storiche,
Milano, Bettoni, Diritto pubblico universale di Gio. Maria Lampredi
volgarizzato, Milano, Silvestri); “I fregi simbolici di San Michele in
Pavia", Antichita romantiche [romaniche] d'Italia, e Giu Milano, Stella);
“Della condizione economica, morale e politica degli italiani nei bassi tempi”;
“Saggio intorno all'architettura simbolica, civile e militare in Italia”’ “Saggio
intorno all'origine de' Longobardi, alla loro dominazione in Italia, alla
divisione dei due popoli ed ai loro usi, culto e costume” (Milano, Stella); “Della
condizione economica, morale e politica degli Italiani ne' tempi municipali”; “Sulle
feste, e sull'origine, stato e decadenza de' municipii italiani nel Medioevo” (Milano,
Stella); “Annali universali di statistica economia pubblica, storia, viaggi e
commercio; “Sull’'indole della letteratura italiana; ossia della letteratura
civile, con un'appendice intorno alla poesia eroica, sacra e alle belle arti” (Pavia,
Landoni); “ Intorno alle dighe marmoree o murazzi alla laguna di Venezia ed
alla istituzione del porto franco” (Milano, Editori degli Annali Universali
delle Scienze e dell'Industria, Miscellanea di lettere ed arti, Pavia, Bizzoni);
“L'arca di Sant'Agostino: monumento in marmoora esistente nella chiesa
cattedrale di Pavia, colle illustrazionii” (Pavia, Fusi); “Intorno alle
costumanze, alle arti, agli uomini e alle donne illustri d'Italia” (Milano,
Stella); “Intorno alla pasta, alla smania musicale del secolo, a Volta e a'
progetti pel monumento da erigersegli in Como ed a qualche buona o cattiva moda
della capitale: lettera inutile” (Milano, Stella); “Cose inutile” (Milano,
Visaj); “Teodote: storia” (Milano, Nervetti); “Le belle arti in Milano
nell'anno 1832, Nuovo Raccoglitore, Questioni sull'architettura rituale in
relazione alle opinioni del conte Cordero di San Quintino e dell'avvocato
Robolini", in Annali Universali di Statistica”; “Le arti e l'industria in
Lombardia” (Milano, Visaj); “Del bello” (Milano, Silvestri); Instituti di
beneficenza a Torino (relazione), Milano, a Società degli editori degli annali
universali delle scienze e dell'industria, Lezioni d'un parroco sul cholera” (Milano,
Bravetta, Gli asili dell'infanzia: loro utilità ed ordinamento. Memorie
popolari italiane” (Milano, Manini); “Novelle e racconti, Milano, Manini); “L'
Arco della Pace a Milano descritto e illustrato e pubblicato per la fausta
inaugurazione fatta da S.M.I.R.A. Ferdinando 1, Milano, Manini; B. Luino,
Cosmorama pittorico, Le streghe. Dono del folletto alle signore, Milano, Manini);
“Amori e vicende dei quattro sommi poeti italiani: Dante, Petrarca, Ariosto e
Tasso. Studi storici-biografici” (Milano, Vallardi). Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Defendente Sacchi. Sacchi. Keywords:
Lombardi, longobardi, filosofia lombarda – pagenismo Lombardo – lingua lombarda
– simbolo Lombardo --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sacchi” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735126254
Grice e Sacheli – implicatura axiofenomenista dei
parnasesi – filosofia siciliana -- filosofia italiana (Canicattì). Filosofo. Nato da Vincenzo e Calogera
Rinaldi. Studia a Caltanissetta. Iniziato in Massoneria nella loggia Felice
Cavallotti di Girgento. Si laurea a Palermo sotto G. Colozza e C. Guastella. Insegna
a Bologna, Girgenti, Caltanissetta, Bressanone, Genova, Cagliari e Messina. Con
i suoi saggi diede un apporto all'approfondimento all'interpretazione della
filosofia di Aquino. Numerose sono i suoi saggi filosofiche. "La carità
del natio loco" lo spinge a scrivere sulle tradizioni, i miti e le
leggende di Canicattì, collaborando con la rivista Sicania e pubblicando i
risultati delle sue ricerche nelle “Linee di folklore canicattinese” (Acireale,
Popolare). Altri saggi: “Indagini etiche: i criteri, il problema dell'etica” (Milano,
R. Sandron); Atto e valore” (Firenze,
Sansoni); “Ragion pratica: preliminari critici” (Firenze, Sansoni); “Crisi
della Pedagogia” (Roma, Perrella); “Concetto di didattica, Messina, G. Anna);. Ottaviano,
Sophia: rassegna critica di filosofia e storia della filosofia, MILANI, V.
Gnocchini, “L'Italia dei Liberi Muratori”. Erasmo, G. Ferrante, Calogero. Angelo
Sacheli. Sacheli. Keywords: membro dei parnasensi, parnaso di canicatti, massoneria,
liberi muratori, folklore canicattinese, filosofia siciliana, loggia felice
cavallotti di Girgento, implicatura fenomenista, fenomenismo. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Sacheli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735118779/in/datetaken/
Grice e Saitta – l’animo – filosofia fascista – il
veintennio fascista -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Gagliano Castelferrato). Filosofo. Allievo di Gentile,
seguace e interprete del suo idealismo attuale. Nato da Giovanni Saitta e
Angela Confalone, una famiglia di agricoltori e proprietari terrieri, studia a Nicosia,
Monreale, e Palermo. Frequentando le lezioni di Gentile, si accosta al suo idealismo.
Si laurea in filosofia. Insegna a Terranova, Lucera, Cagliari, Sassari, Fano,
Faenza, Bologna, Firenze, e Pisa. Dirigge “Vita Nuova”, dell’Università
fascista di Bologna, cura la rubrica Noi e gli altri Spunto polemico, firmando
i suoi interventi con lo pseudonimo di "Rusticus", distinguendosi per
i toni accesi e le posizioni anti-clericali e anti-concordatarie, che lo
portarono a scontrarsi con cattolici. Adere infatti a una concezione
movimentistica e rivoluzionaria del regime fascista, che interpreta come il
compimento del valore romantico del Risorgimento, intendendo la nazione italiano
in senso hegeliano quale sintesi tra cittadino italiano individuale e l’universale
della romanita. Col suo attivismo riusce a esercitare una forte capacità di
attrazione. Così si sviluppa quella tendenza a preferire la sua scuola di
storia della filosofia dove la preparazione di tipo scolastico e le esigenze
tecniche erano minori, ma dove si sente un calore ideale, una passione
filosofica, un fervore per la italianita, e una forza di convinzione spesso
dura, e più che dura, ma più vicina a quei sentimenti e a quelle esigenze
fasciste, una decisione innovatrice suggestiva e che sembra offrire un
orientamento vitale per la soluzione di quei problemi. Accogliendo la
concezione gentiliana dell'atto come perenne auto-creazione dello spirito
italiano che tutto comprende, sviluppa una visione attualistica dell'idealismo
non riducibile a una teoria statica, bensì intesa come azione e continuo
dinamismo. Questo lo porta a esaltare la libertà creativa della ragione umana
contro ogni forma di oggettività e di dogmatismo. Da qui la sua accentuazione
della polemica anti-religiosa, e la riscoperta, nel solco delle tesi formulate
da Spaventa e dallo stesso Gentile, della corrente immanentistica della
filosofia rinascimentale italiana che egli pone a fondamento della genesi dell'idealismo
moderno. Questo immanentismo, per il
quale Dio si esprime nell'attività dello spirito umano, è un reale umanismo che
rende possibile la libertà dell'individuo, nella quale consiste la coscienza
illuministica, da lui contrapposta a quella tradizionale, oppressiva e
decadente, della trascendenza. Per
difendere la libertà del soggetto da ogni autoritarismo e sopraffazione, si è
schierato tuttavia non solo contro il dualismo platonico, la teologia di impianto
aquinistico e la neoscolastica, ma in parte anche contro lo stesso idealismo di
Hegel che finisce per oggettivare la ragione facendone un sistema assoluto da
lui ritenuto all'origine dello schiavismo. Persino nell'attualismo di Gentile e
rimasto un retaggio del trascendente, quando esso attribuisce lo spirito ad un
Io assoluto anziché ai singoli individui. Sono costoro i veri creatori di
valori spirituali, coloro cioè in cui va identificato il soggetto
trascendentale. In tal modo intende preservare la portata stessa dell'atto
creativo dello spirito dell'idealismo gentiliano, rivestendolo di significati
empirici, positivistici, contigenti. Altre saggi: “Lo spirito come eticità” (Bologna,
Zanichelli); “La coscienza illuministica (Genova, Orfini); “Libertà ed esistenza
(Firenze, Sansoni); “L’immanenza (Bologna, Zuffi); “La scolastica e la politica
dei Gesuiti (Torino, Bocca); Le origini dell’aquinismo (Bari, Laterza) Gioberti
(Messina, Principato); Ficino (Messina, Principato); “L'educazione
dell'umanesimo in Italia (Venezia, La Nuova Italia); “Filosofia italiana ed
umanesimo (Venezia, La Nuova Italia); “Aquino” (Firenze, Sansoni); “La teoria
dell'amore e l'educazione del Rinascimento (Bologna, U.P.E.B.); “L'illuminismo
della sofistica” (Milano, Bocca) Il pensiero italiano nell'Umanesimo e nel
Rinascimento (Bologna, Zuffi); “L’Umanesimo italiano” (Bologna, Tamari). E. Centineo, Ricordo, Giornale critico della
filosofia italiana, Firenze, Sansoni, Sorbelli, L'Archiginnasio: bollettino della
Biblioteca comunale di Bologna, direzione
di F. Bergonzoni, Regia tipografia dei fratelli Merlani, Università degli studi
di Firenze, S. Salustri, L'Università fascista di Bologna: un modello di
Accademia per il regime?, in Accademie e scuole: istituzioni, luoghi,
personaggi, immagini della cultura e del potere” (Milano, Giuffrè); V. Pisani,
Paideia, Casa Paideia, R. Pertici, Storia della storiografia, Jaca, L. Mangoni, “L'interventismo della
cultura. Intellettuali e riviste del fascismo” (Bari, Laterza). Cantimori
ricorda con commozione l'irrequietezza spirituale della sua scuola e la sua
attenzione volta ad argomenti quasi ignorati dalla cultura Italiana – B. Bandini,
Storia e storiografia: studi su Delio Cantimori. Atti del convegno tenuto a
Russi, Riuniti). Cit. in R. Pertici,
Storia della storiografia, “Forse meglio di ogni altro, intese dell'attualismo
l'istanza realmente umanistica, e di un "reale umanismo” “E questa appunto
volle sotto-lineare e difendere contro ogni mistificazione. Così lo vediamo
ridurre tutta la dialettica gentiliana a lotta sempre risorgente fra ragione
umana liberatrice e costruttrice di una società di uomini liberi, e la
coscienza tradizionale cristallizzata nelle oppressioni di strutture portatrici
di una filosofia di morte. Ricordo. La
filosofia come celebrazione della soggettività è quasi tutta sbozzata con
Ficino. Con lui, anziché col Campanella, come da altri è stato frequentemente
ripetuto, s'inizia la conoscenza illuministica, Ettore Centineo, Ricordo,
Giornale critico della filosofia italiana», Firenze, Sansoni, G. Morra,
L'immanentismo assoluto, Giornale critico della filosofia italiana», E. Garin,
Cronache di filosofia italiana” (Bari, Laterza); R. Melchiorre, Storiografi
italiani (Villalba di Guidonia, Aletti). Attualismo, Filosofia rinascimentale, Idealismo
italiano, Delio Cantimori Gentile
Ricordo. Giuseppe Saitta. Saitta.
Keywords: filosofia fascista, l’universita fascista di Bologna, le reviste
filosofiche fasciste, Vita Nuova, immanenza e non trascendenza, lo spirito
italiano, l’universale dell’italianita, l’universale della romanita, l’amore di
Ficino, Campanella, Cantimori, contro la scolastica, animo, l’animo, vita
nuova, contratto sociale, Rousseau, Firenze. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Saitta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735339190/in/datetaken/
Grice
e Saliceto – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cinisello
Balsamo). Grice: “Since Sua Eccellenza Verri-Visconti calls himself a
hyphenated philosopher, I who amn’t, shall list him under Visconti!” Esential
Italian philosopher. Like Grice, he wrote on ‘happiness.’ Like Grice, he wrote
on ‘pleasure.’ Like Grice, he was a very clubbable man. Ritratto tagliato Barone di Rho. Consorte Marietta
Castiglioni Vincenza Melzi d'Eril. Figli Teresa, Alessandro (da Marietta
Castiglioni). Filosofo. Considerato tra i massimi esponenti dell'illuminismo, è
altresì ritenuto il fondatore della scuola illuministica milanese. Nacque
a Cinisello Balsamo dal conte Gabriele Verri-Visconti, magistrato e politico
conservatore e da Barbara Dati della Somaglia, membri della nobiltà milanese.
Ha tre fratelli: Alessandro, Carlo e Giovanni. Avviati gli studi nel
Collegio dei gesuiti di Brera, e uno dei ‘trasformati’. Si arruola
nell'esercito e prende parte alla Guerra dei Sette Anni. Fermatosi a Vienna,
intraprende la redazione delle Considerazioni sul commercio nello Stato di
Milano, che gli varranno il primo incarico di funzionario. Pubblica le
“Meditazioni sulla felicità.” Devienne a Milano uno dei ‘pugni’, nucleo
redazionale del ‘Caffè,’ destinato a diventare il punto di riferimento del
riformismo illuministico. Tra i suoi saggi più importanti per “Il Caffè”
si ricordano “Elementi del commercio”;
“Commedia”; “Medicina”; “I parolai”. Ha rapporto epistolari anche con
gl’enciclopedisti. d'Alembert visita i pugni. Parallelamente all'impresa
editoriale, intraprende la scalata del governo d’Austria allo scopo di mettere
in prattica le riforme propugnate nel “Caffe”.Membro della Giunta per la
revisione della "ferma" (appalto delle imposte ai privati) del
Supremo Consiglio dell'Economia. Fonda la Società
patriottica. “Meditazioni sull'economia politica”. Il discorso sull'indole
del piacere -- e del dolore”; “i Ricordi” e le “Osservazioni sulla tortura”. Il
suo è uno stile asciutto e libero, pieno di trattenuto vigore. Con
Giuseppe II al trono d'Austria, gli spazi per i riformisti milanesi si
riducono, e lascia ogni incarico pubblico, assumendo un atteggiamento sempre
più critico. Pubblica la “Storia di Milano.” All'arrivo di Napoleone, prende
parte alla fondazione della Repubblica Cisalpina, culla del tricolore italiano.
Muore durante una seduta notturna della municipalità. Grazie a lui Milano
divenne il più importante centro degl’illuministi. L'ipotesi di civiltà che
scature da lui e forse troppo avanzata per poter essere adeguatamente raccolta
dalla nostra cultura; e comunque lo colloca a pieno titolo tra le espressioni
più alte degl’illuministi. Il suo grande merito e aver creato in Lombardia un
centro di aggregazione illuminista:“Il Caffè dei pugni” Ciò che desta curiosità
rimane il titolo con cui lui scelse di intitolare la sua testata, dovuta al
rilevante fenomeno della diffusione di caffè (bar), come luoghi dove poter
intraprendere un libero e attuale dibattito culturale, politico e sociale. Con
i suoi articoli sul dolore e il piacere, sottoscrive la dottrina di Helvétius,
nonché il sensismo di Condillac, fondando sulla ricerca della felicità e del
piacere l'attività degl’uomini. Gl’uomini tendeno a sé stessi al piacere e sono
pervasi dal dolore. I suoi piaceri non sono altro che momentanee interruzioni
del dolore. La felicità degl’uomini non è quella personale o soggetiva, ma
quella a cui partecipa il “collettivo,” quasi eutimia o atarassia. Per quanto
riguarda la politica e l'economia, lui è controverso. Per quanto riguarda
l'ambito economico, negli Elementi del Commercio e nella sua più grande opera
economica Meditazioni sull'economia politica, enuncia (anche, per primo, in
forma matematica) la legge di domanda e offerta, spiega il ruolo della moneta
come merce universale, appoggia il libero scambio e sostenne che l'equilibrio
nella bilancia dei pagamenti è assicurato da aggiustamenti del prodotto interno
lordo (quantità) e non del tasso di cambio (prezzo). Di conseguenza, può essere
visto come un marginalista. Si nota, però, come assuma atteggiamenti di difesa
del concetto di proprietà privata e del mercantilismo. Verri-Visconti ritiene
che solo la libera concorrenza tra eguali possa distribuire la proprietà
private. Tuttavia pare favorevole principalmente alla piccola proprietà, per
evitare il risorgere delle disuguaglianze. Verri con le Osservazioni sulla
tortura esprime la sua contrarietà all'uso della tortura. Define ingiusto e
antistorico un modello così efferato di giurisprudenza e auspicando
l'abolizione di questi metodi. Non pubblica l’opuscolo per non inimicarsi, con
le pesanti critiche alla magistratura in esso contenute, il senato di Milano
(tribunale) presso cui si sta decidendo dell'eredità del padre. “Dei
delitti e delle pene” di Beccaria prende in gran parte le mosse proprio dalle
bozze delle Osservazioni sulla tortura, oltre che dagli articoli de Il Caffè. E
proprio a causa di questo furto di idee che i due pugni arrivano al più acceso
scontro. Nella versione definitiva e aggiornata dell’ “Osservazioni,” che
sono in conclusione un invito ai magistrati a seguire la dottrina illuminista
invece di irrigidirsi sulle posizioni conservatrici, la sua dialettica è cruda
e basilare. La tortura è una crudeltà. Se la vittima è innocente, subisce
sofferenze non necessarie. Se la vittima e colpisce un _colpevole_
*presumibile* rischia di martoriare il corpo di un possibile innocente.
L’accusato rinuncia nella tortura alla sua difesa naturale istintiva. Viola la
legge di natura. Apre il suo saggio con la ricostruzione del processo
agl’untori, presentandolo sia come documento dell'ignoranza di un secolo non
guidato dai lumi, sia come emblema del modo in cui una legge sbagliata porta a
una evidente ingiustizia. Questa ricostruzione forne la base per la Storia
della colonna infame di Manzoni, che però la presenta come testimonianza di ciò
che accade quando uomini ingiusti detenneno un grande potere, come all'epoca
era quello del senato milanese. Il saggio non arrivea mai ad avere il successo che
invece ebbe Dei delitti e delle pene, vuoi perché la maggior parte delle
osservazioni in essa sviluppate erano già contenute nell'opera di Beccaria,
vuoi per via del suo stile, dotto e di
difficile comprensione, che rendeva di per sé ardua la diffusione della sua
filosofia, che pure conteneva molti ulteriori spunti rispetto all'opera del
collega. La Borlanda impasticciata con la concia, e trappola de sorci
composta per estro, e dedicata per bizzaria alla nobile curiosita di teste
salate dall'incognito d'Eritrea Pedsol riconosciuto, festosamente raccolta, e
fatta dare in luce dall'abitatore disabitato accademico bontempista, Adorna di
varii poetici encomii, ed accresciuta di opportune annotazioni per opera di
varii suoi co-accademici amici; “Il Gran Zoroastro ossia Astrologiche
Predizioni”; “Il Mal di Milza, Diario militare,” Elementi del commercio”; “Sul
tributo del sale nello Stato di Milano”; “Sulla grandezza e decadenza del
commercio di Milano”; “Fronimo e Simplicio; ovvero, sul disordine delle monete
nello Stato di Milano”; Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano”;
“Orazione panegirica sula giurisprudenza Milanese”; “Meditazioni sulla felicità
colletiva” – cfr. Grice, Notes on happiness –; “Bilancio del commercio dello
stato di Milano, Il Caffè, Sull’innesto del vajuolo, Memorie storiche sulla
economia pubblica dello stato di Milano, Riflessioni sulle leggi vincolanti il
commercio dei grani, Meditazioni sulla economia politica con annotazioni,
Consulta su la riforma delle monete dello Stato di Milano, Osservazioni sulla
tortura, Ricordi a mia figlia, Considerazioni sul commercio nello Stato di
Milano – “Sull'indole del piacere e del dolore” -- Manoscritto da leggersi
dalla mia cara figlia Teresa Verri per cui sola lo scrissi, Storia di Milano,
Piano di organizzazione del Consiglio governativo ed istruzioni per il
medesimo, “Precetti di Caligola e Claudio”; “Memoria cronologica dei
cambiamenti pubblici dello stato di Milano”; “Delle nozioni tendenti alla
pubblica felicità” – felicita pubblica – felicita private --; “Pensieri di un
buon vecchio che non è letterato, Carteggio di Pietro e di Alessandro Verri;
L'Edizione Nazionale delle Opere, Ministero per i beni e le attività
culturali ha deciso di avallare un'Edizione nazionale delle sui saggi. Il
comitato, finanziato pubblicamente, dalla Fondazione Cariplo e da Banca Intesa
Sanpaolo, è presieduto da C. Capra e composto da una ventina di studiosi e si
basa sull'Archivio donato dai Visconti alla Fondazione Per La Storia Del
Pensiero Economico. Angolani Bartolo, Gli Scritti di argomento familiare e
autobiografico; Rivista di storia della filosofia. (Firenze: La Nuova Italia).
Carteggio di Pietro e Alessandro Verri
Cfr. Ricuperati, Il genere della biografia, Società e storia. (Milano:
F. Angeli, "Il Caffè",
Introduzione. Giordanetti, Piero, a cura di, “Sul piacere e sul dolore”. Kant
discute Visconti (Milano, Unicopli); “Giordanetti, “Le arti belle. Sulla
fortuna di Visconti, Visconti e il suo tempo, C. Capra, Bologna, Cisalpino);
Renzo Villata, M. Gigliola, Il processo agli untori di manzioniana memoria e la
testimonianza (ovvero... due volti dell'umana giustizia), Acta Histriae Storia
di Milano, Cronologia della vita di Pietro Verri, su storiadimilano. Vèrri,
Pietro nell'Enciclopedia Treccani, su treccani. Ricordi a mia figlia, su
classicitaliani. CatalogoSellerio, su Sellerio. Salerno editrice. Scheda del
libro: Delle nozioni tendenti alla pubblica felicita, su salerno editrice.
Pensieri di un buon vecchio che non è letterato, su classic italiani. Carlo
Capra, Risultati e prospettive, in Rivista di storia della filosofia, Scritti
di economia, finanza e amministrazione, I Discorsi e altri scritti degli,
Storia di Milano, Scritti di argomento familiare e autobiografico, Scritti
politici, Carteggio di Pietro e Alessandro. Caffè. In Venezia, P. Pizzolato);
“Mediazioni sulla economia politica con annotazioni” (Venezia,Giovanni Battista
Pasquali); “Meditazioni sulla economia politica” (Livorno, Stamperia
dell'Enciclopedia Livorno); “Sull'indole del piacere e del dolore” (Milano, G.
Marelli); “Storia di Milano” (Milano, Società tipografica de' classici
italiani); “Carteggio di F. Novati, A.
Giulini, E. Greppi, G. Seregni, Milano, L. F. Cogliati, Milesi & figli, Giuffrè);
“Viaggio a Parigi e Londra. Carteggio di Pietro ed Alessandro Verri, Gianmarco
Gaspari, Milano, Adelphi); “Appunti di diritto bellico” (Paolo Benvenuti, Roma,
A. Benedetto, “Visconti repubblicano: gl’articoli, Poesia, letteratura e
politica, Alessandria, Edizioni dell'Orso, A. Cavanna, Da Maria Teresa a
Bonaparte: il lungo viaggio, C. Capra, I progressi della ragione” (Bologna, Il
Mulino); “Meditazioni sulla felicità, Pavia-Como, Ibis); “Discorso sull'indole
del piacere e del dolore, G. Spada, Londra, Traettiana, Diario Militar, Milano,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana,. Filosofico. Storia di Milano. Sua Eccellenza il
conte Pietro Verri Visconti di Saliceto. Keywords: diritto bellico. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Saliceto – “Grice e Visconti: il piacere” per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. #visconti https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4420380244640603 #griceevisconti https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702952334/in/photolist-2mLP9qE-2mLQeeb-2mLFAmb-2mLM99A-2mLFAni-2mLKFF5-2mLFAoq-2mLM98d-2mLQecH-2mLM99W-2mLQecC-2mLQebv-2mLP9ps-2mLFAnd-2mLP9r6-2mLFAkV-2mLQeem-2mLQebF-2mLFAo5-2mLFAov-2mLQeer-2mLP9q4-2mLQedQ-2mDddVQ-2mDddUN-2mD9Vcs-2mD9VdE-2mD4uWN-2mD8LBS-2mD9VcN-2mDc9b5-2mDddWS-2mD4uXz-2mD4uYg-2mDddV9-2mDc9bq-2mD8LBr-2mD8LC8-2mD4uYw-2mD9VdV-2mD4uWH-2mDddVu-2mDddVj-2mD4uXK-2mDc9a8-2mD8LBm-2mDddW6-2mDc9aZ-2mD9VcH-2mD4uXV
Grice e Salutati – Ercole al bivio – filosofia italiana
(Stignano). Filosofo. Vedo che
ignori quanto sia dolce l'amor di patria: se ciò fosse utile alla difesa e
all'ampliamento della patria, non ti sembrerebbe un crimine penoso, nè un
delitto scellerato, il fracassare con la scure il capo del proprio padre, o
ammazzare i fratelli, o cavare con la spada dal grembo della moglie il figlio
prematuro. Ad Andrea di Conte. Cancelliere di Firenze, Figura culturale di
riferimento dell'umanesimo a Firenze, in qualità di discepolo del Boccaccio e
precettore di P. Bracciolini e LBru .ni. Considerato uno dei più
importanti uomini di governo tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo,
Coluccio Salutati, nei suoi anni di cancelliere della Repubblica di Firenze,
svolge un importantissimo ruolo diplomatico nel frenare le ambizioni del duca di
Milano G. Visconti, intenzionato a creare uno stato comprendente l'Italia
centro-settentrionale. Nel contesto di questa lotta elabora la sua dottrina
della “libertas fiorentina”. Oltre all'impegno politico, svolge un importante
ruolo nella diffusione dell'umanesimo petrarchesco e boccacciano, divenendone
l'esponente più importante e il praeceptor della prima generazione degl’umanisti.
Il suo lascito più importante presso i posteri fu la codificazione civile dell'umanesimo,
cioè l'uso dello spirito e dei valori dell'antichità classica all'interno
dell'agone politico internazionale. Grazie a Salutati (autore tra l'altro di un
vastissimo epistolario e di trattati politici, filosofici e letterari),
difatti, il mito della florentina libertas, cioè di quel complesso di valori
ispirati alla libertà promosso dall'ordinamento politico fiorentino, si rafforza
enormemente sotto il suo cancellierato, ed e utilizzato quale strumento
diplomatico per accrescere il prestigio di Firenze presso gli altri stati d’Italia. Costretto,
a pochi mesi dalla sua nascita, ad abbandonare il luogo natìo per raggiungere
il padre Piero (detto dal Villani di buoni costumi e di prudenzia laudabile)
a Bologna, ove il genitore serviva il signore della città T. Pepoli, che a sua
volta garantiva protezione alla famiglia Salutati. Nella città felsinea compe per
volontà paterna (ma più probabilmente di Pepoli che, morto Piero, prende sotto
la sua protezione la famiglia e il giovane Coluccio in particolare), studi, benché
fosse maggiormente interessato alle discipline letterarie, e seguì le lezioni
di logica e di grammatica di P. Moglio. Lascia Bologna a causa anche della
caduta di Pepoli e ritorna a Stignano, dove un rogito testimonia la sua
presenza. Gli anni successivi all'allontanamento da Bologna, gli videro esercitare il mestiere di notaio in
vari centri toscani (specialmente in Valdinievole), coltivando, come si vedrà
nella sezione dedicata alla passione umanistica, lo studio dei classici, come
dimostra la lettera a L. Gianfigliazzi , colto politico fiorentino col quale
discute su Valerio Massimo e altri autori antichi. Nel frattempo, la sua carriera
amministrativa lo spinse ad intraprendere anche la carriera politica:
cancelliere del Comune di Todi prima, della Repubblica di Lucca poi, ed infine,
dopo essere giunto a Firenze ed avervi esercitato per breve periodo
l'incarico di scriba omnium scrutinorum, Cancelliere di quella città, tenne,
pertanto, nelle sue mani la carica più importante della diplomazia della
Repubblica fiorentina, divenendo un personaggio di spicco della politica
italiana di fine Trecento. Costantemente rieletto e confermato con le stesse
ingerenze, lo stesso stipendio e i soliti privilegi, lascia nell'Ufficio un
numero grande di minutari e registri, di lettere e istruzioni, per lo più di
sua mano, e solo in parte de' suoi coadiutori, che non sembrano molti. Da
questi libri e da altri della Cancelleria, apparisce com'egli fosse
costantemente in Palazzo, presente a innumerevoli atti del Comune, dei
Consigli, degli uffici più svariati. La frattura in seno alla Chiesa Cattolica
spinse Urbano VI a firmare la pace coi fiorentini. Le relazioni tra Santa Sede
all'epoca ad Avignone e la Repubblica fiorentina degenerarono rapidamente a causa
della volontà di Gregorio XI di ritornare a Roma e ripristinarvi l'autorità
della Chiesa. La paura che si formasse, nel centro Italia, un forte stato
ecclesiastico allarma sia Firenze (intimorita di essere inglobata nel nuovo stato)
che le città degli Stati Pontifici, che a causa della lontananza del Papato
avevano acquisito una grande forza ed indipendenza. La guerra finì
frettolosamente a causa della scissione interna alla Chiesa stessa tra
cardinali, fatto che porta alla nascita del gravoso Scisma d'Occidente. Urbano
VI assolve Firenze dalla scomunica per avere alleati contro Clemente VII.
Tra gli scomunicati, c'e anche lui, in quanto figura chiave della politica
dell'epoca. Coluccium Pieri de Florentia, excellentissimum cancellarium comuni
Florentie, riceve l'assoluzione da parte del Papa tramite i legati S. Pagani, vescovo
di Volterra, e F. d'Orvieto, frate appartenente all'ordine degli Eremitani. Firenze,
mentre stava stipulando la pace con Urbano VI, fu sconvolta dalla rivolta del
popolo minuto che, già soggiogato e perseguitato dalla prepotenza
politico-economica del popolo grasso, fu sobillato dagli operai salariati (i
ciompi) a rivoltarsi. Si ebbero i primi scontri e i ciompi, risultati
vincitori, imposero Michele di Lando quale gonfaloniere di Giustizia e
riformatore della Signoria in senso democratico. L'animosità degli sconfitti si
fece sentire molto presto: dopo aver chiuso gli opifici riducendo alla fame gli
operai, la grande borghesia e l'aristocrazia riuscirono a trarre dalla loro
parte Michele di Lando che, dopo aver disperso i capi dei ciompi, si dimise
dalla carica di gonfaloniere e ridando il potere ai magnati, tra i quali
primeggiarono gli Albizi che instaureranno un regime oligarchico durato fino
alla venuta di Cosimo de' Medici. Dall'epistolario di Coluccio, sappiamo che
egli informò D. Bandini di Arezzo dei tumulti avvenuti in città e stimando gli
uomini assurti al potere quali degni e pieni di considerazione. L'atteggiamento
emerso in quest'epistola, datata il mese d'agosto, si rivelerà contrario a
quanto Coluccio in realtà pensasse del nuovo governo. Marco Cirillo ci descrive
lo stato d'animo del Cancelliere e la sua scelta di rimanere in tale carica
nonostante l'avversione per i Ciompi. Dalle lettere di Coluccio Salutati si
evince come il cancelliere non fosse soddisfatto del governo instaurato dal
Popolo Minuto, ed è probabile che il cancelliere conoscesse anche i “piani
politici” di chi voleva ritornare al potere. Questo ci permette di ipotizzare
che, la decisione di ritornare al proprio ufficio si legava sia alle necessità
familiari dell'umanista, sia all'amore che egli nutriva per il proprio lavoro
ma anche, alla conoscenza dell'imminente ritorno del Popolo Grasso al
potere, unito alla convinzione della mancanza di conoscenze politiche adeguate
per governare una città come Firenze da parte dei Ciompi stessi (Cirillo)
Ha un ruolo decisamente più attivo ed importante nell'animare Firenze perché si
difendesse dalle ambizioni di conquista di Gian Galeazzo Visconti, duca di
Milano, desideroso di sottomettere l'intera Penisola al suo controllo
schiacciando le resistenze delle Signorie dell'Italia Settentrionale. Galeazzo
sposta infatti le sue attenzioni sulla Repubblica di Firenze, e Coluccio giocò
un ruolo importante in questa situazione spronando il popolo fiorentino a
difendere la sua tradizionale libertà (la florentina libertas) e rispondendo
egli stesso dalle accuse dei nemici attraverso l'opera Invectiva in Antonium
Loscum. La situazione per i fiorentini, all'inizio del conflitto, era alquanto
drammatica, in quanto si ritrovarono praticamente circondati dai domini di Gian
Galeazzo e solo l'ausilio di bande mercenarie, guidate da Giovanni Acuto,
riuscirono a frenare i piani di dominio del Visconti. La guerra, che riprese
dopo una momentanea tregua, vide la formazione di una vasta coalizione
antiviscontea di cui fecero parte tutti gli stati italiani del centro-nord,
tenuti assieme dalla politica estera fiorentina e da quella veneziana.
Nonostante gli alleati fossero stati gravemente surclassati dalle forze
milanesi, i fiorentini riuscirono a salvare la loro indipendenza resistendo a
dodici anni di guerra, cioè fino alla morte improvvisa di Gian Galeazzo a causa
della peste, lasciando Firenze in una posizione di potenza nell'Italia
centro-settentrionale. Gli ultimi anni e la morte Coluccio trascorse gli
ultimi anni della sua vita terrena celebrato sia per la sua posizione di guida
dell'umanesimo, sia per l'abilità politica dimostrata contro il Visconti, ma
anche in grandi amarezze a causa dei lutti (morte della seconda moglie e la
morte di alcuni dei suoi figli in occasione della pestilenza). Quando poi morì,
la Signoria, il giorno successive, gli fece celebrare funerali solenni in Santa
Maria del Fiore, ponendo sulla sua bara una ghirlanda d'alloro per le sue virtù
poetiche. I suoi discepoli Leonardo Bruni suo successore, Poggio Bracciolini,
futuro cancelliere e Pier Paolo Vergerio lo piansero amaramente, ricordandolo
come un padre e come il più grande decoro di Firenze. Coluccio umanista La
guida dell'umanesimo italiano e per trent'anni, dopo la morte del Petrarca e
del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi (Dionisotti)
Miniatura che ritrae proveniente da un codice della Biblioteca Laurenziana a
Firenze. Alla morte del Boccaccio, sia per ragioni anagrafiche (era di una
generazione sita tra quella di Petrarca e Boccaccio e la successiva degli
umanisti), sia per la propria grandezza letteraria e filosofica, fu il
principale esponente dell'umanesimo italiano, come ricorda infatti C.
Dionisotti e altri studiosi, quel «trait d'union tra la generazione che aveva
vissuto in prima linea il rinnovamento petrarchesco e quella dei nuovi umanisti
già pienamente quattrocenteschi» Salutati ebbe, sia per il ruolo istituzionale
sia per quello culturale, rapporti anche con i Paesi europei: tenne
corrispondenza con un colto cortigiano di Carlo VI di Francia, Jean de
Montreuil, e con l'arcivescovo di Canterbury Thomas Arundel, conosciuto mentre
il presule inglese si trovava a Firenze. Fecondo scrittore, apologeta
"diplomatico" della classicità contro gli attacchi degli aristotelici
e di alcuni ecclesiastici ostili all'antropologia umanista, Coluccio alternerà
il suo magistero culturale con quello politico, difendendo la libertà
repubblicana di Firenze adottando lo stile e il genere degli antichi
trattatisti. La formazione umanistica Nonostante Lino avesse preso
definitivamente l'attività notarile, come testimonia il suo primo rogito
effettuato nella nativa Stignano, l'amore per la cultura e la letteratura non
venne meno. Anzi, a partire dalla fine degli anni sessanta, Coluccio divenne il
segretario di Francesco Bruni, amico a sua volta di Francesco Petrarca; iniziò,
come esposto dalla Senile un rapporto epistolare a distanza, che permise al
Salutati di avvicinarsi alle proposte umanistiche del poeta Aretino. Nel
periodo che intercorse tra questa prima epistola e la morte del Petrarca,
Coluccio entrò sempre più nella mentalità classicista del maestro, grazie anche
ai contatti che egli ebbe con l'altro grande umanista e allievo del Petrarca stesso,
Giovanni Boccaccio, quest'ultimo animatore del circolo umanista di Santo
Spirito a Firenze. Seguendo la scia del maestro Boccaccio, sinceramente pianto
dal Salutati al momento del trapasso, il Cancelliere della Repubblica continuò
il suo magistero a Santo Spirito, tenendovi lezioni cui partecipavano
umanisti non solo fiorentini (si ricordano, tra i più importanti, Niccolò
Niccoli, Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini), ma anche di altre regioni
italiane (quali il vicentino A. Loschi e il già ricordato P. Vergerio). Nel
convento degli agostiniani Salutati, aiutato nel suo magistero culturale dal
coltissimo frate Luigi Marsili[40], non si fece soltanto portavoce degli ideali
dell'umanesimo classicista petrarchesco, ma continuò a tenere in alta
considerazione Dante Alighieri, deprecato da una cerchia dei giovani umanisti
in quanto scrittore volgare e pessimo latinista. La fondazione della cattedra
di greco a Firenze. Oltre al suo compito di formazione dei giovani umanisti che
andranno a diffondere il nuovo sapere presso gli altri centri culturali
italiani, Salutati ebbe il merito non solo di affidare le cattedre tradizionali
dello Studium fiorentino ad umanisti discepoli di Petrarca (quali Giovanni
Malpaghini), ma soprattutto quello di far rifiorire in Italia il greco
classico. Grazie all'incontro avvenuto a Venezia tra i giovani umanisti Roberto
de' Rossi e Giacomo Angeli da Scarperia e i due colti bizantini M. Crisolora e
D. Cidone, inizia, usufruendo dei poteri di Cancelliere, ad intessere rapporti
con Crisolora per invitarlo ufficialmente a Firenze quale docente di greco
classico nello Studium. Questi, giunto nell'Europa Occidentale per conto
dell'imperatore Manuele II Paleologo per cercare alleanze contro i turchi
ottomani, cercò di instaurare rapporti di amicizia con gli Stati che visitava
trasmettendo la conoscenza del greco classico ai nascenti circoli umanistici,
edotti di latino ma non della lingua di Omero. Pertanto Crisolora accettò
l'offerta del Salutati, rimanendo nella città toscana e lasciando in eredità ai
suoi discepoli (e amici) fiorentini gl’Erotematà, compendi linguistici di greco
classico caratterizzati da una sinossi con la grammatica latina. L'umanesimo
incontra durante la sua diffusione, il sospetto e l'ostilità di alcuni ambienti
religiosi a causa della libertà e responsabilità etica del singolo uomo che
Coluccio andava insegnando, e del suo progetto di conciliare la natura della
cultura classica con quella cristiana. I principali antagonisti dell'umanesimo
fiorentino, il camaldolese Giovanni di San Miniato e il domenicano Giovanni
Dominici (quest'ultimo poi cardinale), intendevano sostanzialmente mantenere
l'istruzione e la morale rigidamente nelle mani della gerarchia, rifiutando la
ventilata autonomia spirituale dei pagani e riaffermando la loro
interpretazione allegorica. Le humanae litterae non sono antitetiche agli
studia divinitatis Coluccio, davanti a questi attacchi, sostenne la necessità,
anche da parte dei laici, di avere coscienza di ciò che dicono e
professano nella vita attiva, ribadendo il valore positivo di questo modello di
vita e combattendo il vuoto nominalismo tomista che la cultura ecclesiastica
ufficiale difendeva strenuamente quest'ultimo visto come nocivo perché, avendo
ormai intriso la stessa Bibbia di sillogismi filosofici, allontanava dalla
Verità gli uomini: «Senza la capacità di intendere in fondo i termini, la
lingua, non si dà conoscenza della scrittura, della parola di Dio. Ogni
conoscenza seria è comunicazione. In tal modo gli studia humanitatis come mezzo
per ritrovare nella lettera l'inseparabile spirto, nel corpo l'anima
indisgiungibile, sono strettamente connessi con gli studia divinitatis. La disputa sulla verità teologica della
poesia, genere privilegiato nella conoscenza di Dio, è quello che gli impegna
maggiormente. Seguendo il tracciato delle Genealogie deorum gentilium del
maestro Boccaccio, risponde alle accuse dell'immoralità della poesia a G. di
San Miniato, in una lettera affermando non solo che ogni verità proviene da Dio
stesso, ma anche che Dio ha usufruito della poesia attraverso i salmisti,
Giobbe e Geremia: per cui la poesia è il genere letterario più vicino a Dio. Tale
tesi verrà poi ulteriormente rinforzata nell'incompiuto “De laboribus Herculis”,
in cui si arriva a sostenere una vera e propria poesia teologica, per cui anche
gl’antichi poeti pagani, con le loro opere, si avvicinavano a Dio .Il poema
epico del Petrarca, per la sua incompletezza e il latino ancora un po' rozzo,
suscita delusione nei simpatizzanti dell'umanesimo. Forma, impiegando gran
parte delle sue retribuzioni, una biblioteca di più di 100 volumi, collezione
molto grande per l'epoca e simbolo del suo fervore culturale. Possedetun manoscritto
delle tragedie di Seneca ricopiato ottimamente di suo pugno con l'aggiunta
dell'Ecerinide del preumanista padovano A. Mussato, ma anche esemplari di
autoriquali Tibullo e Catullo ed una rarissima copia delle Ad familiares di
Cicerone, coperta dall'amico e cancelliere milanese P. Capelli a Vercelli. A
questa scoperta in terra di Lombardia, si aggiunse anche le Epistole ad
Atticum, rendendolo il primo dopo secoli a possedere entrambe le raccolte di
lettere di Cicerone. R. Sabbadini riporta che, nella sua biblioteca, e il primo
a possedere il De agricultura di Catone, il Centimeter di Servio, il commento
di Pompeo all'Ars maior di Donato, le Elegie di Massimiano e le Differentiae
pseudo-ciceroniane, mentre F. Tateo continua elencando i Dialoghi di Gregorio
Magno e l'esame dei vari manoscritti di Cicerone, di Lattanzio, di Agostino, di
Seneca, di Ovidio e di Stazio in suo possesso. Nonostante questa passione
da bibliofilo, che rese la sua biblioteca la più significativa dopo quella del
Petrarca agli albori del XV secolo, non sfoggia mai eccellenti doti
filologiche, al contrario del Petrarca stesso o del suo discepolo L. Bruni. Cerca,
inoltre, di avere da parte di Lombardo della Seta, fedele discepolo del
Petrarca, una copia dell'Africa perché fosse poi pubblicata. I suoi sforzi e
dei primi umanisti risultarono sempre più insistenti nel corso degli anni
settanta: Lombardo ha timore a pubblicare un'opera rimasta in un testo
incompiuto ed incerto, rischiando così di oscurare la gloria del Petrarca. Quando
poi giunge a Firenze il sospirato poema epico dell'Aretino, è afflitto dalle
sospensioni, dalle lacune e certamente anche dalla pesantezza d'ala del poema
tanto vantato e sognato. La delusione, trasmessa in una lettera a Francescuolo
da Brossano, spinselo a non farsi più editore e commentatore dell'opera. Intervenne
anche nel campo della paleografia. Nel vivo studio dei classici, fa
un'introduzione fondamentale: dopo aver adottato, per gran parte della sua
vita, una scrittura cancelleresca e una libraria semi-gotica', legge e trascrive
un codice delle Lettere di Plinio il Giovane contenente nessi e legature che si
erano persi. L’uso di -s diritta in fine di parola, i nessi e le legature ae, ę
e &, di cui si era persa memoria. Con questo esperimento inizia la storia
della scrittura umanistica. Composto da 344 lettere, l'epistolario di Coluccio,
documento fondamentale di questa lunga ed efficace opera di rinnovamento»
culturale, tratta dei temi più disparati. Organicamente, la raccolta si divide
in due filoni: le lettere private, indirizzate ad amici e conoscenti, e quelle
pubbliche, scritte a nome della Repubblica diFirenze. Stilisticamente,
l'epistolario di Coluccio spicca per l'uso di uno stile che si allontana da quello
delle lettere medioevali, fitte della retorica della ars dictandi, per lasciare
il posto ad una serenità cordiale e stoica che si richiamava alle Familiares di
Cicerone e al repertorio lessicale degli altri autori classici, determinando
così quello che è stato definito «latino misto»[63]. Epistolario privato
Nella prima categoria, le lettere scritte a nome dell'umanista Coluccio mettono
in mostra le tendenze socio-culturali del primo umanesimo italiano. Da un lato,
la percezione del divario cronologico tra i contemporanei e gli antichi,
eredità diretta della sensibilità petrarchesca; dall'altro, l'esposizione in
più punti del suo pensiero, dalla rivendicazione del valore della vita attiva
contro i monaci e quegli ecclesiastici che sottolineavano invece l'eccellenza
della vita claustrale al valore della poesia. Immancabile è la tematica
politica, esposta nella lunga lettera a Carlo di Durazzo e ritenuta essere il
sunto del pensiero politico del primo umanesimo. Le lettere dell’Epistoloario
pubblico, scritte in qualità di cancelliere della Repubblica, sono di carattere
puramente politico, in quanto rivolte a contrastare l'azione egemonica di Gian
Galeazzo Visconti. Riprendendo i modelli dei classici latini (Seneca,
Sallustio, Cicerone), Coluccio additava Gian Galeazzo quale tiranno in
contrasto con la florentina libertas. Il tono di queste lettere doveva essere
così grave e tagliente che, secondo la tradizione, il duca di Milano rispondeva
che un'epistola del Salutati era più deleteria di una sconfitta militare di
Milano in campo aperto. Dal punto di vista più tecnico, il saggio svolto presso la cancelleria di Firenze ha
reso Coluccio Salutati uno dei più noti cancellieri del Medioevo; tale
notorietà si deve al metodo di lavoro che egli ha adottato nel trentennio in
cui ha ricoperto tale carica. Effettivamente, i cambiamenti che il Salutati ha
apportato, soprattutto nel campo dell'epistolografia politica medievale, pur
non essendo certo radicali, ebbero una notevole influenza su molte corti
d'Europa. La letteratura sull'argomento è unanime nell'affermare che, Coluccio
Salutati, pur utilizzando la formula prevista dall'epistolografia cancelleresca
medievale, che prevedeva: la Salutatio, il Proverbium, la Narratio, la Petitio
e la Conclusio; ebbe modo di personalizzare ogni fase dell'epistola in base
alle proprie esigenze narrative. È frequente perciò trovare nelle sue lettere
una Salutatio piuttosto breve ed un Proverbium soprattutto quando egli
esprimeva teorie politichepiuttosto lungo. Epistola a F. Zabarella, filosofo
padovano, il “De Tyranno” basato sull'omonimo trattato di Bartolo da
Sassoferrato e sul “Polycraticus” di Giovanni di Salisbury) riflette sulla
nascita della tirannide e sulla liceità dell'assassinio del tiranno stesso.
Indotto a fare questa riflessione su spunto di A. dell'Aquila, che gli chiese la
liceità dell'assassinio di Giulio Cesare e dalla volontà di difendere la scelta
dantesca di porre Bruto e Cassio nelle fauci di Lucifero, ammette la liceità di
un tale gesto nei confronti di un despota, ma negandola però al generale
romano, in quanto e un benemerito capo di stato, che fu tradito dagli stessi
uomini che erano stati da lui beneficiate. L’Invectiva contro A. Loschi,
cancelliere dell'ormai defunto Gian Galeazzo e autore di una “Invectiva in
florentinos”, ha un tono più concreto rispetto al teorico “De Tyranno”. Nell'”Invectiva”,
mostra la partigianeria repubblicana sostenitrice della “florentina libertas”,
emula dell'Atene di Pericle fautrice della concordia partium tra lei e i suoi
alleati. Gli ricorda come Firenze sia nel giusto perché è sottoposta alle
leggi, che non possono essere violate, mentre a Milano il diritto è strumento
arbitrario nelle mani di un vero e proprio tiranno, che sta al di sopra delle
leggi. “De seculo et religione”, epistola all’amico Niccolò di Lapo da Uzano si
articola in due parti ed è datata. Gl’invia una lettera d'accompagnamento
insieme al testo da lui realizzato. Tratta di una esortazione assai fervida
alla vita claustrale. Rvendica anche la validità della vita quale laico, in
quanto strada valida nell'ambito gerarchico delle occupazioni umane, a cui egli
rimane ancora legato. L'opera, esaltante la vita ritirata prendendo spunto
anche da Cicerone, Livio, Macrobio e Omero, tratta anche della condanna morale
di cui è afflitta Roma, dai papi fino ai predicatori. Il “De fato et
fortuna” e un’epistola divisa in cinque parti, iespone l'argomento del libero
arbitrio e del rapporto che esiste tra quest'ultimo e gli avvenimenti che
possono ostacolarne i progetti. La tematica, assai complessa ed erede di una
lunga tradizione filosofica (i modelli sono Alberto Magno, Aquino e il “De bona
fortuna” di Aristotele), si sviluppa nel tentativo di dimostrare come l'esistenza
umana si inquadri in una causa prima, Dio, la quale opera in comunione,
talvolta incontrandosi, talvolta scontrandosi, con la volontà dell'uomo. In
“De Nobilitate legum et medicine” propone una gerarchia del sapere, proponendo
la legge come valore supremo sulla medicina, intesa come mera tecnica. Come
l'anima è superiore al corpo, così la legge (che si rifanno al campo della
volonta dello spirito) e superiori alla medicina, che fa parte della meccanica.
La legge, infatti, regola la vita sociale, determina il con-vivere civile,
stabilisce l'ordine e deve essere ottima perché puo produrre uomini migliori. Continua
affermando che la legge, dal momento che appartengono alla sfera dello spiritualo
e quindi celeste, e legate direttamente a Dio. Gl’uomini, perciò, possono
collaborare con Dio nella costruzione perfetta della società grazie al fatto
che ogni uomo e ispirato dalla divinità medesima. Il “De Laboribus Herculis,” opera
di grande impegno intellettuale, e un vasto saggio di poesia. Diviso in 4 parti,
intende continuare il progetto culturale di Boccaccio della genealogia, vale a
dire una difesa della poesia a livello universale basata sulle vicende terrene
dell'eroe mitologico Ercole, re-interpretate in senso allegorico e indirizzate
verso la via della virtù. Si basò su Ercole per la radice etimologica del nome
greco, risalente ad “ερος κλερος”, cioè uomo forte e glorioso. Come già scrive a
Giovanni di San Miniato, infatti, la poesia ha un valore universale in quanto
il senso interpretativo supera la dimensione culturale in cui è stato scritto.
Per cui la opera di un pagano, se piene di valori positivi, non devono essere
rigettate, ma accolte in quanto provenienti da Dio stesso. “Carmen de
morte Francisci Petrarce” e un carme commemorativo del Petrarca e accennato in
varie epistole a Roberto Guidi conte di Battifolle, a B. Imola e a F. Brossano,
del quale è quasi dubbio il completamento. “De verecundia” e un trattarello in
forma epistolare indirizzato ad A. Baruffaldi sulla natura positiva o negativa
della verecundia, cioè il rispetto. Grazie agli studi genealogici di F. Novati,
si puo ricostruire l'ascendenza e la discendenza del cancelliere
fiorentino. Coluccio Ignota, figlia di un tal Lino Piero Lino Coluccio; Piera
di Simone Riccomi, A.Corrado, Giovanni Sorella ignota, sposata a uno dei
Giovannini di Stignano sposata ad uno dei Dreucci di Pistoia Piero morto di peste, Andrea
morto di peste, Bonifazio - Monna Checca de' Baldovinetti Arrigo Margherita d'Andrea de' Medici Antonio, Duccia
di Guernieri de' Rossi; Nonnino Filippo, Simone Lionardo, chierico Salutato, chierico
Lorenzo. A lungo si è ritenuta corretta la data, Campana Martelli, Nuzzo, e altri studiosi dimostrano che
la data corretta è Villani, Coluccio Salutati XXVII racconta l'ascesa politica
ad una delle più prestigiose cariche politiche fiorentine. Nominato segretario
grazie all'influenza del Gonfaloniere Bonaiuto Serragli, e eletto Cancelliere
in sostituzione di N. Monaci, uomo politico con cui il Serragli fu in
disputa. Si veda Epistolario per le
addolorate missive inviate dal Bruni e da Poggio all'amico in comune N. Niccoli,
‘tali parente’ nell'epistola di Bruni; ‘patris nostri’ in quella di Poggio). In
Ivi, l'istriano P. Vergerio, in una
lettera a F. Zabarella, lo descrive come il primo e straordinario decoro di
Firenze -- urbis illius primum atque precipuum decus, Linum Colucium Salutatum
-- Della stessa opinione anche: Cappelli, in cui si ricorda, al momento dei
funerali, il commosso addio dell'allievo P. Vergerio, che lo chiama communis omnium magister -- maestro comune di
tutti noi -- Luogo significativo per continuare le riunioni dei nuovi umanisti,
in quanto vi viveva quel fra' Martino da Signa erede universale degli scritti
del Boccaccio. Boccaccio dispose per testamento di lasciare la sua biblioteca
all'agostiniano M. Signa con l'indicazione che alla morte del frate i volumi
fossero negli armaria del convento fiorentino di Santo Spirito. Così avvenne. La
grandezza di Alighieri, ma anche di Petrarca e dello stesso Boccaccio, sono
messi in discussione dal più acceso degli umanisti classicisti, N. Niccoli,
all'interno dei Dialogi ad Petrum Histrum di L. Bruni. L'accusa principale
consisteva nella barbaria del loro latino e nel, caso di Alighieri, nel
fraintendimento del senso di alcuni passi virgiliani. Solamente il suo intervento
riesce a capovolgere la situazione, salvando Alighieri dalle accuse feroci del
Niccoli. Come anche risulta da un dialogo del Bruni, che di quella polemica
anti-dantesca è il documento principe, il suo intervento riusce ad assicurare
la continuità, proporzionata all'età nuova, della tradizione dantesca a
Firenze. I contatti tra Costantinopoli e Firenze sono facilitati dalla
presenza, nella capitale bizantina, di G. da Scarperia, che decise di
riaccompagnare Crisolora in patria per apprendere greco da lui stesso. La
visione laica dell'umanesimo non si deve confondere con la proposta laicista,
dal punto di vista etico e antropologico. Mantenendo sempre un'attenzione
ossequiosa verso la Roma e una sincera devozione verso le verità romana, intende
nel contempo esaltare e rivendicare la responsabilità umana al di fuori di
qualsiasi determinismo meccanicista e ponendo in valore la libertà personale
del singolo» (Cappelli85). Abbagnano19 sintetizza in modo più stringente il
rapporto tra libero arbitrio e volontà divina, affermando che il primo sia
«conciliabile con l'infallibile ordine del mondo stabilito da Dio». Si è condensato, in questi due punti,
l'attacco generale del mondo contro l'umanesimo. La questione sul valore della
poesia riguarda la disputa con Giovanni di San Miniato (cfr. Epistolario, 3,
Fratri Johanni de Angelis; quella con Dominici riguarda il valore positivo
dell'umanesimo (cfr. Epistolario, Il codice fa parte della sua biblioteca entra
nelle mani del cancelliere fiorentino igrazie alle pressioni che esercita su G.
de Broaspini. Della stessa opinione anche Francesco Novati che, in Epistolario,
giunge alla stessa conclusione del Sabbadini in quanto vi trova delle suoi
postille autografe del Salutati. L'epistola è importante perché, dopo l'elogio
di Carlo per la fortunata impresa militare della conquista del Regno di Napoli
e il paragone con gl’eroi antichi, enumera i doveri di un buon sovrano: cercare
l'unità sacra; gestire con moderazione il potere e imparare a gestire le
proprie emozioni -- incipe prius tibi quam aliis imperare; rege te ipsum, noli
regendorum subditorum studium tuimet derelinquere moderamen -- per evitare di
cadere nei vizi e di essere classificato come un tiranno. Esaltandolo alla
virtù, alla temperanza e alla giustizia, insomma tratteggia il modello del
sovrano ideale, cavalleresco, formato sull'esempio dei classici -- continua è
la comparazione con gli antichi statisti e sovrani) e timorato di Dio. Le
informazioni, ricavate attraverso una minuziosissima ricerca d'archivio da
parte del Novati, sono prese in ordine sparso da; Epistolario, Tavole genealogiche
ove vengono fornite indicazioni biografiche sui nonni, genitori e figli. Per
consultare le informazioni sui fratelli del cancelliere, si consulti sempre
Epistolario, Riferimenti
Dionisotti. Villani. Fu avviato agli studî giuridici, inameni a lui
che era pierius (così foggia il suo patronimico: figlio di Pietro, e devoto
alle pieridi, le muse. Eloquentissimo legum doctori domino Loygio de
Gianfigliaziis. Reverendo patri et domino domino Francisci Bruni de Florentia
summi pontificis secretario, domino suo, si lamenta della sua mansione di
cancelliere nella cittadina umbra. Vero è che invalse l'uso di chiamare
Cancelleria Fiorentina l'ufficio del quale era capo il Dettatore, che aveva la
particolare ingerenza di scrivere le lettere e di trattare le faccende della
politica esterna. Unum dicam, quod
emerserunt et ad tante sunt reipublice gubernacula sublimati, quos oportuit pro
salute cunctorum. Dirò una cosa, cioè che al governo di una così grande
repubblica emersero e vi sono uomini, i quali bisognò vi sono per la salvezza
di tutti. E così favorevole al governo in quanto fu uno dei pochissimi a non
essere proscritto dalle cariche istituzionali.
Siena si sottomise a Gian Galeazzo in funzione anti-fiorentina, mentre
il signore di Milano (duca per investitura imperiale) si allea con Lucca e
altre città umbro-marchigiane. La prima epistola riportata dal Novati in cui
Coluccio risponde ad una missiva del Certaldese cfr. Epistolario Facundissimo
domino Iohanni Boccacci de Certaldo ma i toni sono troppo famigliari per essere
la prima epistola scambiata tra i due. Inclyte cur vates, humili sermone locutus,
de te pertransis? te vulgo mille labores percelebrem faciunt: etas te nulla
silebit. Perché, o celebre poeta, che hai cantato nel volgare idioma, avanzi
nel corso del tempo? Mille fatiche ti rendono celebre presso il volgo: nessuna
epoca tacerà sul tuo conto. Egrigio viro Franciscolo de Brossano domini Francisci
Petrarce genero, Ep. ove piange sia la scomparsa del Petrarca, ma annuncia
anche quella del Boccaccio. Fallebar enim, et dum Franciscum fleo, dum suis
laudibus intentus decantantes, novo commento, veterum pene dimissa sententia,
depingo Camenas, ecce nove lacrime nobis merore novi funeris occurrerunt,
incepti cursum operis reprimentes. Vigesima quidem prima die decembris
Boccaccius noster interiit. Infatti ero ingannato, e mentre piango Francesco e
mentre, attento alle sue lodi, adorno le Camene con un nuovo commento, quasi
tralasciata la sentenza degl’antichi, ecco che nuove lacrime si aggiunsero a
noi con il dolore di una nuova morte, frenando il corso di un'opera che inizia.
Il nostro Boccaccio spira. Tateo. Cappelli,
ricorda anche che e solito mettere a disposizione dei suoi allievi la
sua stessa biblioteca personale. Pertanto, i luoghi di incontro erano due:
Santo Spirito e l'abitazione del Cancelliere. Gl’animatori di questi incontri,
il Salutati e il Marsili, l'uno nella propria casa, l'altro nella sua cella di
Santo Spirito, ricevano i nobili fiorentini, e li iniziavano al gusto delle
lettere antiche. Sabbadini riporta che l'erudito greco era già a Firenze. Garin
sintetizza, prendendo spunto dal De saeculo et religione e dall'Epistolario,
l'ideale di vita attiva propria dell'essere umano inteso come cittadino del
mondo. Terrestre è la vocazione umana. L'impegno nostro è nella costruzione
della città terrena, nella società. Insiste sul valore della educazione. Essa
insegna a ritrovare sub corticem il valore intenzionale dei termini, smarrito
nella consuetudo, penetrando l'espressione nel suo significato intimo come
direzione spirituale. Parola e cosa non possono disgiungersi. Noli, venerabilis
in Christo frater, sic austere me ab honestis studiis revocare. Noli putare
quod, cum vel in poetis vel aliis Gentilium libris veritas queritur, in vias
Domini non eatur. Omnis enim veritas a Deo est, imo, quo rectius loquar, aliquid
est Dei. Non volere, o venerabile fratello in Cristo, allontanarmi in modo così
austero da studi degni di ammirazione. Non voler ritenere che, quando si cerca
la verità o nei poeti o in altri libri degli scrittori pagani, non si cammini
lungo le vie del Signore. Ogni verità, infatti, proviene da Dio e, per parlare
fino in fondo rettamente, alcuna cosa è propria di Dio. Nullum enim dicendi
genus maius habet cum divinis eloquiis et ipsa divinitate commertium
quam eloquium poetarum. Nessun genere letterario, infatti, ha un maggior
legame con le parole divine e con la stessa divinità quanto la parola dei
poeti. Il manoscritto di Vercelli fu alla fine portato a Firenze, ove rimane, unica
copia carolingia esistente delle Epistole di Cicerone. Gargan ritiene che la
sua filologia non fu di altissima classe. Billanovica. Fitta la corrispondenza con
Seta, come testimonia la prima lettera inviata dal cancelliere fiorentino. Insigni
viri Lombardo...optimo civi patavino, Cappelli Cesareo. Epistola Coluci
Salutati florentina ad Carolum regem Neapolitanum. Villani riporta la veemenza
con cui fulmina Gian Galeazzo con le sue lettere, riportando tra l'altro la
testimonianza di E. Piccolomini cui
quest'aneddoto è attribuita la paternità. Sia la citazione che il contesto in
cui fu scritto il De Tyranno sono esposti in Canfora. In altri termini, se
Cesare, pur giunto al potere in modo tirannico o violento, seppe poi
legittimare tale potere attraverso un esercizio virtuoso di esso (ex parte
exercitii) in grado di suscitare l'approvazione popolare, la sua uccisione non
fu legittima. Lo e quella di un tiranno che esercita come tale. Per la figura
di Loschi, si rimanda alla voce biografica Viti. Canfora ipotizza l'aiuto di L.Bruni nello
sviluppare il paragone Firenze-Atene, in quanto non e molto esperto di quella lingua e di quella
cultura. Così rivolgendosi al cancelliere milanese A. Loschi, nella Invectiva
in Antonium Luschum, dopo aver contrapposto i guasti del regime tirannico
milanese ai vantaggi di quello libero e repubblicano di Firenze, glorifica la
sua città come "fiore d'Italia" e come esempio di vita serena e
armoniosa. Si riporta interamente il breve messaggio d'accompagnamento. Mitto
tibi munusculum istis paucis noctibus correctionis studio lucubratum. In quo si
quid proficies tu vel alii, laus sit omnium conditori Deo, cui placeat me in
tuis sanctis orationibus commendare. Vale felix et diu. Colucius tuus. Ti mando
un piccolo pensiero composto in queste poche notti dopo un'opera di revisione.
Attraverso questo trattato, se tu o altri ne trarrete giovamento, la lode di
tutti voi sia per lodare Dio, al quale è piaciuto che io mi affidi alle tue
sante orazioni. Sta felice a lungo. Il tuo Coluccio. Nel De Nobilitate ribade,
attraverso un discorso più ampio e articolato, la distinzione della medicina, designate
come arte meccanica, ossia tecnica, dalla giurisprudenza, considerata scienza
della vita spirituale e quindi superiore all'altra. La legge e veramente un
sigillo divino, con cui dopo il primo peccato Dio ha offerto alle comunità degl’uomini
la vita per riconquistare il bene. Ispirate da Dio agli uomini, inscritte
nell'anima umana, la legge ha un'altra superiorità, rispetto alla legge
meccanica naturale. La legge inter-soggetiva puo essere conosciuta nella sua
pienezza integrale, con una certezza che non si trova mai nella scienze della
natura. Si riporta, come testimonianza, quanto scritto nell'epistolario in cui
annuncia a B. Imola il suo Progetto. Sed ut ad Franciscum nostrum redeam,
opusculum metricum de ipsius funere iam incepi. Ma per ritornare al nostro
Francesco, inizio a stendere un opuscolo metrico sulla cerimonia funeraria
dello stesso. Antiche Filippo Villani, Le vite d'uomini illustri fiorentini, G.
Mazzuchelli, Venezia, G. Pasquali, Moderne; N.Abbagnano, “La filosofia del
Rinascimento” in Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, Milano, TEA, G. Billanovich, Gli inizi della
fortuna di Petrarca, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Bernhard Bischoff,
Paleografia latina. Antichità e Medioevo, Stefano Zamponi, Padova, Antenore, A.
Bosisio, Il Basso Medioevo, in F. Curato, Storia Universale, Novara, Istituto geografico De Agostini, V.
Branca, Giovanni Boccaccio: profilo biografico, Firenze, Sansoni, A. Campana,
Lettera del cardinale padovano (Bartolomeo Uliari). Canfora, Prima di
Machiavelli. Politica e cultura in età umanistica, Roma, Laterza, G. Cappelli,
L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla, Roma, Carocci editore, A. Cesareo, L'Epistolario ed il carteggio con
Francesco Petrarca come esempio di latino umanistico: una ricerca
filologico-letteraria, G. Contini, Letteratura italiana delle origini” (Firenze,
Sansoni); E. Carrara, Lino Coluccio di Piero, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,Daniela
De Rosa, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Loredana Chines, G. Forni, G. Ledda, Dalle Origini al Cinquecento, in
Ezio Raimondi, La letteratura italiana” (Milano, Mondadori); C. Dionisotti, Enciclopedia Dantesca, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Luciano Gargan, Gli umanisti e la
biblioteca pubblica, in Guglielmo Cavallo, Le biblioteche nel mondo antico e
medievale, Bari, Laterza, Eugenio Garin, L'umanesimo italiano, 3ª ed.,
Roma-Bari, Laterza, Mario Martelli, Schede per Coluccio Salutati, in Interpres,
Demetrio Marzi, La cancelleria della repubblica fiorentina, Rocca San Casciano,
Licinio Cappelli, Armando Nuzzo,
Coluccio Salutati. Epistole di Stato. Primo contributo all’edizione: Epistole in
Letteratura Italiana Antica, Manlio Pastore Stocchi, Pagine di storia
dell'Umanesimo italiano, Milano, FrancoAngeli,,
Marco Petoletti, Boccaccio e i classici latini, in Teresa De Robertis,
C. Monti, Marco Petoletti et alii, Boccaccio autore e copista, Firenze,
Mandragora, Francesco Petrarca, Lettere Senili, Giuseppe Fracassetti, 2, Firenze, Le Monnier, Coluccio Salutati,
Epistolario, Francesco Novati, 4, in 5 tomi, Roma, Forzani e C. tipografi del
Senato, Si sono consultati: Epistolario,. Epistolario, Epistolario,
Epistolario, Epistolario, Remigio Sabbadini, Le scoperte dei codici
latini, Firenze, G.C. Sansoni, Achille Tartaro e Francesco Tateo, Il
Quattrocento. L'età dell'umanesimo, in Carlo Muscetta, La letteratura italiana,
3, tomo I, Bari, Laterza, Si sono presi in considerazione: F. Tateo, La cultura
umanistica e i suoi centri, E. Wilkins, Vita del Petrarca, Luca Carlo Rossi e
Remo Ceserani, Milano, Feltrinelli, edito per la prima volta negli Stati Uniti col
nome diLife of Petrarch, Chicago, University of Chicago Press, Cesare Vasoli,
Le filosofie del Rinascimento, Paolo Costantino Pissavino, Milano, Mondadori, Paolo
Viti, Loschi, Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 66, Roma, Istituto della Enciclopedia
italiana, Palazzo Salutati Francesco Petrarca G. Boccaccio Umanesimo Repubblica
di Firenze L. Bruni. Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Marco Cirillo, Il tiranno in
Coluccio Salutati, umanista del Trecento, Biblioteca dei Classici italiani di G.
Bonghi. Lino Coluccio Salutati. Coluccio Salutati. Salutati. Keywords: i
duodici fatiche d’Ercole, gl’antichi, la legge non-naturale, la legge naturale,
della buona fortuna, libero arbitrio, la vita sociale, la con-vivenza, Bruto e
Cassio nell’inferno, la morte di Cesare, l’assassinio di Cesare, tirano, la
libertas fiorentina, stato fiorentino, la repubblica fiorentina, la fiore
d’Italia, Boccaccio, Petrarca, Aligheri, I primi umanisti, l’umanesimo laico,
basato contro il determinismo ecclesiastico, la biblioteca di Salutati, Livio,
Cicerone, autori latini, la lingua Latina, difesa della lingua Latina,
l’interpretazione di Virgilio da Aligheri, difesa della filosofia pagana, il
valore permanente della filosofia degl’antichi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Salutati” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734433516/in/datetaken/
Grice e Sanctis – lo stile
filosofico – filosofia italiana -- Essential philosopher. He considers philosophy as a branch of
the belles lettresand his field of expertise is when stylists stopped using an
artificial Roman, and turned to ‘Italian.’ Grice: “I really do not like de
Sanctis; when an author becomes philosophical, he says that he has been
infested of the philosophical pest!” -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e de
Sanctis," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia. Sanctis. Keywords: storia della
filosofia, il saggio filosofico, il poema filosofico, il tema filosofico.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sanctis” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689329145/in/photolist-2mNzeEc-2mLLZRD-2mPrdWj-2mLGRht-2mPu6xB-2mKTjot-2mPsXiB-2mPCgo1-2mKBwcu-2mPpskp-2mKDA5r-2mKw3hq-2mKBjJ6-2mKbfAt-2mGnP2f-nBNy96
Grice e Sanseverino – il segno naturale -- la logica
scolastica -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Napoli). Filosofo. Considerato
uno fra i massimi precursori del neo-tomismo. Si trasfere a Nola per frequentare
la scuolaa dove suo zio era rettore. Studia ilosofia con l'intento di
confrontare i vari sistemi filosofici, fra cui godeva particolare credito in
Italia, all'epoca, quello razionalista. Lo studio comparato dei vari sistemi
gli permise una conoscenza più approfondita della scolastica, soprattutto di Aquino,
e del legame intimo tra la Scolastica e la Patristica. Restaura la filosofia
scolastica. Insegna a Napoli. Venne incaricato da Ferdinando II di preparare un
manuale ufficiale per le scuole del Regno delle Due Sicilie. Scrive allo scopo
il manuale "I principali sistemi della filosofia del criterio”. Profondo
conoscitore di Aquino da alle stampe interessanti saggi sui filosofi moderni. Inizia
ad occuparsi più specificamente di Aquino con “L’origine del potere e il
diritto di resistenza, cui fa seguito “In difesa dell'angeologia contro i
sofismi”. Esce il ponderoso I principali sistemi della filosofia del criterio” un'ampia
e dottissima disquisizione sulla filosofia illuminista e su quella a lui
contemporanea (fra cui quella dello stesso Gioberti) confutata sulla base della
logica. Il suo capolavoro. Si tratta del celebre saggio, “Philosophia antiqua” che
ha per oggetto la storia della logica. “In compendium redacta ad usum scholarum
clericalium. Venne pubblicata a Napoli “Elementa”, “Antropologia”, “Teologia. Altre saggi: “Sopra alcune questioni le più
importanti della filosofia” (Napoli); “Il razionalismo” (Napoli); “I razionalisti”
(Napoli); “L'origine del potere e il diritto di resistenza, (Napoli, Giannini);
“In difesa dell'angeologia contro i sofismi” (Napoli, Manfredi); “Elementa
philosophiae theoreticae” (Napoli, Manfredi); “Philosophia antiqua” (Napoli,
Manfredi); “Institutiones seu Elementa philosophiae antiquae” (Napoli,
Manfredi); “In compendium redacta ad usum scholarum” (Napoli, Manfredi); “Le dottrine
de' filosofi antichi” (Napoli); U. Dovere, Tentativo di ricostruzione, in Doctor
communis, P. Naddeo, Le origini del aquinismo” (Società editrice italiana,
Torino); P. Orlando, Aquino a Napoli e G. Sanseverino, in Asprenas, P. Orlando,
Vita e opere di Gaetano Sanseverino secondo i documenti, in Aquinas, P.
Orlando, L'Accademia tomista a Napoli, storia e filosofia, in Saggi sulla
rinascita del tomismo, Roma, Ed. Pontificia Accademia teologica romana, C.Matarazzo,
Per una rivoluzione del cuore. La visione dell'umano in Leopardi nella lettura
critica di Sanseverino tra antropologia e istanze pastorali (Polidoro, Napoli).
Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Gaetano
Sanseverino. Sanseverino. Keywords: segno naturale, Boezio, Aquino. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Sanseverino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689994340/in/photolist-2mNzeEc-2mLQc9e-2mKEJsY-o5Xazf
Grice e Santilli – dal soggettivo all’inter-soggettivo
– filosofia italiana (Sant’Elia Fiume
Rapido). Filosofo. Figlio del medico santeliano
Silvestro, sindaco del paese. Si trasfere a Napoli. Segue il corso liceale
presso la Scuola di Francesco Murro. Discepolo di Galluppi e amico, fra gli
altri, Settembrini, Fiorelli e Sanctis. Si laurea in filosofia. Apre una Scuola
di Diritto Morale e Costituzionale. Fervente giobertiano, e attivo
propugnatore, nei circoli culturali napoletani, di un'Italia federate. A
frequenti rapporti epistolari con Mamiani, Gizzi e Cousin. Quest'ultimo lo
introduce nel giro culturale del socialismo utopistico ma modula il suo
socialismo secondo i propri valori umanitari, rifiutando la logica della lotta
di classe. Ha comunque a scrivere che nel Regno di Napoli occorre una
savia distribuzione della ricchezza. Presidente della Società Dantesca e
prolifico filosofo. Fonda "L'Enciclopedico" in cui vivacemente
sostene che occorreva occuparsi della piaga della povertà. La nazione italiana vuole
pane e lo dimanda incessantemente, lo chiede nel pianto dell'indigenza, tra le
sciagure della desolazione, lo chiede non a titolo di preghiera, ma diritto
necessario, assoluto. Il popolo italiano non capisce la speculativa astrazione
di alcune verità filosofica, non sa i titoli di libertà, di costituzione, di
uguaglianza. Una riforma che dimentica affatto la fisica prosperità del popolo
italiano non è che riforma di solo nome. “Le idee" e testo di studio nelle
scuole di Toscana; "Sul realizzamento del pensiero"; "Sviluppo
filosofico dell'autorità"; "Cenno psicologico sull'attività dello
spirito"; "Individuo e Società"; "Princìpi dell'imanità
razionale"; "Il socialismo in economia" e "Lavoro,
industria e capitale". Si batté politicamente per l'ottenimento della
Costituzione da parte di re Ferdinando II . Malvisto e considerato
individuo pericoloso dalla polizia e ucciso a baionettate da soldati che fanno
irruzione nella sua abitazione in Largo Monteoliveto, accanto a Palazzo
Gravina. Venne ucciso a seguito della delazione di una donna, che lo indica
come il predicatore alla soldataglia. Lo ricordano due epigrafi: una sulla
facciata della sua casa natia e una sulla facciata della sua palazzina in Largo
Monteoliveto. Di lui scriveno Sanctis, Pepe, Settembrini, Vannucci, Massari,
Grosso, Guzzardella, Mandalari che volle raccogliere i suoi saggi in "Memorie
e Saggi” (Roma). F. Peruta. “Il Giornalismo Italiano del Risorgimento”; I.
Ghiron, Della Peruta, “Storia del quindici maggio in Napoli; L. Settembrini "Memorie
e saggi”; M. Mandalari, Memorie, Roma. A. Guzzardella, “Martire del Risorgimento”
Milano, Isaia Ghiron, Il valore italiano, Tip. nazionale degli editori Ghione e
Lovesio, F. Peruta, Il Giornalismo Italiano del Risorgimento, Angeli,.
Benedetto Di Mambro, in Sant'Elia Fiume Rapido, il Sannio, Casinum e dintorni Roccasecca,.
L. Settembrini, Ricordanze della mia vita, A. Morano. Angelo Santilli.
Santilli. Keywords: dal soggettivo all’inter-soggetivo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Santilli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689367738/in/photolist-2mKBwcu
Grice e Santorio – filosofia italiana – il pendolo di
Santorio – Luigi Speranza (Capodistria).
Filosofo. Padre della fisiologia sperimentale. Il primo a comprendere
l'importanza dell'esperimento e dell'adozione dei parametri quantitativi per
valutare i quali inventa alcuni dispositivi tra cui il termometro e il
tachimetro. Studia sperimentalmente la struttura della materia, di cui
descrisse la struttura corpusculare e meccanica, anticipando le ricerche di
Galilei. Studia a Padova. A Venezia fa amicizia con Sarpi, Sagredo e Galilei. Adatta
il pendolo alla pratica, precedendo gli esperimenti condotti da Galileo con i
pendoli. Poniere nell'impiego delle misurazioni fisiche in medicina; il suo
dispositivo più famoso fu una grande bilancia usata per studiare l'equilibrio
omeostatico e le trasformazioni metaboliche Tra i soggetti che si prestarono
alla sperimentazione vi fu anche Galilei. Insegna a Padova. Pubblica
descrizioni di congegni termometrici e di precisione che divennero di largo uso
nella pratica medica. Pioniere nell'impiego delle misurazioni fisiche. Il suo
dispositivo più famoso fu una grande bilancia (stadera medica) usata per
studiare le trasformazioni metaboliche in soggetti sperimentali tra i quali vi
fu lo stesso Galileo. Pioniere nell'uso del metodo sperimentale di cui comprese
l'importanza e la necessità replicando i suoi esperimentil Considerato a torto
il fondatore della iatromeccanica, ne e uttavia ispiratore con i suoi
importanti studi sul metabolismo e sulla termoregolazione umana. E il primo a
quantificare la perspiratio insensibilis e ad usare il termometro clinico che
egli stesso idea. Santorio invent anche
altri strumenti (pulsilogio, igrometro, "letto artificioso",
"eolopila medica", "termometro lunare") intesi a tradurre
in numero e determinare con esattezza matematica i parametri vitali umani. I
suoi saggi hanno numerose edizioni, diffusione europea e ampia popolarità. Classico
il “De statica medica” -- uno dei saggi più importanti della storia della fisiologia;
“Methodi vitandorum errorum omnium qui in arte medica contingunt liNunc primum
ccessit eiusdem authoris De inventione remediorum liber (Aubert); “Ars de
statica” (Leida, D.Lopes de Haro); “Commentaria in artem Galeni”; “Nova pulsuum
praxis morborum omnium diagnosim prognosim et medendi aegrotis rationem statuens,
sine eorum relatione”; “Commentaria in primam fen primi libri canonis
Auicennae”; “Commentaria in primam sectionem Aphorismorum Hippocratis”; “Societate
si politica”. Galilei -- Storia della Scienza di Firenze. A. Castiglioni, “Storia
della Medicina” (Mondadori, Milano); A/ Pazzini, “Storia della Medicina” (Libraria,
Milano); L. Premuda, “Storia della Medicina” (Milani, Padova); L. Premuda, “Storia
della fisiologia” (Del Bianco, Udine). Treccani Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Santorio Santorio. Santorio.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Santorio” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735247445
santucci
Grice e Sanzo –
natura ed artificio – filosofia italiana (Roma). Flosofo. Insegna a Brindisi, Milano,
e Salento. Fonda Apollo Licio”. Sube il fascino dell’esistenzialismo e il orazionalismo.
Rivolve la propria attenzione ai rapporti tra filosofia, scienza e società. Si
occupa di filosofi quali Becquerel, Boutruox, Corbino, Couturate Curie, Enriques,
Fermi, Frola, Geymonat, Peano, Vailati. Sui fondamenti della geometria” (Brescia, La Scuola, Collana "Il Pensiero");
“L’artificio della lingua, -- Grice: “I like that: it’s my Gricese, a language
I invent and which makes me the master; there’s the arbitrary and there’s the
artificial, and Sanzo, reconstructing Peano’s project, fails to distinguish
this” -- Milano, F. Angeli, Collana di Epistemologia, G. Cimino; G. Sava, Il
nucleo filosofico della scienza, Galatina, Congedo, Collana di Filosofia, Scritti
di fisica-matematica, Torino, POMBA, I Classici della Scienza, Poincaré e i
filosofi” (Lecce, Milella); O. Corbino, Scienza e società, Saggi raccolti e
commentati, Manduria, Barbieri, Collana di Filosofia Hermes/Hestia, Scritti di
fisica-matematica” (Milano, Mondadori, "I Classici del pensiero",
Unione Tipografico, Torino, Scientia, Rivista di sintesi scientifica, Apollo Licio”, Museo Galilei, Firenze. Ubaldo
Sanzo. Sanzo. Keywords: apollo licio, trovato al ginnasio liceo di Atene,
figgurante il dio in atto di riposo dopo un gran sforzo. natura ed artificio,
l’artificio della lingua, convenzionalismo, filosofia della lingua. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sanzo” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735242585/in/dateposted-public/
SarloDe
Grice e Sarno – sentire – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Napoli). Filosofo. Interprete
di Bruno e Campanella. Collabora al Giornale critico della filosofia italiana
con saggi su Bruno, Campanella e Vico. Medita sulla violenza. Si suicida con un
colpo di rivoltella. Si interessa a Bruno e Campanella. Il suo punto di
partenza è l’opposizione tra un sentimento sempre identico a se stesso, essenzialmente
interiore (sensus sui) ed un sentire esteriore, che si tramuta nelle cose di
cui ha esperienza, che si presta e si dona tutt’intero alle cose, affinché esse
vivano in lui. Atre saggi: “Pensiero e poesia” (Laterza, Bari); “Filosofia
poetica” (Laterza, Bari); “Filosofia del sentire” (Pescara, Tracce); “Sulla
violenza” (Bari, Laterza); M. Perniola, “L’enigma” (Costa, Genova); A. Marroni, “Filosofo del “farsi
altro”. D'Angelo, L'estetica italiana” (Laterza, Bari); A. Marroni, La passione
per il presente in “Filosofie dell'intensità. un maestro occulto della
filosofia italiana” (Mimesis, Milano); A. Marroni, "I carmina in foliis volitantia"
in Agalma, Giornale Critico di Filosofia Italiana. Antonio Sarno. Sarno.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sarno” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734571263/in/datetaken/
Grice e Sarpi – la metafisica del
fenice – l’arte del bien conversar -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo. Very important Italian philosopher. Definito
d’Acquapendente come oracolo, autore della celebre “Istoria del Concilio
tridentino” subito messa all'Indice. Fermo oppositore del centralismo
monarchico di Roma, difendendo le prerogative della repubblica veneziana,
colpita dall'interdetto emanato da Paolo V. Rifiuta di presentarsi di fronte
all'Inquisizione romana che intendeva processarlo e sube un grave attentato che
si sospetta essere stato organizzato dalla curia romana, "agnosco stilum
Curiae romanae", che nega tuttavia ogni responsabilità. L'infanzia e
una ritiratezza in sé medesimo, un sembiante sempre penseroso, e più tosto
malinconico che serio, un silenzio quasi continuato anco co' coetanei, una
quiete totale, senza alcun di quei giuochi, a' quali pare che la natura stessa
ineschi i fanciulli, acciò che col moto corroborino la complessione: cosa
notabile che mai fosse veduto in alcuno. Poi, così serve in tutta la sua vita,
et all'occasioni dice non poter capir il gusto e trattenimento di chi giuoca,
se non fosse affetto d'avarizia. Un'alienazione da ogni gusto, nissuna avidità
de' cibi, de' quali si nutre così poco, che restava meraviglia come stasse vivo.
Nell'anno in cui proseguivano le sedute del Concilio di Trento, Carlo V e in
guerra con i prìncipi protestanti tedeschi e il Parlamento inglese adotta un
Libro di preghiere d'ispirazione luterana. Figlio di Francesco di Pietro Sarpi,
di famiglia di lontane origini friulane (precisamente di San Vito al Tagliamento)
e mercante a Venezia eppure, scrive Micanzio, per la sua indole violenta più
dedito all'armi ch'alla mercatura. La madre, veneziana, d'aspetto umile e mite
e Isabella Morelli. Rimasta vedova, fu accolta con il suo figlio e l'altra
figlia Elisabetta nella casa del fratello A. Morelli, prete della collegiata di
Sant'Ermagora. Con lo zio, uomo d'antica severità di costumi, molto
erudito nelle lettere d'umanità addottrinando nella grammatica e retorica molti
fanciulli della nobiltà, fa i primi studi, imparando presto e con facilità. A
dodici anni, nel 1564, anno dell'istituzione, dopo la chiusura del Concilio,
dell'Indice dei libri proibititra i tanti, vi finirono il Talmud e il Corano,
il De Monarchia di Dante e le opere di Rabelais, Folengo, Telesio, Machiavelli
ed Erasmo, passa alla scuola di G. Capella, t dell'Ordine dei Servi di Maria,
seguace delle dottrine di Duns Scoto. Capella gli insegna logica, filosofia e
teologia, finché il ragazzo fece così rapidi progressi che il maestro istesso confessa
non aver più che insegnargli. Con altri maestri veneziani apprese la
matematica, la lingua greca e l'ebraica. Con la familiarità e co' studii
entra Panco in desiderio di ricevere l'abito de' servi, o perché gli paresse
vita conforme alla sua inclinazione ritirata e contemplativa, o perché vi fosse
allettato dal suo maestro, malgrado l'opposizione della madre e dello zio che
lo voleva prete nella sua chiesa, entra nel monastero veneziano dei servi di
Maria. Continua ancora a studiare con il Capella, rimanendo alieno dalle
distrazioni proprie della sua età finché in occasione della riunione a Mantova
del capitolo generale dell'Ordine servita,
mandato in quella città «ad onorar il congresso e far vedere che gl'ordini
non sono oziosi, ma spendono il tempo in sante e lodevoli operazioni, difendendo
318 delle più difficili proposizioni della filosofia naturale. Il qual carico
con che felicità lo sostenesse e con che giubilo e stupore di quella venerabile
corona, si può dall'evento argomentare. Essersi così distinto agli valse la
nomina a teologo da parte del duca di Mantova. Prencipe di grandissimo ingegno,
così profondamente erudito nello scienze, che difficilmente si discerne qual
fosse maggiore, o la prudenza di governare, o l'erudizione di tutte le scienze
et arti, sino nella musica, mentre il G. Boldrino gli affida la cattedra. Stabilito
nel convento di San Barnaba, perfeziona la conoscenza della lingua ebraica e
inizia, col puntiglio consueto, ad applicarsi agli studi storici. E certo
a motivo di quest'interesse che a Mantova frequenta M. Olivo, già segretario di
E. Gonzaga, cardinale e legato pontificio nelle ultime sessioni del concilio di
Trento, la cui caduta in disgrazia presso Pio IV coinvolse anche l'Olivo che fu
dagl’inquisitori molto travagliato, col tenerlo longamente in carcere dopo la
morte del cardinale suo signore, ma che ora, dopo la morte del pontefice, vive
privatamente in Mantova. Il gusto principale che riceva in conversare con lui e
perché lo trovava d'una moderazione singolare, erudito, e che, per esser stato
col cardinale a Trento, ha gran maneggio in quelle azioni e sa tutte le
particolarità de' negozii più secreti, et ha anco molte memorie, nell'intendere
le quali riceve molto piacere. Sono gli anni in cui in Italia continua con
vigore la repressione inquisitoriale di Pio V. P. Carnesecchi venne decapitato.
Gl’brei sono espulsi dallo Stato pontificio tranne che da Roma e da Ancona, nei
ghetti delle quali vennero costretti a risiederee. E impiccato l'umanista A. Paleario.
Il papa scomunica Elisabetta d'Inghilterra, oorganizzò la Lega contro i turchi,
ottenendo la vittoria navale di Lepanto e a Parigi, a migliaia di ugonotti sono
massacrati. Fa la sua professione, entrando ufficialmente nell'Ordine servita.
Anche di lui l'Inquisizione si occupa seguito della denuncia di un confratello che
lo accusa di sostenere che dal primo capitolo del Genesi non si può ricavare
l'articolo di fede della Trinità. Ma, poiché effettivamente di trinità divina
non vi è traccia nel Vecchio Testamento, l'Inquisizione gli diede ragione,
archiviando il caso. Dopo aver ricevuto nel convento mantovano il titolo
di baccelliere, e invitato a Milano da C. Borromeo il quale, dopo aver ottenuto
dalle autorità contro la volontà del Senato, il riconoscimento del tribunale e
della polizia diocesana, avvia un processo di riforma del clero. Ottenne di
essere trasferito nel convento dell'Ordine servita di Venezia, dove e
incaricato dell'insegnamento della filosofia e continuò i suoi studi
scientifici. Nella grande epidemia di peste, che imperversa a Venezia, facendo 50.000 vittimetra le quali Tiziano frimase
immune dal contagio. Dopo essersi addottorato a Padova, e nominato reggente del
convento di Venezia e priore della provincia veneta. Durante il Capitolo a
Parma, nel quale venne rieletto priore G. Tavanti, tenne una dissertazione di
fronte ai cardinali protettori dell'Ordine, A. Farnese e G. Santori. Uno dei tre
saggi, insieme con C. Franco e A. Giani, incaricati di preparare una riforma
della regola. Il carico suo speziale e d'accommodare quella parte che tocca i
sacri canoni, le riforme del concilio di Trento, allora nuove, e la forma de'
giudizii quella parte tutta ove si tratta de' giudizii accommodatamente allo
stato claustrale. Lascia in questo carico in Roma fama di gran sapere e di
molta prudenza, non solo nelle corti de' due cardinali suddetti, co' quali, per
ordine contenuto in un breve apostolico di Gregorio XIII, conviene conferire ogni
legge che si fa, ma anco e necessario molte volte trattar col pontefice
medesimo. Sbrigato da quale peso ritorna al suo governo. Si tenne a Bologna il
nuovo Capitolo dell'Ordine servita e viene eletto procuratore generale, la
suprema dignità di quell'ordine dopo il generale il carico porta seco di
difender in Roma tutte le liti e controversie che vengono promosse in tutta la
religione. Dove pertanto trasferirsi a Roma dove conobbe e prende strettissima
familiarità col padre Bellarmino poi cardinale, e dura l'amicizia sin al fine
della vita, grazie al quale forse puo prendere visione di diversa
documentazione relativa alle istruzioni date ai legati pontifici durante il
Concilio di Trento. Conosce anche il dottor Navarro, teologo difensore
dell'arcivescovo di Toledo, B. Carranza, accusato di eresia, il gesuita N. Bobadilla
e il cardinale Castagna, poi Urbano VII. Ha occasione di passare a Napoli per
presiedere Capitoli e conversare con quel famoso ingegno G. Porta, il quale,
anco nelle sue opere mandate in luce, fa onorata menzione del padre Paolo come
di non ordinario personaggio. Scaduto il periodo di carica a procuratore
generale dell'Ordine servita, ritorna a Venezia, frequentandovi i circoli intellettuali
che si riunivano nella bottega di B. Sechini e nella casa del nobile veneziano
A. Morosini, dove conobbe anche G. Bruno. A Padova frequenta la casa di G. Pinelli,
il ricetto delle muse e l'academia di tutte le virtù in quei tempi, dove iincontrare
Galileo e Bruno, il quale s'intrattenne a Padova più di tre mesi, poco prima di
essere arrestato a Venezia. Si dove scegliere il generale dell'Ordine
servita, e fra i due principali candidati, L. Baglioni e G. Dardano, si
espresse a favore del primo. Il rancore spinse Dardano a denunciarlo al
Sant'Uffizio, accusandolo di negare efficacia allo Spirito Santo, di avere
rapporti sospetti con ebrei e allegando una lettera che fgli scrive da Roma,
nella quale sono contenute alcune parole in discredito della corte, come che in
quella si viene alle dignità con male arti, e di tenerne esso poco conto, anzi
abominarla. Senza nemmeno essere chiamato a Roma per discolparsi, e subito
prosciolto da ogni accusa. Ma il cardinale di Santa Severina, G. Santori,
protettore dell'Ordine e capo del Sant'Uffizio, mostrò però implacabile
indignazione autilizzando tutta la sua autorità per escludere gli amici dalli
gradi et onori con maniere così strane e fini così bassi, ch'io non ardisco
poner i casi che mi sono stati dati in nota, perché troppo gran scandalo
arrecherebbono al mondo. Continua i suoi studi mentre non cessano le rivalità
nell'Ordine servita, del quale venne eletto priore, Montorsoli, che morì tre anni dopo,
succedendogli così, Dardano, accanito avversario del Sarpi. Questi, deciso a
uscire dall'Ordine per sottrarsi all'inimicizia dalla quale si sentiva
circondato, cerca di ottenere un vescovato, prima a Caorle e poi a Nona, in
Dalmazia, che però gli vengono rifiutati a causa delle negative informazioni
che di lui il Dardano e L. Gagliardi, preposito della casa veneziana dei
gesuiti, diedero al papa. Esse ssente mormorare alle volte che egli con alcuni
facci una scoletta piena d'errori. Non solo: nel Capitolo, Dardano l’accusa di portare una berretta in
capo contra una forma che sino sotto Gregorio XIV disse esser proscritta; che
portasse le pianelle incavate alla francese, allegando falsamente esserci
decreto contrario, con privazioni divote; che nel fine della messa non recita lo
Salve Regina. E assolto anche da queste accuse. La Repubblica veneziana,
stretta a nord dall'Impero, in Italia dalla prevalenza spagnola e papale, in
Oriente dalla potenza turca, e ormai avviata a quel lungo declino politico ed
economico che a la sua sanzione. Alla prudente politica dei patrizi, rasseglla
compromissione con l'Impero e il papato, si sostituì quella degli innovatori, i
cosiddetti «Giovani», decisi a sottrarre la Serenissima all'invadenza
ecclesiastica nell'interno e a rilanciarne le fortune commerciali nell'Adriatico,
compromesse dal controllo dei porti esercitato dallo Stato pontificio e dalle
azioni degli Uscocchi, i pirati cristiani croati appoggiati dall'Impero. Iil
Senato veneziano proibì la fondazione di ospedali gestiti da ecclesiastici, di
monasteri, chiese e altri luoghi di culto senza autorizzazione preventiva della
Signoria. Un'altra legge proibiva l'alienazione di beni immobili dai laici agli
ecclesiastici, già proprietari, pur essendo solo un centesimo della
popolazione, di quasi la metà dei beni fondiari della Repubblica, e limita le
competenze del foro ecclesiastico, prevedendo il deferimento ai tribunali
civili degli ecclesiastici responsabili di reati di particolare gravità.
Avvenne che il canonico vicentino S. Saraceno, colpevole di molestie a una
nobile parente, e l'aristocratico abate di Nervesa, Brandolini, reo di omicidi
e di stupri, sono incarcerati. Paolo V emana due brevi richiedenti
l'abrogazione delle due leggi e la consegna al nunzio pontificio dei due
ecclesiastici, affinché secondo il diritto canonico fossero giudicati da un
tribunale ecclesiastico. Il nuovo doge Leonardo Donà fece esaminare i due
brevi da giuristi e teologi, fra i quali il Sarpi, affinché trovassero modo di
controbattere alle richieste della Santa Sede. Il 28 gennaio venne nominato
teologo canonista proprio il Sarpi e lo stesso giorno il suo scritto: Consiglio
in difesa di due ordinazioni della Serenissima Repubblica, venne inviato al
Papa. Difese le ragioni della Repubblica con numerosi saggi. Sono di questi
mesi la Scrittura sopra la forza e validità delle scomuniche, il Consiglio sul
giudicar le colpe di persone ecclesiastiche, la Scrittura intorno
all'appellazione al concilio, la Scrittura sull'alienazione dei beni laici agli
ecclesiastici e altri ancora, poi raccolti nella sua successiva “Istoria
dell'interdetto”. In quell saggio è contenuta anche un saggio sulla validità
della scomunica, attaccato da Bellarmino, al quale rispose allora con
l'Apologia per le opposizioni do Bellarmino. Mentre F. Micanziosuo
iniziava a collaborare dopo che Paolo V scomunica il Consiglio veneziano e
fulminato con l'interdetto lo Stato veneto, pubblica il Protesto del monitorio
del pontefice, nel quale il breve papale Superioribus mensibus è definito nullo
e di nessun valore, mentre impede la pubblicazione della bolla
pontificia. Obbedendo alle disposizioni del papa, i gesuiti rifiutano di
celebrare le messe a Venezia e la Repubblica reage espellendoli insieme con
cappuccini e teatini. Parteno la sera alle doi di notte, ciascuno con un Cristo
al collo, per mostrare che Cristo parte con loro. Concorse moltitudine di
populo e quando il preposto, che ultimo entra in barca, dimanda la benedizione
al vicario patriarcale si leva una voce in tutto il populo, che in lingua
veneziana grida loro dicendo "Andé in malora!". A Roma si spera che
l'interdetto provocasse una sollevazione contro i governanti veneziani ma i gesuiti
scacciati, li cappuccini e teatini licenziati, nissun altro ordine parteno, li
divini uffizi sono celebrati secondo il consueto il senato e unitissimo nelle
deliberazioni e le città e populi si conservano quietissimi nell'obbedienza. Venezia
era alleata, in funzione anti-spagnola, con la Francia, ed era in buoni
rapporti con l'Inghilterra e con la Turchia. Fingendosi veneziani, soldati
spagnoli, per provocare la rottura delle relazioni turco-veneziane, sbarcano
Durazzo, saccheggiandola, ma la provocazione e facilmente scoperta e i turchi
offreno a Venezia l'appoggio della loro flotta contro il papa. L'Inquisizione l’intima
di presentarsi a Roma per giustificare le molte cose temerarie, calunniose,
scandalose, sediziose, scismatiche, erronee ed eretiche contenute nei suoi saggi
ma naturalmente si rifiuta. Invano il papa che scomunica Sarpi e Micanziosi
dichiara favorevole a portare guerra a Venezia. La sua unica alleata, la
Spagna, minacciata da Francia, Inghilterra e Turchia, non puo sostenerla in
quest'impresa e si giunse così alle trattative diplomatiche, favorite dalla
mediazione del cardinale F. Joyeuse. Venezia rilascia i due ecclesiastici
incarcerati e ritira il suo protesto al papa in cambio della revoca
dell'interdetto, mentre le leggi promulgate dal Senato veneziano restarono in
vigore e i gesuiti non possono rientrare nella Repubblica. Riceve K. Schoppe,
molto intimo dei segreti affari della Curia romana, il quale gli confide che il
papa, come gran prencipe, ha longhe le mani, e che per tenersi da lui
gravemente offeso non puo succedergli se non male, e che se sino a quell'ora
avesse voluto farlo ammazzare, non gli mancavano mezzi. Ma che il pensiero del
papa e averlo vivo nelle mani e farlo levare sin a Venezia e condurlo a Roma,
offerendosi egli, quando volesse, di trattare la sua riconciliazione, e con
qual onore avesse saputo desiderare. Asserendo d'aver in carico anco molte
trattazioni co' prencipi alemanni protestanti e la loro conversione». Schoppe,
ambiguo provocatore, intende convincerlo a mettersi nelle mani dell'Inquisizione come
miglior partito che puo prendere, tanto parvero strane le due proposte di far
ammazzare o prender vivo il padre. I disegni omicidi sono reali. Circa le 23
ore, ritornando al suo convento di San Marco a Santa Fosca, nel calare la parte
del ponte verso le fondamenta, e assaltato da cinque assassini, parte facendo
scorta e parte l'essecuzione, e resta l'innocente ferito di tre stilettate, due nel collo et
una nella faccia, ch'entrava all'orecchia destra et usciva per apunto a quella
vallicella ch'è tra il naso e la destra guancia, non avendo potuto l'assassino
cavar fuori lo stillo per aver passato l'osso, il quale restò piantato e molto
storto. I sicari, fuggendo, trovano rifugio nella casa del nunzio pontificio e
la sera s'imbarcano per Ravenna, da dove proseguirono per Ancona e di qui
raggiunsero Roma. Si conoscono i loro nomi: l'esecutore materiale
dell'attentato e R. Poma, già mercante veneziano, poi trasferitosi a Napoli e
di qui a Roma, dove divenne intimo del cardinale segretario di Stato S. Caffarelli-Borghese
e dello stesso Paolo V. E co-adiuvato da tre uomini d'arme, tali A. Parrasio,
Giovanni da Firenze e P. Bitonto, mentre «a spia, o guida e M. Viti, solito
offiziare in Santa Trinità di Venezia, che non lascia dubitare quanti mesi
precedessero questo bel effetto prima che fosse mandato alla luce. Poi che Viti
la quadragesima antecedente, sotto specie d'aver gusto delle predicazioni del
padre maestro Fulgenzio, anda ogni mattina in convento de' servi alla porta del
pulpito, che risponde alla parte di dentro, e cortesemente tratta con lui,
ricercandolo anco di qualche dubbio di coscienza. E continua di poi sempre a
salutarlo et anco andar in convento a visitarlo, parlandogli sempre di cose
spettanti all'anima. Il pugnale non ha tuttavia leso organi vitali e riusce a
sopravvivere. Il chirurgo G. Acquapendente, che l'opera, dice di non aver mai
medicato una ferita più strana, rispondendo allora con la famosa espressione. Eppure
il mondo vuole che sia data stilo Romanae Curiae. Le conseguenze furono la
rottura della mascella e vistose cicatrici nel volto. Il Senato, dichiarandolo
persona di prestante dottrina, di gran valore e virtù gli concede una casa in
piazza San Marco ove possa risiedere con il Micanzio e altri frati, e una
sovvenzione affinché possa acquistare una barca e provvedere alla sua sicurezza
personale. Rifiuta la casa ma si servì da allora di una barca che gli evitas i
pericolosi tragitti a piedi per le calli veneziane. Poco più di un anno
dopo, e sventato un secondo attentato, ordito, sembra su mandato di L. Margotti,
da G. Francesco de Antonio da Viterbo, i quali, fatta una copia della chiave
della sua camera vuoleno secretamente introdurre nel monasterio due o più
sicarii e la notte trucidare l'innocente. Inizia a corrispondere con
personalità soprattutto di fede calvinista o gallicana: fra questi ultimi,
Leschassier e Gillot, che pubblica gli Actes du concile de Trente, dimostrando
le pressioni papali sui vescovi riuniti a concilio, e fra gli altri l'italiano
F. Castrino, i francesi Villiers, Casaubon, Thou, Mornay, i tedeschi Achatius e
Dohna. Attraverso il dialogo diretto con gli intellettuali acquiesce quella straordinaria ampiezza di
orizzonti e di interessi, quella solida conoscenza dei problemi dello stato che
gli permite di arricchire la sua cultura storica, giuridica e scientifica e lo
conduce a incidere sulla sua posizione filosofica, ad approfondirne la crisi,
risolvendola poi con l'accoglimento di nuove prospettive e di nuove idealità;
spalancandogli un mondo nuovo, che gli fac sentire più soffocante, più viziata,
la vita italiana. Incontra a Venezia Bedell, che rifere di lui e del Micanzio
come essi sono completamente dalla nostra parte nella sostanza della religione
e, C. Dohna inviato da Cristiano I di Anhalt-Bernburg, e G. Diodati, per
valutare la possibilità di introdurre a Venezia la Riforma. La traduzione in
lingua italiana del Nuovo Testamento, viene diffusa a Venezia proprio in questo
periodo. Altre polemiche suscitano, le prediche quaresimali di F.
Micanzio che vengono interpretate a Roma come un attacco alla fede cattolica. --
è anche preoccupato per la tregua stipulata tra la Spagna e i Paesi Bassi,
perché vede in essa un indebolimento di questi ultimi che, o prima o dopo,
resteranno sopraffatti dalle arti spagnole, mentre gli spagnoli ne potrebbero
trarre beneficio anche in vista del loro dominio in Italia. Spera in
un'alleanza generale di Francia, Inghilterra, principi protestanti, Paesi
Bassi, Savoia e Venezia che portasse alla guerra contro l'Impero cattolico
ispano-tedesco e cancellasse il dominio papale e spagnolo in Italia. Se sarà
guerra in Italia, va bene per la religione; e questo Roma teme. LInquisizione
cessa e l'Evangelio ha corso. E ha bene anche per le libertà civili di Venezia:
qui, anche se il giogo ecclesiastico è assai più mite che nel rimanente
d'Italia, in quella parte nondimeno che tocca la stampa è l'istesso appunto che
negli altri luoghi. Nessuna cosa si può stampare se non veduta e approvata
dall'Inquisizione. Dove si ragiona di alcun papa, non permettono che si dica
alcuna di disonore, se bene vera e notoria. Non permettono che alcuno separato
dalla Chiesa romana sia lodato di qualsivoglia virtù, né nominato se non con
vituperio. Secondo la versione ufficiale, sebbene sfinito, volle alzarsi per il
mattutino, come al solito, e celebrare la Messa. Fatto chiamare il priore del
convento, lo prega che lo raccomandasse alle preghiere dei confratelli e che
gli portasse il Viatico. Gli consegna tutte le cose concesse a suo uso. Si fa vestire,
si confessa e passò il resto del mattino facendosi leggere da fra Fulgenzio e
da Fra Marco i Salmi e la Passione di Cristo narrata dagli Evangelisti. Gli e quindi
amministrato dal priore, alla presenza della Comunità, il Viatico. E visitato
dal medico che gli dice che ha poche ore di vita. Sorridendo, rispose: Sia
benedetto Dio. A me piace ciò che a Lui piace. Col suo aiuto faremo bene anche
quest'ultima azione -- quella di morire. E udito ripetere più volte, con
soddisfazione: Orsù, andiamo dove Dio ci chiama. Secondo alcuni le sue ultime
parole sarebbero state. Esto perpetua, riferendosi a Venezia (v. Bianchi-Giovini,
Esistono tuttavia altre versioni della sua morte che lo fanno apparire più
vicino al culto protestante. Figura assai complessa di filosofo, occupa
indubbiamente un posto di primo piano nella storia della filosofia italiana. Fu
uno dei più grandi filosofi. La sua prosa è una delle più maschie ed efficaci
di tutta la filosofia nostra, che non conosce lenocini né fronzoli, che
scolpisce le figure con raro risalto, che ha un magnifico potere ri-evocatore
allorché descrive dispute e contrasti, ch'è impareggiabile nel sarcasmo, tutto
contenuto in un'unica espressione, tre o quattro parole. G. Papini, parlando
della Istoria del Concilio di Trento, la define un modello di lucidità narrative
e di prosa semplice, esatta e rapida. Lascia orme indelebili nella filosofia,
nella matematica, nell'ottica, nell'astronomia, nella medicina ecc. Galilei e
suo grande amico, e non disdegna di appellarlo: Mio Maestro. Dinanzi al primo
avvertimento a Galilei, lui, che non visse abbastanza a lungo per assistere
alla condanna scrive. Verrà il giorno, e ne sono quasi certo, che gl’uomini, da
studi resi migliori, deploreranno la disgrazia di Galileo e l'ingiustizia resa
a sì grande uomo. Scopre la dilatabilità della pupilla sotto l'azione della
luce e le valvole delle vene. I suoi biografi parlano anche di scoperte nel
campo dell'anatomia, dell'ottica, ecc. L'invenzione del telescopio dice
Bianchi-Giovini il Galilei la dovette per certo ai lumi somministratigli da lui,
se pure questi non ne fu il primo inventore, come pensano alcuni. Sopra la sua
sapienza matematica si cita l'autorevole giudizio di Galilei. Galilei non esita
a dire della ‘fenice’: del quale posso senza iperbole alcuna affermare che
niuno l'avanza in Italia in cognizione di queste scienze matematiche contro
alle calunnie ed imposture di B. Capra, in ediz. naz., Firenze, La teoria di
Galilei delle maree, successivamente dimostratasi erronea, riprende le sue idee,
esposte nei Pensieri naturali, metafisici e matematici. G. Porta, dopo aver
dichiarato di avere appreso alcune cose da lui, lo proclama splendore ed
ornamento non solo della città di Venezia e dell'Italia, ma di tutto il mondo.
(Magia naturalis). D. Passionei gli define
dottissimo oltre ogni espressione. In uno studio il cui intento era quello di
misurare il Q.I. di 300 personaggi famosi. si posiziona al quinto posto, al
pari del più noto matematico Pascal. Alla grande intelligenza unì anchecome
riconosciutagli da tuttiun'esemplare integrità di vita. A. Jemolo, dopo essersi rivolto varie domande
intorno alla sua ortodossia, da questa risposta. Gli elementi ci mancano per
una risposta perentoria: noi non possiamo dissipare l'alone di mistero che lo circonda.
Questo non c'impedisce di ammirare l'uomo e l'opera. Fondamentalmente lo
scontro con la Curia romana e legato ad un progetto politico volto a contenere
il potere di Roma in ambito esclusivamente spirituale e a pro-muovere
un'alleanza tra Venezia e la Francia in un'ottica anti-imperiale. Per questo
intrattenne contatti con i riformati. Inoltre la sua visione di Roma e un vago
ritorno verso la chiesa primitive. Egli quindi e indotto a condannare il potere
temporale, il processo di mondanizzazione del clero, la superiorità del papa sul
Concilio. Stringe amicizia con Dominis, arcivescovo di Spalato, che tende all'apostasia.
La sua Istoria del Concilio Tridentino costituisce il suo capolavoro storico ed
offre la prima imponente ricostruzione del Concilio di Trento. L’opera e ondannata
dalla Congregazione dell'Indice e quindi posta all'Indice dei libri proibiti. Sono
intercettate dal nunzio pontificio a Parigi R. Ubaldini compromettenti carteggi
di lui con l'ambasciatore veneziano A. Foscarini e con l'ugonotto F. Castrino;
carteggi ben presto inviati a Roma per essere messi a disposizione del
Sant'Uffizio, ma anche da utilizzare per far ammettere una buona volta al
governo veneziano quanto da tempo da Roma si viene denunciando, che lui che si
proclamava più cattolico del Papa e come tale difeso ufficialmente dai
responsabili politici veneziani. Altri non era che un protestante, al servizio
delle forze ereticali europee. Dunque infedele e ipocrita. Una taccia di
ipocrisia che non da tregua alla sua figura lungo i secoli, come stanno a
provare innumerevoli esempi, da G. Aleandro, che ricevuta da Peiresc la sua
Istoria dell'Interdetto appena edita risponde all'illustre erudito francese con
fare perentorio che lui e nero ministro del diavolo che si dice esser
padre delle menzogna, se ben egli veramente non credeva né nel diavolo né in
Dio, al prelato friulano G. Fontanini con
la sua velenosa Storia arcana della sua vita a D. Passionei, che crede di avere
le carte per dimostrare che l'idea del furfante e di introdurre il calvinismo
in Venezia, come ancora ricorda A. Mercati. Un parere analogo si trova anche
nella recente Storia della Chiesa di Hertling e Angiolino Bulla, dove viene definite
un ipocrita che fino all'ultimo fa la parte del religioso, sebbene nel suo
intimo si fosse da tempo allontanato dalla Chiesa. Saggi: “Trattato
dell'interdetto di Paolo V nel quale si dimostra che non è legittimamente pubblicato”;
“Apologia per le opposizioni fatte da Bellarmino ai trattati et risolutioni di
G. Gersone sopra la validità delle scomuniche; Considerationi sopra le censure
della santità di Paolo V contra la Serenissima Repubblica di Venezia, Istoria
del Concilio Tridentino, Il trattato
dell'immunità delle chiese (De iure asylorum), Discorso dell'origine, forma,
leggi ed uso dell'Uffizio dell'Inquisizione nella città e dominio di Venezia, Trattato
delle materie beneficiarie, Opinione di Servita, come debba governarsi la
Repubblica Veneziana per havere il perpetuo dominio, Venezia, La storiografia
recente attribuisce lo scritto al patriziato veneziano medesimo. Scritti
giurisdizionalistici, Istoria del Concilio Tridentino (Geneua, Aubert); Pagnoni
Editore, Milano, Gambarin, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, G. Gambarin, IScrittori
d'Italia, Bari, Laterza, G. Gambarin, Scrittori d'Italia Bari, Laterza, Istoria
del Concilio Tridentino, testo critico di Giovanni Gambarin, introduzione di R.
Pecchioli, Collana Biblioteca, Sansoni, Firenze, Lettere a Simone Contarini
ambasciatore veneto in Roma, pubblicate dagli autografi, Monumenti storici
pubblicati dalla R. Deputazione veneta di storia patria. Miscellanea, Venezia,
Fratelli Visentini, Pagine scelte, Arturo Carlo Jemolo, Vallecchi, Firenze, Lettere
ai protestanti, Scrittori d'Italia, 1, Bari, Laterza, Lettere ai protestanti, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Antologia degli scritti politici e storici. Francesco T. Roffarè, MILANI,
Padova, “Istoria dell'Interdetto e altri scritti editi e inedita” (Scrittori
d'Italia Bari, Laterza); R. Amerio, “Scritti filosofici e teologici” (Scrittori
d'Italia, Bari, Laterza); “Pensieri naturali, metafisici e matematici. anoscritto
dell'iride e del calore; Arte di ben pensare, Pensieri medico-morali, Pensieri
sulla religione, Fabula e Massime e altri scritti. Edizione integrale commentate,
L. Sosio, Ricciardi, Milano-Napoli, Scritti giurisdizionalistici” (Scrittori
d'Italia, Bari, Laterza); “Lettere ai Gallicani, B/ Ulianich, Wiesbaden, F.
Steiner, La Repubblica di Venezia la
casa d'Austria e gli Uscocchi, Bari, Laterza, Scritti scelti: Istoria
dell'Interdetto, Consulti, Lettere, Giovanni Da Pozzo, Collezione di Classici
Italiani, POMBA, Torino); Storici, Politici, e Moralisti, G. Cozzi, Collana La
Letteratura Italiana. Storia e Testi, Milano-Napoli, Ricciardi, Istoria del Concilio
Tridentino seguita dalla Vita, Corrado Vivanti, Collana NUE Einaudi, Torino, Collana
Piccola Biblioteca. Einaudi, Torino, “Pensieri” Gaetano e Cozzi, Collana
Classici Ricciardi, Torino, “Considerazioni sopra le censure di Paolo V contro
la Repubblica di Venezia e altri scritti sull'Interdetto”, G. Cozzi, Collana
Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, “Lettere a Gallicani e Protestanti,
Relazione dello Stato della Relazione, Trattato delle Materie Beneficiarie. Cozzi,
Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Gli ultimi consulti. G. Cozzi, Collana
Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Dai Consulti, il carteggio con
l'ambasciatore inglese sir Dudley Carleston. G. Cozzi, Collana Classici
Ricciardi, Einaudi, Torino, Dal Trattato di pace et accomodamento e altri
scritti sulla pace d'Italia. G. Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi,
Torino, Consulti, Corrado Pin, Pisa, Poligrafici, Letteratura e vita civile.
Collana I Classici del Pensiero Italiano; “Della potestà de' prencipi”; Collana
I Giorni, Marsilio, Venezia, “Scritti filosofici inedita, tratti da un
manoscritto della Marciana”; G. Papini, Collana Cultura dell'anima, R. Carabba,
Lanciano, Manoscritti Consulti: in Milano, Biblioteca Nazionale Braidense,
Fondo manoscritti, O. Ceretti, Cinque pugnali non bastano a troncare la sua
parola, in Historia, Touring club italiano, F. Micanzio, Vita, in «Istoria del Concilio tridentino», Torino F.
Micanzio. Scrive tra l'altro nella lettera. E che volete ch'io speri in Roma,
ove li soli ruffiani, cenedi et altri ministri di piaceri o di guadagni hanno
ventura? I cenedi sono gl’uomini che si prostituiscono. F. Micanzio, cit. G,
Cozzi, Sarpi, F. Micanzio, Istoria dell'interdetto e altri scritti editi e
inediti, F. Micanzio, dove stilo può significare sia stile che stiletto Ivi G.
Cozzi, Lettere a Groslot de l'Isle, in «Lettere ai protestanti», Lettera a Francesco
Castrino, in «Lettere ai protestanti», Citato in C. Rizza, Peiresc e l'Italia,
Torino, Giappichelli, Corrado Pin, “Senza maschera: l'avvio della lotta politica
dopo l'Interdetto”; L. Hertling e A. Bulla, Storia della seconda Roma La
penetrazione dello spazio umano ad opera del cristianesimo” (Città Nuova, Borgna
Romain, F.Lucien, F. Micanzio, Vita, dell'ordine de' Servi e theologo della
serenissima republ. di Venetia, Leida, in “Istoria del Concilio tridentino” (Torino,
Einaudi); F. Griselini, “Memorie anedote spettanti alla vita ed agli studj del
sommo filosofo e giureconsulto” (Losanna, Bousquet); F. Griselini, “Del suo
genio in ogni facolta scientifica e nelle dottrine ortodosse tendenti alla
difesa dell'originario diritto de' sovrani né loro rispettivi dominj ad intento
che colle leggi dell'ordine vi rifiorisca la pubblica prosperita” (Venezia, Basaglia);
Zerletti, “Storia arcana della vita servita da Fontanini in partibus e documenti relative (Venezia);
“Cassani, Le scienze matematiche naturali” (Venezia; A. Bianchi-Giovini, Basilea,
R. Morghen, G. Getto, Firenze, Olschki; M. Gliozzi Relazioni scientifiche con G.
Porta, G. Cozzi, Tra Venezia e l'Europa” (Collana Piccola Biblioteca, Torino,
Einaudi); V. Frajese, “Scettico. Stato e Chiesa a Venezia, Bologna, Il Mulino);
I. Cacciavillani, I consulti sulla Vangadizza, Padova, MILANI, Cacciavillani,
Venezia, Fiore, I. Cacciavillani, Sarpi.
La guerre delle scritture de la nascita della nuova Europa, Venezia, Fiore, I.
Cacciavillani, Sarpi giurista, Padova, C. Pin, Ripensando Paolo Sarpi, Venezia,
Ateneo veneto, Concilio di Trento Fulgenzio Micanzio. Dizionario di storia,
Dizionario biografico degli italiani. Paolo
Sarpi. Sarpi. Keywords: l’arte del bien pensar, Locke, impression, reflection,
metaphysics, Bibioteca Marciana, pensieri, pensiero, logica, bien pensare,
galilei, hobbes, metodo, sensismo, il fenice di Venezia, scritti filosofici
inedita. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Scarpi” – peri il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689510274/in/photolist-2mNaHiH-2mKuKk1-2mKCgGX-2mKCfz1-2mKfs4E-nmxEnc/
Grice e Sasso – da Crotone a Velia – la Potenza e il
atto di Gentile – Gentile megarico -- Lucrezio di Machiavelli – allegoria e
simbolo di Vico -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Studia a Roma. Si laurea sotto Antoni e Chabod con “Machiavelli”.
Studia con Carabellese, Ruggiero, Scaravelli, Nardi, Pettazzoni, Sapegno, Gabetti, Perrotta e
Sanctis. Insegna ad Urbino e Roma.
Studia l’idealismo italiano (Croce) e Machiavelli. Si occupa di ontologia,
Alighieri, Platone, Polibio, Lucrezio, Guicciardini, Shakespeare e Mann. Presidente
della "Fondazione Giovanni Gentile", Lincei. Altri saggi: “Machiavelli
e Borgia. Storia di un giudizio” (Roma, Ateneo); “Machiavelli” (Napoli,
Morano); “La storia della filosofia” (Bari, Laterza); “La ricerca della dialettica”
(Napoli, Morano); “Lucrezio: progresso e morte” (Bologna, Mulino); “L'illusione
della dialettica” (Roma, Ateneo); “Guicciardini” (Istituto Storico Italiano per
il Medio Evo, Roma); “Essere e negazione, Napoli, Morano); “Machiavelli e gl’antichi”
(Milano, Ricciardi); “Tramonto di un mito: l'idea di progresso” (Bologna, Il
Mulino); Per invigilare me stesso. I Taccuini di lavoro di Croce, Bologna, Il
Mulino); “L'essere e le differenze nel "Sofista” (Bologna, Il Mulino); “Variazioni
sulla storia di una rivista italiana: "La Cultura"; Il Mulino); “Machiavelli,
Bologna, Il Mulino, Comprende: Il pensiero politico, Napoli, IISS, Bologna, Il
Mulino, Premio Viareggio di Saggistica, La storiografia. La fedeltà e
l'esperimento, F. Scarpelli, F.S. Trincia e M. Visentin interrogano Sasso,
Bologna, Il Mulino); Filosofia e idealismo,
Napoli, Bibliopolis, Comprende: Croce, Gentile, Ruggiero, Calogero, Scaravelli,
Paralipomeni, Secondi paralipomeni, Ultimi paralipomeni, Tempo, evento,
divenire” (Bologna, Il Mulino); “Gentile: La potenza e l'atto” (Firenze, La
Nuova Italia); Le due Italie di Gentile, Bologna, Il Mulino); “La verità,
l'opinione, Bologna, Il Mulino, Ernesto De Martino fra religione e filosofia,
Napoli, Bibliopolis); Il guardiano della storiografia. Profilo di Chabod (Bologna,
Il Mulino [Napoli, Guida, del Profilo di F Chabod, Bari, Laterza); Dante.
L'imperatore e Aristotele, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo); Fondamento
e giudizio. Un duplice tramonto?, Napoli, Bibliopolis); Il principio, le cose,
Torino, Aragno, Delio Cantimori.
Filosofia e storiografia, Pisa, Edizioni della Scuola Normale Superiore); “Dante,
Guido e Francesca, Roma, Viella); “Le autobiografie di Dante, Napoli, Bibliopolis,
Discorsi di Palazzo Filomarino, raccolti da M. Herling, premessa di N. Irti,
Napoli, IISS, Il logo, la morte, Napoli, Bibliopolis); “Ulisse e il desiderio.
Il canto XXVI dell'Inferno, Roma, Viella); “La voce dei ricordi, Napoli,
Bibliopolis); “Decadenza” (Roma, Viella); “Machiavelli: I corrotti e gli inetti”
(Milano, Bompiani); “Allegoria e simbolo” (Torino, Aragno); “La lingua, la
Bibbia, la storia. Su "De vulgari eloquentia" (Roma, Viella); Su
Machiavelli. Ultimi scritti, Roma, Carocci, Croce. “Storia d'Italia” Napoli,
Bibliopolis, La 'Storia d'Italia' di
Bendetto Croce. Napoli, Bibliopolis.
"Forti cose a pensar mettere in versi". Studi su Dante, Torino,
Aragno, Purgatorio e Anti-purgatorio. Un'indagine dantesca, Roma, Viella,.
Croce e le letterature, Napoli, Bibliopolis, Biografia e storia. Saggi e
variazioni, Roma, Viella,. Note il
Mulino RivisteLa Cultura, su mulino. Premio letterario Viareggio-Rèpaci, Croce.
Dibattito, Il Cannocchiale, G. Arnaldi, G. Calabrò, A. Jannazzo, G, Sasso, V.
Stella, F. Valentini, M. Visentin. G. Arnaldi, Gennaro Sasso. Uno specialista
di più specialità, in Id., Conoscenza storica e mestiere di storico, il Mulino,
IISS-Napoli, A. Bellocci, Verità e doxa: la questione dello sguardo e della
relazione ne Il logo, la morte; A. Bellocci, Laicismo della verità, della doxa
e tolleranza; Leussein, A. Bellocci, L'impossibilità della differenza e i
paradossi dell'identità; Archivio di filosofia, A. Bellocci, Il problema della
'non' relazione ne Il principio, le cose, Giornale critico della filosofia
italiana, A. Bellocci, La verità, l'opinione. Lo ''specchio'' della verità e
l'eterna opinione metafisica, Filosofia italiana, R. Berutti, Annotazioni critiche sull’essere ovvero
sul non essere essere del discorso che lo concerne. Il problema dell'ontologia,,
Pólemos, M. Capati, Paragone. Letteratura,
M. Cardenas, L'auto-noema. Il giudizio tra attualismo e neo-eleatismo, Filosofia
italiana, C. Cesa, Sasso interprete di
Gentile, Archivio di storia della cultura, A. De Vicentiis, Storiografia e
pensiero politico nelle "Istorie fiorentine" di Machiavelli:
Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, F. Fronterotta,
L'essere e le differenze. In margine al Sofista, Novecento, M. Herling M. Reale,
Storia, filosofia e letteratura. Studi in onore Bibliopolis, Napoli, G. Inglese, Machiavelli: una storia del suo
pensiero politico, Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e
Archivio Muratoriano, Enciclopedia machiavelliana, Istituto della Enciclopedia
Italiana Treccani, Roma, Enciclopedia filosofica (a cura del Centro Studi
Filosofici di Gallarate), Milano, S. Maschietti, Dire l'incontrovertibile.
Intorno all'analisi filosofica, Giornale di filosofia, F. Mignini, Essere e
negazione. Giornale critico della filosofia italiana, Crisi e critica"
dello storicismo. Filosofia e storiografia, Novecento, Filosofia e storia della
filosofia, Filosofia italiana, X N. Parise, Sulla relazione. Critica della
metafisica, L. Passerino Editore, Gaeta. N. Parise, Figure della scissione. A
proposito di Allegoria e simbolo, filosofia,
N. Parise, L’aporia del nulla, Filosofia italiana, G. Perazzoli, Il
concetto di laicità. in G. Perazzoli, Miligi, Laicità e filosofia, Mimesis,
Milano Udine, Pietroforte, Problema del nulla e principio di non
contraddizione. Intorno a "Essere e negazione" Novecento, J. Salina, Neoparmenidismo e teorie della
verità, Filosofia italiana, F. Scarpelli, Nulla, anamnesi, riflessivita (Il Cannocchiale,
F. Tessitore, interprete di Croce, in Id., La ricerca dello storicismo. Mulino,
IISS-Napoli, F. Vander, Critica della
filosofia italiana contemporanea. Dialettica e ontologia: i termini di una
contrapposizione, Marietti, Genova; M. Visentin, Tempo e giudizio. La Cultura,M.
Visentin, Sull'identità e sull'essenza del laicismo italiano. A proposito del "Le
due Italie di Giovanni Gentile", Giornale critico della filosofia italiana,
M. Visentin, Il neo-parmenidismo italiano. Considerazioni intorno alla verità,
l'opinione', in Id., Il neo-parmenidismo italiano. II. Dal neoidealismo al
neoparmenidismo, Bibliopolis, Napoli, M. Visentin, Aletheia e doxa oltre
Parmenide, in Id., Onto-Logica: sull'essere e il senso della verità, Bibliopolis,
Napoi, M. Zanetti, Critiche al divenire. Filosofia italiana, X S. Zurletti, Lo
specchio di Perseo, Chaos Kosmos, Vico e il simbolo», «Atti dell’Accademia
Nazionale dei Lincei. Memorie della Classe di Scienze morali, storiche e
filologiche», costituzione mista, Benedetto Croce, Dante, Discorsi sopra la
prima deca di Tito Livio, eternità del mondo,
Sanctis, Lucrezio in Machiavelli, in Enciclopedia machiavelliana, G.
Sasso, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma Dalla concordia
discors alla polemica: filosofia e psicologia di una vicenda, Ripensando la
Storia d'Europa, Ripensando la Storia d'Italia, in Croce e Gentile, la cultura
italiana e europea, M. Ciliberto.Gennaro Sasso. Sasso. Keywords: Potenza ed
atto in Gentile – Lucrezio in Macchiavelli, simbolo ed allegoria in Vico, la scuola
di Velia, veliati, veliani, parmenide, scuola di Crotone. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Sasso” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734778984
Grice e Sava – filosofia italiana (Belpasso). Filosofo.
Enciclopedia Popolare Italiana. Saggi:“Sui pregi”, “Doveri dei medici”, A.
Prezzavento. Roberto Sava. Sava. Keywords. Refs.: dovere, i doveri – pregi. Luigi
Speranza, “Grice e Sava” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Scala – filosofia italiana – filosofia
siciliana (Noto). Filosofo. Membro di la commissione creata da
Gregorio XIII per la riforma del calendario. Insegna a Padova. Saggi: “L'Efemeridi
di Gioseppe Scala Siciliano, per anni dodici, le quali cominciano dall'anno di
Christo nostro Sig. & finiscono nel
fine di dicembre dell'anno. Alle quali sono aggiunti i canoni, ò introduttioni
dell'efemeridi, ridotto all'uso delle presenti efemeridi (Venezia, Giunti); Ephemerides
Iosephi Scalae Siculi Noetini ad annos duodecim, incipientes ab anno Domini. Vnà
cum introductionibus ephemeridum ab eodem d. Iosepho Scala, ad vsum suarum,
restitutis” (Venezia, Giunta). Col suo nome è oggi chiamato il Gruppo Astrofili
di Noto Santi Correnti, Quello che la
Sicilia ha dato all'Italia. Biografia degli uomini illustri di Sicilia ornata
de' loro rispettivi ritratti, Napoli, Corrado Spataro, L'astronomo netino e la
nuova scienza. Calendario gregoriano. Giuseppe Scala. Scala. Keywords:
calendario gregoriano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scala” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690487407/in/photolist-2mPC6Zb-2mLNXjb-2mLP9qE-2mKHg38-2mKCewV-FKiWA6-FcebeC-E58e4H-2mKR9Cp-FjcgRv-G8Exy4-D41J73-CkaHMd-Ck9fTK-CdDizG-CdAEaL-CfWKjF-yPkGGd-2dxgYk4-o8VGVi
Grice e Scalea – filosofia italiana (Morano Calabro). Filosofo. Figlio del
principe di Scalea, marchese di Misuraca e barone di Morano, dal quale eredita
i titoli, e di Anna Beatrice Carafa, dei principi di Belvedere. Studia sotto Caloprese. Divulga il razionalismo, difende alcuni
colleghi, anche loro seguaci di Cartesio, ed ha un'accesa polemica con Doria
sullo spinozismo. Saggi: “Della filosofia degl’antichi” (Mosca, Napoli); “De
origine mali”; “De bono” Dizionario di filosofia, riferimenti in A. Mirto, Calabria
letteraria, F. Lomonaco, Vita, e studj scritta da lui medesimo in una Lettera,
Il Melangolo, Genova. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Maria Spinelli, principe di Scalea,
Scalea. Keywords: bonum, ‘il bono’ the good, filosofia degl’antichi, vico,
doria. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scalea” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691436373/in/photolist-2mKN88B
Grice e Scalfari – l’implicatura di Teseo – Roma
fascista -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Civitavecchia). Filosofo. Considerato,
anche dai suoi avversari, uno dei più grandi filosofi italiani. Professorecontribuì,
con altri, a fondare il settimanale l'Espresso ed è fondatore del quotidiano la
Repubblica. I campi principali dell'analisi di Scalfari sono l'economia e la politica.
La sua ispirazione politica è socialista liberale, azionista e radicale. Punti
forti dei suoi articoli recenti sono la laicità, la questione morale, la
filosofia. Frequenta il Liceo Mamiani di Roma -- è a Sanremo (dove la
famiglia, di origini calabresi, si era trasferita temporaneamente, essendo il
padre direttore artistico del Casinò) che completa gli studi liceali, al liceo
classico Cassini, avendo come compagno di banco I. Calvino. Sentimentalmente
legato a S. Rossetti, già segretaria di redazione de L'Espresso (e poi di
Repubblica), che sposerà dopo la scomparsa della moglie Simonetta. -- è
ateo. Tra le suoi esperienze c'è “Roma Fascista” -- organo del Gruppo
Universitario Fascista. Collabora con riviste e periodici legati al fascismo,
come “Nuovo Occidente”. Nominato caporedattore di “Roma Fascista”, pubblica una
serie di corsivi sulla prima pagina in cui lancia generiche accuse verso
speculazioni da parte di gerarchi del Partito Nazionale Fascista sulla
costruzione dell'EUR. Questi saggi portarono alla sua espulsione dai GUF. Di
fronte al gerarca, intenzionato a perseguire gli speculatori, aveva ammesso
come i suoi corsivi fossero basati su voci generiche. Si l’accusa poi di essere
un imboscato, e lo prese materialmente per il ero strappandogli le mostrine
dalla divisa del partito. Dopo la fine della seconda guerra mondiale entra
in contatto con il Partito Liberale Italiano. Diventa collaboratore a Il Mondo
e L'Europeo, di M. Pannunzio e A. Benedetti. Licenziato dalla BNL per una serie
di articoli sulla Federconsorzi non graditi alla direzione. Partecipa
all'atto di fondazione del Partito Radicale. Nello stesso anno nasce il
settimanale L'Espresso: è direttore amministrativo e scrive articoli di
economia. Somma la carica di direttore responsabile de L'Espresso a
quella di direttore amministrativo. Il settimanale arriva in cinque anni a
superare il milione di copie vendute. Il successo giornalistico si fuse con il
piglio imprenditoriale, dato che
continuò a gestire anche la parte organizzativa e amministrativa. Pubblica
insieme l'inchiesta sul SIFAR che fa
conoscere il tentativo di colpo di stato chiamato piano Solo. Lorenzo li
querela e i due giornalisti vengono condannati rispettivamente a 15 e a 14 mesi
di reclusione, malgrado la richiesta di assoluzione fatta da V. Occorsio, che
era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse
il segreto di Stato. Lui e Jannuzzi evitano il carcere grazie all'immunità
parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle elezioni
politiche viene eletto deputato, come indipendente, nelle liste del PSI,
segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene senatore. Eletto sia nella
circoscrizione di Torino che in quella di Milano, opta per la seconda e
aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato. Dopo la candidatura al Parlamento,
aveva lasciato la direzione de L'Espresso. Sottoscrive la lettera aperta a
L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Nel, dopo 45 anni, ammette
che "quella firma era stata un errore". In quegli anni critica
accanitamente le manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di
Montedison, appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu Sindona
nel suo scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto contro
Cefis è indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da
Giuseppe Turani, Razza padrona. Fondazione e direzione de la Repubblica.
Dopo aver già tentato inutilmente di varare un quotidiano insieme a I.
Montanelli, che aveva respinto la proposta definendola piuttosto azzardata,
fonda il quotidiano la Repubblica, che debutta nelle edicole il 14 gennaio di
quell'anno. L'operazione, attuata con il Gruppo L'Espresso e la Arnoldo Mondadori
Editore, apre una nuova pagina del giornalismo italiano. Il quotidiano romano,
sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una scalata imponente,
diventando per lungo tempo il principale giornale italiano per tiratura.
L'assetto proprietario registra negli anni ottanta consolidamenti della
posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso di Carlo De Benedetti, nonché un
vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi in occasione della
scalata del titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il lodo Mondadori,
resosi necessario a causa del fatto che (come accertato dalla magistratura in
seguito) Silvio Berlusconi, a capo della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre
giudici per averelusione, malgrado la richiesta di assoluzione fatta da V. Occorsio,
che era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo
ponesse il segreto di Stato. Scalfari e Jannuzzi evitano il carcere
grazie all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano:
alle elezioni politiche del 1968 Scalfari viene eletto deputato, come
indipendente, nelle liste del PSI, segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene
senatore. Stato eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella di
Milano, opta per la seconda e aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato. Dopo
la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la direzione de L'Espresso. Sottoscrive
la lettera aperta a L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Nel, dopo
45 anni, ammette che "quella firma era stata un errore". In
quegli anni critica accanitamente le manovre di Eugenio Cefis, prima presidente
dell'ENI e poi di Montedison, appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra
questi vi fu Sindona nel suo scontro con Mediobanca per il controllo di
Bastogi. Soprattutto contro Cefis è indirizzato il celebre libro-inchiesta
pubblicato da Scalfari e da Giuseppe Turani, “Razza padrona”. Fondazione e
direzione de la Repubblica. Dopo aver già tentato (inutilmente) di varare un
quotidiano insieme a Indro Montanelli, che aveva respinto la proposta
definendola piuttosto azzardata, Scalfari fonda il quotidiano la Repubblica,
che debutta nelle edicole. L'operazione, attuata con il Gruppo L'Espresso e la
Arnoldo Mondadori apre una nuova pagina
del giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie
in pochissimi anni una scalata imponente, diventando per lungo tempo il
principale giornale italiano per tiratura. L'assetto proprietario
registra negli anni ottanta consolidamenti della posizione dello stesso
Scalfari e l'ingresso di Carlo De Benedetti, nonché un vano tentativo di
acquisizione da parte di Berlusconi in occasione della "scalata" del
titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il "lodo Mondadori",
resosi necessario a causa del fatto che (come accertato dalla magistratura in
seguito) Silvio Berlusconi, a capo della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre
giudici per avereun pronunciamento favorevole nella disputa con De Benedetti
per il controllo della Mondadori: tale accordo fu fortemente voluto da G.
Andreotti, grazie all'intermediazione di Giuseppe Ciarrapico. Sotto la guida di
Scalfari, "Repubblica" apre il filone investigativo sul caso Enimont,
che dopo due anni verrà in buona parte confermato dall'inchiesta di "Mani
pulite". Contro Craxi, a differenza che con Spadolini e con De Mita,
Scalfari s'era speso sin dall'inizio del decennio precedente, considerandolo
l'archetipo della questione morale contro cui si scagliava l'anima della
sinistra rappresentata da Berlinguer. Di questi invece elogiò lo
"strappo" con l'Unione Sovietica in occasione del golpe polacco, pur
restando essenzialmente estraneo alla tradizione comunista e rimanendo su
posizioni legate all'intellettualità laica e alla tecnocrazia. In tal senso
vanno lette alcune sue importanti iniziative, tutte sostenute per il tramite di
"Repubblica": sponsorizza il "governo del Presidente",
candidandovi il governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, già
negli anni ottanta; indica al presidente Scalfaro il commissario PSI a Milano
Giuliano Amato come viatico per la sua scelta a premier. Apprezza G. Rossi come
commissario delle aziende travolte nel turbine di Tangentopoli. incomincia,
dapprima in solitaria, la sua ventennale battaglia contro Silvio Berlusconi.
Sconfitto Vittorio Sgarbi, è il primo a percepire e ad avvertire il pubblico
circa la potenziale pericolosità di Beppe Grillo -- è il primo a preconizzare una possibile,
futura alleanza fra Matteo Renzi e Matteo Salvini. Ritiro dalla direzione
de la Repubblica Scalfari, padre del quotidiano la Repubblica e della sua
ascesa editoriale e politico-culturale, abbandona il ruolo di direttore, dopo
che già da tempo aveva ceduto, insieme a Caracciolo, la proprietà a Carlo De Benedetti;
gli subentra Ezio Mauro. Non scompare dalla testata del giornale, poiché
continua a svolgere il ruolo di editorialista dell'edizione domenicale. I suoi
editoriali sono entrati oramai nella consuetudine del giornale, tanto da essere
soprannominatianche per la loro lunghezza"la messa cantata della
domenica" Cura altresì una rubrica su L'Espresso (Il vetro soffiato).
Venerdì di Repubblica annuncia di voler abbandonare dopo l'estate la sua
storica rubrica Scalfari risponde, ringraziando i lettori per l'affetto
ricevuto e gli stimoli da loro pervenuti per le sue riflessioni. Gli subentra
Michele Serra. Su RaiSat Extra è andato in onda per qualche tempo, ogni
giovedì, un programma dal titolo La Scalfittura, in cui Scalfari teneva
colloqui politici. Le sue "interviste" con Francesco hanno causato
per due volte la smentita da parte della sala stampa vaticana in relazione alle
parole attribuite da al Pontefice. Scalfari ha ribattuto di aver scritto
virgolettati "come se fossero usciti dalla bocca del Papa", senza
aver preso appunti o registrato durante i colloqui, sostenendo che quello era
stato il suo metodo di lavoro per quasi cinquant'anni. il Vaticano ha smentito
un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco, a seguito della
pubblicazione di un suo articolo su Repubblica, negando che Francesco l’avesse
rilasciato un’intervista sostenendo che il contenuto dell’articolo fosse il
frutto di una sua ricostruzione. Ciononostante, Francesco continua
periodicamente a concederegli interviste esclusive. Riceve varie onorificenze.
Premio Trento per "Una vita dedicata al giornalismo", il "Premio
Ischia" alla carriera, il Premio Guidarello al giornalismo d'autore e, di
recente, il Premio Saint-Vincent -- è stato nominato Cavaliere di gran croce
dal presidente della Repubblica Oscar
Luigi Scalfaro mentre ha ricevuto una
delle più prestigiose onorificenze della Repubblica francese diventando
Cavaliere della Legione d'onore (successivamente è stato promosso ufficiale). Premio
Viareggio. Saggi: ” Petrolio in gabbia” (Bari, Laterza), “I padroni della città”
(Bari, Laterza); “Le baronie elettriche” (Bari, Laterza); “Rapporto sul
capitalismo in Italia, Bari, Laterza, Il potere economico in URSS, Bari, Laterza);
“Storia segreta dell'industria elettrica, Bari, Laterza); “L'autunno della
Repubblica. La mappa del potere in Italia, Milano, Etas Kompass, Il caso Mattei. Un corsaro al servizio della
repubblica, Bologna, Cappelli, Razza padrona. Storia della borghesia di Stato, Milano,
Feltrinelli, Interviste ai potenti, Milano, Arnoldo Mondadori, Come andremo a
incominciare?, Milano, Rizzoli, L'anno di Craxi (o di Berlinguer?), Milano,
Mondadori, La sera andavamo in Via Veneto. Storia di un gruppo dal «Mondo» alla
«Repubblica», Milano, Arnoldo Mondadori Collana Super ET, Torino, Einaudi, Incontro
con Io, Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi,, Denis Diderot,
Il sogno di d'Alembert seguito da Il sogno di una rosa, Collana La memoria,
Palermo, Sellerio); “Alla ricerca della morale perduta, Milano, Rizzoli, Collana
ET Scrittori, Torino, Einaudi); “Il labirinto, Milano, Rizzoli, Collana
Supercoralli, Torino, Einaudi); “L’Illuminismo” a cura di, Roma, Laterza, La
ruga sulla fronte, Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi, Roma, la Repubblica, Dibattito sul laicismo, Roma, La Biblioteca di
Repubblica, L'uomo che non credeva in
Dio, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Per l'alto mare aperto. La
modernità e il pensiero danzante, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Scuote
l'anima mia Eros, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi,,Enrico Berlinguer, La
questione morale. La storica intervista, Reggio Emilia, Aliberti,.ed. ampliata,
Prefazione di Luca Telese, Aliberti,. Vito Mancuso-E. Scalfari, Conversazioni
con Carlo Maria Martini, Collana Campo dei fiori, Roma, Fazi, La passione
dell'etica. Angelo Cannatà, Collezione I Meridiani, Milano, Mondadori, Francesco-E.
Scalfari, Dialogo tra credenti e non credenti” (Torino, Einaudi); L'amore, la
sfida, il destino. Il tavolo dove si gioca il senso della vita, Collana
Supercoralli, Torino, Einaudi,, Racconto autobigrafico, Collana Passaggi,
Torino, Einaudi, L'allegria, il pianto, la vita, Collana Supercoralli, Torino,
Einaudi, L'ora del blu, Torino Einaudi, Il Dio unico e la società moderna.
Incontri con Francesco e Martini, Torino, Einaudi, liberoquotidiano, libero
quotidiano news commenti-e-opinioni Vittorio feltri ritratto fuoriclasse_re giornalisti
diversi.html. ilfoglio, il foglio uffa news benvenuti al-grand-hotel-scalfari-splendida-vista
sul secolo-di-carta- la7,
la7/dimartedi/video/da-montanelli-e-scalfari-ho-imparato-che-bisogna-scrivere-per-farsi-capire-marco-travaglio
Angelo Cannatà, Eugenio Scalfari e il suo tempo, Mimesis,, diviso in quattro
capitoli: la Politica, l'Arte, la Religione, la Filosofia. Scheda sul
storico della Camera dei deputati, su storia.camera. Sull'amicizia tra
Scalfari e Calvino leggiamo. Caro Eugenio, le tue lettere sono come manate
sulla schiena e io ne ho bisogno di manate sulla schiena, specie di questi
tempi. Mi viene l'acquolina in bocca pensando alle ghiotte discussioni che
faremo quando ci ritroveremo insieme", cfr. Angelo Cannatà "Eugenio
Scalfari e il suo tempo", Mimesis, P. Guzzanti, Guzzanti vs De Benedetti. Faccia
a faccia fra un gran editore e un giornalista scomodo, Aliberti. Cfr. Corriere
della Sera, La Repubblica: Mirella
Serri, I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte, Milano, Corbaccio, “Ero
fascista e felice”, intervista, Il Foglio, pasqualericcio. Nel corso
dell'inchiesta riferisce di un colloquio avuto conAurigo. Mi disse che gli
ordini (le disposizioni relative al 'Piano Solo') contemplavano anche l'ipotesi
di una eventuale resistenza da parte del prefetto (gli ordini dicevano che
bisognava mettere il prefetto, qualora avesse resistito a questa iniziativa dei
carabinieri, in condizioni di non nuocere". Fonte: A. Cannatà, Mimesis,
Calabresi e quella firma, su repubblica. F. Tamburini, Un siciliano a Milano,
Longanesi, da ultimo citato da F. Bortoli su corriere della sera attacchi corriere
F. Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano, Cairo, e Al. Mazzuca, Penne al vetriolo, Bologna,
Minerva, Nei cui confronti C.Caracciolo
e C. Benedetti dicono che ebbe un innamoramento, in seguito non più condiviso
dallo stesso editore della Repubblica che ormai non lo considerava "un
grande politico": intervista alla Stampa. Scrive Scalfari: Gelli è
Belfagor, il messaggero del diavolo; ma il diavolo, cioè Belzebù, chi è? Belzebù
è, in una certa misura, lo stesso partito socialista, elemento importante di
quel quadro politico e di quella inamovibilità". A.Cannatà, Mimesis, Caro
Craxi tu lo sai chi è Belzebù, Repubblica le invasioni barbariche Voto Renzi perché
l'avversario è Grillo, youtube.com, youtube Rep, su rep.repubblica. E. Mauro dal pulpito di Repubblica officia la
democrazia e aspira a diventare papa, Panorama. "Le interviste vanno
comunque reinterpretate", su youtube.com.
ll Vaticano ha smentito un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa
Francesco, sIl Vaticano smentisce Eugenio Scalfari che fa dire al Papa che
l'inferno non esiste, su ilmessaggero. 31 marzo
(archiviato il 31 marzo ). Rep,
su rep.repubblica. 1º marzo. Premio
Viareggio, su repubblica Dettaglio Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.,
Quirinale: C. Mauri, Il cittadino, Milano,
SugarCo, G. Perna, una vita per il potere, Milano, Leonardo, Angelo Cannatà,
Eugenio Scalfari e il suo tempo, Milano-Udine, Mimesis, F. Bucci, L'intellettuale dilettante, Roma, Dante
Alighieri, Giampaolo Pansa, La Repubblica di Barbapapà, Milano, Rcs Libri, G. Valentini, La Repubblica tradita, Roma, PaperFirst,
F. Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano, Cairo
Editore, A. Mazzuca, Penne al vetriolo. I grandi giornalisti raccontano la
Prima Repubblica, Bologna, Minerva, La Repubblica Treccani Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. L'Espresso. Eugenio Scalfari.
Scalfari. Keywords: l’implicatura di Teseo, il labirinto. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Scalfari” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734747384/in/datetaken/
Grice e Scarano
– l’implicatura di scenofilace – filosofia italiana (Brindisi). Filosofo. Studia
a Bologna, Padova e a Venezia. Fonda l’Accademia Veneziana. Scrive il saggio “Scenophylax”
(Venezia), nel quale tratta della convenienza di restituire alla tragedia e
alla commedia la lingua del Lazio. P. Camassa, Brindisini illustri, Brindisi, A.
Sordo, Ritratti brindisini. Scarano. Keywords: scenofilace – il tragico – il
comico – scenofilace, custode, sacristano, custode dei vasi -- siria. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Scarano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734956415/in/datetaken/
Grice e Scaravelli – tra critica e metafisica –
filosofia italiana (Firenze). Filosofo.
Si laurea a Pissa sotto Carlini. Insegna a Roma, e Firenze. Muore suicida. Profondo
conoscitore di Kant, approfondisce nei suoi studi pubblicati con molta
riluttanza e quasi solo per esigenze concorsuali in particolare i temi relativi
ai rapporti tra la filosofia kantiana e la fisica, i problemi relativi alla
Critica del Giudizio ed anche i temi dell'idealismo. Biblioteca personale, Villa Mirafiori. Saggi:
“Critica del capire”, Firenze, Sansoni, Saggio sulla categoria kantiana della
realta, Firenze, Le Monnier, La prima meditazione di Cartesio (Firenze, La
Nuova Italia); “La critica del giudizio” (Pisa, Scuola Normale Superiore); M. Corsi,
“Critica del capire”; “L'analitica trascendentale” (Firenze, La nuova Italia);
“La Biblioteca”; “L' attualità E. Mirri, Napoli, Sientifiche); M. Visentin, “Le
categorie e la realtà” (Firenze, Le lettere); G. Sasso, “L’idealismo” (Napoli, Bibliopolis);
“La storia come metodo, Convegno a Roma); “Il problema del giudizio storico); “Soveria
Mannelli, Rubbettino, pensatore europeo, M. Biscuso e G. Gembillo, Messina,
Siciliano, G. Sasso, il giudizio, in
Filosofia e idealismo. Paralipomeni, Napoli, Bibliopolis, S. Palermo, Tra critica e metafisica. Lettore
di Kant, Pisa, ETS, Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. M. Biscuso,
La completa dei suoi scritti, su
giornale di filosofia.net. Luigi Scaravelli. Scaravelli. Keywords: paralipomena,
la storia della filosofia di Scaravelli, criticismo, critica del capire,
giudizio storico, storia cme metodo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Scaravelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701205587/in/photolist-2mLEcGW-2mLEcbk-2mLKJ9d
Grice e Scarpelli – filosofia fascista – Gentile e il
fascismo giuridico – Soleri -- il
tropico, il clistico, il neustico, ed il frastico – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Vicenza). Filosofo.
Studioso di analisi del linguaggio. Uno dei massimi esponenti della filosofia
analitica, insegnando in varie università italiane anche Teoria generale del
diritto, dottrine dello Stato, Filosofia morale e Filosofia della politica ed
occupandosi costantemente, per l'intera vita, di problemi di etica e politica. La
sua filosofia può essere raccolto attorno a due grandi temi: la semiotica del
linguaggio prescrittivo e il metodo. Contribuisce in misura fondamentale alla
cosiddetta svolta prescrittivistica in campo semiotico ed è fautore di una
giustificazione etico-politica del positivismo giuridico. Oltre ad approfondire
lo studio del metodo del ragionamento morale, si impegna attivamente in
relazione a questioni di etica e bioetica quali per esempio l'aborto e
l'eutanasia. Compiute inoltre studi sulla democrazia e i concetti di libertà
politica e di partecipazione politica. Da una famiglia pugliese
trasferitasi poi in Lucchesia, figlio di un magistrate, frequenta il liceo.
Studia a Torino. La sua formazione è all'insegna dell’idealismo dominante in
Italia e fondata, tra gli altri, su Croce e Gentile. Durante gli anni
universitari, desta il suo interesse Allara,della scuola civilistica torinese,
e la filosofia del diritto. Segue le lezioni del corso di Filosofia del diritto
di Bobbio. Si laurea sotto Solari con “Il concetto di persona”. Già in questo
lavorolo ricorda Bobbio, molti anni più tardi, nel ritratto dell'allievo rivela
un orientamento critico verso le versioni organicistiche della filosofia al
tempo in auge. Risale a questo anno la pubblicazione nella Rivista del
diritto commerciale di un saggio intitolato “Scienza giuridica e analisi del
linguaggio”. In questo saggio precorre il celebre saggio di Bobbio che porta lo
stesso titolo e che è considerato il manifesto della scuola analitica italiana.
Prende le distanze dalle correnti filosofiche idealistiche, organicistiche ed
attualistiche accreditate sul continente per accostarsi al positivismo logico
e, più in generale, alla filosofia analitica e agli studi di semiotica. È tra i
primi a proporne una applicazione in campo giuridico e ad evidenziare la
rilevanza della analisi del linguaggio per la teoria e la dogmatica giuridica.
Assistente di Bobbio; in seguito, collabora con Bobbio in seminari, “La
giustizia nel materialismo storico” e “L’interpretazione giuridica”. La
giustizia e il marxismo sono temi a cui dedica il saggio intitolato “Esistenzialismo
e marxismo” (Taylor, Torino) il quale reca come sottotitolo “sulla giustizia”.
Sostene che la filosofia e mondana, legata esclusivamente a ciò che gli uomini
sono e fanno al mondo. La scelta e l’impegno sono la basi della esistenza di
ciascun uomo. Insegna a Milano un seminario, “La dottrina dello stato italiano”,
al fianco di Treves. Si dedica al “Contributo alla semantica del linguaggio normativo”
(Accademia delle Scienze, Torino). Insegna a Perugia, Pavia, Torino. Sviluppa
“La teoria generale del diritto”, dettagliata fino alla scansione dei
paragrafi. Tra i saggi, “La mia meta-etica e la mia esperienza etica” dove
ricercar la razionalità interna dell'etica e quella della sua fondazione. Ricopre
numerose cariche in istituzioni dedite alla ricerca e partecipa a numerosi
convegni, incontri di studio e simposi di rilievo nazionale ed internazionale. Membro
del Centro di studi metodologici di Torino e socio corrispondente
dell'Accademia delle scienze di Torino e socio dell'Istituto Lombardo
Accademia delle scienze e delle lettere. Direttore dell'Istituto per la Scienza
per la amministrazione pubblica. Ha fatto parte dei consigli direttivi della
Rivista internazionale di filosofia del diritto e di Sociologia del diritto. Entra
a far parte del comitato di redazione della Rivista di filosofia di cui cura
numeri monografici dedicati al concetto di libertà, alla logica deontica e alla
bioetica. È stato condirettore della collana Diritto e cultura moderna e
direttore della collana Luoghi critici per le edizioni di Comunità. Presidente
della Società italiana di filosofia giuridica e politica è stato vicepresidente
del Comitato nazionale di bioetica ed è stato nominato presidente onorario
della Società italiana di filosofia analitica. Contribuisce alla nascita,
dovuta all'iniziativa soprattutto di Geymonat, del Centro Studi metodologici di
Torino. In qualità di affiliato, riceve il compito di fare una relazione sulla
Enciclopedia delle scienze unificate; lavoro a cui fanno seguito negli anni
Cinquanta alcuni contributi sulla analisi del linguaggio così come concepita
dal movimento del positivismo logico. In questi anni Scarpelli si avvicina
sempre di più alla filosofia anglosassone e in particolare agli studi oxoniensi
sul linguaggio della morale e della politica, partecipando anche ad incontri di
studio ad Oxford. Seguendo inizialmente le ricerche di Morris, è fra i
protagonisti della cosiddetta svolta linguistica della filosofia italiana. Studia
Hare. A Hare dedica alcuni lavori; sono da ricordare anzitutto le note, che in
realtà sono ampi saggi di analisi del linguaggio normativo e contributi di
meta-etica, ai due saggi di Hare. Intraprende un vivace dibattito sul concetto
di libertà politica che porta alla stesura di vari lavori; tra essi, si può
ricordare anzitutto il saggio dal titolo Libertà come fatto e come valore ed il volume La libertà politica. Si
devono a Scarpelli i primi studi in Italia sulla analisi del linguaggio
giuridico in cui v'è una sistematica applicazione degli strumenti della
semiotica ai suoi tre livelli: la sintattica (lo studio dei rapporti tra i
segni), la semantica (lo studio dei rapporti tra i segni e i significati), la
pragmatica (lo studio dei rapporti tra i segni e i loro utenti). Tutta la
speculazione e la produzione scientifica di Scarpelli è basata sulla tesi della
grande distinzione tra linguaggio descrittivo e linguaggio prescrittivo; ma
negli anni si evolve progressivamente il livello a cui è individuato il tratto
differenziale tra l'uno e l'altro, individuato dapprima sul piano pragmatico e
poi sul piano semantico. L'esposizione compiuta del pensiero scarpelliano sulla
significanza del linguaggio prescrittivo si ha nell'opera del Semantica, morale
e diritto, trasfusa nella voce Semantica giuridica dello stesso anno. L'idea
che il linguaggio prescrittivo (le norme, i comandi, gli ordini, le preghiere,
ecc.) abbiano significato trae origine dalla distinzione tra il principio di
significanza e il principio di verificazione. Alcuni spunti in tal senso sono
rintracciabili già nel Contributo alla semantica del linguaggio normativo il
cui nucleo concettuale ancora vicino al positivismo logico sta nell'intuizione
che gli enunciati normativi, quantunque non possano essere verificati o
falsificati, debbano nondimeno riferirsi alla realtà. Questa idea è alla base
anche del libro Cos'è il positivismo giuridico in cui propone una
giustificazione etico-politica del positivismo giuridico, criticando sia la
versione bobbiana del positivismo giuridico come approach sia la versione
proposta da Hart. Altri saggi: R. Guastini, Variazioni su temi , Con
un'appendice bibliografica, in «Materiali per una storia della cultura giuridica
italiana», Nota Bibliografica, in Filosofia analitica Donatelli e L. Floridi,
Lithos, Roma), con anche l'indicazione delle note sul “Monitore dei Tribunali”
e dei saggi comparsi su alcuni giornali, quotidiani e periodici: “L'Opinione”,
“Panorama”, “Il Sole 24 Ore”, “Il Mondo economico”); M. Jori, i«Rivista idi
filosofia del diritto», N. Bobbio, La mia Italia, Polito, Passigli, Firenze, Semantica del linguaggio normativo, in Filosofia
del diritto (Lucia), Cortina, Milana. Altri saggi: “Filosofia analitica e
giurisprudenza” (Istituto Cisalpino, Milano); “Il problema della definizione e
il concetto di diritto” (Istituto Cisalpino, Milano); “Filosofia analitica,
norme e valori” (Comunità, Milano); “Validità, legittimità, effettività del
diritto, e positivismo giuridico” (Cluep, Perugia); “Cos'è il positivismo
giuridico” (Comunità, Milano); “Diritto e analisi del linguaggio” (Comunità,
Milano); “Letture filosofiche e politiche. Introduzione agli studi politici” (Cisalpino-Goliardica,
Milano); “Linguaggio e legge naturale. Il tempo e la pena” (Giuffrè, Milano); “L'etica
senza verità” (Mulino, Bologna); “La teoria generale del diritto. Problemi e
tendenze attuali. Studi dedicati a
Bobbio” (Comunità, Milano); “Il linguaggio del diritto” (Led, Milano); “Bioetica
Laica” (Mori, Milano); “Scienza del diritto e analisi del linguaggio” (“Rivista
del diritto commerciale”); “Giurisprudenza italiana”; “L'Unità della scienza”; Rivista
di filosofia, Il giudice e la legge, Occidente; “Il potere giurisdizionale
nello stato e in particolare nella costituzione italiana”; “Liberalismo e
democrazia nella Costituzione italiana”; “Occidente. Rivista di studi politici”;
“Elementi di analisi della proposizione giuridica”. Jus, Congresso di studi
metodologici promosso dal Centro di Studi metodologici, Ramella, Torino); “Diritto
naturale vigente” Occidente. Rivista di studi politici, “Alcuni problemi della
teoria analitica del valore” Rivista di filosofia); “Linguaggio valutativo e prescrittivo”
(Jus); “La Filosofia di Gentile” (Ramella, Torino); Responsabilità del
magistrato, Occidente. Rivista di studi politici); “Behaviourism, positivismo
logico e fascismo” (Rivista di cultura e di politica); “Il grande cambiamento”,
Rivista di cultura e di politica, Etica e linguaggio, Rivista di filosofia, “Società
e natura” (Rivista idi filosofia del diritto); “Il concetto di SEGNO” (Rivista
di filosofia); “L’analisi del linguaggio, Rivista di filosofia, La natura della
metodologia giuridica, Rivista di filosofia del diritto (incluso anche in
Filosofia e scienza del diritto. Atti del II Congresso nazionale di filosofia
del diritto (Giuffrè, Milano), La «Filosofia del diritto» di Widar Cesarini
Sforza, Rivista di diritto civile, I compiti della filosofia del diritto, in La
ricerca filosofica nella coscienza delle nuove generazioni, Carlo Arata e
altri, Il Mulino, Bologna, I fondamenti e il metodo della analisi del linguaggio,
in Il pensiero contemporaneo. Filosofia, epistemologia, logica, Rossi-Landi,
Comunità, Milano, Retribuzione (Enciclopedia Filosofica, Sansoni, Firenze); La definizione nel diritto, Jus); “Imperativi
e asserzioni (Grice: “Or is it indicatives and imperatives?”) Rivista di
filosofia, La libertà, la democrazia e il magistrato, Monitore dei Tribunali, Relazione, in Dibattito bolognese sui valori,
Edizioni di Filosofia, Torino, Libertà,
ragione e giustizia, Rivista di filosofia, Marxismo, sociologia
neopositivistica e lotta delle classi, Quaderni di Sociologia, Il permesso, il
dovere e la completezza degli ordinamenti normativi (a proposito di un libro di
Amedeo G. Conte), Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, La
dimensione normativa della libertà, Rivista di filosofia, 1Positivismo logico e
società contemporanea, Rivista di filosofia, Libertà come fatto e come valore, Rivista di
filosofia, Illuminismo e legislazione, La Magistratura, La proposizione giuridica
come precetto re-iterato, Rivista di filosofia del diritto, Quaderni della
Rivista “Il politico”; Il positivismo giuridico (Pavia), Milano, Giuffrè, L'educazione
del giurista, Rivista di diritto processuale, Semantica giuridica, voce del
Novissimo digesto italiano, POMBA, Torino (Semantica, morale e diritto,
Giappichelli, Torino); Problemi e idee circa l'insegnamento del diritto; Gruppo
di lavoro per il diritto G. Pugliese, in Le scienze dell'uomo e la riforma universitaria,
Laterza, Bari, I magistrati e le tre
democrazie, Rivista di diritto processuale, Le argomentazioni dei giudici:
prospettive di analisi, Il Foro italiano, suppl. ai Quaderni. La formazione
extralegislativa del diritto nell'esperienza italiana. Atti delle giornate di
studio di Ancona, “Moore in Italia,” (cf. Luigi Speranza, “Grice in Italia”), Rivista
di filosofia, La grande divisione e la
filosofia della politica, introduzione a F. Oppenheim, Etica e filosofia politica,
Il Mulino, Bologna, Il metodo giuridico,
Rivista di diritto processuale (riedito
come voce della Enciclopedia Feltrinelli-Fisher. Diritto, Crifò, Feltrinelli,
Milano); Dovere morale, obbligo giuridico, impegno politico, Rivista di filosofia,
Studi sassaresi, Giuffrè, Milano); Impegno politico e conoscenza sociologica,
Quaderni di Sociologia, Il diritto nella società industriale: una strategia di
accostamento, Rivista di diritto processuale; Il diritto della società
industriale. Obbligazione politica e libertà di coscienza. Convegno, Società
italiana di Filosofia giuridica e politica (Pergia), Giuffrè, Milano, Dizionario
di filosofia, Mondadori, Milano, La facoltà di scienze politiche di Milano e il
potere negativo, Politica del diritto, Autonomia e diritto di resistenza, Studi
sassaresi, Giuffrè, Milano, Insegnamento del diritto, filosofia del diritto e
società in trasformazione, Rivista di diritto pubblico, L'educazione giuridica,
Libreria Universitaria, Perugia, Per una
sociologia del diritto come scienza, Sociologia del diritto, La sociologia del
diritto: un dibattito, Giuffrè, Milano, e in Diritto e trasformazione sociale,
Laterza, Bari, La conoscenza sociologica, Sociologia del diritto, Etica, linguaggio
e ragione, Convegno Nazionale di Filosofia (Pavia), Società filosofica
italiana, Roma, Democrazie e competenze, Amministrare, Giuffrè, Milano, Introduzione.
La Filosofia. La filosofia dell'etica. La filosofia del diritto di indirizzo
analitico in Italia e Introduzione all'analisi delle argomentazioni dei
giudici, in Diritto e analisi del linguaggio, Milano, Comunità); Il sistema
giuridico, Sociologia del diritto, Etica, linguaggio e ragione, Rivista di
filosofia, Convegno del PSI di Milano, in I socialisti e la cultura. Materiali
e contributi per una politica culturale alternativa, Marsilio, Venezia, Le
condizioni meta-giuridiche della partecipazione, Convegno di Studi di Scienza
dell'amministrazione, Giuffrè, Milano L’entità
strane dette norme” ed i guastini di Guastini, Sociologia del diritto, S. Romano,
teorico conservatore, teorico progressista, in Le dottrine giuridiche di oggi e
l'insegnamento di S. Romano, P. Biscaretti di Ruffìa, Giuffrè, Milano, La partecipazione popolare nella Costituzione
repubblicana: prevenzione sociale e controllo della criminalità. Convegno di Senigallia,
Giustizia e Costituzione, IDizionario di sociologia, in Milano, Sala del
Grechetto, pubblicata in POMBA Panorama di Lettere e Scienze, Hobbes e
l'obbligazione politica come obbligazione in coscienza” (Giuffrè, Milano); Idea
dell'università e diritto allo studio, Il diritto allo studio nel quadro dei
rapporti fra Università e Regione, Quaderni della Regione Lombardia, Teoria
formale o teoria strutturale del diritto. Per la dissoluzione della metafora
formalistica” (Giuffrè, Milano); La partecipazione politica, Sociologia del
diritto, La meta-etica e la sua rilevanza etica, Rivista di filosofia, Intervento in Giudici separati? Magistratura,
società e istituzioni, Convegno Emilio Alessandrini (Senigallia), Giustizia e
Costituzione, La critica analitica a Kelsen, Rivista di filosofia (La cultura
filosofico-giuridica del novecento, C. Roehrssen, Istituto delle Enciclopedia
italiana, Roma); La responsabilità politica, Società Italiana di Filosofia
giuridica e politica. Pavia (Giuffrè, Milano); Responsabilità politica o virtù
repubblicana, in Garanzie processuali o responsabilità del giudice, Angeli,
Milano, Riflessioni sulla responsabilità politica. Responsabilità, libertà,
visione dell'uomo, Rivista internazionale di filosofia del diritto, Interventi
(pubblicati senza essere rivisti dall'autore) nella giornata di studi su Le
ragioni della libertà: degenerazione dello stato burocratico e risposte
neoliberali per l'Italia, Einaudinotiziecircolare ai soci della Fondazione Einaudi,
Il tempo e la pena, in Piacere e felicità: fortuna e declino. Atti del 3º
Convegno di studiosi di Filosofia morale (Chiavari-S. Margherita Ligure), R. Crippa,
Liviana Editrice, Padova, Filosofia e diritto, in La cultura filosofica
italiana nelle sue relazioni con altri campi del sapere. Atti del convegno di
Anacapri, Guida Editori, Napoli, B.
Leoni e l'analisi del linguaggio, Il politico. Rivista italiana di Scienze
politiche, La democrazia e il segreto,
in Il segreto nella realtà giuridica italiana. Atti del convegno nazionale,
Roma, Milani, Padova, La teoria generale del diritto: prospettive per un
trattato, in La teoria generale del diritto. Problemi e tendenze attuali. Studi
dedicati a Noberto Bobbio, Uberto Scarpelli, Comunità, Milano, L'interpretazione premesse alla teoria
dell'interpretazione giuridica, in Società norme e valori” (Giuffrè, Milano);
“Auctoritas non veritas facit legem, in Linguaggio persuasione verità: atti del
Congresso nazionale di filosofia tenutosi in Verona, Milani, Padova (anche in Rivista di filosofia, Intervento in Il Welfare State possibile.
Saggi e interventi di F. Barone, prefazione di Enrico Mattei, Le Monnier, 1
Scienze dell'uomo e potere sull'uomo: oltre la libertà e la dignità, in
Baudrillard e altri, Sapere e potere, I, Viviana Conti, Multhipla edizioni,
Milano, Un filosofo a disagio, Bollettino della Società Filosofica italiana.
Nuova Serie, Voci: Diritto, Interpretazione, Istituzione, Norma, Validità, in
Gli strumenti del sapere contemporaneo, Le discipline e I concetti (POMBA, Torino); Le porte della
stalla, Quadrimestre. Rivista di diritto privato, Gli orizzonti della
giustificazione, Rivista di filosofia (Etica e diritto, Laterza, Roma-Bari.)
Scienza, sapere, sapienza, Rivista internazionale di filosofia del diritto, Di
alcune difficoltà culturali e di una tentazione perversa inerenti ai “diritti
degli animali”, in “I diritti degli animali”. Atti del convegno nazionale
Genova, Silvana Castignone e Luisella Battaglia, Centro di Bioetica, Genova, La
filosofia nella Facoltà di Giurisprudenza, Rivista di filosofia, La bioetica.
Alla ricerca dei principi, in Biblioteca della libertà, Un modello di ragione
giuridica: il diritto reale razionale, Faralli e Pattaro, Giuffrè, Milano); Dalla
legge al codice, dal codice ai principi” (Accademia delle Scienze di Torino.
Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche (Rivista di filosofia). La
Camera di consiglio come scuola, Quadrimestre. Rivista di diritto privato, Cosmo
e universo, in Corpo e cosmo nell'esperienza morale. Atti del Convegno tra
studiosi di Filosofia morale (Pietrasanta), Romeo Crippa, Padeia, Brescia, Eutanasia. Intervista, Hospital, Il concetto di libertà politica in Entreves,
Rivista di filosofia del diritto, Amministrazione della giustizia, rapporti
umani e funzioni del diritto, in Amministrazione della giustizia e rapporti
umani. Convegno di Sassari, Maggioli, Rimini, Beccaria e l'Italia civile,
L'Indice penale, Classi logiche e discriminazione fra i sessi, Lavoro e
diritto, Hobbes e lo stato totalitario, Bollettino della Società Filosofica
italiana. Nuova Serie (intervento nella Tavola Rotonda su Attualità e presenza
di Hobbes, in Hobbes oggi, A. Napoli, FrancoAngeli, Milano, Introduzione ai
lavori in Interpretazione e decisione. Diritto ed economia. Atti del XVI
Congresso nazionale della Società italiana di Filosofia giuridica e politica
(Padova), F. Gentile, Giuffrè, Milano, Intervento
in Diritto di sciopero, autonomia collettiva ed intervento del legislatore
(Viareggio), Rivista giuridica del lavoro e della previdenza sociale, Il
diritto pubblico italiano di S. Romano, Materiali per una storia della cultura
giuridica, Il positivismo giuridico
rivisitato, Rivista di filosofia, La
bioetica: alla ricerca dei principi” (Giuffrè, Milano); Bioetica: prospettive e
principi fondamentali, in La bioetica. Questioni morali e politiche per il
futuro dell'uomo, Convegno, Roma, Bibliotechne, Milano, I compiti dell'etica
laica nella cultura italiana di oggi, Notizie di Politeia, Relazione su Stevenson, ‘Ethics and Language', in Il neo-illuminismo
italiano. Cronache di filosofia, Pasini e Rolando, Il Saggiatore, Milano, Diritti positivi, diritti naturali: un'analisi
semiotica, in Diritti umani e civiltà giuridica. Convegno a Perugia, S.
Caprioli e F. Treggiari, Stabilimento Tipografico Pliniana Perugia, Etica della
libertà, Bioetica. Rivista interdisciplinare, Filosofia del diritto, in La Filosofia, Le filosofie speciali, diretta da Pietro Rossi,
Torino, POMBA, Il linguaggio giuridico: un ideale illuministico, in Nomografia.
Linguaggio e redazione delle leggi. Contributi al seminario promosso dalla
Banca d'Italia e dalla prima cattedra di filosofia del diritto dell'Milano, Paolo
Di Lucia, Giuffrè, Milano, La mia meta-etica e la mia esperienza etica, in
Scritti per Uberto Scarpelli, Letizia Gianformaggio e M. Jori, Giuffrè, Milano,
Il linguaggio e la politica dei giuristi, Notizie di Politeia, Sui compiti
della filosofia del diritto, Notizie di Politeia, Formanti, dSentenza del Tribunale
di Milano, 2soc. Acc. Compra Vendita immobili S.A.C.V.I. c. Della Beffa, su
Locazione di coseLocazione di immobili urbaniProroga ecc., in Giurisprudenza, Nota a sentenzaDegli effetti dell'abolizione
del commissariato alloggi e di una possibile applicazione dell'azione surrogatoria,
Il Foro Padano, Note bibliografiche a Renato Scognamiglio, Contributo alla
teoria del negozio giuridico, Jovene, Napoli, Carattere della prestazione e
carattere dell'interesse, Rivista del diritto commerciale, Tacita riconduzione
e novazione, Rivista del diritto commerciale, Il cosiddetto conflitto tra
diritti personali di godimento e l'art. 1380 del codice civile, Rivista
trimestrale di diritto e procedura civile, I discorsi politici, Roma,in Quaderni
di Sociologia, Recensione a Bellezza, L'esistenzialismo positivo di Gentile,
Firenze, Rivista di filosofia, Piovesan, Analisi filosofica e fenomenologia
linguistica, Padova, e Lumia, Empirismo logico e positivismo giuridico, Milano,
in Rivista di filosofia. Pasquinelli, Nuovi principi di epistemologia,
Milano, in Rivista di filosofia, Introduzione alla semantica, Bari, in Rivista
di filosofia, Recensione a Antiseri, Dopo Wittgenstein: dove va la filosofia
analitica, Roma, in Rivista di filosofia, Nuovi libri: Orecchia, La filosofia
del diritto nelle università italiane: Saggio di bibliografia, Milano, in Rivista di filosofia, Logica simbolica e diritto,
Milano, in Rivista di filosofia. Rivista di filosofia, Recensione a
FannSymposium on L. J. Austin, London, Rivista di filosofia, Recensione a
Gulotta, Trattato di psicologia giudiziaria nel sistema penale, Milano. Uberto
Scarpelli. Scarpelli. Keywords: fascismo, la filosofia di Giovanni Gentile – la
difensa di Scarpelli contro Solari, “Behaviourism, positivism logico e
fascismo” nell “Mulino”-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scarpelli” – /The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734017741/in/datetaken/
Grice e Sciacca – l’idea della libertà – fondamento della
coscienza etico-politica – filosofia siciliana -- filosofia italiana (Messina).
Filosofo. Studia a Palermo sotto Renda. Insegna a Palermo. Volse il suo
interesse verso il criticism, a cui dedica “La funzione della libertà nella
formazione del sistema kantian” a cui fece seguito, “La libertà come fondamento
della coscienza etico-politica” (Palumbo, Palermo), che reproduce la memoria in
appendice. Società filosofica italiana Altri saggi: “Filosofi che si confessano”
(Anna, Messina); “La steresis nella filosofia dell'azione” (Accademia di
Scienze, Lettere ed Arti, Palermo); “Il concetto di tiranno, dagl’antichi
italici a Salutati” (Manfredi, Palermo); La visione della vita nell'Umanesimo
di Salutati” (Palermo); “Politica e vita spirituale” (Palumbo, Palermo); “Gli
Dei in Protagora” (Palumbo); “Esistenza e realtà” (Palumbo, Palermo); “Scetticismo”
(Palumbo, Palermo); Ritorno alla saggezza” (Palumbo, Palermo); “L'uomo senza
Adamo” (Palumbo); “Sapere e alienazione” (Palumbo, Palermo); “Il Segno, quel
Segno” (Cappelli, Bologna); Reale accademia di lettere scienze e arti",
«La filosofia per cambiare il mondo», La Repubblica. A. Bono, Alessandria della Rocca, M.K.N., la
tradizione del criticisimo, in P. Giovanni, Le avanguardie della filosofia
italiana, Angeli, Società Filosofica Italiana", A. Plebe, P. Giovanni.
Giuseppe Maria Sciacca. Sciacca. Keywords: Grice, ‘Negation and Privation’,
negation, privation, negatio, privatio, the use of ~ to stand for both negatio
and privatio – privatio as mere negatio (~), plus implicatum -- steresis, l’idea
della libertà – fondamento della coscienza etico-politica -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Sciacca” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734847820/in/datetaken/
Grice e Sciacca – antifilosofia e contra-implicatura –
filosofia fascista – il veintennio fascista -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Giarre). Filosofo. La filosofia non asciuga lacrime né
dispensa sorrisi, ma dice la sua parola sulla verità delle lacrime e dei
sorrisi. Dopo gli studi liceali classici si trasferì a Napoli, dove si laurea
sotto Aliotta. Insegna a Napoli, Pavia, e Genova. Fonda “Il Giornale di
Metafisica”. Molto intenso e il suo rapporto filosofico e di stima reciproca
con il filosofo fascista Gentile, un sodalizio testimoniato dalla fitta
corrispondenza tra i due filosofi, da cui però ben presto Sciacca si allontana,
in particolare dal filone idealista, per condurre la sua propria ricerca
filosofica in modo più ampio, tanto da condurlo a studiare per un certo
periodo, grazie alle sue conoscenze pure in campo teologico, sia la corrente
del misticismo che quella dello spiritualismo. Accademia di studi
italo-tedeschi, Merano. Profondo conoscitore di Serbati, promotore della
fondazione del "Centro Internazionale di Studi Rosminiani" di Stresa.
Una delle principali figure dello spiritualismo, a cui pervenne dopo i primi
interessi per l'attualismo ed i successivi, più impegnativi studi sullo
spiritualismo, anche interpretandolo in modo originale, delineando un
particolare percorso di continuità che, rifferendo alla metafisica classica, perviene
a concepire un'apertura del soggetto personale come creatur averso l'attualità
assoluta dell'essere nell’integralità. E ricordato principalmente attraverso P.
Ottonello. Saggi: “S. Agostino” (Morcelliana, Brescia); “L'Anima” (Morcelliana,
Brescia); Filosofia morale” (Bocca, Torino); Atto ed essere (Bocca, Torino); Interpretazioni
rosminiane Marzorati, Milano); Come si vince a Waterloo” (Marzorati, Milano); “La
filosofia e la scienza nel loro sviluppo storico. Per i licei” (Cremonese, Roma);
“Platone Marzorati, Milano. Filosofia e anti-filosofia (Marzorati, Milano); Chiesa e civiltà (Marzorati, Milano); Critica
letteraria (Marzorati, Milano); L'oscuramento dell'intelligenza Marzorati,
Milano. Studi sulla filosofia antica. Con un'appendice sulla filosofia
medioevale Marzorati, Milano. Ontologia triadica e trinitaria. Discorso
metafisico-teologico Marzorati, Milano. L'Insegnamento della filosofia: atti
del II Convegno di studi, Messina, maggio Editrice peloritana, Messina. Reflexiones
inactuales sobre el historicismo hegeliano Fundación Universitaria Española,
Madrid. Ontologia triadica e trinitariaL'Epos, Palermo. Atto ed essereL'Epos,
Palermo. Il magnifico oggiL'Epos,
Palermo. In Spirito e VeritàL'Epos, Palermo. La clessidraL'Epos, Palermo. L'ora di Cristo
L'Epos, Palermo. La principale fonte biografica qui seguita è: PCfr.
CSFG-Centro di Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario dei Filosofi, Firenze,
G.C. Sansoni; CSFG-Centro di Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario dei
Filosofi, Firenze, Sansoni); M. Schiavone, L'idealismo, A. Negri, “Dall'atto all'integralità”
(Forlì, Ethica); E. Pignologni, Genesi e sviluppo del rosminianesimo, Milano,
Marzorati); Bologna, Quaderni del Giornale di Metafisica, Stresa, Rivista
Rosminiana, Incontrare Sciacca, Venezia, Marsilio, P. Ottonello, “L'anticonformismo
costruttivo” (Venezia, Marsilio); M. Shiavone, L'idealismo, Collana di studi
filosofici rosminiani, Domodossola; Milano, Sodalitas, Ospitato su Bontadini e
la metafisica. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Michele Federico Sciacca. Sciacca. Keywords. Refs.: Grice e Sciacca”
– The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734123673/in/datetaken/
Grice e Scupoli – la lotta
coll’angelo – la lotta dell’angelo e il demonio -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Otranto). Filosofo. Very important Italian philosopher. Ricevette
come nome di battesimo Francesco. Entrò nell'ordine dei teatini per ricevere
gli ordini sacri. Fu discepolo di sant'Andrea Avellino, appartenente al suo
stesso ordine. Risale l'accusa di violazione della regola, per cui e arrestato
per un anno e sospeso a divinis. Per la sua assoluzione dove attendere quasi la
morte. Intanto, sopporta l'ingiusta accusa e la pena conseguente con umiltà e
umanità. Il combattimento spirituale. Con l’orazione porrai la spada in
mano a Dio, perché combatta e vinca per te. La preghiera è dunque l’arma di
tutte le vittorie. Essa è la debolezza di Dio e la forza dell’uomo perché il
cuore del Padre non sa negare nulla di buono ai suoi figli. “Il combattimento
spirituale – I cinque mezzi per raggiungere la perfezione” è un trattato di
strategia spirituale che conduce l'uomo alla perfezione. Scupoli indica *cinque*
mezzi per raggiungere la perfezione spirituale: Sfiducia in sé. Pienissima
confidenza in Dio. Combattimento e uso metodico delle facoltà per correggere i
propri difetti, quindi per trionfare del demonio e per conquistare le virtù. Preghiera
e meditazione. Comunione. Spiritualità.
Scupoli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Scupoli," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716140515/in/photolist-2mMYJP6
Selvatico-Estense?
Grice e Semerari – il principio del dialogo in Socrate –
filosofia italiana (Taranto). Filosofo. Grice: “Wheereas it would be considered
in bad taste at Oxford, the Italians pun on names – and there is an essay on
the ‘seme’ of ‘semerari’ Witty!” -- Grice: “Perhaps Semerari is right and the
philosopher MUST metaphorise. What better title to an essay on Calabellse than
‘La sabbia e la roccia”?” -- Grice: “I like Semerari: His ‘principio del
dialogo in Socrate” is reprinted in his invaluable collection on “Dialogo.”” –
Grice: “In a way, we may say that Calogero, Semerari, and myself, belong to the
school of the philosophy of conversation – not to mention Apel!”. Si laurea a Roma
sotto Carabellese. Insegna a Bari. Collabora ad «aut aut», “Critica storica»,
«Giornale critico della filosofia italiana», «Clizia», «Historica», « Rivista
di filosofia del diritto», «Rivista di filosofia», «Il pensiero», «Archivio di
filosofia» e altre riviste specialistiche. Fonda «Paradigmi». Si dedica per lo
più a Spinoza, a Schelling, alla fenomenologia di Husserl e Merleau-Ponty e al
materialismo storico di Marx. Altri saggi:“Lo spinozismo” (Vecchi, Trani); “Storia
e storicismo: saggio sul problema della storia in Carabellése,” Vecchi, Trani; “Storicismo
e ontologismo ” Lacaita, Manduria, Dialogo, storia, valori: studi di filosofia”
(Ciranna, Siracusa); “Interpretazione di Schelling, Libreria scientifica,
Napoli; “L'esistenzialismo italiano” (Grice:
“This reminds me of parochial Warnock and his “English philosophy,” or Sorley
for that matter!”) -- Cressati, Bari; “Questioni di etica” (Adriatica, Bari; “Responsabilità
e comunità umana. Ricerche etiche, Lacaita, Manduria); “La filosofia come
relazione, Quaderni di cultura, Sapri; Ferruccio De Natale, Guerini, Milano); “Scienza
nuova e ragione” (Lacaita, Manduria; Furio Semerari, Guerini, Milano Da
Schelling a Merleau-Ponty. Studi sulla filosofia contemporanea” (Cappelli,
Bologna); “La lotta per la scienza, Silva, Milano; Francesco Valerio, premessa
di Fulvio Papi, Guerini e Associati, Milano, Spinoza, Marzorati, Milano; Esperienze
del pensiero moderno, Argalia, Urbino; La filosofia dell'esistenza in Kant,
Adriatica, Bar; Introduzione a Schelling”
(Laterza, Bari); Filosofia e potere (Dedalo, Bari); Civiltà dei mezzi, civiltà
dei fini. Per un razionalismo filosofico-politico, Bertani, Verona; La scienza come problema: dai modelli teorici
alla produzione di tecnologie” (De Donato, Bari); “Insecuritas. Tecniche e
paradigmi della salvezza, Spirali, Milano); “La sabbia e la roccia. L'ontologia
critica di P. Carabellése” (Dedalo, Bari); “Dentro la storiografia filosofica”
(Dedalo, Bari); Sartre. Teoria, scrittura, impegno” (Sud, Bari); Novecento
filosofico italiano. Situazioni e problemi, Guida, Napoli; “Skepsis. Studi
husserliani” (Dedalo, Bari); Filosofia Guerini e Associati, Milano Confronti con
Heidegger, Dedalo, Bari); La filosofia come scienza rigorosa, Laterza, Bari,
Frammenti di diario; l'anno di Istanbul, Schena, Fasano. “La cosa stessa.”
Seminari fenomenologici (Dedalo, Bari); “Dommatismo e criticism”, “Deduzione
del diritto naturale” (Laterza, Bari); Pensiero e narrazioni. Modelli di
storiografia filosofica” (Dedalo, Bari; Frammenti di diario; l'anno del
Messico, Schena, Fasano); “Fenomenologia delle relazioni, Palomar, Bari); “Ragione
e storia. Studi in memoria” F. Tateo, Schena, Fasano; Dalla materia alla coscienza. Studi su
Schelling in ricordo, Carlo Tatasciore, Guerini, Milano; ‘La certezza incerta”
Scritti su Semerari con due inediti dell'autore, Furio Semerari, Guerini,
Milano; Augusto Ponzio, Il significato della filosofia per Giuseppe Semerari,
in "BariSera", Luciano Niro, Giuseppe Semerari. Il problema morale, Atheneum,
Firenze, F. Silvestri, Il seme umanissimo della filosofia. Sul pensiero di Semerari,
Mimesis, Milano). Treccani Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Semerari. Semerari. Keywords: fascismo,
Gentile, neo-idealismo come intrinseccamente fascista, Croce, Vico,
intersoggetivo, io-tu, dialogo, dialogo autentico, comunita, valore
comunitario, comunita umana, vico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Semerari” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734035483/in/datetaken/
Grice e Semmola – filosofia italiana (Napoli). Filosofo. Grice:
“I find it difficult to sea if Semmola endorses formalism or informalism in his
monumental “Logica.”” Grice: “While Ayer never liked it, metaphysics is very
popular in Italy, as Semmola’s monumental “Metafisica” testifies.” Grice: “It’s
good to see philosophy as an institution, in the Italian way of using this
word, as per Semmola, “Istituzione di Filosofia.” Figlio di Giovanni, uno dei
più grandi esponenti della scuola napoletana. Partecipa ai moti di Marigliano. Saggi:“Istituzioni
di Filosofia,” “Logica,” “Metafisica” (Biblioteca, Napoli). Mente divinatrice
ardente spirito investigatore che nello studio della natura morbosa dell'uomo produsse
miracoli di arte e di scienza scolare e presto emulo del suo gran più ai
giovann conchiuse alla novità delle dottrine una sapienza antica procacciandosi
fama in patria e fuori di sommo maestro in medicina ne rifulse lo ingegno
incomparabile dalla cattedra nell'università napoletana nelle accademie e negli
ospedali nei consessi legislativi e nei congressi scientifici nella parola
negli scritti membro della commissione legislativa riunita in Firenze principale
autore di un codice sanitario italiano inviato unico plenipotenziario alla
conferenza sanitaria internazionale di Vienna deputato e poi senatore nel
patrio parlamento onorato due volte di medaglia d'oro dal proprio governo per
le cure ai colerosi da quello del Brasile per la guarigione del suo imperatore
Socio di gran numero di accademie italiane e straniere Insignito di molti tra i
maggiori gradi cavallereschi. Muore nella fede catolica avita. Questo marmo per
voce del comune Si fa eco della pubblica solenne onoranza cittadina. Le spoglie
mortali riposano nella cappella mortuaria di famiglia ove le vollero la vedova
ed i figliuoli a rendere vieppiù paghi la loro pietà ed il riconoscente
affetto. Mariano Semmola. Semmola. Keywords: istituzioni di filosofia,
l’istituzione della logica, l’istituzione della metafisica. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Semmola” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691776126/in/photolist-2mLNimn-2mLEK4t-2mKUqRH-2mKPS8q-2mKEHpR/
Grice e Serbati – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Rovereto). Filosofo. Important Italian philosopher. Figlio di Pier Modesto e di
Giovanna dei Conti Formenti di Biacesa in Valle di Ledro. Frequenta l’Imperial Regio Ginnasio.Studia a Padova. A
questo proposito i famigliari raccontavano come, fin dalla più tenera età,
leggesse alla luce della sua aureola. E in occasione della venuta a
Rovereto del Vescovo di Chioggia per consacrare le chiese di Santa Maria del
Carmine e di Santa Croce, appartenente all'omonimo Monastero, che, prendendo
parte alla cerimonia, ottenne il diaconato. Mostra una profonda inclinazione
per la filosofia, incoraggiato in tal senso da Pio VII. Si trasfere a
Milano dove strinse un profondo rapporto d'amicizia con Manzoni che di lui ebbe
a dire -- è una delle sei o sette intelligenze che più onorano l'umanità. Manzoni
assistette Rosmini sul letto di morte, da cui trasse il testamento spirituale
"Adorare, Tacere, Gioire". La sua filosofia destarono l'ammirazione,
tra gli altri, anche di G. Stefani, N. Tommaseo e V. Gioberti dei quali pure
divenne amico. Dopo aver dovuto lasciare il Trentino, per motivi di forte
ostilità per le sue posizioni incontrati da parte del vescovo di Trento fonda
al Sacro Monte Calvario di Domodossola la congregazione religiosa dell'Istituto
della Carità, detta dei "Rosminiani". Le Costituzioni della nuova
famiglia religiosa, contenute in un libro che cura per tutta la vita, sono
approvate da Gregorio XVI. A Borgomanero svolge la sua attività di insegnamento
e di guida spirituale in un collegio rosminiano, il "Collegio
Rosmini", regolato dalla Congregazione della Provvidenza Rosminiane. Svolge
una missione diplomatica per conto del Re di Sardegna Carlo Alberto presso la
Santa Sede. E presidente dell'Accademia Roveretana degl’Agiati ed il suo
posto, anni dopo la sua morte, dal 1872 al 1888, fu assunto da don Francesco
Paoli, suo segretario ed esecutore delle volontà, già direttore di Casa
Rosmini. Tra le sue volontà del vi e anche quella di donare a Rovereto un
terreno nell'attuale zona di Santa Maria per costruirvi l'ospedale cittadino, e
Paoli onora tale decisione. Porta avanti tesi filosofiche tese a
contrastare sia l'illuminismo che il sensismo. Sottolineando l'inalienabilità
dei diritti naturali della persona, fra i quali quello della proprietà privata,
entrò in polemica con il socialismo e il comunismo, postulando uno Stato il cui
intervento fosse ridotto ai minimi termini. Nelle sue teorie il filosofo seguì
le concezioni di Sant'Agostino e Aquino, rifacendosi anche a Platone. I
suoi esordi filosofici si ricollegano a P. Galluppi, sia pure polemicamente, in
quanto Rosmini avverte con ogni chiarezza come risulti insostenibile una
posizione di integrale sensismo gnoseologico. La necessità di concepire
una funzione ordinatrice dell'esperienza, e a questa precedente, porta Rosmini
a guardare con interesse la filosofia di Kant. Tuttavia non è soddisfatto di
ciò che lui chiama l'innatismo kantiano, legato ad una pluralità imbarazzante e
precaria di categorie. Le quali, d'altra parte, gli sembrano fallire lo scopo
di far conoscere il reale quale esso è, per la necessaria introduzione di
modifiche soggettive nell'atto stesso del conoscere. Il problema
filosofico di Rosmini si configurava perciò come quello di garantire
oggettività alla conoscenza. La soluzione non potrà essere trovata, stante il
rifiuto della trascendentalità kantiana e dei connessi sviluppi, se non in una
ricerca ontologica, in un principio oggettivo di verità, che riesca ad
illuminare l'intelligenza in quanto le si proponga con immediata evidenza,
universalità e immutabilità. Questo principio è per Rosmini l'idea
dell'essere possibile, che da indeterminato contenuto dell'intelligenza, quale
originariamente è, si fa determinato allorché viene applicato ai dati forniti
dal senso. Essa precede e informa di sé tutti i giudizi con cui affermiamo che
qualche cosa particolare esiste. L'idea dell'essere, dunque, costituisce
l'unico contenuto della mente che non abbia origine dai sensi, ed è perciò
innata (“Saggio sull'origine delle idee”). Ma qui i problemi del
kantismo, che sembrano superati o almeno messi da parte, si riaffacciano con
urgenza: di fronte al mero ricevere dati, di cui parlava il sensismo, ha
chiarito che la mente umana nel suo uso conoscitivo formula giudizi, in cui
l'idea dell'essere ha funzione di predicato, cioè di categoria, e la sensazione
è il soggetto, di cui si predica qualche cosa. Nel giudizio, inoltre, il
predicato si determina e la sensazione si certifica: se questa è la funzione
propria del giudicare, ogni concetto non può sussistere che come predicato di
un giudizio; né a questa necessità sembra potersi sottrarre il concetto di
essere, che è dato solo nell'attività giudicante, come forma del
giudizio. Tuttavia non accetta tale riduzione, ed esclude proprio il
predicato di esistenza della funzione del giudizio, continuando ad attribuirgli
una natura oggettiva e trascendente. È l'essere trascendente che si rivela
all'uomo, lo illumina e gli permette di pensare. Chi lo nega come il nichilismo
cade in una vuota posizione nullista. Accanto a questa ontologia la sua etica
si sviluppa come etica caritativa (Principio della scienza morale). Dedica alla
politica una breve ma intensa fase della sua vita. Seguì Pio IX riparato a
Gaeta dopo la proclamazione della Repubblica Romana, ma la sua formazione
attestatasi su ferme posizioni di cattolicesimo liberale e tale per cui e
costretto a ritirarsi sul Lago Maggiore, a Stresa. Tuttavia, quando Pio IX vuole
istituire una commissione incaricata della preparazione del testo per la
definizione del dogma dell'immacolata concezione, nonostante ben due suoi saggi
(Le cinque piaghe della Chiesa e La costituzione secondo la giustizia sociale) sono
all'Indice. Chiamato a prendere parte a tale commissione, e favorevole allo stato
liberale (vagheggiando la monarchia costituzionale), al costituzionalismo e
anche alla separazione tra stato e chiesa, sebbene non assoluta. Critica lo
Statuto Albertino proprio per il suo porre ancora il cattolicesimo come
religione di stato, elogiandone comunque il tentativo distensivo nei confronti
della Santa Sede. Critica la legge laicista ed anti-clericale. Si convince della
sostanziale bontà della maggior parte delle conquiste dell'età moderna, criticandone
solo le modalità: in tale ottica, critica sia la rivoluzione francese che
l'Ancient Regime, riconoscendo invece la sostanziale bontà dei princìpi sanciti,
distinguendoli dalle successive de-generazioni rivoluzionarie, in polemica con
chi, da una parte e dall'altra, sostene una società perfettista. Continua a
vivere a Stresa, fecondo nel perseguire il perfezionamento del suo sistema di
pensiero con saggi come “Logica” e “Psicologia”. J. Ratzinger, quando la
questione rosminiana era ancora ben accesa, nell'ambito di una serata
organizzata a Lugano, dice. Nel confronto con le parole classiche della fede
che sembrano così lontane da noi, anche il presente diventa più ricco di quanto
sarebbe se rimanesse chiuso solo in se stesso. Vi sono naturalmente anche tra i
teologi ortodossi molti spiriti poco illuminati e molti ripetitori di ciò che è
già stato detto. Ma ciò succede ovunque; del resto la letteratura dozzinale è
cresciuta in modo particolarmente rapido proprio là dove si è inneggiato più
forte alla cosiddetta creatività. Io stesso per lungo tempo avevo l'impressione
che i cosiddetti eretici fossero per una lettura più interessante dei teologi
della chiesa, almeno nell'epoca moderna. Ma se io ora guardo i grandi e
fedeli maestri, da Mohler a Newman a Scheeben, da Rosmini a Guardini, o nel
nostro tempo de Lubac, Congar, Balthasarquanto più attuale è la loro parola
rispetto a quella di coloro in cui è scomparso il soggetto comunitario della
Chiesa. In loro diventa chiaro anche qualcos'altro: il pluralismo non
nasce dal fatto che uno lo cerca, ma proprio dal fatto che uno, con le sue
forze e nel suo tempo, non vuole nient'altro che la verità. Per volerla
davvero, si esige tuttavia anche che uno non faccia di se stesso il criterio,
ma accetti il giudizio più grande, che è dato nella fede della Chiesa, come
voce e via della verità. Del resto io penso che vale la stessa regola
anche per le nuove grandi correnti della teologia, che oggi sono ricercate:
teologa africana, latinoamericana, asiatica, ecc. La grande teologia francese
non è nata per il fatto che si voleva fare qualcosa di francese, ma perché non
si presumeva di cercare nient'altro che la verità e di esprimerla più
adeguatamente possibile. E così questa teologia è diventata anche tanto
francese quanto universale. La stessa cosa vale per la grande teologia
italiana, tedesca, spagnola. Ciò vale sempre. Solo l'assenza di questa
intenzione esplicita è fruttuosa. E di fatto non abbiamo davvero raggiunto la
cosa più importante se noi ci siamo convalidati da soli, ci siamo accreditati
da soli e ci siamo costruiti un monumento per noi stessi. Abbiamo
veramente raggiunto la meta più importante se siamo giunti più vicino alla
verità. Essa non è mai noiosa, mai uniforme, perché il nostro spirito non la
contempla che in rifrazioni parziali; tuttavia essa è nello stesso tempo la
forza che ci unisce. E solo il pluralismo, che è rivolto all'unità, è veramente
grande. Pio VIII dice a Rosmini, in udienza. È volontà di Dio che voi vi
occupiate nella filosofia. Tale è la vostra vocazione. Ella maneggia assai bene
la logica, e la Chiesa al presente ha gran bisogno di filosofi. Dico, di filosofi
solidi, di cui abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugl’uomini, non
rimane oggidì altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di
questa condurli alla religione. Tenetevi certo, che voi potrete recare un
vantaggio assai maggiore al prossimo occupandovi nello scrivere, che non
esercitando qualunque altra opera del Sacro Ministero. Gregorio XVI, successore
di Pio VIII, in risposta alla lettera che Antonio Rosmini gli aveva indirizzato.
Diletto Figlio, a te il nostro saluto e la nostra Apostolica Benedizione.
Abbiamo volentieri e con animo lieto ricevuto la tua lettera con i sensi della
tua devota sommissione a Noi e alla Sede Apostolica in cui ci parli della pia
Società, chiamata Istituto della Carità e che con le tue fatiche è stata
fondata nel territorio della diocesi di Novara con l'approvazione del Vescovo.
E soprattutto ci hai anche informato che il medesimo Istituto è stato da poco
chiamato anche dal Vescovo di Trento nella sua diocesi e che qui molti
ecclesiastici, di provate virtù, vi hanno aderito. Per questi fatti davvero
rendiamo il nostro umile grazie a Dio autore di ogni bene. E quantunque questo
Istituto non sia stato ancora confermato dall'autorità di questa Santa Sede,
tuttavia speriamo in bene di esso e ci allietiamo che lo stesso si dilati con
il consenso dei nostri Venerabili Fratelli nell'Episcopato. Quindi, per quanto
riguarda le Sante Indulgenze connesse a questo istituto, che domandi siano
concesse, ricevi diletto figlio il nostro Rescritto unito a questa lettera, da
cui sicuramente comprenderai che rispondiamo positivamente alla tua richiesta.
Ti assicuriamo anche che ci è pervenuto il libro sopra i Principi della
Dottrina Morale da te edito e mandatoci in omaggio e ti dichiariamo il grazie
del nostro animo per il dono. Tuttavia per la tensione nelle gravissime fatiche
del Governo Apostolico non abbiamo ancora letto lo stesso libro, ma siamo
certamente persuasi che esso sia in tutto conforme alla più sana dottrina e
utilissimo alla sua difesa. Continua dunque, diletto figlio, lo studio e
prosegui a spendere le tue fatiche ad onore di Dio per l'utilità della Chiesa;
in Cielo sarà copiosa la ricompensa per la tua opera. Frattanto la paterna
carità con cui ti abbracciamo nell'umanità di Cristo sia pegno dell'apostolica
benedizione, che sgorgante dall'intimo del cuore ti impartiamo.» (Da
Breve pontificio di Gregorio P.P.XVI,) Pio IX rivolgendosi al Vescovo di
Cremona dopo il decreto Dimittantur opera omnia parlando di Rosmini
disse: «Non solo è un buon cattolico, ma santo: Iddio si serve dei santi
per far trionfare la verità. Leone XIII, al tempo delle aspre e dolorose lotte
che si svolgevano intorno al pensiero rosminiano sul finire del diciannovesimo
secolo, in una lettera indirizzata agli arcivescovi di Milano, Torino e
Vercelli, fra l'altro scrisse: «Ma non vogliamo che con questo abbia a
patir detrimento il religioso Sodalizio della Carità; il quale come per lo
innanzi spese utilmente le sue fatiche a beneficio del prossimo, secondo lo
spirito dell'Istituto, così è desiderabile che fiorisca in avvenire e prosegua
a rendere ognora più abbondanti frutti. Col decreto del Sant'Uffizio "Post
Obitum" firmato da Leone XIII,
vennero condannate, in quanto "non conformi alla verità cattolica",
40 proposizioni contenute nelle opere del Rosmini, le quali la Sacra
Congregazione romana "giudicò doversi riprovare, condannare e proscrivere,
nel proprio senso dell’autore", chiarendo inoltre che non era lecito
"a chicchessia di inferire, che le altre dottrine del medesimo Autore, che
non vengono condannate per questo decreto, siano per veruna guisa
approvate". Giovanni XXIII, negli ultimi anni della sua vita, meditò
in ritiro spirituale le rosminiane "Massime di Perfezione Cristiana",
assumendole come propria regola di condotta. Anche Paolo VI prestò interesse
nel Rosmini: in occasione del 150º anniversario di fondazione dell'Istituto
della Carità inviò un messaggio all'allora padre generale, in cui elogiava
l'intuizione del Rosmini nel dare un grande peso alla missione caritativa già
nel nome del nativo istituto religioso, appunto l'Istituto della Carità.
Pubblicamente Paolo VI lo cita durante il discorso tenuto alla Federazione
Universitaria Cattolica Italiana
riguardante la cultura cattolica e l'Europa. Inoltre sotto il suo
pontificato venne tolto il divieto di pubblicazione dell'opera Dalle Cinque
Piaghe della Santa Chiesa. Alla morte di Paolo VI venne eletto Giovanni
Paolo I, laureato in sacra teologia alla Gregoriana con il saggio, “L'origine
dell'anima umana”. È bene precisare che Luciani e fortemente critico nei
riguardi del pensiero rosminiano, solo successivamente cambiò opinione,
rivolgendo nei riguardi di Rosmini parole di ammirazione e stima.
Tuttavia fu con il pontificato di Giovanni Paolo II che il pensiero rosminiano
ha potuto liberarsi delle aspre critiche e delle condanne che accompagnavano
l'Istituto della Carità fin dai tempi della sua fondazione. Nella Lettera
Enciclica Fides et ratio, Giovanni Paolo II l’annoverato tra i pensatori più
recenti nei quali si realizza un fecondo incontro tra sapere filosofico e
Parola di Dio». Ne ha inoltre concesso l'introduzione della causa di
beatificazione, conclusasi nella sua fase diocesana novarese. Ratzinger da prefetto della Congregazione per
la Dottrina della Fede emana il famoso documento Nota ai Decreti dottrinali sul
Rev.do sac. Antonio Rosmini Serbati. La nota si concludeva confermando la
validità del decreto Post obitum sulle quaranta proposizioni, e allo stesso
tempo con la riabilitazione di Rosmini: «Il Decreto dottrinale Post
obitum non si riferisce al giudizio sulla negazione formale di verità di fede
da parte dell'Autore, ma piuttosto al fatto che il sistema filosofico-teologico
del Rosmini era ritenuto insufficiente e inadeguato a custodire ed esporre
alcune verità della dottrina cattolica, pur riconosciute e confessate
dall'Autore stesso. Si possono attualmente considerare ormai superati i motivi
di preoccupazione e di difficoltà dottrinali e prudenziali, che hanno
determinato la promulgazione del Decreto Post obitum di condanna di quaranta proposizioni.
E ciò a motivo del fatto che il senso delle proposizioni, così inteso e
condannato dal medesimo decreto, non appartiene in realtà alla sua autentica
posizione, ma a possibili implicanze. Resta tuttavia affidata al dibattito
teoretico la questione della plausibilità o meno del sistema rosminiano stesso,
della sua consistenza speculativa e delle teorie o ipotesi filosofiche e
teologiche in esso espresse. Nello stesso tempo rimane la validità oggettiva
del Decreto Post obitum in rapporto al dettato delle proposizioni condannate,
per chi le legge, al di fuori del contesto di pensiero rosminiano, in un'ottica
idealista, ontologista e con un significato contrario alla fede e alla dottrina
Cattolica. Il documento ribadisce la diversità di linguaggio e apparato
concettuale del sistema rosminiano rispetto al tomismo, l'assenza di apparato
critico nelle opere postume e la permanente "difficoltà oggettiva di
interpretarne le categorie, soprattutto se lette nella prospettiva
neotomista". Benedetto XVI autorizza la Congregazione delle Cause
dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo della guarigione di Ludovica
Noè, attribuito alla sua intercessione. Tra quelli portati dalla postulazione
dei padri rosminiani, si è scelto di dare maggiore impulso a quello della
guarigione della suora sopracitata, poiché il medico che la curò si convertì in
seguito all'accaduto. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI,
a margine del Convegno sulla sfida educativa tenuto a Milano, ha tenuto un
intervento intitolato "Istanze educative e questione antropologica"
in cui riconosce le sue istanze pedagogiche. A. Bagnasco ha presieduto a Stresa
la celebrazione eucaristica per il suo Dies Natalis. Nel corso dell'Angelus
domenicale e ricordato per la sola carità intellettuale e perché testimonia la
virtù della carità in tutte le sue dimensioni e ad alto livello. Avversario del
sensismo e dell'illuminismo e mentore e maestro intellettuale di quattro pontefici
eletti consecutivamente: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e II.
Nulla osta della Congregazione per la dottrina della fede che consente l'inizio
della causa di beatificazione. Apertura del processo informativo diocesano dopo
la nomina dei censori teologi e delle commissioni storiche in Novara. C. Papa diventa
postulatore della causa succedendo a R. Belti, storico dell'Istituto e già
Direttore del Centro di Studi Rosminiani di Stresa. Chiusura del Processo
informativo Diocesano. 2Consegna del Trasunto alla Congregazione per le cause
dei Santi. Apertura del Trasunto. Decreto di Validità del processo diocesano.
Schema per la stesura della Positio. Consegna del lavoro sul Post obitum curato
dal Postulatore. Il Relatore generale approva il lavoro sul Post obitum e il
lumen oculorum tuorum Consegna del lavoro sul Post obitum alla Congregazione
per la Dottrina della Fede.Il giorno dell'anniversario della morte di Rosmini
viene pubblicata sull'Osservatore Romano la Nota della Congregazione per la
dottrina della fede sul valore dei decreti dottrinali concernenti il pensiero e
le opere del Rev.do sacerdote Antonio Rosmini Serbati, a firma del cardinal
Joseph Ratzinger e di mons. Tarcisio Bertone.
Rilascio del Nihil obstare per la Causa di Beatificazione. Il Relatore approva e firma la Positio. Conclusione della stampa e consegna alla
Congregazione per le cause dei santi della Positio. Consegna del Trasunto super
miro alla Congregazione per le cause dei santi. Validità dell'inquisizione
diocesana sul processo super miro. Presentazione fattispecie super miro. Revisa
della fattispecie con firma del sotto-segretario. Relatio et vota del Congresso
Storico (con esito positivo). Relatio et vota del Congresso teologico super
virtutibus (con esito positivo). Ordinaria della Congregazione per le cause dei
santi: esito affermativo. Ponente della Causa
R. Fisichella. Benedetto XVI
autorizza la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto di
esercizio eroico delle virtù. La Consulta medica della Congregazione per le
Cause dai Santi, si esprime con esito affermativo (all'unanimità 5 su 5) circa
l'inspiegabilità scientifica dell'evento di guarigione avvenuto a Sr. Ludovica
Noè. Il presunto evento miracoloso è avvenuto. Al termine del dibattito, i
Consultori si sono unanimemente espressi con voto affermativo (7 su 7),
ravvisando nella guarigione in esame un miracolo operato da Dio per intercessione
Benedetto XVI autorizza la pubblicazione da parte della Congregazione per le
Cause dei Santi del riconoscimento della virtù eroica di Rosmini. A Novara si
celebra la beatificazione dando lettura del decreto di Benedetto XVI che l’iscrive
tra i beati. La beatificazione è avvenuta a Novara: appositamente è stato
fatto allestire il Palasport della città, unico luogo capace di raccogliere un
numero di fedeli così significativo. Con il pontificato di Benedetto XVI
le beatificazioni vengono preferibilmente celebrate dai cardinali, per rendere
ancora più piena la comunione tra loro e il successore di Pietro, e viene
privilegiato il luogo in cui il candidato agli onori degli altari ha vissuto.
Così, in qualità di delegato pontificio, la celebrazione è stata officiata da J. Martins, allora prefetto della
congregazione per le Cause dei Santi. A fianco dell'altare erano disposti gli
spalti da cui hanno concelebrato circa 400 sacerdoti, non soltanto
rosminiani. A prendere parte alla processione e celebrare sull'altare,
insieme al preposito generale James Flynn c'era il segretario generale
dell'IstitutoDomenico Mariani con gli allora componenti della Curia Generalizia
dell'Istituto della Carità, il Vicario per la Carità SpiritualeCrish Fuse, il
Vicario per la Carità IntellettualeGiancarlo Taverna Patron, il Vicario per la
Carità TemporaleDavid Tobin, l'allora preposito della Provincia Italiana don U.
Muratore (profondo conoscitore di Rosmini) e il postulatore della Causa di
Beatificazione, C. Papa. Hanno partecipato alla celebrazione anche il
cardinale ex prefetto della Sacra Congregazione per i vescovi G. Re, il
cardinale arcivescovo di Torino S. Poletto, il vescovo di Novara, mons. R.
Corti, l'arcivescovo di Trento, mons. L. Bressan, il vescovo rosminiano mons.
Antonio Riboldi e fra gli altri anche G. Zaccheo (che sarebbe improvvisamente
scomparso due giorni dopo), vescovo della Diocesi di Casale Monferrato, mons.
Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea (che durante la III sessione del
Concilio Ecumenico Vaticano II fece per primo il nome di Rosmini), l'allora
segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana G. Betori, G. Lajolo,
presidente del Governatorato della Città del Vaticano, l'allora rettore della
Pontificia Università Lateranense, mons. Rino Fisichella, il Vicario Episcopale
per la Vita Consacrata dell'arcidiocesi di Milano monsignor Ambrogio Piantanida
e il preposito generale dei barnabiti, padre Giovanni Maria Villa. Tra i
numerosissimi fedeli (più di diecimila) accorsi da diverse parti del mondo per
presenziare alla celebrazione, hanno preso parte anche personalità
politiche. Tra queste il senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro, l'allora
presidente del Senato, Franco Marini, e Arturo Parisi, al tempo Ministro della
Difesa. Rosmini è il primo beato della Provincia del Verbano Cusio
Ossola. In occasione della beatificazione sono stati moltissimi i
quotidiani e periodici italiani e esteri che hanno dedicato articoli, pagine e
interi numeri alla figura di Rosmini. Sono numerosissimi i suoi saggi. Certamente
il più importante a livello ascetico e spirituale e le “Sei massime di perfezione”,
su cui anche Giovanni XXIII fa delle riflessioni prima di morire. Gli costarono
la messa all'Indice dei libri proibiti le opere "Delle cinque piaghe della
santa chiesa" e "Dalla costituzione secondo la giustizia
sociale". In filosofiia meritano di essere ricordato il “Saggio sull'origine
delle idee”. Altri saggi: “Principii della scienza morale”; “Filosofia della
morale”; “Antropologia in servigio della scienza morale”; “Filosofia della
politica”; “Trattato della coscienza morale”; “Filosofia del diritto”; “Teodicea”;
“Sull'unità d'Italia”; “Il comunismo e il socialismo”. Le sei massime di
perfezione sono formulate per definire il fondamento spirituale sul quale ogno
uomo puo avere un cammino nella perfezione. Siate perfetti come è perfetto
il vostro Padre celeste (Matteo 5,48). 1. Desiderare unicamente ed
infinitamente di piacere a Dio, cioè di essere giusto. 2. Orientare tutti i
propri pensieri e le azioni all'incremento e alla gloria della Chiesa di
Cristo. 3. Rimanere in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene
per disposizione di Dio riguardo alla Chiesa di Cristo, lavorando per essa
secondo la chiamata di Dio. 4. Abbandonare se stesso nella provvidenza di
Dio. 5. Riconoscere intimamente il proprio nulla. 6. Disporre tutte
le occupazioni della propria vita con uno spirito di intelligenza. Di
particolare interesse e “Le cinque piaghe della santa Chiesa". Mostra odi
discostarsi dall'ortodossia dell'epoca. Per tale ragione il saggio fu messo
all'Indice e ne scaturì una polemica nota col nome di "questione
rosminiana". L'opera eriscoperta al Concilio Vaticano II. Il primo a
parlare al Concilio di Rosmini e L. Bettazzi. Mi sia consentito ricordare
Rosmini, molto legato ad Aquino. Ma anche studioso e amante del suo tempo, e
che certamente guadagna a Cristo non pochi uomini. Tutto questo mi sembra si
accordi con le cose che sono state già dette da non pochi padri su questo
schema in generale, che cioè gl’uomini non si aspettano dalla Chiesa soluzioni
particolari, ma piuttosto la presentazione di valori che li aiutino a trascorrere
questa vita umana più nobilmente e con maggiore sicurezza. Parlando della
libertà, esaltare i valori dell'umiltà. Parlando del matrimonio, il ruolo della
Fortezza. Parlando dei problemi economici e di molti altri problemi,
l'efficacia di un certo disprezzo delle cose. Occorre dunque mettere in luce la
necessità dell'ubbidienza, della castità, della povertà, non solo nella vita e
nell'esempio (e nella Bozza di Documento!) dei religiosi, aiuto agl’uomini di
questo tempo, perché possano vivere la loro vita umana nel modo migliore e più
efficace. Il primo e principale compito dunque per gl’uomoni che coltivano la
sapienza dev'essere, alla luce del Magistero, l'amore delle Scritture e l'amore
di questo mondo in un colloquio franco e aperto. Paolo VI dice. I suoi saggi
sono pieni di pensiero, una filosofia profondo, originale che spazia in tutti i
campi: quello filosofico, morale, politico, sociale, sopra-naturale, religioso,
ascetic -- filosofia degna di essere conosciuta e divulgata. È stato anche un profeta.
Le Cinque piaghe della Chiesa (una volta la chiesa non aveva piacere che si
mettessero in luce le sue mancanze, le sue debolezze). Previde partecipazione
liturgica del popolo. La sua filosofia indica uno spirito degno di essere
conosciuto, imitato e forse invocato anche come protettore dal Cielo. Ve lo
auguriamo di cuore. “Delle cinque piaghe della santa chiesa” è suddiviso in
cinque capitoli corrispondenti ciascuna ad una piaga, paragonata alle piaghe di
Cristo. In ogni capitolo la struttura è la medesima: un quadro
ottimistico della Chiesa antica segue un fatto nuovo che cambia la situazione
generale (invasioni barbariche, nascita di una società cristiana, ingresso dei
vescovi nella politica) la piaga i rimedi. La prima piaga e la divisione del popolo
dal clero nel culto pubblico. Nell'antichità romana, il culto era un mezzo di
catechesi e formazione e il popolo partecipava al culto. Poi, le invasioni
barbariche, la scomparsa della lingua dei romana, la scarsa istruzione del
popolo, la tendenza del clero a formare una casta hanno eretto un muro di
divisione tra il popolo e i ministri di Dio. Rimedi proposti: insegnamento della
lingua romana, spiegazione delle cerimonie liturgiche, uso di messalini in italiano.
La seconda piaga e l’nsufficiente educazione del clero. Se un tempo i preti
erano educati dai vescovi, ora ci sono i seminari con piccoli libri e piccoli
maestri: dura critica alla scolastica, ma soprattutto ai catechismi. Rimedio:
necessità di unire scienza e pietà. La terza piaga e la disunione tra i
vescovi. Critica serrata ai vescovi dell'ancien régime: occupazioni politiche
estranee al ministero sacerdotale, ambizione, servilismo verso il governo,
preoccupazione di difendere ad ogni costo i beni ecclesiastici, schiavi di
uomini mollemente vestiti anziché apostoli liberi di un Cristo ignudo. Rimedi:
riserve sulla difesa del patrimonio ecclesiastico, accenni espliciti di
consenso alle tesi dell'Avenir sulla rinunzia alle ricchezze e allo stipendio
statale per riavere la libertà. La quarta piaga e la nomina dei vescovi
lasciata al potere temporale. Compie un'approfondita analisi storica
sull'evoluzione del problema e critica i concordati moderni con cui la S. Sede
ha ceduto la nomina al potere statale (e, accenna prudentemente, per avere
compensi economici). Rimedi: propone un ritorno all'elezione dei vescovi da
parte dei fedeli. La quinta piaga e la servitù dei beni ecclesiastici. Sostiene
la necessità di offerte libere, non imposte d'autorità con l'appoggio dello
Stato, rileva i danni del sistema beneficiale, propone la rinuncia ai privilegi
e la pubblicazione dei bilanci. ARovereto gli ha dedicato il liceo che
frequentò quando ancora si chiamava Imperiale e Regio Ginnasio. Borgomanero
ospita l'Istituto Rosmini. Domodossola ospita il liceo delle Scienze Umane
"Antonio Rosmini (istituto parificato). Roma ospita la sede dell'Istituto
Comprensivo. Torino ospita la biblioteca Antonio Rosmini del polo biomedico
universitario che in passato fu un istituto scolastico attivo fino alla fine
del XX secolo. Trento, dove si trova il liceo "A. Rosmini". M.
Farina, I. Prosser I. Prosser Marcello Bonazza, L'Accademia
Roveretana degli Agiati, su agiati, Accademia Roveretana degli Agiati, «Don
Francesco Paoli artefice della rinascita
dell'Accademia e suo president. Ragionamento sul comunismo e socialismo, G. Grondona,
Genova, Questa tesi fu messa in discussione da G. Abbà a cui Rosmini
controbatté nel Diario filosofico di Adolfo, Riv. rosminiana, Pagani Rossi. Nota
sul valore dei Decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere). Angelus: Rosmini, esempio per la Chiesa, su
agensir, Biografia di Antonio Rosmini, su vatican.va. Istituto Antonio Rosmini, su rosmini-borgomanero.
Liceo delle Scienze Umane su cercalatuascuola.istruzione. Istituto Comprensivo
Antonio Rosmini, su ic-rosmini.edu. Biblioteca Rosmini, su
biomedico.campusnet.unito. su
vivoscuola. M. Farina, Gl’Agiati, Brescia, Morcelliana Edizioni, Italo Prosser, El pra' de le Móneghe:
cronistoria del monastero di Santa Croce nell'antico comune di Lizzana,
Rovereto (Trento), Stella, 2Approfondimenti Michele Federico Sciacca, La
filosofia morale di Antonio Rosmini, Torino, Fratelli Bocca, Giovanni Pusineri,
Rosmini (Edizione riveduta e aggiornata da Remo Bessero Belti), Stresa, Edizioni
Rosminiane Sodalitas, Michele Dossi, Profilo filosofico di Antonio Rosmini,
Brescia, Morcelliana, Alfeo Valle, Antonio Rosmini. Il carisma del fondatore,
Rovereto, Longo Editore, Paolo Marangon, Il Risorgimento della Chiesa. Genesi e
ricezione delle "Cinque piaghe" di A. Rosmini, collana Italia Sacra,
Roma, Casa Editrice Herder, Antonio Rosmini, Frammenti di una storia della
empietà, a c. di Alfredo Cattabiani con una nota filologica di M. Albertazzi,
Trento, La Finestra, Fulvio De Giorgi, Rosmini e il suo tempo. L'educazione
dell'uomo moderno tra riforma della filosofia e rinnovamento della Chiesa
Brescia, Morcelliana, Michele Dossi, Il Santo Probito, La vita e il pensiero di
Antonio Rosmini, Trento, Il Margine, Paolo Gomarasca, La forma morale
dell'essere. La poiesi del bene come destino della metafisica, Milano, Angeli,
F.Paoli, Antonio Rosmini, Virtù quotidiane, Verona, Edizioni Fede &
Cultura, Maurizio De Paoli, Maestro e
profeta, Milano, Edizioni San Paolo, Piero Sapienza, Eclissi Dell'educazione?
La sfida educativa nel pensiero di Rosmini, Roma, Libreria Editrice Vaticana,
Giuseppe Goisis, Il pensiero politico di Antonio Rosmini e altri saggi fra
critica ed Evangelo, S. Pietro in Cariano, Gabrielli, Comunità di San Leolino,
Una profezia per la Chiesa. Verso il Vaticano II, Panzano in Chianti, Edizioni
Feeria-Comunità di San Leolino Umberto Muratore, Rosmini per il Risorgimento.
Tra unità e federalismo, Stresa, Edizioni Rosmininane Sodalitas,. C.Bergamaschi,
Antonio Rosmini. La perfezione della vita cristiana, Stresa, Rosminiane
Sodalitas,. Luciano Malusa, Antonio Rosmini per l'unità d'Italia. Tra
aspirazione nazionale e fede cristiana, Milano, FrancoAngeli,. Domenico
Fisichella, Il caso Rosmini. Cattolicesimo, nazione, federalismo, Roma, Carocci);
U. Muratore, Apologia della fedeltà. In difesa dei valori etici e spirituali,
Stresa, Rosminiane Sodalitas,. Luciano Malusa, Stefania Zanardi, Le lettere di
Antonio Rosmini-Serbati, un "cantiere" per lo studioso. Introduzione
all'epistolario rosminiano, Venezia, Marsilio Editore,. Stefania Zanardi, La
filosofia di Antonio Rosmini di fronte alla Congregazione dell'Indice Milano,
FrancoAngeli. Treccani Dizionario di storia, Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Crusca, Antonio Francesco Davide Ambrogio Rosmini Serbati. Antonio
Rosmini. Rosmini. Serbati. Keywords: gl’agiati. Refs.: Luigi Speranza, “Rosmini
e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51658456610/in/photolist-2mPqEYR-2mPvmTf-2mGRYwQ-2mGT6p1
Grice e Serra – filosofia italiana – economia
filosofica – storia della economia romana – massoneria -- Luigi Speranza (Dipignano). Filosofo mercantilista. Considerato
il primo filosofo dell’economia politica in Italia, e uno dei primi in Europa.
A lui va il merito di avere composto per primo un trattato scientifico, seppure
non sistematico, sui principi e sulla politica economica. Poco si conosce della
sua vita: laureato probabilmente in utroque, imprigionato nelle carceri della
Vicarìa di Napoli forse a causa della sua partecipazione al complotto
architettato da Campanella per liberare la Calabria ma più probabilmente dietro
accusa di falso monetario. Mentre e in carcere compose “Breve trattato
delle cause che possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove non sono
miniere” e lo dedica al vice-ré di cui spera l'aiuto. Riusce a farsi ricevere
dal nuovo viceré, III duca d’Osuna, per proporgli un programma di riforme utili
al Regno. L’incontro fu infruttuoso e e ri-mandato nelle carceri della Vicarìa,
dove probabilmente muore. Essendo molto gravi le condizioni finanziarie del
Regno di Napoli -- esausto il tesoro pubblico e l'onere del fisco già così
gravoso da indurre molti a lasciare la città per sottrarvisi -- M. Santis propone
di limitare l'esportazione della moneta e di abbassare i tassi di cambio con le
piazze estere. La polemica con Santis è alla base della proposta di Serra. Dimostra
con esempi tratti dalla antica storia romana l'inutilità e anzi il danno di questi presunti
rimedi. Da ciò trae occasione per spiegare la vera causa della prosperità della
nazione italiana. Analizza la causa della scarsità di moneta nel Regno di
Napoli e il fattore che puo invertire questa tendenza economica. Il primo ad
analizzare e comprendere appieno il concetto di bilancia commerciale incluso il
bene di servizio e il bene del movimento di capitale. Spiega come la scarsità
di moneta nel Regno di Napoli e causata dal deficit della bilancia dei
pagamenti. Utilizzando le sue scoperte e in grado di respingere l'idea per cui
la scarsità di denaro e dovuta al tasso di cambio. La soluzione prospettata al
problema e indicata nella promozione attiva delle esportazioni. Serra segna il
distacco dalla concezione moralistiche scolastica per passare ad una spiegazione
laica ed è assolutamente innovativa per l'epoca tanto che Croce la define
lampada di vita. E F. Galiani a scoprirlo, tessendone un elogio in una nota del
suo celebre trattato Della Moneta. Chiunque legge questo trattato, scrive, resta
sicuramente sorpreso ed ammirato in vedere quanto in un secolo di totale
ignoranza dell’economia filosofica ha Serra chiare e giuste le idee della
materia di cui scrisse e quanto sanamente giudicasse delle cause de nostri mali
e de soli rimedi efficaci. Galiani paragona Serra a Melon e a Locke,
considerandolo superiore per avere vissuto molti anni prima in un'epoca di
ignoranza dell’economia filosofica. Egli, che in vita era stato del tutto
trascurato e per secoli, tranne appunto quell'elogio di Galiani, completamente
dimenticato, dopo molto tempo è stato finalmente riscoperto. L. Addante,
Cosenza e i cosentini: un volo lungo tre millenni, Rubbettino, F. Martelloni,
Regno di Napoli e Terra d'Otranto, Aspetti economici e sociali di una crisi, in
C. Perrotta, La scienza è una curiosità. Scritti in onore di U. Cerroni, Manni,
R. Benini, B. Croce, Storia del Regno di Napoli, Laterza. Avendo ottenuto di
parlare al vice-ré duca d’Ossuna per comunicargli cose utili allo stato, e udito,
presenti i consiglieri, ma, giudicandosi che avesse detto ciarle e chiacchiere
senz'altro concludere, e ri-mandato al suo carcere. O. Parise, Vita e pensiero
del primo economista moderno, Ecra, Destefanis,
Illuministi Italiani, F. Galiani, Milano-Napoli, F. Galiani, Della moneta,
Napoli, F. Salfi, Elogio, primo filosofo di economia civile, in L. Addante,
Patriottismo e libertà. L'Elogio di F. Salfi, Cosenza, P. Custodi. Scrittori
classici italiani di economia politica, Milano, G. Pecchio, Storia della
economia pubblica in Italia, Lugano, Narrazioni tratte dai giornali del governo
di P. Girone duca d'Ossuna vice-ré di Napoli scritti da F. Zazzera, Archivio storico
italiano, G. Savarese, Trattato di economia politica, Napoli, F. Ferrara,
Prefazione, in Trattati italiani, Torino, L. Bianchini, Della scienza del ben
vivere sociale e della economia pubblica e degli Stati, Napoli, D. Andreotti,
Storia dei cosentini, Napoli, L.
Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza; T.
Fornari, Studii (Pavia); L. Amabile, T. Campanella. La sua congiura, i
suoi processi e la sua pazzia” (Napoli); A. Marco, Teorie economiche, Memorie
del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, classe di lettere e scienze
storiche e morali, R. Benini, Sulle dottrine economiche, Appunti critici, in
Giornale degli economisti, Economisti, A.
Graziani, Bari, G. Arias, Il pensiero economico di Antonio Serra, in Politica, B.
Croce, “Storia del Regno di Napoli” (Bari); Economisti napoletani, G.
Tagliacozzo, Bologna, L. Einaudi, Saggi bibliografici e storici intorno alle
dottrine economiche, Roma, J. Schumpeter, Storia dell'analisi economica,
Torino, L. Rosa, I critici, Atti del
Congresso storico calabrese, Napoli, G. Galasso, Economia e società nella
Calabria” (Guida); O. Nuccio, Rivista storica del Mezzogiorno, R. Colapietra,
Introduzione, in Problemi monetari negli economisti filosofici napoletani, R.
Colapietra, Roma A. Aquino, L’approccio monetario all'analisi della bilancia
dei pagamenti, in Studi economici, R. Colapietra, Genovesi in Calabria, Rivista
storica calabrese, Manoscritti napoletani di P. Doria, GGalatina, T. Toscano, La disputa sui cambi esteri del
Regno di Napoli, Rivista di politica economica, C. Rije, ed. anast., Napoli, S. Ricossa, Cento
trame di classici dell’economia, Milano, O. Nuccio, Il pensiero economico
italiano, Sassari, Il Mezzogiorno agli inizi del Seicento, L. De Rosa,
Roma-Bari, Alle origini del pensiero economico in Italia, I, Moneta e sviluppo
negli economisti napoletani, A. Roncaglia, Bologna, E. Zagari, Moneta e
sviluppo, A. Rosselli, La teoria dei cambi,
A. Landolfi, D. Luciano, V. Valentia, A. Placanica, Storia della
Calabria (Roma); A. Roncaglia, Rivista italiana degli economisti, L. Addante,
Repubblicanesimo e mito di Venezia, Istituzioni e sviluppo economico, A.
Roncaglia, La ricchezza delle idee: storia del pensiero
economico, Roma-Bari, E. Grilli, Visto da Grilli, Roma, R. Villari,
Politica barocca. Inquietudini, mutamento e prudenza, Roma); A. Roncaglia, Serra,
in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Economia, Roma, R. Villari, Un sogno di libertà. Napoli nel declino
di un impero, Milano; O. Parise, Vita e pensiero del primo economista moderno,
Roma; L. Addante, La politica del Breve trattato (Soveria Mannelli). Mercantilismo
Storia del pensiero economico. Treccani Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Economia. Antonio Serra. Serra. Keywords: massoneria, circolazione
degl’idee massoniche, mito di Venezia, economia romana, Machiaveli,
mercantilismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Serra” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732951347/in/datetaken/
Grice e Settala – i problemi sessuali
d’Aristotele: desiderio e piacere -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Profisico. Figlio di
Francesco e Giulia. Studia a Brera e Pavia. Insegna a Milano. Si prodigò in
occasione della famosa peste dei I promessi sposi. Manzoni lo nomina una prima
volta quando parla del figlio, Senatore
Settala, medico, membro, insieme a A. Tadino del tribunale della sanità ai
tempi della vicenda di Renzo e Lucia; e tra i primi ad accorgersi che la strana
malattia che si diffonde nella zona lecchese, e la peste. Saggi: “In librum
Hippocratis Coi de aeribus, aquis, [et] locis, commentarii V. Appositus est
Graecus Hippocratis contextus ope antiquorum exemplarium, restitutus et
emendatus cum indice rerum et verborum locupletissimo una cum nova eiusdem in
Latinum versione” (Colonia: Ciotti); “Problemata di Aristotele” (“Commentariorum
in Aristotelis problemata” -- septem primas sectiones – secundam heptadem --
continens, ab eodem Latine facta”) (Francoforte sul Meno: Wecheli, Marnio,
Aubri); “Animaduersionum et cautionum
medicarum libri septem quorum materiam sequens pagina indicabit” (Milano, Bidell);
“De peste et pestiferis affectibus libri quinque (Milano, Bidell); “De ratione
instituendae et gubernandae familiae libri quinque” (Milano, Bidell); “Della
ragion di stato” (Milano: Bidelli); “Cura locale de' tumori pestilentiali, che
sono il bubone, l'antrace, o carboncolo, ed i furoncoli contenente tutto quello
che si ha da fare esteriormente nellquesti mali tolta dal libro della cura
della peste” (Milano, Bidelli); “Preseruatione dalla peste” (Brescia: Fontana);
“Anti-rotario romano con l'aggionta dell'elettione de semplice e prattica delle
compositioni e di due trattati, vno della teriaca romana, l'altro della teriaca
egittia aggiontoui in questa vltima impressione auertenze e osseruationi
appartenenti alla compositione de medicamenti” (Milano: Bidelli); “Auertenze,
et osseruationi appartenenti al curar le ferrite” (Milano: Cardi); “Compendio
per curare ogni sorte de tumori esterni et cutanee turpitudini, raccolto da osseruationi
fisice, & chirurgice” (Milano: Monza); Statistica medica di Milano Milano,
Guglielmini e Redaelli, Belloni, C. Borromeo e la Storia della Medicina, in San
Carlo e il suo tempo: convegno, Milano). Edizioni di Storia e Letteratura, Bartolomeo Corte, Notizie istoriche intorno a
medici scrittori milanesi, Milano, Filippo Argelati, Bibliotheca scriptorum
mediolanensium seu acta, et elogia virorum omnigena eruditione illustrium, qui
in metropoli Insubriae, oppidisque circumjacentibus orti sunt, Mediolani, Paolo
Sangiorgio, Cenni storici sulle due Pavia e di Milano e notizie intorno ai più
celebri medici, chirurghi e speziali di Milano dal ritorno delle scienze sino
all’anno. Opera postuma, F. Longhena, Milano, Salvatore De Renzi, Storia della
medicina italiana, Napoli, E. Ferrario, Intorno alla vita ed alle opere mediche
Cenni, Milano, P. Capparoni, Profili
biobibliografici di medici e naturalisti celebri italiani, Roma, Cava, La peste
di S. Carlo. Note storico mediche sulla peste, Milano, Ricerche Firenze Ferro,
La peste nella cultura lombarda, Milano, G. Cosmacini, Il medico e il cardinale,
Milano. G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Firenze, Molini, L. Facchin, Ludovico Settala: un intellettuale
barocco fra scienza e arte Treccani Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Mellerio,
Ludovico Settala, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, openMLOL, Horizons Unlimited srl. Patricio Milanese.
Ludovicus Septalius. Ludovico Settala. Settala. Keywords: ragion di stato. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Settala” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690979997/in/photolist-2mKKMt4
Grice e Severino – oltre il linguaggio,
oltre l’aporia di Parmenide – filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo. Intende collocarsi oltre ogni filosofia permeata dal nichilismo. Figlio
di un militare originario di Mineo e una bresciana di Bovegno in alta Val
Trompia, si laurea a Pavia come alunno
dell'Almo Collegio Borromeo, discutendo una tesi su metafisica, sotto la
supervisione di Bontadini. Insegna a Milano e Venezia, uno dei Lincei. Critica sia
il capitalismo sia il comunismo, fonti della vita inautentica in quanto
espressioni di dominio della tecnica, come d'altronde il fascismo, ma anche la
sinistra in quanto non è più social-democrazia, rilasciando anche dichiarazioni
sul suo punto di vista sul passato e sull'avvenire dell'Italia. Le spiegazioni
della crisi del nostro tempo rimangono molto in superficie anche quando
vogliono andare in profondità. Il fenomeno di fondo, che non viene
adeguatamente affrontato, è l'abbandono, nel mondo, dei valori della tradizione
occidentale; e questo mentre le forme della modernità dell'Occidente si
sono affermate dovunque. Un abbandono che si porta via ogni forma di assolutoe
innanzitutto Dio. Muore, dicevo, ogni forma di assolutezza e di assolutismo,
dunque anche quella forma di assoluto che è lo stato, che detiene il monopolio
legittimo della violenza. Questo grande turbine che si porta via tutte le forme
della tradizione è guidato dalla tecnica ed è irresistibile nella misura in cui
ascolta la voce che proviene dal sottosuolo del pensiero filosofico del nostro
tempo. Il turbine travolge anche le strutture statuali. Investe innanzitutto le
forme più deboli di stato. La trasformazione epocale di cui parlo non è
indolore: il vecchio ordine non intende morire, ma è sempre più incapace di
funzionare, soprattutto in Paesi come l'Italia. E il nuovo ordine non ha ancora
preso le redini. È la fase più pericolosa (non solo per l'Italia). Criticando
"l'assolutismo religioso e comunista", oltre che tacciando la
magistratura di "ingenuità", poiché processando una classe politica a
fondo ha rivelato la contiguità anche con la criminalità organizzata, figlia
della guerra fredda e, secondo Severino, impossibile da debellare
integralmente in pochi anni senza debellare lo Stato stesso, causando notevoli
problemi. «L'Italia è uno Stato acerbo. Ha 150 anni su per giù. Ma
soprattutto ha alle proprie spalle una storia di frazionamento
politico-economico-sociale, dove si sono imposte forze che hanno avuto nel
mondo un peso ben maggiore di quello dell'Italia unita.. Sull'evasione fiscale:
Una tara storica, come prima le dicevo. L'evasione fiscale è un furto ai danni
di tutti. Se c'è da costruire una strada io devo metterci anche la parte degli
evasori. Certo, molti artigiani e piccoli imprenditori, se non evadessero,
fallirebbero. Tutti sanno queste cose. Però conosco anche tanti cattolici ai
quali molti uomini di Chiesa facevano capire che se non avessero ritenuto
"giusto" pagare le tasse dello Stato, avrebbero fatto bene a non
pagarle. Questo Papa, da buon pastore, sta cercando di cambiare le cose. Ma non
vorrei che si perdesse di vista che la "corruzione" di fondo è
l'"evasione" del mondo dal passato dell'Occidente. Oltre alle citate
critiche, Heidegger parlando con Fabro a Roma ebbe a dire a proposito di
"Ritornare a Parmenide" di Severino: Ha immobilizzato il mio Dasein. Già
da molto prima prima, alcuni appunti di lavoro heideggeriani testimoniano come
Heidegger seguisse Severino (da uno
studio di Alfieri e Herrmann). -- è
stato criticato do Odifreddi, in risposta a un giudizio critico su un'opera di
Odifreddi, ovvero l'introduzione scritta all’ABC della relatività di Russell,
dove venivano citati alcuni filosofi (tra cui Severino e Croce) in maniera non
congrua e "alla rinfusal Odifreddi l’ accusa invece di non considerare
l'importanza della scienza (come già fecero i neoidealisti, come Croce e
Gentile), a differenza di filosofi che studiano a fondo alcune teorie. Nel
dialogo con A. Chiara, Oltre l'uomo e oltre Dio, la filosofia della necessità
si contrappone alla filosofia della libertà. Fa spesso riferimento a
pensatori come Velia, Leopardi, e
Gentile. Leopardi e Gentile sono all'apice della follia del nichilismo. Considera
Leopardi e Gentile come i due più grandi geni che hanno portato all'estremo la
concezione del mulla ovvero l'entrare e l'uscire degli enti dal nulla. Affronta
il problema dell'essere. Tutte le filosofie costituitesi precedentemente sono
caratterizzate da un errore di fondo: la fede del divenire. Sin
dagli antichi, infatti, un ente (ovvero un qualcosa che è) e considerato come
proveniente dal nulla, dotato di esistenza e successivamente ritornante nel
nulla. Rifacendosi a Velia, è
stato definito come un neo-veliano, di cui sarebbe l'unico esponente, peraltro
criticato in senso anti-metafisico da G. Sasso e M. Visentin, i quali
sostengono, rovesciando la sua tesi, come, contrariamente all'opinione diffusa,
in Velia esista invece un deciso rifiuto della metafisica.. Riflettendo
sull'opposizione assoluta tra essere e non-essere, dato che tra i due termini
non vi è nulla in comune, ritiene evidente che l'essere non può non rimanere
costantemente uguale a se stesso, evitando di rimanere alterato dall'altro da
sé. Anzi, essendo l'essere la totalità di ciò che esiste, non può esserci altro
al di fuori di esso dotato di esistenza (Severino rifiuta, quindi, il concetto
di differenza ontologica così come è stato avanzato da Heidegger). Per
Severino, quindi, tutta la storia della filosofia occidentale è
basata sull'errata convinzione che l'essere possa diventare un nulla, sebbene
alcuni filosofi tentano di negare tale assunto. Ma, mentre Velia tenta di
risolvere il conflitto tra il divenire e l'immutabilità dell'essere affermando
l'illusorietà del divenire (negando l'esistenza delle cose del mondo e cadendo
quindi in un'aporia), sceglie una via differente, portandolo a delle tesi
estreme. Dato che l'essere è, e non può mai diventare un nulla, ogni
essente è eterno. Ogni cosa, ogni pensiero, ogni attimo e eterno. Il di-venire
non può, quindi, che rappresentare l'apparire degli eterni stati dell'essere,
così come i fotogrammi di una pellicola si susseguono sino a formare lo
svolgimento completo di un film. Gl’essenti entrano ed escono del cerchio
dell'apparire. Quando un essente esce dal cerchio dell'apparire, non diviene un
nulla, ma si sottrae semplicemente all’inter-soggetivo. Dunque, l’essente esiste
anche quando scompaie ovvero non si perceive. Vedere senza vedere, dice
Sperduto in una tragicommedia. Afferma che il di-venire dell’essente è come lo
scorrere dell’essente sulla superficie di uno specchio. L’essente, infatti,
esiste prima di entrare nel campo inter-soggetivo
dello specchio e ovviamente continua ad esistere anche dopo esserne uscite. Il
di-venire e l’ immagine inter-soggetiva dell’essere. Questo si estende anche a ogni
essente che nel divenire si manifesta. La dimostrazione dell'eternità di
tutti gli essenti, si basa sostanzialmente sul principio di non contraddizione,
ma non nella versione che ne dà Aristotele nel De Interpretatione. In essa anzi
il discorso del tramonto del senso dell'essere trova la sua formulazione più
rigorosa e più esplicita. Bisogna invece ritornare a Velia correggerne l'esito
aporetico, dimostrando che l'evidenza fenomenica non è in contrasto col
principio di non contraddizione, ma scoprendo anche che il divenire così come
uscire dal nulla e ritornare nel nulla, non appare affatto, non è affatto
evidente. Di qui si potrà proseguire su una via -- quella indicata da Velia, il
sentiero del giorno. Consideriamo la proposizione di Velia -- è infatti
l'essere, il nulla non è. Tale proposizione esprime l'opposizione assoluta
tra i "essente" e "non essente". Pertanto ogni essente, in
quanto ent-e, è assolutamente opposto al nulla e non ci può essere uno stato in
cui un ente non sia, come pensa invece il principio di non contraddizione
aristotelico -- è necessario che l'essente sia, quando è, e che il non-essente
non sia, quando non è". Quest'enunciato esprime il pensiero di una
condizione, in cui l'essente è nulla, in cui essere=nulla. Questa impossibile
ed impensabile contraddizione costituisce una follia essenziale. Infatti il
pensiero occidentale pensa sì, consapevolmente, l'essente come essere, ma
insieme come di-veniente, cioè che esca dal nulla e ritorni nel nulla. Ad esso
sfugge invece che ciò equivale a pensare l'ente come nulla; e questo è il
nichilismo più proprio, la follia che si annida nell'inconscio della filosofia.
L’essere non è un ente tra gli enti. Esso rappresenta piuttosto l'apparire ontologico
degli enti, e per questo motivo viene definito un transcendens rispetto
all'ente. Rigetta questa concezione. Afferma che la totalità dell'essere è
costituita dalla totalità degli enti. La vera differenza ontologica è quindi
quella che si costituisce tra l'essere (l'ente) diveniente e quello
immutabile. L'essere che appare e scompare non è lo stesso essere
immutabile, ma è anch'esso eterno. Entrambi esistono, ma in differenti
dimensioni. L'essere come fondamento è una struttura eterna e non soggetta ad
alcun mutamento. Tutto è avvolto (fino alla morte) dal nichilismo Un po'
tutti i filosofi che l'hanno avuto sottomano hanno inteso il nichilismo come
allontanamento dalla verità, e l'hanno dunque declinato a seconda dell'idea di
verità a cui stavano pensando. Nella prospettiva severiniana dell'eternità di
tutte le cose, il nichilismo è dunque il credere che le cose siano mortali,
ovvero che l'essere possa non essere,ed uscire e rientrare nel nulla, ovvero
credere nel di-venire delle cose. Credere infatti che le cose escano dal nulla
e vi ritornino equivale ad identificare l'essere con il nulla: quindi si parla
di pura "follia". Al di fuori della follia appare l'eternità di ogni
cosa e di ogni evento. Al di fuori del nichilismo il sopraggiungere dell'ente è
il comparire o lo sparire dell'eterno. Il divenire dell'essere è un'opinione
senza verità. L'Occidente non domina il mondo casualmente o perché ha una
possibilità offensiva superiore; ma, al contrario, ha una possibilità offensiva
superiore perché domina il mondo che crede nelle sue stesse imprescindibili
idee guida (scienza, potenza, tecnica, salvezza, ecc.) e quindi in una cultura
che ritiene più avanzatae dove dunque l'avanzamento non è una virtù morale, ma
la capacità di capire e fare più cose per sopravvivere all'imprevedibilità
dell'esistenza. Ritiene che la filosofia abbia sempre cercato riparo contro il
terrore che scaturisce dall'imprevedibilità dell'esistenza perché innanzitutto
si è sempre creduto nell'evidenza del divenire degli enti, del loro uscire dal
nulla e rientrarvi. Anche le grandi forme di epistème che tendono a dare un
ordine ed una configurazione prestabiliti all'esistenza, si muovono sullo
stesso terreno. L'intera storia dell'Occidente è quindi storia del
nichilismo. La radicale distruzione dell'epistème operata da parte della
filosofia e la rapida ascesa della scienz ai vertici del sapere sono
conseguenze inevitabili di questa forma di pensiero (la civiltà della tecnica
è, infatti, la forma estrema di volontà di potenza). Tutto ciò che appare
appare in maniera necessaria ed il progressivo manifestarsi degli eterni non
segue, quindi, una sequenza casuale. Ciò significa che la libertà dell'uomo non
esiste, ma appare all'interno di quell'essente (anch'esso eterno) che è il
nichilismo. Ed è proprio all'interno dell'Occidente che appare il
"mortale" come noi lo conosciamo. Ma l'Occidente è destinato al
tramonto, per fare spazio al destino della verità, la verità che testimonia la
follia della fede nel divenire. Solo all'interno del destino della verità la
morte acquista un significato inaudito: in realtà la morte è la persuasione
dell'assentarsi dell'eterno. Da quanto detto precedentemente appare
chiaro come non ci sia posto per il Dio comunemente inteso. Nel corso della
storia della filosofia, l'affermazione
dell'esistenza di qualcosa di immutabile (tra cui Dio in tutti i diversi modi
nei quali filosofia e religione lo hanno concepito) è sempre stata fatta
partendo dal presupposto che il di-venire non significhi necessariamente la
nascita dal nulla e il tornare nel nulla delle cose che in esso si presentano.
Quest'affermazione è, inoltre, sempre avvenuta con l'intento di risolvere le
varie contraddizioni che quel presupposto implica e di inventare un rimedio per
l'angoscia che il pensiero dell'annientamento provoca. Questo genere di
immutabilità è, quindi, di segno diverso da quella che compete agli enti sulla
base dell'impossibilità assoluta che qualcosa si annulli. Per questo motivo è
impossibile che esista un Dio. A maggior ragione è impossibile che esista un
dio dotato della capacità di creare gli enti dal nulla e di mantenerli in
esistenza grazie alla sua libera volontà (altrettanto libero potrebbe essere,
per Dio, l'annichilimento"diverso dal concetto fisico di annichilazione -,
e cioè la volontà di far cessare la durata della loro esistenza per farli
ritornare nel nulla). Essendo ogni ente eterno, non può esserci né
creazione né annientamento, e quindi neanche un Dio comunemente inteso. Alla
luce del destino della verità, ogni ente, anche il più insignificante, acquista
un significato inaudito. L'uomo si porta quindi radicalmente al di là del super-uomo
e della volontà di potenza. L’uomo è un super-dio, ben più grande del Dio della
tradizione religiosa. L'inconciliabilità fra la dottrina dell'Essere e il
Tomismo è stata sostenuta da C. Fabro. Barzaghi, con cui ha più volte dialogato
pubblicamente, ha mostrato la possibilità di utilizzare le intuizioni sull'eternità dell'essente proprio per
affermare l'esistenza di Dio e ricondurre il pensiero del filosofo all'alveo
cristiano da cui si è staccato (entrambi sono stati alunni, all'Università Cattolica,
del filosofo cattolico e apologeta G. Bontadini). Pur non rivedendo
pubblicamente il suo punto di vista sull'esistenza di Dio, apprezza ed elogia
la proposta di Barzaghi. Con “La Gloria” giunge, tra le altre cose, alla
dimostrazione necessaria dell'esistenza degli "altri". Quando Cartesio
infatti scopre che la carta vincente della scienza è la conferma delle ipotesi
da parte dell'esperienza, e cioè da parte della presenza certa a me da parte
delle cose, si apre il problema della fondazione dell'esistenza appunto di
altre dimensioni che come la mia accolgono l'accadere del mondo, ma che a
differenza della mia non sono apparenti, non sono cioè da me visibili. I
fallimenti dei tentativi di soluzione a tale problema (eminentemente proposti
ad opera della fenomenologia, sì che questo problema fu certamente uno dei più
cogenti all'interno del discorso filosofico di Husserl), a cominciare da quello
di Cartesio, si determineranno essenzialmente per l'assenza del senso autentico
dell'essente e del senso dell'oltrepassamento. L'oltrepassamento dell'attualità
nella costellazione infinita di cerchi finiti dell'apparire del destino è
necessità dell'esistenza di un altro apparire finito, diverso da quello
attuale. Nella Gloria, perviene alla fondazione del senso autentico
dell'oltrepassamento, dopo aver stabilito nelle opere precedenti che il
divenire autentico (cioè non nichilistico) non è il crearsi e l'annullarsi
dell'essente, ma il comparire e lo sparire di ciò che è eterno. Ma è in
questa sede innanzitutto fondamentale precisare, a partire da considerazioni
svolte dallo stesso Severino in Destino della Necessità (che le cose della
"terra" (termine con il quale Severino designa la dimensione degli
essenti che via via appaionoe che, per contro, il nichilismo pensa come
fuoriuscenti dal nulla ed al nulla ritornanti) "incominciano" ad
apparire (il loro apparire esce cioè dall'ombra del non-apparire ed entra nel
cerchio dell'apparire). Con "cerchio dell'apparire" si intende, qui,
la totalità degli enti che appaiono: è, cioè, l'apparire in quanto ha come contenuto
tutto ciò che appare (ossia è l'apparire "trascendentale");
l'apparire delle cose della terra, quell'apparire incominciante di cui sopra,
è, perciò, la relazione tra il cerchio dell'apparire (l'apparire
trascendentale) e una parte del suo contenuto. È altrettanto fondamentale
precisare che l'incominciare della terra (a sua volta eterna), non aggiunge
alcunché al tutto eterno che è, con Velia, appunto, “non incompiuto” (ouk atelePombaon),
“non manchevole” (oulon achineton). Anche l'incominciante apparire, difatti, è
eterno: il suo incominciare è il suo entrare nel cerchio dell'apparire.
Entrandovi, naturalmente, apparema questo apparire dell'entrare è lo stesso
entrare, ossia è quello stesso di cui si dice che, eterno, entra nel cerchio
dell'apparire. E, così come ogni ente, anche l'appartenenza della terra al
cerchio dell'apparire è eterna. L'eterna appartenenza al cerchio dell'apparire
entra nel cerchio eterno dell'apparire. Entrandovi, appare, e quest'ultimo
apparire è lo stesso apparire incominciante in cui consiste l'incominciante
appartenenza della terra al cerchio dell'apparire. L'apparire incominciante è
cioè apparire di sé stesso (e di tutte le altre cose che incominciano ad
apparire), ed è questa autoriflessione dell'apparire incominciante ciò che
entra nel cerchio dell'apparire e incomincia a far parte del contenuto di
questo cerchio. Ma ogni essente che incomincia ad apparire (ogni
oltrepassante) è destinato ad essere oltrepassato: diventerebbe, altrimenti, condizione
indispensabile dell'apparire degli essenti e quindi originarietà che sarebbe
dovuta apparire già da sempre. Un oltrepassante che sia non oltrepassabile è
impossibile, perché altrimenti esso dovrebbe iniziare ad appartenere allo sfondo
(e intende, con questo termine, quel
complesso di significati, o costanti persintattiche costanti sintattiche di
ogni significato –, senza i quali non apparirebbe nulla, motivo per cui non
possono non essere sempre presenti. Tra questi ad esempio vi sono i significati
esseree e nulla. Inoltre, la serie progressiva degli essenti che via via
appaiono è necessariamente finita; infatti, se in direzione del passato fosse
estensibile all'infinito, ci vorrebbe un percorso infinito, e quindi mai
concluso, per giungere al momento attuale. C'è quindi un primo passo compiuto
dalla terra. La totalità attuale di ciò che è destinato ad apparire è,
per quanto sopra esposto, necessariamente oltrepassata. Ma in che senso?
Essa non è, difatti, oltrepassata dall'apparire infinitogiacché l'apparire
infinito (l'infinito oltrepassarsi da parte delle forme proprie dell'apparire
finitodove la Gloria è proprio questo infinito dispiegarsi) non è un
oltrepassamento incominciante, ma è l'oltrepassamento già da sempre ed
eternamente compiuto della totalità del finito. La totalità attuale
dell'incominciante è, dunque, necessariamente oltrepassata da un
incomincianteil quale non può apparire attualmente, ma è tuttavia necessario
che appaia (in quanto l'incominciare è incominciare ad apparire), e che quindi
è necessario che appaia sopraggiungendo in un cerchio diverso, altro, dal
cerchio originario dell'apparire. La totalità simpliciter degli
essenti-che-sono-degli-oltrepassanti (la totalità dell'oltrepassante, cioè, che
include come parte la totalità attuale dell'oltrepassante) non può essere a sua
volta oltrepassata, perché ciò che la oltrepasserebbe sarebbe un oltrepassante
non incluso nella totalità dell'oltrepassante; e se l'oltrepassante (cioè
l'incominciante) che oltrepassa la totalità degli oltrepassanti non fosse a sua
volta oltrepassato, esso sarebbe quel contenuto impossibile che è, appunto (per
quanto sopra esposto), l'incominciante non-oltrepassabile. Poiché la
terra oltrepassa anche l'attualità dell'apparire del cerchio originario, sopraggiungendo
in un cerchio diverso, il contenuto incominciante che appare nel cerchio
originario dell'apparire attuale, è oltrepassato (infinitamente) in due
direzioni: (a) In quanto contenuto incominciante, esso è oltrepassato
lungo il dispiegamento infinito del contenuto attuale del cerchio originario
(o, per utilizzare il suo lessico, lungo la Gloria del dispiegamento infinito
della terra che si inoltra nel cerchio originario). Ma non è in quanto tale
contenuto è attuale che esso viene oltrepassato lungo il dispiegamento infinito
del contenuto attuale. (b) In quanto contenuto attuale (in quanto, cioè,
alla sua attualità) il contenuto incominciante è oltrepassato invece in un
altro cerchioe in un'infinità di altri cerchi dell'apparire.
L'oltrepassante-incominciante, qui, entra nell'apparire non attuale. Anche
questa seconda direzione dell'oltrepassamento è un dispiegamento infinito nella
Gloria, ma, appunto, nella gloria che consiste nell'infinito sopraggiungere,
nel cerchio originario, della costellazione infinita degli altri cerchi. La
gloria è l'unità di queste due dimensioni. La dimensione dell'essente, che
incomincia cioè ad apparire nel cerchio originario, è necessariamente
oltrepassata da un'altra dimensione dell'essente (perché l'incominciante non
può incominciare ad appartenere all'essenza dello Sfondo, non incominciante e
non tramontante, del cerchio originario); ma anche l'attualità dell'essente che
incomincia ad apparireossia anche l'apparire (che, in quanto tale, è apparire
attuale) dell'essente che incomincia ad apparireincomincia ad apparire, sì che
(per lo stesso motivo) è necessariamente oltrepassata in un altro cerchio
dell'apparire; e anche la sintesi tra l'attualità del cerchio originario e
l'attualità in sé dell'altro cerchio incomincia ad apparire nel cerchio
originario, quando in esso incomincia ad apparire ciò che ne oltrepassa
l'attualità; e dunque (per lo stesso motivo) tale sintesi è oltrepassata in un
terzo cerchio (e, cioè, l'attualità in sé dell'altro cerchio non è oltrepassata
solo nel cerchio originario, ma necessariamente in un terzo cerchio)e così
all'infinito. In definitiva, l'oltrepassamento dell'attualità di un
cerchio non avviene solo lungo la dimensione "verticale" del singolo
cerchio, ma anche lungoquella "orizzontale" della costellazione di
cerchi del Destino. L'oltrepassamento hegeliano, invece, conserva
"idealmente", cioè astrattamente, ciò che oltrepassa, e non
realmente, determinandone la distruzione. In un contesto siffatto è fondata
l'impossibilità dell'esistenza degli "altri", perché l'altro, che è
il mio oltrepassante, determinerebbe il mio superamento, e mi consegnerebbe ad
una dimensione puramente ideale. Infatti nel sistema hegeliano l'esistenza
degli altri significa l'esistenza di soggetti empirici, sensibili, che è quindi
comunque interna all'esistenza produttiva dell'unico io. Il nichilismo è un
essente che incomincia ad apparire, ed è quindi destinato ad essere
oltrepassato. L'essente che oltrepassa il nichilismo è l'essente che porta al
tramonto l'isolamento del senso delle cose dalla verità. Il nichilismo è,
infatti, pensare e vivere le cose come nulla in quanto delle cose non appare il
legame alla struttura originaria della verità, e quindi non appare l'eternità.
L'essente, o la dimensione di essenti, che porta al tramonto l'isolamento del
senso delle cose dalla verità è la gloria (cioè la manifestazione) della verità
stessa. L'ampiezza dell'isolamento non coinvolge solo il legame tra i singoli
essenti e la verità, ma anche il legame tra gli infiniti cerchi dell'apparire,
il loro passato e il futuro del percorso che la terra è destinata a compiere in
essi. Nella Gloria non si è Dio, perché Dio crea ed annienta le cose anche e
soprattutto quando ama; e dunque appartiene al regno dell'errore perché l'amore
è volontà e la volontà è voler alterare il senso proprio ed eterno, cancellarne
l'identità. Dio è, quindi, infinitamente meno della più umbratile tra le cose
vere. Tutto è oltre Dioe oltre ogni forma di mortalità, compresa la vita umana
come credenza nel poter creare e annientare gli essenti. Opere: “La
struttura originaria” (Brescia, La Scuola; Nuova ediz. riveduta, Introduzione
del Milano, Adelphi); “Fichte” (Brescia, La Scuola, poi in Fondamento della
contraddizione, Milano, Adelphi, Filosofia
della prassi, Milano, Vita e Pensiero, Milano,
Adelphi, “Ritornare a Parmenide” in «Rivista di filosofia neoscolastica», poi
in Essenza del nichilismo, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Ritornare a
Parmenide. Poscritto, in «Rivista di filosofia neoscolastica», poi in Essenza
del nichilismo, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Essenza del nichilismo.
Saggi, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Gli abitatori del tempo. Cristianesimo,
marxismo, tecnica (Roma, Armando,
Téchne); “Le radici della violenza” (Milano, Rusconi, IMilano, Rizzoli);
“Legge e caso, Piccola Biblioteca Milano, Adelphi,); “Destino della necessità.
Κατὰ τὸ χρεών, Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi); “A Cesare e a Dio” (Milano,
Rizzoli, La strada, Milano, Rizzoli); “La filosofia antica, Milano, Rizzoli); “La
filosofia moderna, Milano, Rizzoli, “ Il parricidio mancato,Collana Saggi. Milano,
Adelphi, La filosofia contemporanea. Da Schopenhauer a Wittgenstein, Milano,
Rizzoli, Traduzione e interpretazione
dell'«Orestea» di Eschilo, Milano, Rizzoli, La tendenza fondamentale del nostro tempo, Milano,
Adelphi, “Il giogo. Alle origini della ragione: Eschilo, Biblioteca Filosofica
n.6, Milano, Adelphi); “Antologia filosofica dai Greci al nostro tempo, Milano,
Rizzoli); “La filosofia futura, Milano, Rizzoli); “Il nulla e la poesia. Alla
fine dell'età della tecnica: Leopardi, Milano, Rizzoli); “Filosofia. Lo
sviluppo storico e le fonti” (Firenze, Sansoni); “Oltre il linguaggio” (Milano,
Adelphi); “La guerra” (Milano, Rizzoli); “La bilancia” (Milano, Rizzoli); “Il
declino del capitalismo” (Milano, Rizzoli); “Sortite -- sui rimedi e la gioia”
(Milano, Rizzoli); “Metafisica” (Milano, Adelphi); “Pensieri sul Cristianesimo”
(Milano, Rizzoli); “Tautótēs, Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi, La filosofia dai Greci al nostro tempo” (Milano,
Rizzoli); “La follia dell'angelo” (Milano, Rizzoli); “Leopardi -- Cosa arcana e
stupenda” (Milano, Rizzoli); “La tecnica” (Milano, Rizzoli); “La buona fede”
(Milano, Rizzoli); “L'anello del ritorno” (Biblioteca Filosofica Milano,
Adelphi); “Crisi della tradizione occidentale” (Milano, Marinotti); “La legna e
la cenere, ovvero, dell’esistenza” (Milano, Rizzoli); “Il mio scontro con la
Chiesa” (Milano, Rizzoli); “La Gloria. ἄσσα οὐκ ἔλπονται: risoluzione di destino
della necessità (Biblioteca Filosofica, Milano, Adelphi); “Oltre l'uomo e oltre
Dio” (Genova, Melangolo, Lezioni sulla politica. I Greci e la tendenza
fondamentale del nostro tempo” (Milano, Marinotti); Tecnica e architettura” (Milano,
Cortina); Dall'Islam a Prometeo, Milano, Rizzoli); Fondamento della contraddizione,
Milano, Adelphi,. Nascere. E altri problemi della coscienza (Milano, Rizzoli, Milano, BUR,. Sull'embrione, Milano, Rizzoli, Il
muro di pietra. Sul tramonto della tradizione filosofica, Milano, Rizzoli); Ricordati
di santificare le feste” (Milano, AlboVersorio); “L'identità della follia” (Milano,
Rizzoli). “Oltrepassare” (Biblioteca Filosofica, Milano, Adelphi); Etica e
Scienza” (Milano, Editrice San Raffaele, Immortalità e destino, Milano, Rizzoli, La
buona fede. Sui fondamenti della morale, Milano, Rizzoli, Volontà, fede e
destino, D. Grossi, Milano-Udine, Mimesis); L'etica del capitalismo e lo
spirito della tecnica, e sulla pena di morte, Milano, AlboVersorio, La ragione,
la fede, Milano, AlboVersorio, L'identità del destino. Milano, Rizzoli, Il
diverso come icona del male, Torino, Bollati Boringhieri, Democrazia, tecnica, capitalismo, Brescia,
Morcelliana, Discussioni intorno al
senso della verità, Pisa, ETS, La guerra e il mortale, L. Taddio, Milano-Udine,
Mimesis. Macigni e spirito di gravità. Riflessione sullo stato attuale del
mondo, Milano, Rizzoli,. L'intima mano, Biblioteca Filosofica, Milano,
Adelphi); Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente, U.
Perone, Torino, Rosenberg e Sellier, Istituzioni di filosofia, Brescia, Morcelliana);
Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia, Milano, Rizzoli,; Milano, BUR,. La
bilancia. Milano, BUR, Del bello, Milano, Mimesis,, La morte e la terra, Biblioteca Filosofica
Milano, Adelphi,. Capitalismo senza futuro, Rizzoli, Milano,. Educare al
pensiero, Brescia, La Scuola,. Pòlemos, Milano, Mimesis, Intorno al senso del
nulla, Milano, Adelphi,. L'etica del capitalismo e lo spirito della tecnica. E
la pena di morte, Milano, AlboVersorio, La potenza dell'errare. Sulla storia
dell'Occidente, Milano, Rizzoli,. Il morire tra ragione e fede, Venezia,
Marcianum, Parliamo della stessa realtà? Per un dialogo tra Oriente ed
Occidente, Milano, Jaca, Sul divenire. Modena, Mucchi,. Piazza della Loggia.
Una strage politica, I. Bertoletti, Brescia, Morcelliana,. In viaggio con
Leopardi. La partita sul destino dell'uomo, Milano, Rizzoli,. Dike, Biblioteca
Filosofica, Milano, Adelphi,. Cervello, mente, anima, Brescia, Morcelliana, Storia,
Gioia, Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi, Il tramonto della politica.
Considerazioni sul futuro del mondo, Milano, Rizzoli); “L'essere e l'apparire” Brescia,
Morcelliana, Dell'essere e del possibile, cMilano, Mimesis,. Sulla verità e la morte, Milano, Rizzoli, Il
nichilismo e la terra, Milano, Mimesis, Testimoniando il destino, Biblioteca
Filosofica, Milano, Adelphi, Ontologia e
violenza. Milano, Mimesis, Aristotele, I
principi del divenire. Libro primo della Fisica (Brescia, La Scuola). Filosofo
dell'eterno. Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia, Milano, Rizzoli, Parmenideo, su la Repubblica, Scianca, Addio a Emanuele Severino: ecco chi
era il grande filosofo dell'essere, su Il Primato Nazionale, Bovegno, il filosofo cittadino onorario, su
giornaledibrescia «L'esperimento di
Barzaghi è importante e va seguito con attenzione. [...] Immerso
nell'alienazione, il cristianesimo è come una casa invisibile di cui qualcuno
dice, indicando un banco di nebbia: "Là c'è una casa". Che cosa si
riuscirebbe a vedere se la nebbia (l'alienazione) diradasse? Forse una casa. Ma
forse nulla. Nel primo caso, il cristianesimo avrebbe ancora qualcosa da dire,
e di grande» (E. Severino, Nascere. E altri problemi della coscienza
religiosa). «Rigoroso fino alla fine.
Solo un po' più triste», in Bresciaoggi, Emanuele Severino, il tributo si celebrerà a
Palazzo Loggia, in Bresciaoggi. Ecco perché la giovane Italia va in malora",
su il Fatto Quotidiano, P. Odifreddi, La scienza sotto tiro, su la Repubblica, D.
Fusaro e D. Didero, Filosofico.net. Gianluca Miligi et al., "Sguardo su
Emanuele Severino", su filosofia.) "filosofo poetante" cf. La Guerra, occorre riconoscere che le sue posizioni,
qualunque sia il giudizio che si pensa di dover dare su di esse, non sembrano
aver avuto, perlomeno fino ad ora, un vero e proprio seguito tra coloro che si
occupano professionalmente di filosofia.» (Cfr. Mauro Visentin, Il
neoparmenidismo italiano. Le premesse storiche e filosofiche, Napoli,
Bibliopolis) Neoparmenidismo, su filosofia. Se noi potessimo mai non essere, già adesso
non saremmo. La prova più certa della nostra immortalità è il fatto che noi ora
siamo. Perché ciò dimostra che su di noi il tempo non può nulla: in quanto è
già trascorso un tempo infinito. È del tutto impensabile che qualcosa che è
esistito una volta, per un momento, con tutta la forza della realtà, dopo un
tempo infinito possa non esistere: la contraddizione è troppo grossa. Su questo
si fondano la dottrina cristiana del ritorno di tutte le cose, quella induista
della creazione del mondoche si ripete continuamente a opera di Brahma, e dogmi
analoghi di Platone e altri filosofi.» (A. Schopenhauer) D. Sperduto, Vedere senza vedere ovvero
Il crepuscolo della morte, Schena ed., Fasano di Brindisi, "Ritornare a Velia",
in Essenza del Nichilismo, Brescia, Aristotele, Liber de Interpretatione, essenza
del nichilismo, follia estrema ed estremamente nascosta: la persuasione che gli
essenti, in quanto tali, escano dal loro non essere e vi ritornino: la
persuasione che vi sia un tempo in cui l'essente (prima di essere e dopo il suo
essere) sia nulla, che il non niente sia niente: la persuasione che è il culmine
in cui si mantiene l'intera storia dell'Occidente. sDestino della necessità,
Milano, Adelphi, L'alienazione dell'Occidente. Quadrivium, Genova); “La
struttura originaria, Milano, Adelphi, Sito web Amadori F., Il libero arbitrio,
"Filosofia" Antonelli A., Verità, nichilismo, prassi. Roma, Armando, Berto
F., La dialettica della struttura originaria, Padova, Poligrafo, Crapanzano
G.E., L'immutabilità del diveniente. Roma, Gruppo Albatros Il Filo, Cusano N.,
Capire Severino. La risoluzione dell'aporetica del nulla, Milano, Mimesis
Cusano N., Emanuele Severino. Oltre il nichilismo, Brescia, Morcelliana,. Dal
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Aracne, Dal Sasso A., Creatio ex nihilo. Tra attualismo e metafisica” (Milano,
Mimesis); Giovanni B., Sul divenire. Gentile e Severino, Napoli, Scientifica,.
De Paoli M., “Furor Logicus” (Milano, Angeli); Aporia del fondamento, Napoli,
Città del Sole); Fabro C., L'alienazione Genova, Quadrivium, Goggi G., Al cuore
del destino. Milano, Mimesis Goggi, G., Vaticano. Magliulo, N., Quaestiones
disputatae, Milano-Udine, Mimesis,. Mauceri, L., La hybris originaria. M. Cacciari
Napoli-Salerno, Orthotes Editrice,. Messinese L., L'apparire del mondo. sulla
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filosofia, Bari, Dedalo,. Petterlini A., Brianese G. e Goggi G., Le parole
dell'Essere. Per Emanuele Severino, Milano, Mondadori, Poma P., Necessità del
divenire. Una critica a Emanuele Severino, Pisa, ETS,. Saccardi F., Metafisica
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Marsilio [ora in Il neoparmenidismo italiano, IDal neoidealismo al
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Leopardi Velia Valent Galimberti. Treccani
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Associazione spazio interiore ambiente, V.
Ursini. Emanuele Severino. Severino. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Severino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717861318/in/photolist-2mUvtTW-2mU9Yr9-2mTTTX6-2mTWT7L-2mTsNRZ-2mTcXro-2mSEtHs-2mSg7gF-2mS8HB8-2mS3yF6-2mRFcpq-2mRw6pM-2mRh74B-2mQPiYS-2mPQGvz-2mPFSS9-2mPEQVF-2mPrb68-2mPkobg-2mPnrMV-2mNzeEc-2mN8ym7-2mN9ZxJ-2mMJokF-2mLP4Rj-2mKG6xL-2mLMNn5-2mLNSQH-2mLKLVL-2mKGVU3-2mKwuhr-2mKMdFR-2mKC3nj-2mKuZ8r-2mKgT2F-2mJTejc-2mJPC2N-2mKuzCc-2mGT6p1-2mEiqh9-2mLKKZn-2mLEdXM-2mPCgo1-2mKGTYe-2mKBsEN-nUhtcD
Grice e Sforza – iustum/iussum – tra
idealismo e positivismo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Forli). Filosofo. Direttore del Resto del Carlino. Insegna a Roma. Autore di
importanti saggi di filosofia del diritto quali Il concetto, il diritto e la giurisprudenza
naturale, Filosofia del diritto e filosofia della storia, Idee e problemi di
filosofia giuridica, ecc. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Widar Cesarini Sforza. Sforza. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Sforza” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691577846/in/photolist-2mKToRT-2mKHdnD-2mKTyvC-2mKQdR6-2mKNRbN-2mKSjhd-2mPsUUV-2mKw3hq-2mKDwcr-ogrXod-ofU45L-noi1fT-nfGJgU
Grice e Sgalambro – della
misantropia – filosofia dell’isola di Sicilia – filosofia siciliana – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Lentini).
Filosofo. important Italian
philosopher. La sua filosofia è nichilista, definizione spesso respinta da lui
stesso, ma talvolta anche accettata, e si può piuttosto definire un'originale
sintesi tra la filosofia della vita di Schopenhauer e il materialismo e
pessimismo di Rensi, con le influenze dell'esistenzialismo sui generis di Cioran,
di alcuni temi della scolastica e della teologia empia e naturalistica di
Vanini e Mauthner. Noto anche per la collaborazione con F. Battiato. Da una
famiglia benestante (il padre era un farmacista), osserva un riserbo quasi
conventuale nella sua vita privata, fornendo tuttavia alcuni elementi
biografici nelle sue interviste o presentazioni. Dopo l'infanzia trascorsa a
Lentini, si trasferisce a Catania. S’iscrive a Catania. Dicedo di non
iscrivermi in filosofia perché la coltivavo già autonomamente. Mi piace il
diritto penale e per questo scelsi la facoltà di Giurisprudenza. Inoltre non si
trova d'accordo con la cultura filosofica dominante allora nelle accademie,
troppo legata all'idealismo di Croce e Gentile. Erano loro che occupavano tutto
lo spazio culturale. Ma io non mi ritrovo affatto in quei sistemi complessi e
completi, dove ogni cosa era già stata incasellata. Per me, filosofare e una
destructio piuttosto che una costructio. Sono uno che noto le rovine, piuttosto
che la bellezza. Questo e un po' scomodo, e non certamente accademico. Il
reddito che proveniva da un agrumeto (lasciatogli in eredità dal padre) non
basta più, così sceglie di integrarlo compilando tesi di laurea e facendo
supplenze nelle scuole. Il matrimonio è un momento, come dice Hegel, in cui la
realtà determinata entra in un individuo. Dunque il matrimonio non coincide
semplicemente con l'amore per una persona, ma con la durata. Ecco dove sta
l'essenza, quasi teologica, del matrimonio. E dichiaratamente ateo anche se
crede nella reincarnazione, come ricordato anche da Battiato, e ha avuto un
funerale religioso. Vive da solo nella sua casa catanese. Che non ci sia
niente di peggiore del mondo, non si deve dimostrare. Ripete spesso che non
possedeva titoli né lauree per i biglietti da visita e quindi come sia riuscito
a diventare un filosofo e «un mistero»
che egli stesso stenta a spiegarsi. Il suo primo contatto con un saggio
filosofica avviene quando legge “La formazione naturale nel fatto del sistema
solare” di Ardigò. Inizia a collaborare a “Prisma”. Il suo primo saggio è “Paralipomeni
all'irrazionalismo” dove, influenzato da Rensi, sviluppa un attacco
all'idealismo crociano allora in piena egemonia. S’ispira anche all'ironia di
Karl Kraus di cui ama lo stile aforistico. Se Karl Kraus avesse scritto Il
Capitale lo avrebbe fatto in tre righe. Scrive per “Incidenze”“Crepuscolo e
notte” (Messina, Mesogea), un saggio di "esistenzialismo negativo". Scrive
anche per la rivista Tempo presente. Decide di organizzare la sua filosofia in
un saggio sistematica. Manda “La morte del sole” con un biglietto di due righe
ad Adelphi. “E lì è rimasto.” “Ma siccome io sono fatto in questo modo, non ho
chiesto niente. Poi è arrivata una telefonata. Mi chiedevano di andare a
Milano, per prendere contatto con l'editore. R. Calasso mi dice che “La morte
del sole” (Milano, Adelphi) non e maturo, e marcio: ed e esattamente così. Pubblica
“Trattato dell'empietà: (Adelphi, Milano); Anatol (Adelphi, Milano), Del
pensare breve (Adelphi, Milano) Dialogo teologico (Adelphi, Milano), Dell'indifferenza
in materia di società (Adelphi, Milano), La consolazione (Adelphi, Milano), Trattato
dell'età – una lezione di metafisica (Adelphi, Milano), “De mundo pessimo”
(Adelphi, Milano); “La conoscenza del peggio” (Adelphi, Milano); “Del delitto”
(Adelphi, Milano) e “Della misantropia” (Adelphi, Milano). Viene avvicinato al nichilismo.
Talvolta ha respinto la definizione, mentre altre volte l'ha accettata, nel
senso di un nichilismo attivo e demolitore, non passivo e chiuso. Indubbiamente
questa visione è nell'intimo di me stesso. Per un nichilista le cose -- il
Papa, Mussolini, un vaso di terracotta -- si equivalgono. Questo non significa
che non si ha il senso di ciò che vale. Significa piuttosto che si prova a
romperlo come si può, per esempio con il martello del pensare. Intanto con
alcuni amici avvia una piccola attività editoriale a Catania. Nasce così la De
Martinis. All'interno di questa casa editrice, si occupa di saggistica,
pubblicando un paio di propri testi – “Dialogo sul comunismo” (Martiniis,
Catania) e “Contro la musica – sull’ethos del ascolto” (Martiniis, Catania) -- e
ristampando Vanini e di Julien Benda. Suscita polemiche una sua
intervista a F. Battistini sulla mafia, dove critica anche L. Sciascia e il
mito dell'anti-mafia militante (che tra l'altro fu criticata da Sciascia stesso.
L'immagine della Sicilia. C'è, come no? Ma cercarla in faccende di Cuffaro e di
Gabanelli è come cercare un tesoro fra le spine dei fichi d'India. Cercare che
cosa, poi? La griglia mafiosa è una gabbia. È chiaro che ha ragione la
Gabanelli e che Cuffaro vuole cancellare a suo modo la mafia, con un tratto di parole.
Ma contesto che la mafiosità sia una chiave di conoscenza. Non cambio idea. La
mafia è un concetto astratto. E gl’astratti si distruggono con la logica, non
con la polizia. La polizia può arrestare la mafia. Eliminarla, mai. Quello che
importa è la Mafia maiuscola, concetto generale e perciò indistruttibile. La
mafia in sé non mi fa venire in mente nulla. Come la patria, i morti di
Solferino. Cose vetuste. Sciascia e lo scrittore sociale, un maestro di scuola
che vuole insegnarci le buone maniere sociali. Ma rivisitarlo oggi è come
rileggere Pellico. La sua funzione si è esaurita. La mafia è l'unica economia
reale di quest'isola. Ci sono fenomeni della storia, ricchezze che non si
possono fare con le mani pulite. Qui la ricchezza è sempre stata fondiaria,
senza investimenti. La ricchezza è per sua natura sporca. Basta col gioco della
spartizione -- è mafioso o no? Domande da periodo di lotte religiose -- è
luterano o cattolico? In Sicilia sono arrivati anche i laici, per fortuna. Definisce
poi C. Fava "quel piagnone", affermando che "i famosi
Cavalieri", soprannome dato dal padre di Fava a quattro imprenditori
catanesi considerati collusi con Cosa nostra, erano l'unica economia possibile»
per la città. -- è tornato in maniera sarcastica sull'argomento. Considero la
Sicilia come un fenomeno estetico e non ne cambierei nulla. In questo senso
potrei dire che mi considero un mafioso. E attaccato da F. Ferrarotti che lo
define un neo-reazionario e di "intolleranza aristocratica e silenzio
sulla mafia. Alla sua isola ha dedicato “Teoria della Sicilia”. Là dove domina
l'elemento insulare è impossibile salvarsi. Ogni isola attende impaziente di
inabissarsi. Una teoria dell'isola è segnata da questa certezza. Un'isola può
sempre sparire. Entità talattica, essa si sorregge sui flutti, sull'instabile.
Per ogni isola vale la metafora della nave. Vi incombe il naufragio. Oltre ai
saggi per Adelphi, pubblica per Bompiani Teoria della canzone, Variazioni e
capricci morali, e due raccolte di poesie, frammenti di una biografia per versi
e voce e Marcisce anche il pensiero (frammenti di un poema), nonché L'impiegato
di Filosofia, nel quale ironicamente afferma di aver rinunciato alla filosofia
ritrovandosi più filosofo che mai, curioso libretto stampato in un museo della
stampa con caratteri mobili, edito da La Pietra Infinita. Pubblica “Del
metodo ipocondriaco” (Il Girasole, Valverde), Quaternario (racconto parigino), la
raccolta di poesie Nell'anno della pecora di ferro, e Dal ciclo della vita. La
matematica è il tribunale del mondo. Il numero è ordine e disciplina. Ciò con
cui si indica lo scopo della scienza, tradisce col termine la cosa. L'ordine,
già il termine ha qualcosa di bieco, che sa di polizia, adombra negli adepti le
forze dell'ordine cosmico, i riti cosmici. L'autentico sentimento scientifico è
impotente davanti all'universo. L'inflazione che caccia nelle mani
dell'individuo, in un gesto solo, miliardi di marchi, lasciandolo più
miserabile di prima, dimostra punto per punto che il denaro è un'allucinazione
collettiva. Avviene l'incontro con F. Battiato, del tutto casualmente, perché
presentavano insieme un volume di poesie dell'amico comune A. Scandurra.
Battiato gli chiede un appuntamento per proporgli di scrivere il libretto di “Il
cavaliere dell'intelletto”. Un anno fa non ci conoscevamo neppure. Da allora
non abbiamo fatto altro che lavorare insieme. Lui e anche un filosofo, ma per
me è un talento che mi stimola e arricchisce. Mi sembra impossibile tornare a
scrivere i testi delle mie cose. In mezzo a tutto questo, mi capitò tra i piedi
Battiato. Per un certo verso direi che è stato uno di quegli incontri che ti
portano fuori strada, ma questa è una percezione che ho avuto molto tardi. A
volte trovo che è come se tutto quel tempo io lo abbia perduto. La questione
sta nel vedere se sia possibile recuperarlo. Accetta e risponde ironicamente
all'invito di Battiato chiedendogli di scrivere insieme un disco di musica pop.
Tra lui e Battiato si sviluppa un sodalizio artistico e umano, anche se non
sempre facile. Anche perché io non sono un grande seguace dell'amicizia. Con
Battiato abbiamo avuto lunghe liti, che duravano parecchio. Poi uno dei due, in
genere lui, telefonava e il rapporto riprendeva. Tutti i litigi erano per un
rigo da cambiare in una canzone. Io non accetto le esigenze della musica e per
lui questo e costoso. Il suo impegno in politica? Non ho mai capito come si sia
potuto lasciare tentare, tutti i giorni ho cercato di convincerlo a levarsi,
solo ora per fortuna sta tornando in se stesso. Collabora a quasi tutti i
progetti di Battiato, per cui scrive: i libretti delle opere Il cavaliere
dell'intelletto su Federico II di Svevia, Socrate impazzito, Schopenhauer e
Telesio, Campi magnetici; L'ombrello e la macchina da cucire, L'imboscata,
Gommalacca, Ferro battuto, Dieci stratagemmi, Il vuoto, Apriti sesame, Perduto
amor, Niente è come sembra, Auguri don Gesualdo Bufalino). Benché affermasse
che la canzone era per lui "una distrazione", scrive testi di canzoni
anche per Patty Pravo (Emma), Alice (Come un sigillo, Eri con me), Il movimento
del dare, Marie ti amiamo, Non conosco nessun Patrizio, (Facciamo finta che sia
vero ed Aurora). Dopo essere intervenuto anche ai concerti di Battiato,
si cimenta lui stesso con la musica e pubblica il singolo. In una
rappresentazione de L'histoire du soldat di Igor' Stravinskij interpreta la
voce narrante, con Battiato nella parte del soldato e Giovanni Lindo Ferretti
in quella del Diavolo. Pubblica Fun club, prodotto da F. Battiato e Saro
Cosentino. Un alleggerimento che considero doveroso. Dobbiamo sgravare la gente
dal peso del vivere, invece che dare pane e brioches. Questa volta, mi sono sgravato
anch'io. E poi, la musica leggera ha questo di bello, che in tre minuti si può
dire quanto in un libro di 400 pagine o in un'opera completa a teatro.Dà la
voce all'aereo DC-9 Itavia nell'opera Ultimo volo di Pippo Pollina sulla strage
di Ustica. La canzone della galassia, cantata assieme al gruppo
sardo-inglese Mab. Torna ad esibirsi in un pub di Catania, assieme al S. Fazio
e S. Cantarella. Finita l'esibizione alla presenza di Pippo Russo e F.
Battiato, seguì il concerto delle Lilies on Mars, band formata da due ex componenti
del gruppo MAB (Masia e Cristofalo), band che si era esibita con Battiato in Il
vuoto. Di passaggio (L'imboscata) recita:
La stessa cosa sono il vivente e il morto, lo sveglio e il dormiente, il
giovane e il vecchio: questi infatti mutando son quelli e quelli mutando son
questi. Interviene in Shakleton, da Gommalacca. In Invito al viaggio (da
Fleurs) recita: «Ti invito al viaggio in quel paese che ti somiglia tanto. I
soli languidi dei suoi cieli annebbiati hanno per il mio spirito l'incanto dei
tuoi occhi quando brillano offuscati. Laggiù, tutto è ordine e bellezza, calma
e voluttà; il mondo s'addormenta in una calda luce di giacinto e d'oro; dormono
pigramente i vascelli vagabondi, arrivati da ogni confine per soddisfare i tuoi
desideri. I fiori del male. Corpi in movimento, Campi magnetici, recita. Se io,
come miei punti, penso quali si vogliano sistemi di cose, per esempio, il
sistema: amore, legge, spazzacamino e poi non faccio altro che assumere tutti i
miei assiomi come relazioni tra tali cose, allora le mie proposizioni, per
esempio, il teorema di Pitagora, valgono anche per queste cose. D. Hilbert,
Lettera a Frege. Partecipa a quasi tutti i tour di F. Battiato: Recita
versi in latino sul brano di Battiato Canzone chimica: «Bacterium flourescens
liquefaciens, Bacterium histolyticum, Bacterium mesentericum, Bacterium
sporagenes, Bacterium putrificus. Esegue
una nuova versione con il testo riadattato in chiave filosofica. Accetta il
consiglio. Canta due brevi strofe dei suoi versi nella canzone La porta dello
spavento supremo, Dieci stratagemmi di Battiato. Quello che c'è ciò che verrà
ciò che siamo stati e comunque andrà tutto si dissolverà Sulle scogliere
fissavo il mare che biancheggiava nell'oscurità tutto si dissolverà. La porta
dello spavento supremo. Il sogno; “Teoria della canzone, Milano, Bompiani, Frammenti
di una biografia per versi e voce), Bompiani, Milano, Poesie, A. Contiero,
Reggio Emilia, La Pietra Infinita, Segrete (AContiero, Reggio Emilia, La Pietra
Infinita, Opus postumissimum; Firenze, Giubbe Rosse, Dolore e poesia (Contiero,
Reggio Emilia, La Pietra Infinita, Contro la musica. (Sull'ethos dell'ascolto) e
Dialogo sul comunismo), Quaternario. Racconto parigino” (Valverde, Girasole); “Frammenti
di una biografia” (Milano, Bompiani); “La consolazione, L'impiegato di
filosofia” (Reggio Emilia, La Pietra Infinita); “Nell'anno della pecora di
ferro” (Valverde, Girasole); Marcisce anche il pensiero. Frammenti di un poema,
Opus postumissimum” (Milano, Bompiani); “Teoria della canzone” (Milano,
Bompiani); Variazioni e capricci morali” Milano, Bompiani, Dal ciclo della vita” (Valverde, Girasole); Devozione
allo spazio in Giuseppe Raciti, Dello spazio, Catania, CUECM, Sciascia e le
aporie del fare in Sciascia. Scrittura e verità, Palermo, Flaccovio, Carpe veritatem,
La filosofia delle università” (Milano, Adelphi); “Empedocle o della fine del
ciclo cosmico” in A. Grado, Grandi siciliani. Tre millenni di civiltà” (Catania,
Maimone); “Gentile o del pensare” in A. Grado, “Grandi siciliani. Tre millenni
di civiltà(Catania, Maimone); Post scriptum in P. Barcellona, Lo spazio della
politica. Tecnica e democrazia” (Roma, Riuniti); “Un discorso coerente sui
rapporti tra Dio e il mondo” (Catania, De Martinis); “La filosofia dell'autorità”
(Catania, De Martinis); quarta di copertina prefazione in A. Scandurra,
Trigonometria di ragni, Milano, All'Insegna del Pesce d'Oro, La malattia dello
spazio in Insulæ. L'arte dell'esilio, Genova, Costa & Nolan, “Vanini e
l'empietà” Vanini, “Confutazione delle religioni” (Catania, De Martinis); “Breve
introduzione in Giuseppe Tornatore, Una pura formalità, Catania, De Martinis, Piccola
glossa al “Trattato della concupiscenza” in Bossuet, Trattato della
concupiscenza, Catania, De Martinis, Klaus Ulrich Leistikov, Mantrana. Un
gioco, Catania, De Martinis); “Gentile e il tedio del pensare in Giovanni
Gentile, L'atto del pensare come atto puro” (Catania, De Martinis); Manlio
Sgalambro, Il bene non può fondarsi su un Dio omicida in C. Martini U. Eco, In
cosa crede chi non crede?, Roma, Liberal, Sciascia e le aporie del fare in L.
Sciascia. La memoria, il futuro, M. Collura, Milano, Bompiani, T. Ottonieri,
Elegia sanremese, Milano, Bompiani, La morale di un cavallo in O. Cappellani,
La morale del cavallo, Scordia, Nadir, PM. Cosentino, I sistemi morali,
Catania, Boemi, postfazione in Domenico Trischitta. Il miraggio in celluloide,
Catania, Boemi, Piccole note in margine a Salvo Basso in S. Basso, Dui,
Catania, Prova d'Autore, Il fabbricante di chiavi L. Ingaliso, Nell'antro del
filosofo. Dialogo, Catania, Prova d'Autore, postfazione in Alessandro Pumo, Il
destino del corpo. L'uomo e le nuove frontiere della scienza medica, Palermo,
Nuova Ipsa, Sodalizio in Franco Battiato. L'alba dentro l'imbrunire (allegato a
F. Battiato. Parole e canzoni), Vincenzo Mollica, Torino, Einaudi, Del vecchio
in Riccardo MondoLuigi Turinese, Caro Hillman. Venticinque scambi
epistolariTorino, Bollati Boringhieri, I malnati, Porretta Terme, I Quaderni
del Battello Ebbro, seconda di copertina, Lettera a un giovane poeta in Luca
Farruggio, Bugie estatiche, Roma, Il Filo, prefazione in Toni Contiero, Reggio
Emilia, Aliberti, Teoria della Sicilia in Guido Guidi Guerrera, Battiato. Baiso,
Verdechiaro, M. Falzone, F. Battiato. La Sicilia che profuma d'oriente,
Palermo, Flaccovio, Una nota in F. Battiato, In fondo sono contento di aver fatto
la mia conoscenza (allegato a Niente è come sembra), Milano, Bompiani, L’ethos
della musica in Bruno Monsaingeon, Incontro con Nadia Boulanger, Palermo, rue Ballu,
prefazione in Arnold de Vos, Il giardino persiano, Fanna (PN), Samuele, Manlio
Sgalambro, prefazione in Angelo Scandurra, Quadreria dei poeti passanti,
Milano, Bompiani, seconda di copertina Sull'idea di nazione in Catania. Non vi
sarà facile, si può fare, lo facciamo. La città, le regole, la cultura,
Catania, ANCE, Dicerie in F. Battiato, Auguri don Gesualdo, Milano, Bompiani, postfazione
in C. Guarrera, Occhi aperti spalancati, Messina, Mesogea, Di un fantasma e di
mari, Catania, Prova d'Autore, Nota in Georges Bataille, W.C., A. Contiero, Massa,
Transeuropa, Massa, prefazione in Giampaolo Bellucci, Un grappolo di rose
appese al sole, Villafranca Lunigiana, Cicorivolta, prefazione in Pourparler,
Catania, Prova d'Autore, Apologia del teologo in F. Presutti, “Deleuze e
Sgalambro: dell'espressione avversa” (Catania, Prova d'Autore); Riflessione in
M. Scuriatti, Mico è tornato coi baffi, Milano, Bietti, Presentazione in A.
Rotoletti, Circoli di conversazione a Biancavilla, Modugno, Arti Grafiche
Favia, Il senso della bellezza in F. Battiato, Jonia me genuit. Discografia
leggera, discografia classica, filmografia, pittura, Firenze, Della Bezuga, Moralità
plutarchee in Domenico Trischitta, Catania, Il Garufi, La città dei morti in
Luigi Spina, Monumentale. Un viaggio fotografico all'interno del gran
camposanto di Messina, Milano, Electa, prefazione in Ghesia Bellavia, Fermo
immagine, Catania, Il Garufi, Sulla mia morte in F. Battiato, Attraversando il
bardo. Sguardi sull'aldilà, Milano, Bompiani); Fun club, Milano, Sony,Sony, feat.
Mab, La canzone della galassia, Milano, Sony, L'ombrello e la macchina da
cucire, Breve invito a rinviare il suicidio, Piccolo pub, Fornicazione,
Gesualdo da Venosa, Moto browniano, Tao, Un vecchio cameriere, L'esistenza di
Dio) in F. Battiato, L'ombrello e la macchina da cucire, Milano, EMI, Di
passaggio, Strani giorni, La cura, Amata solitudine, Splendide previsioni, Ecco
com'è che va il mondo, Memorie di Giulia, e Di passaggio in F. Battiato, L'imboscata,
Milano, Polygram, voce (Canzone chimica)
in Franco Battiato, L'imboscata live tour (registrazione video di un concerto),
Milano, Polygram, Emma Bovary in Patty Pravo, Notti, guai e libertà, Milano,
Sony, Casta diva, Il ballo del potere, La preda, Il mantello e la spiga, È
stato molto bello, Quello che fu, Vite parallele, Shackleton in F. Battiato,
Gommalacca, Milano, Polygram, Medievale, Invito al viaggio in F. Battiato,
Fleurs. Esempi affini di scritture e simili, Milano, Universal, La quiete dopo
un addio, Personalità empirica, Il cammino interminabile, Lontananze d'azzurro,
Sarcofagia, Scherzo in minore, Il potere del canto, Personalità empirica in F. Battiato,
Ferro battuto, Milano, Sony, Invasione di campo in Invasioni, Come un sigillo in F. Battiato,
Fleurs, Milano, Sony, Non dimenticar le mie parole in F. Battiato, Perduto amor,
Milano, Sony, voce (Shackleton, Accetta il consiglio) in F. Battiato, Milano,
Sony, Tra sesso e castità, Le aquile non volano a stormi, Ermeneutica, Fortezza
Bastiani, Odore di polvere da sparo, Conforto alla vita, 23 coppie di
cromosomi, Apparenza e realtà, La porta dello spavento supremo) in F.Battiato, Dieci stratagemmi. Attraversare
il mare per ingannare il cielo, Milano, Sony, in Un soffio al cuore di natura
elettrica (registrazione audio e video di un concerto), Milano, Sony, Il vuoto,
I giorni della monotonia, Aspettando l'estate, Niente è come sembra, Tiepido
aprile, Io chi sono?, Stati di gioia e dell'adattamento in italiano di Era
l'inizio della primavera (da Tolstoj) in F. Battiato, Il vuoto, Milano,
Universal, Il movimento del dare, Milano,
Sony, testi (Tutto l'universo obbedisce all'amore, Del suo veloce volo (da
Antony Hegarthy, Frankenstein) in F. Battiato, Fleurs 2, Universal, testo
(Marie ti amiamo) in Carmen Consoli, Elettra, Milano, Universal, 'U cuntu in F.
Battiato, Il tutto è più della somma delle sue parti, Milano, Universal, testo
(Non conosco nessun Patrizio!) in Milva, Non conosco nessun Patrizio!, Milano,
Universal, Facciamo finta che sia vero)
in Adriano Celentano, Facciamo finta che sia vero, Milano, Universal, Eri con me) in Alice, Samsara, Arecibo, tUn irresistibile richiamo, Testamento,
Quand'ero giovane, Eri con me, Passacaglia, La polvere del branco, Caliti
junku, Aurora, Il serpente, Apriti sesamo) in F. Battiato, Apriti sesamo,
Milano, Universal, Strani giorni, in F.
Battiato, Milano, Polygram, Patty Pravo, Emma Bovary, Milano, Sony, F,
Battiato, Milano, Polygram, Il ballo del potere, Emma, L'incantesimo in Franco
Battiato,Milano, Polygram, Sarcofagia, In trance) in F. Battiato, Milano, Sony,
testo in F. Battiato, Il vuoto, Milano, Universal, F. Battiato feat. Carmen
Consoli, Tutto l'universo obbedisce all'amore, Milano, Universal, F. Battiato, Inneres Auge, Milano, Universal, F.
Battiato, Passacaglia, Milano, Universal; Il cavaliere dell'intelletto, i
Palermo, testi e attore in Martin Kleist, Socrate impazzito Catania) testi e
attore in Franco Battiato, Fano, attore in Igor' Fëdorovič Stravinskij, L'histoire
du soldat, inedito, (Roma, libretto e
voce (Corpi in movimento, La mer) in Franco Battiato, Campi magnetici. I numeri
non si possono amare, Milano, Sony, (Firenze) voce (Volare è un'arte, Negli
abissi, Pratica di mare, A tu per tu con il Mig, Verso Bologna, Simulacro) in P.
Pollina, Ultimo volo. Orazione civile per Ustica, Bologna, Storie di Note, Bologna)
attore Carlo Guarrera, Frammenti per versi e voce, Catania, Battiato, Telesio.
Opera in due atti e un epilogo, Milano, Sony,
Cosenza, Martino Alliata in F. Battiato, Perduto amor, Giarre, L'Ottava,
nobile senese, in F. Battiato, Musikanten, Giarre, L'Ottava, F. Battiato, “Niente
è come sembra” (Milano, Bompiani); Intervento in D. Consoli, La verità sul caso
del signor Ciprì e Maresco, Zelig, intervento in F. Battiato, Auguri don
Gesualdo, Milano, Bompiani, intervento
in M. Perrotta, Sicilia di sabbia, Movie Factory, intervento in F. Battiato, Attraversando il
bardo. Sguardi sull'aldilà, Milano, Bompiani,
Videoclip attore in Battiato, L'ombrello e la macchina da cucire, attore
in Franco Battiato, Di passaggio, attore in Franco Battiato, Strani giorni, attore
in Franco Battiato, Shock in my town, attore in Franco Battiato, Running
against the grain, attore in F. Battiato, Bist du bei mir, attore in Franco
Battiato, Ermeneutica, attore in Battiato, La porta dello spavento supremo, attore
in F. Battiato, Il vuoto, attore in Franco Battiato, Inneres Auge, F. Battiato,
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del filosofo” (Catania, Prova d'Autore); A. Cantello, Uno scherzo mimetico che possa introdurre
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Dell'abbandono disperato di Emil Cioran, Barrafranca, Bonfirraro, Breve invito all'opera, Davide Miccione,
Caltagirone, Lettere da Qalat, A. Carulli, Introduzione a Sgalambro, Genova,
Il Melangolo, Antonio CarulliPiercarlo
Necchi, La piccola verità. Quattro saggi (Milano, Mimesis); S. Zavoli, Le ombre
della sera in Di questo passo. Cinquecento domande per capire dove andiamo,
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Profezie di un'esistenza, Soveria Mannelli, Rubettino, A. Matteo, il dovere dell'empietà
in Della fede dei laici. Il cristianesimo di fronte alla mentalità postmoderna,
Soveria Mannelli, Rubettino, S. Lanuzza, Il filosofo insulare in Erranze in
Sicilia” (Napoli, Guida); P. Aprile, Giù al sud. Perché i terroni salveranno
l'Italia, Segrate, Piemme, Marco Risadelli,A. Nizza, Polisofia, Roma, Nuova
Cultura, Per la critica della notte. Saggio sul Tramonto dell’Occidente (Milano,
Mimesis); E. Arosio, Ora, il mondo in L'Espresso, S. Lanuzza, Il pensiero
ipocondriaco in Il Ponte, Gerd Bergfleth, Finis mundi, A. Corda, filosofo irregolare
in Arenaria, G. Raciti, Maestro cattivo per elezione in Ideazione, F. Raffaele,
Intorno alla creatività filosofica. A colloquio con in Parolalibera, F. Nisio,
l'unico che canta. Mille sguardi, II in Democrazia e diritto. Guerra e individuo,
M. Faletra, Dialogo, Cyberzone F. Presutti,
Il cavaliere dell'intelletto in Freetime. Sicilia, M. Faletra, La pistola, in//peppinoimpastato.com/visualizza.asp M. Faletra,
L'azzardo del pensiero o il filosofo della crudeltà:Cyberzone Faletra, In
ricordo, Artribune, Tesi di laurea S. Fazio, Cioran e Sgalambro: un confront,
Catania, BattiatoSgalambro. Tra musica e filosofia, Palermo, L'impossibilità di
essere consolati. L'itinerario tragico, Genova, Filmografia G. Cionini, Il
consolatore, G. Cionini, M. Faletra, M. Bellone, F. Battiato su Storia della
musica Repubblica, adesso il filosofo
diventa crooner Intervista a Battiato e
Sgalambro YouTube Intervista a Manlio
Sgalambro: Il filosofo rock che dà del “lei” a Battiato livesicilia | l'ultima intervista "Teoria della canzone", Bompiani, e
la prefazione a "La filosofia delle università", Adelphi, il ricordo
commosso di Cacciari. Con lui incontro straordinario, Il Fatto Quotidiano. A un
tratto ci si accorge di quella cosa che chiamiamo pensare”: Addio a Sgalambro.
La sua ultima intervista. cfr. "De
mundo pessimo", "Frammenti di storia dell'empietismo",
"Trattato dell'empietà" Adelphi GAP Speciali. Un viaggio oltre
il luogo commune Rai Scuola Mariacatena De Leo & Ingaliso, Nell'antro del filosofo: dialogo con
Manlio Sgalambro (Prova d'autore È morto Manlio Sgalambro, il filosofo di F. Battiato,
radiomusik, F. Battiato choc a Napoli. Sento la fine vicina, meglio cogliere il
giorno. Il filosofo che canta il nichilismo Giovanni Tesio, "In
ginocchio davanti", TuttoLibri, "La conoscenza del peggio", Adelphi La scrittura aforistica, LaRecherche
G. Calcagno, Il filosofo è uno spione da La Stampa F. Battistini, Sciascia addio, non servi più, Corriere della
Sera. C. Formenti, Ferrarotti accusa: neoreazionario in “Corriere della Sera”, Battiato: note per un filosofo (da La Stampa). Così Sgalambro canta la sua filosofia (da La
Stampa dSito ufficiale, su sgalambro.altervista.org. MetaBrainz Foundation. Il
filosofo cantante maestro dell'ironia. Sono un uomo felice di stare su
quest'Isola, iRepubblica, Incontro in Le conversazioni di Perelandra. Manlio Sgalambro. Sgalambro. Keywords: Telesio,
Vanini, Gentile, Ardigo, Croce, Empedocle, Gorgia, Lentini, Rensi, filosofia
dell’autorita. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Sgalamabro," per il
Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689168583/in/photolist-2mPkhvE-2mKAuZM
Grice e Siciliani – la critica della filosofia zoological – filosofia
italiana (Galatina). Filosofo. Figlio di un commerciante di pelli. Studia a Otranto,
Lecce e Napoli, dalla quale fugge dopo essere stato segnalato alla polizia a
causa delle sue simpatie liberali. Si laurea a Pisa sotto lStudiati, stringendo
inoltre un proficuo rapporto di collaborazione con Puccinotti, che influsce
molto sua filosofia. Sringe rapporti di profonda amicizia con personalità
importanti e influenti della cultura, quali: S. Centofanti, F. Pacini, G. Capponi,
M. Bufalini e altri. Seguendo la sua
vocazione, orienta i propri studi verso le discipline filosofiche e ottenne la
cattedra di Filosofia speculativa e morale nel Regio liceo di Firenze. A
Firenze sposa la letterata e filantropa Cesira Pozzolini – il fratello Giorgio
Pozzolini combatte nelle maggiori battaglie risorgimentali affiancando
Garibaldi e Bixio. Iniziato in massoneria nella loggia fiorentina "La
Concordia.” Nominato professore di filosofia a Bologna. Divenne docente
ordinario della stessa disciplina sempre nell'Ateneo felsineo. A Bologna tenne
anche il secondo corso italiano di sociologia. Qui, inoltre, strinse amicizia
con G. Carducci, anch'egli accademico a Bologna ed entra in contatto con
Fiorentino e Spaventa. Dirige la Rivista bolognese di scienze, lettere, arti e
scuole. Ne abbandonò la direzione per divergenze maturate in seno alla direzine
generate, probabilmente, dall'impostazione (eclettica) che Siciliani intende dare
alla Rivista e che contrastava con l'indirizzo idealistico voluto da
Fiorentino. A Bologna istitue un centro di studi pedagogici, contribuendo
all'elevazione della pedagogia al rango di scienza. Convinto assertore della
valorizzazione della persona e perciò la sua azione educativa, per giungere
alla conquista della libertà e del carattere morale da parte del soggetto da
educare, prevedeva l'intervento della famiglia e della società. Altro sua
filosofia fondamentale e il principio dell'autodidattica che, pur non
escludendo l'azione dell'educatore, mette in primo piano il protagonismo del
soggetto da educare. Ricevette onoranze e attestati di stima da parte di molti
studiosi europei e americani, mentre in Italia la sua fama fu oscurata da
giudizi negativi, espressi anzitutto da Gentile che vede in lui un'espressione
benché autonoma del positivism. Di recente è stata rivalutata l'influenza
vichiana sul suo pensiero. A lui è dedicata la Biblioteca civica di Galatina,
nella quale è conservato il "Fondo Siciliani" la raccolta, cioè, dei
libri appartenuti al filosofo. A lui è dedicato anche il Liceo di Lecce. Di
formazione giobertiana, si accosta a Vico
già negli anni fiorentini, tentando di inaugurare una filosofia mediana (detta
della terza via) che individuasse una sintesi tra opposte e differenti
discipline. Dal suo punto di vista, infatti, ogni filosofia contiene del buono
e delle esagerazioni. Metodo della filosofia mediana e dunque, quello di salvare ciò che c'è di buono
della filosofia per rigettarne le astrattezze e le esagerazioni. Con il saggio “Zoologia filosofica” (Napoli) approde
nel più ampio dibattito, ricevendo apprezzamenti e pareri favorevoli dai più
illustri scienziati internazionali. Nel frattempo approfonde e da il suo
contributo speculativo alle nuove discipline che muovano alla ricerca di
un'identità epistemologica: la sociologia (“Socialismo, darwinismo e sociologia”
(Bologna); “Teorie sociali e socialismo” (Firenze) e la psicologia – “Prolegomeni
alla psicogenia” (Bologna). Sanctis confere a Siciliani la presidenza di
congressi a Firenze, Venezia, Genova, Milano, e Roma. Queste esperienze lo portano
a un approfondimento sempre maggiore della filosofia alla quale contribue a
conferire un indirizzo scientifico, positivista e ampiamente laico (v. le sue
opere Rivoluzione e pedagogia moderna, La scienza nell'educazione). “Filosofia
della scienza” (Firenze); “Il metodo numerico e la statistica” (Firenze); “Della
legge storica” (Firenze); “Della libertà ed unità organica della filosofia”
(Firenze); “Della fisiologia sperimentale” (Pisa);” “Medicina filosofica” (Firenze); “I principi metafisici Vico” (Firenze);
“Il triumvirato: Alighieri, Galilei e Vico (Firenze); Ai popoli salentini e al
gonfalone di Galatina un saluto e un augurio (Firenze); “Il criterio filosofico”
(Bologna); Critica del positivismo (Bologna); Le fonti storiche della filosofia
positiva in Italia in Galileo (Bologna) Gli hegeliani in Italia (Bologna); La
condanna del positivismo (Bologna); Della pedagogia all’educazione in Italia
(Bologna); L’educazione (Bologna); Sul rinnovamento della filosofia in Italia
(Firenze); “La scienza dell'educazione nelle scuole italiane come antitesi alla
pedagogia (Bologna); Dei massimi problemi della pedagogia (Roma); Il sacro secondo
i dettami della filosofia(Firenze); L’nsegnamento della pedagogia (Torino);
Della pedagogia scientifica (Milano); Rivoluzione e pedagogia moderna (Torino);
Storia critica delle teorie sociali (Bologna); Fra vescovi e cardinali (Roma);
Rivoluzione e pedagogia (Torino); “L’educazione secondo i principi della sociologia”
(Bologna); Rinnovamento e filosofia internazionale (Bologna); La nuova biologia
(Milano) Le questioni contemporanee e la libertà morale nell'ordine giuridico
(Bologna). G. Calogero, Enciclopedia
Italiana, V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Mimesis-Erasmo,
Milano-Roma, G. Gentile, Le origini della filosofia contemporanea in Italia. G.
Calogero. Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, G.
Invitto e N. Paparella, “Rileggere Pietro Siciliani” (Lecce); Capone Galatinesi
illustri, Guida Biografica, Galatina, Tor Graf Galatina, Carteggio familiar, F. Luceri, Centro Studi
Salentini, Lecce, P. Siciliani e Ce. Pozzolini.
Filosofia e Letteratura, Convegno/ Galatina/ Treccani L'Enciclopedia italiana, Psicologia
filosofica. Pietro Siciliani. Siciliani. Keywords: la psicogenia di Vico, ateneo
felsineo, l’unita organica della filosofia, zoologia filosofica, psicogenia, “I
principii metafisici di Vico”. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Siciliani” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689771009/in/photolist-2mKDA5r-2mGnP2f
Grice e Signa -- la ruota di Venere – filosofia italiana (Signa). Filosofo. Insegna retorica (“ars
dictaminis”) a Bologna e Padova. Vive ad Ancona, Venezia, Bologna, Padova, e Firenze.
Tra i saggi più significativi si ricordano il saggio storico “L’assedio
d’Ancona” (Viella, Roma), il “Bon Compagno”; “Rethorica novissima”; “Scacchi e
il “Libellus de malo senectutis et senis”, nel quale, con spirito arguto,
prende in giro le affermazioni di Cicerone che idealizzavano la vecchiaia”; la “Rota
Veneris” (Salerno), un saggio di epistolo-grafia amorosa; “Liber de amicitia”;
“Ysagoge Boncompagnus; “Tractatus virtutum”; “Palma Oliva Cedrum Mirra Quinque
tabulae salutationum”; “Bonus Socius e
Civis Bononiae. P. Garbini, Roma, Salerno, Gabrielli, Le epistole di Cola di
Rienzo e l'epistolografia, Archivio della Società romana di storia patria, Gaudenzi,
Sulla cronologia delle opere dei dettatori bolognesi da Buon Compagno a Bene da
Lucca, Bullettino dell'Istituto storico italiano, G. Manacorda, Storia della
scuola in Italia, Palermo, F.Tateo,
Enciclopedia dantesca, Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Boncompagno da
Signa, su ALCUIN, Ratisbona. S. Wight:
Boncompagno's charter doctrine (Bologna), in: Medieval Diplomatic and the 'ars
dictandi', Scrineum. Keywords: “ars dictaminis” – o rettorica --. Bon Compagno
da Signa. Signa. Keywords: rota veneris – erotica – ermafrodita – erma:
mercurio, afrodita, venere, afrodisiaco. Luigi Speranza, “Grice e Signa” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733693876/in/datetaken/
Grice e Simioni – amanti – filosofia
italiana (Venezia). Fiosofo.
Tra i principali studiosi di Pirandello, inizia la sua attività politica
militando nelle file del socialismo. Venne espulso dal partito per indegnità
morale. Collabora con l’United States Information Service. Si trasfere a Monaco
di iera per approfondire gli studi per poi ritornare a Milano. Leader di un
collettivo operai-studenti, mentre lavora alla Mondadori, fonda il collettivo
politico metro-politano milanese. Teorizza lo scontro aperto, e si considera il
progenitore delle brigate rosse. Insieme a circa settanta persone, tra cui componenti
del collettivo ed elementi del dissenso, partecipa al convegno di Chiavari nella
sala Marchesani, adiacente la pensione Stella Maris, nel quale un gruppo di
partecipanti dichiara la propria adesione ad una visione politica. La data di
questo convegno viene da taluni considerata come la data di nascita delle
brigate rosse. Altri affermano che la formazionesia nata con il convegno di
Pecorile (Reggio Emilia). L'ultima attività, prima di passare alla completa
clandestinità, a compe come redattore di "Sinistra proletaria",
l'ultimo dei quali riporta in copertina uno sfondo rosso con disegnato al
centro un cerchio nero attorniante le sagome di quattordici mitra. Fonda la
scuola di lingue Hyperion, la quale secondo alcuni ha la funzione di una vera
centrale internazionale. Si afferma che e anche il capo del Super-clan,
organizzazione nata da una costola delle brigate rosse. Si insere nella vita
cittadina, ricominciando a frequentare gli ambienti progressisti e divenendo
vicepresidente della fondazione Abbé Pierre. E proprio quale accompagnatore
dell'Abbé Pierre, e ricevuto da Giovanni
Paolo II in udienza privata. Si avvicina al buddhismo tibetano. Si apparta
nella campagna di Truinas, nella Drôme, dove gestì un B&B. Craxi, alludendo
alla esistenza di un grande delle brigate rosse (l'eminenza grigia ipotizzata
da alcuni che dall'estero avrebbe guidato, come un burattinaio, molte delle
azioni sul suolo italiano), dichiara che costui poteva essere cercato tra quei
personaggi che avevano cominciato a fare politica con noi e poi sono scomparsi,
magari sono a Parigi a lavorare per il partito armato, frase che venne da molti
ritenuto indicasse come grande proprio lui. L'organizzazione di sinistra extraparlamentare
Lotta Continua lo accusa di essere un confidente della polizia e in contatto
con i servizi segreti.. Durante la fase iniziale di Mani pulite, e accusato da Larini
di essere il grande, accuse respinte da lui che le ritenne parte di un'azione
contro Craxi, vista la comune militanza nel socialismo. Hyperion e realmente
una scuola di lingue o la stanza di compensazione di diversi servizi
segreti? A. Ferrari, In teleselezione
dalla Francia gli ordini ai italiani? Corriere della Sera Entrambi gli edifici
sono proprietà della curia Il convegno
di Pecorile in Anni di Piombo. Il nucleo storico delle brigate rosse. E morto
il misterioso grande, La Tribuna di Treviso,
S. Fratini, Hyperion: scuola di lingue chiacchierata, -ANSA, repubblica/
cronaca/ 10/27/ news/caso_moro_il_bierre_franceschini_moretti_una_spia_ riduttivo_si_sentiva_lenin.
Dalla lotta al buddhismo, in Critica Sociale, Anni di piombo Superclan Hyperion
(Parigi) Venezia Anni di piombo. Corrado Simioni. Simioni. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Simioni” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734275929/in/dateposted-public/
Grice e Simoni – gl’eretici italiani – gl’acuti
– i nobili -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo. Figlio di Simoni, un
mercante di seta, la cui famiglia era originaria di Vagli, in Garfagnana e
Polissena, donna di una famiglia originaria di Vimercate. Studia con Bendinelli
e Paleario, due umanisti in dore di eresia. Il secondo fine sul rogo a Roma.
Legge sostenuto dal padre e dal patrizio veneziano Mocenigo peregrina nei
maggiori studi d'Italia: Bologna, Pavia, Ferrara, e Napoli. Si laurea a Padova.
Diversi ma tutti autorevoli i suoi professori: da Maggi a Cardano, da Boldoni
ad Brasavola. La sua formazione e di stampo aristotelico, come s'insegnava
nello studio padovano, con una forte esigenza razionalistica che aveva riflessi
nel campo religioso, tale da mettere in dubbio l'immortalità dell'anima e a
creare sospetti di eresia tra i professori e gli studenti di quella Università.
Con questa preparazione, Simoni fece ritorno a Lucca, dove fu tra i fondatori
del Collegio medico, esercitò la professione medica e sembra aver scritto i
suoi primi saggi di argomento filosofico. Nall'infanzia del Simoni, Lucca ha
vissuto un periodo concitato di aperti conflitti sociali e poi di tentativi di
riforme politiche e religiose, portate avanti dal gonfaloniere F.Burlamacchi e
dal circolo di intellettuali riuniti intorno a P. Vermigli, priore di San
Frediano. Quando ritorna a Lucca, quella fervida attività era già stata spenta
dalla reazione cattolica guidata dal vescovo inquisitore Guidiccioni, ma certo
quelle idee di Riforma circolano ancora sotterraneamente, e forse lui
stesso le aveva già raccolte durante i suoi trascorsi nelle diverse università
da lui frequentate. Sta di fatto che fu chiamato dalle autorità lucchesi
a dare spiegazioni sulle proprie opinioni. Per tutta risposta «non fidandosi troppo delle sue forze», cerca
la salvezza con la fuga: munito solo di un cavallo e dei propri risparmi, dopo
aver preso commiato dalla famiglia, fugge, accompagnato da un servitore, alla
volta di Ginevra. Negli atti ufficiali della Repubblica di Lucca, la sua
condanna per eresia risulta formalizzata. A Ginevra, patria del calvinismo, si
forma una numerosa colonia di emigrati italiani e tra questi non pochi erano i
lucchesi. La comunità italiana era inserita in una propria chiesa e Simoni vi
ebbe l'incarico di catechista. Preso a benvolere dall'influente teologo T. Beza,
ottenne di insegnare filosofia a Ginevra: un incarico dapprima senza compenso,
poi retribuito insieme con la nomina a Professore. Anche il padre Giovanni si
stabilì a Ginevra: in quello stesso periodo gli venne aumentato lo stipendio,
ottenne un alloggio gratuito e, nell'Accademia fu istituita appositamente per
lui la cattedra. A Ginevrà pubblica i primi saggi. Presso Crespin apparve
il suo “In librum Aristotelis de sensuum instrumentis et de his quae sub sensum
cadunt commentarius unus” è il commento al “De sensu et sensibilibus” di
Aristotele. In esso define la verità filosofica -- una premessa tipica
dell'aristotelismo padovanoma poi cerca di dimostrare che la ragione, indagando
la natura, può giungere a Dio, rivelando le verità di fede. In tal modo,
sostiene che anche ogni questione ha natura razionale e, qualora sorgano contrasti,
la ragione è in grado di comporli, indicando la via da seguire per una corretta
interpretazione: una conseguenza, seppure non esplicita uonel s commento, della
prevalenza della ragione sulla fede, è che il dogma espressione della
tradizionale subordinazione della ragione alla fede non ha motivo di esistere. Il
suo aristotelismo che poco concede alla teologia si conferma con i successivi
commenti all'Etica Nicomachea e al De anima, mentre Simoni condusse una lunga e
dura polemica contro il filosofo J. Schegk. Questi, proprio all'opposto del
Simoni, usa argomenti tratti dalla
scolastica per dimostrare la realtà della teoria, allora caldeggiata in
ambienti luterani, della ubiquità del corpo di Cristo. Simoni risponde con
argomenti di carattere fisico dimostrando l'irrealtà di tale assunto. Unn solo
corpo fisico non può che occupare, nello stesso tempo, un unico spazio
determinato. Anche Cristo, in vita, e soggetto alla legge naturale. Dopo la
morte, Cristo mantenne soltanto una natura divina. Non è sostenibile l'idea che
Dio possa mutare una legge naturale. Ente perfetto e primo motore immobile come
l'aveva delineato Aristotele Dio agisce sulla natura unicamente attraverso la
sua perfezione che indirizza al bene gl’esseri naturali. Il suo carattere
collerico e l'alta considerazione che ha di sé lo porta a una lite clamorosa
con N. Balbani, un altro lucchese. Durante il matrimonio della figlia di
questi, Simoni lo coprì d'insulti, con grave scandalo delle autorità di
Ginevra, che fecero imprigionare Simoni e lo espulsero dall'Accademia. A nulla
valsero le suoi scuse presentate -- è del resto probabile che la severità
del Consiglio e del Concistoro ginevrino e motivata anche dalla freddezza e
dallo suo spirito d'indipendenza dimostrato che pure si dichiarava calvinista,
in materia di religione. Tuttavia Beza gli mantenne ancora la sua amicizia e lo
forne di una lettera di raccomandazione con la quale si dirige alla volta di
Parigi. A Parigi ottenne una buona accoglienza. I calvinisti qui chiamati
ugonottierano ancora tollerati e le lusinghiere referenze gli fecero ottenere
una cattedra di filosofia al Collège Royal, dove le sue lezioni ottenneno
subito un grande concorso di pubblico. Come scrisse al Beza, alle sue lezioni
assistevano sei o settecento uomini barbati, dottori, professori, et altri di
robba lunga, preti, frati, giesuiti et altra simil razza d'uomini. Si ha congratulazioni
di Ramo, che volle incontrarlo e lo chiama “felicissimum et praestantissimum
ingenium italicum”, non però quelle del collega Charpentier, che teme che fosse
stato mandato da Ginevra per turbare questa scuola. Sapeva che la sua
permanenza a Parigi era precaria: «il nome di Ginevra mi nuoce più che il nome
di ugonotto», né poteva valere molto la protezione del cardinale Odet de
Coligny, passato al calvinismo. Riferiva di aver rifiutato offerte sostanziose
da parte cattolica per insegnare in loro collegi, a prezzo di una sua
conversione, e di attendersi un prossimo editto che avrebbe affrontato il
problema della convivenza tra cattolici e ugonotti. Un editto
effettivamente ci e, emanato da Carlo IX, con il quale si proibiva ai
protestanti l'insegnamento pubblico. Così, perduti anche i suoi saggi che gli
furono sequestrati, e costretto ad abbandonare la Francia. Si apre un
nuovo periodo di difficoltà. Non potendo insegnare a Ginevra, cerca di ottenere
un incarico a Zurigo e a Basilea, sollecitando in tal senso altri
emigrati italiani come l'editore Perna e l'umanista Curione, ma invano. I
sospetti di anti-trinitarismo che gravano sul suo conto, da quando, hfatto ha isita
nel carcere di Berna all'«eretico» Valentino Gentile poco prima che questi
venisse giustiziato, e il recente scandalo provocato a Ginevra non agevolavano
il suo inserimento nelle élite intellettuali delle città svizzere.
Ottenne bensì una raccomandazione dal Bullinger per un posto di insegnante a
Heidelberg, ma anche qui rimase poco tempo: la sua amicizia con l'anti-trinitario
T. Erastus, il suo aristotelismo senza compromessi dal nulla, nulla si crea,
sostenne in una pubblica lezione, cosicché anche Cristo era stato creato da Dio
Padre e il suo carattere spigoloso gli alienarono ogni simpatia e dove
riprendere la via di Basilea. Ottenne una cattedra straordinaria di
filosofia all'Lipsia. Se puo fregiarsi della stima d’Augusto I, non eguale
considerazione ottenne dai suoi colleghi, che fecero gruppo a sé e lo
isolarono. Non si perse d'animo: molto popolare tra gli studenti per la
vivacità delle sue lezioni e lo spirito critico che infondeva negli allievi, fonda,
all'interno dell'Università, un'accademia sul modello umanistico italiano,
battezzandola degl’acuti. Degl’acuti, entra a far parte un gruppo di suoi
studenti. Le discussioni dovevano vertere sulla interpretazione di passi
aristotelici. I giovani così raggruppati intorno a lui dettero ben presto dello
spirito critico e dell'idea di esser superiori agl’altri, che il vivace
professore ha finito per insinuare nei loro animi. Pasquinate anonime contro un
professore, e il giorno dopo, un litigio clamoroso tra questo e il Simoni,
iniziano una serie di incidenti che ha termine con la soppressione degl’acuti.
La soppressione degl’acuti, decisa dal Senato universitario, testimonia i
difficili rapporti intercorrenti tra l'Università e lui, che per altro in città
era reputato ospite illustre, professionista affermato e ricercato, uomo di
mondo e di cultura dalla posizione prestigiosa, che gode della stima e del
rispetto dei suoi concittadini, e la cui fama oltrepassa la frontiera del paese
che gli dava ospitalità. Infatti, oltre a insegnare filosofia e ad avere
allievi anche illustri, come il prìncipe Radziwiłł, esercita la professione
medica, vantando clienti di riguardo. Pubblica
il suo saggio filosofico più originale, la “De vera nobilitate”, dedicato ad
Augusto I. La vera nobiltà è la virtù dell'anima umana, la quale è intesa
aristotelicamente come forma del corpo. La virtù dell'anima è perciò
strettamente legata alla particolare costituzione del corpo, trasmessa nell'individuo
di generazione in generazione dal seme del padre, che costituisce la causa
efficiente del singolo essere. Non per nulla da ‘genere’ deriva ‘generoso’. Se
pure non ogni nobile e generoso, chi è generoso è considerato nobile. Le differenze
sociali tra gl’uomini e le conformazioni dei loro corpi sono egualmente
corrispondenti per necessità naturale. La natura vuole infatti fare
diversamente il corpo dei liberi da quelli dei servi. Questi robusti e con
deformità necessarie al loro particolare utilizzo. Quelli diritti e belli,
perché non desti tali fatiche, ma alla vita civile. L’educazione svolge una
funzione per la formazione dell'uomo, ma resta inferiore a quella naturale. Di
due giovani, di diversa estrazione sociale ma educati allo stesso modo, il
nobile risulta meglio formato, in quanto la natura lo ha costituito di una
materia superiore. L'educazione ha lo stesso effetto della medicina. Fa
recuperare la propria condizione di salute, ma non può migliorarla oltre il
limite fissato dalla natura. Viene da sé che le famiglie nobili d’Italia diano
lustro alla nazione italiana, formando l'élite della società civile sotto
l'aspetto culturale e politico. Questo avviene nella nazione italiana, di
antica civiltà in sostanza. Presso i barbari non può esistere nobiltà. Il
barbaro e giustamente detto servo per natura e in quanto servo non porta in lui
nessuna virtù, essendo nato per servire sotto una tirannia e non in un regio e
civile governo. La virtù dei nobili non possono consistere nell'accumulare
ricchezze, ma essa e ugualmente attiva e pratica. E la virtù civili del
politico, che si occupa del benessere dei cittadini, quelle del medico, che si
occupa della salute degli individui, del fisiologo, che studia la natura e
infine del metafisico, che studia le cose divine. Queste ultime, insieme alla
virtù della contemplazione, è però meglio riservarle nella vita che ci attende
dopo la morte, quando quei problemi saranno facilmente risolti. Queste cose
sono irrise dai politici, tra i quali, non tra gli angeli, si discute di
nobiltà. Nel frattempo, è opportuno dedicarsi alle cose di questo mondo ed
essere utili alla società degl’uomini. Si loda Socrate il quale, trascurate le
altre parti della filosofia, coltiva quella sola che era più adatta ai costumi
degli uomini e alle istituzioni civili. Che la vera nobiltà si debba esprimere
nell'attività pratica e civile è ribadito più volte. La nobiltà spunta fuori
dalla società civile, non dalla solitudine e la virtù spirituale, come
quelle mostrate dai mistici e dai contemplativi, non e virtù nobile propria dell'essere
umano. Questa virtù discende direttamente da Dio e perciò non derivano da
generazione spermatica naturale del padre, non sono frutto della carne e del
sangue il fondamento della vera nobiltà e non essendo ereditarie non puo essere
considerata virtù nobile. Naturalmente,
ai innobili non possono essere affidati incarichi di responsabilità nel governo
della società, ma al più solo l'esercizio di magistrature minori. Derivando dal
sangue la nobiltà, non si può diventare autenticamente nobili attraverso
conferimenti onorifici, anche se concessi da un sovrano mentre, al contrario,
un autentico nobile non può essere privato della fama e dell'onore, perché in
lui opera sempre quella forza e quell'efficacia naturale ricevuta dai suoi
antenati. Dopo questa applicazione dei principi aristotelici al vivere civile e
al governo dello Stato, che deve essere affidato a chi per natura fa parte degl’ottimati,
si dedica a trattare temi propriamente medici. Appare a Lipsia il suo “De
partibus animalium” ove descrive la conformazione del feto, la “De vera ac
indubitata ratione continuationis, intermittentiae, periodorum febrium
humoralium”; l'”Artificiosa curandae pestis methodus” ; la “Synopsis brevissima
novae theoriae de humoralium febrium natura” -- temi di drammatica attualità, a
Lipsia, investita da un'epidemia di peste. Ottene il permesso di
esercitare la professione medica all'interno dell'Università, pur senza
ottenere, oltre quella straordinaria di filosofia, anche una cattedra di
medicina. Presenta ad Augusto I una proposta di riforma universitaria. S'indica
la necessità di una maggiore cura nell'assunzione dei professori, che dovevano
dimostrare non solo di possedere la necessaria scienza, ma anche capacità
didattiche. Dovevano anche essere obbligati a tenere un maggior numero di
lezioni s'imponevano multe ai professori inadempienti mentre la durata
dell'anno accademico veniva prolungata. Particolare cura dedica
all'insegnamento. Dovevano tenere lezioni cinque professori, tra i quali un
chirurgo che avrebbe tenuto esercitazioni di anatomia e fatto dimostrazioni
pratiche di cura delle diverse affezioni. La qualità dell'insegnamento teorico
anda migliorata. Ritene che corressero troppe affermazioni dogmatiche, che
sarebbero dovute essere verificate dalla pratica e dal rigore della
dimostrazione dialettica. A questo proposito opina che avrebbe giovato
un'accurata conoscenza delle opere di Aristotele. Non mancavano poi
critiche severe sull'attuale andamento dell'Lipsia. I rettori erano scelti
grazie alle loro aderenze, si promuovevano studenti immeritevoli, vi era scarsa
pulizia, la farmacia universitaria era mal tenuta. Tali proposte e simili
critiche non potevano che alimentare ancor più l'ostilità dei colleghi. Egli
non sembrava preoccuparsene: la stima dell'Elettore Augusto si manteneva
immutata, se lo fece nominare Professore di filosofia e lo promosse a suo primo
medico personale. Avvenne tuttavia che, su sollecitazione della chiesa luterana,
la quale aveva preparato una confessione di fede che in particolare tutti
funzionari e gli impiegati, a vario titolo, dello Stato avrebbero dovuto
firmare, l'Elettore pretese tale sottoscrizione anche dal professor Simoni,
ottenendone un netto rifiuto. Racconta lo stesso Simoni che, avendo
«rifiutato costantemente di sottoscrivere quella che i teologi sassoni
denominarono Formula di Concordia, il Principe Elettore rivolse il suo sdegno
contro di me». Al che il Simoni «decise di andarsene e, nonostante l'Elettore
cercasse d'impedirlo, diede l'ultimo saluto a quelle popolazioni. Si trasferì a
Praga, dove venne assunto quale medico personale di Rodolfo II. Tale incarico e
il carattere cattolico dell'Impero di cui era ora suddito rendeva necessario un
chiarimento sulle sue posizioni religiose, poiché era nota la rottura avvenuta
a Ginevra con i calvinisti e a Lipsia con i luterani. Simoni si adeguò
facilmente alla nuova situazione e abiura pubblicamente le passate convinzioni,
ritrattò quanto nei suoi scritti poteva esservi di eretico e abbraccia formalmente
il cattolicesimo. Si tratta di una scelta di convenienza, seppure comprensibile
nel clima torbido delle persecuzioni e dell'intolleranza. Lo scrisse lui stesso
all'amico N. Selnecker, un teologo luterano. Confesso di aver abiurato, anche
se non avrei voluto farlo neppure a costo del mio sangue. Di tale mio atto
altri comunque sono i responsabili. In nessun altro modo avrei potuto infatti
salvare la mia vita, quella di mia moglie e dei miei figli che speravo di poter
condurre con me»la moglie morì poco dopo e i tre figli rimasero affidati a
Lipsia al nonno materno«io, un italiano perseguitato a causa della religione
luterana, dichiarato nemico della patria, esposto per decreto del Senato
all'agguato di sicari. E ricordò la sorte di chi non si era piegato a
compromessi. I che vidi con questi occhi il Paleologo, esule per causa di
religione, condotto su richiesta del legato pontificio dalla Moravia a Vienna,
e di qui trascinato in catene a Roma (si sente dire che ormai è stato crudelmente
arso sul rogo), io che ero circondato da ogni parte da infinite difficoltà e
pericoli di ogni genere, che cosa avrei dovuto fare? Questa lettera non venne
agli occhi dei gesuiti, che vantarono il successo ottenuto con la presunta
conversione del medico famoso, il quale avrebbe promessoa dir lorodi
collaborare nella lotta agli eretici. La loro soddisfazione non dovette però
durare a lungo, o forse essi stessi credettero poco alla conversione del
Simoni, se lo storico gesuita Sacchini poteva qualificarlo di «miserabile uomo che in
disprezzo di ogni religione sprofondò nell'empietà», mentre tra i protestanti
Beza, alla notizia della sua conversione, commentò di essere sempre stato
convinto che l'unico Dio fosse in realtà Aristotele. J. Monau, dopo aver
ricordato i suoi continui trascorsi da cattolico si è fatto calvinista, da
calvinista antitrinitario, da antitrinitario luterano, e ora di nuovo papista. lo
tratteggia da uomo profano ed empio, come indicano sia i suoi costumi, sia i
suoi discorsi, sia tutta la sua vita. Forse egli stesso sente di essere
circondato da un clima di diffidenza se non di disprezzo, perché prende la
risoluzione di lasciare le terre dell'Impero per trasferirsi in Polonia.
Sembra che sia stato un altro italiano, N. Buccella, medico personale del re Stefamo
Báthory, a raccomandarlo come medico della corte di Cracovia. Buccella, di fede
anabattista, gode di notevole considerazione, né la sua fama di eretico gli
aveva pregiudicato l'esercizio della professione in quella Polonia che era
ancora un paese tollerante. Il prestigioso incarico e la fama stessa di cui da
tempo godeva gl’apre le porte della migliore società. Riprese a pubblicare
alcuni saggi: la “Disputatio de putredine” è una confutazione, sulla scorta di
Aristotele, delle teorie d’ Erastus, mentre la “Historia aegritudinis ac mortis
magnifici et generosi domini a Niemsta” è una relazione sulla morte di un borgomastro.
Sulla malattia di quest'ultimo torna nel “Simonius supplex” insieme con una
delle solite polemiche che lo videro ora opporsi al medico di Squarcialupi. Una
nuova svolta nella sua si verifica con
la malattia e la morte del re Stefano. Báthory si sente male nel suo castello
di Grodno, e nel consulto tenuto dal Buccella e da Simoni emersero serie
divergenze. Bucella giudica molto grave le condizioni di Stefano/ Simoni
ritenne che non ci fosse nessun pericolo. Due giorni dopo le condizioni del re
si aggravarono e i due medici si trovarono d'accordo nell'imporre un salasso al
re ma in contrasto sulla dieta. Simoni e favorevole a fargli bere del vino, che
Buccella intendeva invece proibire. Nemmeno nella diagnosi si trovarono
d'accordo. Per Buccella, il re soffre di asma. Per Simoni, di epilessia. Sopravvenne
una nuova grave crisi e il re perse conoscenza. Pur giudicando molto gravi le
sue condizioni di salute, Simoni rassicura i circostanti, perché, a suo dire,
non c'era ancora pericolo di morte. Appena pronunzia queste parole che il re
spira. Lascia il castello e non volle assistere all'autopsia, sostenendo che
fosse inutile, poiché l'epilessia “ab infernis partibus ducit originem” e non
lascia tracce nel cadavere. Coordinata da Buccella, l'autopsia e effettuata da
Zigulitz, che accerta una grave alterazione dei due reni. La ri-cognizione
dello scheletro di Báthory conferma che la morte avvenne per de-generazione renale,
uremia e calcolosi. Cracovia: chiesa di San Francesco pubblica a sua difesa lo “Stephani
primi sanitas, vita medica, aegritudo, mors” che e violentemente contestato dal
“De morbo et obitu serenissimi magni Stephani” scritto da Chiakor su
ispirazione di Buccella. La polemica prosegue a lungo, coinvolgendo altri amici
di Buccella, e degenerando in insulti e attacchi sulle convinzioni filosofiche
dei due protagonisti. Contro Simoni, tra gli altri, e indirizzato l'opuscolo “Simonis
Simoni lucensis, primum romani, tum calviniani, deinde lutherani, denuo romani,
semper autem athei summa religio”. Alla fine, Sigismondo III ri-conferma
Buccella nella carica di medico curante, escludendo Simoni da ogni incarico di
corte. Da allora, le notizie su lui si fanno scarse. Pur senza avere
incarichi ufficiali, mantenne una ricca clientela e godette della considerazione
di Rodolfo, dei principi Radziwiłł, di Pavlowski
e dei gesuiti, dai quali si fa ri-ilasciare un salva-condotto per rientrare in
Italia e recarsi a Roma. Precauzione necessaria, con i suoi trascorsi: una
precauzione maggiore e però quella di rinunciare al viaggio. La sua vita
agitata ha così fine a Cracovia, come lo ricordava la lapide posta sulla sua
tomba nella chiesa di San Francesco. La data di nascita si deduce dalla lapide
sepolcrale, poi andata distrutta in un incendio, posta nella chiesa di San
Francesco, a Cracovia, nella quale era scritto che il Simoni «ultimum diem
clausit III, aIl testo della lapide è in S. Ciampi, Viaggio in Polonia, Queste
notizie biografiche si apprendono da saggio di Simoni, “Scopae, quibus verritur
confutation”. Per secoli gli storici discuteno del luogo della sua nascita. M.
Verdigi, Simone Simoni, filosofo e medico, C. Madonia, Simone Simoni da Lucca, C.
Lucchesini, Come scrive egli stesso: S. Simoni, “Synopsis brevissima” C.
Madonia, Simone Simoni da Lucca, G.
Tommasi, “Sommario della storia di Lucca”; A. Pascal, “Da Lucca a Ginevra.
Studi sull'emigrazione religiosa lucchese”; A. Fabris, “La filosofia di Simoni”
n M. Verdigi, Simone Simoni, S. Simoni a
Teodoro di Beza, in A. Pascal, Da Lucca a Ginevra, e in M. Verdigi, Simone
Simoni, cS. Simoni a Teodoro di Beza, in M. Verdigi, Simone Simoni, D. C.
Madonia, Simone Simoni, F. Pierro, La
vita errabonda di uno spirito einquieto. Simone Simoni, S. Simoni, Simonius
supplex in C. Madonia, Simone Simoni da
Lucca, M. Firpo, Alcuni documenti sulla conversione al cattolicesimo
dell'eretico lucchese. Il paleo-logo e decapitato in carcere e il cadavere arso pubblicamente a Roma, nel
campo de' fiori. M. Firpo, Alcuni documenti sulla conversione al cattolicesimo
di un eretico lucchese; F. Sacchini, Historia Societatis Jesu, in M. Verdigi,
Simone Simoni, T. di Beza, lettera a R. Gwalther, in A. Pascal, Da Lucca a
Ginevra, J. Monau, lettera a J. Crato, in D. Caccamo, “Eretici italiani” Pierro,
La vita errabonda di uno spirito inquieto. Simone Simoni, C. Madonia, Simone
Simoni da Lucca. Altre saggi: “In librum Aristotelis de sensuum instrumentis et
de his quae sub sensum cadunt commentarius unus” (Genevae, Crispinum); “Commentariorum
in Ethica Aristotelis ad Nicomachum, liber primus” (Genevae, apud Ioannem Crispinum);
“Interpretatio eorum quae continentur in praefatione Simonis Simonij Lucensis,
Doct. Med. & Phil. cuidam libello affixa, cuius inscriptio est: Declaratio
eorum quae in libello D. D. Iacobi Schegkii, & c.” (Genevae, Crispinum); “Phisiologorum
omnium principiis Aristotelis De anima libri tres” (Lipsiae, Võgelin); Antischegkianorum
liber unus, in quo ad obiecta Schegkii respondetur, vetera etiam nonnulla,
dialectica & phisiologica praesertim, errata eiusdem, male defensa &
excusata inculcantur, novaque quam plurima peiora prioribus deteguntur, Basileae,
apud Petrum Pernam, Responsum ad elegantissimam illam modestissimamque
praephationem Jacobi Schegkii, cui titulum fecit Prodromus antisimonii” “Ad
amicum quendam epistola, in qua vere ostenditur, quid causae fuerit, quod
responsum illud, quo maledicus, & multis erroribus refertus Iacobi Schegkij
doctoris & professoris Tubingensis liber plene refellitur, nondum in lucem
prodierit, Parisiis, in vico Jacobaeo; “De vera nobilitate” (Lipsiae, Rhamba);
“De partibus animalium, proprie vocatis Solidis, atque obiter de prima foetus
conformatione” (Lipsiae, Rhamba); “De vera ac indubitata ratione
continuationis, intermittentiae, periodorum febrium humoralium” (Lipsiae, Bervaldi);
“Artificiosa curandae pestis methodus, libellis duobus comprehensa” (Lipsiae,
Steinmann); “Synopsis brevissima novae theoriae de humoralium frebrium natura,
periodis, signis, et curatione, cuius paulo post copiosissima et accuratissima
consequentur hypomnemata; annexa eiusdem autoris brevi de humorum differentiis
dissertatione. Accessit eiusdem Simonis examen sententiae a Brunone Seidelio
latae de iis, quae Jubertus ad axplicandam in paradoxis suis disputavit” (Basilea,
Pernam); “Historia aegritudinis ac mortis magnifici et generosi domini a
Niemsta” (Cracovia, Lazari); “Disputatio de putredine” (Cracovia, Lazari); “Commentariola
medica et phisica ad aliquot scripta cuiusdam Camillomarcelli Squarcialupi nunc
medicum agentis in Transilvania” (Vilna, Velicef); “Simonius supplex ad
incomparabilem virum, praeclarisque suis facinoribus de universa republica
literaria egregie meritum Marcellocamillum quendam Squarcilupum Thuscum Plumbinensem
triumphantem”; “Pars in qua de
peripneumoniae nothae dignitione curationeque in domino a Niemista, de subiecto
febris, de rabie canis, de starnutamento, de infecundis nuptiis agitur” (Cracovia,
A. Rodecius); “D. Stephani primi Polonorum regis magnique Lithuaniae ducis vita
medica, aegritudo, mors” (Nyssae, Reinheckelii); “Responsum ad epistolam cuiusdam
G. Chiakor Ungari, de morte Stephani primi”; “Responsum ad Refutationem scripti
de sanitate, victu medico, aegritudine, obitu, D. Stephani Polonorum regis,
Olomutii, Scopae, quibus verritur confutatio, quam advocati Nicolai Buccellae
Itali chirurgi anabaptistae innumeris mendaciorum, calumniarum, errorumque
purgamentis infartam postremo emiserunt, Olomutii, typis F. Milichtaler, Appendix
scoparum in N. Buccellam, F. Sacchini, Historiae Societatis Iesu, Antverpiae,
Ex officina filiorum Martini Nutii, Sebastiano Ciampi, Viaggio in Polonia,
Firenze, presso Giuseppe Galletti, Cesare Lucchesini” (Lucca, tGiusti); G. Tommasi,
Sttoria di Lucca” (Firenze, Vieusseaux); A. Pascal, “Da Lucca a Ginevra. Studi
sull'emigrazione religiosa lucchese, Rivista storica italiana, D. Cantimori, “Un
italiano a Lipsia” Studi Germanici», F. Pierro, La vita errabonda di uno
spirito inquieto” (Minerva, Torino); D. Caccamo, “Eretici italiani” (Firenze,
Sansoni); M. Firpo, “Alcuni documenti sulla conversione al cattolicesimo
dell'eretico lucchese Simoni”, “Annali della Scuola normale superiore di Pisa»,
Madonia, Rinascimento», Firenze,
Sansoni, C. Madonia, Il soggiorno in Polonia, in «Studi e ricercheI», Verdigi, Lucca,
G. Tiraboschi su Simone Simoni, in Biblioteca Modenese, Modena, S. Ciampi, Viaggio in Polonia, sC. Lucchesini,
Della storia letteraria del Ducato lucchese, G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca, su books.google. S. Simoni, Antischegkianorum
liber unus, su books.google. S. Simoni, De vera nobilitate, su books.google. S.
Simoni, Artificiosa curandae pestis methodus. Simone Simoni. Simoni. Keywords:
eretici italiani. Luigi Speranza, “Grice e Simoni” – The Swimming-Pool Library.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733807058
Grice e Sini – la filosofia del segno –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo. Grice:
“I like Sini; especially his “I segni dell’anima,” since this is, in a nutshell,
what my philosophy has been all about: the signs of the soul!” Studia a Milano
sotto Barié e Paci, con il quale si laurea. Insegna ad Aquila e MilanoMembro
per del Collegium Phaenomenologicum di Perugia, della Società Filosofica
Italiana e socio dei Lincei, dell'Istituto lombardo di scienze e lettere. Insignito
per una sua opera del Premio della Presidenza del Consiglio dello Stato Italiano.
Collabora al Corriere della Sera e la Rai. Dirige per Versorio la collana
"Pragmata", membro del comitato scientifico del festival La Festa
della Filosofia. Premiato da Milano con l'Ambrogino d'oro. Con Grice, tra i
primi a segnalare all'attenzione l'importanza della teoria del segno di Peirce.
Propone un filone di ricerca sulla convergenza dei percorsi di Peirce e
Heidegger sul filo dell'ermeneutica benché la sua formazione didattica fosse di
orientamento prevalentemente fenomenologico. La sua proposta teoretica si
concentra sul tema della scrittura e sulla centralità dell' abecedario come forma
logica della filosofia nella lingua del Lazio. In “Figure dell'enciclopedia
filosofica” rende conto della radicalità del gesto istitutivo di Lucrezio e
della nascita della filosofia romana in modo da illuminare la genealogia della
nostra civiltà e le figure del suo destino. Questo saggio si misura con nodi
problematici e profondi della nostra cultura. Si mostra la verità del gesto
filosofico di Lucrezio nel tratto tecnologico dell’abecedario che trasforma la
relazione al mondo in cosità (de rerum natura). La pratica del concetto,
infatti, in-forma il paradigma dell'oggettività (in rerum natura) e traduce la
sterminate antichità dell'umano all'interno dell'ambito crono-topico della
visione logica elaborata dalla scansione dell’abecedario del mondo con la
conseguente nascita del tempo e del sapere storico. All'educazione mitologica
dei corpi dei uomini si sostituisce l'educazione dei animi nella ri-mozione
delle qualità sensibili della vita vissuta. Prima operazione di ingegneria
genetica che comporta sia la nascita del soggetto morale nella paideia del bio-politico
(come Nietzsche intuisce) sia il conseguente destino nichilista rivelato dal dis-incanto.
Ma l'intreccio, che dalla pre-istoria conduce ai nostri giorni, rinvia al
desiderio e all'iscrizione originaria che danza nelle figure del sesso e della
morte. La soglia così dischiusa, annunciata dalla verità analogica dell'evento
mimato nella generazione, permette il passaggio del movente desiderante nel
desiderio di vita eternal. Platone e la logica disgiuntiva hegeliana
rappresentano i due poli più rilevanti di questa consapevolezza lancinante.
Addirittura, tutta la filosofia platonica è probabilmente da pensare come la
domanda più alta e profonda che sia mai stata posta alla sapienza di Dioniso. E così, dagli ominidi alla società
dell'informazione, sul filo delle pratiche che ne circoscrivono le traiettorie,
la trama del senso transita al segno disegnando le coordinate del nostro tempo
e il predominio della visione scientifica e delle sue figure che dileguano la
consistenza dell'inter-soggetivito, profilando nel rituale pubblico del potere
finanziario, e nella conseguente imposizione dell'universalità oggettiva, un
paradosso costitutivo che nasconde nuove e positive opportunità ancora tutte da
scoprire (e attualmente mascherate dalla deleteria mercificazione imperante).
Delineando nuove occasioni di senso, le figure dell'enciclopedia invitano a
sognare più vero, vale a dire ad abitare la conoscenza filosofica
nell'esercizio dell'evento del significato nella concretezza delle sue
pratiche. Ethos di una nuova scrittura della soggezione del mortale al
desiderio, nell'apertura al transito della vita. Approfondisce la questione del
logos (parola, ragione) e della tecnica facendo del primo il fondamento ultimo,
della seconda l'essenza. Una posizione di rilievo e in controtendenza
all´interno del panorama di questa specifica area della filosofia
contemporanea. Altre saggi: “I greci” ((Nuova Accademia di Belle Arti Editrice,
Milano), “La funzione della filosofia” (Marsilio, Padova); “La fenomenologia”
(Nigri, Milano); “Storia della filosofia” (Morano, Napoli); “Il pragmatismo
(Laterza, Roma); “Segno” (Mulino, Bologna); “Passare il segno” (Saggiatore,
Milano); “Kinesis. Saggio d'interpretazione (Spirali, Milano)”; “Il Metodo”
(Unicopli, Milano); Parola e silenzo” (Marietti, Genova); “Segni dei animi” (Laterza,
Bari); “Segno ed immagine” (Spirali, Milano); “Segni dei uomini” (Egea, Milano):
“L'espressione e il profondo” (Lanfranchi, Milano)”, Etica della scrittura (Il
Saggiatore, Milano, Mimesis, Milano); “Pensare il Progetto” (Tranchida, Milano);
“Filosofia teoretica” (Jaca, Milano) Variazioni sul foglio-mondo. Peirce,
Wittgenstein, la scrittura” (Hestia, Como), “L'incanto del ritmo” (Tranchida,
Milano Filosofia e scrittura (Laterza, Roma); “Scrivere il silenzio:
Wittgenstein e il problema del linguaggio” (Egea, Milano); “Teoria e pratica
del foglio-mondo (Laterza, Roma-Bari) Gli abiti, le pratiche, i saperi (Jaca Book,
Milano) Scrivere il fenomeno: fenomenologia e pratica del sapere (Morano,
Napoli) Ragione (Clueb, Bologna) Idoli della conoscenza (Cortina, Milano La
libertà, la finanza, la comunicazione (Spirali, Milano) La scrittura e il
debito: conflitto tra culture e antropologia” (Jaca, Milano); “Il comico e la
vita” (Jaca, Milano); “Figure dell'enciclopedia filosofica. Transito verità” (Jaca,
Milano), “L'analogia della parola: filosofia e metafisica; La mente e il corpo: filosofia e psicologia; Origine
del significato: filosofia ed etologia; La virtù politica: filosofia e
antropologia; Raccontare il mondo: filosofia e cosmologia; Le arti dinamiche:
filosofia e pedagogia La materia delle
cose: filosofia e scienza dei materiali (Cuem, Milano); “La verità e la vita” (Ghibli,
Milano) Del viver bene: filosofia ed economia (Cuem, Milano); “Distanza un
segno: filosofia e semiotica” (Cuem, Milano); “Il gioco del silenzio
(Mondadori, Milano); “Il segreto di
Alicia” (AlboVersorio, Milano); “Eracle al bivio: semiotica e filosofia” (Bollati
Boringhieri, Torino); “Da parte a parte. Apologia del relativo (Ed. ETS, Pisa) L'uomo, la macchina, l'automa:
lavoro e conoscenza tra futuro prossimo e passato remoto (Bollati Boringhieri,
Torino) L'Eros dionisiaco (Versorio, Milano); “Figure d'Occidente” (Versorio,
Milano); “La nascita di Eros” (Versorio, Milano, ); “Spinoza” (Time, Milano ); E.
Redaelli, Il nodo dei nodi. L'esercizio della filosofia” (Ets, Pisa); “Il
filosofo e le pratiche. In dialogo con Sini (E.Redaelli, BrovelliCrippa, Valle, Redaelli), Milano, CUEM. Vincenzo Comerci,
Filosofia e mondo. Il confronto di Sini, Milano, Mimesis. Cristiano, La filosofia di Sini. Semiotica ed
ermeneutica (Milano, Mimesis) Collana
Pragmata, in AlboVersorio, Cfr. Copia archiviata, su unimi). Logos e techne, tecnologia e filosofia, Sini Noema,
Treccani Enciclopedie o Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nòema la rivista online di filosofia diretta
da Rossella Fabbrichesi e Carlo Sini, su riviste.unimi. Archivio Carlo Sini il
luogo ove i materiali relativi ai passati corsi universitari del prof. Sini ed
altro ancora, su archiviocarlosini. Lectio Magistralis di Carlo Sini su La
Différance, Arcoiris TV, Riflessioni sul Senso della Vita. Intervista di Ivo
Nardi, Riflessioni Collana Pragmata, Versorio.
Carlo Sini. Sini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sini” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701305297/in/photolist-2mPrb68-2mPukhq-2mPpb7N-2mPpwbZ-2mNzeEc-2mMQbzj-2mLKtaD-2mLP6FB-2mLFz5i-2mLQdrQ-2mLP9qE-2mLPa8B-2mLFBT9-2mLLerS-2mLEGPt-2mLLeDF-2mLNg8K-2mLNeAm-2mPu6xB-2mKRfHn-2mKMjs5-2mPsfT9-2mKyErQ-Ng2dT2-28DhAYd-DndBhH-Bq6mau-BvUfSB-FKiWA6-FcebeC-CRAGiK-BpXH8h-CfbuaM-Ckaz7s-CntuMM-CntseF-BUPaNy-q8gsC7-q7XSd8-pQKmoV-m3tK8a
Grice e Siracusa – i bagni di Pozzuoli – filosofia
siciliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo. Grice: “We know
William was from Ockham but we call him Ockham; similarly, Alcaldino was from
Siracusa, so we should call him Siracusa!” -- Vissuto vicino alla corte degli
Hohenstaufen. Sebbene non vi siano certezze sull'esatto anno di nascita di
Alcadino, a parere di un suo biografo, egli sarebbe nato a Siracusa. Suo padre
lo manda a studiare a Salerno, presso la celebre scuola medica. Dopo gli studi
in lettere, si cimenta in quelli di filosofia, raccogliendo attorno a sé una
serie di seguaci. Quindi, in seguito alla conclusione del corso regolare degli
studi, e scelto per fare da insegnante filosofia presso la stessa scuola
salernitana. Divenuto uno dei più stimati filosofi della scuola, e chiamato
alla corte di Enrico VI , che nel frattempo era entrato in possesso del regno
di Sicilia, ed e assunto come filosofo del sovrano. Dopo la morte di Enrico,
divenne il filosofo di lui figlio,
Federico II, che lo rese degno di confidenza e apprezzamento. Oltre alle
ordinarie attività legate alla prosa filosofica, si occupa anche di poesia.
Scrive un saggio in versi sui bagni minerali di Pozzuoli, il “De Balneis Puteolanis”.
In questo poema filosofico rimato vengono descritti con precisione il luogo, le
qualità e le virtù dei suddetti bagni. Scrive inoltre due opere nelle quali
celebrava le gesta di Enrico VI e Federico II. Altri saggi: “De Balneis
Puteolanis”; “De Triumphis Henrici Imperatoris De His Quae a Friderico II
Imperatore Praeclare ac Fortifer Gesta Sunt. P. Panvini di S. Caterina Salvatore
De Renzi. P. Panvini di S. Caterina,
Biografia degli uomini illustri della Sicilia, Giuseppe Emanuele Ortolani, Tomo
I, Napoli, S. De Renzi, “Storia documentata della scuola medica di Salerno” (Napoli).
Siracusa. Keywords: i bagni di Pozzuoli. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Siracusa” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733795423/in/datetaken/
Grice e Sirenio – libero arbitrio –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo. Insegna Bologna. “De fato” (Venetiis,
Giordano Ziletti). Sirenio. Keywords: libero arbitrio, contingetia,
possibilitas, necessitas, ‘secundum philosophorum opinionem” -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Sirenio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691552363/in/photolist-2mKNHBr
Grice e Solari – iustum/iussum – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Albino),
Filosofo. Frequenta il prestigioso Collegio San Francesco di Lodi retto dai Barnabiti
per poi proseguire gli studi a Messina, da dove poi si trasferì presso Torino.
Si forma nel Laboratorio di Economia Politica di Martiis, per poi scegliere la
filosofia del diritto sotto la guida di Carle. Anche membro di una tra le
istituzioni culturali più prestigiose a livello nazionale: l'Accademia Nazionale
dei Lincei. Autore di un idealismo sociale e studioso di Pagano, esponente
della scuola di filosofia del diritto dell'Torino, dove tenne questa cattedra quando
succedette a Carle all’anno in cui fu sostituito da Bobbio. Ha tra i suoi allievi lo stesso
Bobbio, Treves, Scarpelli, Gobetti, Entrèves, Pareyson, Firpo, Colli, Leoni,
Einaudi e Goretti. Per tutta la vita si dedica esclusivamente
all'insegnamento universitario, rifiutando qualsiasi incarico pubblico (non
diventa nemmeno preside della sua facoltà); le cattedre da lui ricoperte sono
state nelle Messina, Cagliari e Torino. Presta il giuramento di fedeltà al
fascismo. Saggi: “La scuola del diritto naturale nelle dottrine etico-giuridiche”
(Torino, Bocca); “L'idea individuale e l'idea sociale nel diritto privato”; “Lezioni
di filosofia del diritto” (A.T.U., Torino); “Filosofia del diritto privato”; “Lezioni
di filosofia del diritto”; “Studi storici della filosofia del diritto” (Giappichelli,
Torino). S. Fiori, Il professorie che dice "NO" al Duce, in La
Repubblica, Lezioni di filosofia del diritto; G. Carle e G. Solari, raccolte da
G. Bruno” (A.T.U., Torino); “Studi storici di filosofia del diritto” (Giappichelli,
Torino); “Nella cultura” (FrancoAngeli, Milano); A. Contu, “Questione sarda e
filosofia del diritto in Solari” (Giappichelli, Torino); D. Cugini, “Commemorazione” (Albino); “Agostino,
Il problema del diritto e dello Stato nella filosofia del diritto di Hegel (Giappichelli,
Torino); L. Firpo, La filosofia politica (Laterza, Bari). Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Gioele Solari.
Solari. Keywords: Giorgio Guglielmo Federico Hegel, Spaventa, hegelianismo,
iustum/iussum – storia della filosofia del diritto romano – cicerone. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Solari” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733503931/in/datetaken/+
Grice e Soleri – funzionalità veritativa
dei connettivi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pagliero di San Damiano Macra). Filosofo.
Studia a Milano sotto Olgiati. Insegna a Saluzzo. Saggi: “Il problema
metafisico del male” (in “Sapienza”); “Inevitabilità e decisività del problema
teologico”; “La proprietà” (S.E.I. Torino); “Telesio, La Scuola, Brescia); “Lucrezio,
La Scuola, Brescia); “Antonino” (La Scuola, Brescia); “L'immortalità
dell'anima” (S.E.I., Torino); “Economia e morale” (Borla, Torino); “Essere,
atto, valore in”; “Il problema del valore” (Morcelliana, Brescia); “Incisività e
decisività del problema teologico”, in “Studia Patavina”, “Orizzonte della metafisica”;
D. Ettore, “Soleri” (Saluzzo). Soleri. Keywords: Telesio, Lucrezio, Antonino, Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Soleri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734127339/in/datetaken/
Grice e Somenzi – il naturale, il
innaturale, il sovranaturale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Redondesco). Filosofo. Ufficiale meteorologo dell'Aeronautica. Partecipa alla
Resistenza, lavora all'ufficio studi dello Stato maggiore. Si divide tra la
carriera militare e quella accademica, optando infine per la cattedra di
filosofia a Roma. Tra i suoi allievi vi e Cordeschi. Partendo da un
interesse per l'operazionismo, dirige i suoi studi teorici alla cibernetica e
fu tra i primi a interessarsi di intelligenza artificiale e a studiare i
rapporti mente-cervello e mente-macchina. Saggi: “La filosofia della
scienza” (Milano, Bocca); “La meccanica quantistica” (Milano, Bocca); “L'
operazionismo” (Milano, Comunità); “La scienza nel suo sviluppo storico” (Torino,
ERI); “Automi” (Torino, Boringhieri); “Tra fisica e filosofia” (Roberto Donolato,
Abano Terme, Piovan); “La materia pensante” (Milano, CLUP Città Studi); Fonte:
A. Rainone, Enciclopedia Italiana, riferimenti in. Saggi in onore, Roma, Union
Printing, antologia e testimonianze, Mantova, Fondazione Banca agricola
mantovana, Cibernetica Intelligenza artificiale
A. Rainone, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Un maestro del domandare,
di Cd Del Bello, da Giano, sito "Metodologia". Filosofo al servizio
della scienza, Corriere della Sera, Archivio storico. Vittorio Somenzi.
Somenzi. Keywords: naturale, sovranaturale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Somenzi”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734110694/in/datetaken/
Grice e Sordi – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Centenaro di
Ferriere). Filosofo. Figlio di Agostino e Giovanna Taschieri, si fa religioso
nella Compagnia di Gesù e ben quattro dei suoi fratelli seguirono il suo
esempio. Entra nel seminario di Piacenza, dove frequenta le classi
ginnasiali. Vince il concorso per l'ammissione al Collegio Alberoni di
Piacenza, dove rimase fino al quando fu costretto a lasciare per motivi di
salute. Rientrò in seminario e, sotto la guida di V. Buzzetti, approfonde la
filosofia d’Aquino la cui filosofia era andata in disuse. S’insegna la
filosofia del secolo: Sarti, Soave, Draghetti, Condillac, Wolfe,
Storkenau). Divenne sacerdote ed entrò nella Compagnia di Gesù appena
ricostituita, fece il noviziato nella Casa di Sant'Ambrogio a Genova, dove
incontrò Azeglio che attraverso i colloqui con il Sordi conobbe e stimò la
filosofia di San Tommaso, di cui prima aveva sentito parlare con disprezzo e
incominciò a rivedere la sua formazione filosofica. Divenne insegnante di
filosofia nel Collegio di Ferrara e passò a Reggio Emilia come insegnante di
logica, metafisica ed etica e con la carica di prefetto della biblioteca
civica. A Reggio Emilia si distinse e acquisce stima e fama tanto che il padre
Generale della Compagnia Luigi Fortis lo propone al padre Pavani, provinciale
d'Italia, come professore di logica nel Collegio Romano. Il Pavani, però prega il
padre Generale di desistere dal suo proposito per motivi di opportunità “si
leverebbe un gran rumore tra i professori del Collegio Romano tanta è la
prevenzione contro il padre Sordi perché tomista.” Dal 1829 al 1834 venne
mandato a Modena, al collegio San Bartolomeo, come professore di logica,
metafisica ed etica. Ispirandosi ai rivolgimenti culminati con la cattura di C.
Menotti, pubblica “Catechismo delle rivoluzioni”. Stringe amicizia con G. Pecci.
Attraverso quest'amicizia puo esercitare il suo influsso anche su suo fratello,
Pecci che, divenuto poi Papa, con l'Enciclica Aeterni Patris propone a tutte le
scuole cattoliche le dottrine d’Aquino. Inviato a Forlì e poi a Spoleto
dove insegna. Nominato Rettore del Collegio di Orvieto. Ritornò a Modena come
Rettore; carica che esercitò per tre anni, e poi rimase ancora a Modena come
Ministro e Padre Spirituale degli alunni. Rettore del Collegio San Pietro
di Piacenza, dove già e stato aperto anche l'AloisianumIstituto di formazione
filosofica per giovani gesuiti dell'area Lombardo Veneta. E ancora a Piacenza,
quando il Collegio venne preso d'assalto dai rivoluzionari: “Scoppiarono allora
alte grida diAbbasso i gesuiti. Morte ai gesuiti. Mortee qui aggiungevano i
nomi or dell'uno or dell'altro Padre del collegio.” Così si legge nel racconto
di padre Lombardini, testimone oculare degli avvenimenti. J. Roothaan lo chiama
a Roma, desideroso di vedere finito un testo di filosofia che doveva realizzare
insieme a Carminati. Nominato Preposto della Provincia Romana. Governa quella
Provincia con rara prudenza e grande spirito di bontà. Passa al Collegio
degli scrittori della Civiltà Cattolica con l'incarico di scrittore e padre
spirituale della comunità. Contribuì in questi tre anni al fiorire della
rivista componendo con padre Taparelli una serie di articoli. Chiamato
all'Aloisianum di Verona come Prefetto degli studi dei giovani religiosi che
qui studiavano filosofia. Uno dei più insigni rappresentanti del tomismo, il
movimento di rinnovamento della filosofia d’Aquino, che, partito da Piacenza
con V. Buzzetti, si diffuse in tutta
l'Italia tramite i fratelli Sordi, alunni dello stesso Buzzetti. I due fratelli,
entrati nella Compagnia di Gesù, portarono il rinnovamento tomista, cioè le
grandi idee di San Tommaso studiate e sviluppate ai fini di rispondere agli
interrogativi più profondi dell'uomo moderno. La sua azione in favore del
neotomismo e particolarmente efficace per gli incarichi prestigiosi a lui
affidati, per il suo insegnamento presso numerosi Collegi dove i suoi scritti
di filosofia, trascritti, venivano usati come testo; inoltre molte delle
persone da lui avviate allo studio di San Tommaso sono state i protagonisti del
rinnovamento tomista e i diretti collaboratori nella preparazione
dell'enciclica "Aeterni Patris" in cui Leone XIII esorta a rimettere
in uso la sacra dottrina d’Aquino e a propagarla il più largamente possibile.
Il suo fratello, Domenico, diffuse il tomismo nella provincia napoletana, dove
opera in varie città (Napoli, Lecce, Maglie, Salerno, Sora, Arpino, Andria). Al
Collegio Massimo di Napoli e collaboratore d’Azeglio promuovendo la diffusione
della filosofia d’Aquino fra gli alunni, alcuni dei quali furono protagonisti
del rinnovamento della cultura cattolica. Fra questi va ricordato Curci
fondatore della “Civiltà Cattolica”, che descrive il suo insegnante con dovizia
di particolari nelle sue “Memorie” eMatteo Liberatore, cofondatore del
periodico “Scienza e Fede”, redattore di “La Civiltà Cattolica” e uno degli
estensori dell'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Altre saggi: “Appendice
al capitolo XII del Catechismo del senso comune” del Rorbacher L'Amico d'Italia
(Genova); “Theses ex universa
Philosophia” (Parma); “Catechismo delle Rivoluzioni” (Modena, Soliani); “Lettere
intorno al Nuovo saggio sull'origine delle idee di Serbati” (Modena, Vincenzo
Rossi); “I primi elementi del sistema di V. Gioberti dialogizzati tra lui e un
lettore dell'opera sua – Bergamo, Natali, Allocuzione di Pio IX con in fine
esposizione della materia a modo di catechismo” (Roma, Apostolica); “I misteri
di Demofilo” (Torino Castellazzo) e De Gaudenzi, Circolare del R.Provinciale ai
Superiori della Provincia Romana –Roma, Civ. Cattolica. De studio Theologiae in
nostra societate –Roma, Civ. Cattolica, Recensione all'opuscolo di Giacomo Oddo
“l'Indipendenza, il Cattolicesimo e l'Italia, MilanoRoma, Civ, Cattolica La
libertà al tribunale della ragioneRoma, Civ. Cattolica. Se per essere
indipendenti abbisogna che il Papa abbia il potere temporale. Di un sacerdote
cattolico, Roma Civ. Cattolica. Il movimento nazionale, istruzione popolare in
occasione di un opuscolo pubblicato nell'Umbria da un preteso prete galantuomo Roma
Civ. Cattolica, opuscolo di 48 Il
Sillabo di S. S. Pio Papa IX esposto in forma di catechismo da lSerafino Sordi
della Compagnia di Gesù Verona, Vigentini e Franchini); “Saggio intorno alla
dialettica e alla religione di Gioberti (Piacenza, Tedeschi); “Una proposta al
Clero Italiano”; “Ragionamenti sul Gesuita Moderno” (Torino, Castellazzo e De
Gaudenzi); “La scomunica: Nel Messaggero di Modena, Lettera sull'Austria,
Bergamo, Dottrine di S. Alfonso dei Liquori difese contro le impugnazioni di Rosmini
Monza. “Ontologia” (Dezza); “Theologia naturalis” (Dezza); “Manuale di logica”
(Pesce). Opere inedite riportate da Dezza in Alle origini del Neotomismo”: “Ethica
generalis et specialis”; “Psicologia”; “Sull'origine delle idee”; “Sulla
materia e sulla forma”; “Sull'evidenza”; “Intorno alla filosofia a noi
prescritta da S. Ignazio”; “Esortazioni al clero (presso don Ballerini PC). Alle
origini del Neotomismo, Dezza, I neotomisti; E. Silva, Ferriere, cenni storici,
R. Comandini, “Nuovi contributi alla conoscenza di V. Buzzetti e dei discepoli
cresciuti alla sua scuola -- saggio sulla rinascita del Tomismo”; Dezza, I
neotomisti italiani”; Dezza, “ Alle origini del Neotomismo, Breve storia della
Provincia veneta della Compagnia di Gesù dalle sue origini fino ai giorni nostril;
“La chiesa di S. Pietro in Piacenza Studi per il IV cent. dalla fond. TEP; Breve
storia della Provincia Veneta della Compagnia di Gesù dalle sue origini fino ai
giorni nostri A. M. D. G C. Cenacchi, Tomismo e Neotomismo a FerraraLiber.
Edit. Vaticana La Civiltà Cattolica, R. Comandini, Nuovi contributi alla
conoscenza del canonico Vincenzo Buzzetti e dei discepoli cresciuti alla sua
scuola Saggio sulla rinascita del Tomismo Libr. Edit. Vaticana, F. Cordani, Una
grande cultura piacentina dimenticata, PC Ed. Berti C. M. Curci, Memorie di Curci,
G. Barbera Editore, FI C. M. Cornoldi, Memorie Autobiografiche (Archivio
Aloisianum) F. Dante, Storia della Civiltà Ed. Studium Roma.Dezza, A MI.Dezza,
I neo-tomisti italiani del XIX secolo, Bocca ed. MI. La chiesa di S. Pietro in Piacenza Studi per
il IV cent. dalla fond. TEP); Giarelli, Storia di Piacenza dalle origini ai
nostri giorni, II Ed. Porta PC L.
Ferrari, I fratelli Sordi e il Neotomismo in Italia in il filosofo canonico V.
Buzzetti nel centenario della morte, PC G. Martina, La Chiesa nell'età
dell'assolutismo, del liberismo, del totalitarismo, Morcelliana BS. U.
Padovani, “Importanza della critica filosofica di S. Sordi a V. Gilbert” (“Riv.
Di Filosofia Neoscolastica, MI ed. Vita e Pensiero A. Monti, "La Compagnia
di Gesù nel territorio della Provincia Torinese, Chieri); Giovanni Paolo II,
enciclica Fides et Ratio; S. Panareo, L'istruzione in terra d'Otranto sotto i
Borboni, B. Perazzoli, Studi sul Rosminianesimo nell'Ottocento, Ed. Rosminiane
Sodalitas, L. Pozzi, S: Sordi filosofo neotomista, Studia Patavina Riv. Di
Filos.e Teologia. V. Rolandetti, Da
Buzzetti all'Aeterni Patris Conv. Intern. Tomistico (Trento); V. Rolandetti,
Buzzetti teologo, Libr. Ed. Vat. E. Silva, Ferriere, cenni storici, UTEP, PC, D.
Sordi, Pochi e brevi cenni sulla vita menata nel secolo da P.S.Sordi, man.
Inedito G. Sordi, Il contributo dei gesuiti piacentini Serafino e Domenico
Sordi alla diffusione del neo-tomismo nella cultura, PC altervista.org G.
Tononi, Condizioni della Chiesa nei ducati parmensi. M. Volpe, I Gesuiti nel
Napoletano Aeterni Patris Aloisianum
Carlo Maria Curci Collegio Alberoni Compagnia di Gesù Jan Roothaan La Civiltà Cattolica
L. Taparelli d'Azeglio Matteo Liberatore Neotomismo Sordi, su Treccan iEnciclopedie Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Serafino Sordi. G. Sordi, Il contributo
dei gesuiti piacentini Serafino e Domenico Sordi alla diffusione del neotomismo
nella cultura cattolica, PC su serafinosordi. altervista. La Civiltà Cattolica Taparelli
d'Azeglio e il rinnovamento della Scolastica al Collegio Romano] italia La
Civiltà Cattolica; Intorno alle origini del rinnovamento tomistico in Italia” (Taparelli
e Sordi). La rinascita del tomismo a Napoli (parte primaI collaboratori del Taparelli; “Il
peripato in azione”; “Il contributo della Compagnia di Gesù alla preparazione
dell'enciclica “Aeterni Patris.” Serafino Sordi. Sordi. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Sordi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733431716
Grice e Soria – l’opuscolo – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Sant'Andrea
a Lama). Filosofo. Figlio da Enrico e da Maria Elisabetta delle Sedie da Calci,
la famiglia paterna risiedeva da tempo a Sant'Ilario in Campo, nell'isola
d'Elba. Appartenente alla corrente del sensismo. Insegna a Pisa. Combate il
cartesianesimo ed esalta Galilei. Scrive il saggio “Rationalis Philosophiae
Institutiones”. Direttore della Biblioteca di Pisa. Pubblica a Pisa la “Raccolta
di opuscoli filosofici e filologici.” Il saggio comprende “Dell’immaterialità
delle nature intelligenti”; “Della potenza che ha lo spirito umano di determinar
se medesimo chiamata libertà”; “Il virtuoso regime del proprio corpo è un bene
indispensabile per la felicità della vita” e “Della natural dipendenza della
salute corporea dall'Ilarità dello Spirito”; “Della Simpatia” – “Dialogo tra un
Cav. Francese, e un Italiano” e l’”Esame del Giudizio di Monsieur Du Fresnoy
circa Buonarroti”; “Sulle metamorfosi degl'insetti”; “Degl'influssi celesti”; “Dissertazione
Accademica sull'Innesto”; “La teoria de' fosfori, e de' loro divarj. Allievo di Grandi, segna il passaggio della
scuola galileiana verso l'illuminismo. De Soria individual nello sviluppo
economico il centro dell'interesse dell'attività politica. È sepolto nella
chiesa di Sant'Andrea a Lama, in provincia di Pisa, paese di origine della
madre. Ugo Baldini, De Soria, Giovanni
Gualberto, in "Dizionario biografico degli italiani", Roma, Istituto
della Enciclopedia italiana, Soria è attestato anche a Livorno ed è appartenuto
a una nota famiglia locale. L.S. Olschki, Firenze). Treccani Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni
Gualberto De Soria. Soria. Keywords: l’opuscolo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Soria” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733483688/in/datetaken/
Sorrentino, Andrea. Vico. Bordon, La retorica di Vico. Andrea
SORRENTINO, G. B. V. e le razze mediterr.inee: in Bulletin italien di Bordeaux,
a. XVII, n. 2, avril - juin 1917, pp. 96-101. 19. Alberto ScrocCA, G. B. V. e
un suo recente critico: in Rassegna nazionale di Firenze, 1-16 agosto e i...
Grice e Sorrentino – la persona come
paradigma di senso – filosofia italiana (Carbonara di Nola). Flosofo. Tra i massimi esperti italiani di teologia
filosofica, ma oltre alle letture di carattere teologico-religioso, è anche
ideatore di una filosofia autonoma ed originale. -- è infatti convinto che si
debba ricercare una connessione tra le varie forme di sapere, spesso rinchiuse
nell'ambito dei propri specialismi e pertanto sterili. Studia a Milano. Si
laurea in Filosofia presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico
II". Consegue la laurea in teologia presso la facoltà teologica "San
Luigi" di Napoli. Insegna a Salerno. Sviluppa tematiche come il dibattito
sulla religione, inteso nel senso di una problematizzazione e di una
tematizzazione del religioso nella società a partire dal tardo Illuminismo. Cerca
di inquadrare la filosofia relativa all'etica e alla religione. Da qui parte il
tentativo di una tematizzazione filosofica della dimensione simbolica. Il
motore della ricerca è il tentativo di giungere ad una forma di connessione dei
saperi che possa superare le difficoltà e le incomprensioni del mondo
contemporaneo, non solo in ambito filosofico. Altre saggi: “La teologia della secolarizzazione:
chiesa, mondo e storia”; “La filosofia della religione, Ermeneutica e filosofia
trascendentale”; “Filosofia ed esperienza religiosa”; “Realtà del senso e
universo religioso”; “Per un approccio trascendentale al fenomeno religioso”; “La
dottrina della fede”; “Il valore della vita”; “Dialettica”; “Obbedire al tempo”;
“L'attesa”; “La dialettica nella cultura romantica”; “Religione e religioni”; “Il
prisma della rivelazione”; “Una nozione alla prova di religioni e saperi”; “L'eredità
dell'Illuminismo e la critica della religione”; “Diversità e rapporto tra
culture”; “Le ragioni del dialogo. Grammatica del rapporto tra le religioni”; “Nichilismo
e questione del senso”; “Teologia naturale e teologia filosofica”; “La libertà
in discussione”; “Le ragioni del dialogo. Grammatica del rapporto fra le
religioni, “La persona come paradigma di senso”; “Dibattito sull'eredità di Mounier”;
“La teologia politica in discussione” (Salerno, Giornale di filosofia della
religione,. Sergio Sorerntino. Sorrentino. Keywords: la persona come paradigma
di senso, H. P. Grice, P. F. Strawson. Luigi Speranza,”Grice e Sorrentino”.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733226741/in/photolist-2mPuiXc-2mPkhvE-2mNzeEc-nzsayP-nz4c3s
Sorrentino, Vincenzo.
Sotione
(Roma). Filosofo. Teacher of Seneca. In glossary to Roman philosophers, in
“Roman philosophers.”
Grice e Sozzini
– razionalismo, e moi -- filosofia italiana – (Siena). Socinianism, Nella prima
meta del sedicesimo sicolo nacquero in questa casa Lelio e Fausto Sozzini
letterati insigni filosofi sommi della liberta di pensiero strenui propugnatori
contro il soprannaturale vindice della umana ragione fondarono la celebre
scuola Socinian precorrendo di tre secoli le dottrine del modern razionalismo –
I liberali senesi ammiratori reverenti questa memoria posero 1879. Fausto.
Fausto Sozzini. Lelio Sozzini. Sozzini. Keywords. Refs.: H. P. Grice, “Sozzini,
rationalism, and moi”, Luigi Speranza, “Grice e Sozzini” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734101860/in/datetaken/
Grice e Spadaro – conversazione coll’angelo
– filosofia italiana (Messina),
Filosofo. Laureato a Messina, entra subito dopo nel noviziato della Compagnia
di Gesù. Insegna lettere a Roma. Riceve l'ordinazione presbiterale e il 24
maggio 2007 pronuncia i voti solenni nella Compagnia di Gesù. Consegue la
licenza in Teologia Fondamentale, il diploma in Comunicazioni Sociali, il
dottorato di ricerca in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di
Roma. Completa la sua formazione negli Stati Uniti, nella Provincia dei gesuiti
di Chicago. Comincia a scrivere per la rivista La Civiltà Cattolica e entra a
far parte in maniera stabile della redazione. Si occupa soprattutto di teoria
della letteratura e di critica letteraria, in particolare legata ad autori
contemporanei italiani (tra questi, Pavese, Bassani, Luzi, Tondelli. Tra le
materie che tratta vi sono anche la musica, l'arte contemporanea, il cinema e
le nuove tecnologie della comunicazione e il loro impatto sul modo di vivere e
pensare (in particolare su, Second Life, sulla lettura digitale, sui vari social
networks, sulla filosofia hacker o sulla cyberteologia). Ha fondato Bomba Carta, un progetto culturale
che coordina iniziative di scrittura creativa, produzione video e lettura anche
su internet. È curatore della collana di poesia L'Oblò delle edizioni Ancora. Insegna
presso il Centro Interdisciplinare di Comunicazione Sociale della Pontificia
Università Gregoriana -- è a capo del
comitato scientifico "La sfida e l'esperienza" che raccoglie docenti
e manager interessati ai temi della spiritualità e dell'innovazione. Viene
incaricato di coordinare le attività culturali della Compagnia di Gesù in
Italia. -- è il relatore principale al primo evento organizzato dai Gesuiti
sulla musica rock nel quale riabilita la dignità musicale (non liturgica) del
genere nel suo complesso, limitandone la condanna alla valutazione di rari e
singoli casi. Diviene Rettore della Comunità dei gesuiti de La Civiltà
Cattolica. -- è annunciata la sua nomina a direttore della rivista.. Nel numero
del 1º ottobre della rivista è apparso
il suo articolo di presentazione nella nuova veste di direttore. La sua attività in Rete è legata, oltre alla
presenza nei social network, anche allun sito personale e di due blog: uno
dedicato alla CyberTeologia e uno dedicato a Flannery O'Connor. Benedetto XVI
lo nomina consultore del Pontificio Consiglio della Cultura e anche consultore
del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Riceve a Caserta il
prestigioso premio "Le Buone Notizie Civitas Casertana", uno dei più
importanti premi di giornalismo italiani, unico nel suo genere a livello
internazionale. Ad agosto incontra più volte papa Francesco per conto
de La Civiltà Cattolica e di altre 15 riviste della Compagnia di Gesù. Il
contenuto delle conversazioni è stato pubblicato sotto forma di intervista a
settembre ed ampiamente ripreso dalla
stampa internazionale. Dedicato un
articolo all’utopia. L'articolo analizza il significato di utopia nel contesto culturale italiano, ne
analizza la storia, e ne mette in evidenza pregi e limiti. La sua conclusione è che dalla descrizione e
dalle valutazioni compiute comprendiamo bene come rappresenti un sogno illuminista di
descrivere il mondo, che però si scontra con le difficoltà di accreditarsi come
compendio di sapere credibile, mantenendo nel contempo anonimato, flessibilità
e continua apertura a nuovi collaboratori. Nello stesso tempo questa «utopia»
rovescia il sogno dell'enciclopedia tradizionale, intesa come costruzione
autorevole, organica e integrata del sapere. Infatti è come un organismo vivente: cresce (al ritmo
del 7% ogni mese), si ammala, è sottoposta a composizioni e scomposizioni
interne, ad accrescimenti e riduzioni continue. Ma soprattutto nasconde un'altra utopia, a suo modo, ambigua.
La democrazia assoluta del sapere e la collaborazione delle intelligenze
molteplici che dà vita a una sorta di intelligenza collettiva. Questa utopia
potrebbe nascondere una nuova forma di torre di Babele, che ha il suo tallone
di Achille non solo nell'inaffidabilità, ma anche nel relativismo. Concede
un'intervista a Wikinotizie, Intervista
al gesuita 2.0, nella quale commenta l'articolo e spazia sulle tematiche
inerenti e il mondo della rete
internet. Altri saggi: “Tracce profonde.
Il viaggio tra il reale e l'immaginario” (Roma, Città Nuova); “Radio on. Tra le
colonne sonore (Napoli, Giannini); “Lo
sguardo presente. Una lettura teologica dell’amore” (Rimini, Guaraldi); “Attraversare
l'attesa” (Reggio Emilia, Diabasis); “Laboratorio″. La nuova narrativa italiana
(Reggio Emilia, Diabasis); “Un'acuta sensazione d'attesa” (Padova, Messaggero
di Sant'Antonio); “A che cosa «serve» la letteratura?” Leumann (To)-Roma, Elle Di
Ci La Civiltà Cattolica, Premio Capri per
la sezione Letteratura e Premio Crotone sezione Giovane critici italiani); “Lontano
dentro se stessi. L'attesa di salvezza” (Milano, Jaca). Connessioni. Nuove
forme della cultura al tempo di internet” (Bologna, Pardes); “La grazia della
parola. La poesia, Milano, Jaca); Nella melodia della terra” (Milano, Jaca); “Abitare
nella possibilità. L'esperienza della letteratura” (Milano, Jaca), “L'altro
fuoco. L'esperienza della letteratura” (Milano, Jaca); Alla ricerca del lupo.
Genio, tensioni, vanità (Bologna, Pardes); “Nell'ombra accesa. Breviario
poetico di Natale (Milano, Ancora); Web 2.0 Reti di relazione, Milano, Paoline,.
“Svolta di respiro. Spiritualità della vita” (Milano, Vita & Pensiero). Cyberteologia.
Pensare il cristianesimo al tempo della rete, Milano, Vita & Pensiero); “Lasciami
correre via, Padova, Messaggero); “Traversate di un credente, Milano, Jaca); “La
dodicesima notte (Milano, Ancora); La freschezza più cara. Poesie (Milano,
Rizzoli); Canto una vita immense (Milano, Ancora); “Un Dio sempre più grande.
Pregare” (Milano, Ancora). obio, su laciviltacattolica. Saggi su "La
Civiltà Cattolica", su antoniospadaro.net. Antonio Spadaro, BombaCarta, su
bombacarta.com. accesso=16 agosto.
Antonio Spadaro, L'OblòAncora, su ancoralibri. Orazio La Rocca, I
gesuiti benedicono il rock: "La musica di Springsteen & Co parla
all'anima", Repubblica. cogliere pienamente la sfida digitale. Cyberteologia,
Nomina di consultori del Pontificio Consiglio della Cultura, Rinunce e nomine,
su Bollettino della Santa Sede, Bollettino della Santa Sede. Su La Civiltà Cattolica la mia intervista a
Papa Francesco, su cyberteologia, Intervista a papa Francesco. Cyberteologia,
sul RAI Filosofia, su filosofia.rai. Antonio
Spadaro. Spadaro. Keywords: conversazione coll’angelo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Spadaro” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733432523/in/datetaken/
Grice e Sparti – il riconoscimento –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Insegna a Siena, Pisa, Milano e lBologna. Fonda
“Studi culturali. Collabora a "Iride", "Paradigmi",
"Rivista di estetica", "Rassegna italiana di sociologia", ed
"Intersezioni". Concentra la sua attenzione sull'estetica
dell'improvvisazione. Saggi: “Se un
leone potesse parlare. Indagine sul comprendere e lo spiegare” (Firenze, Sansoni);
“Sopprimere la lontananza uccide” “Interpretazione” (Firenze, Nuova Italia) “Epistemologia
delle scienze sociali” (Roma, Nuova Italia); “Soggetti al tempo. Identità
personale fra analisi filosofica e costruzione sociale” (Milano, Feltrinelli);
“Identità e coscienza” (Bologna, Mulino); “Wittgenstein politico” (Milano,
Feltrinelli); “Epistemologia delle scienze sociali” (Bologna, Mulino);
“L'importanza di essere umani: etica del ri-conoscimento” (Milano,
Feltrinelli); “Suoni inauditi. L'improvvisazione nel jazz e nella vita quotidiana”
(Bologna, Il Mulino); “Musica in nero. Il campo discorsivo del jazz” (Torino,
Bollati); “Il corpo sonoro. Oralità e scrittura nel jazz” (Bologna, Il Mulino);
“L'identità incompiuta: paradossi dell'improvvisazione musicale” (Bologna,
Mulino); “Sul tango. L'improvvisazione intima” (Bologna, Mulino). Davide
Sparti. Sparti. Keywords: identita personale, interpretare, improvvisare nella
vita. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sparti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733803154/in/photolist-2mPxgim-2mKTjot
Grice e Spaventa – l’origine italico dello
spirito filosofico – Luigi Speranza (Bomba). Filosofo. Nacque da un'agiata famiglia borghese. Sua
madre, Maria Anna Croce, e pro-zia di Croce. Studia a Chieti. Ottenuto
l'incarico di docente di matematica, si trasfere a Montecassino. La sua
formazione continua a Napoli. Studia i filosofi tedesci in tedesco – Grice:
“Which is the right thing to do – and which Ryle, or Strawson, for that matter
– are unable to!” Si avvicina ai circoli
liberali e a pensatori come Colecchi e Antonio Tari. Fonda una scuola di filosofia. Inoltre partecipa alla
redazione de “ Il Nazionale”. Dopo l'abrogazione della Costituzione da parte di
Ferdinando II, e costretto a lasciare Napoli. Si trasferire prima a Firenze,
quindi a Torino. Divenne giornalista scrivendo su Il Progresso, Il Cimento, Il
Piemonte, Rivista Contemporanea. Si avvicina al pensiero di Hegel. Polemizza
con La Civiltà Cattolica, rifiutando l'idea del sacro come passo necessario per
lo sviluppo umano. In tal modo condivise con altri esuli napoletani gli
stessi fermenti patriottici e liberali che avevano nell'idealismo hegeliano il
loro motivo ispiratore. In Napoli la filosofia di Hegel penetra nelle
menti de' cultori della scienza, i quali mossi come da santo amore si
affratellavano e la predicano. Né i sospetti già desti della polizia, né le
minacce e le persecuzioni valsero ad infievolire la fede in questi arditi
difensori della indipendenza del pensiero. I numerosi studenti raccolti da
tutti i punti del Regno nella grande capitale disertano le cattedre, ed
accorrevano in folla ad ascoltare la nuova parola. Era un bisogno irresistibile
ed universale, che li spinge ad un ignoto e splendido avvenire, all'unità
organica dei diversi rami della cognizione umana. I filosofi, partecipavano al
general movimento, ed ambivano soprattutto, come gl’antichi italiani, di essere
veri filosofi. Chi può ridire la gioia, le speranze, l’entusiasmo di quel
tempo? Chi può ridire l’affetto col quale si amano i maestri e gli allievi, e
insieme procedeno alla ricerca della verità? E un culto, una religione ideale,
nella quale si mostrano degni nepoti dell'infelice Nolano. “Studii sopra la
filosofia di Hegel” (Torino) «Rivista Italiana». Insegna a Modena, Bologna e
Napoli. Vuole liberare la cultura filosofica italiana dal suo provincialismo,
attraverso la diffusione nella penisola dell'idealismo di Hegel. Sostene una
politica laica e legata ad un forte senso di un stato unitario, considerato
come sorgente dei princìpi e dei valori ispiratori di un armonioso sviluppo di
civilita, da cui la comunità dei cittadini devono trarre l'alimento necessario
per una crescita ordinata e corretta. Circola l’idealismo, che dimostra il
percorso dinamico della filosofia e il suo ritorno in Italia dove ha origine. Riforma
la dialettica hegeliana per salvare l'identità di essere e pensiero escludendo
ogni presupposto oggettivo esterno al pensare. Recupera l'aspetto pratico nel
processo conoscitivo che evita la caduta in un astratto idealismo. La filosofia
italiana del Rinascimento, connotata dal naturalismo e dall'immanentismo, ha
precorso la filosofia, giungendo attraverso Spinoza agli idealisti tedeschi
Fichte, Schelling, Hegel. il ritorno in Italia della filosofia con la terza
Roma e con la riappropriazione dei
filoni spiritualistici europei da parte di Rosmini e Gioberti. Mentre per la
critica tradizionale la filosofia italiana e caratterizzata dalla sua
ininterrotta fedeltà alla linea platonica, Spaventa cerca di dimostrare, con
gli studi dedicati al umanesimo rinascimentale che la filosofia, laica e
idealistica, generalmente associata alla Riforma in realtà e nata in Italia. Interpreta
con chiave di lettura hegeliana questo progressivo passaggio dello spirito
filosofico italiano e il suo ritorno, sottolineando la continuità del
razionalismo di Cartesio col principio innatistico di Campanella della cognitio
abdita, dell'empirismo di Locke con la campanelliana cognitio illata o nozione
acquisita, dell'immanentismo Spinoza col panteismo di Bruno, del criticismo con
la metafisica della mente di Vico. Poi Galluppi e Rosmini si sarebbero riappropriati
inconsciamente di quello stesso spirito permeato dal kantismo, come Gioberti di
quello dell'idealismo. Ripigliare il sacro filo della nostra tradizione
filosofica italiana, ravvivare la coscienza del nostro libero pensiero nello
studio dei nostri maggiori filosofi, ricercare nelle filosofie delle altre
nazioni i germi ricevuti dai primi padri della nostra filosofia italiana e poi
ritornati fra noi in forma nuova e più spiegata di sistema, comprendere questa
circolazione del pensiero italiano, della quale in gran parte noi avevamo
smarrito il sentimento, riconoscere questo ritorno del nostro pensiero a sé
stesso nel grande intuito speculativo del nostro ultimo filosofo Hegel, sapere
insomma che cosa noi fummo, che cosa siamo e che cosa dobbiamo essere nel
movimento della filosofìa, non come membri isolati e scissi dalla vita
universale del popolo, nè come avvinti al carro trionfale d'un popolo
particolare, ma come nazione libera ed eguale nella comunità universale. Tale,
o signori, è stato sempre il desiderio e l'occupazione della mia vita. Prolusione
alle lezioni di Storia della filosofia a Bologna (Modena, Tipografia
Governativa) Uno dei suoi propositi, giustificato dalla stessa tesi della
circolazione della filosofia italiana, e il tentativo di far uscire gli
intellettuali italiani dal provincialismo stagnante in cui versavano,
apportando loro gli elementi più innovativi del pensiero idealistico
d'oltralpe, per dare un fondamento filosofico-culturale al processo
rivoluzionario dell'unificazione nazionale. La rivoluzione storica da attuare
non e il programma neo-guelfo del primato morale e civile di Gioberti che
ripudia in blocco la filosofia moderna, ma anda intesa hegelianamente come sttoria
della libertà, nella quale lo spiritualismo non significa un'involuzione, bensì
un riallineamento alle nazioni più avanzate. Son molti ancora in Italia i
quali tacciano di astratta e oscura la filosofia alemanna e, reputandola
contraria alla natura speculativa dell'ingegno italiano, si accontentano di una
maniera di sapere che non ha nessuna connessione con la nostra tradizione
filosofica -- è un perpetuo oltraggio alla memoria de' nostri sommi ed infelici
pensatori, e la principal cagione del decadimento della scienza tra noi.
Costoro dimenticano la storia del pensiero italiano, della quale furono gli
eroi e martiri i nostri filosofi; non ricordano i roghi di Bruno e di Vanini,
la lunga prigionia di Campanella, e l'umile pietra che, nel tempio de'
Gerolomini in Napoli, ricopre le ceneri di Vico, luce del nostro mondo
intellettuale. Non i nostri filosofi degli ultimi duecento anni, ma Spinoza,
Kant, Fichte, Schelling ed Hegel, sono stati i veri discepoli di Bruno, di
Vanini, di Campanella, di Vico, ed altri illustri. (Principii di Filosofia). Non
si limita a recepire passivamente l'hegelismo, ma da avvio ad una sua profonda revision.
Introduce temi originali che cerca di riprendere dalla tradizione autoctona italiana.
In particolare, cerca di rispondere alle critiche di Trendelenburg, il quale
non vede come dal primo momento della logica hegeliana, quello dell'essere puro
e indeterminato, puo scaturire il divenire dialettico dello spirito, se non
tramite un'indebita intromissione dal di fuori. Per dimostrare l'identità
dell'essere col spirito, e quindi che l'Idea è intrinseca alla realtà storica,
avente come scopo la libertà, sostenne l'esigenza di mentalizzare o
kantianizzare» la logica di Hegel, unificando quest'ultima con la
fenomenologia, cioè col percorso conoscitivo del singolo individuo umano, che
diventa progressivamente auto-cosciente di avere in se stesso, nello proprio
spirito, tutta la realtà assoluta logicamente articolata. Riforma così la
dialettica hegeliana nell'ottica di Kant e Fichte, ritenendo prevalente l'atto
soggettivo (no inter-soggetivo) della coscienza trascendentale rispetto ad ogni
presupposto oggettivistico o inter-soggettivistico), valorizzando inoltre il
momento finale dello spirito rispetto alle fasi precedenti della logica e della
natura, situate fuori dall'auto-coscienza. È lo spirito la protagonista di ogni
originaria produzione. In maniera simile a Fischer, infatti, la deduzione
hegeliana, che dalla contrapposizione di essere e nulla faceva scaturire il divenire,
venne intesa in senso kantiano e fichtiano dando il primato alla sintesi
unificatrice del divenire: è lo spirito, nel suo perenne fluire, che dà luogo
all'essere, il quale, originariamente indeterminato e perciò in-concevibile, si
rivela un non-essere, essendo posto all'interno dello spirito stesso. Per
questo primato assegnato all'atto del concivere, fa da apripista all'idealismo
attuale di Gentile. Per contrastare l'avanzata del positivismo che e penetrato
in Italia dopo la raggiunta unità nazionale, di fronte all'esaurirsi delle
spinte ideali che caratterizzano il Risorgimento, si impegna nella
valorizzazione dell'aspetto pratico del processo spirituale, per evitare la
caduta in un «stratto idealismo, che non cura né pregia lo sperimento. In
particolare riprese da Vico una concezione pratica e storica della metafisica
dell'assoluto, intendendo l'auto-coscienza hegeliana (quale Begierde, cioè
appetizione») come umanità, ovvero impeto che agisce nel soggetto
umano. Analogamente puo sostenere, nel tracciare LA STORIA DELLO SPIRITO
ITALIANO che è il soggetto umano a dare concretezza e coscienza di sè al
processo storico. La Riforma della modernità che abolisce i vecchi principi
della filosofia scolastica si basa per l'appunto sull'immanenza di Dio e sulla
capacità della coscienza umana di auto-determinarsi e di accedere direttamente
all'Infinito, come enunciano Bruno e Campanella. Il riconoscimento del valore
infinito dell'uomo ha ripercussioni anche sulla concezione etico-politica, stimolando
studi e interessi sulla filosofia hegeliana del diritto. Permase una viva
concezione etica dello stato italiano, che lo indusse a rinvenire
nell'idealismo hegeliano la sintesi tra la corrente post-illuministica, basata
sull'arbitrio individuale soggetivo e su una concezione meramente
contrattualistica dello Stato, ed il cattolicesimo liberale, fondato viceversa
sull'arbitrio divino e sull'aderenza dogmatico-confessionale al principio
d'autorità. Il suo liberalismo rigetta l'individualismo o soggetivismo che
privilegia l'interesse del singolo portandolo a servirsi dell'organismo
universale per i propri fini, distruggendo la società. Allo stato italiano
spetta dunque la funzione pedagogica di promuovere gli interessi DI TUTTI, di
ogni italiano, tutelando la famiglia, in cui si forma l'individuo o soggeto, e
al contempo la società civile. La famiglia e la società civile hanno la
loro verità nello stato. Dove lo stato italiano non è altro che famiglia (lo stato
patriarcale italiano), o una istituzione di pubblica sicurezza (polizia
italiana), non solo lo stato italiano non è il vero stato, ma né la famiglia né
la società civile esistono nella loro vera forma. Lo stato italiano è l'unità
del principio della famiglia e del principio della società civile (della
naturalità umana e del libero volere, del diritto e della moralità). Non è una
semplice associazione fondata mediante il libero arbitrio soggetivo, o il patto
inter-soggetivo etc, né una associazione puramente naturale. È tutto ciò
insieme. È assoluta soggettività etica dei individui.. Assoluta, perché è
sostanza; soggettività, perché è saputa e voluta dagli individui liberamente
come la loro stessa essenza etica e universalità. Dove manca tale sapere e
volere, lo stato italiano non è libera soggettività, e l'individuo non ha vero
valore (individualismo moderno). In altri termini, è la sostanza nazionale,
conscia veramente e realmente di se medesima; lo spirito del popolo (come tale,
come spirito etico) nella sua vera e perfetta esistenza. Studi sull'etica
hegeliana. Poiché il potere stesso dello stato italiano può essere utilizzato
da un individuo o da una classe in vista dei suoi interessi di parte, accetta
il modello costituzionale, sebbene non privo di conflitti tra particolarità e
universalità, nel quale la personalità dello stato italiano e elevata sopra la
lotta sociale. Ripudiando l'astratto cosmopolitismo, lo stato italiano va dunque
inteso come l'immanenza di dio, dell'universalità dello spirito italiano calato
nella concretezza della nazionalità del popolo italiano, tutti uguali, ratelli dell'umana
famiglia. È con Spaventa soprattutto che la filosofia in Italia cessa d'essere
esercitazione accademica e vacua speculazione, si avvia a diventare organica
visione del mondo, da cui derivi e consegua una morale, si avvia cioè a
diventare religione laica, dando inizio a quel largo movimento di distacco di
intellettuali dalla chiesa cattolica. (G. Arfé, L'hegelismo napoletano e
Spaventa, in «Società», Firenze. E uno dei maggiori teorici che si sforzarono
dare un un'impronta ideale e spirituale al percorso risorgimentale verso
l'unità d'Italia, non limitata all'ambito filosofico, come riconobbero in
seguito storici e studiosi del Risorgimento. Con lui e De Sanctis e giunta
al culmine quella motivazione politica della nazione italiana che e la
caratteristica in forza della quale il movimento sorto a Napoli supera i limiti
di un episodio regionale. Da noi, gl’italiani, al contrario che in Inghilterra
e in Francia, l'hegelismo non è stato solo una filosofia ma un elemento della
vita civile della nazione italiana nel momento culminante del suo Risorgimento.
(S. Landucci, L'hegelismo in Italia nell'età del Risorgimento, in «Studi
storici», Roma. Influsce profondamente, attraverso la mediazione di Jaja, anche
l'idealismo italiano di Gentile, il quale porta a termine il lavoro di
kantianizzazione o mentalizzazione di Hegel avviato da lui, trasformando la sua
dottrina in un compiuto attualismo o filosofia dell'atto, basata cioè sul
perenne dinamismo dell'atto del pensiero. Gentile cura inoltre la pubblicazione
della spaventiana prolusione e introduzione alle lezioni di filosofia nella
Napoli, ri-nominandola significativamente “La filosofia italiana”, ritenendola
un saggio di carattere non solamente storiografico, ma soprattutto fenomenologico,
in cui cioè lo spirito della filosofia italiana esprime la sua ritrovata coscienza
di sè. Gentile si confronta ampiamente con lui nella propria riforma della dialettica
hegeliana, oltre a raccogliere e sistemare alcuni suoi scritti inediti, tra cui
un frammento giudicato uno snodo importante verso la genesi del proprio
attualismo, contribuendo alla riscoperta e alla rinascita degli studi intorno
alla dottrina spaventiana. Anche l'idealista Croce, che dopo la morte dei
genitori anda a vivere da Silvio Spaventa, segue le sue lezioni, apprezzandone
soprattutto lo spirito profondamente liberale. Altri di suoi scolari, o
allievi sono Fiorentino, Maturi, Jaja, Masci, Tocco, Labriola, ed Alfonso.
Nuovi studi sono sorti in occasione del bicentenario della nascita di Spaventa
e De Sanctis. Altri saggi: “La filosofia di Kant e la sua relazione colla filosofia
italiana” (Unione Tipografica, Torino); “Principii di filosofia” (Ghio, Napoli);
“Studi sull'etica di Hegel” (Università, Napoli); “La filosofia di Gioberti” (Tasso,
Napoli); “Saggi critici di filosofia, politica e religione” (Bruno, Roma); “La
dottrina della conoscenza di Bruno” (Università, Napoli); “Principi di etica” (Pierro,
Napoli); “La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea” G.
Gentile, Laterza, Bari. “Logica e metafisica” G. Gentile, Laterza, Bari. Opere,
G. Gentile, raccolte e aggiornate da Italo Cubeddu e Simona Giannantoni,
"Classici della Filosofia", Sansoni, Firenze. Opere, saggio
introduttivo, prefazioni, note e apparati di Francesco Valagussa, postfazione
di Vincenzo Vitiello, Bompiani, Milano. Quattro articoli sulla filosofia
tedesca (Kant, Fichte, Schelling, Hegel), Giuseppe Landolfi Petrone, Il
Prato, Edizione critica delle Opere
psicologiche inedite D. D'Orsi: Lezioni di antropologia, Psiche e metafisica Elementi di psicologia speculativa, Sulle
psicopatie in generale. Cit. in B. Spaventa, Antologia degli scritti, G. Vacca,
Bari, Laterza. Piero Di Giovanni, Giovanni Gentile: la filosofia italiana tra
idealismo e anti-idealismo, Angeli, Gentile e Spaventa, su treccani. Il contributo italiano alla storia del
pensiero, su treccani. Nel tempo che gl’ustriaci — ‘i tedeschi’ dicemo
generalmente in Italia — dimorano non solo nelle contrade lombarde e venete, ma
anche in Toscana, io non ho il coraggio di dire: filosofia tedesca. (nota di B.
Spaventa). Principii di Filosofia,
Napoli, Ghio. Le tradizioni filosofiche nell'Italia unita, di G. Rota. U.
Perone, G. Ferretti, C. Ciancio, Storia del pensiero filosofico, Torino, SEI, Cit. di Giovanni Gentile in
Della vita e degli scritti di Spaventa, pScritti filosofici” (Napoli, Morano); Altri
saggi: “Sulle psicopatie in generale, o
La legge del più forte, in cui si confrontava tra l'altro col darwinismo. Studi sull'etica hegeliana, Napoli, Stamperia
della R. Università, Il concetto di nazione (nazionalità) segna in lui un
superamento della filosofia hegeliana della storia basata sul susseguirsi di
popoli-guida (cfr. Carratelli, Storia e civiltà della Campania (Napoli,
Electa); “Studii sopra la filosofia di Hegel”; “Unificazione nazionale ed
egemonia culturale, G. Vacca (Bari, Laterza); E. Garin, “La fortuna nella
filosofia italiana” in L'opera e
l’eredità di Hegel (Bari, Laterza); I. Cubeddu, Da Spaventa a Gentile: Kant e l’idealismo,
in "La tradizione kantiana in Italia", Atti del convegno della
Società filosofica italiana (Messina,
G.B.M.); La raccolta gentiliana delle sue opere venne riedita e curate da I.
Cubeddu e S. Giannantoni, e ri-stampata da F. Valagussa e V. Vitiello.
Coscienza nazionale, treccani. G.
Gentile, Bertrando Spaventa (Firenze, Vallecchi); G. Vacca, Politica e filosofia
(Bari, Laterza); R. Bartot, L'hegelismo di Spaventa (Firenze, Olschki); I. Cubeddu,
Edizioni e studi (Firenze, Sansoni); T. Serra, Etica e politica (Roma,
Bulzoni); R. Franchini, Dalla scienza della logica alla logica della scienza” (Napoli,
Pironti); E. Garin, “Filosofia e politica” (G. Tognon, Napoli, Bibliopolis); E.
Garin, Napoli, Bibliopolis, L. Gentile, “Coscienza
nazionale” (Chieti, Noubs); G. Origo “Perpetuazione e difesa della filosofia italica”
(Roma, Bibliosofica); A. Savorelli, Il contributo italiano alla storia del
Pensiero Filosofia (Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana); Attualismo
Hegelismo Idealismo italiano Idealismo tedesco Treccani. Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario di storia,
Dizionario biografico degli italiani, D. Fusaro, “Spaventa: Il far intendere Hegel
all'Italia, vorrebbe dire ri-fare l'Italia”. Gentile e Spaventa, su treccani. Scritti
filosofici. G. Gentile. Gli hegeliani di Napoli e il Risorgimento. Bertrando
Spaventa. Spaventa. Keywords: italianita, Englishry, Englishness, English
nation, the English, the English tongue, the tongue of the English, the tongue
of the Anglians, the English spirit, the English ghost. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Spaventa” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688298272/in/photolist-2mLLZRD-2mLQdrQ-2mLGRht-2mPsfT9-2mPsXiB-2mPsh7f-2mKw3hq-2mPpskp
Grice e Spedalieri – dei diritti dell’uomo
– filosofia italiana (Bronte).
Filosofo. Figlio Vincenzo e da Antonina Dinaro, studia nell'Oratorio di S.
Filippo Neri di Bronte e nel seminario di Monreale. Insegna filosofia a
Monreale. Alcune sue tesi, considerate eretiche a Palermo, sono invece
approvate e stampate a Roma con il titolo di “Propositionum theologicarum
specimen”. Trasfere a Roma. Pio VI gli diede il titolo di beneficiato della
Basilica Vaticana che comporta una modesta rendita mensilee l'incarica di
scrivere la storia del prosciugamento dell'Agro pontino, “De' bonificamenti delle
terre pontine”. Contro l'Enciclopedia degli illuministi, usce la sua “Analisi
dell'Esame critico sulle prove di Dio”, il “Ragionamento sopra l'arte di
governare”, e “Ragionamento sull’influenza del sacro nella società e nella
civilita”. Scrive la “Confutazione della
dottrina della caduta dell’impero romano”, contro Gibbon che imputa la caduta
all'influenza negativa del sacro. Nel saggio più importante “Dei diritti
dell'uomo”, pubblicata a Roma ma, per volontà del papa, con la falsa indicazione
di Assisi, si rifece alla concezioni rousseauiane relativamente alla dottrina di
un contratto sociale come origine della società. Contesta la tesi di un
originario stato di *natura* a cui occorrerebbe tornare, perché soltanto
all'interno della società e civilta gl’uomini possono realizzare i suoi bisogni
di felicità e di perfezione. Lo stato, a cui è destinato l'uomo dalla
natura, è la società e la Civilta. Ciò e dimostrato e vuol dire che gl’uomini non
possono rinunziare, generalmente parlando, alla società e a la civilita senza
opporsi alla sua propria natura. È parte essenziale della costituzione sociale
il principato. Il popolo degl’uomini non ha diritto di disfare il principato. La
forma migliore di governo è il principato. Al principe il popolo degl’uomini affida
tre facoltà: giudicare, di decretare e di eseguire. Il popolo degl’uomini non
può togliergli il principato a suo beneplacito, cioè quando gli pare, per motivi
leggieri, senza motivi, perché violerebbe il patto sottoscritto, a meno che il
principe non violi la condizione essenziale del contratto stipulato, il “do ut
facias”, a meno che il principe non faccia ciò che si era impegnato a fare in
cambio della proprietà del principato, ossia, custodire i diritti naturali di
ciascuno degl’uomini del popolo, e dirigere tutte le operazioni del principato
alla felicità degl’uomini sudditi e cittadini. Questa è la base del contratto.
Se invece il principe prendesse a distruggere i diritti naturali di ognuno, a
sostituire il capriccio alle leggi, e ad immergere nella miseria i poveri
sudditi, il contratto resterebbe sciolto da sé. Lo scioglimento del contratto
non significa che il popolo eserciti per proprio conto il governo, ma che debba
investirne un altro con auspici migliori. Ma chi deciderà che il contratto
stabilito con il principe sia nullo? Intanto, osserva che il contratto siasi
sciolto già da sé stesso, si dee legalmente dichiarare. Prima della quale
dichiarazione, a niuno è permesso di sottrarsi dall'ubbidienza del principe. E
il diritto di far tale dichiarazione non appartiene a verun privato, né alla
unione di alcuni, né anco alla moltitudine. Solo un corpo che rappresenti *ogni
suddito* può dichiarare lo scioglimento del patto con il principe. Questo vero
corpo e formato da ogni magistrato, ogni ordine de' cittadini, ogni persona
illuminata, proba, e non soggetta all'impeto del momento. La colta nazione
italiana nella costituzione fondamentale, che dà a sé stessa, e che inerisce
nel contratto che fa con la persona che vuole innalzare al principato, e che
questa giura di mantenere, sempre, forma un corpo o sia un collegio che
rappresenta permanetutti ogni cittadino. Laonde basta che la dichiarazione si
faccia da questo corpo per esser legale. Qualora il principe resista e voglia
mantenere il potere non più riconosciutogli, comportandosi così da tiranno. Il
corpo della nazione italiana mai però un singolo cittadino italiano puo
legittimamente giungere fino all'estrema soluzione di condannarlo a
morte. Si mostra avverso sia al dispotismo illuminato che rifiuta tanto il
principio della sovranità del popolo quanto il primato del sacro nel governo
dello stato, sia i princìpi laici della rivoluzione. La garanzia di assicurare
i diritti fondamentali di ogni uomo italiano è data dalla natura che ha come
princìpi essenziali l'amore e la carità verso il prossimo. Polemizza anche contro
i giansenisti che accusa di giacobinismo e di spirito sovvertitore dei troni. Gli rispose con asprezza Tamburini in “Lettere
teologico politiche”. Il riconoscimento che la sovranità deriva dal popolo degl’uomini
e che questi uomini italiani, attraverso i suoi delegati, possa giungere a
rovesciarne il potere, gli procurarono violente critiche e inimicizie da parte
dei circoli reazionari e in parte anche moderati, e al saggio, che ha alla sua
uscita una notevole diffusione, il divieto di pubblicazione in tutta Italia. Puo
nuovamente circolare, anche se in Italia, mutato il clima politico e culturale,
venne nuovamente ignorato. L. Geymonat, “Il pensiero filosofico-pedagogico
italiano, Filosofi e pedagogisti estranei all'illuminismo in Geymonat, Storia
del pensiero filosofico e scientifico” (Milano, Garzanti); G. Melzi, Dizionario
di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani: o come che sia aventi
relazione all'Italia. Milano: Coi torchi di L. di Giacomo Pirola, N. Nicolini,
op. cit.. C. Giurintano, Società e Stato
(Palermo). A. Pisanò, “Una teoria comunitaria dei diritti umani: i diritti
dell'uomo” (Milano). bronteinsieme Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Melanzio Alcioneo, arcadi.
Nicola Spedalieri. Spedalieri. Keywords:gl’arcadii, diritti degl’uomini. Refs.:
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Spadalieri sul contratto conversazionale.” H.
P. Grice, “A critique to conversational quasi-contrastualism.” Luigi Speranza,
“Grice e Spedalieri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690092790/in/photolist-2mKFeJo
Grice e Speranza – implicatura ed implicatura -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Albalonga). Filosofo. Speranza, Ugo -- Speranza,
Alessandro -- Speranza, Ettore -- Speranza, Gianni -- Speranza, Paola --
Speranza, Anna-Maria -- Speranza-Ghersi –Ghersi-Speranza, Anna-Maria -- Speranza lui speranza: luigi della --. Italian
philosopher, attracted, for some reason, to H. P. Grice. Speranza knows St.
John’s very well. He is the author of “Dorothea Oxoniensis.” He is a member of a
number of cultivated Anglo-Italian societies, like H. P. Grice’s Playgroup. He
is the custodian of Villa Grice, not far from Villa Speranza. He works at the
Swimming-Pool Library. Cuisine is one of his hobbiesgrisottoa alla ligure, his
specialty. He can be reached via H. P. Grice. Refs.: Luigi Speranza, “Vita ed
opinion di Luigi Speranza,” par Luigi Speranza. A. M. Ghersi Speranza -- vide
Ghersi-Speranza. Ghersi is a collaborator of Speranza. Grice: “It’s easy enough
to list Speranza’s publications.” Speranza, like Mill, was fortunate to belong
to a literary familyand he would read Descartes’s Meditations, which drew him
to philosophy. His studies in logic drew him to semanticsHis first love was
Oxonian analysis as summarised in Hartnack’s essay on ‘contemporary’
philosophy. One of Speranza’s earliest essays is on Plato’s Cratylus, relying
mainly on Cassierer, but also drawing from Austin’s Philosophical Papesr.
Spearnza’s idea is that “ … mean …” is a dyadic relation and what’s behind
Plato’s theory of forms. This was Speranza’s contribution to a seminar in
ancient philosophy. For his contribution on medieaval philosophy, Speranza drew
on the modistae, and the Patrologia Latina for the use of ‘intentio’ in various
writers, up to AquinoSperanza finds it fascinating that the earliest modistae
do find a conceptual link between the ‘intentio’ and the ‘significatio.’ For a
seminar on scepticism, Speranza contributed with a paper on Gricedrawing on
Sextus Empiricus and Bar-Hillel. It relates to Grice’s problem with the
conversational category of fortitude. Speranza concludes that a phenomenalist
account is possible, but there are two other options: ‘silence’ (“not to
participate in the conversational game”) or the utterance of non-alethic
utterances, such as questions and commands. For a seminar on political
philosophy, Speranza contributed with an essay on ‘Contractualism’ from
Rousseau onwards --. For a seminar on phenomenology and the social sciences,
Speranza contributed with an essay on ‘The conversational unit,’ the idea that
the emic approach is preferable to the etic approach. For a seminar on
argumentation theory on Habermas, Speranza contributed with a “German Grice,”
the idea of a ‘strategy’ is a momer. Grice is into co-operative proceduresand
those who provide taxonomies of rationality should be made aware of this. For
“The Carrollian,” Speranza contributed with “Humpty Dumpty’s Impenetrability.”
The idea that Davidson is right and Alice does not mean that there is a
knock-down argument, or that she should change the topiche draws on Grice’s
collaborator at Oxford, D. F. Pears, for his insights on “Intention and
belief.” At the request of the editor of a bibliographical bulletin, M. Costa,
Speranza contributed with reviews of oeuvre by R. M. Hare (“Sub-atomic
particles of logic”), J. F. Thomson (“if and If”) and work on the English
philosopher H. P. Grice (J. Baker, etc.). His review on Way of Words spramg
from the same project, and it is an ‘invitation.’ For a congress of philosophy,
Speranza presented “On the way of conversation,” playing on Grice’s “way of
words”“Surely there’s more than words to conversation.” Speranza focuses on
what Grice amusingly calls a ‘minro problem,’ that of expression
meaningSperanza’s example: “How do you find Bologna?” “I haven’t been mugged
yet” was inspired by a remark of an attendant to the conference. For a congress
on conversational reasoning, Speranza contributed with “First time at Bologna?”
providing twenty five possible answers“first time in the region, actually.” Etc.
Speranza, following Grice, refers to this sort of reasoning as a sort of
‘brooding’to ‘brood’ is to ‘reason’ in a calculated fashion. As an invitation
project, Speranza collaborated with “Rational face to rational face: a study in
conversational pragmatics from a Griceian perspective.” In his essay
“Post-modernist Grice,” he deals with the unary and dyadic connectors. For a
congress on “Current Issues,” Speranza presented his “The feast of reason,”
three steps in the critique of conversational reason. The first step is
empirical, the second is quasi-contractualist, and the third is rational,
undersood weakly and strongly. For an essay on relativism, Speranza presented
an essay on ‘The cunning of conversational reason.’ Speranza maintains Grice’s
jocular references to Kant -- the Conversational Immanuel. For an essay on
desirability, Speranza explored the issues connected with mise-en-abyme and
self-reflectionsome of these were published. There is published correspondence
with members of what Speranza calls the Grice Club. Refs.: The H. P. Grice
Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California,
Berkeley. Speranza, villaThe Swimming-Pool Library, H. P. Grice’s Play Group,
Liguria, Italia. Luigi Speranza, “Grice e la storia della filosofia italiana.” Speranza
has done crucial research on Griceianism, unearthing some documents by O.Wood,
J. O. Urmson, P. H. Nowell-Smith, and many many others – not just H. P. Grice. Vide:
The Grice Papers, BANC, MSS.
Spirito – la filosofia dello spirito – filosofia
fascista – ventennio fascista -- I corpi – corpo e corporazione -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Arezzo).
Filosofo. Studia sotto Gentile. Firma il manifesto degli intellettuali fascisti.
Teorico del corporativismo. Insegna a Pisa, Messina, Genova e Roma. Tra i
principali filosofi a Roma insieme con Antoni, allievo di Croce, Calogero,
filosofo del "dialogo" (Cf. Grice – “dialogo” vs. “conversazione”) --
e Nardi grande studioso di filosofia di Aligheri e medievale. Rinomate sono non
tanto le sue lezioni quanto i suoi pomeriggi di discussione del giovedì. Tre
ore, non di lezione, ma di discussione serrata su un problema filosofico; uno
soltanto per un intero anno. Uno, per esemptio, e dedicato al concetto di sogno.
Ai giovedì nell'aula grande dell'Istituto di Filosofia interveneno tante e
diverse persone: gli studenti, i numerosi assistenti e inoltre partecipanti di
varie età convinzioni e provenienze. Ascolta tutti, rilancia e guida la
discussione verso nuove prospettive interpretative. Pubblica saggi connessi a
quei giovedì. Tra le altre: “Il Problematicismo”; “La Vita come Ricerca”
(Rubbettino); “La Vita come Amore”, “Cattolicesimo e Comunismo”, fino a l’autobiografica
“Vita di un Incosciente”. Volendo indicare un tratto distintivo della sua
filosofia, essa consiste nella curiosità e nel rispetto per qualsiasi
posizione. Non esiste una parola definitive. La ricerca della verità dove
essere portata sempre ulteriormente avanti.
In questo senso vanno interpretate le sue riflessioni che spaziano dai
campi della speculazione filosofica. Tra i vari livelli di ricerca, spicca la
riflessione sulle strutture dello stato. Allontanandosi nettamente dal
liberalismo filosofico, non vede alcuna contra-posizione tra la figura
dell'individuo o cittadino e quella dello stato. Con un passo oltre questa
interpretazione, che giudica dis-organica e arbitraria, vede lo stato come
figura entro cui i cittadini vieneno a realizzarsi. Il binomio stato/cittadino diventa
così un'equazione, in cui il secondo termine viene a risolversi e quindi
realizzarsi pienamente nel primo. Caratterizza lo stato non come una semplice
sovra-struttura disciplinatrice, ma come un organismo che esprime un'unica
volontà e compone tutti i dissidi dei cittadini. In questo senso, l'unica via
percorribile nella realizzazione di tale modello è la via corporativa in cui lo
stato -- al meno due cittadini -- diventa stato di al meno due produttori. Lo
stato rappresenta il luogo in cui interesse pubblico o comune ed interesse
privato o soggetivo del cittadino vengono a coincidere. In esso non deve venire
annullata quella sorgente di vita che sono i cittadini. Questa concezione è stata definita immanenza
dei cittadini nello stato, volta alla mobilitazione dei cittadini nelle e per
le strutture create dallo stato. L’economia è politica. Deve garantire la sub-ordinazione
alle scelte sociali. Inquadra il ruolo che assegna allo stato in termini di
intervento pubblico o comone. Ben lungi dal prospettare una situazione
paragonabile al collettivismo, è lontano anche dagli eccessi dis-organici che
imputa al sistema liberale. Il
funzionario di stato, che in prospettiva dove andare a sostituire il
capitalista privato, e giudicato non come un agente del collettivismo o del
capitalismo statale (che sappiamo cosa produce col sovietismo), ma un semplice
delegato tecnico, che si fa garante di una diversa realtà: assicurare
socialmente il controllo della produzione e la stessa proprietà dei mezzi
produttivi. Altre saggi: “Il diritto penale italiano”; “Il nuovo diritto penale”;
“Critica dell'economia liberale, “L'idealismo italiano e i suoi critici” –
Grice: “A delightfull read, especially for us Oxonians, since he manages to
quote extensively from the Proceedings of the Aristotelian Society, seeing that
Ryle hated idealism!” --); “I fondamenti dell'economia corporativa”; “Capitalismo
e corporativismo” (Rubbettino); Scienza e filosofia”; Dall'economia liberale al
corporativismo, “La vita come arte, Critica
della democrazia” (Rubbettino); “Il comunismo, Dall'attualismo al
problematicismo”, Memorie di un incosciente” (Rusconi, Milano); “Pareto”
(Cadmo, Roma); “Critica della democrazia” (Luni, Milano); “Il corporativismo:
dall'economia liberale al corporativismo; “M. Rodotà, Passeggiando in
bicicletta; Bighellonando dentro il Verano, Corriere della Sera, L. Stefano, Filosofo,
Giurista, Economista, Volpe Roma, “Individuo e stato”, A. Negri, “Dal corporativismo comunista
all'umanesimo scientifico. Itinerario teoretico” (Manduria, Lacaita, F.Tamassia,
Roma, A. Russo, Positivismo e idealismo” (Roma); G. Dessì, “Filosofia e rivoluzione”
(Milano, Luni); A. Russo, “Dal
positivismo all'anti-scienza” (Milano, Guerini); H. Cavallera, “La ricerca
dell'incontrovertibile, Formello, SEAM); D. Breschi, Spirito del Novecento. Il
secolo di Ugo Spirito -- dal fascismo alla contestazione” (Rubbettino), A. Cammarana,
Roma, Pagine, A. Cammarana, “Teorica
della reazione dialettica: filosofia del postcomunismo” (Roma). V. Pirro,
Ricordo, in Studi Politici (Bulzoni, Roma). Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Enciclopedia machiavelliana, P. Bettineschi, L'esperienza storica e
l'intrascendibilità del conoscere. Sul sapere di non sapere, Rivista di filosofia neo-scolastica,, Problematicismo
Corporativismo Fascismo Corporazione proprietaria. Treccani, Dizionario di
storia, Dizionario biografico degli italiani, Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Ugo Spirito. Spirito. Keywords: stato/cittadini,
pathos romantico, romanticism e nuovo ordine, sindicalismo, fascismo da
sinestra, filobolcevicco, corporativismo, attualismo, stato fascista,
equilibrio liberta/autorita, gentile e spirito, i filosofi fascisti, filosofia
e revoluzione, romanticismo, proprieta, filosofia come pedagogia. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Spirito” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718471510/in/photolist-2mPwZGS-2mPkobg-2mPpmMv-2mPoj9X-2mPszkp-2mPqp6k-2mNzeEc-2mNbFJE-2mNaHiH-2mMQbzj-2mLKtaD-2mLLZRD-2mLFz5i-2mLGnHy-2mLLy7L-2mLLy6U-2mLGvyP-2mPkhvE-2mN84eK-2mMyyfB
Grice e Spisani – la contestazione –
filosofia italiana
(Ferrara), Filosofo. Si laurea a Padova con una tesi di sull'attualismo
italiano: “Natura e spirito nell’idealismo attuale” (Milano, Fabbri). In
seguito collabora a Urbino. A Bologna fonda “Rassegna di Logica” e il Centro superiore di logica e scienze
comparate. In una lettera Carnap critica una sua decisione di non pubblicare
un'opera. Morì suicida. Altri saggi: “Neutralizzazione dello spazio per sintesi
produttiva” (Bologna, Cappelli); “Implicazione, Endo-metria e universo del
discorso” (Bologna) e “Introduzione alla teoria generale dei numeri relativi, con
ingresso dei numeri moltiplicatori e divisori, legati alla logica e alla
matematica trascendentale” (Bologna, Centro di logica e scienze comparate,
analisi matematica). C'è una relazione divisoria che ipotizza il valore “M,”
numero logico trans-infinito all'origine della neutralizzazione dello spazio
trans-finito. ℵ va verso successivi aumenti. Ma è la relatività dei numeri, espressa
nel calcolo per valori di posizione, che ne individua la direzione
inversa." In “Introduzione alla
teoria dei numeri relative” spiega le sue scoperte in forma di dialogo. Tra gli
interlocutori la misteriosa figura della piovra Clipso. Logo-fenica.
Altri saggi: “Il numero nell'istanza ontologica del rapporto d'identità”
(Imola, Galeati); “Logica ed esperienza” (Milano, Marzorati); “Logica della
contestazione” (Bologna, Cappelli). Sulla storia della pubblicazione della Teoria
generale, importanti ricerche erano già pronte. Allora, dice: “Ne discuto con
Carnap. Carnap sottopone i risultati dell'indagine. Carnap spiega anche le
ragioni che mi induceno a non diffonderne le conclusioni. Carnap risponde che
quella scelta gli sembra affatto ingiustificata: l'operas crises non poteva
rimanere nel silenzio. Tuttavia non cambiai parere. Non avrei pubblicato, e glielo
confermai. “Dai numeri naturali ai numeri relativi, moltiplicatori e divisor” B.
Gallo, “Un uomo genial”, Nuova Ferrara, L'ha vegliato prima di suicidarsi, di
Carlo Gulotta, la Repubblica, sezione Bologna, Archivio. Franco Spisani. Spisani.
Keywords: il concetto di numero, numero naturale, numero relativo, logica
autogenetica, numero relative moltiplicatore, numero relative divisore,
opposto, contradittorio, regole e segni, contestazione, esperienza, limiti
della metafisica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Spisani” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733750694/in/datetaken/
Grice e Sraffa – la mia implicatura – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Torino). An
Italian noble -- vitters, and Grice --
L.cited by H. P. Grice, “Some like Vitters, but Moore’s MY man.”
Vienna-born philosopher trained as an enginner at Manchester. Typically
referred to Wittgenstein in the style of English schoolboy slang of the time
as, “Witters,” pronounced “Vitters.”“I heard Austin said once: ‘Some like
Witters, but Moore’s MY man.’ Austin would open the “Philosophical
Investigations,” and say, “Let’s see what Witters has to say about this.”
Everybody ended up loving Witters at the playgroup.” Witters’s oeuvre was
translated first into English by C. K. Ogden. There are interesting twists.
Refs.: H. P. Grice, “Vitters.” Grice was sadly discomforted when one of his
best friends at Oxford, D. F. Pears, dedicated so much effort to the unveiling
of the mysteries of ‘Vitters.’ ‘Vitters’ was all in the air in Grice’s inner
circle. Strawson had written a review of Philosophical Investigations. Austin
was always mocking ‘Vitters,’ and there are other connections. For Grice, the
most important is that remark in “Philosohpical Investigations,” which he never
cared to check ‘in the Hun,’ about a horse not being seen ‘as a horse.’ But in
“Prolegomena” he mentions Vitters in other contexts, too, and in “Causal
Theory,” almost anonymouslybut usually with regard to the ‘seeing as’ puzzle.
Grice would also rely on Witters’s now knowing how to use ‘know’ or vice versa.
In “Method” Grice quotes verbatim: ‘No psyche without the manifestation the
ascription of psyche is meant to explain,” and also to the effect that most
‘-etic’ talk of behaviour is already ‘-emic,’ via internal perspective, or just
pervaded with intentionalism. One of the most original and challenging
philosophical writers of the twentieth century. Born in Vienna into an
assimilated family of Jewish extraction, he went to England as a student and
eventually became a protégé of Russell’s at Cambridge. He returned to Austria
at the beginning of The Great War I, but went back to Cambridge in 8 and taught
there as a fellow and professor. Despite spending much of his professional life
in England, Vitters never lost contact with his Austrian background, and his
writings combine in a unique way ideas derived from both the insular and the
continental European tradition. His thought is strongly marked by a deep
skepticism about philosophy, but he retained the conviction that there was
something important to be rescued from the traditional enterprise. In his Blue
Book 8 he referred to his own work as “one of the heirs of the subject that
used to be called philosophy.” What strikes readers first when they look at
Vitters’s writings is the peculiar form of their composition. They are
generally made up of short individual notes that are most often numbered in
sequence and, in the more finished writings, evidently selected and arranged
with the greatest care. Those notes range from fairly technical discussions on
matters of logic, the mind, meaning, understanding, acting, seeing,
mathematics, and knowledge, to aphoristic observations about ethics, culture,
art, and the meaning of life. Because of their wide-ranging character, their
unusual perspective on things, and their often intriguing style, Vitters’s
writings have proved to appeal to both professional philosophers and those
interested in philosophy in a more general way. The writings as well as his
unusual life and personality have already produced a large body of interpretive
literature. But given his uncompromising stand, it is questionable whether his
thought will ever be fully integrated into academic philosophy. It is more
likely that, like Pascal and Nietzsche, he will remain an uneasy presence in
philosophy. From an early date onward Vitters was greatly influenced by the
idea that philosophical problems can be resolved by paying attention to the
working of language a thought he may
have gained from Fritz Mauthner’s Beiträge zu einer Kritik der Sprache 102.
Vitters’s affinity to Mauthner is, indeed, evident in all phases of his
philosophical development, though it is particularly noticeable in his later
thinking.Until recently it has been common to divide Vitters’s work into two
sharply distinct phases, separated by a prolonged period of dormancy. According
to this schema the early “Tractarian” period is that of the Tractatus
Logico-Philosophicus 1, which Vitters wrote in the trenches of World War I, and
the later period that of the Philosophical Investigations 3, which he composed
between 6 and 8. But the division of his work into these two periods has proved
misleading. First, in spite of obvious changes in his thinking, Vitters
remained throughout skeptical toward traditional philosophy and persisted in
channeling philosophical questioning in a new direction. Second, the common
view fails to account for the fact that even between 0 and 8, when Vitters
abstained from actual work in philosophy, he read widely in philosophical and
semiphilosophical authors, and between 8 and 6 he renewed his interest in
philosophical work and wrote copiously on philosophical matters. The posthumous
publication of texts such as The Blue and Brown Books, Philosophical Grammar,
Philosophical Remarks, and Conversations with the Vienna Circle has led to
acknowledgment of a middle period in Vitters’s development, in which he
explored a large number of philosophical issues and viewpoints a period that served as a transition between
the early and the late work. Early period. As the son of a greatly successful
industrialist and engineer, Vitters first studied engineering in Berlin and
Manchester, and traces of that early training are evident throughout his
writing. But his interest shifted soon to pure mathematics and the foundations
of mathematics, and in pursuing questions about them he became acquainted with
Russell and Frege and their work. The two men had a profound and lasting effect
on Vitters even when he later came to criticize and reject their ideas. That
influence is particularly noticeable in the Tractatus, which can be read as an
attempt to reconcile Russell’s atomism with Frege’s apriorism. But the book is
at the same time moved by quite different and non-technical concerns. For even
before turning to systematic philosophy Vitters had been profoundly moved by
Schopenhauer’s thought as it is spelled out in The World as Will and
Representation, and while he was serving as a soldier in World War I, he
renewed his interest in Schopenhauer’s metaphysical, ethical, aesthetic, and
mystical outlook. The resulting confluence of ideas is evident in the Tractatus
Logico-Philosophicus and gives the book its peculiar character. Composed in a
dauntingly severe and compressed style, the book attempts to show that
traditional philosophy rests entirely on a misunderstanding of “the logic of
our language.” Following in Frege’s and Russell’s footsteps, Vitters argued
that every meaningful sentence must have a precise logical structure. That
structure may, however, be hidden beneath the clothing of the grammatical
appearance of the sentence and may therefore require the most detailed analysis
in order to be made evident. Such analysis, Vitters was convinced, would
establish that every meaningful sentence is either a truth-functional composite
of another simpler sentence or an atomic sentence consisting of a concatenation
of simple names. He argued further that every atomic sentence is a logical
picture of a possible state of affairs, which must, as a result, have exactly
the same formal structure as the atomic sentence that depicts it. He employed
this “picture theory of meaning” as it
is usually called to derive conclusions
about the nature of the world from his observations about the structure of the
atomic sentences. He postulated, in particular, that the world must itself have
a precise logical structure, even though we may not be able to determine it
completely. He also held that the world consists primarily of facts,
corresponding to the true atomic sentences, rather than of things, and that
those facts, in turn, are concatenations of simple objects, corresponding to
the simple names of which the atomic sentences are composed. Because he derived
these metaphysical conclusions from his view of the nature of language, Vitters
did not consider it essential to describe what those simple objects, their
concatenations, and the facts consisting of them are actually like. As a
result, there has been a great deal of uncertainty and disagreement among
interpreters about their character. The propositions of the Tractatus are for
the most part concerned with spelling out Vitters’s account of the logical
structure of language and the world and these parts of the book have
understandably been of most interest to philosophers who are primarily
concerned with questions of symbolic logic and its applications. But for
Vitters himself the most important part of the book consisted of the negative
conclusions about philosophy that he reaches at the end of his text: in
particular, that all sentences that are not atomic pictures of concatenations
of objects or truth-functional composites of such are strictly speaking
meaningless. Among these he included all the propositions of ethics and
aesthetics, all propositions dealing with the meaning of life, all propositions
of logic, indeed all philosophical propositions, and finally all the
propositions of the Tractatus itself. These are all strictly meaningless; they
aim at saying something important, but what they try to express in words can
only show itself. As a result Vitters concluded that anyone who understood what
the Tractatus was saying would finally discard its propositions as senseless,
that she would throw away the ladder after climbing up on it. Someone who
reached such a state would have no more temptation to pronounce philosophical
propositions. She would see the world rightly and would then also recognize
that the only strictly meaningful propositions are those of natural science;
but those could never touch what was really important in human life, the
mystical. That would have to be contemplated in silence. For “whereof one
cannot speak, thereof one must be silent,” as the last proposition of the
Tractatus declared. Middle period. It was only natural that Vitters should not
embark on an academic career after he had completed that work. Instead he
trained to be a school teacher and taught primary school for a number of years
in the mountains of lower Austria. In the mid-0s he also built a house for his
sister; this can be seen as an attempt to give visual expression to the
logical, aesthetic, and ethical ideas of the Tractatus. In those years he developed
a number of interests seminal for his later development. His school experience
drew his attention to the way in which children learn language and to the whole
process of enculturation. He also developed an interest in psychology and read
Freud and others. Though he remained hostile to Freud’s theoretical
explanations of his psychoanalytic work, he was fascinated with the analytic
practice itself and later came to speak of his own work as therapeutic in
character. In this period of dormancy Vitters also became acquainted with the
members of the Vienna Circle, who had adopted his Tractatus as one of their key
texts. For a while he even accepted the positivist principle of meaning
advocated by the members of that Circle, according to which the meaning of a
sentence is the method of its verification. This he would later modify into the
more generous claim that the meaning of a sentence is its use. Vitters’s most
decisive step in his middle period was to abandon the belief of the Tractatus
that meaningful sentences must have a precise hidden logical structure and the
accompanying belief that this structure corresponds to the logical structure of
the facts depicted by those sentences. The Tractatus had, indeed, proceeded on
the assumption that all the different symbolic devices that can describe the
world must be constructed according to the same underlying logic. In a sense,
there was then only one meaningful language in the Tractatus, and from it one
was supposed to be able to read off the logical structure of the world. In the
middle period Vitters concluded that this doctrine constituted a piece of
unwarranted metaphysics and that the Tractatus was itself flawed by what it had
tried to combat, i.e., the misunderstanding of the logic of language. Where he
had previously held it possible to ground metaphysics on logic, he now argued
that metaphysics leads the philosopher into complete darkness. Turning his
attention back to language he concluded that almost everything he had said
about it in the Tractatus had been in error. There were, in fact, many
different languages with many different structures that could meet quite
different specific needs. Language was not strictly held together by logical
structure, but consisted, in fact, of a multiplicity of simpler substructures
or language games. Sentences could not be taken to be logical pictures of facts
and the simple components of sentences did not all function as names of simple
objects. These new reflections on language served Vitters, in the first place,
as an aid to thinking about the nature of the human mind, and specifically
about the relation between private experience and the physical world. Against
the existence of a Cartesian mental substance, he argued that the word ‘I’ did
not serve as a name of anything, but occurred in expressions meant to draw
attention to a particular body. For a while, at least, he also thought he could
explain the difference between private experience and the physical world in
terms of the existence of two languages, a primary language of experience and a
secondary language of physics. This duallanguage view, which is evident in both
the Philosophical Remarks and The Blue Book, Vitters was to give up later in
favor of the assumption that our grasp of inner phenomena is dependent on the
existence of outer criteria. From the mid-0s onward he also renewed his
interest in the philosophy of mathematics. In contrast to Frege and Russell, he
argued strenuously that no part of mathematics is reducible purely to logic.
Instead he set out to describe mathematics as part of our natural history and
as consisting of a number of diverse language games. He also insisted that the
meaning of those games depended on the uses to which the mathematical formulas
were put. Applying the principle of verification to mathematics, he held that
the meaning of a mathematical formula lies in its proof. These remarks on the
philosophy of mathematics have remained among Vitters’s most controversial and
least explored writings. Later period. Vitters’s middle period was
characterized by intensive philosophical work on a broad but quickly changing
front. By 6, however, his thinking was finally ready to settle down once again
into a steadier pattern, and he now began to elaborate the views for which he
became most famous. Where he had constructed his earlier work around the logic
devised by Frege and Russell, he now concerned himself mainly with the actual
working of ordinary language. This brought him close to the tradition of
British common sense philosophy that Moore had revived and made him one of the
godfathers of the ordinary language philosophy that was to flourish in Oxford
in the 0s. In the Philosophical Investigations Vitters emphasized that there
are countless different uses of what we call “symbols,” “words,” and
“sentences.” The task of philosophy is to gain a perspicuous view of those
multiple uses and thereby to dissolve philosophical and metaphysical puzzles.
These puzzles were the result of insufficient attention to the working of
language and could be resolved only by carefully retracing the linguistic steps
by which they had been reached. Vitters thus came to think of philosophy as a
descriptive, analytic, and ultimately therapeutic practice. In the
Investigations he set out to show how common philosophical views about meaning
including the logical atomism of the Tractatus, about the nature of concepts,
about logical necessity, about rule-following, and about the mindbody problem
were all the product of an insufficient grasp of how language works. In one of
the most influential passages of the book he argued that concept words do not
denote sharply circumscribed concepts, but are meant to mark family
resemblances between the things labeled with the concept. He also held that
logical necessity results from linguistic convention and that rules cannot
determine their own applications, that rule-following presupposes the existence
of regular practices. Furthermore, the words of our language have meaning only
insofar as there exist public criteria for their correct application. As a
consequence, he argued, there cannot be a completely private language, i.e., a
language that in principle can be used only to speak about one’s own inner
experience. This private language argument has caused much discussion. Interpreters
have disagreed not only over the structure of the argument and where it occurs
in Vitters’s text, but also over the question whether he meant to say that
language is necessarily social. Because he said that to speak of inner
experiences there must be external and publicly available criteria, he has
often been taken to be advocating a logical behaviorism, but nowhere does he,
in fact, deny the existence of inner states. What he says is merely that our
understanding of someone’s pain is connected to the existence of natural and
linguistic expressions of pain. In the Philosophical Investigations Vitters
repeatedly draws attention to the fact that language must be learned. This
learning, he says, is fundamentally a process of inculcation and drill. In learning
a language the child is initiated in a form of life. In Vitters’s later work
the notion of form of life serves to identify the whole complex of natural and
cultural circumstances presupposed by our language and by a particular
understanding of the world. He elaborated those ideas in notes on which he
worked between 8 and his death in 1 and which are now published under the title
On Certainty. He insisted in them that every belief is always part of a system
of beliefs that together constitute a worldview. All confirmation and
disconfirmation of a belief presuppose such a system and are internal to the
system. For all this he was not advocating a relativism, but a naturalism that
assumes that the world ultimately determines which language games can be played.
Vitters’s final notes vividly illustrate the continuity of his basic concerns
throughout all the changes his thinking went through. For they reveal once more
how he remained skeptical about all philosophical theories and how he
understood his own undertaking as the attempt to undermine the need for any
such theorizing. The considerations of On Certainty are evidently directed
against both philosophical skeptics and those philosophers who want to refute
skepticism. Against the philosophical skeptics Vitters insisted that there is
real knowledge, but this knowledge is always dispersed and not necessarily
reliable; it consists of things we have heard and read, of what has been
drilled into us, and of our modifications of this inheritance. We have no
general reason to doubt this inherited body of knowledge, we do not generally
doubt it, and we are, in fact, not in a position to do so. But On Certainty
also argues that it is impossible to refute skepticism by pointing to
propositions that are absolutely certain, as Descartes did when he declared ‘I
think, therefore I am’ indubitable, or as Moore did when he said, “I know for
certain that this is a hand here.” The fact that such propositions are
considered certain, Vitters argued, indicates only that they play an
indispensable, normative role in our language game; they are the riverbed
through which the thought of our language game flows. Such propositions cannot
be taken to express metaphysical truths. Here, too, the conclusion is that all
philosophical argumentation must come to an end, but that the end of such
argumentation is not an absolute, self-evident truth, but a certain kind of
natural human practice. Sraffa. Keywords. Refs.: H. P. Grice, “Il gesto della
mano di Sraffa.” Speranza, “Sraffa’s handwave, and his impicaturum”; Luigi
Speranza, “L’implicatura di Sraffa,” per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733734529/in/datetaken/
Grice e Stabile – critica della ragione
borghese – filosofia italiana (Sapri). Duplicato. Filosofo. Laureatosi a Napoli con una tesi
sulla filosofia del valore, divenne ricercatore a Salerno. Pubblica saggi in "Prassi
e teoria", "Aut Aut", "Studi di filosofia politica e diritto",
"il Centauro", "Ombre rosse", riviste tra le più
prestigiose nel panorama della pubblicistica filosofica italiana. Collabora
alla direzione della collana di testi e studi "Relox" di Bibliopolis
di Napoli. Salerno dedica un convegno di studi alla sua memoria: "La
saggezza moderna. Temi e problemi”. Il fondo rappresenta solo una piccola
porzione della sua biblioteca. Infatti la consistenza attuale si aggira intorno
ai 650 volumi altri libri sono in possesso di Salerno. Tuttavia la consistenza
maggiore ricopre il periodo intorno a cui si è formata la sua personalità. I
libri del fondo sottolineano l'interesse verso la critica marxista (moltissimi
i volumi degli Editori Riuniti). Degni di attenzione alcuni esemplari
caratteristici come ad esempio quelli della collana "I gabbiani" del
Saggiatore o ancora la collana quasi completa degli "Opuscoli” della
Feltrinelli, i volumi della collana "Biblioteca di nuova cultura"
della Mazzotta, e quelli della "Scienza nuova" della Dedalo: collane
radicalmente trasformate nei successivi anni o sostituite da altre. Talora nate
solamente per offrire testi economici che rispondessero ai bisogni di una
maggiore diffusione culturale. Sono presenti anche dei volumetti allegati a
periodici di partito (PCI e PSI) e le pubblicazioni dell'Istituto di Filosofia
dell'Salerno. Altri saggi: “Valore
morale e società” (Salerno); “Soggetti e bisogni” (Firenze, La Nuova Italia); “Saggezza
e prudenza: studi per la ricostruzione di un'antropologia” (Napoli, Liguori); “Piccolo
trattato sulla saggezza” (Napoli, Bibliopolis); “Umanesimo e rivoluzione” (“Prassi
e teoria: rivista di filosofia della cultura”), “La saggezza moderna: in
memoria” (Napoli, Edizioni scientifiche italiane). Storia della filosofia,
Salerno. P. Charron Storia della filosofia, Salerno. Giampiero Stabile. Stabile. Keywords:
Grice’s ‘Needs, need, bisogno, bisogni, bisoin, complex etymology, durf, tharf --
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Stabile” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733716119/in/datetaken/
Grice e Stefani – senso compost – filosofia italiana (Pergola). Filosofo. Grice: “I may well say that my idea of a propositional complex
owes much to Stefani’s obsession with ‘sensus’ simplex or ‘divisus, and ‘sensus
compositum’ –“ “The opposite of ‘com-posito’ is de-posito, though!” -- Grice: “I like his diagrammes; The Boedlian
have loads of his mss!” Grice: “He has a figure for the ‘figura quadrata,’ –“.
Grice: “He has a figure for ‘suppositio.’” – Il membro più noto di una famiglia
di insegnanti marchigiani. Avviato alla carriera ecclesiastica nella città
natale, ma presto strasfere a Venezia. Il suo saggio più importante è il “De sensu
composito et diviso”. Insegna a
Rialto. Altri saggi: “Dubia in consequentias Strodi,” “In regulas
insolubilium,” “De scire e dubitare,” “Compendium logicae,” “Logica,” “Tractatus
de sensu simplice, sensu composito, et sensu diviso”,Dizionario biografico
degli italiani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Fonte: Dizionario di filosofia, riferimenti. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Stefani. Keywords: senso semplice, senso composito,
senso deposito, senso diviso. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Stefani.” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701107182/in/photolist-2mPxLC4-2mLLZRD-2mLDFVG-Eoj4SX-DndBhH-27qzaqL
Grice e Stefanini – l’interpersonalismo -- idealism
filosofico – filosofia fascista – veintennio fascista -- filosofia italiana (Treviso). Filosofo. Grice: “Italians are
obsessed with personalismo, I am with interpersonalismo!” “L’essere è
personale.” “Tutto ciò che non è personale nell’essere rientra nella
produttività della persona, come mezzo di manifestazione della persona e di
*comunicazione* o conversazione *tra* due persone,” “La mia prospettiva
filosofica). Figlio di Giovanni, che gestisce una tintoria, e Lucia de Mori,
diplomata maestra elementare -- è attivo nelle associazioni e nei movimenti
cattolici del trevigiano, iscrivendosi a Gioventù Cattolica dove assumerà
presto l'incarico di presidente diocesano. Qui maturerà la vocazione di
educatore, seguendo, in particolare, gli insegnamenti contenuti nell'enciclica
Rerum Novarum di Leone XIII. Opera pure nel sindacato cattolico dei
lavoratori. Dopo il diploma presso il
Liceo Classico Antonio Canova, dove ha fra gli altri Paolo Rotta come
insegnante di storia e filosofia, nello stesso anno si iscrive alla Facoltà di
Lettere e Filosofia dell'Padova. Nell'ateneo patavino, la corrente del
positivismo è tra le più seguite, ma in controtendenza decide di scrivere la
propria tesi sull’interpersonalismo, aavendo Aliotta come relatore, con cui si
laurea in filosofia . Nel periodo di studi padovano, inizia a frequentare anche
il circolo di Zanella e inizia a insegnare. Mentre completa gli studi
universitari, inizia già a respirarsi aria di guerra in Italia, ma come molti
giovani, pur favorevole ad una posizione di neutralità nei confronti della
guerra, viene comunque chiamato alle armi. Terminato il conflitto, uscendone
con il grado di capitano e una croce al merito di guerra, studia l’estetica di
Gravina. Eletto consigliere del Comune di Treviso ma, la violenza dello
squadrismo fascista investe anche il trevigiano. Si oppone con fermezza a tale
ideologia, dimettendosi e dedicandosi completamente all'insegnamento, che ora è
la sua occupazione principale e che condurrà sempre secondo una pedagogia
ispirata ai principi cristiani, costantemente attento e sensibile sia ai
bisogni che agli interessi degli studenti. Nello stesso periodo, si dedica con
scrupolo alla stesura di apprezzati testi didattici di storia e filosofia,
nonché di pedagogia secondo un indirizzo cristiano. Conseguita la libera
docenza in pedagogia ottiene, per incarico, l'insegnamento di questa disciplina
a Padova. Oltre ad iscriversi al Partito Nazionale Fascista, affianca
l'insegnamento nelle scuole pubbliche a quello universitario fino a quando,
vinto l'ordinariato, ha una cattedra di storia della filosofia a Messina che
tiene fino a quando si trasferisce a Padova. Al contempo, tiene per incarico
l'insegnamento di estetica a Padova e quello di pedagogia all'Venezia, nonché
sarà preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'ateneo patavino. Nel dopoguerra, riabilitato alla propria
cattedra e all'insegnamento universitario, si dedica prevalentemente allo
studio e la ricerca, ma partecipando anche alla riorganizzazione della
filosofia italiana, in particolare promuovendo incontri, convegni e riunioni
all'Istituto Aloisianum dei padri gesuiti di Gallarate, che diventerà poi il
Centro di studi filosofici di Gallarate, per primo diretto da Carlo
Gianon. Socio corrispondente dell’Istituto
veneto di scienze, lettere ed arti, nonché socio effettivo dell’Accademia
patavina di scienze, lettere ed arti, ricevette il premio della R. Accademia
d'Italia per le discipline filosofiche, e il premio Marzotto per la filosofia,
nonché fu membro dei consigli direttivi della Società filosofica italiana e del
Centro Studi filosofici di Gallarate. Fonda a Padova la Rivista di estetica,
della quale ha potuto dirigere solo il primo fascicolo e a cui gli subentrerà
Pareyson. Gli saranno intitolate delle scuole medie statali di Treviso e Padova,
nonché l'ex Istituto magistrale di Mestre. Uno dei maggiori rappresentati dello
spiritualismo, riesamina storicamente e criticamente diverse correnti del
pensiero filosofico, fra cui lo storicismo, la filosofia dell'azione, l’idealismo,
la fenomenologia, l'esistenzialismo, lungo il corso della storia della
filosofia, da Bonaventura ed Aquino a Gioberti, Rosmini ed altri, sulla scia
della sua prima formazione incentrata su uno stretto connubio fra prospettiva
storica e dimensione teoretica. Interessato
pure all'estetica, su cui ha scritto molti lavori, il contributo più importante
è frutto della sua costante riflessione su personalismo e spiritualismo, grazie
alla quale il rapporto soggetto-oggetto viene interpretato in termini di
alterità, di altro da sé, prospettivaquestache permetterà di concepire il
singolo individuo come membro di una comunità. Questo rapporto
soggetto-oggetto, da un tale punto di vista, sarà concepito come il momento
fondante di ogni comunità di esseri umani in relazione fra loro. Le più
importanti problematiche connesse a questi principi di base, saranno poi
affrontate nella “Metafisica della persona” – cf. Strawson, “The concept of a
person” -- e “Inter-personalismo”. Strettamente connesse a queste tematiche
filosofiche, poi, sono quelle didattico-pedagogiche aperte e portate avanti
pressoché durante l'intero suo periodo di attività, dai primi anni formativi
fino agli ultimi della maturità, in continuo ripensamento e progressiva
rivisitazione. Per quanto concerne poi
la sua vasta produzione, ricordiamo solo che dà alle stampe le seguenti,
notevoli pubblicazioni: “L'esistenzialismo” “Spiritualismo”, “Il dramma
filosofico”; “Metafisica della persona”; “Esistenzialismo ateo ed
esistenzialismo teistico”; “Inter-personalismo”; “Estetica”; “Trattato di
estetica. Viene pubblicata la raccolta di scritti intitolata “Inter-Personalismo”.
Dizionario Biografico degli Italiani.L. Corrieri, Uun pensiero attuale” (Prometheus,
Milano). Citando sue testuali parole. L’opera del Blondel è più arte che
filosofia. I passaggi più ardui superati con immagini ardite, anziché con
logiche dimostrazioni; affermate le più inconciliabili antitesi affinché queste
rendano vivo e tragico il contrasto; i mezzi dialettici atti più a trascinare
che a convincere: tutto ciò ci conferma pienamente nella nostra
interpretazione. L'opera del Blondel è, più che una dottrina filosofica, un
romanzo psicologico che descrive le esitazioni e le incertezze, le vane pretese
e le supreme aspirazioni dell'umana volontà, che alfine si appaga e riposa in
Dio. Per ciò che al di là del filosofo si riesca ad afferrare l'uomo, al di là
del sistema si riesca ad afferrare il programma generoso del credente, la
filosofia dell'azione può essere efficacemente educativa, può esercitare nella
coscienza contemporanea l'influsso salutare che essa si era proposta. “L'azione”
(Padova). Il quale, a sua volta, prende le mosse dalle concezioni
personalistiche mounieriane e giobertiane; cfr. G. Piaia, cit. Opere principal:
Il problema della conoscenza in Cartesio e Gioberti, Torino, Sei, Il problema
religioso in Platone e S. Bonaventura. Sommario storico e critica di testi,
Torino, Sei,Idealismo cristiano, Padova, R. Zannoni Editore, Platone (Padova, Milani);
Il problema estetico in Platone, Torino, Sei, Imaginismo come problema
filosofico (Padova, Milani); “Problemi attuali d'arte” (Padova, Milani); “La
Chiesa Cattolica, Milano-Messina, Principato, Vincenzo Gioberti. Vita e
pensiero, Milano, F.lli Bocca,
Metafisica dell'arte” (Padova, Liviana); “La mia prospettiva filosofica,
Treviso, Canova); Esistenzialismo ateo ed esistenzialismo teistico. Esposizione
e critica costruttiva” (Padova, Milani); Aubier, Estetica, Roma, Edizioni
Studium, Trattato di Estetica”; “L'arte nella sua autonomia e nel suo processo”
(Brescia, Morcelliana); Personalismo educativo, Roma, F.lli Bocca). Dialettica
dell'immagine. Studi sull'imaginismo di Luigi Stefanini, a cura
dell'Associazione filosofica trevigiana, Genova); L. Caimi, Educazione e
persona” (Scuola, Brescia); Glory Cappello, Dalle opere e dal carteggio del suo
archivio, Europrint, Treviso, Per una antropologia in Luigi Stefanini:
metafisica, personalismo, umanesimo, Glory Cappello, ER. Pagotto, Padova,. M. Lasala,
Una ragione vivente. L'immagine e l'ulteriore, in Frammenti di filosofia contemporanea,
I.v.a.n. Project, Limina Mentis, Villasanta, M. De Boni, Le ragioni
dell’esistenza. Esistenzialismo e ragione (Mimesis, Milano); A. Rigobello,
Scritti in onore (Liviana, Padova). Rivista Rosminiana,treccani, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Luigi Stefanini. Stefanini. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Stefanini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733901795/in/photolist-2mPxLC4
Grice e Stella – iustum/iussum – filosofia
italiana (Sernaglia della
Battaglia). Filosofo. Grice: “What
is it with Italian philosoophers that they are all into what at Oxford we would
call jurisprudence?” Grice: “It seems like all Italian philosophers are like
Italian versions of H. L. A. Hart!”. Filosofo. Studia a Treviso e Milano, sotto Crespi.Insegna a Catania e
Milano. I suoi studi si diregeno su alcune tipologie di reati, successivamente
sugli elementi strutturali del reato. Il
suo contributo scientifico più noto, presso gli operatori del diritto penale e
la comunità accademica, è “La spiegazione causale dell’azione umana” (Milano), in
cui ricostruisce il problema del nesso
di causalità prospettando il criterio della sussunzione sotto una *legge* come
strumento per la soluzione di casi dubbi. Solo mediante una legge di copertura,
atta a spiegare il rapport causale fra la condotta dell’attore ed il effetto e possibile
formulare un giudizio sulla responsabilità dell’attore. Ad es., solo dopo aver
dimostrato, sulla base di una legge, che l'ingestione di un determinato farmaco
determina casualmente malformazioni del feto, e possibile imputare alla ditta
produttrice il reato di lesioni gravissime, colpose o dolose. In difetto di questa
spiegazione causale non puo formularsi alcuna responsabilita. a regola di
giudizio dell'"oltre ogni ragionevole dubbio" trovasse applicazione
anche in un processo. Il principio venne accolto in tema di nesso causale dalla
corte suprema di cassazione, anche a sezioni unite. Oggi è norma codicistica.
Dirige riviste giuridiche di diritto penale e fu fra i curatori di raccolte
normative di largo successo presso la comunità forense. Si interessa anche
nella teoria generale del diritto ed la filosofia del diritto, mediante
pubblicazione di scritti maggiormente agili rispetto alle monografie ed ai
saggi penalistici, rivolti ad un pubblico relativamente più vasto. Esercita la
professione di avvocato, partecipa in qualità di difensore di alcuni imputati,
al processo del Petrolchimico di Porto Marghera, dove fa applicazione, dal
principio della spiegazione causale. Altri
saggi: “L'alterazione di stato mediante falsità” (Milano); “La descrizione dell'evento” (Milano); “Giustizia”
(Milano); “Dei giudici” (Milano); “ll giudice corpuscolariano” (Milano); “Le ingiustizie”
(Bologna); “il galantumo del diritto, Corriere della Sera, Federico Stella.
Stella. Keywords: Grice, implicature della descrizione d’azione umana, H. L. A.
Hart, J. L. Austin, responsibity, aspets of reason, alethic reason. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Stella”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732161382/in/photolist-2mPoRfW-2mPrcpg-2mPqEYR-FXFiS4-Eoj4SX-BNWJaB-CdDizG-CdAEaL-CfWKjF-Aph69c-ApTd44-ApVvbg-ApPzuj-B11YKQ-Asadbr-ArBZyV-Axqfia-nfLxee-nijWnd-nfLAda
Grice e Stellini – de ortu morum -- filosofia
italiana (Cividale).
Filosofo. La sua fama è dovuta soprattutto al “Saggio dell’origine e del
progresso de’ costume e delle opinion a’ medesimi pertinenti – con quale ordine
si sviluppassero le facolta degli uomini, ed appetite ne uscissero loro
connaturali” (Siena, Porri). La sua concezione morale è di stampo aristotelico
e sotto alcuni aspetti può essere considerato uno dei precursori della
sociologia. A lui è stato dedicato il liceo classico di Udine e che nella sua
biblioteca contiene gli scritti autografi. Enciclopedia Treccani, su treccani.
Dizionario biografico friulano, su friul.net. Stellini. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Stellini” – The Swimming-Pool Library
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689466733/in/photolist-2mKC2Ci
Grice e Sterlich – i georgofili -- filosofia
italiana (Chieti).
Filosofo. Figlio di Rinaldo De Sterlich, marchese di Cermignano, e della
marchesina aquilana Margherita Alfieri, studia a Napoli nel Collegio dei
Nobili, gestito dalla Compagnia di Gesù. E proprio questa esperienza che lo
portò a concepire la sua profonda ostilità verso i Gesuiti, che fu uno dei
tratti caratteristici del suo pensiero filosofico. La cura dei beni ereditati dal
padre (di cui era l'unico figlio maschio) lo portarono a dover compromettere le
sue aspirazioni letterarie. Ma la cultura rimase sempre la sua prima passione e
per superare l'isolamento culturale che gli venne imposto dal dover vivere a
Chieti, comincia a costituire la sua biblioteca. Questa crebbe in misura
esponenziale di anno in anno, tanto che conta 12.000 volumi, divenendo così una
delle migliori biblioteche del Regno. Il suo intento e di mettere la stessa a
disposizione di Chieti per la sua crescita culturale. Sfortunatamente il suo
desiderio fu reso vano dall'incuria di chi gestì la stessa dopo la sua morte.
Cospicue parti di quella grande biblioteca sono stati individuate in tutta
Italia: nella Biblioteca di Pescara, nella Biblioteca di Chieti, nella
Biblioteca di Napoli, etc. Aggiornatissimo sui dibattiti culturali e commentarista
di Montesquieu, Rousseau, Voltaire, e di altri illuministi. Di questa
partecipazione all’illuminismo è
testimonianza un copioso scambio di lettere con Genovesi, Battarra, Lami,
Bianchi, e Torres. Questo carteggio è un documento prezioso per delineare l’illuminismo.
Lasciò anche alcune testimonianze del suo pensiero: due Dialoghi di Fra'
Cipolla e la Nanna. In essi trova largo spazio la sua antipatia per i Gesuiti.
Tramite la solida amicizia con Lami, e membro della Crusca e uno dei Georgofili. L'illuminismo nell'epistolario (Sestante, Bergamo).
Romualdo de Sterlich. Sterlich. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Sterlich” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733598859
Grice e Steuco – la filosofia perenne di
Pitagora, Cicerone, Ovidio, Virgilio, Plinio – filosofia italiana (Gubbio). Filosofo, acuto esegeta dei testi
biblici e profondo conoscitore della lingua romana, si oppone tenacemente alla
riforma protestante e prese parte al Concilio di Trento. Entra nella
congregazione dell'Ordine dei Canonici Agostiniani a Bologna, poi a Gubbio. Inviato
a Venezia, dove, per l'ampia conoscenza della lingua romana e l'acume filologico,
gli e affidata la biblioteca di Grimani, della quale una buona parte del
patrimonio librario era appartenuto a Pico. Pubblica saggi contro Lutero ed
Erasmo, accusandoli di fomentare la rivolta contro la Chiesa. Questi lavori
rivelano il solido sostegno che dà alla tradizione della prima Roma. Parte
della sua produzione include un intenso lavoro filologico sull'Antico
Testamento, culminato con la pubblicazione del Veteris testamenti recognitio,
per il quale egli si basa su manoscritti della biblioteca Grimani, utili a
correggere Gerolamo. Nel revisionare e spiegare il testo, mai devia dal *significato
letterale* e storico. Contemporanea a
quest’esegesi e la composizione di un saggio d'impianto enciclopedico, la “Cosmopœia”.
La sua filosofia polemica ed esegetica destarono l'attenzione favoravole di
Paolo III, e questi lo ordina bibliotecario della collezione papale di
manoscritti e stampe del Vaticano. Si reca a Lucca con Paolo III e Carlo V. Adempe
attivamente con scrupolo il suo ruolo di bibliotecario del Vaticano. Nel
frattempo a Roma redatta i Commenti al Vecchio Testamento riguardanti i Salmi
di Giacobbe, aiutando ad annotare e correggere i testi di parte della Vulgata
alla luce degli originali ebraici. A questo periodo risale la composizione del celeberrimo
saggio, “De perenni philosophia” nella quale mostra che molte delle idee
esposte dai filosofi italici antichi – l’orfismo italico, la scuola di Crotone,
Parmenide e i velini della scuola di Velia, Plutarco, Numenio, gli Oracoli
sibillini, i trattati ermetici e i frammenti teosofici -- e essenzialmente correto.
Questo saggio contiene una polemica indiretta a margine, poiché elabora un
numero di questi argomenti per sostenere molte posizioni poste in questione in
Italia da riformatori e critici. Come umanista ha un profondo interesse per le
rovine di Roma, e nell'operare un rinnovamento urbano dell'Urbe. A tal
proposito, degne d'essere menzionate, sono una serie di brevi orazioni in cui
raccomanda di risistemare l'acquedotto conosciuto come Aqua Virgo, in modo da
supplire adeguatamente il fabbisogno di acqua fresca per la città. Mandato da
Paolo III a presenziare il Concilio di Trento, che doveva celebrarsi a Bologna,
affidandogli il compito di sostenere l'autorità e le prerogative papali. Muore
a Venezia durante un periodo di sospensione del Concilio. “De perenni
philosophia”. Concilio di Trento Esegesi
biblica Ermetismo (filosofia) Teosofia. Treccani Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Guido Steuchi.
Stucchi. Guido Steuco. Steuco. Keywords: Crotone, i velini – I
crotonensi --. Cicerone, ovidio, Virgilio, plinio, roma, aqua virgo. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Steuco” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732115302/in/datetaken/
Grice e Taddio – fenomenologia ereetica – filosofia
italiana (Udine).
Filosofo. Si occupa in particolare di fenomenologia della percezione, ontologia
e teoria della conoscenza a cavallo tra estetica e metafisica. È direttore
editoriale, con Pierre dalla Vigna, della casa editrice Mimesis Edizioni. Luca
Taddio nasce a Udine nel 1974. Dopo i primi studi artistici si laurea in
Filosofia a Trieste, successivamente, trascorre un periodo di studio presso il
dipartimento di Filosofia dell'Edimburgo: completa la sua formazione aTrieste
conseguendo il titolo di dottore di ricerca. È stato allievo dello psicologo
sperimentale Paolo Bozzi e del filosofo Giorgio Derossi. Il primo libro,
Spazi immaginali (Prefazione di Maurizio Ferraris), è un testo di narrativa
filosofica che si inserisce all'interno della tradizione del realismo magico:
l'esistenza viene espressa da una sequenza di istantanee emergenti dallo spazio
immaginale. Tutti gli scritti dell'autore sono di matrice realista:
Fenomenologia eretica è un libro incentrato sull'analisi di un unico esempio
considerato dall'autore paradigmatico per l'intera tradizione fenomenologica,
la percezione di un cubo. L'analisi critica dell'esperienza è sviluppata, da un
lato, in rapporto alla fenomenologia sperimentale e, dall'altro, in risposta
alle critiche alla fenomenologia. A partire di Magritte, ne “Il mistero”
viene applicata la teoria della percezione diretta, elaborata in “Fenomenologia
eretica” al problema della raffigurazione pittorica. L'insegnamento di estetica
alla facoltà di Architettura lo porta a realizzare il saggio “L'affermazione
dell'architettura” (Mimesis). La relazione filosofia-architettura sta al centro
di altri due volumi da lui curati: “Costruire abitare pensare” (Mimesis) e “Città
metropoli territorio” (Mimesis). Il concetto di affermazione e preso in esame
in un numero di aut aut dedicato all'architettura. In Verso un realismo”
(Jouvence) si delinea un'ontologia della meta-stabilità. Sul tema del realismo
avvia un articolato confronto. Le riflessioni sul realismo si sono sviluppate
in diversi direzioni: politica, architettura, cinema, ontologia ed
epistemologia (v. Alfabeta; “aut aut”; “Cinema&Cie”; “Teoria &
Modelli”; “La Filosofia Futura”. Fonda “Mimesis”. La società è detentrice dei
marchi editoriali di Mimesis in Italia. Progetta e realizza la rivista di
approfondimento culturale Scenari. Crea e dirige il Festival Mimesis Territori
delle idee. A partire da una prima formazione politica di stampo
liberal-socialista lavora in direzione di un rilancio della cultura cosmopolita
in rapporto alle nuove forme di partecipazione
democratica (interventi: Festival Vicino Lontano, Pop Sophia, Radio
Radicale). Palazzo Reale, Genova. Insegna a Udine. Saggi: “Spazi immaginali”
(Campanotto Editore); “ Fenomenologia eretica”, “Saggio sull'esperienza
immediata della cosa” (Mimesis); “Il mistero”; “La natura della rappresentazione”
(Mimesis); “Osservazioni sulla stabilità
tra estetica e metafisica” (Jouvence); “Un mondo sotto osservazione” (Mimesis);
“La guerra e il mortale (Mimesis); “Quale filosofia per il partito democratico
e la sinistra” (Mimesis); “La Terra e il Sacro” (Mimesis); “Un metodo pericoloso” (Mimesis); “Manifesto
per una sinistra cosmopolita” (Mimesis); “Radicalmente liberi” (Mimesis); “L'apparire
della Cosa, La Fenomenologia Eretica, Uno scandalo per il pensiero, su I lsole24ore.com. “aut aut”. “Ma il realismo non è tutto nuovo”,
su corriere. È il crepuscolo delle
tradizioni, su corriere. Sinistra e
Realismo, su alfabeta Vuoti di sapere, su autaut.il saggiatore.com. Passione
politica e democrazia. "Marionette al potere" Curi, Marramao, Palazzo
Reale Genova, Intervista. Artribune. Luca Taddio. Taddio. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Taddio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732614953/in/datetaken/
Grice e Tagliabue-Remo – le strutture del trascendentale – il
concetto di gusto nell’estetica italiana -- filosofia italiana (Milano),
filosofo. Nato da padre ignoto, studia a Milano. Dopo diverse collaborazioni a
riviste come critico letterario e teatrale, si occupa lui stesso di filosofia a
partire da due saggi del dopoguerra, “Le strutture del trascendentale: piccolo
inchiesta sul pensiero critic, dialettico, esistemziale” (Milano, Bocca), e Il
concetto dello stile. Saggio di una fenomenologia dell’arte” (Milano, Bocca), che
gli fecero avere il posto di professore a Milano e Trieste. Collabora al Convegno,
ma scrisse anche su La Lettura e La Rassegna d'Italia, e Rivista critica di
storia della filosofia, Rivista di filosofia, Belfagor, Giornale critico della
filosofia italiana, Rivista di estetica, Il pensiero, Aretusa, Lingua e stile,
Studi di estetica, Studi tedeschi, aut aut ecc.
Si occupa di germanistica, gnoseologia, semantica, estetica e poetica,
attraverso numerosi saggi di taglio fenomenologico. Come per Baratono e Banfi, la sua analisi dell'estetica e delle
scelte poetiche e stilistiche degli artisti si distacca dall'impostazione di
Croce e poi di Calogero per orientarsi verso l'aspetto pratico, influenzato
anche dall'esistenzialismo positivo di Abbagnano, del fare arte, che non può
ridursi alla sola conoscenza, ed è fortemente legato alla tecnica, intesa anche
come gesto manuale e meccanico, e allo stile, inteso come rapporto tra gli
elementi formali e quelli contenutistici dell'opera -- sede, inoltre, dell'unità
nel rapporto tra percezione e immaginazione. Organizza le teorie d'artista e le
dottrine estetiche non tanto in senso cronologico, ma per tipi: estetica
vitalistica, estetica psicologistia, estetoca formalistica, estetica fenomenologica,
ecc. In “Linguistica e stilistica di
Aristotele” e “Demetrio, dello stile” si
occupa di retorica e stilistica antiche. “Aristotelismo e Barocco” (Milano,
Bocca); “Il Barocco e noi”; “Anatomia del Barocco” (Palermo, Aesthetica) indagano
sul barocco artistico e letterario” (Milano, Bocca). Si occupa anche di
estetica, del pre-criticismo, della polemica Nietzsche-Wagner, di Goethe,
Musil, Roth, Kafka ecc. Critico con la contestazione studentesca, eppure non
evita il confronto con il movimento. Altre saggi: “I processi di Galileo e l'epistemologia”
(Milano: Bocca); “Dai romantici a noi” (Milano: Marzorati); ““Il concetto del
"gusto nell'Italia’ (Firenze: La Nuova Italia); “Linguistica e stilistica di Aristotele” (Roma,
Ateneo); “Fenomenologia dei giudizi di valore” (Trieste: Istituto di
Filosofia); “La semantica e i suoi problemi” (Trieste: Istituto di Filosofia);
“Demetrio, dello stile” (Roma: Ed. dell'Ateneo); “La nevrosi: Saggi sul romanzo”
(Casale Monferrato: Marietti); “Nietzsche contro Wagner” (Pordenone: Tesi);
“Geologia letteraria” (Milano: Garzanti); “Goethe e il romanzo” (Torino:
Einaudi); “Il gusto nell'estetica” (Palermo: Centro studi di estetica); “Arte e
alienazione. Il ruolo dell'artista nella societa” (Milano: Marzorati); “I sogni
di un visionario spiegati coi sogni della metafisica” (Milano: Rizzoli); “Sul
sentimento del bello e del sublime” (Milano: Rizzoli); “Sul gusto” (Genova:
Marietti). "Esercizi filosofici", L. Russo, L’estetica del
Settecento, in "Aesthetica Pre-Print"; Dizionario Biografico degli
Italiani, Roma, Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ritratto di un
genio politicamente scorretto. C. Magris, Corriere della Sera. Guido
Morpurgo-Tagliabue. Morpurgo-Tagliabue-Remo. Tagliabue. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Tagliabue” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732605248/in/datetaken/
Grice e Tagliagambe – la mediazione della
representazione – filosofia italiana (Legnano). Filosofo. Studia a Milano su Geymonat con cui si è
laureato con la lode attraverso una tesi sull'interpretazione della meccanica
quantistica di Reichenbach. Ha proseguito i suoi studi specializzandosi in
Fisica quantistica all'Università degli Studi Lomonosov di Mosca sotto la
direzione di Ja.P. Terleckij e poi presso l'Accademia delle Scienze dell'URSS,
Istituti di Filosofia e di Fisica dove
si è perfezionato in Filosofia della fisica con la supervisione di Fock e Terleckij.
La sua attività scientifica e didattica si è sviluppata attraverso un variegato
percorso universitario che l'ha portato ad insegnare presso diversi atenei dal
1974 al 2008 e a collaborare con differenti centri di ricerca ed enti
istituzionali come consulente scientifico. Si è concentrato sul rapporto
tra filosofia e fisica quantistica in particolare sul concetto di realtà fisica
e sui rapporti tra materialismo dialettico e sviluppi della fisica. Rivolve
l'attenzione sui temi del rapporto tra realtà osservata e sistema osservante,
le interazioni reciproche e il ruolo del linguaggio, della comunicazione inter-soggettiva,
della mediazione linguistica e della semiotica nel pensiero. Elaborato il ruolo
e il significato di interfaccia, il rapporto tra intelligenza naturale e
intelligenza artificiale, in particolare il ruolo progressivamente avuto dalle
tecnologie di informazione e comunicazione. Elabora i contributi sul profondo
significato del concetto di "margine", sia esso su un essere vivente,
un'interfaccia o il rapporto tra corpo e mente, nei sistemi sociali e nella
comunicazione. Studia le forti interconnessioni tra artificiale e naturale, il
profondo senso dell'interdisciplinarità, e il saggio Il Sogno di Dostoevskij,
attraverso una visitazione storica dal dibattito tra lo scrittore e lo
scienziato Secënov, fino alle recenti scoperte della neuro-fisiologia, mettendo
a fuoco il senso del rapporto tra le mente e il corpo e il significato e la
funzione dell'inconscio. Ricostrusce e interpretato l'intenso scambio
dialogico tra Pauli e il fondatore della psicologia analitica Jung, nel quale
emerge il profondo rapporto tra filosofia, fisica e psicanalisi. L'analisi tra
visibile e invisibile, il ruolo dell'arte e il senso epistemologico dello
spazio intermedio e del confine sono stati da lui sviluppati anche attraverso
un'esegesi del pensiero di Florenskij. Le ricadute della sua filosofia
sulle scienze sociali ed economiche trovano approfondimenti nelle opere
dedicate all'analisi dei sistemi organizzativi socio-economici. L'attività
presso la facoltà di Architettura l'ha portato a riflettere
sulla'"epistemologia del progetto", sulla relazione tra possibilità e
realtà, sul rapporto tra l'Io, lo spazio, il tempo, l'ambiente, tra urbs e
civitas, sul concetto di paesaggio, sul ruolo delle città globali e sul nesso
tra globale e locale. Gli sviluppi delle tecnologie digitali e poi della rete come
fenomeno prima tecnologico poi culturale e sociale vengono elaborati e
incorporati nella sua filosofia. La sua riflessione teorica è indirizzata anche
ai temi dell'apprendimento e dell'organizzazione della conoscenza soprattutto
alla luce delle reali esperienze della scuola, dei processi di modernizzazione
e innovazione che la coinvolgono e delle nuove esigenze che essa deve
affrontare Dirige il rifacimento del manuale di filosofia di Geymonat e
pubblicato da Garzanti Scuola con il titolo La realtà e il pensiero. La ricerca
filosofica e scientifica. Collabora dal
con il CNI per il premio Scintille dedicato all'innovazione a Pisa,
Cagliari, Roma La Sapienza, Sassari: Facoltà di Architettura di Alghero, Vicepresidente
CRS4, Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca per la
Riforma, CIES, FIESEC, Direttore del progetto “Scuola digitale” della Regione
Sardegna.Vedi Materialismo e dialettica nella filosofia sovietica. Vedi Scienza
e marxismo in Urss. Vedi La mediazione
linguistica. Il rapporto pensiero-linguaggio. Vedi Epistemologia del
confine Vedi Il Sogno di
Dostoevskij (vedi Un confronto su
materia e psiche Vedi recensione Corriere
della Sera che cita che con quest'opera va avanti sul progetto di esplorare una
originalissima epistemologia del confine. La tecnica e il corpo. Organizzazioni.
Soggetti umani e sviluppo socio-economico. Individui e imprese: centralità
delle relazioni. L'albero flessibile. La cultura della progettualità. “Lo
spazio intermedio” (Bocconi, Milano) riprende, rielabora ed estende il concetto
di confine. La didattica e la rete. Più colta e meno Gentile.. Nuovi percorsi per
l'obbligo formative. La realtà e il pensiero 1. La ricerca filosofica e
scientifica, Garzanti Scuola. Altre saggo: “ L'interpretazione materialistica
della meccanica quantistica. Fisica e filosofia” (Feltrinelli, Milano); Scienza,
filosofia, politica” (Feltrinelli, Milano); “Materialismo e dialettica” (Loescher,
Torino); “Scienza e marxismo” (Loescher, Torino); “La mediazione linguistica:
il rapporto pensiero-linguaggio” (Feltrinelli, Milano); “Lo spiritismo.. (Boringhieri,
Torino); L'impresa tra ipotesi, miti e realtà (ISEDI, Torino); “Epistemologia
del confine” (Il Saggiatore, Milano); “La politica che non c'è. Idee guida per
un progetto tra razionalità e valori” (Demos, Cagliari); “Il sequestro dell'identità”
(CUEC, Cagliari); “La città possible” (Dedalo, Bari); “Epistemologia del cyber-spazio,
Demos, Cagliari, L'albero flessibile. La
cultura della progettualità, Masson, Milano, Il profilo del tempo, ‘Nuova
civiltà delle Macchine', Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo
socio-economico, (in collaborazione con G.Usai), Giuffré, Milano, La didattica
e la rete, Pitagora, Bologna); “La comunicazione nell'era di Internet” (Etas
Libri, Milano); “Il destino del marxismo: dall'idolatria al rifiuto” (Luiss, Roma), “La vittoria di Babele: dalla filosofia
naturale alla separazione dei linguaggi”; “Civiltà delle machine”; “Il sogno di
Dostoevskij. Come la mente emerge dal cervello” (Cortina, Milano); “Filosofia
della scienza (Cortina, Milano)”; “Percorsi per l'obbligo formative” (PLUS, Pisa);
“L’unitario” (Cultura, Teramo); “Le due vie della percezione e l'epistemologia
del Progetto” (Angeli, Milano); “Più colta e meno gentile. Una scuola di massa
e di qualità” (Armando, Roma); “Florenskij” (Bompiani, Milano); “La tecnica e
il corpo” (Angeli, Milano); Individui e imprese: centralità delle relazioni” (Giuffrè,
Milano); “Saper fare la scuola: il triangolo che non c'è” (Einaudi, Torino)”; Storia
della filosofia, Filosofi italiani”
(Bompiani, Milano); Storia della filosofia”; “Un confronto su materia e psiche”
(Cortina, Milano); “La libertà, le lettere, il potere” (Rubbettino, Soveria
Mannelli); La realtà e il pensiero. La ricerca filosofica e scientifica” (Garzanti
Scuola). Silvano Tagliagambe. Tagliagambe. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Tagliagambe” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Taglialatela – filosofia italiana (Mondragone). Flosofo.
Studia al Seminario vescovile di Sessa. Ordinato sacerdote, insegnò teologia al
Seminario vescovile di Cava dei Tirreni. Lasciato il sacerdozio, tenta di
arruolarsi nelle truppe di Garibaldi, per poi decidere di predicare nell'Italia
meridionale i nuovi ideali del movimento unitario. Nominato professore di
teologia a Napoli. A seguito della soppressione di tale cattedra apre una
scuola privata. Incomincia da questo
periodo a riscoprire lo studio e la saggistica, in particolare riprendendo e
sposando le tesi di Gioberti, che lo affascina. Su questo indirizzo filosofico
è stato imperniato il manuale Istituzioni di filosofia dche, seppur non
prescelto come testo d'insegnamento liceale, in quanto particolarmente complesso,
ricevette le lodi di Spaventa. Non manca,
in seguito, avendo aderito al protestantesimo, di compiere opere missionarie,
in particolare in Puglia e in Abruzzo. A tal riguardo è documentato il viaggio
di Pescasseroli sul quale scrisse Croce, che segnala anche come e considerato,
assieme a Mazzarella e Caporali, fra le menti più forti del movimento protestante
in Italia. Altre opere:: “Istituzioni di filosofia” (Diogene, Napoli); “Apologia
delle dottrine filosofiche di Gioberti” (Diogene, Napoli); “La scienza, la vita
e di Sanctis” ( Diogene, Napoli); “Garibaldi” (La Speranza, Roma); “Il Papa-re
nelle profezie e nella storia” (La Speranza, Roma); “In Dio” ((La Speranza,
Roma); “Fede, speranza e carità” (La Speranza, Roma); “Teoria evangelica della vita”
(La Speranza, Roma); D. Ciampoli, Taglialatela” (Unione, Roma); B. Croce, Pescasseroli,
Laterza, Bari); R. Fiore, Civiltà Aurunca, G. Iurato, Pietro Taglialatela.
Dalla filosofia del Gioberti all'evangelismo anti-papale” (Claudiana, Torino); Gioberti
Protestantesimo in Italia, Dizionario biografico dei protestanti in
Italia". Sito della Società di studi valdesi. Apologia della dottrinadi
Gioberti. Pietro Taglialatela. Taglialatela. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Taglialatela” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732962169
Grice e Tagliapietra – sincerita –
filosofia italiana
(Venezia). Filosofo. Dopo la maturità classica al Foscarini di Venezia, ha
compiuto studi di medicina e di filosofia, laureandosi in filosofia teoretica
all'Università Ca' Foscari con una tesi discussa con Emanuele Severino e Romano
Madera. In quegli stessi anni perfeziona gli studi di ermeneutica biblica sotto
la guida di Carlo Enzo. Insegna a Sassari e Milano. Fonde nelle sue ricerche
un'indagine storico filosofica sul pensiero antico, sulla tradizione
apocalittica, con un'attenzione a temi contemporanei legati al mondo delle
immagini e della comunicazione, allo studio del linguaggio e delle metafore,
nonché all'intreccio storico e teorico fra teatro e filosofia. In quest'ultima
prospettiva si orientano i suoi studi sull'idea di sincerità e sul significato
della bugia nel quadro di una costruzione drammaturgica dell'individuo, sul
ridere e sulla natura del personaggio comico. Cura per Feltrinelli, Boringhieri
e Mondadori edizioni importanti: L'Apocalisse di Giovanni, raccolte di scritti
sull'Illuminismo e sul tema della catastrofe; il Fedone o sull’anima (Feltrinelli,
Milano); “L’apocalisse di Gioacchino da Fiore” (Feltrinelli, Milano); Voltaire,
Rousseau, Manzoni, Volney, Feuerbach, Mercier. Cura Valent. Collabora
saltuariamente a Il Gazzettino, il quotidiano della sua città, e ha collaborato
a varie testate giornalistiche (Capital; Panorama; Il Sole 24 Ore; l'inserto
culturale "Saturno" de Il fatto quotidiano, ecc.), con interventi di
carattere culturale o legati all'attualità sociale e politica. Con “La virtù
crudele. Filosofia e storia della sincerità” vince il Premio Viareggio per la
saggistica. -- è stato conferito il premio di filosofia Viaggio a Siracusa per “Gioacchino
da Fiore e la filosofia”. È direttore del Giornale critico di storia delle
idee. È fondatore e direttore a Milano del Centro di Ricerca Inter-Disciplinare
di Storia delle Idee (CRISI), e di ICONE, Centro Europeo di Ricerca di storia e
teoria dell'immagine di Palazzo Arese Borromeo. Altre opere: “La metafora dello
specchio. Lineamenti per una storia simbolica” (Feltrinelli, Milano, Bollati
Boringhieri, Torino); “Il velo di Alcesti: la filosofia e il teatro della morte”
(Feltrinelli, Milano); “Filosofia della bugia: figure della menzogna nella
storia del pensiero occidentale” (Bruno Mondadori, Milano); “La virtù crudele:
filosofia e storia della sincerità” (Einaudi, Torino); “La forza del pudore:
per una filosofia dell'inconfessabile” (Rizzoli, Milano; “Il dono del filosofo:
sul gesto originario della filosofia” (Einaudi, Torino); “Icone della fine: Immagini
apocalittiche, filmografie, miti (Il Mulino, Bologna); “Sincerità” (Raffaello
Cortina, Milano); “Gioacchino da Fiore e la filosofia, il Prato, Padova); “Non
ci resta che ridere (Il Mulino, Bologna); “Alfabeto delle proprietà: filosofia
in metafore e storie” (Moretti, Bergamo); “Esperienza: filosofia e storia di
un'idea” (Cortina, Milano); “Filosofia dei cartoni animati. Una mitologia
contemporanea” (Boringhieri, Torino); Cartografia intellettuale dell'Europa,
“La migrazione dello spirito” (Mimesis, Milano); “Tempo a termine e tempo senza
fine: breve storia figurale della temporalità” (Mimesis, Milano); “Non
desiderare la donna e la roba d'altri” (Mulino, Bologna); “Il senso del dolore.
Testimonianza e argomenti” (San Raffaele, Milano); “Zerologia. Sullo zero, il
vuoto e il nulla” (Mulino, Bologna); “Apocalisse di Giovanni” (Feltrinelli,
Milano); “La verità e la menzogna: sulla
fondazione morale della politica” (Mondadori, Milano); “Che cos'è
l'Illuminismo? I testi e la genealogia del concetto” (Mondadori, Milano); “ Il
sacro” (Gallone, Milano); “La catastrofe. L'illuminismo e la filosofia del
disastro” (Mondadori, Milano); “La fine di tutte le cose” (Boringhieri,
Torino); “La storia e l'invenzione” (Prato, Padova); “Le rovine, ossia
meditazione sulle rivoluzioni degli imperi” (Mimesis, Milano); “L'uomo è ciò
che mangia” (Boringhieri, Torino); “Montesquieu a Marsiglia” (Inschibboleth,
Roma); “Bisogna sempre dire la verità?” (Cortina, Milano); “L’idea della fine”
(Agalma); “Il rischio e il limite”; Magazine (Energia), Pearson. “Il gesto di
Socrate”; “Il pudore e l'enigma”; Spazio Filosofico, Tipologia del riso,
Fillide, Corpo di pazienza, “Esser contro”, XÁOS. Giornale di confine, Il dono
del filosofo. Il dono della filosofia, XÁOS. Giornale di confine, Il giallo
della filosofia, XÁOS. Il volto del potere, in XÁOS, La Lotteria di Babele.
Appunti filosofici su caso e fortuna nella società della comunicazione, XÁOS.
Giornale di confine, L'apocalisse delle immagini. Esegesi del cinema a partire
da "Fino alla fine del mondo", XÁOS, La gola del filosofo. Il
mangiare come metafora del pensare XÁOS.
Dire la verità. L'insistenza della critica, Giornale critico di storia delle
idee, L'uomo è un animale che esita.
Intervista di M, Dotti, in Vita, Presentazione. Il dono del filosofo. Sul gesto
originario della filosofia in Inschibboleth, Presentazione. Icone della fine.
Immagini apocalittiche, filmografie, miti Del senso della fine. Dialogo con M. Dotti,
in Communitas, Cultura: futuro, progresso e possibilità Lezione magistrale al
Festival di Filosofia (Modena ), Inganni. Finzioni di verità e storia naturale
dell'intelligenza. La filosofia della sincerità, di Vincenzo Pinto Il riso è il proprio dell'uomo. Commento in
margine a Non ci resta che riderem di Tugnoli
Se essere sinceri è una virtù crudele. Uno studio fra storia e
filosofia, di Galimberti, in "La Repubblica", La virtù crudele.
Filosofia e storia della sincerità, di C. Tugnoli, in "Dialeghestai.
Rivista telematica di filosofia",
Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.
Giornale Critico di Storia delle Idee
Home page del Centro di Ricerca in Storia delle IdeeCRISI Home page di ICONE, Centro Europeo di Ricerca
di storia e teoria dell'immagine, su centro europeo palazzo borromeo. Ciclo di
dieci lezioni teoriche, dette "Decadi", tenuto nell'Aula Tafuri di
Palazzo Badoer, a Venezia, nel quadro del Laboratorio di Progettazione Architettonica
dello IUAV diretto da Renato Rizzi e costituente il I, Libro dello Studio, del progetto
"Lampedusa. La cattedrale di Solomon". Andrea Tagliapietra. Tagliapietra.
Keywords: Gioacchino da Fiore, l’apocalisse, dell’anima, Manzoni, inventare, storia.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tagliapietra” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731484947/in/datetaken/
Grice e Tamburino – filosofia siciliana --
filosofia italiana (Caltanissetta).
Flosofo. Figlio del giudice Fabrizio e di Agata Adelicia Tramontana, entra
nella compagnia di Gesù,resta a Caltanissetta dopo aver ricevuto gli ordini, e
incaricato dell'insegnamento nel locale collegio gesuitico. Trasferito nel
collegio di Messina, passa in quello di Palermo. Resse i collegi gesuitici di
Caltanissetta, Monreale e Palermo. Esaminatore delle curie arcivescovili di
Palermo e Monreale, consigliere e qualificatore nel Sant'Uffizio della
Inquisizione spagnola, ossia di esaminatore dei reati prima della loro attribuzione
alla competenza dell'Inquisizione. Durante
un soggiorno romano, quale rappresentante della provincia gesuitica siciliana
alla undicesima congregazione generale della compagnia di Gesù, conosce Greuter,
che lavora per la casa generalizia dei gesuiti. Il teologo siciliano,
apprezzandone le doti, gli affida l'incarico di incidere le immagini della
Madonna. Realizza finalmente il progetto, da qualche anno vagheggiato, di dare
alle stampe le notizie preparate dal confratello O. Gajetano, riguardanti appunto
i luoghi del culto mariano nell'isola, facendo illustrare l'opera con tavole
riproducenti le relative icone della Madonna. Così accanto alla sua imponente
produzione filosofica, restano anche due edizioni, una in latino ed una in
volgare, di un volume con 36 incisioni del ‘600, di raro pregio per la
raffinatezza dei disegni di Greuter. Di queste due edizioni si trovano rari
esemplari che, per le limitazioni derivanti dall'esaurimento delle matrici,
sono, per buona parte, prive delle pagine in cui sono stampate le
incisioni. Nella conoscenza del peccato attribuisce importanza primaria
alla “cognitio singulorum,” cioè alla capacità di valutazione dei singoli.
Diverso è, infatti, il peso delle colpe a seconda se a commettere l'infrazione
è l'individuo colto oppure l'ignorante. Nel individuo colto prevale la vis
ratiocinandi, la forza della ragione. Nell’ignorante, la vis sentiendi, la
forza del sentimento. Ancora differenza c'è tra l'”actio humana” e l'”actio
hominis”. La azione umana e compiuta in perfetta consapevolezza. Nell’azione di
un uomo la coscienza è spesso condizionata dal patire passionale, che può
essere violentum – violento --, coactum – costretto – co-azione- o necessarium
– necessario -- venendo così a mitigare la colpa. Nel trasporto passionale
c'è dell'involontario, spesso frutto di ignoranza che rende la coscienza
erronea. Il tutto si traduce in una interpretazione benignista della prudenza o
epi-eìcheia, riprendendo in un certo modo la tradizione di Aquino. A sostenere
questa intensa produzione sul probabilismo, col rientro da Palermo a Genova di
Diana, rimane. I suoi saggi hanno ampia diffusione fino al riconoscimento della
validità delle tesi probabiliste da S. Alfonso de' Liguori che con la sua
Theologia Moralis mette sostanzialmente fine al rigorismo giansenista. Il
probabilismo incontra ostilità negli ambienti religiosi più vicini al rigorismo
dei giansenisti. A contrastare le tesi del probabilismo i più influenti furono
i domenicani, che spinsero Retz, a farsi portavoce presso il papa per
l'emanazione di un provvedimento di condanna. Alessandro VII, sollecitato più
volte, condenna il probabilismo. Sono censurate solo le tesi più estreme. Un'altra
condanna del probabilismo e promulgata da Innocenzo XI. Però questa volta il
gesuita siciliano non sube sanzioni ad personam, così passa alla storia della
morale, come padre della probabilità tenue. Con esso si chiuse il periodo d'oro
della esportazione della cultura teologica siciliana. Fu sancita la completa ri-abilitazione
del gesuita siciliano con la pubblicazione di Verità Vindicata che Niceti diede
alle stampe a Roma. Altre opere: I suoi saggi sono stati riuniti nella
Opera Omnia. “Methodus Expeditae Confessionis; Opuscola Tria de
Confessione”; “Comunione et Sacrificio Missae”; “Expedita Decaloghi Explicatio.
Libris decem digesta; “De Sacrificio Missae Expedite Celebrando Libri tres”; “Della
Consolazione della Filosofia”; Juris Divini. Naturalis et Ecclesiastici
Expedita Moralis Explicatio, Complectens Tractationes tres, de Sacramentis,
quae sunt de Jure Divino, de Contrattibus, quos dirigit Jus Naturale, de
Censuris et Irregularitate, quae sunt de Jure Ecclesiastico. Tractatus de Bulla
cruciata. Sanctissimae Deiparae Cultus in Sicilia. (Nomen sublatum) Ragguagli
delli Ritratti della SS. Vergine Nostra Signora più celebri, che si riveriscono
in varie Chiese nell'isola di Sicilia. Opera postuma del R. Ottavio Cajetano
della Compagnia di Gesù. Trasportato nella lingua volgare. Germana Doctrina
R.Thomae Tamburini S. J. perspicue refellens impugnationes R.Vincentii Baronii
adversus illam allatas; Tractatus in
Quinque Ecclesiae Praecepta; “Tractatus de Jubileo Manoscritto; “Additamentum
continens aliquot epistolas, et levem vindicationem contra Joannem Sinichium
hybernum authorem libri Saul et Rex. Manoscritto. Bibl. Naz. Roma. Fondo
Gesuitico, Traduce “La consolazione della Filosofia” L'Anno dei Giorni
Memorabili, da G. Nadasi della Compagnia di Gesù., S. Burgio, “Il probabilismo
in Sicilia”, Catania, Soc. Storia Patria, V. Contenson, Theologiae mentis of
cordis, Tolosa, T. Deman, Probabilisme, Colonia, C. Hebermann, Enciclopedia
cattolica, R. Appelton Company, M. Petrocchi, Il problema del lassismo nel
secolo XVII, Roma, Storia e letteratura, J. Sinnichins, Saul et Pax, Lovanio,
Nempaei, Tommaso Tamburino, Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tommaso Tamburino. Tamburino. Keywords:
prudenza, probabilismo tenue, azione di un uomo singolare, la forza del
ragionare, la forza del sentire, il necesario, il costretto (co-actum), il
violento. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tamburino” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733185005
Grice e Tafuri: il bizarro – filosofia italiana (Soleto). Filosofo. Versatile
e bizzarro ingegno, che dopo studi a Napoli e Parig si ritira nella sua natia
Soleto nel Salento dove ha un cenacolo di allievi filosofi del platonismo
esoterico. Il Socrate di Soleto e una personalità eclettica ed un
affascinante intellettuale, amante della conoscenza e studioso e di molteplici
campi del sapere: alchimia, filosofia, astronomia, astrologia, medicina,
fisiognomica, magia naturale. Al centro dei suoi interessi vi e l'interesse e
lo studio dei fenomeni della natura, l'anima del mondo, il miracolo e le
meraviglie del creato e l'unicità irripetibile di ogni essere
umano. Considerato alla stregua di un Nostradamus salentino e onorato e
temuto per le sue capacità divinatorie e fisiognomiche tanto da attribuirgli poteri
occulti e demonologici. Un suo ritratto col rosso copricapo della Sorbona
si trova nel dipinto ad opera del galatinese Lavinio Zappa della Madonna del
Rosario nella navata sinistra della Chiesa Matrice di Soleto. Sepolto dapprima
nella chiesetta di S. Lorenzo delli Tafuri adiacente alla sua abitazione e poi,
dopo la demolizione della cappella nel Monastero di San Nicola in una cassa di
legno con lo stemma della famiglia. Sull'architrave della sua casa natale
è inciso il motto, Humile so et humilta me basta dragon diventaro se alcun me
tasta. Con quest'iscrizione esprime e manifesta ai cittadini e a chiunque
passasse dalla sua dimora la sua mite natura caratteriale, mortificata dalle
ingiurie e maldicenze in conseguenza delle quali poteva trasformarsi,
ironicamente, attraverso alchimia e magia, in un dragone. Nella Soleto e
diffusa la consuetudine di incidere sulle architravi delle finestre, sui
cornicioni dei balconi o all'interno di uno stemma, delle epigrafi con la
finalità di motto. Un proverbio, una citazione, un passo letterario,
filosofico, o religioso, e un pensiero personale descrivevano la personalità e
le attitudini del padrone di casa o invitavano il passante a riflettere su un
tema o un monito saggio e profondo. Lo stemma della famiglia, presente sulla porta
della casa natia, è costituito da un albero di quercia con due fulmini che si
scagliano contro ma non lo colpiscono. Un'aquila bicipite scolpita sopra fa
pensare ad un'origine albanese della famiglia. Infatti molte famiglie albanesi
e greche di confessione cristiano-ortodossa e cattolica sono costrette a
fuggire ed alcune emigrarono nel Salento a causa dell'avanzata dei turchi che
occupano i loro territori. "Del salentin suol gloria ed onore"
lo definie Tommasi. E davvero egli e, tra i filosofi che fioreno in Puglia il
più universalmente noto. Partito da Soleto per Napoli per approfondirsi nella
matematica dopo la preparazione ricevuta a Zollino da Stiso, vi torna famoso in
tutto il mondo e pieno di gloria. Desideroso solo di pace fisica e mentale,
apre una ‘scuola’ di filosofia. Tra i suoi allievi: Cavazza, Vernaleone, Scarpa,
Corrado. Assiduo verso gli infermi, esercita con zelo e successo la professione
di medico ma mentre era di modello coi suoi saggi, di ammirazione e rispetto
coi suoi consulti fu dalla ignoranza popolana ritenuto un mago perché cultore
di scienze inusitate quali l'Astronomia e l'Astrologia. Tornando da
Padova, cioè dai più grandi centri culturali del tempo, sollevò certo le
gelosie interessate di coloro che non sapevano rassegnarsi al suo prestigio
professionale. A ciò si aggiunse il vigile sospetto della Curia Arcivescovile
messa sull'avviso dal Concilio di Trento. Egli che porta per tutto il
mondo l'amore per il suolo natio col nome di Matteo da Soleto, proprio in patria
ebbe a difendersi da accuse di stregoneria come spesso avviene a chi, uomo di
scienza, si rende filantropo. Fu più volte interrogato per le sue capacità di
previsione del futuro (divinatorie) ma fu sempre rilasciato innocente. Il
Codice Vaticano. è testimonianzapressoché l'unica superstite del suo impegno speculative.
Da questo capostipite molti furono i Tafuri medici o giureconsulti che da
Soleto trasferirono poi la loro residenza a Gallipoli, Nardò e Lecce Galatone. Così
troviamo nel "Liber baptesimorum" dell'Archivio Parrocchiale di
Soleto un Clericus Phisicus Honofrius Taphurus filius eccellentissimi Doctori
Francisci che è padrino al battesimo di Carrozzini. Il pronipote di Onofrio,
Vincenzo Maria e sindaco di Gallipoli mentre il fratello di Onofrio, dottore in
giurisprudenza, vive presso la corte di Napoli dove morì. Svariati
giureconsulti, medici e sindaci a Lecce e Galatone. Ricordiamo, non per ultimo,
fra Diego da Lequile (al secolo Diego Tafuri. Manni, La guglia, Luigi Galante,
Nuove rivelazioni da un manoscritto, in 'Il filo di aracne' Galatina,
Manni, La guglia, l'astrologo, Bernari Istoria scrittori Regno di Napoli, Bernari. Bernari,
A., Il mago di Soleto: Matteo Tafuri, Milano, De Tommasi, G.B., "Biografia
degli uomini illustri del Regno di Napoli" Napoli, del Balzo di
Presenzano, A., I del Balzo ed il loro tempo, Napoli, Manni, L., Guida di
Soleto, Galatina, Manni, L., La guglia di Soleto, Galatina, Manni, L., La guglia, l'astrologo, la macàra,
Galatina, Montinari, M., Soleto, Fasano, Tafuri, G.B., Istoria degli Scrittori
del Regno di Napoli, Napoli, 1D. Bacca "Personaggi del sole
culturale", Lecce 2008 Alchimia
Galatina Giovanni Battista Della Porta Orsini Orsini Del Balzo Guglia di
Raimondello Soleto. G. B. Tafuri. Matteo Tafuri. Tafuri. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Tafuri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691279336/in/photolist-2mKMjs5
Grice e Tarantino – filosofia italiana (Gravina), filosofo.
Noto per i suoi studi sul padre e per fondare insieme la sezione dell'Istituto
Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli di cui è stato anche presidente. Ha
saggi sulla pedagogia, la psicologia e l'Umanesimo. Dopo la laurea,
diviene insegnante per i licei italiani; in particolare, insegna al liceo Federico
II di Svevia di Altamura dove uno dei suoi studenti e Rubini. Nominato
dirigente scolastico del Liceo classico Cagnazzi di Altamura, porta la scuola
al più alto numero di studenti mai raggiunto. In qualità di dirigente
scolastico, si reca a Tokyo per una
"visita preparatoria di incontro tra scuole". Durante la sua
permanenza si verifica un violento terremoto, che gli causò paura e notevoli
disagi con un volo di ritorno pagato 4000 euro e un'assistenza a quanto pare
insufficiente da parte delle autorità consolari del posto. Dirigente scolastico
del Liceo classico Luca de Samuele Cagnazzi, Presidente di circoscrizione del
Lions Club Puglia Consigliere di Club del Lions Club Altamura Host Presidente
dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (IISF) di Napoli. Altri saggi:
“Speranze e proposte formative. La
lezione di Giuseppe Tarantino, Bari); Dietro la ruota. Infanzia pregiata, Levante,
Lezioni di volo, Bari, L'inconscio e la
coscienza nel pensiero di Tarantino, Bari,. L'Umanesimo mediterraneo. Orizzonte
storico-culturale per la costruzione di una cittadinanza cosmopolita, Storia
antica e moderna dell'Ordine del Tempio, Nisroch, L'Umanesimo scientifico di
Tarantino, Aracne). Filippo Tarantino. Tarantino. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Tarantino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732938004
Grice e Tarantino – l’inconscio e la
coscienza – filosofia italiana (Gravina). Fosofo. Docente a Pisa. Figlio di Filippo Tarantino,
nobile locale, e Arcangela Maria Letizia Spagnuolo. Studia nel ginnasio e compì
gli studi superiori a Pisa, dapprima come studente all'università della stessa
città e successivamente come allievo della Scuola normale superiore di Pisa.
Inizia gli studi sotto la guida di F. Fiorentino. Si laurea e segue a Napoli il
maestro Fiorentino fino alla sua morte. In sua memoria dedica al suo maestro “I Saggi
Filosofici” pubblicato nel gennaio; ottenne la docenza in filosofia teoretica.
Inizia ad acquisire notorietà grazie ai saggi critici che pubblica sul Giornale
Napoletano. Insegna Liceo Antonio Genovesi di Napoli. Lavor all'opera “Saggio
sulla Volontà”. Insegna al Marciano, al Genovesi e Pisa. Insegna anche alla Scuola
di Pedagogia, dove tra i suoi insegnanti figura Gentile. La sua notorietà
cresce sempre più grazie ad alcuni suoi saggi critici pubblicati sulla Rivista
di Filosofia Scientifica di Morselli, il più noto dei quali è su Locke. Tra i
suoi studenti di Pisa più noti figurano Nicola ed Accadia. Torna nella sua
città natale Gravina. Dona alla biblioteca Santomasi una parte cospicua dei
suoi libri. A lui è stato intitolato il liceo. Altre opere: “Appunti di
Filosofia ad uso dei giovani del Liceo” (FToso, Aversa); “Saggi filosofici”
(Napoli, Vincenzo Morano); “Studio storico suLocke” in Rivista di Filosofia,
Milano-Torino, F.lli Dumolard); “Saggio sul criticismo e sull'associazionismo”
(Napoli, Morano,); In morte di Calderoni, Vecchi, Trani, Saggio sulla volontà,
Napoli, Gennaro); “Saggio sulle idee morali e politiche di Hobbes” (Napoli,
Giannini); “Il problema della morale di fronte al positivismo e alla metafisica”
(Pisa, Valenti); “Il principio dell'etica e la crisi morale contemporanea” (Napoli,
Tessitore); “Il concetto dello stato ed il principio di nazionalità” (Napoli);
“Discorso preposto alle traduzioni dal latino, dall’inglese e dal francese di
G. Sottile” (Napoli); “Vinci e la scienza della natura”, Nel centenario di L.
da Vinci, La politica e la morale. Discorso (Pisa, Tipografia editrice cav. F.
Mariotti); “”Sulla riforma universitaria, in «Rivista di filosofia». Cfr. Gabriele Turi, Giovanni Gentile: una
biografia, Firenze, Giunti, (Parzialmente consultabile in Google
Libri.) tarantino-inconscio, tarantino-inconscio-, tarantino-inconscio-, F.Tarantino,
L. Dibattista, A. Recchia-Luciani, L’inconscio e la coscienza nel pensiero di
Tarantino, F. Tarantino, Adda, Filippo
Tarantino, Speranze e proposte formative. La lezione di Tarantino, Bari,
Levante, B. Amato, Orazione funebre in onore di Tarantino. Giuseppe Tarantino. Tarantino.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tarantino” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716123265/in/photolist-2mPq8eZ-2mMYDFF-2mKN3Um
Grice e
Taranto – la colomba d’Archita – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto).
Filosofo. Grice: “I was insulted, if not offended by the Cambridge Dictionary
of Philosophy having ‘Anchita’ as Greek! The manw as born in Taranto, Italy,
and died in Taranto, Italy! – He was a Tarantoian!” – “My favourite of his
philosophical tracts is “Della colomba,” – Strawson pointed out to me that
since this is a mechanical (mechanical-mechanical) pigeon, I should have used
‘scare-quote’ gesture!” -- Ricerca Archita filosofo, matematico e politico
greco antico Lingua Segui Modifica (LA) «Magnum in primis et praeclarum
virum» «Uomo fra i primi grande e illustre» (Cicerone, De
senectute). Appartenente alla seconda generazione della scuola di Crotone, ne
incarnò i massimi principi secondo l'insegnamento dei suoi maestri Filolao ed
Eurito. Figlio di Mesarco (o di Estieo o di Mnesagora, a seconda delle fonti),
nacque a Taranto, città della quale fu "stratego massimo" nella prima
metà del IV secolo a.C. proprio nel periodo in cui la città raggiungeva l'apice
del suo sviluppo economico, politico e culturale. Archita condusse una
vita austera, improntata a uno stretto autocontrollo nel rispetto delle rigide
regole della setta pitagorica, ma non priva di umana socievolezza: racconta
Eliano che spesso quello s'intratteneva a scherzare con i figli dei suoi
schiavi e con questi stessi non disdegnava di sedere assieme a banchetto. Abile
uomo politico, si tramanda che fosse stato nominato per sette volte stratego
(στρατηγός) della città-stato di Taranto riuscendo ad essere un condottiero
sempre vittorioso nelle sue battaglie. Probabilmente fu anche stratego
"autocrate" (αὐτοκράτωρ, autocrator) della Lega italiota,
ricostituitasi dopo la morte di Dionisio I di Siracusa, e che ebbe come sede
Eraclea sotto l'effettivo controllo di Taranto. Non si sa se, nonostante il
divieto della costituzione cittadina, fosse stato nominato consecutivamente; i
suoi mandati vengono datati tra il II e il III viaggio di Platone, quindi
potrebbero essere stati ricoperti anche uno di seguito all'altro. Attua una
politica di sviluppo che porta Taranto a diventare la metropoli più ricca e
importante della Magna Grecia. Con l'edificazione di monumenti, templi e edifici
diede nuovo lustro alla città. Potenziò il commercio stringendo relazioni con
altri centri, come l'Istria, la Grecia, l'Africa. Durante il suo governo, si
dedica allo sviluppo dell'economia favorendo l'agricoltura e insegnando egli
stesso ai contadini i precetti per migliorare i raccolti. Spesso ricordava loro
che Apollo non concesse altro a Falanto che fertili campi e amava ripetere. Se
vi si domanda come Taranto sia diventata grande, come si conservi tale, come si
aumenti la sua ricchezza, voi potete con serena fronte e con gioia nel cuore
rispondere: con la buona agricoltura, con la migliore agricoltura, con l'ottima
agricoltura. Nel campo legislativo promulgò diverse leggi per favorire una più
equa distribuzione delle ricchezze, basandola sui principi dell'armonia
matematica. Uomo di multiforme ingegno, si interessa di scienza, musica ed
astronomia e studiò matematica con Eudosso di Cnido. La vastità di queste
competenze in Archita si spiega con il fatto che la scuola pitagorica concepiva
la matematica, o meglio l'aritmogeometria, fondamento della realtà naturale e
l'universo come un cosmo, ordinato cioè secondo principi mistico-matematici dai
quali si generava un'armonia musicale poiché la musica stessa si basava su
precisi rapporti matematici. Credettero che i principi delle matematiche
fossero i principi di tutti gli esseri. Ora, i principi delle matematiche sono
i numeri. Pensarono quindi che gli elementi dei numeri fossero elementi di
tutte le cose, e che tutto quanto il cielo fosse armonia e numero. (Aristotele,
Metafisica) Non a caso Archita è stato il primo a proporre il raggruppamento
delle discipline canoniche (l'aritmetica, la geometria, l'astronomia e la
musicanel quadrivium, l'ordinamento che Boezio riprese in epoca medievale).
Infine, la partecipazione alla scuola pitagorica, configurata come una setta
mistica, era riservata a spiriti eletti e implicava che gli iniziati che la
frequentassero avessero disponibilità di tempo e denaro per trascurare ogni
attività remunerativa e che potessero dedicarsi interamente a complessi studi:
da qui il carattere aristocratico del potere politico che i pitagorici
esercitarono nella Magna Grecia fino a quando non furono sostituiti dai regimi
democratici. Archita conobbe Platone quando il filosofo ateniese soggiornò a
Taranto nel suo primo viaggio verso Siracusa, dove ebbe un confronto piuttosto
acceso con il tiranno Dionigi Isulla realizzazione di una possibile riforma
filosofica del suo governo. L'amicizia con Archita fu preziosa per Platone
quando compiendo questi il suo terzo e ultimo viaggio in Sicilia nel tentativo
di realizzare la sua riforma, il nuovo tiranno Dionigi il Giovane lo cacciò
dall'Acropoli facendolo vivere nella casa di Archedemo, vicino ai mercenari che
mal lo sopportavano. Fu grazie ad Archita, il quale inviò il tarantino
pitagorico Lamisco a Siracusa per convincere l'amico Dionigi il giovane a
liberare Platone, che il filosofo poté tornare ad Atene. Lo stesso
Platone raccontò così quegli avvenimenti: "Sembra che Archita si sia
recato presso Dionisio; perché io, prima di ripartire avevo unito Archita e i
Tarantini in rapporti di ospitalità e di amicizia con Dionisio. (Platone,
Lettera VII). E così con un terzo invito Dionisio mi mandò una trireme per
agevolarmi il viaggio, e insieme mandò un amico di Archita, Archedemo, che egli
riteneva fosse il più apprezzato da me tra quei di Sicilia, e altri Siciliani a
me noti. (Platone, Lettera VII) Altre lettere poi mi giungevano da parte di
Archita e dei Tarantini, che facevano grandi elogi dello zelo filosofico di
Dionisio, e anche avvertivano che, se non fossi andato subito, avrei causato la
completa rottura di quell'amicizia che io avevo creato tra loro e Dionisio, e
che era di grande importanza politica." (Platone, Lettera VII) vennero in
molti da me, fra cui alcuni servi di origine ateniese, e quindi miei
concittadini; essi mi riferivano che calunnie circolavano su di me fra i
peltasti, e che alcuni minacciavano, se riuscivano a cogliermi, di sopprimermi.
Escogito allora qualche mezzo di salvezza: mando ad avvertire Archita e gli
altri amici di Taranto in che condizione mi trovo. E quelli, colto un pretesto
per un'ambasceria, mandano uno dei loro, Lamisco, con una nave e trenta
rematori. Costui, appena giunto, intercede per me presso Dionisio, dicendogli
che io volevo partire e nient'altro che partire; Dionisio accondiscese e mi
lasciò andare, dandomi i mezzi per il viaggio" (Platone, Lettera VII)
Archita muore a seguito di un naufragio probabilmente nel corso di operazioni
di guerra nelle acque di fronte a Mattinata sul Gargano e lì fu sepolto, come
riferisce Orazio: Te maris et terrae numeroque carentis harenae mensorem
cohibent, Archyta, pulveris exigui prope litus parva Matinum munera. Te
misuratore del mare e della terra e delle immensurabili arene, coprono, o
Archita, pochi pugni di polvere presso il lido Matino. Nonostante sia vissuto
dopo Socrate, viene considerato un continuatore dei filosofi presocratici,
perché appartenne alla Scuola pitagorica e si mantenne aderente al pensiero di
Pitagora, tant'è che basò le proprie idee filosofiche, politiche e morali sulla
matematica. Al riguardo, infatti, così recitano due suoi frammenti. Quando un
ragionamento matematico è stato trovato, controlla le fazioni politiche e
aumenta concordia, quando c'è manca l'ingiustizia, e regna l'uguaglianza. Con
ragionamento matematico noi lasciamo da parte le differenze l'un con l'altro
nei nostri comportamenti. Attraverso essa i poveri prendono dai potenti, ed i
ricchi danno ai bisognosi, entrambi hanno fiducia nella matematica per ottenere
un'azione uguale." (Giamblico, de comm. Math.). Per essere bene informato
sulle cose che non si conoscono, o si devono imparare da altri o bisogna
scoprirle da sé. Ora imparando si deduce da qualcun altro e ciò è straniero,
mentre scoprendo da sé è proprio. Scoprire senza cercare è difficile e raro, ma
con la ricerca è maneggevole e facile, sebbene chi non sa cercare non può
trovare. (In C. Dollo, Istituto e museo di storia della scienza Archimede” (Olschki).
A lui sono tradizionalmente attribuiti molti testi spuri, mentre sono
sopravvissuti soltanto alcuni frammenti originali, conservati nelle opere di
Ateneoe Cicerone e provenienti dai suoi discorsi morali, che delineano un
filosofo più originale nel suo pensiero etico rispetto alla dottrina pitagorica
e piuttosto influenzato da quella platonica. Archita viene considerato
l'inventore della Meccanica razionale e il fondatore della Meccanica. Si dice
che abbia inventato due straordinarie apparecchiature meccaniche.
Un'apparecchiatura era un uccello meccanico, la famosa «colomba di Archita»,
l'altra sua invenzione era un sonaglio per bambini. Il primo è descritto dallo
scrittore e critico latino Aulo Gellio, e ne tentò la ricostruzione uno
studioso tedesco, Wilhelm Schmidt. Pare si trattasse d'una colomba di legno,
vuota all'interno, riempita d'aria compressa e fornita d'una valvola che
permetteva apertura e chiusura, regolabile per mezzo di contrappesi. Messa su
un albero, la colomba volava di ramo in ramo perché, apertasi la valvola, la
fuoruscita dell'aria ne provocava l'ascensione; ma giunta ad un altro ramo, la
valvola o si chiudeva da sé, o veniva chiusa da chi faceva agire i contrappesi;
e così di seguito, sino alla fuoruscita totale dell'aria compressa. Il
secondo giocattolo, la raganella, ebbe fortuna: è ancora in uso e spesso si
vede nelle fiere popolari di giocattoli. Nella forma originaria era costituita
da una piccola ruota dentata fissata ad un bastoncino. Sulla ruota, da dente a
dente, saltava una molla cui era congiunto un pezzo di legno. Aristotele
consigliava questo giocattolo ai genitori perché, divertendo e captando
l'attenzione dei bambini, li distoglieva dal prendere e rompere oggetti
domestici. Si dice anche che Archita abbia inventato la carrucola e la vite,
anticipando Archimede, ma non si hanno conferme storiche a tale riguardo. Il
più importante risultato ottenuto da Archita è una soluzione tridimensionale
del problema della duplicazione del cubo. Precedentemente, Ippocrate di Chio
aveva ricondotto questo problema ad un problema di proporzionalità: se a è il
lato del cubo che si vuole duplicare, allora il problema consiste nel trovare
due valori x e y medi proporzionali tra a e 2a, ovvero tali che
{\a:x=x:y=y:2a} Trovati questi due valori, x rappresenta il lato del cubo con
volume doppio. La costruzione geometrica utilizzata da Archita per risolvere
questo problema è uno dei primi esempi dell'introduzione del movimento in
geometria: in esso si considera una curva, conosciuta come curva di Archita,
generata dall'intersezione della superficie di un cilindro e di un semicerchio
in rotazione rispetto a uno dei suoi estremi. Si dedica anche alla teoria
delle medie, e diede il nome odierno alla media armonica (prima conosciuta come
media sub-contraria). Inoltre, dimostrò che tra due numeri interi che sono nel
rapporto {\{\frac {n}{n+1}}} non è possibile trovare nessun altro intero che
sia una media geometrica. Il risultato ha applicazione alla teoria delle scale
musicali (vedi sotto). FisicaModifica Apuleio riporta un argomento di
fisica trattato da Archita: la natura della riflessione della luce sopra uno
specchio. Platone pensa che dai nostri occhi partano dei raggi luminosi che
vanno a mescolarsi con quelli che colpiscono lo specchio. Archita concorda col
fatto che i raggi partano dai nostri occhi, ma senza combinarsi con alcuna
cosa. Più felici furono le sue deduzioni sul rumore. Egli capì che
provenivano dalle vibrazioni prodotte dall'urto dei corpi nell'aria. Da tale
scoperta, formulò l'ipotesi che anche i corpi celesti, dotati di continuo
movimento, dovessero produrre rumore. Questo rumore però, non sarebbe udibile
dai sensi umani, essendo non intervallato, ovvero continuo nel tempo.
Molto interessanti sono gli studi di carattere sperimentale che condussero a conoscere
le cause che diversificano i suoni acuti dai gravi, diversità che sono in
funzione della rapidità della vibrazione. Tanto più rapida è la vibrazione,
tanto più acuto è il suono che ne proviene, e viceversa. Esperimenti furono
eseguiti con flauti, zufoli, tamburelli, e si constatò come anche la voce umana
seguisse questo principio. Nell'ambito della teoria musicale sviluppata dalla
scuola pitagorica (ed esposta per la prima volta da Filolao), tre contributi
sono sicuramente dovuti ad Archita. Il primo è la teoria secondo cui
l'altezza dei suoni è determinata dalla loro velocità di propagazione. Secondo
Archita, una bacchetta che oscilla più velocemente (oggi diremmo con frequenza
più alta) produrrebbe un suono che si propaga con maggiore velocità nell'aria,
e che di conseguenza è percepito come "più alto", rispetto a una
bacchetta che oscillasse più lentamente. Questa teoria, per quanto non corretta
dal punto di vista fisico e percettivo, rappresenta il primo tentativo di
attribuire parametri quantitativi alla propagazione del suono, e fu ripresa da
molti autori successivi (inclusi Platone e Aristotele). Il secondo contributo è
di natura specificamente matematica. Archita conosceva la relazione fra
intervalli musicali e frazioni che conduce alla costruzione della scala
pitagorica. Uno dei problemi teorici connessi a quella costruzione era il
perché gli intervalli dovessero essere progressivamente suddivisi secondo
quelle particolari proporzioni, anziché suddividere semplicemente ogni
intervallo in due sottointervalli uguali. Per comprendere la natura del
problema si deve ricordare che per definizione gli intervalli musicali si
compongono moltiplicandofra loro i rapporti corrispondenti (ad esempio,
l'ottava 2:1 si può ottenere componendo una quinta 3:2 con una quarta 4:3,
infatti 3:2 x 4:3 = 2:1). Quindi per suddividere un intervallo a:b in due parti
uguali si deve trovare il medio proporzionale fra a e b, ossia il numero x tale
che a:x = x:b (ciò equivale a cercare la radice quadrata del rapporto a:b). Archità
osservò che l'intervallo di doppia ottava (4:1) si può suddividere in due
sottointervalli uguali (rappresentati dal rapporto 2:1), ma dimostrò
matematicamente che nessun rapporto del tipo superparticulare {\displaystyle
{\frac {n+1}{n}}} - genere a cui appartengono tutti gli intervalli fondamentali
della scala pitagorica (2:1, 3:2, 4:3, 9:8) - ammette un medio proporzionale
fra i numeri interi: quindi nessuno di quegli intervalli può essere suddiviso
in due parti uguali (se si mantiene l'ipotesi che ogni intervallo musicale
corrisponda a un rapporto fra numeri interi)[36]. Infine, Archita
descrisse la costruzione delle scale musicali nei tre generi diatonico,
cromatico ed enarmonico. Diversamente dalla scala pitagorica, il tetracordo
diatonico proposto da Archita è formato dai rapporti 9:8, 8:7 e 28:27 (quello
pitagorico contiene invece due intervalli di tono uguali, 9:8, e un semitono di
256:243). Nel tetracordo cromatico di Archita figurano gli intervalli 5:4,
36:35 e 28:27, e in quello enarmonico gli intervalli 32:27, 243:224 e 28:27.
Questi valori sono riportati da C. Tolomeo, che (a distanza di oltre 500 anni)
afferma che si basa sulla necessità teorica di descrivere tutti gli intervalli
consonanti con rapporti superparticulari (e tuttavia nel tetracordo enarmonico
figurano rapporti che non appartengono a quel genere). Gli studiosi moderni
hanno invece ipotizzato che Archita avesse voluto descrivere matematicamente le
scale musicali effettivamente in uso nella pratica a lui contemporanea, sulla base
dell'osservazione diretta delle tecniche di accordatura usate dai musicisti.
Archita si propose di superare il problema dei commi musicali. Affermò che
l'ottava poteva essere divisa in 12 semitoni uguali ed indicò un divisore che
ne consentisse la partizione, cioè un numero prossimo ad un terzo di л. In
effetti il divisore dell'ottava della scala temperata, la radice dodicesima di
2 =1,0594630943592…. è prossima a л/3=1,0471975 postulato sia da lui che da
Aristosseno. La divisione dell'ottava a cui Archita pervenne è la seguente:
л/3, Л 4/11, Л 3/8, Л 2/5, Л 3/7, Л 5/11, Л 9/19, л/2, Л 7/13, Л 4/7,Л 3/5 Л
7/11, nell'ordine: seconda minore, seconda maggiore, terza minore, terza
maggiore, quarta giusta, quarta eccedente, quinta giusta, sesta minore, sesta
maggiore, settima minore, settima maggiore, ottava. Il divisore proposto da
Archita porta a differenze con la scala temperata dell'ordine delle decine di
centesimi di semitono. AstronomiaModifica È trattata da Archita in un
passo di Eudemo da Rodinel suo commento alla Fisica di Aristotele, nel quale si
discute il problema della dimensione dell'universo. Per Archita l'universo è
infinito, poiché, egli dice: Se mi t rovassi all'ultimo cielo, cioè
a quello delle stelle fisse, potrei stendere la mano o la bacchetta al di là di
quello, o no? Ch'io non possa, è assurdo; ma se la stendo, allora esisterà un
di fuori, sia corpo sia spazio (non fa differenza, come vedremo). Sempre dunque
si procederà allo stesso modo verso il termine di volta in volta raggiunto, ripetendo
la stessa domanda; e se sempre vi sarà altro a cui possa tendersi la bacchetta,
è chiaro che anche sarà interminato.In Enciclopedia Garzanti di Filosofia
Archita. Museo Nazionale e archeologico di Taranto Christoph Riedweg,
Pitagora: vita, dottrina e influenza, Vita e Pensiero, Francesco Paolo De
Ceglia, Bari. Seminario di storia della scienza, Scienziati di Puglia: Adda,
Cicerone, De senectute, Eliano, Varia istoria; Ateneo; Dizionario di filosofia,
Treccani alla voce corrispondente Luigi Pareti, Storia della regione
Lucano-Bruzzia nell'Antichità, Storia e Letteratura, Ettore M. De Juliis, Magna
Grecia: l'Italia meridionale dalle origini leggendarie alla conquista romana,
Edipuglia. E. Juliis, Magna Grecia: l'Italia meridionale dalle origini leggendarie
alla conquista romana, Edipuglia srl, Ai tarantini, citato in La Voce del
Popolo, Dizionario della civiltà, Gremese Editore, Ubaldo Nicola, Atlante
illustrato di Filosofia, Giunti. “κόσμος” nasce in ambito militare per
designare l'esercito schierato ordinatamente per la battaglia (in Sesto
Empirico, Adv. Math.) Christiane L. Joost-Gaugier, Pitagora e il suo
influsso sul pensiero e sull'arte, Edizioni Arkeios, André Pichot, La nascita
della scienza: Mesopotamia, Egitto, Grecia antica, Edizioni Dedalo,Cfr. anche
Ruggiero Bonghi, Delle relazioni della filosophia colla società: prolusione, F.
Vallardi, Secondo una tradizione apocrifa Archita trasse dalla filosofia
platonica la convinzione della immortalità dell'anima. Al contrario Cicerone
ritiene che Platone si recò in Sicilia per conoscere le dottrine pitagoriche
che apprese da Archita e che condivise divenendo lui stesso pitagorico. Cfr.
Cicerone, De Repubblica, De finibus bonorum et malorum, Tuscolanae
disputationes, D. Laerzio, Platone, Lettera VII Vita di Platone. G.
Urso, «La morte d’Archita e l'alleanza fra Taranto e Archidamo di Sparta»,
Aevum, M. Taddei, I robot di Leonardo da Vinci: la meccanica e i nuovi automi
nei codici svelati, ed. Leonardo, A. Gellio, Notti Attiche, Aristotele, Pol., R.
Pitoni, Storia della fisica, Società tipografico-editrice nazionale, Boyer,
Carl B., Storia della Matematica, Apuleio, Apologia, 15 Platone, Timeo,
A Giambico, in Nicom., 9Francesco Paolo De Ceglia, Università di Bari.
Seminario di storia della scienza,Scienziati di Puglia: dda, 2007 p.1ifica Carl
A. Huffman, Archytas of Tarentum. Pythagorean, Philosopher and Mathematician
King, Cambridge University Press, (l'edizione più completa dei frammenti) M.
Timpanaro Cardini, I Pitagorici, testimonianze e frammenti, La Nuova Italia,
Firenze Platone, Lettere, Mondadori, Milano Del Grande, Archita e i suoi tempi,
Taranto, Cressati Paris A. Olivieri, Su Archita tarantino, memoria letta
all'Accademia Pontaniana A. Frajese,
Attraverso la storia della Matematica, Veschi, RomaStante, I problemi di terzo
grado e Archita da Taranto, Lecce
A.Tagliente, “La colomba d’Archita”, Scorpione, Taranto A.Tagliente, Il mistero
del trattato perduto, Scorpione, Taranto A. D. Abbaiatore, Scritture Musicali
greche, Teoria armonica ed Acustica, Taranto nella civiltà, Napoli Taranto e il
Mediterraneo, ISAMG Taranto, Filosofia e scienze, Napoli Eredità, Taranto, Alessandro
il Molosso e i condottieri, Taranto, C.Teofilato, "Interpretazione di
Archita" dalla rassegna "Vecchio e Nuovo" di Lecce, A. Mele,
Archita, i suoi tempi e il suo pensiero, in Taranto tra Classicità e Umanesimo,
Scorpione Editrice Taranto Voci correlateModifica Personalità legate a Taranto
Raganella (strumento musicale) Eudosso di Cnido. Treccani Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. A buon diritto chiamare l'inventore de'moderni palloni arrostatici.
Però un secolo prima al padre Lana G, C. Scaligero,a proposito della colomba
volante d'Archita, della quale parla Orazione l l e sue odi, indica il modo di
costruirla. Nulla di più facile, egli dice: basta comporre la sostanza con
midolla di giunco, e diligentemente coprirla colla pelle adoperata dai
battiloro. Mediante un facile meccanismo sipuò dar movimento alle ali.19
Scaligero scordò di avvertire che bisognava riscaldare l'aria interna con un
lumicino quando rolevasi farla volare. Cosi 500 anni prima dell'era nostra,
trova il modo di far salire nell'ariaun pallone in forma di colomba, dacchè
tutto fa credere che I mezzi impiegati da questo filosofo fossero gl'identici
che quelli impie gatioggigiorno per levarei palloni. Quanto al ritorno della
colomba, obbediente alla voce d'Archita, questa evidentemente è una favola.
Sempre, aun fatto sorprendente, l'immaginazione aggiunge circostanze
impossibili;ma ciò che io credo innegabile è che l'areostalo era conosciuto a
tempi detti favolosi, e che, amio parere, sono reminiscenzedi una civiltà
perduta, che i poetichiamarono regno degli dei. Quegli ignivomi draghi. SULLA
COLOMBA Entre a pišivago, e più superbo volo pel Regno aereo l'ali fu e spandea,
e di spirto novello acquisto fea La Colomba d'Archita inversoilPolo, Volgendo a
caso i suoi begli occhi al suolo Del terzo Ciel la vezzofetta Dea, La vide, e
per rapirla già scendea Da quel de' dei seggio beato, e solo. Allor gridd, e
quafi fu per dire: Oh così foffepur lamia. Colomba! Fattafi Citerea con gran
desire, Di legno fols'avvide: esserl'augello. ARCHITA. Juan. Juven. Ital. Sacr.
in Tarentin. Mitrop. Lamb. in Schol.
Horat. Od.) regnasse più di un ' Ann o. I nuove grazie adorna il fuo bel volto
D LLi:etasengiva in maestà reale Astrea, mirando venerato, e colto Fa più volte
Prefetto della sua Patria, ancorchè le Leggi comandassero, che nessuno in tempo
di sua vita Quel delle Leggi fue pregio immortale. Quando Prudenza, il dolce
fuon disciolto, figlia d' eccelsa mente, e trionfale, Non titurbar, le diffe,
fe sia tolto Il primier di regnare ordine uguale. Tempo verrà,che in arme,e
intoga imperi più d'un'anno al suo ftuoi, mai sempre intento Archita a nuove
glorie, e a bei pensieri. E a Leila Diva: in cento modi, e certo Muta pur
Leggi, e Faftimiei primieri, Purchè Archita mio regni, io mi contento. Diogen.
Laert. in Vit. Archyt. In Joan. Buno. not. ad Philip. Cluver. ARCHITA FILOSOFO
PITTAGORICO, E MATEMATICO E PERITISSIMO. Odar chi mai tanto ti può, che basti,
Alma immortal degnillima d' Impero? Chi dir di tue virtudi il volo altero, Per
cui fovra ogni Saggio alto poggiasti? Del Ciel le stelle, e i moti lor sì
vasti, tu delle cose le cagioni, e'l vero, e quanto il mare, e l'universo
intero circonda, e abbraccia, chiaro a noi mostrasti, Tu, ch'eccedi de'Savj i
bei consigli Già di ogni uman pensier reso inaggiore, 'Quanto il Sol delle
stelle avanza irai, tu, che te stesso, e null? altro somigli, coll'auree del
tuo fuon note canore tu sol di tue virtù cantar potrai. Diogen. Laert. in vit.
Archyt. Foreft.Joan. Juven. Tarentin. Lambin in Scbol. Horat. Od. Nicol. Parth.
Giannet. in Geograph. Lib. 4. Cap. 7. SEN. TARENTINO, Scrivendo contro il
Piacere. O So, chemente all'Von dona, e Tume aquella; SENTIMENTI D'ARCHITA chi
dietro alsuo piacer brutale corre, e del sensorio fà l'alma ancella, bruto
diventa agli altri bruti eguale, tutto perdendo il bel, che aveva in ella.
Senza lume si vago, e rilucente Joan. Juven. Tarentin. Lib.3. Cap. 2. Mente,
ch'èper fuo pregio trionfale della divinità parte più bella. Che quando avvien,
che sopra l'alma impero abbia il piacere, allor cieca è lamente 'E cieca la
ragion, cieco è 'l pensiero. Oprano i Bruti, e senza il suo primiero Lume fia,
chel'uom bruto anchedivente. E pur ESER, Diogen. Lacrt. in vit.
Archyt. Foreft. Tom.1. Lib. 8. Cap. 4. Joan. Juven. Tarentin. Mille a mille
empj nemici, incampo scendete pure, e con terribil grido, no uche con quel dell'armi
orrido lampo Fate tremar dell'onde Jonie illido. ESERCITO TARENTINO NON MAI
VINTO, ESSENDO CAPITANO. Là nel Galelo col suo nobil Campo Itene or lieti delle
forze usate, Faran del vostro fuol le schiere armate, Finchè Archita fia duce,
alta vendetta. ARCHITA v'aspetta il bravo duce. E già lo strido de' corni i'
fento, en el cercarlo scampo già cader vi vegg'io pel colpo infido. Ed alla
patria, che il trionfo aspetta, le tolte spoglie in vostro onormostrate. Se per
ostil cadeste atra disdetta, LA, ARCHITA D'ESSER CAPITANO, PER
SOTTRARSI ALL'INVIDIA, L'ESERCITO DETARENTINI E' FATTO PRIGIONE DA NEMICI. Arme
il fulgore insiem spaventa, e sfida co’luoi deftrieri i cavalier; già scende
sangue da larga vena in terra infida. Mira Tarento mio, quei, che fen muore,
hàgli spinti l'invidia a tante pene. LASCIANDO DO Di guerra sonar le trombe
orrende? di come il rio Marte all'alte strida Di quel Drappello, e questo i
cuori accende, Perchè col ferro fuo l'un l' altro ancidas arme, arme fre me
ognun: già di tremende e quei, che'l braccio (tende alle catene son dolci
figli, oimè, del tuo dolore! Freme contro d'Archita ilrio livore, E
lull'alme innocenti il mal senviene. Diogen: Laert, in vit. Archyt. Joon.
Juven. Tarentin.AR.: ad altri venduto, ed alla fine è riscattato offri; buon
Savio, foffri. Ecco fortuna S Di mortal sfavillando atro disdegno sue forze
impiega, e l'arme sue raduna, Per far del tuo valor {terminio indegno. Già
l'empia, oime! con faccia torva, e bruna Scocca saette últrici, e ben al sogno Colpito
hà omai; ve come in preda d'una Ti dà vile ciurmaglia in fragil legno.
TARENTINO ARCHIT. A peregrinando per imparare, è preso dà'Corsari, serveMa
chefie; se delcuorle forti tempre Alexand.ab Alexand, Joan. Juven. Tarentin.
Di. Pur non è fazia no,schiavo al servaggio Ti mena ancor, perchè nel
duoldistempre Ilmagnanimo tuo nobil coraggio. Rassoda più ne'colpi suoil'Vom
faggio, E di sua libertà gode mai sempre! PLATONE DOPO AVER CAMMINATO L'EGITIO,
VIENE IN ITALIA PER IMPARAR SOTTO LA DISCIPLINA Edesti pur, come il gran Nilo
altero, D a perenne sboccando occulta fonte Ogni arginedisprezzi, edogniponte,
E i campi ad ipopdar si apra il sentiero. E d ivi asperto di sudor la fronte
Delle scienze falisti all' arduo monte, E ti fur quelle il folo premio intero.
Ed or, per fullescienze alzare un volo Sotto 1:aurea d'Archita arte gentile,
Cerchi il Galeso, e l Tarentino luolo? DunqueinEgittoEroenonv hàfimile, Cic.de
finib.bonor. molor.Lib.s. Foreft:Tom. I..Lib. 8. Joan.Juven. Tarentin. DOPS V
D'ARCHITA TARENTINO. Si, vedesti 1 Egizio, e 'l Greco Impero, ARCHI. Nèingegno
inGrecia,alsoloArchita,alsolo Suo noro ingegno,anche oltreBattro,eTile.
A ARCHI. Pri,Fortuna,perun solmomento Gli occhi, cui buja notte
orrida cuopre, E mira,leiltuo folleafproardimento Contro Savio maggior sua
forza adopre. Questi è il gran Plato, e quegli fon qu e cento Folle ! RePlato
al tuo servil flagello ARCHITA TARENTINO RISCATTA PLATONE PRESO D A CORSARI.
Empj ladron, per le cui mani, ed opre Schiavo il facefti; or com 'ei fparge al
vento Gl’infranti lacci, e in libertà li fcuopre? C o m e il trionfo, che del
suo fervaggio Ornar credefti, e de' suoi guai far bello, Qual peve dilegudfli
al caldo raggio? Menalti, a un cenno fol d' Archita il saggio Cara tornò la
libertà di quello. Joan. Juven.T'arentin. e Se avvien, che della
gloria i m i diftempre L a bella gloria è tua, fe Plato apprese Che del tuo
Figlio al nome accrebbe ilvanto, Cic.de finib.bon.domal.Lib.5.* Lib 1.Fiscula
Joan.Juven. Tarcntin. ARCHI. (52 ARCHITA MAESTRO DI PLATONE. C Figlio di
puro core, e viva Immago, che vero io canto, efoldiluimi appago, Diceva un
giorno Atene in dolci tempre, Dal tuo gran Figlio Archita il pregio fanto, E B
alme di virtude auree contefe. Ella è mia pure, e téco i fafti io canto: Poich?Ei
tal lume in tutto il m o n d o accese, Nel gaudio, el corc infuperbito, e pago
Pel mio Plato or fen vada,un don si vago A te,Tarento mio,debbo maifempre.
ARCHITA CAMPA PLATONE DALLA MORTE INTENTATAGLI DA DIONISIO TIRANNO. AR,
Due Polato ilscan Plato,ahimè,quelfaggio, t Veloce (ahi laffo !) a tramontar
quel raggio Det rio fallir le pene: omai trionfi Si bella dote, e vinca ancor
Sapienza. Si diffe Archita; e i fieri petti, e tronfi. Placando al gran poter
d'aurea Eloquenza, Morrà, perchè un Tiranno indegno d'ostro Sogna fofpetti, e
teme indarno oltraggio? Correrà, che dà lume al secol nostro? Ed io,perchèpiù
viva,ancor non mostro, No n m ostro, a n c o r dell'anima il coraggio? No, che
non porterà l'alma Innocenza < Plato all'ombra viveade'suoi trionfi. Cic.
Lib. 5. Tuscul. Diogen. Laeft. Vit.Archyt., o Platon. Juan. Juven. Tarentin.
Ital. Sacr. in Torentin. Metrop. Plutar. in Platon. Sabell. Ennead. ARCHITA
TARENTINO A PLATONE. Se amica pioggia a temprar mai l'ardore Scende dal Ciel,non
giace no più china La fronte lor, ma col nacio colore S'innalza si, che al Ciel
più si avvicina; Lasso ! calo io restai, allor che infermo Starteneudjfrapene,o
mio buon Plato Senza ajuto languendo, e senza schermo. Ma
orchedicuavitaalprimostato Fatto hai ritorno, io mi rinfranco, e fermo Pertemi
rendo, cfon, qualpria,beato. Q Diogen. Laert.in vit.Archyt. Joan.Juven.
Tarentin. Lib.3. Cap. 2. Val Yenza umor giglio languisce,o fiore, E scolorito à
terra ilcapo inchina, Questo il vermiglio onor,quello ilcandore Perdendo a poco
a poco in sua ruina: PLA. Q A te del loro autor duce sì pio in mezzo del
cammino elle si stanno, pss.) Ma giugnere alla meta orgogliosette Ben le vedrai,
fe nuovo spirto avranno, PLATONE MANDA ISUOI COMMENTARY AD ARCHITA TARENT INV.
Veste assai più, che dell'ingegno mio, Opre de'tuoi fudori,onde a be'studj
Delle più gloriofe alte virtudi La mia mente infiammaiti,el buon deslo, Opre
dunque son elle ora imperfette. Raroè peròl'onor,seateverranno; Più raro, le
giammai fien da te lette. Diogen Lacrt. in vit. Archyt. Platon.in Epist. Vengono,Archita.O:tu
leleggi,e inudi Sensi del tuo faver poi mi dischiudi Con
quellalibertà,concuileinvio, PLA, Gloria dai tuoisi provvidifudori, soffri in
regnar, grida la Patria,e uffici Mostra di quel,che sei,Signor de cuori, E
tumalgradoimperi?etilamente Non fei;la Patria hà in te parte del tutto. Non
oscuro è il linguaggio; odi mia mente: O rendi alla tua Patriailben,ch'èsuo, O
delsuobenfà,ch'ellan'abbiailfrutto. Cic definib.bonor.comalor.Lib.2. Lib. lade
Offic. Joan. Juven. Tarentin. Lib.i. in Prefate do Lib.z. Cap.2. Platon. in
Epif. gi PLATONE TÀRENTINO. V Nmalele folo (AD ARCHITA O n, a se folo no,
nasce agli Amici, Nafce alla Patria l'Uom, nasce aMaggiori, E dal bel nascer
suo giorni felici Speran questi, e sperar voglion tesori. O r foffri, o Figlio,
o tu, che tanta elici D e' gran pubblici affari? ah che fol tua SULLA AD ARCHITA TARENTINO, Del buon
governo, eloro fren spogliace. O naufragar, dall'empie arti indiscrete di
piggior duce a morte ria guidate: El soffriran del cuorletempre? ahfiamma
D'amor mostrate, evoilaPatriabella Reggete:omai con quell'ardor,che infiammar
Così lungi da leistrage rubella Sen fuggirà,qualCervioa icolpi,o Damma, O, che
viver a voinon maipotrete; Se non vivrete ad altri se se pensate Goder mai
signoria, nè servirete Alle pubbliche cose,alle private, O vacillar ben presto
le vedrete E poi fia vostra gloria il ben di quella. In argument. 9. ad Epift.
9. Platon, D'ARCHITA A d d e Archita, e vidjo senza conforto E scorse fino all'
ultimo confine La Terra, e il Cielcoll'artifue divine, Archita il grande, il
nostro padre è morto! Del mar le Dive usciro al pio lamento. SULLA MORTE.
Pianger lo stuol da rio dolore assorto. Oimè,dicean,chi dall'Occafo all'Orto,
CAdele Dell'alte sue virtudi,e pellegrine, Pallido il viso, e lacerato il
crine, E in lor leggendo i gran pubblici danni Pianfero', e poi partiro, e di
Tarento GiunteallaReggia:orvestiinegri panni Da e r,bella Città: per tuo
tormento Aichita è morto ahi sulbel fior degli anni ! Horat. Lib. 1. od. 28. E
Diede il Popot Matin l'ultime prove se'l crudo suo destino unqua vi
spiacque Le bell*ossadiLui,chetantopiacque Abbian lieve la terra; e poi partite.
Horat. Lib. 1. od. 28. Joan.Juven.Tarentin.Lib.3.Cap.za SUL INVITO A
RIMIRARE IL TUMULO D'ARCHITA PRESSO AL LIDO MATINO, Ccop Urna funefta.Alme ben
nate, Cui di pietà l'amabil forza muove, Deh fermatevi alquanto, e rimirate,
Pria di ftendere il passo agile altrove. Qui le fante d Archita ossa onorate
Giaccion sepolte, e qui spargendo nuove: Piogge d'amaro pianto, di pietate del
passato dolore in segno ah dite:. th Allor, che in mar precipitò, smarrite Sue
forze,einfrantoilleguoinmezzo all'acques Di Natura le fonti più
segrete; Chi dall'onda fatal raplo diLete L e naufraghe virtudi, e l ebbe
accanto; Chi le vie seppe drittamonte torte, i PercuilaLuna
appar',elSols’asconde, (60 ) Aili ah yoi le face offa, e'l cener fanto Di
quell Almagentilahicitogliete, C h e fù si chiara al M o n d o, e vi godete
Della vera fapienza il facro immanto. Chi a noi mostrò con tanto studio, e
tanto Horat.Lib. i.od.28.. Joan. Juven.Tarentin. SUL SEPOLCRO EUDOS D.ARCHITA
TARENTINO. Chi 'n Terra,e 'n Ciel la ferma, emobilsorte; chi com e il foco, el
Aere, el suolo, e l'onde s'abbraccin, seppe, orquìsengiace. Oń Morte, Oh duri
fastí, ohcieche ombre profonde? S quanto mai dibelloinCielfiadditag; Ne panni
no,ma nella mente fiede. Diogen.Laert.in vit.Eudox. Foreft. Tom.1. Lib. 8.Cap.4
Joan.Juven,Tarentin. Q. EUDOSSO DA GNIDO FAMOSISSIMO MATEMATICO DISCEPOLO
ARCHITA NON FU'RICEVUTO DA PLATONE ALLA D Mira come in udir fuo ftile adorno La
tuafuperbia,e'lfolleardireondanni. No, non doveviil gran Figliuol d'Archita SUA
SCUOLA,PER ESSER POVERO, Vefti, o Platon, che tu schernisti un giorno Perchè di
povertà fentia gli affanni Questi è colui (fe pur nol fai)che intorno Del fuo
grave faver difpiega i vanni, Gnido vi fpenda il più bel fiordegli anni; E come
giusta ad immortal tuo fcorno Si vilmente scacciar dalla tua fede Qualor
baffamenava umile vita. Poichè virtude, onde 1 U o m farli erede.
Archita. Archita da Taranto. Taranto. Keywords: la colomba d’Archita,
Platone, magna Grecia, piccione viaggiatore, il vuolo della colomba -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Taranto” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51681989882/in/photolist-2mSsmMU-2mN5uFu-2mLJPUG-2mKxrDy-2mKDXUP-2mK6d1R-2mK487q-2mK2Mvw-2mK6cZt-2mJXH25-2mK2Mwt-2mK6d2x-2mK7kLK-2mK6d2n-2mK6cY1-2mK7kNy-2mJXH3T-2mK4863-2mK6cXV-2mK6cZJ/
Grice e Tari – l’origine del linguaggio –
filosofia italiana (Villa
Santa Maria Capua Vetere). Filosofo. Di famiglia originaria di Terelle, nel
Frusinate, nacque in palazzo Mazzocchi, anch'essa rientrante in Terra di
Lavoro, da un impiegato che si trovava lì di passaggio. Il palazzo natìo ove
aveva schiuso gli occhi anche l'archeologo Alessio Simmaco Mazzocchi, situato
nella via Mazzocchi. Studia a Montecassino, dove conobbe Spaventa. Si trasferì
a Napoli dove si laurea. Ben presto però all'avvocatura preferì la filosofia,
la letteratura e la musica, unendosi all'amico Spaventa, a Cusano, a Sanctis e
ad altri filosofi liberali e collaborando a vari giornali letterari partenopei.
Entra per concorso nella Regia Napoli, divenendo il primo cattedratico di
estetica in Italia, nello stesso periodo in cui vi insegnavano anche Sanctis,
Settembrini, Spaventa e Bovio. Si dedica
a vari rami della filosofia e delle scienze del linguaggio per Detken, saggi di
Brothier, Moindron e Noel. Il suo
sistema estetico, variamente criticato, in particolare per la scarsa
originalità, si caratterizza per una vivacità espressiva, con ricche e talvolta
variopinte esemplificazioni, che peraltro ne resero celebri e molto frequentate
le lezioni. Croce define Tari il lieto giullare della filosofia. Tari non ha
mai nemici, riuscendo a farsi ben volere sia dagli amici sia dagli avversari,
che prende a braccetto, e li mena a spasso con sé, divertendosi a contradirli e
a sentirsi contradetto. Quasi ad avallare la definizione sopra riportata, ha anche a rilevare che la sua bizzarra
genialità gli fa trovare piacere nei ravvicinamenti e collegamenti più
disparati e più comici: della frase sublime con la scherzosa, del ricordo
solenne con l'aneddoto salace, del linguaggio latino o del tedesco col
vernacolo napoletano. Parla in gergo, ma in gergo che è quintessenza di cultura
e stravagante miscuglio di elementi geniali. Filosofo di professione ed uomo di
dottrina enciclopedica, nonostante tutta la sua perizia filosofica, la sua
sterminata dottrina e il suo molto acume, e soprattutto un bizzarro artista. La
sua concezione metafisica non gli concede una trattazione veramente logica dei
problemi. Ma la sua personalità, vibrante di commozione innanzi alle opere
dell'arte, riboccante di entusiasmo, dotata di bontà e di nobiltà di sentire,
gli ispira una filosofia che e di una specie assai rara nella nostra
letteratura. L'essenza giocosa si mischia, confondendosi, con un'acuta
critica, che si rivolgeva a tutti i campi in cui l'estetica si sostanzia e, in
particolare, ad una delle arti al quale e più attratto: la musica. Tra il
serio e il faceto, infatti, pubblica un saggio su “Serietà e ludo” e compone un
saggio musicale, con tanto di note, dal titolo in tal senso emblematico di “Lezioni
di estetica generale”. Questo indirizzo lo porta ad occuparsi anche sulla
celebre pastorale di Beethoven. Altre saggi: “Estetica ideale” (Fibreno, Napoli),
“Ente spirito e reale: confessioni filosofiche” (Regia Università, Napoli); “Melodramma,
dramma” (Regia Università, Napoli); “Serietà e ludo” (Regia Università, Napoli),
“Critica” (Vecchi, Trani); “Estetica e metafisica” (Laterza, Bari); “Estetica
esistenziale” (Morano, Napoli); “L'estetica reale” (Prometheus, Milano), “Dizionario
dei cittadini notevoli di Terra di Lavoro antichi e moderni” (Forni, Bologna). i (Ed. Spartaco, Santa Maria Capua Vetere); A.
Perconte Licatese, “Storia e monumenti di Santa Maria Capua Vetere” (Stampa
Sud, Curti.); “Storia popolare della filosofia” (Detken, Napoli); “Origine del
linguaggio” (Detken, Napoli); “Il contratto” (Detken, Napoli); B. Croce, La
letteratura della Nuova Italia. Saggi critici” (Laterza, Bari); “Lezioni di
estetica generale” (Tocco, Napoli); “La sinfonia pastorale” ( (Regia Università,
Napoli); M. Leotta, Istituto Italiano per gli Studi Storici, Napoli); F.
Solitario, La Critica di Croce. Contributo per un recupero” (Prometheus, Milano);
F. Solitario, “Cultura filosofica” (Prometheus, Milano); Treccani Dizionario di
filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Archivi di Teatro Napoli, Antonio
Tari. Tari. Keywords: ‘origine del linguaggio.” Refs. Luigi Speranza, “Grice e
Tari” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732279381
Grice e Tartarotti – filosofia italiana (Rovereto). Filosofo. Divenne famoso per
aver contrastato i processi contro le streghe e per aver osteggiato la
devozione per il vescovo del XII secolo Adelpreto, mettendone in discussione
santità e martirio. Figlio del giureconsulto Francesco Antonio e da
Olimpia Camilla Volani, discendente dell'antica famiglia dei Serbati.
Impersonò la figura dell'intellettuale che non si lascia limitare dal luogo nel
quale nasce, cioè nel Trentino, lontano dai grandi centri culturali del tempo.
Egli seppe anzi sfruttare le opportunità e le peculiarità della città di
Rovereto, al confine tra mondo tedesco e italiano, in un periodo storico nel
quale rifiorirono i commerci e i rapporti economici, grazie al suo trovarsi su
una delle principali vie di comunicazione in Europa. Suo merito fu la capacità
di saper tessere legami con intellettuali italiani e stranieri che risiedevano
a Venezia, Roma, Salisburgo, Torino, Brescia, Vienna, Innsbruck. Utrecht e
Parigi. Studiò inizialmente nell'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto e
poi continuò come autodidatta. Si interessò di filosofia, che seguì presso
l'Padova sino a quando difficoltà economiche familiari non lo obbligarono a
tornare nelle città natale. Al suo ritorno si interessò personalmente per
far insediare nella Città della Quercia la stamperia del tipografo veronese
Pierantonio Berno e, nel 1730, fondò la prima accademia cittadina, l'Accademia
dei Dodonei. Compì viaggi a Verona, dove conobbe Scipione Maffei e altri
studiosi, poi ad Innsbruck, dove rimase alcuni mesi come precettore, e in
seguito si trasferì a Roma, come segretario del Cardinale Domenico Silvio
Passionei. Casa dove abitò Girolamo Tartarotti, in Via Garibaldi
61, a Rovereto, prima di trasferirsi in Via della Terra. Durante le sue
permanenze roveretane, visse nella stessa casa dove abita G. Vannetti e dove
questi iniziarono a tenere un vivace salotto letterario che portò,
probabilmente su ispirazione dello stesso Tartarotti, alla nascita dell'Accademia
degli Agiati. Il soggiorno romano fu relativamente breve, per contrasti col
Cardinale, quindi fece ritorno a Rovereto. Morì il fratello Jacopo, e si
trasferì a Venezia, come collaboratore del futuro Doge Marco Foscarini. Ebbe
discussioni anche con Foscarini e tornò ancora una volta a Rovereto, da dove
non si allontanò più. I viaggi di Girolamo Tartarotti furono in
definitiva relativamente pochi e di breve durata, e trascorse la maggior parte
della sua vita matura a Rovereto. Si dimostra poco propenso ad accettare
l'aiuto di ricchi mecenati che lo avrebbero limitato nella sua libertà e
approfittò delle occasioni che gli venivano offerte lontano dalla sua città per
comprare libri o incontrare altri studiosi. Lo studioso Sin dagli anni
giovanili Tartarotti si dedicò agli studi letterari interessandosi della poesia
toscana e scrivendo egli stesso varie composizioni poetiche. Approfondì
tematiche della filosofia scolastica e scrisse trattati critici nei confronti
di questa. Collaborò con Angelo Calogerà per la sua Raccolta d'opuscoli
scientifici e filologici, e venne in polemica con Trento dimostrando, in una
sua pubblicazione, che la città tridentina divenne sede episcopale solo nel IV
secolo e non al tempo dei primi apostoli. Pubblica “Congresso notturno
delle Lammie”, il suo saggio più noto, nel quale dichiara inesistente la
stregoneria come la si vuole descrivere al suo tempo, e questo sulla base della
logica, della scienza e della stessa ortodossia dei cattolici. Pubblica nei
“Rerum Italicarum scriptores” le sue conclusioni relative alla cronaca di Dandolo
e correggendone le fonti nelle sue basi documentarie. Continua nelle
indagini storiche alla quali aveva dedicato gran parte della sua vita e arrivò
a dimostrare, ad esempio, che era sbagliata la venerazione dei trentini per
Adelpreto, Vescovo di Trento. La sua tesi era spiegata nella Lettera intorno
alla santità e martirio di Alberto vescovo di Trento. Uno dei suoi ultimi
lavori, sempre legato a questo tema: Notizie istorico-critiche intorno al B.M.
Adalpreto vescovo di Trento venne messa al rogo su disposizione del principe
vescovo Francesco Felice Alberti di Enno. Intanto la sua salute peggiora, e muore
senza sapere del suo libro bruciato a Trento. Sempre amante dei libri, quando
non gli fu possibile viaggiare per acquistarli personalmente si affidò a
contatti che col tempo divennero per lui preziosi per procurarseli. A Verona
poté contare su Ottolino Ottolini, a Brescia su Gianmaria Mazzucchelli, a
Modena su Ludovico Antonio Muratori e a Venezia su Gian Rinaldo Carli. A
Rovereto fu molto vicino a Giuseppe Valeriano Vannetti, segretario
dell'Accademia Roveretana degli Agiati, e anche da lui ebbe aiuti per procurasi
i testi dei quali aveva bisogno per i suoi studi. Al Vannetti fu legato anche
per altri motivi, essendo stato per vari anni precettore di Bianca Laura
Saibante, futura moglie di Giuseppe Valeriano, e del fratello di lei,
Francesco. Si procura libri anche grazie a donazioni, eredità e
prestiti. Al momento della sua morte, per esplicita volontà
testamentaria, la sua ricca biblioteca venne donata all'Ospedale dei Poveri
Infermi di Loreto, retta dalla Confraternita dei Santi Rocco e Sebastiano. La
Confraternita tuttavia, poco dopo, decise di metterla in vendita, offrendola
per primo al Comune di Rovereto. In quell'occasione Giuseppe Valeriano
Vannetti e Francesco Saibante si spesero affinché tale importante
acquisizione culturale per Rovereto avesse successo, e l'atto di compravendita
venne registrato. Tre anni dopo la morte di Tartarotti, venne così creata la
prima biblioteca aperta al pubblico a Rovereto. Le intenzioni dello studioso
non furono queste, tuttavia fu proprio il nucleo dei suoi testi ad essere
destinato a questa importante iniziativa culturale, perché sino a quel momento
esistevano in città solo biblioteche appartenenti a privati, come ad esempio
quella dei Rosmini, dei Vannetti, dei Saibante, oppure conservate in conventi;
si stava formando anche quella dell'Accademia Roveretana degli Agiati,
sicuramente molto importante, ma nessuna di queste destinata alla consultazione
di chiunque. Il totale delle opere appartenenti a Tartarotti che confluì
nella biblioteca ammontava originariamente a 2.027 volumi e a 13 manoscritti.
Per quanto riguarda i luoghi di pubblicazione dei volumi, quasi il 30% di essi
proveniva da Venezia. I volumi raccolti durante tutta la vita da Girolamo
Tartarotti costituirono così il primo nucleo della Biblioteca Civica di
Rovereto, che in seguito fu a lui dedicata. Tartarotti e gli agiati Lo
studioso, come sopra ricordato, fu molto attivo a Rovereto e si spese per
portare una maggior apertura culturale in città facilitando l'arrivo di un
tipografo, fondando l'Accademia dei Dodonei, svolgendo il ruolo di precettore
per due dei fondatori dell'Accademia Roveretana degli Agiati, ma non divenne
mai un socio di quella istituzione. Le ragioni del suo rifiuto di far
parte di quell'Accademia, che pure rispondeva a molte delle esigenze che
sentiva anche sue, furono diverse. La principale fu la forte inimicizia con S. Maffei, e il fatto che l'uomo di lettere
veronese fosse entrato tra i primi come socio aggregato dell'associazione.
Questo fece sì che non partecipasse alle riunioni del nascente sodalizio
culturale roveretano. Si riporta qui una piccola selezione di alcuni suoi lavori
da non intendersi come fonti di questa pagina ma come approfondimento e
confronto. “Ragionamento intorno alla poesia lirica Toscana”; “Delle disfide
letterarie, o sia pubbliche difese di conclusion”; “De auctoribus ab Andrea
Dandulo laudatis in Chronico Veneto”; “Apologia del Congresso notturno delle
Lammie”; “Memorie antiche di Rovereto e dei luoghi circonvicini”, “Apologia
delle Memorie antiche di Rovereto”; “Lettera seconda di un giornalista d'Italia
ad un giornalista oltramontano sopra il libro intitolato: Notizie
istorico-critiche intorno al b.m. Adalpreto Vescovo di Trento, Alcune opere sono
pubblicate nella Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici: “Relazione d'un
manoscritto dell'Istoria manoscritta di Giovanni Diacono veronese”; “Dissertazione
intorno all'arte critica”; “Lettera al sig. N.N. intorno alla sua tragedia
intitolata il Costantino; Lettera intorno alla differenza delle voci nella
lingua italiana. Altre opera: “Osservazioni sopra la Sofonisba del Trissino con
prefazione del cav. Clementino Vannetti, La conclusione dei frati francescani
riformati (postumo, Annotazioni al Dialogo delle false esercitazioni delle scuole
d'Aonio Paleario. Annotazioni Ipotesi
avanzata da Gianmario Baldi, Direttore della Biblioteca civica G. Tartarotti e
membro dell'Accademia Roveretana degli Agiati G. Baldi, Fonti M. Farina, Mostra Tartarotti, Mostra Tartarotti, L. Muratori,
Rerum Italicarum scriptores. Mediolani, ex typographia Societatis Palatinae in
Regia Curia, Tartarotti, (check). R.Trinco, Mostra Tartarotti, Sito Biblioteca
Civica G. Tartarotti, su biblioteca civica. Rovereto Comune di Rovereto. G. Baldi, La Biblioteca
civica Girolamo Tartarotti di Rovereto: contributo per una storia” (Calliano,Trento);
Manfrini, Marino Berengo, La letteratura italiana Storia e testi" XLIV tomo
I, Milano-Napoli, Ricciardi, L. Franchini, Adversum malleum maleficarum,
biografia del filosofo pre-illuminista roveretano” (Rovereto, Stella); N. Cusumano,
“Ebrei e accusa di omicidio rituale --. Il carteggio tra Tartarotti e B.
Bonelli” (Milano, Unicopli); M. Farina, “Gl’Agiati” (Brescia, Morcelliana), R. Filosi, La Biblioteca di Girolamo
Tartarotti: intellettuale roveretano del Settecento: Rovereto, Palazzo Alberti,
Rovereto, Provincia autonoma, Servizio beni librari e archivistici,Comune di
Rovereto, Biblioteca civica G. Tartarotti, Renato Trinco, San Marco in Rovereto:
la chiesa arcipretale tra storia, arte e devozione, Mori, La grafica, Gl’Agiati
Roveretani, Biblioteca civica G. Tartarotti Treccani Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Girolamo Tartarotti. Tartarotti. Keywords: accusa di omicidio
rituale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tartarotti” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732517033
Grice e Tataranni – il gusto per l’antico –
filosofia italiana (Matera),
filosofo. Lucano di origine, esponente dell'Illuminismo napoletano. Figlio
di Angelo Bruno e Nunzia Pistoia. Non sappiamo a quale ceto appartenesse la sua
famiglia, ma sicuramente essa era fornita dei mezzi economici e delle relazioni
sociali necessarie per avviare il figlio verso la carriera ecclesiastica. Non a
caso, quando fu battezzato nella Chiesa
cattedrale di Matera, i suoi genitori scelsero come padrini i nobili Giovan
Battista Ferraù e Giovanna Cordova. Sin da ragazzo matura quella che
doveva essere la sua vocazione, tanto che divenne prima allievo e poi docente
del seminario diocesano materano. Sebbene avesse una posizione di un certo
rilievo sia in ambito ecclesiastico, sia in ambito educativo, non mostra alcun
tentennamento nell'accettare l'invito di Michele Imperiali, principe di
Francavilla, che lo vuole a Napoli per affidargli la direzione della sua
Paggeria. Grazie all'incarico conferitogli dal principe di Francavilla,
accrebbe ancor di più la stima di cui già godeva, stringendo rapporti
amichevoli con le personalità più illustri ed autorevoli del tempo, incardinate
nella Reale Accademia delle Scienze e Belle Lettere. Ha la possibilità di
frequentare proprio tali stimolanti dibattiti, che del resto avrebbero formato
l'humus delle sue future riflessioni, in qualità prima di Direttore della
Paggeria, poi della scuola militare del Real Collegio militare, ufficialmente
Reale Accademia Militare, fortemente voluta da re Ferdinando IV, che mostrò di
aderire al generale clima di rinnovamento e consolidamento delle istituzioni
militari del Regno. Proprio in questi anni Onofrio Tataranni ebbe l'onore di
esserne il direttore, partecipando vivamente, dunque, al graduale svilupparsi e
moltiplicarsi dell'alveo della cultura politica riformatrice, che ancora
auspicava un reale cambiamento all'interno dello stesso apparato monarchico.
Così, nell'arco di un settennio, pubblicò delle opere molto significative, in
cui era evidente il suo tracciato ideale di società. Tuttavia, in seguito
agli avvenimenti, quindi dopo il Concordato e dopo la fallita congiura di C.
Lauberg, le sue posizioni rispetto alla politica e allo Stato cambiarono
considerevolmente. Con questa disillusione coincide il silenzio
dell'intellettuale materano, che in quegli anni si limita, a quanto noto, a
proseguire i suoi studi come Direttore. La delusione, si può ipotizzare, lo
spinse a tacere fino alla proclamazione della Repubblica Napoletana, quando dichiarava
sicuro dell'importanza dell'istruzione del popolo e del nuovo cittadino, elabora
il Catechismo Nazionale pe'l Cittadino, nel quale incoraggiava il popolo a
difendere i principi della Rivoluzione a vantaggio dell'umanità intera. Il
catechismo vinse il primo premio indetto dal governo provvisorio e venne
adottato come catechismo ufficiale della Repubblica Napoletana, ebbe il compito
di educare i sudditi a divenire cittadini. Alla caduta della Repubblica,
nel giugno, riuscì a porsi in salvo, rifugiandosi a Matera, nei cui tribunali,
in tale periodo, venivano esaminate le posizioni di ben 1370 rei di Stato lucani,
228 dei quali furono condanll'esportazione e sette a morte. Comunque, a Matera
puo contare su solide relazioni interne al locale Capitolo cattedrale. Più
volte tiene a sottolineare l'importanza della triade Dio-Ragione-Sentimento, in
una sorta di compromesso tra Illuminismo, sensismo e religione. Inoltre,
caratteristica del suo pensiero è una forte connotazione politica, mirando alla
figura del sovrano quale principale esempio per i sudditi, capace di governare
un Regno che si sarebbe dovuto fondare su solidi valori, legati all'importanza
della famiglia, della civiltà contadina e della piccola proprietà terriera,
quest'ultima ottenuta con un giusto ed onesto lavoro. È da evidenziare come il
Tataranni avesse maturato idee di una peculiare modernità, al punto da
convincersi che il passaggio verso una nuova stagione dell'umanità sarebbe
potuto avvenire attraverso la Costituzione di una «Dieta Universale»: egli
sosteneva, infatti, che, ad ogni rappresentante di questo nuovo organismo, essa
avrebbe espresso i giusti diritti del suo Monarca, al fine di raggiungere la
felicità comune e la pubblica sicurezza, ponendosi, negli ordini e nelle
attività sociali, sull'unica distinzione del merito. Notevole importanza e,
poi, assegnata al ruolo dell'educazione e dell'istruzione, poiché
affermal'importanza dello studio delle humanae litterae, unico mezzo, per i
giovani, per riscoprire i principali temi della letteratura e della filosofia
morale antica ed attualizzarli. Inoltre, egli si faceva anche sostenitore dell'istruzione
scientifica, dando priorità alla geometria e, ancora una volta, seguendo il
modello greco, suggeriva di avviare gli alunni sin «dall'età più tenera» al
processo educativo, seguendo le direttive di grandi pensatori. Il
sacerdote-riformatore auspicava tutto questo in un contesto socio-economico che
riservasse particolare attenzione all'attività agraria e ad una pratica
religiosa «semplice pura e brieve. Dunque, predica il ritorno alla religione
delle origini, costruita sull'aiuto reciproco tra gli individui, in modo che gli’uomini
si rassomiglino in qualche modo all'ente supremo d'infinità bonta. Pertanto,
affermava che i sacerdoti dovessero essere esenti dalle pubbliche cariche e che
come gli altri uomini dovessero essere soggetti alla giurisdizione dei giudici laici
nelle loro cause civili. La prima, monumentale, opera fu il Saggio d'un
filosofo politico amico dell'uomo (Napoli). Con la composizione di questo
saggio, Tataranni si propone di delineare il suo tracciato ideale di società,
confidando nella figura del sovrano. Infatti, già il titolo dell'opera risulta
molto significativo, in quanto l'autore si presentava come un filosofo con
atteggiamento “filantropico” nei confronti di Ferdinando IV, al fine di
mostrargli la retta direzione per guidare un giusto governo ed attuare delle
riforme interne allo stesso apparato monarchico, favorevoli alle idee
democratiche. La fiducia che ripone nei riguardi del monarca veniva
ancora espressa nel “Ragionamento sul carattere religioso di Carlo III umiliato
a Ferdinando IV re delle Due Sicilie” (Napoli). Si tratta di un panegirico
riferito al padre del sovrano, Carlo di Borbone, che, spentosi l'anno
precedente, veniva proposto come esempio da seguire al suo erede. In tal senso,
egli si rivolgeva ancora pieno di ammirazione nei confronti di Ferdinando IV
nel “Ragionamento sulle sovrane leggi della nascente popolazione di S. Leucio
umiliata alla maestà di Ferdinando IV re delle Due Sicilie” (Napoli). Nella “Brieve
memoria sull'educazione nazionale della nobile gioventù guerriera l'autore
affrontava il tema, a lui caro come Direttore di istituti di formazione, dell'educazione
dei giovani.” Negli anni Novanta, benché il canonico avesse raggiunto un'età
avanzata, non solo decise di aderire alla Repubblica Napoletana, ma, convinto
dell'importanza che rivestiva la formazione del popolo e del nuovo cittadino,
decise di scrivere, come detto, un Catechismo Nazionale pe'l Cittadino, che fu
dato alle stampe. Archivio Diocesano di Matera, Cattedrale, Battesimi Antonio
Lerra, Catechismo nazionale pe’l cittadino. Progetto di cultura politica e
ruolo dell'antico XV. Antonio Lerra
XVII. Chiosi, Lo spirito del secolo.
Politica e religione a Napoli nell'età dell'illuminismo, Napoli, Giannini); S. Bruno,
"Catechismo nazionale pe' il cittadino". Contributo alla storia della
Repubblica Partenopea, in "Studi Meridionali", Cronache di una
rivoluzione: Napoli (Angeli, Milano); A. Lerra, L'albero e la croce.
Istituzioni e ceti dirigenti nella Basilicata, Napoli, ESI, Salvatore Bruno, Il
catechismo nazionale pe' il cittadino" (noterelle di storia napoletana),
in Scritti in onore di Romualdo Trifone, Storia Meridionale, II, Sapri, Ed. del Centro Librario, S. Bruno,
"Catechismo nazionale pe' il cittadino". Contributo alla storia della
Repubblica Partenopea, in Studi Meridionali, L. Guerci, Istruire alle verità
repubblicane. La letteratura politica per il popolo nell'Italia in rivoluzione”
(Bologna, il Mulino); G. Caserta, Teologo della rivoluzione napoletana, Napoli,
Vivarium, Rosaria Capobianco, La pedagogia dei catechismi laici nella
Repubblica napoletana, Napoli, Liguori Editore, Antonio Lerra, Catechismo
nazionale pe' l cittadino. Progetto di cultura politica e ruolo dell'antico,
Manduria-Roma-Bari, Lacaita, Antonio D'Andria, Onofrio Tataranni. Un
riformatore napoletano in limine, in Sguardi sul Mezzogiorno in età moderna e
contemporanea, Quaderni eretici | Cahiers hérétiques. Studi sul dissenso politico,
religioso e letterario, fascicolo Illuminismo in Italia Repubblica Napoletana. Storia
della Basilicata Un'analisi dei concetti politici nel Catechismo, su
nuovomonitorenapoletano. L'indice ragionato del Filosofo Politico amico
dell'Uomo La Brieve memoria in edizione integrale. Onofrio Tataranni.
Tataranni. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tataranni” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732260711/in/dateposted-public/
Grice e Telesio – filosofia italiana (Cosenza). Filosofo. Mentre
le sue teorie naturali sono state successivamente smentite, la sua enfasi
sull'osservazione fece il primo dei moderni che alla fine hanno sviluppato il
metodo scientifico. Telesio è nato da genitori nobili. Istruito a Milano
dallo zio, Antonio, lui stesso uno studioso e poeta di eminenza, e poi a Roma e
Padova. I suoi studi hanno incluso tutta la vasta gamma di argomenti, classici,
scienza e filosofia, che costituivano il curriculum degli rinascimentali
sapienti. Così equipaggiata, inizia il suo attacco sul aristotelismo medievale
che poi fiorì a Padova e Bologna. Fonda l’Accademia Cosentina. Per un certo
periodo ha vissuto nella casa di Alfonso III Carafa, duca di Nocera. La sua
grande opera e “Sulla natura delle cose secondo i loro propri principi,” seguito
da un gran numero di opere di importanza sussidiaria. Le opinioni eterodosse,
che ha mantenuto suscitano l'ira di Roma per conto del suo amato aristotelismo,
e poco tempo dopo la sua morte i suoi saggi sono stati immessi sul
Index. Invece di postulare materia e forma, si basa l'esistenza sulla
materia e la forza. Questa forza ha due elementi opposti: calore, che si
espande, e fredde, che i contratti. Questi due processi rappresentano tutte le
diverse forme e tipi di esistenza, mentre la massa su cui opera la forza rimane
la stessa. L'armonia del tutto consiste nel fatto che ogni cosa separata
sviluppa in sé e per sé conformemente alla sua natura e allo stesso tempo il
suo moto avvantaggia il resto. I difetti evidenti di questa teoria, che solo i
sensi possono non comprendere materia stessa, che non è chiaro come la
molteplicità dei fenomeni potrebbe derivare da queste due forze, pensato non è
meno convincente di Aristotles caldo/freddo, secca spiegazione / umido, e che ha
addotto alcuna prova per dimostrare l'esistenza di queste due forze, sono stati
sottolineato a suo tempo. Inoltre, la sua teoria della terra fredda a riposo e
il sole caldo in moto destinato a confutazione
per mano di Copernico. Allo stesso tempo, la teoria e sufficientemente coerente
per fare una grande impressione sulla filosofia italiano. Va ricordato, però,
che la sua obliterazione di una distinzione tra superlunar e fisica sublunare ce
ertamente abbastanza preveggente anche se non riconosciuto dai suoi successori
come particolarmente degno di nota. Quando Telesio continua a spiegare la
relazione tra mente e materia, e ancora più eterodossa. Forze materiali sono,
per ipotesi, in grado di sentire. Questione deve anche essere stato fin dal
primo dotato di coscienza. Per la coscienza esiste, e non avrebbe potuto essere
sviluppato dal nulla. Questo lo porta a una forma di ilo-zoismo. Anche in
questo caso, l'anima è influenzata dalle condizioni materiali. Di conseguenza,
l'anima deve avere un esistenza materiale. Inoltre dichiara che tutta la
conoscenza è sensazione ("non-ratione sensu sed") e che
l'intelligenza è, quindi, un agglomerato di dati isolati, in sensi. Non lo fa,
però, riesce a spiegare come solo i sensi possono percepire la differenza e identità. Alla
fine del suo schema, probabilmente in ossequio alla teologiche pregiudizi,
aggiunta un elemento che e completamente estraneo, vale a dire, un impulso più
alto, un'anima sovrapposta da Dio, in virtù della quale ci sforziamo di là del
mondo sensibile. Questa anima divina non è affatto un concetto completamente
nuovo, se visto nel contesto di Averroestic o tommasiana teoria
percettiva. Il suo intero sistema mostra lacune nella sua tesi, e
l'ignoranza dei fatti, ma allo stesso tempo è un precursore di tutte le
successive dell'empirismo e segna chiaramente il periodo di transizione da
autorità e la ragione di sperimentare e individuale responsabilità. Il
ricorso a dati sensoriali Telesio e il capo del grande movimento italiano
del sud, che protesta contro l'autorità
accettata della ragione astratta e semina i semi da cui spuntavano i metodi
scientifici di Campanella e Bruno, di Bacon e Descartes, con i loro risultati
ampiamente divergenti. Egli, quindi, abbandona la sfera puramente intellettuale
e ha proposto un'indagine sui dati forniti dai sensi, dai quali ha ricoperto
che tutta la vera conoscenza viene veramente (la sua teoria della percezione
sensoriale era essenzialmente una ri-elaborazione della teoria di Aristotele
dal De anima). Nota all'inizio del Proemio del primo libro della terza edizione
del De Rerum Natura Iuxta propria principia Libri Ix... che la costruzione del
mondo e la grandezza dei corpi in esso contenuti, e la natura del mondo, è da
ricercare non dalla ragione, come è stato fatto dagl’antichi, ma è da
intendersi per mezzo di osservazione. Mundi constructionem, corporumque in eo
contentorum magnitudinem, naturamque non ratione, quod antiquioribus factum
est, inquirendam, sed sensu percipiendam. Questa affermazione, che si trova sulla
prima pagina, riassume ciò che molti studiosi moderni hanno generalmente
considerato filosofia telesiana, e spesso sembra che molti non leggere oltre
per nella pagina successiva si imposta il suo caldo teoria/freddo della materia
informata, una teoria che non è chiaramente informato dall’osservazione. L’osservazione
(sensu percipiendam ) è un processo dell’anima molto iù grande di una semplice
registrazione dei dati. L’osservazione comprende anche l’analogia. Anche se
Bacon è generalmente accreditato con la codificazione di un induttiva metodo
che sottoscrive pienamente l'osservazione come procedura primaria per
l'acquisizione di conoscenze, non era certamente il primo a suggerire che la
percezione sensoriale dovrebbe essere la fonte primaria per la conoscenza. Tra
i filosofi naturali del Rinascimento, questo onore è generalmente conferito a
Telesio. Bacone si riconosce Telesio come il primo dei moderni. “De Telesio
autem bene sentimus, atque eum ut amantem veritatis, e Scientiis utilem, e
nonnullorum Placitorum emendatorem & novorum hominum primum agnoscimus”.
Da Bacon De principiis atque originibus) per mettere l'osservazione di sopra di
tutti gli altri metodi di acquisizione delle conoscenze sul mondo naturale.
Questa frase spesso citata da Bacon, però, è fuorviante, perché semplifica
eccessivamente e travisa l'opinione di Bacone di Telesio. La maggior parte del
saggio di Bacon è un attacco a Telesio e questa frase, invariabilmente fuori
contesto, facilita un malinteso generale della filosofia naturale telesiana
dando ad essa un timbro baconiana di approvazione, che era lontano dalle
intenzioni originali di Bacon. Bacone vede in Telesio un alleato nella lotta
contro l'antica autorità, ma ha poco positivo da dire su specifiche teorie di
Telesio. Ciò che forse colpisce di più De Rerum Natura è il tentativo di
Telesio di meccanizzare il più possibile. Si sforza di spiegare tutto
chiaramente in termini di materia informati dalla calda e fredda e per
mantenere i suoi argomenti il più semplice possibile. Quando i suoi colloqui si
rivolgono agli esseri umani che introduce un istinto di auto-conservazione per
spiegare le loro motivazioni. E quando discute la mente umana e la sua capacità
di ragionare in astratto su argomenti immateriali e divine, aggiunge un'anima.
Per senza anima, tutto il pensiero, dal suo ragionamento, sarebbe limitato alle
cose materiali. Ciò renderebbe Dio impensabile e chiaramente questo non era il
caso, per l'osservazione dimostra che la gente pensa di Dio. Telesii,
Bernardini, “De Rerum Natura Iuxta Propia Principii, Libri IX” (Horatium
Saluianum, Napoli). Altre opere: “De Somno”; “De la quae in aere fiunt de Mari De cometis
et Circulo Lactea respirationis De USU. Gli appunti Riferimenti N. Van Deusen,
Telesio: primo dei moderni De La sua, Quae in aere Sunt, & de Terrae motibus
piena facsimile digitale. Bernardino Telesio. Telesio. Keywords: empirismo,
teoria della percezione, l’anima d’Aristotele, l’analogia, l’uomo e gl’animali,
la ragione, I antici, contro I antici, osservazione, percezione, la tradizione
empirista italiana, il Telesio di Bacone. Refs.: Luigi Speranza,
“Telesio e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, *Villa
Grice, Liguria, Italia.. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690478447/in/photolist-2mKHdnD-2mKRW4R-2mKjcFb/
Grice e Tessitore (Napoli). Filosofo. Grice: “If there’s Oxonian dialectic and
Athenian dialectic, there is, to follow Fulvio Tessitore, the ‘scuola
napoletana.’” Si è laureato in giurisprudenza (la sua tesi ricevette dignità di
stampa) presso l'Università degli Studi di Napoli, allievo di Pietro Piovani.
-- è libero docente "per meriti eccezionali" in Filosofia del
diritto; l'anno successivo diventa Professore. Ha dapprima insegnato Storia
delle dottrine politiche; quindi, in poi, Storia della filosofia. È stato
preside della Facoltà di Magistero dell'Università degli Studi di Salerno. Preside
della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Federico II di Napoli,
della quale è stato anche rettore. Socio dell'Accademia dell'Arcadia col nome
di Echione Cineriano. È inoltre socio nazionale dell'Accademia dei Lincei e di
numerose altre accademie. Ha diretto il Centro di studi vichiani del CNR
dal ed oggi fa parte del Consiglio
scientifico dello stesso Centro. È
presidente della Fondazione Pietro Piovani per gli studi vichiani e del
Consorzio interuniversitario "Civiltà del Mediterraneo". Presidente
del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione Internazionale D'Amato onlus.
Socio dell'Istituto per l'Oriente “Carlo Alfonso Nallino” di Roma. È
vicepresidente della Fondazione "Guido e Roberto Cortese". Siede
inoltre nel Consiglio Direttivo dell'Istituto italiano per gli studi storici
fondato da Croce. È stato componente del Consiglio Scientifico dell'Istituto
dell'Enciclopedia Italiana Treccani. Membro del Consiglio Universitario
Nazionale, in cui è stato presidente del Comitato di Lettere, Lingue e
Magistero, vice presidente della Fondazione Teatro di San Carlo, componente del
Consiglio Generale della Fondazione Banco di Napoli del Consiglio direttivo e vice
presidente della CRUI, la Conferenza permanente dei Rettori delle Università
italiane. È Cavaliere di gran croce
dell'Ordine al merito della Repubblica. È stato senatore della Repubblica
italiana nella XIV legislatura nelle file dei Democratici di SinistraL'Ulivo e
deputato nella XV Legislatura nelle file del L'Ulivo. È medaglia d'oro della
Scuola dell'arte e della cultura e della Scienza e della cultura. È autore di
una vastissima di oltre 1500 titoli, tra
i quali 26 volumi, ai quali sono stati assegnati numerosi premi. Opere: “Aspetti del neo-guelfismo napoletano”
(Morano, Napoli); “Crisi e trasformazioni dello Stato: rcerche sul pensiero
gius-pubblicistico italiano” (Morano, Napoli); “Fondamenti della filosofia
politica ” (Morano, Napoli); “La storia delle idee” (Le Monnier, Firenze); “Profilo
dello storicismo politico” (POMBA, Torino); “Lo storicismo” (Laterza, Roma); “Meinecke”
(Laterza, Roma); “Filosofia, storia e politica in Cuoco, Marco, Lungro); “Contributi
alla storia e alla teoria dello storicismo” (Edizioni di Storia e Letteratura,
Roma); Interpretazione dello storicismo, Scuola Normale Superiore, Pisa); Contributi
alla storiografia arabo-islamica Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); La
mia Napoli. Frammenti di ricordi e di pensieri, Grimaldi, Napoli); Letture
quotidiane” (Editoriale scientifica, Napoli) che raccolgono articoli di
giornali quotidiani. Trittico Anti-hegeliano da Dilthey a Weber. Contributo
alla teoria dello storicismo, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); “Da
Cuoco a Weber. Contributi alla storia dello storicismo, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma. Fonda il “Bollettino del Centro di Studi Vichiani”, Archivio
di Storia della Cultura, Civiltà del Mediterraneo, pontaniana.unina. 18
settembre. Curriculum su filosofia.unina.,Treccani Enciclopedie Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Tessitóre. Fulvio Tessitore. Tessitore. Keywords:
Cuoco. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tessitore” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732224826/in/datetaken/
Gruce e Testa – la nemica fortuna –
filosofia italiana (Borgonovo
Val Tidone). Filosofo. Nasce nella nobile famiglia Testa dal giudice Giuseppe e
dalla madre N.D. Vittoria Brigidini. Viene battezzato nella Chiesa della
Collegiata alla presenza dei genitori e
del conte Andrea Arcelli, padrino e parente di Alfonso. Sacerdote, rifiutò la
cattedra filosofica a Pisa e preferì
lavorare a Parma, divenendone presidente dell'area filosofica. Deputato
al Parlamento Sabaudo. Alfonso Testa. Storia di un povero pretazzuolo di
Fausto Chiesa, pubblicato dalla Libreria internazionale Romagnosi di Piacenza. Treccani
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alfonso Testa. Testa. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Testa” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701756894/in/photolist-2mPqp6k-2mLNXjb-2mLQdrQ-2mLP9qE-2mLQ1Vx-2mPrdWj-2mLH24C-2mKDwcr-2mKxnN1-2mKgZYb-2bsBYca-2brg4da-PinuJ1-Pinux9-235t9QC-25GubxU-G5ZTNP-25DHLSh-FJVKRC-FcebeC
Grice e Thaulero – il problema d’una antropologia
filosofica – autorita e risentimento -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Abruzzese,
figlio del barone Carlo, nobile di Chieti e patrizio teramano, e di donna Maria
Clemente. Consigue la maturità classica al Liceo Massimo di Roma. Si iscrisse
alla "Sapienza" di Roma, dove si laurea a pieni voti con una tesi in
Filosofia del Diritto, Una metodologia cristiana del diritto, relatore Vecchio
e ottenne il Diploma di perfezionamento con lode in Filosofia del Diritto nella
Scuola di Perfezionamento di Filosofia del Diritto dell'Roma, con la tesi “La
fictio juris in Bartolo da Sassoferrato” (relatore: Sforza). Assistente
volontario di Perticone, ordinario di Storia contemporanea a Scienze politiche,
usufruì di una borsa della Humboldt-Stiftung che gli consentì lunghe permanenze
di studi in Germania per approfondire i suoi studi sulla problematica dei
valori. Sturzo gli affidò insieme ad Addio la direzione del “Bollettino di
Sociologia”, poi divenuto “Sociologia”, divenendo uno dei maggiori
collaboratori dell'Istituto creato dal fondatore del Partito Popolare Italiano.
Inviato al Congresso di Sociologia di Amsterdam e fra i fondatori della Società
Italiana di Scienze Sociali. Consigue la libera docenza in Filosofia
Morale e ricopre vari incarichi presso Salerno. Vinse il concorso a cattedra
per Filosofia Morale del Magistero di Salerno. Morì in un incidente
automobilistico insieme alle figlie Maria Gabriella e Maria Elisabeth. Gli
è stata intitolata la scuola di Cologna Spiaggia (Roseto degli Abruzzi). Altri
saggi: “Società e cultura” (Giuffré, Milano); “Il mare ha voce, ha voce il
vento” (Storia e Letteratura, Roma); “Il darsi dell'Origine nell'esperienza
sociale e religiosa” (Studium, Roma); Intorno al concetto di sociologia
generale, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, A. Giuffré,
Milano); “Il problema del risentimento” (Sociologia, Bollettino dell'Istituto
Luigi Sturzo, N. 1, A. Giuffré, Milano); “Scienze sociali e Sociologia” (Sociologia,
Bollettino dell'Istituto Sturzo, Anno A. Giuffré, Milano); “La Sociologia
storicista (Sociologia, Bollettino dell'Istituto Sturzo, A. Giuffré, Milano); “Razionalità
e storia” (Civitas); “L'autorità” (Sociologia); “Il problema dell'autorità” (Convegno
di Cultura Europea, Bolzano); “Conoscenza e sociologia, in Rivista di
Sociologia, Appunti per la settimana sociale dei cattolici d'Italia, in Rivista
di Sociologia, Sociologia religiosa, in Rivista di Sociologia, Cristianesimo e
storia, in Rivista di Sociologia, “Pregiudizio e religione, in Rivista di
Sociologia, Roma, “Metafisica della
scienza e sociologia”, in Rivista di Sociologia, Roma, “Analisi culturale ed
ecumenismo” in Rivista di Sociologia, Roma, Religione e pregiudizio” (Cappelli,
Bologna); “Il problema di un'antropologia filosofica, in Rivista di Sociologia,
IGuida, Napoli, Corso di lezioni
ciclostilate, con la traduzione, in appendice, di un saggio di Scheler).
Religione e pregiudizio. Analisi di contenuto dei libri cattolici di
insegnamento religioso in Italia Cappelli, Bologna, Nota introduttiva a Hartmann,
Etica -- Fenomenologia dei costumi, in Esperienze, Osservazioni in margine ad
una ricerca su pregiudizio e religione, in Rivista di sociologia, Prospettive
culturali e sociologiche dell'impegno sociale (Relazione tenuta alla Consulta
dei Movimenti Effettive e Seniores della Gioventù di Azione Cattolica). Un
nuovo indirizzo storiografico nella analisi della struttura socio-economica
(Relazione tenuta in occasione del convegno Ignazio Rozzi e l'agricoltura,
Teramo, promosso dal Centro di Studi Storici Abruzzo Teramano), in Rivista di
Sociologia, Riflessione sull'Università televisiva, in Informazione Radio TV.
Studi, documenti e notizie, Speciale Televisione e Istruzione, RAI, Sociologia
ed esperienza religiosa e politica Ricerche di Storia sociale e religiosa. Discendente
del Beato Johannes Thauler Il Tempo, V.
Mathieu, Salerno, G. De Rosa,Seconda Attesa, Vicenza, G. De Rosa, La storia che
non passa: diario politico, Soveia Mannelli, Vincenzo Filippone-Thaulero.
Thaulero. Keywords: autorita e risentimento. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Thaulero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692497310/in/photolist-2mKQoNA-2mKP1GB-2mKP25W-2mKTyvC
Grice e Tilgher
– il relativismo filosofico – filosofia italiana (Resìna). Filosofo. Nato da
padre vetraio tedesco e madre valdostana, visse a Roma dove fu amico e
collaboratore di E. Buonaiuti (studioso di storia del cristianesimo ed
esponente del modernismo italiano), fino alla morte. Lavora come bibliotecario
all'Alessandrina e collabora ad alcuni giornali (tra gli altri, Il Mondo e il
Popolo di Roma), molti dei quali vennero poi soppressi dal regime fascista. I
suoi principali saggi sono: “La crisi mondiale”, “Estetica”; e “La filosofia
delle morali”, nella quale delinea la sua originale visione individualistica. Collabora
al giornale satirico “Il Becco giallo”. E tra i firmatari del Manifesto degli
intellettuali anti-fascisti, redatto da Croce. Da ricordare, anche, tra i suoi
diversi saggi anti-fascisti, “la stroncatura di Giovane Gentile”, che,
soprattutto nell'ironico e irriverente sottotitolo, esprime un dissacrante
giudizio sulla propaganda con l'eloquente frase, di ascendenza bruniana, “Lo
spaccio del bestione trionfante”. Opera anche come critico letterario e
teatrale. E tra i primi a notare l'originalità del teatro pirandelliano,
nonostante i tentativi di contestazione da parte del regime fascista. In ambito filosofico, afferma che non esiste
una scienza morale unica bensì una pluralità di morali che emergono da un fondo
caotico in virtù di un'iniziativa che in parte è creatrice di valori e in parte
effetto di coincidenze casuali, anche se fortunate. In lui riaffiora il
dualismo manicheo di bene e di male, ribelle a ogni composizione dialettica
propria a ogni comodo, quanto illusorio e superficiale ottimismo. Considera
mitico, utopistico, il concetto del progresso che non considera come
altrettanto reali "il regresso, la caduta e la colpa". Nella nota “Antologia dei Filosofi Italiani
del dopoguerra”, oltre a suoi saggi incluse brani tratti dai saggi di Aliotta,
Buonaiuti, Evola, Martinetti, Mignone, Nobile, e Rensi. A Ercolano gli è stato intitolato l'Istituto
d'Istruzione Superiore. Altri saggi: “Arte, Conoscenza e Realtà” (Torino,
Bocca); “Teoria del Pragmatismo trascendentale” (Torino, Bocca); “Filosofi
antichi” (Todi, Atanor); “La crisi mondiale”, “Saggi di socialismo e marxismo”
(Bologna, Zanichelli); “Voci del tempo” (Roma, Libreria di Scienza e Lettere);
“Relativisti contemporanei” (Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Studi sul
Teatro contemporaneo” (Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Ricognizioni,
Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “La scena e la vita, Roma, Libreria di
Scienza e Lettere); “Lo Spaccio del Bestione trionfante: stroncatura di Gentile.
Un libro per filosofi” (Torino, Gobetti); con un saggio di Antimo Negri, La
Mandragora, Prefazione di Gabriele Turi, Roma, Storia e Letteratura); “La
visione greca della vita, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Giordano); “Saggi
di etica e di filosofia del diritto” (Torino, Bocca); “Homo faber” (Roma, Libreria
di Scienza e Lettere, col titolo “Storia del concetto di lavoro nella civiltà occidentale,
Firenzelibri); “La poesia dialettale napoletana, Roma, Libreria di Scienza e
Lettere, Estetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Etica di Goethe, Roma,
Maglione, Filosofi e Moralisti del Novecento, Roma, Libreria di Scienza e Lettere);
“Studi di poetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Cristo e Noi, Modena,
Guanda); “Critica dello Storicismo, Modena, Guanda,Antologia dei filosofi
italiani del dopoguerra, Modena, Guanda); “Filosofia delle Morali” (Roma, Libreria
di Scienza e Lettere); “Moralità. Punti di vista sulla vita e sull'uomo” (Roma,
Libreria di Scienza e Lettere); “Le orecchie dell'aquila: studio sulle fonti
dell'attualismo di Gentile” (Roma, Religio); “La filosofia di Leopardi” (Roma,
Religio); Raoul Bruni, Torino, Aragno,
(con l'aggiunta di altri scritti leopardiani mai riuniti in volume), “Il casualismo critico, Roma, Bardi); “Mistiche
nuove e Mistiche antiche, Roma, Bardi); “Tempo nostro, Roma, Bardi); “Diario
politico” (Roma, Atlantica); “Marxismo socialismo borghesia, Firenze libri); Carteggio
Croce-Tilgher, A.Tarquini, Bologna, Il Mulino); “Pirandello, con testi di Gramsci”
(Pisa, Scuola Normale Superiore, Einstein, S. Trappetti e F. Secci, Dalia
Edizioni, La Stampa di Torino. Redazione, “Spaccio della bestia trionfante” è un saggio del
Bruno, costituita da tre dialoghi di argomento morale, pubblicata a Londra. Le
bestie trionfanti sono i segni delle costellazioni celesti, rappresentate da
animali -- è necessario spacciarle, ovvero cacciarle dal cielo in quanto
rappresentano vecchi vizi che occorre sostituire con moderne virtù. Una nota
dell'OVRA su un presunto tentativo di contestare Pirandello nella tournée in
Argentina si riferisce una grave dichiarazione confidenziale fatta dal noto
letterato anti-fascista a B. Cassinelli, dichiarazione che rileva non solo
l'animosità biliosa di Tilgher contro Pirandello ma anche e soprattutto un
piano prestabilito da oltre tre mesi da rinnegati contro degl’italiani che si
apprestano a far conoscere ai nostri co-nazionali in Argentina, le ultime
novità letterarie degli autori italiani. L. Sedita, “Pirandello, l'a-politico
spiato” (Belfagor), che riproduce la nota, sottolinea l'enfasi negativa con cui
in essa si presenta il noto letterato anti-fascista Tilgher e con cui ci si
sofferma soprattutto sul suo perdurante odioso atteggiamento di sfida e di
ribellione al fascismo. E significativo, alla luce degli studi di Canali, che
il tramite tra la polizia politica e Tilgher sia stato Cassinelli. Cassinelli
divenne amico di Pirandello che ne parla con deferenza in due lettere all’Abba.
Dizionario Biografico degli Italiani G.
Rensi, Frammenti d’una filosofia dell’errore e del dolore, del male e della
morte” (Napoli, Orthotes); Istituto d'Istruzione Superiore ATilgher, su adrianotilgher.edu.
Gianni Grana, Tilgher critico, in, Letteratura italiana. I critici, V, Marzorati, Milano; R. Laz., Enciclopedia
ItalianaII Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Tilgher
com'era, Napoli, Edizioni del delfino, Ernesto Buonaiuti Modernismo teologico
Manifesto degli intellettuali antifascisti Traccani Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Adriano Tilgher. Tilgher.
Keywords: le orecchie dell'aquila, lo spaccio del bestione trionfante. Refs.:
Luigi Speranza, ‘Grice e Tilgher’ – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691568566/in/photolist-2mKNNqN-2mKQcxV-2mKJHtH-2mKQbFj/
Grice e Timossi – filosofia italiana (Genova). Filosofo. Studia a Genova. Svolge
attività di ricerca e di insegnamento seminariale presso l'Ateneo genovese. I
suoi principali interessi sono rivolti alle cosiddette questioni di frontiera,
che riguardano la filosofia, la teologia, la storia della scienza,
l'epistemologia e la religione. In questo ambito, si propone di dimostrare la
possibilità di una metafisica cognitiva e in particolare di una rinnovata
teologia naturale o filosofica che proceda dai rivoluzionari risultati e dalle
conoscenze della scienza contemporanea. È inoltre noto per i suoi studi
critici sull'ateismo. Studioso di logica, ha pubblicato uno dei manuali
introduttivi più letti in Italia ("Imparare a ragionare. Un manuale di
logica", Marietti). Presidente del Consiglio Scientifico della
Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare e membro del
Comitato di Gestione della Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino.
Academia Ligure di Scienze e Lettere. Altri saggi: “Dio è possibile? Il
problema dell'esistenza di un'Entità superiore” (Padova, Muzzio); “Dio e la
scienza moderna. Il dilemma della prima mossa” (Milano, Mondadori); “Prove
logiche dell'esistenza di Dio d'Aosta a K. Gödel. Storia critica dell'argomento
ontologico” (Milano, Marietti); “L'illusione dell'ateismo. Perché la scienza
non nega Dio” (Cinisello Balsamo, San Paolo); Imparare a ragionare. Un manuale
di logica” (Milano, Marietti); “Decidere di credere. Ragionevolezza della fede”
(Cinisello Balsamo, San Paolo); “Nel segno del nulla. Critica dell'ateismo” (Torino,
Lindau); “Perché crediamo in Dio. Le ragioni della fede" (Cinisello
Balsamo, San Paolo); “Credere per scommessa. La sfida di Pascal tra matematica
e fede” (Bologna, Marietti, Centro Editoriale Dehoniano. Timossi. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Timossi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733093345/in/datetaken/
Grice e Tincari – iustum quia iussum – filosofia italiana (Roma).
Filosofo. persio. Philosopher of law, Bergamo. Persio Tincari. Tincari.
Keywords: iustum quia iussum. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tincari” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731374567/in/datetaken/
Grice e Toderini – filosofia italiana (Venezia).
Flosofo. Figlio di Domenico Maria e di Anna Maria Cestari, discendeva dai conti
palatini Gagliardis dalla Volta. Letterato, pubblica “Letteratura turchesca”
(Venezia, Tosti), frutto della sua permanenza a Costantinopoli, la prima
trattazione occidentale di storia della letteratu turca.Tra gli altri scritti,
in particolare di erudizione e di filosofia morale, si ricordano la Filosofia
frankliniana delle punte preservatrici dal fulmine, particolarmente applicata
alle polveriere, alle navi, e a Santa Barbara in mare del 1771 e “L'onesto uomo;
ovvero, saggi di morale filosofia dai principii della ragione”. è ricordato in
“I Dogi di Venezia nella vita pubblica e private” di A. Mosto (Giunti Martello.
La Dogaressa Pisana morì con gran dolore del Doge "circa le hore ventidue
colta da una gagliarda convulsione al petto et abbattuta dalla lunga penosa
malattia sofferta". Per tutti i tre giorni di esposizione si conserva così
fresca e rubiconda nel volto che sembrava anziché morta assorta in un dolce
riposo. Fu solennemente tumulata ai S.S. Giovanni e Paolo nella tomba comune
dei Mocenigo. Il Doge la seguì dopo nove giorni di malattia in seguito a una
infezione determinata da una risipola alla gamba sinistra. Ai solenni funerali
fatti alla sua statua ai S.S. Giovanni e Paolo venne commemorato da Pietro
Berti ed a quelli fattigli dalla Scuola di San Rocco, cui apparteneva, da Toderini.
Cfr. Le sue opere registrate dal «Sistema Bibliotecario Nazionale». Giambattista
Toderini. Toderini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Toderini” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692047215/in/photolist-2mKRfHn
Grice e Tocco –
filosofia italiana (Catanzaro), filosofo. Studia a Napoli con Spaventa e a Bologna,
con Fiorentino. Insegna a Roma, Pisa e Firenze.
Si pose nelle sue “Ricerche platoniche” (Catanzaro) il problema della
cronologia degli scritti platonici. Nella sua monografia su Bruno, nega che il
filosofo di Nola potesse essere considerato un martire del libero pensiero,
quanto piuttosto l'interprete dei nuovi bisogni di razionalizzazione delle
teorie filosofiche, in linea con l'impulso delle ricerche scientifiche in atto
ai suoi tempi. Contribuisce alla pubblicazione dei saggi di Bruno,
individuandone tre fasi di sviluppo: una fase neo-platonica, una fase
panteistica e una atomistica. Sostenitore
del neokantismo, rifiuta ogni
costruzione metafisica e privilegia le esigenze della ragione pratica. Altri
saggi: “L'eresia nel Medioevo” (Firenze); “Bruno” (R. Istituto di Studi
Superiori Pratici e di Perfezionamento in Firenze); “Le fonti più recenti della
filosofia del Bruno”, "Rendiconti della R. Accad. dei Lincei. Classe di
scienze morali, storiche e filologiche",
“Le opere inedite di Bruno” (Accademia di scienze morali e politiche
della Società Reale, Napoli); Studi francescani (Napoli); Studi kantiani (Palermo).
M. Ferrari, I dati dell'esperienza. Il neo-kantismo nella filosofia italiana” (Firenze,
Olschki); G. Raio, Lezioni su Kant” (Napoli, Liguori); Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Sistema Informativo Unificato per
le Soprintendenze Archivistiche.Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Felice Tocco. Tocco. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Tocco” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732830314
Grice e Tolomei – la filosofia della percezione – filosofia
italiana (Pistoia), filosofo. Appartenente alla
Compagnia di Gesù. Nato a Villa Camberaia tra Pistoia e Firenze fu di
nobili origini. All'età di quindici anni fu mandato a studiare a Firenze dove
studiò legge presso l'Pisa. Entra a far parte dell'ordine dei Gesuiti e venne
ordinato a Roma. Divenne esperto di ben undici lingue tra le quali latino,
greco, ebraico, siriaco, arabo, inglese, illirico e francese. Iniziò la
sua carriera teologica esponendo le Sacre scritture nelle letture pubbliche
presso la Chiesa del Gesù a Roma. All'età di trent'anni venne eletto alla
carica di procuratore generale dell'Ordine dalla Congregazione Generale,
ufficio che tenne per cinque anni, fino a quando cioè non ottenne la cattedra
di filosofia al Collegio Romano. Le sue letture, che ebbero sempre un
vasto uditorio, vennero poi date alla stampa con il titolo “Philosphia mentis
et sensuum” nella quale, pur nel pieno rispetto dell'aristotelismo, accolse
gran parte delle scoperte naturalistiche della sua epoca, esponendole nelle sue
lezioni. Le letture vennero ristampate in Germania dove ottenne l'encomio dell'Accademia
di Lipsia e di Leibniz. Insegnamento Successivamente ottenne la cattedra
di teologia alla Pontificia Università Gregoriana (allora ancora Collegio
Romano) e rinnovò le tematiche relative alla controversia sul concetto di dogma
già iniziate dal cardinal Bellarmino circa un secolo prima. Le letture relative
a queste lezioni furono tutte redatte in un manoscritto di ben sei volumi in
folio che tuttavia non vennero mai pubblicati dall'autore. Eletto
successivamente rettore del Collegio Romano e del Collegio Germanico, ricopre la
carica di Consultore presso la Congregazione dei Riti. La nomina a
cardinale Venne con sua sorpresa nominato cardinale da Clemente XI ed ottenne
il titolo di Santo Stefano al Monte Celio. Chiamato al servizio del Pontefice
per giudicare gli errori in materia di dogmatica si occupò della pronuncia di
condanna dell'eresia del teologo francese, esponente del giansenismo P. Quesnel.
In qualità di cardinale fu uno degli elettori del conclave di nomina di
Innocenzo XIII e di Benedetto XIII. TreccaniEnciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Battista Tolomei, su Find a
Grave. Opere di Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. David M.
Cheney, Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Battista Tolomèi, Tolomei. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tolomei” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689194446/in/photolist-2mKACFG-2mGnP2f-AJp6ja
Tomatis e Grice – il paradosso filosofico
-- filosofia italiana (Carrù).
Filosofo. Iinsegna alla Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università degli
Studi di Salerno come Professore in Filosofia teoretica. Francesco Tomatis
ha studiato nelle Torino, Heidelberg, Perugia e Macerata. Laureatosi in
Filosofia teoretica all'Torino con Gianni Vattimo e Luigi Pareyson (1991),
dottore di ricerca all'Perugia, seguito da Ferretti e Riconda, di cui è stato
assistente all'Torino, è stato borsista
del Centro studi filosofico-religiosi Pareyson ricercatore della Alexander von
Humboldt-Stiftung all'Freiburg im Breisgau, Professore allo Studio teologico
interdiocesano di Fossano e professore ospite in alcune Università europee e
americane (Madrid, Córdoba, Mendoza.Membro dei comitati scientifici del Centro
studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson di Torino, della Fondazione centro
studi Augusto Del Noce di Savigliano, dell'Accademia estetica internazionale di
Rapallo, dell'Istituto Xavier Tilliette, della Internationale Schelling-Gesellschaft.
Fonda a Cuneo il Seminario angelus novus. Fonda la rivista “Paradosso”. Scrive
sulle pagine culturali di “Avvenire”. Cura una rubrica sul mensile delle
vallate occitane d'Italia “Ousitanio Vivo”, di cui è collaboratore, e collabora
a “La Rivista del Club alpino italiano”. Garante scientifico internazionale
dell'associazione Mountain Wilderness International. Istruttore di Kung Fu
classico cinese, frequentando la Scuola Kung Fu Chang, allievo diretto dei
maestri Ignazio Cuturello e Roberto Fassi. Pensiero Ha dedicato le sue ricerche
a Schelling, Nietzsche, Heidegger, Pareyson, Einaudi, Lao Tzu e Yang Chengfu approfondendo
in particolare il problema ontologico della libertà e del male, del tempo e
dell'escatologia, dei principi e del non-sapere. Ha poi elaborato una filosofia
esperienziale, sperimentata soprattutto in montagna, che intende l'esistenza
come esperienza personale della verticalità del limite, e una filosofia
ermeneutica del dialogo interculturale, particolarmente attenta alla teologia
cristiana trinitaria e al pensiero taoista cinese. Saggi: “Kenosis del
logos. Ragione e rivelazione” (Città Nuova, Roma); “Ontologia del male” (Città
Nuova, Roma); “L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da Anselmo a
Schelling, Roma, Città Nuova Editrice, pareysoniana,
Trauben, Torino, Pareyson. Vita, filosofia, Morcelliana, Brescia, Escatologia della negazione, Roma, Città Nuova,
Friedrich Schelling. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo, Filosofia
della montagna, Prefazione di Armando Torno, Postfazione di Reinhold Messner,
Milano, Bompiani, Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano, Dialogo dei
principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Bompiani, Milano, Libertà di sapere.
Università e dialogo interculturale, Bompiani, Milano, Verso la città divina. L'incantesimo
della libertà in Luigi Einaudi, Città Nuova, Roma,, Corpo e preghiera. La Via
del T'ai Chi Ch'üan, Roma, Città Nuova); La via della montagna, Bompiani,
Milano, Curatele Luigi Pareyson, Essere, libertà, ambiguità, Mursia, Milano, G.
Riconda, Xavier Tilliette, Del male e del bene, Città Nuova Editrice, Roma, Bruno
Forte, Vincenzo Vitiello, La vita e il suo oltre. Dialogo sulla morte, Città
Nuova Editrice, Roma, Luigi Pareyson, Iniziativa e libertà, Mursia, Milano, M.Baudino,
White-out, Museo Nazionale della Montagna, Torino, Nietzsche, Su verità e
menzogna, Bompiani, Milano, Schelling,
Sui principi sommi. Filosofia della rivelazione Bompiani, Milano,,Luigi
Pareyson, Prospettive di filosofia moderna e contemporanea, Mursia, Milano, Recensioni
Kenosis del logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Pref. di X.
Tilliette, Città Nuova, Roma [recensito
da: B. Forte («Avvenire», G. Baget Bozzo («Il Sole-24 Ore», A. Giordano («La
Guida»,Bogo («la masca», G. Pirola («La Civiltà Cattolica»); D'Agostini («La
Stampa. Tuttolibri», F. Viganò («Informazione filosofica», S. Sotgiu («Diorama letterario», 1B. Forte
(«Asprenas», Tilliette («Gregorianum», E. Guglielminetti («Filosofia e teologia»,
Ontologia del male. L'ermeneutica di Pareyson, Pres. diCoda, Città Nuova, Roma),
recensito da: G. Baget Bozzo («Il Sole-24 Ore», G. Ricci («Avvenire», A. Ribero («AdOvest», S. Sotgiu («Diorama letterario»,
M. Micelli («Informazione filosofica», F. Russo («Acta philosophica», G. Garelli
(«La Guida»,]. L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da Anselmo a
Schelling, Città Nuova, Roma [recensito
da: M. Schoepflin («Avvenire», F. Dal Bo («Con-tratto», F. Pepino («la
Bisalta», pareysoniana, Trauben, Torino [recensito da: G. Garelli («La Guida»,F.
Russo («Acta philosophica», F.P. Ciglia («Il Pensiero», Escatologia della
negazione, Città Nuova, Roma [recensito
da: G. Garelli («La Guida», F. Pepino («la Bisalta»), M. Schoepflin («Avvenire A.
Folin («Tuttolibri»,), M.C. Di Nino («Dialegesthai», mondodomani. dialegesthai/)]. Pareyson. Vita,
filosofia,, Morcelliana, Brescia [recensito da: G. A[schero] («La Guida», M.
Schoepflin («Il Giornale», [N. Orengo] («La Stampa. Tuttolibri», M. Schoepflin
(«Avvenire», F. Pepino («Cuneo Provincia
Granda», F. Russo («Acta philosophica», O
argumento ontológico. A existência de Deus de Anselmo a Schelling, tr. port.
bras. di S.J. Schirato, Paulus, Sâo Paulo Brasil, Filosofia della montagna,
Bompiani, Milano [recensito da: G. Reale
(«Corriere della sera», E. Billò («Unione Monregalese», V. Mathieu («Il
Giornale», Vasta («La Sicilia», U. Curi («Messaggero Veneto», L. Caveri
(«Peuple Valdotain»,A. Zaccuri («Letture»), D. Anghilante («Ousitanio Vivo», G.
Lingua («Cuneo Provincia Granda», G. Brunod («PMNet», oin pmnet), M. Schoepflin
(«Il Foglio» A. Rosa («TorinoSette», A. Parodi («La Stampa), G. Pulina
(«Girodivite», A. Rigobello («L'Osservatore romano», ]. Come leggere
Nietzsche, Bompiani, Milano [recensito da: M. Schoepflin («Jesus», ), M. Del Vecchio
(«Diorama letterario», G. Pulina («Recensioni filosofiche», recensionifilosofiche)].
Dialogo dei principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Bompiani, Milano [recensito da: M. Iacona («Secolo d'Italia», E.
Billò («L'Unione monregalese»), G. Aschero («La Guida»), M. Schoepflin
(«Giornale di Brescia»), M. Schoepflin («Avvenire», D. Monaco («Filosofia e teologia»,
Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale, Pref. di G. Reale,
Bompiani, Milano [recensito da: G.
Giorello («Corriere della Sera. Magazine», E. Castagna («Avvenire», M. Iacona («Il
Borghese», ), A. Torno («Corriere della Sera», *)]. Verso la città
divina. L'incantesimo della libertà in Luigi Einaudi, Città Nuova, Roma,
[recensito da: F. Chittolina («La Guida», [M. Schoepflin] («Il Giornale di
Brescia», G. Tarantino («Secolo d'Italia», 6.11., p.9); M. Iacona («Il Giornale
d'Italia», D. Monaco («L'occhio», F.
Chittolina («La Voce del Popolo», F. Ranucci («Conquiste del lavoro», «Jesus»); S. Bondi («Panorama», E. Di Nuoscio
(«Europa», D. Anghilante («Ousitanio vivo»); F.S. Festa, («»,,// ); G. Bartoli
(«Dialegesthai», 10.7.,//mondodo mani.org/dialegesthai/; D. Monaco («Filosofia
e teologia»,, 1, ];Lubrano («Il Nostro
Tempo». Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson Studio teologico interdiocesano di
Fossano Accademia estetica
internazionale di Rapallo Istituto Xavier Tilliette Ousitanio VivoIl Giornale La Rivista del Club alpino italiano Prof. Francesco Tomatis curriculum,
pubblicazioni, biografia intellettuale. Pagina docente nel sito dell'Università
degli Studi di Salerno. Tomatis. Keywords: paradosso. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Tomatis” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732410263/in/datetaken/
Grice e Tomitano – I precetti della
conversazione civile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Fondatore di accademie
letterarie, autore di commenti alle opere di Aristotele e autore di scritti di
logica, alcuni dei quali ancora inediti. Da una famiglia originaria di Feltre,
frequenta il corso di filosofia a Padova dove si laurea. Deputato dal Senato
Veneto a leggere l'Organon di Aristotele alla scuola di logicadi Padova. Nel
periodo in cui rimase a Padova strinse amicizia, fra gli altri, con Speroni,
Bembo, Sadoleto, Giovio, Navagero, Fracastoro e Manuzio. Fece parte degl’infiammati,
il cui proposito era scrivere compiutamente in lingua veneziana. Le discussioni
degl’infiammati sono alla base dei Quattro libri della lingua toscana. Scrive
anche due brevi dissertazioni matematiche: il Moisè-Geometria, la dimostrazione
del teorema due rette possono avvicinarsi all'infinito senza mai unirsi,
intuito dal profeta ebreo per grazia divina, e “Introductio cosmographiae”, lezioni
di geometria a fondamento della cosmografia tolemaica. Accusato dal Santo
Uffizio di eresia per la sua espositione letterale a parafrasi al vangelo
secondo Matteo. Dimostra che quella parafrasi non era sua, ma edita a sua
insaputa da un nobile signore N., con cui era assai famigliare. Creduto e
assolto, ma da allora in poi i suoi saggi divennero alquanto conformisti. Lascia Padova e si trasfere a Venezia. I
saggi più importanti del periodo veneziano, a parte la biografia di Baglioni,
sono il “De morbo gallico” e il carme encomiastico “Thetis” in onore di Enrico
III. Altre saggi: “Introductio ad sophisticos elenchos Aristotelis. Eiusdem
brevis methodus diluendorum paralogismorum per divisionem, praeter illa quae
Aristoteles habuit in Elenchis. Quam methodum B. Tomitanus ex dialogis Platonis
et ex Aristotele nuper invenit, adiecta sunt Famigerata veterum Sophismatum
exernpla, ad exercitationem adolescentium” (Venezia); “Ragionamenti della
lingua toscana, dove si parla del perfetto oratore e poeta volgari,
dell'eccellente flosofo Tomitano, diuisi in tre libri. Nel primo libro si pruova
la filosofia esser necessaria allo acquistamento della retorica e della
poetica. Nel secondo libro si ragiona dei precetti dell'oratore. Nel terzo
libro si ragiona delle leggi appartenenti al poeta, e al bene parlare” (Venezia,
Farri); Quattro libri della lingua toscana, dove si prova la filosofia esser necessaria
al perfetto oratore e poeta con due libri nuouamente aggionti, de i precetti
richiesti al conversare con eloquenza” (Padova, Pasquati); “Sonetti e Canzoni,
in Rime diuerse di molti eccellentiss. autori nuouamente raccolte. Libro primo,
con nuoua additione ristampato” (Venezia, Ferrarii); “Esposizione letterale del
testo di Mattheo Evangelista” (Venezia); “Sopra le Pistole di S. Paolo” (Venezia);
“Moisè”; “Geometria (Mantova); Introductio Cosmographiea (Venezia); Prediche
del reuerendissimo monsignor Cornelio Musso, vescouo di Bitonto, fatte in
diuersi tempi, et in diuersi luoghi. Nelle quali si contengono molti santi
euangelici precetti, non meno utili, che necessarij alla interior fabrica dell'huomo
cristiano. Con la tavola delle cose più notabili in esse contenute” (Venezia,
Gabriel Giolito de Ferrari et fratelli); “Oratione recitata per nome de lo Studio
de le Arti padovano ne la creatione del Serenissimo Principe di Vinetia M.
Marcantonio Trivisano, Venezia,Clonicus, sive de Reginaldi Poli laudibus,
Venezia Consiglio sopra la peste di Vinetia. Al Magnifico M. Francesco Longo
del Clarissimo M. Antonio” (Padova); Corydon, sive de Venetorum laudibus, et
Carmen ad Laurentium Priolum Venetorum Principem” (Venezia, Breznicio); “Animadversiones
aliquot in primum librum Posteriorum Resolutoriorum. Contradictionum solutiones
in Aristotelis et Averrois dicta, in primum librum Posteriorum Resolutoriorum.
In novero Averrois Quaesita demonstrativa Argumenta, Venezia,Consiglio de
l'eccell. m. Bernardino Tomitano sopra la peste di Vinetia, Padova, appresso
Gratioso Perchacino, De morbo gallico, inVenezia, Vita e fatti di Astorre
Baglioni; “Quattro libri della lingua thoscana, ove si prova la philosophia
esser necessaria al perfetto oratore et poeta con due libri nuovamenti aggionti
dei precetti richiesti a lo scrivere et parlar con eloquenza” (Padova); “Thetis”;
“In adventu Regis Henrici III Galliae Christianissimi et IV Poloniae
Serenissimi ad felicissimam Venetiarum urbem, Venezia, Ziletti). Aristotelis opera
omnia cum commentariis Averrois. Animadversiones et solutiones Et alia plura” (Venezia,
Iuntas). I primi due libri sono tesi a dimostrare che la filosofia è necessaria
all'oratore e al poeta. Il terzo libro ha per argomento i precetti della
retorica necessari alla scrittura e all'oratoria. L'ultimo libro è dedicato
alla prosa d'arte ("locutione oratoria, et de' suoi ornamenti, con la
ragion de i motti, facetie et apologi").
A. Poppi. Ricerche sulla teologia e la scienza nella scuola padovana” (Soveria
Mannelli, Rubbettino); “Ricerche sulla teologia e la scienza nella Scuola
padovana”A. Poppi; “Oratione prima alli Signori de la S. Inquisitione di
Venetia” (Padova); e Oratione seconda alli Signori medesimi, Venezia). Quest'opera
è nominata solo da Doni nella sua Prima Libraria, un repertorio dei libri italiani
stampat..L'opera del Tomitano, pertanto, deve essere stata scritta. È una
biografia in otto libri su Astorre Baglioni, il capitano ucciso con Marcantonio
Bragadin a Famagosta. La filosofia rimase ignota ai contemporanei del Tomitano
ed è in gran parte ancora adesso inedita. Ne sono stati stampati solo alcuni
brani. Storia della letteratura italiana di Girolamo Tiraboschi, della
Compagnia di Gesù, bibliotecario del serenissimo Duca di Modena, Firenze,
Molini e Landi, Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, POMBA, su
sapere, De Agostini. Opere Aulo Greco, Enciclopedia dantesca, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Bernardino Tomitano. Tomitano. Keywords: i precetti
della conversazione civile. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tomitano” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733048755
Grice e Toritto – filosofia italiana (Napoli). Filosofo.
Grice: “I like Caravita; Locke – England’s, and Oxford’s, greatest philosopher,
had his sponsor, and so does Italy’s – not Bologna’s – Vico, and he was Caravita!”.
Appartenente a una famiglia nobile resa illustre in passato da insigni
giureconsulti. Fiscale consigliere della reale Giurisdizione. Insegna a Napoli.
Compone il saggio: “Nullum ius romani pontificis in Regnum neapolitanum” contro
le pretese feudali della Santa Sede sul regno di Napoli – “Niun diritto compete
al sommo pontefice sul regno di Napoli: dissertazione istorico-legale
illustrate con varie note” (Aletopoli, Napoli), messa all'Indice. Ha inoltre
l'incarico di raccogliere tutte le leggi del Regno in un Codice Filippino; il
Codice Filippino, e tuttavia rimasto incompiuto per l'occupazione austriaca di
Napoli. In filosofia e seguace dell'anti-aristotelismo di Capua. La sua
abitazione divenne il centro della diffusione della filosofia di Cartesio a
Napoli. Titolo di merito di Caravita, come peraltro del figlio Domenico, è
l'essere stato amico e protettore di Vico, a favore del quale si adopera per
fargli ottenere la cattedra di retorica e perché e accolto nell'Accademia
Palatina. Altri saggi: “Ragioni a pro
della fedelissima città e Regno di Napoli contr'al procedimento straordinario
nelle cause del Sant'Officio, divisate in tre capi. Nel I si ragiona del grave
pregiudicio della real giuridizione, Nel II si tratta dell'ordinaria maniera di
giudicio, che tener si dee nel regno, e nel III si dimostra il pregiudicio, che
fa alla real giuridizione, ed al regno un editto in cui si stabilisce il
tribunal della 'nquisizione. Napoli. Dizionario biografico degli italiani. Ma l’ anti-marinismo ebbe anche, secondo la moda del tempo,
il suo salotto nel palazzo Toritto nel quartiere dei Vergini. Quivi, più che
nell’Accademia.. Armellini, Mariano. Bibliotheca Benedictino[-]Casinensis....
Stefano...raccolti da don Nicolò Caravita. Napoli, Roselli, ed.
Caravita was an Arcadian. Tiberius by Filippo Anastasio, Caligula,
and Claudius by Paolo Doria. The second volume continues the biographical model
with twenty-six essays dedicated to individual emperors. Nicolò Caravita. Niccola Caravita Nicola Caravita. Nicola
Caravita dei duchi di Toritto. Caravita-Toritto. Toritto. Keywords. impiegatura
da salotto, diritto, anti-popism – il laico --, anti-aristotele, contro
Aristotele, concetto assolutista di sovereignty contro Aquino, quartiere dei
Vergini – Capua. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Caravita” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733042450/in/datetaken/
Grice e Torlonia –filosofia italiana (Roma), filosofo. Figlio del duca Marino e
di Anna Sforza Cesarini, figlia del VI principe di Genzano Francesco. Appartene
a una delle più facoltose famiglie nobiliari romane. Il padre, duca di Poli e
di Guadagnolo, e titolare del feudo di Bracciano e vive a Roma nel palazzo
Torlonia in via Bocca di Leone. La madre porta in dote la villa Ludovisi a
Frascati. Sposa Francesca Ruspoli, figlia di Bartolomeo e nipote del III principe
di Cerveteri Francesco. Dal loro matrimonio nacque Clemente. Nannarelli, amico
intimo e su biografo così lo descrive. I capelli castani, abbondanti e
finissimi, il pallore e la gracilità del volto. Ma se la fronte e di filosofo,
l'occhio e d'artista, o meglio, di contemplatore. Svelto nella persona, di
eccellente statura, incede frettoloso a testa alta e pensierosa. Si esprime con
eleganza in francese, inglese e tedesco e studia diligentemente il greco e il
latino. Spirito avido di conoscenze, e attratto dalla chimica e dalla botanica.
Nelle sue passeggiate nella campagna romana raccoglie e cataloga piante e
fiori. Appassionato di archeologia, colleziona monete di epoca romana e
trascrive antiche iscrizioni. Scio della Pontificia Accademia di Archeologia.
Pronuncia un discorso in occasione del natale di Roma. Religioso fervente, è
introdotto da Passaglia allo studio della patrologia e delle sacre scritture.
La famiglia lo tollera, ma lo considera visionario e innovatore pericoloso. Da
Platone e da Plotino, approde a Kant e Fichte. Gli torna in contemplazione
entusiastica, gli si face poesia. E in contatto con un gruppo di filosofi, suoi
coetanei, oggi identificati come i filosofi della Scuola romana che di sera si
ritrovavno al caffè Nuovo, a piazza San Lorenzo in Lucina (Palazzo Ruspoli).
Novello mecenate, ha raccolto intorno a sé questo gruppo di giovani spinti dal
comune ideale di ricondurre la filosofia agli antichi splendori di Roma. Tra
questi, ci sono Gnoli, Ciampi, Maccari, e Nannarelli. Vuole riuniti idealisti e
classicisti, nella fiducia che, temperata la nebulosità metafisica degli uni e
la gretta sensibilità degli altri, e prendendo il meglio d'ambedue le scuole,
puo scaturire a grado a grado una filosofia italiana, profonda e intima d'idea
e di sentimento, nitida, elegante di forma. Scrisse sulla filosofia dell’amore
platonico, sui fiori, sulla contemplazione del divino. Ama Schiller, Goethe,
Lenau, e Leopardi. Declama Aligheri e Tasso. Il suo saggio meritata le lodi di
Gregorovius. Suoi saggi apparvero nella raccolta “I fiori della campagna romana,
stampata a Firenze e nella “Strenna romana. Giovanni Costa, Trebbiatura nella
campagna Romana, A Monte Mario, nei casali Mellini, sotto l'Osservatorio
Astronomico, apre a sue spese una scuola rurale elementare. Straordinario
precursore della alfabetizzazione delle classi povere, cre una Associazione
promotrice delle scuole di campagna. A questa scuola rurale dedica un elogio in
latino. Nannarelli accorse al suo capezzale. Lo ude recitare il Salmo 41 e
versi di Lenau; e Platone, e Fichte. Raccomanda alla moglie di mandare il
figlio Clemente al collegio di marina di Genova. Nannarelli tenta di
raccogliere intorno a sé i Poeti della Scuola romana che furono decimati nel
numero, per le morti precocima si trasferì a Milano. Secondo le ferree disposizioni
ricevute da Torlonia, il suo cameriere distrusse tutte le carte dell'archivio
personale. Gnoli conserva i manoscritti di tre saggi di Torlonia, inedite. S.
Negro, Seconda Roma, Vicenza, Neri Pozza, Domenico Gnoli, op. citata in. Ferdinand Gregorovius, Passeggiate per
l’Italia. Domenico Gnoli, I Poeti della Scuola romana” (Bari, Laterza); Fabio
Nannarelli, Giovanni Torlonia” (Firenze, Le Monnier); Giuseppe Cugnoni, Vita di
D. Giovanni Torlonia” (Velletri, Cella);
F. Ulivi, “I poeti della Scuola Romana” (Bologna, Cappelli). Torlonia.
Keywords: la filosofia dell’amore di Platone in Fichte e Leopardi. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Torlonia” – The Swimming-Pool Library.
Torre (Forli). Grice: “I like Torre; his epitaph reads, ‘nuovo
Aristotele,’ which is what it was! There is a nice ‘via’ in Forli after him
that leads to the varsity! He was a Galen, and philosophised on both the soul
and the body!” – Filosofo. La sua fama se deve al commentario alla Ars parva di
Galeno -- è noto, in particolare, per i suoi studi di embriologia. Infatti,
dopo il recupero di Aristotele, le cui opere avevano spinto verso un rinnovato
interesse per l'osservazione diretta, si e avviato un dibattito tra i
sostenitori dell'autorevolezza degli studi antichi e i fautori dell'empiria.
Questo processo si conclude proprio con Torre, che cerca di conciliare
l'embriologia aristotelica con la fisiologia galenica. Mostra che le differenze
esistenti sono di scarsa rilevanza nei confronti della medicina pratica. Insegna
a Padova. Explicit questio de intensione et remissione formarum secundum
famosissimum artium et medicine doctorem magistrum Jacobum de Forlivio qui 1414
pridie ydus februarii ab hac vita ad superiora migravit. Scripta vero per me
fratrem Bellinum de Padua. Si tratta della conclusione del celebre “De
intensione et remissione formarum”. Saggi: “De intensione et remissione
formarum”; “Expositio in Avicennae aureum capitulum de generatione embryi ac de
extensione graduum formatione foetus in utero in Aphorismos Hippocratis
Expositio Physica I-IV; “Quaestiones extravagantes Super I, II, III Tegni
Galeni. G. Vescovini, Medicina e filosofia a Padova, Arti e filosofia. Studi
sulla tradizione aristotelica e i "moderni", Vallecchi, Firenze. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Super aphorismos Iacobi Foroliuiensis in
Hippocratis Aphorismos et Galeni. Jacopo da Forlì. Giacomo da Forli. Iacobus
Foroliviensis. Jacopo della Torre. Giacomo della Torre. Torre. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Torre” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732133946/in/datetaken/
Grice e Trabucco – filosofia italiana (Caltagirone). Filosofo. Non abbiamo
grandi notizie della sua vita, della quale sappiamo solo che esercitò con
successo la medicina a Caltagirone, soprattutto durante l'epidemia. Per il suo
contributo fu creato nobile da Fernando d'Aragona. Alcune sue opere sono
conservate nella Biblioteca Comunale di Caltagirone, città che gli ha anche
dedicato una strada. Opere "De
Morbis puerorum et mulierum"
Chaudon, L. M., Dictionnaire universel, historique, critique, et
bibliographique, v. Amico e Statella, V. M., Dizionario topografico della Sicilia,
Palermo. Libro d'oro della nobilità dell'imperial casa amoriense, Roma, s.v. Amati, A., Dizionario corografico
dell'Italia. Trabucco. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trabucco” –
The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732778369/in/dateposted-public/
Grice e Tragella (Trezzano sul Naviglio). Filosofo. Figlio
di Giovanni, medico chirurgo, e d’Amalia Santagostino. Studia a Gorla Minore,
Milano, e Torino. Si occupa di serbare la memoria sdella battaglia di Magenta con
la costruzione di una cappella espiatoria all'interno della chiesa per
accogliere le spoglie dei caduti. Ricovero vecchi poveri Sito Lombardia Beni
Culturali. Viviani, cfr. Tunesi, Morani
Le stagioni, op. cit.. Cesare Tragella,
Lettera a Romolo Murri in: R. Murri, L. Bedeschi, Carteggio. II. Lettere a
Murri. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Le stagioni di un prete, Le
stagioni di un prete, «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», A. Viviani, Dalle
ricerche la prima storia vera, Magenta, Zeisciu. Cesare Tragella. Tragella.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tragella” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732115761
Trapaninapola
(Roma). Filosofo italiano. Trapaninapola. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Trapaninapola” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732111711/in/datetaken/
Grice e Trapè – filosofia italiana (Montegiorgio). Flosofo. Uno dei massimi studiosi della filosofia
semiotica d’Agostino. Si laurea a Roma con una “Il concorso divino in
Colonna” (Tolentino). Insegna a Roma. Promosse la fondazione dell'Istituto
Patristico Augustinianum. Fondato la "Biblioteca Agostiniana"
che si occupa della volgarizzazione di S. Agostino (Città Nuova) e il "Corpus
Scriptorum Augustianorum", che pubblica le opere dei filosofi scolastici
agostiniani. Altri saggi: “Il concorso divino in Colonna” (Tolentino); “Introduzione
a S. Agostino e le grandi correnti della filosofia contemporanea. Atti del
congresso Italiano di filosofia Agostiniana, Roma, Tolentino; Varro et
Augustinus praecipui humanitatis cultores, Latinitas Augustinus et Varro, Atti
del Congresso di studi varroniani, Rieti); “Escatologia e anti-platonismo” Augustinianum,
“Agostino filosofo e teologo dell'uomo”; Bollettino dell’Istituto di filosofia
(Macerata); Agostino: L'ineffabilità di Dio, in
«La ricerca di Dio nelle religioni (EMI, Bologna); “La Aeterni Patris e
la filosofia” (Atti del Congresso Tomistico, Roma); Agostino, l'uomo, il
pastore, il mistico” (Roma, Città Nuova); Patrologia III, Casale Monferrato, Dizionario
patristico e di antichità cristiana, Casale Monferrato, Introduzione e commento
alla Lettera apostolica «Hipponensem episcopum», Roma, Introduzione ad Agostino,
Roma, L'amico, il maestro, il pioniere,
Carlo Cremona, apostolo della cultura.Agostino Trape. Trapè. Keywords. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Trapè” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732098051/in/dateposted-public/
Grice e Trasci – colloquio con me stesso -- filosofia
italoalbanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bisignano). Filosofo.
“Spera in Deo” Baffa Trasci nacque in una famiglia di origine arbëreshë
a Bisignano, figlio di Pietro Antonio ed Elisabetta Anna Trentacapilli, donna
pia e molto religiosa, erede di una famiglia da più secoli ascritta al
patriziato locale. Pur essendo il primogenito della famiglia e, dunque,
contravvenendo alle regole del maggiorascato, a causa della salute cagionevole
venne avviato alla carriera ecclesiastica nel locale Seminario, proseguendo gli
studi a Roma e Napoli. Fu nella città partenopea che si lega particolarmente
alla Compagnia di Gesù divenendo in breve tempo uno dei confessori più vicini a
Isabella della Rovere, principessa di Bisignano. Per non essere distolto dai
propri studi filosofici si ritira volontariamente a vita privata, dapprima
nella Tuscia e poi ospite nel Castello di Proceno, presso Viterbo di proprietà
della nobile famiglia Sforza. Ancora nei primi Professore una lapide marmore
posta nella rocca ne ricordava la sua permanenza. Da tale esilio usce in
pochissime occasioni, assistito dal nipote Stanislao Baffa Trasci. Fu durante
la reclusione nella Rocca di Proceno che ha modo di conoscere Galilei ospite
nel palazzo durante un suo viaggio verso Roma. Dopo esser stato vescovo di
Umbriatico,venne creato Vescovo di Massimianopoli in partibus infidelium da Alessandro
VII. Saggi: “Colloquio con me stesso”, di Ottaviano. Universam Aristotelis
philosophiam; Summa Aristotelicha; Summa Theologica Dogmatica Tomassetti, Cenno
storico sulla vita di S.E. Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di
Massimianopoli Roma); C. Nutarelli,
Proceno-Memorie storiche, Acquapendente, D. Baffa Trasci Amalfitani di Crucoli,
erudito italoalbanese Professore or mai dimenticato, MIT Cosenza. Ferrante Marco Antonio Baffa
Trasci. Ferruccio Baffa-Trasci. Trasci. Keywords: “conversazione con me
stesso”. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trasci” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732954125/in/photostream/
Grice e Treves – giudici e giustizia nella filosofia
italiana – ventennio fascista -- filosofia italiana (Torino). Filosofo. Compie gli studi al Liceo M. D'Azeglio
e poi nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Torino, dove entra in contatto, fra
gli altri, con Bobbio, Foa, Luzzati, Entrèves, e simpatizza con il gruppo di
Giustizia e Libertà abbracciando i principi del socialismo liberale. Laureatosi
sotto la guida di G. Solari con una tesi su Henri de Saint-Simon e conseguita
la libera docenza, insegna dapprima a Messina, dove viene arrestato per
sospetta attività antifascista. Trasferito a Urbino viene escluso dal concorso
bandito sulla sua cattedra. Insegna a Parma,
si trasferisce a Milano. Protagonista della rinascita post-bellica della
sociologia in Italia, coopera attivamente col Centro nazionale di prevenzione e
difesa sociale e col suo segretario generale Adolfo Beria di Argentine,
coordinando fra l'altro una vasta ricerca su “L'amministrazione della giustizia
e la società italiana in trasformazione” da cui escono dodici volumi di vari
autori. Presiede questo Comitato facendosi attivo promotore della sociologia
del diritto. Fonda la rivista italiana
della disciplina, di cui ottiene il riconoscimento accademico e che insegna a
Milano. Difende una posizione filosofica relativista e prospettivista,
influenzata da Mannheim, Mills e Kelsen, del quale ultimo introduce in Italia
la Dottrina pura del diritto. Alieno dal dogmatismo e paladino di una
concezione critica della scienza, rifiuta ogni visione metafisica del diritto
in favore di una visione metodologica che sfocia nella sociologia del diritto
intesa come scienza prevalentemente empirica, non avalutativa, ma ispirata a
valori, nel suo caso quelli di libertà e giustizia sociale -- è considerato
insigne maestro per un'intera generazione di filosofi e sociologi del diritto. Due
sono i problemi che la sociologia del diritto deve affrontare: da un lato la
posizione, la funzione e il fine del diritto nella società vista nel suo
insieme; dall'altro la società nel diritto, cioè quei comportamenti effettivi
che possono essere conformi e difformi rispetto alle norme, ma comunque
forniscono informazioni su come una società vive le regole che si è data. Del
primo problema si sono occupate soprattutto le dottrine sociologiche e
politologiche, mentre sul secondo si sono soffermate le dottrine giuridiche
anti-formalistiche. Saggi: “Il diritto come relazione” (Torino); “Diritto e
cultura” (Torino); “Spirito critico e spirito dogmatico” (Milano); “Libertà politica
e verità” (Milano); “Giustizia e giudici nella società italiana” (Bari); “Introduzione
alla sociologia del diritto” (Torino); “Sociologia del diritto -- Origini, ricerche,
problem” (Torino); “Sociologia e socialism - ricordi e incontri” (Milano); “Dizionario
biografico dei giursti italiani” (Bologna, Il Mulino); Il magistero; in La
Nuova Antologia, A.Colombo, La lezione in La Nuova Antoogia, V. Ferrari, Sociologo
del diritto, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, in Ratio Juris, ss. V. Ferrari, Morris L. Ghezzi Morris L.
Ghezzi, La scienza del dubbio. Volti e temi di sociologia del diritto (Mimesis,
Milano-Udine), M. Losano, Sociologo tra il vecchio e il nuovo mondo, Unicopli,
Milano); P. Marconi, Il legato culturale, in Sociologia del diritto, A. Tanzi,
dalla filosofia alla sociologia del diritto, ESI, Napoli, C. Nitsch, Renato
Treves esule in Argentina. Sociologia, filosofia sociale, storia. Con documenti
inediti e la traduzione di due scritti di Treves, Memorie dell'Accademia delle
Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Sociologia
del diritto, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Samuele Renato Treves. Renato Treves. Treves. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Treves” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732056751/in/dateposted-public/
Grice e Tria –
filosofia italiana (Laterza). Filosofo. Figlio di Francesco e Margherita
Geminale, completa i suoi studi di filosofia, teologia e ambe leggi a Napoli e
Roma. Uditore di diritto canonico presso il monastero benedettino di Cava de'
Tirreni rimase al servizio di questa abbazia anche quando fu trasferito a Roma,
fu nominato vicario generale di monsignor L. Gherardi, vescovo di Loreto e
Recanati, e tale rimase. Più tardi, con monsignor Giuseppe Firrao, ebbe
l'incarico di "nunzio straordinario" alla Corte del Portogallo. Quando monsignor Firrao, per questione di
salute, fu trasferito in Svizzera, Tria andò con lui a Lucerna. Durante la sua
permanenza in Svizzera intraprese un'importante missione in Svezia e
Germania. Fu eletto vescovo di Cariati e
Cerenzia ed entra in carica presiedendo il sinodo). Fu trasferito poi a Larino. Partecipa al
concilio di Benevento. Nominato «consulente del Sacro Offizio» e nel dicembre
dello stesso anno fu nominato arcivescovo di Tiro. Divenne «esaminatore di Vescovi» e fu
insignito del titolo di cavaliere dell'Ordine di San Giacomo per i suoi
meritori servigi resi alla Corte di Lisbona. Il suo erudito lavoro
include: “Memorie storiche civili di
Larino (Roma); “Accommodamento tra il Papato e la Corte Reale di Napoli” (Roma),
“Benedetto XIII”. Memorie storiche degli scrittori regno di Napoli, Napoli, Tipografia
dell'Aquila di V. Puzziello, Diocesi di Larino Pietro Pollidori Giovan Battista
Pollidori. Giovanni Andrea Tria. Tria. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Tria” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691157511/in/photolist-jkEKUz-jkGK9m-js45BA-2mKLGeD-Eoj4SX-CntuMM-B81GRb-nYmKDe-o12Njk-nFRxoj-nHwvZT-jkJZJm-jkK47d-jfURKx-jhV5Hs-i6ET1i-i5G95S
Grice e Trincheri – filosofia italiana (Pieve di Teco). Filosofo. Nacque da una famiglia
benestante che aveva in possesso alcuni ettari di terreno. Appassionato alli romantici, e riconosciuto e
si afferma all'interno della cerchia dei letterati del suo tempo grazie alla
brillante difesa in favore di Manzoni, quando quest'ultimo pubblica la sua prima tragedia, Il Conte di Carmagnola.
E con il sostegno del suo maestro e amico Goethe, famoso filosofo e scrittore
romantico, che riusce a far valere la proprio opinione positiva nei confronti
dell'autore dei Promessi sposi. Poche altre notizie biografiche si conoscono a
proposito della sua vita che, a causa di un incidente in cui fere a morte il suo
amico, Andrea Speranza, crolle in una situazione estremamente travagliata. Trincheri. Keywords. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Trincheri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731216227/in/photolist-2mPj1ia
Grice e Troilo – la conflagrazione – filosofia italiana (Perano). Filosofo. Insegna a Palermo e Padova. Lincei.
Partito dal positivismo del suo tutore Ardigò, pervenne a una sorta di
metafisica, da lui chiamata realismo assoluto, che richiama il panteismo di
Bruno e di Spinoza. L'essere eterno infinito, tutt'uno con lo spirito assoluto,
è il presupposto e il principio unificatore degli esseri relativi. Trascendente
e indeterminato, l'essere si immanentizza e si determina nella realtà e negli
individui, oggettivandosi di fronte ai soggetti come assolutamente altro da
questi. Opere: “Il misticismo”; Idee e
ideali del positivism, La filosofia di G. Bruno”; “Il positivismo e i diritti
dello spirito”; “Figure e studi di storia della filosofia”; “Lo spirito della
filosofia”; “Le ragioni della trascendenza o del realismo assoluto”. Società
Filosofica Italiana Sezione di Sulmona, riferimenti in Garin, Cronache di
filosofia italiana, Laterza, Roma-BariPra F. Minazzi, Ragione e storia nella filosofia
italiana (Rusconi, Milano); Cappelli, L'orizzonte filosofico: Idealismo e
Positivismo nella prima metà Professore Pra. Dizionario di filosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Erminio Troilo, biografia e nel sito della Società Filosofica
ItalianaSezione di Sulmona "Giuseppe Capograssi". Erminio Troilo. Troilo.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Troilo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732888265/in/datetaken/
Grice e Tronti – dello spirito libero – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Considerato uno dei principali fondatori ed
esponenti del marxismo operaista teorico. Insegna a Siena, vive a Roma. Fonda
“Quaderni Rossi” e “Classe operaia”. Anima l'esperienza radicale
dell'operaismo. Tale esperienza, che va considerata per molti versi la matrice
della sinistra si caratterizza per il fatto di mettere in discussione le
organizzazioni del movimento operaio (partito e sindacato) e di collegarsi
direttamente, senza intermediazioni, alla classe in sé e alle lotte di
fabbrica. Influenzato da Volpe, s’allontana di Gramsci, o almeno dalla sua
versione ufficiale promossa dal PCI togliattiano. Ri-apre la strada
rivoluzionaria. Di fronte all'irruzione dell'operaio-massa sulla scena delle
società, il suo operaismo propone un'analisi delle relazioni di classe. Mette
l'accento sul fattore inter-soggettivo. La sua filosofia, debitrice anche all’’Operaio”
di Jünger, trova una sistemazione con la pubblicazione di “Operai e capitale” (Einaudi,
Torino), un saggio di forte impatto letterario che esercita un'influenza notevole
sulla contestazione e più in generale sull'ondata di mobilitazione. Fu proprio
la sconfitta della spontaneità operaia e dell'ondata di mobilitazione, colta
anticipatamente da lui e non invece da altri operaisti come Negri (di qui la
rottura tra loro) a indurlo a spostare la sua riflessione sul problema del
politico, ovvero della direzione e della mediazione politica. Pubblica “L’autonomia
del politico” (Feltrinelli, Milano), una
teoria politica realista che, in un'originale commistione di Marx e Schmitt, e
capace di colmare i limiti della inter-soggettività sociale. Si tratta di una
fase più intellettuale che politica. Fonda l'influente rivista Laboratorio
politico. Riavvicinatosi al PCI di Berlinguer, e finalmente riabilitato dal
gruppo dirigente del partito, entrando a far parte più volte del Comitato
centrale. Eletto al Senato della Repubblica nelle liste del Partito
Democratico della Sinistra, membro della Commissione parlamentare per le
riforme istituzionali. Non avendo
condiviso le trasformazioni post-comuniste del partito, la sua filosofia assume
toni pessimistici, concentrandosi sulla fine della politica moderna e sulla
critica della democrazia. Presidente del Centro per la Riforma dello Stato. Eletto
al Senato nelle liste del Partito Democratico per la Lombardia. è tra i
parlamentari a firmare un emendamento contro l'articolo 5 del disegno di legge
Cirinnà riguardante l'adozione del configlio. Altri saggi: “Hegel politico” (Istituto
dell'Enciclopedia italiana, Roma); ““Soggetti, crisi, potere” (Cappelli,
Bologna); “Il tempo della politica” (Editori Riuniti, Roma); “Con le spalle al
futuro: per un altro dizionario politico” (Editori Riuniti, Roma); “Berlinguer:
il principe disarmato” (Sisifo, Roma); “La politica al tramonto” (Einaudi, Torino);
“Cenni di Castella” (Cadmo, Fiesole); “Teologia e politica al crocevia della
storia” (AlboVersorio, Milano); Passaggio Obama. L'America, l'Europa, la
Sinistra, Ediesse); “La democrazia dei cittadini. Dai cittadini per l'Ulivo al
Partito Democratico” (Ediesse); “Non si può accettare” (Ediesse); “Noi
operaisti, Derive Approdi); “Dall'estremo possible” (Ediesse); “Per la critica
del presente” (Ediesse); “Dello spirito libero. Frammenti di vita e di
pensiero, Il Saggiatore); “Il nano e il manichino. La teologia come lingua
della politica” (Castelvecchi); “Il demone della politica” (Il Mulino); “Tra
materialismo dialettico e filosofia della prassi”; “La città futura” (Feltrinelli,
Milano); ““Cromwell” (Il Saggiatore, Milano); “Operaismo e centralità operaia”
(Editori Riuniti, Roma); “Il politico. Da Machiavelli a Cromwell; da Hobbes a
Smith” (Feltrinelli, Milano); “Il destino dei partiti, Ediesse); “Rileggendo
"La libertà comunista", “Un altro marxismo” (Fahrenheit 451, Roma); “Classe
operaia. Le identità: storia e prospettiva” (Angeli, Milano); Per la critica
della democrazia politica” “Guerra e democrazia, Manifesti, Roma; Politica e
destino, Sossella, Roma); Finis Europae.
Una catastrofe teologico-politica, Bibliopolis, Napoli). Ne La politica al
tramonto, un capitolo porta il titolo «Karl und Carl», per sottolineare, anche
qui allusivamente, la necessità di completare Marx con Schmitt",
Autobiografia filosofica, in Storia della filosofia, Filosofi italiani
contemporanei, Le Grandi Opere del Corriere della Sera, Bompiani, Milano. Unioni
civili: i numeri che mettono a rischio le adozioni gay, su Termometro Politico,
plus.google.com/+ termometro politico/. Unioni civili, 30 senatori Pd contro le
adozioni. E Gay pubblica la lista: "Scrivi al malpancista". Loro:
"Squadristi", su Il Fatto Quotidiano. Le piume, le fidanzate, lo zio
comunista. I 60 anni di R. Zero, Altri Mondi
Mario Alcaro, Dellavolpismo e nuova sinistra, Dedalo, Bari, C. Preve, La
teoria in pezzi. La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia (Dedalo);
R. Gobbi, Com'eri bella, classe operaia. Storia fatti e misfatti dell'operaismo
italiano, Longanesi, Milano, Rita di Leo, Per una storia di Classe Operaia, in «Bailamme»,
S. Mezzadra, Operaismo, in R. Esposito e C. Galli, Enciclopedia del pensiero
politico. Autori, concetti, dottrine, Laterza, Roma-Bari; Basso C., Gozzini C.
e Sguazzino D., delle opere e degli
scritti. Dipartimento di Filosofia-Università degli Studi di Siena, Siena;
Alfonso Berardinelli, Stili dell'estremismo. Critica del pensiero essenziale,
Editori Riuniti, Roma) F. Pozzi, G. Roggero, G. Borio, “Futuro anteriore: dai
Quaderni rossi ai movimenti globali. Ricchezze e limiti dell'operaismo italiano,
DeriveApprodi, Roma, Steve Wright, L’assalto al cielo. Per una storia
dell’operaismo, Edizioni Alegre, Roma); Cristina
Corradi, Storia dei marxismi in Italia, Manifestolibri, Roma, F. Pozzi, G.Roggero,
Guido Borio, Gli operaisti, Derive Approdi, Roma, A. Peduzzi, Lo spirito della
politica e il suo destino. L'autonomia del politico, il suo tempo, Ediesse-Crs,
Roma, Giuseppe Trotta e Fabio Milana, L'operaismo degli anni Sessanta. Da
«Quaderni rossi» a «classe operaia», cd con la raccolta completa della rivista
«classe operaia» DeriveApprodi, Roma); Peduzzi,
A Cartagine poscia io venniincubi sulla teoria marxista, Arduino Sacco editore,
Roma,; M. Filippini, Mario Tronti e l'operaismo politico degli anni Sessanta,
EuroPhilosophie,. F. Milanesi, Nel Novecento, Storia, teoria, politica nel
pensiero (Mimesis, Milano); Abecedario (Carlo Formenti), Derive Approdi, Operaismo
Quaderni Rossi Classe operaia (rivista) Raniero Panzieri Toni Negri Massimo
Cacciari Pietro Ingrao Centro per la Riforma dello Stato. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su senato, Senato della
Repubblica. Mario Tronti, su Openpolis,
Associazione Openpolis. Registrazioni di
Mario Tronti, su RadioRadicale, Radio Radicale.. Centro per la Riforma dello Stato, "Storia e critica del concetto di
democrazia" (intervento di Tronti,disponibile anche in file audio, su
globalproject Sito web italiano per la filosofia: su lgxserver.uniba. Conricerca-Futuro
Anteriore, su alpcub.com."Lotta contro gli idoli" (intervento di
Tronti per Rai Educational, su emsf.rai. Intervista "La lotta di classe
c'è ancora", La Repubblica, "Sono
uno sconfitto, non un vinto. Abbiamo perso la guerra del '900", La Repubblica.
Mario Tronti. Tronti. Keywords: L’implicatura di Hobbes --. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Tronti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51714471172/in/photolist-2mMQbzj
Grice e Tulelli – l’equilibrio:
per una metafisica dell’etica -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Zagarise). Filosofo. Al Tulelli sono ad
oggi intitolate una via nel Comune di Zagarise e una nel Comune di Catanzaro
nel quartiere Sant'Elia, una sala della Biblioteca di Catanzaro. Targa
commemorativa in suo onore, inoltre, posto davanti alla casa comunale di
Zagarise un busto che lo raffigura realizzato da Calveri. Zagarise Busto
creato dallo scultore Mario Calveri, installato davanti al Comune di Zagarise.
Figlio dal marchese Gaetano e Anna Gallelli, studia presso il Convento del
Ritiro dei Filippini a Zagarise e poi frequenta a Catanzaro il Real
Liceo-Ginnasio e il Corso Teologico presso il Pontificio Seminario Teologico
Regionale San Pio X. Visse a Napoli dove compì studi filosofici e apre una
scuola dove insegna filosofia morale ed estetica. La richiesta di poter
istituire una scuola fu inviata alle autorità competenti, le quali, prima di
concedere le relative autorizzazioni, chiesero al vescovo di Catanzaro dettagliate
notizie in merito alla condotta religiosa, morale e politica del richiedente,
la risposta inviata loro fu. Elemento di condotta soda, casta e onesta. Tra gli
allievi della sua scuola molti furono appartenenti a famiglie di alto rango
sociale e tra questi è possibile annoverare i figli del re Borbone che, in
segno di stima, gli fecero dono di un orologio da camera di manifattura
francese opera dei fratelli Japis. Fu molto amico di L. Settembrini, il quale
lo cita nelle sue "Lezioni di letteratura italiana", gli trasmitte
l’amore per la filosofia e gl’ideali patriottici. Allievo di Puoti e di Galluppi
del quale studia e diffuse il pensiero, evidenziando il parallelismo con Kant,
così come divulgò quello di altri filosofi, tra cui Capasso, Rossi e Masci. Insegna
filosofia morale a Napoli Federico II dietro l’impulso di Sanctis, iniziando un periodo di vero
splendore per l’ateneo napoletano. Cadde il Regno delle Due Sicilie e, favorevole
alla formazione di uno stato unitario, porta avanti una battaglia a livello
morale e giuridico per l’abolizione della pena di morte che fino ad allora era
in vigore in tutti gli Stati d’Europa tranne il Granducato di Toscana. La
stessa a abolita con l'adozione del codice penale del Regno d'Italia -- il
cosiddetto Codice Zanardelli. La fine della dominazione borbonica fu colta come
un’occasione di rinnovamento sociale e morale ed egli instillò nei suoi
insegnamenti la consapevolezza che il rinnovamento politico dovesse essere
accompagnato a quello morale, egli riscontra nella popolazione un’evidente
scarsità intellettuale e un sentimento religioso che si manifestava mediante
pratiche di culto sempre più lontane dall’essere ricche di valori spirituali e
una società sempre più formalista, cerca di contrastare questa tendenza in
affinità a Gioberti. E un patriota e un liberale. La sua attività di filosofo
fa si che la sua notorietà e la sua reputazione crescessero, e inoltre un
oppositore degli hegeliani napoletani, e a capo degli oppositori degli
Spaventiani e rappresentante del movimento filosofico del quale nella prima
metà dell'ottocento fanno parte Galluppi, Colecchi, Cusani e Grazia. Sul suo
valore si sono pronunciati, fra gli altri, anche il Croce ed il
Russo. Socio Ordinario dell’Accademia di Scienze Morali e Politiche di
Napoli a l’Accademia Reale Pontaniana/ In relazione all'Accademia di Scienze
Morali e Politiche di Napoli, Tulelli e il senatore E. Pessina, in qualità di
soci dell'accademia, di collocare nell'atrio dell'Università degli Studi di
Napoli un busto in marmo raffigurante Galluppi, realizzato da B. Calì e
inauguratp con una cerimonia a cui presero parte il rettore Paolo Emilio
Imbriani, dei rappresentanti e diversi studenti. Della stessa accademia oltre
ad esserne socio ne fu anche tesoriere come si evince dalla Gazzetta Ufficiale
del Regno d'Italia n cui è contenuta la ri-elezione per quell'anno alla
suddetta carica (omissis) S.M., sulla proposta del Ministro della Pubblica
Istruzione, ha, con RR. decreti fatte le nomine e disposizioni seguenti: (omissis) Tulelli
Paolo Emilio, socio della Società Reale di Napoli, approvata la sua rielezione
a tesoriere dell'Accademia di scienze morali e politiche della predetta
Società; (omissis). Socio Corrispondente dell’Accademia Cosentina Accademia di
scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici. Visse a Napoli. Nelle
sue ultime volontà traspare chiaramente un radicato e forte legame con la sua
terra di origine, infatti i primi due punti del suo testamento furono: volendo
lasciare una prima testimonianza di affetto a Catanzaro, col fine di promuovere
e favorire nel mio nativo comune di Zagarise l’educazione morale e l’istruzione
letteraria e scientifica. Dispose inoltre che fosse destinata una somma in dote
ad una ragazza indigente di Zagarise e che il resto del patrimonio del filosofo
fosse suddiviso tra i suoi parenti. Il documento, disponibile presso
l’Archivio Notarile di Napoli, e depositato nel capoluogo campano presso lo
studio del notaio M. Mazzitelli sito in via S. Giovanni numero 19. Dondazione
di libri alla città di Catanzaro al fine di fondare una biblioteca pubblica
Paolo Emilio Tulelli volle donare a Catanzaro alcuni libri affinché potessero
rappresentare una base di partenza per la costituzione di una biblioteca
auspicando che il suo gesto potesse rappresentare un’esortazione a contribuire
al suo ampliamento, una volta istituita, da parte di altri uomini generosi e
amanti della cultura. Catanzaro accetta il legato che, in caso contrario, si
sarebbe dovuto destinare ad ampliare il patrimonio della biblioteca del Real
Liceo di Catanzaro o ad un erede del de cuius nel caso in cui il anche
direttivo del liceo non avesse accettato la donazione. I libri furono
trasferiti da Napoli a Catanzaro a spese del comune, così come indicato nelle
ultime volontà del filosofo, e venne istituita la biblioteca comunale che venne
denominata Biblioteca Municipale di Catanzaro "Onestà e lavoro", ma
che oggi è conosciuta come Biblioteca comunale F. De Nobili. Volendo
lasciare una prima testimonianza di affetto a Catanzaro ove ebbi i primi semi
del mio sapere e le prime aspirazioni alla libertà della patria italiana, lego
al comune i miei pochi libri col fine espresso ed incondizionato di formare il
primo fondo ad una biblioteca pubblica da fondarsi in loco adatto a vantaggio
della gioventù studiosa e dei cultori della letteratura e della scienza. Istituzione
di una rendita per far studiare un giovane meritevole del comune di Zagarise
Per quanto concerne il comune natio, nell’intenzione di promuovere l’educazione
morale, l’istruzione letteraria e scientifica nello stesso, istituì una rendita
annuale, denominata Monte o Istituto Tulelli per far si che dei giovani
meritevoli del suddetto comune potessero studiare e conseguire la laurea. A
perenne ricordo di ciò egli dispose nelle sue ultime volontà che fosse
realizzata una breve iscrizione su una lastra di marmo e che la stessa fosse
posta in un luogo pubblico del comune di Zagarise. Col fine di promuovere
e favorire nel mio nativo comune di Zagarise l'educazione morale e l'istruzione
letteraria e scientifica e così sospingere quei miei concittadini sulla via
della civiltà, istituisco un Monte o Istituto per l'educazione ed istruzione
dei giovinetti di detto Comune da elevarsi dal Real Governo in Ente Morale e giuridico
con la dotazione di annue lire duemila di rendita al 5 per cento iscritto al
gran libro dei Regno d'Italia. All'uopo destino due certificati di rendita a me
intestati dell'annua rendita di L. millesettecento con la data di Firenzee
l'altro dell'annua rendita di L. trecento della stessa data e sotto il N. 649. Sì
fatta annua rendita sarà unicamente ed esclusivamente impiegata per
l'educazione e istruzione nelle lettere e nella scienza di un giovinetto fatto
volta per volta per modo che si dirà qui appresso nato a Zagarise da genitori
ivi domiciliati almeno da dieci anni compiti, dell'età non minore di anni
sette, che sappia almeno leggere e scrivere e mostri in generale attitudine e
buona disposizione agli studi. Saggi: “I principi sostanziali ed informatori
della scienza” (Napoli, Regia Università); “Dei sistemi morali e della loro
possibile riduzione” (Napoli, Regia Università); “La moralità della scienza e
della vita” (Napoli, Regia Università); “Elogio di V. Buonsanto” (Napoli, Fibreno);
“Filadelfos di G. Gemelli: Accademia di scienze morali e politiche” (Napoli, Regia
Università); “L’infallibilità della ragione umana considerata nella triplice
sfera della scienza, politica, e della religione” (Napoli, Regia Università); “La
morale indipendente” (Napoli, Regia Università); “L’educazione popolare in
Italia” (Napoli, Vaglio); La filosofia morale (Napoli, Regia Università); “Metafisica
dell’estetica” (Napoli, Regia Università); “Una formula metafisica” (Napoli, Regia Università); “Galluppi” (Napoli, Regia Università); “Papasso
e Rossi” (Napoli, Cutaneo); “Libero Stato” (Napoli, Regia Università); “Estetica”
(Napoli, Vaglio); “Capasso” (Napoli, Tramater); “La rosa di Gerico” (Napoli, Poligama);
“Metafisica dell'etica” (Napoli, Regia Università); “Dei sistemi filosofici”;
“L’equilibriio”; “La pena di morte” (Napoli, Regia Università); Baldacchini” (Regia
Università, Napoli”, Elogio di Cilento. Sulla Bella di Camarda, poema di
Cappelli (Napoli); “Armonia della libertà politica e della Scienza morale”; “
Preso da immenso desiderio e ardente”; “Padre, partisti, forse desolato”; “Aspirazione
a Dio”. Il pensiero morale di Tulelli, C. Nardi. Società Napoletana di Storia
Patria, Lettere a Milli, F. Adamoli.
Collana "Fondo Milli" il Poeta
Via a Zagarise Via a Catanzaro. La
famiglia dona a Zagarise un'opera raffigurante il filosofo. Discorso di Paolo
Emilio Imbriani all'inaugurazione del busto di Galluppi posto nell'Accademia di
Scienze Morali e Politiche di Napoli
Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Zagarise e dintorni, F. Faragò. Lira italiana. Cavaliere Paolo Emilio Tulelli.
Paolo Emilio Tulelli. Tulelli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Tulelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732624534
Grice e Turco –
l’agnella, commedia nuova -- filosofia italiana (Asola). Flosofo. Nacque da una
delle più antiche e nobili famiglie di Asola, allora fiorente cittadina della
Repubblica di Venezia, dove ricoprì importanti cariche politiche in qualità di
deputato, oratore e avvocato della Comunità.
La sua prima opera poetica, la Commedia Nova intitolata Agnella, venne
rappresentata ad Asola durante i festeggiamenti per la visita dei duchi di
Nemours e Beaulieu e altri illustri francesi al loro seguito. L'opera venne in
pubblicata in seguito prima a Treviso, poi a Venezia. Contemporaneo ed amico di
P. Manuzio che in una lettera encomia la sua Canzone in lode di Carlo V scritta
in occasione della morte di quest'ultimo:
«Letta la vostra Canzone scritta in morte del Gran Carlo V, veramente
Signor Carlo onorato, non troppo benigna stella, essendo voi dotato di si
pellegrino ingegno e di tante altre lodevoli qualità, vi condanna a scrivere
dove tra molte tenebre non può risplendere la vostra virtù, con la quale
potevate illustrare voi stesso ed il secolo nostro eccitando in altri il
desiderio di assomigliarvi: laddove hora, avendo voi il campo ristretto per
esercitare le vostre più nobili parti, non veggo come possano apparire effetti
degni di voi ed alla vostra nobile industria corrispondenti» Questa lettera fu in seguito stampata in
Venezia da Lelio Gavardo che, sempre a Venezia, pubblicò una tragedia in versi,
intitolata Calestri. Altre poesie furono stampate anche in Il Sepolcro de la
illustre signora Beatrice di Dorimbergo (Brescia Fabbio, Ludovico ManginiStorie
Asolane, Lettera di Paolo Manuzio a Carlo Turchi, Lett. Volg. Venezia. Carlo
Turco. Turco. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Turco” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732619369/in/datetaken/
Grice e Turoldo – filosofia italiana (Coderno). Filosofo. Figura
profetica, resistente sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale, di
ispirazione conciliare.itenuto da alcuni uno dei più rappresentativi esponenti
di un cambiamento spirituale, il che gli ha valso il titolo di coscienza
inquieta. Riceve con intensità le caratteristiche della semplice cultura umana
del suo ambiente nativo e prevalentemente contadino. Colse e fece propria la
dignità delle condizioni povere della sua terra, che costituirono una solida
radice informante tutto lo sviluppo della sua sensibilità e della sua attività
futura. Accolto tra i Servi di Maria nel convento di Santa Maria al Cengio
a Isola Vicentina, sede triveneta della Casa di Formazione dell'Ordine Servita:
dove trascorse l’anno di noviziato. Emise la professione religiosa; il 30
ottobre 1938 pronunciò i voti solenni a Vicenza. Incomincia gli studi
filosofici a Venezia. Nel santuario
della Madonna di Monte Berico di Vicenza e ordinato presbitero da Rodolfi, arcivescovo di Vicenza. Assegnato
al convento di Santa Maria dei Servi in San Carlo al Corso in Milano. Su invito
di I. Schuster, arcivescovo della città, tenne la predicazione domenicale nel
duomo milanese. Insieme con il suo confratello, compagno di studi durante tutto
l’iter formativo nell’Ordine dei Servi e amico Camillo de Piaz, si iscrisse al
corso a Milano e conseguì la laurea con una tesi dal titolo, “La fatica della
ragione: Contributo per un'ontologia dell'uomo”, redatta sotto la guida di Bontadini.
Sia Bontadini sia Carlo Bo gli offriranno il ruolo di Assistente universitario,
a Milano, il secondo a Urbino. Durante l'occupazione nazista di Milano
collabora attivamente con la resistenza creando e diffondendo dal suo convento
il periodico clandestino l'Uomo. Il titolo testimonia la sua scelta dell'umano
contro il dis-umano, perché la realizzazione della propria umanità: questo è il
solo scopo della vita. La sua militanza dura tutta la vita, interpretando il
comando evangelico essere nel mondo senza essere del mondo come un essere nel
sistema senza essere del sistema. Rifiuta sempre di schierarsi con un
partito. Il suo impegno nel dialogo senza preconcetti e nel confronto di
idee talvolta anche duro, si tradusse in particolare nel far nascere, insieme
con Piaz, il centro culturale la Corsia dei Servi (il vecchio nome della strada
che dal convento dei Servi conduceva al duomo). Uno dei principali
sostenitori del progetto Nomadelfia, il villaggio nato per accogliere gli
orfani di guerra con la fraternità come unica legge, fondato da Saltini nell'ex
campo di concentramento di Fossoli presso Carpi, raccogliendo fondi presso la
ricca borghesia milanese. Si rende noto al grande pubblico con due
raccolte di liriche “Io non ho mani” (che gli valse il Premio letterario Saint
Vincent) e “Gli occhi miei” lo vedranno, presentato nella collana mondadoriana
Lo Specchio da Giuseppe Ungaretti. A seguito di prese di posizione
assunte da politici locali e da alcune autorità ecclesiastiche, deve lasciare
Milano e soggiornare in conventi dei Servi dell’Austria e della iera. Venne
dai superiori dell’Ordine assegnato al convento della Santissima Annunziata di
Firenze, e qui incontrò personalità affini al suo modo di sentire, quali fra
Giovanni Vannucci, padre Ernesto Balducci, il sindaco Giorgio La Pira, e molti
altri che nell’ambiente fiorentino animano un tempo in cui si accendono
speranze di rinnovamento a tutti i livelli. Ma anche da Firenze sarà costretto
ad allontanarsi e trascorrerà un periodo di peregrinazioni all’estero.
Rientrato in Italia, venne assegnato al convento di Santa Maria delle Grazie,
nella “sua” Udine. Ma con il rientro in Italia aveva portato con sé un
progetto, nato a contatto con le nuove generazioni nate all’estero dagli
emigrati friuliani: realizzare un film che raccontasse la nobiltà della povera
vita rurale del suo Friuli. Il film con il titolo “Gli ultimi” e ispirato al
racconto Io non ero fanciullo scritto da Turoldo in precedenza, venne concluso con
la regia di Vito Pandolfi. Presentato a Udine, il film tuttavia fu ben presto
rifiutato dall’opinione pubblica friulana, che lo ritenne addirittura
offensivo. Incomincia a cercare un sito dove dare avvio a una nuova
esperienza religiosa comunitaria, allargata alla partecipazione anche di laici.
Questo luogo, con le indicazioni ricevute da amici, venne individuato
nell’antico Priorato cluniacense di Sant'Egidio in Fontanella. Ottenuto il
consenso del vescovo bergamasco C. Gaddi, nvi si insediò ufficialmente. Costruì
accanto allo storico edificio del Priorato una casa per l’ospitalità, che
chiamò Casa di Emmaus, titolo ispirato all’episodio della cena a Emmaus, in cui
Gesù risorto si manifestò ai due discepoli nello spezzare il pane. La casa
costituì un simbolico richiamo alla semplice accoglienza, senza distinzioni di
censo, di religione, o altro: aspetti che caratterizzarono tutta la presenza e
la sua multiforme opera. Costituì inoltre un punto di riferimento per molti
protagonisti della storia culturale e civile italiana. Per molte personalità
del mondo ecclesiale e di altre confessioni cristiane; un solido incentivo al
rinnovamento di linguaggi e di strutture; un laboratorio di creazioni
liturgiche e celebrative, di cui continuano a essere testimoni la versione
metrica per il canto dei Salmi e migliaia di inni liturgici. Insieme con altri
frati, impegnati particolarmente in iniziative di rinnovamento spirituale e
culturale, diede avvio alla pubblicazione di una rivista, il cui titolo è
ispirato all’Ordine dei Servi di Maria, “Servitium”, e ad altre pubblicazioni
che si ricollegavano all’esperienza editoriale della Corsia dei Servi. La
pubblicazione della rivista continua tuttora con cadenza bimestrale, unitamente
all’edizione di altre proposte librarie edite sotto l’omonimo marchio
Servitium. Innumerevoli furono gli interventi di padre David sui media,
dalla carta stampata alle trasmissioni radio e televisive; innumerevoli i
luoghi e le circostanze in cui è stato chiamato a intervenire con la sua
avvincente parola. Da ricordare in particolare i suoi “viaggi della memoria”
nei luoghi della Shoah, tra cui spicca quello a Mauthausen. In quell'occasione
compose una preghiera, poi recitata nella cerimonia conclusiva, pubblicata
successivamente nel libro “Ritorniamo ai giorni del rischio”. Colpito alla fine
degli anni ottanta da un tumore del pancreas, visse con lucida consapevolezza e
trasparente coraggio l’ultimo periodo della vita, dando una incoraggiante testimonianza
sul cammino verso “sorella morte”. Migliaia di persone sfilarono accanto alla
bara in cui era esposto il corpo di padre I funerali a Milano videro la
partecipazione di una numerosa folla nella chiesa di San Carlo al Corso, dove
presiedette le esequie il cardinale C. Martini, che, qualche mese prima della
morte, aveva consegnato a Turoldo il primo "Premio Giuseppe Lazzati",
affermando la propria opinione secondo la quale la chiesa riconosce la profezia
troppo tardi. Un secondo rito funebre venne celebrato nel pomeriggio a
Fontanella di Sotto il Monte, presente ancora una folla che copriva tutta la
collina circostante l’antico Priorato. Nel piccolo cimitero locale riposa ora
sotto una semplice croce lignea, in mezzo alla sua gente. Servitium dedicò
perciò alla sua figura un quaderno a frate dei Servi di santa Maria e
ugualmente fece nel decennale. La grande
passione. Opere: Poesia e opere letterarie «Lungo i fiumi..» I Salmi Milano,
San Paolo, O sensi miei...: (Poesie (Milano, Rizzoli). Sul monte la morte, Servitium,
La morte ha paura, Servitium, poesie,
Milano, Garzanti Teatro, Servitium, I
giorni del rischio (con Salmodia della speranza e rappresentazione in Duomo a
Milano con Moni Ovadia), Servitium, Salmi e cantici. Nuova edizione riveduta della
versione metrica per il canto di Turoldo, Servitium, La passione di San Lorenzo, Servitium (La
terra non sarà distrutta, Servitium, Luminoso
vuoto. Scritti, Servitium, David M. Turoldo, Loris F. Capovilla, Nel solco di
Giovanni, lettere inedite” (Servitium. Saggistica e spiritualità. Lettere dalla
Casa di Emmaus, Servitium, La parabola di Giobbe, Servitium, Santa Maria.Servitium,
Mia chiesa, una terra sola, Servitium, Il dramma è Dio: il divino la fede la poesia. Milano,
Rizzoli, Come i primi trovadori, Servitium, Colloqui con Giovanni, Servitium,
Profezia della povertà, Servitium, Chiamati ad essere, Servitium, È Natale,
Servitium, Mio amico don Milani, Servitium, Pregare, Servitium, Anche Dio è
infelice, San Paolo,.Amare Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, Padre del
mondo, Servitium, Povero sant’Antonio,
Il Messaggero, Padova. Narrativa Mia infanzia d’oro (con “Ritratto d’autore” Servitium,...e
poi la morte dell'ultimo teologo Torino, Gribaudi. “Gli ultimi” Regia: Vito
Pandolfi; soggetto: Turoldo; sceneggiatura: Vito Pandolfi e David Maria Turoldo.
Tra le tante, ci fu "un'iniziativa che fu tentata pochi giorni prima della
morte di Moro e che è stata evocata da B. Craxi nel corso della sua audizione
nella prima Commissione d'inchiesta. In quella circostanza, l'onorevole Craxi
affermò che fu chiamato da Turoldo, che gli chiedeva sostanzialmente di
domandare alla Nunziatura apostolica di dichiararsi disponibile come sede per
far svolgere una trattativa. Turoldo chiese due giorni di silenzio stampa e
insistette molto, con veemenza, affermando che era la sola via possible. (XVII
Legislatura, Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte
di Aldo Moro, Resoconto stenografico, “Tra i memoriali di Mauthausen”, in “Ritorniamo
ai giorni del rischio. Maledetto colui che non spera”, Milano, Corriere "E
Turoldo nascose le armi dei partigiani" La vita, la testimonianza Morcelliana.
C. Piaz e la Corsia dei Servi di Milano, Morcelliana, Turoldo e gli organi
divini. Lettura concordanziale di “O sensi miei...”, Olschki, Una vita con gli
amiciIl mondo delle amicizie di Turoldo, documentario R. Salvi, Roma,
Rai-Educational, A. D'Elia, La peregrinatio poietica prefazione di Dante della
Terza, Firenze, Leo s. Olschki, Marco Cardinali, Il Dio Inseguito. Viaggio alla
scoperta della poesia di David Maria Turoldo, Edizioni Pro Sanctitate, Roma, O.
Romero E. Balducci C. De Piaz N. Fabbretti. Treccani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. David Maria Turolo. David M. Turoldo. David Turoldo. Giuseppe
Turoldo. Turoldo. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Turoldo” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692449799/in/photolist-2mKTjot
Grice e Tuveri – filosofia sarda -- filosofia
italiana (Collinas).
Filosofo. Figlio un noto avvocato. Studia a Cagliari. Di idee repubblicane
comincia l'attività in polemica con molti intellettuali monarchici e
conservatori. Federalista, al Parlamento Subalpino si oppose alla fusione della
Sardegna col Piemonte, e e in forte contrapposizione con Gioberti per le
posizioni anti-repubblicane e anti-mazziniane. Fonda La Gazzetta
Popolare, collabora con numerosi giornali e assunse la direzione del Corriere
di Sardegna. Sindaco, propose il nome di Collinas. Lotta contro il centralismo
del Regno di Sardegna chiedendo maggiore autonomia, soprattutto fiscale, per i
piccoli comuni. Amico di Cattaneo e Mazzini, solleva la cosiddetta questione
sarda, promuovendo un riscatto della Sardegna e del popolo sardo contro uno stato
giudicato centralista e oppressivo. Scrive numerosi saggi filosofici. Assessorato
della pubblica istruzione della Regione autonoma della Sardegna promouove la ristampa dei suoi saggi, editore
C. Delfino, con una introduzione di Bobbio. Saggi: “Pintor” (Torino, Tipografia
G. Cassone); “Specifici contro il codinismo, Cagliari, Arcivescovile, Del
diritto dell'uomo alla distruzione dei cattivi governi. Trattato filosofico,
Cagliari, Tipografia Nazionale, Il governo e i comuni, Cagliari, Tipografia
Nazionale, Esazioni e compulsioni, Cagliari, Timon); La questione barracellare,
Cagliari, Timon, Della libertà e delle caste, Cagliari, Corriere di Sardegna, Sofismi
politici, Napoli, Rinaldi); “Il veggente; Del dritto dell'uomo alla distruzione
dei cattivi governi, Aldo Accardo, Luciano Carta, Sebastiano Mosso; introduzione
di Norberto Bobbio, Della libertà e delle caste; Sofismi politici, Maria Corona
Corrias e Tito Orru, Opuscoli politici. Saggio delle opinioni politiche del
signor deputato sardo Giovanni Siotto Pintor; Specifici contro il codinismo,
Girolamo Sotgiu, Il governo e i Comuni; La questione barracellare, Lorenzo Del
Piano e Gianfranco Contu, Scritti giornalistici. Questione sarda, federalismo,
politica internazionale, questione religiosa, Lorenzo Del Piano, Gianfranco
Contu e Luciano Carta, Per la vita e i tempi di Tuveri e altre opere, A. Delogu, Fonte: "Centro di studi filologi
sardi". Scheda sul sito della Camera
Indipendentismo sardo, Il governo
e i comuni, Cagliari, Tipografia Nazionale, Google Libri. Della libertà e delle
caste, Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, DaTuveri all'intuizione
della concorrenza istituzionale, di A. Bomboi. Venezia; Tuveri. Keywords.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tuveri: implicature sarda” – The Swimming-Poo
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731951146
Grice ed Ubaldi – la grande sintesi – filosofia
italiana (Foligno). Italian
philosopher. Filosofo. Present un sistema
dell'evoluzione dell'universo considerando la legge dell'evoluzione umana. Chiara
i rapporti d'involuzione ed evoluzione fra le tre dimensioni della materia,
dell'energia e dello spirito, in un processo d'unificazione fra le ipotesi
della scienza. Cerca di spiegare il senso della vita, la funzione del dolore e
la presenza del male. Candidato al premio Nobel, all'ultimo gli fu preferito
Sartre. Il suo sistema filosofico e considerato da Einstein come risulta da un
carteggio dolce e leggero e il suo saggio principale, La grande sintesi, e giudicata
un quadro di filosofia scientifica e antropologica etica, che oltrepassa di
molto i consimili tentative. Nato in una regione influenzata dalla vicinanza
con Assisi e impregnata di spiritualità francescana, inizia la scuola, prosegue
gli studi a Roma e si laurea. Fa voto di povertà e gli appare Cristo.
L'apparizione si sarebbe ripetuta insieme a Francesco di Assisi. Il giorno di
Natale dello stesso anno avrebbe ricevuto il primo di numerosi messaggi.
Insegna a Modica e Gubbio. Nel suo saggio “La grande sintesi” espose il
suo pensiero, messo all'indice, poi riammesso da Giovanni XXIII. La sua vita può essere considerata distinta in
quattro periodi. Nel primo period cerca le risposte nella filosofia, nella
religione e nella scienza senza trovarla. Il secondo periodo si caratterizza da
una sperimentazione pratica a contatto col mondo, d'osservazione della realtà della
vita. Nel terzo periodo scrisse i volumi della sua opera pubblicati in italiano
e nel quarto la parte restante. Ritiene che esiste un'unica sostanza, la
cui essenza e il movimento e che si manifesta come materia statica, energia dinamica
e spirito vitale. L'uomini sono chiamati ad evolversi ampliando la percezione
delle sue coscienze, che da inviduale deve farsi conscienza collettiva, per
farsi poi coscienza cosmica. In tale processo si delinea il futuro stato
organico-unitario degl’uomini, generato da una etica, effetto di una
consapevolezza razionale e non di un emotivo pacifismo. Gl’uomini si
inserirebbe nel fenomeno universale dell'evoluzione tramite la
reincarnazione. Considera la sua filosofia la manifestazione del proprio
destino e della propria ascesa evolutiva, proponendosi attraverso di essa di
arrivare ad una conoscenza utilizzabile per risolvere i problemi della vita, in
maniera consapevole e dignitosa. La grande legge della vita è quella
dell'Amore, tale che la si dovrebbe seguire in ogni situazione: cercare ciò che
unifica. Per questo fare il male significa voler andare contro la corrente del sistema,
perpetuando la separazione, produttrice di sopraffazione e violenza, sino
all'auto-distruzione. Fare il bene, invece, vuol dire cercare di armonizzarsi
con tutto e con tutti, perseguendo quel processo di unificazione che ci riporta
al centro dell'essere, che è rappresentato dalla presenza dell'ordine e della
giustizia del pensiero divino. In tal senso il segreto della felicità consiste
nell'inquadrarsi nell'ordine divino e la preghiera autentica consisterebbe
nella docile accettazione della Legge, cooperando con la Sua azione. Così pure,
il lavorare rappresenterebbe il diventare cooperatori del funzionamento
organico dell'universo. Il fine dell'esistenza è rappresentato
dall'evoluzione. Si tratta dell'evoluzione etica, iscritta nel movimento
dell'evoluzione dell'universo. L'universo viene così inteso come
un'inestinguibile volontà d'amare, di creare e di affermare, in lotta col principio
opposto dell'inerzia, dell'odio e della distruzione. L'etica viene concepita
come dimensione ascendente, a tante dimensioni quante sono le posizioni
dell'essere lungo la scala evolutiva. In tale compito evolutivo fondamentale
sono gli idealiaventi la funzione di orientamento e di guida -, aventi il
compito di anticipare una realtà futura da raggiungere. In questa fase
evolutiva l'impegno deve essere quello della spiritualizzazione, consistente
nel seguire gli ideali, che si sono configurati storicamente nelle religioni e
nelle morali. Ciò può avvenire cercando di praticare la comprensione reciproca
e ricercando la fratellanza universale. Si tratta di un "cammino
ascensionale", frutto di libertà e volontà, attraverso le quali da un lato
si struttura la nostra personalità dall'altro la vita collettiva progredisce
servendosi di tali progressi. La legge delle unità collettive rappresenta
un principio evolutivo fondamentale, quello per cui tendiamo ad unioni sempre
più ampie: dalla coppia alla famiglia, dalle nazioni alle unioni di popoli,
sino all'unione di tutti gli esseri viventi del pianeta, pur mantenendo
diversità e multiformità. Per questo, la via è quella del superamento di ogni
separazione: la separazione da sé stessi, dagli altri, dal mondo. L'evoluzionismo
è, per tutto ciò, ben diverso da quello di Darwin: guarda all'avvenire ed
intuisce oltre l'evoluzione organica già compiuta dall'essere umano. È più
ampio di quello di Teilhard de Chardin, in quanto concepisce anche un processo
involutivodallo spirito, attraverso l'energia, sino alla materiache motiva e
sorregge la via di ritorno, evolutiva, come processo di unificazione, che dalla
presenza del divino nella materia, attraverso l'energia, ascende verso la
spiritualizzazione. È caratterizzato eticamente, come tensione spirituale verso
il superuomo che è presente in ognuno di noi, differentemente dal superomismo
di Nietzsche, sospinto dal desiderio di espandere solo le potenzialità
dell'io. La produzione della sua opera si basa sul metodo intuitivo, attraverso
il quale la coscienza, facendosi umile e ricettiva, riesce a penetrare per vie
interiori l'intima essenza dei fenomeni, diversamente dal metodo obiettivo che
se pur ha il vantaggio di giungere a conclusioni più universali è nato senza
ali, in quanto basato sulla distinzione tra l'io e il non io, tra il soggetto e
l'oggetto, tra la coscienza e il mondo esteriore. I suoi scrittiseguendo le sue
stesse dichiarazionisarebbero passati da una forma ispirata, collegata ad una
forma di contatto telepatico con le noùri (correnti di pensiero), a livello
"supercosciente", al controllo razionale dell'ispirazione
("metodo dell'intuizione razionalmente controllata"). Tale metodo
avrebbe consentito di esaminare sia la materia che lo spirito nella loro
armonia, unificando scienza e fede, considerate due aspetti della stessa
verità. Elenco degli scritti Ciclo italiano La grande sintesi I grandi
messaggi. La grande sintesi Le nouri ("correnti di pensiero")
L'ascesi mistica. Frammenti di pensiero e di passione: La nuova civiltà del
terzo millennio Problemi dell'avvenire (Il problema psicologico, filosofico,
scientifico). Ascensioni umane. Dio e universo. Profezie (L'avvenire del mondo)’
Commentari (raccolta dei giudizi della stampa sui volumi precedenti). Problemi
attuali. Il sistema (Genesi e struttura dell'universo). La grande battaglia.
Evoluzione e Vangelo; La legge di Dio; La tecnica funzionale della legge di Dio;
Caduta e salvezza; Principi di una nuova etica; La discesa degli ideali; Un
destino seguendo Cristo; Come orientare la propria vita; Cristo; Storia di un
uomo” (Bocca, Milano); Ascenzioni umane. Verso l'armonia con l'ordine cosmico”
(Mediterranee, Roma); Cristo e la sua legge” (Mediterranee, Roma); “La grande
sintesi. Sintesi e soluzione dei problemi della scienza e dello spirito (Edizioni
Mediterranee, Roma); “Le noùri: dal superumano al piano concettuale umano”
(Mediterranee, Roma); La nuova civiltà del terzo millennio. Verso la nuova era
dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma); Problemi dell'avvenire. La civiltà
dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma); L'ascesi mistica. Dal piano
concettuale umano al superumano, Edizioni Mediterranee, Roma); Dio e Universo”
(Edizioni Mediterranee, Roma); Storia di un uomo, Edizioni del centro studi italiano
di para-psicologia, Recco (Ge) Il Sistema, Edizioni del centro studi italiano
di parapsicologia, Recco(Ge) La legge di Dio, Edizioni del centro studi
italiano di parapsicologia, Recco (Ge), La tecnica funzionale della legge di Dio” (Centro
di parapsicologia, Recco);La discesa degli ideali” (Om, Città di Castello); "Un
destino seguendo Cristo" (Om, Città di Castello); "Evoluzione e
Vangelo", Centro Culturale Pietro Ubaldi, Foligno); G.Arcidiacono, PUbaldi
e la scienza moderna, in Atti del Convegno, Roma, A. Elenjimittan, "La
missione ecumenica", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro
Ubaldi, Roma "I grandi iniziati del nostro tempo", Rizzoli, Milano);
F. Lanari, "Il pensiero"Relazioni tenute nei quattro convegni
dedicati a Pietro UbaldiRoma, Ed. Mediterranee, Roma); F. Lanari "Profeta del terzo millennio", Atti
dell'8º Convegno Roma Filippo Liverziani, "Pietro Ubaldi e le Nòuri",
in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma); U. Pasquale
Magni, "Scienza e mistica", in Atti dell'8º Convegno, Roma); A.
Marocchino, "Pietro Ubaldi profeta della intesi tra Metafisica e Nuova
Fisica", in Atti dell'8º Convegno,, Roma Luca Marzetti, La scala di
Giacobbe, Perugia. G. Mollo, “Bio-sofo dell'evoluzione umana” (Ed.
Mediterranee, Roma); G. Mollo, "La formazione dell'uomo evoluto nel
pensiero di Pietro Ubaldi", in "Pedagogia e Vita", nGaetano
Mollo, "La visione del mondo tra scienza e fede", in Atti dell'8º
Convegno Roma); G. Mollo, "La visione dell'universo. La prospettiva",
in "Rivista di teosofia", G. Mollo, "Il rapporto tra scienza e
fede. La prospettiva di Ubaldi", in "Rivista di teosofia", Lorenzo Ostuni, Fisica e metafisica di Pietro
Ubaldi in relazione all'uomo contemporaneo, in Atti dell'8º Convegno, Roma); R.
Pieracci, La Grande Sintesi (Mediterranee, Roma); R. Pieracci, "Mistico
dell'Umbria" (Eugubina, Gubbio); A. Pieretti, "La civiltà del terzo
millennio", Bollettino storico della città di Foligno, C. Splendore,
"La Legge Ciclica dell'evoluzione nel pensiero diUbaldi", in Atti del
Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma. Centro culturale di Foligno, su
pietroubaldi.com. Comune di Foligno per la divulgazione della sua filosofia, presieduto
da G. Mollo, su gaetanomollo. L'opera di
Pietro Ubaldi, su cesnur.org. in Massimo Introvigne, PierLuigi Zoccatelli, Le
religioni in Italia (sezione "Spiritismo, parapsicologia, ricerca psichica"),
sul sito Cesnur.(Center for Studies on New Religions. Pietro Ubaldi. Ubaldi.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Ubaldi e Grice,” per il Club
Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689506789/in/photolist-2mNaHiH-2mLGod1-2mKCewV
Grice ed Unicorno – arimmetica universale – filosofia italiana -- (Bergamo). essential
Italian philosopher; unicorno (n.), Filosofo. Unicorno. Keywords: arithmos,
numerus, numero, number. Opere: De l'arithmetica universale, In Venetia, Francesco
senese De Francesch.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691952949/in/photolist-2mKQLG6
Grice e Vacca – filosofia italiana (Bari). Essential Italian philosopher. Grice: “My
favourite of his books is “L’ala del silenzo”great title, from Alighieriabout litotes
and understatement --.Deputato della Repubblica
Italiana LegislatureIX, X Gruppo parlamentarePCI CollegioBari Sito
istituzionale Dati generali Partito politicoPartito Comunista Italiano, Partito
Democratico della Sinistra, Partito Democratico Titolo di studiolaurea in
giurisprudenza e filosofia del diritto Professione docente universitario. Filosofo.
Si laureò in filosofia del diritto discutendo una tesi sulla filosofia politica
e giuridica di Croce. Fin dagli anni giovanili ha sempre svolto una intensa
attività di organizzatore di cultura, culminata con l'impegno dedicato alla
casa editrice De Donato. Membro del comitato centrale del Partito Comunista
Italiano è poi stato nella direzione del Partito Democratico della Sinistra.
Libero docente in Storia delle dottrine politiche, vinse la cattedra di tale
disciplina presso l'Bari. -- è stato nel consiglio di amministrazione
della RAI. Deputato per il PCI nella IX e X Legislatura nella circoscrizione
elettorale Bari-Foggia. In occasione delle elezioni comunali, si è candidato a
sindaco con il sostegno della coalizione di centro-sinistra, ma è stato
sconfitto da Simeone Di Cagno Abbrescia. Ha ricoperto incarichi di partito in
Puglia e a livello nazionale. Ha rivolto poi i suoi studi alla storia del
marxismo contemporaneo. Dirige la Fondazione Istituto Gramsci di Roma,
diventandone poi Presidente fino al. Membro del Cda dell’Istituto
dell’Enciclopedia italiana presiede la Commissione scientifica dell’Edizione
degli scritti di Gramsci. Professore di Storia delle dottrine politiche
nell’Bari, si è occupato in particolare dell'idealismo novecentesco e
dell'hegelismo italiano nella seconda metà del XIX secolo, con particolare
riferimento alla genesi del marxismo in Italia. Saggi: “Politica e
filosofia in Spaventa” (Bari, Laterza); Lukàcs o Korsch?, Bari, De Donato, Marxismo
e analisi sociale, Bari, De Donato, Scienza, Stato e critica di classe. Galvano
Della Volpe e il marxismo, Bari, De Donato); Politica e teoria nel marxismo
italiano, Antologia critica (Bari, De Donato); PCI, Mezzogiorno e
intellettuali. Dalle alleanze all'organizzazione, a cura di, Bari, De Donato, Saggio su Togliatti e la tradizione comunista,
Bari, De Donato, Osservatorio meridionale. Temi di politica culturale” (Bari,
De Donato, Quale democrazia. Problemi della democrazia di transizione, Bari, De
Donato, Criticità e trasformazione. Korsch teorico e politico, Bari, Dedalo, Gli intellettuali di sinistra e
la crisi, a cura di, Roma, Editori Riuniti, Comunicazioni di massa e democrazia,
a cura di, Roma, Editori Riuniti, L'informazione negli anni Ottanta, Roma,
Editori Riuniti, Il marxismo e gli intellettuali. Dalla crisi di fine secolo ai
Quaderni del carcere, Roma, Editori Riuniti, Tra compromesso e solidarietà. La
politica del PCI (Roma, Editori Riuniti); Gorbačëv e la sinistra europea, Roma,
Editori Riuniti, Tra Italia e Europa. Politiche e cultura dell'alternativa,
Milano, Angeli, Gramsci e Togliatti, Roma, Editori Riuniti, Dal PCI al PDS. Intervista, Bari, Delphos, Togliatti
sconosciuto, Roma, l'Unità, Pensare il mondo nuovo. Verso la democrazia,
Cinisello Balsamo, San Paolo, Per una nuova Costituente, Milano, PasSaggi Bompiani,
Vent'anni dopo. La sinistra fra mutamenti e revisioni, Torino, Einaudi, Da un
secolo all'altro. Mutamenti della politica nel Novecento, Milano, Bompiani, Appuntamenti
con Gramsci. Introduzione allo studio dei Quaderni del carcere, Roma, Carocci, Gramsci e il Novecento (Roma, Carocci); Presente
futuro. Idee per lo sviluppo ecosostenibile della Puglia, Bari, Dedalo, X.
Riformismo vecchio e nuovo, Torino, Einaudi, In tempo reale. Cronache del
decennio, Bari, Dedalo, Ritorno in Puglia. Tre anni di volontariato politico,
Bari, Palomar, Federalismo, sviluppo economico e coesione sociale in Puglia, e
con Luigi Masella, Lecce. Martano, L'unità dell'Europa. Rapporto sull'integrazione europea, a cura di, Bari,
Dedalo, Roma, Nuova iniziativa editoriale, Il dilemma euroatlantico. Rapporto della
Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Roma, Nuova
iniziativa editoriale, Dalla Convenzione alla Costituzione. Rapporto 2 della
Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Bari, Dedalo,
I dilemmi dell'integrazione. Il futuro
del modello sociale europeo. Rapporto sull'integrazione europea, e con José
Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino); “Il riformismo italiano: dalla fine della
guerra fredda alle sfide future” (Roma, Fazi); “Gramsci tra Mussolini e Stalin”
(Roma, Fazi); cura di Gramsci, Nel mondo grande e terribile. Antologia degli
scritti Torino, Einaudi, Studi gramsciani nel mondo. e con Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Perché l'Europa? Rapporto sull'integrazione
europea, e con José Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino, Studi gramsciani nel mondo.
Gli studi culturali, e con Paolo Capuzzo e G. Schirru (Bologna, Il mulino) Le
forme e la storia. Scritti in onore di B. De Giovanni, e con M. Montanari e
Franca Papa, Napoli, Bibliopolis, Il Novecento di Eugenio Garin. Atti del
Convegno di studi, e con Saverio Ricci, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,. Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in
America Latina, e con Dora Kanoussi e Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Vita
e pensieri di Antonio Gramsci. Collana
Storia, Torino, Einaudi,,Collana ET Storia, Einaudi, Moriremo democristiani? La
questione cattolica nella ricostruzione della Repubblica, Roma, Salerno); “Il
fascismo in tempo reale: studi e ricerche di A. Tasca sulla genesi e
l'evoluzione del regime fascista, con D. Bidussa (Milano, Feltrinelli); Togliatti
e Gramsci. Raffronti, Pisa, Edizioni della Normale, Modernità alternative. Il
Novecento di Antonio Gramsci, Torino, Einaudi,.Togliatti, La politica nel
pensiero e nell'azione, Scritti e discorsi, G. Vacca con M. Ciliberto,
Bompiani, Milano Quel che resta di Marx,
Salerno Editore, Roma, L'Italia contesa.
Comunisti e democristiani nel lungo dopoguerra, Marsilio, Venezia Giuseppe Vacca, su storia.camera, Camera dei
deputati. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732826190
Grice e Vaccarino – l’errore del filosofo – filosofia
italiana (Pace del Mela). Essential Italian philosopher. Grice: “I
appreciate his metaphor of the ‘chemistry of the mind,’ la ‘chimica del
pensiero,’and the idea that philosophers commit only ONE mistake (“l’errore dei
filosofi”)!”.Flosofo. Figlio primogenito di Antonino
Vaccarino, titolare di un importante saponificio, e di Caterina Tracuzzi. Laureato
a Milano. Fonda “Sigma” pubblicata a Roma. Fonda “Methodos”, trimestrale di
metodologia e di logica simbolica. Si occupa prevalentemente di logica ed
epistemologia. Pubblica una serie di articoli sulla rivista Archimede su
invito di Geymonat. Abilitato alla libera docenza in Filosofia della scienza,
ma assorbito dai suoi studi e da altre attività non si dedica all'insegnamento.
Ha incarico di tenere il corso di Storia della filosofia antica presso Messina.
Riceve anche quello di Filosofia della scienza. Nominato professore associato
di Filosofia della scienza, ma non ottenne mai la cattedra di ordinario. Partecipa
a vari congressi. In quello di Amsterdam ebbe l'occasione di conoscere Joseph
Maria Bochenski e incaricarlo di dirigere la sezione di logica simbolica di Methodos.
A quello di Parigi partecipa insieme con S. Ceccato, V. Somenzi e F.
Rossi-Landi con i quali era in stretti rapporti di amicizia. Contribusce alla
fondazione della rivista Methodologia nata per iniziativa della Società di
Cultura Metodologica Operativa di Milano, presieduta da Felice Accame. Molto
vicino alle vedute filosofiche dei neo-positivisti, ma in seguito si capì che
per dare soluzione ai problemi posti dalla tradizionale filosofia bisogna
anzitutto effettuare un'indagine sul metodo scientifico onde spiegare perché è
l'unico considerabile come valido. Sviluppa in questo senso sulla “Sigma” una
teoria che chiama della "meta-conoscenza", in quanto ricondotta a una
disciplina avente per oggetto la conoscenza. Successivamente si convince che
per procedere in modo effettivamente scientifico bisogna eliminare ogni a-priorismo
effettuando un'analisi sistematica dei significati di tutte le parole di cui ci
avvaliamo e riconducendoli alle operazioni mentali e non mentali da cui sono
costituiti. Sotto questo profilo i suoi interessi si incontrarono con quelli di
S. Ceccato e della scuola pperativa. Ma mantenne una posizione autonoma,
ritenendo che la ricerca di base deve puntare su una semantica e non su una
ricerca di tipo cibernetico, come invece sostene Ceccato. Però accetta e
condivide il concetto che bisogna occuparsi del modo come operiamo a livello
mentale per descrivere i significati. Perciò respinge vedute allora in auge,
come quelle della filosofia analitica, che riconducendo i significati
semplicemente all'uso che se ne fa parlando, li lascia in analizzati
assumendoli implicitamente come prius, in quanto tali, dogmatici. Si dedica
assiduamente a queste ricerche, pervenendo alla elaborazione di un metodo
generale di analisi dei significati. Le sue ricerche conduce, tra l'altro,
all'introduzione di una formulistica idonea alla definizione delle operazioni
mentali, prospettando una sorta di chimica della mente. La vastità e la
complessità delle sue indagini lo costringe a procedere a molti ripensamenti e
revisioni. Pubblica “La chimica della mente”. In cui espone i principali
risultati a cui e pervenuto. Vince il premio L'Inedito con il racconto “Lo
sporco”, pubblicato da Marsilio. Prospetta ampliamenti e modifiche delle sue
teorie nel saggio “Analisi dei Significati”, pubblicato a Roma da Armando. Pubblica
presso la CULP di Milano “Scienza e Semantica Costruttivista”, dedicato a una
critica di correnti vedute professate da filosofi della scienza. I suoi
interessi si rivolgeno anche alla codificazione di una logica contenutistica in
grado di fissare i criteri di compatibilità e incompatibilità tra i significati
in riferimento alle loro operazioni costitutive. In tal modo la logica diviene
una filiazione della semantica. La summa dei suoi lavori di semantica è pubblicata
a Rimini in “Dalle operazioni mentali alla semantica”. Nella prefazione al
volume Introduzione alla semantica edito da Falzea a Reggio Calabria, Si lo
considera l'ultimo dei grandi illuministi. Opere: “L'errore dei filosofi”
(D'Anna, Messina); “La chimica della mente” (Carbone, Messina); “Analisi dei significati”
(Armando, Roma); “Scienza e semantica costruttivista” (Cooperativa Libraria
Universitaria del Politecnico, Milano); “Introduzione alla semantica” (Falzea,
Reggio Calabria); “Scienza e semantica” (Melquiades, Milano); “Prolegomeni:
dalle operazioni mentali alla semantica” (Ciddo, Rimini); “Lo sporco. Il pulito,
duepunti edizioni. Repubblica Semantica
Filosofia della scienza Centro
Internazionale Di Didattica Operativa onlus, su ciddo. Methodologia on-line, su
methodologia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731101657/in/dateposted/
Grice e Vaccaro (Palermo). Essential Italian philosopher. Grice: “My favourite of
his books is ‘eteropie,’ a pun on homotopos.” Filosofo.
Laureato a Palermo, inizia l'attività di docenza presso lo stesso ateneo prima
come professore a contratto, poi come ricercatore e dal 2006 come professore
associato. Titolare del corso di Filosofia politica e supplente di Scienza
politica nella Facoltà di Scienze della formazione dell'ateneo
palermitano. -- è pro-rettore dell'Palermo per la “politiche di
solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo”; inoltre è condirettore
della collana “Eterotopie” dell'editore Mimesis di Milano, membro fondatore
della “Società Italiana di Filosofia Politica” e del Centro interdisciplinare
in Bio-politica, Bio-economia e Processi di Soggettivazione a Salerno. Vicepresidente
dell'ONG palermitana della Cooperazione Internazionale Sud-Sud. I suoi ambiti
di ricerca si orientano sulla teoria critica (soprattutto Adorno e Benjamin
della Scuola di Francoforte) e sulla decostruzione post-strutturalista francese
(principalmente Foucault e Deleuze) dai quali ricava strumenti di analisi da
mettere alla prova nel campo della globalizzazione, della governance e dei
diritti umani. Opere Decostruzione di una realtà macchinica, in Il
camaleonte e l'iscrizione, Palermo, Ila Palma, Il capitalismo regolato
statualmente, curatela con Franco Riccio e A. Caruso (Milano, Angeli); “Oltre
la pace: saggi di critica al complesso politico militare, curatela con F. Magno
(Milano, Angeli); “Adorno e Foucault: congiunzione disgiuntiva” (Palermo, ILA
Palma); “Il pensiero (check) anarchico (Verona, Demetra); “Il secolo
deleuziano” (Milano, Mimesis Edizioni); “Il pianeta unico” (Milano, Elèuthera);
“Anarchismo e modernità” (Pisa, BFS); “CruciVerba: lessico per i libertari”
(Milano); “Zero in condotta, Globalizzazione e diritti umani” (Milano,
Mimesis); “Biopolitica e disciplina” (Milano, Mimesis); “Lo sguardo di
Foucault” (Roma, Meltemi); “Governance e democrazia” (Milano, Mimesis). Vaccaro
Prof. Salvatore delegato alle politiche di solidarietà sociale e di
cooperazione per lo sviluppo, su Università degli Studi di Palermo. Mimesis Edizioni: collane. Archiviato iPalermo:
scheda docente., su scienzeformazione.unipa. Biblioteca nazionale di Firenze:
catalogo autore., su opac.bncf.firenze..
Foucault: scheda autore., su portail-michel-foucault.org. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732796325
Grice e Vailati –
semantica filosofica – filosofia italiana (Crema). Essential Italian philosopher. an important figure in the
history of formal semantics, influenced by Peano, who in turn influenced
Whitehead and Russell, and thus Grice. Filosofo. Si laurea a Torino.
Qui insegnò, dopo aver lavorato come assistente di Peano e Volterra. Lscia il suo
posto universitario e così poté proseguire i suoi studi in modo indipendente, e
si guadagna da vivere insegnando matematica. Lascia circa 200 saggi e
recensioni che toccano un'ampia gamma di discipline. La sua opinione nei
confronti della filosofia e che essa fornisse una preparazione e gli strumenti
per il lavoro scientifico. Per questa ragione, e perché la filosofia dove
essere neutrale fra opposte convinzioni, concezioni, strutture teoriche, ecc.,
il filosofo dovrebbe evitare l'uso di un linguaggio tecnico specialistico, ma
dovrebbe usare il linguaggio che la filosofia adotta in quelle aree in cui è
interessata. Ciò non vuol dire che il filosofo debba soltanto accettare
qualunque cosa egli trovi. Un termine del linguaggio ordinario potrebbe essere
problematico, ma le sue carenze dovrebbero essere corrette piuttosto che
sostituite con qualche nuovo termine tecnico. Il suo pensiero sulla
verità e sul significato e influenzato da filosofi come Peirce e Mach. Con
cautela distinse fra significato e verità. La questione di determinare che cosa
vogliamo dire quando enunciamo una data proposizione, non solo è una questione
affatto distinta da quella di decidere se essa sia vera o falsa. Tuttavia, dopo
aver deciso cosa si vuole dire, l'azione di decidere se ciò è vero o falso è
cruciale. Vailati ebbe un pensiero positivista moderato, sia nella scienza che
nella filosofia: "La tattica adottata dai pragmatisti in questa loro
guerra contro l'abuso delle astrazioni e delle unificazioni consiste, come è
noto, nel proporre che, anche nelle questioni filosofiche, come si fa sempre in
quelle scientifiche, si esiga, da chiunque avanzi una tesi, che egli sia in
grado di indicare quali siano i fatti che, nel caso che essa fosse vera,
dovrebbero, secondo lui, succedere (o esser successi), e in che cosa essi
differiscano dagli altri fatti che, secondo lui, dovrebbero succedere (o essere
successi) nel caso che la tesi non fosse vera. Le influenze e i contatti di
Vailati furono molti e vari, e spesso fu etichettato come "l'italiano
pragmatista". Egli deve molto a Peirce e James (fu uno dei primi a
distinguere i loro pensieri), ma egli subì anche l'influenza di Platone e Berkeley
(che egli vide come precursori importanti del pragmatismo), Leibniz, V. Welby-Gregory,
Moore, Russell, Peano eBrentano. Vailati corrispose con molti dei suoi
contemporanei. La prima parte della sua opera comprende scritti sulla
Logica matematica; in essi focalizza l'attenzione sul suo ruolo in filosofia e
distinguendo fra logica, psicologia ed epistemologia; la dottrina recente pone
Vailati e il suo allievo M. Calderoni nella categoria storiografica del
«pragmatismo analitico» italiano. I suoi principali interessi storici
riguardarono la meccanica, la logica e la geometria; egli diede un importante
contributo in molti campi, compreso lo studio della meccanica post-aristotelica
greca, dei predecessori di Galileo, della nozione di definizione e del suo
ruolo nell'opera di Platone e Euclide, delle influenze matematiche sulla logica
e sull'epistemologia, e sulla geometria non-euclidea di Saccheri. E particolarmente
interessato ai modi in cui quelli che potrebbero essere visti come gli stessi
problemi sono inquadrati e trattati in periodi differenti. Il suo lavoro di
storico della scienza fu strettamente connesso con quello filosofico: per le
due attività, infatti, utilizzò gli stessi pensieri e metodologie di fondo.
Vailati vedeva lo studio storico e lo studio filosofico come differenti
nell'approccio ma non nell'argomento; crede, inoltre, che dovesse esserci cooperazione
fra filosofi e scienziati nell'approfondimento degli studi storici. Ritene
anche che una storia completa richiedesse che si tenesse in conto anche il
background sociale pertinente. Il superamento delle teorie scientifiche, grazie
a nuovi risultati, non comporta la loro distruzione, perché la loro importanza
aumenta proprio per il fatto di essere superate. Ogni errore ci indica uno
scoglio da evitare mentre non ogni scoperta ci indica una via da seguire. La
posizione di Vailati sulla storia della scienza ricalca quella di una serrata
critica al positivismo, in un contesto teorico dove il pragmatismo ammette
nuovi strumenti di comprensione e anche di valutazione della scienza, come
mostrano anche le vicende di M. Calderoni (I. Pozzoni, Il pragmatismo analitico
italiano di Mario Calderoni, Roma, IF Press, e di Peano, il quale vanta certe
affinità con il pensiero filosofico del periodo (G. Rinzivillo, G. Vailati,
Storia e metodologia delle scienze in Una epistemologia senza storia, Roma,
Nuova Cultura, e Peano, Contributi invisibili in Una epistemologia senza storia,
I. Pozzoni, Il pragmatismo analitico (Villasanta, Liminamentis); Peano, In
Memoriam, Boll. di matematica, I.
Pozzoni, Cent'anni di Vailati” (Liminamentis, Villasanta); M. Zan, “La
formazione di Vailati” (Congedo Editore, Galatina (Lecce); G. Sava, La
psicologia tra Vailati e Brentano, in "Il Veltro", Roma, Giuseppe
Giordano, Giovanni Vailati filosofo della scienza, Firenze, Le Lettere, Ivan
Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di Giovanni Vailati, Liminamentis
Editore, Villasanta, Lucia Ronchetti,
L'archivio in Quaderni di Acme, Bologna, Cisalpino, Scritti filosofici. TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana; giovanni-vailati.net. Fondo archivistico e librario
conservato presso Milano, Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Vailati, Vailati. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Vailati: la
semantica filosofica," The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
Grice e Valent – la forma del
linguaggio – filosofia italiana (Treviso). “Some like Vitters, but Valent’s my man.”Grice.
Grice: “Valent wrote the only legible introduction to Vitters’s
thought!”Essential Italian philosopher. Filosofo. Insegna a Catania e
Venezia. Si occupa di ontologia, logica dialettica, linguaggio, storia e interpretazione
delle grandi categorie della filosofia occidentale. Dai primi studi
sull'empirismo-scetticismo, sul pensiero italiano e sull'analisi del linguaggio
(Wittgenstein), è giunto ad indagare attorno alla teoria della negazione e del
divenire in chiave dialettica. Sulla base di tali premesse, che orientavano
verso una rilettura dei canoni e dei presupposti del rapporto ragione-follia,
si è impegnato a ridisegnare, insieme con un gruppo di psichiatri e psicologi
del Centro Psico-sociale di Orzinuovi cresciuti nel solco dell'esperienza
critica inaugurata da Basaglia, un modello della psiche adeguato alla
comprensione e alla cura della malattia mentale, dando vita a quello che è
stato definito l'approccio dialettico-relazionale. Collabora con il gruppo
teatrale "Scena Sintetica" nella messa in scena di testi
filosoficamente rilevanti (Parmenide, Eraclito, Melville, Severino, Galimberti).
Presso Moretti è in corso di stampa l'edizione delle sue opera. La sua filosofia
muove da un'originale riformulazione di alcune questioni legate alla filosofia
di Severino, alla tradizione neo-idealistica italiana (Gentile) ma anche neo-scolastica
(Bontadini), e dipendenti dalla riconsiderazione speculativa del concetto del
negativo. Descrivendo la sua formazione si define «resciuto a una scuola
filosofica di ispirazione ontologica, screziata da un netto disegno dialettico
e pungolata dallo scrupolo fenomenologico. Analizzando le implicazioni
concettuali e pratiche della negazione così com'è stata pensata in uno dei
punti più alti e rilevanti della tradizione dialettica, ovvero nella Scienza
della logica di Hegel, critica l'idea intellettualistica della negazione intesa
come esclusione, proponendo al contrario una negazione come inclusione e una
filosofia animata dal principio di ospitalità. Il "no" della
negazione, lungi dal dar vita a una realtà separata, è ciò che innerva il reale
nella sua essenza metamorfica e vitale, nella sua splendida apertura alla
novità, alla trasformazione e al cambiamento di cui il filosofo è appassionato
investigatore. A questo scopo e in evidente autonomia rispetto all'impianto
destinale della filosofia della necessità di Severino, esplora la categoria
modale della possibilità, cercando di mettere in discussione sia l'opposizione
frontale tra realtà e irrealtà, sia la priorità assoluta della positività del
reale nonostante la negatività dell'irreale. L'esserci e non l'essere è, per
Valent, che legge Hegel con Wittgenstein, la determinatezza semantica e
sintattica, il plesso grammaticale e vitale che ricongiunge l'esperienza intesa
come luogo dell'emergere della differenza e dell'incalzare degli eventi con la
teoria della razionalità quale analisi del permanere e della necessità. Ecco
che di contro all'ontologia fondamentale di Severino si fa largo l'idea di una
micro-ontologia intesa non come una “ontologia del piccolo”, bensì, piuttosto,
nel senso che non c'è nessun evento che non si disponga per virtù propria in
una peculiarità di significato, nel vigore elementare e insieme metamorfico di
un qui. Ma micro-ontologia anche come ontologia del remoto,
dell'avverso-diverso, dell'improbabile, dell'anonimo, del folle: di tutto ciò
che insieme si ritiene minore nella capacità di realtà. Con la proposta di una
micro-ontologia intendeva sottolineare l'autonomia e la resistenza del diamante
della dialettica come principio di determinazione semantica fondato sulla
relazione-negazione inclusiva e situato nella prospettiva strategica propria
dell'esserci, rispetto al rischio delle ricadute nella mistica dell'essere e di
quella totalità assoluta che, in quanto tale, appare separata e isolata,
esercitando la sua imposizione distruttiva al di fuori della logica della
relazione e dell'inclusione. Di contro all'autentico totalitarismo di questa
idea di totalità assoluta propone la ripresa del detto eracliteo del Panta δια
pánton, ossia di quel tutto attraverso il tutto che è la forma radicale della
illacerabile relazionalità della vita. Solo se ogni differenza tra gli umani è
un modo differente di essere il tutto allora le discriminazioni tra piccolo e
grande, forte e debole, femmina e maschio, nero e bianco, ricco e povero, sano
e malato, non avranno ragione d'essere (se non in quanto differenti
manifestazioni dell'identico, invece che differenze di principio e di valore. Opere:
Verità e prassi (Vannini, Brescia); La forma del linguaggio. Studio sul Tractatus
logico-philosophicus” (Francisci, Abano Terme (Padova), Invito a Wittgenstein,
Mursia, Milano; “Asymmetron, Quaderni de "Il Palazzo della Grande
Utopia", Milano Dire di no. Filosofia Linguaggio Follia, Teda,
Castrovillari (Cosenza); Dire di no. Scritti teorici, Opere (Moretti, Bergamo);
“Asymmetron: microntologie della relazione. Scritti teorici 2, in Opere di
Italo Valent V, a c. di Tagliapietra, Moretti & Vitali, Bergamo. Panta
διαpánton. Scritti teorici su follia e cura, in Opere di Italo Valent VI, a c.
di Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo. La forma del linguaggio. Studio
sul "Tractatus logico-philosophicus. Scritti su Wittgenstein, Sophón.
Aforismi per l'anima, a c. di Valent, con un saggio di Andrea Tagliapietra,
Moretti&Vitali, Bergamo. Opere. La filosofia, prima di ogni altra
definizione dotta, è amore per la realtà. In ricordo, in "XÁOS. Giornale
di confine", Dire di no. Scritti teorici, Panta διαpánton. Scritti teorici
su follia e cura. Italo Valent. Valent. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice
e Valent”, The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731887331/in/datetaken/
Grice
e Valeri -- uno spazio tra se e se –
l’antropologia filosofica come ricerca dell’intersoggetivo -- filosofia
(Somma Lombardo). Essential Italian philosopher. Grice: “I especially like his
idea of anthropology, alla Kant, as the search for the subject.” “Tra se e se.”
Filosofo. Laureatosi in
filosofia a Pisa, quale allievo pure della Scuola normale superiore, discutendo
una tesi sul pensiero di Lévi-Strauss, con relatore Barone, si rivolse agli studi di antropologia,
conseguendo un dottorato di ricerca a Pisa. Le sue ricerche riguardarono molti
argomenti, fra cui, i sistemi politici, la parentela e il matrimonio, la
ritualità, così come l'antropologia sociale ed economica, la storia comparata
degli usi e costumi dei popoli, che condusse lungo la linea di pensiero del suo
maestro Lévi-Strauss. Gli è stato assegnato per i suoi studi e le sue ricerche
di antropologia culturale, il premio ”Guggenheim Fellowship“ per le scienze
sociali. Fra i molti suoi lavori. Cura pure diverse voci antropologiche
per l'Enciclopedia Einaudi. Tra le sue molte opere pubblicate postume, il
saggio “Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del soggetto” che
può considerarsi una sua autobiografia intellettuale. Saggi: Uno spazio
tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del soggetto (Roma); S. Ghiaroni,
"Società, soggetto, sacrificio. La teoria del sacrificio di Valeri",
in Studi e materiali di storia delle religioni, S. Ghiaroni, ”Società, Soggetto, Sacrificio.
La teoria del sacrificio di Valerio Valeri tra Hawaii e Indonesia“, Studi e
materiali di storia delle religioni, Dal titolo: Natura e cultura: introduzione
alla teoria dello scambio e della parentela di Claude Levi-Strauss, Pisa, A. A.
Per notizie biografiche più esaustive, riferirsi alle xxvii-xix dell'opera: in merito alla
rilevanza di Valeri come studioso e ricercatore; Valerio Valeri. Valeri.
Keywords: antropologia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valeri” – The
Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732762370/in/datetaken/
Grice
e Valla – volutta – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).
essential Italian philosopher. Filosofo. Nato da genitori di origini piacentine (il padre
era l'avvocato Luca della Valle), riceve la sua prima educazione a Roma e
Firenze, imparando il greco da G. Aurispa e da R. Aretino. Lo guida lo zio
materno Melchiorre Scribani, un giurista funzionario in Curia. La sua
prima opera e il De comparatione Ciceronis Quintilianique ("Confronto fra
Cicerone e Quintiliano"), in cui elogia il latino di Quintiliano a scapito
di quello di Cicerone, andando contro all'idea corrente e mostrando già in
questo primo scritto il suo gusto per la provocazione. Quando muore lo zio,
spera di ottenere un impiego nella Curia Pontificia. Ma i due autorevoli
segretari A. Loschi e P. Bracciolini, ferventi ammiratori di Cicerone, si opponeno
all'assunzione/ Grazie all'aiuto di A. Beccadelli, detto il Panormita, e chiamato
ad insegnare retorica a Pavia, succedendo al maestro bergamasco G. Barzizza. Questi
anni furono fondamentali per lo sviluppo della sua filosofia. Pavia e infatti
un vivo centro culturale e egli puo approfondire le sue conoscenze giuridiche,
osservando inoltre l'efficacia del procedimento di analisi critica dei testi,
che lo Studio pavese applicava con rigore. Acquire una grande reputazione con
il dialogo “Della volutta”, nel quale si oppone fermamente alla morale stoica e
all'ascetismo, sostenendo la possibilità di conciliare la morale ricondotto
alla sua originarietà, con l'edonismo, recuperando così il senso della
filosofia di Lucrezio, che sottolinea come tutta la vita dell'uomo sia
fondamentalmente volta alla volutta, intesa non come istintività, ma come
calcolo dei vantaggi e svantaggi conseguenti ad ogni azione. A conclusione del
dialogo,sottolinea, però, come per l'uomo la suprema voluttà e la ricerca
spirituale. Si tratta di un saggio considerevole, poiché, per la prima volta,
una tendenza filosofica che era rimasta confinata nell'ambito della filosofia
romana classica vene rivalutata. Le polemiche che seguirono alla pubblicazione
del testo, gli costringe a lasciare Pavia. Da allora passa da un luogo
all’altro, accettando brevi incarichi e tenendo lezioni in diverse città. Fa la
conoscenza del re Alfonso V al cui servizio entra. Il re ne fa il suo
segretario, lo difende dagli attacchi dei suoi nemici e lo incoraggia ad aprire
una scuola a Napoli. Durante il pontificato di Eugenio IV, pubblica sulla
falsa donazione di Costantino, “De falso credita et ementita Constantini
donatione". In esso, con argomentazioni storiche e filologiche, dimostra
la falsità della donazione di Costantino, documento apocrifo in base al quale
la chiesa giustifica la propria aspirazione al potere temporale. Secondo questo
documento, infatti, sarebbe stato lo stesso imperatore Costantino, trasferendo
la sede dell'impero a Costantinopoli, a lasciare alla Chiesa di Roma il
restante territorio dell'Impero romano. La dimostrazione di Valla è accettata e
lo scritto è datato all'VIII secolo o IX secolo. Quid, quod multo est
absurdius, capit ne rerum natura, ut quis de Constantinopoli loqueretur tanquam
una patriarchalium sedium, que nondum esset, nec patriarchalis nec sedes, nec
urbs christiana nec sic nominata, nec condita nec ad condendum destinata?
Quippe privilegium concessum est triduo, quam Constantinus esset effectus
christianus, cum Byzantium adhuc erat, non Constantinopolis. E, ciò che è molto
più assurdo e non rientra nella realtà dei fatti, come si può parlare di
Costantinopoli come di una delle sedi patriarcali, quando ancora non era né
patriarcale né una sede né una città cristiana né si chiamava così, né era
stata fondata, né la sua fondazione era stata decisa? Infatti il privilegio fu
concesso tre giorni dopo che Costantino si fece cristiano, quando Bisanzio
esisteva ancora e non Costantinopoli. Dimostra che anche la lettera ad Abgar V
attribuita a Gesù e un falso e, sollevando dubbi sull'autenticità di altri
documenti spuri e ponendo in discussione l'utilità della vita monastica e
mettendone in luce anche l'ipocrisia nel De professione religiosorum ("La
professione dei religiosi"), suscita l'ira delle alte gerarchie
ecclesiastiche. E obbligato, pertanto, a comparire davanti al tribunale
dell'Inquisizione, alle cui accuse riusce a sottrarsi soltanto grazie
all'intervento del re. Visita nuovamente Roma, dove i suoi avversari sono ancora
molti e potenti. Riusce a salvarsi da morte certa travestendosi e ritornando a
Napoli. Vengono divulgati gli Elegantiarum libri sex, i sei libri
sull'"eleganza" della lingua Latina. Il saggio raccoglie una serie
straordinaria di passi desunti dai più celebri scrittori latini (Virgilio,
Cicerone, Livio), dallo studio dei quali occorre codificare i canoni
linguistici, stilistici e retorici della lingua latina. Il saggio costitue la
base scientifica del movimento umanista impegnato a riformare il latino sullo
stile ciceroniano. In le "Emendationes sex librorum Titi Livii"
discute, col suo modo di scrivere brillante e caustico, correzioni ai libri
21-26 di Livio in opposizione ad altri due intellettuali della corte napoletana
il Panormita ed il Facio che non avevano il suo stesso spessore
filologico. Con la morte del re, la sua fortuna inizia a volgere in
meglio. Recatosi nuovamente a Roma, e ricevuto da Niccolò V. Assume il ruolo a
lui più consono di professore di retorica, ma non perde nemmeno il suo spirito
caustico e inizia a criticare la Vulgata, facendo confronti con l'originale
greco sminuendo il ruolo di traduttore dGirolamo e giudica spuria la
corrispondenza tra Seneca e Paolo. Sotto Callisto III raggiunse il culmine
della carriera, divenendo segretario apostolico. È quasi impossibile farsi
un'idea precisa della sua vita privata e di suo carattere, essendo i documenti
nei quali vi si fa riferimento sorti in contesti polemici e, pertanto, fonte
più di esagerazioni e calunnie che di testimonianze attendibili. Appare
comunque come persona orgogliosa, invidiosa e irascibile, caratteristiche cui
però si affiancano le qualità di elegante umanista, critico acuto e scrittore
pungente nella sua continua e violenta polemica sul potere temporale della
Chiesa di Roma. -- è un personaggio di eccezionale importanza soprattutto
quale rappresentante del più puro umanesimo. Con le sue spietate critiche alla
Chiesa di Roma e un precursore di Lutero, ma fu anche il promotore di molte
revisioni di testi La sua filosofia si basa su una profonda padronanza
della lingua latina e sulla convinzione che fosse stata proprio
un'insufficiente conoscenza del latino la vera causa del linguaggio ambiguo di
molti filosofi. Valla era convinto che lo studio accurato e l'uso corretto
della lingua fosse l'unico mezzo di acculturazione feconda e comunicazione
efficace: la grammatica e un appropriato modo di esprimersi erano a suo modo di
pensare alla base di ogni enunciato e, prima ancora, della stessa formulazione
intellettuale. Da questo punto di vista la sua filosofia e tematicamente coerente, in quanto ciascuna delle
parti si sofferma innanzitutto sulla lingua, sul suo impiego rigoroso e
sull'individuazione delle applicazioni erronee della grammatica latina. Il
profondo distacco storico ci permette di distinguere la sua filosofia in due
filoni, quello critico e quello filologico. Sebbene avesse saputo mostrare
eccezionali doti di storico negli scritti critici, questa capacità non è però
riscontrabile nell'unico lavoro definito storico, cioè nella biografia di
Ferdinando d'Aragona, tutto sommato un modesto elenco di aneddoti. Nel
III secolo l'Impero romano inizia a tramontare, il che si palesava non solo
nell'indebolimento delle forze politiche e militari, ma anche nello sfaldamento
dell'ordinamento interno e soprattutto nell'imbarbarimento della cultura. La
crisi generale e l'accettazione di molte genti non italiche tra i cittadini
romani provocano un lento ma significativo allontanarsi dalla lingua verso
forme dialettali e meno eleganti. Si evidenzia la necessità di uno sviluppo della
lingua che presuppone la canonizzazione della parlata popolare e della sua
semplice grammatica. Sono i primi sintomi della nascita del volgare, che
necessita di un millennio per svilupparsi pienamente. Durante questa
lunghissima transizione, in tutta l’Italia ci fu un'enorme incertezza
linguistica. Il romano classico cede lentamente il posto ad una mescolanza di
nuovi idiomi che combatteno per la supremazia. Gli effetti di questo
periodo di passaggio sono ben visibili soprattutto nelle traduzioni che via via
nasceno dal romano verso l'italico, poché la linea di demarcazione tra il
romano e il volgare e fluttuante e nessuno dei traduttori puo dirsi un vero
esperto in materia. E il primo a stabilire un limite alla volgarizzazione, decidendo
che un cambiamento oltre tale limite fa già parte del processo di sviluppo. In
questo modo riusce non solo a salvaguardare la purezza del romano, ma pose anche
le basi per lo studio e la comprensione del volgare nato dal romano. Si
pone tra i maggiori esponenti dell'umanesimo non solo per il suo costante
apporto di punti di vista umanistici, bensì anche per la sua annosa avversione
alla cultura scolastica. È indicativa ad esempio la sua tesi in “Della
volutta” sugli errori dello stoicismo praticato dagli asceti che non avrebbero
preso in debita considerazione le leggi naturali, dunque divine. La morale
consiglierebbe infatti, a suo avviso, un'esistenza allegra e godereccia che non
precluderebbe in alcun modo l'aspirazione alle gioie del paradiso.
Analogamente, nelle “Dialecticae Disputationes”, confuta il dogmatismo di
Aristotele e la sua arida logica che non offre insegnamenti o consigli, bensì
discute solo di parole senza raffrontarle con il loro significato nella vita
reale. Altrettanto critico si dimostra (nelle Adnotationes in Novum
Testamentum) quando usa la sua profonda padronanza del latino per provare che
sono state le traduzioni maldestre di alcuni passi del Nuovo Testamento a
causare incomprensioni ed eresie. È a lui dedicata una Fondazione che in
collaborazione con Mondadori, pubblica la collana dei romani i in cui vengono
proposte edizioni critiche di testi classici. L'arte della grammatica, P.
Casciano (Milano, Mondadori); La falsa Donazione di Costantino, G. Pepe,
Firenze, Ponte alle Grazie, Scritti filosofici e religiosi, G. Radetti,
Firenze, Sansoni, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, “Repastinatio
dialectice et philosophie” (Padova, Antenore). Treccani enciclopedia/lorenzo-valla
(Il Contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia) E. Garin, "La letteratura degli
umanisti", in E. Cecchi-N. Sapegno Letteratura italiana, III, Il
Quattrocento e l'Ariosto, Milano, Garzanti); Basilica Papale SAN GIOVANNI IN
LATERANO, su vatican.va. Pubblicate per la prima volta da Erasmo da Rotterdam. G. Antonazzi, “Valla e la polemica sulla donazione
di Costantino, Roma); S. Camporeale, Valla. Umanesimo e teologia, Firenze,
Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento,Wilhelm Fink, M. Laffranchi,
Dialettica e filosofia in Valla, Milano, Vita e Pensiero, G. Mancini, Vita di Valla, Firenze, G. C.
Sansoni; L. M. Regoliosi, “Valla. La riforma della lingua e della logica: Atti
del convegno del Comitato Nazionale, Prato) Firenze, Polistampa, Donazione di
Costantino. Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Rita Pagnoni Sturlese. Su
treccani. in Il contributo italiano alla storia del pensiero Filosofia, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La falsa donazione di Costantino, su
classic italiani. La tomba su penelope.uchicago, Laurentius Vallensis. Lorenzo
Valla. Valla. Keywords: rinascimento. Refs.: Luigi Speranza, “Valla e
Grice,”per la Fondazione Lorenzo Valla, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688559016/in/photolist-2mPq5pS-2mKPBS1-2mKxnN1-CiAmxk-BvUfSB-jkJZJm-js45BA-jkGK9m-jkK47d-jkEKUz
Vallauri (Roma). essential Italian
philosopher. “Italians, especially noble ones, love a long surname, so this is
Luigi Lombardi Vallauri. I say: if he wants to keep the Vallauri, that’s what
he’ll go with by!”Lombardi Vallauri. Grice: “He favours animal rights, as I
do.”Filosofo e professore universitario italiano. È stato Professore
di filosofia del diritto presso l'Università Cattolica di Milano e l'Università
degli Studi di Firenze. Dal ha insegnato
all'Università degli Studi dell'Insubria e all'Università degli Studi di
Sassari, dalla quale è stato chiamato per "chiara fama". Nasce
e cresce in contesto familiare profondamente cattolico. Nipote del predicatore
gesuita Riccardo Lombardi, cugino del direttore della Sala stampa vaticana
Federico Lombardi, nonché nipote di Gabrio Lombardi, si avvia alla formazione
teologica alla Gregoriana di Roma. Nello stesso periodo consegue la laurea in
Giurisprudenza col massimo dei voti presso l'Roma, suo maestro è stato Emilio
Betti. Abbandonata la vocazione sacerdotale intorno a vent'anni, dopo la laurea
perfeziona gli studi giuridici in Germania e vince molto presto il concorso per
la Libera docenza. Diviene Professore in Filosofia del diritto
all'Firenze, dove ha insegnato anche Argomentazione giuridica e Filosofia del
diritto avanzata. Ottiene la cattedra in Filosofia del diritto anche
all'Università Cattolica di Milano. Dopo il collocamento a riposo insegnerà
presso le Como e Sassari. Massimo esperto di teoria dell'interpretazione
giuridica, già direttore dell'Istituto per la documentazione giuridica del CNR e
presidente della Società italiana di filosofia giuridica e politica -- è autore
di una vastissima serie di saggi filosofico-giuridici. Con il suo Terre: Terra
del Nulla, Terra degli uomini, Terra dell'Oltre ha aperto un nuovo filone della
sua ricerca, dedicato alla filosofia della religione e della spiritualità. Al
saggio Nera Luce, apparso nel 2001, Lombardi Vallauri ha consegnato la sua
critica serrata ai dogmi del cattolicesimo e l'approdo all'apofatismo. I suoi
interessi recenti riguardano la tutela giuridica dei diritti degli animali. È
vegano. Fonda e conduce, un gruppo di meditazione teso a esplorare le
possibilità di una vita contemplativa all'altezza del sapere moderno. Il suo
ultimo libroche traduce in scrittura il seguitissimo corso di meditazioni
tenuto dall'autore per Radio Tre Rai npropone una mistica laica, ossia una
mistica che prescinde da rivelazioni soprannaturali coniugando il pensiero
scientifico occidentale con le tecniche di meditazione tipiche delle filosofie
orientali. Allontanamento dall'Università Cattolica Dal 1976 Lombardi
Vallauri ha insegnato Filosofia del diritto presso l'Università cattolica di
Milano. Tiene una conferenza a Bari e all'inizio decide di sedersi in
terra, giustificandosi presso l'uditorio con la frase. Del Dio che emoziona non
mi sento di parlare seduto su una sedia, quindi, mentre parlerò di questo Dio,
starò seduto in terra». Nel 1998 è stato sospeso dall'attività didattica
a causa del suo insegnamento ritenuto eterodosso rispetto alla dottrina della
Chiesa Cattolica. Fra i punti problematici secondo le autorità
ecclesiastiche, un giudizio di Lombardi Vallauri sul dogma dell'inferno, da lui
definito: incostituzionale in quanto nessun atto per quanto grave può
meritare una pena eterna e perché è contraria ai princìpi più avanzati del
diritto, e specificamente del diritto influenzato dal cristianesimo, una pena
che in nessun modo tenda alla rieducazione/riabilitazione del condannato. Il
professore ha affermato in seguito. Quando i giudici ecclesiastici mi hanno
cacciato fuori dall'Università Cattolica non riuscivano a formulare l'accusa ed
io ho detto: "Ve la do io, il papa è quasi infallibile nell'errare. Dopo
l'esito negativo dei ricorsi giudiziari interni, si è rivolto alla Corte
europea dei diritti dell'uomo. La Corte si è pronunciata a favore del
ricorrente, ritenendo che fossero stati lesi i suoi diritti alla libertà di
espressione (per il provvedimento adottato dalla Cattolica senza contraddittorio)
e a un equo processo (per il rifiuto a pronunciarsi opposto dagli organi
giurisdizionali amministrativi), entrambi garantiti, rispettivamente, dagli
articoli 10 e 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti
dell'uomo e delle libertà fondamentali. Pensiero Nei suoi corsi e libri
Vallauri di è occupato di varie tematiche: filosofia del diritto, critica dei
riduzionismi, filosofia della mente, misticismo, buddismo, sessualità,
meditazione, diritti degli animali. Riassumeva la situazione storica
attuale tramite la seguente formula: [E = (m+e) + i (ab) + fd + oid] ->
[N.O.] -> [(N. e/ax/es)] + (I.P.)] La prima parte è l’equazione del
riduzionismo ontologico: l’essere è riducibile alla somma di materia, energia e
informazione. L’informazione è di due specie: algoritmica e biologica. Il
riduzionismo diventa poi scientismo tecnologico, con l’aggiunta di un fattore
di dominazione, ossia la teoria baconiana del conoscere per dominare, e
dell'organizzazione industriale del dominio portata dalla rivoluzione
industriale. Le conseguenze dello scientismo sono il nichilismo ontologico, ossia
la scomparsa di ogni tipo di spirito (dio angeli anima), il quale può avere due
esiti antitetici: le filosofie del soggetto assoluto e quelle della morte del
soggetto. L’ultima conseguenza del processo è il nichilismo etico assiologico
ed esistenziale, ossia la negazione di norme e valori oggettivi. Esso genera un
vuoto, che nella nostra epoca viene occupato dall’individualismo possessive, ossia
la credenza che gli unici beni sono ricchezza successo e potere. Occorre dunque
articolare una risposta filosofica al riduzionismo, individuando quali realtà
si sottraggano alle sue pretese. L’oggetto principale che sfugge alla riduzione
è la mente. Opere principali Saggio sul diritto giurisprudenziale,
Milano, Amicizia, carità e diritto, Milano); Corso di filosofia del diritto, Padova);
Cristianesimo, secolarizzazione e diritto moderno, Milano, Terre: Terra del
Nulla, Terra degli uomini, Terra dell'Oltre, Milano. Il Meritevole di tutela,
Milano, Logos dell'essere Logos della norma, Bari, Nera luce, Firenze); Riduzionismo
e oltre: Dispense di filosofia per il diritto, Padova, Trattato di Biodiritto.
La questione animale, Milano, Meditare
in Occidente. Corso di mistica laica, Firenze,
Scritti animali. Per l'istituzione d-i corsi universitari di diritto
animale, Gesualdo, Note Sandro Magister, L'inferno? Una vergogna,
L'Espresso. Guadagnucci; Scritti Animali. Per l'istituzione di corsi
universitari di diritto animale, in Visionari, Gesualdo (AV) (Gesualdo,
Guadagnucci); R. Bosco, Cristo o l'India, Verona, Fede e Cultura, Guadagnucci. Sullo
scarso fondamento dei fondamentalismi, Nuovamente. Lombardi Vallauri L., Neuroni, mente, anima,
algoritmo: quattro ontologie, Lettura magistrale al VI congresso della Società
italiana di neuroscienze, Lorenzo
Guadagnucci, Il filosofo degli animali, in Restiamo animali: Vivere vegan è una
questione di giustizia, Milano, Terre di mezzo, Meditare in occidente Corso di mistica laica, ciclo
di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai. Meditare in occidente Corso di mistica laica, ciclo
di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, Meditare in occidenteL'anima di
paesaggio, ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, edizione. Conferenza/lezione
tenuta dal titolo: Nonviolenza e Animali: un tema antico come le montagne e
sempre più ricco di futuro. Evento organizzato da Progetto Vivere Vegan,
Interviste Sì agli interventi che aiutano i nascituri, intervista di Giancarlo
Perna, LIBERO, l'Unità, Firenze, e Rassegna stampa sul "Caso
Vallauri" I Nuovi Inquisitori, di Giovanni Maria Pace, a Repubblica, A
dialogo con Luigi Lombardi Vallauri, di Neri Pollastri, da Phronesis, V (2007),
n. 9 Note, di Teresa Franza, Officina sedici. Luigi Lombardi Vallauri. Vallauri.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Vallauri” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732400744
Valletta (Napoli). Eessential Italian
philosopher. Grice: “He was a libertine from Naples. I like him. His oeuvre
published in Firenze. Filosofo. Nell'infanzia studiò dapprima letteratura
presso i Gesuiti per poi dedicarsi al diritto.
Insieme a Francesco D'Andrea, fu fra i fondatori dell'Accademia degli
Investiganti, che diede impulso al grande rinnovamento culturale che prese
avvio negli ultimi decenni del Seicento meridionale. Nelle accese polemiche
filosofico-scientifiche tra progressisti e conservatori, il Valletta insieme a
Tommaso Cornelio, Francesco D'Andrea, Leonardo Di Capua e agli altri accademici
investiganti appoggiò attivamente i progressisti. Istituì a sue spese la cattedra di lingua
greca presso l'Napoli, affidando l'incarico di insegnamento al suo maestro ed
amico Gregorio Messere, illustre grecista e filosofo dell'epoca. Cura l'edizione
napoletana delle Opere e del Bacco in Toscana dello scienziato toscano F. Redi.
Grande appassionato e conoscitore di libri, tanto che la sua biblioteca ne
arriva a contenere ben diciottomila, meritandosi l'appellativo di Helluo
librorum et Secli Peireskius alter. Grazie all'interessamento di Vico, il fondo
librario confluì nella Biblioteca dei Girolamini. Saggi: Lettera in difesa
della moderna filosofia e de' coltivatori di essa. Historia filosofica. Lombardi. Antonio Lombardi, Storia della
letteratura italiana nel secolo XVIII. Tipografia camerale. Fausto Nicolini,
Giuseppe Valletta, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Gl’Investiganti Francesco D'Andrea Francesco Redi Francesco Valletta,
nipote di Giuseppe.Valletta breve scheda biografica sul sito "Francesco
Redi. Scienziato e poeta alla Corte dei medici". Giuseppe Valetta.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valletta” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691732621/in/photolist-2mKKxpY-2mKR1CX-2mKPDck-2mKPCGs-2mKU5Gz
Grice e Valore – l’inventario del mondo –
filosofia italiana (Milano). Essential Italian philosopher. Grice: “Having
philosophsided on what Italians call ‘valore,’ I admire Valore!”Filosofo.
Si occupa di metafisica, di ontologia generale e delle implicazioni ontologiche
delle teorie formali. Si è interessato anche dei progetti di linguaggi
artificiali e di lingue ausiliarie. Laureatosi in Filosofia a Milano, vi
ha conseguito il dottorato di ricerca con uno studio su Riferimento, rappresentazione
e realtà in Putnam. Dopo un anno di perfezionamento al King’s College di
Londra, dal 2002 diventa ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia della
Statale di Milano, dove ha insegnato Storia della filosofia contemporanea. La
sua prima produzione è stata dedicata principalmente a studi sulla filosofia
dell'Ottocento e del Novecento e alla riabilitazione di una prospettiva
neotrascendentalista soprattutto in metafisica. Ha partecipato al gruppo
fondatore della rivista Problemata. Quaderni di Filosofia, di cui è stato
caporedattore. Quando la Facoltà di Ingegneria industriale del Politecnico
di Milano gli ha affidato un corso di "Verità e teoria della
corrispondenza", la sua ricerca si è spostata su tematiche sempre più
teoriche, collegate alla filosofia analitica, alla metafisica e all'ontologia
analitica. Organizza e cura il Progetto. Diviene quindi professore aggregato di
Storia della metafisica contemporanea a Milano, di Filosofia teoretica al
Politecnico con corsi dedicati all'ontologia formale e, nel -, di Filosofia
degli oggetti sociali (ontologia sociale) alMilano. Fonda InKoj.
Interlingvistikaj Kajeroj, rivista di studio e discussione accademica sulle
tematiche dei linguaggi artificiali. È stato membro del gruppo di ricerca
European Collaborative Research finanziato dall'European Science Foundation e
dal è il responsabile del progetto per il programma EuroScholars USA European Undergraduates
Research Opportunities). Lavora su un suo progetto di ricerca di ontologia
formale per il quale ha vinto una sponsorizzazione Fulbright nella categoria
Fulbright Visiting Scholar. Collabora con la Rivista di storia della filosofia,
è nel comitato scientifico delle riviste Materiali di estetica, Rivista
Italiana di Filosofia Analitica Junior e Multilinguismo e società ed è direttore
delle collane di filosofia Biblioteca di Problemata (editore LED di Milano) e Ratio.
Studi e testi di filosofia contemporanea (editore Polimetrica di Monza). Saggi:“Trascendentale
e idea di ragione. Studio sulla fenomenologia banfiana” (Firenze, La Nuova
Italia); “Rappresentazione, riferimento e realtà” (Torino, Thélème); “L'inventario
del mondo. Guida allo studio dell'ontologia, Torino, Pomba, La sentenza di
Isacco. Come dire la verità senza essere realisti, Milano-Udine, Mimesis, Curatele
Antonio Banfi, Platone. Lezioni, (Valore),
Milano, Unicopli, Forma dat esse rei. Studi su razionalità e ontologia, Milano,
Led, Paolo VaArs experientiam recte intelligendi. Saggi filosofici, Monza, Polimetrica,
Da un punto di vista logico. Saggi logico-filosofici, Milano, Cortina); Materiali
per lo studio dei linguaggi artificiali (Milano, Cuem); “Questioni di metafisica
contemporanea” (Milano, Il Castoro); Quine (Milano, Angeli). Monaco di iera,
Grin Verlag,. Pubblicato anche, con il titolo Interlinguistica e filosofia dei
linguaggi artificiali, come numero monografico per la prima uscita del giornale
accademico multilingue InKoj. *Interlingvistikaj Kajeroj. Pisa, Edistudio, Dispense
universitarie La categoria di sostanza in Aristotele, Milano, Cuem, Introduzione
al dibattito contemporaneo sulla distinzione tra analitico e sintetico (Milano.
Cuem); Questioni di ontologia quineana (Milano, Cusl); La struttura
logico-analitica dell'ontologia herbartiana (Milano, Cusl); Laboratorio di
ontologia analitica, Milano, Cusl); Verità e teoria della corrispondenza (Milano,
Cusl); Philosophy of Social Objects (Milano, Bocconi); Bibliografie ragionate
Ontologia, Milano, Unicopli, Verità, Milano, Unicopli,Saggi e articoli n Acme, "Idealizzazione della verità e
coerentismo. Due perplessità sul realismo della 'seconda ingenuità'", in
Iride. Filosofia e discussione pubblica, "La 'posizione' esistenziale e il
giudizio ipotetico nell'ontologia herbartiana: il caso degli oggetti
inesistenti", in Poggi, Natura umana e individualità psichica. Scienza,
filosofia e religione in Italia (Milano, Unicopli); “Sull'idea di una logica
trascendentale", in Chora. Laboratorio di attualità, scrittura e cultura
filosofica, "Alcune note sull'attualità dell'ontologia nella filosofia
contemporanea più recente", in Valore, Forma dat esse rei..., "L'interpretazione
semantica del trascendentale e l'ontologia del mondo reale in Giulio
Preti", in Paolo Valore, Forma dat esse rei..., "Il mestiere antico e nuovo del
filosofo", in la Repubblica, (sMilano). "Fisica e geometria come modelli di
lavoro per l'ontologia. Un'interpretazione del metodo delle relazioni”, Dall'epistolario
di Preti a Banfi", Ad Antonio Banfi cinquant'anni dopo, Milano, Unicopli, "Due
tipi di parsimonia. Alcune considerazioni sul costruttivismo e il nominalismo
ontologico", in La filosofia e i linguaggi, Macerata, Quodlibet. "Cosa c'è che non va nell'idea di una
lingua cosmica. Il caso del LINCOS di Freudenthal", in Multilingusimo e
Società, "Nothing is part of
everything", in Giornale di filosofia, Ontologie/8 ():
giornaledifilosofia.net La rivista è
consultabile sul sito specifico dell'Milano.
Volume recensito da Massimo Dell'Utri sulla rivista Iride. Filosofia e
discussione pubblica, Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura, e da Marazzi sulla Rivista di filosofia neoscolastica,Volume
recensito da Conrad Gesner Jr. sulla rivista Belfagor. Rassegna di varia
umanità, Volume recensito da M. Bianchetti sulla rivista Chora. Laboratorio di
attualità, scrittura e cultura filosofica, Volume recensito da: Giardino sulla Rivista di
filosofia, nnell'articolo "Tra i cavalli alati e la realtà", su Il manifesto,
Francesco Armezzani su SWIF Volume recensito da R. Corsetti su “L'esperanto.
Revuo de itala esperanto-federacio”, Volume recensito da sulla rivista web
Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura Si tratta di un eBook
accessibile solo con password. Si tratta
di una replica critica all'articolo di Patrizia Valduga "Trentuno filosofi
all'anagrafe", pubblicato su la Repubblica, (sezione Milano). Profilo accademico su immaginidellamente.
Elenco completo delle pubblicazioni sul sito universitario academia.edu. Paolo
Valore. Valore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valore” – The Swimming-Pool
Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51730921887
Grice
e Vanini – peripatetici – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taurisano).
Essential Italian philosopher. “If you speak Italian, you should never confuse
Vaninin with Vanninin.” -- Grice. Filosofo. Fra i primi esponenti di rilievo del libertinismo erudito. Nasce
a Taurisano, casale di Terra d'Otranto, nella famiglia che il padre Giovan
Battista, uomo d'affari originario di Tresana in Toscana, costitusce sposando
una Lopez de Noguera, appartenente a una famiglia spagnola appaltatrice delle
regie dogane della Terra di Bari, della Terra d'Otranto, della Capitanata e
della Basilicata. Anche un successivo documento scoperto nell'Archivio segreto
vaticano, lo qualifica pugliese, confermando il luogo di nascita ch'egli si
attribuisce nelle sue opere. Nel censimento ufficiale della popolazione
del casale di Taurisano figurano solo i nomi di Giovan Battista Vanini, del
figlio legittimo Alessandro, e del figlio naturale Giovan Francesco. Nessun
cenno della moglie e dell'altro figlio legittimo Giulio Cesare. Si ha motivo di
ritenere che il padre sia rientrato a Napoli. Sistemata ogni pendenza
economica, entra nell'ordine carmelitano assume il nome di Gabriele e si
trasferisce a Padova per intraprendere gli studi. Giunge nelle terre della
Repubblica di Venezia quando le polemiche provocate due anni prima
dall'interdetto di Paolo V sono ancora vivacissime. Durante il soggiorno
padovano entra in contatto con il gruppo capeggiato da P. Sarpi che, con
l'appoggio dell'ambasciata inglese a Venezia, alimenta la polemica anti-papale. Consegue
a Napoli il titolo di dottore in utroque iure, superando l'esame che gli
consente di esercitare la professione di dottore nella legge civile e canonica.
Come verrà descritto in documenti posteriori, assimila una grande cultura. Parla
assai bene il latino e con una grande facilità, è alto di taglia e un po'
magro, ha i capelli castani, il naso aquilino, gli occhi vivi e fisionomia gradevole
ed ingegnosa. Divenuto maggiorenne, si fa riconoscere da un tribunale della
capitale erede di Giovan Battista. Con una serie di rogiti e procure notarili
redatte a Napoli, inizia a sistemare ogni pendenza economica conseguente alla
morte del padre. Vende una casa di sua proprietà sita in Ugento, a pochi
chilometri dal suo paese d'origine. Dà mandato a uno zio di assolvere incarichi
dello stesso tipo, incarica l'amico Scarciglia di recuperagli una somma e gli
vende alcuni beni rimasti a Taurisano e tenuti in custodia dai due
fratelli. Partecipa alle prediche quaresimali, attirandosi i sospetti
delle autorità religiose. In conseguenza dei suoi atteggiamenti anti-papali,
e allontanato dal convento di Padova e rinviato, in attesa di ulteriori
sanzioni disciplinari, al Provinciale di Terra di Lavoro con sentenza del
generale dell'Ordine Carmelitano, Silvio, ma fugge in Inghilterra, insieme con
il confratello genovese Bonaventura Genocchi. Nel viaggio, toccano Bologna,
Milano, i Grigioni svizzeri e discendono il corso del Reno sino alla costa del
Mare del Nord, attraversando la Germania, i Paesi Bassi, il canale della Manica
e giungendo infine a Londra e a Lambeth, sede arcivescovile del Primate
d'Inghilterra. Qui i due frati rimarranno per quasi due anni, nascondendo la
loro reale identità perfino ai loro ospiti inglesi, poiché è provato che lo
stesso arcivescovo di Canterbury, George Abbot, li conosceva sotto un nome
diverso da quello reale. Nella Chiesa londinese detta dei Merciai o
degl’Italiani, alla presenza di un folto auditorio e di Bacone, Vanini e il suo
compagno fanno una pubblica sconfessione della loro fede cattolica,
abbracciando la religione anglicana. In realtà i due frati non hanno tagliato i
ponti con i loro ambienti di provenienza: infatti nel Genocchi viene raggiunto
da una lettera molto amichevole di un amico e confratello genovese, Gregorio
Spinola. A loro volta, le autorità cattoliche vengono subito informate di
questo caso. -- è il nunzio a Parigi ad avvertire la Segreteria di Stato
vaticana che due frati veneziani non meglio identificati sono fuggiti in
Inghilterra e si sono fatti ugonotti, che un vescovo italiano sta per seguirli e
che lo stesso Sarpi, morto il doge e privato della sua protezione, per non
cadere in mano dei suoi nemici, è sul punto di fuggire in Palatinato tra i
protestanti. Analoga notizia, arricchita di altri particolari, viene inoltrata
dal nunzio in Fiandra al cardinale Borghese a Roma, che risponde mostrandosi
già al corrente dei fatti e dell'esatta identità dei due frati. Sa che la fuga
di Vanini, di Genocchi, di Sarpi e di un non ancora identificato vescovo
italiano potrebbe portare alla ricostituzione in terra protestante del gruppo
di opposizione al papato già operante nella Repubblica veneta al tempo
dell'interdetto. Il nunzio Ubaldini da Parigi continua a inviare a Roma
dettagli sulla condotta dei due frati rifugiati in Inghilterra, sulle loro
predicazioni, su come sono stati accolti a corte e dalle autorità religiose, su
come si continui a parlare dell'arrivo del vescovo italiano. La Segreteria di
Stato vaticana esorta il nunzio in Francia ad attivare i suoi confidenti in
Inghilterra al fine di scoprire l'identità del vescovo intenzionato a
rifugiarvisi. Il cardinale Ubaldini da Parigi assicura alla Segreteria di Stato
tutto il suo impegno in merito all'argomento dei due frati. Nello stesso dispaccio
afferma che non mancherà di informare di ogni dettaglio anche il cardinale
Arrigoni, che gli ha scritto in merito per conto del Papa e della Congregazione
del Sant'Uffizio. Evidentemente a quella data la condotta veneziana e la
successiva fuga dei due frati era già diventata argomento di discussione
dell'Inquisizione Romana. Un'altra lettera del cardinale Borghese invita
il nunzio in Francia ad essere vigile sulla faccenda della fuga del vescovo in
Inghilterra e, nel caso egli passi per il suolo francese, a far di tutto per
«farlo ritenere», come suggerisce il Papa e «come sarebbe molto a proposito».
In dicembre il Nunzio Ubaldini invia da Parigi al cardinale Borghese notizie
dettagliate e di tenore molto diverso rispetto alle precedenti sui due frati,
attestando la buona reputazione di cui essi godono in Inghilterra e la fiducia
che possano presto essere recuperati alla Chiesa di Roma. Questa lettera viene
poi trasmessa al tribunale dell'Inquisizione romana che nei primi giorni del
gennaio successivo inizia di fatto a istruire il processo contro Vanini. Nei
mesi successivi si hanno varie notizie di un gran traffico di suppliche e
lettere dei due frati a Roma, specialmente tramite l'ambasciatore spagnolo a
Londra, per ottenere il perdono del papa e il rientro nel Cattolicesimo. Le
autorità religiose inglesi ne vengono segretamente informate e dispongono
un'attenta sorveglianza nei confronti dei due frati. Tra la fine dele
l'inizio del Vanini si reca in visita all'Cambridge e poi ad Oxford; qui confida
ad alcuni conoscenti la sua ormai imminente fuga dall'Inghilterra, cosicché in
gennaio i due frati vengono arrestati dalla guardie dell'arcivescovo dopo una
funzione religiosa nella chiesa "degli Italiani" e rinchiusi in case
di alcuni servi dell'arcivescovo. Scoppia un grande scandalo e dell'episodio
vengono informati il re e le massime autorità dello Stato, in quanto nelle
operazioni di recupero appaiono chiaramente coinvolti agenti di nazioni
straniere accreditati nelle ambasciate a Londra. Altissime personalità
cattoliche da Roma seguono la vicenda e la favoriscono con grande calore.
In febbraio Genocchi, eludendo la sorveglianza e con l'aiuto di agenti
stranieri, fugge dalla prigione e dall'Inghilterra; in conseguenza di ciò,
viene trasferito in luogo più sicuro e rinchiuso nella Carzel publica, ovvero
nella Gatehouse adiacente all'Abbazia di Westminster. Dilaga lo scandalo;
volano le accuse di leggerezza nei confronti dei fautori della fuga dei due
frati dall'Italia, mentre cominciano a circolare apertamente i nomi del
cappellano dell'ambasciatore veneto a Londra, Girolamo Moravo, e
dell'ambasciatore spagnolo quali autori del clamoroso recupero. Dalla Curia
romana si continua a seguire la vicenda e a favorirla in ogni modo. A
Londra viene intanto istruito il processo a Vanini: il frate rischia una severa
punizione, non il rogo come i martiri della fede (come il carmelitano scriverà
con enfasi poi nelle sue opere), ma una lunga deportazione in desolate colonie
lontane, come l'arcivescovo Abbot suggerisce al re. La fuga da Londra. Anche
Vanini riesce a evadere di prigione e a fuggire dall'Inghilterra, sempre grazie
all'aiuto degli agenti dell'ambasciatore spagnolo a Londra, incoraggiato da
alte personalità romane e del cappellano dell'ambasciata della Repubblica
Veneta, che si avvale anche dell'opera di alcuni servi dell'ambasciatore
stesso, ma all'insaputa di questi. Due anni dopo, durante il processo
della Repubblica Veneta contro l'ambasciatore Foscarini per spionaggio e per
aver consentito ad Abbot di sottoporre ad interrogatorio il personale
dell'ambasciata, vengono alla luce anche dettagli sulla complicità della fuga
di Vanini da Londra. Vanini e Genocchi arrivano a Bruxelles e si
presentano al Nunzio di Fiandra, Guido Bentivoglio, che li attende da tempo.
Vengono iniziate le prime pratiche per la concessione del perdono per la fuga
in Inghilterra e per l'apostasia e viene loro accordato di tornare in Italia e
di vivervi in abito di prete secolare, senza più indossare l'abito religioso,
ma con il vincolo dell'obbedienza al loro superiore. Forti di tali concessioni,
alla fine di maggio i due frati vengono posti sulla via per Parigi, dove devono
presentarsi al Nunzio di quella città, Roberto Ubaldini. All'incirca
nello stesso periodo giunge a Parigi anche l'ultimo frate
"recuperato" dall'Inghilterra, fra' Nicolò da Ferrara, al secolo
Camillo Marchetti. Altri due frati, invece, non ottengono il perdono dalle
autorità cattoliche. Lione, la città vecchia A Parigi, nell'estate del,
durante la permanenza presso la sede del Nunzio Ubaldini, Vanini si inserisce
nella polemica relativa all'accettazione dei principi del concilio di Trento in
Francia, che tardava ad arrivare a causa del rifiuto di parte del clero
gallicano; per orientare gli animi nella direzione voluta dalla Santa Sede, scrive
i Commentari in difesa del concilio di Trento, di cui egli poi intende
avvalersi, come scrive Ubaldini ai suoi superiori in Roma, per dimostrare la
sincerità del suo ritorno nella fede cattolica. Riprende quindi la strada
per l'Italia, dirigendosi a Roma, dove deve affrontare le difficili fasi finali
del processo presso il tribunale dell'Inquisizione. Dimora per qualche mese a
Genova, dove ritrova l'amico Genocchi e si guadagna da vivere insegnando
filosofia ai figli di Scipione Doria. Nonostante le assicurazioni
ricevute, il ritorno dei frati non è del tutto tranquillo: nel gennaio Genocchi
viene inaspettatamente arrestato dall'Inquisitore di Genova; a Ferrara accade
lo stesso all'altro frate "recuperato", Camillo Marchetti. Vanini
teme che gli accada la stessa sorte, fugge nuovamente in Francia e si dirige a
Lione. Gl’esiti finali delle esperienze capitate al frate genovese e a quello
ferrareseche vennero rilasciati dopo un breve periodo di detenzione e
restituiti alla normale vita religiosasembrano indicare che forse Vanini
esagerò il pericolo insito in queste operazioni di polizia
dell'Inquisizione. In Francia' A Lione, pubblica l' “Amphitheatrum”, che
egli intende esibire in sua difesa alle autorità romane, come si legge in un
dispaccio di Ubaldini alle autorità romane. Esso è dedicato a Francesco de
Castro, ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede, già collegato con la
famiglia Vanini, da cui il frate fuggiasco s'aspetta un aiuto nell'operazione
della concessione del perdono da parte delle autorità romane. Poco tempo
dopo, grazie anche agli appoggi acquisiti presso certi ambienti cattolici con
la pubblicazione della sua opera, Vanini ritorna a Parigi e si ripresenta al
Nunzio Ubaldini, chiedendogli di intervenire in suo favore presso le autorità
di Roma. In agosto il prelato scrive al cardinale Borghese, chiedendo chiare
indicazioni sulla sorte dell'ex-carmelitano. Non si conosce la risposta del
Segretario di Stato; Vanini, comunque, non ritorna più in Italia e riesce invece
a trovare la strada e i mezzi per entrare in ambienti molto prestigiosi della
nobiltà francese. Nel 1616, in pochi mesi, Vanini completa un'altra sua
opera, il De Admirandis Naturae Reginae Deaeque Mortalium Arcanis, ed l'affida
a due teologi della Sorbona perché ne autorizzino la pubblicazione, secondo le
norme del tempo vigenti in Francia; l'opera è pubblicata in settembre a Parigi.
Essa è dedicata a François de Bassompierre, uomo potente alla corte di Maria
de' Medici, ma è stampata da Adrien Perier, tipografo notoriamente protestante.
Il lavoro vede la luce in un ambiente ricco di pubblicazioni che vengono
guardate con sospetto dai rappresentanti cattolici e che provocano pesanti
condanne, fino al rogo. L'opera del Vanini ottiene un immediato successo presso
certi ambienti della nobiltà, popolati di giovani spiriti che guardano con
interesse alle innovazioni culturali e scientifiche che vengono dall'Italia. In
questo senso il De Admirandis costituisce una summa, esposta in modo vivace e
brillante, del nuovo sapere; dà una risposta alle esigenze del momento di
questo settore della nobiltà francese; diviene una specie di
"manifesto" culturale di questi esprits forts e rappresenta per
Vanini una possibilità di stabile permanenza negli ambienti vicini alla corte
di Parigi. Tuttavia, pochi giorni dopo la pubblicazione dell'opera, i due
teologi della Sorbona che avevano espresso la loro approvazione alla
pubblicazione si presentano ai membri della Facoltà di Teologia in seduta
ufficiale e li informano di aver letto, a loro tempo, certi dialoghi scritti da
Vanini; di non avervi trovato allora niente che contrastasse con la fede
cattolica; di averli restituiti muniti della loro approvazione alla stampa e
con la condizione che il manoscritto da essi controfirmato fosse depositato
presso di essi a pubblicazione avvenuta, a testimonianza della fedeltà del
testo pubblicato a quello da loro approvato; che ciò non era avvenuto e che
circolava invece un testo dell'opera diverso da quello approvato e contenente
«alcuni errori contro la comune fede di tutti», per cui i due dottori avanzano
la supplica che l'opera non circoli più con la loro approvazione e che tale
richiesta venga trascritta nel libro delle Conclusioni della Facoltà stessa. La
Sorbona accoglie tale richiesta che costituì di fatto un divieto di
circolazione del testo. Marco Antonio de Dominis La Facoltà di
Teologia della Sorbona, però, sembra non occuparsi più dell'opera di Vanini,
non prenderne più in esame l'opera, non elencarne o denunciarne, come da prassi,
gli errori da emendare, né mai condanna il suo contenuto o il suo autore.
Comunque, una condanna espressa dal vicario episcopale di Tolosa, Jean de
Rudèle, fu sottoscritta anche dall'inquisitore Claude Billy. Inoltre anche la
Congregazione dell'Indice pronuncia una condanna il 3 luglio 1620, con la quale
il De admirandis fu condannato con la formula del donec corrigatur, in base
alla quale il Sotomaior collocò il Vanini nella prima classe degli autori
proibiti nel suo indice. La Collectio Judiciorum de novis erroribus qui ab
initio duodecimi seculi post Incarnationem Verbi, usque ad annum 1632, in
Ecclesia proscripti sunt et notati, di Charles du Plessis d'Argentré, dottore
della Sorbona e vescovo, edita a Parigi, esamina le censure e le
"conclusioni" espresse dalla Facoltà che aveva condannato
l'Amphitheatrum Aeternae Sapientiae di H. Khunrath e la De Republica
Ecclesiastica di Marco Antonio de Dominis)non menziona invece provvedimenti
contro Vanini. Tutto questo porterebbe a ritenere che non vi siano stati
atti ufficiali specifici di persecuzione contro Vanini da parte delle autorità
parigine, né religiose né civili, né in questo periodo né negli anni seguenti,
ma solo proteste e minacce nei suoi confronti da parte di alcuni settori
cattolici. Una condanna dell'opera di Vanini non avrebbe trovato fondate
giustificazioni, né sul piano giuridico né su quello culturale, in quanto gran
parte delle teorie esposte da Vanini non costituivano una novità per la cultura
francese. Fuggito da pochi mesi dall'Inghilterra, impossibilitato a
rientrare in Italia, minacciato da alcuni settori cattolici francesi, Vanini
vede restringersi intorno gli spazi di movimento e ridursi le possibilità di
trovare stabile sistemazione nella società francese. Ha paura che venga aperto
un processo contro di lui anche a Parigi, per cui fugge dalla capitale e si
nasconde in Bretagna, in una delle cui abbazie, quella di Redon, è Abate
Commendatario il suo amico e protettore, Arthur d'Espinay Saint-Luc. Ma
intervengono anche altri fattori di preoccupazione: nell'aprileviene ucciso a
Parigi Concino Concini, favorito di Maria de Medici, uomo potentissimo e molto
odiato in Francia. L'episodio, seguito poco dopo dall'allontanamento della
regina dalla capitale con il suo odiato seguito di italiani, crea notevole
turbolenza politica e suscita un vasto movimento di ostilità nei confronti
degli italiani residenti a corte. Altre cronache del tempo segnalano la
presenza di un misterioso italiano, con un nome strano, in possesso di una
grande cultura ma dall'incerto passato, ancora più a sud, in alcune città della
Guienna e poi della Linguadoca ed infine a Tolosa. Nella particolare
suddivisione politica della Francia del XVII secolo, Enrico, duca di
Montmorency, protettore degli esprits forts del tempo, sposato con la duchessa
italiana Maria Felice Orsini, è governatore di questa regione e sembra poter
accordare protezione al fuggiasco, che continua comunque a tenersi
prudentemente nascosto. La presenza a Tolosa di questo misterioso personaggio,
di cui si ignora la provenienza e la formazione culturale, ma che fa mostra di
grande sapienza, di grande vivacità dialettica specialmente tra i giovani e di
affermazioni non sempre allineate con la morale del tempo, non passa
inosservata ed attira i sospetti delle autorità, che cominciano a
sorvegliarlo. Dopo averlo ricercato per un mese, le autorità tolosane lo
fanno arrestare e chiudere in prigione. Lo sottopongono ad interrogatorio,
cercano di scoprire chi egli sia, quali siano le sue idee in materia di religione
e di morale, perché fosse arrivato fin in quel lontano angolo della Francia
meridionale. Vengono convocati testimoni contro di lui, ma non riescono ad
accertare nulla, né a farlo tradire. Il convento degli Agostiniani a
Tolosa. Il misterioso personaggio viene improvvisamente riconosciuto colpevole
e condannato al rogo. Ormai isolato, braccato, impossibilitato a chiamare a sua
difesa un passato travagliatissimo e ricco di nodi mai sciolti, abbandonato dai
pochi amici rimastigli fedeli perché impotenti ad organizzare una chiara strategia
in sua difesa, muore di morte atroce. Il Parlamento di Tolosa lo riconosce
colpevole del reato di ateismo e di bestemmie contro il nome di Dio,
condannandolo, sulla base della normativa del tempo prevista per i bestemmiatori,
alla stessa pena cui erano andati incontro, in luoghi diversi ma in circostanze
analoghe, certi Fremond e Fontanier. Gli viene tagliata la lingua, poi è
strangolato e infine arso. Subito dopo l'esecuzione furono pubblicati due
anonimi che facevano esplicitamente il nome del Vanini e quindi nel misterioso
italiano giustiziato viene riconosciuto Giulio Cesare Vanini, l'autore del “De
Admirandis” che aveva suscitato i sospetti di alcuni settori cattolici
parigini. Comparvero le Histoires memorables di Rosset, che, con la quinta
Histoire, divulga con poche modifiche il secondo dei due citati canards. Rudele,
teologo e vicario generale dell'arcivescovado di Tolosa, avverte pubblicamente
di aver esaminato le due saggi di Vanini insieme con iBilly e di averle trovate
contrarie al culto e all'accettazione del vero Dio e assertrici dell'ateismo, emettendo
ufficiale ordinanza di condanna e proibendone la stampa e la vendita nella
diocesi di Tolosa, territorio posto sotto la sua giurisdizione. In precedenza,
la facoltà teologica della Sorbona non ha comunicato di aver adottato analogo
provvedimento. Opere: “Amphitheatrum Æternæ Providentiæ divino-magicum,
christiano-physicum, necnon astrologo-catholicum adversus veteres philosophos,
atheos, epicureos, peripateticos et stoicos” (Lione). Il saggio si compone di esercitazioni,
che mirano a dimostrare l'esistenza di Dio, a definirne l'essenza, a
descriverne la provvidenza, a vagliare o confutare le opinioni di Pitagora,
Protagora, Cicerone, Boezio, Aquino, gl’epicurei, Aristotele, Averroè, Cardano,
i peripatetici, i Stoici, ecc., su questo argomento. “De Admirandis Naturæ
Reginæ Deæque Mortalium Arcanis libri quattuor” (Parigi, Périer). Il saggio si divide
in quattro libri: un Liber Primus de Cœlo et Aëre; un Liber Secundus de
Aqua et Terra; un Liber Tertius de Animalia Generatione et Affectibus
Quibusdam; un Liber Quartus de Religione Ethnicorum; in forma di dialogo -- che
avvengono tra lui, nelle vesti di divulgatore del sapere, e un immaginario
Alessandro, che si presta ad un gioco sottile e divertente nel corso del quale,
con un atteggiamento compiacente e un po' complice, tra espressioni di
meraviglia e ammirazione per la vastità del sapere di cui l'amico fa mostra,
sollecita il suo interlocutore ad elencare e spiegare gli arcani della natura
regina e dea che esistono intorno e all'interno dell'uomo. Così, in un
misto di rilettura in nuova chiave critica del pensiero degli filosofi antichi
e di divulgazione di nuove teorie scientifiche e religiose, il protagonista del
lavoro discetta sulla materia, figura, colore, forma, motore ed eternità del
cielo; sul moto, centro e poli dei cieli; sul sole, sulla luna, sugli astri;
sul fuoco; sulla cometa e sull'arcobaleno; sulla folgore, la neve e la pioggia;
sul moto e la quiete dei proiettili nell'aria; sull'impulsione delle bombarde e
delle balestre; sull'aria soffiata e ventilata; sull'aria corrotta;
sull'elemento dell'acqua; sulla nascita dei fiumi; sull'incremento del Nilo;
sull'eternità e la salsedine del mare; sul fragore e sul moto delle acque; sul
moto dei proiettili; sulla generazione delle isole e dei monti, nonché della
causa dei terremoti; sulla genesi, radice e colore delle gemme, nonché delle
macchie delle pietre; sulla vita, l'alimento e la morte delle pietre; sulla
forza del magnete di attrarre il ferro e sulla sua direzione verso i poli
terrestri; sulle piante; sulla spiegazione da dare ad alcuni fenomeni della
vita di tutti i giorni – SUL SEME GENITALE -- sulla generazione, la natura, la
respirazione e la nutrizione dei pesci; sulla generazione degli uccelli; sulla
generazione delle api; sulla prima generazione dell'uomo; sulle macchie
contratte dai bambini nell'utero; sulla generazione del MASCHIO e della
femmina; sui parti di mostri; sulla faccia dei bambini coperta da una larva;
sulla crescita dell'uomo; sulla lunghezza della vita umana; sulla vista;
sull'udito; sull'odorato; sul gusto; sul tatto e solletico; sugli affetti
dell'uomo; su Dio; sulle apparizioni nell'aria; sugli oracoli; sulle sibille;
sugli indemoniati; sulle sacre immagini dei pagani; sugli àuguri; sulla
guarigione delle malattie capitata miracolosamente ad alcuni al tempo della
religione pagana; sulla resurrezione dei morti; sulla stregoneria; sui
sogni. Empio osarono dirti e d'anatemi oppressero il tuo cuore e ti
legarono e alle fiamme ti diedero. O uomo sacro! perché non discendesti in
fiamme dal cielo, il capo a colpire ai blasfemi e la tempesta tu non invocasti
che spazzasse le ceneri dei barbari dalla patria lontano e dalla terra! Ma pur
colei che tu già vivo amasti, sacra Natura te morente accolse, del loro agire
dimentica i nemici con te raccolse nell'antica pace. Hölderlin. L'interpretazione
naturalistica dei fenomeni soprannaturali che Pietro Pomponazzi chiamato dal
Vanini magister meus, divinus praeceptor meus, nostri speculi philosophorum
princeps da nel “De incantationibus” “aureum opusculum”, è ripresa nel De
admirandis naturae, dove, con una prosa semplice ed elegante,fa riferimento anche
al Cardano, a Bordoni e ad altri cinquecentisti. Dio agisce sugli esseri
sub-lunari (cioè sugli esseri umani) servendosi dei cieli come strumento. Di
qui l'origine naturale e la spiegazione razionale dei pretesi fenomeni sopra-naturali,
dal momento che anche l'astrologia è considerata una scienza. L’esere supremo,
quando incombono pericoli, dà avvertimenti agli uomini e specialmente ai
sovrani, agli esempi dei quali il mondo si conforma. Ma i reali fondamenti dei
presunti fenomeni sovrannaturali sono soprattutto la fantasia umana, capace a
volte di modificare l'apparenza della realtà esterna, i fondatori delle
religioni rivelate, Mosè, Gesù, Maometto e gli ecclesiastici impostori che
impongono false credenze per ottenere ricchezze e potere, e i regnanti,
interessati al mantenimento di credenze religiose per meglio dominare la plebe,
come insegnava già Machiavelli, il principe degli atei per il quale tutte le
cose religiose sono false e sono finte dai principi per istruire l'ingenua
plebe affinché, dove non può giungere la ragione, almeno conduca la religione. Seguendo
ancora il Pomponazzi e il Porzio nella loro interpretazione dei testi
aristotelici, mutuata dai commenti di Alessandro di Afrodisia, nega
l'immortalità dell'anima. Anche il cosmo aristotelico-scolastico subisce il suo
attacco distruttivo. Analogamente a Bruno, nega la differenza peripatetica tra
un mondo sub-lunare e un mondo celeste, affermando che entrambi sono composti
della stessa materia corruttibile. Scardina nell'ambito fisico e biologico il finalismo
e la dottrina ile-morfica aristotelica, e, ricollegandosi all'epicureismo di
LUCREZIO, elabora una nuova descrizione dell'universo d'impianto meccanicistico-materialistico.
Gl’organismi sono parago orology. E concepisce una prima forma di trasformismo
universale delle specie viventi. Concorda con gl’aristotelici sull'eternità del
mondo, considerando in particolare l'aspetto temporale. Ma, contro di essi,
afferma il moto di rotazione terrestre e appare respingere la tesi tolemaica in
favore di quella eliocentrica copernicana. Se il primo curator Corvaglia e
lo storico Ruggiero, ingiustamente, considerarono la sua filosofia
semplicemente un centone privo di originalità e di serietà scientifica, Garasse,
ben più preoccupato delle conseguenze della diffusione della sua filosofia, li giudica
la filosofia più perniciosa che in fatto di ateismo fosse mai uscita negli
ultimi cento anni. E stato ampiamente ri-considerato e ri-valutato dalla
critica, mettendo in mostra l'originalità e le intuizioni metafisiche, fisiche,
biologiche, talvolta precorritrici nei tempi, dei suoi saggi. Visto che
nasconde la sua filosofia, secondo un tipico espediente della cultura del suo
tempo, per evitare seri conflitti con le autorità religiose e politiche
costituite, conflitti che, come paradossalmente e sfortunatamente avvenne,
nonostante le cautele, lo condussero infine alla morte), l'interpretazione del
suo pensiero si offre a diversi piani di lettura. Tuttavia, nella storia della
filosofia, resta di lui acquisita un'immagine di miscredente e persino di ateo
(il che non era). E questo perché avversario di ogni superstizione e di fede
costituita (meglio un proto-agnostico), tanto da essere considerato uno dei
padri del libertinismo, malgrado avesse scritto persino un'apologia del concilio
di Trento. Per una sintesi della sua filosofia si deve guardare da un lato al
retroterra culturale, che è quello abbastanza tipico del Rinascimento, con
prevalenza di elementi dell'aristotelismo ma con forti elementi di misticismo
platonico. Dall'altro lato egli trae dal Cusano dei tipici elementi
panteistici, simili a quelli che si ritrovano anche in Bruno, ma più
materialistici. La sua visione del mondo si basa sull'eternità della materia,
sulla omogeneità sostanziale cosmica, su un Dio dentro la natura come forza che
la forma, la ordina e la dirige. Tutte le forme del vivente hanno avuto origine
spontanea dalla terra stessa come loro creatrice. Considerato ateo, nel
titolo del suo saggio pubblicato a Lione nel Amphitheatrum aeternae providentiae
divino-magicum, christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus
veteres philosophos, atheos, epicureos, Peripateticos et Stoicos dimostra di
non esserlo. Come precursore del libertinismo vi sono invece molti elementi che
lo avvicinano al pensiero dell'ignoto autore del trattato dei tre impostori
anch'egli panteista. Pensa infatti che i creatori delle tre religioni
monoteiste, Mosè, Gesù Cristo e Maometto, non siano altro che degl’impostori. In
“De admirandis Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor” stampato
a Parigi nelvengono riprese le tesi dell' “Amphiteatrum” con precisazioni e
sviluppi che ne fanno il suo capolavoro e la sintesi della sua filosofia. Viene
negata la creazione dal nulla e l'immortalità dell'anima, Dio è nella natura
come sua forza propulsiva e vitale. Entrambi sono eterni. Gl’astri del cielo
sono una specie di intermediari tra dio e la natura che sta nel mondo sub-lunare
e di cui noi facciamo parte. La religione vera è perciò una religione della
natura che non nega Dio ma lo considera un suo spirito-forza. La sua filosofia
è abbastanza frammentaria e riflette anche la complessità della sua formazione.
E un filosofo, un naturalista, un religioso, ma anche un medico e un po' un
mago. Ciò che ne caratterizza è la veemenza anti-clericale. Tra le cose
originali della sua filosofia c'è una specie di anticipazione della teoria
dell’evoluzione, perché, dopo un primo tempo in cui sostiene che le specie
animali nascano per generazione spontanea dalla terra, in un secondo tempo (lo
pensa anche Cardano) pare convinto che esse possano trasformarsi le une nelle altre
e che l'uomo derivia d’animali affini all'uomo come la bertuca, il macacho e la
scimmia in genere. Appaiono due saggi che consacrano il mito del Vanini ateo:
La doctrine curieuse des beaux esprits de ce temps, di Garasse e le Quaestiones
celeberrimae in Genesim cum accurata explicatione, di Mersenne. I due saggi,
però, anziché spegnere la voce del filosofo, la amplificano in un ambiente che
evidentemente e pronto a ricevere, discutere e riconoscerne la validità delle
affermazioni. Il nome di Vanini viene nuovamente proiettato all'attenzione
della filosofia in occasione del clamoroso processo che viene celebrato contro Viau:
il progetto di interrogatorio che il procuratore generale del re, Molé,
predispone con ben articolati capi d'accusa su cui interrogare Viau, contiene
impressionanti analogie colla filosofia vaniniana, cui vien fatto esplicito
riferimento mentre Mersenne torna a martellare su Vanini, analizzandone alcune affermazioni
nel suo “L'Impiétè des Déistes, Athées et Libertins de ce temps, combatuë, et
renversee de point en point par raisons tirées de la Philosophie, et de la
Theologie”, nel quale porta il suo giudizio concernente Cardano Bruno. Anche
Leibniz, oppositore al pari di Mersenne del libertinismo, si esprime duramente
contro Vanini, considerandolo un empio, un pazzo e un ciarlatano. Je n'ai
pas encore vu l'apologie de Vanini, je ne pense pas qu'elle mérite fort d'être
lue. La philosophie de ce personnage e bien peu de chose. Mais un imbécille
comme lui, ou pour mieux dire, un fou ne méritoit pas d'être brûlé. On étoit
seulement en droit de l'enfermer, afin qu'il ne séduisît personne. Non ho
ancora visto l'apologia di Vanini, e non penso che meriti d'essere minimamente
letta. La filosofia di questo personaggio e di ben poco valore. Ma un imbecille
come lui, o per meglio dire, un pazzo, non merita d'essere bruciato. Occorre
solo rinchiuderlo, perché non travie nessuno. Epist. ad Kortholtum in Opera
omnia, Genève. Ancora nel Settecento la leggenda nera creata intorno alla
figura di Vanini sopravvive al passare del tempo, si espande ed affascina molti
studiosi, che si avvicinano alla sua filosofia e ne tentano dei profili
biografici. Così anche la cultura inglese mostra interesse per il filosofo di
Taurisano ed è soprattutto con Blount che Vanini entra nella filosofia inglese
ed acquista una dimensione che non abbandona mai più, quando diviene un
elemento cardine del libertinismo e deismo nel Seicento inglese. Un
manoscritto inedito della Biblioteca Municipale di Avignone custodisce delle
Observations sur Lucilio Vanini redatte da Velleron, ma fornisce solo delle
incerte notizie sul filosofo, in gran parte rettificate dagli ultimi studi. Viene
effettuata una copia manoscritta dell'Amphitheatrum, su commissione di Uriot,
il quale la trasferisce poi nella Biblioteca Ducale del duca di Württemberg. Attualmente
essa si trova nella Württembergische Landesbibliothek di Stoccarda. Un'altra
copia manoscritta del saggio si trova nella Staats und Universitätbibliothek di
Amburgo, a testimonianza del perdurante interesse per iVanini. Viene data
alle stampe a Londra una biografia vaniniana con un estratto delle sue opere, dal
titolo “The life of ‘Lucilio’, alias Julius Caesar Vanini, burnt for atheism at
Toulouse, with an abstract of his writings. Il saggio, pur ricollegandosi alla
consueta storiografia vaniniana e quindi con i soliti errori d'origine,
sottopone ad un dibattito ponderato la figura ed il pensiero del filosofo
italiano, a cui riconosce qualche merito. Ma la strada per una collocazione
europea di Vanini e del suo pensiero è ormai aperta. Opere: “Amphitheatrum
aeternae providentiae divino-magicum, christiano-physicum, nec non
astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, Atheos, Epicureos,
Peripateticos et Stoicos, Auctore Iulio Caesare Vanino, Philosopho, Theologo et
Iuris utriusque Doctore, Lugduni, Apud Viduam Antonii de Harsy, ad insigne
Scuti Coloniensis” (rist. fotom., Galatina). “Iulii Caesaris Vanini,
Neapoletani Theologi, Philosophi et Iuris utriusque Doctoris, De admirandis
Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor, LPombaiae, Apud Adrianum
Perier, via Iacobaea” (rist. fotom., Galatina). Le opere di Vanini e le loro
fonti, Milano (rist. anast., Galatina,); “Opere” (G. Porzio, Lecce); “Anfiteatro
dell'eterna Provvidenza” Galatina; “I meravigliosi segreti della natura, regina
e dea dei mortali” Galatina); “Opere (Galatina); “Confutazione delle religioni
“Anna Vasta, Catania, De Martinis & C.); “Opere” (Milano, Bompiani). Massimo
Bucciantini, Lutero in Campo dei Fiori, in Il Sole 24 ORE Terzapagina.
Filosofia ed ecologia per il "compleanno" di Giulio Cesare Vanini, Una
lettera dell'ambasciatore inglese a Venezia, Dudley Carleton, fa risalire
l'episodio a nove anni prima. F. Raimondi, “Vanini e il libertinismo” Atti del
Convegno di Studi, Taurisano (Galatina, F.Raimondi, “Dal tardo Rinascimento al
Libertinismo erudite” Atti del Convegno di Studi, Lecce-Taurisano Galatina, G.
Spini, “Vaniniana” in «Rinascimento», F. Paola, “Il primo seicento
anglo-veneto” Cutrofiano; F. De Paola, “Vanini da Taurisano filosofo Europeo, Fasano);
F. Paola, “Documenti per una lettura di Vanini, in «Bruniana &
Campanelliana», F. Raimondi, Documenti vaniniani nell'Archivio Segreto
Vaticano, in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi
di Lecce», F.Raimondi, Il soggiorno vaniniano in Inghilterra alla luce di nuovi
documenti spagnoli e londinesi, in «Bollettino di Storia della Filosofia
dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi, “La Santa Inquisizione,
Taurisano, F.Raimondi, “L'Europa del Seicento. con una appendice documentaria,
PisaRoma, 2005 (L'appendice contiene la più completa documentazione sulla
biografia vaniniana: 192 documenti dalla nascita al rogo). Fasano, D. M. Fazio,
Giulio Cesare Vanini nella cultura filosofica del Sette e Ottocento (Galatina);
M. T. Marcialis, “Natura e uomo in Vanini” in «Giornale Critico della Filosofia
Italiana»,M. T. Marcialis, Giulio Cesare Vanini nell'Europa del Seicento, in
"Rivista di Storia della Filosofia", G. Paganini, Le Theophrastus
redivivus et Vanini, in «Kairos», G.
Papuli, Le interpretazioni di G. C. Vanini, Galatina, A. Perrino, "Giulio
Cesare Vanini nel Theophrastus redivivus", in «Bollettino di Storia della
Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi, Vanini e il
"De tribus impostoribus", in «Ethos e Cultura», Padova, G. Spini,
Ricerca dei libertini. La teoria dell'impostura delle religioni nel Seicento
italiano, Roma, Firenze) Cesare Teofilato Giulio Cesare Vanini nel III Centenario
del suo Martirio, Milano, Tip. Ed. La Stampa d'Avanguardia. Cesare Teofilato
Giulio Cesare Vanini, in The Connecticut Magazine, articles in English and
Italian, New Britain, Conn, Cesare Teofilato Vaniniana, in La puglia
letteraria, mensile di storia, Roma, Cesare Vasoli, Riflessioni sul problema
Vanini, in S. Bertelli, Il libertinismo in Europa, Milano-Napoli, Cesare
Vasoli, Vanini e il suo processo per ateismo, in F. Niewohner e O. Pluta,
Atheismus im Mittelalter und in der Renaissance, Wiesbaden); Vanini in
Inghilterra. La seguente è una lista di alcuni documenti in cui è possibile
trovare riferimenti alla presenza del frate Carmelitano a Lambeth Palace a
Londra. Trascrizioni complete, riassunti e contesto di questi documenti sono
disponibili. "Vanini e il primo seicento anglo-veneto" e in
"Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo", Schena Editore,
Fasano Brindisi. Documenti: London Public Record Office State Papers Venice
Notizie sulla Mercers' Chapel a Londra, dove Vanini sconfesso la sua fede
cattolica e tenne vari sermoni. London Public Record Office State Papers Petizione
di due Carmelitani, Vanini e Genocchi, a Carleton, ambasciatore inglese a
Venezia, per essere accettati in Inghilterra. Venezia. London Public Record
Office State Papers Lettera di Carleton a Salisbury. Da Venezia, Carleton
informa Salisbury che due frati gli hanno chiesto permesso di rifugiarsi in
Inghilterra per evitare persecuzioni dai loro superiori. London Public Record
Office State Papers. Vanini a Carleton. Da Lambeth. Vanini manda a Carleton
informazioni riguardanti alla sua ricezione a Palazzo Lambeth e la buona stima
di cui gode lì. London Historical Manuscripts Commission De L'Isle and Dudley
Manuscripts, Sir John Throckmorton al visconte Lisle. Flushing. Corrispondenza
tra i due statisti riguardo ad una missione segreta di John Florio, che forse
accompagnò Vanini e il suo compagno a Londra. LondonManuscripts of the Marquess
of Downshire preserved at Easthampstead Park Berk. Papers of Trumbull. Albery a
Trumbull. Londra. Albery, un mercante Inglese e corrispondente di Trumbull,
agente inglese a Bruxelles, manda informazioni sull'arrivo di Vanini e le sue
esperienze a Venezia. London Historical Manuscripts Commission Report on the
Manuscripts of the Marquess of Downshire, Trumbull Papers. Albery a William
Trumbull. Londra. Una copia della lettera da una fonte diversa. London Public
Record Office State Papers Da Spinola a Ginocchio. Genova London Public Record
Office State Papers Wake a Carleton. Londra London Public Record OfficeState Papers
Wake a Carleton. Londra London Manuscripts of the Marquess of Downshire
preserved at Easthamstead Park Berk. Papers of William Trumbull the Elder Alfonse
de S. Victors a William Trumbull Da Middolborg (Middelburg) London Historical
Manuscripts Commission Report on the Manuscripts of the Marquess of Downshire, Trumbull Papers, Alfonse de St. Victor a William
Trumbull. Middelborg. London Public Record Office State Papers Domestic Series
Jac. Chamberlain a Carleton. Londra, London Public Record Office State Papers
Carleton a Lake. Da Venezia London Public Record OfficeState PapersDomestic
Series, Biondi a Carleton. Da Londra LondonPublic Record Office State Papers, Carleton
a Chamberlain. Da Venezia London Manuscripts of the Marquess of Downshire
preserved at Easthampstead Park Berks. Papers of William Trumbull the Elder. George
Abbot a William Trumbull. Da Lambeth. LondonHistorical Manuscripts
CommissionReport of the Manuscripts of the Marquess of Downshire, Trumbull Papers, Abbot a Trumbull. Lambeth London Public Record OfficeState Papers Carleton
a Chamberlain. Venezia, London Public Record Office State Papers Carleton a
Giovan Francesco Biondi. Venezia, London Public Record Office State Papers
Domestic Series, Abbot a Carleton. Lambeth London Public Record Office State
Papers Sarpi a Carleton. Venezia London Record Office State Sarpi a Carleton.
Venezia, London Public Record OfficeState Papers Paolo Sarpi a Sir Dudley
Carleton. Venezia, giugno. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78
Hastings, IV, chapter XVII. Notes of
speeches and proceedings in the House of Lords. LondonHistorical Manuscripts
Commission Hastings, Notes of speeches and proceedings in the House of Lords London
Public Record Office State Papers Carleton a Sua Signoria l'Arcivescovo di Canterbur.
Venezia LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at
Easthampstead ParkBerks. Papers of William Trumbull the Elder Abbot a Trumbull.
Lambeth London Historical Manuscripts CommissionReport of the Manuscripts of
the Marquess of Downshire, IV, Trumbull
Papers George Abbot, Arcivescovo di Canterbury, a William Trumbull. Lambeth Archivio
di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155. Istruzioni degli
Inquisitori di Stato all'ambasciatore in Inghilterra. LondonCalendar of State
Papers on English Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of
North Italy Inquisitori di Stato, busta Venetian Archives. Gli Inquisitori di
Stato a Gregorio Barbarigo, LondonCalendar of State Papers on English
Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of North Italy Inquisitori
di Stato, Venetian Archives. Examinations for Antonio Foscarini. Archivio di
Stato di Venezia Inquisitori di Stato, Londra, Interrogatorio di Lunardo
Michelini sulle modalità della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio di Stato di
VeneziaInquisitori di Stato, Interrogatorio di Alessandro di Giulio Forti da
Volterra sulle modalità della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio General de
Simancas fondo InglaterraLegajo foglio privo di indicazioni. Bentivoglio a Sarmiento.
Bruxelles. Il nunzio apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna che
Vanini e il suo compare sono arrivati sani e salvi dopo la loro fuga da Londra.
Archivio General de Simancas Bentivoglio a Sarmiento. Bruxelles. Il nunzio
apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna che Vanini e il suo
compare sono partiti verso l'Italia, come era stato concordato a
Roma. Documenti inclusi nell'opera di Namer La seguente è la lista dei
documenti inglesi inclusi nel lavoro Documents sur la vie de Vanini de
Taurisano di Ėmile Namer, che può essere considerato come un utile punto di
partenza per la delineazione di una biografia di Vanini, e di cui la nuova
documentazione deve essere considerata un completamento. London Foreign State
Papers. Venice. Bundle 9. Carleton ad Abbot. LondonForeign State Papers. Venice.Abbot
a Carleton LondonState Papers Domestic. James I. Carleton a Chamberlain. Venezia, London Foreign
State Papers. Venice. Sir D. Carleton all'Arcivescovo di Canterbury. London State
Papers Domestic. James I. Chamberlain a Carleton. Londra, London State Papers
Domestic. James I. 7 Chamberlain a
Carleton. LondonForeign State Papers. Venice Abbot a Carleton. London State
Papers Domestic. James I. Carleton a
Chamberlain. London State Papers Domestic. James I. l'Arcivescovo di York al
conte di Suffolk. London State Papers Domestic. James I. Giulio Cesare Vanini a
Dudley Carleton. Da Lambeth, iLondonState Papers Domestic. James I. Giulio Cesare Vanini a Sir Isaac Wake. Da
Lambeth iLondon State Papers Domestic. James I.
John Chamberlain a Carleton. da Londra. London State Papers Domestic.
James I. lAbbot a Carleton. Lambeth London
State Papers Domestic. James I. John Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra London
State Papers Domestic. James I. Biondi a
Carleton. Da Londra London Foreign State Papers. Venice. Carleton a Abbot. London State Papers Domestic. James I. John
Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra London State Papers Domestic. James I. Abbot al vescovo di Bath Da Lambeth (?).
London State Papers Domestic. James I.
Lake a Carleton. Dalla corte a Royston, London State Papers Domestic.
James I. John Chamberlain a Sir Dudley
Carleton. Da Londra London Foreign State Papers. Venice Carleton a Abbot London
Foreign State Papers. Venice. Carleton a Sir Thomas Lake. London State Papers
Domestic. James I. Abbot a Carleton a Venezia. Lambeth, London State
Papers Domestic. James I. John
Chamberlain a Dudley Carleton. Londra, LondonForeign State Papers. Venice. Carleton a Abbot. Archivio de Simancas,
Estado, Cardinale Millino a Alonso de
Velasco, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, Archivio de Simancas,
Estado, Cardinal Millino a Diego
Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, Archivio de Simancas,
Estado, Cardinal Bentivoglio a Diego
Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles, Archivio de
Simancas, Estado, Bentivoglio a Diego
Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles,Vanini e
l'Inquisizione di Roma Elenco di alcuni documenti presenti nella corrispondenza
tra alcuni Nunzi apostolici in Europa e le autorità vaticane, dove è possibile
trovare informazioni relative alla fuga, permanenza e rientro segreto
dall'Inghilterra del frate carmelitano. Le trascrizioni complete, i sommari e
le contestualizzazioni di questi documenti sono disponibili per studiosi e
lettori in Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo, Schena Editore,
Fasano (Brindisi), Il pontefice Paolo V e l'Inquisizione in Roma furono
informati continuamente della vicenda di Vanini con dispacci dei Nunzi
apostolici in Venezia, Francia e Fiandra e con missive dell'ambasciatore di
Spagna a Londra, a cominciare dalla sua fuga da Venezia sino al suo desiderio
di rientrare nel mondo cattolico. RomaArchivio Segreto VaticanoSegreteria
di StatoNunziatura di Francia, Ubaldini,
Nunzio papale in Francia, al Borghese, Segretario di Stato di Paolo V, de Parigi.
RomaA. S. Vaticano Segreteria di StatoNunziature diverse, Fiandra, il Nuntio
alla Segreteria, Bentivoglio, Nunzio papale in Fiandra, al Card. Borghese.
(Bruxelles) Roma A. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia, lettere
scritte al Nuntio in Francia Borghese a Ubaldini. Di Roma li Roma A. S.
Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia, Ubaldini da Parigi a
Borghese Roma A. S. Vaticano Segreteria di StatoNunziature diverse,
Francia, 293A, lettere scritte al Nuntio
in Francia Borghese a Ubaldini. Di Roma Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato
Nunziatura di Francia, Ubaldini a Borghese
Rom aA. S. Vaticano Segreteria di StatoNunziature diverse, Francia, lettere scritte
al Nuntio in Franci Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma Roma A. S. Vaticano Segreteria
di Stato Nunziatura di Francia Registro Ubaldini a Borghese Londra, British
Museum, Lettere di Ubaldini, nella sua Nunziatura di Francia, Ubaldini a
Borghesr Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia, Ubaldini
a Mellini, membro del Sant'Uffizio, il Tribunale dell'Inquisizione di Roma. Roma
A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziature diverse, Francia, lettere scritte
al Nuntio in Francia da Borghese, Borghese a Ubaldini. Roma A. S. Vaticano Segreteria
di Stato Nunziatura di Francia, Registro
di Lettere della Segreteria di Stato di Paolo V al Vescovo di Montepulciano
Nuntio in Francia Il Segretario Porfirio Feliciani vescovo di Foligno al Nuntio
in Francia. Roma 21 Genn.° 1613. RomaA. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura
di Francia, Ubaldini al Mellini Roma A. S. Vaticano Segreteria di
StatoNunziatura di Francia, Ubaldini a Mellini RomaA. S. Vaticano Segreteria di
Stato Nunziatura di Francia Registro Ubaldini a Borghese. Di Parigi RomaA. S.
Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di FranciaRegistroUbaldini a Millini Roma
A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziature diverse, Francia, lettere scritte al Nuntio in Francia dal
Card. Borghese, Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma Roma A. S. Vaticano Segreteria
di Stato Nunziatura di Francia Ubaldini a Borghese Di Parigi. RomaA. S.
Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia Registro Ubaldini a Millini Roma A. S. Vaticano Segreteria di
Stato Nunziatura di Francia Registro Ubaldini a Borghese Londra, British
Museum, Lettere del Card. Ubaldini, nella sua nunziatura di Francia, Card.
Ubaldini a Borghese Parigi, Bibliothèque nationale de FranceDepartement des
Manuscrits, Italien Registro di Lettere della Nunziatura di Francia di Ubaldini
dell'anno lettera, Ubaldini a Borghese Parigi) Roma A. S. VaticanoSegreteria di
Stato Nunziature diverse, Francia, Lettere
del Sir. Card.le Ubaldini nella sua Nunciatura di Francia Ubaldini a Borghese Treccani
Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana,
Amphitheatrum e De admiandis. Raimondi Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giulio Cesare Vanini. Vanini. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Vanini e Grice,” Villa Grice, Luigi Speranza, “La statua all’aperto
di Vanini,” Luigi Speranza, “Il medaglione di Vanini a Roma.” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718281679/in/photolist-2mNaHiH-2mPpVqK-2mKDicu-2mKDhJk-2mKbUmy
Grice e Vanni – azione ed
inter-azione – filosofia italiana (Città della Pieve). Essential Italian philosopher. Filosofo. Iniziò la
carriera a Perugia e successivamente fu insegnante a Parma, Bologna, e
Roma. Tra i fondatori del positivismo
soziale, la sua filosofia si ispira a Kant e agli principali filosofi del
positivismo Professoree a lui si deve anche una originale lettura
"positivista" della dottrina storicistica di Vico. Il suo è stato definito
un "positivismo critico,” che vuole distinguere cioè tra la ‘scienza’
dell’uomo dalla ‘filosofia’ dell’uomo, contestando e rifiutando l'assimilazione
positivista di quest'ultima con la morale e la sociologia, dottrina nata
nell'ambito del positivismo, verso la quale Vanni ebbe un interesse particolare
cercando di teorizzarne il carattere ‘scientifico’ differenziandola però sia
dall'evoluzionismo che dalla biologia.
Vanni considerò essenziale l'autonomia teorica del ‘ius’ o devere dai
rapporti con gli aspetti storici-etnografici delle istituzioni giuridiche.
Vanni è convinto che la ‘filosofia,’ come analisi concettuale, del diritto
debba avere la funzione pratica di definire i ‘fine’ (métier) della inter-azione
umana. In questo modo, Vanni ribade l'impostazione criticista kantiana che
acquistav un tono metafisico criticato dai positivisti ortodossi che lo accusano
di eclettismo. Opere: “Della consuetudine nei suoi rapporti col dritto e con la
legislazione” (Perugia); “Saggi critici sulla teoria socio-logica della
popolazione” (Città di Castello); “Prime linee di un programma critico di
sociologia” (Perugia); “Il problema della filosofia del diritto nella
filosofia, nella scienza e nella vita ai tempi nostril” (Verona); “La filosofia
del diritto” (Verona); “La funzione della filosofia considerata in sé ed in
rapporto al socialismo” (Bologna); “La filosofia del diritto e la ricerca
positivista” (Torino); “Il dritto nella totalità dei suoi rapporti e la ricerca
oggettiva” (Roma); “La teoria della conoscenza come induzione socio-logica e
l'esigenza critica del positivismo” (Roma); “Filosofia del diritto” (Bologna);
“Filosofia sociale e filosofia giuridica” (Bologna) Biografia in Scuola Normale
Superiore di Pisa, su picus.unica. G. Marino, Positivismo e giurisprudenza,
Napoli, F.Cuculo, La sociologia positivista di Vanni, in A. Millefiorini,
Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella riflessione
sociologica italiana, Edizioni Nuova Cultura, Roma, D'Amelio, Positivismo,
storicismo, materialismo storico in I. Vanni, «Quaderni fiorentini per la
storia del pensiero giuridico moderno», A. Pusceddu, La sociologia positivista
in Italia (Roma). siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato
per le Soprintendenze Archivistiche.
Opere u openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere. I. Vanni. Vanni. Keywords:
action, interaction, azione, interazione, Vico, positivism, positivism critico,
etologia, ethology -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi
Speranza,, “Grice e Vanni: azione ed inter-azione” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza, Liguria.
Grice e Vannini – il mistico di
‘Vitters’ – filosofia (San Piero a Sieve). Essential
Italian philosopher. “Never to be confused with the vain Vanini!”Grice. Filosofo.
Dopo gli studi al Ginnasio Michelangiolo di Firenze, si è laureato in Filosofia
a Firenze, discutendo una tesi su “‘Vitters’: metafisico e mistico”! Ha vissuto
nel Convento agostiniano di Santo Spirito a Firenze, ospite di Ciolini. Ha
compiuto viaggi e soggiorni di studio in Europa Ha insegnato Filosofia e Storia
nei Licei; per un triennio Storia della Filosofia a Firenze e Storia della
Mistica all'Istituto di Scienze Religiose aTrento. Ha tenuto seminari e
conferenze in Università ed Accademie italiane e straniere: Genova, Trento,
Ancona, Perugia, Urbino, Pavia, Pisa, Macerata, Napoli, Fermo, Parma, Arezzo,
Chieti, Roma, Avila, Strasburgo, Berlino. Considerato il maggior studioso
di mistica o anche il più importante studioso italiano di Eckhart e della
mistica cristiana, ha curato l'edizione italiana delle opera latine di Eckhart,
nonché quelle di altri autori spirituali, come Agostino, Gerson, Fénelon,
Porete, Taulero, Anonimo Francofortese, Lutero, Angelus Silesius, Czepko,
Franck, VWeigel, ecc. Marco Vannini, lungo un percorso ormai di quasi
mezzo secolo, è stato: traduttore e curatore di importanti testi della
mistica; critico della fenomenologia, da un punto di vista teoretico e storico;
filosofo della religione, soprattutto nei suoi rapporti con la ragione e con la
fede. Vannini legge il fenomeno mistico in maniera innovativa ma, soprattutto,
pone lo stesso a fondamento di ogni forma ed esperienza religiosa. Tale
presupposto impone come fuori da un'esperienza diretta di questo tipo sia
pressoché impossibile cogliere il senso, le modalità e le finalità delle varie
dottrine e pratiche religiose. Per Vannini la mistica è un sapere
spirituale, inoggettivabile ma, soprattutto, un sapere che è un essere: è
l'identità mistica il vero e proprio criterio per discernere il vero dal falso.
Tale ermeneutica costituisce una propedeutica all'inverarsi in senso mistico
della religione cristiana. Il pensiero di Vannini si basa su una
esperienza spirituale, unitiva e teomorfica. Centrali appaiono pertanto
concetti appartenenti alla sfera semantica della divinizzazione, dell’homoiosis
theo, quali vuoto, fondo dell'anima, generazione del Logos, complementarità tra
distacco ed amore. Tale esperienza risulta comprensibile solo quando si è
fatto il vuoto nell'anima attraverso il distacco, diventando in tal modo
recettivi alla luce proveniente dall'alto, tali da rendere il soggetto esso
stesso luce eterna: al vuoto in cui si perviene nel distacco corrisponde una
pienezza, una traboccante ricchezza ed energia, una gioia sconfinata ed
inesauribile. Il rapporto tra Dio e uomo non è quindi statico, di mutua
esclusione, ma “dialettico” o dinamico, di reciproca compenetrazione: la
“salvezza” viene letta nei parametri teologici di una escatologia realizzata
nel presente, come immanente esperienza dello spirito. Essenziale diventa
perciò il recupero della antropologia classica corpo, anima, spirito ove l'uomo
è un corpo, piccola parte dell'universo; una psiche, fluttuazione infinita di
pensieri, sentimenti, volizioni, soggetta al determinismo del tempo, dello
spazio, delle circostanze; ma soprattutto uno spirito universale, eterno,
libero, uno nell'Uno. L'attualità e l'originalità della posizione di
Vannini ha suscitato e continua a suscitare un acceso dibattito in seno al
panorama culturale italiano, filosofico e teologico: nei confronti dell'autore
vari infatti sono stati i commenti, le recensioni, i contributi e gli
interventi critici da parte di personalità quali (in ordine alfabetico) Bozzo, Baldini,
Bianchi, Cacciari, Monticelli, Esposito, Forte, Givone, Mancuso, Matteo, Mucci
S.I., Ravasi, Reale, Torno, Vattimo, e Volpi. La particolare rilevanza
dell'opera di Vannini può trasparire anche, ad esempio, dalle seguenti
affermazioni in meritocitate in ordine sparsodi alcuni dei suddetti illustri
pensatori. Givone: “A Marco Vannini, cui siamo debitori d'un lavoro filosofico
estremamente prezioso, rivolgiamo questa domanda. A Vannini dobbiamo non
soltanto edizioni impeccabili delle opere di Eckhart, Porete, Silesius, Gerson;
ma anche il pensiero vigoroso e chiaro, qualunque cosa gli si posa obiettare,
che la mistica è da un lato il cuore e la radice viva di ogni religione, ma
dall'altro “la filosofia nel suo senso più reale e profondo”, la conoscenza e
la pratica dell'essere e “la gioia dell'essere”. Cacciari: “È un grosso debito
quello che la filosofia e la teologia hanno accumulato in questi anni nei
confronti diVannini. Grazie al suo instancabile lavoro o sotto la sua direzione
il nostro Paese può oggi contare su impeccabili edizioni di Gerson, Silesius,
Porete ed Eckhart» Mucci: “In questi tempi di declino dell'ontologia, Vannini è
certamente, in Italia, fuori dell'ambito ecclesiastico, il più illustre
studioso di mistica.” Reale: “L'esperienza mistica è comunque per sua natura
connessa con il religioso, come viene mostrato nella filosofia di Vannini, “La
mistica delle religioni (Le Lettere) in questi giorni in libreria. Vanniniuno
dei massimi esperti in materia a livello nazionale e internazionaleanalizza in
modo dettagliato questa esperienza spirituale nell'induismo, nel buddismo,
nell'ebraismo, nell'islamismo e nel cristianesimo.” Torno: “Segnalare un livre
de chevet, vale a dire una di quelle opere maneggevoli che mai dovrebbero
allontanarsi dal capezzale, è diventato difficile oltre che inattuale. Eppure
qualcosa circola, come prova l'ultimo delizioso scritto di Marco Vannini Sulla
grazia». BForte: L'ultimo bel libro di Vannini su Mistica e filosofia rivela
ancora una volta la sua straordinaria competenza di storico e interprete della
mistica» Al pensiero di Vannini è stato dedicato “Mistica e filosofia nel pensiero
di Vannini. Opere: “Lontano dal segno. Saggio sul cristianesimo, La Nuova
Italia, Firenze, Esame della certezza, Il Cenacolo, Firenze, Eckhart. Opere tedesche, La Nuova Italia,
Firenze Dialettica della fede, Marietti, Casale Monferrato (nuova edizione
ampliata, Le Lettere, Firenze ). L'esperienza dello spirito, Augustinus,
Palermo. Mistica e filosofia, Piemme,
Casale Monferrato (prefazione di Massimo Cacciari; nuova edizione ampliata, Le
Lettere, Firenze). Il volto del Dio nascosto. L'esperienza mistica dall'Iliade
a Simone Weil, Mondadori, Milano (ristampa col titolo: Storia della mistica
occidentale, Oscar Mondadori; poi Le Lettere, Firenze ). Introduzione alla mistica,
Morcelliana, Brescia (trad. portoghese: Introdução à Mìstica, Edições Loyola,
San Paolo del Brasile). La morte dell'anima. Dalla mistica alla psicologia, Le
Lettere, Firenze (nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze). La mistica
delle grandi religioni, Mondadori, Milano (nuova edizione, Le Lettere, Firenze).
Tesi per una riforma religiosa (Le Lettere, Firenze); La religione della
ragione” (Mondadori, Milano); Sulla grazia (Lettere, Firenze); Prego Dio che mi
liberi da Dio. La religione come verità e come menzogna, Bompiani, Milano.
Lessico mistico. Le parole della saggezza, Le Lettere, Firenze. Il Santo
Spirito fra religione e mistica, Morcelliana Editrice, Brescia. Oltre il
cristianesimo. Da Eckhart a Le Saux, Bompiani, Milano. Inchiesta su Maria. La
storia vera della fanciulla che divenne mito (Rizzoli, Milano); Indagine sulla
vita eterna, Mondadori, Milano); Introduzione a Eckhart. Profilo e testi, Lettere,
Firenze. L'Anticristo. Storia e mito, Mondadori, Milano. All'ultimo papa.
Lettere sull'amore, la grazia, la libertà, il Saggiatore, Milano. Contro Lutero
e il falso evangelo, de' Medici, Firenze. Il muro del paradiso. Dialoghi sulla
religione per il terzo millennio, Lorenzo 'de Medici Press,. Mistica,
psicologia, teologia, Le Lettere, Firenze. Liceo-Ginnasio Michelangiolo Firenze
Vito Mancuso, Lutero è vivo e lotta con noi, s.a., in: <Panorama> Stefano
G. Azzarà, su Materialismo Storico
Bio- S. Givone, Luce mistica dei
moderni in: «Il ManifestoAlias», in il manifesto Alias,Marco Vannini, Mistica e
filosofia, Prefazione, Firenze, Le Lettere, Giandomenico Mucci, Il pensiero di
Marco Vannini, in «La Civiltà Cattolica», Giovanni Reale, Il misticismo vive in
tutte le culture. Il testo di Vannini, le «Upanishad» riedite, su corriere. Armando
Torno, Alla ricerca della Grazia nel segno di Eckhart, in «Corriere della Sera»,
Cultura, Bruno Forte, Mistica, l’enigma dell’Altro, in «Avvenire»Libri, Roberto
Schiavolin, Mistica e filosofia nel pensiero di Marco Vannini, Nerbini,
Firenze Mistica Misticismo cristiano
Mistica renana Meister Eckhart P. Hadot
Henri Le Saux Sito personale di Vannini. Marco Vannini. Vannini. Keywords: the
mystic, das mystische. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi
Speranza, “Vannini e Grice: il mistico di ‘Vitters’ – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732370519
Grice e Varisco – per un sommario di
filosofia critica – filosofia italiana (Chiari). Essential Italian philosopher. Filosofo.
Grice: “We all learned about the ‘gnothi seauton’ at Clifton – Varisco composed
a full tract about it! Calogero has analysed the implicatures! The idea is that
you need a ‘thou’ to tell ‘thou’ ‘know THYself” – although the oracular
mystique is still there!” -- Fu professore di filosofia a Roma e senator. La
sua formazione filosofica coincide con la crisi del positivismo. Laureato
a Pavia. Partendo da posizioni solidamente scientifiche, Varisco avverte
sollecitamente il limite di ogni conoscenza che voglia essere esclusivamente
composto di ragione, e scopre insieme la concomitante componente ‘fideistica’ di
ogni affermazione di verità. Questo ricorso alla fede come sentimento del
sopra-naturale è utilizzato da Varisco sia per affermare la preminenza della filosofia
come conoscenza concreta sui processi astrattivi della scienza (“I massimi
problemi” – Milano, Libreria Editrice Milanese), sia per approdare ad uno
spiritualismo pluralistico con forti accentuazioni teistiche (“Dall'uomo a
Dio”). Altre opere: “Scienza ed opinione” (Roma, Alighieri); “La patria”
(Roma, Provenzani), “Conosci te stesso” (Milano, Libreria Milanese); “La scuola
per la vita” (Milano, Isis); “Linee di filosofia critica” (Roma, Signorelli); “Discorsi
politici” (Roma, Alberti); “Sommario di filosofia” (Roma, Signorelli);
“Dall'uomo a Dio” (Padova, MILANI). Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, ufficiale
dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale
dell'Ordine della Corona d'Italia, Commendatore dell'Ordine della Corona
d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona
d'Italia. Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino
per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona
d'Italia. Senatori d'Italia, Senato della Repubblica. Varisco. Keywords. Refs.:
The H. P. Grice Papers, BANC MS, -- Luigi Speranza, “Grice e Varisco: per un
sommario di filosofia critica” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692603820/in/photolist-2mKU7b1-2mKLFv4
Grice
e Varrone – semiotica filosofica – filosofia italiana (Rieti).
Grice: “I count Varrone as the first language philosopher. He woke up and
realised he was speaking ‘lingua latina,’ and dedicated 36 volumes to it!” --. Grice:
“’Lingua latina’ has a nice Roman ring to it. In modern Italian, the ‘t’ has
become an ‘z,’ as in “Lazio, -- the
calcio team from Latium – or a ‘d’ as in ‘ladino.’” Grice: “I know his Loeb edition by heart!” –
Grice: “The Greeks never studied their lingo as Varro studied his! Of this
Austin always reminded me – ‘We should be like Varro, analysing our tongue as
‘fluid’ semiotic system!’” -- Academic,
Roman polymath, author of works on language, agriculture, history
and philosophy, as well as satires, and
principal conversationalist in the later version of Cicero’s "Academica.” Questore della
Repubblica romana. Gens: Terentia Questura in Illyricum Propretura in Spagna. Marco
Terenzio Varrone. Filosofo. Tu ci hai fatto luce su ogni epoca della patria,
sulle fasi della sua cronologia, sulle norme dei suoi rituali, sulle sue
cariche sacerdotali, sugli istituti civili e militari, sulla dislocazione dei
suoi quartieri e vari punti, su nomi, generi, su doveri e cause dei nostri affari,
sia divini che umani == Cicerone, Academica Posteriora. Detto Reatino. attributo
che lo distingue da “Varrone Atacino,” vissuto nello stesso periodo. Nato da
una famiglia di nobili origini, ha rilevanti proprietà terriere in Sabina, dove
e educato con disciplina e severità dai familiari, integrate dall'acquisto di
lussuose ville a Baia e fondi terrieri a Tusculum e Cassino. A Roma compì
studi avanzati presso i migliori maestri del tempo. Lucio Elio Stilone
Preconino lo fa appassionare anche agli studi etimologici ed oratoria. Studia la
lingua italiana con Lucio Accio, a cui dedic “aDe antiquitate litterarum.” Come
molti romani, compe un grand tour in Grecia, dove ascolta filosofi accademici
come Filone di Larissa e Antioco di Ascalona, da cui deduce una posizione
filosofica di tipo eclettico. A differenza di molti altri eruditi del
tempo, non si ritira dalla vita politica ma, anzi, vi prende parte attivamente
accostandosi agli optimates, forse anche influenzato dall'estrazione sociale. Dopo
aver, infatti, percorso le prime tappe del cursus honorum (triumviro capitale,
questore, e legato) e vicino a Pompeo, per il quale ricopre incarichi di grande
importanza. Legato e proquestore e combatte nella guerra contro i pirati
difendendo la zona navale tra la Sicilia e Delo. Allo scoppio della guerra
civile e propretore. In una guerra che vede i romani contro i romani, tenta un'incerta
difesa del suo territorio che si concluse in una resa che Giulio Cesare, nei
Commentarii de bello civili, define poco gloriosa. Dopo la disfatta dei
pompeiani, si avvicina, comunque, a Cesare, che apprezza il Reatino soprattutto
sul piano culturale, affidandogli la costituzione di una biblioteca. Dopo la
morte del dittatore, anzi, e inserito nelle liste di proscrizione sia di
Antonio che di Ottaviano (interessati più alle sue ricchezze che a punire i
congiuranti), da cui si salva grazie all'intervento di Fufio Caleno per poi
avvicinarsi a Ottaviano a cui dedica il “De vita populi Romani” volto alla
divinizzazione della figura di Cesare. Ha una produzione di oltre 620 libri,
suddivisi in circa settanta opere. Opere “De re rustica” (Varrone) e “De
lingua Latina” -- La vasta produzione di Varrone fu suddivisa da Girolamo in un
catalogo. Le opere di Varrone sono verosimilmente 74, suddivise in 620 volumi,
sebbene stesso regli rifere di aver
scritto 490 libri. Le sue opere possono
essere suddivise in vari gruppi, dalle opere di erudizione, filologia (filosofia
del linguaggio, o semantica) e storia a quelle giuridiche e burocratiche, dalle
opere di filosofia (filosofia del linguaggio, semantica, semiotica) e
agricoltura alle opere di poesia, di linguistica e letteratura; di retorica e
diritto, con ben 15 libri De iure civili; di filosofia. Di questa enorme produzione
è pervenuta quasi integra solo un'opera, il “De re rustica”, mentre del “De
lingua Latina” sono pervenuti solo 6 libri su 25. Probabilmente, causa del
quasi completo naufragio della immane varroniana è che, avendo compulsato tanta
parte della cultura romana precedente, divenne la fonte indispensabile per gli
autori successivi, perdendosi, per così dire, per assimilazione. Della sua
attività filologica fa testimonianza il cosiddetto canone varroniano, elaborato
a partire da due opere, le “Quaestiones Plautinae” e il “De comoediis
Plautinis”, in cui riparte il corpus plautino, che include 130 fabulae. Di
queste, 21 vengono definite autentiche, 19 di origine incerta, dette
"pseudo-varroniane" e le restanti spurie. Si occupa soprattutto
di antiquaria, con i 41 libri di “Antiquitates”, il suo capolavoro, divisi in
25 di “res humanae” e 16 di “res divinae”, fonte precipua di Agostino nel De
civitate Dei. Proprio da Agostino si evidenzia l'attenzione di Varrone sulla
religione civile, con una compiuta disamina su culti e tradizioni, pur con
acute critiche alla teologia mitica dei poeti in nome di una theologia
naturalis. A questo gruppo appartiene anche l'opera, non pervenuta, “De
bibliothecis”, presumibilmente legata alle incombenze come bibliotecario affidategli
da Cesare. Nell'ambito filosofico, notevoli dovevano essere “I
logistorici” -- dal greco “discorsi di storia” -- in 76 libri, composta in
forma di dialogo in prosa, di argomento morale e antiquario, in cui ogni libro
prende il nome di un personaggio storico e un tema di cui il personaggio
costituiva un modello, come il “Marius”, “de fortuna” o il “Catus”, “de liberis
educandis”. Questi dialoghi storico-filosofici sono tra i modelli espositivi
del “Laelius”; “de amicitia” e del “Cato Maior”, “de senectute” di
Cicerone. Al suo interesse filosofico e divulgativo, probabilmente scritte
lungo tutto il corso della sua parabola culturale, riconducevano le “Saturae
Menippeae”, che prendevano come modello Menippo, esponente della filosofia
cinica (da cui il nome). Le “Saturae Menippeae” si componevano di 150 libri, in
prosa e in versi, di cui però ci rimangono circa 600 frammenti e novanta
titoli, di argomento soprattutto filosofico, ma anche di critica dei costumi,
morale, con rimpianti sui tempi antichi in contrasto con la corruzione del
presente. Ciascuna satira recava un titolo, desunto da proverbi (“Cave canem”
-- con allusione alla mordacità dei filosofi cinici) o dalla mitologia (“Eumenide”
contro la tesi stoico-cinica per cui gli uomini sono folli, “Trikàranos”, il
mostro a tre teste, con un mordace riferimento al primo triumvirato) ed era
caratterizzata da lessico popolaresco, polimetria e, come in Menippo, uno stile
tragi-comico. Valerio Massimo, VII 3. Aulo Gellio. Ce ne parla lui stesso
in “De lingua latina” -- Cicerone, Academica posteriora, Appiano, Guerre
civili, IV 47; Varrone, De re rustica, I Svetonio, Cesare, Appiano, Ausonio,
Commemoratio professorum Burdigalensium,Chronicon, ann. Aulo Gellio, Gellio, I
cui frammenti sono editi nell’edizione di B. Cardauns: “Antiquitates rerum
divinarum” Cfr. B. Zucchelli, Varro logistoricus. Studio letterario e
prosopografico, Parma, Cfr., ad esempio, il Fr. XIX Riese: "Da ragazzo,
avevo solo una tunica modesta e una toga, calzature senza fascette, un cavallo
non sellato; bagno giornaliero, niente e, davvero di rado, una
tinozza". N. Horsfall, Varrone, in
Letteratura Latina (Milano, Mondadori). Cfr. M. Salanitro, Le Menippee di
Varrone: contributi esegetici e linguistici (Roma, Ateneo). Sulla satira
varroniana, cfr. L. Alfonsi, Le Menippee di Varrone, in "ANRW". Atti
del Congresso di studi varroniani. Rieti, Centro di studi varroniani, A. Cenderelli, “Varroniana” Istituti e
terminologia giuridica nelle opere di Varrone (Milano, A. Giuffrè); H.
Dahlmann, “Varrone e la teoria della lingua” (Napoli, Loffredo), F. Della
Corte, “Varrone, il terzo gran lume romano” (Genova, Istituto universitario di
Magistero); “De vita populi Romani” Introduzione e commento, Pisa; B. Riposati,
“M. Terenti Varronis De vita populi Romani” -- Fonti, esegesi, edizione critica
dei frammenti (Milano, Vita e pensiero), B. Riposati, “Varrone. L'uomo e lo
scrittore” (Roma Istituto di studi romani); A. Traglia, Introduzione a Varrone,
“Opere” (Torino, POMBA), B. Zucchelli, “Varro logistoricus: prosopo-grafica” --
Parma, Istituto di lingua e letteratura latina, Satira menippea Biblioteche
romane Antiquitates rerum humanarum et divinarum Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. “M. Ter.
Varronis De lingua Latina libri qui supersunt: cum fragmentis ejusdem” Biponti,
ex typographia societatis. Biblioteca degli scrittori latini con traduzione e
note: “Terentii Varronis quae supersunt opera” Venetiis, excudit J. Antonelli, “Grammaticae
Romanae Fragmenta”, Gino Funaioli, Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri. “M.
Terenti Varronis saturarum menippearum reliquiae” -- cur. A. Riese, Lipsiae, in
aedibus B. G. Teubneri. Varrone. Keywords: centro di studi varroniani, idioma,
idiom, lingua latina, lingua anglica, Lazio, Lazini, la lingua del Lazio –
Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza, “Grice e Varrone:
semiotica filosofica” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689086098/in/photolist-2mKBBam-2mKBBze-2mKA5tC
Grice
e Varzi – parole, oggetti, eventi – filosofia italiana (Galliate). Essential
Italian philosopher. varzi: essential Italian philosopher. Some Italians do not
consider Varzi an “Italian” philosopher in that his maximal degree was earned
elsewhere! If philosophy is a branch of the belles lettres, part of Varzi’s
essays belong in English literature --. He was written on ‘universal
semantics.’ Achille Varzi
all'Trento. Grice: “Varzi rather freely uses ‘universal’ as in ‘universal
semantics’ – while my own pragmatic rules have been challenged universal
status, by, of all people, Elinor Ochs!” Filosofo. Grice: “Some Italians
consider Varzi a specimen of ‘brain drain’ in more than one way: his maximal
degree was obtained without Italy, not within Italy, and not in Italian – plus
the fact that he is at Colombo’s Columbia!” Esponente della filosofia
analitica, è noto principalmente per le sue ricerche di logica e per il suo
contributo alla rinascita degli studi in ambito di metafisica e
ontologia. Laureatosi a Trento con una tesi, “La logica libera” stato
insignito della Targa Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica e del Premio
Paolo Bozzi per l'Ontologia. Dopo un periodo dedicato soprattutto
allo studio dell'immagine del mondo propria del senso comune, Varzi si è
indirizzato progressivamente verso posizioni di stampo nominalista e
convenzionalista, nella convinzione che "buona parte della struttura che
siamo soliti attribuire alla realtà esterna risieda a ben vedere nella nostra
testa, nelle nostre pratiche organizzatrici, nel complesso sistema di concetti
e categorie che sottendono alla nostra rappresentazione dell'esperienza e al
nostro bisogno di rappresentarla in quel modo". Autore di oltre un
centinaio di pubblicazioni su volumi e riviste specializzate, è noto anche per la sua attività divulgativa
(spesso in collaborazione con Casati), ispirata al principio secondo cui
"la filosofia è una sfida in cui il pensiero parte dalla semplicità delle
cose quotidiane e ne mostra la meravigliosa complessità". Opere:
“Semplicemente diaboliche” (Laterza); “L’amicizia” (Orthotes); “I colori del
bene, Orthotes,. L'incertezza elettorale (Aracne). Le tribolazioni del
filosofare. Comedia Metaphysica ne la quale si tratta de li errori & de le
pene de l’Infero, Laterza,. Il mondo messo a fuoco, Laterza, Il pianeta
dove scomparivano le cose. Esercizi di immaginazione filosofica, Einaudi,
Ontologia, Laterza, Semplicità insormontabili storie filosofiche, Laterza, Parole,
oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica, Carocci. “Logica” McGraw-Hill
Italia, Buchi e altre superficialità,
Garzanti. Studi: Elena Casetta e Valeria Giardino, Mettere a fuoco il
mondo. Conversazioni sulla filosofia di Varzi, numero speciale di Isonomia Epistemologica, F. Calemi, Varzi. Logica, semantica,
metafisica, AlboVersorio, Milano. Il mondo messo a fuoco, Laterza. Dal risvolto
di copertina di Semplicità insormontabili, Laterza. Da questo libro è stato
tratto lo spettacolo teatrale Insurmountable Simplicities, per la regia di
Natalie Glick, presentato dall'All Gone Theatre Company all'edizione del New York International Fringe Festival. Biografia
"negativa" di Varzi, su columbia.edu. Intervista ad Achille Varzi di
Leonardo Caffo, Rivista italiana di filosofia analitica. Varzi. Keywords:
‘universal’. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Varzi:
semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685558918/in/photolist-2mKzcaD-2mKgZYb-2mKgSAa
Grice e Vasa: ragione e libertà – filosofia (Aggius).
Essential Italian philosopher. Filosofo. Andrea Vasa Società Filosofica
Italiana Congresso Nazionale L'Aquila. Vasa nacque ad Aggius, paese della
Gallura di forte e suggestivo paesaggio e di forti vicende. Compiuti in
anticipo gli studi secondari, andò a studiare filosofia a Milano dove si
laureò. Insegnò nel Liceo Ginnasio “Arnaldo” di Brescia. Dovette interrompere
l’insegnamento a causa della sua partecipazione alla Resistenza con il gruppo
che faceva capo a Parri. Alla fine della guerra riprese l’insegnamento a Milano
nel Liceo Classico G. Carducci e poi nel Liceo Ginnasio Manzoni. Ottenne la libera
docenza. Fu assistente volontario e poi incaricato di Filosofia a Milano.
Vincitore di un concorso a cattedre di Filosofia teoretica, fu chiamato a Cagliari e Firenze. Vasa rimase sempre
fortemente legato al paese natale. Il Comune di Aggius ne ha conservato la
memoria. Negli anni di formazione, Vasa
si trovò a partecipare al tentativo condotto da Bontadini, di cui era allievo e
amico, di superare la contrapposizione tra la scolastica e l’idealismo,
comprendendo e assimilando quanto della metafisica hegeliana e cristiana era in
questo indirizzo. In questa operazione Vasa prese una sua via personale. Abbandonò
l’interesse metafisico simpatizzando per l’attualismo di Gentile per quanto
esso restituiva all’uomo dignità e responsabilità, mettendone tuttavia in luce
l’impossibilità di una fondazione logica. Nacquero così le indagini sulla
logica di Hegel che portarono a rilevanti osservazioni critiche riguardo
all’idealismo. Con l’idea che i valori immanenti costituiscono l’orizzonte
trascendentale nella prassi razionale ed etica dell’uomo veniva a cadere per
Vasa l’opposizione di immanenza e trascendenza.
Nella comune partecipazione alla Resistenza Vasa si legò di amicizia con
Pra, filosofo di profonda esperienza religiosa e sociale e innovatore della
storiografia filosofica. Tramite lui Vasa entrò in contatto con Banfi, che
rappresentava la Scuola filosofica milanese. Nel confronto con il razionalismo
critico di Banfi, che mirava a chiarire una struttura della ragione nel solco
della tradizione kantiana, Vasa pensò ad un razionalismo che andasse oltre ogni
struttura presupposta della ragione verso un orizzonte di possibilità non
ancora prevedibili. Questo pensiero comportava l’idea della ricerca di una
logica della possibilità. Si pose così quella proposta filosofica detta
“trascendentalismo della prassi”, radicalmente critica e programmaticamente aperta,
e che venne difesa da Pra e Vasa, sia nella «Rivista di storia della filosofia»
fondata da Pra, sia nei Congressi della “Società filosofica italiana” rinata
dopo lo scioglimento imposto dall’autorità fascista. Il “trascendentalismo
della prassi” era contrapposto al "teoricismo", inteso come il
carattere di tutte le filosofie che presuppongono un principio di datità del
reale e del valore, cioè di tutte le filosofie metafisiche. Il
trascendentalismo della prassi non voleva essere una teoria, ma un
atteggiamento pratico possibile, effettivo, che riconosceva la temporalità
della prassi e ne rivendicava la libertà e la responsabillità. La proposta del
trascendentalismo della prassi, che era immediatamente critica del pensiero di
Croce e Gentile, ma che investiva tutti gli indirizzi contemporanei, fu il modo
più radicale del domandarsi dopo la guerra, sul métier della filosofia. La
«Rivista di storia della filosofia» costituì il contatto con il “neo-illuminismo”,
che, animato da Abbagnano, avendo come centro Torino, collega e confronta in
convegni periodici i nuovi indirizzi metodologici e anti-metafisici. Affermatisi gli indirizzi della fenomenologia
trascendentale, della filosofia analitica e dell’empirismo, Vasa, con il suo
metodo, caratterizzato dall’apertura e dalla tensione critica ad un continuo
“andar oltre”, diede di essi interpretazioni originali in numerosi studi e
seminari. La sua ricerca, ora caratterizzata come razionalismo della prassi,
continuò a mettere in discussione ogni naturalismo limitativo della libertà
della persona. Vasa confermò così l’idea di una “via negativa alla filosofia” a
cui siamo costretti in mancanza di principi universali oggettivi o di autorità
universali nella prassi. Questa negazione confuta la tematizzazione ingenua del
mondo, mette fra parentesi la tradizione, toglie l’unicità di senso al nostro
rapporto con la realtà e, aprendo la ricerca alla prospettiva di
generalizzazioni nuove, risponde al bisogno della persona di costruirsi e
perseguire finalità proprie. Per
influenza dell’amico Geymonat, e in discussione con lui, Vasa vide
concretamente nelle scienze in sviluppo l’orizzonte effettivo delle possibilità
razionali, pertanto si cimentò nella comprensione di esse attraverso
l’epistemologia e la logica. Egli esaminò: il moderno formalismo
logico-matematico di Russell; l’analisi del linguaggio (formale ed ordinario)
di ‘Vitters’; il convenzionalismo logico e linguistico che egli coglieva
nell’empirismo di Carnap e nella discussione di Quine sull’ontologia; lo stesso
svolgimento dell’epistemologia dagli inizi col Circolo di Vienna ai successivi
sviluppi autocritici e “liberali”; le rivoluzioni concettuali delle scienze.
Erano tutti problemi che avevano all’origine e segnalavano una crisi del
fondamento. Vasa volle chiarirli leggendovi «la sollecitazione a porre fra
parentesi ad aggredire o a variare all’infinito ogni “conoscenza” di spazi e
tempi, di atomi, masse e cause naturali». La sua ricerca manteneva così l’etica
dei fini umani; la logica era anche logica della speranza; la filosofia
ritrovava il senso originario di “amore della saggezza”. Opere: “Il problema della ragione” (Bocca,
Milano); “Ricerche sul razionalismo della prassi” (Sansoni, Firenze); “Logica,
scienza e prassi” (La Nuova Italia, Firenze); “Logica, religione e filosofia”
(Franco Angeli, Milano); “Logica, scienze della natura e mondo della vita”
(Angeli, Milano); “Poeti di Aggius. Michele Andrea Tortu, Michele Pisanu
(Antologia di Salvatore Lepori con prefazione, traduzione e note di A. Vasa),
Nota introduttiva di Giovanni Pirodda, Istituto Superiore Regionale
Etnografico, Nuoro. “Il Trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza,
Maria Grazia Sandrini, Mimesis, Centro Internazionale Insubrico, Milano. NIn
memoria di Andrea Vasa, filosofo della modernità, La Nuova Sardegna, Treccani:
Vasa, Andrea Ragione e libertà. Saggio
sul pensiero di Vasa Vasa, Una
discussione con G. Bontadini su metafisica e filosofia, in Studi di filosofia
in onore di G. Bontadini, Vita e Pensiero, Milano I saggi di Vasa sono raccolti
nel volume Logica, religione e filosofia (Scritti filosofiici A. Vasa, Memoria
di Giovanni Gentile, in Giornale critico della filosofia italiana, Vedi
Benedetto Croce, Le cosiddette ‘riforme della filosofia’ e in particolare di
quella hegeliana, (a proposito del saggio di Vasa su De Ruggiero), in Quaderni
della Critica, poi in Indagini su Hegel, Laterza, Bari, Vedi M. Dal Pra, La
filosofia italiana oggi, Rivista critica di storia della filosofia, Sul
trascendentalismo della prassi, in Il problema della filosofia oggi. Atti del Congresso
nazionale di Filosofia (Bologna, promosso dalla SFI, Bocca, Roma-Milano, Vedi:
saggi come l’Introduzione alla trad. di E. Husserl, L’idea della fenomenologia (M.
Rosso), Il Saggiatore, Milano, Logica e
religione di fronte al compito di una possibile unificazione del sapere, in «Il
Pensiero», L’ateismo religioso di L. Wittgenstein, in «Archivio di Filosofia», (Esistenza,
Mito, Ermeneutica), e le lezioni raccolte nel volume Logica, scienze della
natura e mondo della vita A. Vasa,
Logica, scienze della natura e mondo della vita. La frase (di Vasa) compare nella presentazione
editoriale del volume Logica, scienza e prassi. Luporini, Casari, Pra,
Geymonat, Marinotti, Ricordo di Vasa. Corsi, seminari, Olschki, Firenze, F. De
Natale, Storicità della filosofia e filosofia come storiografia. Un dibattito
tra filosofi italiani in Dentro la storiografia filosofica. Questioni di teoria
e didattica, Dedalo, Bari Franco Cambi, Razionalismo e prassi a Milano, Cisalpino-Goliardica,
Milano. Amedeo Marinotti, L. Handjaras, “Ragione e libertà: la filosofia di Vasa,
Prefazione di M. Dal Pra, Franco Angeli, Milano, Mario Dal Pra, Filosofi del Novecento,
Angeli, Milano, vi è raccolto il contributo già in, Ricordo di Andrea Vasa,
Olschki, Firenze Carlo Monti, Religione e prassi nel pensiero di Andrea Vasa,
in «La Fortezza. Rivista di studi», Liberalismo etico e prospettive razionalistiche
nel pensiero di Vasa, Etica e scienza. Saggi di filosofia, Carocci, Roma. Maria
Grazia Sandrini e Al., Andrea Vasa uomo e filosofo (Atti del convegno di Aggius.
Comprende: relazioni di M.G. Sandrini, “L’eredità vasiana”. P. Lecis, Viaggio
verso una meta incerta. L’universo dei mondi possibili di A. Vasa; F. Minazzi,
La strada per Megara e l’irriducibilità della libertà umana. Il problema della
ragione nel trascendentalismo della prassi di A. Vasa; E. Palombi, Sul senso
dell’uomo nel pensiero di A. Vasa; alcuni brevi Scritti e testi inediti, F.
Minazzi e M.G. Sandrini, in «Il Protagora», poi in volume con lo stesso titolo,
Barbieri, Manduria 2008. Amedeo Marinotti, Ragione e prassi in Vasa e in
Geymonat. Memoria di una discussione filosofica e di un’amicizia, in Geymonat
un maestro del Novecento. Il filosofo, il partigiano e il docente, Fabio
Minazzi, Unicopli, Milano Enrico I. Rambaldi,
La formazione di Vasa, in Alberto Pala filosofo laico, appassionato delle
scienze. Studi e testimonianze, B. Maiorca, Cuec, Cagliari, Enrico I. Rambaldi,
Da Gentile a Hegel. Trascendentalismo e antifascismo in Andrea Vasa. Con
un’appendice di testi e documenti, in «Rivista di storia della filosofia». Andrea
Vasa. Vasa. Keywords: liberta, freedom. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft
MS – Luigi Speranza, “Grice e Vasa: ragione e liberta” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731675581/in/dateposted-public/
Vastarini (L’Aquila). Essential Italian
philosopher. Filosofo. Esponente di una nota famiglia abruzzese, fu un grande
studioso nonché maestro di scherma, quindi, alla morte della madre, e decise di
entrare nell'ordine dei frati minori cappuccini. Dotato di una brillante
vocazione predicatoria che lo portò sino alla corte di Urbano VIII. Venne
pubblicamente lodato anche dal Duca di Osuna che gli propose il vescovato di
Pozzuoli e dal Granduca di Toscana che gli propose quello di Fiesole, ma in
entrambi i casi Vastarini rifiutò. Nella
prima metà Professoresi prodigò per aprire una sede dei cappuccini nell’Aquila,
colpito dalla morte di un suo confratello che il medico non era riuscito a
soccorrere nell'allora sede di San Giuseppe fuori le mura. Acquista un vasto
terreno sul margine orientale della cinta muraria e vi costruì il convento e la
chiesa di San Michele, oggi inglobati nel complesso monumentale dell'Emiciclo. Camerlengo
dell'Aquila. Giacomo Di Marco, Storia
del complesso architettonico, in Lucio Zazzara, Palazzo dell’Emiciclo e
palazzina ex G.I. Maschile. Rigenerazione e adeguamento sismico a L’Aquila, Pescara,
Carsa. Alfonso Dragonetti 234 Frati
minori cappuccini d'Abruzzo, Le attività del Convento Santi Francesco e Chiara
di L'Aquila, su fraticappuccini. L'Emiciclo Rinasce, La storia, su
emiciclorinasce. Alfonso Dragonetti, Le
vite degli illustri aquilani, L'Aquila, Perchiazzi Editore. Vastarini Cresi. Vastarini-Cresi.
Vastarini. Perhaps under C? -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS –
Luigi Speranza,, “Grice e Vastarini: cappuccino e ciserciani” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732311369/in/dateposted-public/
Vattimo (Torino). Essential Italian
philosopher. Grice: “It may be argued that what Vattimo means by ‘strong’ is
what I mean by ‘weak’ and viceversa – With Popper, ‘I know’ is weaker than ‘I
believe’ and ‘every x’ is weaker than ‘some (at least) one’ or ‘the’ – I have
explored ‘the’ – Keyword: massima della debolezza conversazionale; massima
della forza conversazionale” -- Filosofo -- not one that provinicial Beaney
would include in his handbooks and dictionariesVattimo’s philosophy shares
quite a bit with Grice’s programme, as anyone familiar with both Vattimo and
Grice may testify. Vattimo has philosophised on Heidegger and Nietzsche, and
one of his essays is on the subject and the maskanother on realityThere is a
volume in his honour.Gianni Vattimo Gianteresio
"Gianni" Vattimo Gianni Vattimo Participante del Foro Internacional
por la Emancipación y la Igualdad Gianni Vattimo nel Dati generali Partito politicoPartito
Comunista (dal ) In precedenza: DS PdCI IdV Indipendente Titolo di studio Laurea
in Filosofia Università Università degli Studi di Torino Professione filosofo,
professore universitario. Filosofo. Tra i massimi esponenti della corrente post-moderna,
è teorizzatore del pensiero debole. Il padre è un poliziotto calabrese,
che muore quando Gianni ha un anno e mezzo, mentre la madre è una sarta; ha una
sorella di otto anni più grande. Durante la guerra si trasferisce con la
famiglia in Calabria, restandoci per due anni e ritornando a Torino nel
settembre del 1945. Studente del liceo classico Gioberti è attivo nella
Gioventù Studentesca di Azione Cattolica, e collabora a Quartodora, rivista del
movimento diretta da Straniero. Si autodefinì come un cattolico militante,
influenzato dalla lettura di Maritain, Mounier e dei racconti di Bernanos,
portato dalla fede ad un disinteresse per il razionalismo storico,
l'Illuminismo e le filosofie di Hegel e Marx. Allievo di Pareyson assieme
a Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, si è laureato in
filosofia a Torino. Lavora ai programmi culturali della Rai. Ha conseguito la
specializzazione a Heidelberg, con Löwith e Gadamer, di cui ha introdotto il
pensiero in Italia. Professore incaricato e ordinario di estetica all'Torino,
nella quale è stato preside, della facoltà di Lettere e Filosofia. -- ordinario
di filosofia teoretica presso la stessa università. 00 professore emerito,
titolo che non gli precluse, in futuro, lo svolgimento di eventuali attività
didattiche presso la suddetta università. Idea e condotto su Raitre il
programma televisivo di divulgazione filosofica “La clessidra.” Ha insegnato
come visiting professor negli Stati Uniti e ha tenuto seminari in diversi
atenei del mondo. È stato direttore della Rivista di estetica, membro di
comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio
corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per
i quotidiani La Stampa e La Repubblica e per il settimanale L'espresso.
Attualmente dirige la rivista Tropos. Rivista di ermeneutica e critica
filosofica (edita da Aracne Editrice). Per le sue opere ha ricevuto lauree
honoris causa dalle La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional
Mayor de San Marcos di Lima. È stato più volte docente alle Vacances de
l'Esprit. Ha svolto attività politica in diverse formazioni: prima nel Partito
Radicale, poi in Alleanza per Torino, successivamente nei Democratici di
Sinistra, per i quali è stato parlamentare europeo, e nel Partito dei Comunisti
Italiani -- è stato candidato da una
lista civica a sindaco di una cittadina calabrese, San Giovanni in Fiore (Cs),
per combattere la "degenerazione intellettuale" che affliggeva quel
paese, ma non è riuscito ad arrivare al secondo turno. Annunciato la sua
candidatura a parlamentare europeo nelle liste dell'Italia dei Valori di
Antonio Di Pietro, rivendicando tuttavia le proprie origini comuniste, venendo
eletto nella circoscrizione Nord-Ovest. Nel giorno dell'anniversario
della fondazione del PCd'I, annuncia la sua adesione al Partito
Comunista. Il suo ideale politico-religioso si riassume in una forma da
lui definita "comunismo cristiano" e "comunismo
ermeneutico", un' ideale antidogmatico di "comunismo debole" nel
pensiero e nell'essere, che si ispira alla vita comunitaria delle prime
comunità cristiane. Esso rinnega e si oppone alla violenza delle industrializzazione
pesante forzata e dello stalinismo in genere, così come anche alle tesi di
Lenin e del terrorismo, muovendo a favore di una sinistra improntata al
dialogo, alla dialettica e alla tolleranza. Controversie Accuse di
antisemitismo Vattimo è stato accusato di antisemitismo, a causa delle sue
dichiarazioni sul controllo ebraico di banche, dove affermava:
"Ricordiamoci che la Federal Reserve è di proprietà di Rothschild. Gattegna,
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, lo accusò di antisemitismo,
additando le sue dichiarazioni come "parole di odio che non aggiungono
nulla di nuovo e che sono accompagnate dalla riproposizione squallida di
stereotipi anti-semiti". Anche Aiello, primo rabbino donna in Italia, ha
corroborato queste accuse, tacciando Vattimo di antisemitismo. Ha
rilasciato un'intervista al Corriere in cui dichiara, riguardo a Israele
«bisognerebbe procurarsi missili più efficaci dei Qassam e portarli
laggiù» La dichiarazione, riferita ai missili Qassam con cui Hamas colpisce
Israele, ha suscitato molte polemiche. Il filosofo ha tuttavia chiarito che le
sue prese di posizione sono rivolte contro Israele e che non hanno nulla a che
vedere con l’anti-semitismo. Sull'aggressione a Berlusconi In occasione
dell'aggressione di Tartaglia a Berlusconi ha espresso a Radio Radicale la
convinzione che quell'aggressione fosse stata una montatura. Ha affermato
inoltre che se l'aggressore avesse voluto veramente fare del male a Berlusconi
era preferibile usare una pistola invece di una statuetta. Vattimo si è
occupato dell'ontologia ermeneutica, proponendone una propria interpretazione,
che ha chiamato “debolita”, in contrapposizione con le diverse forme di
pensiero forte (fortitude) dell'Otto-Novecento: l'hegelismo con la sua
dialettica, il marxismo, la fenomenologia, la psicanalisi, lo strutturalismo.
Ognuno di questi movimenti si è proposto come superamento delle posizioni
filosofiche precedenti e smascheramento dei loro errori. Ma ogni volta
l'errore, secondo Vattimo, consisterebbe proprio in questo gesto teoretico. Non
ci sono nuovi inizi, l'errore consiste proprio nella volontà di rifondare
"fundamenta inconcussa" che non vi possono essere. Debolita è invece
un atteggiamento della postmodernità che accetta il peso
dell'"errore", ossia del caduco, dell'effimero, di tutto ciò che è
storico e umano. È la nozione di verità a doversi modellare sulla dimensione
umana, non viceversa. Secondo Vattimo la debolita è la chiave per la
democratizzazione della società, la diminuzione della violenza e la diffusione
del pluralismo e della tolleranza. In questo senso deve essere almeno segnalata
la grande e decisiva importanza che assume nella sua filosofia la nozione di
nichilismo, che rimette all'eredità di Nietzsche e Heidegger e si lega a vari
temi vattimiani (dall'etica, alla politica, dalla religione --l'indebolimento
di Dio alla teoria della comunicazione – implicatura come communicatum debole.
Con le sue opere più recenti (in particolare Credere di credere) ha rivendicato
al proprio pensiero anche la qualifica di autentica filosofia cristiana per la
postmodernità. Avvalendosi infatti della visione cristiana del maestro
Pareyson e di Quinzio, Vattimo rifiuta l'identificazione di Dio nell'essere
razionale, così come concepito dalla tradizione filosofica occidentale. Di
Pareyson e Quinzio, però, non condivide la visione religiosa tragica.
Suggestionato da Girard, Vattimo legge la vicenda di Cristo come rifiuto di
ogni sacrificio, anzitutto umano ed esistenziale. La kénosis (lett.
"svuotamento") divina è a vantaggio della libertà e della pace
umana. Le posizioni del filosofo rappresentano una svolta, sia nella sua
impostazione filosofica dell'interpretazione del presente, sia nel campo dell'attività
politica. Abbandona il partito dei Democratici di Sinistra e abbraccia il
marxismo rivalutandone positivamente l'autenticità e validità dei principi
progettuali, auspicando un "ritorno" al pensiero del filosofo di
Treviri e a un comunismo epurato dagli sviluppi delle distorte politiche
pubbliche sovietiche da superare dialetticamente. Per quanto la svolta possa
apparire contraddittoria con le precedenti posizioni, Vattimo rivendica la
continuità delle nuove scelte con il processo di ricerca sul pensiero debole,
pur ammettendo il cambiamento di "molte delle sue idee". È lo stesso
filosofo a parlare di un "Marx indebolito", ovvero di una base
ideologica capace di illustrare la vera natura del comunismo e adatta nella
pratica politica a superare ogni tipo di pudore liberal. L'approdo al marxismo
si configura quindi come una tappa dello sviluppo del pensiero debole,
arricchito nella prassi da una prospettiva politica concreta. Etica e
natura Vattimo ha anche espresso posizioni ambientaliste ed in particolare a
favore dei diritti degli animali. Ad esempio ha dichiarato: «In un'epoca
in cui l'umanità si vede sempre più minacciata nelle stesse elementari
possibilità di sopravvivenza (la fame, la morte atomica, l'inquinamento) la
nostra radicale fratellanza con gli animali si presenta in una luce più immediata
ed evidente.» Da parlamentare europeo si è battuto, tra l'altro, contro
la sperimentazione animale e contro il maltrattamento degli animali negli
allevamenti. Pubblicamente dichiara la sua omosessualità. Sviluppa una
concezione di Cristianesimo secolarizzato, il quale, conseguentemente, non
necessita di istituzioni ecclesiastiche, fondandosi sulla kénosis, ossia
sull'abbassamento e sull'indebolimento dell'idea di Dio. Per il filosofo il non
riconoscimento di un "assoluto", inteso come una verità definitiva,
porterebbe ad una maggiore accettazione della diversità sociale e culturale.
Il compagno da 11 anni di Vattimo, Sergio Mamino, storico dell'architettura,
malato di tumore ai polmoni, muore nel bagno dell'aereo che lo stava portando
nei Paesi Bassi per effettuare un'eutanasia. Ad accompagnarlo c'era con lui
sull'aereo lo stesso Vattimo. Ha collaborato con vari quotidiani italiani
e stranieri (La Stampa, L'Unità, il manifesto, Il Fatto Quotidiano), con
editoriali e riflessioni critiche su vari temi di attualità, politica e
cultura. Saggi: “Il concetto di fare in Aristotele” (Giappichelli,
Torino); “Essere, storia e linguaggio in Heidegger, Filosofia, Torino);
“Ipotesi su Nietzsche” (Giappichelli, Torino); “Poesia e ontologia” (Mursia,
Milano); “Schleiermacher, filosofo dell'interpretazione” (Mursia, Milano, “Introduzione
ad Heidegger” (Laterza, Roma-Bari); “Il soggetto e la maschera” (Bompiani,
Milano); “Le avventure della differenza” (Garzanti, Milano); “Al di là del
soggetto” (Feltrinelli, Milano); “Il pensiero debole” (Feltrinelli, Milano (G.
Vattimo eA. Rovatti); “La fine della modernità” (Garzanti, Milano); “Introduzione
a Nietzsche, Laterza, Roma); “La società trasparente” (Garzanti, Milano);
“Etica dell'interpretazione” (Rosenberg & Sellier, Torino); “Filosofia al
presente” (Garzanti, Milano); “Oltre l'interpretazione” (Laterza, Roma);
“Credere di credere” (Garzanti, Milano); “Vocazione e responsabilità del filosofo”
(Il Melangolo, Genova); “Dialogo con Nietzsche” (Garzanti, Milano); “Tecnica ed
esistenza: una mappa filosofica del Novecento” (Mondadori, Milano); “Dopo la
cristianità. Per un cristianesimo non religioso” (Garzanti, Milano); “Nichilismo
ed emancipazione. Etica, politica e diritto, S. Zabala, Garzanti, Milano); “Il
socialismo ossia l'Europa, Trauben); “Il Futuro della Religione, S. Zabala,
Garzanti, Milano, “Verità o fede debole? Dialogo su cristianesimo e
relativismo, Antonello, Transeuropa Edizioni, Massa); “Non essere Dio.
Un'autobiografia a quattro mani, Aliberti editore, Reggio Emilia, “Ecce comu.
Come si ri-diventa ciò che si era, Fazi, Roma, “Addio alla Verità, Meltemi,
2009 Introduzione all'estetica, ETS, Pisa, “Magnificat. Un'idea di montagna,
Vivalda, “Della realtà, Garzanti, Milano, Pubblica presso Laterza un annuario
filosofico a carattere monografico (Filosofia). La sezione Filosofia ha vinto
il Premio Brancati. Vattimo a Lima, Perú. Pecoraro, "Dossier
Vattimo", Rossano Pecoraro, in: "Alceu". Rivista del Dip. di
Comunicazione. Monaco, Gianni Vattimo. Ontologia ermeneutica, cristianesimo e
postmodernità, Ets, Pisa; Weiss, Vattimo. Einführung. Vienna, Passagen Giovanni
Giorgio, Il pensiero di Vattimo. L'emancipazione della metafisica tra
dialettica ed ermeneutica (Franco Angeli, Milano); Numero della rivista A Parte
Rei (Madrid), v. 54, dedicato a Vattimo. Pensare l'attualità, cambiare il
mondo, G. Chiurazzi, Mondadori, Milano. Enrico Redaelli, Il nodo dei nodi.
L'esercizio del pensiero in Vattimo, Vitiello, Sini, Ets, Pisa L'apertura del presente. Sull'ontologia
ermeneutica di Vattimo, L. Bagetto, Tropos. Rivista di ermeneutica e critica
filosofica, anno I, numero speciale. M. Kopić, Vattimo Čitanka, Gianni Vattimo
Reader. Zagabria, Antibarbarus. C. Gutiérrez, Daniel Mariano Leiro, V. Rivera. Fondazione verano centini/images/allegati Vattimo_Gianni.pdf Movi100 Cent'anni di Movimento Studenti di
Azione Cattolica, su movi100.azionecattolica. Claudio Gallo, Gianni Vattimo Interview, su
publicseminar.org, 11 luglio. Vattimo: viva i giustizialisti. Corro con Tonino
Di Pietro. M. Rizzo con Gramsci alla Camera (il nipote omonimo) e il filosofo
Vattimo, nuovi iscritti al Partito Comunista. Sabato prossimo. Comitato
Centrale a Livorno, su Ilpartitocomunista, Ian Angus, Interview with Gianni Vattimo:
“Only Weak Communism Can Save Us”, su MRANSA, Italian philosopher politician
slammed as anti-Semite, su lagazzettadelmezzogiorno. 'Shoot those bastard Zionists': Italian
scholar, su the local Corriere della Sera, Non acquistiamo i prodotti di lì, su
archiviostorico.corriere. Repubblica -Vattimo: "Non sono un antisemita.
Solo anti-israeliano", su torino.repubblica. A Radio Radicale Il delirio
di Vattimo: «Per fargli male doveva sparare»
Il Giornale, In questo senso Cfr,
tra molti, La fine della modernità e Nichilismo ed emancipazione. Etica,
politica e diritto, dello stesso Vattimo e Niilismo e (Pós-Modernidade)
dell'italo-brasiliano Rossano Pecoraro, libro pubblicato a Rio de Janeiro e San
Paolo. Da Animali quarto mondo, in, I
diritti degli animali, L. Battaglia e S. Castignone, Ed. Centro di Bioetica,
Genova. Dichiarazione scritta sul riconoscimento dell'obiezione di coscienza
alla sperimentazione animale nell'UE, su giannivattimo. Interrogazione scritta
alla Commissione sul benessere degli animali, su Gianni vattimo. 4Vattimo:
accanimento sui gay, ma io non bacio in pubblico, Corriere della Sera, su
corriere. «Il mio compagno voleva farla
finita Ma morì in viaggio tra le mie braccia» Corriere della Sera, su corriere.
Albo d'oro premio Brancati, su comune.zafferana etnea.ct. Pensiero debole. Blog
ufficiale, su Gianni vattimo.blogspot.com.
Gianni Vattimo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Gianni Vattimo,
su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.
Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale. Revista A parte rei, su
personales.ya.com. Dicussion e sul Pensiero Unico su mito11settembre. Lezione di
congedo dall'Torino La verità e l’evento: dal dialogo al conflitto, su teologiaeliberazione.blogspot.com.
Credere di credere. Genesi e significato di una conversione debole Giornale di
filosofia della religione Gianni Vattimo. Un comunista postmoderno? (di Preve) RAI
Filosofia, su filosofia.rai. Vattimo. Keyword: debole/forte – implicatum come
communicatum debole. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e Vattimo," The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria,
Italia.
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688810146/in/photolist-2mPmWDG-2mLPa8B-2mKyErQ-2mKfshF-E4u3XA
Grice e Veca – la massima
dell’altruismo conversazionale -- filosofia (Roma). Grice: “I like Veca. Like me, he speaks of altruisn,
and he has contributed to a collective volume, “Cooperare e competere.”” Essential
Italian philosopher. Filosofo. Ha svolto un ruolo chiave nell'introduzione nel
dibattito culturale italiano dell'approccio alla filosofia politica derivato
dall'impostazione di Rawls, divenendo un punto di riferimento filosofico della
sinistra, sia come teorico che come militante. La sua formazione di tipo
analitico (sensibile quindi alle metodologie e alle questioni della filosofia
del linguaggio e della logica), insolita rispetto alla figura del teorico
politico così come tradizionalmente concepito in Italia, ha permesso alla sua
riflessione di spaziare anche negli ambiti dell'epistemologia e della
metafisica, indagandone le connessioni con l'ambito della filosofia morale e
politica. Veca da un impulso decisivo, nel dibattito filosofico italiano,
a temi quali il realismo, il problema della completezza nelle teorie
epistemiche e politiche, la giustizia globale e la sostenibilità. Studia Filosofia
a Milano, dove si laurea con una tesi in Filosofia teoretica, condotta sotto la
guida di Paci e Geymonat; assistente volontario, borsista CNR e assistente
incaricato presso la cattedra di Filosofia teoretica a Milano; professore incaricato
di Filosofiaa Calabria. -- è stato professore incaricato di Storia delle
istituzioni e delle strutture sociali presso la Facoltà di Lettere e filosofia
di Bologna. Professore incaricato, professore incaricato stabilizzato e
professore associato di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze
Politiche di Milano. -- è stato professore straordinario di Filosofia politica
presso la Facoltà di Lettere e filosofia di Firenze. Professore di
Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze politiche a Pavia. vicepreside
della Facoltà di Scienze politiche a Pavia; president della Facoltà di Scienze
politiche dell'Pavia; membro del Comitato direttivo della Scuola Superiore IUSS
di Pavia. rettore del Collegio Universitario Giasone del Maino di Pavia. direttore
del Centro Inter-Dipartimentale di Studi e Ricerche in Filosofia sociale a Pavia;
prorettore per la didattica dell'Pavia; componente del Consiglio di
amministrazione della Fondazione Romagnosi di Pavia e del Comitato scientifico
dell’European Centre for Training and Research in Earthquake Engineering presso
l'Pavia; parte del Consiglio d'amministrazione dell'Istituto italiano di
scienze umane di Firenze; vicedirettore dell'Istituto Universitario di Studi Superiori
di Pavia. Coordinatore dei corsi ordinari dell'Istituto Universitario di Studi
Superiori di Pavia. Dal al è prorettore vicario dell'Istituto
Universitario di Studi Superiori di Pavia. Professore di Filosofia
politica presso l'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.
Conclusa la sua carriera accademica nel, Veca attualmente insegna Filosofia
politica nelle Classi di Scienze umane e Scienze sociali dell'Istituto
Universitario di Studi Superiori di Pavia. Nella sua lunga carriera Veca
ha tenuto seminari e cicli di lezioni all'Cambridge (Christ's), a San Paolo,
all'Campinas, a'Bogotà, all'Evora, alla Sorbonne, all'Grenoble, all'Istituto
Universitario Europeo. Ha svolto un'intensa attività di consulenza e direzione
editoriale. Ha assunto, grazie a un invito del prof. Giuseppe Del Bo, la
direzione scientifica della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano presidente
della Fondazione Feltrinelli, promuovendo lo sviluppo del suo Centro di Scienza
politica. Direttore degli "Annali" della Fondazione, Veca ha
impegnato l'istituzione in una ampia gamma di attività di ricerca,
documentazione e pubblicazione nell'ambito della teoria politica e sociale
contemporanea che perseguono lo scopo di coniugare la tradizione della ricerca
storico-sociale con l'innovazione dei metodi e degli esiti della teoria
normativa e descrittiva della politica. Ha coordinato le attività del Seminario
annuale di Filosofia politica, promosso dalla Feltrinelli in collaborazione con
il Centro Studi Politici "Paolo Farneti" di Torino e la Scuola
Normale Superiore di Pisa. Nel 2000 avvia il progetto della “Biblioteca
europea” della Fondazione Feltrinelli, di cui è attualmente direttore. Nel è stato designato Presidente onorario della
Fondazione Feltrinelli ed è direttore scientifico del suo Laboratorio Expo -- è
inoltre stato condirettore di Aut Aut con E. Paci e P. Rovatti. Ha diretto la
collana Readings per l'Università della Casa editrice Feltrinelli, di cui è
consulente per la saggistica nel campo della filosofia e della teoria politica
e sociale; consulente della saggistica de il Saggiatore, di cui ha diretto, con
Marco Mondadori, la collana Theoria. Fa parte o ha fatto parte del
comitato scientifico o di direzione di riviste quali "Rassegna italiana di
sociologia", "Teoria politica", "Biblioteca della
libertà", "Transizione", "Etica degli affari",
"Iride", "European Journal of Philosophy", "Filosofia
e questioni pubbliche", "Reset", "Quaderni di Scienza
politica", "Il Politico", "Rivista di filosofia",
“Italianieuropei”. È attualmente direttore de “Il giornale di Socrate al caffè.
Bimestrale di cultura e conversazione civile; curatore scientifico della Carta
di Milano per Expo. Ruoli ed incarichi Fa parte del Comitato direttivo di
"Politeia", Centro per la ricerca e la formazione in politica ed
etica diMilano, di cui è stato uno dei fondatori. Comitato etico dell'IstitutoEuropeo
di Oncologia di Milano e del Comitato etico dell'Istituto Mondino di Pavia;
Comitato scientifico della Fondazione Rosselli di Torino; coordinatore del
Comitato Scientifico dell’Associazione per la ricerca e l'insegnamento della
filosofia, parte del Consiglio direttivo nazionale della Società Filosofica
italiana. È stato componente del Consiglio nazionale presso il Ministero dei
Beni culturali e ambientali; presidente dell'Associazione “I quattro cavalieri”
che ha promosso le attività dell’ensemble cameristico “I solisti di Pavia”,
diretto da E. Dindo.Comitato generale Premi della Fondazione Balzan “Premio” di
Milano. presidente della Fondazione Campus di Lucca; direttore delle
Scuole di formazione politica dell'Associazione “Libertà e giustizia; presidente
della Fondazione Paolo GrassiLa voce della culturadi Milano; Presidente del
Comitato Generale Premi della Fondazione Balzan di Milano; membro del Comitato
dei Garanti della Scuola Galileiana di Studi Superiori di Padova.
Dal è socio corrispondente residente
della Classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere; consigliere
della Fondazione del Centenario della BSI di Lugano. Dal è membro del Comitato Scientifico della
Fondazione Gualtiero Marchesi. Accademico corrispondente non residente
della Classe di Scienze Morali dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di
Bologna; designato dall'Pavia quale Garante dei diritti degli student; presidente
della Casa della Cultura di Milano. Dal
è socio corrispondente non residente dell'Accademia delle Scienze di
Torino. membro effettivo dell'Istituto Lombardo di Lettere e Scienze e
componente del Comitato dei Garanti del FAI. Premio Castiglioncellosezione
di filosofiaper il libro Dell'incertezza e gli è stata conferita, con decreto
del Presidente della Repubblica, la medaglia d'oro e il diploma di prima
classe, riservati ai Benemeriti della Scienza e della Cultura. Ha ricevuto il
premio dell'Accademia di Carrara per il libro La filosofia politica. premio per
la filosofia “Viaggio a Siracusa” per La priorità del male e l'offerta
filosofica; premio “Ponte per la cultura” della Fondazione Europea Guido
Venosta per il libro Etica e verità; medaglia d'oro di benemerenza civica dal Comune
di Milano. Nella filosofia di Veca sono individuabili tre fasi
distinte. La prima fase della sua ricerca è stata dedicata a questioni di
teoria della conoscenza o di epistemologia. Pubblica “Fondazione e modalità in
Kant” e numerosi saggi su problemi di filosofia della logica, della matematica
e della fisica in Whitehead, Frege, Cassirer e Quine. Il centro di interesse
scientifico di Veca si sposta sulle teorie di Marx in rapporto alle scienze
economiche, sociali e politiche, delineando una seconda fase i cui esiti sono
formulati in “Marx e la critica dell'economia politica” e, soprattutto, “Il programma
scientifico di Marx.” Si impegna in un programma di ricerca nell'ambito
della filosofia politica influenzato dalla prospettiva della teoria normativa
della politica. Dopo “Le mosse della ragione,” introduce la discussione sulla
giustizia con “La società giusta” ed elabora e sviluppa la sua prospettiva
teorica in “Questioni di giustizia” e “Una filosofia pubblica.” Veca dedica un
saggio divulgativo agli esiti di questa fase della sua ricerca, “L'altruismo.” Gli
sviluppi successivi della sua ricerca, orientata al problema dei rapporti fra
teoria normativa e teoria descrittiva della politica e incentrata sulla
questione del pluralismo come fatto e come valore per la teoria democratica,
sono rinvenibile in “Libertà e eguaglianza.” Una prospettiva filosofica in
Progetto Ottantanove, nin Etica e politica e, in particolare in “Cittadinanza:
riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione.” Veca lavora alla stesura
di tre meditazioni filosofiche intorno a questioni di verità, giustizia e
identità, in cui estende la gamma dei suoi interessi teorici rispetto ai lavori
degli anni Ottanta. Sviluppando una serie di idee originariamente presentate in
Questioni di vita e conversazioni filosofiche, gli esiti di questa ricerca sono
contenuti in “L’incertezza.” Pubblica “L'idea di giustizia da Platone ad oggi.”
Pubblica un saggio di filosofia sociale e politica, “La lealtà civile: un
messaggio nella bottiglia” e un saggio dedicato alla interpretazione e alla ricostruzione
della teoria politica normative, “La filosofia politica.” Pubblica “La
penultima parola e altri enigmi. Questioni di filosofia” in cui sono
approfonditi alcuni esiti di Dell'incertezza ed è affrontata, nella prima
parte, la questione meta-teorica della relazione fra l'attività filosofica e la
sua storia nel tempo. Pubblica “Il bello e gli oppressi: ll'idea di giustizia” in
cui sono presentate alcune idee di base per una teoria della giustizia globale.
Presenta la sua prospettiva filosofica in un saggio divulgativo, “Il giardino
delle idee: passi nel mondo della filosofia.” Pubblica “La priorità del male e
l'offerta filosofica, in cui sviluppa e approfondisce le questioni di una
teoria della giustizia globale e mette a fuoco, fra l'altro, le connessioni fra
l'offerta di filosofia politica e le circostanze e i soggetti di
politica. Pubblica “Le cose della vita: congetture, conversazioni e
lezioni personali,” in cui estende l'esame delle questioni di vita, inteso come
tentativo di autoritratto, e lo connette al problema dell'eredità
intellettuale, nel senso della dimensione storica del sapere filosofico. Pubblica
“Dizionario minimo. Per la convivenza democratica,” in cui esamina e discute
alcuni temi fondamentali per l'interpretazione e la valutazione della forma di
vita democratica, sulla base di una tesi sulla natura della libertà
democratica. Pubblica “Etica e verità” in cui sono raccolti saggi incentrati
sui rapporti fra la crescita dell'impresa scientifica e i nostri criteri di
giudizio etico, e Quattro lezioni sull'idea di incompletezza, in cui presenta i
primi risultati di una ricerca filosofica sull'idea di incompletezza, messa a
fuoco in distinti domini di applicazione, quali quello della interpretazione,
della giustificazione e della dimostrazione. Pubblica “Incompletezza,” in cui
espone gli esiti delle sue ricerche filosofiche cercando di esplicitarne la
coerenza e la connessione con l’incertezza. In “L'immaginazione filosofica”
sviluppa la tesi conclusive del contributo all'idea di incompletezza e sullo
sfondo di una definizione delle principali linee della propria ricerca
filosofica. In “Un'idea di laicità” propone un argomento a favore della
laicità delle istituzioni e delle scelte sociali basato su un'interpretazione
della natura della libertà democratica e del fatto del pluralismo. In “Non
c'è alternativa. Falso!” mette a fuoco, in una prospettiva filosofica, alcuni
aspetti rilevanti della crisi economica strutturale e dei rapporti fra
capitalismo e democrazia rappresentativa. In “La gran città del genere
umano” tratta temi differenti accomunati dalla prospettiva globale “degli occhi
del resto d'umanità”. In “La barca di Neurath” affronta questioni
epistemologiche, normative e meta-filosofiche sullo sfondo dell’incertezza e
dell'incompletezza; curatore del volume degli Annali della Fondazione
Giangiacomo Feltrinelli, Laboratorio Expo. “Il senso della possibilità, dove
Veca, raccogliendo intuizioni sviluppate in quegli anni nelle lezioni presso la
Scuola Superiore IUSS di Pavia, espone il suo interesse per la
l'interpretazione filosofica delle modalità. In particolare, le questioni
metafisiche delle modalità (specie il confronto tra mondo attuale e mondi
possibili, esaminando le differenti posizioni di Kripke, Lewis, e Armstrong)
costituirebbero la chiave di volta filosofica a cui si riconducono le questioni
normative ed ontologiche relative all'epistemologia, all'etica e alla politica
esposte nel saggio sull’incompletezza e sull’incertezza. In particolare, la
distinzione tra mondi possibili e realtà modale, che fornirebbe una fondazione alla
compatibilità tra costruttivismo griceiano e realismo, proposta in chiusura,
può considerarsi l'apertura di una nuova fase del pensiero di Veca, stavolta di
stampo prettamente metafisico, e che si ricollega peraltro all'interesse per le
modalità centrale nella sua opera prima. Altre opere: “Fondazione e
modalità in Kant” (Milano, Il Saggiatore); “Marx e le critiche dell'economia”
(Milano, Il Saggiatore); “Il programma scientifico di Marx” (Milano, Il
Saggiatore); “Le mosse della ragione” (Milano, Il Saggiatore); “La società
giusta: argomenti per il contrattualismo” (Milano, Il Saggiatore); “Crisi della
democrazia e neo-contrattualismo” (Roma, Riuniti); “Questioni di giustizia”
(Parma, Pratiche); “Co-operare e competere” (Milano, Feltrinelli); “Una
filosofia pubblica” (Milano, Feltrinelli); “L'Altruismo” (Milano, Garzanti); “Etica
e politica” (Milano, Garzanti); “Progetto Ottantanove” (Milano, Il Saggiatore);
“Cittadinanza. Riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione” (Milano,
Feltrinelli); “Questioni di vita e conversazioni filosofiche” (Milano, BUR,
Biblioteca Universale Rizzoli); “Questioni di giustizia. Corso di filosofia politica.
Torino, Einaudi, Europa Universitas. Tre
saggi sull'impresa scientifica europea, Milano, Feltrinelli, Filosofia,
politica, società. Annali di etica pubblica, Roma, Donzelli, L'Idea di giustizia da Platone a Rawls, Roma,
Laterza, Dell'incertezza. Milano, Feltrinelli, La politica e l'amicizia,
Milano, Edizioni lavoro, Della lealtà civile: un messaggio nella bottiglia.
Milano, Feltrinelli, La penultima parola e altri enigmi. Roma-Bari, Laterza, La
filosofia politica. Roma, Laterza, La bellezza e gli oppressi: sull'idea di
giustizia. Milano, Feltrinelli, Il
giardino delle idee. Quattro passi nel mondo della filosofia. Milano,
Frassinelli, collana "I libri di Arnoldo Mosca Mondadori", La priorità del male e l'offerta filosofica” (Milano,
Feltrinelli); Le cose della vita. Congetture, conversazioni e lezioni
personali. Milano, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, Dizionario minimo. Le
parole della filosofia per una convivenza democratica. Milano, Frassinelli, Quattro
lezioni sull'idea di incompletezza. Milano, La Scuola di Pitagora); “Etica e
verità” Milano, Giampiero Casagrande editore, collana "Attualità e
studi", L'idea di incompletezza. Quattro lezioni. Milano, Feltrinelli, Sarabanda. Oratorio in tre tempi per voce
sola. Milano, Feltrinelli, Kant. Milano,
Book Time, Tolleranza. Le virtù civili.
Milano, ASMEPA, L'immaginazione
filosofica” (Milano, Feltrinelli); “Un'idea di laicità. Bologna, il
Mulino, Ragione, giustizia, filosofia, scritti
scelti, Antonella Besussi e Anna E. Galeotti. Milano, Feltrinelli, Omnia
Mutantur. La scoperta filosofica del pluralismo culturale (Milano, Marsilio,.
Non c'è alternativa. Falso! Roma, Laterza,. La gran città del genere umano. Milano,
Mursia,. La barca di Neurath. SPisa, Scuola Normale Superiore,. Laboratorio
Expo. Milano, Fondazione Giangiacomo
Feltrinelli,. Il giardino di Camilla. Milano, Mursia,.
Responsabilità-Uguaglianza-Sostenibilità. Tre parole-chiave per interpretare il
futuro (Bologna, Dehoniane); Il senso della possibilità” Milano, Feltrinelli);
“Le virtù cardinali: prudenza, temperanza, fortezza, giustizia” (Roma,
Laterza), A proposito di Marx. Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli,.
Quasi un diario. Socrate al caffè. Milano, Casagrande, “ Qualcosa di sinistra.
Idee per una politica progressista. Milano, Feltrinelli,. Libertà. Roma,
Treccani. Cura, introdotto la filosofia di Rawls, Nozick, Dahl, Easton, Nagel,
Williams, Parfit, Putnam, Walzer, Berlin, Sen, Goodman, Arrow, Regan, Elster, Passmore,
Pontara, Dunn, Larmore, MacIntyre, Harsanyi, Hempel, Finetti, Meade, Dworkin,
Axelrod, Moore, Hampshire, Pettit, Spence, scrittore britannico Scuola di Milano. Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Socrate
al Caffè, su socrate.apnetwork. Biografia. Pavia. Centro di filosofia sociale Scritti
Pavia. Centro di filosofia sociale la teoria della giustizia RAI Filosofia Presentazione del volume
Ragione, Giustizia, Filosofia. Scritti in onore. Salvatore Veca. Keywords:
altruism, Hampshire, Hart, Grice, giustizia, cooperare e competere, altruismo –
ragione – virtu capitali -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi
Speranza, “Grice e Veca: la massima dell’altruismo conversazionale” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732292349/in/dateposted-public/
Grice e Vecchio: il kantismo contro
il positivismo di neo-Trasimaco (Bologna). Essential Italian philosopher. Interessi
principali: Etica, filosofia del diritto, filosofia politica. Influenzato a Bobbio.
Vecchio, eminente italiana filosofo del diritto del 20esimo secolo. Tra gli
altri ha influenzato lBobbio. Famoso per il suo libro giustizia. -- è stato
professore a Ferrara, Sassari, Messina, Bologna e Roma. Rettore a Roma. Inizialmente
aderito al fascismo, come molti filosofi del diritto in Italia (anche se lui
stesso rimosso dal l'ideologia fascista nella fase iniziale). Ha perso la sua
cattedra per due volte e per ragioni opposte: per mano dei fascisti perché era
un Ebreo, per mano di anti-fascisti perché era accusato di simpatizzare con il
fascismo all'inizio della sua carriera. Reintegrato nell'insegnamento durante
la seconda guerra mondiale, lavora con il Secolo d'Italia e la rivista Pages
libero (pubblicazione regia di Vito Panucci). Fa parte del comitato
organizzatore di INSPE, un Istituto di ricerca che negli anni Cinquanta e
Sessanta si era opposto alla cultura marxista, la promozione di conferenze
internazionali e pubblicazioni. Fondatore e direttore del giornale
internazionale di Filosofia del Diritto. Considerato tra i maggiori interpreti
del kantismo. Criticato il positivismo, affermando che il concetto di ‘ius’ non
può essere derivata dall'osservazione dei fenomeni giuridici. A questo
proposito, le sue convinzioni concordarono con una vertenza che si stava
svolgendo in Germania tra Filosofia, Sociologia e legale Teoria generale che
sembrava di ridefinire il "filosofia del diritto" a cui Vecchio ha
attribuito questi tre compiti: compito
logica: costruire il concetto di ‘legge’ -- compito fenomenologica, che
consiste nello studio del diritto come fenomeno sociale. Compito ontologico,
che esamina la natura del ‘giusto’ -- o
l'essenza del diritto come – dovere -- dovrebbe essere. Opere: “Senso
giuridico, La filosofico Presupposti del concetto di legge, Il concetto di
legge, Il concetto di natura e il principio di diritto, Sui principi generali
della legge, Giurisprudenza, Lezioni
Filosofia del diritto, La crisi della scienza del diritto, Storia della
Filosofia del diritto, Mutevolezza ed Eternità della legge, Gli studi sul
diritto. Del Vecchio, Giorgio treccani "Principi generali del diritto.” Vechio:
essential Italian philosopher. Grice: “Note that it is DelVecchio.” DelVecchio.
Vecchio. Keywords: neo-Trasimaco, Hart, ius, kantismo, positivism, giustizia,
il giusto. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza,
“Grice, Hart, e Vecchio: il kantianismo dell’ ‘ius.’” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732516490/in/dateposted-public/
Grice e Vedovelli – filosofia (Roma). Essential Italian philosopher.
Filosofo. Rettore a Siena, assessore alla cultura del Comune di Siena. Laureato
in filosofia a Roma è Professore a Siena, dove ha assunto la carica di Rettore.
Precedentemente ha svolto attività di ricerca e di docenza a Heidelberg,
Calabria, Roma, e Pavia. I suoi settori
di ricerca si muovono nell'ambito della glossologia, la semiotica, la
sociolinguistica e la linguistica acquisizionale. Ha introdotto il concetto di
lingua immigrata. Le sue ricerche si concentrano sull'insegnamento e
apprendimento delle lingue in contesto migratorio. È autore di un commento al Quadro comune
europeo di riferimento per l'insegnamento delle lingue e co-autore della
ricerca Italiano, indagine motivazionale sui pubblici dell'italiano all'estero,
realizzata sotto la guida di Mauro. È
stato il fondatore e primo direttore della Certificazione di Italiano come
Lingua Straniera, e del Centro di Eccellenza della Ricerca Osservatorio
linguistico dell'italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in
Italia, istituiti a Siena. Opere: “Lessico
di frequenza dell'italiano parlato” (Milano, IBMEtas, Italiano, I pubblici e le motivazioni
dell'italiano diffuso tra stranieri, Roma, Bulzoni, Guida all'italiano per
stranieri. La prospettiva del Quadro comune europeo per le lingue, Roma,
Carocci, L'italiano degli stranieri,
Roma, Carocci, Lingua in giallo. Analfabeti, criminali, sordomuti,
certificazioni di lingua straniera, Perugia, Guerra, Storia linguistica
dell'emigrazione italiana nel mondo, Roma, Carocci, Siena Certificazione CILS
Linguistica educativa Glottodidattica Semiotica
Registrazioni di Massimo Vedovelli, su RadioRadicale, Radio Radicale. Vedovelli.
Keywords. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza, “Grice
e Vedovelli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732504270/in/dateposted-public/
Grice e Vegetti – il platonismo
oxoniense di Pater – filosofia (Milano). Essential
Italian philosopher. Filosofo. Professore a Pavia. Si laurea a Pavia con una
tesi, “La storiografia diTucidide,” quale alunno del Collegio Ghislieri. Libero
docente e successivamente professore incaricato in Storia della filosofia
antica, fu Professore di questa disciplina a Pavia dove ricoprì più volte il
ruolo di direttore nel Dipartimento di Filosofia. Fu docente presso la Scuola Superiore IUSS di
Pavia e la Scuola Europea di Studi Avanzati dell'Università degli Studi Suor Orsola
Benincasa di Napoli. Membro del Collegium Politicum e socio dell'Accademia di
Scienze Morali e Politiche di Napoli, e dell'Istituto Lombardo Accademia di
Scienze e Lettere. Vegetti condivise il
lavoro intellettuale e l'impegno sociale con Finzi. Vegetti si dedicò alla
filosofia greco-romana, secondo l'insegnamento del suo maestro Geymonat. Fa studi
sulla medicina e sulla biologia da Ippocrate a Galeno. Fu il primo in Italia a impartire un corso di
storia della filosofia antica che prendesse in considerazione i riferimenti
alla storia della scienza, particolarmente in ambito greco-romano. Nella
ricerca della connessione fra scienze e filosofia, seguì la metodologia di
Geymonat. Il campo d'indagine approfondito da Vegetti consistette nello studio
degli aspetti etici e politici della filosofia, in particolare il platonismo,
il aristotelismo, e lo stoicismo, in rapporto con l'ambito sociale ed ideologico
della cultura greco-romana. Relativamente all'etica, che assimila l'ordine
stabilito dalla legge morale e politica con l'ordine naturale insito nel
kósmos, l'universo ordinato, Vegetti ritenne che si configurasse per la prima
volta nell' “Iliade” proseguendo poi nella riflessione orfica-pitagorica
sull'anima. Apprezzato per i suoi studi su Platone, Aristotele, Ippocrate,
Galeno e sull'etica. Opere: “Il coltello
e lo stilo” (Il Saggiatore, Milano); “Tra Edipo e Euclide” (Il Saggiatore,
Milano); “L'etica degli antichi” (Laterza, Roma-Bari); “La medicina platonica” (Il
Cardo, Venezia); “La Repubblica platonica” (Napoli, Bibliopolis); “Il
platonismo” (ed. Einaudi); “Socrate incontra Marx. Lo Straniero di Treviri, ed.
Guida; “Guida alla lettura della Repubblica di Platone, Laterza, Roma-Bari); “Un
paradigma in cielo. Platone politico da Aristotele al Novecento, ed. Carocci.
Vegetti collabora in: “Marxismo e società antica” (Feltrinelli, Milano); “Oralità,
scrittura, spettacolo” Boringhieri, Torino, Il sapere degli antichi, Boringhieri, Torino, L'esperienza
religiosa antica, Boringhieri, Torino (con Gabriele Giannantoni) La scienza
ellenistica, Bibliopolis, Napoli, Le opere psicologiche di Galeno, Bibliopolis,
Napoli, Nuove antichità, "Aut Aut", "Dialoghi con gli antichi",
Sankt Augustio. Ha tradotto Ippocrate,
Opere, M. Vegetti, POMBA, Torino, II edizione, Aristotele, Opere biologiche, D.
Lanza e M. Vegetti, POMBA, Torino, II edizione, Galeno, Opere, I. Garofalo e M.
Vegetti, POMBA, Torino, Platone, Repubblica, M. Vegetti, Libri I-III,
Dipartimento di Filosofia dell'Pavia, "Platone, Repubblica",
M.Vegetti, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, Milano. “Nell'ombra di Theuth: dinamiche
della scrittura in Platone, in Sapere e scrittura in Grecia, M. Detienne,
Laterza, Roma- Bari); “Tra il sapere e la pratica: la medicina ellenistica” in
Storia del sapere medico occidentale M. Grmek, Laterza, Roma-Bari. “L' idea del
bene nella Repubblica di Platone, in "Discipline filosofiche", Passioni
antiche: l'io collerico, in Storia delle passioni S. Vegetti Finzi, Laterza,
Roma- Bari. Curato inoltre, per Zanichelli, “Filosofie e società.” Biografia su
Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su emsf.rai. S. Vegetti Finzi, A. Celli, Fare società, ed.
Einaudi Entrambi collaboratori della
rivista Iride delle edizioni del Mulino. Biografia su Enciclopedia multimediale
delle scienze filosofiche, su emsf.rai. 6. Filosofo studioso di Platone, su
corriere. G. Curci, Intervista alla
prof.ssa Gastaldi, in ricordo del maestro Vegetti, su necrologie.laprovinciapavese.gelocal.
Enciclopedia Treccani alla voce "Galeno" Intervista Antonio Carioti,
"Critico il Platone di Reale, il marxismo non c'entra", intervista di
Mario Vegetti, Corriere della Sera, Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Opere di Mario Vegetti,. Pubblicazioni su
Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de
l'Innovation. Registrazioni su RadioRadicale,
Radio Radicale. L'etica e la filosofia antica, su emsf.rai. La retorica e la
persuasione, su emsf.rai. La medicina greca. Aristotele. I pitagorici.
Socrate., su emsf.rai. L'etica in Platone e Aristotele, su emsf.rai. Mario
Vegetti: il primato del filosofo per Aristotele, sul RAI filosofia, su filosofia.rai. Mario
Vegetti. Vegetti. Keywords: ariskant, plathegel. -- Refs.: The H. P. Grice
Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza, “Grice e Vegetti e il platonismo
oxoniense di Pater” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732247714/in/dateposted-public/
Velino – I velini – Luigi Speranza (Velia). Grice: “”A = A,” Parmenides says,” “Le donne
sono le donne,” “La guerra è la guerra.” Enough to irritate an Italian
neo-non-parmenideian“One of the most important Italian philosophers, if only
because Plato dedicated a dialogue to him!”Grice. --
Parmenide Parmènide di Elea (in greco antico: Παρμενίδης, Parmenídēs;
Elea. Filosofo antico -- autore del poema Sulla natura. Viene considerato
il fondatore dell'ontologia, con cui ha influenzato l'intera storia della
filosofia occidentale. Fu il filosofo dell'essere statico e immutabile, in
contrasto col divenire di Eraclito, secondo il quale viceversa «tutto cambia». A
lui si deve la nascita della scuola eleatica a cui appartenevano anche Zenone (o
Senone nella grafia antica) di Elea e Melisso di Samo. La rivalità tra
Parmenide ed Eraclito è stata reintrodotta negli odierni dibattiti sulla
concezione del tempo,[ e della fisica moderna. Nacque a Velia, in Ascea, da una
famiglia aristocratica. Della sua vita si hanno poche notizie. Secondo
Speusippo, nipote di Platone, e chiamato dai suoi concittadini a redigere le
leggi di Ascea. Secondo Sozione e discepolo del pitagorico Aminia. Per altri fu
probabilmente discepolo di Senofane di Colofone. Ad Ascea fonda inoltre una
scuola, insieme al suo discepolo prediletto Zenone. Platone nel Parmenide
riferisce di un viaggio che Parmenide intraprese alla volta di Atene, dove
conobbe Socrate col quale ebbe una vivace discussione. L'unica opera di
Parmenide è il poema in esametri intitolato Sulla natura, di cui alcune parti
sono citate da Simplicio in De coelo e nei suoi commenti alla Fisica
aristotelica, da Sesto Empirico e da altri scrittori antichi. Di “Sulla natura”
ci sono giunti ad oggi diciannove frammenti, alcuni dei quali allo stato di
puro stralcio, che comprendono un proemio e una trattazione in due parti: La
via della verità e La via dell'opinione. Di quest'ultima abbiamo solo pochi
versi. Εἰ δ' ἄγ' ἐγὼν ἐρέω, κόμισαι δὲ σὺ μῦθον ἀκούσας, αἵπερ ὁδοὶ μοῦναι
διζήσιός εἰσι νοῆσαι· ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι, Πειθοῦς ἐστι
κέλευθος - Ἀληθείῃ γὰρ ὀπηδεῖ - , ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι,
τὴν δή τοι φράζω παναπευθέα ἔμμεν ἀταρπόν· οὔτε γὰρ ἂν γνοίης τό γε μὴ ἐὸν - οὐ
γὰρ ἀνυστόν - οὔτε φράσαις. ... τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι. Orbene io
ti dirò, e tu ascolta accuratamente il discorso, quali sono le vie di ricerca
che sole sono da pensare: l'una che "è" e che non è possibile che non
sia, e questo è il sentiero della persuasione (infatti segue la verità);
l'altra che "non è" e che è necessario che non sia, e io ti dico che
questo è un sentiero del tutto inaccessibile. Infatti non potresti avere
cognizione di ciò che non è (poiché non è possibile), né potresti esprimerlo. Infatti
lo stesso è pensare ed essere. Sostiene che la molteplicità e i mutamenti del
mondo sono illusori, e afferma, contrariamente al senso comune, la realtà dell'essere:
immutabile, ingenerato, finito, immortale, unico, omogeneo, immobile,
eterno. La narrazione si snoda intorno al percorso intellettuale del
filosofo che racconta il suo viaggio verso la dimora della dea della Giustizia la
quale lo condurrà al cuore inconcusso della ben rotonda verità. La dea, in
quanto tutrice dell'ordine cosmico, e vista in tal senso anche come garante
dell'ordine logico, cioè del corretto filosofare. La dea gli mostra la via
dell'opinione, che conduce all'apparenza e all'inganno, e la via della verità
che conduce alla sapienza e all'essere (τὸ εἶναι). Pur non specificando
cosa sia questo essere, è il che per primo ne mette a tema esplicitamente il
concetto. Su di esso egli esprime soltanto una lapidaria formula, la più antica
testimonianza in materia, secondo la quale l'essere è, e non può non essere. Il
non-essere non è, e non può essere -- ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι
… ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι -- è, e non è possibile che
non sia … non è, ed è necessario che non sia» -- fr. 2, vv 3;5 -
Simplicio, Phys. 116, 25. Proclo, Comm. al Tim.). Con queste parole intende
affermare che niente si crea dal niente (ex nihilo nihil fit), e nulla può
essere distrutto nel nulla. Già i primi filosofi avevano cercato l'origine (o ἀρχή,
archè) della mutevolezza dei fenomeni in un principio statico che potesse
renderne ragione, non riuscendo a spiegarsi il divenire. Ma i cambiamenti e le
trasformazioni a cui è soggetta la natura, tali per cui alcune realtà nascono,
altre scompaiono, non hanno semplicemente motivo di esistere, essendo pura
illusione. La vera natura del mondo, il vero essere della realtà, è statico e
immobile. A tali affermazioni giunge promuovendo per la prima volta un pensiero
basato non più su spiegazioni mitologiche del cosmo, ma su un metodo razionale,
servendosi in particolare della logica formale di non-contraddizione, da cui si
traggono le seguenti conclusion. L'essere è immobile perché se si muovesse
sarebbe soggetto al divenire, e quindi ora sarebbe, ora non sarebbe. L'essere è
uno perché non possono esserci due esseri: se uno è l'essere, l'altro non
sarebbe il primo, e sarebbe quindi non-essere. Allo stesso modo per cui, se A è
l'essere, e B è diverso da A, allora B non è: qualcosa che non sia Essere non
può essere, per definizione. L'Essere è eterno perché non può esserci un
momento in cui non è più, o non è ancora: se l'essere fosse solo per un certo
periodo di tempo, a un certo momento non sarebbe, e si cadrebbe in
contraddizione. L'essere è dunque ingenerato e immortale, poiché in caso
contrario implicherebbe il non essere. La nascita significa essere, maa anche
non essere prima di nascere. La morte significa non essere, ovvero essere solo
fino a un certo momento. L'essere è indivisibile, perché altrimenti
richiederebbe la presenza del non-essere come elemento separatore. L'essere
risulta così vincolato dalla necessità (ἀνάγχη), che è il suo limite ma al
contempo il suo fondamento costitutivo. La dominatrice necessità lo tiene nelle
strettoie del limite che lo rinserra tutto intorno; perché bisogna che l'essere
non sia incompiuto. L'essere secondo Parmenide: privo di imperfezioni e
identico in ogni sua parte come una sfera paragona l'Essere a una sfera
perfetta, sempre uguale a se stessa nello spazio e nel tempo, chiusa e finita
(per gli antichi greci il finito era sinonimo di perfezione). La sfera è
infatti l'unico solido geometrico che non ha differenze al suo interno, ed è
uguale dovunque la si guardi; l'ipotesi collima suggestivamente con la teoria
della relatività di Einstein che dice: «Se prendessimo un binocolo e lo
puntassimo nello spazio, vedremmo una linea curva chiusa all'infinito» in tutte
le direzioni dello spazio, ovvero, complessivamente, una sfera (per lo
scienziato infatti l'universo è finito sebbene illimitato, fatto di uno spazio
tondo ripiegato su se stesso). Fuori dell'essere non può esistere nulla, perché
il non-essere, secondo logica, non è, per sua stessa definizione. Il divenire
attestato dai sensi, secondo cui gli enti ora sono e ora non sono, è una mera
illusione (che appare ma in realtà non è). La vera conoscenza dunque non deriva
dai sensi, ma nasce dalla ragione. Non c'è nulla di errato nell'intelletto che
prima non sia stato negli erranti sensi» è la frase che d'ora in poi sarà
attribuita a Parmenide. Il pensiero è dunque la via maestra per cogliere la
verità dell'Essere: «ed è lo stesso il pensare e pensare che è. Giacché senza
l'essere … non troverai il pensare», a indicare come l'Essere si trovi nel
pensiero. Pensare il nulla è difatti impossibile, il pensiero è necessariamente
pensiero dell'essere. Di conseguenza, poiché è sempre l'essere a muovere il
pensiero, la pensabilità di qualcosa dimostra l'esistenza dell'oggetto
pensato.Tale identità immediata di essere e pensiero, a cui si giunge scartando
tutte le impressioni e i falsi concetti derivanti dai sensi, abbandonando ogni
dinamismo del pensiero, accomuna Parmenide alla dimensione mistica delle
filosofie apofatiche orientali, come il buddhismo, il taoismo e l'induismo. Una
volta stabilito che l'Essere è, e il non-essere non è, restava tuttavia da
spiegare come nascesse l'errore dei sensi, dato che nell'Essere non ci sono
imperfezioni, e perché gli uomini tendano a prestare fede al divenire
attribuendo l'essere al non-essere. Parmenide si limita ad affermare che gli
uomini si lasciano guidare dall'opinione (δόξα), anziché dalla verità, ossia
giudicano la realtà in base all'apparenza, secondo procedimenti illogici.
L'errore in definitiva è una semplice illusione, e dunque, in quanto non
esiste, non si può trovargli una ragione. Compito del filosofo è unicamente
quello di rivelare la nuda verità dell'Essere nascosta sotto la superficie
degli inganni. Il tema sarà ripreso da Platone che cercherà una soluzione al
conflitto tra l'essere e il molteplice; per sciogliere il dramma umano
costituito dal senso greco del divenire (per cui tutto muta) che si scontra con
una ragione, altra dimensione fondamentale della grecità, che è portata a
negarlo, Platone concepirà il non-essere non più alla maniera di Parmenide
staticamente e assolutamente contrapposto all'essere, ma come diverso
dall'essere in senso relativo, nel tentativo di dare una spiegazione razionale
anche al tempo e al molteplice. Il rigore logico di Parmenide gli valse
inoltre l'appellativo di "venerando e terribile" da parte di Platone.
La fiducia di Parmenide in un sapere completamente dedotto dalla ragione, e viceversa
la sua totale sfiducia nei confronti dei sensi e di una conoscenza empirica, fa
di lui un filosofo profondamente razionalista. Parmenide e la scuola di
Elea Parmenide ne "La scuola di Atene", affresco di Raffaello
Sanzio Parmenide fu il fondatore della scuola di Elea, dove ebbe vari
discepoli, il più importante dei quali fu Zenone. Il metodo usato dagli eleati
era la dimostrazione per assurdo, con cui confutavano le tesi degli avversari
giungendo a dimostrare la verità dell'Essere, nonché la falsità del divenire e
delle impressioni dei sensi, per una "impossibilità logica di pensare
altrimenti".Stupiva i contemporanei un ragionamento che scaturiva dalla
radicale contrapposizione essere/non-essere e da un'immediata conseguenza del
principio di non-contraddittorietà dell'essere e del pensiero, teorizzato in
seguito da Aristotele come evidenza prima e indimostrabile alla ragione senza
la quale diverrebbe impossibile qualsiasi conoscenza necessaria-filosofica,
restando solo il mondo dell'opinione. Parmenide e gli eleati si
contrapponevano soprattutto al pensiero di Eraclito, loro contemporaneo,
filosofo del divenire che basava la conoscenza interamente sui sensi. Nella
prospettiva della storia della filosofia, sarà quindi Hegel a concepire
l'essere in maniera radicalmente opposta a Parmenide. Anche l'atomismo
democriteo intese contrapporsi alla teoria eleatica dell'Essere (che aveva
cercato una soluzione al problema dell'archè negando alla radice un fondamento
originario al divenire), presupponendo gli atomi e uno spazio vuoto, diverso
dagli atomi, in cui essi potessero muoversi, ipotizzando in un certo senso una
convivenza di essere e non-essere. In seguito furono i sofisti a cercare
di confutare il pensiero degli eleati, opponendo al loro sapere certo e
indubitabile (επιστήμη, epistéme) sia il relativismo di Protagora, sia il
nichilismo di Gorgia. Uno dei maggiori problemi sollevati da Parmenide
riguardava in particolare l'impossibilità di oggettivare l'Essere, di darne un
predicato, di sottrarlo all'astrattezza formale con cui egli l'aveva enunciato,
e che sembrava contrastare con la pienezza totale del suo contenuto. Fu
seguendo questa strada che Platone, nel tentativo di risolvere il problema,
approderà al mondo delle idee. L'interpretazione della "doxa"
Giovanni Reale ha elencato le diverse interpretazioni contemporanee sullo
statuto e il significato dell'opinione ed il suo rapporto con la verità. Accanto
ad una lettura che le vede contrapporre radicalmente, ne esiste una diversa,
che Reale appoggia, secondo cui l'opinione (δόξα, doxa) non è da intendersi in
Parmenide come negazione assoluta della verità, ma come un modo improprio di
accostarsi ad essa. Non si tratterebbe cioè di puro non-essere, della via
dell'errore scartata a priori, ma di una terza possibilità in cui i fenomeni
(δοκοῦντα, dokùnta) sarebbero entità pensabili e quindi plausibili, se non
altro come manifestazioni esteriori del fondamento occulto e autentico
dell'Essere. Nelle parole della Dea, infatti, Parmenide è chiamato a conoscere
anche «le opinioni dei mortali, in cui non è certezza verace; eppure anche
questo imparerai: come l'esistenza delle apparenze sia necessario ammetta colui
che in tutti i sensi tutto indaga». Si tratta di un'interpretazione condivisa
in varia misura anche da Hans Schwabl, Mario Untersteiner, Giorgio Colli, Luigi
Ruggiu, sebbene respinta da altri, che farebbe di Parmenide un anticipatore
della futura ontologia platonica, mentre i suoi discepoli avrebbero invece
mantenuto una concezione più rigorosa dell'essere, quella tradizionalmente
attribuita agli eleati. Tra le filosofie volte al recupero del pensiero
classico in chiave attuale, in direzione del quale si sono mossi specialmente
gli studi di Martin Heidegger e di Gustavo Bontadini, l'opera di Emanuele
Severino si segnala come una parziale ripresa della dottrina di Parmenide, e
viene perciò definita «neoparmenidismo». In particolare nel suo scritto
Ritornare a Parmenide, Severino intende proporre un'originale reinterpretazione
delle categorie fondamentali del pensiero moderno alla luce della rigorosa
logica dell'Eleate. Secondo Platone in Parmenide, 127a-c. ^ Secondo la
cronologia di Apollodoro di Atene che colloca la sua ἀκμή (l'acmé, il
quarantesimo anno dell'età, ritenuto dai dossografi antichi il punto più alto
della vita e dell'attività filosofica) nella XLIX olimpiade, datata al 504-1
a.C. (Diogene Laerzio, IX, 23). Dopo che fu scoperta in uno scavo ad Ascea un'erma
acefala con l'iscrizione Πα[ρ]μενείδης Πύρητος Οόλιάδης φυσικός (Parmenide
figlio di Pirete medico degli Uliadai), dove Parmenide viene cioè indicato come
capo della scuola medica eleata degli Ούλιάδαι, si ritrova in seguito la
testa-ritratto con barba qui raffigurata, con la base del collo adattata ad
essere sovrapposta in un'erma del tipo di quella precedentemente ritrovata con
l'iscrizione citata. Altri ritengono invece che questa scultura riproduca il
busto del filosofo epicureo Metrodoro di Lampsaco (M. G. Picozzi, Parmenide,
Enciclopedia dell'arte antica Treccani). Logos: rivista internazionale di filosofia,
Bartelli & Verando I paradossi di Zenone sul movimento vennero enunciati
proprio per argomentare la posizione filosofica di Parmenide. Luigi Lugiato,
L'uomo e il limite, Milano, FrancoAngeli, Secondo Platone in Parmenide, op.cit.
Diogene Laerzio, IX, 21. ^ Così Plutarco, Contro Colote, 32, 1126 A. Fra questi
Aristotele, (Metafisica A 5, 986b, 22) e Platone (Sofista, 242d) e così anche
Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 21. ^ I presocratici, a cura di G.
Giannantoni, Bari 19756. ^ Platone, Parmenide, 128 B. ^ Simplicio, De cœlo 556,
25. Simplicio, In Aristotelis Physica commentaria. ^ Sesto Empirico, Adversus
mathematicos, libro VII. ^ Finito non da
intendersi come imperfetto perché per la mentalità antica il segno di perfezione
è la compiutezza, il finito. L'infinito vorrebbe dire che non è completo, che
gli manca qualcosa quindi imperfetto. Sul tema del viaggio in Parmenide si veda
quest'intervista a Luigi Ruggiu, tratta dall'Enciclopedia multimediale delle
scienze filosofiche. Fr. 1, v. 29, della raccolta I presocratici di
Diels/Kranz. ^ Anna Jellamo, Il cammino di Dike: l'idea di giustizia da Omero a
Eschilo, Roma, Donzelli. Sull'ipotesi che la dea della Giustizia fosse
interpretata da Parmenide in un significato nuovo, filosofico, cfr. Hermann
Fränkel, Wege und Formen Frühgriechischen Denkens. Literarische und
Philosophiegeschichtliche Studien, München, Beck, 1960, p. 162 segg., per il
quale essa veniva ora vista come dea della «giustezza» o «esattezza»
(dikaiosyne), preludio di quella platonica. Sulla Dike "filosofica"
cfr. anche Karl Deichgräber, Parmenides' Auffahrt zur Göttin des Rechts,
Untersuchungen zum Prooimion seines Lehrgedichts, 11, Magonza. La nascita della
parola "filosofia" è molto controversa, in quanto ha diverse
accezioni. Già anticamente, così come altri termini composti col suffisso
"philo-" (cfr. P. Hadot, Che cos'è la filosofia antica?, Torino,
Einaudi) essa indicava una passione, una tensione (φίλος, fìlos) verso il
sapere (σοφία, sofìa). Secondo Antonio Capizzi, tuttavia, Parmenide non era un
filosofo nel senso etimologico, in quanto più che al "sapere per il
sapere" propendeva per le applicazioni politiche del sapere, ma la
questione è tutt'altro che definitiva. Principio enunciato da Melisso e poi
reso in latino da Lucrezio, ma implicitamente presente nel frammento 8 di
Parmenide (cfr. Réginald Garrigou-Lagrange, La sintesi tomistica, Fede &
Cultura, 2015. ^ «Il principio di non-contraddizione, introdotto da Parmenide
per rivelare l'essere stesso, la verità essenziale, fu successivamente
impiegato come strumento del pensiero logicamente cogente per qualsiasi
affermazione esatta. Sorsero così la logica e la dialettica» (K. Jaspers, I
grandi filosofi, tr. it., Longanesi, Milano). ^ Fr. 8, v. 30-32, della raccolta
Diels/Kranz. ^ Albert Einstein si espresse tra l'altro in maniera
sorprendentemente simile a Parmenide, in quanto anch'egli tendeva a negare la
discontinuità del divenire e il suo svolgimento nel tempo. Secondo Popper,
«grandi scienziati come Boltzmann, Minkowski, Weyl, Schrödinger, Gödel e,
soprattutto, Einstein hanno concepito le cose in modo similare a Parmenide e si
sono espressi in termini singolarmente simili. La materia, secondo Einstein, si
curverebbe su se stessa, per cui l'universo sarebbe illimitato ma finito,
simile ad una sfera, che è illimitatamente percorribile anche se finita.
Inoltre Einstein ritiene che non abbia senso chiedersi che cosa esista fuori
dell'universo» (Ernesto Riva, Manuale di filosofia). Alexius Meinong, proprio come
Parmenide, difese ad esempio l'idea che anche «la montagna d'oro» (titolo di un
romanzo fantascientifico) sussista poiché se ne può parlare. Fr. 3, v. 1,
Diels/Kranz. Sull'analogia tra la posizione parmenidea e le filosofie
dell'Oriente, cfr. Emanuele Severino. Il Poema, le fonti, le interpretazioni,
su filosofico.net. Cfr. anche l'intervista al professor Emanuele Severino
(Venezia, Museo Correr, Biblioteca Marciana) in Parmenide su Emsf.rai.it. ^
Platone, Teeteto, 183e. ^ Un famoso esempio si ha nelle aporie note come
paradossi di Zenone. ^ Si veda La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico,
di Eduard Zeller, trad. di R. Mondolfo Eleati, a cura di Giovanni Reale,
Firenze, La Nuova Italia, nuova edizione a cura di Giuseppe Girgenti, Milano,
Bompiani, 2011. ^ «Dunque, Parmenide ha esposto un'"opinione
plausibile", oltre a quella fallace, e ha cercato, a suo modo, di dar
conto dei fenomeni» (G. Reale, Storia della filosofia antica, I, Vita e
Pensiero, Milano). Fr. 1, vv. 31-33, trad. di G. Reale. Hans Schwabl, Sein und
Doxa bei Parmenides, «Wiener Studien», Mario Untersteiner, La Doxa di
Parmenide, in Parmenide. Testimonianze e frammenti, Sansoni, Firenze Giorgio
Colli, Physis kryptesthai philei, ed. dell'Ateneo, Roma Luigi Ruggiu, Saggio introduttivo e
commentario filosofico, in Parmenide. Poema sulla natura: i frammenti e le
testimonianze indirette, Rusconi, Milano
Di origine evidentemente iranica sarebbe il dualismo luce-tenebre che
per Parmenide sta alla base della dóxa, mentre sarebbe addirittura di origine
indiana il carattere puramente apparente da lui attribuito al mondo sensibile
(sostenuto dalla corrente Samkya delle Upanishad nella famosa dottrina del
"velo di Maya", ripresa da Arthur Schopenhauer nel XIX secolo), e lo
stesso viaggio del filosofo al cospetto della dea, esposto nel proemio del
Poema parmenideo, ricorderebbe i viaggi degli sciamani asiatici (Martin
Litchfield West, La filosofia greca arcaica e l'Oriente, Il Mulino, Bologna,
1993). ^ In esso, tuttavia, Severino afferma dapprima di aver compiuto il
secondo grande "parmenicidio", dopo quello di Platone: Parmenide
svaluta e quindi annulla i fenomeni, ma questi appaiono, quindi esistono e, se
esistono, non divengono, ma tutti sono eterni. In secondo luogo Severino usa la
logica parmenidea per confutare l'etica e la fede in Dio: poiché il divenire
non esiste, non sarebbero possibili la libera scelta morale e l'esistenza di un
Creatore che tragga l'essere dal nulla, creandolo ex nihilo. Bibliografia Fonti
Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei più celebri filosofi, Testo greco a
fronte, a cura di Giovanni Reale con la collaborazione di Giuseppe Girgenti e
Ilaria Ramelli, Milano, Bompiani, 2005 Edizioni e traduzioni Pilo Albertelli,
Gli Eleati: testimonianze e frammenti, Bari, Laterza, 1938 Renzo Vitali,
Parmenide d'Elea. Peri physeos, una ricostruzione del Poema, Faenza, Lega, 1977
Giovanni Reale, Luigi Ruggiu, Parmenide. Poema sulla natura, Milano, Rusconi,
1991 Giovanni Cerri, Parmenide. Poema sulla natura, Milano, BUR, 1999 Albino
Nolletti, Che cos'è l'Essere di Parmenide: spiegazione di un enigma filosofico
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Testimonianze E Frammenti Testo greco a fronte, Milano, Bompiani, 2011 Studi
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Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Velia -- Zenone – i veliani – Luigi Speranza (Velia). Filosofo. f.
senofane, parmenide -- Velia -- (or as
Strawson would prefer, Zeno). Sometimes
spelt ‘Senone’ "Senone *loved* his native Velia. Vivid evidence of the cultural impact of Senone's arguments in Italia is
to be found in the interior of a red-figure drinking cup (Roma, Villa Giulia,
inv. 3591) discovered in the Etrurian city of Falerii. It depicts a heroic
figure racing nimbly ahead of a large tortoise and has every appearance of
being the first known ‘response’ to the Achilles (or Mercurio, Ermete) paradox.
“Was ‘Senone’ BORN in Velia?”that is the question!”Grice. Italian philosopher, as as such, or as
Grice prefers, ‘senone’ -- Zenos paradoxes. “Since Elea is in Italy, we can say
Zeno is Italian.”H. P. Grice. “Linguistic puzzles, in nature.” H. P. Grice. four paradoxes relating to space
and motion attributed to Zeno of Elea fifth century B.C.: the racetrack,
Achilles and the tortoise, the stadium, and the arrow. Zeno’s work is known to
us through secondary sources, in particular Aristotle. The racetrack paradox.
If a runner is to reach the end of the track, he must first complete an
infinite number of different journeys: getting to the midpoint, then to the
point midway between the midpoint and the end, then to the point midway between
this one and the end, and so on. But it is logically impossible for someone to
complete an infinite series of journeys. Therefore the runner cannot reach the
end of the track. Since it is irrelevant to the argument how far the end of the
track is it could be a foot or an inch
or a micron away this argument, if
sound, shows that all motion is impossible. Moving to any point will involve an
infinite number of journeys, and an infinite number of journeys cannot be
completed. The paradox of Achilles and the tortoise. Achilles can run much
faster than the tortoise, so when a race is arranged between them the tortoise
is given a lead. Zeno argued that Achilles can never catch up with the tortoise
no matter how fast he runs and no matter how long the race goes on. For the
first thing Achilles has to do is to get to the place from which the tortoise
started. But the tortoise, though slow, is unflagging: while Achilles was
occupied in making up his handicap, the tortoise has advanced a little farther.
So the next thing Achilles has to do is to get to the new place the tortoise
occupies. While he is doing this, the tortoise will have gone a little farther
still. However small the gap that remains, it will take Achilles some time to
cross it, and in that time the tortoise will have created another gap. So
however fast Achilles runs, all that the tortoise has to do, in order not to be
beaten, is not to stop. The stadium paradox. Imagine three equal cubes, A, B,
and C, with sides all of length l, arranged in a line stretching away from one.
A is moved perpendicularly out of line to the right by a distance equal to l.
At the same time, and at the same rate, C is moved perpendicularly out of line
to the left by a distance equal to l. The time it takes A to travel l/2
relative to B equals the time it takes A to travel to l relative to C. So, in
Aristotle’s words, “it follows, Zeno thinks, that half the time equals its
double” Physics 259b35. The arrow paradox. At any instant of time, the flying
arrow “occupies a space equal to itself.” That is, the arrow at an instant
cannot be moving, for motion takes a period of time, and a temporal instant is
conceived as a point, not itself having duration. It follows that the arrow is
at rest at every instant, and so does not move. What goes for arrows goes for
everything: nothing moves. Scholars disagree about what Zeno himself took his
paradoxes to show. There is no evidence that he offered any “solutions” to
them. One view is that they were part of a program to establish that
multiplicity is an illusion, and that reality is a seamless whole. The argument
could be reconstructed like this: if you allow that reality can be successively
divided into parts, you find yourself with these insupportable paradoxes; so you
must think of reality as a single indivisible One. Senza
le premesse di tale discussione e problematica si precisano chiaramente nei
finissimi argomenti di Zenone di Velia, diseepolo e difensore di Parmenide, in
cui si vede bene il taglio netto tra l'essere che è e in cui tutto si annulla,
e il mondo umano costruito dall'uomo stesso. All'inizio del “Parmenide” Platone
narra che una volta, durante le grandi Panatenee, Parmenide e Zenone vennero ad
Atene. Parmenide era allora molto innanzi negli anni, tutto bianco, ma
d'aspetto bello e nobile, e aveva circa sessantacinque anni. Zenone si
avvicinava allora ai quaranta anni, di grande statura e bell'uomo (Parmenide,
127b). Platone dice, poi, che in quell'occasione Zenone lesse un saggio che
scrive per difendere la tesi di Parmenide, ma k:he quel libro egli compose per
amor di polemica e che per giunta un tale glielo aveva sottratto, per cui,
Platone fa dire a Zenone. Nnon ebbi neppure il ternpo di pensare se fosse o no
il caso di darlo alla luce (128a). Platone, forse, per dare avvio alla sua
discussione, probabil-mente nei confronti dell'eleatismo megarico, si
riallaccia di proposito a Zenone e a Parmenide mettendoli in rapporto con
Socrate, allora giovanissimo, quel Socrate di cui poi i megarici furono discepoli.
Può darsi, dunque, che Platone forza la notizia di Zenone ad Atene insieme a
Parmenide, in un'epoca, il 455-450, in cui sembra difficile, per ragioni
cronologiche, che Parmenide sia potuto venire ad Atene, o avesse circa
sessantacinque anni. Nulla vieta, invece, di pensare che lui sia stato
effettivamente ad Atene, anche se in epoca diversa, e che sia nato tra il 500 e
il 490. Discepolo di Parmenide, Zenone nacque ad Elea nel 500/490. ·Platone
(Parmenide, 127b) narra che nel 452 circa Zenone, venuto con Parmenide ad
Atene, aveva circa quaranta anni. Tutte le fonti lo presentano come uomo
prestante e altamente intelligente, che prese attiva parte alla vita politica
della sua città, dove sarebbe eroicamente morto combattendo il tiranno Ncarco,
quando, preso da Nearco e torturato, per non parlare si spezza la lingua con i
denti, sputandola addosso al tiranno. Sembra che la struttura originaria del
saggio di Zenone (o dei suoi saggi) fosse antinomica, e che [Altro punto
sospetto è che Platone dice che il saggio che Zenone scrive e stato fatto
circolare senza il permesso dell'autore. Potrebbe questo essere indice che
Platone, in effetto, non espone la tesi vera di Zenone, anche se, nella
finzione del dialogo, lui stesso approvi, con qualche riserva, il sunto che dei
punti salienti dà Socrate. Platone, nel Parmenide tende a dimostrare
l'impossibilità di pensare l'essere di Parmenide che porta dietro di sé
l'altrettanta impossibilità di pensare i molti, onde, postici sul piano di
Parmenide, risulta impossibile il discorso, un qual- sivoglia giudizio. Non
interessa ora la soluzione di Platone e il suo tentativo di poter pensare l'essere
come dialetticità corrispondente alla dialetticità del pensiero, per cui si
rendeva possibile porre un tutto oggettivo. come ordine dialettico e misura su
cui scandire, attraverso la conoscenza di sé, lo stesso ordine politico. È
tuttavia importante sottolineare che nei confronti dell'uno di Parmenide e
delle opere di lui (che accettando l'ipotesi di Parmenide e anche accettando
che l'uno di Parmenide si può, all'estremo, ritenere assurdo, vuoi dimostrare
che altrettanto assurdo è porre unità accanto a unità, come i pitagorici,
quando si ritenga che queste siano realtà per sé e non puri nomi), la polemica
di Platone chiarifica quella che storicamente dev'essere stata l'aporia
fondamentale in cui doveva trovarsi il lettore del saggio di Zenone. In verità
- abbietta Zenone nel Parmenide di Platone - questo mio saggio vuol essere in
certo modo una difesa della dottrina di Parmenidc contro quelli che cercano di
metterla in ridicolo sostenendo che la tesi dell'esistenza dell'uno va incontro
a molte conseguenze ridiwlc c contraddittorie. Vuole confutare perciò questo
mio saggio quelli che asseriscono l'esistenza dei molti c render loro la pariglia
e anche di piu, cercando di mostrare che la loro ipotesi dell'esistenza dei.
molti va incontro a conseguenze ancor piu ridicole di quella dell'uno se si
vuole andare in fondo alla ricerca (l28c-d). In effetto qui Platone corregge la
sua prima affermazione che Zenone e Parmenide avessero detto la stessa cosa
("dite su per giu la cosa medesima ": 128b}, e per i suoi intenti
lascia cadere la precisazione di Zenone. Ma ciò è fondamentale, perché, in
genere, è con questi abili accenni che Platone distingue quello che a lui
importa da quello che accantona, ma che corrisponde, quasi sempre, alla verità
storica. Zenone, quaranta fossero gli argomenti contro la tesi che sostiene il
molteplice e il moto. Platone che vede in lui il difensore dell"Uno di
Parmenide, lo chiamò il "palamede eleatico" (Fedro, 26ltl). ] dunque,
sarebbe parmenideo alla rovescia. Egli accetterebbe che l'uno tutto di
Parmenide porti alla finale contraddizione dell'impensabilità - proprio sulla
via del pensiero - dell'uno stesso. Solo che la facile critica dell'annullarsi
dell'uno deve tener presente che, ammessa la esistenza dei molti, di punti
accanto a punti, come enti reali, si cade nelle stesse contraddizioni di chi
pone l'uno. Zenone non dice mai cosa sia l'Essere. Zenone nega che posti i
molti come esistenti, sul piano logico i molti esistano, confermando cosi la
tesi parmenidea che i molti in quanto tali, in quanto definizioni, non sono che
puri nomi. Ammessa, dunque, pitagoricamente, l'esistenza di punti reali
costituenti le cose, bisogna necessariamente ammettere che ciascuna di tali
unità in quanto punto ha una grandezza, anche se minima, onde in ogni punto vi
sono infiniti punti e quindi ogni punto-unità sarà infinitamente grande; se il
punto poi non ha gradezza, poiché le cose si costituiscono come aventi
grandezza per l'unione dei punti, come sarà mai possibile che punti senza
grandezza diano luogo a grandezze? n punto dunque, se non ha grandezza, non è
(fr. l, 2). Ancora: ammesse piu cose costituite di punti, esse saranno ad un tempo
in numero finito e infi.t;lito, il che è contraddittorio: saranno in numero
finito, perché non possono essere piu o meno di quante sono; infinito perché
tra l'una e l'altra ve ne sarà un'altra ancora, e tra questa e l'altra un'altra
ancora all'infinito (fr. 3). Ancora: ammessa la molteplicità di cose reali per
sé, bisogna ammettere o che sono continue, onde la molteplicità si annulla
nella continuità, che, essendo divisibile all'infinito, è costituita di
infiniti punti a loro volta divisibili all'infinito, fino al nulla; oppure che
ogni cosa, limitando l'altra, occupa uno spazio e si distingue dal- l'altra per
uno spazio: ma allora ogni spazio in quanto luogo implica un altro luogo e cosi
all'infinito, sino all'unico luogo cioè l'uno, cioè il nulla (Aristotele,
Fisica, 209a-210b; Simplicio, Fisica, 140, 34, 562, 1). Entro questa linea
rientra anche il cosiddetto argomento del grano di miglio. Un grano o la
decimillesima parte di un grano di miglio fa rumore: ora se fra un grano di
miglio e un medimmo c'è proporzione, vi sarà proporzione anche tra i suoni, per
cui se un medimmo di miglio fa rumore lo farà anche un solo grano (Aristotele,
Fisica, 250a~ 19; Simplicio, Fisica, 1108, 18), ma ciò non avviene.
Evidentemente quest'ultimo argomento rientra nei termini dei primi. Se l'uno, o
la totalità, è impensabile irrelativamente, altrettanto impensabili sono i
molti qualora si pongano quali realtà accanto a realtà. Nessuna parte del
molteplice costituirà il limite ultimo e nessuna sarà senza una relazione con un'altra"
(fr. 1). Poiché i molti sono impensaolli, se non. determinati come variazione
di quantità di un CONTINUO, e poiché IL CONTINUO si può rappresentare come
retta all'infinito, fino al nulla, i molti, se posti come realtà per sé, non
sono. Cosi nell'ipotetica retta (nulla è pensabile se non in quanto estensione
ed estensione che si qualifica) altrettanto inconcepibile è il moto, o meglio
la possibilità dello spostamento e del passaggio da punto a punto, ché, dato,
ad esempio, un segmento AB, tra A e B posta una metà A', necessariamente tra A
e A', vi sarà una metà A" e cosi vita all'infinito – eis apeiron --
(argomento della dicotomia, cioè della divisione in due: Aristotele, Fisica,
233a, 239b, 263a; Simplido, Fisica, 1013; 4). Evidentemente non vi è allora
passaggio tra un ipotetico primo punto A e il punto della linea accanto ad A,
onde si può dire che Achille piè veloce" (in A) non raggiungerà mai la
tartarugà che sia un passo avanti (in A"), ché, in effetto, logicamente,
né l'uno né l'altra si muovono (argomento dell'Achille: cfr. Aristotele,
Fisica, 239b; Simplicio 1013, 31), tanto piu che la linea, essendo costituita
d'infiniti punti, è divisibile all'infinito, e quindi, all'infinito, si
annulla. Analogamente LA FRECCIA non raggiungerà mai il bersaglio, dovendo
percorrere l'infinito e rimanendo sempre ferma al punto di partenza (argomento
della freccia: cfr. Aristotele, Fisica, 239b; Simplicio, Fisica, 1015, 19;
Filopono, Fisica, 816, 30; Temistio, Fisica, 199, 4). Infine, dei presunti
quaranta argomenti con i quali Zenone avrebbe dimostrato la contraddittorietà
in cui pone o l'esperienza sensibile o la definizione dei dati che implicano la
molteplicità o il movimento, abbiamo l'argomento detto dello stadio.
Considerando in uno stadio un punto mobile che va ad una certa velocità, se lo
si considera rispetto ad un punto fermo andrà, ad esempio, a dieci chilometri
l'ora, se lo si considera invece rispetto a un altro punto mobile che vada alla
sua stessa velocità in senso opposto, quello stesso mobile va a venti
chilometri all'ora. Il quarto argomento - dice Aristotele - è quello delle due
serie di masse uguali che si muovono in senso contrario nello stadio, lungo
altre masse uguali, le une cioè a partire dalla fine dello stadio, le altre
dalla metà, con velocità uguale; la conseguenza è che la metà del tempo è
uguale al doppio (Fisica, 239b; cfr. anche Simplicio, Fisica, 1016, 9 sgg). I
celebri argomenti sul movimento, con cui, accettata la premessa che esiste il
moto, con ferrea consequenzialità, di deduzione in deduzione, si dimostra
come-sul piano logico, contraddicendosi, non si possa se non negare il moto
(onde, appunto, Aristotele, secondo Diogene Laerzio, VIII, 57, nel “Sofista”
andato perduto - ha potuto dire che lui e padre della DIALETTICA, come arte del
confutare), ci sono rimasti attraverso le discussioni e le critiche di
Aristotele. Non sappiamo, in effetto, se tali argomenti fossero proprii del suo
saggio, ché le fonti precedenti, ivi compreso Platone (che fa intravedere solo
gli argomenti contro l'esistenza della molteplicità), ne tacciono. Certo gli
argomenti sul movimento potevano essere conseguenza di quelli sulla pluralità,
che, portando a dimostrare l'intraducibilità della fisica in termini
logico-matematici, per l'impensabilità del CONTINUO SPAZIALE, portavano anche a
rendere impensabile il continuo temporale-spaziale su cui si determinano,
definendoli, i punti-geometrici, i cui rapporti di movimento divenivano
rapporti spaziali e, quindi, ancora una volta impensabili o contraddittori. La sua
polemica sembra quindi rivolta sia contro i punti- cose dei primi pitagorici (o
se si vuole contro la riduzione a numeri interi delle cose da parte dei primi
pitagorici), supponendo i numeri irrazionali, sia contro l'impossibilità di
ridurre le esperienze della vita, della mutevolezza, alla sfera della ragione e
dei numeri, senza perdere in puri nomi quella stessa vitalità. Le conseguenze
della discussione di Zenone, tenendo presenti certe posizioni a lui
contemporanee o immediatamente posteriori - lasciando da parte le implicazioni
che vi hanno veduto certi storici, riferendo le sue tesi ad alcune delle
concezioni della matematica e della fisica moderna, - sembrano potersi indicare
nei seguenti punti: l. impossibilità di ridurre la fisica in termini matematici;
2. conseguente impossibilità di pensare, e quindi di definire, sia l'essere
come totalità, sia la molteplicità; 3. consapevolezza che ogni ricostruzione
matematica è valida, in quanto ipotetica e che altrettanto ipotetica è ogni
ricostruzione fisica. Sul piano storico si determinano cosi: posizioni diverse,
a seconda di quale aspetto della problematica, impostata da Zenone, veniva
approfondito. O si insistito sul continuo giungendo a risolvere e ad annullare
i molti (che restano come determinazioni valide su di un piano puramente
linguistico) nel continuo stesso, cioè nell'infinita unità (Me- lisso); o si è
risolto l'uno su di un piano puramente matematico, per cui l'uno non è nessuno
dei punti della serie, né il pari né il dispari, ma la possibilità dell'uno e
dell'altro, e che nell'opposizione-armonia dà luogo a un'ipotesi logica che
spiega un'ipotesi fisica (Crotone e Taranto); o si è assunta l'ipotesi fisica
del continuo divisibile all'infinito in infiniti punti ognuno dei quali,
infinito, ha in sé tutte le infinite possibilità, gl'infiniti semi vitali, onde
in ogni punto tutto è tutto (Anassagora); o si è fatta l'ipotesi che gli
infiniti punti, proprio perché infiniti e quindi escludenti un passaggio
dall'uno all'altro all'infinito costituiscono infiniti limiti, d'onde una
infinita serie di limiti, d'indivisibili (atomi) implicanti nel limite una
separazione, cioè un altro limite come vuoto (Leucippo, che fu discepolo di
Zenone, e Democrito). Infine, se da un lato la sua problematica portava a impostare
l'intelligibilità del reale non come afferrante la struttura in sé del reale
stesso, ma come ipotesi o fisica o matematica, dall'altro lato portava, nella
consapevolezza dell'impossibilità logica dell'Essere o del divenire, della
Verità, a rimanere sul piano dell'opinione c del discorso umani, entro i
termini dello stesso mondo dègli uomini e dei loro rapporti (Protagora,
Gorgia). Senone di Velia. Keywords: reductio ad absurdum, alievo di
Parmenide di Velia, scuola di Velia, scuola di Crotone, i veliati, i veliani,
Adorno. Refs.: H. P. Grice, “Zeno’s sophisma;” Luigi Speranza, "Senone e
Grice," “Grice e Zenone” -- The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia. #velia https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4420384541306840 #griceevelia
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Grice e Venanzio – filosofia
italiana – Luigi Speranza -- Essentail Italian philosopher.
Filosofo. Luigi Carrer. Pietose esequie per lui
si celebrarono nella Basilica di San Marco, e il dolore apparve su tutti i
volti, qual era in tutti i cuori, solenne e profondo; ed il Municipio di
Venezia gli decretò sepoltura propria ed iscrizione monumentale nel comunale
cimiterio. Così quella feconda vita innanzi tempo si spense e la gloria
dell'estinto ormai più non dura che nella memoria delle sue virtù e nella splendida
bellezza delle sue opere. Sventura acerbissima! che privò la patria di un
cospicuo decoro e tolse alla italiana letteratura di cogliere il pieno frutto
dei nobili studj di un tanto scrittore, ed a questo di godere più a lungo, dopo
i sofferti infortunj, il meritato riposo e e ben conseguite ricompense. (dal
Comentario della vita e delle opere di Carrer, in Carrer, Poesie (Le Monnier,
Firenze). Sulla eccellenza dei prosatori. Chiunque alle prime origini ed alle
rarie vicende della italiana letteratura volga la mente, scorgerà dì leggieri,
che ogni epoca di essa è renduta dalle altre singolare da pregi non solo
segnalati in se stessi, ma eziandio ai progressi della letteratura medesima in
partìcolar modo accomodati; cosicché, mentre le altre nazioni la maggior loro
gloria in un solo secolo ripongono, la nostra può a giusto diritto di molti
egualmente vantarsi. Amore ardentissimo di patria, zelo di libertà e quel senso
squisito del bello che alla prima aurora della civiltà corse a risvegliare gli
animi per lungo sonno inoperosi, mossero i nostri padri del trecento a fondare
la lingua e la letteratura italiana; e tanta fu la fiamma allora accesa nei
petti sdegnosi dell'antica barbarie, che sursero ad un tratto quei miracoli di
sapere e d'ingegno, Dante, Petrarca, e Boccaccio; ai quali tenne dietro la
onorata comitiva dei Villani, dei Cavalca, dei Passavanti, dei Compagni, e di
parecchi illustri Volgarizzatori, dalle cui scritture la purissima vena
discorre dell'italiano favellare. E
nella eccelsa carriera, dappertutto, ed alla testa di tutti si mostra il
Galileo; spirito che più che a decoro della sua patria e del suo secolo parve
nato a lume ed a stupore dell'universo. Ch'egli pensò e previdde come Bacone,
ma con alacrità inoltrossi pel sentiero che quegli aveva soltanto additato;
dubitò come Cartesio, ma alle opinioni rivocate in dubbio non sostituì come
quello vane chimere e sognate ipotesi; osservò e scoprì come Newton; ma la
progressione dei tempi riservò al filosofo inglese il vanto di dare il suo nome
al grande sistema per cui l'italiano aveva in gran parte approntato i
materiali. Imperciocchè dopo avere in terra stabilite le leggi della caduta dei
gravi, delle velocità, delle resistenze, delle percosse, e dopo aver per così
dire valutati i corpi in numero, peso e misura, colla pupilla armata del
telescopio da lui forse inventato e certamente perfezionato speculò arditamente
nel cielo, ed ivi con invitta forza stabilì l'impero del sole ed il nostro
mondo gli rese soggetto, vide valli e monti nella luna, vide di nuove stelle
risplendere il firmamento, e Giove che prima per solitaria via moveva deserto
fornì d'astri seguaci, ed il vaghissimo volto di Venere a seconda dei tempi e
delle vicende fece che in vari aspetti ai cupid'occhi si mostrasse: felice! chè
le opere ed i trovati mostrarono quanto in lui vi fosse di divino, le sole
sventure quanto di mortale. Il Dizionario della Crusca è il solo da cui e
precettori e discepoli trar possano norme e soccorsi, serbiamo con ogni cura
intatta la fede e la dignità di questo libro reverendo; e non feriamone
l'autorità coll'arme del ridicolo. Gli alti pensieri, lo stile acconcio e
severo e le scelte ed accresciute parole costituiscono le qualità distintive
delle prose dei buoni scrittori del seicento; per le quali la lingua italiana
giunse in quel secolo ad un vigore e ad un nerbo, che fra le splendide pompe e
le floride eleganze del secolo antecedente non aveva forse saputo acquistare. A
niuno inferiore e superiore a molti è Redi, e sia che il proprio animo
manifesti nella epistolare corrispondenza, sia che della inferma salute de'
suoi ammalati discorra, sia ch'espenga le sue gravissime osservazioni alla
istoria naturale pertinenti, sia che si applichi ad illustrare la patria
favella ed a risolverne le più sottili questioni, dagli altri di lunga mano si
distingue per la spontanea leggiadria con cui le scritture condisce senza
renderle affettate o leziose, per le grazie ingenue e festive di cui le sparge,
pel patrimonio prezioso di schiette e adequate parole di cui le arricchisce,
esoprattutto per certi ritorcimenti e per certe giudiziose piegature con cui
nuovi significati e vaghezza nuova alle voci radicali sa dare. Girolamo Venanzio, Sulla eccellenza dei
prosatori, in Memorie scientifiche e letterarie dell'Ateneo di Treviso, Andreola,
Treviso. Venanzio. Keywords. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS –
Luigi Speranza, “Grice e Venanzio” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732463585/in/dateposted-public/
Grice e Vera – l’idealismo italiano – filosofia
italiana (Amelia). Essential Italian philosopher. Senatore
del Regno d'Italia Legislature XIII. Filosofo. Grice: “One of my favourite
unpublications is “Absolutes,” which took its inspiration from a little tract
by Vera which was especially influential on Flaubert, “Il problema
dell’assoluto.” Strawson remarked: “it was a boojum, you see!” -- Fu senatore
del Regno d'Italia nella XIII legislatura. Compì i suoi studi alla
Sapienza di Roma, terminandoli alla Sorbona di Parigi. Mostrò subito un immenso
talento per l'insegnamento, caratterizzato da lucidità di esposizione e genuino
spirito filosofico, reggendo dal 1839 al 1850 svariate cattedre in città
importanti della Francia e della Svizzera. Il colpo di Stato di Napoleone
III lo costrinse a rifugiarsi in Inghilterra a causa delle sue idee eterodosse.
Qui intraprese la stesura in francese dell’“Introduzione alla filosofia” di Hegel.
Tornò in Italia, riuscendo a diventare il più geniale e originale comunicatore
della filosofia di Hegel, insegnando storia della filosofia dapprima all'Accademia
di Milano, e poi, su invito di Francesco De Sanctis, a Napoli. Continuò a
intrattenere scambi fecondi con la Società Filosofica di Berlino e con gli
ambienti hegeliani tedeschi e francesi. Divenne socio nazionale dell'Accademia
dei Lincei. Fu suo fedelissimo allievo Mariano. E durante i suoi
studi con Cousin a Parigi che Vera arriva a conoscere la filosofia, risentendo
fortemente dell'hegelismo allora in voga, di cui divenne in Italia promotore
indiscusso. Si deve infatti a Vera il risveglio in Italia dell'interesse
per la filosofia idealista ed hegeliana in particolare, anche se egli godette
di maggior fortuna all'estero, mentre ebbe un influsso molto minore in patria
rispetto a quello esercitato ad esempio dai lavori di Spaventa. A differenza di
Spaventa, infatti, che reinterpretò la filosofia di Hegel in chiave critica,
Vera si mantenne sostanzialmente fedele al dettato ortodosso della dottrina
hegeliana. Nelle sue opere, che esaltano la capacità di Hegel nel
collegare ogni aspetto della realtà in un sistema organico, prevale l'attenzione
per il problema religioso. Vera interpreta l'idea logica hegeliana in senso
trascendente, come il concetto di ‘dio,’ venendo per questo accostato in certa
misura alla Destra Hegeliana in Germania, sebbene una tale lettura possa
apparire una forzatura. Centrale è il primato dell'idea, che si articola
nella storia come organismo spirituale, e per attingere la quale occorre
trascendere la natura. L'idea esiste bensì anche nelle piante e negli animali,
ma in maniera incosciente. Solo nell'essere umano – la persona -- essa giunge a
pensarsi come idea, divenendo in tal modo storia, e rendendo possibile anche il
progresso delle entità collettive di personi che sussistono come una nazione. Finché
una nazione vive nella sfera del suo essere sensibile e animale, essa non si
muove. Essa ripete ogni giorno la stessa vita e gli stessi eventi. Essa prova
sempre gli stessi bisogni. Che se non fosse possibile trascendere questa sfera,
la storia stessa non sarebbe possibile. Queste poche considerazioni ci spingono
adunque a riconoscere con più pieno convincimento che solo l'idea o l'assoluto
è il motore della nazione e dell'umanità, ovvero il principio determinante della
storia” (“Introduzione alla filosofia della storia, Le Monnier, Firenze). La
sua “Introduzione alla filosofia di Hegel” ha influenzato Flaubert nella
stesura di Bouvard e Pécuchet. In Italia invece è stato determinante per
aver stimolato, insieme a Spaventa, la nascita dell'idealismo con Croce e
Gentile. Il suo saggio filosofico più famoso è “Il problema dell'assoluto.”
Si dedica anche a tematiche giuridiche e politiche su Cavour con Libera Chiesa
in libero Stato, in cui attribuiva il ritardo del processo di rinnovamento
liberale in Italia alla mancanza, durante il suo Rinascimento, di una Riforma
luterana come quella d'oltralpe. Tesi in latin: “ Platonis, Aristotelis
et Hegelii: de medio termino doctrina. Quaestio philosophica. Opere: “Amore e filosofia:
orazione inaugurale nel solenne riaprimento dell'Accademia, Milano); “La pena
di morte” (Napoli); “Prolusioni alla storia della filosofia e alla filosofia della
storia” (Napoli); “Ricerche sulla scienza speculativa e sperimentale” (Napoli);
“La filosofia della storia” (Firenze); “Il Cavour e libera Chiesa in libero
Stato” (Napoli); “Problema dell'assoluto” (Napoli); “Platone e l'immortalità
dell'anima” (Napoli); “Saggi
filosofici” (Napoli). Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e
Lazzaronastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio
e Lazzaro. Enciclopedia Italiana. Vera, su treccani. La Civiltà cattolica, Firenze, libraio L.
Manuelli). Sträter osserva in proposito che Augusto Vera «sembra la degna
riproduzione italo-francese di quel tipo a cui in Germania usiamo dare il nome
di vecchi hegeliani o anche di ortodossi di stretta osservanza» (cit. in Tortora,
Le filosofie italiane, de "Le
filosofie contemporanee", Università degli Studi Federico II di Napoli).
La rinascita hegeliana a Napoli, su eleaml.altervista.org. Lezioni di A. Vera, raccolte e pubblicate con
l'approvazione dell'autore da R. Mariano, cLe Monnier, Firenze, Revue Flaubert,
L'escatologia pitagorica nella tradizione occidentale, su rito simbolico. G. Cotroneo,
Filosofia e storiografia, Rubbettino Editore, R. Mariano, Introduzione alla filosofia della
storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore
da Raffaele Mariano, Firenze, Le Monnier, 1869 Giovanni Gentile, Augusto Vera e
l'ortodossismo hegeliano, in Le origini della filosofia contemporanea in Italia, Messina, Enciclopedia Italiana, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Armando Plebe, Spaventa e Vera,
Torino, Edizioni di Filosofia, Guido Oldrini, Gli hegeliani di Napoli. Augusto
Vera e la corrente ortodossa, Milano, Feltrinelli); T. Cricelli, Vera e la
filosofia hegeliana, Il Testo. Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Vera, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vera, su Senatori
d'Italia, Senato della Repubblica. Vita
e opere di Augusto Vera, su paolomalerba. Introduzione alla filosofia della
storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore
da R. Mariano, Firenze Le Monnier. Augusto Vera. Vera. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Vera” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701723999/in/photolist-2mPkhvE-2mLLZRD-2mLP9qE-2mLGod1-2mLLwjC-2mLGRht-2mKEyBA-CntuMM-kLb4Rq-hSTpSd
Grice e Vercellone – il bello e
l’estetico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Essentail Italian
philosopher. Filosofo. La filosofia di Vercellone si svolge inizialmente
intorno all’ermeneutica e il concetto di ‘classico’ – as in English ‘classy’,
in Loeb’s classy library --. Anche il nichilismo. La sua “Introduzione al
nichilismo” edito da Laterza, Roma-Bari. Continuando a muoversi intorno al rapporto tra
estetica ed ermeneutica, il suo percorso filosofico verte in seguito su ambiti
decisivi: il rapporto tra temporalità
storica e coscienza estetica, la dispersione dell'estetico; il problema del
‘pulcer’ (‘il bello’) (“Oltre il bello” – Castiglioncello, Bologna, Il Mulino);
e il concetto di ‘immagine’. Soprattutto quest'ultima linea occupa le sue
ricerche orientate sull'idea di un “radicamento estetico”. Vercellone è Professore a Torino e direttore
del Centro Inter-Universitario Inter-Dipartimentale di Ricerca sulla Morfologia
dell’Udine (dal È stato Presidente dell’Associazione Italiana degli Studiosi di
Estetica) e Vice-Presidente della Società Italiana di Estetica. Collabora con
La Stampa. Altre opere: “Identità dell' ‘antico’ – (drawing from the antique”)
– il concetto di ‘classico’” (Torino,
Rosenberg & Sellier); “Apparenza e interpretazione” (Milano, Guerini e
Associati); “Pervasività dell’arte: Ermeneutica
ed “estetizzazione” del mondo della vita” (Milano, Guerini); “Nature del tempo.
Novalis e la forma poetica del romanticismo Tedesco” (Milano, Guerini); “Estetica
dell’Ottocento, Bologna, Il Mulino); “Storia dell’estetica moderna e
contemporanea (Bologna, Il Mulino); “Morfologie del Moderno” (Genova, Il
Melangolo); “Lineamenti di storia dell’estetica. La filosofia dell’arte da Kant
al XXI secolo” (Bologna, Il Mulino); “Pensare per immagini. Tra scienza e arte”
(Milano, Mondadori); “Le ragioni della forma, Milano-Udine, Mimesis); “Dopo la
morte dell'arte, Bologna, Il Mulino); “Il futuro dell'immagine, Bologna, Il
Mulino); “Simboli della fine, Bologna, Il Mulino. Morte dell'arte e rinascita dell'immagine.
Saggi in onore di Vercellone, Roma, Aracne. M. Perniola, Estetica italiana contemporanea,
Bompiani; D’Angelo, L’estetica italiana. Dal neoidealismo a oggi, Laterza, E.
Franzini, Immagini del moderno, in A. Bertinetto, G. Garelli, Morte dell'arte e
rinascita dell'immagine. Saggi in suo onore , Roma, Aracne. G. Vattimo, L'arte è morta, anzi no: è
"dopo", Repubblica,A. Bertinetto, G. Garelli, Morte dell'arte e
rinascita dell'immagine. Saggi in onore di Federico Vercellone. M. Belpoliti, “Tra bello e brutto non c'è più
differenza” La Stampa, R. Bodei, “Là dove rinasce il Bello” Il Sole 24 Ore, R.
Bodei, Salto nel vuoto dell'immagine, Il Sole 24 Ore, I. Mattazzi, Aprire lo
sguardo. Stili della visione in grado di agire sul reale, Il Manifesto; M.
Vallora, Nelle torri di Kiefer per trovare un senso in mezzo alle rovine, La
Stampa, Università degli Studi di Torino. Vercellone. Keywords: bello,
estetico, immagine. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi
Speranza, “Grice e Vercellone: l’estetico e il bello’ – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731789298/in/dateposted-public/
Grice e Verdiglione – la congiura
degl’idioti -- filosofia
(Caulonia). Essential Italian philosopher. Filosofo. Grice: “I like
Verdiglione; my favourite: his “La congiura degli idioti” – I have used the
Greek root which Boezio translated as ‘proprium’ twice in my seminar on
implicature: the first to refer to ‘kick the bucket’ as a ‘recognised idiom’ –
idioma in Latin and idIoma, with stress on the i, in the Grecian; but more
importantly – since ‘recognised by who?’ – in the next session I referred to a
conversationalist using a one-off signaling which I referred to as a
‘signalling idiolect.’ Yes, Speranza and I can be pretty idiosyncratic!” -- Vincitore
di una borsa di studio nel Collegio Augustinianum, studia a Milano, dove si è
laureato con una tesi sulla filosofia semiotica di Pirandello. Formatosi con Lacan,
pubblica con le case editrici Marsilio, Rizzoli, Feltrinelli e Sugarco, con cui
collabora. Per quest'ultima dirige la collana "Bordi". Traduce la
raccolta di testi Scilicet di Lacan per Feltrinelli e il Seminario XXII. Con la
sua casa editrice, Spirali, pubblica testi come la traduzione del Malleus Maleficarum,
Il martello delle streghe, il manuale dell'Inquisizione per la caccia alle
streghe, e in seguito, sempre per le edizioni Spirali, pubblica alcuni testi di
Bruno, come “Le ombre delle idee” e “Cabala del cavallo pegaseo.” Traduce per
Feltrinelli libri che in Francia animano il dibattito in ambito culturale, come
il saggio di Irigaray Speculum. L'altra donna edito da Feltrinelli nella
traduzione di Muraro, il saggio di Mannoni Educazione impossibile. Introduce in
Italia Kristeva; incontra anche Oury, fondatore assieme a Guattari della
clinica La borde, di cui pubblica i libri Creazione e schizofrenia, Psicosi e
logica istituzionale. “Il collettivo”, Babele e la Pentecoste. La Borde e la
scrittura della psicosi, La psicosi e il tempo. Traduce sempre per Feltrinelli
l'edizione del libro di Jean-Goux, Freud, Marx: economia e simbolico. Fonda il
Movimento Freudiano e l'attività editoriale che si chiamerà Spirali Edizioni.
Con la casa editrice Spirali, pubblica autori come Daniel, Lévy, Glucksmann, Halter, Arrabal, Grillet.
Esce in edicola il primo numero del mensile Spirali. Giornale di cultura, a cui
segue l'edizione francese Spirales, Il Secondo Rinascimento. Verdiglione e il
Collettivo “Semiotica e psicanalisi” organizzano a Milano, in cinque sedi
differenti, il Congresso internazionale "Sessualità e politica"
seguito dai media italiani. Partecipano molte filosofi. Sempre con il
Collettivo “Semiotica e psicanalisi”, organizza il congresso “La follia”, che
si svolge in più sedi, tra cui il Palazzo dei Congressi e il Museo della
scienza e della tecnica. Il congresso è seguito dalla stampa di vari paesi.
Intanto, inventa la “cifre-matica,” la cosiddetta scienza della parola.
Nell'Enciclopedia Rizzoli Larousse viene così definita la cifrematica:
«dottrina della parabola intesa come ‘cifra’”.
Dottrina elaborata da Verdiglione e utilizzata all'interno di esperienze
di conversazione, lettura, ecc. Secondo la cifrematica ogni parabola può essere
analizzata secondo la sua logica idiomatica – cfr. Grice, “Idioma, not
language” -- o la sua qualità cifratica, come ‘cifrema.’ C’e logica idiomatica
della relazione, dello stigma, della funzione, della operazione, e della
dimensione). C’e tre 'strutture' (struttura sintattica, struttua frastica e struttura
pragmatica – o griceiana) secondo cui ogni expression – idioma -- può essere 'de-cifrata.’ E a Milano, su invito
di Verdiglione Ionesco. In un'assemblea di intellettuali e lettori, c’e un
convegno organizzato da lui, portando la testimonianza della sua vita e della
sua attività filosofica, documentata nel libro Una vita di poesia. La sua
Università internazionale del Secondo Rinascimento acquista dalla famiglia
Borromeo la Villa di Senago e il parco, lasciati in uno stato di abbandono per
oltre vent'anni. I nuovi proprietari decidono pertanto di avviare un primo
importante restauro che mira alla salvaguardia stessa del bene. Il restauro si
è protratto nel tempo, fedele a criteri conservativi, con la collaborazione di
ingegneri, esperti, architetti, tecnici, storici e filologi che hanno lavorato,
insieme, sotto la direzione della Soprintendenza ai beni Ambientali ed
Architettonici di Milano. L'attività editoriale prosegue quanto già avviato
e si indirizza soprattutto sulla dissidenza, in particolare romanzieri.
Pubblica libri di Bukovskij, Zinovev, Naghibin, Maksimov e molti altri.
L'interesse per la dissidenza lo porta a pubblicare saggisti come Suvorov, gli
ambasciatori russi in Italia Adamishin, Jurij, il teorico della perestrojka Jakovlev,
e l'ex ministro per l'energia e leader dell'opposizione di destra Nemtsov. Oltre
agli autori, pubblica dissidenti provenienti da tutto il pianeta. In questa
direzione sono stati organizzati i convegni internazionali Festival della
modernità che propongono, in ciascuna edizione, diverse tematiche
(scrittura, libertà, politica...). In questi anni prosegue il lungo
processo di restauro della Villa San Carlo Borromeo di Senago, restituendo
all'edificio la sua originaria bellezza e trasformandolo in un Palazzo del
turismo culturale e artistico, nella sede dell'Università internazionale del
Secondo Rinascimento e della casa editrice Spirali. In questi anni, la Villa è
sede di congressi, di corsi, di seminari, di riunioni di enti pubblici e
privati, italiani e stranieri, di un museo permanente e di un museo per grandi
mostre. Verdiglione ha totalizzato 10 anni e 6 mesi di carcere per reati
vari. È stato condannato a quattro anni e due mesi per truffa, tentata
estorsione e circonvenzione di incapace. Dopo un patteggiamento è stato
condannato a un anno e quattro mesi. Nel
è stato di nuovo condannato in primo grado a nove anni (e la moglie a
sette) per associazione a delinquere, frode fiscale, truffa alle banche e allo
Stato; in seguito la pena è stata ridotta a cinque anni. In tale occasione ha
causato sofferenze bancarie per 73,4 milioni: 18,3 sono in capo a Intesa
Sanpaolo, altri 25,9 milioni a Banca Etruria. Truffa, tentata estorsione e
circonvenzione di incapace Verdiglione è al centro di una serie di vicende
giudiziarie (Affaire Verdiglione) relative all'attività sua, della sua
Fondazione e dei suoi collaboratori. Viene condannato a quattro anni e due mesi
di reclusione per truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace,
condanna che passa in giudicato. Intellettuali di vari paesi (tra cui Lévy,
Ionesco, Arrabal, Halter, Benamou, Henric, Bukovskij, Safouan, Xenakis,
Zinovev, Mathé, Lanzmann), acquistano una pagina del quotidiano francese Le
Monde in cui pubblicano e sottoscrivono un appello rivolto al Presidente della
Repubblica italiana e ai giudici milanesi, col quale denunciano un presunto
clima di "caccia alle streghe". Il caso Verdiglione secondo i
firmatari mette in discussione le nozioni di diritto, giustizia e libertà di
parola in Italia. Daniel, direttore del Nouvel Observateur, pubblica su la
Repubblica una lettera, intitolata "Difendo Verdiglione", rivolta al
direttore del quotidiano. Il Partito Radicale organizza un incontro
internazionale in piazza Montecitorio sul Verdiglione, a cui partecipano anche
importanti esponenti del "Comitato Internazionale per Verdiglione",
promosso da Moravia, Ionesco, Lévinas, Arrabal, Bukovskij, Lévy, Halter. La
Repubblica scrive che "dopo quello di Tortora ci sarà la sponsorizzazione
da parte del PR del caso giudiziario di Verdiglione”. Il programma satirico
Drive In lo fa conoscere anche al grande pubblico, attraverso la parodia del
"Dottor Vermilione, psicanalista santone" impersonato da Greggio. Il
caso Verdiglione è anche citato in relazione al disegno di legge per
l'abolizione del reato di circonvenzione d'incapace (articolo 643 del codice
penale). Dopo la condanna in Cassazione, la vicenda giudiziaria si conclude con
il rinvio a giudizio per i capi di imputazione stralciati in occasione del
primo procedimento giudiziario e con il definitivo patteggiamento a una pena di
un anno e 4 mesi e indennizzi di oltre 3 miliardi di lire a ex allievi. Nel
giugno si concludono le indagini della
Guardia di Finanza coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, Viene
indagato per evasione fiscale in relazione all'emissione di fatture false, e
appropriazione indebita. A seguito della richiesta avanzata dalla Procura di
Milano, due dimore storiche riconducibili al professore (tra cui la sopracitata
Villa San Carlo Borromeo di Senago) per ordinanza del Gip vengono poste sotto
sequestro preventivo, pur mantenendone la disponibilità. A meno di tre
settimane di distanza il Tribunale del Riesame di Milano annulla i decreti di
sequestro concessi dal GIP C. Mannocci al PM Bruna Albertini, e restituisce gli
immobili alle proprietà, in quanto non sussiste l'accusa di evasione fiscale.
Si tratterebbe invece di neutralità fiscale, in quanto l'IVA dovuta sarebbe
sempre stata pari a zero (in base alle conclusioni del giudice, sarebbero state
emesse fatturazioni fittiziema regolarmente pagatetra società facenti capo a
Verdiglione, allo scopo di ottenere crediti presso gli istituti finanziari,
potendo esibire bilanci dai quali risultano entrate ingenti, in realtà
fasulle). La giudice Laura Marchiondelli rinvia a giudizio Verdiglione
per associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale e truffa allo Stato. Nel
dicembre viene condannato a nove anni
per i reati di associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale, truffa
alle banche e truffa allo Stato. Nel medesimo processo vengono emesse condanne
anche a carico della moglie Cristina Frua De Angeli e di due sue società,
intanto fallite. Viene altresì disposta la confisca, fino ad un valore
equivalente rispettivamente di 100 milioni e 10 milioni di euro, di beni come
la storica dimora trecentesca Villa San Carlo Borromeo a Senago con 10 ettari
di parco. La sentenza di secondo grado conferma la prima, nonostante che
Procuratore generale, nella sua requisitoria, abbia chiesto
"l'annullamento della sentenza di primo grado per assoluta
indeterminatezza e intrinseca contradditorietà delle accuse". La
condanna a cinque anni di reclusione diventa esecutiva. Nel pieno delle
inchieste giudiziarie, l'associazione da lui fondata viene definita setta dallo
psicoterapeuta infantile Claudio Foti. Analoga affermazione fu fatta da
Calefato, professoressa associata di sociolinguistica, che così si espresse in
un'intervista per un quotidiano locale in occasione dell'incontro con
Verdiglione organizzato a Bari da Ponzio, Professore di filosofia del
linguaggio, intitolato "La cifra del Levante". Musatti, considerato
il fondatore della psicanalisi italiana, provava una profonda avversione per
Verdiglione che etichettò come "“il magliaro di Caulonia” e come
"cialtrone". Verdiglione ha ospitato come relatori, nell'ambito di
alcuni congressi organizzati alla Villa San Carlo Borromeo, autori come Duesberg
(virologo statunitense, scopritore dei retrovirus) e Rasnick (biologo
statunitense) che negano l'esistenza dell'AIDS, sostenendo che gli ammalati di
tale morbo morissero in realtà sia a causa dell'assunzione di droghe sintetiche
fortemente immune-soppressive sia a causa delle cure che erano loro imposte
nella prima fase sperimentale, dove si ricorreva all'utilizzo di farmaci come
l'AZT, originariamente sintetizzato a scopo antineoplastico e poi abbandonato
per l'elevata tossicità. Opere: “Il carcere. La questione della parola, Associazione
Amici di Spirali, Ur-kommunismus. La
paura della parola, Associazione Amici di Spirali, La grammatica dello spirito. L'androgino
trinitario e la bilancia dell'orrore, Associazione Amici di Spirali, I padroni del nulla, Associazione Amici di
Spirali, L'Operazione guru, Associazione
Amici di Spirali, La rivoluzione
dell'imprenditore, Associazione Amici di Spirali, Il bilancio di guerra, Associazione Amici di
Spirali, In nome del nulla. L'accusa di
blasfemia, Associazione Amici di Spirali,
Il bilancio intellettuale dell'impresa, Associazione Amici di
Spirali, Parola mia, Spirali, La realtà intellettuale, Spirali, L'Affaire fiscale ovvero il dispensario del
tempo, Spirali, Scrittori, artisti,
Spirali, La libertà della parola, Spirali, La politica e la sua lingua,
Spirali, La nostra salute, Spirali, Il capitale della vita, Spirali, Master dell'art ambassador, Spirali, Master
del brainworker, Spirali, Master del cifrematico, Spirali, L'interlocutore, Spirali, Il Manifesto di
cifrematica, Spirali, La rivoluzione cifrematica, Spirali, Artisti, Spirali, Il
brainworking. La direzione intellettuale. La formazione dell'imprenditore. La
ristrutturazione delle aziende, Spirali, Edipo e Cristo. La nostra saga,
Spirali, La famiglia, l'impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale,
Spirali, Venere e Maria. La fiaba originaria, Spirali,Machiavelli, Spirali/Vel,
Vinci, Spirali/Vel, La congiura degli idioti, -- cfr. Grice, “L’idioma
dell’idiota” -- Spirali/Vel, L'albero di San Vittore, Spirali, Lettera all'eccellentissima
corte di appello, Spirali, Quale accusa?, Spirali, Processo alla parola,
Spirali, Il giardino dell'automa, Spirali, Manifesto del secondo rinascimento,
Rizzoli, Spirali, La mia industria, Rizzoli Spirali, Dio, Spirali, La peste, Spirali, La
psicanalisi questa mia avventura, Marsilio, Spirali, La dissidenza freudiana,
Feltrinelli, Spirali. E. Roudinesco, Histoire de la psychanalyse en France, Paris:
Le Seuil (réédition Fayard ) dal sito web italiano per la filosofia. in. ildomenicale arretrati n. Domenicale miei
libri Scienze umane Sociologia e comunicazione Sollers-scrittore La-dissidenza-della-scrittura_Lacan
e altri, Scilicet: rivista dell'école freudienne de Paris, traduzione di
Armando Verdiglione, Feltrinelli, Milano, Jacques Lacan, Il seminario, in «Ornicar? Venezia. Heinrich
Institor (Krämer), J. Sprenger, A. Verdiglione, Il martello delle streghe. La
sessualità femminile nel "transfert" degli inquisitori, Spirali,
Milano, Giordano Bruno, Antonio Caiazza, Le ombre delle idee, Spirali, Milano, Giordano
Bruno, Carlo Sini, Cabala del cavallo pegaseo, Spirali, Milano, Maud Mannoni,
Educazione impossibile, Feltrinelli, Milano). Spirali pubblicherà le opere La
rivoluzione del linguaggio poetico. L'avanguardia, : Lautrémont e Mallarmé e
Poteri dell'orrore. Saggio sull'abiezione
Félix Guattari //spirali.com/books-of-Jean+Oury.php[collegamento
interrotto] Jean-Joseph Goux, Freud,
Marx: economia e simbolico, introduzione e cura di Armando Verdiglione, Milano,
Feltrinelli, atti del Convegno Sessualità e politica edito da Feltrinelli, 2000
partecipanti al Congresso di Psicanalisi con tema "Sessualità e
Politica", svoltosi a Milano"
Gilles Anquetil, "A Milan, le sage congrès de la folie", Les
Nouvelles Littéraires, Roger Dadoun, "A Milan F comme Folie", La
Quinzaine littéraire, Christian
Descamps, "A Milan au congrès de psychanalyse on a débattu (vivement) de
“Sexe et politique”", La Quinzaine littéraire, Congres v Milanu, “Razprave
problemi”, dicembre 1976 Robert Maggiori,
"La 'Jet Society' psychanalytique reunie a Milan", Liberation, Italianistica
» » Cifrematica: di che cosa
parliamo? Enciclopedia Universale
Rizzoli Larousse, Rizzoli, Milano, Luigi
Mascheroni, il Giornale, Nicola Borzi, Etruria perde 26 milioni nel crack
Verdiglione, in Il Sole 24 ore, Verdiglione affidato al servizi sociali, la Repubblica,
in Archiviola Repubblica. "Pour
Armando Verdiglione", Le Monde, "Difendo Verdiglione", di Jean
Daniel, direttore di Le Nouvel Observateur pubblicato da la Repubblica, 1Caso
verdiglione: martedi' 8 agosto, all'hotel nazionale in piazza montecitorio, a
partire dalle ore 11.45, incontro internazionale sul tema: "il caso verdiglione".
marco pann..., su radioradicale. I radicali bocciano pannella, la Repubblica,
in Archiviola Repubblica.//legislature.camera/_dati/leg10/lavori/stampati Milano,
18 rinvii a giudizio per la vicenda verdiglione, Repubblica » Ricerca, non
profit, veridglione fa lo sponsor e le associazione danno forfeit, la
Repubblica, in Archiviola Repubblica. Gianfrancesco Turano, Verdiglione spa, in
Corriere Economia, Verdiglione, ovvero come sposare lo sponsor e viver
felici Corriere della Sera, su
milano.corriere. Archivio Corriere della
Sera, su archiviostorico.corriere. Corriere della Sera, su
archiviostorico.corriere. Frode fiscale,
9 anni a Verdiglione confiscati beni per 110 milioni, in Corriere della Sera. Lo
psicanalista Verdiglione dai fasti degli anni ‘80 al ritorno in carcere, su
milano.corriere. sito dell'associazione
diretta da Claudio Foti, 'Verdiglione fuori dall'Ateneo'la Repubblica, in
Archiviola Repubblica. Il chiaccierato Verdiglione, la Repubblica, in Archiviola
Repubblica. cesare musattiAnalisi laica, su Analisi laica. Italian guru, la
Repubblica, in Archiviola Repubblica. T. Szaz, La battaglia della salute,
Spirali. «L'Aids non è contagioso in nessun modo, non si trasmette né
attraverso rapporti eterosessuali né attraverso rapporti omosessuali e neanche
senza rapporti, non si trasmette in nessun modo; l'Hiv è un retrovirus che,
secondo Dusberg, è innocuo." "Muoiono per via della cura. È la cura,
che li ammazza."». Dizionario di
cifrematica, su dizionario di cifrematica. armandoverdiglione.com. Com: Recenti
Vicende, su tgcom.mediaset. Verdiglione. Keywords. Refs.: The H. P. Grice
Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Verdiglione e l’idioma
dell’idiota” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #verdiglione https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.6937483539596915 #griceeverdiglione
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702234931/in/photolist-2mLLVsZ-2mLKtaD
Grice
e Vernia – i peripatetici – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Chieti). Grice: “I love Vernia, but then any Englishman would,
especially when learning that Saint Thomas (Aquino) made such a fuss about
him!” -- Essential Italian philosopher. Filosofo. Allievo a Padova di Pergola e
Thiene e successore di quest'ultimo, ebbe come collega Pomponazzi e tra i suoi
allievi Nifo e Pico. Seguace dell'ermetismo allora imperante a Padova, curò
un'edizione di Aristotele. Vernia sostenne l'unità dell'intelletto -- dottrina
poi abbandonata a causa di una condanna inflittagli dal vescovo di Padova),
l'autonomia della fisica rispetto alla meta-fisica, e la superiorità della
scienza della natura sulle scienze dell'uomo.
Opere: “Contra perversam Averrois opinionem de unitate intellectus et de
animae felicitate”; “De unitate intellectus et de animae felicitate”; “Expositio
in Posteriorum capitulum secundum in fine”; “Expositio in Posteriorum librum
priorem”; “Quaestio de gravibus et levibus”; “Quaestio de rationibus
seminalibus”; “Quaestio de unitate intellectus”; “Quaestio in De anima Ennio De Bellis, L’aristotelismo Firenze, Leo
S. Olschki editore, Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vernia. Keywords: i
parepatetici, i parepatetici padovani – i parepatetici di padova -- Refs.: The
H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vernia: viva
Aristotele!” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #vernia https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.5475762019102415 #griceevernia https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731763313/in/photolist-2mPmNVF-2mLLWjU-2mLQ2ox-2mLKu2P-2mLNWGK-2mLLWmc-2mLLWjZ-2mLQ2pz-2mLKu2U-2mLQ2o7-2mLLWmn-2mLKu3f-2mLFoBp-2mLNWHM
Grice
e Veronelli – sadimo italiano – Filosoia italiana – Luigi Speranza (Milano).
Essential Italian philosopher. Filosofo. Veronelli
viene ricordato come una delle figure centrali nella valorizzazione e nella
diffusione del patrimonio eno-gastronomico. Antesignano di espressioni e punti
di vista che poi sono entrati nell'uso comune e protagonista di caparbie
battaglie per la preservazione delle diversità nel campo della produzione
agricola e alimentare, attraverso la creazione delle “denominazioni comunali,”
le battaglie a fianco delle amministrazioni locali, l'appoggio ai produttori al
dettaglio. Veronelli assieme ad alcuni sommelier F.I.S.A.R. Era originario del
quartiere Isola di Milano. Dopo il R. Ginnasio Parini, compie studi di filosofia
a Milano, diventando assistente di Bariè. Si professa per tutta la vita di fede
anarchica, rifacendosi anche alle ultime lezioni tenute da Croce a Milano. Inizia
l'esperienza di editore, pubblicando tre riviste: I problemi del
socialismo Il pensiero Il gastronomo. Pubblica La questione sociale di Proudhon
e Historiettes, contes et fabliaux di De Sade; per quest'ultima viene
condannato, insieme a Manfredi (autore dei disegni, poi assolto), a tre mesi di
reclusione per il reato di pornografia. L’opera di De Sade sarà poi messa al
rogo nel cortile della procura di Varese. Subisce anche una condanna di sei
mesi di detenzione per aver istigato i contadini piemontesi alla rivolta, con
l'occupazione della stazione di Asti e dell'autostrada, per protestare contro
l'indifferenza della politica per i problemi dei contadini e dei piccoli
produttori. Diventa collaboratore de Il Giorno. L'attività giornalistica
lo impegnerà, e i suoi articoli, di stile aulico e provocatorio, ricchi di
neologismi e arcaismi, faranno scuola nel giornalismo eno-gastronomico e no.
Tra le testate cui ha collaborato vanno ricordate, oltre a Il Giorno: Corriere
della Sera, Class, Il Sommelier, Veronelli EV, Carta, Panorama, Epoca, Amica,
Capital, Week End, L'Espresso, Sorrisi e Canzoni TV, A Rivista Anarchica,
Travel e Wine Spectator, Decanter, Gran Riserva ed Enciclopedia del Vino, The
European. L'apparizione televisiva ne aumenta notevolmente la fama; in
particolare A tavola alle 7, in cui conduce il programma prima a fianco di
Scala e di Orsini, poi di Ave Ninchi, e il Viaggio Sentimentale nell'Italia dei
Vini, dove realizza l'aggiornamento, provocatorio e di denuncia, della viti-coltura
italiana, con inchieste, interviste, proposte che hanno scosso quel
mondo. L'opera La sua attività di ricerca e di approfondimento nel campo
enogastronomico lo porta alla pubblicazione di alcune opere fondamentali, anche
di carattere divulgativo. Da segnalare: I Vignaioli Storici, Cataloghi dei Vini
d'Italia, dei Vini del Mondo, degli Spumanti e degli Champagne, delle Acquaviti
e degli Oli extra-vergine, Alla ricerca dei cibi perduti, Il vino giusto, e la
collana Guide Veronelli all'Italia piacevole. Fondamentale anche la
collaborazione con Carnacina, maître e gastronomo celeberrimo e Guazzoni maître
e sommelier. Ne nascono, ad esempio, La cucina italiana e Il Carnacina. Fonda
la seconda Veronelli Editore "col puntuale obiettivo di approfondire la
classificazione dell'immenso patrimonio gastronomico italiano e contribuire ad
accrescere la conoscenza delle attrattive turistiche del paese più bello del
mondo". La casa editrice ha cessato l'attività a fine. Collabora con
Derive\Approdi scrivendo le prefazioni ad alcuni libri di carattere storico,
politico e gastronomico. L'intenso rapporto epistolare sulle pagine di
Carta con Echaurren costituisce un forte stimolo di riflessione sulle questioni
legate alla Terra e alla qualità della vita materiale per il movimento contro
la globalizzazione. Isieme ad alcuni centri sociali, tra cui La Chimica di
Verona e il Leoncavallo di Milano, al movimento Terra e libertà. Sempre di
questi anni le battaglie per le Denominazioni Comunali, una salvaguardia
dell'origine di un prodotto; per il prezzo-sorgente, cioè l'identificazione del
prezzo di un prodotto alimentare all'origine, per rendere evidenti eccessivi
ricarichi nei passaggi dal produttore al consumatore; per l'olio extra vergine
d'oliva, contro le prepotenze e il monopolio delle multinazionali e le
ingiustizie della legislazione per i piccoli olive-coltori. Di idee
anarchiche, si è anche interessato di questioni filosofiche, pubblicando anche
articoli su A/Rivista Anarchica e saggi. Le pubblicazioni hanno subito il segno
dei suoi interessi libertari, libertini, enogastronomici: Racconti, novelle e
novelline di de Sade (che gli procurerà una denuncia e la condanna al rogo dei
libri, tra gli ultimi roghi di libri avvenuti in Italia), le poesie di
Pagliarani, la rivista Il gastronomo e quella di filosofia Il pensiero, poi interessante
per qualche anno fu l'editore della rivista Problemi del socialismo, diretta da
Basso. In seguito mise un po' in disparte le questioni filosofiche per
concentrarsi su quelle più propriamente eno-gastronomiche e agricole. In
A-Rivista Anarchica si definisce Veronelli l'"anarchenologo"
ritenendo che l'attività di Veronelli vada inquadrata in un ambito libertario e
contro l'attività delle multinazionali agricole. Gli anarchici della
Cellula Veronelli, con l'intento di mostrare l'aspetto più propriamente
politico di Veronelli, hanno organizzato un incontro intitolato "Veronelli
politico", a cui hanno preso parte personalità del calibro di Mura, giornalista
di La Repubblica, Ferrari della Federazione Anarchica Reggiana (promotrice
dell'evento biennale, ideato nella sua prima edizione insieme allo stesso
Veronelli, Le cucine del popolo) e Tibaldi. Dagli anarchici è sempre stato
considerato un compagno. Veronelli e un libertario, un uomo colto, senza dogmi,
senza ipocrisie, in perenne lotta contro le armate schiaviste delle multinazionali.
(Pagliaro, Umanità Nova, LMilano gli attribuisce l'Ambrogino d'oro. Rassegna
stampa. A-Rivista, Lettera i giovani estremi Proudhon: La questione sociale -- Veronelli
politico. L'ultimo dei vini artigianali sarà sempre migliore del primo dei vini
industriali, perché avrà un'anima» (Veronelli in Il canto della Terra). Il nostro anarchenologo Un incontro inatteso Cellula Veronelli. eronelli politico. Circolo
Cucine del Popolo, l'addio, Bosana Salsa suprema. Luigi Veronelli. Veronelli.
Keywords. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft – Luigi Speranza, “Grice e
Veronelli: metafisica dell’amore” – The Swimming-Pool Library, Liguria. #veronelli https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.6937343586277577 #griceeveronelli https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702914954/in/photolist-2mLNXjb-2mLLX2a-2mLLX1P-2mLFpeg-2mLQ2ZN
Verrecchia
(Vallerotonda). Essential Italian philosopher. Filosofo. Si
trasferì a Torino, dove studiò, laureandosi in filosofia. Trascorse un certo
periodo nel parco nazionale del Gran Paradiso, considerato come il più
formativo della sua vita. Lì poté contemplare in modo disinteressato i fenomeni
della natura. “Ho fatto tre università -- era solito dire -: quella vera e
propria, che non mi ha dato nulla o quasi; la collaborazione alle pagine dei
quotidiani come elzevirista, che mi ha costretto a leggere libri che altrimenti
non avrei mai letto; e infine l'università più utile in assoluto, vale a dire
il soggiorno nel Gran Paradiso a contatto con la natura". Frutto di quel
soggiorno è il saggio che contiene la sua filosofia, potentemente aforistica. I
manoscritti riaffiorati molto più tardi spiegano la tardività della sua pubblicazione,
avvenuta presso Fògolasi tratta del Diario del Gran Paradiso. Verrecchia visse
poi in Germania (soprattutto a Berlino) e fu per lunghi anni addetto culturale
all'Ambasciata d'Italia a Vienna; collaborò alle pagine culturali di giornali
italiani, tra cui Il Resto del Carlino, La Stampa, Il Giornale. Grazie alla sua
padronanza del tedesco, collaborò stranieri (Die Presse, Die Welt). Non parlava
volentieri della sua vita privata perché, diceva,"di un filosofo ciò che
interessa sono gli teorie e non le vicissitudini personali". Traduttore di
Lichtenberg, appassionato studioso di Bruno e Nietzsche, nel suo orizzonte
culturale, però, la figura che risalta di più è senz'altro quella di
Schopenhauer, da lui considerato a tutti gli effetti un maestro da tradurre e
continuare. Elementi caratteristici dei
suoi scritti sono l'irriducibile vena polemica e una sacra bilis, ma la sua
prosa spicca anche per chiarezza ed energia. La sua prosa insieme a quella di
Ceronetti, Sgalambro e Giamettaè stata giudicata la migliore prosa filosofica. Opere:
“L'eretico dello spirito” (Firenze: La Nuova Italia); “La catastrofe di
Nietzsche a Torino” (Torino: Einaudi), “La tragedia di Nietzsche a Torino: la
catastrofe del filosofo che sognava un superuomo al di là del bene e del male
(Milano: Bompiani). Incontri viennesi (Genova: Marietti), “Cieli d'Italia
(Milano: Spirali/Vel), “Diario del Gran Paradiso (Torino: Fogola, e ristampa),
“Bruno: la falena dello spirito” (Roma: Donzelli); Rapsodia viennese: luoghi e
personaggi celebri della capitale danubiana (Roma: Donzelli), Schopenhauer e la
Vispa Teresa: l'Italia, le donne, le avventure (Roma: Donzelli), Vagabondaggi
culturali (Torino: Fogola); “La stufa dell'Anticristo: altri vagabondaggi
culturali (Torino: Fogola). Batracomachia
di Bayeruth. Nietzschiani contro wagneriani; Padova: il prato, Lettere
Mercuriali (Torino: Fògola, ). “Il cantore filosofo” (Firenze: `Clinamen); Il
mastino del Parnaso. Elzeviri e polemiche” Firenze: Clinamen. Saggi
introduttivi, traduzioni e cure Viaggio in Italia di Mommsen (Torino: Fogola). Libretto di
consolazione (Milano: Rizzoli); Le civiltà pre-colombiane (Milano: Bompiani,).
Colloqui (Milano: Rizzoli), poi: “Il filosofo che ride” (Milano: Rizzoli), “Metafisica
dell'amore sessuale: l'amore inganno della natura” (Milano: Rizzoli, Sulla filosofia da Arthur Schopenhauer (Milano:
TEA); “Aforismi per una vita saggia” (Milano: Fabbri); “O si pensa o si crede: sulla
religione (Milano: Rizzoli); Lo scandaglio dell'anima” (Milano: Rizzoli); “Breviario
spiritual” (Torino: POMBA, Articoli A Bogotà c'è un erede di Montaigne.
Tuttolibri de La Stampa, Allora bastava un rospo per finire al rogo. Tuttolibri
de La Stampa, Vittorio Mathieu, Tre giorni in giallo. Tuttolibri de La Stampa, Risvolto
di copertina della Rapsodia viennese.
Verrecchia, su digilander.libero. Marco Lanterna, Verrecchia, venerando
e terribile, Pulp Libri, (ora in Marco Lanterna, Il caleidoscopio infelice.
Note sulla letteratura di fine libro, Clinamen, critica Marco Lanterna, Il
caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro, Clinamen,. Ugo
Dotti, I vagabondaggi culturali di Verrecchia, in rivista. Le case illustri, di
Lisa Elena su archivio.lastampa. 2 settembre. Addio al filosofo Anacleto
Verrecchia, di Luigia Sorrentino, su poesia.blog.rainews. L'Anticristo goloso,
di M. Rota, su piemontemese. Anacleto Verrecchia. Verrecchia. Keywords: la
metafisica dell’amore, Nietzsche a Torino, Bruno. Refs.: The H. P. Grice
Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Verrecchia: metafisica
dell’amore” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #verrecchia https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.6937294919615777 #griceeverrecchia https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731465888/in/dateposted/
Grice
e Viano – va’ pensiero – il carattere della filosofia italiana – filosofia
italiana (Aosta). Esential Italian philosopher. Filosofo. Laureatosi in Filosofia a Torino
con Abbagnano, ha insegnato a Milano e Cagliari. Ha fatto infine ritorno, in
qualità di ordinario fuori ruolo di Storia della filosofia, all'ateneo
torinese. Ha fatto parte del Comitato Nazionale per la Bio-Etica, ed è stato
membro del direttivo della Rivista di filosofia e socio nazionale
dell'Accademia delle Scienze di Torino. Izgu insignito del premio
Feltrinelli per la Storia dela Filosofia. Di formazione illuminista, Viano
si è occupato di storia della filosofia antica. -- è autore di importanti studi
su Aristotele (“La logica di Aristotele”, Torino, Ed. Taylor) e l’empirismo (“Dal
razionalismo all'Illuminismo” (Einaudi, Torino); “Il pensiero politico”
(Laterza, Roma/Bari). Nel campo dell'etica, oltre a studi storici (“L'etica” –
Mondatori, Milano, “Teorie etiche”, Bollati Boringhieri, Torino), si è dedicato
a promuovere la costruzione di una bio-etica e a denunciare la timidezza dei
laici di fronte alle ingerenze del cristianesimo. Da Enrico Mistretta,
direttore editoriale della Laterza di Roma/Bari, gli fu affidata, la direzione di
una “Storia della filosofia.” Altre saggi: “La selva delle somiglianze: il
filosofo e il medico” (Torino, Einaudi); “Va' pensiero: il carattere della
filosofia italiana” (Torino, Einaud); “Filosofia italiana nel dopoguerra” (Bologna,
Il Mulino); “Etica pubblica” (Roma/Bari, Laterza); “Le città filosofiche: per
una geografia della cultura filosofica italiana” (Bologna, Il Mulino); “Le
imposture degli antichi e i miracoli dei moderni” (Torino, Einaudi); “Laici in ginocchio”
(Roma/Bari, Laterza); “Stagioni filosofiche: la filosofia del Novecento fra
Torino e l'Italia” (Bologna, Il Mulino); “La scintilla di Caino: storia della
coscienza e dei suoi usi” (Torino, Bollati Boringhieri). Profilo biografico sull’Accademia
Delle Scienze. Maurizio Mori, Torino ricorda Viano, su Torino. Cerimonia nell'Accademia
Nazionale dei Lincei, su Presidenza della Repubblica, Roma. Treccani Enciclopedie,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Registrazioni su RadioRadicale,
Radio Radicale. Biografia e testi
sull'Enciclopedia multimediale RAI delle scienze filosofiche Rassegna stampa
sul Sito Web Italiano per la Filosofia Recensione di "Le città
filosofiche" su Recensioni Filosofiche. Viano. Keywords: la filosofia romana,
il neo-tradizionalismo. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi
Speranza, “Grice e Viano: il neo-tradizionalismo” – “Viano e la filosofia
romana” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #viano https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4796393697039254 #griceeviano
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702527428/in/photolist-2mLLY7G-2mLLXCq-2mLLY6V-2mLNXTs-2mLNXTH-2mLNYnJ-2mLKvEZ-2mLNXSL-2mLQ3zW-2mLNXT7-2mLLY6K-2mLLXCk-2mLLY76-2mLNXSv-2mLKve3-2mLKvFf-2mLNYnt-2mLFpUe-2mLKvGh-2mLKvF
Grice e Viazzi –
la bellezza della vita – filosofia italiana – Luigi Speranza (Gavi).
Essential Italian philosopher. Filosofo. Apprezzato teorico e studioso di
filosofia, Viazzi. Keywords: Vico. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS –
Luigi Speranza, “Grice e Viazzi” – “Il Vico di Grice e il Vico di Viazzi” --
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #viazzi https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4583421495003143 #griceeviazzi https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701447102/in/photolist-2mLFqYo-2mLFqYd-2mLKwfB-2mLFqXS-2mLLYDD-2mLQ4KM-2mLFqZk-2mLLYEW-2mLLYEL-2mLFqZq-2mLKwfm-2mLFqZf-2mLQ4JK-2mLKwfX
Grice e Vico -- l’antichissima sapienza
degl'italici -- da rintracciare nelle origini della sua lingua – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli). “Si
potrebbe presentare la storia ulteriore del pensiero come un ricorso delle idee
del Vico” (Benedetto Croce, La filosofia di Giambattista Vico, Laterza,
Bari) Giambattista Vico, filosofo. Molte delle notizie riguardanti la vita
di Vico sono tratte dalla sua Autobiografia, scritta sul modello letterario
delle Confessioni di di Agostino. Dall’autobiografia Vico cancella ogni
riferimento ai suoi interessi giovanili per le dottrine atomistiche e per il
pensiero cartesiano, che avevano cominciato a diffondersi a Napoli, ma vennero
subito repressi dalla censura delle autorità civili e religiose, che le
consideravano moralmente perniciose e contrari all'Indice dei libri proibiti.
Nato a Napoli da una famiglia di modesta estrazione sociale – il padre, Antonio
Vico, era un povero libraio, mentre la madre, Candida Masulla, era figlia di un
lavorante di carrozze – Vico fu un bambino molto vivace, ma, a causa di una
caduta si procurò una frattura al cranio che gli impedì di frequentare la
scuola per tre anni e che, pur non alterando le sue capacità mentali,
quantunque “il cerusico ne fe' tal presagio: che egli o ne morrebbe o arebbe
sopravvissuto stolido,” contribuì a sviluppare “una natura malinconica ed
acre.” Ammesso agli studi di grammatica presso il Collegio Massimo dei Gesuiti,
li abbandonò intorno per dedicarsi al privato approfondimento dei testi di
Paolo Veneto, il quale, tuttavia, rivelandosi superiore alle sue capacità,
provoca l'allontanamento dall'attività intellettuale per un anno e mezzo.
Ripresa la via degli studi, Vico si recò nuovamente dai gesuiti per seguire le
lezioni di Ricci, ma, rimasto ancora una volta insoddisfatto, si appartò
nuovamente a vita privata per affrontare la metafisica. Successivamente, per
secondare il desiderio paterno, Vico fu “applicato agli studi legali.”
Frequentò per circa due mesi le lezioni private di Verde, si iscrisse alla
facoltà di giurisprudenza, senza tuttavia seguirne i corsi, e si cimentò, come
di consueto, in privati studi di diritto. Conseguita la laurea in a Salerno, si
appassionò subito ai problemi filosofici,, segno “di tutto lo studio che aveva
egli da porre all'indagamento de' princìpi del diritto universal.” Lapide nella
casa natale di via San Biagio dei Librai che recita, “in questa cameretta
nacque il XXIII giugno MDCLXVIII Giambattista Vico. Qui dimorò fino ai
diciassette anni e nella sottoposta piccola bottega del padre libraio usò
passare le notti nello studio. Vigilia giovanile della sua opera sublime. La
città di Napoli pose.” Il periodo di tempo intercorrente fu denominato dell'
“autoperfezionamento.” Difatti, nonostante l'Autobiografia riporti indietro la
data d'inizio del suo magistero, svolse attività di precettore dei figli del
marchese Domenico Rocca presso il castello di Vatolla nel Cilento e colà,
usufruendo della grande biblioteca padronale, ebbe modo di studiare il
platonismo italiano (Ficino e Pico). Approfondisce gli studi aristotelici,
nonostante la dichiarata avversione per Aristotele e la Scolastica. Legge le
opere di Botero e di Bodin, scoprendo al contempo Tacito (che diverrà un
maestro cui s'ispirerà la sua filosofia) e la sua “mente metafisica incomparabile
con cui contempla l'uomo qual è.” Affronta per un breve periodo studi di
geometria e pubblica la canzone “Affetti di un disperato,” d'ispirazione
lucreziana. Erma del Vico Ritornato a Napoli nell'autunno del 1695, all'età di
ventisette anni, affetto dalla tisi, rientra nella misera dimora paterna. A
causa delle grosse difficoltà economiche, Vico è costretto a tenere ripetizioni
di retorica e grammatica. Durante l'anno 1696 pubblica un discorso proemiale a
una crestomazia poetica dedicata alla partenza di Francisco de Benavides,
viceré spagnolo e conte di Santo Stefano. Compone un'orazione funebre in
memoria di Catalina de Aragón y Cardona, madre del nuovo viceré, e nel dicembre
del medesimo anno, tenta vanamente di ottenere un posto di lavoro come segretario
al Municipio di Napoli. Nel gennaio 1699 vince, con striminzita maggioranza, il
concorso per la cattedra di eloquenza e retorica presso l'Università di Napoli,
da cui non riuscì, con suo grande rammarico, a passare a una di diritto. -- è
aggregato all'Accademia Palatina fondata dal viceré Luis Francisco de la Cerda
y Aragón, duca di Medinaceli. Anche dopo la nomina accademica per il
mantenimento del padre e dei fratelli, totalmente dipendenti da lui, deve
aprire uno studio privato dove dà lezioni di retorica e di grammatica
elementare, e impegnarsi a lavorare su commissione alla stesura di poesie,
epigrafi, orazioni funebri, panegirici, ecc. Nel 1699 può finalmente
prendere in affitto in vicolo dei Giganti una casa di «tre camere, sala, cucina,
loggia e altre comodità, come rimessa e cantina» e prendere in moglie la
giovane donna, Teresa Caterina Destito dalla quale ebbe otto figli. Da quel
momento non avrà più la tranquillità necessaria per condurre gli studi, ma
proseguirà ugualmente le sue meditazioni «tra lo strepitio de' suoi figlioli».
A questo periodo risale, inoltre, la conoscenza col filosofo Paolo Mattia Doria
e l'incontro con il pensiero del Bacone. Il governo partenopeo gli commissiona
la scrittura del Principum neapolitanorum coniuratio e in una cena a casa del
Doria, espone le sue idee sulla filosofia della natura che lo condurranno, fra
il novembre e il dicembre del medesimo anno, alla composizione del perduto
Liber physicus. Pronunzia in latino le sei Orazioni inaugurali, ossia le prolusioni
all'anno accademico (che al tempo iniziava il 18 ottobre), e, durante il 1708,
se ne aggiunge una settima, più ampia e importante, recante il titolo di De
nostri temporis studiorum ratione, la quale si concentra molto sul metodo degli
studi giuridici, poiché sempre ha la mira a farsi merito con l'università nella
giurisprudenza per altra via che di leggerla ai giovinetti». Nel De ratione,
inoltre, è contenuta la critica al razionalismo cartesiano e l'elogio
dell'eloquenza, della retorica, della fantasia, nonché dell'«ingegno»
produttore di metafore. L'insieme delle prolusioni universitarie sono
rielaborate per essere raccolte in un unico volume mai pubblicato, dal titolo
di De studiorum finibus naturae humanae convenientibus. È aggregato, dal 1710,
all'Accademia dell'Arcadia e, nel novembre, pubblica il primo libro dell'opera
dedicata al Doria, De antiquissima italorum sapientia ex linguae latinae
originibus eruenda, recante il sottotitolo Liber primus sive metaphysicus.
Accanto al Liber metaphysicus l'opera vichiana avrebbe dovuto comprendere anche
il perduto Liber physicus e un mai composto Liber moralis. Un anonimo
recensisce l'opera nel Giornale de' letterati d'Italia, cui seguirà la Risposta
del Vico, accompagnata dal ristretto o ri-assunto del Liber
metaphysicus. Aseguito di nuove obiezioni prodotte dall'anonimo recensore,
replica con una Seconda risposta. Pubblica un trattatello perduto sulle febbri
ispirato alle bozze del Liber physicus, recante il titolo di De aequilibrio
corporis animantis, e, inoltre, si dedica alla stesura del De rebus gestis
Antonii Caraphaei, una biografia del maresciallo Antonio Carafa, che vedrà la
luce. Durante i lavori dell'opera biografica del maresciallo Carafa, Vico si
dedica alla rilettura del suo quarto «auttore», l'olandese Ugo Grozio, cui
dedicherà, nel 1716, un perduto commento al De iure belli ac pacis. La
produzione filosofica della maturità: dal Diritto universale alla Scienza
nuova Scienza nuova seconda. L'incontro di Vico con la filosofia di «Ugon
capo» ebbe un'importanza decisiva per il suo sviluppo intellettuale, poiché da
quel momento il suo interesse sarà completamente assorbito dai problemi
giuridici e storici. L'idea dell'esistenza di un'umanità ferina e primitiva,
dominata solamente dal senso e dalla fantasia, ed entro cui si producono gli
«ordini civili» divenne centrale in tutto il pensiero vichiano. Vide la luce
un'opera di filosofia del diritto, intitolata De uno universi iuris principio
et fine uno, seguita dallo scritto De constantia iurisprudentis, diviso in due
parti (De constantia philosophiae e De constantia philologiae), e che,
nonostante il titolo si riferisca alla tematica giuridica, è meno incentrato
sull'argomento rispetto al De uno. Benché le due opere si differenzino, segno
di un rapido sviluppo del pensiero vichiano, è d'uso considerarli, come invero
fece anche il Vico, insieme alle Notae aggiunte e le Sinopsi premesse al testo,
sotto l'unico titolo di Diritto universale. S'iscrisse al concorso per ottenere
la cattedra «matutina» di diritto civile presso l'Università di Napoli e
commenta un passo delle Quaestiones di Papiniano davanti a un collegio di
giudici, ma, con suo grande scorno, il posto fu assegnato a un tal Domenico
Gentile. Dopo la fama ottenuta dalla pubblicazione della Scienza Nuova, ottenne
dal re Carlo III, la carica di storiografo regio. Tanto nuova era la sua
dottrina che la cultura del tempo non poté apprezzarla: così che Vico rimase
appartato e quasi del tutto sconosciuto negli ambienti intellettuali, dovendosi
accontentare di una cattedra di secondaria importanza all'Università napoletana
che lo manteneva inoltre in tali ristrettezze economiche che per pubblicare il
suo capolavoro, la Scienza Nuova, dovette toglierne alcune parti in modo che
risultasse meno costoso per la stampa. Alle difficoltà economiche vissute per
la pubblicazione dell'opera sua, che inficiarono la sua notorietà nel seno
dell'Accademia partenopea, s'accompagna una prosa involuta, pertanto di
difficile penetrazione. Prima della Scienza Nuova Vico aveva scritto la
prolusione inaugurale De nostri temporis studiorum ratione, il De antiquissima
Italorum sapientia, ex linguae latinae originibus eruenda ("L'antichissima
sapienza delle popolazioni italiche, da rintracciare nelle origini della lingua
latina") a cui si devono aggiungere le due Risposte al "Giornale dei
letterati di Venezia" che aveva criticato il suo pensiero, il De uno
universi iuris principio et fine uno e il De costantia iurisprudentis. Nello
stesso anno della pubblicazione della Scienza Nuova, Vico, afflitto da
difficoltà e disgrazie familiari, incominciò a scrivere la sua Autobiografia
pubblicata a Venezia. Vengono pubblicati i Principj di una Scienza Nuova
intorno alla natura delle nazioni, più conosciuta con il titolo abbreviato di
Scienza Nuova. Alla "Scienza Nuova" lavora per tutto il corso della
sua vita, con un'edizione integralmente riscritta nel 1730 anche a seguito
delle critiche ricevute (cui aveva risposto nelle Vici Vindiciae) e, infine,
rivista completamente, senza grandi modifiche, per la terza edizione,
pubblicata pochi mesi dopo la sua morte da suo figlio Gennaro che lo aveva sostituito
nell'insegnamento accademico. La morte «[incominciarono a crescere] quei malori
che fin dai suoi più floridi anni l’avevano debilitato. Cominciò adunque ad
essere indebolito in tutto il sistema nervoso in guisa che a stento poteva
camminare e, quel che più lo affligea, era di vedersi ogni giorno infiacchire
la reminiscenza....Il fiaccato corpo del saggio vecchio andò in seguito ogni
giorno più a debilitarsi in guisa che aveva perduto quasi interamente la
memoria fino a dimenticare gli oggetti a sé più vicini ed a scambiare i nomi
delle cose più usuali...]» Affetto probabilmente dalla malattia di
Alzheimer, all'epoca non ancora descritta scientificamente, negli ultimi anni
non riconosceva più i suoi stessi figli e fu costretto ad allettarsi. Solo in punto
di morte riacquistò la coscienza come svegliandosi da un lungo sonno; chiese i
conforti religiosi e recitando i salmi di Davide morì. Per la celebrazione
delle esequie nacque un contrasto tra i confratelli della congregazione di
Santa Sofia, alla quale Vico era iscritto, e i professori dell'Università di
Napoli su chi dovesse tenere i fiocchi della coltre mortuaria. Non giungendo ad
un accordo il feretro, che era stato calato nel cortile, fu abbandonato dei
membri della Congregazione e fu riportato in casa. Da lì finalmente,
accompagnato dai colleghi dell'Università, fu sepolto nella chiesa dei padri
dell'oratorio detta dei Gerolamini in Via dei Tribunali. Nell'ambiente
culturale napoletano, molto interessato alle nuove dottrine filosofiche, Vico
ebbe modo di entrare in rapporto con il pensiero di Cartesio, Hobbes, Gassendi,
Malebranche e Leibniz anche se i suoi autori di riferimento risalivano
piuttosto alle dottrine neoplatoniche, rielaborate dalla filosofia
rinascimentale, aggiornate dalle moderne concezioni scientifiche di Bacone e Galilei
e del pensiero giusnaturalistico moderno di Grozio e Selden. Dal neostoicismo
cristiano di Malvezzi riprende l'intuizione che il corso storico sia retto da
una sua logica interna. Questa varietà di interessi farebbe pensare alla
formazione di un pensiero eclettico in Vico che invece giunse alla formulazione
di un'originale sintesi tra una razionalità sperimentatrice e la tradizione
platonica e religiosa. De antiquissima Italorum sapientia doveva
constare di tre parti: il Liber metaphysicus, che uscì senza l'appendice
riguardante la logica che, nella sua intenzione, avrebbe dovuto avere; il Liber
Physicus, che pubblica sotto forma di opuscolo col titolo De aequilibrio
corporis animantis, che andò smarrito, ma ampiamente riassunto nella Vita; e
infine il Liber moralis, di cui non abbozzò nemmeno il testo. Nel De
antiquissima Vico, considerando il linguaggio come oggettivazione del pensiero,
è convinto che dall'analisi etimologica di alcune parole latine si possano rintracciare
originarie forme del pensiero: applicando questo originale metodo, risale ad un
antico sapere filosofico delle primitive popolazioni italiche. Il fulcro di
queste arcaiche concezioni filosofiche è la convinzione antichissima
che Latinis verum et factum reciprocantur, seu, ut scholarum vulgus
loquitur, convertuntur. Per i Latini il vero e il fatto sono reciproci, ossia,
come afferma il volgo delle scuole, si scambiano di posto che cioè il criterio
e la regola del vero consiste nell'averlo fatto. Per cui possiamo dire ad
esempio di conoscere le proposizioni matematiche perché siamo noi a farle
tramite postulati, definizioni, ma non potremo mai dire di conoscere nello
stesso modo la natura perché non siamo noi ad averla creata. Conoscere
una cosa significa rintracciarne i principi primi, le cause, poiché, secondo
l'insegnamento aristotelico, veramente la scienza è «scire per causas» ma
questi elementi primi li possiede realmente solo chi li produce, «provare per
cause una cosa equivale a farla». Le obiezioni a Cartesio Il principio
del verum ipsum factum non era una nuova e originale scoperta di Vico ma era
già presente nell'occasionalismo, nel metodo baconiano che richiedeva
l'esperimento come verifica della verità, nel volontarismo scolastico che, tramite
la tradizione scotista, era presente nella cultura filosofica napoletana del
tempo di Vico. La tesi fondamentale di queste concezioni filosofiche è che la
piena verità di una cosa sia accessibile solo a colui che tale cosa produce; il
principio del verum-factum, proponendo la dimensione fattiva del vero,
ridimensiona le pretese conoscitive del razionalismo cartesiano che inoltre
giudica insufficiente come metodo per la conoscenza della storia umana, che non
può essere analizzata solo in astratto, perché essa ha sempre un margine di
imprevedibilità. Si serve, però, di quel principio per avanzare in modo
originale le sue obiezioni alla filosofia cartesiana trionfante in quel
periodo. Il cogito cartesiano infatti potrà darmi certezza della mia esistenza ma
questo non vuol dire conoscenza della natura del mio essere, coscienza non è
conoscenza: avrò coscienza di me ma non conoscenza poiché non ho prodotto il
mio essere ma l'ho solo riconosciuto. L'uomo può dubitare se senta, se
viva, se sia esteso, e infine in senso assoluto, se sia; a sostegno della sua
argomentazione escogita un certo genio ingannatore e maligno...Ma è
assolutamente impossibile che uno non sia conscio di pensare, e che da tale
coscienza non concluda con certezza che egli è. Pertanto Renato Descartes svela
che il primo vero è questo, Penso dunque sono. (Giambattista Vico, De
antiquissima Italorum sapientia in Opere filosofiche a cura di Paolo
Cristofolini, Firenze, Sansoni). Il criterio del metodo cartesiano
dell'evidenza procura dunque una conoscenza chiara e distinta, che però non è
scienza se non è capace di produrre ciò che conosce. In questa prospettiva,
dell'essere umano e della natura solo Dio, creatore di entrambi, possiede la
verità. Mentre quindi la mente umana procedendo astrattamente nelle sue
costruzioni, come accade per la matematica, la geometria crea una realtà che le
appartiene, essendo il risultato del suo operare, giungendo così a una verità
sicura, la stessa mente non arriva alle stesse certezze per quelle scienze di
cui non può costruire l'oggetto come accade per la meccanica, meno certa della
matematica, la fisica meno certa della meccanica, la morale meno certa della
fisica. «Noi dimostriamo le verità geometriche poiché le facciamo, e se
potessimo dimostrare le verità fisiche le potremmo anche fare.” Mente umana e
mente divina. I latini diceno che la mente è data, immessa negli uomini dagli
dei. È dunque ragionevole congetturare che gli autori di queste espressioni
abbiano pensato che le idee negli animi umani siano create e risvegliate da Dio.
La mente umana si manifesta pensando, ma è Dio che in me pensa, dunque in Dio
conosco la mia propria mente. Il valore di verità che l'uomo ricava dalle
scienze e dalle arti, i cui oggetti egli costruisce, è garantito dal fatto che
la mente umana, pur nella sua inferiorità, esplica un'attività che appartiene
in primo luogo a Dio. La mente dell'uomo è anch'essa creatrice nell'atto in cui
imita la mente, le idee, di Dio, partecipando metafisicamente ad esse.
L'ingegno Imitazione e partecipazione alla mente divina avvengono ad opera di
quella facoltà che Vico chiama ingegno che è «la facoltà propria del
conoscere...per cui l'uomo è capace di contemplare e di imitare le cose».
L'ingegno è lo strumento principe, e non l'applicazione delle regole del metodo
cartesiano, per il progresso, ad esempio, della fisica che si sviluppa proprio
attraverso gli esperimenti escogitati dall'ingegno secondo il criterio del vero
e del fatto. L'ingegno dimostra, inoltre, i limiti del conoscere umano e
la contemporanea presenza della verità divina che si rivela proprio attraverso
l'errore. Dio mai si allontana dalla nostra presenza, neppure quando erriamo,
poiché abbracciamo il falso sotto l'aspetto del vero e i mali sotto l'apparenza
dei beni; vediamo le cose finite e ci sentiamo noi stessi finiti, ma ciò
dimostra che siamo capaci di pensare l'infinito. Contro lo scetticismo, sostiene
che è proprio tramite l'errore che l'uomo giunge al sapere metafisico. Il
chiarore del vero metafisico è pari a quello della luce, che percepiamo
soltanto in relazione ai corpi opachi...Tale è lo splendore del vero metafisico
non circoscritto da limiti, né di forma discernibile, poiché è il principio
infinito di tutte le forme. Le cose fisiche sono quei corpi opachi, cioè formati
e limitati, nei quali vediamo la luce del vero metafisico. Il sapere metafisico
non è il sapere in assoluto: esso è superato dalla matematica e dalle scienze
ma, d'altro canto, «la metafisica è la fonte di ogni verità, che da lei
discende in tutte le altre scienze. Vi è dunque un primo vero, comprensione di
tutte le cause, originaria spiegazione causale di tutti gli effetti; esso è
infinito e di natura spirituale poiché è antecedente a tutti i corpi e che
quindi si identifica con Dio. In Lui sono presenti le forme, simili alle idee
platoniche, modelli della creazione divina. «Il primo vero è in Dio,
perché Dio è il primo facitore (primus Factor); codesto primo vero è infinito,
in quanto facitore di tutte le cose; è compiutissimo, poiché mette dinanzi a Dio,
in quanto li contiene, gli elementi estrinseci e intrinseci delle cose. Se
l'uomo non può considerarsi creatore della realtà naturale ma piuttosto di
tutte quelle astrazioni che rimandano ad essa come la matematica, la stessa
metafisica, vi è tuttavia un'attività creatrice che gli appartiene questo
mondo civile egli certamente è stato fatto dagli uomini, onde se ne possono,
perché se ne debbono, ritruovare i principi dentro le modificazioni della
nostra medesima mente umana. Scienza Nuova, terza ediz., libro I, sez. 3). L'uomo
è dunque il creatore, attraverso la storia, della civiltà umana. Nella storia
l'uomo verifica il principio del verum ipsum factum creando così una scienza
nuova che avrà un valore di verità come la matematica. Una scienza che ha per
oggetto una realtà creata dall'uomo e quindi più vera e, rispetto alle
astrazioni matematiche, concreta. La storia rappresenta la scienza delle cose
fatte dall'uomo e, allo stesso tempo, la storia della stessa mente umana che ha
fatto quelle cose. Filosofia e "filologia" La definizione dell'uomo,
della sua mente non può prescindere dal suo sviluppo storico se non si vuole
ridurre tutto a un'astrazione. La concreta realtà dell'uomo è comprensibile
solo riportandola al suo divenire storico. È assurdo credere, come fanno i
cartesiani o i neoplatonici, che la ragione dell'uomo sia una realtà assoluta,
sciolta da ogni condizionamento storico. «La filosofia contempla la
ragione, onde viene la scienza del vero; la filologia osserva l'autorità
dell'umano arbitrio onde viene la coscienza del certo...Questa medesima degnità
(assioma) dimostra aver mancato per metà così i filosofi che non accertarono le
loro ragioni con l'autorità de'filologi, come i filologi che non curarono
d'avverare la loro autorità con la ragion dei filosofi» (Giambattista
Vico Ibidem Degnità X) Ma la filologia da sola non basta, si ridurrebbe a una
semplice raccolta di fatti che invece vanno spiegati dalla filosofia. Tra
filologia e filosofia vi deve essere un rapporto di complementarità per cui si
possa accertare il vero e inverare il certo. Le leggi della 'scienza
nuova' Compito della 'scienza nuova' sarà quello di indagare la storia alla
ricerca di quei principi costanti che, secondo una concezione per certi versi
platonizzante, fanno presupporre nell'azione storica l'esistenza di leggi che
ne siano a fondamento com'è per tutte le altre scienze: «Poiché questo
mondo di nazioni egli è stato fatto dagli uomini, vediamo in quali cose hanno
con perpetuità convenuto e tuttavia vi convengono tutti gli uomini; poiché tali
cose ne potranno dare i principi universali ed eterni, quali devon essere
d'ogni scienza, sopra i quali tutte sursero e tutte vi si conservano le
nazioni. La storia quindi, come tutte le scienze, presenta delle leggi, dei
principi universali, di un valore ideale di tipo platonico, che si ripetono
costantemente allo stesso modo e che costituiscono il punto di riferimento per
la nascita e il mantenimento delle nazioni. L'eterogenesi dei fini e la
Provvidenza storica Rifarsi alla mente umana per comprendere la storia non è
sufficiente: si vedrà, attraverso il corso degli avvenimenti storici, che la
stessa mente dell'uomo è guidata da un principio superiore ad essa che la
regola e la indirizza ai suoi fini che vanno al di là o contrastano con quelli
che gli uomini si propongono di conseguire; così accade che, mentre l'umanità
si dirige al perseguimento di intenti utilitaristici e individuali, si
realizzino invece obiettivi di progresso e di giustizia secondo il principio
della eterogenesi dei fini. «Pur gli uomini hanno essi fatto questo mondo
di nazioni...ma egli è questo mondo, senza dubbio, uscito da una mente spesso
diversa ed alle volte tutta contraria e sempre superiore ad essi fini
particolari ch'essi uomini si avevan proposti» (Giambattista Vico Ibidem,
Conclusione) La storia umana in quanto opera creatrice dell'uomo gli appartiene
per la conoscenza e per la guida degli eventi storici ma nel medesimo tempo lo
stesso uomo è guidato dalla Provvidenza che prepone alla storia divina. I
corsi storici Secondo Vico il metodo storico dovrà procedere attraverso
l'analisi delle lingue dei popoli antichi «poiché i parlari volgari debono
essere i testimoni più gravi degli antichi costumi de' popoli che si
celebrarono nel tempo ch'essi si formarono le lingue», e quindi tramite lo
studio del diritto, che è alla base dello sviluppo storico delle nazioni
civili. Questo metodo ha fatto identificare nella storia una legge
fondamentale del suo sviluppo che avviene evolvendosi in tre età: l'età
degli dei, «nella quale gli uomini gentili credettero vivere sotto divini
governi, e ogni cosa esser loro comandata con gli auspici e gli oracoli»; l'età
degli eroi dove si costituiscono repubbliche aristocratiche; l'età degli uomini
«nella quale tutti si riconobbero esser uguali in natura umana». I bestioni La
storia umana, secondo Vico, inizia con il diluvio universale, quando gli
uomini, giganti simili a primitivi "bestioni", vivevano vagando nelle
foreste in uno stato di completa anarchia. Questa condizione bestiale era
conseguenza del peccato originale, attenuata dall'intervento benevolo della
Provvidenza divina che immise, attraverso la paura dei fulmini, il timore degli
dei nelle genti che «scosse e destate da un terribile spavento d'una da essi
stessi finta e creduta divinità del cielo e di Giove, finalmente se ne
ristarono alquanti e si nascosero in certi luoghi; ove fermi con certe donne,
per lo timore dell'appresa divinità, al coverto, con congiungimenti carnali
religiosi e pudichi, celebrarono i matrimoni e fecero certi figlioli, e così
fondarono le famiglie. E con lo star quivi fermi lunga stagione e con le
sepolture degli antenati, si ritrovarono aver ivi fondati e divisi i primi
domini della terra» La civiltà L'uscita dallo stato di ferinità quindi
avviene: per la nascita della religione, nata dalla paura e sulla base
della quale vengono elaborate le prime leggi del vivere ordinato, per
l'istituzione delle nozze che danno stabilità al vivere umano con la formazione
della famiglia e per l'uso della sepoltura dei morti, segno della fede
nell'immortalità dell'anima che distingue l'uomo dalle bestie. Della prima età
sostiene di non poter scrivere molto poiché mancano documenti su cui basarsi:
infatti quei bestioni non conoscevano la scrittura e, poiché erano muti, si
esprimevano a segni o con suoni disarticolati. L'età degl’eroi ha inizio
dall'accomunarsi di genti che trovavano così reciproco aiuto e sostegno per la
sopravvivenza. Sorsero la città guidata dalle prime organizzazioni politiche
dei signori, gl’eroi che con la forza e in nome della ragion di stato,
conosciuta solo da loro, comandano su i servi che, quando rivendicano i propri
diritti, si ritrovarono contro i signori che, organizzati in ordini nobiliari,
danno vita allo stato aristo-cratico che caratterizza il secondo periodo della
storia umana. In questa seconda, dove predomina la fantasia, nasce il
linguaggio dai caratteri mitici e poetici. Infine la conquista dei diritti
civili da parte dei servi dà luogo alla età degl’uomini e alla formazione del stato
popolari (res pubblica) basato sul diritto umano dettato dalla ragione umana
tutta spiegata. Sorge quindi uno stato non necessariamente demo-cratico ma che
puo essere pure monarchico poiché l'essenziale è che rispetta la ragione
naturale, che eguaglia tutti. La legge delle tre età costituisce la storia
ideale eterna sopra la quale corrono in tempo le storie di nostra nazione. Il popolo
conforma il suo corso storico a questa legge che non è solo delle genti ma
anche di ogni singolo uomo che necessariamente si sviluppa passando dal
primitivo senso nell'infanzia, alla fantasia nella fanciullezza, e infine alla
ragione nell'età adulta. Gl’uomini prima sentono senza avvertire. Dappoi
avvertiscono con animo perturbato e commosso. Finalmente riflettono con mente
pura. Se nella storia pur tra le violenze, i disordini, appare un ordine e un
progressivo sviluppo ciò è dovuto all'azione della Provvidenza che immette
nell'agire dell'uomo un principio di verità che si presenta in modo diverso
nelle tre età. Nella prima età degl’eroi, il vero si presenta come certo gli
uomini che non sanno il vero delle cose procurano d'attenersi al certo, perché
non potendo soddisfare l'intelletto con la scienza, almeno la volontà riposi
sulla coscienza. Questa certezza non viene all'uomo attraverso una verità
rivelata ma da una constatazione di senso comune, condivisa da tutti, per cui
vi è un giudizio senz'alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un
ordine, da tutto un popolo, da tutta una nazione o da tutto il genere umano. Vi
è poi, nella seconda età della storia e dell'uomo, caratterizzata dalla
fantasia, un sapere tutto particolare che Vico definisce poetico. In questa età
nasce infatti il linguaggio non ancora razionale ma molto vicino alla poesia
che alle cose insensate dà senso e passione, ed è proprietà dei fanciulli di
prender cose inanimate tra le mani e, trastullandosi, favellarvi, come se
fussero, quelle, persone vive. Questa degnità filologica-filosofica ne appruova
che gli uomini del mondo fanciullo, per natura, furono sublimi poeti. Se
vogliamo quindi conoscere la storia del antico popoli romano dobbiamo rifarci
ai miti che hanno espresso nella loro cultura. Il mito infatti non è solo una
favola e neppure una verità presentata sotto le spoglie della fantasia ma è una
verità di per sé elaborata dagli antichi che, incapaci di esprimersi
razionalmente, si servano di universali fantastici che, sotto spoglie poetiche,
presentano modelli ideali universali. I antichi romani non definano zionalmente
la prudenza ma raccontarono di Enea, modello universale fantastico dell'uomo
prudente. Vico si dedica poi a definire la poesia che innanzitutto è
autonoma come forma espressiva differente dal linguaggio tradizionale. I tropi
della poesia come la metafora, la metonimia, la sineddoche ecc. sono stati
erroneamente ritenuti strumenti estetici di abbellimento del linguaggio
razionale di base. Invece, la poesia è una forma espressiva naturale e
originaria i cui tropi sono necessari modi di spiegarsi della nazione romana poetica.
La poesia ha una funzione rivelativa, custodisce le prime immaginate verità dei
primi uomini. La lingua romana non ha quindi un'origine convenzionale. Questo
presupporrebbe un uso tecnico. Ma la lingua romana sorge invece spontaneamente
come poesia. Poiché il linguaggio e i miti costituiscono la cultura originaria
e spontanea di tutto il popolo romano, arriva alla discoverta dell’epica, l'espressione
del patrimonio culturale comune di tutto il popolo romano. È comunque da
respingere la interpretazione platonica dell’epica come filosofia, -- l’epica e
fornita di una sublime sapienza riposte. Farsi intendere da volgo fiero e
selvaggio non è certamente opera d'ingegno addomesticato ed incivilito da
alcuna filosofia. Né da un animo da alcuna filosofia umanato ed impietosito
potrebbe nascer quella truculenza e fierezza di stile, con cui descrive tante,
sì varie e sanguinose battaglie, tante sì diverse e tutte in istravaganti guise
crudelissima spezie d'ammazzamenti, che particolarmente fanno tutta la
sublimità dell'epica romana. La sapienza antica ha per contenuto princìpi di
giustizia e ordine necessari per la formazione di popoli civili. Questi
contenuti si esprimono in modi diversi a seconda che siano formati dal senso o
dalla fantasia o dalla ragione. Questo vuol dire che la sapienza, la verità, si
manfesta in forme diverse storicamente ma che essa come verità eterna è al di
sopra della storia che di volta in volta la incarna. La verità della storia è
una verità metafisica nella storia. Nella storia si attua la mediazione tra l'agire
umano e quello divino: nel fare umano si manifesta il vero divino e il
vero umano si realizza tramite il fare divino: la provvidenza, legge
trascendente della storia, che opera attraverso e nonostante il libero arbitrio
dell'uomo. Questo non comporta una concezione necessitata del corso della
storia poiché è vero che la Provvidenza si serve degli strumenti umani, anche i
più rozzi e primitivi, per produrre un ordine ma tuttavia questo rimane nelle
mani dell'uomo, affidato alla sua libertà. La storia quindi non è determinata
come sostengono gli stoici e gli epicurei che niegano la provvedenza, quelli
facendosi strascinare dal fato, questi abbandonandosi al caso», ma si sviluppa
tenendo conto della libera volontà degli uomini che, come dimostrano i ricorsi,
possono anche farla regredire. Gli uomini prima sentono il necessario; dipoi
badano all'utile; appresso avvertiscono il comodo; più innanzi si dilettano nel
piacere; quindi si dissolvono nel lusso; e finalmente impazzano in istrapazzar
di sostanze. Scienza Nuova, Degnità. A questa dissoluzione delle nazioni pone
rimedio l'intervento della Provvidenza che talora non può impedire la
regressione nella barbarie, da cui si genererà un nuovo corso storico che
ripercorrerà, a un livello superiore, poiché dell'epoca passata è rimasta una
sia pur minima eredità, la strada precedente.Paradossalmente la criticità del
progresso storico appare proprio con l'età della ragione, quando cioè questa
invece dovrebbe assicurare e mantenere l'ordine civile. Accade infatti che la
tutela della Provvidenza che si è imposta agli uomini nei precedenti due stadi,
ora invece deve ricercare il consenso della «ragione tutta spiegata che si
sostituisce alla religione: Così ordenando la provvedenza: che non avendosi
appresso a fare più per sensi di religione (come si erano fatte innanzi) le
azioni virtuose, facesse la filosofia le virtù nella lor idea. La ragione
infatti, pur con la filosofia, custode della legge ideale del vivere civile,
con il suo libero giudizio, può tuttavia incorrere nell'errore o nello
scetticismo per cui «si diedero gli stolti dotti a calunniare la verità».
La ragione non crea la verità, poiché non può fare a meno dal senso e dalla
fantasia senza le quali appare astratta e vuota. Il fine della storia infatti
non è affidato alla sola ragione ma alla sintesi armonica di senso, fantasia e
razionalità. La ragione poi è ispirata dalla verità divina per cui la storia è
sì opera dell'uomo, ma la mente umana da sola non basta poiché occorre la
Provvidenza che indichi la verità. La filosofia è succeduta alla religione ma
non l'ha sostituita anzi essa deve custodirla: «Da tutto ciò che si è in
quest'opera ragionato, è da finalmente conchiudersi che questa Scienza porta
indivisibilmente seco lo studio della pietà, e che, se non siesi pio, non si
può daddovero esser saggio» (Giambattista Vico Scienza Nuova,
Conclusione) Il giudizio della filosofia posteriore «Predicavano la ragione
individuale, ed egli le opponeva la tradizione, la voce del genere umano. Gli
uomini popolari, i progressisti di quel tempo, sono Capua, Cornelio, Doria,
Calopreso, che stano con le idee nuove, con lo spirito del secolo. Lui era un
retrivo, con tanto di coda, come si direbbe oggi. La coltura europea e la
coltura italiana s'incontravano per la prima volta, l'una maestra, l'altra
ancella. Resiste. Era vanità di pedante? Era fierezza di grande uomo? Resiste a
Cartesio, a Malebranche, a Pascal, i cui Pensieri sono lumi sparsi, a Grozio, a
Puffendorfio, a Locke, il cui saggio era la metafisica del senso. Resiste, ma
li studia più che facessero i novatori. Resisteva come chi sente la sua forza e
non si lascia sopraffare. Accettava i problemi, combattea le soluzioni, e le
cercava per le vie sue, co' suoi metodi e coi suoi studi. Era la resistenza
della coltura italiana, che non si lasciava assorbire, e stava chiusa nel suo
passato, ma resistenza del genio, che cercando nel passato trovava il mondo
moderno. Era il retrivo che guardando indietro e andando per la sua via, si
trova da ultimo in prima fila, innanzi a tutti quelli che lo precedevano.
Questa era la resistenza del Vico. Era un moderno e si sentiva e si credeva
antico, e resistendo allo spirito nuovo, riceveva quello entro di sé.»
(Francesco De Sanctis, Storia della letteratura italiana, Morano, Napoli)
Fintanto che fu in vita la portata e la ricezione critica del suo pensiero
furono circoscritte quasi unicamente agli ambienti intellettuali della propria
città, trovando poi un ben più vasto seguito soltanto a quasi due secoli dalla
sua stessa morte, tra la seconda metà dell'Ottocento e il Novecento.
Affermatasi la fama del pensiero vichiano, esso fu conteso dalle più disparate
correnti filosofiche: dal pensiero cristiano (nonostante l'iniziale rifiuto),
dagli idealisti (dai quali fu proclamato precursore dell'immanentismo
hegeliano), dai positivisti e persino da diversi marxisti. Vico è ben più di un
semplice filosofo tanto che in certi momenti della sua travagliatissima fama fu
apprezzato prevalentemente per la sua filosofia del diritto, così come in altri
momenti fu celebrato precursore della sociologia, della psicologia dei popoli,
o come campione fra i maggiori della filosofia della storia, mentre veniva
ignorata la sua pur genialissima metafisica, che è ad un tempo il punto
d'arrivo e il presupposto logico di tutte le ricerche da lui condotte nei più
vari campi dell'operare umano». Il pensiero vichiano, le cui prime fonti
s'ispirano alla tradizione filosofica del Seicento che permeava l'ambiente
partenopeo della sua epoca, rappresenta un ponte fra la cultura secentesca e
quella settecentesca. Nonostante il Vico non sia caratterizzato dall'audacia
innovatrice illuminista, il suo pensiero raggiunse – come nota Abbagnano –
«alcuni risultati fondamentali» che lo connettono a pieno titolo al Settecento.
Tuttavia, non può tacersi il carattere conservatore della sua filosofia
politico-religiosa, generato dal turbamento di chi, «assistendo alla fine di un
mondo famigliare, non sa scoprire i segni del sorgere di un nuovo. Ciò è
dimostrato dalla giustapposizione del certo (ossia il peso dell'autorità della
tradizione) al vero (ossia lo sforzo innovatore della ragione) che è il segno
di una ricerca di equilibrio estranea al pensiero illuministico. A tali
conclusioni il pensiero vichiano fu condotto dalla limitatezza della sua
gnoseologia e dalla polemica contro il cartesianesimo, il quale professava, al
contrario, l'eliminazione di ogni limite gnoseologico. Opere: “Sei Orazioni
Inaugurali”: “De nostri temporis studiorum ratione”: “Orazione Inaugurale” “De
antiquissima Italorum sapientia ex linguae latinae originibus eruenda;
“Proemium”; “Liber metaphysicus”; “Risposte al giornale dei letterati Prima
risposta”; “Seconda risposta”; “Institutiones oratoriae”; “De universis Juris”;
“De universis juris uno principio et fine uno liber unus - include “De opera
proloquium”; “De constantia jurisprudentis liber alter”; “ Notae in duos
libros, alterum De uno universi juris principio et fine uno, alterum De
constantia jurisprudentis”; “Scienza nuova prima”; “Vici vindiciae”; “Vita di
Giambattista Vico scritta da se medesimo, (l'«Autobiografia» («Supplemento»)
Scienza nuova seconda, De mente heroic, Scienza nuova terza. Edizioni: Scritti
storici, Giambattista Vico, Scienza nuova, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza,Giambattista Vico, Scienza nuova seconda. 1, Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Giambattista Vico, Scienza nuova seconda. Scrittori d'Italia, Bari,
Laterza, Giambattista Vico, Opere a cura di Fausto Nicolini, Laterza, Bari,
Orazioni inaugurali, De studiorum rationum, De antiquissima Italorum sapientia,
Risposte al giornale dei letterati; IDiritto universale, Scienza nuova; Scienza
nuova, Autobiografia, Carteggio, Poesie varie; Scritti storici; Scritti vari e
pagine disperse; Poesie, Institutiones oratoriae. Giambattista Vico, Opere
filosofiche a cura di Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni. Giambattista Vico,
Opere giuridiche a cura di Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni. Giambattista
Vico, Institutiones oratoriae, testo critico, versione e commento a cura di
Giuliano Crifò, Napoli, Istituto Suor Orsola Benincasa. Bibliografia critica Il
pensiero vichiano rimase quasi del tutto ignorato dalla cultura europea del
XVIII secolo con una diffusione limitata nell'Italia meridionale. Ancora in età
romantica Vico era poco conosciuto anche se filosofi tedeschi come Johann
Gottfried Herder, chiamato il Vico tedesco, e Hegel presentano delle
somiglianze con la dottrina vichiana per quanto riguarda il ruolo della storia
nello sviluppo della filosofia. La filosofia di Vico comincia ad essere
conosciuta e apprezzata nel clima del romanticismo francese e italiano:
François-René de Chateaubriand e Joseph de Maistre ma, soprattutto Jules
Michelet, Principes de la philosophie de l'histoire, Parigi diffonde il
pensiero di Vico di cui apprezza la concezione della storia come sintesi di
umano e divino. Nella prima metà dell'Ottocento, Auguste Comte e Karl
Marx stimarono la filosofia della storia di Vico ma furono i filosofi italiani,
come Antonio Rosmini, e soprattutto Vincenzo Gioberti, che videro in lui un
maestro. N. Tommaseo, Vico e il suo secolo, rist. Torino 1930, mette in
evidenza la grande affinità del pensiero vichiano con quello di Gioberti.
Agostino Maria de Carlo, "Istituzione Filosofica secondo i Princìpj di
Giambattista Vico ad uso della gioventù studiosa" - Napoli - Tip. Cirillo
- Nuove interpretazioni basate sul principio vichiano del verum ipsum factum
considerano Vico un anticipatore del positivismo Giuseppe Ferrari, Il
genio di Vico, rist.Carabba, Lanciano Cattaneo, Sulla 'Scienza
Nuova' di Vico, Milano C. Cantoni, Vico, Torino); Siciliani, Sul rinnovamento
della filosofia positiva in Italia, Civelli Firenze. Recentemente, viene
rivalutato il legame stringente fra il filosofo e l'Illuminismo: A.
Donati, Giambattista Vico. Filosofo dell'Illuminismo, Aracne. Una spinta
decisiva all'apprezzamento e alla diffusione del pensiero vichiano come
anticipatore di Kant e dell'idealismo, si ebbe in Italia a cominciare dagli
studi di Bertrando Spaventa e De Sanctis iniziatori di quella corrente
dottrinale interpretativa che si ritrova soprattutto in Croce e G.
Gentile, Studi vichiani, Messina, rist. Sansoni Firenze che ne mette in luce le
ascendenze neoplatoniche e rinascimentali rifiutandone nel contempo
l'interpretazione positivista e interpretandone il verum ipsum factum in senso
idealistico. Una forzatura questa, secondo alcuni critici, ripresa da
Croce, La filosofia di Vico, Laterza, Bari che ebbe soprattutto il merito di
aver intuito in Vico una definizione dell'arte come attività autonoma dello
spirito e della visione storicistica dello sviluppo dello spirito da cui Croce
elimina ogni riferimento alla trascendenza della Provvidenza vichiana.
Un'accurata ricerca storica su Vico fu operata dal crociano F. Nicolini,
La giovinezza di Vico, Laterza, Bari, Fausto Nicolini, La religiosità di Vico,
Laterza, Bari, Fausto Nicolini, Commento storico alla seconda 'Scienza Nuova',
Roma, Fausto Nicolini, Saggi vichiani, Giannini, Napoli, Fausto
Nicolini, Giambattista Vico nella vita domestica. La moglie, i figli, la casa,
Editore Osanna Venosa, Contrari all'interpretazione immanentistica della
Provvidenza vichiana sono gli studi di autori cattolici che ne mettono invece
in risalto la trascendenza: E. Chiocchietti, La filosofia di Vico, Vita e
Pensiero, Milano, F. Amerio, Introduzione allo studio di Vico, SEI, Torino, L.
Bellafiore, La dottrina della Provvidenza in Vico, Milani, Bologna, A. Mano, Lo
storicismo di Vico, Napoli, F. Lanza, Saggi di poetica vichiana, Magenta,
Varese, Il dibattito tra le interpretazioni laiche e cattoliche su Vico si è
attenuato in periodi recenti dove lo studio del pensiero vichiano si è dedicato
a particolari aspetti della sua dottrina: G. Fassò, I «quattro auttori»
del Vico. Saggio sulla genesi della Scienza nuova, Milano, Giuffrè, non
esistente. G. Fassò, Vico e Grozio, Napoli, Guida, Maura Del Serra, Eredità e
kenosi tematica della "confessio" cristiana negli scritti
autobiografici di Vico, in Sapientia, sulla concezione della storia ad opera
della quale avviene la conciliazione tra immanenza e trascendenza del pensiero
vichiano: A. R. Caponigri, Tempo e idea, Pàtron, Bologna, sulla estetica
vichiana gli studi più notevoli sono quelli di G. A. Bianca, Il concetto di
poesia in G. B.Vico, D'Anna, Messina, G. Prestipino, "La teoria del mito e
la modernità di Vico", Annali della facoltà di Palermo, sugli aspetti
giuridici e sociologici:Fabiani, La filosofia dell'immaginazione in Vico e
Malebranche, Firenze, B. Donati, Nuovi studi sulla filosofia civile (Firenze); L.
Bellafiore, Il diritto naturale (Milano); D. Pasini, Diritto, società e stato
in Vico, Jovene, Napoli, V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del
passato a Napoli e Milano (Carabba, Lanciano); G. Leone, [rec. al vol. di] V.
Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del passato a Napoli e Milano” (Carabba.
Lanciano, in Misure Critiche, La Fenice Casa Editrice, Salerno, e in
"Forum Italicum", Wehle, Winfried: Sulle vette di una ragione
abissale: Giovambattista Vico e l'epopea di una 'Scienza Nuova'. In:
Battistini, Andrea; Guaragnella, Pasquale (ed.): Giambattista Vico e
l'enciclopedia dei saperi. - Lecce: Pensa multimedia (Mneme). B. Croce, La filosofia
di Vico, Bari, Laterza,Maria Consiglia, Napoli, Editoria clandestina e censura
ecclesiastica a Napoli all'inizio del Settecento, in Anna Maria Rao (a cura
di), Editoria e cultura a Napoli, Napoli: Liguori, Francesco Adorno, Tullio
Gregory, Valerio Verra, Storia della filosofia, vol. Editori Laterza,
Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di P. Rossi), Biblioteca Universale
Rizzoli, Giambattista Vico, Giuseppe Ferrari, La scienza nuova (a cura di Paolo
Rossi), Soc. Tip. de' Classici Italiani, B.Cioffi ed altri, I filosofi e le
idee, B. Mondadori, D. Armando, M. Sanna, Il Contributo italiano alla storia
del Pensiero – Politica, Enciclopedia Italiana Treccani Francesco
Adorno, Tullio Gregory, Valerio Verra, Storia della filosofia, Editori
Laterza); Guido Fassò, Storia della filosofia del diritto. II: L'età moderna,
Editori Laterza, Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, Gruppo Editoriale
L'Espresso, Vico, La scienza nuova (Biblioteca Universale Rizzoli);
Vico, Principj di scienza nuova, di Giambattista Vico: d'intorno alla comune
natura delle nazioni, Volume 1, Francesco d'Amico, Fausto Nicolini,
Giambattista Vico nella vita domestica. La moglie, i figli, la casa, Editore
Osanna Venosa, Giambattista vico, Autobiografia, ed. Nicolini (Bompiani), Milano,
Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Biblioteca Universale Rizzoli,
Ugo Grozio, Prolegomeni al diritto della guerra e della pace (a cura di Guido
Fassò), cMorano Editore, Giambattista Vico, La scienza nuova, Biblioteca
Universale Rizzoli); G. Liccardo, Storia irriverente di eroi, santi e tiranni
di Napoli. Vico che si era rivolto inutilmente per sovvenzionare la
stampa dell'opera prima al cardinale Orsini, poi a Papa Clemente XII, fu
costretto a vendere un anello per farla pubblicare. Vico scrisse in seguito
che, in fondo, l'accaduto era stato un bene poiché lo aveva spinto a riscrivere
l'opera in maniera più completa. (Cfr. M.Fubini, G.B.Vico. Autobiografia,
Torino Einaudi) M.Fubini, G.B.Vico. Autobiografia, Torino Einaudi La
prima redazione dell'opera, andata perduta, aveva il titolo di Scienza nuova in
forma negativa L'Autobiografia fu pubblicata postuma ampliata con una modifica di
Vico. Rivista di studi crociani, a cura della "Società
napoletana di storia patria", 1969. La fondazione
"Giambattista Vico", voluta da Gerardo Marotta, presidente
dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, con sede nella Chiesa di San
Biagio Maggiore di Napoli, si occupa della promozione del pensiero vichiano e
della gestione di alcuni siti vichiani come il castello Vargas di Vatolla
(Salerno) e la Chiesa di San Gennaro all'Olmo in
Napoli. Giambattista Vico, Principi di una scienza nuova d'intorno
alla comune natura delle nazioni, a cura di Giuseppe Ferrari, Società
tipografica de' Classici italiani, Milano. Silvestro Candela, L'unità e la
religiosità del pensiero di Giambattista Vico, Cenacolo Serafico, Inesatto è
altresì che il Vico terminasse di vivere a più di settantasei anni: per
contrario, mancò ai vivi nella notte e a settantacinque anni e sette mesi
precisi, in La Letteratura italiana: Storia e testi, Giambattista Vico,
Ricciardi. La storia di Vico, su napolitoday. Secondo notizie di stampa diffuse
resti della salma di Vico sarebbero stati recuperati nei sotterranei della
chiesa napoletana. (Vedi: Corriere del Giorno: Ritrovata la salma di
Giambattista Vico? I ricercatori vanno cauti Archiviato in Internet Archive.)
La notizia è stata comunque commentata con prudenza dagli esperti. La
scienza nuova, Biblioteca Universale Rizzoli. F. Nicolini, La giovinezza di
Vico: saggio biografico, Società editrice Il Mulino, Croce, Nuovi saggi sul
Seicento. Per una silloge di «pensieri» del Malvezzi, Politici e moralisti del
Seicento, ediz. Croce-Caramella, Bari, Laterza, 1930. Vico nel
perduto De equilibrio corporis animantis esponeva una concezione secondo cui
«...riponevo la natura delle cose nel moto per il quale, come se fossero
sottoposte alla forza di un cuneo, tutte le cose vengono spinte verso il centro
del loro stesso moto e, invece, sotto l'azione di una forza contraria, vengono
respinte verso l'esterno; e sostenni anche che tutte le cose vivono e muoiono
in virtù di sistole e diastole». Secondo un'ipotesi di Benedetto Croce e Fausto
Nicolini l'opera era stata concepita come appendice al Liber physicus e fu
donata in forma manoscritta al suo grande amico, il giurista Domenico Aulisio.
La trattazione di quella teoria di ispirazione cartesiana e presocratica venne
poi inserita più ampiamente nella Vita. Stefania De Toma, Ecco l'origine
delle scienze umane: aspetti retorici di una contesa intorno al De antiquissima
italorum sapienti, Bollettino del Centro di studi vichiani (Roma: Edizioni di
storia e letteratura). Opere, Sansoni, Firenze -- è considerato da
alcuni interpreti della sua filosofia come il primo costruttivista. Infatti
Vico sostiene che l'uomo può conoscere solo ciò che può costruire, aggiungendo
poi che in effetti solo Dio conosce veramente il mondo, avendolo creato lui
stesso. Il mondo quindi è esperienza vissuta e al suo riguardo non vale per gli
uomini alcuna pretesa di verità ontologica. (In Paul Watzlawick, La realtà
inventata, Milano, Feltrinelli) Per Vico la filologia non è solo la
scienza del linguaggio ma anche storia, usi e costumi, religioni...ecc. dei popoli
antichi. L'età degli dei nella quale gli uomini gentili credettero vivere sotto
divini governi, e ogni cosa esser loro comandata con gli auspici e gli oracoli,
che sono le più vecchie cose della storia profana: l'età degli eroi, nella
quale dappertutto essi regnarono in repubbliche aristocratiche, per una certa
da essi rifiutata differenza di superior natura a quella de' lor plebei; e
finalmente l'età degli uomini, nella quale tutti si riconobbero esser uguali in
natura umana, e perciò vi celebrarono prima le repubbliche popolari e
finalmente le monarchie, le quali entrambe sono forma di governi umane»
(G.Vico, Scienza Nuova, Idea dell'Opera) G.Vico,Scienza Nuova, Idea
dell'Opera Ibidem La ragion di stato «non è naturalmente
conosciuta da ogni uomo ma da pochi pratici di governo»
(Ibidem) Ibidem Degnità XXXVII. Sull'immaginazione nei primitivi
secondo la filosofia vichiana si veda: Paolo Fabiani, La filosofia
dell'immaginazione in Vico e Malebranche, La rivendicazione dell'assoluta autonomia
dell'arte e della poesia nei confronti delle altre attività spirituali fu uno
dei meriti che Benedetto Croce riconobbe al pensiero vichiano. Vico critica
tutt'insieme le tre dottrine della poesia come esortatrice e mediatrice di
verità intellettuali, come cosa di mero diletto, e come esercitazione ingegnosa
di cui si possa senza far danno fare a meno. La poesia non è sapienza riposta,
non presuppone logica intellettuale, non contiene filosofemi: i filosofi che
ritrovano queste cose nella poesia, ve le hanno introdotte essi stessi senza
avvedersene. La poesia non è nata per capriccio, ma per necessità di natura. La
poesia tanto poco è superflua ed eliminabile, che senza di essa non sorge il
pensiero: è la prima operazione della mente umana» (Benedetto Croce, La
filosofia di Giambattista Vico) [qual era quello dei tempi
d'Omero] G.Vico, Scienza Nuova, Conclusione Nel senso di
pietas, sentimento religioso. Giambattista Vico, La scienza nuova
(Biblioteca Universale Rizzoli). Croce Nicolini Storicismo Filosofia della
storia Filologia. su Treccani – Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana.Giambattista Vico, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Giambattista Vico, su sapere, De Agostini.Giambattista Vico, su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Andrea Battistini,
Giambattista Vico, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Alexander Bertland, La Scienza nuova su letteratura
italiana Opere*, su bibliotecaitaliana integrali in più volumi dalla collana
digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza Paolo Fabiani, La
filosofia dell'immaginazione in Vico, su academia.edu., Firenze, G. Pellegrino,
'La concezione della storia di Vico, su centro studi la runa it. Centro di
Studi Vichiani, su Consiglio nazionale delle ricerche. Fondazione Giambattista
Vico, su Fondazione gbvico org. Portale Vico, su giambattistavico. u treccani.,
in Il contributo italiano alla storia del Pensiero, Filosofia, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Vico, Principj di una scienza nuova di Vico:
d'intorno alla comune natura delle nazioni, Tip. di A. Parenti. Italian philosopher. Grice: “The Italians revere him
so much that his emblem is on one of their stamps!”“It would be as having Ryle
on one of ours!” vico: He is so beloved by the Italians
“that they made a stamp of him.”Grice. cited by H. P. Grice, “Vico and the
origin of language.” Philosopher who founded modern philosophy of history, philosophy
of culture, and philosophy of mythology. He was born and lived all his life in
or near Naples, where he taught eloquence. The Inquisition was a force in
Naples throughout Vico’s lifetime. A turning point in his career was his loss
of the concourse for a chair of civil law. Although a disappointment and an
injustice, it enabled him to produce his major philosophical work. He was
appointed royal historiographer by Charles of Bourbon. Vico’s major work is “La
scienza nuova” completely revised in a second, definitive version.
He published three connected works on jurisprudence, under the title Universal
Law; one contains a sketch of his conception of a “new science” of the
historical life of nations. Vico’s principal works preceding this are On the Study
Methods of Our Time, comparing the ancients with the moderns regarding human
education, and On the Most Ancient Wisdom of the Italians, attacking the
Cartesian conception of metaphysics. His Autobiography inaugurates the
conception of modern intellectual autobiography. Basic to Vico’s philosophy is
his principle that “the true is the made” “verum ipsum factum”, that what is
true is convertible with what is made. This principle is central in his
conception of “science” scientia, scienza. A science is possible only for those
subjects in which such a conversion is possible. There can be a science of
mathematics, since mathematical truths are such because we make them.
Analogously, there can be a science of the civil world of the historical life
of nations. Since we make the things of the civil world, it is possible for us
to have a science of them. As the makers of our own world, like God as the
maker who makes by knowing and knows by making, we can have knowledge per
caussas through causes, from within. In the natural sciences we can have only
conscientia a kind of “consciousness”, not scientia, because things in nature
are not made by the knower. Vico’s “new science” is a science of the principles
whereby “men make history”; it is also a demonstration of “what providence has
wrought in history.” All nations rise and fall in cycles within history corsi e
ricorsi in a pattern governed by providence. The world of nations or, in the
Augustinian phrase Vico uses, “the great city of the human race,” exhibits a pattern
of three ages of “ideal eternal history” storia ideale eterna. Every nation
passes through an age of gods when people think in terms of gods, an age of
heroes when all virtues and institutions are formed through the personalities
of heroes, and an age of humans when all sense of the divine is lost, life
becomes luxurious and false, and thought becomes abstract and ineffective; then
the cycle must begin again. In the first two ages all life and thought are
governed by the primordial power of “imagination” fantasia and the world is
ordered through the power of humans to form experience in terms of “imaginative
universals” universali fantastici. These two ages are governed by “poetic
wisdom” sapienza poetica. At the basis of Vico’s conception of history, society,
and knowledge is a conception of mythical thought as the origin of the human
world. Fantasia is the original power of the human mind through which the true
and the made are converted to create the myths and gods that are at the basis
of any cycle of history. Michelet was the primary supporter of Vico’s ideas in
the nineteenth century; he made them the basis of his own philosophy of
history. Coleridge is the principal disseminator of Vico’s views in England.
James Joyce used the New Science as a substructure for Finnegans Wake, making
plays on Vico’s name, beginning with one in Latin in the first sentence: “by a
commodius vicus of recirculation.” Croce revives Vico’s philosophical thought,
wishing to conceive Vico as the Hegel. Vico’s ideas have been the
subject of analysis by such prominent philosophical thinkers as Horkheimer and
Berlin, by anthropologists such as Edmund Leach, and by literary critics such
as René Wellek and Herbert Read. Refs.: S. N. Hampshire, “Vico,” in The New
Yorker. Luigi Speranza, “Vico alla Villa Grice.” H. P. Grice, “Vico and
language.” M. Danesi, Metaphor,
and the Origin of Language. Serious
scholars of Vico as well as glotto-geneticists will find much of value in this
excellent monograph. Vico Studies. A provocative, well-researched argument
which might find re-application in philosophy. Theological Book Review. Danesi
returns to Vico to create a persuasive, original account of the evolution and
development of the Italian language, one of the deep mysteries of Italians. Vico’s
reconstruction of the origin of language is described and evaluated in light of
Grice’s philosophical conversational pragmatics. Keywords: glotto-genesi, la
ricostruzione di Vico, The New Science Basic Notions. Language and the
Imagination: Vico’s Glottogenetic Scenario; Vico’s Approach; Reconstructing the
Primal Scene; After the Primal Scence; the dawn of communication: iconicita e mimesi,
hypotheses The Nature of Iconicity. Imagery, Iconicita e gesto. Iconic
Representation. Osmosis Hypothesis Ontogenesis From Percept al concetto. The
Metaphoricity Metaphor metafora; Metaphor and Concept-Formation Mentation,
Narrativity, e mito; the socio-biological-Computationist Viewpoint:A Vichian
Critique; The Vichian Scenario Revisited; Revisting the Genetic Perspective; computationism. Refs.: Luigi Speranza, “Vico e Grice,” Villa
Grice. #vico https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4421435234535104 #griceevico https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702533283/in/photolist-2mLLZRD-2mLM2Rf-2mLPa8B-2mLMbqp-2mLGod1-2mLM2RA-2mLM2Qy-2mLP36W-2mLKxtd-2mLKxqY-2mLLZPz-2mLP1aS-2mLP1am-2mLFu9X-2mLM2RF-2mLP37h-2mLQ7Zx-2mLLZPp-2mLQ5Z5-2mLFscR-2mLFuaU-2mLFucc-2mLKzoL-2mLKxsG-2mLQ81p-2mLP3bL-2mLP1cL-2mLP1dN-2mLM2Yz-2mLKzpc-2mLQ66x-2mLKxvh-2mLLZV6-2mLFugF-2mLQ895-2mLP3fU-2mLP3ad-2mLKzrS-2mLKzqE-2mLLZY7-2mLFucN-2mLQ86K-2mLP1eK-2mLQ61H-2mLLZUj-2mLLZZE-2mLKxwp-2mLFsi2-2mLFuiV-2mLP3eM
Grice
e Vieri – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze) Essential Italian philosopher.
Filosofo. Di famiglia nobile. Insegna a Pisa. Platonico molto attivo. E
contestato dai colleghi per il suo vagheggiare un nuovo circolo dei platonici
improntato su Pico. Suo principale avversario e Borri. Saggi: “Liber in
quo a calumnijs detractorum philosophia defenditur, & eius praestantia
demonstrator” (Roma). Crusca. Vieri. Keywords. Refs.: The H. P. Grice Papers,
Bancroft; Luigi Speranza, “Grice e Vieri: la dialettica fiorentina”, The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #vieri https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4597595683585724 #griceevieri https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702935444/in/photolist-2mLP4p2-2mLKAG2-2mLQ9gL-2mLQ9fU-2mLP4ps-2mLFvoA-2mLP4oW-2mLFvoF-2mKQL9s
Grice e Vigna – la regola d’oro conversazionale –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Rosolini). Essential Italian
philosopher Filosofo. Studia Filosofia a Milano, legandosi in special modo
all'insegnamento di Bontadini e Severino. Con Severino si laurea, discutendo la
tesi, ‘La logica dell'astratto – generale -- e la logica del concreto – particolare’”
-- è Professore di Filosofia a Venezia, ma ha insegnato anche a Milano. È
stato, inoltre, il presidente della Società Italiana di Filosofia Morale.
Pensiero Si è occupato di neo-idealismo Italiano e di Aristotele.
Successivamente si è concentrato in maniera speciale sull'ontologia, proponendo
una ‘semantizzazione’ di ‘essere’ capace di risolvere la aporia del
parmenidismo di Severino, che in qualche modo grava anche sulla speculazione di
Bontadini. Questa ‘semantizzazione’ permette di leggere nel ‘divenire’ (x
divenne y) non l'annullamento dell'essere (‘x e y”), ma piuttosto quello
dell'ente. La differenza fondamentale è proprio quella che passa tra l'essere
‘assoluto’ che *non* diviene e l'ente finito che comincia e cessa di essere –
cfr. Grice, relative identity in Geach and Myro. Questa impostazione ha
consentito di raffinare ulteriormente il tema della mediazione metafisica che
sfrutta e compone la posizione necessaria della totalità dell'essere con la
posizione della totalità molteplice e mutabile dell'esperienza. Insieme
alle analisi di metafisica si sono svolte quelle di etica (bio-etica). L'etica
è intesa fondamentalmente come un’annalisi del desiderio o volere, il quale, a
sua volta, è fondamentalmente desiderio di un altro desiderio (meta-desiderio),
cioè poi di un altro essere umano – il co-conversazionalista B -- che ci
desideri e ci riconosca. L'etica e così ricondotta alle dinamiche delle
relazioni inter-soggettive, che si possono descrivere secondo tre modelli
basilari. Il primo modello è il modello griceiano – ariskantiano -- quello
regolativo per l'etica. E quello in cui le soggettività si riconoscono
reciprocamente come delle soggettività, e cioè come delle persone o degli
esseri che pensano e desiderano in modo trascendentale. Il secondo modello è
quello trasgressivo. Quello in cui le soggettività confliggono e cercano di
dominare il soggetto che hanno di fronte, trattandolo come un oggetto o
istrumento -- o una cosa manipolabile a loro piacimento. Il terzo modello, che
si colloca a mezza strada fra i due precedenti, è quello che Vigna
definisce modello griceiano ‘oblativo,’ in cui mentre una delle due
soggettività riconosce l'altra e si dispone a trattare l'altra secondo la cura
e il rispetto che le convengono, l'altra soggettività non offre nessun
riconoscimento e cerca di imporsi sulla soggettività riconoscente come
soggettività dominante. Questa impostazione onto-etica si caratterizza per
il tentativo di fondare la regolatività etica del modello ariskantiano di Grice
su argomentazioni che partono dal rilievo irrefutabile della trascendentalità
della persona, la quale si trova invece contraddetta in tutte le situazioni di
rapporto inter-soggettivo riconducibili agli altri due modelli (razionalita
istrumentale, e razionalita di oppression). Le indagini di antropologia
trascendentale completano e chiudono questo percorso, ponendosi come il termine
medio che stringe e salda l'ontologia metafisica all'etica. Il concetto di
‘persona’ viene inteso alla Grice e Strawson come sinergia del concetto di
‘sostanza’ e di quello di relazione (la categoria della relazione di
Aristotele, la relati, o il ‘pros ti’. Sostanza (ousia,
sub-stantia, essential) è classicamente quello che permane e sta in
sé. La relazione, invece, è qui il rapporto intenzionale ad altro da sé. La
persona è una sinergia di sostanza e relazione perché è sia rapporto a se
stesso sia rapporto all'altro da sé, in quanto è essenzialmente una
intenzionalità trascendentale, ovverosia un orizzonte consistente di relazione
all'altro da sé, secondo il corso illimitato del desiderio che lo abita. Saggi:
“La dialettica gentiliana” in “Giornale critico della filosofia italiana”,
Religione nella filosofia di Giovanni Gentile, in “Giornale critico della
filosofia italiana”, Gentile interprete di Marx, in Enciclopedia. Il
pensiero di Gentile, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Ragione e
religione (CELUC, Milano); “Filosofia e marxismo” (CELUC, Milano); “Le origini
del marxismo teorico in Italia. Il dibattito tra Labriola, Croce, Gentile e
Sorel sui rapporti tra marxismo e filosofia (Città Nuova, Roma); “Antonio
Gramsci. Il pensiero teorico e politico. La "questione leninista"”
(Città Nuova, Roma); “Invito al pensiero di Aristotele” (Mursia, Milano),
“Sostanza e relazione: una aporetica della persona,” in L'idea di persona, V.
Melchiorre, Vita e Pensiero, Milano); “L'enigma del desiderio” (Edizioni San
Paolo, Cinisello Balsamo); “La politica e la speranza, Edizioni Lavoro, Roma);
“Il frammento e l'Intero: -- il toto e la parte -- indagini sul senso
dell'essere e sulla stabilità del sapere, Orthotes, Napoli-Salerno, Sul
trascendentale come inter-soggettività originaria, in “Le avventure del
trascendentale,” A. Rigobello, Rosenberg & Sellier, Torino); “Sulla verità
e sul bene” (Petite Plaisance, Pistoia); “Etica del desiderio come etica del
riconoscimento” (Orthotes, Napoli). Sostanza e relazione. Indagini di struttura
sull'umano che ci è comune, 2 volumi, Orthotes, Napoli-Salerno. Studi
gentiliani, Orthotes, Napoli-Salerno. Studi marxiani, Orthotes,
Napoli-Salerno. Studi aristotelici, Orthotes, Napoli-Salerno; La ragione e la
dialettica. Studi su Marx e Volpe (Marsilio, Venezia), “Teorie della felicità”
II, Francisci, Abano Terme); “La qualità dell'uomo. Filosofi e psicologi a confronto,
Franco Angeli, Milano); “Dio e la ragione, Marietti, Genova); “L'etica e il suo
altro, Franco Angeli, Milano); “Strutture del sapere filosofico” Il Cardo,
Venezia, “La libertà del bene, Vita e Pensiero, Milano, “Essere giusti con
l'altro” (Rosenberg & Sellier, Torino); Introduzione all'etica, Vita e
Pensiero, Milano, Etica trascendentale e intersoggettività, Vita e
Pensiero, Milano, “Multiculturalismo e identità” Vita e Pensiero, Milano; “La
persona e i nomi dell'essere: sritti di filosofia in onore di V. Melchiorre,
Vita e Pensiero, Milano. Libertà, giustizia e bene in una società plurale, Vita
e Pensiero, Milano. Etiche e politiche della post-modernità, Milano, Vita e
Pensiero. “Etica del plurale: giustizia, riconoscimento, responsabilità” (Vita
e Pensiero, Milano); “Affetti e legami” (Vita e Pensiero, Milano); “La regola
d'oro come etica universale (Vita e Pensiero, Milano (curato con S. Zanardo).
Bontadini e la metafisica, Vita e Pensiero, Milano, “Metafisica e violenza”
Vita e Pensiero, Milano); “Etica di frontiera. Nuove forme del bene e del male,
Vita e Pensiero, Milano); “Di un altro genere: etica al femminile, Vita e
Pensiero, Milano. Giorgio La Pira. Un san Francesco nel Novecento, AVE, Roma. Multiculturalismo
e interculturalità. L'etica in questione, Vita e Pensiero, Milano. “La vita
spettacolare. Questioni di etica, Orthotes, Napoli; Etica dell'economia. Idee
per una critica del riduzionismo economico, Orthotes, Napoli-Salerno;
Differenza di genere e differenza sessuale. Un problema di etica di frontiera,
Orthotes, Napoli-Salerno. Il dovere dell'ospitalità, Orthotes, Napoli-Salerno.
Dell'interpretazione di Gentile offerta da Vigna discutono, fra gli altri, M.
Berlanda, Gentile e l'ipoteca kantiana. Linee di formazione del primo
attualismo, Vita e Pensiero, Milano eBettineschi, Critica della prassi
assoluta. Analisi dell'idealismo gentiliano, Orthotes, Napoli. Ora si vedano
anche Studi gentiliani, Orthotes, Napoli-Salerno. Cfr. Studi
marxiani, rthotes, Napoli-Salerno. Cfr. gli scritti raccolti in C.
Vigna, Studi aristotelici, Orthotes, Napoli-Salerno. F. Saccardi,
Semantizzazione dell'essere e inferenza metempirica, inPagani, Debili postille.
Lettere a Vigna, Orthotes, Napoli, Cfr. anche L. Messinese, L'apparire del
mondo. Dialogo con Severino sulla "struttura originaria" del sapere,
Mimesis, Milano-Udine, "Vigna, invece, che pur si è formato alla scuola di
Bontadini e di Severino, non segue più i suoi maestri, perché ormai egli
ritiene che, se si accetta la “semantizzazione parmenidea” dell’essere, non si
può evitare di estendere gli attributi dell'essere assoluto agli enti, come
precisamente è avvenuto nello svolgimento del pensiero di Severino. L'errore,
però, prosegue Vigna, sta proprio in questo "aver trattato la questione
dell'essere come una questione di essenza". L'errore viene eliminato
convincendosi che la “semantizzazione” dell'essere coincide con la 'relazione’
di essenza ed esistenza': questo è il 'tratto comune' tra tutti gli
enti". Cfr. C. Vigna, Il frammento e l'Intero, Sulla
semantizzazione dell'essere. L'eredità speculativa di Bontadini, in “Bontadini
e la metafisica.” Si veda inoltre G. Solliani, “Dell'essere come essenza: per
una rivisitazione del problema a partire di Aquino, in Debili postille, Il
frammento e l'Intero, Cfr. anche Pagani, “Una rivisitazione della via del
divenire e A. Peratoner, Intorno alla conoscibilità di Dio, la ragione, la
fede, in Debili postille, Si veda poi A. Barzaghi, Percorsi di
rigorizzazione della teologia naturale nella filosofia neo-classica milanese,
in Rivista di filosofia neo-scolastica. Cfr. Vigna, Etica del desiderio umano
(in nuce), in Introduzione all'etica, Aporetica dei rapporti intersoggettivi e
sua risoluzione, in Etica trascendentale e inter-soggettività, Si
veda anche il saggio di R. Fanciullacci, “Dell'inter-soggettività e del
riconoscimento. in Debili postille, Cfr. C. Vigna, Sul trascendentale come
inter-soggettività originaria. Inoltre: G. Venuti, La cura dell’altro come
regola d'oro. Lettera aperta a Vigna, e S. Zanardo, Sul dono della differenza,
in Debili postille, Per una discussione complessiva del pensiero di Vigna si
vedano i saggi contenuti inPagani Debili postille. Lettere a Vigna,
Orthotes, Napoli. “Sostanza e relazione: una aporetica della persona.” Si può
vedere ancheBettineschi, Finità e infinità della soggettività. Lettera aperta a
Vigna, inBettineschi, “Intenzionalità e riconoscimento: scritti di etica e
antropologia trascendentale” Orthotes, Napoli. Bergamo festival: l'intuizione,
su youtube.com. Malato o persona?, su youtube.com. L'etica, su youtube.com.
Treccani. Intervista a Vigna: la filosofia morale, su youtube.com. Claudio
Tugnoli, Carmelo Vigna: il desiderio come orizzonte trascendentale, su
mondodomani.org. Venezia, su unive Bollettino della Società filosofica italiana,
Centro di Etica Generale e Applicata, su centro di etica. Centro
Inter-universitario per gli Studi sull’Etica, su venus.unive. Società Italiana
di Filosofia Morale, su sifm. Intervento su La Pira, su avvenire. Attualismo,
problematicismo, metafisica, su filosofia. La politica e il sacro, su
inschibboleth.org. Carmelo Vigna. Vigna. Keywords. Refs.: H. P. Grice Papers,
Bancroft MS. Luigi Speranza, “Grice e Vigna: la regola d’oro conversazionale” –
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #vigna https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.6936758636336072 #griceevigna
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702936944/in/photolist-2mLP4Rj-2mKPWrs
Grice e Vignoli – etologia filosofica – della legge
fondamentale dell’intelligenza nel regno animale – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Rosignano Marittimo). Essential Italian
philosopher. Filosofo. Grice: “I spent quite some time observing a species of
pirot: the squarrel – mainly I was in search of what Vignoli calls ‘la legge
fondamentale dell’intelligenza nel regno animale” – his ‘saggio,’ he says, is
in ‘psicologia comparata,’ but since it is vintage, I might well refer to is as
‘philosophical ethology’!” -- Si trasferì a Milano. Docente di antropologia
presso la Reale Accademia di Scienze e Lettere, divenne direttore del Museo di
storia naturale. I suoi scritti
apparvero su Il Politecnico e sulla Rivista di filosofia scientifica. Due sue
opere ebbero risonanza: “Della legge fondamentale dell'intelligenza nel regno
animale: saggio di psicologia comparata” -- e “Mito e scienza”. Tito Vignoli. Vignoli.
Keywords: squirrel, squarrel, psicologia comparata, etologica filosofica, una
legge della intelligenza degl’animali – mito e scienza – mitos e logos –
animale, legge, legge della psicologia, psicologia comparata, etologia
comparata, evoluzione. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, Luigi
Speranza, “Grice e Vignoli” – “La etologia filosofica di Grice e Vignoli” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #vignoli #https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4572874082724551 #griceevignoli https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701466892/in/photolist-2mLFwRA-2mLP5X7-2mLP5XH-2mLKCa2-2mLQaMX-2mLM5Bv-2mLFwQo-2mLFwQi-2mLM5BF-2mKEy89
Grice Vinadio: la prassi ed il valore – filosofia
italiana (Torino). Grice: “Of course,
Vinadio is bound to be a good dialectician, since Italian neo-idealists take Hegel’s
Dialektik – or colloquenza, as the count prefers – much more seriously than the
most Hegelian of Oxonians! (And I don’t mean Bradley!”) -- Grice: “I like Vinadio; but then I’m English
and we like an earl!” – “My favourite of his tracts is the one about dialettica
which he understood just as Plato did, only better!” -- Felice Balbo di
Venadio, conte di Venadio, vide, “Il conte di Vinadio” --. Filosofo.
Considerato una delle voci più significative della filosofia italiana e un
intellettuale impegnato in un vasto progetto di ri-fondazione della politica
nell'immediato secondo dopoguerra. Nacque da Enrico Balbo di Vinadio e da Ada
Tapparo, in via Bogino 8, nella casa che era stata del conte Cesare Balbo,
ministro di casa Savoia. Dopo la laurea, partecipa alla seconda guerra mondiale
prima come sottufficiale degll’apini, poi come membro della resistenza. Come
consulente di Einaudi cura una collana di filosofia. Nominato cattedratico di
filosofia a Roma. Si raccolse attorno a
lui un piccolo gruppo di filosofi per discutere sulla crisi dei valori nella
società e sui modi di superarla mediante l'impegno sociale. Il suo impegno trova
espressione inoltre con i contributi alle riviste Cultura e realtà e Terza
generazione. Vicino alle organizzazioni della sinistra e al Partito
Comunista. Comprende come il mutamento
centrale della società e avvenuto nel rapporto tra lavoro umano e tecnica. Assunto
all'IRI presso il Servizio problemi del lavoro. Si interessa di formazione del
personale. Nominato direttore del Centro IRI per lo studio delle funzioni direttive
aziendali. Saggi: “L'uomo senza miti”; “Il laboratorio dell'uomo”; “Studi in
memoria di Gioele Solari dei discepoli” (Torino, Ramella); “La sfida storica
del comunismo al Cristianesimo e le sue conseguenze filosofiche” (Il Mulino); “Idee
per una filosofia dello sviluppo umano” (Torino, Boringhieri). Opere, Torino,
Boringhieri, “Essere e progresso”; “Lezioni di etica” (Roma, Lavoro); “Lettere
a Ludovica”; Archinto. Giulia Boringhieri, “Per un umanesimo scientifico.
Storia di libri, di mio padre e di noi” (Torino, Einaudi); D. Cavalieri,
Scienza economica e umanesimo positivo. la critica della ragione economica” (Milano,
Angeli); G. Tassani, La Terza Generazione. Tra Stato e Rivoluzione” (Roma,
Lavoro); G.Tassani, “Lezioni di etica” (Roma, Lavoro); G. Invitto, “Una
filosofia pragmatica dello sviluppo” (Il Mulino, Bologna); G. Invitto, “Di
fronte a fenomenologia ed esistenzialismo” (Adriatica Salentina, Lecce); G.
Invitto, “Una questione aperta, "Italia contemporanea", Dizionario
storico del movimento cattolico in Italia: I protagonisti” (Marietti, Torino); A.
Grotti (Boringhieri, Torino); A. Grotti, “Un altro futuro è possible” (Egeria);
V. Possenti, “La filosofia dell'essere”, Vita e Pensiero, Milano; “Tra
filosofia e società” (Angeli, Milano); Giovanni Invitto, Felice Balbo. Il
superamento delle ideologie, Roma, Edizioni Studium); N. Ricci, Cattolici e
marxismo. Filosofia e politica” (Milano, Angeli); Dal marxismo ad economia umana”
(Brescia, Morcelliana); “La prassi e il valore. La filosofia dell'essere” (Roma,
Aracne); “Il cristianesimo nella sfida della “modernità” su storia e futuro” --
Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Filosofi italiani del XX secoloInsegnanti italiani Professore. Felice
Balbo Vinadio. Vinadio. Keywords. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi
Speranza, “Grice e Vinadio: being, value – and colloquenza!” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #vinadio https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.5203073483037938 #griceevinadio https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702943109/in/photolist-2mLKCRN-2mLKCRH-2mLP6Ez-2mLQbpJ-2mLP6Eu-2mLP6FB-2mLQbqL-2mLQbpD-2mLM6j7-2mLFxuV-2mLM6ht-2mLM6jc
Grice
e Vio – le categorie d’Aristotele – un senso, un’analogia -- filosofia italiana
– Luigi Speranza (Gaeta). Essential Italian
philosopher. Grice: “While the typical Englishman is more interested in the
fact that Vio never thought that Henry VIII divorced Aragon, I prefer his
commentary on the ‘prae-dicamentum’ of Aristotle, via ‘Porfirio’!” -- Grice was
irritated that when ‘vio’ became a saint, the Italians list them under ‘c’. Tommaso De Vio, O.P. cardinale di Santa
Romana Chiesa. Il cardinale Tommaso De Vio riceve Martin Lutero, Template-Cardinal.
svg Incarichi ricoperti Maestro generale dell'Ordine dei
Predicatori Cardinale presbitero di San Sisto Arcivescovo metropolita di
Palermo Arcivescovo-vescovo di Gaeta.
Cardinale presbitero di Santa Prassede Ordinato presbitero Nominato arcivescovo
da Leone X Consacrato arcivescovo dal Niccolò Fieschi, Creato cardinale da Leone
X. Religioso domenicano, generale dell'Ordine: teologo e diplomatico
pontificio. Incontro tra Lutero e Vio in
una stampa d'epoca. Figlio di Francesco De Vio e Isabella de Sieri, entra tra i
frati domenicani del monastero di Gaeta, dove assunse il nome di Tommaso, e
prosegue i suoi studi in filosofia a Napoli, Bologna e Padova. Insegna a Pavia
e Roma. Acquisce una considerevole fama in seguito ad un pubblico dibattito con
Pico a Ferrara. Generale dell'Ordine e consigliere dei papi. Dimostra grande
zelo nel difendere i diritti papali contro il concilio di Pisa, polemizzando
contro Almain in una serie di articoli messe al bando dalla Sorbona e bruciati per
ordine di Luigi XII. Leone X lo crea cardinale, e fatto arcivescovo di Palermo.
Arcivescovo di Gaeta. Inviato in Germania come legato apostolico per
partecipare alla dieta di Augusta, si adopera con profitto per l'elezione di
Carlo V d'Asburgo ad Imperatore del Sacro Romano Impero (prevalendo sull'altro
concorrente Francesco I), e lì cerca di arginare la nascente riforma
protestante di Lutero. Fece rientro in Roma senza essere riuscito a convincere Lutero
ad abbandonare i suoi propositi di riforma, e aiuta il papa nell'estensione
della bolla Exsurge Domine rivolta a contrastare il dilagare della riforma luterana.
Oganizza la resistenza contro i Turchi. Venne fatto prigioniero durante il
Sacco di Roma dai Lanzichenecchi, inviati da Carlo V per punire Clemente VII
per il tradimento della parola datagli, poi venne liberato. Pronuncia la
sentenza definitiva di validità del matrimonio di Enrico VIII e Caterina
d'Aragona, rifiutando il divorzio al sovrano inglese. Accanto alla
produzione teologica, secondo la linee della scuola tomista, Vio si distinque anche
come esegeta. Supple alla sua ignoranza dell'ebraico, consultando esperti
rabbinici e grazie alla sua familiarità con il testo greco. Pubblica un
commentario della Bibbia. La sua enfasi sulla ricerca del SIGNIFICATO
letterario del testo lo pone alle origini della moderna tradizione esegetica cattolica.
Saggi: “Summula Caietani”; “Opuscula omnia”; “Commentaria super tractatum De
ente et essentia Thomae de Aquino”; “De nominum analogia”; “Commentaria in III
libros Aristotelis De anima”; “Auctoritas Pape et Concilii siue Ecclesie
comparata” (Silber); “Oratio in secunda sessione Concilii Lateranensis” (Beplin);
“Apologia de comparata auctoritate pape et ecclesie”; “De divina institutione
Pontificatus Romani Pontificis”; “Jentacula N.T., expositio literalis sexaginta
quatuor notabilium sententiarum Novi Test.” (Roma); “Summula Caietani”; “Opuscula
omnia” (Giunta); Francesco senese De Franceschi); “In Porphyrii Isagogen ad
Praedicamenta Aristotelis”; “Opera omnia”; “Scripta philosophica”; “De nominum
analogia”; “De conceptu entis”; “De comparatione auctoritatis papae”; “Apologia”.
G. Allaria, Tommaso De Vio: cardinale Gaetano, Gaeta, La Poligrafica, Roma; Treccani
– Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Conferenza Episcopale Italiana. ALCUIN,
Università di Ratisbona. He wrote extensively on
freewill, and had a colourful dispute with, of all people, Calvinwell
represented in a painting Grice adored. Shropshire borrowed his proof for the immortality of the soul from
Cajetan -- Tommaso de Vio, prelate and theologian. Born in Gaeta from which he
took his name, he entered the Dominican order and studied philosophy and
theology at Naples, Bologna, and Padua. He became a cardinal. During the
following two years he traveled to G.y, where he engaged in a theological
controversy with Luther. His major work is a Commentary on St. Thomas’ Summa of
Theology 1508, which promoted a renewal of interest in Scholastic and Thomistic
philosophy during the sixteenth century. In agreement with Aquinas, Cajetan
places the origin of human knowledge in sense perception. In contrast with
Aquinas, he denies that the immortality of the soul and the existence of God as
our creator can be proved. Cajetan’s work in logic was based on traditional
Aristotelian syllogistic logic but is original in its discussion of the notion
of analogy. Cajetan distinguishes three types: analogy of inequality, analogy
of attribution, and analogy of proportion. Whereas he rejected the first two
types as improper, he regarded the last as the basic type of analogy and
appealed to it in explaining how humans come to know God and how analogical
reasoning applied to God and God’s creatures avoids being equivocal. Gaetano. Cajetanus.
Caietanus Vio. Cajetano Vio. Caetano Vio. Gaetano Vio. Al secolo: Giacomo De
Vio. Jacopo De Vio. Tommaso De Vio. Cardinal Caetano. Cardinal Gaetano. Tommaso
De Vio da Gaeta, detto il Gaetano. Vio. Keywords: analogia, commentary on
Porphyry on Aristotle’s categories, the example of ‘healthy’ – Grice, “Focal
unity”, “Aristotle on the multiplicity of ‘being’” – ‘healthy’ – an animal is
healthy – various types of analogy. Unfortunately, the Germans focus more on
his the saint’s fight with Luther!” Refs.: Luigi Speranza, “Grice e de Vio” – Luigi
Speranza, “Grice e Vio: Le categorie” -- The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia. #vio https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4420382827973678 #griceevio https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703156585/in/photolist-2mLQc9e-2mLKDFo-2mLKDE1-2mLKDEG-2mLKDFD-2mLKDDK-2mLFyhm-2mLP7qc-2mLKDES-2mLQc8c-2mLP7qx-2mLFyio-2mLKDEm-2mLQc8H-2mLFygK-2mLM74J-2mLM72u-2mLQdrQ-2mLP9qE-2mLFBT9-2mKNvpt-2mKxbL6-2mKfD5h-2mKk5pG-2mKh56j-E4u3XA-QwGRg8-Qwzjnt-26SLQJq-Dnva4y-CYyfnZ-CzwVom-DpPBNr-CzzzWQ-CzDRZT-DnpMHh-CzGjJa-D5XFWd-D5YaQE-D5Wmju-CYzKFB-DpPAPn-DnpvF7-DpMLQZ-Dx59M4-CzzbaG-DpKKeB-DpMFX2-D5S2Z1-DnuNE7
Grice e Virno – una popolazione di due -- filosofia ed
azione – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Essential Italian philosopher. Grice: “Virno, like me, is a
semiotician.” Filosofo. Di orientamento operaista, docente di
filosofia a Roma. Tra i principali esponenti dell'organizzazione della sinistra
extraparlamentare Potere Operaio, il suo nome ricorse nelle cronache dei
cosiddetti "anni di piombo" in Italia. Fu arrestato e detenuto in
prigione per diversi anni sino alla sua definitiva assoluzione. Nel corso della
detenzione elaborò il suo pensiero che trovò espressione nella rivista Luogo
comune. «Democrazia è il fucile in spalla agli operai», slogan attribuito
a Potere Operaio «Mi sono formato politicamente a Genova, dove la mia famiglia
viveva e io facevo liceo. Genova era esposta all’influenza di Torino, dove vi
furono le prime occupazioni nel ’67; quindi nell’estate di quell’anno si
mobilitarono gli studenti medi (più vivaci di quelli universitari, che invece
erano in contatto con le organizzazioni tradizionai dei partiti, UGI e via
dicendo). Come studenti medi fondammo dunque il Sindacato degli Studenti,
che fece i primi scioperi su tematiche già sessantottesche, la lotta
all’autoritarismo, solidarietà con gli studenti greci dopo il golpe dei
colonnelli e quant’altro... nell’autunno sempre per un trasferimento della
famiglia, sono venuto ad abitare a Roma, e di lì a non molto ho preso contatti
e rapporti con il gruppo che sarebbe diventato Potere Operaio, che allora
sostanzialmente nella capitale era il gruppo delle facoltà scientifiche...
Entro in Potere operaio dopo gli episodi cruciali della primavera a
Torino.» Lavora a Milano come insegnante all'Alfa Romeo di Arese e
all'Innocenti, organizzando anche azioni collettive nelle fabbriche sino alla
dissoluzione di Potere operaio nel Presenta la sua tesi di laurea sul concetto
di lavoro e la teoria della coscienza di Adorno e partecipa attivamente alle
manifestazioni ad opera dei lavoratori precari e di altri emarginati. Fonda
Metropoli organo ideologico del movimento politico. Nell'ambito
dell'inchiesta giudiziaria nota come "7 aprile", la redazione della
rivista viene accusata di appartenere in blocco all'organizzazione eversiva
«costituita in più bande armate variamente denominate». «siamo arrestati
io, Castellano, Maesano e Pace (che però sfugge all’arresto, di nuovo, giuro,
non per sagacia). Noi siamo arrestati, poi ci fanno confluire, ritroviamo gli altri
nel cortile di Rebibbia, nel braccio speciale, stiamo un po’ di mesi lì, poi
c’è la diaspora, cioè il Ministero ordina di mandare ognuno di questi detenuti
in un carcere speciale diverso, perché ovviamente, tramite avvocati, visite,
benché ci fosse il regime di braccio speciale, quello era diventato una specie
di luogo in cui si elaboravano documenti, lettere a giornali, si faceva
campagna politica, c’erano state delle lotte interne. Quindi, c’è la
diaspora, io vado a Novara, Oreste va a Cuneo, quell’altro va a Favignana,
quell’altro ancora da un’altra parte. Comincia questo giro negli speciali, e ci
ritroviamo non tutti ma in parte nel carcere di Palmi, carcere per soli
politici o per detenuti comuni completamente politicizzati, una specie di
“Kesh”. Là dentro c’e una situazione curiosa, anche molto spettacolare, perché
si incontrano assolutamente tutti. Infatti, per un primo periodo con i compagni
delle BR o con Alunni o quelli dei NAP, si pensò anche di approfittare di questa
situazione per avviare una discussione larga, di carattere
"costituente": però, il problema è che anche lì c’è il fatto che i
più spregiudicati di loro, come Curcio, erano d’accordo, avevano capito di aver
perso l’essenziale, cioè il cambio di paradigma, cioè il fatto che i giovani
operai erano non più riconducibili, altri invece no. Riassumendo in breve, la
mia detenzione fu un anno, poi due anni liberi in cui curai la serie continua
di Metropoli nell’81, due anni ancora di carcere, condanna a 12 anni in primo
grado, un anno di arresti domiciliari... l’assoluzione (insieme a tanti altri
imputati) du la conferma. La travagliata esperienza politica e esistenziale di
questi anni sarà trasfusa da Virno nella pubblicazione di Luogo Comune una
rivista dedicata all'analisi della vita nella situazione sociale del
"postfordismo". Lascia il lavoro di editore della rivista per
insegnare filosofia a Urbino e filosofia del linguaggio, semiotica ed etica
della comunicazione a Calabria da dove si trasferisce a Roma. Convinto della
necessità di un nuovo linguaggio della politica che chiarisca le trasformazioni
economiche, sociali e culturali che da più di un decennio caratterizzano le
società occidentali, introduce nella “Grammatica della moltitudine” una
riflessione sul contrasto tra i termini di popolo e moltitudine che generano
una accesa polemica teorico-filosofica. Quando avvenne la formazione degli
stati nazionali fu l’espressione “popolo” a prevalere. Virno si domanda se non
sia venuto il tempo di restaurare l'altro concetto della moltitudine. La
multitude è quell'insieme di persone che nell'azione politica e in quella
economica, pur agendo collettivamente non perdono il senso della propria
individualità, resistendo sempre alla riduzione a unica massa informe com'è nel
termine di "popolo". La moltitudine è dunque la base delle libertà
civili. In contrapposto, moltitudine e una pluralità che non si
sintetizza nell'uno, il più grave pericolo per l'autorità dello Stato che esercita
il «supremo imperio». Dopo i secoli del “popolo” e quindi dello Stato
(Stato-nazione, Stato centralizzato ecc.), torna infine a manifestarsi la
polarità contrapposta, abrogata agli albori della modernità. La moltitudine
come ultimo grido della teoria sociale, politica e filosofica? Forse.” Opere:
“L'idea di mondo: intelletto pubblico e uso della vita” (Editore: Quodlibet);
“Saggio sulla negazione: per una antropologia linguistica” (Editore: Bollati
Boringhieri); “E così via, all'infinito: Logica e antropologia” (Boringhieri),
“Motto di spirito e azione innovative: per una logica del cambiamento”
(Boringhieri); “Quando il verbo si fa carne: linguaggio e natura umana” (Boringhieri);
“Scienze sociali e natura umana -- facoltà di linguaggio, invariante biologico,
rapporti di produzione” (Rubbettino); “Grammatica della moltitudine. Per una
analisi delle forme di vita contemporanee” (Editore: DeriveApprodi); “Esercizi
di esodo. Linguaggio e azione politica” (Ombre Corte); “Il ricordo del presente.
Saggio sul tempo storico” (Editore: Bollati Boringhieri); “Parole con parole: poteri
e limiti del linguaggio” (Donzelli); “Mondanità. L'idea di «Mondo» tra
esperienza sensibile e sfera pubblica” (Manifestolibri); “Convenzione e materialism”
(Theoria). Roma Tre Intervista, Hecceitas.
Questo termine è entrato nel linguaggio corrente per indicare un insieme di
caratteristiche economiche, sociali e istituzionali del nostro presente,
avvertite pessimisticamente come profondamente diverse rispetto al nostro
recente passato e in genere come molto negativamente mutate. Fordismo e
postfordismo. Qualche dubbio su alcune certezze della sinistra italiana. Protagonisti.
Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee”
(DeriveApprodi); “Anni di piombo: potere operaio"; Lessico postfordista:
dizionario di idee della mutazione. Feltinelli, sito "Filosofico.net".
Virno. Keywords: due e moltitudine,
linguaggio e azione, linguaggio, base biologica, invariante biologica, rappori
di produzioni, natura umana, el verbo fatto carne. Refs.: H. P. Grice Papers,
Bancroft MS. Luigi Speranza, “Grice e Virno”; “Grice e Virno: la conversazione:
una popolazione di due!” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria #virno https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4635750753103550 #griceevirno https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701474357/in/photolist-2mLFz6k-2mLFz5y-2mLKErr-2mLM7N9-2mLFz5i-2mLQcSt-2mLKErw-2mLFz6f-2mLM7PB-2mLM7Pb-2mLKEsD-2mLKEsy-2mLM7NE-2mLQcQV-2mLQcRM-2mLKErg-2mLP87x-2mLP88e-2mLQcR6-2mLQcR1-2mLP88Q-2mLFz5P-2mLKErB-2mLFz41-2mLFz4b-2mKJTNA
Grice e Viroli: res pubblica – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Forlì). Essential Italian philosopher.Actually
“Viroli-Cavalieri”? Grice, “I shall be fighting soon.” “The loyalty for one’s
country is not based on evidence.”Maurizio Viroli
(Forlì), filosofo. Durante il settennato di Carlo Azeglio Ciampi ha servito la
Presidenza della Repubblica Italiana. Attualmente è Professore a a Lugano. I
suoi campi di ricerca sono la Filosofia politica e la Storia del Pensiero
politico. I suoi autori di riferimento sono Machiavelli, Rousseau, Mazzini,
Croce, Carlo Rosselli e Nello Rosselli. La sua ricerca si basa sul metodo
contestualista di Quentin Skinner a cui ha apportato alcune innovazioni. Il
suoi riferimenti politico-ideali sono il Repubblicanesimo e l'Azionismo (Partito
d'Azione). Alle numerose pubblicazioni scientifiche affianca l'attività di
saggista e quella di editorialista. Collabora e ha collaborato ad alcune
testate giornalistiche, tra cui La Stampa, il Sole 24 ORE e Il Fatto Quotidiano.
Maurizio Viroli ha frequentato il Liceo scientifico statale Fulcieri Paulucci
di Calboli di Forlì. Come egli stesso racconta nel libro L'autunno della
Repubblica, per mantenersi agli studi ha lavorato fin da giovanissimo come
garzone di bottega, come cameriere d'albergo e come operaio presso lo
zuccherificio della sua città. Di quegli anni dice:" [...] quando ero
bambino abitavo a Forlì con i miei genitori, in via Archimede Mellini, in un
appartamento angusto e freddissimo, riscaldato soltanto da una stufa a gas
tenuta, per la nostra povertà, sempre con la fiammella azzurrognola al
minimo." Al termine degli studi liceali si è iscritto alla facoltà
di Lettere e Filosofia dell'Bologna. Nel 1976 si è laureato magna cum laude in
Filosofia con una tesi dal titolo Metodo e Sistema in Engels. Svolve il
Servizio di leva a Casarsa della Delizia, in Friuli-Venezia Giulia. Il
ritorno alla vita civile è stato all'insegna del precariato. Percepiva un
piccolo salario organizzando convegni e lavorando come redattore alla rivista
Problemi della transizione presso Istituto Gramsci di Bologna. è stato
ammesso al dottorato di ricerca presso l'Istituto Universitario Europeo di
Firenze. Di fronte alla commissione composta dai Maihofer, Skinner, Bobbio,
Cranston, e Moulakisha, ha discusso la tesi “La società bene ordinata” pubblicata
per Il Mulino. Ha perfezionato la sua formazione svolgendo attività di ricercar.
Insegna comunicazione politica alla Svizzera. Dirige il Laboratorio di Studi
civili, Svizzera italiana. Finanziamento del Fondo Svizzero per la
Ricerca Scientifica con il progetto di ricerca che prevede l'impegno di un
folto gruppo di ricercatori. I suoi interessi di studio ruotano intorno
alla Filosofia politica e alla Storia del Pensiero politico. Studia il
Repubblicanesimo nella sua accezione classica da Machiavelli a Rousseau e in
quella contemporanea. Si occupa di religione e politica, di retorica classica,
libertà e tirannide, di patriottismo e nazionalismo, di etica civile, di
diritti e doveri. Pone particolare attenzione ai fondamenti della convivenza
civile. I suoi periodi storici di riferimento sono il Rinascimento, il
Risorgimento e l'Antifascismo. I suoi autori di riferimento sono Machiavelli,
Rousseau, Mazzini, Croce, Carlo e Nello Rosselli. Come impegno civile si
occupa di Educazione civica e della difesa e dell'attuazione della Costituzione
della Repubblica Italiana. Ha collaborato con la Direzione Generale
dell'Ufficio Scolastico Regionale per le Marche a progetti di Educazione alla
Cittadinanza. Fonda il Master in Civic Education presso l'associazione Ethica
di Asti. Co0ordinato e diretto progetti di Educazione civica per la Fondazione
per la Scuola della Compagnia di San Paolo. Dirige un progetto a San Marino.
Dirige il progetto Lezioni di Casa Cervi-Scuola di Etica civile presso Casa
Cervi. Ha preso parte attivamente alle campagne referendarie svoltesi in
occasione del referendum costituzionale, contro la riforma proposta dal
centro-destra, e del referendum costituzionale del, contro la cosiddetta riforma
costituzionale Renzi-Boschi. Ha collezionato inviti e incarichi di
insegnamento presso prestigiose istituzioni culturali. Insegna a Pisa, Trento,
Molise, Ferrara, Catania ed Urbino. Collabora con Milano e la Scuola Superiore
della Pubblica Amministrazione, Scuola superiore di polizia, Fondazione per la
Scuola della Compagnia di San Paolo, il Collegio Carlo Alberto e l'Associazione
Nazionale Comuni Italiani, la Fondazione Alcide Cervi presso Casa Cervi. Spiega
la le sua posizione politica. Non sono soltanto uno studioso del
repubblicanesimo, mi sento repubblicano. Amo il princìpio della reppublica e
cerco di applicarli nella vita e nell’analisi dei fatti politici e sociali. Più
oltre, in riferimento a Ciampi racconta. La prima volta che lo incontro provo la
sensazione di trovarmi di fronte ad un uomo di straordinaria energia morale,
l’esempio vero della migliore cultura del Risorgimento e dell’azionismo.
Rammento ancora le parole che mi dice dopo aver ascoltato con attenzione la mia
considerazione sul significato del concetto di amor di patria. Quello che lei
dice l’ho sempre sentito e vissuto nella mia coscienza. Fu allora che realizzai
che io sono prima uno studioso di repubblicanesimo e poi un repubblicano. Ciampi
è repubblicano nell’intimo della coscienza: repubblicano e azionista. Anzi,
credo, repubblicano perché azionista. Anche l'anti-fascismo é rilevante nel suo
patrimonio ideale. Trovo in Croce, Rosselli, Parri, Rossi, Calamandrei per
citare soltanto i nomi più noti non solo idee e argomenti in perfetta sintonia
con il mio anti-fascismo assoluto e intransigente, ma anche e soprattutto le
più convincenti riflessioni sulle ragioni della fragilità della libertà
italiana. Il patriottismo”si oppone al nazionalismo, anzi, ne è l'antidoto.
Ancora ne “L'Autunno della Repubblica” si legge a proposito del “Per amore
della patria”. n Italia abbiamo una tradizione di patriottismo di straordinario
valore morale e politico, la migliore che io conosca. Mi riferisco in primo luogo
al patriottismo di Mazzini, fondato sul principio che la patria non è il
territorio bensì un principio di libertà, e al patriottismo degli anti-fascisti
di “Giustizia e Libertà”, concordi nell’affermare che la nostra patria coincide
con il mondo morale delle persone libere non e poi idea tanto peregrina
sostenere che il patriottismo repubblicano e il mezzo più efficace per
combattere la marea del nazionalismo che cominciav a montare. Credo sia troppo
tardi”. Infine, ci spiega il suo relativismo. Sulle questioni etiche sono stato
sempre un convinto relativista, con comprensibile scandalo di molti. Se il
dovere esiste soltanto là dove la coscienza morale personale lo riconosce come
tale, segue necessariamente che ci sono persone che riconoscono quali loro
doveri determinati princìpi, altre che riconoscono quali loro doveri princìpi
diversi, se non del tutto opposti. Il pluralismo e il contrasto dei doveri sono
sotto gli occhi di tutti. Ad alcuni il dovere indica il servizio e la pratica
della carità, ad altri la pura e semplice affermazione di sé stessi, anche a
costo di usare altri esseri umani come mezzi. La ragione, tante volte invocata
quale guida sicura all’agire umano, non detta i fini ma solo i mezzi. Lo spiega
in modo esemplare un filosofo morale completamente dimenticato, Juvalta. La ragione
per sé non comanda nulla. Né l’egoismo né l’altruismo. Né la giustizia. La
ragione cerca, e mostra, se le riesce, i mezzi che servono a conservar la vita
a chi la vuol conservare, a distruggerla a chi la vuol distruggere. La ragione
addita ai pietosi le vie della pietà, ai giusti le vie della giustizia, e le
vie del proprio tornaconto agli uomini senza scrupoli. Ma l’egoismo non è per
sé più ‘razionale’ dell’altruismo, né il regresso più razionale del progresso.
Né la conservazione dell’individuo più razionale di quella della specie. Né
l’utile proprio più razionale che l’utile della collettività. Razionale non e
il fine, ma la relazione del mezzo al fine. Ed è così ragionevole che dia la
vita per un’idea chi pregia più l’idea che la vita, come che taccia la verità
per un ciondolo chi ama più i ciondoli che la verità. Consulente della
Presidenza della Repubblica Italiana per le attività culturali durante il
settennato di Ciampi. Collabora con la Presidenza della Camera dei Deputati
durante la presidenza di Violante. Coordinatore del Comitato Nazionale per la
Valorizzazione della Cultura della Repubblica presso il Ministero
dell'Interno. Presidente dell'Associazione Mazziniana. Ufficiale
dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinaria;
Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana di iniziativa del
Presidente della Repubblica» Saggi: “Nazionalisti e patrioti” (Roma-Bari,
Laterza); “Etica del servizio e etica del commando” (Napoli, Scientifica); “L’autunno
della repubblica” (Roma, Laterza); “La redenzione dell’Italia: sul principe” (Roma,
Laterza); “Il sorriso di Machiavelli” (Roma, Laterza); “Scegliere il principe:
i consigli di Machiavelli al cittadino elettore” (Roma, Laterza); “L’Intransigente”
(Roma, Laterza); “Le parole del cittadino” (Roma, Laterza); “La libertà dei
servi” (Roma, Laterza); “Lo scrittore di ricami” (Reggio Emilia, Diabasis); “Come
se Dio ci fosse: religione e libertà nella storia d’Italia” (Torino, Einaudi);
“Machiavelli filosofo della libertà” (Roma, Castelvecchi); “L’Italia dei doveri”
(Milano, Rizzoli); “Il dio di Machiavelli e il problema morale dell’Italia” (Roma,
Laterza); “Dialogo intorno alla repubblica” (Roma, Laterza); “Il sorriso di Machiavelli”
(Roma, Laterza); “Per Amor alla Patria: patriottismo e nazionalismo nella
storia” (Roma, Laterza); “Dalla politica alla ragion di stato” (Roma, Donzelli);
“L’etica laica di Juvalta” (Milano, Angeli); “La civiltà statuale’, in
Francesco Di Donato Cultura civica e civiltà statuale, Bologna, Il
Mulino. ‘Libertà e profezia in Machiavelli’, Machiavelli e i confini del
potere” (Milano, Mimesis); “La passione civile e la scienza politica di
Sartori’, Protagonisti sempre. Un secolo di storia visto con gli occhi dei
ragazzi, Reggio Emilia, Imprimatur ‘Prefazione’, in Carlo Mosca, Il prefetto e
l’unità nazionale, Napoli, Editoriale Scientifica. ‘Skinner’, ‘God’ and
‘Macaulay’, Enciclopedia machiavelliana” Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vita di Machiavelli” (Roma, Castelvecchi); “La tradizione del
Risorgimento” (Roma, Castelvecchi); “Se è libero bisogna che creda”; “Cinque variazioni
sul credere” (Torino, Abele); “L’attualità del principe”; “Il principe e il suo
tempo” (Roma, Complesso del Vittoriano, Salone centrale, Roma, Istituto della
Enciclopedia Italiana); “La moralità della Resistenza: l’esperienza del
partigiano Bosco” (Benevento, Associazione Terre dei Gambacorta); “Dalla patria
allo Stato. Una biografia intellettuale di Spaventa” (Roma, Laterza); “‘La
costituzione repubblicana: un manuale di educazione civica’, in Lessico civico:
teorie e pratiche della cittadinanza, Reggio Emilia, Diabasis); “Le origini
meridiane del repubblicanesimo’, Ethos repubblicano e pensiero meridiano” (Reggio
Emilia, Diabasis); “La dimensione religiosa del risorgimento -- Cristiani
d’Italia. Chiese, società, stato” (Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana);
“La libertà politica è un bene fragile’, Lettera internazionale. Rivista
trimestrale europea); “Ragione e passioni nell’educazione civica -- Questioni
civiche. Forme, simboli e confini della cittadinanza” (Reggio Emilia, Diabasis);
“La Costituzione: il pilastro di cristallo” (Napoli, Pitagora); Machiavelli, il
carcere, Il Principe’, in Gli anni di Firenze, Roma-Bari,. in La
Costituzione ieri e oggi. Roma, Atti dei Convegni Lincei Roma, Bardi); “Etica e
diritto: la forza intelligente per sconfiggere la violenza’ in Regione
Piemonte, Piano regionale per la prevenzione della violenza contro le donne e
per il sostegno alle vittime. ‘Religione e libertà nella Democratie en
Amérique’, Fra libertà e democrazia: l’eredità di Tocqueville e J. S. Mill,
Milano, Franco Angeli. ‘Una nuova utopia della libertà’, Quaderni del
Circolo Rosselli, ‘Machiavelli’s Realism’, Constellations, ‘Religione”; “Tutte
le ragioni del liberalismo’, Dove Ratzinger sbaglia”; “Machiavelli oratore”; “Machiavelli
senza i Medici, scrittura del potere, potere della scrittura. Atti del convegno
di Losanna (Roma, Salerno); ‘Due concetti di religione civile’, in Maurizio
RidolfiRituali civili: storie nazionali e memorie pubbliche nell’Europa
contemporanea, Roma, Gangemi. ‘Patriottismo e rinascita civile’, Aspenia,
in Mazzini, Scritti politici” (Torino, POMBA);
“Che cos’è l’uomo? Raccolta di giovani pensieri, Senigallia, MIUR, Le Marche);
“Repubblicanesimo”; “Dizionario di Politica” (Torino, POMBA); “Libertà
democratica, libertà repubblicana e libertà socialista”; “Repubblicanesimo
democrazia socialismo delle libertà”; “Incroci” per una rinnovata cultura
politica” (Milano, Angeli); “Il lavoro nobilita l’uomo e l’impresa’, Impegno. Mensile
di cultura sociale”; “Della lontananza’, La saggezza del vivere. Tracce di
etica” (Reggio Emilia, Diabasis); “Repubblicanesimo e Costituzione della
Repubblica’ Almanacco della Repubblica: storia d’Italia attraverso le
tradizioni, le istituzioni e le simbologie repubblicane, Milano, Bruno
Mondadori. ‘Europa contro america?’, Il pensiero mazziniano, ‘Dio nella
costituzione’, Il pensiero mazziniano, Con Norberto Bobbio, ‘Sul rientro dei
savoia’, Il pensiero mazziniano, ‘Scrivere la costituziuone. L’esempio della
storia americana’, Il pensiero mazziniano”; “Il despota e il tiranno si sono
fatti furbi’, Il pensiero mazziniano, ‘Il repubblicanesimo di Machiavelli”; ‘Le
ragioni di un dibattito’, Politica e cultura nelle repubbliche italiane dal
Medioevo all’età moderna: Firenze, Genova, Lucca, Siena, Venezia. Atti del
convegno (Siena), Roma, Istituto Storico Italiano per l’età moderna e
contemporanea. ‘Giù le mani da Carlo Cattaneo’, Il pensiero mazziniano,
‘Questioni attorno al repubblicanesimo”;
“Il pensiero mazziniano”; “Repubblicanesimo, liberalismo e comunitarismo”;
Filosofia e questioni pubbliche; “Machiavelli’, Il pensiero politico. Idee,
teorie, dottrine. Età moderna” (Torino, POMBA); “La repubblica romana’, Il
pensiero mazziniano, ‘Repubblicanesimo’,
‘La sinistra non scordi la Patria’, Il pensiero mazziniano, ‘I guerrieri di Dio: chi sono i
theoconservatori che scendono in lotta contro aborto, eutanasia e gay’, La
Stampa, ‘L’arcipelago progressista:
l’orgogliosa cultura liberal, fra battaglie per le minoranze, ambientalismo e
progetti per riprendere il New Deal’, La Stampa, “Discussione americana e caso italiano”;
“Piccole patrie, grande mondo” (Roma, Donzelli); “Il significato storico della
nascita del concetto di ragion di stato’, Aristotelismo politico e ragion di
Stato. Atti del Convegno a Torino” (Firenze, Olschki); “Patrioti o Traditori?”;
“L’Indice”; “Il ritorno della nazione’, I democratici, ‘L’etica politica
ciceroniana e il suo significato moderno’, Nuova Civiltà delle Macchine, ‘La
cattiva retorica dell’autonomia della politica’, Il Mulino, ‘Nazionalismo e patriottismo’,
Il Mulino); “Una filosofia civile tra comunitari e liberali’, Ragioni Critiche,
‘Introduction’, in Quentin Skinner, Le origini del pensiero politico moderno” (Bologna,
Il Mulino); “L’Indice”; “Machiavelli e Rousseau: i dilemmi della politica
republicana”; “Teoria Politica, ‘“Revisionisti” e “ortodossi” nella storia
delle idee politiche”, Rivista di filosofia); “Dovere morale e pluralismo etico
in Juvalta’, Rivista di Storia della Filosofia); “La “Morale dei Positivisti” e
l’etica del socialismo’, L’età del positivismo” (Bologna, Il Mulino); “Il
Marxismo e l’ideologia del socialismo italiano’, Despotismo e cittadini’,
Transizione, Juvalta e la teoria della giustizia, Rivista di filosofia, ‘Labriola “filosofo del socialismo”’, Giornale
critico della filosofia italiana, ‘Aspetti della recezione di Engels in Italia.
Tra socialismo scientifico e crisi del marxismo”; “L’Antidühring: affermazione
e deformazione del marxismo? Annale V della Fondazione Issoco” (Milano, Angeli);
“Il problema dell’etica razionale in Juvalta’, “Studi sulla cultura filosofica
italiana” (Bologna, CLUEB); “Etica e marxismo. A proposito di una recente
discussione’, Problemi della Transizione”; “Socialismo e cultura, 'Studi Storici”;
“Il dialogo fra Engels e Labriola”; “Critica marxista”; “Nella crisi del positivismo:
la ricerca teorica del divenire sociale” (Giornale critico della filosofia italiana);
“Filosofia e politica nell’Engels di Mondolfo’, Pensiero antico e pensiero modern”
(Bologna, Cappelli); “Wellness. Storia e cultura del vivere bene” (Milano,
Sperling & Kupfer); “Libertà politica e virtù civile”; “Significati e
percorsi del repubblicanesimo classico” (Torino, Agnelli); “Lezioni per la
repubblica: la festa è tornata in città” (Reggio Emilia, Diabasis); “Ascesa e
declino delle repubbliche” (Urbino, Quattro Venti); “L'Autunno della Repubblica”
(Laterza); “Per Amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia” (Laterza);
Quirinale: maurizioviroli. blogspot.com. issuu.com/edizioni-in-magazine/docs/forli Enciclopedia
multimediale delle scienze filosofiche della RAI profilo biografico da Ethica Forum profilo
dall'Università della Svizzera italiana Nello Ajello, Quanti servi in giro per
l'Italia, recensione a La libertà dei servi, la Repubblica, La libertà dei
servi, Associazione Labini; “La libertà dei servi; L'intransigente, da
Fahrenheit del Radio Tre. Viroli. Keywords: ragion di stato, repubblica,
repubblicanismo, la repubblica romana, la morte della repubblica romana,
l’assassinio di Giulio Cesare, Catone Uticense, la repubblica romana, del re
Romo alla repubblica romana, il ratto di Lucrezia – republicanism e principato,
la repubblica romana, il gusto per l’antico; quasi-contratto, il sorriso di
Macchiavelli. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS, Luigi Speranza, “Grice e
Viroli: Contrattualismo e quasi-contrattualismo” – Luigi Speranza: “Il sorriso
di Viroli: Grice e Machiavelli ironista” -- The Swimming-Pool Library, Villa
Speranza, Liguria. #viroli https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4635626396449319 #griceeviroli https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703160970/in/photolist-2mLQdrQ-2mLKEZA-2mLP8Gf-2mLP8FU-2mLP8Fo-2mLQdqn-2mLP8Ft-2mLKEYZ-2mLKEYJ-2mLP8FD-2mLM8nR-2mLQdq7-2mLP8Em-2mLFzzg-2mLM8nL-2mLFzzb-2mLP8Ew-2mLKEXX-2mjy7tc-9j8mNo-LRNoHP-KQPArj-eSWyTf-m4tXnB-8FhbQe-La6pSW-a7WyTW-LhNq3u-2m8rhHv-7pgDo7-nB25oQ-m1aKcY-m1aNRS-m1a1Lp-3f6Qug-7pcaqn-odWMRT-7BKxYV-7BPmmC-7BPmd3-7BPkZG-7BPkwC-7BPkmA-7BKy7a-7BKxRH-7BKxsp-7BKxbz-7BKzTv-7BPmQN-7BKzKD
Grice e Vittielo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). “Come la lingua degl’eroi
divide gl’eroi dagl’uomini, così la lingua volgare divide i filologi dai
filosofi. La lingua volgare, comune a ogni uomo, non riusce a descrivere la
natura e le proprietà delle cose, sorge la scissione tra i filosofi che si
dettero ad investigare sulla natura delle cose, e i filologi che invece
investigano sulle origini delle parole. Così la filosofia e la filologia che sono
nate tutte e due dalla lingua degl’eroi, vennero ad essere divise dalla lingua
volgare o commone. Essential Italian
philosopher. Filosofo. Insegna a Salerno. Studioso di
Vico, dell'idealismo e del pensiero di Nietzsche e Heidegger in rapporto con la
filosofia romana, elabora una teoria ermeneutica, una ‘topo-logia,’ fondata su
una re-interpretazione del concetto di spazio come orizzonte trascendentale
dell'operare umano. Gli sviluppi della topologia riguardano in particolare la
genealogia della communicazione. Affronta più volte la fede da un punto di
vista laico. Fonda “Paradosso.” Collabora a “Filosofia” (Laterza) e a numerose
altre riviste specialistiche del settore filosofico, tra cui “aut aut.” Dirige “Il
pensiero”. Collabora all'Annuario Filosofia e all'Annuario sulla Religione.
Pubblica in Teoria, ed altre ancora. Svolge un'intensa attività pubblicistica
su quotidiani e periodici. Ha tenuto cicli di conferenze e seminari. Saggi:“Filosofia
della pratica e dottrina politica in Croce” (Napoli); “Etica e liberalismo in
Croce” (Napoli); “Il carattere discorsivo del conoscere” (Napoli); “Antoni
interprete di Croce” (Napoli, Storiografia e storia nel pensiero di Croce,
Libreria Scientifica, Napoli, “Sentimento e relazione nell’empirismo” (Napoli);
Storiografia e storia in Croce, Napoli, “Il nulla e la fondazione della storicità”
(Argalia, Urbino); “Dialettica ed ermeneutica” (Guida, Napoli); “Utopia del nichilismo,
Guida, Napoli); “Studi Heideggeriani” (Roma); “Ethos ed eros” (ESI, Napoli);
“Logica e storia in Hegel” (Napoli); “Il problema del cominciamento, Guida,
Napoli; “Hegel e la comprensione della modernità”; “Topologia del moderno,
Marietti, Genova, “La voce riflessa”; “Logica ed etica della contraddizione” Lanfranchi,
Milano, Elogio dello spazio. Ermeneutica
e topologia, Bompiani, Milano, Cristianesimo senza redenzione, Laterza,
Roma-Bari, Non dividere il sì dal no. Tra filosofia e letteratura” (Laterza,
Roma); “Filosofia teoretica: le domande fondamentali: percorsi e
interpretazioni, Milano, “La favola di Cadmo” (Laterza, Roma); “Vico e la topologia”
(Cronopio, Napoli); “La vita e il suo oltre: sulla morte” (Roma); “Il Dio
possibile, esperienze di cristianesimo” (Città Nuova, Roma); “Hegel in Italia”
(Milano); “Dire Dio in segreto” (Roma); Cristianesimo e nichilismo:
Dostoevskij-Heidegger, Morcelliana, Brescia Estetica e ascesi, Modena, E pose
la tenda in mezzo a noi, AlboVersorio, Il Decalogo. Ricordati di Santificare le
feste; I tempi della poesia. Ieri/oggi” (Mimesis, Milano); “Dipingere Dio” (AlboVersorio);
“Vico. Storia, linguaggio, natura, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); “Ripensare
il cristianesimo-De Europa, Ananke); “Oblio e memoria del sacro, Moretti &
Vitali, Bergamo, “Grammatiche del pensiero: dalla kenosi dell'io alla logica
della seconda persona” (ETS, Celan), Heidegger (Mimesis, I comandamenti. Non dire falsa testimonianza,
Il Mulino, L'ethos della topologia. Un
itinerario di pensiero” (Lettere, Firenze); Paolo e l'Europa. Cristianesimo e
filosofia” (Città Nuova, Roma); “L'immagine infranta,” Linguaggio e mondo in Vico”
(Bompiani, Milano);“Vico: tra storia e natura,” in aut aut); “Complessità e
aporie del moderno, in Filosofia politica; “Dall'ermeneutica alla topologia, in
aut aut; “Goethe interprete della modernità” in aut aut; “Per amicizia: Epochè
e metafora”; in aut aut, Sentire le Radici, la Terra stessa, in aut aut; “Zanzotto,
ovvero: la poesia come genealogia della parola in aut aut; “Redaelli, Il nodo
dei nodi; L'esercizio del pensiero in Vattimo, Vitiello, Sini, ETS, Pisa, Luoghi
del pensare” (Mimesis, Milano); Enciclopedia multimediale delle scienze
filosofiche di RAI Educational;"Filosofia". Vittielo. Keywords: la
lingua dell’eroe, la lingua degl’eroi, Lazio, lazini, italiano, volgare,
Lucrezio, confronto vichiano, vicho contro vico, la lingua eroica di Vico. Vico,
semiotica. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e
Vittielo” – “Topologia semiotica di Vico” – “Il Vico di Vittielo” – “Vico e il
segno infranto”, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #vittielo https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4634892216522737 #griceevittielo https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702954709/in/photolist-2mLKGro-2mLKGqm-2mLPa8B-2mLKGp9-2mLQeUV-2mLFB8r-2mLFB8G-2mLKGp4-2mLM9QF-2mLQeUj-2mLFB8B-2mLM9QL-2mLPa9d-2mLPa7E-2mLM9R2-2mLPa7V-2mLKGoN-2mLQeVS-2mLM9Pt-2mLQeVm-2mLKGqS-2mLPa9P-2mLPa8r-2mLFB7V-2mLKGq6-2mLKGqg-2mKQh7E-2mKSowv-2mKNUs2
Grice e Volpe: logica come scienza storica – filosofia
Italian – Luigi Speranza (Imola). Essential
Italian philosopher. Filosofo. Si laurea in filosofia
con Mondolfo a Bologna, insegnando dapprima presso il liceo Galvani a Bologna e
il liceo Alighieri a Ravenna, e a Messina. Legato inizialmente alla
tradizione di Gentile, si dedica a questioni strettamente teoretiche e
storico-filosofiche, attestandosi infine su posizioni fortemente
anti-idealistiche. Approda così attraverso la ri-valutazione dell'empirismo e
dell’umanesimo, mantenendo un'impostazione fondamentalmente
dialettico-materialistica in costante confronto critico e polemico soprattutto
con la dialettica hegeliana e l'idealismo post-hegeliano, ma anche con le
correnti positivistiche semiotica, e con l'esistenzialismo. Questa svolta,
testimoniata dal Discorso sull'ineguaglianza, lo conduce a un sempre maggiore
interesse per i problemi della filosofia politica e dell'etica, considerati
comunque in stretto rapporto con le questioni semiotiche. Non abbandona
comunque i propri interessi storico-filosofici. Tra i saggi quello che, oltre
ad aver avuto più ampia diffusione, rappresenta il più perspicuo esempio della sua
capacità di di muoversi con piena consapevolezza critica tra i piani teoretico,
storico e politico, è senz'altro il saggio “Rousseau e Marx.” Il concetto di “libertà”
(cf. Grice, “Freedom”) è perfettamente integrabile con la dottrina di Rousseau,
il quale quindi non sarebbe da considerarsi né tra i teorici della rivoluzione
borghese né tra i nostalgici di una società parcellizzata in piccolissime unità
cittadine, ma tra i più attuali preconizzatori della società egualitaria. Un
altro dei punti nodali del pensiero di Volpe è il tentativo di elaborare una
teoria estetica rigorosamente materialista. Sottolinea il ruolo delle
caratteristiche strutturali e del processo sociale di produzione della
‘espressione’ nella formazione del giudizio estetico e in forte polemica con la
dottrina dell'intuizione di Croce -- da lui considerata in continuità con la
tradizione romantica e misticheggiante, elabora il concetto di gusto come
principale fonte del giudizio estetico. Presenta nella filosofia italiana una
posizione contro-corrente. Saggi:“L'idealismo dell'atto e il problema delle
categorie” (Bologna, Zanichelli); “Le origini e la formazione della dialettica
hegeliana”; “Hegel romantico e mistico” (Firenze, Monnier); “Il misticismo
speculativo di Eckhart” (Bologna, Cappelli); “La filosofia dell'esperienza”
(Firenze, Sansoni); “Espressione” (Bologna, Meridiani); “Il principio di
contraddizione e il concetto di sostanza prima in Aristotele: contributo a una
critica dei pensieri logici” (Bologna, Azzoguidi); “Crisi dell'estetica romantica”
(Messina, Anna); “Critica dei principi logici” (Messina, D'Anna); “Discorso
sull'ineguaglianza. Con due saggi sull'etica dell'esistenzialismo” (Roma,
Ciuni); “Emancipazione e tras-mutazione dei valori” (Messina, Ferrara);
“Libertà: saggio di una critica della ragion pura pratica” (Messina, Ferrara); Studi
sulla dialettica mistificata”; “Lo stato moderno rappresentativo” (Bologna,
UPEB); “Umanesimo”; “Studi e documenti sulla dialettica materialistica, Bologna,
Zuffi, “Logica come scienza positive”, Messina-Firenze, D'Anna, Eckhart o della
filosofia mistica, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Poetica del
Cinquecento. La poetica aristotelica nei commenti essenziali degli ultimi
umanisti italiani con annotazioni e un saggio introduttivo, Bari, Laterza, Il
verosimile filmico e altri scritti di Estetica, Roma, Edizioni Film critica, Roma, La nuova sinistra, Rousseau e Marx e
altri saggi di critica materialistica, Roma, Editori Riuniti, “Critica del
gusto” (Milano, Feltrinelli, Chiave della dialettica storica, Roma, Samonà e
Savelli, Umanesimo ed emancipazione, Milano,
Sugar, Critica dell'ideologia contemporanea. Saggi di teoria dialettica, Roma,
Editori Riuniti, Schizzo di una storia del gusto, Roma, Editori Riuniti, Opere,
Ignazio Ambrogio, Roma, Editori Riuniti, Carlo Violi, La Libra, Messina); Dizionario
biografico degli italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Treccani Enciclopedie, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Volpe. Keywords: critica del gusto per l’antico, il
gusto per gl’antichi degl’antichi, chiave della dialettica storica, la logica
come storia. Refs.: H. P. Grice, The H.
P. Grice Papers, Bancroft; Luigi Speranza, “Grice e Volpe: l’espressione” – The
Swimming-Pool Library, Liguria. #volpe https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4630968216915137 #griceevolpe https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701483802/in/photolist-2mLFBT9-2mLMavd-2mLFBRL-2mLFBT4-2mLKH9W-2mLKH9A-2mLMaxs-2mLQfFV-2mLMaxx-2mLKH9F-2mLPaVy-2mLKH9f-2mLKH8J-2mLFBSH-2mLR8fW-2mKTk4n-2mKQba4-2mKP3yh-RcWNwE-2ceLjKb-2dkLH9H-Rfq5Uo-2dpr57R-2ceMC3W-Rfq5Qf-2bX5TFt-2cisBSE-2bX6L2P-2chQVNm-2dgf1BA-RgAsYs-2dgf1Bq-2dkLH9x-2c1bzrc-2bX6L42-RgAsXW-2djXGNh-PC87FB-2mKSfUg-2mKQaRt-2mKJFw1-2doQtst-2c1bzqF-PzCr2z-2chg4Z9-2dgekHJ-2bX5TH2-2chg4ZE-RcWNwj-2ceLjK1
Grice e Volpi – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Vicenza). Essential Italian
philosopher. Filosofo. “Wild clarity” in Heidegger! Professore
a Padova. Borsista della Fondazione Alexander von Humboldt di Bonn, membro
dell'Institut International de Philosophie di Parigi, dell'Istituto veneto di
scienze, lettere ed arti e dell'Accademia Olimpica di Vicenza, fu insignito dei
premi "Montecchio" e "Nietzsche.” Tra le sue numerose
pubblicazioni: “Heidegger e Brentano”; “La rinascita della filosofia pratica in
Germania”; “Heidegger e Aristotele”; “Il nichilismo”; “Guida a Heidegger”; “I
prossimi Titani. Conversazioni con Jünger (con Antonio Gnoli), Dizionario delle
opere filosofiche, “Il Dio degli acidi” Conversazioni con Albert Hofmann (con
A. Gnoli), “L'ultimo sciamano” Conversazioni heideggeriane (con A. Gnoli),
Storia della filosofia dall'antichità a oggi con Enrico Berti. Per
Adelphi curò opere di Schopenhauer, Heidegger e Carl Schmitt. Collaborò al
quotidiano "La Repubblica". Mentre
e in sella alla sua bicicletta a San Germano dei Berici, e investito da un'auto
e cadde in coma irreversibile. Muore il giorno successivo. Commemorato dal
preside Paolo Bettiolo assieme a tutto il corpo docente di Padova. Istituto
veneto di scienze, lettere ed arti
Lorenzo Parolin, Commozione al Bo per l'addio a Volpi Il Giornale di Vicenza.
“Heidegger e Brentano”; “L'aristotelismo e il problema dell'univocità
dell'essere in Heidegger” (Milani, Padova); “La rinascita della filosofia
pratica” Francisci, Albano/Padova, in Filosofia pratica e scienza politica, Francisci,
Abano/Padova); “Heidegger e Aristotele” (Daphne, Padova); “Il concetto di
decadenza divina; "Filosofia politica", Il nichilismo” (Laterza, Roma);
Guida a Heidegger” (Laterza, Roma); “Hegel e i suoi critici” (Laterza, Roma);“Interprete
del pensiero contemporaneo, Atti dell'incontro internazionale di studio,
Padova, Vicenza, Accademia Olimpica, Atti dell'Incontro internazionale, Lavarone,
Comune di Lavarone;“Il pudore” (Brescia, Morcelliana). Opere su Istituto veneto
di scienze, lettere ed arti. Essere, tempo, esistenza, Associazione Asia, sul
valore e la funzione della filosofia, e sul significato e lo statuto di Essere
e tempo di Heidegger. Volpi. Keywords: dizionario dell’opere filosofico:
Lucrezio, Cicerone, Vico, Croce, Gentile… -- multiplicity of being in Aristotele, univocita dell’essere;
equivocita dell’essere. H. P. Grice, The Grice Papers, Bancroft, MS. Luigi
Speranza, “Grice e Volpi: l’univocita dell’esere” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza, Liguria. #volpi https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4616557315022894 #griceevolpi https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702568823/in/photolist-2mLMbqp-2mLKJ4G-2mLQgDG-2mLFCKu-2mLMbpn-2mLMbqK-2mLFCJc-2mLPbQe-2mLPbPY-2mLKJ5d-2mLQgED-2mLGn6X-2mLGnHy-2mLR1o4-2mLPVec-2mLPVeH-2mLR1Xf-2mLR1Z4-2mLMUwi-2mLMUxq-2mLMUwd-2mLPVdA-2mLPVQh-2mLPVeh-2mLMVaT-2mLMV9R-2mLGnG6-2mLMVas-2mLGnHi-2mLLsUg-2mLPVR4-2mLGnHd-2mLGnJA-2mLLshQ-2mLGn7D-2mLLsUM-2mLLsUb-2mLLsUm-2mLR1nn-2mLMUw3-2mLLshp-2mLR1Yn-2mLPVR9-2mLGn6S-2mLPVQn-2mLGnJF-2mLLshK-2mLR1Yh-2mLGn7y-2mLR1Ys
Grice e Volpicelli – corpi e corpi -- filosofia fascista -- filosofia italiana – Luigi
Speranza – la filosofia italiana nel veintenno fascista -- (Roma). Grice:
“While Volpicelli does use ‘spirito,’ he means ‘breath of air,’ since he is
ultimately a naturalist, like I am.” Essential Italian philosopher. Grice: “I
read with intereset his early “Nature and spirit.” At that time at Oxford,
there was not much of an Oxford spirit, so it spirited me.” Filosofo. Prese parte come sotto-tenente alla grande guerra.
Si laurea in filosofia sotto Gentile. Insegna a Urbino, Pisa, e Roma. Teorico
del corporativismo integrale. Direttore di "Nuovi studi" e "Archivio
di studi corporative.” Saggi:“Natura e spirito”; “L'educazione politica
dell'Italia”; “I presupposti scientifici dell'ordinamento corporativo”; “Corporativismo
e scienza giuridica”; “La certezza del diritto e la crisi odierna”; “Dizionario
di Filosofia G.Franchi, “Per una teoria
dell'auto-governo” (ESI, Napoli); “Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Diritto, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, su Treccani Enciclopedie
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Volpicelli. Keywords: natura, spirito, corpi
e corpi, corporazione. H. P. Grice Papers, Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e
Volpicelli: il naturalismo,” Luigi Speranza: Grice e Volpicelli: natura e
naturalismo” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #volpicelli
https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4634705286541430 #griceevolpicelli https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701631262/in/photolist-2mLGn6X-2mLGnHy-2mLR1o4-2mLPVec-2mLPVeH-2mLMUxq-2mLMUwi-2mLR1Z4-2mLPVQh-2mLR1Xf-2mLMUwd-2mLPVeh-2mLPVdA-2mLPVR4-2mLGnHi-2mLLshQ-2mLMVaT-2mLR1Ys-2mLPVdv-2mLMVas-2mLLsUb-2mLLsUm-2mLLsiw-2mLGnG6-2mLLshV-2mLPVes-2mLGnHd-2mLPVR9-2mLR1Yh-2mLLsUM-2mLR1nn-2mLGn7y-2mLGnJF-2mLGn6S-2mLPVQn-2mLMUwP-2mLLshK-2mLMUw3-2mLLshp-2mLR1Yn-2mKSnRx
Grice e
Voltaggio – p v ~p – fondamenti della logica – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Palermo). Essential Italian
philosopher. Grice: “I enjoyed “What Leibniz actually saidand not just
implicated.” “He also clarified Husserl to me.” Filosofo. Si laurea
a Roma sotto Antoni. Insegna a Roma, Mogadiscio e Macerata. Già cappo-ridattore
di “Sapere,” collabora con Il manifesto, Lettera Internazionale (di cui è socio
fondatore), Apeiron, Janus e Medical. Consulente scientifico della Fondazione
Sigma Tau di Roma e dell'Istituto Psiconanalitico per le Ricerche Sociali,
membro del seminario di Filosofia di Senigallia. Saggi: “Fondamenti di logica”
(Milano, Comunità), “La funzione critica” (Roma); “Che cosa ha veramente detto
Leibniz” (Roma, Ubaldini); “Scienza” (Milano, Comunità), “I filosofi e la
storia” (Milano, Principato); “L'arte della guarigione nelle culture umane” Torino,
Bollati Boringhieri); “Il medico nel bosco, Roma, Di Renzo); “La medicina come
scienza filosofica” (Lezioni Italiane), Roma, Laterza; Italia Mediterranea. “I
flussi migratori nelle principali città rivierasche” (Roma, Edup); “Antigone
tradita. Una contraddizione della modernità: libertà e Stato nazionale (Roma, Internazionali
Riuniti); “I paradossi dell'infinito” (Milano, Feltrinelli); “Epistemologia e
politica della ricerca” (Roma, Armando; “L'evoluzione di un evoluzionista” Roma,
Armando; “La conoscenza inespressa” (Roma), Armando; “L'ora della
socio-biologia” (Roma, Armando); “L'arte della ricerca scientifica” (Roma,
Armando; “Il potere: processi e strutture: un'analisi dall'interno” (Roma, Armando);“Progresso
e razionalita della scienza” G. Radnitzky, Gunnar Andersson; traduzione e premessa (Armando, Roma; D. Verene:
“Vico: La Scienza della fantasia” Armando, Roma; “L'intelligenza scientifica:
un'indagine sull'immaginazione creatrice dello scienziato” (Roma, Armando); “Filosofi
per la pace” Roma, Editori Riuniti; Galeno: Trattato sulla bile nera, FV,Torino,
Aragno. Voltaggio. Keywords: Vico, “la scienza della fantasia” fundamenti della
logica – fundamenti della logica di voltaggio – veramente detto Vico –
veramente impiegato Vico --. Refs.: Luigi Speranza, “Voltaggio: what Leibniz
implicatedas explicated by Grice.” H. P. Grice, “Voltaggio,” BANC MSS 90/135 c.
Luigi Speranza, “Grice e Voltaggio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria #voltaggio https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4634606856551273 #griceevoltaggio
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Grice e Winspeare: elogio d’Antonino – “Della filosofia
romana” (Portici). Filosofo. Essential
Italian philosopher. “My Italian friends do not consider me Italian, though!”
Winspeare’s ancestors are from Yorkshire in a bad time. Henry VIII. “So the
king’s option was clear: either your head off or move to Capri. I chose the
second.” Opere: “Delle confessioni spontanee de' rei” (Stamp. Simoniana,
Napoli); “Storia degli abusi feudali” (Tip. Trani, Napoli); “Voti de'
Napolitano (Napoli); “La voce di Napodano, ossia Quarta illustrazione del patto
di Capuana e Nido” (Tip. Trani, Napoli); “I libri delle ‘Leggi’ di Cicerone
volgarizzati” (Trani, Napoli); “Delle chiese ricettizie del Regno” (Trani,
Napoli); “Filosofia” (Trani, Napoli); “Dissertazioni legali” (Agrelli, Napoli);
“La colonia perpetua ed i diritti feudali aboliti” (Pesole, Napoli). Della filosofia romana. La filosofia romana può dirsi, che
cominci da Cicerone, cui è dovuta la lode di aver dato la cittadinanza latina
alle greche discipline, e di avere eccitato in questi studî l' emulazione de'
suoi cittadini. Suo è il vanto di avere richiamato la scienza a' principî di
Socrate e di Platone di averla applicata alla vita si domestica che publica, e
di averle dato un linguaggio che prima non aveva; pe’quali meriti raccolse in
se la gloria de’greci mae stri. Sapiente come Socrate, eloquente come Platone,
erudito come Aristo tele, e austero come Zenone, Cicerone compendið in se le
più chiare menti della Grecia, sì che risplende nel mondo intelligente, non
solamente come il luminare della filosofia latina, ma come il più ornato, il
più elegante, e il più retto ingegno, che abbia onorato la spezie umana. Che se
mancogli il merito dell'invenzione, ne ebbe bene un altro, che quello eguaglia
ed avan za, cioè l'essere stato tra gli antichi il più utile alla filosofia
pratica, avendo rimosso dalla speculativa la investigazione delle cause
naturali, e dimostralo l'unità del principio, a cui si annodano la teologia
naturale, la psicologia, e la morale. Infatti avendo, come Socrate, stabilito
per iscopo d'ogni filo sofia la conoscenza di se medesimo, da questo fece
nascere la conoscenza di Dio, la celeste origine delle anime umane l'ordine
morale degli Esseri creati, il fine de' beni e de' mali, la cognizione del sommo
bene, il prin cipio delle obligazioni naturali, e la nozione di quella eterna
legge che tutto modera e governa (a ). Avendo così dato alla filosofia un fine
vero, e utile alla umana vita, poco entrar volle ne'concetti metafisici, e
forse disprezzogli al par di Socra te; il che ha fatto a molti dire, che
Cicerone nell' esporre le dottrine delle greche scuole non sempre avesse
penetrato addentro nel senso loro, e fosse quasi rimaso straniero a quella
esoterica sapienza, che taluni tanto più pre dicano e ammirano, quanto più di
tenebroso trovano nelle sue concezioni. E qui domanderemmo, se non è arroganza
de'moderni il tassare di poca penetrazione la più luminosa mente dell'antichità,
la quale abbracciò le parti tutte dell' umano sapere, svolse le più gravi
quistioni della filosofia intellet tuale, e spogliandole de’sofismi della
dialettica le rendette facili e popolari? E vorremmo ancora sapere, se possa
imputarsi a difetto di scienza l' avere ommesso quelle controversie, che non
solamente non contribuiscono alla per fezione della cognizione, ma la fanno in
falsa parte piegare? Sarà facile il rispondere a chiunque farassi a considerare
le parti singole della filosofia da lui trattate, prendendole dal quadro
ch'egli stesso ne fece nella introduzione d ' uno de' suoi libri filosofici. Ne'
libri accademici volle egli dimostrare la prima e più importante ve rità
dell'umana cognizione, la certezza delle sorgenti delle idee. In ciò fare,
Origine e realità della umana seguì per rispetto a' sensi la dottrina di Zenone,
che a quelli dato aveva cognizione. più che non aveva concesso Aristotele, o
sia defini e determinò il compren sibile de'sensi ne'termini stessi di quella
scuola (c); dal che dedusse, esser la verità de' sensi una condizione
necessaria della natura, comprovata dalla differenza che la natura stessa ha
stabilito tra 'l piacere e il dolore. Ma a canto al principio della sensazione,
collocò la virtù intuitiva dell' anima come affalto distinta da quello, o sieno
le prime nozioni impresse dalla na tura, senza le quali la mente non avrebbe
potuto nè intendere nè ragionare. Tuscul., De legib., Academ., Visum, impressum,
effictumque ex eo unde esset; quale esse non possel ex eo, unde non esset.
Lucullus. Circa la dottrina delle idee, espone storicamente il concetto di idea
di Platone, senza impugnarlo o sostenerlo; narra lo strazio che fatto ne ha Aristotele,
insieme co'suoi peripatetici; lascia da banda la questione del come le nozioni
nascose e adombrate nell'anima si sviluppassero, ma riconobbe come
indispensabile la necessità d' un secondo principio tutto intellettuale, senza
del quale sarebbe stato impossibile spiegare le operazioni della mente,
l'astrarre, il generalizzare, l'inventare, e sopratutto il prodi gioso fenomeno
della memoria (a). Conforme a' principi della umana cognizione fu il resto del
suo sistema Conoscenza intellettuale, che espone nelle tusculane e ne' saggi
intorno a ' fini de' beni e di se medesimo. de mali. Per la contemplazione di
se medesimo, introdusce l'anima alla cognizione della immortalità ed
immaterialità della sua sostanza, della origine divina da cui emana, dello
scopo della vita, e del sommo bene cui debbe aspirare. E in prima, la più
importante qualità dell'anima, siccome Cicerone avverti, è l'intuizione di se
medesimo, la qual dote è appunto una conseguenza di quel principio
d'intellezione che la natura ha in lei impresso, che non si acquista co' sensi,
e che nella più matura età quando i sensi declinano, diviene più retto e
perspicace. Dalla virtù, che l'animo ha di vedere se medesimo e le qualità sue,
e dalla forza che ha in se di volere e di muovere, sente l'uomo essere cotesta
virtù un principio proprio, non prodotto da altra esterna forza, e scopre
essere quel principio stesso il quale muove la materia, affatto simile
all'azione, che dà moto e vita all'universo; d'onde conclude non essere
materiale o corporea, nè terrena o mortale, ma celeste ed eterna. Nè solamente
dal principio della volontà e del moto ricava l'im mortalità e l'immaterialità
della sostanza sua, ma si bene dalle altre doti intellettuali, di cui scorgesi
arricchita: dalla facoltà di pensare, di ritenere e di richiamare le idee e le
nozioni passate, di antivedere le future, e di abbracciare col pensiero la
Divinità, le opere sue, e l'infinito stesso, che n'è il principale attributo.
In somma sviluppando il precetto di Socrate, conosci te stesso, o sia investiga
quale sia l animo tuo, Cicerone fa da quello derivare i tre primi dogmi della
naturale sapienza dell' uomo, l' esi stenza di Dio, l'immaterialità, e l'
immortalità dell' anima umana. E allorchè dalla interna investigazione
dell'animo passa alla contemplazione de gli obbietti esterni, e delle altre
opere della natura, quanto più luminoso non diviene il concetto della Divinità,
della dignità dell'uomo, della sua futura sorte, e del vero scopo della vita?
Delle quali magnificenze sarebbe l'uomo muto e indifferente spettatore al pari
dei bruti, se non avesse sviluppato entro di se le nozioni del proprio essere,
e delle relazioni sue colle altre creature, e coll'Autore stesso dell'universo
Academ. Animo ipso animum videre. A stabilire poi la vera nozione della
Divinità, ne' libri de natura deo rum volle Cicerone esporre le principali
opinioni delle greche scuole, l'accademica, la stoica, e l'epicurea; e sbandita
questa (la quale dava alla Di vinità per suo unico fondamento la pratica
credenza degli uomini e rendevala affatto inutile alla vita), dimostrò come gli
accademici discordassero dagli stoici nelle parole più che nella sostanza.
Ciascuna di quelle due scuole non pertanto aveva una parte vera: il concetto
della Divinità, ricavato dall'opera dell'universo, era degli accademici, i
quali ereditato l'avevano da’socratici: l'altro della provvidenza, che tutto
regge é dispone per la utilità dell'uomo, era degli stoici. Ma costoro d'altra
parte ammetlevano dogmi, e commettevano insieme principî tra loro
incompatibili, come la natura animata cogli attributi della Divinità, il fato
colla provvidenza e colla libertà delle umane azioni. La stessa loro virtù, o
il sommo bene non polevasi accomodare al viver pra tico degli uomini, dapoichè
era collocata in un estremo tale, che per esso toglievasi ogni merito o biasimo
a'fatti, buoni o tristi che fossero, se pur non toccassero l'apice della
perfezione: per esso l'uom sapiente diveniva un Essere ideale, che non potevasi
scontrare sulla terra: i doni della natura la sanità, il vigore, la bellezza,
le sostanze erano agguagliate a' difetti e alle privazioni contrarie: il
piacere scambiayasi col dolore: le relazioni tra gli uomini, gli ufizi della
vita, la prudenza, l'ordine, le virtù civili, la cura de'publici negozî, e la
domestica economia, divenivan tutte qualità di convenzione, estranee alla
sapienza e alla vera virtù A rim. uovere l'ostentazione di questa scabrosa
virtù, dopo avere esposto le opinioni delle greche scuole, Cicerone dimostrò
quanto di vano fosse nelle parole e ne' nuovi vo caboli introdotti dagli
stoici, e come il giusto mezzo si trovasse nelle emen dazioni di Panezio, il
quale aveva conciliato Zenone, cogli accademici e co' peripatetici. Tale fu lo
scopo de' suoi libri intorno a' fini de' beni e de' mali, insieme co'quali va
letto l'altro del fato, che scrisse per accor dare insieme la dottrina
dell'ordine della natura colla provvidenza, e colla libertà delle umane azioni;
libro, per altro, di cui ci rimane soltanto un mal concio avanzo. Non oseremmo
fare la stessa apologia de' libri intorno alla divinazione, nè sapremmo dire,
se avesse egli inteso sostenere la verità delle scienze divinatorie per
l'autorità degli stoici, o per la necessità di ri spettare una dottrina
popolare, a cui non avrebbe potuto impunemente con traddire. Forse la maggior
lode di quella opera potrebbe ricavarsi dal filo sofico concetto che in essa
sovente traluce, cioè che v' ha una provvidenza conservatrice, della cui
assistenza la mente umana senle il bisogno, per modo che gli stessi prestigî e
le superstizioni delle arti divinatorie sono la pratica espressione di tal
bisogno. Quae est causa istarum angustiarum gloriosa ostentatio in constituendo
sum mo bono. De Finibus. Le opere sin qua esposte abbracciano tutta la
filosofia speculativa di Cicerone. Non sono meno luminose quelle della
filosofia pratica: i libri degli ufizi contengono l'applicazione della dottrina
stoica, secondo le emendazioni di Panezio, a' portamenti della vita; siccome i
libri della republica e delle leggi derivarono dagli stessi principi le regole
per la vita publica, e per lo civile reggimento de' popoli. Per lui in somma,
la filosofia nacque in Roma matura, senza passare per l'età dell'infanzia,
siccome aveva falto in Grecia. Negli studi della umana sapienza la ragione
romana ebbe per guida la spe rienza, o sia la storia delle opinioni e degli
errori del più perspicace e il luminato popolo del mondo, il quale aveva
figurato come l'antesignano e il luminare di tutti gli altri nella carriera
delle lettere e delle scienze. Cicerone e eclettico, perchè altra parte non
resta a chi sopraggiugne nella maturità del sapere, fuorchè il giudicare e lo
scegliere. Ma l'avere esercitato il giudizio e la scelta in tutte le parti della
filosofia; lavere signoreggiato i pensieri de' greci con un criterio sempre
libero e retto; e l'aver dato ai pensieri della scienza l’espressione, o sia il
linguaggio di cui i romani mancavano, gli meritarono presso i suoi un primato,
che altro sapiente mai non ebbe presso la propria nazione. In conferma di che
giova osservare, che in tutta la durata del romano impero, e in mezzo a tanti
sommi uomini i quali ar ricchirono ogni parte del sapere cogli scritti loro;
non apparve più alcuno che fosse stato a lui comparato, si che egli è solo
modello della sana filo, sofia tra'latini, come Socrate tra'greci. Della
filosofia pratica sopratutto fu benemerito, dapoichè per lui la dot trina degli
stoici passò dalla scuola nel foro, e nel grande tealro del mon do. Da questa
la giurisprudenza attinse le cardinali nozioni della giustizia, e delle
obligazioni, proprie a stringere e consolidare i legami delle civili as
sociazioni. E sebbene nelle mani de'giureconsulti la dottrina stoica acquistato
avesse una tinta di disputabile, aliena dalla sua naturale rigidezza, e avesse
da Seneca ricevulo un certo orpello declamatorio; pur tuttavolta fu da Ar riano
nel manuale di Epitteto richiamata a' severi principî di Zenone e di Cleanto. Certamente
in Roma ottenne successi maggiori che in Grecia, per chè ivi divenne madre
della sapienza civile, ed ebbe il vanto di aver dato al mondo due perfetti
modelli di re, nelle persone di Marco Aurelio e di Antonino. Restiamo dall'
internarci negli ultimi periodi della filosofia del basso impero, si greco che
latino; tra perchè le vecchie nazioni che il compone vano, nella condizione
stessa della loro vita civile trovavano invincibili osta coli a' progressi
della ragione; e perchè gli ultimi aneliti della filosofia an darono in quel
tempo a scontrarsi col grande avvenimento, che rinnovar doveva la religione, la
coltura e i costumi di tutti i popoli. Basterà dire, che il ritratto delle
opinioni e de'costumi della ultiina età dell'impero ro mano sta in quel che
abbiamo già detto deļla scuola alessandrina: lo scetticismo e l'indifferenza
per ogni verità formavano la doltrina de' sapienti: la corruzione scioglieva
ogni giorno i vincoli sociali: la superstizione e l'igno ranza avevano
ottenebrato la superficie della terra. Keywords: elogio d’Antonino. Grice:
“Hailing remotely from the Catholic North Riding of Yorkshire and settling in
the most beautiful coastline in the world, Winspeare knew all you need to know
about Cudworth, and what he calls ‘percezione.’ I would call him an Oxonian.” Grice:
“My favourite Winspeare is his ‘dictionary’: obviously he found Italian furrin
enough to want to organize things in a sort of thesaurum. Speranza, on the
other hand, likes Winspeare’s idea of ‘volgarizzazione’ of Cicero’s ‘De
Legibus.’ – one of the most boring tracts in legalese, but then at Naples at
the time, you HAD to be a lawyer!” -- Refs.: H. P. Grice, “Winspeare, Speranza,
Napoli, and me!”The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft. Luigi
Speranza, “Grice e Winspeare,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza,
Liguria #winspeare https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4572857239392902 #griceewinspeare https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702440656/in/photolist-2mMPWdd-2mLPZbv-2mLR5nr-2mLR5nB-2mLMYBx-2mLR5mK-2mLPZaZ-2mLMYBc-2mLGr84-2mLPZcC-2mLGr8Q-2mLLwjC-2mLMYBn-2mLGr7C-2mLLwk9-2mKSd2s-2mKTgQZ-2mKSdA3-2mKTa4N-2mKNJaP-2mKQ9uA-2mKvUAt
Grice e Zabarella – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Grice: “Most philosophers are
stealing the voice of Zabarella; Poppi isn’t!” -- Jacopo
Zabarella, spesso indicato come Giacomo Zabarella è stato un filosofo
italiano. Primogenito di un'antica e nobile famiglia, ereditò dal padre
Giulio il titolo di conte palatino; è considerato il massimo esponente dell'aristotelismo
padovano. Studia a Padova, dove fu allievo di Robortello, Tomitano e
Passeri, laureandosi in filosofia. Ottenne, succedendo a Tomitano, la
cattedra di semiotica nello Studio padovano. Ottenne la seconda cattedra straordinaria
-(ma, propriamente, parificata in quell'anno e nei successivi otto con la prima
cattedra) e ottenne la prima cattedra straordinaria. Ottenne la seconda
cattedra ordinaria. Declina l'invito del re Stefano Báthory di insegnare in
Polonia, ma gli dedica il suo scritto più importante, l'Opera logica, stampata
a Venezia. Furono pubblicate a Padova le sue “Tabulae logicae” e a Venezia, il
suo commento agl’Analitici II di Aristotele. In risposta alle critiche
mosse alla sua semiotica dai suoi colleghi, Piccolomini, Balduino e Petrella,
pubblicò a Padova la “De doctrinae ordine apologia.” Apparvero rispettivamente
le sue opere, la “De naturalis scientiae constitutione” e i “De rebus
naturalibus; postumi comparvero i suoi commenti incompiuti alla Fisica e al De
anima di Aristotele.” I libri della sua biblioteca sono conservati presso a Padova. Opere:
“Opera Logica” (Venezia); “De methodis libri quatuor”; “Liber de regressu”
(Venezia, ristampa anastatica, Bologna); “Tabula logicae” (Venezia); In duos
Aristotelis libros Posteriores Analyticos commentarii, Venezia; “De doctrinae
ordine apologia” (Venezia); “De naturalis scientiae constitutione” (Venezia); “De
rebus naturalibus libri XXX, Venezia; “In libros Aristotelis Physicorum
commentarii, Venezia, Opera Physica, Francoforte, ristampa anastatica Verona;; De
generatione et corruptione et Meteorologica commentarii, Francoforte; In tres
libros Aristotelis De anima commentarii, Venezia,. “De mente agente”; “De rebus
naturalibus liber XXIX”; “De sensu agente”, “De rebus naturalibus liber XXIV,
«Rivista di Storia della Filosofia», “De inventione aeterni motoris e De rebus
naturalibus liber IV, Bruniana & Campanelliana. Bibliografia E. Berti, “Metafisica
e dialettica nel Commento di Giacomo Zabarella agli Analitici posteriori” in
«Giornale di metafisica»’ F. Bottin, “La teoria del regresso in Zabarella, in
C. Giacon, Saggi e ricerche, Padova, F. Bottin, “La logica in Zabarella, in
«Giornale Critico della filosofia Italiana», E. Cuttini, Natura, morale e
seconda natura nell'aristotelismo di Zabarella, Padova, M. Dal Pra, Un'oratio
programmatica di Zabarella, in «Rivista critica di storia della filosofia», G.
Papuli, Dal Balduino allo Zabarella e Galilei: scienza e dimostrazioni, in
«Bollettino di storia e filosofia», A. Poppi, La scienza in Zabarella, Padova, A. Poppi,
Introduzione all‘aristotelismo padovano, A. Poppi, Ricerche sulla teologia e la
scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento, Rubbettino, Soveria
Mannelli,Rossi, Aristotelici e moderni: le ipotesi e la natura, in “Aristotelismo
veneto e scienza moderna” – Padova. G. Tonelli, “Zabarella ispiratore di
Baumgarten, o l'origine della connessione tra estetica e logica,” in Da Leibniz
a Kant, Napoli, Treccani – Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Delio Cantimori, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice:
“Zabarella is what I would call a proto-Griceian.” In fact, at Villa Speranza, Grice
is often as the English Zabarella, after Zabarella produces extensive
commentaries on Grice’s favourite tract by Aristotle, “De Anima,” and “Physica”
and also discusses some Aristotelian interpreters. However, Zabarella’s most
original contribution is his work in semiotics: “Opera logica.” He regards
semiotics as conceptual analysis. One tool Zabarella calls ‘ordine’ (cfr. Grice, ‘be orderly’). Another tool Zabarella
calls “metodo,” by far predating Cartesio. “Ordine” relates to how to organize
the content of a dictum to apprehend it more easily. ‘Metodo’ relates to how to
draw an illatum (or impliatum). Zabarella reduces the variety of ‘ordine’ and
‘metodo’ classified by other interpreters to ‘ordine compositivo’, ‘ordine
resolutivo’, ‘metodo compositivo’ and ‘metodo ‘resolutivo’. The ‘ordine
compositivo’ from a principle to this or that corollary applies to this or that
‘creditum.’ The ‘ordine resolutivo,’ from a desired end to the means
appropriate to its achievement applies to this or that ‘volitum,’ such as
‘pragmatics’ understood as a manual of rules of etiquette. This much is already
in Aristotle. However, Zabarella offers an original analysis of ‘metodo’ The
‘metodo compositivo’ infers a particular consequence or corollary from a
general principle. The ‘metodo resolutivo’ INFERS an originating principle from
a particular consequence, corollary, or instantiantion, as in inductive
reasoning or in reasoning from effect to cause. Zabarella’s terminology
influences Galileo’s mechanics, and has been applied to Grice’s inference of
the principle of conversational co-operation out from the only evidence which
Grice has, which is this or that ‘dyadic’ exchange, as he calls it. In Grice’s
case, his corpus is intentionally limited to conversations between two Oxonian philosophers:
A: What’s that? B: A pillar box? A: What colour is it? B: Seems red to me. From
such an exchange, Grice infers the principle of conversational co-operation. It
clashes when a cancellation (or as Grice prefers, an annulation) is on sight:
“I surely don’t mean to imply that it MIGHT actually be red.” “Then why be so
guarded? I thought you were cooperating.”H. P. Grice. Grice liked to recite
Zabarella’s works by heart. Saggi: “Logica”
(Venezia); “De methodis”; “De regressu” (Venezia); “Tabula logicae” (Venezia),
“In duos Aristotelis libros Posteriores Analyticos commentarii” (Venezia); “De
doctrinae ordine apologia” (Venezia); “De naturalis scientiae constitutione”
(Venezia); “De rebus naturalibus” (Venezia); “In libros Aristotelis Physicorum
commentarii” (Venezia), “Physica” (Francoforte); “De generatione et corruptione
et Meteorologica commentarii” (Francoforte); “In tres libros Aristotelis De
anima commentarii” (Venezia). Keywords: metodo compositivo, metodo resolutivo,
ordine compositivo, ordine resolutivo. Refs.: Luigi Speranza, Notes on I
Tatti’s edition of Zabarella, “On methods,” -- H. P. Grice, “Zabarella,”
Speranza, “Grice and Zabarella.” “Grice e Zabarella: la risoluzione buletica,” Villa
Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #zabarella https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4464023146942979 #griceezabarella https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688822993/in/photolist-2mLQ1Vx-2mKHbw4-2mKT9pB-2mKT9PQ-2mKPYC1-2mKS5Wk-2mKJjKr-2mKPYsB-2mKyJgk
Grice e Zamboni – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cento).
Filosofo. “Famous for his dialettica e cosmologia and implicature!” – Grice. Figlio di Matteo Zamboni, un pittore originario di Cremona, di cui si
conservano affreschi negli oratori delle chiese della Pietà e di San Rocco -- e
da Mattea Pilanzi. Prese la strada degli studi umanistici: studente in legge
nell'Università di Ferrara, scelse poi filosofia, allievo di Federico Pendasio,
divenendo insegnante di filosofia naturale nello Studio ferrarese. Tenne rapporti
con la corte estense: di fronte a Leonora d'Este recitò il suo poemetto Le
pompe funebri, e quando si trovò a essere oggetto di non chiarite gelosie e
maldicenze da parte dei suoi colleghi dell'Università, scrive al duca Alfonso
per richiedere un suo intervento. Non risulta che Alfonso II abbia risolto i
conflitti denunciati dal Cremonini, che perciò decise di trasferirsi altrove. Fu
chiamato a Padova per insegnare filosofia naturale in secundo loco, in
sostituzione di Giacomo Zabarella, da poco defunto, mentre Francesco di Niccolò
Piccolomini assumeva la prima cattedra. Inizia il suo corso, leggendo la
prolusione Exordium habitum Patavii. Contro il tentativo dei gesuiti di fondare
a Padova un proprio Studio rivale dell'Università, il Cremonini si espresse con
l'Oratione contro i gesuiti a favore della Università di Padova tenuta di
fronte alla Signoria di Venezia, nella quale sostenne che Padova «per insegnare
le scienze non ha bisogno dell'aiuto de' Padri Giesuiti e paventa i rischi di
dividere gli studenti in fazioni come i guelfi e gibellini. L'autorizzazione
all'apertura dello Studio non fu rilasciata e i gesuiti furono poi espulsi
dalla Repubblica nel 1606, a causa dell'interdetto scagliato da Paolo V, cui
seguì la cosiddetta Guerra dell'Interdetto. Ha una famosa controversia con
Raguseo sulla natura degli elementi, sul valore della storia delle
interpretazioni di Aristotele e sulle questioni didattiche. Difensore
della medicina averroista e sostenitore della mortalità dell'anima, legata
indissolubilmente al corpo umano, fu sospettato di eresia e venne denunciato
all'inquisizione di Padova. Con l'amico e rivale Galilei, Zamboni, ad opera di
Belloni, condivise on accuse diverse, una denuncia al tribunale
dell'Inquisizione padovana che non ebbe alcuna conseguenza per entrambi.
Galileo fu accusato di praticare l'astrologia giudiziaria e Cremonini di
sostenere la mortalità dell'anima e che Aristotele avesse separata la filosofia
dalla teologia. Cremonini dovette affrontare altri due processi dai quali usce
indenne grazie alla protezione della Repubblica di San Marco. Anche se molte
fonti riportano che morì di peste durante l'epidemia che colpì l'Italia risulta
che muore a causa di catarro accompagnato da febbre. Secondo alcuni studiosi
Galileo si ispira a Zamboni nella scelta di Simplicio come rappresentante
dell'aristotelico avversario del copernicanesimo. Zamboni pubblica pochi saggi
della sua dottrina mentre sono a noi giunte numerose trascrizioni delle sue
lezioni che egli preferiva tenere oralmente al posto della forma scritta. Le
trascrizioni delle lezioni tenute nello studio di Padova e privatamente
tuttavia presentano gravi problemi interpretativi che hanno impedito alla
storiografia di poter avanzare una sintesi sicura del suo pensiero. Unica
eccezione a questa difficoltà interpretativa il testo Lecturae exordium, letto in
occasione della sua prima lezione in Padova. Nella prima parte dell'opera egli
si rammarica che il continuo rinascere della natura, come la successione delle
stagioni, dalle sue forme ormai trascorse, non susciti la meraviglia dell'uomo
e lo sgomento per il continuo morire del mondo. Il mondo non è mai: nasce
e muore continuamente, si conclude con l’affermazione del dovere dell’uomo di
conoscere se stesso. L’uomo, scrive Cremonini, si scopre in mezzo alle
tribolazioni dell’incostanza; ebbene, la conoscenza di sé è l’unico strumento
capace di dare all’uomo serenità. La strada per conoscere se stessi e
raggiungere la serenità è data dalla filosofia su cui si basa la morale e la
scienza. L'uomo ha avuto in dono da Dio un intelletto onnipotente che dalla
conoscenza di se stesso e della natura giungerà a congiungersi con la
beatitudine divina. Dibattito relativo alle osservazioni di Galileo Secondo una
diffusa ma falsa narrazione Cremonini fu uno di quei professori aristotelici
che non solo rifiutarono pervicacemente le scoperte galileiane in nome della
filosofia peripatetica ma si rifiutarono, invitati dallo scienziato pisano, di
osservare direttamente nel telescopio l'esistenza delle montagne della Luna,
delle fasi di Venere, dei satelliti di Giove. Questo avvenimento, tramandato
come simbolo della miopia di coloro che si ritengono custodi del vero sapere, è
invece ritenuto falso. Nella lettera Galilei racconta a Keplero il
comportamento dei docenti dello Studio di Padova ma non fa nomi. Che dire dei
più celebri filosofi di questo Studio i quali, colmi dell’ostinazione
dell’aspide, nonostante più di mille volte io abbia offerto loro la mia
disponibilità, non hanno voluto vedere né i pianeti, né la luna, né il
cannocchiale? Questo genere di uomini ritiene infatti che la filosofia
‹naturale› sia un libro come l’Eneide e l’Odissea e che le verità siano da
ricercare non nel mondo o nella natura, bensì (per usare le loro parole) nel
confronto dei testi. Ad un esame superficiale una lettera a Galilei di Gualdo
sembrerebbe confermare che tra coloro che rifiutarono l'osservazione con
il telescopio vi fosse anche Zamboni. Abbiamo qui l'Ill.mo Sr. Andrea Morosini,
il quale non può patire che Zamboni mentre V.S. è stata qui, non habbia
procurato né voluto vedere queste sue osservationi, havendole io detto ch’ella
se gli era offerta di andare sino alla sua propria casa per fargliele vedere;
onde le pare che habbia torto contrariarle senza haverne fatto qualche
esperienza. Nella successiva lettera di Gualdo a Galilei si riferisce di un
colloquio con Cremonini che al rimprovero di essersi rifiutato dell'esperienza
con il telescopio risponde che lo fece perché: non volendo approvare cose
di che io non ho cognitione alcuna, né l’ho vedute. Questo è quello, dico,
ch’ha dispiacciuto al Sr. Galilei, ch’ella non abbia voluto vederle. Rispose:
Credo che altri che lui non l’habbia veduto; e poi quel mirare per quegli
occhiali m’imbalordiscon la testa: basta, non ne voglio saper altro. Zamboni
affermi in questo testo che gli causò disagio mirare nel telescopio e che
dunque non si rifiutò di guardare ma non accettò di vedere cioè di accogliere
l'interpretazione galileiana di quelle osservazioni.Più in generale, Forlivesi
sostiene che la posizione di Cremonini fu sempre coerente nel ritenere che
l'interpretazione dei dati osservativi non potesse andare disgiunta
dall'esistenza di una dottrina filosofico-naturale complessiva. Forlivesi
rileva altresì che lo stesso Galileo, a volte, propose ipotesi circa la natura
dei cieli non meno problematiche di quelle proposte dagl’aristotelici. D'altra parte, come confermato dallo storico
della scienza Enrico Bellone nella sua monografia su Galilei per i
"Quaderni de 'Le Scienze'", il cannocchiale era uno strumento di
fattura "artigianale" e non scientifica, in quanto non esisteva
ancora una teoria dell'ottica - si dovrà attendere Newton e le immagini erano
alquanto deformate. Saggi: “Le pompe funebri ovvero Aminta e Clori,
Ferrara); “Lecturae exordium habitum Patavii; Ferrara, B. Mammarelli; Explanatio
proœmii librorum Aristotelis De physico auditu, cum introductione ad naturalem
Aristotelis philosophiam, continente tractatum De pædia, descriptionemque
universæ naturalis Aristoteliæ philosophiæ, quibus adjuncta est præfatio in
libros De physico auditu, Patavii, Melchiorem Novellum; Oratio habita Ferrariae
ad Clementem VIII pro S.Q. Centensi, Ferrariae); Disputatio De formis quatuor
corporum simplicium quæ vocantur elementa, Venetiis); Oratio habita in
creatione serenissimi Venetiarum principis Leonardi Donati, Venetiis); Disputatio
de cœlo, in tres partes divisa, de natura cœli, de motu cœli, de motoribus cœli
abstractis. Adjecta est Apologia dictorum Aristotelis, de via lactea, et de
facie in orbe lunæ (Venezia, Balionum); “Oratione al serenissimo prencipe
Giovanni Bembo nella sua essaltatione al Prencipato); “Apologia dictorum
Aristotelis, de quinta cœli substantia adversus Xenarcum, Venetiis, Meiettum); Il
nascimento di Venezia, Venezia); Oratione al serenissimo prencipe Antonio
Priuli nella sua essaltatione al prencipato, Il ritorno di Damone, Venezia); Oratione
in nome della Università di Padova (Chiorindo e Valliero, Venezia); Apologia
dictorum Aristotelis De calido innato adversus Galenum (Venetiis, Deuchiniana);
Apologia dictorum Aristotelis De origine et principatu membrorum adversus
Galenum” (Venetiis, Hieronymum Piutum); Expositio in digressionem Averrhois de
semine contra Galenum pro Aristotele; Tractatus tres. Primus est de sensibus
externis. Secundus de sensibus internis. Tertius de facultate appetitiva,
Venetiis); Dialectica, Venetiis); Le nubi, Venezia, Biblioteca Marciana. Zamboni,
Testamento. Fonte: G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana,
riferimenti in Collegamenti esterni. In
A. Favaro, Lo Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo
decimosesto; C. Preti, Giorgio da Ragusa, in Dizionario biografico degli
italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Zamboni in occasione del
trasferimento di Galilei da Padova a Firenze si rammaricava scrivendo. O quanto
harrebbe fatto bene anco il Sr. Galilei, non entrare in queste girandole, e non
lasciar la libertà patavina (Portale Galileo)
Portale Galileo Marco Forlivesi,
«Cesare Cremonini» in Il contributo italiano alla storia del Pensiero –
Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Per esempio, Pinotti,
autore dell'introduzione al Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
(Milano); C. Cremoninus, Lecturae exordium; M. Forlivesi, Il Contributo
italiano alla storia del Pensiero – Filosofia; Enciclopedia Italiana
Treccani G. Galilei, epistola ad
Johannem Keplerum, Paduae); in Le opere, A. Favaro, lettera, Gualdo, lettera a G.
Galilei, Padova,, in G. Galilei, Le opere; Gualdo, lettera a G. Galilei,
Padova; in G. Galilei, Le opere; M. Forlivesi. Galilei, Opere, ediz. naz.; A. Tassoni,
Lettere, P. Puliatti, Bari); Giovanni Vincenzo Imperiale, Musaeum historicum et
physicum, Venetiis); F. Arisi, Cremona literata, Parma-Cremona; Naudaeana et
Patiniana, Amstelodami); Giovanni Mario Crescimbeni, Dell'istoria della volgar poesia,
Venezia); Ferrante Borsetti, Historia alini Ferrariae Gymnasii (Ferrariae); J.
Guarino, Ad Ferrariensis Gymnasii historiam supplementum et animadversiones (Bononiae);
F. Borsetti, Adversus supplementum et animadversiones (Venetiis); Iacopo
Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini (Padova); G. Erri, Dell'origine di Cento (Bologna);
G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana (Venezia); F. Fiorentino, Pomponazzi
(Firenze); A. Favaro, Lo Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del
secolo decimosesto, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti;
D. Berti, Di Zamboni e della sua controversia con l'Inquisizione di Padova e di
Roma, in Memorie della Reale Accademia dei Lincei, classe di scienze morali,
storiche e filologiche; L. Mabilleau, Étude historique sur la Philosophie de la
Renaissance en Italie: Zamboni, Paris); Antonio Favaro, Galileo Galilei e lo Studio
di Padova, Firenze); ad Indicem; Antonio Favaro, in Archivio Veneto (rec. di
Mabilleau); L. Sighinolfi, Il posseso di Cento e della pieve e la legazione di
Zamboni a Clemente VIII in Ferrara, in Atti e memorie della Regia Deputazione
di storia patria per le province di Romagna; Atti della nazione germanica
artista nello Studio di Padova; A. Favaro, Venezia); ad Indicem; Atti della
nazione germanica dei legisti nello Studio di Padova, a cura di B. Brugi, I,
Venezia); J. Charbonnel, La Pensée italienne au XVIe siècle et le courant
libertin, Paris); V.Spampanato, Documenti intorno a negozi e processi
dell'Inquisizione, in Giornale critico della filosofia italiana; G. Spini,
Ricerca dei libertini, Roma); L. Firpo, Filosofia italiana e controriforma,
Torino); Pietro Savio, Il nunzio a Venezia dopo l'Interdetto, in Archivio
Veneto; G. Saitta, Il Pensiero italiano nell'Umanesimo e nel Rinascimento,
Firenze); M. Torre, Un processo del XVII secolo: l'inquisizione contro Zamboni,
in Verità e libertà. Atti del XVII Congresso della Società filosofica italiana
(Palermo); Antonio Rotondò, Nuovi documenti per la storia dell'Indice dei libri
prohibiti in Rinascimento; Garin, Storia della filosofia italiana, Torino); A.
Pupi, Una riflessione a proposito delle critiche di Galileo all'aristotelismo,
in Nel quarto centenario della nascita di Galileo Galilei, Milano); Acta
nationis Germanicae artistarum a cura di L. Rossetti, Padova); ad Indicem; M.
Schiavone, in Enciclopedia filosofica, Firenze); M. A. del Torre, Studi su
Cesare Cremonini, Padova); A. Favaro, Galilei a Padova, Padova); A. Franceschini,
Nuovi documenti relativi ai docenti dello Studio di Ferrara nel secolo XVI,
Ferrara); ad Indicem; Pietro Puliatti, Bibliografia di Alessandro Tassoni,
Firenze, ad Indicem; L. Rossetti, Manoscritti cremoniniani della University
Library di Cambridge, in Quaderni per la storia dell'Università di Padova; C.
Schmitt, Zamboni, un aristotelico al tempo di Galilei (Venezia); G. Corazzol,
Angelo Portenari maestro di grammatica a Feltre ed una lettera di Cesare
Cremonini, in Quaderni per la storia dell'Università di Padova, M. Torre,
Logica ed esperienza nel trattato "De Paedia" di Cesare Cremonini, in
Aristotelismo veneto e scienza moderna, L. Olivieri, Padova); A. Favaro, Lo
Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo decimosesto, in
«Atti del regio Istituto veneto di scienze, lettere e arti», Marco Forlivesi,
Cesare Cremonini, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero:
Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Treccani – Enciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.A. Carlini, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. C. Schmitt, Dizionario biografico degl’italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cesare Zamboni di Cremona (Cremonini).
Zamboni. Keywords: i galileiani. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Cremonini," per Il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.#zamboni https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4420170464661581 #griceezamboni https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703122209/in/photolist-2mLLy7L-2mLR76M-2mLLy6U-2mLN1iZ-2mLR773-2mLN1iP-2mLLy5M-2mLR76G-2mLLy6Z-2mLLy6P-2mLN1io-2mLGsSr-2mLQ1Vx-2mLR78a-2mLR78A-2mLR77d-2mLGsSM-2mLN1iU-2mLN1jL-2mLR76X-2mKSb99-2mKNG6U-2mKNFqA-2mKSbnL
Grice e Zamboni
– volere -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Verona). Grice: “Not everybody knows his zamboni.” There’s
Giorgio Zamboni, but this entry is about Giovanni Zamboni. Essential Italian
philosopher. Filosofo. Opere: “Spencer:
commemorazione e polemica” (tip. Garagnani, Bologna), “La filosofia
neo-scolastica secondo un positivista” (Tip. vescovile G. Marchiori,Verona),
“Il valore scientifico del positivismo di Ardigò e della sua “conversione”
(Verona), “La dottrina morale e la psicologia del volere nel testo di etica di
un discepolo dell’Ardigò” (Società Editrice Veronese, Verona), “La gnoseologia
dell’atto come fondamento della filosofia dell’essere: saggio di
interpretazione sistematica delle dottrine gnoseologiche di Aquino” (Milano),
“Gnoseologia” (Soc. Ed. Vita e Pensiero, Tip. S. Giuseppe, Milano); “L' origine
delle idee: saggio analitico introspettivo, proposto alla riflessione
personale” (Società editrice veronese, Verona); “Sistema di gnoseologia e di
morale: basi teoretiche per esegesi e critica dei classici della filosofia
moderna” (Editrice Studium, Roma); “Studi esegetici, critici, comparativi sulla
critica della ragione pura” (La tipografica veronese, Verona); “Metafisica e
gnoseologia” (La Tipografica Veronese, Verona); “Il realismo critico della gnoseologia
pura. Risposta al «Caso Zamboni» (P. A. Gemelli, Mons. F. Olgiati eA. Rossi),
Verona), “Realismo, Metafisica, Personalità: Rilievi, Note, Discussioni” (La
Tipografica Veronese, Verona); “La persona umana: soggetto auto-cosciente
nell’esperienza integrale. Termine della gnoseologia. Base della metafisica”
(Verona, Giulietti G., Vita e pensiero, Milano); “Precisazioni e complementi ai
testi scolastici. La Religione naturale e l’essenza della religione Cristiana”
(La tipografica veronese, Verona); “La «filosofia dell’esperienza immediata,
elementare, integrale» per la completa auto-consapevolezza dello spirito umano”
(La Tipografica Veronese, Verona); “Itinerario filosofico dalla propria
coscienza all’esistenza di Dio” (La Tipografica Veronese, Verona. Teodicea,
Rodella A., Vita veronese, Verona, “La dottrina della coscienza immediate:
struttura funzionale della psiche umana è la scienza positiva fondamentale” (La
tipografica veronese, Verona); “Dizionario filosofico” (Vita e Pensiero,
Milano); “Idee e giudizi, Marcolungo F.L., IPL,Milano, “L’io e le nozioni
sopra-sensibili (IPL, Milano); “Corso di gnoseologia pura elementare: Spazio,
tempo, percezione intellettiva” (IPL, Milano); “Corso di gnoseologia pura
elementare, Idee e giudizi; IPL, Milano,
Corso di gnoseologia pura elementare”; “Autobiografia di una personalità
integrale” (Serio De Guidi, Archivio storico Curia diocesana, Verona, Studi
sulla Critica della ragione pura; QuiEdit,Verona,. Sistema di gnoseologia e di
morale; QuiEdit, Verona. Giuseppe Zamboni. Zamboni. Keywords: psicologia del
volere, volere, l’io, sopra-sensibile, volere, volizione, volitum – the will --
Refs.: H. P. Grice, “Gnoseologia,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c,
Bancroft, University of California, Berkeley. Luigi Speranza, “Grice e Zamboni,
L’io,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #zamboni https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4626165357395423 #griceezamboni https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702446696/in/photolist-2mLLy7L-2mLLy5M-2mLLy6P-2mLR76M-2mLR76G-2mLN1iP-2mLLy6Z-2mLN1iZ-2mLR773-2mLLy6U-2mLN1io-2mLGsSr-2mLQ1Vx-2mLN1jL-2mLR78a-2mLGsSM-2mLR76X-2mLN1iU-2mLR78A-2mLR77d-2mKSbnL-2mKNFqA-2mKNG6U-2mKSb99
Grice e Zanini
– simpatia conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Legnano)
Essential Italian philosopher. Grice: “If Zanini likes Smith for his ‘etica
della simpatia,’ I happen to prefer Englishman Butler, and his sermons on
self-love and benevolence!” -- Grice: “There are some resemblances between what
Zanini intelligently calls “the rhetorics, sic in plural, of truth, and my idea
of theoretical argument as a sort of deep-down practical argument.” Filosofo. Adelino Zanini. Laureato in filosofia a Padova con Curi, Zanini
è stato borsista presso la Fondazione L. Einaudi di Torino, ove ha studiato con
Lombardini. È professore di Filosofia presso l'Università delle Marche. I suoi
studi sono indirizzati, in particolare, al rapporto tra pensiero politico e
scienza economica. È tra i principali interpreti di Adam Smith e di Schumpeter.
Opere principali: “Filosofie del soggetto: soggettività e costituzione” (Ila
Palma, Palermo), “Keynes: una provocazione metodologica” (Bertani, Verona);
“Schumpeter impolitico” (Istituto della Enciclopedia ItalianaTreccani, Roma),
“Il moderno come residuo: dieci lemmi” (Pellicani, Roma); “Genesi imperfetta.
Il governo delle passioni in Adam Smith, Giappichelli, Torino, Modernità e nomadismo,
Calusca, Padova; Adam Smith. Economia, morale, diritto, B. Mondadori, Milano
(II edizione, Liberilibri, Macerata, ). Macchine di pensiero. Schumpeter,
Keynes, Marx, Ombre corte, Verona; oseph A. Schumpeter, B. Mondadori, Milano,
Lessico postfordista, (cura con U. Fadini), Feltrinelli, Milano Retoriche della
verità. Stupore ed evento, Mimesis Edizioni, Milano Filosofia economica.
Fondamenti economici e categorie politiche, Bollati-Boringhieri, Torino; L'ordine
del discorso economico. Linguaggio delle ricchezze e pratiche di governo, Ombre
corte, Verona. Principi e forme delle scienze sociali. Cinque studi su Schumpeter,
Il Mulino, Bologna, A. Negri, Una traccia per gli anni settanta, “Belfagor”, E.
Garin, “L'etica della simpatia” -- “L'indice”, A. Salanti, L'economia politica
come critica della società (capitalistica): note sparse Filosofia Economia.
Fondamenti economici e categorie politiche, “Quaderni del Dipartimento di Ingegneria
gestionale”, Università degli studi di
Bergamo. S. Caruso, Alla ricerca della filosofia economica, “Storia del pensiero
economico”, Fumagalli, Sfera politica e
sfera economica: un difficile rapporto. A proposito di "Filosofia
economica" “Economia politica.” MLOL,
Horizons Unlimited srl. Registrazioni, su RadioRadicale, Radio Radicale. univpm.
Sito web italiano per la filosofia, su swif.uniba. Intervista su J.A. Schumpeter. Video
Mediaset, su video.mediaset. Legnago. Adelfino Zanini. Zanini. Keyword: etica della simpatia,
simpatia, empatia, impassibile, non passibile, impatetico, impassionato,
compassione --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice and Zanini: the rhetorics of
truth,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia; H. P. Grice,
“Zanini,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, University of California,
Berkeley. #zanini https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4627107803967845 #griceezanini
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702448521/in/photolist-2mLLyDT-2mLLyEe-2mLGtqF-2mLLyE4
Grice e Zanotti
– forza viva – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo. Opere:
“Della forza dei corpi che chiamiamo [forza]
viva”, “Filosofia morale”; “De viribus
centralibus” Bononiae, Lelio dalla Volpe; “Ragionamento sopra la filosofia”;
“Paradossi”; “Epistolario.” Keywords: forza viva. Refs.: H. P. Grice, “Zanotti
and me,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The
University of California, Berkeley. Luigi Speranza, “Grice e Zanotti: la forza
viva,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #zanotti https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4576818618996764 #griceezanotti
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703338630/in/photolist-2mLLzcS-2mLGu2L-2mLR8fW-2mLGu2F-2mKNzsy-2mKS5aL
Grice e Zimara – i parepatetici -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Galatina). Essential
Italian philosopher. Grice: “Zimara is a testimony that Aristotle is popular
without Oxford!” Filosofo. Marcantonio o Marco
Antonio Zimara o Zimarra (San Pietro in Galatina). Si laurea a Padova e vi insegnò. Sindaco di
Galatina, Zamara si recò a Napoli per
difendere la città dai soprusi dei Duchi Castriota. Insegna filosofia a Salerno
con la stesura di una guida alle opere di Aristotele. Cura la pubblicazione di
alcune opere di Alberto Magno e di Giovanni
di Jandun Dizionario di filosofia. Delio Cantimori in Enciclopedia Italiana.
Opere: “Questio de primo cognito” -- Papie, Iacob de Burgofranco impresse, Studi Galatinesi illustri, Guida Biografica, Tor
Graf Galatina, Galatina. Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Marcantonio
Zima Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Grice: “It’s
amazing how much Zimara loved Aristotle, at least for those who don’t love him
that much!” Zimara. Keywords: Aristotle. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers,
BANC MSS 90/135c -- Luigi Speranza, “Grice e Zimara: Aristotle within and
without Oxford,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #zimara https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4597521526926473 #griceezimara
https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701653932/in/photolist-2mLQ3qX-2mLQ3r8-2mLGusq-2mLLzBj-2mKT8uf-2mKHb1p
Grice e Zini – iustum quia iussum -- filosofia italiana
– Luigi Speranza (Firenze). Flosofo. Grice: “Like me, Zini
has been interested in the Graeco-Roman concept of ‘ius.’” -- Opere: “Proprietà
individuale o proprietà collettiva?” (Torino, Fratelli Bocca), “Il pentimento e
la morale ascetica” (Torino, Bocca), “Giustizia: storia d'una idea” – cfr.
Grice on ‘justice’ in Thrasymachus – (Torino, F.lli Bocca), -- cf. Grice,
“Justice in Plato’s Republic,” “Social justice,” The Grice Papers), “La morale
al bivio” (Torino, Fratelli Bocca), “La doppia maschera dell'universo: filosofia
del tempo e dello spazio” (Torino, Fratelli Bocca); “Il congresso dei morti,” Roma,
Libreria editrice del Partito comunista d'Italia, ed. con introduzione di
Giancarlo Bergami e prefazione di Nerio Nesi, Calabritto, Mattia&Fortunato;
Poesia e verità, Milano, Corbaccio, I fratelli nemici: dialoghi e miti moderni,
Torino, Einaudi; La tragedia del proletariato in Italia: diario, Prefazione di
Giancarlo Bergami, Milano, Feltrinelli; Appunti di vita torinese, Firenze,
Olschki Pagine di vita torinese: note del diario, Torino, Centro studi
piemontesi. Grice enjoyed Zini’s approach. “Zini’s philosophy on justice is
divided into six parts. The first is ‘the real and the ideal” (‘il relae e
l’ideale”); the second is “la giustizia come idea ed emozione” (fairness as
idea and as emotion), the third is “I frutti del lavoro e la loro distribuzione
scondo giustizia” (The fruits of labour and their distribution according to
fairness”); the fourth is “Libertà od egualiglianza” -- Grice: “Note the ‘od,’
which need not be exclusive” --; the fifth is “Analissi del merito,” an
analysis of merit, and the last is “La pena riparatrice,” literally the pain
that repairs, the punishment that teaches.”Grice: “In liberty or freedom versus
equality, Zini approaches the Roman attitude, rather brusque to those who
strike an Anglo-Saxon attitude!” – Keyowords: ius, iustum quia iussum. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Zini”; H. P. Grice, “Justice from Plato to Zini: the history
of an idea, alla Berlin,” Luigi Speranza, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft
Library, The University of California, Berkeley. #zini https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4583446701667289 #griceezini https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702737133/in/photolist-2mLQ41j-2mLGv3P-2mLLAb5-2mLN3si-2mLN3rw-2mLR9dh-2mLGv4a-2mLGv33-2mLQ41K-2mLGv2B-2mLLAaU-2mLGv3o-2mKPXEp-2mKT81u-2mKGAXq
Grice e Zolla – filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia).Essential Italian philosopher. Filosofo
italiano. Saggi: “Etica e estetica” (Spaziani,
Torino), “Eclissi dell'intellettuale” (Bompiani, Milano), “Volgarità e dolore”
(Bompiani, Milano), “Le origini del trascendentalismo” (Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma), “Storia del fantasticare” (Bompiani, Milano), “Le potenze
dell'anima: morfologia dello spirito nella storia della cultura, anatomia
dell'uomo spirituale (cf. Grice, “the power structure of the soul”) (Bompiani,
Milano), “I letterati e lo sciamano” (Bompiani, Milano), “Che cos'è la
tradizione?” (Bompiani, Milano), “Le meraviglie della natura: introduzione
all'alchimia” (Bompiani, Milano, Archetipi, Marsilio, Venezia), “L'androgino:
l'umana nostalgia dell'interezza” (Red, Como), “Incontro con l'androgino:
l'esperienza della completezza sessuale” (Como Aure: i luoghi e i riti, Marsilio,
Venezia), “L'amante invisibile: l'erotica sciamanica nelle religioni, nella letteratura
e nella legittimazione politica” (Marsilio, Venezia), “Il sincretismo” (Guida,
Napoli), “Verità segrete esposte in evidenza: sincretismo e fantasia,
contemplazione e esotericità” (Marsilio, Venezia), “Tre discorsi metafisici”
(Guida, Napoli), “Uscite dal mondo” (Adelphi, Milano), La luce. La ricerca del
sacro, Tallone, Alpignano Ioan Petru Culianu, Tallone, Alpignano Lo stupore
infantile, Adelphi, Milano Le tre vie, Adelphi, Milano Un destino itinerante:
conversazioni tra Oriente e Occidente con Doriano Fasoli, Marsilio, Venezia La
nube del telaio: Ragione e irrazionalità tra Oriente e Occidente, Arnoldo
Mondadori Editore, Milano La filosofia perenne. L'incontro fra le tradizioni
d'Oriente e d'Occidente, Mondadori, Milano Catabasi e Anastasi, Tallone,
Alpignano Discesa all'Ade e resurrezione, Adelphi, Milano Minuetto all'inferno,
Einaudi, Torino Cecilia o la disattenzione, Garzanti, Milano I moralisti
moderni, Garzanti, Milano (con Alberto Moravia) Saggi, Bompiani, Milano La
psicanalisi, Garzanti, Milano Emily Dickinson, Selected Poems and Letters,
Mursia, Milano Il Marchese de Sade, Le opere. Scelte e presentate da Zolla,
Longanesi & C., Milano I mistici, Garzanti, Milano Herman Melville, Clarel,
Einaudi, Torino; nuova ed. Adelphi, Milano Nathaniel Hawthorne, Settimio Felton
o l'elisir di lunga vita, Neri Pozza, Vicenza; poi Garzanti, Milano Il
superuomo e i suoi simboli nelle letterature moderne, La Nuova Italia, Firenze
Pavel Florenskij, Le porte regali. Saggio sull'icona, Adelphi, Milano Novecento:
Lucarini, Roma L'esotismo nella letteratura, La Nuova Italia L'esotismo nelle
letterature moderne, Liguori, Napoli Il dio dell'ebbrezza: antologia dei
moderni dionisiaci, Einaudi, Torino Conoscenza religiosa, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma Gli arcani del potere: elzeviri, Rizzoli, Milano, Gli usi
dell'immaginazione e il declino dell’Occidente, A.I.R.E.Z., Montepulciano
Filosofia perenne e mente naturale, Venezia Il serpente di bronzo. Scritti
antesignani di critica sociale, Venezia Civiltà indigene, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma Archetipi. Aure. Verità segrete. Dioniso errante. Tutto ciò
che conosciamo ignorandolo, Marsilio, Venezia
(contiene Archetipi, Aure e Verità segrete esposte in evidenza, e
l'introduzione all'antologia Il dio dell'ebbrezza) Le tre vie. Soluzioni
sovrumane, Grazia Marchianò, Marsilio, Venezia. Zolla. Keywords: fantasticare. Refs.:
H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University
of California, Berkeley #zolla https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4615547105123915 #griceezolla https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701657667/in/photolist-2mLN3Yo-2mLN3Yd-2mLLAFU-2mLLAFZ-2mLGvyP-2mLR9J2-2mLR9J7-2mKT6He-2mKPWH9-2mKS46g
Grice e Zorzi – l’armonia del mondo -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Venezia). Essential
Italian philosopher. Grice: “For some reason, in the Veneto area, they cannot
pronounce the /dg/, which becomes /z/ as everyone who is familiar with Giorgone
– as in Quine’s infamous example -- would know!”. Filosofo. Opere: “L'armonia del mondo” (S. Campanini, "Il Pensiero Occidentale",
Bompiani, Milano), “De harmonia mundi,” pref. C. Vasoli (Lavis-Firenze, La
Finestra editrice-Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze), “L'Elegant: Poema
e Commento sopra il Poema, J.-F. Maillard, Arché Edidit, Milano Paris. S. Onda,
“Le vicende costruttive della chiesa e del convento”, “Il progetto di Jacopo
Sansovino e il «memoriale» di Zorzi” “Le teorie ermetiche di Zorzi,” in “La
chiesa di San Francesco della Vigna e il convento dei Frati Minori” (Venezia, edizione
a cura della Parrocchia di San Francesco della Vigna), S. Campanini, “Le fonti
ebraiche del ‘De Harmonia mundi’ di Zorzi, in «Annali di Ca' Foscari»; S. Campanini,
“La struttura simbolica del ‘De Harmonia mundi’ di Zorzi, in «Materia Giudaica».
Alfonso Vesentini Argento. “Il cardinale e l'architetto: Aleandro e il rinascimento
adriatico veneziano” (Apostrofo edizioni-Pieve San Giacomo-Cremona). Grice:
“Zorzi is interesting as proof that in Italy they take the Hebrew language
seriously! They call it a classic, even! I wish I had learned some all those
years I borded at Clifton!” – Zorzi. Keywords: armonia conversazionale. Refs.: H.
P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University
of California, Berkeley, Luigi Speranza, “Grice e Zorzi: l’armonia del mondo,”
The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. Grice e Zorzi Grice e Zorzi
#zorzi https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4597460416932584 *https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691790628/in/photolist-nfCbJd-2mKPWrs-2mKNDfF-nfj51y
Grice
e Zucca – un filosofo di un filosofo -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Villaurbana). Filosofo. Grice: “I like his surname. Mine means
‘pig.’ His means ‘pumpkin’!” Saggi: “L'uomo e
l'infinito” (Imola, Tipografia sociale), “Il lamento del genio: parodia”
(Sassari, Gallizzi), “Dopo il dolore: canto (Chiari, Rivetti), “Il grande enigma”
(Modena, Formiggini), “Le lotte dell'individuo” (“Rivista di Filosofia”,
Modena, Formiggini), “Essere e non essere” (“Rivista di Filosofia”; Roma,
Formiggini), “Pensieri” (“Rivista sarda”), “Leggenda e realtà” (“Rivista sarda”),
“Ardigò e il vescovo di Mantova: un'intervista nel sogno” (“Rivista sarda,”
Roma, Ferri), “Un filosofo di un filosofo” (“Mediterranea”), “I rapporti fra
l'individuo e l'universo” (Padova, Milani). Antioco Zucca. Zucca. Keywords: un
filosofo di un filosofo. Refs.: Luigi Speranza, “Un filosofo di un filosofo:
Grice e Zucca,” -- H. P. Grice, The Grice Papers, BANC, MSS The Bancroft
Library, The University of California, Berkeley. Luigi Speranza, The
Swimming-Pool Library, for the Anglo-Italian Club, Villa Speranza, Liguria. Grice
e Zucca #Zucca https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4572810639397562 *https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702459231/in/photolist-2mLGwFP-2mLLBQT-2mLGwFD-2mLQ5F8-2mLN587-2mKT6qL-2mKT6cK-CJiGU5-BLCQcz-C91qtA-BRssY3-Cbik8t-BRstt1-BK57Zz-BYzvBt-Bq3dFH-skZFyK-hSTpSd
Grice e Zubiena
– corpi e corpi -- filosofia fascista – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Torino). Grice: “Perhaps without knowing, Zubiena has explored a crucial
concept in Greco-Roman philosophy, that of ‘daimone,’ – ‘il demoniaco,’ as
Zubiena calls it, focusing on its iconography. Grice: “I would call him the
Italian G. W. H. Parkinson: like G. Parkinson, Zubiena edits a volume on
‘semantics.’ And I would also call him the Italiaan A. G. N. Flew: like Flew,
Zubiena edits a volume on “Language and philosophy.”” Filosofo. Insegna a Roma.
Fonda l'Archivio di Filosofia e organizza i "Colloqui Castelli.” Grice: “Zubiena
should have called these colloquia the Zubiena colloquia” -- incontri che
riuniscono filosofi per discutere temi diversi. Vicino all'esistenzialismo,
Zubiena, partendo da una posizione spiritualista, si caratterizza per uno stile
filosofico dal tratto autobiografico. Si interessa di temi legati al rapporto
tra ragione, arte e religione; e introdusce il dibattito sulla demitizzazione. In
Zubiena convergono suggestioni tratte da Agostino, Kierkegaard, Šestov,
Heidegger, in una ricerca volta a delineare una teologia della storia sulla
base della considerazione del tema del peccato originale. Nei Colloqui
“Zubiena” convennero personalità di rilievo della scena filosofica religiosa,
teologica, ontologica, fenomenologica ed ermeneutica. Vi fecero la loro
comparsa Gouhier, Breton, Brun, Bruaire, Tilliette, Lacan, Ricœur, Lévinas,
Ellul, Argan, Starobinski, Benveniste, Eco, Scholem, Vahanian, Giannini. Ha
preso il suo posto, come organizzatore dei Colloqui e direttore dell'Archivio
di Filosofia, Olivetti. Panikkar e suo grande amico e collaboratore. Saggi: “Il
tempo esaurito” (Bussola, Roma), “I presupposti di una teologia della storia” (Milani,
Padova), “Il demoniaco” (Electa, Milano), “Pensieri e giornate” (Milani,
Padova), “Simboli e immagini” (Rinascimento, Roma), “Il tempo invertebrate” (Milani,
Padova), “I paradossi del senso commune” (Milani, Padova), “La critica della
demitizzazione” (Milani, Padova), “Il tempo inqualificabile” (Milani, Padova)
“Diari” (Milani, Biblioteca dell'Archivio di Filosofia, Padova). Olivetti, La
filosofia cristiana (Città Nuova, Roma); Prini, “L'esistenzialismo teologico”, La
filosofia cattolica italiana del Novecento” (Laterza, Roma). Enciclopedia
Treccani Sapienza Roma, su archivio.uniroma1,
Filosofia della religione esistenzialismo teologia razionale Istituzioni collegate, su filosofia.uni roma1.
Archivio di filosofia, su libra web.net. Sichirollo, “Castelli Gattinara di
Zubiena, Enrico”, Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Episcopale Italiana. O di Enrico Castelli. Enrico
Castelli. Enrico Castelli Gattinara di Zubiena. Zubiena. Keywords: symbolica;
parabolica; diabolica; lo individuo e il stato, la corporazione. Refs.: Luigi
Speranza: “Grice, Flew, Parkinson, and Zubiena,” Luigi Speranza, “Grice e
Zubiena: implicature demoniache” -- The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria. Grice e Zubiena #Zubiena https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4795725827106041
* https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701268687/in/photolist-2mLGyqv-2mLJBAD-2mLN3xV-2mLEwLN-2mLEvWg-2mLN4xk-2mLJzAr-2mFYSKW-2mFTkXC/
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