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Is Grice the greatest philosopher that ever lived?

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Friday, March 4, 2022

GRICE ITALICVS MNOPQRSTUVWZ

 

Grice e Machiavelli – il principe – Machiavelli at Oxford -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Grice: “While Strawson prefers ‘The Prince,’ my favourite Machiavelli is the dialogo, discorso, ovvero dialogo intorno della lingua –“ Grice: “The full title makes it sound slightly analytic – ‘whether it should be called ‘florentine, Italian, or tooscana’ I mean, a stipulation!” -- Grice: “Like me, we can call Machiavelli a philosopher of language – the trend being very Florentine between Machiavelli and Varchi.” -- possibly Italy’s greateset philosopher – Noto come il fondatore della scienza politica moderna, i cui principi base emergono dalla sua opera più famosa, Il Principe, nella quale è esposto il concetto di ragion di stato e la concezione ciclica della storia. Questa definizione, secondo molti, descrive in maniera compiuta sia l'uomo sia il letterato più del termine machiavellico, entrato peraltro nel linguaggio corrente ad indicare un'intelligenza acuta e sottile, ma anche spregiudicata e, proprio per questa connotazione negativa del termine, negli ambiti letterari viene preferito il termine "machiavelliano".  L'ortografia del cognome è, purtroppo, ambigua: la versione "Macchiavelli", quella della statua a lui dedicata agli Uffizi, in attesa di chiarimenti dell'Ufficio Culturale del museo o dell'Accademia della Crusca, andrebbe considerata ugualmente corretta in lingua italiana. L'analisi della firma del filosofo, riportata qui accanto, farebbe propendere per la "c" singola[senza fonte]. «Nacqui povero, ed imparai prima a stentare che a godere.»  (N. Machiavelli, Lettera a Francesco Vettori.) Niccolò Machiavelli (scritto anche Macchiavelli sulla statua a lui dedicata all'ingresso degli Uffizi) nacque a Firenze, terzo figlio, dopo le sorelle Primavera e Margherita e prima del fratello Totto; figlio di Bernardo e di Bartolomea Nelli. Anticamente originari della Val di Pesa, i Machiavelli sono attestati popolani guelfi residenti almeno dal XIII secolo a Firenze, dove occuparono uffici pubblici ed esercitarono il commercio. Il padre Bernardo era tuttavia di così poca fortuna da esser considerato, non si sa quanto veritieramente, figlio illegittimo: dottore in legge, risparmiatore per carattere o per necessità, ebbe interesse agli studi di umanità, come risulta da un suo Libro di Ricordi che è anche la principale fonte di notizie sull'infanzia di Niccolò. La madre, secondo un suo lontano pronipote, avrebbe composto laude sacre, rimaste peraltro sconosciute, dedicate proprio al figlio Niccolò. Cominciò a studiare latino con un certo Matteo, l'anno dopo si dedicava allo studio della grammatica con Poppi, all'aritmetica  e l'anno seguente affrontava le prove scritte di componimento in latino. Opere in questa lingua esistevano nella biblioteca paterna: la I Deca di Tito Livio e quelle di Flavio Biondo, opere di Cicerone, Macrobio, Prisciano e Marco Giuniano Giustino. Adulto, maneggerà anche Lucrezio e la Historia persecutionis vandalicae di Vittore Uticense. Non conobbe invece il greco, ma poté leggere le traduzioni di alcuni degli storici più importanti, soprattutto Tucidide, Polibio e Plutarco, da cui trasse importantissimi spunti per la sua riflessione sulla Storia. S'interessò alla politica anche prima di avere degli incarichi istituzionali, come dimostra una sua lettera, la seconda che di lui ci è pervenutala prima è una richiesta al cardinale Giovanni Lopez, affinché si adoperi a riconoscere alla sua famiglia un terreno contestato dalla famiglia dei Pazziindirizzata probabilmente all'amico Ricciardo Becchi, ambasciatore fiorentino a Roma, nella quale egli si esprime in modo critico contro Girolamo Savonarola.  Due sono le fasi che scandiscono la vita di Niccolò Machiavelli: nella prima parte della sua esistenza egli è impegnato soprattutto negli affari pubblici; nella successiva nella scrittura di testi di portata teorica e speculativa. Si apre la seconda fase segnata dal forzato allontanamento dello storico e filosofo toscano dalla politica attiva. «Della persona fu ben proporzionato, di mezzana statura, di corporatura magro, eretto nel portamento con piglio ardito. I capelli ebbe neri, la carnagione bianca ma pendente all'ulivigno; piccolo il capo, il volto ossuto, la fronte alta. Gli occhi vividissimi e la bocca sottile, serrata, parevano sempre un poco ghignare. Di lui più ritratti ci rimangono, di buona fattura, ma soltanto Leonardo, col quale ebbe pur che fare ai suoi prosperi giorni, avrebbe potuto ritradurre in pensiero, col disegno e i colori, quel fine ambiguo sorriso»  (Roberto Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli)  Caterina Sforza Riario, ritratta da Lorenzo di Credi. Niccolò aveva già presentato al Consiglio dei Richiesti, la propria candidatura a segretario della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina, ma gli fu preferito un candidato savonaroliano. Pochi giorni però dopo la fine dell'avventura politica e religiosa del frate ferrarese, Machiavelli fu nuovamente designato ed eletto il 15 giugno dal Consiglio degli Ottanta, elezione ratificata dal Consiglio maggiore, probabilmente grazie all'autorevole raccomandazione del Primo segretario della Repubblica, Marcello Virgilio Adriani, che il Giovio asserisce essere stato suo maestro.  Per quanto i compiti delle due Cancellerie siano stati spesso confusi, generalmente alla prima si attribuivano gli affari esterni, e alla seconda quelli interni e la guerra: ma i compiti della seconda Cancelleria, presto unificati con quelli della Cancelleria dei Dieci di libertà e pace, consistevano nel tenere i rapporti con gli ambasciatori della Repubblica, cosicché, essendogli stata affidata, ianche questa ulteriore responsabilità, Machiavelli finì per doversi occupare di una tale somma di compiti da essere storicamente considerato, senza ulteriori distinzioni, il «Segretario fiorentino».  Era il tempo nel quale, conclusa l'avventura italiana di Carlo VIII, la maggiore preoccupazione di Firenze era volta alla riconquista di Pisaresasi indipendente dopo che Piero de' Medici l'aveva data in pegno al re di Francia- e alleata di Venezia che, intendendo impedire l'espansione fiorentina, aveva invaso il Casentino, occupandolo a nome dei Medici. Il pericolo venne fronteggiato dal capitano di ventura Paolo Vitelli, e la mediazione del duca di Ferrara Ercole I, iriconsegnò il Casentino a Firenze, autorizzandola altresì a riprendersi Pisa. In marzo venne inviato a Pontedera, dove erano acquartierate le milizie del signore di Piombino, Jacopo d'Appiano, alleato di Firenze.  In maggio scrisse il Discorso della guerra di Pisa per il magistrato dei Dieci: poiché «Pisa bisogna averla o per assedio o per fame o per espugnazione, con andare con artiglieria alle mura», esaminate diverse soluzioni, si esprime favorevole a un assedio di «un quaranta o cinquanta dì ed in questo mezzo trarne tutti gli uomini da guerra potete, e non solamente cavarne chi vuole uscire, ma premiare chi non ne volesse uscire, perché se ne esca. Dipoi, passato detto tempo, fare in un subito quanti fanti si può; fare due batterie, e quanto altro è necessario per accostarsi alle mura; dare libera licenza che se ne esca chiunque vuole, donne, fanciulli, vecchi ed ognuno, perché ognuno a difenderla è buono; e così trovandosi i Pisani voti di difensori dentro, battuti dai tre lati, a tre o quattro assalti sarìa impossibile che reggessero».  Il 16 luglio 1499 si presentò a Forlì alla contessa Caterina Sforza Riario, nipote di Ludovico il Moro e madre di Ottaviano Riario, che era stato al soldo dei fiorentini, per rinnovare l'alleanza e ottenere uomini e munizioni per la guerra pisana. Ottenne solo vaghe promesse dalla contessa che era già impegnata a sostenere lo zio nella difficile difesa del Ducato milanese dalle mire di Luigi XII e dovette ripartire senza aver nulla ottenuto. Era nuovamente a Firenze in agosto, quando le artiglierie fiorentine, provocata una breccia nelle mura pisane, aprivano la via alla conquista della città, ma il Vitelli non seppe sfruttare l'occasione e temporeggiò finché la malaria non ebbe ragione delle sue truppe, costringendolo a togliere l'assedio. Invano ritentò l'impresa: sospettato di tradimento, quello che «era il più reputato capitano d'Italia» fu decapitato.  Nessuna prova vi era che il Vitelli fosse stato corrotto dai Pisani ma la giustificazione di Machiavelli, a nome della Repubblica, in risposta alle critiche di un cancelliere di Lucca, fu che «o per non havere voluto, sendo corropto, o per non havere potuto, non avendo la compagnia, ne sono nati per sua colpa infiniti mali ad la nostra impresa, et merita l'uno o l'altro errore, o tuct'a due insieme che possono stare, infinito castigo». Conquistato il Ducato di Milano, in risposta alla richieste fiorentine Luigi XII mandò suoi soldati a risolvere l'impresa di Pisa le cui mura furono bensì abbattute nel luglio del 1500 ma né gli svizzeri né i francesi entrarono in città anzi, lamentando che Firenze non li pagasse, levarono l'assedio e sequestrarono il commissario fiorentino Luca degli Albizzi, che fu rilasciato solo dietro riscatto. A Machiavelli, presente ai fatti, non restava che informare la Repubblica, che decise di mandarlo in Francia, insieme con Francesco della Casa, per cercare nuovi accordi che risolvessero finalmente la guerra di Pisa. Il cardinale di Rouen Georges d'Amboise raggiunsero la corte francese a Nevers, presentando al re e al ministro, cardinale di Rouen, le rimostranze per il cattivo comportamento dei loro soldati; sapendo che Firenze non aveva al momento denari sufficienti a finanziare l'impresa, invitarono Luigi a intervenire direttamente nella guerra, al termine della quale la Repubblica avrebbe ripagato la Francia di tutte le spese. Il rifiuto dei francesiche richiedevano a Firenze il mantenimento degli svizzeri rimasti accampati in Lunigiana e minacciavano la rottura dell'alleanzamise i legati fiorentini, privi di istruzioni dalla Repubblica, in difficoltà, acuite dalla ribellione di Pistoia e dalle iniziative che frattanto aveva preso in Romagna Cesare Borgia, i cui ambiziosi e oscuri piani potevano anche indirizzarsi contro gli interessi fiorentini.  Occorreva, pagando, mantenere buoni rapporti con la Franciascriveva da Tours il 21 novembree guardarsi dalle macchinazioni del papa: così, ottenuto dalla Signoria il denaro richiesto dalla Francia, Machiavelli poteva finalmente ritornare a Firenze. Quella lunga permanenza nella corte francese verrà dislocata negli opuscoli De natura Gallorum, dove i francesi verranno descritti come «humilissimi nella captiva fortuna; nella buona insolenti più cupidi de' danari che del sangue vani et leggieri più tosto tachagni che prudenti», con una bassa opinione degli Italiani, e nel successivo Ritratto delle cose di Francia, dove, spostandosi su un piano d'analisi prettamente politica, finisce col fare della Francia l'esemplare dello stato moderno. Soprattutto egli insiste sul nesso fra la prosperità della monarchia e il raggiunto processo di unificazione nazionale, sentito come la lezione peculiare delle "cose di Francia".  Cesare Borgia «Questo signore è molto splendido e magnifico, e nelle armi è tanto animoso che non è sì gran cosa che non gli paia piccola, e per gloria e per acquistare Stato mai si riposa né conosce fatica o periculo: giugne prima in un luogo che se ne possa intendere la partita donde si lieva; fassi ben volere a' suoi soldati; ha cappati e' migliori uomini d'Italia: le quali cose lo fanno vittorioso e formidabile, aggiunte con una perpetua fortuna»  (Machiavelli, Lettera ai Dieci) La minaccia del Borgia si fece presto concreta: fermato dalle minacce della Francia quando tentava d'impadronirsi di Bologna, si volse contro Piombino, entrando nel territorio della Repubblica e cercando di imporle tributi, dai quali Firenze fu nuovamente fatta salva dall'intervento di Luigi. Fra una missione a Pistoia e un'altra a Siena, Niccolò ebbe tempo di sposare. Marietta Corsini, donna di modesta origine, dalla quale avrà sei figli: Primerana, Bernardo, Lodovico, Guido, Piero e Baccina. Padrone di Piombino il 3 settembre 1501, il Borgia, per mezzo del suo sodale Vitellozzo Vitelli s'impadronì di Arezzo, dove si stabilì Piero de' Medici, poi delle terre di Valdichiana, di Cortona, di Anghiari e di Borgo San Sepolcro e di lì passò a investire Camerino e Urbino, chiedendo nel contempo di intavolare trattative con Firenze che, nel frattempo, vistasi stretta dai due Borgia, padre e figlio, aveva rinnovato gli accordi con la Francia. lo stesso giorno della caduta della città nelle mani di Cesare, partirono per Urbino Machiavelli e il vescovo di Volterra, Francesco Soderini, fratello di Piero: ricevuti, si sentirono ordinare di cambiare il governo della Repubblica, pena la sua inimicizia. La crisi fu superata grazie all'intervento delle armi francesi: avvicinandosi queste ad Arezzo, la città fu sgomberata e restituita, insieme con le altre terre, ai Fiorentini. Riferimento a questi casi è il breve scritto dell'anno successivo, Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati, nel quale, preso esempio dal comportamento tenuto dagli antichi Romani in caso di ribellioni, rimprovera il governo fiorentino di non aver trattato severamente la ribelle città di Arezzo. Pensa che come i Romani  «fecero giudizio differente per esser differente il peccato di quelli popoli, così dovevi fare voi, trovando ancora nei vostri ribellati differenza di peccati giudico ben giudicato che a Cortona, Castiglione, il Borgo, Foiano, si siano mantenuti i capitoli, siano vezzeggiati e vi siate ingegnati riguadagnarli con i beneficii ma io non approvo che gli Aretini, simili ai Veliterni ed Anziani non siano stati trattati come loro. I Romani pensarono una volta che i popoli ribellati si debbano o beneficare o spegnere e che ogni altra via sia pericolosissima.»  Di fronte a quelli che apparivano tempi nuovi e tempestosi, nei quali occorreva che uomini capaci prendessero pronte risoluzioni, come prima riforma nell'organizzazione dello Stato fiorentino fu resa vitalizia la carica di gonfaloniere, affidata a Pier Soderini, che appariva uomo accetto tanto agli ottimati che ai popolani. La prima missione che egli affidò a Machiavelli fu quella di prendere nuovamente contatto col Borgia il quale, formalmente capitano delle truppe pontificie e finanziato da quello Stato, intendeva tuttavia agire nel proprio interesse e in quello della sua famiglia, stringendo un nuovo patto col Luigi XII e ottenendone libertà d'azione nei suoi piani di espansione, non solo nei confronti di signorotti quali gli Orsini, i Baglioni e il Vitelli, già suoi alleati, ma anche contro lo stesso Bentivoglio di Bologna. Seguendo la tradizionale politica di alleanza con la Francia, Firenzepur diffidando del Valentinointendeva confermargli la sua amicizia, per non essere investita dai suoi aggressivi disegni.  Machiavelli giunse a Imola dal Borgia il 7 ottobre, confidandogli che Firenze non aveva aderito all'offerta di amicizia propostale dagli Orsini e dai Vitelli, congiurati a Magione contro il duca Valentino, e ne ricevette in cambio un'offerta di alleanza, alla quale Niccolò, affascinato dalla figura di Cesare Borgia, guardava con favore più di quanto non facesse il governo fiorentino. Fu al seguito del Valentino per tutta la durata di quei tre mesi di campagna militare e, due ore dopo l'uccisione a tradimento di Vitellozzo e di Oliverotto da Fermo, ne raccolse le parole «savie e affezionatissime» per i Fiorentini, invitati nuovamente a unirsi a lui per avventarsi contro Perugia e Città di Castello. Firenze, a questo punto, decise di mandare presso il Borgia un ambasciatore accreditato, Jacopo Salviati, così che il nostro Segretario lasciò il campo di Città della Pieve per fare ritorno a Firenze. Vitellozzo Vitelli, ritratto da Luca Signorelli. «Vitellozo, Pagolo et duca di Gravina in su muletti ne andorno incontro al duca, accompagnati da pochi cavagli; et Vitellozo disarmato, con una cappa foderata di verde, tucto aflicto se fussi conscio della sua futura morte, dava di sé, conosciuta la virtù dello huomo et la passata sua fortuna, qualche ammirationeArrivati adunque questi tre davanti al duca, et salutatolo humanamente, furno da quello ricevuti con buono volto Ma, veduto il duca come Liverotto vi mancava adciennò con l'occhio a don Michele, al quale lLeverotto era demandata, che provedessi in modo che Liverotto non schapassi Liverotto havendo facto riverenza, si adcompagnò con gli altri; et entrati in Senigagla, et scavalcati tutti ad lo alloggiamento del duca, et entrati seco in una stanza secreta, furno dal duca fatti prigioni venuta la nocte  al duca parve di fare admazare Vitellozzo e Liverotto; et conductogli in uno luogo insieme, gli fe' strangolare Pagolo et el duca di Gravina Orsini furno lasciati vivi per infino che il duca intese che a Roma el papa haveva preso el cardinale Orsino, l'arcivescovo di Firenze et messer Jacopo da Santa Croce; dopo la quale nuova, a dì 18 di giennaio, ad Castel della Pieve furno anchora loro nel medesimo modo strangolati»  (Machiavelli, Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini). La morte di Alessandro VI privò Cesare Borgia delle risorse finanziarie e politiche che gli occorrevano per mantenere il ducato di Romagna, che si dissolse tornando a frammentarsi nelle vecchie signorie, mentre Venezia s'impadronì di Imola e di Rimini. Dopo il brevissimo pontificato di Pio III, Machiavelli fu inviato a Roma per il conclave che il 1º novembre elesse Giulio II. Raccolse le ultime confidenze del Valentino, del quale pronosticò la rovina imminente, e cercò di comprendere le intenzioni politiche del nuovo papa, che egli sperava s'impegnasse contro i Veneziani, le cui mire espansionistiche erano temute da Firenze. O la sarà una porta che aprirà loro tutta Italia, o fia la rovina loro. A Roma gli giunse la notizia della nascita del secondogenito Bernardo: «Somiglia voi, è bianco come la neve, ma gli ha il capo che pare velluto nero, et è peloso come voi, e da che somiglia voi parmi bello», gli scrive la moglie Marietta. E Machiavelli, che lungamente in questo scorcio di tempo aveva frequentato la casa del cardinal Soderini, al quale forse prospettò già il suo progetto di costituire una milizia nazionale che sostituisse l'infida soldatesca mercenaria, s'avvia per Firenze.  In Francia  Ingresso a Genova di Luigi XII, Le fortune della Francia in Italia sembrarono declinare dopo la cacciata dal Napoletano ad opera dell'armata spagnola di Gonzalo Fernández de Córdoba. Firenze, alleata di Luigi XII, e timorosa delle prossime iniziative della Spagna, del papa e della nemica tradizionale, la Siena di Pandolfo Petrucci, era interessata a conoscere i progetti del re e a questo scopo alla sua corte mandò Machiavelli «a vedere in viso le provvisioni che si fanno e scrivercene immediate, e aggiungervi la coniettura e iudizio tuo». Machiavelli e a Milano per conferire con il luogotenente Charles II d'Amboise, che non credeva in un attacco spagnolo in Lombardia e rassicurò Niccolò sull'amicizia francese per Firenze.  Raggiunse la corte e l'ambasciatore Niccolò Valori a Lione il 27 gennaio, ricevendo uguali rassicurazioni dal cardinale di Rouen e da Luigi stesso. In marzo ripartiva per Firenze e di qui si recava per pochi giorni a Piombino da Jacopo d'Appiano, per sondare la posizione di quel signorotto. È di questo tempo la stesura del suo primo Decennale, una storia dei fatti notevoli occorsi degli ultimi dieci anni volta in terzine: Machiavelli non è poeta, anche se invoca Apollo nell'esordio del poemetto, ma a noi interessa il suo giudizio sull'attualità della vicenda politica italiana e su quel che attende Firenze:  «L'imperador, con l'unica sua prole vuol presentarsi al successor di Pietro al Gallo il colpo ricevuto duole; e Spagna che di Puglia tien lo scetro va tendendo a' vicin laccioli e rete, per non tornar con le sue imprese a retro; Marco, pien di paura e pien di sete, fra la pace e la guerra tutto pende; e voi di Pisa troppa voglia avete. Onde l'animo mio tutto s'infiamma or di speranza, or di timor si carca tanto che si consuma a dramma a dramma, perché saper vorrebbe dove, carca di tanti incarchi debbe, o in qual porto, con questi venti, andar la vostra barca. Pur si confida nel nocchier accorto ne' remi, nelle vele e nelle sarte; ma sarebbe il cammin facile e corto se voi el tempio riapriste a Marte»  (Decennale primo, vv 529-549) I tentativi d'impadronirsi di Pisa fallirono ancora: battuta a Ponte a Cappellese il 27 marzo 1505, Firenze doveva anche guardarsi dalle manovre dei signori ai loro confini. Machiavelli andò a Perugia l'11 aprile per conferire col Baglioni, ora alleato con gli Orsini, con Lucca e con Siena, poi a Mantova, per cercare invano accordi con il marchese Giovan Francesco Gonzaga e il 17 luglio a Siena. In settembre, fallì un nuovo assalto a Pisa e Machiavelli ne trasse spunto per presentare la proposta della creazione di un esercito cittadino. Rimasti diffidenti i maggiorenti della cittàche temevano che un esercito popolare potesse costituire una minaccia per i loro interessima appoggiato dal Soderini, Machiavelli si mosse per mesi nei borghi toscani a far leva di soldati, istruiti «alla tedesca», e finalmente, Firenze puo vedere la prima parata di una milizia «nazionale» che peraltro non avrà nessun ruolo nella successiva conquista di Pisa e si rivelerà di scarso affidamento nella difesa di Prato del 1512. Con la pace concordata con la Francia nell'ottobre 1505, la Spagna, con Ferdinando II d'Aragona, aveva preso definitivamente possesso del Regno di Napoli. I piccoli stati della penisola attendevano ora le mosse di Giulio II, deciso a imporre la sua egemonia nell'Italia centrale: nel luglio, il papa chiese a Firenze di partecipare alla guerra che egli intendeva muovere al signore di Bologna, Giovanni Bentivoglio, che era alleato, come Firenze, dei francesi, e perciò teoricamente amico, oltre che confinante, dei Fiorentini. Si trattava di temporeggiare, osservando gli sviluppi dell'impresa del papa al quale fu mandato Machiavelli, che lo incontrò a Nepi. Giulio II gli dimostrò di godere dell'appoggio della Francia, che aveva promesso di inviare truppe in suo aiuto, cosicché fu agevole a Machiavelli promettere aiuti a sua voltadopo però che fossero arrivati quelli di re Luigie seguì papa Giulio che, con la sua corte curiale e pochi armati se n'andava a Perugia, ottenendo, il 13 settembre, la resa senza combattimento di Giampaolo Baglioni che, con stupore e rimprovero del Machiavelli e, un giorno, anche del Guicciardini, non ebbe il coraggio di opporsi alle poche forze allora a disposizione del Papa. La corte papale, dopo aver atteso a Cesena fino a ottobre l'arrivo dei francesi e, dopo questi, dei Fiorentini di Marcantonio Colonna, entrò trionfante a Bologna l'11 novembre. Machiavelli, tornato a Firenze già alla fine d'ottobre, s'occupò ancora dell'istituzione delle milizie fiorentine: il 6 dicembre furono creati i Nove ufficiali dell'Ordinanza e Milizia fiorentina, eletti dal popolo, responsabili militari della Repubblica.  In Germania  Massimiliano I d'Asburgo Il nuovo anno si apre con le minacce del passaggio in Italia del «Re dei Romani» Massimiliano, intenzionato a ribadire le proprie pretese di dominio sulla penisola, a espellere i francesi e a farsi incoronare a Roma «imperatore del Sacro Romano Impero». Si valutò a Firenze la possibilità di finanziargli l'impresa in cambio della sua amicizia e del riconoscimento dell'indipendenza della Repubblica: fu inviato a questo scopo l'ambasciatore Francesco Vettori e lo stesso Machiavelli. Giunse a Bolzano, dove Massimiliano teneva corte,  e le lunghe trattative sull'esborso preteso da Massimiliano s'interruppero quando i Veneziani, sconfiggendolo più volte, gli fecero comprendere la velleità dei suoi sogni di gloria.  Da questa esperienza Machiavelli trasse tre scritti, il Rapporto delle cose della Magna, compost il giorno dopo il suo rientro a Firenze, il Discorso sopra le cose della Magna e sopra l'Imperatore, del settembre 1509, e il più tardo Ritratto delle cose della Magna, una rielaborazione del primo Rapporto. Rileva la grande potenza della Germania, che «abunda di uomini, di ricchezze e d'arme»; le popolazioni hanno «da mangiare e bere e ardere per uno anno: e così da lavorare le industrie loro, per potere in una obsidione [assedio] pascere la plebe e quelli che vivono delle braccia, per uno anno intero sanza perdita. In soldati non spendono perché tengono li uomini loro armati ed esercitati; e li giorni delle feste tali uomini, in cambio delli giuochi, chi si esercita collo scoppietto, chi colla picca e chi con una arme e chi con un'altra, giocando tra loro onori et similia, e quali tra loro poi si godono. In salari e in altre cose spendono poco: talmente che ogni comunità si truova ricca in publico».  Importano e consumano poco perché «le loro necessità sono assai minori delle nostre», ma esportano molte merci «di che quasi condiscono tutta la Italia [...] e così si godono questa loro rozza vita e libertà e per questa causa non vogliono ire alla guerra se non sono soprappagati e questo anche non basterebbe loro, se non fussino comandati dalle loro comunità. E però bisogna a uno imperadore molti più denari che a uno altro principe». Tanta forza potenziale, che potrebbe fare la grandezza politica e militare dell'Imperatore, è limitata dalle divisioni delle comunità governate dai singoli principi, una realtà simile a quella italiana: nessun principe tedesco vuole favorire l'imperatore, «perché, qualunque volta in proprietà lui avessi stati o fussi potente, è domerebbe e abbasserebbe e principi e ridurrebbeli a una obedienzia di sorte da potersene valere a posta sua e non quando pare a loro: come fa oggi il re di Francia, e come fece già il re Luigi, quale con l'arme e ammazzarne qualcuno li ridusse a quella obedienzia che ancora oggi si vede».  La conquista di Pisa Decisa a concludere le operazioni militari contro Pisa, Firenze mandò Machiavelli a far leve di soldati: in agosto condusse soldati prelevati da San Miniato e da Pescia all'assedio della città irriducibile. Riunite altre milizie, si incaricò di tagliare i rifornimenti bloccando l'Arno; poi, il 4 marzo del 1509, andò prima a Lucca a intimare a quella Repubblica di cessare ogni aiuto ai Pisani e, il 14, si recò a Piombino, incontrando gli ambasciatori di Pisa per cercare invano un accordo di resa. Raccolte nuove truppe, in maggio era presente all'assedio: Pisa, ormai stremata, trattava finalmente la pace. Machiavelli accompagnò i legati pisani a Firenze dove fu firmata la resa e l'8 giugno poté entrare in Pisa con i commissari Niccolò Capponi, Antonio Filicaia e Alamanno Salviati. Un ben più vasto incendio era intanto divampato nell'Italia settentrionale: stipulata un'alleanza a Cambrai, Francia, Spagna, Impero e papato si avventavano contro la Repubblica veneziana che a maggio cedeva i suoi possedimenti lombardi e romagnoli e, in giugno, anche Verona, Vicenza e Padova, consegnate a Massimiliano. Firenze, da parte sua, doveva finanziare la nuova impresa imperiale: consegnato un primo acconto in ottobre, Machiavelli era a Verona per consegnare il saldo a Massimiliano, che era stato però costretto alla ritirata dalla controffensiva veneziana, resa possibile dalla rivolta popolare contro i nuovi padroni. E Machiavelli commentava dei «due re, che l'uno può fare la guerra e non vuol farla, l'altro ben vorrebbe farla e non può», riferendosi a Luigi e a Massimiliano che se n'era tornato in Germania a chiedere soldati e denari ai principi tedeschi.  Atteso inutilmente il ritorno dell'Imperatore, se ne tornò a Firenze. Venezia si salvò soprattutto grazie alle divisioni degli alleati: mentre Luigi XII aveva tutto l'interesse di ridurre all'impotenza Venezia per avere le mani libere nella pianura padana, Giulio II la voleva abbastanza forte da opporsi alla Francia senza averne contrasto alle proprie ambizioni di espansione. Per Firenze, amica della Francia ma non nemica del papa, era necessario spiegarsi con il re francese, e Machiavelli fu mandato a Blois, dove Luigi teneva la corte, incontrandolo.  Machiavelli confermò l'amicizia con la Francia ma disse di dubitare che la Repubblica potesse impegnarsi in una guerra contro Giulio II, in grado di volgere contro Firenze forze troppo superiori: meglio sarebbe stata una mediazione che evitasse il conflitto e sottraesse, oltre tutto, Firenze dalla responsabilità di un impegno nel quale era difficile trarre un guadagno. Dovette tornare a Firenze il 19 ottobre, convinto che la guerra fosse ineluttabile. Le vittorie militari non furono sfruttate da Luigi XII e la sua indizione di un concilio a Pisa, che condannasse il papa, provocò l'interdetto di Giulio II contro Firenze. Il 22 settembre 1511 Machiavelli era ancora in Francia, ottenendo dal re soltanto un breve rinvio del concilio: dalla Francia andò a Pisa e riuscì a ottenere il trasferimento del concilio a Milano.  Il ritorno dei Medici a Firenze Le fortune di Luigi XII volgevano al tramonto: sconfitto dalla nuova coalizione guidata dal papa, era costretto ad abbandonare la Lombardia, lasciando Firenze politicamente isolata e incapace di resistere alle armi spagnole. Pier Soderini fuggì a Siena, i Medici rientrarono a Firenze: disfatto il vecchio governo, il 7 novembre anche Machiavelli venne rimosso dal suo incarico, il successivo 10 novembre fu confinato e multato della grande somma di mille fiorini e il 17 gli fu interdetto l'ingresso a Palazzo Vecchio.   Giuliano de' Medici duca di Nemours Il nuovo regime processò Pietro Paolo Boscoli e Agostino Capponi, accusati di aver complottato contro Giuliano de' Medici, condannandoli a morte. Anche Machiavelli è sospettato: arrestato il 12 febbraio 1513, fu anche torturato (gli fu somministrata la corda o, com'era chiamata allora a Firenze, la "colla"). Scrisse allora a Giuliano di Lorenzo de' Medici duca di Nemours due sonetti, per ricordargli, ma senza averne l'aria e in forma scherzosa, la sua condizione di carcerato:  «Io ho, Giuliano, in gamba un paio di geti e sei tratti di fune in sulle spalle; l'altre miserie mie non vo' contalle, poiché così si trattano i poeti  Menon pidocchi queste parieti grossi e paffuti che paion farfalle, né mai fu tanto puzzo in Roncisvalle o in Sardigna fra quegli arboreti quanto nel mio sì delicato ostello»  Giulio II moriva intanto proprio in quei giorni e dal conclave uscì eletto l'11 marzo il cardinale de' Medici con il nome di Leone X: era la fine dei pericoli di guerra per Firenze e anche il tempo dell'amnistia. Uscito dal carcere, Machiavelli cercò di ottenere favori dai Medici attraverso l'ambasciatore Francesco Vettori e lo stesso Giuliano, ma invano. Si ritirò allora nel suo podere dell'Albergaccio, a Sant'Andrea in Percussina, tra Firenze e San Casciano in Val di Pesa.  L'esilio dalla politica. «Il Principe» Qui, tra le giornate rese lunghe dall'ozio forzato, comincia a scrivere i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio che, forse nel luglio 1513, interrompe per metter mano al suo libro più famoso, il De Principatibus, dal solenne titolo latino ma scritto in volgare e perciò divenuto ben più noto come Il Principe. Lo dedica dapprima a Giuliano di Lorenzo de' Medici e, dopo la morte di questi nel 1516, a Lorenzo de' Medici, figlio di Piero "fatuo"; ma il libro uscì solo postumo, nel 1532. Certo, non doveva farsi illusioni che un Medici potesse mai essere quel «redentore» atteso dall'Italia contro «questo barbaro dominio», ma da un Medici si attendeva almeno la sua propria «redenzione» dall'inattività cui era stato relegato dal ritorno a Firenze di quella famiglia.  Sperava che l'amico Vettori, ambasciatore a Roma, si facesse interprete del suo desiderio che questi signori Medici mi cominciasseino adoperare», dal momento «che io sono stato a studio all'arte dello stato [...] e doverrebbe ciascheduno aver caro servirsi d'uno che alle spese d'altri fussi pieno d'esperienza. E della fede mia non si doverrebbe dubitare, perché, avendo sempre osservato la fede, io non debbo imparare ora a romperla; e chi è stato fedele e buono quarantatré anni che io ho, non debbe potere mutare natura; e della fede e bontà mia ne è testimonio la povertà mia». Delle ombre della sua povertà, ma anche delle sue luci, Machiavelli scrive al Vettori in quella che è la più famosa lettera della nostra letteratura:   L'Albergaccio di Machiavelli a Sant'Andrea in Percussina «Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandargli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia; sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte; tutto mi trasferisco in loro. E perché Dante dice che non fa scienza sanza lo ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione ho fatto capitale, e composto uno opuscolo de Principatibus»  (Lettera a Francesco Vettori) Ritornato il 3 febbraio 1514 a Firenze, continuò a sperare a lungo che il Vettori, al quale spedì il manoscritto del Principe, lo facesse introdurre in qualche incarico nell'amministrazione cittadina, ma invano. Tutto dipendeva dalla volontà del papa, e Leone non era affatto intenzionato a favorire chi non si era mostrato, a suo tempo, favorevole agli interessi di Casa Medici. Machiavelli, da parte sua, scriveva al Vettori di aver «lasciato i pensieri delle cose grandi e gravi» e di non dilettarsi più di «leggere le cose antiche, né ragionare delle moderne: tutte si sono converse in ragionamenti dolci». Si era infatti innamorato di una «creatura tanto gentile, tanto delicata, tanto nobile e per natura e per accidente, che io non potrei né tanto laudarla né tanto amarla che la non meritasse più».  La guerra, ripresa in Italia dalla discesa del nuovo re di Francia Francesco I, si concluse nel settembre 1515 con la sua grande vittoria a Marignano (oggi Melegnano) contro la vecchia «Lega santa»: Leone X dovette accettare il dominio francese in Lombardia e la stipula a Bologna di un concordato che riconosceva il controllo reale sul clero francese. Si rifece impossessandosi, per conto del nipote Lorenzo, capitano generale dei Fiorentini, del Ducato di Urbino. A quest'ultimo invano dedicava Machiavelli il suo Principe: la sua esclusione dalla gestione degli affari di Firenze continuava. Si diede a frequentare gli «Orti Oricellari», latineggiamento che indica i giardini del Palazzo di Cosimo Rucellai, dove si riunivano letterati, giuristi ed eruditi come Luigi Alamanni, Jacopo da Diacceto, Jacopo Nardi, Zanobi Buondelmonti, Antonfrancesco degli Albizi, Filippo de' Nerli e Battista della Palla. Qui vi lesse probabilmente qualche capitolo di quell'Asino, poemetto in terzine che voleva essere una contaminazione fra l'Asino d'oro di Apuleio e la Divina Commedia dantesca, ma che lasciò presto interrotto: e al Rucellai e al Buondelmonti dedicò i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio. Machiavelli si era già cimentato, quando ricopriva l'incarico di segretario della Repubblica, in composizioni teatrali: una imitazione dell'Aulularia di Plauto e una commedia, Le maschere, ispirata a Nebulae di Aristofane, sono tuttavia perdute. Al 1518 risale il suo capolavoro letterario, la commedia Mandragola, nel cui prologo egli inserisce un accenno autobiografico  «scusatelo con questo, che s'ingegna con questi van pensieri fare el suo tristo tempo più suave, perch'altrove non have dove voltare el viso; ché gli è stato interciso mostrar con altre imprese altra virtue, non sendo premio alle fatiche sue.»  Intorno a quest'anno vanno collocate la traduzione dell'Andria di Terenzio e stesura della novella di Belfagor arcidiavolo o Novella del demonio che pigliò moglieil suo titolo preciso è attualmente stabilito in Favolail cui tema di fondo è la visione pessimistica dei rapporti che legano gli esseri umani, tutti intesi al proprio interesse a danno, se necessario, di quello di ciascun altro.  Il ritorno alla vita politica Lorenzo de' Medici morì, lasciando il governo di Firenze al cardinale Giulio. Costui, favorevole a Machiavelli, lo incaricò della stesura di una storia della città sotto lauta retribuzione. Machiavelli, galvanizzato dall'incarico, diede alle stampe nel 1521 l’Arte della guerra, dedicandola allo stesso cardinal Giulio. Nello stesso anno fu inviato in missione diplomatica a Carpi presso il governatore Francesco Guicciardini di cui, pur avendo opposte visioni della Storia, divenne buon amico. Nel 1525 cercò di guadagnare il favore di papa Clemente VII offrendogli le Istorie fiorentine. Nel frattempo giunsero la revoca ufficiale dell'interdizione dalla vita pubblica e l'affidamento di missioni militari in Romagna in collaborazione col Guicciardini. I  Medici furono cacciati da Firenze e venne instaurata nuovamente la repubblica. Machiavelli si propose come candidato alla carica di segretario della repubblica, ma venne respinto in quanto ritenuto colluso coi Medici e soprattutto con papa Clemente VII. La delusione per Machiavelli fu insopportabile. Ammalatosi repentinamente, cominciò a peggiorare vistosamente fino alla morte. Abbandonato da tutti, fu sepolto nel corso di una modesta cerimonia funebre nella tomba di famiglia nella basilica di Santa Croce. La città di Firenze fece costruire un monumento nella basilica stessa; esso raffigura la Diplomazia assisa su un sarcofago marmoreo. Sulla lastra frontale sono incise le parole Tanto nomini nullum par elogium (Nessun elogio sarà mai degno di tanto nome).  Pensiero Machiavelli e il Rinascimento Con il termine machiavellico si è spesso indicato un atteggiamento spregiudicato e disinvolto nell'uso del potere: un buon principe deve essere astuto per evitare le trappole tese dagli avversari, capace di usare la forza se ciò si rivela necessario, abile manovratore negli interessi propri e del suo popolo. Ciò si accompagna a un travaglio personale che Machiavelli sentiva nella sua attività quotidiana e di teorico, secondo una tradizione politica che già in Cicerone affermava: "un buon politico deve avere le giuste conoscenze, stringere mani, vestire in modo elegante, tessere amicizie clientelari per avere un'adeguata scorta di voti".  Con Machiavelli l'Italia ha conosciuto il più grande teorico della politica. Secondo Machiavelli la politica è il campo nel quale l'uomo può mostrare nel modo più evidente la propria capacità di iniziativa, il proprio ardimento, la capacità di costruire il proprio destino secondo il classico modello del faber fortunae suae. Nel suo pensiero si risolve il conflitto fra regole morali e ragion di Stato che impone talvolta di sacrificare i propri princìpi in nome del superiore interesse di un popolo. La politica deve essere autonoma da teologia e morale e non ammette ideali, è un gioco di forze finalizzate al bene della collettività e dello stato. La politica, svincolata da dogmatismi e princìpi teorici, guarda alla realtà effettuale, ai "fatti": "Mi è parso più conveniente andare dietro alla verità effettuale della cosa piuttosto che alla immaginazione di essa". Si tratta di una visione antropocentrica che si richiama all'Umanesimo quattrocentesco ed esprime gli ideali del Rinascimento. Nel “Dialogo intorno alla nostra lingua” dà un giudizio severo su Alighieri. Alighieri è rimproverato di negare la matrice fiorentina della lingua della Commedia. Il passo assume i caratteri dell'invettiva contro Aligheri, accusato di aver infangato la reputazione di Firenze:  «Alighieri il quale in ogni parte mostrò d'esser per ingegno, per dottrina et per giuditio huomo eccellente, eccetto che dove egli hebbe a ragionare della patria sua, la quale, fuori d'ogni humanità et filosofico instituto, perseguitò con ogni spetie d'ingiuria. E non potendo altro fare che infamarla, accusò quella d'ogni vitio, dannò gli uomini, biasimò il sito, disse male de' costumi et delle legge di lei; et questo fece non solo in una parte de la sua cantica, ma in tutta, et diversamente et in diversi modi: tanto l'offese l'ingiuria dell'exilio, tanta vendetta ne desiderava. Ma la Fortuna, per farlo mendace et per ricoprire con la gloria sua la calunnia falsa di quello, l'ha continuamente prosperata et fatta celebre per tutte le province, et condotta al presente in tanta felicità et sì tranquillo stato, che se Alighieri la vedessi, o egli accuserebbe sé stesso, o ripercosso dai colpi di quella sua innata invidia, vorrebbe essendo risuscitato di nuovo morire.»  Poi, durante un altro scambio immaginario con Aligheri, Mhiavelli rimprovera il carattere "goffo", "osceno", addirittura "porco" del registro utilizzato nell'Inferno:  «Aligheri mio, io voglio che tu t'emendi, et che tu consideri meglio il “parlare” fiorentino et la tua opera; et vedrai che, se alcuno s'harà da vergognare, sarà più tosto Firenze che tu: perché, se considererai bene a quel che tu hai detto, tu vedrai come ne' tuoi versi non hai fuggito il goffo, come è quello:  "Poi ci partimmo et n'andavamo introcque";  non hai fuggito il porco, com'è quello:  "che merda fa di quel che si trangugia";  non hai fuggito l'osceno, com'è:  "le mani alzò con ambedue le fiche";  e non avendo fuggito questo, che disonora tutta l'opera tua, tu non puoi haver fuggito infiniti vocaboli patrii che non s'usano altrove che in quella»  Autografo delle Historiae Fiorentinae Per Machiavelli la storia è il punto di riferimento verso il quale il politico deve sempre orientare la propria azione. La storia fornisce i dati oggettivi su cui basarsi, i modelli da imitare, ma indica anche le strade da non ripercorrere. Machiavelli si basa su una concezione ciclica della storia: "Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi". Ma ciò che allontana Machiavelli da una visione deterministica della storia è l'importanza che egli attribuisce alla virtù, ovvero alla capacità dell'uomo di dominare il corso degli eventi utilizzando opportunamente le esperienze degli errori compiuti nel passato, nonché servendosi di tutti i mezzi e di tutte le occasioni per la più alta finalità dello stato, facendo anche violenza, se necessario, alla legge morale.  Non a caso il Principe, nella conclusione, abbandona il suo taglio cinico e pragmatico per esortare i sovrani italiani, con una scrittura più solenne e venata di un certo idealismo, a riconquistare la sovranità perduta e a cacciare l'invasore straniero. Non c'è rassegnazione nel Principe, né tanto meno sfiducia nei confronti dell'uomo. La storia è il prodotto dell'attività politica dell'uomo per finalità terrene esclusivamente pratiche. Lo stato, oggetto di tale attività, nella situazione politica e nel pensiero del tempo si identifica con la persona del principe.  Di conseguenza l'attività politica è riservata solo ai grandi protagonisti, ai pochi capaci di agire, non al "vulgo" incapace di decisione e di coraggio. L'obiettivo è creare o conservare lo stato, una creazione individuale legata alle qualità e alla sorte del suo fondatore: la fine del principe può determinare la fine del suo stato, come capitò ad esempio a Cesare Borgia. Il Machiavelli ha dunque un'importanza fondamentale per la scoperta che la politica è una forma particolare autonoma di attività umana, il cui studio rende possibile la comprensione delle leggi da cui è perennemente retta la storia; da quella scoperta discende, come suo naturale fondamento, una vigorosa concezione della vita, incentrata unicamente sulla volontà e sulla responsabilità dell'uomo. Una errata interpretazione del Novecento fece del Machiavelli un precursore del movimento unitario italiano, ma la parola nazione ha assunto l'attuale significato solo a partire dalla seconda metà del Settecento, mentre il Machiavelli la usò in senso particolaristico e cittadino (es. nazione fiorentina o, nel senso più generico di popolo, moltitudine). Tuttavia, Machiavelli propugna un principato in grado di reggersi sull'unità etnica dell'Italia; così facendo, e denunciando in tal modo una chiara coscienza dell'esistenza di una civiltà italiana, Machiavelli predica la liberazione dell'Italia sotto il patrocinio di un principe, criticando il dominio temporale dei Papi che spezzava in due la penisola.  Ma l'unità d'Italia resta in Machiavelli un problema solo intuito. Non si può dubitare che avesse concepito l'idea dell'unità italiana, ma tale idea restò indeterminata, poiché non trovò appigli concreti nella realtà, restando perciò a livello di utopia, cui solo dava forma la figura ideale del principe nuovo. Machiavelli dunque intraprese un viaggio che identificò come spirituale in giro per il mondo. In seguito, tornato in patria, ebbe una nuova visione sia del "popolo" che della "nazione" (di qui quello che oggi definiamo rinnovamento culturale).  Il principe o De Principatibus. Niccolò Machiavelli nello studio, Stefano Ussi, Emblematico è il modo di trattare argomenti delicati, quali le mosse necessarie al Principe per organizzare uno stato ed ottenerne uno stabile e duraturo consenso. Per esempio vi troviamo indicazioni programmatiche, quali l'utilità nello "spegnere" gli stati abituati a vivere liberi di modo da averli sotto il proprio diretto controllo (metodo preferito al creare un'amministrazione locale "filo-principesca" o al recarvisi e stabilirvisi personalmente, metodo però sempre tenuto da conto in modo da avere un occhio sempre presente sulle proprie terre, e stabilire una figura rispettata e conosciuta in loco).  Altro elemento caratteristico del trattato sta nella scelta dell'atteggiamento da tenere nei confronti dei sudditi, culminante nell'annosa questione del "s'elli è meglio essere amato che temuto o e converso" La risposta corretta si concretizzerebbe in un ipotetico principe amato e temuto, ma essendo difficile o quasi impossibile per una persona umana l'essere ambedue le cose, si conclude decretando che la posizione più utile viene ad essere quella del Principe temuto (pur ricordando che mai e poi mai il Principe dovrà rendersi odioso nei confronti del popolo, fatto che porrebbe i prodromi della propria caduta). Qua appare indubbiamente la concezione realistica e la concretezza del Machiavelli, il quale non viene a proporre un ipotetico Principe perfetto, ma irrealizzabile nel concreto, bensì una figura effettivamente possibile e soprattutto "umana".  Ulteriore atteggiamento principesco dovrà l'essere metaforicamente sia "volpe" che "leone", in modo da potersi difendere dalle avversità sia tramite l'astuzia (volpe) che tramite la violenza (leone). Mantenendo un solo atteggiamento dei due non ci si potrà difendere da una minaccia violenta o di astuzia. Spesso alla figura evocata dal Principe di Machiavelli viene associata la figura di un uomo privo di scrupoli, di un cinismo estremo, nemico della libertà. Inoltre gli viene erroneamente associata la frase "il fine giustifica i mezzi", che invece mai enunciò. Questo perché la parola "giustifica" evoca sempre un criterio morale, mentre Machiavelli non vuole "giustificare" nulla, vuole solo valutare, in base ad un altro metro di misura, se i mezzi utilizzati sono adatti a conseguire il fine politico, l'unico fine da perseguire è il mantenimento dello Stato.  Machiavelli nella stesura del Principe si rifà alla reale situazione che gli si presentava attorno, una situazione che necessitava essere risolta con un atto deciso, forte, violento. Machiavelli non vuole proporre dei mezzi giustificati da un fine, egli pone un programma politico che qualunque Principe che voglia portare alla liberazione dell'Italia, da troppo tempo schiava, dovrà seguire. Fuori dai suoi intenti una giustificazione morale dei punti suggeriti: egli stende un vademecum necessariamente utile a quel Principe che finalmente vorrà impugnare le armi. Alle accuse di sola illiberalità od autoritarismo, si può dare una risposta leggendo il capitolo IX, "De Principatu Civili", ritratto di un principe nascente dal e col consenso del popolo, figura ben più solida del Principe nato dal consesso dei "grandi", cioè dei grandi proprietari feudali. Non esiste un unico tipo di principato, ma per ognuno troviamo un'ampia trattazione di pregi e dei difetti.  Controversie sul Principe «Quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue»  (Ugo Foscolo, Dei sepolcri) La gelida obiettività e un certo cinismo con cui Machiavelli descriveva il comportamento freddo, razionale ed eventualmente spietato che un capo di Stato deve mettere in atto, colpì i critici. Così, da una parte vi è la linea di pensiero tradizionale, secondo la quale "Il Principe" è un trattato di scienza politica destinato al governante, che tramite esso saprà come affrontare i problemi, spesso drammatici, posti dal suo ruolo di garante della stabilità dello stato. Dall'altra, troviamo un'interpretazione secondo cui il trattato di Machiavelli, che era originariamente un repubblicano, ha come vero scopo quello di mettere a nudo, e quindi chiarire, le atrocità compiute dai principi dell'epoca, a vantaggio del popolo, che di conseguenza avrebbe le dovute conoscenze per attuare le precauzioni al fine di stare in guardia e difendersi quando si dimostra necessario. Il principe è visto anche come figura assai drammatica, la quale, per il bene dello stato stesso, non si può permettere di lasciare spazio al proprio carattere, diventando così quasi un uomo-macchina. Secondo alcuni, Machiavelli venne in realtà accusato da subito di nicodemismo, e:  «...di non aver mirato ad altro, in quel libro, che a condurre il tiranno a precipitosa rovina, allettandolo con precetti a lui graditi...»  (Attribuita a Niccolò Machiavelli[28]). Machiavellismo § L'antimachiavellismo e il repubblicanesimo. Gli esponenti di questa seconda interpretazione (la cosiddetta "interpretazione obliqua", diffusa dal XVII secolo, e avanzata per la prima volta da Alberico Gentili spirandosi a Reginald Pole, poi ripresa da Traiano Boccalini e in seguito Baruch Spinoza)[31], furono numerosi soprattutto in ambito illuminista (anche se venne rifiutata da Voltaire), che vedeva in Machiavelli un precursore della politica laica e del repubblicanesimo: la sostennero, dal Settecento, Jean-Jacques Rousseau[33], Vittorio Alfieri[34], Giuseppe Baretti, Giuseppe Maria Galanti[36], gli enciclopedisti (in primis Denis Diderot[3 Opere: Discorso 8] e Jean Baptiste d'Alembert), Foscolo e Parini[, e ha avuto diffusione soprattutto nell'Ottocento, prima e durante il Risorgimento[26]; ne è un esempio quello che Foscolo scrive nei "Sepolcri": «Io quando il monumento / vidi ove posa il corpo di quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue». Forse alcuni di essiad esempio, per quanto riguarda Foscolo, è un'ipotesi alternativa di Spongano e riportata anche da Mario Pazzagliaritenevano anche che, pur essendo Il principe un'opera fatta per i tiranni e i governanti, fosse utile lo stesso per svelare al popolo gli intrighi del potere, ritenendo valida l'interpretazione obliqua, qualunque fossero le intenzioni di Machiavelli.  In generale, per i sostenitori di questa lettura, Il principe avrebbe, come le satire (ad esempio Una modesta proposta di Jonathan Swift), uno scopo opposto a quello apparente, come avverrà anche per alcuni scritti di epoca romantica (Lettera semiseria di Grisostomo di Giovanni Berchet o alcune Operette Morali di Giacomo Leopardi).  In epoca più recente, tuttavia, nella maggioranza dei critici è prevalsa la prima interpretazione, quella tradizionale, dal quale risalta la libertà e concretezza, anche spregiudicata, del pensiero di Machiavelli, che non descrive mondi utopici, ma il mondo reale della politica dei suoi tempi,e la sua concezione anticipatrice del realismo politico e della cosiddetta realpolitik. L'interpretazione obliqua è stata riproposta in modo minoritario, ad esempio in alcuni monologhi del drammaturgo e attore Dario Fo. Il modello linguistico prescelto da Machiavelli è fondato sull'uso vivo più che sui modelli letterari; lo scopo, esplicito soprattutto nel Principe, di scrivere qualcosa di utile e chiaramente espressivo lo induce a scegliere spesso modi di dire proverbiali di immediata evidenza. Il lessico impiegato dall'autore si rifà a quello boccacciano, è ricco di parole comuni e i latinismi, seppure abbondanti, provengono per lo più dal gergo cancelleresco. Nelle sue opere ricoprono un ruolo assai rilevante anche le metafore, i paragoni e le immagini. La concretezza è una delle caratteristiche salienti, l'esempio concreto ed essenziale, tratto dalla storia sia antica che recente, è sempre preferito al concetto astratto.  In generale si parla di uno stile "fresco", come lo ebbe a definire il filosofo Nietzsche in Al di là del bene e del male, con un riferimento particolare all'uso della paratassi, a una certa sentenziosità delle frasi, costruite secondo un criterio di chiarezza a scapito di un maggior rigore logico-sintattico. Machiavelli rende evidenti concetti che, se espressi con un linguaggio più elaborato, sarebbero molto difficili da decifrare, e riesce a esprimere le sue tesi con originale capacità espositiva. Opere Discorso fatto al magistrato de' Dieci sopra le cose di Pisa, Parole da dirle sopra la provvisione del danaio, Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini, De natura Gallorum, Ritratto delle cose di Francia, Ritratto delle cose della Magna, Il Principe, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, Dell'arte della guerra, La vita di Castruccio Castracani da Lucca, Istorie fiorentine, )Riedizione Istorie fiorentine, Venezia, 1546. Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua, Decennali Mandragola, commedia teatrale Belfagor arcidiavolo, Epistolario, L'asino, Edizioni critiche in pubblico dominio:  Legazioni, commissarie, scritti di governo. Fredi Chiappelli. Laterza, Roma-Bari. Drammaturgie minori Clizia, Andria, traduzione-rifacimento dell'Andria di Terenzio Onori Nel 2009 Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi Airbus Nella cultura di massa Il suo nome, modificato in "Makaveli", venne usato dal rapper statunitense Tupac Shakur tper firmare molte sue canzoni e un album uscito postumo. Niccolò Machiavelli viene proposto anche nel videogioco Assassin's Creed 2 e il seguito Assassin's Creed: Brotherhood, in veste di Assassino. Proprio in quest'ultimo assume un ruolo particolarmente importante, insieme ad altri personaggi dell'Italia rinascimentale. Niccolò Machiavelli è, assieme a John Dee, il principale antagonista della serie di romanzi fantasy I segreti di Nicholas Flamel, l'immortale (come capo dei servizi segreti francesi), scritta da Michael Scott. Nella mostra "Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo" (Roma, Complesso del Vittoriano, Salone Centrale, promossa dall'Istituto dell'Enciclopedia Italiana e dalla sezione italiana di Aspen Institute, la sezione "Machiavelli e il nostro tempo: usi e abusi" presenta, tra altre "opere", Figurine Liebig, pacchetti di sigarette, schede telefoniche, trading card, cartoline, francobolli, giochi da tavolo e videogiochi dedicati a Machiavelli. Nella serie I Borgia di Neil Jordan è interpretato da Julian Bleach. Machiavel è una band belga, catalogabile sotto il genere progressive rock. Il nome della band è un chiaro omaggio a Niccolò Machiavelli. Nella serie I Medici è interpretato da Vincenzo Crea, Edizione nazionale delle opere Edizione Nazionale delle Opere di Niccolò Machiavelli, Salerno Editrice di Roma:  Il principe, Mario Martelli, corredo filologico Nicoletta Marcelli,  Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, Francesco Bausi, L'arte della guerra. Scritti politici minori, Giorgio Masi, Jean Jacques Marchand, Denis Fachard,  Opere storiche, Alessandro Montevecchi, Carlo Varotti,  ITeatro. Andria-Mandragola-Clizia, Pasquale Stoppelli,  Scritti in poesia e in prosa, Antonio Corsaro, Paola Cosentino, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Filippo Grazzini, Nicoletta Marcelli, coordinam. di Francesco Bausi,  ILegazioni, Commissarie, Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Matteo Melera-Morettini, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rèndina, Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo Melera-Morettini,  Legazioni. Commissarie. Scritti di governo. Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rèndina,  Legazioni. Commissarie. Scritti di governo, Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo Melera-Morettini.  La famosa frase "Il fine giustifica il mezzo" (o "i mezzi"), usata spesso come esempio di machiavellismo, è del critico letterario Francesco de Sanctis, con riferimento ad interpretazioni fuorvianti del pensiero di Machiavelli espresso nel Principe. Il passo di De Sanctis, dal capitolo XV della sua Storia della letteratura italiana, dedicato a Machiavelli, recita: "Ci è un piccolo libro del Machiavelli, tradotto in tutte le lingue, il Principe, che ha gittato nell'ombra le altre sue opere. L'autore è stato giudicato da questo libro, e questo libro è stato giudicato non nel suo valore logico e scientifico, ma nel suo valore morale. E hanno trovato che questo libro è un codice di tirannia, fondato sulla turpe massima che il fine giustifica i mezzi, e il successo loda l'opera. E hanno chiamato machiavellismo questa dottrina. Molte difese sonosi fatte di questo libro ingegnosissime, attribuendosi all'autore questa o quella intenzione più o meno lodevole. Così n'è uscita una discussione limitata e un Machiavelli rimpiccinito".  Celebrazioni per il V centenario del Principe di Machiavelli, Accademia della Crusca, Opera di Santa Maria del Fiore, Libri dei battesimi: Niccolò Piero e Michele di m. Bernardo Machiavellidi Santa Trinita, nacque a dì 3 a hore 4, battezzato a dì 4  Dal Villani, nella sua Cronica. In Discorsi di Architettura del senatore Giovan Battista Nelli,La sua trascrizione del De rerum natura è nel manoscritto Vaticano Rossiano  L. Canfora, Noi e gli antichi, Milano Giovio, Elogia clarorum virorum, 1546, 55v: «Constat a Marcello Virgilio graecae atque latinae linguae flores accepisse»  R. Ridolfi, Lettera Riccardo Bruscagli, "Machiavelli". Il Senato romano fece distruggere Velletri e indebolì Anzio sottraendole la flotta: cfr. Livio, "La sua vicinanza a Pier Soderini, vexillifer perpetuus, si accentua progressivamente in uno sforzo di sottrarre Firenze a un immobilismo indotto dal timore di un potere esecutivo più forte e irrispettoso di una lunga tradizione di libertà repubblicano-oligarchica": Grazzini, Filippo, Ante res perdita, post res perditas: dalle dediche del Decennale primo a quella del Principe, Interpres: rivista di studi quattrocenteschi:Roma: Salerno,.  Lettera. È un'ipotesi del Ridolfi, cDiscorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, «Giovanpagolo, il quale non stimava essere incesto e publico parricida, non seppe, o, a dir meglio, non ardì, avendone giusta occasione, fare una impresa, dove ciascuno avesse ammirato l'animo suo, e avesse di sé lasciato memoria eterna, sendo il primo che avesse dimostro a' prelati quanto sia poco uno che vive e regna come loro; ed avessi fatto una cosa, la cui grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo, che da quella potesse dependere»  Nella sua Storia d'Italia, il Guicciardini esprime lo stesso giudizio di Machiavelli  Ritratto delle cose della Magna, in «Tutte le opere storiche, politiche e letterarie2»  Lettera ai Dieci,Il carcere, la tortura e il ritiro all'Albergaccio, su viv-it.org. Ottenendo un giudizio evasivo: cfr. la lettera del Vettori Lettera a Francesco Vettori,  David Quint, Armi e nobiltà: Machiavelli, Guicciardini e le aristocrazie cittadine, Cadmo, Studi italiani. De credulitate et pietate; et an sit melius amari quam timeri, vel e contra.  Il machiavellismo, su dizionariostoria.wordpress.com. Machiavellismo, Treccani, 2Citata in Niccolò Machiavelli, Periodici Mondadori, A. Gentili, De legationibus. R. Pole, Apologia ad Carolum V Caesarem de Unitate Ecclesiae  che talvolta elogiarono però anche alcuni consigli pragmatici dati al principe, come quello della religione come instrumentum regnii; ad esempio Voltaire, nel capitolo Se sia utile mantenere il popolo nella superstizione, del Trattato sulla tolleranza, afferma l'utilità, entro certi limiti, di una forma di religione razionale per il popolo  La fortuna di Machiavelli nei secoli, su windoweb «Machiavelli era un uomo giusto e un buon cittadino; ma, essendo legato alla corte dei Medici, non poteva velare il proprio amore per la libertà nell'oppressione che imperava nel suo paese. La scelta di Cesare Borgia come proprio eroe, ben evidenziò il suo intento segreto; e la contraddizione insita negli insegnamenti del Principe e in quelli dei Discorsi e delle Istorie fiorentine ben dimostra quanto questo profondo pensatore politico è stata finora studiato solo dai lettori superficiali o corrotti. La Corte pontificia vietò severamente la diffusione di quest'opera. Ci credo... in fondo, quanto scritto la ritrae fedelmente. il libro dei repubblicani (...) fingendo di dare lezioni ai re, ne ha date di grandi ai popoli». (Jean Jacques Rousseau, Il contratto sociale), «Dal solo suo libro Del Principe si potrebbero qua e là ricavare alcune massime immorali e tiranniche, e queste dall'autore son messe in luce (a chi ben riflette) molto più per disvelare ai popoli le ambiziose ed avvedute crudeltà dei principi che non certamente per insegnare ai principi a praticarne... all'incontro, il Machiavelli nelle Storie, e nei Discorsi sopra Tito Livio, ad ogni sua parola e pensiero, respira libertà, giustizia, acume, verità, ed altezza d'animo somma, onde chiunque ben legge, e molto sente, e nell'autore s'immedesima, non può riuscire se non un fuocoso entusiasta di libertà, e un illuminatissimo amatore d'ogni politica virtù» (Del principe e delle lettere,)  «Con quel libro, se la sapessimo tutta, egli si pensò forse di pigliare, come si suol dire, due colombi ad una fava: presentando dall'un lato a' suoi Fiorentini come schietta e naturale una caricata e mostruosa immagine d'un sovrano assoluto, affinché si risolvessero a non averne mai alcuno; e cercando dall'altro di tirare insidiosamente i Medici a governarsi in guisa che s'avessero poi a snodolare il collo, seguendo i fraudolenti precetti da lui con molta adornezza sciorinati in quella sua dannata opera.»  G. Galanti, Elogio di N. Machiavelli cittadino e segretario fiorentino  Alessandro Arienzo, Gianfranco Borrelli, Anglo-American Faces of Machiavelli, Voce "Machiavellismo" dell'Encyclopedie  Franco Ferrucci, Il teatro della fortuna: potere e destino in Machiavelli e Shakespeare, Fazi Editore, Mario Pazzaglia, Note ai Sepolcri, in Antologia della letteratura italiana, vol I  cfr. l'inizio del Dialogo di Tristano e di un amico.  Introduzione a: Alfredo Oriani, Niccolò Machiavelli //repubblica/rubriche/la-parola news/realpolitik Realpolitik  Video di Dario Fo che parla di Machiavelli (trasmissione tv Vieni via con me, su youtube.com. Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo. Catalogo della mostra, Roma Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La  su Machiavelli è sterminata. Tentativi di redigerla sono stati realizzati da Achille Norsa, Il principio della forza nel pensiero politico di Niccolò Machiavelli, seguito da un contributo bibliografico, Milano Silvia Ruffo Fiore, Niccolò Machiavelli: an annotated bibliography of modern criticism and scholarship, New York‑Westport‑London 1990; Daria Perocco, Rassegna di studi sulle opere letterarie del Machiavelli, in "Lettere italiane",Emanuele Cutinelli‑Rendina, Rassegna di studi sulle opere politiche e storiche di Niccolò Machiavelli, in "Lettere italiane", Nel  l'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ha pubblicato in 3 volumi l'opera Machiavelli: enciclopedia machiavelliana. Di seguito una selezione di studi. Felix Gilbert, Machiavelli e la vita culturale del suo tempo, Bologna, Il mulino, Claude Lefort, Le travail de l'oeuvre Machiavel, Paris, Gallimard, Jean-Jacques Marchand, Niccolò Machiavelli. I primi scritti politici Nascita di un pensiero e di uno stile, Padova, Antenore, Riccardo Bruscagli, Niccolò Machiavelli, Firenze, La Nuova Italia editrice, Roberto Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Firenze, Sansoni, Federico Chabod, Scritti su Machiavelli, Torino, Einaudi, John Greville Agard Pocock, Il momento machiavelliano: il pensiero politico fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone, Bologna, Il mulino,Carlo Dionisotti, Machiavellerie, Torino, Einaudi, 1980 Gennaro Sasso, Niccolo Machiavelli, Il pensiero politico;  La storiografia, Bologna, Il Mulino (Napoli) Giuliano Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell'età moderna, Roma-Bari, Laterza, Gennaro Sasso, Machiavelli e gli antichi e altri saggi, I-IV, Milano-Napoli, Ricciardi, Maurizio Viroli, Il sorriso di Niccolò, storia di Machiavelli, Roma-Bari, Laterza, Emanuele Cutinelli-Rendina, Chiesa e religione in Machiavelli, Pisa, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, Ugo Dotti, Machiavelli rivoluzionario: vita e opere, Roma, Carocci, 2003 Francesco Bausi, Machiavelli, Roma, Salerno editrice, Giorgio Inglese, Per Machiavelli. L'arte dello stato, la cognizione delle storie, Roma, Carocci, Corrado Vivanti, Niccolò Machiavelli: i tempi della politica, Roma, Donzelli, Andrea Guidi, Un segretario militante. Politica, diplomazia e armi nel Cancelliere Machiavelli, Bologna, il Mulino, 2009 Gabriele Pedullà, Machiavelli in tumulto. Conquista, cittadinanza e conflitto nei 'Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio', Roma, Bulzoni,. William J. Connell, Machiavelli nel Rinascimento italiano, Milano, FrancoAngeli,  Attilio Scuderi, Il libertino in fuga. Machiavelli e la genealogia di un modello culturale, Roma, Donzelli,. Michele Ciliberto, Niccolò Machiavelli. Ragione e pazzia, Roma-Bari, Laterza,. Altri contributi A. Montevecchi, Machiavelli, la vita, il pensiero, i testi esemplari, Milano E. Janni, Machiavelli, Milano S. Zen, Veritas ecclesiastica e Machiavelli, in Monarchia della verità. Modelli culturali e pedagogia della Controriforma, Napoli, Vivarium (La Ricerca Umanistica, Cosimo Scarcella, Machiavelli, Tacito, Grozio: un nesso "ideale" tra libertinismo e previchismo, in "Filosofia", Torino, Mursia, M. Gattoni, Clemente VII e la geo-politica dello Stato Pontificio  in Collectanea Archivi Vaticani, Città del Vaticano 2002 F. Raimondi, Machiavelli, in La politica e gli stati, Roma 2004 Pasquale Stoppelli, La Mandragola: storia e filologia. Roma, Bulzoni, 2005. Maria Cristina Figorilli, Machiavelli moralista. Ricerche su fonti, lessico e fortuna. Napoli, Liguori editore, A. Capata, Il lessico dell'esclusione. Tipologie di Virtù in Machiavelli', Manziana, 2008. Giuliano F. Commito, IUXTA PROPRIA PRINCIPIA Libertà e giustizia nell'assolutismo moderno. Tra realismo e utopia, Aracne, Roma, Mascia Ferri, L'opinione pubblica e il sovrano in Machiavelli, in «The Lab's Quarterly», Pisa. Giuseppe Leone, Silone e Machiavelli: una scuola... che non crea prìncipi, Centro Studi Silone, Pescina.  Machiavelli i Guicciardini, Lublin, Marietti, "Machiavelli l'eccezione fiorentina", Fiesole, Cadmo, 2005 Marina Marietti, Machiavel, Paris, Payot et Rivages, Enzo Sciacca, Principati e repubbliche. Machiavelli, le forme politiche e il pensiero francese del Cinquecento, Tep, Firenze 2005 Frédérique Verrier, Caterina Sforza et Machiavel ou l'origine du monde, Vecchiarelli,Emanuele Cutinelli-Rendina, Introduzione a Machiavelli, Roma-Bari, Laterza, Lettera a Francesco Vettori Letteratura italiana Francesco Guicciardini Teoria della ragion di Stato Istorie fiorentine Barbara Salutati Machiavellismo. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Niccolò Machiavelli, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Niccolò Machiavelli, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,.  Niccolò Machiavelli, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera. Niccolò Machiavelli, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Niccolò Machiavelli, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Niccolò Machiavelli, su Find a Grave. Liber Liber. openMLOL, Horizons Unlimited Progetto Gutenberg. Audiolibri di Niccolò Machiavelli, su LibriVox.  di Niccolò Machiavelli, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Goodreads.   Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.Discografia nazionale della canzone italiana, Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi. Niccolò Machiavelli, su Internet Movie Database, IMDb.com.  (DE, EN) Niccolò Machiavelli, su filmportal.de.  Antonio Enzo Quaglio, Machiavelli, Niccolò, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fabrizio Franceschini, Machiavelli, Niccolò, in Enciclopedia dell'italiano, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, -. il Principe, ediz. Istorie fiorentine, ediz. Le opere minori di Machiavelli, su machiavelli.letteraturaoperaomnia.org. Opere di Niccolò Machiavelli con giunta di un nuovo indice generale delle cose notabili, Milano, per Giovanni Silvestri,Rassegna bibliografica degli studi machiavelliani.Una ricognizione dei contributi scientifici dedicati al Machiavelli negli ultimi decenni. Grice: “L. J. Cohen told me that he once asked for the MS of The Prince at his college – and they told him: ‘We cannot find it!’ --. Niccolò di Bernardo dei Machiavelli. Niccolò Machiavelli. Marchiavelli. Keywords: il principe. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Machiavelli," per il club anglo-italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51671843062/in/photolist-2mR9Kz4-2mQerAd-2mPAuFE-2mN8u25-2mNbFJE-2mNaHiH-2mN2sRt-2mMQbzj-2mLKtaD-2mLQdrQ-2mLGMqJ-2mLQkSq-2mLQifX-2mLHFAz-2mLHFZv-2mLM9xY-2mLGJnr-2mKQ5j7-2mKNUVi-2mPCgo1-2mKNWGs-2mKCfz1-2mKRUGT-2mKhkq2-2mKbihq-2mJ4GHU-2mJdd94-2mJ9YkM-2mJcdiU-2mJcdio-2mJ4Cow-2mJcdiD-2mJ9Yk6-2mJ4Cpi-2mJ8K4w-2mJdd8h-2mJ8K5o-2mJ9Ymi-2mJ9Ykg-2mJcdi8-2mGnP2f-2mKnqKE-2mKw6Bz-np1Srw-npxAy6-m3pEkK-m4x2n3

 

Grice e Màdera – la carta del senso – filosofia italiana – Luigi Speranza (Varese). Filosofo. Grice: “I like Madera; especially because he uses words I love, like ‘sense’ – ‘la carta del senso’ and soul – anima --.” Insegna a Milano. Ha insegnato a Calabria e Venezia.  È membro dell'Associazione italiana di psicologia analitica, del Laboratorio analitico delle immagini (LAI, associazione per lo studio del gioco della sabbia nella pratica analitica), e fa parte della redazione della Rivista di psicologia analitica. Fonda i Seminari aperti di pratiche filosofiche di Venezia e di Milano e PhiloPratiche filosofiche a Milano.  Studia Jung. Define la sua proposta nel campo della ricerca e della cura del senso "analisi biografica a orientamento filosofico", formando la Società degli analisti filosofi. Fondat l'”Analisi Biografica A Orientamento Filosofico”, pratica filosofica volta a utilizzare e a trasformare il metodo psico-analitico, nata agli inizi Professoree oggi praticata in diverse città.  La pratica dell'analista filosofo si rivolge alle dimensioni “sane” ed è volta alla ricerca di senso dell'esistenza dell'analizzante. L’orientamento filosofico è inteso come ricerca di senso che, a differenza della filosofia come modo di vivere dell’antichità, parte dalla biografia storicamente, culturalmente e socialmente incarnata. Questo è un tentativo di risposta alla crisi delle istituzioni tradizionalmente riconosciute come orientanti l’esistenza; l'analista filosofo si propone di riformulare su base biografica i processi formativi integrandoli con le psicologie del “profondo”. L’aver cura “terapeutica” dell’insieme della personalità e della vita dei gruppi è stato da sempre vocazione della filosofia, riproposta come contenitore di diversi approcci e discipline delle scienze umane, dalla psicoanalisi alla pedagogia. Il senso è inteso come il fattore terapeutico fondamentale.  L'analisi biografica a orientamento filosofico non si occupa della cura delle psicopatologie, a meno che l'analista filosofo non sia anche uno psicoterapeuta, psicologo o psichiatra.  Essendo una pratica filosofica, sono richiesti all'analista non solo la competenza professionale ma anche l'indirizzo vocazionale della sua vita alla filosofia, dedicandosi agli esercizi filosofici personali e comunitari.  L'ambito di esperienze e teorie da cui deriva riunisce l'eredità delle psicologie del profondo, la filosofia intesa nel suo valore terapeutico e come stile di vita, la pedagogia del corpo e le pratiche di meditazione, la psicologia sistemica, il metodo autobiografico e biografico, la narrazione delle storie di vita in una prospettiva sociologica.  Saggi: “Identità e feticismo” (Moizzi, Milano); “Dio il Mondo” (Coliseum, Milano); “L'alchimia ribelle” (Palomar, Bari); ““Jung. Biografia e teoria,” Mondadori, Milano, “L'animale visionario,” Saggiatore, Milano); “La filosofia come stile di vita,  Mondadori, Milano, Ipoc, Milano, Il piacere di vivere, Mondadori, Milano, "Che cosa è l'analisi biografica a orientamento filosofico", in Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Jung come precursore di una filosofia per l'anima”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica. La carta del senso” Psicologia del profondo e vita filosofica, Cortina, Milano,,  Ipoc,  Una filosofia per l'anima. All'incrocio di psicologia analitica e pratiche filosofiche, Ipoc, Milano   Jung. L'opera al rosso, Feltrinelli, Milano. Sconfitta e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche, Mimesis, Milano  “Che tipo di sapere potrebbe essere quello della psicoanalisi?”, in Psiche. Rivista di cultura psicoanalitica,  “Dalla pseudo-speciazione al capro espiatorio", in, Tabula rasa. Neuro-scienze e culture, Fondazione Intercultura, Pratiche filosofiche e cura di sé, Mondadori, Milano, Le pratiche filosofiche nella formazione, Adultità, Guerini, Milano Bartolini P., Mirabelli C., L’analisi filosofica: avventure del senso e ricerca mito-biografica, Mimesis, Milano-Udine  Campanello L., "L'analisi biografica a orientamento filosofico e le cure palliative”, in Tessere reti per una buona morte, Rivista Italiana di Cure Palliative, Campanello L., Sono vivo ed è solo l'inizio, Mursia, Milano  Daddi A. I., Filosofia del profondo, formazione continua, cura di sé. Apologia di una psicoanalisi misconosciuta, Ipoc, Milano,  Daddi A. I., “Principio Misericordia, perfezionismo morale e nuova etica. La proposta màderiana per l'Occidente del terzo millennio”, in Rassegna storiografica decennale, Limina Mentis, Monza,  Diana M., Contaminazioni necessarie. La cura dell'anima tra religioni, psicoterapia, counselling filosofici, Moretti, Bergamo, Galimberti U., Dizionario di psicologia. Psichiatria, psicoanalisi, neuro-scienze, voce “Biografico, Metodo”, Feltrinelli, Milano  Gamelli I., Mirabelli C., Non solo a parole. Corpo e narrazione nella formazione e nella cura, Cortina, Milano  Janigro N., La vocazione della psiche, Einaudi, Torino  Janigro N., Psicoanalisi. Un’eredità al futuro, Mimesis, Milano  Malinconico A., "Dialettica di redazione (ancora in tema di analisi biografica a orientamento filosofico)", in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Malinconico A., Psicologia Analitica e mito dell’immagine. Biblioteca di Vivarium, Milano  Montanari M., “Per una filosofia del profondo”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Montanari M., La filosofia come cura, Mursia, Milano  Montanari M., Vivere la filosofia, Mursia, Milano  Moreni L., “Intervista a tre analisti filosofi”, in, Il senso di psiche. Una filosofia per l'anima, Rivista di psicologia analitica, Sull’analisi biografica a orientamento filosofico  Analisi biografica e cura di sé  Una nuova formazione alla cura  Psiche e città. La nuova politica nelle parole di analisti e filosofi  Quattordici punti sull’analisi biografica a orientamento filosofico.  Romano Màdera. Madera. Keywords: la carta del senso, “profondo” “la grammatica profonda” “la grammatical del profondo” Tiefe Grammatik – implicatura del profondo, implicatura del superficiale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Madera” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752822935/in/datetaken/

 

Maffetone (Napoli). Filosofo.  Grice: “I like Maffetone; he tries, like I do, to defend Socrates against Thrasymacus; in the proceedings, he provides his view on the foundations of Italian liberalism – and has recently explored the topic of what he calls ‘il valore della vita.’” Si laurea a Napoli. Ha contribuito al dibattito scientifico sui temi di bioetica e etica dell'economia e della politica, alla Rawls,, tentando di ricostruire i principi del liberalismo applicandoli al contesto dell’economia. Insegna a Roma. Presidente della Fondazione Ravello.  Saggi: “I fondamenti del liberalismo” (Laterza, Etica Pubblica, Il Saggiatore); “La pensabilità del mondo” (Il Saggiatore, “Rawls” (Laterza). “Un mondo migliore. Giustizia globale tra Leviatano e Cosmopoli, “Marx nel XXI secolo,” Luiss University Press. Radio Radicale. Sebastiano Maffettone. Maffetone. Keywords: contrattualismo. Rawls on Grice on personal identity. Keywords: quasi-contrattualismo conversazionale, i due contrattanti – il contratto come mito – contratto – marxismo, comunismo, laburismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maffetone” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Magalotti – di naturali esperienze (Roma). Filosofo. Grice: “I like Magalotti – very philosophical” – Grice: “When a philosopher is a count, we don’t say that he was a professional philosopher, but not an amateur philosopher either – ‘philosopher’ does!” – Grice: “I like his ‘saggi’ on ‘natural experience’ – he is being Aristotelian: there is natural experience and there is trans-natural experience – and there is supernatural experience!” Appartenente all’aristocrazia, figlio di Orazio, prefetto dei corriere pontifici, e Francesca Venturi. Studia a Roma e Pisa, dove e allievo di Viviani e Malpighi.  Segretario di Leopoldo de' Medici, segretario dell'Accademia del Cimento (fondata da de’ Medici). Fa parte anche dell'Accademia della Crusca e dell'Accademia dell'Arcadia, Dall'esperienza al Cimento nacque i “Saggi di naturali esperienze, ossia le relazioni dell'attività dell'Accademia del Cimento”. Passa al servizio di Cosimo III de' Medici  iniziando così un'attività che lo porta a una serie di viaggi per l'Europa (raccolse in diverse opere le sue vivaci e brillanti relazioni di viaggio). Ottenne il titolo di conte e la nomina ad ambasciatore a Vienna. Si ritira alla villa Magalotti, in Lonchio. Si dedica alla filosofia, con particolare attenzione per la filosofia naturale di Galilei Opere:   “Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo, pastore arcade” “Delle lettere familiari del conte Lorenzo Magalotti e di altri insigni uomini a lui scritte, Firenze,  Diario di Francia, M.L. Doglio, Palermo, Sellerio. “La donna immaginaria, canzoniere, con altre di lui leggiadrissime composizioni inedited” (Lucca); “Lettere del conte Lorenzo Magalotti gentiluomo fiorentino dedicate all'Ecc.mo e Clar.mo Sig. Senatore Carlo Ginori Cav. dell'Ordine di S. Stefano, Segretario delle Riformagioni e delle Tratte, Lucca. Lettere contro l'ateismo, Venezia. Lettere odorose, E. Falqui, Milano. Lettere scientifiche. “Lettere” (Firenze). “Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del cimento sotto la protezione del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia, Milano. “Scritti di corte e di mondo” Enrico Falqui, Roma. “Varie operette del conte Lorenzo Magalotti con giunta di otto lettere su le terre odorose d'Europa e d'America dette volgarmente buccheri”  Roma.Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Cimento sotto la protezione del serenissimo principe Leopoldo di Toscana e descritte dal segretario di essa Accademia (Firenze: per Giuseppe Cocchini all'Insegna della Stella); “La donna immaginaria canzoniere del celebre conte Lorenzo Magalotti ora per la prima volta dato alla luce e dedicato alle nobilissime dame italiane” (Firenze: Bonducci); “Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade” (Firenze: per Gio. Gaetano Tartini, e Santi Franchi); “Il sidro poema in due canti di Giovanni Filips tradotto dall'inglese in toscano dal celebre conte Lorenzo Magalotti ora per la prima volta stampato con altre traduzioni, e componimenti di vari autori” (Firenze: appresso Andrea Bonducci); Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond, Opere slegate: precedute da un carteggio tra Magalotti e Saint-Évremond, tradotte in toscano” (Roma: Edizioni dell'Ateneo). Scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, Elogio storico nell'edizione de La donna immaginaria canzoniere del conte Lorenzo Magalotti con altre di lui leggiadrissime composizioni inedite, raccolte e pubblicate da Gaetano Cambiagi, In Lucca: nella stamperia di Gio. Riccomini, Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, POMBA,  Lorenzo Magalotti, Relazioni di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia” (Bari, G. Laterza). Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Crusca, Relazioni di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia  Lettere scientifiche ed erudite  Comento sui primi cinque canti dell'Inferno di Dante, e quattro lettere del conte Lorenzo Magalotti  Canzonette anacreontiche di Lindoro Elateo pastore arcade  Lettere scientifiche ed erudite  La donna immaginaria  Novelle  (il volume contiene anche opere di altri autori) Gli amori innocenti di Sigismondo conte d'Arco con la Principessa Claudia Felice d'Inspruch.   DICE poldo di Toscana . Lettera III. SopralaLuce.AlSignorVincenzo Vi Sopra ildetto del Galido, il Vino Signor Carlo Dati. Lettera V. 111 P relazione 13 28 un composto d'umore e di luce. Al 48 394 refazione medesimo . Lettera II. . Fiore. Al Serenissimo Principe L e o . Delveleno dellaVipera.AlSignorOt 78   ne d'osservar la Cometa l'anno 1664. Leltera VII. Donde possa avvenire , che nel giu dicar degli odori cosi sovente si prenda abbaglio. Al Signor Cavaliere Giovanni Battista d'Ambra. Lettera re Giovanni Battista d'Ambra.Lette Descrizione della Villa di Lonchio.Al Strozzi. Lettera X. Intorno all'Anima de'Bruti,Al Padre secondo. Al Padre Lettore Don A n giolo Maria Quirini. Lettera XIII. 262  INDICE 395 . : 126 Sopra un effetto della vista in occasio Al Sigoor Abate Oilavio Falconieri. . Sopra gli odori . Al Signor Cavalie Signor Marchese Giovanni Battista Sopra un passo di Tertulliano.Al Pa Sopra un passo del Concilio Niceno Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XIV. . Monsignor Leone Strozzi . Lettera XVII.. . 170 252 ra IX. VIII, Іоо Letiore Don Angiolo Maria Quirini. Lettera XI. dre Lettore Don Angiolo Maria Q u i rini.Lettera XI. Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XV. 85 157 279 Sopra la lanugine di Beidelsar. A N. N. Lettera XVI. 282 Sopra un intaglio in un diamante. A 289 300 7   Conte Ferrante Capponi . Lettera XIX. Sopra la lettera B , e perchè ella s'a doperi cosi spesso nel principio de  396 INDICE. Sopra un passo di S. Agostino.Al Si gnor Abate Lorenzo Maria Gianni. Lettera XVIII . . Sopra il Cascii . Al Signor Cavaliere Cognomi. Al Signor Tommaso Buo naventuri . Lettera X X . . 338 FINE. SilAJilUsCEn il poeta per una lelva, per la quale tutta  notte aggiratosi, la mattina in su falba si trova a piè  <l'uQa colliuciui. Kipoaatosi alquanto ^ •! per voler   aalire f quando y fattuegli incontro una lonza, un leone e  una lupa, h costretto a rifuggirsi alla selva. In questo  gli apparisce Fombra di Virgilio , il cui ajuto è da esso  caldamente implorato contro alla lupa, dalla quale il  maggior pencolo gli soprastava. Virgilio discorre lunga*  mente della pessima natura di quella 6era, onde cam«  porne lo strazio , offerendogli sè per guida | a tener altra    Digiiized by Google     a Canto   via lo conforta. Dante accetta Tofferta di Virgilio « e te-  nendogli dietro ti mette in cammino.   V. I. Nel mezzo del cammin tee.   Keir età di 35 anni. Ciò non t'aTguìtee per congetture;  ma provasi manifestameute da un luogo del tuo Convivio,  nella aposizione della canzone :   Le dolei rime eTamor, eh* io eolia;   dove 9 dividendo il cono della vita umana in quattro  parti, che tutte (anno il numero d'anni 70 « resta, che  la metà del suo corso, secondo la mente del poeta, sia  ne' 35 . Che poi questo primo verso debba intendersi  letteralmente, cioò del numero degli anni, e non alle-  goricamente, come alcuni vogliono: si dimostra da un  luogo deir Inferno , caut. XV, nel quale domandato il  poeta da Ser Bnmetto di sua venuta, esso gli risponde,  V. 49;   Lassù di sopra in la vUa serena  * JUrpos* io lui • mi smarrì *n una valle ,   1 Avanti (he Vetà mia fosse piena:   riferendoli a questa selva» nella quale racconta essersi  smarrito nel mezzo del commin del suo vivere.   V, per una selva oscura.   Forse questa selva ^ oltre al senso letterale, che fa  giuoco al poeta per 1* intraduzione del suo viaggio , ha  sotto di s^ ((ualche senso allegorico • dei quale sono ar-  ricchite molte parti di questo primo canto ; e vuol per  avventura s guilicare la selva degli eiTori , per entro  la quale assai di leggieri si perde l' uomo nella sua    Digitized by Coogle    FRIICO.    3   a<h>1etccnu; e cìie iia *1 vero nel topraccitato luogo del  •uo CoFwivio ti leggono queite formali parole ; È adunque  dà f opere, che y ticcome quello, che mai non fosse stato in  una città , non saprebbe tener le vie -, senza l' insegnamento  di colui , che le ha usate : ro/1 V adolescente » che entra nella  teloa erronea di questa vita , non saprebbe tenere il buon co/m-  mino y se da suoi maggiori non gli fosse mostrato ; nè il mo-  strar vatrebbe, se alli loro coaiafidamenti non fosse obbediente,   V. 8. Ma per trattar del ben ecc.   Del frutto, il qual ti ritrae dalla meditaiione di quel  miserabile stato pieno di pene e di rimordiinenti , mediante  la quale s' arriva alla caDtemplaaione d' Iddio , che è la  fine propostasi dal poeta.   V. 1 3. Ma po* eh* »* fui appiè ecc.   Il colle è forse inteso per la virtù , la qual si solleva  dalla bassezza della selva.   V. l6 vidi le sue spalle   VestUe già de* raggi del pianeta ecc.   Il senso letterale è aperto , volendo dire , che la cima  del colle era di già illustrata da' raggi del nascente sole.  Ma forse, che sotto questo senso n' è chiuso un altro ^  pigliando il sole per la grazia illuminante , la quale all' u-  sctr Dance dalla selva degli errori cominciava a trape-  lare con qualche raggio nella sua mente.   V. ao. Che nel lago del cuor ecc.   Por che voglia insinuare , nella passione della paura  commuoversi e fortemente agitarsi il sangue nelle due  cavità del cuore, dette volgarmente ventricoli; de' quali,     4 Canto   prrò eh’ e' parla in lingolare , pigliando la parte pel  tutto , vuol forae dir principalmente del destro , che del  sinistro i maggiore. Dante lo chiama lago , credendosi  forse che il sangue che v’ è , vi stagni , non essendo in  que’ tempi alcun lume della circolazione. Qui però cade  molto a proposito il considerare un luogo maraviglioso  del Petrarca nella seconda canzone degli occhi, finora,  che io sappia, non avvertito da altri; nel quale dice  cosa intorno alla circolazione da far facilmente credere,  eh* egli quasi quasi se l’indovinasse, arrivandola, se non  con l'esperienza, con la propria speculazione. Dice dun-  que così :   Dunque eh' i’ non mi sfaccia ,   Si frale oggetto a s\ possente fuoco  Non i proprio valor , che me ne scampi ,   Ma la paura un poco ,   Che 7 sangue vago per le vene agghiaccia ,  insalda ’l cor , perchè più tempo avvampi.   Non ha piti dubbio-, eh* e’ si parrebbe forte appassio-  nato del poeta, che volesse ostinarsi a dire, che il sen-  timento di questi versi suppone necessariamente la notizia  della circolazione del sangue ; la quale , a dir vero , so  fosse stau immaginata , non che ricooosciuu dal Petrarca,  non ha del verisimile , eh’ ella si fosse morta nella sua  mente, ma, da lui conferita e discorsa con altri, per la  grandezza del trovato avrebbe mossa fio d' allora la cu-  riosità de’ medici e de’ notomisti a procacciarne i riscontri  con resperienze. E ben degno di qualche maraviglia il  vedere , come , il poeta altro facendo , e forte altro in-  tendendo di voler dire , gli è venuto detto cosa , che  spiega mirabilmeote quesu dottrina; poiché, se ben si    Digitized by Google     FUMO.    5   considera il lento de' lopraddetti Tersi , ^ tale : Ma il  cuore rìsalda un poco, cioè ritorna al suo esser di flui-  dezza il sangue , il quale nel vagar per le vene s'ag-  ghiaccia dalla paura , e ciò a fine di farlo arder misera-  mente più lungo tempo.   Puoss' egli dilucidar più chiaramente Teffetto, che opera  nel sangue il ripassar cb* egli fa per la fornace del cuore,  dove si liquefi, s'allunga, s'assottiglia, e si stempera,  caso che nel vagar per le vene lontane o per paura,  come in questo caso nel Petrarca, o per qualsivoglia  altra cagione si fosse punto aggrumato e stretto; onde  poi, novellamente fuso, e corrente divenuto, potesse  ripigliare il nuovo giro ed allungar la vita (la qual tanto  dura, quanto dura il sangue a muoversi), e si a render  più luogo r incendio amoroso del poeta?   Ma ciò, per chiaio ch'ei sia ed aperto, ò tuttavia  assai oscuramente detto in paragone d'un luogo, del Da-  vanzati nella sua Lezione delle monete. Il luogo ò il se-  guente : Jl danojo è il nerbo della guerra, e della repuh~  hlica , dicono di gravi autori, e di jolenni* Ma a me par  egli più acconciamente detto il secondo sangue; perchè,  siccome il sangue , eh' è il rugo e la sostanza dei cibo  nel corpo naturale, correndo per le vene gì-osse nelle mi-  nute , annaffia tutta la carne , ed ella il si Bee , com* arida  terra bramata pioggia, e rifà, e ristora, qucaUunque di tei  per lo color naturale s'asciuga, e svapora: così il danajo,  eh* è sugo e sostanza ottima della terra , come dicemmo ,  correndo per le borse grosse nelle minute , tutta la gente  rineaneuina di quel danajo, cheti spende, evaviacontl-  nuatnente nelle cose , che la vita consuma , per le quali  nelle medesime borse grosse rientra , e cos't rigirando man-  tiene in vita il corpo civile delta repubblica. Quindi assai    Digitized by Coogle     6    Canto    éi leggler ti tomprende , eh* ogni ttato vuol una quantità  di moneta, che rigiri^ come ogni corpo una quantità di  sangue , che corra»   Che dunque diremo di queit* autore ? Nuli* altro ceiv  tamente , te non che , dove i profeMori delle mediche  facoludi non giunsero, se non dopo un grandissimo  guasto d* inomnerabili corpi, egli senz'altro coltello che  con la forza d'un perspicacissimo ingegno penetrò nel  segreto di questo aumiirabile ordigno, c tutto per filo e  per segno ritrovò raltisstmo magistero di quei movimenti,  che noi vita appelliamo*   V. 31 . £ qual è quei, che con Una af annata ecc.   MaravigUosa similitudine.   V. 35. CoA /'animo miò , eh* ancor fuggiva ecc.   Rara maniera d'esprimere una paura infinita. Bocc.*,  Novella 77. Allora , quasi come se *l mondo sotto i piedi  venuto le foste meno , le fuggi Canitno , e vinta cadde ro-  paa '/ battuto della terre.   V. 3 o* Si che 7 piè fermo ecc.   Solamente camminandosi a piano : dicansì quel che  vogliono 1 commentatori, in ciò manifesraniente conviensi  dalla dimostrazione e dall' esperienza. £ vero, che il piè  fermo retu sempre Ìl più basso. Onde convien dire, che  Dante non avesse ancor presa l'erta, il che si convince  anche più manifestamente da quel che segue :   V. 3 i. £d ecco, quoti al cominriar dell’ erta»   La voce quoti vuol significare ( e tanto più accompa-  gnau con l'altra al cominciar t che denota futuro), che    Digitized by Google     PRIVO. 7   Verta era ben vicina, ma non cominciata; c pure in fin  allora avea camminato , adunque a piano. Nè li opponga  quello, ch’egli dice ne* veni innanzi, y. l3.   Ma po’ eh’ i fui appii d" un colle giunto ;   poiché appiè d'un colle li dice anche in qualche distanza;  anzi t' e’ doveva comodamente vedergli le spalle, v. l 6 .   Guarda’ in alto e vidi le sue spalle ,   tornava meglio eh’ e’ ne fosse alquanto lontano. Molto  meno dà dilEcoltà il seguente v. 6 l.   Mentre eh’ i’ rovinava in basso loco;   dicendo: dunque se ora egli scende, mostra, che dianzi  saliva. Saliva , ma dopo aver prima fatto il piano , per  lo qual camminando il pie fermo sempre era il più basso.  Del resto il leone e la lonza non poteron impedirgli il  salire : solamente la lupa gli fe’ perder la speranza dell’ al-  tezza, cioè di condurti in cima del colle. Di qui avvenne  eh’ egli prete a rovinare in basso loco,   V. 3a. Una lonza ecc.   Una pantera. Per essa , come animai sagacissimo , in-  tende veritimilmente la lussuria.   V. 36. Ch’i’ fui, per ritornar, pUi volte, volto.   Bisticcio. Tibullo ti fe’ lecito anch’ egli per nn^ volta  un simile scherzo , Ub. IV , corm. VI , v. 9 .   Sic bene compones : ulli non ille puellat  Seruire.     8 Canto   £ Properzio te ne volle aacor etto cavar la voglia,  elcg. Xin, Ub. I, V. 5.   Vum tiU Jecepiiì augfiur fama puellis ,   CtTtus et in nuìlo quaeris amore moram.   V. 39 quando V amor divino   Mone da prima quelle cose belle-   Direi, che per la motta di quelle cose belle non inten-  dette altro il poeta, che rattuazione dell* idee, o tì vero  lo tpartimento dell* idea primaria nell* idee tecondarie ,  che è il diramamento dell* uno nel diverto tignificato nel  triangolo platonico. In tomma la creazione dell* univerto,  allora quando formò il mondo temibile tutta a timile al  mondo archetipo o intelligibile creato ab eterno nella  mente divina.   £ non è inveritimile, che Dante abbia voluto toccare  quetta dottrina platonica, nella quale, come appare ma-  oifettamente da altri luoghi della tua Commedia, e prin-  cipalmente nell* XI del Paradito , egli era vertatittimo ,  donde ti raccoglie e 1* intento amor delle lettere e la  pertpicacia del tuo finittimo intendimento , mentre in un  aecolo coti barbaro pot^ aver notizia delle opinioni pla-  toniche , quando i principali autori di quella tcuola o  non erano ancor tradotti dal greco idioma , o t*egli era-  no, grandittima penuria vi aveva de* codici tcritti a penna  dove vederli e ttudiarli. Na t* io ben m'avvito, tal dot-  trina Incavò egli a capello da Boezio, del qual aurore il  poeta fu ttudioiittimo , dicendo nel tuo Convivio queite  formali parole : Tuttavia , dopo alquanto tempo , la mia  mente» che s'argomentava di tonare » provvide ( poi ne*l  ai/o, nè Taltrui consolare valeva ) ritornare al modo» che    Digitized by Google     F ni u o.    9   alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi; e ansimi ad  allegare e leggere quello , non conosciuto da molti , libro  di Boezio ) ìlei quale » cattivo e discacciato , consolato si  aveva. Quivi adunque potè egli facilmente apprendere a  intender Puniverso aotto il nome di bello , e ti per la  moMa delle cose belle intender la mossa del mondo  archetipo disegnato ab eterno nella mente d'iddio. 1 versi *  di Boezio sono i seguenti: lib. Ili de consol. etc.^ metro 1\.   O qui perpetua mundum radane guhemés»   Terrarutn caeUque salar , qui te/apus ab aeuo  Ire iuhes , stabilisque nianeru das cuncta moueri ;  Quent non extemae pepulerunt fingere caussae  Materiae fluitantis opus uerum insita sutnmi  Forma boni, liuore carens : tu cuncta superno  Ducis ab exeinplo : pulcrum pulcherrimus ipse  Mundum mente gerens , similiqtte imagine formans ,  Perfectasque iubens perfectum absoluere partes.   In numeris elemento ligas , ut frigora fiamtnis y  Arida conueniant liquidis : ne purinr ignis  Fuolet , aut mersos deducane pondera terras.   Tu triplicU mediam naturae cuncta mouentem  Connectens animam per consona membra resoluis, etc.   Che poi per la motta intenda l'attuazione delle idre  mondiali, ciò si convince apertamente da un luogo ma-  raviglioso del suo canzoniere nella canzone :   Amor y che nella mente mi ragiona;   dove parlando della sua donna dice cV ella fu T idea, che  Iddio si propose quando creò il uiondo sensibile, il qual  atto di creare vien quivi espresso con la voce mosse.     IO    Canto   Però qual donna sente sua beliate ,   Biasmar , per non parer queta ed umile ^   Miri costei , eh' esemplo è d’umiltate»   Questuò colei, che umilia ogni perverso.   Costei pensò , chi mosse l* universo.   Altri forse intenderà (tutto che i comentatorì in questo  luogo se la passino assai leggìensente ) per la mussa di  quelle cose belle, la mossa data ai pianeti per gli orbi  loro; ma trattandosi d"una mossa data dall" amor divino,  panni assai più degna opera la creazione dell'universo,  che r imprimere il moto a piccol numero di stelle. Dire  dunque , che il sole nasceva con quelle stelle , eh* eran  con lui quando Iddio creò il mondo : cioè eh' egli era  in Ariete , nella qu^d costellazione fu creato secondo  Vopiniooe di molti.   V. 41 * a bene sperar vera cagione.   Di quella fera la gaietta pelle ,   L*ora del tempo , e la dolce stagione.   Può aver doppio significato : primo in questo modo ,  cioè : 51 che Vara del tempo , e la dolce stagione tu erano  cagione di bene sperare la gaietta fera di quella pelle;  cioè, Si che l'ora della mattina e la stagione di prima^  vera (avendo detto che il sole era in ariete) mi davano  buon augurio a rincer l'incontro di quella fiera, e a  riportarne la spoglia. £ in quest' altro : Sì che aggiunto  all' ora e alla bella stagione l' incontro di quella fiera  adorna di sì vaga pelle non poteva non isperar felici  successi. Così rincontro d'uno o d' un altro animale  recavasi anticamente a buono o a tristo augurio.    Digitized by Googie    F R I M O. (I   V. 45. Za vista, che m'apparve étun leone.   Il leone è preio dal poeta per limbolo della superbia.   V. 4^. £d una lupa eco.   L'ararizia.   V. Si. £ molte genti fe' già viver grame.   Ciò si può intender di coloro , l'aver de' quali è  ingordamente assorbito ddl' avwo , e per gli avari me-  desimi, che ai consumano in continui affanni per l'insa-  ziabditi della lor cupidigia, onde chiama la lupa bestia  senza pace.   V, 53 . Con la paura, eh’ uteia di sua vista.   Qui paura con bizzarra significazione vale spavento in  significato attivo, ed è forse l'unico esempio che se ne  trovi. Cosi l'addiettiva pauroso è preso attivamente, Infer.  cant. 3 , V. 8 H.   Temer si dee di sole (fucile cote ,   eh’ hanno potenza di far altrui male ,   Deir altre no , che non son paurose.   Cioè non danno paura ; ma questo non è tanto sin»  gulare , quanto il sostantivo paura in significato di ter-  rore, e f.tcllmente se ne troveranno esenipj simili cosi  ne'Crecif come nei Latini. Uno al presente me ne sov-  viene, ed ò di Tibullo, eleg. IV, lib. Il , v. q,   Stare uel insanis cautes obnoxia uentit ,   Naufraga quae uatii tunderet unda maris !   V. 60 dove il sol tace.   Verso l'onibra della selva.    I    Digilized by Google     12    Canto   V. 63 . Chi per lungo silenzio parta fioro.   Quriti è Virgilio, «otto la periona del quale pare,  che debba intendersi il lume della ragion naturale risve-  gliato nella mente del poeta dalla teologia figurata per  ranima di Beatrice de* Portinan in vita amata da Dante.   V. 63 parta fioco.   Dal sento delle parole par, che Dante •* accorgesse ,  che Virgilio era fioco dalla semplice vista, ma a bea  considerare non è così. Perchè allora eh' egli scrisse questo  verso avevaio già udito favellare, onde può ben dire  qual era la sua voce, oltre al dire eh* e* Paveva veduto.  Che poi lo faccia fioco , ciò è furila per tacciar la bar-  barie di quel secolo , in cui allorché Dante si pose a  cercar lo suo volume, cioè a leggere e studiar TEneide,  nino altro era che la cercasse o studiasse , onde poteva  dirsi Virgilio starsene muto ed in silenzio perpetuo.   V. 70. Nacqui suh JuliOt ancorché fosse tardi.   Dice esser nato sotto Giulio Cesare ancorché fosse  tordi, cioè ancorché esso Giulio Cesare rispetto al nascer  di Virgilio fosse tardi, cioè indugiasse qualche tempo  ad aver Tassoluto imperio di Roma, onde si potesse con  verità dire che la geme nascesse sotto di lui. £ vera-  mente Virgilio nacque avanti a Cristo anui 70, agridi  d'ottobre , e per conseguenza avanti che Giulio Cesare  fosse imperatore.   V. 90. Ch" ella mi fa tremar le vene e i polsi,   piglia i polsi universalmente per Parterìe, le quali  eo\ loro strigoersi e dilatarsi con contraria corrisponden-  za alla sistole e alla diastole del cuore continuamente    Digitized by Coogle    7 R I li O.    i 3   dibatt^nfti. E qui è da notare ravvedutezza deì poet  mentre dice, che gli tremavano le vene ancora, come  quegli che beni»iÌmo sapea , che per non andar mai  diigiunte dall* arterie, in una violente commozione di  queite, non può far di meno che quelle ancora tanto  quanto non •'alterino.   V. 91. A te convien tenere altro viario.   Quasi dica; ben li può luituria e tuperbia vincere,  ma superare avarizia, ciò è all* umane forze impossibile.   V. 100. Molti son gii animali 1 a cui t’ammoglia.   Molti vizj veogon congiunti con Tavanzia.   V. lOi. ... in finckè’l veltro ecc.   Questi è messer Cane della Scala veronese , onde la  sua patria, dice Dante, che sari tra Feltro e Feltro, perchè  tra Monte Feltro dello Stato d' Urbino e Feltro del Friuli  si ritrova in mezzo Verona. Fu messer Cane uomo d'alto  affare in que' tempi, e d'animo grande e liberale; ed  essendo desideroso, che la sua generosità fosse per opera  conosciuta, intraprese ad onorare e soccorrer tutti coloro,  che di gran saliere fosser dotati, fra quali ricoverò anche  il nostro poeta, allorch'e'fu di Faenze cacciato co* Chi~  bellini intorno all'anno i 3 oS.   V. io 3 * terra , nè peltro»   Peltro^ stagno raffinato con lega d’argento vivo. Qui  per metallo in genere , onde il scntimeaio è questo ;   V. io 3 . Questi non ciberà terra , nè peltro ,   Questi non si ciberà , cioè non sarà signoreggiato da  ambizione di stato > uè da cupidigia d'avere.     14 Canto triuo.   V. ic 6 . Di queìF umile Italia»   Vinile y atteso il tuo miserabile stato in que* tempi per  rintestioe discordie, ond' ella era sempre infestata.   V. 111. Là onde invidia prima ecc.   O sia la prima invidia di Lucifero contro Iddio in  Ciclo, o contro l'uomo nel paradiso terrestre, o pure:   V. IH. Là onde invidia prima dipartiìla\   Là onde da prima inridia la diparti , preso quel prima  avverbialmente.   V. iiS. Che la seconda morte ciascun ^rida.   Allude al desiderio , che hanno i dannati della morte  deir anime loro dopo quella de* corpi per sourarsi alla  crudeltà de' tormenti, onde S. Luca, cap. aa, io persona  di quelli : Monies cadile super noi, et colles operile nos.   V. lai. Anima fia ecc.   Beatrice de' Portinarì , la quale , siccome à detto di  sopra , fn io vita ardentissimamente amata dal poeta.   In questo, che segue nel primo canto, si consuma un  giorno intero , eh' è il primo del viaggio di Dante.    Digitized by Google     INFERNO.    CANTO SECONDO.    ARGOMENTO.    Si fa dall’ ioTOcar le muae e l'ajuto della propria  mente. Dipoi acconta , com' egli peniando all' impreia  di tal viaggio . cominciò a •gomrntoraeoe , e a motirare  a Virgilio eoo molte ragioni, di' e' non era dovere, ch'ei  ti mettewe ]>er niun conto a cimento >1 pericoloio. Dopo  di che narra, come Virgilio lo ripreie della tua viltà;  e con dirgli, ch'egli veniva in tuo aoccorto mandatovi  da Beatrice, tutto di buon ardire lo iraarrito animo gli  rinfranca, ond'egli ti ditpone al tutto di volerlo teguitare.   V. 4 . ATapparetfhiava a sostemr la putirà ,   Si del cammino , e ti delta pittate.   Il Boti, il Vellutello, ed altri comentatori tpiegano  qneito luogo coti ; M'apparecchiava a tiiperar le ilitE-  cultà del viaggio, e tollerar la noja della pietà, di' eraii  per farmi quei crudeliitimi tirar) , ond’ era per veder  tormentare l’anmie de’ dannati. Io però ardirei proporre    Digitized by Coogle    j6 Canto   un* alfr.i roiuMcrazionc , le a sorte Dante avesse piut-  tosto voluto dire, eh’ ci •'apparecchiava a sostcoer la  {guerra della pirtare , cioè a ftf forza al suo animo per  non prender pietà de’ peccatori, avvegnaché U crudeltà  de’ «upplizj. fosse per muovergli un certo naturai affetto  di comjiafsione , al quale ciafcun uomo fi seme ordina-  riamenTc incitare per la miseria altrui. £ veramente il  senso letterale pare , che favorisca mirabilmente questo  sentimento ; poiché , s’ei s’apparecchiava a sostener la  guerra della pietà, cioè la guerra, ch’era per Wgli la  pietà , segno è eh' e* non voleva lasciarsi vincer da  quella, ma si resistere e comb.ucere con la considera-  rione, che quegl' infelici erano puniti giustamente, anzi,  come dicono t teologi, citra meritumt mentre avendo offeso  una Maestà inBnita, e sì infinita venendo a esser la loro  colpa, questa non può con pene finite soddisfarsi. Dico  finite quanto all' intensione , non quanto all* estensione ,  la quale non ha dubbio , che durerà eternamente. E chi  porrà ben mence ad altri luoghi dell’Inferno, ne troverà  di quelli, che armano di piu salde conjetture il sentimento  da me addotto in questo passo. Tale è quello dell’Inferno,  canto XIII, dove, dopo il primo ragionamento dì Pier  delle Vigne , Dante dice a Virgilio, eh* c’ seguiti a do-  mandare all* anima del suddetto Piero qualche altro  dubbio, imperocché a lui non ne dà Tanimo, tanto si  sente strignere dalla pietà del suo infelice stato, v.   OntV io a lui : dimandai tu ancora   Di quel, che credi ^ ch‘ a me soddisfaccia ;  eh* i non potrei: tanta pietà in accora.   E piià apertamente si vede questo star su la difesa, che  fa Dante contro l’ importuna pietà de* dannati, la qual    Dìgitized by Coogle    S B C O H D O.    >7   tenta di vincerlo al canto XXIX dell’ Inferno , quando  arrivato in tu ruldina costa di Malebolge dice cosi, v. 43^   Lamenti saeltaron me diversi ,   Che di pietà ferrati avean gli strali :   Ond" io gli orecchi con te man coperti.   Il qual terzetto par, che esprima troppo maraviglio-  samente un fierissimo assalto dato dalla pietà all’ animo  del porta , e la difesa di quello con turarsi gli orecchi.  £ non solamente si troverà difendersi dalla pietà , ma  sovente incrudelire contro di essi, negando loro conforto  e compatimento. Così Inf. cant. XXXIII , richiesto da  Branca d’Oria, che gli distaccasse d' insieme le palpebre  agghiacciate , non volle farlo , v. 148.   Ma distendi ora mai in guà la mano ,   Aprimi gli occhi I ed io non gliele aperti,   E cortesia fu lui tesser villarto.   E Inf. XIV , vedendo Capaneo disteso sotto la pioggia  di fuoco, dice stargli il dovere, v. ^t.   Ma , com' io dissi lui , li tuoi dispetti  Sono al suo petto assai debiti fregi.   Io però confesso di non aver per anche si fatta pra-  tica SU questo poema , eh' e' mi sovvengano così a un  tratto tutti i luoghi, ov’ e' favella di pietà in questa prima  Cantica dell’ Inferno; e considero eh’ e’ mi se ne può  addurre taluno ora non pensato da me , il qual mostri  così chiaro il contrario, eh’ e' metta a terra tutto il pre-  sente ragionamento. E considero , che altri potrebbe ri-  spondermi , che il far dimandare da Virgilio Pier delle  Vigne , e ’l coprirsi gli orecchi con le mani posson     i8 Canto   ambedue etter effetti dell' cuer Taiiimo del poeta troppo  vinto dalla pietà, e non dall' eaier a lei repugnante ; ma  io non piglio per aaiunto di provare , che egli si picchi  di non calerti mai piegato a pietà de' dannati , anzi che  in molti luoghi confeita la aua caduta , qual è quella ,  Inf. canto V, v. 70.   Poscia eh' i' thhi il mio dottore udito  Nomar le donne antiche e cavalieri ,   Pietà mi vinse , e fui quasi smarrito.   Nel qnal luogo non meno ti pare la perdita del poeta,  che il contratto antecedente; mentre, te egli non ti fotte  potto in animo di non latciarti andare alla compattione,  non avrebbe indugiato fin allora ad arrenderli , avendone  avuta occatione molto prima , cioè tubito eh' ei vide la  miteria dei peccatori carnali. Ivi, v. 3S.   Or incomincian le dolenti note  A [armisi sentire : or son venuto ,   Xà dove molto pianto mi percuote.   Ma egli Ita forte il più eh' el potette : però , allora  ch'egli ebbe riconoteiuto quivi tanti valoroti uomini, e  coti alte donne , piegò l'aaimo alla compattione ; ond'egli  dice , eh' ei fu quoti smarrito , cioè ti perdè d' animo ,  vedendoti vinto il pretto. Per lo che concludo, che, te  bene da quetto e da muli' altri luoghi ti comprende la  vittoria della pietà , ciò non toglie il vigore alla ipoti-  zinne del preiente patto , potendo benitiimo ilare in-  lieme l'un e l'altro : cioè che Dante ti ditponeiie a  toitener la guerra della pietà , cioè a non compatire i  dannati ; e poi , come di animo gentile ed umano , di  quando in quando cedette.    Digitized by Google     SE con DO. 19   V. 8. O mente , che scru/etti ciò eK io vidi ecc.   Dopo ÌDTOcate le Muse, invoca la sua memoria, chia-  mandola mente che tcriite ciò eh' egli vide ; cioè, in cui  a' impretaero le tpecie degli oggetti vedati.   V. IO. Io cominciai;   Vi a’ intende a favellar di qncato tenore , e queata è  maniera uaitatiaaima di Dante per iafuggir la proliaaità  dell' introduaioni de' ragionamenti ; coal ed io a lui ed  egli a me ; cio^ diaai e diaac , ed infiniti altri aimili faci-  lisaimi ad intenderai.   Y. l 3 . Tu dici, de di Silvie lo parente,  CoirutlUile ancora , ad immortale  Secolo andò , e fu tentibilmente.   Tu dici. Tu hai laaciato aerino nella tna Eneide , che  Enea padre di Silvio , eaaendo ancora nel corrunibil  corpo, andò a aecolo immortale , cioè diaceae airinferno,  e ciò non fu per aogno o per eataai , ma aenaibilmente ,  cioè in carne e in oaaa.   V. 16. Però se I avversario d'agni male   Cortese fu , pensando I alto effetto ,  Ch'uscir dovea di lui, e ’l chi, e 'I guale   L’avversario d* ogni male è Iddio, e ‘I chi , Romolo fon-  dator di Roma , e 'I quale , e le aue alte qualità ; onde  il aenao de' aeguenti terzetti è tale : Se Iddio , penaando  la aerie delle coac , che doveano farai per Enea c la aua  aucceaaione, conaentì l'andata e '1 ritotoo di lui dall'Iu-  ferno : ciò non parrà punto di atrano a qualunque abbia  punto d'intendimento, conaiderando eh' egli fu eletto per  .vutore di Roma e del romano imperio.     20    C AVTO   V. 22. La qual* e *l quale ecc.   La qual Roma, e '1 qual imperio.   V. 14. U* siedv il xuff<//or del «o^ior Piero.   Qui Piero per Pontefice , onde il maggior Piero viene  a eMer Cristo , e non S. Piero , come vogliono ì coni»  mentatori; perchè s'e* parlaste di S. Piero, non direbbe  del maggiore y il qual ti dice solo comparativamente ad  altri minori ; il che toma appunto bene , però eh* e* parla  di Cristo, il quale rispettivamente a $. Piero può vcrar  mente chiamarti il maggiore*   V. aS. Per quest* andata, onde li dai tu vanto ecc.   Onde cotanto T esalti fra gli uomini per ralcissimo  privilegio concedutogli.   V. a6. Intese cose che furon cagione   Di sua vittoria , e del papale ammanto.   Allude alla predizione fatta da Anchise ad Enea nel  sesto deir Eneide ; per la quale egli intese la sua vitto-  ria, da cui dopo lunga serie di avvenimenti fu stabi**  lito in Roma il papale ammauto , cioè l'imperio sacro.   V. a8. Andovvi poi lo Vas delezione ecc.   S. Paolo, quando fu rapito al terzo cielo. £ veramente  ne recò conforto alla nostra fede con l'oculata tettimo-  niaaza delle cose credute da essa. E notiti che Dajite  da principio di questo suo discorso, fatto qui a Virgilio,  non si ristrinse a dir solo di quelli, i quali ancor viventi  pass;u*ono all* Inferno, ma di ciascuno, il quale, sendo  ancor corruttibile, andò a secolo immortale. Laonde non  solamente di Enea, ma del celeste viaggio di S, Paolo  ancora saggiamente piglia a ragionare.    ;    Digiiized by Google    SCCOHDO. ai   V. 34. Perchè se del venire C tn ahhanJono ecc.   M* abbandono oon vuol dire, d* io mi tgomento di ve«  iiire , come spiegano tutti i couieou , ma come chiosa  il Rifiorito : Perchè s* ì mi lascio andare a venire , assai  dubito del ritorno,   V. 37. E qual è quei che disvuoi ecc.   Ci mette con mirabil similitudine davanti agli occhi  i contrasti d' un' anima, che dal male al ben operar si  rivolge.   V. 41. Perchè» pensando consumai t impresa y  Che fu nel cominciar cotanto tosta.   S'accorge Dante d'averla un po' corsa» allora che nel  primo canto, senza pensar nè che, nè come, s'impegnò  ad andar con Virgilio, dicendo, v. i 3 o.   Poeta t i ti richieggio   Per quello Iddio, che tu non conoscesti,  jicciò eh* i' fugga questo male e ptggio.   Che tu mi meni là dov* or dicesti ,   Si eh* i vegga la porta di S. Pietro ,   E color, che tu fai cotanto mesti.   Onde ora confessa , che , sbigottito dalle suddette con>  siderazioni, l'amor dell'impresa, da principio con sì lieto  animo incominciata , era per tali pensieri consumato e  svanito.   V. 43. Se io ho ben la tua parola intesa ,   Rispose del magnanimo quell ombra ,  Vanima tua è da viltate offesa.   Rispose Virgilio : Con queste tue riflesiioni , s' io 1 * ho  ben'imesa, in loitanza tu ba* paura*    Digitized by Google     32    Cauto   V. Ss. I* tra tra color elle son tospeti,   Nel Limba , dove nè godono , nè dolgonti ranìme.   V. 53 . E donna mi chiamò beata e bella.   Beatrice , la quale , ticcome è detto nel IV canto , è  poeta per la grazia perSciente o consumante, secondo i  teologi dicono, anzi per la stessa teologia; e ciò, secondo  nota il Cello nella Lezione duodecima topra F Inferno,  per due cagioni : Una, perchè, siccome non ci è scienza,  la quale più alto ne levi nostro mortale intendimento  all’ altissima contemplazione d' Iddio e della teologia ,  così non avea Dante, mentre eh’ e’ visse, trovato oggetto ,  che più gli facesse scala all’ intelligenza delle celestiali  cose, che, siccome scrive io più luoghi, le sublimi virtù  e l’altre doti esimie dell' anima di Beatrice. L'altra ca-  gione , per la quale sotto il nome di Beatrice intenda  allegoricamente la teologia, è per mantener la promessa,  ch'egli avea fatta nella sua Vita Nuova; dicendo, che,  se Iddio gli avesse dato vita, avrebbe scritto di lei più  altamente, che aveste scritto altr' uomo di donna mortale.  Il che veramente ha egli molto bene osservato, avendola  posta in così bella e maravigliosa opera per la scienza  maestra in divinità.   V. 54. Tal che di comandar i la richiesi-  La richiesi. In pregai, ch'ella alcuna cosa mi comandasse.   V. 55. Lucevan gli occhi suoi più che la stella.  Più che’l sole.   V. 60. E durerà quanto 7 moto lontana.   Lontana, dal verbo lontanare. Quanto il molo lontana.  Quanto il moto s' allontana dal tempo presente : cioè la  tua fama durerà quanto dura il tempo.    Digitized by Google    SECONDO.    a3   Piglia moto per tempo ella peripatetica , definendo  Ariatotile il tempo : Tempus tJt aumenu mottu seoundwa  prius et poiierUu.   V. 6i. L’ amico mìo, e non della ventura.   Dante , il quale per aver amato di puriaaimo amore  le bellezze dell' anima mia, e non le doti eaterne, che  la fortuna coraparte a' corpi terreni e corruttibili , fu  veramente amico di me , cio^ di quel eh' era mio , e non  {Iella ventura , e non della bellezza, per la quale altri di  lui men faggio m’ averà riputata felice e ben avventurata.   V. 63. Nella diterta piaggia i impedito   Si nel cammin , che volto , e per paura.   Impedito dalla lupa, e volto indietro per paura di cita.   V. 64. E temo eh' e' non ria già zi smarrito,   Ch’ io mi sia tardi al soccorso levata.   Dubito, che postano i vizj aver già preto in lui tanto  piede , che l'ajuto celeste non giunga in tempo.   V. 67. Or muovi ecc.   Muoviti , vanne : così il Petrarca :   Or muovi , non smarrir t altre compagne.   V. 71. Vegno di loco, ove tornar disio.   Toma egualmente bene al senso letterale e allegorico ,  cioà e a Beatrice e alla teologia, il desiderio di ritornare  in cielo ; il che imitando per avventura il Petrarca nella  canzone :   Una donna più bella asstù che ’l sole ;  disse della teologia :     34    Cakto  costei batte t ale   Per tornar all* antico suo ricetto.   V. 72. Amor mi mosse ecc.   É Vamor d* Iddio , pel qual e' desidera che ciascun  nomo ti salvi, e questo è il eeoso allegorico o vero se-  condo la lettera ; la mosse la dolce memoria di quell* aniur  eh* eli* avea portato nel mondo a Dante , ond* ella il  chiamò, v. 61 , L'amico mio.   V. 73 dinanzi al Signor mio»   Avanti a Dio.   V. 74. Di te mi loderò sovente a lui.   Gran promessa, dicono alcuni, fa qui Beatrice a Vir-  gUio 1 non intendendo questi tali qual utile possa ritor-  nare dair adempimento di essa a uu* anima divisa per  sempre dalla comunicazione della grazia e della beatitu-  dine. Dice in contrario il Vellutello , che Beatrice con  tal promessa promette a Virgilio in premio quello, che  da lei dare, e da lui ricevere in quello stato si potea  maggiore ; ma non dice poi , perchè , nè di ciò adduce  alcuna prova. Na il Cello nella Lezione sopraccitata spa-  ne, che anche all* anime perdute si può (come dicono t  teologi ) giovare con levar loro qualche parte di cagione  di dolore, e in fra gli altri mudi in questo, che sentendo  elleno celebrar le lor memorie o esser qualche compas-  iione di loro in altrui, elle pigliano alquanto di conforto  ( » ei però può chiamarsi tale ) di non si vedere abban-  donate al tutto da ogn* uno , e tiiassituonieuic quelle, le  quali non son dannate per fallo alcimo enorme e brut-  to, ma solo per non aver avuto cognizione della fede      Digitized by Google    SECONDO. sS   cmtiana , come Virgilio. Diremo dunque « cYie non »ia  ▼ota d'ogni conaoUziune tal promeMa di Beatrice.   V. ^ 6 . O donna di virtù , sola , per cui   L'umana spezie eccede ogni contento  Da quel Ciel , ch'ha minor li cerchi sui.   Qui piglia itrettUaimamentc Beatrice nel «eoso allego-  rico; e dice, che per ewa, cioè per la teologia, fuomo  supera , ed è più nobile di tutte le creature contenute  dal ciel della luna;, essendo, che sopra di quello si dà  subito neir intelligenza movente Torbe lunare , la qual  •enza dubbio sì per pregio , si per eccellenza di chia-  rissimo intendimento è alT uomo superiore. £ che Dante  portasse opinione delT intelligenze moventi secondo la  dottrina d' Aristotile, è manifesto per quel clT ei dice in  altro luogo di esse. Par. cant. Vili , v. 37.   r’oiy che intendendo il terzo Ciel movete.   Ciò potrebbe anche intendersi in quest* altro senso :  O scienza, per cui l'uomo eccede, cioè trasvola con T in-  telletto dalle sublunari cose alle celestiali e divine.   V. 80. Che Vuhhidir , se già fosse , m'à tardi.   Che se io Tavessi obbedito in questo punto stesso , che  m'hai comandato, pure la mia obbedienza mi parrebbe  tarda: tale e sì fatto è il desiderio, che ho di eseguire i  tuoi cenni. Or venga qualunque si pare, e mi poni da altri  poeti forme così maravigliose e piene di si forte espressiva.   Y. 91. Jo son fatta da Dio , sua mercè» tale ^   Che la vostra miseria non mi tange ,   Nè fiamma cTesto incendio non m* assale.    Digilized by Google     l6 Canto   Io lono , la Dio mercè , talmente fatata per Tacque  della gloria, che la vostra miseria, cioè die T infeliciti  di voi altri ioaprai , non mi tocca , nè fiamma deir in-  cendio de' dannali non m' assale. E notili, die quella dei  aoapeai la chiama raiirria, non conaiaiendo in arnao do-  lorifico, ma in pura afflizione di apirito per la diiperata  viaion d' Iddio; dove quella de' dannau la chiama fiamma,  perchè tormenta poaitivamente il aenao.   V. 94. DoTina e gentil nel Ciel, che si compiange  Di questo impedimento , ov" io ti mando ,  Si che duro giudicio lassù frange.   Quella donna , il cui nome è taciuto dal poeta , è  inteaa generalmente da' commentatori per la prima grazia  detta da' maeatrì in divinità grada data; la quale, perchè  viene per mera liberalità divina, è anche detta preve-  niente, dal prevenir di' dia fa il merito dell' azioni umane.  Queata dunque addirizzando la volontà del poeta nel buon  proponimento d'uacir della aelva del peccato, e di aalire  il monte Bgurato per la virtù e per la contemplazione,  piega e rattempera il rigoroso giudicio d'iddio; onde  dice: che dal compiangerai di quella donna per l'itupe-  dimento, che trova della lupa, il buon voler del poeta,  duro giudizio laaaù frange, cioè muove Iddio a conipaa-  aione , vedendo, che gli manca più il potere, che il volere;  onde merita d'aver in ajuto la aeconda grazia deiu illu-  minante , la quale ( ipongono i commentatori ) da Dante  è chiamata Lucia , dalla luce , eh' ella n'infonde nell'ani-  ma Questa seconda grazia chiama finalmente la terza ,  detta perficiente o coniumante , espressa per Beatrice o  per la teologia; dalla quale vien condizionata la niente  umana alla contem) dazione della divina etienza : il che    Digitized by Google     SECOSDO.   Ottimamente li conacguiice col mental TÌaggio dell* In-  ferno e del Purgatorio , cioè a dire con la meditazione  di quelle pene ; •! come avviene al noetro poeta , il qual  per tal cammino li conduce alla fruizione del Paradiio ,  e ai alla contemplazione d' Iddio.   V. 97. Questa chiese Lucia in suo dimemdo,   £ disse , Ora abbisogna il tuo fedele  Di te , ed io a le lo raccoaiando.   Lucia nimica di ciascun crudele  Si mosse , e venne al loco , dov V era :  Che mi sedea con l'antica Rachele.   Questa donna, cioè la grazia preveniente, richieee con  tua dimanda Lucia , cioè la grazia illuminante , che aju-  tatte il tuo fedele , cioè Dante ; il quale in altro luogo  dice di tè , eh* egli fu fedele a creder quella, in che la  grazia illuminante TammartlTava: e Lucia ti mette tubilo  a chiamar Beatrice, la qual ti sedea con l'antica Rachele;  e ciò per tignificare, che la teologia è indivitibil compa-  gna della contemplazione, poiché Rachele (che in verità  fu moglie di Giacob ) nel vecchio teitamento ti piglia  per la vita contemplativa.   V. Io 3 . Disse: Beatrice, loda di Dio vera.   Che non soccorri quei , che t'amò tanto ,  Ch' uscio per te della volgare schiera ?   Disse , cioè Lucia Disse. Loda di Dio vera. Chiama  la teologia e la grazia vera lode d' Iddio , forte perchè  dalla prima comprende l'uomo gli ecceUi attributi di  quello, ond* avvien a intiniiarne conceui più adeguati  di qualunque altra lode, che privi del lume di lei tlamo  capaci di udirne; e dalla teconda ti nvuùfctu raltiiiiiuo  pregio delle tue miaericordie.     a8 Canto   V. ic5. eh’ uscio per le /iella volgare schiera.   Per te toma bpne nel temo allegorico e nel letterale ;  poiché Dante non t|nccò meno al tuo tempo per la pro-  fonda notitia della tacrata teienza, che per le rime e per  gli altri parti , a' quali tollerò il tuo nobilittimo ingegno  Tecceitivo amor di Beatrice.   V. ic8. Su la fiumana, ove'l mar non ha vanto ^   Qui il Fioretti , non rinvenendoti qual tia qiietta fiu-  Dtana , poitilla in queata forma : Che fiumana ? ieslia.  Ma noi , per ora latciando il Fioretti nella tua tfacciata  ignoranza , terberemo ad altro luogo la tpotizionc di  quetto verto.   V. 109. Al mondo non fur mai ecc.   Dice Beatrice , che al mondo non fu mai pertona coti  aoUecita a cercare il tuo bene e fuggire il tuo male ,  com' ella dopo tale avvito del grave pericolo di Dante  fu pretta a venir laggiù dalla tua tedia beata.   V. 114. Ch'onora te, e quei, ch’udito V hanno.   Perché le poetie di Virgilio non tolamente onoran  lui, che l’ha fatte, ma qualunque ne diviene ttudioto;  onde ditte di té medeiimo nel primo canto , T. 86.   Tu se’ solo colui , da cui io tolsi  Lo hello stile , che m’ ha fatto onore.   V. lao. Che del bel monte il corto andar li tolse.   Ti fe' ritornare indietro , quando poco di viaggio ti  rimaneva per condurti alla cima del bel monte , cioè al  tommo della virtù o della contemplaiione.    Digitized by Coogle     8ECOKDO.    39    V. i 39- Or va, eh" un tot volere è efamendue.   D’amendue noi ; il tuo cT andare , il mio di venire.   V. 143. Entrai per lo cammino alto , e tilvettro.   Spoogono i commentatori alto, cioè profondo. Io però  m'aRerrei al parere del Manetti nella tua ingegnoaa ope-  retta circa il silo, forma, e misura delf Inferno di Dante,  dove intende alio nel ano proprio tignificato, cioè d’ele-  vato e aublime ; con ciò aia coaa che egli pone Teotrata  deir Inferno in aur un monte aalvatico , per entro il cui  aeno ruoli eh’ e’ ai cominci immediatamente a acendere.  Ma di ciò non fia mio intendimento al preaente di fa-  vellare I potendo ciaacuno in queato ed in ogn’ altra par-  ticolarità del aito e della forma della atupenda architet-  tura di queato Inferno aaaai ampiamente aoddiafarai con  ana breve lettura del aoprammentovato autore.     Digitized by Google     INFERNO.    CANTO TER20.    ARGOMENTO.    ]\^0STiiA in qaetto terzo canto (*) cTettersi condotto  per lo canunino alto e ailreitro alla porta dell* Inferno»  la cui Menzione comincia ex abrupto al principio del  canto» come l'ei leggeue. Di poi, acendendo per J' in-  terne vie del monte, arrivato in quella concaviti o ca-  verna della terra, che è quali come un veitibolu dell' In-  ferno, ed è immediatamente sopra il primo cerchio, cioè  sopra il Limbo, vede quivi Tanime degli teiaurari, cioè  di coloro, che mentre vissero non furon buoni ni per  aè , nè per altri , ninna buona o rea cosa operando.  Questi dice eh’ hanno per tormento il correr perpetua-  mente in giro dietro un' insegna che tutti li guida , c    (*> Dira qvslceia di riè che dir« il CrlU con r«atorità dal  iigliolo a dal nisota dì Dante, cha dal prima vcr.o dal quinta  canta comincia la narrationa dal paama. Calli, Uh. X..    Digitized by Google     3a Cauto   chr in cotal cono ton punti e fieramente trafitti da tafani  e da moaclie. Attraversato quello spazio poi destinato  alla girevoi carriera di quegf infelici , dice essersi con-  dotto al fiume d’ Acheronte , e quivi aver veduto venir  Caronte per l'anime de' dannati, e dopo, euer tramortito  in su la riva di quello.   V. I. Per me si va ecc.   Si finge, che parli essa porta. Ferme, il senso it Per  entro me.   Y. 4 . Giustizia mosse ‘I mio aito fattore.   Veramente il motivo di fabbricar P Inferno venne dalla  giustizia, la qual si dovi far di Lucifero e degli angeli  suoi seguaci.   V. 5. Feeemi la divina potestafe.   La rowaui sapienza , e 'I primo Amore.   La Santissima Trinità, della quale spiega le persone  per gli attributi: il Padre per la potenza, per la sapienza  il Figliuolo, per l’amore lo Spirito Santo.   V. 7 . Dinanzi a me non far cose create,   Se non eterne ecc.   Seguita a parlar la porta per esso Inferno; e dice, che  avanti a lui non fu altra specie di creature se non eterne.  Per queste intendono assai concordemente i commentatori  la natura angelica ; la quale, siccome dovette esser punita  per la sua ribellione , cosi par molto verisiiuile , che il  carcere d' Inferno fosse fabbricato dopo il peccato degli  angeli; e sì dopo la loro creazione. Che poi Dante se  li chiami eterni, cioè in ritguardo dell'eternità avvenire.    Digitized by Coogle     TSUZO.    33   p«r la qaal dureranno, onde i teologi U chiamano eterni  a pitrte post^ o, come ad altri dì essi è piaciuto di no«  minarli, sempiterni, a distinzione delT eterno a parte ante,  il che si conviene solamente a Dio.   Na siami qui lecito il metter in campo una mia con-  siderazione , la qual mi dichiaro , eh' io non intendo di  proferire altrimenti, che ne’ puri termini del potrebb* es-  sere , a fine di sottoporla al savio accorgimento di quello ,  al quale è unicamente indirizzata questa mia deboi fatica.   10 discorro così : L’ Inferno ( secondo Dante ) fu creato  col mondo , e ’l mondo fu creato in istante.   V. la. Perch* io : Maestro, il seruo lor m è duro.   Onde io ( vi s’ intende , dissi ) : O Maestro , il senso  lor m* è duro. Duro , cioè aspro , e non , com* altri vo~  gliono, oscuro. Perchè leggendo Dante l’ immutabil de-  creto di non uscire della porta d’ Inferno , a ragione di  bel nuovo s’ intimorisce.   V. i3. Ed egli a me, tome persona accorta i  Qui si convien lasciar ogni sospetto.   Da questa risposta di Virgilio si conferma il detto di  sopra , che Dame non disse essergli duro , cioè oscuro ,   11 senso deir iscrizione dell’ Inferno, ma duro, cioè aspro,  spaventoso ; perchè Virgilio non piglia ora a chiosargli  la suddetta iscrizione , ma lo conforta a francamente  entrarvi. Così la Sibilla ad Enea nel VI , v. a6i.   Nunc aiwuis opus, Aenea ^ nane pectore firmo.   Ma io di qui avanti non mi fermerò a conciliare i  luoglìi simili di questo canto col sesto delP Eneide, come  benissimo noti , a chi scrivo, le non dove m'occorra di     34 Canto   fare apiccare l'eccellenia di alcuna di queati col para-  gone di quelli.   V.i8 il ien étW intelletta.   La viltà e la cognoicenaa d'iddio.   V, ai. Quivi sospiri , pimti , e ahi guai.   Ne* tre arguenti terzetti par , che Dante abbia voglia  di auperar Virgilio nell' eipreaiione della niiieria de’ dan-  nati. S'ei ae lo cavi o no , giudichilo chi farà confronto  di quello luogo con quello del VI dell’ Eneide, v. SS^,  Bine txauJiri gemi/us , et saeua sonare.   V. iq. Sempre 'n queW aria , sema tempo , tinta.   I comineo latori apirgano eoa): Tinta senza tempo, eioh  lenza variazione di tempo al contraria dell' aria noatra,  la qual ai tigne a tempo come la notte , e ai riachiara  da' raggi del aopravvegnrnte iole.   La Cruaea legge diagiuntamentr, Ària senza tempo, fintai  onde il Rifiorito apiega quel senza tempo, eterna, quaai  che il aentimento aia tale, aria eterna, e tinta. Coi) nel  canto che aegue la chiama eterna , v. i6.   JVon avea pianto , ma che di sospiri.   Che l'aura eterna facevan tremare,   Cooiidero di pii), che l'epiteto di eterna in quello  luogo del terzo canto corria[>oude al perpetuo aggirarli  delle voci de' dannati , v. a8.   Farevan un tumulto , il qual s'aggira  Sempre in quell' aria , senza tempo , tinta ;   poiclià , a’ e' a'aggira eternamente , torna molto brne il  dire, che eterna aia l'aria, nella quale s'aggira. £ poi    Digitized by Google    TXBZO.    35   nè meno può dirti, che rana deir Inferno aia tìnta senza  tempo , cioè ( come tpongono i commentatori ) eterna-  mente , perchè ancorché Dante dica di etta , Inferno ,  cant. IV, r. io.   Oscura , profonda era , t nebulosa  ’ Tanto , che , per ficcar lo viso al fondo ,   r non vi disccrnea alcuna cosa,   Ciò non toglie , eh' ella in alcuni luoghi non fotte di  continuo illuminata dal fuoco , come nel terto girone  de’ violenti , ed in queito medetimo degli teiaurad, dove  te non altro vi balenava , v. i33-   La terra lagrimota diede vento ,   Che balenò una luce vermiglia.   V. 3l. £d io, eh' avea d'errar la tetta tinta.   Cinta d’errore, adombrata dall'ignoranza di ciò ch’io  ndiva.   V. 35. Che visser sansca infamia , e sanxa lodo.   Che in queito mondo , nulla mai virtuoiamente ope-  rando, non latciaron di tè alcuna memoria.   V. 37 . Mischiate tono a quel cattivo coro   Degli jingeli , che non furon ribelli ,   Ni far fedeli a Dio , ma per te foro.   £ opinione , che nel fatto di Lucifero fotte una terza  Lizione d' angeli , la qual nè t'accottaiie a Lucifero , nè  ti dichiaraite per Iddio, ma ti teuetie neutrale. Di  queiti parla il poeta , e in pena della loro irreiolutezza  li mette con gli teiauratì.     36    Canto   V. 4 o> Cacciarla eie! , per non tster men belli:  Nè lo profondo Inferno gli riceve ,   Ck‘ alcuna gloria i rei avrebber d elli.  n tentimcnto ì tale; Pel Cielo ton troppo brutti, per  rinferno aon troppo belli ; coti ti atanno in quel mezzo,  ciof nel veaubolo di euo Inferno. Notiti ben , eh' egli  dice, V. 41.   Nè lo profondo Inferno gli riceve ;  volendo dire per Io profondo Inferno, coli, dove ti tor-  mentano i rei > i quali avrebbono alcuna gloria cT averli  in lor compagnia. Non come dicono gli i|>otitori.' ti  glorierebbero per vederti puniti del pari con etti , che  non commitero altro peccato , che d’etterti indiflfereoti  tenuti, ma alcuna gloria v'avrebbero, perchè agli occhi  loro la piccola macchia di tale indifferenza non varrebbe  ad appannare il lustro di loro eccella natura, dalla quale  ritrarrebbe alcun taggio della gloria , e ti della celette  beatitudine.   V. 47. E la lor cieca vita è tanto batta ,   Che ’nvidioti ton i ogn altra torte.   Non tolaniente di quella de' beati, ma in un certo modo  di quella de' peccatori. Tanto è riera, cioè vile ed oscura  la lor misera vita, onde dice, che misericordia e giusti-  zia gli sdegna , quella che di loro non è avuta , questa ,  che per cosi dir li disjirezza con distinguerli sì di luo-  go, come di pene da’ peccatori. E credo, che P intendi-  mento del poeta sia J* inferire , che la maggior pena di  costoro èia vergogna di non esser almeno stati da tanto,  poich’ a perder s’aveano, di perdersi, come suol dirsi,  per qualche cosa. Ond' egli arrabbuno e mordonsi le    Digitized by Coogle    T E K Z O.    37   ■lani di noo aver avnto tanto «pirito da irritar almmend  la divina giuttisia, la quale in « fatta guisa punendoli)  par loro , eh* ella « per così dir y non gli •cimi , e ai li  Timproveri e facciasi beffe della lor dappocaggine.   V. Sa 9Ìdi un insegna y   Che y girando , correva tanto ratta ,   Che d’ogni posa mi pareva indegna*   Mette costoro rutti sotto un* istessa bandiera a dinotare  la simigUanaa dell* indegna lor vita. Li fa correre per giu-  stamente punir Tozio e Taccidia del tempo, eh* e* vissero.   V. S 4 . Che ^ogni cosa mi pareva indegna.   Spiega il Vellntello, eh* egli erano indegni d* alcun  riposQ. Il Buti: Correva quest* insegna t che mai non mi  parca si dovesse posare , e forse meglio. Non credo però ,  che nè Tuno, nè Taltro la colga. 11 Daniello e'I Bonanni  •e la passano senza dirne altro. In quanto a me direi :  che la mence del poeta sia stata di pigliar in questo  luogo indegno per incapace, o altra cosa equivalente ; e  nel resto io credo, che Dance abbia forse voluto dar da  strologare a* grammatici toscani ; come fece Ennio a* La-  tini in quello indignas turres, dove da Girolamo Colonna  r indignas viene spiegato per magnaSy e dal medesimo  vien allegato in conformazione di ciò un luogo di Servio,  il quale spiegando quel verso di Virgilio nelP Egloga X  indigno cum GaUus amore periret , spone indignutn per  magnum, e quell* altro pur di Virgilio nelle Ceiri:   Verum haec sic nobìs grauia atque indigna fuere.   Nel quale Giulio Cesare Scaligero spiega indigna y  cioè inefiabile , e per trasUto , immenso.    Digilized by Google     38    Carto   V. 59 - Guardai, e vidi l’ombra di colui.   Che fece per viltatt il gran rifiuto.   Intende di Piero d«l Murrone , che fu Papa Cele-  stino V , il quale , tra per la tua sempliciti e l'altrui  sottigliezza , s* indusse a rinunziare il papato. Questi fu  ne' tempi di Dante, onde non debbe tacciarsi d' iinpietà  il poeta, sapone nell’ Inferno l'anima di colui, che non  essendo per anche dal giudizio mai non errante di Santa  Chiesa annoverato tra' santi , come poi fu , poteva leci-  tamente credersi soggetto ad errare, e si interpretarsi in  sinistro i (ini delle sue per altro santissime operazioni.   V, 63. ji Dio spiacenti , ed a’ nemici sui.   Corrisponde a quel eh' ha detto di sopra , eh’ e' non   eran nè di Dio, nè del Diavolo.   * •   V. 64 . che mai non fur vivi.   Morde acutamente con questa forma di dire la perduta  loro vita.   V. 65. Erano ignudi , e stimolati molto.   Stimolati, risguarda anche questo la lor pigrizia.   V. yS per lo fioco lume.   Traslazione mirabile di quel eh* è proprio della voce,  per esprimer con maggior forza quel che s' appartiene  alla vista. Similmente nel primo canto , v. 60 , per si-  gnificare l'ombra della selva disse, dove'l sol tace:  qui con non minor vaghezza un lume assai languido lo  chiama fioco.   V. 83. Un vecchio bianco, per antico pelo.   Forma assai rara e nobilissima per esprimer la canizie  del vecchio Caronte.    Digitized by Google     V. 84* Gridando : Guai a coi anime prave :   Non isperale mai veder lo cielo ecc.   Coinime mirabilmente otaervato, ioduceme mollo mag-  giore ipavento , l' imrodur Caronte minacciante l'anime  nell' atto d'accottarti alla riva, che introdurlo muto verao  di eaae , aiccome la Virgilio , il quale non lo fia parlar*  ae non con Enea.   V. 88 viva ,   Partili da codesti , che son morti.   Kon diaae da codette , che aon morte , perché come  anime eran vive ; ma diaae , da codesti , cioè uomini ,  de’ quali ti potea veramente dire, eh' e' foatcr morti.   V. 91 . Disse; Per altre vie, per altri porti   Verrai a piaggia , non qui , per passare :  Più lieve legno eonvien , che ti porti.   Intendono i commentatori,, che Caronte predica a Dante  la tua aalvazione , e che però gli dica, che egli arriverà  • piaggia per altre vie , per altri porti , intendendo del  porto d' Oatia poato vicino alla foce del Tevere , dove  finge il Poeta , che l'anime imbarchino per l' itola del  Purgatorio ; e che queato più lieve legno aia il vat-  tello con cui vien Vangelo a caricarle , di cui Furg.  cani, n, V. 4 ^’-   e quei s‘en venne a riva   Con un vasello snelletto , e leggiero ,   Tanto che t acqua nulla n inghiottiva.   Il Rifiorito però aaviamente contiderando (aecondo io  pento ) quanto era cota impropria il porre in bocca d'un  Demonio coti fatto vaticinio , mi tpiega queato patto in     40 Canto   diverto lentimento. Prende egli altri porti in quetro  luogo per altra condotta, cioè per altri die ti portino,  e per lo più lieve legno intende l'angelo , che pattò Dante  aJdormentato dall' altra riva , tenta che egli te n' accor-  geue. Il che toma aitai meglio al rihuto che fa di lui  Caronte ; mentre di lì a poco li vede verificato quel  eh’ egli dice, cioè che egli per altra via verrà a piaggia,  ticcome vedremo più a batto.   V. 94. £ ‘I Duca a lui ecc.   E Virgilio ditte luì.   V. 99 ave' di fiamme ruote.   Ave' con Tapottrofo per avea, non ave terta pertona  del meno nel preiente del verbo avere, come hanno  alcuni tetti.   V. 104 e‘l teme   Di lor temenza, e di lor nasciiuenti.   Gli avi e padri. Quelli tono il seme di lor semenza ,  quelli di lor nascimenti, perchè da etti immediatamente  nacquero. Coti il Rifiorito.   V. Ili qualunque s'adagia.   Qualunque ti trattiene , non qualunque » accomoda  nella barca , come tpone il Daniello , che tarebbe alato  tpropotito.   V, li». Come t Autunno si levan le foglie,   L’una appretto delF altra , infin che 'I rama  Rende alla terra tutte le sue spoglie.   Similitudine tratu da Virgilio nel VI , v. 309.   Quam multa in tyluit autwnni frigore prima  Lapta cadunt jolia etc. ;    Digitized by Googlc     TBIZO. 41   ma adattata asiai meglio da Daate, nel cui InTerno niuna  deir anime era eacluia dall'imbarco, liccome niuna delle  foglie riman tu Palbero ; al contrario di quel di Virgilio,  nel quale tutti coloro, che non eran sepolti, erano lasciati  in terra. E poi elf i grwdemente nobilitata col prose-  guimento di essa fino al restare spogliato del ramo , pa-  ragonato al restar voto il lido j dove Virgilio la regge  solamente nella prima parte del cader delle foglie , e  dell' imbarcarti fanime ; passando poi subito a quella  degli uccelli , che passano oltramare.   V. 1 18. Cori seis vanno tu per f onda bruna.   Bellissima ipotipoti , e che mette sotto agli occhi il  camminar della nave.   V. lao. Anche di qua nuova tchiera t'aduna.   Di quelli, che continuamente e per ogni stante di tempo  muojon dannati.   V. laS. Che la divina giuttizia gli tprona.   Si che la tema ti volge in detto.   Chiese innanzi Dante a Virgilio : perché quell* anime  paressero si volonterose di passare il fiume , v. qi.   Maettro , or mi concedi ,   Ch’ io tappia , quali tono , e qual cottume  Le fa parer di Irapattar ri pronte.   Ora gliene rende la ragione, mantenendogli nello stesso  temp^ la promessa, che glien' avea fatta in quc* versi 76.   le cote li fien conte.   Quando noi fermerem li nottri patti  Su la tritta riviera d Acheronte.    4     4a Canto   £ dice , che ciò accade , perché la divina giustizia le  sprona ai, che la tema §i volge in diblo. l*^eIU epoai/ione  di queato paaao i coumieotatori a* aggirano per diverae  strade t non mancando di quelli, che ae la paaaano eoo  la mera apiegaaione allegorica, lo però , fìntanto che non  trovi meglio da aoddiafarmi, atarù nella mia npinionet la  qual è : che Dante abbia preteao d'eaprimere un terri-  bile effetto delia diaperazion de' dannati , per la quale  paja ior nuir anni di precipitarai ne' tormenti , ed empier  in ai fatto modo l'atrociià delia divina giuatiziat la quale,  secondo loro , è sì vaga della loro ultima uiìaeria. Coai  abbiamo veduto di quelli i che oda rabbia, oda gelo-  sia, o da altra violenta paaaione ai tono indotti a darai  morte volontaria per un diadegnoao guato di aaziare il  fiero animo di donna o di principe contro di loro ade-  gnato. Cosi Inf. cant. i3. Pier delle Vigne, segretario  dì Federigo imperatore, dice essersi per un aioiile guato  data la mone , v.   L*anÌMO mio per disdrgnoso gusto ,   Credendo col morir fuggir disdegno ,   Ingiusto fece we , contro me giusto^   Un a’imil disperato affetto ai vede raramente eapreaio  da Seneca nel coro dell' atto primo drlT Edipo , dove  parlando in persona de' Tebanì ridotti all* ultima diapera-  aione per quell' orribile peauleoza, fa dir loro cosi : v. 88.   Prostrata iacet turba per orai,   Oratque mori : solum koc facilee  Tribuere Dei. Delubro petunt;   Jlaud ut uoto nuinina placent,   Sed iuuat ipsos satiare Deot.    Digitized by Googic     TXXZO.    45   Ancora il Boccaccio fa proromper la diaperata Fiani-  metta in una aiiuil bettemmUf tacciando gli Dii dell* in-  gordigia , ch'egli hanno, di rovinar coloro, die da esai  aono inaggtormeote odiati. Fiam. lib. 1 . Ma gl* Iddìi a  coloro , co* cfuali essi sono adirati , benché della lor salme  porgano segiu> , nondimeno gli privano del conoscimento  debito. E COSI ad un* ora mostrano di fare il lor dovere «  e saziano f ira loro»   V. 117. Quinci non passa mai anima buona»   Tutte ranime, che di qua pattano , aon dannate; però  tu Dante puoi ben comprendere la ragione , ond* egli  ai motte a rigeuard dalla tua nave.   V. i 3 o. Finito questo, la bufa campagna   TVemà forte, che dello spavento  La mente di sudore ancor mi bagna.   La terra lagrimosa diede vento ,   Che balenò una luce vermiglia ,   La quai tu vinse ciascun sentimento:   E caddi, come Vuom, cui sonno piglia,   Quetto luogo è a mio credere oteurittitno , e tengo  per fermo , che a volerne capire il vero tignificato , aia  necettario intenderlo affatto a roveteio di quel di' egli  ò arato letto e apiegato 6nora. Poiché dicono i commen-  tatori, che la luce vermiglia fu l'angelo, il qual venne,  e addormentò Dante col terremoto, e coti addormentato  lo prete e lo pattò all' altra riva. Io qui non domanderò  loro, com' e' tanno, che Dante fotte pattato dall* angelo  e non pintcotto da Virgilio o da qualche demonio , potto  che egli non ne dica da per tè nulla, dicendo tolaiueute  nel principio del IV canto , che, coin' e' fu desto, ti    Digitized by Google     44 Canto   ♦roTÒ «Ter pasiato i! fiume Acheronte. Tuttavia, perché  di ciò ftimo, che §e ne potsa addurre qualche probabi)  conjettura , mi riitrignerò domandare : «e la luce vermi>  glia naace dal vento esalato dalla buja campagna nel auo  tremare ( intendo tempre di star tu la fona della lettera,  che col tegreto dell' allegoria benÌMÌmo ao guarirti di  questi e d'altri maggiori inveritimili ) , come ti può mai  intender per etta vermiglia luce un angelo venuto dal  cielo ? E poi qual nuova virtù hanno i tuoni e baleni  di far addormentar le persone ? O qual necessità v'era  d'addormentar Dante ? E per averlo addormentato e pat-  tato dormendo, qual grande avvenimento ti cav' egli da  questo tonno ? Il Vellutello è stato a tocca e non tocca  d* indovinarla, facendo nascere non il baleno dal terre-  moto , ma il terremoto dal balenare ; ma non ha poi  •piegato come ciò post* estere , stante il sentimento dei  versi seguenti: i33.   La terra lagrimota diede vento ^   Che balenò una luce vermiglia*   Spiega il Landini; Che, cioè il qual vento balenò una  luce vermiglia. Dunque se fu il vento, che balenò , non  fu il baleno , che fe' tremar la campagna e spirare il  vento; e per conseguenza, se il baleno fu parte dell' aria  infernale, non ti può dire, eh' e' fosse l'angelo. Io però  credo, che con pochissimo la lezione del Vellutello si  farebbe diventar ottima , cioè con legger quel Che per  Perchè, o Perciocché, o Conciossiacusachè ; si che il  •enso fosse ; La buja campagna tremò , la terra lagri-  mosa diede vento ; Perchè ? Ecco : Perchè balenò una  luce vermiglia. Cosi toma quello, eh' io diceva da prin-  cipio, che a capire e a voler dar qualche sentimento a    Digitized by Google     T B K Z O. 4S   quetto luogo era necenarìo intenderlo a roretcio di  quello , eh' egli era inteso universalmente ; cioè dove gli  altri intendevano il baleno per effetto del terremoto e  del vento , intender il vento ed il terremoto per effetto  di esso baleno. In tal modo non i più veritimile , anzi  torna mirabilmente l' interpretare il baleno per la venuta  deir angelo; il quale, oltre a quello, che n’accennò Ca-  ronte quando disse, v. 91.   Per altre vie , per altri porti   y errai a piaggia , non qui , per passare ,   Più lieve legno convien , che ti porti.   si rende molto credibile, che foste più tosto egli, cioè  l’angelo , che Virgilio , o un demonio , il quale passasse  Dante, si per la gloria della luce, che balenò agli occhi  del poeta, ti perchè estendo il passar Dante di là dal  fiume opera soprannaturale e miracolosa, molto maggior  dignità è farla operar per un angelo, che per un’anima  o per uno spirito ; e ti finalmente perchè altre volte ,  quando è stata da superare qualche gran difficoltà, come  alla porta della città di Dite , dice espresso , che venne  un angelo a farla aprire. Che poi alla venuta dell’ an-  gelo la buja campagna tremaste, è nobilissimo accidente,  e proporzionata corritpondenia alla grandezza dell’ avve-  nimento. Lo stesso sappiamo esser avvenuto , quando  v’arrivò Tanima di Cristo Signor nostro per liberare i  tanti del vecchio testamento; come ti legge in S. Mattea  al cap. XXVII e al cap. XXVIII più strettamente; dove,  scrivendo la venuta d’un grandissimo terremoto , ne dà  per cagione la scesa iTun angelo ; Et ecce terraemotus  factus est ntagnus ; Angelus enim Domini descendiS de  taelo. Dove notisi, che quell' zaùn ha la stessa forza, che    1    Digitized by Coogle     46 Canto   io intendo dare a qnel che, cioè di perchè o di percioc-  ché , o di conciossiacotoché , arnia clic interroghi, nè ciò  aenia molti eaempj di prosa e di versi , come si può  vedere al Vocabolario, e più difltusamente appresso al  Cinonio.   Un simil costume si vede anche osservato da' poeti  gentili, come eh' e' lo conobbero benissimo adattato alla  dignità de’ celesti personaggi. Servio : Opinio est sub  oduentu Deorum moueri tempia. Seneca , nell’ Edipo ,  atto 1.*, scena prima, dove Creonte ragguaglia lo stesso  Edipo della risposta dell’ Oracolo , v, ao.   Vt sacrata tempia Phoehi supplici intraui pede ,   Et pias , nutnen precatus , rile summisi manus ;  Gemina Parnassi niualis mrx trucem sonitum dedit ,  Imminens Phoeboea laurus treiimie, et mouu doutuau   E Virgilio , Eneide , lib. Ili , v. 90.   Vix ea fatus eram , tremere omnia uisa repente  Limina, laurusque Dei, totusque moueri  Mons circum , et nugire adytis cortina reclusis.   Precede questo alF Oracolo d'Apollo ; luogo imitato da  Callimaco nel principio delf inno in lode della stessa  Deità , V. I.   *Oso« S Ttt’nóAAswoc iaiiaaro Só^iroq   ‘Ola, f ZXov TÒ fiéXaipoo' enàf , inàif , Sant dXtSpót,   Come s'e' egli mai scosso questo ramo £ alloro sacro ad Apolline;  Come s' e’ scossa questa spelonca l Fuara profani: fuora:   Lo Scoliaste dice, che ciò avvetiiva per la venuta dello  Dio. Le sue parole sono : itetdfigovvTOt Tov dfov. Come    Digilized by Coogle    TERZO.    47   t"e’ icotto quitto ramo, come i e' scossa questa spelonca!  Non , Quanto s' è scosso questo ramo ree. ; come traalata  il traduttore di Callhnaco, lenza ponto avvertire, che Io  Scolialte greco l’ ha inteio in lenio di coinè e non di  quanto: Olov 5 rà ’II^A.X«vo{ ) 'Atri Toó o2at, Siro(.  Or reggili le l’ interprete doveva mai tradurre otog  ovvero Sicmf per quantus; e pur era un lolenne tradut-  tore , e che li piccava iniioo di icrivere veni greci.  Virgilio nel VI fa lervire un limile avvenimento a no-  bilitar la venuta della Sibilla nelf Inferno , v. iS5.   Ecce autem primi sub lumina solit , et ortut ,   Sub pedibus mugire solum, et juca coepta numeri  St/luarum , tùtaeque canet ululare per umbram ,  Aduentante Dea : Procul , o procul ette profani.   Coll Claudiano de Rap. Froterp. , lib. 3 , alla venuta di  Plutone, V. iSa.   Ecce rrpens mugire fragor , confligere turres ,  Pronaque uibratis radicibus oppida uerti.   Che poi Dante non dica apertamente dell’ angelo ,  ciò è fatto ( come awertiice il Boti nel Comento lopra  il canto IV) con grandiiiimo accorgimento i poichò egli  non potea dire le non quel tanto, eh’ ei vide; e te dice,  che la luce vermiglia lo fe’ tramortire , vincendogli cia-  •cun tentimento, e che in questo fu panato di là dal  fiume , sarebbe stato molto improprio , eh* egli ci aveste  dato conto di quel eh’ accade durante questo suo sveni-  mento. Dico svenimento , non sonno , al contrario di  tutti gli tpositori , i quali , mi maraviglio , come in cosa  tanto manifesta abbiano preso un sì grosso equivoco.  Dice Dante , che la luce vermiglia gli vinse ciascun     48 Canto   lentimento, cadde come Tuoma preio dal loono. Dunque,  a' ei piglia la limilicudme da colui, che cade addormen-  tato, ^ troppo chiaro, ch'egli cadde per altra cagione;  che non li piglia mai il paragone dalla iteiia cola para-  gonata. Qual freddura larebbe mai queita ? Caddi addor-  mentato, come cade quegli, che l' addormenta’ Tramortito  bensì; e ciò ■' intende molto bene, come polla derivare  dallo ipavento del terremoto, e dall’ abbagliamento della  luce vermiglia ; ma non già il lonno , il quale è ami  •cacciato , come vedremo nel principio del leguente  canto, e non luaingalo per un tuono. Un caio asiai limile  li legge in Daniele al cap. X , dove egli icrive di lè  medesimo, che la vennta deir angelo, che avea combattuto  col re di Persia, avea ripieno di tale spavento quelli  eh' erano col profeta, che l'erano fuggiti; ond'egli, vinto  in ciascun sentimento e abbattuta ogni lua virtù , rimase  solo a veder la visione ; yidi auttm ego Daniel solus  uisionem. Porro uiri , jui erant mecwn non uiderunt , ted  terror nimiue irruit super eoe, et fugeruni in aiscondilum;  ego autem relictut solus nidi uisionem grandem lume , et  non remansit in me fortitudo, ted et species mea immutala  est in me , et emareui, nec habui quiiquam uirium. E poi  diremo noi. Dante esser caduto morto, per quel eh' ei  dice al canto V dell’ Inferno , v. 140.   E caddi , come corpo morto cade ?   Dunque con qual ragione or , di' e' piglia la similitu-  dine dal cadere d'uno, che l'addormenta, dir vorremo,  eh' egli si cadesse addormentato ? Nè meno volle Dante  cavarci di questo dubbio della venuta dell' angelo , fa-  cendosela narrare a Virgilio, siccome nel IX del Purga-  torio li fa dir, che Lucia Io prese dormendo, v. Sa.    Digitized by Google    TEtZO.    49    Dianzi ntìf alba i cKe precide il giorno ,   Quando f anima tua dentro dorniia ,   Sopra li fiori , onde laggiuso è adorno ,   Venne uno donna , e ditte : /' ton Lucia ;  Latcialemi pigliar cotlui , che dorme :   Si t agevolerò per la tua via.   avendo fone in ciA mira non tanto alla varietà e alla  bizzarria, quanto (come avvertUce io Smarrito ) a lalvar  la modeitia, per la quale non vuol coti pretto farti  bello d'un tì alto favore; riapetto , che manca poi nel  Purgatorio , dove la tua anima per la meditazione del-  r Inferno era divenuta piti monda , e ti pili vicina a  pervenire all' altittima contemplazione d' Iddio.   Veduto del concetto principale di quetto luogo , è  ora contegnentemente da vedere con brevità d'alcune  cote, che rimangono, per aver una piena intelligenza  anche de’ pai-ticolari tentimenti.   V. i3o. Finito quetto , la huja campagna   Tremò ri forte, che dello tpavenlo  La mente di tudore ancor mi bagna.   Qui mente per fantaiia; e 'I tento à; La fantatia, ri-  membrando l'alto tpavento, ancor ancora muove tudore,  il qual bagna me, e non \a mente, come t'accordano con  gran bontà a intendere il Vellntello e 'I Daniello. Coti  ancora vediamo quell' azione , liati dell' anima , o degli  tpiriti, che i' etprime con quetto vocabolo di fantatia,  per allungare al palato, e romper Pagrezza de’ frutti acerbi  gagliardamente immaginati , muover taliva.   V. i33. La terra iagrimota diede vento ere.     So Canto terzo.   Qurito è confuroie la volgare opioionei che crede il  terremoto produrti da aria terrata nelle vitcere della  tetra ; la qual opinione tappiamo ettere tlata leguitata  da Dante , come ti raccoglie da un luogo del XXI del  Purgatorio ; dove in perenna di Staiio rende la ragione  de' terremoti, che t'odono intorno alla falda di quella mon-  tagna con quetti versi 55 e aeg.   Trema forse quaggiù poco , od assai ;   Ma per venSo , che irs terra sì nasconda.   Non h dunque gran fatto , che , portando egli quetta  credenza, dica, che nel terremoto della buja campagna  otc) vento di terra, volendo inferire di quell' ana, che  nello tcotimento , e forte nell' aprimento della suddetta  campagna ti sprigionava.    Digitized by Google     INFERNO.    CANTO QUARTO.    ARGOMENTO.    Raccolta , eom’ an tuono Io f«ce ritornare in ,  e come trovò aver pattato il (ìamc Acheronte dalP al-  tra riva, la qual fa orlo al catino de!!' Inferno, chiamato  da lui valle dolorosa d'abiuc. Dice poi , d'eticre tcrio  nel primo cerchio <^’ etto Inferno , che è il Limbo. Di-  manda a Virgilio della venuta di Critto in quel luogo ,  ed ode la tua ritpotta. Quindi patta a veder 1' anime  de* bambini innocenti , e dopo quelle di coloro , che  visterò secondo il lume delle virtò morali ; e con la motta  per discender nel secondo cerchio , termina il canto.   V. 1 . Rufptmi t alto tonno nella lesta   Un greve tuono , ti eh' i" mi riscossi ,  Come persona, che per forza è desta.   Statuì dio della similitudine presa da chi dorme; onde  chiama sonno quello , che in realtà era tmarrimento di  spiriti , e svenimento. Chiamalo alto , a differenza del    Digitized by Google    Sì Canto   «ODDO naturale: anzi, a fine d'eeprimerlo alùiiiraot dice,  che un greve tuono a gran pena lo ritcofte , rome ai  rìacuote persona, che per forza è desta* £d ecco retta la  comparazioDe fin all' ultimo^ dopo averla fatta operar  con grandisiimo artifizio in tutte le «uè parti. Il tuono  potrebbe a prima viata parere non eaaere auto altro,  che il rumore degli alilaaimi pianti, e delle mìaere atrida  de* danoati, chiamate da Dante poco pid abbaaao tuono.   J tu la proda a mi trovai   Della valle d * abisso dolorosa ,   Che tuono accoglie d* infiniti guai.   Goal di aopra nel terzo canto , t. 3o , rasaomiglia i  gemiti degli aciauratì allo apìrar del turbo : qui , ove ai  aeote il pieno del triato coro dell' Inferno li rasaomiglia  al tuono. Potrebbe forse anclie dirai , che questo tuono  venne dall' aria del terzo cerchio della piova, dove aon  puniti i golosi ; non essendo punto fuor di ragione il  credere, che insieme con la gragnuola venisiero aoche  de* tuoni , siccome veggiamo accadere nella noatr* aria ,  il che nell* Inferno ajuu a far crescer la peoa e lo apa>  vento de* peccatori. Considero dall* altro canto , che in  sì gran lontananza , qual è quella del terzo cerchio ,  volev* essere un gran tuono per esser sentito da quei ,  eh* erano in su la riva d* Acheronte. Ma bisogna ancora  considerare, che quivi non tuona all* aria aperta, come  fa a noi , ma nel chiuso della valle ' d* abisso sotto la  volta della terra, che rintrona e rimbomba per ogni  banda, e sì lo strepito vien portato , come per cana>  le , all* orecchie di Dante ; e a chi farà rifiessione , a  qual distaiza arrivi la voce d* uno , che parli aoche  pianamente per una canoa forata, forse non parrà tanto    Digitized by Google    gUAKTo. 53   HiTerUtroile queito pensiero. Senxa che delle campane alla  campagna aperta, dov' elle abbiano il vento in favore,  •'odono dieci o dodici miglia lontano^ e rartiglierie tirate  alta marina di Livorno s'odono talvolta Hn di Firenze,  che per retta linea aWà ben cinquanta miglia di lonta*  nanaa. Più coerentemente però al costume non meno ,  che alla grandezza della fantasia di Dante, si dirà, che  il tuono non fu altro, che quello incominciato nel canto  antecedente , di cui nel ritornare il poeta in s^ , udendo  lo strascico, non rinvenendosi (come accade a chi dor-  me, e molto meno a chi è svenuto) quanto tempo fosse  stato fuori de* sensi , lo credette ( stando assai bene io  sul verisimile ) un altro tuono. E di vero, per passare il  fiume su l'ali d'una potenza soprannaturale, non vi volea  cosi lungo tempo , che giunto su l'altra riva non potesse  ancora udire il rintuono di quel tuono stesso, che scop-  piò col baleno , allorché Dante si ritrovava al di là dal  fiume ; maravigliosa osservanza di costume. Si desta na-  turalmente, perchè già il miracolo della sua trasmignv  «ione era fornito, e udendo in quello tuonare, mostra  di credere d'essere stato desto dal tuono , come farebbe  ognuno, che si abbattesse a destarsi in quel eh* e' tuona.   V, 1. Rupptmi tolto tonno ecc.   Questo luogo si vede imitato, o per meglio dire stem-  perato dal Bocc. Itb. I. Fiam, Fù it grave la doglia del  €uore t quella aspettante , thè tutto il corpo dormente  ritrosie , e ruppe il forte sonno.   V. XI. Tanto che per ficcar lo viso al fondo.   Per invece di quantunque , ed opera graziosissima-  mence. Il senso è : Tanto che , quantunque io ficcassi lo     54 C A H F o   viso al fondo. Piglia ficcar la viltà per Guare gli occhi ;  maniera aliai biiiarra.   V. i5. r tarò primo, e tu sarai teconio.   Queite parole di Virgilio aono aliai chiare quanto alla  lettera; ma vuol fon' anche lignificare euer egli nato  il primo a entrar a deicriver l' Inferno , lì come fece  nel VI dell' Eneide , e Dante dover eiiere il lecondo.  A chi lia riuicito più felicemente queito viaggio, aitai  leggiermente ai può comprendere dal paragone.   V. 15 . Ed egli a me; V angoscia delle genti.   Che son quaggiù , nel viso mi dipinge  Quella pietà, che tu per tema tenti.   Spiega r effetto dell' impallidire per la lua cagione ,  che è il compatimento de' mortali affanni de' peccatori :  forma di dire veramente poetica, anzi divina.   V. ai che tu per tema tenti.   Che tu interpreti per effetto di timore.   V. a3. Cosi ti mise, e coti mi fe' ‘ntrare   Ne! primo cerchio , che V abisso cigne.   Qui incominciamo a icender dal piano dell' atrio dell' In-  ferno , cavato lotto la volta della terra , dove abbiamo  veduto eiier puniti gli iciaurati , e corrervi il fiume Ache-  ronte. Entran dunque nel primo cerchio, che è il Limbo.   V. a5. Quivi , secondo che per ascoltare ,   Non uvea pianto , ma che di sospiri.   S* intende nel primo verto : Secomlo che ti potea  comprendere; cioè. Secondo che per l'udito ti potea    Digitized by Google    quakto. ss   Mcrorre ; poiché gli occhi non icrvivano a ditccrnerlo ,  mercé dell’ aria oicura, profonda, e nebuloia d' abliao.  Ma che vale eccetto , aalvo , fuorché , aolaniente , pid  che. Forae da magit quatti de* Latini; onde con tal par-  ticella vuol lignificare , che non v’ era maggior pianto  eh’ un leniplice lamentar di aoipiri , lecondo che l’anime  del Limbo non erano tormentate (dirò coli) nel corpo,  ma lolamente nell’ animo , per la privazione d’ Iddio.  Queito viene apiegato mirabilmente nel verio arguente a 8 .   E ciò avvenia di duol senza martiri.   V. 33 innanzi che più ondi.   Andi leconda peraona dell’indicativo preaente del verbo  Ando diauaato , dalla railice uiata andare. •   V. 34 e t' egli hanno mercedi.   Non basta, perch" e' non ebher batletmo;  Ch‘ e' porta della fede , che tu credi.   Qui mercedi lo iteaao che meriti; nè qurata è l’unica  volta, che Dante l’ ha preao in tal lignificato. Farad,  cant. XXXII, V. ^ 3 .   Dunque , senza merci di /or costume ,  iMcate son , per gradi diferenti.   Parla dell’ anime, che in quello, che tono create, h.mno  da Iddio , lenza lor merito o demerito , maggiore o mi-  nor dote di grazia. Chiama il batteaimo porta della Fede.  Coll vien chiamato da’ maeitrì in diviniti lanua Sacra-  mentoruia,   V. 37. E s' e’ fuTon dinanzi al Cristianesmo ,   Non adorar debitamente Iddio.     56 Canto   Parla de* gentili innocenti» cbe furono avanti alla ve-  nuta di Cristo ; i quali » ancorché non peccaiiero , anzi  adorassero la Divinili, non Tadoraron debitamente, cioè  secondo il verace concetto , che si dee aver d* Iddio , e  secondo il legittimo culto prescritto dalla Legge mosaica;  ma lo riconobbero o nel Sole, o nella Luna, o nelle Sta-  tue , e sì Tadororono con riti profani ed abbominevoU.   V. 41 e soi di tatuo efesi.   Che senza speme vivemo in disio.   Vi •* intende siamo. Cioè , e soì di tento , o vero » e  sol io CIÒ siamo efesi.   Questa dice Virgilio esser la sola pena di quei del  Limbo , Ira* quali ha riposto sé ancora ; Aver vivo il  desiderio, e morta la speranza.   V. 47* per ooler esser certo   Di quella fede, che vince ogni errore.   Per aver un riscontro della verità della nostra fede.   V. 49. Uscinne mai alcuno, 0 per suo merto,   O per altrui , che poi foste beato ?   Credeva Dante ( che non v* é dubbio ) U liberazione  degli antichi Padri operata da Cristo nella sua resurre-  zione ; pure da eh* egli avea sì bell* occasione di chia-  rirsi del vero , e con ottimo fine d* armarsi contro qua-  lunque titubaziooe gli potesse venire di così alto mistero,  non si potè tenere di domandar Virgilio , s* e* n* era  uscito mai alcuno. E notisi , com* egli dissimula bene il  suo animo : domanda prima di quel che sa , che non è ,  e che nulla gl* importa il sapere, cioè s* e* n* uscì alcuno  per suo proprio merito , per farsi strada a domandar»    Digilized by Google     Q U A K T O. $7   di quel, che gli preme aMaÌMÌmo Tesier fatto certo, lenza  che Virgilio potaa ombrarvi sopra od accorgersene.   V. Sa. Rispose : I* era nuovo in questo sfato ,  Quando ci vidi venire un possente ,   Con segno di vittoria incoronato.   Era di poco venuto Virgilio nel Limbo , quando ci  vide venir Cristo nostro Signore , che mori intorno a  quarantott* anni dopo la morte di esso Virgilio; il quale,  perocché si non conobbe Cristo , però non lo nomina.  Dice solo , eh* ci ci vide venire un possente incoronato  di palma. Possente dalle maraviglie, che gli vide ope«  rare in quel luogo , traendone sì gran novero d* anime ,  ond* a ragione si persuadeva , quegli non poter esser  altri , che un grandissimo , e potentissimo principe.   V, 6o. £ con Rachele , per cui tafito fe\   Vuol dire del lungo servizio di XIV anni reso a Laban  padre della fanciulla, per averla in isposa.   V. 64. JVon lasciavam rondar , perch' e* dicessi.   Ancorch* e* favellasse , badavamo a ire. Lo stesso con«  cetto lì ritrova replicato al XXIV, v, i del Purgatorio,  ma con dicitura così bizzarra , che ben duuostra la ric«  chezza della gran mente del poeta.   . Nè 7 dir l'andar , nè l'andar lui più lento  Ratea { ma ragionando andavam forte*   V. 66. La selva dico di spiriti spessi.   Qui selva per moltitudine : metafora assai f<untgliare  Dante. Così nel piiiuo di questa cantica selva chiamò   6     S8 Canto   gli errori giovanili, per entro la quale dice etieni egli  amarrito , e più apertamente nella »opraccitata apoiizione  della canzone :   Le dolci Time d amor , eh' io eolia ,   dice amarrirviii l’uomo all' entrare della tua adolezcenza.  Ancora nel primo libro , cap. XV della tua Volgare  Eloquenza, rispetto ai diversi idiomi, che si parlavano  allora in Italia, chiama quell’ opera Italica telva; e selva  finalmente chiama in primo luogo una moltitudine di  spiriti. Così abbiamo nelle scritture : Secar decurtus aqua-  rum plantauU dominus uineam iuttorum. Qui molto giudi-  ziosamente, trattandosi d'anime dannate, piglia la metafora  più ruvida di «/va. della quale, avvegnaché si sia servito  ancora S. Bernardo, è tuttavia da notare una doppia  limitazione. La prima, eh’ egli parla in quel luogo delle  anime, o più verisimilmenle delle diverse adunanze de’  nuovi cristiani, non già di quelli della circoncisione, i  quali erano toccati a S. Pietro, ma di quelli venuti corì  nudi e crudi dal paganesimo , onde oltre T esser forse  tutti per ancora e male istruiti nella fede, e peggio  riformati ne’ costumi , ve ne potevano esser molò de’ re-  probi. La seconda, che in questo luogo selva è pro-  priamente metafora di metafora, non pigliando il santo  per piante di questa selva le anime a dirittura, ma più  tosto le varie adunanze delle anime , velate prima tali  adunanze sotto l’altra metafora di vigne, per viti delle  quali vengono a intendersi le anime particolari, e di  ciascheduna di queste vigne cosi numerose ne forma,  per dir cosi, le piante d’una vastissima selva, che è la  metafora secondaria, come si vede manifestamente dalle  seguenti parole , che sono poco dopo il mezzo del    Digitized by Google     QUARTO. $9   sermone XXX su U Cantica ; Merito et Paulo inter gentet  tam ingens tylua eredita ett uinearum. Anclir appresso  gli Arabi si trova usata la stessa figura, come si può  vedere da quest* esempio d' Harireo Basrense nel suo   primo • Le sue parole sono le seguenti :   dLJLsNwc   jivervio io dunque penetrato nelt interna densissima teha  per saper la cagione di quei pianti. Nè altro intende per  sehat che una grandusima calca di gente, che s'affollava  d'intorno a un ceno romito per udirlo predicare.   V« 67. Non era lungi ancor la nostra via   Di qua dal sommo; quancT 1 vidi un foco,  CK ejairpm'o di tenebre vincia.   Credo, eh’ ei chiami sommo l'erta, per la quale d«l  piano di sopra , dove corre Acheronte , erano calati nel  Limbo; e credo, eh' ei voglia dire, ch'egli erano caiu-  minati ancor poco per la pianura di esso , quando ei  vide un fuoco , che illuminava un emisferio di tenebre.  Questo fuoco non si rinviene molto chiaraiuente, dov'egli  fosse, e come ei si stesse; nè i commentatori si fermano  troppo a esplicarlo. Pure dal chiaiuarlo col nome di lu-  miera, e dal lume, eh* aveva a rendere non meno fuori  che dentro alle mura de) castello, m'induco volentieri a  credere , eh* ella fosse una (ìsunnia librata in alto nell* aria,  come vergiamo alle volte alcune meteore di fuoco, le  quali durano a vedersi nello stesso luogo, inhn tanto  che dura la lor materia a ardere , e prestar alimento alla      bo C A K T O   6(unina , pfT cui •! rcndon vi«ibili. Nè è da star attaccato  alla fona delle parole, dicendo, che, te quetto fuoco  illuacrava un eniieferio di tenebre, bitognava, eh’ ei fotte  in terra, poiché alando in aria veniva ad lUuttrare una  porzione maggiore della mezza tfera: poiché Dante in  quetto luogo debbe intenderti come poeta , e non come  geometra; né è veritimile, eh’ ei pigli itte allora le tette  per miturare il giro dell’ aria illuminata.   V. 73. O tu, eh' onori tee.   Parole di Dante a Virgilio.   V, y(j V onrata nominanza >   Che di ior suona sii ne la tua vita ,  Grazia acquista nel ciel , che gli avanza.   La fama e ’l pregio , che riman di loro nella tua vita,  cioè nella vita mortale , la qual tu godi ancora , o Dante ,  impetra loro quetta grazia dal Cielo.   V. 81. L’ombra sua torna , eh' era dipartita.   Partitti allora dal Limbo Virgilio , quando a’ preghi  di Beatrice andò a trovar Dante nella telva oteura.   V. 84. Sembianza avean né trista, né lieta;  e però conlacevole al loro alato nè di gioja, nè di  tormento.   V. 91. Peroeehb eiaseun mero si eonviene   Nel nome, ehe sonò la voee sola;  Tannami onore , e di ciò fanno bene.   Mi fanno onore , e fanno bene a farmelo ; perchè a  tutt’ e quattro ti conviene il nome , che la voce d’ un    Digitized by Googl     QUARTO. 6l   •olo diede a me» cio^ in quello di pòeta. In «ustanza:  fanno bene a onorarmi, perchè siamo tutti poeti, e f o-  nore , che è fatto ad uno , toma sopra tutti.   Y. 94. Cast vidi adunar la bella scuola   Di quel signor dell’ altissimo canto,   D' Omero , dal quale hanno cavato tanto i poeti , e  in particolare i quattr(\ posti qui da Dante.   V. 9y. Da eh’ ehber ragionato insieme alquanto,  Volsersi a me con salutevol cenno :   £ ’l mio maestro sorrise di tanto.   Qui non accade strologar molto quello , che Virgilio  a costoro dicesse , vedendosi manifestamente ( tanto è  artifizioso questo terzetto), eh' egli li ragguagliò dell* esser  di Dante, del suo poetico spirito, e della sua profondis-  sima scienza- Ciò si discuopre dalla cortesia del saluto,  eh* essi gli fecero , e dal sorrider , che ne fece Virgilio ;  poiché quel sorrise di tanto altro sicuramente non vuol  signiBcare , che di questo , cioè di tcmto che fu fatto.  Nè quei grandissimi spiriti si sarebbero mossi a far tanto  di onore a Dante , se da Virgilio non ne fosse loro stata  fatta un* assai onorevol testimonianza, della quale essendo  frutto il cenno salutevole, esso ne sorride per compiacenza  di vedere , quanto fossero «tate autorevoli le sue parole.   V. ICO. E più d’onore assai ancor mi fenno ;   C/f ei si mi fecer della loro schiera,   St eh’ V fui sesto tra cotanto senno.   Cosi n andammo insino alla lumiera,  Parlando cose , che ’l tacere è bello ,   Si co/u era' i parlar, colà dop’ era.     6j Cauto   A chi noD aTCMC ancora Bnito d’ intendere quel , che  Virgilio ditcorreHe con Omero, e con gli altri tre,  Dante con questi tenerti finiace di dichiararlo , volendoci  in austanza dire, che da quello, che diaae di ane lodi  Virgilio, fu di comun conaentiuiento giudicato degno  d' eaaer nirsao nella prima riga, e ai annoverato tra' mag-  giori poeti , eh* abbia avuto il mondo. Più dilhcile iin.  presa stimo , che sia I' indovinare quello , eh’ e’ discor-  ressero in sesto , poiché Dante si fu accoppiato con esso  loro, non aprendosi egli ad altro, se non di' e' parlaron  cose , delle quali A bello il tacere , com' era bello il  parlare colà , dov' egli era. I commentatori hanno avuto  in tal veocrazione quest' arcano , eh' e' non si son pur  anche ardili e spiarlo con l' immaginazione. A me quadra  molto un pensiero sovvenuto al sottibssimo ingegno del  Rifiorito. Stima egli, che tutto il discorso fosse in lodar  Dante, e perchA mostra, che ancor egli favellasse, men-  tre dice , v. io3.   andammo infino alla lumiera.   Parlando cose , che ‘l tacer è hello.   Il suo parlare non fu per avventura altro , che recitare  qualcuna delle sue canzoni , secondo che da que' poeti  ( siccome s' usa per atto di gentilezza ) ne fu richiesto.  E ciò non solamente torna bene al costume , ma ( che  più si dee attendere ) al sentimento de' versi ; essendo  verissimo, che orala modestia fa diventar bello il tacere  quello, che allora bellissimo era a parlare.   V. Ila. Centi v' eran , con occhi tardi e gravi,   Di grand' autorità ne’ lor sembianti :  Parlttvan rado , e con voci soavi.    Digilized by Google    QUARTO. 63   Quello tertetto paò lerrir di norma a qualunque pi>  glia, deicrtvendo, a rappreiencare il coitnme di gran  perionaggio.   V. il5. Traemmoei co/l dalF un de' canti   In luogo aperto , luminoso , ed alto ;   Si che veder si potén tutti quotili.   Dal dire, eh' e' li trauero da un canto del caatello,  ai convince manifeicamente , eh' ei non era murato a  tondo, come alcuni si persuadono, e fra gli altri il Vel-  lutello : tanto pid eh' e' non si può nè anche dire , che  il castello era tondo bensì, ma che v' erano diverse  piazze o strade , le quali venivano a formar degli angolii  poiché non pare, che Dante figuri questo castello per  altro , che per un dilettevol prato intorniato di mura ; e  s' ei potè mettersi in luogo da poter veder tutti quanti ,  chiara cosa è , eh' e' non vi doveva essere impedimento  di mura, o di case, o d'altri edifizj. A tal che questo  canto, dond' e' si trassero Dante e Virgilio , mostra , che  la pianu delle mura non dovea esser circolare. Molto  meno è veriiimile , eh' elleno abbracciaiser il foro della  valle, come è opinione cfalcuni, i quali si lon falsamente  immaginati, che tutto il piano dello scaglione del Limbo  fosse diviso , come in due armille concentriche , una ester-  na e maggiore, dove non arrivasse il lustro della lumiera,  e quivi stessero l' anime degl' innocenti morti senza bat-  tesimo sospirando continuameote , onde dice , v. a6.   ffon avea pianto , ma che di sospiri ,   Che laura eterna facevan tremare.   minore l'altra ed interna , ed illustrata dalla lumiera , è  questa facesse prato al castello de' Savj e degli Eroi. £     64 Canto   invrrUimile I dico , tal optDÌone. Prima , perchè in pro>  porzione dell* altr* anime del Limbo y piccolisaimo è U  numero di quelle* che sono ammesse per tspecialissima  grazia dentro al delizioso castello ; per lo che* rimanendo  loro un luogo sì vasto , vi sarebbero seminate più rade  che per un deserto. Secondo* perchè in qualunque luogo  del prato si fosser tratti Dante e Virgilio* posto die nel  centro non potessero starvi per essere sfondato * e ter-  minar ivi la sboccatura del secondo cerchio * sarebbe  •tato impossibile discemer tutti quanti* a non supporre*  eh* e* sì fosser ridotti tutti in un mucchio vicino all* en-  trata * perchè da distanza assai minore , che non è quella  del solo semidiametro di questo prato * a farlo cale * qual  se lo figurano costoro , si smarrisce di vista un uomo dì  statura ordinaria. Direi dunque * che il castello fosse da  una porle del piano o pavimento del Limbo * e che per  avventura nè meno arrivasse con le mura in su la sboc-  catura del secondo cerchio- E che sia *1 vero* usciti  eh* e’ ne furono*, dice Dante, eh* e* tornarono nelf aura*  che trema* cioè in quella, dove sospirano i padani in-  nocenti, che l'aura eterna farevan tremare. Che se per  lo contrario il castrilo fosse stato abbracciato dall* armilla  esteriore* per discender nel secondo cerchio, non oc-  correva, eh’ c* ritornassero in quella, dove l’aria tre-  mava. Kè vale il dire* che per aria tremante si può in-  tender anche l'aria del secondo cerchio; perchè la sua  agitazione (si come vedremo nel seguente canto) era  altro che un semplice tremare, dicendo il poeta di questo  cerchio, v. a8.   J* venni in lungo <t ogni luce muto ,   Che mugghiai come fa mar per tempesta,   S" e* da contrari venti è combattuto.    Digilized by Google    QUARTO. 65   Ecco dunque, che il catCello era tutto dentro all* orlo  del Limbo io su la mano , tu la qual camminavano : e  torna ottimamente allo scemarti la sesta compagnia in  due , essendo Omero , Orazio , Ovidio e Lucano rimasti  dentro al castello , e Dante e Virgilio essendone usciti  o per altra porta, o per la medesima, ood* erano en-  trati , ma voltando all* altra mano , e incamminandosi per  altra via da quella, ond' erano venuti. Così si condus-  sero, dov' era il passo per discendere nel secondo cer-  chio ; si come vedremo nel canto seguente.    Dìgitized by Google     INFERNO.    CANTO QUINTO.    ARGOMENTO.    Xl }>eccato , che ii punisce in questo secondo cerchio ,  è la lussuria, come il più compatibile all' umana fragilità,  c per avventura il meno grave. Fmge il poeta di tro-  vare al primo ingresso Flinos giudicante 1' anime. Di poi  passa più oltre , e vede la pena de' peccatori carnali ,  la qual dice essere un furiosissimo , e perpetuo nodo di  vento , il qual rapisce , e porta seco voltolando in giro  queir anime. Virgilio gliene dà a conoscere alcune , che  erano già state al suo tempo , ma di Francesca da Ra-  venna intende dalla sua propria bocca la cagione della  sua morte , e insieme di quella di Paolo suo cognato ,  con r ombra del quale si raggirava per 1' aria del se-  condo cerchio.   V. I. Cori discesi del cerchio primajo   Giù nel secondo , che men luogo cinghia,  E Scatto più dolor, che pugne a guajo.    Digitized by Google    68 Canto   ^ Discesi ; Io Dante diacesi. Men luogo cinghia ; si di-  mostra peripatetico f ponendo il luogo, distinto dall* esteiH  sione della cosa locata. Quindi è , eh* ei dice il pavi-  mento del secondo cerchio cignere, abbracciare, occupar  minor luogo, in sostanza girar meno del primo, secondo  che per lo digradar della valle gii\ verso il centro si  discendeva. Così veggiamo ne* teatri dalla lor sommità i  gradi infmo all' iullmo venire , successivamente ordinati ,  sempre risirignendo il cerchio loro. C ben vero , che  quanto meno luogo cinghia, contiene in sè altrettanto  più di dolore, che non fa il primo. Poiché, dove quello  per esser solo dolor della mente , svapora in sospiri ,  questo, che alFligge il senso, pugne a guajo , cioè arriva  a trar guai , pianti e lamenti dolorosissimi.   Y. 4. 5 rauvs Afinos orriòilMente « e ringhia.   Qui orribilmente ha forza di esprimere P orrida resi-  denza , il tribunale formidabile , la fiera accompagnatura  de* ministri , e forse il ferocissimo aspetto dell* infernal  giudice. Bocc. Fdoc. Kb. 6 , 42. Quivi ancora si veggono  tutti i nostri Iddìi onorevolissimamente sopr ogn altra  figura posti. Dove notisi , che per 1 * avverbio onorevolis^  simamenie ci dà ad intendere la preminenza del luogo ,  quanto la ricchezza degli ornamenti sacri , ed ogni altra  nobile accompagnatura pertinente al culto degli Dii sud-  detti. Ringhia: accresce lo spavento, dicendosi il ringhiare  de* cani , quando irritati, digrignando i denti « e quasi  brontolando, mostrano di voler mordere.   V. 6. Giudica , e manda , secondo eh* awvinghia.   Qui avvinghiare per cignere. Ciò che Ninos ai ci-  gneise , viene spiegato appresso.    Digitized by Google    69    QUINTO   V. IO. Vede qu«l luogo Inferno è da essa.   Da in luogo di Per, ed esprime attitudine , proprietà,  c convenevolezza. Cioè qual luogo d'infemoèprr essa,  o vero convenevole ad essa. Veggasi di ciò il Cinonio.   V. li. Cignesi con la coda tante volte ^   Quantunque gradi vuol ^ rAe sia messa.   Conosce il poeta T obbligo, ch'egli ha d* uscire il piti  eh* ci può dall’ ordinario , rispetto al luogo , e a* perso-  naggi , eh’ egli ha alle mani. Quindi va trovando maniere  strane ed inusitate di significare ì loro concetti ; come  in questo luogo fa, che Minos si cinga tante volte la  coda, quanti gradi hanno a collocarsi gid 1 * anime con-  dannate. Quantunque per quanto , nome indeclinabile.  Bocc. introd. n. i. Quantunque volte , graziosissime donne ^  meco pensando riguardo ecc.   V. i3. Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:   Vanno ^ a vicenda y ciascun al giudizio:  Dicono , e odono , e poi son giù volte.   In questi tre versi è compresa un* esattissima e pun>  tualissima forma di giudizio.   V. a3. Vuoisi cosi colà » dove si puote   Ciò che si vuole ; e più non dimandare.   Le stesse parole per appunto furono usate da Virgilio  a Caronte nel canto terze, v. 9 S.   V. a 8 . t venni in luogo d* ogni luce muto.   Notisi , come stando sempre su la medesima bizzarra  traslazione d* attribuire il proprio della voce al proprio  della vista , va continuameDte crescendo» Nella selva ,     ~e Casto   dove r oicurit.\ e T ombra erano accidentali per l' im-  pedimento de' rami e delle foglie , diwe aolamcnte tacerai  la luce , V. 6o.   Mi ripigneva là , dove 'I sol tace.   Nell* atrio dell' Inferno dà al lume aggiunto di JSoco , ac-  cennando io tal guiaa , non eaier ciò per accidente > tua  per natura ; cauto HI , v. 75.   Com’ io discerno per lo fioco lume.   Qui finalmente , dove a' ò innoltrato nel profondo della  valle, muto lo chiama; e vuol denotare, che le tenebre  di queato cerchio non aono accidentali , nè a tempo ,  nè aaaottigliate da qualche apruzaolo di languidiaaima luce,  ma apeaae , folte , oatiuate , ed eterne.   V. 3l. Za bufera infernal , che mai non retta.  Mena gli spirti con la tua rapina:  Voltando , e percuotendo gli moietta.   Il Buti definiace eoa! : Bufera è aggiramento di venti ,  lo qual finge l’ autore , che sempre sia nel secondo cerchio  dell" Inferno. A chi pareaac queata voce o poco nobile ,  o troppo atrana, ricordiai , che ai parla d' un vento in-  fernale , e che merita maggior lode il cercar la forza  dell' eapreaaione , che 1' ornamento delle parole ; ed è  queata una pittura , che non richiede vaghezza di colo-  rito , ma forza; e tanto piti è bella, quanto è meno  liaciata ; estendo il naturale coti risentito , che non può  bene imitarsi , te non è fatto di colpi , e ricacciato ga-  gliardo di sbattimenti. Questa bufera adunque leva e  mena gli spiriti con due movimenti. Con uno gli aggira  secondo il corto della tua corrente, che va turno torno    Digitized by Google    ^UIHTO. 71   al cerchio ; con F altro ( e ciò fallo con la sua rapina ,  cioè col tuo grandissimo impeto ) li va voltolando in  lor medesimi. Cosi veggiamo la pillotta e '1 pallone , i  quali, se vengono spinti lentamente per Taria, son por-  tati con un solo moto ^ che è secondo la linea della di-  rezione del lor viaggio , ma dove urtino in muro , od  in legno, osi, cadendo in terra, ribalzino mcontanente,  ne concepiscono un altro , Bglio di quel novello impeto ,  che gli aggira intorno ai proprio asse.   V. 34. Quando giungon dinanzi alla mina ;   Qmvi le strida t il compianto t e*l lamento'.   Bestemmian quivi la virtù divina.   Qual sia questa rovina, i commentatori non lo dicono ,  o se lo dicono, io confesso di non intendere quello che  dicono. Crederei, che per rovina intendesse T autore il  dirupamento della sponda, giù per la quale egli era ve-  nuto ; e che questa fosse la foce , d' onde metteise il  vento , il quale foue cagione di maggiore sbatiimento a  quelle pover* anime , che vi passavano davanti. A simi-  litudine d* un legno o d'altro corpo , cui la corrente d'un  fiume ne meni a galla , il quale, se s* abbatte a passare,  dove sbocca un torrente, o altra acqua, che caschi con  impeto da grand'altezza, questa se se lo coglie sotto ^  lo tuffa e rìtufia per molte fiate , e in qua e in lè con  mille avvolgimenti T aggira , e strabalza , in fin tanto  eh' ei non è uscito di quella dirittura , e non ha ritro-  vato il filo della nuova corrente. Di dove, e come possa  quivi nascer questo vento , vedremo allora , che si dirà  della fiumana dell' eterno pianto, di cui nel canto se-  eondo mi rìserbai a discorrere in altro luogo*     71    ClISTO   V. 40. E (ome gli stornei ne portan F ali   Nel freddo tempo a schiera larga e piena ;  Così quel fiato gli spiriti mali.   Brllisùma iimiUtudlne , e cavata ( «ì come la «cgitcnte  poco appretto delle gru) con finitsimo accorgimento da  animali tenuti in niun pregio , e per ogni conto vilittimi.   V. 43. Di qua , di là , di giù , di tu gli mena :  Nulla speranza gli conforta mai  Non che di posa , ma di minor pena.   Eipretiione felicistima ed inarrivabile di quel tormento ,  e che vince quati il vedere ttetto degli occhi.   V. 48. Cori viiF io venir , traendo guai ,   Ombre portate dalla detta briga.   Qui briga vai lo ttetto che noja, fattidio, travaglio;  e briga preto nello ttetto significato d’ agitamento di  venti. Farad, can. Vili , v. 67.   £ la bella Trinacria , che caliga   Tra Pachimo e Petoro sopra '/ golfo ,   Che riceve da Euro maggior briga.   cioè sopra ’l golfo , eh’ è più battuto dallo scirocco.   V. Si. Genti, che faer nero ri gastiga^  Corrisponde al detto di sopra, v. 18.   I' venni in luogo iT ogni luce muto.   E cerumente la pena de’ carnali è pena data loro dall’ aria ,  poiché l’aria col solo agitarsi si li tormenta.   V. 54. Pu Imperadrice di motte favelle.   Ebbe imperio sopra nazioni , che parlavano diversi  idiomi. Modo usato altre volte da Dante : distinguere , o    Digitized by Google    QUINTO. 73   denotare i paeii dalle lingue , che vi ai parlano. Infer.  cant. XXXIII , V. 79.   Ahi Pila , vituperio delle genti   Del bel patte là, dove 'I ri tuona.   V. 55 . A vizio di Lutturia fu ri rotta.   Che ’l libito fe' licito in tua legge ,   Per torre ’l biatmo , in che era eondoita.   Aaaai è nota la legge della diioneatà promulgata da  Semiramide , per cui ella penaò di aottrarai all' infamia  de’ suoi vituperj.   A vizio di Lutturia fu ri rotta.   Forma di dire assai singolare.   V. 60. Tenne la terra , che ’l Soldan corregge.   Dice il Daniello , che Dante in questo luogo piglia  un equivoco ; e che abbia voluto dire, Semiramide aver  regnato in Egitto, ingannato dal nome di Babilonia, con  cui nel suo tempo chiamavasi volgarmente il Cairo , allora  signoreggiato dal snidano , non rinvenendosi dell' altra  Babilonia fabbricata da Semiramide nell’ Astiria. Di questo  errore pretende scusarlo con fargli nome di licenza lecita  a pigliarsi da' poeti grandi, tra' quali gli dà per compa-  gno Virgilio in un certo patto , non so già quanto a pro-  posito , e con quanta ragione. Se io avesti a esaminarmi  per la verità dell' intenzione , che io credo , che abbia  avuto Dante ; direi forte ancor io , come il Daniello :  tanto più che in que' tempi non ti aveva coti esatta no-  tizia della geografia, che sia sacrilegio l'ammettere, che  un poeta anche grandissimo abbia preso un equivoco in-  torno a una città, nella quale era facilittimo l’equivocare,   6     74 Cauto   intrndendoii allora comuneniente per Babilonia quella  d'Egitto; ticcome oggi per Lione templicemente ('inten-  derebbe sempre quello di Francia, e per Vienna quella  di Germania; e quanto a questo, che Babilonia vi fosse  in Egitto, e che fosse la stessa, che dagli Europei si  chiama oggi il Cairo , l' afferma Ortelio.   Il Boccaccio nel Decamerone, di tre volte, che nomina  il Soldaoo , intende sempre quello d' Egitto ; e Dante  stesso nell' XI del Farad. , t. loo.   E poi cht per la sete del martiro  Alla presenza del Soldan superba ,   Predici) Cristo , e gli altri , che 7 seguirò.   Farla di S. Francesco , il quale i certo , che parla del  Soldano d' Egitto , e non di quello di Bagadet. Il Fe-  trarca dice anch' egli nel Sonetto; L'avara Babilonia ecc.  non so che di Soldano. 1 commenti l' intendono per quel  d' Egitto ; e il Gesualdo , se non erro , lo cava da una  sua epistola , nella quale fa menzione delle due Babilo-  nie , d' Egitto e d' Assiria.   Ma chi volesse anche sostenere, che Dante non abbia  errato , potrebbe farlo con dire , che per Soldano intese  quegli stesso , che nel suo tempo signoreggiava la vera  Babilonia di Semiramide , essendo la voce Soldano nome  di dignità, e perciò convenevole ad ogni principe; e da  Cedreno si raccoglie essere stata comune ancora ai Co-  liifi di Soria , particolarmente dove parla di uno di essi,  che ebbe guerra con Alessio Comneno. Siccome e con-  verso il Soldano d' Egitto aveva titolo di Cohffa , prima  che dal Saladino fosse unito l'un, e l'altro titolo insieme,  quando egli di semplice Sultano , eh' egli era , diventò  Fun e l'altro, avendo ucciso il ColilTa nell' andar a pigliar    Digitized by Google    9 0 IRTO. 7$   da lui lecoudo il lolito l' ioicgne di Soldano. Fu anche  Soldano titolo d' ufTizio coinè ai cava da quoto luogo  del Ponti 6 cale romano citato dal Meunio ; Circa Ponti-  fiiem , aliquando ante , aliquando poit , equilabat Mare-  icallus , siile Soldanus Curiae.   lila per vedere adeiao , con quanta poca ragione il  Daniello tacci Virgilio d’un timigliante equivoco , laiciaio  di riapondere a quello eh’ ei dice , che egli nel Sileno  confondeaae la favola d* lai e di Filomena , e nel terzo  della Georgica acambiaaae Caatore da Polluce , nel che  vien Virgilio difeao molto giudiziosamente dalla Cerda ,  vediamo il terzo equivoco notato dal aoprammentovato  apositore di Dante ne’ seguenti versi dell' Egloga del  Sileno , T. 74 .   Quid loquar? aut tcyllam Nisi? aut quamfama secuta est.  Candida surtinctam latrantihus inguina monstris,  DutUhias ue rosse rales, et gurgite in allo,   Ah, timidos nautas canibus lacerasse marinis ?   Qui dice il Daniello , senza allegarne alcuna ragione ,  che Virgilio equivoca da Scilla hgliuola di Forco e  d'Ecate, o, cum’ altri vogliono, di Creteide, a quella  figliuola di Niso re di Megara. Io credo però di ritro-  varla , e dubito che si possa dir del Daniello nella spo-  sizione di questo luogo di Virgilio, quello che di Virgilio  disse il Berni nell' imitazione di cpiell’ altro d’ Omero ;   Perch’ e' m hem detto , che Virgilio ha preso  Un granciporro in quel verso d Omero,   Chi egli , con reverenza , non ha inteso.   Noteremo dunque di passaggio , come bisogna , che  quest’ autore si sia cieduto , che Virgilio parli d’ una     76 C A H T O   loU Scilla , e che a queita attribuendo i moitri marini , e  r ingordigia degli altrui naufragi , liaii dato ad intendere ,  eh' egli abbia voluto dire di quella di Forco 1 ond* egli  nota r equivoco in quelle parole :   Quid loquar ? aux tcyllam Nisi ?   Sapendo, che Scilla figliuola di Niao fu cangiata in uc-  cello , e fu , come altri vogliono , appiccata alla prora  della nave dell’ amato Minoi) e finalmente gettata in  mare, e non mai trasformata, come quella di Forco, in  moitro marino. Ma la verità ai à, che Virgilio intese di  parlare dell' una e dell' altra Scilla; e, toccando di pas-  saggio quella di Niso, si ferma a discorrer più diffusa-  mente dell' altra di Forco , come dalla lettura del luogo  è assai facile a comprendere ; ma forse il Daniello non  s’ avvide di questo passaggio , e trovandosi inaspettata-  mente nella favola di Scilla di Forco, la credette vestita  a quella di Niso , equivocando egli medesimo nell' equi-  voco immaginato di Virgilio.   V. 61. L'altra è colei, che e’ aneUe amorosa,   E ruppe fede al centr di Sicheo.   Didone , seguendo in ciò anch' egli 1 ' orribile anacro-  nismo , ed accreditando T infame calunnia d' impudiciaia  datale da VirgUio. Eneide IV, v. SSa.   IVon servata fides eineri promissa SUhaeo.   V. 64. Siena vidi, per cui tanto reo  Tempo ti volse.   Tocca di passaggio, e con maniera nobilissima la guerra  de’ Greci , e l' ultime calamità de’ Trojani,    Digitized by Google    71    Q U I » T O.   V. 69. CK amar di nostra vita dipartille.   Della morte delle quali fu cagione Amore illecitOi   V. 7». i' cominciai ; Poeta , volentieri   Parlerei a que‘ duo , che ’nsieme vanno ,   E pajon st al vento esser leggieri.   Gli accoppia ioaieme , perchè iniieme avevano peccata.  S’accorae, ch’egli erano leggieri al vento , dalla facUitè ,  anzi dalla furia, con la quale il vento li portava; e  ciò molto convenientemente, atteao il loro gravitaimo  peccato , eaaendo atati per affinità al atrettamente con-  giunti, come più abbaaao udiremo.   V. 78. Per quell' amor, eh' ei mena, t quei verratmo.   Per quell' amore , eh' e' ai portarono , il qual fu ca-  gione di queato loro eterno infelice viaggio. Efficaciaaima  preghiera , e convenientiaaima a due amanti , acongiurarli  per lo acambievole amore.   Y. 80 O anime afannate.   Aggiunto di mirabil proprietà, e aenza dubbio il più  proprio , che dar mai ai poaaa ad anime tormentate da  ai latta pena. '   V. 8a. Quali colombe dal disio chiamale   Con f ali aperte e ferme al dolce nido  Volan per F aere dal voler portale.   Grazioiiaaima aimilitudine , e piena di tenero e com-  paaaionevole affetto. Nè traendola Dante da coti gentili  animali , quali anno le colombe , vien a intaccar punto  della lode , che le gli dette poc’ anzi , per aver para-  gonato gli apiriti di queito cerchio agli atomelli e alle     ^8 Cauto   gru, 1’ una e l’altra ignobile «pezie d'uccelli, poicliè in  ciueato luogo ha maggior obbligo di far calzar la similitu-  dine all' andar di compagnia, che facevano i due amanti,  il che ottimamente si ha dalla comparazione delle co-  lombe , che ad avvilire con un paragone ignobile quegli  spiriti in generale, come fece da principio. Del resto gli  ultimi due versi di questo terzetto posson aver due sen-  timenti, l’un e l’altro bello. Il primo è: Con Vali aperte  * ferme al dolce nido volan per Vaere , cioè volan per  l’aere con l’ali aperte o ferme, cioè diritte al dolce nido;  o vero volano al dolce nido con l’ali aperte e ferme ,  descrivendo in cotal guisa il volo delle colombe, quando  con l'ali tese volano velocissimamenie senza punto dibat-  terle, e in questa maniera di volare par che si ratb-  giiri un certo non so che pid di voglia e di desiderio  di giugnere.    V. 88. O animai graziosa e benigno ,   Che visitando vai per V aer perso  Noi, che tignemmo'l mondo di sanguigno.   Ninna cosa odono o parlano pid volontieri gli annuiti  che del loro amore. Quindi è , che quest’ anima chiama  Dante grazioso e benigno per atto di gentilezza usatole  in darle campo , raccontando i suoi avvenimenti , di dar  alquanto di sfogo al dolore. Per V aer perso. Il perso è  un colore oscuro , di cui lo stesso Dante nel suo Con-  vivio sopra la canzone Le dolci rime ecc. dice esser com-  posto di rosso e di nero , ma che vince il nero ; e Inf.  caut, VII, V. io3.   L' acqua era buja molto più , che persa.    Digitized by Google     QUINTO. 79   V. 90. Noi che lignemmo il mondo di ttmguigno.   Scherza in la contrarietà di queiti due colori ; Fai  visitando per F aria di color perso noi , che , per eaiere  arati ucciai in pena del noatro Callo , tignemsno il mondo  di color di aangue.   V. 94. Uh Jttel , che udire , e che parlar ti picKe :  Noi udiremo , e parleremo a vui.   Non ì gran coaa (dice aaaai giudiiioaamente il Landino) ,  che coatei a’ indovinaaae di quello , che Dante deaide-  rava d' udire. Una , perché di niun' altra coaa , fuori  che de’ auoi avrenimenti , potea ragioneTolmente cre-  dere , eh* egli aveaae curioaità di domandarla ; 1' altra ,  perché il coatume degli amanti é creder, che tutti ab-  biano quella voglia, che hanno eaai d' udire e parlare  de’ loro amori , tanto che aenza forai molto pregare non  fanno careatla di raccontarli anche a chi non ai cura  aiperli. Che riapondeaae la donna pid tosto che l’ uomo,  ciò é molto adattato al coatume della loro loquacità e  leggerezza.   V. 96. Mentre che ’/ vento , come fa , si tace.   n ripoaarai del vento non é coaa impropria , anzi é  accidente confacevole alla natura di quello , dimoitran-  doci r eaperienza , che egli non aoffia con aibilo con-  tinuato , al come corrono i fiumi , ma a volta a volta  ricorre, come fanno Tonde marine. Oltre che non aa-  rebbe inveriaimile il dire , eh’ ei ai fermaaae per divina  diapoaizione , acciocché Dante potesse ammaestrarsi nella  considerazione di quelle pene , e riportar frutto dal suo  prodigioso viaggio. Per questa ragione vediamo nel canto  IX spedito un angelo a fargli spalancar le porte della     8o Canto   cittì di Dite, e altrove molt’ altre graxie tingolariuime,  le quali la bontà divina gli concedè, per condurlo final-  uiente alla contemplazione della aua euenza.   V. 97. Siede la terra , dove nata fui ,   Su la marina , dove ‘I Pò diicende  Per aver pace co' teguaci tui.   Bavenna ; poco lontano dalla quale il Po inette nel-  r Adriatico. Discende per aver pace co’ sui seguaci. Ma-  niera veramente poetica. Dicono alcuni , per aver pace ,  cioè per trovar pace in mare della guerra, ch'egli ha  nel auo letto da' fiumi tuoi teguaci ; perocché , fecondo  che quelli tgorgano in lui , lo conturbano e P agitano ,  onde ti può dire, che gli facciano guerra. Ma te Dante  volette ttar tu l’allegoria di quella guerra, non li chia-  merebbe legnaci ; poiché , fintante che uno è teguace  d’ un altro , non gli fa guerra, e , facendogli guerra, non  |i può chiamar più teguace. Diremo dunque , eh' ei vo-  glia dire , che il Po co' tuoi teguaci diiceode in mare  per ripoiare dal lungo corto , eh' ei fa , per giugnervi ,  a fine di unirai come parte al tuo tutto , eitendo queita  unione la lola pace , alla quale tutte le creature tono  d.a inviiibil mano guidate. Veduto della patria , è ora  da vedere chi folte coitei, che favella con Dante; per  Io che è da taperii , che quetta è Francetea figliuola di  Guido da Polenta tignor di Ravenna ; la quale , eitendo  ttata dal padre mariuta a Lanciotto figliuolo di Malatctta  da Rimici , uomo valoroto in vero , e nella teienza e  inaeitria dell’ armi eiercitatittimo , ma zoppo e deforme  d' atpetto troppo più che ad appajar la grazia e la de-  licatezza di conci non era convenevole, fu cagione, che  ella t' invaghiate di Paolo tuo cognato , il quale non    Digitized by Google     QtllJITO. 8l   meno grazioio , e arvenente del corpo , che leggiadro  dell’ animo e de' coatumi , del di lei amore ferventiiii-  mamence era preao4 Ora arvenne ^ che , mentre , tcam-  bievolmence amandosi , in gran piacere e tranquillità si  Tiveano , indistintamente usando , appostati un giorno  da Lanciotto , furono da esso colti sul fatto, e d'un sol  colpo uccisi miseramente.   V. ICO. jimor , eh’ al cor gejuU ratto s' apprende.  Prete costui della bella persona ,   Che mi fu tolta, e '/ modo ancor m' offende.   Platone nel Convivio , tra le lodi , che dà Agatone ad  Amore , dice eh’ egli i ancora delicatissimo , argumentan-  dolo da questo , eh’ egli i ancor più tenero e gentile della  Dea Ati , cioè della calamità , la quale esser mollissima  a delicatissima / argomentò Omero dal vedere , che ella ,  schifando di toccar co’ piè terra , si tiene per t ordinario  in tu le lette degli uomini. Iliad. T, v. 93.   .... Tvt pio 9 * ateahol sróStc iv fàp in' ovSit  nlAra^as , <2 A A’ apa f/j'S xai^ óvfpóv xpoara fiaùani.   Ma amore non solamente non mette mai piede in terra , o  in tu le teste , le quali , a dire il vero , non sono molto  toffei , ma di tutto V uomo la parte più gentile calpesta ,  e sceglie per tua abitazione. Negli animi dunque , e ne’  temperamenti degli uomini, e degli Dii pone il tuo trono  Amore ; nè ciò fa egli alla cieca , e senza veruna distin-  zione ■ in ogni sorta <t animo la sua tede locando , ma  quelli solamente , che in fra tutti gli altri p'ut gentili  tono , e pieghevoli con delicatissimo gusto va ritcegliendo.   suStò 9 fizaiipii(;ipfits 6 pi^a tixpiipiusnpi *Epura  Xtc araAòc óv qdp iirì TÙt fiaivit, ovff tiri npavietr.     8a Cahto   ( S, larn iravv fiaX«ut<i) cy roif fMi^xararoig  TS* S*T»T> KoÀ fiaivti Koì oisut' iw )'àf> v6$at KOÌ  XM àiiUpixfn rhf Sixqffiv iSpvxau,’  »ai oò» av f{>7( ir xóacui rati dXÀ,’ ^ riti   iv vKXtipòv vio( i;^ot<rv >* ’^XP dxtp^^iToi' ^ 9’ àt  ftoAouiùy, oÌKÌ(ixcu.   £'l Petrarca nel toaetto : Come't ccmdido piiecc., ri-  cavando con maniera più morbida lo ateaao originale, fini  di copiarlo anche nella parte tralasciata da Dante , che  rijguarda 1' avversione , che Amore ha ordinariamente  agli animi rosai e dori , dicendo :   Amor , che tolo i cuor leggiadri invesca ,   Nè cura di mostrar sua forza altrove.   E nella canaone; Amor, se vuoi, eh' io tomi ecc. , par-  lando con Amore, tocca leggiadramente in ogni sua parte  il sopraccitato luogo di Platone , dicendo dell’ impeWo ,  eh' egli ha non meno sopra gli Dii , che sopra gli uo-  mini , con questi versi :   £ s’ egli è ver , che tua potenza sia  Nel Ciri s) grande , come si ragiona ,   E neir abisso ( perchè , qui fra noi  Quel che tu vali e puoi ,   Credo, ehe’l senta ogni gentil persona).   V. loi. Prese costui della bella persona ,   Che mi fu tolta.   Lo prese del bellissimo corpo , che mi fu spogliato  dalla morte , e ’l modo ancor m’ offende , perchè mi fu  ' data violentemente, e mentre mi suva tra le braccia  del caro amante.    Digitized by Google    83    Q D I H T O.   V. io3. jimor , eh' a nullo amalo amar perdona ,   Mi prese del costui piacer sì forte ,   Che , come vedi, ancor non m' abbandona,   Belliiiiina repetizione : Àmor , eh' al cuor gentil ratto  s' apprende, prese cosuù come gentile. Amor, eh' a nullo  amalo amar perdona, prese me come amata. Mi prese del  costui piacer , del piacer di costui. Costui nel secondo  caso senza il suo segnò si trova spesse volte usato dagli  autori. Veggansene gli esempi presso il Cinonio. Questo  lungo può aver doppio significato. Hi prese del piacer di  costui, cioè del gusto, del piacimento , della gioja d’amar  costui ; e mi prese del piacer di costui , cioè del piacer  che io faceva a costui, e questo corrisponde ottimamente  al detto poco innanzi : Autor , eh' a nullo amato amar  perdona ; mostrando non tanto essersi innamorata per  genio , quanto per vaghezza d' accorgersi di piacere e  d’ esser amata, e per cert' obbligo di gentil corrispondenza.   V. io6. Amor condusse noi ad una morte.   Arroge forza con la terza replica , e con grandit-  aim' arte diminuisce il suo fallo , rovesciando sopra di  amore tutta la colpa. Tib. lib. l .° el. VII , v. aq.   Non ego te laesi prudens : ignosce fatemi,  lussi! amor. Contro quis ferat arma Deos ?   E'I Boccaccio, giornata IV, nov. I, conducendo GuU  scardo alla presenza del Principe Tancredi , non gli sa  porre in bocca nè altra, nè piò forte difesa per iscusar  sè , che r incolpare Amore. Il quale ( cioè T.ancredi ) ,  tome il vide quasi piangendo disse : Guiscardo , la mia  benignità verso te non uvea meritato l'oltraggio e la     84 Casto   vtrgogna, la quale nelle mie cose fatta m' hai; eiccome io  oggi vidi con gli occhi miei. Al quale Guiscardo niun  altra cosa ditte < te non questo : Amor può troppo più ,  che nè io ni voi pottiamo.   V. IO/. Caina attende chi'n vita ci spente.   Calila è la g)iiaccia, dove nel canto XXXII vedremo  euer paniti coloro , che bruttaron le mani col sangue  de’ lor congiunti. Dice dunque , che questa spera detta  Caina sta aspettando Lanciotto marito di lei , e fratello  di Paolo , che fu il loro uccisore.   V. Ila O latto ,   Quanti dolci pentier , quanto detto  Menò costoro al dolorato patto !   Tenerissima riflessione , e propria d* animo gentile ,  ma che non s’ abbandona a soperchia vilU col dimostrar  dolore. E qui notisi , come Dante per ancora sta forte  all’ assalto della pietA , la cui guerra si propose di voler  sostenere al principio del secondo canto, v. l.   Lo giorno te n andava , e f aer bruno  Toglieva gli animai , che tono in terra  Dalle fatiche loro; ed io Sol uno  M' apparecchiava a tottener la guerra  fi del cammino , e sì della pietose.   £ che ciò sia’l vero, dopo eh’ ei non potò pid rattener  le lagrime , dice , che in questo pietoso oflìcio egli era  insieme, v. 117, tristo e pio-, dove mette in considera-  zione , se quel tristo si potesse in questo luogo intendere  per iscellerato , malvagio , empio , e non per malcontento,  mesto , e maninconoto , come vien preso universalmente ,    Digiiized by Google    QUINTO. 8S   e (1 come io con gli altri concorro a credere etier re-  ritirailmeote alata l' intenzione del poeta. Pure nel primo  •ignificato abbiamo nel XXIV dell* Inf. triatitiimO) r. 9I.   Tra qutJt’ iniqua e trutitiima copia  Correvan genti ignude e spaventate.   E di vero tristo in aendmento d’ empio (a un belliatimo  contrapposto con pio , venendo a estere il poeta in un  medesimo tempo empio per compiagner la giusta e do-  vuta miseria de’ dannati , del cbe nel XX di questa can-  tica si fa riprender acremente da Virgilio, e gli la dire,  che è sciocchezza averne pietà , e somma scelleraggine  aver sentimenti contrarj al divino giudicio, che li pu-  nisce , V. a 5 .   Certo V piangea poggiato a un de' rocchi  Del duro scoglio , zi che la mia scorta  Mi disse : Ancor se' tu degli altri sciocchi ?   Qui vive la pietà-, quandi è ben morta.   Chi è più scellerato di colui,   Ch' al giudicio divin passion porta ?   Driaza la letta , drizza ; e vedi , a cui ecc.   E pio poteva dirsi il poeta , per non poter vincere la  naturai violenza di quell' affetto, che contro a tua voglia  lo cottrìgneva a lacrimare ; dove pigliando tristo in si-  gnificato di metto, avendo di già detto', eh' ei lacrimava,  vi vien a esser superfluo ; e non solamente tristo , ma  pio ancora ; chiarissima cosa estendo , che chi piange  r altrui miseria , n' ha rammarico e compatimento.   V. lao. Che conosceste i dubbiosi desiri ?   Pubiioti per non esserti ancora l’ un F altro diKoperd.     86    Canto   V. I3I. Ed ella a me; nerrun maggior dolore.   Che ricordarsi del tempo felice  Nella miseria , e dà sa il tuo dottore.   Quella lentenaa h di Boezio nel lecondo libro de  Consol. proia IV, Le lue parole iodo : In omni aduer si-  tate fortuna» infelùissimum genus inforlunii est , fuisse  felieeiu. Tanto che questa volta per il tuo dottore non  debbo intendersi Virgilio, come, dal Daniello in fuora,  quasi tutti gli altri si sono ingannati a credere , ma lo  stesso Boezio , la cui sopraccitata opera Dante nel suo  esilio aveva sempre tra mano , e leggeva continuamente ;  onde nel suo Convivio scrive queste formali parole :  Tuttavia , dopo alquanto tempo , la mia mente , che i ar-  gomentava di sanare , provvide ( poi nè 'I mio , I altrui  consolare valeva ) ritornare al modo , che alcuno sconso-  lato avea tenuto a consolarsi ; e misimi ad allegare e  leggere quello, non conosciuto da molti, libro di Boezio,  nel quale , cattivo e discacciato , consolato si aveva.   V. ia4- Ho , s‘ a conoscer la prima radice   Del nostro amor tu hai cotanto affetto ,  farò , come colui , che piange , e dice.   Sed si tantus amor casus cognoscere nostros ,   Et breuiter Troiae supremum audire laborem-.  Quamquam animus meminisse horret, luctuque refugit ,  Incipiam. £n. lib. Il , v. io e seg.   V. i» 7 - Noi leggiavamo un giorno per diletto   Di Lancillotto , come amor lo strinse.   Qui, prima di passar più avanti, giudico, che sia bene  chiarir l' intelligenza del rimanente di questo canto , con    Digitized by Google    QUINTO. 87   riportar la atoria di Lancellotto cavata da' romanzi fran-  zcsi dal libro di Lancilolto Du Lac , e riferita in quella  dottiatiuia acrittura di Lucantonio Bidol6 , nella quale  in un dialogo fìnto in Lione tra Aleaaandro degli liberti  e Claudio d' Erberé gentiluomo franzeae apiega inge-  gnoaamente varj luoghi diSicili de' tre noatri autori  Dante , il Petrarca , e '1 Boccaccio. Farla Claudio ( pag. 1 1  e acg.)   Dovile dunque eapere > eome avendo Galeaui figliuolo  della iella Geanda acquitlalo per sua prodezza trenta  reami , s ave a posto in cuore di non voler <t essi coronarsi ,  se prima a quelli il regno di Logres dal Re Arius posse-  duto aggiunto non aveste ■' £ per ciò , avendolo egli man-  dato a Sfidare , furono le genti deir uno e dell' altro più  volte alle mani. Dove Lancilolto avendo in favore di Artus  futa maravigliose pruove contro di Galeaui , e avuto un  giorno fra gli altri l'onore della battaglia , fu da esso  Galealto pregato, che volesse andare quella sera alloggiar  seco; promettendogli, se ciò facesse , di dargli quel dono,  che da lui addomandato gli faste. Accettò Lancilolto con  quel patto /' invito , e poi la mattina seguente , partendoti  per ritornare alla battaglia dichiarò il dono, che da Ga-  lealio desiderava : il quale fu di richiedere , e pregare esso  Gale alto , che quando egli combattendo fatte in quella  gionuila alle gerui del Re Artu superiore , e certo d averne  a riportare la vittoria , volesse allora andare a chieder  merci ad esso Re , e in lui liberamente rimetterti. La qual  cosa avendo Galeallo fatta , non solamente ne nacque tra  Lancillotto e Galealto grandissima dimestichezza e amistà ,  ma ne divenne ancora etto Galealto , per cosi cortese e  magnanimo alto , molto del Re Artu , e della Regina Gi-  nevra tua moglie familiare. Alla quale per tal pubblico     PUI5T0.   Amor, eh* a nuU* amato amar perdona, '   Mi prese del costui piacer it forte ,   Che, come vedi, ancor non m* abbandona.   Qui ribadisce :   Questi, che mai da me non fia diviso.   Nel che ti ponga niente a quante volte e in quanti  modi rioforra V espressioni d'un ferventissimo ed ostinato  amore , e con quant' arte s* ingegna d’ attrar le lacrime |  e sviscerar la pietà verso que* luiserissimi amanti.   V. i3y. Galeotto fu il libro, e chi lo scrisse.   Il libro ) e Tautor , che lo scrisse , fece tra Paolo e  Francesca la parte , che fece Galeotto tra Lancillotto e  Ginevra ; onde 1' Àzzolino nella sua Satira contro U  Lussuria :   In somma rime oscene , e versi infami  Dell' altrui castità sono incantesimo ,   E all* onestade altrui lacciuoli ed amU   Tal eh* io ti dico , e replico il medesimo .*   Se stan cotali usanze immote e fisse ,   La Poesia diventa un ruSianesùno.   E questo è quel , eh* apertamente disse  Il Principe satirico in quel verso :   Galeotto /“ il libro , e ehi lo scrisse.   Qui è da notare incidentemente , come alcuni hanno  voluto dire, che il cognome di Principe Galeotto, attri-  buito al Centonovelle del Boccaccio , possa da questa  storia esser derivato; perchè (dicono essi) ragionandosi  in codesto libro del Boccaccio di cose per la maggior   7    Digitized by Google     90 Cauto quinto.   parte alle gii dette di Ginevra e di Francesca simi-  glianti , pare , che quel cognome di Principe Galeotto  meritamente te gli convenga : in questa guisa inferir  volendo , estere il Decamerone il principal libro di tutti  quelli , che contengono in loro cose attrattive alla car>  naie concupiscenza ; che tanto è a dire , quanto dargli  titolo di Primo Ruffiano , o vero di Principe de' Ruffiani.  Na di ciò reggati più particolarmente il Ridolfi nel so-  prammentovato dialogo, ove parlando assai diffusamente  di tal opinione ti sforza di mostrare , essere molto veru  simile a credere tal disonesto cognome, come anche  quello di Decamerone estere stato posto al Centonovelle  più tosto da altri, che dal Boccaccio; il quale nel proemio  della quarta giornata avere scritte le* tue novelle senz’ al-  cun titolo apertamente si dichiara.   V. i38. Quel giorno più non vi leggemmo ovante.   Aocenna con nobil tratto di modestia l’ inferrompimento  della lettura, ed in conseguenza il passaggio da’ tremanti  baci agli amorosi abbracciamenti.Il conte Lorenzo Magalotti. Villa Magalotti. Magalotti. Keywords: di naturali esperienze, ‘naturali esperienze’ --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magalotti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51751098137/in/datetaken/

 

Grice e Maggi – implicatura ridicola – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pompiano). FIlosofo. Grice: “I like his portrait” – Grice: “My favourite of his essays is on the ridiculous; but his most specifically philosophical stuff is the ‘lectiones philosophicae’ and the ‘consilia philosophica.’” La famiglia aveva possedimenti e anche un negozio di farmacia. Il padre Francesco, uomo di lettere, fu il suo primo maestro.  Studia a Padova con Bagolino e frequenta attivamente gli ambienti culturali della città. Si laurea e insegna filosofia. Membro dell'«Accademia degli Infiammati», strinse amicizia con Barbaro, Lombardi, Piccolomini, Speroni, Tomitano, Varchi, entrò quindi a far parte del circolo di Bembo, frequentando insigni filosofi come Paleario, Lampridio e Emigli. Conobbe iPole, Vergerio, Flaminio e Priuli. Il dibattito sulla questione della lingua e sui temi estetici legati soprattutto all'interpretazione della Poetica aristotelica condusse alla preparazione di un commento allo scritto di Aristotele che, iniziato da Lombardi, fu proseguito, concluso e fatto pubblicare da Maggi, con altra sua opera dedicata ad Orazio, a Venezia: le “In Aristotelis librum de Poetica communes explanationes: Madii vero in eundem librum propriae annotations”, dedicato a Madruzzo. Lascia Padova per entrare al servizio del duca Ercole II d'Este come precettore del figlio Alfonso e, insieme, per insegnare filosofia a Ferrara. Si conservano appunti delle sue lezioni sulla Poetica. Anche della vita culturale della città estense  fu protagonista, divenendo  principe dell'«Accademia dei Filareti», che vanta membri come Bentivoglio, Calcagnini, Giraldi e Cinzio, oltre a essere amico degli umanisti Pigna, Porto e Ricci, che gli diede pubblicamente merito di essere stato «il primo interprete della Poetica di Aristotele».  “Mulierum praeconium” o “De mulierum praestantia” e dedicata ad Anna d'Este, la figlia di Ercole e di Renata di Francia, che nello stesso anno fu tradotta “Un brieve trattato dell'eccellentia delle donne.” Comprende anche una Essortatione a gli huomini perché non si lascino superar dalle donne, attribuita a Lando, che si pone come corollario dell'orazione del Maggi.  Alla chiusura temporanea dell'Università, ritorna a Brescia, partecipando alle riunioni dell'Accademia di Rezzato, fondata da Chizzola. Abita nella quadra della cittadella vecchia, in contrada Santo Spirito. Sposa Francesca, figlia del nobile Paris Rosa,. A Brescia sede nel Consiglio Generale e fu incluso nell'elenco dei consiglieri comunali della città destilla reggenza delle podestarie maggiori del territorio. Fu destinato alla Podestaria di Orzinuovi, ma vi rinunciò, come rinunciò anche alla podestaria di Salò, e partecipò alle sedute del Consiglio Generale. Altre saggi “Un brieve trattato dell'eccellentia delle donne, Brescia, Turlini “In Aristotelis librum de Poetica communes explanationes: Madii vero in eundem librum propriae annotationes, Venetiis, Valgrisi; De ridiculis, in Horatii librum de arte poetica interpretatio, Venetiis, Valgrisi, “Lectiones philosophicae” Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms.  Expositio in libros de Coelo et Mundo, Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms,  Expositio de Coelo, de Anima, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Quaestio de visione, Milano, Biblioteca Ambrosiana, Espositio super primo Coelo, Piacenza, Biblioteca Passerini-Landi, ms Pollastrelli, Mulierum praeconium, Modena, Biblioteca Estense, ms Estensis latinus. Oratio de cognitionis praestantia, Ferrariae, apud Franciscum Rubeum de Valentia, Consilia philosophica, Vincentii Madii et Jo. Bap. Pignae in favorem serenissimi Ferrariae ducis in ea praecedentia, Archivio di Stato, Casa e Stato,  Modena. Note  In Alessandro Sardi, Estensis latinus 88, Modena, Biblioteca Estense.  G. Bertoni, «Giornale storico della letteratura italiana», C.. Fahy, Un trattato sulle donne e un'opera sconosciuta di Lando, in «Giornale storico della letteratura italiana»,  Bruni, Speroni e l'Accademia degli Infiammati, in «Filologia e letteratura», XIWeinberg, Trattati di retorica e poetica, III, Roma-Bari, Laterza,  Enrico Bisanti,  interprete tridentino della Poetica di Aristotele, Brescia, Geroldi, Giorgio Tortelli, Quattro Maggi in cerca d'autore, in «Quaderni del Lombardo-Veneto», Padova, Vincenzo Maggi, su Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  VEnciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Vincenzo Maggi, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vincenzo Maggi. Maggi. Kewyords: implicatura ridicola, Eco, il nome della rosa, Cicerone, il tragico, filosofia tragica, pessimism, l’eroe tragico, Nietzsche, la tragedia per musica – I curiazi, catone in Utica – tragedia per musica --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maggi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752553559/in/dateposted-public/

 

Grice e Magi – l’uso delle parole – il mistico – I mistici – la scuola di mistica fascista – il veintennio -- filosofia italiana – filosofia fascista -- Luigi Speranza (Pesaro). Filosofo. Grice: “A fascinating philosopher – “journey around the world in ten words,’ a gem!” --  Insegna a 'Urbino. Si dedica alla psicologia “trans-personale”. Fonda il Centro di Filosofia Comparativa (cf. ‘implicatura comparativa’) e “Incognita” a Pesaro, tesoreggiando ‘l’intelligenza del cuore’ e il principio dell’interiorità. Scrisse “I 36 stratagemmi” (Il Punto d'Incontro; dal, BestBUR). Il suo “Il Gioco dell'Eroe. Le porte della percezione per essere straordinario in un mondo ordinario” vede un clamoroso successo. “I 64 Enigmi. L'antica sapienza  per vincere nel mondo” (Sperling & Kupfer )è segnalato  al primo posto dei libri più attesi. Lo stato intermedio tratta l’argomento rimosso dei nostri tempi: la morte, e abbraccia l'orizzonte ampio degli ambiti cari agli autori: filosofia, mistica, psicologia transpersonale, esperienze ai confini della morte. Esce un aggiornamento ampliato del Gioco dell'Eroe con il sottotitolo “La porta dell'Immaginazione”. Vgetariano dichiarato., si focalizza sui modelli mistici per approfondirne, oltre la portata metafisica e auto-realizzativa, i concetti di efficacia ed efficienza: nel libro I 36 stratagemmi declina il taoismo nei suoi aspetti di strategia psicologica; nel saggio "Le arti marziali della parola" in La nobile arte dell'insulto (Einaudi) evidenzia come l'arte del combattimento diventi arte retorica e dialettica. Nei saggi Il dito e la luna, La via dell'umorismo e Il tesoro nascosto mostra il rilievo della comunicazione metaforica e umoristica. Elabora e sviluppa la dimensione della psicologia trans-personale all'interno del Gioco dell'Eroe, disciplina da lui creata e imperniata sulla capacità umana dell'immaginazione.  Altre saggi: “Il dharma del sacrificio del mondo” (Panozzo); “La filosofia del linguaggio eterno” (cf. Grice: ‘timeless’ meaning, versus ‘timeful’?). Urbino, “Quaderno indiano,” Scuola superiore di filosofia comparativa di Rimini, “Il dito e la luna,” Il Punto d'Incontro); I 36 stratagemmi (Il Punto d'Incontro, BestBur); Sanjiao. I tre pilastri della sapienza, Il Punto d'Incontro, Einaudi, Uscite dal sogno della veglia. Viaggio attraverso la filosofia della Liberazione, Scuola superiore di filosofia comparativa di Rimini,  La Via dell'umorismo (Il Punto d'Incontro); La vita è uno stato mentale. Ovvero La conta dei frutti delle azioni nel mondo evanescente, Bompiani,  Kauṭilya, Il Codice del Potere (Arthaśāstra). Arte della guerra e della strategia” (Il Punto d'Incontro,   "Lo yoga segreto del perfetto sovrano"; “Il Gioco dell'Eroe” (Il Punto d'Incontro); “I 64 Enigmi, Sperling); Lo stato intermedio,, Arte di Essere,. Il tesoro nascosto. 100 lezioni sufi, Sperling); Il gioco dell'eroe. La porta dell'Immaginazione” (Il Punto d'Incontro, 101 burle spirituali, Sperling); Recitato un cameo, nel ruolo di se stesso, nel film Niente è come sembra, di F. Battiato, a fianco di Jodorowsky. Jodorowsky scrive in seguito la presentazione  di La Via dell'umorismo.Blog.  «Fondai a Rimini il Centro di Filosofia Comparativa”. Per spaziare in temi altissimi con una narrazione transdisciplinare. Attraverso immaginazione, religioni, filosofie, arti e scienze».  Incognita. Advanced Creativity  Il Secolo XIX  (R. Onofrio) " 'Incognita' di Pesaro. Diario di viaggio nell'Oltre, un'immersione interiore al di là dello spazio-tempo"31  Il Secolo XIX  (R. Onofrio) "Advanced Creativity Mind School. Per capire l'entrata nell'epoca del post-umano" Per il titolo del suo album Dieci stratagemmi, Battiato si è ispirato a I 36 stratagemmi di Gianluca Magi. Il sottotitolo, "Attraversare il mare per ingannare il cielo" è il primo stratagemma dei trentasei che compongono che il libro.  Stralcio della quinta puntata (youtube)  Modelli strategici. Corriere della Sera, (E. Camurri)  wuz  Panorama (Anna Mazzone)  wuz  Panorama (O. Allegri)  Il Secolo XIX 2 (Roberto Onofrio) "Aprite le porte all'Immaginazione, c'è un mondo oltre la quotidianità"42  Gianluca Magi, I 64 Enigmi, Sperling & Kupfer, Milano: «Diversi anni fa, in un’intervista, mi chiesero perché sono vegetariano. La mia risposta fu molto sintetica (e la penso ancora così): Non mangio animali. Non riesco a digerire l'agonia».  La Repubblica (Michele Serra); Il Riformista (Luca Mastrantonio); Il Venerdì di Repubblica (Brunella Schisa)  Il Gioco dell'Eroe, Il Punto d'Incontro,. Libro/ CD con prefazione di Franco Battiato  Il Gioco dell'EroeGianluca. Scena del film ove compaiono e A. Jodorowsky (youtube)  La Via dell'umorismo, Il Punto d'Incontro, Vicenza, La Stampa (Il Premio è stato conferito dalle autorità della Repubblica di San Marino con la motivazione: «Lo scrittore che ha costruito attraverso la sua produzione e l'attività del Centro di Filosofia Comparativa di Rimini ponti di comunicazione tra le antiche saggezze d'Oriente e d'Occidente, attualizzandone, in teoria e in pratica, il loro messaggio filosofico, psicologico e spirituale per l'uomo contemporaneo»). Gli altri premi sono stati conferiti a: F. Battiato (Musica), A.  Jodorowsky (Teatro), F. Mussida (Arti visive), S. Agosti (Cinema), M. Gramellini (Giornalismo), Gabriele La Porta (Televisione).  Sito ufficiale di Gianluca Magi (in cinque lingue) Incognita ◦ Advanced Creativity "Psicologia transpersonale. Che cos'è?" Video Lectio brevis  riflessionisul Senso della vita su riflessioni. Gianluca Magi. Magi. Keywords: l’uso delle parole, il mistico, ‘implicatura comparativa’ mistico, scuola di mistica, l’uso di ‘scuola’ mistica --  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Magi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752536704/in/datetaken/

 

Grice e Magnani – implicatura – la linea e il punto -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Sannazzaro de’ Burgondi). Filosofo.  Grice: “I like Magnani; he has written about conceptual change, which I enjoyed!” -- Grice: “I like Magnani; his treatise on the philosophy of geometry is brilliant!” --  essential Italian philosopher, not to be confussed with Tenessee Williams’s favourite actress, Anna Magnani --. Insegna a 'Pavia, dove dirige il Computational Philosophy Laboratory. Dedicatosi allo studio della storia e della filosofia della geometriai, i suoi interessi si sono poi rivolti all'analisi della tradizione neopositivista e post-positivista. Si è poi dedicato al tema della scoperta scientifica e del ragionamento creativo. Studia tematiche riguardanti il ragionamento diagnostico in medicina in collegamento con il problema dell'abduzione, presto diventato fondamentale nella sua ricerca. La sua attenzione si è anche indirizzata verso il cosiddetto model-based reasoning. Fonda una serie di conferenze sul Model-Based Reasoning. Trattai problemi di filosofia della tecnologia e di etica, rivolti anche al tema trascurato in filosofia dell'analisi della violenza.  I suoi interessi di ricerca includono dunque la filosofia della scienza, la logica, le scienze cognitive, l'intelligenza artificiale e la filosofia della medicina, nonché i rapporti fra etica e tecnologia e tra etica e violenza. Ha contribuito a diffondere il problema dell'abduzione. La sua ricerca storico-scientifica ha riguardato principalmente la filosofia della geometria. Dirige la Collana di Libri SAPERE. Opere: “Conoscenza come dovere. Moralità distribuita in un mondo tecnologico” “Filosofia della violenza” “Rispetta gli altri come cose. Sviluppa una teoria filosofica dei rapporti fra tecnologia ed etica in una prospettiva naturalistica e cognitiva. Note  Web Page del Dipartimento di Studi Umanistici  Computational Philosophy Laboratory Web Site  [Cfr. le varie pagine dedicate a questi convegni in//www-3.unipv/webphilos_lab/cpl/index.php Computational Philosophy Laboratory], Dipartimento di Studi Umanistici, Sezione di Filosofia, Pavia, Pavia (Italia)]  Sun Yat-sen Award   Cerimonia  Book Series SAPERE Web Page  Copia archiviata, su lesacademies.org. Edizione cinese:   Philosophy and Geometry  Morality in a Technological WorldAcademic and Professional BooksCambridge University Press  Abductive Cognition  Understanding Violence  The Abductive Structure of Scientific Creativity  Author Web Page  Handbook of Model-Based Science  Logica e possibilità, su RAI Filosofia, su filosofia.rai. Filosofia della violenza, su RAI Filosofia, su filosofia.rai. Grice: “Philosophy of geometry, so mis-called – I call it the theory of the line and the point – always amused me since Ayer misunderstood it in 1936! Hoesle and Magnani prove that it’s less geometrical than you think!” --  Lorenzo Magnani. Magnani. Refs. Luigi Speranza, "Grice e Magnani," per il Club Anglo-Italiano -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685507828/in/photolist-2mLExs3-2mKAxx2-2mKgJMj

 

Grice e Magni – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “I love Magni – He has gems like ‘Petrus is Petrus’ – I’m talking about his “Principia et specimen philosophiae” – The titles for the chapters are amusing, and he refers to ‘ratio essendi’ – and other stuff – *Very* amusing --.”Figlio dal conte Costantino Magni e da Ottavia Carcassola, si trasferì a Praga. Entrò nei cappuccini della provincia boema a Praga. Insegna filosofia entrando, grazie al suo insegnamento, nelle grazie dell'imperatore. Presto fu eletto Provinciale della Provincia austro-boema dell'ordine e divenne apprezzato consigliere dell'imperatore e di altri principi europei. Il re Sigismondo III gli affidò la missione cappuccina nel suo paese. Ferdinando II lo inviò in missione diplomatica in Francia. Fu uno dei consiglieri del duca Massimiliano I di iera. Dopo la battaglia della Montagna Bianca, sostenne l'arcivescovo di Praga Ernesto Adalberto d'Harrach nella cattolicizzazione della popolazione e nelle riforme diocesane. Prese parte in nome dell'imperatore ai negoziati con il cardinale Richelieu sulla successione ereditaria al trono di Mantova. Divenne consulente teologico nei negoziati per la pace di Praga e missionario apostolico per l'elettorato di Sassonia, Assia, Brandeburgo e Danzica. Riprodusse a Varsavia di fronte al re e alla corte l'esperimento di Torricelli usando un tubo riempito di mercurio per produrre il vuoto.  Riuscì a convertire il conte Ernesto d'Assia-Rheinfels e sua moglie.  Dopo che l'Praga venne affidata ai Gesuiti, entrò in contrasto con i gesuiti, che lo fecero arrestare a Vienna. Rilasciato dalla prigione per intervento dell'Imperatore e tornò a Salisburgo, dove morì quello stesso anno. Frutto della sua polemica con i protestanti è “De acatholicorum credendi regula judicium” in cui sostene che senza l'autorità della Chiesa, la Bibbia da sola non era sufficiente come regola di fede per i cristiani. Trata lo stesso argomento in “Judicium de acatholicorum et catholicorum regula credenda”, le cui debolezze argomentative scatenarono la contro-offensiva dei protestanti. Si occupa di metodologia, logica, epistemologia, cosmologia, metafisica, matematica e scienze naturali. Rifiuta i principi aristotelico-scolastici, ispirandosi alle dottrine di Platone, Agostino e Bonaventura. Altre saggi: “Apologia contra imposturas Jesuitarum,” “Christiana et catholica defensio adversus societatem Jesu,” “Opus philosophicum,” “Commentarius de homine infami personato sub titulis Iocosi Severi Medii,”:Concussio fundamentorum ecclesiae catholicae, iactata ab Herm. Conringi, “Conringiana concussio sanctissimi in christo papae catholici retorta,” “Echo Absurditatum Ulrici de Neufeld Blesa” “Epistola de responsione H. Conringii” “Epistola de quaestione utrum Primatus Rom. Pontificis, “Principia et specimen philosophiae, Acta disputationis habitae Rheinfelsae apud S. Goarem, “Organum theologicum”; “Methodus convincendi et revocandi haereticos”; “De luce mentium”; “Judicium de catholicorum ei acatholicorum regula credendi, “De atheismo Aristotelis ad Mersennum,  Demonstratio ocularis, loci sine locato: corporis successiuè moti in vacuo, Bologna, Benatij. Vedi la voce nella Enciclopedia Italiana. J. Cygan, “Vita prima”, operum recensio et bibliographia, Romae, “Opera Valeriani Magni velut manuscripta tradita aut typis impressa, «Collectanea Franciscana», A. Catalano, La Boemia e la ri-conquista delle coscienze. Harrach e la Contro-Riforma, Roma, Storia, M. Bucciantini, La discussione sul vuoto in Italia: Discussioni sul nulls, M. Lenzi e A. Maierù, Firenze,  Olschki, A. Napoli, La riforma ecclesiastica in Boemia attraverso la corrispondenza della Congregazione de Propaganda Fide, Centro Studi Cappuccini Lombardi, Biblioteca Francescana, Milano. Relatio veridica de pio obitu R.P. Valeriani Magni, Lione, Ludwig von Pastor, Storia dei papi, tRoma, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M. Bihl, G. Leroy.   Ad vniuerfam Philofophiam,   CAPVT I.  De Ordinc &Jl)lo Dottrimt.   Oftii Theophilcnullum entium affitmiri de alio cnte,  fedfingulanegaridefingulis : quae verd affirmanturde  entibus nonluntcntia , fed habitudmes, quaeinterce-  dunt entia:Ego enim illa duntaxat nuncupaui entia,qu3e  per al iquam potentiam pofluni efTe,6c intelligi,feorfum  abomni alioente.   Harumhabitudiuum,utdocui,aliaefuntiden:itatise(Tentiae, ut, Pe-  truseft Petrus.Alias identitatisrationis,ut Petruseft Paulo idem m ra-  tione naturaehumanae.Demum aliac funt efle aut principium , aut ter-  n)inumalicuiusmotus,vt Petrusgenerat,Paulusgenerarur.Ex quibus  duntaxat poteft demonftrari & exiftentia,& natura entium.   Verum non funt negligendae reliquae: Ille,enim,qua:referuntiden-  titatem eflentiae.fiue affirmatam,fiue negatam,inuoluunt Frequenter  niotumnoftraerationisa cognitionc imperfe&a, adperfe&ionem:  v.ghuiuspropo(itionis,Homo eftanimalrationale.-praedicatum^licec  fit identicum fubie<3:o,ipfum tamen explicat diftin&ius.   Quxautemconfiftuntin identitate rationis,fiueaffirmata, fiuene-  gata,coordinant cognofcimentum, & prsedicamenta , & in omni di-  £lione,iudicio,ac ratiocmatione praetendunt terminos,qui ab identi-  tate rationis,communi pluribus entibus,denominantur vniuerfales.   Etliceteiufmodiidentitatesrationisnon inferanturfyllogifmo,fed  cognoscantur fola collatione,feu comparatione terminorum , cogni-  torumautimmcdiate.autmedianteillationc : tamen haehabitudines  tum fubeunt illationem,cum ex identitate rationis affirmata,aut nega-  tadeduobusprincipijsalicuiusmotus, infertur proportionalis iden-  titasrationis,inter terminosillorum motuum,v.g.Quaeeft ratio enti-  tatisinter Petrum,& Paulum,eaeft mter filiosPetri,& Pauli. •   Quoniam vero in primo libro de per fe notis , per didboncm con-  nexam ordinaui in cognofcimento,& praedicamentis entia per fe no-  ta:coordinationem graduum entitatis, nomino cognofcimentum, &   A per iu*      X      2 Vakriani Magni   per iudicium conncxum exhibui in clau^diftin&asomnes cntiurn  perfenotorum pra:cipuos motusper fe notos , quorumillos. quos  quifquc confcit in fe , ennarraui (atis accurats , inlibro demeicon-  lcicntia: fupercft, ad complementum appararus Philofophici.exhibe-  re illas propofuioncs.quarum veritasnon dependeat abentium cxi-  ftentiajeda rarionc a?tcrn^ > & incommutabili, cuiufmodi debent cf-  fe i!la?,qutfin fyllogifmodenominancuc maiores: Minores enimper  fe nota? propoliciones , exararaz in cra#atu de per fe noris , habenc ve-  rit3tem,pendulam ab exifteruia Ennum; v. g. Luna mouetur, qua? , fi  corrumpatur,inducit Falfiratem iliius propofitionis, Ac vero hxc:Id,  quod mouctur,neceiIari6 mouctur ab alio : eft vera,tametfi corrum-  pancuromnia mouentia & mobilia.   Harum vero propofitionum incommutabilium funt innumera^nc-  quecft vllaclfYerentia motus, quaenon fibi vendicetpropiias verica-  te'S mcommutabiles:puta has.Id,quodLoco-mouetur 5 ncccfl'ari6 Lo-  comoueturabalio:ld,quod alteratur,nccelTari6 alteratur ab alio; U>  qnod generatur , neceflanogeneratur abalio. Veium haeomnesde-  riuanc (ibi incommutabilitatem ab hac:Id quod mouetur, ncccflariu  mouecur ab aho>oporcetergo congercre invnum craclacumillasim-  fnutabilium,quas nulla ipccialis pars Philofophiae pcrcra&ac , quate-  nuSjvbiv.g. ventum ficad tra&acum de generacionc. Ha?c, fd,quod  geiif ratur, neceflariogeneratur abalio.demonftracurperhanc : id,  <juod mouetur,necefl.ui6 mouetur abalioj quae fupponaturdcmon-  (trata m ipfo veftibulo Philofophia?,ica vc non fic opus in vllo ratiocir  nco repeteredemonftiacionem fadtam.   Hiccrgotra&atuscomple&iturhaspropofitiones ajternas, & ir>»  commucabiles>in quas neccirario refoluancur omnes lllacioncs. quas  habebir,& habere poteft vniucrfa philofophia : has nuncupaui Axio-  mata,& licniiTec denominarc Maximas,veluc, quac influanc vim iliati-  uam propofitionibus maioribus.   Exordioraucemtraclatum ab habitudinibus idcmitatis elTentiar,  deinde profequar illas,quac funt efle pi incipium & ccrminum motus,  casvero,quae funt ex idcncitareracionis,poftrcmo lococommemora-  bo.nimirum ilIas,quacafficiuncmotum:mocum,inquam,icalem cx  quo duntaxar argumentor entium exiftencias & nacuras.   Scd veiitus,nemeusftylustibi vfquequao^ue probccur, voloprius  ^cxcufareilla.qu^forcaflisexiftimabisnofaciicongrua fini,mjcintcdo  • Obijciturprimo loco oblcuritas, quxfuperec vulgarcm conditio-   nem      Early European Books, Copyright© 201 1 ProQuest LLC.   Images reproduced by courtesy of the Biblioteca Nazionale Centrale c   Firenze.   CFMAGL. 1.6.401     j4xiowata S  ncm rhilofophantiura.-Refpondeo , quod obfcurafas obuenit vcl ab  obie&o,ve! a ftylo (cribentis.Meum ftylum audafter dico tam darum  quam quicflepoifitnatioenimfcribendicum clariratccft mihi&rco-  peccisfima,&familiaris.cxcerum grarulor rhilolophiae obfcuriracem  ab obie&o,quae aiceac plerofque ab hoc ftudio,quiReipublica: vnlius  opera,& aecace impendent in agro>in mechamcis^in bcllo & iimilibus»   Laudatur pasfim rraditio do&rinae per quarftiones , quae rnouentuc  de (uL,ie&o alicuius fcicnciae>placecque numerata partino earum.Hanc  methodum refolutiuam Ego non adhibeo, fed compofiriuam : Haec  enim exordicur a nonslimis,&,prarcendens lucem eacenus partam, re-  uelatfemperobfcuriora : qui verdmouec quxftionem,obijcit tene-  bras,quas fubmoueac,(olucndo qua^ftionem propofiram.   Uli,qui per qusftiones cradunt lcientiam,ducunt argumenta ex om-  nibus locis diale£ticis:Ego proiequor lineam mocus , tfnde dunraxac  infero enrium exiftencias,tSc nacuras,ijsargumcncis, quadola poflunt  efle dcmonftrariua,quarue,adnumerata Diale&icis , digniratem pro-  priam peflundant Memineris vero,Thcophile, argumencum, quod  inihi eft demonftratiuum, alicui fortasfis vixerit probabile:(untenim  plerique,quibus opus fu pharmaco magis.quam fyllogifmo.   Quoniam vero motiu func fubordinati > demonltrationes anrece-  dentesnancifcuntur,maiorem certitudinem , & euidentiam a lubfe-  ouentibus:fcilicer > exiftencia,& natura primi mouentis confirmatur^  iecundis,alijfque fubfequentibus.   Hxc conditio ratiocinancis ex motu,e(t oppofita illi,quae ducitur ex  nacura Quanti difcreci f 6c continui •, nam in Mathematicis vix  aliqua demonftrationum anteccdentium pendec a iubfequenti-  bus.   Tibiver6,legentimeostra£htus , occurent frequenter nonnulla  amcnegle&a , qiu? tuo iudicio debuiflenc dici; ied fcuo mehorrere  confufionera,vcl minimam,mareriaium>quas fuis locis deftinaui rra-  £Undas;Ide6,Licet fciam mulcum lucis acceflurum rci , quam expo-  no.fi eo loci cognofcacur aliquid,alio loco referuarum , ramen id fe-  pono,& pra:ftoloL loco congruo do&rinam,qua: no debec anticipari.   Nil pono moieitius obueniet cibi m m ea Philofophia, quam quod  fcpono obiediones manifeftas,dn#as ab exiftencia reru contra con-  clufionnsillacasa racionibusanernis,v.g.infero mouentem non pcfle  quietcece in termino trafeuntcqui fu fibi iCqualis in entitate.Cui co-  clufioni videcur aduerfan expeucua omniu generaciu fibi fimile in na-   A i wraj       , - r" — ta....\....^x   Early European Books, Copyright© 201 1 ProQuest LLC.   Images reproduced by courtesy of the Biblioteca Nazionale Centrale di   Firenze.   CFMAGL. 1.6.401     4 V zlcriam Mdgni.   tttra^fed (tperpendasfolutiones eiufmodi obiedlionurnjfacile/ntelli-  ges eas^fi anteuertantur , neceflai io (us deque conuerfuras vmuerlam  Philofophiam, fine quarlira euidentia. Ponofi vim a.gumenti con-  clufionisillataealTequans facile inteliigcsrcrum exiftennas, &naturas  dependcrea rationeaetcrna.a.rumpra in fyllogifmo.&fupponeslatere  aliquid in entibus concretis,vndecaptas occafionem errorrs.   Confulcoabftineoa quamplurimis, quce alioqum magna conten-  tionecontrouertuncurintei Philofophos , fi tamenhzc ncghgentu  non detrahatfcientia^quamprxtendo : Commemoroadexempkira  differentiam interdiftin&iones formalem*rationis ratiocinat*e,&mo-  dalem.Eiufmodi enim contenrione.splunbus feculis agirarae, non ha-  bent momentum ad veritatcm quaefuam,quod pofcat difpucationern  zuternam.   Noninfero cxconclufionibus.primo illatis, reliquasomnes, qur  infcrripoflunt/edillasduntaxatjquaecxponuntnaturamcntis, quoi  fub»jciturratiocinio : immopleraquc rranfilio , quxexdcmonftrati*  non obfciueprodcuntinlucem.   s : DemumnouerismenondocererespervocabuIa,fed res, confue-  ta oratione declaratas,fignifico per yocabuU vfitata,fi Hippetant , vci  adhibeo aha ad placitum meum.   Capvt ir.   -dxiomata ex identiutt ejfentiali.   Ursauternpr^miffisaggredior habitudincs identitatfs eflenti».  A Afeddebeopnusaflignarcrationemcommunem omnibus cnti'   bus quatenus hxc dodnna fit vniuetfal.ffima,   Nofti Theophile.fpecierum.quascognolcituri adhibcmus . jffiW  eflc lenfib.les a . as imag.nabiles.ali.. intelligib.tes/ enlib.lcs refeW  aliquod lenfib.le.non lolum quod aftu exiftat.fed & quod fi, p S n  t.ffimum fent.ent.: At vero imaginab.les . &,nrelh#b,lcs r-fe r ..m . J   nutum,magmantis&intcllige.Hisnonrolumentia^uexiftem  praefenua.fed abient,a,pr^erita,futura,poffib,), a , ac dcmum ab ft ra   Exphcaturuserg^Rationem.communem omnibusentibus eim  affignaredebeo.quxaffirmetur deentibuspr.fentibus affirmVk  dc pwtcri^affirmabitur defuturis , affirmaretur de poflibSus^f!   Tcnirenc     X     jixiomata S  venirent ad a£tum,qu#ue affiimatur de his, qux inrelliguntur,abftra-  hendoabimentione praeteritorum^praefentiumjfuturorum^ ac pofli-  bilium.   Dicoigitur Ensefleid,quod exerceta&um eflendi, vt v.g amans  c(l id,quod exercet adtum amandi: Ctrm cogito Theophilum , coguo  id ; quod cxercet a&um eflendi Theophilum : Leo exercet a&umel-  fendi Leonem:&: quodlibet entium exercct a&urn eflendi feipfum,fe-  cundum praecifam entitatem vniufcuiufque, ita vt Ego , quinon fuin  Theophilus, non poflim exercere a&um eflendi Theophilum:nec Leo  poteftexercereadtum eflendihominem.Qnaproprer ratio , commu-  nis omnibus entibus,abftrahit ab omni fpeciali exercitio entitatis : ita  vt nuila fit,aut poflit intelligi communis omnibuscntibus , quam quae  nuuraliter concipuur ab omnjbus , quaeue habetur in ipfo communi  vocabulo.£«i:nimirum.id.quodaaumeflendi autexercet, autexer-  cuit,aut exercebit,aut potelt exercere,concipitur vt Ens, quod aut eft,  aut fuit,aut ent,auc efle poteit.Seclufa (citra negadonem ) omni prae-  cisa rationeentitatis vllius.   Itaque id, quod non exercet a&um eflendi,non eft Ens„   Pneterita non (unt.fed fuerunt entia.   Futura nonfunt/ederuncemia. ^  PofTibilianonlunt/edpofluntefle cntia, &confequentcmil ho-   r»meflens. \   Ens vero abftraftum ab intentione praefentis, prarteriti , futuri, &C  posfibi!is,denotat praedicata cflentialia Entis,mter , quae nil eflentiali-  us ipfo exercitio eflendi.   PorioGntiopponicur Non Ens,quodeft inintelligibile noncom-  teIle&oEnte:quienimdormiensnilomnium cogitat, non ideoin-  tclligit Non-Ens,quia nil entitim intclligat. Qm autem , int?Heclo  Ente,intelligitnilcfletefidui,tiensccirecab aaueflendi , isdemum  intclHgit,feucogitatNon-Ens.   Quaproptcr dico,Rationem,communem oronibus enubus , elie  Rationcm Non-Entis,fi, poiitiua intelleaione,intellicatur fublata:  fcilicet Non Ens cft cns coguatum,vt ceflauit ab a&ueflendt vel qua -  tenusnonvcnita4aaumexiftcndi. VerumNon-ens habetfuasd.t-  fcrentias,& quidcm plures.has pcr ordinem narrabo , exorfus a mim-  ma Nonentitatcvfquead maximam.   Lapis,cxpeiscaloris,noneft calidus, arpotcftcalcre, fceatenusdi-  <icorcaiidiKin pocentia. Eflcensin potcntia cft minimus gradu*     m       Early European Books, Copyright© 201 1 ProQuest LLC.   Images reproduced by courtesy of the Biblioteca Nazionale Centrale di   Firenze.   CFMAGL. 1.6.401     6 VaUrUni Mignt   Nan-E ntitatis:nam id,dequo negatur caIor,eftens,tametfi Non-ca*  lor fit Non- Ens:non tamen lapidi cfl mcrum Non-Ens, quandoqui-  dem lapis potcft efie cahdus.   Lapis non eft vifiuus colorati,nec poteft efle vifiuus : Non eflr vifi-  uum.nccpofleefle vifiuum,eft Non Ens:at verd h*c negatio pocen*  i\x vifiua? , eft de lapide^qui eft pns;ita vt, lapidem non efle vjfiuum,  non fic mcrum Non-Ens.   Socratesccrto certius generabit filium; quifilius eftNon-homo:  non tameneftfic Non-homo.vtfunt Non-homines illi , qui none-  runt:fedefthomofuturus:At verofuntalh , qiuceflcpoflunt.ncc ta-  menerunc;quotfunt animantium,quotex hominibus,qui poflent gc-  nerarcfilios.ncctaracngcncrabtint? Haccnon funtcntia fucuta, fed  denominantur posfibilia,qua: magis rccedunt ab cntitatc, quam qu*  funt futura.   Entibus posfibilibus proxime accedunt entia prastcrita : h*c enim  fic non funt,vt nequeant efle ; nec tamen deficiunc ab omni encitatc,  quandoquidem fuerunt aliquando.   Denique illa quae neqne (unt,ncque erunt ; neque fuerunt , ncc eflc  pofliint>videntur efle mcra Non entia.-puta corpus re&ilincum bian-  gulareiid enim imposfibilc eft eflc,fuifle,aut fore.   Non-cntium autem quaedam intelliguntur oppofica negatiue alicui  cnti prxcifo,ac fignato. Vnicum vero Non-Ens incclligicur oppoli-  tum negatiue omnibus entibus abfolutc confideratis Si ribi oppono  ncgatiu* Non-Ens,id Non entitatis,nuncupatur Non-Theophiius-  Cuiulmodi fonr Non-Pcti us,Non-hic Leo, & a!ia innumcia. Non-   ^nsautcm.oppofuuiuomnibusenribus.abfolutcconfidcratis nun  cupaturNihil. Porro intell.gereaut confiderare prxfata Non ! Entia  cftcautelaamulnphcibus, grauisfimifquecrroribus.proucnicoiibus  exconfufa fub.eaione, & predicationc huiulccmodi Non-Ennunv  a quibus tibi caucbis haud d.fficulcer, f, nouucris accurat8 . qu* (uh *  lungo. ^ * iUU "   V.xeftaliquadiffcrcntiaNon cnritntis , qaamnon folcamus aut  ^ Lapis non eft, fc J potcft eflc calidus,' d nuncupatut E W in potcn-   cun L d U P m g Td. eft ' ""P 0 ^^ ****** linsi.posfibncfc.   Anti-      Early European Books, Copyright© 20 1 l ProQuest LLC.   Images reproduced by courtesy of the Biblioteca Nazionale Centrale di   Firenze.   CFMAGL. 1.6.401      Jlxionuts 7   Antichriftus cfl furuius , dicitur Ens fumrum.  Filiusi ; em non cognituri Mulierem,dicitur ensposfibile.  Abraham f ui t horno dieitur Ens prxreritum : Corpus reiiilineum  biangulare dicitut Ens abfolute imposfibile  Non-Theoph:Ius dicitur Negatio vniuscntis.  Nihil, dicitur, Ncgario omnium entium.   Porr6nilhorumporeftcfFc< aut fubiectum aut praedicatum reale,  fi cxciptas Ens in ootentia , & ens imposfibile fecundum quid:Iapis e-  nim, quiaftirmaturcaIidusinpotentia,quiue abfolute negaturvift-  uus.eftens.   Cetctum nil cntis eitquod fubijcias reliquis Non-entibus , quod  pcr fingulaexempla demnnftro.  Antichriftus eftfuturus.   Antichriftusftat Loco fubie&i , qui in eadem propofulone fup-  poniturNon- ens,cum aiTeratur futurus. quocirca fubiedtum illius pro-  pofitionisnon eft ens.Eadem eft conditio huius.   Filius Petri,non cognituri mulierem,eft posfibilis.   Sciiicetfubie6lumillius propofuionis noneftens , fedpoteftetfe  cns, vt fupponitur, haec etiam :   Abraham fuit Homo: ,   Habetfubiectumjquodfuppomturnoncfie , fedfuiffe Ens : dc-   naum ifta:   Corpus reSiIineum biangulare eft imposfibile , non fubijcit en<\  cum in ipfa propofuione afteratur non folum Non ens.led Sc cfie im-  posfibi)e,quod fu cns:Cauebis crgo ubi a multiplici er rore,fi lupra di-  dum confuetum modum enuntiandi ndh:beas conlcius,ennumerata  fubie&a di&arum propofitionum non erte enti3.   Hiscrgo eatenusexplicaris , ftaruo primas propofitiones vniuer-  falisfimasformatascxEnte& Non ente, abftradasab omni difte-  rentiaentitatis.   Vidcote'1 heophiIum,&tuaccuratcinfpecT:us enuntias v.gde te  ip(o,quodfis coloratus,quod fiscerta figura determinatus, quaepro-  pafuioncs non fum il!atae l & tamen dcpendent a te, vt a termino fim-  pliciterdiiao.quiaccurareinfpeaus de fe enuntiar prasrata, & aha  eiufmodi. Verum hoc loco non ccnfidero habitndmcs , quarinter-  ccdunr terminos realiter diftinaos,fed eas duntaxat, quas nos com-  minifcimur interens , relatumad lemetipfum , & ad Non ens,  cumcnim priroum , quod obiediue cadit in mentcrn noftram,   fitcns,     ftlfl      Early European Books, Copyright© 201 1 ProQuest LLC.   Images reproduced by courtesy of the Biblioteca Nazionale Centrale di   Firenze.   CFMAGL. 1.6.401     ? Valcrittni Magm   fit Ens,fiid fimpliciterdidtum,feu apprchenfum,referarur ad femet*  ipfum , fefe pertinacifiimeenuntiat, acrepetit Ens:vnde habemus  hancpropofitionem,  Ens eftens.   Qux eft prima Omnium per fe notarum incommutabilium , non  folum quia non fit lllata. fed ctiam quia non fit enuntiata , aut exarata  abaho terminofimpliciore,anobis accurate in(pe&o. Ex hac pro-  pofitione habetur hxc:   Non-Ens eft Non-ens.  Quae eft notiflima,citra vllam illationcm: ignorarem tamen illam>  fi nelcirem hanc Ens eft ens.   Porro quod ensfit ens,^£quipollere videtur huic.  Enseft feipfum.   Hinc vero fubinfero alias propofitiones:Vnam ex eo, quod ens eft  ensiinnumeras ex eo, quod ens fit (c ipfumvfic ergo argumentor;  Hocenseft ens.   Ens vero eft impo(Tibile,fit Non-ens:  Ergohoc ensnoneft Non ens.  Hoc Enseft fe ipfum:   ld autcm,quod eftlc ipfum,imposfibileeftfit ullum aliorum entiu   Ergo hoc ens non eft vllum aliorum entium, fcilicet: Hoc ens non  cft ens,nuncupatum A.nequc ensnuncupatum E,neque vJlum aliud,  ex omnibus,quae exiftunt.   Quoniam vero enri,vniuerfalisfime confiderato , licet fubfumere  quotquotfuntentium cxiftentium , 6c exindeformare propofitiones,  & ilIanones,prasfatisanalogas,vno exemplo commonftro, vt ld fiat.   Theophilus eft Thcophilus.   Theophilus eft fe ipfum,   Hmc fic argumentot   Thcophilus eft Theophilus.   Id^quodeftTheophilus.imposfibileeft.fitfimul non Thcophilus.  Ergo I heophilus non eft fimul Non -Theophilus.  Theophiluscft fc ipfum.   Id,quod eft fe ipfumiimposfibilc eft,fit vllum ahorum cntium. Er-  go Thcophilus non eft vllum nlioium cncium.   Scilicet Theophilus non ctl Pctius;non hic Lco,non hic lapis, non  vllumaliorurn cntium.   QuoddixidcTheophilo,idverificaturde quocunquc alioente,   quo-      Early European Books, Copyright© 201 1 ProQuest LLC.   Images reproduced by courtesy of the Biblioteca Nazionale Centrale di   Firenze.   CFMAGL. 1.6.401     Axio<m*t*   .quomodo libet confidermo.v.g.ens adtu eftenfac5Hi ; eft r e ipfum:  Ens m porcnua,cft cns in porcntia,.elUe iplum.  i. urrens elt curtens,cft (e jpfum.  Quin iramo aufim diceie   Non ens eft non-ens.eft fe ipfum. Sic enim argurnentor Non-Ens  cft non-ens At Non-cns cft impoflibilc fu Eus  Ergo Non ens non eft Ens.   Non-Theophiluseft non theophilus, Atnon Theophiluseft im-  poflibilcquod fit non-ens , aliud anon theophilo Ergo Non-Theo-  pfailus non eft no<i-ens,a!iud a non-Iheophilo.   N eque exiftimes harum propofitionum luillum eflc vfum in Philo-  fophuv.tu iplecxpericrisfreqnent!flimum,£ximiumque (olatium ex-c-  uidentiflima incommutabiluatehuiulmodi propohuonum : faepius e-  nim infertur condufio tam recondita, tantique momenti in Phtlofa-   phia,vt trepidi exhibeamus noftrum aflinfum. Verum conie&i   incamneceftitatem.qucc noscompellat,aut aflentiri illatfe conclufio-  m,aut negare ens effe fe ipfum,inttepidi aflentimur illatae conclufioai.  Ni>Haenimeftillatio,quae vimillatiuaranon fibi deriuet ab hacpto-  .pofuione.   Ens eft.ens.   Id vno fyllogifmo oftendo  Lunaloco-inouetur   Id, quod-loco mauetur,neceflari61oco-inoiieturabaHo:  ErgolunaLoco mouetur ab alio.   Qu6dLoco-meueatur,cernisoculocorporali, quod vcroEnslo-  co-motum incommutabiluer moueatur ab alio.cernis oculo mentali.  lraque pr^bueris affenfum duabus illis prasmiflis,& tamen trepides af-  feiuui conclu(ioni,cogeris praebere affcnfum,fi animaduertas , ex nc-  gata concli»(ione,&: conceflis pr^miflis neceffario fequi,Lunam fimul  moueri & non moueri.Quod moueatur fupponitur in minore : <juod  loco morum neceflario moucaturabalio,concediiurin maiore. Ac  impoflibile eftjunam moueri Localiter,& non moueri locabiliter, fi  non fit poflibiIe,Ens fimul effc ens,& Non-ens.id sctb eft imposfibi-  lccum cns neceffario fit ens.   Hzc confirmatio cuiufcunque illationis dicitur a Philofophis pro-  batio pet imposfib Ic   Itaqueensquodcunqucfimpliciter di&um « fefc cxerit inpropo-   fitionem hanc identicara.      Early European Books, Copyright© 201 1 ProQuest LLC.   Images reproduced by courtesy of the Biblioteca Nazionale Centrale di   Firenze.   CFMAGL. 1.6.401     I o VtUrUni Mtgni   EnseftHns   Enseft feipfum   Exquibuscitraillationem>habemushas*   Non-Enseft Non Ens  Non-Hns.eft fe ip(um   I:x quibus qualitcrcunqjtc ratiocinando habcmus has,  Ensnondt Non Ens  Non Ensnon eit ens   Habes ergo Thcophilcex rarione,comrauni omnibus entibus , y-  nam primam, vniuet falisfimamque propolirionem , incommutabi-  lem,per fenotam,ex quaratiocinando intuli alias. At vero nullacea-  rumillationumfunrreales,quandoquidemhabitudo , aut affirmata,  aut neg3ta,noneft realis : Negata non eft realis , quia nonnegatuc  habitudo vlla, fed ipfum Ensdealio ente : Habitudoautcm non eft  Affirmatanon eftrealis.-namtermininonfunt realiter diftin-     ens     cthpraratae enim habitudines affirmatae , funt habitudines identitatis,  inquibusens, vt fubijcitur, non diueifificatur afe , vt praedicatur.*  lllx enim propolirones , quas in Logica denominaui identicas , non  fuiil i eales, immo nec funt propofuioncs , (ed dnftiones. Vt enira  is,qui dicit, fecernit ens dictum a rdiquis Entibus, fic qui ftatuit lllud  ipfum EnsclTe feipfum>&: non e(Tc vllum aliorum entium , concipic  Ens catenuscognitum , velut fit indiuifum in fe,& d uifum ab alijs,jicl  vcro nolTe de aliquo cnte,eft dicere ens illud. Non tamen inuoluo  di&ioni mdicium, fcdaio, iudicium de illispropofitiombus non ef-  fe realcjecquidem icio eiufmodi affirmationes & negationes elle no-  titias intellectuales entium,cognitorum infra intelledioncm/ed hanc  diftin&ionem reieruo in alium locum. Grice e Grice, Grice ha Grice, Grice izz Grice, Grice hazz Grice. Valeriano Magni. Magni. Keywords: implicatura. Luigi Speranza, “Grice e Magni: ‘Paolo e Paolo: assiomi e principi metafisici” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691212061/in/photolist-2mKLYsa-2mKG3XG-2mKHdnD-2mKCnei-2mKCewV-2mKyErQ-2mKCfz1-2mPHbXQ-2mJ3q6x-2dJBzoo-2cqrM6k-DhRHD2-BGqYJH-BinZds-2dP4KZM-2dP4KYV-DvhhWW-DndBhH-Bq5Mgn-BpPvHE-CntuMM-C7qnKU-BNRo71-BirTWs-Biqj5m-C8EsDB-BirMcL-BNN8LU-BGo3aB-C6mZj3-BGr99e-C6nrry-BNPpGE-CdD3Fy-C8DcKk-C8Epi8-BiuDdH-xtDwUA-Biqi5W-BGr4Mi-CfWTwn-CfUqQk-BNLS6s-BGrdHV-BNPyd7-CfTpSR-BNPA2h-C8BmeP-BNPuhS-Biuvvi

 

Grice e Mainardini – il popolo romano – filosofia italiana – il consorzio degl’eroi --  Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Grice: “Padova tries to institute the ‘regnum’ as between Aristotle’s ‘polis’ and the modern ‘stato,’ but in which case, we wouldn’t call it ‘politeia’ anymore!” --  Grice: “When I studied change I focused on von Wright – but then there is Padova and his ‘grammatica del mutamento’!”  Nato da una famiglia di giudici e notai – il padre: ‘di Giovanni’ -- che viveva vicino al Duomo di Padova, completò i suoi studi a Parigi dove fu insignito dell'autorità di rettore. Il tempo trascorso a Parigi influì moltissimo sull'evoluzione del suo pensiero. Gli anni parigini furono molto importanti e fecondi per l'evoluzione del suo pensiero e la visione dello stato di corruzione in cui versava il clero lo portò a diventare anti-curialista.  A Parigi incontrò Occam e Jandun, con cui condivise passione politica e atteggiamento di avversione verso il potere temporale della Chiesa. Con Jandun rimase legato da grande amicizia e assieme a lui subì l'esilio.  Mainardini dopo le sue dure affermazioni contro la Chiesa venne bollato con l'epiteto di “figlio del diavolo”. Mainardini si trova a Parigi quando si sviluppò la lotta tra Filippo, re di Francia, e il Papato. Tutto ciò, assieme al vivace contesto culturale in cui si muoveva, lo portò alla compilazione della sua opera maggiore il Defensor Pacis, l'opera cui deve la sua fama e che influì moltissimo sia sul pensiero filosofico-politico contemporaneo che su quello successivo.  A Parigi sperimentò una monarchia decisa ad accrescere il proprio potere e la propria autorità su tutte le forze politiche centrifughe del momento ivi compresa la Chiesa di Bonifacio VIII. Diventato consigliere politico ed ecclesiastico di Ludovico il aro lo seguì a Roma nel 1327 in occasione della sua incoronazione imperiale e qui fu nominato dallo stesso Ludovico vicario spirituale della città. L'incoronazione imperiale avvenne ad opera del popolo romano anziché del papa inaugurando, così, quella stagione dell'impero laico che Mainardini vagheggiava e che avrebbe aperto la strada alla laicizzazione dell'elezione imperiale e alla cosiddetta Bolla d'Oro  di Carlo IV di Boemia.  Con la Bolla d'Oro fu eliminata ogni ingerenza del papa nell'elezione imperiale diventando così un fatto esclusivamente tedesco. Fu ancora con Ludovico quando questi si ritirò, dopo il fallimento dell'impresa romana, in Germania dove rimase fino alla morte. È del periodo immediatamente antecedente la sua morte la compilazione di alcune opere minori tra cui spicca il “Defensor Minor,” un piccolo capolavoro. Si può definire l'opera di Marsilio come il prodotto di tempi in cui confluiscono la virtù del cittadino, il nazionalismo francese e l'imperialismo renano-germanico. Il Difensore della pace” è la sua opera più conosciuta in cui, fra l'altro, tratta dell'origine della legge.  Il suo fondamento era il concetto di ‘pace,’ intesa come base indispensabile dello Stato e come condizione essenziale dell'attività umana. Si tratta di un'opera laica, chiara, priva di retorica, moderna e per alcuni versi ancora attuale. La necessità dello Stato non discendeva più da finalità etico-religiose, ma dalla natura umana nella ricerca di una vita sufficiente e dall'esigenza di realizzare un fine prettamente umano e non altro. Da questa esigenza nascono le varie comunità, dalla più piccola alla più grande e complessa, lo Stato. Ne deriva la necessità di un ordinamento nella comunità che ne assicuri la convivenza e l'esercizio delle proprie funzioni. Per Marsilio questa esigenza ha caratteristiche prettamente umane che non rispondono a finalità etiche ma civili, contingenti e storiche. Alla base dell'ordinamento c'è la volontà comune dei cittadini, superiore a qualsiasi altra volontà. È la volontà dei cittadini che attribuisce al Governo, “Pars Principans,” il potere di comandare su tutte le altre parti, potere che sempre, e comunque, è un potere delegato, esercitato in nome della “volontà popolare.” La conseguenza di questo principio era che l'autorità politica non discendeva da Dio o dal papa, ma dal “popolo,” inteso come “sanior et melior pars.” In questa ottica egli propone che i vescovi venissero eletti da assemblee popolari e che il potere del papa fosse subordinato a quello del concilio. Ludovico il aro Marsilio pone il problema, che tratterà anche nel Defensor Minor, del rapporto con il Papato e con i suoi principi politici costruiti.   «occulta valde, qua romanum imperium dudum laboravit, laboratque continuo, vehementer contagiosa, nil minus et prona serpere in reliquas omnes civitates et regna ipsorum iam plurima sui aviditate temptavit invadere segretamente, con i quali aveva cercato, e continua a cercare, di insinuarsi subdolamente in tutte le altre comunità e regni che aveva già tentato di attaccare con la propria enorme avidità»  (Defensor pacis) Il giudizio di Mainardini sulla chiesa come istituzione è molto negativo e lo manifesta con la crudezza di linguaggio che gli è solita quando affronta l'argomento dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa. Lo scalpore suscitato da questa opera obbligò Mainardini a fuggire presso l'imperatore Ludovico il aro, con il quale scese in Italia. Il Defensor minor si colloca fra le opere minori di Mainardini, ma si distingue per la sua importanza. Si differenzia dal Defensor pacis per essere un'opera più propriamente teologica mentre l'altra è prevalentemente politica. Lo studio condotto nel Defensor Minor riguarda la giurisdizione civile ed ecclesiastica, la confessione auricolare, la penitenza, le indulgenze, le crociate, i pellegrinaggi, la plenitudo potestatis, il potere legislativo, l'origine della sovranità, il matrimonio e il divorzio. Il Tractatus de iurisdictione imperatoris in causis matrimonialibus che Mainardini compila in occasione del divorzio di Giovanni di Moravia e Margherita di Tirolo-Gorizia si trova nell'ultima parte del Defensor Minor. Le relazioni tra i coniugi erano tanto insostenibili che la sposa preferì fuggire. Intervenne l'Imperatore, imparentato con la sposa, e progettò il matrimonio tra la fuggitiva e Ludovico di Brandeburgo ma a ciò ostavano il precedente matrimonio e alcuni legami di sangue. Il “Tractatus de translatione imperii” – “Trattato della  translazione dei imperii” --  è un'opera che niente aggiunge alla fama derivatagli dal Defensor Pacis anche se ebbe una certa diffusione.  Si può considerare questo trattato come una storia sintetica dell'Impero dalla fondazione di Roma da Romolo fino al secolo XIV. In Mainardini lo “stato romano” è concepito come prodotto umano, al di fuori da premesse teologiche quali il peccato o simili. È fortemente affermato il principio della legge quale prodotto della comunità dei cittadini, legge dotata di imperatività e co-attività oltre che ispirata ad un ideale di giustizia. Questo ideale di giustizia deriva dal con-sorzio (concerto) civile, l'unico soggetto che può stabilire ciò che è giusto e ciò che non lo è. Per Mainardini, l'uomo deve essere inteso come libero e consapevole.  Nel Defensor Pacis appare diffuso un costituzionalismo affermato fortemente nei confronti sia dello Stato che della Chiesa. È tra i primi studiosi a distinguere e separare la legalita (ius) dalla moralita (ethos, mos), attribuendo il primo alla vita civile e il secondo alla coscienza. Mainardini è sempre un uomo del suo tempo, saldamente ancorato nella sua epoca, ma con intuizioni che ne fanno un uomo nuovo, anticipatore per certi versi del Rinascimento. La definizione del nuovo concetto di Stato, autonomo, indipendente da qualsiasi altra istituzione umana o, a maggior ragione, ecclesiastica è il grande merito di Mainardini.  Anche nella Chiesa viene affermata una forma di costituzionalismo contro il dilagante strapotere dei vescovi e dei papi. È ancora l'universitas fidelium a prendere, attraverso il Concilio, ogni decisione riguardante qualsiasi materia di ordine spirituale. Il nostro autore non teme di scagliarsi contro la Chiesa, a negare il primato di Pietro e di Roma, affermare la necessità del ritorno del clero a quella povertà evangelica tanto cara ad alcune sette riformiste di cui lui certamente conobbe e comprese il pensiero. Lotta contro la Chiesa ma solo per conservarne o rivalutarne il più vero, autentico e originario contenuto e significato. Quasi riformista e conservatore nello stesso tempo, riformista là dove è contro la corruzione dilagante nella Chiesa di quel periodo, conservatore là dove accetta la necessità di un ordine costituito, della religione, della morale, intese nel senso più puro.  La modernità di Mainardini consiste anche nel metodo della sua trattazione e della terminologia che usa, sempre stringata ed esaustiva, aliena da qualsiasi di quelle forme di retorica che era caratteristica degli autori medievali. Altri saggi:: “Il difensore della pace,” C. Vasoli. POMBA, Torino, BUR, Milano, Ancona E., C. Vasoli, MILANI, Padova (collana Lex naturalis;  Battaglia F., La filosofia politica del medio Evo, Milano, CLUEB Battocchio R., Ecclesiologia e politica, Prefazione di G. Piaia, Padova, Istituto per la Storia Ecclesiastica Padovana, Beonio-Brocchieri Fumagalli M.T., Storia della filosofia medievale (Bari, Laterza,), Berti E., “Il ‘regno’ di Mainardini: tra la civis romana e lo stato italiano,” Rivista di storia della filosofia medievale, Briguglia G.,  Carocci Editore, Cadili A., Amministratore della Chiesa di Milano, in Pensiero Politico Medievale, Capitani O., Medioevo ereticale, Bologna, Il Mulino, Capitani O., Il medioevo, Torino, POMBA, Cavallara C., La pace nella filosofia, Ferrara, Damiata M., Plenitudo potestas e universitas civium, Firenze, Studi francescani,  Del Prete D., Il pensiero politico ed ecclesiologico, Annali di storia, Università degli studi di Lecce Dolcini C., Bari, Laterza, Merlo M., Il pensiero della politica come grammatica del mutamento, Milano, F. Angeli, Passerin d'Entréves A., Saggi di storia del pensiero politico: dal medioevo alla società contemporanea, Milano  Piaia G., Mainardini e dintorni: contributi alla storia delle idee, Padova, Antenore, Piaia G., La Riforma e la Controriforma: fortuna ed interpretazione, Padova, Antenore, Simonetta S., Dal difensore della pace al Leviatano, Milano, UNICOPLI Toscano A., Marsilio da Padova e Niccolo Machiavelli, Ravenna, Longo, Defensor pacis Defensor minor Tractatus de translatione Imperii Tractatus de iurisdictione imperatoris in causis matrimonialibus Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Marsilio da Padova, su sapere, De Agostini. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. marsilio: essential Italian philosopher. Marsilio dei Mainardini, Marsilio di Padova. Mainardini. Keyword: il popolo italiano, consorzio conversazionale, difensore della pace, leviatano, allegoria del buon governo – allegoria del buon governo-- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Mainardini" per il Club Anglo-Italiano; Luigi Speranza, “Grice e Mainardini – la massima del consorzio conversazionale.” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752043673/in/datetaken/

 

Grice e Malfitano – i quattro – il complesso sociale -- filosofia italiana – filosofi siciliana -- Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo. Grice: “Malfitano, like me, is an emergentist – each ‘complesso’ grows (cresce) and the ‘complexity’ is thus best characterised as ‘crescente,’ – Malfitano uses ‘complexities’ in the plural – a theory of ‘complessita crescenti’ – The whole point is that you get from one complex to the other.” Grice: “I like Malfitano. His theory of ‘complessita crescente’ is admirable: he distinguishes various ‘complesso’ – the material (subdivided into atomic, and the ‘crescente complessita’ of the molecular), the biological complex (which comprises the complex of the tissue, and the complex of tthe articular), the social complex, i. e.,  the human being in his inter-subjetctivity -- nd the ideological complex, the abstracta – ideation, cognition, and conviction – there is a superior geometry, too!” Nacque da Carmelo, commerciante e navigatore, e Santa Veneziano. Era l'ultimo di sette fratelli. Frequentò il Liceo Classico Tommaso Gargallo, dove iniziò a nutrire l'interesse per la materie scientifiche. Già da giovanissimo frequentava assiduamente una nota farmacia del centro storico della città natale acquisendo notevole interesse per la chimica e la biologia. Si iscrisse dunque alla facoltà di chimica dell'Università degli Studi di Catania per frequentare le lezioni del professor Alberto Peratoner. Malfitano continuò gli studi universitari a Palermo, dove si trasferì al seguito di Peratoner e ottenne la laurea nel capoluogo siciliano. Abbandona la Sicilia per spostarsi a Milano, dove intraprese una breve carriera lavorativa nel campo della chimica industriale agli stabilimenti Pirelli. Contemporaneamente frequentava la scuola di microbiologia dell'Università degli Studi di Pavia, retta all'epoca da Camillo Golgi, futuro Premio Nobel per la medicina nel 1906. Stimolato dall'ambiente favorevole, Malfitano pubblica I” Comportamento dei microrganismi sotto l'effetto delle compressioni gassose” -- Inizia in questo modo a farsi notare da colleghi e professori, sia per la materia dei suoi studi, sia per il carattere disponibile e solare, come ricorda iPensa, celebre anatomista milanese. La carriera  prese una svolta definitiva quando, durante un congresso internazionale a Pavia, venne notato dal futuro successore di Pasteur, Duclaux. Venne dunque invitato a trasferirsi a Parigi, avendo ricevuto l'offerta di un impiego all'istituto Pasteur. Una volta arrivato nella capitale francese, Malfitano si dedicò in un primo momento alla micro-biologia, pubblicando come risultati delle sue ricerche: Protease de l'aspergillus niger, Influence de l'oxygen sur la proteolyse en presence de Clorophorme e Bactericidie charbonneuse. Decise di ritornare a studiare la chimica pura, campo d'indagine scientifica che lo rese definitivamente famoso. I suoi studi sulla chimica colloidale, arrivarono a dimostrare la natura elettrochimica delle micelle, e riuscì a misurare con notevole precisione la conducibilità elettrica dei colloidi. In campo pratico, mise a punto i cosiddetti ultrafiltri, necessari per gli studi in campo teorico sui colloidi. Divenne capo di un laboratorio chimico all'Istituto Pasteur. Gli studi si interruppero durante la gran guerra. Al termine di essa,  sposò Vera, una studentessa russa.  Subito dopo il grande conflitto ebbe inizio l'elaborazione della più nota dottrina del chimico siracusano, ovvero la teoria delle “complessità crescenti,” concetto alla luce del quale Malfitano non indagò solo le micelle, ma l'esistenza in generale. Pubblicò Complexité et micelle, e Les composés micellaires selon la notion de complexité croissant. Le conclusioni non vennero accettate da subito, ma si dovette attendere l'esperimento del premio Nobel Theodor Svedberg che dimostrò l'esattezza delle intuizioni di Malfitano. Elaborò negli anni Venti una teoria che tentava di spiegare la materia, attraverso l'esame dei diversi livelli atomici e molecolari che la caratterizzano strutturalmente. La materia, secondo lo scienziato siracusano, è suddivisibile in atomi, molecole, plurimolecole (polimeri e complessi) e micelle. In ognuna delle classi citate si possono distinguere tre tipi di unità materiali: ioniche, polari e ionopolari. L'analisi compiuta sulla materia venne estesa in campo social-ogico da Malfitano. Tenta di ricondurre la complessità socio-antropologica alla complessità atomica. I quattro ordini di “complesso” che costituiscono il mondo sono dunque. Primo, il complesso materiale (suddiviso in due sub-complessi – primo sub-complesso: “complesso atomico” e secondo sub-complesso materiale: “complesso molecolare”), il complesso biologico (suddiviso in primo sub-complesso biologico: complesso istologico e – secondo sub-complesso biologico: complesso citologico). Terzo, il complesso sociale (l'essere umano). Al culmine di un'ipotetica piramide il quarto complesso: il “complesso ideologico” (suddivisi in tre complessi: il primo sub-complesso ideologico: ideazione; il secondo sub-complesso ideologico: la conoscenza, il terzonsub-complesso ideologico: la convinzione).  L'ultimo passo della speculazione e il concetto di geometria superiore, un'armonia equilibrata e simmetrica che domina gli eventi e la materia, una variabile fondamentale e al tempo stesso fuggevole dell'esistenza, un concetto che rappresenta la libertà. In ultima analisi, il compito era dunque quello di comprendere le leggi dell'armonia ordinatrice del cosmo e di preservarne la bellezza e l'equilibrio.  Soleva spesso tornare in Sicilia seppur per brevi periodi, dovette rinunciare a questa abitudine. L'aggravarsi della sua malattia, una cecità che gradualmente lo privò della vista, e le sue convinzioni anti-fasciste, non gli permisero di rivedere il paese natale dalla fine degli anni Trenta. Morì inell'alloggio assegnatogli dell'Istituto Pasteur dove aveva trascorso gran parte della sua vita. Pubblica le sue convinzioni filosofiche servendosi dello pseudonimo "Aporema", termine che indicava l'impossibilità di ottenere una risposta precisa dallo studio di un problema. Introdusse per primo a Siracusa la moda di bere il latte acido, quello che abitualmente viene chiamato yogurt, come era già frequente nella capitale francese.  Durante una tempesta patita in mare Carmelo Malfitano aveva fatto voto a Santa Lucia, patrona siracusana, di sposare un'orfana se fosse riuscito a tornare incolume sulla terraferma. Carmelo sposò per questo motivo Santa Veneziano,  orfana di entrambi i genitori. Da tale unione nacque Giovanni.  Ad Repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche122.  Antonio Pensa, Ricordi di vita universitaria (Citato nel testo Ad Repellendam Pestem Storie di Medici e di Sanità nella terra di Aretusa), Cisalpino Istituto Pasteur, su webext.pasteur.fr.   Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche. Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche124.   Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche126.   Ad repellendam Pestem Storie di Medici e Sanità, Tyche125.   Ad repellendam Pestem. Storie di Medici e Sanità nella terra di Aretusa, Tyche, Siracusa, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Malfitano is right about the ‘social complexus’ – however, as Talcott Parsons has shown there is more complexity in the social compexus than Malfitano, a Sicilian, allows!” -- Grice: the fourth stadia: -- il complesso sociale -- Giovanni Malifitano. Malifitano. Keywords: i quattro. Refs.: H. P. Grice, “Pirotology,” – “The pirotological ascent,” in “From the banal to the bizarre: a method for philosophical psychology” -- emergentismo di Grice – emergentismo di Malfitano – l’organicismo della diada in Malfitano --. Il complesso di azione e il complesso di inter-azione, il complesso sociale --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Malifitano” – The Swimming-Poo Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51752411499/in/dateposted-public/

 

Grice e Malipiero – il trionfo della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale – the breach of contract – or Romolo e Remo, I due contrattanti – filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo. Grice: “I love Malipiero’s approach to philosophy: hardly a profession! As if someone were to be called ‘amateur cricketer’ – Malipiero loves (‘ama’) philosophy and it shows!” – Grice: “There is philosophical wisdom in any endevaour he finds himself in!” Grice: “One must love him for his attempted ‘confutazione’ of Rousseau’s ‘sistema del contrato sociale’ as a ‘triumph of reason’!” -- Nacque da Angelo di Troilo e da Emilia Fracassetti. Entrambi i genitori erano patrizi: il padre proveniva dalla storica casata dei Malipiero (ramo "delle Procuratie Vecchie"), mentre la madre apparteneva a una famiglia di mercanti bergamaschi nobilitata. Dichiarava di abitare in un palazzo a Santa Maria Zobenigo (ereditato dal padre dopo l'estinzione di un'altra linea della famiglia), cui si aggiungevano quattro botteghe nei centralissimi quartieri di Rialto e San Moisè; altre cinque case si trovavano tra Santa Margherita, San Gregorio e San Martino.Esordì in politica con l'elezione a savio agli Ordini. Divenne provveditore alle Pompe, ma non riuscì a prendere possesso della carica a causa della caduta della Repubblica. A questo punto, lasciò la vita pubblica per dedicarsi alla filosofia analitica del linguaggio ordinario. Fu un autore poliedrico, capace di spaziare dall'attualità politica alla letteratura e alla tragedia di ambito neoclassico. La prima opera pubblicata è il saggio di matematica “Dimostrazione sulla tri-plicazione e tri-sezione dell'angolo effettuato colla retta e col cerchio.” Più tardi si cimentò nella filosofia presentando l'opuscolo “Saggio sugli sforzi della passione nell'intelletto e su' di lei effetti nel cuore,” in cui sostiene di moderare il razionalismo perché nell'animo umano esso convivi in armonia con le passioni.  Questa idea, in contrasto con quanto asserito da Rousseau, fu ribadita ne “La felicità della nazione realizzata dal politico e dal sovrano,” uno dei suoi primi scritti in filosofia morale. In questo lavoro Malipiero prese in esame la tendenza allo sfarzo di una parte della società, analizzando come i governi avessero reagito al fenomeno in epoche diverse. Nell'opera emerge la condanna al lusso sfrenato, ma anche all'appiattimento estremo dettato da rivoluzionari e giacobini.  Lo stesso pensiero moderato è ripreso nel “Trionfo della ragione; ossia, confutazione del sistema del contratto sociale” -- ristampato, senza grosse variazioni, come “Il trionfo della verità nella difesa dei diritti del trono ossia Confutazione del contratto sociale.” Grice: “I find this interesting, since I also oppose contractualism to rationalism!” -- Qui il Malipiero cercò di dimostrare come la migliore forma di governo non fosse la democrazia, ma la monarchia.  La sua linea anti-rivoluzionaria fu affermata anche quando si tenne distante dagli organi della Municipalità istituita sul modello, o ‘sistema’ del contratto. Accolse perciò con favore l'arrivo degli Austriaci, come dimostrano il ‘Testamento della spirata libertà cisalpine” e l'annesso sonetto “Confronto fra il genio della Romana Repubblica e quello dell'Austria.” Di grande importanza è quanto emerge nella “Voce della verità,” una memoria autografa inviata al governatore austriaco Mailath von Székhely all'indomani del suo insediamento a Venezia. Nell'opera, divisa in capitoli dedicati ai problemi dell'amministrazione asburgica (polizia, zecca, commercio, diritto ecc.), si chiede quale dovesse essere il criterio di scelta per la nuova classe dirigente veneziana. Dimostrandosi critico nei confronti degli ex funzionari della Repubblica di Venezia (ceto a cui lui stesso apparteneva), nominati non in base ai meriti, ma per favoritismo, auspicava di non concedere spazio a coloro che vivevano nel lusso, poiché entravano in politica solo per il proprio tornaconto, e soprattutto verso i trasformisti che cambiavano opinioni con l'avvicendarsi delle amministrazioni.  Con questo lavoro anticipò le scelte del governo austriaco che, in effetti, estromise il patriziato dalla vita politica e assegnando le cariche amministrative a personalità lombarde o delle province ereditarie.  Si dedicò, con un certo successo, anche alla stesura di tragedie, a tema biblico, storico o mitologico, che potessero presentare allo spettatore esempi da seguire o da evitare. Tra queste “Il sacrifizio di Abramo,” “Camillo,” “Prometeo ossia La prodigiosa civilizzazione delle genti,” “Medea.” Altre opere degne di nota sono “La bottega del caffè” “Quadro critico morale, Lo scultore e la luce, azione mitologica in apoteosi del cav. Canova,” Il conte Ugolino in fondo alla torre di Pisa. Sciolti, Atabiba ed Huascar. Azione tragica di spettacolo; La Verità nello spirito dei tempi e nel nuovo carattere di nostra età (sul congresso di Verona), Zanghira e Lemanza. Quadro poetico nelle nozze Malipiero/Martinengo dalle Palle;  Elogio di Giovanni II del mr. co. Martinengo dalle Palle; Descrizione della Montagna ov'è la chiesa della Madonna della Corona nelle alture di Montebello. Fu confermato nobile dell'Impero Austriaco, assieme ai figli Angelo e Angela, nati dal matrimonio con Contarina di Vincenzo Pisani. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “I would often rely on contractualism, but [Welsh philosopher G> R.] Grice made a job out of it! I saw the cooperative principle as a matter of quasi-contract – whatever that is. And if it’s a MYTH, what’s wrong with it? Romolo mythically killed Remus because of a breach of contract, too!” Grice: “My thought exactly replicates that of Malipiero back in the good old days of Venetian republic – only there was more rhyme to reason in HIS scheme!” -- Troilo. Malipiero. Keywords: il trionfo della ragione, ossia, confutazione del sistema del contratto sociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Malipiero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702171088/in/photolist-2mJq2uE-2mLK9bU-2mKBJ8m

 

Grice e Mamiani – Beltrami contro Euclide – filosofia italiana – Luigi Speranza (San Secondo Parmense). Filosofo. Grice: “I like Mamiani; unlike us at Oxford, he takes ‘science’ seriously! But in an amusingly Italian way! He has explored Newton on the apocalypse! My favourite of his treatises is the one on space which reminds me of Strawson – Beltrami, unlike Strawson, is non-Euclideian, and thinks Italian needs Euclideian verbs to match!”  Linceo. Membro dell'Accademia dei Lincei ha insegnato Storia del pensiero scientifico all'Parma, Udine e Ferrara.  Si è occupato soprattutto di Isaac Newton, del quale ha trascritto un trattato inedito sull'Apocalisse, di Cartesio e dell'origine delle enciclopedie moderne.  Saggi: “J. M. Guyau Abbozzo di una morale senza obbligazione né sanzione,” Firenze, Le Monnier, “Newton filosofo della natura” Le lezioni di ottica e la genesi del metodo newtoniano, Firenze, La Nuova Italia, “Teorie dello spazio” -- da Descartes a Newton, Milano, FrancoAngeli,  “La mappa del sapere.” La classificazione delle scienze nella Cyclopaedia di E. Chambers, Milano, Angeli, “Il prisma di Newton,” Roma, Laterza, Introduzione a Newton, Roma: Laterza, “Trattato sull'Apocalisse,” Torino, Boringhieri, I. Newton, Firenze, Giunti, Storia della scienza moderna, Roma, Laterza, Scienza e Sacra scrittura, Napoli, Vivarium.  I. Newton, Trattato sull'Apocalisse,Torino, Bollati Boringhieri, Scienza e teologia studi in memoria, Firenze, Olschki, Studi sul pensiero scientifico Ricordando Mamiani, "I castelli di Yale", Il Poligrafo, Padova 2 La Rivoluzione scientificaI domini della conoscenza: La sintesi newtoniana in Storia della Scienza, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Newton e l'Apocalisse. Grice: “Mamiani should have left Newton to the Lincolnshiremen, and concentrate on Galileo!” Maurizio Mamiani. Mamiani. Keywords: Beltrami contro Euclide. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mamiani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51751960368/in/datetaken/

 

Grice e Mancini – kerygma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Schieti). Filosofo. Grice: “I like Mancini: he has expanded on the ethos of cooperation – and he has explored what he calls ‘linguaggio ontologico’ and ‘alienazione’ in connection with language – he reviewed Pittau’s philosophy of language, and published a little thing on ‘language and salvation.’ So how can you NOT like him?”  Grice: “I like Mancini; if I dwell on philosophical eschatology, he dwells on the real thing!” Grice: “He has studied Kant thoroughly; all the interesting bits, like his idea of MALEVOLENTIA!”  “La filosofia è il passaggio dal senso al significato, attraverso le mediazioni culturali, dottrinali, attraverso la struttura del puro pensare e attraverso le mediazioni della prassi.” Studia a Fano e si laurea a Milano dove insegna. Bo lo vuole ad Urbino. Studia i massimi teologi, curato le opera di Barth, Bultmann e Bonhoeffer pubblicando, su quest'ultimo, anche una biografia e un'analisi dottrinale. Ha fondato l'Istituto superiore di scienze religiose di Urbino, unico esempio, per molti anni, di "facoltà teologica" in una università laica.  Tra i filosofi, si è dedicato molto a Kant, pubblicando una Guida alla Critica della ragion pura.  In questo senso è ancora più importante "Kant e la teologia” dove  tratta la filosofia della religione kantiana, fondata su una concezione morale rigorosa resa possibile dall'Imperativo categorico, che prospetta una trascendenza per l'uomo, attraverso i postulati dell'immortalità dell'anima e dell'esistenza di Dio. Questa filosofia della religione, in cui Kant mette in rapporto la “religione razionale” con la “religione rivelata” (e che si contraddistingue per i concetti di “male radicale” e di “chiesa invisibile”), è considerata feconda. Si è anche confrontato con Marx, allora dominanti nella cultura filosofica e politica italiana. In Marx, tiene in grande considerazione il concetto di “alienazione” -- presente soprattutto nei Manoscritti filosofici. Questo concetto, che esprime l'estraneazione dell'operaio in rapporto al lavoro salariato, a causa dei modi di produzione capitalistici, capaci di sfruttare il lavoro come fosse una merce, deve essere stimolo per la Dottrina Sociale della Chiesa. Ciò che Mancini critica in Marx è l'ateismo e il materialismo, attraverso l'uso della dialettica hegeliana in una prospettiva materialistica (materialismo storico). Questa concezione infatti mette in discussione la libertà dell'uomo, inteso come persona, riducendolo all'insieme dei suoi rapporti economici. Inoltre fa parte della redazione della rivista Concilium. Fonda “Hermeneutica” ed edita da Morcelliana. La sua posizione di pensiero verte su un cristianesimo di matrice liberale e democratica d'impronta sociale, che cerca uno spazio autonomo e libero, dando una risposta da credente alla cultura laicista e marxista di quegli anni sulle orme del Concilio Vaticano II.  Opere:“Ontologia fondamentale,” La Scuola, Brescia “Rosmini” “la metafisica inedita, Argalìa, Urbino “Filosofi esistenzialisti” Heidegger, Marcel, Wahl, Gilson, Lotze), Argalìa, Urbino“Linguaggio e salvezza,” Vita e Pensiero, Milano “Filosofia della religione,”Abete, Roma “Bonhoeffer, Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia utopia”Queriniana, Brescia “Kant e la teologia,”Cittadella, Assisi “Futuro dell'uomo e spazio per l'invocazione”L'Astrogallo, Ancona “Con quale comunismo?” Locusta, Vicenza, “Con quale cristianesimo” Coines, Roma, “Novecento teologico”Vallecchi, Firenze “Teologia ideologia utopia” Queriniana, Brescia “Fede e cultura”Genova, Marietti “Come continuare a credere”  Rusconi, Milano  “Negativismo giuridico” QuattroVenti, Urbino  “Guida alla Critica della ragion pura” I, QuattroVenti, Urbino “ Lettera a un laureando” Urbino, Quattroventi “Il pensiero negativo e la nuova destra”Mondadori, Milano “Il quinto evangelio come violenza ermeneutica” in “Apocalisse e ragione”, testi di Carlo Bo e altri, Urbino, Quattroventi  “Hermeneutica” “Filosofia della prassi,”Morcelliana, Brescia “Tre follie, Camunia, Milano “Guida alla Critica della ragion pura”“L'Analitica” QuattroVenti, Urbino “Il male radicale per Kant, in “La ragione e il male. Atti del terzo colloquio su filosofia e religione”, Genova, Marietti 1 De profundis per la dialettica, in “Metafisica e dialettica”, Genova, Tilgher Tornino i volti, Marietti, Genova Giustizia per il creato, Urbino, Quattroventi, coll. "Il nuovo Leopardi" L'Ethos dell'Occidente. Neoclassicismo etico, profezia cristiana, pensiero critico moderno, Marietti, Genova Scritti cristiani. Per una teologia del paradosso, Marietti, Genova Opere postume Diritto e società. Studi e testi, Urbino, Quattroventi Come leggere Maritain, Brescia, Morcelliana  Ethos e cultura nella cooperazione di credito, Piergiorgio Grassi, Urbino, Associazione per la ricerca religiosa “S. Bernardino”, Quattroventi  Bonhoeffer; Morcelliana, Brescia  Frammento su Dio, Brescia, Morcelliana Per Aldo Moro. Al di là della politica, Carlo BoMario LuziItalo Mancini, Urbino, Quattroventi  Opere scelte. Brescia, Morcelliana Mancini Giorgio Rognini, Metafisica e sofferenza. Un itinerario critic (Verona, Mazzian); A. Milano, Rivelazione ed ermeneutica” (Urbino, Quattroventi "Biblioteca di Hermeneutica" P. Grassi, Intervista sulla teologia (Urbino, Quattroventi "Il nuovo Leopardi"; La filosofia politica” (Urbino, Quattroventi, Francesco D'Agostino, Filosofo del diritto, Urbino, Quattroventi, "Il nuovo Leopardi" G. Ripanti, P. Grassi, Kerigma e prassi, Brescia, Morcelliana, Hermeneutica, Studi in memoria, Napoli, Scientifiche, G. Crinella. Dalla teoresi classica alla modernità come problema, Roma, Studium, A. Areddu, Cristianesimo e marxismo Una rilettura in memoriam, Pistoia, Petite Plaisance tra filosofia e teologia, in "Riv. di teologiaAsprenas", I A. Pitta, G. Ripanti P. Grassi (a cura), Filosofia, teologia, politica. A partire da Mancini, Brescia, Morcelliana, Hermeneutica Mariangela Petricola, Pensare la differenza -- la questione di Dio nell'epoca della disgregazione del senso. Una rilettura in “Dialegesthai. Riv. telematica di filosofia", mondo domani.org/ dialegesthai/ mpe. M.  Petricola, Pensare Dio. Il cristianesimo differente, Assisi, Cittadella Editrice  Antonio Ascione, Fedele a Dio e alla terra. L'avventura intellettuale di Italo Mancini, Benevento, Passione Educativa  Valeria Sala, Italo Mancini. Filosofo del diritto, Torino, Giappichelli, "Recta Ratio"sapere, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Seminario in memoriam, su pesaronotizie.com. Centro socio culturale "Don Italo Mancini" presso il suo paese natale Schieti, su centroitalomancini. 15 gennaio  22 gennaio ). Pagina sul social network Facebook, su facebook.com.  cronologica, su uniurb. L'Istituto di Scienze Religiose fondato da lui su uniurb. Biblioteca personale "Ca' Fante", su uniurb. Rivista "Hermeneutica" fondata da Italo Mancini, su uniurb. A. Aguti, Italo Mancini, in Il pensiero filosofico-religioso italiano.org. Italo Mancini. Mancini. Keywords: kerygma, “male radicale” “Kant” “radical evil” --. “cooperative di credito” – “la massima della benevolenza conversazionale”, il problema del vaticano – patti laternai, ventennio fascista e patti laterani --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mancini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51751692436/in/datetaken/

 

Grice e Mangione – alcuni aspetti del nazionalismo culturale nella logica italiana – logica matematica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bagnara Calabra). Filosofo.  Grice: “I like Mangione; for various reasons: He notes that logic is more related to mathematics – indeed, for logicism mathematics IS logic – so the opposite to ‘formal’ logic is ‘material’ logic, not ‘informal’ as Ryle and Strawson want – Mangione has studied ‘categories’ and talks of ‘logica matematica’ – he has studied Frege’s ideografia, as he aptly translates his grundscrift, and he tried to improve on the ‘nationalism’ which was ubiquitous in logic in Italy in the ‘primo novecento’!” Insegna a Milano. Diresse le due collane matematiche della casa editrice Progresso tecnico editoriale di Milano, appendice della A. Martello editore. Presso l'editore Boringhieri di Torino ha diretto “Testi e manuali della scienza contemporanea. “Serie di logica matematica.”  Contribuito alla Storia della filosofia pubblicata da Geymonat per Garzanti con specifici contributi sulla storia della logica matematica. Amplia e sistematizza tali contributi nella Storia della logica. Da Boole ai nostri giorni”. Il saggio costituisce un ampio ed esaustivo lavoro di ricognizione e sintesi sugli ambiti di ricerca e sui risultati della logica. Dirige la collana Muzzio scienze.  Insieme a E. Ballo, S. Bozzi, G. Lolli e P. Pagli cura Gödel (Boringhieri). Saggi: “Logica matematica” (Torino, Boringhieri); “Giocando con l'infinito: matematica per tutti, traduzione di G. Giorello (Milano, Feltrinelli); “Matematica e calcolatore, Le Scienze quaderni, Milano, “Filosofia: saggi in onore di Geymonat, Milano, Garzanti “Storia della logica, CUEM  “Storia della logica”“Da Boole ai nostri giorni” (Garzanti); “Frege. Logica e aritmetica” -- Torino, Boringhieri. E. Regny, «Breve storia di una lunga amicizia», Franco Prattico, «Pubblicate tutte le opere di Godel» dalla Repubblica, articolo disponibile sul database SWIF dell'Bari.  6.Peano(4), A.Nagy(5),     (1) Delbcedp J , Logiqìie algorithmique. Revue Philoso-  phique (1876) quindi idem. Liège et Bruxelles (1877).   (2) Liard L., Les logiciens anglais contemporains {ISIS).   — Logique. Masson, Paris.   — Cours de philosophie. Logique (1884).   (3) CouTURAT L., La logique mathémaiique de M, Peano,  " Revue de Métaphysique et de Morale „, a. 1899, p. 616.   — La logique de Leibniz d'après dea documents inédits.  Paris, Alcan, 1901.  L^ Algebre de la logique. Paris, Gautliiers-Villars, ed.  (1905).   (4) Peano G., Calcolo geometrico secondo VAusdehnungs-  léhre di H, Grassmann, preceduto dalle operazioni della  logica deduttiva, Torino (1888).   — Arithmetices principia, nova methodo exposita {1SS2) .   — I principi di geometria logicamente esposti (1889).  Torino, Bocca.   — Elementi di calcolo geometrico (1891). Principi di logica matematica (1891). R. d. M., t. I.   — Formule di logica matematica. R. d. M., t. I.   — Sul concetto di numero. R. d. M., t. I.   — Sui fondamenti della geometria (1894). R. d. M., t. 4.   — Saggio di calcolo geometrico (1896).   — Studi di logica matematica (1897).   — Les définitions matJtématiques (1900).   Formulaire mathématique.   (5) Nagy a., Fondamenti del calcolo logico. Giornale di  matematica. Voi. XXVIII. Napoli (1890).   — Sulla rappresentazione grafica delle quantità logiche.  Rend. R. Accademia dei Lincei. Voi. VI, pag. 50-56,  373-378 (1890).   — Lo stato attuale ed i progressi della logica. Rivista  italiana di filosofia. Anno VI. Voi. II, Fase, novembre-  dicembre, pag. 301-319 (1891).     64 LOGICA FOBMALE     C. Burali-Forti (1), G. Vacca, G. Vailati, A. Padoa,  M. Pieri, F. Castellano, C. Ciamberlini, Giudice,     Nagy a., Principi di logica esposti secondo le dottrine mo-  derne. Torino, Loescher (1892).   — / teoremi funzionali nel calcolo logico, Riv. di Mat.,  t. 2, pag. 177-179 (1892).   — Ueher Beziehungen zwischen logischen Ordssen. Mo-  natshefte fur Mathematik. Wien, t. 4, pag. 147-153 (1893).   — La logica tnatematica e il calcolo logico. Riv. Itai. di  Filos. Roma, t.8, I, pag. 389-395 (1893).   — I primi dati della logica. Id. Roma, t. 9, p. 33-70 (1894).   — Ueber das Jevons-Cliffordsche Problem. Monatshefbe  far Mathematik. Wien, t. 5, pag. 331-345 (1894).   — Sulla definizione e il compito della logica. Roma, Balbi  (1894).   — Alcuni teoremi intorno alle funzioni logiche. Riv. di  Mat., t. 6, pag. 21-24 (1896).   (1) BuaAn-FoKTi C, Logica matetnatica. Milano (1894).   — Exercice de traduction en symholes de Logique Mathé-  matique. Bulletin de Mathématiques élémentaires (1897).   — Sui simboli di logica matematica. Il Pitagora, pagine  1-65-129 (1890).   Padda A., Note di logica matematica. Riv. di Mat., t. 6,  pag. 105.   — Conférences sur la Logique Mathématique. Université  non velie de Bruxelles (1898).   — Essai d'une théorie algébrique des nombres entiers,  précède d'une introduction logique à une théorie déductive  quelconque. Congresso internaz. di filosofia. Parigi, 3 ag.  1900.   Vailati G., Un teorema di logica matematica. Riv. di  Mat., t. 1, pag. 103.   — Sul carattere del contributo apportato dal Leibniz  allo sviluppo della logica formale. Rivista filos. e scienze  affini. Maggio-giugno 1905 (pagg. 338-344).   Vacca G. Sui precursori della logica matematica. Riv.  di Mat., t. 6, pag. 121-183.     PARTE I - TEORIA GENERALE 65   Bettazzi, M. Chini, T. Boggio, A. Ramorino,  M. Nassò, ecc. (1) in Italia.     (1) Tutti questi ultimi A. appartengono alla scuola del  Peano, al quale si deve la prima introduzione della Lo-  gica matematica in Italia coU'opera del 1888. In essa il  Peano, esposti lucidamente gli studi dello Schrodbr, del  BooLE, ecc., dimostrò l'identità del calcolo sulle classi,  fatto da questi Autori, col calcolo sulle proposizioni del  Peirce, del Me Coll, ecc.   L'opera de\VS9 {Arithmetices principia...) contiene per la  prima volta la teoria dei numeri interi completamente  ridotta in formòle facendo ricorso ad un limitatissimo  numero di idee logiche che espresse coi simboli:  €, D, = n, u, --, A.   Di qui trasse origine la sua ideografia, in cui ogni  idea è rappresentata con un segno, e il suo strumento  analitico andò perfezionandosi rapidamente.   Nel '92 comparve il primo volume del Formulaire de  Mathémathiques; nel '94 V Introduction^ quindi la pubbli-  cazione completata, con nuove formule ed arriccbita di  numerose indicazioni storiche per la collaborazione di  valenti seguaci, procedette alacremente, raccogliendo e  trattando completamente in simboli tutte le proposizioni  della matematica. L'importanza filosofica di questo mo-  vimento scientifico non è ancora stata apprezzata conve-  nientemente dai filosofi, e l'opera del Peano comincia  solo ora a richiamare sopra di se l'attenzione degli inse-  gnanti di logica pura.   Questo ritardo filosofico è tanto più strano quanto più  chiara è la filiazione filosofica di questa ideografia.   Il Peano stesso non cessò mai di far notare che essa  " è basata su teoremi di Logica, scoperti successivamente  da Leibniz fino ai giorni nostri „.   È noto infatti che l'ideografia completa o pasigrafia fu  intravista da Leibniz, col nome di Characteristica.   Ma se, con definizioni opportune, si potè ridurre le   Pastore, Logica formale. 5     LOGICA FORMALE     3. Meriti dell' analitica moderna, — Da questo  rapido cenno dello sviluppo storico dei postulati  del càlcolo logico e degli autori che più hanno  contribuito al progresso della logica pura e sim-  bolica in largo senso della parola (simboli lette-  rali, aritmetici, algebrici, geometrici, ideografici,  ideofisici e via dicendo), e pure in mezzo alle di-  vergenze profonde e attraverso i vari modi onde  le forme logiche si manifestano e a quelli onde  vengono interpretate, è possibile scorgere il filo  conduttore.   Le dottrine più recenti sopratutto, parte cri-  ticando i metodi e i principi sui quali le antiche  erano costruite, parte proponendo metodi di di-  mostrazione più atti all'indagine logica, parte  svolgendo fuori dalla stessa analitica germi di  idee nuove che vi rimanevano prima come oscu-  rati ed occulti, sono come una successione in-  calzante di fiotti vitali che, scaturendo dalle  vette del pensiero, sono penetrati nell'organismo  della logica formale alimentandolo e sospingen-     idee di logica che si incontrano in molte parti della ma-  tematica ad un numero sempre più piccolo di idee pri-  mitive, attualmente ancora si desidera una riduzione  analoga di tutte le idee di logica che si incontrano nella  logica pura.   Questa riduzione presenta invero seriissime difficoltà,  ** ed e più facile il riconoscere quante e quali siano le  idee primitive in Aritmetica e in Geometria, che in Lo-  gica „ (Peano).   In questo saggio, continuando le ricerche cominciate  nel precedente, che mi converrà di supporre conosciuto  al lettore, tento di portare un contributo alla soluzione  del problema suddetto. Corrado Mangione. Mangione. Keyword: “logica matematica” “divertente”, “Sidney Harris” Peano, “not” “no” “and” “e” “or” “o” “if” “si” “some (at least one)” “all” “the” “il” , Mangione, simbolistica, logica simbolica, logica formale, logica materiale, semantica, semantica per un sistema di deduzione naturale, SYMBOLO, whoof and proof, w’f ‘n’ proof. -- -.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e la proclama di Mangione: logica matematica, la logica matematica deve essere divertente!” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746531946/in/datetaken/

 

Grice e Manfredi – liber de homine – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo. Grice: “I like the “liber de homine.” It reminds me that among my unpublications there’s a ‘Why’!” Grice: “While the Italians aptly use the same particle for ‘why’ and ‘for’, the Anglo-Saxons didn’t! That must be because ‘for’ is usually otiose: “Why are you eating.” “For I am hungry, say I!” cf. “I am hungry.” – Studia a Bologna e Ferrara. Entra in contatto con circoli umanistici. Insegna a Bologna. Riceveva un compenso superiore alla media ed è il docente più citato nei Libri partitorum. Esercita l'astrologia ee attaccato da Pico (“Disputazione contro l’astrologia divinatrice””).  La sua opera “Il Perché” fu un successo per secoli.  Altre saggi: “Tractato de la pestilentia,” Bologna, Johann Schriber, “Pro-gnosticon anni 1490” (Bologna, Bazaliero Bazalieri) “Liber de homine,”  Impressum Bononiae, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Girolamo Manfredi. Keyword: divination. Those clouds mean rain – Those clouds mean death. --. Grice: “The present budget means that we will have a bad year – Prognosticon anni 1490 --. “The present budget means we’ll have a hard year, but we shan’t have.” – x means that p entails p. The year 1490. In 1491, Pico approaches Manfredi, “You said that the budget for 1490 meant that we would have a hard year, but we  didn’t!” – Girolamo Manfredi. Manfredi. Keywords: liber de homine, la tradizione pseudo-peripatetici dei problemi – il problema – la questione di ‘per che’ – Grice sulle tipi di domanda – la domanda dei bambini – la domanda di Grice a bambini, “Can a sweater be red and green all over? No stripes allowed? – The philosopher’s question – ‘why is there something rather than nothing? Why I am me and not you?  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manfredi: l’implicatura divinatrice” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746753618/in/datetaken/

 

Grice e Manicone – la filosofia del gargano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vico del Gargano). Filosofo. Una delle personalità più caratteristiche del suo tempo della Capitanata. Definito il “monacello rivoluzionario” a causa della sua bassa statura, che sembrerebbe di 1,40 m, la sua indole illuministica consiste in una sete di sapere che non si placa con il dogmatismo, ma con l'esperienza diretta, lo studio approfondito dei fenomeni naturali e della scienza, un'osservazione empirica che poteva fornire una risposta valida e concreta alle varie problematiche e quindi un aiuto pratico all'uomo, al suo benessere e sviluppo, alla sua felicità. Ciò gli costò l'inimicizia di chi, seppur in pieno illuminismo, diffidava e demonizzava la scienza.  Lo sviluppo economico-sociale che teorizza Manicone consiste in uno sviluppo connesso e, per certi versi, dipendente dall'ambiente, perché egli riteneva che la natura fosse una fonte primaria di ricchezza e la sua distruzione avrebbe potuto segnare la fine dello sviluppo.  Manicone può essere considerato un profeta dello sviluppo sostenibile, perché in pieno Settecento, quando le industrie erano inesistenti, ebbe un'ampiezza di vedute che gli consentì di prevedere le conseguenze disastrose che avrebbe portato l'uso improprio e scriteriato delle risorse naturali.  Le opere in cui Manicone tratta, tra gli altri, il tema dello sviluppo sostenibile, sono La Fisica Appula (cioè dell'Apulia) e La Fisica Daunica (cioè della Daunia, antico nome della Capitanata). Secondo il “monacello”, uno dei peggiori atti compiuti dall'uomo del suo tempo era la cesinazione selvaggia dei boschi garganici, un tempo rigogliosi, come anche attesto da Orazio nelle Epistole: «Garganum mugire putes nemus». Riferisce che il disboscamento del promontorio iniziò nel 1764, con il taglio “barbaro” dei pini nel territorio “Difesa” di Vico del Gargano e la cesinazione degli ischi ad Ischitella, talmente “furiosa” che, ad inizio Ottocento, l'Abate Longano denunciò la carenza di legna da ardere per gli ischitellani.  La causa di questo disboscamento fu la volontà di destinare i suoli a coltura, anche quelli non adatti a questo scopo e più utili al pascolo e alla produzione di legname, vista la “rocciosità” della terra sul promontorio del Gargano.  Manicone spiega anche la diminuzione della fauna selvatica nel Gargano, sempre dovuta alla cesinazione, che diminuiva i nascondigli per gli animali selvatici, e li rendeva più vulnerabili.  Ne “La Fisica Appula”, il frate dedica un intero libro al Mefitismo (insalubrità dell'aria) e alle cause che lo generano. Egli sostiene che l'inquinamento può avere cause naturali o accidentali (provocate dall'uomo), può essere anche indigeno (proprio della zona) o esotico (derivante da altre zone). Secondo il Manicone le principali cause accidentali del mefitismo erano:  1. Le condizioni igieniche precarie delle strade e delle abitazioni; 2. L'insana abitudine di depositare gli escrementi nelle strade; 3. La sepoltura dei  centro abitato (consuetudine abolita con l'Editto di Saint-Cloud, ma anticipata nel 1792 a Vico del Gargano da Pietro de Finis, che fece costruire il cimitero monumentale di San Pietro); 4. Il taglio dei boschi (invece gli alberi sono importanti perché emettono ossigeno e assorbono anidride carbonica). Lo studio del frate sul territorio garganico fu talmente minuzioso da fargli notare un mutamento climatico dalla metà del Settecento all'Ottocento; in alcune zone del Gargano, ci furono sbalzi di temperatura che provocarono un sensibile calo di precipitazioni nevose e mitigarono parecchio gli inverni. Secondo il Manicone, la causa è attribuibile al disboscamento. Il taglio delle foreste avrebbe consentito al sole di riscaldare prima e maggiormente i suoli e soprattutto non avrebbe bloccato i venti provenienti da Nord e da Sud, quindi le zone meridionali rispetto alle alture garganiche si sarebbero raffreddate a causa dell'arrivo della Tramontana da Nord, mentre nel Gargano settentrionale sarebbero arrivati maggiormente i venti caldi del Sud. Un rimboschimento avrebbe reso più fertili le terre coltivabili, ma Manicone stesso, dopo aver dato questo suggerimento, esprime la consapevolezza di “aver cantato ai sordi”.  Viaggiò molto per l'Europa, studiando Medicina a Vienna e a Berlino, Scienze Fisiche a Londra e Scienze Naturali a Bruxelles.  È noto soprattutto per il suo trattato, La Fisica Appula. in cui analizza le caratteristiche fisiche delle terre di Puglia e soprattutto del Gargano.  Al Manicone è intitolato il Centro Studi e Documentazione del Parco Nazionale del Gargano sito presso il Convento di San Matteo a San Marco in Lamis.  Descrizione di Vico Del Gargano nella Fisica daunica Al tempo di Manicone la popolazione vichese era di 6131 abitanti, circa lo stesso numero di residenti effettivi attuali. L'area abitata era più ristretta e consisteva nel nucleo originario (Casale, Civita e Terra) e i quartieri nuovi di San Marco, Carmine, la Misericordia e Fuoriporta. L'incuria delle istituzioni si manifestava nella scarsa attenzione verso l'igiene delle acque del Casale (quartiere affollatissimo), originariamente buone e dolci ma inquinate dall'incuria generale; anche le strade strette e ombrose della Civita erano soggette ad abbandono e perennemente sporche. Soltanto i quartieri nuovi erano larghi, puliti e soleggiati.  Le Istituzioni mancavano anche laddove era necessario rendere più agevole il lavoro dei contadini e dei pastori vichesi, costruendo strade per diminuire gli ostacoli a cui erano sottoposti quotidianamente questi uomini quando si recavano nelle loro campagne, poste spesso in profonde valli o zone impervie.  La popolazione vichese era laboriosa e onesta e non c'erano grandi disuguaglianze economiche, tuttavia Manicone descrive i suoi compaesani come barbari e incivili, infatti non hanno riguardo per l'ambiente, ad esempio i pastori lasciano distruggere dalle loro bestie le pianticelle fruttifere e le vigne, sono dediti all'alcol e spesso ciò li porta a risse feroci.  Le donne sono laboriose come gli uomini e sempre gentili, il frate però critica fortemente l'usanza vichese, e delle donne dei paesi del Sud in generale, di urlare e strepitare ai funerali, di portare il lutto a vita e di vestire sfarzosamente i defunti; il primo comportamento denota la selvatichezza della popolazione, il secondo uso può essere anti-economico e negativo per la società e il terzo è uno spreco di denaro, dato in pasto ai vermi.  Un difetto presente in tutte le abitazioni vichesi dell'epoca era il forno in casa, che poteva provocare incendi domestici e inquinare l'aria interna. A  Vico molti boschi furono tagliati per lasciare spazio ai campi di grano, ma ciò fu improduttivo economicamente e causò lo smottamento dei terreni in pendenza, non più trattenuti dalle radici delle piante. Nella raccolta dell'ulivo, i vichesi distruggevano gli alberi, picchiando forte con i bastoni per far cadere le olive; questa errata abitudine provocava la mutilazione della pianta e una maggiore esposizione al freddo, e conseguentemente minori raccolti per gli anni successivi.  Per Manicone, il mancato sviluppo del Gargano era da imputare anche alla pigrizia e indolenza dei suoi abitanti, che non erano capaci di valorizzare i loro prodotti (olive, agrumi, vino, fichi, etc.) e talvolta acquistavano prodotti meno pregiati e ad alto prezzo da altre regioni.  Al fine di comprendere come le istituzioni del tempo fossero distanti dalle reali necessità della popolazione, è interessante la situazione che riguardò l'uso delle acque di Canneto, infatti veniva impedito ai vichesi (anche con la forza) di utilizzare l'acqua per l'irrigazione dei campi, perché avrebbero disturbato l'attività di un mulino sito nel territorio di Rodi Garganico. Il giudice diede ragione ai rodiani ma, per fortuna, questa sentenza ingiusta e ingiustificata fu annullata dalla Regia Camera.  Dalla lettura di alcune pagine delle opere di Manicone è emerso che, pur cambiando i tempi, gli usi, le risorse a disposizione, le conoscenze e le attività, l'uomo garganico (e non solo) viveva e produceva nell'ottica del profitto immediato, sottovalutando gli effetti che avrebbero potuto causare i suoi comportamenti errati nella vita della futura comunità.  Opere di Michelangelo Manicone contesto – il contesto del contesto.  "Philosophers often say that context is very important." "Let us take this remark seriously.’ "Surely, if we do, we shall want to consider this remark in its relation to this or that problem, i. e., in context, but also in itself, i. e., out of context.” H. P. Grice, "The general theory of context." Michelangelo Manicone. Manicone. Keywords: la filosofia del gargano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Manicone” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747122289/in/datetaken/

 

Grice e Mannelli – gl’eroi di Virgilio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Grimaldi). Filosofo. Grice: “Like me, Mannelli loved Kant, Goethe, Schiller, Virgilio – and he has his own ‘palazzo’!” -- Fequenta il ginnasio a Cosenza. Si trasferì con la famiglia prima ad Aosta, dove terminò gli studi liceali, e poi a Roma. S’interessa sempre più al mondo politico e dopo la laurea, conseguita con il massimo dei voti, ritorna a Cosenza e  venne eletto Consigliere Provinciale.  Proprio in qualità di membro del consiglio provinciale, si adoperò in prima persona per arricchire e promuovere l'ampliamento della Biblioteca Provinciale di Cosenza  Si dedicò in tempi e con modi diversi all'attività di approfondimento e divulgazione. Firmò una versione metrica della Xenia di Goethe (Roma, Paravia.   Fu tra i maggiori contributori della più importante rivista di arti e lettere della regione, la Calabria Letteraria. Presidente dell'Accademia Cosentina, l'istituzione accademica calabrese che vanta un'esistenza plurisecolare e che nel XVI secolo ebbe come presidente Telesio.  Opere: “Inaugurandosi il monumento al caduti grimaldesi: scultura di Cambellotti, Reggio Calabria, Editore Il Giornale di Calabria, Paravia, Le storiche Terme Luigiane: passato-presente-futuro, Cosenza, Cronaca di Calabria, L'Accademia Cosentina nella sua storia secolare e nell'oggi, Cosenza, Tip. Vincenzo Serafino. Biografia in Calabriaonline.com  M. Chiodo, L'Accademia cosentina e la sua biblioteca. Società e cultura in Calabria.  Xenia Edizione Paravia. nna Vincenza Aversa, Dopoguerra calabrese: cultura e stampa, Editore Pellegrini, Catanzaro,  Accademia Cosentina Biblioteca Civica di Cosenza Goethe  Poesia "Mamma" da "Come le nuvole” su Grimaldi  Grimaldesi da ricordare, su digilander.libero. Filippo Amantea Mannelli. Mannelli. Keywords: gl’eroi di Virgilio, gl’eroe di Virgilio, l’eroe stoico, Acri, Enea come eroe stoico, gl’eroi di Vico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mannelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747099904/in/datetaken/

 

Grice e Mantovani – i curiazi – percorsi di comunicazione – filosofia italiana – Luigi Speranza (Moncalieri). Filosofo. Insegna a Roma. Membro della Società Tommaso D’Aquino. Gli ambiti delle sue ricerche spaziano sulla Filosofia della Storia, l'Ontologia, la Teologia filosofica, e loro rapporti con la scienza. Ha compiuto studi sulla storia del tomismo (cf. griceianismo). È uno dei maggiori studiosi e conoscitori del realismo dinamico e di Demaria. Opere: “Fede e ragione: opposizione, composizione?” Scaria Thuruthiyil, Mario Toso, Roma, LAS, “Quale globalizzazione?: l'uomo planetario alle soglie della mondialità,” Scaria Thuruthiyil, Roma, LAS, “Eleos: l'affanno della ragione: fra compassione e misericordia,” Roma, LAS, “Sulle vie del tempo: un confronto filosofico sulla storia e sulla libertà, Roma, LAS, “Paolo VI: fede, cultura, università,”  “An Deus sit (Summa Theologiae I, q. 2). Fede, cultura e scienza, Città del Vaticano, Libreria Vaticana, Didatttica delle scienze: temi, esperienze, prospettive,” Vaticano: Libreria editrice vaticana, “La discussione sull’esistenza di Dio nei teologi domenicani” “Oltre la crisi: prospettive per un nuovo modello di sviluppo: il contributo del pensiero realistico dinamico  Demaria. Roma, LAS,,”Momenti del logos: ricerche del "progetto LERS" (logos, episteme, ratio, scientia):  Roma, Nuova cultura, “Per una finanza responsabile e solidale: problemi e prospettive, Roma, LAS, “Una ricognizione sulla Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino” in Un pensiero per abitare la frontiera: sulle tracce dell’ontologia trinitaria di Hemmerlie, Roma Incisa Valdarno, Città  Nuova Istituto universitario Sophia,  Lorenzo Cretti, La quarta navigazione: realtà storica e metafisica organico-dinamica, Associazione Nuova Costruttività -Tipografia Novastampa, Verona, Francisco de Vitoria, Sul matrimonio, Roma, Scritti teologici inediti. Demaria; Roma,Editrice LAS. Pontifical University of Saint Thomas Aquinas, su Angelicum. su avepro. glauco. L’Università Salesiana, un servizio per l’educazione e la comunicazione La Stampa Autorità accademiche «Il nostro impegno per la “civiltà dell’amore”. Come vuole don Bosco» La Stampa, su lastampa,  CRUIPRO Conferenza Rettori delle Università e Istituzioni Pontificie Romane, su cruipro.net.  redazione, Nuovi accordi di co-operazione interuniversitaria, su FarodiRoma, Pontificia Accademia di Aquino, su cultura.va. Direttorio, su S.I.T.A.. PREMI MEDITERRANEO, su Fondazione mediterraneo. org. Mantovani, “Vita tua, vita mea”: l'insegnamento di Demaria è più che mai attuale. Fondazione Adriano Olivetti. Mauro Mantovani. Mantovani. Keywords: i curiazi, percorsi di comunicazione, Aquino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mantovani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747300525/in/dateposted-public/

 

Grice e Marassi – gl’eroi di Vico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cardano al Campo). Filosofo. Grice: “I like Marassi; he has written a ‘natural’ history of ‘man’ – which is interesting, ‘progetto uomo,’ he calls it!” -- Grice: “I like Marassi; he has explored hermeneutics in the German tradition, Schleimacher to be more specific; but has also written an essay on Heidegger; his links with me come with his idea of metaphysics and transcendental arguments which he takes from Kant, who he reads in both German and Italian, unlike I, or me.” – Grice: “He has written an introduction to a comparative study of the approaches to ‘the antique’ in both Italian and German philosophy – a fascinating topic. I suppose the Oxonian approach, indeed Cliftonian, is a mixture of both!” Allievo di Melchiorre, si laurea a  Milano con la tesi “La differenza ontologica in Heidegger, sotto la direzione di Melchiorre e con la co-relazione di Bontadini. Ha discusso “Il profilo della presenza: Heidegger e il regno della pluralità” con Melchiorre e Grassi. Insegna filosofia a Milano. Ha coordinato l'edizione dell'Enciclopedia filosofica (Bompiani, Milano).  Direttore del Dipartimento di Filosofia a Milano. Dirige la Rivista di filosofia neo-scolastica.  Dirige per la casa editrice AlboVersorio la collana Epoche ed è membro del comitato del festival La Festa della Filosofia.  Si occupa di storia dell'umanesimo (Bruni, Alberti, Vico), della scolastica, di ermeneutica (Grassi), di filosofia trascendentale, del pensiero postmoderno. I temi della sua ricerca ruotano attorno a tre temi principali: la riflessione sui modelli storico-teorici della filosofia della storia, l'interpretazione dell'umanesimo italiano (Alberti, Bruni, Vico) in riferimento alla dimensione storica e morale, l'analisi della fondazione trascendentale del sapere. Saggi: “Ermeneutica della differenza in Heidegger, Vita e Pensiero, Milano, Schleiermacher, “Ermeneutica,” Rusconi, Milano, Bompiani, Milano; Kant, “Critica del giudizio,” Bompiani, Milano, Metafisica e metodo trascendentale,”  Lotz, “La struttura dell'esperienza, Vita e Pensiero, Milano;  “Metamorfosi della storia. Momus e Alberti,” Mimesis, Milano/ Coordinamento generale e direzione redazionale della Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano. docenti.unicatt. Marassi. Massimo Marassi. Marassi. Keywords: gl’eroi di Vico, Alberti, Bruni, Vico, metamorfosi della storia – Alberti, Momus, il concetto d’eroe in Vico, l’uomo come eroe – l’eroico, l’altruismo eroico, la nudita eroica – la nudita eroica nella representazione degl’imperatori romani, la nudita eroica in Giulio Cesare, la nudita eroica dell’atleta – la postura eroica dell’eroe in nudita eroica – napoleone in nudita eroica – Mussolini in nudita eroica, la statua equestre di Mussolini, la nudita eroica del stadio dei marmori,  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marassi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747036589/in/dateposted-public/

 

Grice e Marchesini – l’educazione del soldato – l’implicatura del capitano – e l’amore sessuale alla societa eugenica  – filosofia italiana – Luigi Speranza (Noventa Vicentina). Filosofo. Grice: “Cassatta has unearthed some opinions by Marchesini which are revolutionary!” Esponente del positivismo.  Alievo di Ardigò, insegna filosofia a Padova. Direttore della Rivista di Filosofia.Diresse, anche, un Dizionario delle scienze pedagogiche, edito dalla Società Editrice Libraria di Milano. Tradusse, inoltre, un testo di Locke Pensieri, edito da Sansoni. Opere: “La vita,” – Grie: “Sounds promising: a treatise on life! Cf. my ‘Philosophy of Life’”). Montagnana, Tip. di A. Spighi, “Saggio sulla naturale unità del pensiero,” Firenze, Sansoni, “Elementi di Psicologia tratti dalle opere filosofiche di Ardigò,” Firenze, Sansoni, “ Elementi di logica” -- secondo le opere di R. Ardigò, St. Mill, A. Bain ecc., prefazione di Ardigò, Firenze, Sansoni,” Grice: “A fascinating little book: it reminded me of Strawson’s Introduction to Logical Theory! Only Strawson would rather die than axe me to foreword it!” –[ whereas Marchesini commissioned his tutor to drop a word “or two””].—Grice: “Marchesini shouldn’t be so reverential towards Ardigo.” Grice: “I count Marchesini’s oeuvre as being by Marchesini; if I want to read Ardigo, I read Ardigo!” – “Elementi di morale, ad uso anche dei licei, secondo le opere degli scienziati moderni, prefazione di Ardigò, Firenze, Sansoni, “Il positivismo e il problema filosofico, Torino, F.lli Bocca, “Le amicizie di collegio” – Grice: “I should note that Marchesini uses ‘amecizia’ in quotes! So it doesn’t really apply to my Clifton days!” --  (con prefazione di E. Morselli e in collaborazione con Obici), Roma, Società Ed. "Dante Alighieri ", “Elementi di pedagogia: Con un'appendice di cento scelte citazioni, Firenze, Sansoni, Doveri e diritti: ad uso delle scuole tecniche e complementari, Milano-Palermo, R. Sandron, “La teoria dell'utile,” principi etici fondamentali e applicazioni, Milano-Palermo, R. Sandron, “ Il Simbolismo nella conoscenza e nella morale, Torino, Fratelli Bocca Editori, “ Il dominio dello spirito, ossia Il problema della personalità e il diritto all'orgoglio, Torino, F.lli Bocca, Pedagogia, Torino, Paravia, Il principio della indissolubilità del matrimonio e il divorzio, Pakdova-Verona, Fratelli Drucker, “Elementi di logica,” ed. interamente rifusa, -- Grice: “This makes me laugh! It’s like saying: my previous, Ardigo-based stuff, was nonsense!” -- Firenze, Sansoni, Disegno storico delle dottrine pedagogiche, Roma, Athenaeum, “La dottrina positiva delle idealità,” Roma, Athenaeum, “L'educazione morale, Milano, F. Vallardi, “I problemi fondamentali della educazione,” Torino, Paravia, “I problemi dell'Emilio” di G. G. Rousseau, Firenze, R. Bemporad e Figlio, “La finzione dell'educazione o la pedagogia del Come se,” Torino, Paravia, “L'educazione del soldato, con 50 problemi per esercitazioni,” Firenze, Ed. La Voce, “Il problema della scienza nella storia delle scienze: per i licei scientifici, Milano, Signorelli, “Dizionario delle scienze pedagogiche: opera di consultazione pratica con un indice sistematico, direttore Marchesini, collaboratori: Antonio Aliotta, Giuseppe Aliprandi e altri, Milano, Soc. Edit. Libraria, Vedi Treccani L'Enciclopedia Italiana. Ultima ristampa: Firenze, Sansoni, 1968.  Mariantonella, Marchesini e la «Rivista di filosofia e scienze affini». La crisi del positivismo italiano, Collana di filosofia, Franco Angeli, Treccani L'Enciclopedia Italiana. Origine ed evoluzione del linguaggio. - La que-  stione del linguaggio è ancora un po’ oscura, ma fra  le ipotesi cbe su tale questione si proposero, si può  stabilire quale è la più legittima.   Si esclude innanzi tutto l’ ipotesi che il linguag-  gio sia stato inventato da un uomo più intelligente,  e adottato dagli altri in virtù d’nna convenzione;  ipotesi forse erroneamente attribuita a Democrito.   E si esclude altresi che il linguaggio sia stato  l’opera di una rivelazione, o di un miracolo.   Due filologi contemporanei, Renan e Max Miiller,  attribuirono l’ origine del linguaggio a una specie  d’ istinto. Nell’umanità primitiva ogni idea avrebbe  suggerito per sé stessa una parola, e la medesima  parola a tutti gli spiriti: questo istinto, col tempo,  si sarebbe atrofizzato. A proposito di questa ipo-  tesi si osservò eh’ essa non spiega nulla , essendo  questo istinto per sé medesimo inesplicabile, ed es-    b) A proposito dei sofismi di parole ricorderemo ancora quel  capitano greco clic avendo conchiuso col nemico una tregua di  dieci giorni, si credette lecito attaccarlo di notte. E ricorderemo  i seguenti sofismi di Eutidemo: — Qualcuno che si trova in  Sicilia e vede in questo momento, col pensiero, il porto d’Atene,  vede egli le due triremi che vi si trovano? E se non vede le  dne triremi, come può egli vedere il porto d'Atene? — Quelli  che imparano sono essi sapienti o ignoranti? Se sono gli igno-  ranti che imparano, devono apprendere ciò che non sanno; ma  come si può imparare quando non si sa neppure ciò che si devo  imparare? E se Clinia risponde che sono i sapienti che imparano,  la difficoltà resta la medesima: come possono i sapienti imparare  dal momento che sanno? — Chi Ba qualche cosa possiede il sa-  pere, eli’ 6 tutto: dunque chi sa qualche cosa sa tutto.    CAPITOLO III    33    scudo esso stesso, per cosi dire, un miracolo. È strano  infatti che quei 400 o 500 tipi fonetici, a cui il Mailer  ridusse le parole delle varie lingue, aspettino, a ma-  nifestarsi, le idee rispettive. Il linguaggio, disse Hum-  boldt, è il prodotto necessario dello svolgimento dello  spirito umano; e sta bene; ma questo svolgimento  non è spiegato dall’ istinto di Réuan e Max Mailer,  mentre importa appunto stabilire come il linguaggio  si produca.   Il filologo Whitney, nella sua opera sulla Vita del  linguaggio, dice che l’origine del linguaggio è dovuta  al concorso di tre cause, che s’ incontrano nella specie  umana: 1° la facoltà di emettere un’ infinità di suoni  e di riprodurli a volontà: 2° il desiderio, determinato  da un bisogno di socialità superiore, di comunicare  le idee per mezzo di segni: 3“ la facoltà di genera-  lizzare, di giudicare, di concepire dei concetti e di per-  cepirne i rapporti. E queste sono infatti le condizioni  del sorgere e svilupparsi del linguaggio, ma come ef-  fettivamente il linguaggio sia sorto e si sia sviluppato,  esse non dicono.   Si paragonò l’origine del linguaggio nelle razze,  all’origine del linguaggio nel bambino. Il bambino  per attività puramente riflessa emette un grido che  manifesta in lui un dolore, un bisogno: al grido ac-  corre la nutrice, e accorre ogni volta che il grido si  ripete; cosi si va fissando un’ associazione mentale tra  l’atto dell’ emettere il grido e il successivo accorrere  della nutrice, onde, a chiamar questa, finuli j^ uXr ri-  peterà, ma coscientemente , ìnlenzionalmew, il'^-WyoHl     Marchesini, Logica    34 ELEME NTI PI LOGICA fl   grido assumerà un significato logico. Tiù tardi altri  suoni esprimeranno il pensiero di lui, come quando  egli indicherà gli oggetti imitandone in qualche modo  l’ impressione sensibile che ne riceve; dirà ad esempio  Jcolcò per indicare il pollo, mìàou per indicare il gatto:  riprodurrà un dato sensibile, nel nostro caso uditivo,  a cui si associeranno altri dati sensibili, come quelli  visivi. Da prima designerà con questo suono non sol-  tanto gli oggetti dai quali l’ udì, ma anche altri og-  getti consimili, che hanno in comune, oltre a quelle,  altre qualità sensibili: con lo stesso suono sarà ad  esempio da lui indicato, da prima, ogni uccello. Le  distinzioni di linguaggio verranno piti tardi, mano  mano che si distingueranno e aumenteranno nel bam-  bino le percezioni.   Questa è, a larghi tratti, la formazione e lo svol-  gimento del linguaggio, nel bambino, a cui conti i-  buiscono in modo particolare gli ammaestramenti spe-  ciali che egli riceve da chi gli apprende la lingua.  Si potrà inferirne che l’origine e lo sviluppo del  linguaggio d’ una razza, avviene come nel bambino?  Con tale inferenza si dimenticherebbe un fatto im-  portantissimo, eh’ è fondamento d’una netta distin-  zione: il fatto che il fanciullo nascendo porta anche  per il linguaggio delle disposizioni funzionali orga-  niche-psichiche, diverse da quelle che potevano avere  gli uomini primitivi; il paragone adunque, e l’ infe-  renza, non reggono.   L’ipotesi piu accreditata intorno all’origine del  linguaggio è quella di Darwin, illustrata particolar-    CAPITOLO III    35    mente dallo Spencer, per cui il linguaggio è opera  dell’evoluzione, come ogni altro fatto naturale ed  umano.   Originariamente gli uomini si servivano del gesto  indicativo o imitativo ; poi, provveduti, per evoluzione  organica, di organi capaci di mandar suoni articolati,  accompagnarono questi al gesto, ed espressero cosi le  proprie sensazioni e i propri bisogni, e designarono gli  oggetti. Tale espressione e tale designazione avevano  da prima carattere essenzialmente imitativo, conser-  vatosi, quanto al suono articolato, nell 'onomatopeici;  ed erano piuttosto istintive. In progresso di tempo i  movimenti del gesto e dell’ articolazione si utilizza-  rono più largamente, e venne cosi a sostituirsi al lin-  guaggio naturale un linguaggio convenzionale.   Cominciato per evoluzione, il linguaggio di un po-  polo (come quello dell’individuo) continuò a svolgersi  pure per legge evolutiva, mediante i rapporti sempre  più ampi e riflessi che si stabilirono successivamente  tra i segni e la cosa significata. Si ebbero cosi nel  linguaggio la forma mimica , l’ ideografica, e la fone-  tica : 1 e la parola divenne per ultimo il linguaggio  per eccellenza.    1 Presso certe tribù selvagge la parola non può comprendersi  senza il gesto. Anche presso gli antichi la mimica aveva la mas-  sima importanza, come presso i sordo-muti, che devouo esprimere  il pensiero col gesto proprio, naturale e artificiale. La l'orma  ideografica, che troviamo presso gli Egiziani, i Chinesi e altri  popoli, è un disegno abbreviato e più o meno convenzionale, in  cui ogni carattere esprime direttamente un'idea. I popoli ocei-    ELEMENTI PI LOGICA    86    Innumerevoli sono le forme che la parola assunse  presso i vari popoli o razze, poiché ogni popolo o razza  ebbe la sua lingua. Tuttavia si riuscì a ricondurre  tutte le lingue a un piccolo numero di tipi, che sem-  brano corrispondere agli stadi successivi dell evolu-  zione della parola.   1° Tipo: lingue monosillabiche (es. la chinese) Sono  composte di sillabe che costituiscono ciascuna una  parola rappresentante un’idea astratta e generale.  Secondo l’ ordine nel quale i monosillabi si dispongono,  si esprimono le diverse combinazioni e modificazioni  delle idee.   2° Tipo: lingue agglutinanti o •polisintetiche , (es. le  lingue delle tribù americane). Sono composte di ra-  dici di cui le une esprimono le idee più importanti,  le altre le idee accessorie: messe insieme, cosi dal  costituire spesso una parola straordinariamente lunga  c complessa, esprimono sia le modificazioni d’un idea  principale, sia una combinazione più o meno com-  plessa di idee principali e accessorie.   3° Tipo: lingue a flessione : (es. le lingue semitiche,  e indo-europee). Sono composte di parole ciascuna  delle quali esprime un’idea principale modificata da  una accessoria; le diverse modificazioni dell’idea prin-  cipale si esprimono per il modificarsi, per l’ inflettersi,  della terminazione delle parole stesse.    dentali non se ne servono più se non per certi usi   (cifre, segni algebrici eoe.). Usano invece della scrittura fonetico,   in cui ciascun carattere è il seguo non d'nu idea uia di un suono.   Di questi tre tipi, il secondo sarebbe derivato dal  primo, per Y addizione delle radici accessorie alle ra-  dici principali; e le lingue a flessione sarebbero de-  rivate da lingue agglutinanti piu antiche, per la fu-  sione delle radici accessorie con le radici principali.   § 5. Trasformazione del significato dei termini. -  Con le parole non comunichiamo soltanto delle idee,  ma anche delle credenze, dei fatti. E poiché le no-  stre credenze, le nostre rappresentazioni dei fatti, e  la interpretazione di questi, mutano, mutano anche  i significati delle parole.   Una mutazione che si può ritenere primitiva, quanto  è costante, l' abbiamo nella trasformazione del senso di  una parola, da proprio a traslato-, ciò avviene per  quella certa somiglianza che si riconosce tra il signi-  ficato proprio, o etimologico, e quello traslato.   Una casa grande e sontuosa oggi si chiama pa-  lazzo, parola che indicava prima una costruzione dei  Romani più antichi, eretta in onore della dea Pale.  La parola palazzo oggi sopravvive, ma con significato  diverso dal primitivo.   Pagano originariamente significava 1’ abitante del  pagus , poi significò l’idolatra, l’adoratore di divinità  antiche, perché, all’epoca in cui il cristianesimo si  propugnava, mentre gli abitanti delle città erano i  primi a convertirsi alla nuova fede, gli abitanti della  campagna erano gli ultimi.   Villano si diceva, durante il regime feudale, chi  era soggetto a minori oneri, ed era, per conseguenza,  oggetto di disprezzo da parte dell’ aristocrazia mili-    38      ELEMENTI PI LOGICA   tare. A lui si attribuivano, con qualche esagerazione, I  vizi e delitti: villano divenne perciò una qualifica in-  giuriosa. _ . . 1   Il significato adunque di questi tre termini, pa- ■   lazzo , pagano, villano, si trasformò generalizzandosi J  come si trasformarono generalizzandosi., per citare an- j  cora due esempi, il termine sale, che da prima era  soltanto il cloruro di sodio, e il termine olio, che da  prima indicava soltanto l’olio d’oliva.   Nella trasformazione della parola si ha pure un .  processo inverso, di specializzazione. Cosi il termine j  vitriolo (da vitruni) che da prima significava ogni corpo j  cristallino, poi si attribui a una specie particolare.  Il termine oppio (da ònòg succo) che voleva dire un i  succo qualunque, ora indica soltanto il succo del pa- J  pavero. E il termine fecula (da foex, feccia) proprio a   significare originariamente ogni materia che si depo- j  siti spontaneamente in un liquido, poi lo si applicò al-  1’ amido che si deposita quando si agita, nell’acqua,  della farina di frumento. E il significato di questa  parola si specificò poi ancor più, venendo a indicare  un principio vegetale particolare che, come l’amido,  è insolubile nell’acqua fredda, ma è completamente  solubile nell’acqua bollente, con la quale forma una   soluzione gelatinosa. ...   Il cocchiere chiamai suoi cavalli le mie bestie-, un  cacciatore può intendere per uccelli le pernici.   V’ è adunque nel significato delle parole una tran-  sizione, della quale, nel loro uso, devesi tener conto.  Si consideri, ad esempio, il vario significato della parola lettera (lettera dell’ alfabeto, lettera missiva, let-  teratura) e della parola gusto (sentimento estetico, e  facoltà di distinguere il bello). E quanto alle meta-  fore, si consideri, ad esempio, il significato che la pa-  rola luce acquista quando si applica all’istruzione, e  la parola fuoco applicata alla collera e allo zelo: e  si considerino le parole nascere e morire , che si usano  in un senso molto piu largo che non sia quello stret-  tamente biologico.   A tale varietà di significato nelle medesime parole,  contribuiscono anche la metonimia (es. corona per re-  (/no), i suffissi (es. pregiudizio, difetto, illimitato), le pe-  rifrasi (es. padre della storia), la composizione (es.  strada-ferrata, acquavite ecc.).   Vediamo adunque come, o per circostanze acciden-  tali, o per bisogni veri, si trasformi il significato di  una parola, cosicché non sarebbe né possibile né utile  restar fedeli al significato primitivo. E ciò dicasi sia  del linguaggio tecnico di una scienza, che si muta  col progredire e con lo trasformarsi di questa, sia  del linguaggio familiare.   Non possiamo pertanto accontentarci del dizio-  nario, dove il senso di una parola è spesso piuttosto  indicato che non esattamente precisato. La precisione  del significato deriva dall’uso, nel quale pertanto trovasi  il migliore ammaestramento. Chi tenesse a sola guida  il dizionario, non riconoscerebbe somiglianze e diffe-  renze, e anche semplici sfumature di significato, di  cui il dizionario non tiene conto; come avvertiamo fa-  cilmente in chi parla una lingua di cui non ha il più  sicuro e largo possesso.    -10    — 1   ELEMENTI HI LOGICA Giovanni Marchesini. Keywords: “L’educazione del soldato” --. Marchesini. Keywords: l’educazione del soldato, con il capitano Ercole Meoli, la Societa di Genetica e Eugenica SIGE – Societa Italiana diGeneica ed Eugenica – il simbolismo – la dottrina del simbolismo – I simbolisti – I filosofi simbolisti – I artisti simbolisti – Welby, Ogden, Grice, ‘il simbolo del simbolo’ -- il cammino del cavaliere, codigo cavalleresco, cavalleria, cavallo, equites romano – tutii questi appartneno all’altro Marchesini – questo Marchesini e tradizionale --.  Resf.: Luigi Speranza, “Grice e Marchesini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745511747/in/datetaken/

 

Grice e Marchesini – postumanar, trasumanar – sovrumanar – eta degl’omini – vico -- umanar – equites romani -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo. Grice: “I don’t think Marchesini has a philosophical background, but he fascinates me! I especially liked his idea about ‘virility’ and the idea of a knightly code – ‘codice cavalleresco’ – The other field that fascinates me is his research on ‘inter-subjectivity’ in the living form – which he now extends to plants – ‘vivente’ – Surely we don’t refer to a cat as an object – and the philosophical keyword here is ‘threshold,’ that Marchesini aptly uses.” Cardine della sua proposta filosoficariconducibile, seppur con caratteristiche proprie, alla più ampia corrente del Post-humanè lo smascheramento di quell'errore prospettico che pone l'uomo al centro e a misura dei suoi predicati.  «Comincerò il mio viaggio dal prato più bello, quello che l'aria non abbandona un istante, il sole vi si intrappola da splendere pur di notte ed i profumi vergini coesistono con quelli gravidi. È qui che il dio Pan cadde la notte dei tempi, da qui iniziò il suo girovagare incerto, all'unico desiderio d'amare»  (R. Marchesini, Il dio Pan). Da sempre affascinato dalla natura e, in particolare, dal regno animale, consegue la laurea a Bologna. Parallelamente agli anni di formazione universitaria, spinto da un forte interesse verso il comportamento animale, stringe una feconda collaborazione e amicizia con l'etologo Giorgio Celli, con il quale inizia a indagare le interazioni sociali degli imenotteri. Per cinque anni conduce ricerche “sul campo” e, con l'ausilio della macrofotografia, è in grado di immortalare quegli attimi di vita animale altrimenti nvisibili all'occhio nudo: rituali di corteggiamento, di accoppiamento e di trofallassi tra gli insetti che diventeranno il viatico per tutta la sua ricerca futura.  Nei suoi studi di entomologia approfondisce l'analisi dei sistemi feromonali che saranno tema di alcune pubblicazioni e della successiva ricerca sul comportamento e sul benessere animale. Nella seconda metà degli anni ottanta, sotto la guida del professor Franco Pezza, dell'Università degli Studi di Milano, studia i metodi di allevamento, i parametri di benessere nelle aziende zootecniche, i fattori di incidenza del rischio in zootecnia, le modalità di individuazione dei sinistri, pubblicando alcuni lavori sulla medicina veterinaria delle assicurazioni.  Inizia così la sua collaborazione con diversi atenei sui temi del comportamento animale, tenendo corsi e master di etologia applicata e medicina comportamentale. Alla metà degli anni novanta entra nel Consiglio Direttivo della Società di Scienze Comportamentali Applicatedi cui diverrà Presidente focalizzando la propria attenzione sul comportamento degli animali domestici, sugli stili di relazione interspecifica, sui problemi e sulle patologie comportamentali. Osservando sul campo le espressioni comportamentali e i processi di apprendimento degli animali, inizia a considerare anacronistici e contraddittori i modelli esplicativi tradizionali.  In sintesi, quello che Marchesini propone nel panorama delle scienze cognitive è un superamento dei tre modelli interpretativi al comportamento animalequello behaviorista, quello etologico classico e quello antropomorficoin virtù di un modello mentalistico unitario (un'unità necessaria che la mente, come fenomeno unico, richiede), che valga sia per i processi consapevoli che inconsapevoli e che descriva espressione e apprendimento in termini elaborativi dell'informazione, sistemici o composizionali dellecomponenti, solutivi e non reattivi, evolutivi e relazionali nella realizzazione ontogenetica. Questo porterà alla pubblicazione di tre testi dal forte impatto innovativo: Intelligenze plurime e Modelli cognit ivi e comportamento animale ed Etologia cognitiva. Alla ricerca della mente animale. Gli assunti di base della proposta di Marchesini sono i seguenti:  il soggetto è immerso in un campo di possibilità filogenetiche che definiscono il tipo di intelligenza propensionale o specie-specificada cui l'idea di pluralità cognitiva dove le diverse intelligenze sono comparabili ma non commensurabili; il processo ontogenetico di costruzione dell'identità si realizza grazie alle dotazioni innate, che ricche di virtualità evolutive, possono essere organizzate in una molteplicità di modida cui l'idea di rapporto dimensionale o direttamente proporzionale di innato e appreso; l'espressione del soggetto è sempre proattiva, mossa cioè da un obiettivo, e quindi frutto di una condizione problematica che il soggetto cerca di risolvere attraverso ricette solutive fino al raggiungimento dell'obiettivoda cui il superamento del concetto di rinforzo. Vi è quindi una ridefinizione della soggettività animale, come possesso del suo qui e ora, e come capacità di mettere in dialogo tutte quelle istanze (ontogenetiche e filogenetiche) che gli appartengono nella sua relazione con il mondo. Bioetica e diritti animali Alla fine degli anni ottanta si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna, con l'intento di sondare il rapporto uomo-natura da una prospettiva pedagogico-filosofica.  In questi anni inizia a portare nelle scuole percorsi progettati appositamente a misura di bambini per permettere loro di conoscere la varietà del mondo animale evitando letture antropomorfiche, quelle viziate, ad esempio, dai sedimentati repertori culturali. È in questi anni che avviene uno degli snodi cardine nell'attività di Marchesini: egli si accorge che le potenzialità che è in grado di esprimere il binomio bambinoanimale (o più in generale uomoanimale) è da ricercarsi non nella performatività quanto piuttosto nelle dinamiche che la relazione, unica e irripetibile, è in grado di generare. L'animale coinvolto nelle attività didattiche non è più un oggetto dal quale attingerequasi fosse una fonte miracolosaelementi benefici al percorso formativo del bambino, ma è nel suo essere soggetto e capace di stipulare un patto con il proprio interlocutore che lo fa divenire elemento imprescindibile di ogni percorso formativo.  L'esperienza condotta all'interno delle scuole porta Marchesini alla stesura del volume Natura e pedagogia, inizialmente nato per divenire la sua tesi di laurea, ma pubblicato prima della conclusione degli studi umanistici. Le attività con i bambini lo conducono in tutta Italia portando in evidenza due aspetti:  il divorzio che si è andato realizzando tra l'uomo e le altre specie nella cultura contemporanea, con bambini che non sono in grado di relazionarsi con gli animali e spesso nemmeno conoscono le specie domestiche; la svalutazione degli animali e l'incapacità della società contemporanea di avere consapevolezza dell'importanza della relazione con le altre specie per lo sviluppo della personalità. Per Marchesini la svalutazione operata dalla società contemporanea parte dalla perdita di quel rapporto di convivenza e di ospitalità che viceversa ancora caratterizzava la cultura rurale. Nasce così il Concetto di soglia (che esprime il bisogno di uscire dalla dicotomia novecentesca dell'antropomorfismo e della reificazione dell'eterospecifico. Temi già affrontati in due saggi precedenti, Animali di città, critico verso l'antropomorfizzazione degli animali da compagnia, Oltre il Muro, critico verso la reificazione dei cosiddetti animali da utilità. Sono gli anni in cui riflette sul pensiero animalista e sulla bioetica animale fondando, insieme a colei che diventerà la sua storica collaboratrice, Sabrina Golfetto, la casa editrice Apeiron con lo scopo di creare un luogo dove ospitare riflessioni e dibattiti su tali tematiche. Sono gli anni in cui abbraccia, senza più abbandonarlo, il vegetarianesimo e dà vita assieme a Luisella Battaglia e a Margherita Hack a un'intensa attività convegnistica che confluirà nella collana Quaderni di bioetica di cui sarà direttore. Nel  sostituisce Caffo, che ne era stato fondatore e primo direttore, nella direzione di Animal Studies: Rivista Italiana di Antispecismo.  Nel maggio  esce per le Edizioni Sonda Contro i diritti degli animali? Proposta per un antispecismo postumanista. Il saggio affronta il tema dello specismo passando in rassegna le incongruenze e le incoerenze nascoste nelle maglie di un dibattito filosofico e culturale che pretende di sospendere l'antropocentrismo, rimanendo all'interno di una cornice umanistica. Il testo vede i commenti finali di Rodotà, Sax, Vallauri e Fadini. Porta la neonata zooantropologia in Italia, disciplina all'interno della quale compie una sistematizzazione sia a livello teorico, accanto alle antropologhe Eleonora Fiorani e Sabrina Tonutti, sia a livello applicativo con la delineazione di protocolli operativi nelle aree educative e assistenziali.  Per ciò che concerne la zooantropologia teorica, l'ipotesi di fondo proposta da Marchesini, e riconducibile alla sua teoria della zootropia, è che gli animali nel corso della storia non abbiano funto solo da produttori di prestazioni o di collezioni di modelli da imitare ma altresì da alterità referenziale nei processi antropopoietici. Marchesini sviluppa il concetto di "referenza animale", inteso come contributo di cambiamento offerto all'uomo dalla relazione con l'etero-specifico. Gli uccelli non hanno insegnato all'uomo l'arte di volare -- il modo di realizzare questa attività -- ma gli hanno ispirato la dimensione esistenziale del volare. Per Marchesini i predicati umanicome la danza, la musica, la cosmesi, la tecnicavanno considerati come frutti ibridi, esito cioè dell'incontro relazionale con le altre specie. Il motore della cultura umana è quindi per Marchesini rintracciabile nell'incontro con l'alterità animale che, nella forma di una vera e propria epifania, è stato capace di re-direzionare l'uomo lontano dal suo centro filogenetico e dalla sua solipsia di specie dando vita a nuove possibilità esistenziali.  Per ciò che concerne la zoo-antropologia applicata, opera una trasformazione in alcuni settori delle attività di relazione con gli animali, dalla pet therapy alla pedagogia cinofila, impostando i "protocolli dimensionali", vale a dire individuando nel rapporto delle dimensioni di relazione, ciascuna dotata di specificità sia di ordine relazionale che referenziale. In pet therapy lavorare secondo l'approccio dimensionale significa evitare l'incontro generico tra un paziente e un animale ma individuare le dimensioni di relazione che sono utili al fruitore secondo i suoi bisogni specifici e renderle operative attraverso attività specifiche. Allo scopo di formare nuovi operatori in grado di lavorare secondo i protocolli dimensionali fonda “Scuola di Inter-Azioone Uomo-Animale on sede a Bologna. Sii fa co-promotore di Carta Modena (Carta dei Valori e dei Principi della Pet-Relationship) che riceve il patrocinio del Ministero della Salute. Il documento mira a tutelare, all'interno del panorama della attività assistite dagli animali (A.A.A.) sia il fruitore, il benessere dell'animale coinvolto e il principio inter-relazionale che dal binomio scaturisce. Pubblica “Etologia filosofica: alla ricerca della inttersoggettività animale” con il quale inaugura la riflessione ontologica sul carattere dell’intersoggettività animale, vale a dire su che cosa differenzia un “oggetto” da un essere “vivente.” Rilegge l'ontologia animale in termini di "desiderio". “Essere animale” (essere vivente) significa prima di tutto "essere desiderante", una condizione di *non*-equilibrio che rende due animali protagonisti de loro divenire nonché capaci di definire il corso della filogenesi di specie.  L'etologia filosofica diviene ben presto un campo di ricerca entro il quale dialogano allo scopo di ridefinire i contorni di ciò che intendiamo con essere animale. Inizia la ricerca filosofica che va a innestarsi nella costellazione di studi definita come post-human.  È di questo period della ri-definizione dell'umano quale entità ibrida, puntualizzato nel dettato che vede l'uomo non più misura del mondo ma nemmeno misura di se stesso. In tale corrente filosofica ci sono per Marchesini le giuste premesse per poter articolare la propria riflessione in quanto il concetto di “alterità” nel progetto post-human assume un significato molto più vasto, abbracciando di fatto le entità non umane animali e macchiniche.  Collabora con la rivista Virus inaugurando una nuova estetica basata sull'ibrido come manifestazione contemporanea del sublime. In tale luce il Manifesto del Teriomorfismo rappresenta il documento attraverso il quale gli artisti rifiutano il dettato antropocentrico e riconoscono la natura ibrida di ogni processo creativo.  All'interno di tale campo d'indagine pubblica Animal Appeal e una feconda collaborazione che travalica i campi disciplinari e rivela ancora una volta i debiti che la cultura, in questo caso l'arte, ha contratto con le alterità. Conosce Salsano, storico, sociologo ed editor della casa editrice Bollati Boringhieri, che affascinato dal lavoro di Marchesini decide di pubblicare un primo saggio sul rapporto tra bios e techne dal titolo La fabbrica delle chimere (1999), testo che si pone a cavallo tra le precedenti esperienze in zooantropologia e bioetica e la nuova riflessione postumanistica.  Esce Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza, testo corposo, concettualmente denso e dalla molteplicità di riferimenti, che ha suscitato un grande dibattito nel mondo accademico portando il suo autore a divenire punto di riferimento per ogni ricognizione che vada ad indagare i rapporti che intercorrono tra vivente (sia esso umano o animale) e tecnica. Sempre nel medesimo anno fonda Il Centro Studi Filosofia Postumanista allo scopo di promuovere e sviluppare le tematiche legate al post-human da diverse prospettive, arte, letteratura, cinema, new media, formazione. Innumerevoli saranno poi le pubblicazioni sul pensiero postumanista, che vedranno la pubblicazione del saggio Il tramonto dell'uomo. Inoltre, traduce, cura e scrive la postfazione dell'edizione italiana del testo The Companion Species Manifesto di Haraway.  Esce per Mimesis Epifania animale. L'oltreuomo come rivelazione nel quale Marchesini evidenzia come la cultura non vada pensata in modo antropocentrico come l'esito autarchico di un processo creativo interamente svolto dall'uomo, pur avvalendosi di materiale zoomorfo, ma come una rivelazione epifania ispirata dal non umano. Torna in libreria con un volume interamente dedicato al rapporto tra bios e tecnica, Tecnosfera. Proiezioni per un futuro postumano (Castelvecchi). Rilegge il connubio tra essere umano e tecnologia come una partnership emersa dal corredo filogenetico della specie Sapiens, mettendo in luce le potenzialità ibridatrici e plasmatrici della tecnologia. Da questa prospettiva, ogni invenzione, ogni scoperta, ha un effetto epifanico; apre, cioè, una nuova dimensione di imprevisto e di opportunità che modifica i confini e la percezione di ciò che definiamo umano.  Il mondo degli insetti (“as I observed squarrels” – Grice) così minuziosamente osservato risulta essere particolarmente evocativo anche da un punto di vista estetico e narrativo tant'è che dà alla luce la raccolta di racconti lirici “Il dio Pan,” frutto in parte anche delle osservazioni compiute tra gli imenotteri.  Nei brevi racconti dedicati al dio agreste della mitologia greca, cerca di sfatare il mito di una natura, da un lato meccanicistica (mera esecutrice dei dettami della genetica) e dall'altro lato bucolica e idealizzata che nulla o poco rappresenta ciò che l'autore mira ad affrescare: una natura reale, un mondo del vivente a volte crudele ma in grado di interconnettere profondamente tutti i suoi abitanti: la preda e il predatore, la cavalletta e la mantide. Il testo, recepito positivamente dall'ambiente culturale bolognese, porta Marchesini a stretto contatto con il Roversi, altra figura che influenzerà profondamente la sua attività futura portandola a spingersi in plurimi territori e a cavallo di numerosi discipline: dalla narrativa alla poesia, passando per la filosofia. Pubblica il romanzo Uscendo da Lauril e  la raccolta di racconti Specchio animale che ospita la postfazione di Leonetti. Con la pubblicazione di Uscendo da Lauril in particolare,intraprende l'esperimento di trasferire sul piano narrativo le evocazioni postumanistiche partendo dalla poetica cyber-punk. In entrambi i lavori è possibile ritrovare quegli elementi che contraddistinguono la speculazione filosoficai: la dialettica tra identità alterità, il rifiuto di qualsiasi mito della purezza originaria e di ogni forma di antropocentrismo.  Esce per la casa editrice Mursia Ricordi di animali, l'autobiografia volta a raccogliere la storia di vita dell'etologo osservata tramite la lente dei numerosi animali che ne hanno scandito le tappe fondamentali. --  è invece la volta de La filosofia del giardiniere, pubblicato dalla Graphe edizioni nella collana Parva. Il libro è composto di due parti, nella prima il lettore è condotto dalle parole a passeggiare nel giardino, novello atelier darwiniano, con stupore e riverenza. Nella seconda sono le immagini di alcuni giardini del mondo a far continuare la riflessioni sulla cura, portate avanti da Marchesini.   Roberto Marchesini nel Centro Studi di Galliera (Bologna) Progetti esteri Roberto Marchesini tiene regolarmente conferenze in diversi paesi del mondo tra i quali: Stati Uniti, dove dal  tiene annualmente una lecture presso l'Harvard, Brasile, Messico, Cile, India, Australia, Francia, dove è stato ospite della Sorbona, Spagna, Portogallo.  Cura la rubrica etologia a cadenza settimanale "Gli animali che dunque siamo" per Il Corriere della Sera. “Intelligenza emotiva versus intelligenza cognitive” in Pluriverso,  3, La Nuova Italia,  La via vegetariana per un mondo migliore, Vimercate, La spiga vegetariana, pagina 2:// novalogos/drive /File/ LIBRO% 20ANIMAL %20 STUDIES %201-  novalogos// drive/File/ animalstudies. R. Marchesini, Teriomorfismo, Bologna, Apeiron. Bioetica, diritti animali, pedagogia e scienze cognitive. Oltre al muro, Torino, Franco Muzzio Editore, Natura e pedagogia, Roma, Theoria, Il concetto di soglia, Roma, Theoria, Io e la natura, Forlì-Cesena, Macro Edizioni, La fabbrica delle chimere. Biotecnologie applicate agli animali, Torino, Bollati Boringhieri,  Bioetica e scienza veterinarie, Edizioni Scientifiche Italiane, "Intelligenza emotiva versus intelligenza cognitiva", In Pluriverso, Firenze, La Nuova Italia, Bioetica e biotecnologie. Questioni morali nell'era biotech, Bologna, Apeiron, Intelligenze plurime. Manuale di scienze cognitive animali, Bologna, Peridsa, “Il galateo per il cane” Milano, Giunti, “Modelli cognitivi e comportamento animale: Coordinate di interpretazione e protocolli applicative;; Contro i diritti degli animali? Proposta per un anti-specismo post-umanista, Alessandria, Edizioni Sonda,  Vivere con il cane. Come migliorare il rapporto fra cani, adulti e bambini, Firenze, De Vecchi, Il bambino e l'animale. Fondamenti per una pedagogia zoo-antropologica, Roma, Anicia,  Etologia cognitiva. Alla ricerca della mente animale, Bologna, Apeiron, Pluriversi cognitivi. Questioni di filosofia ed etologia, Milano, Mimesis, Geometrie esistenziali. Le diverse abilità nel mondo animale, Bologna, Apeiron,  Zooantropologia. Animali e umani: analisi di un rapporto, Como, Red, Animali in città. Manuale di zoo-antropologia urbana, Como, Red, Homo Sapiens e mucca pazza. Antropologia del rapporto con il mondo animale, Bari, Dedalo, R. Fondamenti di zooantropologia. Zooantropologia applicata, Bologna, Perdisa, Manuale di zooantropologia, Roma, Meltemi,  Il codice degli animali magici, Firenze, De Vecchi, L'identità del cane. Storia di una implicatura conversazionale tra specie; Bologna, Apeiron, L'identità del gatto. La forza della convivialità, Bologna, Apeiron, Cane & Gatto. Due stili a confronto, Bologna, Apeiron,  Etologia filosofia. Alla ricerca della inter-soggettività animale, Milano, Mimesis, Emancipazione dell'animalità, Milano, Mimesis, Posthuman. Verso nuovi modelli di esistenza, Torino, Bollati Boringhieri, Il problema del corpo, tra umanesimo e postumanesimo, in Janus,  Tecno-scienza e approccio post-umanistico, in Millepiani, R. Marchesini, Il tramonto dell'uomo. La prospettiva postumanista, Bari, Dedalo, R. Marchesini, Filosofia postumanista e antispecismo, in Liberazioni. Rivista di critica antispecista, L. Caffo, R. Marchesini, Così parlò il postumano, a cura di. E. Adorni, Aprilia, Novalogos,,R. Marchesini, Epifania animale. L'oltreuomo come rivelazione, Milano, Mimesis,  R. Marchesini, Ibridazioni e processi evolutivi, in Formazione e post-umanesimo. Sentieri pedagogici nell'età della tecnica, Milano, Raffello Cortina, Etologia filosofica. Alla ricerca della inter-soggettività animale, Milano, Mimesis, Alterità. L'identità come relazione,  Modena, Mucchi Editore, Tecno-sfera. Proiezioni per un futuro postumano, Roma, Castelvecchi, Eco-ontologia. L'essere come relazione, Bologna, Apeiron, R. Teriomorfismo, Bologna, Hybris,  Poetiche postumaniste in Polimorfismo, multimodalità, neobarocco, N. Dusi e C. Saba, Silvana Editore,,  R. Marchesini, "Ontani. Argonauta dell'ibridazione", in Ontani incontra Giorgio Morandi. Casamondo, Danilo Montanari Editore,  Il Dio Pan. Racconti lirici, Firenze, Firenze Libri, Graphe edizioni, Perugia, Uscendo da Lauril, Roma, Theoria, Specchio animale. Racconti di ibridazione, Roma, Castelvecchi, Ricordi di animali, Milano, Mursia, Il cane secondo me. Vi racconto quello che ho imparato dai cani, Alessandria, Sonda, La filosofia del giardiniere. Riflessioni sulla cura, Perugia, Graphe edizioni.  Blog ufficiale, su marchesini etologia. vegetti della letteratura fantastica, Fantas cienza Academia.edu. Sito ufficiale (Scuola di Inter-azione Uomo-Animale). Centro Studi Filosofia Postumanista diretto da. Grice: “There are two Robeto Marchesini – but only one is a philosopher. The other writes on ‘il cammino del cavalier’ and the ‘codice caavlleresco’ and the equites romani, but he is not recognized as a philosopher!” -- Roberto Marchesini. Marchesini. Keywords: terio-morfismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchesini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691135341/in/photolist-2mKLzDp

 

Grice e Marchetti – filosofia italiana – della natura delle cose -- Luigi Speranza (Empoli). Filosofo. Grice: “I love Marchetti; for once, he had to find vulgar terms for all of Lucretius’s learned ones! The Italians used to call their own tongue ‘volgare’ then --; this is not easy matter (to translate Lucretius, not to call your tongue volgare), especially since Lucretius was often unclear to himslf – talk of my conversational desideratu of conversational perspicuity [sic]!” -- Grice: “I like him because he axiomatised Galilei!” Professore a Pisa, contina le ricerche di Galileo n come iViviani. Collabora con Papa.  Scrisse rime morali ed eroiche. L’opera cui deve la sua fama è la traduzione “Della natura delle cose” di Lucrezio. Considerata come un manifesto di  razionalismo, “La natura dellle cose” influì notevolmente sul gusto arcadico per la purezza della lingua e l'eleganza dello stile.  La diffusione di idee materialiste attirò sul Marchetti l'accusa di empietà. Pur rifugiatosi nella poesia, non riuscì ad evitare le indagini del Sant'Uffizio, ispirate soprattutto da Vanni. Per altre sue opere di successo fu attaccato dagli oppositori di Galileo. Membro dell’ Accademia dei Disuniti, Accademia dell'Arcadia, Accademia dei Fisio-critici, Accademia dei Risvegliati, Accademia della Crusca e Accademia Fiorentina. Saggi: “De resistentia solidorum” (Firenze, typis Vincentij Vangelisti e Petri Matini (Grice: “Opera  abbastanza interessante, basata sulla teoria galileiana, cui Marchetti dà una struttura assiomatica – ripetto, ‘assiomatica’ -- rigorosa. Tratta in larga parte il problema dei solidi di uniforme resistenza, precedendo di mezzo secolo l'importante trattato di Grandi), “Exercitationes mechanicae” (Pisa, Ferretti); “Della natura delle comete,” “Lettera scritta all'illustriss. sig. Francesco Redi,” Firenze, alla Condotta, “Saggio delle rime eroiche morali e sacre,” dedicato all'altezza reale di Ferdinando principe di Toscana” (Firenze, Bindi); “Anacreonte,” radotto in rime toscane, e da lui dedicato all'altezza reale di Ferdinando principe di Toscana, In Lucca, per L. Venturini. “Della natura delle cose libri sei” (per Giovanni Pickard) Vita e poesie da Pistoja filosofo e matematico all'illustrissimo sig. cavaliere F. Feroni marchese di Bellavista patrizio fiorentino e accademico della Crusca (Venezia, aValvasense (Contiene poesie con la “Vita” scritta dal figlio Francesco). G. Costa, Epicureismo e pederastia: il  Lucrezio e l'Anacreonte secondo il Sant'Uffizio, Firenze, Olschki,  Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Mario Saccenti, “Lucrezio in Toscana: Studio su Marchetti” (Firenze, Olschki);  De rerum natura Razionalismo, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Crusca. Alessandro Marchetti. Marchetti. Keywords: implicatura, lucrezio, della natura delle cose, pederastia, il poeta filosofo, l’essamero di Lucrezio, l’essameri di Lucrezi, il poema filosofico latino, il genero filosofico nella poesia latina. Lucrezio, alma figlia di giove, inclita madre. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchetti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51638862376/in/photolist-2mNaHiH-2mF9EHo-2mKLXoX-nSNEUQ

 

Grice e Marchi – la missione di Roma – la religione civile di Mussolini -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Potenza). Filosofo. Grice: “Marchi displays a few features hardly found at Oxford: He edited a magazine, “filosofia mazziniana” – I can imagine Bradley wanting to edit “Hegeliana” at Oxford – and we do have a Gilbert Ryle Room, and an Occam Society! The other trait is illustrated by his manifesto, “La missione di Roma,” – Churchill would have equaled with something Anglian!” Generale di corpo d’armata italiano, Medaglia d'oro dei Benemeriti dell'Educazione Nazionale. Insegna a Roma. Cura la pubblicazione di diverse riviste in cui si confrontarono alcuni studiosi del primo Novecento italiano come Varisco. Tra queste Dio e Popolo e “L'idealismo realistico.” Dio e Popolo, rivista di ispirazione mazziniana, accoglie scritti miranti alla ricostruzione della filosofia religiosa di Mazzini e i rapporti tra religione e stato; nega l'ateismo e persegue l'ideale di “repubblica”. “L'idealismo realistico” raccoglie teorie filosofiche di stampo anti-gentiliano.  A lui è dedicato il Premio tesi di Laurea “Vittore Marchi”, bandito da Roma Tre per i neolaureati che abbiano sostenuto tesi su un argomento concernente il pensiero filosofico antico degne di essere pubblicate; e un parco al Municipio IV. Saggi: “La filosofia religiosa di Mazzini, in Dio e Popolo, “La missione di Roma” o, Atanòr Ed., Il concetto e il metodo della ‘storia della filosofia,’ – Grice:  “His apt implicature is that if you are an idealist, don’t shed your idealism when discussing J. J. C. Smart!” -- Filosofia e religione, La perseveranza Ed., Potenza,  La filosofia morale e giuridica di Gentile, Stabilimento Tipografico F.lli Marchi, Camerino, Relazione tra la filosofia teoretica e la filosofia pratica – Grice: “I would strongly assert that it’s the same thing: ‘Poodle is our man in practical philosophy’ sounds obscene’” --  in L'idealismo realistico, Roma, “Le prove dell'esistenza di Dio, in L'idealismo realistico, Roma, Gli è stato dedicato un parco a Roma. Gramsci (J. A. Buttigiec), G. De Turris, Fenomenologia dell'individuo assoluto, Roma, Edizioni Mediterranee. //uniroma3/news.php?news=603. Vittore Arnaldo Marchi. Vittore Marchi. Marchi. Keywords: la missione di Roma, Mazzini, filosofia mazziniana, rivista di filosofia mazziniana, gentile. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717823923/in/photolist-2mQoEyX-2mQiU3r-2mPXNYj-2mPMBQM-2mPAuFE-2mPrb68-2mN8nen-2mLKtaD-2mLLy7L-2mLLy6U-2mLGvyP-2mLQZBN-2mLKeCe-2mLDFVG-2mLCU95-2mKTjot-2mPV6V9-2mKAuZM-ErqrPW-DvhhWW-DhRHD2-nBSZNh-hJHSQv

 

Grice e Marchi – l’anima del corpo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo. Grice: “His ‘poesia del desiderio’ is confusing – he means tenderness, as Scruton does in his book on “Sexual arousal”” -- Grice: “Perhaps Marchi’s most provocative piece is “L’anima DEL corpo.” If I were to be tutored on that by Hardie, I can very well imagine Hardie – he was a Scot – ‘what d’you mean, ‘of’?” Psicoterapeuta di formazione reichiana, umanista, autore di scritti talvolta controversi perché a scopo provocatorio, si define Solista ed ama stare «fuori dall'Accademia».   Psicologo clinico e sociale, politologo e autore di numerosi saggi, è stato protagonista di varie battaglie per i diritti civili e sessuali, riuscendo con una sentenza della Corte Suprema sulla “Vertenza tra il Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Emilio Colombo, e  Marchi”, ad ottenere la revoca dei divieti penali all'informazione e all'assistenza anti-concezionale e ad avviare la realizzazione di una rete di migliaia di consultori sessuologici e familiari pubblici. Fonda l’'AIED, guidando l'Associazione in qualità di Segretario. Ha dato per oltre quarant'anni un contributo determinante non solo alla segnalazione della pericolosità dell'esplosione demografica (da lui definita “la madre di tutte le tragedie”) e dei suoi corollari (fame, guerre, genocidi, disastri ambientali, disoccupazione di massa, migrazioni disperate, crisi energetica mondiale) ma anche al chiarimento dei meccanismi psicologici che hanno finora impedito di comprendere e di affrontare questa tragedia planetaria. Dimostrato con alcuni foto-romanzi interpretati da noti attori (Paola Pitagora, Pagliai, Gassman, Zavattini e  Valdemarin) che i messaggi mass-mediatici associati alla psicologia motivazionale sono lo strumento più efficace per indurre le masse alla regolazione delle nascite: una tesi oggi confermata da varie organizzazioni internazionali. --Presidente italiano di tre importanti Scuole di Psicoterapia da lui fondate: quella psico-corporea di Reich, quella bioenergetica di Lowen e quella umanistica di Rogers. Marchi matura un diverso punto di vista nei confronti degli approcci teorici di Reich, Lowen e Rogers (a suo parere non avevano colto fino in fondo l'importanza della coscienza e dell'angoscia della morte nella genesi delle patologie psichiche umane) e propone  una teoria della cultura e della nevrosi in un libro (“Scimmietta ti amo -Psicologia Cultura Esistenza: da Neanderthal agli scenari atomici ” Ed. Longanesi “Lo shock primario”, Ultima Ed. Rai-Erit) che viene proclamato “Libro del Mese”. Fonda a Roma l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale, oggi diretto da Filastro. Pioniere  della ricerca psico-sociale, è stato Presidente Onorario della Società Italiana di Psicologia Politica. I suoi contributi in questo campo sono stati: 1) la fondazione della Psicopolitica (un metodo di analisi psicologica dei fenomeni socio-culturali che  propone una “lettura” psicologica di tali fenomeni, diversa da quelle di carattere marxista, idealista o istituzionalista finora prevalse, con risultati fallimentari, nelle scienze sociali e politiche tradizionali); 2) l'elaborazione d'una nuova "Psicologia Politica Liberale". Si è interessato anche al teatro e alla televisione, creando programmi di cui Fellini scrisse: “Ecco una nuova televisione culturale di cui c'è, oggi, bisogno”. E per oltre due anni ha condotto un programma di psicologia su RaiUno ” La chiave d'oro” con Baldini. Guzzanti ha scritto di lui: “ è un felice incrocio tra Russell ed Allen”.  Attivista per il riconoscimento dei diritti alla contraccezione, al divorzio, all'interruzione di gravidanza e all'eutanasia, ha fondato il Centro informazioni sterilizzazione aborto) che anticipò la legge sull'aborto in Italia, e l'Associazione italiana per l'educazione demografica.  Ha costantemente sostenuto l'importanza del problema della crescita demografica e dei problemi economici, ecologici, sociali e psicologici ad essa connessi.  Pur essendo favorevole alla chiusura dei manicomi, ha criticato la legge Basaglia in quanto scaricava sulle famiglie il problema dei malati psichiatrici pericolosi; parlando dei delitti in famiglia, evidenziò come il nucleo familiare resti il luogo principale in cui avvengono gli omicidi, a suo giudizio "frutto del fallimento" della legge 180 sulla salute mentale. Propose «una riforma radicale e l'apertura di cliniche psichiatriche che non siano i vecchi manicomi ma strutture umanizzate, oltre che di centri per l'attività riabilitativa».  Aderente al Partito Radicale, ha tenuto per tredici anni la rubrica bisettimanale "Controluce" su Radio Radicale, in cui ha trattato temi che venivano altrove trattati con conformismo: il sesso e l'amore, la procreazione e la contraccezione, le malattie e la morte, il lavoro e le rendite, la libertà e l'autoritarismo.  È stato autore della "Teoria liberale della lotta di classe",  nel volume O noi o loro!.  Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale Modello, Fondatori e Storia della Scuola -- è mosso dalle radici comuni teoriche ed epistemologiche riconducibili alla fenomenologia e all'esistenzialismo, fondamentali correnti filosofiche del ‘900, e da alcuni autori significativi del movimento della psicologia umanistico-esistenziale in particolare Carl Rogers, Rank, Frankl, Binswanger, Boss, Jaspers, Minkowski. Eredita la particolare concezione dell'uomo e della vita, che rivendica all'essere umano il diritto e la capacità di scelta.  Consapevole della sovrabbondanza di Scuole Psicologiche esistenti in Italia esitò prima di fondare l'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale. Preferì lavorare nell'ambito di indirizzi già affermati, che sentiva geniali e creativi e fu l'iniziatore della Scuola Reichiana in Italia Presidente dell'Istituto di Bioenergetica W. Reich di Roma e per 6 anni Presidente dell'Istituto di Psicologia Rogersiana (FDI) e inoltre concorse a riscoprire e valorizzare l'opera pionieristica di  Rank con la pubblicazione della sua opera: "Rank pioniere misconosciuto" Melusina, Esperienze personali drammatiche e ricerche in campo clinico e antropologico imposero alla sua attenzione l'importanza dell'angoscia di morte come uno dei più importanti fattori che contribuiscono alla sofferenza psicologica e psicopatologica.  Sentì allora l'esigenza di creare una nuova Scuola che riuscisse a riconoscere la rilevanza di questa angoscia primaria dell'uomo e di sviluppare un approccio originale, pluralista e non dogmatico alla sofferenza umana, fondato sull'integrazione sinergica delle tre dimensioni, di approccio simultaneoall'essere umano in terapia verbale, corporea ed esistenziale.  Si tratta di un modello che nasce sulla scia della filosofia esistenziale, dalla quale eredita la concezione dell'uomo e della vita che rivendica all'essere umano il diritto e la capacità di scelta e, intende:  (1) offrire la possibilità di elaborare e affrontare le tremende tensioni esistenziali di ogni essere umano anche nel percorso di malattia psichica e somatica nel clima di contatto empatico, di solidarietà, convogliando nel processo terapeutico il grande potenziale di crescita e comunicazione del paziente, la sua conoscenza dei propri bisogni, la sua creatività, l'apporto decisivo della sua esperienza.  2) che si presenta multidimensionale, integrato e non dogmatico alla sofferenza umana e psichica e costantemente aperto ad arricchire la propria prospettiva teorica e clinica attraverso un confronto critico e di fertilizzazione con altri approcci psicoterapici, e interviene su 4 dimensioni fondamentali dell'esperienza umana: la dimensione empatico relazionale, che definisce il nostro modo di essere nel mondo con gli altri; la dimensione corporea, che spesso esprime sotto forma di tensioni e dolori muscolari la sofferenza psicologica; la dimensione esistenziale, che riconosce l'importanza del senso che si riesce a dare alla propria esistenza; la dimensione cognitiva, che riconosce la rilevanza sintomatica della sofferenza psicologica e psicopatologica.   Un esempio di testo provocatorio, scritto senza avere alcuna competenza in infettivologia, è il seguente sulla cospirazione dell'AIDS: AIDS......affare multi Miliardario, su mednat.org.  e Aids, la grande truffa continua  in: L. De Marchi, Il nuovo pensiero forte. Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio; altri scritti di critica, più documentati, hanno riguardato le sue critiche alle prassi della chemioterapia dei tumori e gli effetti collaterali, come in Kaputt tutta la ricerca sul cancro? sempre in De Marchi, op. cit.  lo psicologo che inventò l'Aied Repubblica  Addio a  Marchi, lo psicologo che inventò l'Aied  L. De Marchi, Il Solista Autobiografia d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali,  Luca Bagatin, articolo su Politica Magazine, su lucabagatin.ilcannocchiale. Opere:“Sesso e civiltà,” Laterza; “L’orgasmo” Lerici, Sociologia del sesso, Laterza, Repressione sessuale e oppressione sociale, Sugar, Wilhelm Reich Biografia di un'idea, Sugar, Psico-politica, Sugar, Vita e opere di  Reich, Sugar, Scimmietta ti amo, Longanesi, Lo shock primario. Le radici del fanatismo da Neandertal alle Torri Gemelle, Poesia del desiderio, La Nuova Italia, Seam, Perché la Lega, Mondadori, Il Manifesto dei Liberisti Le idee-forza del nuovo Umanesimo Liberale, Seam, Aids. La grande truffa, Roma, Seam, O noi o loro! Produttori contro Burocrati, ecco la vera lotta di classe della Rivoluzione Liberale, Bietti, Il Solista Autobiografia d'un italiano fuori dal coro, Edizioni Interculturali, Psicoterapia umanistica. L'anima del corpo: sviluppi (Franco Angeli,  Reich Una formidabile avventura scientifica e umana, Macro Edizioni, Il nuovo pensiero forte Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio, Spirali, Svolta a destra? Ovvero non è conservatore chi combatte parassiti, fannulloni e sfruttatori, Armando Curcio Editore, La Psicologia Umanistica Esistenziale Rivista delle Psicoterapie, Roma “La Sapienza”,  Associazione italiana per l'educazione demografica, Reich  luigidemarchi.blogspot.com openMLOL Horizons Unlimited srl. Radio Radicale. Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale IPUE, su ipue. Archivio IPUE, su luigidemarchi.wordpress.com. Archivio della rubrica "Controluce" che Marchi teneva su Radio Radicale,, Renato Vignati Luigi De Marchi, un pioniere della psicologia italiana in Psychomedia, R.Vignati Lo sguardo sulla persona. Psicologia delle relazioni umane, Libreria universitaria edizioni, Padova. Luigi De Marchi. Marchi. Keywords: l’anima del corpo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marchi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703312928/in/photolist-2mQoEyX-2mQiU3r-2mPXNYj-2mPMBQM-2mPAuFE-2mPrb68-2mN8nen-2mLKtaD-2mLLy7L-2mLLy6U-2mLGvyP-2mLQZBN-2mLKeCe-2mLDFVG-2mLCU95-2mKTjot-2mPV6V9-2mKAuZM-ErqrPW-DvhhWW-DhRHD2-nBSZNh-hJHSQv

 

Grice e Marconi – linguaggio private – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Filosofo. Grice: “Perhaps his most brilliant exegesis on ‘Vitters’ is that about what Marconi calls ‘linguaggio private,’ as in Robinson Crusoe. Not!” -- Grice: “Marconi has attempted to ‘formalise’ dialectic – as in Oxonian dialectic – which is what Zeno was trying to do with his reductio ad absurdum.” Grice: “While Marconi starts alright, with Frege, he gets entangled with ‘Vitters;’ p’rhaps his innovative approach is best seen in phrases like ‘il significato eluso’, which may describe my implicature; but points to an etymology: ‘eluso’ is indeed ‘eluso,’ and means ‘ex-ludic,’ out of the game. The idea being that the game is a simulated fight, and by eluding a punch from your adversary, you are, well, ‘implicating’!” Professore a Torino, studia con Pareyson a Torino e con Rescher, Sellars e Thomason a Pittsburgh, dove studia  Hegel. Grice: “In Italy, it is not considered Italian to get your PhD without – not within – Italy. Similarly, at Oxford, you cannot get your B. A. Lit. Hum.  anywhere else if you want to be regarded as Oxonian. That’s why I never considered B. A. O. Williams an Oxonian!” -- Noto per i suoi contributi su ‘Vitters,’presenta diversi risultati, specie riguardo alla semantica. Su questi temi ha pubblicato “Filosofia e scienza cognitiva (Laterza). Cura con Ferraris la nuova edizione della Enciclopedia filosofica Garzanti ed è stato presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica. Saggi: “Il mito del linguaggio scientifico” studio su Vitters, Milano, Mursia,  Dizionari e enciclopedie, Torino, Giappichelli, “L'eredità di Vitters” Roma, Laterza, Lampi di Stampa; “La competenza lessicale,” Roma, Laterza,  “La filosofia del linguaggio.” Da Frege ai giorni nostri, Torino, Pomba, “Filosofia e scienza cognitiva,”Roma,  Laterza, “Per la verità: relativismo e la filosofia,” Torino, Einaudi, “Verità, menzogna” – Grice: “The etymology is an interesting one; since menzogna is cognate to my meaning, so Marconi actually means ‘truth’ versus ‘trust’ – or honesty versus dishonesty – seeing that one can ‘lie’ while asserting a truth – provided the utterer thinks ‘p’ is ‘false’.” Grice: “But this is a commissioned thing, so it shouldn’t count as it is Marconi discussing with a priest!” Trento, Il Margine,; “Flosofia e professionismo,” – Grice: “His implicature, and a right one, too, is that philosophy is a profession, which reminds me of ‘A Room with a view’: “And what, Sir Cecil, is your profession?” “I don’t HAVE a profession!” --  On the other hand, his translation of my ‘metier’ (mestiere) is an interesting one (The tiger’s métier is to tigerise). Torino, Einaudi,.“La formalizzazione della dialettica”: Hegel, Marx e la logica,”Torino, Rosenberg); “Guida a Vitters Il «Tractatus», dal «Tractatus» alle «Ricerche», Matematica, Regole e Linguaggio privato, Psicologia, Certezza, Forme di vita. Roma, Laterza, Filosofia analitica, Prospettive teoriche e revisioni storiografiche. Milano, Guerini, Vercelli, Mercurio, Scritti sulla tolleranza di Locke, Torino, POMBA, Saggi su Marconi, “Il significato eluso” saggi in onore di Marconi, numero monografico della «Rivista di estetica», Treccan Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Intervista di M. Herbstritt, Rivista italiana di filosofia analitica, sito dell'Università degli Studi di Milano. Diego Marconi. Marconi. Keywords: linguaggio privato, il significato non eluso, alusione ed elusione, eludire, aludire, l’alusion elusa, l’aluso eluso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marconi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718224484/in/photolist-2mQ81kz-2mPoj9X-2mNaqiA-Dw1w1R-BNSPQL

 

Grice e Mariano – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Capua). Filosofo. Grice: “I like Mariano: his study of Risorgimento applying the philosophy of history is brilliant” Fedelissimo allievo di Vera, insegna a Napoli. La sua indagine e  prevalentemente orientata verso l'interpretazione di Hegel. Si colloca insieme a Vera in quella tendenza che privilegia l'interpretazione sistematica e razionale. Inserì talvolta temi non strettamente legati al pensiero di Hegel affermando tra l'altro che la filosofia deve essere compiuta dalla religione" (Dall'idealismo nuovo a quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane), trattando riguardo a ciò che dell'idealismo di Hegel è morto e di ciò che non può morire", argomento precedentemente trattato da Croce, il quale risponde aspramente alle argomentazioni proposte da Mariano. “Mariano non ha mai capito nulla di tutto ciò che vi è di più sostanziale in Hegel come non ha meditata seriamente nessuna grande filosofia; e (ora si può aggiungere) non ne ha mai letto le opere. Immaginarsi che il Mariano si afferma hegeliano, mentre sostiene che la conoscenza non è assoluta; che rimane insuperabile il mistero; che dio esiste fuori del mondo e sarebbe dio anche senza il mondo; e che la filosofia deve essere compiuta dalla religione! Insomma, ciò che di Hegel "non può morire" sarebbe ciò che Hegel non ha mai detto perché affatto indegno della sua mente altissima.»  Si schierò a favore del mantenimento della pena di morte in un dibattito sul tema, in accordo con iVera (La pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera Napoli. ), uno dei più autorevoli difensori del mantenimento di questa pratica. È ancora Croce che commenta con grave disappunto l'argomento. “Notiamo in ultimo che sempre riecheggiando i vaniloqui del Vera,Mariano si professa filosofico difensore della pena di morte: come se la maggiore o minore opportunità di mettere i delinquenti in segregazione cellulare, o d'impiccarli, ghigliottinarli, garrottarlie impalarli, costituisse una questione filosofica. Ma Mariano ama tutte le cause generose; e non è da meravigliare se per esse trascenda persino i limiti della filosofia.»  E anche saggista con un gusto per la "critica della critica" (cit."Storia Letteraria d'Italia, Volume III, Armando Balduino") – filosofica -- non trascurando l'arte che annetteva strettamente alla morale. Rivolse la sua indagine anche al rinascimento con un Saggio biografico critico su Bruno La vita e l'uomo. Pubblica nche una monografia "apologetica" di Vera. La sua produzione fu in un secondo momento soprattutto riferita alla storia, in particolare la storia del cristianesimo e quella delle religioni in genere, argomenti affini anche alla materia insegnata presso l'università napoletana. Non sono presenti particolari innovazioni nella sua ricerca, ma fu uno dei primi a discutere la tesi proposta da Croce riguardo alla riduzione della storia al concetto di ‘arte.  Saggi: “L’Eraclito di Lassalle: saggio sulla filosofia hegeliana” (Cf. Speranza e ill suo Grice: saggio sulla pragmatica oxoniense”),  “Il Risorgimento italiano secondo i principi della filosofia della storia,”  ““La libertà di coscienza,” Milano, Hoepli, “Vera.” Saggio critico, Roma, Civelli, “L'individuo e lo Stato nel rapporto sociale. Milano, Treves,  “Il Machiavelli di Villari, Roma,” Loescher, (cf. “Il Grice dello Speranza”), Leopardi, Roma, Tip. Botta, La pena di morte. Considerazioni in appoggio di Vera, Napoli.  IlCarlo Maria Curci, Milano, Vallardi, Augusto Vera. Necrologio, «Annuario Napoli», Dio secondo Platone, Aristotele ed Hegel, «Acc. SMP Napoli. Atti»,  Biografie del Machiavelli, 1Arte e religione,  Il brutto e il male nell'arte. Il brutto e il male nel romanzo moderno, Dall'idealismo nuovo a quello di Hegel, Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine hegeliane, La vita e l'uomo, I rapporti dello stato con la religione, Firenze, Civelli, Il problema religioso in Italia, Roma, Civelli, La riforma ecclesiastica in Italia, «Il diritto», Cristianesimo, cattolicesimo e civiltà, Papato e socialismo ai giorni nostri. Studio, Roma, Artero, Buddismo e cristianesimo, La Storia è una scienza o un'arte?, «Fanfulla della Domenica», La conversione del mondo pagano al cristianesimo, Il cristianesimo dei primi secoli. Capua, gli ha dedicato una strada, sede, tra l'altro, del Banco di Napoli. La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da  Croce, Armando Balduino, Storia letteraria d'ItaliaL'Ottocento,  III, Piccin Nuova Libraria, Piero di Giovanni, Gentile, La filosofia italiana tra idealismo e anti-idealismo, Milano, cf. Luigi Speranza, “La pragmatica conversazionale: tra griceianismo e anti-griceianismo.” Franco Angeli, Paolo Malerba, Luciano Malusa,, sito della Società filosofica italiana  Guido Calogero, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Raffaele Mariano. Mariano. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mariano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691817114/in/photolist-2mPMBQM-2mPtnaL-2mLP3hz-2mLGRht-2mPu6xB-2mKPS8q-2mKQ5j7-2mKyErQ-ocAPht-oaG3ms-nTjTm4-nfECL9-nhsYJ6-njfC9c-nfCCMe-njanDk-nfCAoX-njaa4a-nh7Q7B-nhFmUB

 

Grice e Marin – l’ottimo precettore – filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo. Grice: “I like Giovanni Marin; for one, he loved, like I do, rhetoric – in his own Venetian kind of way!”  Nato dal nobile Rosso Marin, studia con profitto sotto l'insegnamento di Feltre, dal quale apprese la retorica. Frequenta il ginnasio, presso il quale recita eloquenti orazioni in encomio agli uomini illustri veneziani. Si laurea a Padova. Ambasciatore della Repubblica di Venezia presso gli Estensi e quindi presso Firenze. Rosmini, Carlo de' Rosmini, Idea dell'ottimo precettore nella vita e disciplina di Vittorino da Feltre e de' suoi discepoli, Rovereto. Giovanni Marin. Marin. Keywords: l’ottimo precettore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marin” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747107065/in/datetaken/

 

Grice e Marliani – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “I like Mariliani; especially the cavalier way in which he refers to philosophers in his brilliant “De secta philosophorum.” Austin would say that there possibly are sects and sub-sects!” Fglio del patrizio milanese Castello Marliani. Studia a Pavia sotto Pelacani. Entra nel Collegio dei intraprese una carriera nell'insegnamento della filosofia e astrologia. Attivo a Milano e Pavia.  Con l'ascesa della dinastia degli Sforza a capo del Ducato di Milano, appartenente a una famiglia ghibellina, aumenta il prestigio. Ottiene la concessione in esenzione dei diritti di sfruttamento delle acque del Secchia nei pressi di Moglia, nel Mantovano.  Alla morte del duca Francesco Sforza, scrisse una lettera al nuovo duca Galeazzo Maria Sforza in cui dichiara di essere stato richiesto da molti Studi in diverse città d'Italia, sperando di poter essere trasferito da Pavia a Milano e di ricevere un aumento di salario. Il Consiglio segreto di Milano intercedette presso lo Sforza in favore di Marliani, esaltando la sua fama anche oltre i confini del Ducato. Il duca Galeazzo Maria, dopo alcuni indugi, acconsente per conferirgli un'assegnazione annua di 1 000 fiorini, il più alto salario riconosciuto a chiunque nel Ducato. Sotto la reggenza di Ludovico il Moro ottenne i dazi di Gallarate e della sua pieve. I suoi studi lo portarono ad essere tra i più grandi scienziati dell'epoca e riuscì a mettere in discussione Bradwardine e Sassonia.  Nel suo saggio, “Quaestio de caliditate corporum humanorum tempore hyemis et estati set de antiperistasis  distingue la temperatura dell'organismo dalla quantità e dalla produzione del calore naturale del corpo e sostenne che la produzione del calore naturale è più elevata in inverno che in estate. Si reca a Novara dal conte Gaspare Vimercati, colpito da problemi respiratori e cura Rinaldo d'Este da una gravissima malattia che lo colse durante una visita alla corte milanese. Raggiunse i vertici della propria carriera e presta le sue doti di medico a Federico I Gonzaga. Le opere del Marliani furono oggetto di studio da Vinci, che lo cita in diverse occasioni nel suo Codice Atlantico.  Ebbe tre figli: Paolo, Gerolamo e Pietro Antonio, la discendenza del primo dei quali ottenne all'inizio. Saggi: “Quaestio de caliditate corporum humanorum tempore hyemis et estati set de antiperistasi,” “Disputatio cum Iohanne Arculano de materiis ad philosophiam pertinentibus,” “Quaestio de proportione motuum in velocitate,” “Algebra Algorismus de minutiis,” “De secta philosophorum,” “Probatio cuiusdam sententiae,” “Calculatoris de motu locali.” Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Marliani. Marliani. Keywords: implicatura, Vinci. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marliani e le sette filosofiche” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692205840/in/photolist-2mKS4Sh

 

Grice e Marotta – Mario l’epicuro – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “I like Marotta; the idea of a library for the Istituto Italiano per gli studi filosofici’ at Via Monte di Dio, 11, is a geniality!” Si laurea con il massimo dei voti a Napoli, presentando la tesi,  La concezione dello stato in Hegel.” Si interessa presto di storia, letteratura e filosofia, avvicinandosi dapprima all'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Croce, poi fondando l'associazione Cultura Nuova che diresse organizzando manifestazioni e conferenze rivolte ai filosofi che richiamarono tutte le più grandi personalità della cultura Italiana.  Incoraggiato dagli auspici dell'allora Presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei Cerulli, di Piovani e di Carratelli, fonda a Napoli l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, del quale è Presidente. Donato, all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, la biblioteca personale, con una dotazione di oltre 300.000 volumi frutto di trent'anni di appassionata ricerca. Per i suoi importantissimi apporti al mondo della filosofia ha avuto numerosi riconoscimenti da centri di ricerca e di formazione di rilievo internazionale.  Ha vinto la sezione Premio Speciale del Premio Cimitile. Gli è stata conferita la laurea ad honorem in Filosofia dall'Bielefeld, dall'Università Erasmus di Rotterdam, dalla Sorbona di Parigi e dalla Seconda Napoli. All'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è stato conferito, nell'aula magna dell'Roma, il Prix International pour la Paix Jacques Muehlethaler, "Bidone d'Oro" per la cultura del Movimento artistico culturale "Esasperatismo Logos & Bidone". G. Capaldo, Fondatore dell’Istituto Studi Filosofici, su Diario Partenopeo, Claudio Piga (cur.), Per Gerardo Marotta. Scritti editi e inediti raccolti dagli amici di Marotta, Arte Tipografica, Napoli, Registrazioni di Gerardo Marotta, su Radio Radicale, Cinquantamila Giorni de Il Corriere della Sera. Gerardo Marotta. Marotta. Keywords: Mario l’epicuro, il concetto del stato, il risorgimento – la recezione di Hegel in Italia --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marotta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51747077695/in/datetaken/

 

Marramao – Kairós – apologia del tempo debito – filosofia italiana – Luigi Speranza (Catanzaro). Filosofo.  Grice: “Surely Marramao’s theory of time-relative identity is more complex than Myro’s! (Myro never read Heidegeer and was proud of it, can you believe it! He was born  in Russia and studied in the New World – so that’s understandable!” - Grice: “I like Marramao – he has philosophised on many things, usually homoerotic: Kairos – the opportune time – and its iconography, and Jesus against power” Essential Italian philosopher. Allievo di Garin,  si laurea Firenze.  Pubblicato Comunismo, laburatismo e revisionismo in Italia, rintraccia in Gentile la chiave di volta filosofica del comunismo italiano. Insegna a Napoli. -- è uscito il suo saggio Il politico e le trasformazioni, nel quale pone a confronto le tematiche del comunismo/laburismo, con le analisi delle trasformazioni. A partire da “Potere e secolarizzazione” elabora una teoria simbolica del potere (e del nesso politica-tempo) incentrata sulla ricostruzione archeologica' dei presupposti del razionalismo. Fondamentali, nel dibattito politico-culturale e filosofico le sue collaborazioni a Laboratorio politico e il Centauro. Direttore della Fondazione Basso-Issoco. Insegna a Roma. Muovendo dallo studio del comunismo italiano (comunismo e laburatismo e revisionismo in Italia, Austr-omarxismo e socialismo di sinistra fra le due guerre), analizza le categorie politiche (Potere e secolarizzazione), proponendone, in dialogo con i francofortesi (Il politico e le trasformazioni) e con M. Weber (L'ordine disincantato), una ricostruzione simbolico-genealogica. Nelle forme di organizzazione sociale si depositano significati che derivano da un processo di secolarizzazione civile di un contenuto sacro religioso, ossia dalla ri-proposizione in dimensione mondana o secolare dell'orizzonte sacro simbolico. Il laico o pro-fano ha il suo centro in un processo di temporalizzazione della storia, in virtù del quale le categorie del tempo (che traducono l'escatologia in una generica apertura al futuro: progresso, ri-voluzione, liberazione, etc.) assumono centralità crescente nelle rappresentazioni politiche. Su queste considerazioni, riprese anche in “Dopo il Leviatano, Passaggio a Occidente. Filosofia e globalizzazione, La passione del presente, Contro il potere, si è innestata via via una tematizzazione esplicita del problema della tempo, che per molti aspetti anticipa sia le tesi oggi in voga intorno all’accelerazione e al rapporto politica-velocità, sia i temi della svolta spaziale. Contro le concezioni di Bergson e Heideggeri, che delineano con sfumature diverse una forma pura della tempo, più originaria rispetto alla sua rappresentazione spaziale, argomenta l'inscindibilità del nesso spazio-tempo e, richiamandosi tra l'altro alla fisica, ri-conduce la struttura del tempo a un profilo a-poretico e impuro, rispetto a cui la dimensione dello spazio costituisce il riferimento formale per ri-solvere i paradossi. (Minima temporalia, e Kairós. Apologia del tempo debito. Lectio magistralis. Roma Tre, Enciclopedia di filosofia, Garzanti libri, Milano. Figure del conflitto. Studi in onore.  a c. di A. Martinengo, Casini, Roma, D. Antiseri, S. Tagliabue, Storia della filosofia,  Filosofi italiani contemporanei, Bompiani, Milano. Roma Tre, su host.uniroma3. Video intervista al Festival della Filosofia su asia. Giacomo Marramao. Marramao. Keywords: Grice – ontological Marxism, marxismo ontologico, lavoro e essistenza, comunismo, Kairós – apologia del tempo debito, la filosofia della storia nella antica Roma, storia lineale, storia circolare, l’eterno retorno nella scuola di Crotone, Gentile, dopo il leviatano, il comune. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Marrameo," The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746392138/in/datetaken/

 

Grice e Marsili – il cimento – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo. Grice: “I like Marsili, and the founder of the ‘accademia del cimento.’ ‘Cimento’ you know, means ‘experiment,’ – only in Florence!” Si laurea a Siena. Insegna a Siena e Pisa. Conosce Galilei. Dei cimentanti. Le sue convinzioni dichiaratamente lizie gli impedirono di coglierne lo spirito innovatore. Propone un esperimento per capire se lo spazio lasciato libero nel tubo barometrico durante l'esperienza di Ruberti contenesse esalazioni di mercurio. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alessandro Marsili. Marsili. Keywords: il cimento. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Marsili” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685923179/in/photolist-2mQtVUe-2mQifgs-2mQjVch-2mQbx4U-2mQ8kJS-2mPTNKh-2mPVkio-2mPYy6p-2mPMBQM-2mPF8UJ-2mPAuFE-2mPyn68-2mPyUzx-2mPiqeP-2mPpwbZ-2mN8Hgb-2mN8ym7-2mN34bs-2mLKtaD-2mLP4Rj-2mLGvyP-2mLQyAA-2mLP3hz-2mLEGPt-2mPsfT9-2mKCfz1-2mGT6p1-2mGnP2f-2mKiSfx-G3tvCn-FcebeC-CRAGiK-Bq5PrV-BvUfSB-nuoDVU-nsj5ZA-ncSabS-nnvnLQ-nr43e9-nhKyUk

 

Grice e Martelli –etica e storia: l’assassinio di Giulio Cesare – filosofia italiana – Luigi Speranza (San Marco in Lamis). Filosofo. Grice: “I like Martelli: he wrote on Croce, Gramsci, and Nietzsche!” Insegna a Urbino. Prtecipato a lungo alla lotta politica in formazioni marxiste nate a cavallo del Sessantotto. D Ha diretto il master interfacoltà «Management etico e Governance delle Organizzazioni». Collabora con MicroMega (periodico).  I suoi studi si sono concentrati su Nietzsche, Gramsci, e di numerosi autori del Novecento, affrontando alcune tra le più dibattute vicende e problematiche filosofico-politiche dell'ultimo secolo. Si è occupato di temi di forte attualità, elaborando l'idea di una filosofia volta ad una critica radicale del dogmatismo e del fondamentalismo religioso e in generale di ogni forma di assolutismo che minacci la libertà di pensiero, i diritti civili, le istituzioni democratiche e la pace tra i popoli. Il suo aimpegno di saggista è rivolto in particolare alla difesa della laicità, contro l'interventismo politico delle gerarchie ecclesiastiche e vaticane. Saggi: “La felicità e i suoi nemici: apologia dell'agnosticismo,” Manifesto, “Il laico impertinente: laicità e democrazia nella crisi italiana,” Manifesto, “La Chiesa è compatibile con la democrazia?” Manifestolibri, “Italy, Vatican State, Fazi, “Quando Dio entra in politica, Fazi, Senza dogmi. L'antifilosofia di Papa Ratzinger, Editori riuniti, Teologia del terrore. Filosofia, religione, politica dopo l'11 settembre, Manifesto, Il secolo del male. Riflessioni sul Novecento, Manifesto, Etica e storia. Croce e Gramsci a confronto, La città del sole, I filosofi e l'Urss. Per una critica del «Socialismo reale», La città del sole, Gramsci filosofo della politica, Unicopli, Nietzsche inattuale, Quattroventi, Filosofia e società in Nietzsche, Quattroventi, Urbino "Carlo Bo" Antonio Gramsci Friedrich Nietzsche Laicità  Il laico impertinente: il blog di Michele Martelli, su michelemartelli.blogspot.com. Michele Martelli. Martelli. Keywords: l’assassinio di Giulio Cesare, il laico, la religione civile dell’antica roma -- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746130291/in/datetaken/

 

Grice e Martinetti –I veliani e l’amore alcibiadico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pont Canavese). Filosofo. Grice: “I like Martinetti; he wrote about eros, or as the Italians call it, ‘amore,’ – a different root from cupidus, too! He edited a platonic anthology.” “He also has a strange treatise on ‘the number’ which post-dates Frege!” -- «Di sé soleva dire di essere un neoplatonico trasmigrato troppo presto nel nostro secolo»  (Cesare Goretti). Professore di filosofia, si distinse per essere stato l'unico filosofo che rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà al Fascismo. Fu il primo dei quattro figli (tre maschi e una femmina, senza contare una bambina che morì piccolissima) dell'avvocato Francesco Martinetti e di Rosalia Bertogliatti. Studi Dopo aver frequentato il Liceo classico Carlo Botta di Ivrea, si iscrisse a Torino, dove ebbe come insegnanti Allievo,  Bobba, Ercole, Flechia e Graf, laureandosi con una tesi, “Il Sistema Sankhya: un Studio sulla filosofia nell’India” discussa con Ercole, docente di filosofia teoretica, pubblicata a Torino da Lattes  e, grazie all'interessamento di Allievo, risulta vincitrice del Premio Gautieri.  Dopo la laurea Martinetti fece un soggiorno di due semestri presso l'Lipsia, dove poté venire a conoscenza del fondamentale studio di Garbe sulla filosofia Sāṃkhya da poco pubblicato. Si può dunque "ipotizzare che tra gli scopi del viaggio vi fosse anzitutto quello di approfondire gli studi dell’India, iniziati a Torino con  Flechia e 'Ercole."  L'insegnamento Martinetti insegnò dapprima filosofia nei licei di Avellino, Correggio, Vigevano, Ivrea, e per finire al Liceo Alfieri di Torino. Compone la monumentale “Introduzione alla metafisica” e “Teoria della conoscenza”, ch edopo che consegue  la libera docenza in Filosofia teoretica all'Torino gli valse di vincere il concorso per le cattedre di filosofia teoretica e morale dell'Accademia scientifico-letteraria di Milano (che diventa Regia Università degli Studî) nella quale insegna. Divenne socio corrispondente della classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, fondato da Napoleone sul modello dell'Institut de France.  Il rifiuto della politica e la critica della guerra Martinetti fu una singolare figura di intellettuale indipendente, estraneo alla tradizione cattolica come ai contrasti politici che viziarono il suo tempo, non aderì né al Manifesto degli intellettuali fascisti di Gentile né al Manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce. Fu uno dei rari intellettuali che criticarono la prima guerra mondiale; scrisse infatti che la guerra è «sovvertitrice degli ordini sociali pratici ed un'inversione di tutti i valori morali dà un primato effettivo alla casta militare che è sia intellettualmente sia moralmente l'ultima di tutte subordinando ad essa le parti migliori della nazione strappa gli uomini ai loro focolari e li getta in mezzo ad una vita fatta di ozio, di violenze e di dissolutezze. In seguito a quelle che qualifica di circostanze pesantissime -- la marcia su Roma e la successiva nomina di Mussolini a presidente del Consiglio -- rifiuta la nomina a socio corrispondente dei reali lincei. Mentre nelle sue lezioni sviluppa un sistema di filosofia della religione, inaugura a Milano una Società di studi filosofici, formata da un gruppo di amici in piena e perfetta indipendenza da ogni vincolo dogmatico dove si riunirono autorevoli intellettuali del panorama filosofico e in cui organizzò una serie di conferenze. Le prime conferenze furono tenute da Banfi e da Fossati oltre che, naturalmente, da Martinetti, le cui tre relazioni, riunite sotto il titolo comune di “Il compito della filosofia nell'ora presente” segnano la sua rottura con Gentile. In seguito ad una denuncia per vilipendio della eucaristia» presentata a Mangiagalli, dove sottoscrivere un memoriale in difesa dei propri corsi sulla filosofia della religione. Incaricato dalla Società filosofica italiana, organizza e presiedette il congresso di filosofia. L'evento e sospeso dopo solo due giorni da Mangiagalli a causa di agitator.  Il congresso e poi chiuso d'imperio dal questore. Da un lato incise l'opposizione di A. Gemelli, fondatore dell'Università Cattolica, che fac parte del Comitato organizzatore (quale rappresentante dell'Università Cattolica) ma che, per scelta di Martinetti, non era tra i relatori. Dall'altro lato la partecipazione, fortemente voluta da Martinetti, di Buonaiuti, scomunicato "expresse vitandus" dal Sant'Uffizio, dette ai filosofi cattolici neoscolastici la scusa per ritirarsi dal congress. Le minute cronache del congresso hanno già messo in luce come Martinetti nell'assolvere al compito di organizzatore dell'incontro, assunto con una apparente riluttanza, operasse assai poco da ingenuo filosofo fuori dal mondo. Al contrario, ricorrendo a una certa qual abile ruse egli mise assieme un programma che costituiva quanto di più ostico potesse risultare ai palati dei cattolici fascisti sia dei filosofi di regime. Martinetti firma con Cesare Goretti (segretario del Congresso) una lettera di protesta al rettore Mangiagalli:  «Compiamo il dovere d'informarla che conforme al suo ordine il congresso si è sciolto senza incidenti. Sciogliendosi ha votato all'unanimità il seguente ordine del giorno di protesta: Il Congresso della Società filosofica italiana riunito in Milano: avuta comunicazione che è stato rivolto alla Presidenza un invito superiore achiudere i lavori del Congresso. Protesta in nome della libertà degli studi e della tradizione italiana contro un atto di violenza che impedisce l'esercizio della discussione filosofica ed invano pretende di vincolare la vita del pensiero.»  Martinetti fu il direttore della Rivista di filosofia, ma per prudenza il suo nome non vi comparve mai come tale. Tra i collaboratori della rivista vi furono: Ennio Carando, Bobbio, Geymonat,  Fossati (che ufficialmente ne era il direttore responsabile), Solari, Levi, Grasselli, e Goretti.. Quando il ministro dell'educazione Giuliano impose ai professori  il Giuramento di fedeltà al Fascismo, Martinetti fu uno dei pochi a rifiutare fin dal primo momento: “Eccellenza!  Ieri sono stato chiamato dal Rettore di questa Università che mi ha comunicato le Sue cortesi parole, e vi ha aggiunto, con squisita gentilezza, le considerazioni più persuasive. Sono addolorato di non poter rispondere con un atto di obbedienza. Per prestare il giuramento richiesto dovrei tenere in nessun conto o la lealtà del giuramento o le mie convinzioni morali più profonde: due cose per me egualmente sacre. Ho prestato il giuramento richiesto quattro anni or sono, perché esso vincolava solo la mia condotta di funzionario: non posso prestare quello che oggi mi si chiede, perché esso vincolerebbe e lederebbe la mia coscienza.  Ho sempre diretta la mia attività filosofica secondo le esigenze della mia coscienza, e non ho mai preso in considerazione, neppure per un momento, la possibilità di subordinare queste esigenze a direttive di qualsivoglia altro genere. Così ho sempre insegnato che la sola luce, la sola direzione ed anche il solo conforto che l'uomo può avere nella vita è la propria coscienza; e che il subordinarla a qualsiasi altra considerazione, per quanto elevata essa sia, è un sacrilegio. Ora col giuramento che mi è richiesto io verrei a smentire queste mie convinzioni ed a smentire con esse tutta la mia vita; l'E.V. riconoscerà che questo non è possibile.  Con questo non intendo affatto declinare qualunque eventuale conseguenza della mia decisione: soltanto sono lieto che l'E.V. mi abbia dato la possibilità di mettere in chiaro che essa procede non da una disposizione ribelle e proterva, ma dalla impossibilità morale di andare contro ai principî che hanno retto tutta la mia vita.  Dell'E.V. dev.mo  Dr.” In una lettera a Guido Cagnola scrive:  «Ella ora saprà che io sono uno degli undici (su 1225 professori universitari! ne arrossisco ancora) che hanno rifiutato il giuramento di fedeltà e che perciò sono stati o saranno fra breve espulsi dall'università. Mi consolo d'essere in buona compagnia: Ruffini, Carrara, De Sanctis, Vida, Volterra, Buonaiuti e qualche altro. Mi rincresce non tanto la cosa, quanto il modo: e mi rincresce che si sia fatto e si faccia rumore intorno al mio nome. Ma come fare? Giurare per me era tanto impossibile quanto una impossibilità fisica: sarei morto d'avvilimento. E in un'altra lettera ad Adelchi Baratono. Io non ho voluto giurare (e così credo molti degli undici) per un motivo religioso, per non subordinare le cose di Dio alle cose della terra: dove sta per andare il rispetto della coscienza? Ciò è triste e annuncia oscuramente un avvenire triste per tutti, anche per i persecutori.»  Come scrive al proposito Fabio Minazzi:  «Martinetti ha infine opposto un netto rifiuto a sottostare al giuramento preteso e voluto dalla dittatura da tutti i docenti universitari italiani. Giustamente occorre sempre sottrarre, criticamente, questo straordinario gesto martinettiano, invero assai emblematico, da ogni ottundente e vacua retorica antifascista, onde comprenderlo in tutta la sua genesi specifica. Nel caso di Martinetti non può allora essere certamente negato, in sintonia con Alessio, il carattere dichiaratamente religioso di questa sua scelta che, non per nulla, lo ha infine indotto ad essere l'unico filosofo italiano universitario che ha avuto l'incredibile capacità critica di sottrarsi nettamente e senza compromessi all'imposizione del regime. In questa prospettiva Martinetti non ha giurato proprio perché nutriva una particolare percezione critica dello stesso "giuramento" in connessione con i suoi più profondi convincimenti morali che avevano peraltro guidato tutta la sua attività di filosofo. Tuttavia, nel riconoscere questa precisa matrice religiosa della sua scelta, non deve essere neppure negato il suo specifico valore e il suo preciso significato civile, culturale e anche filosofico.»  Scrive in proposito Amedeo Vigorelli. Una certaretorica resistenziale si è impadronita anche di Martinetti, impedendo un approfondimento più serio e radicale dei tratti originali del suo antifascism0.  L'atto di Martinetti non era cioè solo un monito contro l'oppressione totalitaria e antidemocratica, ma contro ogni forma di politica compromissoria e concordataria, contro l'ambiguo connubio fra religione e politica, sintomo di una profonda immaturità religiosa e premessa di forme più o meno larvate di condizionamento della libertà di coscienza, non sempre si ama ricordare che l'avversione di Martinetti al fascismo era innanzi tutto avversione a ogni forma di retorica nazionalistica, ma anche all'esaltazione demagogica delle masse popolari. Prima che della dittatura, Martinetti fu critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e della democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo»  In seguito a questo suo rifiuto, Martinetti venne messo in pensione d'autorità  e si dedicò unicamente agli studi personali di filosofia, ritirandosi nella villa di Spineto, frazione di Castellamonte, vicino al suo paese di nascita. In questo lasso di tempo tradusse i suoi classici preferiti (Kant, Schopenhauer), studiò approfonditamente Spinoza e ultimò la trilogia (iniziata con la Introduzione alla metafisica e continuata  con La libertà) scrivendo Gesù Cristo e il Cristianesimo, Il Vangelo è del 1936; Ragione e fede. Martinetti propose come suoi successori a Milano Baratono e  Banfi. Lontano da ogni forma di impegno politico e critico severo sia nei confronti del socialismo marxista che delle degenerazioni del parlamentarismo, prese ad annotare minuziosamente sul suo diario gli episodi di corruzione e di violenza in cui erano coinvolti esponenti fascisti. così ad esempio il 28 marzo 1928, a fronte di una serie di scandali annotava "è dunque l'associaz[ione] dei malviventi d'Italia!" Come persuadersi che uno stato senza leggi, senza traccia di onestà pubblica, sostenuto soltanto dal terrore che desta nel popolo inerme un'organizzazione di ribaldi messa al servizio del despota, odiata da tutte le rette coscienze, disprezzata dagli intelligenti possa resistere, senza condurre il popolo che lo soffre all'estrema rovina? Si scagliava nei suoi appunti contro il dispotismo che accomunava socialismo marxista e fascismo: "Tutto deve servire alla propaganda e alla educazione di stato. Non vi è più libertà di pensiero, non vi è più pensiero". A questo proposito Amedeo Vigorelli evidenzia  «il valore pedagogico, di educazione alla libertà, che l'esempio morale di Martinetti ebbe per quella generazione di intellettuali antifacisti, che trovò negli anni Trenta un decisivo punto di riferimento nella “Rivista di filosofia”, da lui informalmente diretta»  L'arresto e il carcere Martinetti fu arrestato in casa di Gioele Solari, dov'era ospite, in seguito a una delazione fatta da Pitigrilli (Dino Segre), agente dell'OVRA (delazione che porterà all'arresto e alla condanna al confino di Antonicelli, Einaudi, Foa, Giua, Levi,  Mila, Monti, Pavese, Zini e di due studenti, Cavallera e Perelli, e all'ammonizione di Bobbio), e fu incarcerato a Torino per sospetta connivenza con gli attivisti antifascisti di Giustizia e Libertà, benché fosse del tutto estraneo alla congiura antifascista degli intellettuali che facevano riferimento alla casa editrice Einaudi. Al momento dell'arresto, a detta della signora Solari, Martinetti disse una frase che aveva già sentito pronunciargli più volte: "Io sono un cittadino europeo, nato per combinazione in Italia". Il suo declino fisico cominciò in seguito a una trombosi che menomò le sue capacità mentali, consecutiva ad una caduta accidentale da un pero nella tenuta di Spineto. Alla fine ubì una prima operazione alla prostata. La sorella Teresa scriveva a Cagnola: "Il Professore è da oltre un mese degente in quest'ospedale, ove venne d'urgenza trasportato ed operato in seguito ad intossicamento urico grave. L'intervento chirurgico avviene in questo caso in due tempi: operazione preliminare alla vescica, per ovviare immediatamente alla causa diretta dell'intossicamento, e susseguente operazione alla prostata che ne è la causa originale. La prima operazione già venne effettuata e con buon esito, e l'operatore non attende che il tempo opportuno per procedere alla seconda."[ Martinetti fu ricoverato all'ospedale Molinette di Torino, sfollato a Cuorgnè, dove morì,  dopo aver disposto che nessun prete intervenisse con alcun segno sul suo corpo.   Nonostante "l'invito del parroco di Spineto di non dare onore alla salma dell'eretico, ateo e scandaloso anche nella morte perché aveva disposto di essere cremato" una decina di persone seguirono l'autofurgone che portò il corpo di Martinetti alla stazione, da dove partì in treno per Torino, per la cremazione. In prossimità della morte Martinetti lascia la sua biblioteca in legato a Nina Ruffini (nipote di F. Ruffini), G. Solari e Cesare Goretti. La Biblioteca verrà poi conferita dai rispettivi eredi alla "Fondazione Piero Martinetti per gli studi di storia filosofica e religiosa" di Torino; oggi è posta nel palazzo del Rettorato alla Biblioteca della Facoltà di  Filosofia.  La sua casa di Spineto è attualmente sede della "Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti", che intende promuovere la diffusione del suo pensiero e della sua operae.  FiLa filosofia di Martinetti è un'interpretazione originale dell'idealismo post-kantiano, nella linea dell'idealismo razionalistico trascendente che va da Platone a Kant, nel senso di un dualismo panteista trascendente, un'interpretazione che lo avvicina a quel post-kantiano atipico che fu Spir, il quale (ancor più di Kant, Schopenhauer o Spinoza) fu il filosofo preferito di Martinetti, quello a cui fu più particolarmente legato, sulquale scrisse molti studi e un denso saggio monografico  e al quale fece consacrare il terzo numero della Rivista di filosofia, filosofo che fu come lui profondamente inattuale. Professò una altissima stima per l'opera di questo solitario filosofo, tanto da considerarla "immortale: in essa infatti vede un tentativo d'un rinnovamento speculativo-religioso di tutta la filosofia.  Il carattere speculativo dell'interpretazione d iMartinetti dipese da particolarissime circostanze. La speculazione di Spir esercitò sul pensiero suo un influsso profondo sin dagli inizi; e anche nella costruzione dell'idealismo trascendente diMartinetti la speculazione di A. Spir rivestì un peso pressoché decisivo. Oltre che in Kant, in Schopenhauer e in Spinoza, le radici e la linfa dell'idealismo diMartinetti si trovano nella speculazione di A. Spir. In nessun altro pensatore A. Spir occupò tanto spazio ed ebbe un pari rilievo. D'altra parte, senza perdere la configurazione sua propria, il pensiero di Spir viene trasposto da Martinetti entro la sua propria filosofia, riferito in modo diretto al suo proprio pensiero, così intimamente consonante con quello di Spir e cresciuto, per così dire, anche su di esso. Proprio questo condusseMartinetti a penetrare e nell'atto stesso a svolgere in armonia con il proprio il pensiero di A. Spir e questo si trova come penetrato e attraversato da quello diMartinetti. In nessun altro pensatore A. Spir fu tanto intimamente valorizzato e, in qualche misura, continuato in ciò che della sua speculazione parve propriamente essenziale. La lettura di Martinetti insiste sul nucleo metafisico di Spir, che gli pare incarnare "la forma pura della visione religiosa". L'affermazione fondamentale, in cui per Martinetti si riassume tutta la filosofia dello Spir, è quella della dualità fondamentale tra il vero esserel'Unità incondizionata, assoluta e trascendente in cui si esprime il divinoe l'essere apparente e molteplice rivelato dal mondo dell'esperienza. L'approccio alla rivelazione di tale realtà dualista mediante la teoria della conoscenza (l'idealismo gnoseologico di Spir) non è che premessa e introduzione all'autentico nucleo metafisico della sua filosofia, consistente in una forma di dualismo acosmista. Il dualismo di realtà e apparenza è in effetti esso stesso apparente: "non è fra due effettive realtà, ma fra un'unica realtà assoluta e l'irrealtà in cui il mondo sprofonda."»  Si può così dire che in Martinetti: «il motivo desunto probabilmente da Spir, il contrasto tra "anormale" (il mondo dell'esperienza empirico e molteplice) e "norma" (il principio d'identità, rivelazione incoativa del divino in noi) si spoglia qui dell'originario aspetto dualista per confluire in una visione coerentemente monista dell'esperienza di coscienza. Monismo coscienzialista, quello martinettiano, che non sfocia però in una forma di panteismo, in quanto il termine finale di questa unificazione formale rimane trascendente. L'unica realtà metafisica assolutasi afferma in conclusioneè l'"Unità formale assoluta", che trascende l'intero processo dell'esperienza, che di tale unità è solo un'espressione simbolica.»  Della filosofia di Spir, Martinetti mantenne sostanzialmente inalterata la morale, di derivazione kantiana, aveva d'altronde dichiarato che dopo Kant nessun filosofo serio può non essere in Etica "kantiano. L'intero percorso del pensiero martinettiano parte dal suo anticlericalismo", e aggiunge: "la natura del suo anticlericalismo lo portava a detestare la Massoneria. Ripetutamente mi disse di non essere mai stato massone, di essere anzi assolutamente contrario a questa Chiesa cattolica di segno rovesciato." Questo suo anticlericalismo l'ha portato ad un antimarxismo, il marxismo essendo "secondo i termini in cui egli si sarebbe espresso, la massima secolarizzazione concepibile della religione". E Del Noce conclude: "Ora a mio giudizio il pensiero di Martinetti si situa appunto come momento conclusivo del pessimismo religioso e come la sua posizione più coerente e rigorosa. L'antologia Il Vangeloscrive Martinetti «lasciando da parte l'elemento leggendario e dogmatico, cerca di disporre il materiale evangelico nell'ordine logicamente più appropriato. Tutto quello che i vangeli contengono di essenziale per la nostra coscienza religiosa è stato qui conservato.»  Il risultato di questo ordinamento logico è l'espunzionein quanto elaborazione teologica successiva ai lòghia di Gesù o ancora propria all'ebraismo da cui Gesù stesso non è immunedel Vangelo di Giovanni, degli Atti degli Apostoli, delle Lettere (anche le Lettere di Paolo) e dell'Apocalisse. Gesù di Nazaret, e non di Betlemme, è un profeta ebraico, l'ultimo e il più grande dei profeti. Non quindi Figlio di Dio, nemmeno resuscitato dalla morte, né apparso realmente ai suoi, Gesù in quanto Messia annuncia un regno messianico a cui succederebbe escatologicamente il regno dei cieli, quello di Dio. Tuttavia non chiarendo tale avvento escatologico, di fatto Gesù è soprattutto un maestro di dottrina morale che esorta a rinunciare al mondo per unirsi spiritualmente e interiormente a Dio, il bene supremo, amando il prossimo.  Per Martinetti bisogna aspirare ad una "Chiesa invisibile", in cui si possano compendiare i valori moralmente più elevati di tutte le culture religiose, dando vita così ad una società universale fraternamenteunita, egli scrive:  «In tutti i tempi, ma specialmente nelle età come la nostra, la vera Chiesa non risiede in alcuna delle chiese visibili che ci offrono il triste spettacolo dei loro dissensi, ma nell'unione invisibile di tutte le anime sincere che si sono purificate dall'egoismo naturale e nel culto della carità e della giustizia hanno avuto la rivelazione della verità e la promessa della vita eterna»  Gesù Cristo e il Cristianesimo fu messo sotto sequestro dalla Prefettura non appena stampato,  come Martinetti scrive a Guido Cagnola:  «Il mio libro venne terminato di stampare il 2 agosto e in tale giorno furono mandati i 3 es.[emplari] al Prefetto. Il 3 di mattina venne il permesso; alle 17 dello stesso giorno esso era ritirato. Per quali influenze? Io non lo so. Così il libro stette due mesi in sospeso: il 10 ottobre giunse (da Roma) il decreto definitivo di sequestro.»  Con decreto, “Gesù Cristo e il Cristianesimo, Il Vangelo” e Ragione e fede furono messi all'Indice dei libri proibiti della Chiesa cattolica. La rinascita del pensiero filosofico-religioso martinettiano scaturisce alla fine degli anni novanta del secolo scorso in virtù della rinnovata proposta ermeneutica di Chiara che cura l'inedito L'Amore, Il Vangelo (Genova) e Pietà verso gli animali (Genova); in particolare l'interpretazione elaborata da Chiara mette in luce gli aspetti gnostici della filosofia della religione martinettiana per poi proporne una rilettura in chiave kantiana anche attraverso un confronto con alcune sette separatiste vicine alla tradizione spirituale dei quaccheri.  Capitini rese visita a Martinetti, che a proposito della nonviolenza gli disse: "Forse se discutessi con lei mi convincerei, ma ora come ora le assicuro che se mi fosse detto che con l'uccisione di diecimila persone si estirperebbe il male che c'è in Europa, firmerei la sentenza senza esitazione."  Negli scritti La psiche degli animali e Pietà verso gli animali, Martinetti sostiene che gli animali, così come gli esseri umani, possiedono intelletto e coscienza, quindi l'etica non deve limitarsi alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè provviste di un sistema nervoso) che come l'uomo sono in grado di provare gioia e dolore:  «Nella relazione sulla psiche degli animali Martinetti tra l'altro affronta il problema dello scandalo morale suscitato dall'indifferenza delle grandi religioni positive occidentali di fronte all'inaudita sofferenza degli animali provocata dagli uomini: gli animali hanno una forma dell'intelligenza e della ragione, sono esseri affini a noi, possiamo leggere nei loro occhi l'unità profonda che ad essi ci lega.  Martinetti cita le prove di intelligenza che sanno dare animali come cani e cavalli, ma anche la stupefacente capacità organizzativa delle formiche e di altri piccoli insetti, che l'uomo ha il dovere di rispettare, prestando attenzione a non distruggere ciò che la natura costruisce.  Nel proprio testamento dispose che una somma significativa fosse versata alla Società Protettrice degli Animali; egli personalmente nutriva per gli animali una profonda pietà e tale sentimento lo aveva persuaso a darsi al vegetarismo, una scelta che assumeva per lui quasi il carattere di un valore religioso.  Scrive al proposito Amedeo Vigorelli:  «La scelta del vegetarianesimo non era "generica simpatia, e neppure un ideale politico, bensì meditato atteggiamento filosofico", da porsi in relazione sia con la sua profonda conoscenza della filosofia indiana sia con convinzioni radicate in una personale metafisica, sulla "unicità" della sostanza vivente e sul destino di "perennità" dello spirito.[67]»  La scelta della cremazione Martinetti fu un fautore della cremazione e una testimonianza "ci dice come Martinetti portasse sempre con sé, in una busta, le ceneri di sua madre."Secondo Paviolo, "Per i Martinetti la cremazione era una specie di tradizione familiare e la cosa appare strana in quei tempi nei quali, specie nei piccoli centri era pressoché ignota a tutti, e oggetto di scandalo per il gran rumore che, in questi casi, ne facevano i parroci." Non è però da escludere, nel caso preciso di Piero Martinetti, che questa scelta, come quella del vegetarianesimo, avesse anche una relazione con il suo interesse per la filosofia indiana, e dunque un valore filosofico e religioso. I suoi resti sono tumulati nel cimitero di Castellamonte in provincia di Torino.  Opere: Una " martinettiana" C. Ferronato si trova nel fascicolo speciale della Rivista di Filosofia Pietro Rossi: nel cinquantenario della morte, Dopo questa data, di Martinetti sono stati pubblicati. “Ragione e fede, Italo Sciuto, Gallone, Milano, Luca Natali, Morcelliana, Brescia,. Il Vangelo, Alessandro Di Chiara, il nuovo melangolo, Genova,  L'amore, Alessandro Di Chiara, Il nuovo melangolo, Genova, “Pietà verso gli animali” Alessandro Di Chiara, Il nuovo melangolo, Genova, “La religione di Spinoza”  Amedeo Vigorelli, Ghibli, Milano,  “La Libertà” Aragno, Torino, Schopenhauer, Mirko Fontemaggi, Il nuovo Melangolo, Genova, “Breviario spiritual” Anacleto Verrecchia, POMBA, Torino, “L'educazione della volontà” Domenico Dario Curtotti, Edizioni clandestine, Marina di Massa, “Conoscenza in Kant”  Luca Natali, Franco Angeli, Milano, Pier Giorgio Zunino, Piero Martinetti, “Lettere”, Firenze, Olschki, “Gesù Cristo e il Cristianesimo” Castelvecchi, Roma,; edizione critica Luca Natali, introduzione di Giovanni Filoramo, Morcelliana, Brescia, “Il Vangelo: un'interpretazione” Castelvecchi, Roma,  “Spinoza, Etica, esposizione e comment”, Castelvecchi, Roma,. Il numero, introduzione di Niccolò Argentieri, Castelvecchi, Roma,  Luca Natali, Le carte di Piero Martinetti, Firenze, Olschki, “Spinoza” Francesco Saverio Festa, Castelvecchi, Roma,. Riconoscimenti Nella seduta del Senato Accademico dell’Università degli Studi di Milano del 19 settembre, è stata approvata ufficialmente la decisione del Dipartimento di Filosofia di intitolarsi alla figura di Piero Martinetti.La città di Roma gli ha intitolato una piazza il 27 gennaio, nel Giorno della Memoria. A Milano Martinetti figura tra i nuovi Giusti che saranno onorati al Monte Stella dal " nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo. Cesare Goretti, "Piero Martinetti", Archivio della Cultura Italiana 1943, f. I81.  Simonetta Fiori, I professori che dissero "NO" al Duce, in La Repubblica,  «Ebbe molta influenza sulla scelta che Martinetti fece di iscriversi alla facoltà di Filosofia, fu suo professore, ma non un Maestro. Scrisse di lui Martinetti: "Era un uomo; quando andai a visitarlo l'ultima volta, pochi giorni prima della sua morte, mi disse di avere un'unica certezza, che dopo questa vita non c'è nulla. Le mie idee erano assolutamente opposte alle sue, su questo come su tutti gli altri punti. Ma non potei non ammirare la fermezza delle sue convinzioni"»: Paviolo.  «che morì proprio durante l'iter scolastico di Martinetti ma che ebbe con lui, forse per la comune origine canavesana, un particolare rapporto»: Paviolo 2 «Di una reale affinità tra Martinetti e i suoi maestri torinesi si può parlare forse solo in un caso: quello di Arturo Graf, del cui dualismo e pessimismo si può trovare qualche traccia nel pensiero del Nostro e alla cui poesia, piena di dolente (e a tratti cupa) riflessività filosofica, Martinetti tornerà anche negli anni maturi, come a una sorgente di ispirazione e conforto spirituale. Più documentata è l'influenza sul giovane Martinetti di un'altra singolare figura di poeta-filosofo: quel Pietro Ceretti da Intra (noto anche con lo pseudonimo poetico di Alessandro Goreni e con quello di Theophilo Eleuthero), alla cui postuma riscoperta si adoperarono intensamente Ercole e Alemanni, nell'ultimo decennio del secolo scorso e ai primi del nostro. Nel breve verbale relativo all'esame di laurea (qui il laureando è indicato come Pietro Martinetti) si dice semplicemente che il candidato ha sostenuto durante quaranta minuti innanzi alla commissione la disputa prescritta, sopra la dissertazione da lui presentata e sopra le tesi annesse alla medesima; e ha sostenuto anche la prova pratica assegnatagli dalla Commissione. La tesi ottenne la votazione di 99/110. Il lavoro di tesi non ebbe, come noto, il riconoscimento che meritavaanche a motivo di certe resistenze accademiche nel settore filologico della Torino e forse per questo lo studioso sentì il bisogno di attingere direttamente alle fonti dell'erudizione tedesca, fuori dal chiuso ambiente provinciale. Del resto il suo intent e  più filosofico che filologico, e la prima suggestione a interessarsi del “Samkhya” poté venirgli, piuttosto che dalle lezioni di Flechia, dalla conversazione con Ercole. Proprio del Samkhya, Ercole si era interessato alcuni anni primi in una breve Memoria uscita sulla Rivista Italiana di Filosofia diretta da Ferr. Di suo interesse costante per la filosofia indiana testimonia il corso di lezioni tenuto a Milano e pubblicato a Milano da Celuc, “La sapienza indiana. Corredata da un'antologia di testi Indù e Buddhisti. Ma è antefatto significativo, giacché lascia intravedere ancora una volta, questa volta sotto il rispetto particolare dei suoi primi contatti coi testi di A. Spir, l'importanza della permanenza a Lipsia nella sua formazione filosofica. Nella Lipsia conosciuta da lui sopravvive Drobitsch, lil maestro herbartiano di Spir e dalla sua Lipsia si diffondevano le edizioni di A. Spir entro il moto allora nascente in Germania dell'interesse per la filosofia sua. Il pensiero di Spir, Torino, Albert Meynier.  Anno che fu per lui particolarmente duro, vedi Lettere ai famigliari dalla Siberia dell'Italia meridionale", F. Minazzi, Il Protagora, Lettere. Prima che della dittatura fascista, e critico altrettanto risoluto del comunismo e della democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo. Non si vede in chi e in che cosa un uomo come lui che, per sua scelta culturale ma anche per disposizione personale, agiva in modo disgiunto da ogni partito, movimento, gruppo avrebbe pouto trovare un legame per immettersi in un flusso di attivo anti-fascismo. Tra dittatura e inquisizione negli anni del Fascismo", in Lettere, Firenze. Ringrazio la S.V. Ill.ma della cortese partecipazione e la prego di esprimere la mia profonda gratitudine ai membri di codesta R. Accademia che hanno voluto conferirmi un sì ambito onore. Ma circostanze pesantissime, sulle quali non è il caso di [parola illeggibile] mi vietano nel modo più reciso di poterlo accettare»: Lettera al presidente dei Lincei, e a L. Mangiagalli. Il Congresso non ha altro fine che di essere una manifestazione della filosofia italiana in quanto libera e appartata da ogni contingenza del momento: come deve essere in qualunque tempo la filosofia. A T. Scotti. Che accusò Martinetti, ricambiato, di disonestà intellettuale nel riguardo della filosofia scolastica, cf. H. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze. Per Martinetti. Padre Gemelli è tutto fuorché un filosofo. A B. Varisco,  in: Lettere 33.  H. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze, Il congresso di filosofia. Tutto l'affare è una montatura (come del resto anche il ritiro dei cattolici dal Congresso), la quale ha la sua origine nel fatto che io non ho permesso a Gemelli di spadroneggiare nel Congresso e di prepararvi qualcuna delle sue rappresentazioni ciarlatanesche. A B. Varisco, a C. Goretti a L. Mangiagalli. Quando Martinetti, con il rifiuto del giuramento di fedeltà al fascismo, abbandona l'insegnamento non rinuncia a quegli incarichi o a quelle adesioni che non erano a tale giuramento connesse: guarda di non compromettere quella sua creatura che era diventata La Rivista di Filosofia e non ne volle la direzione effettiva ma continua l'intensa e puntuale collaborazione redazionale sino a che le sue condizioni di salute glielo permisero. A B. Giuliano,  a G. Cagnola,  Ad.  Baratono, D. Assael, Alle origini della Scuola di Milano: Barié, Banfi, Milano. Ella già saprà certamente che io, in seguito all'affare del negato giuramento, sono stato collocato a riposo. Non appartengo quindi più all'Milano e non posso più esserle utile che indirettamente»: a C. Gadda, 17 marzo 1932, in: Lettere 114.  «del resto io sono perfettamente sereno come chi ha fatto ciò che doveva fare: e non mi sarà discaro poter d'ora innanzi applicare tutto il mio tempo ai miei studi, cioè agli studi veramente miei, fatti per mè, per la mia personalità e la mia vita»: Lettera n. 110, Piero Martinetti a Vittorio Enzo Alfieri, Sulla cui porta fece mettere un'indicazione che diceva: "Piero Martinettiagricoltore": Paviolo«Perciò appunto non ho dimenticato i tuoi interessi e sarei lieto che fossi tu a succedermi. In questo senso ho scritto, "richiesto da Castiglioni stesso", che ora è preside, a Castiglioni. Ho consigliato lui e con lui la facoltà ad accaparrarsi te per la F.[ilosofia] e Banfi per la Storia della  Filosofia. A A. Baratono, Nel registro di entrata delle Carceri Nuove di Torino egli è l'unico che nella scheda personale si faccia registrare, nell'apposita voce, come "ateo", mentre tutti gli altri non di religione israelitica (ossia Bobbio, Einaudi, Pavese, Antonicelli, Salvatorelli e così via) si dichiarano "cattolici"alcune schede, peraltro, tra cui quella di Mila, sono andate perse (il registro è conservato all'Archivio di Stato di Torino, sezioni riunite, Casa circondariale di Torino, Registro matricole)", in: Lettere.  "Martinetti veniva rinchiuso in una cella sulla cui porta veniva apposto il cartellino "Politico: sorveglianza particolare". Il giorno successivo cominciavano gli interrogatori che si ripetevano finché dopo alcuni giorni d'arresto il Martinetti veniva finalmente scarcerato.", Michelangelo Giorda, Piero Martinetti, Castellamonte, «Devo darle una notizia terrificante, relativamente. Lunedì passato 8 corrente sono caduto malamente da una pianta, per fortuna senza gravi conseguenze di nessuna specie, salvo un leggero tramortimento durato qualche ora»: Lettera n. 241, Piero Martinetti a Nina Ruffini, in: Lettere 2Cit. in: Lettere 245.  «Si può comunque, in base a testimonianze diverse, ritenere che Martinetti sia deceduto all'Ospedale Molinette sfollato a Cuorgnè, ove si tentò inutilmente di salvarlo e che il corpo sia stato immediatamente trasferito (abitudine che rimase in uso per decenni in circostanze analoghe) alla casa d'abitazione, per evitare lungaggini burocratiche e maggiori spese funerarie.  L'atto di morte recita: " il g alle ore quattro e minuti zero, nella casa posta in frazione Spineto n. 106 è morto Martinetti Piero, anni 70, residente in Torino, professore pensionato"»: Paviolo.  Paviolo.  "Per ultimo desidero di essere cremato e che le mie ceneri riposino nel Camposanto di Castellamonte", frase finale del testament, Paviolo. Il testamento di Martinetti, da lui riscritto, "in una grafia incerta e in una forma in cui non si trova lo stile abituale del nostro filosofo"(Paviolo) fu considerato da sua sorella Teresa come estorto: "Le opere che al tempo del decesso di Piero erano ancora solo allo stato di manoscritto vennero devolute ai beneficiari della biblioteca, la quale, a dirtelo in assoluta confidenza, cadde in mano a tre estranei alla famiglia, per un testamento fatto fare a nostra insaputa a Piero, a oltre un anno da che era stato colpito da un insulto di trombosi al cervello [...] la preziosa biblioteca, che per volontà recisa, assoluta di Piero a me da Lui ripetutamente espressa alcuni mesi prima che fosse colpito dalla trombosi, doveva andare all'Milano, prese altre vie e e sta presentemente ancora peregrinando in attesa di destinazione definitiva." Lettera del 25 settembre 1947 di Teresa Martinetti al cugino Giuseppe Bertogliatti, in: Paviolo Fondazione Casa e Archivio. Allo Spir, un singolare pensatore solitario, al quale mi legano tante affinità e tante simpatie, sarà dedicato il fascic. 3 della "Riv. di Filosofia", che non mancherò di spedirle a suo tempo. Quante dottrine dello Spir, specialmente nel rapporto morale e religioso, sembrano pensate per il nostro tempo! Ma esse passeranno, come passarono, inavvertite. La lucequesto passo del quarto Vangelo lo Spir volle inciso sul suo sepolcrovolle penetrare le tenebre, ma le tenebre non l'accolsero»: Lettera n. 164, Piero Martinetti a Nina Ruffini, 26 gennaio 1937, in: Lettere 155..  «io sono sempre stato un filosofo inattuale»: Lettera n. 258, Piero Martinetti a Giorgio Borsa, 1942, in: Lettere Emilio Agazzi, La filosofia di Piero Martinetti, Milano, Unicopli. Ma è stato Alessio a dimostrare l'importanza e l'anteriorità, rispetto ad altri autori, della lettura di Spir per la maturazione della metafisica martinettiana»: Vigorelli, F. Alessio, Vigorelli Vigorelli  Piero Martinetti, Breviario spirituale, Bresci, Torino,  Lettera Piero Martinetti a Guido Cagnola, Lettere. Sulla riflessione religiosa di Martinetti vedi Franco Alessio, L'idealismo religioso di Piero Martinetti, Brescia, Morcelliana, (Tesi di Pavia: relatore Michele Federico Sciacca)  Paviolo Paviolo  Amedeo Vigorelli, "Martinetti e Capitini: attualità di un confronto", in: A. Vigorelli, La nostra inquietudine. Martinetti, Banfi, Rebora, Cantoni, Paci, De Martino, Rensi, Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Mondadori, Milano. E si conversa a lungo della inumazione e della cremazione (aveva fatto cremare il cadavere della mamma, per avere vicine le sue ceneri)" A. Capitini, Antifascismo tra i giovani, Célèbes Trapani,   Paviolo Paviolo. L'eretico Martinetti, italiano per caso", Recensione di Raffaele Liucci su Il fatto quotidiano, Libera cittadinanza  Il Dipartimento di Filosofia "Piero Martinetti a Milano  Pierluigi Battista, "Le vie dedicate ai razzisti spettano ai professori eroi che dissero no al fascismo", Corriere della Sera, S. Chiale, "Dall'attivista curda al pioniere green I nuovi Giusti del Monte Stella", Corriere della Sera, Cronaca di Milano13.  "Monte Stella I nuovi Giusti in diretta su Facebook", Corriere della Sera, 7 marzo, Cronaca di Milano9. , Commemorazione dTorino, Accademia delle Scienze, Giornata Martinettiana, Torino, Edizioni di "Filosofia", Rivista di Filosofia, E. Agazzi, "La storiografia filosofica", Rivista critica di storia della filosofia, E. Agazzi, Sandro Mancini, Amedeo Vigorelli e Marzio Zanantoni, Unicopli, Milano,. F. Alessio, L'idealismo religioso, Brescia, Morcelliana, Franco Alessio, introduzione Il pensiero di Africano Spir, Torino, Albert Meynier, Davide Assael, Alle origini della Scuola di Milano: Martinetti, Barié, Banfi, Milano, Guerrini, A. Banfi, "Piero Martinetti e il razionalismo religioso", in: Filosofi contemporanei, Firenze, Parenti, Guido Bersellini Rivoli, Il fondamento eleatico della filosofia -- Milano, Saggiatore, Guido Bersellini Rivoli, La fede laica, Appunti sul confronto religioso e politico (in Italia e nel villaggio globale), Lecce, Manni, G. Rivoli, Appunti sulla questione ebraica. Da Nello Rosselli a Piero Martinetti, Milano, Angeli, Giorgio Boatti, Preferirei di no, Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Torino, Einaudi,  B. Bonghi, La fiaccola sotto il moggio della metafisica kantiana. Il Kant, Milano, Mimesis,  F. Minazzi, Sulla filosofia italiana, Prospettive, figure e problemi, Milano, Angeli); ranco Bosio, "L'uomo e l'assoluto", in: Filosofie "minoritarie" in Italia tra le due guerre Ceravolo, Roma, Aracne, Remo Cantoni, "L'illuminismo religioso” in: Studi filosofici, G. Colombo, La filosofia come soteriologia. L'avventura spirituale e intellettuale di Milano, Vita e Pensiero, E. Colorni, La malattia della metafisica. Scritti autobiografici e filosofici, Torino, Einaudi, A. Noce, Filosofi dell'esistenza e della libertà, Milano, Giuffrè, M. Pra, "Momenti di riflessione sull'esperienza religiosa in Italia tra idealismo e razionalismo critico", in:  La filosofia contemporanea di fronte all'esperienza religiosa, Parma, Pratiche); C. Ferronato, "Filosofia e religione”, in: Percorsi e Figure Filosofi italiani, Salvatore Natoli, Genova, Marietti, G. Filoramo, Letture Martinetti. "Gesù Cristo e il Cristianesimo" nel pensiero religioso, "Rivista di filosofia",  P. Gervasio, Piero Martinetti: l'interpretazione di Kant nel quadro della filosofia italiana tra Ottocento e Novecento, Michelangelo Giorda, Piero Martinetti, Castellamonte, Helmut Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze, La Nuova Italia, C. Goretti, Il pensiero filosofico di Piero Martinetti, Bologna, Accademia delle Scienze, 1952. Eliodoro Mariani, Esperienza ed intuizione religiosa: saggio sul pensiero di Piero Martinetti, con appendice sugli inediti, Roma, Carlo Mazzantini, L’'Oriente", Filosofia,  Valerio Meattini, Ragion teoretica e ragion pratica. Martinetti interprete di Kant, Pisa, Vigo Cursi, Franco Milanesi, La filosofia neognostica, in: "Paradigmi", G. Morelli, tesi di laurea in Filosofia (A. Aliotta), Biblioteca Facoltà di Lettere e Filosofia, Napoli); Angelo Paviolo, Piero Martinetti aneddotico. L'uomo, il filosofo, la sua terra, Aosta, Le Château Edizioni, Alfredo Poggi, Vicenza, Collezione del Palladio, 1ora Riedizione Cosimo Scarcella e Introduzione di . Mas, Milano, Marzorati, E. Rambaldi, Voci dal Novecento, Milano, Guerrini e Associati, Francesco Romano, Il pensiero filosofico di Piero Martinetti, Padova, Milani, Carlo M. Santoro, Il problema della libertà, Lecce, Edizioni Milella, Cosimo Scarcella, La dottrina politica di Piero Martinetti: aspetti teoretici ed aspetti pratici, in Il Pensiero Politico, Firenze, Olschki Editore, Cosimo Scarcella, Piero Martinetti. Politica e filosofia. Con alcuni ‘Pensieri' inediti, Napoli, Collana La Cultura delle Idee diretta da Fulvio Tessitore e Giuliano Marini, Edizioni Scientifiche Italiane, C. 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La reviviscenza neoplatonica nel razionalismo religioso (Atti del Convegno “Presenza della tradizione neoplatonica nella filosofia del Novecento”, Vercelli), Annuario Filosofico, Mursia, Milano, A.Vigorelli, La nostra inquietudine. Banfi, Rebora, Cantoni, Paci, De Martino, Rensi, Untersteiner, Dal Pra, Segre, Capitini, Bruno Mondadori, Milano 2007. Amedeo Vigorelli, Lettore di Spinoza. Il tempo e l'eterno", in:, Spinoza ricerche e prospettive. Per una storia dello spinozismo in Italia (Atti delle Giornate di studio in ricordo di Emilia Giancotti, Urbino), D. Bostrenghi e C. Santinelli, Bibliopolis, Napoli,  A. Vigorelli, "Piero Martinetti  una apologia della religione civile", in:, Le due Torino. Primato della religione o primato della politica?, Gianluca Cuozzo e Giuseppe Riconda, Trauben, Torino, Africano Spir, Scuola di Milano G. Solari C. Goretti L. Basso A. Baratono A. Banfi, Giuramento di fedeltà al fascismo, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  P Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  siusa. archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Torino, Biblioteca della Fondazione Piero Martinetti, Torino. Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti, su Fondazione piero martinetti. D. Fusaro sul sito Filosofico.net.   G. Colombo, La filosofia come soteriologia.  A) La prima forma di comunione fra esseri, quella che fonda le prime forme di società, quella che sussiste anche in quei gradi della vita animale onde è esclusa ogni altra forma di socievo­ lezza, è l’amore. Che cosa non è stato detto e iscritto in ogni tempo intorno all’amore? Io non intendo qui certamente aggiun­ gere su questo argomento nuove ed inutili speculazioni : voglio   — 115 - solamente trattarne in quanto aneli’esso è nella vita umana una sorgente di importanti doveri. L’amore, qualunque possano essere le complicazioni senti­ mentali che ne mutano profondamente la natura e possono dargli finalità più elevate, non ha originariamente altro fine che la (pro­ pagazione Astica della specie. L’unione fisica di due individui di sesso diverso ha per effetto l’estensione della vita organica nel tempo : per essa l’individualità effimera si sottrae in un certo modo alla morte e celebra l’eternità sua confondendosi per un istante con la serie delle generazioni venture. La voluttà fisica non è che una forma di quel piacere che accompagna ogni esten­ sione dell’individualità, ogni fusione delle coscienze singole in un tutto capace d’una vita più alita e più larga. Sotto questo aspetto la voluttà riveste un carattere ideale e direi quasi sacro : e tutta la poesia dell’amore non è che la poesia del primo, del più universale ideale umano. Ma il desiderio antico che in questo senso trae tutti i mortali è diventato attraverso le innu­ merevoli generazioni mn istinto : e l ’ uomo avendo volto lo sguardo verso forme più alte di unità e di vita si è abituato a'Vedere in questo dovere della propagazione della vita solo il compimento d’una funzione organica e nella voluttà un .semplice fremito del senso che non deve interessare la personalità superiore e che anzi può essere per la medesima un ostacolo ed un arresto. Di qui il duplice carattere dell’amore e della voluttà : da un lato essi sono la secreta aspirazione d’ogmi vivente, il movente di una gran parte delle attività umane; dall’altro appariscono come una debolezza, una vittoria dell’essere inferiore sull’es­ sere superiore e veramente umano. Nel pudore che accompagna l’unione dei due .sessi e tutto ciò che la riflette vi è qualche cosa della riverenza che impone un sacro mistero e della vergogna che desta l’esercizio di tutto ciò ohe è vita puramente animale. Il complesso delle attività e delle facoltà che si riferiscono a questa funzione costituisce, forse in modo più marcato che iper ogni altra funzione umana, un tutto ben distinto, che si   - 116- stacca nella personalità complessiva come una personalità mi­ nore e subordinata : vi è in ogni individuo umano una perso­ nalità sessuale che, per quanto non sempre chiaramente co­ sciente, ha la sua sfera di visione, la sua vita, le sue oscure tendenze e spesso influisce in misura non indifferente sopra lo svolgimento e il destino di tutta la persona. Questa personalità sessuale è già in un certo senso, per l’individualità organica bruta chiusa, nel suo egoismo repulsivo, un essere ideale : l’in­ dividualità atta all’amore appare come qualche cosa di deside­ rabile e di bello : ed è precisamente in questo carattere di idea­ lità che circonfonde tutto ciò che all’amore serve, che ha avuto origine il senso umano della bellezza. Il « tipo » estetico che le donne in genere e molti uomini cercano di realizzare con tutti i mezzi che l’arte e la moda suggeriscono non è altro che la presentazione della personalità sessuale : questa costituisce per molti l’apice di tutte le aspirazioni e di tutti gli ideali. D’altra parte la vita non si arresta all’amore e vi sono ideali più alti che la perpetuazione fisica, della specie : quindi di fron­ te alla personalità morale ed all’umanità vera la personalità sessuale appare come qualche cosa di inferiore e di miserabile. Quando perciò essa si svolge in noi senza alcun legame od in opposizione con i nostri sentimenti più elevati, noi possiamo bensì cedere per un istante al suo fascino, ma la sua vita resta pure sempre per noi qualche cosa di straniero che più tardi rigettiamo con vergogna e con disprezzo. Non è però affatto necessario che la vita sessuale si svolga nell’uomo senza alcuna continuità e senza accordo con le sfere più alte della vita interiore. Nello stesso mondo animale essa svolge nella maternità e nella famiglia una vera attività di ordine morale che la compie e la nobilita : e nell’uomo tutta la storia dell’evoluzione della famiglia che altro è se non il moralizzamento progressivo della funzione sessuale? Così puri­ ficato ed elevato, il desiderio del senso si intreccia con i più nobili e delicati sentimenti della vita morale, con i.1 sentimento •   - 117- della, protezione e della carità, dell’amicizia, della solidarietà, della fedeltà; anzi, intellettualizzandosi vieppiù e collegandosi con le aspirazioni più elevate, diventa comunione di vita inte­ riore, di gioie alte e pure : l’amore animale e sensuale si tra­ sforma nelle forme più nobili dell’amore umano. Certo il fattore sensuale non scompare mai : l’amore platonico non esiste o, se esiste, non è una forma viva e sana dell’amore. Ma anch’esso si raffina e si assimila : il piacere medesimo del possesso di­ venta, per la confusione della spiritualità di due esseri elevati, più delicato e più profondo. Sopra tutto poi esso elimina gra­ dualmente da sè tutto ciò che urna viva sensibilità estetica e morale giudica o ignobile o incompatibile con le tendenze della personalità superiore : così sorgono le virtù dell'amore, la leal­ tà, la fedeltà, la castità. L’ amore sensuale vive del piacere dell’istante e cerca nell’oggetto suo soltanto il soddisfacimento del suo ardore : esso non è che il contatto superficiale e momen­ taneo di due personalità sessuali che si avvincono e si confon­ dono mentre le anime restano straniere l’una all’altra diffi­ denti, sordamente ostili. L’amore veramente umano si completa con l’unione delle volontà, che esige urna reciproca dedizione intiera, leale, duratura ed esclude come cose indegne la men­ zogna, l'ingiustizia e tutto ciò che diminuisce questa perfetta comunione di vita. Così è possibile un amore che sorge non dal senso, ma da tutta la personalità; un amore che purifica e no­ bilita, che ispira ad alte cose e ¡santifica la voluttà stessa. Questo concetto dell’amore traccia ad ogni uomo la via che deve seguire se egli sinceramente sdegni di degradare sè stesso ; essa, è del resto anche la via più saggia sotto l’aspetto della fe­ licità. Certo può sembrare un’ingenuità chiedere alla ragione consigli contro una passione che si mde della ragione : mentre l’eperienza quotidiana ci mostra con mille esempi come essa sconvolga talora le menti più equilibrate, soffochi i sentimenti più sacri, precipiti nell turbamento e spesso nella più irrepa­ rabile rovina esistenze, che l’educazione, l’intelligenza, i vincoli   — 118— sociali e morali sembravano assicurare contro la prevalenza di ignobili tendenze. Tanta è del resto la potenza di questo «niver­ i-sale e profondo istinto che esso è il movente secreto o palese di gran parte dell’attiviità umana : la massima parte dei ritrovi, delle feste, dei divertimenti sociali, la moda e per molti ri­ spetti anche l’arte non hanno altra ragione d’essere; e i vizi che esso alimenta danno origine ad un vero pubblico mercato e ad industrie fiorenti. Come sperare dunque che la ragione possa qualche cosa contro una volontà oscura e ribelle che sembra avere la violenza e la regolarità delle forze di natura? La mo­ rale predica contro questa passione quasi soltanto come per sod­ disfare un debito : la giovinezza, la fantasia e l’arte la rivestono dei più brillanti colori e si ridono della morale : ed anche i predicatori più severi del resto non sanno, tra un sermone e l’altro, esimersi da un sentimento che sta fra il compatimento e la malrepressa invidia. Io non credo tuttavia che qui la riflessione sia del tutto mutile. L ’ esperienza della vita insegna (e ciascuno lo ricono­ scerà in stesso) che vi sono nella vita interiore dei momenti decisivi nei quali una parola, un pensiero che sono caduti un giorno nell’anima indifferente, si risvegliano e fortificano una nobile ispirazione, soffocano una passione nascente, provocano un deciso cambiamento d’indirizzo. Questo è vero anche della pas­ sione dell’amore. Certo è inutile invocar la ragione quando la passione è ingigantita e il vizio è inveterato : ma questo non vale egualmente di tutte le passioni? La ragione non può di­ struggere l’istinto, ma può dirigerlo : e può dirigerlo se, come un medico accorto, cura il male nei suoi inizi. Ora l’origine del male sta, come già videro i saggi antichi, nelle illusioni che noi ci formiamo circa la realtà. L ’ uomo, sopratutto nella giovi­ nezza, non si precipita verso i piaceri che l’amore promette se non perchè la sua fantasia presenta al desiderio le immagini più allettatrici e riveste ila ¡realtà delle forme più ¡belle e più desi­ derabili. Lo spirito soggiace allora ad una specie di limita­   zione del proprio orizzonte : esso si chiude nei propri sogni e diventa cieco all’aspetto del vero essere delle cose. In questo appùnto può intervenire efficacemente la ragione. Lo sforzo che si deve e si può compiere in quel momento in cui sorgono le prime illusioni, è di dissipare1queste visioni ingannevoli col tenere viva e presente diinnanzi al pensiero la realtà che esse nascondono, col rievocare le esperienze dolorose, col ravvivare le intuizioni profonde che ci svelano l’intima e vera natura delle cose. In fondo a tutte le cose sta la tristezza, ha detto Amici : e veramente l’aspetto ultimo delle cose è triste, mia anche fecondo di salutare saggezza. L’aspetto supeSiciale della realtà è lieto, vario e giocondo come l’aspetto d’una folla che popola le vie d’una città in un giorno di festa. Ma quante cose sordide e tristi non nascondono anche qui le varie e splendide apparenze! Ora in nessuna parte la fantasia è tanto fertile d’in­ ganni quanto nelle cose dell'amore : ed in nessuna parte l’in- gànno è così lusinghiero ed ostinato. Tanto anzi che qualcuno hai voluto vedere nell’amore una specie d’inganno della natura ; che si serve dell’individuo per la propagazione e lo sacrifica, viìttimn volontaria, alla specie. Ma la natura non è in questo caso che la nostra natura inferiore ; noi soggiacciamo all’inganno solo perchè l’istinto ci oscura l’intelligenza e noi non sappiamo più vedere che con gli occhi della sensualità. Questa ci dipinge la via tutta sparsa di dolci desiderii e di soavi ebbrezze; l’amore ci si offre dinnanzi come un palazzo incantato pieno di misteri e di delizie. Bisogna invece che l’intelletto nastro si sforzi di mantenere sempre a sé presente questa prima, considerazione : che l’illusione sessuale ci mostra sotto un solo aspetto un es­ sere che freddamente considerato ¡nella sua 'realtà, è il più delle volte tutt’altro che desideratile. La personalità sessuale non è che un aspetto, uno stato della- persona; è una specie di trasfi­ gurazione di tutto l ’ essere che in fondo rimane così straniera alla persona come se fosse veramente un’altra personalità. Per­ ciò quando la persona amata non è per sè stessa degna di sti-   - 120- una e d’amore, l’illusione sessuale è seguita inevitabilmente da una profonda delusione : soddisfatto il desiderio l’immagine ideale, oggetto d’un’adorazione appassionata, isi risolve in un essere prosaico e volgare che ci 'meravigliamo d’avere deside­ rato. Bisogna, in .secondo luogo tener presente quest’altra, consi­ derazione : che la «tessa personalità sessuale, dato che in noi potesse persistere lo stato passionale corrispondente, è ben lun­ gi dall’essere una sorgente di gioie pure ed immutabili : la sen­ sualità è, come ogni passione, un fuoco che consuma se stesso. Un amore puramente sensuale, non potrebbe lessero che un triste ed insaziato ardore : la vita dominata dalla lussuria ap­ pare, freddamente considerata, dolorosa ed ignobile nello stesso tempo. L ’ amore d’ una donna non rende beati che quando può trasformarsi in un sentimento più alto, come accade nella fa­ miglia, od associarsi la sentimenti ideali e diventare una co­ munione morale ed intellettuale di due nobili spiriti. Anzi, nelle persone di più profondo sentire l’attrazione sessuale maschera quasi sempre un’oscura aspirazione spirituale, il bisogno d’una comunione di vita, che riempia l’anima loro, la elevi e la consoli ; è un vago presentimento ideale sperduto nella sfera sessuale. Perciò quando esse non riconoscono la vera natura del senti­ mento che le attrae e, nella loro cecità, ne cercano la soddisfa­ zione nel senso, la loro illusione finisce, il più delle volte, in una tragedia dolorosa. Bisogna in terzo luogo ancora aver presente che, mentre per ogni animo 'ben nato vi sono nella vita aspira­ zioni e soddisfazioni 'ben più alte che quelle dell’amore, l’amore è spesso l'impedimento più forte a questa vita superiore. La donna, come puro .essere sensuale, è la nemica naturale degli interessi ideali dell’uomo; essa non vive che per sè stessa e per i suoi istinti : la volontà sua egoistica è tutta tesa verso il piacere, il lusso, i godimenti della vanità. In cambio della vo­ luttà l’uomo deve il più delle volte sacrificare alla sua vanitosa ed insignificante persona il suo lavoro, il suo benessere, il suo valore spirituale e disperdere in una vita di agitazioni vane í   quelle preziose qualità che potevano servire ad un ben più no­ bile scopo. Quante nobili esistenze non ha /perduto il fuoco oscuro della sensualità! Quante volte l’influenza funesta della donna non è stata causa dei più gravi turbamenti nella vita dell’uomo; della decadenza della volontà, della rinunzia ai fini più alti, e infine della completa rovina morale! Sopratutto quindi è necessario, per resistere a queste sollecitazioni della vita inferiore, suscitare e tener vivo nello spirito qualche alto e degno amore che lo ©levi sopra la sfera della bellezza sensi­ bile. La passione ardente ohe travolge qualunque considera­ zione e saggezza puramente umana, s’arresta dinanzi alle vo­ lontà più aJlte dello spirito, che aprono all’uomo una realtà d ’ un valore infinitamente superiore. E ’ vero che non sempre noi possiamo rivolgere il nostro pensiero verso queste realità idea, li con tanta fermezza che non possa essere vinto degli ardori del senso : ma la contemplazione e ¡l’amore delle cose ideali tra­ sforma sempre il nostro modo di vivere ed apre i nostri occhi ad una luce che non va più .perduta. Quindi anche quando questo amore non è per sé abbastanza forte, esso favorisce lo svolgersi della riflessione critica e induce nell’anitmo una disposizione abituale in cui il germe della passione non trova un terreno fa­ vorevole e viene soffocato prima di svolgersi. Inoltre la con­ suetudine con una sfera più alta di vita crea un sano e salutare orgoglio che respinge da sè, senza esitare, ogni ibassezza. Un’i­ stintiva fierezza, permette al selvaggio di sopportare con viso impassibile i più aspri tormenti : un uomo che sopporterebbe la povertà, la fame e qualunque strazio per il suo dovere ed il suo onore, vorrà diventare lo zimbello dei suoi istinti e sacri­ ficare tutto quello che di grande e di safro ha per lui la vita per il possesso d’una donna? Da queste considerazioni discende anzitutto la condanna di ogni degenerazione ignobile dell’amore. L’istinto che tende ciecamente verso la sua isoddisfazione è soggetto a singolari aberrazioni : e l’istinto sessuale umano può essere anche aiutato   — 122 — in queste sue deviazioni dal ritorno atavico della associazione sua con altri istinti ed altre tendenze; per es. coll’impulso alla crudeltà. Anzi anche dall’associazione con sentimenti superiori non ignobili : come è avvenuto' per es. nell’amore omosessuale greco. La cura estrema con la quale queste tendenze vengono tenute segrete le fa apparire come eccezioni : ma coloro che se ne occupano per dovere professionale sanno che esse sono tutt’altro che rare, anche fra individui delle classi elevate. Esporre i pericoli e le vergogne a cui queste degenerazioni con­ ducono è cosa inutile : coloro stessi che vi soggiaccione li cono­ scono. Ogni animo non ignobile deve del resto essere trattenuto sull’orlo di questo abisso dal rispetto di sè stesso. Ma se ciò noni bastesse, egli deve rappresentare a sè chiaramente che, degradando la sua vita in queste turpitudini, sacrifichereb­ be a misere, bestiali voluttà tutto ciò che di migliore e di desi­ derabile può offrire la vita dell’ uomo. L ’ atto dell’ uomo non è qualche cosa che si possa isolare dalla natura sua e se ne stacchi, appena compiuto, come il frutto che cade dall’albero : esso ri­ mane anche dopo e non si cancella. Seguire l’istinto nelle sue depravazioni vuole dire rassegnarsi a diventare un essere be­ stialmente istintivo : non bisogna illudersi di potere dopo ciò conservare in sè qualche cosa di veramente elevato. E vuole dire quindi anche abbandonare la propria vita a tutte le mi­ serie dolorose che accompagnano la vita d’un essere tutto con­ finato nella sua animalità. Ma vi sono anche altre forme ddl’amore in apparenza più normali ed elevate che vengono coinvolte in questa condanna. Non parlo dell’amore prettamente mercenario, che è anch’esiso una forma di degenerazione : parlo dell’amore vago che, pure fuggendo ogni attaccamento saldo, circonda il godimento d’una parvenza di sentimentalità che sembra 'redimerlo e nobilitarlo : è l’amore per l’amore, l’amore libero che comincia generalmente fra le rosee illusioni e finisce quasi sempre nella vergogna e nel pianto. Non vi è uomo quasi che non abbia- lasciato fra- le  TM'wm-• - 123— sue spine qualche illusione di giovinezza insieme con qualche brandello di felicità e di onore, che, se avesse la magica arte dello ^scrittore, non potrebbe scrivere anch’egli, come romanzo, una pagina della 'sua vita e dedicarla a suo figlio «quando avrà vent’aoani». Non vi è da illudersi quindi che la saggezza degli altri possa sostituire totalmente l’esperienza vissuta; ma essa potrà, se non altro, aiutare a formarsi rapidamente questa esperienza e a non consumare dolorosamente anni preziosi ad inseguire un vano fantasma che ci allontana dalia felicità vera e durevole. L’amore tende per sua natura, in ogni animo ele­ vato, a stringere un’unione indissolubile; quindi il correre ap­ presso ad un amore che noi già sappiamo non poter condurre ad una simile unione è un preparare a sè stesso, a scadenza più o meno lunga, una sicura infelicità. Vero amore è soltanto l’a­ more che è legato da un senso profondo di pietà e di respon­ sabilità : e questo senso impone all’uomo di rimanere sino alla fine della vita al fianco della donna che gli si è data e di non ab­ bandonarla in balia dell’incerto destino. Perciò ogni abbandono, ogni mutamento lascia amari rimpianti e rimorsi : la slealtà e l’ingiustizia che l’uomo addossa alla propria coscienza, quando viene meno alle ¡menzognere promesse, è una bassezza che avvi­ lisce chi la commette. Del resto già sappiamo che un amore pu raímente fìsico è sempre deluso : di qui ]’universale ed infrenabile desiderio degli uomini attratti verso le donne non ancora cono­ sciute. Ma anche questo errare, dato che potesse sempre avere soddisfazione, non sarebbe che un passare continuo di delusione in delusione, di rimpianto in rimpianto. Non vi è quindi in realtà vita più triste di quella passata nei facili amori : vita che è inseparabile dal sentimento della propria degradazione, perchè l’amore che non termina in altro, che non isi associa con i senti­ menti più elevati della natura umana, è un ben misero fine : esso non è in ultimo, se lo si spoglia di tutti i fronzoli sentimen­ tali, che pretta e pura sensualità. La ricerca affannosa della donna 11011 è che la ricerca di una donna : l’amore vago e libero    — 124 — è la conquista, attraverso molte amare esperienze, di questa semplice verità : che non vi può essere amore veramente felice se non nel nobile sentimento che lega l’uomo con una sola donna per tutta la vita. Ohe l’amore pertanto, io direi al giovane dinnanzi a cui si apre questo mondo di vaghe lusinghe, non si disisoci mai in te, dai nobili principi d’urna coscienza retta e pura! Anche at­ traverso le passioni e gli errori, sii un uomo onesto! Non acqui­ stare il piacere d’un’ora a prezzo della rovina d’un povero essere debole e indifeso : questo sarebbe un tradimento vile che nes­ suna riparazione pecuniarda cancellerebbe dalla tua vita. Pensa che nessuna violenza di passione può scusare la disonestà di chi non esita, per soddisfare un desiderio, a gettare la vergogna e la disperazione in una famiglia : sebbene la leggerezza del mondo biasimi l ’ adulterio quasi sorridendo, non vi è dinnanzi alla retta coscienza morale infamia più bassa. E sopratutto pensa alla condizione di quelli che la viltà dei loro genitori ha lasciato in abbandono e che una fredda carità cresce agli stenti, alle tristezze, alle umiliazioni di all’esistenza miserabile. Se vi è un pensiero che valga a farci vergognare dei bassi amori, questo è bene il sospetto che forse ora in qualche parte del mondo vi sia qualcuno che deve a noi la vita e che ha ragione di impre­ care, in mezzo alle sue miserie, al nostro egoismo inumano. Sii dunque casto : la castità è la virtù dell’amore. Essere casti non vuol dire andare in cerca d’una virtù soprannaturale, ma saper rinunciare a ciò che è al di sotto della nostra natura, alle soddisfazioni dei sensi che sono ignobili ed ingiuste. Essere casti vuole dire anzitutto dunque essere forti, saper tenere lon­ tano da sè i vizi vergognosi che minano ila salute e corrompono la, delicatezza e la dignità del carattere : vuole dire inoltre essere giusti e pietosi e non cercare ili nostro piacere a prezzo del disonore e della rovina di altri. Se tu vuoi che l’amore non sia per te fonte di infelicità e di rimorsi, fa sì che esso sia l’armo, nia di due volontà nobili e pure, per le quali l’amore non è che l’inizio d’una comunione più alta di vita. Piero Martinetti. Martinetti. Keywords: l’amore velia, antologia platonica, amore socratico, sezione sull’Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martinetti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718225454/in/photolist-2mNaqAj-2mKNNqN-2mKDGhr-2mKjsJY-2mKbfaU

 

Grice e Martini – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cambiano). Filosofo. Grice: “One would think that his ‘discorsi filadelfici’ are about brotherly love, but they were delivered at the Philadelphia American-Italian Philosophical Society!” – Grice: “He wrote on Emilio and Narciso, and a story of philosophy – starting not from Thales but Gioberti!” – Grice: “His science of the heart – scienza del cuore – is a mystery!” Compì studi classici a Chieri e poi, ospitato al Real Collegio di Torino, si rivolse allo studio delle scienze naturalistiche. Con la laurea in medicina,  cui seguirà anche quella in filosofia, ottenne l'insegnamento al predetto Istituto, prima di conseguire una brillante carriera nell'ateneo torinese. Qui, infatti, ottenne prima la docenza in fisiologia  e poi quella di medicina legale, cattedra quest'ultima, istituita di cui fu il primo insegnante in assoluto.  Di Torino fu anche rettore, negli anni in cui ebbe numerosi riconoscimenti, tra cui l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.  Ma non mancarono episodi tragici, allorché, pochi anni dopo le nozze, perse la moglie (figlia del chimico Giovanni Antonio Giobert), dalla quale ancora non aveva avuti igli, né li avrebbe avuti in seguito, visto che non si risposò, per dedicarsi completamente all'insegnamento e alla stesura di saggi e manuali nelle discipline mediche. In questo filone, il più ricco, vanno almeno segnalati gli “Elementa physiologiae” e “Lezioni di fisiologia” così come “Medicina legale”, accanto agli Elementa medicinae forensis, politiae medicae et hygienes, cui avrebbe fatto seguito il Manuale di medicina legale.  Il variegato percorso saggistico non si limitò (e non si esaurì) a studi a carattere medico-fisiologico e medico-legale. Anzi, forte del curriculum studiorum seguito fin da giovanissimo, cercò di approfondire i pensatori classici, come nel caso di un “Coompendio” dedicato a Platone, di cui peraltro riuscì a terminare il manoscritto poco prima di morire, arrivando persino a stilare,  sia pure non in forma sistematica, una Storia della filosofia.  Risultati migliori li ebbe, tuttavia, nel campo educativo-pedagogico. Questo indirizzo è testimoniato, oltre che dal saggio sulla Riforma della prima educazione dai dodici volumi dell'Emilio. Qui, facendo leva della sua vasta cultura, tratta emblematicamente di argomenti in cui si fondono, senza soluzione di continuità, il "viver sano" e il "maritaggio", il "governo della famiglia" e la felicità, le "tendenze morali" e la "moderazione nella prosperità", passando per i modi attraverso i quali "sopportare le avversità". Saggi: “Elementa physiologiae” (Pica, Torino); “Dei vantaggi che la medicina apporta alle nazioni” (Chirio, Torino); “Mdicina legale” (Marietti, Torino); “Medicina curativa” (Marietti, Torino); “Polizia medica” (Fontana, Milano); “La scienza del cuore” (Fontana, Milano); “La colera indica” (Fodratti, Torino); “Elementa medicinae forensis, politiae medicae et hygienes,”  Marinetti, Torino “Manuale d'igiene,”  Fontana, Milano “Lezioni di fisiologia,” Pomba, Torino  “Patologia generale,” Elvetica, Capolago  “Invito a' medici piemontesi all'occasione del cholera morbus,” Cassone, Torino  “Storia della fisiologia,” Cassone, Torino  “Manuale di medicina legale,”  Fontana, Milano; “Emilio,  Marietti, Torino “Della solitudine,” Marietti, Torino “Narciso o regalo agli sposi,” Marietti, Torino  “Guerra e pace dei sensi,”Tip. Marietti, Torino “Emilio o sia del governo della vita,” Tip. Fontana, Milano “Discorsi filadelfici; ossia, fasti dell'ingegno italiano,”Tip. Marietti, Torino “Riforma della prima educazione,” Marietti, Torino “Della sapienza dei greci,” Cassone, Torino; “Storia della filosofia,” Pirotta, Milano “Platone compendiato e comentato,” Elvetica, Capolago  “Alcune vite di donne celebri,” Fontana, Milano “De clarissimo viro Thoma Tosio ex ordine Oratorum sacrae facultatis professore in regio Taurinensi Athenaeo, Regia, Torino Vita del conte Gian-Francesco Napolio, Bocca, Torino  Vita Francisci Canevarii, Torino Cenni biografici di Lagrangia, Cassone e Marzorati, Torino Curatele A. von Haller, Poesie scelte, Reale, Torino  J.L. Alibert, Riflessioni sulla fisiologia delle passioni o nuova dottrina de' sentimenti morali, Marietti, Torino, F. Redi, Consulti medici, Elvetica, Capolago, D. Alighieri, La Divina Commedia, Marietti, Torino;  G. Gianelli, L'uomo ed i codici nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico. Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale»,  Milano.  G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, F. Predari,  Pomba, Torino); S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti del professore cavaliere, s.e., Bologna); Emilio, Tip. Marietti, Torino);  S. Berruti, Saggio sulla vita e sugli scritti del professore cavaliere, s.e., Bologna); G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, F. Predari,  Pomba, Torino G. Gerini, Due medici pedagogisti. M. Bufalini, Tip. Bona, Torino, G. Gianelli, L'uomo ed i codici nel nuovo Regno d'Italia. Commentario medico-legale, in «Politecnico. Repertorio di studi applicati alla prosperità e cultura sociale»,  Milano. Lorenzo Martini. Martini. Keywords: storia della filosofia, ingegno italiano, il cratilo di Platone -- . Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Martini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689125956/in/photolist-2mPC6Zb-2mNaHiH-2mMQbzj-2mLKeCe-2mKTjot-2mPxhsE-2mKG3XG-2mKAhjQ-2mKAuZM-2mJqjKS-F7umuM-E4u3XA-CfauoK-BpZs2v-CeUwJB-BpMtYk-BNEpJR-CjSo87-BT1Hm1-BNU92d-BWhBA9-o41Nc1-o64ha8-o41PGf-o41NYS-nNyQ22-o5Wyo3-o5X8VS-nUgG6U-nu99CS-ncVsEb-nu8gmx-ncVsRq-nu8qHt-nsnnZS-nu92TE-nu8m8X-nu8fCZ-nwbR6a-nsnoPN-nwbQn6-nu8ZcY

 

Grice e Martino – la religione civile della prima e unica Roma! – filosofia italiana – magismo filosofia Italian meridionale – filosofia del sud -- Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “I like Martino – and his interviewees – there is indeed a ‘discepolato’ around him.” Grice: “We don’t have anything like Martino at Oxford – Hollis is the closest I can think.” Grice: “In his strictly philosophical explorations, Martino aptly clashes with Croce!” -- Dopo la laurea a Napoli con una tesi in Storia delle religioni sui gephyrismi eleusini sotto la direzione di Adolfo Omodeo, si interessa alle discipline etnologiche. Si iscrive ai GUF e alla Milizia Universitaria, collaborando a L'Universale di Berto Ricci e facendo circolare in una cerchia ristretta di collaboratori un Saggio sulla religione civile poi rimasto inedito.  L'ingresso nel circolo crociano «Erano quelli gli anni in cui Hitler sciamanizzava in Germania e in Europa, e ancora lontano era il giorno in cui le rovine del palazzo della Cancelleria avrebbero composto per questo atroce sciamano europeo la bara di fuoco in cui egli tentava di seppellire il genere umano: ed erano anche gli anni in cui una piccola parte della gioventù italiana cercava asilo nelle severe e serene stanze di Palazzo Filomarino per risillabare il discorso elementarmente umano altrove impossibile, persino nella propria famiglia».  Il suo saggio, “Naturalismo e storicismo nell'etnologia” è un tentativo di sottoporre l'etnologia al vaglio critico della filosofia storicista di Benedetto Croce. Secondo de Martino, l'etnologia solo attraverso la filosofia storicista avrebbe potuto riscattarsi dal suo naturalismo (tratto che accomuna, per de Martino, tanto la scuola sociologica francese che gli indirizzi "pseudostorici" tedeschi e viennesi). Fu lo stesso Croce a introdurre il giovane de Martino all'editore Laterza, suggerendo la pubblicazione del libro, in cui, nonostante qualche ingenuità, si può già scorgere in nuce l'idea del successivo lavoro sul "magismo etnologico". Scritto negli anni della seconda guerra mondiale e pubblicato nel 1948, Il mondo magico è il libro nel quale Ernesto de Martino elabora alcune delle idee che rimarranno centrali in tutta la sua opera successiva.  Qui de Martino costruisce la sua interpretazione del magismo come epoca storica nella quale la labilità di una "presenza" non ancora determinatasi, viene padroneggiata attraverso la magia, in una dinamica di crisi e riscatto. In quel periodo, de Martino comincia a militare nei partiti di sinistra. Prima, dal 1945, lavora come segretario di federazione, in Puglia, per il Partito Socialista Italiano; influenzato da Gramsci e da  Levi, cinque anni dopo, entra a far parte del Partito Comunista Italiano. Anche per questa ragione, negli anni che seguono, de Martino comincia a interessarsi sempre di più allo studio etnografico delle società contadine del sud Italia, in contemporanea con le inchieste di Vittorini e l’opera documentaristica di Zavattini. Di questa fase, talvolta detta "meridionalista", fanno parte le opere più note al grande pubblico: Morte e pianto rituale, Sud e magia, La terra del rimorso.  Innovativo nelle sue ricerche fu l'approccio multidisciplinare, che lo portò a costituire un'équipe di ricerca etnografica. La terra del rimorso è la sintesi delle sue ricerche sul campo (il Salento) affiancato da uno psichiatra (Giovanni Jervis), una psicologa (L. Jervis-Comba), un'antropologa culturale (Amalia Signorelli), un etnomusicologo (D. Carpitella), un fotografo (Franco Pinna) e dalla consulenza di un medico (S. Bettini). Nello studio del fenomeno del tarantismo vengono utilizzati anche filmati girati tra Copertino, Nardò e Galatina. A queste monografie segue la pubblicazione dell'importante raccolta di saggi, “Furore Simbolo Valore”. E stato collaboratore di R. Pettazzoni all'Università "La Sapienza" di Roma, nell'ambito della Scuola romana di Storia delle religioni. Come ordinario di Storia delle religioni e di Etnologia, dha insegnato all'Cagliari, dove ha avuto uno stuolo di allievi. Con ACirese, Lilliu, Cases, la sua assistente CGallini, e in seguito altri studiosi, quali P.  Cherchi, G.  Angioni, P.  Clemente, e P. Solinas, saranno esponenti di una significativa, sebbene mai formalizzata, scuola antropologica all'Cagliari, della quale de Martino è considerato uno dei fondatori.  È considerato uno dei più importanti antropologi dell’età contemporanea, fondatore in Italia dell’umanesimo etnografico e dell’etnocentrismo critico.  La presenza La presenza in senso antropologico, nella definizione di de Martino è intesa come la capacità di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie per rispondere in modo adeguato ad una determinata situazione storica, partecipandovi attivamente attraverso l'iniziativa personale e andandovi oltre attraverso l'azione. La presenza significa dunque esserci (il "da-sein" heideggeriano) come persone dotate di senso, in un contesto dotato di senso. Il rito aiuta l'uomo a sopportare una sorta di "crisi della presenza" che esso avverte di fronte alla natura, sentendo minacciata la propria stessa vita. I comportamenti stereotipati dei riti offrono rassicuranti modelli da seguire, costruendo quella che viene in seguito definita come "tradizione".  11spedizione in Lucania Se si vuole rintracciare in de Martino un filo comune e unitario tra l’influenza marxista e gramsciana della “triade meridionalista” (esplicita anche attraverso la sua militanza diretta nel PCI negli anni ‘50) di Morte e pianto ritual, Sud e magia  e La terra del rimorso e gli appunti e i dossiers preparati per La fine del mondo, in cui è presente un’elaborazione filosofica più marcatamente sui piani ontologico, esistenzialista e fenomenologico e che vedranno la luce solo posteriormente dal riordino delle carte ad opera di Angelo Brelich e Clara Gallini, bisogna rendere centrale il nesso tra presenza/crisi/riscatto e il processo di destorificazione del negativo ad opera dell’ethos del trascendimento; l’immaginazione simbolica collettiva è la realizzazione di un’ethos del trascendimento che, come un mito di fondazione per il senso di appartenenza o la sacralizzazione dell’”oggetto” per scopi espiatori, rende possibile il superamento di una crisi, della “presenza” in quanto soggetto che opera nella natura, che rischia di perdersi in essa senza riscatto (escaton). Il soggetto dunque si ricolloca nella storia tramite la cultura, e la crisi si rivela esistenziale nel rapporto tra se’ e il mondo “altro da se’”. Ma la crisi affonda sempre nelle materiali condizioni di vita e nelle modalità concrete di una prassi che deve tendere e tende incessantemente alla trasformazione rivoluzionaria (che è escatologica nelle religioni) come base insopprimibile della costituzione di sè come soggetto:  “Vi è dunque un principio trascendentale che rende intellegibile l’utilizzazione e le altre valorizzazioni, e questo principio è l’ethos trascendentale del trascendimento della vita nel valore: attività dunque, ma ethos, dover-essere-nel-mondo per il valore, per la valorizzante attività che fa mondo il mondo, e lo fonda e lo sostiene.”  Costante, inoltre, nella ricerca sul campo, come nelle analisi ed elaborazioni degli ultimi anni, fu l’indagine sul valore euristico assegnato ai dati psicopapatologici, sempre legato a una riflessione critica sulla trasferibilità delle relative nozioni in contesti culturali diversi e sulle loro implicazioni sul piano antropologico e filosofico più generale: dalla figura dello sciamano come “Cristo magico” ne Il mondo magico, ai fenomeni di dissociazione e possessione (influenzato dalle letture di Shirokogoroff e PJanet) nei riti della taranta, fino alle note sulle “apocalissi psicopatologiche” ne La fine del mondo.  Il folklore progressivo Il concetto di folklore, come concezione del mondo regressiva, secondo le “osservazioni sul folklore” del Quaderno XXVII di Gramsci “un agglomerato indigesto di frammenti di concezioni del mondo e superstiti documenti mutili e contaminati”, ma anche di positiva creatività delle classi subalterne (come i canti popolari), in opposizione alla cultura dotta delle élite dirigenti, fu oggetto di riflessione dell’antropologo partenopeo a partire dal 1949, con il saggio “Intorno ad una storia del mondo popolare subalterno”, pubblicato su Società sul nr.3 di quell’anno, in cui riprende studi e indagini della nuova etnologia sovietica (Tolstov, Hippius, Cicerov, ispirati da Propp). In un saggio lo define come proposta consapevole del popolo contro la propria condizione socialmente subalterna, o che commenta, esprime in termini culturali, le lotte per emanciparsene.” Il concetto fu poi ripreso, discusso problematicamente e allargato in particolare da Cirese (in rapporto a Gramsci) e Satriani (il folklore come cultura di contestazione).  I “folkloristi” erano stati oggetto di critica di de Martino già nella sua prima opera del 1941, Naturalismo e storicismo nell’etnologia, in quanto puri descrittori e catalogatori con criterio naturalistico e non storico-culturale: per cui il folklore rimane, pur categorizzato come “progressivo”, come fenomeno di indagine antropologica nei termini più complessivi di cultura popolare.  Crisi della presenza e destorificazione del negativo In quanto alla “crisi della presenza” come spaesamento, ne La fine del mondo, Ernesto de Martino racconta di una volta in Calabria quando, cercando una strada, egli e i suoi collaboratori fecero salire in auto un anziano pastore perché indicasse loro la giusta direzione da seguire, promettendogli di riportarlo poi al posto di partenza. L'uomo salì in auto pieno di diffidenza, che si trasformò via via in una vera e propria angoscia territoriale, non appena dalla visuale del finestrino sparì alla vista il campanile di Marcellinara, il suo paese. Il campanile rappresentava per l'uomo il punto di riferimento del suo circoscritto spazio domestico, senza il quale egli si sentiva realmente spaesato. Quando lo riportarono indietro in fretta l'uomo stava penosamente sporto fuori dal finestrino, scrutando l'orizzonte per veder riapparire il campanile. Solo quando lo rivide, il suo viso finalmente si riappacificò.  In un altro esempio, per esprimere il medesimo concetto, De Martino racconta degli Achilpa, cacciatori e raccoglitori australiani, nomadi da sempre e per sopravvivenza, che avevano però l'usanza di piantare al centro del loro accampamento un palo sacro, intorno al quale celebravano un rito ogni volta che "approdavano" in un luogo nuovo. Il giorno che il palo si spezzò, i membri della tribù si lasciarono morire, sopraffatti dall'angoscia.  Il concetto di spaesamento, come una condizione molto "rischiosa" in cui gli individui temono di perdere i propri riferimenti domestici, che in qualche modo fungono da "indici di senso", viene inserito dunque da de Martino nelle sue categorie di “crisi della presenza” e destorificazione del negativo.  La crisi della presenza caratterizza allora quelle condizioni diverse nelle quali l'individuo, al cospetto di particolari eventi o situazioni (malattia, morte, conflitti morali, migrazione), sperimenta un'incertezza, una crisi radicale del suo essere storico (della "possibilità di esserci in una storia umana", scrive de Martino) in quel dato momento scoprendosi incapace di agire e determinare la propria azione. La destorificazione del negativo permette l'universalizzazione della propria condizione umana in una dimensione mitico-simbolica, mediata dalla religione e presente nel rito. Secondo Amalia Signorelli, antropologa ee collaboratrice della spedizione nel Salento,  "Il dato esistenziale che ha scatenato la crisi (morte, malattia, paura e altro ancora) viene mentalmente astratto dal contesto storico per entro il quale è stato esperito e viene ricondotto a un tempo e a una vicenda mitici".  Se il mito è narrazione, il rito è un comportamento orientato ad uno scopo e ripetuto con parole e gesti di significato altamente simbolico. È così che mito, rito e simbolo diventano un circuito volto alla soluzione della crisi, astraendo dalla storia reale in cui agisce il negativo.  Quando è il negativo a prevalere, e questo accade in fasi particolarmente drammatiche dell’esistenza umana (come la morte di una persona cara), può manifestarsi una crisi radicale, una “funesta miseria esistenziale”, per cui l’ethos del trascendimento non riesce più a risolvere la crisi nel valore e la mancata valorizzazione fa perdere anche l’operabilità sul reale. L’attività etica della valorizzazione è necessaria per impedire la destrutturazione dell”esserci”, in quanto il “vitale” vede per intero invaso il suo spazio, quello dell’intersoggettività e il rapporto con il mondo. Avviene allora che “la presenza abdica senza compenso”.  L'elaborazione del lutto ed il pianto rituale antico Magnifying glass icon mgx2.svg  Morte di Gesù negli studi antropologici e Planctus. Organizza una serie di spedizioni di ricerca in Lucania, accompagnato da un’equipe interdisciplinare, tra cui Vittoria De Palma, anche lei etnologa e compagna di vita e con l’utilizzo di strumenti quali il magnetofono e la cinepresa, innovativi rispetto all’indagine folklorica classica. Riconnettendosi a Il mondo magico, decide di concentrarsi sul lamento funebre e la “crisi del cordoglio”, ai segni, al simbolismo delle ritualità legate ad una crisi esistenziale tra le più gravi, come quella che segue la perdita di un caro, e il pianto e il dolore collettivi che rappresentano la “crisi della presenza”, della propria e di tutti, minacciata dalla morte. Il pericolo del lutto è dunque quello dell’annullamento totale.  In Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria affronta anche il senso della morte di Cristo in rapporto alla condizione esistenziale dell'uomo nel mondo ed al momento traumatico della esperienza della morte dei propri cari. Di fronte alla "crisi del cordoglio" che può portare al crollo esistenziale, emerge la esigenza di elaborare culturalmente il lutto, nella forma socialmente codificata del rito. La consolazione offerta dal credo religioso riconduce a forme sopportabili la carica drammatica del lutto, riferendola simbolicamente alla morte tragica di Cristo sulla croce, forme che consentono di ritrovarsi uguali nel dolore, ma che diventano anche promessa di resurrezione.  «È possibile interpretare la genesi del protocristianesimo come esemplarizzazione di una storica risoluzione del cordoglio che trasforma Gesù morto in Cristo risorto e il morto che torna nel morto-risorto presente nella chiesa e nel banchetto eucaristico. Le apparizioni di Cristo dopo la morte testimoniano la Resurrezione e la presenza di Cristo nella chiesa sino al compimento del piano temporale di salvezza. Dopo l'Ascensione la discesa dello S.S. inaugura l'epoca in cui il morto-risorto è con i credenti sino alla fine, per donare la spinta alla testimonianza missionaria. Il Cristianesimo diventa un grande rituale funerario per una morte esemplare risolutiva del vario morire storico e come pedagogia del distacco e del trascendimento rispetto a ciò che muore (il che poteva aver luogo solo in quanto il morto era l'unto dell'Uomo-Dio)". Abbiamo un esempio storico di soluzione della crisi e la garanzia mediante la fede della presenza del Risorto nella comunità. La celebrazione eucaristica rappresenta contemporaneamente l'evento passato di un Cristo al centro del piano temporale di salvezza (mito che garantisce e fonda la salvezza futura) e l'evento futuro della definitiva Parusia.»  De Martino indaga la persistenza, nelle realtà marginalizzate della Lucania, del pianto funebre, come “riplasmazione” del planctus irrelativo, rito antichissimo e diffuso prima del Cristianesimo in tutta l'area mediterranea. La destorificazione dell’evento luttuoso, soggettivamente vissuto, permette di riportarlo ad una dimensione mitico-rituale, e dunque al superamento della crisi.  Su questi temi si è soffermata una sua studentessa e collaboratrice, la scrittrice Muzi Epifani, nella commedia La fuga, scritta a dieci anni dalla sua scomparsa.  Saggi: “Naturalismo e storicismo nell'etnologia” (Laterza, Bari) – l’ennico – Grice: “Italians cannot pronounce ‘-tn-‘ so that the etnico becomes ‘ennico’!” --; “Il mondo magico: prolegomeni a una storia del magismo” (Einaudi, Torino); “Morte e pianto rituale nel mondo antico: dal lamento pagano al pianto di Maria” (Einaudi, Torino);  “Sud e magia La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud” (Feltrinelli, Milano); --  cf. Grice, magismo – two kinds of magic travel, carpet route-travelling, routeless travel – the exercise of judgment --“Furore, simbolo, valore” (Saggiatore, Milano); “Magia e civiltà. Un'antologia critica fondamentale per lo studio del concetto di magia in occidente” (Garzanti, Milano); “Mondo popolare e magia in Lucania” (Basilicata, Roma-Matera) -- Grice: “There are two types of magic actually: carpet flying and disappearance!” – “La fine del mondo -- contributo all'analisi dell’pocalissi” (Einaudi, Torino); “La collana viola” (Boringhieri, Torino); “Re-ligione, comunismo [lavorismo] e psico-analisi” (Altamura, Roma) Compagni e amici” (La nuova Italia, Firenze); “Storia e Meta-storia”“i fondamenti di una teoria del sacro” (Argo, Lecce); “Note di campo: spedizione in Lucania” (Argo, Lecce); “L'opera a cui lavoro: apparato critico e documentario alla Spedizione etnologica in Lucania” (Argo, Lecce); “Una vicinanza discrete” (Oleandro, Roma); “I viaggi nel Sud” (Boringhieri, Torino); “Panorami e spedizioni” (Boringhieri, Torino); “Musiche tradizionali del Salento” (Squilibri, Roma); “Scritti filosofici” (Mulino, Bologna); “Dal laboratorio del mondo magico” (Argo, Lecce); “Ricerca sui guaritori e la loro clientele” (Argo, Lecce); “Etnografia del tarantismo pugliese. I materiali della spedizione nel Salento” (Argo, Lecce); “Promesse e minacce dell'etnologia”; G. Angioni, Una scuola antropologica sarda?, in “Sardegna: idee, luoghi, processi culturali” (Roma, Donzelli); “Antropologia e il comunismo del lavoro”; “Marxismo e religione”, “Il folklore pro-gressivo, in l’Unita’, “Teoria antropologica e metodologia della ricerca, L'asino d'oro ; Il mondo magico, ed., Torino, Rèpaci, G. Angioni, Fare dire sentire. L'identico e il diverso nelle culture, Nuoro, Il Maestrale, M. Baldonato e B. Callieri, Soglie dell'impensabile. Apocalissi e salvezza, Rivista sperimentale di freniatria: la rivista dei servizi di salute mentale (Torino: [Milano: Centro Scientifico; Angeli). R. Beneduce, Un'etno-psichiatria della crisi e del riscatto, "aut aut", S. Fabio Berardini, Ethos Presenza Storia. La ricerca filosofica, Trento  Giordana Charuty, Le precedenti vite di un antropologo, Angeli, Milano,  P. Cherchi, Dalla crisi della presenza alla comunità (Napoli, Liguori); P. Cherchi, Il peso dell'ombra: l'etnocentrismo critico e il problema dell'auto-coscienza culturale, Napoli, Liguori, P. Cherchi, Il signore del limite: tre variazioni critiche (Napoli, Liguori); S. Matteis, Il leone che cancella con la coda le tracce. L'itinerario intellettuale, Napoli, d'If, Riccardo Di Donato, La Contraddizione felice? Martino e gli altri, ETS, Pisa, M. Epifani, La fuga. Opera teatrale, Roma,  riedita da La mongolfiera edizioni e spettacoli; F. Faeta, I viaggi nel Sud, Boringhieri, collana «Nuova Cultura», F. Cecla, Perdersi. L'uomo senza ambiente. Laterza, Bari); Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Mariannita Lospinoso, Enciclopedia Italiana, Appendice,  Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani M. Massenzio, L’antropologia, in Il Contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia, stituto dell'Enciclopedia italiana Treccani A. Momigliano, Recensione a "La terra del rimorso", in Rivista storica italiana, Quarto contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico,  Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, G. Sasso, Ernesto Fra religione e filosofia, Napoli, Bibliopolis, P.Taviani, Ridere un mondo, Roma, Aracne,. C. Zanardi, Sul filo della presenza. Fra filosofia e antropologia. Unicopli, Marco Tabacchini, Dramma e salvezza: il carattere protettivo del mito in G. Leghissa, Enrico Manera, Filosofie del mito nel Novecento, Carocci, Roma. A. Rigoli, Magia ed etno-storia, Boringhieri, Torino); B. Croce Vittorio Lanternari Claude Lévi-Strauss Diego Carpitella, “Tarantismo” -- Carlo Tullio Altan Alberto Mario Cirese G. Angioni Antropologia culturale P. Cherchi Scuola antropologica di Cagliari A. Gramsci Storia delle religioni Etnologia Pizzica, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  M. Lospinoso, Enciclopedia Italiana, Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, VDizionario biografico degli italiani,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Marcello Massenzio, Ernesto De Martino e l'antropologia, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Recensione a Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria. Recensione a Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo. Pagina autore Liber Censor.net  di Ernesto de Martino, Istituto Ernesto De Martino, su iedm. Società di Mutuo Soccorso Ernesto de Martino, su sms de martino.noblogs.org. Interpretazioni dell'apocalisse: le tre edizioni de La fine del mondo di Ernesto de Martino, su L’analisi e la classe, "Intorno a una storia del mondo popolare subalterno", su Academia.edu. Grice: “The more Martino speaks of ‘meridionale’ and ‘sud’ the less I’m willing to qualify him as an Italian philosopher simpliciter – so I categorise him as a representative of ‘filosofia del sud’ or ‘filosofia meridionale’. Ernesto de Martino. Martino. Keywords: religione civile, magismo – essercizio del giudizio – viaggio magico en route – carpet route travelling – o routeless --. Luigi Speranza, “Grice e Martino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51746749229/in/datetaken/

 

Grice e Masci – critica della critica della ragione – implicatura solidale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Francavilla al Mare). Filosofo. Grice: “But perhaps more interesting that his explorations on the judicative are Masci’s conceptual analysis, and fascinating ‘natural’ history of the will, with a focus on Aristotle!” Grice: “Like Masci, I make a conceptual connetction between willing and free-will.” – or “volonta” e “liberta” in his words!” -- Grice: “I like Maci; he has philosophised on forms of intuition and instincdt – cf. my “Needs’ – and what he calls the psycho-physical materialism. Also on what he calls the psychological parallelism – He spent a few essays on quantification and measurement in atters of the soul -- -- and speaks of an ‘indirect measure’ in psychology. He has opposed ‘conoscenza’ to ‘credenza’ (cf. my knowledge and belief), and further, ‘conosecenza and pensiero’, knowledge and thought.  Nato in una famiglia della borghesia abruzzese, perse il padre Guglielmo all'età di 4 anni. Frequentò il collegio Giambattista Vico di Chieti e, completati gli studi liceali, fu allievo del professor Mola, che gli insegnò filosofia, scienze e matematica. Iniziò nel 1862 gli studi di giurisprudenza all'Napoli, dove si laureò nel 1866, ed in seguito studiò scienze politico-amministrative. Cominciò ad approfondire le sue conoscenze filosofiche grazie alle lezioni tenute da Bertrando Spaventa nella stessa città. Influenzato dalla sua formazione universitaria e dallo stesso Spaventa, al centro dei suoi primi studi c'era il pensiero di Kant e Hegel.  Ottenne la cattedra di professore reggente di filosofia presso il liceo di Chieti, prima dell'abilitazione che gli fu consegnata a Pisa. Inoltre venne nominato vincitore di un concorso della Reale Accademia delle scienze morali e politiche grazie ad un saggio sulla Critica della ragion pura. Divenne libero docente di filosofia teoretica all'Napoli e, l'anno successivo, di storia della filosofia presso l'Pavia. Abbandona l'insegnamento a Chieti per recarsi a Padova, dove era stato nominato professore straordinario di filosofia morale. All'istituto scolastico lasciò numerosi scritti sulla filosofia antica. Un anno dopo divenne Professore all'Napoli.  Ottenne la carica di rettore dell'Napoli e di consigliere comunale della medesima città. Nel corso della sua carriera politica fu eletto deputato dal collegio di Ortona al Mare per la XIX legislatura e fu un sostenitore di  Annunzio. Entra nel Senato del Regno, dove intervenne più volte sul tema dell'istruzione pubblica. Sosteneva la maggiore importanza della formazione classica rispetto a quella tecnica o scientifica nelle scuole secondarie.   Liceo scientifico "Filippo Masci" a Chieti Fu Presidente dell'Accademia di lettere ed arti della Società Reale di Napoli, socio della Regia Accademia dei Lincei, membro del Consiglio superiore dell'Istruzione Pubblica e di altre istituzioni culturali. Presso i lincei difese l'importanza di Kant e Fichte in contrasto con le parole di Luigi Luzzati che li aveva criticati per essere filosofi tedeschi. S’erige un busto commemorativo a Francavilla al Mare e il neonato liceo scientifico di Chieti fu intitolato in suo onore. Nel corso della sua carriera conobbe Scarfoglio e Annunzio, che continuò a frequentare negli anni successivi. Inoltre fu tenuto in grande considerazione da Spaventa. Compone “Pensiero e conoscenza”, in cui sono racchiusi gli aspetti più importanti della sua filosofia. Ha molteplici interessi (filosofia, psicologia, sociologia, pedagogia, diritto e storia) ed è considerato uno dei più importanti esponenti del neo-kantismo o neo-criticismo, avendo rifiutato sia alcune posizioni di Spaventa, sia l'affermato positivismo di Ardigò, che esclude ogni possibile principio a priori della conoscenza. La ripresa della filosofia di Kant e segnata dalla convinzione che e sbagliato ridurre la realtà a pura rappresentazione, ma anche dal tentativo di studiare la genesi psicologica delle categorie e quindi negare la loro formulazione numericamente rigida. Nel materialismo psico-fisico cerca di dimostrare l'unità tra anima e natura in una concezione psico-fisica della realtà, ma la sua filosofia e criticata da Gentile, anche a causa della mancata adesione al ne-oidealismo. Saggi: “Le forme dell'intuizione” (Vecchio, Chieti); “L’istinto” (Società Reale, Napoli); “Il materialismo psico-fisico”“Il parallelismo in psicologia, “Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli  Intellettualismo e pragmatismo, “Atti della Regia Accademia delle Scienze morali e politiche”, Napoli, “Quantità e misura nei fenomeni psichici”Memoria letta all'Accademia di Scienze Morali e Politiche della Società Reale di Napoli. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Della misura indiretta in psicologia.”Conoscenza scientifica e conoscenza matematica. Napoli: Federico Sangiovanni & Figlio, “Credenza e conoscenza”  -- “I like the latest bit, where he discusses the reciprocity of the faculties” – Grice.)  Atti dell'Accademia di Napoli”, Napoli, “Pensiero e conoscenza,”Bocca Editori, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italian astrino per uniforme ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme ordinariaUfficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Note  Schede di personalità abruzzesi importanti nel campo della filosofia, Regione Abruzzo).  Storia del liceo F. Masci e biografia, Liceo F. Masci).  Discorso di commiato per la morte di Masci, su notes9.senato. 15 luglio.  Alfonso Pietrangeli, Filippo Masci e il suo neocriticismo, Milani, Padova 1962. Luigi Gentile, Filippo Masci: dal criticismo kantiano al monismo psicofisico, Noubs, Chieti 2003. Giuseppe Landolfi Petrone, Masci Filippo, in Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, ATreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Filippo Masci, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Filippo Masci, su Liber Liber.  Opere di Filippo Masci, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Filippo Masci, su storia.camera, Camera dei deputati.  Filippo Masci, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica. Differenza tra la Filosofiu'e'TI 11 Ut!!(!'!!#; particolari, oggetto  della Filosofia, la Gnoseologia e la Filosofia prima come parti fon¬  damentali della Filosofia generale, p. I — § II. Distinzione dei si¬  stemi filosofici, loro significato e importanza, p. 4 - § HI. Distin¬  zione delle altre parti della Filosofia generale ed applicata, partizione  e limiti della Filosofia elementare, p. i».    LOGICA    PBELIMI NARI    CAPO I.    CoNCKTTO DELLA LOGICA E SUE l'Alt TI    § I. La Logica come scienza formale e dimostrativa, sua definizio¬  ne, p. 15 — §11. Importanza della Logii*, suo rapporto con le altre  parti della Filosofia e con la scienza, p.24 — § III. Pensiero e co¬  noscenza; divisione generale della Logica, p. 2S — § IV. Nozioni pre¬  liminari sulle formo elementari, concetto, giudizio, sillogismo; for¬  me metodiche, p. 31.    CAPO II.    I PRINCIPI! LOOICI.    § I. Determinazione dei principii, p. 40 — § II. Il principio d'iden¬  tità, p. 41 — § III. Il principio di contraddizione, valore di questo  principio, p. 42 — § IV. Il principio di terzo escluso, p. 47 — § V. Il  principio della ragion sufficiente, p. 49 — § VI. Valore dei principii  logici, p. 52.               APPENDICE.    Illustrazioni filologiche.     i Logica, dialettica, annliticn, elementi, c oncetto , nota, rappresen-  zione, teoria. Teorema, •'problema/Speculativo. Astratto e concreto,    U soggetto ed oggetto, contenuto ed estensione, analisi e sintesi), p. fili.    PARTE PRIMA.    Teoria delle forme elementari.    SEZIONE PRIMA.    Il concetto.    CAPO I.    Formazioni: k natura dei. concetto.    § I. Il concetto e 1 astrazione, p. 71 — § II. L'iinagine concettuale,.  P- 13 — •} ITI. Il concetto e la parola, p. 78 § IV. Caratteri del   concetto, p. 81 — § V. Il concetto e l'essenza, p. 84 — § VI. Il con¬  cetto e il giudizio, p. 87.    CAPO H.   II. CONCETTO CONSIDERATO IN SR STESSO.    S I. Lo note , loro significato rispetto all'unità del concetto, e loro  ordine in esso, p. 00 — § IT. Concetti nstrutti e concreti; qualità,  generi, specie, forme diverse dell'astrazione, p. 04 — § III. Nota e  parte, concetti di relnzioue, p. 06 — l; IV. Contenuto ed estensione  dei concetti, rapporto tra il contenuto e 1' estensione, p. 08 §.V.   Contenuto ed estensione nei concetti di relaziono, p. 101 - § VI. Della  chiarezza del concetto, p. 103.    CAPO III.    Il concetto considerato in rapporto ad altri concetti.   § I. Rapporto d identità e diversità, concetti equipollenti e con¬  cetti reciproci, significato delle parole sinonimo ed omonimo , p. Idi     — 523 —    --§ II. Rapporto d'opposizione, concetti limitativi e privativi, con¬  cetti in opposizione contraria reciproca, p. 108 —$ III. Rapporto «li  subordinazione e coordinazione, contiguità ed interferenza dei con¬  cetti, i sistemi dei concetti, p. 113 — § IY. Subordinazione e coor¬  dinazione dei concetti di relazione, condizione e condiziauato, prin¬  cipio e conseguenza, p. 120.    CAPO IV.   Le categorie.   § I. Categorie grammaticali, logiche e gnoseologiche, classifica¬  zione aristotelica delle categorie, differenza tra le categorie logiche  e le grammaticali, p. 122 — § II. Le categorie gnoseologiche, la clas¬  sificazione kantiana, p. 120 — § III. Le categorie di .sostanza e di  causa; il numero come epicategoria, p. 120.   APPENDICE.   Grammatica e Logica.   § I. Elementi materiali ed elementi formali del linguaggio, p. 133.  — § II. Influenza del pensiero sul carattere formale della lingua,  p, 105—§IU. Influenza delle forme grammaticali sullo sviluppo del  pensiero, p. 138.    SEZIONE SECONDA.   Il Giudizio.   CAPO I.   Del giudizio in generale.   § I. Definizione logica del giudizio, le definizioni realistiche e le  logiche, teoria del Brentano, p. 140 — § II. Elementi dol giudizio,  p. 147.    CAPO II.   Della classificazione dei giudizu.   $ I. La classificazione tradizionale dei giudizii e il suo fonda¬  mento logico, p. 150 — § II. Discussione delle obiezioni contro d i  essa, p. 152 — § III. Forme dei giudizii secondo la qualità ; a) il giu¬  dizio affermativo e le varie specie d'identità da esso espresse; b) il        — 524 —    giudizio negativo, sua essenza e sue forme principali, limite della  predicazione negativa; r) il giudizio infinito, se è una forma a sé  rapporto te» l affennaaione e la negazione nel giudizio infinito,’  p. 154 - § IV. Jorme dei giudizi! secondo la quantità; a) il giudi¬  zio universale, sue forme quantitativa e modale; b) il giudizio par-   6 ÌUdUttÌV “' se sia ™specte «ordinata  de universa ' 6 ;^! 1 giudeo ind^du^e, sue forme si laro   Polme ?-’ sua ,. ,rre f ucibiIità al giudizio universale, p. ICO - § V  Forme de. giudizi, d, relazione; a) il giudizio categorico sua fun¬  zione sua irreducibilità; ») il giudizio ipotetico, se Sia .m giudeo   Ino g j 17 - 1 1 ?°|. etl ° 1 ' c> ’’ S lm,izio disgiuntivo, suo significato  logico condiziom di validità; si mostra che non iuchiudfn con  catto della re^rocità d' azione ed è un giudizio dell’estensione,   ft* e   giuiUzi. modali, critica delle obiezioni del Sigivi | deMVundt    CAPO III.   Dki GIUDIZII COMPOSTI.   S I. Natura dei giudizii composti, loro specie, p. 171 s U Ghi   notti ::rr u >i r f eiazìoue <,mogen,;u ■ 172 -§ m. (h^ CO m-   post. a relazione eterogenea, p. 174!- $ IV. Giudizii contratti, p. 175  - \ • Qnadro generale di tutte le forme dei giudizii, p. no.   CAPO IV.   Giudizi analitici e sintetici.   r t i I | GÌ j d !? ÌÌ analitici - sintetici, e sintetici a priori, p. 177 - S II  -ritmile della teoria dei giudizii sintetici a priori, significato vero  di questa teoria, p. 178 _# III, Giudizi! empirici e giudizii a priori.    CAPO V.   Delle relazioni dei concetti nei giudizii   K DELLE RELAZIONI DEI GIUDIZII.   § I. Attribuzione del predicato ni soggetto nei giudizii, p . 181 _  s I. Dipendenza delle relazioni dei giudizii dulie relazioni del loro  contenuto, relazioni immediate, e mediate, e specie della prima  tecnica dei raziocina immediati, e schema della subalternuzioue e  dell opposizione dei giudizii, p. 184.       — 525 —   CAPO VI.    Delle trasformazioni dki annui   S I. Trasformazioni quantitative e modali per subalternazione,  p. 188 — $ II. Trasformazioni quantitativo-qualitative e modali por  opposizione, p. 101 — § IH. Trasformazioni por equipollenza qua¬  litativa, per equipollenza della relazione, per equipollenza tra la  quantità o la modalità, p. 106 -§ IV. Teoria delle reciproche, suo  valore logico; teoria delle reciproche universali affermative ; caso  delle reciproche condizionali, (teorema di Hauberì.Lo reciproche uni¬  versali negative. Lo reciproche particolari affermative e negative,  p. 2(X) — § V. Teoria della contrapposizione, p. 211 - jj VI. Si prova  che le reciproche e le contrapposto delle proposizioni universali  sono, quando sono possibili, vere illazioni, p. 215.    SEZIONE TERZA.   Il Sillogismo.   CAPO I.   Ragionamento e Sillogismo.   § I. I gradi del sapere e le vie della ricerca, sillogismo e indu¬  zione, p. 217 — S II. Strutturo del sillogismo e sua definizione,  p. 22U — § III. La sillogistica aristotelica e la sillogistica delle  scuole, generalizzazione logica e generalizzazione scientifica, l'uni¬  versale come fondamento ili qualunque dimostrazione, p. 222.   CAPO II.    Il sillogismo categorico.   § I. Regole gonerali del sillogismo, p. 225 — § li. Figure sillogi¬  stiche, p. 221) — § ili. Modi generali del sillogismo, e modi speciali  di ciascuna figura, p. 232 — § IV. Valore delle figure sillogistiche,  la quarta figuro, p. 234 — § V. Specie del sillogismo; 1' entimema,   la sentenza entimematica, l'epicherema, il polisillogismo, p. 238 _   § VI. Il sorite; sorite deduttivo e sorite induttivo, p. 241 — § VII.  Rapporto tra la vorità dell’ illazione e la verità delle premesse  p. 244.     CAPO III.    II. SILLOGISMO iroTETICO E IL SILLOGISMO DISGIUNTIVO.    6? I. Il sillogismo ipotetico: impossibilità di ridurre 1 una all altra  le forme del sillogismo; sillogismo ipotetico con termine medio,  sillogismo ipotetico senza termine medio e suoi modi, p. 210 —  § II. Il sillogismo disgiuntivo e sue formo, p. 250— § III. Il dilem¬  ma, sue forme, sue regole, p. 252.    CAPO IV.    Del riii Nciptp e dui. valore del sillogismo.   § I. Esposizione ed esame delle obiezioni contro il valore dimo¬  strativo del sillogismo, p. 254 — § II. Critica della teoria del Mill,  che ogni ragionamento, e quindi anche il sillogismo, e un inferenza  dal particolare al particolare, p. 2(50 — § HI. Esame della quistione  se il sili ogismo sia la forma generale del raziocinio, p. 202 § IV.   Del p rincipio fondamentale del sillogismo; se sia materiale o for¬  male; i principii aristotelici e quelli del Lambert. Si dimostra che il  sillogismo si fonda sugli assiomi logici e sul principio della sosti¬  tuzione dell'Identico, p. 205.    PARTE SECONDA.    Teoria pei. Metodo    SEZIONE PRIMA.   Metodo sistematico   § I. Oggetto e parti del metodo; oggetto e parti del metodo si  stemutico, p. 271.   CAPO I.    La definizione.   § I. Elementi della definizione ; come 1' individuazione del con¬  cetto sia effetto della loro composizione, p. 272 — § II. Le defini¬  zioni come principii proprii nelle scienze deduttive e induttive,  p. 275 — S III. Concetti indefinibili e loro specie ; forme approssi¬  mate della definizione, e loro valore assoluto e comparativo, p. 276 —             — 527 —   •§ IV. Definizione nominale e definizione reale, specie della defini¬  zione nominale, la definizione nominale induttiva; la definizione reale,  definizioni riversibili, difficoltà opposte delle definizioni metafisiche  «d empiriche, metodo delle definizioni reali induttive, definizioni reali  deduttive, p. 281 — § V. Definizioni analitiche e sintetiche, la defi¬  nizione genetica, p. 287 — tj VI. Regole delle definizioni, P- 289.   CAPO II.   Divisione e Classificazione.   § I. Concetto della divisione, e sue regole, p. 291 — § II. Da dico¬  tomia, sue specie, suo valore logico, p. 293 — § HL La classifica¬  zione scientifica, suo fino; le classificazioni per qualità apparenti;  la classificazione tassonomica e la classificazione per serio, p. 29B —  § IV. La classificazione per tipi , sue specie; inferiorità della clas¬  sificazione per tipi alla classificazione per definizioni, p. 302 —  § V. Le classificazioni genetiche ; come siono apparecchiate dalla  fase comparativa delle scienze; Jifficoltà delle classificazioni gene¬  tiche, loro perfezione rispetto a tutte le altre, p. 303.   CAPO ID.   PnOVA DEDUTTIVA K J'HOVA INOUTTIVA.   § I. Oggetto della prova; i principii di prova e loro specie; specie  •della prova, p. 305 — § II. La prova deduttiva, sue forme logica e  causale, analitica e sintetica. Procedimenti e modi varii della prova  deduttiva analitica, p. 300 — § III. Sqhema della prova induttiva;  la teoria dell’induzione in Aristotele, Bacone, Tlume e Stuart Alili;  verità ed errore della teoria del Mill; so il calcolo dello probabilit à,  o il principio d'identità possano essere fondamento deU'induziono,  p. 311 — § IV. Differenza dell'induzione dall' associazione psicolo¬  gica; solo fondamento della logica dell'induzione la dipendenza  della realtà da principii a da cause come una legge necessaria del  pensiero e dell'essere. L'induzione come operazione inversa della de¬  duzione, limiti di questa teoria, p. 315 — § V. Delle forme di ra¬  gionamento che sembrano, ma non sono induzioni II postulato  dell'uniformità delle leggi di natura, come debba intendersi, e quali  sieno propriamente leggi ili naturu: rapporto del postulato col prin¬  cipio di causa; si mostra che questo assicura non solo l’uniformità  degli effetti, ma anche l'uniformità delle cause, p. 320 — § VI. Gradi  dell'induzione; di verse condizioni della sua val idità nelle scienze  della natura e in quelle dello spirito; l'induzione nelle Matema¬  tiche, p. 325.          — 528 —    CAPO IV.   La PROVA KNT1MKMAT1CA K L'ANALOGICA.   § I. La prova entimematica, sue specie, suo uso o valore essen¬  ziale nelle ricerche scientifiche, suo carattere deduttivo, p, 329 —  § li. Tecnica del ragionamefl4£jmjjlo£ieo, somiglianze e differenze  dall induzione, in che senso e in che limiti debba intendersi che  è un’inferenza dal particolare al particolare, p. 332 — § III. Rap¬  porto tra l'analogia c l'as sociazione psicolo gica: il nesso tra la fun¬  ziono logica e la psicologica come causa dell'uso larghissimo del¬  l'analogia nella prova scientifica, e dei facili errori ili cui è causa,  p. 336 — § IV. L a ngioma perfetta e l'impe rfetta, grudi di quest'ul-  tima, e limiti della~sua validi^, p. ,'!tt "Tj Y. L'analogia d'identità  e l'analogia «li coordinuzione, p. 340.   CAPO V.   La prova indiretta.   § I. Tecnica della prova indiretta , sue forme contraddittoria e  disgiuntiva; e rrore d ella Lo gica tradizionale che ammette solo l a  prim a : critica delle contrarie teorie del Sigsvart e del Wundt,  p. 341 — § IL La prova indiretta disgiuntiva multipla, e l’ alterna¬  tiva; la prova indiretta contraddittoria, p. 345 — § III. Paragono tra  la prova diretta e l’indiretta; casi del loro uso cumulati vo, e fun¬  zioni in essi della prova indiretta, p. 347.   CAPO VI.   1 PUINUIPII DI PROVA.   gl. Necessità che vi siano princi pii primi ; j vr indpii proprii,  1 >, 350— § II. Specie dei principii; d efinizi oni, ipotesi, postulati,  a ssio mi; caratteri logici di ciascuno di essi e loro funzioni; discus¬  sione sui caratteri dell’assioma, p. 362 — § III. Il criterio della cer¬  tezza consiste nell'inconcepibilità del contraddittorio, e nei postu¬  lati della verit à d ell' esperienza ~~e ifolLy informità della natura,  p. 368.    CAPO VII.   Sofismi .   § I. Se la Sofistica sia una parte della Logica, Difficoltà di dare  una buona classificazione dei sofismi, esame delle classificazioni di                     — 520 —    Aristotele, del Whately e dello Stuart Alili; ragioni di ridurre i .so¬  fismi a tre classi secondo che riguardano o le premesse, o l'illa¬  zione, o la conseguenza logica della prova, n. 3( il - § n. Sofismi  verbali e so fismi morali , p. Sili — § III. Sofisrnìuigici relativi alle  premesse; loro specie, premesso apparentemente vere, petizione di  principio , inversione tra principio e conseguenza, p. 307 — § IV.  Sofismi relativi all'i llazi one, loro specie, 1 'ignorano elenchi, e il ai-  auto» probare nihil probare, p. 372 — § V. So fismi r i rr» |a conse-    SEZIONE SECONDA.   Metodo inventivo.   I.    Oggetto o parti del metodo inventivo, p. 383.    CAPO I.    Dei metodi ikdutitvi.    S I- Analisi dell'idea di legge; leggi normative, causati, matemati¬  che. Definizione della legge, p. 386 § II. Oggetto della ricerca   induttiva sono le leggi causali; distinzione ili esse dalle leggi di coe¬  sistenza. Il c oncetto.sperimentale della ca usa. Caratteri fondamen¬  tali della causalità nella natura; la pluralità delle cause, lu molti-  plicità delle serie causali, hi composizione a collocazione delle causo,  la trasformazione delle cause, la causalità unilaterale e reciproca,  p. 3‘.io — s III. L osservazione scientifi ca: il suo carattere fondamen¬  tale è la prevalenza del ragionamento sulla percezione. Precetti a  cui deve conformarsi. Le tre operazioni nelle quali si risolve sono,  l'analisi, l'eliminazione, la generalizzazione. Osservazione esterna  od interna, p. 304 — § IV. L'esperimento, suo maggior valore rispetto  all induzione. Necessità di mezzi superiori di ricerca sperimentale,  i metodi induttivi, p. 401.   Masci — Logica. 34    ?■ o: t    g uenza logica della p rova: s ofismi dedu ttivi, loro specie, sofismi di  conversione e di opposizione, sofismi por inosservanza delle regole  sillogistiche circa la qualità o quantità dell'illazione in rapporto  alla qualità e quantità dello premesso, sofismi di divisione e di  composizione, sofismi a dirlo secondimi quid ad ilictum simplieiter,  et secundunr alterimi quid. p. 373 — § VI. Sofismi induttivi; sofismi _  di osservazione, loro specie; sofismi di generalizzazione, loro specie;  i sofismi di falso analogio derivanti dall'uso delle metafore sognano  il limite di transizione dai sofismi di pensiero ai verbali p. 377.      oféeeH'                 - f)30 —    CAPO II.   Dki metodi induttivi.   (muti nuaz unir)   §1.1 metodi induttivi in Bacone, Herschell e Stuart Mill, p. 404  § li. Il metodo di concordanza, p. 406 — § III. Il metodo di diffe¬  renza, e il metodo di concordanza negativa, p. 407 § IV. Il me¬   todo delle variazioni, p. 410 — § V. Il metodo dei residui; uso cu¬  mulativo dei metodi induttivi, p. 412 — § VI. Limiti del valoro dei  metodi induttivi dipendenti dalla mol teplicità delle cause p ^dOili  di uno stesso effe tto, e dalle complicazioni delle cause. Necessità  dell'integrazione deduttiva per ricollegare le parti del procedimento  induttivo, p. 414.   —* * capo in.   Dei. metodo deduttivo.    t f*TCSÌ    § I. Oggetto e forme del procedimento inventivo deduttivo ; uso  di questo procedimento nelle scienze razionali, il valore delle ijw-  tcsi in queste dipende dall'inversione del procedimento deduttivo.  Applicazione del metodo alla risolupiona dei problemi ; necessità  della dcdueione dei concetti come fondamento di esso, p, 41S —§ II  11 proce dimento deduttivo nelle scienze eimteri che causali; suppone  l'induzione anteriore delle leggi causali più semplici, o consiste o  in una riduzione o in una sintesi. Necessità j ella itjerificazioD e. p. 422—  § III. Il procedimento deduttivo da i uotegi causali. C ondizioni cIVih i-  missibilità delle ipot esi, p. 425 — § IV. Condizioni di neiificazione ;  verificazione completa e incompleta.gradi di ciascuna, osompii. p.tòO—  § V. Discussione delle cr itiche mosse all'uso dol imi unteci. Importan¬  za dello ipotesi, e largo uso di esse in ogni ramo di scienze come  condizione del loro progresso ; condizioni soggettive ed oggettivo  delle vere ipotesi scientifiche, p. 438.    CAPO rv.    Haitouti tua l'induzione e la deduzione.   § I. Divisione delle leggi in primitive e secondarie, o delle secon¬  darie in empiriche e derivate ; limiti relativi della loro estensione,  p. 442 — § 11. Si mostra con l'esame dei variimodi di spiegazione  di un fenomeno, che spiegare è dedurre. Limiti della generalizzazione  nella scienza, p. 444 — § III. Significato relativo della distinzione  delle scienze in induttive e deduttive ; tendenza generale delle scienze  a diventare deduttive ; difficoltà di tale trasformazione, ed Muti che  riceve dall'applicazione del Calcolo, p. 447.        /                — 531    CAPO V.   I P li O II 1 . K SI J,   § 1. Definizione logica del problema, distinzione dei problemi in  ipotetici ed assoluti, e modo di risolverli, p. 450 S lì. I problemi  antitetici, modi di risolverli, p. 452.   CAPO VI.   VEBISIMIOLIANZA QUALITATIVA.   S I. Verisimiglianza Qualitativa e verisimiglianza quantitativa: nor¬  me logiche della prima, p. 454 — § li. Delle ragioni di non credere  alle testimoniauzo contrarie a leggi causali note, p. 457 — § Ul. e  alle uniformità non causali, p. 450 § IV. Delle ragioni della in¬   credibilità delle coincidenze e delle serie, p. 408.   CAPO VII.   Veiusisik; manza quantitativa.   § I. II calcolo delle probabilità e le sue norme fondamentali, p. 402 —  § II. I suoi presupposti: in che senso e in che limiti è vero che il  calcolo dello probabilità suppone l'ignoranza delle condizioni qua¬  litative dell'evento, p. 404 — s? III. Il calcolo delle probabilità come  procedimento di eliminazione del caso; concetto logico del caso, p. 400 —  § IV. Eliminazione del caso rispetto all'effetto; olimiuaziona del caso  rispetto alla causa, p. 408.    capo vin.   Metodi delle Matematiche.   § I. Le Matematiche come scienze deduttive, p. 470 § II. I Me¬   todi dell'Aritmetica come metodi di formazione dei numeri; il siste¬  ma di numerazione, e le operazioni, p. 472 — § UT. L' Algebra come  scienza delle funzioni: notazioni algebriche; l'Algebra come scienza  dell'equivalenza dei modi di formazione delle quantità,p. 475 - «j IV.  La Geometria come scienza dell'equivalenza delle grandezze; i tre  metodi principali della Geometria elementare, la risoluzione delle  figure; le c ostruzioni ausilia rie, le c ostruzioni genetic he . p. 477 -  S V- L'induzione in Matematica, p. 481 $ VI. Estensione e limiti   dell applicazioue dello Matematiche allo altre scienze, p. 482.        CAPO IX.   METODI DKU.K SCIENZE BTOBIOHK.   S I. La testimonianza come nnirp [iri-mH-Jal Wvoi!i|-à 'lei fatt i sto¬  rmi; valore Tjel rritijrio I ntrinse co, la verisijjiigliuuza; necessità del  criterio estrinseco, cioè desumo dalle reiasioni di tempoo luogo del  racconto col fatto. Valore della leggenda per la storia, p. 485- S li.Mo¬  numenti; monumenti preistorici, f ihdmria o s|^ ri,i p .ts-. g m.  Monumenti storici, maggior valore di essi in confronto con lu testimo-  niuiiza; le due quistioni possibili rispetto a questa, l'autenticità e la  credibilità; Iti credibilità è tanto maggiore (pianto più è possibile  riportare il racconto alla percezione diretta come a causa- Maggior  valore della tradizione scritta e suoi limiti, L'autenticità è tanto  maggiore quanto maggiore i- la possibilità di escludere lo falsifica -  zioni e le alterazioni, i ncertezza e limiti della tradizione orale,  esempio del valore storico dell’ epopea francese, p. 489 — t? IV. I  criteriidei numero e della credibilità dei testimoni, p. 405 § V. Pas¬   saggio dai fatti alle leggi ; s cienze storiche e sociul i. p. 407.   CAPO X,     Dei metodi ueij-k scienze storiche,    ( continuazione)    § I. Tre specie di melodi por la ricerca delle leggi storiche: cri¬  tica del metodo deduttivo astratto,p. 408 SII- Critica della teoria  antropologica, p. 499 § III. Critica dell'analogia biologica, p. 501 —   § IV ' Critica dal materialismo storico . p 5j>3 — § V. Critica della  aeuola .dorica, p. 506 — § VI. L'indeterminismo storico, e la scuola  psicologica, p. 507 § VII. Il metodo deduttivo inverso o storico,   funzione essenziale dell'Induzione in esso, le leggi storiche come lci/</i  di tendenze, p, 510 § \ ili Insnflii-ionza iL-1 |n'i n• i■ < 1 i nn •( 1 1• » indutt ivo   desunta dalla natura delle uniformità accertate dalla Statìstica, p.  òli Si IX. Si mostra che lutti i metodi hanno n p valore limit ato  nella rìcercu delle leggi storiche,e che tutti possono essere utili, se  subordinati al metodo deduttivo inverso. Concetto della Filosofia  della storia, p. 516. LA SOCIETÀ, IL DIRITTO, LA MORALITÀ  CAPO I. L'aspetto sociale perla coscienza di sè, S I. L'io sociale, sua formazione, sue fasi di sviluppo, p. 1– S II. Identificazione dell'io sociale con l'io formale, l'io come principio sociale, p. 5. CAPO II. LA SoCIETA'. S I. Condizioni comuni della vita sociale animale ed umana, e condizioni proprie di questa. Le società animali, p. 7 – S II. Diffe renza tra la società umana e l'animale. La teoria biologica, e l'ato mistico-contrattualista. Se la società sia una realtà indipendente dalle coscienze individuali, p. 10 – S III. Definizione della S o cietà, p. 15. CAPO III. LE FoRME soCIALI PRIMITIVE E IL LoRo svILUPPo. S I. Il gruppo sociale primitivo, il costume, la sanzione religiosa, organizzazioneprimitivadell'assicurazionesociale,p.17– SII.Ori gine dello Stato, il diritto e lo Stato, p. 19.    – 334 – CAPO IV. DIRITTo E MoRALITA'. S I. Unità primitiva delle regole della condotta, separazione pro gressiva della religione, della morale e del diritto, p. 22 – S II. Dif ferenze tra la morale e il diritto, p. 25 – S III. Caratteri differen ziali derivati, p. 31 – S IV. Rapporto fra il diritto e la moralità; concetto dell'Etica come scienza, p. 34. SEZIONE I. La Coscienza morale. CAPO V. I GIUDIzn vALUTATivi MoRALI. S I. Giudizii di cognizione e giudizii di valutazione, i giudizii valutativimorali,p.37.– SII.La teoria dei valori in Economia, p. 40 – S III. La teoria che pone il principio della valutazione m o rale nel sentimento, p. 44 – S 1V. Una forma speciale di questa, la teoria dei valori normali, p. 48– S V. Esame della teoria sentimen talistica, p. 49 – S VI. Il senso morale, la simpatia, la pietà, p. 53. CAPO VI. I GIUDIziI VALUTATIvi MortALl. (continuazione) S I. Il sentimento non può essere principio di valutazione morale, perchè è mezzo non fine, e perchè è correlativo delle idee, e prende nome da esse. Il sentimento del rispetto morale (Achtung) secondo Kant. Si mostra che la ragione può operare sul sentimento, e che èilgiudiziodivalorequellochelodetermina,p.55– SII.Esame della teoria appetitiva e della volontaristica dei valori morali, p. 62 – S III. La teoria biologica dei valori, p. 6ò– S IV. Il carattere ra zionale della valutazione morale provato, a) dalla necessità del cre terio morale, e dalla dipendenza del sentimento da esso; b) dalla sistemazione finalistica dei valori morali; c) dal carattere scientifico dell'Etica; d) dalla idealizzazione progressiva del sentimento m o rale, p. 66.    – 335 – CAPO VII. ANALISI DELLA cosCIENZA MORALE. S I. Coscienza morale e coscienza psicologica, genesi della c o scienza morale nell'individuo, l'equazione personale della moralità, p.71– SII.Genesidellacoscienzamoralesociale,suoprocedimento dalparticolareall'universale,p.77– SIII.Contenutoedunitàdella coscienzamorale,p.81– SIV.Autoritàdellacoscienzamorale,san zione, p. 84 – S V. Sentimento morale, affinità del sentimento m o rale col sentimento religioso, p. 85 – S VI. L'idea del dovere come categoria morale ultima; essa suppone il dualismo morale, ed è la condizione del progresso morale. Critica della teoria psicologica. Dovere e diritto. La subordinazione dei doveri dipende dal grado della loro universalità. Coincidenza del dovere e del bene, p. 88. CAPO VIII. ANALISI DELLA CosCIENZA MORALE. (continuazione) S I. La volontà morale, esame della teoria che il fine giustifica i mezzi, p. 96 – S II. Il carattere psicologico e il carattere morale, p. 98 – S III. Teoria aristotelica della virtù, che è un abito, che è una medietà; critica di questo secondo carattere. Classificazione ari stotelica delle virtù. La teoria kantiana, e sua opposizione con la precedente. La loro conciliazione si può avere se si concepisce la virtù come la sintesi superiore della coscienza morale, p. 100 – S IV. Se possa concepirsi l'estinzione della coscienza morale, p., 109. SEZIONE II. Le basi della moralità. CAPO IX. LA LIBERTA' MORALE. S I. Rapporto teorico tra la libertà e la moralità, antinomia tra la libertà e la causalità, vicende storiche del problema, i tre punti di vista dai quali deve essere considerato, p. 112– S II. La libertà d'indifferenza, argomenti indeterministici, il numero infinito, il nuovo, i casi d'indeterminazione nella natura, il caso, la statistica. La li bertà intelligibile di Kant; teoria del Bergson, la causalità ridotta all'identità, e la libertà creatrice, p. 114 – S III. La libertàela te    – 336 – stimonianza della coscienza; argomenti opposti dei deterministi e degl'indeterministi; il risultato della disputa non è favorevole alla libertà d'indifferenza, p. 122. CAPO X. LA LIBERTA' MORALE. (continuazione) S I. La libertà e l'ordine morale, libertà e responsabilità, loro nesso necessario. Contro di questo non valgono nè la critica dell'idea di sanzione, che lo nega, nè l'idea dell'autonomia che non lo spiega, p. 126 – S II. La libertà d'indifferenza in contrasto con la respon sabilità, questa ammette la causalità del motivo; ilrimorso e lo sforzo morale ne sono prova, p. 129– S III. Esame del criterio della pre vedibilità degli effetti dell'azione, p. 132 – S IV. La libertà morale s'identifica con la causalità dell'io; la teoria psicologica dell'auto coscienza e quella della volontà, come potere d'inibizione e d'im pulso proprio dell'io, sono la dimostrazione di questa causalità. I n stabilità delle condizioni psicologiche della causalità dell'io, con solidamento di esse nel carattere morale, p. 135 – S V. La respon sabilità morale richiede come suo fondamento una formazione psi cologica identica per tutti, quindi non potrebbe riconoscerlo nel temperamento o nel carattere psicologico. Differenza del consenso teoretico e dell'adesione pratica in cui consiste la libertà. Rapporto della responsabilità con lo stato d'integrità della causalità dell'io,e loro variazioni correlative. Suo rapporto con l'educazione della v o lontà. La libertà e la vita sociale, intimo rapporto della libertà con la solidarietà, p. 139. CAPO XI. LA solIDARIETA' MORALE. S I. Libertà e solidarietà; suggestione individuale e suggestione collettiva della solidarietà; la solidarietà nel dolore e la solidarietà nel progresso; la solidarietà e l'eguaglianza, p. 144– S II. La soli darietà economica, sua causa la divisione del lavoro; influenza di questa causa sulle forme superiori della vita sociale; anomalie. Li bertà, solidarietà, giustizia; loro nesso necessario, giustizia ed egua glianza,p.146– SIII.Seladivisionedellavoropossaesserecon siderata come il principio morale della solidarietà nelle società superiori; solidarietà nel diritto, nella storia, nell'arte, nella scienza, nella religione. L'unità morale della natura umana, e la giustizia come condizione della solidarietà, p. 151.    – 337 – CAPO XII. LA Giustizia, S I. La giustizia come idea morale fondamentale; la giustizia come virtù, cenni storici, p. 156 – S II. La giustizia come norma; teoria aristotelica, p. 158 – S I11. Teoria dello Stuart Mill, p. 162 – S IV. La giustizia come unità della libertà e della solidarietà;lagiustizia nell'ordine economico, p. 166 – S V. Giustizia e carità; il progresso morale, p. 170. SEZIONE III. La legge morale. CAPO XIII. I sisTEM1 MoRALI. S I. Classificazione dei sistemi morali, p. 174 – S II. La morale eteronoma, p. 175– S III. La morale autonoma; isistemi sentimen talistici e gl'intellettualistici, p. 176 – S IV. I sistemi aprioristici e gli empirici, p. 177 – S V. I sistemi universalistici e gl'individuali stici, p. 181. CAPO XIV. I sistEMI MORALI. (continuazione) SI.Isistemisoggettivi,l'edonismoel'eudemonismo, p. 186– S II. I sistemi oggettivi, l' utilitarismo; utilitarismo individuale e utilitarismo sociale, l'utilitarismo nella filosofia dell' evoluzione (Spencer), p. 190 – S III. Altre forme della morale oggettiva, la morale della perfezione, la morale del progresso, la morale del vi vere secondo natura, p. 196 – S IV. La morale biologica, socialismo e individualismo biologico, p. 198 – S V. Critica della morale bio logica. Necessità di una morale razionalistica, p. 200. CAPO XV. LA LEGGE MORALE. S l. Differenza tra la legge naturale e la legge morale, carattere di obbligazione, altri caratteri della legge morale, p. 203 – S II. Concetto del Bene; la prima formula della legga morale, l'univer  MAscI– Etica. - 22   – 338 – salità. La seconda formula della legge, la finalità. La terza formula della legge, l'autonomia. Unità delle tre formule. Il sentimento m o rale,p.205– SIII.Ilcarattereformaledellaleggemoralekantiana; vecchie e nuove critiche contro di esso; parte innegabile di verità che è in esse. Risoluzione del formalismo kantiano dal punto di vista gnoseologico, p. 210 – S IV. Risoluzione del formalismo k a n tiano dal punto di vista oggettivo, p. 218 – S V. L'accentuazione formalistica della dottrina kantiana come conseguenza dell'opposi zione contro l'empirismo morale, necessità della negazione del for malismo morale, e del dissidio tra la ragione morale e il sentimento morale. Valore storico e teorico dell'etica kantiana, p. 221. PARTE SECONDA LE FORME DELLA COMUNITÀ MORALE. INTRODUZIONE S I. L'Etica come scienza sociale; suoi aspetti ideale e storico. Le diverse forme della vita sociale: la famiglia, la società civile, lo Stato, la società religiosa, p. 227. CAPO I. LA FAMIGLIA. S I. Cenni sulla storia della famiglia, la famiglia paterna, p. 230 – S II. L'idealità morale nella famiglia, p. 233 – S IIl. La famiglia dal punto di vista giuridico e dal morale; monogamia, fedeltà, indisso lubilità, divorzio. Critica della teoria che considera la famiglia come una forma transitoria della comunità morale, p. 234 – S IV. Il m a trimonio civile e il religioso; i rapporti tra i coniugi, e tra i geni tori e i figliuoli; la patria potestà, p. 243. CAPO II. - LA SociETA' CIVILE. SI. Concetto della società civile; in qual senso e in quali limiti si può dire che la società civile derivi dalla famiglia, la società ci vile e lo Stato, p. 245 – S II. Le classi sociali, gli antagonismi so ciali e lo Stato, p. 248. CAPO III. LA SoCIETA' CIVILE COME SISTEMA DEI DIRITTI PRIVAT1. S I. Diritti personali e diritti reali, loro comune fondamento. D i ritto di libertà e sue specificazioni, la personalità morale e giuridica    – 339 – della donna, limitazione della seconda nella sfera del diritto p u b blico; carattere sociale dei diritti personali, p. 251 – S II. Dei diritti reali, la proprietà, suo fondamento psicologico e suo sviluppo sto rico; impossibilità di dare un fondamento esclusivo all'una o all'altra delle sue forme, la proprietà delle opere dell'ingegno, p. 253 – S III. Le obbligazioni,lorospecie;ildirittocontrattuale,suanatura,suoi limiti,p.255– SIV.Ildirittodiassociazione,suanatura,suoifini, sua storia; le corporazioni medievali e le libere associazioni m o d e r n e . Varie specie di associazioni; le associazioni e lo Stato, p. 256. CAPO IV. DEL coNCETTO E DEI FINI DELLO STATo. S I. Necessità dello Stato, elementi ideali del concetto dello Stato, p. 259 – S II. Elementi materiali, il popolo e il territorio; fattori naturaliefattorispiritualidellanazionalità,p.260– SIII.La so vranità, suo fondamente razionale; lo Stato di diritto, la costituzione, la personalità dello Stato, p. 264 – S IV. Definizione dello Stato, p. 268 – S V. I fini dello Stato, loro distinzione in proprii e d'inte grazione, p. 270 – S VI. Limiti dell'azione dello Stato, p. 272. CAPO V. I POTERI DELLO STATO. S I. Modi varii di distinguere i poteri dello Stato, p. 273 – S II. Della divisione dei poteri, suo carattere relativo, p. 274 – S III. Il diritto punitivo, suo sviluppo storico, p. 276– S IV. Esame delle varie teorie sul fondamento del diritto di punire, p. 279 – SV. G i u stizia civile e penale, delitto e pena, la pena come limitazione della libertà; la pena di morte, l'infamia, la gogna. Valore relativo degli altri fondamenti del diritto di punire, p. 282. CAPO VI. LA cosTITUzioNE E LE FORME DELLO STATO. S 1. Le costituzioni degli Stati, definizione, loro carattere storico, moltiplicità dei loro fattori, p. 287 – S II. Le forme dello Stato, divi sione aristotelica, quali siano ancora vitali; necessità del governo rappresentativo, sue forme repubblicana e monarchica, e caratteri differenziali di queste, p. 289.    – 340– CAPO VII. LE RELAZIONI FRA GLI STATI E LA PATRIA. S I. Del diritto internazionale, se sia un vero diritto, sua distin zione in diritto pubblico e privato, p. 296 – S II. Cenni storici, p. 297 – S III. Diritto internazionale pubblico; la sovranità e le sue limitazioni; la sovranità territoriale e la libertà dei mari. Diritto di guerra e sue limitazioni. L'ideale della pace universale, p. 299 – S IV. Diritto internazionale privato, statuti personali e reali, dispo sizioni speciali, p. 304 – S V. Se l'idea di patria sia un'idea transi toria, sua necessità storica e psicologica e doveri che ne derivano. Elementi più generali di questa idea, e formazione storica diversa pei diversi popoli. Patriottismo e imperialismo, p. 307. CAPO VIII. LA CoMUNITA' RELIGIOSA, CHIESA E STATo. S I. Concetto della Religione, ReligioneeReligioni,p.313– SII. Le religioni positive e la cultura; perennità dellavitareligiosa;suo adattamento ad ogni grado di coscienza, p. 315 – S IIl. Importanza sociale delle religioni positive, e unità primitiva della società reli giosa e della civile, p. 318 – S IV. Ragioni della loro separazione, l'universalità della religione, e il principio della libertà di coscienza; impossibilità per lo Stato di subordinare la cooperazione sociale alla fede religiosa, p. 320– S V. I quattro sistemi di regolamento dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato; loro irrazionalità relativa, e confusione dei medesimi nella politica pratica, p. 322 – S VI. Dif ficoltà teoriche e pratiche del regime della separazione, p. 324 – S VII. Difficoltà speciali del regime della separazione nei paesi cat - tolici; la separazione come meta ideale nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato, p. 326.  Nati ra e classificazione dei fatti psichici.  ?cjyi&*pfO    0D <• * ha-C   'AW&    § 1. Il fatto psichico come l'atto psicofisico, p. 10 — § II. Diffe¬  renze trai fatti psichici e i materiali; che s’intende per stato di  coscienza, conscio ed inconscio , p. 13 — § III. La teoria delle  facoltà e quella dell’ unità di composizione dei fenomeni psichici;  il rifesso psichico primitivo, le forme piu generali delle attività  psichiche cóme suoi momenti, loro distinzione progressiva, p. 10.    CAPO III.   Svi l,t'PP O DEI PATTI PSICHICI.   § I. La coesistenza e la successione nei fatti psichici, fatti  psichici primarii e secondarii; l’associazione come loro legge ge¬  nerale; fatti psichici di terzo grado, loro rapporto con gli altri.  Partizione della Psicologia, p. 19 — La subordinazione progressiva  dei fatti psichici alla coscienza è indirizzata alla conoscenza —  § II. Il mondo dello spirito oggettivo, p. 25.     —                — 486 —    PARTE PRIMA.    La Psicologia della sensibilità.    CAPO I.  Delle sensazioni in    P£w.v«   GENERALE. '*' t . "    § I. Definizione e classificazione delle .sensazioni in loro stesse  e in rapporto agli stimoli , p. 29 — § li. Rapporti fra la geu sa-  /ione e lo stimolo quanto all intensità e all’estensione: soglio e  <iifferensa;quantità negativa; stimolo, eccitazione, sensazione, p.31 —  § 111. So ggetti vità delle sensazioni: limite del principio delle energie  specifiche; moltiplicità di sensazioni per uno stesso stimolo, sen¬  sazioni di consenso. Le sinestesie. In che senso le sensazioni si  possono sostituire . p, 32 — § IV. L’ eccentricità non è, come la  spazialità, una proprietà primitiva delle sensazioni, p. 38 —  § V. Qualit à, intensità, t ono delle sensazioni. Irredncibilità delle  qualità. Lpgge di Weber sul rapporto tra la sensazione e lo sti¬  molo. La legge di Fechner,c eltica de lla medesima, p. 39 — § VI. Che  s‘ intende per tono delle sensazioni; rapporto tra la qualità e l’in¬  tensità delle sensazioni e il loro tono. p. 45.   CAPO II.   Le. sensazioni in particolare.   r % %   § I. Le sensazioni particolari si distinguono in piterne edjtf  terne. e le prime "in organiche 0 e muscolari" Le sensazioni orga¬  niche.'la coinestesia o senso vitale; le sensazioni organiche spe¬  ciali. norma li e patologiche, loro funzione biologica, loro tonalità,  loro dipendenza da stimoli periferici e da stimoli centrali e psi¬  chici, p. 48 — § li. Le s ensaz i oni musco lari; diverse teorie intorno  ad esse; si mostra che sono sensazioni centripete del movimento  eseguito, non dello stato organico del muscolo. Contenuto quali¬  tativo e tono delle sensazioni muscolari. Coinestesia, cinestesia e  cinestesi, p. 51.   <P   § III. Le sensazioni esterne; differenziazioue ed isolamento degli  organi relativi, il loro numero un fatto d'esperienza soltanto, p. 57 —    t              — 4S7 —   S IV. Il senso del tatto, sensazioni di contatto e sensazioni di  tamperàTuraT^SS^Tia ed altezza di stimolo per le sensazioni ter¬  miche: rapporti tra la sensibilità termica e la tattile. Sensazioni  di pressione, di c ontatto . di discriminazione locale. Teoria del  Weber intorno alla discriminazione; i segni locali. Le sensazioni  di forma, p. 58 - § V . 1 sensi chimici, loro carattere biologico;  mancanza di figurabili e quindi minore oggettività del loro conte¬  nuto. Il gusto, stimoli e condizioni di questo senso, varie specie di  sensazioni gustative. Loro fusione e rimemorabilità, penetrazione e  intensità. L’ olfatto, natura dello stimolo, penetrazione delle sen¬  sazioni olfattive,loro intensità e fusione, loro classificazione, e  scarso valore oggettivo, loro valore emotivo e rimemorativo. p.67.    § VI. L’ udito , stimoli delle sensazioni uditive. Qualità delle  sensazioni uditive, rumori e suoni. Percezioni spaziali dell’udito.  L'udito e il linguaggio, la musica. Altezza, intensità, timbio.  Armonia, melodia, ritmo, p. — § VII. La vista., stimoli delle  sensazioni visive, corpi luminosi, opachi, trasparenti. L'organo  visivo.Percezione di spazio e di forma; teorie empiriche e teorie  nativiste. Percezioni di luce e di colore. Colori tondamentali e  derivati, acromatismo. Somiglianze e deferenze tra la gamma dei  colori e la scala musicale. Contrasto successivo e contrasto si¬  multaneo. Luminosità proprie dei diversi colori . colori caldi e  freddi, saturi e non saturi, p. 90.    CAPO III.    Il sentimento sensiti    ivo ( -fcflt d thvsiittaxJ-   .V* * a f■* t * *    § I. Definizione del sentimento , piacere e dolore indefinibili e  di qualità opposta, soggettività dei sentimenti, finalità biologica  dei sentimenti sensitivi, loro differenza dalle sensazioni. Fisiologia  del piacere e del dolore. Dipendenza degli stati emotivi dai pre¬  sentativi, p. Ili — § IL II sentimento sensitivo e il sentimento  vitale 4 \\ punto neutro, p. 117 — § III. Dipendenza del sentimento  dallo stato del soggetto, dall’intensità dello stimolo, p. 121 —  § IV. Rapporti vari! dei sentimenti sensitivi con l'oggettività, la  frequenza, e la qualità delle sensazioni. Dimostrazione particola¬  ri raggiata del primo di questi rapporti, p. 123 § V. Sentimenti   sensitivi di natura estetica, loro dipendenza dalla forma delle sen-  j sazioni, armonia, euritmia, proporzione, p. 132.                -f<      J # 3     •> Jfw ^><1    - 488 -   CAPO IV.   s~ j—**«'■ u   L\ TEND5ì^U-B L’ISTINTO.   I *L_     § I. L’ azioni? riflessasue proprietà e differenze. Impulsività  delle sensazioni, legge di diffusione e legge di specificazione. La  tendenza, p. 134 — § II. Definizione della te nden za, sua dipendenza  dal sentimento che ne è causa; ten denze primitive e derivate; la  tendenza, come stato psichico per sè, è il prodotto dell’inibizio¬  ne, p. 137. § III. Carattere biologico della tendenza, legge di   riversione tra l’azion volontaria e la riflessa. S viluppo dell’att i¬  vi tà pratica mediante l’isolamento e la combinazione dei movi¬  menti. Differenza di s viluppo dell’attività prat ica nell’animale  e nell’uomo, e differenza di finalità. Funzione dell'imitazione in  tale sviluppo. L atti vità pratic a dir etta alle rappresentazioni,  forme dell'attenzione spontanea, p. 140 — § IV. L’istinto ; teorie  opposte sulla sua natura ed origine; teoria della lapsed intelli¬  gence (Romanes). Errori del Komaues circa la natura dei fattori  dell istinto, e circa il loro rapporto. Natura dell’esperienza che  è base dell istinto, 1 intelligema adattatine), suo carattere fram¬    mentario, sua meccanizzazione. L’istinto cpme uno sviluppo ol-  latepale deU’ attività pratica, senza continuità con le forme supe¬  riori, p. 144.    PARTE SECONDA   Le condizioni dello sviluppo psichico.   CAPO I.   L’ ATTENZIONE.   § 1. Natura dell attenzione; attenzione spontanea e attenzione  volontaria, specie della prima: attenzione esterna ed interna. Fe¬  nomeni fisici dell’attenzione, p. 135 — § II. Intermittenza e ritmi¬  cità dell’ attenzione, p. 159 — § 111. Attenzione e percezione, atten¬  zione e coscienza, p. 160 — § IV. Carattere emotivo dell’attenzione  spontanea, origine e sviluppo dell’attenzione nella serie animale,  P- *62 — § V. L’ attenzione d’esperienza: e le sue forme singolari              dell' attenzione aspettante, dell’ inversione delle imagini, e dell at  tenzione marginale, p. 164—§ VI. L’attenzione interna, p. 167.   CAPO II.   La memoria.   § I. Analisi del fatto della memoria, memoria organica e me¬  moria psicologica, loro riversione e sostituzione. Non ci è una  memoria come facoltà generale, ina un numero grande di memorie  particolari, p. 168 — § IL Condizioni della memoria, anomalie  mnemoniche, p. 17! — § 111. Stato primario e stato secondario  nella memoria, loro differenze, e loro rapporti, p. 174 — § IV. Svi¬  luppo della memoria, prova desunta dalle amnesie, p. 176  § V. La memoria psicologica e le sue leggi, p. 179 — § VI. La  collocazione nel tempo, p. 182.   CAPO 111.   L’ ABITUDINE.   Dell’abitudine dal punto di vista fisiologico e psichico,  p.183—§ li. Effetti dell’abitudine, l’attenzione e l’abitudine,  I' abitudine come educazione di tutte le funzioni psichiche, p. 184  § 111. L’abitudine e la volontà, p. 186.   PARTE TERZA   La psicologia della conoscenza.   CAPO 1.    L» PERCEZIONE.    § I. Natura della percezione, sua differenza dall’associazione:  la percezione come integrazione. Condizioni della percezione,. |per-  eezione ed appercezione^ Altre prove dell’integrazione percettiva,  p, igj)—§ IL Cause soggettive ed oggettive delle integrazioni  percettive, p. 196 — § 111. Misura del tempo della percezione,  equazione personale,[variazioni, percezione e sensazione, p. 198 —        — 490 —    § IV. Percezione sensitiva e percezione intellettiva, p. 200 —   § V. La percezione interna, p. 204 — § VI. Le illusioni percettive  e loro specie, p. 205 — § VII. Le allucinazioni, diverse ipotesi  sulle loro cause, p. 207.   CAPO II.   L’ ASSOCIAZIONE.   § I. Associazione e percezione, serie percettive e serie rappre¬  sentative, p. 209 — § II. Teorie intorno alla reviviscenza delle  rappresentazioni. Critica della teoria herbartiana, la teoria morfo¬  logica, p. 211 — § III. dell'associazione, p. 212 — § IV. Se   siano riducibili, p. 215 — § V. Condizioni prossime delle associa¬  zioni, p. 217 — § VI. Tempo di associazione, p. 224 — § VII. L’oblio,  p. 224 — § Vili. I sogni come fenome ni dell’associazione psic op ¬  a tica. Il son no. Diverse specie di sogni. Cause, p.jjgó — § IX. Rap¬  porto tra le cause positive e le negative dei sogni, la volontà nel  sogno. Sogni telepatici, p. 230.   CAPO Ili.   L’io.   § I. Associazione e coscienza, continuità e dinamismo delle serie  rappresentative, il pensiero delle cose e il pensiero dellMo. p. 232—   _,§ IL Varii significati della parola cosciente: la. fase irrelativa e   l’integrale oggettiva, p. 237 — § III. La.^u?cifenza \li sé (formale)  e 1' empirica o storica, elementi di quest’ ultima, pJ239 — § IV. (u-  deducibilità della coscienza di sè dall’associazione e dall’astra¬  zione, unità e continuità della coscienza di sè. p. 244 — § V. La_  coscienza dell’identità dell’io; funzióne della'memoria e dell’asso¬  ciazione, casi di coscienza doppia, p. 246 — § VI. La coscienza  di sè e l'astrazione come caratteri distintivi della psiche umana  dall’animale, p. 249.                 § I. L’astrazione, p. 250 — § II. Il concetto, p. 252 — § IH- U  giudizio, p. 255 —§ IV. Il principiod'identità come fondamento  del raziocinio, natura dell’identità logica e sua invenzione. Sin¬  tesi e analisi. L’intelligenza animale e l’umana. Il genio scien¬  tifico, p. 257 — § V. Dimostrazione del doppio procedimento del  raziocinio nel raziocinio quantitativo e nel qualitativo, p. 263  § VI. Le forme dell' intuizione e le categorie, p. 266 — § VII - Psi¬  cologia e linguistica: l’origine del linguaggio, p. 267—§ Vili. Rap¬  porto tra la parola e il pensiero, p. 271 - § IX. Azione reciproca  tra la parola e il pensiero. Natura logica della lingua: suo svi¬  luppo dal concreto all' astratto, p. 225.   CAPO V.    L’ IMAGINAZIONE.    § 1. Rapporto dell’imaginazione con l’intelligenza e con 1 asso¬  ciazione; l’imaginazione riproduttrice, p. 282 — § IL Rapporto del-  l’imaginazione con la sensibilità e col pensiero astratto, p. 284 —  3 HI. L’imaginazione artistica, sue funzioni, p. 287 — § IV. I,' una-  ginazione neiia scieuza^ p. 289 - § V. L’imaginazione nell’Arte:  momeuto realistico e momento idealistico. L’Arte e la Scienza,  p. 290.        CAPO li.    Relatività i>ei sentimenti.   § 1. La legge della relazione nel sentimento, p. 306 — § li-Il  sentimento e le altre funzioni psichiche, p. 310 — § III. L’ asso¬  ciazione e la memoria dei sentimenti, p. 318.   CAPO 111.   Affetti e passioni.'   § I. Gli affetti, p. 322 — § 11. Le passioni, p. 323.   CAPO IV.   Classificazione dei sentimenti.   § I. Metodo della classificazione; classificazione dello Spemi  e ilei Nahlosvski , p. 327 — § 11. La classificazione biologica e  genetica, e sua integrazione con la rappresentativa, p, 329 —  § 111. Passaggio dai sentimenti primitivi ai derivati, p. 334.   CAPO V.   1 SENTIMENTI MORVU.    § I. Le teorie intorno ai sentimenti morali, p. 338—§ II. Esame  della teorìa empirica; se il sentimento morale sia il riflesso delle  sanzioni esterne, p. 339 — § III. Impossibilità di spiegare con la  morale empirica il sacrifizio defini tivo, p. 344 — § IV. Erroi-'  logico della dottrina empirica, parte di verità che è in essa, p. 346 •   § V. La teoria razionalista; la direttrice psicologica e la socia ;;  la ragione e il sentimento, p. 348 — § VI. Classificazione ed a .a-  lisi dei sentimenti morali, p. 350 — § VII. La carità e la tu-  stizia, p. 354.             — 493 —    CAPO VI.   I sentimenti religiosi.   § 1. Natura del sentimento religioso, sua forma primitiva, di¬  rezione di sviluppo, p. 357 — § II- Il sentimento morale e il sen¬  timento religioso. Rapporto tra l’intelligenza, il sentimento e la  volontà nella religione , p. 359 — § HI. La forma superiore del  sentimento religioso, p. 362 — 8 IV. Le tre forme del sentimento  religioso, p. 364.   CAPO VII.   I SENTIMENTI ESTETICI.   § I. Il sentimento estetico e il sentimento del gioco , p. 367   II. I fattori del sentimento estetico. La simpatia estetica, p. 360—  § III. I fattori intellettuali. La verità in Arte. Idea e forma, p. 372.   CAPO Vili.   I SENTIMENTI INTELLETTUALI.   § I. Le origini dei sentimenti intellettuali ; la curiosità e il  dubbio pratico, p. 374 —-§ IL II sentimento intellettuale della  ricerca, e quello del possesso della verità, p. 377 — § III. Il sen¬  timento intellettuale e il sentimento di sé, p. 380.    APPENDICE   Dei sentimenti estetici in particolare.   1. Il sentiment o del bello ince nerale, p. 382 — § IL li sen¬  tii .ento della bellezza finita e le sue forme: la bellezza plastica,  il arioso, il drammatico, p. 383—§ IH- Il sentimento del su¬  blime, sua natura, sua forma; il sublime naturale, l’intellettuale,  il morale, p. 389 — § IV. Il sentimento del comico , sua natura,  suo rapporto col sentimento di sè e col sentimento della libertà.  Comicità ed umorismo, p. 392 — § V. Il sentimento della natura,         sue forme diverse nell' età antica e nella moderna. Perche è la  forma più evidente della catarsi estetica, p. 397.      La Psicologia della Volontà.    CAPO I.    Il desiderio e la. volontà.    § 1. Il desiderio, p. 405 — § li. Fenomeni intensivi del desi¬  derio. p. 407 —§ III. Le azioni volontarie nelle loro forme deri¬  vate e contingenti; elementi essenziali dell'atto volontario, p. 409 —  § IV. Il problema della causalità della volontà, p. 415.    CAPO 11.    Teoria della volontà.    § I. La teoria metafisica della Volontà, p. 418 — § li. La teoria  associazionista. p. 420 — § Ili. La volontà come facoltà del fine.    e dei valori razionali; la funzione d’inibizione come suo momenti    essenziale, p. 422 —§ IV. Il sentimento del conato volitivo, p. 426 —    § V. In che consistono e come sì producono l'inibizione e l’im¬    pulso, p. 429 — § VI. L’attenzione volontaria e le sue forme p&- K  tologiche. p. 433— § VII. La misura del tempo nelle volizioni, vj  p. 438. ]    APPENDICE.    Le malattie della Volontà, e l'ipnosi.    § I. L'aboulia e la forza irresistibile, il capriccio isterico, 1  p. 441 — § II. L’estasi, p. 443 — § III. Fenomeni sensitivo-rap-  presentativi, mnemonici, e volitivi dell'ipnosi; suoi gradi, p. 444 —   § IV. La suggestione normale e l’ipnotica; somiglianze e diffe¬  renze tra il sonno naturale e l’ipnosi: cause specifiche della sug¬    gestione ipuotiCa;*p. 449.                     — 495 —    CAPO III.    Temperamento e cvrattere.    § I. Natura del temperamento, suo rapporto col sentimento  vitale, sua dipendenza dall’eredità, p. 454 — § II. Il carattere,  sua natura, sua unità col temperamento, p. 456 — § III. La teoria  ippocratico-galenica dei temperamenti, e le sue interpretazioni  fisiologiche, p. 457 — § IV. La classificazione psicologica riunisce  il temperamento e il carattere: forme varie di essa, la classifica¬  zione del Ribot. p. 459 — § V. Della modificabilità del tempera¬  mento e del carattere, p. 463 — § VI. Forme patologiche, p. 465.    CAPO IV.    La volontà e le altre attività psichiche.   L’EDUCAZIONE DELLA VOLONTÀ.   § l. La Volontà e P inconscio, p. 467 — § II. Mezzi di azione  della volontà sull’ intelligenza : necessità della limitazione della  valutazione; forme patologiche, e forme estreme, ma normali, dì  questa limitazione, p. 471 - § III. Modi d’azione della volontà  sul sentimento, p. 476 — § IV. Azione delia volontà su sè stessa;  genesi della volontà comune, azione reciproca dellajiilpiUàindi-  viduale e della volontà comune, il costume, la/fm(fl*A.'   p p 7 g_§ V. Influenza della volontà iudividuajeV sulla vomW^   comune: l’educazione, la gerarchia, la dittature/<Qe sue du^rfiel  la militare e la morale, p. 483. I, * lO K ' al      ^47629  RIAssUNTOECONCLUSIONE. L’idea di giustizia comprende le eguaglianze ari¬  stoteliche, e il carattere imperativo e di necessità rilevati  dallo Stuart Mill; ma perchè sia ben compresa ha bisogno  di essere guardata in rapporto alla solidarietà morale,  dalla quale l’eguaglianza in cui consiste deve attingere la  norma. Se la giustizia si fa derivare dall’utilità sociale,  se ne assegna una derivazione che può spesso esser falsa,  (p. es. la necessità che taluno muoia pel popolo); e se si  oppongono la giustizia e la carità, si crea una scissura  nell’ordine morale, che toglie alla giustizia quel caldo sen¬  timento di simpatia che deve renderla operosa , e si fa  della carità qualche cosa che va oltre il dovere, e che può  essere anche ingiusta e nociva. Se della giustizia si fa  invece la sintesi, soggettiva e oggettiva, come virtù e come  norma, della libertà e della solidarietà, essa non solo oltre¬  passa la sfera del diritto, ma appare come la sintesi su¬  periore della moralità, come progressiva nella ragione    Digitized by    Google     — 167 —    stessa dei suoi due fondamenti. Che siano progressive la  libertà e la solidarietà è fatto indubitabile della storia  umana; la prima tende a ricomprendere tutti gli uomini  in un rapporto d’eguaglianza dal punto di vista morale; e  la seconda da questo stesso punto di vista, che è quello  del valore di fine che ogni persona morale ha in sè, tende  ad estendersi dalle opere alla persona come tale, a con¬  servarla, a promuoverla, anche quando soggiace all’avversa  fortuna e al dolore.   Noi concepiamo la giustizia come la forma dell’ unità  della libertà e della solidarietà già raggiunta dalla co¬  scienza morale; cioè come il giudizio della proporzionalità  degli utili agli sforzi, e della loro migliore ripartizione tra  gli sforzi individuali e i sociali, posto un minimum di  utilità spettante a ciascuno in forza del valore di fine che  ha la persona morale, e della solidarietà che stringe gli  uomini tra loro.    A chiarire questo concetto gioverà vederne T applicazione ad  uno dei problemi più gravi del tempo nostro, quello relativo alla  migliore distribuzione della ricchezza, che ha preso il nome di  giustizia sociale. Il Fouillée indica tre teorie intorno ad essa, la  individualistica degli economisti smithiani, la collettivista ed egua¬  litaria del socialismo , l’idealistica che cerca di con temperare i  diritti deirindividuo e quelli della società.   La teoria economica considera troppo il lavoro come merce, e  i lavoratori come cose o come macchine di produzione. Ma dal  punto di vista sociale e morale il lavoro rappresenta le energie  accumulate di esseri viventi, sensibili e consapevoli , tra i quali  ci è necessariamente la solidarietà che deriva dal fine comune e  dal lavoro comune. Di più questi esseri e queste energie sono  parte della società, e questa è una solidarietà più vasta che ab¬  braccia come abbiamo visto tutte le energie dello spirito. Nella  prima metà del secolo passato T individualismo economico ebbe  libero corso, e la merce lavoro fu considerata a parte dalla per¬  sonalità del lavoratore, e dalla solidarietà sociale. Il lavoro fu  sfruttato prevalendosi della concorrenza dei lavoratori, e fu sfrut¬  tato di più quello pagato meno, il lavoro delie donne e dei fan¬  ciulli; cosi Tingiustizia più aperta fu legge. La sorte dei lavora-    Digitized by    Google     — 168 —    tori fu abbandonata al meccanismo della concorrenza, alle leggi  che si dissero naturali, e la società si disinteressò della protezione  dei deboli. Pareva che pei seguaci di questa scuola la ricchezza  tosse tutto, l'uomo nulla. La legge di Malthus e il darwinismo  biologico fecero il resto sottomettendo la persona umana alla  concorrenza vitale, ed elevando la voluta giustizia della natura  a giustizia sociale. Della solidarietà sociale non si davano nessun  pensiero. Ma una società di esseri morali non ci è solo per la  produzione della ricchezza, e 1’ uomo è qualche cosa di più che  un accumulatore di capitale. La società umana sussiste per rea¬  lizzare l’ideale umano; P idea di giustizia è umana, e non può  quindi prendersene il modello dalla natura, perchè essa non esiste  nel senso morale se non è fondata sulla solidarietà.   Anche Peconomia collettivista inculca una giustizia che non è  quella dello spirito, ma quella della natura. Facendo della lotta  di classe una necessità sociale, e del trionfo della classe più nu¬  merosa e [più forte l'esito necessario di quella,cangia i termini  della lotta economica, non la natura; la lotta di classe non è meno  brutale della concorrenza, ed è pari o maggiore il disdegno delle  ideologie nei collettivisti e negli economisti smithiani. Se non che  1 primi non tengono conto che del solo lavoro materiale nella  produzione , e non badano che non ci è giustizia senza libertà*  Invece la parte del fattore sociale nella ricchezza, e specialmente  quella dovuta all'addizione di esso nel tempo è così grande, che  mal si potrebbe confonderla con quella che vi ha il lavoro mate¬  riale in un'epoca determinata. Basta riflettere all’importanza capi¬  tale che hanno le scoperte scientifiche in generale e le tecniche in  particolare nella produzione della ricchezza, per persuadersi che  la parte della mano d'opera è assai minore di quella che il col¬  lettivismo afferma. Questa parte sociale, ovvero buona parte di  essa è dovuta all’iniziativa individuale, alla forza individuale di  lavoro, e non sarebbe giusto di togliere ad esse quello che senza  di esse non sussisterebbe, e sopprimere lo stimolo che le fa ope¬  rare togliendo loro quello che producono. Anche solo nella pro¬  duzione della ricchezza non si può giustamente sopprimere V alea  a cui la potenza di lavoro individuale va incontro con una speciale  costituzione sociale. Poiché è impossibile sopprimere le disugua¬  glianze naturali, come la forza fisica e morale, la bellezza, il va¬  lore, il genio, così non si può prescindere dalla potenza individuale  di lavoro, perchè il prescinderne è contro la giustizia distributiva,    contro la libertà, e quindi contro il bene sociale. L'idea di giu-   Digitized by Google     — 169 —    stizia è la sintesi della libertà e della solidarietà e solo quella  forma di essa è vera, che non ripudia l’una per 1’ altra. Non si  può negare airindividuo la proprietà di quella parte di ricchezza,  che esso ha prodotto, più di quello che si possa negare a un po¬  polo la proprietà del territorio sul quale si esercitò per secoli il  suo lavoro trasformatore e creatore. Sotto questo rispetto la ne¬  gazione della proprietà individuale non sarebbe ingiustizia minore  dì quella di negare al popolo italiano o francese la proprietà  del territorio della patria in nome del diritto dei selvaggi bru¬  ciati dal sole tropicale, o di quelli agghiacciati dai geli delle  regioni circum-polari.   La giustizia, che accorda la libertà e la solidarietà, considera  il lavoro come una forza propria di un essere personale, che deve  essere padrone di se stesso. Quindi essa riconosce la libertà di  associazione e di resistenza dei lavoratori, riconosce ad essi il  diritto di trasportare dovunque la loro forza di lavoro, ed evita  che la libertà del lavoro sia manomessa con la schiavitù forzata  del lavoratore, qualunque forma questa possa assumere. D’altra  parte rassicurazione dagl’ infortunii, il riposo festivo, le ore di  lavoro, il divieto del lavoro notturno, la disciplina del lavoro  delle donne e dei fanciulli, e il riconoscimento infine del diritto  al lavoro , sono tutti atti di giustiziaci quali sostituiscono la  carità indeterminata e di pura coscienza che prima vigeva.   È in forza del principio della solidarietà che la società deve  oggi far profittare anche gli esclusi e i diseredati, dei beni stret¬  tamente necessarii alla sussistenza, e di quelli che sono inesau¬  ribili dall'uso/come i beni superiori dello spirito, la cultura.  1’ arte, la religione, È in forza dello stesso principio che la so¬  cietà deve evitare che il profitto individuale danneggi il sociale  in rapporto al futuro. La società deve conservare alle generazioni  che verranno i beneficii del passato, come la potenza di lavoro e  la sanità della razza, cosi dal punto di vista fisico che dal mo¬  rale. E rispetto al presente, il regolamento del lavoro non può  essere più quello di una volta, quando il lavoratore animato es¬  sendo la sola fonte del lavoro , e l’utensile un semplice organo  aggiuntivo dell’individuo, tutti i rapporti del contratto di lavoro  potevano essere abbandonati al regolamento privato. Oggi il la’  voro è collettivo, l’utensile si è trasformato in macchina, e la  forza di lavoro umana è diventata un accessorio della forza na¬  turale e meccanica resa dalla scienza strumento dei fini umani.    Digitized by LjOoq le     - 170 —    Il grande lavoro è oggi, pel numero e per la qualità, un* opera  sociale, e vuole quindi un regolamento sociale.   Se si considerano gli stadii dello sviluppo etico-sociale, il primo  è rappresentato da una giustizia nella quale prepondera l’elemento  della solidarietà, quindi la libertà individuale o non esiste, o è  in tutti i modi limitata dalla regola sociale. Diventati sempre  più complicati e più numerosi i rapporti sociali, si va necessa¬  riamente all* individualismo, e la giustizia s* identifica con la  libertà individuale. Nel terzo stadio, il grado di massima com¬  plicazione dei rapporti esige il loro regolamento sociale; ma questo  non deve dimenticare gl' interessi connessi con la libertà, e che  non sono più individuali che sociali. La giustizia, in questo terzo  stadio, è il contemperamento della libertà con la solidarietà, che  è anche il suo ideale.  Filippo Masci. Masci. Keywords: implicatura, critica della critica, criticismo, neo-criticismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Masci” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688334027/in/photolist-2mPYm4t-2mKw3hq-2mNaqUA-2mPrdWj-2mKwdUT

 

Grice e Masi – i peripatetici – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Grice: “Unlike Masi, I don’t think ontology has reached its end – il fine dell’ontologia” – Grice: “Masi has elaborated on the power of reason not from an Ariskantian perspective but from a Plathegelian one! – Masi: “Il potere della ragione: Eraclito, Platone, Hegel.” --  Grice: “It’s amazing Masi was implicating the same things as I was on S izz P and P hazz S; he even managed a coinage, ‘uni-equivocity’ – I love it!”. Figlio di Enrico Masi, generale dell'Esercito Italiano, e Leda Nutini. Ha compiuto i suoi studi a Bologna, conseguendo la maturità classica presso il liceo statale L. Galvani. Iscrittosi a Bologna, vi si laureò con lode  con una tesi sul diritto di famiglia negli Statuti Bolognesi. Assolse agli obblighi di leva e fu trattenuto alle armi in base alle disposizioni di emergenza del periodo. Congedato, riprese gli studi di filosofia a Bologna, dove conseguì la laurea con lode, discutendo co Battaglia la tesi, “Individuo, società, famiglia in Rosmini”. La tesi gli valse l'ammissione, con borsa di studio a Milano. Dopo il primo anno, fu richiamato alle armi nel periodo bellico. Ottenuto il congedo definitivo, insegna filosofia a Bologna. Participa ai principali convegni e congressi, come quelli del Centro Studi Filosofici di Gallarate, come attesta la sua collaborazione alla Enciclopedia filosofica quel Centro. Dona su collezione alla Pinacoteca comunale di Pieve di Cento. L'interesse storiografico che muove  Masi alla ricostruzione di Kierkegaard da un profondo e originale impegno teoretico, volto ad approfondire il concetto metafisico di "analogia", cui il discorso di Kierkegaard, come l'A. si propone di illustrare nel suo saggio, risulta fortemente legato. Sotto un profilo strettamente storiografico, il Masi approda, attraverso un'attenta rilettura delle "opere edificanti" di Kierkegaard, ad un'interpretazione che ridimensiona questo pensatore, scoraggiando molti luoghi comuni della critica.." (A. Baboline).  "Nel linguaggio filosofico contemporaneo l'aggettivo "platonico", riferito a una qualsiasi entità, vuole denotare l'immobilità a-storica, il suo permanere in un'assoluta identità con sé medesima al di sopra delle alterne vicende del divenire. Ciò deriva da una tradizione ermeneutica del platonismo. Uno degli aspetti più rilevanti del volume di Masi risiede appunto nello sforzo operato a de-mitizzare una tale ermeneutica... questa ricerca del Masi costituisce un lucido esempio di come oggi una filosofia, che si presenta spiritualistica e umanistica, sappia ripiegarsi a cogliere con consapevolezza trasparente e spregiudicata, le proprie radici alle fonti più vive della tradizione culturale dell'Occidente" (A. Babolin).  "Le zitelle è un libro divertente, curioso, strano. Il pregio maggiore di questo libro è di essere tutto su di uno stesso tema musicale.” Saggi:“Esistenza” (Bologna); “La verità” (Bologna); “La libertà,” Bologna, “Metafisica,” Milano, “La fine dell'ontologia,” Milano, “Disperazione e speranza. Saggio sulle categorie kierkegaardiane” (Padova, “Il potere della ragione,”  Padova, “Il problema aristotelico,” Bologna, “L'esistenzialismo,” “Grande antologia filosofica. Il pensiero contemporaneo,” Milano “Il pensiero ellenistico,” Bologna, “L'uni-equivocità dell'essere in Aristotele (Genova: Casa Editrice) – cf. Grice, “Aristotle on the multiplicity of being” -- Tilgher “Lo spiritualismo” antico. Il pensiero religioso egiziano classico, Bologna: Clueb, “Lo spiritualismo ellenistico.” La grande svolta del pensiero occidentale, Bologna: Clueb, Lo spiritualismo dalle origini a Calcedonia, Bologna: Clueb Origène o della riconciliazione universal, Bologna, “Lo spiritualismo Dalle Upanishad al Buddha, Bologna: Clueb Lo spirito magico. Saggi sul pensiero primitivo, Bologna: Clueb, Studi sul pensiero antico e dintorni, Bologna L'idea barocca. Lezioni sul pensiero del Seicento, Bologna: Clueb, Il concetto di cultura,  Bologna: Clueb, Commento al Timeo” (Bologna: Clueb); “Dell'eternità, e altri argomenti,’ Bologna: Clueb); “Penombre,” Torino: Casa Editrice A.B.C. S), “L'esile ombra, Torino: Casa Editrice A.B.C.  Le zitelle,  Milano: Todariana Editrice, Il cane cinese, Roma: Vincenzo Lo Faro Editore Il gatto siamese,  Roma: Vincenzo Lo Faro Editore. Il figlio dell'ufficiale, Marta, L'ultima estate, Firenze: Firenze Libri “La carriera di un libertino,”La dea bambina, Firenze: Firenze “Oltre le dune,” Firenze: Firenze Libri Le donne, Roma: Gabrieli); L'ignoto. Il sogno,  Firenze: L'Autore Libri, Tra le quinte del liceo. L'orologio a Pendolo, Firenze: L'Autore Libri, Il palloncino rosso e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri, La partenza, Firenze: L'Autore Libri Il sogno, Roma: Gabrieli Angelina e altri racconti, Firenze: L'Autore Libri La croce di Sant'Elpidio. Il cane cinese, Firenze Il lupo di Sestola, Firenze: L'Autore; Apollo e Dafne, Padova: L'Edicola Le stagioni e i giorni, Padova: L'Edicola, La tomba d'erba, Padova: L'Edicola Maremma tu, Milano: Todariana Editrice. Premio Montediana di poesia, A. Babolin, rec. a Disperazione e speranza, in "Riv. di Fil. Neosc.",  A. Babolin, rec. a il potere della ragione, in: "Riv. di Fil. Neosc.", F. Tombari, rec. a Le zitelle, Milano: Todariana Editrice  Nunzio Incardona. Giuseppe Masi --. Keywords uni-equivociat dell’essere in Aristotele. Giuseppe Masi. Masi. Keywords: i peripatetici, la carriera di un libertino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Masi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744527477/in/datetaken/

 

Grice e Massarenti – stramaledettamente implicaturale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Eboli). Filosofo. Grice: “His dictionary of non-common ideas I would give to Austin on his birthday; he would hate it! He was all for common lingo!” -- “I like Massarenti: he can be provocative. I like his study on what he calls a ‘neologissimo’ – and the idea of the pocket-philosopher! I know I’m one! On the other hand, he has written on ‘la buona logica,’ but isn’t ‘logica’ already a value-paradeigmatic expression? His study on god-damn logic is good – since that’s what I do, with my theory of implicature. To say, “My wife is in the kitchen or the bedroom” when I know where she is – and thus when I have truth-functional grounds to utter the stronger disjunct, it’s still goddamn logic – I haven’t lied! True but misleading – aka god-dman logic!” Responsabile del supplemento culturale Il Sole-24 Ore-Domenica, dove si occupa di storia e filosofia della scienza, filosofia morale e politica, etica applicata, e dove tiene la rubrica Filosofia minima.   Armando Massarenti vive a Milano, dove dirige il supplemento culturale Domenica de Il Sole 24 Ore. Scrive L'etica da applicare. Redatta il Manifesto di bioetica laica, che ha suscitato un vasto dibattito. È stato membro dell'Osservatorio di Bioetica della Fondazione Einaudi di Roma e dal  fa parte del Comitato etico della Fondazione Veronesi, presieduto da Giuliano Amato. Direttore della rivista Etica ed economia (Nemetria). Cura e introduce diversi volumi di argomento filosofico-scientifico, come “L'ingranaggio della libertà” (Liberi libri, Macerata), la “Storia dell'astronomia” di Leopardi (Vita Felice, Milano), “Rifare la filosofia di Dewey” (Donzelli, Roma).  Per Feltrinelli cura e introduce “Laicismo indiano” (Milano), una raccolta di saggi di Sen.  Cura il numero monografico della Rivista di Estetica dedicato al dibattito su analitici e continentali e, con Possenti, “Nichilismo, relativismo, verità. Un dibattito (Rubbettino, Soveria Mannelli). Cura la collana I Grandi Filosofi (trenta volumi sui protagonisti della storia del pensiero, da Socrate a Wittgenstein, per i quali anche scrive le prefazioni, confluite ne Il filosofo tascabile. In corso di pubblicazione una serie analoga dedicata ai grandi della scienza. Scrive “Il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima” per il quale gli sono stati conferiti il Premio Filosofico Castiglioncello  e il premio di saggistica "Città delle Rose. "Il lancio del nano” è anche oggetto di un esperimento didattico, promosso dalla Società Filosofica Italiana attraverso il quale viene proposto un metodo di motivare allo studio della filosofia e alla capacità di argomentare in proprio. Dal saggio è stato tratto anche uno spettacolo teatrale, per la regia di C. Longhi prodotto da Mimesis). Cura “Bi(bli)oetica. Istruzioni per l'uso (Einaudi), un dizionario di bio-etica sui generis, dal quale il regista L.Ronconi ha tratto l'omonimo spettacolo teatrale andato in scena a Torino, per il progetto Domani delle Olimpiadi. Scrive Staminalia. le cellule etiche e i nemici della ricerca, una ricostruzione del dibattito etico e scientifico sulla ricerca sulle staminali. Scrive Il filosofo tascabile. Dai presocratici a Wittgenstein. 44 ritratti per una storia del pensiero in miniatura. In contemporanea è uscito “Stramaledettamente logico. Esercizi filosofici su pellicola (Laterza, Roma-Bari) una raccolta di saggi su cinema e filosofia (di Roberto Casati, Achille Varzi) di cui ha scritto introduzione e saggio conclusivo. Insegna a Bologna, Lugano, Siena, Milano. Dirige per Mondadori la collana "Scienza e filosofia".  Fa parte delle giurie di due premi per la divulgazione scientifica: il Premio Giovanni Maria Pace, promosso dalla SISSA di Trieste, il Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica, legato al Campiello (Padova), e il premio Serono. È stato anche nella giuria del Premio del Giovedì "Marisa Rusconi", conferito ogni anno a Milano a un romanzo italiano opera prima.  Ha vinto diversi premi:  il Premio Dondi per la Storia della Scienza, delle tecniche e dell'Industria (Padova); n il Premio Voltolino per la divulgazione scientifica (Pisa); il Premio Mente e Cervello (Torino); il premio Capri, il premio Argil e il premio Capalbio; il Premio Città di Como. Altri saggi: “L'etica da applicare: una morale per prendere decisioni,” Milano, Il Sole-24 Ore libri, “Il lancio del nano” -- e altri esercizi di “filosofia minima,” Parma, Guanda); “Staminalia. “Le cellule” etiche e i nemici della ricerca, Parma, Guanda,  “Il filosofo tascabile” “dai presocratici a Wittgenstein”“ritratti per una storia del pensiero in miniatura,” Parma, Guanda, “Dizionario delle idee non comuni,”Parma, Guanda,.“Filosofia, sapere di non sapere: le domande che hanno caratterizzato lo sviluppo del pensiero” Firenze, Anna.“Perché pagare le tangenti è razionale ma non vi conviene” e altri saggi di etica politica, Parma, Guanda,.“Istruzioni per rendersi felici.”“Come il pensiero antico salverà gli spiriti moderni, Milano, Guanda,.“La buona logica.” Imparare a pensare, Milano, Cortina, “Metti l'amore sopra ogni cosa: una filosofia per stare bene con gl’altri” Milano, Mondadori, Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana su italia libri.net. tangenti e moralità, su filosofia rai. Armando Massarenti. Massarenti. Keywords: stramaledettamente logico, stramaledettamente implicaturale --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Massarenti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745577163/in/dateposted-public/

 

Grice e Massari – filosofia italiana – l’implicatura logistica di Petrarca e Boccaccio -- Luigi Speranza (Seminara). Filosofo. Bernardo Massari -- calabro -- Barlaam: -- Grice: “Should it be under B – Barlam, under Seminara, like Occam?”  Barlaam Calabro – di Calabria – Scrive di aritmetica, musica e acustica. E uno dei più convinti fautori della riunificazione fra le Chiese d'oriente e occidente. È considerato insieme ai suoi due allievi Leonzio Pilato e Boccaccio uno dei padri dell'Umanesimo. Studia in Galatro, Calabria. Pare che il suo successo come filosofo (un suo trattato sull'etica degli stoici è preservato) e ragione di gelosia da parte di N. Gregorio. Nell'ambito delle trattative per la ri-unificazione tra le due Chiese di Oriente e di Occidente, a lui venne affidata la difesa delle ragioni greche; in tale occasione sviluppa le sue critiche verso l'esicasmo e a sottolineare la differenza di valore tra la teologia scolastica e la contemplazione mistica. E protagonista di una violenta polemica contro i metodi ascetici e mistici di alcuni monaci dell'Athos e del loro sostenitore G. Palamas. Il dibattito divenne sempre più acceso fino a culminare in un concilio generale alla fine del quale venne costretto a sospendere ogni futuro attacco verso l'esicasmo. Epigrafe a Gerace, tutore di Petrarca e Boccaccio, inviato dall'imperatore Andronico III Paleologo in missione diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi per sollecitare le corti europee ad una crociata contro i turchi. In quell'occasione costrue delle relazioni e una rete di amicizie su cui puo fare conto quando, in seguito alla decisione conciliare, decise di aderire alla Chiesa d'Occidente. Ad Avignone conosce Petrarca, a cui iniziò ad insegna il greco. Petrarca si adoperò per fargli assegnare la diocesi di Gerace, così e nominato vescovo di Clemente. La bolla relativa alla sua elezione al vescovato di Gerace riporta, Monachus monasteri Sancti Heliae de Capasino Ordinis Sancti Basilii Militensis Diocesis, in sacerdotio constitutum. Tutore di Petrarca e Boccaccio che da un importante contributo, attraverso la riscoperta dei testi antichi, anche a tutto ciò che non molto tempo dopo svilupa il movimento umanista. È proprio Manetti il primo a menzionarlo nella sua biografia del Petrarca. Venne inviato in missione diplomatica da Clemente in un rinnovato tentativo ecumenico. Data la grande influenza di Palamas il tentativo, ancora una volta, si risolse in un insuccesso. Fa ritorno ad Avignone dove muore. Saggi: Si occupa anche di matematica lasciandoci una “Logistica” in cui spiega le regole di calcolo con interi, frazioni generiche e frazioni sessagesimali. D. Mandaglio, Barlaam Calabro: una vocazione unionista. C. Nanni Editore (Maggio). Salvatore Impellizzeri, Calabro, Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Silvio Giuseppe Mercati, Calabro, Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ratisbona. Simone Atomano. Barlaam Calabro di Seminara. BARLAAM Calabro. - Nacque a Seminara (Reggio di Calabria) sul finire del sec. XIII, probabilmente verso il 1290. Il nome Barlaam par che sia quello assunto in religione, ma non è documentato che il nome di battesimo fosse Bernardo, come si ripete sulle orme dell'Ughelli (Italia Sacra, IX, p. 395). Mancano notizie sulla sua formazione spirituale e culturale e sulla sua attività in Italia fino al suo passaggio a Bisanzio. La bolla di Clemente VI (Reg.Vat. 152, f. 161 v, ep. 72), che lo elevò al seggio episcopale di Gerace, ci informa soltanto che B. si preparò al monacato e al sacerdozio nel monastero basiliano di Sant'Elia di Capasino (Gàlatro), nella diocesi di Mileto. Certo è ormai, dopo gli studi recenti (Schirò, Jugie, Giannelli), che B. nacque e fu educato nella fede dissidente della Chiesa di Costantinopoli, cui molti continuavano ad aderire nell'Italia meridionale di quell'età, nonostante l'unione alla Chiesa cattolica proclamata dal concilio di Bari del 1098. È B. stesso a dirlo in uno degli opuscoli contro la processione dello Spirito Santo a Patre Filioque (punto fondamentale di dissenso tra le due Chiese: gli ortodossi credono che lo Spirito Santo proceda e Patre solo): "Tale è la mia fede e la mia religione riguardo alla Trinità, fede nella quale io fui allevato fin dall'infanzia e nella quale sono vissuto sin qui" (cod. Parisinus graecus 1218, sec. XV, f. 506 v). Problematica è invece la ricostruzione della sua formazione culturale. Appare infatti evidente che le conoscenze del monaco calabrese, le quali non si limitano a filosofi greci, quali Platone e Aristotele, ma si mostrano invece profonde anche riguardo al pensiero di Tommaso d'Aquino e agli ultimi sviluppi nominalistici della Scolastica occidentale, esorbitano dalla tradizione culturale dei monasteri italo-greci di Calabria e presuppongono contatti più o meno prolungati di B. con scuole filosofiche e teologiche dell'Italia meridionale e centrale.  Verso il 1328, quando il potere imperiale passò da Andronico II ad Andronico III, troviamo B. a Costantinopoli, dove egli era giunto dopo essersi trattenuto prima ad Arta, in Etolia, e a Tessalonica. Nella capitale bizantina incontrò il favore della corte: vi dominava allora Anna di Savoia, figlia di Amedeo V, sposata nel 1326 ad Andronico III, favorevole ai Latini e all'unione delle Chiese. Presto ottenne larga fama di dotto e di filosofo e divenne abate (igumeno) di uno dei più importanti conventi, quello di S. Salvatore. Si diffondevano a Bisanzio i suoi scritti di logica e di astronomia e il gran domestico Giovanni Cantacuzeno gli affidava una cattedra nell'università della capitale. Ma la sua fama crescente doveva presto urtarsi contro il tradizionale nazionalismo latinofobo dei Bizantini. Il primo scontro avvenne col più cospicuo rappresentante dell'umanesimo bizantino, Niceforo Gregoras, che teneva cattedra nel monastero di Cora. In una sfida accademica, che dovette aver luogo verso il 1331, i due dotti più in vista della capitale si trovarono di fronte a discuteresui campi più vari dello scibile, astronomia, grammatica, retorica, poetica, fisica, dialettica, logica. Di questa tenzone noi sappiamo soltanto attraverso un libello del Gregoras 02,OpiVrLO9 ~ 7rEpì GOCPL'2q (edito da A. Jahn, in Archiv für Philologie und Pddagogik, Supplementband, X [18441, pp. 485536). Il libello, una specie di dialogo mitico di imitazione platonica, o meglio lucianea, naturalmente tendenzioso, asserisce che l'agone si concluse con la completa sconfitta del dotto calabrese, che dimostrò di avere soltanto qualche conoscenza di fisica e di dialettica aristotelica e una certa superficiale infarinatura di logica. Ma nella persona di B., Niceforo Gregoras vuol mettere in ridicolo tutta la scienza occidentale limitata a poche nozioni aristoteliche e del tutto ignara di matematica, fisica e astronomia, scienze in grande onore allora a Bisanzio. Secondo il Gregoras, inoltre, in seguito a questa sconfitta, B. avrebbe abbandonato Costantinopoli per rifugiarsi a Tessalonica. Par più probabile invece che egli facesse la spola tra i due massimi centri culturali dell'impero. A Tessalonica comunque il suo insegnamento continuava con successo e tra i suoi allievi si contavano personalità di spicco come Gregorio Acindino, Nilo Cavasila, Demetrio Cidone.  Ma nemmeno presso la corte e gli ambienti ecclesiastici della capitale il prestigio di B. dovette subire un offuscamento, se proprio lui fu scelto dal patriarca Giovanni Caleca, come portavoce della Chiesa ortodossa, quando giunsero a Bisanzio, al principio del 1334, i due domenicani Francesco da Camerino, arcivescovo di Vosprum (Ker~-'), e Riccardo, vescovo di Cherson, incaricati dal papa Giovanni XXII di rimuovere gli ostacoli dottrinali che si frapponevano alla riconciliazione delle Chiese.  La discussione tra i prelati latini e il monaco calabrese si svolse ad un alto livello teologico-filosofico. B. cercava di abbattere la barriera dogmatica della processione dello Spirito Santo ricorrendo a un tipico argomento nominalistico: egli si opponeva alla pretesa di poter conoscere Dio e di poter dimostrare apoditticamente le cose divine. Ora, se Dio èinconoscibile, che valore potevano avere discussioni sulla processione dello Spirito Santo basate sui sillogismi apodittici? Sia i Latini, sia i Greci, quindi, in questioni di questo genere non potevano rifarsi che ai Padri della Chiesa, la cui fonte di scienza è la rivelazione e l'illuminazione divina. Ma poiché i Padri non sono sufficientemente espliciti riguardo alla processione dello Spirito Santo, non restava che assegnare alle divergenti dottrine un posto nelle opinioni teologiche particolari, senza fame un ostacolo per l'unione.  La posizione di B. è in netto contrasto col realismo di s. Tommaso, assunto quale atteggiamento ufficiale dalla teologia cattolica: essa si inserisce chiaramente nel movimento volontaristico contemporaneo a B., che ebbe i suoi maggiori rappresentanti in Duns Scoto e in Guglielmo d'Occam, teso a porre un netto confine di separazione tra i campi della ragione e della fede. Non è un caso che B. avesse consacrato il suo insegnamento universitario dalla cattedra di Costantinopoli all'esegesi dello Pseudo-Dionigi l'Areopagita, il rappresentante più coerente della dottrina "apofatica", della inconoscibilità, cioè, del divino, la cui autorità era riconosciuta in Oriente e in Occidente.  Le trattative non approdarono a nulla: le tesi di B. difficilmente potevano essere accettate dai legati latini, esponenti dell'ordine stesso cui apparteneva anche s. Tommaso e inviati dal papa Giovanni XXII, che, elevando agli onori dell'altare Tommaso, aveva fatto propria della Chiesa di Roma la sua dottrina.  Ma l'agnosticismo nominalistico di B. doveva anche urtare le concezioni mistiche bizantine, rappresentate allora specialmente dal monachesimo atonita. A campione di tale misticismo si ergeva Gregorio Palamas, un monaco dell'Athos, che aveva già scritto due Discorsi apodittici contro la processione dello Spirito Santo Filioque. Egli attaccava il metodo di discussione tenuto dal calabrese dinanzi ai legati latini, dichiarando perfettamente dimostrabile la posizione ortodossa in virtù della grazia illuminante che al cristiano discende dall'incamazione, per cui la conoscenza soprannaturale è eminentemente reale, più di qualunque conoscenza filosofica.  Intanto B. veniva a conoscenza delle pratiche mistiche dei monaci atoniti, che si isolavano per abbandonarsi ad una quiete contemplativa Tali pratiche consistevano nel ripetere indefinitamente la preghiera: "Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me!", trattenendo il fiato, col mento appoggiato al petto e guardando l'ombelico, fino a raggiungere la visione corporea della luce divina vista dagli Apostoli sul Tabor, nel giorno della trasfigurazione. Questa concezione psico-fisica della divinità e, soprattutto, il metodo di preghiera degli esicasti (così si chiamavano i seguaci di tal metodo) provocarono gli attacchi ironici di B., che vedeva nell'esicasmo una grossolana superstizione, i cui seguaci designò con lo sprezzante appellativo di ??? (umbilicanimi). Ma la controversia ben presto si allargò sul piano filosofico-teologico. B., coerentemente alla sua formazione nominalistica, non poteva ammettere contaminazione tra il divino e l'umano, tra l'etemo e il temporale. La luce del Tabor, per esser vista nell'ascesi, dovrebbe essere etema e coincidere con la divinità stessa, che sola è eterna e immutabile. Ma poiché la divinità è invisibile, invisibile è anche la luce taborica. Gregorio Palamas oppose una sottile dottrina emanazionistica di derivazione neoplatonica, che distingueva una sostanza divina trascendente (oùaía) e delle energie divine (gvp-'pyztcxt o Suváp.rLq), operazioni eterne di Dio, che per esse agisce nel mondo degli uomini. E appunto la luce taborica visibile agli asceti, come l'amore, la sapienza e la grazia di Dio, è una energia divina operante come intermediaria tra Dio e gli uomini, un ponte tra l'etemo e il transeunte.  Tra le due opposte tesi non poteva essere accordo. La controversia filosoficoteologica ebbe anche implicazioni politiche, come sempre avveniva a Bisanzio. B. allora mosse accusa di eresia contro il Palamas dinanzi al patriarca Giovanni Caleca, presentando il suo scritto Kwrà MoccrcrocXtocvCùv (Contro i Massaliani) in cui la dottrina del Palamas veniva assimilata a precedenti eresie. Il Palamas riuscì a ottenere una dichiarazione, favorevole alla fede esicasta, sottoscritta dai monaci più importanti dell'Athos ('0 &ytopsvrtxòq -ró[Log), mentre il patriarcato e il governo imperiale, pur non favorevoli al palamismo, preoccupati com'erano di mantenere la pace religiosa tra i pericoli incombenti dall'estemo, desideravano evitare una controversia dogmatica e cercavano di far giungere le due opposte parti a una conciliazione. Si giunse così alla riunione di un concilio in Santa Sofia, il 10 giugno 1341, presieduto dall'imperatore Andronico III in persona. La sera dello stesso giorno il concilio si chiudeva con un discorso dell'imperatore che celebrava la riconciliazione generale. Ma in realtà fu il Palamas a trionfare: la dottrina di B. venne formalmente condannata e il monaco calabrese dovette fare pubblica ammenda agli esicasti e promettere di non dar loro più molestia. Il patriarca pubblicava un'encicláca con cui condannava "ciò che il monaco B. aveva detto contro i santi esicasti" e imponeva a tutti gli abitanti di Costantinopoli e delle altre città di consegnare alle autorità gli scritti di B. perché fossero pubblicamente distrutti. Questa scottante umiliazione e la morte di Andronico III, avvenuta subito dopo, il 15 giugno 1341, indussero B. a lasciare Costantinopoli e a ritornare in Occidente.  A tal decisione forse non erano state estranee le impressioni riportate nel viaggio in Occidente, fatto nel 1339, e le conoscenze che aveva avuto occasione di fare (forse aveva conosciuto anche il Petrarca). Nel vivo della lotta esicasta, B. era stato richiamato da Andronico III, da Tessalonica, per un'importante missione diplomatica. Urgeva che l'Occidente facesse una spedizione per allontanare da Costantinopoli l'avanzata dei Turchi ottomani. Pare che allora B. avesse preparato un nuovo progetto di unione, che aveva sottoposto al sinodo di Costantinopoli, in cui ribadiva le posizioni teologiche che aveva sostenuto cinque anni prima, nelle discussioni coi legati latini del papa. Il progetto non dovette soddisfare il sinodo e d'altra parte un senso realistico della situazione politica doveva consigliare di evitare lunghe quanto inutili dispute teologiche. B. accompagnato da un esperto militare, il veneziano Stefano Dandolo, si era recato presso Roberto d'Angiò e Filippo VI di Valois per chiedere aiuti militari dal Regno di Napoli e dalla Francia, e infine presso la Curia di Avignone per ottenere il consenso papale alla crociata. Al papa aveva presentato dei memoriali in cui, facendo presenti i pericoli che sovrastavano alla cristianità tutta per l'incombenza della minaccia turca, chiedeva che i Latini, mettendo da parte i tradizionali odi, mandassero subito aiuti in Oriente per la guerra contro gli infedeli; dopo, ottenuta la vittoria, si sarebbe riunito un concilio ecumenico che avrebbe trattato dell'unione. La missione di B. era fallita sia perché il papa pretendeva la realizzazione dell'unione prima di affrontare uno sforzo militare, sia perché le condizioni politiche dell'Occidente (relazioni tese tra Filippo VI ed Edoardo III d'Inghilterra) difficilmente avrebbero permesso l'organizzazione di una crociata.  B. tornò in Calabria nel luglio 1341 e prosegui il suo viaggio fino a Napoli, dove aiutò, per la parte greca, l'umanista Paolo da Perugia nella compilazione della sua opera sulla mitologia dei pagani (Collectiones) e nell'ordinamento dei manoscritti greci della libreria angioina, che era in rapida espansione. Poi, nell'agosto, passò alla Curia avignonese, dove a Benedetto XII era successo Clemente VI, e vi restò fino al novembre del 1342. In questo periodo egli si legò di amicizia col Petrarca, a cui insegnò i primi rudimenti di greco, da lui acquistando familiarità con la lingua latina, nella quale, per la sua educazione prevalentemente greca e per la lunga dimora in Oriente, provava difficoltà ad esprimersi (Petrarca, Famil., I. XVIII, ep. 2). Allora passò anche alla fede cattolica e fu utilizzato dalla Curia per un insegnamento di greco, fino a che, pare per intercessione del Petrarca, non fu elevato al seggio episcopale di Gerace e consacrato dal cardinal Bertrando del Poggetto, il 2 ott. 1342. Oscuri e duri furono gli anni dell'episcopato nella piccola diocesi calabrese a causa di aspre dispute con la curia metropolitana di Reggio.  Ma nel 1346 gli veniva affidata la sua ultima missione diplomatica, questa volta da parte di Clemente VI, per condurre trattative unioniste con l'imperatrice Anna di Savoia, reggente l'impero di Bisanzio in nome del figlio Giovanni V. La situazione a Bisanzio rendeva però ogni trattativa impossibile. Il 2 febbr. 1347 un sinodo aveva deposto il patriarca Giovanni Caleca, divenuto avversario dichiarato del movimento esicasta, in conseguenza dell'evoluzione della situazione politica dopo la morte di Andronico III (nel 1343 aveva fatto arrestare il Palamas e l'anno successivo aveva fatto pronunciare contro di lui la scomunica da un sinodo patriarcale), e aveva confermato la condanna di Barlaam. La stessa sera Giovanni Cantacuzeno, favorevole agli esicasti, entrava nella capitale e costringeva Anna ad accoglierlo come coimperatore accanto al figlio. A B., considerato eresiarca, non restava che la via del ritorno, per lasciare ad altri la ripresa delle trattative. Rientrò ad Avignone verso la primavera del 1347 e quasi certamente vi rimase fino alla morte che avvenne al primi di giugno del 1348. Infatti la bolla di nomina del suo successore, Simone Atumano, nella sede episcopale di Gerace è del 23 giugno di quell'anno e afferma come recente la morte di Barlaam. (Archivio segreto vaticano, Reg. Clem. VI, a. VII, vol. 188, f- 31 v).  B. scrisse molto. Quantunque una parte della sua opera sia andata perduta, tuttavia si conservano ancora di lui un buon numero di opuscoli di vario contenuto, in genere brevi, ma densi di pensiero. La maggior parte di essi sono ancora inediti. Un elenco coi titoli e gli incipit si trova in Fabricius, Bibliotheca Graeca, XI,Hamburgi 1808, pp. 462-470 (riprodotto in Migne, Patr. Graeca, CLI, coll. 1247-1256). I più numerosi sono quelli di carattere teologico e riguardano l'attività unionista del monaco calabrese: 3 contro la processione dello Spirito Santo Filioque, e sul primato del papa. Tali opuscoli si trovano in un gran numero di manoscritti. Ne contiene 20 (escluso uno sul primato del papa) il cod. Parisinus 1278 del sec. XV (ff. 30 r-167 v). Di essi uno solo sul primato dei papa, è stato pubblicato prima da Giovanni Luyd, con traduzione latina, Oxford 1592, e poi dal Salmasius, in greco, Hannover 1608 (riprodotto in Migne, Patr. Graeca, CLI, Coll. 1255-1280).  Due discorsi greci sull'unione delle Chiese sono stati pubblicati e illustrati da C. Giannelli, Un progetto di Barlaam Calabro Per l'unione delle chiese, in Miscellanea Giovanni Mercati, III, Città del Vaticano 1946, pp. 157-208. Il primo di essi contiene il progetto di unione elaborato da B. prima della sua missione diplomatica ad Avignone del 1339 e presentato al sinodo di Costantinopoli; il secondo, pronunciato probabilmente dinanzi al sinodo stesso, doveva illustrare il progetto contenuto nel primo. Di tenore diverso sono tuttavia i due discorsi latini recitati, o piuttosto presentati in forma di memoriali, in quell'occasione, al pontefice Benedetto XII. Essi furono editi per la prima volta da L. Allacci, De Ecclesiae Occidentalis atque Orientalis perpetua consensione...,Coloniae Agrippinae 1648, coll. 789-794 e 796-798, donde furono riprodotti dal Migne, Patr. Graeca, CLI, coll. 1332-1337, 1338-1340, e poi dal Raynaldi, Annales Ecclesiastici, ad an. 1339. Alla sua attività apologetica in favore della Chiesa cattolica svolta dopo la conversione si riferiscono varie lettere ed opuscoli, di cui cinque, in latino, si trovano in Migne, Patr.Graeca, C LI, coll. 1255-1330.  Poco ci resta degli scritti contro gli esicasti, che furono condannati alla distruzione, dopo il concilio del 1341, dalla enciclica del patriarca Giovanni Caleta (Synodicae Constitutiones, XXII, in Migne, Patr.Graeca,CLII, COI. 1241). L'opera principale, più volte rimaneggiata, che portava il titolo KotTà Mocaaa?,tocvi""v (Contro i Massaliani) da un'antìca setta ereticale a cui B. polemicamente assimilava gli esicasti, ci è nota soltanto attraverso le citazioni degli avversari. Di notevole importanza sono quindi le otto lettere pubblicate con ampia introduzione da G. Schirò: Barlaam Calabro, Epistole greche. I primordi episodici e dottrinari delle lotte esicaste, Palermo 1954, che rivelano i primi sviluppi della controversia.  Ma se più nota è l'attività teologica di B., di non minore importanza, anche se finora meno studiata, è quella filosofica e scientifica. Nell'operetta latina in due libri, Ethica secundum Stoicos ex pluribus voluminibus eorumdem Stoicorum sub compendio composita,edita per la prima volta da P. Canisius, Ingolstadt 1604, riprodotta in Migne, Patr. Graeca,CLI, coll. 1341-1364, B. dà una chiara esposizione della morale stoica e mostra ampia conoscenza di Platone. Inedita è ancora un'altra opera di carattere fìlosofico, Le soluzioni dei dubbi proposti da Giorgio Lapita (A~astq siq T&q è7rsvsy,0d'aocq ocù-ré,-,) &7rop(otq 7rocpì ro,3 ]Pe,)pytou roú Aa7r'tOou, contenuta in vari codici, di cui il più noto il Vatic.Graer.1110 (sec. XIV), ff. 80-94 v.  Di matematica trattano l'Arithmetica demonstratio eorum quae in secundo libro elementorum sunt in lineis et figuris planis demonstrata,corfimentario al secondo libro di Euclide, edito nell'euclide di C. Dasypodius con traduzione latina, Argentorati 1564, e riprodotto, nel solo testo greco, nell'edizione di Euclide curata dallo Heiberg, V, Lipsiae (Teubner) 1888, pp. 725-738; e la Aoytcr-rtx~ sive arithmeticae, algebricae libri VI, edita per la prima volta,dallo stesso Dasypodius con traduzione latina, Argentorati 15 72, e poi, con un commento, da Jo. Chamberus, Logistica nunc primum latine reddita et scholiis illustrata, Parisiis 1600, trattato di calcolo con frazioni ordinarie e sessagesimali con applicazioni all'astronomia.  Inedite sono due opere di astronomia: un commentario alla teoria dell'ecclissi solare dell'ahnagesto tolemaico, contenuto in parecchi manoscritti, in duplice redazione, e una regola per la datazione della Pasqua.  B. si occupò anche di acustica e di musica. Abbiamo di lui la confutazione al rifacimento degli 'AptovLx& tolemaici di Niceforo Gregoras, pubblicata da J. Franz, De musicis graecis commentatio, Berlin 1840.  Difficile è esprimere un giudizio preciso che illumini di piena luce la personalità di B., sia perché moltissimi dei suoi scritti sono ancora inediti, sia perché l'attenzione degli studiosi si è concentrata particolarmente sulla sua attività teologica e diplomatica, che fu occasionale, lasciando nell'ombra la sua opera di filosofo, di scienziato e di umanista, che rispondeva alla sua vera vocazione.  Sufficientemente chiara è ormai la posizione del monaco calabrese verso le due Chiese: egli fu sincero credente nella fede ortodossa fino a quando non passò al cattolicesimo, ad Avignone, in seguito alla condanna espressa dal concilio del 1341. E fu sincero unionista, anche se le sue posizioni teologico-filosofiche non dovevano contribuire alla chiarificazione dei rapporti tra le due Chiese.  A Bisanzio portò lo spirito nuovo delle più avanzate speculazioni filosofiche dell'Occidente, che preludevano all'umanesimo e alla Rinascita. Non facilmente valutabile è invece il peso che egli ebbe nell'introduzione del greco nel mondo occidentale. Certo è che, oltre alle sue lezioni avignonesi, iniziò alla cultura ellenica Paolo da Perugia e il Petrarca.  I suoi interessi per matematica, astronomia, fisica e musica, oltre che per teologia e filosofia, gli assegnano un posto eminente nella storia della cultura e lo fanno apparire uno degli spiriti più versatili della sua età.   Fonti e Bibl.: N. Gregoras, Byzantina Historia, a cura di L. Schopen, I. XI, c. 10, in Corpus scriptorum historiae Byzantinae, XXX, Bormae 1829, pp. 555-559; 1. XVIII, C. 7, C. 8, ibid., XXXI, ibid. 1830, pp. 901, 905-907; 1. XIX, c: 1, ibid., pp. 909-935; G. Cantacuzeno, Historiartum libri, a cura di L. Schopen, I. Il, capp. 39-40, ibid., XX, ibid. 1828, pp. 543-556; 'AYLOQEVILZò1; Tó~10(; in Migne, Patr. Graeca, CL, coll. 1225-1236; Filoteo, Gregorii Palamae encomium, ibid., CLI, coll. 551-656; Id., Contra Gregoram, XII, ibid., coll.1109 s.; i:uvobL>còg rópo; (Atti dei concilio del 1341), ibid., coll. 679-692; Bénolt XII, Lettres closes, patentes... se rapportant à la France, a cura di G. Daumet, Paris 1920, p. 383, nn. 633-634; D. Taccone-Gallucci, Regesti dei romani pontefici per le chiese della Calabria, Roma, 1902, pp. 202 s., n. 161; K. H. Schaefer, Die Ausgaben der apostolischen Kammern unter Benedikt XII, Klemens VI und Innocenz VI (1335-1362), Paderborn 1914, pp. 91, 138, 157, 198; F. Petrarca, Famil., I.XVIII, ep. 2, a cura di V. Rossi, III, Firenze 1937, pp. 276 s.; I. XXIV, ep. 12, a cura di V. Rossi, IV, Firenze 1942, p. 262; G. Boccaccio, Genealogia deorum gentilium, I XV, a cura di V. Romano, Bari 1951, p. 761; G. Mandalari, Fra Barlaamo Calabrese, maestro del Petrarca, Roma 1888; J. Gay, Le Pape Clément VI et les affaires d'Orient, Paris S F. 1904, pp. 115 s. Lo Parco, Petrarca e B., Reggio Calabria 1905; Id., Gli ultimi oscuri anni di B. e la verità storica sullo studio del greco di F. Petrarca, Napoli 1910; G. Gentile, Le traduzioni medievali di Platone e F. Petrarca, in Studi sul Rinascimento, Firenze 1936, pp. 23-83; M. jugie, Barlaam de Seminaria, in Dict.d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, coll.817834; Id., Barlaam est-il né catholique?, in Echos d'Orient,XXXIX (1940), pp. 100-125; G. Schirò, Un documento inedito sulla fede di B. C., in Arch.stor. per la Calabria e la Lucania, VIII (1938), pp. 155-166; G. Sarton, Introduction to the history of science, III, Baltimore 1947, pp. 583-587; R. Weiss, The Greek culture of South Italy in the later MiddIe Ages, in Proceedings of the British Acadetny, XXXVII (1951), pp. 45-47; J. Meyendorff, Les débuts de la controverse hésychaste,in Byzantion, XXIII (1953), pp. 83-120; Id., L'origine de la controverse palamite: la première lettre de Palamas à Akindynos, in OEoloyca, XXV (1954), pp. 602-613; XXVI (1955), pp. 77-90; Id., Un mauvais théologien de l'Unité: Barlaam le Calabrais, in L'Eglise et les Eglises. Etudes et travaux offerts à Dom Lambert Beauduin, II, Chévetogne 1955, pp. 4764; Id., Introduction à l'étude de Grégoire Palamas, Paris 1959, pp. 65-95; Id., St. Grégoire Palamas et la mystique ortodoxe, Paris 1959, pp. 88-100; C. Giannelli, Francesco Petrarca o un altro Francesco, e quale, il destinatario del "De Primatu Papae" di Barlaam Calabro?, in Studi in onore di G. Funaioli, Roma 1955, pp. 83-97; K. M. Setton, The Byzantine background to the Italian Renaissance, in The Proceedings of the American Philosophical Society, C,1 (1956), pp. 40-45; R. J. Loenertz, Note sur la correspondance de Barlaam, évéque de Gerace, avec ses amis de Grèce, in Orientalia Christ. Periodica, XXXIII (1957), pp. 201 s.; H. G. Beck, Kirche und theologische Literatur im byzantinischen Reich, München 1959, pp. 717-719; C. Schmitt, Un pape réformateur... Bénoft XII, Quaracchi-Florence 1959, p. 320, n. 2; A. Pertusi. La scoperta di Euripide nel primo Umanesimo, in Italia Medievale e Umanistica, III (1960), pp. 104-111.

 

 

 

 

Bernardo Massari. Massari. Keywords: implicatura, logistica. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744498707/in/datetaken/

 

Grice e Mastri – implicatura – filosofia italiana – Luigi  Speranza (Meldola). Filosofo.– Grice: “One interesting fascinating bit about Mastri’s ‘Institutiones logicae’ is tha it starts with a little ABC!” Grice: “Mastri has a chapter on fallacies, too, which is fascinating!” -- Grice: “I love Mastri – of course at Oxford, if they do history of logic, they’ll focus on Occam – Axe Kneale!” Grice: “But Mastri explored quite a bit the square of opposition, and modal, too – what he says about nomen, verbum, propositio, copula, ‘regulae’ for reasoning, and so forth, is all relevant – especially seeing that his “Institutiones logicae” is just one of his outputs: he made intensive commentaries on Aristotle’s whole organon, and more importantly, also his metaphysics and his theory of the soul – so Mastri certainly knows what he is talking about!” -- Grice: “He was a logician, and so, according to the Bartlett, am I!”Saggi: “Disputationes physicorum Aristotelis” (Grignano, Roma); “Disputationes in organum Aristotelis” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in de coelo et metheoris” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in de generatione et corruptione” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in Aristotelis stagiritæ de anima” (Ginamo, Venezia); “Disputationes in Aristotelis stagiritæ libros physicorum” (Ginamo, Venezia); “Institutiones logicæ quas vulgo summulas vel logicam parvam, nuncupant” (Ginammo, Venezia); ““Disputationes in Aristotelis stagiritæ meta-physicorum” (Ginammo, Venezia); ““Scotus et scotistæ Bellutus et Mastrius expurgati a probrosis querelis ferchianis” (Succius, Ferrara);  “Disputationes theologicæ in Sententiarum” (Hertz, Storto, Valvasenso, Venezia); “Theologia moralis ad mentem dd. Seraphici et Subtilis concinnata” (Herz, Venezia); “Theologia moralis” (Milano, Mansutti), “Philosophiae ad mentem Scoti” (Pezzana, Venezia);  Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M. Forlivesi, Scotistarum princeps. Mastri e il suo tempo, Centro Studi Antoniani, Padova,  M. Forlivesi,  Mastri da Meldola,  riformatore degl’imperfetti, Meldola, M. Forlivesi, "Rem in seipsa cernere" (Poligrafo, Padova); T. Ossanna,Mastri conv. Teologo dell'incarnazione, Miscellanea Francescana, Roma Mansutti, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, M. Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa, Hermann Busenbaum Bonaventura Belluto Giovanni Duns Scoto. Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.   bumfignificarederiuatumeft. > > 4 > > > CA PVT II. quopatetfignumdicereordinem ,&adpotentiam cognoscentein Sedadhucdubiuinestdenominibusipfissubstantiuisfolitarie cuirepræsentat,&adremsignificatam,quamreprælentat:Diui sumptis;&extrapropositionemspoflintnedicitermini,nam diturporròfignuminforinale, 3 > 2 2 > > cutlycurreresubiecti,atqueitavtverbahabererationemtermi- plicabimus. ni.Refp.currere,& moueri effeverbatantum grammaticaliter atapudlogicumæquiualentnominibus cursus,& motus,vndeapud . 2 Dubium tamen estde aduerbijs, coniunctionibus,fignis quan titatis;vtomnis,aliquis&c.cafibusobliquis,&fimilibus,an rationem terminisubirepossintetiaminsecundaacceptione:Af De Terminorummultiplicitaterationefignificationis, X varijscapitibusfolentterminimultiplicari,& variæeo t rumdiuisionesatlignari,exparteniiniruinsignificationis, actufungaturmuneresubiecti,&prædicati,fediufficitaptitudo, vtadtaleinunuspossitassumi,&noneamhabeat'repugnantiam quæ reperitur in aduerbijs , conjunctionibus , & fimilibus mensubstantiuumextrapropofitionemdiceturterminusnonineo 3QuoadalteramquxsitipartemTerminusvniuersiinsumptusdi- uiditurininentalem,vocalein;&fcriptum vtnotat Tatar. tract.7.defuppofitionibuscomm.1.$.Secundosciendum,quædi- uisiolumiturextriplicipropositionuingenere;hæceniinpropo- inalteriuscognitionemvenire,vtimagorespectuCælaris,velt giumrelpectuferætranfeuntis;quadecaulaScotus2.d.3.quæft.9. & q u o l . 1 4, h o c f e c u n d u i n s i g n u m a p p e l l a t m e d i u m c o g n i t u m , q u i a vcducatincognitionem fignati,priuspetitiplumcognolci , il proprièdiciturfignum,&definiturabAuguft.citat,ea tamen definitioetiamformaliconueniet,fiprimaparsdeinatur, & di caturfignumefe,quodfacitnosinalteriusreicognitionem venire.Hæctamenfignidefcriptio,quamuisfitabAuguit,tra ParsPrimaInffit.Tract.I1. Cap.1. elfobiectum ipsiusformalispropositionismentatis, & intticuiturin HasauteintermiņiproprièfumptidefinitionesitàexplicatTatar. elepropofitionisobiectivapeream ,tanquam performamextrin vtfensussitterminumeleidsinquodtanquaminextremumpropo- secam,itaquepropofitio.mentalisînhocsensu,"nimirumob fitiocathegoricaeltinnediacerelolubilismediantecopulaverbali, iectiuèsumpradiciturhabereterminos;&extrema,quiainse &diciturimmediatè,adremonendumlitteras,&fyllabas,quia continetsubiectum,& prædicatumconftitutaineffetaliumper licetpropofitiorefoluaturinlitteras,&fyllabas,nontamenim- propofitionem formalem :quarècumintellectusenunciatbomo > m e d i a t e , & i d e ò l i t t e r æ ', & s y l l a b æ n o n d i c u n t u r t e r m i n i , e l e f t s n i m a l i n t e r n a , & f o r m a l i s p r o p o f i t i o i n f e n o n c o n t i n e t f u b tiamlicetpropofitiohypotheticaresoluaturinterminosmedia- iectum,nequeprædicatum,necterininos,sedtantumpropofitio tè,nontamenimmediatè;fedrefoluiturimmediatèinpropo- objectiua;ytetiamhicbenènotauitOuuied.Nomineautemter fitionesfimplices,exquibuscomponitur;possettamenabsque minimentalisduopossuntintelligi,fcilicetresquæmenteconcipi scrupuloetiampropofitiosimplexappellariterminus,quando tur,aciplacognitio,seuvtalijloquunturconceptusformalis, inhypotheticatenetlocumsubiecti,vtnotatArriag.Necobeit &obiectiuus;& quidemsiinprimolentufumatur,fcilicet,pró illam etiamconftareterminis,nainbenèpoteltid,quodinTeeft reconcepta,cerminusmentalisàvocali,& fcriptodifferrenon quasitotum,efleparsrespectaalteriustotius,vtpatetinphysicis videtur,eademenimprorsuseftres,quæinenteconcipitur,vo decorporerespectutotiushominis,& inalijsmultis,vtdiscur, cedeproinitur,&calamoexaratur;atinfecundosensu,fcilicet,, renticonftabit.Etiuxtahancfecundam terininiacceptionemcoproipforeiconceptudiffertàvocali,&scripto,& diuidisoletin | & subiecti,& licetinpropofitionedesecundoadiacente,qua- quiacumsitignarussignificationisvocabulorumlatinorum,conci liseftiftaPetruscurrit,lýcurritvideaturfungimunereprædi- pitfolummodovocisTonum,nonautemremperillamyocemfigni cari,retamenveranontantuinhabetrationemprædicati,fedetiam ficatam,scilicet hominem.PorròlicetLogicaproximèvertetur habetvimcopulæ,cumfaciathuncsensuinPetrusestcurrens;yn- circaterminosmentales;& vocalesnonnisirationementalium at delicetvtgeritvicesprædicati,fitterminus,nontamenvegeritvi- tendat,quiatamenterminivocalesfuntclariores,& pereosinno cescopulæ.Etfidicasinhacpropositionecurrereeftmoueri,lymo- tescuntinentales,frequentiusagitLogicusdeterminisvocalibus,at , ueri,quodeftverbum,haberetantumrationemprædicati,fi- queideonosetiaindeincepsdeiftisagemus,aceorumdiuisionesex firmantaliqui,coquiainpropofitionepoffunthaberelocumprae- expartemodisignificandi,&expartereifignificatæ:exprimo dicati &subiecti,vtfidicaturPetruseftwliquis,omniseftter-capite,quantuinadpræsensspectat,foletinprimisdiuidivocalis minussyncashegorematicus,preter,oftaduerbium, ,eftconiun-terminusinfignificatiuum,&nonsignificatiuun:ileeit,quialiquid tie &ficdealijs.ImmoFuent.cit.hacrationetenetetiamvocessignificat,vchæcvoxhomo,quinaturamfignificathumanam,ifter non significatiuasefeterminos ,nam dicimus Bliterinihil fignificet, quinihilfignificat, vtBlittri, Buf,Baf. Sedvtitadiuisio lit cat.QuinetiainArriagaobidadditlitterasipfaseseterminos,quan- reétètraditaintelligideberdeterminoinprimaacceptioneassignar dosolzaccipiuntur,namdicimusAettlittera.Verùinprobabi- tacap.præced.naminsecundaacceptioneomnesterminisuntsigni liusalijnegant,quiaaduerbia,coniunctiones,&aliaidgenusnun- ficatiui,cuniesepoflintfubiectum,&prædicatuminpropofitio quam rationefui,&forinaliterfumptafungipoffuntmunerefubie- ne:terminusigiturvocalisintotafualatitudinefumptusdiuiditur éti,&prædicati,vndeinallatispropofitionibusfemperaliquod insignificatiuum,&nonsignificatiuum:quædiuisiovtbenèper substantiuumintelligitur,incuiusvirtutefungunturilaoficiolub cipiatur,cumterminusyocalisconftituaturinrationefignifican iecti,&prædicati,vtinilapropositionePetruseftaliquisàparte tispersignificationem,videndyınettquidfitfignificare,&quidfitfi nosvenireincognitionemalterius scili tainopposicionemsequivelimus,tunccumTatar,queinseq.Arriaga, cetnaturæhumanæ,vndefignumdebetefetale,veilcoognitoper tract.1.com.3.ad1,dicendumeftadhoc,vtaliquidfitsubiectum fenfus,medianteillodeindeveniamusincognitionem rei,cuinqua inpropofitionefufficere,vtfitvoxfignificatiuanaturalitercommu- lignumhabetconnexionem;hincfignificarenilaliuderit,quàm niter,ideft,vtpoßitrepræsentarefeipfam,quodeltfignificare aliquidaliudàsedistinctumrepræsentarepotentiæcognofcenti;ex large. & eftillud,quodabfquefuipræuia Arift.definitioallatavideturiliscompeterefoluin,quandofuntin cognitionealiudnobisrepræsentat,&ineiuscognitionem du propofitione.Verumnonitarigorosèintelligendaeltilladefinitio cit,qualesfuntfpeciesimpreffa,&expreffarespectuproprijobie namvealiquadictiodicaturterininus,noneitsempernecesse,quod cti,&ininstrumentale,quodpræfuppofitafuicognitionefacitnos ; no dita,&obcantiDoctorisauthoritatem abomnibus pallim ro fitiohomoeftanimallifiatmente,diciturmentalis,sivoce,vo- cepta,nonrecipituràPonciodifput.19.Log.quæit.i,eamqu calis,lifcripto,diciturscripta;terminusergodiciturinentalis impugnatquoadveramquepartem;quoadprimamquidem cum à > > . pulaverbalis,seuverbum,vtverbum,rationemtermininequit vleiinatum,&nonyltimatum;vltimatuseltconceptus,seucogai habere,tumquiacopulanonettextremumpropofitionis,sedra- tioreisignificatæpervocemaliquam,velícripturam,vtcumaudi tioconiungendiextremi;tumquiaineampropofitiorefoluinon tavocehomoilludpercipimusanimal,quodeltrationale:nonylti poteft,cumenimfitformalis,& expreffaextremorum vnio,|matuseftconceptusipfiusvocis,velscripturæfignificantisnonyl factaeorumdissolutionemanerenonpoteft;tumdemum,quia trafeextendensadreinsignificatam,&ideodiciturnonvltimatus; > > ) > ve sensu,quodactuextraillamexerceatofficiumtermini,fedquia ludveròprimumvocatpræcisèrationemcognofcendi,quatenus intraillamfungipotefthocmunere;vndedicaturterminusnon præcisèeitquoaliudcognofcitur,&nonquodcognofcitur . Si actu,sedpotentia;necaliudprobantComplut.cit.oppofitumfu- gnumauteminftrumentaleelt,dequoagimusinpræienti,& quod itinentes. 2 >> > > Eumdimontesafignani . > > > vocalis,velscriptus,proutsubiectum,velprædicatumpropofi- fignumeffeid,quodpræterfuicognitionem,quamingeritsenpbu tionisetmentale,vocale,velscriptum.Solentextremaquoque doc.redarguit, quianoncomplectituromnefignum , quia po propofitionismentalisterminiappellari,quodquidemdepropoli- lentdariigna fpiritualia,qux deducerentin cognitionem tioneformali,quæeitactus,&fecundaoperatiointellectus,in- aliarumrerum,necpoflentpercipiafenfibusmaterialibus telligendumnoneft,nampropo.icioinhoclenluettynafimplex Quoadaliamveròpartem,inquaait;quodfignum facit 7 venire    opeiroincognitionemalteriuseam impugnat ,tanquamab Arriag. 4modificat,& facittaliterfignificare, ideltredditeius fignificatio. raticam,quiaobie£tumfacitnosincognitionemsuivenire,&ta- nem ,velvniuerfalem ,velparticularem ,velaffirmatiuam,vel metbondiciturfignum.RursusDeusipfefacitnosvenireincogni- negatiuam:& dicituraliqualiterfignificare,nonquiaverè,&pro tionemmultarumreruineasnobisreuelando nectamenabvllo priènonsignificet,sedquiafignificatumeiusnonrepræsentatur vocaturfignumilarumrerum. Prætereàcognitio eftfignum vtresperfe,sedvemodusrei",idestexercendomodificationem rei,quzcognosciturperipfam,&tamennonfacitnosincognitio- alteriusrei,quadecausanegatArriag.sect.4.efeperfectèterminum. Demvenire. AdditTatar.terminummixtumideftpartim cathegorematicum,par SednimisandacterinficiaturPoncius doctrinam D. Augustini, timfyncathegorematicum , & eftile,quiimpofitus ettad fignifi qaamomnesvenerantur .VtcommunisMagiftri,vndemirumesse candumaliquid,feualiqua,& aliqualiterfimul,vthæc voxni. nondebet,quodszpiushicAuctorminirmuobore fuffusudsoctri- hil, quæimpofitaetadfignificandamnegationemomnisentis namScotiprzceptorisaudeatimpugnare;Oprimaenimeitilla hæcenimipsanegatioeftilludaliquid,quodfignificat,quatenus descriptioquoadomnespartes,fibenèintelligatur,naimnduzæ veròillamnegationemfignificatvniuerfalitercuiuscunqueentis, folentafignariconditionesalicuius,vtalteriusreifignumdi- diciturfignificarealiqualiter,ficeciamfignificarsubiectumpro catur,vnaeft,quodnosducatinilliusreicognitionem,al- pofitionisindefinitæ,naminmaterianecessariaæquiualetvniuer caraeft,quodducatineiuscognitionem ,quatenuscognicas lali,vthomoeftanimalæquiualethuic,omnishomoeftanimal,& quarumconditionumvtramqueoprimèexprimitdefinitiofigni inmateriacontingentiæquiualetparticulari, vthomocurrit 25Auguftinotradita;namperpriinampartemdefinitionissecun- æquiualethuicaliquishomocurrit.Adhoctertiumgenusreducit damexprimitconditionem;vulceniinrein,quæinseruirede- Tolet.lib.1.cap.12.&Arriag.sect.4.omniaaduerbiav...som betproalteriusfigno,priusnoitrissensibuscognitionemsuiin- pienter,doctè,conc.Sednonplacet,quiacumdiscrimenintertermi gereredebere,pecificatautemfignumefedeberefenfibile,quia noscathegorematicum,&lyncathegorematicumsumaturpræser. vtnotarDoctor4.d.1.grætt.z.& 3.fignafenfibiliasuntmaximè timinordineadpropofitionein ipesprofianuiftoexcitareintellectumconiunctumàsensuum & perfepotefteffefubiectum,velprædicatumpropofitionis,ille ministeriodependentem,vtinalteriusreicognitionem veniat; verò,quinonpotefteffefubieétum,necprædicatum,nisicumad per alteram verò partem definitionis altera quoque conditio e x - dito , consequenter aduerbia omnia erunt termini fyncategorеinati primirur,contraquam nilvrgentinstantiæà Poncioadducta ci,quiasesólis,&fineadditononpoffinteffefubiectum ,velpre quiaobiectumfacitvenireincognitionemfui,nonalterius, dicatuinpropofitionis,&persenonsignificantaliquid,sedpotius hocfacitvenireincognitionemlui,quatenuscognicum, vtfa- aliqualiter. itlignum,sedquarenuscognoscibile ;necetiamDeushocmo- Potiorirationeadhoctertiumgenusterminimixtinomina adie doadinftarfigniducitnosinrerumcognitionem,quatenus ctiuareducipoffent,quamuisenimHurtad.disp.l.sect.10.mor cognias,foreasreuelando,quod adhucfacerepossec,etiam-dicuscontendatesseterminossyncategoremnaticos,quianonsigni spriusànobisnon cognosceretur;cognitiodeniqueeffe ficantperse,sedconsignificant,v.g.bonus,nonsignificatperse, bgnumreicognitxperipfam formale,vedicebamus,non &determinatèaliquid,nisiaddaturalicui,v.g.Petrusbonus,Ta auteminítrumeatale,quodfolumproprièdiciturfignum & menfinominumadiectiuorumfignificatiobenèconfideretur,vide abAug.definicus,&ideocognitioproprièloquendonondi bimus,quodlicetindeterminacèaliquomodofignificent,ratione einerfacerenosvenire in cognitionem rei , quam repræsen- tamenformæfignificatæfecumafferuntaliquamdeterminationem , 126,quianonducit nos in cognitionem illius rei.', quatenus nam do&us,v.g.doctrinam importat,quodnoneucnitinfignisquan cognica,leavtmediumcognitum,fedvtraciocognoscendi;so- citatisomnis,nullms,doc.quænullainprorsus,remdeterminatam lumautemfignuminftrumentaleeftillud,quodhicdefinitur. fignificant.Accedit, quodnominaadiectiuapoffuntesefaltim præ Ethocigneminftrumentaleadhucduplexeft, aliudnaturale, dicatuminpropofitionev.g.Petruseftdoctus,quodfignisquantita keit,quodexnaturasuaindependenterabhominum voluntate tisprorsusconuenirenonpotest,ergo nominaadiectiuacommodè aliquidreprzsentat,vtfumusignem,& vniuersaliteromnisef- adhoctertiumgenusterminipossuntreuocari,quodetiamtenent sutusfuamcusum,quipræsertimfisensibiliserit,diceturtic Casil.cap.3.&Arriag.cit.cumsignificentaliquid,&aliqualiter,vn şuncauzjuxtàsensumdefinitionisallaræ.An veròitaècontra deremanetfolanominasubstantiuaesseproprièterminoscategore caladicipolefignumfuieffectus,negarHurtad.disput.1.fet.4. maticos,quicquidhicdicatOuuied. quiaeicauízcognitioducatincognitionemeffectus,tamen, 7.Rursusterminuscategorematicussubdiuiditurinfimplicem bosetordinataadillumrepræsentandum .Sedplanènonmi- seuincomplexum,&compositum,seucomplexum,quamdiuisio mesordinataetcognitiocausæadnosducendumin cognitionemquidamficexplicant,quodcomplexuseftille,quiconstatex benefectusàpriori,quàmcognitioeffectusficordinataadnoti- pluribusdictionibus,vthomoalbusincomplexus,quivnicagau tiamanfzàpofteriori,quareratioHurtad.parumvalet.Acin- derdictione,vthomo,&albus,itaRoccuslib.i.introd.cap.8. quinzalij,quodliceticaresfehabeat,solatamencognitio,qux Blanc.libr.z.sect.2.AtvebenemonetTatar.tract.1.coin.4.hæcex perfectumhabetur,diciturhaberipersignum,vndesolademon- plicatiopotiusgrammaticaliseft;grammaticusenim vocemillam Hracio,pofteriori,quzeltpereffectum,diciturasigno,& ideò appellatcomplexam,quæconftatexpluribusvocibiis,&eamin Solumefectusdicipoteftfignumcausæ,nonècontra.Verùmne- complexam,quæconftatvnatantum,atnonficeftapudlogi quehocviget,licetenim cognitiohabitapereffectumvelutisen- cum ,quinonattenditvnitatem, velpluralitatem vocuin,ied Ebuioremcaula,magisproprièdicaturàligno,niltamenim- conceptuminintellectu,cuiiltæsubordinantur,vndeetiamfifint pedit,quin&cognitiohabitapercaufamposicdiciàfignoab- pluresdi&tionesinterseconnexx,fitamenininentevnumtan folutèloquendo.Poceltigituretiamcausadicifignumfuieffectus, tumgenerantconceptum,terininumconitituuntincomplexum &przsertimquandosensibiliselt,vndeàTheologisfacramentadi- vev.g.MarcusTulliusCicero,&ècontrafivnatantumfitdictio, canturfignagratia,cujusfuntcausa,itaclarècolligiturexDo- conceptumtamengeneretcomplexum,eritterminuscomplexus;vt Gore.d.1.Juzit.2.$.Defecundoprincipali,& fequiturCafil.cit.& nemo,amoSemper,quææquiualenthis,nullushomo;Sumamans,omni Atriagadifputat.3.fect.2.Aliudveroeftlignumartificiale,feuad tempore. placitum,&et:quodexhominumimpofitionealiudrepræsen- Alijproindeficexplicant,quodterminusincomplexuseftille, est,ficramisetlignum venditionisvini,fonuscampangelt cuiuspartesabinuicemfeparatænihilfignificant,autnon lignih fgrumlectionis,&voxilliusrei,adquamfignificandumeitim- cantillud,quodinintegradictionefignificabant,vtv.g.Dominus pofita.Vbitameneftaduertendumetiaminvocibusipsisnon eftterminusincoinplexus,quialicetpartes,inquaspoteltdiuidi aprumfignificationemadplacitumrepeririposse,sedetiam natu- scilicetDo,&minusfintsignificatiuæ,tamenintoto,& integra salem,veparetdegemicainfirmorum ,& latratucanum:& ideò dictionehancfignificationem nonretinent:Complexusveròeftil temiausvocalisfignificatiusfubdiuidifoletinfignificatiuumna- le,cuinsparteseandemretinentsignificationem,quamhabebant licet,&adplacitum,&hicadDialecticusmpectatnonqui- intotocomplexeo,tiamabinuiceinseparatæ,vthomoiultus, enlecundimtuamrealementitatem,vevoxelt,&fonusquidamn itaAmicusg.2.Ruuiusq.4.Complut.cap.3.Sot.lib.1.cap.9. decaufaeus,Idfecundumquodimpofituseftadresipsasfigni- Ioan.deS.Thom.lib.fum.cap.4.&alijpaflim.Athocdupliciter ledias,&conceptusmentisexprimendos,inhocenimlenluvo- inteligipoteft,velita,quodterminusincomplexusfitile,cuius seneredicunturadinftitutumDialecticum,vtdicemusdisp. partesIeparatænoneandemhabentsignificationem ,quamhabe vocibus,vbictiamdeclarabimus,perquidconstituaturratio bantinintegradictioneetiafmigillatimfumptæ,inquofenfu10 quodcorianificatiuus,&ideopersenonsignificataliquid,necpo- seca,acderevpatett.alVelscitoamipntoenlluingtitiulrla,nqoumodinpar,tevsetneortmaitnFioin veelelubecom,&prædicatum inpropofitione,sedcumalte- coinplexiseparatænonretinenteandem fignificationem,quamha consortio aliquis inde de sumpdtiæctionis Refpublica lus, , vtnotatTatar.tract.7.com .1.§.TertioSciendum ,)cio vera elt , vt conftat partibus illius fins ,cuiusfignificationem modificet wessatenusadiuncurcachegorematico

 

Bartolomeo Mastri. Mastri. Keywords: implicatura, Categories and De Interpretatione, segno, segnare, segnans, segnato, notare, nota, notans, notatum, notatura, segnatura. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mastri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691207371/in/photolist-2mKLX4i

 

Grice e Massolo – prime ricerche di Hegel – implicatura idealista di Plathegel e Ariskant -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Palermo). Filosofo. Grice: “If I had to decide on my favourite Massolo, that would be his ‘historicity of metaphysics,’ way before when I was venturing with Strawson and Pears to lecture the erudite audience of the BBC third programme on the topic!” Dopo aver intrapreso gli studi presso il Liceo Classico Vittorio Emanuele II, si laurea a Palermo con “L’individuo in Rosmini, con Allmayer. Fu autore di alcuni volumi di poesia.  In seguito ad un periodo di docenza nei licei di Perugia, Catanzaro e Livorno, insegna a Urbino e 'Pisa. Ha influenzato importanti figure del dibattito filosofico del secondo Novecento, come Luporini, Badaloni, Sichirollo, Salvucci, Cazzaniga, Barale, Bodei, Losurdo. Gli scambi epistolari avuti con numerosi intellettuali (tra cui spiccano i nomi di Gentile, Spirito, Bo, Fortini, Russo, Capitini, Weil) mostrano l’alta considerazione di cui Massolo godeva all’interno del panorama culturale del secondo dopoguerra.  Partecipa alla fondazione della rivista Società, entrando nel comitato di redazione. La rivista, nel primo anno della sua uscita, ospitò tre importanti saggi di Massolo: Esistenzialismo e borghesismo,  La hegeliana dialettica della quantità, L’essere e la qualità in Hegel. Idea e fonda la collana «Socrates» dell’editore Vallecchi, con la quale pubblicò “Filosofia e politica” di Weil, Vita di Hegel di Rosenkranz e Dialettica e speranza di Bloch. I suoi studi su Hegel, inclini a valorizzare la filosofia della storia e la dimensione realistica del filosofo tedesco, contrastano tanto la lettura del neoidealismo italiano (Croce e Gentile) quanto quella di Galvano Della Volpe. Nell’ambito della sua riflessione Massolo ha posto le basi teoriche per una nuova ed originale rilettura del rapporto Hegel-Marx, tanto da essere considerato da alcuni interpreti l’avviatore dell’hegelo-marxismo in Italia.  I suoi interessi teoretici si sono rivolti principalmente alla filosofia classica tedesca da Kant ad Hegel, della quale ha studiato, per più di un decennio, i principali momenti storico-teorici.  In antitesi all’esegesi del neoidealismo italiano, che tendeva ad attribuire alle filosofie di Fichte, Schelling ed Hegel il superamento della finitezza umana che Kant aveva posto a fondamento della sua filosofia, Massolo ha proceduto alla rilettura della genesi dell’idealismo tedesco con l’idea che esso abbia storicizzato i dualismi kantiani in un processo che si compie nella Fenomenologia dello spirito di Hegel.  Nelle fasi più mature della sua riflessione ha tematizzato in vari saggi la problematica della scissione della coscienza comune (Filosofia e coscienza comune, oggi), l’idea della completa politicizzazione del filosofare (Politicità del filosofo,  Frammento etico-politico), ed il problema della storia della filosofia con particolare riferimento al ruolo della coscienza riflettente del filosofo, nonché al rapporto dialettico tra Pensiero e Realtà nella città-storia» (La storia della filosofia come problema,).  Si dedica alla questione della dialettica intesa come dialogo, ovvero quell’elemento dialettico-razionale mediante il quale è possibile conciliare le differenti rappresentazioni dell’oggetto storico-sociale e le contraddizioni all’interno della comunità.  Tramite queste riflessioni, che lo hanno condotto a porsi in diretta polemica con Nietzsche ed Heidegger, Massolo ha contrastato l’idea del sapere come visione solitaria del singolo ed ha concettualizzato l’idea del sapere come processo essenzialmente dialogico e comunicativo (La storia della filosofia e il suo significato).  Saggi: “Mattutino,” versi (Palermo, Trimarchi); “Adolescenza” (Palermo); “Convivio; storicità della meta-fisica” (Firenze, Monnier); “L’analitica di Kant” (Firenze, Sansoni); “Fichte” (Firenze, Sansoni); “Schelling” (Firenze, Sansoni); “Prime ricerche di Hegel” (Lettere e Filosofia, Urbino); “La storia della filosofia come problema” – (Firenze, Vallecchi); “Logica idealista” (Salvucci, Firenze, Giunti-Bemporad, “Della propedeutica filosofica” e altre pagine sparse, Urbino, Montefeltro, S. Landucci, Arturo Massolo, "Belfagor, Remo Bodei, Arturo Massolo, "Critica storica", Studi in onore di Arturo Massolo, Livio Sichirollo, Urbino, Argalia, Nicola Badaloni, Ricordo di Arturo Massolo, "Giornale critico della filosofia italiana", degli scritti di  Massolo, Burgio, Urbino, QuattroVenti, “Il filosofo e la città: studi Nicola De Domenico e Gianni Puglisi, Venezia, Marsilio. Arturo Massolo. Massolo. Keywords: prime ricerche di Hegel, la logica di Hegel, Gentile, implicatura idealista, Ariskant and Plathegel. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Massolo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744469057/in/dateposted-public/

 

Grice e Mastrofini – l’implicatura verbale di Romolo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Monte Compatri). Filosofo. Grice: “I like Mastrofini; for one, he found how old Roman evolves into what we may call new Roman, or Italian!” – Grice: “And of course as a philosopher, he focused on the philosophical terminology – it takes a PHILOSOPHER to translate a philosophical text!” – Grice: “What I like about Mastrofini” is that he mostly kept with the cognates. La Crusca adores him!” Noto soprattutto per il volume “Le discussioni sull'usura” in cui sostenne che non è reato far fruttare il danaro e che né la Sacra Scrittura, né i Vangeli, né la tradizione ecclesiastica vietavano di ottenere un giusto interesse per danaro dato a prestito. Questo diede luogo a molte discussioni ma anche apprezzamenti lusinghieri da economisti dell'epoca e dall'opinione pubblica.  In precedenza aveva scritto un'opera di economia finanziaria, il Piano per riparare la moneta erosa relativa all'inflazione nello Stato Pontificio, opera largamente utilizzata per la riforma finanziaria dello Stato, intrapresa da Pio VII.   L'edificio del Collegio Romano ove  insegna. Insegna a Frascatii. Nel pieno della crisi della Repubblica Romana, si trasfere a Roma dove venne nominato professore di eloquenza presso il Collegio Romano.Torna a a Frascati. Si trasfere definitivamente a Roma dove assume la carica di consultore della "Nuova Congregazione cardinalizia per gli affari totius orbis".  Produce le traduzioni dei capolavori di Floro, “Sulle cose romane,” e di Ampelio, “Sulle cose memorabili del mondo e degli imperi.” Traduce “Le Antichità romane” di Dionigi. Pubblica “Teoria e prospetto; ossia, dipinto critico dei verbi italiani coniugati, specialmente degli anomali o mal noti nelle cadenze,” opera che porta un grande contributo allo studio dell'italiano, utilizzata dall'Accademia della Crusca nella revisione del dizionario della lingua italiana. Pubblica “Della maniera di misurare le lesioni enormi nei contratti e uno studio sulla patria potestà e filiazione, che ha larga eco nei circoli giuridici romani, essendo allora in corso una causa di riconoscimento di paternità per successione tra i Torlonia e i Cesarini.  Piazza di Monte Citorio. Nell'edificio dove abitava e morì, in piazza di Monte Citorio il Comune di Roma appose una lapide con il seguente ricordo: Abita in questa casa -- dotto in filologia, teologo e filosofo assai più grande che celebrato fissa le incerte leggi dei verbi investiga felicemente con l’uso della ragione i misteri della scienza divina S.P.Q.R.» “Dissertazione filosofica” (Roma); “Piano per riparare la moneta erosa” (Roma); “Ritratti poetici, storici, critici dei personaggi più famosi nell'antico e nuovo Testamento” (Floro); “Sulle cose romane” (Roma, Ampelio); “Sulle cose memorabili del mondo e degli imperi” (Roma); Dionigi di Alicarnasso “Le Antichità romane”, Roma, “Dizionario dei verbi italiani” (Roma); “Metaphisica sublimior de Deo triun et uno,” Roma, Appiano “Storia delle guerre civili dei Romani", Roma, Arriano “La Storia”, Roma, ristampata da Sonzongo con il titolo “Delle cose d'Italia” “Le usure,” Roma, “Amplissimi frutti da raccogliere sul calendario gregoriano,” Roma, “L'anima umana e i suoi stati,” Roma,  “Teorica dei nomi,” Roma, “Teorica e prospetto de' verbi italiani conjgeniti,” Roma. Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. IlprimofondatorediRoma,edell'imperofuRo. molo,generatodaMarte,edaRea Silvia(1).Tanto nellasuagravidanzaconfessavadi sèquesta sacerdotes sa:nèlafamanednbitòquando poco appressoilfan. ciullo gettato con Remo suo fratello nella corrente per a n . cennodiAmulio,non potèsoffocarsi.Imperocchèil padre Tevere ritirò dal lido le acque : ed una lupa , la sciati isuoi parti , e seguendo il suono de'vagiti , in boccò li sue mamelle a'fanciulli , presentando in se stes sa una madre . Cosi trovatili un regio pastore presso di un'arbore , e portatili in casa (2 gli educò . Di que' giorni Alba , opera di Giulo , era capitale nel Lazio : chè avea quegli dispregiata Lavinia , città del suo p a dre(3).Amulio,già quarta decima generazione da vitàdiCristosecondol'eracomune.Soprattuttosembra inc sattol'intervallodaAugustofinoaTrajano Eglilocrededi anni duecento ; laddove è di anni cento due a!l'incircd . M a forse vi è sbaglio nel testo e dee leggersi cento in lungo di duecento (1) Rea Silvia figliuola di Numitore presedeva al sacerdo ziodiVesta QuindièdettaSacerdotessa. (2) Nel testo in casam : questa voce può sign'ficare capan Tuttavia par verisimile che l'abituro di un regio pasto re fosse alquanto migliore di una capanna . L'espressione ita liana comprende ogni abitazione fosse capanna o no . av. Cr  1 776 av. R. 26. na • (3) Enea dopo finita la guerra con Turno foudo la città cui chiamò Lavinia dal nome della moglie . Ascanio , ossia Giulo,peròdi luifigliuolo dopolamortediEneafabbricò A!. ba Lunga la quale tu capitale del regno per trecento anni   Ani. dik . 3.av. Cr. essi viregnava,avendonecacciatoilgermanosuoNu mitore , dalla cui figlia Romolo era n..to . Adunque co stui nel primi bollore degli anni caccia Imulio suo Zio dalprincipato,el'avoloviripone. Intantoegliaman tedelfiume ede’monti,vicinoa'qualierastatoeduca to,meditavalemuradiunanuovacitt).Ma l'unoe l'altro essendo gemelli; p acque loro consultare gl'ld dj , qual de’due le fondasse e vi dominasse . Pertanto RemoandossenealmonteAventino,elaltroalPalati no . Colui pel primo vide sci avoitoj : posteriormente videne l'altro , ma dodici :evincitore negliaugurjinal Area fin quì fatto un'abozzo di citta , piuttosto che unacittà;mancandole gliabitanti.Ma siccome riina nealevicinounbosco;eg! 2feceunasilo;edisubia tovisiadund moltitudineprodigiosadiuomini,Lati n i , e T o s c a o i p a s t o r i , e G o a n c o t r a s m a r i n i , sia d e ' F r i gj venuti con Enca , sia degli Arcadi con Evan tro . Cosi quasida varj eleinenti , ne trasse un corpo solo ; e fu per lui creato il popolo Romano . Vi quel pop lo di uomini era cosa di una sola generazione . Si chiesero dunque de’matrimonj da'confinanti; e sccome non si otteneano;furonoconlaforzaespugnati. Imperocchè finti de'giuochi equestri ,le vergini accorse per lo spets 747. incirca.FinalinenteRomoloinalzòRomachediverrebbeca.  C o . zaunacittàpienodisperanza,cheguerriera diverreb be ; tanto ripromettendogli quegli uccelli , consueti a 7 LIBio sangue e prede .Sembrava che in difesa della puova cit tá basterebbe un vallo ; se non che deridendo Reno le angustie di questo , anzi condannandole con saltarle , fu trucidato ;è dubbio se per comando del fratello ; ma c e r t o e i n e fu l a p r i m a d e l l e v i t t i m e ; e c o n s a c r ò c o l s a n gue suo le fortificazioni della nuova città . > . Av. Cr. R.2 so 52 7 > ro dell'Italia e del mondo ,   PRIMO 13 (+) Spoglie opine eran quelle che un comandante toglieva all'imperadore o supremo comandante nemico uccidendolo di suamano.Questefuronocosìrare;chesenecontano ap pena tre . Le prime le riportò Romolo contro di Acrone : le seconde Cornelio Cosso contro di Tolunnio , e le terza Marco Marcello su Viridomaro . Giove poi fu detto Feretrie o perchè a lui ferebantur si portavano le spoglie opime , o perchè ferisce col fulmine ; o perchè nell'acquistare le spoglie opime un capitano feriva l'altro con la spada . (5) Era questo un bel mantenere le promesse ! intendere di dare alla donzella gli scudi perchè gli scudi le vibravano opprimendola . Questo metodo di mantenere le promesse , ras somiglia a quello usato dalla fanciulla per consegnare una porta creduta da Floro senza inganno o cone noi abbiamo tradotto , senza malizia , perchè non chiedeva danaro , ma gli scudi o li braccialetti . Potrà inai persuadere questa ragio ne?LaVergine,chequisiaddita,secondo ValerioMassi. mo 9.6.I.erafigliuoladiSpur.Tarpejoilqualeatempidi Romolo presedeva alla fortezza:c coleiera uscitaper pren. derc acqua pe’santi riti,  tacolo , furon preda , e cagione immediata di guerre . FuronoiVejentirespintiefugati:lacittàdi Ceninafu presaediroccata:inoltrelostessomonarca neriportò con le sue mani aGirve Feretrio lespoglie ooiine del r e (4 ) . M a le n o s t r e p o r t e f u r o n d a t e a S a b i n i p ë r u n a donzella ; nè già con malizia : ma chiesto avendone la fanciulla in ricompensa ciocchè essi portavano alle sini stre ,gli scudi forse o li braccialetti ; coloro e per m a n tenere a leila promessa e per vendicarsene la oppresse rocongliscudi(5. Ricevutiintalmodofralemurai nemici ne sorse nel foro medesim »un'atroce battaglia ; tanto che Romolo prego Giove che arrestasse la fuga vi tuperosa de'suoi . Quindi ebbe origine il tempio , e Giove Statore . Finalmente le donzelle in lacere chiome s'intrammiseroadessiche infierivano.Cosìfulapace riordinata , e stabilita l'alleanza con Fazio . Donde ne . .   diR. Cr. bandonati i lor domicilj , sen passarono alla nuova cit tà , consociando co'nuovi generi loro gliaviti beni per dote . Accresciute in poco tempo le forze diede il sapien tissimo re quest: forma alla Repubblica . Fu la gioven. tù divisa in tribà con cavalli ed armi perchè sorgesse nelle subire guerre : fosse il consiglio su pubblici affari n e ' s e n i o r i , i q u a l i si c h i a m a v a n o P a d r i arringando dinanzi la città presso la palude della ca pra , fu di repente levato di vista . Alcuni pensano che i senatori lo trucidassero per la ferocia dell'indole di lui: (1) Dopo la morte di Romoln il trono restò privo di sovrano per un'anno, comandandointantoa vicendaiSenatoridicin que incinquegiorni.QuellospaziofuchiamatoInterreono Il magistrato a forma d'interregno ebbe luogo ancora ne'se. coli posteriori quando iconsoli occupati in lontane azioni non potevano intervenire ai coinızj;o quando erano costretti a depor.  14 LIBRO dir. seguitò,ciocchèèportentosoadire,cheinemiciab 7.av. Cr. diR. 38. l'autorità , ma perlaetaS.nuto.Ordinate intalmodo lecose,egli 743 SI CONDO Tav. 37 av 713 so non che latempesta e l'oscurarsi del sole presentaro ncincidleimnaginiconediunasantaoperazione: alla nuale poco appresso diè credito Giulio Proculo coll'offermare ; che Ronolo si era a lui dato a vedere Cr 743. informa piùaugustadellaconsueta;echeimponeva che per Dio se lo prendessero . Piacere a'Numi che egli sichiamiVirinoinsulcielo.ContalmezoRoma con quisterebbe le genti .E'naturadelVerbodiesprimerel'afermazioneelanegazione.E siccome Essere e non essere esprimono appunto per se stessi l'affer mazione e la negazione; ne seguita che il verbo Essere preso nuda mente, o preceduto dalla particella non,è verbo per natura e per ec cellenza. Comunemente la voce essore è nota col nome di verbo so slantivo, perchè esprime l'esistere, o l'essere di sostanza. 2.Lequalitàche siaffermanoonegano possonoaversidistinte o no, dall'affermazione,o negazione.Nel primo caso l'affermazione o negazione si addita col verbo essere,come si è detto:ma nel secon docaso risulta un nuovo ordine di verbi più composti; appunto per chè in essi è riunita l'affermazione o negazione colle qualità chesi a f f e r m a n o o n e g a n o : t a l i s o n o a m a r e , g o d e r e , o d i a r e , p i a n g e r e & c. c h e significano essere nell'amore, nel gaudio, tra l'odio, o tra 'l pianto. Questo secondogenere di verbi ha servito incredibilmente a variare e fecondare il discorso, in somma alla dolcezza della Eloquenza, e del la Poesia. 3. Chi afferma e nega, o afferma e nega dise stesso,che sichia ma persona prima, o di altri a cui parla, che si chiama persona se conda, o di soggetto a cui non si parla,e si chiama persona terza. Per altro questepersone possono essere una, o più, cioè possono ri guardarsi in singolare o plurale. E 'naturale che tanto nella nostra q u a n to nella più parte delle lingue s'introducesse l'uso di finire il verbo diversamente secondo ladiversità dellepersone,e del numero.E quin di abbiamo amo ami ama,amiamo amate amano. 4. E potendo il discorso riguardare cose presenti, cose comincia te enon finite,cosepassate,piùchepassate,efuture;fubenevaria 5. Anzi siccome le proprietà si affermano o negano assolutamen te, o sottocerti rapporti e condizioni; cosi li verbidivennero parole terminate diversamente secondo la persona, il numero , i tempi, e i modi di affermazioni e negazioni assolute o relative.  S. 1. re il verbo secondo la persona,il numero, e i tempi. a I   6. Questi modisono cinque:Indicativo, Imperativo, Ottativo, Con giuntivo,ed Infinito.L'indicativo dimostra assolutamente cheuna co sa è, fu, sard; e perd vien detto ancora assoluto e dimostrativo. Cosi Pietroaña amòameràlescienze,formetuttedell'Indicativo,dichia. rano che Pietro amo ama ed amerà, assolutamente, 7. L'Imperativo esprime comando, preghiera,avviso, consiglio, esor tazione di far qualche cosa, e con una sola voce si vuol esprimere il c o m a n d o , p r e g h i e r a & c , e l ' a z i o n e c h e d e v e f a r s i. T a l e s a r e b b e a m a t u , amerai til, ameremo noi & c. Pertanto si esprime l'azione ed il modo col quale si fa, cioè per comando, preghiera & c; laddove nell'Indica tivo mancano questi rapporti. 8. L'Ottaliyo esprime desiderio di fare una cosa, giusta i varj tem pi; e per questo è detto ancora desiderativo, e tale sarebbe: Oh se amassi,ioamerei, Oh avessi amato,lo avreiamato &c. 9. Il Congiuntivo è così detto perché si adopera quando si vuo le congiungere il discorso con altre cose precedenti, e perd siegue le particole sebbene,quantunque,conciossiacosache&c.Tále èqueldiPetr. Italia mia, benchè il parlar sia indarno & c. E talequel diBocc.6.7.n.2.perl'amorediDio,comechèilfattosia& c. Tra i Greci l'Ottativo ha le sue desinenze tutte diverse dal congiun tivo: ma nella lingua latina e nella nostra l'ottativo adopera le stesse voci del congiuntivo, se ben si rifletta. 10. Il verbo si dice di modo finito o deterininato finchè si conce pisceindicativo,imperativo,ottativo,congiuntivo.Ma talvoltaesprime indeterminatamente qualcheproprietàsenz'additarenepersona,nènu mero,comeamare, leggere&c,ed allora si chiama di modo infinito cioè indefinito ossia non determinato. 11. La varia desinenza di un verbo secondo le persone, il nume ro, i tempi, ed i modi si chiama Conjugazione. Ed i verbi si dicono di una conjugazione medesima o diversa, secondo che rassomigliano o no nel complesso di queste desinenze.E siccome queste sidiversi ficano secondo la diversità dell'infinito; e l'infinito pud terminare in are, in ere lungo e breve, ed in ire; cosi tre sono le conjugazioni del. la nostra lingua. Tutti gli infinititerminati in are si dicono della pri ma conjugazione come amare, balzare, danzare: tutti quelli terminati in ere sichiamano della seconda,o l'infinito sia lungo o breve, co me temère,cadère,giacère&c,e come credere, discendere, volgere&c. I latini di queste due desinenze ne faceano due conjugazioni diver se, come docère e legere. Nè mancato è purtra gl'Italianichi abbia concepite diverse le conjugazioni secondo l'infinitolungo o breve. Ma siccome, tolta la pronunzia lunga e breve dell' infinito, non vi sono altri divari, parlando regolarmente; e siccome la pronunzia concerne ilmododisignificarloinvoce,non laformadelverbo;cosìpiùra gionevoli sonoquelliche rinnisconoinuna conjugazionegl'infinitiin ere lunghi o brevi. Spettano alla terza tutti i verbi terminati in ire, come sentire,uscire&c.  2 canz. 29   12. Chi si propone per iscopo di presentare il prospetto de'verbi Italiani dee porre sott'occhio le varie desinenze di essi giusta i m o di, itempi, il numero, e le persone nelle varie conjugazioni. E cið ė propriamente che noi cercheremo di eseguire. Per vedere però più da presso il suggetto, anzi fin dalle origini, ed in tutta l'ampiezza sua, divideremo quesť opera in due parti:la prima sarà tutta di Teoria e diProspettogenerale;ed esporremoinessa 1.come leconjugazioni latine siansi trasformate e sitrasformino nellepresenti d'Italia:2.la di pendenza comune de'nostri verbi dall'infinito, e 3. per ogni conjuga zioneilprospettodiqualcheverbocheservadinormain tuttiisi mili e regolari: come del verbo amare per la prima,de'verbi temere e credere per la seconda, e de'verbi sentire ed aborrire per la terza. Anteporremo per altro a tutti il verbo essere come principio di ogni verbo, e quindi il verbo avere che prossimo gli succede, esprimendo la sostanza, che passa ad ottenere in generale delle proprietà. E ciò tanto più dee farsi; che senza questi due verbi, però detti Ausiliari, non possono formarsi le tre conjugazioni divisate degli altri verbi. D a to cosi principio e norma al prospetto di tutti i verbi regolari; ver remo alla seconda parte ed esporremo ad uno ad uno per ordine al fabetico i principali tra'verbi Anomali cioè quelli che in qualche tem po escono dalla legge consueta, ed i quali servono spesso di regola per altri anomali non dissimili. 13. Il prospetto sarà distinto in quattro colonne: nella prima si avranno levoci corrette,nella seconda le antiche,nella terza le poe tiche, e nella quarta lenon ben certe,gl'idiotismi e gli errori: si avverta che non tutte le antiche sono affatto dismesse, anzi talvolta usate a tempo adornano la scrittura: come pur le poetiche non tutte sono così della poesiache non seryano talora alla prosa. Il che si conosceràdalle note.Glierrorison sempre errori.Gl'idiotismipoi sono vociusate nel parlare e nello scrivere familiare, non perd nelle belle scritture,sebbene talvolta vi scorrano per incuria e per arbitrio degli scrittori che le decidon per buone, o vogliono nobilitarle con la fama già da essi acquistata. 14. Per compimento dell'opera spesso porremo in fine del pro spettoil participio ed il gerundio.Il primo é propriamente un nome tratto dal verbo; dicesi participio perchè partecipa del nome e del ver bo: e come nome si declina,e come tratto dal verbo esprime un qual che significato di questo: tali sarebbono amante, amato.Tra’Latini si aveano participj presenti, passati, futuri amans,amatus, amaturus.Pres. so noi non si hanno che li presenti, e li passati che sono amante, amato,temente, temuto.Tra’nostri antichi furono ideati anche i futuri come fatturo,perituro&c,ma non ebbero buon successo,nè più vi si pensa.Il participio passato sarà descritto per lo più nella formazione de'tempi più che passati:laddove il participio presente si troverà nel finede'prospetti.Un talparticipiopuò esseremessoinformadiag giunto e di attributo come se io dicessi:la virtù possente,e la virtù a2  3   ,: ilparticipio si riguarda anzi come adjettivo, che qualparticipio. Per chè sia participio con ogni proprietà, dee, quando si risolva, signifi care come i participj latini: come se dicesi canto possente a diletta re: schiere seguenti le altre & c. E ciò rileva conoscere perchè non di raro si anno gli esempj anzi di adjettivi che di participi , e noi pur he useremo in mancanza di participi, tali per ogni rispetto. 4 15. Gerundio tra noi e tra' latini è una voce tratta dal verbo, la qual significa le affezioni di questo, ma la quale non si declina come il nome, nel che differisce dal participio: come amando,credená do,temendo,sentendo.Da'qualiesempjrisultache ilGerundiodelle prime conjugazioni finisce in ando e delle altre in endo. L'uso di tali gerundi è frequentissimo nell'italiano in luogo ancora de'partici pj presenti.Ma veniamo all'argomento, C o m e le Congiugazioni Latine siansi trasformate e si trasformina nelle Conjugazioni presenti d'Italia. REGOLA PRIMA. Tutte le vocali latine, finali di parole intere, nè seguite da consonanti, si conservano. Così in amo amare si conserva l'O di amo, e l'E di amare. REGOLA SECONDA.Tutteleconsonantifinalisitralascianoomutano: leconsonantisonoM,S,T,NT,ST.NelcasodiNT sicambiailTin O,eperònonsilasciacheilTamant amano,amarunt amarono: m a talvolta tutto l'N T si muta in R O : amassent amassero: sebbe ne in questo e simili casi può sempre rimanere la regola di mutare il solo T in o dicendosi ancora amassono. Vedi ilprospetto di amare. REGOLA Terza.Tutti gli U finali seguiti da M o da S si cam bianoin0:possumposso:amamusamiamo:ma segliUsono segui ti da N T si cambiano in o nei presenti e nei passati, ma nei fu turi in A N .Così da legunt si trae leggono, e da amabunt ameranno. REGOLA QUARTA.Tutti gli A ovverogli E precedenti immedia tamente l'S finale si mutano in I amas ami, times temi: e cosi da timeas abbiamo tu temi,e da legas tu legghi.Il che basta a conser. vare la regola,ma ora si dice anche tutema, e tu legga. Tutti gli E,ogl'I precedentigliA,oppure gliO finali,silascianoaffatto.Timea temo,timeam icma.Sentio sento:sentiam io senta,  4 è possente: il fuoco bruciante, e il fuoco è bruciante: ma in tal caso NOZIONI ARCHEOLOGICHE. 1. Non dee sperar di comprendere il trattato che qui soggiungo se non chi conosce per le gli altri ne differiscano la lettura. sue regole l'idioma Latino e l'Italiano: 3. non si $. II.   REGOLA QUINTA .Tuttigl'Iprecedenti gliSfinali in singolare si conservano assumendo nel futuro un A precedente: legis leggi:a m a bisamerai,edinpluralesimutanoinE: legitisleggele. REGOLA Sesta.Tuttigl'IseguitidalsoloTfinalesubisconoun cambiamento secondo itempi.Ne'presentisicambiano inE,ene'fu turiinA accentatolegiilegge,creditcrede:amabitameră,timebio temerà. Per i preteriti perfetti ne diremo più innanzi. REGOLASETTIMA.TuttiiB avantil'afinalenegl'imperfettisi cambianoinV consonante,ed avanti l'O,l'I,o l'U finaledelfuturo, li B. caratteristichi della conjugazione del tempo si cambiano in R. Quindi si trae amerò da amabo,ma da belabo si forma belerò senza mutarne il primo B;perchè questo è proprio del verbo, e non della formazione del futuro. 2. Queste regole sono ordinarie. Vediamolo. LATINO amatis est amamo reg.3. e 2, ora amianio sono sono Ed eccone la maniera.Dalle regole 3. e 2. è chiaro che la prima persona debba essere so e l'ultima sono.Ora dee sapersi che appunto tra gli antichi si trova non poche volte so per sono in pri ma persona.B. Jacop.Poes.Spirit.Venez. 1617. lib.4. cant.28. stanz. 12. sei  amamus es еè sumus somo este credit & c. ama reg. 2 credi reg. 2. amas sentit & c. Amo reg.i. Vedo reg.4. vedireg.4. vede reg. 2. senti reg.2: Amo amat amant amano reg. 2. Dicasi altrettanto di Video vides videt & c. credo ITALIANO ami reg. 4. e 2. 3. Applichiamo queste regole al presente del verbo sostantivo : Sum amate reg. 5. e 2, sente reg.6. credis credo So e finalmente Sono i 5 se, estis semo siamo sunt sete siete sentio sentis crede reg. 6. sento reg. 4. lo so nulla: ho peccalo: Mi exalto quantoposso. e cant. 3. st. 2. del lib, stes.   A pinger laer so dato. E GIUSTO de Conti nella bella mano pag. 39. La seconda persona es fu trasposta e non altro , facendo prece dere l'S. Quindi gli antichi dicevano comunissimamente se anche senz'apostrofo per seconda persona: come Petrarca,Boccacci,Albertano, edaltri:ALBERTAN.ediz.diFir.1610.cap.23.Selegaloamoglie? non domandare di scioglierti. Se sciolto da moglie? non domandar di legarti.E piùsotto:esìselenuloditantoamarlamoglie.PETRARC. canz. 26. v. 77. ediz.Comminiana Spirto beato,quale  6 Se,quando altruifaitale? e altrove più e più volte. IlDecamerone secondo la ediz.1718. col la data di Asterdam ne è pieno.Senza questa origine che fa cono scerechesepersecondapersonaèvoce interaenonaccorciata,non s'intenderebbe, perchè gli antichi spesso non l'apostrofassero.Tutta viaperdistinguerla a prima vista da se pronome,econdizionale,con venne in qualche modo contrassegnarla,e si fece uso dell'apostrofo: e servendo questo a notare le voci scorciate; si riguardo se persona seconda,come scorciata,quando nonera:eperchè tutteleseconde persone singolari presenti dell'indicativo terminano inIReg.4.ese guendo le leggi generali,tal personanelverbo sostantivoavrebbe do vuto essere u n I; così poco a poco si ricongiunse se ed i in sei, ed ora si crede questa la voce intera di tal persona.E cid supposto quan do si scrive se per indicarla, si apostrofa, quasi fosse uno scorciodi Signornonè giovato Mostrarmi cortesia: Tanto so slato ingrato ! e altrove spessissimo.E GUIDO Guinzelli Rime antic. appresso la bel la mano ediz. di Firenz. 1715. Come io so avvolto nel Lenace visco; e se ne hanno esempj ancora nelle letterediS.CATERINA,inFr.Gi. ROLAMO daSienanel1.Tom.delledeliziedeglieruditiToscani,ed in altri:vedi vocab.diS.CATER.allavoce essere:ma so trovasipari mente persona del verbo sapere,nata da sapio sapo sao so:ovvero da scio regola 5. scosso so: la prima derivazione è di Menagio: a m e piacerebbelaseconda.Ma torniamoall'intento:siccomesoeravoce ancora del verbo sapere, e siccome il saper vero è di tanto posteriore all'essere; così per togliere ogni equivoco, sivolle piuttosto ridurre ilso del verbo essere in sono che lasciarlo indistinto col so del verbo sa pere. Chi dunque considera che ilprimo verbo Italiano essere ha la vocesonoperesprimerelaprimasingolaree laterzaplurale,sappia chequesto è stato un maledi origine, voglio dire è provenutodalla figliolanza della Italiana dalla lingualatina,in forza delle leggiuni versali,che per tanta combinazione dicircostanze cooperaronoatras mutare l'una nell'altra .   s e i : n è c h i p r o c e d e c o n t a l v e d u t a p u ò r i p r e n d e r s i: m a i n o r i g i n e n o n vi era bisogno, e più che apostrofarsi, avrebbe dovuto accentarsi. sero eepere.ALBERTAN.Giud.cap.51.Dalsaviouomo eeda temere lo nimico. Or cid fecesi per distinguere e del verbo,dalla congiunzione e, come pure dal pronomeei solitoadapostofrarsi,edallacongiunzione e seguitadall'articoloplurale iliqualiduee iriunitisirendeanopere:ma coltempo,la varietà dell'apostrofe e dell'accento pote contrassegnare e diversificareabbastanza l’edelverbodagliedi altrovalore:vediesseren.3. Trovasi ancora fra gli antichi este per è m a rarissime volte: vedi G r a di di S.GIROLAM .ediz.Fir.1729. in finealla voce este; finchè preval sero le regole generali anzidette. Da sumus uscirebbe sumo o somo,e non semo:ma siccome tut te le prime persone plurali dell'indicativo presente nelle seconde con jugazioni presero la desinenza in emo come avemo,tememo&c.,cosìda sumus fu tratto semo:ovvero siccome tutte le persone prime plurali ora pe'rincontri della forma loro anno rapporto con laseconda per. sona singolare tanto che sono un composto di questa con qualche a g giunta, come amiamo da ami ed amo,temiamo da temi ed amo & c;e siccome tal seconda singolare era se nel presente indicativo di essere, quindineuscisemoepoisiamo.Chi conoscegliantichisaquanto è familiare l'uso di semo.Ne allego un esempio dalla vitanuova di Dante pag.13. perchè semo noi venuti a queste donne ? E Fra Jacop. lib.1.sat,5. Uomo pensa di che semo. Di che fummo,et a che gimo. Vedi ilprospettodelverbo Essere 2.4. In forza delle regole generali la seconda plurale sarebbe estes. ma trasponendol'savantil'Ecomenelsingolareperuniformitàmag giore con sono, sei, siamo; sen'ebbe sele, e questa appunto è la vo cedegliantichi:siconsulti ilverboesserenot.5.finalmentesiag. giunse un I per dolcezza o per distinguere tal voce da alcuni so stantivi e sen ebbe siete, che ora è la voce più propria di questa per sona. Apparisce dunque per quali gradi e per quali mutamenti siasi formato il presente come ora si usa del verbo essere, La terza persona si esprime con la voce e, che appunto ri sponde all'estlatino lasciatene le consonantisecondo la regola 2. ma gli antichi,prima che la lingua si modellasse in tutto,non di raro dis  7 Preferiti Imperfetti 4 Amabam amabas amabat amabamus amabatis amabant Amaya reg.2.7. amavireg.2.4.7. amava reg.2.7. amavamo reg.7.3. 2. amavate reg.7.5.2. amayano reg.7. 2.   Temeva &c. legebam leggeva e e da sentiebam lasciatone l’I che è quel di sentio reg. 4. si ha sen leva c o m e era nelle origini prime,nelle quali, tutto risentiva di conjugazione seconda tra gl'italiani ne' verbi provenienti dalla quarta de'latini:non è raro che senteva si oda anche ora tra' contadini più corrotti che sono gli ultimi a correggersi: e finalmente fu detto sen tiya sentivi & c.lasciando l'E per l'I. 5. Perqueste regole e questi progressi apparisce che la prima persona dell'imperfetto doveva terminare in A amava temeva legge va sentiva. Al presente i Filosofi ed i gramatici si meravigliano,per chè la prima e terza persona singolare combinino, e perchè la prima non siasi terminata inO. Ma la meraviglia cessa, seriflettasi che al cambiarsi del latino nell'italiano, si prendevano di netto ivocaboli an tichi, nè si aveano di mira che certe regole, come le indicate di so pra,per contornarlidi nuovo.E siccome tutte le prime singolari degli imperfetti levatane la terminazione latina inM ;restavano amaba lege ba ec; cosi mutato il B in V non poté farsi a meno d'incorrere nel lo scoglio anzidetto: molto più che in que'tempi non faceasi poco, se le parole non sapevano di latino. 6. Veduto come siasi introdotto l'equivoco, ora tocca ai Filosofi di emendarlo: tanto più che non siamo poi scarsissimi di esempj an tichi pe'qualisi compionoin o le persone primesingolari dell'inper fetto:de'quali mi piace allegarne qui alcuniriserbandone altri ailor verbinelprospetto.Petrar.Vit.dePontef.edImperadori: vitadiCa ligola, lo pregavo ogni giorno che Tiberio morissi. Così pure leggiamo inFr. Jacop.1.4.can.38.Lacagiondelmalfuggivo.Cavalc.Epist.di S. Girol. ad Eusloch. cap. 3. ediz. Rom . 1764. E vedendomi io venir meno quasi ogni rimedio ed esser privato di ogni ajuto, gittavomi a' piedidiCristo&c.... iratoamemedesimoerigido,solomimet tevo per li diserti, e dove io trovavo più oscure e aspre e profonde valli, e aspri monti o scogli pungenti o luoghi più aspri e spinosi; ivi mi ponevo in orazione. Pulci.Morg.c.3.62. lo mi posavo in queste selve strane.  Da Timebam così pure si ebbe C.XI.83. Talch'io pensavo d'aver acquistato. 8 ec.16.44 Per Dio,cugin,ch'i'sognavo alpresente, Che un gran lion mi veniva assalire. Onď io gridavo, echiamavo altra gente E però E con Frusberta il volevo ferire. e altrove più volte. Letter.San.CATER.di Sien. ediz.di Aldo pag. 14. a tergo. Dicevo: Signor mio io ti priego & c. e pag. 20. vi aggiunsi anzi che io volevo in voi la perfezione della carità pag.92.   desideravodivedervi:anzitalvoce'desideravosileggemolte volte inquelle lettere.Vita B. COLOMBIN.ediz. di Roma pag.9.lo gode voévoinonmilasciatestare,epag.96.adirviilveroioandavo a posarmi;pag.167.0 figliuoli,efratellimiei io non meritavo di es ser padre di ianla buona gente;pag. 174. E questa la compagnia che iodalesperavo,epag.299.pensavochequantoèmaggiorelasog gezione e l'unità ; lanto si vien piuttosto ad aver libertà : Vedi ero n.6. verbo essere:e n.6. avere. Eram Erant Erate reg. 5. e 2. e quindi Eravate avevano reg.7. 2. Imperocchè ben è facilissimo concepire, che se cambiavasi in questo tempo in V il B precedente l'A finale, potevasi cambiare in V pa rimente anche l'altro B:anzi parea tropporagionevole,perchè non si notassetanto divariodi usiinparole medesime,esifamiliari.E'poi noto, che tutto il verbo avere si scrivea ne'principi, e si scrisse a n cor dopo per lunghissimo tempo con l'H precedente: ed ora per un progresso, non saprei quanto considerato,si tralascia ancora nelle vo ci,che forse ne abbisognano.  7. Ma giova esaminare ancora come siansi trasformati gl'imper fettide'verbi ausiliari:Eccolo 9. Si possono da tutto ciò comprendere le cause de'cambiamenti prodotti nel presente di habco:seguiamoli via via, che'non sarà inu tilela ricerca Lasciato l'E dihabeo reg. 4,e le altre consonanti,e cambiatele giusta le altre regole, risulta 9 Era reg. 2. Eramo ed erale presentano Erano reg. 2. levocicome sitraevanodallatinoinot. tima forma. Ma il va inserito eramus ed eratis Eras Era reg. 2. in eravamo,ed eravate negli altri verbi, mentre in suppongono il B cambiatoinV,come dunquedivainera questa consonante. Tale aggiunta affatto manca la origine, nè fu, che una intrusione vamo ed eravate è contro per di altri verbi,che usciva , nato dal sentire le voci consimili isbaglio amayate &c. Il peggio no in quel modo,come amavamo , non dandosi quell'aggiunta fu che si anche alle voci era tolse la uniformità tirannodelle lingue, autorizza erano & c. Nondimeno l'uso, quel ,piùche lesemplicienaturali vamoederavale essere,n.6.Ma diciamo si trovino pur queste. Vedi que risultasse. Eccone la maniera fetto di avere, è come Haveva 8. Habebam habebas Habeva habevi era eramo erate, quantun dell'imper Aveva reg.7. 2. habebamus aveva reg. 7. 2. habebat habeva habevamo habevate habevano haveva havevamo avevamo reg.7.3.2. avevate reg. 7. 5. 2. habebatis habebant havevate havevano Erat Eramus Eratis Eri reg. 4. e 2. Eramo reg.3. e 2.e quindi Eravamo havevi avevireg.7. 4. 2. b   abbemo abbiamo &c. Forseil B fu raddoppiato per compensare la perdita dell'E nell'ha beo.Sia comunque,abbosi legge ancora in Dante Infer. 25. E quanto io l'abbo ingrado mentre io viva: E negliAMMAESTRAMENTI degli Antichi pag.97. certamente abbo provato; e più sotto:ripensola seraa quello che iolo di abbo detto.E nelle Vite de'SS.PP.ediz.Man.Fir,1731.,nellaVITA DI GIOSAFATTE ediz.Rom.1734,e nelleNoyelle anticheFir,1572l'usodi abbo èco mune .Abbi è rimaso nel Congiuntivo.E 'poi noto, che gli Antichi usa vano la seconda singolare presente dell'Indicativo ancora nel Congiun tivo, come resta tuttora in molti verbi,Così ami serve in tutti due i tempi alle due seconde persone singolari,e cosi temi può servire ancora, sebbene ora vi siano dei divarj.Sopravvanza nell'uso comune abbiamo; e siccome gliAntichi finivanole voci per tali persone in eino, cosi non vi è dubbio che ne'principj sidicesse abbemo,quantunque negli scritti forse non si trovi,per la rapidità di altri cambiamenti succeduti. 10. Certamente l'uso di scambiare tutti iB nell'imperfetto di ha bere,di buon pra scorse in alcune,o in tutte le voci del presente, e si trasse da Habo Avo habi ave avemo avete habono avono ave resta tuttora tra'poeti, e fu non meno della prosa. Vedi questa voce nel prospetto di avere. Avemo é comunissima tra gli Antichi. Avete rimane per ogni scrittura;le altre tre voci presto furono cam biate: perchè siccome l'V consonante ha un suono come di vi, o di un i sibiloso; così specialmente se l'V sia doppio, l'avo,oppure avvo per abbo, fe sentire nella pronunzia questo I quasi doppio.E quindi è che il B. JACOPONE lib. 1. satir. 9. scrive Nè ferma fede per esempio ch'aja; Franc.BARBERINI edizion.Roman.pag.189. Nonveggio ancor chi contento ajail core. E Francesco SACCHBTTI disse ajolo per lo ajo,cioè per lohu.S'insinud tal cambiamento nella seconda persona avi,é mutato l'V in I, se ne  habet abbi 1 habemus habe habemo habete abbe avi da Habeo Abbo habes Ch'io n'ajo una si dura e più sotto: ajo portato in_core & c ,ed altrove più volte:anzi usa aja per abbia:lib.1.sat.12.3. 10 Illuminato mostromi fore, E ch'aja umilitate nel core. DÁN.Parad,17.   fece huii, e col tempo hai. E questa è la causa, per la quale ora ci troviamo con hai, seconda persona del presente dell'Indicativo, senza che volgarmente se ne intenda la origine.Può notarsi però che in forza della provenienza di hai l’i finale è risultato da un doppio i; e quindi seguendo le origini, avrebbe dovuto scriversi haj: e ciò sa rebbe statoopportunissimope' giorninostri,ne'quali vuolsi lasciare an che l'h precedente. Imperciocchè chiarissimamente si distinguerebbe che aj è del verbo,senza pericolo alcuno che si confondesse con l'ar ticolo plurale ai. 1. La mutazione del doppio B in V ed inIdoppio o lungo,al meno quanto al suono, porto l'altro cambiamento in aggio,aggi, ag giamo,aggia,aggiano: essendonoto che l'J lungo si cambia spessis simointalmodo:equestaè lacausaparimente,percuisidiceveg go veggiamo & c. Imperciocchè nelle prime origini si disse ancora vejo vej veje per vedo vedivede: si consulti il prospetto di vedere. Quindi 'Imperador Feder.Rim.ant. 114. Rispondimi Signor ch'altro non chiejo. Da crejo è propriamente quello scorcio, che pur si usd tra'poeti di cre' per credo, quasi crejo fosse cre io. Vedi il prospetto di credere. Ant.Pucci nelsuo Centiloquio can.XI.terz.27. scrive: Gli comandò che giù sedesse al piano. L'ultimo verso assai dimostra, che sie fu detto per siedi: E siccome inDan.Inf.27.53.sitrovasie'persiede;parchiarocheambedue de rivino da sejo. Allego un esempio di trajamo: Boc. g.8. n.5. lo vo glio che noi gli trajamo quelle brache del tutto:da ciò ben apparisce la origine ditraggiamo &c. 12. Ridotto havi ad hai;dovea sembrare che fosse di netto stato levato l'V consonante , quando erasi inviscerato nell'j: e cið compa rendo,era facile di lasciarlo pure nella terza persona have, e formar ne hae come si trova in Fr. Jacop.,in Guid.Giud.,in ALBERTANO,  Di voi,chiaritaspera. Rim .Allac. 408 Ciulo dal Camo Cose da non parlare. anzi avverto, che tra gli Antichi si trova ancora crejo, chiejo, sejo, trajamo,dondesonocreggio,chieggio,seggo,lraggiamo&c,enon dalla mutazione del D inG comesitiene,forsemenopropriamente daiGram matici.Cosi Fr. Jac.lib.5. c.3.12. secondo che io crejo:e nelleno te vi si legge: crejo,creggio,credo, e lib.5. can.25. 12. II E vejo li sembjanti Quando ci passo e vejoti. F. Jac. lib. sat. 3.9. la sera il vei seccato. lib. 6. can. 45. 4. Che vee con vista acuda disse l'anziano: Sie giù a pena di cento fiorini: E volendo pagare a mano a mano, E l'anziano a pena di dugento b2   12 e generalmente negli Antichi.Cost Albertan. al càp. 12. L'avar7 semprehaelemanidistesepertorre...ivil'avaronon haesicura vita.I Grammatici han creduto,che quell'E sia stato sopraggiunto all'ha per genio della lingua,chenon amava finirele parolein accento: ma questosarebbevero,quando la parola originale della terza persona fosseha,ciòcheèfalso;essendoquestahabet,habe,have.Hae dun que non èche have,toltone ”v per simiglianza di quanto era ac caduto in hai, ed in hajo. 13. A questo proposito avverte, che non di raro fra gli Antichi si legge dae,fae, slae per dà,fa, sta, come leggesi trae, e come hne per ha. Anche gli E di dae, fae,stae, si credono aggiunti per la ra gione medesima: ma egli è falso ugualmente; perchè dai ruderi an tichi della lingua può concludersi ta esistenza degl'infiniti, daire,fai re, staire, come esiste traire. Ora da quegl' infiniti daire & c. sorge n a turalissimamentedae,fae,stae,cometrae,cheancorcirimane da trai re:vedi S. III. di questa Prima Parte sotto il titolo Dipendenza delle conjugazioniitalianedall'infiniton.2.E quindi puresono levoci dai, fai,stai,come trai,che altronde sono inesplicabili.A dichiarare quanto dico sappiasi,che Fr. Jacop. lib.6.c.10.st.20.scrive A chi gli dice villania & c. Fra duo ladri allo staia. e lib. 4. c. 1o. E che al povero dala. elib.6.c.43.5. Ch'eglièildaenteetiilricevitore: e lib.7. c.9. II.  Staendo in quest'altura dello mare: Vita S.MariaMad.É cosistaendolapoverettasìperl'amorechegid ave v a c o n c e l t o d i G e s ù C r i s t o ,si p e r l a d o g l i a ; c o m i n c i ò a p i a n g e r e . P a r i m e n t e inFr.Guitt.sileggepiùvolte faiteallapag.36,efaieallapag.54.Enel TESORETTO:ponelemente al beneche faiteperusaggio:e Franc.BARBE RINOpag.17.Faesseleidiquelpregiodegnare.NeiGRADI diS.Girolamo allavoceFailenell'indicesidichiara,chel’idifaiteè un aggiunto,e non più:ma faie,faesse,elevocislaca,daia &c.ne'verbi similipalesano il contrario:e Traire si legge in Fr. Guit.lett.2. pag.9, ma traers spiega ugualmente la originedi trae, come fae sorgerebbe ancora da faere, delquale fece uso Franc. BARBERINO nel verso allegato. Per tanto gli E di dae, fae, stae non sono aggiunti,come si pensa, m a sono naturali;ed ora non si è cessato diaggiungerli, ma sono stati tolti. 14. Tornando alle voci hai ed hae, siccome in queste era perito \'u consonante; così poco a poco si tento,ma non riusci,di farlo pe rire nelle vociavemo, avete: e non è infrequente di udire aemo, aele; e nel futuro dell'Indicativo, e negl'imperfetti dell'Ottativo trovasi scritto arò,arai,arei,aresti'&c.come vedremo.Non prevalendo pero quel tentativo,siriserbarono le voci avemo,avete,etalvoltaaviamo, aviate, aggiamo,aggiate. Essendosi creduto, che l’E di hae fosse ag giunto; presto fu stabilita ha per terza persona; talchè le prime tre fossero ho,hai,ha.La terza plurale divenne harno;perchè dall'ha   bent sifece haveno, haeno, hano, hanno,ed esistono ancora'esempi di dano,fano & c.per danno e fanno, voci similissime nella origine,com me è chiaro:vedi S. III. 12. 15. Ma passiamo ad esaminare come dai perfetti de'verbi latini si traessero quelli presenti d'Italia. Potrà ciò conoscersi ne'verbi co muni ad ambe le lingue,ma terminati secondo i metodi di ciascuna: E noi su questi rifletteremo. ILatini sincopizzavano il perfetto in più voci, togliendone il VI,o ilVe.Per avere dai perfetti latini lita lianocorrispondente,silasciilVI,oVe intutte lepersoneperquan to si può senza contradire alle regole generali del s. I. Quindi nel la persona prima singolare dee lasciarsi ilsolo V , non potendosi to gliere l'I finale, secondo la regola prima. Si noti, che la terza singo lare risulterebbe simile ad alcuna voce del presente, e quindi nelle origini si accentava: ma ora se la voce finisce in A, simuta in O accentato.La prima plurale sarebbe amamo come nel presente,e quin di I'M si è raddoppiato. Del resto in Gio. VILLANI nella edizione fatta procurare da Remigio Fiorentino in Venezia si vede gran quan tità di persone prime plurali dei perfetti,scritte con un semplice M : come tememo per tememmo.Altrettantosiosserva in Fazzo degli Uber ti,nel Cavaliere Jacopo SALVIATI Tom . 18. Delizie degli eruditi To scani, nella Cronica delPitti,ed in altriAntichi;indizioche pertali vie si passava dal latino all'italiano in questo t e m p o . A n z i Celso C I T T A D I ninellesueOriginidellaToscanafavellaosservaalcap.6.che iSanesiin tali personenon davanoasentire che unM ,quasipronunziandoface mo,dicemo &c,ed eglicon pari ortografia scrisse tali voci.Ma Giro lamo Gigli nel suo Vocabolario di S. Caterina noto alla lettera M , che a'suoi tempi (vuol dire un secolo dopo ilCittadini,) quell'uso era perduto. Serbate dunque anche le regole generali del n .primo, avre di Ama(v)i ama (viisti ama(vit) ama(vi)mus ama(vi)stis ama (verunt Amai amasti amd amamo amammo amaste amarono 16. Dai Latini si disse ancora amávere: toltone il ve,si ebbe Vita Lano amare, e perché non si confondesse con l'Infinito, si muto l'E i n o , e si e b b e a m a r o p e r a l t r a t e r z a p e r s o n a p l u r a l e . I G r a m m a t i c i h a n ereduto, che amaro sia precisamente una sincope di amarono, toltone il no.Á me perd sembra,che amaro siavoce interain sestessa, e provenuta altronde, come ho dichiarato. E questa è la ragione, per cui amaro può troncarsi ancora,e dirsi amàr per amaro, laddove le troncature delle troncature non sono consuete, almeno nella lingua, come ora si trova.  13 mo 17. II P. Bartoli nella sua Ortografia riguarda come un incan to, che le terze plurali del Perfetto indicativo scorciate tre volte s e m   14 pre significhinolo stessocon quadrupla desinenza:amarono,amaron, amaro,amàr.Ma l'incanto,se ben siconsideri, non è che un caro abbagliodiun animo,chealvederprimosiappaga,stancodellemo lestiedi riflettere.Imperocchè da amarono sitragge amaron,e qui cesserebbe la troncatura:ma perchè levato anche l'N ci troviamo da amaron in amaro , desinenza ancor buona ; si è creduto, che tal b o n tà risulti in forza di uno scorcio:laddoveamaro già eralegittima de sinenza in se stessa: e perchè tale,ammettevasi; non perchè nata da amaron,levatone l'N. A parlar dunque propriamente si hanno due desinenze,amaro,ed amarono,edognuna ammetteuno scorcio,ama rono porgendo amaron,ed amaro la voce amar,colvago incidente, che se da amaron si spicca l'N finale;ci troviamo alladesinenza se conda, la quale è amaro. E siccome amaro è desinenza intera in sestessa;di qui nasce, che gli scrittori del buon secolo, ed alcuni ancora del cinquecento, come il DAVANZATI ne fecero tanto uso: laddove le altre sincopi amar ed amaron sono assai più rare,spacialmente in prosa. Anzi si noti, che nelle NOVELLE 'ANTICHE la desinenza in aro è quasi la comune, lad dove l'altra in arono vi è scarsa, e meno pregiata. 18. Ma proseguiamo l'esame de perfetti:eprima nella terza con jugazione. Audi(vi audi(ve)runt Audii audisti audi audimmo audirono udiste udiro. proviene udiro dall'audivere,come amaro dall'amavere.E'poinoto, che nelle origini della lingua si disse in Italiano anche audire finchè l'au si chiuse in o,cone nelle voci aurum, tesaurus,dalle quali si trasse oro, tesoro &c, e se n’ebbe udii, udisti &c.Vedi questo verbo nel prospetto. Debui debuimus debuerunt Devei , . Pertanto abbiamo da dové doveste  udisti audi(vi)t udi audi(vi)mus u d i m m o audi(vi)stis 19. Riguardo alle seconde conjugazioni, avanti l'I finale vi è l'U vocale, e non consonante,quindi regolarmente parlando tutto l'UI o l'UE si muta .in E semplice,avvertendo, che l'1 finale nella prima persona dee conservarsi secondo i canonigenerali debuisti Dovei deve, audiro devemmo, deveste, deverono, audi(vi)sti audi(vere) debuit debuistis debuere doverono dovero. audiste devesti, dovesti devero, Siccomel'U fu cambiato in E(dovei)gravatodi accento,quindinella terza persona non potea non dirsi se non dovè seguendo leregole ge Udii udirono dovemmo   nerali, o dovèt, trascurando la regola sulle consonanti finali; e da que. sto nacque che per istrascico di pronunzia fu detto ancora dovette, come dalla voce Giudit PETRARC. Trionf.fam . c. 2. v. 119. Non fia Guiditlavedovellaardita,sièfattoGiuditta,ecome daJosafat,DANTE Infer.10.v.8.Quando daJosafat qui torneranno,sièprodottoGiosafalte comunemente.Fattosi dovei,dovė,o davèt,fecesi quindi per coerenza do veltero e dovelti: e cosi questi preteriti ebbero doppia desinenza: e si disse temci e temetti, teme e temette, temerono e temettero. 20. E' poi tanto vero, che questa è la origine di temetti, tèmel te & c , che siccome lo stesso argomento vale per le terze conjuga zioni; così talvolta si scontra ancor questa desinenza applicata alle medesime. Ond'è che trovasifuggi,fuggi & c; e nelle Vire de SS.PP. ediz.Man.tom.1.pag.20.fuggitte,e nellapag.125 salitlepersa li: una nolle,essendo questi ito,alla casa di una vergine Cristiana o per rubare,o per altromalfare,salitte con certi ingegni il tetto della casa. Anzi questa ragione è sì certa che spessissimo le desinenze in ilte come salitle & c.furono modellate affatto a norma delle altre in elle, cioè di temelle,credette & c. Quindi è che nel medesimo tom . 1. delleVit.deSS.PP.se inalcuniesemplarisileggefuggitte,inal tri,sihafuggelte:allapag.101 ediz.citat.vièfuggettiperfuggii: nella 62 ,uscite per uscì, nella 71 irrigidelle per irrigidi, nella 73 finette per fini, ed Antonio Pucci versificatore famoso del trecento nel suo Centiloquio al can. 2. st. 69 ha sentelle per senti; ed Oito impe rador che ciò sentette, e così altre se ne veggono in altre pagine ed opere.Simileterminazionenon potevaaver luogonellaprima conjuga zione,perchè l'amavit,secondol'usodi cavarneilvolgare,cessadove èilsecondo a,dicendosi amo,e non cessanell'I con farsentire un amavit: il che direttamente gli avrebbe causato la uniformità, che'mai non ottenne:ora la desinenza in illi ed etti & c.è del tutto abolita per l e t e r z e c o n j u g a z i o n i: r i m a n e a n c o r a l a c a d e n z a i n e t t i e d e t t e & c . p e r l e seconde conjugazioni;ma forse,almenoin piùverbi,è men cara che nelle origini della lingua, come potrà rilevarsi dal prospetto de' verbi, che soggiungeremo. 21. E giacchè consideriamoilrapporto fraledesinenze delleter, zepersonede'preteritidell'indicativo,piacemi dilatare ancor più la serie delle riflessioni,picciole sì,ma pur necessarie per chi brami co noscere intimamente la lingua,e suoi movimenti. Ho detto di sopra, che dall'amavit,debuit,audivitsitragge amò,dove,udi,abolendoin tutto,quel vit finale:ma questa è piuttostola regola,che ora predo, mina.Del resto quando la linguapendeva incerta sul fissare le sue desinenze, talvolta tentò rendere queste, tutte simili alla cadenza del. la primaconjugazione, e tal altra a quella della seconda.E certo quell'amavit ebbe talorauna desinenza come amao:di che produco un esempio luminoso di FR.Jacop.lib. 2.can.2. Quando che in prima l'uomo peccdo Si guastò l'ordin lullo dell'amore:  / 15   E questa è la causa, per la quale oradiciamo amarono, lassaro no, e non amorono, lassorono & c. vuol dire questa è la causa, per la quale la sillaba antipenultima è un a, e non un o. Tutte le ter ze plurali nascono nel preterito con aggiungere alla terzasingolare un rono,o un semplice ro, ne'perfettianomali, o simili aglianoma li. Così diciamo senti rono,temè rono,crede rono,sparse ro, videro & c. Pardunquela originalterza personaquellade'contadiniamà,las sà & c. e quindi sen ebbe ama rono, lassarono, e non amorono, las sorono &c.desinenza che leggesi in molti Antichi: Così nelle Vite de'PonteficidiPETRARCAvisileggeandorono,seccorono,esimili or dinariamente.Il Venturi traduttore di Dionigi di Alicarnasso è pie no di tali cadenze.Forse a dire amarono,lassarono &c.vi contribui pur la dolcezza per non avere insieme tre o finali amorono, lasso rono & c. Nel modo poi che il vit era supplito da un o nella prima con jugazione; lo fi pure nelleseconde e nelle terze: e quindi sono le voci temeo,credeo,poteo, aprio,finio, udio, e simili,tanto frequenti ne gli Scrittori. Ora queste desinenze, per le prime conjugazioni sono spente in tutto: m a nelle altre conjugazioni rimangono tuttavia per li poeti, e l'uso moderato può riuscire utile non meno che dilettevole. Chi non bene conosceleprimizie della lingua,meravigliasiche imo di poteo,lemeo,udio&c.fossero comunissimi.IGrammatici dissero,che l'o finale si aggiunse per licenza poetica: ma cið non ispiega perchè voci di questoconio abbiansi frequentissime ne'vecchi prosatori, come nelleStorie dei Villani,nelDavanzati,ed in altri.Dir finalmente che l’osi accresceva per non finireinaccento,era un luogo comune,un parlardiabitudine,enullapiù. Sidovevaavvertire,chequest'ori ceveasi da tutte le conjugazioni nelle terze persone singolari de'pre  16 Nell'amor proprio tanto l'abbracciao ; Che n'antepose se al creatore. E la Giustizia tanto s'indignao; Che la spogliò di tutto suo onore: Ciascheduna virtù l'abbandonao, Gli fu il demonio dato possessore: Nel tom.12degliScrittor.Ital.delMURATORI trovasi inserita laMemoria di Messer Lodovico di Buon Conto Monaldesti su la coronazione del P e trarca:costui,che lavidediperse,cosìscrive:Poi comparve lo Sena tore in mezzo a muti (molti)cittadini, e portao allo capo soio (suo) na corona di lauro,ese assettao alla sedia, e poi s'inginocchiaoallo senatore & c. Si vede in questi esempi, che si accento l a preceden te il vit,e questo vit fu supplito con un o.Più volteho notato,che presso alcuni contadini appunto ne'dintorni di Roma dicesi difforme mente amà ,lassà,&c.per amò,lasciò come ora è laregola:Toccaal filologo accorto di rintracciarne le provenienze:esse non sono che per lo scorcio naturale,che si faceva della lingua parlata sotto questo cie lo da'nostri antenati.   teriti , e la uniformità medesima avrebbe fatto conoscere , che era un supplemento del vil, risecato dalle voci latinecorrispondenti , o pure una proprietàdi cadenza;e con cið sarebbesi dichiarato perchégliAn tichiusassero temeo,udio,e simili,promiscuamente in ogni scrittura, senzascrupolodiriprensioni.E'poitantomanifestochequell'O non si aggiungeva per non finire in accento , che nel Dittamondo si tro va unito anche alle prime persone della terza conjugazione,leggen dovisi nel 3 lib. cap. 15 udio per udii : 22. Tornando al nostro principio , apparisce dal fin qui detto che sitento chiudere in tutte le conjugazioni con desinenza simile allaprima:ma perchè l'uso non eraancora ben fissoe comune, si tento per eguale maniera terminare tutte le terze singolari d e' prete ritiinE,comeinEfiniscelaterzasingolarenellaseconda conju gazione.Quindièchetroviamoamoe,teme,finie,esimilicon tan ta abbondanza di esempj.Faz.Dittam.lib.4 cap.20 23.Lachiusadelle terzepersone tutteinO,ovverotutteinE,de riyavadallevoci corrispondenti latine,finite tutte in un modoamavil, timuit,audivit.Era difficileabbandonareognisomiglianzanell'italiano, с  17 Passato poi Suasina , io udio & c. e cap. 16 Secondo ch'io udio , e'l nome prese e cosi nel lib. 4 cap. 4 vi si legge sentiu per io sentii, e nella Vin LadiGiosaf.pag.31 uno essemplo tidicochel'udiodirea unomol to savio uomo :e pag. 34 lo ritornerò nella mia casa onde io uscio. Novell.ANTIC. Firenz.1572 novel. 20 lo poi che mi partio,abbo avuto moglie efigliuoli. Etic.di Arist. compend. da Ser BRUNET.ediz. Lion.1568 pag.100quandoioudioleloroparole,nonmidolea&c. Gli o dunque di udio ,finio , lemeo & c. in terza persona , non sono licenze di poeti,non aggiunteper iscansare gliaccenti,ma regole o modi di terminazione , e risultati di una lingua , che in altra si trasmutava,come or ora meglio dichiareremo. Che amoe si;che'lsipuò dir percerto. e cap. 20. Che rifutoe l'onor di tanta manna . V i t . d e S S . P P . T o m . 1. p a g . 2 i n c i a m p o e i n u n a p i e t r a , e f e c e a l c u no strepito: pag.10 con molte lagrime cantoe salmi, e pag.6 ľani male si levoe a corsa, e fuggie:pag. 43 per la sele l'uno morie,e pag.47 udie una voce che gli disse & c.'Or questa uniformità fa vede re,come dianzi ho pur detto,una proprietà di cadenza nelle terze persone singolari del preterito in su le origini della lingua, e quin di è che se ne abbiatanta copia ancora ne'prosatori;e tanto èlun gi che l'E si aggiungesse perevitare l'accento,che ci è facile tro yare temè,ma non temee;se non forse per la rima.Cosl Dante dis sePurg.3212 senzalavistaalquantoessermifee permife,voce interain sestessa,come vedremo nella seconda parte al num.6 del verbo Fare .   dopo che le altre persone omologhe del preterito si erano concordate nella desinenza.Così tutte le prime escono in I,amai, temei,udii, tuttelesecondeinsti,amasti,temesti,udisti:e tuttelepluralihan pari concordia di finale. Or come poteasi tralasciare quesť armonia nelle sole terze del singolare? Questa è la origine vera degli O e d e gli E che si aggiungevano, e non le sognate fra le minuzie di una grammatica, che inaridisce. Col progressodel tempo sivolle trascurare quellaparitàdicadenza,elevocisichiuseroin0,in E,inI,ac centandole finalmente, sebbene quellechiuse in O si trovino spesso tra gli Antichi senz'accento comeinFazio degliUBERTI,enelle No VELLE ANTICHE.Ed oranoi,lucidiesseridi unsecolointelligente,go diamo su la idea dolcissima di una lingua perfezionata. M a i gravis simiAntichi,colle mire ch'essi aveano,questi Antichi io dico, risor gendo,ne sarebbero in tutto persuasi? 24. E cid su le terze persone singolari de'preteriti: ora torniamo al verbo temere o dovere, dalle considerazioni del quale siamo qui per venuti. Si noti che doverono e temerono ammettono le tre solite scor ciature Lemeron,temero,temer,come amaron,amaro,amàr,perchè da lemeron ci troviamo all'altra desinenza intera temèro prodotta da ti muere,come dovèrodadebuere:laddovedovellerononsopportacheuna scorciatura appena,potendosi faredovetter,ma non proceder più oltre; perchè le nuove scorciature non ci fanno casualmente trovare in altra desinenza compiuta in se stessa.Tanto è vero quelloche siadditonel 3. 17. 25. E'certo che ne'perfetti delle seconde conjugazioni italianeso no le irregolarità più grandi: ma non ho veduto che altri notasse in esse un incontro curioso: cioè la irregolarità non concerne mai se non la prima persona singolare,e le dueterze singolare e plurale,mentre tutte le altre persone si trovan sempre comela regola chiederebbe. Cosi nel preterito rompere abbiamo ruppi, ruppe, ruppero anomale; e le altrevocisono rompesti,rompemmo,rompeste,come vorrebbe la indo le di un perfetto italiano regolare rompei , rompè & c. Tal cosa è so vente osservata e confermata con esempj nel prospetto. E m m i più vol. te nato il prurito d'indovinare onde sia talearcano di lingua. A me ne sembra la origine dall'avere le terze persone plurali una seconda desinenza derivatadal latino,per esempio rupere ond'èruppero,enon daruperuntond'èrupperono,oromperonoBo'i reg.2,chepursitro ya negli Antichi: vedi ilprospetto di questo verbo. Romperono ha l'ac cento,che riposa in su l’E: e quindila terza singolare non può es. sereche rompe,elaprimarompei;laddoverupperohal'accentonell'U, restandobrevelaE.Quindi perleggedicorrispondenzalaterzasin golaredee tenere l'accento anch'essa nella vocaleprecedente, e non nella finale; altrettanto dee succedere nella prima singolare: e p e r ciddeemancarel'E diEInelladesinenza,giacchèl'E diEIintutte leconjugazionisecondeègravatodiaccento;efinalmentedee cavar seneruppi,ruppe,ruppero.Ma rompesti,rompeste,rompemmo non pos.  18 già   26.Ma diciamoqualchecosade'perfettide'verbiausiliari.Nascono fuit fusti fosti C2  sono non avere l'accento sull'E in forza dellaformazione loro,essen do in esse la E seguitata dalla doppia consonante S T , M M . Quindi non possono non esser tali come romperono , quantunque poco o nulla usate, come avviene in molti se provenissero da rompei, rompe, verbi irregolari. E per cið l'anomalia de'preteriti non può concer nere se non la prima singolare , e le due terze persone singolare e plurale de'perfetti. Questo discorso vale eziandio ne'verbi ano mali di terza conjugazione ; dicendo dell'I quanto si è detto dell'E. Potremo da ciðtantomeglio persuadersi,cheamaro,temero,&c. sono desinenze piene in se stesse , e non sincopi di amarono merono & c. fuisti Fui da Fui fuistis fuerunt fuere fummo fuste foste furono 19 fuimus furo Questo tempo somiglia in tutto al preterito debui o timui della se conda conjugazione latina,alla quale appartiene ilverbo esse,o pure essere secondo che leggesi in Plauto. Pure esso nelle persone non ha subito la legge di mutare l'UI:ma ciò non è stato senza una ragio ne: Imperocchè dando luogo a tal mutazione, sarebbe risultato fei, fe sti,fe & c, e questo è il preterito appunto del verbo fare: purtroppo si osservano tra gli Antichi talvolta le voci del preterito del verbo sostantivo piegate in quelle del verbo fare: Cosi Fazio degli UBERTI nelsuoDitcam.1.4c.8 dissefoperfu.Perildiluviochefositene broso:Filip.Vil,nelprologo allesueStorie:con lostilechealuifopos sibile:e Faz.nelDitlam.lib.3cap.22 infinescrivefonno perfurono,e Fr.Guitt.let.12,scrivefoe per fu:eFra Jacop.1.2can.172 scrive fom per fummo.Per nonconfondere dunque una cosa con lealtre,non doveasi praticarela legge anzidetta: nei tempi debui,debuisti periva in. tuttele personel'UI,eccettol'Ifinalenellaprima perfareil cambiamen toindicato.Infuisti,fuimus&c.sièritenuto l'U,edèperitol'I:edin fuerunt è peritol'E. Si noti cheil fuit dagli Antichi si rendeva,e nesonopieniilibri,perfue.IGrammaticihancredutol'Edifue come una giunta per non terminare quell'E non è che la E nella quale dovea mutarsi l'UI, supplita in questo luogo per dare alla terza singolare del perfetto la desinenza in E,comune a tutte le persone simili di altri verbi di questa con jugazione, dicendosi lemè, iemelte, crede, ruppe & c. Tanto siam dunque lontani che l'e di fue siasi una giunta, che anzi era lettera distinti va della persona, ed una conseguenza dellamutazione, che aveasi a faredelUI inE,comepiùsipoteva.Equandosparìquell'E,sitol fue fu in accento la semplicefu:mą   serealmente,non si cesso di aggiungerla.Ed ora ci rimane il sem plice fu, voce cheesce affatto da ogni regola di terminazione. da Habui E le voci avesti, aveste, avemmo sono comunissime: delle altre avei, avè, averono, se pur furono in uso, non ho presente nemmeno un e s e m pio;e solamente mi ricordo che in Fr. Jacop.si legge avi per ebbi, ed avvero per ebbero. Di buon ora s'introdusse la irregolarità, la qua le concerne, come ho detto, la sola prima singolare, e le due terze singolare e plurale, e si fece ebbi, ebbe, ebbero; presa la occasione c o m e s'intende pel S. 17 dal habuere: perché se ne dovea cavare ha . bero,con lapenultima breve,donde ne seguitava habe per terza sin golare, ed habi per prima; e somigliando queste due voci ad altre d e l l ' a n t i c o p r e s e n t e a b b o , a b b i & c , n o n p o t è n o n c a m b i a r s i l ’ A in E , condirsiebi,ebe,ebero,ebbi,ebbe ebbero.IPoetitalvoltaco me PETRARCA Trionfo Fam.cap. : ora investighiamo, come da’pre teriti più che perfetti latini ne derivassero gl'italiani, che tanto sem brano differenti. E certamente i Latini esprimevano col tempo la qua lità che si affermava, ossia la cosa che siera fatta: e tali erano a m a yeram,fueram,habueram.Ma negliitaliani sidecomposero gliattri buti, e si disse io aveva amato,io aveva avuto,io era stato.Possiamo però conoscere che tra'Latini medesimi si aveano i semi di simili riso. luzioni. Cosi Cic. nel 15 Fam . 20 disse , quantum ex tuis litteris h a beo cognitum per cognovi:od in Verr.7 63 hodie sic homines ha bent persuasum:cosìnel 4 Ac. comprehensum animo habere atque perceptum; ed altrove assai volte. Pertanto nel passare da'preteriti piùcheperfettilatiniagliitaliani,nonsifeceche ampliareciocchè giàsi usavadai Latinimedesimi.Abbiamopiù voltenotato,che  20 per la rima scrivo. no ebe con un b solo:qualche Antico ciò praticava quasi per abitu dine, come può vedersi nel Dittamondo di Fazio degli UBERTI l'uso finalmente ha stabilito ebbi , ebbe : ma ,ebbero:vociche varianonel principio e nel fine come appunto i preteriti greci. 28.Ma bastisu'preteritisemplici avesti ayè avemmo aveste averono avero. 27.Seguendo le leggi descritte dovea nascere ancora Habuisti Habuit Habuimus Habuistis Habuerunt Habuere I Ayei v.92, li che incominciano ad imparare il latino quel lo scordano,facilmente ,o che per disusoin parte esprimono le azioni trapassate col verbo habe re,e col participiopassato latino. va linguagl'Italiani erano Or siccome nelle originidella in rispetto della lingua latina nuo puntochiprincipiaadapprenderla come ap , o chi per disuso l'ha quasi di   menticata;cosìl'analogiaelavogliadiesprimersiinqualche modo gl'indusseadecomporre,edireioavevaamato,io avevaavuto.&c; lasciando in amalus ed habitus gli S finali, e mutando gli U in 0 secondoleleggidelş ireg:2e3,dallequaliappuntorisultaamalo ed ayuto con i cambiamenti suggeriti appresso dall'uso. 29. Quanto al verbo essere:il più che perfetto latino è fu -eram , fu-eras,fu-erat&c:talivocisonocompostedi eram,eras,erat,e fuo fuit: quasi dicasi io erafu:tu eri fu &c.Seguendo pertanto l'indole del tempo aveasi ad indicare tal nozione che spontanea si presenta: cioè dovevasi indicare che questo era spettante alfueram; non era indeterminato,e pendente come chiamano i Grammaticil'imperfetto, ma era piuttosto di un tempo definito e certo.E'noto che i Latini appuntocon la voce status, stata, statum upita al giorno o tempo accennavano i giorni e tempi definiti. Cic.Offic. : 37 status diessit cum hoste:o comePliniodissestatotempore.Quindiin tempo che la lingua degenerava o si decomponeva si disse io era stato,cioè in tempogiàfisso,giàpassato,e non pendente:tueristalo,cioèintempo f i s s o & c, e g l i e r a s t a t o & c . L a v o c e s t a t o f u d u n q u e c o m e u n a g i u n ta o segnodi cosa passata,e non altro:ed in seguito si aggiunse a tutti itempi,che lo richiedevano nel verbo essere.I Grammatici han creduto, che stato sia il participio del verbo stare applicato al verbo essere. M a non dee presumersi che la formazione del verbo stare pre ceda quella di essere, che èil primo de’verbi,e verbo per essenza: edaggiungo che sto,stas tra'Latini,da'quali derivava in gran parte la lingua,se non è privo diparticipio, certamente ne somministrava un uso ben raro, come può intendersi, consultando il Forcellini sul verbo sto sta.Per taliriflessièda concepire,cheilverbo esserenon abbia participio se non quello dedotto da stalus, stala & c. usato in principio come segno e non più, di cose precedenti e consumate. 30. E da ciònacque, che a poco a poco si tentò creare un par ticipio proprio di essere,facendosi essuto,issulo, o suto. Quindi A l BERTAN.Giud.cap.44pag.100 ediz.Fir.1610maggioronoreglisareb be essuto s'egli se ne fosse rimaso. AmmAESTRAM . degli Antic.pag.93 Nella Grecia la Filosofia non sarebbe stata in tanto onore s'ellanon fosse essuta invigorita per contenzione. Collaz. Ab. Isac. pag. 59 E se l'uomo avesseconosciuto lasua infermilate nelprincipio e avessela veduta ; non sarebbe essuto negligente. Questo participio pareva il più naturale: pur si disse anche issuto; ma più di raro: AMMAESTRAM.de gli Antic. pag. 303 la nuora il seguente di che è issuta menata, di. manda &c.Ma più di tutti fu in uso ilparticipio sutopiùanalogo a sono,sei &c,e molti nesonogliesempj in Boccaccio,nelle Croniche diLionardo MORELLI,nelMorgante delPulci,nell'ARIOSTO,edinaltri: ne allego un solo tratto da' FIORETTI di S. Francesco cap. 38 a.me si è suto rivelato che tu & c. A fronte di tali sforzi non irragionevoli lavocestato,laqualenonera che unsegno,divenneilparticipio legittimo, esclusone ogni altro, 21    Ed eccone gli esempj.Fra JACOP. Poes, Spirit.lib.1satir.i averanno reg.2, 3,7 perchè se nell'habebo si cambiavano i due B in Vrisultava havevo e quindi havevi,haveva &c.come nell'imperfetto:nonvolendosi dun que ritenere il secondo B, fu necessità cambiarlo in altra consonante, e fu questa la R , e se n'ebbe averò, averai, averà & c. in forza delle regolegeneralicitate:mapresto sitolseanchel'Eintermedio,esi fece Ayrd Avremo ayrai  22 Sempre serai in tenebria Ditlamon.lib.icap,25 eris erit erimus eritis erunt avrete ayrà avranno serai sera seremo Serete seranno. LATINO habebis AveròS.Ireg.7 31. Venendo ai futuri dirò prima come derivassero quelli de’ver bi ausiliari. Nel verbo essere è il futuro Ben serai crudo se gli occhi non bagni. FBA Guit, let. 3_pag. 13,e anche sera di molti. Dittamon. 1.2 c.31 L'ITALIANO nelle origini Sero Le cose quivi ne seran più conte. Novell,ANTIC,99 serannoquestelenovellecheioporterò.Chileg. gegliAntichitrovaquesteésimilivocinon infrequenti.Manifesta mente dunque derivano dalle latine con la giunta di un S in prin cipio per uniformarle con sono, sei, siamo & c. Del resto eris,erit, giusta le regole, danno erai, erà,S. 1, e quindi serai, serà. Presso al cuni popoli ancora si ode ladesinenza serimo, serile, che presto fu ridotta in seremo, serețe & c. Al presente si trova cangiato anche il pri mo E,dicendosisarò,sarai.Questo cambiamento è1'usuale,ma non forse il migliore, secondo le regole. Vedi il verbo essere n. 13. Q u a n to al futuro di avere era il habebit averaiS.Ireg.5,e7 averemo reg.2, 3 habebitis LATINO Ero Habebo habebimus avera S. i reg 6, 7 averete reg. 2,5, 7 habebunt L'ITALIA NO   e talvolta a simiglianza delle mutazioni occorse nel presente si tolse anche l'V,esen'ebbe Aremo arai arete arà E stabilita una volta la cadenza de'futuri ne’primi verbiessereed avere inserò, sarò,arò per continuadiscendenza dallatino;qualmeravi. glia che siestendesseposcia ai futuri di ogni verbo, esi dicesse amar),amerò,temerò&c. 32. Può nondimeno assegnarsi altra origine dei nostri futuri, sem-" plice al paro che universale. Nel nascere della lingua si scrisse raggioper amarò,faraggio perfaròcomeleggonelB.Jacop.lib.2c.15, elio faraggio questaconvenenza:ediceraggioperdiròcome lostesso autore scriye lib. 2.c. 25 or m 'udite in cortesia Però crudele,villano,e nemico Sarabbo,amor,sempre ver te se vale &c. In alcuni villaggi d'intorno a Roma si ode anch'oggi la desinenza in ajo, come farajo, amerajo & c. A ben riflettervi tali voci non senoncheamar-aggio,dicer-aggio,far-aggio &c:vuoldireaggioa fare,aggio a dire,aggio adamare:formole intutto del futuro:per chè colui,il quale ha afare, non ha fatto, nè fa, ma riserbasia fare: cioè dichiara l'azione sua come futura. E perché in luogo di aggio si disse ancora ajo; quindi è che si hanno pur le cadenze amerajo , farajo&c.Ma siccomeinprogressoabbo,aggio,ajodegenerarononelle più semplici ho, hai, ha, avemo, ayete, e per sincope aemo, aele, han no;cosìda ultimosifeceaver-ho,aver-hai,aver-ha,enelpluraleaver emo,aver-ele, lasciato l'a del dittongo in aemo, ed aete, e finalmente aver-hanno:edepostol'hoziosonelmezzo ditalicomposizioni,sieb be aver-o,aver-ai&c.Ma perchèho,ha,come monosillabe han suono tutto raccolto in esse,e grave come per accento; quindi è che poco apocosimiseancorl'accentonelleprimee terzesingolari,dicendo si averò, averà & c. Pari è la origine di serò, serai, serà & c.voci del futuro del verbo sostantivo, quali usarono da principio per sarò, sarai, sarà & c. Risultavano dall'infinito essere,troncatene le due prime let tereES,come insono,sei&c,tantocheseneavessesere,equindi  aranno, come si scorge ne'libri degli Antichi: Così Lell. 5 tra quelle del B. GIOVANNI delle Celle: solo tanto l'arò a immutare, e nella letter. XI a Guido, arai Dio teco, e più sotto, dove arai a stare in eterno , e lett. 13, che mai non arannofine. FR. JACOP. lib. 2. cant. 3 pianto harete é dolore: tali yoci si hanno pure ne' GRADI di S. Girolamo nell'Eneida di Annibal Ca'Ro , e nel Cavalca, e comunissimamente nell'Orlando del BERNI. Diceraggiovi via via. FraGuit.ediz.Rom.1745lett,3 lamoremioparteraggio,elett.16 folle acquisto far mi guarderaggio: e tal volta ne'scuri principj della lingua s'incontra la desinenzain abbo,farabbo,amerabbo & c.per il futuro. GUITTON. d'Arez.Son. ame 23 Ard sono   ser-ho, ser-lai, ser-ha, ser-emo, ser-ete, ser-hanno:e finalmente sarò, sa rai,sarà&c.Siapplichi lateoriadichiarataancheaglialtriverbi, ed avremo amar-ò,amar-ai,amar-à,amar-emo,amar-ele,amai-anno, comesidisse originalmente:leLetteredi $.Caterina di Siena ediz. di Aldo son piene di questa desinenza,ed ilVarchi,egregio maestro di lingua,ne fa uso ben grande nelle opere sue.Ora l'A precedente l'R fina. lesicambia inE,non sapreiperqual vezzoirragionevole(vediama re nel futuro del prospetto:) e siè prodotto amer-ò,amer-ai,amer-à, amer-emo &c. Dicasi cid proporzionatamente di temerò,temer-ai,sentir-ò,sentir-ai & c. 33. Si noti, che la terza singolare del presente di avere era have, hae,ha.Spessoinluogodiadoperarehanelcomporre ilfuturo,fu adoperata la voce hae,con dire aver-lae, aver-ae, amer-hae , amer -ae , far-hae,far-ae.Questadesinenzaèfrequentissimain alcuniantichi Scrittori.I nostriGrammatici han creduto che l'Ediaverae,farae &c. fosse un aggiunta, per genio della lingua, che non soffriva di termi nareinaccento:ma essanonèchelaE dihave,hae;etantoèlun gichefosseun'aggiunta,che anzidicendosiora averà,amerà,non già si è cessato di aggiungerla,ma si è tolta propriamente laE spet tante all'have,hae.Siapplichi quanto ho detto alla desinenzaameroe per amerò lemeroe,per temerò & c. E'difficile trovar parola italiana terminata in anno,la quale si scorci,eccetto le terze persone hanno,danno,fanno, stanno,vanno , formate tutte a simiglianza di hanno. Quindi le terze plurali avran no, ameranno &c.non si dovrebbero troncare;ma perchèson esseun composto di aver-hanno,amar-hanno;cosi queste voci non han po tuto perdere lo scorciamento particolare di hanno, e degli altri dan no,fanno & c. foggiati a simiglianza di esso, come si vedrà nel trat tare partitamente de'verbi.Anzi aggiungo,che hanno,fanno, slan no &c.intanto si scorciano perchè nelle origini si diceva fano,stano, e così forse hano:voci idonee tutte agli scorci,restando han, fan, dan:e siccome pur queste sirinvengono mozzando hanno,fanno&c, perciò sono ricevute. Chi volesse notomizzare più sottilmente questa materia, potrebbe trovareforseletraccedelfuturo delpresentenelfuturo del congiuntivo. Cosilasciatodaamavero,celavero&c.ilvepersimiglianza di quan to si pratico nel fissare la derivazione dei preteriti, si avrebbe ed accentandoli celaro  24 54. Riguardando a tal seconda spiegazione,i nostri futuri non sa rebbero quei de'Latini trasmutati:ma solo deriverebbero quanto ne derivano gl'infiniti de'verbi,ed il presente del verbo ave re, che ne sono gli elementi componenti. dal latino da Ama(ve)ro cela(ve)ro amaro & c. 55. Quanto agl'imperativi ognun vede che l'amato , il timelo, il legito,el'auditode'Latini,altrononèche l'amatu,temitu,leggi Amaro   lu,odi lu degl'Italiani.Le altre voci italiane sono pur le latine tra dotte:ma perchèquestesono lestessedei presenti,partedelcongiuntivo, eparte dell'indicativo,overo del futuro dell'indicativo;cosìnon bi sogna se non investigare come que'tempi si diramino dal latino,cioc chè si è fatto, e si farà tuttavia. 36. Eccomi pertanto ad esaminare il congiuntivo de'Latini,dal quale hanno origine tutte le voci del nostro ottativo e congiuntivo. Ames Amet Amemus Ametis Ament Nelle voci amemus, ametis l’E si volge in IA, perchè nel tradurle si riguardanotalivocicomedipendenti dallasecondasingolareconlagiun t a d i a m o o d i a t e , a m i - a m o , a m i -a l e . D e l r e s t o s e b b e n e l ’ E f i n a l e avanti la S dovea mutarsi in I; e la E di amem o di amet dovea secondo leregole conservarsi; pure ne'principj non erano questi limiti ab bastanza riconosciuti: e diceasi promiscuamente io ame,tu ame, que gliame:desinenza era questa originale,perchè meno distante dalla latina, taciutene le consonanti in fine, e resta tuttavia tra’Poeti, spe cialmente per la rima:nondimeno si crede che questa sia termina zione di licenza , e non primitiva e spontanea. Tale è ilprogresso delle cose,c h e dimentichiamo gli usi più naturali, sostituendone altri men proprj ,che poscia il tempo caratterizza come legittimi!Vedi amare num. 14. Nelle altre conjugazioni, lasciate o mutate le consonanti finali se condo le regole S. 1 , e lasciato l'E, o l'I precedente l’A finale, S. I reg.4,risulta dal LATINO Timeas Timeat Timeamus Timeatis Timeant Tema Temi, e poi tema Tema Temiamo Temiate Creda  d 25 1 Timeam ITALIANO Ame,ed ora ami L'ITALIANO LATINO Amem Credam Temano Credi, e poi creda Creda Crediamo Crediate Credano Credas Credat Credamus Credatis Credant Ami Reg. 4 e 2 Ame,ed ora ami Amiamo Amiate Amino.   E ne verbi ausiliari. Nel qual mutamento l'EdiHabeam & c.èdivenuta per eccezione o dolcez. za un I, ed ilB siè raddoppiato, osservate ancora le regole generali. Quanto alsim,sis,sit,simus,sitis,sint,siccomeilverbo essereèdi seconda conjugazione, e tutte le seconde conjugazioni anno il presen te del congiuntivo terminato in A nel singolare, almeno nella prima eterzapersona;quindièchesifeceiosia,tusia,o sii,quegli sia, noi siamo, siate, siano. 37. Ma perchè nelle origini della lingua non era ben decisa la terminazione, con cui chiudere levocidel presente nel congiunti vo, si tento talvolta, o si dubito modificarle in tutte le conjugazioni, come nella prima. E siccome la prima era terminata in io ame ovvero 38. Così pure essendosi terminata la prima conjugazione in I nel presente del congiuntivo,siterminarono talvoltain Ipurlevoci delle altre: e si trova abbi per abbia, giunghi per giunga, vadi per vada &c,in terzapersona:Lett.S.Cat.pag.31.Deh!nonsirendipiù il cuor nostro ambiguo,cieco, e negligente.E quindi è che tra'Cin quecentisti generalmente le terze plurali abbiano,temano,leggano fu Abbia  Habeam 26 tu ame Ilabeas Habeat Habeamus Habeatis Habeant Abbi ed abbia Abbia Abbiamo Abbiate Abbiano io ami quegli ame quindi èche si quegli ami; trovano anche i verbi di altreconjugazioni figurati. Così AB.Isac. Collaz.cap.2. cosi con scrive,abbie preziosa operazione: e cap. 12 abbie paura della superbia, ed ALBERTANO Giudice l'uno de Scrittori più antichi assegnato all' anno 1260 in circa, scrive vece diabbia al principio del cap. in 6 tu abbie: e si dice abbie cari tade e fa ciò che tu vuoi, e cap.9 dci render lo beneficio all'amico con usura se puoi:e se no; abbie spesso lo beneficio a te dato memoria: e cosi nel cap. 3 usa in pieper diche per dichi, enel 5 in finesap sappi: e nel cap. 9 sie per sia. Sie largo di dar mangiare Tuoi conti ecari amici,e nel alli cap• 38 de'tuoi beni e dello stato che Dio l'ha dato ţi stie contento.Tali formole parrebbono a chi non guarda alle origini, tutte licenziose, laddove ri naturali,quando erano modi primitivi e la lingua pendeva ancora indecisa circa la desinen za.Ora eccettosie efie,le quali pur vogliono gran parsimonia piùnon siuserebbono talivoci.Vediesserenot.17. , avverto che tali voci abbie Del resto io non all'imperativo ,sie&c.spettano alcongiuntivo come . tu ami   r o n o a b b i n o , t e m i n o , l e g g h i n o & c ., c h e p o i l ' u s o r a g i o n e v o l m e n t e 27 ha ri pudiate, perchè rimanesse un divario tra le cadenze , onde riconoscer ne le conjugazioni. ec.1491. Are ( avrebbe ) quelcolpo gillatigiù mille. E qual sare'colei che nol facessi? In questo esempio il primo sare sta per sarei, e l'altro per sarebbe . Eguali manieresiscontranoancora,ma più rare assai,nell'Orlanda del BERNI:così nel c.5.16  39. Quanto all'imperfetto amarem ,amares,amaret; taciutene le consonanti finali risultava amare , voce non distinta dall'infinito: si aggiunse per cið un I finale, e si fece amerei:e siccome il per fetto dell'indicativo termina in I, dicendosi amai, temei, sentii, e da questa si ebbe per seconda persona amasti, temesli, sentisti; cosi fu con progresso consimile terminata la seconda di questo tempo, dicen dosiameresti,temeresti,sentirestiaggiunto un TI ad amares,timeres, sentires,il quale in origine non era che un lu, e perciò trovasi tal volta ameres-tu, vederes-tu per amaresti, vederesti &c.Cosi PASSAVAN ti nel suoSpecchio di Penitenza pag.107.Avrestuoffeso intaleolal cosa?&c.Laterzaamaret,gittatoilT,divenneamare nuovamente, e per distinguerla si fece amerie,ovvero ameria per essere ne' prin cipii non ben precisa la vocale distintiva da aggiungersi. Quindi in FRA Jacop.lib.4 cantic.30 silegge fariemiconsumare,permifaria consumare;e nellib.5can.27 si ha vorrielo perlo vorria,eDan.Par. 29: 49 usa giungeriesi per sigiungeria. Nel Morgante del Pulci s’in contra un uso speciale, ma certo molto analogo a dimostrare la ori gine di questa persona.Egli più volte in vece di modificare diver samente la voce, o desinenza amare, aggiunge un apostrofe ,e scrive amere',sare',potre'perameria,saria,potria.Vedi c.12,13,c.13, 13 e 38. E son qui per provarquelchel'hodetto. 'Amaremus diede ameremo mutatol'us in mo secondo le regole generali: ma perchè ameremo è pur del futuro , si aggiunse un'M , facendosiameremmo:amaretisdiedeamereste,come daamarespro viene ameresti; o come da amasti proviene amaste. amerieno da amerie; ovvero mutato il T di amarent in secondo le regole,siccomerisultaamereno;cosi coll'inserirviun'I,sen'ebbe amerieno.Amerie,ovveroameria,ecostamerienosonodunque desi nenze originali:e questa è laragione, per cui ne'Prosatori antichi, come ne'Poeti, si trova tante volte la cadenza inieno,amarieno,te merieno,farieno: la quale ora è mutata in iano , ameriano , temeria AO & c.da ameria, cemeria, che prevalse sopra di amerie, temerie E disse sare'io,ch'era pursaggia, Che a cosi degno amante non piacessi, Purchè mai tempo e luogo accaggia; Ancormi dare il cord'uscirne nello, ipo d2   chissimo usate fin da principio.I Poeti,sovrani conoscitoridella dol cezza degl'idiomi, ritengono tuttora, usandola amplissimamente ,la terminazione in ia ed iano. I Prosatori l'hanno quasi dismessa: nè io credo che ciò seguisse con piena ragione: giacchè si allontanarono davoci,lequalipresentanolaoriginelorodallalingualatina che ne era lamadre:e potevano variare con ogni dolcezza ildiscorso. Inluogo di ameria,ameriano sottentraronole altre amerebbe,ame rebbero, ovvero amerebbono. Queste voci a somiglianza di quelle del futuro sono composte ancor esse, ma dall'infinito e dalle terze del perfetto diavere,amar-ebbe,amar-ebbero,ovvero amar-ebbono.Può no tarsilamarciaincostantedegli uomini:mentre sonostatiesclusi tantiB dagl'imperfetti, e dai futuri,qui ne sono stati riprodotti con usura: la desinenza è divenuta più lunga , e talvolta quasi indistinta, essen dovi alcune terze 40. Resta a dire qualche cosa intorno la desinenza amassi,temes si&c.laqualeesprimeilpresentedell'ottativo,e l'imperfetto del congiuntivo. E 'manisesto che questo tempo è tratto dalle voci sinco p i z z a t e d e l p i ù c h e p e r f e t t o d e ' L a t i n i n e l c o n g i u n t i v o , t o l t o n e il v i come nel perfetto dell'indicativo, e serbate leregole generiche delle vocali finali, lasciato l'M , e mutata l'E in I & c. Amassi Amasse Amassimo Amaste Amasseno .  del perfetto, che somigliano , come creb be,increbbe,bebbe&c.E pocovedocosaabbiaafareebbeedebbero, vocidel perfetto,convocidelsoggiuntivo,lequalihannodell'imperfet persone to, cioè che resta da fare. Possono osservarsi al verbo amare , dove trattasi della desinenza in ia , ed iano, altre incongruenze. M a l'uso ha già prevaluto,e chi parla dee parlare conl'uso. T a l e appunto sorse la terza plurale: ed ancora n e restano degli esempj FraGuit.let.Ipag.8se'reiabitasseno,elett.2ev'entrassenoalcore. PETRAR.son.154 che andassen sempre lei sola cantando&c.Ma po şteriormente di amasseno si feceamassono,edoradicesi amassero co munissimamente.Si noti che la seconda plurale amaste involge una mancanza di lingua: perchè non più vi resta il ssi o sse, caratteristi co di questo tempo, e perché amaste è voce plurale ancora nel per fetto dell'indicativo: ed è certo un difetto con unavoce stessa espri meretempi,emoditantodifferenti.Forseènatodaciòchetalvolta s'in contra voi avessi per voi aveste, come in Antonio Pucci Centiloquio cant.69 terz.58. Se voi in qua non m'avessi menato. Anzi ho notato che MACCHIAVELLI tanto conoscitore della sua lin Amassi nel suo 28 Ama (vi)ssem Ama (vi)sses Ama (vi)sset Ama (vi)ssemus Ama (vi)ssetis Ama (vi)ssent   Ma primach'iosentissetalruina&c. FRA JACOP.lib.6 c. 18. 28. 42. E siccome questo tempo nell'italiano esprime il presente dell'ottativo, e l'imperfetto del congiuntivo, i quali non E cosìnella Gerus.8.24. : "Quel partissi addita azione già fatta.  29 gua , spesso in tal tempo usa la seconda singolare per la plurale con premettervi il pronome.Cosi nell'Arle della guerra ediz. Co smopolipag.42 Farestevoidifferenzadiqualartevoiliscegliessi,e pag.63 iodcsiderereichevoivenissiaqualcheesempio,pag.233.so lovorrei che voimi solvessiquesti dubbj,e 236 vorrei chemi dices si&c.Un talescriveresidirebbeartifiziosoonegligente?Glieru diti decideranno se forse era meno male così scrivere. Certo se repli chiamo nel singolare io amassi, tu amassi,perchè non farlo nel plurale? Amassetesarebbestata,parmi,lavoce idoneae conseguente:ma sealtri la dicesse ora , sarebbe uno sgraziato, un imperito . Tanta è la prepon deranza degli abusi,resi venerandi per vecchiezza. 41. L'origine di questo tempo è similissima in tutti gli altri v e r b i . C o s ì d a t i m u i s s e m è t e m e s s i , d a l e g i s s e m è l e g g e s s i, d a a u d i v i s s e m udissi&c.e nezliausiliaridafuissemfossi,dahabuissem avessi,mu tato al solito il B in V , e ľ U I in É come in timuissem , timui & c. e tutti soggiaccionoall'inconveniente anzidetto.Del resto ne'principj della lingua pendette incerto alcun poco se avesse a farsi amassio amasse di amassem , e così sentissi o sentisse di sensissem . Quindi Fazio nel Dittam. lib. 1 c.29. loro discordano,ma provienedal latino,che eraun più che passa to; così le di lui voci medesime scorrono a significare cose passate non senza un pocodi confusione:ma eglièmalediorigine,esivuol condonare:peress.SEGNERI Predic.358.10Visovviend'altroreo,che maitollerasseunaopiùtragicao piùtirannicaformaditribunale? E'chiaro che quel collerasseesprime cosa passata:tale è pur quello nelleVit.De'SS.PP.tom.1pag.83.E alloraconosceretechefuil meglio per m e ch' io m i partissi molto fra D'amarli e di servir,quant'io potesse. Franc.BARBER. pag. 2 ch'io gli mandasse a quello. Stor.Giosafat pag. 18 ed io non sarei savio se io tale cosa manifestasse. Novell. ANTIC.37 s'iovolesse dire una mia novella&c.Nel primo tom.delle DeliziedegliErudiliToscanipag.CL.sinotanoaltriesempj disi mili desinenze. E se piaciuto pur fosse là sopra Ch'iovi morissi,ilmeritai coll'opra. 43. Quanto agli altri tempi amaverim , amavero & c. sono decom posti negl'italiani,che io abbia amato, o io avrò amato & c. Sicchè non vi resta presso a poco da osservare, se non quanto si disse in torno di habueram,fueram &c.   DIPENDENZA Delle Conjugazioni Italiane dall'Infinito, e loro somiglianza generalissima. Conjugareiverbiitalianinonèchevariarediversamentel'in finito,secondoimodi,itempi,lepersone,inumeri,come altrove si è detto.Or volendo conoscere queste variazioni e somiglianzaloro generale,si avverta:Ogni infinito termina in RE amare,lemere, cre dere, sentire; e quasi tutte le variazioni succedono appunto in questo RE finale:solamente talvolta subisce de cambiamenti anche la vocale precedenteilRE.Cos)per avere iparticipj presenti,il RE si muta inNTE nelle primeeseconde conjugazioni,amante,credente &c.E nelle terze tutto l'IRE, per ess. di sent-ire si muta in ente, sentente; ovveroilREsimuta inENTE;obedi-re,obedi-ente.Per avereilpar ticipio passato,aparlar generalmente,basta nella prima e terza con jugazionemutareilRE inTO ama-re,ama-to,senti-re,senti-lo.nelle altreconjugazionisicambiatuttol'EREinUTO lem-ere,tem-ulo, cred-ere, cred-uto. 2. Quanto ai tempi per avere il presente singolare si lascia il RE dell'infinito,e lavocale precedente il RE simuta in 0 per le primepersone,edovebisognainIperleseconde;ma perle ter ze persone,toltoilRE,I'lsicambiainE nelleterzeconiugazioni: nelle altre non bisogna variazione ulteriore. Ama-re teme-re Crede-re a m a teme crede senti Ne'pluraliilRE dell'infinitosimutainMO,TE,NO,perleprime seconde,e terze persone. Ama-mo Teme-mo Crede-mo ama-te teme-te crede-te senti-te a m a -n o teme-no crede-no Senti-mo  30 E cosi trovansi presso gli Antichi terminate le prime e terze plurali. Vedi questiverbi ne'prospetti e nel S.II.2.E per dare qui un qual ch'esempio su le terze plurali ,Baldassar CASTIGLIONE nel suo per fetto Cortigiano usd commoveno, rivesteno, discerneno , occorreno , ca deno,moveno,serveno,ed altremoltissime.NelVarchisihagiaceno, soggiaceno,ed altre.Ma ora l'uso porta che anche le vocali prece denti il RE abbiano subito de'cambiamenti ,dicendosi tutte le prime personeamiamo,temiamo,crediamo,sentiamo:enelleultimedue con jugazioni terminandosi le terze persone plurali in ono , temono , cre sente -n o 1 S. III. 1. amo temo credo sento ami temi credi Senti-re sente   3. Quanto ai verbi della terza conjugazione, ne'qualivi è la doppia cadenzacome abborroeabborrisco(vediquestoverboinfine della prima parte ) sappiasi che la cadenza in isco esce di regola nei pre senti dell'indicativo, imperativo,e congiuntivo. Tutto il divario è che in questi presenti le persone, prima, seconda , e terza singolare, si formano come prima secondo le regole, e che poi alla vocale fi nale si antepone la sillaba ISC in ognuna di queste solamente, on de si abbia: la terza plurale si trae dalla prima così mutata,aggiuntole ilN O , segno della pluralità ne'verbi: abborrisco-no.Ossia all'infinito abborri re, tolto il R E si congiunge sco, sci, sce, scono , abborri-sco , abbor ri-sci, abborri-sce,abborri-scono. 4. Il Re dell'infinito si muta in VA VI VA pel singolare a m a -re teme-re crede-re senti-re ama-va teme-va crede-va sentiva N e plurali alla prima , o terza di ciascun singolare si aggiungono le distintive dette di sopra MO,TE,NO. amaya-mo temeva-mo sentiva-mo amava -te temeva-te credeva-te credeva-no sentiva.no Perfetti dell'Indicativo Perlaterzapersonal'ultimoA diamasimutainOaccentato:nelle altre conjugazioni si accentuano la E o l'I; masiaggiunge MMO  31 dono,sentono &c ,come se aggiungasi ilNO alle prime persone, temo,temono,credo,credono,sento,sentono,laddove essendole terze pluraliun multiplo diterza e non diprima persona singolare,non doveasiaggiungereilNO,segnodipluralità,senonallaterza sin golare, come dicesi ama, amano, e non amono. amava-no temeya -no STE 1) sentiva -te ama-vi ama -va t e m e -vi teme-ya senti-va crede -vi senti-vi Imperfetti dell'Indicativo 2 ) personeplurali, RONO 3 crede-va c r e d e v a -m o abborr (isco abborr(isc)i abborr(isc)e 5.ToltoilRe dell'infinitosiaggiungeIperlaprima,eSTIper laseconda persona: per le   senti-sti senti ama-mmo teme-mmo crede-mmo senti.mmo amo teme crede ama-ste teme.ste crede-ste a m a -rono teme-rono 6.Ma nelle seconde conjugazioni,come in temere e credere, ol tre la legge universale,il RE dell'infinito spesso si muta per le pri m e in singolari in T T I; per le terze singolari in T T E , e per le ter ze pluraliin TTERO ovvero in TTONO dicendosi Temei temetti Credei credetti Temė Futuri dell'Indicativo 7. Il solo E finale dell'infinito si muta, o cresce in O accentato 1 ) A I nelle amar-o temer-6 sentire amar-ete creder-emo sentir-emo Presenti dell'Ottativo 8.IIRE simuta in senti-ste crede-rono senti-rono creder-o  33 ama-re t e m e - r e c r e d e -r e ama-sti teme-sti crede-sti amar-emo temer-emo temer-ete creder -ete sentir-ete amar-anno temer-anno I SSI SSI SSIMO SSE . STE SSERO SSONO sentir-à senti i amar-ai temer-ai creder-ai sentir-ó amar-a temer-à creder-à sentir-ai ama-i teme-i crede-i amar-e temer-e creder-e Credé Temerono temettero temettono Crederono credettero credettono 2 ) del singolare A accentato 3 EMO ETE nelle2) delplur. ANNO 3) temette credette Si noti che ora si volge in E anche l'ultimo A di amare , almeno dagli Scrittori, non senza equivoco. Vedi amare nel prospetto not.9. creder-anno sentir-anno senti-re   ama-re teme-re crede-re a m a -sse teme-sse crede-sse crede-ssimo ama-ste teme-ste senti-ssi serti-ssimocic. BBERO 3 ) solamente nella prima conjugazione si è presoilcostume ( forse non ragionevole)dicambiare 1A precedenteilRE dell'infinitoinE. sentire sentire-i credere-sti credere -bbe credere-mmo sentire-mmo credere-ste sentire -ste credere-bbero sentire-bbero credere-bbono sentire-bbono Si noti che le aggiunte che qui si fanno per le due prime per sone singolari eplurali sonole stesse dei perfettie che quelle che si fanno per le terze sono , direi , le terze del perfetto di avere, ebbe, ebbero,ciocchè facilita di molto la formazione di questo tempo, Presente del Congiuntivo AMO ATE credere credere -i sentire-sti sentire-bbe  ama-ssi a m a -ssi teme-ssi teme-ssi crede-ssi crede-ssi senti-re senti-ssi ama-ssimo teme-ssimo Amare Io ami Imperfetto dell'Ottativo Conjugazione 1." 10.SitoglieilREdell'infinito,elavocaleprecedenteilRE si muta in I, enel plurale siaggiunge 3 1 senti-sse crede-ste ama-sseroamassono teme-ssero teme-ssono crede-ssero crede-ssono 33 I alla 1) S T I 2 ) del singolare BBE 3) MMO I) STE 2)delplurale amare amere-i amere-sti amere-bbe amere-m m o amere-ste amere-bbero amere -bbono 9. L'infinito resta immutabile e si aggiungono Tu ami Colui ami Ami-amo Ami-ate Ami-no temere temere -i temere-sti temere -bbe temere-m m o temere-ste temere -bbero temere-bbono NO 2 person .   La vocale precedente il re dell'infinito si muta in a in tutto il sin. golare, e nella terza plurale. Il resto è come nella prima :anzilla secondasingolarepuòterminare comenellaprimaconjugazione;i che sarà considerato ne verbi rispettivi. Credere Creda Creda o Credi Creda Credi-amo Credi-ate Creda -no Queste sono le variazioni : gli altri tempi composti risultano da alcuno de' tempi già esposti , presi da'verbi essere ed avere , e dal participio passato del verbo particolare, il quale si usa ; e però non occorrono nuovi cambiamenti nell'infinito .Quindi si dovranno cer care nel prospetto. Intanto si potranno raccogliere alcune regole, e sono: 11. Tutte le prime persone singolari dell'indicativo eccetto il perfetto e l'imperfetto finisconoin 0 :tutte leseconde in I in ogni tempo: tutte le prime plurali in ogni tempo e modo in mo,e le seconde in Te,eleterzeinNo oRoinalcunitempi.Maintutteleprime plurali dei presentidi ogni modo,degl'imperfetti,e futuri dell'in dicativolaMè semplice:amiamoamassimoamavamo ameremo,le miamo temessimo temevamo temeremo &c.Ma ne'perfetti dell'indi cativo e negl'imperfetti dell'Ottativo la M è doppia amammo ame remmo , temeremmo crederemmo & c. e cosi le seconde pluraliin que stid u e tempi ed anche nel presente dell' ottativo anno la S avanti ilTe finaledicendosiamásleamereste&c.!,lealtreannoilsempli ce Te.Parimente questi tre tempi possono finire in No ed in Ro nelle terze plurali:amaro amarono , amerebbero amerebbono, amas, ranno,amino. Gli Marco Mastrofini. Mastrofini. Keywords: implicature, Delle cose romane di Floro, l’antichita romane di Dionigio, le cose memorabilia di Ampelio, il sistema verbale della lingua Latina – del verbo latino, aspetto verbale – la filosofia del verbo – tempus, azione, la concettualizazione dell’evento e l’azione nel verbo latino --, categorie sintattiche e morfologiche e semantiche e prammatiche dell’aspetto verbale nella lingua Latina. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mastrofini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689123226/in/photolist-2mKAgvL

 

Grice e Masullo – la scissione dell’intersoggetivo – I lottatori della tribuna -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Avellino). Filosofo. Insegna a Napoli.  Ha trascorso vari periodi di ricerca e di insegnamento in Germania. Direttore del Dipartimento di Filosofia dell'Napoli.  È stato socio dell'Accademia Pontaniana, della Società Nazionale di Scienze Lettere ed Arti di Napoli e dell'Accademia Pugliese delle Scienze.  È stato insignito della medaglia d'oro del Ministero per la Pubblica Istruzione.  Candidato nelle liste del Partito Comunista Italiano prima e in quelle dei Democratici di Sinistra poi, ha ricoperto la carica di Deputato, è stato Senatore della Repubblica. Trascorre i primi anni della sua vita a Torino. Si trasferisce a a Nola, dove compie gli studi superiori frequentando il liceo classico statale Giosuè Carducci. Fequenta il corso di laurea in Filosofia all'Napoli. Si laurea con Nobile discutendo una tesi su Benda. Napoli era dominata prevalentemente da Croce; esistevano comunque altri personaggi capaci di una riflessione autonoma e originale come fu Aliotta che con il suo sperimentalismo offrì importanti stimoli a Masullo. Studia l'esistenzialismo che andava diffondendosi in Italia. Assistente volontario alle cattedre di filosofia e tiene seminari per Nobile, Aliotta, e Valle. Compie la sua formazione filosofica a Napoli soprattutto con Carbonara. Carbonara era impegnato attraverso i suoi studi di estetica a ripensare l'attualismo gentiliano. La sua posizione prende il nome di materialismo critico. Attraverso il confronto con Carbonara, Masullo si addestra al rigore concettuale e inizia ad elaborare una propria posizione originale.  Nella formazione e nella costruzione della prospettiva filosofica di Masullo si combinano diverse componenti. Il neoidealismo, crociano e gentiliano, lo sperimentalismo di Antonio Aliotta, e, tra idealismo e materialismo, il materialismo critico di Cleto Carbonara.  Masullo però, mosso dalle proprie inquietudini e dalle impressioni suscitate dai tragici eventi bellici, studia anche l'esistenzialismo e lo spiritualismo. Infine il bisogno di comprendere l'uomo concreto e le sue reali tribolazioni lo conducono ad avvicinarsi alla fenomenologia.  Il soggiorno di studio a Friburgo del 1957-58 gli consente di approfondire lo studio della fenomenologia e di conoscere Weizsäcker, il quale aveva introdotto nel filosofese il concetto di “patico.” (cf. anti-patico, sim-patico, em-patico). Esistenzialismo, spiritualismo, idealismo e fenomenologia sono correnti di pensiero variamente intrecciate tra di loro. Ciò che attraversa trasversalmente questi movimenti di pensiero è la radicale problematizzazione del rapporto tra pensiero e vita, tra il pensiero e il suo negativo, ciò che pensiero non è.  Il pensiero Intuizione e discorso è un testo in cui, avvalendosi degli stimoli che provenivano dalla epistemologia, Masullo si confronta con l'idealismo attualistico e storicistico per riflettere sul carattere “difettivo” della coscienza e sul suo rapporto con la conoscenza.  Masullo in Intuizione e discorso sostiene che i poli del fatto e dell'idea, del senso e della coscienza, della vita e delle forme dello spirito sono legati da un vincolo dialettico. Voler ridurre l'uno all'altro conduce ad un idealismo soggettivistico o ad un empirismo cieco alle dimensioni dello spirito. Bisogna comprendere le modalità del vincolo che lega spirito e corpo. Il pensiero che voglia essere critico, cioè che non voglia ingannarsi, deve riconoscere che esso si fonda su processi biologici e fisiologici che gli sono irriducibili.  Nel 1957-58 Masullo approfondisce in Germania lo studio della fenomenologia, ancora poco diffusa in Italia. A Friburgo frequenta i circoli husserliani capeggiati dall'allievo di Husserl Fink e conosce Weizsacker del quale Masullo svilupperà il concetto di "patico". Masullo stesso, tornato in Italia, traduce e commenta alcuni testi di Husserl in un piccolo libriccino ormai introvabile (Logica, psicologia, filosofia. Un'introduzione alla fenomenologia, Napoli, Il Tripode) il cui contenuto in parte è poi confluito nel successivo truttura, soggetto, prassi.  Masullo considera Husserl un grande esploratore della coscienza. Husserl cerca di dare un fondamento filosofico alle scienze positive indagando il modo in cui la coscienza costituisce il mondo che la scienza prende ad oggetto delle proprie particolari ricerche. Masullo però, elaborando gli stimoli dell'antropologia medica di Weizsacker, lavora al passaggio dalla fenomenologia alla patosofia.  Struttura, soggetto, prassi (1962, 1994) è il testo che documenta il rinnovamento della ricerca di Masullo. Fa riferimento alle scienze positive per mostrare che la coscienza è qualcosa di vivo e concreto e non è «intellettualisticamente sofisticata», trasparente a sé stessa, come vorrebbero le filosofie speculative le quali riducono la vita psichica alla vita cosciente e non tengono conto o minimizzano il peso della dimensione psichica inconscia, svalutata come qualcosa di filosoficamente irrilevante.  S. Non è possibile una conoscenza diretta, per introspezione/riflessionecome vorrebbero le filosofie speculativedi ciò che pensiero non è. Il pensiero come esperienza intersoggettiva, sociale (lo Spirito, il Soggetto) può conoscere i suoi prodotti, i pensieri, il pensato, ma non può conoscersi come processo, esperienza del pensare, atto, tempo, «paticità» (cioè il pensare come esperienza soggettiva, esistenza). D'altronde il pensiero come processo non può essere conosciuto neanche per inferenza da parte delle scienze positivo-sperimentali. Queste possono misurare i processi, ma non possono misurarne i vissuti.  Lo scacco, il limite della conoscenza è l'apertura alla prassi e all'etica: riconoscere il nesso operativo tra senso e significato, crisi e ordine, «patico» e cognitivo, corpo e mente. Analizza i grandi modelli idealistici e fenomenologici della soggettività. In particolare, seguendo un'indicazione di Fichte, sviluppa la tesi secondo la quale il fondamento dell'uomo, cioè la condizione per la quale l'uomo assume i caratteri della soggettività (libertà, storia, ricerca, progetto, autodeterminazione) è l'intersoggettività. Di questo fondamento Masullo analizza le modalità di funzionamento.  Masullo, con i suoi studi sulla «intersoggettività» e il «fondamento» degli anni sessanta e settanta (Lezioni sull'intersoggettività. Fichte e Husserl, Napoli, Libreria Scientifica Editrice,  La storia e la morte, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, La comunità come fondamento. Fichte, Husserl, Sartre, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, 1965; Il senso del fondamento, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, Antimetafisica del fondamento, Napoli, Guida), analizza le «operazioni nascoste» in base alle quali si costituisce l'io e in base alle quali si costituisce l'oggettività del mondo e individua nella originaria struttura intersoggettiva il fondamento del mondo umano. Il fondamento è la comunità, ma essa funzionalmente rimane nascosta all'io per permettergli di istituirsi ed operare, come ben spiega nell'importante saggio Il fondamento perduto, in cui rielabora e sviluppa spunti presenti negli ultimi capitoli di Il senso del fondamento  e raccoglie in modo compiuto i risultati teoretici di due decenni di ricerche intorno al tema della comunità-intersoggettività come fondamento. Masullo pubblica inoltre il testo Fichte. “L'intersoggettività e l'originario” in cui riprende e aggiorna il saggio su Fichte contenuto in La comunità come fondamento. Fichte, Husserl, Sartre. Pubblica Metafisica. Storia di un'idea. Il capitolo finale, Il sentimento metafisico, è l'indicazione del passaggio a una nuova fase del pensiero di Masullo, una fase in cui il tema dell'intersoggettività lascia il posto alla esplorazione delle dimensioni del vissuto del soggetto, quindi lascia il posto ai temi della paticità, del senso, del tempo.  In effetti anche i suoi corsi universitari di quegli anni rivelano questo momento di transizione. Si dedicati al tema dell'inter-soggettività ma vengono trattati anche i temi caratteristici della seconda stagione della sua riflessione. Tratta della “difettività del soggetto”; nel corso invece si occupa di “comprensione del tempo e interpretazione morale, definitivamente centrati su “i patemi della ragione e l'inter-esse etico.”  Nei studi su «tempo», «senso», «paticità» (Filosofie del soggetto e diritto del senso, Genova, Marietti, “Il tempo e la grazia. Per un'etica attiva della salvezza, Roma, Donzelli, “Paticità e indifferenza” (Genova, Il Melangolo). Sostiene che il pensiero critico, nella sua incapacità di pensare il passaggio, il processo, la trasformazione, il cambiamento (sustenuto in La problematica del continuo in Aristotele e Zenone di Elea, seppure solo sul piano logico) è incapace anche di pensare la soggettività la quale è una forma particolare di cambiamento, è tempo, prodursi delle differenze all'interno di un campo strutturato, fortemente centralizzato, l'organismo umano, portatore della coscienza di sé.  In questi studi degli anni ottanta e novanta Masullo considera le modalità affettive e psicobiologiche dell'esser soggetto. In “Filosofie del soggetto e diritto del senso” Masullo si confronta con Kant, Hegel, Dilthey, Heidegger e Merleau-Ponty, i quali storicamente hanno posto il tema della soggettività non riconoscendo però la differenza tra «significato» e «senso». Masullo rivendica il «diritto del senso» ad essere riconosciuto nella sua radicale e irriducibile diversità dal significato.  Molto più rilevante nella costruzione della sua prospettiva filosofica è invece il saggio intitolato Il tempo e la grazia. Per un'etica attiva della salvezza, nel quale Masullo illustra la sua concezione della frammentazione della soggettività a partire da alcune considerazioni sui concetti di esperienza e di tempo. I lessici delle lingue europee antiche e moderne consentono di distinguere la dimensione orizzontale dell'esperienza propriamente detta (έμττεŀρία, experientia, Erfahrung) la quale ha un carattere prevalentemente cognitivo rispetto alla dimensione verticale dell'esperienza meno propriamente detta (πάθος, affectio, Erlebnis), cioè il vissuto, il quale ha invece un carattere affettivo anziché cognitivo. Da una parte abbiamo il giudizio su ciò che abbiamo provato, dall'altra abbiamo il provare come avvertimento immediato dell'accadermi di qualcosa.  Ciò introduce a un'ulteriore precisazione filologica che riguarda la differenza tra il cambiamento e il tempo. Il tempo non è il cambiamento. Il cambiamento è il continuo prodursi delle differenze nell'organizzazione delle forme della vita. Il tempo è l'avvertimento interiore di questo cambiamento, cioè l'avvertimento di sé attraverso il cambiamento.  L'uomo, a differenza degli altri viventi, è intrinsecamente tempo. Egli istituisce il tempo nel senso che mette in relazione i cambiamenti a dei sistemi oggettivi di riferimento, ma ancor più radicalmente l'uomo è tempo in quanto avverte i cambiamenti del mondo esterno solo in relazione al proprio modificarsi. Questo avvertimento, il «senso», è l'indice della soggettività. L'avvertimento della perdita, il senso del cambiamento, in una parola il tempo, accende l'allucinazione del sé, scatena il desiderio di permanenza.  Parallelamente alla esplorazione della soggettività, in Il tempo e la grazia Masullo segue gli sviluppi di un'emergente epistemologia caratterizzata anch'essa dalla contingenza e irreversibilità del tempo fisico così come la cosmogenetica ce lo illustra. Il versante umanistico e quello scientifico convergono nel disegnare un'antropologia la cui etica non è più la moderna e rassicurante etica reattiva che salva la società con le sue formulazioni sull'ordine del mondo.  L'etica che Masullo vede in prospettiva scaturire da questo nuovo contesto è un'etica attiva che salva il tempo, cioè il soggetto, dal vivere la perdita prodotta dal cambiamento come «disgrazia», mutilazione. La perdita è un momento necessario nella vita di un essere, l'umano, che non semplicemente cambia, ma si rinnova e costruisce intenzionalmente il proprio futuro.  Una volta riconosciuto il diritto del senso ad essere inteso nella sua irriducibilità al cognitive;  una volta esplorato il campo del senso-tempo-patico alla luce della psicanalisi, della letteratura e della filologia; una volta riconosciute le epocali trasformazioni degli scenari epistemologici, antropologici ed etici, Masullo nel testo del 2003, Paticità e indifferenza, si chiede quale può essere ancora, in questo nuovo contesto, il ruolo della filosofia. La filosofia è «saper assaporare i sapori della vita, gustare a fondo i sensi vissuti, … elevare i sensi sensibili a sensi ideali e cogliere nei sensi ideali la possibilità dei sensibili, è la “sapienza del patico” ovvero, se si ricalca interamente l'etimo greco, è la “patosofia”».  Da un pensiero così articolato derivano alcune indicazioni e cautele etico-pedagogiche. Essendo l'uomo intrinsecamente temporale, essendo la temporalità umana irreversibile, l'uomo non può essere fatto oggetto di conoscenza come un qualsiasi ente. Masullo distingue la conoscenza dalla cura. Egli inoltre distingue le esperienze (che sono comunicabili e sono i materiali sui quali si costruisce la conoscenza) dai vissuti (che sono invece costitutivamente «incomunicativi» in quanto riguardano l'immediatezza del sentire individuale che non è mai trasparente neanche all'individuo stesso che li vive). La conoscenza è la dimensione orizzontale dell'esistenza. Essa guarda alla universalità. Mentre la cura ne è la dimensione verticale. Essa invece guarda alla unicità-identità, ai vissuti da assaporare e da sublimare in valori da condividere.  Mentre la ricerca di Masullo prosegue in questi anni curvando verso nuove direzioni, pubblica alcuni nuovi libri. Sscrive Filosofia morale per una collana di libri che illustrano ciascuno il nucleo delle varie discipline filosofiche. In effetti Filosofia morale non è un elenco di temi, personaggi, concetti ma un percorso molto personale all'interno delle questioni e dei nodi fondanti della disciplina: la specificità della filosofia morale e la distinzione tra morale ed etica; il bene quale orientamento dell'azione umana; il soggetto della vita morale, la persona; il dovere, la responsabilità e il vincolo che ci lega agli altri. Scrive, intervistato dal giornalista de Il Mattino, Claudio Scamardella, Napoli siccome immobile. Scamardella, in uno degli ennesimi momenti difficili per la città di Napoli, cerca la figura di un saggio, di un'autorità morale capace di interpretare il presente e prefigurare il futuro di questa città malata. Trova questa figura in Aldo Masullo, filosofo ma anche protagonista della vita civile e politica della città con concrete iniziative quali, nel 2006, gli incontri con i giovani e la popolazione nell'ambito del “Manifesto per salvare Napoli”. Il libro è un lungo dialogo sulle tante debolezze della città presente che si conclude con un'analisi delle risorse che danno speranza nel futuro.  Masullo nel  ha pubblicato La libertà e le occasioni, che sviluppa il tema del suo ultimo seminario all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli.  L'impegno politico Negli anni sessanta e settanta la contestazione studentesca segnalava il bisogno di rinnovamento dell'università italiana. Masullo, per i caratteri originali del proprio insegnamento, è considerato dagli studenti uno dei professori progressisti. Egli in quegli anni fu eletto deputato come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano, ed in seguito  come senatore, si occupò sempre dei problemi del sistema scolastico. Inoltre come parlamentare europeo lavorò al fianco di Nilde Iotti nella Commissione legale.  All'inizio degli anni ottanta alcuni importanti provvedimenti modificano l'organizzazione didattica e gestionale dell'università (vengono istituiti i dottorati di ricerca, riordinate le scuole di specializzazione, creati i Dipartimenti). Terminato l'impegno parlamentare Masullo dirige per due mandati il nuovo Dipartimento di Studi Filosofici dell'Napoli intitolato ad Aliotta. Anche attraverso questo incarico egli incide sulle direzioni della ricerca filosofica a Napoli.  Masullo si mette di nuovo al servizio della politica quando dopo la crisi politica e sociale degli anni ottanta, agli inizi degli anni novanta si verifica un generale risveglio della coscienza collettiva. A livello locale egli dapprima anima per oltre un anno, ale “Assise di Palazzo Marigliano”, un movimento che si opponeva al progetto NeoNapoli previsto dal preliminare di Piano Regolatore.l, del quale ottenne il rigetto, suggerendo la demolizione e il rifacimento integrale dei Quartieri Spagnoli. Forte della popolarità acquistata con questa esperienza è capolista del PDS nelle elezioni amministrative e poi, protagonista a Napoli della innovativa esperienza della "giunta del sindaco".  A livello di politica nazionale Masullo è di nuovo impegnato per due legislature al Senato. Egli è membro della Commissione di vigilanza dei servizi radiotelevisivi e, come negli anni settanta, della Commissione per l'istruzione pubblica e i beni culturali in anni nei quali i provvedimenti relativi a istruzione, università e ricerca sono numerosi e importanti. Amante dei libri e della cultura dei bambini, lo spessore del Maestro filosofo emerge inoltre quando in aula si discutono disegni di legge relativi a temi quali l'ergastolo o la procreazione assistita.  Saggi: “Intuizione e discorso,” – Grice: “Good connection.” (Napoli, Scientifica); “La problematica del infinito del continuo – l’infinitesmale – la categoria della quantita – flat and variable,” – Grice: “Excellent philosophical problem.” Napoli, scientifica,  “Struttura soggetto prassi,”Napoli, scientifica  “La comunità come fondamento,” Grice: “Masullo’s first attempt at a conceptual analysis of the inter-subjective; but it takes a philosopher to understand that that is what stands behind ‘community,’ or ‘population,’ as I prefer, or the conversational dyad.” Napoli, scientifica,  “Anti-metafisica del fondamento” Napoli, Guida, “L'inter-soggettivo” Napoli, Guida, “Filosofie del soggetto e diritto del senso,” Genova, Marietti,  “Il tempo e la grazia. Per un'etica attiva della salvezza,” Roma, Donzelli,  “Meta-fisica: storia di un'idea,” – Grice: “Perhaps Aristotle never had an idea; after all ‘ta meta ta physica’ is later and means: “the stuff the master wrote after the ‘physika’!” Roma, Donzelli, “La potenza della scissione” o diaresis, Napoli, Scientifiche, “Gografia e storia dell'idea di libertà,” Reggio Calabria, Falzea. – cfr. Grice: “The history of ‘free’ is hardly a ‘natural history’!” “Paticità e in-differenza,” Genova, Melangolo, -- Grice: “Masullo’s concept of ‘pathos’ is essential – while you may have self-pathos, the implicaure is that there is ‘empathy.’” “Inter-soggettivo” G. Cantillo, Napoli, Scientifica,  “Filosofia morale,” Roma, Riuniti, “Scienza e co-scienza” – Grice: “This pun is only possible in Italian: conscious and science are less of a parallel word formation!” “tra parola e silenzio” Grice: “This is my reading between the lines – i. e. the implicature” atti del convegno (Monte Compatri), P. Ciaravolo, Roma, Aracne, “Il senso del fondamento,” Napoli, scientifica, G. Cantillo, Napoli, scientifica, Napoli, siccome immobile. Intervistato, Napoli, Guida,  La libertà e le occasioni, Milano, Jaca,  I linguaggi della follia e i passi della salvezza. Il lavoro psichiatrico, in S. Piro. Maestri e allievi, Napoli, Scientifica,. Il filosofo della coscienza, Corriere della Sera, La grazia della filosofia e della politica, su rainews, Napoli, chi era il più grande filosofo, su interris, A. Fioccola, Web Magazine dell'Università degli Studi di Napoli l'Orientale. Aldo Masullo. Masullo. Keywords: l’intersoggetivo, la scissione di Hegel, il continuo dei velini – velia, infinitesimal – l’innamorato di Parmenide -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Masullo” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Matassi – la filosofia della seduzione dei giocatori di calcio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (San Benedetto del Tronto). Filosofo. Grice: “I like Matassi; but then I like football – I was the football team captain at Corpus – and aesthesis, the seductor seduced – “la condizione desiderante” indeed!” Allievo di Garroni, è stato Professore di Filosofia morale, coordinatore scientifico della sezione Filosofia, Comunicazione, Storia e Scienze del Linguaggio del Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell'Università Roma Tre; in precedenza era stato direttore del Dipartimento di Filosofia. Si è occupato anche di Estetica musicale.  È stato Presidente della Società Filosofica Romana e ha fatto parte del comitato direttivo nazionale della Società Filosofica Italiana.  È stato nel comitato d'onore della Fondazione Amadeus. Presidente dell’Accademia Estetica di Rapallo, responsabile della sezione filosofica di Villa Sciarra, Roma, membro della giunta del CAFIS dell'Università Roma Tre. È stato anche membro del Comitato scientifico della Fondazione Résonnance dell'Losanna.  Ha diretto la collana Musica e Filosofia per la Mimesis Edizioni di Milano e quella su I Dilemmi dell'Etica per la casa editrice Epos di Palermo. Ha tenuto un blog sul "Fatto quotidiano" sui temi che legano la filosofia alle dimensioni del contemporaneo. Ha collaborato con la rubrica Ricercare, dedicata alla filosofia della musica, al mensile Amadeus e al mensile Stilos. È stato direttore della collana Italiana per Orthotes Editrice (Napoli). È stato anche membro del comitato scientifico-direttivo delle seguenti riviste: Colloquium philosophicum, Paradigmi,Quaderni di estetica e di critica, Bollettino di studi sartriani, Filosofia e questioni pubbliche, Links, Lettera Internazionale, Phasis, Itinerari, Prospettiva Persona, Metabolè, Babel online, Civitas et Humanitas. Annali di cultura etico-politica. Per quanto concerne il settore estetico-musicale è presente nel comitato direttivo della rivista internazionale Ad Parnassum.Hortus Musicus, Civiltà musicale, Orpheus, Itamar. a ricoperto la presidenza di giuria per il Premio Frascati Filosofia.  Menzione speciale della giuria all'VIII premio internazionale di saggistica “Salvatore Valitutti”, per Bloch e la musica.  È stato uno dei principali collezionisti al mondo di incisioni relative alle esecuzioni delle sinfonie e della liederistica di Mahler (circa mille tra vinili e compact disc).  Pensiero Si è occupato di filosofia tedesca dell'Ottocento e del Novecento, in particolare del pensiero di Hegel, delle scuole hegeliane, del Neocriticismo tedesco, del marxismo occidentale e della scuola di Francoforte. Il suo primo lavoro  è stato dedicato alle Vorlesungen hegeliane di filosofia del diritto e all'interpretazione fornitane daGans. Si è occupato di Lukács, iutilizzando per la prima volta il celebre manoscritto "Dostoevskij" si è poi occupato di Hemsterhuis, l'autore della celebre Lettera sui Desider e del dialogo Alessio o dell'età dell'oro.  Le sue ricerche hanno riguardato la filosofia della musica moderna e contemporanea e in particolare su quella di Bloch, di Benjamin e  Adorno, fino ad elaborare un'originale filosofia dell'ascolto, le cui suggestioni si possono rintracciare nella teoria musicale moderna di Ernst Kurth, elaborata nei Fondamenti del contrappunto lineare. In tale prospettiva di ricerca, filosofia della musica e filosofia dell'ascolto sono strettamente compenetrate, fino a diventare il paradigma di una rivoluzione formativa che mette al centro del sistema educativo contemporaneo la musica nella sua declinazione storico-teorica come in quella pratica.  All'interno di tale prospettiva svolge un ruolo centrale Mozart, il "più ascoltante tra gli ascoltanti" come lo definì Martin Heidegger.  Saggi: Le Vorlesungen-Nachschriften hegeliane di filosofia del diritto” (Roma, Sansoni, Lukàcs. Saggio e sistema” Napoli, Guida); “Hemsterhuis. Istanza critica e filosofia della storia, Napoli, Guida); “Eredità hegeliane, Napoli, Morano, “Terra, Natura, Storia,” Soveria Mannelli, Rubettino, “Bloch e la musica,” Salerno, Fondazione Menna, Marte editore, Musica (Napoli, Guida) “Bellezza,” Soveria Mannelli, Rubettino); L'estetica. L'etica, Donzelli, Roma, L'idea di musica assoluta, Nietzsche e Benjamin, Rapallo, Il ramo, “La condizione desiderante. Le seduzioni dell'estetico”- Il nuovo melangolo, Genova; Filosofia dell'ascolto” (Rapallo, Ramo); “Lukàcs. Saggio e Sistema” (Milano, Mimesis); “La Pausa del Calcio, Rapallo, Il ramo. “Il calcio,” Rapallo.. In: Du Nihilism à l'hermenéutique, Hemsterhuis Franciscus “Sulla scultura; a c. di Elio Matassi. Palermo. Convegno sulla bellezza", presso il Centro di Studi Rosminiani di Stresa, Musica e Creatività Intervista a Rai Notte "La musica assoluta" Inconscio e Magia, Teatro dell'Opera di Roma, Seminario di formazione del PD Le parole e le cose dei democratici Pisa, Palazzo dei Congressi, Intervento alla Summer School della Fondazione Italiani-Europei, sui rapporti tra democrazia e capitalismo,  Commento al concerto jazz di M. Donà, "Tutti in gioco", Porto Civitanova, Bloch e la musica. Utopia a misura d'uomo. Intervista, Ornamenti, Arte, filosofia, letteratura, M. Latini, Armando, Roma, RAI Filosofia, su filosofia.rai. Il Potere e la Gloria. Juventus e Inter Il Fatto Quotidiano, s MLatini, in. tervista su Amare, ieri, di G. Anders, rivista on-line «SWIF-Recensioni filosofiche»,  M.  Latini, Doppia risonanza sul mondo (a proposito di "Musica" Napoli), “Il Manifesto”, C. Serra, Recensione a "Musica". Grice: “Unfortunately, Matassi, being Italian, or an Italian, is more interested in Nordic Kierkegaard, to pour sorn on their coldness, than in Ovid’s ‘ars amatoria’ which would interest an Oxonian!” -- Cf. “La palestra di Platone”. Elio Matassi. Matassi. Keywords: la filosofia del calcio, in-duzione, se-duzione – Ovidio, ars amatoria, desiderio.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Matassi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703884255/in/photolist-2mLTVsg

 

Grice e Matera – implicatura – I segni del zodiac e la semiotica di Peirce -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Matera). Filosofo. Grice: “Only in Southern Italy is a philosopher also responsible for the astrological edification of the city’s cathedral!” Uno dei più grandi studiosi e divulgatori di astrologia occidentale e filosofia dell'epoca. Insegna dapprima a Matera, e successivamente a Napoli.  Vive nel periodo in cui la Contea materana era dominio degli Angioini e su richiesta di Filippo IV detto "il bello", il re di Napoli Carlo II d'Angiò, detto "lo zoppo", invia Alano a Parigi. Lì insegna e divenne noto come dottore universale, profondamente versato in filosofia. In quegli anni infatti astronomia e astrologia vieneno collegate poiché si crede che gli astri potessero esercitare un influsso sulle azioni umane. Nei periodi di soggiorno a Matera, abita, secondo Verricelli nella contrada di Lo Lapillo tra il castello e il puzzo dove sorge l’acqua della fontana hera la sua vigna con una casuccia di pietre, piccola, mal fatta casa propria di filosofo quale oggidì si chiama la vigna e casa di Alano. Si tratta della collina dove poi fu edificato il Castello Tramontano. In quella casetta il grande filosofo passava intere notti ad osservare il cielo e gli astri con strumenti rudimentali. Di Alano è il motto presente nel “Glora mundis”: La goccia perfora la pietra non colpendola due volte con forza, bensì colpendola continuamente, così tu trai profitto studiando non due volte ma continuamente. È l'esortazione con cui invita a raddoppiare impegno e curiosità sulla strada della conoscenza. Secondo alcuni, il perfetto orientamento delle facciate della Cattedrale di Matera e del suo campanile lungo i punti cardinali si deve alle osservazioni astronomiche di Alano.A Matera una strada, trasversale di via Nazionale, tra le vie Salvemini e Di Vittorio, è dedicata ad Alano. G. Fortunato, Badie, feudi e baroni della Valle di Vitalba, ed.Lacaita, Personaggi della storia materana, Altrimedia, per i Quaderni della Biblioteca provinciale di Matera  M. Morelli, Storia di Matera, ed. F. lli Montemurro, F. Volpe, Memorie storiche di Matera, ed. Atesa, Dizionario corografico del Reame di Napoli, ed. Civelli, Biografie dei personaggi illustri di Matera, sassiweb.  ntonio Giampietro, Personaggi della storia materana, Alano di Matera. Matera. Matera. Keywords: implicature, la collina del castello tramontanto, la catedrale di Matera, astrologia, astronomia, dottore universale, Napoli, Bologna, Parigi, the semiotics of astrology, Grice on zodiac signs, semiotic, semiology, astrology, astronomical chart. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Matera” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692257175/in/photolist-2mPZ2Vc-2mPpmMv-2mKC3nj-2mKHkna-2mKSk8n-nfKCoW-nivfse-nfKC96-nidYDE

 

Grice e Mathieu – l’uomo aniamle ermeneutico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Varazze). Filosofo. Grice: “There are various things I love about Mathieu: his idea of the ‘uomo, animale ermeneutico’ is genial – and true!” Grice: “Mathieu rightly focuses on Kant’s problems with emergentism, i.e. the fact that life (or ‘vivente’) cannot be reduced. I love that.” Grice: “Mathieu has emphasised the irreductionism alla Bergson. I like that.” Grice: “Mathieu makes an apt analogy between Goedel’s work for alethic systems – that they cannot self-reflect, and deontic systems --.” Dopo il liceo, si iscrisse a orino. Si laureò con Guzzo, filosofo rappresentante dello spiritualismo ced autore di importanti studi su  Kant (un filosofo che sarebbe stato centrale nella vita intellettuale di Mathieu).  Libero docente nella filosofia, è stato professore incaricato, e  Professore di filosofia teoretica a Trieste. Primo vincitore del concorso di Storia della filosofia, è stato ordinario di filosofia fino al ruolo di professore emerito di filosofia morale a Torino -- è stato membro del Comitato del CNR;  è stato membro e poi vicepresidente del Consiglio esecutivo dell'UNESCO (Parigi). È stato membro del Comitato Nazionale di Bioetic; è socio dell'Accademia dei Lincei e membro del Comitato Premi della Fondazione Balzan.  Ha fondato con Berlusconi,  Colletti ed altri il movimento politico Forza Italia. Si è candidato al Senato della Repubblica nel collegio di Settimo Torinese: sostenuto dal centro-destra (ma non dalla Lega Nord), ottenne il 33,2% e venne sconfitto dal rappresentante dell'Ulivo, Tapparo.  Con il sindaco di Brindisi Mennitti ha dato vita alla Fondazione Ideazione, per il cui quotidiano ha curato una rubrica fino alla chiusura della testata. Nel luglio  (in connessione con la sua carica di presidente del collegio dei probiviri del PdL che è chiamato a giudicare l'operato dei finiani di Generazione Italia) diversi organi di stampa riprendono la voce, già circolante da tempo, di una sua adesione all'”Opus Dei.” A tale proposito sono giunte alla redazione del Corriere della Sera che aveva pubblicato la notizia le smentite sia dell'Opus Dei che dell'interessato. Ha offerto contributi significativi in almeno quattro ambiti della ricerca filosofica:  la filosofia della scienza; la storia della filosofia; l'estetica; la filosofia civile. Ha indagato i limiti interni ed i limiti esterni della scienza. Tale indagine ha avuto due filosofi del passato come suoi principali punti di riferimento: Kant e Bergson. Ha infatti ripreso e sviluppato le ricerche di Kant sui limiti interni della scienza e sulla sua fondazione. A tale riguardo pubblicò il saggio "Limitazione qualitativa della conoscenza umana" a cui fece seguito, "L'oggettività nella scienza e nella filosofia".  Seguendo Bergson, ha valorizzato anche altre forme della conoscenza e della espressività umane non riducibili alla cienza, ma non per questo ad esse opposte. Ha infatti sempre ritenuto che la realtà, e segnatamente la realtà umana, non possa essere esaurita dalla scienza, e richieda invece una costante attività interpretativa.. L'uomo, dunque, è chiamato ad essere scienziato della natura ed ermeneuta della cultura. Sarebbe però riduttivo non ricordare che i suoi contributi alla filosofia della scienza riguardano una pluralità estremamente diversificata di temi. Ad esempio, sono ddue studi pionieristici sull'applicabilità del teorema di Gödel al diritto. Gödel aveva scoperto che non si può dimostrare la coerenza di un sistema all'interno del sistema stesso; Mathieu ritiene che, almeno analogicamente, la scoperta di Gödel possa applicarsi al problema della fondazione di un sistema deontico. Uun'autorità non può legittimarsi da sola in modo formale e, dunque, anche il diritto richiede fondamenti esterni (etici, non emici): l'efficacia e la giustizia. Ha realizzato alcune traduzioni fondamentali. E forse il suo contributo maggiore alla storia della filosofia è consistito proprio in un'opera che combina traduzione e ricostruzione critica, ovvero l'opus postumum di Kant. Tale opera affronta questioni teoriche tutt'oggi aperte (soprattutto nella fisica e nella biologia teoriche), come il problema della forma degli oggetti solidi o il problema del “vivente,” cioè il problema della vita in quanto tale e non ridotta a semplice. Ha curato poi le edizioni di opere di Leibniz: si è trattato di un ampio lavoro che si è raccolto in "Scritti politici e di diritto naturale" "Leibniz e des Bosses" "Saggi filosofici e lettere" e "Saggi di teodicea: sulla bontà di Dio, sulla libertà dell'uomo, sull'origine del male.” La sua estetica, pur nella varietà dei temi trattati, rimanda ad una problematica essenzialmente ontologica: lo svelarsi dell'ente. Cioè, l'opera d'arte è heideggerianamente concepita come il modo attraverso cui gli uomini possono cogliere il passaggio dal nulla all'essere.  Di estetica è "Goethe e il suo diavolo custode", edito per i tipi di Adelphi. Al centro di questa ricerca vi è la figura di Mefistofele, analizzata in tutta la sua profondità e capacità genealogica.  Nei suoi volumi sull'estetica della musica sviluppa la tesi affascinante che ascoltare la musica è un ascoltare il silenzio. Grande è la potenza significante di ciò che non significa nulla, perché è il nulla a far emergere l'essere delle cose. E la musica e la luce si situano proprio in questo iato insuperabile fra l'essere e il nulla. Entro i suoi molteplici contributi alla filosofia civile, si staglia netta, per importanza e originalità, una triade di saggi edicati a quello che potremmo chiamare "stato spirituale dell'Occidente". Si tratta di opere scritte in un periodo dunque estremamente critico per l'Italia, ma che mantengono ancora una grande attualità. Fa percepire al lettore il pericolo valoriale in cui è venuto a trovarsi l'Occidente e pone in essere una critica serrata alle ideologie totalitarie o nichiliste. In questo senso, vi è un'aria di famiglia con i lavori di quei filosofii come Horkheimerche ha prospettato i rischi di un'eclisse dell'individuo nella società tecnologica di massa. Un articolo sul Corriere della Sera  rettifica sul Corriere della Sera  smentita sul Corriere della Sera. Saggi: “Bergson, Torino); “La filosofia trascendentale” (Bibliopolis, Torino); Leibniz e Des Bosses, Torino); “L'oggettività nella scienza e nella filosofia contemporanea, Torino; L’esperienza” (Trieste); Dio nel "Libro d'ore" di R. M. Rilke, Olschki); “Dialettica della libertà, Napoli); “La speranza nella rivoluzione, Milano, Vincenzo Filippone-Thaulero, Salerno Temi e problemi della filosofia, Roma, Perché punire, Milano, Cancro in Occidente, Milano, La voce, la musica, il demoniaco. Con un saggio sull'interpretazione musicale, Spirali, Filosofia del denaro, Roma, Elzeviri swiftiani, Spirali, La mia prospettiv, Barone Francesco; Melchiorre Virgilio, Gregoriana Libreria, Gioco e lavoro, Spirali, La speranza nella rivoluzione, Spirali); “Nazionalismo”; S. Cotta, Japadre, Perché leggere Plotino, Rusconi); Tipologia dei sistemi e origine della loro unità, Lincei, Orfeo e il suo canto. Scritti, Zamorani,  Il nulla, la musica, la luce, Spirali, La fedeltà ermeneutica, Paoletti Laura, Armando, Per una cultura dell'essere, Armando L'uomo animale ermeneutico, Giappichelli, Le radici classiche dell'Europa, Spirali, Goethe e il suo diavolo custode, Adelphi, Privacy e dignità dell'uomo. Una teoria della persona, Giappichelli, Plotino, Bompiani, Perché punire. Il collasso della giustizia penale, Liberilibri, Introduzione a Leibniz, Laterza,  In tre giorni, Mursia,; La filosofia, Marcovalerio, Kant Bergson. quotidiano  Ideazione, il fatto quotidiano. 3del portavoce dell'Opus Dei sulla non appartenenza alla Prelatura dell'Opus Dei, su archive ostorico.corriere. Vittorio Mathieu. Mathieu. Keywords: al di la del bene e del male, la fedelta ermeneutica, l’uomo animale ermeneutico, il demoniaco, l’angelo custode, il demonio custode, il diavolo custode.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mathieu” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745480478/in/datetaken/

 

Grice e Maturi – implicatura – filosofia italiana – l’io e l’altro – io e l’altro – i duellisti -- Luigi Speranza (Amorosi). Filosofo.  Grice: “There are two main things I love about Maturi, and I hate it when philosophers just dismiss him as an ‘Italian,’ or worse, ‘Neapolitan’ Hegelian – as when they refer to me as a member of the Oxford school of ordinary language philosophy! The first is his typically Neapolitan-hegelian school account of what he calls ‘autocoscienza recognoscitiva,’ which is something I do take for granted in my conversational theory of inter-ratiationality; the second is his elaboration of what he calls the passage from the non-human animal to the ‘human-animal’ in a sort of pirotological passage.” Grice: “What I like about him is that he considers each ‘stage’ as just as fundamental as the other; which implicates that actually the ‘higher’ stage has a ‘foundation’ on the previous one. Here ‘foundational’ makes perfect sense; and it gives Maturi an excuse to rather pompously label the concept: ‘forma fondamentali’ of the ‘vita.’ It’s exactly like my soul progression, -- which I explore in ‘Philosophy of Life.’” It is not surprising that Gentile loved Maturi and forwarded his “Introduction to philosophy.” sDocente prima nei licei e poi nell'Napoli. Dopo i primi studi nella cittadina natale, si trasferì a Napoli ove conseguì la licenza liceale. La frequentazione di Bertrando Spaventa e di Augusto Vera, lo introdusse alla filosofia hegeliana  destinata ad esercitare nel suo pensiero un'influenza duratura.  Laureatosi in giurisprudenza, tre anni dopo vinse un concorso per uditore giudiziario.  Ottenuta l'abilitazione, insegnò filosofia nei licei di varie città. Conseguita la libera docenza, tenne corsi di filosofia hegeliana nell'Napoli quando ritornò all'insegnamento liceale presso l'istituto Umberto I della città partenopea. Inizia una corrispondenza con Croce e Gentile, i maggiori esponenti dell'idealismo italiano, ai quali fu legato da un rapporto di amicizia. Saggi: “Soluzione del problema fondamentale della filosofia” – Grice: “He implicates there is one. Cf. Strawson, Solution to the problem of the king of France’s hair loss.” “Bruno.” Grice: “Italians seem to have a predilection for philosophers who were burned.” “L'ideale del pensiero umano; ossia, la esistenza assoluta di Dio.” Grice: “For Kant, and my friend D. F. Pears, existence is not a predicate, for another of my friends, J. F. Thomson, it is!”  “Uno sguardo generale sulle forme fondamentali della vita” Grice: “The key concept is ‘forma fondamentale’ as applied to ‘vita.’ --  Grice: “My favourite is his description of the ‘forma fondamentale’ of the ‘vita’ of the non-human animal to the ‘forma fondamentale’ of the ‘vita’ of the human animal.” L'idea di Hegel. Grice: “When I told Hardie that I was reading “The idea of Hegel,” he said, ‘what do you mean, ‘of’?” “For Maturi, it’s the same, and it is delightful to see that he can quote Hegel in ‘Deutsche’ without caring to translate! Them was the days when European languages counted!” La filosofia e la metafisica” Grice: “The ‘and’ is aequivocal: cf. Durrell, “My family and the animals.”“Principî di filosofia” (apparently by Spaventa – Maturi has an introduction to philosophy). Grice: “I must confess that I love the word principle, but again, Hardie would say, what do you mean ‘of’ – my principle of conversational helpfulness – or when I speak of the principle of conversational self-love and the complementary principle of conversational benevolence,” I’m not sure who I apply it to! The conversationalist like me, I s’ppose.”  “Una relazione scolastica.” Grice: “He doesn’t mean Russell.” “But what he means is a syllabus which is illustrative of Neapolitan Hegelianism!” Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in. Mario Dal Pra, Milano, Bocca, Guzzo, Brescia, Morcelliana, A. Gisondi, Forme dell'Assoluto. Idealismo e filosofia tra Maturi, Croce e Gentile, Soveria Mannelli, Rubbettino, G. Giovanni, "Filosofia hegeliana e religione. Osservazioni", Benevento, ed. Natan,.  Hegelismo Idealismo Neoidealismo italiano. G. Calogero, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sebastiano Maturi. Maturi. Keywords: implicature, Bruno, Vico, Aquino, Spaventa, I duellisti, l'io e l’altro – riconoscimento, la dialettica del signore e del servo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maturi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691410023/in/photolist-2mQoQhs-2mPXDFp-2mPLEqt-2mPKvMM-2mPxLC4-2mPkobg-2mNzeEc-2mNbwWj-2mLLZRD-2mLP9qE-2mLLwjC-2mLyVqx-2mKMZii-2mKTyvC-2mKw3hq-2mKbok1-2mPLygi-2mPHbXQ-2mJq2uE-E4u3XA

 

Grice e Maturi – filosofia napoletana – filosofia italiana – Luigi Speranza -- (Napoli). Filosofo. Grice: “People sometimes asks me how my intentionalist approach can be applied to history. I always respond: Read Maturi!” Grice: “Maturi’s ‘Interpretazioni,’ thus in plural, ‘del risorgimento’ is a classic --.” Grice:: “Even in London, the risorgimento had at least two interpretations! One in Woolwich, and another one elsewhere! And there is possibly a gender distinction too with “Speranza,” Wilde’s mother, being somewhat fanatic about it!” – Compe la sua formazione culturale a Napoli dove si laureò con Schipa, uno dei firmatari del manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Croce. Del suo maestro, per la lezione di rigore che gli aveva impartito, Maturi conservò un commosso ricordo ed ebbe modo di esprimere pubblicamente la sua gratitudine in occasione della morte di Schipa, pronunciandone il necrologio. Seguì con attenzione ed interesse, ma anche con spirito critico, le lezioni di Croce conseguendo una laurea in filosofia con Gentile con una tesi su Maistre.  Impostato sulla lezione crociana è il saggio “La crisi della storiografia politica italiana” a cui seguì quello dedicato a Gli studi di storia moderna e contemporanea, inserito nel primo dei due volumi dell'opera del “La vita intellettuale italiana.” Il suo primo lavoro Il concordato tra la Santa Sede e le Due Sicilie pubblicato fu giudicato positivamente dalla critica s di Omodeo che lo recensì ne La Critica. Frequenta la Scuola storica per l'età moderna e contemporanea diretta da Volpe e fu segretario e bibliotecario dell'Istituto storico per l'età moderna e contemporanea.  Fu collaboratore dell'Enciclopedia italiana per la quale scrisse numerose voci tra le quali quella dedicata al "Risorgimento" ispirata alle sue idee liberali.  A causa di questo episodio, nonostante il suo disinteresse per la vita politica attiva, fu allontanato dall'Istituto storico per l'età moderna e contemporanea.  Nei suoi saggi di storia politica i suoi punti di riferimento sono Croce, Meinecke, Salvemini, e Volpe.  Dapprima come incaricato di storia del ri-sorgimento e poi come ordinario tenne le sue lezioni a Pisa dove ha modo di scrivere numerosi saggi come alcune importanti voci nel Dizionario di politica a cura del Partito nazionale fascista, il saggio Partiti politici e correnti di pensiero nel Risorgimento, e l'accurata biografia Il principe di Canosa. I corsi di storia della storiografia tenuti a Pisa furono continuati a Torino quando ha la cattedra di Storia del Risorgimento e quella di Storia delle dottrine politiche che occupa sino alla sua inaspettata scomparsa.  Le sue lezioni di quest'ultimo periodo furono raccolte nell'opera postuma Interpretazioni del Risorgimento considerata di primaria importanza dagli storici. Saggi: “Interpretazioni del Risorgimento, coll. Biblioteca di cultura storica Einaudi,'Enciclopedia italiana, Accademia delle scienze di Torino, In memoria, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Roma 1Interpretazioni storiografiche del Risorgimento. Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Walter Maturi. Maturi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maturi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Maurizi – la vendetta di Bacco – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Grice: “I like Maurizi; of course his ‘vendetta di Bacco’ makes sense only in the context of Nietzsche’s rather recherché dichotomy!” – Grice: “His idea of the ‘suspected ‘I’’ is good, but he is not, as I was, having in mind Reid, but Freud!” Si è laureato in filosofia della storia presso l'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" e ha conseguito il dottorato di ricerca nella medesima università discutendo una tesi su Cusano e il concetto di non altro da cui è nato il volume La nostalgia del totalmente non altro. Cusano e la genesi della modernità (Rubbettino). Dopo un periodo di formazione in Germania attualmente svolge la sua attività di ricerca presso l'Università degli Studi di Bergamo. Pubblica le sue ricerche su alcune prestigiose riviste come la Rivista di filosofia neo-scolastica, il Journal of Critical Animal Studies, Dialegesthai, Alfabeta, Lettera Internazionale, e collaborando, inoltre, con i quotidiani Liberazione e L'Osservatore Romano. Ha poi partecipato alla stesura del secondo volume di L'Altronovecento. Comunismo eretico e pensiero critico (Jaca Book, ) ed è il traduttore e curatore dell'edizione italiana di Georg Lukács, Coscienza di classe e storia. Codismo e dialettica, Alegre, Roma di Ralph Acampora, Fenomenologia della Compassione, Edizioni Sonda, Casale Monferrato,, e ha tradotto, con G. Dalmasso,  Derrida, Teoria e prassi. Corso dell'École Normale Supérieure Jaca Book, Milano,. Ha contribuito alla fondazione delle riviste scientifiche "Liberazioni" e Animal Studies. Rivista italiana di antispecismo.  Pensiero Maurizi ha suddiviso i suoi interessi di ricerca tra la filosofia dialettica (Cusano, Hegel, Marx, Adorno), la teoria critica della società e le implicazioni politiche di una visione "sociale" dell'antispecismo a partire da una rielaborazione del pensiero della scuola di Francoforte. Tanto le sue ricerche su Adorno, quanto quelle su Cusano si incentrano sul tentativo di porre in evidenza il tema della storicità dell'umano non in termini di un astratto e formale "essere-nel-tempo", quanto più propriamente nel vedere nell'essere storico, in tutta la sua determinatezza, l'irriducibile istanza di verità dell'umano stesso: l'essere storico è in tal senso irriducibile ad ogni ontologia dell'essere temporale seppure ciò non porti necessariamente ad un relativismo storicista. Prendendo spunto dalla lettura critico-negativa di Hegel portata avanti da Adorno, infatti, Maurizi sostiene la leggibilità e razionalità della storia come segno del dominio, l'universale storico non come traccia di un positivo che si farebbe strada attraverso il negativo delle vicende umane, bensì come questo stesso negativo che informa di sé la civiltà, imprimendo ad essa la direttrice di un progresso della razionalità strumentale che è l'antitesi della redenzione. La sua rilettura del pensiero della filosofia di Francoforte ha così costituito un punto di partenza per una ridefinizione dell'opposizione natura/cultura e lo ha portato ad estendere la critica ai meccanismi di dominio anche al controllo e allo sfruttamento del non umano, e più in generale della Natura. Il suo pensiero riguardo alla filosofia antispecista è in continuità con quello espresso dal sociologo David Nibert ed in netta opposizione all'utilitarismo di Peter Singer criticato da Maurizi come un antispecista metafisico. Un punto centrale nell'argomentazione filosofica di Marco Maurizi, che rende originale il suo lavoro rispetto a quello degli altri teorici dei diritti animali, riguarda l'interpretazione in termini storico-sociali dello specismo. Ogni attività intellettuale «antispecista», secondo Maurizi, consiste quindi essenzialmente nel fare propria questa scelta di campo: sottolineare come la questione animale sia un aspetto irrinunciabile di ogni ipotesi di trasformazione dell'esistente. Secondo Maurizi l'antispecismo è dunque essenzialmente politico  e non possiamo affrontare, come fanno Peter Singer o Tom Regan, la questione animale da una prospettiva astrattamente morale. All'attività di filosofo, Maurizi ha così affiancato quella di attivista per i diritti animali, intrecciando l'attività speculativa con quella politica; risultato di questa attività è il libro Al di là della Natura: gli animali, il capitale e la libertà (Novalogos, ). Maurizi è stato inoltre fondatore delle riviste di critica antispecista Liberazioni e Animal Studies, della rivista online Asinus Novus che prende il nome dal suo breve testo Asinus Novus: lettere dal carcere dell'umanità (Ortica, ). Nel  l'associazione Per Animalia Veritas raccoglie alcuni suoi scritti che rappresentano un sunto aggiornato del suo pensiero sulla filosofia antispecista: Cos'è l'antispecismo politico (Per Animalia Veritas, ). Sulla scia delle riflessioni adorniane, Maurizi ha anche lavorato sulla filosofia della musica e la teoria critica musicale. Le sue teorie sull'antispecismo politico sono abbondantemente discusse nel libro di Lorenzo Guadagnucci Restiamo Animali: vivere vegan è una questione di giustizia (Terre di Mezzo, ), da Matthias Rude Antispeziesismus. Die Befreiung von Mensch und Tier in der Tierrechtsbewegung und der Linken (Schmetterling, Stuttgart ) e altri autori della scena antispecista di lingua tedesca. Saggi: “Il tempo del non-identico,” Jaca); “La nostalgia del totalmente non altro” – La genesi della modernità, Rubettino, “Al di là della natura: gli animali, il capitale e la libertà,” Novalogos, “Asinus Novus: lettere dal carcere dell'umanità,” Ortica, “Cos'è l'anti-specismo?” Per animalia veritas, “L'io sospeso: l'immaginario tra psicanalisi e sociologia, Jaca, Grice: “This reminds me of my fantasies on ‘I’ – “The suspected I’ is a genial phrase!” -- “Chimere e passaggi” Mimesis, “Altra specie di politica, Mimesis, “Musica per il pensiero. Filosofia del progressive” -- Mincione, “La vendetta di Dioniso” --  la musica contemporanea da Schönberg ai Nirvana, Jaca, “Quanto lucente la tua in-esistenza” --- L'Ottobre, il Sessantotto e il socialismo che viene, Jaca. Intervento di M. Maurizi su questi temi per la Casa della Cultura di Milano: youtube.com/watch?v= ZNfJrRx-7fo  Intervista su questo tema a cura del collettivo Tierrechtsgruppe Zürich (Zurigo) M. Maurizi La genesi dell'ideologia specista in Liberazioni:/ M. Maurizi Per una cultura antispecista in Asinus Novus: rivista di antispecismo e filosofia: Copia archiviata, su asinusnovus.wordpress.com. Intervento M. Maurizi per il primo convegno nazionale antispecista: youtube.com/watch?v=JwZiW4ngrag  Intervista a M. Maurizi e L. Caffo sulle nuove prospettive dell'animalismo: youtube Testo recensito da L. Pigliucci per la rivista "Lo Straniero" di Aprile: Copia archiviata, su asinusnovus.wordpress.com.Intervista di F. Pullia sul quotidiano "Notizie Radicali" Una recensione del testo: Copia archiviata, su asinusnovus.wordpress B. Le GocM. Maurizi, Musica per il pensiero. Filosofia del progressive italiano, Mincione, Roma.  Antispecismo Diritti degli animali Scuola di Francoforte. Asinus Novus. Antispecismo e Filosofia, su asinusnovus.net. Animal Studies. Rivista Italiana di Antispecismo, su rivistaanimalstudies.wordpress.com. Marco Maurizi. Maurizi. Keywords: la vendetta di Bacco -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Maurizi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703667269/in/photolist-2mQwYd8-2mQtcUw-2mQkxxa-2mQjVch-2mQaKxF-2mPYYve-2mPyW8A-2mPyn68-2mPrb68-2mNzeEc-2mLLY7G-2mLQdrQ-2mKFrQ6-2mLSNX8-2mLGRht-2mLMaMX-2mLGjg5-2mKPS8q-2mKC3nj-2mKuZ8r-2mKDA5r-2mPoBGn-2mKAuZM-2mGT6p1-2mGnP2f-E58e4H-DeWyrT-AJp6ja-mukgnR-mumBeo-mujH18-AKkszP-AKm2wa-iaPpsv-BfCsgw-A71D2h-BxbiQ5-iaPo9Z-iaP9LN

 

Grice e Mazzarella – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “I love Mazzarella’s ‘necessary word’ – not precisely what I was thinking when philosophising about conversation, but for Mazzarella, the conversational motivation is to HELP in the most authentic fashion – Compared to his ‘parola necessaria,’ my principle of conversational helpfulness, while based in part in the desideratum of conversational benevolence, looks pretty lame!” -- Grice: “I like Mazzarella. The fuss he makes in translating Heidegger, whom I have elsewhere called ‘the greatest living philosopher’ – he was living then –.” Grice: “Mazzarella, who is relying on somebody else’s translation, is especially focused on Heidegger’s Latinate ‘fakt.’ From ‘Fakt,’ Heidegger gets an abstract noun. But he also uses the Germanic for ‘deed.’ Relying on the cognateness of ‘fakt’ with ‘fatto’ – cognate itself with ‘effetto,’ Mazarella agrees that the translation goes from ‘factivity’ to ‘effectivity.’ And it should inspire all philosophers into seeing how similar these two concepts are – if indeed two concepts they are, seeing that they come from the same Roman root! But Mazzarella would know that – you wouldn’t!” –  Professore a Napoli,  è tra i principali interpreti di Heidegger. Deputato al Parlamento nella XVI Legislatura per il Partito Democratico.  Dopo essersi laureato presso l'Università degli Studi di Napoli “Federico II” con Masullo, inizia la sua attività di ricerca come borsista DAAD in Germania, e successivamente presso l'Salerno. In seguito è professore incaricato di Estetica presso l'Università dell'Aquila. Dopo essere stato professore associato di Filosofia Teoretica presso l'Catania e di Filosofia della storia presso l'Napoli “Federico II”, diventa professore straordinario di Storia della filosofia presso la Facoltà di Magistero dell'Salerno e dal 1993 Professore di Filosofia Teoretica presso l'Napoli “Federico II”. Dirige il Dottorato di Ricerca in “Scienze Filosofiche” dell'Napoli “Federico II” e cura la programmazione e le relazioni internazionali per la Facoltà di Lettere e Filosofia, di cui è Preside dal 2005 al 2008. Nel 2008 viene eletto deputato del Parlamento italiano, divenendo componente della VII Commissione Cultura della Camera.  Opere In una delle sue opere principali, Tecnica e Metafisica. Saggio su Heidegger, Mazzarella indaga i processi decostruttivo-ermeneutici sottintesi all'heideggeriana storia della metafisica occidentale, fino a formulare un'ipotesi "ecologica"(in senso originario, come pensiero relativo all'abitare dell'uomo) relativa alle interpretazioni del "logos" eracliteo e della categoria aristotelica della "physis" riscontrate nei saggi successivi alla cosiddetta "svolta" del pensiero di Heidegger.  In Vie d'uscita. L'identità umana come programma stazionario metafisico, le aporie di una metafisica del fondamento sono affiancate alla dimensione tecnica della contemporaneità, intesa storicisticamente come epoca del compimento del nichilismo. Centrale diventa l'idea di un "essere-alla-vita", categoria che richiama in modo lampante l'"essere-nel-mondo" di heideggeriana memoria; le questioni teoretiche vengono così ridotte a questioni etiche riguardanti un'ontologia minima, ove la filosofia prima si trasformi in filosofia seconda, lasciando il posto ad un programma metafisico-antropologico di custodia e mantenimento della e nella propria epoca. L'essere-alla-vita necessita di intendere la cultura come “endiadi di natura e storia, ma in questa endiadi natura prima ancora che storia”.  Pensare e credere. Tre scritti cristiani rappresenta un altro orizzonte del pensiero di Mazzarella; il rapporto tra religione rivelata e filosofia si gioca sullo sfondo di una prospettiva storicista di matrice diltheyana, sebbene non siano esenti dalla riflessione Hegel, Schelling e la teologia dialettica contemporanea. Interessante è la prospettiva di una religione come "integrazione" e apertura all'amore fraterno, configurato nel concetto di "agape".  I suoi scritti sono in ogni caso contrassegnati, com'è tipico della recente scuola di pensiero napoletana, sorta sulla scia delle dottrine di Croce, da una ripresa di temi propri dello storicismo (Nietzsche e la storia. Storicità e ontologia della vita).  In un dialogo costante con i teologi più liberali e moderni, quale ad es. Bruno Forte, Mazzarella si è occupato specificamente dei temi della bioetica, coniugando il tema della tutela della vita alla ripresa del concetto di sacralità (Sacralità e vita).  In Opera media ha inoltre messo in luce un talento poetico non indifferente, che gli è valso l'apprezzamento della critica e diversi riconoscimenti. Ha composto quattro raccolte di poesie, e pubblicato singoli componimenti in diverse antologie.Finalista al Premio di poesia “Città di Vita”, Firenze, e nel 1999 ha vinto il Premio Speciale “La finestra” al Premio Nazionale di poesia “Alessandro Tanzi” perUn mondo ordinato.  Saggi: “Tecnica e metafisica” -- saggio su Heidegger (Guida, Napoli); “Nietzsche e la storia: ontologia della vita” (Guida, Napoli); “Storia metafisica ontologia” -- Per una storia della metafisica” (Morano, Napoli, -- Grice: “What Mazzarella is proposing is what I did for the BBC: a history of metaphysics; philosophical tutees are too accustomed to ‘history of philosophy,’ but surely each branch requires a separate history! “storia della metafisica” does just that!” – “storia della semantica” hardly sounds as sexy, and “storia della pragmatica” sounds repugnantly academese!” --   “Ermeneutica dell'effettività” -- Prospettive ontiche dell'ontologia” (Guida, Napoli, -- Grice: “Note that Mazzarella is exploring the ‘effectivity,’ not the ‘affectivity’ – ex-fecto, not ad-fecto – “Filosofia e teo-logia” --  di fronte a Cristo (Cronopio, Napoli); “Sacralità” -- e vita, Quale etica per la bio-etica? (Guida, Napoli); Heidegger oggi, E. Mazzarella, Mulino, Bologna, “Pensare e credere” Morcelliana, Brescia, “Vie d'uscita. L'identità umana come programma stazionario metafisico” (Melangolo, Genova); Opera media. Poesie, Melangolo, Genova, Lirica e filosofia, Morcelliana, Brescia, Vita Politica Valori. Sensibilità individuali e sentire comunitario, Guida, Napoli, “Anima madre,” Art studio Paparo, Napoli, “L'uomo che deve rimanere,” Quodlibet, Macerata,. S. Venezia, Nota bio-bibliografica, in Amato, M. T. Catena, N. Russo, L'ethos teoretico. Scritti in onore di Eugenio Mazzarella265, Napoli, Guida,  Archivio degli articoli di Eugenio Mazzarella nel sito "ilsussidario.net". Curriculum vitae, pubblicazioni e attività di ricerca nel sito dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, su docenti.unina. Grice: “The fact that he calls himself a Christian has me calling him a NON-PHILOSOPHER!” -- Mazzarella. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mazzarellla” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692028975/in/photolist-2mPsXiB-2mKRahT

 

Grice e Mazzei – implicatura – filosofia italiana – filosofia toscana – filosofia fiorentina -- Luigi Speranza (Poggio a Caiano). Filosofo.  Grice: “Not every philosopher has a city, ‘Colle,’ named after him!” -- Grice: “I like Mazzei; he is hardly a philosopher, but the Italians consider among the ‘filosofi italiani,’ – there is a good wine, “Mazzei,” since Mazzei, when travelling to the Americas, transplanted a grape from his paese – the descendants still grow it! In oltre, he was influential in the ‘risorgimento’!” -- essential Italian philosopher.Massone e cadetto di una nobile famiglia toscana di viticoltori, probabilmente risalente all'XI secolo e ancora esistente nel XXI secolo, fu personaggio energico ed eclettico, illuminista, promulgatore delle libertà individuali, dei diritti civili e della tolleranza religiosa. Visse una vita avventurosa e movimentata, con alterne fortune economiche.  Sebbene sia sconosciuto al grande pubblico, partecipò attivamente alla guerra d'indipendenza americana come agente mediatore all'acquisto di armi per la Virginia, ed è ritenuto dagli storici uno dei padri della Dichiarazione d'Indipendenza americana, in quanto intimo amico dei primi cinque presidenti statunitensi: George Washington, John Adams, James Madison, James Monroe e soprattutto Thomas Jefferson, di cui fu ispiratore, vicino di casa, socio in affari e con cui rimase in contatto epistolare fino alla morte.  Iniziato alla Massoneria, fu poi spettatore privilegiato della rivoluzione francese.  La sua figura storica è riemersa alla fine Professoregrazie all'infittirsi degli studi accademici in occasione del bicentenario della rivoluzione americana, fino ad essere onorato in occasione del 250º anniversario della sua nascita nel 1980 con un'emissione filatelica congiunta speciale delle poste italiane e statunitensi.   Dopo gli studi compiuti tra Prato e Firenze, nel 1752, in seguito a dissapori con il fratello maggiore Jacopo sulla gestione del patrimonio familiare, si stabilì a Pisa e poi a Livorno, intraprendendo con successo l'attività di medico. Dopo solo due anni lasciò la città e si trasferì a Smirne (Turchia) come chirurgo a seguito di un medico locale. Gunse a Londra dove, dopo un iniziale periodo irto di difficoltà economiche che lo vide arrangiarsi con l'insegnamento dell'italiano, riuscì nel corso dei tre lustri successivi ad arricchirsi con il commercio dei prodotti mediterranei, principalmente del vino, inserendosi lentamente nei salotti dell'alta borghesia londinese.  Una breve parentesi italiana si concluse con un precipitoso ritorno in Inghilterra, a seguito di una denuncia al tribunale dell’Inquisizione per “importazione di libri proibiti”. L'illuminismo e le idee di libertà religiosa che animavano il Mazzei, ben tollerate nella Londra di fine XVIII secolo, erano ancora tabù nella realtà italiana.  La Rivoluzione americana In questi circoli londinesi Filippo Mazzei conobbe Benjamin Franklin e Thomas Adams, che da lì a pochi anni sarebbero stati tra i protagonisti della rivoluzione americana.  Le colonie americane si autogovernavano, perlomeno sulle questioni locali, tramite assemblee di delegati liberamente eletti dai capifamiglia, e l'ordinamento giuridico era ispirato al meglio della legislazione inglese, che pure in quegli anni era probabilmente la più avanzata, garantista e liberale che esistesse.  Invitato dagli amici d'oltreoceano, spinto sia dalla curiosità dell'inedita forma di governo, ma soprattutto dalla disponibilità di terre e quindi dalla prospettiva di impiantare nel nuovo mondo coltivazioni mediterranee, Mazzei si trasferì in Virginia, con al seguito un gruppo di agricoltori toscani. A lui si unirono anche una vedova Maria Martin, che egli sposò nel 1778, e l'amico Carlo Bellini che tra il 1779 e il 1803 sarebbe divenuto il primo insegnante di italiano in un'università americana, il College of William and Mary in Virginia.  Inizialmente diretto in altro sito, Mazzei si fermò presso la tenuta di Monticello per incontrare Thomas Jefferson, con il quale già intratteneva rapporti epistolari e vantava amicizie comuni, e fu da lui convinto a trattenersi in loco, arrivando a cedere circa 0,75 km² della sua tenuta in favore dell'italiano. Da questa cessione nacque la tenuta di Colle (il nome deriva da Colle di Val d'Elsa, perché il Mazzei aveva preso ad esempio la campagna attorno alla città toscana), successivamente ampliata. Lo univa a Jefferson un sodalizio commerciale, con il primo impianto di una vigna nella colonia della Virginia, ma soprattutto un sodalizio intellettuale, frutto di una comune visione politica e di ideali condivisi, che si sarebbe protratto per oltre 40 anni.  Il livello delle frequentazioni americane trascinò velocemente Mazzei, arrivato con mere intenzioni imprenditoriali, nella vita politica della ribollente colonia della Virginia. Fu autore di veementi libelli contro l'opprimente dominazione inglese, inneggianti alla libertà ed all'uguaglianza. Alcuni di questi scritti furono tradotti in inglese dallo stesso Jefferson, che rimase influenzato da tali ideali, tanto da ritrovare successivamente alcune frasi di Mazzei trasposte nella Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America.  Eletto speaker dell'assemblea parrocchiale dopo solo sei mesi dal suo arrivo in Virginia, ebbe modo di esporre le sue idee sulla libertà religiosa e politica a un vasto oratorio, composto anche di persone umili e ignoranti, che lo ascoltavano assorte. Un suo scritto, Instructions of the Freeholders of Albemarle County to their Delegates in Convention, redatto come istruzioni per i delegati della contea di Albemarle alla convenzione autoconvocatasi dopo lo scioglimento forzato dell'assemblea della Virginia imposto dal governatore inglese, fu utilizzato da Jefferson come bozza per il primo tentativo di scrittura della costituzione dello Stato della Virginia.  La sua affermazione politica seguiva di pari passo i rovesci economici, perché il clima e il terreno della Virginia non si erano dimostrati particolarmente graditi a vite e olivo, e nel 1774 un'eccezionale gelata aveva distrutto buona parte delle stentate coltivazioni impiantate con tanta fatica.  Naturalizzato cittadino della Virginia, volontario delle prime ore nella guerra d'indipendenza americana, e inviato in Europa da Jefferson e Madison per cercare prestiti, acquistareo meglio, contrabbandarearmi e ottenere informazioni politiche e militari utili alla nascente nazione.  In questo periodo scrisse articoli, fece interventi pubblici e cercò di avviare rapporti commerciali e politici tra gli Stati europei e la Virginia. Per tali servizi fu ufficialmente retribuito dallo Stato dell Virginia.  Rientrato in Virginia nel 1783, con suo grande disappunto non fu nominato console. Ricevette I'incarico di amministratore della contea di Albemarle, ma solo due anni dopo nel 1785 lasciò per l'ultima volta il suolo americano, mantenendo comunque contatti epistolari con molti di quelli che sono definiti “padri della patria” statunitensi e in particolare con Jefferson, che ebbe modo di reincontrare successivamente a Parigi. Sua moglie rimase fino alla sua morte alla tenuta del Colle, che Mazzei aveva donato alla figliastra, Margherita Maria Martini e al di lei marito, il francese Justin Pierre Plumard, Comte De Rieux.  La Rivoluzione francese e le vicende europee  Targa a Pisa, sulla casa in cui morì/ A Parigi pubblicò una voluminosa opera in quattro volumi Recherches historiques et politiques sur les États-Unis de l'Amérique Septentrionale. Si trattava della prima storia della rivoluzione americana pubblicata in francese. L'opera è tuttora una preziosa fonte di informazioni sul movimento che innescò la rivoluzione americana.  Il successo del libro e la notorietà delle sue idee, uniti alla costante attività di propaganda a favore dei neonati Stati Uniti d'America, lo fece venire in contatto con re Stanislao Augusto di Polonia, illuminato sovrano liberale, di cui divenne prima consigliere e poi rappresentante a Parigi.  Da questa posizione privilegiata poté seguire la rivoluzione francese, di cui condannò la deriva giacobina. Preso atto della rovina economica, nel 1791 si trasferì a Varsavia, assumendo la cittadinanza polacca e contribuendo alla stesura della costituzione.  Dopo un anno passato a Varsavia, a seguito della spartizione della Polonia nel 1792 rientrò definitivamente in Toscana, stabilendosi a Pisa. Lì sposa Antonina Tonini, da cui ebbe una figlia, Elisabetta. E testimone dell'arrivo delle truppe repubblicane francesi a Pisa e poi della loro cacciata, e fu coinvolto pur senza danni nei successivi processi intentati dal bargello ai liberali pisani che si riunivano durante la breve occupazione al Caffè dell'Ussero sul lungarno.  Ultimi anni Mazzei visse quietamente altri 17 anni, dedicandosi ai propri studi di orticoltura e limitandosi a frequentare una ristretta cerchia di salotti praticati da giovani liberali, di cui era ispiratore. In conseguenza del dissolvimento della Polonia operata da Russia e Prussia nel 1795, lo zar Alessandro I si accollò i debiti della corte polacca e Mazzei poté fruire di un vitalizio. Mazzei rimase sempre nostalgico della Virginia e dei suoi amici americani, che ne auspicavano il ritorno e con i quali mai interruppe il contatto epistolare. Nonostante i ripetuti progetti di un viaggio in America, Mazzei non fu mai capace di affrontare questa nuova avventura. Ebbe modo di assistere all'ascesa e alla caduta di Napoleone Bonaparte e scrisse le proprie memorie, pubblicate nel 1848, oltre trent'anni dopo la sua morte a Pisa.  Saggi: “Stanislao Re di Polonia” (Roma: Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea); “Ricerche storiche  sull’America” (Firenze, Ponte alle Grazie); “Memorie” Gino Capponi, Lugano, Tip. della Svizzera Italiana); “Del commercio della seta fatto in Inghilterra dalla Compagnia delle Indie Orientali” S. Gelli, Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano); “Le istruzioni per i delegati alla convenzione” (Firenze, Morgana); “Opere di suor Margherita Marchione “Scelta di scritti e lettere,”“Agente di Virginia durante la rivoluzione americana” “Agente del Re di Polonia durante la Rivoluzione Francese”“La vita avventurosa di FilMazzei, Cassa di Risparmi e Depositi, Prato. Marchione Margherita: La vita avventurosa Marchione Margherita, Curiosità.A inizio degli anni 2000, fra alcuni intellettuali toscani appassionati della sua figura è circolata la speculazione che Mazzei potrebbe aver ispirato persino la bandiera statunitense, adottata dal Congresso  un anno dopo la Dichiarazione d'Indipendenza. La suggestione nasce dall'importanza che l'alternanza dei colori rosso e bianco ha nell'araldica toscana e non solo e di cui un esempio famoso è l'insegna di Ugo di Toscana. Potrebbe forse aver discusso anche di araldica con gl’americani. Le radici storiche della bandiera americana sono, in realtà, nella Grand Union Flag.  In suo ricordo è stato istituito il premio The Bridge. La cerimonia è stata istituita a Roma per celebrare un toscano che insieme ai padri costituenti degli Stati Uniti d'America da vita alla stesura della dichiarazione d'indipendenza. Sua era la frase. Tutti gli uomini sono per natura liberi ed indipendenti. Paolo Russo, Nasce a Firenze un museo che racconta la massoneria, in La Repubblica, Firenze, Riferito al museo dedicato alla storia della Massoneria in Italia.  Premio. Dalla Toscana all'America: il suo contributo, Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, Becattini Massimo, Mercante italiano a Londra, Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, Bolognesi Andrea, L. Corsetti, L. Stadio, Mostra di cimeli e scritti, catalogo della mostra a cura di, Poggio a Caiano, palazzo Comunale, Comune di Poggio a Caiano. Camajani Guelfo Guelfi, un illustre Toscano: medico, agricoltore, scrittore, giornalista, diplomatico, Firenze, Associazione Toscani, Ciampini Raffaele, Lettere alla corte di Polonia Bologna: N. Zanichelli, Corsetti Luigi, Gradi Renzo, Avventuriero della Libertà, con scritti di Margherita Marchione e E. Tortarolo, Poggio a Caiano, C.I.C. Associazione Culturale "Ardengo Soffici", Di Stadio Luigi, Tra pubblico e privato. Raccolta di documenti inediti, Poggio a Caiano, Biblioteca Comunale di Poggio a Caiano, Fazzini Gianni, "Il gentiluomo dei tre mondi", Roma: Gaffi, Gerosa Guido, Il fiorentino che fece l'America. Vita e avventure Milano, Sugar, Gradi Renzo, Un bastimento carico di Roba bestie e uomini in un manoscritto, Poggio a Caiano, Comune di Poggio a Caiano, Gradi Renzo, Parigi: Scritti e memorie, Comune di Poggio a Caiano, Gullace Giovanni, Figure dimenticate dell'indipendenza, Francesco Vigo, Roma: Il Veltro, Masini Giancarlo, Gori Iacopo, L'America fu concepita a Firenze, Firenze: Bonechi,Tognetti Burigana Sara, Tra riformismo illuminato e dispotismo napoleonico; esperienze del cittadino americano, Roma, Edizioni di Storia e letteratura, Tortarolo Edoardo, Illuminismo e Rivoluzioni. Biografia politica di Filippo Mazzei, Milano, Angeli, Witold Łukaszewicz, Filippo Mazzei, Giuseppe Mazzini; saggi sui rapporti italo-polacchi Abolizionismo Rivoluzione americana Rivoluzione francese Benjamin Franklin Patrick Henry Thomas Jefferson George Mason James Monroe William Paca Stanisław August Poniatowski Padri fondatori degli Stati Uniti d'America Italo-Americani Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Thomas Jefferson, e Francis Vigo (video), su youtube.com. Thomas Jefferson Encyclopedia, su monticello. org. Il circolo Filippo Mazzei Pisa, su circolo filippomazzei.net.  Mazzei, chi era costui?, su mltoscana. blogspot.com. Clan Libertario Toscano Filippo Mazzei, su mltoscana. blogspot.com. Il circolo Filippo Mazzei, su geocities. com. Carteggio Thomas Jefferson Mazzei, I processi contro  ed i liberali pisani, su idr.unipi. Monticello the home of Thomas Jefferson, su monticello.org.  famous americans. net. Another Site about P.Mazzei and other famous Italian American, su Cleveland memory.org.  Mazzei, Thomas Jefferson e gli scultori carraresi per la costruzione del Campidoglio degli Stati Uniti di Nicola Guerra su farefuturofondazione. premio Filippo mazzei. com. Memorie della vita e delle peregrinazioni del fiorentino. Grice: “The more Italian historians of philosophy, in their pretentiously and fake patriotic prose, keep referring to this or that as ‘un illustre toscano’, the less I am leaned to see Mazzei as ITALIAN at all!” – Paeseism with a vengeance!” – Grice: “As a Brit, I find Mazzei a traitor – to his country, and to mine!” -- Filippo Mazzei. Mazzei. Keywords: implicature, mazzei wine, vino mazzei, la rivoluzione del nuovo mondo. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Mazzei," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702189377/in/photolist-2mLKeCe-2mKgL97

 

Grice e Mazzini – la giovine italia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Genova). Filosofo.  Grice: “Of course it is difficult for an Italian philosopher to approach the philosophy of Mazzini cooly; it would be like me approaching the philosophy of Horatio Nelson!” – Grice: “I’ve found ‘Il pensiero filosofico di Giuseppe Mazzini’ quite helpful – the equivalent would be the pretentious sounding, “The philosophical thought of Sir Winston Churchill,’ say!” --  Grice: “Luigi Speranza loves to cherish the fact that an old street in Woolwich, of all places, is named after him, in a way ‘Speranza,’ just because Garibaldi visited!” Grice: “Luigi Speranza also cherishes the fact that Lady Wilde preferred ‘Speranza’ just to defend Mazzini!” Esponente di punta del patriottismo risorgimentale, le sue idee e la sua azione politica contribusceno in maniera decisiva alla nascita dello STATO UNITARIO ITALIANO. Le condanne subite in diversi tribunali d'Italia lo costringeno però alla latitanza fino alla morte. Le teorie mazziniane sono di grande importanza nella definizione dei moderni movimenti europei per l'affermazione della democrazia attraverso la forma repubblicana dello stato. Nacque a Genova, allora capoluogo dell'omonimo dipartimento francese costituito da parte del regime di Bonaparte. Il padre, Giacomo, e medico e docente universitario d'anatomia originario di Chiavari, una cittadina del Tigullio all'epoca capoluogo del dipartimento francese degli Appennini, successivamente parte della provincia di Genova, figura politicamente attiva nella scena pubblica locale, sia durante l'epoca della precedente repubblica ligure, sia, in tempi successivi, dell'Impero napoleonico. Alla madre, Maria Drago, una fervente giansenista originaria di Pegli, un comune autonomo, accorpato nel comune di Genova, fu molto legato per tutta la vita. Affettuosamente chiamato "Pippo" dalla famiglia, una volta terminati gli studi superiori presso il cittadino Liceo classico Cristoforo Colombo, si iscrisse a Genova. Si segnala per la sua ribellione ai regolamenti di stampo religioso che imponeno di andare a messa e di confessarsi. E arrestato perché, proprio in chiesa, si rifiuta di lasciare il posto a un generale austriaco. Lo appassiona la letteratura: si innamorò delle letture di Goethe, Shakespeare e Foscolo (pur senza condividerne la filosofia materialista), restando così colpito dalle Ultime lettere di Jacopo Ortis da volersi vestire sempre di nero, in segno di lutto per la patria oppressa. La passione per la letteratura, insieme a quella per la musica (e un abile suonatore di chitarra), la ha  per tutta la vita: oltre agli autori citati, lesse Dante, Schiller, Alfieri, i grandi poeti romantici come Byron, Shelley, Keats, Wordsworth, Coleridge e i narratori come Dumas padre e le sorelle Brontë. Ha il suo trauma rivelatore. Al passaggio a Genova dei federati piemontesi reduci dal loro tentativo di rivolta, si affacciò in lui il pensiero che si puo, e quindi si deve, lottare per la libertà della patria. Cominciò ad esercitare la professione nello studio di un avvocato, ma l'attività che lo impegnava era quella di giornalista presso l'Indicatore genovese, sul quale inizia a pubblicare recensioni di saggi patriottici. La censura lascia fare per un po', ma poi soppresse il giornale. Compone il saggio, “Dell'amor patrio d’Aligheri”. Ottenne la laurea “in utroque iure”. Entra nella carboneria, della quale divenne segretario in Valtellina.  Ho a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d'accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe Mazzini. (Klemens von Metternich, Memorie ed. Bonacci). Per la sua attività cospirativa e arrestato su ordine di Felice di Savoia e detenuto a Savona nella Fortezza del Priamar. Durante la detenzione idea e formula il programma di un nuovo movimento politico chiamato “Giovine Italia” che, dopo essere stato liberato per mancanza di prove, presenta e organizzò a Marsiglia dove e costretto a rifugiarsi in esilio.  I motti dell'associazione erano Dio e popolo e unione, forza e libertà e il suo scopo era l'unione degli stati italiani in un'unica repubblica con un governo centrale quale sola condizione possibile per la liberazione del popolo italiano dagli invasori stranieri. Il progetto federalista infatti, poiché senza unità non c'è forza, ha fatto dell'Italia una nazione debole, naturalmente destinata a essere soggetta ai potenti stati unitari a lei vicini. Il federalismo inoltre avrebbe reso inefficace il progetto risorgimentale, facendo rinascere quelle rivalità municipali, ancora vive, che avevano caratterizzato la peggiore storia dell'Italia medioevale. L'obiettivo repubblicano e unitario avrebbe dovuto essere raggiunto con un'insurrezione popolare condotta attraverso una guerra per bande. Durante l'esilio in Francia, ha una relazione con la nobildonna repubblicana Giuditta Bellerio Sidoli, vedova di Giovanni Sidoli, ricco patriota di Montecchio Emilia. Giuditta aveva condiviso con il marito la fede politica che, portandolo a cospirare contro la corte estense, aveva costretto la coppia a esiliare in Svizzera. Colpito da una grave malattia polmonare, muore a Montpellier.  Poiché la vedova non aveva ricevuto alcuna condanna, ritorna a Reggio Emilia presso la famiglia del marito con i suoi quattro figli: Maria, Elvira, Corinna e Achille. Dopo il fallimento dei moti dove fuggire in Francia dove conobbe Mazzini a cui si legò sentimentalmente. Dopo il vano tentativo del 1831 di portare dalla parte liberale il nuovo re Carlo Alberto di Savoia con la celebre lettera firmata "un italiano", il 26 ottobre 1833, insieme a Pasquale Berghini e Domenico Barberis, Mazzini fu condannato in contumacia a "morte ignominiosa" dal Consiglio Divisionario di Guerra, presieduto dal maggior generale Saluzzo Lamanta. La condanna venne poi revocata nel 1848, quando Carlo Alberto decise di concedere un'amnistia generale. Rifugiatosi  nella cittadina svizzera di Grenchen, nel canton Soletta, vi rimase sino a quando fu arrestato dalla polizia cantonale che gli ingiunse di lasciare la Confederazione entro 24 ore. Per impedirne l'allontanamento l'assemblea dei cittadini di Grenchen conferì al giovane profugo la cittadinanza con 122 voti a favore e 22 contrari, invalidata però dal governo cantonale. Mazzini, nascostosi nel frattempo, fu scoperto e dovette lasciare la Svizzera assieme ad altri esuli, tra i quali Agostino e Giovanni Ruffini.  Comincia il lungo soggiorno a Londra, dove Mazzini raccolse attorno a sé esuli italiani e persone favorevoli al repubblicanesimo in Italia, dedicandosi, per vivere, all'attività di insegnante dei figli degli italiani; qui conobbe e frequentò anche diverse personalità inglesi, tra cui Mary Shelley (vedova del poeta P.B. Shelley), Anne Isabella Milbanke (vedova di Lord Byron, idolo di gioventù di Mazzini), il filosofo ed economista John Stuart Mill, Thomas Carlyle e sua moglie Jane Welsh, lo scrittore Charles Dickens, che finanziò la sua scuola. Il poeta decadente Algernon Swinburne gli dedicò Ode a Mazzini. Nello stesso quartiere di Mazzini visse anche Karl Marx.  Durante il soggiorno londinese Mazzini ebbe una lunga relazione di amicizia con la famiglia Craufurd, documentata da copiosa corrispondenza epistolare. Sempre a Londra ebbe rapporti con la famiglia di William Henry Ashurst e con il genero di questi, il politico britannico James Stansfeld, la cui consorte Caroline Ashurst Stansfeld era sostenitrice della società "Society of the Friends of Italy". Per la causa dell'unificazione italiana Mazzini collaborò anche con il secolarista George Holyoake.  Fondò poi altri movimenti politici per la liberazione e l'unificazione di vari stati europei: la Giovine Germania, la Giovine Polonia e infine la Giovine Europa. Quest'ultima, fondata nell'aprile 1834 a Berna in accordo con altri rivoluzionari stranieri, aveva tra i suoi principi ispiratori la costituzione degli Stati Uniti d'Europa. In questa occasione Mazzini estese dunque il desiderio di libertà del popolo italiano (che si sarebbe attuato con la repubblica) a tutte le nazioni europee. L'associazione rivoluzionaria europea aveva come scopo specifico l'agire dal basso in modo comune e, usando strumenti insurrezionali e democratici, realizzare nei singoli stati una coscienza nazionale e rivoluzionaria. Sulla scia della Giovine Europa Mazzini nel 1866 fonda anche l'Alleanza Repubblicana Universale.  Il movimento della Giovine Europa ebbe anche un forte ruolo di promozione dei diritti della donna, come testimonia l'opera di numerose mazziniane, tra cui la citata Bellerio Sidoli, ma anche Cristina Trivulzio di Belgiojoso e Giorgina Saffi, la moglie di Aurelio Saffi, uno dei più stretti collaboratori di Mazzini e suo erede per quanto riguarda il mazzinianesimo politico. Mazzini continuò a perseguire il suo obiettivo dall'esilio e tra le avversità con inflessibile costanza, convinto che questo fosse il destino dell'Italia e che nessuno avrebbe potuto cambiarlo. Tuttavia, nonostante la sua perseveranza, l'importanza delle sue azioni fu più ideologica che pratica.  Dopo il fallimento dei moti del 1848, durante i quali Mazzini era stato a capo della breve Repubblica Romana insieme ad Aurelio Saffi e Carlo Armellini, i nazionalisti italiani cominciarono a vedere nel re del Regno di Sardegna e nel suo Primo Ministro Camillo Benso conte di Cavour le guide del movimento di riunificazione. Ciò volle dire separare l'unificazione dell'Italia dalla riforma sociale e politica invocata da Mazzini. Cavour fu abile nello stringere un'alleanza con la Francia e nel condurre una serie di guerre che portarono alla nascita dello STATO ITALIANO ma la natura politica della nuova compagine statale era ben lontana dalla repubblica mazziniana.  A Londra, nel 1850, per reagire alla caduta della Repubblica Romana e in continuità con essa, Mazzini fondò il Comitato Centrale Democratico Europeo e il Comitato Nazionale Italiano, lanciando il Prestito Nazionale Italiano, le cui cartelle portavano appunto lo stemma della Repubblica romana del 1849 e l'intitolazione del prestito «diretto unicamente ad affrettare l'indipendenza e l'unità d'Italia». A garanzia del prestito le cartelle recavano la firma degli ex triumviri Mazzini, Saffi e, in assenza dell'irreperibile Armellini, Mattia Montecchi. La diffusione delle cartelle nel Lombardo-Veneto ebbe come immediata conseguenza la ripresa dell'attività cospirativa e rivoluzionaria, soprattutto a Mantova.. Messina fu chiamata al voto per eleggere i suoi deputati al nuovo parlamento di Firenze. Mazzini era candidato, nel secondo collegio, ma non poté fare campagna elettorale perché esule a Londra. Pendevano sul suo capo due condanne a morte: una inflitta dal tribunale di Genova per i moti del 1857 (il 19 novembre 1857, in primo grado, il 20 marzo 1858 in appello); un'analoga condanna a morte era stata inflitta dal tribunale di Parigi per complicità in un attentato contro Napoleone III. Inaspettatamente, Mazzini vinse con larga messe di voti (446). Il 24 marzo, dopo due giorni di discussione, la Camera annullava l'elezione in virtù delle condanne precedenti.   Il letto di morte di Mazzini, distrutto dagli aerei degli Stati Uniti durante il bombardamento di Pisa del 1943  Maschera mortuaria di Mazzini, gesso, Domus Mazziniana, Pisa Due mesi dopo gli elettori del secondo collegio di Messina tornarono alle urne: vinse di nuovo Mazzini. La Camera, dopo una nuova discussione, il 18 giugno riannullò l'elezione. Il 18 novembre Mazzini viene rieletto una terza volta; dalla Camera, questa volta, arrivò la convalida. Mazzini, tuttavia, anche nel caso fosse giunta un'amnistia o una grazia, decise di rifiutare la carica per non dover giurare fedeltà allo Statuto Albertino, la costituzione dei monarchi sabaudi. Egli infatti non accettò mai la monarchia e continuò a lottare per gli ideali repubblicani.  Nel 1868 lasciò Londra e si stabilì in Svizzera, a Lugano. Due anni dopo furono amnistiate le due condanne a morte inflitte al tempo del Regno di Sardegna: Mazzini quindi poté rientrare in Italia e, una volta tornato, si dedicò subito all'organizzazione di moti popolari in appoggio alla conquista dello Stato Pontificio. L'11 agosto partì in nave per la Sicilia, ma il 14, all'arrivo nel porto di Palermo, fu tratto in arresto (la quarta volta nella sua vita) e recluso nel carcere militare di Gaeta. Partito da Basilea e in viaggio nel passo del San Gottardo, conobbe in una carrozza Friedrich Nietzsche, allora poco conosciuto filologo e docente. Questo incontro sarà testimoniato dallo stesso Nietzsche anni dopo.  Costretto di nuovo all'esilio, riuscì a rientrare in Italia sotto il falso nome di Giorgio Brown (forse un riferimento a John Brown) a Pisa. Qui, malato già da tempo, visse nascosto nell'abitazione di Pellegrino Rosselli, antenato dei fratelli Rosselli e zio della moglie di Ernesto Nathan, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 10 marzo dello stesso anno, quando la polizia stava ormai per arrestarlo nuovamente.  Traversie della salma  Mazzini morente, Silvestro Lega La notizia della sua morte si diffuse rapidamente, commuovendo l'Italia; il suo corpo fu imbalsamato dallo scienziato Paolo Gorini, appositamente fatto accorrere da Lodi su incarico di Agostino Bertani: Gorini disinfettò la salma per permettere l'esposizione. Una folla immensa partecipò ai funerali, svoltisi nella città toscana il pomeriggio del 14 marzo, accompagnando il feretro al treno in partenza per Genova, dove venne sepolto al Cimitero monumentale di Staglieno.  Le esequie furono accompagnate dalla musica della storica Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo. Successivamente Gorini ricominciò a lavorare sul corpo di Mazzini, onde pietrificarlo secondo la sua tecnica di mummificazione; terminò il lavoro qualche anno dopo. Nel 1946 avvenne la ricognizione della mummia, che fu sistemata ed esposta al pubblico in occasione della nascita della Repubblica Italiana[26]: da allora riposa nuovamente nel sarcofago del mausoleo.  Mausoleo Benché sia incerta l'affiliazione di Mazzini alla Massoneria fu l'associazione stessa a commissionare il mausoleo all'architetto mazziniano Gaetano Vittorino Grasso che lo realizzò in stile neoclassico adornandolo con alcuni simboli massonici.  Il sepolcro reca all'esterno la scritta "Giuseppe Mazzini" e all'interno sono presenti numerose bandiere tricolori repubblicane e iscrizioni lasciate da gruppi mazziniani o da personalità come Carducci. Sulla lapide è scolpita la scritta "Giuseppe Mazzini. Un Italiano" che era la firma da lui apposta nella lettera a Carlo Alberto, e l'epitaffio: «Il corpo a Genova, il nome ai secoli, l'anima all'umanità. Testimonianze di alcuni personaggi storici e una corrispondenza dello stesso Mazzini, citati nell'opera dello studioso Luigi Polo Friz fanno ritenere che verosimilmente Mazzini, a differenza di altri celebri personaggi dell'epoca, come Garibaldi, non sia mai stato affiliato alla massoneria, anche se questa ha ripreso molti degli ideali mazziniani, simili ai suoi.  La principale obbedienza italiana, l'unica attiva all'epoca di Mazzini in Italia, il Grande Oriente d'Italia, afferma l'impossibilità di provare l'appartenenza di Mazzini, che pure ebbe influenza nella società, anche se non partecipò mai alla vita dell'associazione, occupato com'era nella causa della "sua" società segreta, la Giovine Italia. In effetti Mazzini fu carbonaro, ma la Carboneria fu presto distinta dalla massoneria.[30]  Indro Montanelli afferma invece che probabilmente Mazzini fu massone. Dello stesso parere è Massimo Della Campa, che in una "Nota su Mazzini" fa riferimento al libro dell'ex-Gran Maestro del grande Oriente d'Italia Giordano Gamberini, Mille volti di massoni (Ed. Erasmo, Roma), che a119 scrive a proposito di Mazzini: «Iniziato nel 1834 a Genova, secondo G. Fazzari e F. Borsari (Luce e concordia, dispense 3 e 4, pag. 23, colonna III). Ricevette dal Fr. Passano il 32° grado del R.S.A.A., necessario per corrispondere in Carboneria al livello di Vendita Suprema, nelle carceri di Savona. Con decreto del S. C. di Palermo il 18 giugno 1866 ricevette l'aumento di luce al 33° grado e la qualifica di membro onorario del medesimo Supremo Consiglio. Fu membro onorario delle LL. Lincoln di Lodi e Stella d'Italia di Genova. Scrivendo a Logge, Corpi rituali e Fratelli usò sempre i segni massonici. Nessun contemporaneo mise mai in dubbio l'appartenenza di Mazzini alla Massoneria.»  Mazzini stesso sembrerebbe però smentire la sua partecipazione all'associazione in una lettera del 12 giugno 1867 al massone Federico Campanella, Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del Rito scozzese antico ed accettato di Palermo, in cui, restituendogli le carte che questi gli aveva fatto recapitare scriveva. La Massoneria accettando da anni e anni ogni uomo, senza dichiarazioni d'opinioni politiche, s'è fatta assolutamente inutile a ogni scopo nazionale. Per farne qualche cosa bisognerebbe prima una misura d'eliminazione ed una di revisione delle file, poi una formula nazionale o politica per l'iniziazione... Chi vuol intendere intenda. La patria è la casa dell'uomo, non dello schiavo»  (Giuseppe Mazzini, Ai giovani d'Italia) Per comprendere a pieno la dottrina politica di Mazzini bisogna rifarsi al pensiero religioso che ispira il periodo della Restaurazione seguito alla caduta dell'impero napoleonico. Nasce allora una nuova concezione della storia che smentiva quella degli illuministi basata sulla capacità degli uomini di costruire e guidare la storia con la ragione. Le vicende della Rivoluzione francese e il periodo napoleonico avevano dimostrato che gli uomini si propongono di perseguire alti e nobili fini che s'infrangono dinanzi alla realtà storica. Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del Terrore e il sogno di libertà nella tirannide napoleonica che, mirando alla realizzazione di un'Europa al di sopra delle singole nazioni, aveva determinato invece la ribellione dei singoli popoli proprio in nome del loro sentimento di nazionalità.  Secondo questa visione romantica dunque la storia non è guidata dagli uomini ma è Dio che agisce nella storia; esisterebbe dunque una Provvidenza divina che s'incarica di perseguire fini al di là di quelli che gli uomini si propongono di conseguire con la loro meschina ragione.[35] Da questa concezione romantica della storia, intesa come opera della volontà divina si promanano due visioni contrapposte: una è la prospettiva reazionaria che vede nell'intervento di Dio nella storia una sorta di avvento di un'apocalisse che metta fine alla storia degli uomini.  Napoleone I è stato, con le sue continue guerre, l'Anticristo di questa apocalisse: Dio segnerà la fine della storia malvagia e falsamente progressiva e allora agli uomini non rimarrà che volgersi al passato per preservare e conservare quanto di buono era stato realizzato. Si cercherà dunque in ogni modo di cancellare tutto ciò che è accaduto dalla Rivoluzione a Napoleone restaurando il passato.  La concezione reazionaria contro cui Mazzini combatté strenuamente assume un aspetto politico-religioso che troviamo nel pensiero di François-René de Chateaubriand che nel Génie du christianisme (Genio del Cristianesimo) attaccava le dottrine illuministiche prendendo le difese del cristianesimo e soprattutto nell'ideologia mistica teocratica di Joseph de Maistre, che arriva nell'opera Du pape (Il papa)  al punto di auspicare un ritorno dell'alleanza tra il trono e l'altare riproponendo il modello delle comunità medioevali protette dalla religione tradizionale contro le insidie del liberalismo e del razionalismo.[36]  Un'altra prospettiva, che nasce paradossalmente dalla stessa concezione della storia guidata dalla divinità, è quella che potremo definire liberale che vede nell'azione divina una volontà diretta, nonostante tutto, al bene degli uomini escludendo che nei tempi nuovi ci sia una sorta di vendetta di Dio che voglia far espiare agli uomini la loro presunzione di creatori di storia. È questa una visione provvidenziale, dinamica della storia che troviamo in Saint Simon con la concezione di un nuovo cristianesimo per una nuova società o in Lamennais che vede nel cattolicesimo una forza rigeneratrice della vita sociale. Una concezione progressiva quindi che è presente in Italia nell'opera letteraria di Alessandro Manzoni e nel pensiero politico di Gioberti con il progetto neoguelfo e nell'ideologia mazziniana.  Concezione mazziniana «Costituire l'Italia in Nazione Una, Indipendente, Libera, Repubblicana»  (G. Mazzini, Istruzione generale per gli affratellati nella Giovine Italia) Magnifying glass icon mgx2.svgMazzinianesimo. Dio e popolo «Noi cademmo come partito politico. Dobbiamo risorgere come partito religioso. L'elemento religioso è universale, immortale: universalizza e collega. Ogni grande rivoluzione ne serba impronta, e lo rivela nella propria origine o nel fine che si propone. Per esso si fonda l'associazione. Iniziatori d'un nuovo mondo, noi dobbiamo fondare l'unità morale, il cattolicismo Umanitario. Il pensiero politico mazziniano deve dunque essere collocato in questa temperie di romanticismo politico-religioso che dominò in Europa dopo la rivoluzione del 1830 ma che era già presente nei contrasti al Congresso di Vienna tra gli ideologi che proponevano un puro e semplice ritorno al passato prerivoluzionario e i cosiddetti politici che pensavano che bisognasse operare un compromesso con l'età trascorsa.  Alcuni storici hanno fatto risalire la concezione religiosa di Mazzini all'educazione ricevuta dalla madre fervente giansenista (almeno fino agli anni '40 fa spesso riferimenti biblici ed evangelici) o ad una vicinanza ideale col protestantesimo e le chiese riformate ma, secondo altri, la visione religiosa di Mazzini non coinciderebbe con quella di nessuna religione rivelata. Il personale concetto mazziniano di Dio, che per alcuni tratti è avvicinabile al deismo settecentesco, con evidenti influssi della religiosità civica e preromantica di Rousseau, per altri versi al Dio panteistico degli stoici, è alla base di una religiosità che tuttavia esige la laicità dello Stato (questo nonostante la dichiarata contraddizione poiché se, come egli crede, politica e religione coincidono, non avrebbe senso separare la sua concezione teologica da quella politica)[40] e l'assenza di intermediari tra Dio e il popolo. Per ciò e per il ruolo avuto nella storia umana e italiana, define il papato la base d'ogni autorità tirannica. Un altro influsso sulla sua concezione religiosa è stato visto nella considerazione che ha per la religione CIVILE di ispirazione ROMANA e per l'ammirazione verso la prima Roma, antica e pagana, che passando per la seconda Roma, cristiana e medievale, prepara il campo alla terza Roma future. Un mito questo, romantico-neoclassico, che e fatto proprio da Carducci e poi dal fascismo, con il filosofo Berto Ricci -- e dalla massoneria con l'esoterista Reghini e avvicina il mazzinianesimo anche al culto massonico del Grande Architetto dell'Universo. In realtà rifiuta non solo l'ateismo (è questa una delle divisioni ideologico-teoriche che egli ebbe con altri repubblicani come Pisacane) e il materialismo («...L'ateismo, il materialismo non hanno, sopprimendo Dio, una legge morale superiore per tutti e sorgente del Dovere per tutti...»[46]), ma anche il trascendente, in favore dell'immanente: egli crede nella reincarnazione[47], per poter migliorare di continuo il mondo e migliorare sé stessi. Una concezione questa tratta probabilmente da Platone o dalle religioni orientali come l'induismo e il buddismo, religioni alle quali Mazzini si era interessato.[48]  Giuseppe Mazzini e Gioacchino da Fiore Come altri patrioti, letterati, rivoluzionari delle società segrete francesi, inglesi e italiane Mazzini vide nell'abate calabrese Gioacchino da Fiore, l'autore di una profezia riguardante l'avvento della Terza Età o Età dello Spirito Santo quando sarebbe sorta la Terza Italia che sarebbe rinata, libera dalle dominazioni straniere[50], come la nazione che avrebbe esercitato un primato sulle altre per la presenza della Chiesa cattolica: tema questo poi ripreso da Vincenzo Gioberti nel suo Primato morale e civile degli Italiani.  Mazzini ebbe grande interesse per Gioacchino tanto da volergli dedicare un trattato rimasto inedito Joachino, appunti per uno studio storico sull'abate Gioacchino], che considerava un suo precursore per gli ideali sociali e politici da realizzare tramite un'unità spirituale e storica.  Religione civile La sua è stata anche definita una religione civile dove la politica svolgeva il ruolo della fede e dove la divinità si incarna in modo panteista nell'Universo e nell'Umanità stessa, che attua la Legge che nel Progresso si rivela. Egli afferma di credere che Dio è Dio, e l'Umanità è il suo Profeta, che il popolo romano è immagine di Dio sulla terra e vi è«un Dio solo, autore di quanto esiste, Pensiero vivente, assoluto, del quale il nostro mondo è raggio e l'Universo una incarnazione».[38] Per lui non conta che la sua intima credenza sia razionale o no, come il Dio di Voltaire e Newton che è invocato come la causa prima dell'ordine naturale, poiché «Dio esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo, ci sembrerebbe bestemmia, come negarlo, follia. Dio esiste, perché noi esistiamo» anche se, specifica, «l'universo lo manifesta con l'ordine, con l'armonia, con l'intelligenza dei suoi moti e delle sue leggi. E altresì convinto che fosse ormai presente nella storia un nuovo ordinamento divino nel quale la lotta per raggiungere l'unità nazionale assumeva un significato provvidenziale. «Operare nel mondo significava per il Mazzini collaborare all'azione che Dio svolgeva, riconoscere ed accettare la missione che uomini e popoli ricevono da Dio. Per questo bisogna «mettere al centro della propria vita il dovere, senza speranza di premio, senza calcoli di utilità. Quello di Mazzini era un progetto politico, ma mosso da un imperativo religioso che nessuna sconfitta, nessuna avversità avrebbe potuto indebolire. «Raggiunta questa tensione di fede, l'ordine logico e comune degli avvenimenti veniva capovolto; la disfatta non provocava l'abbattimento, il successo degli avversari non si consolidava in ordine stabile.».[53]  La storia dell'umanità dunque sarebbe una progressiva rivelazione della Provvidenza divina che, di tappa in tappa, si dirige verso la meta predisposta da Dio.  Esaurito il compito del Cristianesimo, chiusasi l'era della Rivoluzione francese ora occorreva che i popoli prendessero l'iniziativa per «procedere concordi verso la meta fissata al progresso umano». Ogni singolo individuo, come la collettività, tutti devono attuare la missione che Dio ha loro affidato e che attraverso la formazione ed educazione del popolo stesso, reso consapevole della sua missione, si realizzerà attraverso due fasi: Patria e Umanità.  Patria e umanità  Targa in onore di Mazzini sulla casa londinese Senza una patria libera nessun popolo può realizzarsi né compiere la missione che Dio gli ha affidato; il secondo obiettivo sarà l'Umanità che si realizzerà nell'associazione dei liberi popoli sulla base della comune civiltà europea attraverso quello che Mazzini chiama il banchetto delle Nazioni sorelle. Un obiettivo dunque ben diverso da quella confederazione europea immaginata da Napoleone dove la Francia avrebbe esercitato il suo primato egemonico di Grande Nation.  La futura unità europea non si realizzerà attraverso una gara di nazionalismi ma attraverso una nobile emulazione dei liberi popoli per costruire una nuova libertà. Il processo di costruzione europea, secondo Mazzini, doveva svolgersi prima di tutto attraverso l'affermazione delle nazionalità oppresse, come quelle facenti parte dell'Impero asburgico, e poi anche di quelle che non avevano ancora raggiunto la loro unità nazionale.  Iniziativa italiana In questo processo unitario europeo spetta all'Italia un'alta missione: quella di riaprire, conquistando la sua libertà, la via al processo evolutivo dell'Umanità: la redenzione nazionale italiana apparirà improvvisa come una creazione divina al di fuori di ogni inutile e inefficace metodo graduale politico diplomatico di tipo cavouriano. L'iniziativa italiana che avverrà sulla base della fraternità tra i popoli e non rivendicando alcuna egemonia, come aveva fatto la Francia, consisterà quindi nel dare l'esempio per una lotta che porterà alla sconfitta delle due colonne portanti della reazione, di quella politica dell'Impero Asburgico e di quella spirituale della Chiesa cattolica. Raggiunti gli obiettivi primari dell'unità e della Repubblica attraverso l'educazione e l'insurrezione del popolo, espressi dalla formula di Pensiero ed azione, l'Italia darà quindi il via a questo processo di unificazione sempre più vasta per la creazione di una terza civiltà formata dall'associazione di liberi popoli.  Funzione della politica  Il mausoleo di Giuseppe Mazzini nel cimitero monumentale di Staglieno, realizzato dall'architetto mazziniano Gaetano Vittorino Grasso. La politica è scontro tra libertà e dispotismo e tra queste due forze non è possibile trovare un compromesso: si sta svolgendo una guerra di principi che non ammette transazioni; Mazzini esorta la popolazione a non accontentarsi delle riforme che erano degli accomodamenti gestiti dall'alto: non radicavano, cioè, nello spirito del tempo quella libertà e quell'uguaglianza di cui il popolo aveva bisogno.  La logica della politica è logica di democrazia e libertà, non accettabili dalle forze reazionarie; contro di esse è necessaria una brusca rottura rivoluzionaria: alla testa del popolo vi dovrà essere la classe colta (che non può più sopportare il giogo dell'oppressione) e i giovani (che non possono più accettare le anticaglie dell'antico regime). Questa rivoluzione deve portare alla Repubblica, la quale garantirà l'istruzione popolare.  La rivoluzione, che è anche pedagogico strumento di formazione di virtù personali e collettive, deve iniziare per ondate, accendendo focolai di rivolta che incitino il popolo inconsapevole a prendere le armi. Una volta scoppiata la rivoluzione si dovrà costituire un potere dittatoriale (inteso come potere straordinario alla maniera dell'Antica Roma, non come tirannide) che gestisca temporaneamente la fase post-rivoluzionaria. Il governo verrà restituito al popolo non appena il fine della rivoluzione verrà raggiunto, il prima possibile.  La Giovane Italia deve educare alla gestione della cosa pubblica, ad essere buoni cittadini, non è, perciò, esclusivamente uno strumento di organizzazione rivoluzionaria. Il popolo deve avere diritti e doveri, mentre la Rivoluzione Francese si è concentrata esclusivamente sui diritti individuali: fermandosi ai diritti dell'individuo aveva dato vita ad una società egoista; l'utile per una società non va mai considerato secondo il bene di un singolo soggetto ma secondo il bene collettivo. Non crede nell'eguaglianza predicata dal marxismo e al sogno della proprietà comune sostituisce il principio dell'associazionismo, che è comunque un superamento dell'egoismo individuale.Questione sociale Mazzini affrontò la questione sociale negli scritti più tardi, ad esempio nei Doveri dell'uomo Rifiuta il marxismo, convinto com'è che per spingere il popolo alla rivoluzione sia prioritario indicargli l'obiettivo dell'unità, della repubblica e della democrazia. Mazzini fu tra i primi a considerare la grave questione sociale presente che era soprattutto in Italia la questione contadina, come gli indicava Carlo Pisacane, ma egli pensava che questa dovesse essere affrontata e risolta solo dopo il raggiungimento dell'unità nazionale e non attraverso lo scontro delle classi, ma con una loro collaborazione (interclassismo), da raggiungersi però organizzando l'associazionismo e il mutualismo fra gli operai, il soggetto più debole. Un programma il suo di solidarietà nazionale che se non contemplava l'autonomia culturale e politica del proletariato non si rivolse solo al ceto medio cittadino, agli intellettuali, agli studenti, fra i quali raccolse i consensi più ampi, ma anche agli artigiani e ai settori più consapevoli dei propri diritti fra gli operai.  Mazzini criticò il marxismo e fu da Marx biasimato per gli aspetti dottrinali idealistici e per gli atteggiamenti profetici che egli assumeva nel suo ruolo di educatore religioso e politico del popolo. Marx, risentito per gli attacchi di Mazzini al comunismo, da lui definito col termine inglese «dictatorship» (cioè «dittatura»), lo definì in alcuni articoli teopompo, cioè «inviato di Dio e papa della chiesa democratica, dandogli anche sprezzantemente del «vecchio somaro» e paragonandolo a Pietro l'Eremita. Forte sarà il contrasto tra Marx e l'inviato personale di Mazzini (oltre che con Garibaldi che ne prese le difese) alla Prima Internazionale. Critica i socialisti per il proclamato internazionalismo dei loro tempi, venato di anarchismo e di forte negazionismo, per l'attenzione da essi rivolta verso gli interessi di una sola classe: il proletariato. Inoltre egli definiva arbitrario e impossibile a pretendere l'abolizione della proprietà privata: così si sarebbe dato un colpo mortale all'economia che non avrebbe premiato più i migliori. La critica maggiore era rivolta contro il rischio che le ideologie socialiste estremistiche portassero a un totalitarismo: egli previde con lungimiranza quello che avverrà con la Rivoluzione d'ottobre del 1917 in Russia, cioè la formazione di una nuova classe di padroni politici e lo schiacciamento dell'individuo nella macchina industriale del socialismo reale. Da queste critiche ne venne la valutazione negativa di Mazzini sulla rivolta che portò alla Comune di Parigi del 1871. Mentre per Marx e Michail Bakunin quello della Comune era stato un primo tentativo di distruggere lo stato accentratore borghese realizzando dal basso un nuovo tipo di stato, Mazzini, legato al concetto di Stato-nazione romantico, invece criticò la Comune vedendo in essa la fine della nazione, la minaccia di uno smembramento della Francia. Per salvaguardare l'economia e allo stesso tempo per tutelare i più poveri, Mazzini punta su una forma di lavoro cooperativo: l'operaio dovrà guardare oltre una lotta basata solo sul salario ma promuovere spazi via via crescenti di economia sociale con elementi di «piena responsabilità e proprietà sull'impresa».  Mazzini puntava sul superamento in senso sociale e democratico del capitalismo imprenditoriale classico, anticipando in questo sia le teorie distribuzioniste sia le teorie che esaltano il valore dell'associazione fra i produttori. In Doveri dell'uomo scrisse: «Non bisogna abolire la proprietà perché oggi è di pochi; bisogna aprire la via perché i molti possano acquistarla. Bisogna richiamarla al principio che la renda legittima, facendo sì che solo il lavoro possa produrla.  La sua influenza sulla prima fase del movimento operaio fu per questo molto importante e anche il fascismo, in particolare la sua corrente repubblicana e socializzatrice, si ispirerà al pensiero economico mazziniano come terza via corporativa tra il modello capitalista e quello marxista.  Cospirazioni e fallimento dei moti mazziniani  Mazzini in una fotografia con autografo scattata da Domenico Lama I moti mazziniani, ispirati ad un'ideologia repubblicana e antimonarchica furono considerati sovversivi e quindi perseguiti da tutte le monarchie italiane dell'epoca. Per i governi costituiti i mazziniani altro non erano che terroristi e come tali furono sempre condannati.  «Trovai tutti persuasi che la Giovine Italia era pazzia; pazzia le sette, pazzie il cospirare, pazzie le rivoluzioncine fatte sino a quel giorno, senza capo né coda»  (Massimo d'Azeglio, Degli ultimi casi di Romagna) Giovine Italia (1831) «Su queste classi [...] così fortemente interessate al mantenimento dell'ordine sociale le dottrine sovversive della Giovine Italia non hanno presa. Perciò ad eccezione dei giovani presso i quali l'esperienza non ha ancora modificate le dottrine assorbite nell'atmosfera eccitante della scuola, si può affermare che non esiste in Italia se non un piccolissimo numero di persone seriamente disposte a mettere in pratica i principi esaltati di una setta inasprita dalla sventura.»  (Camillo Benso conte di Cavour). Mazzini si trova a Marsiglia in esilio dopo l'arresto e il processo subito l'anno prima in Piemonte a causa della sua affiliazione alla Carboneria. Non potendosi provare la sua colpevolezza infatti la polizia sabauda lo costrinse a scegliere tra il confino in un paesino del Piemonte e l'esilio. Mazzini preferì affrontare l'esilio e passa in Svizzera, da qui a Lione e infine a Marsiglia. Qui entrò in contatto con i gruppi di Filippo Buonarroti e col movimento sainsimoniano allora diffuso in Francia.  Con questi si avviò un'analisi del fallimento dei moti nei ducati e nelle Legazioni pontificie. Si concordò sul fatto che le sette carbonare avevano fallito innanzitutto per la contraddittorietà dei loro programmi e per l'eterogeneità delle classi che ne facevano parte. Non si era riusciti poi a mettere in atto un collegamento più ampio delle insurrezioni per le ristrettezze provinciali dei progetti politici, com'era accaduto nei moti di Torino quand'era fallito ogni tentativo di collegamento con i fratelli lombardi. Infine bisognava desistere dal ricercare l'appoggio dei principi e, come nei moti del '30-31, dei francesi.  Con la fondazione della Giovine Italia nel 1831 il movimento insurrezionale andava organizzato su precisi obiettivi politici: indipendenza, unità, libertà. Occorreva poi una grande mobilitazione popolare poiché la liberazione italiana non si poteva conseguire attraverso l'azione di pochi settari ma con la partecipazione delle masse. Rinunciare infine ad ogni concorso esterno per la rivoluzione: «La Giovine Italia è decisa a giovarsi degli eventi stranieri, ma non a farne dipendere l'ora e il carattere dell'insurrezione. Gli strumenti per raggiungere queste mete erano l'educazione e l'insurrezione. Quindi bisognava che la Giovane Italia perdesse il più possibile il carattere di segretezza, conservando quanto necessario a difendersi dalle polizie, ma acquistasse quello di società di propaganda, un'«associazione tendente anzitutto a uno scopo di insurrezione, ma essenzialmente educatrice fino a quel giorno e dopo quel giorno anche attraverso il giornale La Giovine Italia, fondato nel 1832del messaggio politico della indipendenza, dell'unità e della repubblica.  Negli anni 1833 e 1834, durante il periodo dei processi in Piemonte e il fallimento della spedizione di Savoia, l'associazione scomparve per quattro anni, ricomparendo solo in Inghilterra. Dieci anni dopo, il 5 maggio 1848, l'associazione fu definitivamente sciolta da Mazzini, che fondò al suo posto l'Associazione Nazionale Italiana. Entusiastiche adesioni al programma della Giovane Italia si ebbero soprattutto tra i giovani in Liguria, in Piemonte, in Emilia e in Toscana che si misero subito alla prova organizzando una serie di insurrezioni che si conclusero tutte con arresti, carcere e condanne a morte. Nel 1833 organizza il suo primo tentativo insurrezionale che aveva come focolai rivoluzionari Chambéry, Torino, Alessandria e Genova dove contava vaste adesioni nell'ambiente militare.  Prima ancora che l'insurrezione iniziasse la polizia sabauda a causa di una rissa avvenuta fra i soldati in Savoia, scoprì e arrestò molti dei congiurati, che furono duramente perseguiti poiché appartenenti a quell'esercito sulla cui fedeltà Carlo Alberto aveva fondato la sicurezza del suo potere. Fra i condannati figuravano i fratelli Giovanni e Jacopo Ruffini, amico personale di Mazzini e capo della Giovine Italia di Genova, l'avvocato Andrea Vochieri e l'abate torinese Vincenzo Gioberti. Tutti subirono un processo dal tribunale militare, e dodici furono condan morte, fra questi anche il Vochieri, mentre Jacopo Ruffini pur di non tradire si uccise in carcere mentre altri riuscirono a salvarsi con la fuga.  Tentativo d'invasione della Savoia e moto di Genova. L'incontro di Mazzini con Giuseppe Garibaldi nella sede della Giovine Italia Il fallimento del primo moto non fermò Mazzini, convinto che era il momento opportuno e che il popolo lo avrebbe seguito. Si trovava a Ginevra, quando assieme ad altri italiani e alcuni polacchi, organizzava un'azione militare contro lo stato dei Savoia. A capo della rivolta aveva messo il generale Gerolamo Ramorino, che aveva già preso parte ai moti del 1821, questa scelta però si rivelò un fallimento, perché il Ramorino si era giocato i soldi raccolti per l'insurrezione e di conseguenza rimandava continuamente la spedizione, tanto che quando si decise a passare con le sue truppe il confine con la Savoia, la polizia, ormai allertata da tempo, disperse i volontari con molta facilità.  Nello stesso tempo doveva scoppiare una rivolta a Genova, sotto la guida di Giuseppe Garibaldi, che si era arruolato nella marina da guerra sarda per svolgere propaganda rivoluzionaria tra gli equipaggi. Quando giunse sul luogo dove avrebbe dovuto iniziare l'insurrezione però, non trovò nessuno, e così rimasto solo, dovette fuggire. Fece appena in tempo a salvarsi dalla condanna a morte emanata contro di lui, salendo su una nave in partenza per l'America del Sud dove continuerà a combattere per la libertà dei popoli.  Mazzini, invece, poiché aveva personalmente preso parte alla spedizione con Ramorino, fu espulso dalla Svizzera e dovette cercare rifugio in Inghilterra. Lì continuò la propria azione politica attraverso discorsi pubblici, lettere e scritti su giornali e riviste, aiutando a distanza gli italiani a mantenere il desiderio di unità e indipendenza. Anche se l'insuccesso dei moti fu assoluto, dopo questi eventi la linea politica di Carlo Alberto mutò, temendo che reazioni eccessive potessero diventare pericolose per la monarchia. La vita mi pesa, ma credo sia debito di ciascun uomo di non gettarla, se non virilmente o in modo che rechi testimonianza della propria credenza.»  (Giuseppe Mazzini, lettera di risposta ad Angelo Usiglio, Londra. Altri tentativi pure falliti si ebbero a Palermo, in Abruzzo, nella Lombardia austriaca, in Toscana. Il fallimento di tanti generosi sforzi e l'altissimo prezzo di sangue pagato fecero attraversare a Mazzini quella che egli chiamò la tempesta del dubbio, una fase di depressione, in cui, come in gioventù, come ricorda nelle Note autobiografiche, pensò anche al suicidio, da cui uscì religiosamente convinto ancora una volta della validità dei propri ideali politici e morali. Dall'esilio di Londra,  dopo essere stato espulso dalla Svizzera, riprese quindi il suo apostolato insurrezionale. Nello stesso periodo esce il saggio La filosofia della musica sulla rivista L'italiano pubblicata a Parigi. Fratelli Bandiera.  Esecuzione dei fratelli Bandiera a Cosenza Nobili, figli dell'ammiraglio Francesco Bandiera e, a loro volta, ufficiali della Marina da guerra austriaca, aderirono alle idee mazziniane e fondarono una loro società segreta, l'Esperia[63] e con essa tentarono di effettuare una sollevazione popolare nel Sud Italia. I fratelli Emilio e Attilio Bandiera parteno da Corfù (dove avevano una base allestita con l'ausilio del barese Vito Infante) alla volta della Calabria seguiti da 17 compagni, dal brigante calabrese Giuseppe Meluso e dal corso Pietro Boccheciampe. Il 15 marzo dello stesso anno era loro giunta infatti la notizia dello scoppio di una rivolta a Cosenza che essi credevano condotta nel nome di Mazzini. In realtà non solo la ribellione non aveva alcuna motivazione patriottica ma era già stata domata dall'esercito borbonico. Quando sbarcarono alla foce del fiume Neto, vicino a Crotone, appresero che la rivolta era già stata repressa nel sangue e al momento non era in corso alcuna ribellione all'autorità del re. Il Boccheciampe, appresa la notizia che non c'era alcuna sommossa a cui partecipare, sparì e andò al posto di polizia di Crotone per denunciare i compagni. I due fratelli vollero lo stesso continuare l'impresa e partirono per la Sila.  Subito iniziarono le ricerche dei rivoltosi ad opera delle guardie civiche borboniche, aiutate da comuni cittadini che credevano i mazziniani dei briganti; dopo alcuni scontri a fuoco, vennero catturati (meno il brigante Giuseppe Meluso, buon conoscitore dei luoghi, che riuscì a sfuggire alla cattura) e portati a Cosenza, dove i fratelli Bandiera con altri 7 compagni vennero fucilati nel Vallone di Rovito.  Il re Ferdinando II ringraziò la popolazione locale per il grande attaccamento dimostrato alla Corona e la premiò concedendo medaglie d'oro e d'argento e pensioni generose. «Mazzini, colpito da tanta fermezza e da tanta sventura, restò commosso da quell'efferata barbarie e celebrò la memoria di quei martiri in un opuscolo uscito a Parigi. Vdendo nel loro sacrificio la realizzazione dei propri ideali così scriveva in un opuscolo a loro dedicato: «Il martirio non è sterile mai. Il martirio per un'Idea è la più alta formula che l'Io umano possa raggiungere per esprimere la propria missione; e quando un giusto sorge di mezzo a' suoi fratelli giacenti ed esclamaecco: questo è il vero, e io, morendo, l'adorouno spirito di nuova vita si trasfonde per tutta l'umanità. I sagrificati di Cosenza hanno insegnato a noi tutti che l'uomo deve vivere e morire per le proprie credenze: hanno provato al mondo che gl'Italiani sanno morire: hanno convalidato per tutta l'Europa l'opinione che una Italia sarà. Voi potete uccidere pochi uomini, ma non l'Idea. l'Idea è immortale. Dopo i moti e capo, con Aurelio Saffi e Carlo Armellini della Repubblica Romana, soppressa dalla reazione francese. Fu l'ultima rivolta a cui Mazzini prese parte direttamente.  Moto di Milano  e sollevazione in Valtellina. Ispirato al mazzinianesimo e alle ideologie socialiste fu il moto di Milano, a cui tuttavia Mazzini non prese parte, e che fallì; analoga sorte ebbe la rivolta in Valtellina dell'anno seguente. Nel moto milanese si mise in luce Felice Orsini, che di lì a poco avrebbe rotto con Mazzini e organizzato l'attentato a Napoleone III, fermamente condannato dal genovese poiché risoltosi in una strage di cittadini innocenti. Spedizione di Sapri.  Carlo Pisacane Il piano originale, secondo il metodo insurrezionale mazziniano, prevedeva di accendere un focolaio di rivolta in Sicilia dove era molto diffuso il malcontento contro i Borboni, e da lì estenderla a tutto il Mezzogiorno d'Italia. Successivamente invece si pensò più opportuno partendo dal porto di Genova di sbarcare a Ponza per liberare alcuni prigionieri politici lì rinchiusi, per rinforzare le file della spedizione e infine dirigersi a Sapri, che posta al confine tra Campania e Basilicata, era ritenuta un punto strategico ideale per attendere dei rinforzi e marciare su Napoli.  Il 25 giugno 1857 Carlo Pisacane s'imbarcò con altri ventiquattro sovversivi, tra cui Giovanni Nicotera e Giovan Battista Falcone, sul piroscafo di linea Cagliari, della Società Rubattino, diretto a Tunisi. Sbarca a Ponza dove, sventolando il tricolore, riuscì agevolmente a liberare 323 detenuti, poche decine dei quali per reati politici per il resto delinquenti comuni, aggregandoli quasi tutti alla spedizione. Il 28, il Cagliari ripartì carico di detenuti comuni e delle armi sottratte al presidio borbonico. La sera i congiurati sbarcarono a Sapri, ma non trovarono ad accoglierli quelle masse rivoltose che si attendevano. Anzi furono affrontati dalle falci dei contadini ai quali le autorità borboniche avevano per tempo annunziato lo sbarco di una banda di ergastolani evasi dall'isola di Ponza.  Il 1º luglio, a Padula vennero circondati e 25 di loro furono massacrati dai contadini. Gli altri, per un totale di 150, vennero catturati e consegi gendarmi. Pisacane, con Nicotera, Falcone e gli ultimi superstiti, riuscirono a fuggire a Sanza dove furono ancora aggrediti dalla popolazione: perirono in 83; Pisacane e Falcone si suicidarono con le loro pistole, mentre quelli scampati all'ira popolare furono poi processati nel gennaio del 1858. Condan morte, furono graziati dal Re, che tramutò la pena in ergastolo.  Senso dell'impresa Pur essendo quella di Sapri un'impresa tipicamente mazziniana, condotta «senza speranza di premio», in effetti essa rispondeva alle idee politiche di Pisacane che si era allontanato dalla dottrina del Maestro per accostarsi a un socialismo libertario espresso dalla formula "Libertà e associazione". Contrariamente a Mazzini che riguardo alla questione sociale proponeva una soluzione interclassista solo dopo aver risolto il problema unitario, Pisacane pensava infatti che per arrivare ad una rivoluzione patriottica unitaria e nazionale occorresse prima risolvere la questione contadina che era quella della riforma agraria. Come lasciò scritto nel suo testamento politico in appendice al Saggio sulla rivoluzione, «profonda mia convinzione di essere la propaganda dell'idea una chimera e l'istruzione popolare un'assurdità. Le idee nascono dai fatti e non questi da quelle, ed il popolo non sarà libero perché sarà istrutto, ma sarà ben tosto istrutto quando sarà libero».  Vicino agli ideali mazziniani era Pisacane invece quando aggiungeva nello stesso scritto che quand'anche la rivolta fallisse «ogni mia ricompensa io la troverò nel fondo della mia coscienza e nell'animo di questi cari e generosi amici... che se il nostro sacrificio non apporta alcun bene all'Italia, sarà almeno una gloria per essa aver prodotto figli che vollero immolarsi al suo avvenire»[66]. La spedizione fallita ebbe in effetti il merito di riproporre all'opinione pubblica italiana la questione napoletana, la liberazione cioè del Mezzogiorno italiano dal malgoverno borbonico che il politico inglese William Ewart Gladstone definiva «negazione di Dio eretta a sistema di governo». Infine il tentativo di Pisacane sembrava riproporre la possibilità di un'alternativa democratico-popolare come soluzione al problema italiano: era un segnale d'allarme che costituì per il governo di Vittorio Emanuele II uno stimolo ad affrettare i tempi dell'azione per realizzare la soluzione diplomatico militare dell'unità italiana.  Appoggio a Garibaldi e ultimi tentativi Mazzini appoggiò moralmente la spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi, che egli considerava una valida opposizione a Cavour. Dopo l'Unità riprese la lotta repubblicana, ma le persecuzioni della polizia sabauda e le condizioni di salute limitarono i suoi ultimi tentativi.  Controversie  Stampa raffigurante Mazzini con l'epitaffio della tomba a Staglieno Conflitto con Cavour Giuseppe Mazzini, che dopo la sua attività cospirativa fu esiliato dal governo piemontese a Ginevra, fu uno strenuo oppositore della guerra di Crimea, che costò un'ingente perdita di soldati al regno sardo. Egli rivolse un appello ai militari in partenza per il conflitto: «Quindicimila tra voi stanno per essere deportati in Crimea. Non uno forse tra voi rivedrà la propria famiglia. Voi non avrete onore di battaglie. Morrete, senza gloria, senza aureola, di splendidi fatti da tramandarsi per voi, conforto ultimo ai vostri cari. Morrete per colpa di governi e capi stranieri. Per servire un falso disegno straniero, l'ossa vostre biancheggeranno calpestate dal cavallo del cosacco, su terre lontane, né alcuno dei vostri potrà raccoglierle e piangervi sopra. Per questo io vi chiamo, col dolore dell'anima, "deportati". Quando Napoleone III scampò all'attentato teso da Felice Orsini e Giovanni Andrea Pieri, il governo di Torino incolpò Mazzini (Cavour lo avrebbe definito "il capo di un'orda di fanatici assassini"[68] oltreché "un nemico pericoloso quanto l'Austria"),[69] poiché i due attentatori avevano militato nel suo Partito d'Azione. Secondo Denis Mack Smith, Cavour aveva in passato finanziato i due rivoluzionari a causa della loro rottura con Mazzini e, dopo l'attentato a Napoleone III e la conseguente condanna dei due, alla vedova di Orsini fu assicurata una pensione. Cavour al riguardo fece anche pressioni politiche sulla magistratura per far giudicare e condannare la stampa radicale. Egli, inoltre, favorì l'agenzia Stefani con fondi segreti sebbene lo Statuto vietasse privilegi e monopoli ai privati. Così l'agenzia Stefani, forte delle solide relazioni con Cavour divenne, secondo il saggista Gigi Di Fiore, un fondamentale strumento governativo per il controllo mediatico nel Regno di Sardegna.[73] Mazzini, intanto, oltre ad aver condannato il gesto di Orsini e Pieri, espose un attacco nei confronti del primo ministro, pubblicato sul giornale Italia del popolo: «Voi avete inaugurato in Piemonte un fatale dualismo, avete corrotto la nostra gioventù, sostituendo una politica di menzogne e di artifici alla serena politica di colui che desidera risorgere. Tra voi e noi, signore, un abisso ci separa. Noi rappresentiamo l'Italia, voi la vecchia sospettosa ambizione monarchica. Noi desideriamo soprattutto l'unità nazionale, voi l'ingrandimento territoriale»  (Giuseppe Mazzini[74])Timori di Mazzini per la cessione della Sardegna  Estratto di articolo di giornale inglese Mazzini temeva che Cavour, dopo la cessione della Savoia e di Nizza, potesse cedere anche la Sardegna, una delle cosiddette “tre Irlande”, sulla base di altri supposti accordi segreti di Cavour con la Francia, in cambio di una definitiva unificazione italiana, accordi che preoccupavano anche l’Inghilterra, la quale era intervenuta presso Cavour per avere rassicurazioni sul fatto che non sarebbe stato ceduto altro territorio italiano alla Francia. Russell commenta a Hudson, in Torino, di dire al Conte di Cavour, che il Governo inglese, informato di un disegno per la cessione della Sardegna alla Francia, protestava e chiedeva promessa formale di non cedere territorio italiano. Il dispaccio era comunicato il 26 a Cavour.»  (da Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini, per cura della Commissione editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini, Roma]) Riguardo alla cessione della Sardegna alla Francia, Mazzini affermava anche: «[...] [L]'opposizione minacciosa dell’Inghilterra e la nostra, possono renderlo praticamente impossibile.»  (da Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, per cura della Commissione editrice degli scritti di Giuseppe Mazzini, Roma) Alcune affermazioni di Giovanni Battista Tuveri, esponente del cattolicesimo federalista, deputato per due volte al Parlamento Subalpino e amico di Mazzini, confermano la possibilità di accordi segreti relativi alla cessione della Sardegna alla Francia per una definitiva unificazione del resto della penisola: «Vicino a Mazzini ed a Cattaneo, ma con una propria originalità di pensiero, il Tuveri fu sempre fedele alle sue convinzioni federaliste o, in mancanza di meglio, autonomiste, né esitò ad impegnarsi nell'azione pratica quando nel 1860-61 circolò insistente la voce che Cavour, dopo Nizza e la Savoia, intendesse cedere alla Francia anche la Sardegna»  Anche il giornale britannico "The Illustrated London News" del 27 luglio 1861 citava l'inopportunità di cedere la Sardegna alla Francia, commento che aveva suscitato reazioni nella stampa francese e fatto suggerire altre ipotesi. Mazzini suscita continuamente energie, affascinò per quarant'anni ogni ondata di gioventù e intanto gli anziani gli sfuggivano».[80] Quasi tutti i grandi personaggi del Risorgimento aderirono al mazzinianesimo ma pochi vi restarono. Il contenuto religioso profetico del pensiero del Maestro, in un certo modo rivelatore di una nuova fede, imbrigliava l'azione politica. Mazzini infatti non aveva «la duttilità e la mutevolezza necessaria per dominare e imprigionare razionalmente le forze». Per questo occorreva una capacità di compromesso politico propria dell'uomo di governo come fu Cavour; «[i]l compito di Mazzini fu invece quello di creare l'"animus"». Quando sembrava che il problema italiano non avesse via d'uscita «ecco per opera sua la gioventù italiana sacrificarsi in una suprema protesta. I sacrifici parevano sterili», ma invece risvegliavano l'opinione pubblica italiana e europea. La tragedia della Giovine Italia «impose il problema italiano a una sempre più vasta sfera d'Italiani: che reagì sì con un programma più moderato ma infine entrò in azione e quegli stessi ex mazziniani che avevano rinnegato il Maestro aderendo al moderatismo riformista alla fine dovettero abbandonare ogni progetto federalista e acconsentire all'entusiasmo popolare suscitato dalle idee mazziniane di un riordinamento unitario italiano».[81]  Le idee politiche di Mazzini furono alla base della nascita del Partito Repubblicano Italiano nel 1895. Tramite la Costituzione della Repubblica Romana, ispirata al mazzinianesimo e considerata un modello per molto tempo, fu uno dei pensatori le cui idee furono alla base della Costituzione Italiana del 1948. Inoltre ebbe una grande influenza anche fuori dall'Italia: politici occidentali come Thomas Woodrow Wilson (con i suoi Quattordici Punti) e David Lloyd George e molti leader post-coloniali tra i quali Gandhi, Golda Meir, David Ben-Gurion, Nehru e Sun Yat-sen consideravano Mazzini il proprio maestro e il testo mazziniano Dei doveri dell'uomo come la propria "Bibbia" morale, etica e politica.[82]  Mazzini conteso tra fascismo e antifascismo  Mazzini sul letto di morte L'eredità ideale e politica del pensiero di Giuseppe Mazzini è stata a lungo oggetto di dibattito tra opposte interpretazioni, in particolare durante il Fascismo e la Resistenza. Già nel settembre 1922, prima dell'avvento del fascismo, il cinquantenario della sua morte fu celebrato con una serie di francobolli. In seguito, nel Ventennio fascista Mazzini fu oggetto di citazioni in libri, articoli, discorsi, fino al punto d'essere considerato una sorta di precursore del regime di Mussolini.[83]. Secondo un appunto diaristico (intitolato "Ripresa mazziniana") di Giuseppe Bottai, però, l'utilizzo che ne fece Mussolini fu sempre strumentale[84].  La popolarità di Mazzini durante il periodo fascista è dovuta anche ai numerosi repubblicani che confluirono nei Fasci di combattimento, iniziando il loro percorso di avvicinamento a Mussolini durante la battaglia interventista, soprattutto nelle aree dove maggiore era la presenza del PRI, cioè in Romagna e nelle Marche. Sulle pagine de L'Iniziativa, l'organo di stampa del PRI, si guardava a Mussolini come al «magnifico bardo del nostro interventismo».[85]  Particolare fu il caso di Bologna, città in cui i repubblicani Pietro Nenni, Guido e Mario Bergamo presero parte attivamente nel 1919 alla fondazione del primo Fascio di combattimento emiliano per poi abbandonarlo poco dopo diventando avversari del fascismo. Tra i più famosi repubblicani che aderirono al fascismo vi furono Italo Balbo (che si era laureato con una tesi su "Il pensiero economico e sociale di Mazzini" e del quale lo storico Claudio Segrè ha scritto: «Balbo, prima di aderire al Fascismo nel '21, esitò a lasciare i repubblicani fino all'ultimo momento e considerò la possibilità di mantenere la doppia iscrizione»), Curzio Malaparte e Berto Ricci, che nel fascismo vedeva la perfetta sintesi fra «la Monarchia di Dante e il Concilio di Mazzini».[87]  L'intellettuale mazziniano Delio Cantimori, nella prima fase del suo percorso politico che lo portò prima ad aderire al fascismo poi al comunismo, considerava il fascismo «compimento della rivoluzione nazionale iniziatasi con il Risorgimento, che doveva riuscire dove il processo risorgimentale e il cinquantennio successivo avevano fallito: nell'inserimento e nell'integrazione delle masse nello stato nazionale, nella creazione di una più vera democrazia, ben diversa dal "parlamentarismo" e lontana dall'"affarismo", dal "particolarismo", dall'"inerzia" che avevano caratterizzato l'Italia liberale». Inizialmente la tesi delle origini risorgimentali del fascismo fu fatta propria anche dai comunisti. Togliatti, polemizzando con il movimento Giustizia e Libertà e il suo fondatore  Rosselli, in un articolo su Lo Stato operaio critica il Risorgimento e indicò in Mazzini un precursore del fascismo. La tradizione del Risorgimento vive quindi nel fascismo, ed è stata da esso sviluppata fino all'estremo. Mazzini, se fosse vivo, plaudirebbe alle dottrine corporative, né ripudierebbe i discorsi di Mussolini sulla funzione dell'Italia nel mondo. La rivoluzione antifascista non potrà essere che una rivoluzione "contro il Risorgimento", contro la sua ideologia, contro la sua politica, contro la soluzione che esso ha dato al problema della unità dello Stato e a tutti i problemi della vita nazionale. La stessa posizione fu assunta d’Amendola, durante il confino a Ponza, nel primo di due corsi sul Risorgimento tenuti per i confinati, per poi rivedere tale impostazione nel secondo corso, dopo la svolta unitaria del 1934 (che segnò l'inizio della politica del fronte popolare con la conclusione di un "patto d'unità d'azione" con i socialisti), allorché insistette sulle origini risorgimentali del movimento operaio. I fascisti, inoltre, rivendicavano una continuità con il pensiero mazziniano anche riguardo l'idea di “patria”, la concezione spirituale della vita, l'importanza dell'educazione di come strumento per creare un uomo nuovo e una dottrina economica ispirata alla collaborazione tra le classi sociali. Baioni scrive a proposito della contemporanea celebrazione nell’anniversario della morte di Garibaldi e del decennale della Marcia su Roma che le principali manifestazioni sembrano confermare il nesso tra il bisogno di presentare il fascismo come erede delle migliori tradizioni nazionali e la volontà non meno forte ad enfatizzarne le componenti moderne, che avrebbero dovuto distinguerlo come originale esperimento politico e sociale. Negli anni della Resistenza la situazione si complica maggiormente: il fascismo della repubblica sociale italiana intensifica naturalmente i richiami a Mazzini. Ad esempio la data del giuramento della guardia nazionale repubblicana venne fissata il 9 febbraio, giorno della proclamazione, quasi un secolo prima, della repubblica romana che aveva avuto alla sua testa il triumviro Mazzini. Ma anche gli anti-fascisti, in particolare i partigiani di Giustizia e Libertà di Rosselli, iniziano a richiamarsi sempre più apertamente al rivoluzionario genovese. Proprio Rosselli scrisse che agiamo nello spirito di Mazzini, e sentiamo profondamente la continuità ideale fra la lotta dei nostri ante-nati per la libertà e quella di oggi. A seguito della caduta del fascismo e dell'armistizio di Cassibile, la lotta contro il nazi-fascismo vide la partecipazione dei repubblicani (il cui partito era stato sciolto dal Regime nel 1926) anche attraverso la formazione di proprie unità partigiane denominate Brigate Mazzini. Anche un comandante partigiano, proposto per la medaglia d'oro al valor militare, Manrico Ducceschi, ispirò la sua azione all'ideologia mazziniana adottando in onore di Mazzini il nome di battaglia di "Pippo", lo stesso pseudonimo usato dal patriota genovese. Altri saggi: Atto di fratellanza della Giovane Europa in Giuseppe Mazzini, Edizione nazionale degli scritti., Imola, s.e., 1Dei doveri dell'uomo Fede ed avvenire Editore Mursia  Doveri dell'Uomo  Editori Riuniti university pressRoma  Pensieri sulla democrazia in Europa, trad. Salvo Mastellone, Feltrinelli, Milano, Andrea Tugnoli, La pittura moderna in Italia, Bologna, CLUEB, Antologia di scritti Dal Risorgimento all'Europa Mursia  Periodici diretti da Giuseppe Mazzini L'apostolato popolare Il nuovo conciliatore L'educatore Le Proscrit. Journal de la République Universelle Il tribunoNote  La Civiltà cattolica, Volume 2; Volume 18, La Civiltà Cattolica,   «La politica acquista pathos religioso, e sempre più col procedere del secolo... la nazione diventa patria: e la patria la nuova divinità del mondo moderno. Nuova divinità e come tale sacra.» in F. Chabod, L'idea di nazione, Laterza, Bari); Da Dei doveri dell'uomoFede e avvenire, Paolo Rossi, Mursia, Milano 1965-1984  L'uomo nuovo in Indro Montanelli, L'Italia giacobina e carbonara, Rizzoli, Milano, Susanne Schmid, Michael Rossington, The Reception of P.B. Shelley in Europe  Citato nell'Edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini a cura della Commissione per l'edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini, Cooperativa tipografico-editriceGaleati; per la citazione vedi anche: Memoriale Mazzini-Domus Mazziniana; Introduzione a Jessie White Mario, Vita di Giuseppe Mazzini su Castelvecchi Editore; Giuseppe Santonastaso, Edgar Quinet e la religione della libertà, pag. 156, edizioni Dedalo, 1968; Francesco Felis, Italia unità o disunità? Interrogativi sul federalismo, Armando editore,, pag. 7.  Comune di Savona  Liguria magazine Archiviato il 25 gennaio  in.  Gilles Pécout, Il lungo Risorgimento: la nascita dell'Italia contemporanea Pearson Italia S.p.a., 01  Patria, nazione e stato tra unità e federalismo. Mazzini, Cattaneo e Tuveri, CUEC, University Press-Ricerche storiche, La tesi del figlio sicuramente di Mazzini è sostenuta in Bruno Gatta, Mazzini una vita per un sogno, Guida Editori, Il dubbio invece che si trattasse veramente di un figlio di Mazzini è espresso in Luigi Ambrosoli (Giuseppe Mazzini: una vita per l'unità d'Italia, ed.Lacaita): «Ma proprio il ritardo con cui venne comunicata a Mazzini la notizia della morte di Adolphe fa sorgere qualche dubbio sulla supposizione, per le altre ragioni accennate ben fondata, che si trattasse di suo figlio». Dubbi simili vengono riportati in Salvo Mastellone, Mazzini e la "Giovine Italia", 1831-1834, Volume 2, Domus Mazziniana, 1960 («D'altra parte, è da aggiungere che nelle lettere inedite a Ollivier, che pubblichiamo, Mazzini, pur parlando di Giuditta come della propria amica, se accenna ad Adolphe come figlio di Giuditta, non allude al bambino come proprio figlio:...»)  Domenico Barberis, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Mazzini a Londra  È l'autrice del romanzo gotico Frankenstein (Frankenstein: or, The Modern Prometheus). Curò le edizioni delle poesie del marito Percy Bysshe Shelley, poeta romantico e filosofo. Era figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo, e del filosofo e politico William Godwin.  Susanne Schmid, Michael Rossington, The Reception of P.B. Shelley in Europe  Miranda Seymour, Mary Shelley, caGiuseppe Mazzini, il cospiratore senza segreti  Lettere di Mazzini ad Aurelio Saffi e alla famiglia CraufordGiuseppe MazzatintiSoc. Ed. Dante Alighieri1906  Politica e storiaFilippo Buonarroti e altri studidi Pia Onnis RosaEdizioni di storia e letteraturaRoma Mazzini «pavese» e l'Unità d'Europa  Quando Mazzini scatenò il patatrac sognando la Repubblica pbmstoria. Legnago a Giuseppe Mazzini, Grafiche Stella, S. Pietro di Legnago (Verona) 200551.  Giacomo Scarpelli, La scimmia, l'uomo e il superuomo. Nietzsche: evoluzioni e involuzioni  Pensiero di Mazzini, brigantaggio.net  1946: la Repubblica nasce nel nome di Mazzini, su pri.Carducci scrisse una famosa lirica intitolata Mazzini i cui versi finali sono rimasti nella storia: «E un popol morto dietro a lui si mise. / Esule antico, al ciel mite e severo / Leva ora il volto che giammai non rise, /Tu solpensandoo ideal, sei vero».  La stessa semplice scritta volle Giovanni Spadolini, politico e storico repubblicano, sulla propria tomba a Firenze  Luigi Polo Friz, La massoneria italiana nel decennio post unitario: Lodovico Frapolli, Franco Angeli, Storia della Massoneria in Italia. L'influenza di Giuseppe Mazzini nella Massoneria Italiana Archiviato il 7 gennaio  in.  La stanza di MontanelliL' unità d' Italia e la Massoneria  Giuseppe Mazzini massone?  A.Desideri, Storia e storiografia, IEd. D'Anna, Messina. Gli sconvolgimenti operati dalla Rivoluzione francese avevano fatto dubitare a molti uomini della razionalità della storia, così altamente proclamata nel secolo precedente. L'unica alternativa allo scetticismo parve allora la fede in una forza arcana operante provvidenzialmente nella storia» in A. Desideri, Ibidem  «S'identificò la storia della civiltà con la storia della religione, e si scorse una forza provvidenziale non solo nelle monarchie, ma sin nel carnefice, che non potrebbe sorgere e operare nella sua sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela della giustizia, Iddio: tanto è lungi dall'essere operatore e costruttore di storia l'arbitrio individuale e il raziocino logico». Adolfo Omodeo, L'età del Risorgimento italiano, Napoli. Così il genere umano è in gran parte naturalmente servo e non può essere tolto da questo stato altro che soprannaturalmente... senza il cristianesimo, niente libertà generale. e senza il papa non si dà vero cristianesimo operoso, potente, convertitore, rigeneratore, conquistatore, perfezionante.» (cfr. J. De Maistre, Il Papa, trad. di T. Casini, Firenze)  G. Mazzini, Fede e avvenire, G. Mazzini, Fede e avvenire. Ha una visione utopica, romantica e anche sincretistica della religione, che egli considerava come il contributo, in termini di princìpi universali, delle varie confessioni e fedi alla storia collettiva.» SenatoDoveri dell'uomo, II  G. Mazzini, Dei doveri dell'uomo  Fusatoshi Fujisawa, La terza Roma. Dal Risorgimento al Fascismo, Tokyo, Mazzini il patriota scomodo  Arturo Reghini a metà strada tra fascismo e massoneria  «Noi dissentivamo su diversi punti: sulle idee religiose, ch'ei non guardava, errore comune al più, se non attraverso le credenze consunte e perciò tiranniche dell'oggi; sul cosiddetto socialismo, che riducevasi a una mera questione di parole dacché i sistemi esclusivi, assurdi, immorali delle sétte francesi erano ad uno ad uno da lui respinti e sulla vasta idea sociale fatta oggimai inseparabile in tutte le menti d'Europa dal moto politico io andava forse più in là di lui: sopra una o due cose delle minori spettanti all'ordinamento della futura milizia; e talora sul modo d'intendere l'obbligo che abbiamo tutti di serbar fede al Vero. Ma il differire di tempo in tempo sui modi d'antivedere l'avvenire non ci toglieva d'essere intesi sulle condizioni presenti e sulla scelta dei rimedi» (Giuseppe Mazzini su Carlo Pisacane)  Lettera a Ernesto Forte Londra. Noi crediamo in una serie infinita di reincarnazioni dell'anima, di vita in vita, di mondo in mondo, ciascuna delle quali rappresenta un miglioramento ulteriore…» (Mazzini, in E. Bratina). La vita d'un'anima è sacra, in ogni suo periodo: nel periodo terreno come negli altri che seguiranno; bensì, ogni periodo dev'esser preparazione all'altro, ogni sviluppo temporale deve giovare allo sviluppo continuo ascendente della vita immortale che Dio trasfuse in ciascuno di noi e nella umanità complessiva che cresce con l'opera di ciascuno di noi» (Dei doveri dell'uomo).  Leggeva Dumas e i testi buddisti Il volto inaspettato di Mazzini  Il Foscolo, che scriveva di aver visto da giovinetto a Venezia un "libercolo" attribuito a Gioacchino, in cui erano indicati i papi futuri, affermava che la fama dell'abate era "santissima" fin dalla fine del sec. XVI, tanto che Montaigne, desiderava di poter vedere questa meraviglia: «le livre de Calabrois, qui prédisait tous les papes futurs, leurs noms et formes»  G. da Fiore, Concordia Veteris et Novi testamenti, B. Rosa, Gli appunti manoscritti di Mazzini, Impronta, Torino, Roland Sarti, Giuseppe Mazzini. La politica come religione civile, con postfazione di Sauro Mattarelli, Roma-Bari, Laterza,  A.Omodeo, Introduzione a G. Mazzini, Scritti scelti, Mondadori, Milano,  «L'Italia trionferà quando il contadino cambierà spontaneamente la marra con il fucile». in C. Pisacane, Saggio sulla rivoluzione, ed. Universale Economica, Milano 1956  Mazzini: comunismo vuol dire dittatura  Il "Manifesto" di Marx? Scritto contro Mazzini  Doveri dell'uomo, capitolo XI, punto 3°  G. Mazzini, Doveri dell'uomo, cap.XI (in Andrea Baravelli, L'Italia liberale, ArchetipoLibri,  A. Gacino-Canina, Economisti del Risorgimento, Torino, POMBA, 1G. Mazzini, Istruzione generale per gli affiliati nella Giovine Italia in Scritti editi e inediti, II, Imola,G. Mazzini, op. cit.  Nome col quale i greci indicavano l'Italia antica  L. Stefanoni, G. Mazzini: notizie storiche..., Presso Barbini, Ricordi dei fratelli Bandiera e dei loro compagni di martirio in Cosenza  Documentati colla loro corrispondenza, Dai torchi della Signora Lacombe, C. Pisacane. Volantino pubblicato su "Italia del popolo", G. Cataldo, Chi ha paura di Mazzini?, in la stampa. D. Smith, Mazzini, Rizzoli, Milano, D. Smith, Contro-storia dell'unità d'Italia: fatti e misfatti del Risorgimento, Milano, Gigi Di Fiore, A. Cappa, Cavour, G. Laterza, definizione di Cavour riportata da The Morning Post. We have three Irelands, in Sardinia, Genoa and Savoy  La terza Irlanda, Gli scritti sulla Sardegna di C. Cattaneo e Mazzini, Carlo Cattaneo, Giuseppe Mazzini, Francesco Cheratzu, 8pagg. Mazzini La Sardegna Tip. A. Debatte Livorno, Risorgimento Rassegna The Illustrated London News In A. Saitta, Antologia di critica storica, Laterza, Le citazioni sono tratte da A. Omodeo, Introduzione a Mazzini, Scritti scelti, Mondatori, Milano, (D. Fusaro)  P. Benedetti “Mazzini in Camicia nera” edito della Fondazione 'Ugo La Malfa'; Dal diario di G. Bottai. Spesso, all'uscita dei cento e più volumi dell'edizione nazionale di Mazzini trovo il Duce, a palazzo Venezia, immerso nelle folte pagine. O meglio, v'immergeva, a ferire di pugnale, il suo metallico tagliacarte: e ne tirava fuori brandelli di Mazzini. A quando a quando il brandello anti-francese, anti-illuminista, anti-nglese, anti-socialista, etc. etc. Brandelli, mai tutt'intero, nella sua viva, molteplice e pur varia personalità; S. Luzzatto, Riprese mazziniane, Mestiere di storico: rivista della Società italiana per lo studio della storia contemporanea (Roma: Viella, ); P. Benedetti "Mazzini nell'ideologia del fascismo"  G. Belardelli, “Camerata Mazzini, presente!” Gentile, Balbo, Rocco, Bottai: tutti i fascisti tentarono di arruolarlo, Corriere della Sera; “Manifesto realista” pubblicato sulla rivista L'Universale Cromohs Pertici Mazzinianesimo, fascismo, comunismo: l'itinerario politico di D. Cantimori, R.  Pertici, Mazzinianesimo, Fascismo, Comunismo: L'itinerario politico di Cantimori Cromohs, La memoria e le interpretazioni del Risorgimento, Guerra e fascismo da 150anni.  P.Togliatti, Sul movimento di «Giustizia e Libertà», in Lo Stato operaio, antologia F. Ferri, Roma, Riuniti); M. Fatica, Amendola, Giorgio, in Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, P. Mieli, "L'Italia impossibile di Mazzini un fallito di genio", Corriere della Sera, M. Baioni, Il Risorgimento in camicia nera, Carocci, Roma; Corriere della Sera in Arianna editrice  Mario Ragionieri Salò e l'Italia nella guerra civile, Ibiskos, P. Mieli, art. cit.  Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Associazione Nazionale Partigiani d'Italia. “Saggi”, A. Saffi e di E. Nathan, Roma, “Lettere a Saffi e alla famiglia Craufurd, Società Dante Alighieri di Albrighi, Segati, Roma); “La democrazia in Europa, trad. a cura di S. Mastellone, Feltrinelli, Milano, V. Marchi, Ricostruzione della filosofia religiosa, in Dio e Popolo, Marchi, Camerino Joseph de Maistre, Il Papa, Firenze, A. Omodeo (Milano, Mondadori); A. Codignola (Torino, POMBA); A.Omodeo, “Il ri-sorgimento italiano, Napoli, ESI, F. Chabod, L'idea di nazione, Bari, Laterza, G. Monsagrati (Milano, Adelphi); G. Batini, Album di Pisa, Firenze, La Nazione, F. Peruta, I rivoluzionari italiani: il partito d'azione, Milano, Feltrinelli, Il processo a Vochieri, Alessandria, Lions; M. Albertini, Il Risorgimento e l'unità europea, Napoli, Guida, D. Smith (Milano, Rizzoli); S. Mastellone, Il progetto politico di Mazzini: Italia-Europa, Firenze, Olschki); A. Desideri, Storia e storiografia, Messina, Anna); R. Sarti, La politica come religione civile (Roma, Laterza, S. Mattarelli, Dialogo sui doveri (Venezia, Marsilio); P. Galletto, Nella vita e nella storia” (Battagin);  N. Erba, Unità nazionale e Critica storica, Grasso , Padova. N. Erba, Il Contributo italiano alla storia del pensiero Ottava Appendice. Storia e politica, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Dear Kate. Lettere inedite di Giuseppe Mazzini a Katherine Hill, A. Bezzi e altri italiani a Londra, Rubbettino; Saggio sulla rivoluzione, Universale Economica, Milano); I sistemi e la democrazia. Pensieri Con una Appendice su La religione di Mazzini scelta di pagine dall'Opuscolo Dal Concilio a Dio, V. Gueglio (note al testo, repertorio dei nomi e saggio introduttivo) Milano, Greco); Giuseppe Mazzini verifiche e incontri Atti del Convegno Nazionale di Studi, Genova, Gammarò, Tufarulo,G,M.- L'Iniziatore, l'iniziato, Dio e popolo. La tempesta mazziniana nella rivoluzione del pensiero Cultura e Prospettive, Filmografia Viva l'Italia di R. Rossellini. Film incentrato sulla spedizione dei Mille. Mazzini, sceneggiato RAI, regia di P. Passalacqua, Il generale, sceneggiato RAI, regia di L. Magni.  Mazzini è interpretato da Bucci. Noi credevamo di M. Martone. Mazzini è interpretato da T. Servillo. Anita Garibaldi, miniserie di Rai 1 ; interpretato da Alessandro Lombardo. L'alba della libertà, cortometraggio, regia di Emanuela Morozzi, Associazione Mazziniana Italiana Domus Mazziniana Doveri dell'uomo Mazzinianesimo Monumento a Giuseppe Mazzini (Firenze) Museo del Risorgimento e istituto mazziniano Pensieri sulla democrazia in Europa Risorgimento.  su Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,.  su sapere, De Agostini.  (IT, DE, FR) hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera.  GDizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, storia.camera, Camera dei deputati.  Istituto Mazziniano a Genova; Rai Tv: "La Storia siamo noi": una certa idea dell'Italia, su la storia siamo noi.rai. 3Mazzini e le frontiere d'Italia su viacialdini. Pagine mazziniane: "il pensiero e l'azione", dal sito della Biblioteca Nazionale di Napoli, su vecchiosito bnn Domus Mazziniana di Pisa, su domusmazziniana. Associazione Mazziniana Italiana, Scritti Prose politiche, Cenni e documenti intorno all'insurrezione lombarda e alla guerra regia, Scritti editi e inedit, Celebrazioni mazziniane Mazzini, Triumviro della Repubblica Romana, A. Saliceti Aurelio Saliceti. Giuseppe Mazzini. Mazzini. Keywords: la giovine italia, la tesi di laurea di Benedetti su Mazzini nella ideologia fascista, ideologia fascista, gentile, bobbio, garibaldi, nazione italiana, stato nazionale, stato unitario. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mazzini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51671592017/in/photolist-2mJ3q6x-2mJ3q6n-2mJbZzZ-2mJb1x1-2mJ3q6C-2mJb1wQ-2mJbZBC-2mJb2oV-2mJ7x72-2mJ3q8w-2mJb1yi-2mJ7xUQ-2mJ8L5B-2mJ7xVw-2mJ7x7Y-2mJ8LUH-2mJ7xUV-2mJ7xVG-2mJ8L6J-2mJbZAR-2mJ3q8B-2mJ3q6c-2mJ8LUC-2mJbZC9-2mJbZzP-2mJb3w1-2mJ7z8m-2mJc2E5-2mJb3xU-2mJ8N7x-2mJ7z8g-2mJ8N9S-2mJ3sa7-2mJ8Nao-2mJ3s6V-2mJ3s9A-2mJc2Fh-2mJb3yF-2mJb3xZ-2mJ7z6T-2mJb3zN-2mJ7z7z-2mJ7z7j-2mJ8Nb5-2mJ8N8z-2mJ7z8G-2mJ7z5W-2mJ8NaP-2mJ8N7H-2mJ3s8P

 

Grice e Mazzoni – implicatura – filosofia italiana – la vita attiva dei romani -- Luigi Speranza (Cesena). Filosofo. Grice: “Mazzoni is important on various fronts: he loves Dante, or Alighieri as Strawson calls him – his library in organised alphabetically; the other front I forget!” Compì i suoi studi di lettere a Bologna e quelli di filosofia a Padova. Membro dell'Accademia della Crusca, fu tra i preferiti del papa Gregorio XIII che lo avrebbe voluto prelato; Mazzoni preferì proseguire nella carriera universitaria. Dapprima fu all'Macerata, ed in seguito a Pisa, dove ebbe la cattedra di filosofia. Nella città della torre pendente, conobbe un giovane insegnante di matematica, Galilei, con il quale instaurò ottimi rapporti. Nel 1597 fu invitato ad insegnare all'Università La Sapienza di Roma. Benché avesse da poco preso questa cattedra, seguì il cardinale Pietro Aldobrandini nei suoi incarichi a Ferrara ed in seguito a Venezia. Ammalatosi sulla strada del ritorno, si recò nella sua Cesena, dove si spense. Opere: “Difesa della Commedia di Dante Grazie alla sua preparazione letteraria, giunse alla notorietà per il suo tomo Difesa della Commedia di Dante, pubblicato a Bologna inizialmente, sotto pseudonym e poi l'anno successivo sotto il suo vero nome, in cui criticò aspramente Leonardo Salviati. Nel testo egli risponde ad alcune contestazioni fatte alle sue elucubrazioni sul sommo poeta Dante Alighieri. Parimenti nel libro si occupa anche di argomentazioni pertinenti alla filosofia ed alla poetica”; “In universam Platonis et Aristotelis philosophiam praeludia Interessato anche all'astronomia, Mazzoni espone le sue teorie in quello che risulta il suo testo più importante ovvero In universam Platonis et Aristotelis philosophiam preludia pubblicato nel 1597. In questo libro egli sostiene il sistema geocentrico aristotelico contro la sempre più diffusa e apprezzata teoria copernicana eliocentrica. Questo volume è divenuto molto noto poiché Galileo Galilei, dopo averlo letto, gli inviò una lettera, datata 30 maggio 1597, nella quale difendeva Copernico e le sue teorie. Questa missiva rappresenta la più antica testimonianza dell'adesione alla teoria eliocentrica di  Galilei. Mazzoni, Prefazione, in Mario Rossi, Discorso di Mazzoni in difesa della "Commedia" del divino poeta Dante, S. Lapi.Saggi: “Discorso de' dittongi” (Cesena, Rauerio); “Discorso in difesa della Comedia del divino Alighieri contro Castravilla” (Cesena, Raveri); “De triplici hominum vita ACTIVA nempè, contemplativa, et religiosa methodi tres, quaestionibus quinque millibus, centum et nonagintaseptem distinctae in quibus omnes Platonis et Aristotelis, multae vero aliorum Latinorum in universo scientiarum orbe discordiae componuntur” (Cesena, Raverio), “Della difesa della Comedia di Alighieri -- distinta in sette libri” (Cesena, Rauerio), “Intorno alla risposta e alle opposizioni fattegli da Patricio, pertenente alla storia del poema Dafni, o Litiersa di Sositeo poeta della Pleiade” (Cesena, Raverio); “Ragioni delle cose dette e d'alcune autorità nel discorso della storia del poema Dafni, o Litiersa di Sositeo” (Cesena, Raverio), “In universam Platonis et Aristotelis philosophiam praeludia” (Venezia, Guerilius); TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Giuseppe Toffanin, Jacopo Mazzoni, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Jacopo Mazzoni, su sapere, De Agostini.  Davide Dalmas, Jacopo Mazzoni, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Jacopo Mazzoni, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca.  Opere di Jacopo Mazzoni, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Jacopo Mazzoni,.  Arnaldo Di Benedetto, Iacopo Mazzoni, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario Enciclopedico Brockhaus ed Efron, Маццони, Джакомо. ostracismumlaudabithuiusceReipub.formam ciae & AJ de Repub. ses,illudaffequebantur,quodimprobimelioresessentco-Achen. oss ditione,quàmprobi,quodquidememanauitexeo,quod RE IPÛ BLICAE ROMANORVM FELICITAS cibiadis.   VITAE ACTIVAE . ficiendaerant,adConfu .pertinebat-examinarediligen ter,coacionesquotiesopusefleteuocare,SoCspopulore ferre,quicquidque'maiorparsiusfillerexequio1 9 7.66 quinetiaminhisquaeadbelliapparatum ,& caftrensem disciplinampertinet,hifummuni imperium habebant: hiseniiuseratsocijsquicquidvisunteller imperare,Trib. m i l i t u m c r e a r e , d e l e &t u n i q ; h a b e r e , a d h a e c d e h i s q u i s u b corum imperio erantin caftrisarbitratu suofupplicium fumiere,hispraeterea licebat comitante quaestore,lacse dulo imperatafaciente,publiciaeris,quantum resipsa posset,Reipub.fornianiRegiam eflë. 768 Senatusautemprimoquidemacrarijtotiusdominuserat atg;administrator:nam & redditusomnesin eiuserant potestate,& eiusdemarbitratu impensae fiebant,malefi ciaque & crimina per Italiam commiffa ,de quibus Iudi. cium publicacfieridebebat,vtputaproditionis,coniura t i o n i s, v e n e f i c i j, c a e d i s , a t q ; i n s i d i a r u m a d S e n a t u m r e f e e rebantur,eiuss;dehiseratcognitio. 769 quòdsivllaapudItaloscontrouersiadirimenda,fipubli ca,velpriuatim quispiam ,velciuitasobiurganda,ficui auxilium,autpraesidium ferendumesset,de his omnibus curam Senatusadhibebat. codemo  popularisReipub.fornia videtur. 764 Consulesenimantequàm exvrbelegioneseducerentvr 2. 765. quinimò&quaedeR.P.perpopulum tranfigenda;& có. , {{ { 1 Pin !! porro tuleritimpendere. 767 quòdfiquisadhancpartemrespexerit,probaliterdicere viderelicettuniRegiam,optimorum,populiģ;gaberna tionem:quotiesenimConsulum imperiuintueamur,Re gia,quotiesveròSenatusauthoritatem optimarum admia niftratio,quotiesautem populi poteftatem respicimus, banaruniomnium rerum ins,atq;imperiuna habebant: hisetenimcaeterioninesmagistratus praeter Tr.Ple.fa? bijciebantur,hilegationesincuriam traducebant,hicea leriterquaeerantdecidendaitatuebant,negociaģ;magna adSenatum:referebant,& penèsipsos(vtquae patresde: creuissentseduloperficerentur)curaomnis& administra tio erat . 1 1  METHODVS. 56 770 codemq;modo fiextraItalianiad aliquos legatso mitten da esset,veladaliquiddecidendum,veladfoedus facien dum,veladcohortandum,velad imperandum,autpoftre mo adresrepetendas,autadbellumindicendum,haec inyrbenyenerintagendum ,quideisrespondendumin populocommune,adeo vtquotiesquisadvrbem consuli busabfentibusprofectuseffet,prorsuseiRespub.optima tumconfilioregi,& gubernarivideretur,quodfanèmul tiGraecorum ,& Regum perfuafum habuerunt,quod ne gocia,quaeinvrbehaberentferè,omniaperŞenatum tra is incos,quimaioresmagiftratusgeffiffent,admittebatur. -774 folusautem capitedamnandipotestatemhabuit,quainre illudsanèapudeoscommemoratione digniffinum fuit, quod eorum instituto ijs quicapitis damnati fuerant ,vt on exvrbepalan egrederentur,permittebatur,acfiTribuum vnaexhis,quaeiudicium exercebantreliquafuerit,quae in nondumfuffragiumtulerit,exiliun:reosibiarbitratusuo deligendifacultasdabatur,exulesautem Neapoli ,Praene siæe,Tybure,atg;inaliaquauisfoederatorú vrbetutoelle deferebat,legeetiamcomprobandi,acsanciendiiushabe bat,& quodcaputeitisdepacedebello,defoedere,decó trouersijsdecidendis,aurcomponendisdeliberauit,atque v n u m q u o d q u è h o r u m r a t u n i, a u t i r r i t u m f a c i e b a t , q u i bus,exrebusprobaliterpofletaliquisdicere,populuni si bimaximaminR.P.partem vindicalfe,acReipub.formā Senatusipfecurabat,& prouidebat. - 771 praetereaquiddelegationibus exterarumgentium,quae ܀܀ expopuliadministrationeconfatam fuisse. 776 quòigiturpactoRespub,inpartesdiftributafueritiam ܀| sigerentur. 773 suaetianıpopulo,&eaquidemamplissimaparsreli&aest: poterant . 775 praetereapopulusipsemagistratusdignissimisquibusque Senatusvoluntate,arý;arbitriopofitumerat. -772 atq;horumquidem,quaesuperiusdictasuntnihileftcum foluseniniinRepub.& poenae,&praemijspotestatem ha ... bebat,&plerunq;inalijsetiamquaeftionibusquotiesgra priuior alicui'maleficijmulata irrogánda effet,& praesertim ditum  VITAE ACTIVAE . rendas,acperficiendasidoneushauderat. 777 conttarenimlegionibuseorumaliquidmissum,quaeillis publicesuppeditarisolebant,namq;fineS.C.neớ;frumen tum ,neq;vestimenta,nec obfonia legionibus administra r i p o t e r a n t, a d e o v t e o r u m , q u i e x e r c i t u s d u x i s s e n t e x p e ditiones,& confiliaomnia,quotieseis obftare,cum eila; maligneagereSenatusinanimum induxiffet,irritaredde rentur,& minimèadexitumperducerentur: 778 quinvtquaeilianimo& cogitationecomplexifuerant, acfibiproposuerant perficerepoflent,iliSenatus volunta tepofitum erat:namispoftquàniannuumtempuspraete rierat,autsuccessoresmittendi,autimperium prorogan dipoteftatemhabuit,acetiampenèseundem fuitducum resgestas,& dignitatemvelextollere,atý;ornare,velele uare,ac deprimere :naniTriu nphos,neộ;vtidecet a p p a rere,neġ;ducere cuiquam licebat, ni aliensus fuiffetS e longissimeabfuiflet,populicerteaflensuopuserat,quodq; eftomnium ferèmaximum ,omnesimperiodeposito,po pulo eorum quaegefferint rationem reddereoportuit, quapropterConsulibus,caeteris“;Imperatoribusminime expediebat,Se.po.què voluntatemergaseconteninere. 780 rursusianiSenatusquamuistantùminR.P.potuerit.po illius authoritatem approballet populus , 781 praetereasiquisexTrib.pleb,intercefferit,nedum Sena erat 1  natus,& ineiusfumptumerogasserneceffaria. 779 etsiquisexprouinciadecederevoluisset,quamuisdomo pulum tamen intueri,ac illius rationem habere coactus fuit:inmaximisenim ,atg; atrocissimisquaestionibus eorum maleficiorum,quaecontraRempub.conmislaca-. piteple&untur,nihilSenatus exequipotuiffet,nisiprius tusnihileorum quae decreuerat perficere:sed ne sedere quidem ,automninoincuriamvenirepoterat:Trib.autí 1 1 d i & u m est : n u n c a u t e m q u a r a t i o n e p o t u e r i n t p a r t e s illae quotiesvoluerint,sibimutuo repugnare,fibiq;inuicem opitulari,dicendum eft:enimueròConsulpoftquameani, quamsuperiusdixifacultatemadeptus, copias eduxerat, f u n i n i o q u i d e m ille c u m i m p e r i o v i d e b a t u r esse : v e r u m populi,acSenatusauxilioindigebat,acsinehisadresge 1   eratofficium idfemperexequi:quod populovisunrfuerat ciasý voluntatem quanimaximè respicere,hisomnibus cepissent,eosreleuandi;siquae difficultas,autpublicuni seei sintortunium ;quominusellentfoluendiobstitisser,loca . tionemgprorfusinducendi,ius& poteftatem habuit. 784 eodeniemodoConsuluthactionibustimidè,acminime l i b e n t e r a d u e r s a b a n t ü r t u m p o p u l u s ,t u m S e n a t u s c a n i f o ris,militiaeq;vniuersusexercitus, & finguli,quia fub c o ad seinuicemiuuandun,& impediendum adomnes rerú 217;.occasiones;exopinionePolybijeaminterseaprè,conue Bodi nichteré connexae;dispofitaeq;fuerunt,vthacnullam e Izifior,praestantiorgReipub formareperitipotuerit.' 5786name,cumhabeantomnesRefpub.inorbequandam có 11.4,.uerfionem,&mutationem :nullamipsehacfirmioremar Essen bitratuseft,fiquidem poft vniuersaliadilaniaamissis,ac f u b l a t i s a r t i b u s & f t u d i j s, a l i q u o p o s t t e n p o r i s i n t e r u a l l o rursushumanum genusauctum & propagatumfuit,quo tempore inhominibasnaturalearbitraridebemus,quod etiain inrationecarcntiumanimalium generibuscótin gerevidenius,inquorum gregibusfortiffimusquisý;m a nifestòprincipatum fibivendicat:omnesenim fortissimú & potentisfimumfectabantur,aró;itavniusdominiuni oliniigiturquisemelhonoreillodignihabitisunt inre gnisconsenescebant iufta ftudia fe& antes nullaq;propter c o s i n u i d i a , fi q u i d e m n o n m a g n a i n e i s a u t v i & tis, a u t v e  ròomnibusSenatuspraeerat. 7837 idem diem proferendi,fiquam publicanicalaniitatemac -;-- rum imperio,acpotestateeflent. *785iHaecporrò cum elfétvniuscuiusýpartium vis& facultas - T I M E T H O D V S .: 57 decáüllismultitudinemSenatusmetuebat,ad populique :voluntatem ,ftudiuni& cogitationessuasdirigebat. 787 atcontraSenatuipopulusipseobnoxius,&fubie&userat, 11.06,eumquevniuerfim,&fingulatim colere,arg;obseruaresua 249.3) permagniinteresseputauit,cum enimeffentinItaliamul bidid tave&igaliunigenera,quaeCenforesinfumptusappara 33°53.stusd;publicos locare solebant:in hisomnibus conducen 0 1 . 1 7 . d i s, & c u r a n d i s p o p u l u s i m p l i c i t u s ef fe c o n f u t u i c :h i s v e conftitutum eft. 287 H Iitus   kitusgracatiocernebatur:verumfuniperin éculisciuium w i t a n i l a g c o t e s, c a d c m q u a p o p u l u s v i c t u s r a t i o n e v t e b a n 7 8 8 l e d p o f t q u à m h o r u m filij c u m i a m c o m p a r a t a b a b e r e n t imperio,essentdifferre,& ad haec licexe etiamfpemine 3 7 : p r a e m e t u c o n t r a d i c e n t e ): i n c o n c e f u s . c o n c u b i t u s a p p e t o re,ató;itacoortaeftexRegnoTyrannis. Noći 789 atghocmanifeftèliquet,exCyri,Cam.bylifqueimperio, .:fortissinisviris coniurationes,adinuante etiam ducum En fuorumconfiliamultitudine,atg;iliusimperijquodpe nesvnum erat formafacilevedeleretureueniebat,atque indeiam optimatum principalusortunt,atqueinitium accepifient,educatiabinitioin poteltate,ang honoribus apparatus,alijsad vim mulieribus perItapra,& raptus inferendam ,alijdenių;adaliaturpialeconuertebant,atậ; itaoptimatum principatusad paucorun dominacionem hinc illorum imperioper idem quod Tyrannos oppresse ratinfortunium finişimponebatur,ncq;praetereaRegen crearelibuitsobiniuftitiac,quasuperioresvsifuerantm e tum ,neg;pluribuscommittereRempub.audebanttam re centi rei malae geftacniemoria ad suanı igitur fidem p u blicarecipiebant,atq,itapopularisforniaeffe&aeft. 794 horumpoftremofilijpluscaeterisįnR.P.pofseconten debant; atg;sinhanc cupiditatem ,maxime locupletiores incidentesmaximispecuniaelargitionibasplebem cor runipebant  1 T? VITAE ACTIVAÈ . paternis,proptereaaequabilis,communisų libertatisru ;,-des& ignari,alijvinolentiam ;& luxuriofosconuiuionum translatuseft. 793 praesidia,& rebusadvi&um pertinentibus,magis quàm pro neceffitateabundarent,ob nimiam bonorum copiam , atq;aff.uentiamcupiditatibusobsequentės,arbitratifunt oportereprincipes,ornatus& epulisabijs,quifubeoruni f :: quod& Herodotusaffirmat. 799 contrahuiuscemodiprincipesfiebantàgencrofiffimis,& 1 1 tur . duxit . 791 hiprinòadministrationcgaudentescommunivtilitate del nihilantiquiushabuere, 31.disinijinsi 7 9 2 ,S e d c u m i a n i e o r u m l i b e r i e a n d e m å p a t r i b u s p o t e f t a t e m   1METHODYSI 58 rumpebant,quaeaffirefacaalienabonaconselle,vitách; fuaespem omnem inalienisfortunisponerefacileducem elaroanimo,ace;audacise&abatut,atý;tumReipub. for mailla,cuiusconferuatio in flavum fiduciapofitaeft, nascebatur,fiquideintumplebsinvnum coactacaldem facere,ciueseijcere,profcriptorum ;agrosdiuiderein Scipiebat,donecfacuum tuufus,&erforatum,vniusiruperit *0 um reperiretur,: 2 795 quapropterhismotusrationibuseampraecaeterislau Respub.benainaliambonam non mutetur quam bona innalam,fiquidem (ytAristotelesdiçit)inbabentibusinfi.dese Symbolumfacilior efttrálitus,an quiafimilitudo ila,ali neracione. quamqaogcontrarietatemrequirit?quodquidéinEle's atme mentorumtrasmutationeliquidòparet:inhisveròReip. niutaionibus,quisfimilitudineni,& contrarietateinnes gabit) ACVLTAS R O -M A N O R V M . 797 quoadlegesveròattinet,quibusviifuntRomaní,occur rimtnobismulca,quaevtfigillatimesplicentur,røm ab otoexordientur;& inprimisantequamRomulusleges 1.2.demai. vixit . 798 pokealogesquasdamipfetulit,cum alijsfequentibusRo. gibus,quascuriatasappellarunt,fequidemconuacatoper trigintacuriaspopulo Imgalifý;curijsinseparatasepra conftitutis&sententiamrogatistegesolim ferebankor,;? quae populi congregario-comitia curiata dicebantur,à . . cocundo;quòdpopuluscoiret,& viritimlogesterret,& dicerScruiusTulliusRex hunc mioremimuutle:camépo pulo eaporekasrelictaest,vt plebiscita,& leges comitijs.  dätPolybius,quaeoninesRerumpub.forniasin seconti not atg congregat,nequacaruim vlera quàm facis fit au & a 1ist. & prouceta in sibiadherenteni,& coguatam pernicien in: -b.cideret:fódvniufcuiufớiroboreacpotentiainterfeinui liseem obnitentesullaciuitatisparsvfquam declinaret,ne 1.Dvivein altum propenderer. 13961 ex supradi& isautem dubucabit forfan aliquis,curfaciliusa Pomp.in suriarasferretpopulusincertoiurs,incertisquelegibusparis. H 2 curiaris LECALI vinil  in1.& ler VITAE ACTIVAE. COROLLA'RIY M, 1Augusto.799:hinc&SuetoniusaitTiberiumàCaefarein forolegecu .. riaelleadeptatum,hoceftfuffragijspopulipercuriascol lectis. quidam retulerunt.'!,50367*pe: TAPE PTA LEGALIA ! I l a r u n t, a d h a e c v e r ò a d d i t a s u n t p l e b i s c i t a , S e n a t u s c o n fulta,practorumedicta,&principum placita,exquibus 1 EJSER VI. 806:Seruorumverò(cuiusorigodeiuregentiumfluxit)iuxta curiatisferrentur,iii IB":NOI 381 ? quaedam .de iur. 8oz idemparierrorelabiturybiputabat,cum quiinciuitate s u a F a c i n u s p a t r a s s e t , si i n a l i u m l o c u m p e r u e n i f f e t a c c u s a m o m .iud. ai tik d i t e r e a s u n t p r u d e n t u m d e c l a r a t i o n e s , q u a s r e s p o n s a a p p e l uorum fi Ергл. 800exa& isdeinceps RegibuslegeTribuniciaRegumleges antiquataesunt,poftquècaepitpopulusRomanusincer tomagisiure& consuetudinealiquavti;quamlegelata, d o n e c d e c e m v i r i l e g e s à G r a e c i s p e t i e r u n t, q u a s i n t a b u liseburneispraescriptaşpro roftrisappofuerunt,vtfaci lius percipipoffent,atý;cum animaduerfumeffetaliquid 1 primisistislegibusdeelle;aliasduaseisdem tabulis,adie cerunt,& itaexaccidentiappellataesuntlegesduodecim 14 'ride illo crimine non potuisse exemplo Hermiodori. quidemomneiusRomanorum coaluit. 804quodquidem yniuersumrefertur,veladpersonas,velad res,vel ad a & iones . Iureconsultiverbavnatantùntfuitconditio,istig;domi defta.ho. nioalienocontranaturam subijciebantur. :.ning Liberi in li. c u m tabularum ,quarum ferendarum authorem fuiffe deccm Cic.I.v.in. virisHermodorumquendáEphefumexulanteminItalia Tus, argumentum adexules.net ibni i P E R S O N A E lib.3.f.dedos hominesautem autliberisunt,autferui. fta.ho. li ? رز inli.2.de80r rationeveròhuiusHermodorinonrectè colligitBaldus زل: { or.iu. E P'T A , 8oz inillisautêquiafummaeratobscuritas desiderataeprop habent,quodlibet faciendilegenon prohibitum ,atý;isto rum ,alijsuntliberti,alijlibertini,alijingenui. quiàmorteinvitamillosreuocarunt,appellabantur. -809 horun,autem alijciueserantRomani,quivindi&ta,censu,Vlp.cap.s. : a u t t e s t a m e n t o n u l l o i u r e i m p e d i e n t e n i a n u m i s l i s u n t, alij instic. latiniIuniani,quiexlegelunia interamicos manumisli funt,alijdeditiorum numero ,qui propter noxam torti nocételáinuentisunt,deindequoquomodo nianumisli. LIBERTINI. INGEN VI. $ 11. Ingenuorum veròalijluisunt iuris,alijverò alieno iuri fubie&i. 812 etsaviequialienoiurisubie&isuntfilijfamiliâsappellan-1.1.f.&his tur,quiinditione,& poteftatepatrissuntvelnatura,velquisútlui adop. 813 naturasuntquiexnuptijsvxoris,& maritioriuntur. NVPILAE. 814 NuptiacveròapudRomanostribusperficiebanturmodis Bəê in2: tiaepercoemptionem . 816 Mulieresautem quae in manu per coenuptionem conue nerantmatresfamiliâsvocabantur,quaeveròvsu,velfar reationeminime. 817 caeteraealiaevxoresvsuerant. 818 animaduertendumestautem maximam fuifledifferentia adoptione. farreationenempè,coemptione,&ylu,& fanèfarreatioTop.Cic. folispontificibus conueniebat. -815 coeniprioverò cereissolemnitatibusperagebatur,fese.n. ܀ 1. 2. ff.de METHODVS.; 1 I B A R I. 59 807 Liberisuntquinulliusimperiofubie&ifacultatemliberā LIBERT1. 308 Libertifuntquosdominiexiustaserui. Il convito di Platone. OPERE DEL MAZZONI SΤ Α Μ Ρ Α Τ Ε. I. Discorso de' Dittonghi di Giacopo Mazzoni all'Illu strissimo Signor ilSignorFrancescoMaria de Marchesi del Monte . In Cesena Appresso Bartolomeo Raverio 1572. in 8. Questo Discorso sitrova altresì inserito nella celebre Raccolta degliAutoridelbelParlare,impressanellaSa licata Tomo III. pag.1015. e segg. II.Discorso diGiacopo Mazzoni indifesa della Comme dia del divino Poeta Dante. In Cesena per Bartolomeo R a verii1573.in4.LadedicaèAlMoltoMag.mioSig. Osservandissimo il Sig. Tranquillo Venturelli . D a Cesena alli 15. di Giugno 1573. D e ' motivi, che indussero l’autore a scrivere questo dotto ed ingegnoso Discor so , se ne ragiona qui addietro a cart.19. e segg. III. Jacobi Mazonii Oratio in funere. Guidiubaldi Fel trii de Ruvere Urbinatium Ducis .Pisauri apud Hierony mum Concordiam1574. in4. IV.JacobiMazonii Cæsenatis deTriplici HominumVi. ta ,Activa nempe , Contemplativa , ei Religiosa Methodi tres,Qyestionibusquinque millibus centum etnonagintase ptem distincta . In quibus omnes Platonis et Aristotelis , m u l tæveroaliorumGræcorum,Arabuin,etLatinorum inuni verso Scientiarum Orbe discordiæ componuntur. Quaomnia publice disputanda Roma proposuitAnno salutis M.D.LXXVI. Ad Philippum Boncompagnum S.R.E. Cardinalem amplissi mum .CæsenaBartholomæusRaveriusexcudebatM.D.LXXVI. in 4. Questo volume contiene le celebri Conclusioni di quasituttelescienze,cheilMazzonidifesepub blicamente nell'età di 27. anni con meraviglia di tutta  S2 . 1 DEL MAZZONI. 139 Ita   1T Della Difesa della Commedia di Dante ec. Parte Pri ma ,che contiene liprimi tre libri,pubblicata a beneficio delMondo letterato.Studioe SpesadiD.Mauro Verdoni, « D. Domenico Buccioli Sacerdoti di Cesena , e da essi dedi cata all'Illustriss. eReverendiss.Monsignore Sante Pilastri Patrizio Cesenate dell'una e dell'altra Segnatura Referen dario , Abbreviatore de Curia , e della Santità di N. S. In nocenzioXI.eSua Cam. Apost.CommissarioGenerale.In Cesena Per Severo Verdoni M.DC.LXXXVIII. in  140 VI A e V. DellaDifesa dellaCommedia diDante distintainseta te libri ; nella quale si risponde alle opposizioni fatte al D i s corso di M. Jacopo Mazzoni , e sitratta pienamente dello arte Poetica , e di molt altre cose pertenenti alla Filosofia, e alle belle Lettere . Parte prima ; che contiene i primi tre libri.Con due Tavolecopiosissime.AllIllustrissimo eRe verendissimo Sig.ilSig. D. Ferdinando de'Medici Cardinale di Santa Chiesa . In Cesena Appresso Bartolomeo Raverii l'Anno MDLXXXVII. in4. . Italia . N o n seguì però questa famosa Disputa in R o ma nel 1576., com ' egli avea disegnato di fare, ma bensìinBologna nelFebbrajo dell'anno seguente; on degliconvennemutare ilfrontispizio alsuolibro, e porvi: Quæ omnia publice disputanda Bononia proposuic Anno SalutisM.D.LXXVII. Veggasi qui addietro dalla pag.35. sino a43. ove sitrattaampiamente disìfatta disputa,e delmeritodiquestolibro. ΤΑ e 1 . DellaDifesa dellaCommedia diDantedistinta insette libri , nella quale si risponde alte opposizioni fatte al Disa corsodiM.JacopoMazzoni, esitrattapienamentedell' Arte Poetica , e di molte altre cose pertinenti alla Filosofia , ed alle belle lettere. Parte Seconda Postuma , che contiene gliultimi quattro libri nonpiù stampati; edora pubblicata 4.   DELMAZZONI. 14.1 a > incuisitrova,cosìpergloriadelMazzoni,come p e r l e i n s i g n i q u a l i t à d e l P r e l a t o , c h e v i si r i l e v a n o , c r e d o ben fattodiriportarlainquestoluogo,edèlaseguente.  a beneficio delMondo letterato. Studio eSpesa diD. Mait ro Verdoni,eD. Domenico Buccioli Sacerdoti diCesena,. da essi dedicata All Illustriss. e Reverendiss. Sig. Monsig. Rinaldo degl Albizzidell'una e dell'altra SegnaturaRe ferendario , Giudice della Sacra Congregazione di Propagan da , ePrelato domestico di N. S. Papa Innoc.XI. in Cese na per Severo Verdoni 1688. in 4. Nell'occasione , che D. Mauro Verdoni , illustre letterato di Cesena , ebbe ri soluto di pubblicare questa seconda parte della Difesa di Dante , vedendo che la prima era di già divenuta assai rara , si determinò d i dover ristampare anche questa , siccome fece , dedicandola a Monsig. Sante P i laseri Prelato Cesenate per dottrina e per esemplarità di costumi riguardevolissimo, il quale aveva prestato a tal effetto al Verdoni ed ajuto e favore . M a essendo Monsig.Pilastripassatoamigliorvitaintempo cheap pena n'eraterminata lastampa, convenne aglieditori > procacciarsi un nuovo Mecenate , cui subito ritrova rono senza uscire dellalorpatria nelladegnissima per sona di Monsig.Muzio Dandini Vescovo diSinigaglia, Prelato anch'esso digran nome ; onde è avvenuto che quasi tutti gliesemplari siveggono con nuova dedica indirizzati a questo secondo , ede'primi non m'è riu. scito discontrarne cheuno,ilquale siconserva pres so dime unitamente all'altro dedicatoaMonsig.Dan dini. La dedica a Monsig.Pilastri è in data de 10. Settembre 1688.9, e quella a Mopsig.Dandino è de'17. dello stessomese edanno.Epoichèquestaprimade dica merita assolutamente d'essere tratta dall'oblivio > . ne Illuge   142 VITA 'animo fatociperultimare que sta grande impresá frastornataci da tanti ostacoli) abbia mo stimato convenientissimo debito presentarla a V. S. Illu striss. per una particella di dovuta restituzione , eriman dar(comesidice)questoFiumealsuoMare.Nepunto erriamo,sesottonone diMare ricopriamolavastità delsa pere , la profondità della prudenza , i tesori delle Cristiane virtù,cheadornano l'anima di V. S. Illustris.Avvenga che, se sirifletta con quanta carità dispensa ella a'Poveri isussidjdellavita, a'suviConcittadinilegrazie, con quan ta magnanimità , emulando la pietà de'suoi Avi, eregga agliEroidelParadisogli Altari;sovvengaleCongregazioni del Taumaturgo Fiorentino , ed in specie questa della Pa che con tanta esemplarità dal Porporato , che ci regge, ècomunemente protetta,e progredisce ne dettami delpiosuo  > Illustriss. eReverendi ss.Monsig. Comparisce sulla scena delMondo alla seconda lucelaPri. ma Parte di cotestaDifesa fregiata del pregiatissimo nome di V.S. Illustriss.per contestare, che volume si prezioso meritò sempre ne'suoi natali uscire ornato in fronte del no me d'uno d'e primi Personaggi, che venerasse il Secolo. Ed invero,sesiconsiderinoledignità,merito,virtù,e l'altre venerabili doti, che adornano l'animo di V. S. III., puossi senza veruna nota concludere, che sia sempre stato secondato da segnalatissimi favori nelli suoi ingegnosi parti ilnostroMazzoni; mentre questi sono stati sempre genero samente accolti, edalle prime Cattedre, eda'primiSavj del mondo, leggendosi sino da’Chinesi iportenti di questo grandeingegno. Ondenoiinconsiderazione dellegrazietan tevoltecompartiteci,e dell tria , ' Fondatore , non potiamo, nè dobbiamo concludere altro della religiosa prodigalità della sua mano , se non quello, che della mano dispensiera di Probo cantò Claudiano: Præ 1   DEL MA ZZONI. 143 Præceps illamanus Auvios superabatIberos,  zioni,eprove dell'amore che V. S. Illustriss. le porta ed in udire tutto giorno i religiosiattestati della sua pietà a risplendere o ne' Tempii, o negli Altari , non le consacri tuttose stesso in olocausto ? Se nontemessimo tormentar quivi la sua modestia , proseguiressimo a mostrar con mille prove la sua gran dilezione verso la Patria , e noi tutti ; giac chivisonopochi,chenonrammentino legrazie,ifavori, eisovvegni conseguitidallabontà diV. S.Illustriss., ch'e Aurea dona voinens . A questoMareadunque,ladicuigentilissimaaurahacci sovvenuto a condurre alporto un Opera contrastataci da im. petuosi aquiloni di mille infortunj, abbiamo noi presentato nella tavola de nostri voti questo eruditissimo libro, col solofinedi rimostrare all'universale Repubblica diDotti, che se la nostra Patria ha saputoprodurre iMazzoni , i > Chiaramonti , i Dandini , e gli Uberti , preseduti alle pri me CattedrediRoma,diParigi,diBologna,ediPisa, ha ancora nelmedemo tempo avuto nobilissimiFigli, chegli hannogenerosamenteaccolti,favoritiegraziati. Egiacche questa Difesa per se stessa rende immune da qualsisia di fesa l'Autore , che ha saputo mettersi in tal quadraturii coll' altissimo suo sapere , che non paventa veruna offesa ; resta perciò liberaaV.S. Illustrissima lasola difesa epro tezione di noi, che abbiamo volentieri registratoin questo Libro lossequiosissiino e riverentissimo tributo della nostra divozione al di leigran Nome ; che non potrà mai ricor darsi e da noi , e dalla Patria tutta senza rassegnargliene con un eccessivo ossequio un tenerissimo affetto. Perciocchè chi è , che nella Patria in vedere le affettuose dimostra f > mula di quelGrande , neque negavit quidquam peten tibus; et ut quæ vellent, peterent, ultrò adhortatus est .   Cesena 10. Settemb.1688. Sacerdoti Cesenati, VJ. Discorso di Jacopo Mazzoni intorno alla Risposta ed alle opposizioni fatregli dal Sig. Francesco Patricio , per  144 V I T A. est . M a vaglia per tutti, e sia ne' fasti dell eternità a caratterid'oro registrata la grande restituzione , che ha fat to alla Patria del suo gloriosissimo , e primo seguace del Redentore,MartireePastored'EvoraS.Mancio ladi cuimemoria quasi quiestintaèstata dalla dileiPietàrav vivata ; le di cui Sante Reliquie , fatte portare dalle ultime regioni del Tago , siccome hanno impietositi gli Altari , così ancora hanno indotta tal venerazione del di leiNome , che ingegnosamente si dice , meritar ella corona più preziosa di quella , che da'Romani donavasi a chi rendeva i suoi Cit tadini a Roina;ovvero che solamente lapietà diMonsig. Sante ha saputo accrescereifigliSanti allaPatria;eche sopra questo fortissimo Pilastrosivede ogni giorno più sta bilita la divozione verso gli Eroi del Paradiso in Cesena . V i v a d u n q u e i l n o m e d i V . S . I l l u s t r i s s. , e f i n o c h e i n o s t r i celebratissimi Rubicone e Savio tributeranno i loro liquidi argentiall'Adriatico,restiimpressa neglianimidituttila memoria di si gran Benefattore. Vivaquesto Cesenate Ti moteo , a cui non Atene , m a Cesena , che è pur l'Atene della Romagna,ergapertrofeounacoronadicuori. Mentrenoi. restringendocia supplicarladigradire quest'attestato delno stro umilissimo ossequio , riverentemente inchinati, la sup plichiamo anon isdegnarsidipermetterci,checipubblichid mo per sempre Di V.S.Illustriss.eReverendiss. Vmiliss.eReverentiss. Servi Obblig. D. Mauro Verdoni , e D. Domenico Buccioli > te   DEL MAZZONI. 145 tenente alla Storia del Poema Dafni , oLitiersa di Sositeo Foeta dellaPlejade. InCesena appressoBartolomeoRaverii l'annoMDLXXXVII.in4. VII. Ragioni delle cose dette , ed'alcune autorità citate da Jacopo Mazzoni nel Discorso della Storia del Poema Dafni oLitiersa di Sositeo . In Cesena per Bartolomeo R a verii 1587. in4. Del merito diquesti dueOpuscoli, e della cagione , che indusse l'autore a scriverli , si vegga acart.78.e segg.,eacart.84. e85. IX. Jacobi Mazonii Cæsenatis , in almo Gymnasio Pisano Aristotelem ordinarie,Platonemveroextraordinem profiten tis, in universam Platonis etAristotelis Philosophiam Pre ludia , sive de comparatione. Platonis et Aristotelis . Liber Primus.AdIllustrissimumetReverendissimumCarolumAn sonium Pureum Archiepiscopum Pisanum .VenetiisM.D.XCVII. Apud Joannem Guerilium in fol. Questo volume , che dal Mazzoni era,forse non senza ragione, riputato il suo capo d'opera , si vede al presente giacere quasi in una totale dimenticanza , colpa de' nuovi sistemi di Filosofia , che di poi si sono introdotti . Ad ogni m o d o è o p e r a d o t t i s s i m a , e q u a n t o m a i s i p o s s a d i -. re ingegnosa , e nel suo genere affatto singolare ; con tenendo quasituttiisistemidegliantichiFilosofiesa  1 Februarii anno CIDIO XXCIIX . In Exequiis Catherina M e dices Francorum Regine. Florentia apud Philippum Jun ctam M.D LXXXIX. in 4. L'Autore dedica questa sua . VIII. Jacobi Mazonii Oratio habita Florentia VIII. Idus Orazione a Don Virginio Orsino Duca di Bracciano per 1 ! i molti favori , che avea ricevuti da questo m a gnanimo eliberalissimoSignore;dallacuigentilepro pensione verso di sè dice , che sisentiva tratto a scri vere, epresentargli un giorno cose molto maggiori . . mi . T   minati ed illustrati in una maniera sorprendente. X. Lettere . Una lettera del Mazzoni scritta a Belisa rio Bulgarini si trova impressa a cart. 121. delle Consi derazioni del medesimo. Bulgarini sopra il Discorso di esso Mazzoni in difesa della Commedia di Dante . In Siena appresso Luca Bonetti 1583. in 4. Tre altre scrit teparimente alBulgarini sileggono a cart.218.219. e 222. delle Annotazioni , ovvero Chiose Marginali dello stesso Bulgarini sopra la prima parte della Difesa di Dante del Mazzoni . In Siena appresso Luca Bonetti 1608 . io4. Eduna indiritta aSperonSperoni staacart.355. del volume quinto di tutte l’Opere di esso Speroni dell'ultima edizione di Venezia . ΟΡΕRΕΙΝΕDITΕ. XI.Dialoghi in difesa della nuova Poesia dell'Ariosto. Di questi Dialoghi fa menzione ilMazzoni medesimo allapag.20. delsuoDiscorsode'Dittonghi;edicech'era presto,aDio piacendo,periscamparli,ilchepoinon fece, forse per essersi ricreduto sovra tale materia ; giacchè allora, che fu l'ango 1571. , era molto gio XII. ConsiderazionisopralaPoeticadelCastelvetro.Que ste furono mandate dalMazzoni alBarone Sfondrato, che ne dà ilsuo giudizio inuna letterascrittaall'auto r e t r a q u e l l e d e l V a n n o z z i V o l . I. p a g . 8 2 .  146 V Ι.ΤΑ . vane . . XIII.Commentarj sopratuttiiDialoghi diPlatone.Prea se ilMazzoni a scrivere questi Commentarj per soddis fazione diFrancescoMariaII,dellaRovereDuca d'Ur bino , ed egli medesimo ne fa menzione in una lettera scritta a Giulio Veterani Ministro del Duca , come pu . re   a reinaltraaBelisarioBulgarini, cheleggesi acart.213. delle Annotazioni ovvero Chiose marginali ec. di esso Bul garini.IlMazzonimedesimo poiacart.727.della DifesadiDante nomina isuoiCommentarj soprailFedone, X I V . Libri de Rebus Philosophicis , fatti ad imitazion di Varrone .Compose ilMazzoni quest'opera inunasua villetta sulla riva del Savio , e nel Novembre del 1590. disse a Roberto Titi che pensava di pubblicarla prima della seconda parte della Difesa di Dante . Veggasi q u a n todamesenediceacart.44.e98.delpresentevo lume . X V . Censura del primo Tomo degli Annali del Cardinal Baronio . Il celebre Riccardo Simon in una lettera a M o n s i g . M u z i o D a n d i n i , c h e si l e g g e a c a r t . 9 . d e l v o l .4 . della sua Biblioteca Critica , afferma d'aver inteso da questo Prelato , che ilMazzoni avea scritto contro il primo tomo del Baronio , tosto che questo uscì in luce , il che fu l'anno 1587 , e che il manoscritto di quest'operasiconservavanellalibreria delGranDuca.  1 i 9 1 DEL MAZZONI. 147 XVI.Discorso d'una breveNavigazione, chesi puòfare da Portugallo nell'Etiopia , e nel Paese del Prete Janni . All Il.ed Ecc. Sig. Giacomo Buoncompagni General di S.Chiesa,eMarchese diVignola.Questositrovainuna Miscellanea della Biblioteca Vaticana . XVII.Discorso sopraleComete.Anche questoDiscor so,lodatissimodalSig.Guidubaldo de'Marchesidel Monte celebre Astronomo , dovrebbe ritrovarsi nella Libreria Vaticana tra'Codici Urbinati; ma per diligen zefattenon sièpotutorinvenirealnum.513.,alle. gato dal Conte Vincenzo Masini nelle Annotazioni al primo libro del suo Poema del Zolfo, e dietro a lui dal P. Muccioli a cart.116. del suo bel Catalogo della Bi . T 2 1   Biblioteca Malatestiana . Veggasi ciò , che del pregio di quest'operetta si è da noi detto alla pag. 101. XVIII. La Fisica , e i Dieci Libri dell'Etica d'Aristo tile . Il Tadini scrive , che il manoscritto originale di quest'opera , mancante però e imperfetto , si conser vava alquanti anni sono presso ilSig. Gio:Antonio Al merici Nobile Cesenate . Il medesimo si afferma dal fu Dottore Giovanni Ceccaroni in alcune memorie mano scritte, comunicateci dal Ch.Sig.Arcidiacono Chia ramonti , dalle quali si apprende , che lo stesso Cecca roni avea fatta copia dell'originale inedito dell' Etica sino dal 1719.; ma sento che questa copia ancora sia andata insinistro,epiù non siritrovi. XIX.InuniversamPlatonisRempublicam Commentaria. Della Rupubblica di Platone da sé commentata fa ri cordo ilMazzoni medesimo nella lettera di ZQ  / 148 ν Ι Τ Α > gataalSig.GiulioVeterani;dicendo,che quantopri ma pensava di mandarla , o di recarla esso medesimo al Sig.Duca d'Urbino . alle La X X . Orazioni . Di varie Orazioni dal nostro autore composte in diverse occasioni , e non mai pubblicate , si è fatto memoria nel decorso di quest'opera , prima viene accennata a cart.89. , detta in Pisa nell' aprimento degli Studi in lode della Filosofia . La se conda scrittada luieloquentissimamenteper movere il Pontefice Clemente VIII. a ribenedire ilRe Arrigo IV. di Francia a cart. 99. La terza detta ne' funerali del celebrePierAngeliodaBargaacart.100. El'ultimafinal mente recitatanell'Archiginnasio Romano , facendo una comparazione tra l'antica Roma e la moderna ; . della quale sifavella acart.112. X X I ., L e z i o n i . Q u a t t r o L e z i o n i a l t r e s ì s c r i s s e i l M a z sopra   DEL MAZZONI. 149 zoni , che mai non videro la luce . Elle furono reci. tate in Firenze , due nell'Accademia Fiorentina per ri schiaramento di due luoghi di Dante ; e l'altre in quella della Crusca sopra iBrindisi ,e le feste Vinali degli Anti chi.Veggasi acart.77.94.95.e97. XXII. Lettere. Di alquante lettere del Mazzoni si conservano gli originaliin Pesaro nella libreriaGior dani , delle quali lach.me.del dottissimoSig.Annibale degliAbatiOlivierisicompiacque giàmandarmi copia; esono trescrittealCardinaleGiuliodellaRovere,una al Duca d'Urbino , due a Giulio Veterani, ed una a Piermatteo Giordani.Altre parimente originali scrittea Belisario Bulgarini si trovano in alcuni Codici esistenti nella Libreria dell'Università di Siena . Oltre aquest'opere ilTadini afferma,essercime moria , che dal Mazzoni sieno state scritte anche le seguenti , cioè I. In Homerum Paraphrasis. II. Numi smatumGræcorumInterpretatio.III.InLullum Commenta ria.IV.NaturalisPhilosophieArcana.V. Secretoperco noscere da'Bigari e Quadrigati , denari Romani , qual fa zione restassevittoriosa ne'Giuochi Circensi, se la Veneta o Prasing Rossa o Bianca . VI. Tractatus de Somniis . L'originale di questo trattato de'Sogni dice, che fu venduto molti anni sono da certuno al Sig.Pier Girolamo Fattiboni Gentiluomo Cesenate ; ma che avea incontrata la stessa disgrazia degli altri, non si essendo più tro vato . Forse tutti questi mss.dovettero essere in quelle dieci casse di libri del Mazzoni, che rimasero dopo la di lui morte presso Girolamo Mercuriali in Pisa , c o me ilDottor Ceccaroni nell'accennate Memorie afferma apparire daun pubblicoDocumento rogato li2.Mag gio 598.  ) . . , . Per   Per ultimo il sopralodato Sig. Arcidiacono Chiara monti mi assicura , esservi anche al presente chi sostie. ne doversi attribuire al Mazzoni , così la Canzone c o m postainlodedelTorneamentofattoinCesenanelCar novale dell'anno 1587. , la quale incomincia Mostra l'alterafronte,come ladifesadellamedesima,chefu pubblicata sotto nome del Bidello dell'Accademia con questo titolo; Risposta di Matteo Bidello delloStudio di Cesena al Parere d'incognito Oppositore fatto sopra la C a n zoneMostra l'altera fronte.InCesena conlicenza de Su perioriPer BartolomeoRaverii1587.in8.;machenon avea avuto modo di verificare veruna di queste voci. lo per altro non averei difficoltà di credere, che così laCanzone,come ladifesapotesseresserefatturadel nostro autore , essendo la Canzone assai bella ; e la difesa molto dotta e giudiziosa , e degna assolutamente del nostro grande e celebratissimo MAZZONI . Mazzoni. Keywords: implicature, repubblica romana, the Latins on ‘vita activa’, I romani e la vita attiva. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mazzoni” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691412553/in/photolist-2mNzeEc-2mKN13V-2mGnP2f

 

Grice e Meis – implicatura – IL FU MATTIA PASCALE – lo spirito abruzzese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bucchianico). Filosofo.  Grice: “I agree with Meis’s naturalism; he proposes a three-stage development: vegetal, animal, man – his naturalism has a Hegelian side to it, while man is more old fashioned, more Kantian!” Figlio di un medico aderente alla carboneria e di ideali mazziniani, nacque a Bucchianico, dove compì i primi studi: li proseguì presso il Regio collegio di Chieti e poi a Napoli, dove fu allievo dei letterati Basilio Puoti e Francesco De Sanctis, Spaventa e Ramaglia. Si laureò e nel 1841 divenne socio dell'Accademia degli Aspiranti naturalisti, di cui diventerà presidente nel 1848; fu poi medico aggiunto dell'Ospedale degli Incurabili e aprì una scuola privata di grande successo, dove insegnò anatomia, patologia, fisiologia e scienze naturali. Fu poi rettore del Collegio Medico di Napoli.  Dopo la promulgazione della costituzione nel Regno di Napoli, venne eletto deputato per la circoscrizione Abruzzo Citra: sostenne la protesta di Mancini contro la repressione operata dalle truppe borboniche contro i manifestanti e l'accusa di tradimento al re.  Fu quindi costretto all'esilio: dopo un soggiorno a Genova e a Torino, si stabilì a Parigi. Esercitò gratuitamente la professione di medico per gli esuli e gli emigrati italiani; insegnò antropologia all'università ed entrò in contatto con il mondo scientifico parigino, diventando assistente di  Bernard e ottenendo da Trousseau l'incarico di insegnare semeiotica. Strinse anche un proficuo rapporto con Cousin. Rientrò in Italia,  prima a Torino e poi a Modena, dove insegnò.  Tornò a Napoli e divenne assistente di De Sanctis, ministro dell'istruzione nel governo provvisorio, e venne eletto Membro straordinario del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione.  Fu deputato al Parlamento del Regno d'Italia sedendo tra i ministeriali.   Busto di Angelo Camillo De Meis al Pincio (Roma) Non si sa né dove né quando fu iniziato in Massoneria, è certo tuttavia che nfu membro della Loggia Felsinea di Bologna. Insegna a Bologna. Il suo naturalismo lo spinse a cercare un fondamento filosofico-spirituale alle scienze della natura, che egli trovò nell'idealismo di Hegel. Fu anche amico intimo e collega di Siciliani, del quale condivise in parte la speculazione intorno al positivismo.  Venne citato, di passaggio, nel romanzo di L. Pirandello Il fu Mattia Pascal.  Fu costruito il nuovo palazzo della Biblioteca provinciale di Chieti, in piazza Tempietti romani, dedicata a De Meis.  V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, De Meis Angelo Camillo, su treccani.  Il protagonista del romanzo infatti ascolta casualmente, durante un viaggio in treno, una conversazione fra due eruditi, e dato che è uscita la notizia della sua morte, sceglie come proprio nuovo cognome "Meis", traendolo da "De Meis". Il nome sarà "Adriano", udito dal fu Mattia nella stessa conversazione, che attribuiva a Camillo De Meis la tesi che due statue nella città di Peneade rappresentassero Cristo e la Veronica (colei che si sostiene abbia asciugato il viso di Gesù durante il calvario). In queste pagine del romanzo pirandelliano, Mattia Pascal prova uno straordinario senso di ebbrezza legato alla propria libertà.  F. Tessitore, «DE MEIS, Angelo Camillo» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 38, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1990. R. Colapietra, Angelo Camillo De Meis politico “militante”, Napoli, Guida Editori, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Angelo Camillo De Meis, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Angelo Camillo De Meis, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  openMLOL, Horizons storia.camera, Camera dei deputati.  Angelo Camillo De Meis di Giacomo de Crecchio, in Biblioteche dei filosofi, Scuola Normale Superiore di Pisa Cagliari. L'Unificazione, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Nella prima edizione di Il fu Mattia Pascal figura qui un GIUSEPPE De Meis, che nelle successive si precisa nel nome di un seguace piuttosto atipico di Francesco De Sanctis, il filosofo abruzzese Angelo Camillo De Meis. Difficile immaginare che questa schelta sia del tutoo casual, altrettanto difficile sondarne a fondo le ragioni e avanzare qualche ipotesi. A men oche non si pensi al saggi in cuil Meis (“Darwin e la scienza”) tenta una sistesi tra evoluzionismo e dialettica hegeliana dello spirito; onon si immagini che possa essere il suo pensiero, sull’IMPOSSIBILITA della demo-CRAZIA in Italia, alla radice di uno sfogo politico de Adriano Meis. Meis, del quale Mattia Pascale prednde parte del cognomen, e autore di una specie di impegnativo paradosso politico (IL SOVRANO), nel quale sostene la necessita di una REGALITA forte, come punto di mediazione disinteressata tra le passioni laceranti di varia strati della popolazione. E questo E il solo possible filo che riusciamo a intravedere tra lui e questo improvviso (ma forse non del tutto imporgrammato) sfodo di Adriano Meis. NALITICO I. Antichità — Oggettivismo. Oggettivismo primitivo — da Talete ad Anas- sagora pag. 3 Soggettivismo pratico individualista —So- fisti. Soggettivismo pratico universalista —So- crate » 4 Oggettivismo ideale assoluto — Platone . » 5 Soggettivismo incompiuto — Aristotile . . » 6 II. Tempo moderno — Soggettivismo. Soggettivismo pratico intuitivo —Stoicismo. Epicureismo. Scetticismo. Neoplatoni- smo. Cristianesimo » 8 Oggettivismo ideale particolarista — Ro- scellino. Occam » Oggettivismo sensibile — Bacone. Condillac. Diderot,d’Holbac. . „ * * , 18 Passaggio alla soggettività — Hame. Kant. . » 2Q Oggettivismo ideale universalista —S. An- seimo. S. Tommaso. Scoto . » 24 Digitized by Google   Soggettivismo tendente alla oggettività — Cartesio .... Oggettivismo assoluto — Geulinx. Molle- branche. Spinosa 31 Oggettivismo dogmatico individualista — Lcibnitz. Wolf » 34 Passaggio alla soggettività —Berlielei/. Kant » 44 111. Tempo recente — Soggettivismo assoluto. Soggettivismo trascendentale — Kant . . » 48 Soggettivismo assoluto astratto — Fichte . » 80 Oggettivismo assoluto — Schelling ...» 89 Soggettivismo positivo assoluto — Hegel . » 102 CoNCHIUSlQiSE Lastoriadellamedicina . , , ,   Cosa è lo Stato?   Lo Stato è l'uomo grande; è la società umana  individuata. L'ha detto Aristotile: lo Stato è la società  che basta a se stessa. 11 che appunto vuol dire che lo  Stato è il grande organismo umano, l'individuo gran-  de, compiuto in sé stesso, indipendente ed assoluto.   IL   L' uomo piccolo è una scala ascendente di fun-  zioni. Egli ha per base la funzione vegetativa, per cui  mangia e beve e si nutre, veste panni, abita un nido  e si riproduce: la funzione riproduttiva è l'apice, e la  corona della vita vegetativa.   Egli è questo il sistema dei suoi bisogni mate-  riali, vegetativi ed animali.   Ma 1' uomo elementare non è soltanto un vege-  tabile compenetrato e avvolto da un animale; egli è  anche un animale, un'anima, sormontata dall'unità  dello spirito, avviluppata e compenetrata dalla coscienza  umana. La riproduzione è la corona della vita vege-     Digitized by VjOOQIC     — 4 —  tale ; la coscienza è la corona della vita animale ; e la  coscienza assoluta è la corona e F apice della vita  spirituale.   Come spirilo l'uomo è per prima cosa, e per  prima base, morale. La moralità, la virtti privata, è la  forma più naturale dello spirito : essa è il patrimonio  dell'individuo, e resta confinato e chiuso in lui.   Il dritto è F uomo aggrandito; egli è l'individuo  che si aggiunge una porzione della natura esterna;  ed è una estensione del suo corpo , e della sua anima;  ampliazione della sua natura organica, ed esplicazione  della sua natura giuridica spirituale.   E a tutto questo sovrasta F Io, la libera coscienza,  che è come il perno intorno a cui tutto gira: centro  e circonferenza del circolo umano.   L'Io è la conoscenza di se. Nella pura coscienza  l'uomo conosce sé come sé, come semplice forma;  ed egli aspira a conoscere anco F interno di se, la sua  propria natura. E Si conosce infatti: nell'arte, come  bello, e per dir così semi-infinito: nella religione,  come infinito sensibile; nella scienza, come infinito  di pensiero, e sì come pensiero infinito.   Tale è il sistema spirituale nell' uomo piccolo ,  nelF individuo particolare.   III.   NelF uomo grande, nell' organismo politico-indivi-  duale che si chiama lo Stato, ci sono le stesse funzioni.   Ci è la funzione economica, agricola, industriale,  commerciale : produzione materiale, frumento o libro;  trasformazione ed assimilazione; circolazione e scambio;  nutrizione e consumazione: relazione sensibile fra tutti  gl'individui dei quali il corpo sociale è formato.     Digitized by VjOOQIC     Ci è la funzione morale, non più chiusa nell'in-  dividuo, ma estesa alla società, manifestata come re-  lazione attuale fra gì' individui umani. La morale in-  dividua diventa dritto comune; materia della polizia,  e del dritto penale. Nessun uomo ha il dritto di of-  fendere e usar vie di fatto contro un altro uomo,  perchè tutti hanno il dritto che la loro coscienza mo-  rale sia rispettata. Il reo non fa contro uno, ma con-  tro tutti; e non è quindi uno o pochi, sono tutti  contro di lui: il sentimento della comune natura u-  mana reclama la sua punizione. Nessun uomo ha il  dritto di maltrattare un bruto; perchè non è il bruto,  è il sentimento della fondamentale unità della natura  umana e animale eh' egli ferisce e maltratta in tutti  gli uomini civili e sensibili. La morale individua è  il rispetto della natura; il dritto morale è l'azione  conforme ai fini, ai principii, ai sentimenti naturali.  Egli è dunque una relazione psichica, spirituale, poiché  spirituale è il suo fine.   Ci è la funzione giuridica, ed è la relazione del-  l'individuo coi suoi annessi naturali agli altri indi-  vidui similmente costituiti di cui la società è formata.  Quello che invade 1' altrui , non occupa solo una por-  zione di natura; egli occupa e viola l'anima di un  uomo, la quale è pur quella di tutti gli uomini, mem-  bri di uno stesso corpo sociale; e perciò tutti si le-  vano contro l'ingiusto invasore. Questo tutti è la legge,  che funziona e si esercita in forma di Tribunale. La  legge penale sta di rincontro alla barbarie, alla pas-  sione violenta ed alla guerra privata; un tribunal*  criminale è in realtà una corte marziale. La legge  civile è il principio e la regola della pacifica deci-  sione: essa è la libera ragione che si leva di mezzo  agli opposti interessi; e il contrasto troncato in germe,     Digitized by VjOOQIC     — 6 —  e definito in forma di piato, non solo non giunge, ma  neppur tende alla violenza ed alla guerra. La guerra  è la barbarie; la civiltà è la pace, perchè è la legge,  e perciò questa a ragione è detta civile; e i suoi sono  tutti giudici di pace.   Ci è finalmente V Io comune , conoscenza e volere  generale; ed è, come tale, una funzione formale a cui  servono di contenuto e di soggetto tutte le funzioni  speciali. s   IV.   Cosa è dunque lo Stato?   Lo Stato è T insieme di tutte le funzioni materiali  ed economiche, morali e giuridiche, in quanto sono  unificate nell'Io comune, che tutte le penetra e le  regola, ed è il punto a cui mette capo ogni particolar  movimento, e da cui parte ogni azione generale.   Lo Stato è adunque l'Io, la coscienza sociale.  Tale è la forma: il contenuto è la virtù pubblica, il  dritto civile, il dritto penale, e la pubblica economia.   Lo Stato è il giusto, dice l'Albicini. Sì certamente;  ma il giusto non è che una parte del suo contenuto;  è un elemento della sua natura, il quale piglia neir or-  ganismo giuridico la sua forma particolare, e la sua  realtà naturale. Ma un principe non è solo un Gran-  Giudice, e un Parlamento non c'è soltanto per fare  il Codice Civile. — Giusto io lo piglio in senso di legge:  e la legge io la piglio in senso di relazione umana  in genere. — Ed io allora la piglio in senso di rela-  zione cosmica universale. Bisogna finirla una volta con  le idee vaghe ed astratte, e con le parole indeter-  minate e generali.   Lo Stato è la virtti; dice il Montesquieu: la virtìi  è il suo principio ed il suo fondamento, e il vizio è     Digitized by VjOOQIC     la sua rovina. Idee generiche, astratte, indeterminate,  piene di confusione e di errori. La virtù, la morale,  non è che un elemento , ed una sfera dello Stato. Essa ò  per se individuale; ma quando esce dall'individuo, e  promove o turba e nega l'ordine sociale inferiore, e per  così dire individuale, essa allora di privata diventa pub-  blica, ed appartiene allo Stato. Che se dall' infima sfera  delle relazioni individuali l'azione si leva alla sfera giu-  ridica, o se anche penetra nella sfera politica, allora  essa perde man mano il suo carattere morale. Un de-  litto politico è per poco un non-senso, quando non è  che politico: e tale egli è quando l'animo è puro.  Omnia mwnda mundis: puro vuol dir non-individuale,  assoluto, generale. E allora non è a parlar di delitto  e di colpa: in politica non ci è che prudenza ed im-  prudenza, serietà e leggerezza, verità ed errore, suc-  cesso ed insuccesso. Lo Stato ordina i premi e le pene, e  le proporziona alla loro natura morale, giuridica o poli-  tica : se non che una pena politica è quasi un non-senso:  essa in realtà non è che un semplice fatto di guerra,  un puro atto di difesa. — La virtù, dirà il Montesquieu,  io la piglio in senso di forza, di energia politica. —  Ed io la piglio in senso di energia magnetica, elettrica,  nervosa, muscolare. — Le antiche repubbliche erano  fondate sulla sobrietà e sulla severa continenza, sulla  parsimonia e la povertà del privato cittadino. Roma  cadde perchè vi penetrò la ricchezza, la voluttà, il  lusso dell'Asia. Quella io chiamo virtù, questo vizio,  rilassatezza, corruzione, dice Montesquieu, e ripete  Napoleone III, e con lui tutti, dal primo all'ultimo,  i francesi. — francesi, questa che voi fate non è  la storia, è il fatto; è la materia appena un po' digros-  sata, non è l'idea che la determina e la informa; è il  fenomeno, non è il pensiero della storia. E lo vedrete.     Digitized by VjOOQIC     — 8 —   Lo Stato è il ben essere, la prosperità, la ric-  chezza, dice il Fourier. Sì, certamente: anche questo  è lo Stato: ed egli cura la produzione, promove ogni  maniera d'industria, e favorisce il commercio con  istituzioni, e leggi , e procedure speciali. Ma la ric-  chezza non è che il sostrato , il sottosuolo dello Stato.  La ricchezza è la materia , lo Stato è il pensiero : 1' una  è il corpo , T altro è l' anima. L' anima fa il corpo , ma  non è corpo per questo; e l'Economia politica non è  la Politica, non è lo Stato.   Il principio dello Stato è la religione, è la Bibbia  degli Ebrei, diceva l'Aquila di Meaux, e per quel tempo  non volava male. Ora però, sarebbe il peggio che si  potesse dire. Cotesto ora non è piti un volare, è uno  strisciar per le terre, o come talpa andar per le cieche  latebre, odiando la luce e il puro* e libero aere della  ragione. E se monsignor Dupanloup pure insiste e per-  fidia, allora io dico che il principio dello Stato è l'arte,  è la Divina Commedia e il Decamerone , il Barbiere di  Siviglia e la Trasfigurazione. Tanto ci ha che far l'una  quanto l'altra, ed io avrò altrettanta ragione.   Il principio dello Stato è Dio, dirà monsignor  Dupanloup. — Sì, certamente; ora finalmente ci siamo.  Non è però il Dio della Religione e dell'Arte, ma il Dio  del corpo sociale , il Dio dello Stato. Questo è che co-  stituisce i Re, che direttamente o per suoi organi crea  tutti i poteri e le autorità politiche; e questo Dio non  abita nel cielo; lassù non v' è che il Dio della Natura:  il Dio dello Stato abita nel petto del cittadino, ed è  a lui eh' egli ubbidisce quando rende ubbidienza alle  autorità che ne sono i ministri, il braccio e la parola.     Digitized by VjOOQIC     — 9 —     V.     Lo Stato non e corpo, è anima. Anima è sapere  e volere, coscienza e azione; e la funzione dello Stato  come Stato consiste nel sapor di essere, e nel volere  essere Stato. Questa non è che la sua forma ; ma que-  sta forma è appunto il vero Stato; e la coscienza as-  soluta ch'egli ha di sé, e l'azione comune in cui  questa si traduce e si spiega, è per l'appunto la sua  funzione essenziale.   La coscienza dello Stato per intrinseca ed assoluta  necessità prende una esistenza naturale, e spontanea-  mente si crea il suo particolare organismo. Essa è  l'anima; ed il sistema dei poteri politici è il corpo  che si crea , e in cui si fa reale. È una creazione im-  mediata e diretta, ovvero indiretta e mediata, come  quella d' ogni principio vitale; ma in definitivo è la  coscienza pubblica, ed è sempre lo Stato che crea i  poteri e le autorità dello Stato. Questa funzione crea-  trice è 1' elezione.   Ma questo corpo in cui l'anima generale si tra-  duce e si concentra, in realtà non è che una pura  anima: è il semplice potere legislativo. Quest'anima  effettiva ed attuale creata dall'elezione, si crea a sua  volta il suo proprio corpo. Tale è 1! esercito : l' esercito  amministrativo e l' esercito militare ; e la finanza è il  sangue di questo corpo generale.   L' esercito amministrativo serve per eseguire o  render possibili tutte le funzioni, che compongono  la triplice natura dello Stato: la funzione economica,  la morale, e la giuridica. Un magistrato, un impie-  gato, il ministro, il Sovrano, è un soldato; e il suo  onore è d'ubbidir fedelmente alla legge, all'anima  dello Stato.     Digitized by VjOOQIC     — 10 —   L'esercito militare ha un ufficio anche pili essen-  ziale. Esso serve allo Stato per essere, per esistere; gli  serve a difendersi dalle potenze nemiche, esterne o in-  terne, che ne minacciano la vita economica, politica  o morale. Il soldato è il braccio della legge, e dello  Stato; il suo ufficio è di respinger l' assalto o l' insulto  di un altro Stato , e di reprimere le passioni colpevoli  che si sfrenano contro la legge del suo paese, e le isti-  tuzioni del proprio Stato: nobile ed alto ufficio tanto  nel primo come nel secondo caso.   I due eserciti sono entrambi assoldati. Sono il  corpo, e il sangue vi dee circolare. Il potere legisla-  tivo è l'anima; ed è perciò che non è pagato. Il So-  vrano ha una lista civile perchè unisce in sé le due  nature: egli è il tratto d' unione fra il potere legisla-  tivo e l'esecutivo, e personifica in lui l'unità dello  Stato : ed è perciò eh 9 egli è sacro.   VI.   Sovranità, potere legislativo, potere esecutivo ; tutto  questo è forma di forma : la forma essenziale , il vero  Stato , è T Io assoluto , la coscienza e la volontà ge-  nerale. Ma non vi è la pura coscienza e l'astratto  volere, e non è possibile una funzione puramente  formale. Si è conscii di essere questo o quello , si vuole  e si fa sempre qualche cosa : e lo Stato conosce e fa da  un lato, e dall'altro esegue, la legge economica, la  legge penale, la legge civile. Il Sovrano, il legislatore,  V impiegato, il soldato , tutti vogliono che lo Stato sia;  vogliono che sia prospero, giusto, savio, forte di tutte  le fotze morali, e che possa tutte liberamente spie-  garle, ed esser felice. L'Io è la forma; la forza econo-  mica, la virtù, il dritto, è il contenuto dello Stato.     Digitized by VjOOQIC     — li —   Ma la forma prevale, e domina il contenuto. La  morale domina l'economia: la produzione non è pos-  sibile, e il guadagno non è realizzabile s'egli è im-  morale. Il dritto domina la morale: la virtù pubblica  impone alla virtù privata. L'Io, la pura funzione for-  male, domina e modifica tutte le funzioni speciali che  sono il suo essenziale contenuto: lo Stato domina e  modifica il dritto e la morale. Un assoluto vince l'al-  tro: tutti per sé assoluti, sono fra loro assolutamente  relativi. Il volgo riguarda come piti eccellenti gli as-  soluti inferiori, perchè piti naturali, e di più imme-  diata e più sensibile idealità. Il più alto è per lui  l'ordine morale; che sovrasta e primeggia sull'ordine  giuridico ; 1' ordine politico è subordinato a tutti e due.  In realtà il più eccellente è l'ordine dello Stato, perchè  più generale, e più assoluto e divino; e quando l'ar-  monia fra i tre ordini e le tre funzioni si rompe, è la  funzione formale, la funzione assoluta dell'essere,  quella alla quale appartiene il primato, e prende  sopra l' altre la mano. Scoppia la rivoluzione dal basso  o dall'alto: ribellione, colpo di stato. Slealtà, tradi-  mento, illegalità, delitto. È vero. La coscienza mo-  rale lo riprova, la coscienza giuridica lo condanna;  ma v'è (vi può essere) una coscienza superiore che  l'approva; e se non è la coscienza politica dei con-  temporanei, sarà di certo la coscienza politica degli  avvenire. La storia approverà il colpo di stato e la  rivoluzione popolare, quando è vera funzion di essere:  quando cioè l' essere apparente dello Stato non cor-  risponde al suo vero essere , a quello che esso è nella  coscienza del corpo sociale, sia che oltrepassi, o sia  che rimanga al di sotto di questa misura ideale.   Invadere la proprietà d' un cittadino è ingiusto;  ma lo Stato può farlo; ed è una giusta ingiustizia,     Digitized by VjOOQIC     — 12 —  ed una legale illegalità, perchè in tal guisa realizza  il suo essere, il benessere della comunità, o dell 7 intiero  corpo sociale. La ragione e il titolo è la pubblica  utilità. Questo è un vedere solo il lato esterno del  fatto, che vi è di certo e non può mai mancare, ma non  la sua vera ragione. Si vede la comodità sensibile, ma  non si vede il suo interno principio, l'essere generale  realizzato. Ma non è meraviglia. I nostri codici sono  poco men che tradotti dal francese, e le nostre leggi  fatte esse pure dal risorgimento, parlano la sua lingua  e ne riflettono le idee.   Ammazzare un uomo è ingiusto ed immorale:  è un violar l'ordine naturale; è un toglier all'uomo  una proprietà che 1' uomo non ha creata. Ma lo Stato  anche questo può fare.   Lo Stato è funzion di essere; egli è, vale a dire  una forza : e l' elemento di questa forza è la sua cor-  rispondenza e la possibile eguaglianza con la coscienza  generale. Lo Stato è debole quando il suo concetto  resta al di sotto o supera quello del corpo sociale. —  Il secondo, e non già il primo, è di gran lunga il caso  dello Stato Italiano. — Egli è perciò che quando la  società vede nella pena di morte un elemento di so-  lidità, ed un pegno di sicurezza generale, abolirla è  un errore: è una fallace utopia, una velleità teo-  rica, difetto di serietà pratica, scipita sentimentalità,  filantropia fuor di proposito; bontà di cuore forse, ma  certo debolezza di mente, che ad altro non condur-  rebbe che a crescer la debolezza, già così grande, dello  Stato, accrescendo la distanza che lo divide dalla co-  scienza pubblica, di cui deve render l' imagine , ed es-  sere la fedele espressione. Quando l'opinione sarà pro-  gredita; quando la coscienza dei pochissimi si troverà  in armonia con la coscienza dei moltissimi, allora lo     Digitized by VjOO'Q IC     — 13 —  Stato sarà forte, e allora la pena ingiusta, immorale ed  inumana della morte si potrà, e si dovrà senza altro  indugio, abolire; perchè allora il paese, divenuto meno  incolto e per dir così più spirituale , avrà cessato di  riguardarla come un elemento di esistenza; e non sen-  tirà il bisogno di una garanzia sensibile tanto barbara  e immane. Allora non saranno soltanto pochi pubblicisti  ignoranti e frivoli, ed alcuni legislatori ridicoli, sa-  ranno moltissimi, se non pur tutti, a reclamarne  T abolizione.   Si parla sempre dell'utilità della pena di morte.  È l'argomento dei sostenitori, ed è l'achille degli  oppositori. Questo è da una parte e dall' altra un ver-  gognoso errore. Necessità non è utilità; e quando lo Sta-  to opera in funzion di essere, egli è in una sfera ideale e  assoluta, superiore alla regione della utilità e del senso.  Ma questo sì vergognoso errore era la verità del Ri-  sorgimento; ed è perciò che non se ne vergognava,  anzi l'accettava, e ne andava giustameute superbo:  il senso e l'utilità era tutta la sua filosofìa, ed egli  condannava allora la pena capitale come non utile. Ve-  nuto più tardi a miglior sentimento, il Risorgimento  respingeva P utilità , e condannava la pena di morte  come utile. Egli scambia per utilità la necessità ideale;  e non si vergogna, perchè questo sofisma è la sua  verità: egli è il da ubi consistam della filosofia posi-  tiva. Ma se ne vergognerà di certo quando di risor-  gimento sarà passato a secolo decimonono.   Ammazzare un uomo, turbarne i dritti, e vio-  larne il possesso, attentare all'esistenza dello Stato,  che è quanto dire alla vita delle sue istituzioni, è  immorale ed ingiusto; e sarà assai di più ammazzare  moltitudini di uomini, insignorirsi, recare in sé il"  dominio (e sia pur l'alto dominio) delle loro pro-     Digitized by VjOOQIC     — 14 —  prietà, e distruggere uno Stato. Questo il "cittadino  non lo può, non lo dee fare; ma può e dee talvolta  farlo lo Stato. L' usurpazione e la violenza privata è  ingiusta; la violenza pubblica e la pubblica usurpa-  zione non è giusta; è più e meglio di questo, è po-  litica; e si chiama guerra e conquista, e non più  violenza ed usurpazione.   La guerra è buona, e la conquista è giusta le-  gittima e veramente politica, (e dico buona, legittima,  giusta per convenzione, ed in mancanza d'altre parole)  quando in esse lo Stato opera in funzione di essere:  quando guerreggia e conquista per* vivere per essere,  o per diventare quello che è in sé, e deve anche attual-  mente essere.   Vi sono società naturali, che la violenza, l'ar-  bitrio, la passione, il caso in una parola, divide in  più corpi sociali , per cui di uno si formano più Stati.  Ma in tutti rimane la coscienza della loro identità po-  litica, e della loro natura storica comune.   Yi sono ancora società originariamente separate,  in cui T accidente, cioè l'arbitrio, la violenza, le pas-  sioni umane, col concorso di altri accidenti ed op-  portunità naturali, crea una coscienza comune. La  lingua, vale a dire la comunità e la somiglianza fon-  damentale dei dialetti (non mai la loro identità, che  non e' è mai, e non può esserci in natura, ed è una  finzione assurda dei pedanti) è l'organismo sensibile,  e l'espressione approssimativa, e la meno inadeguata,  di quella nuova coscienza. La comune storia è il pro-  cesso per cui di un gruppo accidentale di popoli e  di Stati si forma a poco a poco un tutto naturale e  vivente con una interna unità e un' anima generale.  La geografia è la condizione esterna dello sviluppo,  e l' occasione più o meno accidentale di questa for-  mazione ideale.     Digitized by VjOOQIC     — 15 —  La comune coscienza che si è conservata dopo lo  spartimento dello Stato unico originario, non è più  coscienza, ma tende a ripigliare l'antica forma e la  primiera attività; e la coscienza comune che si è svi-  luppata in un gruppo di Stati eterogenei non è che  il sentimento della loro comune unità: e nell' un caso  e nell'altro questo sentimento èia nazionalità , la co-  scienza nazionale. E nell' uno come nell' altro caso  ciascuno Stato si trova diviso in se stesso; è un' anima  scissa , con due coscienze distinte ; che l' una è la co-  scienza propria di Stato, l' altra è la coscienza comune  di nazione. Esso è dunque in realtà due anime, due  esseri, uno attuale, e l' altro possibile; il primo è Stato,  l'altro non è che nazione: la nazione è la possibilità  naturale dello Stato. Ma esso anche quest'altra parte  di sé vuol recare ad atto; esso ha bisogno di esser  tutto il suo essere, e irresistibilmente aspira a far della  sua coscienza politica effettiva, e della sua coscienza  nazionale astratta, una sola coscienza reale. Egli è perciò  che lo Stato fa la guerra, e conquista gli Stati conna-  zionali. È la buona guerra, e la legittima conquista;  ma è ancora il processo barbaro, violento, inconsa-  pevole, passionale, irrazionale. Era altra volta la buona  soluzione; ora è divenuta cattiva: il decimonono secolo  è tempo di coscienza e di ragione, e non ammette  che la soluzione consapevole, volontaria e razionale.  Questo succede quando in tutti i corpi sociali si svi-  luppa più o meno egualmente di sotto alla loro par-  ticolare e diversa coscienza politica la comune co-  scienza nazionale. Tutti allora aspirano, e tutti fini-  scono per fondersi in un soIq corpo di nazione, in  una stessa società, in cui l'antica coscienza nazionale  si eleverà e si perderà ben presto nella coscienza po-  litica comune. Non è più. la soluzione forzata, è la  soluzione spontanea e razionale.     Digitized by VjOOQIC     — 16 —  Egli è nel primo modo che si sono costituite le  nazioni moderne; formazioni accidentali, prodotti di  guerre e di conquiste senza ragione, e di nozze for-  tunate. Tu felix Austria, tu felix Gallia, etc... nube. La co-  scienza nazionale non esisteva, è venuta dopo. L'Au-  stria felicemente accozzava delle società affatto etero-  genee, fra cui non vi è stato che un principio di fu-  sione. Si è formato senza dubbio nella Boemia, nel-  T Ungheria , nella Iugo-Slavia, una coscienza austriaca;  ma la vera coscienza politica è la coscienza boema,  ungherese e slava; e ciò perchè l' austriaca è una co-  scienza astratta, occasionale, non è una possibilità na-  turale effettuata e completa; non è lo sviluppo e la  realtà della coscienza nazionale. La Francia riuniva  con lo stesso metodo delle nozze, delle guerre in-  giuste e delle astute diplomazie , degli Stati meno  inomogenei, in cui pur v* era un avanzo di un'antica  lingua comune, testimone di una comune coscienza,  di politica rimasta puramente nazionale, reminiscenza  di una potente antica unità; lingua avventizia e forzata,  ma che aveva finito per essere adottata; coscienza av-  ventizia, ma che era pur venuta, ed aveva finito per es-  sere la comune essenziale unità del mondo romano.  Ed ecco perchè quei corpi insieme posti finirono per  formar le membra di un solo corpo morale: fatte però  le dovute e ben note eccezioni. Ora la Francia avrebbe  l' intenzione di seguitare in questa via, ed applicare  ancora il metodo antico, barbaro, medieyale; ma si  oppone la natura e la ragione. La ragione è la coscienza  nazionale, è la lingua, ed è la storia. La natura è la  geografia: un fiume non è un confine, ma una via ed  un mezzo di unione. La Francia è fuor dei suoi confini  naturali e nazionali.   La soluzione spontanea razionale e naturale delle     Digitized by VjOOQIC     — 17 —  quistioni nazionali era serbata al secolo della ragione;  ed è l'Italia che ne ha dato al mondo l'esempio, ed è  il suo onore immortale, e il suo vero primato civile  e morale. Questo esempio la sorella dell'Italia, la Grecia,  si appresta ad imitarlo. La natura lo richiede: la greca  penisola è un tutto geografico perfettamente circo-  scritto; si direbbe una regione, un nido apprestato  per una sola razza. La ragione lo esige e lo impone;  lingua, storia, coscienza nazionale, solo in parte ve-  nuta a coscienza politica, tutto è comune alla Grecia;  e v' è un altro comune principio che la unisce, ed è  la religione. Tutto dunque chiede l'indipendenza e  r unità della Grecia, tutto vuole che la Nazione Greca  diventi lo Stato Greco; ma l' Inghilterra non vi trova  il suo conto, e con tutte le forze si oppone, e l'Europa  delle crociate, divenuta la positiva e irreligiosa Europa  del Risorgimento , custodisce e protegge con una edi-  ficante unanimità il barbaro e immondo straniero,  il musulmano oppressore.   L' Italia è stata piti fortunata. Un grand' uomo  uscito dal suo sangue, pervenuto ad. assidersi sopra un  nobile trono straniero, rammentava l'antica madre  per la quale giovanetto aveva pugnato, e pugnava  ancora per essa, e le dava la mano a farsi di una  nazione astratta, uno Statò reale. Italiano, io non so  che questo. Tutto l'altro io l'ignoro, perchè la Storia  non è ancor venuta, e non ci ha giudicato sopra. Ora  non vi è che la morale e il dritto, e le piccole pas-  sioni politiche dei francesi, tutti incompetenti nella  quistione. Ma di quel che il grand' uomo ha operato  per l'Italia siamo competenti noi; e non sono ingrati  tutti gì' Italiani.   L'Italia per viriti propria, e per generoso aiuto,  che appena è che possa dirsi straniero, è salita dalla   2     Digitized by VjOOQIC     — 18 —  coscienza nazionale alla coscienza politica. Ma se quella  è forte e potente, questa è ancor debole ed incom-  pleta. Le sette antiche coscienze politiche, nelle quali  la sua coscienza nazionale era scissa, non si sono  tutte egualmente amalgamate in una coscienza poli-  tica comune* Le deboli sono scomparse; ma ve n' è  qualcuna forte, che resiste e permane, ed è l'antica  coscienza piemontese.   Il Piemonte ha tre coscienze in lotta fra loro.  La coscienza nazionale, che in lui era, ed è senza dub-  bio ancor forte, non si è pienamente trasformata. Essa  è rimasta nazionale , astratta; ed ha solamente prodotto  di sé una coscienza politica italiana debole, parziale,  incompleta, poco men che astratta, piena di riserve  e di eccezioni. Essa è incompleta e debole di tutta la  realtà e la forza che rimane alla vecchia e tenace co-  scienza piemontese, di cui la permanente è l'espres-  sione. Questo Sammarlino lo ignora ; ed è in una per-  fetta buona fede. Egli in tra v vede in lui una forte  coscienza nazionale, e allato a una profonda coscienza  municipale (certo indebolita da quello che era prima)  vi trova un chiaroscuro di coscienza politica italiana,  e dice: io sono quanto si può più essere italiano.  E se lo crede. Sammartino non ha tutti i torti : egli è  senza dubbio italiano; ma quel suo quanto si può essere,  o quanto altri sia, è una sua esagerazione. Nobile esa-  gerazione, inganno volontario e generoso, illusione  che genera in lui la coscienza nazionale, la quale fa  sentirgli il bisogno di giustificarsi ai proprii occhi e  agli altrui. Ma in tanta complicazione il valente uomo  non ha tale abito e tal forza d'analisi da rendersi  conto del proprio essere, per cui diviene il giuoco  della sua immaginazione. Egli è perciò che è in buona  fede. Tutti gli uomini ci sono qual pili qual meno  allo stesso modo.     Digitized by VjOOQIC     — 19 —   Ma il tempo è galantuomo ; e s* egli ha potuto  sviluppare in tutto il mondo antico una coscienza  romana: se sulla vera coscienza magiara , czeca e jugo-  slava ha potuto inserire una coscienza austriaca; se  finalmente nella tedesca Alsazia e nella Lorena punto  del mondo francese, ha potuto (incredibile a dirsi, e  mostruoso a pensare) destare una coscienza politica  francese: ben saprà creare una vera coscienza italiana  in quel Piemonte, che pure è il primo fra tutti i paesi  della moderna Italia: in quel Piemonte, che nel mo-  mento in cui la grande storia italiana del Medio Evo  aveva termine, quando tutto intorno taceva, s'avviliva  e s'abbandonava, e la nazione intiera scendeva nella  tomba della servitù straniera e papale, egli solo non  s' abbandonava ; e che rimasto jnfino allora nell'ombra,  sorgeva a un tratto giovane e vigoroso, e ripigliava  in sua mano il filo e creava la nuova storia italiana,  e per lui ed in lui l'Italia viveva ancora. E quando  a nostra memoria si riapriva 1' antica tomba , e l'Italia  vi scendeva di nuovo , rimaneva egli solo sulla breccia,  e lottava animosamente, eroicamente, e compiva alla  fine il destino della patria: onore a cui dalla provvi-  denza della storia era visibilmente riserbato. Ah non  tutti gl'Italiani sono ciechi e ingrati! Certo il tempo  saprà identificare la coscienza piemontese, che dopo  tanta e così grande storia, fuor di proporzione con la  materiale grandezza di quella nobile provincia, è na-  turale sia permanente e resista alla grande coscien-  za politica italiana. E sarà allora galantuomo davvero.   Quando ciò sia avvenuto, e che in tutta l'Italia  non vi sarà che una sola coscienza politica, allora non  vi sarà più soltanto una grande nazione, ma un vero  e forte Stato Italiano.     Digitized by VjOOQIC     — 20 —   VII.   L'Io, la coscienza sociale, è adunque il vero e  proprio elemento dello Stato; ed è una funzione pu-  ramente formale che domina e modera e modifica la  funzione giuridica, e la funzione morale. Lo Stato toglie  la vita, e turba e invade la proprietà del cittadino;  fa la guerra per esser quello eh 9 egli è, o quel che  dev'essere, e toglie la proprietà, la vita, Tessere in-  dipendente, allo Stato vicino. Tutte cose che l'uomo  privato non può fare, e che gli sono permesse, dove-  rose anche talvolta y quando, divenuto uomo pubblico,  la sua coscienza s' immedesima e si confonde con la  coscienza assoluta dello Stato. Allora è illecito e reo  tutto ciò eh' egli può far nel suo particolare interesse,  ma è lecito e buono tutto ciò che fa in vista dell' in-  teresse generale. La fusione e l'amalgama succede  sempre in una certa misura, ed è tanto pili completa  quanto l'uomo è più alto locato, finche nel capo dello  Stato i due interessi non ne fanno più che un solo.  Dal momento che si separano, il tiranno è perduto:  egli allora non è pih lo Stato, è un altro; è un corpo  estraneo contro a cui l'intiero organismo si solleva,  e scoppia la crisi. La crisi, la rivoluzione, è un pro-  cesso di guarigione. Il morbo è la tirannia, l' anarchia:  forme dello stesso disordine; tutte e due passione e  sfrenato arbitrio; ed anarchia tutt' e due. U&rche non è  né questo, ne quello; né uno, né pochi, ne molti, ne  tutti: V arche è la ragione.   Il principio dello Stato, la sua vita, il suo vero  essere, non è il giusto, non è il morale, non è l' eco-  nomico. Tutto questo egli lo contiene in sé; ma come  Stato egli è l'unità consapevole organizzatrice e mo-     Digitized by VjOOQIC     *^     — SI —  deratrice di tutte le forme, di tutti gli organi, di tutte  le funzioni sociali.   Questo è lo Stato, e qui finisce l'attività politica,  la vita pubblica; ma qui non finisce la vita umana, e  non è anche tutta la storia.   Sotto allo Stato vi è il dritto, la morale, la pub-  blica economia; ma vi è sopra allo Stato un mondo  piìi etereo, piìi,assolutò ed universale che non è il suo;  vi è il mondo dell'arte, il mondo della scienza, e il  mondo della religione. Il mondo della verità è di sopra  al mondo della natura e dell'azione.   Lo Stato è l'unità, la coscienza, la forma pili alta,  e la pili perfetta e più generale esistenza delle fun-  zioni a lui inferiori.   Lo Stato non è che la base e la reale possibilità  delle funzioni a lui superiori.   L'Arte è una funzione naturale, e perciò rimane  affatto individuale. Vi è un mondo estetico, ma non  vi è una società artistica : vi sono soltanto degli artisti  e dei poeti ; e la parte dello Stalo è di render possi-  bile lo sviluppo del talento estetico, e rispettarne la  spontaneità ed il libero giuoco. Egli non ha dritto  sull'artista se non quando egli abusa e tradisce l'Arte,  ed esce dalla sua natura.   L'Arte non è la morale o il dritto, e può essere  immorale e ingiusta a sua posta: ma finché rimane  Arte la sua immoralità non contamina, e la sua ingiu-  stizia può esser sublime, atta solo a sollevare e forti-  ficare i caratteri, non mai ad avvilire e degradar  l' animo umano. Ma dal momento che essa esce dalle  sue condizioni di Arte, essa non è pili che immorale  ed ingiusta, e allora lo Stato interviene: interviene in  nome della giustizia offesa, e della morale violata;  funzioni inferiori, che gli sono tutte e due subordi-  nate, ch'egli dirige ed ha in sua tutela.     Digitized by VjOOQIC     — 22 —   L'Arte non è la religione, e può a sua posta  essere empia ed irreligiosa: ma la sua irreligione è  sublime ispiratrice di grandi e puri pensieri , e di re-  ligione vera e pura. Che s' ella trasgredisce le proprie  sue leggi, ed esce dalle sue condizioni vitali, e non  è più che semplice e sguaiata irreligione; in tal caso  lo Stato non interviene. Egli dirige e modera le fun-  zioni che sono al di sotto e dentro di lui, ma non  amministra la verità religiosa che gli è superiore.   L'Arte non è la Scienza; è in un certo senso il  suo contrario : che s' ella esce dalla sua natura di senso  ideale, e si atteggia a ragione e a idea; tanto peggio  per lei.   La Religione è una funzione dirò così spiritiforme:  la sua natura è sensibilmente spirituale, ed il suo  carattere è di essere naturalmente universale. Egli è  perciò che mentre l'arte rimane nella sua inconsape-  vole particolarità, la religione viene a coscienza, e si  forma un Io sociale superiore all'Io dello Stato: e di  fuori e di sopra alla società politica si forma una  società religiosa. Il luogo di questa alta società non è  la terra, è il cielo: l'uomo religioso ha i piedi su que-  sto umile suolo, ma la sua anima è altrove. La sua  funzione è tutta celeste; essa è riflessione e adempi-  mento del destino umano: contemplazione della infi-  nita natura dell'uomo, rappresentata nel mondo infinito  della grande fantasia; conseguimento della infinita fe-  licità mediante il possesso dell' infinito della religione.  La funzione religiosa dello Stato è di render possibile  la formazione, e libero lo sviluppo e l'azione, della  società religiosa.   La religione non è né scienza, né arte, ne eco-  nomia, ne morale. Essa può dunque essere a sua posta  inestetica e goffa, creare simboli mostruosi e informi,     Digitized by VjOOQIC     — 23 —  miti ributtanti e triviali; può professar tutti gli errori  filosofici, astronomici, teologici, politici che vuole.  Tanto meglio per lei; sarà più creduta, e più stimata  e rispettala.   Può la religione professare tutte le assurdità mo-  rali e giuridiche che le piace. Può attribuire a Dio  tutte le passioni umane, sopratutto le pili barbare,  e pih perverse e colpevoli, quelle che l'uomo mo-  derno pih si rimprovera, e maggiormente arrossisce  quando se ne lascia sorprendere e dominare. Sarà per  lei tanto meglio: maggiore sarà la riverenza, il terrore  religioso, il timor di Dio.   La religione può a suo beneplacito credere ed  insegnare che i figli sieno responsabili dei peccati dei  padri, come lo insegnava e lo credeva Mosè, in un  tempo ed in un paese in cui non v' era ancora il  Dritto Romano , e il Codice Civile era di là da venire.  Se questo vi fosse stato , non sarebbe venuto in mente  a Mosè una siffatta idea, e non avrebbe insegnato  un così sterminato errore. Quella era pertanto la ve-  rità giuridica e la verità religiosa del suo tempo: due  gradi e due forme non per anco distinte, confuse  ancora in una verità sola. Oggi la distinzione è av-  venuta: la verità giuridica del Codice Mosaico, con-  vinta e condannata di falsità, è sostituita dalla verità  giuridica del Codice Civile, nel modo istesso che al-  l'astronomia di Giosuè e del Santo Uffizio è sotten-  trata l'astronomia di Copernico e di Galileo. Ma co-  me verità religiosa è rimasta in piedi: crede il popolo  ed il comune che l' innocente è colpito col reo dalla  vendetta divina: e si crede anche oggi come tre mila  anni sono il dogma che insegna che la colpa del primo  uomo s' è naturalmente trasmessa a tutti gli uomini.  Questo dogma non è che l'applicazione in grande del     Digitized by VjOOQIC     — 24 —  principio giuridico-religioso di tre mila anni sonò, e  quel che lo rende piti meraviglioso, e perciò più cre-  dibile al popolo ed al comune, si è che quella colpa  era la curiosità di sapere, il bisogno di conoscere il  vero : jcolpa grave, imperdonabile agli occhi del dogma  religioso. Un dogma simile viola apertamente il Codice  Civile, e violentemente urta ed offende il 'senso mo-  rale; ma non è che una offesa ed una violazione re-  ligiosa, e lo Stato non interviene per far rispettare il  Codice Civile ed il senso comune. La rappresentazione  succede in una sfera superiore, e lo Stato ne rende  possibile lo sviluppo e libera la manifestazione, e  la rispetta qualunque ella sia. Ma se l' azione religiosa  esce di questo campo, e deposto il proprio carattere, si  spinge nella sfera dello Stato, e diventa irreligiosa-  mente immorale, ingiusta ed impolitica, allora lo Stato  interviene, e si fa rispettare. Questo inevitabilmente  succede alle religioni che di spirituali si fanno tem-  porali. Peccato è loro e non naturai cosa: di loro è la  colpa e non dello Stato : e perciò tanto peggio per loro.   Finalmente, al di sopra dello Stato, e sì dell'Arte  e della Religione , vi è la scienza , la filosofìa. Ma qui  l'individuo s'identifica e si perde nel puro assoluto  universale, per cui l'Io filosofico non prende alcuna  forma naturale. Non vi è quindi una società filosofica,  vi è soltanto il mondo della filosofia, il mondo del  pensiero , della verità assoluta. Lo Stato non interviene  in nessun caso in questo ultimo empireo: egli né il  dee, né il può; egli è natura, e non ha presa su ciò  che non è naturale. Lo Stato non può entrare nella  sfera della scienza senza disertare la sua, senza perdere  il suo carattere essenziale, e cessar di essere Stato.   Lo Stato del decimonono secolo lascerà dunque  insegnare chi vuole, e checché vuole, anche il Prete     Digitized by VjOOQIC     — 25 —  ed anche il Demagogo? — Non già; non mai. Insegnare  non è pensare e recare in mezzo il proprio pensiero;  è invece agire, educare e preparare all'azione, ed  appartiene quindi allo Stato; e insegnare un principio  rep ugnante e contraddittorio a quello dello Stato, è uno  scalzare lo Stato, che non può certo trovarci il suo  conto. Lo Stato è funzion di essere, di vivere; e nes-  suno ha gusto di lasciarsi ammazzare, sia di ferro o  sia di veleno; e i cattivi principii sono velenosi allo  Stato.   11 principio politico dei Gesuiti è la Religione, la  loro; e quello a cui in ultima analisi tutto mette capo,  ed a cui il cittadino ubbidisce, è l' autorità religiosa. Il  principio dello Stato moderno è invece l'Io, la ragione;  è la coscienza pubblica, la pubblica opinione; e quello  a cui il cittadino ubbidisce, è lui stesso: in ciò con-  siste la libertà civile.   Il principio del Demagogo è la libertà sensibile,  e T eguaglianza materiale. Il principio dello Stato mo-  derno è la libertà ragionevole, l'eguaglianza assoluta,  ideale.   Egli è perciò che lo Stato limita e nega la libertà  del Demagogo e del Prete, e li pone tutti e due fuor  dello Stato — né elettore né eleggibile — e fuor della  scuola — né maestro pubblico, né insegnante privato.   Il giornale è una scuola, e non può quindi godere  una libertà illimitata. Ogni cosa ha il suo limite nella  sua propria natura, e la libertà ha il suo limite nella  natura dello Stalo. Questa è la libertà vera e buona,  perchè concreta: la libertà indefinita, astratta, è la  stolta, .assurda, micidiale e pestifera; e perciò lungi  da noi. La libertà non appartiene che alla libertà.  Solo quella stampa, queir insegnamento, e quella qua-  lunque siasi attività dee poter liberamente agitarsi     Digitized by VjOOQIC     — 26 —  e spiegarsi nella sfera dello Stato, che ne osserva  e professa il principio generale, e vive dello stesso  elemento assoluto. La religione, l'arte, la scienza  non sono assolutamente libere che nel proprio ele-  mento, e nella loro sfera speciale, e qui lo Stato non  può, non dee, non ha facoltà di mettere il piede.  E però quando io vedo un Ministro chiuder la bocca  a un insegnante né demagogo né prete, ma liberale,  perchè professa delle particolari idee che in un certo  mondo — Dio sa che mondo — non sono ricevute ed  accettate; io lo rispetto troppo per dir eh' egli abusa  delle sue facoltà, ma dico che varca il limite, ed oltre-  passa la sfera dello Stato : dico che agisce in nome di  un principio particolare, religioso o scientifico, io non  lo so; so soltanto che non è il suo; e non ha come  Stato facoltà di porvi la mano: e che il Ministro mi  scusi, e mi perdoni il Consiglio Superiore.   Lo Stato non è adunque che la possibilità effettiva  e naturale della vita artistica, della società religiosa,  e della pura attività scientifica. La sua funzione con-  siste nel renderle tutte e tre possibili mediante l'Istru-  zione e la Pubblica Educazione ; ma non ha ufficio ,  e non può altrimenti intervenire nell'arte, a pro-  mulgar le leggi del gusto, e prescriver la rettorica e  la poetica mediante decreto: e così non può decre-  tare la verità religiosa. Non vi è, non vi può essere,  una religione dello Stato: cotesto è un controsenso,  un non senso, un errore.   Sent from the all new AOL app for iOS  INDICE. BIBLIOGRAFIA - A) Opere di Angelo Camillo De Meis .... Pag. XI B) Studi sul De Meis - Opere ed articoli che a lui accen- nano - Recensioni di suoi scritti » XIX CAPITOLO I. La vita e la storia del pensiero di A. C. De Meis. Sommario I. La famiglia e i primi anni II. Nel R. Collegio di Chieti HI. La vita intellettuale a Napoli dal 1840 al 1850. Le scuole private. Gli studi letterari, filosofici, scientifici IV. Il De Meis a Napoli. I suoi studi. La sua scuola privata . Pag. 2 » 3 » 5 » 6 » 11 V. Gli avvenimenti del 1 848. Il 1 5 maggio a Napoli .... » 15 VI. Le vicende del De Meis nel 1849. 11 processo e l'esilio. La dimora in Francia. Il De Meis medico VII. A Torino «quando l' Italia era colà » . Il De Meis e i suoi amici : Bertrando Spaventa, Francesco De Sanctis, Diomede Marvasi. La corrispondenza col De Sanctis. L'attività intel- lettuale del De Meis e la sua « metempsicosi » Vili. L'anno 1859. Il De Meis professore all'Università di Modena. Il ritorno a Napoli IX. Il De Meis a Bologna. L'insegnamento. La vita famigliare, sociale e politica. La morte. Il testamento X. La personalità del De Meis. Lo svolgimento del suo pensiero. Perchè la sua opera è frammentaria » 21 » 27 » 43 » 50 » 59 2011318   VI Indùice. XI. I momenti di sviluppo del pensiero del De Meis. Suddivi- sione delle opere Pag. 73 Sommario . . Pag. 78 » 79 » 85 » 97 » 101 » 110 Pag. 126 I. II. III. IV. V. Il «Dopolalaurea» La storia della filosofia esposta dal De Meis. L'antichità o il periodo dell' oggettivismo. Il passaggio dall' oggettività alla soggettività. La filosofia moderna o soggettiva La filosofia hegeliana giudicata dal De Meis Rapporti fra medicina e filosofia. La medicina hegeliana . Influenza dell'hegelismo sulla scuola medica napoletana. Il De Meis e gli altri hegeliani di Napoli. Limite tra la fisiologia e la metafisica , CAPITOLO III. Le opere scientifiche e la filosofia della natura. CAPITOLO II. Il «Dopolalaurea» e1*orientamentofilosofico. Sommario I. // primo periodo. Gli scritti scientifici giovanili dal 1841 al 1850. Lettere geologiche sul M. Majella negli Abruzzi (1841). Sul sessualismo e la fecondazione delle piante in coerenza alle dottrine della morfologia (trad. dal ted., 1842). Saggio sintetico sopra 1' asse cerebro-spinale e la diagnosi delle sue malattie per rispetto alla loro sede (1843). Intorno l'asse cerebro-spinale (trad. dal lat., 1843). Considerazioni anato- miche sul salasso locale (1845). Teoria dell'ascoltazione (1848), Dello stato e del carattere attuale delle scienze naturali ( 1 848). Nuovi elementi di fisiologia generale speculativa ed empirica - Parte prima: Del principio vitale (1849); Parte seconda: Idea della fisiologia greca (1849) » 127 II. // secondo periodo. Le opere scientifico-filosofiche dal 1850 al 1863. Idea generale dello sviluppo della scienza medica in Italia nella prima metà del secolo (1851). Del metodo delle scienze mediche (1853). Considerazioni sopra l'infiam- .   Sommario . 1. Il momento rivoluzionario e il momento moderato del De Meis. L'evoluzione delle sue idee politiche e la trasformazione del partito liberale italiano li. L* idea dello Stato. Lo Stato come campo libero all' arte, alla religione, alla scienza e alla filosofia. Lo Stato e l'indi- viduo. Stato e nazione. Stato oggettivo e Stato soggettivo. Il limite dello Stato III. L'idea della sovranità. Il culto per la dinastia Sabauda . . IV. La lotta contro il pensiero e contro 1' azione del partito pro- gressista. Il suffragio universale e lo scrutinio di lista. II giurì. La legislazione e le ingiustizie sociali. Il socialismo secondo V. VI. VII. il DeMeis Contro l'abolizione della pena di morte Il divorzio. La donna I rapporti fra lo Stato e la Chiesa. L'abolizione delle cor- porazioni religiose. Le corporazioni religiose e l' insegnamento. Le spese del culto e i culti non cristiani. L' Italia e il papato. Vili. Lo Stato e l'istruzione pubblica. Insegnamenti obbligatori e insegnamenti facoltativi. I tre gradi di ogni insegnamento scien- tifico. Le facoltà universitarie. Il liceo Magno e l' istituto tecnico Indice. VII inazione dei vasi sanguigni (1853-1854). I mammiferi (1858). Fisiologia (1859). Prelezione al corso di fisiologia dato nella R. Università di Modena nell'anno scoi. 1859-60. Gl'ippo- cratici e gli antippocratici (1860). Lettere fisiologiche (1860) Pag. 135 III. // terzo periodo. Le opere scientifico-filosofiche dal 1863 al 1891 . - a) La jatrofilosofia. La medicina sperimentale. La medicina storica o razionale. La medicina religiosa. La natura medicatrice. La patologia storica IV. Jlncora il terzo periodo. - b) La filosofia della natura. La creazione secondo il De Meis. La lotta del De Meis contro la teoria darwiniana. Il suo metodo trimorfo. La dimostra- zione dei suoi principi. L' accidentale e il necessario nella sua concezione filosofica . CAPITOLO IV. Le idee politico-sociali e pedagogiche. » 156 » 175 Pag. 204 » 205 » 211 » 221 » 228 » 237 » 239 » 244 , . .   Vili Indice. medico. L'insegnante unico. Gli esami. La libertà d'inse- gnamento. . . , , IX. I malefici della cattiva coltura e del « signor Mazzini » . Due discordi Sacerdoti d'idee: il De Meis e il Mazzini CAPITOLO V. Le idee estetiche e religiose. Sommario I. La coltura letteraria del De Meis. Il suo stile. Il suo episto- lario. I suoi giudizi sulla terminologia scientifica, sulla lingua italiana, sull' affratellamento delle lingue e sull' uso del fran- cesismo. Il De Meis critico letterario II. La profonda religiosità del De Meis. La sua negazione di un Dio personale e la sua critica del Dio cartesiano, del- l' antinomia kantiana e dei dogmi dei Santi Padri. Il suo giudizio sui culti non cristiani, sul cristianesimo e sulle varie forme di esso III. La «metempsicosi» dell'arte e della religione nella filosofia secondo il De Meis. La storia del genere umano: oriente, antichità, tempo moderno o cristianesimo. Il tempo moderno : medio evo, risorgimento, secolo XIX. Il mondo latino e il germanico. Il risorgimento o negazione e i suoi prodotti : il romanzo, la filosofia positiva, la musica. Il secolo XIX e l' unificazione di tutte le correnti umane. La religione e l'arte considerate come gradi e forme del vero. Valore degli argo- menti storici e logici addotti dal De Meis IV. Ottimismo e misticismo del De Meis. Rapporti tra il suo hegelismo e il suo misticismo e la sua mentalità scientifica. Significato e valore della sua filosofia della natura. Lettere geologiche sul Monte Majella negli Abruzzi, nel Lucifero, Gior- nale scientifico - letterario - artistico - industriale, Napoli, Filippo Cirelli, Anno IV, dal 10 febbraio 1841 al 2 febbraio 1842, N. 22, pp. 175-176; N. 24, pp. 191-192; N. 28, PP. 222-223; N. 32, PP. 255-256. Uomini utili alla società: Samuele Pierantoni, nel giorn. // Vigile di Chieti, anno I (1841), suPPl. al N. 22. Sul sessualismo e la fecondazione delle piante in coerenza alle dottrine della morfologia. Memoria letta alla classe fisico-matematica della Reale Ac- cademia bavara delle scienze dal Prof. Martius, il dì 8 maggio 1841, dal tedesco voltata in italiano da A. C. De Meis, nel «Filiatre-Sebezio» Giornale delle scienze mediche diretto e compilato dal cav. Salvatore De Renzi, anno XII, volume XXIII, Napoli, Tip. del Filiatre-Sebezio, 1842, Fascicolo 134, febbraio 1842, pp. 115-128; fascicolo 135, marzo 1842, pp. 188-192. Saggio sintetico sopra l'asse cerebro-spinale e la diagnosi delle sue malattie, per rispetto alla loro sede di A. C. De Meis socio dell'Accademia degli aspiranti naturalisti e medico aggiunto dello Spedale degl'Incurabili. Pre- sentato al 5° congresso degli scienziati italiani - convocato in Lucca. Na- poli, Coster. 1843, (pp. 41, in -16°). Intorno l'asse cerebrospinale. Memoria di Giuseppe Meneghini tradotta dal latino da A. C. De Meis per cura e per uso dello studio privato del prof. Pietro Ramaglia, Napoli, Barnaba Cons, 1843, (pp. XVIII - 276, 8°). Considerazioni anatomiche sul salasso locale, presentate al VII Congresso degli scienziati italiani celebrato in Napoli, Napoli, Stab. Coster, 1845, (PP- 59, 8°). Teoria dei fenomeni acustici della respirazione, Napoli, F. Vitale, 1848, (pp. 96, in -8°). [Dedicato a Luigi La Vista]. Teoria dei fenomeni acustici della circolazione, citato dall'Autore in Teoria dell'ascoltazione, Torino, Pomba, 1850, p. Vili [La Teoria dell'ascolta- zione (v. infra) riunisce sotto un titolo comune questa dissertazione e la precedente]. Dello stato e del carattere attuale delle scienze naturali. Discorso di A. C. De Meis presidente dell'Accademia dei naturalisti di Napoli - detto nella pubblica adunanza del 16 gennaio 1848. Napoli, Stab. tip. all'insegna dell'Ancora, 1848, (pp. 16). A . C. De Meis deputato di Abruzzo Citra agli elettori della sua provincia, (pp. 14, 8°, con la data di Napoli, 8 maggio 1848). Discorso inaugurale di A. C. De Meis neli'assumere l'ufficio di rettore del Collegio Medico. Pronunziato il dì 7 maggio 1848 e pubblicato dagli alunni del Collegio Medico, Napoli, F. Vitale, 1848. Proposta di un nuovo sistema di insegnamento pel Collegio Medico. Napoli, Federico Vitale, 1848, (pp. 24, in -8°). Discorso di A. C. De Meis ex-rettore del Collegio Medico nel deporre il suo ufficio, pronunciato il 18 giugno 1848, Napoli, Vitale, 1848. Nuovi elementi di fisiologia generale speculativa ed empirica. A. C. De Meis già deputato al Parlamento. [Manifesto di pp. 4, in -8°, con la data: 13 marzo 1849]. Nuovi elementi di fisiologia generale speculativa ed empirica di A. C. De Meis già deputato al Parlamento Nazionale. Parte prima : Del principio vitale. Napoli, F. Vitale, 1849, (pp. 90, 8°). [«Lezioni orali, raccolte per cura degli uditori ed amici dell'Autore, e, lui assente, da essi pubbli- cate ». (Cfr. la bibliografia che precede la Teoria dell'ascoltazione, To- rino, Pomba, 1850). Sono nove lezioni, dedicate a Pietro Ramaglia].   Bibliografia. XIII Chiarimenti al teorema di Hamberger sull'azione dei muscoli intercostali, Napoli, 1849. Fisiologia generale - II - Evoluzione logica del principio vitale - Idea della fisiologia greca per A. C. De Meis ex-deputato, Napoli, Stab. tip. al- l'insegna dell'Ancora, 1849, (pp. 142, in -16°). [Dodici lezioni in conti- nuazione dei Nuovi elementi ecc.]. Teoria dell'ascoltazione, Torino, Cugini Pomba e comp. edit., 1850, (pp. XVI - 296, in -16°). Idea generale dello sviluppo della scienza medica in Italia nella prima metà del secolo. Note di A. C. De Meis. Torino, 1851, Tip. Pavesio e Soria, (pp. VIII-96, 16° picc). [Dedicate alla memoria di Luigi La Vista e di Casimiro De Rogatis]. Del metodo delle scienze mediche. Lettera al professore Carlo Demaria, To- rino, 3 novembre 1853, in Giornale della R. Accademia medico-chirur- gica di Torino, anno VII, voi. XX, Torino, 1854, Tip. di G. Favale e Compagnia, N. 11, 1° giugno 1854, (pp. 176-192). Considerazioni sopra l'infiammazione dei Vasi sanguigni nel Giornale della R. Accad medico-chirurgica di Torino, Tip. di G. Favale e Compagnia, anno VI, voi. XVII, Torino, 1853, N. 17, 10 giugno 1853, pp. 209- 228; anno VI, voi. XVIII, Torino, 1853, N. 29, 10 ottobre 1853, pp. 177-209; N. 32, 10 novembre 1853, pp. 321-336; N. 33, 20 novem- bre 1853, Pp. 379-393; N. 35 e 36, 10 e 20 dicembre 1853, pp. 465- 503; anno VII, voi. XX, Torino, 1854, N. 11, 1" giugno 1854, pp. 143- 158; N. 12, 15 giugno 1854, PP. 218-230; N. 13, 1° luglio 1854, pp. 257-263. [Nella seconda, nella terza e nella quarta puntata il titolo è : Considerazioni sopra la flogosi dei Vasi sanguigni. Nella quinta puntata e nelle successive il titolo è : Considerazioni critiche sopra la flogosi ecc.]. / mammiferi, Volume 1°, Introduzione, [fase. 1° e 2°], Torino, 1858, Tip. del Picc. Con. d'Italia (pp. 176: incompleto). [L'opera è preceduta da un'affettuosa lettera dedicatoria « al professore Francesco De Sanctis a Zurigo ». Sulla copertina dei Mammiferi si legge: « Quest'opera si com- porrà di tre volumi : il primo conterrà YIntroduzione, il secondo i Generi, il terzo le Specie dei mammiferi, e sarà pubblicata a fascicoli di circa 5 fogli a ragione di centesimi trenta per ciascun foglio. Tutta l'opera sarà composta di circa 70 fogli... »]. Fisiologia, Torino, Tip. Franco, figli e C, 1859, pp. 109, 8°. (Estratto dalla Nuova enciclopedia popolare del Pomba).   XIV Bibliografia. Gl'ippocratici e gli antippocralici, nella Rivista contemporanea, Torino, dalla Società l'Unione tip. editrice, 1860, Volume vigesimo, anno ottavo, Pp. 425-434. Lettere fisiologiche. Lettera I, nella Rivista contemporanea, Torino, dal- l'Unione tip. editrice, 1860, voi. vigesimosecondo, anno ottavo (pp. 20-36). [Definizione della vita], pp. 2, in -8°. [Il De Meis, sotto la data di Modena 30 aprile 1860, espone l'idea del corso di fisiologia iniziato in quella Università « e che con dispiacere sono ora costretto ad interrompere ». Cfr. infra: Prelezione al corso di fisiologia ecc.]. Agli elettori di Manoppello, (pp. 8, in -16°). [Data, Napoli 16 febb. 1861]. Prelezione al corso di fisiologia dato nella R. Università di Modena nel- l'anno scolastico 1859-60, Napoli, Stabil. tipogr. di T. Cottrau, 1861, pp. 18, in -8°). // Collegio Medico-chirurgico di Napoli e la « Monarchia nazionale », Na- poli, Stab. tip. F. Vitale, (pp. 14, 8°). [Polemica anonima contro il gior- nale la Monarchia nazionale. Reca la data del 2 gennaio 1862]. Degli elementi della medicina, Prelezione di A. C. De Meis professore di storia della medicina nella R. Università di Bologna, detta il 10 dicem- bre 1863, Bologna, Monti, 1864, (pp. 62, in -8°). Della natura medicatrice. Lettera prima al prof. Cesare Taruffi, in Bullettino delle scienze mediche pubblicato per cura della Società medico-chirur- a gica di Bologna. Bologna, Tipi Gamberini e Parmeggiani, 1864, Serie 4 , voi. 21«, (pp. 464-469). La chimica fisiologica, Lettere, Fano, 1865 (nel giornale L'Ippocratico, III, voi. 7, estr. di pp. 65, in -8°). [Sono due lettere: I. La vita; 2. La chimica inorganica. - Il De Meis si era proposto di scriverne dodici, e di pubblicarle pei tipi del Le Monnier. Questi insistette molto, anche per mezzo di Marianna Florenzi-Waddington, per averle dall'Autore ; ma invano]. / naturalisti, Dialogo 1°, nella Civiltà Italiana, Firenze, Niccolai, dir. da A. De Gubernatis, 22 gennaio 1865, pp. 54-57. La natura a volo d'uccello : Forza e materia, Dialogo, nella Civiltà Italiana, Firenze, Niccolai, dir. da A. De Gubernatis, 12 febbraio 1865, pp. 103- 107; 19 febbraio 1865, pp. 115-119. La natura a volo d'uccello: Un nuovo corpo semplice, Dialogo, nella Civiltà Italiana, Firenze, 2 aprile 1865, pp. 6-9. [Questo dialogo e i due pre- cedenti sono citati nei Tipi animali (v. infra), [parte prima], p. 246, col titolo: / tipi naturali].   Bibliografia. XV A . C. De Meis deputato di Chieti ai suoi elettori, Bologna, Monti, 1865, (pp. 44, in -8°). [Reca la data: Bologna 7 novembre 1865]. / tipi VegetaU. Ad uso delle scuole italiane, Bologna, Monti, 1865, (pp. 96, in -16° picc). [È, dedicato alla contessa Teresa Gozzadini]. Lettere [il testo: lettera] sulla patologia storica. Lettera I. Si dimostra che l'uomo era in origine assolutamente sano. Estr. dal Bull, delle scienze mediche di Bologna, serie V, voi. I, p. 385, (pp. 12, in -8°). Delle prime linee della patologia storica, Prelezione al corso di storia della medicina per A. C. De Meis, detta l'8 gennaio 1866, Bologna, Monti, 1866 (pp. 75, in -8°). // sovrano, nella Rivista bolognese, periodico mensuale di scienze e lette- ratura, compilato dai proff. Albicini, Fiorentino, Siciliani e Panzacchi, Bologna, Monti, 1868, voi. I, (pp. 79-87). [Ristampato, con notizie e documenti della polemica a cui lo scritto diede luogo tra il Carducci e il Fiorentino, dal CROCE, nella Critica, Vili (1910), pp. 401-421]. [Dichiarazione] nella Gazzetta dell'Emilia, anno IX, N. 68, 9 marzo 1868. [Si riferisce alla polemica ora accennata. Fu pubblicata anche nel giornale La Patria di Napoli, a. Vili, N. 72, 13 marzo 1868; e fu ri- stampata dal CROCE, nella Critica, Vili (1910), pp. 416-418]. // sovrano. Al signor G. B. Tahiti. [Articolo Il|, nella Rivista bolognese, Bologna, Monti, 1868, voi. I, (pp. 185-208). [È una lettera, con la data: Bologna, 16 marzo 1868]. Dopo la laurea - Vita e pensieri [parte prima|, Bologna, Monti, 1868, (pp. 448, in -16°); parte seconda, Bologna, Monti, 1869, (pp. 266). (Le prime cinque lettere (1863-66) erano state pubblicate qualche anno prima nel giornale L'Ippocratico di Fano. L'Intermezzo II (parte seconda, pp. 46-60) fu pubblicato nella Rivista bolognese, 1868, fascicolo del novembre, pp. 971-981, poco prima della pubblicazione del volume]. La natura medicatricc e la storia della medicina, Lettera al prof. Salvatore Tommasi, Bologna, Monti, 1868 (Estratto dal fase. 8° della Rivista bo- lognese, pp. 24, in -8°. Data: Bologna 20 luglio 1868). [Fu pubblicata anche nel Morgagni, a. X, agosto 1868, pp. 549-575]. Della medicina sperimentale, Prelezione, Bologna, 1869, (pp. 29, in -8°). |Fu pubblicata anche nel Morgagni di Napoli, XI, 1869, pp. 161-189]. Lo Stato, nella Rivista bolognese, 1869, pp. 3-31, 153-194 e 453-475. Deus creavit, Dialogo I, nella Rivista bolognese, 1869, pp. 724-773. Della utilità dello studio della storia della medicina, [Prelezione], Estratto dalla Rivista Partenopea [del 1870], (pp. 4, in -8°).   XVI Bibliografia. Testa e Bufalini. Lettere IV, Fano, Lama, 1870 (estr. dall'Ippocratico). Sintesi ed episintesi, Prelezione al corso estivo 1870, Bologna, Monti, 1870, (pp. 13, in -8°). (Pubblicata sotto il titolo di « Prelezione » nei Tipi animali (v. infra), [parte prima], pp. 5-17). / tipi animali, Lezioni, [parte prima], Bologna, Monti, 1872, (pp. 587, in -16°); e parte seconda, 1875, (pp. 585-1143). [La «Prelezione» era 3 stata pubblicata prima (v. Sintesi ed episintesi). La lezione VII ([1], 125- 156) fu pubbl. nel Giornale napoletano di filosofia e lettere, dir. da B. Spaventa, F. Fiorentino e V. Imbriani, febbraio 1872, pp. 69-93, col titolo: / tipi animali (Da Linneo a Darwin)]. Prenozioni, Bologna, Tip. di G. Cenerelli, 1873, (pp. 126, in -16°). Del concetto della storia della medicina, Prelezione, Bologna, Monti, 1874, (pp. 26, in -8°). La medicina religiosa, Prelezione, Bologna, Monti, 1875, (pp. 24, in -8°. Fu pubblicata anche nel Giornale napoletano di filosofia e lettere, scienze morali e politiche, diretto da Francesco Fiorentino, Anno I, voi. I, fase. 2 aprile 1875, pp. 265-280). All'onorevole signor commendatore Gaspare Monaco La Valletta senatore del Regno, presidente dell'Associazione costituzionale di Chieti, Bolo- gna, Monti, 1879, pp. 20, in -8°). [È, una lettera, con la data: Bologna, '17 maggio 1879]. // canonico di Campello e la stampa tedesca, nella Gazzetta dell Emilia, anno 1881, nn. 319, 320, 321, 322. [Anonimo. Si finge tradotto dal tedesco]. La malattia dell' on. Sella, nella Gazzetta d'Italia, [giorn. di Firenze], N. 43, 12 febbraio 1882. [Anonimo]. Agli elettori del 1° Collegio di Chieti, Bologna, Monti, 1882, (pp. 79, in -8"). [Data: 19 ottobre 1882]. Filosofia e non filosofia, Discorso inaugurale per la riapertura degli studi nella Imperiale Accademia di Krenztburg del dott. E. K. Mayow, prof, di zoologia in detta Università, tradotto dal tedesco, Bologna, Monti, 1883, (pp. 20, in -8°). Francesco De Sanctis, Bologna, Fava e Garagnani, 1884, [Estratto dai nu- meri 8-11 della Gazzetta dell'Emilia, opuscolo di pp. 18, in -16°, firmato « Camillo ». Ristampato nel volume In memoria di Fr. De Sanctis, Na- poli, Morano, 1884].   Bibliografia. XVII Bertrando Spaventa [Necrologia di], nella Gazzetta dell'Emilia (Monitore di Bologna), a. XXIX, N. 54, 23 febbraio 1883 (>)• Francesco Fiorentino, Necrologia, Bologna, Fava e Garagnani, 1884. - [Estratto dalla Gazzetta dell'Emilia, 28 dicembre 1884, N. 359. Opu- scolo di pp. 10, in -16°, anonimo]. Spagnolismi e francesismi. Note di AngeiAntonio Meschia (-) maestro ele- mentare in Zangarona Albanese, Bologna, Monti, 1884, (pp. 80, in -16° picc). Darwin e la scienza moderna, Discorso del prof. Camillo De Meis per la solenne inaugurazione degli studi nella R. Università di Bologna nell'anno scolastico 1886-87, Bologna, Monti, 1886, (pp. 35, in -8°). [Stampato anche neWAnn. della R. Univ. di Bologna]. Rialzare gli studi, Estratto dal giornale L'Università, Bologna, 1887, Società Tip. già Compositori, (pp. 12, in -8°). Repubblica o monarchia (Da un album), nel Sancio Panza, Bollettino quo- tidiano di Bologna, stampato e redatto nella sede dell'Esposizione Emi- liana, N. Primo, 12 maggio 1888; segue una polemichetta nel giorn. cit. numeri 3, 5, 6, 8, 10. [La pagina d'album e la polemica furono ripro- dotte in un opuscolo, edito a Bologna, Fava e Garagnani, 1889]. Corso di storia della medicina nella Università di Bologne - Appunti sul- l'introduzione al corso e sulla medicina orientale, nell'Università, Bo- logna, A. Idelson, 1890, (pp. 246-250, 310-312, 487-491). [Uscì pure in un opuscolo di pp. 8, in -8°, estratto dall'Università, Bologna, Azzo- guidi, 1890]. Lettere di A. Camillo De Meis a B. Spaventa, pubbl. da G. GENTILE, Napoli, Melfi e Joele, 1901, per nozze Salza-Rolando, (pp. 32, in -16°). [Tre lettere ed un telegramma del De Meis sono state pubblicate in Maria Teresa di Serego-Allighieri Gozzadini, seconda edizione ampliata con pref. di G. CARDUCCI, Bologna, Zanichelli, 1884, pp. 498-499, 570, 613, 630-631 (la prima è la dedicatoria dei Tipi vegetali); una lettera da G. CANEVAZZI, Autografi inediti pubblicati per le auspicatissime nozze del tenente nobile Orazio Toraldo di Francia con la gentile signorina Gina Mazzoni, celebrate in Firenze il III luglio MCMXI, Modena, Soc. tip. Modenese, 1911, pp. 11-12. Altre lettere del De Meis sono state pubblicate dal CROCE nel volume Silvio Spaventa - dal 1848 al 1861 - Lettere scritti documenti, Napoli, Morano, 1898; e negli articoli su // De Sanctis in esilio - Lettere inedite, nella Critica, XII (1914), pp. 85, 161, 241, 321, 405; ed una in FRANCESCO De SANCTIS, Lettere da Zu- rigo a Diomede Marvasi, Napoli, Ricciardi, 1913, pp. 137-138. Il Croce preparava anche, sin dal 19i4 ('), un florilegio del carteggio inedito del De Meis per gli Atti dell'Accademia Pontaniana. Molte lettere del De Meis sono possedute da Bruto Amante, e saranno probabilmente pub- 2 blicate a spese del Consiglio Provinciale di Chietij). ( La religione cristiana è già distrutta nel mondo  civile latino; vive solo nell'ancor barbaro mondo germanico;  la riforma è il secondo medio evo germanico. Il soprannatu-  rale non illude più. All'epica religiosa del medio evo, ed  all'epica giocosa del risorgimento, parodia generica del so-     ( l ) Questo pensiero risulta dalle pagine del Dopo la laurea, pur senza  esservi enunciato esplicitamente, e chiarisce le apparenti contraddizioni notate  dal GENTILE, La filosofia in Italia dopo il 1850, 1. cit., p. 302.     Le idee estetiche e religiose. 295     prannaturale nel principio, poi caricatura smaccata e cinica  della religione, succede la drammatica senza soprannaturale.  Nel XVI secolo la distruzione è compiuta in Italia; in  Francia erano irreligiosi i pochi uomini colti, ma la nazione  era incolta, e per questo la riforma potè attecchirvi, come vi  attecchì nel secolo XVII il giansenismo, una riforma miti-  gata; ma nel secolo XVIII la Francia, divenuta centro di  coltura, fu anche centro di incredulità. Il secolo XVIII è il  secolo della filosofìa sofistica e negativa. Alla tragedia del  Voltaire, priva di vita poetica quando ha per fine l'irreli-  gione, ed a quella dell' Alfieri, in cui tutto è umano e  naturale, succede la lirica moderna, che « non lascia alcun  margine fra sé e l'assoluta riflessione, e giunge all'ultimo  limite della poesia » ('). Anche in Germania, in parte  per riflessione spontanea e in parte per influenza del ri-  sorgimento italiano divenuto sud-europeo, si è iniziato il  risorgimento, che differisce dal latino in quanto non è la  semplice rappresentazione del naturale, ma la negazione del  soprannaturale, rappresentata e sviluppata nelle sue conse-  guenze. Secondo il De Meis, i due risorgimenti, il latino e  il germanico, che già nel sec. XVII reagivano l'uno sul-  l'altro, nel XIX si fondono in un solo risorgimento, un solo  mondo di poesia e di pensiero, in cui la religione, divenuta  indifferente, è appunto per questo perfettamente tollerata.  E a questa fusione delle due Europe in una sola Europa  spirituale seguirà certo fra non molti secoli la fusione in una  sola Europa giuridica e politica.   Il secolo XIX durerà finché duri l'uomo. S'inizia nel  secolo XVII, quando a lato a Bacone — che mettendo fin  da principio fuori causa lo spirito non lo ritrova più in se-  guito, e nega la possibilità di conoscerlo, consolidando la  opera del risorgimento negativo, — sorge Cartesio, che con-     ( 2 ) Dopo la laurea, [I], p. 200 e segg.     296 Le idee estetiche e religiose.   verte subito il dubbio nell'intima certezza di sé, del pen-  siero del suo pensiero ( 1 ). Il vangelo di Gesù è quello del  cuore, il vangelo di Giovanni quello della fantasia, il Di-  scorso del metodo è il vangelo dello spirito. Tu es Petrus :  il cogito cartesiano è la pietra su cui sorgerà la vera Chiesa  cattolica, un edifizio che avrà le proporzioni dell'universo  ed accoglierà tutto il genere umano, destinato a formare un  solo ovile sotto un solo pastore, il pensiero. Dopo Cartesio,  il moderno Anassagora, viene Kant, il Socrate moderno,  che leva di mezzo la metafìsica e la natura, e parla dello  spirito, uno spirito fenomenico sì, ma dal quale egli fa sca-  turire la vita, la virtù, la morale, attribuendo alle cose dello  spirito un pregio infinito. Vero è che questo infinito, questo  divino, questo assoluto e universale non è che individuale.  Ma solo per Socrate. Dopo di lui viene Platone — leggi  Fichte — , che con profonda intuizione vede come l'univer-  sale e il particolare di Socrate si compenetrino in una sola  unità. E dopo Platone viene Aristotele ( 2 ), viene Giorgio He-  gel, che nulla concede alla intuizione e alla fantasia, procede  con rigore, esattezza e precisione, tanto che il suo regno non  durerà solo diciotto secoli, come quello dell'antico Aristo-  tele, ma diciottomila, o meglio finché duri questo attuale  genere umano. Giorgio Hegel, ponendosi nella posizione di  Cartesio, rifa per intero il processo della conoscenza e trova  il processo della creazione.   Questo grande movimento, che si compie nel nord, si  era iniziato nel sud ( 3 ) ; ma il sangue del Bruno era stato ver-  sato invano ed il Vico non era stato compreso da nessuno,     ( 1 ) Pel giudizio del De Meis circa il sistema cartesiano, v. qui addietro,  pp. 282-83; ecfr. p. 301.   ( 2 ) Cfr. qui addietro, pp. 86-87.   ( 3 ) V. Dopo la laurea, [I], pp. 209-211.     Le idee estetiche e religiose. 297     un po' per colpa del papato e molto più pel carattere delle  loro creazioni, che erano intuizioni isolate del genio, più  che momenti di uno sviluppo storico ordinato e necessario.  La storia del pensiero moderno è una storia tutta settentrio-  nale. La Germania è la nuova Grecia europea. Nel mondo  latino non giunge che tardi l'eco indebolita e sfigurata della  grande filosofia. Cartesio, il padre della filosofia moderna,  non procede dal Bruno, non è inteso dal Vico, né dal Gio-  berti finché egli non si fu « spapificato » ; Spinoza fa rab-  brividire l'Italia e la Francia. Il De Meis riteneva che a  Napoli si fosse sempre conservato, in mezzo al risorgimento,  un fil di tradizione del Bruno e del Vico: la quale, così  guasta e superficiale come era diventata nelle mani degli  avvocati, pure era stata bastante a farne un paese a parte;  ma credeva che i germi gettati dal pensiero italiano avessero  germogliato in Germania. Bertrando Spaventa si era molto  preoccupato del problema della filosofia nazionale ('). E il De  Meis accoglieva in questo proposito l'opinione del suo Ber-  trando, da lui ritenuto il primo filosofo vivente dell'Italia,  e forse di tutta l'Europa, « la Germania inclusive » ( 2 ). Ora  che la storia del pensiero filosofico moderno sia concen-  trata tutta esclusivamente nella sola Germania — conce-  dendo soltanto un posto al cogito cartesiano — è una opi-  nione che lo Spaventa, e a traverso lo Spaventa il De Meis,  accettano dai romantici tedeschi. Ad essi, e a tutti coloro  che hanno fede assoluta di essere nel vero, il nostro Autore  rassomiglia anche in questo, che il valore di ogni singolo  filosofo è per lui in ragione diretta della distanza che lo     (') V. BERTRANDO SPAVENTA, La filosofia italiana nelle sue relazioni con  la filosofia europea, a cura di G. GENTILE, Bari, Laterza, 1909; e Fram-  menti di studi sulla filosofia italiana nel secolo XVI, nel Monitore biblio-  grafico di G. Daelli, Torino, 1852, nn. 32, 33.   ( 2 ) V. Dopo la laurea, [I], pp. 288-290.     298 Le idee estetiche e religiose.   separa dalla sua propria concezione. Caratteristici in questo  proposito i giudizi circa il Rosmini e la evoluzione del  pensiero giobertiano ( l ).   Dopo Hegel, secondo il De Meis, religione e poesia  cedono in Germania il posto alla teologia e all'estetica. Nel  mondo latino la tradizione cartesiana si è dispersa; è rimasto  padrone del campo il risorgimento sofìstico, ateo e negativo.  Ma l'uomo non può vivere senza un Dio, e il tempo mo-  derno, quando il risorgimento ebbe distrutta la religione cri-  stiana, si volge al passato, al medio evo sacerdotale e sim-  bolico, e moltiplica gli sforzi per creare una nuova reli-  gione. Sforzi vani, che la religione cristiana, religione di  Dio, del vero spirito, della sua trinità, della sua umanizza-  zione, è l'ultima di tutte le religioni, e solo potrà trasfor-  marsi e purificarsi.   Mentre questi vani sforzi si compiono nella Germania  volgare — non in quella pensante — , nel sud, dove un ele-  mento pensante manca, la parte più elevata, non però pen-  sante e moderna, tardivamente inaugura il secolo XIX: è  un secolo XIX non filosofico, perchè non è rischiarato che  da un debole raggio di riflessione ; è pseudo-religioso e  pseudo-poetico; si apre col Concordato e col Genio del Cri-  stianesimo, parti infelici della riflessione travestita da imma-  ginazione ("). La riflessione, non avendo piena coscienza di  sé come nel mondo germanico, coesiste nel mondo latino a  fianco alla poesia; e dà origine ad una pseudo-epopea, al  romanzo ( 3 ), genere ibrido, anfibio, tra la storia e la finzione,  tra la poesia e la prosa, tra l'arte e la scienza. Il romanzo,  genere equivoco, compare per la prima volta nel principio  del secolo XIX dell' antichità, ricompare nel nostro se-     (!) V. Dopo la laurea, [I], pp. 415, 435, ecc. ; II, pp. 29-35, ecc.   ( 2 ) V. Dopo la laurea, [I], pp. 211-218.   ( 3 ) V. Dopo la laurea, [I], pp. 226-252.     Le idee estetiche e religiose. 299     colo XIX, e rinasce in Germania, col Goethe, genio equivoco,  tra la poesia e la prosa, in cui l'universo si riflette tutto intero;  si sviluppa in Inghilterra, paese equivoco, tra latino e ger-  manico, e raggiunge la sua perfezione in Italia, paese equi-  voco anch'esso, mezzo liberale e poetico e mezzo prosaico  e papale, e precisamente in un uomo, come Goethe a cui  somiglia, equivoco: Alessandro Manzoni.   Si osservi che il De Meis, una volta stabilito che il  romanzo è un genere equivoco, trova che sono equivoci tutti  gli individui e tutti i popoli presso i quali il romanzo fio-  risce, prendendo — si noti — la parola equivoco nella acce-  zione di misto e complesso, sì che ad ogni popolo e ad ogni  individuo potrebbe indifferentemente applicarsi.   Dopo lo Scott e il Manzoni, il romanzo va perdendo il  carattere epico, e diventa sempre più storico, riflessivo e  prosaico con l'Hugo e con la Sand, finché in Paul De Kock e  Edgardo Poe la prosa assorbe ed avviluppa in se la poesia.   Nel risorgimento moderno, come nell'antico, la lotta co-  mincia antireligiosa e finisce antifilosofica: prima la riforma,  uno scetticismo che distrugge 1' Olimpo cattolico ; poi il  deismo, uno scetticismo più progredito; infine l'ateismo, uno  scetticismo assoluto, la pessima delle filosofie. « E non è  finita ancora la triplice serie » ('), osserva il De Meis, fedele  sempre alle sue triadi. La Germania è per tre quarti prote-  stante; la Francia è prevalentemente deista, e in parte atea;  l'Italia ha una ventina di milioni di analfabeti, tutti papo-  temporali ; i semi-analfabeti sono in gran parte demagoghi.   Il risorgimento produce quella filosofia che è la bestia  nera del De Meis, la filosofia positiva. Era la filosofia che gli  aveva preso fra i suoi artigli, strappandolo alla fede hege-  liana, un caro amico — rimasto tale malgrado la irreconci-     ( l ) Dopo la laurea, [I], p. 354.     300 Le idee estetiche e religiose.   liabile opposizione delle opinioni filosofiche — Pasquale  Villari, al quale così frequenti e amichevoli frecciate sono  dirette nel Dopo la laurea (') ; era la filosofia che accoglieva  la teoria dell'evoluzione del Darwin; era la filosofia opposta  alla hegeliana nel principio, nella essenza, nel metodo. Mai  il De Meis si lascia sfuggire una occasione di combatterla :  trova che la filosofia scettica dichiara irraggiungibile la na-  tura delle cose; ma la filosofia nuova, la filosofia positiva o  iperscettica, non ne fa neppur materia di dubbio o di discus-  sione, ed è una filosofia dell'apparenza, cioè una filosofia  antifilosofica ("). Il risorgimento iperscettico non può trovare  la verità, perchè ha l'occhio sempre rivolto alla natura esterna,  e non mai alla natura interna, al pensiero dell'uomo, che è  la verità stessa. Secondo il De Meis, la filosofia sedicente  positiva è di fatto negativa, poiché nega il negabile, la cono-  scenza dell'essenziale, e non pone che la conoscenza del-  l'apparente, del reale e dell'accidentale, che nessuno ha mai  pensato a negare.   Questa pseudo filosofia si sviluppa come la vera. Il primo  atto è il principio; la scena è in Italia: Telesio scopre l'ap-  parenza come principio. Il secondo atto è il metodo ; la scena  è dapprima in Italia, poi in Inghilterra; il metodo galileo-  baconiano, ovvero induttivo sperimentale, ha due parti: la  descrizione e la legge dei fenomeni. Il terzo atto è il sistema,  che ha pure due parti : la classificazione e la filiazione dei  fenomeni.   La filosofia positiva è una terza corrente, che si caccia  fra la corrente poetica e la filosofica, ed è il sangue della     (') V. qui addietro, pp. 9 nota ( 1 ), 35-36; Dopo la laurea, passim; cfr.  PASQUALE VlLLARI, La filosofia positiva e il metodo storico, nel Politecnico  di Milano, fascicolo di gennaio, 1866; e B. SPAVENTA, Scritti filosofici,  p. 311, nota ( 2 ), per quanto si riferisce alle critiche mosse a questa pubbli-  cazione dal WYROUBOFF, dal MamIANI, dal FIORENTINO, dal TOCCO.   ( 2 ) V. Dopo la laurea, [I], p. 355 e segg.     Le idee estetiche e religiose. 301   filosofia; l'osservazione e l'esperienza ne è lo stomaco; l'in-  duzione baconiana il polmone sanguificatore ; la legge posi-  tiva il torrente della circolazione; ed essa, la filosofia, è il  cervello, in cui il sangue positivo diventa anima e pensiero  speculativo. Giorno verrà in cui lo stomaco baconiano non  avrà più nulla a digerire, né il polmone a respirare; e la  natura divenuta tutta sangue circolerà dentro dell'uomo. Al-  lora questa terza corrente, tutta e sempre prosaica, sarà dive-  nuta un mare, ed avrà confuse le sue acque col mare della  religione, della poesia e della filosofia.   La terza parte del gran dramma della filosofia cristiana  è il tempo nuovo. Dopo la riflessione negativa del risorgi-  mento, la filosofia moderna, come ogni filosofia, muove alla  ricerca di un principio. Il nuovo Talete è Giordano Bruno ; il  nuovo Pitagora è il Leibnitz. Per passare dal naturalismo dina-  mico del Bruno e dal neo-pitagorismo e, per così dire, dal-  l'atomismo ideale leibnitziano, dal principio naturale al prin-  cipio umano, occorreva un nuovo Anassagora, e venne Car-  tesio. Il principio cartesiano, come tutte le cose del mondo,  nasce non perfetto; in Cartesio è uovo o tutt' al più em-  brione ('). Il secondo atto della filosofia moderna si volge  al metodo. Nel perfezionare il metodo antico, l'antica dia-  lettica, proporzionatamente alla più perfetta natura del prin-  cipio moderno, e nell' esplorare più completamente il prin-  cipio, consiste il lavoro del secondo atto del secolo XIX,  che termina poco dopo la fine del secolo XVIII. L'atto terzo  è il sistema, è il principio di Cartesio e dello Spinoza, del  Kant e dello Schelling, corretto e metodicamente sviluppato.  Ed è nella sua essenza, se non nella sua esecuzione, il si-  stema più compiuto e perfetto, ne altro ve ne potrà mai es-  sere in eterno. Il principio è il germe e l'assoluta possibilità  dell'universo, ed è quindi uno, come uno è l'universo; tutti     (') Cfr. qui addietro, PP . 282-83, 295-97.     302 Le idee estetiche e religiose.   i principi a traverso ai quali la riflessione greca è passata  non sono che le forme e i gradi della sua cognizione. « E  uno è per conseguenza il metodo : e quando si giunge a un  punto nel quale il principio contiene in se il tutto % e il metodo  si confonde col processo evolutivo del principio, e il sistema  è il tutto spiegato; quando la filosofìa giunge a comprendere  il creante e il creato in un attivo processo di creazione » ('),  non ha più dove andare, a meno che non voglia indietreggiare,  come fece la Grecia dopo Aristotele, o uscir dell'universo. E  se il tempo moderno non vuole indietreggiare, bisogna che si  contenti del suo nuovo Aristotele. Non è possibile un terzo  Aristotele, perchè il tempo antico ha ricevuto nel moderno il  perfezionamento essenziale, il solo di cui fosse capace : di og-  gettivo è diventato soggettivo, di totalità immobile vivo pro-  cesso di cognizione e di creazione. Vivo di riflessione filoso-  fica, non d'immaginazione. Un sistema, per concreto che sia, è  sempre un'astrazione, e l'astrazione è la morte dell'anima  umana. L'anima vive finché la fa, ma quando l'ha fatta, quan-  do della realtà vivente, ossia di se stessa, ha composto quel-  l'estratto che si chiama pensiero filosofico, allora l'azione si  arresta, e con l'azione è finita la vita. Quando Aristotele ha  creato un grande sistema, perfetto e compiuto per l'antichità,  lo spirito antico vi si chiude come in un sepolcro per secoli ;  e torna alla vita solo quando ricomincia a sentire e a fan-  tasticare. Quando la Germania ha creato il vero sistema  del mondo, e recata la religione cristiana nella forma di un  cristianesimo assoluto, allora la vita si congela nell'astra-  zione, e lo spirito germanico rimane assiderato. Ma presto  si scuote, e, brancolando nel buio dell'astrazione hegeliana,  trova il risorgimento negativo ed ateo ed il risorgimento ne-  gativo-positivo. Congiungendosi col primo, produce mostri  filosofici ed aborti strani ; col secondo la medicina naturali-     (') Dopo la laurea, [I], p. 373 e segg.     Le idee estetiche e religiose. 303   stica e la storia naturale materiale. Ma la Germania mate-  rialistica e naturalistica è più morta della Germania hege-  liana. Come la pura riflessione, così la pura contemplazione  è la morte. La vita è pensiero apparente, è unità di rifles-  sione e di contemplazione, di metafìsica e di filosofìa posi-  tiva, di poesia e di filosofìa.   La storia universale è una sequela di creazioni, identiche  fra loro quanto al ritmo e alla legge, sempre più pure e  perfette quanto al contenuto, che comincia dalla pura forma  dello spazio, e termina nella forma più pura del tempo. Ogni  creazione ha come fine la creazione successiva ; ciascuna vive  di quella dalla quale nasce e serve di alimento a quella a  cui dà origine, che le si sovrappone e l'avviluppa in se stessa,  senza distruggerla. Così dalla natura nasce il regno vegetale,  da questo l'animale, dall'animale l'uomo finito e particolare,  e da questo l'uomo universale. Tutto questo è il regno umano  inferiore, e tutto si spiega nella forma dello spazio, e coe-  siste come nella natura. L'uomo di sopra, il regno umano  universale, ha esso pure la sua storia, ed è una serie di  sfere, che l'uria avviluppa l'altra; prima l'arte, poi la reli-  gione, poi lo spirito, che universalizza la natura, e dà valore  assoluto e infinito al particolare e al finito.   Tlàvta qsI . Eterna è solo l'idea ed immortale è soltanto  la natura. Come la natura, così l'uomo, lo spirito umano,  natura anch'esso, ha una legge inflessibile e costante. « Sono  due nature diverse, certo, e ciascuna ha la sua legge partico-  lare e propria, ma in fondo è una natura sola, ed una sola  legge naturale » ('). Le forme e gli elementi naturali ed  umani sono del pari indistruttibili, e la legge comune della  loro attività è immutabile: nascere, crescere, decadere e  perire è destino comune agli uomini, agli animali, alle piante     ( x ) Dopo la laurea, [I], p. 113; cfr. pp. 180-84, e passim; ed / tipi  animali, [I], pp. 332-33, 336-37; ecc.     304 Le idee estetiche e religiose.   e ai sistemi planetari. Ma gli elementi della natura sono  l'uno fuori dell'altro, e anche quando si combinano non si  compenetrano ; quelli dello spirito sono compenetrati ed inti-  mamente unificati, ne mai si scompagnano nella realtà, va-  riando solo quanto alla proporzione. E il prodotto piglia forma  e natura dall'elemento preponderante e più attivo. La natura  è come una scala a piuoli ; lo spirito come una scala a corda,  che raggiunta la meta si raggruppa in se stessa.   Nell'uomo-cosmos gli elementi spirituali erano tutti in  uno stato di assoluta quiete e di completa indifferenza : solo  il genio, l'immaginazione era attiva da principio; poi entrò  in attività il senso. Anche la natura, poiché si muove, deve  avere il senso naturale, nella forma inferiore di senso chimico  ed in quella superiore di senso meccanico. Poi l'uomo di  sistema solare si fece pianta; nella pianta l'unico elemento  spirituale attivo è il senso chimico. Nell'animale v'è il senso  meccanico in nuove forme; v'è un arco diastaltico, di cui  l'impressione, il senso naturale è il primo atto, e l'ultimo è  il movimento, la contrazione; e nel sommo dell'arco comin-  ciano ad entrare in azione gli altri elementi umani : imma-  ginazione, sensazione, memoria, e ristretta in una sfera tutta  animale una piccola induzione, e per poco la famiglia umana,  e talvolta la società umana in forma animale. Finalmente  nell'uomo entra in attività la coscienza, la riflessione, e con  questa gli elementi spirituali superiori, la poesia, la religione;  manca la riflessione della riflessione, la scienza; predomina  il senso (vegetale, animale ed umano). Questo è lo stato  naturale di cui parla il Rousseau. Nel secondo tempo l'atti-  vità passa alla fantasia, e si conciliano le disuguaglianze fra  gli uomini. Queste si vanno poi via via accentuando per opera  della riflessione, che si è andata rinvigorendo alle spese del  sentimento e dell'immaginazione. Ma contemporaneamente a  questo processo di divisione e di analisi, si compie nella  storia un lavoro di unificazione e di sintesi. La grande ragione  avviluppa la piccola, poiché è sempre la facoltà superiore     Le idee estetiche e religiose. 305   che unifica in sé e dà la sua forma alla facoltà inferiore,  da cui riceve in contraccambio la vita. Questa seconda co-  scienza non è un trovato della odierna metafisica, che anche  Aristotele parlava di due vovg, l'uno poietico o attivo, l'altro  patetico o passivo ; e nel secolo XVI qualcuno fu arso vivo  per aver parlato di quel secondo spirito ( l ).   La vera vita dello spirito, unità vivente, è in una molti-  tudine di individui ad un tempo ; e però la storia dello spirito  si compone di una successione di grandi unità ("'). Il primo  stato embrionale del genere umano è la natura (il De Mteis,  hegeliano e medico, prende spesso come termine di con-  fronto l'organismo umano); la vita fetale è il vegetabile e  l'animale; terza muda è quella dell'uomo positivo, l'infante  del genere umano. Egli con la sua piccola positiva riflessione  vede intorno a se un mondo finito, e si fa un Dio finito e posi-  tivo; non soddisfatto di questo breve corso mortale, senza  scopo in se stesso, sogna una seconda vita, ha fede in essa,  ed è religioso. Questa religione, questa fede, si trasforma  a poco a poco in un ideale, in un caro sogno poetico. Poi  dalla prima nasce una seconda coscienza, e l'uomo intui-  tivo diventa — quarta muda — l'uomo riflessivo e intellet-  tuale. La nuova coscienza, mentre si appropria la coscienza  finita e positiva, imprime in tutte le diverse funzioni umane  il suggello della sua infinita unità, pur lasciandole nella loro  distinzione naturale; e così permangono l'agricoltore, l'avvo-  cato, il medico, e via dicendo. Ma nella sfera superiore le  due coscienze si unificano, ed il poeta ed il prete rimangono  assolutamente identificati nel pensatore, perchè una volta svi-  luppata la coscienza intellettiva l'uomo non può più deporla  per ritornare uomo positivo ovvero semi-uomo, così come  non poteva deporre la coscienza positiva e tornar ad essere     (') V. Dopo la laurea, [\], pp. 169-74.   ( 2 ) V. Dopo la laurea, [I], pp. 112-28, 149, 152 e segg.   Del Vecchio-Veneziani - 20.     306 Le idee estetiche e religiose.   animale. E la poesia si trasforma in estetica; la religione  in critica e in filosofia. Oggi la poesia non c'è più al mondo,  perchè essa non è una combinazione di fantasia che afferra  e trasforma e di natura afferrata e idealizzata ; ma è una  sola unità, « è l'universo pervenuto a grado di spirito, che  inconsciamente si trasforma e si purifica nella conscia anima  di un solo uomo, spettatore più che autore della sua propria  trasformazione ».   È un fatto di ragione che la vita umana comincia con  l'assoluta barbarie, col puro senso materiale e col semplice  istinto naturale; e termina nella riflessione intellettuale, che  è la vera vita e l'assoluta e definitiva civiltà. È un fatto di  osservazione e di ragione che si va dall'una all'altra passando  per la forma intermedia della immaginazione. La religione  e l'arte è il regno dell'immaginazione: è una barbarie civile  ed un senso spirituale. L'epica è la poesia immaginativa e  barbara, e perciò più perfetta; la lirica è la poesia riflessiva  e civile, e perciò più imperfetta; la drammatica è la forma  intermedia. Essa è più riflessiva dell'epica, e sviluppa un  elemento di questa; è epico- religiosa nell'antichità, raggiunge  la perfezione nel risorgimento, e decade nel secolo XIX,  nel greco-romano come nel latino-germanico, per eccesso di  riflessione. Analogo arco descrive la lirica, che sviluppa un  elemento della drammatica, e, finita come poesia, durerà  come lirismo filosofico finché duri il secolo XIX, ossia finché  duri il genere umano.   La poesia sensibile ed oggettiva è la barbarie dello spi-  rito umano, la filosofia intellettuale e soggettiva è la sua ci-  viltà ; dall'una all'altra si passa a traverso la forma inter-  media della religione, che è tutt'insieme oggettiva e sog-  gettiva, è sensibilmente intellettuale, è la barbarie civile  dello spirito umano. La religione più barbara, più naturale,  più oggettiva e più epica è la religione indiana; la più civile,  più umana, più soggettiva e più lirica è la cristiana. Tra la     Le idee estetiche e religiose. 307     religione epica orientale e la religione lirica occidentale,  la religione passa per una stazione intermedia, la Grecia, e  vi prende una forma intermedia, la forma drammatica. Nella  religione indiana troviamo tutti gli elementi e tutti i carat-  teri di un sistema religioso completamente sviluppato; il  politeismo greco è la prima caduta della religione, la quale  risorge nel tempo moderno. L'oriente moderno, ossia il medio  evo, pone gli elementi essenziali della religione, che sono  quelli stessi del pensiero, nella vera forma religiosa; l'anti-  chità moderna, ossia il risorgimento, spezza questa forma;  il secolo XIX, il vero tempo moderno, li pone nella forma  di pensiero : invece della riflessione filosofica del medio evo  è una filosofia religiosa. L'oriente è essenzialmente epico;  la Grecia è, nella sua stessa epopea, principalmente dramma-  tica; il tempo moderno è tutto umano e tutto divino ed è  tutto lirico e riflessivo. E del tempo moderno il medio evo  è religioso ed epico; ma è un'epica lirica, ispirata dalla  grande riflessione: tale è la poesia dantesca. Il risorgimento  è irreligioso e drammatico. Il fantastico si cangia nel mera-  viglioso; poi il meraviglioso stesso sparisce dalla poesia. Il  secolo XIX è di nuovo religioso ed è tutto lirico: il prin-  cipio è epico-lirico; poi viene la drammatica, che comincia  storica e finisce cittadinesca e domestica; e all'ultimo viene  una lirica tutta stravolta per voler essere ultra-poetica. Ormai  la riflessione ha superata l'immaginazione; il sentimento e  la fantasia sono stati oltrepassati e ravviluppati dentro al  pensiero; quindi quella del nostro tempo deve essere una  poesia lirica, drammatica ed epica ad un tempo; il prodotto  di tutte le facoltà riunite, la filosofia vivente, poetica e  religiosa, la filosofia dell'universo, cioè dell'uomo. 11 se-  colo XIX, cominciato lirico-poetico, termina lirico-prosaico-  filosofico-poetico-religioso ed assolutamente cristiano. La  poesia non è morta; ha subita una metempsicosi, uscendo     308 Le idee estetiche e religiose.   dalla forma di immaginazione per entrare in quella di filo-  sofìa, e in quella vive ed eternamente vivrà.   La forma e l'elemento della poesia e della religione è,  come abbiamo visto, l'immaginazione. Quando il risorgimento  ha distrutta l'immaginazione, allora il sentimento, che prima  era in germe, assorbe tutto l'uomo e tutta la natura. E sorge  la musica f 1 ), forma di poesia della quale il sentimento è solo  elemento e sola sostanza, e il tempo V unica forma. La  musica è l'ultima delle arti ; la poesia è la prima. Le arti  plastiche usano una materia più naturale, meno ideale, deb-  bono sostenere con questa una lotta più lunga, e giungono più  tardi a perfezione. Viene prima la scultura, poi la pitiura.   Certo la musica è nata, come tutto il resto, con l'uomo;  ma nel medio evo antico è un esercizio secondario, subor-  dinato alla poesia e alla religione ; nel risorgimento sofistico  è bensì un'arte, ma rimane di gran lunga inferiore alla scul-  tura e alla pittura ; nel medio evo moderno la musica è epico-  religiosa, e rimane subordinata alla religione. Solo nel risor-  gimento moderno la musica si sviluppa, mentre le arti pla-  stiche decadono: dapprima, nel risorgimento drammatico,  la musica non è che un compimento e un aiuto del dramma ;  acquista un proprio assoluto valore solo nel risorgimento li-  rico, che è il tempo della negazione del pensiero, ossia del-  l'essenziale, e quindi è il tempo del nulla. Questo vuoto  sentimento si traduce in un vuoto suono, che diviene arte  e poesia. La musica è dunque una lirica vacua, è un'arte  oltre-lirica, è l'arte del nulla. È l'ultimo prodotto del risorgi-  mento, ed è quello che meglio ne scopre il carattere, poiché  il fine è il grande rivelatore. Ma il nulla al quale il risor-  gimento mette capo, se in apparenza è la fine, in realtà è  il principio, quello stesso dal quale in origine usciva Funi-  verso. Da quel punto istesso l'universo, ossia l'uomo, rico-     H V. Dopo la laurea, [I], pp. 310-333.     Le idee estetiche e religiose. 309   mincia da capo, tutto intero, in seno alla filosofìa. Questa  nuova creazione è il tempo dell'essere, il secolo XIX, che  ha per necessaria preparazione il risorgimento progressiva-  mente negativo e per divisa: negazione di negazione. Il se-  colo XIX nega quel vuoto universo di suoni ; fa della musica  quello stesso che già prima ha fatto della poesia, la dissolve  a poco a poco ; comincia dallo snaturare la musica a furia  di sapere e di meditazione, dando sempre meno alla me-  lodia e sempre più all'armonia, e la riduce ad essere una  scienza musicale. Questo è già avvenuto in Germania, dove  allato al risorgimento scorre il tempo moderno; nell'Europa  italo-celtica prevale ancora il risorgimento lirico, e tocca  ormai l'estremo punto dell'assoluta negazione; già la musica  si avvicina al suo limite prosaico ; già il pensiero positivo  comincia a sopraffare e ad assorbire il sentimento e l'imma-  ginazione.   Il tempo moderno è la vita che rinasce dal seno della  morte, la fede che spunta dalla negazione. Non il tempo  moderno dell'antichità, perchè sopravviene nell'anima ro-  mana, mentre il dramma del risorgimento si era combattuto  nell'anima greca, ma il vero tempo moderno, il nostro se-  colo XIX, che è la continuazione e l'adempimento del risor-  gimento cristiano. In questo secolo il sentimento dell'uma-  nità, che è un aspetto del sentimento della natura, prenderà  la sua vera forma in una nuova poesia, nella quale la lirica,  la drammatica e l'epica saranno ricomposte in una unità  assoluta e definitiva.   L'unificazione non è però avvenuta ancora nel campo  della poesia, né in quello della religione e della filosofia.  La poesia primitiva o naturale, invariabile come la natura,  sussiste presso il popolo analfabeta; e c'è la poesia medio-  evale e quella del risorgimento, immodernate e ormai vuote.  Così è delle forme religiose (*). Analogamente delle forme   0) Cfr. qui addietro, pp. 287-88.     310 Le idee estetiche e religiose.   filosofiche : esiste presso il popolo apostolico primitivo la  filosofia primitiva o religione ; ed esiste pure la filosofia me-  dioevale, la scolastica del secolo XIX, e la filosofia del risor-  gimento, con tutte le sue gradazioni progressivamente scet-  tiche e negative e con tutte le sue forme positive. Abbiamo  oggi la massima complicazione di indirizzi e di forme ; non  è però difficile distinguere le diverse funzioni storiche in  atto, né prevedere un continuo avvicinarsi ad una assoluta  unità.   A questa teoria del De Meis si mossero da Silvio Spaventa  e da altri obbiezioni ('), che possono ridursi sostanzialmente  a questa : Come può lo spirito umano perdere due delle sue  funzioni essenziali, l'arte e la religione ? Il De Meis risponde  che Silvio Spaventa ha ragione se, basandosi sulla filosofia  kantiana, afferma che lo spirito umano sarà sempre tratto a  fare degli assoluti giudizi religiosi ed estetici, ad unire al  concetto della mente la intuizione che deve dargli corpo e  vita; ma ha torto se crede che la intuizione da accompa-  gnare all'ideale debba essere sempre fantastica e falsa. Nel  principio l'intuizione religiosa e l'intuizione estetica è creata  dalla fantasia, ed è a vicenda distrutta perchè non è la vera,  non è assoluta, e non agguaglia l'assoluto concetto; e di  qui nasce da una parte una serie di capolavori tutti relati-  vamente perfetti — se son davvero capolavori — , perchè  l'ideale dell'arte, come finito ch'egli è, può accordarsi con  una intuizione finita; e ne viene dall'altra parte una serie  di religioni tutte imperfette e però tutte transitorie, perchè  l'ideale religioso è infinito, e la fantasia non sa creare che  delle immagini finite. Ma le due serie hanno una legge, perchè     ( ] ) V. Dopo la laurea, II, pp. 19-46; e cfr. Poesia ed arte, Lettera di  G. FRANCESCHI al De Meis, nella Rivista bolognese, 1868, pp. 1045-51.  Il Franceschi dice che il De Meis, togliendo all'uomo la religione e la  poesia, lo abbassa all'abbaco e al pane ; egli non comprende che il De Meis  intende anzi di innalzarlo alla sua filosofia religioso-poetica.     Le idee estetiche e religiose. 311   hanno un termine : e il loro termine non può essere che la  vera e reale intuizione corrispondente al concetto dell'arte  ed all'ideale della religione. E difatti abbiamo da un lato  una serie di forme estetiche l'una meno perfetta dell'altra,  e sempre meno rispondenti alle condizioni assolute dell'arte;  e sono sempre meno naturali e spontanee, meno epiche e  fantastiche, sempre più spirituali, liriche, filosofiche e reali;  e sì l'intuizione dell'arte è sempre meno lieta e bella, e più  trasparente ed immediata all'ideale. È, dunque una serie  regressiva e discendente. La serie religiosa è al contrario  ascendente e progressiva. Ogni forma religiosa è meno fan-  tastica, più razionale, più reale della precedente. Per cui  l'ultima, la cristiana, è assolutamente vera e perfetta; in  essa al mondo della ragione corrisponde un mondo fanta-  stico quanto esser può più adeguato e spirituale : il cristia-  nesimo non ha altro difetto che quello di essere una reli-  gione. La religione cristiana si va sempre più perfezionando;  e il suo perfezionamento consiste nell'essere sempre più  storia, più realtà, più verità, e sempre meno religione. E  così per contrarie vie, l'una scendendo e l'altra montando,  la religione e l'arte corrono al loro fine, al vero. Il vero  è l'eguaglianza della realtà e dell'idea, del pensiero e del-  l'intuizione. L'intuizione estetica, da principio fantastica e  non realmente assoluta, diventa a gradi sempre più somi-  gliante al concetto assoluto dell'arte, finché raggiunge l'asso-  luta e reale intuizione. Allora la natura è concepita come  un solo essere vivente, indipendente, assoluto; e ciascuna  sua parte è intuita come membro dell'intero, ed assoluta  essa stessa : giacché le due intuizioni ne fanno una sola. La  intuizione religiosa, essendo finita, non è adeguata alla sua  idea, che è infinita. La verità religiosa non è mai la vera,  perchè è una combinazione di finito e di infinito, anzi che  di infinito con infinito. Ma la intuizione religiosa si va  sempre più allontanando dalla forma naturale, e si fa sempre  più veriforme fino a diventar vera ; il che avviene quando     312 Le idee estetiche e religiose.   l'infinito ritrova se stesso, ed è a un tempo concetto e  intuizione. Allora al falso succede il vero, e la religione fi-  nisce. Questo non è perdere una funzione; è risolvere e  trasfigurare. Le funzioni inferiori dello spirito, come la mo-  rale, il diritto, lo Stato, conservano una esistenza separata,  perchè partecipano ancora della qualità della natura; ma la  religione e l'arte hanno per oggetto il vero; sono i gradi e  le forme del vero pensiero, e perciò quando il pensiero ac-  quista una esistenza distinta, esse la perdono e rimangono  unificate in lui. L'arte è per sua natura illusione e la reli-  gione è per sua essenza errore ; ora l'illusione è fatta per  trasformarsi in certezza e realtà, l'errore in verità. L'arte  si trasforma nella vera cognizione naturale ; la religione nella  vera cognizione spirituale. In questa trasformazione consiste  la storia; il suo compimento è il fine della civiltà ed il limite  del progresso umano, che è temporalmente indefinito, ma  idealmente determinato. L' ideale è provvisorio, e sparisce  nell'idea.   Così termina la parabola religioso-poetica, della quale  il primitivo oriente è il ramo ascendente; l'antichità pagana,  tutta arte e mistero, è la cima; ed il ramo che discende è  l'era cristiana, in cui la religione e l'arte vanno progressi-  vamente diventando più riflessive, sino a ridursi ad essere,  oggi, il pensiero e la scienza cristiana. L'uomo moderno  cerca l'ideale e trova l'idea, cerca il concetto dell'arte e  trova il vero concetto, cerca il divino fuori di se e trova in  se l'umano; cerca il sovrannaturale e trova il naturale. Il  nuovo uomo crede e pensa; e pensando ricrea l'universo, dal  suo pensiero una prima volta creato. Questo nuovo universo  è un'opera d'arte in cui la forma eguaglia il concetto ; ed il  concetto fatto conscio di se vince la forma, ed è bello  e sublime ad un tempo. Questo nuovo universo è un capo-  lavoro, di cui il nuovo uomo, poeta e critico insieme, intende  il magistero; è un tempio, di cui il pensiero umano è il nume     Le idee estetiche e religiose. 313     e ciascun uomo il sacerdote, che a quel Dio sacrifica ciò  ohe è in lui di non buono. E il nuovo uomo continua questa  creazione con azioni generose ed alti pensieri. « Ed è così  che egli è più che mai non sia stato religioso e poeta,  quando non è più che scienziato e libero pensatore ». L'uomo  parte dalla tenebrosa unità della natura e del senso, e, a  traverso la piccola riflessione e la grande immaginazione,  giunge alla luminosa unità della riflessione intellettiva, av-  vivata dalla fede religiosa e poetica, che sole restano della  religione e della poesia.   Naturalmente gli argomenti logici addotti dal De Meis  a sostenere la sua tesi della « metempsicosi » della religione  e dell'arte nella filosofia hegeliana sono validi solo se si  ammette l'esistenza di un concetto assoluto, universale, defi-  nitivamente vero, al quale le intuizioni estetiche e le reli-  giose possano gradatamente adeguarsi; solo, in una parola,  se si accoglie l'hegelismo dell'Autore. Il compendio di  storia del genere umano tracciato per convalidare queste  argomentazioni non raggiunge lo scopo, perchè in esso non  la storia conduce alla dimostrazione, ma la dimostrazione,  se pur non modifica la storia, certo la coglie nei momenti  e negli aspetti a lei giovevoli, sorvolando sugli altri. E le  molte e molte pagine che l'Autore consacra alla dimostra-  zione della sua tesi riescono invece a dimostrare questo : che  egli ha avuta la somma fortuna di trovare nella sua conce-  zione dell hegelismo la sua filosofia, la sua religione e la  sua poesia.   Il De Meis è certo che le tre grandi correnti umane, — la  contemplativa religioso-poetica che nasce dalla natura e la  riflessi vo-filosofica che, nata dalla precedente, si suddivide  in altre due : la filosofica positiva o filosofia della sostanza e  Tanti filosofica negativa che bentosto diviene afilosofica, nega-  tivo-positiva, pseudo-riflessiva o filosofia dell'apparenza — ,  dopo aver proceduto isolate fino al secolo XIX, suddivi-     314 Le idee estetiche e religiose.   dendosi in altre molte correnti o scienze pseudo-positive,  accennano oggi a ri convergere. L'unità dell'apparenza e del  pensiero, con la precedenza di questo su quella, è l'unità  del pensiero. Per avere l'unità della natura non basta che  le due filosofie astratte si fondano in una sola filosofia con-  creta; bisogna che la corrente religioso-poetica mescoli le  sue acque con la corrente unificata della filosofia. La cor-  rente filosofica, scaturita dalla religione e dalla poesia, tor-  bida in principio, si allarga, si purifica, diviene trasparente  sino a perdere ogni potere nutritivo; ma poi, a poco a poco,  invade e travolge il tutto, l'uomo e la natura, la religione  e la poesia; e fa di tutto una sola unità vitale. E allora la  filosofia sarà la vita, sarà l'unità spontanea ed armoniosa della  natura : un pensiero pieno d'amore vivificherà una natura  piena di fantasia, l'amerà come natura umana, e l'adorerà  come natura divina.   Qui alcuno potrebbe chiedersi : in questa identificazione  della filosofia con la vita, non subirà la filosofia stessa un  assorbimento analogo a quello subito dall'arte e dalla reli-  gione ? La forma superiore non sarà la vita e l'azione ? Ma  il De Meis non distingue dalla vita quella sua filosofia del-  l'avvenire. Egli afferma che è difficile precisare come tale  unificazione vitale si compia, e perchè quest'opera è appena  cominciata, e perchè avviene nella profondità del pensiero,  al di sotto della coscienza. Sono cose tanto lontane —  dic'egli — e c'è di mezzo una tal nebbia di tempo avve-  nire, che è impossibile vederci chiaro: bisogna contentarsi  di averne un'idea generale, a Ma —soggiunge — a questa  generalità io ci credo, e giurerei, tanto ne sono certo, che  le cose passeranno così in generale ; e che tutto anderà a  terminare nella fusione di tutte le forze, di tutte le cono-  scenze, e di tutte le realtà, in una sola vita umana » {'). La  sua filosofia sarebbe forse un atto di fede? L'uomo è un sistema vegetativo, un sistema riproduttivo,  un sistema animale e un sistema spirituale. Ciascuno di questi  quattro sistemi umani è attivo e si muove; ed ha, come natu-  rale, la causa del suo movimento fuori di se, nella natura.  La natura della causa esterna che move è corrispondente e  proporzionata alla natura della sfera interna che è mossa;  mentre è una stessa natura che fa l'una per l'altra, ed è  sempre la seconda che move se stessa con la prima natura.  Ma se l'accidente, esterno o interno che sia, se la irragione-  vole cattiva natura interviene, e rompe la legge, e viola la  ragione; se l'arbitrio umano o naturale modifica la qualità  della causa motrice, e ne muta la relazione, e ne altera la  proporzione con la interna sfera umana, questa si altera e  si disordina. Il disordine della sfera direttamente colpita si  comunica alle altre, ed è una successione e una complica-  zione di morbi; ma, isolati o uniti, non vi sono che quattro  morbi umani essenziali: i vegetativi, i riproduttivi, gli ani-  mali, gli umani o mentali. La patologia preistorica dice che  di questi quattro morbi il primo è stato il morbo vegetativo.  L'uomo primitivo, uscito sano, valido ed innocente dalle mani  del Creatore, rimane sano, finché rimane innocente; non  ammala che per irragionevole arbitrio estemo o naturale ; non  è esposto che agli accidenti meccanici, alle malattie trauma-  tiche. Ma l'animale umano è, a differenza degli altri, capace  di colpa; egli trasgredisce il precetto e oltrepassa la natura:  felice colpa, perchè lo fa accorto di poterla oltrepassare.  Di là dalla natura l'uomo trova se stesso : trova la sua libertà  e la sua propria natura, e fa della necessità animale, istin-  tiva ed involontaria, una necessità umana, spirituale e volon-  taria: e così di colpevole ritorna innocente. Ma non è più  la primitiva innocenza dell'animale ignaro e meccanico; è  l'innocenza dell'uomo che si vede nel suo interno, e si sa  libero ; e liberamente vuole se stesso, ed ama e venera la sua  propria natura. Ma bentosto egli oltrepassa questo se stesso,  supera questa sua natura, e diviene di nuovo colpevole, e     Le opere scientìfiche e la filosofia della natura. 173   si rifa sempre di nuovo innocente, finché non abbia raggiunto  tutto se stesso e la sua vera natura spirituale, e non sia com-  piuto il fato umano. Così V uomo naturale diventa in prin-  cipio civile, e poi da una civiltà passa in un' altra. La  civiltà ha certamente i suoi morbi ; e sopratutto nel mo-  mento del passaggio e della colpa il morbo si impadronisce  dell'uomo, e cresce e si moltiplica ed imperversa. Allora  l'uomo è annoiato di se stesso, e perciò si corrompe. E il  morbo, fecondato dalla corruzione, genera nuovi e più cru-  deli morbi. La corruzione sensuale moltiplica i morbi vege-  tativi ; le voluttà naturali e preternaturali generano i morbi  riproduttivi. Le cause psichiche non moltiplicano solo le  cause naturali, ma operano anche per proprio conto, gene-  rano per diretta azione le malattie nervose e le psichiche.  D'altra parte, nelle nature più elette, invece di una corru-  zione sensuale, nasce un principio di fermentazione intellet-  tuale, che dà origine alle malattie dello spirito. Ma tutto  questo avviene con una certa legge. Tre grandi civiltà si  succedono: la prima naturale, la seconda umana, la terza  divina. E ciascuna ha il suo proprio carattere e la sua par-  ticolare natura; e ciascuna si corrompe, ed ha le sue proprie  e particolari malattie. La civiltà naturale quando è nel suo  primo fiore e nella sua perfezione originaria è senza morbi,  altro che accidentali e meccanici ; ma la sua corruzione porta  seco le cause fìsiche e chimiche, e genera morbi fisici e  morbi chimici: cause cosmiche, naturali, che danno origine  a morbi naturali, sopratutto vegetativi, prima ai morbi nutri-  tivi, e più tardi ai morbi formativi. La civiltà umana — il  paganesimo — nel suo fiore è di nuovo senza morbi ; ma la  sua corruzione porta seco le cause umane, sensuali, passio-  nali, e dà origine ai morbi riproduttivi ed ai morbi animali:  ai nervosi prima, e quindi ai psichici. La civiltà divina —  la cristiana — nel suo primo fiore è del pari senza morbi ;  essa è la reazione della medicatrice natura umana, è la gua-  rigione dell'anima e la salute del corpo, rimedio radicale     174 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   di tutti i morbi umani. Ma la reazione eccede tosto il segno  della umana natura, ed è principio di nuovi morbi. Mistica  e tutta entusiasmo e religioso sentimento, essa reca le cause  mistiche, che danno origine alle malattie psichiche mistiche e  religiose. La corruzione cristiana riproduce la corruzione  pagana, e con le cause passionali rinnova le antiche malattie.  Ma di sotto alle rovine del primo spunta il secondo cristia-  nesimo, la nuova e vera civiltà divina, e riconduce le cause  spirituali e le nuove malattie mentali. Quando quest'ultima  civiltà avrà raggiunta la sua definitiva perfezione, allora spa-  rirà il male e l'uomo spirituale sarà di nuovo senza morbi,  come era in principio l'uomo animale. Tale è il primo e più  generale risultato, la prima legge della patologia storica :  l'uomo ha quattro vite, quattro anime, ed ha quattro qua-  lità di morbi, che sono le categorie primarie della patologia.   Ma ciascuna anima può oltrepassare nell'uno o nell'altro  senso quei limiti della sua attività entro i quali ha luogo la  oscillazione normale ; ed allora concepisce un morbo positivo  o negativo, stenico ovvero astenico. Sono queste le cate-  gorie secondarie della patologia. La categoria primaria, la  natura e la qualità fisiologica del morbo, è l'essenziale, e  mai non manca, né può mancare ; invece la categoria secon-  daria, il grado e la quantità innormale, può mancare, e manca  infatti, o non è sensibile ed apparente. Certo non vi è qua-  lità senza quantità ; ma nelle piccole applicazioni cliniche  la quantità innormale può mancare del tutto, perchè è sup-  plita dalla quantità normale ; nelle grandi applicazioni sto-  riche la categoria secondaria trasparisce sempre dentro alla  categoria primaria.   Le categorie primarie e secondarie ci danno la pianta  della patologia storica; non l'edilìzio con tutte le sue parti.  Le quattro grandi sfere contengono minori sfere, i quattro  grandi sistemi contengono sistemi sempre più piccoli : appa-  recchi, organi, tessuti, elementi istologici: le anime gene-  rali non esistono veramente che nelle anime elementari o     Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 175     cellulari. I fatti sono complessi organici e naturali di cate-  gorie, le più generali chiuse nelle più particolari, e queste  ricoperte dalla loro buccia innominabile ed accidentale. A  forza di aggiungere categorie a categorie il vacuo si riempie  e si consolida l'astrazione (').   La patologia storica congegnata dal De Meis è veramente  originale ( 2 ); e sebbene, volendo dedurre da pochi principi  e compendiare in pochi schemi tutti i fatti umani, abbia tal-  volta dell'artinzioso, non è certo nel complesso senza genia-  lità, e coglie con acume i nessi che legano i singoli morbi  alle varie forme della civiltà umana.     IV.   Ancora il terzo periodo — b) La filosofia della natura ( 3 ).   La creazione secondo il De Meis. La lotta del De Meis contro la teoria  darwiniana. 11 suo metodo trimorfo. La dimostrazione dei suoi principi.  L'accidentale e il necessario nella sua concezione filosofica.   11 De Meis non poteva limitare la sua speculazione entro  l'ambito della jatronlosofìa : dalla sua stessa concezione di     ( J ) V. Delle prime linee della patologia storica, Prelezione, Bologna,  Monti, 1866, passim.   ( 2 ) Della sua patologia storica l'A. scrive (Delle prime linee della pa-  tologia storica, p. 63): « ...Sarà vera o falsa, buona o cattiva...; ma sarei  curioso, e ben vorrei vedere chi di questa bazzecola, come d'ogni altra mia  piccola cosa infino a una menoma parola, sarebbe capace di reclamare la  priorità ». - Nella prel. qui cit. l'A. non tracciò che lo schema generale di  questa sua costruzione. Ma svolse poi l'argomento nel successivo corso di  lezioni universitarie, mai dato alle stampe. Cfr. SICILIANI, Gli hegeliani in  Italia, 1. cit., p. 526.   ( 3 ) V. qui addietro, p. 156, nota ( 1 ). Per gli argomenti trattati in questo  paragrafo, si vedano: / naturalisti (1865), La natura a volo d'uccello: Forza     176 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   questa, oltre che dall'indole del suo ingegno e dall'influenza  dell'ambiente intellettuale nel quale era stato educato, egli  doveva essere e fu infarti condotto alla costruzione di una  filosofìa della natura.   Ma se egli parte dall'affermazione che l'essere è pensiero,  e non vede chiaro il significato di questa identità e non ne  deduce logicamente tutte le conseguenze, se egli pone le  fondamenta in modo arbitrario e nelle singole parti confuse  e cozzanti fra loro, non può innalzare un edifizio solido e  fermo. E la sua filosofìa della natura è infatti un castello in  aria, sebbene edificato con ingegnosità, pazienza e tenacia  ammirevoli. Sono pagine che succedono a pagine, volumi  che succedono a volumi, e rivelano una profonda conoscenza  dello svolgimento di tutte le scienze mediche e naturali, dai  tempi più antichi fino a quelli in cui viveva l'Autore: geo-  logia, chimica, fisica, zoologia, anatomia umana e compa-  rata, fisiologia, patologia, terapia; e sono ipotesi e conquiste  scientifiche messe in relazione con sistemi filosofici e con  periodi storici ; sono analisi di animali e di vegetali, di specie,  di classi, di ordini, di generi; e descrizioni di organi, di  funzioni, il cui nascere e modificarsi vuol essere spiegato  dal crearsi della idea divina. Ma in tutta la costruzione si  risentono le conseguenze della incertezza fondamentale.   Il De Meis afferma che creare è diventare, è spiegare suc-  cessivamente le forme di cui si ha il germe nel proprio es-  sere. Il pensiero originario compie la propria creazione, e  di semplice essere si fa a poco a poco pensiero assoluto ( x ).  Ma poi aggiunge che il pensiero è il fondamento, il tetto e     e materia (1865), Un nuovo corpo semplice (1865), / tipi vegetali (1865),  Deus creavit (1869), / tipi animali ([parte prima], 1872; e parte seconda,  1875), Filosofia e non filosofia (1883), Darwin e la scienza moderna (1886),  ecc.   (*) V. Deus creavit, Dialogo I, nella Rivista bolognese, 1869, p. 736  e segg.     Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 177   la travatura dell'edilìzio della natura. Egli viene così ad am-  mettere che il pensiero non basta ad esaurire tutta la realtà,  perchè il fondamento e la travatura non sono tutto l'edifizio.  Non resta dunque fedele alla concezione idealistica, secondo  la quale la natura è un momento del pensiero, che si risolve  interamente nel pensiero stesso, e senza la quale lo sviluppo  del pensiero non sarebbe né completo, né possibile.   Egli distingue nella natura due gradi e due modi di  creazione: l'una sensibile, individuale, l'altra tipica, ideale,  individuale anch' essa. La prima creazione è quella che  F idea dell' uomo fa dell' individuo umano; ma 1' idea del-  l'uomo è naturale, e le idee naturali restano latenti finché  l'idea divina, prima causa di sé e della natura, le renda  attuose, le fecondi e ne determini la trasformazione. Quando  l'idea divina è naturata nell'uomo, la creazione cessa nella  natura e ricomincia nella storia, finché l'uomo si è ricongiunto  al suo principio, e l'idea divina esiste tutta in forma di idea  spirituale. Anche l'idea spirituale esiste solo legata all'acci-  dente, cioè come individuo. Quindi, come nella natura, così  nello spirito accade una doppia creazione : quella dello spi-  rito individuale e quella dello spirito universale. Il primo  ripercorre le forme storiche passate dell'umanità sino all'at-  tuale, l'altro crea le nuove e più perfette forme storiche.  La storia della natura umana, quella della natura vivente e  quella della natura cosmica sono le tre forme vitali di uno  stesso assoluto individuo temporale, il mondo. Sono tre crea-  zioni : una divina, eterna, infinita; l'altra essa pure ideale,  ma temporale e finita, universale e particolare insieme; la  terza materiale, individuale, accidentale.   Dio si realizza nel mondo, e il mondo nell'individuo;  quindi anche Dio si realizza nell'individuo. L'universo fa  nel tempo come Dio fa nell'eternità: comincia nella forma  più semplice del suo essere, la natura; si divide in due forme  opposte, il vegetale e l'animale, e infine si raccoglie in una   Del Vecchio-Veneziani - 12.     178 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   forma completa, lo spirito umano. Le forme dell'idea divina  passano eternamente l'una nell'altra, senza annullarsi; e così  pure le forme dell'idea naturale; ma nella materia una forma  esclude l'altra, e però nell'individuo sensibile, pur rimanendo  tutte idealmente, spariscono via via sensibilmente. Come un  mammifero passa per le forme animali inferiori e le proto-  vertebrate prima di assumere ra sua forma specifica, così l'in-  dividuo umano principia selvaggio, e poi riproduce le tre  forme moderne essenziali, ed è prima immaginativo, indi ra-  gionatore, e finalmente pensatore: medio evo, risorgimento,  tempo nuovo. L'uomo ordinario, nel suo sviluppo, si arresta  alle forme storiche già create; l'uomo di genio crea forme  nuove, opera come spirito universale, traendo da Dio l'im-  pulso e l'ispirazione creatrice. E sempre esisteranno oltre ai  più, agli uomini evolutivi, anche i pochi, i creativi, finché,  come la natura, anche l'umanità non sia giunta alla sua forma  vera, già tracciata da Dio. E perciò ora coesistono i vari  gradi e le varie forme in cui il tipo divino si squaderna nella  natura.   Questi gradi sono una scala di mezzi e fini, in cui la  forma inferiore è organo e mezzo all'esistenza della supe-  riore. Il ciclo tipico concepisce il moto creativo e produce  il ciclo superiore. Quando la natura è fatta, comincia la vita;  e quando è chiusa la creazione vitale comincia lo spirito  umano. I cicli secondari, anche prima di essersi svolti inte-  ramente, cominciano a produrre i tipi corrispondenti del ciclo  superiore. E la creazione ideale è creazione sensibile ; la  creazione di una specie è produzione di molti individui in  cui appare la nuova forma. Il concetto precede l'esecuzione,  e la successione effettiva e naturale presuppone la succes-  sione logica, ideale. La funzione è la vita, la forma è la  natura, che precede il contenuto vitale, e non se ne lascia  tuttavia assorbire e soverchiare ; e quando il contenuto spa-  risce la forma rimane. Nei tipi superiori la funzione assorbe  e domina sempre più la forma, ma la sua vittoria non è mai     Le opere scientìfiche e la filosofia della natura. 179   completa. L'equilibrio fra la forma e il contenuto si rista-  bilisce non nel corpo, ma nello spirito umano. La vita passa  come il tempo; la natura è più tenace.   Altra è la successione di tempo, altra di idea. La suc-  cessione naturale va non da ciclo a ciclo, ma da tipo a  tipo ; e perciò in tutte le epoche della creazione tutti i  tipi primari sono, più o meno completamente, rappresentati.  Ogni tipo incomincia col riprodurre i tipi formali che lo pre-  cedono, indi prende la sua forma propria, e infine arieggia  al tipo che gli deve succedere (').   Anche diverso è il modo di accrescimento nella natura,  nella vita e nello spirito. Essendo la natura pura esteriorità,  i corpi inorganici crescono per moltiplicazione quantitativa  esteriore, e non hanno altra unità che la loro forma comune.  Nello spirito, che è pura interiorità, la esterna moltiplicità  diviene interna e qualitativa. Infine, essendo la vita uno spi-  rito naturale, un misto di esteriorità e di interiorità, di appo-  sizione e di intuscezione, Tessere organico si sviluppa per  una moltiplicazione quantitativa ed esterna e per una molti-  plicazione interna e qualitativa, con prevalenza dell'una o del-  l'altra secondo che si tratti di una forma più o meno pros-  sima alla natura. Mai la vita è tanto esterna che non abbia  la sua interiorità ; mai la forma organica è tanto molteplice  che non abbia la sua unità. Ma quest'unità è diversa nel vege-  tale e nell'animale. Nel vegetale la vita di ogni individuo  elementare si unifica nella vita comune dell'aggregato; nel-  l'animale deve prevalere l'unità dello spirito umano, e l'in-  dividuo, semplice e libero al di fuori, è molteplice e tutto  qualificato al di dentro. Le forme superiori ( 2 ) sono la chiave     ( 1 ) V. / tipi animali, [parte prima], Bologna, Monti, 1872, pp. 322-23,  332-33, 336-38, 422-23; parte seconda, 1875, pp. 670, 1098, 1101-103,  1131-132. - Cfr. Lettere sulta patologia storica, pp. 6-8.   ( 2 ) V. / tipi animali, [IJ, pp. 494-96.     180 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   necessaria a spiegare ed interpretare le inferiori, per se stesse  oscure, indistinte, indeterminate; e sono alla loro volta spie-  gate dalle forme inferiori in cui appariscono nella primitiva  semplicità. Ma il riscontro non è utile se non cade sulle forme  fra le quali corre una particolare e più diretta e più intima  relazione tipica, secondo il vero metodo evolutivo, in cui  l'idea unisce le forme ed organizza le serie, non col metodo  empirico, capace solo di conclusioni generali arbitrarie, arti-  ficiali, ovvero, se alla vacuità sostituisce il preconcetto dar-  winiano, di una inestricabile confusione.   Come Giorgio Hegel aveva combattuto e denigrato il  Newton ('), così il De Meis lancia in quasi tutte le sue opere  strali frequenti contro il Darwin e i darwiniani. Il naturalista  inglese è per lui un genio, ma il genio dell'ignoranza, perchè  pone il cieco caso in luogo della ragione vitale ( 2 ). Egli pre-  tende che tutte le forme dell'intera serie animale sieno venute  l'ima dall'altra per l'aggiunta di sempre nuove particolarità  organiche nate a caso, e perchè utili ritenute nella selezione  naturale, e trasmesse dall'eredità, senza che mai in una forma  nulla preesistesse dell'altra che da essa proviene. Il De Meis  afferma che qui c'è un progresso sul Lamark, in quanto la  modificazione dell'essere vivente è primitiva, spontanea, in-     (') Il De Meis dice che la proposizione in cui si compendia la scienza  dell'astronomia : « I sistemi solari sono i primi uomini, il cosmos è il mondo  umano primitivo... non è possibile che alla filosofia della natura: motivo per  cui Newton, il divinissimo astronomo, non la sapeva altrimenti ; egli nel  cielo ci vedeva Dio, e per questo ci voleva poco, ma non ci vedeva  l'uomo». - Dopo la laurea, li, p. 195. - Cfr. ivi, pp. 26-7.   ( 2 ) V. / tipi animaci, [I], pp. 143-156; e cfr., pel giudizio del De Meis  circa la teoria darwiniana, Dopo la laurea, II, pp. 195-99, 257-58; Deus  creami, 1. cit., passim; Darwin e la scienza moderna, pp. 22-35; / tipi ani-  mali, [I], passim; II, pp. 760, 1079-82, 1085, e passim; Filosofia e non filo-  sofia, pp. 11-12; Lettera sulla patologia storica, pp. 6-9; ecc.     Le opere scientifiche e la filosofìa della natura. 181   genita, e non prodotta soltanto da agenti esterni; ma egli  non sa comprendere come si possa affermare che tale modifi-  cazione è casuale, irrazionale, e che la ragione c'entra poi,  introdotta dal caso. Ammette che in ciascuna delle teorie  di Mosè, Zaratustra, Firdusi, Diodoro, Lamark, Darwin, è  qualcosa di ragionevole, cioè di serio e di vero. La verità  più ragionevole, sebbene espressa in modo goffo e materiale,  è quella di Mosè: Deus creavit! — la meno ragionevole è  quella darwiniana. La teoria adattativa del Lamark e quella  selettiva del Darwin, pur essendo tutte e due sbagliate, hanno  di vero lo schema comune, ed è questo: gli animali formano  tutti una sola famiglia naturale ; il principio che unisce e lega  le forme è l'eredità; il principio della divergenza delle forme  è la variabilità. Se non che questi tre punti debbono essere  integrati rispettivamente così : gli animali sono tutti in fondo  uno stesso animale ; la generazione è creazione ; la variabilità  deve essere determinata, perchè nella natura e nella scienza  la potenza sta nella determinazione.   Secondo il De Meis, è vero che l'individuo varia senza  legge e senza ragione, fuorché quella di essere individuo  accidentale; ma varia anche con ragione, perchè è posto fra  la cieca necessità della natura e la conscia assoluta libertà  dello spirito umano. Dio è il grande modincatore, il vero e  solo creatore dei nuovi organi e delle nuove funzioni vitali,  perchè una funzione è un'idea, e per creare un'idea ci vuole  un'idea. 11 non essere non può creare l'essere, l'irrazionale  non può creare la ragione, la natura ossia l'accidente non  può creare i tipi e le funzioni. Senza l'idea divina non po-  trebbe nascere dall' antropoide 1' antropo, intercorrendo fra  loro una differenza ideale anche, e di gran lunga, maggiore  dell'organica, e neppure potrebbero nascere nuove forme,  perchè ogni fonma ha un suo proprio valore assoluto, e si svi-  luppa secondo il ritmo assoluto del mondo, secondo il disegno  eterno della creazione. L'idea, e non il sangue, fa l'unità  delle forme vitali. Fra coloro che non riducono la scienza     182 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   ad una storia accidentale, alcuni — i seguaci della scienza  antica, essenzialmente religiosa e intuitiva — ammettono due  storie ideali, una fuori della natura e del mondo, un'altra  secondaria, riflesso della prima, sviluppantesi nel seno della  natura e dell'essere vivente; gli altri, i seguaci della scienza  moderna, riflessiva, non riconoscono che la forma e la storia  intrinseca alla natura, all'animale, allo spirito umano, con-  siderando la storia extramondana come un effetto ottico ope-  rato dalla intuizione.   Vi sono tre maniere diverse di considerare le forme vi-  tali ('). L'una consiste nel distinguere fra gli elementi comuni  a tutte quelli che sono propri di alcune soltanto. E si consi-  derano questi elementi formali come caratteri costitutivi di  un tipo più o meno comprensivo. È la maniera astratta, quella  di Linneo, di Jussieu, di Decandolle, di Cuvier, di Milne  Edwars, di Owen. V'è una seconda maniera, che si rias-  sume tutta nella frase : una forma è simile ad un'altra perchè  il figlio è simile al padre e il padre all'avo. Questo è pel  De Meis il finis Poloniae, la comune e l'internazionale della  scienza moderna. Vi è infine una terza maniera, che con-  siste nel cogliere la forma nel suo movimento, e considerare  i vari tipi come i momenti evolutivi di un tipo ideale assoluto,  il quale è l'unità, la verità, la ragione, il principio e il ter-  mine di tutte; e questo tipo è il vero animale. È la maniera  concreta, quella di Schelling, di Hegel, di Oken. Dopo di  loro il solo Baer l'ha presentita, ma non ne ha fatta una  applicazione sistematica e conseguente alle varie forme  animali.   Il De Meis dice che egli intende di fare un tentativo  di questa specie. Secondo lui, tutte le forme preesistono  idealmente l'una nell'altra; tutte preesistono in una forma     (') V. / tipi animali, [I], pp. 519-21 ; cfr. II, pp. 760-61, 796-97, 1083-  94, 1131-39.     Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 183     germinale di cui sono lo sviluppo creativo, interno, spon-  taneo. La creazione consiste nella determinazione ideale  originaria di schemi indeterminatissimi, e nella loro delimi-  tazione naturale, ossia accidentale. Una forza interna a un  dato momento, aiutando le condizioni esterne da lei stessa  preparate, trasforma l'embrione in larva e la larva nell'in-  dividuo completo, facendolo attraversare una serie di forme  l'una più perfetta dell'altra, immagine della palingenesi uni-  versale. Questa forza ricevette una prima spinta dalla gene-  razione. L'uomo dà l'impulso prima alle forme semplici e  generali, quiescenti l'una nell'altra, che sono nella natura  e pur non sono naturali; le desta, le crea, le differenzia, le  delimita; dei puri e semplici momenti della legge formale  fa delle forme vive, reali, accidentali; muove la materia in-  forme a creare il sistema solare e l'uomo a traverso alla  serie delle forme cosmiche e vitali. L'uomo eterno, l'uomo  intelletto umano, è dietro al caos ed a tutte le forme, è la  forma, l'anima, la forza, la spontaneità pura, assoluta, in  cui lo stesso accidente, il limite indifferente, l'assoluta par-  ticolarità esiste, ma nella forma di principio, di universa-  lità, di necessità, ed in questa contraddizione consiste la  sua attività creatrice. Il pensiero assoluto si trasferisce e si  effettua nella realtà dell'universo, e lo fa a sua immagine,  e seco vi trasporta il metodo assoluto della sua evoluzione  attuale. La forma è un principio e una forza indipendente  dalla funzione (') ; e questa forza ha una legge che ne deter-  mina lo sviluppo e l'azione, ed è la stessa*legge dell'uni-  verso, è il metodo della natura, del vegetabile, dell'animale  e dell'uomo, il metodo insomma di tutto il creato, perchè è  quello intrinseco alla divinità creatrice. Secondo questa legge,  ogni sviluppo essenziale si fa in tre momenti: tesi, antitesi,  sintesi. Al movimento puro, assoluto, astratto, corrisponde il     (0 V. / tipi animali, II, pp. 962-63.     184 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   movimento concreto della forma, ai tre momenti ideali corri-  spondono tre tipi sensibili : amorfo, antimorfo, teleomorfo (').  E perciò l'universo è una gran trilogia: è amorfo nella na-  tura, antimorfo nella vita, teleomorfo nello spirito umano. La  natura (amorfopan) è indifferenza senza opposizione essen-  ziale ; è tutta forma senza unità, senza fine, senza ragione,  senza la forma della forma. La vita (antipan) è essenzialmente  opposizione fra corpo ed anima, fra molteplicità ed unità, fra  vegetale ed animale. Esiste fra vegetale ed animale una  doppia antitesi : l'una di natura e l'altra di funzione (antitesi  psichica e antitesi corporea). Lo spirito umano (teleopan) è  teleomorfo. Lo spirito è 1' opposizione spinta all' estremo,  poiché l'antitesi non è più solo fra corpo ed anima, fra senso  e sensibile, ma fra intelligenza e intelligibile, fra Dio e  l'uomo. Lo spirito comincia con l'opporsi alle idee e finisce  per riconoscersi in quelle, e con lo stesso colpo si riconosce  nelle cose : sì che egli è l'unità reale e distinta delle cose  e delle idee. L'anima nella natura è interna, nel vegetale  apparisce al di fuori, ma è corporea; nell'animale diventa  corporea, ma rimane particolare; nell'uomo diviene assoluta,  universale e puramente ideale, e la opposizione è finalmente  risoluta e conciliata. La natura, la vita, lo spirito umano hanno  ciascuno a sua volta il proprio sviluppo trilogico essenziale.  Questo metodo trimorfo, come egli stesso lo chiama, è per  il De Meis il filo ariadneo che deve guidarlo a traverso al  labirinto delle forme vegetali ed animali. Per lui tutte le  forme e i tipi più eterogenei e dissimili sono in realtà uno  stesso identico animale in via di formazione : l'uomo ( 2 ). E  dei tipi animali egli vuol tracciare la storia ideale ( 3 ), per-     W V. / tipi animali, [I], PP . 194-95, 245-48, 295-98; e II, PP . 716,  1103-104.   ( a ) V. / tipi animali, [I], p. 318.  ( 3 ) V. / tipi animali, II, pp. 906-7.     Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 185   seguendola a traverso alla descrizione. Confessa che la descri-  zione gli riesce troppo completa e determinata, mentre ogni  tipo è sfumato ed evanescente innanzi alla sua realizzazione,  è il mobile oscuro che da dentro fa forza e opera lo sviluppo  creativo, cominciando da sé, creando a mano a mano le pro-  prie determinazioni. Invece i sistematici ordinari ■(*), tutti  intenti alla diagnosi delle forme, poco si curano delle diffe-  renze di quantità ; essi hanno bisogno di caratteri qualita-  tivi specifici, possibilmente esclusivi, precisamente quelli  più materiali, che non significano nulla appunto perchè non  passano in altre forme. Tipo è forma con significato.   Questi sistematici hanno una logica difettiva a forza di  astrazione; non pensano che nel quanto è rinchiuso il quale.  Seguono la vecchia tendenza separatrice, diagnostica, arti-  ficiale, bisognosa di abissi e avida di caratteri esclusivi, iso-  latori ( 2 ). La nuova morfologia invece cerca le comunanze e  le transizioni, benché non arrivi ancora a ravvisare la tran-  sizione ideale dove manca quella materiale. Per la vera  morfologia il primo è la forma, che pone i lineamenti gene-  rali dell'essere; poi viene la funzione ideale che la acco-  moda e la modifica; e in ultimo viene la funzione reale e  la selezione naturale. I darwiniani invece ignorano l'omo-     0) V. / tipi animali, II, pp. 873 e 913-14.   ( 2 ) V. / tipi animali, II, pp. 933-34; cfr. [I], pp. 458, 467, 481, e II,  pp. 738, 1007-8. Dopo aver chiarita la differenza fra le due morfologie,  l'A. soggiunge che il suo scritto è un lavorìo tutto di pensiero, condotto con  un organo che nel cervello dei naturalisti, darwiniani o antidarwiniani ch'ei  sieno, dev'essere assolutamente atrofizzato: « è tutta da capo a fondo (apriti  cielo)... una ricostruzione a priori. Ma lo scandalo sarà piccolo, perchè non  ci sarà di certo chi ci si voglia rompere il capo. Questo scritto non si fa per  stamparlo, si stampa per farlo ; e si fa per uso e consumo esclusivo, e per  supremo divertimento dell'autore, che quando sarà tutto stampato tirerà tanto  di chiavistello sulle pochissime copie che ne avrà fatto tirare ». Op. cit., II,  pp. 938-39.     186 Le opere scientìfiche e la filosofia della natura.     la formale; per essi la funzione è tutto e fa tutto, ed è  una funzione prodotta dall'organo, la nutrizione, non la fun-  zione essenziale, «principiale)), a loro ignota e inconcepibile,  Le dottrine materiali non hanno nulla a che fare con la  scienza, perchè questa non è la ragione dell'uomo che la  fa, ma la ragione della cosa. Il caratterizzatore vede crollare  come castelli di carta le sue classificazioni più o meno inge-  gnose. 11 rimedio è uno solo: a Non caratterizzare, non clas-  sificare; pensare e ripensare (').   Seguendo il metodo trimorfo, si riconosce che nel vege-  tale l'amorfofito è indifferente ed informe; l'antifìto è il  centro della formazione, il punto in cui si spiega l'opposi-  zione fra il corpo e l'anima vegetale ; nel teleofito le due  sfere sono egualmente sviluppate. Il vegetale amorfo è l'alga,  prima chimicamente e poi anatomicamente semplice, indi  molteplice, ma tutta disgregata nei suoi elementi cellulari.  11 vegetale antimorfo è da un lato la felce vegetativa, dal-  l'altro il fungo riproduttivo. Il vegetale teleomorfo è il coti-  ledonato, in cui la forma vegetativa e la forma riproduttiva  sono egualmente sviluppate. Analogo è lo sviluppo tipico  dell'animale. L'amorfozoo è informe e indifferente; nel-  l'antizoo, punto centrale di tutta la formazione, si sviluppa  l'opposizione fra corpo e anima, fra sistema vegetativo e  sistema riproduttivo ; nel teleozoo i due opposti sviluppi sono  riuniti e in giusta proporzione fra loro. L'amorfo animale è  il protozoo, cioè il rizopode e l'infusorio; l'antimorfo è il  radiario, il mollusco e l'articolato; il teleomorfo è il verte-  brato: pesce, anfibio, rettile, uccello, mammifero. I nomi  di amorfozoo, antizoo e teleozoo sono preferibili a quelli di  vertebrato ed invertebrato, che esprimono solo la presenza  o l'assenza di un elemento secondario.   Finché il De Meis sta fedele al suo programma di dimo-  strare solo col farli muovere i principi filosofici ai quali     (!) / tipi animali, [I], p. 555; cfr. II, p. 865.     Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 187   crede, egli lavora a meraviglia: originali le applicazioni  alla scala degli esseri viventi, alle varie forme della vita,  della scienza, della filosofìa, della storia; particolarmente  geniali e nuove le applicazioni alla patologia. Ma a volte  — rare volte, è vero — egli sente il bisogno di tentare una  dimostrazione logica di quei principi, e riesce invece, senza  avvedersene, a dimostrarne 1' ìnsuffìcenza, 1' arbitrarietà, la  nebulosità. Ciò gli accade nel Deus creavit, e nei tre dia-  loghi : / naturalisti ; Forza e materia ; Un nuovo corpo sem-  plice ('). Nel Deus creavit — già lo abbiamo visto — egli  tenta, senza riuscirvi, di dimostrare che il pensiero è fin dal  primo momento essere. Nei Dialoghi affronta lo stesso pro-  blema in forma più concreta : ricerca il punto in cui l'essere  ed il pensiero si identificano, lo ricerca con la sicurezza di  chi sappia di rintracciare cosa esistente nella realtà ; e con  lo stesso metodo, lo stesso procedimento, lo stesso linguaggio,  e quasi la stessa mentalità con cui un naturalista potrebbe  studiare un essere da lui non visto ancora, ma del quale, per  descrizione autorevole e per indizi indiretti e certi, gli fosse  nota l'esistenza e i caratteri.   11 vero lutto è l'uomo, l'uomo come pensiero, in cui  l'uomo della natura, che in sé ricompendia tutta la natura,  si risolve ed unifica perfettamente. Ma come questo pensiero  eterno passa nel realizzarsi per tutti i gradi della natura ?  E che è questa natura ? Quale il suo primo grado ? Retroce-  dendo nella storia del processo naturale si perviene ad un  muro saldo, incrollabile, oltre al quale non si può andare:  quel muro è la materia. Certo la materia suppone lo spazio;  ma spazio senza materia non ci può essere. Chi dice spazio     ( ] ) / naturalisti, Diagolo 1°, nella Civiltà italiana, Firenze, gennaio 1865,  pp. 54-57; La natura a volo d'uccello: Forza e materia, Dialogo, nella Ci-  viltà italiana, Firenze, febbraio 1865, pp. 103-7, 115-19; La natura a volo  d'uccello: Un nuovo corpo semplice, Dialogo, nella Civiltà italiana, Firenze,  aprile 1865, pp. 6-9.     188 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   dice tempo, e chi dice tutti e due dice moto; e dir moto  è dir qualche cosa che si muove, è dire — insomma — la  materia, moto immobile, forza latente ed inerte dell'universo.  La forza diviene sempre materia a traverso un suo sviluppo :  da forza chimica, semplice affinità, a forza fìsica, e da forza  fìsica a forza meccanica, e infine corporea. Ogni forza è la  materia della forza inferiore ed il germe della superiore : e  così il moto è il tempo materializzato; il tempo è lo spazio  divenuto più materiale. Sempre la materia è la realtà, il  limite di una forza; e la forza è la materia nel suo spon-  taneo svolgimento. La forza del pensiero da principio non  pensa ancora, ma si vuol pensare, ed è chiusa nella forza  semplice in cui tutte le forze speciali sono latenti ; e come  la più forte, le urta di sotto e fa uscire la forza chimica, che  si comunica a tutta la massa della forza semplice, sì che  tutto diventa forza chimica reale, affinità e materia puramente  chimica ; e fa di questa affinità informe un imponderabile  informe, e di questo un informe ponderabile, un corpo sem-  plice informe.   L'uomo senza influsso di esterno accidente, mentre egli  era da per tutto ed era tutto, non poteva scegliere un punto  del tempo e dello spazio in cui operare la trasformazione  della materia semplice in corpo sémplice. E l'operò in un  punto del tempo e dello spazio che erano tutto il tempo, tutto  lo spazio. ((Quell'attimo, quello spazierello» si riempì di ma-  teria reale, naturale, diventò da spazio ideale spazio reale,  interminato, e con esso cominciò la natura. La forza del pen-  siero, come ha trasformato il moto, la forza semplice, in  forza chimica, così trasforma questa in forza fìsica, e la  forza fìsica in forza meccanica; e dallo stesso oscuro fondo  fa scaturire dietro a quelle forze la materia chimica, che si  trasforma in materia fìsica e indi in meccanica; e all'ultimo  in vera materia, in corpo chimico imponderabile, pondera-  bile. È la materia semplice che successivamente si modifica  e si realizza; è la proprietà chimica, è la speciale natura     Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 189   fisica, è la figura meccanica, geometrica, cristallina, che si  aggiunge alla forza chimica imponderabile, ponderabile, e  le dà un primo corpo ed una nuova realità; gli è un corpo  incorporeo, una materia immateriale, una realità non sensi-  bile. Le forze, e le loro forme, le loro proprietà, sono sem-  plici, indifferenti, indistinte; esse sono avviate all'atto, alla  esistenza naturale, ma non ci sono giunte ancora. La forza  è molto pensiero e poca natura, e non ha tal realità e tal  valore da fare di uno spazio-pensiero uno spazio-natura; ma  la proprietà è più natura che pensiero ed è perciò atta ad  empire di se lo spazio ; onde appena il pensiero umano dietro  a quelle tre forze fa scaturire quelle tre semi-materie, subito  mette fuori lo spazio, e lo distende, e vi spiega le tre pro-  prietà; e queste vi portano seco le loro forze, e le dissemi-  nano egualmente in tutti i suoi punti. Non perciò lo spazio  è pieno ed ha compiuta realtà. Egli è estensione, è materia,  ma non corpo, perchè non è ancora sensibile.   11 primitivo pensiero umano ha dentro di sé un limite  che è esso stesso pensiero, ed è il germe e l'origine del senso;  di questo limite fa lo spazio-pensiero e il tempo-pensiero, e  il moto, la forza-pensiero, e persino il qualcosa, la materia  pensiero: e tutto questo rimane dentro di lui, rimane lui  stesso, ed è ancora poco men che pura ragione e semplice  pensiero. Ma poi egli, premendo di più su quel limite, fa  dello spazio-pensiero uno spazio-estensione, e di questo un  corpo sensibile prima al corpo, e poi, per mezzo del corpo,  anche all'anima. E poi, facendo del moto-pensiero un moto  reale, farà del tempo-pensiero un tempo durata; e poi farà  tutta la natura, e la vita — il vegetale — , e l'anima — l'ani-  male ; e all'ultimo si rifa pensiero, e pensa se stesso e l'opera  sua. Di quel suo limite originario, che era un senso-pensiero,  egli ha fatto a poco a poco un senso-senso. E di questo senso  farà nella natura formata vari sensi distinti, e così farà del-  l'anima. Se noi facciamo la storia della natura, troviamo  all'origine della forza e della materia uno stesso identico     100 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   germe, il quale è in uno pensiero umano e senso umano  originario. Quel germe, pur mantenendo sempre la sua ori-  ginaria identità, si sviluppa di grado in grado, ed è prima  natura, poi vegetale, poi animale, e da ultimo uomo; e in  ogni grado conserva quelle due cose opposte, la forza e la  materia, sempre distinte e sempre unite in una perfetta iden-  tità. Nell'uomo, nell'io, nel pensiero reale, l'unità delle due  cose opposte è naturata, personificata, e incorporeamente  corporalizzata. Questa unità veduta nella nostra natura ci  fa più facilmente riconoscere l'unità dei due elementi nelle  nature inferiori, la psichica, la vitale, la naturale. Nell'af-  ferrare ciò consiste la scienza.   Questa è la storia della natura amorfa, in cui tutto è  quiete ed immobilità, in cui non c'è che un corpo semplice,  omogeneo, uniforme, informe. Poi — dice l'Autore — verrà  la natura antimorfa, lo sviluppo delle forze e delle materie,  il caos. Infine vedremo sorgere una nuova forza, che a tutte  le forze del caos darà una legge e una norma, a tutte le  materie una forma comune ; e sarà la natura olomorfa, il  cosmo. E vedremo la forza cosmica trasformarsi nella forza  vitale, e la forma cosmica divenire la forma vitale, vegetale.  E con questo programma egli termina il secondo dialogo,  Forza e materia; ma non pubblica più che un terzo dia-  logo (*), nel quale riassume la storia del pensiero umano, che  da prima tutta interna, tutta dentro un punto, si squaderna  poi nello spazio e si sgomitola nel tempo, e all'ultimo si  ritrasforma di natura in pensiero, e si riduce di nuovo ad  un punto, e questo punto è l'io. Come in principio il punto  originario, così ora il punto individuale si trasforma tutto;  ma la trasformazione non si fa, come allora, tutta in un atto,     (*) Il dialogo (Un nuovo corpo semplice) è preceduto da questa nota :  « Il presente dialogo è indipendente dai precedenti », - Sappiamo già che  il De Meis lavorava spesso frammentariamente.     Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 191   bensì successivamente. L'io è un animale naturale, indi-  viduale; ma gli ii sono molti, e sono come molti punti,  molti tempi in un solo tempo, e tutti fanno come uno spazio  intellettuale nello spazio naturale, La trasformazione umana  universale, come quella dell'individuo umano, « si sgomi-  tola nel tempo e si srotola nello spazio, e intanto si raggo-  mitola e torna ad arrotolarsi nella storia ». E perciò la storia  umana è una storia naturale di tempo e di spazio, è una  cronologia e una geografìa. La storia umana e la storia della  natura, essendo creata dal pensiero, è in ogni sua fase totale  e universale ; solamente non appare e non diventa reale che  in certi punti di tempo e di spazio: in certe epoche, in  certi luoghi, in certi corpi e in certi ii.   È facile scorgere che il De Meis non è felice quando vuole  risalire ai principi sui quali ha fondata la sua costruzione.  Invero non si capisce come quel suo pensiero originario,  avendo nel senso un limite interno, possa non avere anche  un limite esterno, e tutta la natura, che invece deve ancora  nascere; ne si capisce come quel pensiero, a furia di premere  e caricare sul proprio limite, possa fare del senso-pensiero  un senso-senso ( x ), possa, in altre parole, trasformarsi da forza  in materia. Ma l'Autore non ha il più lontano dubbio di  star tentando la soluzione di un problema forse insolubile,  certo insoluto. Che forza e materia sieno due cose distinte  ed opposte, ma unite ed identiche è per lui una verità certa,  positiva, reale. Egli dichiara che non ha la pretesa di di-  mostrare, ma solo di far presentire la verità, come la pre-  sente egli stesso ( 2 ) : e certo di quella verità da lui pre-  sentita non riesce a dare una dimostrazione logica. In una  pagina ( 3 ) che onora il suo senso poetico più che la sua     0) Cfr. Gentile, La filosofia in Italia dopo il 1850, 1. cit., PP . 299-300.   ( 2 ) V. Forza e materia, 1. cit., p. 119.   ( 3 ) V. / naturalisti, Dialogo I, 1, cit., pp. 56-7.     192 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   profondità filosofica, egli afferma che il corpo è un vegetale,  è l'inferno, l'anima è parte materiale e parte immateriale  ma sempre naturale, il pensiero è il paradiso, e di pensiero  noi siamo tutti uni in Dio ; e per descrivere il suo paradiso  tratteggia con poche belle linee il paradiso dantesco. Come  Dante non può significar per verba il trasumanare, così egli  stesso non può chiarirci come 1' universo si unifichi nel-  l'uomo; solo ci dice con slancio lirico che quella è la sua  fede. Alla fede in quanto è davvero tale e solo tale, ed  è ardente, profonda, incrollabile, sarebbe certo vano, se  pur fosse possibile, 1' opporre argomentazioni. Ma ai prin-  cipi che di quella fede sono oggetto, e vengono posti a fon-  damento di una costruzione scientifico-filosofica, si può e si  deve chiedere se sieno suscettibili di avere dall'esperienza  una conferma o dalla logica una dimostrazione.   La risposta è negativa.   Quanto alla conferma dell'esperienza, il De Meis dice ( l )  che con le idee si scopre, è vero, la sostanza delle forme  e si tien dietro al loro movimento essenziale ; ma il controllo  è la stessa realtà che deve rimanere inalterata ed intatta,  ed è il fatto che deve essere riprodotto nella sua integrità,  e con tutte le sue condizioni essenziali. Ma se l'Autore  ammette l'esistenza di realtà e di fatti che non sono idee,  e che solo con le idee possono venir scoperti nella loro  sostanza e seguiti nel loro movimento, dovrebbe indicare  un terzo termine, atto a valutare la rispondenza fra gli altri  due. Non lo indica. Ma è chiaro che il terzo termine non  può essere per lui che la stessa idea, giudice e parte in  causa ( 2 ). Il controllo di cui egli ha parlato manca; e non  poteva non mancare. Nell'ambito dell'idealismo assoluto non  può esistere un controllo esterno, ne si può senza essere     (') V. / tipi animali, [I], p. 378.   ( 2 ) Cfr. Dopo la laurea, II, pp. 154-158.     Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 193   incoerenti ammettere l'esistenza di una realtà che non sia  l'idea o il pensiero.   Quanto alla dimostrazione logica dei suoi principi, ab-  biamo veduto che le rare volte in cui il De Meis la tenta  non la raggiunge, e cade in contraddizioni, come quando,  dopo aver affermato che il pensiero è l'essere, ne ragiona  come di un pensiero che pensa l'essere, e considera l'essere  come puro essere e non pensiero ('); o incorre in errori,  come quando afferma che il pensiero originario ha nel senso  un limite interno senza avere un limite esterno; ovvero si  appiglia ad ipotesi degne di un alchimista ostinato alla ri-  cerca della pietra filosofale, come è quella della forza che  diviene materia premendo e calcando sul suo proprio limite ( 2 ).   La sua filosofìa della natura, riposando su principi che  possono essere oggetto di fede, ma non possono avere dal-  l'esperienza un controllo né dal ragionamento una conferma,  è una costruzione che può essere, ed è difatto, ingegnosa  e bella, ma è del tutto arbitraria. Di ciò mai ebbe alcun  sospetto l'Autore, sempre fermo nella sua fede hegeliana,  vita della sua vita, anima della sua anima ( 3 ). Egli non  intendeva di cercare una soluzione nuova; solo si proponeva  di svolgere ed elaborare una soluzione già da altri raggiunta.  La sua opera è fallita perchè aveva come presupposto e come  base quella conciliazione dell'essere e del pensiero, della  forza e della materia, che contrariamente a quanto egli cre-  deva non era stata raggiunta da nessuno, e meno che mai po-  teva esserlo da chi, avendo studiata analiticamente la natura,  si ribellava a tagliare il nodo gordiano negando la natura  stessa o riducendola a una mera forma spirituale (').     ( J ) V. Deus creavit.  {-) V. Forza e materia.   ( 3 ) V. Della medicina sperimentale, p. 3 ; e cfr. tutte le opere del  De Meis.   ( 4 ) Il De Meis non è d'accordo col Berkeley, che « sopprime la natura » ;   Del Vecchio-Veneziani - 13     194 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   Una costruzione speculativa della natura, quale l'idea-  lismo assoluto e la riduzione della natura a pensiero esigono,  dev'essere tutta una deduzione necessaria per considerarsi  compiuta e riuscita. E in una deduzione logica e necessaria  l'accidente come tale non può trovar luogo.   Non si dimentichi, del resto, die l'idea dominante in  tutte le assidue e lunghe meditazioni del De Meis intorno  alla natura, l'idea informativa di tutti i suoi studi era, come  egregiamente la definiva il Fiorentino ( ! ), « l'idea di con-  trapporre al predominio dell'accidente, che è il lato debole  del darwinismo, una spiegazione più intima e più razionale  delle forme, attraverso delle quali progredisce e si dispiega  la vita della natura... una ragione superiore, che regola lo  sviluppo dei tipi della vita naturale, finche non si dispieghi,  e non si allarghi nell'uomo e nella coscienza ».   Si trattava dunque per il De Meis di superare quello  scoglio contro il quale, a suo vedere, naufragava il darwini-  smo; di evitare la trasformazione dell' accidente in Deus  ex machina, al quale far ricorso perchè o dove non soccorra  una ragione superiore o una spiegazione più intima e razionale.   Il De Meis appunto dice e ridice, anche per quanto si  riferisce alla natura, che la filosofia vive nella sfera della  necessità e della certezza assoluta ( 2 ); ma in contrasto con  questa esigenza afferma anche l'indispensabilità dell'acci-  dente in tutti i momenti della creazione. Ora l'accidente,  che è dichiarato indispensabile, o è razionalmente necessario,  cioè deducibile a priori, e allora deve rientrare nella costru-  zione speculativa come elemento interno, e non esteriore,  sicché non può più dirsi propriamente accidentale ; o è la     né col Fichte, nel cui sistema la natura « c'è soltanto quanto basta per far  la coscienza, ed è quindi ridotta ad una espressione astratta ». Cfr. Preno-  zioni, PP . 47-8, 90.   ( x ) La filosofia contemporanea in Italia, p. 55.   ( 2 ) V. Dopo la laurea, II, p. 126; ecc.     Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 195     negazione della necessità razionale e della deduzione a  priori, ed in questo caso la dichiarazione della sua indispen-  sabilità costituisce il confessato fallimento della costruzione  speculativa. Il De Meis oscilla fra le due alternative, senza  sapersi appigliare né all'una né all'altra. Questa non meno  di quella avrebbe significato il riconoscimento della con-  traddittorietà della sua impresa.   Invero l'accidente sembra necessario per lui a costituire  nella catena dello sviluppo creativo l'anello iniziale e gli  anelli di saldatura tra i frammenti non altrimenti congiun-  gibili. L'anello iniziale, poich'egli dice che « quando non  c'era la natura e quindi l'accidente » era impossibile al-  l'uomo (ossia all'idea di Uomo, che come fine deve prece-  dere e determinare lo sviluppo), senza arbitrio e « senza in-  flusso di esterno accidente », di scegliere un punto del tempo  e dello spazio in cui operare la iniziale trasformazione della  materia semplice in corpo semplice ('). Gli anelli di salda-  tura, in quanto dice che l'accidente, elemento costitutivo  della natura, è necessariamente compreso nel processo della  funzione ; che « ogni tipo vivente è già idealmente quello  che dee succedergli, ma non basta a crearlo, a produrlo real-  mente nella natura, senza il concorso di cause accidentali e  d'esterni influssi » ( 2 ). E in generale tutto il processo e lo  sviluppo della natura per il De Meis consegue la realtà solo  in quanto l'accidente interviene e concorre con l'idea alla  produzione del risultato. Il fatto è anche idea, ma l'idea  non è reale e non esiste che nel fatto ( 3 ); « il principio  e la potenza della vita... è sempre unito a un qualche  elemento materiale e meccanico che lo fa reale e par-  ticolare, che è quanto dire individuale ed accidentale » (').     ( r ) Forza e materia, 1. cit., p. 106.   ( 2 ) / mammiferi, p. 67.   ( 3 ) V. Prelezione al corso di fisiologia dato nella R. Un. di Modena.   ( 4 ) Degli elementi della medicina, p. 31.     196 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   Egli considera i vari tipi carne momenti evolutivi di un  tipo ideale assoluto, l'uomo eterno; crede che tutte le forme  preesistano in forme germinali di cui sono lo sviluppo crea-  tivo interno e spontaneo ; ma la creazione non consiste sol-  tanto (( nella determinazione ideale originaria di quegli schemi  indeterminatissimi », sì anche « nella loro delimitazione na-  turale, o sia accidentale ». E molte volte ripete che la natura  è accidente e che l'idea spirituale esiste solo legata all'ac-  cidente (').   Ma qui appunto si potrebbe obiettare alla nostra os-  servazione, che noi dobbiamo approfondire il concetto del-  l'accidente che il De Meis afferma. Legato all'idea, intrin-  seco alla natura, l'accidente che egli fa entrare in campo a  determinare e spiegare lo sviluppo non è, come l'accidente  dei darwiniani, puramente estrinseco e meccanico: ha anzi  esso medesimo una necessità interiore ; è il momento della  antitesi, senza il quale non potrebbe svolgersi la sintesi crea-  tiva. L'uomo eterno, dice appunto il De Meis, è « la forma,  l'anima, la forza, la spontaneità pura, assoluta, in cui lo  stesso accidente, il limite indifferente, l'assoluta particolarità  esiste, ma nella forma di principio, di universalità, di neces-  sità : ed è in questa contraddizione che consiste la sua attività  creatrice » ( 2 ).   Per questa via parrebbe risolversi la difficoltà nella quale  ci appariva impigliato il pensiero del De Meis. Che se anche  altrove egli identifica il puro accidentale col male, non vi  sarebbe contraddizione con la universalità e necessità rico-  nosciuta sopra all'accidente; ma distinzione di due specie  di accidenti o di nature: l'interna e l'esterna; necessaria la  prima, accidentale in senso proprio la seconda. Il De Meis  difatti parla esplicitamente di una natura esterna che viene     ( x ) Deus creavit, 1. cit., p. 742, ecc.   ( 2 ) / tipi ammali, II, pp. 1080-1, e passim.     Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 197   a dare l'ultima mano alla natura interna, di un agente esterno  ed accidentale che non era compreso nel processo della  natura interna, non era calcolato nella evoluzione vitale, e  oltre a modificare, sia pur solo superficialmente e quantita-  tivamente, le forme, e favorire la trasformazione, e provocare  la nuova interna creazione e lo sviluppo di germi latenti,  « può fare e fa certamente di più, v'introduce qualche cosa  di accidentale e di naturale ». Di fronte a questo accidente,  esterno sta l'interno : « vi è già — soggiunge il De Mfeis —  nella forma latente un principio di accidente. Essa è sem-  plice ed una, ma nella sua unità vi è un germe di differenza  e di moltiplicità, vi è l'attitudine e la disposizione a dividersi  in molti e diversi, ed è un accidente indeterminato e scolo-  rato, pura possibilità di farsi, più che non è, accidentale.  L' accidente esterno feconda 1' accidente interno e gli dà  corpo e colore, e ne fa una realità accidentale e natu-  rale... » (*). Gli agenti esterni stimolano, promuovono, de-  terminano, ma Dio opera la trasformazione ("). L'accidente  può render conto delle differenze secondarie, non giunge ai  veri gradi della formazione ( 3 ). Esiste dunque una storia  interna, essenziale, ed una esterna, accidentale ( 4 ); ed esi-  stono due sorta di accidente: uno necessario ed essenziale,  l'altro secondario e individuale ( 5 ): il primo, ((l'accidente  necessario, assoluto », realizza l'evoluzione creativa ideale,  intrinseca, assoluta della forma animale; accompagna ogni  realtà, circoscrive esteriormente le forme, e fa esistere gli  individui; l'altro, «l'accidente accidentale», nasce dall'in-  treccio dei processi e dal cozzo inevitabile delle cause na-     ( J ) Lettera sulla patologia storica, pp. 3, 7-9. Cfr. Deus creavit, passim.   ( 2 ) Dopo la laurea, II, p. 197.   ( 3 ) / tipi animali, [I], p. 148.   ( 4 ) / tipi animali, II, pp. 760-1. Cfr. Deus creavit, 1. cit., p. 737 e  passim.   ( 5 ) Deus creavit, I. cit., p. 768.     198 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   turali, delle quali una è la darwiniana concorrenza vitale, da  cui deriva la formazione delle varietà, delle specie, dei ge-  neri, ma la sua azione non potrebbe estendersi fino ai tipi (*).  (( La natura finisce per essere, come la società umana, una  lotteria. Finisce, ma non comincia; e non è una lotteria da  capo a fondo », perchè ha le sue basi ideali e le sue leggi ne-  cessarie ( 2 ).   Se non che arrivati a questo punto noi possiamo doman-  darci : l'obiezione che abbiam detto potersi muovere al nostro  rilievo delle difficoltà inerenti al pensiero del De Meis, è  veramente risolutiva ? Questo approfondimento del concetto  di accidente, questa distinzione delle due specie di esso,  interna o necessaria ed esterna o accidentale, elimina vera-  mente la contraddizione nella quale ci era sembrato che questa  filosofia della natura si involgesse ?   L' accidente interno consiste nella indeterminazione e  molteplice possibilità della forma latente ; ma intanto il De  Mleis più volte afferma che senza il concorso di esterno acci-  dente la possibilità non passerebbe all'atto, non si farebbe  realtà di natura. Tra la potenza e l'atto bisogna che s'inse-  risca un mediatore perchè il passaggio avvenga. Sicché l'ac-  cidente esterno è da lui riconosciuto indispensabile non sol-  tanto per l'esistenza degli individui, ma anche per la pro-  duzione reale dei tipi nella natura. E del resto la stessa  molteplice possibilità in cui è fatto consistere l'accidente  necessario, del pari che l'intreccio dei processi dal quale si  fa nascere 1* accidente accidentale, possono essere a loro  posto in una concezione puramente causale e meccanica della  natura (per esempio in quella cartesiana), ma non sono più  a posto in una dottrina finalistica, nella quale il termine finale  (l'uomo eterno) preesiste a tutto il processo di sviluppo e lo  genera esso medesimo.     (0 / tipi animali, II, pp. 1131-32.  ( 2 ) / tipi animali, [I], p. 145.     Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 199   Voler dimostrare che nella natura si compie uno sviluppo  teleologico, e non saper negare che vi s*ia anche qualche cosa  di ciò che il Darwin vi scorge, ossia che la natura finisce per  essere, come la società umana, una lotteria, è contraddizione  non conciliabile tra l'intenzione e il resultato.   E si potrebbe anche aggiungere che una contraddizione è  nello stesso intervento dell' accidente esterno a spiegare la  patologia. L'intero edinzio della patologia storica costruito  dal De Meis crollerebbe, se non intervenisse l'accidente  ((accidentale», perchè solo «se l'accidente, esterno o in-  terno che sia, se la irragionevole cattiva natura interviene,  e rompe la legge, e viola la ragione; se l'arbitrio umano o  naturale modifica la qualità della causa motrice, e ne muta  la relazione, e ne altera la proporzione con la interna sfera  umana, questa si altera e si di sor dima » ('). Ora si ricordi che  per il De Meis la malattia corrisponde al passaggio dall'in-  nocenza alla colpa, a cui succede il passaggio ad una forma  superiore d'innocenza, alla libertà. Se questa forma superiore,  che è il fine dello sviluppo, non è raggiungibile che attraverso  a questo processo, il processo è necessario, e necessari, non  accidentali sono i suoi momenti : la tesi, l'antitesi e la sintesi.  Ma allora come può il momento dell'antitesi essere un ac-  cidente violatore della ragione ? In un idealismo assoluto, e  particolarmente nel ritmo dialettico che si svolge nel movi-  mento degli opposti, il momento negativo non è meno neces-  sario che il positivo a dare con la negazione della negazione  la più alta realtà. Come può dunque in questa concezione  filosofica trovar luogo l'accidente « accidentale » del De  M|eis ? Come può un accidente siffatto, cioè un accidente  estrinseco, che rompe la necessità e viola la ragione, essere  costitutivo della natura quale dev'essere intesa in un idealismo  assoluto, cioè come pensiero o ragione ?     0) Delle prime linee della patologia storica, p. 13.     200 Le opere scientifiche e la filosofia della natura.   Queste contraddizioni si collegano con una profonda, in-  conciliabile contraddizione interna del pensiero del De Meis.  È in fondo il contrasto fra il naturalista e il filosofo idealista,  contrasto che si svolge anche nell'antitesi fra l'ardente e  costante aspirazione a ricongiungere ed unificare la fisiologia  con la filosofia, e lo scrupolo della divisione del lavoro, che  talvolta si riaffaccia: ((la metafisica ai metafisici, a noi la  fisiologia » ('). Questo è il suo conflitto intemo non superata,  che si potrebbe estendere ben oltre il suo caso individuale.   Invero se la natura è, come il De Meis sostiene, idea e  natura a un tempo, la divisione del lavoro non è possibile:  il fisiologo non può essere tale se non è prima filosofo; la  fisiologia non può essere costruita se non è costruita prima la  metafisica. E costruita non da altri, ma dal fisiologo stesso,  come altrove il De Meis riconosce ( 2 ); perchè, secondo il  principio vichiano ed hegeliano, per il De Meis il fare sol-  tanto ci dà il vero conoscere : « criterio del vero è il farlo » .   Dal che sarebbero pure derivate conseguenze contrarie  alle conclusioni del De Meis intorno ai rapporti fra la teoria  e la pratica medica. Infatti come può la separazione della  jatrofilosofia dall'attività del medico pratico conciliarsi con  l'unità del vero col fatto? Se la vera scienza è la storia,  perchè è la realtà vivente, non varrà anche per la jatrofilo-  sofia la massima che criterio del vero è il farlo ? E non sarà  quindi contraddittorio il dichiararla disgiunta dalla pratica,  e quindi inutile come tutte le cose eccellenti, virtù, giustizia,  arte, religione, scienza ? Ed ecco il criterio della verità della  jatrofilosofia nella pratica, nella clinica, nella cura delle ma-  lattie, secondo voleva il Tommasi ( 3 ). Anche qui il De Meis     ( x ) Lettere fisiologiche, 1. cit., p. 35. Cfr. Dopo la laurea, II, p. 74 e  passim, là dove si riconosce come necessaria, sia pur soltanto al sapere « po-  sitivo », la « divisione del lavoro ».   ( 2 ) V. Idea della fisiologia greca, pp. 70-71 ; e altrove.   ( 3 ) V. La natura medicatrice e la storia della medicina, p. 23 e passim.     Le opere scientifiche e la filosofia della natura. 201   mostra di non aver raggiunta la piena coerenza del suo pen-  siero, né la piena consapevolezza delle esigenze dei suoi  principi.   Egli, come ogni naturalista, riconosce la funzione del-  l' accidente ; ma il rapporto e il contrasto fra il necessario  e l'accidentale, fra ciò che è conoscibile e costruibile a priori  e ciò che è dato solo dall'osservazione sperimentale, rimane in  lui insoluto. Ed egli non riesce a vincere le difficoltà che anche  Hegel aveva incontrate nel costruire la sua filosofìa della na-  tura, la quale è certo la parte più debole del suo sistema.  L'errore fondamentale del De Meis è consistito in questo :  che egli ha attribuite le deficenze della filosofìa della natura  hegeliana a cause fortuite e soggettive, e non ha scorto che  le cause erano intrinseche al sistema, per se stesso tale da non  consentire che vi fosse inquadrata una filosofia della natura  compiuta, razionale e concreta ad un tempo. E andò cercando  per tutta la vita una soluzione non raggiunta ancora, sempre  credendo di lavorare solo alla dimostrazione e alle applica-  zioni di quella, che egli stimava già scoperta da Giorgio  Hegel. Camillo De Meis. Angelo Camillo De Meis. Meis. Keywords: implicature, citato da Pirandello in “Il fu Mattia Pascal” “Chi lo dice? – gli domanda forte il giovane, fermo, con aria di sfida. Quegli allora si volta per gridargli: “Camillo De Meis!” –-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e e Meis” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689147411/in/photolist-2mPVJx1-2mPMBQM-2mPpb7N-2mLQ1Vx-2mLNi1Z-2mLMaMX-2mPwdz2-2mPpVqK-2mKAoGK-27sASXB-G7oMm2-G55xdb-E4u3XA-kLb4Rq-jpofjt-jm54Cc-jhzTvz-jhQLNY-i7brtE

 

Grice e Melandri – le forme dell’analogia – analogia nel convito di Platone – Reale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Genova). Filosofo. Grice: “One of the ten items he lists in his ‘Contro lo simbolico’ is ‘lo simbolico’ itself!” -- Grice: “Melandri takes analogy more seriously than I did – I do list ‘analogy’ as part of what I call ‘philosophical eschatology – the third branch of metaphysics, along with ontology and category study.” Grice: “Melandri focuses on the Graeco-Roman tradition of analogy, which he pairs with two other concepts: proportion, and symmetry – re-interpreting mainly Aquino’s reading of the Aristotelian tradition in a semiotic approach.” Grice: “Melandri also takes Kant seriously on this.” Grice: “If an Italian philosopher wrote ‘contro la comunicazione,’ another wrote ‘contro il simbolico’!” --  Grice: “He has studied Buehler; I like that!” --   Laureatosi a 'Bologna, è lettore a Kiel in Germania. Ha poi insegnato filosofia in diversi atenei italiani (Lecce, Trieste e Bologna). Parallelamente all'attività universitaria, ha collaborato a lungofin dalla fine degli anni cinquantacon la casa editrice Il Mulino e alla rivista omonima, per le quali ha svolto attività di consulenza, con traduzioni e curatele di alcuni volumi, pubblicando con essa alcuni dei suoi lavori più significativi. I suoi volumi più importanti vertono sulla fenomenologia di Husserl, sul concetto di analogia e sul principio di simmetria. Tra le sue curatele, anche presso altre case editrici (Cappelli, Faenza, Laterza, Ponte alle Grazie, Giuffrè, Pitagora ecc.), ci sono studi che vanno dalla scienza politica di Ritter e di Habermas, alla fenomenologia di  Schütz, dalla logica di Copilowski e dalla filosofia del linguaggio do Hoffmann o dai paradossi di Bolzano (e poi la storia della logica di Scholz), agli studi di metodologia scientifica di Pap, a quelli di psicologia della percezione di Meinong o di Ehrenfels, e dall'estetica di Trier alla «metaforologia» di Blumenberg ecc.  Ha istituito un gruppo interdisciplinare di studi su Leibniz, in seguito affiliato col nome di «Sodalitas Leibnitiana» alla Leibniz-Gesellschaft di Hannover. Ha anche collaborato attivamente alle attività del «Centro di studi per la filosofia mitteleuropea» (con sede a Trento); partecipando  alla realizzazione di «Topoi», rivista internazionale di filosofia. Sempre in quegli anni ha dato vita agli «Annali dell'Istituto di discipline filosofiche dell'Bologna», poi trasformatisia nella rivista semestrale «Discipline filosofiche», ancora attiva e di cui è stato il primo direttore.  Tra i suoi testi, spicca per centralità di pensiero “La linea e il circolo,” definito da Giorgio Agamben "un capolavoro della filosofia europea del Novecento".  Il filo conduttore di tutta la riflessione di Melandri è il rapporto tra pensiero logico e pensiero analogico. Mentre il primo tende a svilupparsi mediante un concetto d'identità elementare, legato alla "discontinuità" del principio di non contraddizione, il secondo si fonda invece sul principio di continuità, legato alla figura oppositiva della contrarietà, che ammette una transizione tra gli opposti. Ora, queste due forme di pensiero non sono affatto inconciliabili, ma complementari, in quanto fondate non su strutture assiomatiche, ma su una diversa direzione costitutiva dell'esperienza. Questa diversità prospettica si realizza, secondo Melandri, nella fenomenologia husserliana, di cui egli tende a evidenziare l'«empirismo radicale» connesso alle strutture costitutivo-trascendentali della soggettività e ben distinto, dunque, da quell'idealismo entro cui troppo spesso si è voluto rubricare l'atteggiamento fenomenologico. In ultima istanzacongiungendo istanze aristoteliche e husserlianeMelandri assume una concezione dell'essere fondamentalmente equivoca, nell'ambito della quale l'intenzionalità si presenta, al tempo stesso, come principio formale logico e funtore operativo analogico. Inoltre, Melandri espone questi contenuti filosofici attraverso un metodo d'indagine e d'insegnamento del tutto particolare, che viene così descritto dal suo  allievo, Stefano Besoli, filosofo a Bologna: «A lezione, si può dire che Melandri non parlasse, ma pensasse ad alta voce [...] dando l'illusione, quantomai benefica ed essenzialmente terapeutica, di pensare insieme con lui. Si aveva l'impressione di assistere, dunque, a un pensiero in corso d'opera, e più propriamente ciò che accadeva era un'esperienza di pensiero condivisa, giacché la condivisione era appunto la condizione stessa della buona riuscita di tale esperienza».  Saggi: “I paradossi dell'infinito nell'orizzonte fenomenologico,” poi come introduzione a Bolzano, I paradossi dell'infinito, Cappelli, Bologna. “Logica ed esperienza,” “La scienza come criterio storio-grafico,” “Alcune note in margine all'organon dei peripatetici; “Considerazioni critiche sui syn-categorematica – copredicabili – negazione come avverbio, la congiunzione ‘e’ come copredicabili, la disgiunzione ‘o’ come copredicabili, l’implicazione ‘se’ come copredicabile -- ” in "Lingua e stile", “Esistenzialismo,” “Logica e Logistica”  Enciclopedia “Filosofia,” Preti, Feltrinelli, Milano); “Psicologia galileiana” -- poi in Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali; “Foucault: l'epistemologia delle scienze umane", in «Lingua e stile». “E corretto l'uso dell'analogia nel diritto? ("Zoon Politikon. Bolk e l'antropo-genesi", in «Che Fare», “La linea e il circol: studio logico-filosofico sull'analogia” (Bologna: Mulino  rist. Macerata: Quodlibet, (prefazione diAgamben, appendice di  Besoli e Brigati,  Salvatore Limongi. Nota in margine all'episteme di Foucault» in "Lingua e stile",:La realtà e l'immagine,” (in Hans Barth, Verità e ideologia); Sulla crisi attuale della filosofia, in "Il Mulino",  L'analogia, la proporzione, la simmetria, Isedi, Milano. I generi letterari e la loro origine, in "Lingua e stile", ora Quodlibet, Macerata, “L'inconscio e la dialettica,” Bologna: Cappelli, rist. come "Freud: L'inconscio e la dialettica", in Id., Sette variazioni in tema di psicologia e scienze sociali, Bologna: Pitagora;  rist. L'inconscio e la dialettica, Macerata: Quodlibet. “Bühler. La crisi della psicologia come introduzione a una nuova teoria linguistica”, in “Animo ed esattezza. Letteratura e scienza nella cultura austriaca,” Marietti: Casale Monferrato, “Variazioni in tema di psicologia e scienze sociali” (Pitagora, Bologna); Appendice. Matematica e logica in psicologia: applicazione propria (determinante) o im-propria (analogico-riflettente), --  rist. in Id., L'inconscio e la dialettica, Macerata: Quodlibet, "Per una filologia del sublime", in "Studi di estetica" (Grice: “I like that; surely there must be an ordinary unpompous way to say or mean ‘sublime’” – “Go thorugh the dictionary!” -- La novità degl’ultimi tremila anni, in "Mulino", "Faenza" e Marisa Vescovo, L’oblio affligge la memoria; La comunicazione e la retorica, Contro il simbolico. Lezioni di filosofia, -- Grice: “The ten ‘concepts’ he chooses are less important than the generic remarks he makes about the whole ten.” Grice: “While in his study on ‘analogia, proporzione, simmetria,’ he is semiotic, in this one he is thoroughly hermeneutic!” -- Quodlibet, Macerata, postfazione di Guidetti) Sul concetto di descrizione nella psicologia fenomenologica, in "Intersezioni", Su quel che è dato” (Grice: “A good analysis of a phrase I overuse, ‘datum,’ as per sense-datum’! in "Il Verri", Le ricerche logiche di Husserl: introduzione e commento” (Mulino, Bologna); "Su quel che c'è, e quel che immaginiamo che ci sia (o della principale equi-vocazione del termine 'rappresentazione')", in «Discipline filosofiche», "Il problema della comunicazione", in «Paradigmi», "Tempo e temporalità nell'orizzonte fenomenologico", in «Discipline filosofiche»,. "La crisi dei grandi sistemi e l'avvento della filosofia esistenziale"  in “Questo nostro tempo -- studi e riflessioni sull'evolversi della nostra epoca” (Bologna); "Filosofia come critica della conoscenza e impegno interdisciplinare"  in "Tratti".  S. Besoli, Il percorso intellettuale, in Studi su Melandri, Faenza, G. Agamben, "Archeologia di un'archeologia", in E. Melandri, La linea e il circolo. Studio logico-filosofico sull'analogia, Macerata: Quodlibet, G. Agamben, "Al di là dei generi letterari", in E. Melandri, I generi letterari e la loro origine, Macerata: Quodlibet,  M. Ambrosetti, Sugli stoici, Roma: Aracne); M. Ambrosetti, "Una lettura di Epitteto", in "dianoia", S. Besoli, "Il percorso fenomenologico", in  La fenomenologia in Italia. Autori, scuole, tradizioni, Roma: Inschibboleth); S. Besoli e F. Paris (Faenza: Polaris); A. Bonfanti, Le forme dell'analogia. Roma: Aracne. F. Cimatti, "Postfazione: Psicoanalisi e rivoluzione", in L'inconscio e la dialettica, Macerata: Quodlibet  sinistrainrete.info cultura’ M. Lagna e P. Lévano, "Contro l’isomorfismo. Il rapporto soggetto-oggetto, «Philosophy Kitchen», M. Matteuzzi, "Prefazione", in M. Ambrosetti, Sugli stoici, Roma: Aracne); L. Palombini, "Dal chiasma ontologico al chiasma trascendentale. Forme di razionalità in «Philosophy Kitchen», L. Possati, La ripetizione creatrice. lo spazio dell'analogia, Milano-Udine: Mimesis. C. Sini, "Lo schematismo figurale", in Besoli e Paris. Solerio, Le opere di  Melandri edite da Quodlibet, che ne ha annunciato l'edizione completa. Discipline Filosofiche, rivista semestrale di filosofia. Melandri. Keywords: Bühler, l’aggetivo ‘galileano’ -- le forme dell’analogia, Grice – analogia – problema della comunicazione, Buehler, teoria di Buehler, analogical unification, lacomunicazione, implicaturaproblematica, aquino, kant, mill, jevons, maxwell, Perelman, abcd, haenssler, dorolle, lyttkens, Reichenbach, newton, cellucci, marramao, aristotele, platone, convito, reale, grice, analogicalunification, owens, ross. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Melandri,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702566709/in/photolist-2mLNhpo-2mLHJnw-2mLMaMX-2mLKa5N

 

Grice e Melchiorre – il corpo – filosofia italiana – la filosofia dell’amore – amante ed amato – il convito di Turolla -- Luigi Speranza (Chieti). Filosofo.  Grice: “I like Melchiorre; while I refer to bodily identity in my “Mind” essay, Melchiorre has dedicated a whole treatise to ‘the body’ – he has also explored semiotic aspects and come up with nice oxymora: ‘nome indicibile,’ ‘immaginazione simbolica,’ ‘essere e parola.’”. Grice: “Melchiorre’s first explorations on the concept of body is Strawsonian – corpore e persona -. What led Melchiorre to this reflection is what he calls a meta-critique of love – Socrates did his critique of love in the Symposium, and Phaedrus – Melchiorre analyses this from a body-theoretical perspective.” Dopo essere stato ammesso al Collegio Augustinianum, inizia a frequentare la Facoltà di Filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove si laurea.  Terminati gli studi, nel medesimo ateneo ha iniziato la carriera accademica come assistente volontario di Filosofia della storia, per poi insegnare a Venezia.  Richiamato a Milano, ha ricoperto  la cattedra di Filosofia morale, per poi insegnare Filosofia teoretica. Ha diretto, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica, la Scuola di specializzazione in Comunicazioni sociali. -- è stato nominato professore emerito. Saggi: “Arte ed esistenza,” Firenze “Il metodo di Mounier,” Milano, “Il sapere storico,” Brescia, “La coscienza utopica,” Milano; “L'immaginazione simbolica,” Bologna, ”Meta-critica dell'eros,” Milano, “Ideologia, utopia, religione,” Milano, “Essere e parola,” Milano, “Corpo e persona,” Genova, “Studi su Kierkegaard,” Genova, “Analogia e analisi trascendentale: linee per una lettura di Kant,” Milano, “Figure del sapere, Milano, “La via analogica,” Milano, “Creazione, creatività, ermeneutica,” Brescia, “I segni della storia,” Ghezzano Fontina, “Al di là dell'ultimo,” Milano, “Sulla speranza,” Brescia, “Ethica,” Genova, “Dialettica del senso. Percorsi di fenomenologia ontologica,” Milano, “Qohelet, o la serenità del vivere,” Brescia, “Essere persona,” Milano, “Breviario di metafisica,” Brescia, “Il nome indicibile,” Milano, Profilo nel sito dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Recensione del volume Essere persona. Natura e struttura di Armando Rigobello, in Acta Philosophica, Rivista internazionale di filosofia. Unità e pluralità del vero: filosofie, religioni, culture. I diversi volti della verità Relazione del prof. Melchiorre al 65º Convegno del Centro Studi FilosoficiGallarate, video integrale nel sito CattedraRosmini.org. Virgilio Melchiorre, Rai EducationalEnciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche.  Grice: “Melchiorre, while quoting the necessary German sources for an Italian philosophers – Eros und Agape, tr. N. Gay – he dwells on Enrico Turolla’s beloved (by every Italian schoolboy) version of “Convito” – which Turolla published under the ostentatious title, “Dialogo dell’amore” – Melchiorre typically finds some mistakes, since Turolla was no philosopher – and no lover of Sophia, and no Sophos of love!” -- Virgilio Melchiorre. Melchiorre. Keywords: il corpo corpi e personi, meta-critica dell’eros, il convito di Trolla, il fedro di Turolla – amore – il riconoscimento come identita – la dialettica dell’atto amoroso – l’amante e l’amato – l’amore reciproco, amore e contramore, erote ed anterote --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Melchiorre” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744362962/in/dateposted-public/

 

Grice e Melli – AVRELIO – filosofia italiana – la filosofia a Roma nel tempo di Pomponio – pre-ambasciata -- Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Grice: “I like Melli; you see, Italians feel that Marc’aurelio is theirs, so Melli puts his soul in his essay on Marc’aurelio, while his essay on Socrates is rather neutral! For us at Oxford, both Marc’Aurelio and ‘Socrate’ are just as furrin; Locke ain’t!” --Opere  La filosofia di Schopenauer, Felice Tocco, Firenze, Il professor Felice Tocco, Firenze,Commemorazione di Pasquale Villari, Firenze,  La filosofia greca da Epicuro ai Neoplatonici, Firenze, Socrate, Lanciano. I primi contatti tra Roma e i filosofi greci non sono amichevoli. Nel 161, essendosi parlato in senato dei filosofi e dei retori il senato consulto da incarico al pretore Marco Pomponio di provvedere “uti Romae ne essent”. I primi semi della filosofia sono sparsi dagl’esuli achei, tra i quali era anche Polibio, venuti dopo la guerra macedonica nel 168 a. C. Pochi anni dopo, nel 156 ci e l'ambasciata della quale fa parte Carneade. Anche questa volta vedemmo come Catone s’impensiera dell’efficacia rovinosa che quel abile parlatore puo esercitare sull'educazione nazionale. Ma Carneade ha un grande successo e 1' infiltrazione delle idee ateniensi e già cominciata, specialmente dopo la conquista delle città della Magna Grecia come Crotone – sede della scuola di Pitagora --, Taranto – sede della scuola di Archita --, Velia – sede di Parmenide e Senone – e dopo l’isola della Sicilia – Girgenti, sede della scuola di Empedocle --. Leontini, sede della scuola di Gorgia. Nei ditti, tradotti o imitati, i Romani senteno parlare di questo ‘amore di sapienza’ (filosofia) e degl’amanti di Sapienza (filosofi). Un motto si trova in un frammento di Ennio, nel Neottolemo. “Philosophari mihi necesse est, sed degustalidum de ea, non ingurgitandum in eam”. Col progredire della cultura, con lo svilupparsi dell'eloquenza, nasce il bisogno di far istruir i figlii presso questi pedagogi schiavi ditti ‘amanti di sapienza’. fAlcuni grandi personaggi, come Scipione Emiliano e il suo amico Lelio divieno protettori dei qesti pedagogi ateniensi detti ‘amanti della sapienza’ e li ammettano nella loro familiarità. I giureconsulti trovano un'utile disciplina nella dialettica. La riforme dei Gracchi e ispirata da idee di questi ‘amanti di sapienza’. Quello che i Romani domandano a questo ‘amore di sapienza’ e 1' orientazione nelle questioni pratiche e una cultura necessaria o utile all’oratore,  al giureconsulto, agl’uomini di Stato. Cominciano ad essere conosciute le diverse scuole. Una delle prime ad essere trattata in latino e la dottrina di Epicuro. Sono nominati un Amafinio e un Rabirio come espositori delle sue idee, ma con poca arte. Più tardi è pure ‘edonista’ – sostenitore del piacere -- un certo Catius, “levis quidem, sed non inineundus tamen auctor”, secondo Quintiliano. Ma non ne sappiamo nulla. Il grande interprete dell'edonismo presso i Romani è Lucrezio. Altri ‘amanti di sapienza’ sono M. Bruto, l'uccisore di Cesare, che parla della virtù e dei doveri, e il dottissimo Varrone, che insieme con Bruto, sente Antioco in Atene, e in psicologia e in teologia segue più gli Stoici che l'Accademia. Ma tutte queste sono semplici notizie. Il gran nome che oscura, tutti gli altri ed è per noi il vero rappresentante e inter-prete della filosofia presso i Romani è Cicerone. Giuseppe Melli. Melli. Keywords: AVRELIO. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Melli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745388623/in/datetaken/

 

Grice e Mercuriale – il ginnasio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Forli). Filosofo.  Grice: “At Corpus, as it had been at Clifton, cricket featured as my priority, -- philosophy came second!” -- Celebre per avere per primo teorizzato l'uso della ginnastica su base medica. Suoi sono anche il primo trattato sulle malattie cutanee e un'importante opera, forse la prima mai scritta, di pediatria.  Ritratto raffigurato in "De arte gymnastica.” Dopo aver studiato a Bologna ed aver conseguito la laurea a Padova, dove ebbe modo di conoscere Trincavella, seguì a Roma Farnese. A causa della sua fama, infatti, i forlivesi lo inviarono come legato presso Pio IV. Pare aver composto il suo celeberrimo trattato sulla ginnastica.  Fu poi professore in entrambe le università dove aveva studiato. A Padova, in particolare trascorse un periodo molto fecondo, in cui scrisse ben dodici libri, alcuni dei quali basati sugli appunti presi dagli studenti durante le lezioni. Si recò poi a Pisa, dove divenne tutore di Ferdinando I de' Medici e poté godere di una certa fama. Curò anche altre importanti personalità del suo tempo, tra cui Massimiliano II, che lo nominò cavaliere e conte palatino. Merita di essere citato un famoso episodio che lo vede convocato a Venezia insieme a molti altri medici illustri, consultati per decifrare una misteriosa epidemia che colpiva la città. Escluse fin dall'inizio un caso di peste, in quanto solo una minima percentuale della popolazione si era ammalata e il contagio restava comunque molto limitato. Dopo una settimana però la malattia ebbe un decorso impressionante, colpendo un terzo della popolazione veneziana tra cui anche alcuni familiari del medico stesso. Sorprendentemente però tale evento non ebbe gravi conseguenze sulla sua carriera che, anzi, durante lezioni che tenne a proposito della peste, continuò a difendere la sua posizione riguardo allo sfortunato caso veneziano. Fece restaurare una cappella dell'Abbazia di San Mercuriale di Forlì, trasformandola in cappella di famiglia, da allora nota come "cappella Mercuriali", dove egli stesso venne sepolto. Ai monaci di San Mercuriale, lascia in eredità la sua biblioteca, purché essi si impegnassero a tenere tre lezioni settimanali di filosofia. Ricevuti i libri, i monaci, per custodirli e renderli fruibili a tutti, aprirono una biblioteca pubblica. A celebrazione ed a ricordo di Mercuriali, e murata nella cappella una lapide, tuttora esistente, con le seguenti parole. Questo marmo ricorda ai posteri che i c forlivesi commemorando presso la sua tomba riaffermavano il connubio eterno nei secoli tra la scienza e la fede.  Saggi: “De morbis muliebribus”, Cultore dell'opera ippocratica (“Censura et dispositio operum Hippocratis,”-- in cui discusse in modo critico le opere del medico -- “De arte gymnastica,”  la prima opera moderna che consideri scientificamente il rapporto tra l'educazione fisica e la salute, ma anche un testo sulla storia dell'attività ginnica. Oltre a questo originale argomento scrive saggi di pediatria, di balneoterapia, di malattie della pelle, di tossicologia. Fra i suoi numerosi discepoli si segnala Bauhin.  Alcune altre sue opere sono: “De morbis cutaneis,” il primo trattato sulle malattie della pelle, “De morbis puerorum,” “De compositione medicamentorum,” De morbis muliebribus” (Venezia); De venenis et morbis venenosis; De decoratione; De morbis ocularum et aurium Nomothelasmus seu ratio lactandi infantes. Dizionario Biografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali (Liber Amicorum), Citato in M. Landi, Credere, dubitare, conoscere. De Hieronymi Mercuriale vita et scriptis Victorius Ciarrocchi, Latinitas Opus Fundatum in Civitate Vaticana. Santa Sede Dizionario Biografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali (Liber Amicorum). “De arte gymnastica” Pediatria Dermatologia, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Mussolini said that ‘ginnasta’ and indeed ‘ginnasio’ were effeminate – ‘ginnico’ is the word!” -- Geronimo Mercuriale. Girolamo Mercuriale. Merucriale. Keywords: il ginnasio, attivita ginnica,  bagni romani, Refs.: H. P. Grice, “Me and the demijohns,” Luigi Speranza, “Ginnasia,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691884854/in/photolist-2mNzeEc-2mKQqs3

 

Grice e Merker – il filo d’Arianna – Arianna abandonata a Nasso --– filosofia italiana – Luigi Speranza (Trento). Filosofo. Grice: “My favourite of his books is ‘storia della filosofia ai fumetti.” -- Grice: “The fact that he found Italian words for all that Kant says in “Metafisica dei costume” is admirable!” -- Grice: “I love Merker, and for many reasons; he has philosophised on what makes me an Englishman: my blood, or the fact that I was born in Harrborne?” Grice: “I love Merker: he uses metaphors aptly like ‘il filo d’Arianna’ to refer to what I pompously call ‘the general theory of context.’ --Si laurea in Filosofia all'Messina. Trascorse un periodo di ricerche in Germania. Allievo diVolpe, diviene libero docente di Storia della Filosofia e docente incaricato di Storia delle dottrine politiche all'Messina. -- docente ordinario di Storia della Filosofia nello stesso ateneo. -- ordinario all'Università La Sapienza di Roma alla Facoltà di Lettere e Filosofia, e poi alla facoltà di Filosofia.  Ha curato edizioni italiane di classici dell'età della Riforma, dell'Illuminismo e dell'idealismo tedeschi, nonché di Marx, Engels e dell'austromarxismo. Dopo essersi occupato dei problemi lasciati aperti dalla Seconda guerra mondiale, si è occupato dell'idea di nazione, dell'ideologia colonialista e infine del fenomeno populista. Da ricordare la sua opera di divulgazione della storia della filosofia. Inoltre egli ha scritto ben trenta voci per l'enciclopedia filosofica della Bompiani, fra cui le più importanti sono su Heine, Mann, Zweig.  Saggi: “Le origini della logica” (Milano, Feltrinelli); “L'illuminismo” (Bari, Laterza) – la metafora della luce della ragione ;  “Lessing e il suo tempo, con altri, Cremona, Convegno); Marxismo e storia delle idee, Roma, Riuniti,  Storia della filosofia, La filosofia moderna. Il Settecento, Milano, Vallardi, Alle origini dell'ideologia. Rivoluzione e utopia nel giacobinismo” (Roma, Laterza); Storia della filosofia, Roma, Riuniti); Storia delle filosofie, Firenze, Giunti Marzocco); “Marx, Roma, Riuniti); Erhard, in L'albero della Rivoluzione. Le interpretazioni della rivoluzione francese, Torino, Einaudi); La Germania. Storia di una cultura da Lutero a Weimar, Roma, Riuniti); Lessing, Roma, Laterza); “Il socialismo vietato. Miraggi e delusioni da Kautsky agl’austromarxisti” (Roma, Laterza); Storia della filosofia moderna e contemporanea, Roma, Riuniti, “Il sangue e la terra. Due secoli di idee sulla nazione, Roma, Riuniti, -- sangue lombarda – piccolo vedetta lombarda – sangue romagnola -- Atlante storico della filosofia, Roma, Riuniti,  Europa oltre i mari. Il mito della missione di civiltà, Roma, Editori, Filosofie del populismo, Roma, Laterza,  Marx. Vita e opere, Roma, Laterza,. Il nazionalsocialismo. Storia di un'ideologia, Roma, Carocci,.La guerra di Dio. Religione e nazionalismo nella Grande Guerra, Roma, Carocci, La Germania. Storia di una cultura da Lutero a Weimar, Roma, Riuniti, Hegel, Estetica, Milano, Feltrinelli, Torino, Einaudi,  Kant, La metafisica dei costume (Grice: “My favourite Kant, by far!”), Bari, Laterza, Hegel, Rapporto dello scetticismo con la filosofia, Bari, Laterza, Paracelso, Scritti etico-politici, Bari, Laterza,.Lukács, Scritti politici Bari, Laterza,  Herder, James Burnett, Lord Monboddo, Linguaggio e società, Bari, Laterza, Lessing, Religione, storia e società, Messina, La Libra, Kant, Lo Stato di diritto, Roma, Riuniti,Forster, Rivoluzione borghese ed emancipazione umana, Roma, Riuniti, Humboldt, Stato, società e storia, Roma, Riuniti, Marx, Engels, Opere, Roma, Riuniti, Roma, Scritti economici di Marx. Roma, Editori Riuniti, Fichte, Lo stato di tutto il popolo, Roma, Riuniti, Hegel, Il dominio della politica, Roma, Riuniti, La scimmia e le stelle, Roma, Riuniti,  Maj, Il mestiere dell'intellettuale, Roma, Riuniti, Kant, Stato di diritto e società civile, Roma, Riuniti, Fichte, La missione del dotto, Roma, Riuniti, Marx, un secolo, Roma, Riuniti,Kant, Per la pace perpetua. Un progetto filosofico Roma, Riuniti, Hegel, Detti di un filosofo, Roma, Riuniti,  Marx, Engels, La sacra famiglia, Roma, Riuniti, Marx,  Engels, La concezione materialistica della storia, Roma, Riuniti, Kant, Che cos'è l'illuminismo?, Roma, Riuniti, Lessing, La religione dell'umanità, Roma, Laterza,, Forster, Viaggio intorno al mondo, Roma, Laterza,  Engels, Viandante socialista, Soveria Mannelli, Rubbettino, Hegel, Dizionario delle idee, Roma, Riuniti, Osborne, Storia della filosofia a fumetti, Roma, Riuniti, Bauer, La questione nazionale, Roma, Riuniti.  La discreta classe delle idee. E’ Merker, asul sito di Rifondazione Comunista  Il contesto è il filo d'Arianna. Studi in onore di  Merker, S. Gensini, Raffaella Petrilli, L. Punzo, Pisa, ETS, T. Valentini, “Ideologia della nazione” e “populismo etnico”. Le riflessioni storico-filosofiche di Merker, in R. Chiarelli, Il populismo tra storia, politica e diritto, Rubbettino, Soveria Mannelli, Curriculum vitae, su uniurb. Merker. Keywords: il filo d’Arianna, Teseo e il minotauro – omo-sociale – Teseo – Arianna abandonata, giacobinismo, populismo etnico – etnico ennico etnicita ennicita – etnos, Greek ethnos, Latin ethnos -- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Merker” – The Swimming-Pool Library. Entry on thegriceclub.blogspot.com -- Album on flicker: https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702174477/in/photolist-2mPXDFp-2mLFBT9-2mLQGEg-2mLKack - album “Grice e Merker” on https://www.facebook.com.

 

Grice e Messere – l’implicatura di Sileno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torre Santa Susanna). Filosofo. Ricevuti i primi rudimenti del sapere dai chierici locali, i suoi genitori (Pietro Messere e Teodora Di Leo), sebbene non agiati, decisero di fargli frequentare il seminario di Oria, assecondando così il suo vivo desiderio di intraprendere la carriera ecclesiastica, qui dimostrò sin da subito una profonda passione per lo studio. Ordinato sacerdote per poi ritornare al paese natìo, dove divenne un maestro di grande dottrina. Da autodidatta si applicò allo studio della filosofia, della matematica, della storia ecclesiastica e civile, nonché anche alla musica e al canto. Incolpato dell'omicidio di un giovane chierico, fu messo in prigione nelle carceri del Vescovo di Oria, dove rimase rinchiuso per sette anni, tuttavia non si lasciò mai abbattere dallo sconforto; anzi, procuratosi alcuni libri, il Messere si applicò allo studio della lingua greca, per la quale già aveva dimostrato una forte predisposizione. Dopo un lungo e dibattuto processo, la sentenza finale lo dichiarò innocente e assolto da qualsiasi reato. Risentito con i suoi concittadini per averlo ingiustamente ritenuto reo, dichiarò che il suo paese mai più lo avrebbe rivisto. Fu così che Gregorio Messere partì per Napoli, dove rimase fino alla morte. Nella città partenopea ebbe modo di affinare e approfondire la sua cultura, divenendo un personaggio di rilievo nel mondo intellettuale napoletano del tempo. La grande conoscenza della lingua greca gli conferì grande notorietà nonché una cattedra di Lettura Greca, che mantenne fino all'anno della morte, presso l'Università degli studi di Napoli. Tale cattedra  era stata nuovamente istituita  a spese di Giuseppe Valletta, filosofo, letterato e giureconsulto dell'epoca ed amico del Messere. Valletta aveva una profonda stima per il Messere, il quale fu assiduo frequentatore della sua casa non solo quale insegnante dei suoi figli e nipoti, ma anche perché divenuta luogo di riunioni dei più eruditi intellettuali del tempo. Fra i suoi molti allievi che assistevano alle sue lezioni, ne ebbe alcuni divenuti celebri, si annoverano Andrea, Barra, Caloprese, Gravina, Valletta, Capasso, Cerreto, Egizio, Donzelli ed altri. Vico, noto filosofo suo amico, gli dedicò un breve madrigale dal titolo Ghirlanda di timo per Argeo Caraconasio.Il mondo culturale napoletano della seconda metà del '600 fu caratterizzato da importanti innovazioni a livello filosofico, scientifico, civile e politico. Tale fervore culturale aprì la strada alla nascita di un numero notevole di accademie, che divennero luoghi di discussione aperta e di diffusione di nuove idee filosofiche e scientifiche. A Napoli le principali accademie del tempo furono soprattutto quella degli Investiganti e quella di Medinaceli. Che il Messere sia stato membro autorevole di entrambe le accademie e frequentatore di circoli e salotti letterari napoletani è testimoniato da non pochi documenti, tra cui manoscritti e altri a stampa conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli; le sue lezioni ebbero un così folto seguito di giovani tanto da far suscitare invidie fra i letterati fanatici dell'erudizione i quali, a furia di schernirlo per la sua ellenofilia, diffusero in Napoli addirittura la moda letteraria della macchietta dello pseudogrecista, satireggiata pure da Vico nella terza Orazione inaugurale. Fu anche tra i primi membri dell'Arcadia fondata dal Crescimbeni e dal Gravina, ove gli fu attribuito il nome pastorale greco di “Argeo Coraconasio,” “dalle campagne dell'isola Coraconaso”. E fondata a Napoli la Colonia “Sebezia” dell'Arcadia e anche qui il Messere e tra i primi iscritti.  L'aver ripristinato l'insegnamento della lingua greca in Napoli valse al Messere non solo il titolo di “ristoratore della greca erudizione”, ma contribuì alla ripresa dello studio di Omero, influenzandone il pensiero poetico e filosofico del tempo. Notevole fu l'influenza che egli ebbe sulla formazione del pensiero del Gravina. Essenziale nella vita culturale di Gregorio Messere fu anche l'amicizia con Giuseppe Valletta, suo allievo. La conoscenza che Gregorio Messere aveva della filosofia fu ugualmente vasta tanto che gli valse l'appellativo di “Socrate” e quando si riferivano a lui veniva anche chiamato il “Socrate dei nostri tempi”.  Non fu solo un insigne grecista, ma anche un poeta. Compose infatti circa 60 componimenti, tra distici, tetrastici, serenate, sonetti, madrigali ed epigrammi in italiano, utilizzando talvolta uno stile che il Lombardo definisce “stile mezzano e semplice”, di carattere pastorale. Un suo epigramma è contenuto in una lettera che Canale inviò al Magliabechi. Non mancò di scrivere componimenti di carattere burlesco e giocoso, in cui contrapponeva l'immediatezza della satira e del dialetto alla ricercatezza esasperata della poesia del Seicento. Si esercitò soprattutto nell'Accademia di Medinacoeli, dove era uso chiudere la seduta accademica con la recitazione di componimenti poetici. Compose finanche versi che celebravano importanti eventi del regno; tra i più salienti, si ricordano quelli contenuti nel volume scritto in occasione della recuperata salute di Carlo II. Da ricordare sono anche gli emblemata contenuti nel volume scritto per i funerali di D. Caterina d'Aragona, e a cui si ispirò Vico in occasione dei funerali di due uomini illustri  Tra le tante collaborazioni con letterati del suo tempo, degna di nota è quella che ebbe con Vico per la pubblicazione di un volume in occasione del genetliaco di Filippo V, tre sono i componimenti contenuti in esso. Fu anche collaboratore di una Miscellanea dal titolo Vari componimenti in lode dell'eccellentissimo signore d. Francesco Benavides conte di S. Stefano. Fatta eccezione per alcuni componimenti inseriti in Miscellanee poetico-celebrative, del Messere non esistono opere a stampa. E a ciò ne dà spiegazione il Lombardo quando afferma che egli fu uomo umile e schivo tutto dedito all'educazione dei giovani più che ai propri interessi personali, anzi la sua modestia fu tale che pensò bene di distruggere i propri scritti.  Le lezioni accademiche di cui si dispone sono quelle che  tenne nell'Accademia istituita a Palazzo Reale dal viceré duca di Medinaceli. I codici delle lezioni sono conservati attualmente presso la Biblioteca di Napoli. Due di queste lezioni trattano di poesia. Qui argomenta sulla funzione e natura della poesia, dei suoi rapporti con la storia nonché sul problema delle origini della poesia stessa. Tre altre lezioni sono di carattere storico, esattamente: due sulla vita di Nerva e una sulla vita di Decio. Il codice napoletano contiene anche un Discorso vario in cui sono presenti motivi autobiografici e una lezione sull'origine delle maschere. L'Accademia di Medinaceli non ebbe lunga vita e, nonostante la sua chiusura avvenuta a causa di rivolgimento politico, continuò ad essere personaggio illustre nel panorama intellettuale e culturale napoletano, come dimostra il fatto di essere annoverato tra i primi membri dell'Arcadia sotto la custodia Crescimbeni e successivamente della colonia napoletana “Sebezia”.  Storia della litteratura italiana  Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli  Le vite degli Arcadi illustri scritte da diversi autori, e pubblicate d'ordine delle generale adunanza da  Crescimbeni, pRoma,  (biografia scritta da G. Lombardo). C. Cantillo, Filosofia, poesia e vita civile in Messere: un contributo alla storia del pensiero meridionale, Morano, Napoli, Angelo De Prezzo, Storia delle origini di Torre Santa Susanna, Tiemme, Manduria,. Imma Ascione, Seminarium doctrinarum: l'Napoli nei documenti,  Edizioni scientifiche italiane, Napoli, Fabrizio Lomonaco, Gregorio Messere, la poesia e l'impegno civile tra Gravina e Vico, in "Diritto e Cultura", VLezioni dell'Accademia di Palazzo del duca di Medinaceli: Napoli,  Michele Rak, Napoli, Istituto italiano per gli studi filosofici.  (regio esim liepierapresoNiccolaGjervasi'altirante 1.os. re ( lessen Blusere Filoloyo NamqueinTorediliuramnemláiTeradOhrantenelmio Mori in « lapoli nel 1708.       Ebbe per convincenti indizj, co di Gregorio lasospizione Fu rinchiuso perciò nulla egli fosse reo. me che di ,laddove impreseda prigioni per sette anni nelle del greco linguaggio , stessolostndio non conosceva neppur lo avanti , che inbreve con tanta sollecitudine però ,e sn tranoi il maestro ne diyenne solenne restauratore della greca erudizione. onde cadde sopra se del quale per le figure. Vi attese Lo studio delle greche lettere era a quel tempo venuto tranoi insomma decadenza,l'erudizioneerasi renduta goffa e grossolana ; onde egli adoperó ogni sua cura per richiamarla alla sua dignità primitiva. La profonda sua scienza nella mentovata favella gli seçe meritamente occupare nell'anuo 1679. la catte GREGORIO MESSER E. be Gregorio Messere i suoi natali il di 15. di Novembre del 1636 in un mediocre luogo della Re. gione de' Salentini, oggi Terra d'Otranto , detto la Torre di S.Susanna , discosta da Brindisi intorno a miglia dodici.Suoi genitori furono Pietro Messere, e Dianora di Leo amendue di onesta e civil condi zione. Il nostro Gregorio , comechè non proveduto nella sua primiera età di sufficienti maestri , seppe col proprio suo ingegno , e colla sua mente , velocis sima e disposta a d apprendere le più difficili cose supplire a somigliante difetto. Egli attese da se solo aiprofondissimi studj della filosofia delle mattemati che in buona parte , della Teologia , della Storia E c clesiastica e Civile.Nè intralascio fra la severità di sì fatte discipline l'onesto diletto della poesia e della musica , e tanto in questa ando avanti , che giunse a cantar con lode la parte di basso. Il nostro Gregorio , tutto che si fosse dedicato al Sacerdozio , gl'intervenne una disgrazia , la quale fieramente l o travaglio. S'invaghi un compagno di luididonzellafigliuoladiricco,e nobilpersonag-: gio,enefudipariamorericambiato.Ilpadre di lei , avutone sentore , lo fece assalir da due sgherri , iqualisiaccompagnavanocol Messere,ilquale go dea il favore parimenti del mentovato Signore. Ilgio vine amatore ne rimase trucidato I و Fu de'primi ad essere annoverato tra gli Arcadi col nome di Argeo Caraconessin ,e la sua vita ritrovasi descritta fra quelle degli Arcadi illustri P. 15. p.47. Scrisse a richiesta degli amici Sonetti ,Madriga li ed Epigrammi nell'una e nell'altra lingua, i quali componimenti riscossero a que'tempi non poca laude. Mirate la dottrina che si asconde Sotto il velame degli versi strani. Queste poesie furon da lui recitate nella dotta adu nanza che D. Luigi della Cerda , allora Vicerè di Napoli,tenevanelRegalPalazzo.E certamentefuscia gura , dra di greco linguaggio nell'Università de'nostri Stu dj. Bentosto si vide la studiosa gioventù correre a folla alle sue lezioni , e zione,che non solamente igiovanetti,ma puranche crebbe talmente la sua riputa persone distinte per merito di letteraria coltura , a n davano con maraviglia ad ascoltarlo. Allo studio della greca sapienza congiungeva il Messere quello delle scienze più sublimi ; perciò i più doiti scienziati che erano allora fra noi ed ancora stranieri contava egli fra i suoi amici. Tra quelli si annoverano Lionardo di Capoa , Francesco d'Andrea , Carlo Buragna e tanti altri ;'e fra gli stranieri il P. 'Mabillon il quale par la di lui con somina laude nella sua opera Iter Ita licum ;e moltissimi presso de'quali fu ilsuo nome in somma estimazione. Il suo verseggiar burlesco e maccaronico era un dotto poetare , e sempre ridondante di greca e di la tina erudizione, sicchè isuoi versi in questo genere tranne lamateria ridevole,erano molto colti egenti li, sì che avrebbe poluto egli dire con Dante : O voicheaveteglintellettisani, و . Il suo modo di comporre era quello che da' maestri vien detto mezzano e semplice, e varie poesie dettò in istile boschereccio e pastorale.Molto però egli valse nel verseggiare giocoso , ed in quella spezie di p o e sia, già inventata da Teofilo Folengio, ilquale sidisse Merlino Coccai,che volgarmente maccheronica vien chiamata . che dipartendosi quell'erudito e generoso Si gnore , seco portate avesse , con le altre cose i c o m ponimenti di quella dotta brigata, e che Gregorio nonneavesseglioriginaliserbati,enonne rima nesser che pochi in mano di alcuno de'suoi amici, Ma egli, intento qual novello Socrate ad istruire la gioventù e far rinascere fra di noi lo studio e la scienza della greca favella, la quale è detto brac cio destro della buona letteratura , poco curò le sue cose ,e poco ambi di rendersi per le stampe famoso. Dilettavasi egli infatti più della sostanza che dell' و 9 > و , e più d'istruire la gioventù S!11 renza della dottrina erudizione. diosa ,che di far pompa di lussureggiante арра Le virtù cristiane e socievoli di Gregorio pareg giarono la sua erudizione e la sua dottrina. Era elf fiiosofo e religioso al tempo stesso; ottimo Sacerdote, ed affabile senza ombra di bassezza o di poca digni tà,sprezzatore grandissimodellericchezze,talchenel 1702. pel noto fallimento del banco dell'Annunziata avendo perduto quelpiccolo avere che collesue ono rate fatiche erasi acquistato , uimase in una fredda in differenza , motteggiando giocosamente come se nulla gli fosse intervenuto. Nè minore fermezza d'animo egli nella morte di tre nipoti per sorella Biagio , Giovan Batista e Cataldo Capozzeli, giovinetti digrandisperanze iduepriminellamedicina,ed il terzo nella legalfacoltà,da lui sommamente ama. ti, ed allevati alla gloria ed alle lettere. Poco curante egli si fu dell'amicizia de'potenti, e di ogni fasto, dimostrò e di ogni civile onore. Maravigliosa era in tutto la sua temperanza , talche i suoi costumi pareano più l'ultimo fine siccome un necessario termine dell'uomo, e narrasi , che es antichi che nostri.Riguardava sendo un giorno aperto , per alcun bisogno di fabbri ca,l'avello di Giovanni Gioviano Pon'ano, ritrovan dosi ogli con un amico , lo prese vaghezza di scen dervi.Di fatti discesovi,sudettesi in una delle nicchie da riporvi i morti intorno alle pareti , e narrasi che mosso da involontaria allegrezza,dicesse: E chi sase questo è il luogo che dee a me toccare ? Somme lodi son queste certamente pel nostro Gregorio,ilqualenatoessendonelmezzo dellama gnaGrecia,nell'antica patria degli Architi, degli Aristosseni,degliEnnj,de'Pacuvj,fu intendentissimo non meno della grea, della latina e della Italiana poesia , che della più saggia Filosofia , la quale inse gnò non pur colle parole , ma col sobrio onorato *Con grandissimocordogliodi tutti gliamatori delle buone lettere , Gregorio Messere , preso di ac cidente apopletico il di 19. Frebrajo dell'anno 1708., passò a miglior vita ,e fu sepellito nella detta Cap pella del Pontano , siccome in vita avea desideralo. La sua morte fu onorata dal pianto di afflitte vedo ve , و ! Ο Φερδινάνδος ΣανΦελικιος ευγνώμων ακροανης DIAGISTRO DOCTRINAE PULAETIVNI. Ταυτην την Ακαδημιαν ο ποιησαντι e virtuoso suo contegno di vita. Fu per Γρηγοειω Μεσσερε Σαλεντινω Εν ελλαδι φανη εις ακρον ταις παιδειας εληλακοτι ilSocratede'suoitempi,edatuttiriguar chiamato . Tanta era e cosi dato con istima e con ammirazione perfetta in lui la notizia delle lettere greche, che mosse invidia e stupore in parecchi sapientissimi Greci na zionali,iquali,passando perNapoli,vollero vederlo ed ascoliarlo.Siccomeabbiamoaccennato,aluisideve in buona parte il risorgimento delle buore lettere della greca dottrina, per tanti ragguar spezialmente che si formarono sotto la sua di. devolissimi letterati sciplina,eperciòhaeglispeziale eprecipuaragio ne ai nostri elogj ed alla nostra riconoscenza. Nel n o vero de'suoi discepoli furono i Biscardi , Gennaro d'Andrea,iCalopresi,iGravina,i Majelli,iCi rilli, i Capassi , gli Egizi, e tanti altri lumi della n o stra letteratura iqua’i malagevole sarebbe qui no minare . tal ragione e di miserevoli bisognosi , a quali questo uomo incomparabile in ogni maniera di virtù distribuiya tutto ciò che al puro uopo della sua vita soperchia. va. Intervennero ai suoi funerali tutti i professo ri della R. U. non che ragguardevolissimipersonaggi. Uno di costoro già suo scolaredi nobilissimo tegnag gio , insigne per lettere e per la scienza della pittu ra e dell'architettura ,innalzò a tanto maestro la see guente iscrizione in greco ed in latino. Τα Διδασκαλω Διδακτρον. MESSERE SALENTINO GREGORIO IN GRAECA LINGVA AD SVMMVM ERVDITIONIS PROGRESSVM DE ACADEMIA HAC OPTIME MERITO) FERDINANDVS SANFELICIVS GRATVS AVDITOR ANDREA MAZZARELLĄ PA CERRETO. 157 IV.Quantunque non abbiasi cosa alcuna alle stam IV. sti.  pe di Gregorio Messere nato l'anno 1636. Torre di S. Susanna , luogo della Terra d'Otranto, tuttavia egli ha buon diritto che di lui si parli in GregorioMesso nella ro edaltriGreci st'opera. La disgrazia avvenutagli que di dover soffri re,sebbene innocente una lunga prigionia to di omicidio , lo determinò Greca, e così felicemente venir riconosciuto qual ristauratore dizione nel Regno di Napoli , e il Mabillon nel suo Iter Italicum parla con somma lode del Gregorio . Occupò egli la Cattedra di questa lingua nellaUni versità della Capitale, e la insegnò con tanto grido , che oltre la gioventù contò fra lisuoi discepolinon poche persone per coltura e per sapere distinte ; e fra i più celebri alunni da lui istruiti si noverano Gennaro di Andrea , il Caloprese Capassi ed altri molti.Benemerito , il Gravina , il perciò della Greca Letteratura congiunse na del poetare (1),e conobbe le altre scienze con gran vantaggio attenzione specialmente Religione all'epoca della sua morte accaduta ordine di persone il compianse nell' 1708. ogni funerali i Professori ai suoi , ed , ed ebbe onorata s e per sospet a studiare la lingua vi riuscì, che meritò di poi anche alla erudizione lave dei giovani che con zelo ed istruiva ed educava alle lettere ed alla insieme, perlocchè crate. La sua dottrina e le sue cristiane virtù , m a specialmente una carità generosa giunsero a tale,che appellavasi novello S o . Intervennero tutti della R. Università altri ragguardevoli poltura nella cappella dove riposano le ceneri Pontano discepolo con iscrizione Greca e Latina da un del suo composta (2). personaggi della Greca e r u (1) Fu egli ascritto fra i primi Arcadi sotto il nome di Argeo Caran conessio . (2) Biografia degli Uom . ill. del Regno di Napoli T. IV .   Allorchè nel 1747. si aprì il concorso per la C a t tedra di lingua greca

 

 

 

Grice: “When they called Messere ‘Socrate’ I hope they don’t mean Alcibiades’s implicature, ‘my dear Sileno!’” – Gregorio Messere. Messere. Keywords: implicature, Sileno, Socrates, SocrateSileno, Socrate, Silenus. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Messere”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691475053/in/photolist-2mPYm4t-2mLPdUX-2mKPDck-2mKNjCv

 

Grice e Messimeri – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Seminara). Filosofo. Grice: “He was of a noble family – he was into the free market – so his is a philosophical economy.” Domenico Grimaldi (Seminara), filosofo. Esponente dell'illuminismo napoletano.  Francesco Mario Pagano. Nato in una famiglia aristocratica che faceva risalire le proprie origini alla nota famiglia di Genova, ricevette la prima educazione dal padre, il marchese Pio Grimaldi, un uomo colto che aveva cominciato a introdurre criteri di conduzione innovativi nelle sue proprietà terriere, peraltro non molto estese, di Seminara. Non essendo molto ricco, il padre lo avviò agli studi giuridici, in previsione di una possibile professione forense, all'Napoli. Nella capitale napoletana Domenico fu raggiunto dal fratello minore Francescantonio, fece parte con il fratello dell'Accademia dell'Arboscello, frequenta le lezioni di economia di Genovesi. Si trasferì a Genova, dove ottenne la riammissione nel patriziato della Repubblica di Genova, ottenendo così il permesso di esercitare alcune magistrature. In Liguria, tuttavia, Grimaldi ebbe modo di approfondire gli aspetti tecnici, economici e sociali legati all'agricoltura il cui studio lo spinse a viaggi in Francia, specie in Provenza, in Piemonte e in Svizzera. Si interessò in particolare alla colture dell'ulivo e del gelso per l'allevamento dei bachi da seta. Venne accolto fra l'altro nell'Accademia dei Georgofili, che premiò una memoria, nella Società economica di Berna, un centro di cultura fisiocratica, e nella Société royale d'agriculture di Parigi.  Saggio di economia campestre per la Calabria Ultra  François Quesnay, maggior rappresentante della fisiocrazia Frutto delle sue ricerche fu il Saggio di economia campestre per la Calabria Ultra, esposizione di un piano che, partendo dalle condizioni di arretratezza dell'economia calabrese del XVIII secolo, secondo la dottrina fisiocratica, ne indica i mezzi atti a la trasformare situazione economica della Calabria. All'epoca il settore produttivo più importante era l'agricoltura in quanto i posti nell'industria erano pochi, le alternative limitate all'edilizia, ai lavori pubblici e al settore terziario; l'agricoltura era tuttavia quasi esclusivamente di sussistenza, e lo scarso reddito determinava un esodo massivo dalle campagne. Per Grimaldi l'ammodernamento dell'agricoltura e l'integrazione tra agricoltura e allevamento erano le condizioni prime per avviare la produzione industriale e il commercio. il successivo aumento del reddito agrario avrebbe dovuto essere reinvestito nell'industria tessile e in quelle serica, lattiero-casearia e olearia. La presenza di industrie avrebbe innescato un circolo virtuoso in quanto avrebbe potuto richiamare un afflusso di capitali per la ristrutturazione fondiaria e l'aumento delle dimensioni delle aziende agricole, con successiva formazione e sviluppo di attività miste agricolo-manifatturiere, specialmente alimentari, con impiego di mano d'opera locale.  L'imprenditore  Vecchio frantojo ligure dismesso Attorno al 1770 Grimaldi si impegnò a tradurre in pratica questi progetti, con l'aiuto finanziario del padre, impegnandosi nel miglioramento della coltivazione degli olivi, chiamate dalla Liguria maestranze e tecnici per creare a Seminara nuovi frantoi "alla genovese"; rese poi pubblici i progetti e i risultati delle sue innovazioni con un'opera del 1773, edita nuovamente nel 1777 con una dedica a Beccadelli, marchese della Sambuca.  Si dedicò più tardi alla produzione della seta. Grimaldi, che inizialmente intendeva assegnare l'ammodernamento dell'agricoltura all'iniziativa privata, si rese conto che l'approccio utilizzato per l'ammodernamento dell'industria olearia (in questo caso, introduzione in Calabria della lavorazione della seta alla "piemontese") non sarebbe stato sufficiente nella lavorazione della seta per ostacoli di natura fiscale nel regno di Napoli, ossia del dazio sulla seta calabrese. Diede pertanto inizio a vivace polemica nei confronti dei controlli oppressivi doganali e dei monopoli statali nei settori delle manifatture e del commercio.  Il politico  Sir John Acton La riflessione sull'influenza dello stato nel mercato della seta, diede avvio al dibattito sul problema della libertà nel commercio internazionale, in particolare nel commercio del grano che aveva assunto una notevole importanza dopo la carestia del 1764. Una delle proposte più importanti di Domenico Grimaldi fu la costituzione, nella Calabria Ultra, di società economiche concepite come centri promotori il miglioramento della tecnica agraria; ma la proposta non trovò il necessario sostegno né nei proprietari terrieri né nel clero. In seguito allargò lo sguardo dalla Calabria Ultra all'intero Regno, proponendo di svolgere un'attività conoscitiva sulla struttura economica del Regno mediante la predisposizione di piani di visite alle province napoletane affidati a ispettori di nomina regia, con proposte di azione sulle "cause fisiche" dell'arretratezza, principalmente la mancanza di strutture per l'irrigazione innanzitutto nelle Puglie, per le quali suggeriva il ricorso anche al lavoro coatto.   Gaetano Filangieri Grazie alla notorietà raggiunta con i suoi saggi Grimaldi fu nominato dal primo ministro John Acton assessore al neocostituito Supremo Consiglio delle Finanze assieme a Filangieri, Palmieri, Delfico e Galanti. Il terremoto che causò gravi danni e lutti alla famiglia Grimaldi. Grimaldi fu favorevole all'istituzione della Cassa sacra, proponendo che ricostruzione fosse eseguita secondo un piano pubblico che prevedesse iniziative strutturali per l'ammodernamento della produzione agricola e industriale. Si adoperò per l'apertura a Reggio Calabria di un istituto professionale nel quale si insegnasse "l'arte di tirar la seta alla piemontese"; la scuola, diretta dal Grimaldi, ebbe un certo successo, ma venne chiusa nel L'interruzione negli anni novanta dell'attività riformatrice di Ferdinando IV di Napoli in seguito alla crisi collegata alla rivoluzione francese comportò un atteggiamento di sospetto, da parte del governo napoletano, nei confronti dell'intellettualità progressista. A Grimaldi venne rifiutata la nomina, proposta dal Galanti, di presidente della costituenda Società patriottica per la Calabria in quanto massone. Fu addirittura arrestato, come gran parte dei massoni reggini (una cinquantina circa) in seguito all'assassinio del governatore di Reggio, Giovanni Pinelli e trasferito nel carcere di Messina dove si trovava alla nascita della Repubblica Napoletana. Suo figlio Francescantonio aderì alla Repubblica Napoletana. Saggi: “Memoria ai gergofili sopra una specie di pianta pratense chiamata sulla” (Firenze); “Economia campestre per la Calabria” (Napoli: Orsini); “La manifattura dell'olio nella Calabria” (Napoli: Lanciano); “Manifattura e commercio delle sete del Regno di Napoli alle sue finanze, scon alcune riflessioni critiche sopra il bando delle sete” (Napoli: Porcelli); “La pubblica economia delle provincie del Regno delle Due Sicilie” (Napoli: Porcelli); “Piano per impiegare utilmente i forzati, e col loro travaglio assicurare ed accrescere le raccolte del grano nella Puglia, e nelle altre provincie del Regno” (Napoli: Porcelli); “L’industria olearia, e dell'agricoltura nelle Calabrie, ed altre provincie del Regno di Napoli” (Napoli: Porcelli); “L’economia olearia antica sull'antico frantoio da olio trovato negli scavamenti di Stabia” (Napoli: Stamperia Reale); “L’Ulteriore Calabria con alcune osservazioni economiche relative a quella provincia” (Napoli: Porcelli). Franco Venturi, Illuministi italiani,  V: Riformatori napoletani, Napoli: Ricciardi, Antonio Piromalli, La letteratura calabrese: Dalle origini al posivitismo, Cosenza: LPE,  Istruzioni sulla nuova manifattura dell'olio introdotta nel Regno di Napoli dal marchese Domenico Grimaldi di Messimeri patrizio genovese, socio ordinario, e corrispondente dell'Accademia de' Georgofili di Firenze, della Società di Agricoltura di Parigi, e di Berna, In Napoli: presso Vincenzo Orsini, a spese di Giuseppe Maria Porcelli, Osservazioni economiche sopra la manifattura e commercio delle sete del Regno di Napoli alle sue finanze, scritte dal marchese Domenico Grimaldi, con alcune riflessioni critiche sopra del Bando delle Sete” (Napoli: Porcelli); “Relazione d'un disimpegno fatto nella Ulteriore Calabria con alcune osservazioni economiche relative a quella provincial” (Napoli: Porcelli); “Piano di riforma per la pubblica economia delle provincie del Regno di Napoli, e per l'agricoltura delle Due Sicilie, scritto dal marchese don Domenico Grimaldi, Napoli: Porcelli); Piano per impiegare utilmente i forzati, e col loro travaglio assicurare ed accrescere le raccolte del grano nella Puglia, e nelle altre provincie del Regno scritto dal marchese don Domenico Grimaldi di Messimeri patrizio genovese” (Napoli: Porcelli); “Relazione d'una scuola da tirar la seta alla piemontese stabilita in Reggio per ordine di Sua Maestà, sotto la direzione del M. Grimaldi, e l'approvazione del Vicario generale delle Calabrie don Francesco Pignatelli” (Messina per Giuseppe di Stefano). L'opera apparve anonima ed è attribuita a Domenico Grimaldi da Gaetano Melzi, Note bibliografiche del fu D. Gaetano Melzi, edite per cura di un bibliofilo milanese con altre notizie,  H-R, Milano: Tip. Bernardoni)  Giuseppe Maria Galanti, Giornale di viaggio in Calabria; introduzione di Luca Addante, Soveria Mannelli: Rubbettino, A. Ubbidiente, Il pensiero e l'opera di Domenico e Francescantonio Grimaldi. Testi di Laurea. Università degli Studi di Salerno, Facoltà di Magistero. M.L. Perna, Dizionario Biografico degli Italiani,  LIX, Roma: Istituto dell'Enciclopedia Italiana, A. Basile, «Un illuminista calabrese: Domenico Grimaldi da Seminar»a, in: Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, Gaetano Cingari, Giacobini e Sanfedisti in Calabria, Reggio Cal., "Casa del libro", Cesare Morisani, Massoni e Giacobini a Reggio Calabria,  Reggio Cal., F. Morello,  Domenico Romeo, Alcune precisazioni su Domenico Grimaldi: un riformatore Calabrese del '700, in "Historica", Antonio Piromalli, L'attualità del pensiero e delle opere del marchese Domenico Grimaldi, Cosenza: L. Pellegrini, Domenico Luciano, Domenico Grimaldi e la Calabria, Salerno, Beniamino Carucci. Grimaldi, Domenico la voce nella Treccani L'Enciclopedia Italiana. Grice: “Isn’t ONE Sicily enough?” --   -- Giovanni Antonio Summonte, storico vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, all'interno del secondo volume della sua Historia della città e Regno di Napoli(i cui primi due volumi furono pubblicati negli anni 1601-1602 e gli altri due postumi[1]), inserisce un trattato dal titolo Dell'Isola di Sicilia, e de' suoi Re; e perché il Regno di Napoli fu detto Sicilia. In questo scritto l'origine della distinzione tra due «Sicilie» separate dal Faro di Messina viene individuata nella bolla pontificia con cui papa Clemente IV investì Carlo I d'Angiò del Regno di Napoli nel 1265:  «Papa Clemente IV, il quale investì, e coronò Carlo d'Angiò di questi due Regni, chiamò quest'Isola, e il Regno di Napoli con un sol nome, come si può vedere in quella Bolla, ove dice, Carlo d'Angiò Re d'amendue le Sicilie, Citra, e Ultra il Faro: e questo eziandio osservarono gli altri Pontefici, che a quello successero, e si servirono degl'istessi nomi. Imperciocchè 7 altri Re, che al detto Carlo successero [...] che solo del Regno di Napoli, e non di Sicilia padroni furono, chiamarono il Regno di Napoli, Sicilia di qua dal Faro. Il Re Alfonso poi, ritrovandosi Re dell'Isola di Sicilia, per essere egli successo a Ferrante suo padre, e avendo anco con gran fatica, e forza d'armi guadagnato il Regno di Napoli da mano di Renato, si chiamò anch'egli con una sola voce, Re delle Due Sicilie, Citra, e Ultra; E questo per dimostrare di non contravenire all'autorità de' Pontefici. Ad Alfonso poi successero 4 altri Re [...] i quali furono Signori solo del Regno di Napoli, e si intitolarono, come gli altri, Re di Sicilia Citra. Ma Ferdinando il Cattolico, Giovanna sua figlia, Carlo Vimperadore e Filippo nostro re, e Signore, i quali anno [sic] avuto il dominio d'amendue i Regni, si sono intitolati, e chiamati Re delle due Sicilie Citra, e Ultra: la verità dunque è, che questi nomi vennero da' Pontefici romani, (come s'è detto) i quali cominciarono ad introdurre, che 'l Regno di Napoli si chiamasse Sicilia[2].»  La stessa tesi è sostenuta da Pietro Giannone nella sua Istoria civile del Regno di Napoli (1723), in cui si citano vari stralci della bolla pontificia, con la quale Clemente IV concesse l'investitura a Carlo d'Angiò «pro Regno Siciliae, ac Tota Terra, quae est citra Pharum, usque ad confiniam Terrarum, excepta Civitate Beneventana [...]». In un altro passo la bolla proclamava: «Clemens IV infeudavit Regnum Siciliae citra, et ultra Pharum». Secondo Giannone è dunque questa l'origine del titolo rex utriusque Siciliae, che tuttavia Carlo d'Angiò non usò mai nei suoi atti ufficiali, preferendo gli antichi titoli dei sovrani normanni e svevi[3]. Marchese Domenico Grimaldi. Grimaldi di Messimeri. Messimeri. Keywords: implicature, economia olearia antica – antico frantoio da olio a Stabia -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Messimeri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51675327841/in/photolist-2mJnyCd-2mJnyBr-2mJnyCi-2mJnyCo-2mJs3zX-2mJisea

 

Grice e Micalori – Ganimede e l’implicatura sferica di Giove – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo.  Grice: “I took my ideas on longitude and latitude from Micalori” -- Grice: “By calling it ‘sfera,’ Micalori’s statement ENTAILS rather than implicates that the Romans were wrong.” Professore a Urbino.  Opere: “Della sfera mondiale” In Urbino, Marco Antonio Mazzantini, Giacomo Micalori, Antapocrisi, In Roma, Francesco Roma Cavalli.   Zeus features heavily in a lot of starlore, and the Eagle constellation is no exception.  The predominantly accepted mythos for this constellation is the abduction of Ganymede. Zeus had facilitated the kidnapping, fancying the beautiful mortal boy as his personal cup-bearer.  In the constellation, which is situated south of Cygnus on the equator, making it visible from both the Northern and Southern hemispheres, poor Ganymede can be seen hanging from the claws of the eagle as he is swiftly taken to the heavens.  The constellation appears alongside several other bird constellations. The Eagle’s wings are spread, giving it the appearance of gliding through the stars. As Hyginus states, the beak is separated from the body by a milky circle. It was also said to set “at the rising of the Lion and rises with Capricorn”. (Hyginus, Astronomy, 3.15)  Greek astronomy  Humans have a natural urge to identify familiar things amongst the twinkling stars of the mysterious abyss above us. These narratives came out of astronomical observations and ancient time tracking. The study of the sky began long before the earliest Greek sources that (sparsely) discuss them, Homer and Hesiod. They likely developed during the transition from oral to written transmission, but to what is extent is unknown.  Even though the Greeks were late to the constellation conversation (500 BC), they received a lot of their knowledge from their Eastern neighbors. The Greeks introduced the word katasterismos, or catasterism, which refers to the process of being set in the heavens. Constellations were used for navigation and an indication of seasonal change; many extravagant mythic connections were added later.  Today, there are 88 constellations officially defined by the International Astronomical Union, and many of them have been accepted since Ptolemy’s The Almagest (A.D 150).  Constellations created by the Mesopotamians between 1300-1000 BC originate in older lands, but the Greek astral mythos canon was solidified by Eratosthenes, in a work now lost to us.  Zeus and his trusted companion  The myth of Ganymede is very ancient lore, being told in the tale of Troy by Homer (Illiad 20.298ff) – albeit with no mention of an eagle escort. In the fifth Homeric Hymn to Apollo, Ganymede was said to be whisked off to Olympus by a ‘heaven-sent whirlwind’.  The eagle was not connected to this tale until the 4th century BC. The constellation was accepted as an eagle prior to this, so it is presumed that this addition was made to make the story fit the stars, probably because Ganymede is said to feature in his own nearby constellation, the water-pourer (Aquarius).Micalori. Keywords: implicatura sferica, planifesferio, Casali. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Micalori” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691873459/in/photolist-2mKQn4z

 

Grice e Miccoli – homo loquens – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Grice: “Miccoli is a great philosopher – and surgeon – My favourites are his ‘Corpo dicibile,’ which trades on my idea of what it means to ‘say’ something; and his ‘Homo loquens,’ a play on Aristotle’s ‘zoon logikon,’ but which Aristotle would find otiose: man is the ‘vivente’ that speaks, or the ‘animal’ that speaks. To say that it is the ‘homo’ that speaks relies on Darwin’s classifications and phyla of homo sapiens sapiens and the rest!” La divertente commedia umana Incipit Chi si accinge alla lettura dell' Elogio della follia di Erasmo farebbe bene a non dimenticare taluni antecedenti biografici dell'autore che spiegano meglio l'ironia bonaria dell'opuscolo. Li richiamiamo. Geertsz, latinizzato secondo il costume degli umanisti in Desiderio Erasmo, nacque figlio di illegittimo coniugio. La famiglia paterna, in auge nella borghesia di Gouda, come apprendiamo dallo stesso Erasmo, si oppose alle nozze riparatrici del figlio, costringendolo, con inganno, a far intraprendere la carriera ecclesiastica al malcapitato giovanotto.  Citazioni Come umanista Erasmo si sente apparentato alla società dalla duttile forza della parola che ne saggia criticamente le valenze in termini di ironia, sarcasmo, gioco allusivo, bonarietà lungimirante, tolleranza magnanima, moralismo contenuto. Fin dalla dedica dell'opuscolo a Moro si arguisce che l'autore non vuol propinare sapientia austera e compassata, ma buon senso brioso che permei di sé la vita quotidiana della gente, fosse anche dell'imperatore Marco Aurelio che sul letto di morte, lui filosofo, esclama, a un certo momento: «Sentenzio me cacavi! La sapienza dei dotti è tanto altezzosa quanto sterile, diversamente dal buon senso che cambia in meglio l'esistenza non sofisticata. (Sotto la penna dell'insigne umanista olandese si fronteggiano al femminile Sapientia e Stultitia: la prima, per voler essere austera ad ogni costo, diventa stolta; la seconda, in quanto «forza vitale irrazionale e creatrice», si palesa veramente saggia alla resa dei conti.  L' Elogio della follia conserva un fascino di imperitura attualità. Lo si desume dall'analisi di Histoire de la Folie, dove Foucault evidenzia il confine sfumato tra ragione e sragione in epoca di alta tecnologia, e altresì dalle invettive di Nietzsche contro lo smunto bibliotecario, lo stitico correttore di bozze, il pallido burocrate stipendiato, emblemi tutti del moderno «uomo alessandrino». (Explicit Erasmo conosce e cita perfino pagine della Bibbia a riprova della bontà dei doni che Follia concede ai mortali. Un modo questo, di prendere in giro anzitempo la presunzione dispotica delle società economicistiche che intendono mantenere sotto loro tutela il cittadino «minorenne» sempre bisognoso di dande e mordacchie. Gli autori classici sono, tra l'altro, spiriti lungimiranti. A tali società alienanti di oggi e di domani Blake, con spirito erasmiano, potrebbe ripetere: «esuberanza è bellezza. La divertente commedia umana, introduzione a Erasmo da Rotterdam, Elogio della Follia, TEN, Introduzione a "Vita di Gesù" Incipit Il contesto storico culturale della Vita di Gesù La recente edizione storico-critica delle Opere complete di Hegel consente di far chiarezza sulle discussioni e congetture che hanno tenuto a lungo il campo nella letteratura hegeliana a proposito dei cosiddetti Scritti teologici giovanili, la cui indole cronologica vengono ora sancite su base filologica e critica più accorta. Più che ai titoli apposti da Nohl ai vari frammenti e più che alle congetture sulla data probabile di tali scritti, è più fruttuoso rifarsi agli anni di formazione filosofica e teologica di Hegel nello Stift di Tubinga e reperire nel curriculum studiorum le ascendenze prossime che hanno influenzato maggiormente l'autore in una speculiare lettura dei quattro Evangelisti, da cui desume Das Leben Jesu. Citazioni Gli interessi culturali di Hegel, negli anni tubinghesi, sono prevalentemente filosofici, incentivati dalla lettura di Rousseau, Jacobi, Lessing, Kant, Fichte su temi sociopolitici ed etico-religiosi. (Hegel, studioso di filosofia, si sente chiamato a lumeggiare «spiritualmente» la situazione storica del suo tempo e a porre le premesse di carattere razionale per l'avvento di un «ordine uguale di tutti gli spiriti». Il lettore del Leben Jesu si accorge subito di trovarsi di fronte a una forma di scrittura audace, che desacralizza e sdivinizza la persona di Gesù, riducendolo a maestro di morale sublime.  [Paolo Miccoli, introduzione a Hegel, Vita di Gesù. TEN. “Filosofia della storia”, “Corpi dicibili”, “Homo louqens”. Paolo Miccoli. Miccoli. Keywords: homo loquens, corpo dicibile, corpi dicibili. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Miccoli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702962811/in/photolist-2mQBLt7-2mLPcxi

 

Grice e Miccolis – BRVNO – filosofi italiani al rogo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Corato). Filosofo. Grice: “Miccoli reminds me of G. Baker, who dedicated most of his life to Witters! Miccolis to Labriola.” sConsiderato uno dei massimi studiosi di Labriola.  Si trasferì a Perugia per gli studi universitari, laureandosi in filosofia a pieni voti con una tesi dal titolo «Il pensiero politico crociano e la genesi del liberalismo». Abilitatosi cum laude all'insegnamento di storia e filosofia, professore in vari licei della provincia, occupò una cattedra stabile presso l'Istituto tecnico per geometri a Perugia, accostando l'insegnamento di estetica all'Accademia di belle arti "Pietro Vannucci". Divenne responsabile del settore culturale del PCI per la regione Umbria; ma, preso dagli studî e dall'insegnamento, lasciò l'incarico, comunque seguendo sempre le vicende politiche con attenzione e passione. La sua è stata una formazione liberale: considerava suoi padri spirituali Labriola, Croce,Gobetti. Dalla fine degli anni Settanta la sua vita sarà rivolta allo studio del filosofo cassinese Labriola, da Miccolis ritenuto «un buon punto per capire la storia d'Italia». Nascerà quindi il Carteggio labrioliano, in cinque volumi, presentato da Cesa all'Accademia dei Lincei, edito per gli auspici e con il contributo dell'Istituto italiano per gli studi storici e dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" e favorito dalla consultazione, nel frattempo divenuta possibile, delle carte Labriola del Fondo Dal Pane, acquistato dalla Società napoletana di storia patria. Su tale monumentale lavoro è stato scritto: «un evento letterario, probabilmente l'acquisizione più importante tra le fonti della cultura italiana postunitaria; e, di più, senza esagerazione, si presenta come un capolavoro ecdotico, per accuratezza filologica ed esaustività del commento. Miccolis era certo divenuto col tempo l'esperto più sicuro della impervia grafia del suo autore, della quale conosceva ogni piega e ogni anomalia, dei contesti politici e culturali in cui Labriola si muoveva, […] della spezzettata, dispersa e contorta  labrioliana, difficile da padroneggiare: si era anche impadronito, in base a una sensibilità linguistica non comune, del "vocabolario" dell'Autore in tutte le sue sfumature, ed era perciò in grado di respingere o di dubitare di attribuzioni di testi, datazioni improbabili, letture sghembe». Miccolis scrisse inoltre sistematicamente per varie riviste (Rivista di storia della filosofia, il Giornale critico della filosofia italiana, Belfagor, Critica storica, Nuovi studi politici, etc.); numerosi sono i suoi saggi e notevoli gli ulteriori apporti documentari alla  labrioliana. Collaborò intensamente con l'Istituto italiano per gli studi storici e la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce: aveva il compito di revisionare i carteggi crociani, e sotto il suo controllo passavano i volumi dell'Edizione nazionale delle opere di Croce. È stato anche uno dei principali animatori dell'Edizione nazionale delle opere di Labriola, per la quale aveva contribuito a definire il piano editoriale, i criteri metodologici, e il problema del rapporto tra l'opera edita di Labriola e il fondo manoscritto della Società napoletana di storia patria.  Adnkronos, Filosofi, E' morto Miccolis, massimo studioso di Antonio Labriolia, Bari, Alessandro SAVORELLI, Rivista di storia della filosofia,, fasc. 2. Opere: “ Il carteggio di Antonio Labriola conservato nel Fondo Dal Pane” «Archivio storico per le provincie napoletane»,  «Con la Sua calligrafia che mi ricorda i papiri greci...». La filologia, la guerra, la Crusca nel carteggio di Croce con Pistelli e Teresa Lodi, a c. di S. Miccolis e A. Savorelli, in Gli archivi della memoria, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, 1996,  91–126, (rist. in Gli archivi della memoria e il Carteggio Salvemini-Pistelli, a c. di R. Pintaudi, Firenze, Biblioteca Medicea Lauenziana, Polistampa, A. Labriola, La politica italiana Corrispondenze alle « Basler Nachrichten », S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis, A. Labriola, Carteggio, S. Miccolis, Napoli, Bibliopolis, 2000-2006 S. Miccolis, Labriola, Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, A. Labriola, L'università e la libertà della scienza, S. Miccolis, Torino, Aragno, A. Labriola, Giordano Bruno. Scritti editi ed inediti S. Miccolis e A. Savorelli, Napoli, Bibliopolis, S. Miccolis, Antonio Labriola. Saggi per una biografia politica, A. Savorelli e Stefania Miccolis, Milano, UNICOPLI,  S. Miccolis, Gli scritti politici di Antonio Labriola editi da Stefano Miccolis, A. Savorelli e Stefania Miccolis, Napoli, Bibliopolis,   G. Bucci, Stefano Miccolis, il ricordo a un anno dalla morte, "Corato live", W. Gianinazzi, M. Prat, In memoriam "Mil neuf cent", n° 28, 201. A. Savorelli, Stefano Miccolis, «Rivista di storia della filosofia», fa A. Meschiari, Stefano Miccolis studioso di Antonio Labriola, «Rivista di storia della filosofia». Stefano Miccolis. Miccolis. Keywords: filosofi italiani al rogo. BRVNO. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Miccolis” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745998220/in/datetaken/

 

Grice e Michelstädter – il giovane divino,  l’implicatura persuasiva di Platone – filosofia italiana – filosofia giudaea – filosofia nel ventennio fascista -- Luigi Speranza (Gorizia). Filosofo. Grice: “It’s difficult to grasp Michelsteadter’s implicature: his study on ‘persuasion’ is brilliant – he was a close reader of Plato, and he uses figurative language, as ‘il giovane divino.’ My favourite is his account of the persuasive rhetoric of Cicero.” Grice: “Michelsteadter plays with the etymology of persuasion, which is cognate with ‘suave,’ as it should – sweet talk, we should say – which I could make into a maxim which would not be strictly ‘conversational’ unless under the category of modus – ‘be sweet’ –But the sweetness applies in general to my framework: the emissor aims to be sweet if he is going to try to influence the other, and will be influenced by a sweeter co-emissor.”  essential Italian philosopher. Ultimo di quattro figli, da un'agiata famiglia. Il padre, Alberto, dirige l'ufficio goriziano delle Assicurazioni Generali ed è presidente del Gabinetto di Lettura goriziano. È un uomo colto, autore di scritti letterari e di conferenze, rispettoso delle usanze tradizionali ma solo formalmente, per rispetto borghese -- è, anzi, un laico, un tipico rappresentante della mentalità materialistica. Il semitismo non sembra quindi incidere molto sulla sua formazione culturale, che scoprire solo più tardi e con non poca meraviglia di avere un antenato cabalista. Iscritto al severo Staatsgymnasium cittadino, fa propria la rigida Bildung asburgica. Con le traduzioni dal greco e dal latino ha i primi approcci colla filosofia. A iniziarlo sono Schubert-Soldern, solipsista gnoseologico, secondo il quale tutto il sapere va ricondotto alla sfera del soggetto; e l'amico Mreule che gli fa conoscere Il mondo come volontà e rappresentazione, di cui resta traccia soprattutto ne La Persuasione e la Rettorica. Nella soffitta di Paternolli, oltre a Schopenhauer, legge e discute, con gli amici Nino e Rico, i tragici e i presocratici, Platone, il Vangelo e le Upanishad; e poi ancora Petrarca, Leopardi, Tolstoj, e l'amatissimo Ibsen.  Conclusde gli studi ginnasiali e progetta di iscriversi a giurisprudenza; in seguito abbandona l'idea e si iscrive alla facoltà di matematica a Vienna. Ma l'anima è giàper dirla con Leopardi nel primo giovanil tumulto verso un altrove che non riesce a riconoscere nella ferrea logica matematica. Si iscrive al corso di Lettere dell'Istituto di Studi Superiori Fiorentino, città in cui vivrà per quasi quattro anni e dove conoscerà, fra gli altri, Chiavacci, futuro curatore delle sue Opere, ed Arangio-Ruiz, noto filosofo. Continua a ritrarre, fra tratto espressionistico e schizzo caricaturale, la varia umanità in cui s'imbatte, sia nei mesi di studio che nei periodi di vacanza al mare e in montagna. Scrive moltissimo, in modo quasi ossessivo, dalle lettere ai familiari (in particolare alla sorella Paula) alle recensioni di drammi teatrali. Un evento luttuoso segna la sua vita: la morte, per suicidio, del fratello Gino. Due anni prima si era suicidata anche una donna da lui amata, Nadia Baraden. Mreule parte per l'Argentina. Questa partenza è segnata da un evento significativo, una sorta di passaggio del testimone. Si fa consegnare da Rico la pistola che porta sempre con sé. Completati gli esami, ritorna a Gorizia e inizia la stesura della tesi di laurea, assegnatagli da Vitelli, concernente i concetti di persuasione e di retorica in Platone e Aristotele. La sua attività è febrile. Oltre alla Persuasione scrive anche la maggior parte delle Poesie e alcuni dialoghi, tra cui spicca il Dialogo della salute. Il suo isolamento diventa pressoché totale, mangia pochissimo e dorme per terra, come un asceta. Vede solo la sorella e il cugino Emilio. Comunica al padre che dopo la tesi non avrebbe fatto il professore, ma che appena laureato sarebbe andato al mare, forse a Pirano o a Grado. Dopo un diverbio con la madre, impugna la pistola lasciatagli da Mreule e si toglie la vita. Sul frontespizio della tesi aveva disegnato una fiorentina, una lampada ad olio, e aggiunto in greco: apesbésthen, «io mi spensi».  Amici raccolsero i suoi saggi, ora alla Biblioteca di Gorizia. Sepolto nel cimitero ebraico di Valdirose (Rožna Dolina), oggi nel comune sloveno di Nova Gorica, a poche centinaia di metri dal confine con l'Italia. La breve vita di Michelstaedter scorrecome risulta dall'Epistolarioall'insegna di una volontà di vivere continuamente illuminata dal desiderio di un altrimenti e di un altrove metafisico che fa di lui un impulsivo, un irrequieto esploratore di linguaggi e di mezzi espressivi, capace di spaziare dalla pittura alla poesia passando per le ripide vette della filosofia. Nell'apologo dell'aerostato incluso ne La Persuasione e la Rettorica, l'essenza del pensiero occidentale, la rettorica, viene fatta risalire da Michelstaedter a un parricidio: quello di Aristotele nei confronti di Platone. Questi, nella metafora costruita da Michelstaedter, escogita un mechánema, una macchina volante per abbandonare il peso del mondo e giungere all'assoluto. Maestro e discepoli riescono a librarsi negli alti spazi del cielo, ma restano a metà strada, fra una mera contemplazione dell'essere e del tempo e la nostalgia della terra e delle cure mondane. A riportarli sulla terra ci pensa allora un discepolo più scaltro e intraprendente degli altri, Aristotele, il quale, tradendo il maestro, fa scendere il mechánema restituendo così a tutti la gioia d'aver la terra sicura sotto i piedi. Questa nostalgia del mondo intelligibile platonico fa quindi di lui un discepolo di Schopenhauer, più che di Nietzsche.  La costituzione della metafisica è per lui una storia di rettorici tradimenti, la vicenda di una verità dai grandi persuasi tanto proclamata agli uomini quanto da questi disattesa e inascoltata. Quanto io dico è stato detto tante volte e con tale forza che pare impossibile che il mondo abbia ancor continuato ogni volta dopo che erano suonate quelle parole. Lo dissero ai Greci Parmenide, Eraclito, Empedocle, ma Aristotele li trattò da naturalisti inesperti; lo disse Socrate, ma ci fabbricarono su 4 sistemi... lo disse Cristo, e ci fabbricarono su la Chiesa. La persuasione è la visione propria di chi ha compreso la tragicità della finitezza e ad essa vuol tener fermo, senza ricorrere a quegli «empiastri»i kallopísmata órphnes, gli «ornamenti dell'oscurità»che possano lenire il dolore scatenato da tale consapevolezza. L'essere è finitezza che si rivela solo nella dimensione tragica di una presenza abbacinante, ma gli uomini rigettano questa tragica consapevolezza ottundendosi, pascalianamente, nel divertissement. Persuaso è chi ha la vita in sé, chi non la cerca alienandosi nelle cose o nei luoghi comuni della società perdendo l'irrinunciabile hic et nunc del proprio esserci, ma riesce «a consistere nell'ultimo presente», abbandonando quelle illusioni di sicurezza e di conforto che avviluppano chi vive abbagliato dalle illusioni create dal potere, dalla cultura, dalle dottrine filosofiche, politiche, sociali, religiose. È questa «la via preparata» dalla quale a tutti fa comodo non discostarsi troppo; è questo restare perennemente attaccati alla vitala philopsychìaa far sì che la "rettorica" trionfi sempre. La vita, soffocata dalla ricerca dei piaceri, della potenza, finanche dalla presunzione filosofica di possedere la via e quindi la vita stessa, non vive, perché in ogni istante ciascuno rimane avvolto dalle cure per ciò che non è ancora o dal rimpianto per ciò che non è più, mancando sempre l'attimo decisivo, quello che i greci chiamavano kairós, il tempo propizio. Perciò nella vita facciamo esperienza della morte, di quella «morte nella vita» cantataquasi una danse macabrenel Canto delle crisalidi: «Noi col filo / col filo della vita / nostra sorte / filammo a questa morte».  Il pensiero di Michelstaedter procede di conseguenza, per liberare il potenziale di tragicità dell'esistenza, attraverso violente contrapposizioni concettuali (persuasione-rettorica, vita-morte, piacere-dolore), senza alcun tentativo di mediazione dialettica. Michelstaedter respinge, con un gesto iniziatico, l'idea di costruire una dottrina sistematica della persuasione e della salute, in quanto «la via della persuasione non è corsa da 'omnibus', non ha segni, indicazioni che si possano comunicare, studiare, ripetere. Ma ognuno ha in sé il bisogno di trovarla e nel proprio dolore l'indice, ognuno deve nuovamente aprirsi da sé la via, poiché ognuno è solo e non può sperar aiuto che da sé: la via della persuasione non ha che questa indicazione: non adattarti alla sufficienza di ciò che t'è dato». La salvezza individuale è possibile solo in una singolarità irripetibile, irriducibile, concentrata in sé.  Il solipsismo di Michelstaedter è perciò radicale: non ci sono vie, non ci sono cammini, c'è solo il viandante che nel deserto dell'esistenza è «il primo e l'ultimo», crocefisso al legno della propria sufficienza e schiacciato dalla croce di falsi bisogni. Poiché il mondo è negatività assoluta, al pensiero non resta che negare questa stessa negatività rifiutando i dati dell'immanenza: «Solo quando non chiederai più la conoscenza conoscerai, poiché il tuo chiedere ottenebra la tua vita». Si tratta di una sentenza di sapore quasi buddistico: non a caso Mreule enfatizzerà la figura dell'amico descrivendolo come «il Buddha dell'occidente».  Produzione artistica La produzione poetica e quella pittorica di Michelstaedter possono essere considerate un prolungamento e un completamento di questo sentimento tragico e mistico. Come nel verso poetico egli tenta di esprimere l'inesprimibile, di dire con parole ciò che sfugge al sistema di segni codificato e perciò già da sempre istituito retoricamente, così nel segno pittorico, nello schizzo rapido e scherzoso come nel ritratto composto e meditato, traluce l'impossibilità di giungere a quella che Parmenide chiamava la ben rotonda verità. Non siamo giocati solo dalle parole, ma anche dalle immagini di una realtà fatta di colori e di forme che ci sfuggono nella loro immediatezza e alterità, «come chi vuol veder sul muro l'ombra del proprio profilo, in ciò appunto la distrugge». Anche l'arte e la poesia, come la retorica filosofica, si rivelano infine per quello che sono: fragili orpelli di cui si orna l'oscurità dell'essere e che ogni linguaggio escogitato dall'uomo sarà sempre impotente a esprimere.  Saggi: “Saggi” (G. Chiavacci, Sansoni, Firenze); “Scritti scolastici, S. Campailla, Gorizia, Opera grafica e pittorica, S. Campailla, Gorizia, Il dialogo della salute e altri dialoghi, S. Campailla, Adelphi, Milano Poesie, S. Campailla, Adelphi, Milano, La Persuasione e la Rettorica, Vladimiro Arangio-Ruiz, Formiggini, Genova, edizione critica S. Campailla, Adelphi, Milano poi, con le Appendici critiche, ivi,). Epistolario, S. Campailla, Adelphi, Milano nuova edizione riveduta e ampliata, ivi,  Parmenide ed Eraclito. Empedocle, SE, Milano, L'anima ignuda nell'isola dei beati. Scritti su Platone, D. Micheletti, Diabasis, Reggio Emilia,  Dialogo della salute. E altri scritti sul senso dell'esistenza, a cura e con un saggio introduttivo di G. Brianese, Mimesis, Milano, La melodia del giovane divino, S.  Campailla, Adelphi, Milano  La persuasione e la rettorica, edizione critica, A. Comincini, Joker. Michelstaedter-Winteler, Appunti per una biografia di Michelstaedter  Michelstaedter si riferisce, nell'Epistolario, al bonno Isacco Samuele Reggio, confondendolo con il padre di questo, Abram Vita Reggio  S.Campailla, Il segreto di Nadia B., Marsilio,. Da articoli di cronaca americani dell'epoca, si apprende che il suicidio avvenne con un colpo di pistola alla tempia destra.  La persuasione e la rettorica35  La persuasione e la rettorica  Poesie La persuasione e la rettorica C. Magris, Un altro mare Il dialogo della salute, Biografie e studi critici Acciani Antonia, Il maestro del deserto. Carlo Michelstaedter, Progedit, Bari Arbo Alessandro, Carlo Michelstaedter, Studio Tesi, Pordenone (Civiltà della memoria). Arbo Alessandro, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Arbo Alessandro, Il suono instabile. Saggi sulla filosofia della musica nel Novecento, NeoClassica, Roma, Giuseppe Auteri, Metafisica dell'inganno, Università degli Studi, Catania Aurelio Benevento, Scrittori giuliani. Michelstaedter, Slataper, Stuparich, Otto/Novecento, Azzate, Giorgio Brianese, L'arco e il destino. Interpretazione di Michelstaedter, Abano Terme (PD), Francisci); Giuseppe A. Camerino, La persuasione e i simboli. Michelstaedter e Slataper, Liguori, Napoli Sergio Campailla, Pensiero e poesia di Carlo Michelstaedter, Patron, Bologna. Sergio Campailla, A ferri corti con la vita, Comune di Gorizia Sergio Campailla, Controcodice, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli Valerio Cappozzo, La passione, Les Cahiers d'Histoire de l'Art nº2, Parigi Valerio Cappozzo, Il percorso universitario di  dall'archivio dell'Istituto di Studi Superiori, in  Un'altra società. Carlo Michelstaedter e la cultura contemporanea, S. Campailla, Marsilio, Venezia, Un'introduzione, Luca Perego, Erasmo Silvio Storace e Roberta Visone, AlboVersorio, Milano); L'Essere come Azione, Erasmo Silvio Storace, AlboVersorio, Marco Cerruti, Carlo Michelstaedter, Mursia, 2Milano  (Civiltà letteraria, Sez. italiana). Marco Cerruti, Ricordi, L'Essere come Azione", Erasmo Silvio Storace, AlboVersorio, Milano N. Cinquetti, Michelstaedter. Il nulla e la folle speranza, Edizioni Messaggero, Padova Tracce del sacro nella cultura contemporanea,). Paola Colotti, La persuasione dell'impersuadibilità. Saggio su Carlo Michelstaedter, Ferv, Roma 2004. 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Eredità di Michelstaedter, Silvio Cumpeta e Angela Michelis, Forum Edizioni, Udine Laura Furlan, L’essere straniero di un intellettuale moderno, Lint, Trieste  (Vie di fuga 6). L'immagine irraggiungibile. Dipinti e disegni di Carlo Michelstaedter, Antonella Gallarotti, Edizioni della Laguna, Mariano del Friuli, Galgano Andrea, Il vortice del nulla, in Mosaico, Roma, Aracne,  Mario Gabriele Giordano, Il pensiero e l'arte di Carlo Michelstaedter, in "Riscontri", 1. Ora, revisionato, in Id., Il fantastico e il reale. Pagine di critica letteraria da Dante al Novecento, Napoli, Edizioni Scientifiche italiane, Innella Francesco, Michelstaedter: frammenti da una filosofia oscura, Ripostes, Salerno-Roma (I tascabili). Vincenzo Intermite, Carlo Michelstaedter. Società rettorica e coscienza persuasa, Firenze Atheneum (collana Collezione Oxenford, C. Rocca, Nichilismo e retorica. Il pensiero di Carlo Michelstaedter, ETS, Pisa  (Biblioteca di "Teoria" 2). C. 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Grice e Mieli – l’uccello del paradiso; overo, la lingua perduta del desiderio – la Paradisaeidae di Swinton -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “Speranza has studied this; he calls it ‘Dorothea Oxoniensis,’ and indeed it is a joint endeavour with C. R. Stevenson – who *knows*!” -- «Spero che la lettura di questo libro favorisca la liberazione del desiderio gay presso coloro che lo reprimono e aiuti quegli omosessuali manifesti, che sono ancora schiavi del sentimento di colpevolezza indotto dalla persecuzione sociale, a liberarsi della falsa colpa»  (Elementi di critica omosessuale. M Attivista e scrittore italiano, teorico degli studi di genere. È considerato uno dei fondatori del movimento omosessuale italiano, nonché uno tra i massimi teorici del pensiero nell'attivismo omosessuale italiano. Legato al marxismo rivoluzionario, è noto soprattutto come eponimo del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e per il suo saggio Elementi di critica omosessuale pubblicato nella sua prima edizione da Einaudi nel 1977.  Mario Mieli nacque a Milano nel 1952, penultimo dei sette figli di Walter Mieli e di Liderica Salina. Il padre, ebreo e originario di Alessandria d'Egitto, viveva a Milano dalla metà degli anni venti e aveva fondato con successo un'azienda di filati, divenuta in seguito una delle più importanti nella torcitura e nella lavorazione della seta. La madre, milanese, era insegnante di lingue.  Sposati dal 1936, durante la seconda guerra mondiale i coniugi Mieli erano sfollati a Lora, frazione di Como. Mario crebbe in questa cittadina, pur mantenendo forti legami con Milano dove il padre continuava a lavorare e a risiedere.  Il giovane Mario si stabilì definitivamente nel capoluogo lombardo quando si iscrisse al liceo classico Giuseppe Parini, raggiunto due anni dopo dalla sorella minore Paola, alla quale fu sempre molto legato. Già in questi anni diede dimostrazione della sua viva intelligenza e dichiarò la propria omosessualità. Secondo quanto testimoniato dal compagno Milo De Angelis, nfondò un circolo di poesia che divenne anche un luogo di incontro per omosessuali. Fu pienamente coinvolto nella contestazione ed evocò questo periodo nel suo romanzo autobiografico Il risveglio dei faraoni.  A causa della sua miopia fu esonerato dal servizio militare alla fine del liceo, si trasferì a Londra per perfezionare l'inglese, come già avevano fatto altri suoi familiari. Qui frequentò il "Gay Liberation Front" venendo a contatto con l'attivismo omosessuale nella sua fase più intensa, subito dopo i moti di Stonewall. Tornato in Italia, fu, insieme ad Angelo Pezzana, tra i soci fondatori del celebre Fuori! a Torino, prima associazione italiana del movimento di liberazione omosessuale italiano.  Convinto assertore di una rivoluzione gay in chiave marxista, nel 1974 si allontanò dal Fuori! insieme a tutta la cellula milanese dell'associazione quando questa si legò al Partito Radicale.  Nello stesso anno fondò a Milano i Collettivi Omosessuali Milanesi e nel 1976 i Collettivi parteciparono al Festival del proletariato giovanile di Parco Lambro, dove Mieli lanciò dal palco lo slogan Lotta dura, Contronatura!. Si laureò in filosofia morale con una tesi, poi pubblicata con modifiche, da Einaudi con il titolo di Elementi di critica omosessuale e che divenne un fondamento delle teorie di genere in Italia e, in misura minore, all'estero, venendo tradotto e pubblicato in inglese nel 1980 con il titolo Homosexuality and liberation: elements of a gay critique ed in spagnolo con il titolo Elementos de crítica homosexual dall'editrice Anagrama. Elementi fu uno dei testi base dei collettivi autonomi gay.  Mieli fu uno dei primi a contestare apertamente le categorie di genere vestendosi quasi sempre con abiti femminili. Nel frattempo si dedicava al teatro, destando scandalo nella mentalità dell'epoca con opere come lo spettacolo La Traviata Norma. Ovvero: Vaffanculo... ebbene sì! Dava volutamente scandalo anche per il modo in cui si presentava, utilizzò anche immagini e ruoli per portare avanti la propria battaglia dei diritti individuali inalienabili. Nel corso della sua esistenza, cercò di superare i limiti, fece uso di droghe e si dette a pratiche sempre più estreme, inclusa la coprofagia.  Durante un viaggio a Londra, Mieli, vicino già all'antipsichiatria, iniziò a interessarsi di psicoanalisi; ifu nuovamente arrestato, quando, semi-nudo e in preda a una crisi psichica, fu fermato nell'aeroporto di Heathrow, in cerca di un poliziotto con cui avere un rapporto sessuale. Prima venne incarcerato, poi messo nella sezione psichiatrica del Marlborough Day hospital, assistito dai familiari venuti dall'Italia in attesa del processo. Venne ricondotto a Milano, dopo la condanna a pagare una multa, e ricoverato in una clinica psichiatrica per un mese. Una volta dimesso, su consiglio del suo psicoanalista G. Zapparoli, i genitori gli diedero un appartamento autonomo. L'anno seguente viaggiò ad Amsterdam e di nuovo a Londra e si laureò con lode in filosofia. Poco dopo lasciò l'appartamento che gli avevano trovato e interruppe la terapia psichiatrica.  Al V congresso del Fuori!, che sancì la sua rottura col movimento e con A. Pezzana, Mieli prese la parola, si dichiarò transessuale e parlò della sua esperienza di malattia mentale («sono stato definito uno schizofrenico paranoide, sono stato in ospedale, in manicomio per questo motivo») e di omosessualità. Dopo questo periodo si dedicò alla stesura degli Elementi di critica omosessuale.  Negli ultimi anni di vita si dedicò all'esoterismo e all'alchimia, abbastanza isolato dal resto del movimento omosessuale, e lavorando al romanzo Il risveglio dei faraoni. Morì suicida infilando la testa nel forno della sua abitazione di Milano dopo un lungo periodo di depressione. Tra i motivi del suo gesto estremo fu l'ostruzionismo che il padre, influente industriale milanese, aveva fatto per impedire la pubblicazione della sua ultima opera, Il risveglio dei faraoni, ritenendolo troppo autobiografico e lesivo dell'onore famigliare. A lui è intitolato il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli sorto a Roma nello stesso anno della morte.  Il pensiero Il transessualismo universale Il pensiero di Mario Mieli consiste nel ritenere che ogni persona è potenzialmente transessuale se non fosse condizionata, fin dall'infanzia, da un certo tipo di società che, attraverso quella che Mieli chiamava "educastrazione", costringe a considerare l'eterosessualità come normalità e tutto il resto come perversione. Per transessualità, non intende quello che si intende oggi nella comune accezione del termine, ma l'innata tendenza polimorfa e "perversa" dell'uomo, caratterizzata da una pluralità delle tendenze dell'Eros e da l'ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo.  La liberazione omosessuale in chiave marxista fu tra i primi studiosi ed attivisti del Movimento di Liberazione Omosessuale Italiano, accanto a Castellano,Consoli, Modugno e  Pezzana. Tutti partivano dalla certezza che la liberazione dall'ancestrale omofobia dovesse fondarsi sulla consapevolezza della propria identità, censurata fin dalla nascita dalla cultura dominante, da loro ritenuta antropologicamente sessuofoba e pervicacemente omofoba.  Da queste basi partivano per abbattere la discriminazione pluri-secolare nei confronti di chi non si identificava nella sessualità assiomaticamente definita come naturale e normale. Abbracciò immediatamente il marxismo, cercando di rimodularlo sulle istanze della lotta di liberazione ed emancipazione omosessuale e ritenendo la società capitalista intrinsecamente omofoba. Rilettura della psicanalisi Negli Elementi di critica omosessuale, volle rielaborare alcuni degli spunti teorici della teoria della sessualità di Freud, attraverso la lettura che, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ne aveva fatto  Marcuse. Marcuse, infatti, in opere come “Eros e civiltà e L'uomo a una dimensione aveva voluto fondere marxismo e psicanalisi. Fu proprio Freud, infatti, a sostenere che l'orientamento sessuale poteva prendere qualsiasi "direzione", riconducendo eterosessualità e "omosessualità a semplici varianti della sessualità umana in senso lato. Una non escluderebbe l'altra, e anzi, in potenza, tutti saremmo pluri-sessuali, "polimorfi" o, più semplicemente, bi-sessuali.  In base a questa riflessione, riteneva che si dovesse denunciare come assurda e inconsistente l'opposizione ideologica "eterosessuale" vs "omosessuale", essendo viziato il principio stesso di "mono-sessualità". A questa prospettiva unilaterale, che riteneva incapace di cogliere la natura ambivalente e dinamica della dimensione sessuale, Mieli ha preferito opporre un principio di eros libero, molteplice e polimorfo. Per Mieli era tragicamente ridicola «la stragrande maggioranza delle persone, nelle loro divise mostruose da maschio o da "donna.” Se il travestito appare ridicolo a chi lo incontra, tristemente ridicolissima è per il travestito la nudità di chi gli rida in faccia».  Tim Dean, psicoanalista dell'Buffalo, che redasse l'appendice dell'edizione Feltrinelli di Elementi di critica omosessuale, afferma: «Nel processo politico di ristrutturazione della società, Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia» e «ridefinisce drasticamente il comunismo descrivendolo come riscoperta dei corpi (...) In questa comunicazione alla Bataille di forme materiali, la corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi "i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose" annullando "democraticamente" ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma anche tra le specie».  A questa rivoluzione sociale sono di ostacolo determinati elementi, ritenuti da Mieli come «pregiudizi di certa canaglia reazionaria» che, trasmessi con l'educazione, hanno la colpa di «trasformare troppo precocemente il bambino in adulto eterosessuale».  Il tema della pedofilia Da provocatore dei "benpensanti", quale è stato tutta la breve vita, facendo esplicitamente riferimento a Freud, Mieli affrontò a modo suo anche il tema della sessualità infantile, per questo andando incontro a forti critiche. I bambini, secondo il pensiero di Mieli, potevano "liberarsi" dai pregiudizi sociali e trovare la realizzazione della loro "perversità poliforme" grazie ad adulti consapevoli di quanto sopra asserito: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata. Essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una «vita» latente. La pederastia, invece, «è una freccia di libidine scagliata verso il feto» (Francesco Ascoli)»  (Elementi di critica omosessuale). Nella nota 88 si legge:  «Per pederastia intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini. Pederastia (in senso proprio) e pedofilia vengono comunemente usati come sinonimi» (Elementi di critica omosessuale). Il tema dell'alterazione psichica, della follia Mieli faceva uso di sostanze stupefacenti, attraverso le quali mirava a superare lo stato di normalità in cui riteneva le persone intrappolate. Riteneva che nevrosi, follia, paranoia, delirio e, soprattutto, la schizofrenia, al pari dell'omosessualità fossero caratteristiche latenti in tutti gli esseri umani e, con riferimento a Jung, che tali condizioni permettessero «la (ri)scoperta di quella parte di noi che Jung definirebbe “Anima” oppure “Animus”». In riferimento all'omosessualità, considerava che potesse essere una porta verso il lato inesplorato della personalità, in analogia con la follia: “La paura dell’omosessualità che distingue l’homo normalis è anche terrore della “follia” (terrore di se stesso, del proprio profondo). Così, la liberazione omosessuale si pone davvero come ponte verso una dimensione decisamente altra: i francesi, che chiamano folles le checche, non esagerano».  Opere: “Comune futura,” “Elementi di critica omosessuale, Einaudi, Torino, Elementi di critica omosessuale, G. Barilli e P. Mieli, Feltrinelli, Milano,  Elementi di critica omosessuale, G. Barilli e Paola Mieli, Feltrinelli, Milano, “Il risveglio dei faraoni,” preservato da Marc de' Pasquali e Umberto Pasti, Cooperativa Colibri, Milano, “Il risveglio dei faraoni,” Alfonso Sarrio Solidago, dR, Milano,  “Oro, eros e armonia,” G. Silvestri e A.Veneziani, Edizioni Croce, Oro, eros e armonia, Gianpaolo Silvestri e Antonio Veneziani, Edizioni Croce,  “E adesso,” S. Laude, Clichy,  Teatro La Traviata Norma. Ovvero: Vaffanculo... ebbene sì!, Film “Gli anni amari, regia di A. Adriatico.. T.  Giartosio, Perché non possiamo non dirci: letteratura, omosessualità, mondo, Feltrinelli,  G. Barilli, Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, L. Schettini, Mario Mieli, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Ideologia. Progetto omosessuale rivoluzionario, in Elementi di critica omosessuale, Dizionario Biografico degli Italiani, in Treccani, Trascrizione del suo intervento in congresso nazionale del “Fuori!”, in Fuori! rancobuffoni/files/pdf/gp_leonardi_mieli.pdf  Mieli, artista contro la violenza, in La Stampa,  Elementi di critica omosessuale, Einaudi, Mario Mieli. Elementi di critica omosessuale. Milano, Einaudi, Estremo e dimenticato. Storia di un intellettuale provocatore., in Treccani Il tascabile, Mieli, Mario., Mieli, Paola. e Rossi Barilli, Gianni., Elementi di critica omosessuale Il risveglio dei Faraoni, in A. Solidago, PRIDE, Milano, dR Edizioni, Silvestri, Gianpaolo, L'ultimo Mario Mieli: Oro Eros Armonia: contributi di Ivan Cattaneo e A. Veneziani, 2 ed. riveduta e corretta, Libreria Croce, De Laude, Silvia,, Mario Mieli: e adesso,  A. Pezzana. La politica del corpo. Roma, Savelli, E. Modugno. La mistificazione eterosessuale. Milano, Kaos. S. Casi. L'omosessualità e il suo doppio: il teatro di Mario Mieli. Rivista di sessuologia (numero speciale L'omosessualità fra identità e desiderio,Francesco Gnerre. L'eroe negato. Milano, Baldini e Castoldi, M. Philopat, Lumi di punk: la scena italiana raccontata dai protagonisti, Milano, Agenzia, Concetta D'Angeli, Teatro Talento Tenacia... Mario Mi"Atti&Sipari" Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli Fuori! Marc de' Pasquali Movimento di liberazione omosessuale Omosessualità Queer Storia dell'omosessualità in Italia Studi di genere Teoria queer Transessualismo Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Mario Mieli Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mario Mieli  Biografia, in italiano, su culturagay. Chi era Mario Mieli (articolo sul  gay.tv), su gay.tv Circolo di cultura omosessuale "Mario Mieli", su mariomieli.org. Mario Mieli. Mieli. Keywords: l’uccello del paradiso; overo, la lingua perduta del desiderio. Refs. Luigi Speranza, “Grice e Mieli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703242528/in/photolist-2mLQCG1-2mLK5uQ

 

Grice e Miglio – implicatura ligure – la LIGVRIA e la PADANIA -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Como). Filosofo. Grice: “Berlin, who thought was a philosopher, ended up lecturing on the history of ideas, i..e. ideology – Miglio defines ideology so simply that would put Berlin to shame: an ideology is what politicians propagate to reach or buy consensus!” --  essential Italian philosopher. Sostenitore della trasformazione dello Stato italiano in senso federale o, addirittura, confederale, fra gli anni ottanta e i novanta è considerato l'ideologo della Lega Lombarda, in rappresentanza della quale fu anche senatore, prima di "rompere" con Umberto Bossi dando vita alla breve stagione del Partito Federalista.   Polo scolastico "Gianfranco Miglio" ad Adro. Costituzionalista e scienziato della politica, fu senatore della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.  Ha insegnato presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ove fu preside della Facoltà di Scienze politiche dal 1959 al 1989. È stato allievo di Alessandro Passerin d'Entrèves e Giorgio Balladore Pallieri, sotto la cui docenza si è formato sui classici del pensiero giuridico e politologico.  Colpito da ictusnon si riprese e morì ottantatreenne nella sua stessa città natale, Como, circa un anno dopo. Il funerale si tenne a Domaso, sul Lago di Como, comune d'origine del padre e sede di una villa nella quale il professore si rifugiava spesso; in seguito Miglio è stato tumulato nel locale cimitero, a fianco dei membri della sua famiglia.   Laureatosi in Giurisprudenza all'Università Cattolica con la tesi, “Origini e i primi sviluppi delle dottrine giuridiche internazionali pubbliche nell'età moderna”, evitò l'arruolamento per la Seconda guerra mondiale a causa di un difetto uditivo congenito, e poté divenire assistente volontario alla cattedra di Storia delle dottrine politiche, che d'Entreves tenne sino alla fine degli anni quaranta nella medesima università.  Libero docente, si dedicò negli anni cinquanta allo studio delle opere di storici e giuristi, soprattutto tedeschi: dai quattro volumi del Deutsche Genossenschaftsrecht di Otto Von Gierke, ai saggi di storia amministrativa di Otto Hintze, alcuni dei quali, negli anni seguenti, vennero tradotti in italiano dal suo allievo e ferrato germanista  Schiera (O. Hintze, Stato e società, Zanichelli).  Fu di quegli anni l'incontro di Miglio con l'immensa produzione scientifica di Weber: il professore comasco fu uno dei primi ad aver studiato a fondo “Economia e Società”, l'opera più importante del sociologo tedesco che era stata completamente trascurata in Italia.  Sviluppo del lavoro scientifico Miglio storico dell'amministrazione Alla fine degli anni cinquanta, Miglio fondò con il giurista Feliciano Benvenuti l'ISAP Milano (Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica), ente pubblico partecipato da Comune e Provincia di Milano, di cui ricopri per alcuni anni la carica di vicedirettore. In un saggio memorabile intitolato Le origini della scienza dell'amministrazione, il professore comasco descriveva con elegante chiarezza le radici storiche della disciplina. L'interesse per il campo dell'amministrazione era dovuto in quegli anni alle politiche pianificatrici che gli stati andavano conducendo per l'incremento della crescita economica.  La Fondazione italiana per la storia amministrativa Ben presto Miglio sentì tuttavia l'esigenza di studiare in modo più sistematico la storia dei poteri pubblici europei e, negli anni sessanta, costituì la Fondazione italiana per la storia amministrativa: un istituto le cui ricerche vennero condotte con rigoroso metodo scientifico. A tal proposito, il professore aveva appositamente preparato per i collaboratori della fondazione uno schema di istruzioni divenuto famoso per chiarezza e organicità. In realtà, fondando la F.I.S.A. Miglio si era posto l'ambizioso obiettivo di scrivere una storia costituzionale che prendesse in esame le amministrazioni pubbliche esistite in luoghi e tempi diversi: in tal modo egli sarebbe riuscito a tracciare una vera e propria tipologia delle istituzioni dal medioevo all'età contemporanea, al cui interno sarebbero stati indicati i tratti distintivi o, viceversa, gli elementi comuni di ogni potere pubblico. Ma v'era un'altra ragione che aveva indotto Miglio a studiare i poteri pubblici in un'ottica, come scriveva lui stesso, analogico-comparativa. Servendosi di un metodo scientifico che Hintze aveva parzialmente seguito nella prima metà del Novecento, il professore comasco intendeva definire l'evoluzione storica dello stato moderno, storicizzando in tal modo le stesse istituzioni contemporanee.  La fondazione pubblicava tre collezioni: gli Acta italica, l'Archivio (diviso in due collane: la prima riguardante ricerche e opere strumentali, la seconda dedicata alle opere dei maggiori storici dell'amministrazione) e gli Annali. Tra i più autorevoli lavori storici pubblicati nell'Archivio, si ricordano il volume sui comuni italiani di Goetz e il famoso saggio di Vaccari sulla territorialità del contado medievale. Nella prima serie alcuni giovani studiosi poterono invece pubblicare le loro ricerche di storia delle istituzioni: Gabriella Rossetti, allieva dello storico Cinzio Violante, vi diede alle stampe un approfondito studio sulla società e sulle istituzioni nella Cologno Monzese dell'Alto Medioevo; Adriana Petracchi pubblicò la prima parte di un'interessante ricerca sullo sviluppo storico dell'istituto dell'intendente nella Francia dell'ancien régime; occorre inoltre ricordare il poderoso volume di Pierangelo Schiera sul cameralismo tedesco e sull'assolutismo nei maggiori stati germanici. Su tutt'altro piano si poneva invece la collezione della F.I.S.A. denominata Acta italica: al suo interno dovevano essere pubblicati i documenti relativi all'amministrazione pubblica degli stati italiani preunitari: è probabile che l'ispirazione per quest'ultima serie fosse venuta a Miglio dallo studio delle opere di Hintze: verso la fine del XIX secolo, lo storico tedesco aveva infatti scritto alcuni saggi sull'amministrazione prussiana pubblicandoli negli Acta borussica, un'autorevole collana che raccoglieva le fonti storiche dello stato degli Hohenzollern.  L'edizione dei lavori della commissione Giulini Tra i volumi degli Acta italica, occorre ricordare l'edizione dei lavori della Commissione Giulini curata da Nicola Raponi nel 1962, uno studio cui Miglio tenne molto e di cui si servì, molti anni dopo, per la stesura del celebre saggio su “Vocazione e destino dei lombardi” (in  La Lombardia moderna, Electa, ripubblicato in Miglio, Io, Bossi e la Lega, Mondadori). La commissionei cui lavori avevano avuto luogo a Torino sotto la presidenza del nobile milanese Cesare Giulini della Portaaveva il compito di elaborare progetti di legge che sarebbero entrati in vigore in Lombardia nel periodo immediatamente successivo alla guerra. Cavour, che in quegli anni ricopriva la carica di primo ministro, voleva che il governo, nel sancire l'annessione dei nuovi territori al Piemonte di Vittorio Emanuele, mantenesse separati gli ordinamenti amministrativi delle due regioni, lasciando che in Lombardia continuassero a sussistere una parte delle istituzioni austriache esistenti.  Il saggio Le contraddizioni dello stato unitario Nel saggio magistrale Le contraddizioni dello stato unitario scritto in occasione del convegno per il centenario delle leggi di unificazione, Miglio prese in esame gli effetti devastanti che l'accentramento amministrativo aveva provocato nel sistema politico italiano. La classe politica italiana non fu capace di elaborare un ordinamento amministrativo che consentisse allo stato di governare adeguatamente un territorio esteso dalle Alpi alla Sicilia. Ricorrendo a una felice similitudine, il professore scrisse che la scelta di estendere le norme piemontesi a tutta Italia fu come "far indossare a un gigante il vestito di un nano". Secondo Miglio, i nostri "padri della patria", spaventati dalle annessioni a cascata e dalle circostanze fortunose in cui era avvenuta l'unificazione, preferirono conservare ottusamente gli istituti piemontesi, costringendo la stragrande maggioranza degli italiani ad essere governati da istituzioni che, oltre ad essere percepite come "straniere", si rivelarono palesemente inefficienti.  Nel saggio, Miglio aveva però messo in luce un altro dato fondamentale; il professore scrisse che il paese, quantunque fosse stato formalmente unito dalle norme piemontesi, continuò nei fatti a restare diviso ancora per molti anni: le leggi, che il Parlamento emanava dalle Alpi alla Sicilia, venivano infatti interpretate in cento modi diversi nelle regioni storiche in cui il Paese continuava, nonostante tutto, ad essere naturalmente articolato. Era il federalismo che, negato alla radice dalla classe politica liberal-nazionale in nome dell'unità, si prendeva ora la rivincita traducendosi in forme evidenti di "criptofederalismo".[senza fonte]  Sono inoltre fondamentali, nella sua formazione i saggi di Brunner. Di Brunner fa tradurre svariati saggi, “Per una nuova storia costituzionale e sociale” (Vita e Pensiero), ma promosse anche la pubblicazione dell'opera monumentale Land und Herrschaft: in questo lavorouscito per la prima volta Brunner aveva preso in esame la costituzione materiale degli ordinamenti medievali, ponendo in evidenza i numerosi elementi di diversità tra la civiltà dell'età di mezzo e quella moderna, soprattutto nel modo di concepire il diritto.  La traduzione di Land und Herrschaft, affidata inizialmente alle cure di Emilio Bussi, sarebbe dovuta comparire nell'elegante collana della F.I.S.A. già negli anni sessanta. Interrotto negli anni seguenti, il lavoro venne invece portato a compimento solo nei primi anni ottanta dagli allievi Pierangelo Schiera e Giuliana Nobili. Pubblicato da Giuffré con il titolo di "Terra e potere", il capolavoro di Brunner apparve negli Arcana imperii, la collana di scienza della politica di cui Miglio era divenuto direttore nei primi anni Ottanta. Il professore comasco si occupò inoltre dei contributi recati alla scienza dell'amministrazione da parte di altri due storici e giuristi tedeschi: Lorenz Von Stein e Rudolf Gneist.  La chiusura della FISA Negli anni Settanta la F.I.S.A. dovette chiudere i battenti per mancanza di fondi. Il professor Miglio, ricordando a distanza di tempo la fine di quell'autorevole collana di storia delle istituzioni, ne espose le ragioni con un breve commento: "Malgrado la sua efficienza, la F.I.S.A. ebbe vita breve: gli enti che provvedevano al suo finanziamento, non scorgendo l'utilità "politica" immediata della sua attività, strinsero i cordoni della borsa".  Miglio scienziato della politica e costituzionalista Negli anni ottanta, il degenerarsi del clima politico in Italia indusse il professor Miglio ad occuparsi di riforme istituzionali; egli intendeva contribuire in tal modo alla modernizzazione del paese. Fu così che, raggruppando un gruppo di esperti di diritto costituzionale e amministrativo stese un organico progetto di riforma limitato alla seconda parte della costituzione. Ne uscirono due volumi che, pubblicati nella collana Arcana imperii, vennero completamente trascurati dalla classe politica democristiana e socialista. Tra le proposte più interessanti avanzate dal "Gruppo di Milano"così venne definito il pool di professori coordinati da Migliov'era il rafforzamento del governo guidato da un primo ministro dotato di maggiori poteri, la fine del bicameralismo perfetto con l'istituzione di un senato delle regioni sul modello del Bundesrat tedesco, ed infine l'elezione diretta del primo ministro da tenersi contemporaneamente a quella per la camera dei deputati.  Secondo il gruppo di Milano, queste e numerose altre riforme avrebbero garantito all'Italia una maggiore stabilità politica, cancellando lo strapotere dei partiti e salvaguardando la separazione dei poteri propria di uno stato di diritto. Diversamente dalla F.I.S.A., la collana Arcana imperii era incentrata esclusivamente sullo studio scientifico dei comportamenti politici. Il citato volume di Brunner costituì pertanto un'eccezione perché, come si è avuto modo di accennare, esso doveva essere pubblicato negli eleganti volumi della F.I.S.A. già negli anni sessanta. All'interno della collana Arcana imperii vennero invece inseriti saggi e contributi di psicologia politica, di etologia, di teoria politica, di economia, di sociologia e di storia. Intende costituire un vero e proprio laboratorio dove lo scienziato della politica, servendosi dei risultati portati alla disciplina dalle diverse scienze sperimentali, e in grado di conseguire una formazione che si ponesse all'avanguardia. Vi vennero pubblicati più di trenta saggi. Si ricordano, tra gli altri: il saggio di L. Ornaghi sulla dottrina della corporazione nel ventennio fascista, l'edizione degli scritti schmittiani su  Hobbes, la pubblicazione interrotta di alcune opere di Stein, il trattato di diritto costituzionale di Smend. Degni di nota anche i saggi di Mises e Hayek. I saggi di squisita fattura, non poterono tuttavia eguagliare l'elegante veste tipografica di quelli pubblicati dalla F.I.S.A., ed un identico destino parve accomunare le due collane: anche in questo caso, e infatti costretto a sospendere le pubblicazioni.  Alla sua formazione contribuirono i saggi di Stein e Schmitt sulle categorie del politico. In ogni comunità sono presenti due realtà irriducibili: lo “stato” e la “società”. La società è il terreno della libera iniziativa, ove gli uomini forti vincono sui deboli e tentano di stabilizzare le loro posizioni attraverso l'ordinamento giuridico. Lo stato è invece il luogo ove regna il principio di uguaglianza. Lo stato italiano o non può che identificarsi con la monarchia. Il re d’Italia è infatti l'unica autorità in grado di intervenire a sostegno dei più deboli. Un monarca, attraverso il potere di ordinanza, e in grado di modificare la costituzioni giuridiche cetuali all'interno del suo territorio, una politica che il re d’Italia puo condurre in porto non senza grosse difficoltà, a vantaggio del BENE COMUNE. Questo e accaduto nel granducato di Toscana e in Lombardia. Quando si sostene che il ruolo dello stato italiano dove “contro-bilanciare” quello della “società”, si ha in mente il riformismo illuminato. Ma la sua filosofia si pone all'interno di uno “stato liberale” e parte dal presupposto che la monarchia, lungi dall'essere un potere assoluto, dove comunque fare i conti con il potere della “società” attestato nel parlamento. La omunità prospera solo quando “stato” e “società” sono in equilibrio, ugualmente vitali ed operanti. Una comunità e dominata da due realtà irriducibili. Lo stato italiano è una realtà storica inserita nel tempo e, come tutte le creature e specie viventi, destinata a decadere, a scomparire ed essere sostituita da altre forme di aggregazione politica. La società non e solo economico-giuridica. E senza dubbio decisivo l'incontro con Schmitt, i cui saggi sono trascurate dagli intellettuali italiani. L'aiuto che Schmitt presta al regime hitleriano, in particolare nel sostenere la legalità delle leggi razziali in un sistema di diritto internazionale, sono più che sufficienti per oscurare in Italia la sua imponente produzione. I rapporti di Schmitt con il nazismo sono di breve durata. Prende definitivamente le distanze da Hitler. Di Schmitt apprezza i saggi di scienza politica e di diritto internazionale. Cura assieme a Schiera l'edizione italiana di alcuni saggi pubblicati dal Mulino con il titolo “Le categorie del politico”. Nella prefazione, si sofferma sui decisivi contributi portati da Schmitt alla scienza politologica.  L'antologia desta scalpore nel mondo accademico. Bobbio sostenne che destabilizza la sinistra italiana". È dall'incontro con la produzione di Schmitt che riusce quindi a fabbricarsi gli strumenti per costruire una parte importante del suo modello sociologico. L’essenza del politico è fondata sul conflitto tra amico e nemico. E uno scontro all'ultimo sangue perché la guerra politica porta normalmente all'eliminazione fisica dell'avversario. L’esempio più emblematico di scontro politico fosse la guerra civile nella storia dell aroma antica -- tra fazioni partigiane. Qui il tasso di conflittualità tra amico (Catone) e nemico (Giulio Cesare) è sempre stato altissimo. Chi ha lo stesso amico non può che avere lo stessi nemico del proprio compagno di lotta. Si crea la solidarietà tra due membri (un gruppo) che è decisivo nella guerra contro l’altro gruppo di nemici. Il rapporto politico è sempre esclusivo. Marca l'identità del gruppo in opposizione a quella degli altri. L’avvento dello stato italiano portato a due risultati di eccezionale portata storica. Primo: la fine della guerre civile all'interno del territorio (le faide e le guerre confessionali) con l'annientamento del ruolo politico detenuto sino a quel momento dalle fazioni in lotta (dai partiti confessionali ai ceti). Da quel momento il sovrano e il supremo garante dell'ordine all'interno dello stato, territorio sempre più esteso ch'esso governa servendosi di un apparato amministrativo regolato dal diritto. Il secondo grande risultato e per certi versi una conseguenza del primo: l'avvento dello stato porta all'erezione di un sistema di diritto pubblico europeo (ius publicum europeum) assolutamente vincolante per i paesi che vi aderirono. Anche in questo caso, il tasso di politicità (cioè l'aggressività delle parti in lotta, gli stati) venne fortemente limitato. La guerra legittima, intraprese solo dagli stati, vennero condotte da quel momento in base alle regole dello ius publicum europaeum. Si tratta quindi di un conflitto a basso tasso di politicità, non foss'altro perché la vittoria di una delle parti in lotta non puo portare in alcun modo all'annientamento dell'avversario, il cui diritto di esistenza era tutelato dal diritto e accettato da tutti gli stati.  La crisi dello ius publicum europaeum, divenuta palese alla fine della Grande Guerrae acuitasi ulteriormente con lo scoppio delle guerre partigiane nei decenni successivi, resero palese a lui la fine della regle de droit su cui si e fondato l'universo giuridico occidentale nei rapporti internazionali tra stati sovrani. La guerra civile e, in modo particolare, l'estrema politicizzazione avvenuta durante le guerre mondiali con la criminalizzazione degli avversari lo persuasero che la fine dello ius publicum europaeum era ormai compiuta. In questo, vide soprattutto il fallimento della civiltà giuridica occidentale nel suo supremo tentativo di fondare i rapporti umani unicamente sulle basi del diritto.  Prende atto della fine dello ius publicum europaeum ma non crede che tale processo segna la fine del diritto e la vittoria definitiva delle leggi aggressive della politica. Fondando il suo originale modello sociologico, sostenne che la comunità e sempre rette su due tipi di rapporti: l'obbligazione politica e il contratto-scambio. Lo stato e un autentico capolavoro perché, apportando un contributo decisivo alla sua costituzione, il giurista e riuscioi a regolare la politica inserendola in una norma fondata sulla RAZIONALITA del diritto, sull'IM-PERSONALINTA del comando e sui concetti di CON-TRATTO e rappresentanza -- elementi appartenenti alla sfera del contratto/scambio. Il crollo dello ius publicum europeum ha però messo in crisi la stessa impalcatura su cui si regge lo stato, che ora dimostra tutta la sua storicità. Non rimane legato all'idea dell'organizzazione statale. La civiltà occidentale, stesse attraversando una fase di transizione al termine della quale lo stato e probabilmente sostituito da altre forme di comunità ove obbligazione politica e contratto/scambio si reggeranno in un nuovo equilibrio. Lo stato e e giunto al capolinea. Il progresso tecnologico e, in modo particolare, il più alto livello di ricchezza cui erano giunti i paesi occidentali lo convinsero che negli anni successivi sono avvenuti cambiamenti di portata radicale, tali da coinvolgere anche la costituzione degli ordinamenti politici. Lo stato ha difficoltà nel garantire servizi efficienti alla popolazione. Ciascun cittadino, vedendo accresciuto il proprio tenore di vita in forza dell'economia di mercato, sarà infatti portato ad avere sempre meno fiducia nei lenti meccanismi della burocrazia pubblica, ch'egli riterrà inadeguata a soddisfare i suoi standard di vita.  L'elevata produttività dei paesi avanzati e la vittoria definitiva dell'economia di mercato su quella pubblica porterà in altri termini a nuove forme di aggregazione politica al cui interno i cittadini saranno desti contare in misura molto maggiore rispetto a quanto non lo siano oggi nei vasti stati in cui si trovano inseriti. Secondo il professore gli stati democratici, ancora fondati su istituti rappresentativi risalenti all'Ottocento, non riusciranno più a provvedere agli interessi della civiltà tecnologica del secolo XXI. Con il crollo del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, si creano in altri termini le premesse perché la politica cessi di ricoprire un ruolo primario nelle comunità umane e venga invece subordinata agli interessi concreti dei cittadini, legati alla logica di mercato.  La fine degli stati moderni porterà secondo Miglio alla costituzione di comunità neofederali dominate non più dal rapporto politico di comando-obbedienza, bensì da quello mercantile del contratto e della mediazione continua tra centri di potere diversi: sono i nuovi gruppi in cui sarà articolato il mondo di domani, corporazioni dotate di potere politico ed economico al cui interno saranno inseriti gruppi di cittadini accomunati dagli stessi interessi. Secondo il professore, il mondo sarà costituito da una società pluricentrica, ove le associazioni territoriali e categoriali vedranno riconosciuto giuridicamente il loro peso politico non diversamente da quanto avveniva nel medioevo. Di qui l'appello a riscoprire i sistemi politici anteriori allo stato, a riscoprire quel variegato mosaico medievale costituito dai diritti dei ceti, delle corporazioni e, in particolar modo, delle libere città germaniche.  Il professore studiò a fondo gli antichi sistemi federali esistiti tra il medioevo e l'età moderna: le repubbliche urbane dell'Europa germanica tra il XII e il XIII secolo, gli ordinamenti elvetici d'antico regime, la Repubblica delle Province Unite e, da ultimo, gli Stati Uniti. Ai suoi occhi, il punto di forza risiedeva precisamente nel ruolo che quei poteri pubblici avevano saputo riconoscere alla società nelle sue articolazioni corporative e territoriali. Miglio dedicò i suoi ultimi anni allo studio approfondito di questi temi, progettando di scrivere un volume intitolato l'Europa degli Stati contro l'Europa delle città. Il libro è rimasto incompiuto per la morte del professore.  L'impegno politico diretto e il federalism. S iscrisse alla neonata Democrazia Cristiana, che lascia quando divenne preside della Facoltà di Scienze politiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Miglio rimase comunque legato culturalmente alla DC fnell'immediato domani della Liberazione, fu tra i fondatori, a Como, del movimento federalista “Il Cisalpino”, con altri docenti dell'Università Cattolica di Milano. Ispirato alle idee di Carlo Cattaneo, il programma del “Cisalpino” prevedeva la suddivisione del territorio italiano su base cantonale, secondo il modello svizzero, con la costituzione di tre grandi macro-regioni (“nord”, “sud” e “centro”).  Il suo nome e proposto per il conferimento del titolo di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ma una volta informato del fatto rifiuta di accettare l'onorificenza, che venne annullata con un successivo decreto presidenziale. Si avvicina alla Lega Nord. Eletto al Senato della Repubblica come indipendente nelle liste della “lega nord” “lega lombarda” (da allora a lui fu attribuito l'appellativo lombardo di Profesùr) lavora per il partito con l'intento di farne un'autentica forza di cambiamento. Elabora un progetto di riforma federale fondato sul ruolo costituzionale assegnato all'autorità federale e a quella delle tre macro-regioni o cantoni (del Nord o, “Padania”, del Centro o Etruria, del Sud o Mediterranea, oltre alle cinque regioni a statuto speciale). Questa architettura costituzionale prevedeva l'elezione di un governo direttoriale composto dai governatori delle tre macroregioni, da un rappresentante delle cinque regioni a statuto speciale e dal presidente federale. Quest'ultimo, eletto da tutti i cittadini in due tornate elettorali, avrebbe rappresentato l'unità del paese.  I puntisalienti del progetto, esposti nel decalogo di Assago vennero fatti propri dalla Lega Nord solo marginalmente: il segretario federale, Umberto Bossi, preferì infatti seguire una politica di contrattazione con lo stato centrale che mirasse al rafforzamento delle autonomie regionali. Il dissenso di Miglio, iniziato al congresso leghista di Assago, si acuì dopo le elezioni politiche, dove fu rieletto al Senato, quando il professore si disse non d'accordo sia ad allearsi con Forza Italia, sia a entrare nel primo governo Berlusconi. Soprattutto Miglio non gradì che per il ruolo di ministro delle Riforme istituzionali fosse stato scelto Francesco Speroni al suo posto.  Bossi reagì spiegando: «Capisco che Miglio sia rimasto un po' irritato perché non è diventato ministro, ma non si può dire che non abbiamo difeso la sua candidatura. Il punto è che era molto difficile sostenerla, perché c'era la pregiudiziale di Berlusconi e di Fini contro di lui. Di fatto, il ministero per le Riforme istituzionali a lui non lo davano. (Se Miglio vorrà lasciare la strada della Lega, libero di farlo. Ma vorrei ricordargli che è arrivato alla Lega nel '90 e che, a quell'epoca, il movimento aveva già raggranellato un sacco di consiglieri regionali». In conclusione per Bossi, Miglio «pare che ponga solo un problema di poltrone e la difesa del federalismo non è questione di poltrone». In aperto dissidio con Bossi, lascia la Lega Nord dicendo di Bossi. Spero proprio di non rivederlo più. Per Bossi il federalismo è stato strumentale alla conquista e al mantenimento del potere. L'ultimo suo exploit è stato di essere riuscito a strappare a Berlusconi cinque ministri. Tornerò solo nel giorno in cui Bossi non sarà più segretario».  Nonostante ciò, moltissimi militanti e sostenitori leghisti continuarono a provare grande simpatia e ammirazione per il professore e per le sue teorie. Alcuni dirigenti della Lega tennero comunque vivo il dialogo con Miglio, in particolar modo Giancarlo Pagliarini, Francesco Speroni e il presidente della Libera compagnia padana Gilberto Oneto, al quale il professore era particolarmente legato. In particolare Miglio fu in stretti rapporti con l'ex deputato leghista Luigi Negri, col quale fondò il Partito Federalista. Eletto ancora una volta al Senato, nel collegio di Como per il Polo per le Libertà, iscrivendosi al gruppo misto.  Negli anni in cui la Lega si spostò su posizioni indipendentiste, il professore si riavvicinò alla linea del partito, sostenendo a più riprese la piena legittimità del diritto di secessione della Padania dall'Italia come sottospecie del più antico diritto di resistenza medievale.  Miglio e la mafia Nella sua originale riflessione sul contrasto tra i regimi giuridici "freddi" e "caldi" Miglio sostenne la necessità di sviluppare, all'interno delle diverse società e culture, ordini giuridici in grado di rispondere alle specifiche esigenze. In maniera provocatoria, egli giunse a dichiararsi favorevole al «mantenimento anche della mafia e della 'ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos'è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un'assurdità. C'è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate». La sua riflessione puntava a cogliere quali fossero le ragioni profonde alla base di mafia, camorra e 'ndrangheta (insieme a ciò che genera il consenso attorno a queste organizzazioni criminali), perché solo istituzioni che sono in sintonia con la comunitànel caso specifico, che non dimentichino la centralità del rapporto personale piuttosto che impersonale nella società meridionalepossono creare una vera alternativa al presente. Altre saggi: “La controversia sui limiti del commercio neutrale: ricerche sulla genesi dell'indirizzo positivo nella scienza del diritto delle genti,” Milano, Ispi, “La crisi dell'universalismo politico medioevale e la formazione ideologica del particolarismo statuale moderno,” in: "Pubbl. Fac. giurispr. Univ. Padova", “La struttura ideologica della monarchia greca arcaica ed il concetto "patrimoniale" dello Stato nell'eta antica, in: "Jus. Rivista di scienze giuridiche", “Le origini della scienza dell'amministrazione, Milano, Giuffrè,  “L'unità fondamentale di svolgimento dell'esperienza politica occidentale, in: "Rivista internazionale di scienze sociali", “I cattolici di fronte all'unità d'Italia, in: "Vita e pensiero", “L'amministrazione nella dinamica storica, in: Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica, Storia Amministrazione Costituzione, Bologna, Il Mulino, Le trasformazioni dell'attuale regime politico, in: "Jus. Rivista di scienze giuridiche", “ Il ruolo del partito nella trasformazione del tipo di ordinamento politico vigente. Il punto di vista della scienza della politica, Milano, La nuova Europa editrice, L'unificazione amministrativa e i suoi protagonisti, Vicenza, Neri Pozza, La trasformazione delle università e l'iniziativa privata, in: Atti del I Convegno su: Università: problemi e proposte, promosso dal Rotary Club di Milano-Centro Una Costituzione in "corto circuito", in: "Prospettive nel mondo", Ricominciare dalla montagna. Tre rapporti sul governo dell'area alpina nell'avanzata eta industriale, Milano, Giuffrè,  La Valtellina. Un modello possibile di integrazione economica e sociale, Sondrio, Banca Piccolo Credito Valtellinese, Utopia e realtà della Costituzione, in "Prospettive del mondo", Posizione del problema. Ciclo storico e innovazione scientifico-tecnologica. Il caso della tarda antichità, in Tecnologia, economia e società nel mondo romano. Atti del Convegno di Como, Como, Genesi e trasformazioni del termine-concetto Stato, in Stato e senso dello Stato oggi in Italia. Atti del Corso di aggiornamento culturale dell'Università cattolica, Pescara, Milano, Vita e pensiero, Guerra, pace, diritto. Una ipotesi generale sulle regolarità del ciclo politico, in: Umberto Curi, Della guerra, Venezia, Arsenale, Una repubblica migliore per gli italiani. Verso una nuova costituzione, Milano, Giuffrè,  Le contraddizioni interne del sistema parlamentare-integrale, in: "Rivista italiana di Scienza Politica", Considerazioni sulle responsabilità, in: "Synesis, periodico dell'Associazione italiana centri culturali", Le regolarità della politica. Scritti scelti raccolti e pubblicati dagli allievi, Milano, Giuffrè,  Il nerbo e le briglie del potere. Scritti brevi di critica politica, Milano, Edizioni del Sole 24 ore, Una Costituzione per i prossimi trent'anni. Intervista sulla terza Repubblica, Roma-Bari, Laterza, Per un'Italia federale, Milano, Il Sole 24 ore, Come cambiare. Le mie riforme, Milano, Mondadori, Italia. Così è andata a finire, con "Il Gruppo del lunedì", Collezione Frecce, Milano, A. Mondadori, ed. Oscar Saggi, Disobbedienza civile,  Milano, A. Mondadori, Io, Bossi e la Lega. Diario segreto dei miei quattro anni sul Carroccio, Milano, A. Mondadori, Come cambiare. Le mie riforme per la nuova Italia, Milano, A. Mondadori, Modello di Costituzione Federale per gli italiani, Milano, Fondazione per un'Italia Federale, Federalismi falsi e degenerati, Milano, Sperling & Kupfer, Federalismo e secessione. Un dialogo, con Augusto Antonio Barbera, Milano, A. Mondadori, Padania, Italia. Lo stato nazionale è soltanto in crisi o non è mai esistito?, con M. Veneziani, Firenze, Le Lettere, Le barche a remi del Lario. Da trasporto, da guerra, da pesca, e da diporto, con Massimo Gozzi e Gian Alberto Zanoletti, Milano, Leonardo arte,  L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, Vicenza, N. Pozza, L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino. Nuova edizione, pref. di Roberto Formigoni, postf. di Sergio Romano, Varese, Edizioni Lativa, Gianfranco Miglio: un uomo libero, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara, Un Miglio alla libertà, audiolibro, coll. Laissez Parler, Treviglio, La Libera Compagnia PadanaLeonardo Facco Editore); li articoli, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara,Gianfranco le interviste, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara,  L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino, pref. di Roberto Formigoni, coll. I libri di LiberoMiglio n. 1, Firenze, Editoriale Libero); “Padania, Italia. Lo stato nazionale è soltanto in crisi o non è mai esistito?” (Firenze, Libero); “Federalismo e secessione. Un dialogo, con Augusto Antonio Barbera, coll. I libri di LiberoMiglio n. 4, Firenze, Editoriale Libero, Disobbedienza civile, coll. I libri di Libero; Firenze, Editoriale Libero, La controversia sui limiti del commercio neutrale fra Giovanni Maria Lampredi e Ferdinando Galiani, pref. di Lorenzo Ornaghi, Torino, Aragno,  Gianfranco Miglio: scritti brevi, interviste, coll. Quaderni Padani, La Libera Compagnia Padana, Novara, Lezioni di politica. Storia delle dottrine politiche. Scienza della politica” (Bologna, Il Mulino); D. Bianchi e A.  Vitale, Bologna, Il Mulino,Discorsi parlamentari, con un saggio di Claudio Bonvecchio, Senato della Repubblica, Archivio storico, Bologna, Mulino,  L'Asino di Buridano. Gli italiani alle prese con l'ultima occasione di cambiare il loro destino -- Opere scelte” (Milano, Guerini); Considerazioni retrospettive e altri scritti, coll. Opere scelte, Milano, Guerini e Associati,  Lo scienziato della politica, coll. Opere scelte di Gianfranco Miglio, a cura e con intr. di Stefano Bruno Galli, Milano, Guerini,.Guerra, pace, diritto, La Nuova Guerra, [S.l.Milano], Editrice La Scuola, 1 Scritti politici, Luigi Marco Bassani, coll. I libri del Federalismo, Roma, Pagine, Modello di Costituzione Federale per gli italiani” (Torino, G. Giappichelli); “La Padania e le grandi regioni, L'unità economico-sociale della Padania” (Fano, Associazione Gilberto Oneto); “Il Cerchio,.C. Schmitt. Saggi, D. Palano, Brescia, Scholé  Morcelliana); “Le origini e i primi sviluppi delle dottrine giuridiche internazionali pubbliche” (Torino, Aragno); “Vocazione e destino dei Lombardi” (S.l.Milano); “Regione Lombardia, Prefazioni Gilberto Oneto, Bandiere di libertà: Simboli e vessilli dei Popoli dell'Italia settentrionale. In appendice le bandiere dei popoli europei in lotta per l'autonomia, Effedieffe, Milano, Gianfranco Morra, Breve storia del pensiero federalista” (Milano, Mondadori); “Governo della Padania, Manuale di resistenza fiscale” (Gallarate, Gilberto Oneto, “Croci draghi aquile e leoni. Simboli e bandiere dei popoli padano-alpini; Roberto Chiaramonte EditoreLa Libera Compagnia Padana, Collegno); A. Sensini, Prima o seconda Repubblica? A colloquio con A. Bozzi e Gianfranco Miglio, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, L. Ornaghi e A. Vitale, Multiformità e unità della politica. Atti del Convegno tenuto in occasione del compleanno, Milano, Giuffrè, Giorgio Ferrari, “Storia di un giacobino nordista” (Milano, Liber internazionale); M. Bevilacqua, “Insidia mito e follia nel razzismo”; "Il rinnovamento", A. Campi, “Figure e temi del realismo politico europeo, Firenze, Akropolis/La Roccia di Erec, G. Capua, Scienziato impolitico” (Soveria Mannelli (Catanzaro), Rubbettino, Alessandro Vitale, La costituzione e il cambiamento internazionale. Il mito della costituente, l'obsolescenza della costituzione e la lezione dimenticata, Torino, CIDAS, Luca Romano, Il pensiero federalista una lezione da ricordare. Atti del Convegno di studi, Venezia, Sala del Piovego di Palazzo Ducale, Venezia, Consiglio regionale del Veneto-Caselle di Sommacampagna, Cierre, F. Lanchester, Miglio costituzionalista, Rivista di politica: trimestrale di studi, analisi e commenti,  Soveria Mannelli (Catanzaro), Rubbettino. Damiano Palano, Il cristallo dell'obbligazione politica in ID., Geometrie del potere. Materiali per la storia della scienza politica italiana, Milano, Vita e Pensiero. Maroni: voglio riprendere l'eredità di Gianfranco MiglioMiglioVerde, su miglioverde.eu. Bossi a sorpresa al convegno su Miglio a Domaso:"Un grande"Ciao Como, su Ciao Como, la Repubblica/politica: È morto su repubblica. Ticinonline COMO: Lunedì a Domaso i funerali. Riletture. Ariannaeditrice. il ricordo. Terre di Lombardia, su terredilombardia.info. Francesco D'Alessandro, Cristianesimo e cultura politica: l'eredità di otto illustri testimoni, Paoline, Gianfranco Morra, La vita e le opere, La Voce di Romagna, 8 agosto 5.  Il silenzio di Miglio fa paura alla Lega  Bossi: Pensa solo alla poltrona. "Con Bossi è un amore finito"  Miglio torna nell'arena: è l'occasione buona  Gianfranco Miglio, Una repubblica mediterranea?, in  Un'altra Repubblica? Perché, come, quando, Laterza, Roma-Bari, Umberto Rosso, Miglio l'antropologo. 'Diverso l'uomo del Sud', in la Repubblica,  «Non mi fecero ministro perché avrei distrutto la Repubblica»TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su senato, Senato della Repubblica. Associazione Openpolis.  Istituto per la scienza dell'amministrazione pubblica, su isapistituto. Interviste Intervista sulla Secessione della Padania, su prov-varese.leganord.org. Commemorazione di Miglio nel 1º anniversario della scomparsa di Alessandro Campi, su giovanipadani.leganord.org). «Non mi fecero ministro perché avrei distrutto la Repubblica», Il Giornale, 1999, su newrassegna.camera. Interviste a Miglio sui "Quaderni della Libera Compagnia Padana" su laliberacompagnia.org. Documenti politici Sezione di approfondimento sul pensiero di Gianfranco Miglio, dal sito ufficiale della Lega Nord. Gianfranco Miglio. Miglio. Keywords: implicatura ligure. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Miglio," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Speranza “Saturdays and Mondays” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51684453227/in/photolist-2mKFrQ6-2mLNi1Z-2mLJPUG-2mLHPG3-2mLExs3-2mLGjg5-2mPwdz2-2mKFeJo-2mPxhsE-2mKQW9n-2mKG3XG-2mKCnei-2mKuZ8r-2mKCfz1-2mKA5tC-2mKbpiZ-2mPHbXQ-2mJq2uE-2mHWDhw-2mHP2NY-2mHP2Pe-2mHUmVG-2mHP2P9-2mHWDhB-2mHXCjU-2mHWEdV-2mHUmVM-2mHP3jY-2mGT6p1-2mKbKME-2mKbkhx-2mKsAas-2mKn8aQ-2mKuEyp-2mKszVu-2mKrapA-2mKszby-2mKn7M5-2mGnP2f-FXFiS4-DndBhH-hSTpSd-FVhkL3-ErqrPW-DhRHD2-DvhhWW-DeWyrT-CfbuaM-BFQviK-BDuNmW

 

 

Grice e Millul --- la selezione sessuale di Nerone, il musicista – filosofia triestina – filosofia italiana – Luigi Speranza (Trieste). FIlosofo. Grice: “I have been called a Darwinist, which offended de Lalla!” -- Figlio unico di Achille de Lalla  e Anna Millul.  Il padre, nato a Napoli da famiglia originaria di Tolve, aveva intrapreso la carrriera militare, giungendo a ricoprire il grado di Tenente colonnello dell'esercito e congedandosi con il grado di Generale dell'esercito. Prese parte alla Prima guerra mondiale nonché alla Seconda guerra mondiale, dove rimase ferito alla spalla destra in Russia. Fu in seguito Dirigente dell'Istituto per la Ricostruzione Industrial. Achille de Lalla era figlio di Ludovico e di Maria Buonomo, figlia a sua volta di Alfonso Buonomo, compositore e musicista napoletano di fama.  La madre Anna Millul era nata a Roma in una famiglia ebrea originaria di Livorno. SI  laurea, allievo dinKalinowski di cui tradusse in italiano il saggio "Interpretazione giuridica e logica delle proposizioni normative".  Scappò a Parigi, prendendo parte al Maggio. Tuttavia, fu tra i primi ad intuire che il Partito Comunista francese non aveva alcuna seria intenzione politica di sostenere la Contestazione e, in anticipo sul fallimento dell'iniziativa giovanile, lasciò la Francia rientrando in Italia deluso. Fu studioso di Evoluzionismo e Politologia, e sarà proprio sulle sue teorie sull'Evoluzione umana e sul pensiero di Darwin che scrive l'opera “La selezione sessuale”. Insegna a'Siena e Napoli. A testimonianza del grande successo che riscuotevano i suoi corsi universitari, rimane la petizione indetta dagli studenti affinché il Senato Accademico li prorogasse per un biennio.  Gli ultimi anni Ritiratosi a vita privata, muore a Napoli nella tarda serata del 25 settembre  d'infarto mentre attendeva alla redazione della sua ultima opera.Est Deus in nobisContributo alla Nuova Evangelizzazione e, nelle intenzioni dell'autore, avrebbe dovuto costituire il completamento della trilogia iniziata con Evoluzione e proseguita con La Comunità Democratica.Convinto assertore della superiorità del Diritto pubblico rispetto a quello privato, si è sempre posto a tutela delle prerogative statuali.  Convinto assertore dei rischi della dilagante esterofilia in campo politico e fondamentalmente euroscettico negli ultimi anni di riavvicinamento al cattolicesimo, ideò un progetto di edificazione di un nuovo partito politico che, nelle sue teorizzazioni avrebbe assunto il nome di PARTITO CRISTIANO COMUNITARIO (DEMOCRATICO) ITALIANO PCC(D)I.  Saggi: “Il concetto legislativo di azione penale” (Jovene, Napoli); “La scelta del rito istruttorio” ( Jovene, Napoli); “Logica della prove penale” (Jovene Napoli); “La pena militare” (Jovene, Napoli); “Topografia politica della repubblica” (Scientifiche, Napoli); “Il completamento istruttorio del giudice nelle indagini preliminari in "Riv. it. dir. e proc. pen."); “Evoluzione,” “Darwin e la selezione sessuale” (Salerno, Roma); “ Selezione sessuale” (Scientifiche, Napoli); “La comunità democratica: idee per una politica nuova” (Guida, Napoli) – concetto di KRATOS --“Comunitarismo” (Guida, Napoli); “Nerone, o Musica nella antica Roma”  (Guida, Napoli); “Composizioni musicali Per pianoforte Sonata n.° 1 Suite "italiana" Sonata n.° 2 Sonata n.° 3 "napoletana" Musica da camera Sonata per violino e violoncello Sonata per violino e pianoforte Sonata per violini, viola e violoncello Note  de Lalla F., Una famiglia borghese, Ed. Ibiskos   de Lalla F., op. cit.  in "Il foro penale"  XXIII 1968  ilcambiamento,//ilcambiamento/articoli/evoluzione_2_darwin_de_lalla_millul.  ateneapoli,//ateneapoli/news/archivio-storico/reintegro-del-prof-de-lalla-il-consiglio-di-facolta--si-esprime-negativamente.  petizioni.com/petizione_pro_prof_paolo_de_lalla. Grice: “When I hear that a philosopher has written yet another trattarello on the filosofia della musica, I always thought not of Orpheus and his lute, but of NERO and his lyre!” -- Paolo de Lalla Millul. Paolo de Lalla. Lalla. Keywords: evolutionary, sexual selection, Nerone, filosofia della musica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lalla” – The Swimming-Pool Library https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51754336125/in/dateposted-public

 

 

Miraglia (Reggio). Filosofo. Grice: “Miraglia is the type of philosopher beloved by the Oxford hegelians; but then he is a Neapolitan Hegelian!” Grice: “I always found Kant easier, but there’s nothing like a ‘filosofia del diritto’ in Kant! And Hegel’s ethics itself, compared to Kant’s is mighty more complex – that’s why I taught Kant!” Si laureaall'Napoli, dopodiché insegnò filosofia del diritto nella stessa università, ed economia politica alla Scuola superiore di agricoltura di Portici.  Seguì una corrente di pensiero eclettica, ad esso contemporanea, che mirava all'integrazione di pratiche giuridiche ed ispirazioni filosofiche. Fu sindaco di Napoli. Tra le più famose si ricordano: “Condizioni storiche e scientifiche del diritto di preda (Napoli); “Un sistema etico-giuridico” (Napoli); “Filosofia del diritto” (Napoli). Nella sua biografia ufficiale per la Treccani è nato a Reggio nell'Emilia, mentre nella sua scheda storico-professionale sul sito del Senato si riporta a Reggio di Calabria  Giuseppe Erminio. Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, (latinista) Sindaci di Napoli Senatori della XXI legislatura del Regno d'Italia  Luigi Miraglia, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.   I sistemi filosofici ed i principi del Diritto. I.Laspeculazionegrecaeladottrinaromana— II.La Fichte.SpedalierieRomagnosi— X.Gliscrittoridella reazione.Lascuolastoricae lascuolafilosofica.Schelling e Scleiermacher — XI.Hegel XII. Rosmini. Herbart, Trendelenburg e Krause.Le varie fasi della filosofia di Schelling. Sthal e Schopenhauer XII. Il materiali smo, il positivismo ed il criticismo. L'idea della Filosofia del Diritto. La Filosofiaelescienze.IlcaratteredellaFilosofiamo. CAPITOLO II. L'idea del Diritto ed i metodi logici. L'induzione e la deduzione. L'induzione, l'osservazione e l'esperimento. L'idea del Diritto naturale e quella del buono civile di Amari ricavate dall'induzione. L'importanza del metodo storico-comparativo secon do Vico , Amari , Post e Sumner-Maine. Parallelo fra lo sviluppo della lingua e lo sviluppo del Di. ritto.L'induzione statistica.Ilcompitodelladedu. zione. L'universale astratto e l'universale concreto come principi . . Parte Generale.  . pag. 89 . LIBRO PRIMO INDICE CAPITOLO I. derna divinato da Vico.La Filosofia del Diritto come parte della Filosofia. L'idea umana del Diritto se condo la dottrina di Vico,e le definizioni di Kant, diHegel,diTrendelenburg,diRomagnosiediRo. smini. La teoria sociale e la teoria giuridica. Il Di. ritto e la Filosofia positiva . pag.101   XII L'ides induttiva del Diritto. Lo studio della coscienza etico-giuridica dei vari popoli. Il contributo della razza ariana e della razza semi tica nella storia della civiltà.L'idea del Diritto come misura nella razza ariana. La misura riposta nel l'ordine fisico,nella legge positiva e nella ragione.pag.112 CAPITOLO IV. Il principio della personalità. Gli elementi organici e spi rituali della persona e la loro corrispondenza. La spiegazione del materialismo. La teorica dell'evolu zione. La critica dell'evoluzionismo meccanico La teorica dell'evoluzione e la Psicologia. Il sentimento fondamentale e le sensazioni. La coscienza e la sua origine.Le rappresentazioni sensibili e le rappresen tazionicoscienti.Ilpensareelecategorie.La cogni zione secondo l'empirismo oggettivo. La critica di questa teoria CAPITOLO VI. I presupposti pratici dell'idea deduttiva del Diritto. Sviluppo e partizione. L'istinto, il desiderio e la volontà.L'arbitrio e la liber. tà morale. La costanza degli atti umani rivelata dalla Statistica.Ilfine dell'uomo ed il bene.Ilbene umano ed il Diritto. La forma imperativa , proibi.  CAPITOLO III. I presupposti teoretici dell'idea deduttiva del Diritto. CAPITOLO V. Seguito dei presupposti teoretici. .pag.124 pag.140   XIII tiva e permissiva del Diritto. Il Diritto come prin cipio di coazione , di coesistenza e di armonia. La tripartizione razionale del Diritto. La divisione di Gaio Analisi critica delle principali definizioni del Diritto. Le dottrinecheriguardanoapreferenzailcontenutosen sibile del Diritto: Hobbes, Spinoza, Roussean, Stuart Mill e Spencer. Le dottrine che considerano il Di ritto come astratta forma razionale:Kant,Fichte ed Herbart. Le definizioni di Krause e di Trendelen burg.Ciò che vi è di vero nelle dottrine esaminate.pag.180 CAPITOLO VIII. Il Diritto, la Morale e la Scienza sociale. Il Diritto come disciplina etica. I rapporti fra Morale e Diritto nella storia. Critica della confusione e della separazione dei due termini. Il fondamento comune e la differenza reale. L'Etica e la vita sociale.Vico, Süssmilch ed i fisiocrati precursori della Scienza so ciale.La SociologiadiComte ed ivari indirizzi.La Sociologia di Spencer.La Sociologia come Filosofia delle scienze sociali.Le analogie tra la società e l'or. ganismo. Le relazioni fra il Diritto e la Scienza so ciale . CAPITOLO IX. Il Diritto,l'Economia sociale e la Politica. L'ordinamento sociale-economico ed i filosofi del Diritto antichi e moderni. L'Etica , la Sociologia fondata sulla Biologia, la Politica e la Storia come presup posti dell'Economia. Il carattere del fatto economi. co.I rapporti tra ilDiritto e l'Economia.Il concet.  pag.156 CAPITOLO VII. pag.203   XIV to della Politica. La Politica , la Scienza sociale , l'Etica ed il Diritto. L'idea compiuta dello Stato CAPITOLO X. Il Diritto razionale ed il Diritto positivo. Fonti ed applicazioni. CAPITOLO I.  pag.221 pay.242 La distinzione del Diritto razionale dal Diritto positivo in sé e nella storia. La consuetudine ed il costume primitivo. La giurisprudenza ed i suoi uffici. La le gislazione ed i codici. L'efficacia della legge nello spazio.L'efficacia della legge nel tempo.Esame delle diverse teorie sulla retroattività . LIBRO SECONDO -- Diritto Privato. La persona. I diritti essenziali o innati ed i diritti ac cidentali o acquisiti. Il principio dei diritti. Il di ritto alla vita fisica e morale. Il diritto alla liber tà.Idirittiall'eguaglianza,allasociabilitàed all'as sistenza. Il diritto di lavoro . CAPITOLO II. Il concetto storico dei diritti innati. I diritti dell'uomo nello stato di natura.Lo stato di na. tura dei filosofi del secolo decimottavo in rapporto . La persona ed i suoi diritti. pag.261   ХУ CAPITOLO III. Le persone incorporali. Lo scopo delle persone incorporali. La teoria della fin. CAPITOLO IV. La proprietà e i modi di acquisto. L a p r o p r i e t à e d il s u o f o n d a m e n t o r a z i o n a l e . D o t t r i n e i n torno a questo fondamento. Le limitazioni ed i tem peramenti della proprietà. I modi originari e deri vativi di acquisto CAPITOLO V. La storia della proprietà e dei modi di acquisto. L'attività procacciatrice dell'animale e dell'uomo.La storia della proprietà e la storia della persona. La proprietà collettiva.La comunità di famiglia.IlCri. stianesimo ed il valore della persona individua. Il feudo.La Riforma ed ilDiritto naturale.La com piuta individuazione ed itemperamenti della proprie tà privata. I modi di acquisto primitivi. Le distin zioni dei beni. L'usucapione, l'equità e la procedu. ra civile. .  pag.229 . ! pag.292 .pag.307 . all'ordine di natura dei giureconsulti romani e dei filosofi greci.La teorica della conoscenza ed ilmodo di concepire i diritti essenziali della persona. I di ritti innati e la Filosofia moderna. Il regime dello status e del contratto . zione e dell'equiparazione. La teoria che riguarda la persona incorporale come veicolo. La teoria del patrimonio sui juris. Le idee dei pubblicisti tede schi.Il soggetto reale nella corporazione e nella fon dazione. I diritti delle persone incorporali ed il jus confirmandi dello Stato. La teoria di Giorgi. ? pag.321   XVI CAPITOLO VI. La proprietá prediale. Il collettivismo territoriale. La teoria di Wagner sulla proprietà dei fabbricati. La teoria di Spencer sulla proprietà del suolo. La proprietà privata del suolo e la rendita. Le dottrine di George e di Loria sul la terra CAPITOLO VII. La proprietà forestale e mineraria. Le funzioni dei boschi. La libertà del taglio. Il vincolo e le sue ragioni. La proprietà mineraria e le fasi della industria. La critica degli argomenti in favo re del proprietario del suolo. La dottrina che attri buisce la miniera allo scopritore . La merce lavoro ed il suo prezzo. Il lavoro come pro prietà. La coalizione e lo sciopero. La giuria indu striale.La proprietà del capitale ed il profitto.Il collettivismo ed il mutualismo. La teoria di Marx. La critica del collettivismo e della teoria di Marx. Le coalizioni degl'intraprenditori . CAPITOLO IX. La proprietà commerciale, il diritto di autore e di scopritore. Il concetto della proprietà commerciale.La libertà dello scambio. La concorrenza. La nozione primitiva del commercio. Il diritto di autore prima e dopo l'in  pag.345 pag.366 CAPITOLO VIII. La propriatå industriale. . . pag.381   CAPITOLO X. L a c l a s s i f i c a z i o n e d e i d i r i t t i s u l l a c o s a a l t r u i. L e s e r v i t ù CAPITOLO XI. gimento dell'istituto nelle legislazioni. Esposizione critica delle varie dottrine assolute e relative. Il fon damento razionale.La critica della teoria di Ihering sulla volontà di possedere CAPITOLO XII. Le obbligazioni. zioni. Le loro varie specie e modalità. I differenti modi di estinzione . Il contratto e le sue forme.  XVII pag.407 pag.415 L'indole del possesso. La sua origine storica. Lo svol L'obbligazione. La sua origine.Le fonti delle obbliga La nozione del contratto. Le sue fasi ed il suo fonda. mento. I requisiti essenziali. I vizî del consenso ed alcune recenti teorie. L'interpretazione dei contrat ti. Le loro classificazione e le dottrine di Kant e di Trendelenburg. pag.427 ·pag.437 venzione della stampa. Il suo fondamento ed il suo carattere. La garentia del diritto dello scopritore I diritti reali particolari. e le loro specie. In quali modi le servitù nascono , si esercitano e si estinguono. L'enfiteusi. La super ficie. Il pegno e l'ipoteca. Il carattere del diritto di ritenzione Il possesso. CAPITOLO XIII. pag.447   XVIII L a libertà di contrarre ed il contratto di lavoro . La libertà di contrarre, i suoi limiti e la sua guarentigia. CAPITOLO XV. L'interesse e la sua limitazione. La libertà dell'interesse. L'usura ed i suoi procedimenti. L'usura come forma dell'ingiusto civile ed i modi di combatterla. L'usu ra come delitto.Critica della teoria di Stein.La fi gura specialedeldelittodiusura.La leggeela vita.pag.471 CAPITOLO XVI . L a s o c i e t à , l a c a m b i a l e , il t r a s p o r t o e a l c u n i c o n t r a t t i aleatori. Il contratto di società e le sue forme. La società e la CAPITOLO XVII.  CAPITOLO XIV. Il prestito usurario. persona incorporale. Il regime dell'autorizzazione e della vigilanza. La cambiale antica e la moderna. L'indole del contratto di trasporto. L'assicurazione e le nuove teorie. Il giuoco . pag.483 pag.463 . La missione sociale del Diritto privato. L'egnaglian. za delle parti nella locazione di opera. I sistemi che regolano la responsabilità dell'intraprenditore negli infortuni del lavoro. La famiglia primitiva. L accoppiamento e l'istinto di riproduzione fra gli ani. mali.Le teoriediLucrezio e diVico.Le unioni pri mitive. La famiglia femminile. L'erogamia ed il ratto. Gl'inizi e lo sviluppo della famiglia patriar   CAPITOLO XVIII. matrimonio.Le sue condizioni.Il matrimonio civile. La precedenza del matrimonio civile. I rapporti fra i coniugi. L'autorizzazione maritale. Il libro di B e bel e le idee di Spencer. I sistemi con cui si rego lano i beni nel matrimonio . L'indissolubilitá matrimoniale ed il divorzio. L'ideale dell'indissolubilità. Le esigenze concrete della vita.La quistione del divorzio in rapporto ai diritti individuali ed alle ragioni sociali e storiche. Il di. vorzio e la Chiesa. Le cause di divorzio.Le cautele.pag.547 CAPITOLO X X . La tendenza a rivivere in altri. Il fondamento e le fasi della patria potestà. La tutela,le sue specie e la cu ra.L'adozione. I figli nati fuori del matrimonio.La ricerca della paternità.La legittimazione . Idea, storia e fondamento della successione. Il concetto dell'eredità. La successione legittima e la te. stamentaria nella storia. La successione ed il culto degli antenati. Le dottrine intorno al fondamento  XIX cale. La progressiva individuazione della parentela. Il processo di specificazioneela finedella famiglia.pag.498 L'amore come fondamento del matrimonio. L'idea del CAPITOLO XIX . CAPITOLO XXI. La societá coniugale. .pag.524 La società parentale. pag.560   della successione. Il condominio domestico ed il di. ritto di proprietà come basi della successione. La successione legittima e la testamentaria. La prossimità della parentela e del grado. La capacità  XX pag.576 CAPITOLO XXII. pag.590 di succedere. Le classi degli eredi. La rappresenta zione.La capacità di testare e di ricevere per testa mento. Le specie di testamenti, La legittima. Il di ritto di rappresentazione e la successione testamen taria.L'errore nella causa finale ed impulsiva,e le condizioni.Il diritto di accrescere.La sostituzione e la fiducia. I principi comuni ad ogni specie di suc cessione.  Il mondo romano è il mondo del volere, e quindi del Diritto e della Politica.Il volere in siffatto mondo da un lato continua a mostrarsi negli ordini superiori ed infles sibili dello Stato, e dall'altro comincia a svolgersi in for ma di diritto individuale. Con il principio del volere, di sua natura soggettivo, il Diritto privato non può non sor gere, e lo Stato non può più per lunghissimo tempo conser vare le rozze sembianze d'una organica oggettività natura le. In Roma il Diritto privato ė nei suoi primi momenti stretto,ferreo ed arcano;poi è ampliato, oltre al divenire palese, giovato , supplito e corretto dall'equità , ch'è lo stesso Diritto in opposizione ad una legge, la quale non ha saputo attuarlo;alla fine è Diritto umano,e per conseguen za proclama ilprincipio,che la schiavitù,istituto delle gen tiecontronatura,nonriguardal'anima,echegliuomi ni innanzi al Diritto naturale sono liberi ed eguali.  Cicerone , il filosofo più alto del mondo romano , non avendo coscienza scientifica della manifestazione del diritto soggettivo , come atto dell'astratta potenza del volere, ė inferiore alla stessa realtà romana.Egli non è autore di una filosofia propria , e segue da ecclettico gli scrittori greci; professa il dubbio, non crede che la mente possa   Il vuoto soggetto , rappresentato dai Neoplatonici co me oggetto , riceve ora tutta la sua concretezza , ed è in seno del Cristianesimo determinato quale Verbo o mente assoluta. La Filosofia quinci innanzi s'informa al principio soggettivo. L'uomo , immagine di Dio ed in carnazione del Verbo , si riabilita ; e lo Stato antico , perdendo il suo alto significato , è costretto a rimpicco lirsi. La parte più intima dell'individuo non è più sot toposta alla potestà politica , sibbene alle nuove creden ze , che in origine si mantengono in quell'ambiente ce leste in cui sono nate , e si oppongono al mondo anco ra pagano. L'Apostolo scorge una contraddizione tra gli stimoli della carne e gl' impulsi dello spirito. Lattan zio crede che la vera giustizia sia nel culto di Dio uni co, ignoto ai gentili.Agostino parla di una città celeste, sede di verità e di giustizia, in antitesi alla città terre stre, fondazione di fratricidi e prodotto del peccato pri  6 essere assolutamente certa, é pago della semplice verosi miglianza.Nell'Etica elimina ildubbio per leconseguenze dannose, e fa appello alla coscienza immediata, in cui si ritrovano i germi della virtù, ed al consenso del genere umano , per definire l'onesto e per stabilire alcuni pre supposti speculativi di esso. Preferisce il principio etico degli Stoici, che tempera da uomo pratico ; trae il Dirit to non dalle leggi delle dodici tavole o dall'editto, mą dalla natura umana ; riproduce la teoria aristotelica del lo Stato, e si attiene alla forma mista, propria degli or dinamenti politici di Roma .Luigi Miraglia. Miraglia. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Miraglia” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Misefari – implicatura – filosofia italiana – implicature anarchica – filosofia calabrese -- Luigi Speranza (Palizzi). Filosofo. ‘Io non sono italiano; io sono calabrese!” -- . Fratello di Enzo (politico calabrese del P.C.I., storico e poeta), di Ottavio (calciatore reggino tra i più conosciuti nei primi anni del secolo; giocò nella Reggina e nel Messina) e di Florindo (biologo, attivista della Lega Sovversiva Studentesca e del gruppo "Bruno Filippi").  Dopo aver frequentato la scuola elementare del piccolo paese di nascita in provincia di Reggio Calabria, a undici anni si trasferì con lo zio proprio a Reggio Calabria. Già da adolescente, influenzato dalle frequentazioni di socialisti e anarchici in casa dello zio, partecipò attivamente alla fondazione e allo sviluppo di un circolo giovanile socialista (intitolato ad A. Babel, rivoluzionario tedesco dell'Ottocento). Iniziò a collaborare al giornale Il Lavoratore, organo della Camera del Lavoro di Reggio Calabria, firmando gli articoli come "Lo studente". Collaborò nello stesso periodo a Il Riscatto, periodico socialista-anarchico stampato a Messina; e con Il Libertario, stampato a La Spezia e diretto da Pasquale Binazzi. A causa della sua attività anti-militarista esercitata all'interno del Circolo contro la Guerra italo-turca, fu arrestato e condannato a due mesi e mezzo di carcere per «istigazione alla pubblica disobbedienza».  Fu nei due anni successivi che Bruno si convertì dal socialismo all'anarchia. Ciò avvenne soprattutto con la frequentazione da parte di Giuseppe Berti, suo professore di fisica presso l'"Istituto Tecnico Raffaele Piria".  Si trasferì a Napoli e si iscrisse al Politecnico, dopo avere studiato fisica e matematica alle superiori, e anche per non dispiacere al padre, proseguì tali studi. Pesò inoltre su questa decisione il fatto che in quegli anni, dopo la tragica distruzione della città di Reggio Calabria a causa del terremoto del 1908, il lavoro che garantiva le maggiori certezze era proprio quello dell'ingegnere. Nondimeno continuò per proprio conto gli studi a lui prediletti: politica, filosofia, letteratura, come aveva fatto fino ad allora. A Napoli si fece subito avanti nell'ambiente anarchico. Il movimento a Napoli contava allora di un centinaio di aderenti.  Si rifiuta di partecipare al corso allievi ufficiali a Benevento e fu condannato a quattro mesi di carcere militare. Diserterà una seconda volta il 28 settembre 1916, trovando rifugio nella campagna del beneventano in casa di un contadino. Tornato a Reggio Calabria, il 5 marzo 1916 interruppe una manifestazione interventista nella centrale Piazza Garibaldi, salendo sul palco e pronunciando un discorso antimilitarista. Venne per questo motivo arrestato e condotto presso il carcere militare di Acireale; sette mesi dopo venne trasferito presso quello di Benevento. Da lì riuscì ad evadere grazie alla complicità di un amico secondino. Fu tuttavia intercettato alla frontiera del confine svizzero; ancora incarcerato, riuscì nuovamente nella fuga. Tocca il territorio svizzero, ma i gendarmi lo condussero al carcere di Lugano. Giunte dalla Calabria le informazioni su di lui, essendo un uomo politico, dopo quindici giorni fu lasciato libero con la facoltà di scegliere il luogo di residenza. Indicò subito Zurigo, dove sapeva di potere rintracciare Francesco Misiano, suo caro amico e noto esponente politico socialista, anche lui accusato di diserzione. A Zurigo trovò ospitalità presso la famiglia Zanolli, dove si innamorò della giovane Pia, che diventerà sua compagna di vita.  Durante il periodo di esilio in Svizzera, Bruno svolgeva attività politica tenendo i contatti con Luigi Bertoni e con altri gruppi anarchici elvetici, collaborando anche al giornale: Il Risveglio Comunista Anarchico. Svolse una serie di conferenze in varie città della Svizzera. Bruno si autoannunciava con un suo pseudonimo anagrammatico Furio Sbarnemi. A Zurigo frequenta la Cooperativa socialista di Militaerstrasse 36 e la libreria internazionale di Zwinglistrasse gestita dai disertori Giuseppe Monnanni, Francesco Ghezzi e Enrico Arrigoni; in questi ambienti conosce anche Angelica Balabanoff.  Il 16 maggio 1918 venne arrestato per un complotto inventato dalla polizia. Fu incolpato innocentemente con l'accusa di avere fomentato una rivolta nella città e di «aver fabbricato bombe a scopo rivoluzionario». Con lui furono arrestati diversi attivisti politici, tra i quali lo stesso Francesco Misiano (che fu poi rilasciato perché socialista e non anarchico). Rimase in carcere per sette mesi, e venne poi espulso dalla Svizzera. Grazie ad un regolare passaporto per la Germania, ottenuto per ragioni di studio, si recò a Stoccarda.Lì entrò in contatto con Clara Zetkin (che gli rilascia una lunga intervista sul movimento rivoluzionario in Germania) e Vincenzo Ferrer. Nell'ottobre nel 1919 poté rientrare in patria, in seguito all'amnistia promulgata dal governo Nitti. -- è a Napoli e poi a Reggio Calabria. E un periodo intenso per la sua vita militante di Bruno Misefari. A Napoli partecipò come oratore a molte manifestazioni, si prodigò a favore dei suoi compagni colpiti dalla repressione, denunciò le provocazioni della polizia; tenne numerose conferenze e comizi. Con il dentista anarchico Giuseppe Imondi, stampò alcuni numeri del giornale: L'Anarchia. In autunno fu chiamato a Taranto a svolgere il compito di segretario propagandista presso la locale Camera del Lavoro Sindacale. Tra la fine del 1920 e l'inizio del 1921 ebbe stretti contatti con Errico Malatesta, Camillo Berneri, Pasquale Binazzi, Armando Borghi, Giuseppe Di Vittorio e altri esponenti dell'anarchismo e del sovversivismo italiano. Nel 1921 si impegnò su più fronti per la campagna a favore degli anarchici Sacco e Vanzetti. Nello stesso periodo e corrispondente di: Umanità Nova, settimanale anarchico diretto da Errico Malatesta e collaborò al periodico: L'Avvenire Anarchico di Pisa. Continuò i suoi studi a Napoli con qualche salto a Reggio Calabria con la sua compagna Pia Zanolli, che sposò. Si laureò a Napoli. Successivamente si iscrisse anche alla facoltà di filosofia.  Nonostante l'avvento del fascismo, fondò un giornale libertario, “L'Amico del popolo,” che però dopo il quarto numero fu soppresso dalle autorità. Nel primo numero del giornale,scrisse un editoriale dal titolo “Chi sono e cosa vogliono gli anarchici.” Lo scritto è l'espressione del suo pensiero libertario:  «L'anarchismo è una tendenza naturale, che si trova nella critica delle organizzazioni gerarchiche e delle concezioni autoritarie, e nel movimento progressivo dell'umanità e perciò non può essere una utopia.»  Da esperto di geologia, progettò per primo in Calabria l'industria del vetro e fondò a Villa S.Giovanni, la prima vetreria in Calabria (Società Vetraria Calabrese). In quegli stessi anni subì però persecuzioni continue da parte del regime. Fu cancellato dall'Albo di categoria e non poté più firmare progetti. Gli venne mossa l'accusa di avere «attentato ai poteri dello Stato, per il proposito di uccidere il re e Mussolini». Fu prosciolto dopo venticinque giorni di carcere. La polizia ravvisò in un discorso di commemorazione durante il funerale di un amico (tra l'altro un industriale fascista, Zagarella) un'ispirazione anarchica e pertanto lo propose per l'assegnazione al confino. Fu arrestato, in carcere si sposa con Pia Zanolli, fu inviato per il confino, prigioniero a Ponza. Tuttavia sembra che tale provvedimento fosse stato determinato da altri motivi. Misefari, che era ingegnere minerario, si era attivamente impegnato nello sfruttamento su larga scala di giacimenti di quarzo, materia prima per l'industria vetraria, che fino a quell'epoca dipendeva, in gran parte, dai silicati stranieri.  Assunto come direttore tecnico della Società Vetraria Calabrese (di cui era stato finanziatore e Presidente il succitato Zagarella) egli si era dovuto ben presto scontrare con l'assenteismo e l'inettitudine del consiglio di amministrazione che si schierò contro di lui con l'intenzione di eliminarlo in qualsiasi modo, ricorrendo anche ad espedienti politici. Giustizia e Libertà, in un articolo anonimo ddal titolo «Politica e affarismo. Il caso di un ingegnere libertario», attribuisce la causa del confino alle manovre dei suoi ex soci. Durante il confino stringe amicizia con Torrigiani, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, il quale lo affilia alla Massoneria.  L'amnistia del decennale del fascismo lo liberò dal confino dopo due anni. Ma tornato in Calabria vide il vuoto intorno a sé; scrive infatti a sua moglie: "Amnistiato sì, però a quale prezzo: la salute sconquassata, senza un soldo, senza prospettive per l'avvenire". Gli viene diagnosticata l'esistenza di un tumore alla testa. Va e viene con la moglie da Zurigo a Reggio Calabria. Riesce a trovare il capitale necessario per l'impianto di uno stabilimento per lo sfruttamento della silice a Davoli (in provincia di Catanzaro).  Le sue condizioni di salute peggiorano a causa del tumore. Perde conoscenza, viene ricoverato in stato gravissimo nella clinica romana del Senatore Giuseppe Bastianelli, e lì si spense la sera stessa. Ancora ragazzo, studente, cominciò a ribellarsi contro l'ingiustizia del mondo che lo circondava: Palizzi Superiore, un paese tra i monti dove il castello feudale dei signori locali dominava la valle, dove si ammucchiavano piccole e povere case desolate di contadini. E si ribellò a quel mondo, costruito secondo quell'immagine topografica che portava impresso nella memoria: sopra, chi comanda e non lavora, sotto, chi subisce e lavora. E ancora ragazzo cominciò a sognare un mondo in cui quella gerarchia fosse sovvertita prima, distrutta poi. Poteva scegliere di ispirarsi al socialismo marxistico o al socialismo libertario. Del primo apprezzava l'analisi dell'antagonismo tra le classi, ma mostrava perplessità circa i mezzi proposti dalla diagnosi marxistica per fronteggiare il pericolo di una rivincita dell'avversario di classe. Inclinò perciò verso il socialismo libertario.  «Nel comunismo libertario io sarò ancora anarchico? Certo. Ma non di meno sono oggi un amante del comunismo. L'anarchismo è la tendenza alla perfetta felicità umana. esso dunque è, e sarà sempre, ideale di rivolta, individuale o collettivo, oggi come domani.»  (Bruno MisefariTaccuino personale) La scelta della diserzione fu coerente con il suo obiettivo di combattere non la guerra degli stati, ma a fianco degli oppressi di tutto il mondo contro il loro nemico, tenendo alta la bandiera dell'internazionalismo. Pur sottoposto senza tregua alla persecuzione della polizia e all'inquisizione della magistratura, fu sempre al suo posto accanto a coloro che lavoravano e soffrivano. Come ogni rivoluzionario sincero e coerente, pagò col carcere e col confino la sua fede in un ideale.  Chi sono gli anarchici. SecondoMisefari, essere anarchici voleva dire per prima cosa proclamare, contro ogni violenza, l'inviolabilità della vita umana. Inoltre significava lottare per l'abolizione della proprietà privata e a favore della socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio. Proprio per questo gli anarchici sono, di fondo, dei socialisti. A questo esperimento di vita sociale andava affiancata la lotta contro lo Stato, che ne impediva la realizzazione. E la lotta contro lo Stato non poteva essere vittoriosa se non con la rivoluzione. Dunque gli anarchici sono socialisti, antistatali e rivoluzionari. Elemento fondamentale della lotta, secondo Misefari, era l'allargamento di essa alla sfera internazionale. È comunque una lotta che non si fa violenta. Misefari è fortemente pacifista, contrario all'uso della forza e della violenza armata. L'anarchico è inoltre antireligioso: la religione infatti è considerata "fattore di abbrutimento per l'umanità".  Antimilitarismo Per Misefari la guerra è pura barbarie, speculazione capitalistica consumata in nome dello Stato.  «L'esistenza del militarismo è la dimostrazione migliore del grado di ignoranza, di servile sottomissione, di crudeltà, di barbarie a cui è arrivata la società umana. Quando della gente può fare l'apoteosi del militarismo e della guerra senza che la collera popolare si rovesci su di essa, si può affermare con certezza assoluta che la società è sull'orlo della decadenza e perciò sulla soglia della barbarie, o è una accolita di belve in veste umana.»  Religione La religione è considerata come un anestetico delle facoltà critiche della mente umana. Sarebbe proprio la religione a imprigionare le energie morali dell'uomo, a inebetire lo spirito critico e di riflessione. Perciò i popoli più religiosi sarebbero i meno progrediti e i più afflitti dalla tirannia, mentre, laddove la religione sparisce, lì è florida la libertà e il benessere.  «È il più solido puntello del capitalismo e dello Stato, i due tiranni del popolo. Ed è anche il più temibile alleato dell'ignoranza e del male.»  È forte nel pensiero di Misefari la volontà di sottolineare l'uguaglianza sociale tra uomo e donna. In anni difficili e lontani dalle battaglie del femminismo di metà Novecento, egli afferma che la donna nobilita e abbellisce la condizione di vita umana. È dovere della donna lottare per risollevarsi da una condizione di inferiorità, che è tale in virtù di un "delitto sociale" e non dovuta a leggi di natura.  «Donne, in voi e per voi è la vita del mondo: sorgete, noi siamo uguali!»  Misefari vive di sogni, di ideali. Nella sua concezione non esiste un artista, che sia poeta, filosofo, persino scienziato, che si sia mai messo al servizio della menzogna. Se tutti potevano essere vili, un artista non poteva.  «Un poeta o uno scrittore, che non abbia per scopo la ribellione, che lavori per conservare lo status quo della società, non è un artista: è un morto che parla in poesia o in prosa. L'arte deve rinnovare la vita e i popoli, perciò deve essere eminentemente rivoluzionaria. Poesia composta da Misefari:  FALCO RIBELLE. Un giovane falco che drizza il libero volo Ne l'alto, ove sono i fulgori di soli immortali Un giovane falco ribelle o piccoli, io sono. Mi spinge ne' campi ignorati, un acre desio Di sante ideali battaglie, di luce e di gloria. Mi splende nell'occhio la speme di certe vittoria, Mi parla nel core la voce sinfonica, dolce D'un caro sublime Pensiero, ch'è Bene ed Amore. Ho giovini l'ale e robuste, o venti, o cicloni, O fulmini immani feroci, vi lancio la sfida. Voi soli potete pugnare col giovine falco, Chè Luce, chè Forza, chè Vita multanime siete. Ma voi, piccoli, no. Coi vermi guazzate nel fango, Dal fango mirate del falco il libero volo.»  Frammenti «Prima di pensare di rivoluzionare le masse, bisogna essere sicuri di aver rivoluzionato noi stessi»  «Ogni uomo è figlio dell'educazione e della istruzione che riceve da fanciullo. Gli Anarchici non seguono le leggi fatte dagli uominiquelle non li riguardanoseguono invece le leggi della natura»  «Prima l'educazione del cuore, poi l'educazione della mente»  «Socialismo vuol dire uguaglianza, vuol dire libertà. Ma l'uguaglianza non può essere senza libertà; come la libertà non può essere senza l'uguaglianza: dunque socialismo e anarchia sono due termini dello stesso binomio, sono i due inseparabili fattori della redenzione proletaria.»  «Quando la giustizia non sarà la durda infame delle tirannidi, quando l'amore non sarà deriso, quando il ferro non sarà legge e l'oro non sarà dio, quando la libertà sarà religione e sola nobiltà il lavoro, allora, solo allora, il mio rifiuto della guerra sarà benedetto.»  «M'è questa notte eterna assai men grave del dì che mi mostrò viltà dei forti e pecorilità di plebi schiave. Lungi da quì il pianto: sto ben coi morti!  (epitaffio) Opere complete Bruno Misefari, Schiaffi e carezze, Roma, Morara, 1969. Bruno Misefari, Diario di un disertore, La Nuova Italia, Entrambi i testi sono stati pubblicati postumi sotto lo pseudonimo Furio Sbarnemi.  Le schede biografiche di alcuni esponenti anarchici calabresi, A/Rivista Anarchica, Antonioli, Antonioli, E. Misefari.  Antonioli,  Pia Zanolli era nata a Belluno. Dopo il matrimonio con Misefari, fu iscritta nell'albo dei sovversivi pericolosi, venendo poi arrestata col marito a Domodossola (cfr.: A/Rivista Anarchica)  Chi sono e cosa vogliono gli anarchici, ed. settembre.  Antonioli, Pia Zanolli, L'Anarchico di Calabria, Roma, La Nuova Italia, Utopia? No, Pia Zanolli, Roma, ALBA Centro Stampa, E. Misefari, biografia di un fratello, Milano, Zero in condotta, M. Antonioli, Gianpietro Berti, Santi Fedele, Pasquale Luso, Dizionario biografico degli anarchici italianiVolume 2, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, Bruno Misefari, Schiaffi, Carezze e altro, Pino Vermiglio, Laureana di Borrello, Ogginoi, Furio Sbarnemi, Diario di un disertore, Camerano (AN), Gwynplaine,,Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Horizons Unlimited srl. Bruno Misefari presso l'International Institute of Social History di Amsterdam, su iisg.amsterdam,Fondo Bruno Misefari presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso di Roma, su fondazionebasso. 04-02-. Gli anarchici contro il fascismo, celebre articolo di Giorgio Sacchetti. Bruno Misefari. Misefari. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Misefari” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745319973/in/datetaken/

 

Grice e Modio – il disonore sessuale -- la filosofia del Tevere – filosofia italiana – Luigi Speranza (Santa Severina). Filosofo. Grice: “Only in Italy a philosopher writes a treatise on a river – although the Isis would not be out of place for some Magdalenite!” – Grice: “His convito is a jewel!” – Seguace di Neri. Originario di Santa Severina, borgo collinare della Calabria Ulteriore, fu avviato agli studi di filosofia presso l'Archiginnasio di Napoli; in seguito passò a Roma, dove si avviò agli studi in medicina divenendo allievo di Fusconi.  Modio frequenta gli ambienti accademici, dove entrò in contatto con alcuni dei maggiori esponenti di spicco di quell'epoca come Molza e Tolomei.  Pubblica la sua prima opera letteraria più famosa dal titolo I”l convito; overo, del peso della moglie: un dialogo diegetico” (Roma, Bressani) -- ambientato a Roma durante il carnevale della città capitolina, in cui viene trattato il tema delle corna durante un convivio presieduto dall'allora vescovo di Piacenza Trivulzio e a cui parteciparono anche Gambara, Marmitta, Benci, Selvago, Raineri e Cesario. E altresì grande estimatore degli saggi di Piccolomini.  Durante la stesura in lingua volgare di un Operetta de’ Sogni, si ammala di febbre altissima. Si spense dopo qualche giorno a Roma, nella tenuta di palazzo Ricci in via Giulia.  Altri saggi: “Il Tevere, dove si ragiona in generale della natura di tutte le acque, et in particolare di quella del fiume di Roma” (Roma, Luchini) “Origine del proverbio che si suol dire "anzi corna che croci" (Roma, A. degli Antonii,” Jacopone da Todi, I Cantici del beato Iacopone da Todi, con diligenza ristampati, con la gionta di alcuni discorsi sopra di essi e con la vita sua nuovamente posta in luce” (Roma, Salviano). Prospetto autore, su edit16.iccu.. Modio, Il Tevere, cit., c. 45r  Anno di pubblicazione della medesima opera. G. Cassiani, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Sex, Gender and Sexuality in Renaissance Italy explores the new directions being taken in the study of sex and gender in Italy from 1300 to 1700 and highlights the impact that recent scholarship has had in revealing innovative ways of approaching this subject.In this interdisciplinary volume, twelve scholars of history, literature, art history, and philosophy use a variety of both textual and visual sources to examine themes such as gender identities and dynamics, sexual transgression and sexual identities in leading Renaissance cities. It is divided into three sections, which work together to provide an overview of the influence of sex and gender in all aspects of Renaissance society from politics and religion to literature and art. Part I: Sex, Order, and Disorder deals with issues of law, religion, and violence in marital relationships; Part II: Sense and Sensuality in Sex and Gender considers gender in relation to the senses and emotions; and Part III: Visualizing Sexuality in Word and Image investigates gender, sexuality, and erotica in art and literature.Bringing to life this increasingly prominent area of historical study, Sex, Gender and Sexuality in Renaissance Italy is ideal for students of Renaissance Italy and early modern gender and sexuality. SEX, GENDER AND SEXUALITY IN RENAISSANCE ITALY Sex, Gender and Sexuality in Renaissance Italy explores the new directions being taken in the study of sex and gender in Italy from 1300 to 1700 and highlights the impact that recent scholarship has had in revealing innovative ways of approaching this subject. In this interdisciplinary volume, twelve scholars of history, literature, art history, and philosophy use a variety of both textual and visual sources to examine themes such as gender identities and dynamics, sexual transgression and sexual identities in leading Renaissance cities. It is divided into three sections, which work together to provide an overview of the inf luence of sex and gender in all aspects of Renaissance society from politics and religion to literature and art. Part I: Sex, Order, and Disorder deals with issues of law, religion, and violence in marital relationships; Part II: Sense and Sensuality in Sex and Gender considers gender in relation to the senses and emotions; and Part III: Visualizing Sexuality in Word and Image investigates gender, sexuality, and erotica in art and literature. Bringing to life this increasingly prominent area of historical study, Sex, Gender and Sexuality in Renaissance Italy is ideal for students of Renaissance Italy and early modern gender and sexuality. Jacqueline Murray is Professor of History at the University of Guelph. Her research focuses on premodern sexuality, at the intersections of ecclesiastical and popular lay culture, and she is currently examining the premodern experience of masculinity and male embodiment. Nicholas Terpstra is Professor of History at the University of Toronto, working at the intersections of gender, politics, charity, and religion in early modern Italy, with a focus on civil and uncivil society, religious refugees, and the digital mapping of early modern social realities and relations.SEX, GENDER AND SEXUALITY IN RENAISSANCE ITALYEdited by Jacqueline Murray and Nicholas TerpstraFirst published 2019 by Routledge 2 Park Square, Milton Park, Abingdon, Oxon OX14 4RN and by Routledge 52 Vanderbilt Avenue, New York, NY 10017 Routledge is an imprint of the Taylor & Francis Group, an informa business © 2019 selection and editorial matter, Jacqueline Murray and Nicholas Terpstra; individual chapters, the contributors The right of Jacqueline Murray and Nicholas Terpstra to be identified as the authors of the editorial material, and of the authors for their individual chapters, has been asserted in accordance with sections 77 and 78 of the Copyright, Designs and Patents Act 1988. All rights reserved. No part of this book may be reprinted or reproduced or utilised in any form or by any electronic, mechanical, or other means, now known or hereafter invented, including photocopying and recording, or in any information storage or retrieval system, without permission in writing from the publishers. Trademark notice: Product or corporate names may be trademarks or registered trademarks, and are used only for identification and explanation without intent to infringe. British Library Cataloguing-in-Publication Data A catalogue record for this book is available from the British Library Library of Congress Cataloging-in-Publication Data Names: Murray, Jacqueline, editor. | Terpstra, Nicholas, editor. Title: Sex, gender and sexuality in Renaissance Italy / edited by Jacqueline Murray and Nicholas Terpstra. Description: Abingdon, Oxon ; New York, NY : Routledge, 2019. | Includes bibliographical references and index. | Identifiers: LCCN 2018045788 (print) | LCCN 2018048468 (ebook) Subjects: LCSH: Sex—Italy—History—To 1500. | Sex—Italy— History—16th century. | Sex role—Italy—History—To 1500. | Sex role—Italy—History—16th century. | Renaissance—Italy. Classification: LCC HQ18.I8 (ebook) | LCC HQ18.I8 .S494 2019 (print) | DDC 306.70945/09031—dc23 LC record available at https://lccn.loc.gov/2018045788 ISBN: 978-1-138-54244-0 (hbk) ISBN: 978-1-138-54245-7 (pbk) ISBN: 978-1-351-00872-3 (ebk) Typeset in Bembo by Apex CoVantage, LLCDedication This collection is dedicated to Konrad Eisenbichler, a true Renaissance man who produces bold and prodigious scholarship in multiple research areas with grace, ease, and erudition. For Konrad, sociability is correlated with scholarship. He has spent his career creating communities and networks of scholars around the world. These networks have been brought together through his tireless work for learned societies, publication series, and journals. Konrad not only produces scholarship but is also heavily invested in disseminating the scholarship of others. Scholarly interests often have unusual and serendipitous origins. In a certain sense, this collection began with a codpiece. Konrad’s first scholarly contribution to the field of sex, gender, and sexuality in Renaissance Italy developed out of a casual conversation with a colleague who provided enthusiastic encouragement. What resulted was a presentation playfully entitled “The Dynastic Codpiece” to the Canadian Society for Renaissance Studies in 1987. He revised and published it as “Agnolo Bronzino’s Portrait of Guidobaldo II della Rovere” (Renaissance and Reformation, 1988), an article still cited thirty years later. In this truly groundbreaking interdisciplinary piece, Konrad examined the overly large codpieces worn by Renaissance men for the social and familial messages they conveyed, showing how the messages passed between the generations in competing dynastic portraits. The article established Konrad as a new and powerful voice in the study of sex, gender, and sexuality in the Italian Renaissance. It also illustrated beautifully how his scholarship is inherently interdisciplinary, bridging and incorporating history and literature with artistic representations. Konrad greets friends, colleagues, and students with warmth, good humor, and generosity. A significant manifestation of his academic hospitality is revealed in the multitude of conferences he has organized: forty between 1983 and 2018. These are special events, international in nature, and ref lecting the hostorganizer’s generosity. They are venues conducive to the exchange of ideas and the formation of friendships. It is most appropriate that the most recent of these focused on “Early Modern Cultures of Hospitality.” The themes generally ref lect Konrad’s sense of the discipline and where it is going; these conferences most often culminate in a significant collection of essays, including Desire and Discipline: Sex and Sexuality in the Premodern West (1996; co-edited with Jacqueline Murray) which helped to promote the study of sex, gender, and sexuality in the Middle Ages and Renaissance. Konrad has made myriad contributions to individuals and institutions. His contributions to Renaissance scholarship span social history, women’s history, religious history, and literature. He publishes equally in Italian and English,moving easily between scholarly cultures. A scholar with a global reach, he interacts with colleagues spread across North America, to Italy and Europe more broadly, as well as Australia and South Africa. The heart of his many contributions to the study of Italian Renaissance society lies in his research on sex, gender, and sexuality. In recognition of that, some of his friends and colleagues joined to celebrate Konrad’s creativity, scholarship, and friendship with essays that demonstrate the creative developments in the field since that fateful codpiece three decades ago. We are honored to dedicate this volume to Konrad Eisenbichler in recognition of his extraordinary contribution to Renaissance society and culture.CONTENTSList of illustrations Acknowledgments Notes on contributors 1 Sex, gender, and sexuality in Renaissance Italy: themes and approaches in recent scholarship Jacqueline Murray and Nicholas Terpstraix xi xii1PART ISex, order, and disorder192 The lord who rejected love, or the Griselda story (X, 10) reconsidered yet again Guido Ruggiero213 Sexual violence in the Sienese state before and after the fall of the republic Elena Brizio354 In the neighborhood: residence, community, and the sex trade in early modern Bologna Vanessa McCarthy and Nicholas Terpstra535 Though popes said don’t, some people did: adulteresses in Catholic Reformation Rome Elizabeth S. Cohen75viiiContentsPART IISense and sensuality in sex and gender 6 “Bodily things” and brides of Christ: the case of the early seventeenth-century “lesbian nun” Benedetta Carlini Patricia Simons 7 In bed with Ludovico Santa Croce (1557) Thomas V. Cohen 8 Aesthetics, dress, and militant masculinity in Castiglione’s Courtier Gerry Milligan9 The sausage wars: or how the sausage and carne battled for gastronomic and social prestige in Renaissance literature and culture Laura Giannetti9597125141160PART IIIVisualizing sexuality in word and image18110 Gianantonio Bazzi, called “Il Sodoma”: homosexuality in art, life, and history James M. Saslow18311 Vagina dialogues: Piccolomini’s Raffaella and Aretino’s Ragionamenti Ian Frederick Moulton21112 Giovan Battista della Porta’s erotomanic art of recollection Sergius Kodera22713 “O mie arti fallaci”: Tasso’s saintly women in the Liberata and Conquistata Jane Tylus247Bibliography of Konrad Eisenbichler’s publications on sex and gender Index268 271ILLUSTRATIONSFigures 4.1 4.2 6.1 6.2 6.36.4 6.5 6.6 6.7 10.1 10.2 10.3 10.4 10.5 10.6Agostino Carracci, Bononia docet mater studiorum, 1581. Agostino Carracci, Bononia docet mater studiorum, 1581. Parmigianino, Visitation, pen and wash. Giovanni di Paolo, Paradise, 1445, tempera and gold on canvas, transferred from wood. Francesco Vanni, St. Catherine of Siena orally draining pus from an ill woman and being rewarded with liquid from Christ’s wound, 1597, engraving. Sodoma, Giovanni Antonio Bazzi, Scenes from the Life of Saint Catherine of Siena: The swooning of the saint, 1526, fresco. Caravaggio, Saint Francis receiving the stigmata, ca. 1595–96, oil on canvas. Bernini, The Ecstasy of St. Teresa, marble, 1645–52. Anonymous German nun, Consecration of Virgins, ca. 1500. Sodoma, Abbey of Monteoliveto Maggiore, Saint Benedict Is Tempted by a Female Devil, fresco, 1505–8. Sodoma, Monteoliveto, Miracle of the Colander, fresco, 1505–8. Sodoma, Monteoliveto, St. Benedict welcomes Sts. Maurus and Placidus, fresco, 1505–8. Majolica plate, attributed to Master C.I., ca. 1510–20. Musée national de la Renaissance, Écouen, France. Sodoma, The Marriage of Alexander and Roxana, Villa Farnesina, Rome, fresco, 1517–19. Sodoma, Saint Sebastian, processional banner, Pitti Palace, Florence, 1525.55 58 103 105106 108 109 110 115 186 187 189 191 193 196xIllustrations10.7 Sodoma (attributed), Allegorical Man, ca. 1547–8, oil, Accademia Carrara, Bergamo. 13.1 Luca Giordano, “Olindo e Sofronia,” Palazzo Reale gia’ Durazzo (Genova).202 249Tables 4.1 Residence of registered prostitutes in Bologna’s quarters 4.2 Streets with ten or more resident prostitutes in 1604, by quarter56 57ACKNOWLEDGMENTSThe editors would like to thank Vanessa McCarthy who donned two hats for this project, that of an author and that of editorial associate. Her scholarly knowledge and administrative expertise contributed significantly to the preparation of this volume, and we’re grateful for her dedication and expertise. We would like to thank the editorial team at Routledge for their support and guidance over the course of this project. Laura Pilsworth guided it through its inception and commissioning, while Lydia de Cruz shepherded it through the final stages of preparation and production, assisted by Morwenna Scott. The University of Guelph and the University of Toronto provide generous support for the research activities of Jacqueline Murray and Nicholas Terpstra respectively. Thanks as well to the congenial group of scholars whose work is collected here. While editing collections is sometimes likened to herding cats, these colleagues were responsive, generous, and patient. Above all, they were enthusiastic about the opportunity to contribute to a collection which could serve as a gift to a friend and colleague, Konrad Eisenbichler, who has himself been the soul of generosity. We are honored to have worked with you all. Jacqueline Murray Nicholas TerpstraNOTES ON CONTRIBUTORSElena Brizio teaches Medieval and Early Modern Italian History at GeorgetownUniversity – Fiesole Campus and in the Internship Program at IES Abroad (Institute for the International Education of Students) in Siena. She has published on the political and institutional history of Siena in the Trecento; her current research focuses on the cultural, economic, and social power of Sienese women in the Italian Renaissance. In 2013 she was Visiting Fellow at the Centre for Renaissance and Reformation and the Pontifical Institute of Mediaeval Studies at the University of Toronto and in 2015 she was awarded a Renaissance Society of America Summer Grant to study at the Centre for Renaissance and Reformation at the University of Toronto to pursue her research on maternal inheritance. Elizabeth S. Cohen is Professor of History and Director of the Graduate Programin History at York University (Toronto). She has published widely on sexuality and gender in early modern Rome including, most recently, The Youth of Early Modern Women, co-edited with Margaret Reeves (2018); Daily Life in Renaissance Italy with Thomas V. Cohen (2001, 2017) and Words and Deeds in Renaissance Rome: Trials before the Papal Magistrates with Thomas V. Cohen (1993). Thomas V. Cohen has taught History and Humanities at York University (Toronto) since 1969. His research focuses on the history of Renaissance Rome, where he studies the cultural and political anthropology of both the city and its hinterland. His work, often microhistorical, experiments with language and narrative form, in the hope of enlarging and enriching scholarship’s rhetoric and larger art. His most recent book, co-edited with Lesley Twomey, is Spoken Word and Social Practice: Orality in Europe (1400–1700) (2015). He also translated Claire Judde de Larivière, The Revolt of Snowballs: Murano Confronts Venice, 1511 (2018).Notes on contributorsxiiiLaura Giannetti is Associate Professor of Italian at the University of Miami.Her first book, Lelia’s Kiss: Imagining Gender, Sex and Marriage in Italian Renaissance Comedy, was published in 2009; she is now writing a monograph on Food Culture and the Literary Imagination in Renaissance Italy. On her new project she has published several articles in edited volumes and leading journals such as California Italian Studies and Quaderni d’Italianistica. She is a former Villa I Tatti Fellow and Fellow at the Center for the Humanities at her own institution. She was the Charles Speroni Visiting Chair in Medieval and Renaissance Literature at UCLA in spring 2016, and a Research Fellow at the Institute for Historical Studies, University of Texas, Austin (2016–17). Sergius Kodera is Dean of the Faculty of Design at New Design University, St. Pölten, Austria. Since he received his doctorate in 1994 he has been teaching Renaissance Philosophy at the Department of Philosophy at the University of Vienna. He completed his habilitation in 2004. He has held fellowships in London (Warburg Institute), Vienna (IFK), and New York (Columbia). He has published on and/or is a translator of Renaissance authors such as Marsilio Ficino, Fernando de Rojas, Machiavelli, Leone Ebreo, Girolamo Cardano, Giovan Battista della Porta, and Giordano Bruno. Currently he is working on a book-length study on Della Porta in English. His main fields of interest are the history of the body and sexuality, magic, and media. Vanessa McCarthy completed her Ph.D. in 2015 at the Department of Historyand Women & Gender Studies Institute at the University of Toronto. She currently teaches early modern history at the Department of Historical and Cultural Studies, University of Toronto Scarborough. She is the co-editor of “Sex Acts in the Early Modern World” (Renaissance and Reformation/Renaissance et Réforme, 38/4, Fall 2015). Gerry Milligan is Associate Professor of Italian at the College of Staten Island and the Graduate Center of the City University of New York (CUNY). He has published articles on masculinity, women authors, and theatre in the Italian Renaissance. He is the author of Moral Combat: Women, Gender, and War in Italian Renaissance Literature (2018) and is co-editor with Jane Tylus of The Poetics of Masculinity in Early Modern Italy and Spain (2010). Ian Frederick Moulton is Professor of English and Cultural History in the College of Integrative Sciences and Arts at Arizona State University. He has published widely on the representation of gender and sexuality in early modern European literature. He is the author of Love in Print in the Sixteenth Century: The Popularization of Romance (2014) and Before Pornography: Erotic Writing in Early Modern England (2000), and editor and translator of Antonio Vignali’s La Cazzaria, an erotic and political dialogue from Renaissance Italy (2003). He is also co-editor of Teaching Early Modern English Literature from the Archives (2015).xivNotes on contributorsJacqueline Murray is Professor of History at the University of Guelph. Herresearch focuses on premodern sexuality, at the intersections of ecclesiastical and popular lay culture. She is co-editor of Desire and Discipline: Sex and Sexuality in the Premodern West (1996), Conflicted Identities and Multiple Masculinities: Men in the Medieval West (1999), and Marriage in Premodern Europe: Italy and Beyond (2012). Her current research examines the premodern experience of masculinity and male embodiment. She is an award-winning teacher and one of Canada’s 3M National Teaching Fellows, and has held the Donald Bullough Fellowship in Mediaeval History at St Andrew’s University. Guido Ruggiero is Professor of History and Cooper Fellow of the College ofArts and Sciences at the University of Miami. He has published on the history of gender, sex, crime, magic, science, and everyday culture, primarily in Renaissance and early modern Italy. Recent publications include The Renaissance in Italy: A Social and Cultural History of the Rinascimento which won the American Association for Italian Studies prize for the best book (2014). He has received awards from Harvard’s Villa I Tatti in Florence (1990–91, 2012), the Institute for Advanced Studies in Princeton (1981–82; 1991), and at the American Academy in Rome (2011). James M. Saslow is Professor Emeritus of Art History at City University ofNew York, as well as an author and arts journalist. His work focuses on the Italian Renaissance and Baroque period, with special interests in gender and homosexuality. A founding member of the Center for Lesbian and Gay Studies (CLAGS) at CUNY, a former national co-chair of the Queer Caucus of the College Art Association, and a board member of the Leslie-Lohman Museum, he has been writing and lecturing about historical and contemporary arts connected to LGBTQ experience for forty years. His pioneering survey, Pictures and Passions: A History of Homosexuality in the Visual Arts (1999), received two Lambda Literary awards. His most recent book, co-edited with Babette Bohn, is The Blackwell Companion to Renaissance and Baroque Art (2012). Patricia Simons is a Professor in the Department of History of Art at the University of Michigan, Ann Arbor. Her books include The Sex of Men in Premodern Europe: A Cultural History (2011) and the co-edited Patronage, Art, and Society in Renaissance Italy (1987). Her studies of the visual and material culture of early modern Europe have been published in numerous anthologies and peer-review journals, ranging over such subjects as female and male homoeroticism, gender and portraiture, the cultural role of humor, and the visual dynamics of secrecy and of scandal. Nicholas Terpstra is Professor of History at the University of Toronto, working at the intersections of gender, politics, charity, and religion. His recent publications include Religious Refugees in the Early Modern World: An AlternativeNotes on contributorsxvInterpretation of the Reformation (2015) and Cultures of Charity: Women, Politics, and the Reform of Poor Relief in Renaissance Italy (2013), which won the Marraro Prize of the American Historical Association and the Ruth Goodhart Gordan Prize of the Renaissance Society of America. He has also co-edited Mapping Space, Sense, and Movement in Florence: Historical GIS and the Early Modern City with Colin Rose (2016). Jane Tylus is Professor of Italian at Yale University. Recent books include Siena, City of Secrets (2015), Cultures of Early Modern Translation (with Karen Newman, 2015), a translation and edition of the complete poetry of Gaspara Stampa (2010), and Reclaiming Catherine of Siena: Literature, Literacy, and the Signs of Others (2009), which won the Howard Marraro Prize for Outstanding Work in Italian Studies from the Modern Language Association. She is General Editor for the journal I Tatti Studies in the Italian Renaissance. She has held visiting positions at the Scuola Normale Superiore di Pisa and Yale University, and in 2015 was Robert Lehman Visiting Professor at Villa I Tatti in Florence.1 SEX, GENDER, AND SEXUALITY IN RENAISSANCE ITALY Themes and approaches in recent scholarship Jacqueline Murray and Nicholas TerpstraFrom the mid-nineteenth through the mid-twentieth centuries, the Italian Renaissance was approached almost exclusively as a period of learning, elegance, and manners as ref lected by the arts and letters of the time. In The Book of the Courtier Castiglione’s perfect courtier embodied virtù and sprezzatura, the two qualities that epitomized Renaissance masculinity. Elite men were celebrated for their bravado, skill, and insouciant nonchalance, whether these were exercised on the fields of battle, the production of art or poetry, or the seduction of women. Castiglione also details the qualities of the ideal court lady, a woman valued for her beauty and affability along with her manners, intellect, and ability to please men. These qualities were appreciated equally in another group of notable women, the courtesans whose beauty and literary accomplishments were acclaimed by poets and artists alike. Thanks in part to the enduring inf luence of Jackob Burckhardt’s Civilisation of the Renaissance in Italy (1860; English translation 1878), this idealized portrayal of sixteenth-century Italian men and women dominated twentieth-century historiography and shaped how a number of generations understood sex, gender, and sexuality in the Renaissance. The idealized creations of Castiglione and Burckhardt, their princes and poets, court ladies and courtesans, appeared as the bright stars in the Renaissance firmament, and contributed to the lure of the field. Yet all along they were chimeras, stereotypes created by Renaissance elites and perpetuated by modern scholars of Renaissance culture. Even when individuals appeared to embody these ideal qualities, they were the exceptions, standing apart from thousands of their contemporaries, urban and rural, rich and poor, educated and illiterate, respectable and disreputable. The idealized courtier, court lady, and courtesan obscure everyday life in Renaissance Italy. In the 1970s, scholars began to ask new questions that ultimately led to a recalibration of research on the history of sex, gender, and sexuality in the2Jacqueline Murray and Nicholas TerpstraRenaissance. One of the earliest collections was Human Sexuality in the Middle Ages and Renaissance (edited by Douglas Radcliff-Umstead, 1978), which includes topics that are wide ranging and represent a variety of disciplinary perspectives. They include sexuality within marriage, sexual sins and eroticism, celibacy, hermaphrodites, homosexuality, and how the human body was understood. These essays from the 1970s foreground important questions about sex, gender, and sexuality in the past. Yet their scope and insights are constrained. Most essays are based on close, summative readings of literary texts from Dante and Chaucer to Shakespeare and other imaginative authors, but these close readings of texts lack the contextualization or critical perspective to enhance their insights. While the occasional essay engages with multiple sources and genres, the absence of critical theoretical and interdisciplinary analysis inhibits the development of a more comprehensive picture of how issues of human sexuality were actually addressed at this time. Significantly, however, the authors did identify emerging themes that would become central to the study of sex, gender, and sexuality. This collection opened the way to the study of topics such as the nature of the sexed human body, the complexities of celibacy as a sexuality, and the f luidity of sexualities and genders. While prescient in research subjects, the authors did not employ the theoretical and methodological tools that developed soon after publication, tools that were necessary for deeper and more complex analyses of sex, gender, and sexuality. These tools were being forged with the new theories and methodologies of the 1970s that were opening new research subjects and that led to innovations and new definitions of the individual and the self. A series of studies in that decade revolutionized scholarship and have continued to have a transformative inf luence on the understanding of the history of sex, gender, and sexuality into the twenty-first century. The most inf luential authors behind this work perceived the Renaissance to be more complex both in the quotidian aspects of daily life and also in extraordinary behaviors. In 1978, the first volume of Michel Foucault’s The History of Sexuality occasioned both excitement and consternation among historians of sex. Foucault, a philosopher and leading post-structuralist scholar, wrote extensively on social construction and social control in European society, including studies of prisons, madness, and surveillance. These perspectives informed his ref lections about the construction and control of sexuality in the European past. Indeed, Foucault’s intervention challenged scholars to reexamine their approaches to sex and sexuality. Another major contribution to the recalibrating of historical studies of sex, gender, and sexuality was John Boswell’s Christianity, Social Tolerance, and Homosexuality (1980). Boswell demonstrated that in the premodern world there were men who engaged in homosocial and/or homosexual relationships, although traditional history had obscured them behind the ecclesiastical rhetoric of homophobia. Boswell argued that there were gay men throughout premodern Europe but his methodology and conclusions were criticized as essentialist and lacking the appropriate consideration of context and cultural inf luences such as Foucault had urged. Nevertheless, despite criticismsSex, gender, and sexuality in Renaissance Italy 3about essentialism, Boswell did uncover homosexual (sodomitical) and homoaffective men across society, integrated into both clerical and secular societies. In this way, Boswell forged a path for scholars to search for and analyze multiple sexualities that had been overlooked by traditional history or were obscured by the absence of explicit evidence. One of the most telling criticisms levelled at both Foucault and Boswell was their neglect of gender as a category of historical analysis. Arguably, men and women experience the world differently according to how society evaluates and constructs women. This applies equally in the realm of sex and sexuality, which is neither natural nor essential. Foucault paid scarce attention to women’s alternative experience of social construction and surveillance of sex and sexuality. Similarly, while lauded for opening the past for research on homosexuality, Boswell was criticized for eliding lesbians and other non-normative women under the category “gay,” thus perpetuating their invisibility. A more refined and incisive analytical framework emerged out of these debates. What began as women’s history in the 1970s, with the goal of recuperating women in the past, transformed into the critical lens of feminist studies, which analyzed the institutions and structures that restricted or shaped their lives, or contributed to their invisibility in historical scholarship. The other significant theoretical contribution to the new study of sex, gender, and sexuality falls under the rubric of cultural studies. This is a multifaceted approach emerging from literary studies, postmodernism, discourse analysis, and other theoretical perspectives that provided scholars with new linguistic and analytical tools. This versatile and complex perspective also encouraged explicitly interdisciplinary research which suits the intricate nature of sex, gender, and sexuality. As a result, there is a richer sense of the possibilities that were available for the lived reality of sex, gender, and sexuality and an expanded ability to study and evaluate the values, beliefs, and experiences of people in the past. These innovations emerged at a time when the traditional Burckhardtian narratives were being widely criticized by political, social, and intellectual historians, and by the mid-1980s new scholarship was appearing that brought new insights to sex and gender in the Italian Renaissance. They applied methodologies that bridged differences in social and economic status, sex, sexuality, and gender, geography, and religion. While the traditional sources of high culture—art and literature in particular—continued to provide a valuable foundation for understanding the rich cultural life and artefacts of the Renaissance, new analytical approaches yielded new insights. Diverse sources of evidence—court records, letters, chronicles, and Inquisitorial documents, among others—provided access to new populations including servants and prostitutes and the inhabitants of the streets and taverns of myriad Italian towns and cities. These new critical studies were a prelude to the research that would appear in the next two decades. Guido Ruggiero’s The Boundaries of Eros: Sex Crime and Sexuality in Renaissance Venice (1985) early on demonstrated how new methodologies and new sources were able to reveal hitherto unexplored worlds of Renaissance sex, gender, and4Jacqueline Murray and Nicholas Terpstrasexuality. Ruggiero examines the wide variety of sex crimes that were committed in Venice and he analyzes the various courts and disciplinary councils which enforced the laws, including those pertaining to sexual transgressions. The records reveal an intricate and contradictory approach to regulating sexuality that extended from conventional acts such as adultery and fornication to more egregious behaviors including rape and sodomy. Ruggiero’s essays meet the challenges and opportunities posed by Foucault and Boswell, by feminist history and gender studies. His interdisciplinary reading of the evidence, ranging from the many cases discussed by the criminal courts, along with careful analysis of individual testimony, widened the scope of enquiry. Ruggiero’s discussion reveals the rich detail about individuals, as they negotiated the social norms of sexuality and gender. He brings readers to an understanding of the social context and how individuals were integrated into their local communities and that of wider Venetian society. The movement towards more sophisticated, nuanced, and focused considerations is also ref lected in Forbidden Friendships: Homosexuality and Male Culture in Renaissance Florence (1996) by Michael Rocke. In many ways, Rocke took on the challenge presented by John Boswell to identify men who had sex with men in their social contexts. Rather than othering them or pulling these men out of their community, Rocke engages with homosexuality as an integral part of Florentine society and culture. He examines seventy years of documentation from the “Office of the Night,” which was established to oversee denunciations of homosexual (sodomitical) activity. This allowed Rocke to trace the nature of relationships between men, how they were treated by society, how and why they were denounced to the court, and the penalties levied. His scholarship reveals that, despite the harsh evaluation of sodomy in ecclesiastical law and in various secular jurisdictions, Florence displayed remarkable tolerance. Where Boswell’s research had scanned 1000 years of European history, seeking to identify men who were possibly homosexual, Rocke analyzes deep and focused sources to identify a specific group of men, applying sophisticated theoretical and methodological tools to reveal new understandings of non-normative sexuality in the Italian Renaissance. Judith Brown’s Immodest Acts: The Life of a Lesbian Nun in Renaissance Italy (1986) similarly contributed to the new approaches to sexuality and identity. She focused on non-normative sexuality, although in a unique context. Here the background is not the streets, homes, and markets of the large, cosmopolitan cities of Renaissance Italy. Rather, Brown’s subjects lived within the walls of a convent, separated from the worldly temptations of secular life. Yet, even in a community of women vowed to chastity, Brown finds convoluted self-identities and a sexual relationship between two women that was transgressive and multivalent. The case of the “lesbian nun” Benedetta Carlini was instantly controversial. Could two nuns possibly have a conscious lesbian sexual identity, given the social norms and religious context in which they lived? This is the same criticism that greeted John Boswell’s assertions about “gay” men in premodern Europe.Sex, gender, and sexuality in Renaissance Italy 5There was widespread agreement that categories such as gay or lesbian were products of late twentieth-century Western society and to impose them back in time was anachronistic and misleading. Moreover, in this case, the individuals evoked far more questions than those of sexual identity or sexual activity, with a relationship complicated by angelic possession and mystical visions. The debate surrounding Carlini’s activities and identities continues, as Patricia Simon’s essay in this collection demonstrates. Yet one of the most enduring contributions of Brown’s study, for the history of sexuality and gender, is her ability to cross 600 years and engage intimately with individuals of the past. This is a history of two nuns, in an out-of-the-way convent, who experienced rich and problematic inner lives, beyond what might be expected. Whether the women can be categorized as “lesbians” does not dispel the impact of recuperating lost women and a lost past, the meaning and implications of which continue to attract scholarly analysis. The profound transformation that occurred between 1978 and 1996 in the study of sex, gender, and sexuality in premodern Europe began with the recognition of new topics and moved to a more rigorous application of the intervening theoretical and methodological insights of Foucault and Boswell, of feminism and cultural studies. If the former approach is exemplified by essays collected in Human Sexuality in the Middle Ages and Renaissance (1978), the latter is evident in the essays in Desire and Discipline: Sex and Sexuality in the Premodern West (edited by Jacqueline Murray and Konrad Eisenbichler, 1996). This volume stresses that human behavior manifests both continuities and transitions that can be independently evaluated and separated from arbitrary and obsolete periodization. Many essays integrate traditional periods moving seamlessly into a premodern world. Some essays rely on traditional Renaissance evidence but deploy law, art, and literature to examine new research questions. Rona Goffen examines Titian’s frescoes to explore misogyny. Other authors address innovative, even bold or cheeky themes. Feminism and critical theory are deployed throughout the collection. The usefulness of interdisciplinarity to reveal new aspects of society and cultural experience is equally evident. Dyan Elliott’s reexamination of the reciprocity of the conjugal debt, the notion that a husband and wife have equal call on their spouse for sexual access jostles the foundations of premodern marriage. Rather than accepting the idea that a married couple’s sex life was balanced and equitable, Elliott concludes that wives were subordinate even in bed and had no right to refuse sexual intercourse. Ivana Elbl examines the doubly transgressive sexual liaisons among Portuguese sailors to Africa. Sailors, who were often already married with families in Europe, frequently formed enduring relationships with African “wives,” transgressing both Christian monogamy and establishing irregular relationships with non-Christian women. Significantly, in Africa these unions were ignored or tolerated by Portuguese leaders, ecclesiastical as much as secular. More theoretically adventuresome is Nancy Partner’s exploration of the psychological dimensions of sexuality. She applies contemporary psychological theory, in particular Freud, to assess the sexual dimensions6Jacqueline Murray and Nicholas Terpstraof mystics and their ecstatic visions. Even the realm of masturbatory pornography is probed through Andrew Taylor’s critical reading of marginalia and other physical marks and stains on manuscript pages which could ref lect the sexual responses of readers to the texts. The essays in Desire and Discipline reveal the richness, diversity, and intellectually invigorating research that in just two decades had made the new field of sex, gender, and sexuality one of the most exciting areas in Renaissance studies. While ref lecting new research areas, the roots of which can be found in the theoretical and methodological innovations in the late twentieth century, the essays in Desire and Discipline build upon traditional topics and themes and frequently employ conventional Renaissance sources, to stimulate a metamorphosis of old research perspectives into new and innovative ones. Thus, the ideal courtier has become a man subject to gender-based analysis while the lens of feminist analysis reveals the court lady to be not so much an equal but rather a pale, subordinate shadow to the courtier. Similarly, freed from her artificial manners and learning, the courtesan is revealed as a masculine fiction sanitized from the precarious and harsh life of Renaissance prostitutes. The last quarter of the twentieth century, then, was a watershed for the historiography of sex, gender, and sexuality. Pioneering scholarship foreshadowed issues that would preoccupy later scholars and set the trajectory for subsequent research. This scaffolding of new research questions, theories, and methodologies has resulted in creative approaches that are rapidly transforming the field. While monographs have been, and continue to be, written about sex, gender, and sexuality in the Renaissance, it seems that these topics, at this point in the evolution of scholarship, lend themselves more readily to the genres of essays or journal articles. The essay form allows scholars to analyze focused bodies of evidence and arrive at conclusions that are precise and demonstrable. Presumably, at some point these focused studies will coalesce into broader discussions leading to more generalized conclusions. For the moment, however, the essay collection remains the most significant means for the dissemination of research. Two essay collections in particular demonstrate the very promising new approaches to research into sex, gender, and sexuality in the twenty-first century. In A Cultural History of the Human Body in the Renaissance (2010), Katherine Crawford provides a chapter that offers redirection from the perspectives of Foucault. She points back to the important role of classical literature, mediated by Christian values, in the formation of beliefs about sexuality and marriage, and classical medical literature which defined the sexed body. In A Cultural History of Sexuality edited by Bette Talvacchia (2011), nine essays address a wide variety of questions about Renaissance sexuality as they emerge from diverse sources. Essays focus on the troubled categories of heterosexuality and homosexuality, and sex with respect to religion, medicine, popular beliefs, prostitution, and erotica. Collectively, this collection opens wide the possibilities in the study of sex, gender, and sexuality.Sex, gender, and sexuality in Renaissance Italy 7In order best to demonstrate how recent work has reshaped and advanced the field of sex, gender, and sexuality in Renaissance Italy, we have organized the essays of this collection into three sections. The first, “Sex, Order, and Disorder,” deals primarily with issues relating to legal and political themes, and particularly with efforts by authorities both political and ecclesiastical to channel or control sexuality. The second section, “Sense and Sensuality in Sex and Gender,” highlights recent work that has taken some of the turns that are rewriting historical narratives generally, above all histories of the senses, of the emotions, and of food. The third section, “Visualizing Sexuality in Word and Image,” considers how we work with early modern f luidity around identities and boundaries, and whether we might now be more restrictive than they were in categories that we bring to our analysis.Sex, Order, and Disorder One of the most obvious sites of sex and disorder in Renaissance Italy surely lies with the buying and selling of women’s bodies. Burckhardt’s perspective that courtesans were elegant, intellectual companions, surviving more on sexual titillation than selling their bodies, has endured, despite the inf luence of feminist research. In particular, Veronica Franco was seen as an elegant, ideal, and appropriate companion for Renaissance princes.1 Much research on courtesans has focused on Franco and her courtesan sisters. It highlights the courtesan’s learning, ability to write poetry and sing pleasing songs, and, most importantly, to entertain men while avoiding becoming common sexual property and losing their allure and their living. Tessa Storey adheres to the older view, assessing the social status of courtesans, suggesting that they were linked to “elite manhood and male honor,” idealizing the relationships between clients and courtesans who were certain that proximity to powerful men would protect them.2 However, the other side of courtesan life was a precarious one of dependence and fear of falling into common prostitution. Social and criminal vulnerability highlights the lives of all prostitutes, include high status courtesans. Even Veronica Franco was called before the courts to account for her behavior. More vulnerable courtesans and prostitutes lived precariously, prey to men of all sorts, accosted in the streets, and struggling to support themselves and maintain their dignity. The records of their appearances before the courts reveals they often managed without protectors or financial security. 3 Early on Elizabeth Cohen examined the rough and ready life of prostitutes on the streets of Rome, revealing a form of sociability and social integration.4 Diane Yvonne Ghirardo brings an innovative approach to the role and experience of urban prostitutes. She examines urban planning in Ferrara, revealing the city’s ongoing attempts over decades to maintain prostitutes in the same locales.5 Focusing on the economics of prostitution in Venice, Paula Clarke finds that regulation of prostitution became less rigorous over time, with women experiencing more freedom and the concomitant growth of the sex trade.68Jacqueline Murray and Nicholas TerpstraGuido Ruggiero opens the section “Sex, Order, and Disorder” in this collection with a broader approach to order and disorder in sexuality. He offers a rereading of Boccaccio’s often-studied story from the Decameron of Griselda, a woman who patiently endures the series of humiliations that her husband Gualtieri devises in order to test her faithfulness. The critics and creative artists who have puzzled over the tale and its meaning for centuries have focused mainly on Griselda and on issues of class and gender. Ruggiero moves a step further to ask how those who heard it in the fourteenth century might have received it as a political message. Gualtieri is not only a cruel husband. His willingness to be cruel and unjust to his spouse Griselda highlights the dangers that all may encounter when societies fall under the control of rulers who are narcissistic, vain, and insecure. Florentines could look around to other cities where lords treated citizens as Gualtieri treated Griselda; sexual and political violence were interchangeable and marriages were contracted for money rather than love. There was no reason to suppose that Florence would be exempted from that kind of cruelty and exploitation. The Griselda story offered the lessons of a Mirror for Princes, but it was also a Mirror for Merchants, warning them of what would happen when love did not animate their closest personal relationships. What Boccaccio warned the Florentines about in the fourteenth century was precisely what the Sienese were experiencing in the sixteenth. Elena Brizio observes that sexual violence remained common across Italy. Men used it as a tool to control girls, boys, married women, and widows. In the context of the wars of the 1550s, when Florence annexed Siena, its political “use” expanded greatly. Sexual violence was a means of imposing or confirming power over subordinates, and men across the political, ecclesiastical, mercantile, and professional spheres considered sexual violence a legitimate mode of operating in their social sphere, and so exercised it freely. In contrast to what Boccaccio described, the absolute ruler who came to dominate mid-sixteenth-century Siena positioned himself on the opposite side of the dynamic. Duke Cosimo I de’ Medici proclaimed strict punishments for sexual violence against both men and women in a law of 1558, threatening either death or galley servitude for those convicted. Brizio describes this setting and moves from metaphor to practice as she reviews archival sources, judicial records, and public reports to see how sexual violence was perceived before and after the law issued in 1558. Duke Cosimo I was dealing with more than just a different political milieu, and Brizio also explores whether the changes in the normative codes brought about by the Council of Trent had an impact on social attitudes to sexual violence in Siena and its locale. Normative codes were becoming more explicit and restrictive across Italy in the sixteenth century, but did they have much actual effect? Like Cohen, Ghirardo, and Clarke, Vanessa McCarthy and Nicholas Terpstra document and analyze the sex trade in a particular city. Their focus is on working-poor prostitutes’ residential patterns in early modern Bologna, and they find that on the whole these women were integrated into, rather than pushed to the margins of, their local neighborhoods and the wider city. Bologna’s activist and ambitiousSex, gender, and sexuality in Renaissance Italy 9archbishop Gabriele Paleotti was rebuffed when he attempted to impose Tridentine norms for public sexuality. The Bolognese instead approached regulation as a matter of market rather than morals, allowing those prostitutes registered with a civic magistracy to practice prostitution almost anywhere within the city walls. While about half of the 300–400 women registered clustered in specific, unofficial red-light neighborhoods, the other half lived on streets with only one or two other registered prostitutes, where their neighbors were more often workingpoor men and women. In spite of the strict normative codes that continued to be preached and publicly posted by ecclesiastical authorities, prostitutes were seldom actually shunned or marginalized because of their sex work. They were more often incorporated into the working-poor neighborhoods and the larger social fabric of early modern Bologna. These tensions between norms and practice certainly intensified as Tridentine rules became more specific, and as ecclesiastical and public regimes worked to determine whether and how to implement them. In Rome, these authorities came together in particularly complicated ways. Elizabeth Cohen explores how they attempted to address and adjudicate the various forms of sexual impropriety that their normative codes were describing in ever more precise detail. Sexual misconduct came under the jurisdiction of ecclesiastical courts, but the records of these courts do not survive in Rome. Criminal court records do survive, however, and since these took charge of some sex offenses we can see how people responded to the new rules. Cohen looks in particular at cases of adultery, which was often defined by the married status of the woman and which, like sodomy, could actually cover a broader range of actions than might be grouped today under the term. Reviewing some trials of real or imagined adulterous relationships, Cohen finds that it is impossible to determine how effective the “reforms” actually were. There was simply more driving these relationships forward than any narrow definition allows: romance, exploitation, assault, and sheer comedy all shape the court testimonies, and show that the parties in many so-called adulterous relationships were thinking less often of sex—or the pope—than authorities thought.Sense and Sensuality in Sex and Gender The possibilities for research on sense and sensuality in the Italian Renaissance are myriad. The richness and abundance of voices, producing or employing sensual outcomes, and the voices of desire and of sex and of pleasure combine into a garden of delights. Here again, recent essay collections prove particularly valuable for the variety of forms, voices, and experiences that they are able to convey. In The Erotic Cultures of Renaissance Italy (2010) Sara Matthews-Grieco gathers eight essays that ref lect upon the various ways in which visions of sensuality could circulate, including on painted furniture, decorated bedroom ceilings, or musical instruments, erotic language, or pornographic engravings. So, too, cultural practices are explored such as sensuality within marriage, music in domesticcontexts, and sexual innuendos in writing or in doodles in a book. This collection, then, reveals how creative Renaissance people could be in demonstrating desire and articulating their sensual pleasures. Sexual orientation and sexual desire have also come under scrutiny. A significant collection of essays edited by Melanie L. Marshall, Linda L. Carroll, and Katherine A. McIver, Sexualities, Textualities, Art and Music in Early Modern Italy (2014), brings together nine essays that explore sexual desire and sexual orientation through multilayered and intersecting interpretations of art, music, and texts. The result is an intriguing collection of scholarship that maximizes opportunities for interdisciplinary, collaborative research across the disciplines, as an outgrowth of work on critical theory and intertextuality. In a more literary context, marriage orations have revealed some writers not only praised marriage in conventional terms for political ends, social expediency, and the delights of family. Alongside extolling the pleasures of the marriage bed for a husband, some extend that vision of sensuality and sexual pleasure to the wife as well, challenging conventional notions that only prostitutes took pleasure in sex, and not respectable matrons.7 The sensual possibilities of homosexual activities, especially related to male prostitution, were part of Michael Rocke’s study Forbidden Friendships. He argues that male prostitution was harshly condemned, especially anal penetration, as something no adult man should permit. Nevertheless, an examination of some contemporary writers reveals an appreciation of homosexual sensuality along with defenses of sodomy and male prostitution which harkened back to the superior evaluation of homosexuality in classical literature.8 The role of pedagogical pederasty and its celebration within Renaissance mentoring systems has equally been explored in literary sources by Ian Moulton who demonstrates the currency of such studies to both a popular and educated audience.9 These studies show that while male sexuality has been visualized, both in the Renaissance, and by scholars of the Renaissance, as virile and active, it was also vulnerable and contingent. For example, castration was always a possibility in war, for medical reasons, as a consequence of vendetta, or for social or aesthetic reasons.10 Impotence also was part of male sexuality, with extensive social, economic, and political ramifications. Some of these issues are explored in Sara F. Matthews-Grieco’s edited volume Cuckoldry, Impotence and Adultery in Europe (15th–17th century) (2014). Impotence could be implicated in social unrest among urban dwellers or occasion political turmoil among the elites. It could be physiological, subject to medical intervention, or magical leading towards the Inquisition and the Renaissance’s fear of witchcraft. Six essays focus on various aspects of the social, cultural, political, medicinal, and literary discussions of impotence in Italian courts and cities, together providing an integrated and provocative view of male sexuality and sensuality. The essays in this collection’s second section, “Sense and Sensuality in Sex and Gender,” traverse back and forth between literature and the lives of men and women. Our literary accounts span what was formerly cast as the division ofhigh and low, including both Castiglione’s serious prescriptions on when a sleeve is more than just a sleeve, and also some more comic accounts by lesser-known poets of when a sausage is more than a sausage. We pair these with two microhistorical accounts of sexual pairings, one grown notorious in recent decades by the controversies that erupted when it was first published, and the other more obscurely quotidian. We aim in bringing them together to revisit what scholars may bring to such accounts, and how that shapes our readings in ways we may want now to rethink. In the first of these microhistorical studies, Patricia Simons re-examines the case of Benedetta Carlini, the early seventeenth-century nun and abbess described above and made famous in Judith Brown’s Immodest Acts (1986). When Brown identified Carlini as a lesbian, on the basis of documents that showed her as having regular orgasmic sex with a younger nun under her supervision, her work stirred controversy. Historians like Rudolph Bell firmly rejected the description of Carlini as “lesbian” on the basis that sexual activities did not imply sexual identities. Simons takes the discussion a step further, arguing that the question of identity is less important now than one related to sense and emotion. Did they—and should we—see their sex as mainly physical? Or were there registers of erotic mysticism that would have led both Benedetta and Mea to frame their contact together as expressions of a spiritual relationship? While some of their contemporaries, like some of ours, may see their religious language as pretext, what happens when we take it seriously and take them sincerely? As the example of their congregation’s patron saint St. Catherine of Siena showed, medieval mysticism provided enough of a language and model for the erotic potential of religious imagery. Thomas V. Cohen then explores another example of when we need to ask whether a transgression is always a transgression, by looking at the case of Ludovico Santa Croce, and the gang he gathered around him to prowl the streets of Rome. The life lived well needed witnesses for validation, and Ludovico’s ego amplified his other drives as he led a group of young conversi to visit the statuesque courtesan Betta la Magra. They shared food, drink, and more, and Ludovico’s boundary crossing brought him to court. But what were his transgressions? Was it just proper and improper sexual practices, was it individual intimacy moving to group sex, was it about commoners and nobles, or about Christians and those who, despite having been “made Christian” were still considered in some way ebrei ? If transgression lies in in the eyes or voices of the witness, we have here a complicated intersection of identities and codes, values and practices. The questions here, as in Benedetta Carlini’s convent, lie with what those in the bed and those around it thought about norms and deviances. Gerry Milligan brings us to what many consider the uber code of the early modern male, Baldassare Castiglione’s Book of the Courtier, the canonical text that we noted at the beginning of this essay. Milligan looks in particular at the relation Castiglione draws between clothing and masculinity. Clothing was fundamental to Renaissance discourses of gender and sexuality. While it wascommon to read that what men wore was critical to discussions of violence, military preparedness, and virtue, it’s not at all clear just how clothing was supposed to do what it did. Was it cause or effect, or sign and symbol of masculinity or effeminacy? Castiglione saw clothing choice as potentially one of life or death, and that not just for reputation alone. As Italy suffered through the invasions of French, Spanish, and Germans, it was common, albeit perhaps too easy, to correlate a soldier’s effectiveness to what he had worn. As Milligan asks, might a focus on clothing show us how aesthetics and militarism functioned in Renaissance projects of social control? Laura Giannetti then takes us from dead seriousness to dietary satire with approaches to a question that Freud might well have faced: is it ever the case that a sausage is just a sausage? Italians valued word play as much as sexual play, and found the convergence of the two absolutely compelling. Carne was meat, f lesh, and inevitably the male organ, and while mendicant preachers may have condemned all of them together, most Italians appreciated them individually for each of their meanings. Religious authorities never managed to expand the imaginative forms of their dismay at the gluttony and carnality that sausages represented; the most they could do was draw on Galen’s counsel of moderation to reinforce their message of self-denial. Yet Gianetti shows that authors and artists who were more aesthetically than ascetically driven began to explore the imaginative potential of sausages as symbols of vitality, fertility, and prowess. Their poems and stories disseminated messages of a humble meat that grew into a powerful cultural symbol.Visualizing sexuality in word and image As early as 1978, Thomas G. Benedek’s article “Beliefs about Human Sexual Function” examined ideas about the sexed body, noting in particular the persistence of the one-sex theory that women and men had parallel sex organs, with the male organs externalized and female organs internalized. Moreover, the balance of the humors—hot, cold, moist, dry—also impacted the nature of any individual’s sexual makeup. Thomas Laqueur, like previous scholars, based much of his argument on medical texts. It was not only the words, but also the images that seemed to portray inverted genitals. Laqueur’s analysis went further, however, to the conclusion that the one-sex body and the humors meant that both women and men needed to ejaculate semen for conception to occur.11 Laqueur’s suggestion that Renaissance doctors and others believed in the two-seed theory was controversial and stimulated a great deal of scholarship on both science and medicine and gender and the body. Interest in the sexed body and the physicality of sex and sexuality has continued to expand, embedding medical perspectives of the sexed body into a cultural context. In her study The Sex of Men (2011), Patricia Simons extended the critical study of men’s history to focus on the physiological construction of men. Her analysis is based upon exhaustive, interdisciplinary research includingtheoretical, textual, and visual evidence. Simons re-focuses attention on the centrality of semen to masculinity and fertility, thus rebalancing the dominant phallocentric evaluation of premodern gender. Sexual acts and sexual pleasure have embraced topics and methodologies that would have been unthinkable by earlier scholars. The collection Sex Acts in Early Modern Italy (2010), edited by Allison Levy, includes an amazing array of topics that illuminate sexual activities in new detail. Renaissance images and objects portray an imaginative array of sexual positions in sources, both textual and physical, ranging from Aretino’s writing on sexual positions to their portrayal on medicinal drug jars. Patricia Simons pushes the cultural history of sex and sexuality further in her essay about the dildo. An analysis of the physical objects is set against descriptions of their imagined use. Renaissance books were sufficiently explicit, however, that the need for visualization was unnecessary. In Machiavelli in Love (2007), Guido Ruggiero challenges some of the fundamental ideas about the history of sex and sexuality proposed by Foucault and which have subsequently dominated research. Rejecting Foucault’s assertion that sex and sexual identity were modern inventions, Ruggiero demonstrates that in fact there was Renaissance sex and Renaissance sexual identity, dismissing earlier theoretical obstructions. Using a combination of court documents and imaginative literature, he highlights the complexities of mind, body, and desire, and the formation of masculine identity. In many ways, this book moves the historical study of premodern sexuality onto a new and more sophisticated plane, one that reveals individuals in their uniqueness. In The Manly Masquerade (2003), Valeria Finucci presented one of the earliest analyses of Renaissance men as an inf lected category deploying not only feminist theory but also psychoanalytic theory to understand the constructions of masculinity from both a psychological and cultural perspective. One of the most violent and sexually problematic figures of Renaissance Italy was the brilliant goldsmith/artist Benvenuto Cellini. Margaret Gallucci presents a new twist to traditional biography by integrating a multidisciplinary analysis of Cellini, his artistic brilliance, his penchant for violence and disorderliness, and his transgressive homosexuality that was sufficiently public to result in criminal proceedings and house arrest. Following new literary criticism and sexuality and gender studies, Gallucci tries to move beyond simplistic evaluations of homosexuality and misogyny to make sense of Cellini’s complex artistic life and disorderly behaviors.12 The third section of this collection, “Visualizing Sexuality in Word and Image,” takes up these questions of sex acts, the body, and identity by focusing on four cases of creative artists who employ sexuality and gender in ways that challenge social norms and expectations, and that raise questions both then and now about identity and voice. James M. Saslow returns to the questions around sexual acts and sexual identities that emerged in disputes around the “lesbian” nun Benedetta Carlini, and to which Castiglione’s sartorial strictures allude. He argues that the case of Italian painter Gianantonio Bazzi (1477–1549) contributesto the larger ongoing controversy in queer studies over whether we can locate an embryonic homosexual self-consciousness in Renaissance culture. Bazzi’s fondness for young men gave him the nickname “Il Sodoma” and he never shied away from making this a central part of a very public persona. We have little documentary evidence for his private feelings, yet his art embodied and transmitted homosexual desires, and it is clear from the series of commissions that he attracted an audience which read and sympathized with those clues. Saslow reviews Sodoma’s artworks, patrons, and reputation over a few centuries and ref lects on what the larger stakes are both methodologically and ideologically as we weigh whether these do indeed provide sufficient evidence for a homosexual self-consciousness. Sexual agency and identity are complex enough when we are aiming to interpret what an individual says in a court room or inquisitorial investigation, or conveys in a painting or poem. What do we do when men pretend to adopt the voice of women and project desire, intent, and agency? Ian Frederick Moulton compares two such works, Pietro Aretino’s Ragionamenti and Alessandro Piccolomini’s La Raffaella, both of them written in the 1530s, and both featuring an experienced woman mentoring a younger woman on the finer points of sex and sexuality. In both, the older woman assures her younger companion that her desires are legitimate and should be acted on to the fullest, even when transgressive. In both these desires are essentially projections of male fantasies. Moulton explores what we learn from male projections of female speech, identity, agency, and particularly how male visualization and ventriloquizing exposes larger issues around the place of women and the articulation of sex and gender in early modern society. While we often emphasize the transformative effects of printing, early modern culture continued to value the oral and visual, and it brought these together in the art of memory. Sergius Kodera reaches back to classical texts that recommended erotic images as particularly memorable, and to the early modern author Giovan Battista della Porta’s L’arte del ricordare (1566) which specifically advised stories of sex between humans and animals as aides memoires. Myths of Leda, Europe, Ganymede, and others were all drawn into this work, though more overtly in the vernacular than the Latin version. Kodera follows this visualization of intercourse between humans and animals beyond the arts of memory and on to texts on cross-breeding and to the paintings of Raphael, Michelangelo, and Titian, seeing all of these as examples of a distinctively early modern embrace of variety, engagement, and hybridity in sexuality. In the final essay, Jane Tylus traces how Torquato Tasso depicted women in both the Gerusalemme liberata (1581) and the Gerusalemme conquistata (1593). While he felt that his powers as an epic poet were expanding, the later work reduces the role and influence of female characters. The shift underscores how the Liberata was more radical in its conception and execution. As he aimed to style himself more self-consciously as an epic poet in the classical tradition, Tasso moved from Virgil to Homer as his model, a move at once stylistic and also insome sense moralistic – he saw this as an answer to criticism of his language and of what he called the “fallacious artistries” that had marked the earlier poem. Gender become critical to his conception of what is true in art, though with ambivalent results – the woman who intervened with power was superseded by the woman who intervened with tears. These essays explore themes that were only emerging two decades ago. Their authors’ commitment to taking both an interdisciplinary and intersectional approach allows re-evaluation of interpretations which were in danger of becoming too rigid and which may have imposed too much on what the voices in stories, trials, letters, and images were aiming to express. Contradiction, ambivalence, and ambiguity abound. Recent work in all three areas that we have singled out has explored just how widely the gaps between prescription and reality yawn in the period, in part because of ambivalence on the part of those promoting normative regimes. Yet gaps more often emerged because these regimes aimed too far beyond what people expected and were willing to live with in their neighborhoods, their relationships, and expectations. As we move forward undoubtedly there will be new insights gleaned about the lives and loves of Renaissance people. The intellectual and evidential foundation outlined here in letters, court records, poems, pamphlets, and artworks will continue to support a rich and diverse research culture. And there are new questions on the horizon. The literary, philosophical, artistic, and existential implications of transgender are only in a nascent stage of investigation, despite the initial and hesitant foray made in Human Sexuality. Some topics and themes will percolate until new sources and new perspectives allow new insights and conclusions. As the study of sex, gender, and sexuality moves forward, the dialogue between past and present will continue, animated by sharp disagreements, punctuated by moments of clarity, and moving steadily towards a deeper understanding of lives lived in a period of creative foment. The voices gathered here, and the creative exchange they offer, advance that discourse on the lives of those who made the Renaissance a fascinating period of critical change.Notes 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12Rosenthal, The Honest Courtesan. Storey, “Courtesan Culture.” Cohen and Cohen, Words and Deeds in Renaissance Rome. Cohen, “Seen and Known.” Ghirardo, “The Topography of Prostitution in Renaissance Ferrara.” Clarke, “The Business of Prostitution in Early Renaissance Venice.” D’Elia, “Marriage, Sexual Pleasure, and Learned Brides in the Wedding Orations of Fifteenth-Century Italy.” Rocke, “‘Whoorish boyes.’” Moulton, “Homoeroticism in La cazzaria (1525).” See Finucci, The Manly Masquerade. Laqueur, Making Sex. Gallucci, Benvenuto Cellini.Bibliography Benedek, Thomas G. “Beliefs about Human Sexual Function in the Middle Ages and Renaissance.” In Human Sexuality in the Middle Ages and Renaissance. Edited by Douglas Radcliff-Umstead, 97–119. Pittsburgh: Center for Medieval and Renaissance Studies, 1978. Boswell, John. Christianity, Social Tolerance, and Homosexuality: Gay People in Western Europe from the Beginning of the Christian Era to the Fourteenth Century. Chicago: University of Chicago Press, 1980. Brown, Judith C. Immodest Acts: The Life of a Lesbian Nun in Renaissance Italy. 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Tellingly, he claimed that he was translating the tale because it was so very useful as a lesson on how to treat a wife that it needed to be in Latin to gain the wider circulation that the universal language of learned men merited. And, in fact, Boccaccio’s original version has been long read in that light, almost as if Petrarch’s Latin retelling determined its meaning for future generations. Recently, moreover, with more sophisticated discussions of gender, his perspective has garnered even greater purchase, with Boccaccio’s tale being criticized for its misogynistic vision of matrimony and support for a husband’s absolute power over a wife. In turn, this perspective has even colored the way some read the Decameron itself, discovering behind its laughing stories and powerful, clever women a conservative defense of traditional patriarchy. But in this essay, I want to suggest with a historian’s eye that the story of Griselda’s ideal wifely qualities and her husband’s wisdom is in reality not there in the Decameron (X, 10). For while that tale has been often read as an account of Griselda, and her virtually biblical acceptance of her husband’s will, it may well have read at the time as a story much more about the many negative qualities of Gualtieri.1 For he is presented throughout as a dangerous tyrant moved by a misguided sense of honor and a rejection of the emotion of love, which meant that he was incapable of being either a good husband or a good ruler from the perspective of fourteenth-century Florentine readers. Thus, this tale is not just concerned with love and marriage, but also crucially with rule and the rule of princes, in this casenegatively portrayed as tyrants. In a way, then, I want to argue that it is Boccaccio’s “The Prince” a century and a half before Machiavelli. Even the language of the day nicely sets up this theme: for the term signore (lord) had multiple meanings that could span the gamut of power relationships from the everyday husband as signore/lord over his wife and household, to the local signore/lord/noble with power over those below him, on to the signore/lord/ ruler (either a prince or a tyrant depending on one’s perspective), and, of course, finally on to the ultimate signore, the Signore/God. As we shall see, all these meanings are at play in Boccaccio’s version of this tale. The teller of this story of multiple signori, the irrepressible Dioneo, suggests its negative tone right from the start, immediately warning that he finds Gualtieri’s behavior in general and towards his wife “beastly.”2 He states f latly, “I want to speak about a Marquis, not all that magnificent, but actually an idiotic beast. . . . In fact, I would not suggest that anyone follow his example. . . .”3 This, obviously, is hardly the wise prince Petrarch created in his supposed translation of the tale. Dioneo then more subtly attacks him as a ruler (signore), remarking that he was a young man who spent all his time “in hawking and hunting and in nothing else.”4 Here we have echoes of an earlier tale in the Decameron, the third tale of day two, about spendthrift Florentine youths who threw away the riches left them by their aristocratic father by living the thoughtless life of young nobles hunting, hawking, and living like signori.5 Significantly, those Florentine youths, after they lost their inherited fortune, regained it by going to England and loaning money at interest to the apparently even more foolish signori there, the English nobility, like many Florentine bankers.6 Yet quickly they squandered their riches again, because, as the story stresses, they returned to living like signori, eschewing the virtù that made their Florentine merchant/banker contemporaries so successful. What, one might well ask, was this virtù that had allowed them to remake their fortune and that repeatedly brings success to the denizens of Boccaccio’s tales? At one level the answer is simple. For Boccaccio’s contemporaries virtù was a term that identified the range of behaviors that allowed one to succeed and made one person superior to another. Simply put, it marked out the best. But the simplicity of that definition quickly dissolves before the fact that largely because it was such a telling term its meaning was highly contested and f luid, in fact changing considerably over time, place, and across social divides. Speaking very broadly, in an earlier warrior society many saw virtù in aggression, direct action, often violent; and in physical strength, blood line, and blood itself, even as at the same time moralists and philosophers often saw it in more Christian behavior that rejected violence and aggression. In the cities of northern Italy in the fourteenth century this traditional vision of virtù was first expanded, then increasingly overshadowed by a vision more suited to the urban life of the day and newer merchant/banker elites. For many at the time, virtù required the control of passions—in contrast to an earlier vision that privileged their moredirect expression—and included a strong lean towards peaceful, mannered conduct that required reasonable, calculating (at times sliding into cunning) behavior that controlled the present and significantly the future as well.7 In sum, virtù, even as it was contested and changed over time, was a word of power that helped to define an urban male citizen and a truly good man. In the end, however, these youths were saved from their un-virtù -ous behavior by a virtù -ous nephew, Alessandro, who first re-established their fortunes via once again astute money-lending, and then with his virtù won a bride who turned out to be the daughter of the king of England, effectively overcoming all their foolish misdeeds. From this perspective, it is clear that the signore Gualtieri, much like Alessandro’s uncles, was not a virtù -ous or good prince, ruling as he should. Rather, by not attending to anything but his own youthful pleasures, he was acting in a way that Florentines would have easily associated with their fears about contemporary signori/tyrants; for such rulers were seen by them as ruling all too often merely to serve their own whims and selfish pleasures at the expense of their subjects. And, in fact, proudly republican Florence had recently in 1342 experienced a brush with a signore/tyrant of its own, Walter of Brienne. He had been appointed to a one-year term as ruler of the city in the hope that he would be able to overcome an economic crisis caused by the failure of the major banking houses of the city. But, as was often the case, he quickly attempted to take power permanently as a signore and was just as quickly thrown out after only ten months of unpopular rule. Almost immediately afterwards, a popular government returned to power, and it remained wary of signori of any type.8 Significantly, however, most Anglophone critics have failed to note that the Italian for Walter is Gualtieri and thus that Florence had thrown out a tyrannical Gualtieri of their own just a decade before Boccaccio completed the Decameron. Tellingly the negative behaviors often associated with contemporary tyrants are immediately linked to the tale’s Gualtieri and his marriage by Dioneo, who notes that not only did he not pay attention to anything else but his own selfish pleasures, he “had no interest in either taking a wife or having children. . . .”9 This, then, had created problems with his subjects. As they, like all good subjects, wanted him to take on the responsibilities of a mature male and ruler by marrying; for marriage was seen at the time as perhaps the most important sign of reaching full maturity and taking on the sober responsibilities of an adult male.10 Moreover, with marriage, a prince began to produce the heirs that would secure an ordered passage of power at his death, something that for his subjects was crucial. With Gualtieri’s rejection of this, in essence Dioneo had presented his readers with a questionable signore/lord/ruler who refused to give up his youthful and irresponsible ways to rule as an adult prince with virtù.11 In the end, then, although he reluctantly gave in to his subjects’ demands, he decided to do so by taking a bride without consulting with anyone. And once again this would have troubled contemporaries. Arranged marriages were the  norm in fourteenth-century Florence and more widely and crucially theywere negotiated by parents or relatives to secure broader family goals or, in the case of rulers, meaningful alliances. The immature Gualtieri instead took his marriage personally in hand to secure his selfish desires with no concern for his family, his subjects, or even love. Moreover, his lack of love in selecting his bride also evoked the negative presentation in Decameron stories of many unhappy marriages where the lack of love had led to bad matches, especially for women. Repeatedly the tales advocated avoiding this ill-fated situation by marrying for true love, exactly what Gualtieri rejected. From his perspective marrying for love and loving his wife would have endangered his un-virtù -ous life, focused on his own personal pleasures. And at the same time, it would have also signaled the end of his freedom from his responsibilities as a ruler and declare that he had acquiesced in becoming the signore/prince that his subjects desired and that Petrarch had rewritten him as being in his misleading supposed Latin translation of the tale.12 Making his disgruntlement clear, Gualtieri finally did knuckle under to his subjects’ demands, but warned them that whoever he might chose, they must honor her as their lady or feel his anger.13 The reality behind that warning was soon dramatically revealed.14 For Gualtieri had for some time been observing a pretty, well-mannered peasant girl who lived nearby. Yet crucially what made her most attractive to Gualtieri was the fact that as a humble peasant he was confident that he could dominate her so that she did not interfere with his youthful lordly pleasures, the selfish key to his marital strategy again.15 Following Gualtieri’s misplaced desires, we are drawn ever deeper into the dark morass of unhappy marriages in the Decameron. Having selected his bride without disclosing her identity to anyone and without her even being aware of it, he insisted that his subjects come with him to celebrate the matrimony. And so it was that one day they followed him to an unlikely nearby village where the peasant girl, Griselda, lived in poverty with her father. The scene is nicely set by the narrator of the tale Dioneo, as he describes how the richly attired relatives of Gualtieri and his most important subjects arrived on horseback before Griselda’s humble hut. When she, dressed in rags, rushed onto the scene, anxious to see who their lord’s new bride would be, to everyone’s surprise Gualtieri called down to her by name to ask to speak with her father. She replied modestly that he was inside and accompanied him in to the peasant hut to talk with her father, Giannucole.16 Even her father’s name reeked of Griselda’s humble status, for Giannucole is the diminutive for Giovanni. Using the diminutive for an adult male, and a pater familias at that, essentially denied him any status or honor. Gualtieri underlined the point when he did not waste any time with niceties on a person who, given that lack of status, did not warrant them from his perspective. Thus, he did not ask Griselda’s father for her hand as simple politeness required; rather he announced that he had come to marry her. Then, continuing in his high-handed ways, he turned to her and demanded that if he took her for his wife, “will you always be committed to pleasing me and never do or say anything that would upset me.”17 Once again the absenceof love in Gualtieri’s approach to his future bride is stunning, especially for the tales of the Decameron; and moreover, his lack of regard for her father, and for her is deeply troubling. Turning to Florentine history and traditions once more it seemed almost as if his way of treating Griselda and her father echoed what the citizens of Florence most disliked in the high-handed ways of local nobles/lords that they had rejected in the 1290s when they passed their revered Ordinances of Justice. These laws were ostensibly designed to punish local nobles and their ilk (labeled magnates) for just such high-handed behavior and mistreatment of common folk. And these Ordinances had become a symbolic keystone of Florentine republican government and its civic vision and would remain so across the Rinascimento. In fact, one of the few times that the Ordinances were questioned was when they were cancelled almost immediately after Walter of Brienne, the other Gualtieri and would-be Signore of Florence, was driven out. After he was expelled in 1343, the Ordinances were momentarily cancelled by a short lived aristocratic government and then almost immediately reinstated by the popular government that replaced both Gualtieri and that unpopular aristocratic moment, as a strong reminder that the city would not allow signori of any type to mistreat Florentines. And although Gualtieri did not himself revoke the Ordinances, the black legends that grew up around his rule often made him responsible for their momentary elimination and an attack on popular republic government.18 All that this implies is underlined by the famous marriage scene that follows, for Gualtieri, with his demands met, takes Griselda by the hand and leads her from her home. There in front of the whole group of his elegantly dressed subjects to their surprise and dismay he ordered her stripped naked.19 He then had her re-dressed with the aristocratic clothing and the rich accoutrements that made up a noble’s wardrobe and only then consented to marry her. As often noted, this dramatic scene in its undressing and re-dressing of his bride essentially symbolized and perhaps contributed to the rebirth that Gualtieri believed he was engineering, transforming Griselda from a humble peasant to a noble wife, using clothing as both a symbol and a tool. And indeed, the tale goes on to point out how quickly and successfully she impressed the gathering, appearing to take up easily the manner and bearing of a princess in her new noble clothing. That impression was confirmed in the days following, when, as Gualtieri’s wife, she displayed to all impressive manners and wifely virtues. In sum, once redressed she was capable of being transformed from a humble peasant to a noble princess—the very stuff of fairy tales and popular fantasy. But it is also the very stuff of Florentine beliefs at the time—the elite of the city had shifted from old noble families to a newer merchant/banker group who dominated Florence both economically and socially. Thus, a humble peasant who gained the opportunity and the dress to move at the highest social levels was an attractive conceit, demonstrating that anyone with virtù could behave as well as the old nobility. From that perspective Griselda had that delicious quality of fulfilling contemporary fantasies, even if many rich Florentines would havebeen comforted perhaps by the fact that such a leap for someone of her status was highly unlikely. Yet there is a way in which the dramatic stripping of Griselda—a theme that would have great popularity in the future in literature and art—has masked a deeper honor dynamic involved in this troubling marriage. In fact, the tale’s Florentine audience would have been aware from the first that marriages were virtually always moments when issues of honor were central. That was why fathers usually played such a significant role in such affairs: they had, in theory at least, the mature judgment to evaluate the complex calculus of family honor involved in a marriage alliance between two families without letting youthful emotions interfere. Unfortunately, from this perspective the young, selfish, self-centered Gualtieri fell far short of this ideal, as the tale made abundantly clear. Nonetheless, Gualtieri was aware of the honor dimensions of his marriage and was anxious to resolve them in his own high-handed way. Anticipating the resistance of his subjects to his marriage of a peasant and its implications for the honor of all involved—a marriage that he saw as serving his interests and not theirs—from the first he insisted that they accept his choice and “honor” it and him as their ruler. And, of course, as long as his misguided honor was a driving force replacing love in his approach to marrying Griselda, it crippled the relationship and his ability to be a good husband and suggested a similar situation vis-à-vis his subjects as a ruler where love for his subjects was also lacking. Crucially in this way of seeing things, his behavior evoked strong echoes of other husbands and princes in the tales of the Decameron whose lives were destroyed by their misguided sense of honor. In turn, such behavior echoed Florentine fears about the dangers of a central/northern Italian world where it appeared—in many ways correctly—that the days of republics like theirs were a thing of the past. They were being rapidly replaced by the one-man rule of signori who claimed to be princes, but more often than not seemed to Florentines to be self-serving tyrants like Gualtieri, more concerned with their misguided honor and selfish pleasures than just rule. Yet in the short term things seemed to be looking up for Gualtieri’s honor and his marriage. Not only did Griselda win over his subjects, she soon became pregnant and produced a daughter. But not long after the happy birth, the f laws in his personality and his treatment of his wife began to reveal a deeper, darker truth. Almost as if he feared to succumb to the success of his marriage, he decided to test his wife to assure himself that she was ready to honor all his lordly wishes, no matter how cruel and tyrannical they might be. Significantly, however, he defended these tests to Griselda as a concern for his honor, complaining that his subjects were murmuring about her lowly peasant origins and the similar baseness of her daughter. In fact, his claim was presented as false by Dioneo. Gualtieri’s honor was never questioned by his subjects in this context; actually, they are portrayed as quite happy with his bride, even as they were surprised by her success as a lady. Griselda, however, accepted his false claims, and, as a result, unhappily understood the worries about his honor thatwere supposedly tormenting Gualtieri. Thus, she replied obediently as a subject to such a lord must: “My lord (Signor mio), do with me what you will as whatever is best for your honor or contentment I will accept . . .”20 (1239). Once again one wonders how this would have played for Florentine republican readers, who saw in such one-man rule and unjust claims of honor the essence of tyranny—the greatest danger to their own republican values and way of life. And in the context of an unloving, unhappy marriage, we are faced with a man and a relationship definitely gone wrong and a poor wife whose suffering Florentines could feel.21 Things quickly go from bad to worse. Evermore the tyrant, Gualtieri deceitfully uses his honor to excuse his most outrageous demands on his wife/subject. First, he has a servant take her daughter away. And making it clear that he is acting on the lord’s orders, the servant implies that he has been instructed to kill the child. With great sadness Griselda hands over her baby. Although Gualtieri is impressed by her obedience and strength in the face of his horrible demand, nonetheless he allows her and his subjects to believe that the child has been killed, while he secretly sends it off to relatives in Bologna to be raised. Continuing his testing of her, when she gives birth to a male child and heir, he once more claims the child’s life, using again the excuse of fearing for his honor and his rule. Woman, because you have made this male child, I cannot find any peace with my subjects as they complain insistently that a grandson of Giannucole will after me become their Signore, so I have decided that if I do not want to be overthrown, I must do with him what I did to the other [child]. Moreover, given all this [I must sooner or later] leave you and take another wife.22 Dioneo, however, makes it clear to his listeners that once again this claim is false, noting that Gualtieri’s subjects were not complaining about the boy’s humble background or the loss of honor it implied. In fact, he points out that in the face of the apparent murder of both children, his subjects “strongly damned him and held him to be a cruel man, while having great compassion for Griselda.”23 Hardly the response of those anxious to see an unsuitable heir or wife eliminated or those enthusiastic about their exemplary prince, as Petrarch misleadingly portrayed him. Still, as her lord and their tyrant, both she and they had no option but to bow down before his cruel will, yet another lesson about the dangerous honor of lords and their potential for heavy-handed tyranny that would not have been lost on republican Florence. So, the second child joined the first in apparent death—while Griselda lived on sadly under the shadow of her husband’s warning that eventually he would end the whole problem of her humble birth besmirching his honor and threatening his rule by putting her aside  to take an honorable bride. And finally, after twelve years Gualtieri decided that his daughter had grown old enough to pass as his new bride; and it was time for the last tests of his wife. Thus, he acted onhis earlier promise, informing her that he was ready to dissolve their marriage in order to take a more suitable wife. Claiming that he had secured a dispensation from the pope to put her aside, he gathered his subjects together to make the announcement that he was sending her back to her father and her humble life as a peasant. Evidently, he was not content to continue his cruel testing of his wife in private; rather his cruel deeds had to be displayed before his subjects. The power to rule and the honor it required were at play and perhaps also a desire to warn his subjects that he was their signore as well and capable of similar deeds to defend his honor and assert his control over them. But considering what fourteenth-century Florentines would have made of this new outrage is again suggestive; for almost certainly they would have seen in this a cruel lord acting as a tyrant, mistreating his most loyal subject in a way that no right-thinking republican Florentine would ever accept—in sum Gualtieri was the model anti-prince. Gualtieri announced, then, before his troubled subjects and the abject Griselda, that he was renouncing her as his wife because in the past my ancestors were great nobles and lords of these lands, where your ancestors were always laborers (lavoratori ), I wish that you will no longer be my wife, but rather that you return to the house of Giannucole . . . and I will take another wife that I have found that pleases me and is befitting [to my status].24 In sum, his ancestors were nobles and rulers and Griselda’s were humble laborers; therefore, their marriage was unsuitable and he was literally suffering the dishonor of being a lord badly married. The term “lavoratori ” used to describe her ancestors, while it could be used as a synonym for a peasant, may well have suggested something more troubling yet. The more normal terminology for Griselda’s ancestors would have been contadini or villani,25 but by contrasting his nobility with her status as descended from lavoratori, Gualtieri once again was asserting status claims that would have ruff led Florentine feathers. For the people of Florence, who had fought so hard across the thirteenth century to drive out high-handed nobles like Gualtieri, had done so in the name of protecting the laborers of the city from just such high-handed behavior. In fact, the Ordinances of Justice labeled such behavior as typical of the nobility. And the Ordinances were celebrated as wise legislation designed to discipline and punish the nobility and protect lavoratori from their high-handed ways. Once again, the recent attempt to eliminate the Ordinances in 1342 and the threat that posed to the laborers of the city would have added weight to the negative valence of Gualtieri’s speech.26 All this cruel testing of Griselda calls up echoes of another person often associated with her and this tale, who had also suffered greatly under his lord, the biblical Job. In fact, commentators have often pointed to the parallels betweenGriselda’s patient suffering at the hands of her signore/lord/husband and Job’s suffering at the hands of his Signore/Lord/God as a reason for seeing her as an exemplary wife and loyal subject accepting her husband’s rightful dominance, just as Petrarch later recreated her.27 There is an immediate problem with this parallel, however, for Job’s Lord did not actually deal out the setbacks that deeply wounded him. He merely withdrew his protection and left the door open for Satan to attempt to destroy Job’s faith, ultimately without success. From that perspective Gualtieri seems more to parallel Satan than God. Despite that often-overlooked theological nicety, however, the God (Signore) of the Old Testament who allowed the testing of Job might seem to vaguely parallel at a higher level her lord (signore), Gualtieri’s, testing of Griselda. But tellingly in the Trinitarian view of time being preached aggressively in Florence when the Decameron was being written and as war loomed with the papacy, that Old Testament God and His troubling relationship with humanity following the original sin of Adam and Eve—often portrayed as dishonoring that Signore —was seen by many as no longer the order of the day. Christ’s love and his sacrificing of his honor to die as a common criminal to save humanity was seen as inaugurating a new order and dispensation, a view especially stressed by a powerful group of local preachers at the time. And the Godliness of that new age, Boccaccio’s present, was totally alien to Gualtieri and totally alien to his relationship with his wife and his subjects—for crucially, he explicitly rejected love in favor of jealously protecting his honor, much like the vengeful Lord of the Old Testament and nothing like the God of Love of the New. In a work that over and over again stresses the importance of love, love in marriage and in the best relationships between men and women, Gualtieri becomes the cruel husband, the anti-prince, the tyrant par excellence, and a ref lection of a relationship with the wrathful God of the Old Testament that no longer obtained. And, of course, this last tale of the Decameron is told by Dioneo—literally “Dio Neo,” the “new god” of love—who makes it clear that he finds Gualtieri unsuitable as a husband, ruler, and most certainly as any kind of a lover. But this was merely the prelude to his last cruel testing of poor Griselda. For Gualtieri then demanded that she return to prepare and oversee his wedding to his new bride. Once again Griselda accepted this command. But significantly Dioneo insists on making a critical clarification: Griselda accepted his cruel command not as a patient ex-wife or as a loyal subject, but out of love for Gualtieri. He explains that she accepted only because “she had not been able to put aside the love she felt for him.”28 Thus she returned to the palace as a servant, to prepare the new wedding for her beloved. Dioneo relates a number of humiliating moments in the preparations and underlines once again their injustice by noting the deeply troubled reactions of Gualtieri’s subjects to her abuse and their repeated calls for a more just treatment of her. The humiliation comes to a head when Gualtieri has his new bride brought to his palace for the wedding. Presenting her to Griselda, he cruellytwists the knife of her humiliation in public again, asking her opinion of his new lady. She answered, My lord . . . she seems to me very good and if she is as intelligent as she is beautiful, as I believe, I am certain that you ought to live with her as the most content signore in the world. But still I would pray that those wounds that you gave before to the earlier one [wife], you spare this one; because I doubt that she could resist them, for she has been raised with great gentleness, whereas the other was used to hardships from her childhood.29 Yes, Griselda has suffered and finally even she has complained. Subtly, and without ever referring to herself by name, she has pointed out finally the unjust nature of his rule over her and by implication over his subjects. It would be satisfying to claim that Griselda’s final faint demonstration of defiance caused Gualtieri to change his ways, but Dioneo has already informed us that Gualtieri was ready to act even before she spoke. Thus ignoring her comments, he declares: Griselda it is time that you finally hear the fruit of your long patience and that those who have held me to be cruel and unjust and bestial learn that it was all according to plan, wishing to teach you how to be a wife and teach others how to pick and keep a wife and [finally] to guarantee my peace as long as we would live together.30 In the end, then, even Gualtieri admits that his lordly ways have been cruel, unjust, and bestial, but he justifies them by claiming that he has taught Griselda how to be a good wife. And many commentators, following Petrarch, have taken this claim at face value, arguing that Gualtieri is the demanding but just hero of the tale and Griselda the ideal wife fashioned by his treatment of her. Yet, in fact, as the story makes clear over and over again, his cruelty did not teach her anything. She came to him, as she has just pointed out, already accustomed to suffering and accepting the hardships that life brought her as a peasant. She was born into hardship and suffering and she adapted quickly to her lord and his mistreatment because of her own inherent peasant ability to suffer and lack of a sense of honor. Indeed, one would be hard put to find a place where the tale or Dioneo suggest that she learned anything from Gualtieri. And while the fourteenth-century Florentine readers of this tale were more usually urban dwellers than peasants and thus theoretically not as inured to hardship and suffering, they were proudly not nobles either, and it is hard to imagine them accepting from local nobles the treatment that Gualtieri dished out. Moreover, it is hard to imagine that they would have felt sympathy for Gualtieri’s defense of his cruel ways, as they too would have been unlikely to feel any need for such lessons from nobles or signori to learn the patience necessary to survive as subjects (as they had recently demonstrated throwing out their own Gualtieri) or for that matter even to survive as wives.Actually, it might seem strange that finally after retaking Griselda as his wife and explaining his whole plan to his subjects and her, the couple are portrayed by Dioneo as living happily ever after. But providing an explanation for that improbable happy ending is a startling and significant admission by Gualtieri: for, as unlikely as it might seem, all his cruel tests have led him finally to a crucial transformation— the decisive often overlooked climax of the tale. He has finally discovered the emotion of love and has fallen in love with his victim, Griselda. He confesses at the last: “I am your husband who loves you more than anything and believe me when I say that there is no man more content than I in his wife.”31 Crucially with that admission, and Griselda’s ongoing love that survived his every cruelty, no longer is their marriage simply an unhappy mismatch with a wife subject to her lord/husband defending his misguided honor and selfish noble pleasures. Rather, now it is exactly the kind of marriage that the Decameron advocates over and over again. With love as its emotional base, the happy ending that the story, and the Decameron itself, requires is possible and Gualtieri, his wife, and perhaps even his subjects can live happily ever after—not a divine comedy perhaps but a human one.32 For in the end Griselda survived a cruel lord, and with her willingness to suffer and peasant patience, she, not he, for a moment at least became the true teacher, teaching a tyrant who rejected love to love and to become a true prince—in this she was perhaps more Christ-like than Job-like. Let me suggest that by contemporary Florentine standards or those of the imagined and real women listeners of Dioneo’s tale, Gualtieri’s mistreatment of his wife was anything but a model of an ideal marriage until everything changed with love at its conclusion, despite Petrarch’s claim to the contrary. In the end, then, she was a victim, but in ways that many critics have had trouble seeing. First, of course, at the hands of her cruel lord/husband. But also at the hands of the would-be aristocrat and anti-republican Petrarch. For despite his claims about what he saw as an ideal of marriage, he also retold her tale in Latin to celebrate the honor of the often cruel signori—tyrants and lords—that he cultivated for patronage and support far from the republican Florence that claimed him at times with difficulty as an honored son. Still, in the end she and love won out, a fitting conclusion to the new god of love, Dioneo, and his tale, as well as to Boccaccio’s Decameron.Notes 1 I have used for this tale and all citations from the Decameron the classic edition edited by Vittorio Branca: Boccaccio, Decameron. In this reading that looks more closely at the Marquis of Saluzzo, I am following the path breaking lead of Barolini in her article “The Marquis of Saluzzo.” But I emphasize more a Florentine perspective on the tale than Barolini and am less inclined to follow her strategy of using game theory to explain what she labels as the Marquis’ beffa. I discovered after I wrote an early draft of this essay Barsella’s excellent article “Tyranny and Obedience.” My account stresses more the marital as well as the political side of the tale and looks more closely at the Florentine political and social world of the day, while she offers a more complete analysis of the ancient and medieval theoretical literature on tyranny; but we both agree that the tale is more about Gualtieri as a tyrant than about Griselda as a model wife.2 Decameron, 1233. “Beastly” often seems to serve as code word or signal that the male so labelled has sexual appetites that are “unnatural” by Boccaccio’s standards and hence like those of a beast. If beastly is being used in that sense here, it would add another dimension to the Marquis’ rejection of marriage and the love of women, one that Boccaccio regularly paints in a negative light. Barolini provides an interesting discussion of the term drawing similar conclusions but emphasizes its echoes of Dante’s usage of the term, along with its classical and Aristotelian dimension—a perspective that would undoubtedly have had its weight for learned readers and listeners, but perhaps less for a broader audience at the time. Barolini, “Marquis of Saluzzo,” 25–26. 3 Ibid., 1233; italics mine. 4 Ibid., 1234. 5 The three are described as the young sons of a noble knight named Tebaldo from either the Lamberti or the Agolanti families—both Ghibelline families exiled from Florence in the late Middle Ages and thus suspect already in fourteenth-century Florence with its strong Guelf tradition. 6 Although it should be noted that the prospects of profits from loaning money to the English had become less appetizing after the recent failure of Florentine banks in 1342, in part caused by the King of England’s reneging on his debts to them. Actually, recent scholarship has argued that local bad loans in Tuscany and debts built up in the ongoing wars in the region were more responsible for the bank failures, but contemporary accounts tended to place a heavy emphasis on the King of England’s actions—perhaps as a way to divert attention from the more local issues involved. Barsella notes also this connection in “Tyranny and Obedience,” 74–75. 7 Ruggiero, Machiavelli, 163–211. This vision of virtù and its development across the Rinascimento in Italy is one of the central themes of my effort to reinterpret the period in my book The Renaissance in Italy. From this perspective, Boccaccio’s Decameron with its stress on virtù is a work that fits more in the world of fourteenth-century Italy than as a work of medieval literature as it is often characterized. Of course, many of his tales have medieval sources and echoes, but significantly they are rewritten with a very different set of values more characteristic of fourteenth-century Florence and the city-states of central and northern Italy. 8 Walter (Gualtieri) of Brienne actually makes an appearance in the Decameron in his own right as one of the nine “lovers” of the Sultan of Babylon’s daughter, and a quite bloody “lover” at that (II, 7). Boccaccio also wrote a quite uncomplimentary account of his life in his De Casibus Virorum Illustrium, Lib. IX, cap. 24. 9 Decameron, 1234. Dioneo, however, does follow this comment with what appears to be a compliment for this lack of desire to marry, “for which he was to be seen as very wise” (1234). Yet what follows undercuts the force of this apparently very traditional negative vision of marriage. And throughout the Decameron Boccaccio seems to provide an unusual number of tales that see well-matched marriages as positive and at least potentially happy. 10 For this see the discussion in Ruggiero, Machiavelli, 24–6, 172–73 and Giannetti, Lelia’s Kiss, 18, 131–34. 11 While the character Gualtieri had the same name as the recent Florentine would-be tyrant, this is not to argue that he was the only tyrant being referred to in the tale. In actuality Florence was surrounded by dangerous and aggressive tyrants who were capable of instilling fear in the city even if they were not named Gualtieri. As often noted, the fourteenth century, following in the footsteps of the thirteenth, was a period where republics were losing out to tyrants everywhere and Florence found themselves surrounded by aggressive signori on virtually all sides. 12 This lack of love also played a significant role in his lack of a positive relationship with his subjects, once again the micro-level of life, in this case marriage, reflecting the macro-level of life, in this case Gualtieri’s rule. Both lacked love and that stood literally at the heart of his negative consensus reality for his subjects and for the Florentine readers of his tale. 13 Clearly with the repetition of “insisting” and Gualtieri’s will, the tale is playing on will as a dangerous source of sin when misplaced as it is in this case. Of course, will from a1415 16 17 181920 2133theological perspective is the basis of all sin, which in the end is merely willing to turn away from the good and ultimately God. In this case Gualtieri might be seen as willfully turning away from love, the good and God much like Satan turned away from love, the good and God in the greatest rejection of all. At this moment in the tale with his willing misdeed, it might be argued Gualtieri confirms his fallen state. Barolini suggests that in these demands Gualtieri, unhappy with his subjects’ calls for his marriage, is setting up a beffa at their expense—a very typical form of Florentine joke that in this case punishes them for forcing him to marry against his will—and the key to the beffa is forcing them in turn to accept the peasant wife that he will pick unbeknownst to them. Although there is a logic to this perspective, it seems more likely that contemporaries would have assumed the driving force in his decision to take a peasant as a wife was his belief that she would have to be totally subservient to him, something that Barolini stresses as well. Decameron, 1235. Although the text is clear that Gualtieri entered the house alone, the discussion between Gualtieri, the father, and Griselda requires that she had entered as well. Perhaps it is significant that she is so humble that her entering the house with Gualtieri does not require mention. Ibid., 1237. The Ordinances of Justice were first passed in Florence on January 18, 1293 and while their meaning at the time has been much debated, they became with time a kind of civic monument to the ideal of Florence as a republic ruled by the popolo without the interference of the traditional Tuscan rural nobility, labeled magnates, who had once dominated the city. For the debate and the more complex reality of the Ordinances and the magnates themselves see my Renaissance, 77–82 and 94–97 and the overview of Najemy in A History of Florence, 81–89, 92–95, 135–38, and for a more detailed study see Lansing, The Florentine Magnates. Suggestively, Petrarch in his rather different retelling of the tale, softens this act of prepotency and male power that once again here strongly underlines Gualtieri’s cruelty and lack of required manners. He adds the telling detail that Gualtieri had Griselda surrounded by women of honor before she was stripped. Here we see how the tale could be changed to make it a hymn to a wise and careful husband anxious to arrange the right kind of marriage that would assure a matrimony that functioned as it should with the husband in command and the woman subservient and obedient. But Dioneo’s careful scripting of Gualtieri’s boorish and self-centered behavior in line with his high-handed ways that evoke the psychological violence of the old nobility, strongly suggest a very different vision of Gualtieri and his marriage—a negative vision in line with many of the tales about the injustices of arranged marriages in the Decameron. Decameron, 1239. One might note here that although Griselda is clearly a victim, she is hardly a heroine as often claimed by critics. There are in fact any number of actual female heroines in the Decameron whose tales were constructed to show their virtù and ability to control their own lives and virtually always their goal of winning a meaningful love in life and often in marriage. Perhaps the best example of this, and a virtual anti-Griselda tale, that gives the lie to Petrarch’s and later critics’ vision of Griselda as a model wife is the tale of Gilette of Narbonne (III, 9), who empowered by love cures the king of France and overcoming a series of seemingly impossible trials (typical of medieval lover’s tales and more normally male knights) in the end thanks to her virtù wins the love of the man she loves, her husband, Bertrand of Roussillon. In this tale he is also portrayed as a cruel lord, but Gilette is anything but passive and takes her life in her own hands to win out in the end—a model of what a woman can accomplish with real virtù in the name of love. It is suggestive also that Gilette is an upper-class non-noble from an urban setting not unlike the Florentine readers of the Decameron and much more easily accepted as active and aggressive than the humble peasant Griselda. Similar virtù overcoming a husband both cruel and foolish is presented also in tale (II, 9) where a Genoese woman, who takes the name Sigurano da Finale, passes as a male and flourishes in a series of adventures thanks to her virtù and in the end recovers the love of the husband she loves despite his murderous misdeeds.3422 23 24 2526 2728 29 30 31 32Guido RuggieroDecameron, 1241. Ibid. Ibid., 1242–43. In fact, this is the only use of the term in the tale, usually she and her father are referred to as poor and it is noted that he is a swineherd not a laborer. The title of the tale refers to her as “una figliuola d’un villano” and later when referring to her unexpected virtù, her dress and by inference her status is referred to as “villesco”: “l’alta vertù di costei nascosa sotto i poveri panni e sotto l’abito villesco.” For this see Brucker, Florentine Politics, 114; Najemy, Florence, 135–37. On the Ordinances see note 18 above. Branca actually points out the textual parallels noting that in the story of Job I:20 he states “Nudus egressus sum . . . nudus revertar” in reference to Griselda’s “ignuda m’aveste . . . Io me n’andrò ignuda . . .” (1243). In the New Oxford Annotated Bible, the famous lament of Job is rendered “Naked I came from my mother’s womb, and naked I shall return; the Lord gave, and the Lord has taken away; blessed be the name of the Lord” (Job I:20 [614]). Decameron, 1244–45. Ibid., 1246. Ibid., 1247. Ibid. Critics have from time to time referred to the Decameron as “The Human Comedy” playing on an apparent contrast with Dante’s Divine Comedy, but I would suggest that Boccaccio’s comedy was more divine than it might at first seem and Dante’s more human.Bibliography Barolini, Teodolinda. “The Marquis of Saluzzo, or the Griselda Story Before It Was Hijacked: Calculating Matrimonial Odds in the Decameron 10:10.” Mediaevalia 34 (2013): 23–55. Barsella, Susanna. “Tyranny and Obedience: A Political Reading of the Tale of Gualtieri (Dec., X, 10).” Italianistica XLII, no. 2 (2013): 68–77. Boccaccio, Giovanni. Decameron. Edited by Vittorio Branca. Turin: Einaudi, 1992. Brucker, Gene. Florentine Politics and Society 1343–1378. Princeton, NJ: Princeton University Press, 1962. Giannetti, Laura. Lelia’s Kiss: Imagining Gender, Sex, and Marriage in Italian Renaissance Comedy. Toronto: University of Toronto Press, 2009. Lansing, Carol. The Florentine Magnates: Lineage and Faction in a Medieval Commune. Princeton, NJ: Princeton University Press, 1991. Najemy, John. A History of Florence, 1200–1575. Oxford: Blackwell, 2006. Ruggiero, Guido. Machiavelli in Love: Sex, Self, and Society in the Italian Renaissance. Baltimore, MD: Johns Hopkins University Press, 2007. ———. The Renaissance in Italy: A Social and Cultural History of the Rinascimento. New York: Cambridge University Press, 2015.3 SEXUAL VIOLENCE IN THE SIENESE STATE BEFORE AND AFTER THE FALL OF THE REPUBLIC Elena BrizioSexual violence in Renaissance and early modern Siena was widespread, barely manageable, and apparently accepted, though not always legitimized, especially when it applied to particular social classes. Both the nobility and the clergy considered it their “right” to engage in behavior that underscored their social superiority.1 This included not only the use of weapons, but also brawls, thievery, private vendettas, and sexual violence. Such behavior did not, however, pertain only to them: commoners also forcefully imposed their brutality, sexuality, and violence on less powerful victims who happened to be in the wrong place at the wrong time, or whose only fault was their vulnerability. But not all victims, whether male or female, endured violence passively. For everyone whose voice was not heard, there were many others who, in spite of their age or sex, protested the violence they had endured and described it in detail. Unlike other Italian cities, medieval Siena did not have a single government office charged with the social control of the population and the suppression of behavior deemed to be unacceptable.2 This changed in 1460 when the government established the office of the Otto di custodia (Eight in charge of Protection) to oversee behavior and public health.3 After several changes to its name and tasks, the office was abolished in 1541 by the Spanish protectorate, and then reestablished in 1554 as the Ufficiali sopra la pace (Officers in charge of the Peace) in order to settle citizen disputes and prosecute both blasphemy and violence. Yet this incarnation was also short-lived, and the office was abolished at the fall of the Republic in 1555.4 The administration of justice was entrusted first to the Captain of the People (Capitano del popolo), and then to the Captain of Justice (Capitano di giustizia), before being abolished in 1481. Some of its tasks were entrusted to the Rota court in 1503, but in the event the 1481 suppression was not definitive, and the Captain of Justice seems to have recovered some functions in the first half ofthe sixteenth century. The office of the Captain of Justice was formally revived when Duke Cosimo I de’ Medici issued an edict on the “Reformation of the Government of the City and State of Siena.” in 1561, and it acquired criminal jurisdiction over the city and the podesterie (the administrative structures into which the countryside was organized).5 The Captain of Justice also gained those tasks previously entrusted to the Criminal Judge (Giudice dei malefizi ),6 and functioned under the supervision of the Governor (Governatore).7 The Governor was now the top official in the new administration. He enjoyed “broad political and administrative functions, supervised the public order, issued regulatory actions and had the control of all sentences of tribunals.”8 All other magistrates lost their jurisdiction over criminal lawsuits.9 These frequent changes to judicial offices in Siena help us understand why documentation on crime is scattered throughout many different archival collections and series. It is also incomplete, because much material has been lost. As a result, it is not possible to analyze the Sienese records in as thorough a social or statistical way as it has been done for Florence.10 The preliminary analysis presented in this essay—which uses Sienese documents for the years just before and after the fall of the Republic (1555)—will serve to illustrate at least some cases of violence at a time in Sienese history that, from the perspective of the history of crime, still awaits detailed analysis. A preliminary analysis reveals just the tip of the iceberg. One of the questions that arises from a first glance at the documentation is why so much of the surviving documentation refers to violence in the countryside and not in the city. Perhaps extra-judicial agreements between the parties, reached in order to avoid denunciation, were more common or widespread in the city. Or, perhaps, much of the documentation for urban violence has not survived to the present day. In Siena, and especially in the Sienese countryside already devastated by war, famine, and other problems, Medicean legislation over criminal activities took a long time to be applied and become the norm. One of the reasons for this was that the countryside suffered from a very slow reconstruction process. It took not only time, but a lot of effort, to erode and limit local authorities and personal powers that, for decades after the fall of the republic, continued to impose a social code that penalized those on the lower levels of the social scale.What the law said The rubric on sexual violence in the last republican Sienese statute (1545) followed medieval precedent and listed only adultery, rape, and abduction, in that order, as crimes of violence.11 Sexual intercourse with a married woman of whatever social rank or with an unmarried virgin was punishable by the imposition of a financial penalty; abduction for the purpose of sexual violence, on the other hand, was punishable by death. The definition of sexual violence required that the abductor (raptor) marry the victim, if the father or the senior male members of her family deemed it appropriate, or alternatively that he provide her withSexual violence in the Sienese state 37a dowry. If sexual violence was perpetrated against someone’s wife or daughter, it damaged the honor of the husband and the family, so the culprit had to, somehow, adequately restore that damaged honor.12 Sexual violence by men on men, described in the statute as “a dreadful kind of violence that is used against nature on men,” demanded that the rapist be jailed and pay a fine, but if the rapist was over forty years old, he was to be burned at the stake.13 The regulation in the Duchy of Florence was similar: in 1542 Duke Cosimo I revised the law against “the nefarious, detestable, and abominable vice of sodomy” and not only increased the fines but also imposed physical punishments and even the death penalty on repeat offenders.14 Once Siena had been ceded by King Philip II of Spain to the Medici in 1557 and incorporated into the duchy of Tuscany, the 1558 revision of the Florentine law on sexual violence also applied to the city. This revised law removed the fines and imposed only physical punishments for “those who will use force and violence to women and men to satisfy their sexual desire.”15 If the violence did not lead to an effusion of blood, the culprit was to be sent to the galleys for a certain number of years to serve as a chained rower; if, on the other hand, there had been an effusion of blood the culprit was to be executed. The only exception allowed, and this only for Florentine and Sienese citizens, was commuting the sentence to the galleys into a jail term, but this only at the discretion of Duke Cosimo I. Such discretion generally depended on the social rank, personal reputation, and family honor of the culprit.The rape of women and young girls The new law was tested almost immediately. “Since this case was of such manifest enormity, and the first since the publication of Your Excellency’s last pronouncement against violence on men and women”:16 so begins a letter by Orazio Camaiani (or Camaini),17 a diligent official and Captain of Justice in the “New State” (Stato Nuovo) of Siena, to Duke Cosimo I de’ Medici in the winter of 1559. Camaiani went on to relate a case of attempted sexual violence against “a poor widow of Belforte” who, on resisting her attacker, was hit by him so hard that she bled.18 Camaiani’s information came not from first-hand observation, but from letters he had received from the vicar of Belforte (fol. 13r), a small mountain-top hamlet about 45 km west of Siena. It included all the necessary negative requirements—night, loneliness, violence. The “poor widow,” who is never named in the letter,19 had been assaulted during the night in her own home by two men who entered on purpose in order to rape her; she resisted the attack, screamed loudly, and was wounded in the head and face. Her attackers ran away without succeeding in their intent. The widow did, however, recognize one of her attackers, “a certain Terenzio Usinini, Sienese” (fol. 13r) and reported him. The Captain of Justice thus knew for whom to look. The information was sent to Duke Cosimo I, but what has survived is scattered and incomplete. It does, however, point to the many cases of violence in a territory that was still sufferingfrom the aftermath of the raids and devastations brought about by the recent Florentine conquest of Siena (1552–59) and the republic’s difficult process of submission to its new Florentine lord. We know very little about Terenzio Usinini. There is no record of his having been baptized in Siena,20 so we can assume that he was born and baptized in the countryside. He also does not appear among the very few Usinini who held secondary appointments in Sienese offices.21 His family pedigree or that fact that the family belonged to one of the major political groups in Siena, the Monte of the Riformatori, were of no help to him—in referring to Terenzio, the Captain of Justice noted that “a worst name against a person cannot be heard in the entire town.”22 In fact, Terenzio did not have a good reputation—after hearing that he had been accused of attempted rape, other women in town went to the Captain of Justice to report that he had raped them, too, or had attempted to do so. Terenzio managed to escape arrest on this occasion, but his accomplice, a priest, was not as fortunate—he was captured thanks to a peasant who tricked him with the help of a woman who was priest’s former lover. The incomplete records do not tell us what happened to either Terenzio or the priest. We can, however, determine that Terenzio seems to have been a violent highborn individual who behaved as if he were above the law and thought he could force his sexual desires upon subordinate women. This may, in fact, be to a certain extent true because Terenzio seems to have managed somehow to escape justice. While highborn locals might have been able to get away with sexual violence and escape justice, the sexual misbehavior of state officials, who were to uphold the legal system, was more problematic, especially when such officials used their power to abuse women and girls. Already in 1378, Pietro Averani from Asti, a district judge was dismissed because he had used the power of his office (sub pretextu offitii ) to rape a young virgin girl living in Siena.23 In a case from 1554, a community in the countryside asked the government in Siena to “immediately” send another commissioner to replace the current one whose violence against some local women was such that it was about to cause serious disorders. One “young, respectable, and good” local woman even went to Siena herself and, in tears, described to the magistrates how the said commissioner had come into her house at night on the excuse of seeing how the soldiers had been billeted and had started to lay his hands on her, at which point she had begun to scream and he stopped.24 Though problematic, the sexual misbehavior of this representative of the legal system seems to have elicited little more than a request for removal from the post or relocation, and no actual physical punishment meted out on the guilty party. We do not know whether this was the limit of what plaintiffs could expect. In a different case, blasphemy was added to the charge of attempted violence. This rendered the accusation much more dangerous because blasphemy was considered an “open crime,” that is, clear and public. Angela reported that Bastiano, the servant of the Bargello (that is, of the chief of police), “on many occasions requested her honor from her.”25 After beating her several times because sherefused, he entered her house while her husband was away and tried to rape her, at which point she started screaming. After threatening her, “he pointed the dagger at her throat saying ‘whore of God, if you scream I will slaughter you,’” but she continued to scream and so he left. The examples given so far point to a somewhat spontaneous, even impulsive attempt on the part of the men to engage in sex with an unwilling woman. There are also cases of carefully planned attempts. Agnoletto the Corsican, for example, not knowing how other to seduce a young woman, did so by impersonating a priest; “because he did not know how else to rape a young girl, he took the clothes the archpriest wore during Lent and, dressed like him, started confessing her in church.” This particular record continues by pointing out that Agnoletto “raped many women and did other impudent things.”26 We have further examples of premeditated rape. A notary reports that Pompeo di Giovanni from Monticello, a 45-year-old man, married and with two daughters, had engaged in “robberies, rapes and, in general, all other sorts of abuses done and committed” including “raping, together with other men, Iacoma the daughter of Filippo, his relative,” and of “having prided himself for having entered through the roof into Antonia di Censio’s house only to have sex with her and perhaps he did so, and because there was no point in screaming she, for the sake of her honor, kept quiet about it.” The notary continues his report with the comment that he “will remain silent on what Pompeo did to certain poor young women who were walking by” and then concludes by recording that Pompeo was eventually found guilty of a long list of robberies and sentenced to the gallows.27 After the Council of Trent (1545–63), a new detail enters into notarial descriptions of sexual violence: some defendants now tried to justify themselves by explaining that they had been tempted by the devil. In 1571, Sandro was accused of raping five-year-old Santina in a wheat field and causing her to bleed from her vagina.28 In his defense, Sandro told the Captain of Justice that when he went in the field to “shout at some children doing some damage,” Santina and Elisabetta came by. Sandro was then tempted by the devil to sit down and grab the said Santina and put her on his lap, and having pulled out his tail [i.e. penis] through the opening of his trousers, he inserted the second finger of his right hand into Santina’s nature [i.e., vagina] and, having seen that it could enter easily, took out his finger and started pointing his tail towards her nature and, in so doing, he could have hurt her and she shouted one or two times. Hearing the little girl scream, her uncle Domenico rushed to help her and found her crying and “totally wrecked and bloody.” He hit Sandro with a bow he had in his hands and moved him away from the girl. Sandro later confessed that since he could not put his member inside Santina’s nature, he was about to finish [i.e. ejaculate] between her thighs or in some other way as best hecould because the devil grabbed him by the hair and he [Sandro] could not stop himself, but the said Domenico stopped him. Sandro’s deposition claims that when he was raping the girl he was not his own self, but was under the control of the devil to the point that he was not physically able to do otherwise until an external force, Domenico, interrupted him and stopped the devil’s control. Referring directly to the 1558 law mentioned above, the Captain of Justice pointed out that, in cases of violence with effusion of blood, the accused must incur the death penalty. Perhaps to elicit a more merciful sentence, the Captain of Justice described Sandro as “a young man between 25 and 30 years old, a bachelor, and more a fool than a scoundrel.” The plea was successful—Sandro was spared his life and received the lighter sentence of “two or three years in the galleys.”A matter of honor, but whose honor? In a letter of March 1524 to the government in Siena, Bartolomeo di Camillo, at that time podestà (chief magistrate) of Sarteano, reported a disturbing case of rape: A certain local man, Agnolo di Ipolito, entered into the house of a certain Giovanni Baptista Tucci, a citizen of Siena, and found a daughter whose name is Iuditta, who is around fourteen-years-old and not yet married, and violently took her and because she did not consent, he started hitting her and eventually he raped her by force so that he broke her nature. 29 Podestà Petrucci then went on to say that: It seemed to me that, since I am in this town, for the honor of your Excellencies first and for my own honor secondly, I had to bring this shameful case to your attention so that it will not go unpunished. Petrucci explained how he sent soldiers to Agnolo’s house to arrest him, but the accused was defended by one of his brothers and other relatives, as well as by the town’s priors. Because the victim’s father, Giovanni Baptista Tucci, was a Sienese citizen, Sienese statutes applied and overrode Sarteano’s local customs and statute (capitoli ). Petrucci thus assumed that he had the authority, as podestà of Sarteano, to deal with the case, so “In a friendly way, I let the Priori know that I did not want to bypass their local customs, but I wanted [to uphold] my honor.” The situation quickly deteriorated and one of Agnolo’s relatives fired “two rif le shots together with offensive words” against the podestà. Another relative, Petrucci reports, “told me, answering back, that if I would have gone to his house, he would have punched not only me, but Christ himself.”Two days later, Petrucci reported that news of the rape had reached one of the subordinate judges in his podestarial team, and that this judge, together with some soldiers, went once again at Agnolo’s house to arrest him. Agnolo’s uncle, Ser Giovanni di Gabriello, threatened them, saying that if the judge tried to get in, he would throw bricks or stones at him. In his report to Siena, Petrucci underlines the fact that “Your Excellencies know that these actions are done against you, that in this place I am your delegate, and that in order to preserve your honor I am ready to give my life.” Two days after this, Cardinal Giovanni Piccolomini, archbishop of Siena, wrote from Rome to the Sienese Concistoro (the lords and main officers) in support of Ser Giovanni; perhaps as a way to show that Ser Giovanni enjoyed important connections and patronage, or perhaps as an attempt to limit more severe outcomes. “Because they had some other enmities [in town]” cardinal Piccolomini informed the Concistoro, Ser Giovanni di Gabriello and his relatives did not recognize, in the darkness of the night, the podestà ’s soldiers and so they defended themselves. He added that Ser Giovanni “in a good-natured and simple way used some inappropriate words” without realizing that he was speaking to the podestà and his soldiers. Cardinal Piccolomini continued that he was certain that the lords of Siena would recognize “the good faith of this country town and in particular of the family and household of said Ser Giovanni who have always been good servants of our city” and suggested that the lords “might show all possible leniency.” A month later, podestà Petrucci happily wrote: Magnificent, excellent and powerful lords [. . .] in order to carry out what your Excellencies have ordered [. . .] I sent for Giovan Baptista Tucci, his wife, and his daughter on the matter of what Agnolo di Ipolito had done, and about the marriage that has to be contracted between them.30 Clearly, the legal solution reached in this case of rape was for the rapist to marry his victim. The records do not indicate what Iuditta, the victim, might have thought of such a solution, or even what she felt about the entire case. There is no trace of her in the reports or the letters. What is ever-present, instead, is the matter of honor—the honor of Siena, of its magistrates, and their delegate, of the town of Sarteano and its priors and local statutes; of Agnolo’s family; of Tucci’s family; and of Iuditta’s own self, which would now be restored through marriage with her assailant. In all of this, the discourse is male while the female voice of Iuditta is completely absent.The rape of young boys Rocco from Campiglia confessed under torture that, while he was at home eating, a certain Curtio, a little boy around eight years old, entered his house and asked him for something to eat; the said Rocco grabbed him and laid him over a table and, having lifted his clothes, put his tail [penis] between the boy’s butt cheeks with the intention of knowing him carnally.The boy’s screams stopped Rocco from proceeding any further in the attempted rape. Under questioning, Rocco admitted that “he did put [his penis] between the boy’s thighs but then finished the job with his hands.”31 In light of the accusation and confession, the Captain of Justice in 1571 asked not only that the usual fine for such sodomitical activities to be levied on Rocco, but also that he be given jail time on account of “the young age of the boy.” The request for jail time may point to the Captain of Justice’s understanding of the aggravating factor in the case (the boy’s tender age) and, perhaps, to his personal feelings about it, but the bureaucratic language of the report does not allow us to delve further into the case nor to understand more fully how Rocco himself might have justified his aggression of Curtio. It does, however, point to the risks and dangers that came with child poverty (Curtio entered the house to ask for food) and the opportunistic behavior of men in the grip of sexual impulses. The charges levelled a few years earlier in 1567 against Giovanni, a 25-yearold man from Sinalunga, “strong and well-shaped,” were many and varied.32 The records tell that that he was “in jail, indicted for having carnally known a she-ass and also for having used the nefarious sin [sic] vice of sodomy.” He was also accused of having sodomized Salvatore, a boy of “around four or five years of age and of having broken his ass [sic] sex.” Salvatore was not the only boy Giovanni had attempted to sodomize; he had done the same to “another little boy [also named Giovanni] of the same age [as Salvatore] or a little more”, but this boy managed to run away crying. Under “rather rigorous torture,” Giovanni explained that he had found a she-ass along the way, moved her off the public road and into a scrub where, he felt the need to mount her and so, approaching her from the back, he put his member into her nature, but because she did not stop moving and grazing, after having kept it there for a little while, he pulled it out and climaxed as he did so. Giovanni also confessed to having taken little Salvatore to a vineyard where, having lifted his clothes, he directed his natural member into the boy’s ass [sic] sex, but because the boy was small he could not insert it more than two fingers, and because this was hurting the little boy, the boy started to struggle and scream so Giovanni let him go and climaxed outside, and he did not notice that he had broken the boy’s sex or caused an effusion of blood. An aunt of the little boy declared, instead, that when little Salvatore came home “the blood was running down his thighs and his ass [sic] sex was chapped.” Giovanni justified himself saying that when they were in a barn he told the child “if you come here, I will fuck you” and then added that “it is not true that he wanted to sodomize him.” The records conclude that “in line with the statutesof this city, it does not look as if Giovanni is subject to capital punishment,” even though blood had been spilled, “but we could condemn him to the galleys, with the approval” of the Governor. Aside from the various crimes listed in this deposition (bestiality, sodomy, child abuse, physical violence causing bleeding), there is an interesting idiosyncrasy in the records. The notary seems to have had second thoughts about some of the words he was using and seems to have felt compelled to attenuate the language; he did so by striking out some words and substituting them with more neutral, though still very precise, terms. As a result, “ass” became “sex” and “sin” became “vice.” While the first correction suggests an attempt to use terminology that is less vulgar or vernacular in favor of a more technical term, the second suggests the presence of a moral consideration whereby the Christian concept of “sin” is replaced by the more secular concept of “vice.” All the previous cases deal with sexual violence in the countryside or smaller towns in the region. The only case of sexual violence I have found in the city of Siena itself involved a young apprentice working in a slaughterhouse in the district of Fontebranda.33 Ascanio accused the butcher Lando, an associate of his employer Orlando, of having sodomized him in the slaughterhouse and having beaten him for resisting. Ascanio explained that it happened “in the workshop when we were going to stretch the tallow in the workshop dais” (fol. 169v). When Ascanio turned down Lando’s sexual request, Lando “took me by the arms, tore the lace off my leggings and lowered them. Then he lowered my head, came into me from behind, and did his wicked things [ poltronerie] to me, and once he had done them, he punched me twice in the back.” Ascanio told the court that he informed his employer Orlando, who in turn informed the shop boys working with Lando as well as other people. Ascanio’s accusation was, however, undermined by his own admission that he had already, on several occasions, been the passive partner in same-sex intercourse with soldiers in Montalcino and with a soldier in Siena in the service of Cornelio Bentivoglio (fol. 170v). In other words, Ascanio had previously been sexually active with other men. Perhaps for this reason Lando did not suspect at first that he had been arrested for having sodomized Ascanio, but thought, instead, that he had been arrested for having beaten him (fol. 171r). Questioned on the details of what happened in the slaughterhouse, Lando reported that perhaps Ascanio had misinterpreted his joking words “what do you think, come here I want to fuck you.” This led the judge to interrogate Ascanio once again, this time with his hands tied. The youth once again declared that “Lando started beating me and wanted to force me and he bent me over and sodomized me” (fol. 172r), but this time Ascanio added that he did not resent his having been beaten. Ascanio was then questioned a third time, this time in front of Lando, who maintained his defensive line saying: “I told him jokingly ‘come here, I want to fuck you’ because he did not want to come.” Interrogated again, Lando confirmed “I ordered him to bring the tallow and to stretch it up, but I did not do anything with him nor with anyone else” (fol. 172v). Ascanio, too, continued to affirm his own version of events pointingout that this happened not only at Lando’s slaughterhouse, but once also at Fontebranda (where Ascanio refused to go along with the attempted sodomy). When Lando kept saying that the accusation was levelled at him because of the beating he had given Ascanio, the latter asked the judge call other witnesses saying, “let the shop boys come here and they will tell you what I told you” (fol. 173r). In the end, Ascanio’s situation became quite complicated as he paradoxically changed from being the accuser to being the accused. He was jailed (allegedly on charges of sodomy), but on 25 December, in celebration of the Nativity, he was pardoned and released “by decree of the lords” (fol. 173r).34 Several factors worked against Ascanio. His position as an apprentice was perhaps too weak to sustain the charges he levelled against a master butcher such as Lando, or to raise doubts about the truth of Lando’s deposition. In a situation such as this, the court seems to have given credence to the more senior and more socially respectable individual. Similarly, the fact that Ascanio’s employer failed to support him in his case must have raised suspicions. Lastly, Ascanio’s admission of having previously engaged in same-sex intercourse with soldiers both in Siena and in Montalcino worked against him. Although Ascanio had the courage to denounce a superior for a sexual crime that was not uncommon, his social status and his previous sexual encounters with men not only placed his testimony in doubt, but actually served to find him guilty and put him in jail.The clergy and violence After Siena fell to Florentine forces in 1555 the Sienese government and part of the Sienese population moved to Montalcino, a small town about 40 km due south of Siena, in a last attempt to resist the conquest and preserve the centuriesold republic. Among the volumes of deliberations that have survived from the “Republic of Siena retired in Montalcino” (Repubblica di Siena ritirata in Montalcino) there is the denunciation deposited by Mona Antilia di Andrea, a woman living in Castelnuovo dell’Abate, in which she asks for justice for her eight-yearold son who, she reports, has been “damaged” ( guasto) by the French friar Carlo who worked at the ospedale (hospital or hospice) attached to the Olivetan abbey of Sant’Antimo, in the plains just below Castelnuovo.35 The Sienese authorities summoned the friar to appear in court within three days to defend himself against the accusation that “he had had sodomitical intercourse with the said young boy and had broken his ass” (“di havere fatto culifragio”). Because the friar was French, the court decided to inform the French Marshal Blaise de Lasseran-Massencome, seigneur de Monluc, who had commanded the French troops during the defense of Siena and had then moved to Montalcino with the Sienese government and exiles. A week later, Monluc was informed that the friar had been arrested in Piancastagnaio where the podestà was told to keep the Frenchman in jail and under close surveillance until further notice. About a month later, the friar was transferred to the Franciscan convent in Montalcinowhere the friars were advised of his alleged crime, told to guard him well, and await further orders. At this point, the documents fall silent and we do not know what further ensued with Friar Carlo. We are thus left with no information on what he might have said in his defense, what further evidence the mother and the boy might have brought into consideration against him, or what the final verdict might have been. What we do have, however, is the record of a mother asking for justice against a foreign clergyman who was the subject of, and possibly defended by, a powerful foreign military figure in the region, this during a difficult moment in a war that had devastated the countryside and brought about the near-total collapse of the government and the republic. Civic and moral regulations were still in effect, but the silence of the incomplete records and the transfer of the accused friar to another convent, rather than to a city jail, seem to imply that such regulations had not been strictly applied and that the friar probably escaped justice. The Sienese government, whether in exile or not, was not the only jurisdiction to deal with sexual violence by the clergy. Ecclesiastical courts also dealt with sexual crimes, as we can see from the records in the fonds of Cause criminali housed at the Archiepiscopal Archive in Siena.36 The collection includes the precepts, that is the summons to appear in court, and some of the trial records, but once again many of the files are incomplete. In fact, in the majority of documents and final sentences issued by the archbishop’s vicar are missing, so this case can only be known in its general outlines.Menica and the priest Ser Mauro Criti One case for which we do have a complete set of documents deals with the charges levelled against the priest Ser Mauro Criti, rector of Campriano di Murlo, a hamlet 17 km south of Siena.37 According to the charges brought forth by the victim’s father, the priest used an excuse to enter the accuser’s house and, finding the man’s twelve- or thirteen-year-old daughter Menica alone at home, tried to sweet-talk her by asking her if she wanted him to buy her a pair of shoes. Aware of the priest’s intentions, Menica responded with “I want God to give you a misfortune.” Ser Mauro “then reached out for her neck and kissed her and tried to do something else, but she yelled.” Menica’s shouts were heard by Laura Pasquinetti, a nine-year-old girl who arrived just in time to see the priest leave. He pretended to throw some snow against the window, and said to Menica: “Be quiet, you little beast, I’ll buy you a pair of shoes.” Menica’s father asked that the priest be justly punished, having damaged both his and his daughter’s honor, even though he had to admit that “he could not prove the fact, except as he had told it, because when it happened there was no one else at home.” Although the evidence came from two under-age girls, Menica and Laura, the court was nonetheless obliged to pursue the case. A note signed by FilippoAndreoli, secretary of the Governor of Siena, Federico Barbolano di Montauto, laid out the guidelines the vicar was to follow: The very reverend vicar of the most reverend lord archbishop of Siena will make sure that in the states of His Highness [Duke Cosimo I de’ Medici] crimes committed by priests will not go unpunished and he will not fail to ensure that both public honesty and private interest are upheld. With this note, Andreoli was referring to the 1558 Florentine law on sexual violence and Cosimo’s determination that it be applied evenly and universally. The trial, which lasted almost a year, gathered testimonies not only from the two girls who had been ocular witnesses, but also from many other people, and brought to light the fact that the priest was no saint. At first, the interrogation of Ser Mauro revolved around what he did that day. His responses claimed that his conduct had not been socially improper—he said that when he called at the house and realized that no adult was present he simply went away (fol. 4v). He stubbornly denied having thrown snow at the window, but admitted to having thrown snow elsewhere that day, as confirmed by other witnesses. Brought in for questioning once again, this time with Menica in the room, Ser Mauro reacted with surprise and fear at seeing the girl (fol. 13r), who accused him without fear (fol. 13v). From the examination of other witnesses, the vicar learned that Ser Mauro had also been physically and sexually violent with Caterina, a young girl about fourteen years old, unmarried, who had been brought up by a certain Bernardino. According to testimony, Ser Mauro had “misled and kidnaped Caterina [. . .] brought her to his house, where he kept her for several weeks, raping her and using her contrary to the law [contra forma iuris]” (fol. 23v). He also sought to take advantage of Hieronima, the servant of a priest who had previously been stationed in Campriano. Ser Mauro asked her to wash his clothes in exchange for his giving lessons to one of her sons and then added that he would “give her more affection than the other priest”, and this contrary to the law [contra forma iuris] (fol. 23v). Other witnesses reported that the priest was a confirmed card player and always had with him a deck of cards “that he says is a present from a beautiful girl” (fol. 30v). Ser Mauro denied everything, even under torture, but was found guilty nonetheless and fined 100 lire, removed from his church in Campriano, and confined in Siena for two years.Filippo and the presbyter Ser Cristofano Another case heard by the bishop’s court in Grosseto deals with a mother who brought charges against a priest who had raped her son. Monna Caterina, a thirty-year-old widow living in Campagnatico, in the outskirts of Grosseto, reported that the presbyter Ser Cristofano “has raped my little son Filippo.”38 The narrative she provides illustrates a mother’s care and a young victim’s shame. “For the past year I have sent my Filippo to his [Ser Cristofano’s] school andone evening when he came back one I noticed he was unhappy and very sad.” Caterina asked what was going on, but Filippo refused to answer. Later that evening, when she was “undressing him to put him in bed, I saw his shirt very bloody and I asked him what blood was this.” Filippo confessed that on that day, the priest had called him in his bedroom and had given him a book and he had approached him and while he pretended to teach him, he did that horrible thing on the back, and because the little boy yelled, he hit him few times. Ser Cristofano threatened the boy not to reveal anything to me nor to someone else and so, “looking carefully at the boy, I saw that he had hurt him and had broken his ass and so I decided he would not attend school anymore.” In her testimony, Caterina also reported that she heard that Ser Cristofano had raped “Monna Lena, a widow at that time” and that rumor went around the entire countryside that “he torn her behind.” But what troubled Caterina more was that she and Ser Cristofano were cousins39 —presumably, she did not understand the reason behind his “bad behavior” against his twelve-year-old nephew Filippo. When the bishop’s vicar interrogated young Filippo, the story matched closely with what his mother had reported. Both accounts pointed to a familiar closeness and confidence that the presbyter had showered on Filippo in order to sodomize him. Filippo recounted: I know Ser Cristofano of Ventura, the priest in Campagnatico and my kin, and I attended his school for a year or perhaps more and one evening, after the other pupils had left, I remained there to serve him at dinner and after he had dined he stood up and he went to sit on a chair in his bedroom and he called me. After I made the bed, we went back and he sat again on the same chair. Then he gave me an illustrated book and he put me between his legs: he untied my pants and lifted up my shirt and put his thing into my ass and caused me pain. I started to scream and asked him to let me go, but he was holding me and he was thrashing and kept telling me “be quiet, be quiet” and he closed my mouth so I could not scream and he put his thing into my ass and then he let me go. I went home and, along the way, I could not walk because he hurt me in the ass and I was bleeding and I went to bed and my mother saw my shirt and I think she believed it was scabies because at that time I had it, and then I told her: and she did not want me to go to school again and I did not go anymore. In response to a direct question, Filippo answered, “I never saw nor do I know whether Ser Cristofano did something like this to any other student.”40 Family relation was the justification Ser Cristofano used to keep Filippo back, have him serve dinner, and make the bed. Once there, he used the “illustrated book” to entice the boy enough to sodomize him, counting on the fact that Caterina, as a widow, did not have a husband to defend the family or take action against the presbyter, whose social and cultural position in town served, in part, to protect him.Reading the document with modern eyes, we note Caterina’s maternal sensitivity: she immediately realized that Filippo was unhappy and hiding something. Her understanding of her son and her emotional connection with him were strong and deep. She also had aspirations for her son, enough to send him to be educated by a learned relative who might open doors in life for the boy. In spite of this, Caterina was not about to accept her cousin’s violence against her son and reacted quickly and with determination: “I did not want him to go to his school anymore” she told the vicar’s notary, and then, perhaps to temper her rage, added “I consider him [Ser Cristofano]   wicked man [tristo]41 because he raped my little boy Filippo.” Although Filippo was about twelve years old at the time, Caterina referred to him as a citto (little boy), using a typically vague term for a child that could be adapted to the legal necessities of the moment—in her eyes, Filippo was an innocent child and not a possibly compliant youth. In fact, the records do point to Filippo’s physical weakness and to his inability to deal forcefully enough with the situation to avoid the rape—caught by surprise, he reacted strongly and screamed, but to no avail because the priest’s adult strength, his shutting Filippo’s mouth to prevent the boy from screaming, and his repeated command to the boy to “be quiet” while he raped him all contributed to overpower and subdue Filippo. The consequences of the priest’s violence were not only physical—lacerations, bleeding, pain—but also psychological—the boy’s depression and silence on his return home. While in cases of anal rape in Venice, the authorities, already in the fifteenth century, sought the help of surgeons and barbers to examine and report on the lesions and physical damage done to the victim’s body,42 this was not the case in Siena. There is no trace of such provisions in the surviving statutes of the Sienese barber surgeons’ guild.43 The only reference I have found to an obligation to report on wounded persons is a decree of February 1556 (reissued in 1563) signed Governor Ferdinando Barbolani di Montauto, which refers to wounds in a general way, and not to wounds specifically caused by sexual violence or sodomy.44 In a case of some years later, a certain Arcangelo charged the chaplain Ser Andrea with having sodomized his eight-year-old son Sabbatino, who had been a boarding student in the chaplain’s school, and with having threatened him (Arcangelo) with a weapon.45 Arcangelo reported that “one night, while sleeping in bed with Sabbatino, Ser Andrea sodomized him forcibly and against Sabbatino’s will, so that he broke his ass and then abandoned him.” As he was being raped, the young boy screamed and was heard by a neighbor. The physical damage done to Sabbatino was such that he could not walk. Archangelo heard of this from a local miller who presumably heard the news through the small talk of the neighbors, and went to the chaplain’s house to get his son and take him home. A few days later, Arcangelo went to pick Sabbatino’s things, but the chaplain refused to return them. In front of other people, the chaplain threatened Arcangelo with a hatchet while “another man who is in his house took an harquebus.” Ser Andrea’s violent behavior was not limited to Sabbatino:Arcangelo reported that “he has sodomized four more little boys,” among them two of the miller’s sons.Conclusion The case studies presented in this essay point to a much larger corpus of documents dealing with legal cases against perpetrators of crimes of sexual violence. A first observation we might draw from the evidence presented is that, ten years after the publication and implementation of the 1558 Florentine law against sexual violence, cases were still being handled with leniency towards the accused—at least in Sienese territory. In spite of mounting evidence that included precise and detailed information from the victims, supporting evidence from eye-witnesses and other people, and in spite of the use of torture (in a few cases) to extract further information or confirm previously given information, alleged culprits seem generally to have received lenient sentences that spared their life. What is also striking is that all defendants denied the allegations raised against them, even under torture. In their defense, the accused used standard diversion tactics in order to have the case dismissed or the penalty reduced. This included suggesting that the children’s allegations were reliable because of their young age, or the fact that the children may have been prompted by others to say things that were not true, or that they had been instructed on what to say in order to build a case against the accused. Was this sexual violence against minors “normal” at the time? To modern eyes, the cases and evidence presented here may seem extreme and even unbelievable, and some contemporaries probably felt the same way. Yet, as Ottavia Niccoli reminds us, we must not imagine a constant in “human nature” that might allow us to apply our criteria, our sensibility, our perceptions to people who lived five or six hundred years ago, except in very general terms. The mental frame of our ancestors was, in fact, and at least under some aspects, very different from ours.46 We can observe that those mothers, fathers, and relatives who sought justice for their victimized children did so without fear of the court, or public opinion, or the bureaucratic lengths of time the process would entail. We can also note how local communities were not sympathetic towards people in positions of authority who behaved in improper ways towards the young people they were supposed to educate, defend, and protect. The Sienese evidence suggest that these cases, unlike those in Florence or Venice, were not about voluntary choices.47 These were not cases of same-sex consensual sodomy or prostitution for profit. These were violent acts perpetrated by men in power over young people who could not defend themselves. As Patricia Labalme aptly said, “although there is herein much to pity and much toprotest, this is a story without a moral.”48 The evidence from the Sienese records points to the same conclusion.Notes 1 Di Simplicio, “La criminalità.” For the later period, Di Simplicio, Peccato penitenza perdono. 2 For the case of violent behavior in Bologna see Niccoli, Il seme della violenza. 3 Archivio di Stato di Siena (hereafter ASSi), Guida Inventario, 105, 119–23. 4 Ibid., 105. 5 Cantini, Legislazione Toscana, vol. IV, 120. 6 ASSi, Guida Inventario, 121. 7 Cantini, Legislazione Toscana, vol. IV, 120. 8 ASSi, Guida Inventario, 123. 9 Cantini, Legislazione Toscana, vol. IV, 117. 10 For social aspects, see Rocke, Forbidden Friendships. For statistical aspects, see Zorzi, “The Judicial System.” 11 Ascheri, ed., L’ultimo statuto, III. 76 “De poena adulterii, stupri et raptus,” 315. 12 Brackett, Criminal Justice, 111. 13 Ascheri, ed., L’ultimo statuto, III. 79 “De poena sogdomitarum,” 316. 14 Cantini, Legislazione Toscana, vol. I, 211–12. 15 Ibid., vol. III, 267–68. 16 Archivio di Stato di Firenze (hereafter ASFi), Mediceo del Principato (hereafter MdP) 1869, fol. 13r (February 16, 1559). 17 Giansante, “Camaiani Onofrio.” 18 ASFi, MdP 1869, fol. 27r. 19 It may be possible that she is “domina Francisca relicta quondam Michelagnoli Iacobi de Belforte” with whom Terenzio had disagreements for some quantities of wheat, ASSi, Curia del Placito 750, not foliated (November 4, 1555). 20 He does not appear in ASSi, Ms A 33, fol. 305r (battezzati), a compilation of baptismal records from church registers in the Baptistery and civic records in the office of the Biccherna. 21 ASSi, Ms A 39, fol. 203r (riseduti). 22 ASFi, MdP 1869, fol. 21bisr. 23 ASSi, Notarile ante cosimiano 99, not foliated. Pietro was also legum doctor. 24 ASSi, Concistoro 2453 ad datam (April 18, 1554). 25 ASSi, Capitano di giustizia 645, fols. 17r–19r (August 1570). 26 ASSi, Repubblica di Siena ritirata in Montalcino 63, passim (1557). 27 ASSi, Biccherna 1127, fol. 24v (1544); ASSi, Capitano di giustizia 645, fol. 94r–v (July 1571). 28 ASSi, Governatore 436, fol. 86r–v (June 28, 1571). 29 ASSi, Concistoro 2081, not foliated (March 20–24 1524). 30 ASSi, Concistoro 2080, not foliated (April 26, 1524). 31 ASSi, Capitano di giustizia 645, fol. 78r–v (May 29, 1571). 32 ASSi, Capitano di giustizia 611, fols. 138v–139r (April 8, 1567). 33 ASSi, Capitano di giustizia 150, fols. 169v–173r (November 2, 1555). 34 It was common custom to free some prisoners during the most important religious celebrations. 35 ASSi, Repubblica di Siena ritirata in Montalcino 5, not numbered (April 29, 1555). 36 Archivio Arcivescovile di Siena (hereafter AASi), L’Archivio Arcivescovile di Siena, ed. G. Catoni and S. Fineschi (Rome: 1970). 37 AASi, Cause criminali 5509, insert 3 (January 23–December 6, 1569). 38 AASi, Cause criminali 5502, insert 4 (May 5–September 1, 1552). 39 “To me he is a cousin brother” (“a me è fratello consobrino”), that is, a cousin born to a sister of Caterina’s mother.40 “For a similar case, see Marcello, “Società maschile e sodomia.” 41 The Treccani Italian vocabulary defines as tristo a person who has a bad attitude. 42 In 1467 the Council of Ten issued a law that obliged doctors to report “anyone treated for damages resulting from anal intercourse”; see Ruggiero, The Boundaries of Eros, 117. 43 ASSi, Arti 37 (1593–1776). 44 ASSi, Statuti di Siena 64, fol. 72r. 45 AASi, Cause criminali 5504, insert 4 (February 19–March 5, 1559). 46 “Non dobbiamo immaginare una costanza della ‘natura umana’ che ci consenta di applicare i nostri criteri, la nostra sensibilità, la nostra attitudine percettiva a chi è vissuto cinque o seicento annifa, se non in termini generalissimi. L’attrezzatura mentale di quei nostri antenati era infatti, almeno sotto alcuni aspetti, molto differente dalla nostra.” Niccoli, Vedere, vii. 47 For Florence, see Rocke, “Il fanciullo” and Rocke, Forbidden Friendships. For Venice and the Veneto see Ruggiero, The Boundaries of Eros. 48 Labalme, “Sodomy,” 217.Bibliography Archival sources Archivio Arcivescovile di Siena (AASi) Cause criminali 5502 and 5509 L’Archivio Arcivescovile di Siena. Edited by G. Catoni and S. Fineschi. Rome: 1970. Archivio di Stato di Firenze (ASFi) Mediceo del Principato (MdP) 1869 Archivio di Stato di Siena (ASSi) Arti 37 Biccherna 1127 Capitano di giustizia 150, 611, and 645 Cause criminali 5504 Concistoro 2080, 2081, and 2453 Curia del Placito 750 Governatore 436 Guida Inventario. Rome: 1994. Manuscript A 33 and 39 Notarile ante cosimiano 99 Repubblica di Siena ritirata in Montalcino 5 and 63 Statuti di Siena 64Published sources Ascheri, Mario, ed. L’ultimo statuto della Repubblica di Siena (1545). Siena: Accademia senese degli Intronati, 1993. Brackett, John K. Criminal Justice and Crime in Late Renaissance Florence, 1537–1609. Cambridge: Cambridge University Press, 1992. Cantini, Lorenzo. Legislazione Toscana. Volume 1, 3, and 4. Florence: nella stamperia Albizziniana, 1800. Di Simplicio, Oscar. “La criminalità a Siena (1561–1808): Problemi di ricerca.” Quaderni Storici 49 (1982): 242–64. ———. Peccato penitenza perdono, Siena 1575–1800: La formazione della coscienza nell’Italia moderna. Milan: Franco Angeli, 1994.Giansante, Mirella. “Camaiani Onofrio.” In Dizionario Biografico degli Italiani 17, 1974. Labalme, Patricia. “Sodomy and Venetian Justice in the Renaissance.” Tijdschrift voor Rechtsgeschiedenis 52, no. 3 (1984): 217–54. Marcello, Luciano. “Società maschile e sodomia: Dal declino della ‘polis’ al Principato.” Archivio Storico Italiano 150 (1992), 115–38. Niccoli, Ottavia. Il seme della violenza: Putti, fanciulli e mammoli nell’Italia tra Cinque e Seicento. Rome-Bari: Laterza, 1995. ———. Vedere con gli occhi del cuore: Alle origini del potere delle immagini. Rome-Bari: Laterza, 2011. Rocke, Michael. Forbidden Friendships: Homosexuality and Male Culture in Renaissance Florence. New York: Oxford University Press, 1996. ———. “Il fanciullo e il sodomita: pederastia, cultura maschile e vita civile nella Firenze del Quattrocento.” In Infanzie: Funzioni di un gruppo liminale dal mondo classico all’Età moderna. Edited by Ottavia Niccoli, 210–30. Florence: Ponte alle Grazie, 1993. Ruggiero, Guido. The Boundaries of Eros: Sex Crimes and Sexuality in Renaissance Venice. Oxford: Oxford University Press, 1985. Zorzi, Andrea. “The Judicial System in Florence in the Fourteenth and Fifteenth Centuries.” In Crime, Society and the Law in Renaissance Italy. Edited by Trevor Dean and K.J.P. Lowe, 40–58. Cambridge: Cambridge University Press, 1994.4 IN THE NEIGHBORHOOD Residence, community, and the sex trade in early modern Bologna Vanessa McCarthy and Nicholas TerpstraEarly seventeenth-century Bologna was unique for its relatively tolerant legislation on female prostitution. Rome, Florence, and Venice required meretrici (prostitutes) and donne inhoneste (dishonest women) to inhabit designated areas and streets. Romans settled on the large area of Campo Marzio for their residence, Venetians ordered women to reside in the old medieval civic brothel known as the Castelletto near the city’s commercial center, the Rialto, and Florentines designated a few streets located in the poorest areas of each city quarter.1 Segregation was motivated by concerns about morality as well as the more pragmatic issues of civic disorder, noise, an  policing. Containment protected sacred spaces and pious inhabitants from the immorality and disruption of prostitutes and their clients and made it easier for authorities to locate and arrest violators, thereby increasing order as well as the fees and fines collected.2 By contrast, Bologna permitted registered prostitutes to live across the city, and the records of its prostitution magistracy demonstrates that they did. The extant annual registers from 1583 to 1630 provide a rare opportunity to map where hundreds of registered prostitutes lived in the city, and to trace individual women’s movements. Only about half lived on streets with ten or more prostitutes, and very few dwelt on streets with twenty or more. Consequently, most Bolognese could count prostitutes and dishonest women as near neighbors, and for many laboring-poor, prostitution and prostitutes per se were not a serious problem.3 Regulation and enforcement in Bologna show that secular and religious civic authorities and the general populace approached prostitution primarily as an issue of economics and public order, and only secondarily as an issue of morality and public decorum. Due to the city’s economic reliance on university students, civic authorities had long regulated prostitution as a commercial issue and prostitutes as fee- and fine-paying workers governed by a civic magistracy known as the Ufficio delle Bollette (Office of Receipts). Established in 1376, theBollette registered “Foreigners, Jews, and Whores” (Forestiere, Hebrei, et Meretrici ). After having tried civic brothels and sumptuary regulations in the fourteenth and fifteenth centuries, and residential zones in 1514 and 1525, Bolognese civic authorities of the later sixteenth century bucked prevailing trends with comparatively relaxed legislation that underscored the connections between prostitutes, Jews, and foreigners as coherent communities living and working in the local body social while remaining legally outside the body politic.4 The Bollette’s officials and functionaries negotiated between legislation, their own interests, and the needs of individual prostitutes when enforcing regulation. The hundreds of women who registered annually as prostitutes were integrated into local communities through residence and through familial, work, and affective relationships, and had greater opportunities for agency than broader cultural, religious, and social ideals would lead us to expect. There were bumps on the road to this more relaxed regime. In the late 1560s, the Tridentine reforming Bishop Gabriele Paleotti attempted to separate prostitutes and other dishonest women from most of Bolognese society through residential confinement. Citing the desire “to restrain their wickedness and uncontrolled freedoms of life” and to stop them from polluting others with their “filth,” Paleotti and the papal legate published three decrees that ordered all prostitutes, courtesans, and female procurers to live in a handful of specific city streets. Yet Paleotti was overstepping his jurisdiction. His ambitious reforms failed within eighteen months, and by 1571 the civic government had regained exclusive control over regulation.5 It returned to the more tolerant strategy employed before the bishop’s intervention: all prostitutes and dishonest women were required to register and purchase moderately priced licenses from the Bollette, but they were neither required to wear distinguishing signs nor to live in assigned streets or areas. They were free to live throughout the city. Scholars of Roman, Venetian, Milanese, and Florentine prostitution have tracked the contrasts between strict legislation and lax prosecution. Prostitutes regularly lived outside of designated streets and areas, sometimes thanks to exemptions sold by the magistrates.6 Yet these cities kept their stricter legal regimes on the books. What was distinct about a city that largely abandoned that regime? This essay examines the residential and social integration of prostitutes in Bologna’s neighborhoods. It first maps their distribution across the city in order to examine how far residential “freedom” extended in practice. While about half of registered prostitutes clustered on sixteen specific streets, the other half lived on eighty-five other streets with ten or fewer other prostitutes. It then reviews registrants’ sometimes complex and contested relationships with family, clients, lovers, friends, and neighbors using evidence recorded in the annual registers and testimonies given to the Bollette’s officials. Most were integrated into local networks through the familial, affective, and working relationships they had with other local men and women, and they gave and received support and companionship. Finally, it examines late sixteenth- and early seventeenth-century proclamations forbidding prostitutes from residing in specific city streets. Thesedecrees ref lect the civic government’s pragmatism: they were issued in response to the specific complaints of powerful convents, churches, and schools located in areas with large prostitute populations. Trial records, cultural sources, and recent scholarship on gossip and visibility shows that most neighbors were aware of what these women did and that they were not troubled by it. What they did find troubling were the displays of wealth by individual women, the noise and disorder that some brought to their neighborhoods, and instances where neighbors lost control over their communities. The Bollette provided a vehicle for handling these complaints without criminalizing the prostitutes. Taken together, the residential and legal evidence demonstrates that prostitutes lived in most workingpoor neighborhoods of early modern Bologna and that they were largely tolerated as a fact of life.The geography of early modern Bolognese prostitution The majority of registered prostitutes lived in the area between the second and third sets of city walls (see Figure 4.1), the “inner suburbs” where the urban poor typically clustered in Italian cities.7 Only a handful of prostitutes lived near the city center, usually on short alleys hidden behind larger publicFIGURE 4.1Agostino Carracci, Bononia docet mater studiorum, 1581.56buildings that had been licensed for prostitution in earlier centuries.8 The civic brothel noted in the 1462 Bollette regulations had been immediately south-west of the Piazza Maggiore and civic basilica of San Petronio, and some prostitutes worked by particular gates and markets, but from the sixteenth century Bolognese meretrici moved to houses across the low-rent inner suburbs.9 Table 4.1 charts the number and percentage of registrants who lived in each quarter in 1584, 1604, and 1624. The quarters differed in size and population as Figure 4.1 shows, and the larger quarters of Porta Procola and Porta Piera housed more prostitutes. Few lived by the north-western city wall in Porta Stiera, which appear on Agostino Carracci’s 1581 map (reproduced here) as dominated by fields.10 The sharp rise and fall in the number of women registering demonstrate the inconsistencies of early modern bureaucracy, with total numbers increasing by 327 from 1584 and 1604 (from 284 to 611) and then plummeting by 466 between 1604 and 1624 (from 611 to 165). Lucia Ferrante has argued that in 1604 the Bollette was operating with unusual efficiency, and perhaps even over-zealously.11 The f luctuations tell us more about where the Bollette concentrated its work than about where all the prostitutes and dishonest women actually lived. Charting residence by quarter demonstrates that prostitutes spread themselves fairly evenly throughout the outskirts of the city, and across each quarter. In 1604, registrants lived on at least 102 streets, yet only eight streets had twenty or more women, and only eight were home to ten to nineteen women (see Table 4.2). A few streets housed larger numbers, like Borgo Nuovo di San Felice, in the western quarter of Stiera by the city wall, and Campo di Bovi, located by the eastern city wall in the quarter of Porta Piera.12 Women also clustered in the ghetto after the Jews were expelled from the Papal States for a final time in 1592.TABLE 4.1 Residence of registered prostitutes in Bologna’s quarters1584Porta Piera Porta Procola Porta Ravennate Porta Stiera Total16041624Number of resident prostitutesPercent of total registrantsNumber of resident prostitutesPercent of total registrantsNumber of resident prostitutesPercent of total registrants41 80 69 60 25016.4 32 27.6 24 100179 175 76 131 56132 31.2 13.5 23.3 10073 44 10 26 15347.7 28.8 6.6 16.9 100*This table includes only those women with identifiable addresses. In 1584, this was 88% of all registrants (250 of 284 total registrants), in 1604 it was 91.8% (561 of 611), and in 1624 it was 92.7% (153 of 165). Sources: Campione delle Meretrici 1584, 1604, 1624.The sex trade in early modern Bologna 57 TABLE 4.2 Streets with ten or more resident prostitutes in 1604, by quarterQuarter of Porta PieraQuarter of Porta ProcolaQuarter of Porta StieraCampo di Bovi: 36Senzanome: 36Jewish Ghetto: 21Frassinago: 21Borgo Nuovo di Fondazza: 29 San Felice: 47 San Felice by the Broccaindosso: 10 gate: 13 Avesella: 10Borgo di S. Giacomo: 20 Borgo di Santa Caterina di Saragozza: 21 Torleone: 18 Borgo degli Arienti: 14 Borgo di San Marino: 17 Bràina di stra San Donato: 13 Gattamarza: 13Quarter of Porta RavennateSource: Campione delle Meretrici 1604.This was an ironic reversal of the situation in Florence, where the ghetto was deliberately located within the old brothel precinct in 1571.13 In 1604, twentyone women lived in this area. Most streets in Bologna’s inner suburbs numbered only a few prostitutes. In 1604, 84 percent (86 of 102) of the streets on which they registered housed nine or fewer prostitutes, and these women accounted for almost half of all registrants that year (44 percent). Further, 66 percent (68 of the 102 streets) housed five or fewer. Consequently, many of these women lived on streets that were not dominated by prostitutes. A typical example of this is the south-western corner of the city (see Figure 4.2). In 1604, three of the area’s streets were heavily populated by prostitutes: Senzanome housed 36, Frassinago housed 21, and Borgo di Santa Caterina di Saragozza housed twenty-one. However, the majority of the neighborhood’s streets had five or fewer resident prostitutes and dishonest women: five women lived on Altaseda, four on Nosadella, and three on Capramozza. The surrounding streets of Bocca di lupo, Belvedere di Saragozza, Borgo Riccio, and Malpertuso had two or fewer. On these streets prostitutes mixed with day-laborers, artisans, and merchants. They rented rooms from pork butchers and shoemakers, lived in inns, and resided next to potters.14 These were their immediate neighbors, separated only by the porous boundaries of walls, stairways, doorways, and windows where they had frequent day-to-day interactions.15 Like other working-poor women, they were not confined to the streets that they lived on, but could and did move through the surrounding area buying food, engaging in chores, finding work, visiting friends, and going to the Bollette to buy their licenses.16 As Elizabeth S. Cohen writes, prostitutes were both “seen and known” in their neighborhoods.FIGURE 4.2Agostino Carracci, Bononia docet mater studiorum, 1581.Networks, neighborhoods, and communities The Bollette’s records reveal prostitutes’ affective social and familial circles. Some women were registered as living in their mother’s, sister’s, and (more rarely) cousin’s homes, while other women’s female kin, housemates, lovers, and servants bought their licenses. Notaries did not consistently record such details, making quantitative analysis difficult.17 While men regularly appear in the registers paying for licenses, the specifics of their relationships with the women were almost never recorded. The Bollette’s records, particularly testimonies in cases of debt against clients and long-term partners, provide rich information aboutThe sex trade in early modern Bologna 59women’s familial, social, and work relationships. However, the tribunal devoted more effort to investigating unregistered women suspected of prostitution, than to the hundreds of women who had bought licenses. The Bolognese evidence can be placed in the context of evidence from other northern Italian cities demonstrating how prostitutes were surrounded by family, housemates, and allies. In early seventeenth century Venice, three-quarters of 213 prostitutes noted in a census lived with other people. Most headed their own households, but some were boarders or lived with their mothers. The majority of those who headed households sheltered dependent female kin, children, and a variety of unmarried women, including servants and other prostitutes. A few heads of households (6 percent) lived with men, who were either their intimates or boarders.18 Roman parish censuses from 1600 to 1621 show similar cohabitation patterns: 47 percent of prostitutes lived with at least one family member, mostly children but also siblings, nieces and nephews, and widowed mothers.19 Everyone within the household economy benefitted from the income and goods earned by these women. Bologna’s registers give examples of sisters as registered prostitutes, like Dorotea di Savi, called “Saltamingroppa” (literally “Jump on my behind”) and her sister Benedetta, who lived together with their servant Gentile on Broccaindosso.20 Similarly, Margareta and Francesca Trevisana, both nicknamed “La Solfanella” (“The Matchstick”), lived together on Borgo di Santa Caterina di Saragozza for eight years. While Francesca registered annually from 1598 to 1605, Margareta did so only in 1602, 1604, and 1605.21 Before registering, Margareta likely enjoyed the income that her sister earned through prostitution and may have assisted in preparing for and entertaining clients. The Bollette suspected that she had, and so launched an investigation against her when she became pregnant in 1601.22 Mothers and daughters also lived and worked together, like Lucia di Spoloni and her daughter Francesca, who lived on San Mamolo by the old civic brothel area, and Anna Spisana and her mother Lucia, who lived together on Borgo degli Arienti.23 In 1604, Domenica di Loli bought licenses for her daughters Francesca and Margareta, and all three lived just south of the church and monastery of San Domenico on Borgo degli Arienti. Francesca had lived on the street since at least 1600, and while she was no longer registering in 1609, her sister still was. Margareta continued to live on Borgo degli Arienti until 1614, perhaps with her mother and sister.24 Prostitutes often lived together in rented rooms, small apartments, and inns. Residential clustering was not uncommon for unmarried women, who shared the costs of running a household through lace making, street-peddling, prostitution, and laundering.25 The largest could count as brothels, though there were relatively few of them. In 1583, twenty-one dishonest women lived in the house of Gradello on Bologna’s heavily populated Borgo Nuovo di San Felice, by the eastern wall. Yet while registrations climbed in the 1580s, the group at Gradello’s shrank to fourteen women in 1584, and eleven in 1588.26 Moreover no other large houses appeared through this period. In 1604, the street with mostregistrations was Borgo Nuovo di San Felice, with forty-seven women, and the largest single group was thirteen who gathered in the house of Lucrezia Basilia, while the rest had five or fewer.27 On the second and third most populated streets, Campo di Bovi and Senzanome, no house had more than six registered prostitutes living in it.28 These larger clusters were often inns, where prostitutes benefitted from the presence of other women and the protection of innkeepers. Inns popular with prostitutes included those of Matteo the innkeeper (“osto”) on Frassinago and of Angelo Senso on Pratello. Seven registered women lived at Matteo’s inn in 1589, and ten lived in Angelo’s inn in 1597.29 Few women stayed at inns for more than a year and most registered without surnames, but instead with reference to a town, city, or region, like Flaminia from Ancona (“Anconitana”), Francesca from Fano (“da Fano”), and Ludovica from Modena (“Modenesa”) who lived at Matteo’s place in 1598. These could have been recent migrants or women identifying by parents’ origins or using pseudonyms. The inns and brothels helped them build social networks as they secured places of their own. Yet, it was more common for women to live with one or two other prostitutes in rented rooms and small apartments. In 1597, Lucia Colieva lived with Elisabetta di Negri on Borgo di San Martino, and the following year she joined another registered prostitute, Vittoria Fiorentina, on Senzanome.30 Similarly, in 1601 Isabella Rosetti, Giulia Bignardina, and Cassandra di Campi all lived together in Isabella’s home on Frassinago. A year later Giulia had died and Cassandra was no longer registered.31 For just under ten years, Madonna Ginevra Caretta, who was unregistered, managed a small apartment where six to eight registered prostitutes lived.32 Unlike Bologna’s inns and taverns, Ginevra’s household was mobile, moving across town and back again over the years it operated. In 1588 it was located on Saragozza, in the south-western corner of the city, and the next year it moved to San Colombano in the northwest quarter of Stiera. At least one woman, Lena Fiorentina, followed Ginevra to the new street, where she remained for almost a decade before moving to Paglia.33 A few of the prostitutes lived with Ginevra for years, like Pelegrina di Tarozzi, who stayed for four years, and Chiara Mantuana, for three.34 Domenica Cavedagna, registered for thirteen years (1597–1609), ran a house on Centotrecento and then on Bràina di stra San Donato.35 Seven other prostitutes lived with her in 1604, and a year later three had left but six new women had moved in. A few stayed with her for four or five years.36 The Bollette’s registers explain why some of the women moved out of the homes run by women like Ginevra Caretta and Domenica Cavedagna. Some entered service (either domestic, sexual, or both) while others moved to different streets or left Bologna entirely to try their luck elsewhere.37 While living with other prostitutes could bring economic, professional, and even personal security, it could also bring personal rifts or increased attention from the police (sbirri ), who saw these homes as easy targets for making arrests. Men interacted with registered prostitutes as occasional clients, long-term amici, absentee husbands, jealous lovers, and as acquaintances, if not friends.Single women, whether unmarried or widowed, were financially and socially vulnerable, subject to sexual slander, to charges of magic and sorcery, and to general suspicion by neighbors and authorities alike.38 Relationships with men afforded them a degree of protection from the financial and social marginalization they experienced because of their gender, economic status, and work, and so women turned to them not just for income and companionship but also for a measure of protection. The civic government had always prohibited married women from prostituting themselves, since by doing so they committed adultery. The 1462 statutes ordered whipping and expulsion for the women, and fines of 100 lire for officials who looked the other way.39 Women living with husbands could not register with the Bollette, though abandoned wives sometimes could. Francesca di Galianti claimed in 1604 that her husband Bartolomeo di Grandi went to war three or four years previously, leaving her with a three-year-old daughter to feed. She had since given birth to a daughter with a cloth worker Giovanni, with whom she had been living for about a year “to make the expenses.”40 For the Bollette, the question of whether abandoned women like Francesca could and should register was a practical one since women who registered were women who paid fees. These women appealed to the sympathy of Bollette officials by claiming that they were married but had not seen their husbands in many years, leaving unanswered the question of whether their husbands were alive or dead. This ambiguity about the ultimate fate of their husbands would have freed them from charges of adultery at the archbishop’s tribunal (if the husband was alive) while at the same time freeing them from registration with the Bollette (if he were dead). Francesca did not state whether she thought her husband was dead or alive, and ultimately a kinsmen Vincenzo Dainesi swore that he would ensure she left her “wicked life” (“mala vita”) and take her into his home to live with him and his wife.41 The officials were satisfied with this, and so Francesca remained unfined and unregistered. In 1586, Vice Legate Domenico Toschi authorized police to seize “all married women who do not live with their husbands” caught at night in bed with their lovers (amatiis).42 Archbishop Gabriele Paleotti believed such women were clearly committing adultery, and Pope Sixtus V’s bull Ad compascendum (1586) ordered that any married person whose spouse was alive and had sex with another person—even if they had a separation from an ecclesiastical court —should be sentenced to death.43 Toschi’s decree was reconfirmed ten years later by the new vice legate, Annibale Rucellai, and a third time in 1614.44 If a woman returned to her husband, she was to be immediately deregistered and could not be allowed to practice prostitution. If she continued, she was no longer under the Bollette’s jurisdiction, but rather that of the archbishop. Stable relationships with men, referred to in Bologna as amici, “lovers,” or as amici fermi, “firm friends,” offered a measure of economic security for prostitutes by providing money, clothing, and food in varying amounts depending on the men’s own status.45 When Arsilia Zanetti sued Andrea di Pasulini, notary of thearchbishop’s tribunal, for compensation for their three-year sexual relationship (“amicitia carnale”), she noted he had given her three pairs of shoes, a pair of low-heeled dress slippers, and a few coins (a ducatone, half a scudo, and a piastra, a Spanish coin).46 Buying the woman’s licenses could also be part of the arrangement, as Pasulini had also done for Arsilia.47 Even though Bologna’s monthly rate of five soldi, and annual rate of three lire, was extraordinarily low—only onefifth of what Florentine prostitutes paid—this was another expense that women did not have to worry about and suggested commitment on the part of the men.48 Lovers and friends helped women in their interactions with the law. The cavalier Aloisio di Rossi had a three-year sexual relationship with Pantaselia Donina, alias di Salani, and when her landlord complained to the Bollette that she had not paid the rent, di Rossi acted as her procurator and ultimately paid the landlord.49 Other prostitutes maintained relationships with local, low-level arresting officers (sbirri); Elizabeth S. Cohen has uncovered many relationships between prostitutes and such men, noting that “the two disparaged professions often struck up alliances in which the women traded sex, companionship, and information for protection and money.”50 Such partnerships were not unusual in Bologna. In May 1583, the sbirro Pompilio registered Francesca Fiorentina as his “woman” (“femina”) and got her a six-month license for free.51 In 1624 three women registered as living in the “casa” of the Bollette’s esecutore, Pietro Benazzi, on Borgo di San Martino.52 Pietro registered Caterina Furlana on January 11, 1624 and paid for her one-month license. She was subsequently de-registered because “she went to stay in order to serve Pietro Benazzi.” When Caterina di Rossi moved out of her place on Borgo degli Arienti and into Pietro’s house, she paid for one month and never again.53 Though these Bollette functionaries could not keep these women’s names out of the registers, they could keep them from paying for licenses, even when they were most likely still living by prostitution, and may have protected them from harassment by other court officials. Male friends could also be rallied for support, particularly by women who had lived in one street or area for a substantial period of time, building reputations and financial and social ties with their neighbors. When Margareta Trevisana “The Matchstick” (Solfanella) was investigated by the Bollette in 1601, she had been living on Borgo di Santa Caterina di Strada Maggiore with her sister for at least eight years. She confessed that three years earlier she had given birth to the child of Messer Antonio Simio, a married man.54 The Bollette had investigated her then, allowing her to remain unregistered on the promise that she would reform her life and go to live with an honorable woman. In 1601 she was pregnant with the child of another man and was living with her sister Francesca, a registered prostitute.55 Margareta produced statements signed by two male neighbors who described her as a good woman (“donna de bene”) the whole time they had known her, while her parish curate confirmed that she had confessed and taken communion the previous Easter.56 On further questioning by the Bollette, the priest claimed that he had known Margareta for about ten or twelve years, having first met herwhen he lived in the same house as she and her sister. He claimed not to know what kind of life Margareta led, but admitted that she appeared pregnant, and was, as far as he knew, not married. The priest’s testimony cleared her of charges of adultery, but could not save her from registration, a three-lire fine, and probation.57 In May 1602, Margareta produced statements about her “honest life and reputation” provided by two different neighbors and another curate at Santa Caterina di Saragozza, and her name was removed from the register.58 Margareta lived on the same street for ten or twelve years, had relationships with neighbors and housemates, had a sister with whom she lived, and was able to rally four male neighbors and two parish priests to support her. She and others moved amongst family, friends, long-term lovers, and occasional clients, building relationships on reciprocal, if uneven, bonds of financial, emotional, and legal support and protection. They were not just physically a part of Bologna’s working-poor neighborhoods, but also socially and affectively integrated into their communities.Bad neighbors While Bolognese civic law tolerated prostitution and permitted prostitutes to reside throughout the city, public disorder was always a concern. Decrees published by the Bolognese legate, at the request of convents, churches, confraternities, and schools, frequently lamented the dishonest words and daily and nightly reveling by prostitutes and other disreputable people.59 Men socialized in prostitutes’ homes, eating, making music, and talking.60 While some parties remained relatively quiet, others filled the neighborhood with winefueled singing, laughing, and the sounds of dancing and of fights over games of chance. The noise was intrusive, disruptive, and alarming: blasphemous words, violent acts, and sexual slander carried through windows, over walls, and into streets, squares, and other residences. Broadsheets illustrating prostitutes’ lifecycles usually included knife fights by men who discovered that “their” woman had another lover.61 Barking dogs, brawling men, and screaming women heard through f limsy walls and open windows added to the noise of crowded squares, laneways, and streets.62 Men also fought in doorways and on streets in full sight and hearing of neighbors. To reduce these disturbances, Papal Legate Bendedetto Giustiniani forbade prostitutes from throwing parties ( festini ) or “making merry” (trebbi ) in the homes of honest people, or even from eating or drinking in taverns and inns. Other decrees forbade games of chance and betting, like dice and cards.63 Lawmakers recognized that it was less the prostitutes than the men with them who were the problem. In 1602 prostitutes were forbidden from travelling through the city at night with more than three men, under fine of 100 scudi for the men and whipping for the women.64 Eight years later, Legate Giustiniani forbade prostitutes from going through the city at night with any men, under penalty of whipping for both the men and the prostitutes.65Enclosed communities of male and female religious frequently complained about the noise of prostitution. Bolognese authorities attempted general exclusionary zones around convents in the 1560s without success and so moved to proclamations expelling prostitutes and other disreputable people from specific streets; this was similar to Florence, where the streets designated for prostitution were de facto exclusionary zones around most convents.66 Between 1571 and 1630, at least fifty proclamations cleared twenty-five distinct streets in Bologna, about one-quarter of all the streets inhabited by prostitutes in 1604. Most proclamations concerned eight specific convents on the city’s outskirts, though a few male enclosures were also protected.67 All either had elite connections or were newly built, and most were near streets heavily populated by prostitutes. In 1603 Vice Legate Marsilio Landriani forbade all prostitutes, procurers, and other dishonest women from living on a cluster of streets bordering the Poor Clares’ house of Corpus Domini, established in 1456 by S. Caterina de’ Vigri, and the Dominican convent of Sant’Agnese (est. 1223), one of the city’s richest and most prestigious convents with over 100 nuns.68 Landriani’s proclamation stated that the nuns were greatly disturbed and scandalized by the daily and nightly reveling of prostitutes, procurers, and other disreputable people, the “dishonest” words that they spoke, and the wicked examples they posed.69 Prostitutes had just over a month to move out, and those found there after the deadline would be publicly whipped, while their landlords would be fined fifty gold scudi and lose their outstanding rents.70 Yet few prostitutes were actually registered on these streets.71 While registrations generally dropped dramatically in the 1610s and 1620s, these streets declined the most, with only two prostitutes remaining by 1614.72 In 1622, the expulsion was repeated almost verbatim with the addition of two neighboring streets that housed a handful of prostitutes; none remained by 1624.73 Concerns about pollution continued, particularly around shrines. The confraternal shrine of the Madonna della Neve was built in 1479 to shelter a miraculous image of the Virgin on the street Senzanome at the south-western corner of the city.74 Senzanome had twenty-three registered prostitutes in 1594, thirty-six in 1604, and thirty-five in 1609. Yelling, singing, mocking, and jesting disturbed the peace, interrupted the Mass and other divine offices, and forced young, unmarried girls and respectable residents to hide in their houses. Confraternal brothers repeatedly complained to the legate about the noise of Senzanome’s prostitutes and other “people who have little fear of God and his most holy mother.” 75 Between 1587 and 1621 four proclamations expelled dishonest people and prostitutes from Senzanome and around Santa Maria della Neve.76 One of 1608 threatened women caught residing or lingering in the street with a fine of ten scudi the first time, and expulsion the second time.77 Men could be fined ten scudi the first time, and another ten scudi and three lashes the second time. This proclamation even named three specific women, Giulia da Gesso, Doralice Moroni, and Ludovica Giudi, “as well as every other meretrice.” 78 A year later all three of these women were still living on Senzanome, with Doralice Moroni registeredin the house of the priest Campanino and Giulia da Gesso in the house of a priest of San Niccolo.79 Moreover, they shared the street with thirty-five other registered prostitutes. Yet the prostitutes gradually did move away, and in 1614 and 1624, only two women registered on Senzanome.80 The Legate’s 1621 decree ordered dishonorable people living on Senzanome to move to Frassinago, to Borgo Novo, or to “another street appointed to similar people” where there were no convents, churches, or oratories.81 Neighbors had direct, day-to-day contact with prostitutes and knew details about their lives. Gossip—the sharing of local and extra local information— typified neighborhoods and formed the basis of community self-regulation.82 People constantly watched and listened to their neighbors from the streets, in doorways, through windows, on balconies, and through f limsy walls.83 Early modern prostitution was public and visible. Michel de Montaigne remarked that prostitutes sat at their widows and leaned out of them, while others observed that the women promenaded proudly through the streets.84 In his Piazza universale di tutte le professioni del mondo (1616), Tommaso Garzoni described how prostitutes worked to catch men’s eyes while sitting at their widows, gesturing and bantering with them.85 Some called attention to themselves by wearing brightly colored gowns with ostentatious decorations and jewels on their fingers and at their necks.86 Contemporary Italian broadsheets depict women sitting at their widows and in their doorways while older women act as go-betweens.87 Bollette testimonies show that Bolognese knew a great deal about the prostitutes who were their neighbors. Witnesses often claimed that they had seen women going through the streets or into buildings and apartments with men. In 1601, Caterina Marema told that when she lived in the same casa as Lucrezia Buonacasa, she frequently saw the tailor Gian Domenico Sesto come to stay and sleep with her.88 Others saw more intimate behavior, like Bartolomea, daughter of Antonio di Miani, who claimed that she knew her neighbors Margareta and Cornelia were “meretrici” because she saw them laughing, dancing, embracing, and kissing men. She also heard that they went to register with the Bollette.89 Still others testified more simply that “everyone in the neighborhood considers her to be a whore,” or, “everyone says that she is his whore.” Finally, some men talked with each other about their sexual relationships with women. Silvio, son of Rodrigo di Manedini, claimed that over the previous three years his friend Tarquino, a sbirro, told him repeatedly that he was “screwing” (chiavava) Lucrezia Buonacasa.90 In this case, Silvio claimed also to have first-hand knowledge of their relationship: he said that he had seen the two in bed together at Lucrezia’s house on via Paradiso and at the watch house of the sbirri. In a close knit, intensely local world like this, prostitutes and dishonest women would have been hard-pressed to keep their relationships and work a secret. In pragmatic terms, some women may not have wanted to keep their work a secret: gossip and visibility acted as advertisement and could attract better clients. Local knowledge of women’s attachments to men might also earn them a measure of respect, even if only while the relationship continued, especially ifthe man was honored locally because of his wealth or status. These relationships could bring a sort of social protection. Whether or not women or their clients and lovers made spectacles of themselves, prostitution was both seen and known. Most working-poor people were not overly scandalized by the fact that their neighbors lived by prostitution, or perhaps they had resigned themselves to living amongst them. No evidence has come to light that working-poor women and men made a concerted effort to drive prostitutes and dishonest women as a group out of their neighborhoods. Most streets on which registered prostitutes lived housed ten or fewer such women, and prostitutes may have been quieter and less given to overt public display, since they did not have to compete with each other for the attention of the men and youths who came in search of their services. With fewer women there was less of the serenading, violence, and harassment by rowdy students and drunken men that offended neighbors, and less attention from patrolling officers looking to fill their purses with rewards for arrests.91 Tessa Storey has argued that as long as Roman prostitutes maintained local order and the appearance of respectability, neighbors did not see them as an exceptional problem. A few written complaints requesting the eviction of specific prostitutes from their streets identified only the most scandalous and the loudest, on grounds that they posed bad examples by “touching men’s shameful parts and doing other extremely dishonest acts” in the streets.92 Those who were well behaved—and these were actually listed by name—were welcome to stay provided that they continued to behave. Working-poor neighbors who found the women’s work immoral or offensive or their noise and disorder overwhelming could move to one of the 100 or so other city streets that were not heavily populated by prostitutes. Even in 1604, the year when the highest number of prostitutes and dishonest women registered with the Bollette, only sixteen streets had ten or more registrants living on them, and only eight had more than twenty. At least half of all Bolognese prostitutes were more widely dispersed through the city, and this may explain why we see no concerted efforts to dispel them as a group. Beyond this, it became increasingly difficult to successfully prosecute violations like adultery or the lack of license. A 1586 order from the vice legate to the Bollette’s officials suggested that small-scale rivalries were behind too many frivolous denunciations. Henceforth, unless a woman was found in flagrante with a man, the testimonies of two neighbors of good repute and the local parish priest would be required in order to find her guilty.93Conclusion For many working-poor Bolognese men and women, living amongst prostitutes was a fact of life. Whether they respected these neighbors or not, they learned to live with them. Prostitutes and dishonest women had their places in the local kinship, social, and economic networks of their neighborhoodsand the larger city. This is not to say that they were not mocked, or that those who treated them with courtesy fully respected them. Yet while some prostitutes annoyed, overwhelmed, and frightened some neighbors with their noise, scandal, and violence, they were also the sisters, mothers, lovers, and friends of many others. Elizabeth S. Cohen has argued that “[prostitute’s] presence corresponded to an intricate engagement in the social networks of daily life. In practice, if not in theory, the prostitutes occupied an ambiguous centrality.”94 Tessa Storey suggests that restrictive legislation, especially residential confinement, elicited sympathy from Romans, who were not overly concerned about the immorality of prostitution.95 This was also true in Bologna, where prostitutes were far more widely distributed across the entire city. Religious authorities like Gabriele Paleotti found them immoral and disruptive, posing bad examples and needing to be separated and marginalized. Yet civic authorities and most lay people appear to have held more nuanced attitudes, engaging prostitutes in the body social and using bureaucratic registration to mediate their place in the body politic. The sources generated by the Ufficio delle Bollette in the later sixteenth and early seventeenth centuries reveal these women operating within networks of sociability, work, and family. They demonstrate women who fit within their communities, more uneasily at sometimes than others, and who both gave and received the resources of support, companionship, and security that characterized the community-centered world of early modern Italy.Notes 1 Cohen, “Seen and Known,” 402. Hacke, Women, Sex, and Marriage, 179. Brackett, “The Florentine Onestà,” 291–92 and 296. Terpstra, “Locating the Sex Trade,” 108–24. 2 Brackett, “The Florentine Onestà,” 290–91 and 295; Cohen, “Seen and Known,” 404– 05; Storey, Carnal Commerce, 70–94; Ruggiero, Binding Passions, 48–49. 3 For expanded analysis and archival documentation, see: McCarthy, “Prostitution.” 4 Biblioteca Universitaria Bologna (hereafter BUB), ms. 373, n. 3C, 151v–152v. Terpstra, Cultures of Charity, 205–06, 329. McCarthy, “Prostitution, Community, and Civic Regulation,” 40, 54–61. 5 Archivio di Stato di Bologna (hereafter ASB), Boschi, b. 541, fol. 170v, “Bando sopra le meretrici et riforma de gli altri bandi sopra a cio fatti” (January 31 and February 1, 1568). For more on this episode and the gendered politics of social welfare reform in sixteenthcentury Bologna: Terpstra, Cultures of Charity, 19–54, 206–07. For the comparatively loose regime in the Convertite: Monson, Habitual Offenders. 6 Cohen, “Seen and Known,” 403 and 405–08; Ruggiero, Binding Passions, 49; Brackett, “The Florentine Onestà,” 292. Terpstra, “Locating the Sex Trade,” 116-21. 7 Miller, Renaissance Bologna, 16–17. Terpstra, “Sex and the Sacred.” 8 For example, Isotta Boninsegna and Giovanna di Martini. In 1604 Polonia, daughter or widow of Domenico Galina of Modena lived on Simia, while in 1614 Maria Roversi did, and in 1630 Domenica Borgonzona lived there. ASB, Ufficio delle Bollette 1549– 1796, Campione delle Meretrici (hereafter C de M) 1584, [np] “I” and “G” sections; 1604, [np] “P” section; 1614, 190; 1630, [np] “D” section. 9 This street was called variously the “via stufa della Scimmia,” the “postribolo,” or “lupanare Nuovo,” as well as the Corte dei Bulgari. Fanti, Le vie, vol. 2, 516–17. McCarthy, “Prostitution,” 20–67.10 Biblioteca Comunale di Bologna (hereafter BCB), Gabinetto disegni e stampe, “Raccolta piante e vedute della città di Bologna,” port. 1, n. 14. http://badigit.comune.bologna.it/ mappe/14/library.html 11 Ferrante, “‘Pro mercede carnale,’” 48. 12 Borgo Nuovo di San Felice was one of the streets that Bishop Gabriele Paleotti had ordered prostitutes to live in. ASB, Boschi, b. 541, fols. 170r–171v, “Bando sopra le meretrici” (January 31 and February 1, 1568). Zanti, Nomi, 16. 13 Muzzarelli, “Ebrei a Bologna,” 862–70. 14 Francesca Ballerina rented from Giacomo the pork butcher (lardarolo) on Frassinago. Giacoma di Ferrari da Reggio, Ursina de Bertini, and Lucrezia di Grandi all lived in the house of Giovanni Pietro the shoemaker (calzolario) on Senzanome. Lucia Tagliarini lived on Frassinago in the inn of Zanino. Giovanna Querzola, alias Stuarola, lived on Nosadella between the potter (pignataro) and the shoemaker (calzolaro). C de M 1604, [np] “F”, “I”, “V”, “L”, “T”, and “G” sections, respectively. 15 Cohen and Cohen, “Open and Shut,” especially 64 and 68–69. 16 Chojnacka, Working Women; Cohen, “To Pray.” 17 For instance, in 1604, 611 women registered and only eleven mothers and four sisters were recorded as purchasing licenses for their kin. McCarthy, “Prostitution,” 220–21. 18 Of the 213 prostitutes who appeared in the censuses, one-third had children. Chojnacka, Working Women, 22–24. 19 Storey, Carnal Commerce, 128–29. On widowed mothers, 114. 20 Benedetta was listed as “sorella di Saltamingroppa.” C de M 1604, [np] “B” and “D” sections. 21 C de M 1605, 175. For Francesca, see C de M 1598, 56; 1599, 49; 1600, 68; 1601, 60; 1602, 72; 1603, 72; 1604, [np] “F” section; 1605, 86. For Margareta, see C de M 1602, 201; 1604, [np] “F” section; 1605, 175. In 1605, Margareta was deregistered when she began working as a wet nurse for the Ercolani, a senatorial family. As the register reads: “Sta per balia del 40 Hercolani.” 22 C de M 1601, 140. ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Inventionum 1601, [np] fol. 19v (June 28, 1601). 23 C de M 1584, [np] “L” section. Both were registered under Lucia’s name. C de M 1624, [np] “A” and “L” sections. 24 C de M 1600, 73; 1604, [np] “F” and “M” sections; 1609, 171; 1614, 172. Domenica was not registered. 25 Hufton, “Women without Men.” Chojnacka, Working Women, 18–19. Cohen, “Seen and Known,” 406. 26 C de M 1584 and 1588. 27 Of those who registered, almost all gave their street and residence (44 of 47). For names of co-habitants: McCarthy, “Prostitution, Community, and Civic Regulation,” 224–25. 28 A total of twenty-seven (75 percent) of the thirty-six women who lived on Campo di Bovi identified their homes: five lived in the “casa” of Messer Filippo Scranaro, and the rest lived with two or fewer other prostitutes. A total of thirty (87 percent) of the thirtyfive women who registered on Senzanome identified their homes: six lived in the “casa” of Giulia di Sarti, called l’Orba (the Blind), who was not registered, and four lived in the “casa” of Giovanni Pietro the shoemaker. Otherwise, all the rest lived with two or fewer other prostitutes. C de M 1604. 29 C de M 1589 and 1597. 30 C de M 1597, 61 and 86 respectively; C de M 1598, 95 and 142 respectively. 31 C de M 1601, 99, 78, and 176 respectively. 32 This was between 1588 and 1597. Ginevra registered once, in January 1588, when she paid for a one-month license. C de M 1588, [np] “G” section. In 1588, six registered prostitutes lived with her, in 1589 seven did, and in 1594 and 1597 eight did. C de M 1588; 1589; 1594; 1597. 33 C d M 1589, [np] “L” section; 1594, [np] “L” section. C de M 1599, 28. Ginevra was still there in 1601, when Margareta Tinarolla lived in her home. See C de M 1601, 130.34 C de M 1594, [np] “P” section; 1597, [np] “P” section. C de M 1597, [np] “C” section; C de M 1599, 28. 35 For her first registration, see C de M 1597, [np] “D” section. 36 Eg., Gentile di Sarti, C de M 1601, 79; 1605, 100, and Domenica Fioresa, C de M 1604, [np] “E” section; 1609, 66–67. 37 Lucia Fiorentina left Ginevra’s to serve in the house of a local scholar (“Signor Dottore”). C de M 1589, [np] “L” section. Diana di Sacchi Romana lived in Ginevra’s casa in January 1594, but moved twice more that year, to Borgo Polese and then to Altaseda. C de M 1594, [np] “D” section. C de M 1594, [np] “L” section, Lucia Fiorentina. It is unclear but possible that this was the same Lucia who entered service in 1589. 38 Chojnacka, “Early Modern Venice,” especially 217 and 225. McCarthy, “Prostitution,” 253–314. 39 See ASB, Ufficio delle Bollette e Presentazioni dei Forestieri, Scritture Diverse, busta 1, “Statuti,” [np] fol. 8r. 40 ASB, Ufficio delle Bollette 1549-1796, Filza 1604, [np] “Die 21 May 1604,” fol. 1r. 41 Vincenzo is described as Francesca’s “cognatus.” Ibid., fol. 1r–v. 42 This permission was copied into the 1586 register and the 1462 illuminated statutes: C de M 1586, [np] “Z” section (28 June 1586); ASB, Ufficio delle Bollette e Presentazioni dei Forestieri, Statuti, sec. XV, codici miniati, ms. 64, 28. 43 For Paleotti’s reaction, see BUB, ms. 89, fasc. 2, Constitutiones conclilii provincialis Bonon. 1586, fol. 95v, cited in Ferrante, “La sessualità,” 993. 44 ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filza 1601, [np] “Decreto d[e]lle bolette” (November 20, 1596); Filza 1614, [np] “Dalla letura delli statuti si cava che le Donne di vita inhonesta si possono descrivere nel campione in 4 modi” (undated). 45 John Florio defines “amico” as “a friend, also a lover.” Florio, Queen Anna’s, 24. See also Cohen, “Camilla la Magra.” 46 The suit was brought to the Bollette. ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filza 1601, [np] “Arsilia Zanetti” (November 12, 1601). For a detailed study of Bolognese registered prostitutes who took clients to the Bollette’s tribunal for debt, see Ferrante, “‘Pro mercede carnale.’” 47 Pasulini bought her two six-month licenses in July 1598 and January 1601. Arsilia’s son, Giovanni Battista, paid for the other months. C de M 1598, 48; 1599, 3; 1600, 4; 1601, 4. 48 Archivio di Stato di Firenze (hereafter ASF), Onestà, ms 1, ff. 27r–31v. Terpstra, “Sex and the Sacred,” 77. 49 Ludovico Pizzoli, the Bollette’s esecutore, claimed that for three years Rossi had purchased her licenses because he was having a continuous sexual relationship with her even while she was having sex with other men: ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filza 1606, “Cont[ra] Pantaselia Donina[m] al[ia]s de Salanis” (August 19, 1605), fol. 1r. John Florio defines “amicítia” as “amity, freindship [sic], good will.” Florio, Queen Anna’s¸ 24. The Bollette’s 1602 register confirms that Rossi paid for her licenses in person as well as giving money to Pizzoli to pay on his behalf. C de M 1601, 160; 1602, 154; 1603, 170. ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filza 1601, “Molto Ill[ust]re et Ecc[ellen]te Sig[no] re” (May 14, 1601). 50 Cohen, “Balk Talk,” 101. 51 The record in the register does not say why it was given for free, only that Pomilio “solvet nihil.” C de M 1583, [np] “F” section. 52 These were Angelica Bellini, Caterina Furlana, and Caterina di Rossi. C de M, 1624, [np] “A” and “C” sections. 53 Both in Ibid., [np] “C” section. 54 This was according to the curate of her parish church. ASB, Ufficio delle Bollette 1549– 1796, Inventionum 1601, [np] fols. 20v–21v (June 20, 1601; July 2, 1601). For her sister Francesca’s registrations: C de M 1598, 56; 1599, 49; 1600, 68; 1601, 60. 55 ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Inventionum 1601, [np] fol. 19v (June 28, 1601) and fol. 20r–v (June 30, 1601).56 ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filza 1601, [np] “Malg[are]ta Sulfanela” (June 27, 1601). 57 ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Inventionum 1601, [np] fols. 20v–21v (July 2, 1601). 58 ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filza 1603, [np] (26 June 1602). C de M 1602, 21. The Convertite confirmed this removal: ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filza 1603, [np] untitled (October 12, 1602). 59 See, for instance, BCB, Bandi Merlani, V, fol. 106r, untitled, begins “Non essendo conveniente che presso li Monasteri j di Monache” (March 24, 1603). McCarthy, “Prostitution,” 131–97 60 Cohen, “‘Courtesans,’” 202. 61 “Vita et fine miserabile delle meretrici” (“Life and Miserable End of Prostitutes”), ca. 1600, in Kunzle, History of the Comic Strip, 275. Giuseppe Maria Mitelli, “La vita infelice della meretrice compartita ne dodeci mesi dell’anno lunario che non falla dato in luce da Veridico astrologo” (1692), Museo della Città di Bologna, 2470 (re 1/425). 62 Cohen, “Honor and Gender,” especially 600–01. Terpstra, “Sex and the Sacred,” 71, 79–80. 63 ASB, Assunteria di Sanità, Bandi (XVI–1792), Bandi Bolognesi sopra la peste, 45, “Bandi Generali del Ill[ustrissimo] et Reverendiss[i]mo Monsignor Fabio Mirto Arcivescovo di Nazarette Governatore di Bologna,” (February 17, 18, and 19, 1575), fol. 2v; BCB, Bandi Merlani, V, fol. 64r, “Bando Sopr’al gioco, & Biscazze, alli balli nell’Hosterie, & che le Donne meretrici non vadano vestite da huomo” (December 9, 1602). 64 Ibid. 65 Thomas Fisher Rare Book Library (hereafter Fisher), B-11 04425, “Bando generale dell’Illustrissimo, & Reverendissimo Sig. Benedetto Card. Giustiniano Legato di Bologna” (June 23 and 24, 1610), “Delle Meretrici. Ca XXVIII,” 60–61. 66 In 1565, Governor Francesco de’Grassi set the exclusionary zone at 30 pertiche (approximately 114 meters), while in 1566 Francesco Bossi extended the zone to 50 pertiche (190 meters). See Martini, Manuale di metrologia, 92. ASB, Legato, Bandi speciali, vol. 3, fol. 16r (February 1, 1565); ASB, Boschi, b. 541 (February 1 and 8, 1566), fol. 115r. Florence reduced its exclusionary zone from 175 to 60 meters in this time (i.e., from 300 braccia to 100): ASF, Acquisti e Doni 291, “Onestà e Meretrici” (May 6, 1561). Terpstra, “Sex and the Sacred,” 78–79. 67 These convents were San Bernardino, Santa Caterina in Strada Maggiore, San Guglielmo, San Leonardo, San Ludovico, Santa Cristina, San Bernardo, Corpus Domini, and Sant’Agnese. Proclamations also protected the new monastery of San Giorgio, the Benedictine monastery of San Procolo, the college of the Hungarians, the Jesuits and their school, the new church of Santa Maria Mascarella, and the shrine of the Madonna della Neve. McCarthy, “Prostitution,” 131–97. 68 Zarri, “I monasteri femminili,” 166, 177. Johnson, Monastic Women, 235–37. Fini, Bologna sacra, 14. 69 BCB, Bandi Merlani, V, fol. 106r, untitled, begins “Non essendo conveniente che presso li Monasterij di Monache” (March 24, 1603). 70 One-third of each fine was to go to the accuser, one-third to the city treasury, and onethird to the esecutore. 71 In 1601, one woman registered on Bocca di lupo, two on Capramozza, and four on Belvedere di Saragozza. In 1604, one registered on Bocca di lupo, three on Capramozza, and one on Belvedere di Saragozza. C de M 1601 and 1604. One of the women who lived on Belvedere in 1601 continued to do so in 1604, while another had moved three blocks west to Senzanome, and a third had moved across town to Campo di Bovi by the north-eastern wall. These were Vittoria Pellizani, Gentile di Parigi, and Angela Amadesi, called “La Zoppina.” For Vittoria: C de M 1601, 204 and 1604, [np] “V” section. For Gentile: C de M 1601, 74 and 1604, [np] “G” section. For Angela: C de M 1601, 136 and 1604, [np] “A” section. 72 These were Camilla di Fiorentini, who lived in the house of Caterina the widow, and Cecilia Baliera. C de M 1614, 288 and 39 respectively.73 See BCB, Bandi Merlani, XI, fol. 28r, untitled, begins “Non essendo conveniente, che appresso li Monasterij di Monache” (January 18, 1622). In 1624, four women lived on Altaseta and none on Mussolina. 74 Guidicini, Cose notabili, vol. III, 179–80 and volume III, 346–50. 75 The proclamation clearly states that the order was made at the insistence of the “Huomini della Madonna dalla Neve, Confraternità di essa, e persone honeste di detta strada.” BCB, Bandi Merlani, X, fol. 128r (August 20, 1621). 76 These were published in 1587, 1602, 1608, and 1621. BCB, Bandi Merlani, I, fol. 449r, untitled, begins “Devieto di affitare a persone disoneste nella contrada di S. Maria della Neve” (April 26, 1587); ASB, Legato, Bandi speciali, vol. 15, fol. 198r, untitled, begins “Essendo la Contrada di Santa Maria dalla Neve sempre stata Contrada quieta” (January 31, 1602); ASB, Legato, Bandi speciali, vol. 17, fol. 225r, untitled, begins “Havendo l’Illustriss[im]e Reverendiss[ime] Sig[nor] Car[dinal] di Bologna pien notitia” (June 6, 1608); BCB, Bandi Merlani, X, fol. 128r, “Bando Contra le Meretrici, & Persone inhoneste” (August 20, 1621). 77 “non possa, ne possano, ne debbano sotto qual si vogli pretesto, a quesito colore fermarsi, o star ferme per detta strada, sotto il portico, suso il lor’uscio, o d’altri, o suso l’uscio dell’ Hostarie.” ASB, Legato, Bandi speciali, vol. 17, fol. 225r (June 6, 1608). 78 “comanda espressamente all GIULIA da Gesso, all DORALICE Moroni, alla LUDOVICA Guidi, & ad ogn’altra MERETRICE [sic].” ASB, Legato, Bandi speciali, vol. 17, fol. 225r (June 6, 1608). 79 C de M 1609, 73, 121, and 151, respectively. 80 These were Agata Martelli, alias Bagni, from Castel San Pietro and Lena di Stefani who lived in the casa of Messer Domenico Bonhuomo. C de M 1614, 19 and 1624, [np] “L” section. 81 BCB, Bandi Merlani, X, fol. 128r, “Bando Contra le Meretrici, & Persone inhoneste” (August 20, 1621). Though Savelli did not specify which “Borgo Nuovo” they should move to, in all likelihood he meant Borgo Nuovo di stra Maggiore, which had no convents or churches on it. 82 Cohen and Cohen, “Open and Shut,” 67–68. 83 Cowan, “Gossip,” 314–16; Cohen and Cohen, “Open and Shut,” 68–69. 84 Cohen, “‘Courtesans,’” 204–05; Cohen, “Seen and Known,” 396–97. In a later article Cohen argues that “[t]hough typically noisier and more abrasive than feminine ideals would dictate, much of prostitutes’ street behavior was not radically distinct; rather it fell toward one end on a spectrum of working class practices.” Cohen, “To Pray,” 310. 85 Tommaso Garzoni, Piazza universale di tutte le professioni del mondo, nuovamente ristampata & posta in luce, da Thomaso Garzoni da Bagnacavallo (Venice: Appresso l’Herede di Gio. Battista Somasco, 1593), 598. Available online from the Università degli Studi di Torino OPAL Libri Antichi internet archive at http://archive.org/details/Scansione GIII446MiscellaneaOpal, cited in Cohen, “Seen and Known,” 397, n. 18. 86 Ibid., especially 396–97 and 399; Storey, Carnal Commerce, 172–75. 87 “Mirror of the Harlot’s Fate,” ca. 1657, reproduced on 278–79 in Kunzle, History of the Comic Strip: Volume 1 and Storey Carnal Commerce, 37. Vita del lascivo (“The Life of the Rake”), ca. 1660s, Venice, reproduced on 39–44 of Storey, Carnal Commerce. 88 ASB, Ufficio delle Bollette 1549–1796, Inventionum 1601, [np] January 22, 1601. 89 Ibid., [np] July 23, 1601. 90 Ibid., [np] January 22, 1601. John Florio defines “chiavare” as “to locke with a key. Also to transome, but now a daies abusively used for Fottere.” He defines “fottere” as “to jape, to flucke, to sard, to swive,” and “fottente” as “fucking, swiving, sarding.” Florio, Queen Anna’s, 97 and 194, respectively. 91 On the attraction of lawmen to streets known for prostitution, gambling, and drinking: Cohen, “To Pray,” 303; Storey, Carnal Commerce, 99–100. 92 The complainants referred to themselves as honorati and gentilhuomini, curiali principali, and artegiani buoni e da bene. Storey, Carnal Commerce, 91, n. 103. She dates the two letters from 1601 and 1624.93 For the vice legate’s order, as transcribed into the 1586 register: C de M 1586, [np], untitled, begins “Ill[ustrissim]us et R[everendissi]mus D[ominus] Bononorum Vicelegatus in eius Camera” (June 28, 1586). 94 Cohen, “Seen and Known,” 409. 95 Storey, Carnal Commerce, 1–2.Bibliography Archival sources Archivio di Stato di Bologna (ASB) Assunteria di Sanità, Bandi (XVI–1792) Boschi, b. 541 Legato, Bandi speciali, vol. 3, 15, and 17 Ufficio delle Bollette 1549–1796, Campione delle Meretrici 1583, 1584, 1586, 1588, 1589, 1594, 1597, 1598, 1599, 1600, 1601, 1602, 1603, 1604, 1605, 1609, 1614, 1624, and 1630 Ufficio delle Bollette 1549–1796, Filze 1601, 1603, 1604, 1606, and 1614 Ufficio delle Bollette 1549–1796, Inventionum 1601 Ufficio delle Bollette e Presentazioni dei Forestieri, Scritture Diverse, busta 1 Ufficio delle Bollette e Presentazioni dei Forestieri, Statuti, sec. XV, codici miniati, ms. 64 Archivio di Stato di Firenze (ASF) Acquisti e Doni 291 Onestà, ms 1 Biblioteca Comunale di Bologna (BCB) Bandi Merlani, I, V, X, and XI. Gabinetto disegni e stampe, “Raccolta piante e vedute della città di Bologna,” port. 1, n. 14. http://badigit.comune.bologna.it/mappe/14/library.html Biblioteca Universitaria Bologna (BUB) Manuscript 373, n. 3C Thomas Fisher Rare Book Library (Fisher) B-11 04425 Museo della Città di Bologna (MCB) 2470 (re 1/425)Published sources Brackett, John K. “The Florentine Onestà and the Control of Prostitution, 1403–1680.” Sixteenth Century Journal 24, no. 2 (1993): 273–300. Chojnacka, Monica. “Early Modern Venice: Communities and Opportunities.” In Singlewomen in the European Past. Edited by Judith M. Bennett and Amy M. Froide, 217–35. Philadelphia: Pennsylvania University Press, 1999. ———. Working Women in Early Modern Venice. Baltimore, MD: Johns Hopkins University Press, 2001. 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Intricately bound to the fundamental institution of marriage, it threatened honor, family, and livelihood. Traditionally, this grave offense merited harsh punishments like stoning, although by the sixteenth century these had much softened. A sin, a crime, and a breach of contract, in early modern Italy it could be prosecuted under several kinds of law. Beyond canon law’s jeopardy for both spouses, under Roman law enshrining patria potestas, adultery was overwhelmingly a wife’s transgression, to which, furthermore, she was presumed to have consented.1 So, a vengefully passionate husband or kinsmen who killed a wife found f lagrantly abed with a lover could claim immunity from prosecution for murder.2 The adulteress herself figured ambiguously as a theme in Italian paintings, prints, and stories. Nevertheless, neither law nor broader cultural norms ref lected adultery’s complexities as social experience on the ground. To juxtapose prescriptive and lived understandings and to test the crime’s notoriety, we turn to judicial records. For contrast with our culturally framed expectations and to glimpse the everyday worlds of most early modern people, this essay reconstructs four stories from adultery prosecutions in the Roman Governor’s court circa 1600. The particular crimes of these non-elite women and men involved companionship and sex, but little else was directly at stake. My accounts seek to represent both social dynamics and a vernacular culture of sexuality accessible alike to the educated and the illiterate. I highlight a cluster of adulteresses who cultivated not primarily instrumental, but rather personal, alliances outside marriage. The lovers’ choices transgressed and had consequences both at home and in the public courts. Nevertheless, their misconduct was not radically out of step with an everyday culture of sexuality that endured even in Catholic Reformation Rome. Adultery had a lengthy history as a cultural, legal, and behavioral problem. From the twelfth century, an ambivalent medieval literature on humanlove—from Andreas Cappelanus to Gottfried von Strassburg—suggested that passion and marriage did not mix. Despite the Renaissance emergence of more positive takes on sex, the notion persisted that intense eroticism was seldom the business of husbands and wives.3 The church still taught that marriage was the only licit setting for sex, while discouraging the pursuit of pleasure for its own sake. The iconography of love on domestic objects linked to betrothals and weddings promoted family policy as much as private spousal gratification.4 Although married people may not have behaved as they were told, they have left few words about sex. If conjugal relations did often tend to routine, adultery could be easily imagined by contemporaries, and by scholars since, as an agreeable alternative. Popular histories have repeatedly featured swaggering Renaissance noblemen, including prelates, who dallied sensuously with mistresses and fathered bastards. Their female partners, who ranged from servants to gentlewomen, were often married, and so adulteresses.5 A wife’s adultery posed problems for both her spousal household and her natal family, but sometimes brought them benefits as well. Under ancient Roman law still frequently cited in the Renaissance, uncertainty about paternity and corruption of the lineage was one major cost.6 Adultery also rattled the public honor of a patriarchal family that could not control its assets, including the chastity and fertility of its women. These concerns appear as conventional rhetoric, but it is far from clear how much they actually drove Renaissance husbands’ retribution. Certainly, charges of adultery were invoked to instigate violence against an inconvenient kinswoman and to cover other, less high-minded goals. On the other hand, where doctrines of sexual exclusivity could bend in practice, adulteresses might reap rewards rather than punishments for their liaisons, especially with powerful men. For example, Giulia Farnese, wife of the Roman baron Orsino Orsini and the mistress of Pope Alexander VI in the 1490s, arranged a cardinal’s hat for her brother, Alessandro, the future Pope Paul III.7 Even bastards could be absorbed and their mothers supported. In the 1460s Lucrezia Landriani, married conveniently to a Milanese courtier, bore four illegitimate children to the young Galeazzo Maria Sforza before he became Duke of Milan and took a bride. Bearing their father’s name and raised in his court, Lucrezia’s brood included Caterina Sforza, the future indomitable Countess of Forlí.8 The husbands of these high-f lying adulteresses managed their role, its perks and its costs, more and less deftly. In Florence, the husband of Bianca Cappello, the mistress and later wife of Grand Duke Francesco I, retaliated by intemperate womanizing of his own, and died at the hands of his paramour’s kinsmen.9 Husbands did not take adultery lightly, but there might be multiple stakes and more than just one bloody end. The dark emotions of adultery—jealousy and anger—struck men and women alike. Legends of aristocratic adulteresses killed in flagrante delictu by vengeful husbands arouse pity, horror, and titillation in later readers. Although the threat and the rhetoric surely circulated, documented historical examples are few.10 More modest women, too, had reason to fear even unmerited spousal violence.For example, in a miracle attested in 1522, the Madonna della Quercia of Viterbo saved a woman mortally assaulted by a suspicious husband, egged on by his mother.11 More peaceably, a Quattrocento necromantic recipe promised that to make a wife “persevere in honest alliance with her husband.”12 Moreover, although adulterers were rarely prosecuted, women deeply resented their husbands’ philandering. In the 1550s a pious Bolognese gentlewoman, Ginevra Gozzadini, asked her spiritual director if she owed the marital debt to her errant husband. Though reluctant to release his disciple from godly duties, Don Leone Bartolini allowed her to decline if her husband refused to forgo his “public adultery and also grazing on his wife like a pig and not a Christian.”13 Renaissance Italian visual and literary culture depicted four roles in adultery’s drama: the wife; the husband or cuckold; the lover; and the chorus of the public. Though shadowed by misogyny, views of women were mixed. Ancient and medieval texts widely posited female propensities to falling in love and to undisciplined and mercenary carnality. Beauty, coupled with fickle mind, made women at once temptresses and easy prey to seducers. These risky frailties in turn justified tightly constraining rules. In parallel, novelle, poetry, madrigals, and commedia dell’arte evoked both woe and delight with representations of love and romantic adventure. Magic, too, offered women and men ways to attract and bind a lover.14 Mainstream cultural norms often lumped non-conforming women together as sexual transgressors. Yet prestige and class, singled out some for celebration. Thus, as whores, prostitutes stood for the obverse of female virtue, but courtesans, especially those dubbed counterintuitively “honest,” earned renown among elite men for their manners and cultural finesse. Even Saint Mary Magdalene appeared in paintings as the brightly dressed, or undressed, playgirl who was the foil to her model penitent. The adulteress partook of this generic bad girl, at once attractive and corrupt, but her jeopardy under law invited ambivalence. For example, many early modern artists represented the Gospel story of the woman “taken in adultery.”15 Sixteenth-century Italian paintings usually depicted a beautiful, young woman, thrust by the Pharisees’ heavy legal hand to stand alone before a crowd to be judged. Although conventional language suggested that she was in some sense caught or trapped, she was still deemed to have consented to dire offense. Viewers would hear Jesus first chide her persecutors, “Let he who is without sin cast the first stone,” and then tell her to go and sin no more. All were sinners, not least the adulteress, but law must not trump Christian mercy. Among the men’s roles, not the male adulterer nor the wife’s lover, but rather the husbandly cuckold claimed a share of cultural preoccupation. The aristocratic choice between familial vengeance or instrumental accommodation often came down on the latter side. Instead of destroying the adulteress, the cuckold had his reasons for complacency. In visual imagery, art historians have shown betrayed husbands responding as much with dismayed forbearance as with hot ire. Comparing paintings of Joseph, the helpmate of the Virgin Mary, and Vulcan, the spouse of Venus, Francesca Alberti explained how the aging husbands ofexceptional wives, though vulnerable to mockery by artists and viewers, served divine ends.16 Louise Rice tracked Italian depictions of the cuckold from a nasty late fifteenth-century allegorical engraving through sixteenth-century literary parodies from Aretino and Modio, and finally to Baccio del Bianco’s drawings. These last offered whimsically ironic scenes that normalized both the cuckold and the adulteress.17 Ambivalently allotting pleasure and agency to women and complicating the revenge narrative, novelle offered socially more varied cultural constructions of adultery. In the Decameron, Boccaccio exploited these possibilities in more than twenty-five stories featuring adultery that fancifully permuted its spousal roles.18 The married women of the novelle, again almost always beautiful, pursued love and reaped their adulterous pleasures with ambiguous culpability. At the expense of dull or aging husbands, some wives schemed cleverly both to achieve their desires and to elude discovery and punishment.19 Others, honest, virtuous, and alluring, had to be tricked by would-be lovers into learning that sex outside marriage was more fun.20 Lucrezia in Machiavelli’s Mandragola found similar fortune. Although female delight was only a means to an end in the Decameron’s elegantly ironic lessons, a more literal reading of the stories at least gave a space to imagine wives’ extra-domestic enjoyment. Boccaccio’s cuckolded husbands reacted variously to adultery’s challenges to honor and to its remedies in law. In Day 4, Story 9, a gentlewoman let herself fall to her death after her vindictive husband fed her the heart of her paramour. Explained the woman, since she had given her love freely, she was the guilty one and not the lover. In a lighter vein, Day 3, Story 2 parodied the narratives of murder in f lagrante and, less directly, of Christ forgiving the adulteress. A king, discovering his wife and a groom asleep together, cut the man’s hair to mark his guilt. When the lover woke, he scotched his jeopardy by similarly tonsuring other servants. In the end, the king, rejecting a petty vendetta that would broadcast his dishonor, announced cryptically to his assembled entourage: “He that did it, do it no more, and may you all go with God.”21 In Day 6, Story 7, a hapless husband, fearing penalty if he killed his adulterous wife himself, hauled her before the public court, where, by statute, she faced a sentence of death by fire. Unlike the Gospel’s submissive adulteress, the respected Madonna Filippa staunchly defended herself with two claims. First, as in the tragedy of Day 4, she did it for her “deep and perfect” love for Lazzarino. Secondly, having gotten her husband to agree that she had always satisfied his every bodily wish, she asked: “what am I to do with the surplus? Throw it to the dogs? Is it not far better that I should present it a gentleman who loves me more dearly than himself, rather than allow it to turn bad or go to waste?” The gathered populace of Prato greeted this charming riposte with approving laughter and, at the judge’s suggestion, altered the harsh statute to punish only adulteresses who did it for money.22 Christian rules as implemented through ecclesiastical courts also ref lected more everyday cultural norms. Although by medieval canon law both spouses owed the marital debt, in customary practice expectations differed for husbandand wife. As historian Cecilia Cristellon shows, the church courts of preTridentine Venice aimed less to police sex than to stabilize marriages and to minimize scandal.23 Many proceedings, often brought by women, sought to formalize separations or annulments of couples who had long since parted company. Adultery by wife or husband was a charge to blacken character but was seldom advanced as the source of a broken marriage.24 In fact, among the lower orders, adultery was a common product of widespread, informal serial monogamy. Finding themselves for various reasons without present spouses, people readily took up new heterosexual partnerships. Although adulterous, such concubinage, sometimes with a formal blessing that made it bigamy, was often marriage-like and, in the absence of contrary evidence, usually accepted by the lay community. In the face of these popular habits, fifteenth-century church courts worked to sharpen the boundaries of marriage, and the Council of Trent’s legislation assimilated concubinage more and more to prostitution.25 Even so, ecclesiastical judges continued less to punish adulterous sex by itself than to seek better moral and spiritual discipline around marriage as a whole. Let us turn now to Rome at the end of the sixteenth century to gauge the moral climate and social textures in which our everyday adulteries took place. For some decades Catholic reformers had worked to burnish Rome’s reputation as a fitting capital for a resurgent church. Issuing repeated regulations (bandi ) to suppress blasphemy and vice, local authorities particularly targeted gambling and adultery.26 Yet these official pronouncements better registered moralistic concern than they energized a thorough cleansing of the civic body. Parallel rules sought to constrain the practice of prostitution, although that trade and fornication by the unmarried were transgressive but not criminal. The magistrates’ concerns turned mostly on guarding sacred sites from taint and restraining violence and disorder by prostitutes’ clients. Yet enforcement of decrees around illicit sex remained sporadic. Pius V’s ghetto for prostitutes of the late 1560s at the Ortaccio did not last long as either structure or policy. That moment was the reformists’ exception rather than the trend. The early sixteenth-century celebrity of Rome’s honest courtesans had certainly waned, but in 1580 the gentleman traveler Montaigne was still keen to admire and visit their kind.27 More generally, the historian of crime Peter Blastenbrei concluded that, for two decades immediately post-Trent, Rome was de facto quite accommodating of heterosexual irregularities and sometimes attracted couples seeking to escape sharper discipline elsewhere.28 All told, by 1600, reform in the papal city had subdued the Renaissance culture of f leshly pleasures, but effective suppression of non-marital sex was scarcely true on the ground. The labyrinth of Rome’s institutions and, especially, the mobile demography of its residents consistently subverted the religious and moral aspirations of its leadership.29 The city’s population swelled, from 35,000 in 1527, after the catastrophic Sack by Hapsburg imperial troops, to around 100,000 in 1600.30 Few people were native Romans. Visitors and migrants f lowed in—men and women, of all social ranks from ambassadors and nobildonne to pilgrims, cattledrivers,and servants. Many also left town. In a f luid residential geography, most people rented their accommodations and often moved house. Although many households had a nuclear core or its remnants, complete families were fewer than in many cities.31 Lodgers and informal clusters of housemates were common. People also changed jobs frequently, and some worked in one part of the city but, regularly or occasionally, ate and slept elsewhere. As a result, ordinary Romans had repeatedly to renegotiate the personnel and terms of daily life. Furthermore, Rome’s sharply skewed sex ratio yielded distinctive economic and marital dynamics. The urban population counted, roughly, only 70 women for every 100 men. Celibate clerics were not the primary culprits. Many of the surplus men came to the city to provide for the needs and comforts of a courtly society, by serving in great households of prelates or secular lords or by supplying goods.32 With males doing much of the domestic work and without a major textile industry, the market for female labor in turn was weak. Of the many men, some married in Rome to help establish themselves, but others had wives elsewhere, or were young and not ready to settle down.33 Although some, nubile, women found husbands readily, many others were left to improvise when fathers died or spouses left town for shorter or longer absences. Typically, they struggled to live piecemeal from laundry, spinning, and sewing. As in Venice, concubinage was common. Prostitution, too, though never as rampant as some hysterical reformers claimed, was another, potentally better paid recourse. Often informally and intermittently, younger, more presentable or gregarious women offered mixes of sexual, social, and domestic services to a shifting contingent of unpartnered men, and to some husbands as well. As a concubine or prostitute, a married woman faced legal jeopardy for adultery. When a husband did not, as obligated, support his wife, she had to find alternatives. Sometimes, he had wasted the dowry. Often, he had been long away, having intentionally or not abandoned his wife. A woman, in turn, unknowing if her spouse had died, often proceeded as if he had and set up new partnerships. In the absence of contrary information, neighbors tended to presume legitimacy for couples who lived appropriately, including taking the sacraments at church. Nevertheless, married women living as prostitutes, concubines, or even bigamist wives were liable, if denounced, to prosecution. The discipline and prosecution of adultery in early modern Rome has left only erratic traces. No trial records survive from the tribunal of the Vicario, who bore many of the city’s episcopal functions for the pope. 34 As an offense of “mixti fori,” however, adultery sometimes came before the criminal courts.35 Killing women for honor was rare, especially in the city, and the ferocity of the ancient law had attenuated. Going to law, though risking unwelcome publicity, became more common, even for noblemen.36 In the 1580 edition of Rome’s Statuta, carnal and associated crimes occupied a brief three pages and mostly specified due punishments.37 In practice, these penalties were often negotiated down, so the statutory guidelines are interesting mostly as a ref lection of judicial thinking and broader cultural values. This section began with sodomy and a tersepronouncement of death by burning. Next, a longer paragraph, De Adulterio e incestu, spoke first of “adultery with incest,” before turning to “simple adultery.” For this last, punishments were calibrated to the woman’s honesty and the man’s social rank. For sex with an “honest” wife, a plebian man faced a hefty fine of 200 scudi and three years of exile. A gentleman owed double the fine and the exile, and a baron triple. Notably, this scale of penalties targeted the common circumstance of high-status men making alliances with women of lower rank. On the other hand, the chance that even a middling family would successfully haul a nobleman into court was slim. Continuing, the statute declared that if the wife was poor and “inhonesta, but not a public prostitute,” the penalties were halved.38 Reputation ( fama) in the neighborhood legally determined a woman’s “honesty.”39 At the same time, where early modern criminal law recognized that virgins might resist forcible def loration (stupro), wives were still held complicit in adultery.40 Thus, every proven adulteress was, in principle, to be sequestered for correction in a casa pia for errant wives (malmaritate), where her husband or family paid her expenses. From the later sixteenth century, adultery came before the Governor’s court by two routes. By legal tradition, reiterated in the Statuta, sexual crimes involving respectable women received public intervention only when brought by a kinsman with honor at stake. Institutional justice, seeking to promote itself and to tame the violence of self-help vendetta, encouraged this recourse with some success. Thus, husbands initiated many of the Governor’s adultery trials, although typically with a keen eye to retaining spousal property.41 On occasion, angry women prosecuted their husbands for adultery.42 To note, the Governor’s criminal court in general took seriously women’s complaints, even without male backing. Their testimony as accused or witness, usually recorded under the same intimidating circumstances as men’s, bore analogous weight. Especially for offenders from the lower social ranks, adultery also came to the court’s attention by an investigation ex offitio, on the state’s initiative. Usually, a secret report by a mercenary spy or grouchy neighbor launched the case, followed by a police raid.43 Such arrests were often handled by summary justice that imposed a fine and issued an injunction against further misconduct.44 A few cases led to full trials, and my stories here of “simple adultery” are among them.45 Although these examples were not formally typical, they involved ordinary people getting into relatively routine kinds of trouble. Bodies and honor were at stake, but neither money nor property were central for either husbands or wives. All the women had engaged actually or potentially in sex with men of their own choosing outside the bonds of marriage. From the tales of these willing adulteresses who ended up in court, we can learn about a range of possibilities for extramarital adventures and about the narratives and discourses that explained them and hoped to extenuate culpability. These women, though several years married, were often young. In other Governor’s court trials around f lawed marriages the wives typically complained of mistreatment to justify their straying. In none of these four stories, however, did that rhetoric appear. The husbands, when theysuspected or learned what was afoot, were angry, but the trials were not about ending a marriage. The lovers, themselves unmarried, were among the many unattached men in Rome, and met the adulteresses through family and local connections. Also telling are the ways that neighbors and colleagues took part, both in the trysts and in their discovery and discipline. In my first two adultery stories, unhappy husbands tried, more and less cannily, to corral their wandering wives. For both, events transpired close to home. In the first case, the spouses spoke of Tridentine teachings to repair a troubled marriage. The pastoral discipline had failed to work, however, and the next time the irate husband resorted to self-help, seriously beating his incorrigible wife. The domestic violence brought the problem to public notice. In the second story, the husband confronted his wife with her misconduct reported by neighbors. When she faced down his efforts at proper spousal correction and still continued to roam, the husband turned for help to the ecclesiastical and public authorities. They, in time, intervened, but notably declined to rush into a private matter without good cause. The first tale provocatively mixed elements of Boccaccio with Catholic reform teaching to the laity. A very short trial from May 1593 recounted adultery trouble that exploded within the cramped premises of a fruit and vegetable seller in central Rome.46 After the beleaguered husband, Hieronimo, had resorted to self-help, the resulting domestic violence led an unnamed informant to alert the police. In this instance, probably because the wife, Caterina, lay injured, instead of collecting testimony at the prison, the notary first hurried to the respectable shopkeeper’s premises to interview both spouses. Husband and wife testified immediately in the heat of events and again, later, in jail. The would-be lover, the shop assistant Leonardo, nimbly decamped before the law arrived. As was common for many city dwellers, Hieronimo Ursini from Milan kept shop on the street f loor and lived upstairs with his wife, Caterina, but evidently had no children. Two garzoni (shop assistants) slept in an adjacent room. The fruitseller had good reason to suspect his young wife. By his account, Caterina, whom he spied often f lirting in the window “with this one and that one,” had repeatedly tried his patience. Worse, he once had caught her at her mother’s house, “almost in the act” of having sex with a tavern keeper. Nevertheless, Hieronimo averred piously, “I forgave her, and she promised to do no more wrong, and we confessed together to the parish priest and took communion, and I took her back and led her home, pardoning everything and keeping her always as well as possible” (ff. 1125r–v). Portraying himself as a pious and forgiving husband, Hieronimo sought to meliorate the court’s view of his later, less irenic, behavior. The testimony, which likely was approximately true, shows us a man of modest status deftly invoking good Catholic teaching. Caterina in turn confessed, “Truly, I did wrong (torto) to do what I did to my husband, because I once fell into error (errore) at my mother’s house, where I had sex with Giovanni Angelo the tavern keeper, and even so, my husband forgave me and took meback into the house” (ff. 1128r–v). Here she acknowledged not only Hieronimo’s forbearance, but also her own inclinations to illicit pleasure. Hieronimo’s jealousy thus primed, on a May morning he climbed early out of the bed that he shared with his f lirtatious wife. According to his testimony, he intended to go to a garden on the edge of the city to cut artichokes for the shop. He tried to rouse his two garzoni who were sleeping in another room. One got up, but Leonardo, also from Milan, claimed to be sick and would not rise. Suspecting the lay-a-bed of setting a “trap,” Hieronimo sent the other assistant out to collect the produce, but he himself slipped into the shop and hid behind a barrel. After a while, Leonardo entered the shop, “sighing,” according to the hidden Hieronimo, “an amorous sigh.” A few minutes later, Caterina appeared, asking where her husband was. “Gone to cut artichokes,” replied Leonardo. Immediately, said Hieronimo, Caterina began to adjust the garzone’s ruff ( fare le lattughe), and quickly the two became playful and kissed each other. The husband, seeing that “Leonardo wanted to lift her skirts and do his thing ( fare il fatto suo),” burst out of hiding shouting, “Oh traitor, oh traitor, you do this to me!” (ff. 1126r–v). Seeing his master thus enraged, Leonardo, expediently, slipped out the shop door and disappeared from the story. Caterina retreated hastily up the stairs, and Hieronimo surged after, beating her with a broomhandle, a domestic weapon of choice for women as well as men, with his fists, and with his belt. So incensed was he that he pinned her down with his knees on her belly and then on her shoulders, while hauling on her braids, so that he left her “as if dead,” swollen, bloody, and with bruises “blacker that your Lordship’s hat” (ff. 1126v–1127r). Hieronimo volunteered all these details, and one suspects that he may have shocked even himself with his ferocity. Caterina’s tale of the putative adultery and its sorry aftermath provides another perspective. Not surprisingly, she presented herself as aggrieved and “mistreated.” Nevertheless, she reported a similar account leading to the f lirtatious exchange with Leonardo. Her husband, having left early without a word, she rose two hours later. Going into the next room, Caterina rousted Leonardo to get up and open the shop, while she swept. When she went down for a basket to hold the sweepings, she found Leonardo, wrestling with a pair of sleeves. He asked for help in attaching them, and the two began laughing as they struggled with the laces. Just then, Hieronimo sprang out and began to assault his wife. Confirming Hieronimo’s confessed details and adding blows with the head of a hatchet, Caterina claimed that he wanted to kill her. But, “please God,” he had not (f. 1125v). Later, pressured by the court at a second interrogation, the wife admitted to some greater provocation of her husband. In this version, as she came into the shop, Leonardo asked that she help lace his sleeves and moaned about not feeling well. She joked that he was not going to die, and they began to play so that, as in Hieronimo’s account, the garzone had kissed her “lustfully (lusuriosamente)” on the cheek and she responded in kind (f. 1128r–v). Though more theatrical than some tales, this domestic drama had several points in common with other neighborhood adulteries. First, illicit relationssprouted very close to home. These were the settings—through work and domestic propinquity—in which wives were likely to meet other men. Perhaps surprisingly to us, these were also the spaces in which adultery—its initiations and often its consummations—took place. People understood the risks and costs of getting caught; at the same time, privacy, such as we imagine it, was simply not a reality for most people. While married, Caterina had practiced serious f lirtations first in her mother’s house and then in her husband’s, with one of their live-in employees. Even if no real sex had transpired with Leonardo, Caterina saw the wrongful pattern of her conduct. She evidently enjoyed the play and appreciation of her guilty encounters, but she gave little sign of personal feelings for her lovers. In contrast, there does seem to have been some commitment, however f lawed on both sides, between the spouses. While we may doubt that Caterina changed her ways, she did express a sense of responsibility and a belief that she should make peace with her husband. The brevity of the trial suggests that the magistrate was content to dispatch the matter quietly. Both spouses had to answer for their transgressions— Caterina’s sexual misconduct and Hieronimo’s excessive correction.47 The second story of adultery is the only one of the four where the husband himself brought his private troubles to the authorities.48 For more than six months, Bartolomeo from Genoa, alerted by friends, investigated suspicions and then sought to correct his errant wife, Isabetta from Rome. He had tried several times in previous months to enlist the help of the Vicario’s ecclesiastical tribunal, but in vain. Recently, however, he had procured a warrant, probably from the Governor’s court (ff. 832r–v, 834r). So, a police patrol met Bartolomeo outside the building where the lovers had been seen and at his direction made arrests that led to the trial.49 Events took place in a shared neighborhood and within a community of workers, several of whom testified. In this slightly larger, but still face-to-face social terrain, friends and neighbors, notably men this time, had a crucial role in managing their comrade’s disarray. On Saturday, October 22, 1604, right after the arrests, Bartolomeo, coachman to a Monsignor Dandini, complained formally against his wife and Francesco Cappelli from Florence (ff. 831r–v). Bartolomeo had married Isabetta six years earlier; although native Roman women were few, they often married men from outside who sought to establish themselves in the capital. It was a second marriage for Isabetta, who had a grown stepson and a son who lived together in another neighborhood (f. 840v). Bartolomeo lived with Isabetta and their young son near San Pantaleone in the city center. The accused lover, a twelve-year resident of Rome who served as coachman to another churchman, the Archbishop of Monreale, worked from a stable nearby. Bartolomeo’s complaint charged Isabetta with spending “unusually much ( piu dell’ordinario)” time with Francesco. According to reports from several men, including a third coachman, while Bartolomeo lay on his sick bed, Isabetta came and went late in the evening from the stables where Francesco worked. Once healthy again, Bartolomeo berated his wife for her visits and threatened her with arrest and public whipping (f. 831r). She, however, denied all charges and challenged her husband to do his worst(f. 831v). Nevertheless, Bartolomeo asked his friends to spy on her movements (ff. 833v–834r). One morning Bartolomeo’s nephew brought word that Isabetta had been spotted a few streets away going with Francesco into the Palazzo de Picchi. Bartolomeo sent a messenger to alert the city police. When they arrived, Bartolomeo told them to arrest Francesco, then descending the stairs. The husband entered the building, collected Isabetta, and sent her, too, off to jail (f. 831v). Note that the Governor’s police were willing to act, but left it to the respectable husband to hand over his wife. After the arrests, neighbors and colleagues testified to having seen Francesco and Isabetta often together over many months and hearing talk in the piazza of their being lovers. One man observed her three or four times in the last month taking advantage of walking her son to school to stop to talk with Francesco in the courtyard of the Massimi family palace (f. 837v). Another neighbor, Alfonso, intervened directly. Because, he said, Isabetta was his commare, his spiritual kinswoman, he had invited her a month earlier to his house. There, with his own wife present, Alfonso told the wayward Isabetta of the rumors that she was in love (inamorata) with Francesco and having sex with him. Alfonso urged to her to smarten up (stesse in cervello) and amend her ways, because her husband knew and had a warrant to send her to jail, and because it dishonored Alfonso himself, who had helped marry her so respectably (ff. 834r–v). In their early testimonies, the lovers took different tacks. The unattached Francesco downplayed the whole business. He acknowledged, as did Isabetta, that they had known each other in the neighborhood for three or four years. Yet Francesco dismissed her presence in his room or any adulterous reasons for it, “I cannot know the heart of that woman or why she came up” (f. 835v). Isabetta, pressed hard through several interrogations, tried ineffectually to parry the court’s questions. She garbed herself conventionally as a dutiful housewife who minded her own business and seldom went out: “I have to keep working if I want to live” (f. 841r). Accordingly, she implausibly denied knowing local geography; then, insisting that she had never set foot in the stables, she fudged the meanings of being “inside” a place (f. 839r). She invoked her own good name, though in an elaborately conditional mode: “What do you imagine, your Lordship, if I had gone out while my husband was sick, that would have been a fine honor from me” (f. 839v). Blaming her neighbors for their spiteful testimony, she invoked the chronic enmities of local life: “what fine witnesses are these? this is how they repay the courtesies and good will that I have used with them” (f. 843r). Later, however, she backtracked on some of these claims with a pathetic tale of going out at night to fetch some greens to feed the ailing Bartolomeo. Passing by the stable’s open door, she said, Francesco had called out to her, “‘how is your husband?’ I, in tears, answered that the doctor offered little hope, and then Francesco responded, ‘look, if you need anything, be it money or anything else, just ask’” (ff. 843r–v). Spun this way, the errant wife’s visit to the stable got folded into a stirring picture of her desperate efforts to help her husband and of the fellow coachman’s sympathetic offer of aid.Near the end of the trial, the accused lovers, confronted with repeated testimony to their private meetings at the stable and in the palazzo, were pushed to address the presumption that they met for sex. As a judge said in another trial, “solus con sola, one does not presume they are saying the paternoster.”50 When pressed, Francesco exclaimed, “Your Lordship, I will take 100,000 oaths that I had no carnal doings with Isabetta!” He continued, “I can show your Lordship that only with great difficulty can I go with women, and when I do, it is rarely and to my great injury (danno), because four ribs got cut by a Turkish scimitar when I served as a soldier on the galleys of the Grand Duke” of Tuscany (f. 849v). Here we have detail so baroque that we may have to believe it. Francesco aimed to suggest, with timeless logic, that his encounters with Isabetta were not, actually, sex. Whatever it was, however, he feared culpability and had tried, with various moves, to def lect it. Interestingly, Isabetta’s final remarks also denied a sexual relationship by alluding to Francesco’s behavior. In her words, “if he were as proper (netto) with other women as he is with me, he would never have had sex with any woman.” Then, reaffirming her veracity, she concluded with a shift to a rhetoric of intention and sin, “If I had done wrong (errore) and if Francesco had sex with me, I would say so freely and ask for forgiveness, but because I did not do it, I cannot say I did” (ff. 850v–851r). Much more was at stake for Isabetta than for her lover. Knowing well that, in sneaking around while her husband was ill, she had erred in the eyes of her peers, she did not counter Bartolomeo’s charges with complaints of mistreatment. Yet she stood on her word that she could not confess a lie. There the trial record ended with the usual legal instruction that both accused parties be released into the jail’s public rooms (ad largam) with three days to prepare a defense. Accumulated circumstantial evidence, rather than catching lovers in the sexual act, was sufficient for neighbors and, in turn, their publica vox et fama attesting to the offense had weight in court. Nevertheless, perhaps fearing retaliation, people appear not to have turned each other in too quickly. Once an adulterous coupling became common, local knowledge, a friend or associate might assay an informal warning to wife, husband, or lover. Consensus likely deemed these matters family business, better handled privately and with minimal scandal. In this case, Bernardino not only chose official help, but had to persist to get it. In two other stories private adultery and its public prosecution unfolded in different circumstances. Here the adulteresses took advantage of wider urban terrains when pursuing their romantic yearnings. The husbands, although present in the city, were not principal players in bringing the cases to court. Neighbors, on the other hand, took active part, facilitating the alliances or tolerating them for some time, until a moment arrived when someone alerted the authorities. These times, when the police raided an illicit rendezvous, they acted ex offitio, on the newer legal premise that the court could intervene directly, without a kinsman’s request, to ensure order among the city’s lower-status residents. In a third episode of simple adultery, prosecuted in January 1605, the husband, Giovanni Domenico, was in fact the last to know. The short trial consists of apolice report and testimonies from several neighborhood witnesses.51 Neither wife nor lover spoke on record, but procedural annotations at the document’s end register their choice not to challenge any of the witnesses. Most likely, the adulterers accepted a summary decision that ordered them to pay fines and agree formally not to consort any more. Giovanni Domenico di Mattei from Lombardy and his wife, Madalena, lived on the Tiber Island with their two young children and an orphan boy whom they kept “for the love of God” (f. 145v). Husband and wife shared a business selling doughnuts from their home (f. 143r). Giovanni Domenico also commuted daily across the city to Piazza Capranica to work as an assistant to a doughnut-maker (ciambellaro) (f. 145r). The job required his being away overnight, but every morning he returned to his family quarters, evidently bringing pastries to sell. One Wednesday morning, Giovanni Domenico came home to find that Madalena had been arrested, along with Pietro Gallo from Parma, a twenty-five-year-old barber’s garzone who lived two doors down the street (ff. 144r, 145v). According to the official report, a neighbor’s denunciation had informed the authorities that “every night after four hours (10 p.m.) Pietro habitually goes to sleep with Madalena” (f. 143r). Receiving word again last night that the barber was there, the police raided the house late on a chilly January evening. With professional savvy, the lieutenant posted men to watch the exits before knocking on Madalena’s door, which she opened after a few minutes’ delay. While a search inside found no man, a loud noise overhead alerted the police to visit the roof, but in vain. They did soon discover the barber in his nightshirt in his own bed, where he protested that he had been checking the premises above on behalf of his absent landlord. Unconvinced, the police led the two lovers off to jail (ff. 143v–145r). When Giovanni Domenico came home to the unpleasant surprise of his wife’s arrest, he learned that Pietro the barber, carrying a sword (a further offense), had been in the house at night with Madalena. The cuckolded husband went immediately to make a formal complaint and to demand, according to the protocol, the severest punishments for Pietro, Madalena, and anyone with a part in “leading him to her” (ff. 145r–v). The young orphan, Giovanni Santi, nicknamed Scimiotto (Little Monkey), also testified then under his master’s auspices. The boy explained that, during the four months that he had lived in the household, Madalena had many times sent him to invite the barber to eat, and that, when Giovanni Domenico was away, Pietro stayed to sleep. He shared the bed with Madalena and the two children, while the young witness slept on the f loor in the same room. The lover usually entered through the door, but sometimes through a window belonging to a laundress (ff. 146r–v). During her husband’s nightly absences and in plain view of the neighbors, Madalena had carried on adulterously with, like the other women, a young, unmarried man who lived nearby. The affair (amicizia) had been going on for as much as two years, according to gossip in the local wineshop (f. 148v). A hatmaker who lived in the house between the two lovers had for six months heardlocal “murmuring” that Pietro was having sex (negotiava) with Madalena. In passing back and forth, the neighbor had many times seen the barber in her house, their “talking and laughing together publicly .  .  . sometimes in the morning, sometimes after eating, sometimes toward evening” (f. 147r). Often, said the hatmaker, other men also hung out convivially at the shop, eating doughnuts, or, in season, roasted chestnuts (f. 148v). Giovanni Domenico must have been around sometimes when such sociability, presumably good for business, took place. Yet, about a month before the arrests, the hatmaker saw fit one day in his shop to warn the young barber: “the people of Trastevere say you’re having sex with the doughnut-maker’s wife; if you don’t straighten up, you’ll go to jail.” When Pietro denied it, the hatmaker replied that it was not his business, but that the barber had better mind his (f. 147r). Cesare the tavern keeper had also challenged Pietro. Several weeks ago, Cesare had gone to Madalena’s to borrow matches and found her eating with the barber and another man. Seeing the tavern keeper, Pietro had slipped away to hide. Later that day, Madalena’s small son came to Cesare’s house to get a light. Jokingly, he asked the boy: “who was sleeping with your mother last night?” (f. 148r). Later still, Pietro stormed into the tavern and began to threaten the host, saying that he should take care of his own house and not speak of others, or that he would get his head stove in. Cesare, figuring out how his words had passed from the child to his mother and to Pietro, protested that he had only spoken in jest (f. 148r). Although propinquity and opportunity during Giovanni Domenico’s regular absences clearly favored the liaison, we must guess at what drew these two lovers together. The unmarried barber could readily have found sex and even a quasi-domestic companionship elsewhere among the city’s prostitutes. The illicit pair seemed to enjoy each other’s company, alone together and also in groups. In Rome where many men were on their own, taking meals in others’ houses, sometimes in return for a contribution in food or money, was not unusual. Pietro’s sleeping over, especially when he lived so close by, was less acceptable. Interestingly, though, no one called Madalena a whore or said that she was in it for money. This suggests that there was something companionable about the connection, and that may have colored local reactions, at least initially. Some shift of neighborhood opinion in recent weeks, however, had led the hatmaker to confront Pietro and the tavern keeper to make his tactless joke to Madalena’s son. How, then, did the cuckolded husband not suspect? Seemingly, none of the neighbors said anything to him. At least, when he came home to discover the arrests, he hastily adopted a posture of righteous ignorance and mustered shreds of domestic mastery by adding his complaint to the magistrate’s file. Nevertheless, given local practices, the marriage probably muddled on. The fourth case shows a different pattern of adulterous assignation.52 The lovers had been acquainted through family connections for several years. The older married woman, infatuated with a younger man, a cloth dealer, organized their sexual trysts. Completely absent from the trial, the cuckolded husband figured only as an angry specter in his wife’s mind. Here again, a neighbor’s denunciationlaunched the official investigation. Testimonies from the two lovers and from several women neighbors arrested with them confirmed and extended the police report. On Saturday, March 23, 1602, in mid-afternoon, a police patrol raided a modest upstairs room in the Vicolo Lancelotti near the Tiber river. According to their lieutenant, an unnamed local informant reported that a married woman had been meeting a lover there on Saturdays for some months (ff. 1219r–v). The lodging belonged to Filippa from Romagna, a weaver and the wife of Hieronimo Morini, though evidently alone in Rome (f. 1220r). Two other women on their own, including Filippa’s commare Marcella, also shared the staircase. On Saturday, hearing men barge into the building, the weaver was able to warn the lovers, so that the police arrived to find the pair, both fully clothed, the man sitting on the bed and the woman standing beside him. But when the man rose, lifting his cloak from the bed, the lieutenant spotted a “shape” ( forma) betraying the couple’s activity (f. 1219r). The woman, Livia, was known to all present as the wife of Pietropaolo Panicarolo, a carpenter from Milan (f. 1224v). Confronted by the police, she threw herself tearfully on her knees and begged not to be taken to prison, because “this is the time” that her husband would kill her. The man, Marino Marcutio from Gubbio, took an officer aside, saying “I am a merchant” and offering money or whatever he wanted in order to let them go, the woman in particular (ff. 1219r–v). But the righteous policeman refused the bribe, bound the pair, and sent them to jail. The adultery’s backstory emerged from the interrogations. Livia testified that she had been married for twenty-six years, although she likely included a brief first marriage contracted when she was very young (ff. 1225r–v). That husband had died before she was old enough to go live with him, and probably she had been wed soon again to Pietropaolo. In any case, in 1602 Livia must have been at least thirty-five and maybe older. She lived with her husband, but, like Caterina and Hieronimo in the first story, they had no children. Besides Livia’s fear of Pietropaolo’s violence should he discover the adultery, we know nothing of their relationship. As in the third case, the geography in this one spread out across the center of the city. Livia lived currently not far from the Trevi Fountain and was accustomed to moving good distances around the city on her own (f. 1221v). Marino, a younger man, kept shop across town on a corner where the street of the Chiavari met the Piazza Giudea (f. 1220v). Livia had come to know Marino eight years before in her own home, where she nursed his seriously ill cousin, who later died (ff. 1227r, 1229r). Marino had also shared recreation and games with her husband, Pietropaolo, and the merchant’s parents had more recently lodged in the carpenter’s quarters during the Holy Year of 1600 (f. 1229r). Through these domestic encounters, Livia had fallen in love with Marino and had long strategized to meet him discreetly for sex. Livia had known Filippa for two years, during which time the weaver, who worked on a loom in her room, had made three cloths for the more aff luent carpenter’s wife (f. 1221r). Filippa had visitedLivia’s house to collect yarn for the loom and to deliver finished cloth, and Livia had called in the Vicolo Lancelotti, although it was a good way from her home. So, bumping into Filippa at various spots around town, Livia importuned her repeatedly for the use of her room to meet Marino (f. 1221v). Though reluctant, Filippa eventually gave in to the woman who gave her work. At risk of being charged as a go-between, the weaver said she had refused any compensation, but Livia said that she had given Filippa five giulii for the two recent assignations (f. 1227v). In Livia’s own words, she had loved and been in love (inamorata) with Marino for years, and her infatuation had propelled her to arrange a series of private encounters “not having opportunity to enjoy him ( goderlo) in my house out of respect for my husband” (f. 1225r). Livia and Marino both acknowledged having met privately a number of times at Filippa’s room, and twice in the last week that was the focus of the investigation. On the Monday before the arrests, the pair had had a rendezvous at Filippa’s house. Duly chaperoned by a nephew, who left immediately, Livia arrived first after the midday meal and joined the weaver in her room. Marino appeared about a half hour later, bringing some collars for starching as a standard cover story for his presence. After chatting brief ly, Filippa withdrew and left the pair alone. Sometimes, the door was open during the couple’s visits, but on this, as on another, occasion they had been locked inside for about an hour (f. 1221r). When later the policeman asked Filippa what the couple had been doing, she replied, “you know very well that when a man and a woman are together, it is not licit to see what they are doing” (f. 1219v). Although all the women witnesses echoed the sentiment that Livia was in love, it was not clear whether, when the couple next met on Saturday, they had sex. Livia was angry with Marino, because she thought that he was chasing another woman, and they had had words. She also insisted with dubious piety, “on Saturday I don’t commit sin, not even with my husband (il sabbato non fo il peccato, ne anco con mio marito)” (ff.1221r, 1225r). Although during the arrests Marino had tried to protect Livia, under interrogation his story aimed first to exonerate himself. He acknowledged that he had met Livia once before Christmas, twice before Carnival, and another two times during Lent, but, he insisted, only to talk. Making the implausible claim that he only sought the carpenter’s wife’s help in order to secure a “simple benefice” for his brother who was a student, he denied sex altogether (f. 1229v). Describing their emotional bond, he notably cast the feelings in terms of Livia’s warmth toward him, “she is a friend to me and loving because she has helped me (mi e amica et amorevole perche mi ha fatto de servitii ),” referring to her nursing his mother and cousin (ff. 1231v–1232r).53 To dislodge the lovers’ conf licting testimony and to convict Marino, the court proceeded to torture the adulteress in front of the merchant (f. 1234r–v). Using the lighter instruments of the sibille that compressed the hands, this formal act of judicial stagecraft intended, as in Artemisia Gentileschi’s case, to authorize the claims of the sexually compromised woman.54 The tactic failed, nonetheless, to elicit a change in Marino’s testimony that denied any sex, or touch, or kisses,or even hearing that Livia was in love with him (f. 1236v). The judge probably did not believe Marino, but legally his respectability and his adamancy held good weight. Livia’s unknown fate, on the other hand, would have lain in part with her invisible husband. If less dramatic than high culture’s renderings of adultery, adorned by the heft of law, familiar biblical tropes, and colorful narrative in paint and words, these everyday stories of wives seeking illicit moments of love and fun have their own art and pathos. For example, there is the coachman Francesco’s alleged sexual impairment due to a Turkish scimitar injury. Or the hardworking doughnut guy cuckolded by the young barber. Or Filippa the poor weaver, who got into trouble because her friend and employer Livia wore down her resistance to playing hostess to a sexual rendezvous. Paradoxically perhaps, the criminal court’s address to transgression here tells us more about what really happened, and what happened to most people some of the time than the great dramas of high art. Despite reformers’ efforts to discipline marriage and sex, a customary culture that tolerated various forms of heterosexual error persisted in Rome long after Trent. In these four cases, only one husband sought the court’s help. In the others, neighborhood informants alerted the authorities to a public disorder, but only after an adulterous liaison had been known in their midst for some time. While the Governor’s court prosecuted lovers as well as errant wives, the women usually had more to lose, but also perhaps to gain. Even if unwise, some married women broke the rules and went looking for love. What they found was usually close to home so that their adventures took place under the eyes of a local community. These neighbors knew often well before the law got involved and responded in diverse ways. Adultery posed a social problem that demanded a solution, sooner or later. Although the law had its own ambitions, in these sorts of everyday misdeeds justice did not intervene with a devastating external discipline.Notes 1 Cristellon, “Public Display,” 182–85, summarizes Italian legal and customary views of adultery. 2 Clarus, Opera omnia, 51b. 3 Besides essays in Matthews-Grieco, ed., Erotic Cultures, see Bayer, ed., Art and Love, including essays by Musacchio (29–41) and Grantham Turner (178–84). 4 Ajmer-Wollheim, “‘The Spirit is Ready’” 5 McClure, Parlour Games, 36–38. 6 Esposito, “Donna e fama,” 97–98, states this standard view. 7 Cussen, “Matters of Honour,” 61–67. 8 Lev, The Tigress of Forlì, 3–20. 9 Musacchio, “Adultery, Cuckoldry,” 11–34; on Piero’s death 17–18. 10 On wife-killing by nobleman Carlo Gesualdo in Naples, 1590, see Ober, “Murders, Madrigals”; on Vittoria Savelli in the Roman hinterland, 1563, see Cohen, Love and Death, 15–42. Killings of noble wives not caught in flagrante delictu often had motives linked to claims on property or power rather jealous rage. 11 Esposito, “Donne e fama,” 98 + n. 61.12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 2425 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 4546 47 48 49Elizabeth S. CohenGal, Boudet, and Moulinier-Brogi, eds., Vedrai mirabilia, 241. Kaborycha, ed., A Corresponding Renaissance, 172 + n. 19. Gal, Boudet, and Moulinier-Brogi, Vedrai mirabilia, 251. Examples include: Titian (1510); Rocco Marconi (1525); Palma il Vecchio (1525–28); Lorenzo Lotto (1528); Tintoretto (1545–48); Alessandro Allori (1577). Alberti, “‘Divine Cuckolds.’” Rice, “The Cuckoldries.” Boccaccio, Decameron. For example, Day 3, Story 3; Day 7, Story 2. For example, Day 3, Story 2; Day 4, Story 2. Ibid., 241–46. My translation of the quote. Ibid., 500–01. Cristellon, Marriage, the Church, 14–19, 159–90. For French parallels, see Mazo Karras, Unmarriages, 165–208. Ferraro, Marriage Wars also includes cases in secular courts, where issues of property, often pursued by husbands, have greater visibility; yet women brought many more suits than men, 29–30. In the complaints, adultery was generally subordinate to other concerns, 71. Cristellon, “Public Display,” 175–76, 180–85, Scaduto, ed. Registi dei bandi, vol. 1 (anni 1234–1605), passim. Storey, Carnal Commerce, 108-14, 242–43. Blastenbrei, Kriminalität im Rom, 274–75. Cohen and Cohen, “Justice and Crime.” Sonnino, “Population,” 50–70. Da Molin, Famiglia, 93–95. Sonnino, “Population,” 62–64. See also, Nussdorfer, “Masculine Hierarchies.” Da Molin, Famiglia, 243. The unexplained disappearance of Vicariato tribunal records precludes Roman comparisons with Venice. Marchisello, “‘Alieni,’” 133–83. See also in the same volume, Esposito, “Adulterio.” Blastenbrei, Kriminalität im Rom, 273, n. 160. Statuta almae urbis Romae, 108–09, for what follows. Forcibly abducting prostitutes was a crime. Ibid., 109. Esposito, “Donna e fama,” 89–90. Marchisello, “Alieni,” 137, 166–68; Esposito, “Adulterio,” 26–27. Alternatively, the legal narrative for the charge of sviamento, leading astray, shifted more blame onto the lover. For example, Archivio di Stato di Roma, Governatore, Tribunale criminale (hereafter ASR GTC), Processi, xvi secolo, busta 256 (1592), ff. 540r–62; see also, Blastenbrei, Kriminalität im Rom, 272, 275. For example, ASR GTC, Processi, xvii secolo, busta 25, ff. 17r–26v; (1603); busta 91, ff. 1153r–1159r (1610). In parallel, the Statuta almae urbis Romae, 110, declared that men keeping concubines were liable for fines of 50 scudi. Counts based on small numbers of surviving records do not reflect behaviour or even patterns of prosecution. Nevertheless, it may be useful to note that this type of “simple adulteries” represent about a quarter of the adultery prosecutions between 1590 and 1610. ASR GTC, Processi, xvi secolo, busta 270, ff. 1124r–1128v. References to specific folios appear in parentheses in text. The trial record ended with the usual note that those charged had three days to prepare their formal defense. I have found no record of a judgment, but it is likely that the couple were fined. ASR GTC, Processi, xvii secolo, busta 37, ff. 830r–851r. The charge preteso adulterio (appearance of adultery) carried a lesser burden of proof.Adulteresses in Catholic Reformation Rome50 51 52 53ASR GTC, Processi, xvii secolo, busta 36, f. 63v. ASR GTC, Processi, xvii secolo, busta 44, ff. 142r–149r. ASR GTC, Processi, xvii secolo, busta 17, ff. 1218r–1238r. The range of colloquial meanings for “amica” and “amorevole” was broad. Here Marino used these words to indicate friendship and affiliation, rather than romantic or sexual alliance. 54 Cohen, “Trials of Artemisia Gentileschi,” 58–59 + n. 47.Bibliography Archival sources Archivio di Stato di Roma, Governatore, Tribunale Criminale Processi, xvi secolo, busta 256 (1592) Processi, xvi secolo, busta 270 (1593) Processi, xvii secolo, busta 17 (1602) Processi, xvii secolo, busta 25 (1603) Processi, xvii secolo, busta 36 (1604) Processi, xvii secolo, busta 37 (1604) Processi, xvii secolo, busta 44 (1605) Processi, xvii secolo, busta 91 (1610)Published sources Ajmer-Wollheim, Marta. “‘The Spirit is Ready, But the Flesh is Tired’: Erotic Objects and Marriage in Early Modern Italy.” In Erotic Cultures of Renaissance Italy. Edited by Sara Matthews-Grieco, 145–51. Farnham: Ashgate, 2010. Alberti, Francesca “‘Divine Cuckolds’: Joseph and Vulcan in Renaissance Art and Literature.” In Cuckoldry, Impotence and Adultery. Edited by Sara Matthews-Grieco, 149–82. 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New evidence also included the testimony of the abbess’ assistant, Bartolomea Crivelli (often called Mea), who unexpectedly told the men, in explicit detail, about sexual relations between the two women. Most scholars were similarly surprised when Judith Brown published the supposedly “unique” case in 1986, in Immodest Acts: The Life of a Lesbian Nun.1 Responses were varied, the lengthiest being Rudolph Bell’s evaluation in 1987, which argued that the nuncio was already determined to silence Benedetta and that her subsequent lengthy imprisonment in the convent was imposed by the nuns rather than external authorities, a claim refuted by Brown.2 The details of the internal, civic, and ecclesiastical power plays cannot be definitively known, but the sexual dynamics are clear. Over thirty years later, it is time to reconsider this case, neither adhering to a modernist notion of strict sexual identity nor relegating Benedetta and Mea to the margins. In keeping with Konrad Eisenbichler’s ability to draw out erotic implications from literary and archival evidence, this essay respects the reality of the women’s intimacy and examines textual and visual materials in order to situate them in their spiritual and sensual context. This case offers specific details and terminology for what might be called corporeal spirituality, the unequivocal coexistence of amorous language, sexual deeds, pious rhetoric, and religious faith.3Since Benedetta’s visions entailed visitations from Christ, whom she married in a public ceremony, and messages from angels such as Splenditello, in whose voice she often spoke, Brown claimed the two nuns were engaged in a heterosexualized affair: The only sexual relations she seemed to recognize were those between men and women. Her male identity consequently allowed her to have sexual and emotional relations that she could not conceive between women. . . . In this double role of male and of angel, Benedetta absolved herself from sin and accepted her society’s sexual definitions of gender.4 Brown’s judgment associates male sex with masculine gender, and in turn a presumed dichotomy between the two women is seamlessly laminated onto their sex acts. However, this does not accord with either the women’s physical actions, or with possibilities engendered by the sensual spirituality of premodern Catholicism. The souls and f lesh of nuns were not as neatly divided as a later, secular view imagines. Despite the Foucauldian point that discourses of repression can generate the very thing they seek to silence, the presumption of religious “purity” and feminized innocence has hardly disappeared. Benedetta’s case remains nearly ignored in studies of European religion or is cited brief ly with no new interpretation.5 It is seen as an aberration on two counts: she was a nun with a sex life—considered an oxymoron—and her sexual activity was with another woman—thought to be impossible in her time and setting. Documented cases of nuns having sex with clergy or secular men, as well as anti-clerical, fictional stories about such conjunctions, are taken as ordinary, natural, feminine acts by women who were supposedly frustrated in an entirely earthly way.6 But Benedetta, it seems, must be a “unique” case, even “bizarre,” who assumed a male guise and cannot be assimilated into religious history.7 My point here is to remove her from the interdependent frameworks of deviance and heterosexuality, and to reintegrate her into a religious context. Benedetta literally acted out what was usually a world of visual and imaginary culture. Here I try to reconstruct a premodern nun’s agency and the imagination of religious women, who were not necessarily repressed victims with no recoverable history of any import. Nunneries were loci of social and economic power, particular inhabitants inf luenced secular women and male authority figures ranging from fathers to confessors, and some women like Benedetta negotiated rich emotive lives for themselves. We tend to think of nuns as women restricted by institutional confines and discourses that denied them their bodies, but Benedetta’s story urges us to examine the materiality of passion, of art, and of past lives. Only the report of the Capuchins told of Benedetta’s sexual transgressions— f lirting with two male priests as well as “immodest acts” with a woman—and only at the end of its account.8 The inquiry concluded that her visions andecstasies were “demonic illusions.”9 Along with her disturbingly erotic behavior, the inquirers were concerned by their discovery that apparent signs of her special favor, the stigmata, nuptial ring, and a bleeding crucifix, were all forged. The friars integrated Carlini’s sexual behavior with her spiritual behavior—all were sinful and diabolically inspired. In an important sense, we need to take this contemporary contextualization seriously, understanding that Benedetta’s visions were not utterly divided from her corporeal acts. The aspiring mystic, then in her early thirties, had been having regular sex with Mea for at least two years. Neither investigation was sparked byrumors of sexual sin, nor is it clear how central that particular misconduct was to her lifelong imprisonment within the convent.10 Benedetta’s story most resembles cases of what Anne Jacobson Schutte has called “failed saints,” or what Inquisitors termed “pretended holiness” (affetata santità).11 Sixteenth- and seventeenth-century penance for a nun’s sexual sin ranged from expulsion or permanent incarceration in the convent to just two years of penance there.12 No witnesses or other evidence confirmed Mea’s testimony and if she had not made a voluntary confession, no one could have uncovered the information. The demoted abbess Carlini herself renounced her past and never acknowledged Mea’s claims. The unusually visible sexual aspects may not be unique. Recalling her secular life of the 1670s, and her enjoyment of men courting her, St. Veronica Giuliani later emphatically interrupted one of her autobiographies. A sentence written in capital letters alluded to imprecise errors, implicitly sexual: “I bore great tribulation for the sins I committed with those spinsters and I did not know how to confess them.”13 Cloistered women may have enjoyed undocumented but thoroughly physical relationships in secluded spaces. From at least the twelfth to the seventeenth century, incidents of same-sex eroticism within female convents are recorded. Around 1660, nuns at Auxonne accused their mother superior of bewitching them, of wearing a dildo, of kissing, and penetrating them with fingers.14 Sixteenth- and seventeenth-century women in Italian religious refuges for convertite (ex-prostitutes) and malmaritate (abused wives) became friends and in some cases nearly half the inhabitants formed couples sharing rooms, where “officials discovered women who were sexually involved with other women.”15 Close living and supportive conditions also obtained in non- or semi-cloistered communities of pious laywomen. Bell’s critique of Brown usefully corrected various errors, while nevertheless making new mistakes. His chief point was that the male investigators “had no lack of imagination or conceptual framework for describing love between two women” and that it was the nuns rather than the Church officials who condemned Benedetta to life-long imprisonment.16 Certainly, she seems to have been a demanding, imperious abbess who could not cope with the dissension her rule engendered, perhaps in part due to newly instigated clausura. Brown’s label of “lesbian,” despite her careful acknowledgment that it was anachronistic, provoked much criticism. One reviewer of the book, using yet more historically inappropriate terms, insisted that “Carlini is heterosexual or, more properly,bisexual in both her inclinations and conduct.”17 Disagreements over labels and details should not distract from the fundamental fact that physical, sexual contact took place between two nuns. Too often, a series of dichotomies misinform discussions of sexual practices. A binary between the mind and the body, the soul and its vessel, is often mapped onto other seemingly concomitant divides, not only between masculine and feminine but also the celestial and the mundane. The presumption is that religious ideologies constantly repress bodily desires and only secular, putatively modern, frameworks are capable of acknowledging material passion. In a similar vein, a contrast is regularly drawn between “real sex” (whatever that is) and “Romantic Friendships” amongst women. Both the abbess’s visions and her sexual deeds were informed by conventions shaping the lives of all nuns as brides of Christ at a time when dualism was not naturalized. Discussing the exegetical tradition regarding the biblical Song of Songs as an allegory about the soul’s union with the divine, E. Ann Matter noted that the text was “the epithalamium of a spiritual union which ultimately takes place between God and the resurrected Christian—both body and soul.”18 Benedetta’s mysticism links her to a tradition of female spirituality “that made the body itself a vehicle of transcendence. . . . Corporeal images were the stuff with which nuns described their experiences.”19 Heterosexualization of the story is too simplistic, too ignorant of complex issues related to gender dynamics as well as intersex and transgender bodies. What Brown calls Benedetta’s “double role of male and of angel” and “her male identity” was not a consistent performance of masculinity. Speaking on occasion as an angel named Splenditello or as Christ, the nun was a medium for the divine rather than for her “self ” in a modern sense of individual identity, and none of her contemporaries, including Mea, considered her male. During sex, neither seventeenth-century woman believed the other was transformed into a man, and their sex did not necessitate resort to “instruments” or dildos, devices that so obsessed confessors. For two or more years, “at least three times a week,” when the women shared a cell as mistress and servant, they had sex, in the day as well as at night or in the early morning.20 Although Mea sought to protect herself by claiming she was always forced, and a degree of intimidation or overbearing insistence may well have been involved, she implicitly admitted pleasure. “Embracing her,” the abbess “would put her under herself and kissing her as if she were a man, she would speak words of love to her. And she would stir on top of her so much that both of them corrupted themselves.” The women did much more than engage in what Brown and Bell describe, using the dismissive misnomer, as “mutual masturbation.”21 They touched each other until orgasm, in vigorous and multiple ways, including actions that were not possible for a single person, and had no need of a phallus. Rubbing or “stirring” their genitals together to the point of “corruption,” they also manually penetrated each other and actively used their mouths. Presenting herself as more passive, Mea recounted how even during the day the abbess grabbed her handand putting it under herself, she would have her put her finger into her genitals, and holding it there she stirred herself so much that she corrupted herself. And she would kiss her and also by force would put her own hand under her companion and her finger into her genitals and corrupted her.22 A slightly later expansion of the account accentuated Benedetta’s inventive pursuit of pleasure, saying that “to feel greater sensuality [she] stripped naked as a newborn babe,” and “as many as twenty times by force she had wanted to kiss [Mea’s] genitals.”23 The document, although stressing the younger woman’s reluctance, also showed a comprehension of how satisfying the actions could be: “Benedetta, in order to have greater pleasure, put her face between the other’s breasts and kissed them, and wanted always to be thus on her.” During the day in her study, while teaching her companion to read and write, the abbess again enjoyed sensual contact, having Mea “sit down in front of her” or “be near her on her knees . . . kissing her and putting her hands on her breasts.” Despite the reticence Mea tried to convey in her statement, it was clear her lover sought mutual delight. When manually arousing Mea, Benedetta “wanted her companion to do the same to her, and while she was doing this she would kiss her.” The older woman was presented as active and insistent. If Mea tried to refuse, the abbess went to the cot “and, climbing on top, sinned with her by force,” or she would arouse herself (“with her own hands she would corrupt herself ”). Hence, in a phrase recorded only a few times in Mea’s testimony, the younger woman conceptualized her vigorous, forceful lover in standard terms, saying “she would force her into the bed and kissing her as if she were a man she would stir on top of her.” Mea probably had no sexual experience with men, so her comparison was not based on a Freudian model of the phallus or anatomical knowledge of a penis, but on a sense of gendered roles whereby the man took a physically dominant position. Benedetta and Mea enacted substantive, varied sex, in a range of modes, positions, times, and locations. Benedetta’s case spurs us to ask questions about the management of nunneries. How did seemingly “innocent” and “repressed” women learn about sexual details and inventively contravene prohibitions? A stock opposition between knowledgeable yet repressive male authorities, and ignorant nuns without any agency, cannot satisfactorily apply. Some inhabitants of nunneries shared a degree of sexual experience and innuendo with their companions. Dedicated to God after her mother survived difficult labor in 1590, Benedetta was a nine-year-old villager when she entered the religious life.24 Most other entrants (and boarders) were similarly prepubescent or in their early teens, but some were older, sexually experienced women, such as widows or former prostitutes. Heterogeneity was increased by the presence of converse, servants and lay sisters who entered at slightly older ages, did not profess, and sometimes frequented the outside world, although the growth of post-Tridentine enclosure made this less likely from the late sixteenth century onward. The popular and much reprinted Colloquies (1529) by Augustinian friar Erasmus suggested that nunneries were filled with “morewho copy Sappho’s behavior (mores) than share her talent,” and that “All the veiled aren’t virgins, believe me.”25 Through whatever means, cloistered women could have clear ideas about how to attain sexual pleasure. An anonymous nun, literate in Latin, wrote a love poem to another religious woman in the twelfth century, noting that “when I recall how you caressed / So joyously, my little breast / I want to die.”26 Confessors and canonists educated women in their obsessive sense of sexual sin. Due to the urging of questioners, or to a sense of guilt that welcomed the relief of voluntary confession, Venetian Inquisitors heard in the 1660s about how the “failed saint” Antonia Pesenti fought in the nighttime against diabolic temptations to masturbate.27 St. Catherine of Siena (1347–80) was tormented by sexual visions.28 Such a woman, who strenuously resisted association with secular men outside her family ever since she was a girl and refused to place herself on the marriage market, nevertheless had some comprehension of the conventions of sexual sin. Secular inspirations included farmyard sights, carnival songs, and oral jokes. Sermons, or the queries of a confessor, further embedded a degree of simple knowledge, horrifying yet fascinating. Nuns were governed by regulations suspicious of erotic activity in all-female environments, such as the provision since the early thirteenth century of night-lights to deter illicit entries into cells, regular checks on sleeping arrangements, supervision of female as well as male visitors, and careful control of the grille and other points of contact with the wider world. Yet those very rules made everyone aware of the possibility of contravention. Many penitentials and texts of canon law voiced a concern about nuns erotically touching or using “instruments” with each other, possibilities paradoxically furthered through inquiries in the confessional.29 Visual culture, including widely circulated prints and paintings of the damned, was another means whereby nuns were incorporated into a communal imagination regarding both sin and sensual piety. Explicit condemnations of same-sex activities led occasionally to illustrations in religious texts or on the walls of convents.30 Sensitive contact was also represented. Mutual tenderness and awe between the embracing Mary and Elizabeth at the Visitation, liturgically celebrated in the musical crescendo of the Magnificat (Luke 1:46–55) sung every day at Vespers, was powerfully pictured by artists such as Domenico Ghirlandaio, Jacopo Pontormo, and Parmigianino ( Figure 6.1).31 Saints’ lives contained legends like Catherine of Siena suckling at Mary’s breast or St. Catherine of Genoa tenderly kissing a dying woman on the mouth.32 A woman’s understanding of sex and sensuality might have been based more on discursive than experiential practices, but it could seem all the more real in its visionary presence. The chief focus of my study is legitimized, mystical eroticism in convents, leading to Benedetta’s mistaken, kinetic literalization of spiritual metaphors. Her pious and sexual performances intertwined on at least three levels of efficacy. Instrumentally, her access to the divine persuaded the younger, initially illiterate Mea to be a witness to the visionary experiences and to become a sex partner.Parmigianino, Visitation, pen and wash. Galleria Nazionale, Palazzo della Pilotta, Parma.FIGURE 6.1De Agostini Picture Library/A. DeGregorio/Bridgeman Images.Whether the ambitious nun was a self-aware manipulator throughout, or convinced by her own delusions, is neither knowable nor particularly pertinent. For some time Mea and the other nuns, the confessor, local officials, and the townspeople were all caught up in a visionary scenario they wanted to believe. At Benedetta’s funeral in 1661, the populace had to be kept away from a body they stillthought capable of miracles.33 The investigators eventually judged Benedetta a “poor creature” deceived by the devil, and she agreed that everything was “done without her consent or her will.”34 That defense of unconscious possession was already evident during the days of her acceptance by the community, but it shifted from being divine favor and spiritual rapture to becoming demonic deception. On the psychological level, the two women were provided with an effective way to cope with guilt. Until Mea “confessed with very great shame” about their sex, the angel Splenditello convinced her the women were not sinning. 35 Initially hesitating, in the presence of a host of saints led by Catherine of Siena, to obey Christ’s command to disrobe so he could place a new heart in her body, Benedetta was reassured by Jesus, who said “where I am, there is no shame.”36 The Capuchin investigators thought her putative ecstasy “partook more of the lascivious than of the divine” but the earlier inquiry, and the convent’s inhabitants like Mea, had not taken it amiss. After all, Saints Catherine of Siena, Catherine de’ Ricci (1522–90), and Maria Maddalena de’ Pazzi (1566–1607) received hearts from Christ, and numerous images in printed or painted form continued to disseminate this aspect of female sanctity’s typology.37 Secular poetry and pictures also represented the gifting of manly hearts as a token of a courtly love that metaphorically elevated carnal desire into an idealized realm, without losing sight of erotic thrill.38 Nuns were increasingly devoted to Christ’s wounded heart, and imagined their own hearts as inner loci to be entered by their heavenly groom. The crucial difference was that Benedetta’s imagination was so inventive, and her belief system so literal, that representation of her participation in this mystic ritual included physical—“lascivious”—details. Thirdly, on the affective level, Benedetta’s mysticism heightened her sense of desire, not only for union with the divine, but for sex aided by angels. Equally, it could be said that her yearnings exacerbated her mysticism. Recourse to mystical fantasy endowed her passion with a structure and rhetoric. Rather than sublimation through piety, Benedetta’s case history indicates an intensifying of acts spiritual and sexual. Much of her complex psyche is summed up by the striking act of benediction she performed after sex: as Splenditello, “he made the sign of the cross all over his companion’s body after having committed many immodest acts with her.”39 Priest, angel, nun, lover, guilty and grateful, powerful and placatory, Benedetta moved her hand over a body she rendered simultaneously sacral and sensual. Alongside a renewed disciplinary zeal regulating cloistered life, CounterReformation culture witnessed a heightening of the emotive register of piety. In doing so, the Catholic Church accentuated a venerable, central heritage that used human bodies to imagine spiritual passions. So, in the Mystic Nativity of 1500–01 (National Gallery, London), Botticelli’s angels reenact the ritual of the kiss of peace, a regular liturgical moment, but potential eroticization is indicated by its conjunction with a nuptial kiss and by the exclusion of sinners from the ritual.40 Primarily same-sex pairs kiss and embrace in Giovanni di Paolo’s midfifteenth-century panels representing eternal paradise ( Figure 6.2).41 Angels andFIGURE 6.2 Giovanni di Paolo, Paradise, 1445, tempera and gold on canvas, transferred from wood, 44.5 × 38.4 cm. New York, Metropolitan Museum of Art. Open access.souls of the blessed greet each other, and the blissful unions are all manifested as moments of physical intimacy. Men in religious costume embrace, two secular women tenderly touch, near them two Dominican nuns entwine in one unit, and angels enfold men into the sweet realm of grace. Some female mystics were blessed with a miracle of lactation.42 Catherine of Siena’s experiences especially inf luenced Benedetta because her mother was devoted to Catherine and the convent was under her aegis as its patron saint.43 That role model’s mouth drained pus from a woman’s breast and the abnegation was rewarded by what her confessor termed an “indescribable and unfathomableliquid” f lowing from Christ’s side.44 Both scenes featured in one of the prints comprising a well-disseminated series illustrating Catherine’s life, designed by Francesco Vanni and first issued in 1597, then reissued in 1608 ( Figure 6.3).45 Her confessor Raymond of Capua presented Christ as Catherine’s sensual lover: “putting His right hand on her virginal neck and drawing her towards the wound in His own side, He whispered to her, ‘Drink, daughter, the liquid from my side, and it will fill your soul with such sweetness that its wonderful effects will be felt even by the body.’” Raymond brief ly noted that an earlier confessor had written about how “the glorious Mother of God herself fills her [i.e. Catherine] with ineffable sweetness with milk from her most holy breast.”46 Nurtured at the breasts of Christ and Mary, and moaning that “I want the Body of Our Lord Jesus Christ” in church before his body f luid miraculously satisfied her so that “she thought she must die of love,” Catherine’s inf luential model of sanctity encouraged women such as her follower Benedetta Carlini to believe in sensate relief of their spiritual desires.47FIGURE 6.3 Francesco Vanni, St. Catherine of Siena orally draining pus from an ill woman and being rewarded with liquid from Christ’s wound, 1597, engraving, 25.7 × 28.9 cm. Amsterdam, Rijksmuseum. Open access.Benedetta’s maleness supposedly derived from her role-playing as Jesus or an angel, yet neither Christ nor angels were unequivocally male. In a fundamental sense, of course, Christ was masculine, the son of God endowed with visible, male genitals to prove the infant’s assumption of Incarnational humanity.48 His adult manifestation was also primarily masculine and patriarchal. Imitative adoration of their heavenly spouse could lead to mortification and even stigmatization, but nuns were not masculinized through such actions and they did not automatically become lovers of men. Stigmatized like Christ or speaking at times as though Christ was delivering a message,Benedetta was not Jesus, but his bride and servant. Cloistered women were privileged followers of Mary’s role as sponsa, the heavenly bride reenacting the Song of Songs and enjoying sensual relations with an adult, loving Christ. But when a German cleric regretfully noted that “it properly is the prerogative of his [i.e. Christ’s] brides” alone to enjoy sensual union with a celestial bridegroom, he nevertheless vicariously enjoyed a homoerotic fantasy by instructing nuns to kiss Christ “for my sake.”49 As scholars have shown, in many ways the metaphorical body of Christ was “feminine” or homoerotic or, rather, polymorphous in its sensual charge.50 Nuns imagined themselves as suckled infants, nurtured adults, mothers, spouses, female friends, all sharing an affinity as “sisters and daughters in Jesus Christ,” as Catherine de’ Ricci addressed a group of nuns in October 1571 after the death of “your dearest mother,” their abbess.51 While Christ was their child and groom, and Mary their exemplar, nuns were also enfolded in a female genealogy of succession and a feminine household of multiple sisters, daughters and mothers. Fellow nuns tenderly support Catherine of Siena when she is so affected as to faint after receiving the stigmata, painted by Sodoma in the mid-1520s for the Sienese chapel dedicated to her within the Dominican headquarters of her cult (Figure 6.4).52 Catherine is shown with exemplary female acolytes whose intimate, gentle regard for her swooning body suggests a bodily care and unselfconsciousness that requires no masculine intervention. Nuns took on more than one persona in this labile community of affection. After Benedetta married Christ in a special ceremony on May 26, 1619, a brief investigation did not distrust her mysticism, and on July 28, 1620 her religious sisters elected her abbess, head of the new Congregation of the Mother of God.53 As such, “mother” abbess Benedetta embraced her “daughter” and fellow “sister” Mea. Brown conf lates being male with taking on an angelic guise, but Benedetta took on no such “double role of male and of angel.” When using the voice of an angel, she was not adapting a role assigned to unambiguously male figures. Since theologians such as Aquinas believed angels might assume f lesh but had no natural bodies or functions, the ethereal creatures were officially asexual. Names, pronouns, and visual representations implied a degree of masculinity about God’s messengers, but often of a childlike or pubescent and androgynous kind. At the very moment when Gabriel carried the message transmitting the Logos into the body of the Virgin Mary, that archangel was often depicted as especially androgynous. It was probably to a frescoed Gabriel that the orphan,Sodoma, Giovanni Antonio Bazzi, Scenes from the Life of Saint Catherine of Siena: The swooning of the saint, 1526, fresco. Siena, S. Domenico. Scala/Art Resource, NY.FIGURE 6.4The “lesbian nun” Benedetta Carlinilater Beata, Vanna of Orvieto pointed on a church wall when she said “this angel is my mother.”54 Splenditello and Benedetta’s other angels empowered rather than masculinized her. Splenditello and company were celestial, barely gendered embodiments of winged eros or desire, rather than of a particular lover. Mea’s account moved directly from details of their sex to the statement that the mystic “always appeared to be in a trance (ecstasi ) . . . Her angel, Splenditello, did these things, appearing as a beautiful youth (bellisimo giovane) of fifteen years.”55 The attractive adolescent was endowed with the kind of homoerotic potential celebrated in contemporary paintings such as Caravaggio’s The Stigmatization of St. Francis produced in the first decade of the seventeenth century (Figure 6.5).56 Like the contemporaneous Splenditello, the seraphic spirit of celestial love who gently supports Francis is a creature ostensibly male but fundamentally symbolic of an eroticism which does not insist on singular identifications of gender or sex. The saint swoons in the arms of a lover whose pictorial form embodies the ineffable and polymorphous. Francis’s pious identification with the supreme exemplar Christ is physically and metaphorically consummated as he receives the stigmata in a mystical experience necessarily represented in erotic terms. A little more than twenty years after Mea’s confession, Gianlorenzo Bernini began work on a three-dimensional figuration of The Ecstasy of St. Teresa (Figure 6.6). With caressing gaze, divine light, a conventional arrow of Love, andFIGURE 6.5 Caravaggio, Saint Francis receiving the stigmata, ca. 1595–96, oil on canvas, 94 × 130 cm. Wadsworth Atheneum Museum of Art.Photo credit: Nimatallah/Art Resource, NY.FIGURE 6.6Bernini, The Ecstasy of St. Teresa, marble, 1645–52. Rome, S. Maria dellaVittoria. Photo credit: Alinari/Art Resource, NY.delicate gestures, Bernini’s embodiment of celestial spirit visits upon Teresa an experience of divine transport. A childlike member of the ranks of the cherubim gently strips Teresa of her worldly garments, lifting the robe so that blissful fire will sear her soul with what she called “a point of fire. This he plunged into my heart several times so that it penetrated to my entrails.”57 As Teresa described her rapture in the early 1560s, “this is not a physical, but a spiritual pain, though the body has some share in it—even a considerable share.” Corporeal sensation was certainly perceived by an anonymous critic who, around 1670, accused Bernini of having “dragged that most pure Virgin not only into the Third Heaven, but into the dirt, to make a Venus not only prostrate but prostituted.”58 Contemporaries, in other words, were quite aware of the fine line between sensuality and spirituality, a boundary crossed not only by Benedetta but by the renowned artist Bernini. Benedetta’s staging of such favors as her stigmatization and her nuptials with Christ were eroticized events akin to those depicted by artists. She involved an entire community of nuns and a local populace in earthly manifestations of the divine, just as Caravaggio did in oil paint, Bernini in marble, or preachers with words. Miracles were understood to be physically manifest, and visions subtly brought the divine into the corporeal realm. The late thirteenth-century mystic Gertrude of Helfta wondered why God “had instructed her with so corporeal a vision.” Her question was rhetorical, as any acceptable mystic knew: spiritual and invisible things can only be explained to the human intellect by means of similitudes of things perceived by the mind. And that is why no one ought to despise what is revealed by means of bodily things, but ought to study anything that would make the mind worthy of tasting the sweetness of spiritual delights by means of the likeness of bodily things (corporalium rerum).59 As the seamstress and “failed saint” Angela Mellini knew about her visions in the 1690s, “one never sees things with the eyes of the body, but everything is seen intellectually.”60 On the other hand, this reassuring statement was delivered to an Inquisitor, whereas a note written by her halting hand understood that emotional passion had very real effects. Thinking of such things as the pains she suffered in her heart, in imitation of Christ’s passion, she observed that “love makes me experience the truth of sufferings through the senses, now it beats, now it purges, now it hurts and now all sorts of torments are felt.” In order to truly convey the exactitude and reality of her sensate love, in September 1697 she sketched a diagram of her wounded heart, complete with lance, nails, hammer, cross, and crown of thorns. That drawing was produced for her confessor, a man she desired so much that she felt “great heat in all the parts of my body and particularly of movements in my genitals.”61 Like a courtier offering a heart to the beloved, and like the related love-imagery for the soul’s yearning after the divine, Angela availed herself of religious rhetoric and resorted to physical signs when lovingChrist and wooing her priest. Similarly, on Caravaggio’s canvas and in Bernini’s chapel, light is divine and natural, the ecstasy spiritual and embodied. So, too, Benedetta’s sensate and emotive life was a continuous blend of illusion and reality, spirit, and similitude. Echoing her model, Catherine of Siena, Benedetta experienced visions, stigmatization, the exchange of hearts, and a marriage with Christ. Catherine’s reception into heaven after her death, disseminated in Francesco Vanni’s engravings and various paintings, entailed a tender, intercessory greeting by Mary.62 Catherine’s charitable nursing brought her mouth into contact with one dying woman’s breast (Figure 6.3), and on another occasion she transformed an ill woman into her spouse.63 “Full of burning charity,” Catherine rushed to the hospital to tend a bereft woman, “embraced her, and offered to help her and look after her for as long as she liked.” She motivated herself by “looking upon this leper woman, in fact, as her Heavenly Bridegroom.” Benedetta took the actions of her exemplar further, embracing another woman in a relationship where each was a spouse, each a bride. At some level, she perhaps believed the words God spoke to Catherine, that “In my eyes there is neither male nor female.”64 To have an impact, mysticism had to present a degree of spectacle, and thus cross into the physical realm. The special favors bestowed on some mystics were invisible, but then other signs had to appear, especially as the Church grew more cautious about legitimizing local cults, feminine excesses, fakery, and piety which might turn out to be diabolical in origin. Lucia Broccadelli’s stigmata arrived during Lent in 1496 but only becoming visible at Easter, after Catherine of Siena’s supplication in heaven persuaded Christ “that the stigmata should be visible and palpable in me.”65 For several years, the Dominican visionary was highly favored by the lord of Ferrara, Ercole d’Este, and officials, including the Pope’s physician, examined her wounds to their satisfaction. But the fortunes of this “living saint” suffered a reversal when her ducal patron died in 1505. The sisters, chafing under her strict rule, were able to mount a counter-offensive because the stigmata had disappeared. Lucia was imprisoned for fraud within the convent for nearly forty years, until she died in 1544. A potential mystic impressing only a relatively small town and without a powerful supporter, Carlini also encountered a backlash from her fellow religious and was investigated in an even more stringent climate. Once the Counter-Reformation took hold, especially after the Council of Trent (1545–63), there was an increase in cases of women ultimately judged “failed saints” or diabolically possessed. Concomitantly, the number of female canonizations decreased, with a suspicion of women deemed credulous and excessive further abetted by Urban VIII’s more strict procedures for canonization.66 Two hundred years earlier, Catherine of Siena’s confessor, Raymond of Capua, later Master General of the Dominican Order, was persuaded of the veracity of her mystical experiences, despite the invisibility of her marriage ring and stigmata, by “watching the movements of her body when she was in ecstasy.”67 Maria Maddalena de’ Pazzi begged Christ that her mystical ring andThe “lesbian nun” Benedetta Carlini113stigmata be invisible, but the impulse for humility was neatly balanced by kinetic and audible theatre similar to Catherine’s. Her very wish not to be singled out became itself part of the record collected by her community. In May 1619, Benedetta staged an elaborate wedding witnessed by the secular elite of Pescia. The first inquiry into her holiness began the very next day. But her renewal of the ring (with saffron) and stigmata (with a large pin) only emerged in the course of the later investigation.68 Judged fraudulent by Bell, Benedetta may nevertheless have been acting in good faith, marking her body artificially only when doubts grew, trying to persuade the sceptics by secondary, external signs that she truly believed were there on her soul.69 When a Capuchin nun, the blessed Maria Maddalena Martinengo (1687–1737), piously took a needle to her own body, it was not counted diabolical. She embroidered the instruments of the Passion “with the needle threaded with silk . . . into her own f lesh, nice and big, as chalice-covers are embroidered, nor without bleeding.” 70 To retain her status and stem the tide of opposition in an increasingly fractious convent, Benedetta may have inscribed her body without thinking that the act was forgery. Self-mutilation recurs in the lives of mystics, including Angela of Foligno’s searing of her genitals, Margaret of Cortona’s desire to cut her face, and Maria Maddalena de’ Pazzi’s gouging of her f lesh.71 Benedetta’s piercing, documented by a hostile witness who came forth only after the convent turned against their imperious abbess, may have been motivated in part by a genuine element of imitatio Christi. Rather than judge her by later standards of verisimilitude and honesty, it would be more appropriate to understand her actions, and subsequent downfall, as a naïve, over-literal, and undisguised performance of spiritual conventions that found no meaningful political support amongst higher authorities or in a discordant convent. Like other aspirants to mysticism, Benedetta displayed her celestial vision through mime, “motioning with her hands as if she were taking” souls out of purgatory, for instance, but her choreography went so far as to publicly process in a prearranged mystic marriage, and to act out her erotic drive with Mea.72 Maria Maddalena de’ Pazzi also kinetically staged her exceptionality. She mimed her wedding with Christ, or in pantomime indicated to the novices under her care that she was being stigmatized. Her charges reported that “she held her hands open, staring at a figure of Jesus that she had on top of her bedstead; she looked like St. Catherine of Siena. So, we thought that at that point Jesus gave her his holy stigmata.” 73 Eroticizing a dormitory, looking at one image and mimicking another, Maria Maddalena involved her young female audience in a highly visual fantasy that drew on widely familiar iconography of female mysticism. Those visualizations were further instilled through skills of internalized sight. Trained, like all Catholics, in contemplative techniques merging the inner and outer eye, Maria Maddalena and her faithful novices witnessed the material reality of a vision. Meditative practices imagined narratives set in contemporary settings, with familiar faces, placing a premium on immediacy and recognition that was also highly valued in visual culture. Visions were regularly made tangible,when nuns cared for and dressed dolls of the Christ Child, acted out the stigmatization, wrote and performed religious plays, or, in Catherine of Bologna’s case, painted and drew images inspired by her raptures.74 To make fantasy real, to don the mantle of holy figures, was orthodox rather than perverse. Benedetta’s concrete sexualization of her religious scenario was not unique. In the early sixteenth century, a Spanish canon lawyer had justified his inordinate lust for some nuns in Rome by arguing that since, as a cleric “he was the bridegroom of the Church and the nuns were brides of the Church,” they could have “carnal relations without sin.” 75 Imprisoned until he renounced these beliefs, the educated man had muddled certain doctrines, but his conf lation of spiritual allegory and physical desire was present in the writings of many a mystic and it was visualized in numerous visions or works of art. By making her desires earthly as well as divine, Benedetta misunderstood conventions, but she did not invent outside a context. While she cannot be posited as a mainstream example of premodern religiosity, there was a logic to Benedetta’s actions that does not rely on a reading of her as a skeptical, manipulative fraud. Angelic disguise transformed the mystic aspirant Benedetta into a forceful seductress, whose tenderness and ecstatic passion was not rigidly fixed along differently sexed lines. Mea reported: This Splenditello called her his beloved; . . . [and said] I assure you that there is no sin in it; and while we did these things he said many times: give yourself to me with all your heart and soul and then let me do as I wish.76 Like the facilitating angel in the mystic encounters represented by Caravaggio and Bernini, Benedetta’s guardian angel was imagined as a beautiful, curlyhaired youth dressed in gold and white.77 The young angel was an instrument of persuasion, the abbess a figure of command and intimidation. Splenditello’s power derived from a patriarchal hierarchy in heaven, but he sounded like a youth rather than a god. His counterpart in Caravaggio’s painting does not heterosexualize that encounter; and in Bernini’s ensemble the young angel eroticizes a spiritual ecstasy that cannot be crudely reduced to phallic penetration by an adult man. Nor does Splenditello’s presence amidst the couplings of Benedetta and Mea reduce them to a differently sexed twosome. There was a third, disembodied protagonist in each of these raptures. The divine was elemental light in Caravaggio’s painting and Bernini’s sculpture. In Benedetta’s visions, as in her sex with Mea, the divine was literally articulated, through voice. Christ or Splenditello was a pivot in a triangulation of desire in which one of the results was frequent, very real sex between two women.78 The interpretation of Benedetta’s acts within the framework of a heterosexualized bride of Christ points to the need to reconsider in quite what ways Jesus was a spouse. Three kinds of marital imagery informed the regulation of female religious: liturgical, allegorical, and mystical. While all nuns were incorporated liturgically and could picture their souls as allegorical spouses of the heavenlybridegroom, only mystics experienced additional nuptials. In 1619, Benedetta’s mystic marriage was an overt, preplanned, public festival, as was her first marriage to Christ in 1599 at the age of nine, taking the veil, ring, and crown at a ceremony celebrated by a bishop, though occasionally the celebrant was an abbess.79 In a drawing by an anonymous German nun around 1500, enthroned Virgin Mary/Ecclesia replaces the priest (Figure 6.7).80 Strikingly, the figure of Christ, particularly as an adult, is absent from many such images. When he does appear, as in an illuminated manuscript of the rule of St. Benedict produced for Venetian nuns, he can bestow the nuptial crown on two Brides at once.81 Describing the ritual as one involving “the giving of a woman to a man” and using the term “heavenly husband” mistakenly suggests a scenario akin to a modern, secular, nuclear family.82 Analogy should not be confused with actuality. The acculturation entailed complex, multiple interchanges, evident in the drawing (Figure 6.7). Its scroll carries the inscription “Take this boy and take care of [i.e. suckle] me (nutri michi). I will give you your reward.”83 Like a priest offering the veil, ring, and crown, and then the eucharist, the Virgin begins to speak, licensing the earthly virgin to embrace the baby. But the infant takes over, urging the young nun to suckle him and promising her eternal reward. Her spouse is an infant, not a dominant patriarch, nor an earthly “husband.” Christ was a communal groom, and a commonly nurtured babe. He was more visible, and more often adult, in images of the allegorical and mystical levels of marriage.84 Mystic marriages of saints show the adult, or often infant, Christ as the pivotal locus of mediation, yet the rhetoric and ritual of marriage also visually and symbolically bonds two or more female charactersFIGURE 6.7Anonymous German nun, Consecration of Virgins, ca. 1500.Photo credit: Jeffrey Hamburger. Used with permissionwho are devoted to God’s son. Catherine of Siena imitated St. Catherine of Alexandria’s mystic marriage with Christ, and thereafter the subject of union became popular.85 Female saints, especially the earlier Catherine, are usually depicted in the act of espousal to an infant Christ offered by his mother Mary, just as the German nun remembered (Figure 6.7). Thereby, two holy women engineer a mystical union over the body of a small child. To say that Christ becomes “the object of exalted maternal instincts rather than sublimated sexual desire,” however, is to assume that a nurturing woman’s affection has no component of passion, and that all female desire must be focused on a male object.86 The child-groom can be shown as a young, unknowing instrument guided by his mother, as in a painting by Correggio, where the interplay of hands is particularly sensitive.87 Courtly decorum amongst adults becomes in Correggio’s visualization an intimate, gentle affair in which the child is too young to grant seigneurial permission. Held close so that his body is subsumed in his mother’s, at other times he is a virtual extension of her body, helping to connect through compositional line and symbolic gesture a succession of two or more female figures. His small arms and shoulder stand in for Mary’s left arm in a later painting by Ludovico Carracci, so that his torso becomes especially symbolic of a presence that almost need not be there.88 Guercino’s painting of 1620 depicts a gentle touch between the two women, and tender glances link the three characters, but Christ is relegated to the opposite side.89 Visual management of nuns’ fantasies could imagine them in very physical, explicit actions. A cycle on the Song of Songs painted in the mid-fourteenth century on the walls of a nun’s gallery at Chelmno in eastern Prussia imagined Sponsa eagerly pulling her spouse into her bedchamber.90 It literalizes the Canticle: “I will seize you and lead you / into the house of my mother” (8:2). Such pictures made manifest an emotive intensity that the all-female audience knew they were meant to share with other women.91 In Northern Europe, the instructional habit of elaborating the amorous interchange between Christ and the soul produced a sequential narrative version illustrated in comic-strip fashion, Christus und die minnende Seele (Christ and the loving soul), written in German in the late fourteenth century, later disseminated in printed sheets and books.92 The divine lover embraced the soul, wooed her with music, and crowned her in a ritual reminiscent of a wedding ceremony. She obeyed Christ’s command to divest herself of worldly garments when he said “If you wish to serve me, you must be stripped bare.” It is unlikely that Italian nuns like Benedetta knew this particular text or its imagery, but the practice of encouraging a religious woman’s fantasy through narrative, whether in sermons, sung words, wall paintings, prints, books, or paintings, fostered a widespread, eroticized imagination. The soul’s rapturous reach toward its divine lover from a supine position on a bed, as represented in the Rothschild Canticles, was echoed in Bernini’s marble display of Ludovica Albertoni arching up from a bed where the disarranged sheets are even more telling a sign of the soul’s ecstasy.93 Within this ideological structure, BenedettaCarlini could imagine herself as a privileged soul experiencing ecstatic union with the actual body of Mea. On one of the three occasions when she addressed Mea in Christ’s voice, “he said he wanted her to be his bride, and he was content that she give him her hand; and she did this thinking it was Jesus.”94 Even if the abbess was a manipulative faker, as a crude and cynical reading might have it, Mea believed the illusion, according to her self-protective testimony. If neither woman was skeptical at the time of the conversation, then the words and gesture performed a tangible, if unconventional, enactment of bridal mysticism. Christ was manifest in a human—and female—body rather than only present to the mind’s eye, yet the two believers went on with the corporeal pantomime. If one or both of the earthly players did think that Christ was not speaking, then at least one of them heard a marriage proposal being offered by one woman to another yet did not rebuff or denounce it at the time. Benedetta utilized the traditional metaphors and scenarios of erotic mysticism, but at certain moments she took the logic beyond doctrinal limits. She only assumed Jesus’ voice during three conversations with Mea.95 Twice she spoke “before doing these dishonest things,” first when Jesus took Mea’s hand and suggested marriage. The second time was in the choir, “holding [Mea’s] hands together and telling her that he forgave her all her sins.” “The third time it was after [Mea] was disturbed by these goings on,” and was reassured that there was no sinfulness, and that Benedetta “while doing these things had no awareness of them.” All three occasions offered comfort and framed sex, occurring either before or after their “immodest acts,” but Benedetta did not present herself as a sexually active Christ. However much bridal mysticism structured Benedetta’s actions, she never took on the persona of Christ during sex with Mea, instead acting through an angel when she used any guise at all. Perhaps she is best described as a mystic playwright, someone who wrote scripts during visionary or ecstatic experiences but who acted out rather than wrote down the dramas, for an audience that included not only Mea but also on occasion the other nuns and the local populace. Plays by nuns were performed by inmates who cross-dressed for the male roles.96 In 1553 Caterina de’ Ricci played the part of twelve-year-old Jesus speaking, with “signs of particular love,” lines from the Song of Songs to a fellow nun who was acting as St. Agnese.97 Taking multiple roles, such as Christ or angels with a variety of dialects and ages, as well as sponsa and anima, Benedetta was a consummate performer whose voice and appearance fitted the occasion.98 The mutual gestures of Benedetta and Mea literally followed the Song of Songs: “My beloved put forth his hand through the hole / and my belly trembled at his touch / I rose to open to my beloved / my hands dripped myrrh / . . . / I opened the bolt of the door to my love” (5:4–6). Mea’s account of how Benedetta “put her face between the other’s breasts and kissed them, and wanted always to be thus on her” recalls the Canticle’s enjoyment too. In the adaptation of the biblical Song in the Rothschild manuscript compiled for a nun, Sponsus delightsin breasts: “between my breasts he will abide . . . Behold my beloved speaketh to me: How beautiful are thy breasts, thy breasts are more beautiful than wine.”99 The phrase “sister my bride (soror mea sponsa)” was particularly apt. It occurs four times in the Song (4:9, 10, 12; 5:1), along with “open to me, my sister my friend” (sor mea amica mea) (5:2). Imitating the soul’s statement in Christus und die minnende Seele that “I must go completely naked,” Benedetta “stripped naked as a newborn babe.” Each recalled the Song’s bride: “I have taken off my garment” (5:3). The sequential narrative of the romance between Christ and the soul also had the womanly soul say “I cannot read a book unless you are my master” and “I will tell no-one, love, what I have heard from you,” each lines Mea could have uttered to her abbess.100 Benedetta spoke another line, taking on the voice of Christ to offer the symbolic emblem of mystical marriage: “Since you delight me, love, I set a crown upon you.” She lay on top of Mea, “kissing her as if she were a man [and] she would stir on top of her so much that both of them corrupted themselves,” an arrangement, and finale, which bears comparison with the miraculous levitation experienced by the Capuchin nun Maria Domitilla in Pavia at the very same time, 1622. She recorded that Christ united his most blessed head to my unworthy one, his most holy face to mine, his most holy breast (petto) to mine, his most holy hands to mine, and his most holy feet to mine, and thus all united to me so very tightly, he took me with him onto the cross . . . I felt myself totally af lame with the most sweet love of this most sweet Lord.101 Benedetta’s models, such as the sponsa, the anima, and Catherine of Siena, were feminine, metaphorical, or legendary, and her mistake in dogma was to take the symbolic literally. Benedetta acted as though the material was the spiritual: stripping for Christ or Mea like an obedient and pleasured soul in the Northern sequential romance; kissing a woman or suckling at a breast as did certain female mystics or saints; engaging in mutual, manual penetration of an orifice in line with the Song of Songs; proposing and performing marriage as though she could take both roles in a mystical drama. Her sex partner, Mea, was always a female figure, assigned a feminine part. Benedetta enjoyed repeated sex with a woman, not because that was the only body available to her, but because their religious beliefs were not predicated upon some exclusionary, modern notion of heterosexual identity. Through the vicissitudes of confession and documentary survival, we happen to know that in the early 1620s two under-educated women in a provincial Tuscan convent took religiously legitimized and visualized passion to a literal level. Brides of Christ, nurtured on the notion that their cells were bedchambers for nuptial union with a shared, metaphorical spouse, became in those very spaces lovers on an earthly plane. In seventeenth-century Pescia a patriarchal logic led to an alternative rite of passion. This does not mean that the women’s sexual arousal was incidentalor insignificant, but that their sensual and spiritual inspirations were neither entirely insincere nor irreligious. Benedetta Carlini was a nun, abbess, articulate angel, feminized soul, female mystic, and woman’s lover.Notes 1 Brown, Immodest Acts, 4; Bell, “Renaissance Sexuality,” with “virtually unique” on 487, Brown’s response, 503–09, and Bell’s reply, 510–11. I am grateful to Professor Bell for sharing his microfilms of the documents. The Italian of two missing frames, his figs. 1 and 2, was partly published in the Italian edition of Brown’s book, Atti impuri, esp. 184– 86. I will endeavor to place digital copies of the documents in the Deep Blue repository of the University of Michigan. Ideas here were first explored in a talk at the University of Michigan (January 2000). I am grateful for everyone’s attention in numerous audiences since then, but for conversations I especially thank Louise Marshall and Vanessa Lyon. 2 Bell, “Renaissance Sexuality,” 501–2, Brown’s response, Immodest Acts, 507. 3 Partner, “Did Mystics Have Sex?” 296–311; Salih, “When is a Bosom,” 14–32. 4 Brown, Immodest Acts, 127. 5 An exception is Matter, “Discourses of Desire,” 119–31. 6 Documented cases include Brucker, ed., The Society of Renaissance Florence, 206–12; Chambers and Pullan, with Fletcher, eds., Venice. A Documentary History, 204–05, 208. 7 Matter, “Discourses of Desire”, 122–23: “the nature of Benedetta Carlini’s sexual encounters with her sister nun is so bizarre as to defy our modern categories of ‘sexual identity.’” 8 Brown, Immodest Acts, 161–64. 9 Ibid., 110–14, 160–64; Bell, “Renaissance Sexuality,” 491. 10 Carlini’s imprisonment “in penitence” ended when she died in August 1661: ibid., 132. Upon Mea’s death in September 1660, the recorder referred to Benedetta’s fraud rather than sexual deeds: when Benedetta “was engaged in those deceits” Mea “was her companion and was always with her.” But Mea was not imprisoned: ibid., 135. 11 Jacobson Schutte, “Per Speculum in Enigmate, 187, 195 n. 11. For another case see Ciammitti, “One Saint Less.” 12 Brown, Immodest Acts, 7–8, 136; Rosa, “The Nun,” 221; Velasco, Lesbians in Early Modern Spain, 92. 13 Bell, Holy Anorexia, 70. 14 Barstow, Witchcraze, 72, and further cases, 139–41. Others include Velasco, Lesbians in Early Modern Spain, 113–24. 15 Cohen, The Evolution of Women’s Asylums, 92–93, 208–09 n. 65. 16 Bell, “Renaissance Sexuality,” 498. 17 Cervigni, “Immodest Acts,” 286. 18 Matter, The Voice of My Beloved, 142. 19 Hamburger, The Rothschild Canticles, 4. 20 Unless otherwise indicated, quotations are from Brown, Immodest Acts, 117–18, 120– 22, 162–64 passim (with emphases added). 21 Brown, Immodest Acts, 120; Bell, “Renaissance Sexuality,” 486, 495, 497, 499. 22 Ibid. 23 Ibid., 498 (“le ha voluto baciare le parti pudente”); Brown, Immodest Acts, 120. 24 Ibid., 21–22, 27–28. 25 Collected Works of Erasmus, vol. 39: Colloquies, 290. 26 Coote, ed., The Penguin Book of Homosexual Verse, 118–21 for this and another example. 27 Schutte, “Per Speculum in Enigmate,” 192. 28 Raymond of Capua, Life of St Catherine of Siena, 91–93. 29 Payer, Sex and the Penitentials, 43, 61, 99, 102, 138–39, 149–50, 172 n. 136.30 For a female couple sinning sexually in a Bible Moralisée of c. 1220, see Camille, The Medieval Art of Love, 138–39, fig. 125. For the 1468 fresco of the Inferno situated in an upper room of the convent founded by St. Francesca Romana, with a couple of indeterminate sex, but probably male, lying side by side on the lowest (and most easily seen) register, see Bartolomei Romagnoli, Santa Francesca Romana, Pl. 27. 31 Ghirlandaio’s panel is in the Louvre, Pontormo’s remains in Carmignano. 32 See n. 43 below; Jorgensen, “‘Love Conquers All,’” 102–03. 33 Brown, Immodest Acts, 137; Bell, “Renaissance Sexuality,” 502. 34 Brown, Immodest Acts, 108, 129, 130. 35 Ibid., 163–64. 36 Ibid., 63, 158, with subsequent quotations from 107, 117, 164. 37 Raymond of Capua, Life of St Catherine, 165–67; Kaftal, St Catherine in Tuscan Painting, 72–77; Bianchi and Giunta, Iconografia di Santa Caterina da Siena, 112–14 and passim; Maggi, Uttering the Word, 176 n. 15; Vandenbroeck, et al., Le Jardin clos de l’ame, nos. 147, 169; Brown, Immodest Acts, 63–64. 38 Camille, Medieval Art of Love, 111–19, and passim, including figs. 19, 55, 80. 39 Brown, Immodest Acts, 163. 40 Payer, Sex and the Penitentials, 105; McNeill and Gamer, eds., Medieval Handbooks of Penance, 81, 152. When Ercole d’Este married Renée of France in Paris in June 1528, at the Pax they kissed each other: Gardner, The King of Court Poets, 194. 41 The quotation is from Rosa, “Nun,” 222. A detail of embracing Dominican women from the panel in Siena’s Pinacoteca appears on the cover of Brown’s book. 42 Walker Bynum, Holy Feast and Holy Fast, 101, 126, 131–32, 157, 165–80, 270–73, and passim. 43 Brown, Immodest Acts, 26, 41. 44 Raymond of Capua, Life of St Catherine, 141, 147–48 (hereafter quoted from 148). 45 Marciari and Boorsch, Francesco Vanni, 118–27. 46 Raymond of Capua, Life of St Catherine, 179. 47 Ibid., 170–71. 48 Steinberg, The Sexuality of Christ. 49 Hamburger, The Visual and the Visionary, 390. 50 Walker Bynum, Jesus as Mother; Rambuss, Closet Devotions. 51 St. Catherine de’ Ricci, Selected Letters, 39 (no. 47). Subsequent quotations come from Letters 19, 46. 52 For the frescoes by Sodoma and an earlier one by Andrea Vanni in the same church see Riedl and Seidel, Die Kirchen von Siena, II, pt. 2, pls. VII, 596, 627–28 (and pl. 276 for Rutilio Manetti’s canvas of 1630). 53 Brown, Immodest Acts, 41. 54 Frugoni, “Female Mystics, Visions, and Iconography,” 139. 55 Brown, Immodest Acts, 163, a translation here adjusted according to the cropped photograph of the passage in Bell, “Renaissance Sexuality,” 501 (fig. 2), because Brown conflates the information on Splenditello and on another angel Radicello (a fanciullo) aged eight or nine. The common misperception is thus that Splenditello was a boy. 56 Gregori, “Caravaggio Today,” no. 68. 57 Teresa of Ávila, The Life of Saint Teresa of Ávila, 210 (ch. 29). 58 Bauer, ed., Bernini in Perspective, 53. 59 Hamburger, Rothschild Canticles, 165–66; Hamburger, Visual and the Visionary, 147. 60 Ciammitti, “One Saint Less,” 149. 61 Ibid., 150–52, fig. 3. 62 Bianchi and Giunta, Iconografia, nos. 43, 438, p. 126. 63 Raymond of Capua, Life of St Catherine, 131, 133. 64 Ibid., 108–09. During her visionary union with God, the medieval mystic Hadewijch noted that God “lost that manly beauty” so that he dissolved and “then it was to me as if we were one without difference”: Bynum, Holy Feast, 156. 65 Gardner, Dukes and Poets in Ferrara, 366–81, 401–05, 431-32, 464–67, 562.The “lesbian nun” Benedetta Carlini66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 10121Weinstein and Bell, Saints and Society, 141–42, 220–38; Bell, Holy Anorexia, 151, 170–71. Raymond of Capua, Life of St Catherine, 100, 175–6. Brown, Immodest Acts, 160. Bell, “Renaissance Sexuality,” 493. Rosa, “Nun,” 201–02. Bell, Holy Anorexia, 99, 107, 175, with other cases passim; Tibbetts Schulenburg, “The Heroics of Virginity,” 29–72. Brown, Immodest Acts, 159. Maggi, Uttering the Word, 34 (my emphasis). On Catherine of Bologna see Wood, Women, Art and Spirituality. Weyer, De praestiis daemonum, 184–85. Brown, Immodest Acts, 163; Bell, “Renaissance Sexuality,” fig. 2. Brown, Immodest Acts, 64–65, 122. On erotic triangulation, see the classic study Kosofsky Sedgwick, Between Men, esp. Ch. 1. Hamburger, Nuns as Artists, 56–61, 240 nn. 125–26; Lowe, “Secular Brides and Convent Brides,” esp. 43; Vandenbroeck, et al., Le Jardin clos de l’ame, nos. 168, 172. Hamburger, Nuns as Artists, Pl. 7. Lowe, “Secular Brides and Convent Brides,” fig. 3. The phrases are in ibid., which often uses “heavenly husband” and has the other phrase on 44. But at 56ff she points out how often Christ is absent from images, although the essay’s point is to suggest parallels between the secular and religious ceremonies. Hamburger, Nuns as Artists, 56–58. Vandenbroeck, et al., Le Jardin clos de l’ame, nos. 148, 178 and fig. 106a; Hamburger, Rothschild Canticles, 113–15. Raymond of Capua, Life of St Catherine, 99–101, explicitly noting the antecedent with “another Catherine, a martyr and queen.” Hamburger, Nuns as Artists, 57, 239 n. 118. Ekserdjian, Correggio, 137–38. Emiliani and Feigenbaum, Ludovico Carracci, no. 1. In Parmigianino’s red chalk drawing of the subject for an altarpiece, c. 1523–24, the Child does not appear at all: Franklin, The Art of Parmigianino, 104–06. Stone, Guercino, 84 n. 62. Hamburger, Rothschild Canticles, 85–87, fig. 156 (and see fig. 159); Hamburger, Visual and the Visionary, 409–10, fig. 8.5. Wood, Women, Art and Spirituality, 128ff, 252 n. 31, 253 n. 37. Gebauer, “Christus und Die Minnende Seele. Both nuns and secular women were readers. Hamburger, Rothschild Canticles, 106–10, 155–62, f. 66r (Pl. 7); Perlove, Bernini and the Idealization. Bernini’s motives included wanting to atone for his brother Luigi sodomizing a boy in St. Peter’s (13–14). Brown, Immodest Acts, 163. Ibid., 163–64. Weaver, “Spiritual Fun,” 177, 181–83. Trexler, Public Life in Renaissance Florence, 194–96. Splenditello spoke in three dialects: Brown, Immodest Acts, 160. Hamburger, Rothschild Canticles, 82, 179, cf. Song of Songs 1:1, 1:12, 4:5, 4:10, 7:3, 7, 8, 12, 8:1, 10. Kunzle, History of the Comic Strip, vol. 1, 23. Brown, Immodest Acts, 162; Matter, “Interior Maps,” 64–65.Bibliography Barstow, Anne. Witchcraze. San Francisco: Pandora, 1994. Bartolomei Romagnoli, Alessandra. Santa Francesca Romana. Vatican City: Libreria Editrice Vaticana, 1994.Bauer, George, ed. Bernini in Perspective. Englewood Cliffs: Prentice-Hall, 1976. Bell, Rudolph. Holy Anorexia. Chicago: University of Chicago Press, 1985. ———. “Renaissance Sexuality and the Florentine Archives: An Exchange.” Renaissance Quarterly 40 (1987): 485–503. Bianchi, Lidia and Diega Giunta. Iconografia di Santa Caterina da Siena. Rome: Città Nuova Editrice, 1988. Brown, Judith. Atti impuri: vita di una monaca lesbica del Rinascimento. 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New York: Cambridge University Press, 1996.7 IN BED WITH LUDOVICO SANTA CROCE (1557) Thomas V. CohenLet us take two tawdry events, male affronts to women, with social history’s eye to assets, both cultural and material, and to the subtle exchanges that bound men to men, women to women, and one gender to the other. This is social history in nearly-literary mode, keen to read texts closely. We have text of two kinds—first the words on paper provided by a small tangle of criminal trials. If not the actual words spoken before and by the court or in the streets, taverns, and brothels, still these records do come close. The conventions and imperatives of the court itself, and the imperfect scribal hand have, as always, refracted actual speech, but the Roman-legal habits of verbatim transcription still offer material for close, thoughtful reading. Second comes the fabric of the city itself, for our scoundrel and his allies prowled and enjoyed their small corner of Rome, with its streets, squares, and assorted monuments, an urban backdrop and firm anchorage for memories. The urbanscape, so prominent both in what happened and in the telling, in itself invites a reading no less close than the one we accord words on paper. So, before turning to the deeds, note the spaces where they took place. We are in Rome’s Rione Regola, or Arenula, a zone sometimes little changed from the 1550s and 1560s of our stories. Nevertheless, the urbanism of first united Italy and then the Duce made drastic alterations. In the later 1880s, the wide Via Arenula ripped inwards from the Tiber, obliterating a web of streets and squares, and demolishing the church and convent of Santa Anna, right under the grand 1890 apartment where I once lived and wrote. The church survives only in the names of Via Santa Anna, and of a pleasant trattoria whose menu depicts my own abode. A second nineteenth-century destruction obliterated the ghetto, replacing it with a grand synagogue and some lumpish buildings. And then, under Mussolini, nostalgia for the Caesars erased the medieval fabric around the fish market at Pescheria, reducing tight neighborhoods to sterile archeology.So, to trace our scoundrel and his entourage, we must fall back on the old maps, especially the splendidly accurate Nolli Plan of 1747, and read street plans, the surviving urban fabric, and words in court, together. The Nolli plan shows how, from 1555, once the ghetto gates went up, a street our witnesses call the strada dritta became crucial for mobility, especially at night. It is hard today to recapture that very ancient urban street, today the Via del Portico d’Ottavia. Down by the old ghetto, it is now so wide that restaurants sprawl into it to hawk carciofi alla giudia, and, on their Sabbath, Rome’s Jews gather after services for a great chiacchiera —communal conversation. Further north, Via Arenula and the unkempt park in Piazza Cairoli, and a vague piazza before the baroque facade of San Carlo, have all smudged the profile of this street, which, in the sixteenth century, was no less tight than straight. Moreover, it was handy, skirting the ghetto to link the fishmongers’ square at Pescheria to Piazza Giudia. It then passed the palace of the Santa Croce, Renaissance in spirit but, like Palazzo Venezia, still half-medieval in shape, with an ornamental square tower today lopped short. The Santa Croce, banished by Sixtus IV, had lost their houses; readmitted, they threw up this palace, with its elegant diamond-studding on the wall. As the Nolli map shows, heading northwest, the street, at a bivio (a fork), slotted into Via Giubbonari, a curving passage today still narrow. Joseph Connors, in his “Baroque Urbanism,” discusses the extremely ancient streets of this part of Rome, pointing out how they wander eastwards from the bridge from Hadrian’s Tomb, now Castel Sant’Angelo, forking as they go.1 The Renaissance papacy used these roads often, as a way to San Giovanni in Laterano and across Rome, and palaces of the early Renaissance clustered along them. For our nocturnal misdeeds, the wide network mattered little, but the local Strada Dritta bore much social traffic. Our louche central character straddled lines—moral, social, sexual, and religious. A liminal man, he was and is hard to place, and his actions, crossing boundaries ethical and social, remind us not to put Rome and Romans into boxes. His name reveals his hybrid nature—Ludovico Santa Croce. At first glance, nothing strange there, but, as genealogies show, the civic noble Santa Croce, descending, they believe, from Publius Valerius Publicola, anti-Tarquin and one of Rome’s first consuls, in the sixteenth century named their children almost exclusively from Livy, Sallust, and Tacitus: not a Ludovico in sight. Moreover, law courts called him “the son of the late Giovanni Antonio de Franchi” so, if he was a Santa Croce, the noble house somehow adopted him.2 A friend, aware of this f limsy identity, says of him, “The said Messer Ludovico si fa romano de casa de Santa Croce et per romano il tengo.”3 Close reading: the friend does not call him a Santa Croce: just “si fa”—“he claims to be”; the friend readily affirms his Roman identity but, as to family, balks. But Ludovico, clearly, grew up some at the family’s palace. A friend recalls: “I have known him for more than twelve years in Rome and I knew him when he was a lad [ putto] here at the Santa Croce [qui alli Santa Croce].”4 Magrino, the witness, a very recent Jewish convert (Feast of the Annunciation, 1556), testifies not at the prison as is usual, but at home, asIn bed with Ludovico Santa Croce 127he is sick, and with his “here at the Santa Croce” shows how, now fatto christiano, he has moved a mere block or so beyond the ghetto gate at Piazza Giudia to lodgings near the Santa Croce palace. Ludovico is sufficiently Santa Croce that, back in Carnevale of 1557, a noble Santa Croce helped bail him out of prison.5 But he is no signore; his cronies call him messer instead. This title f lags both his status and its ambiguity. In 1557, at his first trial here, Santa Croce is “about twenty-six, as he asserts.”6 If so, then either his friend Magrino knew him longer than twelve years or, back then, age fourteen, he had become a fairly lanky putto. He was born in 1531 or so. By 1565, at the second trial, he would be thirty-four. No sign of a marriage. His loves, we will see, were all casual, among the whores. No sign, either, of a craft, trade, or civic office. He probably still lived at the palace as, for sex, he took his hireling women to the bathhouse (stufa) or bunked down with them at friends’ and seldom, if ever, took them home. So how did he pass the days? He hung out at the Pescheria, the fish market at one end of the Strada Dritta. And the company he kept: fishmongers, Jews, and recent converts. Plus prostitutes. He ate, drank, caroused, and got into abundant trouble. In 1565 the court asks for his criminal record: I have been in prison three or four times, here in Tor di Nona and in Corte Savelli. I don’t remember why. And his lordship asked him that he at least tell for what crimes and excesses he was investigated and tried. He answered: I cannot remember things that are fifteen or sixteen years old, but I know well that I have not been under investigation either for homicides or for ugly things [cose brutte]. It is true that I remember that I was in jail in Corte Savelli for having had a brawl with another gentilhomo, and for it I paid ten scudi to Messer Pietro Bello.7 Here, Ludovico is as evasive as his memory is fuzzy; cose brutte indeed came up in court. The court asks after a jailbreak.8 The fight was probably in Carnevale, 1557, when Pietro Bello was a judge on staff.9 In June, 1563, Ludovico was wounded in a brawl where he, a reluctant fighter, stabbed a spice-trader in the chest.10 In a trial of another unruly gentleman, the court asks the suspect’s serving woman if her master ever wanted to kill our Ludovico. “I don’t know,” she says, “but know that the said Ludovico was wounded once and that [my master] Pietro de Fabii rejoiced.”11 So Ludovico is a man on many margins. A self-proclaimed gentilhomo, he haunts the edge of his foster-family, in a neighborhood strung between Jews and Christians, and his socializing crosses boundaries of station, ethnicity, family, community, and moral action. So let’s join him for the evening. We begin not along the Strada Dritta, but atop Piazza Navona, by Torre Sanguigna and the Pace church, with two Christians, doublet-makers both. It was before Christmas, 1556.12 Antonio Scapuccio and Mario di Simone came offwork at the Ave Maria sunset bell. Mario, aged twenty, lived across town, by Santissimi Apostoli. With Antonio he went back three years, from their work.13 As for Ludovico, Antonio had known him since childhood: “at the time I and he were lads, we had a close friendship.”14 Antonio, via Ludovico, knew that Fabritio, another convert, kept a house where friends gathered. “Antonio brought me to the house of Fabritio, Jew-made-Christian, who sells ironware.”15 When the doublet-makers arrived, Ludovico was there, with Magrino, and one Giulio Matuccio, and the host, Fabritio.16 So began their evening. “We all decided, in agreement, to go find a Signora called Vienna Venetiana, friend of the aforesaid Giulio Matuccio.”17 Mario adds: And when we were at Vienna’s house—she lived at Torre Sanguigna— Antonio Scapuccio knocked on the door, and the mother, if I remember, said that she had hurt her arm and could not keep us company, and that we should let her off.18 Torre Sanguigna was far from Ludovico’s haunts. “We left and went to a pie-shop, also near Torre Sanguigna, and got ourselves a pasticcio. And I don’t remember which of us paid for it.”19 Magrino, a convert, adds that the pie contained a shoulder of pork.20 Ludovico stepped in, announcing as they walked: let’s fetch my whore!21 So entered Betta, a cortigiana grande, says Mario, meaning not a top-rank prostitute, but, as Magrino says disparagingly, a big tall woman—“una donna grande longaccia.”22 Betta lived near the stufa of Felice, near the Cavaglieri family palace, two blocks north of the strada dritta.23 As the five trailed after him, Ludovico vaunted his sex with her: And Ludovico said it again, while he was going with us for that woman, and he was heading to knock on her door . . . that last night he had slept with this woman, and he said that she had a fine ass and that it gripped firmly.24 At Betta’s lodgings, the men remained outside. Ludovico called or knocked and the prostitute came down, and, oddly, if she really had slept with him the night before, in error she embraced the wrong man, as if Ludovico, though a gentilhuomo, was hard to tell from the company he kept.25 “And we asked her if she wanted to come to dinner with us, showing her the pasticcio, and she said yes, and came away. And going down the street Messer Ludovico and she went arm in arm.”26 The passage illustrates handsomely some workings of Roman prostitution. Note how complex were the exchanges between these women and their customers. Roman prostitution was seldom simple sex for plain cash. Like many transactions in the economia barocca, it had wide bandwidth and complex linkages forward, backward, and across society.27 Betta here accepted a promise of food and entertainment, and furnished public gestures of affection, a gift to Ludovico, who could f launt her to posse and to street.In bed with Ludovico Santa Croce 129The party, with Betta making seven, retired to Ludovico’s hang-out, the inn at Pescheria, called after its owner Domenidio.28 It was some hour after nightfall.29 “All of us, in company, went to dinner at the aforesaid inn, and we brought with us a pasticcio, and we ate.”30 To this osteria, patrons readily brought food. After dinner, the whole group went to spend the night at Fabritio’s dwelling, near Ludovico’s own house, where Ludovico, other times that winter, sometimes brought women: “in the time that he was made Christian . . . he lent me the room.”31 On the way, the men say, Ludovico again boasted of anal sex with Betta.32 The room had but a single bed; Fabritio, leaving the bed to his gentleman guest, hospitably withdrew to a little attic, a solarello —“no great thing”—and slept.33 Magrino “gave the command to fetch from home a mattress, which we threw on the f loor.”34 Ludovico and Betta undressed at once and slipped under the covers.35 There was a bed curtain. It would have had many colors, and it was mine [Magrino’s]. And to a question he answered: It was not spread around the bed but gathered to one side.36 Ludovico, in his account, avers that the curtain was draped around the bed. 37 While Magrino settled somehow on a chair, clothed, to spend the night, the two doublet-makers and Giulio huddled on the mattress. Ludovico, meanwhile, lay snugly in one convert’s bed and another convert’s hangings, in a convert’s house. “Before the light was put out we were all joking and chatting, and Messer Ludovico told us please to put out the light.”38 And then, as men settled for the night, Ludovico thrust his arm out from the covers, making a letter “O” with his index and middle finger.39 Lest he shame Betta he said nothing, Antonio avers, but Mario claims he boasted loudly.40 Mirth erupted. Everybody laughed at that and said to one another, “He has fucked her in the ass. Fire! Fire!”41 The stake, of course. And slim regard for Betta! What is going on here? The social psychology of this scene is tangled. We have three Christian artisans, two ex-Jews on the f luid boundary of the ghetto, and one semi-gentleman half outside his noble family, a troop cemented, perhaps, by Ludovico’s leadership, occasional largess, and arrant breach of sexual and moral rules. All six men share in Betta’s humiliation. Ludovico parades his transgression and the risks he runs and, laughing, the cronies applaud and, vicariously, thrill to his vulnerability. Collusion cements this solidarity. Ludovico and Betta were the first to fall asleep.42 Much later, say the others, invited by Ludovico to join them in the bed, Magrino left the chair, climbing in still clothed, and fell asleep.43And then awoke, jostled by the bounce of sex. I could feel it when he was screwing her, and she had her bottom towards Ludovico and she was turned with her face toward me. And it was one time that I felt it, and I did not see him stick it in because it was no affair of mine. I know well that he was screwing her, and he was shoving her towards me, so that it made me wake up.44 Magrino is remembering events before Christmas, almost nine months earlier. The trial took place in August, 1557, first at the Inquisition, at the Ripetta. Halfway through, interrogations moved to the prisons of the Governor of Rome. That is why this record survives. Precisely two years later, when Paul IV died, Rome’s most tumultuous Vacant See broke out. Mobs attacked the Inquisition’s Ripetta offices, burning the papers, and ransacked the house of the tribunal’s notary.45 Later, Napoleon’s supporters would destroy the Inquisition’s later trials, so a transcript such as this is rare indeed. Both at Ripetta and later, this trial has a Holy Office feel; the magistrates treated the courtroom as a confessional, sparing neither shame nor feelings with their swift, intrusive questions. Why did the matter slip to the criminal court? The crime in question, though moral and involving converts, revealed no taint of heresy. Prostitution in mixed company was no crime and the court was after anal intercourse. He was asked if on that night he the witness heard the said Betta moaning and crying out, because the said Messer Ludovico was having intercourse and fucking her [ futuebat] from the back. He answered: “I could hear it when she was screwed the first time by Messer Ludovico. She was crying out [si lamentava]. But one can cry out for several things.” And to a question of me the notary he said: “She can cry out the way women do.” And I the notary asked, “And how do women do?” He said, “They can cry out because it pleases them and they can cry out because it hurts them too. But, one time, as I said, I felt it when he screwed her.”46 When the Inquisition hauled her in, Betta did her all to prove it wasn’t so. Her testimony about what went on in bed surely did her little good, as, on point after point, she lied elsewhere about her history with Ludovico, shown as far skimpier than others alleged. Her testimony, earthy and vehement, catches well a prostitute’s voice in court. He never did it to me in that place. It is true that Messer Ludovico told me to turn around, that he wanted to do it cunt-backwards [a potta retro], and I told him, “You want to trick me. You want to stick it in contrary-wise.” And he said no, that he wanted to do it cunt-backwards, and so I turned around and he did it to me cunt-backwards. I know where he went in, and if he was fooled, I was not fooled.47In bed with Ludovico Santa Croce 131Betta appears twice in the record. The first time, to cover for the weakness of her case, she regales the judge with promises to live in virtue. If I had consented to the other way, it would seem to me that God would not keep me on earth. And if I have done wrong in one way, I don’t want to do wrong in the other. And if I get out of this I want to go to Santa Maria di Loreto, and then to my home to do good works, and I want to go this September. And if he wants to say that he did it to me from behind against Nature, he is lying through his throat, and he is tricked, and, me, I am not tricked, because I protect myself from this the way I do from fire.48 The next morning, Betta, Ludovico, and most of the posse stayed. (Mario, sleeping clothed, had slipped off early to his shop.)49 At breakfast, the boasts went on: She never heard a word when Messer Ludovico told us that he had twice screwed Betta in the ass, but he said it at length to us. He was asked if the said Betta was at the table eating with them, how could Ludovico have said those words, since they could be heard by Betta. He answered: I will tell you. We were kidding Ludovico . . . and when he said it at the table she had not yet sat down.50 As current events show sadly, Renaissance Italy was hardly the only place where, for some admirers, the swaggering abuse of women gives callous men allure. Jump eight years ahead. It was 1565, not 1557, and Ludovico was now some thirty-four years old. Still unmarried, still at loose ends, he haunted the same tight quarter, up to little good. He had a new entourage; none of the same men turn up. At the center, as ever, sat that osteria of Domenidio, in Pesheria. His cronies were, this time, two or three fishmongers and one Cesare Vallati, son of the civic noble family that owned a palace on the square, facing its ghetto gate. The Vallati house still stands, pared back to its medieval core, which now bears sad plaques about Roman Jewish deaths at Nazi hands. Cesare was gentleman enough to hold, they said, a civic office.51 On Friday, November 23, the friends stirred up dinner at the inn. Meo, fishmonger, says: Ludovico Santa Croce came to me, as I was in Pescheria. It may have been a half-hour after dark, and he asked me if we wanted to go to dinner together at the osteria of Domenidio. I said yes and so I picked up some fish, and along with Grillo and Ludovico we went to the osteria of Domenidio, and while we were setting up to eat Cesare arrived and said, “I want to eat with you,” and so he too sat at the table and we were four in all.52Meo reports that, when he left his fish-bench, he brought sardines, while Grillo fetched clams.53 In the midst of dinner, “a Jew”—nobody names him, ever— joined the group; no sign he ate with them.54 After dinner, except Grillo, all left together. “Let’s go to the house of my whore,” said Ludovico. “We said, ‘let’s go!’ and Cesare said, ‘I want to join you.’”55 The court asks later, did Cesare and Ludovico go with sword in hand?56 Probably. The men took the strada dritta, the ghetto to their left, the Santa Croce tower to the right, over to Il Crocefisso, behind or under where the big church of San Carlo later stood.57 Ludovico’s woman of the month was Olimpia, who, it turned out, was off with an amico, a regular of hers, who, she says, felt ill, so she headed homeward with a Lorenzo stufarolo in tow.58 But when Ludovico and his cronies arrived, only the house’s mistress, Lucretia, was yet home. Olimpia calls Lucretia the house padrona; in court, Ludovico will call her a whore, whom he has known for years, presumably hooking up with tenant after tenant.59 At Olimpia’s front door, the four men, masking voices and pretending to speak Spanish, shouted, “Open up the door!” Lucretia: “They banged six or seven times, for I was not of a mind to open, ever.”60 At last I went to the window and told them that I did not want to open for them under any circumstances, and told them to change their talk because no way could I not recognize them. I knew them just fine, but, with my tenant not home, and because, I knew, they wanted nothing of me, I had no intention of opening for them. Instead, I said, I would throw water on their heads if they did not get away from the door.61 The four men loped east to Via dei Chiavari, still in Lucretia’s sight.62 There they encountered a second Lucretia. Wife of wealthy Cyntho Perusco, and mother of two children, she was returning with a servant—but with no light, lest she be seen and recognized—from a call on her procurator.63 Two men armed with swords and daggers, with their swords under their arms and the daggers in hand unsheathed, came at us and at once they stopped me and one of them put his hand to my neck, feeling my neck, thinking that perhaps I had some chain necklace or string of gems.64 And I said to them, “I am a poor woman. What do you want of me?” And I was screaming, “Thieves thieves!” When they heard that, they let go of me.65 Giovanni Maria, the servant, thought he recognized one of the four assailants: “Ah Meo, why are you doing this to us?”66 Meo at once hid his face behind his cape.67 Giovanni Maria’s assailants, Meo and the Jew, grabbed him. “They were holding on to me and they told me to keep silent, and they held the naked daggers to my neck.”68 The assailants released their quarry, only brief ly. Lucretia will tell the Governor: “When we had walked three or four paces, the same men,In bed with Ludovico Santa Croce 133with some others, made a circle around me and some of them grabbed me from one side and some from the other, putting their daggers to my throat.”69 Giovanni Maria tells the Governor: “they began punch me and shove me and they threw me to the ground.” 70 Adds Lucretia: And they took from him a pouch. In it were ten giulios, between testoni coins and giulio coins, and a gold ring that was mine, with a Jesus on the top, and on the bottom, there is a “claw of the great beast” [a fabled stone with curative powers], which was also in that pouch, and they took from it also the belt and a handkerchief. The ring contains 18 giulii of gold.71 Giovanni Maria adds that the pouch had been tied to his waist and that Lucretia had removed her ring to wash her hands.72 One of the band of four, almost certainly Cesare Vallati, as Ludovico was by now no youngster, may have had second thoughts: When this [theft] was done one of those youngsters took me by the hand and told me, “Come here. I promise you as a gentleman that I will not hurt you.” And he asked me, who was that woman. And I told him that she was not for them, and that they should let her go, and that she was the wife of Messer Cynthio Perusco.73 Ludovico had other ideas. One of the two underlings, probably not the Jew but Meo, asked him “Messer, what are we to do?” “Carry her off, carry her off!” 74 And they tried with all their might to lead me to a house, for they took me by force and they dragged me . . . But I cried out, “Thieves! Thieves! Is this how you assassinate people in the street!” And I told them that I had nothing on me and that they should come to my house, that was near there.75 The assailants hauled Lucretia into an alley.76 Lucretia was convinced that they wanted to drag her to a stufa, a bath house of the sort Ludovico haunted. As they pulled her, Lucretia fell in the mud, losing her pianelle, her clogs. “She told them that her clogs had fallen off, and they told her to keep walking, and they were making her walk up that alley, leading her, as there were three or four around her.” 77 And then, providentially, down the alley came two men, in front a servant with a torch, and, behind him, his master, Agostino Palloni, a man of substance whose house stood close to the Santa Croce palace.78 And when the light arrived, I recognized the gentleman, and I begged him for the love of God to help me. And while I was saying those words, one of those young men, who had dragged me, as he thought that the light was not coming from that side and that he would not be seen—Messer Agostino recognized one of those young men, who is called Cesare Romano.And at that Messer Agostino said, “Ah Cesare, what are you doing [che fai]. What is this! Do you see that you [tu] are doing wrong?79 Turning towards Agostino, says Giovanni Maria, Lucretia tripped on an iron grate and once more fell and then, as supplicant, grasped his cape: “Ah, Messer Agostino, don’t abandon me . . .!”80 Agostino, Lucretia, and Cesare then stood together, a threesome. First off, Cesare, to catch his social balance, tried to place Lucretia as a Roman matron. Then Agostino did the same. Giovanni Maria tells the Governor: The man whom Agostino had called Cesare asked Madonna Lucretia if she knew Cyntho Perusco. She said, “Yes, I know him, and I have two children with him, and he is my husband.” And Messer Agostino asked Madonna Lucretia if she knew Messer Francesco Calvi, and she said yes, and if he came to her house with her she would show him her daughter.81 Gentleman to gentleman! Cesare Vallati, in night’s shadow, had strayed well outside his class’s code of conduct, and Agostino’s torch jolted him back from the abyss. He switched codes as nimbly as he could. Then Messer Agostino turned to Cesare and told him, “Cesare, son, you have done wrong.” And then Cesare told Messer Agostino to leave, and said that he would have Madonna Lucretia escorted by a servant of his.82 No such thing happened, of course. After questions to Lucretia about how she came to be out after dark, Agostino, with his torch and serving man, conveyed them both back home.83 At her window, the other Lucretia, the madam, had seen and heard the fracas. Outraged, woman to woman, she strove to allay the trouble. I heard a woman who was starting to scream, and when I looked toward where I heard that cry, I looked and saw a woman with a man, and she was screaming, “What do you want with me, brothers, pull the door rope for me, pull the door rope for me!” and when I heard those words, I feared it might be some neighbor, and I knocked on the window of Diana and told her, “Listen to your sister who is screaming,” and she answered, “My sister is here at home.”84 While Cesare and Agostino parleyed, the other three miscreants probably crept away, and soon, all four were back at Olimpia’s door. This time they had luck, as Olimpia turned up, with Lorenzo her bathhouse worker, and his lute. “I came back home and I found Ludovico Santa Croce there at my door, along with Meo the fishmonger and with two others whom I did not know, but there was aIn bed with Ludovico Santa Croce 135Jew.”85 Lucretia opened for Olimpia and, willy-nilly, in came all the others, with Ludovico, as usual, in the lead.86 Note Lucretia’s version: At that moment, my tenant called Olimpia arrived, along with an amico called Lorenzo the bathhouse worker, who played the lute, and I had to pull the rope, and then there came in, along with my tenant, Ludovico Santa Croce, Meo, Cesare Vallati, and a Jew.87 We learn from Olimpia several things. For one, the Jew was a stranger, known only, presumably, by his obligatory Jew’s cap. For another, Cesare Vallati had rejoined the crew. And, for a third, while she knew Meo, Vallati, a stranger to her if not to the madam, was less central to Ludovico’s habitual posse. Neither he nor the Jew had been part of the dinner’s start; though locals, they were hangers-on. When the men entered, Lucretia, the madam, upbraided them. “And when they were up the stairs, I said to them, ‘Oh this is a fine state of affairs! Poor women cannot go in the street.’ And they told me that they weren’t the ones who did it.”88 Lorenzo, with the lute, would prove Ludovico’s undoing. The men all stayed a while in Olimpia’s room, listening to him play. And then Ludovico led Olimpia off to the Santa Anna stufa to spend the night. The other three escorted him down the block, then went their separate ways.89 We catch a bit of the denouement via Barbara, Meo’s ex-puttana, who, she tells the court, had after three years broken with him because he owed her big money on borrowed goods. Barbara had moved to Monte Savelli, just a block down-river from Pescheria.90 I went to bed without dinner because I felt ill, and while I was in bed with Annibale the fish-monger I heard passing in the street Cesare Vallati with other people whom I did not see, and he said, “Your faithful servant, Signora Barbara, my heart!” I made no answer.91 Annibale and Barbara went back, she says, three years; she swam as easily among the fishmongers as a mackerel in the sea. But Cesare Vallati, clearly, slipped through these same waters; in the intimate spaces of the city, these men and women moved up and down class lines. Annibale, when asked, would tell Madonna Lucretia what he knew about the crime. Small world!92 The very next day, Madonna Lucretia sent her servant to scout the local bathhouses. Lorenzo, the fellow with the lute, a paesano, led Giovanni Maria to Ludovico and Meo, who would be arrested on Monday, together.93 At Olimpia’s, the four men, said Lorenzo, had been “in a terrible mood and all of them distressed.”94 Agostino Palloni, meanwhile, refused to help Lucretia—“he sent word to me through Cynthio that it wasn’t a gentleman’s role to accuse anybody, and that was it was enough that I had suffered no harm.”95 Citing class solidarityhe covered for Cesare Vallati, who either f led or ducked prosecution. The Jew, luckily nameless, got away. We have neither a sentence nor knowledge what our four villains did with the rest of their lives. Our story of status slippage and hasty re-calibration, coarse male solidarity, callous abuse of women, and female resilience models a careful reading of words, places, and actions, with an eye to the density of webs and the fine-grained texture of lives in time and space, to lay out the ref lexes with which Romans navigated their city. Ludovico, uneasily perched on several margins, could build coalitions, trading his noble connections, hospitality, slovenly rapaciousness, and access to paid female sex and company for male support and applause. To Cesare he offered a pathway down, to the others perhaps a step upwards. These male solidarities in a moral grey zone show the porosity of Rome’s social boundaries and its alliances’ often easy give.Notes 1 Connors, “Alliance and Enmity,” 208–09. 2 Archivio di Stato di Roma, Governatore, Tribunale Criminale, Processi (16o secolo), busta 38, case 23, folio 568r: “Ludovicus de S. Cruce filius q. Io. Ant. d. Franchis.” Henceforth, I give busta and folio only. 3 38.23, 559v: Antonio Scapuccio, August 15, 1557, to a notary at the Holy Office. 4 38.23, 573r, Magrino, August 26, 1557, at home sick, to a notary. 5 38.23, 579v: Ludovico cites Valerio Santa Croce and noble Mario Mellino. For Magrino’s conversion at the Annunciation in 1555: 38.23, 573r, Magrino. 6 38.23, 568r. 7 Busta 103, 909r: Ludovico Santa Croce: “. . . costione con un altro gentil’homo . . .” 8 103, 909v: “fregit carceres et unde exivit.” 9 38.23, 572v: “questo carnevale [1557] . . . messer Ludovico uscii di pregione in Corte Savella.” 10 Investigazioni 80, 181v–183v, for 23–24, from June, 1563. 11 38.19, 461v: “. . . se ne reallegrava.” 12 38.23, 577v: Betta: “. . . avanti natale.” 13 38.23, 562v-563r: for age and employment; for the friendship and the workplace: 38.23, 562v–563r. 14 38.23, 559v: “eravamo regazi havevamo amicitia intrinseca insieme.” 15 38.23, 562v: Mario: “Fabritio giudio fatto Cristiano che venne li ferri.” 16 We know little about Giulio, never interrogated. Ludovico seems to place him among the converts: 38.23, 570r–v: “Vi pratica in questa casa Julio Mattuzzo, Fabritio doi o tre altri giudei facti christiani . . . de continuo li se ce vengono giudei et d’ogni sorte de generatione.” But no other witness calls Giulio a convert. 17 38.23, 563r–v: Mario. 18 38.23, 563v: Mario: “. . . lei o la madre . . . disse che era ferita in uno braccio et che non posseva abadarci et che lavessemo per scusata.” 19 Ibid.: Mario: “. . . a un pasticciero pur presso Torre Sanguigna et pigliassemo un pasticcio . . .” 20 38.23, 574r: “comprassemo una spalla de porco.” 21 38.23, 564r: Mario: “. . . disse per la strada che voleva pigliar detta cortigiana.” 22 38.23, 573v. 23 38.23, 563v: Mario: “apresso la stufa de Felice presso li Cavalieri.” 24 28.23, 561r: Antonio Scapuccio: “. . . ando con noi per dicta donna et voleva bussare la porta . . . che haveva bravo culo et teneva bene.”In bed with Ludovico Santa Croce 13725 38.23, 574: Magrino, for Ludovico’s call: “Messer Ludovico chiamandola . . .”; 38.23, 564r: Mario: “credendosi di abracciar messer Ludovico abraccio un altro in loco suo in cambio.” 26 38.23, 564r: Mario: “Mostrandoli il pasticcio et per la strada messer Ludovico et liei andavano abracciati insieme.” 27 Ago, Economia barocca. 28 38.23, 560r: Antonio Scapuccio: “l’ostaria de Domenidio in Piscaria.” 38.23, 574r: for the name’s origin. 29 38.23, 564r: Mario, for the time. 30 38.23, 560r: Antonio di Scapuccio: “tutti de compagnia . . . portassimo . . . un pasticcio . . .” 31 38.23, 568v: Ludovico Santa Croce: “. . . Fabritio giudio facto christiano apresso . . . [a] casa mia nel tempo che e facto christiano et lui me impresto la stantia”; 38. 560r: Antonio Scapuccio: “presso la casa de Santa Croce.” 32 28.23, 561r: Antonio Scapuccio for the boast: “et di poi che andassemo a magnar a l’ostaria . . .” 33 38.23, 574v: Magrino: “un solaretto di sopra quale era poca de cosa”; 38.23, 572r: Fabritio: “dormivo io sopra una solarello.” 34 38.23, 560r: Antonio Scapuccio: “. . . un matarazo quale lo buttassemo in terra.” 35 38.23, 574v: Magrino: “. . . spogliati si misero sotto li panni.” 36 38.23, 574v–575r: Magrino: “un paviglione che saria de piu colori quale era il mio . . . radunato da una banda.” 37 38.23, 569r. Ludovico claims to have closed the curtain: “mettevo il paviglione atorno.” 38 38.23, 564v: Mario: “et avanti che la lume fosse svitata stavamo a burlare et ciancinare . . . che di gratia volessemo svitar la lume.” 39 38.23, 561v: Antonio Scapuccio: “. . . facendo un zeno con il deto grosso et con il deto indice facendo uno O designando che lui haveva chiavato nel culo dicta donna”; 38.23, 564v: Mario: “Dicendo forte con noi altri Nel proprio facendo con il detto grosso et con il indice il tondo.” 40 38.23, 561v: Antonio Scapuccio: “lui non diceva chiaramente per rispecto de dicta donna che non volea svergognarla”; Loudly: Mario: “Dicendo forte.” 41 Ibid.: Antonio Scapuccio: “. . . la chiavata in culo foco foco.” 42 38.23, 574v: Magrino: “forno primi messer Ludovico et la donna.” 43 38.23, 574r: Magrino, for sleeping clothed: “et io ancora dormi . . . vestito”; for much later: 38.23, 560r: Scapuccio: “Giovanni Maria . . . dipoi a un gran pezo . . . se ando a corigare nel medemmo lecto.” 44 38.23, 575r: Magrino: “io ho inteso quando lui la chiavava et lei teneva le natiche verso Ludovico et lei voltata con il viso verso di me et io una volta il sentia et io non lho visto metter dentro perche io non ce ho tenuto le mane. So bene che la chiavava et lui sbatteva detta [no noun] verso di me che mi fe svigliato.” 45 Hunt, The Vacant See, 183–84. 46 38.23, 575v: notary and Magrino: “. . . langere et lamentare eo quia . . . ipsam retro negotiabat et futuebat. Respondit io sentivo che le quando fu chiava[ta] la prima volta da messer Ludovico si lamentava. Ma si posseva lamentare de piu cose . . . Si posseva lamentare come fanno le donne . . . Se posono lamentare che li sappia bono et si posono lamentare che se li faccia male ancora. Ma io una volta come o detto o sentito che l’habia chiavata.” 47 38.23, 577v: Betta, August 23, 1557: “lui mai ha fato in tal loco e e ben vero che messer Ludovico mi disse che mi voltassi che me lo voleva far a potta retro et io li disse tu me voi gabare tu me voi mettere al contrario et lui disse de no che il voleva fare a potta retro et cossi io mi voltai et mi fece a potta retro. Io so dove intro. Si lui se e gabbato non me sonno gabbata io.” 48 38.25, 567r: Betta, August 21, 1557: “. . . mi parrebbe che dio non mi tenesse sopra la terra et se ho fatto male per una via, non voglio far male per laltra, et si io ne esco voglio andare a Santa Maria de Loreto et poi a casa mia a far bene . . . et se si gabba lui non mi gabbo io, perche me ne guardaro come dal fuoco.”49 38.23, 565r: Mario. 50 38.23, 576r–v: “Lei non intese mai parole .  .  . Noi davamo la baia a Ludovico .  .  . quando lui il diceva a tavola lei non se ce era messa ancora.” 51 103, 911r: Ludovico: “me pare che sia cancelliero de conservatori.” 52 103, 906v: Meo: “. . . voleamo andare a cena al’hostaria de domenedio insieme . . . et cosi righai certo piscio et . . . andammo alhosteria . . . et mentre voleamo cenare arrivo li Cesare . . . lui se messe a tavola et cenammo tutti quatro insieme.” 53 103, 907r: Meo: “portai certe sarde . . . et Grillo porto certe telline.” 54 103, 907v: Meo: “un’hebreo . . . venne . . . mentre che magnammo.” 55 103, 907r–v: Meo: “voliamo andar a casa della mia puttana et noi dicemmo andamo et Cesare ancora disse io ve voglio fare compagnia.” 56 103, 911v. 57 The present Via del Monte della Farina was then Via del Crocefisso, named for church, San Biagio del Crocefisso (or del Annulo), demolished circa 1617 to expand San Carlo: Lombardi, Roma, 222; Delli, Le Strade, 339; Gnoli, Topografia, 91; Adinolfi, Roma, 171. Olimpia probably lived towards San Biagio. 58 103, 913r: Olimpia: “da uno amico mio quella sera . . . tornai a casa et trovai Ludovico Santa Croce li alla mia porta”; 913v for the name Lorenzo. 59 103, 918r: Ludovico: “sono parecchi anni.” 60 103, 917r: Lucretia the madam: “parlando spagnolo et contrafacendo il parlare loro solito . . . apri qua la sporta che batterno sette o otto volte ch’io non li volsi mai aprire.” 61 Ibid.: “.  .  . non li volevo aprire .  .  . dovessero mutare parlare perche non potessi di non cognoscerli, . . . ma per non ci esser’ la mia pigionante in casa et sapendo che non voleano niente da me io non li volsi aprire anzi . . . haverci buttato del acqua in testa se non si fussero levati dalla porta.” 62 Ibid.: “correre verso li Chiavari.” 63 103, 889r: Lucretia the wife: “retornandome . . . senza lume et con una cannuccia in mano per non esser vista ne conosciuta.” One Cynthio Perusco lodged by the Minerva: Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma 29, 15. One puzzle: on October 7, 1567, a Cinzio Perusci by San Marcello, not the Minerva, buried a wife named not Lucretia but Ortensia. de Dominicis, Notizie biografiche, 275; And, at court, (103, 899r) Lucretia appears as “Lucretia q. Petri”—no father’s family name, no husband’s name. Is Lucretia a femina, a semi-wife? 64 Ibid., r–v: Lucretia: “Doi armati . . . me si ferno incontro et subbito me fermorno et un di loro me misse la mano al collo tastandomi il collo pensando forsi ch’io havessi qualche collana o vezza.” 65 Ibid., v: “. . . io son poveretta che volete da me strillando ai ladri ai ladri . . . me lasciorno”; the servant confirms this and notes that other men were also holding Lucretia: 103, 902r. 66 103, 902r: 25: “. . . perche questo a noi.” 67 Ibid.: “se misse la cappa inanti il viso et pero non posso saper’ ne poddi veder’ se l’era quel Meo.” 68 Ibid.: “.  .  . pugnali nudi presso alla gola.” Why daggers? The gentlemen, with their swords, held Lucretia. 69 Ibid.: Lucretia: “. . . un cerchio intorno et chi mi pigliava da un canto et chi dal altro mettendomi li pugnali alla gola.” Giovanni Maria: Ibid., 902r: “ci fermamo per paura.” 70 Ibid.: Giovanni Maria: “. . . dar de i pugni et d’urtoni et mi buttorno in terra.” 71 103, 900r: Lucretia: “. . . con un yesu di sopra et di sotto c’e l’ongia della gran bestia . . . ancho la cintura et un fazzoletto: che l’anello ci e 18 giulii d’oro.” This “yesu” may have been a monogram. Giovanni Maria confirms almost all these goods. 72 103, 902r–v: Giovanni Maria: “una scarsella che io portava cinta. . . . a tenere lavandosi la mano . . . messo in la scarsella.” 73 103, 902v: Lucretia: “. . . vi prometto da gentilhuomo de non ti far dispiacer . . . che non era per loro . . . che era moglie di Messer Cynthio Perusco.” Cesare had yet to hurt the servant.In bed with Ludovico Santa Croce 13974 Ibid,: Giovanni Maria: “messer che volemo fare . . . menavola via menavola via.” See also Lucretia: 103, 899v: “menala su menala su strascinala.” Why do we say Meo and not the Jew? Note Meo’s ongoing relationship with Ludovico, their habit of joint action, plus that prompt “Messer.” 75 103, 899v: Lucretia: “.  .  . con molta instanza di menarmi in una casa che .  .  . per forza . . . me strascinavano . . . a i ladri a i ladri a questo modo si assassina alla strada, . . . che venessero in casa mia . . .” Why this invitation? Probably demonstrate her station, not to proffer loot. 76 103, 199v: Lucretia: “per andare al arco delli catinari.” The present Via dei Falegnami then was Via dei Catinari: Gnoli, Toponomia, 69. This Arco was demolished for San Carlo ai Catinari: Gnoli, Toponomia, 11. 77 103, 903r: Giovanni Maria: “. . . gl’era cascate le pianella . . . diceano che caminasse . . . la faceano camminar . . . tre o quattro attorno.” See also Lucretia: 103, 899v: “cascai in terra in un fangho et lasciai li pianelle.” 78 For Agostino Pallone’s house, see Cohen and Cohen, Words and Deeds, 136. For the two men: 103, 903r: Giovanni Maria: “arrivò quel che portava la torcia accesa et . . . mr Agostino Palone . . . per il medesimo vicolo.” In 1577, Agostino would be buried in Santa Maria in Publicolis, the Santa Croce family church: de Dominicis, Notizie biografiche, 267. 79 103, 899v–900r: Lucretia: “. . . cognobbi detto messer . . . per l’amor de dio che me aiutasse . . . pensandosi che il lume non venesse da quella banda et de non esser visto detto mr Augistino cognobbe . . . Cesari romano, al quale disse Mr. Augustino ah Cesari che fai, che cosa e questa[!] . . .” 80 103, 903r: Giovannia Maria: “casco con una gamba in una ferrata et . . . se attacò alla cappa di Messer Augistino . . . Mr Augustino di grazia. non me abbandonate per l’amor de Dio.” 81 103, 903r–v: Giovanni Maria: “. . . se conosceva Cyntho Perusco, et lei disse si che lo cognosce et ho doi figli con lui et e mio marito et . . . se la conosceva messer Francesco Calvi et lei disse de si . . . se li andava in casa con lei che li mostraria la figlia.” 82 103, 903v: Giovanni Maria: “. . . Cesari figlio tu hai fatto male . . . che andasse via che farria accompagnare Madonna Lucretia da un suo servitore.” 83 Ibid.; Lucretia: “m’accompagno con la torcia.” 84 103, 917r–v: Lucretia the madam: “. . . guardai et viddi una donna con un’homo che cridava: che diceva che volete da me fratelli che volete da me fratelli et diceva tiratimi la corda tiratimi la corda . . . dubitando io che non fusse qualche vicina, io bussai alla fenestra della Diana . . . senti quella tua sorella che crida . . .” “Tiratimi la corda” here refers to Lucretia’s door-rope: “open up for me!” with a dative. 85 103, 913r: Olimpia: “. . . trovai Ludovico Santa Croce li alla mia porta assieme con Meo pescivendolo et con doi altri . . . ci era un’hebreo.” 86 Ibid.: Olimpia: “. . . Ludovico fu il primo”; 103, 918: Ludovico Santa Croce: “il primo io d’intrare in casa.” 87 103, 917r: Lucretia the madam: “. . . Olimpia insieme con un’ suo amico che si chiama Lorenzo stufarolo, quale sonava di liuto. Et me bisogno tirar’ la corda et alhora intro . . . Ludovico Santa [Croce] Meo Cesar Vallati et un hebreo.” 88 103, 917v: Lucretia the madam: “. . . o bella cosa, le povere donne non ponno andare per la strada et loro dissero che non erano stato.” 89 103, 913v: Olimpia, “Meo et l’altri ci accompagnorno sino alla stufa et poi se ne andorno con dio”; 914v: Meo: “insieme alla stufa et poi io me ne tornai a casa mia e Cesare e l’hebreo andorno a fare i fatti suoi.” 90 103, 922r: Barbara claims Meo has been her amico for three years; 103, 904r: Barbara: “e un mese ch’io l’ho lassato perche non mi piace piu l’amicitia sua et perche ha dieci scudi delli mei in mano.” Monte Savelli is today’s Teatro di Marcello, now stripped bare by archeology. 91 103, 922r: Barbara: “me ne andai a letto senza cena perche io me sentivo male et mentre ch’io stavo a letto con Annibale pescivendolo sentei passare per la strada Cesare 92 93 94 95Vallata con altre genti . . . et disse servitor’ Signora Barbera cor mio ch’io non li resposi altrimente” 103, 914r: Giovanni Maria: “madonna Lucretia domando a . . . pescivendolo predetto per che causa fussi preso questo messer Ludovico et .  .  . rispose che fu preso perche haveva preso una donna nella strada.” 103, 905v: Meo, on Tuesday: “io fui preso hiermatina in Ponte ch’io non so perche causa assieme con Messer Ludovico Santa Croce.” 103, 901r: Lucretia the wife: “et che stavano molto di mala voglia et tutti afflitti.” 103, 900v: Lucretia: “lui mi mando a dir per il detto Cynthio che non era offitio da gentilhomo di accusar nesuno e che mi bastava che io non havessi ricevuto mal nesuno.”Bibliography Archival sources Archivio di Stato di Roma, Governatore, Tribunale Criminale Processi (16° secolo), busta 38, case 19 Processi (16° secolo), busta 38, case 23 Processi (16° secolo), busta 38, case 25 Processi (16° secolo), busta 103Publisd sources Adinolfi, Pasquale. Roma nell’età di mezzo, rione Campo Marzo, rione S. Eustachio. Florence: Le Lettere – LICOSA, 1983. Ago, Renata. Economia barocca: mercato e istituzioni nella Roma barocca. Rome: Donzelli, 1998. Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma 29 Cohen, Thomas V. and Elizabeth S. Cohen. Words and Deeds in Renaissance Rome. Toronto: University of Toronto Press, 1993. Connors, Joseph. “Alliance and Enmity in Baroque Urbanism.” Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana 25 (1989): 207–94. de Dominicis, Claudio. Notizie biografiche a Roma nel 1531–1582, desunte dagli atti parrocchiali. Rome: Academia Moroniana, n.d. Delli, Sergio. Le Strade di Roma. Rome: Newton Compton, 1975. Gnoli, Umberto. Topografia e toponomastica di Roma medioevale e moderna. Rome: Edizioni dell’Arquata, 1984. Hunt, John M. The Vacant See in Early Modern Rome: A Social History of the Papal Interregnum. Leiden: Brill, 2016.8 AESTHETICS, DRESS, AND MILITANT MASCULINITY IN CASTIGLIONE’S COURTIER Gerry MilliganIn two unrelated sixteenth-century texts, a Renaissance prince was described as vulnerable to assassination because of a f lawed fashion judgment. In his Historia patria (published 1503), the courtier Bernardino Corio recounted that just before Galeazzo Sforza left his castle on December 26, 1476, he put on and then took off his corazina because he felt that the chest armor made him look “too fat.”1 The lack of armored protection was crucial as Galeazzo was famously stabbed to death during mass later that day. In his analysis of the event, Timothy McCall provocatively suggests that Galeazzo’s fatally bad judgment was determined by fashion; Galeazzo, according to McCall, was inf luenced by the growing pressure to conform to cultural expectations of a slim masculine figure.2 Sixty years later, a Florentine prince was murdered by stabbing, and similar to the description of Galeazzo Sforza, a chronicler of the episode points to clothing’s role in the affair. Benedetto Varchi’s Storia fiorentina (incomplete at his death in 1565) recounts that just before Duke Alessandro de’ Medici left his bedchamber on the night of his murder in 1537, he contemplated whether he should wear his gloves “da guerra” (for war) or his perfumed gloves “da fare all’amore” (for making love).3 According to the story, Alessandro chose the love-gloves as they better matched his sablelined cape and were suited to his planned sexual escapade. He apparently chose unwisely. Elizabeth Currie argues that Varchi added this presumably invented anecdote about gloves in order to communicate—through sartorial metaphors—the gap between Duke Alessandro’s expected dutiful behavior and his actual irresponsible conduct.4 To Currie’s analysis, I add that the glove anecdote also participates in what had become a literary pattern of associating men’s clothing with physical weakness. If, in the first episode, the author indicates how a soft doublet made Galeazzo defenseless to the knife blade, in the second, the writer implies that the outcome of Alessandro’s evening might have been different had the princechosen his gloves “da guerra.” The two historiographical accounts of Galeazzo’s and Alessandro’s murders underscore not only the high stakes of men’s clothing choices but the relationship between literary representations of dress and elements of masculinity. Varchi, like so many writers of the fifteenth and sixteenth century, chose to articulate men’s dress as integral components in representations of violence, war preparedness, moral virtue, and sexuality. Clothing was thus fundamental to Renaissance discourses of masculinity. While masculine subjectivity as performed through dress has been the focus of several excellent studies by fashion and art historians, what has gone somewhat unexplored is how clothing functioned in such discourses of masculinity.5 Was, for example, clothing presented as a symptom of men’s loss of masculine virtue or did writers claim that clothing had a more active role in the imperilment of men? Did so-called effeminate clothing cause men to weaken, or was it merely a byproduct of a so-called anima effeminato? This essay will address these questions by looking at the interconnection of male dress, effeminacy, and militarism in Baldassare Castiglione’s Libro del cortegiano (Book of the Courtier). I have chosen to concentrate on Castiglione’s Courtier because of its prominent place in the history of dress and fashion as well as its role in the history of masculinity.6 The Courtier presents male dress as a high-stakes enterprise; a misstep in clothing not only had grave consequences for a man’s reputation, it was also a question of life or death. Like the gloves of Alessandro de’ Medici and the cuirass of Galeazzo Sforza, a man’s clothing choice could lead to glory or personal injury, and it could also result in (at least in Castiglione’s assessment) large-scale military defeat.Arms in the Courtier Very early in the book, Ludovico da Canossa declares arms to be the primary profession of the courtier [1.17].7 Yet, the privileged status of arms is not a settled question, and it is destabilized during a debate of arms vs. letters.8 The debate is framed by the same Ludovico, who asserts that the French only respect arms and abhor letters. Ludovico extols the value of letters by describing several successful military generals who trotted off to battle with copies of the Iliad or other literature at their side. His examples of successful and literary generals are offered as proof that the French were erroneous in their belief that literature damaged a man’s ability to fight: “Ma questo dire a voi è superf luo, ché ben so io che tutti conoscete quanto s’ingannano i Francesi pensando che le lettre nuocciano all’arme” (1.43, p. 92) (But there is no need to tell you this, for I am sure you all know how mistaken the French are in thinking that letters are detrimental to arms) (1.43, p. 51).9 Ludovico’s accusation of the misguided French could as well have been leveled against Italian contemporaries of Castiglione, since none other than Niccolò Machiavelli himself was proclaiming that letters were injurious to arms in both his Art of War as well as his Florentine Histories.10Contrary to the view of the French (and Machiavelli), Ludovico proposes that letters are beneficial to arms; letters bring glory, and glory inspires courage in warfare: “Sapete che delle cose grandi ed arrischiate nella guerra il vero stimulo è la gloria. . . . E che la vera gloria sia quella che si commenda al sacro tesauro delle lettre” (1.43, p.92) (The true stimulus to great and daring deeds in war is glory. . . . And it is true glory that is entrusted to the sacred treasury of letters) (1.43, p. 51).11 When Ludovico notes that literature, like the Iliad, could have a positive effect on soldiers, he shifts the debate that began with the hierarchy of arms and letters to the correlative and causative relationship between arms and letters.12 For Ludovico, arms and letters are “concatenate” (conjoined) (1.46). Ludovico’s assessment of the positive effects of letters on arms is troubled by the fact that France, at least since 1494, had proven itself to be militarily superior to Italy. He hedges his argument in a prebuttal, acknowledging that others might cite recent French military success as evidence against his claim: “Non vorrei già che qualche avversario mi adducesse gli effetti contrari per rifiutar la mia opinione, allegandomi gli Italiani col lor saper lettere aver mostrato poco valor nell’arme” (1.43, p. 93) (I should not want some objector to cite me instances to the contrary in order to refute my opinion, alleging that for all their knowledge of letters the Italians have shown little worth in arms) (1.43, p. 51). To this objection, Ludovico states that the defeat of literate Italians by illiterate French is the fault of only a few men: “la colpa d’alcuni pochi aver dato, oltre al grave danno, perpetuo biasimo a tutti gli altri” (1.43, p. 93) (the fault of a few men has brought not only serious harm but eternal blame upon all the rest) (1.43, p. 52). The debate of arms and letters in the Courtier raises two key points for my analysis on dress and militarism. The first is that there is an anxiety among the speakers that the actions of a “few men” can bring shame on all men.13 The book’s project of social control depends in great part on this anxiety. Indeed, the belief that massive military defeat was caused by a few deviant men gives urgency to the entire masculine normativizing process (i.e., the ideal courtier). The second point, related to the first, is that men’s ability to win wars could be affected (positively or negatively) by what are presumably unrelated aspects of a courtier’s masculine identity. Throughout the Courtier, not only letters but music, dance, and of course dress are all placed in a context of their relationship to warfare.14 When, for example, one speaker condemns music as effeminate, another will anxiously argue that music stirs soldiers to combat, and thus it is rightfully masculine (I.47). The book delineates the court and the battlefield as discrete yet interrelated spaces. The courtier-soldier is expected to shuttle between the two while performing hegemonic masculinity in both.15 The challenge is that certain practices of masculinity were viewed as causing a negative effect in one or the other space. The battlefield, in particular, is shown as vulnerable to the presence of courtly practices. Analogously, the court’s refined spaces were shown as incompatible with certain military behaviors.16 Nonetheless, the court often measured itself against a functionality in war (e.g., music was useful in war) just as men in court adopted martial aesthetics (e.g., court dress was an adaptation of the military tunic).17 There thus arises a tension within the Courtier between the masculinity of courtly practices and the masculinity of warfare, and this tension is routinely expressed as a fear that practices at court are deleterious to combat. The speakers never clearly articulate how dress, letters, and music might endanger war tactics and strategies, but they do repeatedly imply that refined behavior threatens masculinity. The reader is then left to leap the epistemological gap that assumes such a claim to be true. The cumulative effect of this rhetorical technique is that a fear of effeminacy underlies the entire project to produce an ideal courtier, and this fear is often articulated in terms of dress and aesthetics.18Aesthetics and masculinity before Castiglione The association of men’s dress and aesthetics with effeminacy has a literary tradition that stretches at least back to Classical antiquity. Craig Williams’ groundbreaking text, Roman Homosexuality, provides scores of ancient examples of writers reproaching men’s aesthetics. In Roman texts, clothing, perfumes, and grooming habits were frequent subjects of scorn. According to Williams, men’s aesthetics were invoked as part of accusations of effeminacy in what was consistently a reproach of men’s loss of dominion and self-mastery.19 More recently, Kelly Olson’s Masculinity and Dress in Roman Antiquity has provided a systematic look at dress in ancient Rome, and she usefully pinpoints specific elements of dress, perfumes, and grooming to show how the Roman man “walked a fine line” between expected grooming and dressing practice and what was considered effeminate.20 As we move into the Middle Ages and Renaissance, writers adopted these Classical condemnations of men’s dress and added their own brand of Christian morality. Renaissance legal codes and prescriptive literature justified the regulation of male dress under the auspices of protecting state expenditures, preventing deviant sexuality, or ensuring the salvation of the soul.21 For example, Francesco Pontano (f l. 1424–41), a professor in republican Siena, attacked male hair styling, cosmetics, and ornate garments as a civic and Christian moral problem.22 In his treatise Dello integro e perfetto stato delle donzelle (On the whole and perfect state of girls), a work written primarily about women’s vanities, the author states that “vain and superf luous ornament” should be disdained by all males “who want to be called real men.”23 Certain men, he states, do not care if they are esteemed as masculine, and thus they spend extraordinary amounts of time on hair and skin care.24 He complains that men multiply the effect of their grooming habits by fussing over dress as well: “Ma i maschi moltiplicano questo errore or co’ lisciamenti or con continui increspamenti di falde, e arrondolamenti de’ cappucci a diadema, e infiniti altri loro frenetichi e babionerie” (But men multiply this error, sometimes using cosmetics and at other times with their continual ruff ling of crinoline and swirls of hoods in the shape of a tiara, as well as their infinite other frenzies and buffooneries) (Pontano 22). For Pontano, so-called luxurious dress muddied the gender binary as well as presented a peril to Christian morality since, as he states, vanities and ornament debased men, who were “made to be equal to the angels” to a status “below pigs.”25 Dress imperiled the body and the very soul of men. Effeminate dress, he states, showed disrespect for God. The crowd of ornate men “non crede che Dio sia, e che non sia alcuno altro iudice che quegli del podestà ovver del capitano” (does not believe that God exists, and that there is no other judge than the podestà or commander) (Pontano 22). Pontano made so-called effeminate dress a moral and theological issue. Similarly, other writers of the fourteenth and fifteenth centuries voiced concern about the morality of dress with respect to sexuality and class status. The chronicler Giovanni Villani (c. 1280–1348) worried that men’s fashion could create dangerous alliances with foreign powers and blur class differences, and San Bernardino da Siena (1380–1444) complained that young men’s short tunics and tight hose were too erotic.26 Ironically, those same tight hose were reevaluated in the sixteenth century as evidentiary proof that the male youths of the past were uncorrupted.27 There has as yet been no systematic study of the condemnations of men’s dress in early modern Italy, but such a study would aid our understanding of possible thematic shifts. Not only did the targets of these condemnations vary (e.g., short tunics, tight hosiery), so too did the rhetoric used to vilify certain dress undergo changes. There seems to be one significant moment in the history of dress and masculinity at the beginning of the sixteenth century, when condemnations of so-called effeminate male dress shifted from threats of Christian imperilment to failed militancy.28 The anxiety over dress and militarism had real-world implications such as the standardized military uniform, just as it may have also inspired some unexpected rhetoric, such as the praise of an unkempt look.29 Most importantly, it made the abstract notions of dependency and autonomy visible; men’s clothing carried the meanings of military victory or loss. Castiglione’s Courtier has a distinct place within the normativization process of the militaristic masculine body as it is an early—possibly the earliest— example of sixteenth-century rhetoric of effeminacy, dress, and military defeat. Castiglione began writing his text during the chaotic years between the invasion of France in 1494 and the Sack of Rome in 1527. In this period of instability, he chose to point to certain courtly behaviors, including dress, in relation to the military losses that were still potentially viewed as reversible. The Courtier blames the subjugation of the Italian people on certain refined masculine behaviors that were otherwise unrelated to militarism, but so, too, it suggests that the salvation of Italy lay in the hands of this same class of men, men who often marked their class by the very dress that undermined their masculinity. There are two moments in which Castiglione suggests that men’s clothing played a role in military loss. I will analyze these passages along with other textual examples of men’s aesthetics and dress to demonstrate that Castiglione is in effect not only making pronouncements about dress but, more importantly, is establishing a practice whereby men can redeem their masculinity through speaking about the effeminizing power of aesthetics. The spoken condemnation of courtly dress purportedly critiques gender and class structures, but like the dress itself, this very speech is what marks the speaker as belonging to the properly masculine elite.30Male aesthetics and dress in the Courtier Book One: sprezzatura and gender nonconformity In Book One, the primary speaker, Count Ludovico da Canossa, says that the ideal courtier should have a manly yet graceful face. What is to be avoided, he exclaims with disgust, are certain male grooming habits: [your face] has something manly about it, and yet is full of grace. . . . I would have our Courtier’s face be such, not so soft and feminine as many attempt to have who not only curl their hair and pluck their eyebrows, but preen themselves in all those ways that the most wanton and dissolute women in the world adopt; and in walking, in posture, and in every act, appear so tender and languid that their limbs seems to be on the verge of falling apart; and utter their words so limply that it seems they are about to expire on the spot; and the more they find themselves in the company of men of rank, the more they make a show of such manners. These, since nature did not make them women as they clearly wish to appear and be, should be treated not as good women, but as public harlots, and driven not only from the courts of great lords but from the society of all noble men. (1.19, p. 27) Certo quella grazia del volto, senza mentire, dir si po esser in voi . . . tien del virile, e pur è grazioso . . . . di tal sorte voglio io che sia lo aspetto del nostro cortegiano, non così molle e femminile come si sforzano d’aver molti, che non solamente si crepano i capegli e spelano le ciglia, ma si strisciano con tutti que’ modi che si facciano le più lascive e disoneste femine del mondo; e pare che nello andare, nello stare ed in ogni altro lor atto siano tanto teneri e languidi, che le membra siano per staccarsi loro l’uno dall’altro; e pronunziano quelle parole così aff litte, che in quel punto par che lo spirito loro finisca; e quanto più si trovano con omini di grado, tanto più usano tai termini. Questi, poiché la natura, come essi mostrano desiderare di parere ed essere, non gli ha fatti femine, dovrebbono non come bone femine esser estimati, ma, come publiche meretrici, non solamente delle corti de’ gran signori, ma del consorzio degli omini nobili esser cacciati. (1.19, pp. 49–50) For Ludovico, the so-called effeminate courtiers are not by nature “molle” (soft) or “ femminile” (feminine), but they work very hard (si sforzano) to make themselvesappear to be so. Moreover, he links aesthetics to acts of despised behavior, particularly obsequious dependency. This condemned behavior occurs when, as Ludovico explains, men affect their appearance and speech around other men of rank. We can situate these despised men within the context of Ludovico’s own theory of sprezzatura. Coining a new term, Ludovico describes sprezzatura as the art of “ciò che si fa e dice venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi” (1.26, p. 60) (making whatever is done or said appear to be without effort and almost without any thought about it) (1.26, p. 32).31 In the case of the men who plucked their eyebrows, curled their hair, and augmented certain behaviors around men of rank, they have failed at this art. Rather than concealing a performance, as sprezzatura demands, these men drew attention to the act of ingratiating themselves to men of authority. Their failed performance of sprezzatura thus resulted in the loss of reputation and power, a point also made by Ludovico in his definition of the new term: Accordingly, we may affirm that to be true art which does not appear to be art; nor to anything must we give greater care than to conceal art, for if it is discovered, it quite destroys our credit and brings us into small esteem. (I.26, p. 32) Però si po dir quella esser vera arte che non pare esser arte; né più in altro si ha da poner studio, che nel nasconderla: perché se è scoperta, leva in tutto il credito e fa l’omo poco estimato. (1.26, p. 60) Successful sprezzatura, on the other hand, offered the courtier an ability to perform a “compelling” version of himself that masked a very different, perhaps less putatively masculine identity.32 This “manly masquerade,” however, risked pointing to both a fantastic masculine ideal as well as to the absence of that ideal.33 Dress and aesthetics, or more precisely, the discussions of dress and aesthetics in the Courtier, form a paradox in the logic of sprezzatura. When the speakers complain of the “effeminate” dress or grooming habits of men, they imply that some idealized masculine version of these men existed before the offending grooming or dressing occurred.34 However, this anchoring of essentialist manhood is dismissed in the Courtier. Instead, the speakers reaffirm that since very few men are born with the qualities of the ideal courtier, the ideal (read masculine) courtier manipulates his body, behaviors, and dress. If the ideal courtier is therefore a man who must alter his person in order to be masculine, then the ideal masculine pre-altered courtier—much like the idealized Urbino court itself—is a pastoral fantasy.35 The men who alter their hair and posture when among men of rank, in effect, draw attention to this absence of essential masculinity in all but the rarest courtiers. These men fail at a sprezzatura of masculinity not because they ornament themselves, but because they have exposed the necessity of ornamenting themselves. It is so great an infraction that Ludovico angrily condemns these men to be punished not as women but as “public harlots.” Of course, the reference to prostitution is significant for it foreshadows an episode (discussed below) in Book Four where Ottaviano explains that all courtiers must use their bodies, speech, and behavior to gain princely favors. The irony is that the principal difference between the despicable groomed courtier with plucked eyebrows and the masculine courtier with less apparently plucked eyebrows is solely aesthetic; both sell themselves for favors. The offending behavior of the groomed courtier is therefore that he has failed to conceal this economy.Book Two: foreign dress and foreign occupation Given the gravity of the punishment that Ludovico doles out to certain courtiers, it is apparent that a mistake in styling and grooming could pose a serious threat to masculinity. Thus, choosing proper male dress also caused anxiety for the upwardly mobile courtier. In Book Two, Giuliano de’ Medici expresses his personal difficulty regarding the variety of dress available to men, and he asks for assistance “to know how to choose the best out of this confusion” (2.26). Federico Fregoso responds to this question by stating that men should dress according to the “custom of the majority.” Fregoso then states that the majority of Italians wore the styles of various foreign cultures and that these foreign fashions signaled which cultures would dominate Italian men.36 But I do not know by what fate it happens that Italy does not have, as she used to have, a manner of dress recognized to be Italian: for, although the introduction of these new fashions makes the former ones seem very crude, still the older ones were perhaps a sign of freedom, even as the new ones have proved to be augury of servitude . . . Just so our having changed our Italian dress for that of foreigners strikes me as meaning that all those for whose dress we have exchanged our own are going to conquer us: which has proved to be all too true, for by now there is no nation that has not made us its prey. (2.26, pp. 88–89) Ma io non so per qual fato intervenga che la Italia non abbia, come soleva avere, abito che sia conosciuto per italiano; che, benché lo aver posto in usanza questi novi faccia parer quelli primi goffissimi, pur quelli forse erano segno di libertà, come questi son stati augurio di servitù . . . cosí l’aver noi mutato gli abiti italiani nei stranieri parmi che significasse, tutti quelli, negli abiti de’ quali i nostri erano trasformati, dever venire a subiugarci; il che è stato troppo più che vero, ché ormai non resta nazione che di noi non abbia fatto preda. (2.26, p. 158)Fregoso’s fashion advice poses a host of problems regarding identity and autonomy. By suggesting that men “follow the majority,” he undermines agency, sovereignty, and control, themes often repeated as central to masculinity by fifteenth- and sixteenth-century authors. Manliness is the ability to look like others, to disappear in the crowd; but it is also ironically defined as following the crowd’s errors. For, as Fregoso states, the majority of Italians have made a grave error and adopted foreign dress, which leads to invasion and occupation.37 If fitting in is a masculine virtue, it could even mean implicating oneself in Italy’s political and military losses. Fregoso’s concern about foreign dress is a Classical trope that has considerable fortune in the Renaissance, where French and later Imperial invasions were not infrequently associated with foreign fashions. 38 The epistemological link of fashion and invasion was so imbedded in the culture that even one hundred years after Castiglione wrote his Courtier, the Spanish priest Basilio Ponce de Leon suggested that God castigated Italy with invasion in 1494 precisely because Italian men wore French fashions.39 Within the Courtier itself, foreign fashion does not incur God’s wrath, but rather, it beckons other nations to “venire a subiugarci” (come and subjugate us). Such a logic—where large scores of men were responsible for invasion because of their fashion choice—stands in contrast to Ludovico’s claim in Book One when he claimed that the collapse of Italy was caused by a “few men.” Book Two thus broadens the guilty parties of Italy’s subjugation from a “few men” to a “majority” of (upper class) men, who, like Castiglione himself, were bedecked in the latest Spanish and French trends.Books One and Two: fashion theory and agency The first two books are differentiated also by the way they discuss men’s aesthetics. In Book One, for example, there is no association between aesthetics and military loss. Ludovico did not state that plucked eyebrows and curled hair brought about military defeat. Rather, his complaint was limited to gender nonconformity. On the other hand, Book Two draws a direct line between aesthetics (foreign dress) and military failure. This shift from Book One to Book Two might be explained by the general ideological difference that distinguishes the two books. Virginia Cox has convincingly argued that Book One proclaims that a courtier’s virtue ensures him success, while in the more cynical Book Two, success at court is depicted as at the whim of the prince.40 In particular, military bravery is praised only when it can be observed by others, particularly by the prince. To risk one’s life when no one is watching would be a waste of one’s personal resources. Virtue, therefore, is whatever the courtier makes seen in the eyes of others. In the context of Book Two, where the courtiers participate in an economy that trades in appearance of virtue rather than intrinsic virtue, clothing takes a central role in masculine identity construction. It thus follows that Fregoso attempts to draw a direct relationship between appearance and essence. He statesthat one must be attentive to what type of man he wishes to be taken for, and then act and dress accordingly, “aggiungendovi ancor che debba fra se stesso deliberar ciò che vol parere e de quella sorte che desidera esser estimato, della medesima vestirsi” (2.27, p. 160) (I would only add further that he ought to consider what appearance he wishes to have and what manner of man he wishes to be taken for, and dress accordingly) (2.27, p. 90). Such action is necessitated by the belief that external appearance (including mannerisms) communicates a person’s identity: “tutto questo di fuori dà notizia spesso di quel dentro” (2.28, p. 161) (all these outward things often make manifest what is within) (1.28, p. 90). The body makes legible the soul, and this externalization of virtue and morality is problematized by the fact that the courtier is taught to manipulate the body according to his fashion. One speaker, Gasparo Pallavicino, pushes back on the theory that dress determines personal character. He states that one should not “judge the character of men by their dress rather than by their words or deeds” (2.28, p. 90). To Gasparo’s comment, Fregoso responds that although deeds and words are more important than dress, dress is “no small index” (non è piccolo argomento) (2.28) of the man. Fregoso’s insistence that dress is ref lective of the essence of man is, however, hard to reconcile with the fact that one’s projected image, as Fregoso himself states, can be false: “avvenga che talor possa esser falso” (2.28) (although it can sometimes be false) (2.28, p. 90 translation altered to ref lect original). Despite Fregoso’s suggestions otherwise, behavior, dress, and bodily adornment do not convey an unproblematic version of the self. In the elegant fishbowl of the court, courtiers manipulate dress with the hopes that others might be duped into believing that it represents an intrinsic identity. Fregoso’s fashion theory, though not cohesive, does communicate to other men that a fashion faux pas imperils the courtier’s masculinity in two ways: it points to a perceived essential effeminacy, or it demonstrates an inability to mask this effeminacy.Book Four: Ottaviano’s paradox The last mention of dress in the Courtier is in Book Four, and it famously gives elegance of dress a virtuous purpose. In Book Four, Federico Fregoso’s brother, Ottaviano, declares that dress, manners, and pleasantries permit the courtier access to the prince so that he can provide the ruler with wise counsel. According to Ottaviano, the courtier must fashion himself with this mask of the “perfect courtier” so that he can lead the prince away from the ills of vice through deception, “ingannandolo con inganno salutifero” (beguiling him with salutary deception) (4.10, p. 213). Ottaviano’s interjection has received much scholarly attention in part because it exposes the fashioning of the perfect courtier as a performance of deceit.41 Berger, in particular, has noted how this deceit can have an effect on the integrity of the courtier: The byproduct of the courtier’s performance is that the achievement of sprezzatura may require him to deny or disparage his nature. In order tointernalize the model and enhance himself by art, he may have to evacuate – repress or disown – whatever he finds within himself that doesn’t fit the model. (20) If sprezzatura requires the courtier to deny or disparage his own nature, then there is an implicit notion that the courtier also risks destabilizing his identity, including his masculine identity.42 This is no more apparent than when we consider how a courtier’s agency is compromised by the act of sprezzatura, an act of self-fashioning that is dependent on the will of others. Ottaviano addresses this very process head on. He states that elegance of dress, along with singing, dancing, and general enjoyment, change a man and make him effeminate. Relevant here, this effeminacy has consequences not only on a courtier’s identity but also on state security: I should say that many of those accomplishments that have been attributed to our Courtier (such as dancing, merrymaking, singing, and playing) were frivolities and vanities and, in a man of any rank, deserving of blame rather than of praise; these elegances of dress, devices, mottoes, and other such things as pertain to women and love (although many will think the contrary), often serve to merely make spirits effeminate, to corrupt youth, and to lead to a dissolute life; whence it comes about that the Italian name is reduced to opprobrium, and there are but few who dare, I will not say to die, but even to risk any danger. (4.4, p. 210) anzi direi che molte di quelle condicioni che se gli sono attribuite, come il danzar, festeggiar, cantar e giocare, fossero leggerezze e vanità, ed in un omo di grado più tosto degne di biasimo che di laude; perché queste attillature, imprese, motti ed altre tai cose che appartengono ad intertenimenti di donne e d’amori, ancora che forse a molti altri paia il contrario, spesso non fanno altro che effeminar gli animi, corrumper la gioventù e ridurla a vita lascivissima; onde nascono poi questi effetti che ’l nome italiano è ridutto in obbrobrio, né si ritrovano se non pochi che osino non dirò morire, ma pur entrare in uno pericolo. (4.4, pp. 367–68) Ottaviano’s claim marks a critical shift from the other cited passages. It is the only time in the Courtier where clothing (along with other courtly behaviors) is described as rendering men effeminate. In Book One, distasteful grooming habits are practiced by those men who “wish” that they were women, and in Book Two, foreign dress beckons military defeat. In Book Four, clothing causes effeminacy, and the effeminized man loses wars. The passage is not only a significant moment in the Courtier, it is an important moment in the history ofeffeminacy. To my knowledge, it is one of the earliest Renaissance texts that figures clothing and other behaviors as the agents that cause effeminacy leading eventually to military defeat.43 Ottaviano’s brief interjection on clothing would have provided the attentive listener with (again) some troubling fashion advice. The passage forms what I call Ottaviano’s paradox: on the one hand, Ottaviano affirms that elegant dress may be necessary to ingratiate the prince and engender virtue, while on the other, he warns that dress has deleterious effects, effeminizing the courtier’s soul and bringing shame to him and Italy. If the courtier performs his requisite duties (which include ingratiating the prince with dress, dancing, music, etc.), he cannot escape losing his own masculinity. It is unclear how the reader is to navigate this paradox. Castiglione may have been genuinely concerned with the possible effeminizing effects of dress, or there may have been some irony in placing these words in the mouth of Ottaviano.44 Ottaviano had, in fact, been derided for his unusual dress in the earlier version of the book known as the seconda redazione (written 1520–21).45 Moreover, Castiglione was himself quite the fashionista. His letters tell us that he was deeply concerned with his own dress, both at court and during military operations. Many of his letters to his mother refer to his need for appropriate clothing, and on some occasions, he refers to this clothing as necessary for exercises carried out in a context of war.46 The fact that Castiglione has left us extensive writing on dress from the period raises hermeneutical questions about Ottaviano’s statement that courtly dress and activities “make spirits effeminate and corrupt youth” and eventually lead to the shame of Italy. Surely the author was not suggesting that winning wars merely a matter of changing clothing. I propose that Castiglione was less interested in changing the garments and grooming habits of Italians than he was in investigating how the rhetoric about aesthetics functioned in defining identity and motivating social groups. His book explores how courtly practices, including dress, determined the boundaries of an elite ruling class, but so too does it explain how the language used to discuss these practices could shift the values added to such practices. Thus, Ottaviano’s paradox—where the courtier is virtuous if he ingratiates the prince but loses his virtue of masculinity by doing so—is in effect a masterful demonstration of sprezzatura. When Ottaviano utters his words, he not only explains how courtliness denigrates a man for a virtuous cause, he also reveals how a courtier can assume an intentional and masculine participation in this virtuous cause. He derides the very courtly practices that he himself performs and then engenders them with virtue.47 By showing that a courtier sacrifices his masculinity on the altar of state security, Ottaviano offers a reclamation of masculinity for any courtier. The trick is, however, that the courtier must be willing to decry the very practices that make him a courtier in order to claim this masculinity. Ottaviano states, in effect, “I criticize the grooming of men as effeminizing, but I will also perform these acts for the larger good of pleasing the prince.”By way of a conclusion, we will turn to this same moment in the second manuscript edition, or seconda redazione.48 Here Ottaviano’s passage appears in Book Three (the final book of the manuscript). It is spoken by Gasparo and, most importantly, the condemned effeminate activities are not routine courtly behavior, but belong to young courtiers in love: Do you not believe that the young would be doing a much more praiseworthy thing if they were to concentrate on arms to defend the patria, their own honor, and the dignity of Italy, rather than to go around with their hair all coiffed, perfumed, and strolling through the neighborhoods with their eyes glued to the windows above without considering anything in the world except their own priorities? And what purpose do these devices and mottoes and elegances of dress serve other than vanity and frivolity? And what is the point of dancing at balls and masquerades as well as games and music (and other such things that you praise so much)? What do these things offer other than to give birth to the effeminizing of men’s spirits as well as corrupting and reducing youth to a delicious and lascivious life? Whence, as Signor Ottaviano so well says, it comes about that the effect of all this is that the Italian name is reduced to opprobrium, and one cannot find a man who dares, I will not say die, but even to risk any danger. And all of this is the cause of women. (Translation mine) Non credete voi che li giovani facessero opera più laudevole, se attendessero all’arme per difender le patrie e l’onor loro e la dignità de Italia, che andar con le zazare ben pettinate, profumati, passeggiando tutto dì per le contrade, con gli occhi alle finestre senza pensare cosa alcuna di quelle che più gl’importano? e queste imprese e motti et attillature insomma a che servano altro che a vanità e leggiereze? e danzare e ballare e mascare e giuochi e musiche e tai cose, fatte con tanta diligenzia e che voi tanto laudate, infine che partoriscono altro che effeminare gli animi, corrompere la gioventù e ridurla a vita deliziosa e lascivissma? Onde, come ben talor dice el signor Ottaviano, ne nascono poi questi effetti che il nome italiano è ridutto in obrobrio, né si truova uomo che osi non dirò morire, ma purentrare in un pericolo. E di tutto questo sono causa le donne. The manuscript passage, like that of the final 1528 version of the Courtier quoted earlier, tells us that men’s dancing, games, music, and elegance of dress are dangerous to Italian sovereignty. However, there are important differences between these two textual examples. In the seconda redazione, dressing and music, etc. are presented as the vices specific to young lovers. This characterization of lovers fits clearly within Gasparo’s stated distaste for any action that involves the courtship of women. Additionally, Gasparo explains the relationship between warfare andeffeminate behaviors in simple terms of time allocation; men should choose to spend time fighting to “defend their homelands,” but instead they focus on love. Thus, when he states that dancing, masquerades, and games effeminize men’s spirits, it follows that this causal effect is at least in part due to the fact that men are busied with these activities and not fighting. When the author adapted the passage for the final version, he changed not the effeminizing practices but the cast of the shameful men, and he removed the phrase that explains that these practices simply took up too much of the courtiers’ time. In Courtier Book Four, the list of mottoes, devices, dancing, and dress are not described as what courtiers do to woo women, but rather, they are general courtly practices. Indeed, Ottaviano mentions the previous evenings’ discussions and takes aims at these activities and practices that are described by Ludovico and Fregoso in Books One and Two.49 These courtly practices were not performed to attract only the attention of women, but also (and primarily) of men; in particular, these practices attracted the attention of other courtiers and, most importantly, the prince. What Ottaviano offers his peers is the chance to reclaim a masculinity of purpose, even while operating in a gender paradox where dress and acts necessarily effeminized the men who pursued this purpose. Ottaviano reclaimed courtly masculinity by denigrating the necessary courtly practices and dress that enabled the courtier to pursue virtue. His accusatory rhetoric allows the disempowered male to assert masculinity even in the performance of dependency. Castiglione’s book enacted the same performance as Ottaviano’s utterance; the book as a whole takes aim at dress as effeminizing while explaining that such dress typified the ideal, masculine, and virtuous courtier. These accusations of the practices of men also served the larger function of the Courtier’s normativizing project, where the “few men” who were responsible for the shame of Italy might be refashioned into warrior heroes. The nagging question is just how aesthetics figured into this degradation of Italy. It is doubtful that Castiglione (or any other Renaissance writer) would suggest that changing one’s ruff les and sleeves would be the key to defeating the French or the Habsburg empire, but why, then, we should ask, did writers frame military defeat in terms of silks and ruff les? It would seem that we still have much to learn about how aesthetics and militarism functioned in the Renaissance projects of social control.Notes 1 Corio, Storia di Milano, 2: 1398–99: “il duca se misse una corazina, quale cavò dicendo parebbe troppo grosso, puoi se vestì una veste di raso cremesino fodrata di sibelline e cinto con uno cordono di seta morella la biretta.” 2 McCall, “Brilliant Bodies,” 472. 3 Varchi, Storia Fiorentina, Vol. 3, Book 15, 186. 4 Currie, Fashion, Introduction. 5 See, for example, Simons, “Homosociality and Erotics,” Currie, Fashion, Biow, On the Importance, and Eisenbichler, “Bronzino’s Portrait.” 6 Paulicelli, Writing Fashion, 3. On masculinity and dress in the Courtier see Quondam, Tutti i colori and Currie, Fashion.7 All Italian quotes of the Cortegiano are from the Garzanti edition. All English quotes are from the Javitch edition (2002) of the Singleton translation. 8 Najemy, “Arms and Letters.” The hierarchy of arms is challenged by Ludovico himself, who states that letters are the “true and principal” adornment of the courtier. Moreover, Bembo argues that arms are actually the adornment of letters; see ibid., 211. 9 Castiglione’s references to France change from manuscript to print edition. In one of the earliest manuscript editions of the book, he calls those who do not appreciate letters, barbari. Pugliese, “The French Factor.” 10 For a discussion of Machiavelli’s position on arms and letters see Najemy, “Arms and Letters,” 207–08. For a later discussion on the danger of letters to arms see Stefano Guazzo’s “Del paragone dell’arme et delle lettere” in which an interlocutor suggests that some people fear that letters “si snervassero gli huomini Martiali,” Stefano Guazzo, Dialoghi piacevoli (Piacenza: Pietro Tini, 1587), 167. 11 See Albury, Castiglione’s Allegory, 65. 12 Ludovico is here discussing the influence of literature on war rather than the study of combat manuals. On Urbino’s master at arms, Piero Monte, who published the “first significant combat manual ever to be printed,” see Anglo, The Martial Arts, 133. 13 My reading on this passage differs from Najemy’s, which argues that Ottaviano, in Book Four, implicates the courtiers as the few bad men, responsible for Italy’s decline. 14 In Book One, Gasparo states that music and other “vanities” “effeminar gli animi” of men. Quondam’s published edition of Manuscript (L) Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnhamiano 409 shows that Castiglione originally phrased his concerns differently, without using the word “effeminize”: “e cosi fatte illecebre enervare gli animi.” Quondam, Il libro del Cortegiano. 15 On hegemonic masculinity, see Connell, Masculinities, 77. 16 Although warfare is typically shown to be endangered by courtly behaviors, there are some moments in which the court is shown to be negatively affected by the presence of warriors; see Book I.17. 17 Newton, Fashion, 1–5; Blanc, “From Battlefield to Court.” 18 On effeminacy in the Courtier see Milligan, “The Politics of Effeminacy.” On effeminacy in the study of pre-modern texts, see Halperin, “How to Do.” 19 Williams, Roman Homosexuality, 125–58. 20 Olson, Masculinity and Dress; see chapter four in particular. 21 See Blanc, “From Battlefield to Court” for a discussion about several fourteenth-century chronicles that blame a sudden change in dress for battles and plague. See also Muzzarelli, Breve storia; Mosher Stuard, Gilding the Market; Sebregondi, “Clothes and Teenagers”; Muzzarelli, Guardaroba Medievale. 22 Francesco Pontano, along with his brother Ludovico Pontano, was a professor at the university of Siena. On Francesco Pontano see Marletta, “L’umanista Francesco Pontano.” 23 “Il quale tanto più è vituperoso in loro in quanto debbono in tutto essere rimoti da ogni vano e superfluo ornamento, s’eglino debbono e vogliono esser detti veri maschi.” Pontano, “Dello integro e perfetto stato,” 22. All translations are mine unless otherwise noted. 24 “Li quali non minor tempo e industria mettono raschiamenti di coteche e scialbamenti di gote e di collo e de’ vari pelatogi e scorticatogi, e di bionde e d’acque sublimate e stillate, che si facciano le femine.” Ibid. 25 “Talché oggidì l’uomo che fu fatto presso che pari agli angeli ’e di sotto a’ porci e a qualunque altro sporco e vile animale.” Ibid. On dress and gender confusion in early modern England see the essays by Epstein and Straub, Body Guards. 26 See Sebregondi, “Clothes and Teenagers,” which shows how preachers such as San Bernardino da Siena complained about the erotic elements of tight hose and short doublets. Ibid., 31 cites Sermon 37 of Prediche di San Bernardino vol. 3. 27 Sebregondi, “Clothes and Teenagers,” 36. 28 Not all writers condemned male dress. Leonardo Fiorivanti states that the only way to make this “miserable world” better is to dress well and eat well, and that young men dress extravagantly and then change their dress when they reach the age to marry and29 30 31 32 33 34 35 36 37 383940 41 42 434445have children. Fiorivanti, Dello specchio, Book I, chapter 9, 27. On the other hand, Anton Francesco Doni (1513–74) and Scipione Ammirato (1531–1601) both criticize military failings while discussing men’s dress and aesthetics. In language that is contrary to modern notions of military discipline, writers such as Pio De Rossi (1581–1667) suggested that the most courageous warriors were slovenly, dirty, and untidy. De Rossi, Convito morale, 42. On Rossi see Biondi, “Il Convito.” This mechanism functions similarly to the “hypocritical rhetoric of self-censorship” identified by Carla Freccero in that an utterance pretends to do one thing while performing a different function. Freccero, “Politics and Aesthetics,” 271. On scholarly interpretations of sprezzatura see Javitch; Rebhorn, Courtly Performances; and Berger Jr., The Absence of Grace. On the “more compelling figure” see Rebhorn, Courtly Performances, 38; on the virility of sprezzatura see Berger, Absence of Grace, 11. I borrow the term “manly masquerade” from Finucci, The Manly Masquerade. How Renaissance writers characterized the pre-dressed (naked) man as masculine or effeminate is discussed by Paulicelli, Writing Fashion, ch. 3. According to Berger, Castiglione casts an idyllic, unreal version of Urbino. Berger describes how Castiglione discloses to the reader his process of casting Urbino as unreal in a “metapastoral” gesture Berger, Absence of Grace, 119–78. On this passage see Quondam, Questo povero cortegiano and Milligan, “The Politics of Effeminacy.” See Currie, Fashion; Paulicelli, Writing Fashion. On Classical examples see Williams, Roman Homosexuality. Castiglione himself cites an ancient anecdote of Darius III, King of Persia (336–330 b.c.), told by Q. Curtius Rufus, Historiorum Alexandri Magni III, 6. For Renaissance examples see Lando, Brieve essortatione, which states that the Syrians have dominated the Italians through their perfumes, and Lampugagni claims that Italians follow French fashions like monkeys, Della carrozza da nolo. Lampugnani also complains of women who seek to “dis-Italianize” themselves by adopting foreign fashions. De Leon, Discorsi novi, published in Spanish in 1605. “E, quando in Italia cominciarono a vestirsi all’usanza di Francia, molti ciò mirando con prudenza temerono, che i Francesi havessero a mal trattargli; e non s’ingannò l’anima loro, come fra pochi giorni mostrò il successo. Di modo che la natione, che lascia la sua foggia di vestito antica, e naturale per imitare quella de’ Regni stranieri, ben può temere, che Dio non la castighi con guerre, persecutione, rubamenti, e mali trattamenti che le faranno fatti da coloro, i cui habiti ella va imitando,” 628. Cox, The Renaissance Dialogue, 54. On Ottaviano’s interjection see Rebhorn, Courtly Performances, Albury, Castiglione’s Allegory, and Quondam, Questo povero cortegiano. Berger does not characterize courtliness as weak or effeminizing; he instead states that the successful performance of sprezzatura demonstrates a certain virile mastery. Berger, Absence of Grace, 1–12. In his “Education of Boys” Aeneas Silvio Piccolomini suggests that clothing can make boys soft and effeminate. He particularly warns against feathers and silk. Piccolomini, “The Education of Boys,” 71. Basilio Ponce de Leon, Discorsi (Italian Translation 1614) suggests that clothing makes spirits effeminate and soft “Legislatori antichi giudicarono così (e la isperienza lo insegna) che non tanta delicatezza di vestiti si assottigliano gli animi, e di virile, e forti divengono bassi effeminate e molli,” 626. Some assert that Ottaviano’s response might be due to his “republican” leanings. This seems to be overstated given that Ottaviano was the nephew of Guidobaldo de Montefeltro, spent much of his childhood at the Urbino court, and was himself a prince of Sant’Agata Feltria. In response to how a courtier should dress, Federico responds “Voi lasciate una sorte de abiti che se usa, e pur non si contengano tra alcuni di questi che voi avete ricordati, e sono quegli del signor Ottaviano.” Castiglione, Seconda redazione, II.26, 110.46 See, for example, letters 29 and 30. Castiglione, Le lettere, vol. I, 1497–1521. 47 Ottaviano’s censoring of courtly dress follows Carla Freccero’s analysis of “’hypocritical’ rhetoric of self-censorship,” in that it is as much about establishing identity groups as it is about a sincere rebuke of argument. Freccero, “Politics and Aesthetics,” 271. 48 For a useful review of the manuscript revisions to the text, see Pugliese, Castiglione’s “The Book of the Courtier”, 15–24. 49 “Estimo io adunque che ’l cortegiano perfetto di quel modo che descritto l’hanno il conte Ludovico e messer Federico, possa esser veramente bona cosa e degna di laude; non però simplicemente né per sé, ma per rispetto del fine al quale po essere indirizzato” (4.4) Castiglione, Il libro del Cortegiano, ed. Nicola Longo, 367.Bibliography Albury, W.R. Castiglione’s Allegory: Veiled Policy in the ‘The Book of the Courtier’. Farnham: Ashgate, 2014. Anglo, Sydney. The Martial Arts of Renaissance Europe. New Haven, CT: Yale University Press, 2000. Berger Jr., Harry. The Absence of Grace: Sprezzatura and Suspicion in Two Renaissance Courtesy Books. Stanford, CA: Stanford University Press, 2000. 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And she has shown that she is a better cook than a housekeeper, because she knew better how to put the meat (carne) in the oven than make beds or sweep the house. (V, c. 94)1 The Italian word carne with its multiple meanings of meat, f lesh, and the masculine sexual organ commonly served as a tool for clever word play in Italian literature from the Decameron to the Canti carnascialeschi and enjoyed a renaissance of its own in sixteenth-century comic prose, poetry, letters, and everyday language.2 The early modern dietary corpus reinforced the religious association between eating meat, gluttony, and lust. All nutritious food, in particular meat, created more blood than needed by the body; therefore the surplus translated into an extra production of sperm, which in turn fueled the sex drive.3 A traditional view of the link between gluttony and lust holds that biblical accounts of the Fall considered gluttony the opening door to lust, although the Garden of Eden’s transgression consisted in eating the forbidden fruit, a fig or an apple according to different versions, and not eating immoderately. Many medieval theologians and then Pope Gregory the Great, a medieval doctor of the Church, defined gluttony mainly as a desire to stimulate the palate with delicacies, while also exceeding what was considered necessary for basic nourishment and health.4 But then he drew a more precise connection between the two sins and differentorgans of the body: “when the first (stomach) fills up excessively, inevitably, the other are also excited to sin.”5 Gluttony excites the senses and therefore can carry the sinner to sins of the f lesh. In Dante’s Inferno, and following Aristotle’s Nicomachean Ethics, incontinence (of desire) was the link between gluttony and lust. Paolo and Francesca in Canto V are among the “peccator carnali, / che la ragion sommettono al talento” [Inf. 5.38–39]). Although for Dante gluttony was a sin worse than lust, the common vision at his time was that eating immoderately and lusting were both sins of carne, the f lesh.6 If early theologians’ readings discussed gluttony without referring to a particular food, it was meat that later became the preferred target of moralists and came to be associated with ideas of lasciviousness and lust. Traditionally, animals such as the boar, pig, wolf, and/or ape in late medieval and early Renaissance visual and prescriptive sources represented luxuria7 and gluttony, as inextricably and negatively bonded together.8 Sixteenth-century prints, paintings, broadsheets, and emblem books kept those associations alive in society and culture even as the associations between those animals and gluttony or voracity often surpassed their association with luxuria.9 Sins of the f lesh were often symbolized as sins of carne in the sense of meat.10 But before delving into the imaginative perceptions and symbolism attributed to meat-eating it is advisable to recall brief ly what the lived practice and experience of consuming meat in medieval and Renaissance Italy involved. Symbol of power and violence, masculinity and aggressive sexuality, luxury and abundance, meat was often associated with the aristocracy and its lifestyle.11 As Massimo Montanari and Alberto Capatti have shown, in the Middle Ages the noble table first saw a triumph of big game gained through hunting but later the preference was directed more toward smaller game such as pheasants, quails, and/or farmed animals, like geese and capons. The new court nobility of the twelfth century no longer identified with the warriors’ taste for big, bloody game.12 Gross and nutritious meat was now left to peasants, usually in the form of pork. City dwellers also enjoyed the meat of the pig in the form of sausages but strove to differentiate themselves from the rural inhabitants by buying and eating veal, beef, and small birds. Although Fernand Braudel famously called “carnivore” the period in Europe between 1350 and 1550,13 Italians of the period had other food resources and could not, and often did not care to eat meat every day. Nonetheless, eating meat, and especially good meat, remained an indicator of social elevation and offered the promise of good health. The preference of the new court nobility for small birds and farmed animals received the approval of contemporary doctors, who exalted birds as a source of exceptional nutritional value, with the caveat that it was best suited to an aristocratic diet.14 It was not just the symbolic and nutritional value that was considered important; in dietetic tracts partridges and quails excelled also for their delicate taste and their lightness. But not all agreed. Vatican librarian and gastronome Platina (1421–81) was more open to the pleasures of eating a much wider range of meats, demonstrating more catholic tastes. His De Honesta Voluptate et Valetudine(first Italian edition 1487) is full of numerous recipes that included poultry, organ meats, fowl, pork, and sausages. Still much like many doctors, cooks, and courts stewards, he agreed that meat in general was a food healthier than others and had an elevated nutritional value.15 The reputation of meat as a primary source of nourishment and good health continued in the sixteenth century, and was particularly strong among surgeons, medical practitioners, and professors of “secrets.” A Spanish “surgeon and empirical doctor”16 who lived in Rome, Giovan Battista Zapata (ca. 1520–86), claimed that all meat products sustained good health, as long as they were roasted with a rosemary oil and a mixture of other herbs and spices, and were accompanied by good wine.17 Zefiriele Tommaso Bovio (1521–1609)—a Veronese nobleman and lawyer who later became a medical practitioner—wrote a treatise at the end of the sixteenth century against the “medici rationali ” who wanted to impose a strict meatless diet on sick people. He claimed that doctors knew that eating good meat and drinking wine had the power to restore health but kept the secret to themselves for fear of losing fees from patients who recovered from illness and stayed healthy eating meat.18 The nutritional value of meat was thought to rest on the idea that meat could transform into the substance, the very carne, of the human body. The steward Domenico Romoli affirmed in his cooking manual that those who invented the eating of meat did it both for taste but especially for health reasons: they knew that “more than any other food, it is meat (carne) that makes f lesh (carne).”19 In his view eating meat meant literally giving nutriment to human f lesh.20 Renouncing meat, however, was a crucial requirement for early Christian hermits and monks. It represented unequivocally the mortification of the f lesh and contempt for the body, although numerous sources show that meat-eating in many monasteries was fairly normal. In general, the suspicion of meat running through Christian texts in the period appeared to be based on an association of the eating of meat with fears of the f lesh and sexual incontinence. San Bernardino’s preaching in the fifteenth century aggressively linked meat consumption with unruly sexuality and was particularly severe on policing widows and youths’ eating practices. He represented the extreme side of a widespread religious censure of culinary pleasures and the sense of taste, emphasizing the presumed dangers of uniting desire for meat and unruly sexuality.21 Outside of the monastic world, religious proscriptions on food dictated that for periods of fasting, such as Lent, abstinence from animal f lesh, meat, poultry, and eggs, was mandatory to mortify the body and its appetites. And Lent was not just the forty days that followed Carnival; every Friday and many vigils during the year were Lenten days when meat was proscribed as well.22 How much weight did this religious censure or the ideology of the ascetic abstention from eating meat actually have? Apparently not much in everyday life or culture. The desire for meat, originally condemned as gluttony and a carnal practice that took one away from the life of the spirit, was often identified in theliterary imagination with positive expressions of sexual desire. The longstanding Christian prohibition against eating meat associated gluttony and illicit sexuality, and the Galenic dietary theory reinforced this, claiming that the body of the meat eater would have a surplus of blood and thus an increased sex drive. Literary sources valorized the gastronomic desirability and sexual powers promised by eating meat. Slowly but surely the sexual/alimentary play on carne as food and f lesh, positively portrayed in imaginative literature and culture of the sixteenth century, battled successfully against earlier moralistic discourses insisting on restraint of the body and its instincts.23 The emerging cultural war of the period opposed a disciplining view of the body and posited the increasing importance of pleasure and taste in both life and literature, with the enjoyment of meat, carne and f lesh, at their very center.Appetite for meat in literature Returning to the courtly taste for birds in the Renaissance, the link between eating birds and the lustful consequences that followed was visible in literary texts, fresco cycles, and dietary discourses, albeit with different meanings. While Dantesque Inferno punishment scenes in late medieval Italian dietary treatises and church fresco cycles dwelt on the negative consequences of eating birds or eating too much meat, literary texts presented a competing discourse. Giovanni Boccaccio’s Decameron, novelle collections such as those by Niccolò Sacchetti (ca. 1332–1400), Giovanni Sercambi (1348–1424), Anton Francesco Grazzini (1503– 84), and Niccolò Bandello (1485–1561), and many satirical and licentious poems, all exploited the phallic meat metaphor to elicit laughter as well as sexually allusive word-play.24 Boccaccio made clear in his Conclusione to the Decameron that the obscene language he had used came from everyday usage and included words from the culinary world: It is not more shameful that I have written words that men and women spell out continuously such as hole, peg, mortar, pestle, sausage, and mortadello. Dico che più non si dee a me esser disdetto d’averle scritte che generalmente si disdica agli uomini e alle donne di dir tutto dì foro e caviglia e mortaio e pestello e salsiccia e mortadello. Many contemporary tales depict adulterous lovers or lovers-to-be enjoying meals with game, fowl, and poultry in preparation for the carnal pleasures to come. The “carne” metaphor to designate the male member had a notable literary tradition. Giovanni Sercambi’s Novelliere (written ca. 1390–1402) presents many instances of the metaphorical/sexual use of the word carne, in some cases distinguishing between “raw” and “cooked” meat to indicate the male sexual organ and actual meat.25 In the novella “Frate Puccio e Madonna Alisandra,” Pseudo-Sermini26 plays on the double meanings of food and sex and the pleasureof tasting the meat and its f lavor.27 The metaphor of “fresh meat” to indicate the male sexual organ continued unabated in the sixteenth century as seen in a laughing novella by the Sienese Pietro Fortini (ca. 1500–ca. 1562) where a lusty friar offers a pound of “carne fresca” for free to a young woman with the excuse that religion does not let him enjoy meat that day. The novella naturally ends with the friar being beaten by the woman’s husband and with the laughter of the brigata listening to the story.28 The offer of an attractive bird for a meal often opened the way to a carnal relationship. In one sixteenth-century novella by Grazzini, the priest Agostino, enamored of his parishioner Bartolomea, decided to entice her with the offer of a large and plump duck. Bartolomea, who was a woman of “easy taste” (buona cucina), let him inside her house and made love to him with the hope of gaining the duck. But the early return of her husband allowed the priest to escape with his duck, leaving her literally empty handed. Agostino bragged cleverly that she would never find another duck, or another member, so large and plump. But, as often happens in Italian novelle, women were cleverer than their lovers. Bartolomea was no exception; when Agostino came back with a duck and two capons to make peace and love again, she got her revenge. With the help of her husband she beat him and sent him away barely able to walk, keeping the birds to enjoy with her husband.29 In this novella, birds carried out their multiple roles: they were an enticing and valued meat, able to stimulate the senses at many levels but also able to transform gluttony and lust into laughter and pleasure. In sixteenth-century comedies, birds such as partridges and pheasants could serve as domestic aphrodisiacs, for both old men and young. In Donato Giannotti’s comedy Il vecchio amoroso (written ca. 1533–36), old Teodoro, in love with the young female slave his son has brought home from Sicily, organizes a banquet where the food includes delicacies like fat capons, birds (starne), and pigeons, served with wine and sweets, in order to prepare him for the rigors of lovemaking.30 The meat of birds was believed to arouse lust because it was seen as hot and moist; for this reason Messer Nicomaco, in the comedy Clizia, plans to eat a half bloody pigeon before his night of love with the young Clizia. Perhaps because of this popular belief, or perhaps because it was the most prized and elegant type of meat, Pietro Aretino, in one of his letters from Venice in 1547, invites the painter Titian to a dinner at his house with a famous courtesan, Angela Zaffetta, promising that the main dish to be served would be roasted pheasants.31 Adulterous lovers with their lascivious dinners were the protagonists of a great number of plays and novella. Some specific language used in sixteenthcentury poetry, dialogues, and comedies also suggested that the desire for meat was closely connected to the practice of sodomy.32 A type of meat that was used euphemistically to signify sodomy, either with men or women, was the young male goat or “capretto.” Pietro Aretino in his Ragionamento (1534) used the masculine gender and the diminutive form of “capretto” to indicate the act of sodomy with a nun, in obvious contrast with the word “capra,” the adult goat used to refer to vaginal sex. In describing a moment at an orgy in a convent, Aretino exploited the culinary metaphor of meat to its fullest: Tired, at the first morsel of the goat he asked for the young goat . . . I tell [you] that as soon as he got it, he stuck inside the meat knife and madly enjoyed seeing it in and out . . . stucco al primo boccone della capra, dimandò il capretto [. . .] dico che ottenuto il capretto, e fittoci dentro il coltello proprio da cotal carne, godea come un pazzo del vederlo entrare e uscire. (Emphasis mine) 33 Matteo Bandello similarly narrates a tale about Niccolò Porcellio, humanist, poet, and historian at the court of Francesco Sforza in Milan, and well known for his notorious passion for young boys. Bandello expresses Porcellio’s desire with the culinary euphemism: he loved “la carne del capretto molto più che altro cibo” (he always preferred the meat of the young male goat much more than any other food). In his final confession, he justified his vice as the most natural thing in the world because it corresponded to his natural taste, and it was a “buon boccone”: Oh, oh, Reverend Father, you did not know how to interrogate me. Playing with young boys is for me more natural than eating or drinking to a man . . . go away as you do not know what a good morsel is . . . oh, oh padre reverend, voi non mi sapeste interrogare. Il trastullarmi con i fanciulli a me è più naturale che non è il mangiar a il ber a l’uomo . . . andate andate che voi non sapete che cosa sia un buon boccone.34 Porcellio insisted that his sexual behavior—the preference for young male goat meat—was as natural as it was natural to eat and drink for humans. His narrator Bandello explained first that Porcellio was forced to marry by the Duke in order to soften the opinion people had of him as someone who always preferred “the meat of young goat.”35 The food metaphor, so widely employed in the novella, was indeed perfect to address his sexual desire as a manifestation of taste, which can vary according to different people. Contemporary literature of the Land of Cockaigne included fantastic maps of Cuccagna [Cockaigne in Italy] where meat, in all of its incarnations, for rich and for poor, was center stage, while the theatrical Battaglia fra Quaresima e Carnevale regularly ended with the victory of Carnival and meat eating.36 The carne of the lascivious goat and luxurious hot birds were generally enjoyed by the rich. Yet it was the meat of the more humble pig, in the form of sausages that became dominant in sixteenth-century literature as a food easily conducive to sexual play, gastronomical delights, and a festive world.The triumph of the sausage The Allegory of Autumn by Niccolò Frangipane, a follower of Titian, is a remarkable painting displaying a lascivious satyr who sticks one finger into a split melon and with his other hand grabs a sausage on top of a table full of other autumn produce. In the cultural imaginary and in the common understanding of the period, that sausage in hand proclaimed with a perverse smile that it was known as a type of meat that promised and was well suited for indulgence, alimentary and sexual.37 The metaphorical use of the term “salsiccia” was not new. Many tales in Sercambi’s Novelliere, fifteenth-century carnival songs, and humorous and popular print allegories of Carnival used the same metaphor associating the consumption of meat/sausages with the pleasures of the senses, especially sexual pleasures. In one novella by Sercambi, a libidinous widow living with her brother, who had not arranged for her to marry again, realizes that there is a similarity between the sausages her brother brought home and the instrument with which her dead husband had made her happy. She decides to satisfy “the need she had of a man” using those sausages as an instrument of pleasure and consumes them little by little until discovered by her brother. 38 A popular sixteenth-century print studied by Sara Matthews-Grieco shows an old lower-class woman selling a sausage during Carnival, just before the time of Lent, when both meat and sexual intercourse will have to be forgotten. While Sercambi’s humorous novella does not attack the widow, who is described as young and naturally deprived of sexual pleasure, the prints and grotesque portraits studied by Matthews-Grieco, more often cruelly satirize old lower-class women desirous of sausages. 39 Pork occupied a particular cultural space in the realm of meat of the time. Far from high-class birds, or middle-class poultry and veal, the pork sausage was the food of the poor, the peasant, or at best, the uneducated.40 Sausages, particularly pork sausages, were a food appealing to taste but otherwise problematic as gross, humid, full of fat, and unsuited to a delicate stomach—or so claimed several early modern doctors and apothecaries. Humoral physiology dictated that the f lesh of a hot and humid animal would be beneficial only to a person with a cold temperament who needed to adjust his/her complexion: people with predominantly moist/hot humors should therefore avoid pork.41 Practice was, however, more complex. Some doctors associated with the Galenic revival of the fifteenth and sixteenth centuries promoted the meat of pig as nutritious and easy to digest, although more suited to physical workers. In fact, for all the undesirable characteristics noted, the idea that pork was nourishing and healthful enjoyed wide circulation in dietaries and medical treatises. From there, it was added as a significant qualifier to the traditionally unfavorable descriptions of pigs, and ultimately found its way into comic and burlesque literature, where it merged with the well-established carnivalesque passion for fat meat and gastronomical excess. The Galenic revival maintained descriptionsof pork as gross and humid, but gave more positive press by affirming that it was a nutritious meat. Indeed, despite these warring visions, the sausage and pork continued to win their battles in both literature and life.42 Even with their negative medical and social reputation, sausages had had their partisans in the gastronomical world for at least two centuries. Platina provided a general and expected warning against the meat of pork at the beginning of Book VI (“you will find pork not healthful whatever way you cook it”) but then offered three recipes for sausages, all derived from maestro Martino: pork liver sausages, blood sausages, and the range of sausages known as the Lucanica.43 Platina was more interested in showing how to cook and smoke the meat of pork than in talking about social suitability. He included an elaborate recipe for roast piglet stuffed with a mixture of herbs, garlic, cheese, and ground pepper, beaten eggs, slowly cooked over a grill. At the end of this tempting recipe, he added the usual medical advice: “The roast piglet is of poor and little nourishment, digests slowly, and harms the stomach, head, eyes, and liver.”44 While the roast piglet was ostensibly not a fare suitable for higher classes, Platina’s detailed recipe and the ingredients used meant that the medical proscriptions against pork were losing ground to the culinary practices of courts and an emerging gastronomical culture. In a similar way, Marsilio Ficino, who considered pork a meat more suitable to laborers who already had pig-like physical features, admitted that dressing pork with expensive and luxurious spices could transform it into a valuable food.45 Significantly, in this vein, a testimony by Cristofaro da Messisbugo (late fifteenth-century–1548), steward at the court of the Este in Ferrara, showed how dressing up pork and sausages elevated such meat above its common status as a food prescribed for rustic people. Messisbugo’s cookbook, Banchetti, composizioni di vivande et apparecchio generale (published in 1549), exalted the famous “salama da sugo,” still today a renowned Ferrarese specialty. In his recipe he explained how the less noble parts of pork were mixed together with expensive spices such as cloves, nutmeg, and cinnamon to create a dish that the Este family appreciated. Apparently, the salama was served especially at wedding banquets because of the reputed aphrodisiacal quality of its spicy sauce.46 Sex, pleasure, and taste were clearly winning battles for the once-humble sausage. The salsiccia, fresh or cured, also took center stage among a group of bawdy poems on fruit, vegetables, and other humble foods, authored by three of the most representative poets writing in the bernesque style, Anton Francesco Grazzini, Agnolo Firenzuola (1493–1543), and Mattio Franzesi (ca. 1500–ca. 1555). Firenzuola composed a canzone, and Grazzini and Franzesi capitoli, praising pork sausage for its alimentary and sexual properties, and demonstrating its social primacy over “superior” foods such as pheasants and capons. And, as if in a philosophical debate, these poems regularly elicited long, scholarly, and often obscene prose comments. The erotic allusions of their verses were clearly associated with the consumption of meat during Carnival, suggesting both the literal consumption of carne as meat and of carne as f lesh of a more sexual variety.47 As we have alreadyseen, pig meat had a mixed reputation because it was considered dangerous on one hand and nutritious on the other. Imaginative literature built upon medical and gastronomical culture to produce a more complex vision that allowed considerable room for ambiguity and ambivalence. Pork never entirely lost its reputation for promoting debased gluttony and pig-like manners, but it also gained a more positive reputation as a pleasurable food suitable for both peasants and upper classes to enjoy, as these poems demonstrate.48 The “Canzone del Firenzuola in lode della salsiccia,” written between 1534 and 1538 by the Florentine poet and dramatist,49 boasts of the primacy of his writing on the sausage and plays on the double erotic sense: “Since no fanciful poet / has dared yet / to fill his gorge with the sausage” (“poi ch’alcun capriccioso / anchor non è stato oso / de la salsiccia empirsi mai la gola”).50 He concludes with an invocation to the canzone itself to go and tell the poets’ friends in Florence the secrets of this most perfect food.51 Probably written in Rome while he was a member of the academy known as the Virtuosi52 and followed by an ironic prose commentary signed by a mysterious Grappa,53 the poem recognizes its affiliation with the bernesque poets. Yet it humorously affirms that they deserved an herb crown on their head because they lauded the oven, figs, and “boiled chestnuts” but not the sausage, “the most perfect food.”54 Firenzuola presented the pork sausage produced in Bologna as a food worthy of poets but good also for rich priests and lords, learned men, and beautiful women. He argued that it had a better reputation than the highest priced meat of the time, veal. The poem blended sexual innuendos and gastronomical discussion in its overtly simple description of how to make the sausage. And following the bernesque tradition, it mocked doctors’ recommendations about when to eat certain foods and reassured readers that the sausage “is good roasted and boiled, for lunch or for dinner, before or after the meal”; all these prepositions suggested different parts of the body and different types of sexual intercourse.55 Firenzuola then adds what he labels a “beautiful secret”: never use the sausage during the hot months of summer but wait until August has passed. According to Aristotelian physiology, men who are already by nature hot and dry are less potent in the summer when the excessive heat of the season takes away their sexual force.56 Nonetheless, he argues that even old men who have lost their heat can be young again thanks to the mighty sausage.57 Finally, and appropriately, for his reportedly polymorphous tastes, Firenzuola concluded that one could make sausages with “every type of meat,” referring to all possible sexual practices.58 The sausage’s morphology, then, links it to the male member and to its features that could be seen both as gastronomic and sexual: Sausages were ordered from above / to amuse those who were born into the world / with that grease that often drips from them; and when they are cooked and swelled / you can serve them in the round dish, although a few today want them with the split bread. Fur le salsiccia ab aeterno ordinate / per trastullar chi ne veniva al mondo / con quell’unto che cola da lor spesso; et quando elle son cotte e rigonfiate, le si mettono in tavola nel tondo. / Altri son, che le vogliono nel pan fesso, / ma rari il fanno adesso; / che il tondo inver riesce più pulito, / né come il pan, succia l’untume tutto.59 When a sausage is cooked and ready to serve, Firenzuola advised, it would be best to display it on the table “nel tondo” (the round dish and, metaphorically, the bottom) although others preferred it served with the “pan fesso” (split bread or, metaphorically again, a woman’s genitals). But there are few who prefer the latter today, Firenzuola added. As a Florentine, he prefers the domestic Florentine sausage, large and firm, red and natural, and encased in clean skin. The metaphors roasted or boiled and the adjectives “tondo” and “ fesso” (round and split/foolish), refer to sodomitical and heterosexual encounters, while also alluding to different gastronomical appetites. The poem concludes in an ecumenical and procreative tone, affirming that the creation of sausages was intended to give pleasure and utility to everyone, but in the end the good sausages would always be the reason why men and women were born into this world.60 Firenzuola’s poem affirms that while the sausage is for everybody and every taste, gustatory and sexual, when served “after” and roasted it is good only for upper classes. Like other bernesque poets, he seems eager to assign a higher social status to this “popular” (and economic) food. In fact, usually it was roasted fowl and roasted meat that was theoretically reserved for upper classes. Since he is suggesting sodomy with the reference to roasted meat, that sexual practice is seen as the nobler activity, although forbidden. Elevating a lower-class food to a higher status was the perfect metaphor for speaking in favor of sodomy and introducing social values along with the sexual. What function did this type of poetic imagery serve in a period when sodomy was a crime and even the depiction of non-sodomitical sexual acts in an artistic work such as I Modi proved to be so controversial? It seems likely that images had more power to move viewers than writings, but in an era of printing reproduction, cheap copies of poetry, like the one produced in the Vignaiuoli and Virtuosi circle, could circulate outside an intended audience of intellectuals and fellow poets. It is therefore difficult to assess the impact of these texts, but the humor and the metaphorical language dedicated to meat, vegetables, and fruits may have helped allay the anxiety among authorities, both religious and civic, about the diffusion and circulation of writings exalting sodomy.61 The long Capitolo in lode della salsiccia by Anton Francesco Grazzini, which is followed by an erudite and playful prose commentary by the same author, extolled the sausage mainly from a gastronomical point of view, humorously contrasting its attractions with moralizing medical lore, and interweaving it once again with sexual innuendos.62 Presenting himself as a knowledgeable gastronome, Grazzini also praised the primacy of the Florentine sausage, superior to capons, partridges, and all the meat of birds, as well as to highly prized fish such as lampreys and eels.63 After defining it as a meal worthy of poets and emperors, and begging Greece and Rome to recognize the superiority of the sausage made in Florence, Grazzini once again lauded its colors and its appearance. In addition, much like the cookbooks of his day, he listed its ingredients: well-ground lean meat and fat from the pig, salt and pepper, cloves, cinnamon, oranges, and fennel, all stuffed in a case of animal intestines.64 However, he clarified that his intent was not to explain how to make it but to laud the sausage’s beauty, taste, and goodness. And citing the process of stuffing, “imbudellar la carne,” Grazzini took the opportunity to shift the poem from the culinary to the sexual. He saluted women who always wanted to have their body full of sausages because they are good and healthy—another battle won in the same sausage wars.65 The prose Comento sopra il Capitolo della salsiccia di maestro Niccodemo dalla Pietra al Migliaio, also authored by Grazzini, makes clear that although women love the sausage, the double sense is again a reference to sodomy. The “buona carne,” well done, well cut, and making a good show when displayed in the round dish, once again is a pretext to laud the male bottom. Furthermore, the view of the tagliere wins over all the other poetic images (including those taken from fragments of Petrarch’s poems) such as eyes, hair, breasts, or feet of Beatrice and Laura.66 A long section of the Comento on the gastronomical virtues of pork begins with a verse from a sonnet by Petrarch dedicated to the name of Laura: “O d’ogni riverentia et d’honor degna.” In this line he humorously shifts abruptly from Petrarch’s words honoring his beloved Laura to the more mundane culinary and sexual wonders of pork, the only meal worthy of poets and emperors.67 Even Petrarch’s untouchable Laura takes her blows in the sausage wars. Throughout the long prose comment on his own poem on the pork sausage, Grazzini attacked Petrarchan poetry and current medical lore regarding sausages and pork’s meat. The playful observations on the ability of the sausage to heal every illness—while maintaining a sexual overtone—reads like a learned medical prescription listing several herbs and substances used by apothecaries to prepare their confetti, pills, and tonic drinks.68 Yet Grazzini also made the straightforward culinary point that Florentine pork and lard, key ingredients in their sausages, were exceptionally good for roasting and frying as well as the essential ingredient for making the popular bread with lard called pan unto. The attraction to lard, the white fat of pork, was echoed in a poem by the author and translator Lodovico Dolce (1508–68), “Salva la verità, fra i decinove,”69 dedicated to a gift of wild boar he had received from a friend. This wild pork is defined as “a magnificent and regal gift” whose rich fatty f lavor “will make Abstinence die of gluttony and Carnival lick his fingers.” 70 His enthusiasm for lard in the poem leads to a dream where Dolce witnessed himself, in an Ovidian fashion, metamorphosed into a succulent sausage, rich with fat dripping from the extremities of his body.71 Dolce gave the transference theory of Renaissance doctors a positive spin, since eating pork actually transformed him if not into the animal itself, into its gastronomical essence and pleasure. Accordingly, his poem exploited the common ideaof closeness and fratellanza between pigs and humans in an iconic and paradoxical way that privileged the sausage.72 The third poem on sausages was written by Mattio Franzesi who dedicated it to a certain “Caino spenditore,” a friend presumably in charge of food provisioning in Florence.73 Franzesi employs the language of gastronomy in an amusing pairing with quotidian language referring to sodomy. The sausage is called “buon boccon” (excellent morsel) and “boccon sì ghiotto and divino” when it is paired again with the beloved specialty panunto, declared superior to two famous upper-class foods, the impepato and marzipan.74 Franzesi, like Dolce, describes the panunto or slices of bread with sausage inside as a divine and gluttonous morsel, definitely superior to luxury foods like the beccafico, a fat and fresh songbird.75 Moreover, the salsiccia does not cost much and can be used in many different ways to sustain a meal: it can substitute for a salad (i.e., a woman)76 and priests in particular use it often because they do not need to cook it but can just warm it up between their hands. All the affirmations in Franzesi’s poem can be read in a double sense, as gastronomical discussion or as a metaphorical way of talking about the phallussausage and its pleasures. He refers with technical precision to the gastronomical side of sausages, even when metaphorically discussing sexual acts.77 The sausage is better than prosciutto (both come from pork), when boiled (used with women), and is a good meal for sauces and “guazzetti ” (sauces). Moreover, all the birds in the world would be like truff les without pepper and confetti without sugar, if not accompanied by sausages. A meal with sausages is a meal for taste and pleasure, not a meal for nourishment. Franzesi then describes its shape, and how to make a good-tasting, good-smelling sausage, using spices, herbs, and the unique ingredient for Florentine sausages, fennel. The poem ends with a list comparing the sausage in the panunto as equal to Florentine gastronomical specialties, such as the ravigiuolo cheese with grape, cheese with pears, old wine with stale bread, and others. Exalting a humble subject fitted well with the agenda of the bernesque poetry that lauded simple foodstuffs and everyday objects. But privileging sausages over songbirds was clearly not just a rhetorical ploy because it implied a comparison between a food for rustic people and a luxury food. Franzesi, like Grazzini before him, contributed in his poem to elevating the social status of the pork sausage. It was not simply a food “da tinello,” for poor courtiers used to eating the leftovers of their lord, but a meal worthy of rich people and important prelates.78 In sum, poets, novellieri, and dramatists from the fourteenth to the sixteenth centuries took full advantage of the possibilities offered by the different meaning inherent in the word carne. It allowed them to discuss virility, sexual potency, masculinity, and sodomy under the guise of the gastronomical discourse. The sausage poems fit well with the constant preoccupation and advice of medical and dietary literature of the time on how to ensure sexual potency. The novelle discussed sexuality between men and women, endorsing a decisively masculine and traditional view that depicted women as lusty and desirous of raw carne,which is able to heal every illness and satisfy every need. The poems on sausages confirm this hierarchical vision of sexuality dominated by the mighty phallus. Yet they also endorse a concept of diverse gastronomical taste, lesso and arrosto, nel tondo or nel fesso, to offer a variety of views of sexuality that responded to every gusto. These poems on sausages were written in the cultural circle of the Vignaiuoli and Virtuosi academies, well known in the period for their substantial corpus of poetry dedicated to the comparison of fruit and vegetables to sexual organs and sexual acts. The not-so-covert sexual sense of most of those poems exalted sodomy, in their praise of peaches or carrots, or sexuality with women in poems on salads and figs. Poems on the mighty sausage covered all the bases of sexuality, although with a preference, often openly stated, for male–male sexuality. Intriguingly, the poetic and linguistic play on carne in the form of sausage allowed lengthy descriptions of an Italian and Florentine gastronomic specialty of the time, totally ignoring the negative vision of pigs as gluttonous, dirty animals presented by dietary literature. Since gluttony was the quintessential behavior represented by pigs, what better way to reclaim pork in the sausage wars than to use it to symbolize gastronomical richness and sexual variety? If sins of the f lesh were often symbolized as sins of carne in medieval times, now in a perfect reversal the pleasures of the f lesh were symbolized by the pleasures of eating meat in all of its variety, thanks in part to these sausage wars. Thus, while a moral and disciplinary vision tried to control the discourse on food and eating in medical and dietetic treatises of the sixteenth century, a counter-argument advanced playfully in literature and bernesque poetry presented carne as a metaphor for the pleasures of the senses.79 The conceptual pairing of gluttony and lust in medieval tradition began to lose ground to a much more complex world of food, taste, and pleasure, and the no longer quite so humble sausage led the way.Notes I would like to thank Jacqueline Murray and Nicholas Terpstra for inviting me to contribute to this volume in honor of Konrad Eisenbichler, a friend and scholar who always supported my work and my career. The research and writing of this essay took place when I was a fellow at the Institute for Historical Studies at the University of Texas, Austin, in 2016–17. Some of the topics of this essay were discussed at events at the University of Toronto in 2015 and University of Melbourne in 2012. Belated thanks to Konrad Eisenbichler and Catherine Kovesi. This essay is part of my forthcoming book Food Culture and the Literary Imagination in Renaissance Italy. 1 Girolamo Parabosco, La fantesca, quoted in Giannetti, Lelia’s Kiss, 143. 2 The popularity and frequency of the word carne to indicate the male sexual organ was matched in Renaissance literature and culture by the use of bird terminology to indicate the virile member as well as, less frequently, the female organ and sexual intercourse. Allen Grieco has recently catalogued and analyzed the numerous references to birds in imagery and literary sources and has studied birds and fowl as food to understand the connection between eating birds and fowl, and sexuality. He has uncovered the widely shared humoral perception of birds as a “hot” food which tended to over-stimulateThe sausage wars3 4 5 6 7891011 12 13 1415 16 1718 19173the senses. In this way he was able to give a deeper explanation of the theological link between gluttony and lust typical of the period, pointing out the reason why, in common perception, the consumption of luxurious and heating food, especially birds, stimulated the sexual function. According to the taxonomy of the Great Chain of Being, birds belonged to air and they were hot and humid: when eaten they would transfer their properties to the body and stimulate carnal appetite. See Grieco, “From Roosters to Cocks.” Albala, Eating Right, 144–47. Quellier, Gola, 15–16. Cited in Grieco, “From Roosters to Cocks,” 123. Much later, gluttony was defined as the consumption of luxury foods, particularly birds. On Dante’s conceptualization of sins see Barolini, Dante, chapter 4. The Latin word “luxuria” meant extravagant/excessive desire (for power, food, sex, money, etc.) and in the Italian form “lussuria” became the word for lust in medieval Italy. In Inferno “lussuriosi” sinners are those who had excessive love of others, thus diminishing their love for God. Gluttony is a sin of incontinence like lust. In medieval bestiary and other iconographic sources especially north of the Alps gluttony is often represented as a fat man holding a piece of meat and a glass in his hands and riding a swine or a wolf. Quellier, Gola, 15–23. For medieval bestiaries see chapter one in Cohen, Animals. In Italy church frescoes represented gluttons in Hell suffering the tantalic punishment. At the end of the sixteenth century, in the first edition of Cesare Ripa Iconologia (without images) Gluttony (Gola) is described as “donna a sedere sopra un porco perché i porchi sono golosi . . .” and Gourmandize (Crapula) is identified with a “donna brutta grassa . . .” Iconologia, 111 and 54. This helps to explain, for instance, why the famed preacher San Bernardino da Siena in his Lenten sermons in fifteenth-century Florence condemned the desire of Florentine young men for capons and partridges, claiming they opened the doors to a life of sensual foods and sensual pleasure. In particular, he linked gluttony to lust and sodomy. Bernardino da Siena, Le prediche volgari, ed. Ciro Cannarozzi (Pistoia: Tip. A. Pacinotti, 1934), II: 45–46, quoted in Vitullo, “Taste and Temptation,” 106. Montanari, “Peasants,” 179. Montanari and Capatti, La cucina italiana, 76–77. Pheasants and partridges represented the ideal components of a refined and tasty banquet, possible only for people with means. Braudel, Capitalism, 129. “Danno ottimo nutrimento, risvegliano l’appetito, massime a’ convalescenti e sono cordiali. Nuocono a gli infermi, e massime à quei che hanno la febre e fanno venir tisichi i villani.” Residing on a high position on the Great Chain of Being, they represented powerful people and, accordingly, were sternly cautioned against for rustic people, to whom, according to Pisanelli, they could be dangerous. Pisanelli, “De beccafichi, Cap. xxvi” in Trattato de’ cibi, 33. Similarly, pheasants and partridges are responsible for provoking asthma in rustic people (Cap. xxvii and xxix). In his work, Bartolommeo Sacchi, known as Platina, paid much attention to the idealistic principle of moderation derived from the Greek and Roman world, along with his interest in the revival of Epicureanism. Platina, On Right Pleasure. Eamon, Science, 163. Giovan Battista Zapata, Li maravigliosi secreti di medecina, et chirurgia, nuovamente ritrovati per guarire ogni sorta d’infirmità, raccolti dalla prattica dell’eccellente medico e chirurgico Giovan Battista Zapata da Gioseppe Scientia chirurgico suo discepolo (Venice: Pietro Deuchino, 1586; 1st ed. Rome, 1577), 37–41, quoted in Scully, “Unholy Feast,” 85. Eamon, Science, 188. Bovio, Flagello. He gives the example of a doctor whose wife was sick and how he cured her with a diet of French soup, capon, and wine but could not apply the same treatment to his other patients in fear of losing business; see 45–46. “più facilmente di carne si faccia carne che di qualunque altra sorte di cibo.” Romoli, La singolare dottrina; “Delle carni in generale,” 205r. Domenico Romoli (n.d.) previously17420 2122 2324252627 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 4041Laura Giannettiworked as a cook with the name of Panunto (oiled bread) and then became steward for Pope Julius III. For poor people and peasants in particular, pork continued to be the meat of choice; and although it had a negative reputation, in the case of people occupied in heavy physical work, pork was reputed nourishing and healthful. Florentine communal statutes of 1322 prohibited innkeepers from serving up culinary delights because they could attract men and boys and incite them to commit the unspeakable sin of sodomy. Rocke, Forbidden Friendships, 159. During Cosimo the Elder’s regime Florentine Archbishop St. Antonino—in his confessor’s manual—warned against sloth, excess food, and drink as causes of sodomy. Toscan, Le Carnaval, vol. I: 190. See Giannetti Ruggiero, “The Forbidden Fruit,” especially pages 31–33. Later in the seventeenth and eighteenth centuries the Church allowed consumption of eggs, butter, and cheese during famines and epidemics. See Gentilcore, Food and Health. One of the most important representatives of this tendency was the Venetian noble Alvise Cornaro who wrote the extremely successful Trattato della vita sobria in 1558. In general, moralists’ writers of the later Middle Ages and early Renaissance continued to advise against eating food that would produce excessive heating of the body. The dietetic literature, particularly the influential earlier author Michele Savonarola and the later Baldassar Pisanelli, supported the restriction of birds and fowl to particular categories of people held to be more capable of controlling the passions they induced, such as the powerful and rich or those needier of stimulation such as the sick and the ailing. Grieco, “From Roosters to Cocks,” 115. See novella “De Novo Ludo” (Sercambi, Novelliere) available online at www.classicitaliani. it/sercambi_novelle_08.htm where Ancroia enjoys her time with the priest: “la donna, come vide Tomeo fuora uscito, preso un fiasco del buon vino, una tovagliuola, alquanti pani e della carne cotta per Tomeo, et al prete Frastaglia se n’andò e con lui si diè tutto il giorno piacere, pascendosi di carne cruda e carne cotta per II bocche . . .” Apostolo Zeno in the eighteenth century attributed the author name Gentile Sermini to the two anonymous caudexes containing the novelle. Monica Marchi in her critical edition of the novelle prefers to use Pseudo-Sermini instead of the conventional name Gentile Sermini. See Marchi, “Introduzione,” in Pseudo-Gentile Sermini, Novelle, 10–22. The novelle were written in the first half of the fifteenth century. “[ . . . ] non altramente fece la valente madonna Alisandra che, agustandole molto la carne e ‘l savore, per quello dilettevole giardino, preso insieme d’acordo giornata . . .” Pseudo-Gentile Sermini, Novelle, xi, 270. Fortini, Le giornate, I, xvi, 296–300. Grazzini (Il Lasca), Le Cene, I: vi, 80–94. Giannotti “Il vecchio amoroso,” II: i, 40–41. On remedies for impotence, and early modern drama, see Giannetti, “The Satyr.” “A Tiziano,” in Aretino, Lettere, 67–68. This section is partially based on Giannetti Ruggiero, “The Forbidden Fruit,” 31–52. See “Ragionamento Antonia e Nanna,” in Aretino, Sei giornate, 38. “The Roman Porcellio Enjoys the Trick Played on the Friar in Confession,” in Bandello, Novelle, vi: 125. See the discussion of the tale in Giannetti, Lelia’s Kiss, 181–82. Ibid., 181. On the battles between Quaresima and Carnival see Ciappelli, Carnevale. Albala, Eating Right, 168 and 181. The painting is now in the Museo Civico of Udine. Sercambi, “De vidua libidinosa” in “Appendice,” Novelle inedite, 417–18. Matthews-Grieco, “Satyr and Sausages.” Several novelle, from Boccaccio to Sacchetti, related the closeness in everyday life of pigs and humans in rural and urban areas and the importance of pork for sustenance, but also the negative perception of pigs and filthy and gross animals. For instance, see Sacchetti LXX, CII, CXLVI, CCXIV. For Boccaccio see “Calandrino e il porco.” Already in the Middle Ages, from the perspective of the Great Chain of Being, pork and the quadrupeds occupied a questionable position—they were not part of Air like birdsThe sausage wars4243 44 45 46 47 4849 50 51 5253 54 55 5657 58 59 60 61nor of the Earth but somewhere in between; and pig in particular occupied one of the lowest position among all quadrupeds. Grieco, “Alimentazione e classi sociali,” 378–79. Pigs were voracious animals and, according to the Galenic doctor, eating their fattening meat would transform a person in a pig, as a later image of Gola as a woman sitting on a pork would make really explicit. For instance, in the second half of the sixteenth century, Baldassar Pisanelli advised eating sausages and salami in moderation, but recognized in them some positive characteristics such as reawakening of appetite and helping to make drinking more pleasurable. Pisanelli, Trattato de’ cibi, c. 13. Platina, On Right Pleasure, Book VI, 281. Ibid., 277. Ficino, Three Books on Life, Book 2, 181. See http://lauramalinverni.wordpress.com/201702/04/i-salumi-alla-corte-estensecristoforo-messisbugo/ See the section “Sausages and Salami” in Matthews-Grieco, “Satyr and Sausages.” Pietro Aretino in his comedy Il Filosofo summarizes well this new ambivalence about pork when he had one of his characters resolutely affirm: “refined sugary confections (the biancomangiari) and quails do not stimulate taste as do steaks and sausages.” Pietro Aretino, Il Filosofo, III, 15. See the text in Romai, Plaisance, and Pignatti, eds., Ludi esegetici, 313–15. Firenzuola is also author of the famous dialogue On the Beauty of Women. vv. 12–14. “Canzon, vanne in Fiorenza a quei poeti,” v. 76 The Virtuosi academy was the continuation of the Vignaiuoli academy, one of the first “academies” of sixteenth-century Italy, an informal gathering of intellectuals that met for dinner, witty conversations, music, and poetry in the early 1530s. Around 1535 or slightly later, the Vignaiuoli renamed themselves Academia della Virtù and/or Reame della Virtù and continued their activities until ca. 1540. Meetings, often held at Carnival time, featured improvised speeches and the recitation of poems, frequently accompanied by music. The Vignaiuoli was one of the first academies in Italy to privilege the usage of vernacular and became most famous for the poetic production of so-called “learned erotica,” as well as for their anti-Petrarchan and anti-classicist poetic stance. Grappa, now identified with Francesco Beccuti, comments on Firenzuola’s poem. See Grappa, Il Comento. On Beccuti see Fiorini Galassi “Cicalamenti.” The allusion here is to the poem Sopra il forno by Giovanni della Casa, De’ Fichi by Francesco Maria Molza, and In lode delle castagne by Andrea Lori. All three are poems dedicated to the female genitals. “Mangiasi la salsiccia innanzi et drieto / a pranso, a cena, o vuo’ a lesso o vuo’ arrosto / arrosto et dietro è più da grandi assai; / innanzi et lessa, a dirti un bel segreto / non l’usar mai fin che non passa Agosto.” vv. 30–35. “Perchè in estate gli uomini sono meno capaci di fare l’amore, le donne invece lo sono di più [. . .]? Perché gli uomini sono più inclini a fare l’amore d’inverno, le donne in estate? Forse perché gli uomini sono di natura più caldi e secchi [. . .]?” Aristotele, Problemi, ed. Maria Fernanda Ferrini (Milan: Bompiani, 2000), IV, 25–28, quoted in Pignatti, ed., Ludi Esegetici II, 200. “O vecchi benedetti! / questo è quel cibo che vi fa tornare giovani e lieti, et spesso ancho al zinnare” vv. 58–60. “Fassi buona salsiccia d’ogni carne: /dicon l’istorie che d’un bel torello/dedalo salsicciaio già fece farla /e a mona Pasife diè a mangiarne? Molti oggidí la fan con l’asinello . . .” vv. 46–50. vv. 61–65. “Basta che i salsiccioli/cotti nei bigonciuoli, / donne, dove voi fate i sanguinacci, / son cagion che degli uomini si facci.” vv. 72–75. On the cultural function of humor see Matthews-Grieco, “Satyr and Sausages,” 37.62 For the text of the canzone, see Grazzini, “In lode della salsiccia,” in Romei, Plaisance, and Pignatti, eds., Ludi esegetici, 227–30. For Grazzini “Comento di maestro Nicchodemo dalla Pietra al Migliaio sopra il Capitolo della salsiccia del Lasca,” see ibid., 231–309. There is no secure date regarding the writing of the Comento but it should have been written around 1539–40. See Franco Pignatti, “Introduzione,” in Romei, Plaisance, and Pignatti, eds., Ludi esegetici, 163. 63 Ibid., vv. 22–33. 64 Ibid., vv. 76–81. 65 Ibid., vv. 94–111. 66 “La bellezza del tagliere non è come forse molti credono, e non consiste in l’esser bianco, non di buon legno, non tondo, non ben fatto, ma si bene nell’essere pieno di buona carne ben cotta e ben trinciata; . . . tolghinsi pur costoro i capelli di fin oro, la fronte più del ciel serena, le stellanti ciglia . . . come dire le Laure, le Beatrici, le Cintie e le Flore!” Grazzini, Comento di Maestro, 240–41. 67 Sonetto n. 5 of Canzoniere on the name of Laura: “Quando io movo i sospiri a chiamar voi” 68 “Perciò che quei traditori de’ medici la prima cosa levono il porco e non vogliono a patto nessuno che n’habbia l’ammalato per mantenergli bene il male addosso, sendo il porco e maggiormente la salsiccia, habile e possente a guarir d’ogni malattia e più sana che la sena, più necessaria che la cassia, più cordiale che il zucchero rosato, più ristorativa che il manicristo, et insomma ha più virtù che la bettonica.” Grazzini, Comento di Maestro, 280–81. The terzina commented is 103–05: “Io crederria d’ogni gran mal guarire/ quando haver ne potessi un rocchio intero,/ancor ch’io fussi bello e per morire.” 69 In Dolce, Capitoli. 70 “dono invero magnifico e reale,/da far morir di gola l’astinenza/e leccarsi le dita a Carnevale.” Ibid., vv. 10–12. 71 “E chi m’avesse allora allora punto/aria veduto uscir liquor divino/del corpo, ch’era pien di grasso e d’unto.” Ibid., vv. 43–45. 72 Some authors trying to dignify pork, recycled Galen’s idea expressed in De alimentorum facultatibus where he argued troublingly that pork was pleasurable because it was similar to human’s flesh. For instance “Le carni del Porco fra tutte le altre carni dei quadrupedi han vittorie in nutrire e dar più forza ai corpi perché cosi nel gusto come nello odore par che habbiano una peculiar unione e fratellanza col corpo umano si come da alcuni si è inteso che per non sapere hanno gustato la carne dell’huomo” [For taste as well as for odor, it seems that the meat of pork has a peculiar unity and likeness with the human body, as some reported, who tasted human flesh while not knowing it] in Un breve e notabile trattato del reggimento della sanità, ridotto dalla sostanza della medicina di Roberto Groppetio 362–63 v. The little volume is attached to La singular dottrina. It is not clear whether it was written by Panunto himself or not. For a similar affirmation see also: Della natura et virtù de’ cibi, 68v. Not all agreed with this troubling similarity but it was quite a common affirmation in many medical treatises and in some literary works of the time. 73 In Romei, Plaisance, and Pignatti, eds., Ludi esegetici, 316–18. 74 “Qui non è osso da buttare al cane, / e’l suo santo panunto è altra cosa/che lo impepato overo il mrzapane,” vv. 25–27. 75 “Dicon che la midolla del panunto,/incartocciata come un cialdoncino, / tal che di sopra e di sotto appaia l’unto, / è un boccon sì ghiotto e sì divino, / che se lo provi ti parrà migliore/ch’un beccafico fresco e grassellino,” vv. 38–42. It should be noted that even the luxury food, the beccafico, had strong sexual overtones. 76 The cultural discourses that surrounded salad in early modern Italy and Europe were complex and rich, ranging from sexuality and manners, to taste, gastronomy, and class identity. See Giannetti, “Renaissance Food-Fashioning.” Online at: http://escholarship. org/uc/item/1n97s00d. 77 “è un boccon sì ghiotto e sì divino, / che se lo provi ti parrà migliore/ch’un beccafico fresco e grassellino,” vv. 40–43. Franzesi, “Capitolo sopra la salsiccia,” 316–18.78 “Questo non è già pasto da tinello/ma da ricchi signori e gran prelati / che volentieri si pascon del budello.” Ibid., vv. 79–81. 79 On the disciplining vision of the sixteenth century and a counter-discourse in dramatic literature see Giannetti, “Of Eels and Pears.”Bibliography Albala, Ken. Eating Right in Renaissance Italy. Berkeley, CA: University of California Press, 2002. Aretino, Pietro. Lettere. Edited by Gian Mario Anselmi. Rome: Carocci, 2000. ———. Sei giornate. Edited by Guido Davico Bonino. Turin: Einaudi, 1975. Bandello, Matteo. Novelle. Edited by Luigi Russo and Ettore Mazzali. Milan: Rizzoli, 1900. Barolini, Teodolinda. Dante and the Origins of Italian Literary Culture. 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Vasari describes him as a gay and licentious man, keeping others entertained and amused with his manner of living, which was far from creditable. . . . [S]ince he always had about him boys and beardless youths, whom he loved more than was decent, he acquired the by-name of Sodoma.1 While sources for private feelings are scanty and often problematic for this period, and Sodoma left little first-person testimony, this and other records suggest a prima facie case for the artist’s erotic interest in other males. He is unique in Renaissance Italy as the only artist whose homosexuality was frankly avowed and widely known. His character and sexual interests offer a provocative case study of the intersections between eros and creativity, and how that sensibility was manifested in his imagery. His experiences further suggest that there were overlapping audiences eager to receive and respond to that sensibility. Sodoma exhibited other character traits also considered eccentric or insolent, and was fond of capricious pranks; the monks at Monteoliveto Maggiore, his first large commission, referred to him as “Il Mattaccio,” the “crazy fool.”2 Hewas an impudent mocker of moral decorum: Vasari reports indignantly about the nickname Sodoma that “in this name, far from taking umbrage or offence, he used to glory, writing about it songs and verses in terza rima, and singing them to the lute with no little facility.” He was also infamous for his f lamboyant clothing and for keeping an entire menagerie in his home, including pet birds, monkeys, squirrels, and race horses; Vasari called the house “Noah’s Ark.”3 He entered his horses in public contests, and we can date his sobriquet back to a series of races in Florence from 1513 to 1515. When his steed won, the heralds asked what owner’s name to announce; Bazzi replied, “Sodoma, Sodoma,” indicating that he was already known by that name and willing to be associated with it. The incident also reveals the precarious social landscape that known or suspected sodomites had to negotiate. Thumbing his nose at a mocking public backfired: a group of outraged elders incited a mob attack, during which he narrowly escaped being stoned to death.4 Anecdotes and documents notwithstanding, historians have long tried, for widely differing reasons, to chip away at the foundations of a historiographical tradition dating back to Vasari himself. For it was Vasari, unwittingly anticipating modern queer scholarship, who first understood Sodoma as having homosexual desires and assumed some connection between his sexuality and his work.5 To the prudish chronicler, that connection was negative: Vasari blamed Sodoma’s failure to achieve greatness on his excesses of character, from laziness to carnality, scolding that if he had worked harder, “he would not have been reduced to madness and miserable want in old age at the end of his life, which was always eccentric and beastly.”6 Value judgment aside, the assumption that artists’ personalities and passions are intimately imbricated with their work runs throughout Vasari’s biographies. Modern generations, beginning with the homophile Victorian critic-historians John Addington Symonds and Walter Pater, acknowledged the same connection with a positive valence, reading Sodoma’s androgynous figures and distinctive iconography as revealing glimpses into the sensibilities of a man aware of both his own desires and the gap separating that passion from social norms. The path they laid down guided post-Stonewall gay studies through the early 1980s.7 More recently, postmodern theoreticians, stressing the ever-shifting social constructions of sexuality and identity, have countered such attempts to posit any individual sexual identity or group homosexual consciousness, however embryonic and sporadic, in that era. Their methodology, inspired by scholars from Michel Foucault to Eve Sedgwick and David Halperin, dismisses such formulations as anachronistic over-reading.8 The generational shift in goals and methods, from “gay and lesbian studies” to “queer studies,” instigated an ongoing debate. These theoretical polarities have implications for the present study, which aims to excavate the embodied passions and creative process of an individual who felt homosexual desire, and to reconstruct, to whatever extent possible, an early moment in the gradual, fitful emergence of self-aware homosexual sensibilities and self-expression.Although I defer consideration of this theoretical controversy until the essay’s end, my working hypothesis parallels the nuanced historiography of Christopher Reed, who reminds us that, although readings of Renaissance homosexuality as similar to modern conceptions were convincingly challenged by Foucault’s insistence that [the modern] sexual typology was not invented until the nineteenth century, [nevertheless] no idea is without roots, and subsequent scholarship provided evidence that convinced even Foucault to recognize stages in the eighteenth, the seventeenth, and even the sixteenth century leading to the invention of homosexuality as a personality type.9 As a personality, Sodoma was among the few early modern artists who visualized homoerotic desire. This essay investigates that process along three intertwined axes: life, work, and historiography. His biography provides a unique microhistory of an early avowed homosexual and his culture’s understanding of that inclination. His works gave visual expression to his erotic sensibility, and contemporary patrons and spectators, from pederastic monks to libertine aristocrats, were ready to receive it sympathetically. Finally, I conclude with a more personal historiographical meditation on the controversy over whether embryonic homosexual consciousness can be located in early modern culture.Early religious works Arriving in Siena as a young man, Sodoma established relations with the Chigi family and the Benedictine order, who commissioned numerous works, mainly on sacred themes.10 Officially, since Christianity condemned all non-procreative sex, theological narratives offered next to no scope for “homo-representation”; but his religious pictures nonetheless provide material for queer readings. If a subject contained any potential for imagining or accentuating a homoerotic subtext, Sodoma exploited it more than any artist of his time except Michelangelo (also a lover of men), seldom missing an opportunity to foreground male beauty or intimacy in nude or suggestively clad bodies. Many images celebrate the boyish, androgynous type that was the most common object of adult male desire at the time, while a few idealize the more heroic male adult body; he often derived both figure types from classical sculptures with a homoerotic pedigree. And many members of the audience for his imagery, both clerical and lay, were likely to appreciate this eroticized beauty. The first example of the interlinked sensibilities of artist and spectators is his fresco cycle for the abbey at Monteoliveto Maggiore, outside Siena (1505–08), depicting the life of the order’s founder, St. Benedict.11 Payment records confirm several Vasarian details about the artist, from his early nickname, Mattaccio, to his use of apprentices ( garzoni ) and his fondness for extravagant finery. Although the austere life of the founder of monasticism was unpromising terrain,Sodoma found novel pretexts for inserting numerous visual features—often rare or unique inventions—that would appeal to the homosexual or bisexual gaze. Most striking in its novel and ironic departure from the subject’s nominal moral is the illustration of Benedict seeking relief from a female devil’s sexual temptation by stripping off his clothes and f linging himself into spiny briar bushes12 (Figure 10.1). Unlike the few earlier representations of this scene, Sodoma renders the vegetation soft and unthreatening: rather than conveying mortification of the f lesh, he presents in full frontal view a nude of heroic proportions, reclining comfortably in a pose modeled on classical prototypes. The all’antica beauty of the body displaces attention from the saint’s physical self-abnegation onto his potential to arouse erotic desire—precisely what Benedict is trying to suppress.13 The most personally revealing of the frescoes is the Miracle of the Colander (Figure 10.2), in which the saint and his homespun miracle (repairing a household sieve) are shunted to the left, leaving the central focus on the figure of Sodoma himself, showing off his legendary wardrobe. His self-portrait corroborates Vasari’s disdainful take on him as a fop, “caring for nothing so earnestly as for dressing in pompous fashion, wearing doublets of brocade, cloaks all adornedFIGURE 10.1 Sodoma, Abbey of Monteoliveto Maggiore, Saint Benedict Is Tempted by a Female Devil, fresco, 1505–8.Photo credit: Scala/Ministero per i Beni e le Attività Culturali/Art Resource, NY.Gianantonio Bazzi, called “Il Sodoma”FIGURE 10.2187Sodoma, Monteoliveto, Miracle of the Colander, fresco, 1505–8.Photo credit: Scala/Ministero per i Beni e le Attività Culturali/Art Resource, NY.with cloth of gold, the richest caps, necklaces, and other suchlike fripperies only fit for clowns and charlatans.” Here, as elsewhere, Vasari seems well informed about specific details of Sodoma’s life and work: his comment is supported by the abbey account books, which describe a garment much like the one Sodoma wears here, an embroidered gold cape listed among elaborate items of apparel as a form of payment from the monks, who had received it from a wealthy nobleman.14 The artist also surrounds himself with exotic animals, just as Vasari noted he liked to do: birds and two pet badgers. Sodoma’s sartorial tendencies and other biographical details connect him to a contemporaneous homosexual demimonde in ways that Vasari himself was perhaps unaware of, but which is well attested in social history of the period. His clothing, fondness for androgynous youths, and writing of satirical poetry are all behaviors then associated with sodomites as an identifiable group with its own recognizable customs. Research by Michael Rocke, Guido Ruggiero, and others into the prevalence of sodomy and the emergence of urban homosexual networks in early modern Italy has revealed that they were so widespread they can scarcely be called a “subculture.” As Rocke puts it, Bazzi’s brand of sexuality became “an increasingly common feature of the public scene and the collective mentality.”15 In Florence, a special sodomy court heard hundreds of casesannually until 1502; a substantial percentage of males passed through at some time in their lives.16 Hence “sodomy was . . . a common part of male experience that had widespread social ramifications.” Rocke notes that “this sexual practice was probably familiar at all levels of the social hierarchy” and among a wide range of professions.17 Among those occupations are the “beardless boys” whom Vasari blames for the artist’s nickname, probably his apprentices and workshop assistants. Artists’ studios being all-male, “the potential for homoerotic relations in such an environment was high,”18 and intimate, sometimes sexual relations between assistants or models and their masters are suggested by documents on artists from Donatello to Leonardo da Vinci and Botticelli. Closer to Sodoma’s time, the bisexual sculptor Benvenuto Cellini was taken to court by the mother of one apprentice for coercing him sexually.19 This common social pattern gives Sodoma’s behavior wider implications, since his actions were shared with countless other men. His wardrobe is the clearest exemplar of those erotic implications. Helmut Puff has documented the role of material culture in formulating and enacting sexual subcultures, and how extravagant clothing was a marker of effeminacy and sexual deviance. Exchange of rare and costly textiles or clothing could betoken homosexual relationships, either as gifts for love or payment for services.20 By the mid-fifteenth century, San Bernardino da Siena’s sermons thundered against boys’ receiving clothing and money for sex.21 Within the field of costume studies, which asserts “the centrality of clothes as the material establishers of identity itself,” clothing is understood as a set of materialized symbols with social functions and meanings. As Jones and Stallybrass have explored, clothes can either embody and reinforce submission to normative social roles (uniforms) or, when deployed in violation of sumptuary standards, mark the wearer as consciously rejecting those norms—as Sodoma did by appropriating the dress of an aristocrat.22 Thus, portraying himself in extravagant, coded finery was a subversive act of self-identification with a marginalized minority: in Andrew Ladis’s phrase, “a pose of arrant foppishness, as if the painter personified the very diabolical temptations of the f lesh that he painted and lived, not excluding what was commonly known as ‘the monastic vice’”23 —a revealing euphemism for sodomy. The artist gives freest play to erotic signifiers in the scene of St. Benedict welcoming two disciples, Saints Maurus and Placidus, amid the wealthy youths’ retinue and onlookers24 (Figure 10.3). While the disciples are modestly clothed and posed, both the epicene youth on the center axis and the African groom at right are shown da tergo, Italian for a rear view that spotlights the buttocks. The central youth and his mirror image at far left are boyish androgynes, embodying the predominant pattern of pederasty, in which mature men sought stillfeminine adolescents for anal intercourse. Thus, some viewers, at least, would have appreciated the erotic implications of the motif.25Gianantonio Bazzi, called “Il Sodoma”Sodoma, Monteoliveto, St. Benedict welcomes Sts. Maurus and Placidus, fresco, 1505–8.FIGURE 10.3Photo credit: Scala/Ministero per i Beni e le Attività Culturali/Art Resource, NY.Reinforcing this erotic interpretation, the two youthful onlookers at center and left also sport versions of Sodoma’s own elaborate clothing, as does the groom to the right of center. They f launt the styles associated with homosexual seduction: tight multicolored stockings, long hair, and extravagant fringes, hats, and colors.26 Such clothing had long been associated with sodomites; Alainof Lille’s De planctu naturae (ca. 1160) lamented that these men “over-feminise themselves with womanish adornments.”27 San Bernardino da Siena inveighed against parents who let their sons wear short doublets and “stockings with a little piece in front and one in back, so that they show a lot of f lesh for the sodomites,” resulting in such an appealing adolescent always “having the sodomite on his tail.”28 These suggestive details may have been projections of Sodoma’s erotic mindset, but it is highly likely that they resonated with some of the monks who were his primary audience. Shifting our focus from the artist, we should also examine the mental world of his viewers. Reception theory or spectator theory asks not what did the artist put into the work, but, rather, what did the audience take out of it? What interests, beliefs, or habits of seeing did his audience have, and how did that subject-position influence their reading of his messages? As Adrian Randolph observed regarding the reception of Donatello’s homoerotic bronze David, an artwork can function as “a receptacle for the beholder’s imaginative concerns.” His and other studies have explored how reception of religious art was determined by the viewers’ gender, particularly in convents, where nuns often specified subjects relevant to their experience; these insights can be extended to male religious and to sexuality as well as gender.29 Sodoma’s audience here was exclusively male clergy, proverbially stereotyped as sodomitical.30 Temptations were exacerbated by the enforced closeness of clerical living arrangements: several scenes depicting Benedict and his monks highlight their day-to-day intimacies both emotional and physical.31 To head off such dangers, the rules of the order specified that no brother is permitted to enter the cell of another without permission of the abbot or a prior; if this is permitted, they may not remain together in the cell with the door closed. And no monk may touch another in any way . . . A light was to burn all night in the dormitory area and latrine, presumably to prevent secret trysts under cover of darkness.32 Such precautions were not entirely effective, as a few visual examples attest. A near-contemporary satirical painted plate depicts a monk pointing to a youth’s bare bottom; the caption explains, “I am a monk, I act like a rabbit” (Figure 10.4)—then, as now, a symbol of tireless sexuality, particularly homosexuality.33 A Flemish print depicts a 1559 event in Bruges in which three monks were burned at the stake for “sodomitical godlessness.”34 These starkly contrasting examples dramatize the contradictory culture within the religious world: male–male sex was acknowledged, though officially taboo and sometimes severely punished, yet often tolerated and even laughed about. Outside monastery walls, free from Church proscriptions, Sodoma found more overt opportunities to celebrate such love.FIGURE 10.4 Majolica plate, attributed to Master C.I., ca. 1510–20. Musée national de la Renaissance, Écouen, France.Photo credit: ©RMN-Grand Palais/Art Resource, NY.Secular subjects Sodoma illustrated secular subjects for private patrons and domestic settings. His most career-boosting painting depicted the Roman heroine Lucretia, whose suicide to preserve family honor after she was raped symbolized the ideal of married women’s honorable chastity; gifted to Pope Leo X, it earned the artist a papal knighthood.35 When the opportunity arose, however, as with sacred images, hepaid unusual attention to the homoerotic elements of myth and history, which offered explicit exemplars of male devotion and passion. And the audience for his best-known classical project, a fresco cycle for the papal banker Agostino Chigi, was the sophisticated, libertine Roman society who were as likely to share his sexual interests and habits of spectatorship as were the monks at Monteoliveto.36 In 1516–17, Chigi commissioned Sodoma to decorate the bedroom of his villa, now called the Farnesina. The wealthy financier’s love nest, shared with his mistress Francesca Ordeaschi, offers a revealing microcosm of the hedonistic, tolerant atmosphere of High Renaissance Rome, where even popes had mistresses and bastards, and humanist classical culture provided justification for libertine bisexuality all’antica.37 Numerous rooms were painted with erotic myths both heterosexual and homosexual.38 Given Chigi’s personality and interests, Sodoma was a sympathetic addition to his creative team. Although Sodoma married in 1510, his nickname was public knowledge by 1513, when he registered as “Sodoma” in a list of racehorse owners, and two years later had the heralds call that name. After describing our artist’s clothes, manners, and mocking spirit, including the racing incident, Vasari reports that “in [these] things Agostino, who liked the man’s humour, found the greatest amusement in the world.” The appreciative patron requested episodes from the life of Alexander the Great, historically implied as bisexual.39 The principal scene recreates a lost Greek painting of Alexander’s marriage to Roxana, known through an ancient ekphrasis—a classicizing tribute to Chigi and his beloved40 (Figure 10.5). The emperor proffers a marriage crown to the princess, while putti cavort in playful eroticism. To the right stand two idealized men: nude Hymen, god of marriage, and torch-bearing Hephaestion, Alexander’s intimate companion and, in some accounts, lover. Both figures are based on a well-known Greek statue, the Apollo Belvedere, depicting the most vigorously bisexual of the gods.41 While principally a heterosexual scene, then, the picture’s sub-theme is nude male beauty and the passion Hephaestion represents. Sodoma’s audience was predisposed to appreciate this story’s erotic duality. Many patrons and viewers had bisexual or homosexual desires; an anecdote in Castiglione’s Book of the Courtier (ca. 1514) reports that “Rome has as many sodomites as the meadows have lambs.” The erotic tone among these clerics, aristocrats, artists, and writers was light-hearted; while sodomy was outlawed, enforcement was spotty and penalties light.42 Eyewitness testimony for “queer visuality” at the Farnesina comes from raunchy bisexual author Pietro Aretino, who spent time there while Sodoma was painting. Aretino recorded an ancient statue of a satyr chasing a boy, an explicit complement to the loftier male love in Sodoma’s fresco. He wrote to Sodoma twenty-five years later, expressing nostalgia for their shared youth, and wishing that “we were embracing each other now with that warm feeling of love with which we used to embrace when we were enjoying Agostino Chigi’s home so much.”43 One glimpses the atmosphere of an affectionately demonstrative, pansexual pleasure-palace. Like the life it looked out upon, Sodoma’s picture is a mélange of sexualities, with intimacy between men given “equal time.”FIGURE 10.5 Sodoma, The Marriage of Alexander and Roxana, Villa Farnesina, Rome, fresco, 1517–19.Photo credit: Scala/Art Resource, NY.Further evidence for the casual attitude toward homosexuality—Sodoma’s in particular—is a set of epigrammatic couplets published in 1517 by Eurialo d’Ascoli, a poet in the circles around Chigi, Aretino, and Leo X, bluntly informing his readers that “Sodoma is a pederast.” The poem celebrates Sodoma’s painting of Lucretia, which earned his knighthood; only the final verses turn comic. Having praised the artist for verisimilitude that brings Lucretia back from the dead, Eurialo imagines her interpreting this miracle as an opportunity to convert the artist sexually. The narrator then asks her his own facetious question, implying that as a sodomite the artist would not normally be inspired by female subjects: Now beautiful Venus grants me the nourishment of light breezes [i.e., earthly life], So that I can reclaim you, Sodoma, from tender youths. Sodoma is a pederast; why then, Lucretia, did he make you So lifelike? He has our buttocks instead of Ganymede. Nunc mihi pulchra Venus tenui dat vescier aura, Ut revocem a teneris, Sodoma, te pueris. Sodoma paedico est; cur te Lucretia vivam Fecit? Habet nostras pro Ganimede nates.44Sodoma’s knighthood was cited by whitewashing early scholars as proof that the artist could not have been homosexual, since such sins would have disqualified him from religious honors.45 But here we see again how casually this milieu treated sexual transgressions. The fabulously wealthy Chigi married Ordeaschi in 1519, and Leo X—himself a reputed sodomite who, Vasari records, “took pleasure in eccentric and light-hearted figures of fun such as [Sodoma] was”— legitimized their four children.46 Worldly success was hardly evidence against impropriety. Eurialo’s couplets recall Vasari’s statement about Sodoma’s nickname that “he used to glory [in it], writing about it songs and verses in terza rima, and singing them to the lute.” As with clothing, Sodoma was participating in another cultural tradition that linked artists, writers, and readers of non-normative sexuality in a web of self-expression. Bawdy burlesque poetry treated all sexuality with lighthearted comedy; Sodoma’s texts have not survived, but we can garner some sense of their contents and tone from verses by contemporaries. What Deborah Parker labels “a poetry of transgression,” full of sexual innuendo and whimsical exaggeration, circulated in manuscript, public readings, and print.47 The father of burlesque poetry, Francesco Berni, was banished from Rome in 1523 for too openly mourning a young male lover.48 The genre became popular among visual artists eager to establish their intellectual credentials through writing, including such homosexuals or bisexuals as Michelangelo, Bronzino, and Cellini.49 Sodoma’s personality chimed perfectly with the genre’s subversive insolence. Bronzino’s capitolo “In Praise of the Galleys,” for example, unashamedly eroticizes the all-male world of oarsmen on ships, muscular and sweaty males confined in close quarters where sex among themselves was the only outlet: here “boiled and roasted meats are hardly ever mixed,” a common metaphor for vaginal (wet) versus anal (dry) sex. Berni, expanding on the trope that priests are sodomites, declares that their example is infecting monks, using a fruity symbol for boys’ buttocks: Peaches were for a long time food for prelates, But since everyone likes a good meal, Even friars, who fast and pray, Crave for peaches today. Le pesche eran già cibo da prelati, Ma, perché ad ognun piace i buon bocconi, Voglion oggi le pesche insin ai frati, Che fanno l’astinenzie e l’orazioni.50 The sardonic, guilt-free humor of such texts suggests, as Domenico Zanrè describes, “a marginal undercurrent operating within an official cultural environment,” and demonstrates that “certain individuals were able to produce alternative literary responses within a dominant . . . milieu that attempted to contain and, insome cases, exclude them.”51 An incident around 1530 corroborates Sodoma’s own refusal to accept derogatory comments from authority: when a Spanish soldier insulted him, the artist got revenge by drawing his portrait and identifying him to his superiors.52 San Bernardino was furious precisely because so many sodomites seemed unrepentant and unafraid of divine judgment. What enraged him and Vasari was not these men’s behavior alone, but the quality Italians call faccia tosta—“cheek” or “a big mouth”—refusal to give even lip service to official mores.53 The burlesque mode evinces the first buds of an oppositional response to social disapproval: a selfaware articulation of outsider status, and an emerging rebellion against social convention that opened a space, however narrow, for asserting alternative consciousness and self-affirming values.54 Greco-Roman texts and images served Sodoma, like other homosexual artists and patrons from Michelangelo to Caravaggio, as validation for their all’antica desires and pretexts for visualizing male beauty and eros.55 Within educated elites, a tolerant, classically inspired hedonism held its own against legal and clerical taboos until late in Sodoma’s lifetime, when the Council of Trent began its anticlassical reform (1545). In this libertine culture, an artist widely known for sexual nonconformity was able to smilingly adopt a derogatory nickname as a public identity and even f launt his sexual interests in word and image, with little harm to his string of major commissions and honors.Later religious works Sodoma’s late commissions were predominantly religious. As at Monteoliveto, these images emphasize the erotic appeal of figures who are nominally not sexual: saints, angels, and soldiers. Whereas at the monastery it was possible to analyze the reactions of a specific clerical audience, commissions for more public locations could be viewed by the whole cross-section of society, some proportion of which, as outlined earlier, would have understood and welcomed homoerotic allusion. As Patricia Simons has explained, “Renaissance imagery might appear to condemn non-normative sex . . ., but it was possible for viewers to take works in other, imaginative directions.”56 Sodoma’s best-known work, depicting Saint Sebastian (1525), epitomizes his typical traits: androgynous classicizing male beauty, emotional pathos and sensuous chiaroscuro (Figure 10.6).57 Iconographically, it offers a prime example of his sensitive antennae for elements of religious narrative with specialized appeal. Sebastian was a Roman soldier who refused to renounce Christianity, for which Emperor Diocletian, despite their intimate personal relationship, ordered him shot by archers. Saint Ambrose’s hagiography establishes their strong emotional bond, open to erotic interpretation: he notes that Sebastian was “greatly loved” by Diocletian and his co-emperor Maximian (intantum carus erat Imperitoribus).58 Sodoma paints a virtually nude, Apollo-like Sebastian with blood trickling from several wounds. He looks longingly at the angel bringing a martyr’s crown—his reward for loving sacrifice to God—with an expression that couldFIGURE 10.6Sodoma, Saint Sebastian, processional banner, Pitti Palace, Florence,1525. Photo credit: Scala/Ministero per i Beni e le Attività Culturali/Art Resource, NY.equally connote divine or earthly ecstasy. While his bond with the emperor offered a secular hint at Sebastian’s sexual inclinations, the implied passion between Sebastian and the godhead is a more important, and universal, emotional dynamic, with a profound yet ambivalent homoerotic subtext. For all Christians, intense, loving union with Christ was the ultimate spiritual goal; for men, however, exhortation to the symbolically feminine ideal of passive, ecstatic submission to another male raised the specter of sodomy. The phallic arrows piercing Sebastian evoke sexual penetration, a symbol of the saint’s necessary, but problematic, feminization;59 they also recall Cupid’s love-inducing shafts, multiplying the signals for an erotic response. Cinquecento image-makers were expected to encourage such a passionate response because, as Simons observes in relation to Christ, for Sebastian too “the visualization of supreme beauty was necessary in order to induce reverence.”60 Theoretically, religious images could function on these two levels simultaneously, without contradiction: the lure of physical beauty would hopefully lead the viewer to a higher spiritual adoration. In practice, however, it was difficult to police the borders between earthly and heavenly passion. We know that Sebastian’s beauty was experienced as problematically titillating by at least one sex: the Florentine artist-monk Fra Bartolommeo painted a nude image of the saint so appealing that female parishioners admitted in confession that it stimulated carnal thoughts, after which it was taken down.61 It was just such temptations that the Council of Trent acknowledged when it set out to purge church imagery of eroticism. So, it is not difficult to imagine that men, as well as women, were attracted to Sodoma’s provocative Sebastian in the physical sense.62 The “seeming contradictions of deliberately evoking erotic desire in religious painting” have been parsed by Jill Burke, who sees in this practice “a deep and knowing ambivalence toward sexuality” that signals “a huge variance between official rhetoric and widely accepted practice.”63 By including formal and iconographic cues to a homoerotic response, Sodoma could appeal to men who, like himself, experienced love and desire in male terms. Like extravagant dress and burlesque poetry, pictorial ambiguity opened another narrow cultural space for expressing alternative sexuality.Historiography: a modest proposal This essay has aimed to demonstrate three propositions: that Sodoma was known for, and acknowledged, desire for men; that his work evinces a distinctive mode of seeing and representing that expresses that erotic inclination; and that contemporaneous audiences would have appreciated that sensibility. As Ruggiero asserts, It is no longer possible to ignore the general shared culture of the erotic and its omnipresence in daily exchange, nor is it possible to overlook the particular subcultures that coexisted at the time and that were such a central part of daily life.64Without claiming anachronistically that this evidence establishes anything so coherent and exclusive as a modern “gay identity,” I submit that these emerging networks and customs, alongside visual and literary production on homosexual themes, constitute early shoots of an alternative sexual consciousness that would reach critical mass only during the Enlightenment. I accept the historiographic formulation of the Renaissance as “early modern,” which stresses continuities from that culture into the modern era, presupposing a model of cultural change that is gradual and evolutionary rather than abrupt and discontinuous. To quote Reed again, “If modern ideas of sexual identity and artistic self-expression cannot be simply mapped onto the Renaissance . . . it is nevertheless true that these notions have Renaissance roots.”65 However, to seek the “roots” of anything “modern” in anything “past” has become problematic since the advent of postmodern theory. There are now, as Reed observes, “wildly varying interpretations of Renaissance art’s relationship to homosexuality”66 —more broadly, of relationships among desire, behavior, identity, and self-expression. To social constructionists, the search for glimmers of an alternative, proto-modern awareness in Sodoma’s ambiente is misguided. There can be no transhistorical connections between sexual actors in different periods, because sexual identity is not innate or fixed; rather, it is created through social discourses that define and control sexuality, an unstable product of external forces acting on the passive individual. There were no homosexual persons, only homosexual acts. Puff ’s formulation: “Sodomy was not thought of as a lifelong orientation, let alone a social identity,” is echoed by Reed’s: “[S]exual behavior in Renaissance Italy was not seen as a basis for individual identity.”67 This school coined the term “essentialist” to disparage earlier researchers who, from Symonds to John Boswell, saw sufficient commonality with those in earlier times who desired other men to justify searching the Middle Ages and Renaissance for branches of a sexual family tree dating back before 1867 (when “homosexual” was coined). Without accepting all the methodological baggage identified with an often over-simplified “essentialism,” one can still maintain that someone calling himself “Mr. Sodomite” seems a prime excavation site for evidence of such genealogical links, since his name rendered his erotic proclivity a “lifelong social identity.” Like a genetic mutation that may crop up in random individuals, and only gradually spread across a species’ gene pool, Sodoma constituted an irruption of anomalous possibilities that, while not yet fully articulated, began to diffuse new forms of sexual identity and self-expression that increased over the next several centuries. These methodological disagreements center on two questions: one external and sociological, the cultural categorization of homosexual behavior; the other internal and psychological, the conscious experience of individuals who desired other men and their degree of agency within a hostile official discourse. There was clearly a dominant conceptual structure of canon and civil law that confined homosexuality to taboo acts that might potentially tempt anyone, within whichour modern notion of inherent sexual “orientations” was not officially recognized. Just as clearly, however, no culture is monolithic, and a complex of alternatives operated alongside these formal structures. As we have seen, the elements of this quasi-underworld were in place by the sixteenth century: meeting places, distinctive behaviors, and cultural expressions.68 As Ruggiero has outlined, such “illicit worlds had their own coherent discourse,”69 which viewed male–male sexuality as an amusing peccadillo; suggested that some individuals were drawn to it by distinctive character traits; and expressed awareness of (and resistance to) the gap between official values and their own experience. The solution to this impasse lies in moving beyond an “either–or” cultural analysis to a “both–and” approach. Instead of setting arbitrarily precise boundaries to ever-shifting conceptions of sexuality, it would more accurately ref lect Sodoma’s transitional environment to acknowledge the temporal overlapping of contrasting systems of thought and behavior, and to explore the realities of those who negotiated the dialectic between them. Two tendencies in current scholarship, however, militate against such open-ended rapprochement. The first is reluctance to accept evidence for alternative sexual consciousness; the second is ascribing to cultural discourses an unrealistic power over against embodied experience. What follows is part summary, part personal statement: a roadmap out of an increasingly pointless stalemate, and a brief for greater attention to the lived experience of men-who-had-sex-with-men and its genealogical links to later generations. Two principal examples of the discord over what “counts” as evidence of sexual desire and identity are the tendency to downplay or deny evidence for Sodoma’s sexuality, and the disregard of alternative language imputing distinct personality to sodomites. First, the present examination of how Sodoma expressed his homoerotic desires depends on establishing that his nickname was in fact a marker of his sexuality, which raises the question: how reliable is Vasari? Unfortunately, as Paul Barolsky notes, “How we read Vasari depends on our sensibility and taste. We all ride our own hobbyhorses.” 70 Since the Victorians, homophobic scholars have attempted to discredit Vasari and defend a respected Old Master against any implication of immorality in “his evil-sounding sobriquet.” 71 Efforts to give it a non-sexual meaning are highly speculative: Enzo Carli supposes the nickname was simply Bazzi’s own little joke, “with which . . . he loved to glorify himself facetiously,” but it strains credibility that a heterosexual man would consider a false claim of deviancy “glorifying.” 72 When such dismissals are echoed by queer-studies scholars, the hobby-horse is epistemological caution rather than morality, but the effect is the same: to erase facets of queer history that conf lict with a higher belief—that homosexuality did not (yet) exist.73 We do have to read Vasari cautiously: despite the author’s claims, Sodoma’s wife never left him, nor did he die poor.74 Because few details in Vasari’s psychological profile are confirmed by other sources, postmodern skepticism insists that any statement not independently documented is probably false. But Vasariis generally most informed about artists close to his own time, many of his artistic facts are documentable, and details in the Vite of Sodoma and Beccafumi indicate that he visited Siena, saw artworks, and interviewed informed sources. Moreover, his characterization of Sodoma as capricious, insolent, and sodomitical is corroborated by three period sources: Eurialo d’Ascoli’s couplets, Paolo Giovio’s life of Raphael (“a perverse and unstable mind bordering on madness”), and Armenini’s account of Sodoma’s revenge for an insult.75 Thus, this essay has followed a less restrictive approach, accepting any statement that is not contradicted by external sources as possible and perhaps likely. All historical reconstructions involve judgments of probabilities; giving one’s sources “the benefit of the doubt” can make up for any loss of positivistic certainty with gains in breadth, depth, and detail. Secondly, there is linguistic evidence that particular psychological traits were becoming attached to habitual sodomites; but this suggestive vocabulary is often brushed aside to “save the phenomenon” of an episteme of acts, not personalities. I agree with Simons that “both categorical approaches are problematic.” A more subtle, inclusive view is adumbrated by Robert Mills, who demonstrates that the juridical focus on potentially universal acts was in tension with moral, Church perspectives which also sought to make an identity of the sodomite . . . by characterizing sodomy as a more enduring kind of practice, a vice for which one had a particular disposition, tendency or taste. . . . [S]uch perspectives developed unevenly, over long periods of time, [but there are] signs that some medieval thinkers . . . wished to pin the sin down to particular bodies and selves.76 Examples of how “Sodoma” might thus denote an individual with an inborn sexual preference include one of Matteo Bandello’s humorous tales (novelle), ca. 1540, in which the dying Porcellio, pressed by his confessor to admit that he performed acts “against nature,” claims to misunderstand the question because, he says, “to divert myself with boys is more natural to me than eating and drinking.” 77 Similarly, Giordano Bruno’s Spaccio della bestia triunfante (1584) praises Socrates for resisting “la sua natural inclinatione al sporco amor di gargioni” (his natural inclination toward the filthy love of boys).78 Dall’Orto has surveyed numerous Renaissance Italian terms for those who commit homosexual acts, notably inclinazione, which implies “leaning” in a particular direction.79 Similar spadework for the French cognate inclination has been performed by Domna Stanton, while numerous other French and English tropes, such as “masculine love,” have been catalogued by Joseph Cady.80 Language was clearly emerging at this point articulating distinctive traits among those drawn to sodomy: not yet an “identity” in the modern sense, but a critical shift toward notions of internal difference. If postmodernism underplays evidence of sexual self-awareness, it conversely overestimates the power of discourse, unduly minimizing individual agencyand the imperatives of the embodied self. The ability of collective discourse to enforce social norms is never absolute. It engages in perpetual dialectic with the potentially anarchic desires of society’s diverse individual members, a situation in which “lived eroticism did not always conform to the rules of social hierarchy,”81 from Romeo and Juliet to Sodoma and his apprentices. This ineluctable tension arises because discourse is inculcated into the mind, whereas sexual desire is grounded in parts of the biological organism less susceptible to rational suasion. Embodied experience is transhistorical: lust, like hunger, pre-exists cultural conditioning, and “the recalcitrant realities of human conduct”82 are insistent enough when unsatisfied to overcome any social convention. This essay has marshalled evidence that Sodoma, and his contemporaries with similar inclinations, felt a dissonance between their desires and the dictates of society, and they possessed sufficient agency to imagine alternative values—what Walter Pater viewed as a signal Renaissance development, a “liberty of the heart” that enabled nonconformists to move “beyond the prescribed limits of that system.”83 Individual bodies are not mere passive receptacles for an overpowering discourse “poured into” them, but are capable of awareness of that effort at marginalization, and of active resistance. The ultimate question lying behind such methodological differences is: why do we do queer history? Here again, divergent answers ride different hobbyhorses: postmodernists focus on epistemology, while those open to historical continuity are more interested in phenomenology. The former philosophize, “How and what can we know about Renaissance sexuality?” answering that we can comprehend little about a shifting discourse in which “sexuality” did not exist; the latter psychoanalyze, “How did it feel for sexual outsiders to negotiate this social regime?,” and seek clues in intimations of difference in life, language, and art. While the former stress chronological discontinuity, the latter seek a “usable past,” a narrative that produces affinities and resonances across time. The latter project is inherently political: as George Chauncey characterizes emerging queer studies in the late nineteenth century, claiming certain historical figures was important to gay men not only because it validated their own homosexuality, but because it linked them to others. . . . This was a central purpose of the project of gay historical reclamation.  .  . . By constructing historical traditions of their own, gay men defined themselves as a distinct community.84 Put another way, this school, and this essay, seek to recover evidence of homosexual desire and expression—however fragmentary, ambiguous, and carefully historicized—to counter centuries of suppression, and it seems ironic when social constructionism abets the same historical erasure. A final image, recently attributed to Sodoma, provides an enigmatic but tantalizing coda to this discussion85 (Figure 10.7). His hair garlanded with leaves, beard and brows untamed, “Allegorical Man” leers like a satyr while his rightJames M. SaslowFIGURE 10.7Sodoma (attributed), Allegorical Man, ca. 1547–8, oil, Accademia Carrara,Bergamo. Photo credit: Scala/Ministero per i Beni e le Attività Culturali/Art Resource, NY.hand makes the contemptuous gesture of “the fig,” an insult that, since Martial’s Epigrams (2:28), can imply that the receiver is a sodomite. The picture’s precise iconography remains unexplored; Radini Tedeschi suggests the gesture alludes to Sodoma’s nickname, and the picture may thus be a final self-portrait, literally or symbolically. If so, it contrasts poignantly with the artist’s first self-portraitforty years earlier ( Figure 10.2). Once young and beardless, his foppishness a silent assertion of nonconformity, he has aged to a still elaborately costumed but more overtly defiant graybeard, telling the world in gesture what his burlesque poems expressed in words: I am what I am, I’ve survived your derision, and I still don’t care what you think. Admittedly, this interpretation remains speculative, but it would effectively bookend the scenario of Sodoma’s life and work presented here. Our ability to entertain such a hypothesis depends, however, on more than attribution and iconography. The potential to recover the self-expression of creative Renaissance sodomites also requires a polyvalent openness to a range of both personal and cultural evidence and interpretive methods. Hearteningly, many seminal postmodern theorists are more accepting of multiplicity than their acolytes. Foucault praised Boswell’s conception of “gay,” while Carla Freccero deploys Foucault’s own theoretics against his discontinuity between early modern and modern sexuality. She approvingly cites David Halperin’s suggestion that we supplement rigidly compartmentalized ideas of identity with concepts of “partial identity, emerging identity, transient identity, semi-identity . . .,” the better to “indicate the multiplicity of possible historical connections between sex and identity.”86 Murray reassures us that “the alternative to intellectual conformity is not a lack of coherence but rather a series of interwoven, complementary . . . approaches.”87 Perhaps the most balanced and inspiring methodological f lag has been raised by Valerie Traub, who recalls that, while seeking traces of early modern same-sex eros, she assumed “neither that we will find in the past a mirror image of ourselves nor that the past is so utterly alien that we will find nothing usable in its fragmentary traces.”88 I have sought in Sodoma not a mirror-image, but a family resemblance. He is “usable” as our ancestor: someone with whom we share an identifiable lineage of desire and self-expression, in whose uniquely chronicled creative life we can recapture the origins of an increasingly prominent familial trait.Notes1 2 3 4 5This essay grew from a paper delivered at a 2007 conference at University of Toronto organized by Konrad Eisenbichler. Thanks to Patricia Simons for her constructive suggestions. Vasari, Le vite, 6: 380; Vasari, Lives, 7: 246. Vasari repeats these accusations in his Vita of Domenico Beccafumi, ed. Milanesi, 5: 634–35. Vasari, Le vite, 6: 382; Vasari, Lives, 7: 247. Vasari, Le vite, 6: 381; Vasari, Lives, 7: 246. Vasari, Le vite, 6: 389–90; Vasari, Lives, 7: 251, records the old men’s protest; for documents for the 1513 and 1515 races, see 6: 389 n. 3, 390 n. 1; Bartalini and Zombardo, Giovanni Antonio Bazzi, 44–45, nos. 15–19. A note on terminology: I use “homosexual” throughout in the narrow descriptive sense, to refer to sexual desire or behavior between persons of the same sex. Although modern audiences read “homosexual” with broader connotations of psychology and identity, here it is only shorthand for “male–male sex.” In modern typology, Sodoma would be considered bisexual, since he was also married and a father.6 Vasari, Le vite, 6: 379; Vasari, Lives, 7: 245. The artist did not die destitute or insane: see below, n. 74. 7 Fisher, “A Hundred Years,” 13–39, outlines the activist project of research into Renaissance homosexuality since the nineteenth century. 8 For an overview of this position, see Grantham Turner, “Introduction,” 8, n. 3. 9 Reed, Art and Homosexuality, 54–55. 10 Bartalini, “Sodoma.” 11 The standard English monograph remains Hayum, Giovanni Antonio Bazzi; for Monteoliveto see 93, cat. no. 4. See further on the abbey Radini Tedeschi, Sodoma, 138–47; Batistini, Il Sodoma; documents in Bartalini and Zombardo, Fonti, 15–31, no. 7. 12 Hayum, Giovanni Antonio Bazzi, 93, no. 4.8; Batistini, Il Sodoma, no. 8. The incident is recorded by Gregory the Great, Life of St. Benedict, chap. 2. 13 Only a few illustrations of this subject are known: both a fresco by Spinello Aretino (San Miniato, Florence) ca. 1387 and a panel by Ambrogio di Stefano Bergognone, ca. 1490, show a pale, unidealized body among prominent briars. A sexual reading of the series is supported by Kiely, Blessed and Beautiful, chap. 7, “Sodoma’s St. Benedict: Out in the Cloister.” 14 Vasari, Le vite, 6: 383; Vasari, Lives, 7: 248, for the quote and cloak. The gift, along with other payments of fabrics and clothing, is transcribed by Bartalini and Zombardo, Fonti, 18–19, 266. See also Radini Tedeschi, Sodoma, 78–80. 15 Rocke, “The Ambivalence,” 57. 16 Rocke, Forbidden Friendships, 3–6; his book provides extensive data and analysis of fifteenth-century Florence. On sodomy elsewhere, see Ruggiero, The Boundaries of Eros; Crompton, Homosexuality and Civilization, chap. 9; Mormando, The Preacher’s Demons. For a Europe-wide perspective, see Crompton, Homosexuality and Civilization, chaps. 10–12; Puff, “Early Modern Europe,” 79–102. 17 Rocke, Forbidden Friendships, 112, 134. 18 Simons, “The Sex of Artists,” 81. 19 Rocke, Forbidden Friendships, 163; Crompton, Homosexuality and Civilization, 262–69. 20 Puff, “The Sodomite’s Clothes,” 251–72. 21 Bernardino da Siena, Le prediche volgari, ed. Pietro Bargellini (Milan: Rizzoli, 1936), 796–97, 898, cited and discussed in Dall’Orto, “La fenice,” 5, and n. 27 and n. 28. See also Rocke, “Sodomites.” 22 Jones and Stallybrass, Renaissance Clothing, 2–7. 23 Ladis, Victims, 109. 24 Hayum, Giovanni Antonio Bazzi, 94, no. 12. 25 On anal sex as social practice and artistic motif, see Saslow, Ganymede, chaps. 2–3; Rubin, “‘Che è di questo culazzino!’”; Grantham Turner, Eros Visible, 274–99. Sodoma’s Deposition, ca. 1510, similarly spotlights the rear view of a soldier: Hayum, Giovanni Antonio Bazzi, 117, no. 7. Other artists emphasized rear views, often motivated by the formalintellectual challenge of the paragone: Summers, “‘Figure come fratelli.’” When we have evidence of an artist’s sexual proclivities, as with Sodoma, it is reasonable to explore whether he imbued the motif with personal erotic interest; lacking such evidence, however, we cannot know which other artists might have done the same. Regardless of artistic intent, similar stimuli would invite similar audience responses. 26 Similar figures appear in scenes no. 1, 30, and 36 as catalogued by Batistini (Hayum, Giovanni Antonio Bazzi, 93–4, nos. 1, 20, 26). 27 Alain of Lille, The Plaint of Nature, trans. James Sheridan (Toronto: Pontifical Institute, 1980), 187, cited in Puff, “The Sodomite’s Clothes,” 260. 28 Bernardino, as quoted by Rocke, “Sodomites,” 12, 15; cited in Simons, The Sex of Men, 99. 29 Randolph, Engaging Symbols, 151, chap. 4. For nuns, see Hayum, “A Renaissance Audience”; for both sexes, Hiller, Gendered Perceptions. 30 On the prevalence of clerical sodomy see Boswell, Christianity, Social Tolerance; Mills, Seeing Sodomy, chap. 4; Rocke, Forbidden Friendships, 136–37. See also Parker, Bronzino, 37: “burlesque poets tended to present clerics as sodomites.”31 Hayum, Giovanni Antonio Bazzi, 93–94, nos. 4.13, 4.14, 4.21; Batistini, Il Sodoma, nos. 13, 14, 31 (illns. 59, 60, 68). 32 The regulations are in the monastery’s fourteenth- and fifteenth-century chronicle: Regardez le rocher, 182–83, 418–19 (my translation). 33 Illustrated and discussed in Saslow, Pictures and Passions, 103–04. 34 Frans Hogenberg, Execution for Sodomitical Godlessness in Bruges, 1578; illustrated in Crompton, Homosexuality and Civilization, 327. 35 Vasari, Le vite, 6: 387; Vasari, Lives, 7: 250. 36 On the city’s licentious paganism, see Bartalini, Le occasioni, 39–86. 37 Rowland, "Render unto Caesar.” 38 Other homoerotic images are in the Sala di Psiche, where Ganymede appears twice, and one spandrel depicts Jupiter kissing Cupid; Saslow, Ganymede in the Renaissance, 135–40; Turner, Eros Visible, 109–33. 39 Vasari, Le vite, 6: 384–88; Vasari, Lives, 7: 248–50. Alexander and Hephaestion’s love is alluded to by Aelian, Various History, 12: 7, and other ancient authors. 40 Hayum, Giovanni Antonio Bazzi, 164–77, no. 20; Bartalini, Le occasioni, 78–81; Radini Tedeschi, Sodoma, 193–94, no. 56. 41 On Sodoma’s use of classical sources and gender ambiguity see Smith, “Queer Fragments.” 42 Baldassare Castiglione, The Book of the Courtier, book 2, chap. 61. On the sexual tone in Rome, see Crompton, Homosexuality and Civilization, 269–90; Talvacchia, Taking Positions. Leo X’s Rome also associated sartorial effeminacy with homosexuality: pasquinades mocked Cardinal Ercole Rangone and sodomite friends for “going around disguised as nymphs”: Burke, “Sex and Spirituality,” 491. 43 Aretino, Lettere sull’arte, vol. 1, no. 68 (1537), vol. 2, no. 244 (1545); Aretino, The Letters, 123–25, no. 58. Other sources record a sculpted Antinous, Hadrian’s lover: Bartalini, Le occasioni, 73–75. 44 d’Ascoli, Epigrammatum, 11v–12r; Bartalini and Zombardo, Fonti, 64–67, no. 29; Radini Tedeschi, Sodoma, 71–72. 45 Ibid., 23. 46 Vasari, Le vite, 6: 386–88; Vasari, Lives, 7: 250. On Leo’s sodomitical reputation see Giovio’s biography, in Le vite di dicenove, 141v–142v. 47 Parker, Bronzino, chap. 1; Parker, “Towards;” Rocke, Forbidden Friendships, 3–5; Tonozzi, “Queering Francesco”; Zanrè, Cultural Non-conformity, chap. 3. 48 Tonozzi, “Queering Francesco,” 589–91. 49 On these artist-authors see Parker, Bronzino; The Poetry of Michelangelo; Gallucci, Benvenuto Cellini. 50 Fisher, “Peaches and Figs,” 158–59. 51 Zanrè, Cultural Non-conformity, 1-2. 52 Armenini, De’ veri precetti, 42–43; Vasari, Le vite, 6: 393; Bartalini, Le occasioni, 17. 53 Dall’Orto, “La fenice di Sodoma,” 71-72, quoting Bernardino, in Le prediche volgari, ed. C. Cannarozzi (Pistoia: Pacinotti, 1934), 277. A document dated 1531, purportedly Sodoma’s tax declaration, is even more insolent, signed with a sexual vulgarity; Bartalini and Zombardo, Fonti, 131–33, 281–92. While now considered a seventeenth-century forgery, it demonstrates that a “legend” about Sodoma’s sexual brazenness persisted after his death. 54 See Milner, “Introduction.” 55 Sodoma depicted anther homoerotic myth distinctively: his Fall of Phaeton is almost unique in including Phaeton’s cousin Cycnus, with whom literary sources imply a loving relationship (Hayum, 135, no. 12). Suggestively, the only other artist to include Cycnus was Michelangelo. 56 Simons, “European Art,” 135. 57 Vasari, Le vite, 6: 390; Hayum, Giovanni Antonio Bazzi, 191, no. 24; Radini Tedeschi, Sodoma, 211–12, no. 73. 58 Acta sanctorum, 2: 629, 20 Januarii; Jacopo da Voragine’s thirteenth-century Golden Legend repeats this phrase (s.v. “St. Sebastian”).59 On arrow symbolism, including homoerotic potential, see Cox-Rearick, “A ‘Saint Sebastian,’” 160–61. 60 Simons, “Homosociality,” 38. 61 Vasari, Vita of Fra Bartolommeo. For additional complaints about sexualized Sebastians, see Bohde, “Ein Heiliger,” 86, n. 18. 62 Sodoma’s later depictions of Sebastian evoke the same erotic subtext. In his Madonna and Child with Saints, ca. 1541–44 (Hayum, Giovanni Antonio Bazzi, 257, no. 43), Sebastian stares at Jesus, who toys with the saint’s arrow—a phallic detail seen in no other image. Similarly unique is Sodoma’s Resurrection, 1535 (Hayum, 235, no. 33) in depicting the angels as nude putti. 63 Burke, “Sex and Spirituality,” 488–92. 64 Ruggiero, “Introduction,” 2. 65 Reed, Art and Homosexuality, 43. 66 Ibid., 47. 67 Ibid., 43; Puff, “Early Modern Europe,” 84–85. 68 On this alternative culture in various cities see Puff, “Early Modern Europe,” 87; Ruggiero, “Marriage,” 23–26; Dall’Orto, “La fenice di Sodoma,” 61–64, 79. 69 Ruggiero, “Marriage, Love,” 11. 70 Paul Barolsky, “Vasari’s Literary Artifice,” 121. 71 Cust, Giovanni Antonio Bazzi, 10. 72 Carli, Il Sodoma, 9–12; Carli, “Bazzi.” 73 See, e.g., Patricia Simons, “Sodoma, Il,” 286. 74 Vasari, Le vite, 6: 379, 398, citing contradicting documents, 399 n. 1. 75 On Eurialo see above, n. 44; Armenini, n. 52. On Giovio’s biographies see n. 46; for his comment on Sodoma (“praepostero instabilique iudicio usque ad insaniae affectationem”) see Bartalini and Zambrano, Fonti, 83–86, no. 35. 76 Simons, “Homosociality and Erotics,” 48, n. 4; Mills, “Acts, Orientations,” 205. 77 Bandello, Tutte le opera, ed. Flora, 1: 95, novella 6; Bandello, Tutte le opera, trans. Payne, 1: 94–8. 78 Bruno and Campanella, Opere, 321. 79 Dall’Orto, “La fenice di Sodoma,” 74–76; Dall’Orto, “‘Socratic Love,’” esp. 34–35, 46–50. 80 Stanton, “The Threat.” See further Stanton, ed., Discourses of Sexuality; the historiographic overview by Smith, “Premodern Sexualities”; Cady, “The ‘Masculine Love.’” 81 Puff, “Early Modern Europe,” 87. 82 Brundage, “Playing,” 23. 83 Pater, The Renaissance, 3–6, 18–19; Fisher, “A Hundred Years,” 19–23. 84 Chauncey, Gay New York, 285–86. 85 Radini Tedeschi, Sodoma, 257, no. 118. 86 O’Higgins, “Sexual Choice,” 10; Halperin is quoted and discussed in Freccero, Queer, 48. 87 Murray, “Introduction,” xiv. 88 Valerie Traub, The Renaissance of Lesbianism in Early Modern England (Cambridge: Cambridge University, 2002), 32.Bibliography Acta sanctorum. Brussels, 1863. Aretino, Pietro. Lettere sull’arte di Pietro Aretino. Edited by Ettore Camesasca, 3 vols. Milan: Edizioni del Milione, 1957–60. ———. The Letters of Pietro Aretino. 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Men and sex. (What else would men think that women talk about?) Both texts are male fantasies of female pedagogy and sexual knowledge, in which male authors adopt a voice of experienced femininity to articulate imagined feminine perspectives on sex, gender relations, and gender identity. In the Ragionamenti, the women’s conversations are scandalous, but also, at times, radical and transgressive, questioning fundamental norms of gendered behavior and exploring the role of power in gender relations.3 Despite Aretino’s ambivalent misogyny, the Ragionamenti imagine possibilities of female agency and power. Piccolomini’s Raffaella, on the other hand, merely encourages women to subvert one form of male authority in order to submit to another; it imagines freeing wives from their husbands the better to subordinate them to their male lovers. Piccolomini playfully suggests that this shift is doing women a favor because it acknowledges their need for sexual pleasure.4 His text takes the subversive energy of the Ragionamenti and turns it into a safe, sly joke. Women, it turns out, do not want autonomy: they want to submit to younger, sexier men. In La Raffaella, female agency is not a threat to male dominance—it simply rewards ardent male lovers over dreary husbands.The conversations of Aretino’s Ragionamenti take place over six days. An experienced courtesan named Nanna is discussing with a younger prostitute named Antonia what way of life would be best for her teenaged daughter Pippa—should she grow up to be a nun, a wife, or a whore? Nanna spends the first three days of the dialogue recounting her own experiences in each of these roles; at the end of the third day she and Antonia decide that Pippa should be a prostitute. They reason that while nuns break their vows and wives are unfaithful to their husbands, prostitutes (for all their faults) are not hypocritical—they are simply doing the necessary work they are paid to do.5 This ends the first volume. In the sequel, having decided Pippa’s future, Nanna and Antonia teach her the things she will need to know. On the fourth day, they instruct her how to be a successful courtesan; on the fifth, they discuss men’s cruelty to women; and on the sixth they listen while a midwife teaches a wetnurse how to make a living procuring women for sex with men. In all the discussions about prostitution, Nanna’s instruction focuses not on how to satisfy men but on how to manipulate them. The condition of a prostitute is inherently hazardous, and Nanna and Antonia teach Pippa how to survive and thrive in a world of gender warfare, where men are always seeking to exploit women, sexually, physically, socially, and financially. Throughout the Ragionamenti the text takes an ambivalent attitude to its speakers. On the one hand, Nanna and Antonia are monstrous women who embody a wide range of misogynist stereotypes. They are deceitful, amoral, gluttonous, greedy, garrulous, and fickle. On the other hand, they are cunning tricksters, who use their superior intellect to dupe those who try to exploit and manipulate them. Nanna is at once a shocking figure of feminine excess and an insightful satirist who bears more than a passing resemblance to Aretino’s own persona as an epicurean scourge of powerful hypocrites.6 The Ragionamenti contain shockingly explicit descriptions of a wide range of sexual activity, but almost all of these are in the early chapters of the text, in which nuns betray their vows in endless orgies and wives betray their elderly husbands to find satisfying sex elsewhere.7 The chapters on prostitution focus not on sexual pleasure or technique, but rather on how best to earn money and swindle clients. Aretino’s whores are not particularly interested in sexual pleasure—they want money, power, and status instead. And the best way to attain all three is by selling the promise of sexual availability while deferring sexual activity for as long as possible; the ideal relationship is one where a man is paying large amounts of money without ever actually managing to have sexual relations with the woman he is buying. As Nanna puts it, “lust is the least of all the desires [whores] have, because they are constantly thinking of ways and means to cut out men’s hearts and feelings.” (“La lussuria è la minor voglia che elle abbino, perché le son sempre in quel pensiero di far trarre altrui il core e la corata.”)8 Through a series of cunning tricks, deals, and lies, Nanna ends up living in luxury in a fashionable house protected by gangs of armed men whom she employs to remove unwanted suitors.9 She survives and thrives by manipulating male desire and profiting from male gullibility.Nanna’s worldly success is, of course, a fantasy that bears little relation to the actual living and working conditions of most early modern prostitutes,10 but the Ragionamenti admit this as well. Nanna knows she is not normative, and that her position remains precarious: “I must confess that for one Nanna who knows how to have her land bathed by the fructifying sun, there are thousands of whores who end their days in the poorhouse.” (“Ti confesso che, per una Nanna che si sappia porre dei campi al sole, ce ne sono mille che si muoiono nello spedale.”)11 On the sixth day, the Midwife agrees: “A whore’s life is comparable to a game of chance: for each person who benefits by it, there are a thousand who draw blanks.” (“E so che il puttanare non è traffico da ognuno; e percìo il viver suo è come un giuoco de la ventura, che per una che ne venga benefiziata, ce ne son mille de le bianche.”)12 Consequently, Nanna makes sure to spend a lot of time warning her daughter Pippa about the many ways that men can harm the women in their power. In contrast to Aretino’s earthy dialogue of whores, Piccolomini’s La Raffaella consists of an imagined discussion between two upper-class women: Raffaella, an elderly, impoverished, but well-born woman, and Margarita, a newly married wealthy young noblewoman. The tone of conversation in La Raffaella is certainly more polite and decorous than Nanna and Antonia’s profane and bawdy language in the Ragionamenti.13 Raffaella, a friend of Margarita’s late mother, presents herself as a pious widow, eager to help Margarita adjust to the challenges of being an adult woman and the mistress of a household. Throughout her talk of pass-times, cosmetics, deportment, and fashion, Raffaella advises Margarita to take full advantage of youthful pleasures; if a woman does not enjoy herself while she is young and beautiful, she is sure to become bitter in her old age: As for God, as I said earlier, it would be better, if it were possible, to never take any pleasure in the world, and to always fast and keep strict discipline. But, to escape even greater scandal, we must consent to the small errors that come with taking some pleasures in youth, which can be taken away later with holy water. . . . And moreover, in all this I’m telling you, presuppose that this little necessary sin will bring you much honor in the world, and that these pleasures that must be taken can be managed with such dexterity and intelligence that they will bring no shame from anyone. Quanto a Dio, già t’ho detto che sarebbe meglio, se si potesse fare, il non darsi mai un piacere al mondo, anzi starsi sempre in digiuni e disciplina. Ma, per fuggir maggior scandalo, bisogna consentir a questo poco di errore che è di pigliarsi qualche piacere in gioventù, che se ne va poi con l’acqua benedetta. . . . E però in tutto quello che io ti ragionerò presupponendo questo poco di peccato, per esser necessario, procurerò quanto piú sia possibile l’onore del mondo, e che quei piaceri che si hanno da pigliarsi sieno presi con tal destrezza e con tal ingegno, ch non si rimanga vituperato appresso de le genti.14Margarita’s husband is constantly away on business; she is bored and feels neglected. By the end of the dialogue, Raffaella has convinced Margarita to embark on an adulterous affair with a young man named messer Aspasio (who bears more than a passing resemblance to Piccolomini himself ).15 It becomes abundantly clear to the reader that convincing Margarita to sleep with messer Aspasio has been Raffaella’s goal all along. As the dialogue ends, Margarita looks forward eagerly to her planned affair, completely unaware of how she has been manipulated by the older woman. She exults, Having learned today through your words that a young woman needs, to avoid greater errors, to pour out her spirit in her youth, and having heard certainly from you the good words of messer Aspasio and the love he bears me, I am resolved to give all of myself to him for the rest of my life. And thus having pledged eternal fidelity to messer Aspasio—whom she has barely met—Margarita goes on to offer the impoverished Raffaella bread, cheese, and ham as a reward for her kindness.16 Given its subject matter, it is not surprising that some readers interpreted La Raffaella as an attack on women’s moral character: older women are presented as corrupt and amoral; younger women as hedonistic and naive. Women of all ages, it seems, are concerned primarily with deceiving men to obtain sexual pleasure. Beyond its general cynicism regarding female virtue, La Raffaella also gives precise and effective direction on ways to deceive one’s husband and to discreetly carry on long-term affairs. Raffaella warns Margarita against writing love letters—especially if her lover is married.17 She recommends that her lover be unmarried, if possible (messer Aspasio is a bachelor!).18 Raffaella tells Margarita she will need a trusted servant to communicate with her lover, and that she should choose that person with great care.19 She recommends a rope ladder for giving a lover access to private rooms without anyone in the household knowing.20 Raffaella encourages Margarita to take full advantage of the pleasures that wealth and leisure can bring, but she insists that all these pleasures are worthless without the final consummation of adulterous sex: What’s love worth without its end? It’s like an egg without salt, and worse. Holidays, dinners, banquets, masques, plays, gatherings at villas and a thousand other similar pleasures are icy and cold without love. And with love they are so pleasurable and so sweet that I don’t believe that one could ever grow old among them. In every person love inspires courtesy, nobility, elegance in dress, eloquence in speech, graceful gestures, and every other good thing. Without love, they are little esteemed, like lost and empty things. E amore poi che val, senza il suo fine? Quel ch’è l’uovo senza’l sale, e peggio. Le feste, i conviti, i banchetti, le mascere, le comedie, i ritruovi di villae mille altri cosí fatti solazzi senz’amore son freddi e ghiacci; e con esso son di tanta consolazione e cosí fatta dolcezza, ch’io non credo che fra loro si potesse invecchiar mai. Amor riforisce in altrui la cortesia, la gentilezza, il garbo di vestire, la eloquenza del parlare, i movimenti agraziati e ogni altra bella parte; e senza esso son poco apprezzate, quasi come cose perdute e vane.21 The “end” of love, which in Neoplatonic treatises was seen as a beatific transcendence of earthly desires, is here clearly redefined simply as sex.22 As a result of passages like this, La Raffaella was attacked both as an insult to women and as an instruction manual for adultery.23 That the text was explicitly dedicated by Piccolomini to “the women who will read it” (“A quelle donne che leggeranno”) only made matters worse.24 Piccolomini was destined from youth for an ecclesiastical career,25 and at the time he wrote La Raffaella he was starting to make a name for himself in Italian intellectual circles.26 He had published La Raffaella under his academic pseudonym, Stordito Intronato, but this did little to conceal his identity. Responding to criticism of the dialogue, Piccolomini disavowed La Raffaella almost immediately, writing in 1540 that the text was a “joke,” written only for his own amusement.27 Clearly, he felt that La Raffaella’s scandalous reputation was not suitable for his public image and future aspirations. Unlike Aretino, who published the Ragionamenti in two installments, Piccolomini not only never published a sequel to La Raffaella, he never wrote anything like it again.28 In his retractions, Piccolomini insisted that he had meant no insult to women in La Raffaella, and compared his work to the licentious novelle in Boccaccio’s Decameron, intended to give “a certain pleasure to the mind, that cannot always be serious and grave” (“per dare un certo solazzo a la mente, che sempre severa e grave non può già stare”).29 Although Piccolomini consistently downplayed the dialogue’s significance, La Raffaella remained in print and remained popular. There were nine Italian editions in the sixteenth century, as well as three separate translations into French.30 Indeed, La Raffaella is the most frequently republished of all Piccolomini’s texts, and one of the few still in print in the twenty-first century.31 Though criticized for its licentiousness, generically La Raffaella was in the mainstream of the literature of its time. Neoplatonic dialogues dealing with love and sexuality were a staple of Italian literary and academic culture, from Bembo’s Asolani (1505) and Judah Abrabanel’s Dialogi d’amore (1535), to Sperone Speroni’s Dialogo d’amore (1542), and Tullia d’Aragona’s Dialogo . . . della infinità d’amore (1547). Along with books on love, books on the status of women and on feminine deportment were also produced in great numbers in Italy in the midsixteenth century. Advocating adultery may have been scandalous, but men telling women how to behave was commonplace. Besides internationally inf luential texts such as Juan-Luis Vives’ De institutione feminae christianae (1523)32 and Baldassare Castiglione’s Cortegiano (1528),33 there were dozens of lesser known or more specialized books, such as Giovanni Trissino’s epistle on appropriate conduct forwidows (1524),34 and Galeazzo Flavio Capella’s treatise on the excellence and dignity of women (1526).35 The vast majority of these texts were written by men, and many were prescriptive works that attempted to define appropriate female conduct.36 Of 125 works listed by Marie-Françoise Piéjus dealing with the status of women published in Italy between 1471 and 1560, only two were authored by women: Tullia d’Aragona’s 1547 Dialogo . . . della infinità d’amore and Laura Terracina’s 1550 Discorso sopra tutti li primi canti d’Orlando Furioso.37 Given Piccolomini’s deep engagement with academic and literary culture, it is not surprising that La Raffaella draws on a wide range of contemporary texts. The character of Raffaella herself has a strong resemblance to the central figure of the procuress from Fernando de Rojas’ La Celestina,38 and passages in Piccolomini’s dialogue closely echo debates over proper feminine dress in Castiglione’s Cortegiano.39 But arguably the most important model for La Raffaella remains Aretino’s Ragionamenti.40 To begin with, there are precise textual echoes: La Raffaella’s discussion of cosmetics closely follows passages from Aretino’s work,41 as does Raffaella’s reference to the illicit sexual activities of nuns.42 Even Raffaella’s notion, quoted above, that youthful sins can be removed with holy water, recalls a speech by Antonia about the relative insignificance of the sins committed by whores.43 Beyond her similarity to the title character of La Celestina, Piccolomini’s Raffaella also recalls the Midwife from the sixth book of the Ragionamenti. Certainly, the Midwife’s following account of her own techniques are a good description of Raffaella, who comes across as a pious churchgoer, says she loves Margarita like a daughter, and has endless advice on fashions and hairstyles: It was always my habit to sniff through twenty-five churches every morning, robbing here a tatter of the Gospel, there a scrap of orate fratres, here a droplet of santus santus, at another spot a teeny bit of non sum dignus, and over there a nibble of erat verbum, watching all the while this man and that girl, that man and this other woman. . . . A bawd’s work is thrilling, for by making herself everyone’s friend and companion, stepchild and godmother, she sticks her nose in every hole. All the new styles of dress in Mantua, Ferrara, and Milan follow the model set by the bawd; and she invents all the different ways of arranging hair used in the world. In spite of nature she remedies every fault of breath, teeth, lashes, tits, hands, faces, inside and out, fore and aft. Io che ho sempre avuto in costume di fiutar venticinque chiese per mattina, rubando qui un brindello di vangelo, ivi uno schiantolo di orate fratres, là un giocciolo di santus santus, in quel luogo un pochetto di non sum dignus, e altrove un bocconicino di erat verbum, e squadrando sempre questo e quella, e quello e questa. . . . Bella industria è quella d’una ruffiana che, col farsi ognun compare e comare, ognun figilozzo e santolo, si ficca per ogni buco. Tutte le forge nuove di Mantova, di Ferrara, e di Milano pigliano la sceda da la ruffiana: ella trova tutte l’usanze de le acconciaturedei capi del mondo; ella, al dispetto de la natura, menda ogni difetto e di fiati e di denti e di ciglia e di pocce e di mani e di facce e di fuora e di drento e di drieto e dinanzi.44 In his Novelle (1554), Matteo Bandello mistakenly attributed La Raffaella to Aretino, in part because of its resemblance to the Ragionamenti.45 Clearly, the similarity of the two texts was apparent to contemporary readers. Socially and intellectually, Piccolomini and Aretino were on friendly terms in the years immediately following La Raffaella’s publication. Piccolomini wrote to Aretino in December 1540, publicly praising his satirical attacks on the abuses of the powerful.46 And in 1541, two years after La Raffaella appeared in print, Piccolomini invited Aretino to join the newly founded Accademia degli Infiammati in Padua. As Marie-Françoise Piéjus has suggested, both the Ragionamenti and La Raffaella function as parodies of the ubiquitous conduct books addressed to women in the mid-sixteenth century. The Ragionamenti and La Raffaella are “provocative text[s], animated by an ironic cynicism that, parod[ies] point by point the lessons habitually taught to women.” By focusing on women’s sexual lives, both Aretino and Piccolomini “attest to the divorce between openly affirmed principles and the daily conduct of [their] contemporaries.”47 What makes these texts parodic is their sexual subject matter; they both, in differing ways, affirm women’s fundamental sexuality and attest to the central role of sexual desire in women’s lives. This is precisely the aspect of femininity that most of the conduct books are trying most urgently to restrain, repress, and police. The vast majority of sixteenthcentury conduct books written for women are designed to make women into good wives: chaste, silent, and obedient—pleasing to their husbands and compliant to the wishes of their male relatives.48 It is telling that these two parodic texts are both written in the voice of women. Rather than having a male author lay down the law for women (like Vives does), or imagining a conversation where women listen silently as men debate (as in Castiglione), both the Ragionamenti and La Raffaella imagine female conversations with no men present. In Ventriloquized Voices, her study of early modern male authors’ adoption of female voices, Elizabeth Harvey has argued that “in male appropriations of feminine voices we can see what is most desired and most feared about women.”49 If Harvey is right, what Aretino and Piccolomini most desired and feared about women was their sexuality—and the ways their sexuality creates possibilities for female agency. In both the Ragionamenti and La Raffaella, an older woman instructs a younger one on issues of gender and sexuality—and on ways to trick men to get what they want. In both cases, the absence of male auditors creates the illusion that the reader is privy to the secret truth of feminine speech. It is significant that both Aretino and Piccolomini imagine that the main topic that women discuss in private is their sexual relations with men. While the conversation in both the Ragionamenti and La Raffaella is wide-ranging, both dialogues arguably fail the Bechdel test—an assessment that asks whether or not a work of fiction has twonamed female characters who talk to each other about something other than their relationships to men.50 In both works, the women are constantly concerned about their interactions with men and how their actions are perceived by men. The very categories of female life as set forth in the Ragionamenti—nuns, wives, and whores—are defined by the ways in which women’s sexual relations with men (or their lack) are structured and determined. In their desire to hear the truth of female sexuality, both the Ragionamenti and La Raffaella metaphorically echo a tradition of masculine fantasy in which female genitalia are compelled to speak. In the thirteenth-century French fabliau Du Chevalier qui fist les cons parler [The Knight Who Made Cunts Speak], a poor, wandering knight who treats some bathing fairies with courtesy and discretion is rewarded with the magical power to make vaginas talk.51 He uses this power to discover the truth in situations where people are lying to him: when he encounters a miserly priest riding on a mare, he makes the mare’s vagina tell him how much money the priest is hiding. When a countess sends her maid to seduce the knight, he makes the maid’s vagina reveal the plot. Eventually, he makes even the countess testify against herself by compelling her nether regions to speak.52 The vagina, it seems, always tells the truth. This provocative trope reappears most famously in Denis Diderot’s 1748 libertine novel Les Bijoux indiscrets [The Indiscreet Jewels], in which a sultan has a magic ring that makes vaginas tell all. While there is no evidence that either Aretino or Piccolomini were aware of such tales of talking vaginas, the gender dynamics of their texts are remarkably similar. The trope of a man magically forcing a vagina to speak is culturally resonant on a number of levels. On the most basic level, these stories are fantasies of masculine power: the masterful male commands the female body to do his bidding and reveal its knowledge. There is comedy, of course, in the blurring of function between vagina and mouth—the earthy lower body inevitably tells a tale that refutes the refined upper body. It is important to note that what the vagina says does not merely contradict what the mouth says; it unerringly reveals the hidden truth of the situation. Just as the Ragionamenti and La Raffaella ironically imagine the sexual desires hidden behind a public façade of decorous femininity, in these stories, the mouth tells lies, but the vagina tells the truth of the body; it cannot lie. Indeed, in all these texts, the vagina is the truth, the essence, the thing itself. The truth of woman is her sex. The same assumption underlies Eve Ensler’s popular 1996 feminist play The Vagina Monologues, an episodic work in which women of various ages and backgrounds recount their sexual experiences, some positive, others negative. While the play was acclaimed for giving voice to women’s sexuality, it was also criticized for reducing women to their genitalia: as feminist scholars and activists Susan E. Bell and Susan M. Reverby wrote, “The Vagina Monologues re-inscribes women’s politics in our bodies, indeed in our vaginas alone.”53 But of course, in Ensler’s work, the author who wrote the lines and the actors who perform them are all women. The voices we hear are the women’s voices—not men’s imagination of what a woman’s voice might sound like if there was no man there to hearand record it. In Aretino and Piccolomini’s vagina dialogues, it is always only men talking—even if the characters are female. Piccolomini’s ventriloquized fantasy of female speech in La Raffaella is all the more remarkable given that the Academy of the Intronati,54 the organization under whose auspices he published the dialogue, was more arguably more open to women than any other sixteenth-century Italian academy. The Accademia degli Intronati [the Academy of the Stunned] was founded in 1525 by a group of six Sienese young men. The avowed object of the group was “to promote poetry and eloquence in the Tuscan, Latin and Greek languages” and their motto was: Orare, Studere, Gaudere, Neminem laedere, Neminem credere, De mundo non curare [Pray, Study, Rejoice, Harm no one, Believe no one, Have no care for the world].55 Membership in the Intronati was restricted to men, but as Alexandra Coller has argued, “women were awarded much more than a merely ornamental presence within the context of the academy [of the Intronati], whether as sources of inspiration, correspondents in educationally-oriented literary exchanges, or as discussants in female-centered dialogues.”56 Sometime around 1536, not long before he wrote La Raffaella, Piccolomini himself wrote a brief Orazione in lode delle donne [Oration in Praise of Women]. He delivered the oration to the Intronati in person on his return to Siena from Padua in 1542 and it was published three years later.57 Utterly rejecting La Raffaella’s notion that love must be sexually consummated to have any real value, Piccolomini’s oration draws heavily on the Neoplatonic idealization of love articulated in Pietro Bembo’s Asolani, and in Bembo’s concluding speech in the Fourth Book of Castiglione’s Cortegiano. In this discourse, love is primarily a spiritual discipline that paradoxically leads to a transcendence of physical desire. Women’s beauty is an earthly echo of divine Beauty, and Beauty can be used by the lover to reach a higher plane of spiritual awareness.58 Women are thus to be served, adored, and obeyed, in the way that a Courtier should serve, adore, and obey his Prince.59 Many texts written by members of the Intronati were dedicated to female patrons, including a translation of six books of Virgil’s Aeneid and Piccolomini’s own 1540 translation of Xenophon’s Oeconomicus, a classic treatise on household management.60 A text from the later sixteenth century, Girolamo Bargagli’s 1575 Dialogo de’ giuochi [Dialogue on Games], describes the activities of the Intronati in the 1530s, and attests to the support of the Academy by “many beautiful and noble ladies” (“Molte belle e rare gentildonne”).61 Some scholars have suggested that women may have even participated in meetings of the Academy, a rare occurrence in sixteenth-century Italian intellectual culture.62 An unpublished dialogue by Marcantonio Piccolomini, a kinsman of Alessandro and a founding member of the Intronati, imagines a scholarly dialogue between three Sienese gentlewomen on whether God created women by chance or by design.63 At the outset, however, not all the Intronati were so welcoming to women— at least if Antonio Vignali’s Cazzaria (1525) is any indication. Vignali’s dialogue, in many ways a defense of sexual relations between men, is a fiercely and crudelymisogynist text, a product of an exclusively male environment that denigrates women at every turn.64 The Cazzaria was a scandalous text. It was initially circulated in manuscript among the Academy’s members and was probably printed without its author’s consent. Although it was not publicly acknowledged or defended by the Intronati at any point, it was nonetheless written by one of the Academy’s founding members and was one of the most prominent products of the Academy’s early years.65 Piccolomini was surely familiar with the text— indeed, his kinsman Marcantonio Piccolomini (Sodo Intronato) appears as one of La Cazzaria’s main characters.66 However eccentric and outrageous it may be, La Cazzaria is arguably an accurate ref lection of the attitudes towards women of at least some of the Intronati’s founding members. If the Intronati’s respectful and inclusive attitude towards women represented in Bargagli’s Dialogo de’ giuochi is to be believed, things must have changed a lot by the late 1530s. But it is quite possible that the Intronati’s relatively positive public attitude towards women masked more negative private views. Perhaps Alessandro Piccolomini’s ironic attitude towards women in La Raffaella is a product of this conf lict. As we have seen, the Ragionamenti ’s attitude towards its female speakers is always ambivalent. But La Raffaella’s presentation of its speakers is much more straightforward. Raffaella is a manipulative woman who is working throughout with a very specific goal in mind—to convince Margarita to have an adulterous affair with messer Aspasio. Margarita is simply a dupe. Whatever Piccolomini’s praise of women, whatever support the Intronati gave and received from Sienese noblewomen, La Raffaella ironically suggests that women are fundamentally submissive to male desire. Raffaella’s considerable ingenuity is entirely subordinate to the schemes of messer Aspasio. She has no other function than to help him obtain his desires, and she is in many ways an abject character, forced to make her living by tricking young women into having sex with manipulative men. Piccolomini’s idealistic role as defender of women in his Orazione and elsewhere has an ironic echo in the dedicatory epistle to female readers that prefaces La Raffaella. Here Piccolomini insists that he has always been a staunch defender of women against their detractors. He claims that La Raffaella clearly shows “the appropriate life and manners appropriate for a young, noble, beautiful woman,” and holds up the character of Raffaella as proof that women are capable of “great concepts and profound statements and good judgment.”67 He decries the double standard that sees extra-marital affairs as “honorable and great” for men, and “utterly shameful for women.” He admits that if a woman were to be so foolish as to conduct an affair in a way that would arouse suspicion, that would be “a great error,” but he trusts that his female readers “will be full of so much prudence, and temperance that [they] will know how to maintain and enjoy [their] lovers” for years and years. “There is nothing more pleasing nor more worthy of a gentlewoman than this.”68 In the epistle, Piccolomini is doubling down on the joke that underlies La Raffaella as a whole: what women want most of all is satisfying sex with anattractive and f lattering young man. Anyone who helps them attain this goal becomes their greatest champion.As we have seen, Aretino’s Ragionamenti argue at length that at least some women prefer money, status, and power to sexual pleasure. But this is largely because the whores of the Ragionamenti are not comfortable, upper-class women like those in La Raffaella. Aretino’s whores want power, but his nuns and wives, whose material well-being is secured either by the Church or by their husbands, want sex. In the more elevated world of La Raffaella, the wealthy and well-born Margarita lives in luxury; all that is missing from her pleasurable life is a satisfying sexual partner. The condition of Nanna, Pippa, Antonia—and indeed of Raffaella, Piccolomini’s impoverished elderly bawd—is much more precarious. The single-minded pursuit of sexual pleasure, it seems, is a privilege of the upper classes, of those women who are not compelled to participate directly in a capitalist market for goods and services in which their sexuality is primarily a commodity used to raise capital. Aretino’s attitude to women is often disdainful and dismissive; Piccolomini almost always f latters his female readers. And yet, it is the Ragionamenti that imagine autonomous women who manage to hold their own in conf lict with men, whereas La Raffaella presents women who are entirely dominated by men in one way or another. The Ragionamenti fantasize about the ways in which women trick men; La Raffaella fantasizes about the ways women can be tricked. Aretino’s Nanna provides a powerful contrast to Piccolomini’s fantasy of feminine submission. In Book 2 of the Ragionamenti, when Nanna recounts her experiences as a wife, she does exactly what Raffaella urges Margarita to do— she takes young lovers who can satisfy her sexually in ways her impotent husband cannot. But the key difference is that Nanna makes that choice for herself—she is not tricked into it by a male suitor who is using a female confidant to manipulate her. Even before becoming a prostitute, Nanna is always looking out for herself. She tricks her lovers in the same way she tricks her husband. She plays to win and is never duped. And unlike Margarita, who promises to devote herself exclusively to messer Aspasio, Nanna’s adultery is utterly promiscuous: Once I had seen and understood the lives of wives, in order to keep my end up, I began to satisfy all my passing whims and desires, doing it with all sorts, from potters to great lords, with especial favor extended to the religious orders—friars, monks, and priests. Io, veduto e inteso la vita delle maritate, per non essere da meno di loro, mi diedi a cavare ogni vogliuzza, e volsi provare fino ai facchini e fino ai signori, la frataria, le pretaria, e la monicaria sopra tutto.69 Eventually she ends up stabbing her husband to death when he assaults her after catching her having sex with a beggar.70 It is hard to imagine Piccolomini’s wellbred Margarita acting in a similar manner should her husband ever catch her with messer Aspasio. Piccolomini’s Raffaella fits into larger trends in the ways in which Aretino’s Ragionamenti were read and assimilated into mainstream early modern culture.Broadly speaking, texts that were inspired or inf luenced by the Ragionamenti adapted Aretino’s text in ways that made it less subversive and conformed better to traditional ideas of early modern gender relations. Later editions, translations, and adaptations of the Ragionamenti focused on Book 3 of the first day, on the life of whores, and presented the text to readers simply as a catalogue of female deceit and monstrosity in which the satirical and subversive elements of Nanna’s character were downplayed in order to make her a purely negative figure.71 In a similarly reductive move, La Raffaella takes the notion that women will attempt to deceive men, and limits it to the particular case of aristocratic wives deceiving their husbands—a model which fits well into traditional discourses of courtly love that go back to the twelfth century.72 Women are represented as fundamentally passionate creatures that desire physical pleasures above all else, and these are found more naturally with young men in adulterous relationships than with respectable, mature, and neglectful husbands. Margarita’s husband spends too much time on “business” and not enough with his wife, and the well-bred and discreet messer Aspasio is the natural solution to Margarita’s problems. Raffaella the bawd is not disrupting traditional aristocratic patterns of behavior, she is facilitating them. As long as the affair remains discreet, everyone will benefit and no one will care. (Machiavelli makes much the same point in his play Mandragola, but in that case the satiric irony is obvious.) In La Raffaella the extent to which Piccolomini supports Raffaella’s argument is not clear. As we have seen, he explicitly endorses her point of view in his dedicatory epistle to his female readers. But the degree of irony in the epistle is an open question. It is enough that Piccolomini had deniability when he needed it—La Raffaella, as he later claimed, was obviously a youthful joke. Later commentators agreed that the dialogue, though seemingly immoral, was actually a witty jeu d’esprit. The nineteenth-century scholar and editor Giuseppe Zonta called La Raffaella a “jewel of the Renaissance, the most beautiful ‘scene’ that the sixteenth century has left us, in which didactic intent develops deliciously out of a comic drama” (“gioiello della Rinascita, la più bella “scena” che il Cinquecento ci abbia lasciato, dove l’intento didattico deliziosamente si svolge di su una comica trama”).73 Many things have been said about Aretino’s Ragionamenti, but no one ever claimed that they were a beautiful jewel.Notes 1 On sixteenth-century editions of La Raffaella, see Zonta, ed., Trattati d’amore, 379–82; Cerreta, Alessandro Piccolomini, 175–77. There are no known surviving copies of the 1539 edition. Zonta believes the first edition may have been published in 1540. 2 Aretino, Ragionamento della Nanna; and Dialogo di M. Pietro Aretino. 3 Moulton, Before Pornography, 132–36. 4 See the dedicatory epistle to “quelle donne che leggeranno,” Piccolomini, La Raffaella, 31. Unless otherwise indicated, all references to La Raffaella are to this edition. 5 On prostitution as a form of labor and commerce in the Ragionamenti see Moulton, “Whores as Shopkeepers,” 71–86.6 Moulton, Before Pornography, 132–36. On Aretino’s public image, see Waddington, Aretino’s Satyr. 7 Moulton, Before Pornography, 130–31. 8 Aretino, Sei giornate, 132–33. English translation: Aretino, Aretino’s Dialogues, 116. All English quotations from the Ragionamenti are from this edition. 9 Aretino, Sei giornate, 115–16; Aretino’s Dialogues, 102–03. 10 See Larivaille, La Vie quotidienne, esp. chapter 6 on the economic and personal exploitation of whores and chapter 7 on syphilis. On hierarchies of prostitution, see Ruggiero, Binding Passions, 35–37. 11 Aretino, Sei giornate; Aretino’s Dialogues, 135–36. 12 Aretino, Sei giornate, 283–84; Aretino’s Dialogues, 310. 13 Baldi, Tradizione, 106–07. 14 Piccolomini, La Raffaella, 41. All translations from La Raffaella are my own. 15 Piéjus, “Venus Bifrons,” 121. 16 Piccolomini, La Raffaella, 119. 17 Ibid., 101–02. 18 Ibid., 94. 19 Ibid., 112. 20 Ibid., 113. 21 Ibid., 110. 22 Ibid., 135 n. 120. 23 Piéjus, “Venus Bifrons,” 82–83. 24 Piccolomini, La Raffaella, 27. 25 Piéjus, “Venus Bifrons,” 86. 26 Cerreta, Alessandro Piccolomini, 10–48. 27 “Molte cose che per scherzo scrisse già in un Dialogo de la Bella Creanza de le Donne, fatto di me più per un certo sollazzo, che per altra più grave cagione.” Dedicatory epistle to Piccolomini, De la Institutione. See Piccolomini, La Raffaella, 7. 28 He did publish two comedies: L’Amor costante (1540) and L’Alessandro (1545). See Cerreta, Alessandro Piccolomini, 177–78, 187–88. 29 Piccolomini, De la Institutione (f. 231r-v). See Piccolomini, La Raffaella, 8. 30 Piéjus, “Venus Bifrons,” 81, 161. 31 See the 1960 bibliography of Piccolomini’s published works in Cerreta, Alessandro Piccolomini, 173–96. 32 An Italian translation of Vives’ De institutione feminae christianae was published in Venice in 1546 under the title De l’institutione de la femina. A second edition appeared in 1561. Vives’ treatise was also the model for Ludovico Dolce’s Della Institutione delle donne (Venice: Giolito, 1545). Further editions of Dolce’s text were published in 1553, 1559, and 1560. 33 Burke, The Fortunes of the Courtier. 34 Trissino, Epistola. 35 Capella, Galeazzo Flavio Capella Milanese. 36 Kelso, Doctrine for the Lady. 37 See the chronological bibliography of 125 works on women published in Italy between 1471 and 1560, Piéjus, “Venus Bifrons,” 156–65. Women did address the issue in unpublished texts, such as the collected letters of Laura Cereta (ca. 1488). See Cereta, Collected Letters. Published texts by women were more common is the later years of the sixteenth century. For an overview of “protofeminist” writing in early modern Italy see Campbell and Stampino, eds. In Dialogue, 1–13. 38 Baldi, Tradizione, 99–102. Piccolomini, La Raffaella, 11–15. 39 Piéjus, “Venus Bifrons,” 108. On the larger influence of the Cortegiano on La Raffaella, see Baldi, Tradizione, 86–90. 40 Piccolomini, La Raffaella, 9. Baldi, Tradizione, 100–07. 41 Piéjus, “Venus Bifrons,” 106, 118, 126. 42 Piccolomini, La Raffaella, 43.43 Aretino, Sei giornate, 139; Aretino’s Dialogues, 158. 44 Aretino, Sei giornate, 285, 291; Aretino’s Dialogues, 312, 318. 45 Bandello, Novelle, 1.34. Included in a list of licentious books, along with the poems of Petrarch, Boccaccio’s Decameron, and Ariosto’s Orlando Furioso. See Piéjus, “Venus Bifrons,” 83. 46 Cerreta, Alessandro Piccolomini, 43–44. Piccolomini and Aretino corresponded in 1540– 41. Five letters from Piccolomini to Aretino are included in Marcolini, ed., Lettere scritte. See also Cerreta, Alessandro Piccolomini, 253–54. 47 “De là naît, comme dans les Ragionamenti, un texte provocateur, animé pare une ironie cynique qui, parodiant point par point les leçons habituellement données aux femmes, renverse la finalité d’une conduite désormais subordonnée à la recherche du plaisir”; “Piccolomini constate, comme l’Arétin, un divorce entre les principes ouvertement affirmés et la conduite quotidienne de ses contemporains.” Piéjus, “Venus Bifrons,” 147–48. My translation. 48 Kelso, Doctrine, 78–135. 49 Harvey, Ventriloquized Voices, 32. 50 The Bechdel–Wallace test was first outlined in 1985 in Allison Bechdel’s comic strip Dykes to Watch Out For. See Alison Bechdel, “The Rule,” in Dykes to Watch Out For (Ithaca, NY: Firebrand Books, 1986), 22. Bechdel attributes the idea to her friend Liz Wallace, and says the ultimate source is a passage in Virginia Woolf ’s A Room of One’s Own. See also Selisker, “The Bechdel Test.” 51 Rossia and Straub, eds., Fabliaux Érotiques, 199–239. 52 In order to silence her vagina, the Countess stuffs it with cotton, but the Knight is able to make her anus speak as well, and all is revealed. 53 Bell and Reverby, “Vaginal Politics,” 435. 54 On the Intronati, see Constantini, L’Accademia. 55 Maylender, Storie delle accademie d’Italia, vol. 3, 354–58. 56 Coller, “The Sienese Accademia,” 223. See also Piéjus, “Venus Bifrons,” 86-103. 57 Coller, “The Sienese Accademia,” 224. A second edition of the Orazione appeared in 1549. See Cerreta, Alessandro Piccolomini, 189. 58 Moulton, Love in Print, 48–53. 59 Piéjus, ‘L’Orazione, 547. Coller, “The Sienese Accademia,” 225. 60 Piccolomini translated one of the six books of the Aeneid. For these and other examples, see Piéjus, “Venus Bifrons,” 91–96. 61 Bargagli, Dialogo de’ giuochi, 22. Piéjus, “Venus Bifrons,” 89. 62 Ibid. She cites Elena De’ Vecchi, Alessandro Piccolomini, in Bulletino Senese di Storia Patria (1934), 426. 63 Piéjus, “Venus Bifrons,” 93–96. The untitled dialogue is roughly contemporaneous with La Raffaella. 64 Vignali, La Cazzaria, 40–41. 65 Ibid., 21–26. 66 As well as appearing in La Cazzaria and being the author of the aforementioned scholarly dialogue between three women, Marcantonio Piccolomini (1504–79) also appears as the primary speaker of Bargagli’s Dialogo de’ giuochi. 67 Piccolomini, La Raffaella, 29. 68 “Io vi confesso bene, poiché gli uomini fuori di ogni ragione tirannicamente hanno ordinato leggi, volendo che una medesima cosa a le donne sia vituperosissima e a loro sia onore e grandezza, poich’egli è cosí, vi confesso e dico che quando una donna pensasse di guidare un amore con poco saviezza, in maniera che n’avesse da nascere un minimo sospettuzzo, farebbe grandissimo errore, e io piú che altri ne l’animo mio la biasmarei: perché io conosco benissimo che a le donne importa il tutto questa cosa. Ma se, da l’altro canto, donne mie, voi sarete piene di tanta prudenza e accortezza e temperanza, che voi sappiate mantenervi e godervi l’amante vostro, elletto che ve l’avete, fin che durano gli anni vostri cosí nascostamente, che né l’aria, né il ne possa suspicar mai, in questo caso dico e vi giuro che non potete far cosa di maggior contento e piú degna di una gentildonna che questa.” Ibid., 30–31.69 Aretino, Sei giornate, 89; Aretino’s Dialogues, 102. 70 Aretino, Sei giornate, 90; Aretino’s Dialogues, 103. 71 Such texts include Colloquio de las Damas (Seville, 1548); Le Miroir des Courtisans (Lyon, 1580); Pornodidascalus seu Colloquium Muliebre (Frankfurt, 1623); and The Crafty Whore (London, 1648). See Moulton, “Crafty Whores,” and Moulton, Before Pornography, 152–57. 72 On Courtly Love as a cultural phenomenon, see Newman, ed., The Meaning of Courtly Love. On the cultural origins of courtly love, see Boase, The Origin and Meaning. 73 Zonta, ed. Trattati d’amore, 377.Bibliography Abrabanel, Judah (Leone Ebreo). Dialoghi d’amore. Rome: Mariano Lenzi, 1535. Aragona, Tullia d’. Dialogo . . . della infinità d’amore. Venice: G. Giolito, 1547. Aretino, Pietro. Aretino’s Dialogues. Translated by Raymond Rosenthal. New York: Marsilio, 1994. ———. Dialogo di M. Pietro Aretino, nel quale la Nanna il primo giorno insegna a la Pippa sua figliola a esser puttana, nel secondo gli contai i tradimenti che fanno gli huomini a le meschine che gli credano, nel terzo et ultimo la Nanna et la Pippa sedendo nel orto ascoltano la comare et la balia che ragionano de la ruffiania. Turin?: 1536. ———. Ragionamento della Nanna e della Antonia, fatto in Roma sotto una ficaia, composto del divino Aretino per suo capricio a correttione de i tre stati delle donne. Paris?: 1534. ———. Sei giornate. Edited by Giovanni Aquilecchia. Bari: Laterza, 1969. Baldi, Andrea. Tradizione e parodia in Alessandro Piccolomini. Lucca: Maria Pacini Fazzi Editore, 2001. 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There was another edition in 1583; in 1602 Della Porta published a revised Latin version of the text under the title Ars reminscendi.2 Despite the fact that The Art of Remembering did not see nearly as many press runs as Della Porta’s more famous works on natural magic and physiognomy, and despite (or because of?) its brevity, his art of memory was frequently utilized by seventeenth-century preachers.3 Given its author’s dubious reputation with Catholic orthodoxy—and his constant difficulties with the Inquisition—this popularity might seem quite amazing.4 In both a series of articles and a book chapter, Lina Bolzoni has discussed The Art of Remembering; my contribution here seeks to elaborate on Bolzoni’s work by examining the function of a peculiar sequence of images appearing in Della Porta’s text—images that inf luence the entire structure and character of The Art of Remembering. Della Porta recommends the use of explicit sexual fantasies as the most powerful images for organizing the process of recollection. The use of erotic images was not uncommon in the medieval and early modern tradition of the art of memory. Yet in Della Porta’s text, images depicting sex between human beings and animals are amazingly prominent (and especially in the two Italian versions of the Arte del ricordare than in the later Latin Ars reminiscendi ). Here I will argue that Della Porta’s use of pornographic and even, in the modern sense of the word, sodomitic imagery is not merely a consequence of the more innovative aspects of his instructions for developing the capacities of memory. Rather, these images resonate in other of Della Porta’s numerous and highly inf luential texts—namely, his texts for the theater, on human physiognomy, natural magic, cross-breeding, and marvels (meraviglia) in general. Such pornographic images thus refer to the core topics of his most important texts—and, accordingly, to his general endeavors as an early modern magus.5The art of memory Basically, the art of memory consists of imagining a spatial structure—for instance, a house with different rooms (loci )—and then furnishing these spaces with objects and persons (imagines).6 The next step is to walk through the rooms of this imagined building and to assign to each one item one wishes to recall, in the precise order of movement through the architectonic structure. Originally developed in classical antiquity for public orators, this method allows a speaker to recall the general content and order of a speech, but the “art of memory” was also used to recollect specific sequences of words. In this “art,” it is crucial to visualize and memorize a mental structure, with its loci and imagines, in the greatest possible detail. To facilitate this formidable task, the masters of the art of memory frequently recommended that the images have a strong emotional nature (imagines agentes). Conspicuously, manuals for the art therefore often recommend erotically charged images as imagines agentes.7 Remembrance thus becomes dependent on—and simultaneously synonymous with—exercising vivid (and, as we shall see, predominantly male) sexual fantasies. The imaginary loci populated by a sequence of well-ordered and striking images tend to acquire a life of their own. As Bolzoni writes: “it is easy to imagine how centuries of experience in memory techniques have given scholars some idea of the complex nature of mental images and their capacity to inhabit their creators, to come alive and escape their control.”8 And yet the affective movement of the soul, produced by recalling a set of emotionally charged images, clashes with the imperative of order that is the other vital aspect of the art of memory.9 Thus—in contrast to modern literary authors who acknowledge and actively employ this same phenomenon in developing their texts—the masters of memory were faced with the arduous task of restraining the life of their own figments.10Della Porta’s mnemotechniques Della Porta’s approach to the topic is characterized by a methodical pluralism that is typical for the art of memory. Along with the basic principles outlined above, he presents different ways of organizing memory.11 For example, he recommends memorizing a group of ten to twenty women whom one has loved to organize a system of pleasant and striking mnemonic images. He contends that when employing the phantasmata of women one has made love to or one has desired, one can succeed in remembering not only one word, but an entire verse or even several verses.12 Della Porta also states one particular system as his most innovative and preferred innovative contribution to the art. For setting up the loci, he recommends memorizing little neutral cubicles eight palms long, each populated with different impressive personae: here, the sexually attractive women one has made love to or has been in love with are placed alongside cubicles occupied by friends, jesters, noblemen, and matrons.13 Della Porta accordingly recommends the use not only of men and women personal acquaintances, but also of charactertypes—especially from comedy—that during the sixteenth century were populating contemporary stage plays. In this respect, The Art of Remembering follows a widespread tradition in sixteenth-century treatises, as seen for example in Lodovoco Dolce’s contemporaneous Dialogo del modo di accrescere e conservare la memoria (1562).14 Another important precept in Porta’s Art of Remembering is that the sequence of personae must vary; for example, he suggests “a woman, a boy, a girl, a relative, an elderly man.”15 It is crucial to note that this succession of personae is as fixed as the structure of the cubicles where they are placed—which they “inhabit,” as it were. This implies that the personae become part of the spatial setting, of the architecture of the memory palace, the locus.16 These loci/personae determine the temporal sequence in which the imagines appear, and in turn the content to be memorized in the correct sequence (this content I will term the memorandum). In contrast to the fixed personae, Della Porta defines the images as “animated pictures” which we construct or spin out ( fingere/recamare) using the faculty of fantasy to represent things and words.17 The images are mobile and variable: they constitute what the personae in their fixed sequence do. And these activities must be extraordinary in every respect; clothed in lavish and shining robes, the personae’s movements should resemble larger-than-life actors, presenting the mind with a “painting that is new, strange, marvelous, unusual, pleasant, varied, and horrific (spaventevole).”18 Moreover, an image should also be composed of a variable set of living and dead objects, which, like stage props, are added to the persona—for instance, a cornucopia or a swan. Della Porta recommends the use of relatively few loci/personae, condensing the sequence of memoranda to a maximum of ten images agentes, as comic and tragic playwrights would.19 One cannot help speculating that Della Porta discloses here a vital aspect of his writing techniques as a prolific and inf luential author of comedies.20 He obviously followed the advice of his predecessors, shaping his personae in ways reminiscent of the exceedingly grotesque personae in his mannerist comedies.21 The most salient feature of these plays is that they use a limited set of characters whose social roles and statues are fixed in a set of stock scenes.22 The practicability of this system is obvious, because there is no need to memorize hundreds of loci and imagines. Yet there is one obvious difficulty. This artificial memory is rather limited, because it will only allow the practitioner to memorize one story (or a sequence of ten words).Della Porta’s ars oblivionis This limitation is, of course, a general difficulty for the art. From the time of its invention, the ars memoria has entailed an ars oblivions, an art of forgetting, that in turn allows for the memory to be organized anew. This is a difficult task, because laboriously constructed chains of association between personae, imagines, and memoranda must now be erased.23 Della Porta says that if we wish to remember a new story or a new set of words, we can assign the same set of personae, in the same sequence, the task of forging a new sequence of images.To this aim, we must imagine the fixed sequence of personae in their cubicles, with these “usual suspects” stripped naked or merely covered in white sheets, all in identical upright posture, leaning with their shoulders against the walls of their cells.24 In Della Porta’s system, the sequence of personae set in neutral cubicles is a permanent pattern. He compares the personae to the lines on a specially varnished sheet for musical compositions; it is inscribed with permanent lines, but what is written onto them can be washed off. Thus, just as the musical notes (or signs) are impermanent and can be reinscribed onto that sheet in a new order, creating a new melody, so the old imagines agentes may be erased, with the personae free to assume the pose of new imagines agentes.25 It is not only the architectonic structure that functions as locus; the personae (who are usually classified as “images”) become an aspect or a part of “place.”26 The personae assume the paradoxical role of living statues—and this oxymoron aptly circumscribes the self-contradictory function of the memory images: in order to impersonate new imagines agentes, they should be plasmatic, but at the same time their bodies must remain precisely fixed in dress, comportment, gesture, and the corresponding affects communicated by these visual traits. However, Della Porta prescribes that even when the personae are imagined naked, leaning against the wall—in order to prepare them for a new role in another story—they should not be the neutral recipients of images. Rather, they must be imagined in a highly individualized form. And their actions are not arbitrary: Della Porta prescribes constructing these stock characters of the imagination in the most fitting way with respect to “age, facial traits, occupation, and comportment (mores).”27 The personae’s actions are predetermined by their sex, social status, and concomitant habits. Moreover, these actions of the personae—who become the permanent abodes of the variable imagines—have to be related to the content of the word or the story to be remembered. Della Porta’s technique of character development was an important and original modification of the traditional system of loci and imagines.28 In this way, the formal structure of the memory is brought into a strong— and reciprocal—relationship with the content that is to be memorized. In a key example, Della Porta writes that the entire story of Andromeda can be remembered by the image of a naked, shivering, and wailing woman chained to a rock.29 The setup of highly individualized loci/personae is vital for the intricate task of memorizing a sequence of individual images. Since more than one image is required, the spatial arrangement of the personae/imagines becomes very important. The Latin version of The Art of Remembering supplies the following example: if the word to be remembered is avis (bird) and the cubicle is inhabited by the persona of a boy, then he should be Ganymede; if it is “cook” then he cooks the bird;30 if the word is taurus (bull) and a robust boy inhabits the cubicle, then we should imagine Hercules wrestling with Achelous;31 if we wish to remember horn (cornus) and a virgin inhabits the cubicle, we visualize her covered in f lowers and fruits, like a Naiad with a cornucopia in hand.32The Italian Arte del ricordare gives different examples.33 If we suppose the word “bird” to be the memorandum for a prostitute (meretrice), Della Porta suggests constructing an image of Leda during sexual intercourse with Jupiter in the guise of a swan.34 This direction is confirmed in many other examples: for instance, under the memorandum “bull” in the locus/persona of a virgin, we might imagine the rape of Europa.35 If the memorandum “bull” embodies the locus/persona of a meretrice (prostitute), then we should forge an image of Pasiphaë having sexual intercourse with the bull.36 There is no doubt that the imagery of the vernacular Arte del ricordare is more graphic, more sexually explicit, and less polished than the later Latin version. Yet all the versions recommend sexually explicit, or at least erotically charged, imagines agentes. Another striking feature of Della Porta’s examples is that all memoranda— the “bulls,” “horns”— are words with sexual connotations. Of course, uccello “bird” in Italian denotes the penis; thus, the sexual connotation is as present in the memorandum as in the image. 37 This intimate thematic connection highlights the rule that imago and memorandum must be as closely related as possible. These examples reveal that Della Porta wishes his readers to entwine their individual memories of (present or former) personal acquaintances with the stories of classical mythology to construct imagines agentes; like interlacing arches, they support the architecture of the memory palace. It seems that the thematic link between imago agens and memorandum is rather uncommon in the art of memory. Usually the imagines agentes are used as placeholders for any content; for example, one could use the imagines agentes of naked women to remember any sort of text, not only erotic topics. Della Porta’s thematic over-determination would seem to imply that his true interest lay in the actual topics to which the imagines agentes and their corresponding memoranda refer; namely, a discourse concerning the human body, the porous boundaries between human beings and animals. Inherent in these tales of sex with animals is the generation of monstrous—marvelous—offspring.Panoptic visions and living statues From a Foucaultian perspective, Della Porta’s vision of the defenseless personae in their mental prison cells has a panoptic character (though the term here is used, of course, anachronistically). Whereas gazing at naked or sparsely dressed human bodies, even in the imagination, can be considered a form of symbolic violence, it is a technique of visualization in which the different qualities of men and women of various ages, sexes, and professions become—quite brutally— reduced to their physical features, because they are bereft of their clothing and the social insignia, which denote, circumscribe, and protect their social status and their moral integrity. This practice of examining the physical features of naked men and women is echoed in the art of physiognomy of which Della Porta considered himself a master. In fact, in his lavishly illustrated works on the topic we find many depictions of the naked bodies of men and women, with textssupplying the reader with the character traits (mores) ascribed to various medical complexions; that is, the constituent factors of human bodies and their affinities within the animal world.38 Measuring and classifying naked human bodies according to their occupational and concomitant social status was a widespread artistic practice during the fifteenth and sixteenth centuries following the techniques for painters described in Leon Battista Alberti’s De pictura (On Painting, 1435). Della Porta very closely echoes and even plagiarizes Alberti, adapting Alberti’s instructions for painters into his art of memory. In order to create images that appear lifelike and therefore suited for communicating human emotions, Alberti recommends that painters first draw human figures naked and only subsequently dress them (“ma come a vestrie l’uomo prima si disegna nudo poi il circondiamo i panni”). 39 In this context, the parallels between Alberti’s and Della Porta’s ideas are obvious. In order to create emotionally charged imagines agentes they must be as lifelike as possible, which means—especially in the case of erotic imagines—that we undress the personae. Yet, whereas Alberti had pointed to the appropriate decorum of his images, Della Porta opts for larger-than-life-personae—for grotesque and exaggerated representations.40 Another point of reference between the De pictura and The Art of Remembering is that Alberti links his measurements of human bodies to the proportions of buildings. In Alberti’s context, an implied relation of architecture and body clearly results from the process of constructing representations of irregular, organic forms in central perspective. The architectural space must be circumscribed before inserting the non-geometrical figures which are to “inhabit” that space. The parallel to Della Porta’s The Art of Remembering is striking, since for him as well the personae are an integral part of the loci they inhabit. Paradoxically, Della Porta’s personae can be considered moving statues. On the one hand, they must be imbued with as much life as possible; on the other hand, they must freeze in one position, like a tableau vivant. But the idea that moving statues are sexually arousing is much older than Della Porta; Andromeda (one of the key examples in Della Porta’s The Art of Remembering) is described by Ovid as sexually arousing to Perseus, her liberator, because her naked body resembles a marble sculpture. “When Perseus saw [Andromeda], her arms chained to the hard rock, he would have taken her for a marble statue (“marmoreum esset opus”), had not the light breeze stirred her hair, and warm tears streamed from her eyes. Without realizing it, he fell in love (“trahit inscius ignes”).”41 When viewed from the perspective of contemporary theater, Ovid’s erotic statue of Andromeda brings to mind the “living statue” of Hermione in Shakespeare’s Winter’s Tale (V, 3) or Othello’s description of Desdemona’s body as “whiter skin . . . than snow” and as “smooth monumental alabaster” (Othello V, 2, 4–5). On Shakespeare’s stage, this transformational power from living being to statue (and back again, in the mode of comedy) is associated with male violence against women caused by jealousy. Such marble statues may also play an important role in imaginings of pregnant women. In a more general context, tales of walking statues are associated with magical arts, as demonstrated in Apuleius’Metamorphoses, a work closely associated with magic. Lucius, the protagonist of this second-century Roman novel, describes his arrival in Corinth, the capital of Greek witchcraft: There was nothing I looked at in the city that didn’t believe to be other than it was: I imagined that everything everywhere had been changed by some infernal spell into a different shape – I thought that the very stones I stumbled against must be petrified human beings, . . . and I thought the fountains were liquefied human bodies. I expected statues and pictures to start walking, walls to speak, oxen and other cattle to utter prophecies, . . .42 A magician’s power thus is akin to what a master of memory does: turning one thing into another. This topic is intimately linked to Della Porta’s other interests in the arts of cross-breeding, of physiognomy, and of natural magic. Yet the relationship between Della Porta’s imagines agentes and contemporary painting becomes even more striking upon a closer examination of the individual imagines agentes ref lected in contemporary media.Ovid’s Metamorphoses as represented by Titian’s paintings Virtually all the examples in Della Porta’s The Art of Remembering refer to the thicket of myths recorded in Ovid’s Metamorphoses. This is no wonder; as the most inf luential “pagan” text of the Middle Ages and beyond, the Metamorphoses43 constitute a substantial encyclopedia of the transformations of the bodies of gods and human beings—transformations caused mostly by violent sexual acts of transgression on the part of gods, heroes, or powerful men upon their helpless victims. Ovid’s text is thus a rich source for the primary task of Della Porta’s art of memory: not only to associate but to exchange one image for another. Moreover, Andromeda, Leda, Ganymede, Io, and Actaeon, to mention but a few of the imagines mentioned in the Ars reminiscendi, were highly popular subjects for contemporary artistic representation. It is thus no wonder that Della Porta explicitly refers to the paintings of Michelangelo, Rafael, and Titian in his writings.44 In the mode of synecdoche, these imagines agentes serve as abbreviations for entire stories that are reduced to one single imago agens, just as Della Porta had postulated in the case of Andromeda. Accordingly, Titian’s most famous works supply the reader with instructive illustrations for Della Porta’s The Art of Remembering. His key example, Andromeda (in Perseus and Andromeda 1554–56), is represented by Titian with a body as white as a marble statue, chained to her rock, with a vivid facial expression, her arms depicted in an unusual, expressive pattern of movement. The same applies to Europa (in Rape of Europa 1559–65), with the major difference that she is not shown in an upright position like Andromeda, but instead reclining against the back of the bull/Zeus; both female figures are naked, their sexual organs barely covered by a piece of white transparent garment. In all likelihood, this is whatDella Porta imagined as the lenzuola with which the bodies of his personae should be covered in their ground positions. Of course, Titian created many striking erotic female figures. One thinks of his many Venuses, but also his renderings of a seductive St. Mary Magdalen (1530–35) or St. Margaret (ca. 1565), paintings also remarkable for the impressive movements of their subjects’ arms as well as gesture, (lack of ) apparel, and extravagant demeanor. The myth of Actaeon is the subject of two of Titian’s most impressive paintings: the Death of Actaeon (1559) and The Fate of Actaeon (1559–75). In the latter painting, the hunter’s head is already transformed into the form of a horned stag. With the exception of Leda and the Swan (by Michelangelo), nearly all the mythological subjects mentioned in Della Porta’s treatise are represented in Titian’s most famous works. We thus do not lack examples of contemporary paintings illustrating the imagines agentes in Della Porta’s The Art of Remembering. Yet there is one notable exception: the story of Pasiphaë (on whom see below). Like the imagines agentes in The Art of Remembering, Titian’s figures seem to be frozen in their movements, despite their vividness. An entire story is reduced to one spectacular moment—a snapshot (to use an anachronistic term). This reduction is not merely a convenient tool for remembering a myth in a wink of time. It also constitutes an intervention eclipsing all other aspects of the story that are not represented in the one imago agens. Titian’s paintings, like Della Porta’s imagines, are evocations of a story in the mode of synecdoche. Alive and dead at the same time, they are fetishistic representations catering to a male gaze, for a specific set of sexual fantasies. Moreover, the fragmentation implicit in this process also allows for a reduction of different myths to a limited set of structural elements or topics which all point to one and the same topic. This is exactly what Della Porta does in the examples given in The Art of Remembering; he evokes one and the same topic (for instance, a bull) in various loci/personae and the concomitant imagines agentes they enact. Moreover, all the different topics he uses as examples for memoranda (bull, horn, bird) may be subsumed under one single general topic: sex between human beings and animals.Pasiphaë As I shall argue in what follows, the myth of Pasiphaë fulfills a paradigmatic function for Della Porta’s memory technique, since it corresponds so precisely with his preferred focus in natural magic, the mating of different species and the creation of marvelous monsters. The myth is well known. Pasiphaë falls in love with a bull, has intercourse with the animal, and conceives the Minotaur. The sexual act leading to this monstrous birth is made possible through the cunning intercession of Daedalus. This archetypal male master-engineer from classical antiquity constructs a cow-shaped wooden frame in which Pasiphaë could hide while being penetrated by the bull.45 The remarkably imaginative and colorful myth of Pasiphaë thus conjoins illicit sex, the art of the engineer, and the tale of a monstrous offspring.Pasiphaë is a woman in love with an animal. She has sexual intercourse with a real bull, with her desire thus inclined toward the animal world. Ergo, she impersonates a highly negative image of women in the patriarchal societies through which the myth has travelled. This gender bias is highlighted when we compare Pasiphaë to the rape of Europa.46 Both Pasiphaë and Europa are situated in a liminal territory of intersection between the animal, human, and divine— between bodies, souls, and noumenal entities. Indeed, Europa is an inversion of Pasiphaë’s story. Zeus here figures as a male lover and a god disguised as a bull who has sexual intercourse with the maid Europa. Her fate is oriented towards the stars. To have sex with a god in animal guise is a ticket to immortality. To have sex as a woman with a real animal leads to ostracism and to the birth of monsters. Thus, it is no wonder that there are copious visualizations in fine art of the myth of Europa, but virtually none of Pasiphaë. From the perspective of the art of memory, we may say that Pasiphae and Europa, as imagines agentes, are inversions of each other. The mode of synecdoche, whereby an imago agens embodies the stories of Europa and Pasiphaë, invites a synoptic perspective on both myths, connecting as intersecting arches in the image of a woman having sex with a bull. But this contradicts the specific image of Pasiphaë observed in the myth, where the woman engaged in sexual intercourse with the animal was a (real) bull covering a (dummy) cow. Pasiphaë in fact disguises herself in what one could call a statue of a cow-like imago in the art of memory, thus transforming the dummy cow into a caricature of a “living statue.”47 Yet this image, on face value, shows an act that can be observed frequently. The myth’s image of a cow and a bull mating (again, on face value) cannot qualify as an imago agens, nor is it clear why it should be used in Della Porta’s The Art of Remembering in the locus of the meretrice. This does not mean the wooden cow is irrelevant to the phantasmatic transactions that characterize the basic method of the art of memory, namely to exchange one image for another. For the myth of Pasiphaë points in an oblique way to Daedalus’s sublime craftsmanship, his ability to fabricate a wooden image which deceives a bull. Despite the fact that Pasiphaë is a witch (Circe’s sister), she seemingly has not been able to concoct a magical love potion that would sexually attract the bull. In order to fulfill her desire, she needs the help of a male master engineer. In Greek philosophical terminology, this ability to produce potentially eternally lasting objects (like tables) is called “poetic.” Daedalus is thus pursuing an activity that he shares with the poets. Indeed Daedalus’ prop is a powerfully poetic cow, and the image he created has the power to evoke a series of (brutally violent) images which are not the image: they are quite literally “in” the image. The dummy cow (with its dark inside where the male imagination can pursue its most graphic phantasies of penetration) is a model for the associative processes at work in the art of memory—but it is in itself not an imago agens. In marked contrast to Ovid’s version of the story, where Pasiphaë is disguised in a dummy cow, Della Porta apparently wishes his readersto create an imago agens in which a prostitute has sexual intercourse with a bull without recourse to Deadalus’ prop. Pasiphaë’s myth points to the idea that the birth of monsters, in this case the Minotaur, requires the intervention of a male mastermind, who not only helps to beget the deviant creature, but also provides the means to contain the dangers arising from it, for it is Daedalus who constructs the famous maze in which Pasiphaë’s child is imprisoned.48 This image of Deadalus as creator and container of monsters or marvels epitomizes the role Della Porta wished to assign to himself as a cunning magus.49 Here, at the crossroads between mechanical device and intervention into the organic body, Della Porta’s particular form of late Renaissance natural magic, physiognomy, and the theater unfolds. Actually, the imago agens of a woman having sex with a bull has an interesting relationship to Della Porta’s Magia naturalis. Here we learn of Della Porta’s keen interest in practices of cross-breeding between human beings and animals. To bolster his claims, he cites the usual suspects for such stories: Pliny, Herodotus, Strabo and their tales of women who were raped by billy goats, producing monstrous offspring.50 This leads him to believe that “some of the Indians have usual company with bruit beasts; and that which is so generated, is half a beast, and half a man” (Magick 2, 12, 43). Della Porta also contends that it would be possible for a man to inseminate a fowl under the right astrological constellation and the right medical complexion.51 In order to create a human/animal monster, Della Porta does not resort to the kind of contraption Deadalus constructed for Pasiphaë, but relies instead on his expertise in measuring, not the proportions of the head as did Alberti, but rather the lengths and depths of male and female sexual organs, the course of the stars, and the assessment of the medical complexions inscribed in the physical traits of human beings and celestial bodies alike. These parameters—basically a doctrine of signatures—are also the most decisive indicators in Della Porta’s texts on physiognomonics, where he postulates the close resemblance of human beings to certain animals, with attendant implications for the human character.52Apuleius’ Metamorphoses This impression is confirmed by looking at another imago agens where a woman has sex with an animal. In both the Italian and Latin versions of The Art of Remembering, Della Porta claims that we remember the woman having intercourse with the ass from Apuleius’ Metamorphoses better than we do the heroism of a Muzius Scevola.53 Apuleius’ Metamorphoses, the second-century novel better known as The Golden Ass, is an interesting source for The Art of Remembering, because Apuleius describes the sexual act between an ass (not a bull) and a woman in great detail.54 Lucius, the protagonist of The Golden Ass, is a young man obsessed by witchcraft who is transformed into an ass after he applied the magical unguent concocted by Pamphile, a powerful Thessalian witch. In the shape of an ass—although never losing consciousness that he is a man—Lucius livesDella Porta’s erotomanic art of recollectionthrough a veritable odyssey during which he is beaten and mistreated. When one of his many keepers discovers that this ass is particularly clever, he makes Lucius the object of special exhibitions and a rich woman falls in love with the ass and hires it. In contrast to Pasiphaë, this woman has sex with the animal without any recourse to a prop. Both Lucius and the woman seem to enjoy the act, in spite of his asinine and—hence proverbially large—sexual organ. This changes as soon as Lucius has to perform the act again, this time as a cruel public entertainment in an amphitheater, where a female convict, before being devoured by wild beasts, is sentenced to have intercourse with the ass. Lucius deeply resents this act and manages to escape.55 It is interesting to note that Apuleius explicitly links his salacious story of the wealthy woman who has sex with the ass to the myth Pasiphaë, given he calls the woman asinaria Pasiphaë (an ass-like Pasiphaë).56 The story is thus marked as a parody of the myth of Pasiphaë in the form of a blunt satire on late Roman mores. Upon closer scrutiny, this story of the noblewoman and the ass is—again structured by a set of inversions, an oblique evocation of the myths of the rape of Europa as well as of Pasiphaë. In Apuleius it is a man, Lucius, who has been turned into the shape of an ass—neither a god ( Jupiter) who willfully changes his shape into a bull (as in the Europa myth), nor a witch (Pasiphae) who desires a real bull and who needs the help of a male engineer to fulfill her desire. Instead, Lucius is a man who has been changed into an animal, not by a Pasiphaë (who was incapable of doing that job for herself ) but by another relative or follower of Circe—Pamphile. The sexualized content with a specific violence towards female bodies is deeply inscribed into the story of Apuleius and, consequently, in the imago agens prescribed in Della Porta’s The Art of Remembering, which again condenses the stories of Pasiphaë (the prostitute has sex with a bull) and the story of the sodomite noblewoman in Apuleius, as well as including the plan to showcase the act with female convict. The extremity of this imago agens is enhanced by the fact that such acts of bestiality were a capital crime in Della Porta’s time, primarily because they were believed to engender monstrous offspring, to humanize the animal world, and simultaneously to animalize the human perpetrators.57Io: more cows Another myth Della Porta mentions in his The Art of Remembering —this time, as an imago agens for remembering the word “horns”—is the story of Io.58 Her story is most pertinent because it concerns a beautiful Naiad who is raped by Jupiter and subsequently transformed into what Ovid describes as an extremely beautiful cow. In this shape, Jupiter wishes to protect the girl he has violated from the wrath of his ever-jealous wife. Unexpectedly, however, Juno likes the animal and receives it as Jupiter’s gift. Suspecting some ruse from her husband, she proceeds to have the animal protected by Argos, the moment in the story Della Porta employs as imago agens. According to Ovid, Io did not lose consciousness of herreal identity but, rather, terrified by her transformation, she seeks the company of her (human) family. Io’s father suspects that the tame, suspiciously human cow is his daughter. He exclaims in desperation that he had been “preparing and arranging a marriage (thalamos taedasque praeparam I, v 558), hoping for a son-in-law . . . now you must have a bull from the herd for husband, and your children will be cattle (de grege nunc tibi vir, nunc de grege natus habendus. v.660).” Eventually, Juno discovers Io’s true identity, her wrath subsides, and Io is fully restored to her former human shape. Similar to Apuleius’ story of Lucius in his Metamorphoses, Ovid describes Io’s transformations from human being into cow and back again in great detail.59 Io’s story is constructed as a set of inversions of the story of Europa. Jupiter approaches Io in the form of a human being (not as a handsome bull) and he transforms not his own body but that of the maid into the shape of a beautiful cow, a body in which the sexually abused girl is deeply unhappy. However, the affinities between Lucius and Io are even more striking; their stories appear as mirrored inversions along the gender divide. Both their bodies are transformed into the shapes of animals (a cow viz. an ass), both are beautiful and attractive in that guise ( Juno unexpectedly takes a liking to the cow, the noblewoman has sex with Lucius), neither of them lose consciousness of their human nature and suffer in their shape as animals (but Io seeks the company of her father, whereas Lucius wants his girlfriend back), both are subsequently transformed into human shape again, and both were originally transformed in order to escape imminent persecution. (Io is turned into a cow by Jupiter in order to protect her from Juno’s wrath, Lucius is mistakenly transformed into an ass in order to escape from the law.) The specific aspect making the stories of Europa, Io, Pasiphaë, and Lucius so significant for Della Porta’s The Art of Remembering is the constant interplay of various but related inversions of plots. Indeed, this method is intrinsic to the modes of transformation prescribed by this particular art.60 Interchangeability arises from the set of oblique inter-textual references and inversions of plots, as amalgamated in a given imago agens.61 In the mode of synecdoche, an imago agens is designed to represent an entire story in one image. This is a constitutive strategy of Della Porta’s mnemotechnique, which aims at the thematic interconnecting of persona/locus, imago agens, and memorandum. For example, a prostitute Della Porta has slept with (persona/locus) in turn embodies Leda having sex with Jupiter (imago agens) in order to remember the word bird (memorandum). Della Porta’s personal (phallic) imagination thus becomes entwined with classical myth. Within the positional logic of loci/personae in Della Porta’s The Art of Remembering, therefore, Leda, Io, Europa, Pasiphaë, the Roman noblewoman, and the female convict all become different imagines agentes into which one and the same memorandum may be inscribed. Thus, the porous boundaries between human beings and animals integral to Della Porta’s imagines agentes not only indicate his personal taste for a bizarre and grotesque imaginary and his studiesin physiognomy; they embody the basic principles of the Renaissance natural magic tradition of which Della Porta was a late (yet inf luential) exponent. It allows for a “syn-opsis,” a viewing together of very different stories that bolsters one of the foundational tenets of Renaissance natural magic: the universal drive for wholeness permeating the entire enlivened and sexualized cosmos, where the male and female aspects strive to unite. By dint of his profound knowledge of the occult sympathies and antipathies between things, the natural magus has the power to tap and organize these cosmic erotic forces so that he may produce his marvels.62 Within this Renaissance tradition, the human imagination has not only a specific capacity of the soul for evoking and then transforming images that originate from sensory perception. The human imagination also had the power to shape the body it inhabited, as well as other bodies.The formative power of maternal longings Renaissance natural magic coopted an ancient belief in order to exemplify the extraordinary formative powers of the human imagination. If a woman was exposed to a strong sensation or harbored an intense longing during intercourse or pregnancy, this state was thought to inf luence the formation of the embryo in her womb. Renaissance magi thus believed that the image of its mother’s obsession was impressed on the fetus and the future child would physically resemble the entity she had longed for during intercourse. Della Porta makes direct reference to such ideas and related practices. Initially, it appears that he is simply repeating the highly popular theories on maternal longings encountered in authors as diverse as Ficino and Castiglione.63 In the circular reasoning characteristic of natural magic, this set of beliefs about the imagination also opened implications for purposefully shaping future children, by positively conditioning the imagination of the mother. A frequently repeated segreto for creating beautiful children recommends exposing women during intercourse and pregnancy to paintings or sculptures of beautiful children, inf luencing the future child’s shape via beautiful imaginamenta.64 Della Porta refers directly to this bedchamber practice: place in the bed-chambers of great men, the images of Cupid, Adonis, and Ganymedes; or else [.  .  .] set them there in carved and graven works in some solid matter, [. . .] whereby it may come to passe, that whensoever their wives lie with them, still they may think upon those pictures, and have their imagination strongly and earnestly bent thereupon: and not only while they are in the act, but after they have conceived and quickened also: so shall the child when it is born, imitate and expresse in the same form which his mother conceived in her mind, when she conceived him, and bare in her mind, which she bare him in her wombe.65 It is fascinating that Della Porta’s two discourses on memory and on what one could call family planning are also interconnected through his choice of visualexamples, of imagines agentes. As in The Art of Remembering, we again encounter the images of Adonis and Ganymede and of Cupid. Significantly, in contrast to Della Porta’s The Art of Remembering, where predominately female personae cater to male sexual fantasies, all of the images that Magia naturalis prescribes for pregnant women are of beautiful boys. Della Porta’s ideas on the power of maternal longings entail a creative female capacity to produce such images in the shape of children; her imagination is engaged with the future. A master of the art of memory, on the other hand, is engaged in recollecting the past. Hence, the process in the pregnant woman’s imagination constitutes an inversion of the process prescribed in Della Porta’s The Art of Remembering: the woman’s imagination allows a marble statue to come alive, whereas the (male) master of the art of memory seeks to freeze the image of a living person (preferably a sexualized woman) into an imago agens—that is, he turns the figment to stone, symbolically killing the persona just when it appears to be most alive. This excursion into beliefs about the effects of maternal longings allows us to re-contextualize the mental process structuring Della Porta’s The Art of Remembering. The imagination is a faculty of the human soul capable of producing loci and imagines agentes, to be frozen into statues, into tableaux vivants. The story of the maternal longings confirms Della Porta’s creed that the human imagination can also materialize its products; in both cases, the image may be unfrozen and directed back to its starting position to assume a new pose. The master of Della Porta’s art of memory thus arrogates for himself a phantasmatic power over life and death, inherently a much greater power that the pro-creative capacity he has ascribed to women. The asymmetric gender bias that emerges in this account is instructive. As in the story of Daedalus and Pasiphaë, the art of memory also refers to the preeminent ability of the male magus to create monsters through artificial cross-breeding, whereas the imagination of a pregnant woman requires male protection and guidance to its power to shape future children.Conclusion The evidence for my claim that Porta’s choice of memory images in his The Art of Remembering is not arbitrary, but instead it is closely related to the overreaching project he pursued as author of texts on (and a practitioner of ) natural magic, physiognomy, and the theater. A set of classical myths—Andromeda, Europa, Io, Pasiphaë, and Aktaion—handed down by Ovid, parodied by Apuleius, and painted by Titian, was put to a specific use in Della Porta’s The Art of Remembering. In the mode of synecdoche, he instructs the reader on how to reduce an entire story to a single imago agens (for instance, the image of naked Andromeda chained to her rock). The imago agens thus functions as a synopsis of the entire myth. This oscillation between the modes of synopsis and of synecdoche—entailing a constant process of re-focalization—in effect constitutes the basic cognitive operation in Della Porta’s The Art of Remembering. Since it reduces a whole welter of ancientmyths to one common narrative, the mode of synecdoche facilitates the perception of thematic or structural affinities between different myths. Accordingly, a series of imagines agentes referring to very heterogeneous stories allows a leveling in our perception of these different narratives and their content. The mode of synecdoche is conducive to focalization on a single topic via myriad topical affinities (which become highlighted in the mode of synopsis). In Della Porta’s mnemotechnique, this re-focalization of a series of stories may transpire not only through a heightening affinity, but also in the mode of inversion (for instance, in the myths of Europa and Pasiphaë). In The Art of Remembering, this results in the reduction of the stories of Io, Pasiphaë, and Europa (as well as Apuleius’ asinaria Pasiphaë ) to the topic of women having sex with animals and generating monstrous offspring (bulls, cows, asses). This topical affinity is also pertinent to the relationship between of sexualized imagines agentes and memoranda (bulls, horns, birds). The imagines agentes operate within the imagination of the master of the art of memory. This particular mental faculty not only receives such images; it also has the capacity to transform them into new images—images which in turn have the power for transforming the human body. Not only does Della Porta’s laboratory of monstrous hybridization constitute a hotbed for the literary imaginary, but the literary image also models the reader’s imagination, and once the imagination is infected by an image, these images may acquire a life of their own. This reasoning has its ultimate proof in the belief that a pregnant woman’s fantasies inf luence the form of the future child. At the thematic intersections of literature, visual art, physiognomonics, natural magic, the core topic—sex with animals and the generation of monstrous offspring—becomes embedded (in the literal sense of the word) with personal erotic experiences. The women who have intercourse with animals are impersonated by the women with whom Della Porta has had—or wished to have—intercourse. As mnemonic personae/loci and hence as slaves of his erotic fantasy, they are forced to embody any role assigned to them by their master. Della Porta is thus obliquely portraying himself in the process of recollecting his own memories—living statues of women who have sex with animals who may be seen as surrogates for him. In a series of constant mise en abimes mirroring a phallic erotic imagination, Della Porta points his readers (and himself ) towards the center of a truly mannerist Minotaur’s abode.Notes I wish to thank Marlen Bidwell-Steiner for many invaluable discussions and comments. 1 On the art of memory, see Yates, The Art of Memory; Bolzoni, The Gallery of Memory; Carruthers, The Book of Memory. 2 The Latin Ars reminiscendi was published 1602. L’arte del ricordare was purported to be the Italian translation by a Dorandino Falcone da Gioia, but this was in all probability a pseudonym for the author himself. Both texts are edited in Della Porta, Ars Reminiscendi: L’arte di ricordare. For the first English translation of the Italian version and a well-informed introduction to the text in English, see Della Porta, The Art of Remembering/L’arte del ricordare. On the differences between the Italian and the Latin versions, see in that edition2423 4 5 6 7 8 9 10 1112 13 14 15 16 17 18 1920 21 22 2324 25 26 27 28 29Baum, “Writing Classical Authority”; also Bolzoni, “Retorica, teatro, iconologia, 340, with footnote 5; Maggi, “Introduction,” in Della Porta, The Art of Remembering/L’arte del ricordare, 29–30; Balbiani on the fortuna of Della Porta’s Magia naturalis in La Magia naturalis. Bolzoni, The Gallery of Memory, 175. Valente, “Della Porta e l’inquisizione.” On which see Kodera “Giambattista della Porta,” in Stanford Encyclopedia of Philosophy. For a succinct and highly influential discussion of the medieval technique of the art, see Rhetorica ad Herennium, ed. and trans. Nüsslein, 164–80 (bk III, §§ 28–40, XVI–XXIV); Yates, The Art of Memory, 63–113. On the medieval use of memory images, Carruthers, The Book of Memory, 59, writes: “Most importantly, it is ‘affective’ in nature, that is, it is sensorily derived and emotionally charged.” See also ibid., 109, 134, and 137. Bolzoni, The Gallery of Memory, 130–31. Della Porta, Ars Reminiscendi, 75. See for instance Dolce, Dialogo del modo, 26–32. As Bolzoni, The Gallery of Memory, p. 137 (with footnote 12) has pointed out, it is interesting to note that the Ars reminscendi explicitly warns against the use of medicines or drugs for enhancing the capacitances of memory, whereas in Della Porta had presented such recipes in his Magia naturalis. Della Porta, Ars Reminiscendi, 68. On the notion of phantasmata in Della Porta, see Kodera, “Giovan Battista della Porta’s Imagination.” Della Porta, Ars Reminiscendi, 70. See Dolce, Dialogo del modo, 92 and the attendant notes directing the reader to medieval sources of this method. Della Porta, Ars Reminiscendi, 70. Dolce, Dialogo del modo, 33–34, for example, does not try to assimilate the personae to the loci, but instead distinguishes between them. Della Porta, Ars Reminiscendi, 17. It is interesting to note that Della Porta does not seem to be picky about terminology, as for him very different notions—similitudo, idea, forma, simulacrum are synonyms with imago. Ibid., 79. Galileo loved exactly such character traits in Ariosto’s heroes; cf. Bolzoni, The Gallery of Memory, 211. Della Porta, Ars Reminiscendi, 17–18. Bolzoni, The Gallery of Memory, 167 has pointed to the fact that Della Porta is here quoting almost verbatim from Leon Battista Alberti’s, De pictura, 2. 40, arguing that “the theatrical tradition becomes a point of reference to the painter who has to paint an istoria.” For a discussion of the number of loci from a different contemporary perspective see Dolce, Dialogo del modo, 39–43 with many references to earlier sources. Bolzoni, The Gallery of Memory, 162–63; Dolce, Dialogo del modo, 145, footnote 345 with much scholarly literature on the connections between the art of memory and theater. Kodera, “Bestiality and Gluttony.” Clubb, “Theatregrams,” has called these variable parts theatergrams. One possibility is to generate a locus which is then invariably used, because it is recharged with new imagines that have the capacity to store a new set of memoranda. Yet if this process of re-inscription of the extant structure proves impossible, one must destroy the entire setup. In order to do this, many masters of memory suggested methods that were outright iconoclastic; cf. Bolzoni, The Gallery of Memory, 142–44. Della Porta, Ars Reminiscendi, 18. Ibid. Carruthers, The Book of Memory, 131 on the pictorial turn of medieval art of memory. Della Porta, Ars Reminiscendi, 76. Ibid. Ibid., 17–18.30 This otherwise puzzling imago seems to be a remnant from a manuscript version of the Arte del ricordare, which refers as examples for imagines agentes to one of Boccaccio’s Novellae, on Chichibio, of the Decameron VI, 4 (Della Porta, Ars Reminiscendi, 77); in that version Della Porta also mentions two more highly salacious stories from the Decameron (III, 10 and VIII, 7); see Della Porta, Ars Reminiscendi, 79 and 95; see also Baum, “Writing Classical Authority,” 159. 31 The hero Hercules and the river god Achelous were fighting over Deianeira, the daughter of Dionysius. During the battle between the two rivals, the bull-headed river god turned first into a snake and then into a bull, whose right horn is broken by Hercules; according to one version, Hercules took that horn down to Tartarus where it was filled by the Hesperides with golden fruit and is now called Bona Dea (cornucopia). Graves, The Greek Myths, 553–54; Ovid, Metamorphoses, bk. IX, vv. 1–92. Observe that the cornucopia appears in the next imago agens. 32 Della Porta, Ars Reminiscendi, 18. 33 This increasing prurience is a general tendency in Della Porta’s works and is probably due to the increasingly intolerant intellectual climate characterizing the last decades of the sixteenth century; on this see Kodera, “Bestiality and Gluttony,” 86–87 with references. 34 Della Porta, Ars Reminiscendi, 77. 35 Della Porta here had openly referred to the myth, whereas in the Ars reminiscendi he only alluded to it—namely, by describing the iconography of one of Titian’s most famous paintings (the persona of a virgin sitting and playing on a bull and holding a crown over the animal’s head). 36 In the Latin version the prostitute was substituted with the lover of one’s wife. In the Latin version, ibid., 22, Leda is completely omitted. 37 The word ucello (bird) denotes penis, with birds commonly looming large in all kinds of erotic metaphors; on the semantics of ucellare (the word denoting prostitution, ridicule, and penis) see Alberti, “Giove ucellato,” 59–64; for similar contexts in Della Porta’s theater, see Kodera, “Humans as Animals,” 108–09. 38 Compare Schiesari, Beasts and Beauties, 61–64 for perceptive remarks on the gender bias of Della Porta’s Physiognomy. 39 Alberti, Della pittura, 122–24 (bk 2, §36) For a discussion of the relevant passages, see for instance Heffernan, Cultivating Picturacy, 71–73. 40 Bolzoni, The Gallery of Memory, 167. 41 Ovid, Metamorphoses IV, vv 671–675; 112. 42 Apuleius, Metamorphoses: The Golden Ass, Book ii, § 1, 22. 43 See Innes, “Introduction,” 19–24. 44 So does Dolce, Dialogo del modo, 146-47, mentioning Titian’s Europa and Akataion. 45 Ovid, Ars amatoria libri tres, 26–28, bk. I, v. 289–326, Ovid., Metamorphoses, bk. VIII, v. 134–36; Graves, The Greek Myths, 293–94. 46 On Europa, see ibid., 194–97. 47 A caricature of the animation of statues by Egyptian magi, as described by Hermes in the Corpus Hermeticum, an account which it is well known, and haunted many renaissance minds; for a commented edition, Copenhaver, Hermetica. 48 A labyrinth, i.e., an architectural structure designed expressly to get lost in, as opposed to orderly architectural structures—and also the inversion of the clearly represented structure of loci in the art of memory. 49 See Kodera, Disreputable Bodies, 275–93 and Della Porta, De i miracoli, 23–25, bk I, ch. 9. 50 Della Porta, Natural magick, 43, bk 2, ch. 12. 51 Kodera, “Humans as Animals,” 109–15; Della Porta, Magia naturalis libri XX, 76, bk II, ch. 12. This passage is an elaboration of Aristotle on crossbreeding, from De generatione animalium 4.3, 769b. In this case Della Porta’s credulity is greater than that of many of his educated contemporaries, who were usually more skeptical about the possibility of producing offspring through sex between humans and animals. For a very interesting24452 53 54 55 56 57 58 59 60 61 6263 64 65Sergius Koderacontemporary discussion of the topic, which clearly accentuates the ways in which Della Porta is bending his evidence, see Varchi, “Della generazione dei Mostri,” 99–106. On this see MacDonald, “Humanistic Self-Representation,” Kodera, Disreputable Bodies, and Schiesari, Beasts and Beauties. Della Porta, Ars Reminiscendi, 78–79. Cf. Apuleius, Metamorphoses lib. X, §§ 19–22. For a succinct introduction to that text, and relevant secondary literature, see Kenney in Apuleius, Metamorphoses, ix–xli. Ibid., 84–186; 190–94, bk 10, § 19–23; § 29–35. Apuleius, Metamorphoseon, bk. 10, § 19, l. 3. See Liliequist, “Peasants against Nature,” 408. On the increasing belief in the real existence of such hybrid animals in the later Middle Ages, see Salisbury, The Beast Within, 139 and 147. Ovid, Metamorphoses, bk I, vv. 588–662 and 724–45, Graves, The Greek Myths, 190–92. Just see the example of the re-transformation: Ovid, Metamorphoses, bk I, vv 737–46, trans. Mary M. Innes, 48. For Lucius’ transformations into an ass and back again, see Apuleius, Metamorphoses, 52, bk 3, § 25 and ibid., 202–03, bk 11, § 13–14. In that vein of thought, many more things could be said also on the story of Hercules and the bull-headed river god Achelous (on whom, see above, endnote 31). The Arte del ricordare mentions not only association from the same (dal simile, Della Porta, Ars Reminiscendi, 80 and 81) but also aggiungere, mancare, trasportare, mutare, partire (ibid., 85) and trasponimento dal contrario (ibid., 95). Kodera, “Giambattista della Porta,” 8–9 for a short introduction to the idea that all things in the universal hierarchy of being are moved by the (irrational) forces of attraction and repulsion they feel for one another. Porta provides an impressive description of the macrocosmic animal, the male and female aspects of which mingle in a harmonious and well-coordinated way; cf. Della Porta, Magia naturalis, bk. 1, ch. 9. Della Porta, Natural magick, 51: “Many children have hare-lips; and all because their mothers being with child, did look upon a hare.” For an earlier source see Ficino, De amore, 252. For an introduction to the history of these seemingly widespread practices and the related artwork during the Renaissance, see Jacqueline Musacchio, The Art and Ritual of Childbirth, 128–39. Della Porta, Natural magick, 53.Bibliography Alberti, Francesca. “Giove ucellato: quand les métamorphoses sefont extravagantes.” In Extravagances amoureuses. 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Posterity notwithstanding, Tasso claimed that his “poema riformato” was far superior to the earlier work largely because of “the much more certain knowledge I now have of myself as well as of my writings” (“la certa cognizione ch’io ho di me stesso e de le mie cose”).1 One result of this new certainty seems to have been if not the eradication of the Liberata’s female characters, at least the curtailing of their inf luence.2 The enchantress Armida virtually disappears after Canto 13, lamenting her failures to keep the Christian army’s strongest knight with her forever, and no longer converting to Christianity as in the surprising end of the Liberata. The princess of Antioch, Erminia, is denied her remarkable role in the Liberata as the discoverer and healer of the Christian knight Tancredi’s wounded body and the revealer of a secret plot against his captain, Goffredo. Two extraordinary Christian women are completely excised from the Conquistata: Gildippe, who dies fighting by her husband’s side in the Liberata’s twentieth canto, and Sofronia, who offered her life to save the Christian refugee community in a captive Jerusalem, and who, in turn, is saved by the Muslims’ most celebrated woman warrior, Clorinda. Only Clorinda’s tale is relatively untouched—with the exception of her rescue of Sofronia. Both the Liberata and the Conquistata tell of her strident independence and her baptism into her mother’s Christian faith as she lies dying by the hand of Tancredi, who has killed what he loved. This essay will not so much catalogue the Conquistata’s many revisions as attempt to gauge the changing role of the female body in Tasso’s epic practiceTylusand its relationship to Tasso’s growing ambivalence about the status of the “arti fallaci” in his poetry—a phrase, as we will see, that is uttered by the much altered character of Erminia toward the end of the Conquistata. And even if Clorinda and Armida continue to stand out in their memorable particularity in the Conquistata, they are joined by a new host of women who exist largely to create a “dynamic that is reassuringly familial,” as Claudio Gigante has observed, and who no longer possess the self-conscious artfulness that characterized female characters in the Liberata.3 The contrast allows us to see how potentially radical the Tasso of the Liberata was and at the same time how his transformations of women in the Conquistata are tied to his reconceptualization of himself as an epic poet.4 I will elaborate some of these arguments by turning to developments that led to the Conquistata, necessarily addressing selective incidents within both poems in order to depict the nature of Tasso’s poetic transformation. One episode in particular offers itself up for special consideration. It concerns a female figure in the Liberata who has not attracted much attention, and who, as mentioned above, is nowhere to be found in the revised poem: Sofronia.5 Willing to die in exchange for the salvation of her fellow Christians, she is rescued and subsequently exiled from Jerusalem. The contrast between this stirring episode in the Liberata and its muted aftermath in the Conquistata could not be greater, as the following pages will show. At the same time, they attest to what might be called Tasso’s desire for the organicity of his revised epic, a poem in which individual characters would be immune from the criticism launched against Sofronia herself. For according to the Gerusalemme’s first readers, the episode that centered on her in Canto 2 was “poco connesso” to the Liberata as a whole.6 This lack of continuity, in turn, has a stylistic echo in the infamous critique of Tasso’s language as “parlar disgiunto” or disjointed speech—a disjointedness even Tasso acknowledged when he claimed to have learned it from Virgil, admitting that it can tempt one to swerve dangerously from the “truth” in its pursuit of fallacious artistries.7 The path toward wholeness in the Conquistata thus marks a turn away from Virgil and toward the more narratively f luid Homer, as readers of Tasso (and Tasso himself ) have readily ascertained.8 But this path also goes through the body of the female, inscripted into the Conquistata as bearer of a new epic model of integration and personal loss. It is a body that the chastened Tasso, in his final critical writings on his poetic output, may also have recognized as his own. *  **  In the early 1680s, the prolific Luca Giordano executed a series of paintings for a Genovese palazzo recently acquired by the nobleman Eugenio Durazzo. Among the works Giordano designed for the entryway into a palace that was on the “must-see” list of every foreign visitor to Genova, were portraits of the death of Seneca and the Greek hero Perseus. But his paintings also featured a large canvas depicting an event from the Liberata’s story of Sofronia, the brave young woman who volunteers to die for her fellow Christians and who, along with the man who loves her, is saved by Clorinda. Moved by the taciturn stance of thefemale victim before her, Clorinda asks Aladino, Jerusalem’s king, to free the two Christians in exchange for her promise that she will perform great deeds in Jerusalem’s defense, and Giordano chooses to display this moment in his work9 (Figure 13.1).10 At the same time, Clorinda’s back is turned, so that the real savior of the two Christians bound at the stake seems to be a painting of Mary which angels are holding aloft—suggesting that Giordano’s work may also be about the salvific powers of art. Mariella Utili has written of Giordano’s intent to throw into relief the religious aspect of the story: “the exaltation of Christianity, which had been the basis for the immediate success of Tasso’s poem and which many other artists before Giordano had noted as well.”11 Yet with respect to the episode of Sofronia and her would-be lover Olindo, who begs to die with her, such a remark might seem ironic. For this story provoked almost more than anything else in the epic the concerns of the poem’s Inquisitorial readers, and in turn Tasso’s worries aboutFIGURE 13.1Luca Giordano, “Olindo e Sofronia,” Palazzo Reale gia’ Durazzo (Genova).Photo credit: Zeri Photo Archive, Bologna, inv. 110885.the extent to which its inclusion would threaten the Liberata’s publication. So much so, that in a telling letter written on April 3, 1576 to his friend and literary confidant Scipione Gonzaga he writes, “Io ho giá condennato con irrevocabil sentenza alla morte l’episodio di Sofronia” (“I’ve already condemned the episode of Sofronia to death, and my decree is absolute”).12 Having barely escaped death at the hands of Jerusalem’s king, Sofronia was condemned anew by Tasso. The reasons for this condemnation are several, even as the episode contains within itself a germ of the process that will define Tasso’s method in the Conquistata. One reason certainly has to do with the painting which Giordano has f loating in the sky—a touch unaccounted for in the Liberata itself, but prepared for by the odd narrative Tasso weaves in the opening of Canto 2. For the catalyst that set off a tyrant’s rage, leading him to sentence Jerusalem’s Christians to death, is indeed a work of art: an image of Mary taken from the Christians’ church by the magician and former Christian Ismeno, who is convinced of its supernatural abilities to protect the walls of the city against the Crusaders. He places Mary’s picture in a mosque so as to provide “fatal custodia a queste porte.”13 For reasons on which Tasso coyly refuses to pronounce—(“O fu di man fedele opra furtiva, / o pur il Ciel qui sua potenza adopra, / che di Colei ch’è sua regina e diva / sdegna che loco vil l’imagin copra: / ch’incerta fama è ancor se ciò ascriva / ad arte umana od a mirabil opra”; “It was either the work of a stealthy hand, or heaven interposed its potent will, disdaining that the image of its queen be smuggled somewhere so contemptible” [2: 9]14)—the immagine mysteriously disappears from the mosque into which Ismeno has smuggled it. Certain that the Christians have contrived to steal it back, Aladino plots for them universal slaughter, until the beautiful Sofronia steps forward to take the blame so that her people will not die, a confession the narrator describes as a “magnanima menzogna,” a magnanimous lie. In a letter, however, written soon after he released the poem to an official reading, Tasso seems fearful that the stolen immagine has invoked the ire not of Aladino but of Silvio Antoniano, the Roman Inquisitor and official in charge of granting the right of nihil obstat for books published in Rome. Writing to Luca Scalabrino on a later occasion, he continued to insist on excising the “episodio di Sofronia”: “perch’io non vorrei dar occasione a i frati con quella imagine, o con alcune altre cosette che sono in quell’episodio, di proibire il libro” (“I don’t want to give the friars a chance to condemn the book because of that image, or because of any other little things found in the episode”).15 Much of interest has been written of the status of images in the aftermath of Trent, some of it in regard to the poem’s second canto. As Naomi Yavneh has pointed out, Trent was preoccupied with limiting the role that excessive popular devotion played in religious life, and its stance on images was no exception: it perforce needed to clarify the extent to which “immagini” were only the simulacri for the things to which they pointed. As such, the importance of an object in referencing beyond itself—its deictic function—was accentuated by the orthodox proclamations from the 1570s and 1580s. One typical characterization of the post-Tridentine image, although from the Seicento, is offered by the JesuitGiovanni Domenico Ottonelli. He suggests that in gazing at a painting, “which represents something other than the thing which it resembles, and from which it takes its name” (“che rappresenta un’altra cosa, di cui tiene la simiglianza, e prende il nome”), one must recognize that “while the image renders visible what is invisible, the image is only worthy of honor by virtue of resemblance, not substance.”16 Moreover, as Yavneh goes on to point out, in the episode from Tasso’s Liberata, the transformation of the painting of Mary into a thing of “substance”— i.e., it alone can save Jerusalem from harm—is initiated by the renegade Christian, Ismeno, unable to leave his former religion completely behind him (“Questi or Macone adora, e fu cristiano, / ma i primi riti anco lasciar non pote; / anzi, in uso empio e profano / confonde le due leggi a se’ mal note”; “He adores Mohammed, as once he adored Christ, but cannot now abandon the first way, so often to profane and evil use confounds the two religions out of ignorance” [2: 2]). It is Ismeno who recommends that Aladino place “questa effigie lor” of Mary, “diva e madre” or goddess and mother of the Christian’s god (2: 5) into the mosque because of its talismanic status—an idolatrous reading in which the Christians, who leave their offerings before the “simulacro” do not, apparently, concur.17 One can only speculate as to what about the “immagine” in Canto 2 might have angered Tasso’s inquisitorial reader; the letter from Antoniano detailing his objections to the Liberata does not survive. But it is striking that another vergine, Sofronia, proclaims for herself the protective status Ismeno gave to the immagine of Maria. Her sacrifice thus effects a substitution originally engineered by the apostate. She too adopts the language of female uniqueness when boldly stating to the king Aladino her “crime”: “sol di me stessa, sol consigliera, sol essecutrice” (“I was the only one [who knew of it], one counselor, one executor alone”; 2: 23). When Olindo challenges Sofronia’s magnanimous lie, arguing that a mere woman would be unable to carry out the theft, she insists again on her autonomy: “Ho petto anch’io, ch’ad una morte crede / di bastar solo, e compagnia non chiede” (“I too have a heart, confident it can die but once. It does not ask for company”; 2: 30). But Tasso links her in other ways to the Madonna that Ismeno made into a singularly potent object. As commentators have noticed, Tasso compares her to the stolen image when her veil and mantle are roughly taken from her when she is led to the stake.18 Just as Mary’s image, “enveloped in a slender shroud” (“in un velo avolto”; 2: 5) was seized (“rapito”) by Ismeno, so are Sofronia’s veil and mantle seized from her (“rapit[i] a lei [Sofronia] il velo e ’l casto manto”; 2: 26). And an allusion to Mary’s face (“il volto di lei”) returns with “smarrisce il bel volto in un colore / che non è pallidezza, ma candore” (“the lovely rose of [Sofronia’s] face is lost in white which is not pallor, but a glowing light”; 2: 26). And yet the resonances between Sofronia and an inimitable female figure do not end here. Giampiero Giampieri has noted that the white coloring of Sofronia at the stake is echoed eleven cantos later when Clorinda, the third vergine of the canto, dies at Tancredi’s hands. This pale demeanor at death’s arrival in turn has its haunting origins in the phrase accompanying the suicides of Virgil’smost prominent female character, Dido, and the historical figure on whom she is partially modelled, Cleopatra. These intertextual allusions thus trace an unsettling historical trajectory, insofar as far from being “vergini,” unlike their Tassian counterparts, both women are known for their sensuality and, in Dido’s case, unrequited passion. At the same time, Clorinda, like Sofronia, occupies the role enjoyed by Dido and Cleopatra before romantic liaisons led them astray. They are all the singular, female supports of their people. When Islam’s powerful woman warrior enters Jerusalem in Canto 2, Clorinda is defined as the self-sufficient savior of a people that Sofronia and—according to Ismeno—the immagine of Mary have been before her. In greeting Clorinda, Aladino bestows on her the signal distinction of the warrior who alone can protect the city (“non, s’essercito grande unito insieme / fosse in mio scampo, avrei più certa speme”: “though a whole host should come to rescue me, I would not hope with greater certainty”; 2: 47). Not only does he concede to her his scepter (“lo scettro”) but he adds, “legge sia quel che comandi” (“let the law be what you command”; 2: 48), an honor that prompts Clorinda to ask for her reward in advance: the release of the two Christians.19 Even as Clorinda will exact bloody penalties on the Christians who attack the city to which she pledges her protection, this fantasy of female potency that begins in Canto 2 will be eclipsed outside Jerusalem’s walls when Clorinda is killed by Tancredi: Meanwhile they whispered of the bitter chance behind the city wall confusedly till finally they learned the truth. At once through the whole town the bad news made its way mingled with cries and womanly laments, as desperate as if the enemy had taken the town in battle and f lew to raze houses and temples and set the ruins ablaze. Confusamente si bisbiglia intanto del caso reo ne la rinchiusa terra. Poi s’accerta e divulga, e in ogni canto de la città smarrita il romor erra misto di gridi e di femineo pianto; non altramente che se presa in guerra tutta ruini, e ’l foco e i nemici empi volino per le case e per li tèmpi. (12: 100) The defeat of a city in wartime evoked in this moving simile is the fate that Ismeno believes Jerusalem will avoid if Mary’s image is placed in the mosque; that Sofronia believes her people will avoid if she dies at the stake; and thatAladino believes his kingdom will avoid if Clorinda agrees to defend his city. And the moment, of course, looks backward again to Virgil, and to the demise of another city, Carthage, upon the death of another singular woman. “The palace rings with lamentations, with sobbing and women’s shrieks, and heaven echoes with loud wails—even as though all Carthage or ancient Tyre were falling before the inrushing foe, and fierce f lames were rolling on over the roofs of men, over the roofs of gods” (IV: 667–71).20 The “città smarrita,” the urbs in ruin: in both Aeneid 4 and the Liberata, the figurative collapse of the city, portrayed in a simile that reveals the grim devastations of war, is tied to the death of a woman characterized as savior. And in both cases, the two cities of these respective poems will be invaded by the enemy—one during the Punic Wars that are only predicted in the Aeneid, the other in Canto 20 of the Liberata. At the same time, the simile of Canto 12 following Clorinda’s death can be said to silence the diabolical suggestion that women’s bodies might be sufficient protection for Jerusalem’s community; or in rhetorical terms, that the female body stands in an analogical relationship to the city and can procure its health. Sofronia’s self less action in Canto 2 procures temporary salvation for the Christians. But genuine salvation arrives only eighteen cantos later, when Goffredo’s troops invade Jerusalem and secure it for its “rightful” owners. In the meantime, Sofronia, like the Madonna’s image, has been withdrawn forever from the poem. Following her rescue by Clorinda, she does not refuse Olindo her hand in marriage, and with him and others “di forte corpo e di feroce ingegno” (whose bodies are robust and spirits bold; 2: 55) she is banished, so fearful is Aladino of having so much virtue nearby (“tanta virtù congiunta . . . vicina”; 2: 54). Some of the banished wandered aimlessly (“Molti n’andaro errando”; 2: 55) while others traveled to Emmaus where Goffredo’s troops are gathered. Of Sofronia and Olindo, however, no more is heard. All Tasso divulges of their fate is that they both went into exile beyond the bounds of Palestine (2: 54). Such a finale to Sofronia’s sacrificial offering ensures—intentionally, it would seem— that the episode is indeed “poco connesso” to the rest of the poem. Inserted into the beginning of the Liberata, the story of Sofronia operates as a virtually self-contained unit, ending with its main protagonist banished from Jerusalem. That the episode can be said to trace Tasso’s ambivalences regarding “tanta virtù congiunta” in not one, but three, female characters, is suggested by both Sofronia’s and the immagine’s summary dispatch from the poem—as though to insist on the heretical nature of Ismeno’s view of the painting, and the women’s views of themselves, as sufficient to protect a city.21 But there may be another link between the exiled women and the immagine. The latter is both more and less than an icon: it is a work of art, in ways which the woman themselves may replicate. Much of the threat represented by Sofronia has to do with her inscrutability, which mirrors the unknowability of the immagine’s fate and of the painting itself. Moved by generosity and “fortezza,” Sofronia exits alone among the people (“tra ’l vulgo”) after Aladino orders the Christians’ houses burned. But as she journeys publicly to meet the king, Tassointroduces some seemingly gratuitous phrases: she neither “covers up her beauty, nor displays it,” and “Non sai ben dir s’adorna o se negletta, / se caso od arte il bel volto compose” (“If chance or art has touched her lovely face, if she neglects or adorns herself, who knows”; 2: 18). Similarly, she is described in relationship to the young Olindo, who has loved her desperately from afar, as either “o lo sprezza, o no ‘l vede, o non s’avede” (“she scorns him, or does not see him, or takes no note”; 2: 16), and of her considerable beauty, she “non cura, / o tanto sol quant’onesta’ se ’n fregi” (“cares not for it, or only as much as required by honor’s sake”; 2: 14). Even as Tasso depicts her as a “virgin of sublime and noble thoughts” (“vergine d’alti pensieri e regi”), he wastes no time in adding that she is also “d’alta beltà” (2: 14), suggesting that we do not know whether Sofronia is aware of her beauty’s effect on her admirers. In short, she is the product of an artfulness that at once belies her sincerity and renders her inaccessibility to public scrutiny even more pronounced. Indeed, Sofronia is impugned throughout Canto 2 in various ways that can only force the reader to suspect if not her motive—which emerges following her struggle to balance masculine virility or “fortezza” and female modesty (“vergogna”)22—then at least her self-presentation in a public space. And because she is a woman, “amore” emerges as the vehicle through which her integrity can be compromised. Or as Tasso says in introducing Olindo and in returning to the language used only several stanzas before of the chaste image of Mary and its supposed ability to provide “fatal custodia” to the gates of Jerusalem: “tu [amor] per mille custodie entro a i più casti/ verginei alberghi il guardo altrui portasti” (“although a thousand sentinels are placed, you [Love] lead men’s glances into the most chaste of dwellings”; 2: 15). The uncertain status of Sofronia’s agency and her inability to control the reception of her offer are highlighted again after the king, furious over her assertions that she was right to steal the image, orders her to be burned: “e ’ndarno Amor contr’a lo sdegno crudo / di sua vaga bellezza a lei fa scudo” (“too slight a shield is womanly grace for Love to f ling against the crude resentment of the king”; 2: 25): as though she—or Love working through her—might cunningly be able to soften the tyrant in his resolve. The manner in which Sofronia is tied to the stake—her veil and “casto manto” stripped violently from her and used to tie “le molli braccia” (2: 26)—and the ensuing appearance of Olindo beside her, “tergo al tergo,” heighten the barely suffused sensuality of the preceding stanzas in which Sofronia’s ambiguously constructed femininity has been a muted but persistent theme. “O caso od arte.” This is the phrase that threatens to turn Sofronia into the seductress Armida, who appears two cantos later at the threshold of the Christians’ camp to lure the Crusaders away from war. Sofronia is no Armida. Yet in depicting Sofronia’s inner conf lict between “fortezza” and “vergogna,” while refusing to declare the extent of Sofronia’s artful self-consciousness, Tasso highlights the problems that emerge when a woman thrusts herself into the public gaze.23 The questioning presence of male spectators, a group into which Tasso inserts the (male) reader by way of the narrator’s interventions, ultimately pointsto the inability of Sofronia—and by extension, of the immagine of Mary and of Clorinda, who has already unknowingly inspired the passion of the Christian knight Tancredi—to control the effects of her self-presentation. Like the Didos and Cleopatras before her, she is unable to escape from the controlling system of gender that makes her into the object gazed upon and fantasized about as though she were a work of art. At the same time, what prevents Sofronia from becoming a martyr and hence giving her life for her people is another woman, Clorinda: who at first appears to the populous as a male warrior (“Ecco un guerriero [ché tal parea]”) but who is betrayed as a woman by her insignia, the tiger. When Clorinda enters into the crowded piazza where the two Christians are tied to the stake, she notes Olindo weeping “as a man weighed down with sorrow, not pain” (“in guisa d’uom cui preme / pietà, non doglia)” while Sofronia is silent, “con gli occhi al ciel si fisa / ch’anzi ‘l morir par di qua giù divisa” (“her eyes so fixed on heaven that she seems to be leaving this world before she dies”; 2: 42). Clordina’s response to this sight—a Clorinda raised in the woods and led to disdain female pastimes such as sewing and embroidery—is extraordinary: “Clorinda intenerissi, e si condoles / d’ambeduo loro e lagrimonne alquanto” (“Clorinda’s heart grew tender at this sight; she grieved with them, and tears welled up in her eyes”; 2: 43). Such tenderness leads her to ask for the two Christians as a gift in advance of her promised salvation of the city: a salvation, as we will soon know, she can never achieve. Her pity for a woman like herself—at once self-contained and yet vulnerable to others’ fantasies about her sexuality—breaks through the religious and ethnic differences on which the Liberata as a whole depends, and arguably questions for Muslims and Christians alike the very premise of the war. Clorinda will be revealed later in the poem as the daughter of a Christian mother, and in retrospect one might see her recognition of herself in Sofronia as a premonition of her true identity. Yet, at this early point in the poem, her alignment of herself with Sofronia, along with Tasso’s allusions to Virgil’s fateful women, creates a potentially scandalous community of women whose unpredictable and often unreadable actions threaten to undo the transcendental militarism on which the poem is based. The crisis of the immagine, in Ismeno’s feverish recasting of its significance, is like that of the women who are endlessly substituted for it: complete within itself, it has no deictic function, failing to refer beyond itself to heavenly powers. Sofronia, too, points only to herself (“Sol essecutrice”), a presumed self-sufficiency that Tasso’s narrator translates into inaccessibility. It creates for Sofronia the same unknowable status of the stolen painting, and an unknowability Clorinda can only admire, and in which she similarly partakes. Tasso’s simile of the city that dissolves into f lames upon Clorinda’s death ten cantos later is thus ultimately a failed simile. That he will go on to banish all of his Christian women from the end of the Liberata suggests both his attempt to contain the threat represented by the female figures of Canto 2 and his inability to integrate Christian and Muslim women alike into the culminating events of the poem. Clorinda and Gildippe are dead, Erminia is in an “albergo” somewherewithin the city, Armida utters words of conversion but only on Jerusalem’s outskirts, and Sofronia has disappeared forever. To be sure, on the one hand, Tasso’s poem generally refuses to allow any character to stand in for the whole and thus represent the city, earthly or celestial, by him or herself, as the belated “Allegoria del Poema” attests and as numerous episodes involving Rinaldo and Goffredo suggest.24 In an early letter, Tasso protests the custom of romance that allows single characters to decide the fate of entire empires: “non ricevo affatto nel mio poema quell’eccesso di bravura che ricevono i romanzi; cioè, che alcuno sia tanto superiore a tutti gli altri, che possa sostenere solo un campo” (“In my poem, I don’t allow that excess of bravura that the romance welcomes, in which one figure emerges as greater than all the others, capable of defending the battlefield all by himself ”).25 To this extent, transforming the painting of Mary or the body of Clorinda into singularly protective forces copies the excess of romanzi which Tasso claims to avoid. Only the uniting of Goffredo’s “compagni erranti” or wandering companions under “i santi segni” can win for the Christians their city (1:1). The liberation of Jerusalem is the work not of women, but of men; and not of a single man, but many. On the other hand, unlike Goffredo or Rinaldo, these “virtuous” women do indeed disappear from the poem, suffering the fate of the “poco connesso” and summarily excluded from the larger body into which Tasso incorporates his men in the “Allegoria.”26 Yet is such exclusion ultimately a penalty? While at work on the Liberata, Tasso was penning his brief pastoral play, the Aminta, where he experiments with the inaccessibility of a vergine in the figure of Silvia, whose own near-violation while tied to a tree is reminiscent, even in its phrasing, of Sofronia’s violent torture. The Liberata’s “Già ’l velo e ’l casto manto a lei rapito, / stringon le molli braccia aspre ritorte” (“they tear away her veil and her modest cloak, bind hard her tender hands behind the back”; 2.26) echoes Silvia’s victimization at the Satyr’s hands.27 But the exposure of Silvia’s and Sofronia’s bodies is in turn contrasted with the degree to which they refuse to be contaminated by the violence that surrounds them even as they are vulnerable to varying interpretations of their sincerity. The fact that following their rescues neither female character is seen again suggests an additional layer of inscrutability, as though Tasso chose to protect the privacy of his vergini from those who would compromise their virtue.28 Perhaps only in a world where epic values— the seizing of Jerusalem from the renegade Ismeno and the infidel Turks—are unequivocally positive can Sofronia’s premature departure be construed as a loss, rather than a gain. The phrase used with respect to the mosque from which Mary’s image is taken—“a vile place heaven holds in disdain”—might stand in for the contaminated city as a whole that Sofronia inhabits with other embattled Christians. Tasso’s own narrative gesture with regard to all women of “fortezza,” Clorinda included, saves them from the bitter militarism that informs the second half of his poem, preserving for them a space offstage—or above it. But Tasso continued to ponder the ideal relationship of the female body to his epic project, one which would rely on integration rather than separation. Such integration demanded a very different kind of poem from the Liberata, whoseMuslim male warriors, if not its women, are diabolical figures from whom the city must be wrested. The Conquistata has typically been glossed as a work that celebrates the Counter-Reformation Church in all its militancy. But attentiveness to the new women of the revised poem, beginning with a lamenting Mary who has stepped out of the painting to become a character, may suggest otherwise.29 *  **  Death appears in the Conquistata’s opening stanza, where the triumphant prolepsis of “compagni erranti” joining together under “santi segni” no longer exists, and where the explicit allusions to the failures of hell, Asia, and Africa to defeat the Crusaders is replaced by a description of how Goffredo’s military feats “di morti ingombrò le valli e ’l piano, / e correr fece il mar di sangue misto” (“filled the plains and valleys with the dead, and made the sea run red with blood”). With death, there is mourning—and a world, as Tasso will call it late in the poem, of “femineo pianto” female lament (23:117). And the first evidence of female mourning that we see in Tasso’s “poema riformato” is that of the Virgin Mary, who makes a surprising cameo appearance at precisely the moment occupied in the Liberata by the episode with Sofronia. Threatened, as before, by the impending arrival of Crusaders, Aladino decides that the Christian community within the walls poses a danger, and in his rage swears to put them all to death. A stolen painting no longer exists to provoke his anger, but almost immediately the subject of that painting appears, as Tasso’s narrator redirects our gaze from the cowering Christian citizens of Jerusalem to heaven, in two entirely new stanzas: Holy Compassion, you did not keep your thoughts hidden to yourself, as you gazed down from the celestial and sacred realm onto the site where the King had lain buried, and at his faithful f lock. Thus: “Lord,” you cried, “help, help—for now I alone am not sufficient to save their lives.” Upon seeing those moist eyes—the eyes that had wept for her Son who died on the cross—the Father said, “now let me turn my attention to their fear” . . . and the savage man [Aladino] tempers his insane rage. Non fu ’l pensier, santa Pietate, occulto a te ne la celeste e sacra reggia, donde guardavi il luogo in cui sepulto il Re si giacque, e la fedel sua greggia. Pero’: – Signor, gridasti, aita, aita, ch’io non basto a salvarli omai la vita. Vedendo il Padre rugiadosi gli occhi di lei che pianse in croce estinto il Figlio, – Vo’ – disse – ch’al Timor la cura or tocchi – . . . . [e] Tempra dunque il crudel la rabbia insana. (2: 11–13) 30Thanks to this heavenly intervention that happens in the blink of an eye (“ad un girar di ciglio”), Aladino will “temper his rage” by burning the fields where the Crusaders might have found food and by exiling, rather than killing, the faithful—excepting “le vergini”—from Jerusalem, who depart in tears (“gemendo in lagrimosi lutti”; 2: 53). But their laments will not endure for long. When they come upon the Crusaders in their camp, they offer their services to Goffredo and participate, presumably, in the final attack on their former city in the closing cantos of the new poem. As in Canto 2 of the Liberata, we have a threatened community, and once again Mary figures in its protection. But for those familiar with the Liberata, this episode in the Conquistata’s second canto represents a loss rather than a gain, albeit a puzzling loss. Having omitted the episode of Sofronia that apparently, he, and many of his first readers, found so troubling, Tasso leaves us with the mere shadow of the women who once occupied the status, rightly or wrongly, of Jerusalem’s saviors: a mourning mother. When Mary calls upon God to temper Aladino’s wrath, she is gazing at a tomb: “il luogo in cui sepulto/ il Re si giacque.” Jerusalem is a place of death, both past and imminent, and Mary is not celebrating her son’s resurrection, but weeping for his demise on the cross. Her grief is rehearsed again in the following canto in stanzas also new to the Conquistata, where it will be shared by other mothers—many of them Muslim. On tapestries which Goffredo shows the two ambassadors who have arrived from the enemy’s forces—one of them, Argante, “intrepid warrior” (“intrepido guerriero”; 2: 91)—is the thunderous defeat of Antioch, which the Christians have just taken. Tasso lingers not over the victorious assault on the city but on the artist’s attentiveness to women’s loss as they watch their sons die below them: talented artist, you made the faces of their mothers’ pallid and pale, for life no longer was welcome to them. From above each one gazed at her dead child, who lay on the earth by enemies oppressed, his head affixed to the enemy lance; and tears bathed their dry cheeks. And so he created great variety among these images of grief . . . con viso vi [il maestro accorto] feo pallido e smorto le madri, a cui la vita allor dispiacque. D’alto mirò ciascuna il figlio or morto che tra nemici oppresso in terra giacque, e’l capo affisso a la nemica lancia; e di pianto rigò l’arida guancia. E variò le imagini dolente . . . (3: 48–9) The resulting “istoria” tells of a “Città presa, notturno orror, tumulto, / ruine, incendi e peste”, to which the artist adds “Fuga, terror, lutto, e mal fido scampo / . . . . e correr feo di sangue il campo” (“A city seized, nocturnal horrors, tumult, ruin, firesand plague . . . flight, terror, grief, and luckless escape, and he made the field run with blood”; 50). Argante, the Christians’ enemy, is gazing on these images, and one could argue that his perspective inf lects the presentation of the tapestries, much as Aeneas’s grief in Book 1 colors his reception of the carvings in Carthage that detail the fall of Troy. Yet, elsewhere in the descriptions, we hear of the “pious Goffredo,” the “good Beomondo,” the “great Riccardo.” Moreover, the direct apostrophes to the Christian reader (“Italici e Germani uscir diresti . . .” [2: 17]) suggest that it is Tasso’s narrator—and Tasso himself—who lingers over the mournful details. In fact, the singular concentration on the Conquistata’s women as vehicles of lament suggests that Tasso is far from making their response to loss yet another diabolically tinged inspiration. Riccardo, formerly the warrior Rinaldo, now also has a mother, who like Thetis, emerges from sea-depths to comfort her son when his friend Rupert dies. The prayers of Riccardo in turn are carried by heaven to a female figure who with tearful face (“con lagrimoso volto” 21: 74) asks God, as did Mary much earlier, to bring aid by turning “your pitying face to my warrior” (“al mio guerrier pietoso ’l ciglio”; 72). But as the scenes of the tapestry suggest, women’s presence as mourners is most visible in the sections devoted to Argante, scourge of the Christians, and in the Conquistata clearly meant to be a double for Hector from Homer’s Iliad. To strengthen this parallel with the Homeric poem, Tasso had to give Argante a wife to protest his going out into battle as Andromache did with Hector, and a mother—and a Helen—who will mourn him when he dies.31 In the Liberata, this “intrepido guerriero” was killed by Tancredi after a bloody duel outside Jerusalem’s walls. The wandering Erminia, in love with Tancredi, literally stumbles over the bodies when she is escorting the spy Vafrino back to the Christians’ camp, and restores Tancredi to health with pious prayers and herbal medicines. Argante is summarily ignored by the pair until Tancredi insists that they carry his bloody corpse with them to Jerusalem: “non si frodi / o de la sepoltura o de le lodi” (do not deprive him of burial or of praise; 19: 116). But we hear no eulogies, nor do we witness Argante’s burial, and he is as arguably isolated in death as in life. The Argante of the Conquistata receives a very different fate after he dies at Tancredi’s hands. His body is given to the women of Jerusalem, who eulogize him at the close of Canto 23 as husband, father, and son, as well as fierce protector of his city. This last role is given explicitly to him by Erminia, rechristened Nicea in the Conquistata, who laments her inabilities to save him in the plaintive cry “O arti mie fallaci, o falsa spene! / A cui piú l’erbe omai raccoglio e porto / da l’ime valli e da l’inculte arene? / Non ti spero veder mai piú resorto, / per mia pietosa cura” (“O my fallacious arts, o my false hope! What use now the herbs that I gather and carry from the dark valleys and the hidden sands? I no longer hope to see you risen, saved by my compassionate healing”; 23:126). The woman who in the Liberata had collected medicinal herbs for her beloved Tancredi, and who is addressed by him as “medica mia pietosa” after she saves him from death, here reproaches herself for having failed to rescue Tancredi’s enemy Argante. Ifshe saved Tancredi and Goffredo—and the Christian cause—in the Liberata, here she can confess only her failed arts, and in the context of prophetically imagining a future of grief and destruction in the wake of Argante’s death: “Sola io non sono al mio dolor; ma sola / veggio, dopo la prima, altre ruine, / altri incendi, altre morti: e grave e stanca, / quest’alma al nuovo duol languisce e manca” (“I’m not alone in my grief, but I alone can see after this first destruction, more ruin, more fiery blazes, more deaths; and tired and heavy, this soul will languish and expire, sickened by new sorrows”; 127).32 These three weeping women—mother, wife, and friend whose arts cannot save a dead man—integrate Argante not only into the life of the city and the family, but into the future, as the women who survive him imagine their fates as vividly as the female survivors of Hector in the Iliad imagine theirs. Or as Argante’s wife, Lugeria, laments, “Ne la tenera etate è il figlio ancora, / che generammo al lagrimoso duolo, / tu ed io infelici . . . / non vedrá gli anni in cui virtù s’onora, / Né la fama tua” (“Our son whom you and I—unhappy— conceived only for tearful sorrow is still in his tender years . . . he will see the years in which virtue is bestowed on him, nor will he know your fame” (23:119). For herself, she can envision only “foreign shores” (“lidi estrani”) and service in the entourage of some proud, Christian lord. The lines closely follow those of Andromache in the Iliad, much as the lament of Argante’s mother (“Difendesti la patria, e palme e fregi / n’avesti, or n’hai trafitto il viso e ’l petto”; “You defended our country, and had honors and laurels; now your face and breast are pierced [by a lance]”) repeats that of Hecuba in Iliad 24. Thus just as in the Iliad, as Sheila Murnaghan has written, female lament has the function of tying the hero back into his community, while making it clear that the hero’s kleos or fame is achieved at women’s expense.33 Such a constitution of a larger, more sorrowful, poem can be allied in turn with Tasso’s new relationship to epic. Even for a poet as relentlessly psychoanalyzed as Tasso, the creation in the Conquistata of the familial contexts that Tasso may have longed for after the death of his mother, never knew, may come as a surprise.34 Tasso’s redefinition of the epic poet in his unfinished Giudizio del poema riformato, the last of his critical works, may instead have been in response to those readers of the pirated Liberata who complained about the inauthenticity of some of the characters’ emotions that drove the poem. In particular, he argues forcefully in the Giudizio for the new sentiment he seeks to generate throughout the Conquistata: pity, or “la commiserazione e de la purgazione de gli affetti” (“commiseration and purgation of its effects”; 165). With respect to Argante, whom he explicitly declares to have now fashioned as “most similar to Hector” (“similissimo ad Ettore”), he comments, where Argante earlier was not wretched, now he’s completely so, because he’s been changed from a foreign and mercenary soldier into the son of a king and a Christian queen, and has become the natural prince of the city: defending his father, loving his wife, and constant in his defense and in hisfaith; and so that pity that is denied him by [Christian] law can be granted out of natural and human sentiment. dove la persona d’Argante prima [nella Liberata] non era miserabile, ora è divenuta miserabilissima, perché di soldato straniero e mercenario è divenuto figliuolo di re e di regina cristiana e principe natural di quella città, difensor del padre, amator de la moglie e costante ne la difesa e ne la fede; e però quella pietà che si niega a la legge si può concedere a la natura ed a l’umanità. (164) Arguing against the likes of Dion Crisostomos who complained about the scenes of mourning in Homer (“Defunctum vero memoria honorate non lachrymis” [“the memory of the dead are not honored by tears”]), Tasso strives for a poetics “that is more humane and more appropriate to civil life” (“piú umana e piú accommodata a la vita civile”), resisting not only Dion but Plato and the Pythagoreans as “too rigid and severe” (“troppo rigida e severa”). Taking sides with that “most excellent Aristotle,” Tasso argues for a poetry that will motivate the sentiment of compassion “even for the enemy” (“ancora da’ nemici”; 178), and hence for the creation of a human community in which one takes stock not so much of differing religious beliefs, but of the parallels that make all humankind members of a single family. Thus, for example, the king Solimano is to be considered not as the emperor of the Turks, but as a valorous prince and father of a valorous and compassionate son. . . . If they were deprived of the theological virtues, they did not lack natural virtue, nor those bred by custom. non come imperator de’ Turchi, ma come principe valoroso e padre di valoroso e di pietoso figliuolo . . . quantunque fosser privi de le virtú teologiche, non erano senza le virtú naturali e quelle di costume. (177) As a result, as Alain Goddard has observed, Solimano and Argante both now fail to embody “a code of values opposed to that of strict Catholic orthodoxy” (“un code de valeurs opposé à celui de la stricte orthodoxie catholique”)35 —a failure that unleashes “a tide of ambivalence” despite the ideological claims made throughout for Catholicism’s supremacy. And the figures who help to generate such ambivalence and, in particular, compassion for those with “natural virtues” are largely Tasso’s women, as the Conquistata shapes not only a new definition of masculinity but a new role for its women.36 Tasso’s early readers may have challenged the authenticity of Armida’s conversion, the “saintliness” of Sofronia, the status of the missing “immagine,” and the rationale for Erminia’s midnight foray into the Christian camp, and her supposed self lessness when ministering to a wounded Tancredi.37 The Conquistata seems dedicated rather to making female behavior transparent and unquestionably sincere, a sincerity that Erminia/Nicea’s rebuke of her “artifallaci” confirms. The ubiquitous female mourner, for whom Mary is paradigmatic, embodies the essence of non -theatricality, conveying a spiritual intensity which Tasso himself longed to experience as clear from his late canzone to the Virgin, “Stava appresso la Croce,” in which he asks Mary to become the guarantor of his own prayerful sincerity: “Fa ch’io del tuo dolor / senta nel cor la forza” (“Grant that I may sense in my own heart the power of your grief ”), and later in the poem, “Fa ch’l duol sia verace / e ’l mio pianto sia vero” (“Enable my grief to be authentic, my lament sincere”).38 If—with the exception of Clorinda—there was no place for this expression of commiseration in the Liberata, fixated as it was on the triumphant attaining of the city, the Conquistata ensures with its weeping mothers and, on occasion, fathers and friends, that we see Jerusalem’s conquest as mixed a blessing as was the defeat of Troy. If the body recognized in the Liberata’s “Allegoria” is an exclusively militaristic one, the corpus of the Conquistata is familial, in which men are humanized, perhaps feminized, through their claims to having mothers, wives, or children. In the meantime, Erminia’s pious arts of healing, Sofronia’s daring sacrifice, and the immagine itself—aspects of feminine “artistry” not easily assimilable to this model—are gone. *  **  One final glance at Luca Giordano’s painting may help to clarify the trajectory I have attempted to chart throughout this essay. The interesting detail of Mary’s image, lifted high above the scene of impending death, can be said to resolve for Genova’s Counter-Reformation audience the identity of the “thief ” which Tasso had left in abeyance. Clearly the “mano” that perpetrated the theft was that of the queen of Heaven herself, who forcibly intervenes when her image is placed in a mosque, and who exhibits her power by rescuing not only her “immagine” but the brave Sofronia. Giordano restores Mary’s protective immagine, letting us “see” it for the first time as he rescues Mary herself from oblivion in a work that makes the exaltation of Christianity derive from her comforting presence. To this extent, the painting confirms the overtly Catholic structure on which the Conquistata insisted. But it does so by countering the very notion, emphasized by Mary herself in the Conquistata’s new second canto, that she is “not enough now to save their lives” (“io non basto a salvarli omai la vita”). Perhaps the key word in the passage is “omai”: now, as opposed to some earlier time when Mary presumably was sufficient. Reading backward from Mary’s phrase in Canto 2 of the Conquistata, one emerges with a nostalgic vision of female sanctity which the Liberata never intended to confirm; but a vision which for Tasso may have resided in a not-so-distant past before Trent, found in a work such as the Divina commedia, in which the Virgin has power to do more than weep. Her compassion can be said to have generated an entire poem, and it is thanks to her example that Beatrice is able to say to Virgil in Inferno 2, “amor mi mosse” (“love moved me and made me speak”). Giordano’s late seventeenthcentury painting willfully misreads the Liberata, as it envisions a world in which Mary can glowingly transmit her power to the two central women of Canto 2in the form of light radiating from her painting. The work of art thus comes to possess a divine, unambiguously protective status such as a renegade Christian, the wizard Ismeno, would confer on it—even if Tasso himself would not. 39 This was a world that never did exist in the Liberata. But that may finally be beside the point. Yet as Tasso tried to create a poem “senza arti fallacy,” newly directed toward the compassionate involvement of all its personaggi, Muslims and Christians alike, in the family of the “vita civile,” Mary and the women like her enable a different kind of salvation, albeit of a less dramatic kind. If threats of “parlar disgiunto” and episodic discontinuity hang over the Liberata; if the three women of Canto 2 both embodied and actualized these threats, once we arrive at the inclusive poem that is the Conquistata, the lonely isolation of heroic difference is no longer a danger. And as a result, there are no more female heroes.40Notes 1 Tasso, Lettere, ed. Guasti, 5: 72; the letter is from July 1591, when he had almost completed the Conquistata. 2 For a summary of how female characters change in the Conquistata, see Goddard, “Du ‘capitano’ au ‘cavalier sovrano,’” 236–38. Also of interest is Picco, “Or s’indora ed or verdeggia.” 3 See Gigante’s introduction to Tasso’s Giudicio sovra la Gerusalemme riformata, xlviii, as well as his discussion of the Giudicio and Conquistata in Tasso, chapter 13. 4 That the female figures of the Liberata are intriguing mirrors for Tasso himself is not a new argument; particularly in the wake of a feminist criticism that has focused on Armida and Clorinda. In some cases, such as Stephens’ article on Erminia (“Trickster, Textor, Architect, Thief ” or Miguel’s “Tasso’s Erminia,” 62–75, a female character’s narrative and artistic capabilities are put forth as convincing evidence for self-portraits of the author/artist. 5 For two recent studies devoted to the episode of Sofronia, Giamperi, Il battesimo di Clorinda and Yavneh, “Dal rogo alle nozze,” 270–94; also see the few pages dedicated to Sofronia in Hampton’s Writing from History, 116–18. 6 Some early readers of the Liberata considered the episode “poco connesso e troppo presto,” a point with which Tasso concurred; e.g., the letter to Scipione Gonzaga from April 3, 1576; Lettere di Torquato Tasso, vol. I, letter #61; 153. Molinari’s edition of the Lettere poetiche of Tasso contains this letter with ample critical text; 374. The debate over the episode went on for a period of many months in 1575 and 1576; see the excellent account of Güntert, L’epos dell’ideologia regnante, 81–85. 7 The syntactic “difetto” or defect that Tasso claims he learned from reading too much Virgil is that of “parlar disgiunto”: “cioè, quello che si lega più tosto per l’unione e dependenza de’ sensi, che per copula o altra congiunzione di parole . . . pur ha molte volte sembianza di virtù, ed è talora virtù apportatrice di grandezza: ma l’errore consiste ne la frequenza. Questo difetto ho io appreso de la continua lezion di Virgilio . . .” (Lettere, vol. I, 115). Fortini calls attention to the symptomatic crisis of “parlar disgiunto” in relationship to Canto 2 in Dialoghi col Tasso, 81, describing it as “la frattura degli elementi del discorso per ottenere maggior rilievo, maggiore drammatizzazione e magnificenza.” 8 Tasso’s references to Homer in his Giudicio are extensive, as are his spirited defenses of Homer against those who would call him a liar; he often invokes Aristotle’s praise of the poet. 9 On Tasso’s impact on and interest in the visual arts more generally, see Waterhouse, “Tasso and the Visual Arts,” 146–61 and, more recently, Unglaub’s Poussin and the Poetics of Painting and Traherne’s “Pictorial Space and Sacred Time,” 5–25.Jane Tylus10 The image is item 176 in the catalogue Luca Giordano, ed. Ferrari and Scavizzi. 11 See Utili’s entry on Giordano’s Olindo e Sofronia in Torquato Tasso, 313. 12 From the letter to Scipione Gonzaga of April 3, 1576; in Lettere di Torquato Tasso, 153; Lettere poetiche, 374. This came less than a month after Tasso had informed Luca Scalabrino on March 12, that he was going to add “eight or ten stanzas” to the end of the Sofronia episode, in the hope of making it seem “more connected” (“che ‘l farà parer più connesso”); ibid., 339. 13 I use the edition of Fredi Chiappelli; II: 6. 14 Translations of the Liberata are from Jerusalem Delivered, trans. Esolen; occasionally modified. 15 Lettere, I, 164; also in Letter poetiche, 406; italics mine. 16 Yavneh, “Dal rogo alle nozze,” 272–73. 17 Giampieri, Il battesimo di Clorinda, 27, has noted in the “casto simulacro” of Mary a parallel with the famous Palladium of Troy: Mary’s image takes the place of the Palladium, and this substitution is extended further when Sofronia herself “porta quella salvezza che tutti si aspettavano dall’efige della Madonna” once the Madonna is gone. 18 See Yavneh, “Dal rogo alle nozze,” 150, as well as Warner, The Augustinian Epic, 86. 19 This line is echoed by Armida eighteen cantos later, when she proclaims herself Rinaldo’s “ancilla,” and observes that his word is her law: “e le fia legge il cenno” (20: 136). Intentionally or not, the line brings us full circle to the missing image of Mary, but reducing the supposed potency of that image and the women who mirror it to a gesture of submission to a “conquering” Gabriel. 20 Virgil, Eclogues, Georgiecs, Aeneid I–VI, 441. 21 The Judith echoes are relevant as well, on which see Refini, “Giuditta, Armida e il velo,” esp. 87–88. But unlike Judith, who dominates the second half of the apocryphal book of Judith, Sofronia and Clorinda disappear long before the ending. 22 “A lei, che generosa è quanto onesta, / viene in pensier come salvar costoro. / Move fortezza il gran pensier, l’arresta / poi la vergogna e ‘l verginal decoro; / vince fortezza, anzi s’accorda e face / sé vergognosa e la vergogna audace” (2: 17). 23 Eugenio Donadoni remarked on Tasso’s “incapacità di ritrarre una santa,” and while he doesn’t elaborate, he clearly has in mind the puzzling presentation of Sofronia herself. Torquato Tasso, 324. 24 As Lawrence F. Rhu nicely puts it, the “Allegoria,” first composed in 1576, probably functioned “as a guarantor of acceptable intentions in the face of potential censorship . . . rather than as a sure guide in the right direction for a comprehensive interpretation of his poem”; The Genesis of Tasso’s Narrative Theory, 56. At the same time, with regard to the conflict between the “one and the many,” the poem, with its announced attention to bring together Goffredo and his “compagni erranti,”and the Allegoria, focused on demonstrating how the bodies of the (male) warriors are eventually incorporated within the body of the army, seemingly speak with a single voice. 25 Lettere, vol. 1, 84. Interestingly, Tasso will exempt Rinaldo from this rule. 26 On the possibility that Tasso resists making his female warriors stronger than the men, see Günsberg, The Epic Rhetoric of Tasso, 128: “female valour is described essentially in terms of negative comparatives. This culminates in male supremacy over a femininity that is already fragmented, and in an act characterized by sexual overtones”—such as the deaths of Clorinda and Gildippe. 27 See Act III, scene 1, from Aminta, and Tirsi’s description of the Satiro’s would-be rape of Silvia: She is tied with her own hair, to a tree, while “‘l suo bel cinto, / che del sen virginal fu pria custode, / di quello stupro era ministro, ed ambe / le mani al duro tronco le sstringea; / e la pianta medesma avea prestati / legami contra lei . . .”; lines 1237–42; from Opere di Torquato Tasso, Volume 5: Aminta e rime scelte. 28 For a more sustained reading of the Aminta and Tasso’s protectiveness of his two main characters, see my chapter in Writing and Vulnerability, 82–95. 29 In truth, a more nuanced criticism of the Conquistata has emerged in recent years, including that of Goddard and of Residori, L’idea del poema, as well as in the recent article of Brazeau, “Who Wants to Live Forever?” Yet critics have been overly hasty to dismiss the30 31 323334 35 3637 38 39 40265later poem as the project of Tasso’s new Counter-Reformation orthodoxy. This may be the case, but surely only in part; as the Giudicio and contemporary letters attest, Tasso was involved in a continuing dialogue with ancient authors, and the Conquistata attests to his desire to write a poem that creates more of a balance between opposing forces. Gerusalemme conquistata, II: 11–12. Luigi Bonfigli’s edition, which comprises part of his five-volume Opere di Torquato Tasso, regrettably has no notes; there is still no fully annotated modern version of the poem. Shortly after Argante’s death a trio of female mourners lament his loss in a passage taken directly from Iliad 24; the fact that they appear in the Conquistata’s twenty-third canto makes the connection structural as well as thematic. See Stephens, “Trickster, Textor, Architect, Thief,” on Erminia, in which he talks about Erminia’s imitation of Helen; while he finds in the Conquistata allusions to Helen’s weaving (Canto 3), he does not consider the Homeric echoes in Canto 23. Also see my “Imagining Narrative in Tasso.” Murnaghan, “The Poetics of Loss in Greek Epic,” 217: “As she gives voice to her role as the bearer of Hector’s kleos, Andromache’s words fill in what Hector’s gloss over . . . [she] insists that the creation of kleos begins with grief for the hero’s friends and enemies alike. . . . Before it can be converted into pleasant, care-dispelling song, a hero’s achievement is measured in the suffering that it causes, in the grief that it inspires.” Ferguson’s Trials of Desire and Enterline, The Tears of Narcissus explore psychoanalytic material. Goddard, “Du ‘capitano’ au ‘cavalier sovrano,’” 240n. I want here to make note of Konrad Eisenbichler’s suggestive work with respect to new versions of masculinity articulated in early modern Europe, and especially to his generous support of the volume that Gerry Milligan and I edited for his series at the University of Toronto, The Poetics of Masculinity in Early Modern Italy and Spain (Toronto: Centre for Renaissance and Reformation Studies, 2010). The letters that take up these various episodes, surely to be read in the larger context of Tasso’s oeuvre, include a majority of the letters in Molinari’s Lettere poetiche, which date from March 1575 through July 1576. Opere di Torquato Tasso, vol. V, 583. See Traherne, “Pictorial Space and Sacred Time,” for a bracing discussion as to why Tasso refused to indulge in any ekphrasis of sacred images in his work—as in his late poem, Lagrime. In the Conquistata, Tasso adds eight stanzas (15: 41–8) representing a prophetic dream regarding Clorinda’s future baptism as a Christian—a future less certain in the Liberata, when a number of verbs suggest the possibility of an only apparent conversion (“pare,” “sembra,” etc.).Bibliography Brazeau, Bryan. “Who Wants to Live Forever? Overcoming Poetic Immortality in Torquato Tasso’s Gerusalemme Conquistata.” Modern Language Notes 129 (2014): 42–61. Donadoni, Eugenio. Torquato Tasso. Florence: La Nuova Italia, 1967. Enterline, Lynn. The Tears of Narcissus: Melancholia and Masculinity in Early Modern Writing. Stanford, CA: Stanford University Press, 1995. Ferguson, Margaret W. Trials of Desire: Renaissance Defenses of Poetry. New Haven, CT: Yale University Press, 1983. Ferrari, Oreste and Giuseppe Scavizzi, eds. Luca Giordano. Rome: Edizioni Scientifiche Italiane, 1966. Fortini, Franco. Dialoghi col Tasso. Turin: Bollati Boringhieri, 1999. Giamperi, Giampeiero. 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see also sodomyAndreoli, Andreoli 45–6 androgyny 107, 185, 187–8, 195 Andromeda 230, 232–3, 240 Angela of Foligno 113 angels, Carlini invoking 100, 104, 107–9, 114 animals, sex with 14, 43, 227, 231, 234–7, 241, 243–4n51 Antoniano, Silvio 250–1 Apuleius 232–3, 236–8, 240–1 Arenula 125–6 Aretino, Pietro: and Il Sodoma 192–3; and Piccolomini 217; Ragionamenti 14, 164–5, 211–13, 215–18, 221–2 aristocratic behaviour 221–2 Aristotle 32n2, 161, 168, 243n51, 261, 263n8 Armida 247–8, 254, 256, 261, 264n19 “arti fallaci” 248, 263 autonomy 145, 149, 211, 251 Averani, Pietro 38 badgers 187 Baliera, Cecilia 70n72 Ballerina, Francesca 68n14 Bandello, Matteo 165, 200, 217 Bandello, Niccolò 163 Bargagli, Girolamo 219–20, 224n66 Barolsky, Paul 199 bastards 76, 192 beastliness 32n2Bechdel Test 217–18, 224n50 beffa 31n1, 33n14 Belforte 37 Bell, Rudolph 11, 97, 99, 113 Bellini, Angelica 69n52 Belvedere di Saragozza 57, 70n71 Bembo, Pietro 215, 219 Benazzi, Pietro 62 Benedek, Thomas G. 12 Benedict, Saint 185, 186, 188, 189, 190 Benedictine order 70, 185 Bernardino da Siena, Saint 145, 162, 173n10, 188, 195 bernesque poetry 167–8, 171–2 Berni, Francesco 194 Bernini, Gianlorenzo 110, 111–12, 114, 116, 121n93 bestiality see animals, sex with Betta la Magra 11, 128–31 Bianco, Baccio del 78 bigamy 80 Bignardina, Giulia 60 birds: eating 163–4, 172–3n2, 174n24; symbolising the penis 231 bisexuality 100, 186, 192, 194, 203n5 blasphemy 35, 38, 63, 79 Blastenbrei, Peter 79 Bocca di lupo 57, 70n71 Boccaccio, Giovanni 8, 21–2 Bollette see Ufficio delle Bollette Bologna: Borgo degli Arienti 59, 62; Borgo di San Martino 59–60, 62; Borgo di Santa Caterina di Saragozza 57, 59; Borgo di Santa Caterina di Strada Maggiore 62; Borgo Nuovo di San Felice 56, 59–60; Borgo Riccio 57; Broccaindosso 57, 59; men’s relationships with prostitutes in 61–2; regulation of prostitutes in 61, 63–5, 68n17; residencies of prostitutes in 8–9, 53–60, 55, 56, 66–7; sausages of 168 Bolzoni, Lina 227–8 The Book of the Courtier (Castiglione) 1, 11; arms and letters in 142–4; dress and aesthetics in 146–54; homosexuality in 192; on women’s behaviour 215–16, 219 Bossi, Francesco 70n66 Boswell, John 2–5, 198, 203 Botticelli, Sandro 104, 188 Bovio, Zefiriele Tommaso 162 Bràina di stra San Donato 57, 60 Braudel, Fernand 161 Brizio, Elena 8 Bronzino (Agnolo di Cosimo) 194brothels 54, 57, 59–60, 125; see also prostitution Brown, Judith 4, 11, 97–8, 107, 120n55 Bruno, Giordano 200 Buonacasa, Lucrezia 65 Burckhardt, Jackob 1, 7 burlesque literature 166, 194–5 Cady, Joseph 200 Camaiani, Orazio 37 Campi, Cassandra di 60 Campo di Bovi 56, 60, 68n27, 70n71 canon law 75 Canossa, Ludovico da 142–3, 146–9, 154 Capatti, Alberto 161 Capella, Galeazzo Flavio 216 Cappelli, Francesco 84–6, 91 Cappello, Bianca 76 Capramozza 57, 70n71 Captain of Justice (Siena) 35–40 Caravaggio, Michelangelo Merisi da 109, 111–12, 114, 195 Caretta, Madonna Ginevra 60, 68n32, 69n37 Carli, Enzo 199 Carlini, Benedetta: becoming abbess 107; entry into religious life 101; imprisonment of 119n9; investigation into 97–9; marriage to Christ 113, 115–17; modern controversy over 99–100; sexual contact with Mea 100–1, 104, 114–15, 117–19; spirituality of 102–4, 109, 111–14 carne, multiple meanings of 12, 160–5, 170–2 Carnevale (neighbourhood) 127 Carnival 90, 102, 162, 165–7, 170, 175n52 Carracci, Agostino 55, 56, 58 Carracci, Ludovico 116 Castiglione, Baldassare 1, 11–13, 142, 145, 152, 156nn35, 38, 239 castration 10 Catherine de’ Ricci, Saint 104, 107, 117 Catherine of Alexandria, Saint 116 Catherine of Bologna, Saint 114 Catherine of Genoa, Saint 102 Catherine of Siena, Saint 11, 102, 104–7, 106, 108, 112–13, 116, 118 Cavedagna, Domenica 60 Cazzaria (Vignali) 219–20 Cellini, Benvenuto 13, 188, 194 Chauncey, George 201 Chigi family 185, 192–4 Christ: Carlini speaking as 100, 117; Carlini’s visitations from 98, 104, 111;forgiving the adulteress 77–8; gender of 107; loving union with 106, 114–16, 115, 121n81, 197 Christianity: and eating meat 162–3; and masculinity 144–5; and sexuality 185 Circe 235, 237 Clarke, Paula 7 Clement VIII, Pope 247 Cleopatra 252, 255 clergy: sexual violence by 35, 44–9, 98; and sodomy 190, 194 Clorinda 248–9; baptism of 265n40; body of 256; death of 247, 251–3, 264n26; and Sofronia 255 clothing: foreign 148–9; and masculinity 11–12, 141–2, 144–7; and military defeat 152; and sexual deviance 188–90 Cockaigne, Land of 165 Cohen, Elizabeth 7, 9, 57, 62, 67, 71n84 Colieva, Lucia 60 Coller, Alexandra 219 Colloquies (Erasmus) 101–2 “compagni erranti” 256–7, 264n24 concubines 80, 92n44 conjugal debt 5, 77–8 Connors, Joseph 126 Conquistata see Gerusalemme conquistata convents: power of 98; prostitution and 55, 63–4; sexuality within 4–5, 97, 99, 101–2 Corio, Bernardino 141 Cornaro, Alvise 174n23 Correggio, Antonio da 116 cose brutte 127 Cosimo I de’ Medici, Duke 8, 37, 46 cosmetics 144, 213, 216 Council of Trent 8–9; and adultery 79, 82; and failed saints 112; and images 250–1; nunneries after 101; and sodomy 195 Counter-Reformation 104, 112, 257, 265n29 court ladies 1, 6 courtesans: in fiction 211–12; idealized depiction of 1, 6–7; in Rome 79 courtiers: ideal 1, 6, 143–4, 146–7; sacrificing masculinity 150–2 Crawford, Katherine 6 Criminal Judge (Siena) 36 Cristellon, Cecilia 79 Crivelli, Bartolomea (Mea) 11, 97, 99–104, 109, 113–14, 117–18, 119n10 cross-breeding 14, 227, 233–4, 236, 240, 243n51 cuckoldry 77–8Currie, Elizabeth 141 Cycnus 205n55 Daedalus 234–6, 240 Dante Aligheri 2, 32n2, 34n32, 161, 163 d’Aragona, Tullia 215–16 d’Ascoli, Eurialo 193, 200 de Bertini, Ursina 68n14 de Montaigne, Michel 65 Decameron: adultery in 78; Branca’s edition of 31n1; culinary language in 163; and Dante 34n32; and della Porta 243n30; female heroines in 33n21; Griselda and Gualtieri in 8, 21–31; and La Raffaella 215; Walter of Brienne in 32n8 deceit, courtiers and 150 de’Grassi, Francesco 70n66 della Porta, Giovan Battista 14, 227; Art of Memory 228–31, 240–1, 241–2n2; and myth 234–8; and natural magic 239–40, 242n11; and nudity 231–2; and Titian 233–4 d’Este, Ercole 112, 120n40 the Devil, and sexual violence 39–40 di Loli family of prostitutes 59 Dido 252, 255 dildos 13, 99–100, 102, 166 discourse, and social norms 200–1 Dolce, Ludovico 170–1, 223n32, 229 Domenidio, inn of 129, 131 Domitilla, Maria 118 Donatello (Donato di Niccolò di Betto Bardi) 188, 190 Donina, Pantaselia 62 dress see clothing Durazzo, Eugenio 248–9 ecclesiastical courts 9, 45, 61, 78–9 effeminacy: in clothing 12, 142–7, 150, 155n14, 156n43, 188, 205n41; and military defeat 151–4 Eisenbichler, Konrad v–vi, 97, 265n36, 268–70 Elbl, Ivana 5 Elliott, Dyan 5 embodied experience 199–201 England, debts to Florence 32n6 Ensler, Eve 218 epistemological caution 199, 201 Erminia/Nicea 247–8, 255, 259–62, 263n4, 265n32 erotic forces, cosmic 239 erotica, learned 175n52 essentialism 2, 147, 198 Europa 235, 237Fabritio 128–9 faccia tosta 195 fallacious artistries 15, 248 Farnese, Giulia 76 the Farnesina 192 female bodies 7, 218, 237, 247–8, 253, 256; see also genitals, female Ferrante, Lucia 56 Ferrara 7, 112, 167, 216 Ferrari da Reggio, Giacoma di 68n14 Ficino, Marsilio 167, 239 Finucci, Valeria 13 Fiorentina, Francesca 62 Fiorentina, Lena 60 Fiorentina, Lucia 69n37 Fiorentina, Vittoria 60 Fiorentini, Camilla di 70n72 Firenzuola, Agnolo 167–9 Florence: annexation of Siena 8; bank failures in 32n6; conquest of Siena 38, 44; ghetto of 57; homosexuality in 4, 187–8; laws on sexual violence 46, 49; nobility and tyranny in 23, 25–8, 30–1, 32n11; prostitution in 53, 64, 70n66; sausages of 169–71 forgetting, art of 229–30 fortezza 253–4, 256 Fortini, Pietro 164 Foucault, Michel 2–6, 13, 184–5, 203 Fra Bartolommeo 197 France: in Book of the Courtier 155n9; humiliation of Italy 142–3, 145, 149, 152, 154, 156n38 Francesco I, Grand Duke 76 Franchi, Giovanni Antonio de 126 Francis, Saint 109 Franco, Veronica 7 Frangipane, Niccolò 166 Franzesi, Mattio 167, 171 Frassinago 57, 60, 65, 68n14 Freccero, Carla 156n30, 203 Fregoso, Federico 148–50 Fregoso, Ottaviano 148, 150–4, 155n13, 156n44 Furlana, Caterina 62, 69n52 Gabriel, Angel 107–9 Galen 12, 163, 166, 175n41, 176n72 Galianti, Francesca di 61 Gallucci, Margaret 13 gambling 63, 79 Ganymede 14, 193, 205n38, 230, 233, 239–40 Garzoni, Tomazzo 65gender: and art 14–15; Foucault and Boswell on 3 gender bias 235, 240 gender nonconformity 146, 149 genitals: of animals 237; female 39, 100–1, 111, 113, 169, 175n54, 218, 224n52; male 107; mediaeval theories about 12 Gentileschi, Artemisia 90 Gertrude of Helfta 111 Gerusalemme conquistata (Tasso) 14, 247; female characters in 257–63; as orthodox 264–5n29; and Sophronia episode 250 Gerusalemme liberata (Tasso) 14, 247; female characters in 247–8, 253–6, 263n3; Sofronia episode in 248–51, 263n6 Gesso, Giulia da 64–5 Ghirardo, Diane Yvonne 7 Giampieri, Giampero 251 Giannetti, Laura 12 Giannotti, Donato 164 Gigante, Claudio 248 Gildippe 247, 255, 264n26 Giordano, Luca 248–50, 249, 262–3 Giovanni Maria 132–5 Giudi, Ludovica 64 Giustiniani, Benedetto 63 gluttony 12, 160–4, 168, 170–2, 173nn3–9, 212 Goddard, Alain 261 Goffen, Rona 5 Gonzaga, Scipione 250, 263n6 gossip 55, 65, 87 Gozzadini, Ginevra 77 Grandi, Lucrezia di 68n14 Grazzini, Anton Francesco 163–4, 167, 169–71 Gregory the Great, Pope 160 Grosseto 46 group sex 11 Hadewijch 120n63 Halperin, David 184, 203 Harvey, Elizabeth 217 hearts, gifting of 104 Hercules 230, 243n31 Homer 14, 259, 261, 263n8, 265n32 homoeroticism: between nuns 99, 102; in master-apprentice relationship 188; in religious imagery 107–11, 120n30, 185, 188–90, 189, 195–7, 196; in in Renaissance Italian art 194–5, 205n38; in Sodoma’s secular work 192homosexuality: among clergy 190, 191; clothing denoting 188–90, 205n42; in early modern Italy 187–8; Il Sodoma and 183–4, 193–5, 199; in Renaissance scholarship 2–4, 13–14, 184–5, 198–9, 201; Saslow’s use of term 203n5; see also lesbians; sodomy honour: and adultery 75–6, 81, 85; in Decameron 21, 24, 26–31, 33n19; male 7; and sexual violence 37–41 honour killings 80, 91n10 Il Sodoma (Gianantonio Bazzi) 13–14; “Allegorical Man” 201–3, 202; biography of 183–4, 205n53; early religious works 185–90; historiography of 197–201; later religious works of 195–7, 206n62; painting of Catherine of Siena 107, 108; secular art of 191–5 Iliad 142–3, 260, 265n31 images: holy 250–3, 255, 261–2; sexual 9, 14, 227–8, 231 imagination, phallic 235, 238, 241 imagines agentes 228, 231, 233–8, 240–1, 243nn30–1 imitatio Christi 113 immagine see images, holy impotence 10 incest, laws on 81 incontinence of desire 161–2, 173n8 inns, and prostitution 57, 59–60 Inquisition 3, 10, 99, 111, 130, 227, 249–51 instruments see dildos interdisciplinarity 5 intersectionality 15 inversions 235, 237–8, 240–1, 243n48 Io 233, 237–8, 241 Italian Renaissance: idealised image of 1; scholarship on sex and gender in 3–5 Jews: and prostitutes 54, 56–7; in Rome 126–9 Job 28–9, 34n27 Kodera, Sergius 14 La Raffaella (Piccolomini) 14, 213–14; and Aretino’s Ragionamenti 211; depiction of women 214–15, 220–1; textual sources 216–17 Labalme, Patricia 49 labyrinth 243n48 lactation, miracle of 105Landriani: Lucrezia 76; Marsilio 64 lavoratori 28 Leda and the swan 14, 231, 233–4, 238, 243n36 lenzuola 234 Leo X, Pope 191, 193–4, 205n41 Leonardo da Vinci 188 lesbians, use of term for Renaissance women 3–5, 11, 99 levitation 118 Liberata see Gerusalemme liberata loci, in art of memory 228–32, 234–5, 238, 240, 242nn19, 23, 243n48 Lorenzo the bathhouse worker 132, 134–5 love: in La Raffaella 214, 222; masculine 200; Neoplatonic discourse of 215, 219 Lucanica sausages 167 Lucretia, wife of Cynthio Perusco 132–5, 138n63 Lucretia (Roman heroine) 191, 193 Lucretia the madam 132, 134–5 Lugeria 260 lust 114, 160–1, 164, 172, 173nn3–10, 201, 212 luxuria 161, 173n7 Machiavelli, Niccolò 78, 142–3, 155n10 magic: charges of 61; and love 77; natural 227, 233–4, 236, 239–41, 244n62 Magrino 126–30 male dress 142, 144–5, 148, 155–6n28; see also clothing, and masculinity male solidarity 136 malmaritate 81, 99 Malpertuso 57 manly masquerade 147, 156n33 Mantuana, Chiara 60 Marcutio, Marino 89 Marema, Caterina 65 Margaret of Cortona 113 Maria Maddalena de’ Pazzi, Saint 104, 112–13 marital debt see conjugal debt marriage: arranged 23–4, 33n19; mystical 115–16, 118; and passion 76 married women, sexual laws about 36, 61, 80, 88–9 Martelli, Agata 71n80 Martinengo, Maria Maddalena 113 marvels 227, 234, 236, 239 Mary Magdalene, Saint 77, 234 Mary mother of Christ: and Catherine of Siena 112; in Gerusalemme conquistata257–9; images of 249–54, 256, 262–3, 264nn17, 19; as mourner 262; and mystical marriage 107, 115, 116; Visitation of 102, 103 masculinity: arms and letters in 143–4; as conformity 148–9; and courtiers’ self-presentation 144–8, 150–2, 154; Renaissance 1, 11–13 masturbation 100, 102 maternal longings 239–41 Mattei, Giovanni Domenico di 86–8 Matthews-Grieco, Sara 9 Matuccio, Giulio 128–9, 136n16 Mauro Criti 45–6 McCall, Timothy 141 McCarthy, Vanessa 8 Mea see Crivelli, Bartolomea meat: eating 160–3, 165, 167, 172; and sexuality 162–5, 169; see also carne; sausages memory, art of 14, 227–33, 235, 239–41, 242n7 Meo 131–5, 139n74 Messisbugo, Cristofaro da 167 Michelangelo 14, 185, 194–5, 205n55, 233–4 militarism 12, 142–3, 145, 154, 255–6, 262 Mills, Robert 200 Minotaur 234, 236 misogyny 5, 13, 77, 211–12, 220 mixti fori 80 monogamy, serial 79 monstrous offspring 234, 236–7, 241 Montalcino 43–4 Montanari, Massimo 161 Montauto, Federico Barbolani di 46, 48 Monte of the Riformatori 38 Monteoliveto Maggiore 183, 185, 186–7, 189, 192, 195 Moroni, Doralice 64 Moulton, Ian Frederick 10, 14 Murnaghan, Sheila 260 Muslim women 247, 255, 257–8, 263 mysticism: erotic 11, 100, 102, 104, 117, 197; physical signs of 112–13 myths, classical 14, 192, 205n55, 230–1, 233–5, 237–8, 240–1 naked bodies: physiognomy of 231–2; in Titian 234 Negri, Elisabetta di 60 Neoplatonism 215, 219 Niccoli, Ottavia 49Nolli Plan 126 normative codes 8–9 Nosadella 57, 68n14 novelle 21, 77–8, 163–6, 171, 174nn26, 40, 200, 215, 217 nunneries see convents nuns: as brides of Christ 104, 107; in fiction 212; lust of clergy for 114; and prostitutes 64; sexual activities of 4–5, 97–100, 216 Office of the Night 4 Olimpia 132, 134–5, 138n57 Ordeaschi, Francesca 192, 194 Ordinances of Justice 25, 28, 33n18 Orsini, Orsino 76 Otto di custodia 35 Ottonelli, Giovanni Domenico 251 Ovid (P. Ovidius Naso) 170, 232–3, 235, 237–8, 240 Paleotti, Gabriele 9, 54, 61, 67 Pallavicino, Gasparo 150, 153, 155n14 Palloni, Agostino 133–6, 139n78 Panicarolo, Pietropaolo 89 panopticon 231 Paolo, Giovanni 104, 105 Parabosco, Girolamo 160 Parigi, Gentile di 70n71 Parker, Deborah 194 parlar disgiunto 248, 263n7 parodies 78, 217, 237 parties, prostitutes throwing 63 Partner, Nancy 5–6 Pasiphaë 231, 234–8, 240–1 Pasulini, Andrea di 61–2, 69n47 Pater, Walter 184, 201 patria potestas 75 Paul III, Pope 76 Paul IV, Pope 130 pederasty 188, 193; pedagogical 10 Pellizani, Vittoria 70n71 personae, in art of memory 228–32, 234, 242n16 Perusco, Cynthio 132, 134, 138n63 Pesenti, Antonia 102 Petrarch, Francesco 170; version of Griselda story 21, 24, 29, 31, 33n19 Phaeton, Fall of 205n55 phallus, sexuality centred around the 100–1, 171–2; see also genitals, male Philip II of Spain 37 physiognomy 227, 231, 233, 236, 239–40 Piazza Navona 127Piccolomini, Alessandro 211, 215–16, 224n60; Oration in Praise of Women 219–20; see also La Raffaella Piccolomini, Marcantonio 219–20, 224n66 Piéjus, Marie-Françoise 216–17 Pietro, Giovanni 68nn14, 27 piety, emotive register of 104 pity 49, 76, 255, 260–1 Pius V, Pope 79 Pizzoli, Ludovico 69n49 Platina (Bartolommeo Sacchi) 161–2, 167, 173n15 “poco conesso” 248, 253, 256, 263n6 poetry, and homosexuality 184, 194 Ponce de Leon, Basilio 149 Pontano, Francesco 144–5 Poor Clares 64 Porcellio, Niccolò 165, 200 pork: poetic praise of 170, 172; social attitudes to 161, 166–8, 174n21, 174–5nn40, 41, 176n72 pork sausage 166–8, 170–1 Porta Piera 56–7 Porta Procola 56–7 Porta Stiera 56–7 postmodernism 3, 184, 198–201, 203 power, in gender relations 211–12 printing, transformative effects of 14 procuresses 54, 212, 216 prostitution: behaviour associated with 63–5; and courtesans 7; and courtiers 148; in della Porta 231, 236–8, 243n36; evidence of 3; ex-prostitutes 99; in fiction 211–13, 216, 221–2; and Ludovico Santa Croce 127–8; male 10; men’s interaction with female 60–3; residential patterns in Bologna 8–9, 53–6, 55, 57; social and familial circles of 58–60, 65–7 Puff, Helmut 188, 198 queer studies 184, 199, 201 queer visuality 192 Querzola, Giovanna 68n14 Randolph, Adrian 190 rape see sexual violence Raphael (Raffaello Sanzio da Urbino) 14, 200, 233 Raymond of Capua 106, 112 reception theory 190 Reed, Christopher 185, 198 re-focalization 240Renaissance Italy see Italian Renaissance Renaissance scholarship, sexuality and gender in 1–6 Renaissance sex 3, 13 Rice, Louise 78 the Ripetta 130 Rocke, Michael 4, 10, 187–8 Rojas, Fernando 216 Roman antiquity, effeminacy in 144 Roman law 75–6 romance 9, 118, 256 Romantic Friendships 100 Rome: adultery trials in 9, 82–91; early modern street plan 125–6; prostitution in 53, 59, 66–7, 79–80, 128; regulation of illicit sex in 79–82; Renaissance demography of 79–80; sexual bohemianism in 192–3 Romoli, Domenico 162 Rosetti, Isabella 60 Rossi, Aloisi di 62, 69n49 Rossi, Caterina di 62, 69n52 Ruggiero, Guido 3–4, 8, 13, 187, 197, 199 Sacchetti, Niccolò 163 Sacchi Romana, Diana di 69n37 Sack of Rome (1527) 79, 145 saints, failed 99, 102, 111–12 same-sex eroticism see homoeroticism San Colombano 60 Santa Caterina di Saragozza 63 Santa Croce, Ludovico 11, 126–36 Santa Croce family 126, 139n78 Sarteano 40–1 sausages 11–12, 161–3, 165–72, 175n42 Savi, Dorotea and Benedetta di 59 sbirri 60, 62, 65 Scapuccio, Antonio 127–9 Schutte, Anne Jacobson 99 Sebastian, Saint 195–7, 196, 206n62 Sedgwick, Eve 184 self-expression 184, 194, 198, 203 self-fashioning 151 self-harm 113 semen 12–13 sensuality: in Renaissance Italy 9–10; and spirituality 98, 101–2, 111; women known for 252 Senzanome 57, 60, 64–5, 68nn14, 27, 70n71 Sercambi, Giovanni 163–4, 166 sex crimes 4 sex ratio, in Rome 80 sexual fantasies 227–8, 234, 240sexual identity 4–5, 11, 13, 97, 119n7, 184, 198–9 sexual innuendos 10, 168–9, 194 sexual non-conformity 195, 201 sexual positions 13 sexual violence: against women and young girls 37–8; against young boys 41–4; in art 191; in classical myth 231; by clergy 35, 44–9, 98; laws on 4, 36–7, 49; in Renaissance Italy 8 sexuality: female 217–18; Foucault on 2–3, 13; male 10, 172 (see also phallus); and meat eating 162; Neoplatonic discourse on 215; newer approaches to 3–6, 12; in poetry 194; see also homosexuality Sforza, Caterina 76 Sforza, Galeazzo 141–2 Shakespeare, William 2, 232 shrines, prostitution around 64 sibille 90 Siena: administration of justice in 35–6; Il Sodoma in 185; sexual violence in 8, 35–50; Vasari on 183 Simio, Antonio 62 Simon, Patricia 5 Simone, Mario di 127–9, 131 Simons, Patricia 5, 11–13 sin, sexual 2, 42, 99, 102 single women, vulnerability of 61 Sixtus V, Pope 61 slander, sexual 61, 63 social constructionism 198, 201 social control 2, 12, 35, 143, 154 Socrates 200 sodomy: defences of 10; in early modern Italy 187–8, 198–200, 203; and meat 164–5, 169, 171–2, 174n21; preachers against 173n10; regulating 4; Roman laws on 80–1; Sienese laws against 37, 42–4, 47–9; use of term 9; see also anal penetration; homosexuality; Il Sodoma Sofronia: episode of 247–52; Giordano’s paintings of 248, 249, 262; inscrutability of 253–6 Song of Songs 100, 107, 116–18 Speroni, Sperone 215 spirituality, sensual imagery of 97, 100, 104–12 Spisana, Anna and Lucia 59 Splenditello 98, 100, 104, 109, 114, 120n55, 121n98 Spoloni, Lucia and Francesca di 59 sponsa 107, 116–18 spousal violence, and adultery 76, 82–3 sprezzatura 1, 146–7, 150–2, 156n42 Stanton, Domna 200 statues, living 230–3, 235, 240–1, 243n47 Statuta 80–1, 92n44 Stefani, Lena di 71n80 Stiera 56, 60 stigmata 97, 99, 107, 109, 111–14 Storey, Tessa 7, 66 strada dritta 126–8, 132 stufa 127–8, 133 subcultures 187–8, 197 Symonds, John Addington 184 synecdoche 233–5, 238, 240–1 synopsis 239–41 Tagliarini, Lucia 68n14 Tarozzi, Pelegrina di 60 Tasso, Torquato 14–15; “Allegoria del Poema” 256, 262, 264n24; and female bodies 247–8; Giudizio del poema riformato 260–1; and Sofronia episode 249–50; see also Gerusalemme conquistata; Gerusalemme liberata Taylor, Andrew 6 Tedeschi, Radini 202 Teresa, Saint 109–11, 110 Terracina, Laura 216 Titian (Tiziano Vecelli) 5, 14, 92n15, 164, 166, 233–4, 240, 243n35 Torre Sanguigna 127–8 torture 41–2, 46, 49, 90 Toschi, Domenico 61 transgender 15 Traub, Valerie 203 Trevisana, Margareta and Francesca 59, 62–3 Tridentine rules see Council of Trent Tuscany, duchy of 37 Tylus, Jane 14 Ufficiali sopra la pace 35 Ufficio delle Bollette 53–62, 65–7, 69n49 Urban VIII, Pope 112 Ursini, Hieronimo 82–4 Usinini, Terenzio 37–8 Utili, Mariella 249 The Vagina Monologues 218 vaginas see genitals, female Vallati, Cesare 131, 133–6 Vanna of Orvieto 109 Vanni, Francesco 106, 112 Varchi, Benedetto 141–2 Vasari, Giorgio 183–8, 192, 194–5, 199 Venetiana, Vienna 128 Venice: prostitution in 53, 59; sex crimes in 4, 48, 79 Veronica Giuliani, Saint 99 Via del Portico d’Ottavia 126 Via Santa Anna 125 Vicario 80, 84, 92n34 Vignaiuoli 169, 172, 175n52 Villani, Giovanni 145 Virgil 14, 219, 248, 251–3, 255, 262 Virgil 263n7 virtù: in Boccaccio 22–3, 32n6, 33n21; in Tasso 253 Virtuosi 168, 172, 175n52 visions, religious 5–6, 98, 111–14 visual culture 98, 102, 113 Vives, Juan-Luis 215, 217, 223n32 Walter of Brienne 23, 25, 32n8 whores see prostitution witchcraft 10, 235–7; see also magic women: abuse of 131, 136; depictions in Renaissance culture 14, 77, 171; honest and dishonest 53–4, 56–7, 59, 64–6, 81 (see also prostitution); in the Intronati 219–20; men writing about 211–14, 217–22; men writing for 215–17; in myth 235; published and unpublished texts by 223n37; see also female bodies women’s history 3–4 word play 12 Yavneh, Naomi 250–1 Zanetti, Arsilia 61–2, 69n47 Zanrè, Domenico 194 Zapata, Giovan Battista 162 Zonta, Giuseppe 222 Giovanni Battista Modio. Modio. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Modio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745705644/in/datetaken/

 

Grice e Moiso – la filosofia della mitologia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Filosofo. Grice: “I like Moiso; I would think my two favourite of his treatises is one on the ‘filosofia della mitologia’ (think Beowulf!) --; the other is a consideration on Goethe on ‘nature and her forms’ – having built my career on the natural/non-natural distinction, it cannot but fascinate me!” Esperto di storia della filosofia e della scienza di fama internazionale, ha insegnato nelle Torino, Macerata e Milano. Le sue ricerche hanno riguardato la filosofia post-kantiana, con particolare attenzione al pensiero di Salomon Maimon, l'idealismo tedesco, con ricerche su Kant, Fichte, Schelling e Hegel, Goethe e l'età goethiana, Achim von Arnim, il concetto di esperienza ed esperimento nel Romanticismo, la filosofia di Nietzsche nel suo rapporto con le scienze, il pensiero di E. Mach. È stato membro della Schelling Kommission per l'edizione critica di Schelling. Ha partecipato alla Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche di Rai Educational con due interventi sulla La filosofia della natura tedesca e sulla "Scienza specialistica e visione della natura nell’età goethiana". Presso l'Udine è stato istituito il Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Morfologia. Fondamentali per la ricerca filosofica e le oltre 100 pagine dedicate a “Pre-formazione ed epigenesis”, in “Il vivente -- aspetti filosofici, biologici e medici,” – Grice: “Interesting idea, ‘il vivente’ – we don’t have that thing in English, ‘a loose liver’ --. Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana. Caratteristica degli suoi studi è la connessione tra ricerca storico-filosofica e impianto teoretico, fatto particolarmente evidente in suo saggio su Schelling. “La filosofia di Maimon” (Milano, Mursia); “Natura e cultura” (Milano, Mursia); “Vita, natura libertà” (Milano, Mursia); “Pre-formazione ed epigenesi nell'età goethiana, in “II problema del vivente” Aspetti filosofici, biologici e medici, Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana);  Nietzsche e le scienze” (Milano, Martino)-- Grice: cf. ‘gaia scienza’ – “Tra arte e scienza” (Milano, Marino);“La natura e le sue forme,” C.  Diekamp (Milano, Mimesis); “La filosofia della mitologia,” M. Alfonso (Milano, Mimesis); “Il nulla e l'assoluto” "Annuario Filosofico", “Teleo-logia dopo Kant” in: Giudizio e interpretazione in Kant. Convegno sulla Critica del Giudizio (Macerata, Genova, Idee in Schelling, in IDEA  Colloquio, Roma, M. Fattori e M. Bianchi (Olschki, Firenze); Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe  (Milano, Guerini); Le Ricerche: una svolta in Schelling?, in Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi (Milano, Guerini); “Dio come persona,” in Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe (Milano, Guerini); “I paradossi dell'infinito, in: "Romanticismo e modernità", Torino, La scoperta dell’osso inter-mascellare e la questione del tipo osteologico, in G. Giorello, A. Grieco, Goethe scienziato” (Torino, Einaudi); “Schelling: il romano antico nella filosofia dell'arte, in "Rivista di estetica", Torino, pensatore e narratore dell'Europa, Milano, Gargnano del Garda, Milano: Cisalpino (Acme/Quaderni); E ho visto le idee addirittura con gl’occhi, in: Goethe: la natura e le sue forme, atti del Convegno Arte, scienza e natura in Goethe; Torino (Milano, Mimesis); C.  Diekamp,  Experientia/experimentum nel Romanticismo, in M. Veneziani, Experientia” (Firenze: Olschki); “L'albero della malattia -- motivi della medicina in età romantica, in Atti della sofferenza. Atti del seminario di studi. Udine, C. Casale e G. Garelli, Itinerari,  La percezione del fenomeno originario e la sua descrizione, in: Arte, scienza e natura in Goethe. Torino, R. Pettoello, In memoriam, "Acme", Alfonso, Matteo, In guisa di introduzione. La filosofia della luce di Fichte, in "Rivista di storia della filosofia,” M. Ivaldo, La fichtiana dottrina della scienza, In memoria di  Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", P. Ziche, "Un terzo più alto, la loro sintesi comune". Teorie della mediazione, In memoria di  Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico",  S. Poggi, Dopo Schelling, dopo Goethe. lettore di Mach, La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", F. Vercellone, Da Goethe a Nietzsche. Tra morfologia ed ermeneutica, in In memoria di Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", Giordanetti, Interprete di Kant", in Rivista di storia della filosofia, G. Frigo, Natura della forma e storicità della sua comprensione, testimonianze di colleghi e allievi, Torino,  La responsabilità dell'uomo per la natura nel pensiero degli scienziati romantici in Testimonianze (Torino, Trauben); F. Cuniberto, Corpo e mistero, in Testimonianze (Torino, Trauben, M. Alfonso, I corsi: una lezione di ricerca, in Testimonianze (Torino, Trauben); P. Giordanetti, Il kantismo di Nietzsche, Testimonianze” (Torino, Trauben); L. Guzzardi, Tra filosofia della natura e morfologia dei saperi: un ruolo per l'enciclopedismo, in Testimonianze” (Torino, Trauben);  F. Viganò, Morfologia e filosofia: la filosofia della natura come "tropica" del reale, in Testimonianze (Torino, Trauben); A.  Potestio, Lo Schelling di Heidegger (Torino, Trauben); A. Mainardi,  L'estetica pittorica di Friedrich, Testimonianze, Torino, Trauben, A. Cazzaniga, La filosofia dell'evoluzione, testimonianze Torino, Trauben, La natura osservata e compresa: saggi in memoria, F. Viganò, Milano, Guerini,  N. Moro, In ricordo , in "Rivista di Storia della Filosofia",  J. Jantzen, In memoriam: In ricordo, Università degli Studi di Milano, Sala Crociera Alta,  La rivoluzione di Lavoisier, in Enciclopedia delle Scienze, Goethe e la natura, in Enciclopedia delle Scienze Filosofiche, Goethe poeta e scienziato, in Enciclopedia delle Scienze La ri-culturalizzazione della scienza, in Enciclopedia delle Scienze Filosofiche, Scheda biografica su Mimesis. Grice: “Plato is clear about this: other than predicated of ‘shape’ (forma), ‘beautiful’ has no SENSE! Moiso learned that from Gothe –problem with Goethe is that he was interested in the German mandibule!” Grice: “Pliny understood this best: it’s one boring thing to see Apollo Belvedere, larger than life. The good thing is to see or experience a ‘symtagm’, such as ‘I lottatori’ della Tribuna – a statuary group of two males – one may say there is ONE form in the Lottatori – Goethe would say that each body is a form – and so there are two forms.  -- Francesco Moiso. Moiso. Keywords: la morfologia e la fisiologia del vivente --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moiso” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702156307/in/photolist-2mLK4N4

 

Grice e Mondin – il ritorno dell’angelo – la semantica filosofica – semantica pel sistema G – interpretazione e validita -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Monte di Malo). Filosofo. Grice:“Trust an Aquino to provide a systematic philosophy! Mind, I’ve been called a systematic philosopher, too!” Grice: “At Oxford, we are very familiar with angels – but only Mondin takes angeologia seriously! Trust an Italian! Ponte Sant’Angelo comes to mind!” Dottore di Filosofia e Religione a Harvard. È stato decano della Facoltà di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. Mondin membro della Congregazione dei Missionari Saveriani. Nei suoi studi, le principali figure di riferimento sono state Tommaso d'Aquino e Paul Tillich, da cui ha tratto l'ideale di un accordo e di un mutuo sostegno tra filosofia e teologia.  “Etica, Etica e politica, Filosofia, Antropologia filosofica, Manuale di filosofia sistematica, La Metafisica di Aquino e i suoi interpreti,” “Storia dell'antropologia filosofica” Antropologia filosofica e filosofia della cultura e dell'educazione; “Epistemologia e cosmologia; “Logica, semantica e gnoseologia; Ontologia e metafisica Storia della metafisica, Storia della metafisica, Storia della metafisica, “Ermeneutica, metafisica, analogia in Aquino; Storia della filosofia medievale Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale Il sistema filosofico di Aquino Corso di storia della filosofia, L'uomo: chi è? Introduzione alla filosofia. Problemi, sistemi, filosofi La filosofia dell'essere di Aquino Teologia, Piccolo trattato di mariologia “Il ritorno degl’angeli” -- trattato di angelologia, Roma, Pro Sanctitate. Ospitato su archive.is. Dizionario storico e teologico delle missioni Dizionario enciclopedico del pensiero di Aquino,  Essere cristiani oggi. Guida al cristianesimo Il problema di Dio. Filosofia della religione e teologia filosofica La cristologia di Aquino. Origine, dottrine principali, attualità Storia della teologia Storia della teologia Storia della teologia Storia della teologia, Gli abitanti del cielo Gesù Cristo salvatore dell'uomo La chiesa sacramento d'amore La trinità mistero d'amore Dizionario dei teologi Introduzione alla teologia Dio: chi è? Elementi di teologia filosofica Scienze umane e teologia Cultura, marxismo e cristianesimo I teologi della liberazione, “Il problema del linguaggio teologico dalle origini ad oggi” Filosofia e cristianesimo I teologi della speranza I grandi teologi Professore  I grandi teologi Professore  I teologi della morte di Dio Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale. Software Filosofia della cultura e dei valori Le realtà ultime e la speranza cristiana Religione Nuovo dizionario enciclopedico dei papi. Storia e insegnamenti Commento al Corpus Paulinum (expositio et lectura super epistolas Pauli apostoli) La chiesa primizia del regno. Trattato di ecclesiologia Mito e religioni. Introduzione alla mitologia religiosa e alle nuove religioni L'uomo secondo il disegno di Dio. Trattato di antropologia teologica Preesistenza, sopravvivenza, reincarnazione Teologie della prassi L'eresia del nostro secolo Società Storia dell'antropologia filosofica Antropologia filosofica. L'uomo: un progetto impossibile? Philosophical anthropology Una nuova cultura per una nuova società. In ricordo di Mondin.  Un tomista ed "oltre" del XX secolo: Battista Mondin di Pierino Montini, Congresso tomista internazionale, Roma,  nel sito "E- Aquinas" Studium thomisticum. Grice: “Mondin attempts a systematic semantics. Rather he has a section on ‘semantics’ --. The expressions have to be used carefully. System itself, should be used alla Gentzen, or as Myro does with System G in my gratitude. A semantics for System G should include an interpretation and provisions for validity and truth!” – Grice: “Most likely, as most Italian philosophers who haven’t read me do – he uses ‘system’ and ‘semantic’ in a rather pompouns way!” -- Battista Mondin. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mondin” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703623029/in/photolist-2mPpwbZ-2mLSzNn-2mLQA8J

 

Grice e Mondolfo – la filosofia romana – antica filosofia italica -- la filosofia italiana – Luigi Speranza (Senigallia). Filosofo. Grice: “Mondolfo is one of the few who have focused on ‘gli eleati’ as involving a locus – pretty much as I do when I talk of Oxonian dialectic.” Grice: “Mondolfo’s study of the politics of Risorgimento is good; especially since every Englishman seemed to endorse it!” -- essential Italian philosopher. Like Grice, Mondolfo believed seriously in the longitudinal unity of philosophy and made original research on the historiography of philosophy, especially during the Eleatic, Agrigento, and later Roman periods. Figlio di Vito Mondolfo e Gismonda Padovani, una famiglia benestante di commercianti. Aderisce alle idee marxiste e socialiste. Studia a Firenze. Si laurea con F. Tocco, discutendo una tesi su Condillac dal titolo: "Contributo alla storia della teoria dell'associazione", un saggio da cui saranno poi tratti alcuni dei suoi primi saggi di storia della filosofia. Frequenta un gruppo socialista. Insegna a Potenza, Ferrara, Mantova, Padova, Torino, e Bologna. Consigliere comunale nelle file del Partito Socialista. Collabora con la rivista "Critica Sociale" fino a quando viene soppressa dal regime fascista.  Compone "Saggi per la storia della morale utilitaria" di Hobbes ed Helvetius”; "Tra il diritto di natura e il comunismo", "Rousseau nella formazione della coscienza moderna", "Il materialismo storico in F. Engels" (Formiggimi, La Nuova Italia) "Sulle orme di Marx". E  tra i firmatari del manifesto degli intellettuali anti-fascisti, redatto da Benedetto Croce. Si dedica alla filosofia italica antica. Ciò nonostante, pur in questo periodo, grazie alla politica di Gentile che volle coinvolgere filosofi di diverso orientamento nell'impresa, collabora con l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Compone la voce Socialismo. In seguito alle leggi razziali fasciste che vietavano agli ebrei di ricoprire cariche pubbliche, Mondolfo scrisse il proprio curriculum di benemerenze e vi inserì lo stesso Gentile come testimone il quale ha a propormi per il Premio Reale di filosofia presso i lincei". Gentile autorizza Mondolfo a citarlo tra i testimoni e tenta inutilmente di farlo ri-entrare tra gli esclusi dalle leggi razziali. Costretto a lasciare l'Italia Gentile scrive ad Alberini e lo aiuta a trovare lavoro in Argentina. Il suo archivio personale è depositato in parte a Firenze presso la Fondazione di Studi Storici Filippo Turati ed in parte presso Milano.  Altre saggi: Sulle orme di Marx,” – Grice: “Whitehead used to say that metaphysics has been but footnotes to Plato; and Strawson used to say that to rob peter to pay paul you must show first that pragmatics is but footnotes to Grice!” --  Grice: “But of course a footnote is not a footprint – only similar!” – Grice: “While ‘footprint’ involves Roman pressum, ‘orma’ obviates that!” --  Cappelli); “L'infinito nel pensiero dei greci, Felice Le Monnier, La Nuova Italia); “Problemi e metodi di ricerca nella storia della filosofia” (Zanichelli, La Nuova Italia, Firenze, Milano, Bompiani, “Gli albori della filosofia in Grecia,” «La Nuova Italia», Editrice Petite Plaisance, Pistoia,. La comprensione del soggetto umano nella cultura antica, La Nuova Italia (Milano, Bompiani ). Alle origini della filosofia della cultura, Il Mulino, “Il pensiero politico nel Risorgimento italiano,” Nuova accademia, Cesare Beccaria, Nuova Accademia Editrice,. “Moralisti greci: la coscienza morale da Omero a Epicuro,” Ricciardi, “Da Ardigò a Gramsci,” Nuova Accademia, “Il concetto dell'uomo in Marx,” Città di Senigallia, “Momenti del pensiero greco e cristiano,” Morano, “Umanismo di Marx. Studi filosofici, Einaudi, “Il contributo di Spinoza alla concezione storicistica, Lacaita, Polis, lavoro e tecnica, Feltrinelli, Educazione e socialismo, Lacaita, “Gli eleati,” Bompiani,. Note  Vedi Paolo Favilli, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in.  Fu una delle prime donne italiane a conseguire la laurea (cfr. Le donne nell'Firenze). Sposò civilmente a Firenze in Palazzo Vecchio Cesare Battisti. La sorella di Ernesta, Irene, sposerà Giovanni Battista Trener, per anni collaboratore di Cesare.  Amedeo Benedetti, L'Enciclopedia Italiana Treccani e la sua biblioteca, "Biblioteche Oggi", Milano, Enciclopedia Treccani, vedi alla voce futuro di Cesare Medail, Corriere della Sera, Archivio storico.  «SOCIALISMO» la voce nella Enciclopedia Italiana, Volume XXXI, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Paolo Simoncelli41.  Paolo Simoncelli42.  Paolo Simoncelli43.  Vedi Fabio Frosini, Il contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia, riferimenti in.  Archivio, Inventari Stefano Vitali e Piero Giordanetti. Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio Centrale per i beni archivistici.  Archivio Rodolfo Mondolfo. Inventari, Stefano Vitali e Piero Giordanetti, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio Centrale per i beni archivistici, Paolo Simoncelli "Non credo neanch'io alla razza" Gentile e i colleghi ebrei, Le Lettere, Firenze,  L. Vernetti, R. Mondolfo e la filosofia della prassi, Morano,  E. Bassi, Rodolfo Mondolfo nella vita e nel pensiero socialista, Tamari); A. Santucci, Pensiero antico e pensiero moderno in Mondolfo, Cappelli, Bologna); Bobbio, Umanesimo di Rodolfo Mondolfo, in Maestri e compagni, Passigli Editore, Firenze 1984. M. Pasquini, Del Vecchio, il kantismo giuridico e la sua incidenza nell'elaborazione di Rodolfo Mondolfo (Alfagrafica, Città di Castello); C. Calabrò, Il socialismo mite: tra marxismo e democrazia, Polistampa, Firenze); E. Amalfitano, Dalla parte dell'essere umano. Il socialismo di Rodolfo Mondolfo, L'asino d'oro, Roma. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Fabio Frosini, MONDOLFO, Rodolfo, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Vita opere e pensiero Diego Fusaro, sito "filosofico.net". Fondo Rodolfo Mondolfo Università degli Studi di Milano. Biblioteca di Filosofia. Fondo Rodolfo Mondolfo Fondazione di Studi Storici Filippo Turati.  Italiani emigrati in Argentina – Antica filosofia italica. La filosofia italica sin dai tempi antichi era cosi deita, e quel che più monta, dai Greci stessi, e l'autorità non sospetta di un Platone e di un Aristotele, che non la chiamarono con altro nome,ci sembra dar peso alle ragioni di quanti la vogliono originaria, contro l'opposta opinione di chi tra noi la dice por tata dalle colonie greche. Comunque sia, certo è che in questa seconda supposizione,l'Italianonperdetuttoilsuomerito, perchè la scienza quisorse più splendida mercè ilconcorso del genio e il sussidio delle tradizioni italiane.-- Le scuole di cui essa può menar vanto sono due, la pitagorica e l'eleatica. Il nome di questa scuola deriva da quello del suo fonda tore,dicuisitieneincertacosìl'originecome iltempo della nascita; l'origine, perchè è dubbio s'ei nascesse à Şamo della Ionia od a Samo della Magna Grecia ; il tempo , perchè chi lo vuol nato nell'anno 584 av. C.,chi nel 608,e chi ancor prima, ai tempi di Numa,il quale, come ciè noto,mori nel 672, dopo quarantatrè anni di regno. Tra i filosofi che vi apparten nero,chiamati ancor essi pitagorici, con un Archita di Taranto (il più celebre di tutti), che capitanò più volte gli eserciti, e non fu mai sconfitto, si ricordano un Filolao, probabilmente di Crotone,unTimeodiLocri,edunOcellodiLucania.- Tacia mo iminori o dimen notadottrina,come Liside,Clinia,Eurite, Zeleuco e Caronda; i quali due ullimi, legislatori entrambi, di Locri l'uno, l'altro di Catania, insigni rese l'efficacia che, per loro opera specialmente, ebbe allora la filosofia negli ordini ci vili, quando, mutata la forma, i governi regi si convertirono in popolari. Il Pitagoreismo ebbe vita dal bisogno di una scienza, che, professata da uomini austeri e ornati di grandi virtû, e con giunta all'operosità civile (in ciò la consorteria pitagorica, chè tale fu veramente, distinguesi dalle indiane) servisse di criterio per una riforma riconosciuta necessaria in mezzo al guasto ognor crescente della religione, dei costumi e della libertà; lo che ci spiega le persecuzioni a cui andò soggetlo.  Scuola pitagorica. -12 Nuovo affatto è nella scienza il metodo recatovi dai pita gorici. Questo metodo (e lo stesso dicasi del linguaggio ) è il matematico; il quale consiste nell'applica re le idee di quantità   -13 alla natura interna ed esterna, ed al principio sommo della m e desima; metodo che, tutto essendo nel mondo capace di numero e di misura, non sarebbe forse tanto strano quanto a prima vista appare, se non fosse che i pitagorici all'esperienza, che la verità ci rivela nell'ordine dei contingenti, il più delle volte preferi rono il ragionamento a priori, error palese a chi consideri che dal concetto, per esempio, di circolo, di triangolo, di pen tagono, non si può argomentare che questi tipi si effettuino in natura, e chi lo fa si espone al pericolo manifesto di costruire da sè un mondo fantastico, un mondo che non esiste fuori della sua mente. Ma i pitagorici erano educati allo studio delle m a tematiche; perciò non è meraviglia cheil metodo di queste scien ze trasportassero nelle regioni della filosofia. Il gran problema metafisico dei pitagorici riducesi adunque al seguente: trovare le leggi mentali della quantità effettuate nella realtà, e con queste salire alla prima cagione. Ed ecco perchè tutto è numero nel loro sistema : i principi delle cose sono i numeri; un numero, una unità parziale è ogni cosa;un n u m e r o , u n a u n i t à g e n e r a l e il l o r o c o m p l e s s o , c i o è l ' u n i v e r s o o mondo , il quale comprendendo in sè tutti i numeri od unità parziali, à in sè la pienezza d'ogni grado di entità, epperciò è decade; e la prima cagione, il principio di tutti iprincipi delle cose, la causa che ad ogni altra causa antecede, è numero essa pure, ma il numero per antonomasia, e quindi può chiamarsi l ' v n i t à , l a d r a d e , l a t r i a d e , i l q u a d e r n a r i o ( o s o l i d o ), i l s e t t e n a r i o e la decade. Ma lasciamo da banda questo gergo simbolico,e vediamo che di sostanziale si peschi in fondo alla dottrina pi tagorica, e come s'abbia a intendere la sua formola : Ogni cosa è un numero. Che cosa è il numero per eccellenza , la Monade somma , infinita, il Dio dei pitagorici? E che sarà l'essere individuo ? Che cosailmondooduniverso?Dioèl'entecheinsècontiene la propria essenza e quella di tutti gli esseri, epperò tutti i contrari, cioè le cose più opposte e disparate (inito ed infinito, dispari e pari, uno e più, positivo e negativo , quiete e moto , loce e tenebre, bene e male ecc.), ed inoltre la moltiplicità loro insieme concilia, risultandone una suprema unità, un'armonia universale;Dio,insomma,è l'unità suprema di tutti icontrari.-- Le cose particolari,gliesseriderivatidaleisonoimmaginisue, epperò consteranno anch'esse di elementi contrari, a unità ed armonia ridotti; dunque ogni essere è un numero ed armonia parziale.- Poni assieme tutti questi numeri, tutti gli esseri finiti, e in modo che icontrarinon cozzino, ma formino un    ---14 --- solo numero , una sola unità vastissima, immagine essa pure della Monade Divina. Tale il mondo od universo dei pitagorici, il quale sarà l'assieme dei contrari, non già nell'unità somma inesistenti, ma in atto e da Dio ridotti ad armonia. Ora, in qual modo la generalità dei contrari, cioè la de c a d e , il m o n d o i n e s i s t e v a n e l l ' u n i t à p e r e c c e l l e n z a , i n D i o ? Q u i i pitagorici tacciono, di modo che nulla di positivo e certo può rilevarsi dalla loro dottrina.Bensi e'ciapprendono come l'uni verso o mondo si venisse formando per ispirazione od aspira zione.La Monade universale e suprema, contenente in sè le unità particolari, da principio era una, continua, indivisa, ma non indivisibile, e da ogni parte circondata da un vuoto im menso;ilquale,aspiratodaessa,come l'aria entraneipolmoni, siintrodussefraicontrari,ossiafralemonadi particolari,e cosi separandoli, individuolli, e produsse la grande moltiplicità delle cose mondiali. La formolaesprimentel'armoniauniversale (tuttoènumero) per la scuola pitagorica può dirsi il principio di tutta la filo sofia, dappoichè essa l'applicò in tutti tre gliordini,metafisico, logico e morale. Che cosa è l'anima umana , la quale, diceva Filolao, giace nel corpo come in un sepolcro? !, risponde il pitagorico, un numero, un'armonia, insieme conciliando essa due contrari, cioè i sensi e la ragione, che sono ilnegativo ed il positivo, l'irragionevole ed il ragionevole. E la verità, la co gnizione che cosa è mai ? Un numero, un'armonia, come fuor dell'armonia è l'errore, essendo che per l'acquisto della m e d e sima cooperano gli stessi contrari, quantunque la ragione si spinga più oltre dei sensi, i quali non escono dalla sfera dei contingenti o fenomeni. E che sarà, infine, la virtù ? Un numero , un'armonia, che risulia anch'essa dall'accordo dell'irragionevole col ragionevole, essendo la virtù riposta nella soggezione dei sensi all'impero della ragione,toltalaquale,all'armonia sotten traladisarmonia,allavirtûilvizio.- Vadasèchelavirtù ci rimena alla Monade suprema, all'ordine od armonia univer sale, che d'ogni essere è principio e fine. Critica.-- Bene esaminando la dottrina dei pitagorici, si scuopre nella medesima un error capitale, che à per sorgente l'abuso del metodo trascendentale,come quello che licondusse a trasportare nell'ordine delle realtà leastrazionidellamatema tica, e a concepir Dio quasi unità generica o numero per ec cellenza, che è come dire quale un'essenza in cui si contengono esiimmedesimano lecosetuttequante.Nè asalvarlidalpan teismo implicitobastanolealteveritàframmischiatevi,eladichia    -15 Senofanc,schernitoredeipoliteisti,iqualiammettono più dei, e degli antropomorfisti, che li fingono a loro immagine e somiglianza, insegnò che Dio è potentissimo, uno ed eterno;po tentissimo, perchè Egli è l'ente (entità, forza, energia e potenza per la scuola italica sono termini sinonimi); uno, perchè, tra più dèi uguali, nessuno è potentissimo per l'uguaglianza, e se inferiori, nessuno è potentissimo per inforiorità; eterno, perchè l'ente non può non essere, e il non ente non può divenire. Si fosse egli qui arrestato! ma fra gli altributi divini ne annovera un quinto, dal quale poi con falsa logica deduce una (1) Colonia ionica di Elea. (2) Elea ebbe un'altra scuola, fondatavi da Leucippo e Demo crito, i quali spiegavano la formazione del mondo con ammettere nel vacuo immenso una infinità di atomi eterni, il cui fortuito accozzamento avrebbe dato origine a tutte cose (atomismo). Questa scuola,chiamata fisica,non siconfonda coll'eleaticasemplicemente detta, e denominata anche metafisica per distinzione. Uno  razione di Filolao, Dio essere imperatore e duce sommo, ed eterno, potentissimo, supremo e diverso dalle altre cose; per chè d'uopo è che accetti le conseguenze chi non rinunzia al l'erroneità dei principi. E l’erroneità del principio pitagorico sta appunto nel far di Dio un tutto, un numero che comprende in sè ogni altro numero. « Il sentimento religioso e morale, scri ve il dottissimo Bertini (Idea d'una filosofia della vita) induce va i Pitagorici a collocare Dio molto al dissopra del mondo;ma il fato della logica li forzava sovente ad immedesimarli in una sola sostanza, e ricacciavali nel panteismo ». Scuola elearica. La scuola eleatica ebbe tal nome da quello della città dove sorse, poco dopo la pitagorica, per opera di Senofane, che, nato a Colofone della Ionia nell'anno 620 av. C., tardi migrò di là per l'invasione della patria,e venuto nellaMagna Grecia,pre se stanza in Elea, e vi morì nella grave età di oltre a cent'an ni.- SenofaneebbediscepoloParmenide,eParmenideZenone, buon patriota, che, condannato a morte da un tiranno, corag giosamente sostenne ilsupplizio.Questi due,d'Elea entrambi, con Melisso di Samo, il quale capitano gli Italioti (1) contro Pericle, continuarono la dottrina del primo, e vi dettero forma più rigorosa, se non incremento. D'altri nomi più famosi non la menzione la storia della filosofia eleatica (2).   -16 Una dottrina si ripugnante al senso comune non poteva menarsi per buona; perciò si levarono a impugnarla e combat terla gli empiristi, o fautori del metodo a posteriori, sostenendo controgliEleati el'esistenzarealedisostanzefinite,elaloro contingenza e varietà,elamutabilitàloro,attestatadall'evidenza dei fatti. Zenone, quel valente Zenone che Aristotele riconobbe quale inventore della dialeitica (scienza ed arte di ragionare e disputare ), come lo fu senza dubbio tra gli Occidentali, a sua volta non lasciò senza difesa la filosofia della sua scuola e del suo maestro,anzi incalzò gliavversari con molta lena e con buona copia d'argomenti diretti a dimostrare, per una parte la fallacia dei sensi e l'autonomia della ragione, per l'altra, e con sofismi ad homincm , che l'empirismo, ilquale all'autorità della ragione oppone quella dei sensi, contiene in sè contraddizioni ben più gravi di quelle che si dicevano implicite nella metafisica eleatica. Ed allora, se la memoria non ci falla, sorse la prima delle po lemiche che, per la loro importanza, ànno meritato una pagina nella storia della scienza. ~ Famoso argomento di Zenone deito l'Achille.  strana conseguenza : l'ente è tutto od intiero, epperò nulla a lui può aggiugnersi; donde segue che nulla può incominciare ad essere.Qui l'error di illazione, il sofisma del conseguente è manifesto; quanto viene all'esistenza è forse un che d'aggiunto all'infinitudine divina ? D'altronde, se nulla può nascere o di venire, che pensare degli esseri contingenti e mutabili, cosi detti perchè nei vari momenti del tempo sono e non sono, e mutano continuamente ? Senofane se la spicciò nettamente con negare a dirittura l'esistenza delle sostanze finite, e sentenziò: « Tali cose non ànno altra vita fuorchè l'apparenza, ed appartengono all'opinione. O che! sarà dunque menzognera sempre la voce dei sensi ? E ci ingannerà di continuo l'intimo sentimento ? Che si, rispondono in coro gli Eleati , quanto ci rilevano i sensi altro non è che illusione; e la ragione è il mezzo unico per giungere al vero; e il vero è che tutto è uno, e l'uno è tuito. Critica. Ma l’arte dei Zenoni, che con sofismi strani pro pugnano la falsità del vero, e quel che è più, l'incertezza del l'evidente, e, prova non dubbia di grande acume, perfin riesco no a dimostrare, contro la possibilità del moto, che nella più rapida sua corsa il più celere cavallo non raggiungerà mai una tartaruga,quantochè tardissima, la quale anche di poco la pre ceda ("), tutta l'arte dialettica, ripeto, non sarà mai da tanto che possa collocare sopra una base solida isistemi della scuola   Filosofia presso i Greci antichi. Principio, mezzo e fine; infanzia,virilità e decrepitezza, o decadimento, ecco i tre stadi o periodi, le tre età dell'antica fi losofia greca. Tra il principio e la fine corrono ben sette secoli, all'incirca; ma noi li percorreremo in minor tempo, se non ci manchi lena. da l'alete a Socrate. La prima età della filosofia greca antica incomincia con Talete, e termina al comparire della filosofia socratica. Talete, già è delio, nacque 600 anni av. C. e Socrate nel 170 ; qui dunque abbiamo press'a poco un periodo di centotrenť anni, durante i quali sorsero due scuole, la ionica e la sofistica; le quali, aggiunte alla pitagorica ed all'eleatica, ci dànno in com plesso l'antica filosofia designata col nome di italo-greca. Scuola ionica. Fondata in Mileto della Ionia, sua patria, da Talete,primo tra i filosofi greci conosciuti, ma forse non tale veramente, que sta scuola è, come vedremo, la men filosofica di tutte le pre cedenti. Nè la ragione è difficile a comprendersi da chi sappia che la scienza ebbe allor contrari i voluttuosi costumi e la ser vitù di quelle cit tà, soggette ai Lidi ed ai Persiani, e che , a giudicarnedalsilenzioe daipochicennidellastoria,coloroi quali la professavano erano ben lontani dalle virtù che adorna vano i pitagorici; virtù che col venir meno a poco a poco, pois  cleatica; e sono tre: l'idealismo logico, perchè si nega l'au torità dei sensi, per riconoscere soltanto quella della ragione; l'idealismo metafisico, perchè si esclude la materialità, ilmolte plice ed ogni mutamento; e, conseguenza di ciò, ilpanteismo, che ammette la sola esistenza dell'ente immutabile ed eterno, e cosi rimuove ogni concetto di creazione. Il primo nacque colla scuola pitagorica,mada Senofane fu recatoasistema;ilsecon do venne accolto dagli Eleati per evitare le contraddizioni della medesima, che nell'uno identificava le cose più opposte; il terzo sidirebbe comune alle due scuole,se non fosse che nell'eleatica si lasciò da banda la parte corporea e mutabile, e così si riusci a un panteismo parziale, al panteismo idealistico.Grice: You have to love Mondolfo. As a Jew he was into Sartre’s existentialism, and the rest of it – when Gentile inhibited Jews from teaching Italians, Mondolfo had to stream his energy into the study of ‘antica filosofia italica’! for our glory!” --  Rodolfo Mondolfo. Mondolfo. Keywords: antica filosofia italica. Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Mondolfo, e la filosofia greco-romana," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685325261/in/photolist-2mMVqb2-2mLQdrQ-2mLFBT9-2mLGjg5-2mPHbXQ-2mKfNvB-2mKgLKC

 

Grice e Monferrato – filosofia italiana – Luigi Speranza (Casale Monferrato). Filosofo. Autore di opere di teologia e scienza e legato pontificio. Entra nell'ordine francescano nella provincia genovese. Docente presso lo studio francescano di Assisi. Compone il saggio. “Quaestio de velocitate motus alterationis” (Venezia). In esso presenta un'analisi grafica del movimento dei corpi uniformemente accelerati. La sua attività di insegnamento in fisica matematica influenza gli studiosi che operarono a Padova e Galilei che ri-propose idee simili. ‘Giovanni da Casale’, Treccani. Filosofia Filosofo del XIV secoloTeologi italiani Casale Monferrato Storia della scienza. Grice: “Casali dicusses the velocity of motion of alternation. He wisely remarks that if one takes the example of the quality of hotness, onemay conceive of a UNI-FORM hotness throughout – ‘just as a rectangular parallelolgram is formed between two equidistant lines, such that any part you wish is equally wide with another. ‘Let there be throughout a UNIFORMLY DIFFORM hotness, such that it is a triangle!” -- Giovanni da Casale Monferrato. Monferrato. Keywords: corpi inanimati, corpi animati, inerzia, un corpo animato non e un missile guidato – Grice. La liberta dei corpi animati, uniform, uniformly difform, difformly difform. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Monferrato” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744993161/in/datetaken/

 

Montanari (Roma). Filosofo. Massino Montanari.

 

Grice e Montani – il debito del segno – implicatura riflessiva -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Teramo). Flosofo. Allievo di Emilio Garroni, è Professore di Estetica alla Sapienza Roma, è stato Directeur d'Études Associé presso all'EHESS di Parigi e ha insegnato Estetica al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. La sua ricerca si concentra oggi principalmente sui temi di filosofia della tecnica.  Allievo di Emilio Garroni, per Montani l'estetica non va considerata come filosofia dell'arte, ma come una teoria della sensibilità umana, che ha la peculiarità di essere aperta agli stimoli del mondo esterno. La riflessione di Montani si snoda in diversi passaggi e attraverso il confronto con alcuni dei protagonisti della filosofia, della linguistica, della semiotica e della teoria del cinema del Novecento, avendo sempre come punto di riferimento la filosofia critica di Kant.  Pensiero Ermeneutica e filosofia critica. Pubblica Il debito del linguaggio, in cui, partendo dal confronto con le teorie strutturaliste, in particolare quelle di Jakobson e JMukarovsky, mostra come la questione del significato del testo poetico non possa essere risolta mediante l'individuazione del codice linguistico o semiotico di riferimento, ma rimandi ad una condizione estetica della significazione. Questo tema viene ulteriormente approfondito in Estetica ed ermeneutica. Prendendo le mosse dalla filosofia critica kantiana, propone di ripensare la verità nel senso heideggeriano dell’ “a-letheia”, del “dis-velamento” dell'essere come una situazione ermeneutica strettamente legata all'effettiva esperienza del soggetto, seguendo la rilettura della filosofia di Heidegger proposta da Gadamer.La formazione e il pensiero di Montani sono stati segnati dal suo interesse per il cinema e in particolare per Vertov e Ėjzenštejn. Di entrambi ha curato l'edizione  degli scritti.  Nel testo “L'immaginazione narrative” (Guerini) coniuga l'interesse per il cinema con quello più strettamente filosofico per il tema dell'immaginazione. Propone di considerare l'immaginazione nei termini in cui, in Tempo e racconto, Ricœur parla della narrazione, ovvero come di un processo di “rifigurazione” dell'esperienza del tempo da parte dell'uomo. Per Ricoeur la narrazione ha il potere di far fare al lettore esperienza di un tempo propriamente umano. Montani fa propria la tesi di Ricoeur, applicandola però, all'ambito della narrazione cinematografica. Montani ritiene che il territorio dell'immaginazione in cui lavora il cinema sia quello dell'intreccio tra finzione e testimonianza, tra la costruzione dell'intreccio narrativo e la documentazione del reale. La trasformazione dell'esperienza del tempo avviene, così, ad un livello più profondo e creativo.  Tecnica ed estetica Con Bioestetica si inaugura la fase più recente del pensiero di Montani, dedicata all'approfondimento del rapporto tra tecnica e estetica. Attraverso il paradigma della bioestetica Montani propone di leggere i fenomeni di biopotere che caratterizzano l'epoca contemporanea a partire dalla loro natura innanzitutto tecnica ed estetica, cioè a partire dal fatto che la sensibilità dell'essere umano viene sempre più orientata ed organizzata tecnicamente. Il biopotere consiste proprio nella capacità di canalizzare la sensibilità umana. In L'immaginazione intermediale Montani prende in analisi i modi in cui il cinema risponde alle forme di anestetizzazione. Prendendo le mosse dalla spettacolarizzazione della politica emersa in seguito all'attentato delle Torri Gemelle, Montani introduce il concetto di "autenticazione dell'immagine", che non consiste nell'accertamento del referente fattuale dell'immagine (il vero, il reale) ma nella rigenerazione di un orizzonte di senso condiviso, la capacità di riferimento dell'esperienza e del linguaggio, in un'epoca caratterizzata da crescenti fenomeni di “indifferenza referenziale” La riflessione sul rapporto tra estetica e tecnica continua in “Tecnologie della sensibilità”, in cui viene teorizzata l'esistenza di una terza funzione dell'immaginazione: accanto a quella produttiva e riproduttiva vi è una funzione inter-attiva. L'immaginazione inter-attiva diventa il paradigma attraverso cui leggere l'epoca contemporanea, attraversata profondamente da fenomeni dell'inter-attività digitale e dalla proliferazione di ambienti virtuali. Saggi: “Il debito del linguaggio: l'auto-riflessività nel discorso,” – Grice: “There is the ‘debito’ and there is the ‘credito’ or ‘price’ of semiosis, too!” -- Marsilio, Venezia; -- Grice: “Actually, Montani uses ‘aesthetic self-reflection,’ using ‘aesthetic’ etymologically, as per what he calls ‘ermeneutica sensibile’ --  Fuori campo: studi sul cinema e l'estetica, Quattroventi, Urbino; Estetica ed ermeneutica: senso, contingenza, verità, Laterza, Roma);  L'immaginazione narrativa: il racconto del cinema oltre i confini dello spazio letterario, Guerini, Milano); Arte e verità dall'antichità alla filosofia contemporanea: un'introduzione all'estetica, Laterza, Roma); L'estetica contemporanea: il destino delle arti nella tarda modernià,  Carocci, Roma; Lo stato dell'arte: l'esperienza estetica; M. Carboni eMontani, Laterza, Roma); Bioestetica: senso comune, tecnica e arte” (Carocci, Roma; L'immaginazione intermediale: perlustrare, ri-figurare, testimoniare il mondo visibile, Laterza, Roma); Tecnologie della sensibilità. Estetica e immaginazione interattiva, Cortina, Milano. -- Note Montani, Il senso, Rai Scuola, su raiscuola.rai.  I percorsi dell'immaginazione. Studi in onore di Pietro Montani., Pellegrini,.  Rinaldo Censi, Cine-occhi e cine-pugni: due modi di intendere il cinema, su Nazione Indiana,  L'immaginazione estatica. Estetica, tecnica e biopolitica, su giornaledifilosofia.net. 2 lAlessandra Campo, Biopolitica come an-estetizzazione. Il significato estetico della biopolitica, su sintesidialettica. Montani, L'immaginazione intermediale, Laterza, Montani, L'immaginazione intermediale, Laterza, Anna Li Vigni, Gli occhiali per immaginare, Il Sole 24 Ore. La vita immersa nell’estetica del virtuale, su ilmanifesto. Pietro Montani. Montani. Keywords: il debito del segno, Narciso e la reflexione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Montani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703228758/in/photolist-2mLQyAA-2mPYoE5

 

Grice e Montinari – sovrumano – torna a Surriento -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo. Grice: “If I were asked to identify the main difference between the Italian philosopher and the Oxonian philosopher is that the Italian philosopher takes Nietzsche seriously! But then he lived at Torino!”  «Nelle istituzioni esistenti, sostenute da immani forze di produzione e di distruzione, viene assimilata e mercificata ogni e qualsiasi protesta, persino quella dei Lumpen, ogni tentativo di lasciare la «nave dei folli». Se il metodo di Nietzsche può ancora aiutarci, allora l'unica forza che ci è rimasta è quella della cultura, della ragione.»  Considerato uno dei massimi editori e interpreti di Nietzsche. Ha definitivamente dimostrato che Nietzsche non ha mai scritto un'opera dal titolo “La volontà di Potenza” e che le cinque diverse compilazioni che la sorella del filosofo e altri editori dilettanti hanno pubblicato sotto questo titolo sono testi del tutto inaffidabili per comprendere il pensiero di Nietzsche. Si era formato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e all'Pisa, presso la quale si laureò con una tesi, “I movimenti ereticali a Lucca.” Caduto il fascismo, divenne un attivista del Partito comunista, presso il quale si occupava della traduzione di scritti dal tedesco. Mentre visitava la Germani a Est per motivi di ricerca, fu testimone della rivolta del '53. Successivamente, in seguito alla repressione della Rivoluzione ungherese del 1956, si allontanò dall'ortodossia marxista e dalla carriera nel partito. Mantenne tuttavia la sua iscrizione al PCI, e rimase fedele agli ideali del socialismo. Collaborò con le Edizioni Rinascita, e per un anno fu direttore dell'omonima libreria in Roma. Dopo averne rivisto la raccolta di opere e manoscritti in Weimar, Colli e Montinari decisero di iniziarne una nuova edizione critica. Essa divenne lo standard per gli studiosi, e fu pubblicata in da Adelphi. Per questo lavoro fu preziosa la sia abilità nel decifrare la scrittura a mano (praticamente incomprensibile) di Nietzsche, fino a quel momento trascritta solo da "Gast“ (Köselitz).  Fonda la rivista Nietzsche-di cui fu coeditore. Attraverso le sue traduzioni ed i suoi commenti di Nietzsche, diede un contributo fondamentale alla ricerca storica e filosofica, inserendo Nietzsche nel contesto del proprio tempo.  Saggi: “Che cosa ha detto Nietzsche”  Roma, Ubaldini, ripubblicato come  “Che cosa ha detto Nietzsche,” [Grice: “I convinced Montinari that ‘veramente’ is a trouser word and should be avoided!” -- Giuliano Campioni, Milano, Adelphi. Su Nietzsche, Roma, Riuniti,  Teoria della Natura, Torino, Boringhieri, Milano, SE,  F Nietzsche, Lettere a Rohde, Torino, Boringhieri, Nietzsche, Opere, (Milano, Adelphi,  Nietzsche, Il caso Wagner: Crepuscolo degli idoli; L'anticristo; Scelta di frammenti, S. Giametta, Ferruccio Masini, Giorgio Colli, Milano, Mondadori Editore, Ecce homo; Ditirambi di Dioniso; Nietzsche contra Wagner; Poesie e scelta di frammenti postumi, Milano, A. Mondadori, Nietzsche, Schopenhauer come educatore, Milano, Adelphi, Epistolario di Nietzsche, María Ludovica Pampaloni Fama, Milano, Adelphi,  Nietzsche, Scritti, Milano, Adelphi, Arthur Schopenhauer, La vista e i colori Carteggio con Goethe,Abscondita,  Nota introduttiva a Genealogia della morale, Nietzsche e Van Gogh, due cardini del pensiero occidentale moderno di  Bettozzi (Liberal democaratici), su liberal democratici..  «Tant qu'il ne fut pas possible aux chercheurs les plus sérieux d'accéder à l'ensemble des manuscrits de Nietzsche, on savait seulement de façon vague que La Volonté de puissance n'existait pas comme telle (...) Nous souhaitons que le jour nouveau, apporté par les inédits, soit celui du retour à Nietzsche.» (Gilles Deleuze)  Aveva infatti ottenuto una borsa di studio della Scuola Normale Superiore a Francoforte sul Meno.  Rinascita Che era stato il suo maestro. Giuliano Campioni, Dizionario Biografico degli Italiani stituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Giuliano Campioni, Giuliano Campioni,B Giuliana Lanata, Esercizi di memoria, Bari, Levante Editori, (notizie su M. M. nell'articolo su Colli anche a proposito dell'Enciclopedia di autori classici, Editore Boringhieri, progettata e diretta da Colli e a cui M. M.collaborò). Paolo D’Iorio, L'arte di leggere Nietzsche, Firenze, Ponte alle grazie,Giuliano Campioni, Leggere Nietzsche. Alle origini dell'edizione critica Colli-Montinari. Con lettere e testi inediti, Pisa, Mazzino Montinari: l'arte di leggere Nietzsche Paolo D'Iorio, Pubblicato da Ponte alle grazie, Studi germanici — Di Istituto italiano di studi germanici — Pubblicato da Edizioni dell'Ateneo, Originale disponibile presso la l'Università della Virginia — "Mazzino Montinari, Nietzsche", di Francesca Tuca Giuliano Campioni, Da Lucca a Weimar: Mazzino Montinari e Nietzsche in Nietzsche. Edizioni e interpretazioni, Maria Cristina Fornari, ETS, Pisa, Die "ideelle Bibliothek Nietzsches". Von Charles Andler Montinari Pensiero di Schopenhauer Roberto Roscani Torino#Filosofi Giuliano Campioni, Mazzino Montinari, in Dizionario biografico degli italiani,  stituto dell'Enciclopedia Italiana,. Opere di Mazzino Montinari, Centro interdipartimentale di studi Colli-Montinari su Nietzsche e la Cultura Europea — Pisa, Lecce, Padova e Firenze (Centronietzsche.net), su centronietzsche.net. Grice:: “Montinari is right that ‘la volonta di potenza’ ‘n’existe pas’ – vacuous name. Torna a Surriento. Mazzino Montinari. Montinari. Refs. Luigi Speranza, “Grice e Montinari: l’implicatura di Nietzsche” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745180974/in/datetaken/

 

Grice e Monte – implicatura – la prospettiva e la filosofia della percezione -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pesaro). Filosofo. Grice: “I like to illustrate a ‘scientific revolution’ with Del Monte’s refutation on the equilibrium controversy, since it involves a lot of analyticity that only a philosopher can digest!” -- essential Italian philosopher. Il marchese Guidubaldo Bourbon Del Monte (Pesaro), filosoMecanicorum liber, Suo padre, Ranieri, originario da un famiglia benestante di Urbino, discendente dalla schiatta dei Bourbon del Monte Santa Maria, fu notato per il suo ruolo bellico e fu autore di due libri sull'architettura militare. Il duca di Urbino, Guidobaldo II della Rovere, gli attribuì, per meriti, il titolo di Marchese del Monte, dunque la famiglia divenne nobile solo un generazione prima di Guidobaldo. Alla morte del padre, ottenne il titolo di Marchese. Studia matematica a Padova. Mentre era lì, strinse una grande amicizia con Tasso. Combatté nel conflitto in Ungheria, tra l'impero degli Asburgo e l'Impero Ottomano. Al termine della guerra, torna nella sua tenuta a Mombaroccio, vicino Urbino, dove passava i giorni studiando matematica, meccanica, astronomia e ottica. Studia matematica con l'aiuto di Commandino. Divenne amico di Baldi, che fu anch'esso studente di Commandino. Ispettore delle fortificazioni del Granducato di Toscana, pur continuando a risiedere nel Ducato di Urbino.  In quegli anni, corrisponde con numerosi matematici inclusio Contarini,  Barozzi e Galilei  e con alcuni di loro si dice abbia avuto anche relazioni più che professionali.  L'invenzione per la costruzione di poligoni regolari e per dividere in un numero determinato di segmento qualsiasi linea fu incorporata come caratteristica del compasso geometrico e militare di Galileo. Proprio fu fondamentale nell'aiutare Galilei nella sua carriera, che e un promessa ma disoccupato. Raccomanda il toscano al suo fratello Cardinale, che a sua volta parla con il potente Duca di Toscana, Ferdinando I de' Medici. Sotto la sua protezione, Galileo ha una cattedra di matematica all'Pisa. Guidobaldo divenne un amico fidato di Galileo e lo aiutò nuovamente quando dovette necessariamente fare domanda per poter insegnare matematica all'Padova, a causa dell'odio e della macchinazione di Giovanni de' Medici, un figlio di Cosimo de' Medici, contro Galileo. Nonostante la loro amicizia, Guidobaldo fu un critico di alcune teorie di Galileo, come quella relativa alla legge dell'isocronismo delle oscillazioni. Compone un importante saggio sulla prospettiva, “Perspectivae Libri VI”, pubblicato a Pesaro che ha ampia diffusione. E sicuramente, anche secondo il parere di Galileo, uno dei massimi studiosi di meccanica e matematica. “Mechanicorum liber”. Pisauri. Saggi: “Mechanicorum” (Pisauri, Girolamo Concordia – Venezia, Deuchino -- Mecanicorum); “Plani-sphaeriorum universalium theorica” (Pisauri, Girolamo Concordia); “De ecclesiastici calendarii restitutione" (Pisauri, Girolamo Concordia); “La prospettiva” (Pisauri, Girolamo Concordia -- Roma); “Problematum astronomicorum” Venezia, Giunta); De cochlea,” Venezia, Deuchino);  “Le mechaniche nelle quali si contiene la dottrina di tutti gl’istrumenti principali da mover pesi grandissimi con picciola forza”  (Venezia, Franceschi); “Lettere” (Venezia); “La teoria sui planisferi universali” (Firenze). Galileo (che nel frattempo era stato molto probabilmente anche suo ospite) puo occupare la cattedra di Padova, grazie anche all’intervento delduca., che nell’ambiente veneto poteva contare, oltre che sull’amicizia di un Contarini e di un Pinelli, sull’autorità e l’influenza di Monte, generale delle fanterie della Repubblica": Fondazione cardinal Francesco maria delmonte -- guidobaldo-del-monte/. A. Giostra, La stella o cometa nelle lettere a Giordani, Giornale di Astronomia. Galilei. Guidobaldo II della Rovere Mombaroccio, Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “There possibly is no equivalent to perspective for the other senses. Prospettiva, as the Italians call it. They are obsessed with it. Consider the human body. Consider Apollo del Belvedere – it is not just a body perceiving another body, there is a perspectival side to it!” Giambattista del Monte. Guido Ubaldo de’ marchesi Del Monte; Guidobaldo Del Monte. Monte. Keywords: implicature, perspective in statuary. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e del Monte," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685910019/in/photolist-2mKiNkD-26dDynR-HW8b7z-GNEbxc-GUC8Z8-Guv9WS-Guvagu-GRC81o-Guv9zu-E4u3XA-GNEir2-FZ7y1G-GNEika-GuviMY-FZd4Zi-GuviZb-FZd4Hg-GUCps2-GRBWqA-GRC7Zw-FZd4wp-FZddSD-FZ7KbC-GNEior-FZ7ykj-FZ7KKJ-GNEiw2-GNE2Lp-FZ7KmC-FZddTR-FZ7L1J-FZd4An-GLk2q5-Guvj5S-GuviUm-FZ7Kbh-FZddBP-GLjUhY-GNE2hD-FZdrAe-GNEiFR-GLjTPy-Guv1bq-GRC1UW-GUCoPP-GUCpnc-GUCoZt-GUCpsT-GNEbSF-GkKUAY

 

Grice e Moramarco – la tradizione massonica italiana – Luigi Speranza (Reggio nell’Emilia). Filosofo. Grice: “Unlike Moramarco, what most people know about massoneria is via “Il flauto magico”!” Grice: “Moramarco analyses massoneria aa a philosophical cult, talking about ‘brotherly link’ ‘vincolo fraterno’ – he has unearthed a few fascinating details about massoneria in Italy. Esponente della Massoneria te assertore di una sintesi religiosa tra Mazdeismo e Cristianesimo. Discende da un'antica famiglia di Altamura, di ascendenze latino-germaniche, cresciuta e ramificatasi durante il dominio dei Farnese. Studioso di Massoneria, ha scritto la Nuova Enciclopedia Massonica in tre volumi (1989-1995, seconda ed. 1997), importante testo di ricerca massonologica. Un suo precedente volume, La Massoneria ieri e oggi fu tra i primi, sull'argomento, pubblicati in Russia dopo il crollo del regime sovietico, che aveva proscritto le Logge.  Iniziato nel Grande Oriente d'Italia il 10 dicembre 1975, divenne Maestro Venerabile della Loggia Intelletto e Amore n. 723, e nel 1986 ricevette la decorazione all'Ordine di Giordano Bruno, conferita a quanti si distinguono nello studio e nella diffusione degli ideali massonici. Coordinatore scientifico del Convegno Internazionale 250 anni di Massoneria in Italia, al quale parteciparono studiosi quali Paolo Ungari, Alessandro Bausani, Aldo A. Mola, Alberto Basso, Fabio Roversi Monaco, Paolo Ricca. Il convegno fiorentino costituì la prima risposta pubblica, da parte della Comunione massonica di Palazzo Giustiniani, alle degenerazioni della P2.  Nello stesso anno, in qualità di Garante d'Amicizia tra il Grande Oriente d'Italia e la Grand Lodge of South Africa, richiese, d'accordo con il Gran Maestro Armando Corona, che tutte le Logge sudafricane, peraltro già avviate in tale direzione  (quando un gruppo di Liberi Muratori della Massoneria Prince Hall era stato ammesso nella Loggia "De Goede Hoop" di Cape Town), abrogassero l'apartheid, scelta che esse fecero, qualificandosi tra le prime associazioni bianche a superare la segregazione razziale.  Nel 1992 uscì dal Grande Oriente d'Italia, rigettandone il laicismo, per ravvivare i nuclei massonici di impronta cristiana e spiritualista, che assunsero la denominazione Real Ordine degli Antichi Liberi e Accettati Muratori (A.D. 926). Su tale concezione della Massoneria ha scritto La via massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide e cristiano (), un testo dal quale emerge, fra l'altro, l'importanza della devozione alla Vergine Maria, come madre del Cristo ed espressione umana della divina Sophia, nella genesi della spiritualità massonica.  Ha ricostruito le vicende della Gran Loggia d'Italia, l'altra associazione maggioritaria di Liberi Muratori in Italia, nel volume Piazza del Gesù. Documenti rari e inediti della tradizione massonica italiana, contribuendo in seguito alla realizzazione di programmi tematici per varie emittenti televisive, tra le quali Rossija 24 (), Reteconomy () e È TV Rete7.  Ha conseguito il 33º grado del Rito scozzese antico ed accettato e il VII del Rito filosofico italiano, che nel secondo decennio del Novecento vide tra le sue fila i neopitagorici Arturo Reghini e Amedeo Rocco Armentano. Fonda in Italia l'Antico Rito Noachita su patente ricevuta presso il British Museum dall'ex Maestro Venerabile della Loggia "Heliopolis" di Londra.  Ha realizzato una colonna sonora per i rituali massonici, dal titolo Masonic Ritual Rhapsody. presso la Loggia "Gottfried Keller" di Zurigo, è stato ricevuto come membro nell'Independent Order of Odd Fellows.  Già attivo con Joseph L. Gentili,  editore del newsletter Brooklyn Universalist Christian, in un progetto di restaurazione della Chiesa Universalista d'America, contro la deriva liberal di quel movimento, ha ricevuto il navjote zoroastriano. Nel volume Il Mazdeismo Universale propone una visione eclettica di tale religione, collegando ad essa elementi del misticismo ebraico, del dualismo platonico e cristiano, del buddhismo Mahāyāna, e riconoscendo in Gesù il saoshyant (divino soccorritore, messia) profetizzato dall'antica religione iranica, in una prospettiva teologica di tipo mazdeo-cristiano, intorno alla quale si è formata una Fraternità Mazdea Cristiana.  Si è avvicinato alle correnti latitudinaria e mistica dell'Anglicanesimo e al percorso religioso di Loyson, confluendo in una comunità religiosa di orientamento eclettico, ove ha potuto conservare la doppia appartenenza, cristiana e zoroastriana. Entro tale gruppo, che nel gennaio  ha assunto la denominazione Reformed Cloister of the Holy SpiritUnione Riformata Universalista, è un oblato di San Pellegrino delle Alpi, secondo la Regola che, ispirandosi alle tradizioni fiorite intorno alla vita di quell'eremita del Cristianesimo celtico, contempla almeno un atto quotidiano "di giustizia, o di soccorso fraterno" anche nei riguardi di animali e piante.  Laureatosi cum laude in Filosofia presso l'Bologna,, con una tesi sul pensatore indiano Sri Aurobindo (relatore il noto indologo e sanscritista Giorgio Renato Franci), nella seconda metà degli anni Ottanta si è formato in Training autogeno e Psicoterapia con la procedura immaginativa sotto la guida di Luigi Peresson.  Ha trattato dei nessi tra Zoroastrismo e Cristianesimo nei libri La celeste dottrina noachita (e I Magi eterni, di fenomenologia del sacro ne L'ultima tappa di Henry Corbin e di tanatologia in Psicologia del morire. Ha scritto sulle esperienze di autogestione dei lavoratori nel mondo e sui rapporti tra socialismo e religione per Azione nonviolenta, la rivista fondata da Aldo Capitini. Con il saggio Per una rifondazione del Socialismo partecipò al simposio "Marxismo e nonviolenza" (Firenze) nel quale intervennero, tra gli altri, Norberto Bobbio e Roger Garaudy. -- è un sostenitore della lingua ausiliaria internazionale Esperanto. Ha aderito al gruppo esperantista bolognese "Achille Tellini 1912".  In ambito narrativo, ha scritto Diario californiano e Torbida dea. Si è occupato di storia dello spettacolo, scrivendo I mitici Gufi (2001), sul celebre quartetto di cabaret degli anni sessanta, e partecipando all'allestimento del programma Gufologia per Rai Sat; con l'ex "Gufo" Roberto Brivio ha collaborato sia nella riproposta del repertorio del gruppo in teatri e circoli culturali, sia nella realizzazione di un laboratorio teatrale e musicale che vide attivamente coinvolti numerosi alunni portatori di disabilità, presso l'Istituto medio superiore in cui insegnò psicologia.  Ha inciso quattro CD, Allucinazioni amorose (meno due), Gesbitando, Come al crepuscolo l'acacia e Existenz, che contengono sue canzoni e brevi suites strumentali, ricevendo il plauso, tra gli altri, di critici come Maurizio Becker, Mario Bonanno (Musica & Parole) e Salvatore Esposito (Blogfoolk), di autori come Bruno Lauzi, Ernesto Bassignano, Giorgio Conte e dei jazzisti Giulio Stracciati e Shinobu Ito.  Nel dicembre  è stato chiamato da Luisa Melis, figlia e continuatrice dell'opera di Ennio Melis, il patron della RCA Italiana, a far parte della giuria del Premio De André.  Saggi: “La Massoneria” (Vecchi, Milano), “La Massoneria: cronaca, realtà, idee (Vecchi, Milano), “Per una rifondazione del socialismo, in: Marxismo e non-violenza (Lanterna, Genova) – PARTITO SOCIALISTA ITALIANO --; “La Libera Muratoria” (Sugar, Milano); “La Massoneria. Il vincolo fraterno che gioca con la storia” (Giunti, Firenze) Diario (Bastogi, Foggia) Grande Dizionario Enciclopedico POMBA (Torino); Antroposofia, Besant, Cagliostro, Radiestesia, ecc.). L'ultima tappa di Henry Corbin, in Contributi alla storia dell'Orientalismo, Franci (Clueb, Bologna) “La Massoneria in Italia” (Bastogi, Foggia) Enciclopedia Massonica (Ce.S.A.S., Reggio E.; Bastogi, Foggia); Psicologia del morire, in  I nuovi ultimi (Francisci, Abano Terme) Piazza del Gesù. “Documenti rari e inediti della tradizione massonica italiana” (Ce.SA.S. Reggio Emllia); Sette Lodi Massoniche alla Beata Vergine Maria (Real Ordine A.L.A.M., Reggio Emilia) La celeste dottrina noachita (Ce.S.A.S, Reggio E.) I mitici Gufi (Edishow, Reggio Emilia); “Torbida dea. Psicostoria d'amore, fantomi & zelosia (Bastogi, Foggia); Il Mazdeismo Universale. Una chiave esoterica alla dottrina di Zarathushtra (Bastogi, Foggia ) I Magi eterni. Tra Zarathushtra e Gesù (Om, Bologna ) La via massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide (Om, Bologna ) Massoneria. Simboli, cultura, storia (consulenza scientifica di M.M.) (Atlanti del Mistero/Giunti-Vecchi, Firenze ) Introduzione alla Libera Muratoria (Settenario, Bologna ) Musica Allucinazioni amorose (meno due)  (Bastogi Music Italia) (Bastogi Music Italia) Gesbitando, (Bastogi Music Italia ) Come al crepuscolo l'acacia  (Heristal Entertainment, Roma ) Existenz ((Heristal Entertainment, Roma ). Note  Aplogruppo Mola, Un valido impulso per una Massoneria "à parts entières", in 250 anni di Massoneria in Italia, F. Ferrari, La Massoneria verso il futuro (una conversazione con Michele Moramarco) v. )  Una breve rassegna di testi fondamentali sulla Massoneria si trova sul sito del Cesnur diretto da Massimo Introvigne. Vedi anche le recensioni di E. Albertoni ne Il Sole 24 Ore, p.1 inserto domenicale, e di G. Caprile ne La Civiltà Cattolica, 6Il volume fu pubblicato nel 1990, anno della dissoluzione dell'URSS, dalla casa editrice Progress, V. Brunelli, Massoneria: è finito con la condanna della P2 il tempo delle logge e dei "fratelli" coperti, in Corriere della sera, Il Corriere della Sera dedicò un lungo articolo allo "scisma" (v. ). Del Real Ordine A.L.A.M. si è occupato anche il centro di ricerca Cesnur, diretto dal noto storico e sociologo delle religioni Massimo Introvigne, v.//cesnur.org/religioni_italia/a/ appendice_02.htm. Il termine Real non aveva alcun riferimento alla storia italiana, ma si richiamava alla leggenda, contenuta negli Antichi doveri, secondo cui l'Ordine Massonico ricevé le sue proto-costituzioni dal re Atelstano d'Inghilterra (Æðelstan); recentemente il Real Ordine ha assunto la denominazione di Unione Cristiana dei Liberi Muratori  Rito filosofico italiano  Antico Rito Noachita  Masonic Ritual Rhapsody, Bastogi Music Italia, youtube.com/watch?v=rSs0 4kpA36U. A questa esperienza è collegata la sua iscrizione alla SIAE come autore musicale  Del percorso che lo ha condotto verso la visione di Zoroastro (Zarathushtra) si è occupata la rivista parsi di Bombay, Parsiana, così come il quotidiano torinese La Stampa v. mazdeanchristian.wordpress.com/  latitudinarismo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  v. riformati universalisti.wordpress.com// In questa comunità si ritrovano, su vari temi, idee tratte dal Manicheismo, dall'Arianesimo, dal Quaccherismo, dall'Unitarianismo, dal Giurisdavidismo e dall'universalismo hindu-cristiano del movimento Navavidhan fondato da Keshab Chandra Sen (1838-1884). Frequenti e significativi sono altresì i riferimenti al pensiero di aint-Martin e alla "religione aperta"o della "compresenza dei morti e dei viventi"elaborata da Capitini, Stracciati  Ito  E. Albertoni, Tante fedi, nessun dogma (recensione della Nuova Enciclopedia Massonica, Il Sole 24 Ore,I, inserto culturale domenicale) M. Chierici, Nasce la Lega dei Venerabili (Corriere della Sera) S. Esposito, Dalle radici del Mazdeismo all'Alleanza Mazdea CristianaIntervista con Michele Moramarco (in Secreta Magazine S. Esposito, Gesbitando: intervista con Michele Moramarco (Blogfoolk) F. Ferrari, La Massoneria verso il futuro (una conversazione con Michele Moramarco) (Bastogi, Foggi8) S. Semeraro, Tra la via Emilia e l'Est. Così parlò Zoroastro (La Stampa, Torino) S. Sari, Unico e plurimo al contempo, Dio secondo gli Zoroastriani [intervista a M.M.](Libero) G. Giovacchini, Cultura e spiritualità della Massoneria italiana nella seconda metà del '900 [prefazione di Michele Moramarco] (Tiphereth, Acireale-Roma )  Zoroastrismo Universalismo Massoneria Rosacroce michelemoramarco.  blog del Real Ordine A.L.A.M., su realordine.wordpress.com. Pagina sul sito di Heristal Entertainment, su heristal.eu. blog degli anglicani latitudinari, su riformatiepiscopali.wordpress.com. Grice: “The Romans are obsessed with what Moramarco calls ‘paganesimo romano’ – the word ‘pagano’ only makes sense in opposition to Christ. It would be very inappropriate of the greatest Italian philosopher ever, Antonino, to consider his self pagan!” -- Michele Moramarco. Moramarco. Keywords: la tradizione massonica italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moramarco” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745062159/in/datetaken/

 

Grice e Moravia – ragazzi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo. Grice: “I like Moravia: he has philosophised on what makes us ‘human,’ (“il pungolo dell’umano”) – his analysis of ‘il ragazzo selvaggio’ is sublime – and he has played with ‘reason,’ hidden and strutturata – and the universi di senso with which I cannot but agree! – provided we don’t multiply them ad infinitum!” --  Grice: “I like Moravia’s idea of ‘la ragione nascosta’ – you have indeed to seek and thou shalt find!” -- “Il Nietzsche che prediligo è il Nietzsche terreno, umano, presente nel tempo. È il Nietzsche intrepido esploratore del sottosuolo dell'uomo e dei disagi della civiltà. È il Nietzsche che fertilmente e sofferentemente (non narcisisticamente) vive e pensa il nichilismo: ma per andare oltre il nichilismo. È soprattutto il Nietzsche cheneo-illuminista forse malgrado luivuole conoscere, capire, dare un (nuovo) senso alle cose.” Professore a Firenze.  Allievo diGarin, si è formato in ambiente fiorentino conseguendovi la laurea in filosofia nel 1962 con tesi su Gian Domenico Romagnosi. Professore incaricato dal 1969, è poi diventato, nel 1975, ordinario di Storia della Filosofia all'Firenze.  Nel corso della sua carriera, si è interessato particolarmente dell'illuminismo francese e del pensiero del Novecento, della storia e dell'epistemologia delle scienze umane, con particolare attenzione all'antropologia, la filosofia della mente e l'esistenzialismo. I suoi studi e le sue ricerche hanno aperto nuove prospettive interdisciplinari fra pensiero filosofico e scienze umane.  Attualmente, le sue attenzioni sono rivolte verso l'opera e il pensiero del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche del quale, nel 1976, pubblicò già una celebre antologia dal titolo La distruzione delle certezze e, nel 1985, una raccolta di saggi intitolata Itinerario nietzscheano. Proprio un nuovo modo di avvicinarsi e concepire il pensiero del filosofo tedesco lo hanno reso uno dei suoi interpreti più originali e più discussi.  Grazie ai suoi studi e contributi filosofici, è stato visiting professor presso l'Università della California a Berkeley, l'Università del Connecticut a Storrs e il Center for the Humanities della Wesleyan University.  Conferenziere presso altre sedi universitarie americane (fra le quali, Harvard, UCLA, Boston) ed europee (Francia, Belgio, Germania), è cofondatore della “Società italiana degli studi sul XVIII secolo”, nonché membro del Comitato direttivo delle Riviste filosofiche “Iride” e “Paradigmi”. Collabora ai giornali Corriere della Sera, Quotidiano nazionale, La Repubblica. Saggi: “Il tramonto dell'Illuminismo -- filosofia e politica” (Laterza, Roma); “La ragione nascosta” (Sansoni, Firenze); La scienza dell'uomo” (Laterza, Roma); “L’antropologia strutturale” (Sansoni, Firenze); “Esistenziale” (Laterza, Roma); “La teoria critica della società” (Sansoni, Firenze); “Gl’idéologues -- scienza e filosofia” (Nuova Italia, Firenze); “La distruzione delle certezze” (Nuova Italia, Firenze); “Linguaggio, scuola e società not ‘storia’! -- Guaraldi, Firenze); “Filosofia e scienze umane nell'età dei Lumi” (Sansoni, Firenze); “Pensiero e civiltà” (Monnier, Firenze); “Il ragazzo selvaggio dell'Aveyron.” Pedagogia e psichiatria nei testi di Itard, Pinel e dell'anonimo della "Décade" (Laterza, Roma); “Itinerario nietzscheano, Guida, Napoli); Educazione e pensiero, Monnier, Firenze, Filosofia: storia e testi, Monnier, Firenze, “L'enigma dell’animo” Laterza, Roma); Compendio di filosofia,  Monnier, Firenze, L'enigma dell'esistenza -- soggetto, morale, passioni nell'età del disincanto, Feltrinelli, Milano, L'esistenza ferita -- modi d'essere, sofferenze, terapie dell'uomo nell'inquietudine del mondo, Feltrinelli, Milano, Filosofia dialettico-negativa e teoria critica della società, Mimesis, Milano; “Ragione strutturale e universi di senso” (Lettere, Firenze); “La Massoneria. La storia, gli uomini, le idee, Mondadori, Milano); “Firenze e l’Umanesimo. Arte, cultura, comunicazione” (Lettere, Firenze); Lo strutturalismo, Lettere, Firenze); “Filosofia e psicoanalisi (POMBA, Torino); “L'universo del corpo, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma,  “Animo e realtà psichica” (Borla, Roma, "L'esistenza e il male", in:  "Mysterium iniquitatis", Gregoriana, Padova, Linterpretazione personologico-esistenziale dell'uomo", in:  La questione del soggetto tra filosofia e scienze umane, Monnier, Firenze) – PERSONOLOGIA – PIROTOLOGIA – Grice, persona -- Lettura Magistrale" al Convegno Dalla riabilitazione psicosociale alla promozione della salute(Montecatini), "S.I.R.F. News", "Mente, soggetto, esperienza nel mondo", in La filosofia italiana in discussione -- La filosofia italiana in discussione, Società Filosofica Italiana, Firenze), Bruno Mondadori, Milano, "Crisi della cultura e relazioni generazionali nel mondo contemporaneo", in Giovani e adulti: prove di ascolto, Sansepolcro (AR), "La filosofia degli idéologues. Scienza dell'uomo e riflessione epistemological, Letteratura italiana tra illuminismo e romanticismo, Convegno, Italianistica, Padova,  "Libertà, finitudine, impegno -- genesi e significato della responsabilità nel mondo", in: V. Malagola Giustizia e responsabilità (Convegno, Firenze), Dott. A. Giuffré Milano,  "Dal soggetto persona alla relazione interpersonale", Maieutica, De-mitizzazione e de- valorizzazione. La crisi della 'forma famiglia' nella società", in: Interazioni, "Illuminismo e modernità", Hiram, "Prove d'ascolto. Crisi della cultura e relazioni generazionali nel mondo contemporaneo", Studi sulla formazione, "La guerra giusta", Hiram,  "La filosofia, la conoscenza dell'umano, il dialogo col pensiero religioso", Hiram, "Esistenza e felicità", Hiram, "L'Occidente e la pace. Luci e ombre all'alba del terzo millennio", Hiram,"La filosofia e il suo 'altro'. La riflessione metafilosofica di Adorno in 'Dialettica negativa'", Iride,  "L'uomo: una storia infinita", in:  Per una scienza dell'umano, Arezzo,  "L’'interpretazione personologico-esistenziale dell'uomo" – PERSONALOGIA – Grice, PERSONA. in: L. Neuro-fisiologia e teorie della mente, Vita & Pensiero, Milano, "La scoperta dell'inconscio, l'ambiguità del freudismo e il lavoro della psicoanalisi sull'animale, Convegno "Meta-psicologia”, Napoli, La Biblioteca, Bari, "Un mondo negato. L'assolutizzazione del corpo nella psico-umanologia contemporanea", UMANOLOGIA – ibrido -- Hermeneutica, Corpo e persona, "Complessità, pluralità, confini", in: Dal coordinatore al coordinamento,Coordinatori pedagogici in Emilia-Romagna, Assessorato Servizi Sociali, Bologna, Bruno Maiorca, Filosofi italiani contemporanei. Parlano i protagonisti, Bari, Dedalo,  su sapere, De Agostini. Gran Loggia del GOI dal titolo "Tu sei mio fratello" Registrazione video della Lectio Magistralis "Al di qua del bene e del male Nietzsche esploratore dell'umano" Modena e Reggio Emilia Tavola rotonda del GOI "Pedagogia delle libertà Libertà civili" Convegno del GOI "La scienza non sia ostacolata dall'ideologia, dalla politica e dalla religione" tavola rotonda della Comunità Oasi "Significato e funzione della pena, della punizione e della penitenza nella promozione umana e sociale"  "Catturati dall'effimero?" all'interno del Convegno Giovanile alla Cittadella di Assisi" dsu arcoiris. Moravia. Keywords: ragazzi, personologia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moravia” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745009609/in/datetaken/

 

Grice e Mordacci – la norma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “I like Mordacci – in a way, like I did with J. L. Mackie, Mordacci opposes both ‘assolutismo’ and ‘relativismo’ – and tries to ‘construct’ an ‘inter-personal’ reason out of a full-fledged personal reason. Whereas it would seem that we enjoin the principle of conversational helpfulness out of altruism, there is this balance between conversational self-love and conversational other-love; and we only ‘respect’ the other that respects us as ‘pesonal;’ against Apel, the logic of the inter-personal reduces, in a complex way, to the logic of the personal; without it, we would be annihilating the autonomy of the will.” Grice: “I like Mordacci’s emphasis on reason for normativity – interpersonal reason, as he calls it!” È preside della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele dove è Professore di Filosofia Morale.  È Direttore del Centro Internazionale di Ricerca per la Cultura e la Politica Europea.  Laurea in filosofia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Dottorato in bioetica presso l'Università degli Studi di Genova. Ha svolto attività di ricerca e insegnamento presso la Scuola di Medicina e Scienze Umane dell'Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele. Insegnato presso l'Università Vita-Salute San Raffaele, prima presso la Facoltà di Psicologia e dal 2002 presso la Facoltà di Filosofia che ha contribuito a fondare insieme con Massimo Cacciari, Edoardo Boncinelli, Michele Di Francesco, Andrea Moro. Ha contribuito a progetti di ricerca ed è stato membro del Consiglio d'Europa per l'insegnamento della bioetica. Dal  è preside della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, essendo stato rieletto nel giugno  per il secondo mandato.  Membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze per la Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri.  Dal  al  è stato membro del Comitato Scientifico per EXPO  come delegato del Rettore dell'Università Vita-Salute San Raffele.  Dal  è membro della Commissione per l'Etica della Ricerca e la Bioetica del consiglio nazionale delle ricerche e del consiglio direttiva della Società Italiana di Filosofia Morale. Si è dedicato in particolar modo dei temi: "Etica e ragioni morali", "Etica pubblica e rispetto", "Neuroetica". Attraverso l'indagine delle "ragioni morali" e dell'"identità personale" e ispirandosi alla filosofia kantiana, propone una forma di "personalismo critico" in base alla quale il fondamento dell'esperienza morale viene individuato nella ricerca, che ognuno compie, delle "buone ragioni" che danno forma alla propria individualità personale attraverso l'agire. Riconoscere ogni persona come autrice della propria identità fonda un'etica del rispetto delle persone in quanto a ogni individuo viene riconosciuto il diritto e il dovere di esprimere le proprie abilità e costruire la propria personalità.  Si è inoltre occupato di bioetica essendo anche stato coordinatore del progetto Bioetica della genetica: questioni morali e giuridiche negli impieghi clinici, biomedici e sociali della genetica umana del Miur (FIRB, Tra i suoi interessi più recenti, la disciplina della Film and Philosophy: la riflessione su come i film possono fare filosofia e se possono argomentare vere e proprie tesi filosofiche. In questo contesto ha dato vita al Laboratorio di Filosofia e Cinema presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, conduce il sabato pomeriggio la rubrica "Al cinema col Filosofo" su TgCom24 (stagioni - e -) e la rubrica "Imparare ad amare i film" all'interno di Cinematografo Estate () su Rai 1.  Riviste È membro del comitato scientifico dell'Annuario di Etica (ed. Vita e Pensiero), dell'Annuario di Filosofia (ed. Mimesis) e della rivista online Etica & Politica.  Dalla sua fondazione è membro del Comitato Scientifico della rivista scientifica a cura del Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi.  Attività teatrale Romeo e Giulietta: nascita e tragedia dell'io moderno, Eloisa e Abelardo: passione e negazione, Occidente, o identità fragile: Paul Auster e le Follie di Brooklyn, analisi filosofiche con letture sceniche, ciclo "Aperitivi con Sophia", Teatro Franco Parenti,La violenza e l'ingiustiziaGorgia, ciclo "Filosofi a teatro" Roberto Mordacci, Teatro Franco Parenti, L'individuo, la libertà e il perdono. Hegel legge Dostoevskij, lettura scenica di Roberto Mordacci e Jean Sorel, ciclo l'Intelligenza e la Fantasia, Teatro Strehler,L'isola della verità. Divagazioni fotografiche e filosofiche, lettura scenica di Roberto Mordacci, Anna Traini e Maria Grazia Stepparava, Cluster Isole, Mare e Cibo, Padiglione P03-Expo Milano  (Rho-Fiera), Kant e il mare, lettura scenica di Roberto Mordacci e Francesca Ria, agosto  Saggi:“Bio-etica della sperimentazione,” Angeli, Milano; “Salute e bio-etica,” Einaudi, Milano); “Una introduzione alle teorie morali,” Feltrinelli, Milano,  La vita etica e le buone ragioni,Mondadori, Milano, “Ragioni personali, ragione inter-personali: Saggio sulla normatività morale,” Carocci, Milano, Elogio dell'Immoralista, Mondadori, Milano; Rispetto, Cortina, Milano. Bioetica, Mondadori, Milano. L'etica è per le persone, San Paolo, Cinisello Balsamo. Al cinema con il filosofo. Imparare ad amare i film, Mondadori, Milano. La condizione neomoderna, Einaudi, Torino,. Ritorno a utopia, Laterza, Bari,. Note  Università Vita-Salute San Raffaele, su unisr. Governo/bioetica, su governo.  Roberto Mordacci, su Le Università per Expo,Commissione per l’Etica della Ricerca e la Bioetica, Consiglio Nazionale delle Ricerche, su cnr.  Organi della società | SIFM, su sifm. Intervista a L'accento di Socrate, su laccentodi socrate.  Rai 1, Cinematografo estate, su rai.tv.  Scienza e etica: in uscita la nuova rivista della Fondazione Veronesi, su Fondazione Umberto Veronesi.  Chi siamo  su scienceandethics. fondazioneveronesi. Feeding the Mind: Expo-Bicocca Conversation Hour, su unimib. Lettura scenica de "I Sensi del Mare", su//elbareport. 1 Pearson Imparare sempre su pearson. 1º agosto.  Bioetica Mordacci Robertoe Book Mondadori BrunoSai cos'è?FilosofiaePubIBS, su ibs. L'etica è per le personeEdizioni San Paolo, su edizionisanpaolo.  Riflessioni sul senso della vita intervista di Ivo Nardi, sito "Riflessioni", settembre. Ci vuole più rispetto intervista a Roberto Mordacci, Famiglia Cristiana. Ma l'etica non è un'intrusa, intervista a Roberto Mordacci, Avvenire, Ora smettiamola di parlare inglese, intervista a Roberto Mordacci, Il Giornale. Mordacci. Keywords: la norma. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mordacci” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703225018/in/photolist-2mLQxu7

 

Grice e Morelli – la filosofia del digiuno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: ‘I once told Austin, I don’t give a hoot what the dictionary says;’ ‘And that’s where you make your big mistake,’ his crass response was!” -- Grice: “I once told Ackrill, ‘should there be a manual of philosophy, must we follow it?’ He replied, “One thing is to know the manual, another is to know how to abide by it!”  Si laurea a Pavia  e l'anno dopo assolve all'obbligo di leva a Trieste dove presta attenzione alle problematiche relazionali dei militari nello svolgimento delle proprie mansioni; si è poi specializzato in Psichiatria presso l'Università degli Studi di Milano. Direttore dell'Istituto Riza, gruppo di ricerca che pubblica la rivista Riza Psicosomatica ed altre pubblicazioni specializzate, con lo scopo di "studiare l'uomo come espressione della simultaneità psicofisica riconducendo a questa concezione l'interpretazione della malattia, della sua diagnosi e della sua cura". Inoltre è direttore delle riviste Dimagrire e Salute Naturale.  Dall'attività dell'Istituto Riza è sorta anche la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad indirizzo psicosomatico, riconosciuta ufficialmente dal Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Vicepresidente della Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Partecipa a numerose trasmissioni televisive sia per la RAI sia per Mediaset (Maurizio Costanzo Show, Tutte le mattine, Matrix, ecc.) e per la radio.  Nelle sue opere ci sono molti riferimenti alle dottrine orientali. Saggi: “Verso la concezione di un sé psico-somatico. Il corpo è come un grande sogno della mente (Milano, UNICOPLI, Milano, Cortina); La dimensione respiratoria. Studio psico-somatico del respiro, inspiro, expiro – spiro --  Milano, Masson Italia, Dove va la medicina psico-somatica (Milano,  Riza); Il sacro. Antropoanalisi, psico-somatica, comunicazione, Milano, Riza-Endas, Convegno internazionale Mente-corpo: il momento unificante. Milano, Atti, Milano, UNICOPLI, Riza, I sogni dell'infinito, Milano, Riza, Autostima. Le regole pratiche, Milano, a cura dell'Istituto Riza di medicina psicosomatica, Il talento. Come scoprire e realizzare la tua vera natura, Milano, Riza, Ansia, Milano, Riza, Insonnia, Milano, Riza, Cefalea, (Milano, Riza); Lo psichiatra e l'alchimista. Romanzo, Milano, Riza, Le nuove vie dell'autostima. Se piaci a te stesso ogni miracolo è possibile, Milano, Riza, Conosci davvero tuo figlio? Sconosciuto in casa. Dal delitto di Novi Ligure al disagio di una generazione, Milano, Riza, Come essere felici, Milano, Mondadori, Cosa dire e non dire nella coppia, Milano, A. Mondadori, Come mantenere il cervello giovane, Milano, Mondadori, Come affrontare lo stress, Milano, A. Mondadori, Come amare ed essere amati (Milano, Mondadori); Come dimagrire senza soffrire (Milano, Mondadori); Come risvegliare l'eros, Milano, A. Mondadori, Come star bene al lavoro, Milano, A. Mondadori, Come essere single e felici, Milano, A. Mondadori,  Cosa dire o non dire ai nostri figli, Milano, A. Mondadori, La rinascita interiore, Milano, Riza, Volersi bene. Tutto ciò che conta è già dentro di noi (Milano, Riza); L'amore giusto. C'è una persona che aspetta solo te, Milano, Riza, Vincere i disagi. Puoi farcela da solo perché li hai creati tu, Milano, Riza); Felici sul lavoro. Come ritrovare il benessere in ufficio, Milano, Riza, I figli felici. Aiutiamoli a diventare se stessi, Milano, Riza, La gioia di vivere. Scorre spontaneamente dentro di noi, Milano, Riza, Essere se stessi. L'unica via per incontrare il benessere, Milano, Riza, Accendi la passione. È la scintilla che risveglia l'energia vitale, Milano, Riza, Alle radici della felicità. Editoriali dpubblicati su Riza psicosomatica, rivista mensile delle Edizioni Riza, Milano, Riza, Ciascuno è perfetto. L'arte di star bene con se stessi, Milano, Mondadori, Il segreto di vivere. Aforismi, Milano, Riza, Realizzare se stessi, Milano, Riza, Vincere la solitudine, Milano, Riza, Dimagrire senza fatica, Milano, Riza, Amare senza soffrire, Milano, Riza, Guarire con la psiche, Milano, Riza, Superare il tradimento, Milano, Riza, Dizionario della felicità, 6 voll, Milano, Riza, Non siamo nati per soffrire, Milano, Mondadori,L'autostima. Le cinque regole. Vivere la vita. Adesso, Milano, Riza, Conoscersi. L'arte di valorizzare se stessi. Via le zavorre dalla mente, Milano, Riza,  I figli difficili sono i figli migliori, Milano, Riza, Il matrimonio è in crisi... che fortuna!, Milano, Riza, Autostima, I consigli di Raffaele Morelli per un anno di felicità, Milano, Riza, Le parole che curano, Milano, Riza, Perché le donne non ne possono più... degli uomini, Milano, Riza, Le piccole cose che cambiano la vita, Milano, Mondadori, Come trovare l'armonia in se stessi, Milano, Oscar Mondadori,  Ama e non pensare, Milano, Mondadori, Curare il panico. Gli attacchi vengono per farci esprimere le parti migliori di noi stessi, con Vittorio Caprioglio, Milano, Riza, Non dipende da te. Affidati alla vita così realizzi i tuoi desideri, Milano, Mondadori, L'alchimia. L'arte di trasformare se stessi (Milano, Riza); Il sesso è amore. Vivere l'eros senza sensi di colpa, Milano, Mondadori, Puoi fidarti di te, Milano, Mondadori, La felicità è dentro di te, Milano, Mondadori,L'unica cosa che conta (Milano, Mondadori); La felicità è qui. Domande e risposte sulla vita, l'amore, l'eternità, con Luciano Falsiroli, Milano, Mondadori, Guarire senza medicine. La vera cura è dentro di te (Milano, Mondadori); Lezioni di autostima. Come imparare a stare beni con se stessi e con gli altri (Milano, Mondadori); Il segreto dell'amore felice, Milano, Mondadori, La saggezza dell'anima. Quello che ci rende unici (Milano, Mondadori); Pensa magro. Le 6 mosse psicologiche per dimagrire senza dieta (Milano, Mondadori); Vincere il panico. Le parole per capirlo, i consigli per affrontarlo, cosa fare per guarirlo (Milano, Mondadori) Nessuna ferita è per sempre. Come superare i dolori del passato (Milano, Mondadori); Solo la mente può bruciare i grassi. Come attivare l'energia dimagrante che è dentro di noi (Milano, Mondadori); Breve corso di felicità. Le antiregole che ti danno la gioia di vivere (Milano, Mondadori); La vera cura sei tu (Milano, Mondadori); Il meglio deve ancora arrivare. Come attivare l'energia che ringiovanisce (Milano, Mondadori); Il potere curativo del digiuno. La pratica che rigenera corpo e mente (Milano, Mondadori). Segui il tuo destino. Come riconoscere se sei sulla strada giusta (Milano, Mondadori); Il manuale della felicità. Le dieci regole pratiche che ti miglioreranno la vita (Milano, Mondadori); Pronto soccorso per le emozioni. Le parole da dirsi nei momenti difficili (Milano, Mondadori). Movie. Grice: “Should there be a ‘dizionario della felicita,’ I would perhaps follow Austin’s advice and go through it!” –. Raffaele Morelli. Morelli. Keywords: la dimensione respiratoria, inspirare, respirare, spirare, spirito, il corpo animato spira – il corpo spira – corpo spirante, corpo animato --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Morelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51744327786/in/datetaken/

 

Grice e Moretti – la segnatura romantica – i romantici di roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Grice: “I like Moretti – he uses a good metaphor, ‘the wounded poet,’ unless we mean Owen, but he was more than wounded, even if that implicature is cancellable --.” Grice: “I like Moretti also because he wrote on ‘ermeneutica sensibile,’ which is exactly what I do.” Grice: “I like Moretti also because he uses ‘segnatura’ etymologically, when he writes of the ‘la segnatura romantica’ – talk of tokens!” Nasce nel borghese quartiere Trieste, primo di due fratelli. Ottiene il diploma di maturità classica presso il Liceo Giulio Cesare. Successivamente consegue una prima laurea in Giurisprudenza, con una tesi in filosofia del diritto, e, nel una seconda in filosofia, con una tesi in filosofia morale, entrambe presso l'Roma La Sapienza. È poi borsista presso l'Friburgo in Brisgovia, dove imposta un progetto di ricerca che, partendo dall'interpretazione di Heidegger, mira ad un'analisi critica delle categorie filosofico-estetiche del “romantico” in Germania, con particolare attenzione alle opere di autori del romanticismo di Heidelberg, quali Creuzer, Görres, i Fratelli Grimm e Bachofen, che contribuisce a tradurre e a far conoscere in Italia. Al suo rientro insegna dapprima materie letterarie nelle scuole medie e, in seguito, filosofia presso la Scuola germanica di Roma.  La sua ricerca si amplia poi al pensiero estetico di Novalis, di cui cura la prima edizione completa in lingua italiana della Opera filosofica; durante questo periodo consegue il dottorato di ricerca in Estetica presso l'Bologna. Vince la cattedra di professore associato di Estetica all'Bari; Professore a Napoli L’Orientale.  Redattore di Itinerari e Studi Filosofici, collabora con varie altre riviste filosofiche (Agalma, Rivista di Estetica, Studi di Estetica, aut aut, Nuovi Argomenti, Filosofia e Società, Filosofia Oggi, Estetica) e ha spesso partecipato a trasmissioni RAI su temi filosofici e a numerosi convegni.  Saggi: ”Il romantico: poesia, mito, storia, arte e natura” (Itinerari, Lanciano); -- roma – romantico -- “Anima e immagine: sul poetico” (Aesthetica, Palermo); “Nichilismo e romanticismo -- estetica e filosofia della storia” (Cadmo, Roma); La segnatura romantica (Roma, Hestia); “Interpretazione del romanticismo” (Ianua, Roma); “Estetica: analogia e principio poetico nella profezia romantica” -- Rosenberg & Sellier, Torino); “La segnatura romantica -- filosofia e sentimento” (Hestia, Cernusco L.); “Il genio” (Mulino, Bologna); “Il poeta ferito.” Hölderlin, Heidegger e la storia dell'essere” (Mandragora, Imola); “Anima e immagine.” Studi su  Klages, Mimesis, Milano, Heidelberg romantica. Romanticismo e nichilismo” Guida, Napoli, Introduzione all'estetica del Romanticismo, Nuova Cultura, Roma,  Il genio, Morcelliana, Brescia. Per immagini. Esercizi di ermeneutica sensibile” (Moretti & Vitali, Bergamo); Heidelberg romantica. Romanticismo tedesco e nichilismo europeo, Morcelliana, Brescia, Novalis. Pensiero, poesia, romanzo Morcelliana, Brescia, Romano Guardini, Hölderlin, Morcelliana, Brescia. Novalis, Scritti filosofici, Morcelliana, Brescia. J. J. Bachofen, Il matriarcato (Marinotti, Milano); Novalis, Opera filosofica,  I, Einaudi, Torino, Un video con una trasmissione RAI. Un video con un intervento di Moretti. Giampiero Moretti. Moretti. Keywords: roma, romanzo, romanzare, romanzato – non vero. Romanticismo filosofico, I filosofi romantici italiani  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moretti: il romanticismo romano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743474602/in/datetaken/

 

Grice e Mori – la coerenza dell’intransigenza – la ripproduzione sessuata fra i antici romani -- Luigi Speranza (Cremona).  Filosofo. Grice: “I like Mori; he wrote a treatise on Stephen, better known as Virginia Woolf’s father; which reminded me of Bergmann who once called me an English futilitarian!” -- Professore a Torino e presidente della Consulta di Bioetica Onlus, un'associazione di volontariato culturale per la promozione della bioetica laica. L’etica e la bioetica con le varie problematiche connesse sono le tematiche al centro dei suoi interessi filosofici e teorici.  Mori ha studiato all’Università degli Studi di Milano, dove ha conseguito la laurea (con Bonomi e Pizzi) e il dottorato sotto Scarpelli e Jori. Insegnato ad Alessandria e Pisa, prima di essere chiamato a Torino. Studia i temi della meta-etica e della logica dell’etica con le problematiche della teoria etica. Tra i primi a occuparsi di bioetica, nella quale ha dato contributi in tutti i principali settori, con particolare attenzione all’aborto e alla fecondazione assistita. Sollecitato dai casi Welby e Englaro ha dato contributi anche sul fine-vita a difesa dell’autonomia individuale. Per primo teorizza la contrapposizione paradigmatica tra bioetica laica e bioetica cattolica, derivante dal fatto che quest’ultima propone un’etica della sacralità della vita caratterizzata da divieti assoluti, mentre l’altra avanza un’etica della qualità della vita senza assoluti e soli divieti prima facie. Presta grande attenzione al problema della liberazione animale. Fonda Bioetica. Rivista interdisciplinare (Ananke Lab, Torino). Membro di numerosi comitati, tra cui il comitato scientifico di Notizie di Politeia, di Iride del Journal of Medicine and Philosophy e altre. Saggi: “Manuale di bioetica: verso una civiltà bio-medica secolarizzata” (Lettere, Firenze); “Introduzione alla bioetica. temi per capire e discutere” (Piazza, Torino); Il caso Eluana Englaro. La “Porta Pia” del vitalismo ippocratico ovvero perché è moralmente giusto sospendere ogni intervento, Pendragon, Bologna, Aborto e morale. Per capire un nuovo diritto” (Einaudi, Torino); “La fecondazione artificiale. Una forma di riproduzione umana” (Laterza, Roma-Bari); “La fecondazione artificiale: questioni morali nell'esperienza giuridica Giuffrè, Milano); “Utilitarismo e morale razionale. Per una teoria etica obiettivista, Giuffrè, Milano, La legge sulla procreazione medicalmente assistita. Paradigmi a confronto, Net, Milano, Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto, Le Lettere, Firenze, La fecondazione assistita dopo 10 anni di legge 40. Meglio ricominciare da capo!, Ananke editore, Torino, Questa è la scienza, bellezze! La fecondazione assistita come novo modo di costruire le famiglie, Ananke Lab, Torino. Keywords: la coerenza dell’intransigenza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51745063995/in/datetaken/

 

Grice e Moriggi – la stretta di mano – Ercole e Cerbero – le tre implicature -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “I like it when Moriggi does substantial metaphysics; he has edited a collection on ‘why is there something rather than nothing?” – hardly rhetoric – and the subtitle is fascinating: the vacuum, the zero, and nothingness! All in Italian, to offend Heidegger!” Specializza in teoria e modelli della razionalità, fondamenti della probabilità e di pragmatism. Insegna a Brescia, Parma, Milano e presso la European School of Molecular Medicine è conosciuto al grande pubblico attraverso la trasmissione TV E se domani di Rai 3 e per alcuni interventi ad altre trasmissioni. Saggi: “Le tre bocche di Cerbero” (Bompiani. Perché esiste qualcosa anziché nulla? Vuoto, Nulla, Zero, con P.Giaretta e G.Federspil (Itaca) Perché la tecnologia ci rende umani  (Sironi) Connessi. Beati quelli che sapranno pensare con le macchine (San Paolo) School Rocks! La scuola spacca, con A. Incorvaia (San Paolo, ), con prefazione rap di Frankie Hi-nrg. Stefano Moriggi. Moriggi. Keywords: le tre bocche di Cerbero. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moriggi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743282837/in/datetaken/

 

Grice e Mosca – implicatura – filosofia italiana – filosofia siciliana Luigi Speranza (Palermo). Filosofo. Grice: “When Austin was defending the ‘man in the street,’ he was thinking Mosca!” -- Grice: “I like Mosca; he speaks of elites – Gellner speaks of elites, too!” -- Grice: “Do Italians consider Mosca a philosopher?” –  Saggi: “Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare,  Appunti sulla libertà di stampa, Questioni costituzionali, Le Costituzioni moderne; Elementi di scienza politica, Che cosa è la mafia, Appunti di diritto Costituzionale, Italia, Stato liberale e stato sindacale, Il problema sindacale,  Saggi di storia delle dottrine politiche, Crisi e rimedi del regime parlamentare, Storia delle dottrine politiche, Partiti e sindacati nella crisi del regime parlamentare, Ciò che la storia potrebbe insegnare. Scritti di scienza politica (Milano), Il tramonto dello Stato liberale (a cura di A. Lombardo, Catania) Scritti sui sindacati (a cura di F. Perfetti, M. Ortolani, Roma) Discorsi parlamentari (con un saggio di A. Panebianco, Bologna 2003).  GAETANO MOSCA     APPUNTI     DI     Diritto Costituzionale     DALLA   Enciclopedia Giuridica Italiana      MILANO   SOCIETÀ EDITRICE LIBRARIA  Via Kramer, 4 A - Qall. De Orùtofttrit, 5 4 55   1M8     Digitized by VjOOQIC     y     '.AnvAlì'1 COLLEGE LIBRARY   M.Oi! Ir.L COLLECTION OF   GAtfANO SALVEMINI   COOLIDtìE FUND   MAKCH 21, 193(>     Milano, 1907 — Tip. Indipendenta, Corso Indip. 23     Digitized by VjOOQIC     INDICE-SOMMARIO     • Parte I. — La genesi delle oottituzlenl moderiM   1. Cenni storici sulla scienza del diritto costituz   pag. 1.   2. Definizione dello Stato e della sovranità, pa^   3. Condizioni sociali che prepararono il regime i   sentativo, pag. 12.   4. Dottrine politiche che integrano l'azione del   dizioni sociali, pag. 17.   5. La costituzione inglese e sua importanza con   dello di tutte le costituzioni moderne. -  origini, pag. 24.   6. Ordinamenti politici ed amministrativi dell' ^   terra fino allMnizio del secolo decimosettin  gina 29.   7. La prima rivoluzione inglese. — La restaura:   Vhabecis corpus^ pag. 33.   8. La seconda rivoluzione inglese. — Il seconc   dei diritti e Patto di stabilimento. — Ul  svolgimento della costituzione inglese nel  decimottavo, pag. 43.   Partk II. — Lo StatMto Albertino.   9. Caratteri delle prime costituzioni moderne. —   più dirette dello Statuto Albertino, pag. 5:  10. Il re. — Sue prerogative e norme della succ<  monarchica, pag. 58.   MObCA.     Digitized by     Google     — vi-  li. Il gabinetto, i ministri ed il presidente del con-  siglio, pag. 64.   12. La responsabilità penale dei ministri, pag. 76.   13. La formazione delle due Camere. — Varii sistemi   di siiffir-agio, pag. 81.   14. La legge elettorale politica, pag. 92.   15. Prerogative e funzioni dell» due Camere, pag. 102.   16. DelPordine giudiziario, pag. 119.   17. Dei diritti individuali, pag. 124.   18. Dei rapporti fra la Chiesa e lo Stato, pag. 141.  Lo studio del diritto pubblico in genere e del  diritto costituzionale in ispecie richiede anzitutto  la definizione esatta di certi concetti che, per quanto  non nuovi, non hanno acquistato ancora un signi-  ficato preciso e determinato e nello stesso tempo  accolto da tutti.   Il concetto di Stato, che è il più fondamentale  di tutti, venne ad esempio elaborato fin dalla clas-  sica antichità e corrisponde a ciò che i greci chia-  mavano nóXi(;, ed i romani respublica. Eppure     Digitized by VjOOQIC     - 8 ~   anche oggi si disputa sulla origine e la natura  dello Stato.   Fra tutte le definizioni dello Stato la migliore  mi sembra quella che lo fa consistere nella orga-  nizzazione politica e giuridica di un popolo entro  un determinato territorio, ma anche essa ha biso-  gno di spiegazioni e commenti.   Quando si dice infatti organizzazione politica di  un popolo, s' intende quella di tutti gli elementi che  dirigono politicamente un popolo ossia esercitano  funzioni statuali. Nello Stato moderno perciò vanno  compresi non solo tutti i pubblici funzionari, te-  nendo conto pure di quelli fra costoro che non  sono pubblici impiegati, ma anche i membri del  Parlamento ed i consiglieri provinciali e comunali ;  e perfino gli elettori politici e comunali, quando  sono convocati nei comizi, esercitano funzioni sta-  tuali e perciò fanno parte dello Stato.   Ma per quanto in una organizzazione statuale  democratica lo Stato possa comprendere, almeno  giuridicamente dappoiché in fatto le cose vanno  diversamente, la parte maggiore della società, pure  questa non si confonde mai intieramente collo Stato.  Perchè anche nei paesi dove vige il suffragio uni-  versale vi sono molti individui che pur fanno parte  del sociale consorzio, come le donne, i minorenni  e coloro che per condanne sono esclusi dal suffra-  gio, i quali in nessun caso partecipano alle fun-  zioni politiche o statuali.   Ma se lo Slato non è la società, esso essendo  costituito dal complesso di tutti gli elementi che  partecipano alla direzione politica di questa non è  certo al di fuori della società. Il cervello non è tutto  il corpo umano, ma ne fa parte e senza di esso il  corpo umano non può vivere. Bisogna f)erò notare  che la vita del corpo sociale ha delle analogie  non delle identità con quelle dell'individuo umano.  Infatti in questo ogni singola cellula è fissata nell'organo di cui fa parte, mentre negli organismi,  sociali più perfezionati, nei quali le funzioni sta-  tuali sono suddivise in vari organi le cui attribu-  zioni sono giuridicamente limitate, vediamo spesso-  che il medesimo individuo fa parte dello Stato-  nell'esercizio della sua pubblica funzione e é sem-  plice membro della società al di fuori della sua  funzione e di fronte a tutti gli altri organi dello  Stato. Ciò accade tanto al semplice elettore che  al magistrato ed allo stesso membro del Parla-  mento, se non vogliamo tener conto per i due ul-  timi delle poche speciali prerogative che mirano a  salvaguardarne l'indipendenza nell'esercizio delle  loro funzioni.   Molti scrittori considerano intanto lo Stato e la  società come due enti che per necessità vivono in  continuo antagonismo, per alcuni anzi lo Stato è  il perpetuo nemico della società. Dopo quanto si è  scritto risulta evidente che il loro concetto è per lo  meno inesatto e sopratutto è difettoso perchè con-  tribuisce piuttosto a confondere che a chiarire le  idee che si possono avere sull'argomento. Nondi-  meno esso non è del tutto falso e può essere anzi  riguardato come una interpretazione sbagliata di  una condizione di cose in tutto od in parte verace.  È indiscutibile infatti che in una società vi possono  essere elementi dirigenti che dalla costituzione in  vigore sono tenuti lontani dalla organizzazione  statuale. Ed allora naturalmente vi è una lotta fra  questi elementi e quelli già accolti entro lo Stato»  che può assumere la parvenza di una lotta fra Stato  e società. E può anche accadere che i progressi del  senso morale e giuridico di una società abbiano  oltrepassato quel livello che si era aggiunto nel  momento della formazione del suo organismo po-  litico: sicché questo, rimasto arretrato, permette  ai rappresentanti dello Stato un'azione che riesce    vessatoria ed arbitraria per gli altri membri della  società.   Ma in sostanza i periodi di antagonismo acuto  fra gli elementi statuali e quelli extrastatuali di una  società possono essere considerati come eccezio-  nali € sogliono ordinariamente precedere le grandi  rivoluzioni.   Tutto quanto si è detto spiega perchè lo Stato  sia l'organizzazione politica di un popolo.   Se si tiene poi presente che, in tutti i paesi che  hanno raggiunto un certo grado di civiltà, le condi-  zioni in base alle quali si arriva all'esercizio delle  funzioni statuali ed i limiti di queste funzioni sono  determinati dalla legge si vedrà facilmente come  questa organizzazione sia non solo politica ma an-  che giuridica; perchè essa crea fra i divei-si organi  dello Stato e fra coloro che esercitano le funzioni  statuali ed i semplici cittadini una serie di rap-  porti giuridici.   Questi rapporti nascono in base ad una facoltà  che lo Stato esclusivamente possiede e che si chiama  la sovranità. La sovranità consiste nel potere di  conchiudere convenzioni e trattati con gli altri  Stati e di creare il diritto e farlo eseguire in tutto  il territorio sottoposto allo Stato.   I giuristi, educati quasi esclusivamente alle con-  cezioni del diritto privato, si sono spesso trovati  in qualche imbarazzo riguardo a questo secondo  attributo della sovranità. Essi stentano a spiegai-si  come e perchè l'ente che ha facoltà di fare le  leggi, di modificarle e disfarle debba essere sot-  toposto alle leggi; e per darsi ragione di questo  fatto hanno ricorso a tante ipotesi, fra le quali la  più divulgata è quella che lo Stato sia sorto in  base ad una convenzione, ad un contratto, ad un  atto giuridico tacito od espresso, ma ad ogni modo  consentito da coloro che fanno parte del consorzio  sociale sul quale esso esercita la sua sovranità.  Prendendo a base il concetto che già si è adot-  tato sulla natura dello Stato e dei suoi rapporti  con la società non riescirà difficile di risolvere la  difficoltà accennata. Già fin dal tempo dei giure-  consulti romani si distinsero nello Stato due per-,  sonalità una di diritto privato, per la quale esso  potea contrarre obbligazioni come ogni altra per-  sona giuridica, ed un'altra di diritto pubblico che  gli conferiva l'esercizio dei poteri sovrani. L'eser-  cizio di questi poteri può produrre la conseguenza  che lo Stato imponga a tutti i cittadini degli ob-  blighi, come ad esempio quello dell'imposta e del  servizio militare, senza offrire in cambio alcun  corrispettivo diretto.   Senonchè è da osservare che nelle forme di  Stato più perfezionato e sopratutto nello Stato  rappresentativo moderno, quando si tratta d'im-  porre questi obblighi e di esercitare in genere la  funzione sovrana per eccellenza, che è quella di  fare le leggi, è necessario il consenso del capo  dello Stato e di tutte quelle forze politiche che son  rappresentate nei due rami del parlamento. Nel  momento nel quale, collettivamente e nelle forme  volute, gli elementi ai quali è affidato il potere  legislativo esercitano questa funzione, essi sono  sovrani, cioè superiori alla legge perchè la fanno  e la disfanno, in tutti gli altri momenti ed indivi-  dualmente sono soggetti alla sovranità, cioè all'im-  pero della legge.   A guardarci bene nello Stato moderno ciò non  rappresenta una vera anomalia, perchè anche nel-  l'esercizio delle altre funzioni statuali gli elementi  che le disimpegnano agiscono, sia individualmente  che collegialmente, in nome dello Stato e lo rap-  presentano nei limiti delle loro attribuzioni; men-  tre sono completamente soggetti alla sovranità  dello Stato in qualunque altra manifestazione della  loro attività personale. Tanto i membri del potere     giudiziario che gli agenti del potere esecutivo si  trovano infatti nelle condizioni accennate, colla dif-  ferenza però che, quando esorbitano dalla loro  funzione ed anche nell'esercizio della loro funzione  ,è sempre possibile di esercitare sopra di essi un  controllo che riesce malagevole, se non impossi-  bile, di fronte al potere legislativo.  Gaetano Mosca. Mosca. Keywords: implicatura, mafia. Stato liberale, stato sindacale, regime parlamentare, partito e sindacato.  Refs.: H. P. Grice: “Mosca’s liberalism;” Luigi Speranza, "Grice e Mosca," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685597428/in/photolist-2mPEQVF-2mPukhq-2mPpb7N-2mPpwbZ-2mNbBgb-2mLQdrQ-2mKFrQ6-2mLNZN1-2mPV6V9-2mKN88B-2mKhcq9-2mKjsJY-2mKbkDp-2mKbfaU-2mJq2uE-DndBhH-C91skw-CizYpn-CghbLL-Bmcsha

 

Grice e Motta – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vercelli). Filosofo. Grice: “If Mill’s claim to fame is to some his examination of Mill, Motta’s claim to fame is his examination of Rosmini!” -- Il conte Emiliano Avogadro della Motta. Nacque dal conte Ignazio della Motta e da Ifigenia Avogadro di Casanova, entrambi appartenenti a nobili famiglie di vassalli e visconti, i cui antenati risalgono a poco oltre il mille. Tra gli Avogadro vi fu anche Amedeo, inventore della legge sui fluidi. Frequenta con profitto gli studi e si laureò in utroque iure, ma proseguì lo studio in diverse aree della teologia e della filosofia, trasformando le dimore familiari in piccole accademie dove giuristi, filosofi, studiosi di diritto canonico e vescovi si riunivano, per discutere vari argomenti ed approfondire la filosofia moderna e i diversi aspetti del nascente socialismo.  Ricevette l'incarico, che già fu del padre, di riformatore degli studi del Vercellese e in un'epoca in cui si guardava ancora con diffidenza all'istruzione delle classi popolari, egli visitava ciclicamente le scuole d'ogni ordine, scegliendone accuratamente gli insegnanti, convinto che l'istruzione e l'educazione fossero un diritto di tutti e dovessero procedere simultaneamente. Assunse la carica di Consigliere di Formigliana e continuò a dedicarsi allo sviluppo culturale della natia Vercelli, ove fondò la Società di Storia Patria, per incrementare gli studi sul glorioso passato della città. Divenne membro del Consiglio Generale del Debito Pubblico e più tardi sindaco di Collobiano e “Consigliere di Sua Maestà per il pubblico insegnamento” La sua notorietà varcò i confini del Piemonte, allorché ricevette l'eccezionale invito di partecipazione alla fase preparatoria della definizione del dogma dell'Immacolata e le sue riflessioni ebbero un seguito fra alcuni importanti gesuiti, come il direttore de La Civiltà Cattolica, che fece dono a Pio IX del Saggio intorno al socialismo. Luigi Taparelli d'Azeglio, richiamandosi ad Avogadro, espresse la propria preferenza per una condanna esplicita di tali errori, da includere nella bolla di definizione del dogma, ma l'autore sollecitò apertamente la distinzione di due argomenti (definizione del dogma e condanna degli errori) dalla portata tanto diversa e lo stesso Pio IX incaricò la Commissione, che aveva già lavorato sulla definizione del dogma, di esaminare gli errori moderni e di preparare il materiale necessario per la bolla e chiese al cardinale Fornari di invitare formalmente alcuni laici a collaborare. Avogadro fu l'unico laico italiano ad essere interpellato e inviò a Roma una risposta singolare e ricca di argomentazioni. Ben presto la Commissione incaricata abbandonò la trattazione univoca dei due argomenti e la solenne definizione su Maria sarà fatta da Pio IX, mentre l'esame degli errori si trascinerà per altri dieci anni, mentre prevaleva in ambito ecclesiastico l'idea di una severa condanna.  Attività parlamentare Diventò membro attivo nella vita politica, quale deputato eletto nel collegio di Avigliana e operò nelle file dello stesso schieramento politico della Destra. La proposta avanzata in Parlamento di ridurre il numero delle feste, indusse Avogadro a scrivere un apposito opuscolo, per difendere la dignità dell'uomo che, in quanto essere intelligente e creativo, «senza tempo libero non vive da uomo, e mal lo conoscono gli economisti che altro non sanno procacciargli se non “lavoro e pane”». In Parlamento prendeva spesso la parola contro il progetto di legge che prevedeva l'obbligo del servizio militare e criticò la cessione di Nizza e Savoia alla Francia, smascherando le reali intenzioni che sull'Italia nutriva l'ambiguo Napoleone III.  Riceve la decorazione della Croce di Ufficiale dei Santi Maurizio e Lazzaro e continuò a scrivere, oltre a collaborare con l'Armonia, l'Unità cattolica, l'Apologista, il Conservatore, rivista quest'ultima stampata a Bologna e di cui è ritenuto uno dei fondatori e collaboratori. Morì in Torino”, come annotano diversi giornali e riviste, non ultima La Civiltà Cattolica, che gli dedicò un sentito necrologio. Saggi: “Saggio intorno al Socialismo e alle dottrine e tendenze socialistiche” (Torino,  Zecchi); -- partito socialista italiano -- “Sul valore scientifico e sulle pratiche conseguenze del sistema filosofico di Serbati (Napoli, Societa Editrice Fr. Giannini); “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra moltiforme cui soggiace per Emiliano Avogadro conte della Motta già Riformatore delle R. Scuole provinciali degli Stati Sardi, a spese della Societa Editrice Speirani e Tortone, Teorica dell'istituzione del matrimonio Parte II che tratta della guerra moltiforme cui soggiace, per E. Avogadro conte della Motta già deputato al Parlamento Subalpino, Torino, Speirani e Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace, -- che tratta delle difese e dei rimedi, con una Appendice intorno alla ricerca del principio teorico morale generatore degli uffizi e dei doveri coniugali,” Torino, Speirani e Tortone, per Emiliano Avogadro conte della Motta deputato al Parlamento Nazionale, Torino, Tipografia Speirani e Tortone, “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace, Parte IV Documenti per E. Avogadro conte della Motta già deputato al parlamento nazionale (Torino, Speirani); “Gesù Cristo nel secolo XIX, Studi religiosi e sociali, Modena, Tipografia dell'Immacolata Concezione, “La filosofia di  Serbati” (Napoli, Giannini); “La festa di S. Michele e il mese di ottobre agli angeli santi, Torino, Marietti, Il mese di novembre dedicato a suffragio dei morti, Torino, Marietti); “Le colonne di S. Chiesa. Omaggi a S. Giovanni Battista e ai Santi Apostoli nel mese di giugno e novena per la festa dei Santi Principi Pietro e Paolo, Torino, Marietti); “Il mese di dicembre in adorazione al Verbo Incarnato Gesu nascente e ad onore di Maria Madre SS.ma, Torino, Marietti); “Opuscoli di carattere storico-giuridico; Rivista retrospettiva di un fatto seguito in Vercelli con osservazioni al diritto legale di libera censura, Vercelli, De Gaudenzi, Delle feste sacre e loro variazioni nel Regno sub-alpino, Torino, Marietti); “Quistioni di diritto intorno alle istituzioni religiose e alle loro persone e proprietà, in occasione della Proposta di Legge fatta al Parlamento torinese per la soppressione di alcune corporazioni, Torino, Marietti, Cenni sulla Congregazione degl’oblati dei SS. Eusebio e Carlo eretta nella Basilica di S. Andrea in Vercelli e sulla proposta sua soppressione. Per un elettore Vercellese, Torino, Marietti); “Parole di conciliazione sulla questione della circolare di S. E. Arcivescovo di Torino); “Del diritto di petizione e delle petizioni pel ritorno di S. E. l'Arcivescovo di Torino); “Lo statuto condanna la Legge Siccardi, Torino, Fontana, Erroneità e pericoli di alcune teorie ed ipotesi invocate a sostegno della proposta di Legge di soppressione di vari stabilimenti religiosi” (Torino, Speirani e Tortone); “Alcuni schiarimenti intorno alla natura della Proprietà Ecclesiastica allo stato di povertà religiosa, ed alle quistioni relative ai diritti e ai mezzi temporali di sussistenza della Chiesa. Con una Appendice intorno alla legalità nell'esecuzione della legge sulle Corporazioni religiose” (Torino, Speirani); “Considerazioni sugli affari dell'Italia e del Papa” (Torino, Speirani); “Una quistione preliminare al Parlamento Torinese” (Torino, Speirani); “Il progetto di revisione del Codice Civile Albertino e il matrimonio civile in Italia, Torino, Speirani); La Rivoluzione e il Ministero Torinese in faccia al Papa ed all'Episcopato Italiano. Riflessioni retrospettive e prospettive” (Torino, Speirani); L'Armonia, Civiltà Cattolica, Rivista retrospettiva sopra la discussione delle leggi Siccardi, Unità Cattolica, Angelo Ballestreri, segretario della Famiglia, presso l'Archivio Storico di Torino. Enciclopedia storico-nobiliare italiana, promossa e diretta dal marchese Vittorio Spreti, Milano, Avogadro di Vigliano F., Pagine di storia Vercellese e Biellese, in Antologia, M. Cassetti, Vercelli, Avogadro di Vigliano F., Antiche vicende di alcuni feudi Biellesi degl’Avogadro di San Giorgio Monferrato (e poi Conti di Collobiano e di Motta Alciata), dalla Illustrazione biellese, XIX, Biella, Corboli G., Per le nozze del Conte Federico Sclopis di Salerano e della Contessa Isabella Avogadro, Cremona, Feraboli, De Gregory G., Historia della Vercellese letteratura ed arti, parte IV, Torino, Di Crollallanza G. B., Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti,  I, Sala Bolognese, Dionisotti C., Notizie biografiche dei vercellesi illustri, Biella, Amos, Manno A., Il patriziato Subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti,  I, Firenze,  I vescovi di Italia. Il Piemonte, Savio F., Torino, Bocca, Bonvegna G., Filosofia sociale e critica dello Stato moderno nel pensiero di un legittimista italiano: Emiliano Avogadro della Motta in Annali Italiani. Rivista di studi storici, Bonvegna G., Il rapporto tra fede e ragione in Avogadro della Motta, in Sensus Communis,  Valentino V., Un difensore rigoroso dei diritti della Chiesa e del Papa, in Divinitas, rivista di ricerca e di critica teologica, Volumi e tesi sull'autore Bonvegna G., Emiliano Avogadro della Motta. Il pensiero filosofico-politico e la critica al socialismo, Tesi di laurea in Filosofia. Università Cattolica, Milano, De Gaudenzi L., Ultima parola su di una pretesa ritrattazione del Conte Emiliano Avogadro della Motta, Mortara, Cortellezzi, De Gaudenzi L., Un'asserzione delFr. Paoli D.I.D.C. tolta ad esame, Mortara, Cortellezzi,  De GaudenziG., Istruzione del vescovo di Vigevano al Ven.do Suo Clero sul Matrimonio, Vigevano, Spargella, Manacorda G., Storiografia e socialismo, Padova, Martire G., II, Roma, Omodeo A., L'opera politica del conte di Cavour, Firenze, Pirri, Carteggi delL. Taparelli d'Azeglio,  XIV di Biblioteca di Storia Italiana Recente, Torino, La scienza e la fede,  XXIV, Napoli Spadolini G., L'opposizione cattolica da porta Pia, Firenze, Storia del Parlamento Italiano, N. Rodolico,  Palermo Traniello F., Cattolicesimo conciliarista. Religione e cultura nella tradizione Rosminiana Lombardo-Piemontese, Milano, Valentino V., Il matrimonio e la vita coniugale, Facoltà dell'Italia Centrale, Valentino V., Un'introduzione alla vita e alle opere, Vercelli, Saviolo, Valentino V., Un laico tra i teologi, Vercelli, Valentino V.,  Il pensiero di V. Gioberti, Genova, Verucci G., Dizionario Biografico Italiano, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  IV, Roma. Guido Verucci, Emiliano Avogadro della Motta, in Dizionario biografico degli italiani,  4, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Opere di Emiliano Avogadro della Motta, Emiliano Della Motta (Avogadro), su storia.camera, Camera dei deputati. DEL SOCIALISMO IN GENERALE . Origini del socialismo nel razionalismo protestantico. Le prime eresie tentarono soffocare la fede e la Chiesa ; le seconde, viziar l'una,esostituirsiall'altra.LuteroeCalvinodistrussero il principio dellafede,dellamorale,dellasocietà.Idolligermanicercarono rime dio nella scienza e nell'ecclettismo ; la loro filosofia, il loro diritto pubblico.IlprotestantismoinFranciafapiùaudaceeribelle.Combat iuto come selta religiosa produsse i liberi pensatori, che, a titolo di scuola,nedilataronoilrazionalismoempio.PrevisionidiBossuet .» 17 Il genio di Voltairee de'suoi discepoli fu essenzialmente anticristiano, Paradossi del Gioberti. La guerra del filosofismo del secolo XVIII con tro la fede e la scienza fu più radicale di quella del protestantesimo. Suo spirito non diseparatismo,ma dicosmopolismo. Da tre secoli la preponderanza nell'ordine delle idee e devoluta in Europa alla G e r m a niaeallaFrancia,colà bisogna cercare lefonti dell'errar moderno. Diverso carattere delle due nazioni.Nel razionalismo dell'una,nell'in. credulità dell'altra, stette deposto il primo articolo della carta sociali stica :Non più autorild Progressi del razionalismo e dell'incredulità nell'idealismo. Kant,ilsuoantidommatismo;isuoiseguaci.Non vollero dirsi atei, loro panteismo spurio peggiore dell'ateismo. Non vollero comparir scetticinematerialisti,masovvertironolascienzaelamoraleconl'i dealismoapriori.Hegel,el'idealismotrascendentaleepratico.I teo logi protestanti lo seguirono. Il protestantesimo avea sfigurato fin da principio l'idea di Cristo ; a cosa la ridusse Strauss. Apparente regres so in Francia dal materialismo e dalle teorie rivoluzionarie. Principio di tolleranza mal applicato in tutte le ristorazioni; indi l'indifferenti  Prefazione Saggio -76 pag . PARTE 1. . > 31 CAPO I. CAPO II. L'incredulismo e il filosofismo francese. CAPO III. e nell'indifferentismo. I tedeschi pensatori seguirono l'esempio, non la frivolezza dei volteriani.   smoreligiosuepolíticonegliordinipubblici,l'eclettismonella scien za.Gliecletticivolleromitigarel'idealismogermanico; volleroparer rispettosialcristianesimo,ma locondannarono come decrepito.La lo roreligionefilosofica.Non ebbero pensatori.Lamennais,ei razionali sti cattolici.L'idealismo o l'indifferentismo sono morbi quasi insana bili.Questicompongonoilsecondoarticolodelsimbolosocialistico: la fede all'Idea propria. Ne sorge l'amore all'indeterminato futuro, l'odioaciòcheesiste.GiudiziodiStaudenmayer.L'uomonellostato suo presente non comporta nè dommatismo assoluto, nè razionalismo assoluto.Lanaturaeilcristianesimoloeducanocollasedeecolla ra gione, somministrandogli un'ontologia reale e certa Alcune riflessioni sulle cose anzi esposte. Ilprotestantismo,ilfilosofismofrancese,e iltedesco,sono professioni d'ignoranza. Pongono fuori delle condizioni di possibilità la religione e la scienza, e abbattono la ragione individuale con un'assurda emanci pazione. Tolgono lo scopo della ricerca della verità.La fede per contro è scienza iniziale, anche negli ordini naturali promettitrice. Gli spiriti penctranti previdero da gran tempo il socialismo moderno ; i più furi bondi neproclamarono epraticaronolemassime.La religionecla so cietà reale erano già condannate in teoria dall'Idea dei sofisti, cui non possono corrispondere in fatto.La Chiesa ne è la salute, perchè pre dica la veritàpositiva, e muta le ipotesi de'sofisti.Questi falsifica rono anche iprincipiipositivi, chevollero conservare per ricostrurre la società;tolsero la possibilità dell'amore;sfigurarono leidee di libertà, di eguaglianza, di fratellanza, che portate all'assoluto si escludono m u tuamente. Il socialisino vuole ricostituire con queste l'uman genere.Gli uominididistruzione,equellidell'utopia,sortiaslagellare l'umanità colle sperienze d'applicazione. etrestadid'esistenzadellesette.Siappoggianoaun fierodommati smo.Noninventanodottrine,ma scelgonoevolgarizzanolepiùaccon ceailorofini.Sonolagerarchia,ilsacerdozio,l'esercitodella filoso fia anticristiana e antisociale, che senza di quelle non sarebbe larga mente perniciosa.Ora non sono più mere associazioni,ma trasforman dosi divennero società e governi sotterranei.Una buona storia delle sette sarebbe un gran beneficio ;come vorrebbe essere fatta.La miglior difesacontrodiquelleèfarleconoscere.IsommiPonteficilovennero facendo,furonomalsecondati.Leseltemassoniche.Veisaupte l'illu minismo.Le sette moderne teoriche ed esecutive.La Giovine Europa e Mazzini.Lorotremezzid'influenza,leloroarti,leloroforze.Non a spirano che alla propria supremazia e tirannia solto nome di repubblica sociale.Gioberti ledescrisse con somma perizia mutando l'applicazio ne.Avveniredellesette.Nonsonoessesoleilsocialismo,manesono la virtù plastica e direttrice. CAPO VI. Carattere e spirito del socialismo. È l' e t e r o d o s s i a d e l s e c o l o X I X . E s s a p o r t a a l l ' a p i c e , a l l ' u n i v e r s a l i t à , a l l'atto,leempietàedaberrazionide'secoliprecedenti.Lesueideesono  598 pag. 57 CAPO V. CAPO IV. Le sette secrete demagogiche. Esse aggiunsero alle teorie un organismo artilizioso ed attivo.Tre aspetti, 93 » 123   599 peròterreneeristrette.Èuncattolicismoumanoediabolico,chevuol esserepiùuniversaledi quello di Cristo.Ilsuo Messianismo.Le sue stoltepromesseestolteaccusecontrolasocietà.ProfessaodioaDioe a C r i s t o , o d i o a l l ' u o m o , o d i o a l l a g i u s t i z i a . S o v v e r t e il n a t u r a l e e il s u pernaturale.L'ideasocialisticanonèintieranellamente diverün10 mo,ilsolospiritodelmalenepuòabbracciareevolereiltutto.Nelle mentiumaneprendediversigradieforme.Coldomma dell'ideailso cialismo raccoglie a sè tutti gli spiriti erranti e passionati ; disordina i difensoridellaverità;esiinfiltranellementi.Potenza seduttricedel l'IdeaedelleIdee.Semisocialismo.Unitàdipensiero,discopo,difor ze morali e materiali nel socialismo,collimanti contro ilcristianesimo. FapredettodaisantiApostoli.Lamorteconfutaildomma elesperan zedelsocialismo,erendecalamitoselesue promesse.Ilcomunismo. Èdoppio;altrofilosoficoeinapparenzaeconomico,altroapertamente Jadroesensuale.Ilsoloprincipiodellacomunanza nonvaleafondare veruna società che basti a sè stessa. Esseni ; comunanze monastiche ; sistemi utopistici. Socialismo e comunismo sono due estremi della stessaidea.La Franciaètravagliatadipreferenzadalsecondo,laGer maniadalprimo,ilperchè.Ilprincipiocristianonon puòamenodi somministrare la soluzione di tutti iloro problemi sociali.Sentenza di Jouffroy PARTE II. DEGLI SCOMPARTIMENTI PRECIPUI DEL SOCIALISMO . CAPO I. Dellescuoleedeisistemisocialipiùinsigni,einparticalare dicoli.Hegel le aprì un orizzonte vasto e pratico colla sua teoria sulla storia,ecollesuevistesulmondo Germanico.Con questeinfiammdi pietistiprotestanti eipoliticiambiziosi,specialmentein Prussia.Trovo ecofranovatorianchecattolicieisraeliti.Lesettedemagogichegerma niche s'impadronirono dell'idea hegeliana di nazionalità ,ostile alla reli gione e alla civiltà romana .I sofisti la parodiarono altrove, ad adulare le proprie nazioni CATO II. Sansimonismo, umanitarismo. Il misticismo di Sansimone s'indirizza alle passioni sensuali nobilitando le, alle ambizioni ultrademocratiche esaltando le capacità individuali. : Isuoidiscepoli l'organizzarono amodo di religione panteistica umani taria.Molti eclettici dell'università francese ne adottarono iprincipii ideali,compiendo con questi lametafisica hegeliana.Leroux e l'umanita rismouniversale;gliumanitariiricusanoleideedipatriaedinaziona lità.Il principio saņsimoniano penetrò largamente in Francia,e per ogni dove;esso improntò al socialismo l'aria di religione lasciva e co smopolitica. L'emancipazione della carne era conseguenza logica del l'emancipazione del pensicro .  pag.151 dell'hegelianesimo e neoegelianesimo. Owen e Fourrier vestirono l'idea socialistica e comunistica di sistemi ri . ) 213 » 235   CAPO NI. Del svoialismo anarchico e trascendentalmente empio . Prudhon,discepolointelligenteesfacciato deisocialisti tedeschi,sveld le vere esigenze del socialismo. Professò esplicitamente l'odio a Dio, l'abolizione di ogni diritto,l'anarchia;cosa jntenda con talparola.Fla gellaisocialistiecomunisti,ma èpeggioredi loro. Lesueideefanno impressione, perchè sono l'espressione la più semplice della idea d'in dipendenza assoluta.Lecoutrier,lasua Cosmosofiamaterialistica, pro sessa il culto di sè stesso. Condanna la filosofia e la civilizzazione. Il materialismo e l'anarchia spaventano in Francia; ostinazione di certi razionalisti,che nondimenononnevogliono vedereilrimedioaddi tato già da Napoleone Del socialismo operativo o militante,e di quello latente. Il socialismo pensante sta nelle scuole panteistiche incredule, l'operativo nelle sette e fazioni rivoluzionarie. I suoi fasti recenti. Lo scopo princi pale è distrurre ilcaltolicismo. Perciò cerca di rivoluzionare moral menteematerialmentelaChiesa.Adocchial'Italiachenetieneilcen tro.Mazzini,la sua filosofia panteistica, le sue idee di nazionalità e di primato italico parodia del primato germanico di llegel. Sue contrad dizioni. È lo strumento del socialismo universale, che non vuol altro in Italia che non più Papu .P e r progredire il socialismo vesti in Italia tutteleformeeleipocrisie.Cercò dialluarviilcomunismo politico. Il socialismo latente. L'Inghilterra ne possiede grandi elementi. Cenni sull'utopiadelMoro.LaRussia. Nissuna rivoluzione eguaglia quella voluta dal socialismo. Che cosa è una r i v o l u z i o n e. D i v e r s e s p e c i e d i r i v o l u z i o n i p a r z i a l i , c h e o r a l u t t e s ' i n f o r mano dellospiritodelsocialismo.Sono ingiuste,ruinose,infrenabili nei confini voluti dai moderati, dai dottrinarii, dai liberali. Cos'è la riforma vera.Coloro non sono riformatori,ma rivoluzionarji. Possono chiamarsi semisocialisti; lo sono altri in religione, allri in filosofia, al triinpolitica.Fanno penetrareatrattiatratti l'idea,edeseguiscono per parti l'opera socialistica. Sono incoerenti.Giudizi diJoutfroye di Prudhon sui rivoluzionari al minuto. Giudizi di Quinet sui cattolici d e mocratici predicatori d'indipendenza. Non sorge dai loro sistemi la vera democrazia,ma l'anarchiaprudonianaintuttelerelazionidegliindi vidui,edellesocietà fraloro. L'indipendenza assoluta non esisteal mondo. Riepilogo. Giudizio di Sterne sul principio rivoluzionario so cialistico,eminentemente anticristiano. Il termine della rivoluzione sociale. La rivoluzione universale sociale non si compirà mai appieno. La rivolu-, zionereligiosa,comeèpromossadalsocialismo,è nataafarluogoad  600 . pag. 254 » 280 CAPOY. di questa; e del semisocialismo. > 323 CAPO IV. Della rivoluzione universale e sociale;scompartimenti precipui CAPO VI.   CAPO VII. Delpanslavismodemagogico,edelruteno. Undettonapoleonicoinverosimile,omalinteso.Ilpanslavismo.Èdop pio.L'Idearussa;lasuavivacità per forze moraliemateriali.Lesue arti.È ostileall'idealatinaecattolica.È religiosaepolitica,panslavi sticaepanscismatica.L'Italianeèminacciatadoppiamente.Calamità europea, chesièladissoluzionedellaGermanianell'anarchiareligiosa epolitica.L'idea russa,oraantirazionalisticaeantidemagogica,può col tempo mutare processo ed allearsi religiosamente al protestantesi mo,politicamentealla demagogia europea. La Chiesa non teme,ma aspeita negli ultimi tempi un grande assalto dai popoli di quelle regio ni,edallaapostasiadeipropriifigli.Quelpanslavismo sembra desti nato a chiudere l'era del socialismo nostrale. laci,esuberanti,indefinite.Laveritàel'autoritàhanno l'adesionedella maggioranza,ma sonomalconosciute.Ilclerocattolicofaquellava gliaturaperufficio,ma frapopolicoltilascienzaeladimostrazioneè necessaria. Parte dei laici. La filosofia dee essere ricondotta al suo sta 1 0 n o r m a l e , d a c u i si d i p a r t i n e g a n d o o t r a s c u r a n d o l ' o n t o l o g i a c r i s t i a n a elascienzadellasocieiàuniversale deglispiriti.In Italia bisognafar conoscere le produzioni della scienza straniera, dei paesi cioè in cui la controversiaè vivace.Bisogna svelare ilfondo dei sistemi socialistici; formolareconprecisioneiproblemi;porreinlumeiprincipiiassoluti; questinon impediscono letemperazioni pratiche. Si fa alcontrario. Esempio nella quistione capitalissima delle relazioni fra Chiesa e Stalo. Questainassolutononèquistionedilibertà,ma diautorità.Ilprinci pio di libertà non basta a spiegare l'ordine morale.Teorie del sig.A. Rosmini nelsuo libro Della Costituzione. Ilproblema religiosoviè mal formolato.Ilprogetto di costituzione rosminiana non guarentirebbe alla Chiesa nemmeno libertà;include l'indifferentismo politico;toglie all'ordine civile la base morale. Necessità della professione religiosa dello Stato. Il problema politico intorno al diritto e alla giustizia so ciale vi è del pari inesattamente formolato . Nel criticare le costituzioni gallicheRosmininonnetacciaiviziiprincipali.Qualesialaquistione politica odierna;come sia formolata dai socialisti,come da Lainennais. Le emende proposte dal Rosmini alle costituzioni da lui criticate sono vane,oinsufficientiafararginealsocialismoecomunismo.Èinutile adulare e contrastare a metà le idee di moda , se non si risolve il tema del socialismo. Esso nega Dio e le due leggi provvidenziali per cui l'uo m o è governato dall'uomo, e il diritto sulle cose materiali è diviso fra gliuomini.Idottrinariiitalianiefrancesisicontentanodimassime ge neriche, di idee dimezzate, scoza analisi c applicazione. Gli americo  601 unanuovafoggiadidemonolatria;larivoluzionescientificaproducela perdita dell'unità di senso morale; la civile,un'anarchia,e tirannia in curabile. La rivoluzione universale,se potesse compiersi,distrurrebbe inultimol'umangenere.Come ilsocialismo l'odiidiodiosatanico.Il suo termine logico sarebbe la distruzione dell'ordine di natura e di so prannatura.Ilmondo nonsaràmai tuttosocialistacome fututtopaga no,perchèlaChiesahadellepromesse infallibili;ma lenazionicivili nonnehanno,ecamminanoindolentiversograndiruine.Unaltroso cialismochesidisponeatrasformareilmondoeuropeo pag. 365 » 389 CAPO VIII. Timori, speranze, rimedii contro l'invasione delle dottrine socialistiche. Vuolsi una buona vagliatura delle idee,dei desiderii, delle speranze fal   m a n i i t a l i a n i , e g l i a n g l o m a n i f r a n c e s i, n o n c o n o s c o n o i t i p i s t r a n i e r i che vogliono imitare.Icattolici idealisti e razionalisti non comprendono che guastano e snaturano ilcristianesimo colle misture eterodosse,a vece di farne l'apologia. Quali sieno dunque le tre vagliature,or peces sarie, delle dottrine e delle voglie del secolo. САРО ІХ. Ancora alcune osservazioni sul modo di trattare ora le controversie. partitoviolento.Larivoluzionematerialeèsopita,ma l'idealesidilala. L'Italiaodierna,elaGermaniaditresecolifa.Dollinger.Èquindiur genteilbisognodigrandimanisestazionidellaverità,per mezzodella fede e dellaragione. I governi,ora materialmente forti, sono moral mentedeboli;l'epocapresentedirazionalismoediopinioniindetermi natepiegaaltermine.Ilsocialismoyuoldommiefatti,vuolsicontrap porgli la scienza della fede cristiana,continuando illavorodeipiù grandi genii del cristianesimo. Che cosa è una filosofia cristiana.La polemica dee essere trattata con franchezza; tenendo conto di tutti i principii veri e di tutti i fatti; distinguendo le ricerche di ciò che è giu sto,ediciòcheèprudente.Nondeecontentarsididebellareglierrori singoli,ma melterinlucelastoria6losofica,eilsistemauniversale dell'eterodossia.Ilpanteismoèlasostanza dell'eterodossiamoderna. Considerazionisulpanteismo,sulsuolungoregno,sullesuefasi.Non saràl'ultimoerrore.VotoumileeriservatoperunoracolodellaS.Se de,e una condanna dottrinale e solenne del socialismo e comunismo. Motivi.Insufficienze e pericoli delle discussioni scientifiche. Il sociali smo,come sistema compiuto, ha delnuovo; spesso sembra sfuggire agli anatemi degli erroriantichi che rinnova.Fra icattolici stessi sin ceri visono dubbiezze e illusioni.La gloria del nome di Cristo è avvi lita.L'ideadiCristo,equindiquelladellaChiesa,sono menomatein moltementi.Quellaèl'antidotoatuttol'erraremoderno.Lapedagogia pendeadinsinuareilnaturalismoeilsensualismo.La S.Sedespesso unì alle decisioni, e condanne dommatiche contro gli errori,le lezioni razionali a illustrar lementi dei fedeli.Esempi.Così bramerebbesi ora, perchè da molti il socialismo e comunismo non sono conosciuti quali sono.Condannati,rimarrebbero nolati d'infamia agli occhi del mondo cristiano,e resi moralmente impotenti. È quel tutto un arcano di sata nasso, alla sola S. Sede apparterrà svelarlo e conquiderlo; a lei però sola ilgiudicare dellaopportunità dei mezzi. Intanto, colle armi già prontedellafedeedellascienza,vuolsidaognunocollesueforzecom battere la rivoluzione ideale. Teologia e filosofia, rivelazione e ragione, vogliono andar congiunte, distinte, ma non parallele. Un passo del Mancini. CONCLUSIONE . D u c f i l o s o f i s m i, d u e r i v o l u z i o n i , c h e n e m i n a c c i a n o u n a p i ù t e r r i b i l e . P r e sunzionedeimoderni;giudizideiposteri.Tuttiipartitiscontenti del presentemiranoall'avvenire;ipiùsciocchisonogliaspettantieineu i r a l i. Il p r i n c i p i o c r i s t i a n o è i n c a r n a t o n e l l a C h i e s a , e s s a n o n f a q u i stioni di clericocrazia,quando parla alle genti con autorità. L'Italia e isuoiriformatorisispecchinonellaGermaniaditresecolifa.La Chie sa benefica e invitta in tutti i secoli. I fedeli hanno da incoraggirsi; fra l'idea socialistica e la cristiana sanno quale abbia la verità,e quale ot Alcuni documentiintorno allescriesegreredemagogiche. Emiliano Avogadro, conte Della Motta. Il conte Emiliano Avogadro. Emiliano Avogadro Collobiano e Della Motta. Il Conte Emiliano Avogadro della Motta. Conte Emiliino Avogadro della Motta. Avogadro di Vigliano, Motta. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Motta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742832931/in/dateposted-public/

 

Grice e Motterlini – critica della ragione economica – filosofia italiana – principio di economia dello sforzo razionale – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “I like Motterlini – he has written, echoing Kant, a critique of economic reason, which Stalnaker should read before saying I’m Kantian rather than Futilitarian!”  Specializzato in filosofia della scienza, economia comportamentale e neuro-economia, e noto per i suoi saggi in ambito psico-economico su processi decisionali, emozioni e razionalità umana e per le sue ricerche in ambito epistemologico sulla razionalità della scienza e il metodo scientifico. Insegna a Milanodove. Consigliere per le Scienze Sociali e Comportamentali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si laurea a Milano, dove porta a termine il proprio dottorato in filosofia della scienza. Ricercatore di economia politica e professore associato di filosofia della scienza presso l'Trento; Visiting Associate Professor al Department of Social and Decision Sciences della Carnegie Mellon di Pittsburgh, Visiting Research Scholar al Department of Psychology della UCLA. Professore di filosofia della scienza presso l'Università Vita-Salute San Raffaele.  Tra gli altri incarichi è collaboratore de Il Corriere Economia, Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, per cui ha curato per anni il blog Controvento. È stato consulente scientifico di Milan Lab, A.C. Milan, fondatore e direttore di Anima FinLab, di Anima Sgr, centro di ricerca di finanza comportamentale e Scientific advisor di MarketPsychData, Ls Angeles.  È direttore del CRESA (Centro di ricerca in epistemologia sperimentale e applicata), da lui fondato a Milano presso la facoltà di filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele. I progetti di ricerca del centro si concentrano su vari aspetti della cognizione umana, dal linguaggio al rapporto tra mente e cervello, dall'economia comportamentale alle neuroscienze cognitive della decisione, con particolare attenzione all'indagine sperimentale multidisciplinare e alle sue ricadute pratiche e applicative (per esempio nell'ambito del policy making e dell'evidence-based policy).  A inizio, ha avviato il progetto di finanza comportamentale per Schroder Italia, dal quale è nato Investimente, un test psicofinanziario al servizio di risparmiatori, promotori finanziari e private banker, per raccogliere e quindi analizzare i dati riguardanti le decisioni di investimento e i bias cognitivi nell'ambito della gestione del risparmio.  Attualmente è direttore dell'E.ON Customer Behavior Lab e Chief Behavior Officer di E.ON Italia; stesso incarico che ricopre per il Gruppo Ospedaliero San Donato. Analizza la proposta falsificazionista, rivelando le difficoltà in cui si imbatte il progetto de-marcazionista e anti-induttivista. Affrontano quindi il modo in cui si ha preteso superare alcune di queste difficoltà, e insieme raccogliere la sfida di Duhem circa il carattere olistico del controllo empirico, tenendo conto delle immagini che il filosofo ha della sua stessa pratica e riferendosi a particolari casi storici come termine di confronto. Sull'orlo della scienza e in edizione ampliata. Nel suo “Filosofia e storia” avanza una interpretazione del progetto razionalista come il prodotto di una peculiare combinazione delle idee di Platone e Hegel. Ciò è motivo della straordinaria fecondità di Platone, ma anche di una inesauribile tensione al suo interno. Una tensione che viene illustrata affrontando la relazione tra filosofia e storia della filosofia (unita longitudinale) in riferimento alla questione della valutazione di una data metodologia in base alle 'ricostruzioni razionali' o construzioni logica a cui essa conduce. Nell'idea che la metodologia filosofica va confrontate con la storia della filosofia è contenuto il germe di una logica della scoperta in cui i canoni non siano fissati una volta per sempre, ma mutano nel tempo, anche se con ritmi non necessariamente uguali a quelli delle teorie filosofiche. Si focalizza su questioni di metodologia dell'economia da una prospettiva interdisciplinare che combina riflessione epistemologica, scienza cognitiva, ed economia sperimentale con aspetti più tecnici di teoria della scelta e della decisione individuale in condizioni d'incertezza. Le ricerche di questo periodo analizzano criticamente lo status delle assunzioni della teoria della scelta razionale, valutando l'impatto delle violazioni comportamentali sistematiche alle restrizioni assiomatiche imposte dai modelli normativi di razionalità. Avanzano quindi ragioni epistemologiche per la composizione della frattura economia e psicologia cognitiva in ambito della teoria della decisione; e suggeriscono di guardare ai recenti risultati dell'economia cognitiva in prospettiva di una nuova sintesi 'quasi-razionale' in cui i modelli neoclassici, integrati da teorie psicologiche che tengano conto dei limiti cognitivi dei soggetti decisionali, rafforzano le previsioni del comportamento economico degli esseri umani.  Neuroeconomia e evidence-based policy Le sue ricerche indagano le basi neurobiologiche della razionalità umana attraverso lo studio dei correlati neurali dei processi decisionali in contesti economico-finanziari, con particolare attenzione al ruolo svolto dalle emozioni, dal rimpianto, e dall'apprendimento sociale.  Parallelamente progetta ed esperimenta i modi in cui i risultati dell'economia comportamentale e della neuroeconomia possono informare politiche pubbliche più efficaci e basate sull'evidenza.  Queste ricerche sono oggetto dei corsi di Filosofia della scienza e di Economia cognitiva e neuroeconomia che insegna all'università San Raffaele, e hanno altresì trovato diffusione attraverso numerosi articoli divulgativi e due libri, Economia emotiva e Trappole mentali. Il suo ultimo libro è Psicoeconomia di Charlie Brown. Strategia per una società più felice. Saggi: “Sull'orlo della scienza,” – Grice: “Must say that ‘orlo’ is a genial word, wish Popper knew it!” –Lakatos, Feyerabend: Pro e contro il metodo, Cortina, Milano.  Popper, Saggiatore-Flammarion, Milano, Lakatos. Scienza, matematica e storia, Saggiatore, Milano, Decisioni mediche. Un approccio cognitive,  Cortina, Milano. Critica della ragione economica. Tre saggi: McFadden, Kahneman, Smith, Saggiatore, Milano, Economia cognitiva & sperimentale, Bocconi Editore, Milano La dimensione cognitiva dell'errore in medicina, Fondazione Smith Kline, Angeli, Milano  Economia emotiva (Emotional Economics), Rizzoli, Milano Trappole mentali, Rizzoli, Milano Mente, Mercati, Decisioni. Introduzione all'economia cognitiva e sperimentale, Egea, Milano  Psico-economia di Charlie Brown. Strategia per una società più felice, Rizzoli, Milano Alcuni articoli scientifici, Lakatos between the Hegelian devil and the Popperian blue sea. In Kampis, G., Kvasz, L., Stoeltzner, M. Considerazioni epistemologiche e mitologiche sulla relazione tra psicologia ed economia, Sistemi intelligenti, Il Mulino, Metodo e standard di valutazione in economia. Dall'apriorismo a Friedman, Studi Economici, Milano. A fMRI Study, PlosONE', Vai in laboratorio e capirai il mercato (con Francesco Guala) Prefazione a Vernon Smith, La razionalità in economia. Tra teoria e analisi sperimentale, IBL, Milano.. Neuro-economia e Teoria del prospetto, voci Enciclopedia dell'economia Garzanti, Milano. Investimente. Test dell'investitore consapevole  Recensione di Ian Hacking sulla The London Review of Books  IlSole24Ore 22.5.//ilsole24ore. com/art/cultura/-05-18/motterlini-spinta-riforme--shtml?uuid=ADAaR2J ASito personale, su matteomotterlini. Sito CRESA, su cresa.eu. I am strongly inclined to assent to a principle which might be called a Principle of Economy of Rational Effort. Such a principle would state that where there is a ratiocinative procedure for arriving rationally at certain outcomes, a procedure which, because it is ratiocinative, will involve an expenditure of time and energy, then if there is a nonratiocinative, and so more economical procedure which is likely, for the most part, to reach the same outcomes as the ratiocinative procedure, then provided the stakes are not too high it will be rational to employ the cheaper though somewhat less reliable non-ratiocinative procedure as a substitute for ratiocination. I think this principle would meet with Genitorial approval, in which case the Genitor would install it for use should opportunity arise. (5) On the assumption that it is cha~acteristic of reason to operate on pre-rational states which reason confirms, revises, or even (sometimes) eradicates, such opportunities will arise, provided the rational creatures can, as we can, be trained to modify the relevant pre-rational states or their exercise, so that without actual ratiocination the creatures  84  Paul Grice  can be more or less reliably led by those pre-rational states to the thoughts or actions which reason would endorse were it invoked; with the result that the creatures can do, for the most part, what reason requires without, in the particular case, the voice of reason being heard. Motterlini. Keywords: critica della ragione economica, principle of economy of rational effort, twice in Grice – in Reply, etc. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Motterlini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743457144/in/dateposted-public/

 

Grice e Musatti – l’erote collettivo – filosofia italiana – filosofia fascista – filosofia del ventennio – Gruppo universario fascista -- Luigi Speranza (Dolo). Filosofo.  Grice: “Musatti reminds me of Malcolm, “Tonight I had a dream,”” – Grice: “Musatti has explored the implicatures of ‘who’s afraid of the big bad wolf?’, which comes strictly from Grimm – this is a rhetorical question – and Grimm is implicating that nobody should!” -- Ccesare luigi eugenio musatti. Tra i primi che posero le basi della psicoanalisi, in Italia. Nato a Dolo, sulla riviera del Brenta, nella Villa Musatti a del nonno paterno in cui i parenti erano soliti trascorrere la villeggiatura.  Figlio di Elia, ebreo veneziano e deputato socialista amico di G. Matteotti, e della napoletana Emma Leanza, non fu né circonciso, né battezzato (durante le persecuzioni razziali si procura un falso certificato di battesimo dalla parrocchia di Santa Maria in Transpontina di Roma) e non professa mai alcun credo religioso.  Frequenta il liceo Foscarini di Venezia, poi si iscrive dapprima alla facoltà di Scienze dell'Padova per il corso di Ingegneria, e immediatamente dopo alla facoltà di Lettere e Filosofia, dove si laurea in filosofia. Dopo la laurea, si iscrisse per due anni al corso di Matematica della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali di Padova, ma non sostenne esame alcuno.  Giovinezza A diciannove anni fu chiamato a Roma per il servizio di leva. Dopo un periodo di addestramento a Torino, e mandato al fronte come ufficiale, con impegni marginali. Finita la guerra tornò a Padova per terminare gli studi. Sulla cattedra di Psicologia Sperimentale c'era Vittorio Benussi, allora chiamato per chiara fama nel 1919 a insegnare a Padova dall'Graz. Si laurea in filosofia e l'anno successivo divenne assistente volontario del Laboratorio di psicologia sperimentale. Benussi si uccise con il cianuro a causa di una grave forma di disturbo bipolare, lasciando tutto nelle mani di Musatti e di Silvia De Marchi, anch'essa assistente volontaria, che poi divenne sua moglie. Il suicidio di Benussi fu scoperto da Musatti, il quale però lo nascose per paura di ripercussioni negative sulla psicologia italiana in una situazione di fragilità e precarietà accademica, sottoposta a pressioni da parte sia del regime fascista, con le sue istanze gentiliane, che della Chiesa Cattolica. Negli anni ottanta Musatti rivelò che Benussi s'era suicidato, non era morto a causa di un malore.  Nel 1928 Musatti divenne direttore del Laboratorio di Psicologia dell'Padova. Portò in Italia la Psicologia della Forma con importanti lavori di livello internazionale. Dopo aver diffuso in Italia la psicologia della Gestalt, divenne il primo studioso italiano di psicoanalisi.  Studiando la psicologia della suggestione e dell'ipnosi, introdotta in Italia da Vittorio Benussi, approdò alla psicoanalisi, sulla quale tenne il primo corso universitario italiano. Il corso si tenne presso a Padova. Divenne allora uno dei primi e più importanti rappresentanti italiani della psicoanalisi. Nell'Italia degli anni '30 le teorie di Freud non erano state accolte bene né dalle Università, né dalla Chiesa cattolica, a causa dell'ideologia culturale gentiliana assunta dal fascismo. La Società psicoanalitica italiana venne limitata anche dalle leggi razziali fasciste che colpirono i membri ebrei della società. Benché non fosse ebreo (poiché figlio di madre cattolica), fu allontanato dall'insegnamento a Urbino e declassato ad insegnante di liceo. Nominato professore di Filosofia al Liceo Parini di Milano. Si ritrova con L.  Basso, Ferrazzutto e altri vecchi socialisti con l'intento di creare un partito erede del Partito Socialista Italiano; ebbe l'incarico di trovare denaro per una prima organizzazione e di allacciare rapporti col Partito Comunista clandestino. Musatti lavorò anche durante la guerra. Nel 1944, nel periodo dell'occupazione nazista, fu tratto in salvo dall'avvocato Paolo Toffanin, fratello di Giuseppe Toffanin, che lo aiutò a trasferirsi a Ivrea, ospite dell'amico Adriano Olivetti. Con il suo sostegno fondò un centro di psicologia del lavoro. Ricoprì anche l'incarico di direttore della Scuola Allievi Meccanici, scuola aperta per formare operai meccanici specializzati. Successivamente fu richiamato dall'Esercito per andare sul fronte francese.  Ottenne all'Università degli Studi di Milano la prima cattedra di Psicologia costituita nel dopoguerra in Italia, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Vi insegnò per venti anni. A Milano ebbe il periodo più florido della sua ricerca scientifica: gli studenti affollavano le sue lezioni. Musatti fu il leader del movimento psicoanalitico italiano nei primi anni del dopoguerra. A quel periodo risale il suo “Trattato di Psicoanalisi”, pubblicato da Einaudi. Divenne direttore della “Rivista di psicoanalisi”. Presidente del Centro Milanese di Psicoanalisi fondato da Franco Ciprandi, Renato Sigurtà e Pietro Veltri, che gli verrà intitolato dopo la sua morte. Nel 1976 è diventato curatore della edizione italiana delle Opere di Sigmund Freud, della Casa Editrice Bollati Boringhieri di Torino. Vecchiaia  La località a lui dedicata Musatti scrisse anche libri di letteratura, tra cui Il pronipote di Giulio Cesare, che gli fece vincere il Premio Viareggio. Fu eletto per due volte consigliere comunale di Milano nella lista del PSIUP e fu anche consulente del Tribunale dei Minori del capoluogo lombardo. Sostenne sempre la pace, il progresso dei lavoratori, l'emancipazione femminile ed i diritti civili.  Cesare Musatti era ateo, come ebbe a dichiarare in più occasioni, l'ultima delle quali in uno dei martedì filosofici del Casinò di Sanremo. Muore nella sua abitazione di via Sabbatini a Milano. L'indomani dopo una cerimonia laica di commiato celebrata in forma strettamente privata, la sua salma e  cremata a Lambrate. Le sue ceneri sono tumulate, secondo le sue ultime volontà, nel cimitero comunale di Brinzio, località in cui era solito trascorrere i periodi di vacanza. Il suo archivio è conservato presso l'Aspi Archivio Storico della Psicologia Italiana dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca.  Il comune di Dolo ha ribattezzato la sua località natale Casello 12 località Cesare Musatti e gli ha intitolato il locale istituto professionale.  Musatti e il suicidio di Benussi Anche dopo la rivelazione che si era trattato di un suicidio, non parla mai volentieri della morte del maestro. Nel generale silenzio dello studioso di Dolo emerge un'intervista. Nell'intervista Musatti confessa di sognare a volte che in una caserma dei carabinieri in cui viene tradotto, il commissario lo interroga sulla morte di tre sue mogli (si sposò quattro volte), decedute tragicamente, e di Vittorio Benussi. A fine colloquio il militare lo intima di confessare di aver ucciso il maestro per prendere la cattedra di psicologia. «Io gli rispondoprosegue Musatti, da buon psicoanalistache sicuramente nel mio subconscio mi sono sentito responsabile per questa e per altre morti. Il commissario, che non capiva nulla di subconscio, decide: “Mi spiace professore, ma devo arrestarla”. Io allora gli rispondo: ”Non è possibile commissario, perché si tratta di delitti commessi più di cinquant'anni fa, e quindi sono prescritti!”».  ‘Cesare’ è un riferimento al pro-zio Musatti, medico pediatra, uno che aveva visitato il piccolo, nato settimino. ‘Luigi’ e il nome del bonno materno (L. Leanza, morto in carcere, partecipa alla rivolta anti-borbonica); ‘Eugenio’ e il nome di un altro pro-zio paterno, lo storico Eugenio Musatti; cfr. Musatti IX-XIII. Forse la psicoanalisi è nata e morta con lui. Il nome allude alla fermata della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina che il nonno, presidente della Società Veneta Lagunare, odierna ACTV, aveva fatto aprire per raggiungere più agevolmente Venezia.  Musatti IX-XIII.  Archivio dell'Università degli Studi di Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di Lettere e filosofia, Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali, Opuscolo del Centro Milanese di Psicoanalisi, a cura del Comitato Direttivo, redatto da L. Ambrosiano Capazzi Gammaro Moroni, L.Reatto, L.Schwartz, M. Sforza, M.Stufflesser, Milano  Per una storia del Centro Milanese di Psicoanalisi Chiari, Seminario presso il Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti, Milano  Freud, Opere (Torino, Boringhieri); S. Giacomoni, Cerimonia privata per Cesare Musatti, la Repubblica, è consultabile sul  dell'Aspi, all'indirizzo web AspiArchivio storico della psicologia italiana, Università degli studi di Milano-Bicocca. D. Mont D'Arpizio, Vittorio Benussi, Padre della psicologia padovana, in La Difesa del popolo, Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze,  Mia sorella gemella la psicoanalisi, 1Pordenone, Edizioni Studio Tesi,Luciano Mecacci, Cesare L. Musatti, voce dell'Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti. Il contributo italiano alla storia del pensiero. Ottava appendice, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana. Saggi: “Analisi del concetto di realtà empirica” (Solco, Città di Castello); “Forma e assimilazione,” in: Archivio italiano di psicologia, “Elementi di psicologia della testimonianza” (Rizzoli, Forma e movimento” (Ferrari, Venezia, da: Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Gl’elementi della psicologia della forma, Gruppo Universitario Fascista, Padova, Trattato di psico-analisi (Boringhieri, Torino); Super io individuale e Super io collettivo (Olschki, Firenze); Condizioni dell'esperienza e fondazione della psicologia” (Universitaria, Firenze, Riflessioni sul pensiero psicoanalitico e incursioni nel mondo delle immagini (Boringhieri, Torino); Svevo e la psicoanalisi (Olschki, Firenze); I rapporti personali Freud-Jung attraverso il carteggio, Olschki, Firenze, Commemorazione accademica, Olschki, Firenze Nino Valeri, Olschki Firenze, Il pronipote di Giulio Cesare, Mondadori Milano A ciascuno la sua morte (Olschki, Firenze); Hanno cancellato Livorno (Olschki, Firenze); Mia sorella gemella la psicoanalisi (Riuniti, Roma). Una famiglia diversa ed un analista di campagna, Olschki, Firenze,  Questa notte ho fatto un sogno, Riuniti, Roma, Chi ha paura del lupo cattivo?, Riuniti, Roma, Psicoanalisti e pazienti a teatro, a teatro (Mondadori, Milano); Leggere Freud, Bollati Boringhieri, Torino, Curar nevrotici con la propria auto-analisi, Mondadori, Milano: Geometrie non-euclidee e problema della conoscenza, Aurelio Molaro, prefazione di Mauro Antonelli, Mimesis, Milano,Treccani Enciclopedie oIstituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. siusa.archivi.beniculturali, italiana di Cesare Musatti, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. Cesare Musatti. Musatti. Keywords: erote, Gruppo Universitario fascista, il collettivo di Jung, l’ego e il noi collettivo Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Musatti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743441919/in/dateposted-public/

 

Grice e Mustè – la filosofia dell’idealismo italiano – il dialogo di Socrate e il dialogo di Gentile -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Flosofo. Laurea in filosofia con la tesi, “Marx,” borsista dell'Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, dove ha svolto attività didattica e di ricerca, collaborando con Gennaro Sasso. Redattore della “nuova serie” della “Rivista trimestrale”. Consegue il titolo di dottore di ricerca alla Sapienza. Lavora alla "Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici" dell'Università "La Sapienza" in qualità di “Segretario e Curatore dell'archivio e della biblioteca di Gentile”. È stato professore a contratto di Storia della filosofia. Insegna a Roma.  È membro del Consiglio scientifico della Fondazione Gramsci e della Commissione scientifica per la Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. Ha collaborato con l'Enciclopedia Italiana, in particolare ai volumi: Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia (ottava appendice), Enciclopedia machiavelliana e Croce e Gentile. La cultura italiana e l'Europa. Ha diretto la rivista "Novecento". Fa parte del Comitato scientifico di alcune riviste, tra cui: "Giornale critico della filosofia italiana", "Annali della Fondazione Gramsci", “La Cultura”, “Filosofia italiana”. Scrive su diverse riviste scientifiche, tra le quali, con maggiore continuità: "Giornale critico della filosofia italiana", "La Cultura", "Studi storici", "Filosofia italiana". Nel  è stato nominato dal Ministero dei beni culturali Segretario del "Comitato nazionale per il bicentenario della nascita di Bertrando Spaventa". Dal  al  ha insegnato Ermeneutica filosofica, in qualità di Visiting Professor, alla Pontificia Università Antonianum.  Ricerche Le sue ricerche si sono rivolte alla storia della filosofia italiana, con contributi dedicati all'idealismo e al marxismo. Per quanto riguarda l'idealismo italiano, ha indagato i momenti e le figure fondamentali (sino al profilo complessivo pubblicato nel 2008) e le premesse nella filosofia dell'Ottocento, specie in relazione al pensiero di Vincenzo Gioberti (soprattutto con il libro del 2000 su La scienza ideale). Di particolare interesse gli studi su Bertrando Spaventa e le monografie su Adolfo Omodeo e Benedetto Croce. Ha dedicato saggi e ricerche al pensiero di Antonio Gramsci e ad altri momenti del pensiero marxista italiano: del  è la monografia su Marxismo e filosofia della praxis, che ricostruisce la storia del marxismo italiano da Labriola a Gramsci. Sono noti i suoi studi sul pensiero politico nell'Italia contemporanea, con particolare riguardo alle figure di Franco Rodano, Felice Balbo, Augusto Del Noce.  Ha approfondito lo studio dell'opera di Marx e in generale la storia della filosofia tedesca tra Hegel e Nietzsche.  Particolare attenzione ha poi rivolto (con il libro  su La storia e con altri scritti, tra cui quelli sull'evento e sulla teoria delle fonti) alle questioni specifiche della teoria della storiografia.  Metodi Conduce l’indagine teoretica in stretta relazione con gli studi di storia della filosofia e di storia della storiografia, in generale nell’ambito della storia delle idee, adottando un metodo storico-critico che spesso privilegia l’uso di fonti archivistiche e di documentazione inedita. Il suo metodo cerca di coniugare l'analisi strutturale delle opere filosofiche con la ricerca filologica sulle fonti e sulla tradizione dei testi, con particolare riguardo ai processi di lungo periodo della filosofia italiana moderna e contemporanea.  Saggi:“Storiografia” (Mulino, Bologna); “Croce, Morano, Napoli  Franco Rodano. Critica delle ideologie e ricerca della laicità” (Mulino, Bologna); “Carteggio Croce-Antoni, Mulino, Bologna Politica e storia in Bloch, Aracne, Roma La scienza ideale. Filosofia e politica” (Rubbettino, Soveria Mannelli, Franco Rodano. Laicità, democrazia, società del superfluo, Studium, Roma Grice: “’superfluo’ is possibly one of the most unsuperfluous words in the Italian philosophical dictionary – cf. “I was in New York, which was black out.” -- Gioberti, Il governo federativo” (Gangemi Roma) – nazione e stato federale – federazione, governo federativo --  Franco Rodano, Cristianesimo e società opulenta, Edizioni di storia e letteratura, Roma, Il giudizio sul nazismo. Le interpretazioni -- La storia: teoria e metodi, Carocci, Roma, La filosofia dell'idealismo italiano, -- Grice: “filosofia” is superfluous here, seeing that idealism already ENTAILS philosophy!” -- Carocci, Roma, Croce, Carocci, Roma Tra filosofia e storiografia. Hegel, Croce e altri studi” (Aracne, Roma); “La prassi e il valore -- la filosofia dell'essere” Aracne, Roma “Filosofia della praxis” Viella, Roma); “In cammino con Gramsci, Viella, Roma. L'ermeneutica, in «Rivista trimestrale», Il problema del mondo nel «Tractatus» di Wittgenstein, in «Rivista trimestrale», Le fonti del giudizio marxiano sulla rivoluzione francese  in «Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici», L'orizzonte liberale di Dahrendorf, in «Critica marxista», Sturzo e il popolarismo – POPOLARISMO -- nel giudizio, in Sturzo e la democrazia europea, Laterza, Roma-Bari, Croce e il problema del diritto, in «Novecento», Metodo storico e senso della libertà” “La storiografia crociana, in «La Cultura», Omodeo. Il pensiero politico, in «Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici», Libertà e storicismo assoluto: per un'interpretazione del liberalismo di Croce, in Croce e Gentile fra tradizione nazionale e filosofia europea, Riuniti, Roma, “La società civile democratica, in «Novecento»,  Sul giudizio politico, in «Novecento», Il marxismo politico nell'interpretazione di Noce, in «Poietica», Gioberti e Cartesio, in Bibliopolis, Napoli, Comunismo e democrazia, in La democrazia nel pensiero politico del Novecento” (Aracne, Roma); Guido Calogero, in «Belfagor», Gioberti e Leopardi, in «La Cultura», Verità e storia, in «Storiografia», “La morale”, Rosmini e Gioberti. G. Beschin e L. Cristellon, Morcelliana, Brescia, Il destino dell'evento nella nuova storia” francese, in «La Cultura», Carattere e svolgimento delle prime teorie estetiche di Croce,  «La Cultura», Liberalismo etico e liberismo economico, in Croce filosofo liberale, -- cf. Grice, “Do not multiply liberalisms beyond necessity: ‘liberalismo semiotico’” – Grice: “Muste is very witty in distinguishing between liberalism and liberrism!” -- M. Reale, LUISS University Press, Roma, La teoria della storia in Croce, in «Giornale critico della filosofia italiana», L'idea di “Risorgimento” in Gioberti, in «Quaderni della Fondazione Centro Studi Noce», Il significato delle fonti storiche, in «La Cultura»,  La storia: teoria e metodi, in «History and Theory», Il passaggio all'anti-fascismo di Croce, in Anni di svolta. Crisi e trasformazione nel pensiero politico della prima età contemporanea, F.M. Di Sciullo, Rubbettino, Soveria Mannelli, Alterità e principio del dialogo in Calogero, in L'idea e la differenza. – principio dialogo – il noi -- Noi e gl’altri, ipotesi di inclusione nel dibattito contemporaneo, M.P. Paternò, Rubbettino, Soveria Mannelli Il principio del nous nella filosofia di Calogero, in «La Cultura», La filosofia come sapere storico, in Il Novecento di Garin. Atti del Convegno di studi, G. Vacca e S. Ricci, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Gioberti, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Lo storicismo italiano nel secondo dopoguerra, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Il problema della libertà nella filosofia di Scaravelli, in «La Cultura», La libertà del volere nella filosofia di Croce, in Filosofia e politica. G. Cesarale, M. Mustè, S. Petrucciani, Mimesis, Milano, Il senso della dialettica nella filosofia di Spaventa, in "Filosofia italiana", apr.  Storia, metodo, verità, in «La Cultura»,, Gentile e Marx, «Giornale critico della filosofia italiana», Togliatti e De Luca, «Studi storici», Gentile e Socrate, (Grice: cf. caricature of Gentile as Aristotele in ‘La scuola d’Atene”) -- in La bandiera di Socrate. Momenti di storiografia filosofica italiana nel Novecento, E. Spinelli e F. Trabattoni, Sapienza Università, Roma, Gentile e Gioberti, «La Cultura», Gramsci, Croce e il canto decimo dell’Inferno di Alighieri, «Giornale critico della filosofia italiana»,, Spaventa e Gioberti, «Studi storici»,, La presenza di Gramsci nella storiografia filosofica e nella storia della cultura, «Filosofia italiana», Dialettica e società civile. Gramsci “interprete” di Hegel, «Pólemos. Materiali di filosofia e critica sociale», Marx e i marxismi italiani, «Giornale critico della filosofia italiana»,  La “via alla storia” di Ginzburg, in Streghe, sciamani, visionari. In margine a “Storia notturna” di Ginzburg, Cora Presezzi, Viella, Roma, Filosofia e storia della filosofia nella riflessione di Sasso, «Filosofia italiana», Opere Sapienza Roma. Dipartimento di studi filosofici ed epistemologici, su lettere uniroma1. Intervista sulla storia della "Rivista trimestrale" Intervista di Mustè su  Croce del //diacritica/letture-critiche/lo-storicismo-di-croce-e-la-morte-della-metafisica-intervista-a-marcello-muste html. Socrate e Gentile --  Se consideriamo i libri custoditi presso la biblioteca personale di Gio- vanni Gentile, troviamo, a proposito di Socrate, soprattutto opere di autori italiani, con alcuni dei quali da tempo era in corrispondenza: oltre le vecchie versioni di Eugenio Ferrai (Padova 1873-1883), vi figu- rano le edizioni dell’Apologia curate da Francesco Acri (riproposta da Augusto Guzzo nel 1925) e da Manara Valgimigli (Bari 1929); le opere di Giovanni Maria Bertini (fra cui l’edizione di Senofonte), che, come si dirà, avevano occupato la critica di Bertrando Spaventa; quindi i libri che via via, nella prima metà del secolo, erano apparsi in Italia: quelli di Giuseppe Zuccante, che Felice Tocco aveva presentato nel 1909 alla Reale Accademia dei Lincei, poi quelli di Aurelio Covotti, Pietro Mi- gnosi, Antonio Labriola, Antonio Banfi, Adolfo Levi, Vittorio Beonio- Brocchieri1. Ma a proposito di Socrate, Gentile utilizzò anche altri mo- menti della storiografia filosofica italiana, appoggiandosi, per esem- pio, ad alcuni testi dello storico del cristianesimo Alessandro Chiap- pelli e del romanista Carlo Pascal. Se allarghiamo lo sguardo oltre i confini nazionali, i riferimenti principali rimangono quelli di Eduard Zeller (a cui si era prevalente- mente richiamato Spaventa), ma anche di Theodor Gomperz e di Paul Tannery. Di Zeller, Gentile possedeva i primi due volumi dell’edizione  Mi piace ricordare che la ricerca su libri, opuscoli e periodici posseduti da Gentile 1 può ora essere svolta online sul sito della Biblioteca di Filosofia della Sapienza di Roma, grazie al lavoro di digitalizzazione del catalogo compiuto sotto la direzione del dott. Gaetano Colli: cfr. Colli 2014, 5-30. Anche il catalogo dei corrispondenti dell’archivio di Gentile (custodito presso la “Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici” a Villa Mirafiori) è consultabile nel progetto “Archivi on-line” del Senato della Repubblica.  40 LA BANDIERA DI SOCRATE italiana della Filosofia dei Greci curata da Rodolfo Mondolfo (apparsi nel 1932 e nel 1938); e di Tannery conservava la seconda edizione, del 1930, di Pour l’histoire de la science hellène, che la moglie Erminia aveva donato, con dedica, al figlio Giovannino. A Zeller, come si sa, dedicò un ampio necrologio nel 1908, nel quale elogiò la sua opera di storico criticandone tuttavia i princìpi neokantiani2; e avvicinandovi, ap- punto, i nomi di Tannery e quello, «così geniale», di Gomperz3. Pro- prio a Gomperz, d’altra parte, aveva fatto un più che positivo riferi- mento nella prolusione palermitana del 1907 su Il concetto della storia della filosofia, dove parlò di un «concetto equivalente al mio, che nella storia della filosofia si riassuma tutta la storia dell’umanità»4; e, nella lunga recensione che nel 1909 dedicò al Socrate di Giuseppe Zuccante, ne parlò come di «uomo di gusto», sia pure privo del «bernoccolo del filosofo», assumendone soprattutto la critica della testimonianza di Senofonte5. Gentile si trovò di fronte, fin dalla giovinezza, due modelli inter- pretativi, tra loro, per altro, connessi. In primo luogo le pagine che Ber- trando Spaventa aveva dedicate a Socrate, dapprima, nel 1856, discu- tendo sulla “Rivista contemporanea” la memoria torinese di Giovanni Maria Bertini Considerazioni sulla dottrina di Socrate6, poi nel grande corso del 1862 sulla filosofia italiana, dove aveva aggiunto, come ap- pendice, lo Schizzo di una storia della logica, nel quale riprendeva il tema socratico7. Il secondo riferimento è Antonio Labriola, la cui memoria su La dottrina di Socrate era stata ripubblicata da Benedetto Croce nel 1909 per l’editore Laterza. Per quanto, in maniera caratteristica, nel discorso preliminare del 1900 all’edizione degli Scritti filosofici di Spaventa, si limitò a un breve cenno alla discussione con Bertini8, e anche nella Prefazione del 1905 al Gentile 1975a, 159-65. Ibid., 165. Ibid., 122. Gentile 1909, 276. Bertini 1857, 1-35. Ma la memoria, a cui Spaventa si riferisce, era stata presentata nella seduta del 21 dic. 1854. Poi in Bertini 1903, 1-37. Da una lettera a Silvio Spaventa, si apprende che l’articolo di Bertrando era solo il primo di una serie di scritti socratici, che poi non realizzò: cfr. Spaventa 1898, 182-3. La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea, in Spaventa 1972, 619. Gentile 2001, 59.  2 3 4 5 6 7 8  Gentile e Socrate 41 volume Da Socrate a Hegel mancò di entrare nel merito della questione9, è da ritenere, per le ragioni che si vedranno, che l’influenza spaven- tiana pesasse in maniera determinante nella sua prima lettura di So- crate. Nell’articolo del 1856, Spaventa aveva confutato l’interpreta- zione di Bertini, cercando di definire i rapporti, da un lato, tra Socrate e la filosofia antica, e, d’altro lato, tra Socrate e la filosofia moderna. Per tale confutazione, si era appoggiato al capitolo hegeliano delle Le- zioni sulla storia della filosofia e all’opera di Zeller, ma anche, per deter- minare i caratteri generali del pensiero greco, alla traduzione francese di Claude Joseph Tissot della Storia della filosofia di Heinrich Ritter10. Tuttavia, la lettura di Socrate risultò ben diversa da quanto quei libri potevano suggerirgli. Possiamo dire, in breve, che se per Hegel è Par- menide il vero iniziatore della filosofia, perché ha sollevato il pen- siero alla massima astrazione dell’essere11, per Spaventa la filosofia inizia propriamente con Socrate, che ha scoperto la dimensione del “concetto”, superando il naturalismo immediato della precedente vita greca. La critica a Bertini si appuntava su questo aspetto. Per Bertini, di fronte all’attacco dei sofisti, Socrate aveva restaurato l’ethos greco, sal- vandolo dalla dissoluzione. Per Spaventa, le cose andavano diversa- mente. Non solo Socrate non aveva restaurato la vita greca, ma le aveva inferto «il vero colpo di grazia» (La dottrina di Socrate, in Spaventa 1972, 18), ponendo un nuovo principio, quello della «soggettività universale» (ibid., 24): caratterizzata la filosofia presocratica come indistinzione immediata di pensiero ed essere, Socrate aveva inaugurato l’antitesi dei due termini, senza tuttavia trovarne l’unità e la sintesi, e anzi la- sciando al pensiero moderno questo compito ulteriore. I sofisti, dun- que, lungi dall’essere dei distruttori, si presentavano quali profondi innovatori, anche se il loro soggettivismo era piuttosto un individuali- smo, fermo alla dimensione naturale ed empirica dell’individuo. So- crate trasformava, con la dottrina del concetto, questo individualismo in un autentico, universale soggettivismo: «in questo senso» – scriveva Spaventa – «Socrate e Cartesio, che che ne dica il professor Bertini, si rassomigliano» (ibid., 43).  9 Spaventa 1972, 3-9. Parmenide, Hegel 1981, 71-2. 10 Ritter 1835-1836. 11 Cfr. Hegel 1930, 273-83 e Hegel 1932, 40-109. Ma soprattutto, per il riferimento a  42 LA BANDIERA DI SOCRATE Da questo punto di vista, Socrate non appariva affatto come un fi- losofo pratico o morale, ma come un filosofo schiettamente teoretico. Più precisamente, il carattere della sua filosofia veniva indicato in un radicale formalismo. Bisogna prestare attenzione all’uso che Spaventa fece di questa espressione, per certi versi anticipando i temi della sua riforma della dialettica. Formalismo significava che Socrate, scoprendo il principio nuovo della «soggettività universale», lo riconosceva solo nella forma, nell’attività dialogica della ricerca della verità, in quanto presupponeva, alla maniera di tutto il pensiero antico, il contenuto og- gettivo e naturale: se per i moderni, scriveva, la soggettività è non solo «universale» ma «assoluta», «il puro rapporto del pensiero a se stesso», per Socrate «non è già il soggetto che determina l’essere oggettivo, ma l’essenza oggettiva delle cose che determina il soggetto» (ibid., 29). La visione moderna – per cui, come si chiarirà nella riforma della dialet- tica, il pensiero è negazione determinante dell’essere12 – appariva qui rovesciata, nel senso che l’essere si delineava come il cercato, come la verità ideale del soggetto. Questa tesi del formalismo era quella vera- mente decisiva nell’interpretazione di Spaventa, poiché a essa veni- vano ricondotti tutti i temi della riflessione socratica: l’induzione, il dialogo, l’ironia, e poi soprattutto l’ignoranza, interpretata come con- sapevolezza della mancanza di verità del soggetto, quasi come ammis- sione del limite storico della propria posizione. E ancora, l’eudemoni- smo socratico diventava (seguendo qui i Magna moralia) l’assenza del concetto del Bene e, quindi, la sua identificazione con l’utile. Infine, ed è un altro aspetto di rilievo (e qui la fonte era in parte aristotelica in parte hegeliana), mancava in Socrate la psicologia, cioè la cognizione della parte irrazionale dell’individuo, delle passioni: la sua soggettività «universale» non riusciva a cogliere né il contenuto del concetto né la base irrazionale dell’individuo, restando sospesa tra il particolare e l’universale e non potendo intravedere la sintesi e l’unità tra i due momenti, cioè l’autentica realtà e immanenza del concetto13. Nella memoria su La dottrina di Socrate, con la quale vinse, nel 1869, il premio della Regia Accademia di Scienze Morali e Politiche di Na- poli, Labriola non citò mai lo scritto di Spaventa, ma certo ne riprese 12 Si veda per questo aspetto Mustè 2014, 1-28. 13 La dottrina di Socrate, in Spaventa 1972, 56.   Gentile e Socrate 43 almeno un paio di aspetti14. In primo luogo riprese la tesi del formali- smo, a cui dedicò la parte centrale dello scritto e che anzi sviluppò fino alle conseguenze estreme, mostrando come «il suo [di Socrate] sapere è pura esigenza» e «quello che egli cerca deve ancora trovarlo» (La- briola 2014, 593). In secondo luogo, insisté sulla mancanza in Socrate di ogni notizia di psicologia (ibid., 609; 655), con accenti e motivi molto simili a quelli che Spaventa aveva adoperato nella polemica con Ber- tini. Ma certo mutava il quadro complessivo dell’interpretazione, anzi tutto per la scelta, molto radicale, di affidarsi esclusivamente o quasi alla testimonianza di Senofonte, non attribuendo, scriveva, «a Socrate nessun principio, massima, o opinione che non sia, o esplicitamente riferita, o indirettamente accennata da Senofonte» (ibid., 557); poi per il fatto che la tesi spaventiana del formalismo serviva ora a recidere i rapporti tra Socrate e la tradizione filosofica presocratica (ibid., 555), superando il problema stesso che aveva animato la discussione tra Spaventa e Bertini. Per Labriola, Socrate non era affatto un filosofo: «Socrate come semplice filosofo – scriveva – è un parto d’immagina- zione» (ibid., 569); e tanto meno poteva essere considerato come «il creatore del principio della soggettività» (ibid., 584), neanche di una soggettività «universale» come quella di cui Spaventa aveva parlato. Al contrario, la figura di Socrate era ricondotta a due linee fondamen- tali di lettura, tra loro convergenti: da un lato il processo di sviluppo della religione greca, dove Socrate aveva inserito l’idea della divinità «come intelligenza autrice e reggitrice del mondo» (ibid., 563), riu- scendo per questo «a isolare la sfera morale dalla naturale» (ibid., 604); d’altro lato, in relazione agli studi che allora conduceva per «una storia dell’etica greca» (ibid., 589 nota) interpretò Socrate come concreta espressione della crisi della storia greca, come l’emergere di una colli- sione tra forma della tradizione e volontà dell’individuo: per cui, sorge nell’individuo «il bisogno di rifarsi da sé quella certezza» che l’opinione comune ha smarrito, tornando a porre, con l’esercizio del dialogo, le 14 L’interpretazione di Labriola è stata analizzata da G. Cambiano, Il Socrate di Labriola e la storiografia tedesca e da E. Spinelli, Questioni socratiche: tra Labriola, Calogero e Giannantoni che si leggono rispettivamente nel primo e nel terzo volume di Punzo 2006, 31-44 e 755-93, Spinelli ricorda opportunamente un breve quanto penetrante articolo di Gabriele Giannantoni, Il Socrate di Labriola, apparso nel supplemento di “Paese sera” il 14-15 lug. 1961. Tra gli altri studi, mi limito a ricordare Cerasuolo 1987, 559-69, e le lucide osservazioni di Poggi 1981, 14-6.   44 LA BANDIERA DI SOCRATE domande induttive sulla definizione, sul «cosa è» la giustizia, la virtù, la santità. Per certi versi, Labriola seguiva la linea interpretativa di Spa- venta, ma ne modificava la prospettiva, calando Socrate non più nel centro problematico della storia della filosofia ma in quello della vita religiosa e sociale del mondo greco. A prescindere dallo sviluppo peculiare che ebbe nella memoria di Labriola, la tesi spaventiana del formalismo di Socrate restò alla base delle prime riflessioni di Gentile. Già nella tesi di laurea su Rosmini e Gioberti – dove il problema principale, sulle orme di Donato Jaja, era quello dell’intuito, e quindi della profonda differenza tra l’intuito ro- sminiano dell’essere puro e quello, platonico ma soprattutto prove- niente da Malebranche, delle idee determinate e formate (Gentile 1955a, 213) – i riferimenti a Socrate risentono della discussione di Spa- venta con Bertini. Lo si vede, soprattutto, nella nota che inserì per di- scutere la memoria di Aurelio Covotti Per la storia della sofistica greca. Studi sulla filosofia teoretica di Protagora (pubblicata nel 1896 negli “An- nali” della Regia Scuola Normale Superiore di Pisa), dove, criticando le interpretazioni di Wilhelm Halbfass e di Theodor Gomperz, ribadì la necessità di distinguere l’individualismo empirico di Protagora dal soggettivismo di Socrate, pur sottolineando la sua distanza dal kanti- smo, mancando ancora in Socrate «il concetto del pensiero come pro- duttività» (Gentile 1955a, 249-50, nota 1). Una lettura, questa, che trovò poi uno sviluppo più organico nella recensione del 1909 al Socrate di Zuccante, dove criticò «l’interpretazione soggettivistica» di Protagora, che l’autore aveva dato, insistendo piuttosto sul rapporto con Demo- crito: con riferimento a un articolo di Victor Brochard, affermò anzi che la tesi dello storico francese andava «rovesciata», perché non Demo- crito aveva appreso da Protagora i princìpi della gnoseologia sofistica, ma viceversa questo, Protagora, era stato «scolaro» di quello, di Demo- crito (Gentile 1909, 281, nota 1)15. Questo tema del rapporto tra Socrate e Protagora era d’altronde essenziale nell’equilibrio del libro, perché tanto Rosmini che Gioberti avevano appunto confuso i due momenti (l’individualismo e il soggettivismo), lasciando oscillare la figura di Socrate tra Protagora e Platone: «il Gioberti» – spiegava Gentile – 15 Gli articoli di Brochard vennero ristampati in Brochard 1912 (ma si veda la 4° edizione ampliata, Paris 1974, con l’introduzione di Victor Delbos).   Gentile e Socrate 45 «come il Rosmini, non conosce altro soggettivismo che il falso antro- pometrismo protagoreo», e perciò, aggiungeva, si vede costretto a tro- vare in Socrate Platone, «altrimenti del maestro di Platone non si fa che una ripetizione di Protagora» (Gentile 1909, 258-9). Alla maniera di Spaventa, insomma, il soggettivismo di Socrate non andava confuso né con l’individualismo di Protagora né con la successiva dottrina pla- tonica delle idee. Questo atteggiamento spiega anche la presenza di Socrate nel sag- gio del 1900 su La filosofia della prassi, dove, per dimostrare che Marx aveva assunto il concetto della prassi dall’idealismo, e non dal mate- rialismo, chiamò in causa il «soggettivismo di Socrate», facendo dell’antico filosofo greco il primo idealista, anzi il primo teorico della praxis: perché, spiegava Gentile, Socrate non concepiva la verità come un bene formato da trasmettersi, ma come il risultato di un «personale lavorio inquisitivo», cioè del dialogo e dell’arte maieutica: «il sapere – concludeva – importava per Socrate un’attività produttiva, ed era una soggettiva costruzione, una continua e progressiva prassi» (Gentile 1959a, 72). Altrove scriveva che il merito di Socrate «consiste appunto nel superamento di quella dualità di volontà e intelletto, che è presup- posta così dal determinismo come dal concetto del libero arbitrio»: e arrivava ad affermare che, se avesse approfondito questo aspetto, sa- rebbe stato condotto «al concetto hegeliano dell’unità di libertà e ne- cessità razionale» (Gentile 1909, 286). Di questa singolare definizione di Socrate come primo idealista, Gentile darà una spiegazione, nel 1920, nei Discorsi di religione, quando dirà che, con Socrate, «la filosofia acquista coscienza del suo carattere idealistico», anche se questa co- scienza «si oscurerà tante volte nel corso del suo sviluppo storico» (Gentile 1965, 328): e quasi per dare un esempio di tale oscuramento, ricordava l’«idealismo ancora naturalistico» di Platone e Aristotele, che aveva ricompreso l’intuizione socratica nel realismo del «mondo delle idee» e in quello di «Dio, forma o atto puro, o pensiero del pen- siero» (ibid., 329). Questi primi riferimenti, in larga parte ispirati dalla posizione di Spaventa, cominciarono a complicarsi negli anni appena successivi, quando Gentile iniziò a elaborare la filosofia dell’atto puro, e quindi, bisogna aggiungere, ad approfondire la distanza tra dialettica del pen- sato e dialettica del pensare, tra pensiero antico e pensiero moderno. Un preludio della successiva lettura di Socrate può essere indicato,  46 LA BANDIERA DI SOCRATE d’altronde, nella lunga recensione del 1909 al Socrate di Giuseppe Zuc- cante, dove Gentile, richiamandosi implicitamente (senza mai citarla) alla posizione di Spaventa, chiarì due aspetti fondamentali della pro- pria interpretazione. In primo luogo, in un passaggio di particolare im- portanza, rielaborò e chiarì la tesi del formalismo socratico, definito appunto come la sua «gloria». Scrisse infatti: la verità è che la ricerca socratica è prevalentemente umana, perché l’uomo coi sofisti era venuto al primo piano della speculazione, segna- tamente nella rettorica. E lo stesso tentativo di sollevare a scienza la rettorica, operato dai sofisti, ne mette a nudo l’essenziale formalismo, e fa sentire il bisogno di quella più schietta e più concreta scienza dello spirito, che Socrate persegue col suo motto divino: conosci te stesso. Qui è la radice dell’unità [...] del suo interesse speculativo, teorico, e del suo interesse morale, pratico: qui anche la radice del formalismo spe- culativo e morale, a cui s’arresta lo stesso Socrate. Il quale supera la forma rettorica con l’affermazione del contenuto della rettorica (giusto, ingiusto ecc.): ma di questo contenuto non definisce altro che la forma: il concetto come universale, non intravveduto da nessuno dei filosofi precedenti: il concetto di ogni cosa (logica) e il concetto stesso del giusto (morale). In che consiste il valore di questa scoperta, che è la gloria di Socrate (Gentile 1909, 284). In secondo luogo, stabilito il senso del formalismo socratico, Gen- tile chiariva il significato della scoperta logica di Socrate, affermando che si trattava non solo, e non tanto, della scoperta del concetto, ma del «concetto del concetto», della «essenza dello spirito»: se i filosofi prece- denti sempre avevano adoperato concetto e definizione, ora Socrate sollevava il pensare a «pensiero del pensiero», conferendo agli uomini una «seconda vista», quella della schietta universalità (ibid., 285). Gra- zie a Socrate, il pensiero diventava, per la prima volta, oggetto di sé stesso, sostituendosi all’orizzonte della natura: e questo, oltre quello più limitativo dell’assenza di un contenuto assoluto, era il carattere del suo formalismo, inteso appunto come considerazione della forma logica in sé stessa. Negli scritti di questo periodo, l’accento cominciava a battere con più forza sulla continuità tra Platone e Aristotele, perché – scriveva – «con Aristotele [non] si fa un passo avanti» rispetto al metodo trascen- dente di Platone (Gentile 1975a, 202). Non solo infatti, come precisò  Gentile e Socrate 47 nella prolusione palermitana del 1907 su Il concetto della storia della filo- sofia, Platone aveva «trasformato» il concetto socratico in «idee eterne e immobili, puro oggetto della mente» (ibid., 113); ma iniziò a riportare la filosofia di Platone alla fonte eraclitea e soprattutto a quella parme- nidea, che ai suoi occhi costituiva il vero approdo del Teeteto e del So- fista: «Platone» – scriveva – «non vide mai altro che l’essere immobile e realmente immoltiplicabile, tal quale l’essere (fisico) degli Eleati. Qui si doveva arrestare una filosofia ignara della natura dello spirito» (ibid., 201, nota 1). Più che Socrate, dunque, la filosofia di Platone in- contrava, con la teoria delle idee, l’essere di Parmenide, superando in esso anche la primitiva lezione di Cratilo. Fu nel primo volume del Sommario di pedagogia (dunque nel 1912) che il giudizio su Socrate cominciò ad assestarsi. Gentile vi si soffermò in due diverse parti dell’opera: in primo luogo, nella sezione su L’uomo, a proposito dei concetti; in secondo luogo, nella parte terza, su Le forme dell’educazione. Il capitolo che dedicò al «merito di Socrate sco- pritore del concetto» finì per risultare piuttosto singolare. Riconobbe a Socrate il «merito straordinario» di avere affermato «il carattere uni- versale del vero» (Gentile 1982, 71); ma subito aggiunse che quel con- cetto non era poi il vero concetto, il conceptus sui, ma una forma che, conseguita per via induttiva, con «un processo di generalizzazione», era piuttosto irreale, astratta, lontana dalla concreta determinazione del mondo: offrì insomma del concetto socratico una lettura singolar- mente negativa, quasi rappresentandolo nella figura degli pseudocon- cetti o finzioni che, nella Logica e nella Filosofia della pratica, Croce aveva teorizzato. Di più, in un capitolo successivo, affermò che il concetto socratico, «base dell’erronea teoria platonica e aristotelica del con- cetto» (ibid., 81), presupponeva la scissione tra teoria e pratica: ne- gando dunque a Socrate proprio quel merito che, come abbiamo osser- vato, gli aveva riconosciuto nel saggio su La filosofia della prassi. La considerazione trovava uno sviluppo rilevante, come si diceva, nella terza parte dell’opera, dove Gentile poneva la figura di Socrate all’origine del concetto di «educazione negativa», collocandolo sulla stessa linea che, nell’epoca moderna, avrebbe prodotto la «possente» opera di Rousseau. A questo principio dell’educazione negativa, Gen- tile tornava a rivolgere un elogio, perché capace di implicare «l’imma- nenza del divino nell’uomo» (ibid., 198) e dunque di anticipare lo spi- rito di libertà di Rousseau: ma anche qui osservava che Platone aveva  48 LA BANDIERA DI SOCRATE convertito la maieutica socratica in un innatismo delle idee, come un ritorno dell’anima «a quella pura cognizione originaria che ella si reca in sé dalla nascita» (ibid., 200). Una critica, d’altronde, che si legava all’idea, sostenuta ancora nei Discorsi di religione, secondo cui il pen- siero antico non poté mai accedere al problema morale, perché privo del principio stesso della volontà (Gentile 1965, 357-60). In tutta la prima fase della sua riflessione, Gentile tenne fermo il Socrate di Spaventa, cioè la tesi del formalismo e della scoperta della soggettività universale, via via innestandovi i motivi essenziali nella propria filosofia: così, nell’Introduzione alla filosofia (1933) parlerà di So- crate come del «primo grande martire degl’interessi più profondi dell’uomo e della sua nobiltà e grandezza» (Gentile 1981, 7), come di colui che, con il Nosce te ipsum, aveva vinto l’antico naturalismo e sco- perto la «concezione umanistica del mondo»; e nella più tarda Filosofia dell’arte (1943) arriverà a svolgere il motivo spaventiano (e labrioliano) della mancanza di una psicologia in Socrate nella tesi, ben più radicale, dell’assenza del sentimento e, in generale, del principio dell’arte in tutto il pensiero antico (Gentile 1975b, 144-5 e 306). Ma la trasforma- zione essenziale e decisiva avvenne certamente nelle opere più siste- matiche dell’attualismo, in modo particolare nel Sistema di logica, quando Socrate, come ora vedremo, acquistò il volto più complesso di fondatore del logo astratto: che era uno svolgimento dell’idea, comun- que presente in Spaventa, che proprio in lui, in Socrate, e non in Par- menide e nei filosofi presocratici, andava indicato l’autentico inizio della filosofia occidentale. Nella Teoria generale (1916), dove il problema fondamentale era quello dell’individuo e dell’individualità, si faceva più nitido il quadro dell’intero sviluppo della filosofia greca, ponendo al centro del natu- ralismo quella che definì «la disperata posizione di Parmenide» (Gen- tile 1959b, 107), quintessenza dell’intero mondo mitico e presocratico e carattere della «seconda natura» delle idee, stabilita da Platone. Tra Parmenide e Platone, Socrate appariva come colui che aveva operato «la netta distinzione tra genere e individuo» (ibid., 59), non riuscendo certo a trovare la sintesi tra i due momenti, ma lasciando aperta, con il suo formalismo, tanto la via platonica tanto quella aristotelica. Di fronte a entrambi, a Parmenide e a Platone, Socrate era delineato come colui che «scopre il concetto come unità in cui concorre la va- rietà delle opinioni» (ibid., 106): affermazione di grande significato,  Gentile e Socrate 49 perché, almeno in senso formale, indica una rottura dell’intero natu- ralismo antico, un presagio – se così può dirsi – della sintesi e della vera individualità, che solo il pensiero moderno, osservando il con- cetto come conceptus sui e come autocoscienza, arriverà, dopo il cri- stianesimo, a compiere. Però, come si diceva, solo nei due volumi del Sistema di logica, il primo del 1917 e il secondo del 1921, la figura di Socrate acquistò una nuova luce e un più preciso significato, all’interno della dialettica del logo astratto e del logo concreto. Possiamo dire che il punto centrale della considerazione delle forme storiche del logo astratto è proprio il passaggio da Parmenide a Socrate, che è poi il passaggio dal naturali- smo antico alla logica del pensiero pensato, inteso come momento eterno e insuperabile del logo. Il punto socratico è quello fondamen- tale, se non altro perché, superando la posizione, disperata e assurda, di Parmenide, Socrate pone, nel concetto universale, l’intero circolo del pensiero antico, che in Platone (con la teoria della divisione) e in Ari- stotele (con la teoria del sillogismo) troverà solo uno sviluppo coerente e un adeguamento. All’altezza della dottrina del logo astratto, Gentile segnava con meno forza, rispetto ai testi precedenti, il distacco tra So- crate e Platone, ma indicava con molta più forza la differenza tra So- crate e Parmenide. È vero che, in un passaggio non privo di ambiguità, disse che Parmenide rappresentava «il fondatore [...] della logica dell’astratto», colui che «per primo cominciò a intendere in tutto il suo rigore il concetto del logo quale presupposto del pensiero» (Gentile 1955b, 147). Ma subito precisò che tale fondazione del logo era in verità una negazione del pensiero, perché il suo essere, privo di determina- zione e di differenza, è in realtà mancanza di pensiero, il nulla del pen- siero, il semplice immediato: e per Gentile, così come per Spaventa, non è l’essere di Parmenide a segnare l’inizio della logica, come acca- deva in Hegel, ma il concetto universale di Socrate. È con Socrate in- fatti, come ripete più volte (concordando, per altro, con quanto Croce aveva sostenuto nella Logica)16, che «nasce formalmente la scienza della logica» (Gentile 1955b, 153), che viene posto non «l’immediato essere astratto», ma la «mediazione», il «rapporto tra soggetto definito e predicato onde si definisce», per cui, concludeva, «l’astratta identità dell’essere naturale di Parmenide e di Democrito qui è vinta». E altrove  16 Croce 1981, 302-3.  50 LA BANDIERA DI SOCRATE chiariva: «la logica comincia propriamente con Socrate, quando l’es- sere spezza la dura crosta primitiva della immediatezza naturale, in cui s’era fissato nelle concezioni degli Eleati e degli Atomisti, e si me- dia nella forma più elementare possibile del pensiero: identità che sia unità di differenze» (ibid., 169). Nel concetto socratico, nella definizione, è già tutta la logica antica, che troverà nella dialettica platonica e nel sillogismo aristotelico solo uno sviluppo necessario. Più precisamente, Socrate diventa, nel Si- stema di logica, il fondatore della logica dell’astratto, che non si esprime più nell’assurda immediatezza di A (essere naturale), ma nel rapporto A=A, che indica il principio d’identità e l’intero «circolo chiuso», come lo definì, del logo astratto: rapporto che è già rapporto di pensiero, perché il primo A si distingue dal secondo A, generando la figura del giudizio, sia pure di un giudizio analitico e definitorio. Così, il passag- gio (che impegnò il secondo volume dell’opera) dal logo astratto al logo concreto indicava anche il merito e il limite della posizione socra- tica, il suo elogio e la sua critica: perché il «circolo chiuso» che Socrate aveva fondato, immettendo l’uomo nella regione del pensiero, era pur sempre un circolo, una mediazione e un movimento, e perciò inclu- deva, sia pure in maniera inconsapevole, il riferimento del pensato al pensare, dell’astratto al concreto. Lo includeva, come spiegò, nella forma «mitica» di tutto il pensiero antico, non ancora come «pensa- mento del logo astratto nel concreto», ma viceversa come «pensamento del logo concreto nell’astratto» (Gentile 1942, 178). La lettura del momento socratico sembrava così compiuta nei ter- mini fondamentali. Ma negli ultimi mesi della sua vita, Gentile delineò una intera storia della filosofia, che doveva fare parte della collana «La civiltà europea» della casa Sansoni, e di cui riuscì a scrivere solo la prima parte, fino a Platone. Di questa opera, che è stata pubblicata nel 1964 a cura di Vito A. Bellezza, ci rimane, tra le carte del filosofo, l’in- dice dell’intero lavoro (che si sarebbe dovuto concludere con la consi- derazione di Varisco, Martinetti, Croce e Gentile stesso) e il mano- scritto di un «prospetto» che si riferisce alla parte successiva e non scritta sulla filosofia antica, fino alla sezione terza, che avrebbe dovuto occuparsi di epicurei, stoici, scettici, accademici e neoplatonici17. 17 Archivio della “Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici”, manoscritti pubblicati (1964-1967).   Gentile e Socrate 51 In questo ultimo scritto sulla filosofia antica, Socrate diventava ve- ramente il centro dell’intera considerazione, lo snodo decisivo tra na- turalismo e metafisica. Più chiara e conseguente risultava, in primo luogo, la ricostruzione della filosofia presocratica. Le due figure prin- cipali di questa epoca, Parmenide ed Eraclito, rappresentavano due aspetti complementari della medesima intuizione della natura e del cosmo, priva della luce del pensiero: nell’essere di Parmenide, che è lo stesso fuoco di Eraclito fermato nel suo eterno ardere, si riassume il peccato capitale della prima filosofia greca, che ora Gentile definiva come «misticismo» (Gentile 1964, 68), come «intellettualismo» e «for- malismo» (ibid., 74), cioè – spiegava – come il primo esempio di una filosofia «che fa lavorare il cervello, ma lascia, si può dire, vuoto e inerte il cuore». E tutto il successivo atomismo, soprattutto in Demo- crito, gli appariva come l’esito naturale di tale originaria assenza del pensiero, che finì, come doveva finire, nel «pretto materialismo», dove «il pensiero è identico alla sensazione» (ibid., 91). S’intende perché, nella linea che già era stata di Spaventa, Gentile riservasse parole di elogio alla sofistica: a Protagora, come a colui che scopre «il tarlo se- greto che rode questo essere a cui pur tutto, per chi pensa e ragiona, si riduce» (ibid., 97-8), e che costituisce, dunque, tanto l’autocritica in- terna quanto il logico compimento del naturalismo eleatico; e soprat- tutto a Gorgia, che scopre «la potenza della parola», di quell’elemento attivo e umano che l’essere di Parmenide non poteva includere né spie- gare: una potenza, quella della parola, che rappresenta l’emergere di un nuovo mondo, di cui «non siamo più soltanto gli spettatori, ma vi facciamo da attori» (ibid., 111). Sono i sofisti, perciò, che «preparano Socrate e tutta la filosofia del logo che ne deriva», che «rendono possibile la scoperta di questo nuovo mondo» (ibid., 98). E il capitolo su Socrate, come si diceva, co- stituisce il cuore di tutta l’interpretazione che qui Gentile proponeva del pensiero antico. A differenza di Labriola, anzi tutto, e in parte an- che di Spaventa, Gentile mostrava di privilegiare nettamente il Socrate di Aristotele, considerando inattendibile la descrizione di Senofonte, che ne fa «un troppo bonario e grossolano pensatore», e in fondo anche quella di Platone, che nei dialoghi presenta «un Socrate idealizzato e platonizzante» (ibid., 120): «il Socrate storico – scriveva – non è il So- crate platonico» (ibid., 122). «Più attendibile» dunque Aristotele, pur  52 LA BANDIERA DI SOCRATE «ne’ suoi cenni sommari» (ibid., 120), perché in Aristotele emerge- rebbe la vera fisionomia di Socrate, autore di una sola ma fondamen- tale scoperta, quella del concetto, o meglio della definizione e del giu- dizio, cioè del pensiero: non il termine, ma il giudizio, «quel giudizio che come atto del pensiero rivolto all’essere naturale Parmenide e i seguaci suoi avevano dimostrato impossibile» (ibid., 134). Così So- crate compie il «passo gigantesco», «trova il pensiero», e «il pensiero, per la prima volta, si viene a trovare alla presenza di se stesso: di se stesso nell’oggetto che può conoscere, e conosce» (ibid., 135). Per questo, e solo per questo, Socrate rimane per sempre «il modello da imitare» per ogni filosofo successivo, come «una delle incarnazioni più splendide dell’ideale umano, se umanità vuol dire, come vide So- crate, pensiero» (ibid., 137). La preferenza che Gentile accordava alla fonte aristotelica derivava, d’altronde, da un lungo percorso, che aveva trovato nella discussione del 1909 con Zuccante un punto di particolare chiarezza. In quella oc- casione, appoggiandosi ad alcune analisi di Gomperz e soprattutto di Joël, aveva definito i Memorabili come l’opera «più sciagurata uscita dalla penna di Senofonte: pesante, monotona, tutta infarcita di banalità e di vere caricature dello spiritoso e malizioso dialogo socratico» (Gen- tile 1909, 276), soprattutto per la tendenza ad attribuire a Socrate «una specie di prammatismo», eliminando quell’elemento «logicistico» che per Gentile ne costituiva, invece, il tratto saliente (ibid., 284). Di conse- guenza, aveva rifiutato l’intera impostazione di Labriola, che aveva as- sunto il «Socrate senofonteo» come la pietra di paragone di ogni altra testimonianza (ibid., 286)18. Non si può tacere che, in tale uso delle fonti, si celava una certa tendenziosità e forse qualche equivoco. Anzi tutto, come è facile osservare, il richiamo ad Aristotele era, in verità, un riferimento quasi esclusivo ai passi della Metafisica su Socrate come «fondatore della filosofia concettuale» e «scopritore dell’universale» (Maier 1943, 95), con una larga sottovalutazione di quanto, nella fonte aristotelica, rinviava alle dottrine etiche e morali. Anche la contrappo- sizione fra la testimonianza aristotelica e quella senofontea, seppure giustificata da un dibattito interpretativo allora in corso (si pensi alle 18 Si ricordino, a questo proposito (soprattutto con riferimento a Labriola, il cui scritto è definito «il migliore studio italiano sull’argomento», e a Joël), le osservazioni di Guido Calogero nella voce Socrate del 1936 dell’Enciclopedia italiana.   Gentile e Socrate 53 diverse letture di August Döring e di Karl Joël), trascurava i possibili legami che alcuni autori, come Heinrich Maier o Georg Busolt, ave- vano stabilito tra i passi socratici di Aristotele e i Memorabili senofon- tei19. Si trattava, insomma, di una semplificazione del ben più arduo problema delle fonti socratiche, ma di una semplificazione necessaria affinché, nel discorso di Gentile sulla filosofia antica, emergesse in piena luce il posto assegnato a Socrate, come iniziatore della logica e superatore del precedente naturalismo. Dunque Socrate appariva, nelle pagine che ora Gentile vi dedicava, come la rappresentazione vivente della scoperta del concetto come giudizio, e a questo principio del logo andavano ricondotti tutti gli aspetti della biografia. Socrate fu, pertanto, «il maggiore dei Sofisti» (Gentile 1964, 122), perché convertì la parola di Gorgia nella nuova «fede nel pensiero», restituendo a quel mondo umano, che pure i sofi- sti, con la loro opera distruttiva, avevano scoperto, il pregio dell’uni- versalità e della verità. Questo era il senso dell’ironia e del dialogo: il dialogo, possiamo dire, si superava nel logo, e si risolveva in esso, per- ché, come aveva chiarito Platone nel Teeteto, era in verità un monologo, «un interno dialogare della mente con se stessa» (ibid., 170), dove il concetto unico e universale costituiva il presupposto e la mèta, l’inizio e la fine, dentro cui i dialoganti, lungi dal distinguersi, si unificavano come simboli di un solo ritmo logico. Certo Gentile riprendeva lette- ralmente l’indicazione spaventiana del «formalismo socratico» (ibid., 123), ma in certo modo, come ora vedremo, ne metteva piuttosto in rilievo l’aspetto positivo, schiettamente logico, rispetto alla costru- zione successiva di una metafisica, culminante nell’opera di Platone. «Formalismo» significava, perciò, visione formale del concetto e del giudizio, fede nella forma del pensiero, non ancora fissato in un tra- scendente mondo delle idee. Per molte ragioni non potrebbe dirsi che Gentile trasformasse la fi- gura di Socrate in quella di un precursore dell’attualismo, come per esempio era accaduto, a proposito di Gesù di Nazareth, ad Adolfo Omodeo o a Guido De Ruggiero: la sua prosa si manteneva più sobria, 19 Si ricordi la netta affermazione del Maier, che risale all’edizione di Tubinga del 1913 del Sokrates: «debbo confessare che mi riesce incomprensibile come mai si siano potute dare tanta importanza e tanta fiducia alle sue [di Aristotele] scarse osservazioni» (Maier 1943, 81).   54 LA BANDIERA DI SOCRATE controllata, ma certamente tendeva ad assegnare a Socrate un valore unico in tutto l’orizzonte della filosofia antica20. Il «formalismo» indi- cava un merito, non un difetto. E in tutto il capitolo sull’«essere come concetto», ne sottolineò l’importanza, senza mai indicare il limite della visione socratica. Limite che emerse piuttosto nelle pagine successive, quelle sull’«essere come idea», dove, per spiegare il passaggio a Pla- tone, accennò pure al «problema centrale di Socrate», consistente nel «dualismo da vincere» tra il mondo umano e il mondo naturale, tra il concetto e l’esperienza, perché – scriveva – Socrate «non aveva saputo dir nulla di quella natura che ci sta davanti, in cui si nasce, si vive e si muore, e con cui all’uomo che pensa per concetti rimane pur sempre da fare i conti» (Gentile 1964, 162-3). Era necessario segnare il limite di Socrate, per offrire una spiegazione del passaggio successivo, quando il suo «formalismo» ripiegò in una compiuta metafisica, tornando di fatto al naturalismo e al mito eleatico dell’essere immutabile. E il lungo capitolo sull’«essere come idea», che copre quasi la metà della parte scritta dell’opera, costituisce in effetti una delle pagine più importanti, e in fondo drammatiche, che Gentile abbia composto negli ultimi giorni della sua vita. Parlò di «un nuovo abisso» (ibid., 191) che si de- lineava tra Socrate e Platone, come quello che aveva diviso la filosofia umana di Socrate da quella naturalistica che lo aveva preceduto; e ne preparò l’analisi con una sottile considerazione delle scuole socrati- che minori, culminante nella figura di Euclide, che «proveniva dall’eleatismo» e che per primo, inaugurando l’opera che sarà di Pla- tone, «trasferiva il concetto o universale socratico dalla mente dell’uomo nella realtà in sé» (ibid., 158). Di fronte al dualismo irri- solto di Socrate, tornava, fin da Aristippo o Teodoro, il vento gelido della vecchia cultura, che riempiva il «formalismo» di un contenuto antico, quello della natura, della trascendenza, del realismo. Platone stesso, in fondo, compì questa opera necessaria, appoggiandosi ai suoi veri maestri, l’«eracliteo Cratilo» (ibid., 163) e Parmenide, e ab- batté «la barriera tra l’umano e il divino», innalzandovi sopra quell’edificio possente che è la metafisica (ibid., 192-3). 20 All’analogia tra Socrate e Gesù, Gentile aveva fatto riferimento nella recensione a G. Zuccante, Socrate. Fonti, ambiente, vita, dottrina (Gentile 1909, 278). Per Adolfo Omodeo, il rinvio è a Omodeo 1913; per Guido De Ruggiero, al primo volume di De Ruggiero 1920.   Gentile e Socrate 55 Quando, in una decina di pagine di forte intensità, entrò all’interno di questo meccanismo, e cercò di spiegare con più precisione il passag- gio che si era consumato dal formalismo di Socrate alla metafisica di Platone, Gentile non mancò di osservare che la «soluzione» che la dot- trina delle idee aveva dato al «problema» di Socrate (ibid., 227), unifi- cando ciò che nel maestro si conservava diviso, era in fondo fallimen- tare, perché metteva capo a un nuovo e più duro dualismo, quello che si apriva tra eraclitismo ed eleatismo: due anime – scrisse – inconciliabili: né Platone riuscì più a mettere una a tacere, come in qualche modo erano riusciti a fare Parmenide ed Era- clito e lo stesso Socrate. [...] Il poderoso sforzo da lui tentato di strin- gere insieme le due opposte esigenze pur nella forza indomabile dell’energia con cui esse reciprocamente si escludono, non potrà non fallire (ibid., 226-7). La vicenda post-socratica delineava dunque la storia di un falli- mento; e di un fallimento, bisogna aggiungere, che aveva un prezzo elevato per la filosofia: perché l’idea di Platone altro non era che l’es- sere di Parmenide («dire idea – scriveva – è lo stesso che dire essere»; ibid., 220) e il dialogo, che Socrate aveva coltivato come ricerca sogget- tiva della verità, si irretiva nella dialettica oggettiva delle idee trascen- denti, dell’essere, nella «dialettica consistente nella relazione che hanno le idee in se stesse», in «dialettica oggettiva, che è norma e fine della soggettiva» (ibid., 221). Gentile parlava bensì di conquista del pensiero platonico, di progresso, ma in tutta la sua pagina circolava l’impressione del regresso e della decadenza, del passo indietro, della chiusura metafisica. Impressione che si fece nitida nel brano in cui, mettendo a diretto confronto i due filosofi, Socrate e Platone, affermò che il primo, di fronte all’antico naturalismo, aveva scoperto il pen- siero come «relazione», «soggetto, predicato e loro relazione», mentre l’altro quella relazione aveva ricondotta «in un’idea suprema», unica e universale, e perciò l’aveva annientata e assorbita nell’ordine ogget- tivo dell’essere che nega e dissolve il pensiero: «quest’idea – spiegava – pel fatto stesso che totalizza la relazione, l’annienta; perché l’idea delle idee, essendo unica, è irrelativa». E dunque metteva capo all’«unità massiccia, immota, morta, che è tutto un blocco, da prendere  56 LA BANDIERA DI SOCRATE o lasciare. Proprio come l’Essere eleatico. Pare pensiero, e non è» (ibid., 222-3). Che era una critica della metafisica platonica e, al tempo stesso, il più alto riconoscimento a Socrate: il quale restava, così, al centro di questa storia, come una possibilità inesplosa dell’antico, che solo il pensiero moderno, dopo il cristianesimo, avrebbe ripreso e realizzato. Nota bibliografica BERTINI, GIOVANNI MARIA, “Considerazioni sulla dottrina di Socrate.” Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino, serie II, 16 (1857): 1-35. - Opere varie. Biella: Amosso, 1903. CERASUOLO, SALVATORE, “Il “Socrate” di Antonio Labriola.” In La cul- tura classica a Napoli nell’Ottocento, 559-69. Napoli: Pubblicazioni del Dipartimento di Filologia Classica dell’Università degli Studi di Napoli, 1987. BROCHARD, VICTOR CHARLES LOUIS, Études de philosophie ancienne et de philosophie moderne. Paris: Alcan, 1912. 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Keywords: la filosofia dell’idealismo italiano, popolarismo, governo federativo, democrazia, kratos – natoli, il potere – un concetto di kratos – dirrito, il principio politico, liberalismo, partito liberale italiano, comunismo,  il libero economico, il libero etico, libero politico, ri-sorgimento italiano, liberta del volere, “Gentile e Socrrate” -- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mustè” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741642252/in/datetaken/

 

Grice e Nannini – i corpi animati – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo. Grice: “Nannini has intuitions in Italian.” Grice: “I agree with Nannini about the naturalism: the ‘anima’ is there to ‘explain’ ‘spiegare’ the action, ‘l’azione’ – He is the Italian Muybridge!” – Grice: “The Nannini series is the equivalent of the Muybridge series” Studia a Firenze con Luporini e Landucci e, inizialmente, con Cesare Luporini. Ha accompagnato la sua attività di ricerca in campo filosofico ed i suoi impegni accademici con una intensa attività politica a Siena come militante del Partito Comunista Italiano. È stato Professore di Filosofia Morale all'Urbino (1986-1992) e di Filosofia Teoretica all’Università Siena (1992-), dove ha insegnato per alcuni anni anche filosofia della mente ed è stato principale cofondatore e direttore di una scuola di dottorato interdisciplinare in Scienze Cognitive. È stato inoltre più volte, dal 1989 al, visiting professor presso le Osnabrück, North London, Bremen e Oldenburg. Attualmente in pensione, è ancora pro tempore Docente Senior presso l’Siena e dal  è direttore di Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia (RiFP).  I suoi studi giovanili si sono incentrati sulla filosofia delle scienze sociali, lo strutturalismo francese e la storia del pensiero antropologico. Successivamente, rivoltosi alla filosofia analitica ed in particolare alla teoria dell’azione, ha cercato di sviluppare il “naturalismo metodologico” criticando il ritorno di neo-wittgesteiniani come G.H. von Wright alla distinzione storicistica tra scienze della natura e scienze dello spirito. Sempre muovendosi entro la filosofia analitica, ma rivolgendo il proprio interesse alla filosofia pratica, ha difeso il non cognitivismo in meta-etica. A partire dagli anni Novanta Professoresi è infine spostato dalla teoria dell’azione alla filosofia della mente. In una prima fase si è occupato soprattutto della storia del concetto di mente, per approdare dopo il 2000 ad una forma di naturalismo cognitivo basata su una soluzione fisicalistico-eliminativistica del problema mente-corpo.  Saggi: “Il pensiero simbolico” (Bologna, Il Mulino); “Cause e ragioni” -- Modelli di spiegazione delle azioni” umane nella filosofia analitica” (Roma, Riuniti); “Il Fanatico e l'Arcangelo” -- Saggi di filosofia analitica pratica, Siena, Protagon. “L'anima e il corpo” --  Una introduzione storica alla filosofia dell’animo, Roma, Laterza; “Naturalismo” cognitivo: Per una “teoria materialistica” dell’animo, Macerata, Quodlibet, “La Nottola di Minerva” -- Storie e dialoghi fantastici sulla filosofia dell’animo” (Milano, Mimesis);“Educazione, individuo e società” Torino, Loescher ), L’animo può essere naturalizzata?, Colle di Val D’Elsa (Siena), SeB Editori. Saggi, Freud e l'antropologia, in La Cultura. Rivista di Filosofia, Letteratura e Storia, “ Il materialismo “primario”, in, Il pensiero di Luporini” ( Milano, Feltrinelli); “L'anomalia dell’animo «Rivista di filosofia», Corpi animati, nel dibattito contemporaneo, in  L’animo, Milano, Mondadori, I corpi animati e e società nel naturalismo forte, nella Civiltà delle Macchine», Realismo scientifico e ontologia materialistica, in «Giornale di metafisica»,  Nicolaci G., Perone U., Ontologia e metafisica, Il concetto di verità in una prospettiva naturalistica, in Amoretti M.C., Marsonet M., Conoscenza e verità” (Milano, Giuffré); “L’Io come Direttore Assente” (in Cardella V., Bruni D., Cervello, linguaggio, società: Atti del Convegno di Scienze Cognitive, Roma, CORISCO, Orologi, animo e cervello: Riflessioni preliminari su tempo reale e tempo fenomenico tra fisica teorica e filosofia dell’animo, in Amoretti M.C., Natura umana, natura artificiale” (Milano, Angeli); Rappresentazioni naturalizzate, in «Sistemi intelligenti», Kant e le scienze cognitive sulla natura dell’Io, in Amoroso L., Ferrarin A., La Rocca C., Critica della ragione e forme dell'esperienza’ (Pisa, Edizioni ETS); Realismo scientifico e naturalismo cognitivo, La coscienza può essere naturalizzata?, in Nannini S., Zeppi A., L’animo può essere naturalizzata?, Colle di Val D’Elsa (Siena), SeB Editori,  In-conscio, co-scienza e intenzioni nel naturalismo cognitivo, in «Sistemi intelligenti», La svolta cognitiva in filosofia, in «Reti, saperi, linguaggi: Naturalismo cognitivo: Per una teoria materialistica dell’animo, Quodlibet,  Sandro Nannini, La Nottola di Minerva: Storie e dialoghi fantastici sulla filosofia dell’animo, Mimesis. Nannini. Keywords: corpi animati, l’interazione dei corpi animati, l’ego come direttore assente, freud e il nos come dirretori assenti --. Luigi Speranza: “Grice e Nannini: il santo, l’eroe, il fanatico, l’arcangelo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702118872/in/photolist-2mLJSEC

 

Grice e Nardi – dantesco – filosofia italiana – Luigi Speranza (Spianate di Altopascio). Filosofo. Grice: “The Italians are fortunate: with Alighieri they can philosophise about him!” Primogenito di una famiglia benestante, composta di nove figli, viene avviato sin dalla tenera età alla carriera ecclesiastica. Nel 1896 entra nel collegio dei frati francescani a Buggiano e nel 1900, a sedici anni, diventa chierico, assumendo il nome di frate Angelo. Uscì dal convento di Buggiano perché non aveva intenzione di continuare nella vita religiosa, avendone perduta la vocazione. Proseguì gli studi di filosofia e teologia frequentando il convento di Sant'Agostino di Nicosia in provincia di Pisa. Volendo proseguire gli studi, i genitori gli indicarono un'unica strada, quella di entrare in seminario e diventare prete. Nel 1902 Nardi venne ammesso al seminario di Pescia e il 4 marzo 1907 diventò sacerdote. Qui si avvicinò fugacemente al movimento Modernista, condannato da papa Pio X con l'Enciclica Pascendi.  Nel 1908 Nardi sostenne l'esame di concorso per una borsa di studio triennale conferita dall'opera Pia Galeotti di Pescia al fine di frequentare un corso di perfezionamento filosofico presso l'Università Cattolica di Lovanio (Belgio). Nel 1909 Nardi aveva da poco iniziato a frequentare l'Università Cattolica di Lovanio che già decise l'argomento della sua tesi di laurea Sigieri di Brabante nella Divina Commedia e le fonti della filosofia di Dante, che venne discussa con Maurice De Wulf. La lettura dell'opera di Pierre Mandonnet, nella parte dedicata a Sigieri, non persuadeva Nardi sulla soluzione data al problema della presenza di questo averroista nel Paradiso dantesco. Due pregiudizi la inficiavano: il primo “consisteva in un'inesatta visione storica di quello che nel Medio Evo e nel Rinascimento era stato l'averroismo. Il secondo pregiudizio del Mandonnet era quello di ritenere il pensiero filosofico di Dante conforme in tutto e per tutto a quello di San Tommaso." Nel momento in cui Nardi entrava a Lovanio abbandonò il modernismo teologico, ma non abbracciò la filosofia neo-scolastica che quella Università belga stava elaborando. Non aveva senso per lui ripetere, sul finire dell'Ottocento, nell'epoca del positivismo, l'operazione culturale di San Tommaso che prevedeva l'unificazione di fede e ragione.  Il metodo di lavoro che Nardi seguì nel corso della sua vicenda di studioso e ricercatore, rimase sempre improntato al massimo rigore filosofico, risentendo come una traccia indelebile dell'esperienza di Lovanio, dove dovette affrontare studi scientifici. Per Nardi l'interpretazione del testo coincide con la libertà, ma tale atto libero non può attivarsi senza uno scrupoloso lavoro di scavo e ricerca del materiale documentario, l'esatta interpretazione filosofica dei testi.  Ottenuta un'ulteriore borsa di studio dall'Opera Pia di Pescia frequenta corsi di filosofia a Vienna, Berlino, Bonn. Oltre alla pubblicazione della propria tesi su Sigieri nella “Rivista di filosofia neo-scolastica”, Nardi vi pubblicò altri interventi spesso critici con la linea editoriale del periodico. scritto ai corsi dell'Istituto di Studi Superiori di Firenze perché voleva riconoscere in Italia la sua laurea in filosofia conseguita a Lovanio. A Firenze discuterà la tesi di laurea in filosofia dedicata alla figura del medico e filosofo padovano Pietro d'Abano. Collaborava alla “Voce”, rivista fondata da Giuseppe Prezzolini con il quale mantenne per lunghi anni una fitta corrispondenza.  Nell'autunno 1914 Nardi volle abbandonare il sacerdozio. In una successiva lettera del 1941 indirizzata al vescovo Angelo Simonetti, spiegava che era stato l'ambiente familiare a spingerlo nel 1907 a chiedere la sacra ordinazione, con preghiere e minacce. Di trasferì a Mantova per insegnare filosofia presso il liceo classico Virgilio, dove vi restò fino al quando si trasferì a Milano. Ha da Giovanni Gentile un incarico per l'insegnamento della filosofia medievale presso la facoltà di lettere dell'Roma. Tuttavia non ottenne la cattedra universitaria (se non dopo molti anni), a causa dell'art. 5 del Concordato in base al quale la curia romana escludeva i sacerdoti secolarizzati dall’insegnamento. Gli fu assegnata la “Penna D’Oro” dal presidente del Consiglio Fernando Tambroni. Nel 1962 gli fu conferita la laurea honoris causa da parte dell’Padova e da parte di quella di Oxford.  Le opere e gli studi su Alighieri si è dedicato instancabilmente per di più in mezzo secolo allo studio del pensiero di Dante, anche quando si occupava di Virgilio, di Sigieri di Brabante, di Pietro Pomponazzi. Nardi ha saputo mettere in discussione schemi consolidati, ha aperto strade nuove, ha formulato proposte inedite che ci permettono di avere una più esatta comprensione dei testi danteschi. Una costante di Nardi è di aver conservato sempre una propria autonomia, se non un vero e proprio distacco, rispetto agli ambienti culturali in cui si era trovato ad agire, fossero Lovanio, Firenze o Roma. Il coraggio con cui seppe polemicamente ribaltare tesi consolidate negli ambienti accademici, gli fruttarono ingiustamente isolamento e non adeguata considerazione rispetto alle sue acquisizioni veramente anticipatrici. Basti pensare alle sue tesi sull'averroismo latino, all'importanza data alla figura di Avicenna, di Alberto Magno, al rifiuto del preteso tomismo di Dante. E se di Gentile parlava come di un "vero e grande maestro", dandogli ragione nella sua polemica con il De Wulf (relatore della sua tesi a Lovanio), Nardi pur tuttavia non aderirà al Neoidealismo, ma vi trarrà soltanto spunti e stimoli per le sue ricerche.  L'incontro con Dante costituisce per Nardi l'episodio decisivo della sua vita intellettuale e morale. Scriverà nel 1956: "in Dante trovai il vero e primo maestro, quello a cui debbo la maggior gratitudine". Il senso della sua ricerca è stato interrogare il "miracolo" della Divina Commedia, questo "singolare poema sbocciato all'improvviso contro tutte le buone regole dell'arte e del dittare". Secondo Nardi nella commedia è custodita la Verità, che si è manifestata ad un poeta ispirato da una profetica visione. La lunga fatica del Nardi è giunta a concludere che la filosofia di Dante non si riduce a nessun sistema codificato; è una sintesi complessa tendente a superare le antinomie e che mantiene intera la sua spiccata originalità, il suo personalissimo pensiero. Per arrivare a coglierlo occorre da una parte ristabilire il preciso significato delle parole in rapporto alla terminologia filosofica e scientifica del Medioevo, e ricostruire dall'altra l'ambiente culturale e l'atmosfera spirituale nelle quali Dante si muoveva per arrivare a determinare la fonte, il libro letto da Dante.  Nardi ha gettato luce su molti elementi e suggestioni che Dante derivava dalla filosofia araba e neoplatonica. Essenziali per comprendere Dante sono Alberto Magno e Sigieri più di Tommaso; così come il neoplatonismo e la cultura araba più dello scolasticismo aristotelico. A Nardi interessava particolarmente affrontare il tema della "visione dantesca", esperienza profetica che seppe tradurre come nessun altro nel linguaggio della Divina Commedia. La visione di Dante non è finzione letteraria, è rivelazione reale dell'aldilà, concessa da Dio in virtù di un supremo privilegio. Dante visse il rapimento mistico ed estatico al terzo cielo come esperienza reale. Dante credette di essere sceso veramente nell'Inferno, salito veramente al Purgatorio e al Paradiso. Per Nardi la Commedia si distacca dagli altri scritti di Dante, perché ne è il loro compimento. Tale culmine si realizza attraverso un'esperienza eccezionale, di origine mistico-religiosa a lui soltanto riservata, una rivelazione che ha il potere di trasformare e rendere nuove tutte le altre opere precedenti.  L'opera dantesca, secondo Nardi, si deve suddividere in tre fasi: la prima fase, che termina a venticinque anni, è sotto l'influsso di Guinizzelli, assente del tutto la filosofia. La seconda fase, quella filosofico-politico, coincide con le rime allegoriche, il Convivio, il De vulgari eloquentia e la Monarchia. La terza fase, quella della poesia profetica, coincide con la Divina Commedia, poema che segna il ritorno all'unità della filosofia cristiana. Dante vi compare come profeta che deve annunciare al mondo l'avvento di un inviato di Dio per la redenzione umana. La Commedia è "poema sacro", la sua è poesia religiosa. Nardi vede in questa terza fase finalmente riconciliarsi la speranza cristiana spezzatasi con l'aristotelismo e l'avverroismo. Per Nardi l'aristotelismo è inconciliabile con il cristianesimo, e il tomismo pertanto è "il più strano paradosso del pensiero umano". La Commedia testimonia della riunificazione della filosofia con la rivelazione di Dio. Dante visse una visione profetica, esperienza che mancò ad Aristotele. L’'Accademia dei Lincei gli ha conferito il Premio Feltrinelli per la Filosofia.  Saggi:  “Flosofia dantesca” (Bari, Laterza) – ALIGHERI -- ; “Critica dantesca” (Milano,  Ricciardi); “Filosofia dantesca” (di Alighieri) (Firenze, Nuova Italia); “La filosofia medievale” (Roma, Ed. di storia e letteratura); “Alighieri” (Roma, Laterza).  Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,."Giornale Critico della Filosofia Italiana",  Premi Feltrinelli, su lincei,  Medioevo e Rinascimento,” Firenze, Sansoni, Alberto Asor Rosa, Dizionario della letteratura italiana del Novecento, ad vocem Sigieri di Brabante e Alessandro Achillini, Di un nuovo commento alla canzone del Cavalcanti sull'amore, “Cultura neo-latina”, Noterella poetica sull'averroismo di Cavalcanti, Rassegna filosofica, Sigieri di Brabante e le fonti della filosofia di Alighieri, in “Rivista di filosofia neoclassica” Sigieri di Brabante nella Divina Commedia e le fonti della filosofia di Alighieri, Spianate, La teoria dell'anima o animo e la generazione delle forme secondo Pietro d'Abano, “Rivista di filosofia neoscolastica”, Vittorino da Feltre al paese natale di Virgilio, in “Atti del IV Congresso nazionale di Studi Romani”, Roma, Lyhomo (note al “Baldus” di T. Folengo), “Giornale critico della filosofia italiana”, “Nel mondo di Alighieri” (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); “Sigieri di Brabante nel pensiero del rinascimento italiano” (Edizioni italiane, Roma); “Alighieri profeta, in Dante e la cultura medioevale; “Saggi di filosofia dantesca” (Bari, Laterza); “La mistica averroistica e Pico”; “L' aristotelismo padovano (Firenze, Sansoni) – i lizii -- già edita in “Archivio di filosofia, Umanesimo e Machiavellismo”, Padova); “Il naturalismo del Rinascimento, Corso di storia della filosofia. T. Gregory, Roma,  Universitarie; “L'alessandrinismo nel Rinascimento, Corso di Storia della filosofia. Anno accademico,  I. Borzi e C. R. Crotti, Roma, “La Goliardica” La fine dell'averroismo, Gli scritti di Pomponazzi. “Giornale critico della filosofia italiana”, Le opere inedite di Pomponazzi. Il fragmento marciano del commento al “De Anima” e il maestro di Pomponazzi, Trapolino, Il problema della verità, soggetto e oggetto dell'conoscere nella filosofia antica e medioevale” (Universale di Roma, Roma); “La crisi del Rinascimento e il dubbio cartesiano, Corso di storia della filosofia T. Gregory, “La Goliardica” Il commento di Simplicio al “De Anima” Archivio di filosofia”, Padova, La miscredenza e il carattere morale di Vernia, Giornale critico della filosofia italiana, Le opere inedite di Pomponazzi, “Giornale critico della filosofia italiana” Le meditazioni di Cartesio, Lezioni di storia della filosofia. “La Goliardica”, Roma, Pomponazzi e la cicogna dell'intelletto, “Giornale critico della filosofia italiana” Il dualismo cartesiano, Corso di storia della filosofia. T. Gregory, “La Goliardica”, Roma, Il dualismo cartesiano degl’occasionalisti a Leibniz, Corso di storia della filosofia. T. Gregory, “La Goliardica”, Roma, Ancora qualche notizia e aneddoto su Vernia, Giornale critico della filosofia italiana, Marcantonio e Zimara: due filosofi galatinesi,  “Archivio storico Pugliese” Un'importante notizia su scritti di Sigieri a Bologna e a Padova alla fine del sec. XV, “Giornale critico della filosofia italiana”, Contributo alla biografia di Feltre, “Bollettino del Museo civico di Padova”, Letteratura e cultura del Quattrocento, in “La civiltà veneziana del Quattrocento” (Firenze, Sansoni); “Appunti intorno a Trapolin, In Miscellanea” (Edizioni di Storia e letteratura, Roma); “Copernico studente a Padova”; “Studi e problemi di critica testuale. Convegno di studi di filologia italiana nel centenario della Commissione per i Testi di Lingua, Bologna, L'aristotelismo della Scolastica e i Francescani, in Studi di Filosofia Medioevale” (Storia e letteratura, Roma); “Pomponazzi e la teoria di Avicenna intorno alla generazione spontanea dell'uomo” (Mantuanitas vergilana – (Ateneo, Roma); La scuola di Rialto e l'Umanesimo veneziano, in Umanesimo Europeo e Umanesimo veneziano” (Sansoni, Firenze); “Studi su Pomponazzi” (Monnier, Firenze); “I lizii di Padova” (Monnier, Firenze); “Corsi manoscritti di lezioni e ritratto di Pomponazzi, in Atti del VI Convegno internazionale di studi sul Rinascimento” (Sansoni, Firenze); “Studi su Pietro Pomponazzi” (Monnier, Firenze); “Saggi e note di critica dantesca, Ricciardi, Filosofia e teologia ai tempi di Alighieri in rapporto al pensiero del poeta, in Saggi e note di critica dantesca” (Ricciardi, Milano); “Saggi e note sulla cultura veneta del Quattro e Cinquecento Mazzantini, Antenore, Padova); “Saggi sulla cultura veneta del Quattro e del Cinquecento Mazzantini, Antenore, Padova, Divina Commedia, Treccani Enciclopedie,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Un profilo biografico, Consulenza scientifica Società Dantesca Italiana. Bruno Nardi. Nardi. Keywords: dantesco, Alighieri, animo, Pomponazzi, Virgilio, Enea, inferno, il concetto d’animo, la filosofia romana nel secolo d’augusto – il secolo d’oro della filosofia romana – il secolo augusteo, pico, abano. Refs.: H. P. Grice, “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate,” The Swimming-Pool Library. – Luigi Speranza, “Grice e Nardi: il paradiso filosofico” --. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717846758/in/photolist-2mN8u25-2mNbFJE-2mLQoLk-2mLEGPt-2mPrdWj-2mLDbnx-2mPCgo1-2mKAsyK-CntseF

 

Grice e Natoli – uomo tragico – origini dell’antropologia romana – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Patti). Filosofo. Grice: “I like Natoli. He philosophises on the ‘uomo tragico’ at the source of western civilisation, and also the experience of ‘pain’ at the source of it.” Si laurea a Milano, dove ha trascorso gli anni nel Collegio Augustinianum. Insegna a Venezia e Filosofia della politica alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano.  Attualmente è Professore di Filosofia teoretica presso la Facoltà di scienze della formazione dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca.  Attività accademica In particolare, Salvatore Natoli è il propugnatore di un'etica neopagana che, riprendendo elementi del pensiero greco (in particolare, il senso del tragico), riesca a fondare una felicità terrena, nella consapevolezza dei limiti dell'uomo e del suo essere necessariamente un ente finito, in contrapposizione con la tradizione cristiana.  Filosofia del dolore Una particolare e approfondita analisi sul tema del dolore è stata condotta da Natoli in diverse sue opere.  Il dolore è parte essenziale della vita e per gli antichi filosofi greci era l'altra faccia della felicità:  «I greci si sentono parte e momento della più grande e generale natura, crudele e insieme divina, si sentono momento di quest'eterno e irrefrenabile fluire, ove non vi è differenza tra bene e male allo stesso modo in cui il dolore si volge nella gioia e la gioia nel dolore»  La natura infatti dava la vita e nello stesso tempo crudelmente la toglieva. Il dolore in realtà fa parte della vita ma non la nega: il dolore può essere vissuto e reso sopportabile se chi soffre percepisce non la pietà dell'altro ma che la sua sofferenza è importante per chi entra in rapporto con lui e con la sua sofferenza. Se chi soffre si sente importante per qualcuno, anche se soffre ha motivo di vivere. Se non è importante per nessuno può lasciarsi prendere dalla morte.  Secondo Natoli l'esperienza del dolore ha due aspetti: uno oggettivo, il danno («Nel momento in cui la sofferenza è motivata attraverso la colpa, colui che soffre non solo patisce il danno, ma ne diviene anche il responsabile»); e uno soggettivo, cioè come viene vissuta e motivata la sofferenza. La stessa sofferenza è interpretata in modo differente da diverse culture: per alcune il dolore fa parte della contingenza del mondo fenomenico, dell'apparenza per altre invece, è vissuto intensamente come ad esempio nel cristianesimo dove al dolore viene associata la redenzione. Vi è una circolarità tra il dolore e il senso che fa sì che, pur essendo il dolore universale, ad ognuno appartenga un dolore diverso.  Vi è dunque un senso del dolore e un non senso che il dolore causa. Il dolore infatti contraddice la ragione che non sa darsi spiegazione del perché il dolore abbia colpito proprio quell'individuo e per quali colpe quello abbia commesso e, infine, perché il dolore travagli il mondo. Il tentativo di rispondere a queste fondamentali domande fa sì che l'individuo scopra nuove forze in lui che generino un vittorioso uomo nuovo che, partendo dall'esperienza del dolore, s'interroghi sul senso dell'esistere, tenendo sempre presente però, che il dolore può segnare anche una definitiva sconfitta.  Nel dolore l'uomo può scoprire le sue possibilità di crescita ma questo non vuol dire disprezzare il piacere, sostenendo che questo, invece, ottunde gli animi. Il piacere invece affina la sensibilità come accade per chi ascolta frequentemente una buona musica. Il piacere invece è negativo quando diventa «monomaniaco, eccessivo, quando, anziché sviluppare la sensibilità, la fossilizza in un punto di eccessiva stimolazione. E l'eccessivo stimolo distrugge l'organo.» A differenza del piacere, dell'amore che è dialogo tra due, che è espansivo e affabulatorio anche quando è silenzioso, l'esperienza del dolore chiude il singolo nella sua individualità e incomunicabilità, poiché «il corpo sano sente il mondo, il corpo malato sente il corpo. E quindi il corpo diventa una barriera tra il proprio desiderio, l'universo delle possibilità, e la realizzabilità delle medesime possibilità.»  Sebbene il dolore sia "insensato" si cerca di spiegarlo con le parole spesso inutili ed allora si cerca dapprima la parola "efficace" che offre la tecnica o la parola "efficace" della preghiera, della fede, che non annulla il dolore, ma dà una speranza nel miracolo. L'efficace uso della parola per spiegare il dolore fa sì che gli uomini trovino conforto nella comune sofferenza, in quella universalità del dolore dove però ognuno rimane nella sua singolarità di senso. La parola efficace della tecnica per un verso ha alleviato il dolore ma per un altro può creare delle condizioni di vita tali per cui la stessa tecnica controlla il dolore senza togliere la malattia, creando così un'esistenza prolungata senza futuro sotto la continua incombenza della morte:  «A partire dal Settecento, ma ancor più nel corso dell’Ottocento, la tecnica è stata sempre di più associata alle filosofie del progresso: infatti ha emancipato gli uomini dai vincoli naturali, ha ridotto il peso della fatica, ha attenuato il dolore, ha accresciuto il benessere, ha conteso lo spazio alla morte differendola sempre di più… ma la tecnica, oggi, è nelle condizioni di interferire in modo profondo nei processi naturali modificandone i cicli…»  Una soluzione all'inevitabilità del dolore può essere l'adesione a un nuovo paganesimo secondo l'antica visione greca dell'accettazione dell'esistenza del finito e della morte dell'uomo.  «Il cristianesimo ha alterato l'anima pagana. Nel momento in cui il sogno di un mondo senza dolore è apparso, non ci si adatta più a questo dolore anche se si crede che un mondo senza dolore non esisterà mai. La coscienza è stata visitata da un sogno che non si cancella più, e anche se lo crede inverosimile tuttavia vuole che ci sia.»  Anche il cristianesimo infatti teorizza l'uomo finito, ma non essere naturale destinato alla morte, ma come creatura di Dio. Per il cristiano la vita finita condotta secondo il dovere porta all'accettazione della morte come passaggio a Dio. Per il neopaganesimo la vita finita è degna di essere vissuta senza speranza di infinitezza ma vivendola secondo un ethos, che non è dovere di obbedire a un comando morale con la speranza di un premio eterno, ma buona e spontanea abitudine di una condotta consapevole dell'universale fragilità umana.  Saggi: “Soggetto e fondamento” -- studi su Aristotele e Cartesio (Padova, Antenore); “La critica del linguaggio” (Venezia, Marsilio); “Ermeneutica e genealogia -- filosofia e metodo” (Milano, Feltrinelli); “L'esperienza del dolore -- le forme del patire” (Milano, Feltrinelli); “Gentile” (Torino, Boringhieri); “Vita buona vita felice -- scritti di etica e politica” (Milano, Feltrinelli); “Teatro filosofico -- gli scenari del sapere tra linguaggio e storia” (Milano, Feltrinelli); “L'incessante meraviglia -- filosofia, espressione, verità” (Milano, Lanfranchi); “La felicità -- saggio di teoria degli affetti” (Milano, Feltrinelli); “I nuovi pagani” (Milano, Saggiatore); “Dizionario dei vizi e delle virtù” (Milano, Feltrinelli); “La politica e il dolore” (Roma, EL); “Soggetto e fondamento. Il sapere dell'origine e la scientificità della filosofia” (Milano, Mondadori); “Delle cose ultime e penultime” (Milano, Mondadori); “Natura, poesia, filosofia” (Milano, Mondadori); “Progresso e catastrophe -- dinamiche della modernità” (Milano, Marinotti); “Dio e il divino” (Brescia, Morcelliana); “La politica e la virtù” (Roma, Lavoro); “La felicità di questa vita -- esperienza del mondo e stagioni dell'esistenza” (Milano, Mondadori); “L'attimo fuggente o della felicità” (Roma, Edup); “Stare al mondo -- escursioni nel tempo presente” (Milano, Feltrinelli); “Il cristianesimo di un non credente” (Magnano, Qiqajon); “Libertà e destino nella tragedia” (Brescia, Morcelliana); “Stare al mondo -- escursioni nel tempo presente” (Milano, Feltrinelli); “Parole della filosofia o dell’arte di meditare” (Milano, Feltrinelli); “La verità in gioco” (Milano, Feltrinelli); “Guida alla formazione del carattere” (Brescia, Morcelliana); “Sul male assoluto -- nichilismo e idoli nel Novecento” (Brescia, Morcelliana); “I dilemmi della speranza” (Molfetta, La Meridiana); “La salvezza senza fede” (Milano, Feltrinelli); “La mia filosofia -- forme del mondo e saggezza del vivere” (Pisa, Ets); “L'attimo fuggente e la stabilità del bene – la Lettera a Meneceo sulla felicità di Epicuro (Roma, Edup); “Edipo e Giobbe -- contraddizione e paradosso” (Brescia, Morcelliana); “Dialogo sui novissimi” (Troina, Città Aperta); “Il crollo del mondo -- apocalisse ed escatologia” (Brescia, Morcelliana); “L'edificazione di sé -- istruzioni sulla vita interiore” (Roma-Bari, Laterza); “Il buon uso del mondo -- agire nell'età del rischio” (Milano, Mondadori); “Figure d'Occidente. Platone, Nietzsche e Heidegger (Milano, AlboVersorio); “Eros e philia” (Milano, AlboVersorio); “Nietzsche e il teatro della filosofia” (Milano, Feltrinelli); “Le parole ultime -- dialogo sui problemi del fine vita” (Bari, Dedalo); “I comandamenti: non ti farai idolo né imagine” (Bologna, Mulino); “Le verità del corpo” (Milano, AlboVersorio) – IL CORPO -- Sperare oggi (Trento, Margine); “Le virtù dei Giusti e l'identità dell'Europa -- la salvezza senza fede” (Feltrinelli); “Enciclopedia multimediale delle Scienze Filosofiche. Il senso del dolore.  In L'esperienza del dolore.  L'esperienza del dolore nell'età della tecnica. Siamo finiti. E anche la tecnica lo è, da Europa,  I Nuovi pagani, Saggiatore, Milano, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.   Intervista per Il Rasoio di Occam, Video intervista su Asia, su asia. Dov'è la vittoria? “l'Italia civile che resta minoranza” intervista di, Il Fatto Quotidiano. Salvatore Natoli. Natoli. Keywords: uomo tragico, origini dell’antropologia romana, Gentile, corpo. Chora di Platone, antropologia degl’italiani, filosofia siciliana, Gentilefilosofoitaliano --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Natoli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716787642/in/photolist-2mN34bs-2mN8ym7-2mLJR9r-2mLJQBK-2mLGD1p-2mKkA58

 

Grice e Nicoletti – quadrature ed implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Udine). Filosofo. – Grice: “His diagramme for ‘arbor porphyriana’ is also brilliant – ending with “Plato,” “Socrates.”” -- Grice: “I especially like his squaring the square of opposition!” -- Grice: “A veritable genius, this Nicoletti.” -- Not under ‘Venezia’! -- paolo di venezia: philosopher, the son of Andrea Nicola, of Venice He was born in Fliuli Venezia Giulia, a hermit of Saint Augustine O.E.S.A., he spent three years as a student at St. John’s, where the order of St. Augustine had a ‘studium generale,’ at Oxford and taught at Padova, where he became a doctor of arts. Paolo also held appointments at the universities of Parma, Siena, and Bologna. Paolo is active in the administration of his order, holding various high offices. He composed ommentaries on several logical, ethical, and physical works of Aristotle. His name is connected especially with his best-selling “Logica parva.” Over 150 manuscripts survive, and more than forty printed editions of it were made,  His huge sequel, “Logica magna,” was a flop. These Oxford-influenced tracts contributed to the favorable climate enjoyed by Oxonian semantics in northern Italian universities. Grice: “My favourite of Paul’s tracts is his “Sophismata aurea”how peaceful for a philosopher to die while commentingon Aristotle’s “De anima.”!” His nom de plum is “Paulus Venetus.”— Paolo da Venezia  Nota disambigua.svg Disambiguazione"Paolo Veneto" rimanda qui. Se stai cercando lo scrittore e vescovo nato a Venezia, vedi Paolino Minorita.  Paolo da Venezia in una stampa ProfessorePaolo da Venezia, o Paolo Veneto, vero nome Paolo Nicoletti (Udine), filosofo. Eremitano, fu studente all'Oxford e docente all'Padova dal 1408 ove ebbe tra gli allievi Paolo Della Pergola. Divenne ambasciatore veneto presso la corte polacca. Per le sue idee teologiche e esiliato a Ravenna ma, due anni dopo, gli fu consentito di tornare a Padova.  Fu seguace di Guglielmo di Ockham e Sigieri di Brabante e autore di vari trattati, tra cui alcuni commenti ad Aristotele. Il suo trattato Logica magna fu utilizzato come testo di insegnamento della logica all'Padova e può essere considerato la maggiore opera di logica formale prodotta dal Medioevo.  Opere: “Logica,” “Commenti alle opere di Aristotele” “Expositio in libros Posteriorum Aristotelis,” “Expositio super VIII libros Physicorum necnon super Commento Averrois,” “Expositio super libros De generatione et corruptione” “Lectura super librum De Anima” “Conclusiones Ethicorum” “Conclusiones Politicorum” “Expositio super Praedicabilia et Praedicamenta.” “Scritti sulla logica: Logica Parva or Tractatus Summularum, “Logica Magna”; “Quadratura”; “Sophismata Aurea. Altre opere: “Super Primum Sententiarum Johannis de Ripa Lecturae Abbreviatio,” “Summa philosophiae naturalis,” “De compositione mundi. Quaestiones adversus Judaeos. Sermones. N Dizionario di Filosofia Treccani, riferimenti in.  Vedi «Paolo Della Pergola» in Dizionario di Filosofia Treccani.  Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, terza ed., Edizione CDE su licenza della Giulio Einaudi editore, Milano, «Paolo Veneto», in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, «Paolo Veneto», in Dizionario di Filosofia Treccani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Alessandro D. Conti, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Alessandro D. Conti: Esistenza e verità: forme e strutture del reale in Paolo Veneto e nel pensiero filosofico del tardo medioevo. Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, Nuovi studi storici, A. R. Perreiah: "A Biographical Introduction to Paul of Venice". In: Augustiniana.  Paolo Veneto, Logica, Venetiis, Bartolomeo Imperatore, Francesco Imperatore,  Enrico Gori, dal sito Filosofico.net (Alessandro Conti, Paul of Venice, in E. Zalta, Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information,  Stanford.Filosofia.   LOGICA PAVLI rectam atgemēdatam . Additisquotationibus* Postilisadtextusdeclarationč. NecnonTabulao figuris.  VENETI HABES INHOC ENCHIRIDIO s u m m á t o t i u s D i a l e c t i c æ ,m i r a q u a d ā b r e uitateatos facilitate a d vtilitatē s t u d e n tium conscriptam ab eximioætatis fuæ magistro Paulo Veneto Nupero diligentistudiocor Venetñs M D XLIII EMANUELE ITECA NAZ GOMA ME YOLL .pkrior 49 dla Lohan Somerilatarei long   COMO0I.۰- o (. ICO? CO ? ri 1 1   ROMA ni logica OLUTELY A parua. A Pauli VenetiHeremita Onfpiciens librorum quorundam m a gnitudinem redium constituentem in animoftudérium:necnon& aliorum nimiam breuitatem :quibus nulla fe 2 ethica reeftannexa doctrina.Ideo uolens cap.s.et mediumretinereutriusgfapiensná '5.ethic, turam extremt,compendium utile construxi iuueni t.co.6. ВB buspluribusdiuifumtractatibus, " Quorumprimusfummularum traditnotitiam. Septimuscontraprimum obiicit,folutionemad densrefponfiuam . Quia ergo doctrina quecuncka communiori ut ait t-C.4 . Philosophus in prohemio phylic.sumic exordsū ,ideo D i f l o t tractatusprimusterminūficdiffiniesincipitapriori. miningp 14 De diffinitionetermini& eiusdiuifione quide.i. Log Pa.Ve С Secundus fuppofitionum declarat mareriam . Tertiusconsequentiarumoftenditdoctrinam. Quartus terminorum uim instruir probatiuam. Quintus ligandi regulam docet obligatiuam . Sextusinsolubiliafoluendidarartem& uiam. Octauustertiòfortificatprationéargumentatiua. cap.1. prio.c.1 Erminuseftfignumorationisconftitutiuum.& Boe. utparspropinquaeiusdem ,utlyhomo,lyani in.1,de m a l .E t n o t a n t e r d i c i t u r p r o p i n q u a : q u i a o r a uocaturdictio,remotauocaturliteravelsyllaba,di 2.ecin.i Dstioigitur& nonliterauelfyllaba,eftterminus. defyllo. DiPrimadiuifioeftifta.Terminumquidameftper cate. T differē. tiohabetpartespropinquas& remotas2,propinquatop.c. 2    ciusuide ficatiuuseftilequiperfefumptusnihilrepresentat,ut s.me.te.omnis,nullus,quilibet,quicunq,alter,& confimiles. 23. *A Secundadiuifioeftifta. Terminorum quidam fi Secunda gnificantnaturaliter,&quidamadplacitum.Termi diuifiop nus naturaliter fignificās eftillequi apud omnes eiuf q u a uide d e m eft representatiuus , ficut ly h o m o , ly a n i m a l, in primor mente.Terminusadplacitumfignificanseftillequi ye.c.i.et non apud omnes eiusdem eftrepresentatiuus.ficutille ipsum. terminushomoinuoceuelinscripto,quiapudnosft.B Paul.in gnificathominem .sedapudaliasnacionesnihilsigni lo.ma.inficat.utsuntgręci& hebrei. Tertiadiuifioeftifta. i.Reefo.Terminorumquidam eftcategorematicus,etquida3 S.colū. syncategorematicus.Terminus categorematicus eft pri. 4. diui. 29.00.4 ticulariaparticulariter.Præpofitiones determinatsub certocafu.Aduerbiauerbum,& coniunctionesha minum.i.remquænonestterminusdatoqeffet,ficut TRACTATVS Secúduz sesignificatiuus,quidamnon.Terminus perlefigni Voety fácarious eftilequipersesumptusaliquidrepresen/ mologiã tasuelyhomo,lyanimal.Terminusnonpersesigni illequitamperlequàm cumaliohabetproprium fie Tertia gnificatum.utlyhomo:siueenimponaturinoratio diuifio. ne,liueextra,sempersignificarhominem.Terminus Dehac syncategorematicuseftterminushabensofficiumqui uide la perfefumptusnulliuseftfignificatiuus.utfignadistric tiusilo.butiua.utomnis,nullus,& fignaparticularia.utali mafo.2.quis,alter,&præpofitiones,& aduerbia,& coniun. 20.2.3.f.cciones.Signa namqz distributiua habent officium , 558.fal.3.quiadeterminantdistributiue,uniuersaliayłr,& par bentconiungereterminosuelorationes. Quartadi GioVide uifioeftista.Terminorum quidameftprimęintencio Pau.lo.nis,&quidamfecundæ intentionis.Terminusprimæ m a , f o l. i n t e n t i o n i s e f t t e r m i n u s m e n t a l i s f i g n i f i c a n s n o n t e r D lyhomo,fignificatsor.& pla.quorumnulluspoteft >    esseterminus.Terminusautem fecundęintētionisest terminusmentalisfignificansfolummodoterminum A uelpropofitionem,utiliterminimétales,nomen,uer bum ,participiúm ,propofitio,oratio , & huiusmodi. niseftterminusuocalisuelfcriptusfignificans folum B modoterminumuelpropofitionem.utiliterminiuo calesuelfcripti,nomen ,uerbumparticipium ,athuius modi. Sextadiuifioeftifta.Terminorum quidam funcincomplexi,&quidamcomplexi.Terminusin 6.diui complexusuocaturdictio,utlylapis,lylignum.Sed fioVide terminuscomplexuseftoratio,uthomoalbus,lor.& Paul.in placo ,deum effe. & huiusmodi. De nomine. Cap.2. literconfiderat:ideode hisreftatdiffinitio nesaffignare. Nomenestterminusfignificatiuus lo.ma.f. finetemporc cuiusnulla parsaliquid fignificat separa Diffint ta,uthomo. Iniftadiffinitioneponiturterminuslotionoie cogeneris,quiaomnenomēeftcerminus.&nonecon proqua uerso:dicitur fignificatiuus,quia termininon signifi uidepri catiuinonfuntnominaapudlogicum,licetbeneapud grammaticum .utomnis,nullus,& fimilia.Tertiodi citurfinetempore,addifferentiamuerbi& participă quæfignificantcumtempore.Quarto poniturcuius D nulaparsaliquidfignificatfeparata,addiferentiam orationis,cuiuspartesfignificantseparate mo pyo er.c.c2  S V M M V .L A R V M. 3 Quinta diuifio eftifta.Terminorum quidam eft s.diuifio primeimpofitionis,quidamsecundæ.Terminuspri. Vide m ę impofitioniseftterminusuocalisuel(criptusfigni Boe.in f i c a n s n o n t e r m i n u m . u t l y h o m o , & l y a n i m a l in u o - i . g y e r . ceuelinscripto.Terminusautemsecundęimpofitio. inprinc. L3 Viadenomine& uerboexquibusoratio с componitur & propofitio,logicusprincipa . 16.co.4   Diffini. V uusetextremorum unitiuus,cuiusnullapars TRACTATVS. A a l i q u i d s i g n i f i c a r s e p a r a t a , u tc u r r e c u e l d i s p u r i io b i. tar.Ec dicitur primo,temporaliter fignificatiuus,ad eric. i. tiw oro 1200 pin . p i disnes pofitum cum apposito ficutuerbum.cetergautem par trcuiæ ponuntur:ficut in diffinitione nominis. Ratio eft terminus significatiuus , cuius ali- B garlicantfeparatę. Orationumaliaperfecta,alia hewide Dcoratione. Cap. 4. qua pars aliquid fignificatseparata.uthomo : Ti64 . albus:deữeffe.Vltimaparticulaponiturad Piroca Jüfferentiam nominis & uerbiquorum partesnon fi cite suz & c . cogeneris,quiaomnis propofitioeftoratio& col.1. c i p i t . q u æ n o n f u n t p r o p o f i t i o n c s :n o n o b f t a n t e q u ò d i l u m g e n e r a t i n a n i m o a u d i t o r i s i u t h o m o c u r r i t. O r a boviti imperfecta.Oratioperfectaeftilaquæperfectum len no Ide uimuce cioimperfectaeftilaquæimperfectum sensumgene. ferinõis rat : N o t a n d u m q u ò d tres funt fpecies orationis perfe: C ctæ.quiaorationum perfectarum.aliaindicaciua,ut homo currit.aliaimperatiua,utdoceioannem.alia ed incel religie ineis opratiua,ututinameffembonuslogicus. fint ap te nate Deuerbo.. Cap. 3. Erbum eftcerminus temporaliter fignificati differentiamnominis quod fignificatline tempore.Se cundodicitur,&extremorumuniciuus:addifferencia participñquodfignificarcum tépore,sednon unitfup 0 - D e propofitione. - Cap. s. 2 3 gñare fectū sen bus uide ilo,ma. fol. 101. Ropofitioeitoratioindicatiua:uerum uel fals f u m significans uth o m o currit.ponitur oratio lo n o n e c o n u e r s o . S e c u n d o d i c i t u r i n d i c a t i u a. q u i a C o l a indicariuaeftpropositio,non autem imperatiua nec optatiua.Vicimoannectitur:uerum uelfallum figni D ficans:propcer tales oraciones. Cortes potest , plato in PS pro qui    aliacategoricaaliahypothetica.propofitioca diuifio. tegoricaeftilaquæhabetsubiectumprædicatum& Videin c o p u l a m t a n q u a m p r i n c i p a l e s p a r t e s f u i. u t h o m o e f t l o ,m a . f o animal.Subiectumeftlyhomo,prædicatum uero,101.col, ly animal.copula illud uerbum eft:quia coniungit 4 .  SVMMVLARV M. tum. Diciturquòdhabetimplicitumprædicatum. uidelicet,ły currens.quod patet in resoluendo illud uer bum currit.insum ,cs,eft,& fuumparticipium.Subie ctum eftdequoaliquiddicitur.uthomo.Prædicatum ucro quod diciturde altero.utanimal. Sedcopula Quid (u bicctuz fempereftuerbumfubftantiuum:fum,es,eft. De quidp. propofitione hypothetica pofteriusdicetur ad cuius tum & C differentiamponiturillaparticula:principalespartcsquidco . D fintindicatiuę.quianonsignificantuerumnecfalsum:Diffini cumsintorationesimperfectæ. Dediuifionepropofitionum. Ca. 6. luifiones fub propofitione contentas fequitur D numerare. Primaeftifta,propofitionum Prima fubiectumcum predicato. B rireftpropofitiocategorica& nonhabetprædica.Solucio E t fi d i c a t u r h o m o c u r . D u b o . fui.quiaprincipales parteshypotheticæ non funt pula, fubiectum& prædicatum:fedplurescategoricęutSecuda infradicetur. Secundadiuisioestista,Propolidiuifio. tionumcategoricarum.aliaaffirmatiua,alianega Põtcol tiua.Propofitiocategoricaaffirmatiuaeft ilainligiex.i. qua uerbum principaleaffirmatur.uthomo currit.pihe.ca Propoficio categorica negatiua eft illa in qua uer: Tertia bum principalenegatur,uthomononcurrit. S. Tertiadiuifioeftifta.Propofitionumcategori:Diffusi carumaliauera,aliafalla.Propofitiocategoricaue us&hac raeftilacuiusprimarium& adequatumfignifi-materia carðeftuerum.ut,tueshomo.hæcenimeftuera.tues uidein . homo.quiateeffehominem cftuerum .Voco filoma. . diuisio A tio.i.gi her.C. 5. . a4 1   TRACTATVS mo.ceteraautem fignificata.utteeffeanimal,teelic fubftantiam ,ethuiusmodi,funtfignificatasecundaria, & ponesillanondicitur.propofitioueranecfalla. Propofitiocategoricafallaeftillacuiusprimariam& adequátum significatumestfalsum.uttúesalinus. ria,aliacontingens.Propofitionecellariaeftila,cuius primarium '& adequatum significatum eft necefla r i u m ,u t d e u s e f t . P r o p o f i t i o c o n t i n g e n s e f t i l l a c u i u s fignificatumprimarium & adequatum eftcontigens, uttueshomo.Etuocosignificatum contingensiludC quodindifferenterpoteftefeuerum ,uelfallum.Sexo 6.diuifio ta diuifio.Propoficionum categoricarum alia alicuius uide.i. quantitatis,alianullius.Propofitiocategoricaalicu prior.n.ius quantitatiseftillaquæeftuniuersalis,particularis, 2.in pri, indefinita,uel singularis.Propofitio uniuersaliseftil lainqua subởciturterminuscommunis fignouniuer falideterminatus,utomnis homo currit.Terminum c o m m u n e m uoco in presentinomen appellatiuum & pronome pluralisnumeri.Signa uniuersaliasunt ifta, omnis,nullus,quilibet,unusgfavteros,ncuter,qualisD. :.libet,quantusliber,& huiusmodi.Propofitio particu lariscftilainquasubiiciturterminuscómunis igno  4. diui afol.158gnificatumprimarium& adequatumpropofitionts, u r e a a d f. q u o d e f t f i m i l e o r a t i o n i i n f i n i t i u e u e l c o n i u n c t i u e il 267.fecūlius.undeteeffehominem ,uelq tueshomo,diciturfiA dępris. gnificatumprimarium& adequatum illius,tuesho Quartadiuilio.Propofitionumcategoricarum alia fiouide poffibilis,aliaimpoffibilis.Propofitiocategoricapor ilo.ma.fibiliseftillacuiusprimarium& adequatumfignifiB af.167. catumestpossibile.uttucurris.Propofitiocategorica . & adequatūfi. us@ ad impoffibiliseftillacuius primarium 10.172. gnificatumeftimpoflibile,uthomoeftafinus.Quin 5.diuifiotadiuifio.Propofitionumcategoricarumalianecella   larem ,nomen propriumautpronomen demonstraci Suum fingularisnumeri.urifte,ifta,iftud.Exquibusfe B quituriamquæeftcaregoricanulliusquanticatis.Et diciturq illaquænonestuniuersalis,necparticularis, necindefinica,necfingularis,utexclusiue,& excepti uæ,& reduplicatiuę.uidelicettantumhomocur rit,omnishomopreterfor.mouetur,omnishomo in quantumhomoeftanimal. luxtaprimamsecunda Qualis,ne,uelaf,u.Quanta,par,in,fin,Primapars ficintelligitur,qadinterrogationemdepropofitionc factā r Quæ{respódeturcategorica,uelhypothetica. Secundaautemasseritquodadinterrogationefactam perQualis?refpondeturaffirmatiuauelnegatiua.Sed intertiadenotatqad interrogationem factágQuan tarmñdcatur,uniuersalis,pricularisindefinita,uclfingu laris,& hocfm exigenciampropofitionis propositę. D e d u a b u s alijs p p o f i c i o n ă d i u i f i o n i b u s. C a p . 7 . Ræterfupradictasdiuisionesdugaliądeclaran- Prima cur. Primaeftifta,Propofitionūcategoricadiuifio ut h o m o currit.Propofitio categorica m o d a l i s eft illa inquaponituraliquismodus,utpoffibileeftsor,cur  SVMMVLARVM. 5 particulari determinatus,utaliquishomo disputat.Si Idem in gnaparticulariasuntifta,aliquis,quidam ,alter,reli7.tract. A quus,& huiusmodi.Propofitioindefinitaestillainhuius in quasubijcicurterminuscômunisfinealiquofigno,utc.i.& in homo eftanimal.Propoficiofingulariseftila inqua lo.ma. . fubijciturterminus discretus,uelterminuscõiscum 107.col. pronomine demonftratiuofingularisnumeri.Exem :4. plumprimi.sor.currit.Exemplum fecundi.illehomo dispucar.Voco autemcerminumdiscretumuelsingu. с P. ultimam diuifionesponiturifteuersus.Querca,uel răaliadeinefle,aliamodalis.Propofitio catego Dricadeineficeftillainquanon ponituraliquismodus   1: Figuradeineffe.  r e r e .M o d i a u t e m s u n t s e x . c p o f f i b i l e , i m p o f f i b i l e n e Secõda.ceffarium,contingens.uerum,& falfum. Secunda diuifio.Propofitionummodalium:quædam eftinfen- fudiuilo:& quædaminfenfucompofito.Propositio modalisinfenfudiuisoeft ilainqua modus mediat interaccufatiuumcasum etuerbum infinitiuimodi.ut fortempoffibileeftcurrere.Propofitiomodalis insen fucompofitoeftillainquamodustotaliterpræcedit, uelfinalicerfubfequitur:utdeumeffeeftneceflarium . impoflibilecfthominemeffeafinum. Exhisdiui fionibusoriginanturtresfiguræ.Quarum primadici B tur deineffe.Secundamodalisdefenfudiuifo:fchabés admodum primæ.Terciamodalisdefenfucompofi to:ledacæterisdisperata.Quarum declaracionesha besin exemplohic pofito. A Glibetho currit. adaz hó ñ currit, Nurbo de currit. Lontraric. Conta dictorie dictorie subalterne, subalterne Figura: demeße Gulltra gda3 ha cuifit, TRACTATUS fubcötrarte   reasudiuisio  Lontrarie Nullú hoie3 poffibile eft! curtcit . Cótra dictorie Subalterne Subalterne de sensu dictorie Lörra mine polee curitie . Modalis desensuoiuifo. 6 fubcótraric Modalis de sensucomposito. Nec currere eftlos .Impofeeft currere for subalterne Contra fubalterne dictoric Aliquē,ho Kontrarie desensu.copoli 3 : Fig. Loncra . dictonic Cotinges& por,nó cur rere 2.Figura Quelibetho minepole? currere . Pole for currtre , A liquêhome minē ñ pole eft currere , fubcontraric   Secunda præciseproeodemuelproeisdem ,funtcontrariæinfi gura.utquilibethomo currit,nullushomo currit. Se cundaregulaeftifta.Particularisaffirmatiua& parti y cularisnegatiuadeconfimilibussubiectisprædicacis & copulis,fupponentibuspreciseproeodemuelpro eisdemsuntsubcontrariæinfigura.utquidam homo B Tertia currir,etquidāhomononcurrit. Tertiaregula,uni uerfalisaffirmatiua& particularisnegatiua,ucluni. uerfalistiegatiua& particularisaffirmatiua.deconfi milibussubiectispredicatisetcopulis,lupponentibus Quarta. precisepro eodem uelpro cisdem ,fu Tabulaomnium capitulorumhuius logicæ Pauli Veneti,in Octo Tractatusprimus estde mentis fummulisquiconti 27Defyllogism: Tractatusfecüduseft determis.Car.Ź Cap.primădediffinitioc 3 Deuerbo 3 6 Dediuifionepropofi 8. De figurispropositio pothetica po.copu. ne ciusdem.car. 16 nūtmaterialiteretqñ perfonaliter 17 14Depropofitionehy. 8 Deampliatiõibus28 po.difiuncti. 15 De pdicabilibus 10 Tractatus tertius.de eiusdem direlatiuorum . 20 126  net17.Cáp • 13 4 De oratione 5. Depropofitione 3 norumquandofuppo num deuppolitionibus có D e cognitione termi 99 Deappellationib?30 11 De conuerfione tibus fupponis& dediuisio 22 6 4 Defuppofitioneper , Denaturappõnuz7 fonali. 7 26 tractatus diuisa. 2 Denomine.3 tionum 7 Deduabusalösdiui 3.Defuppofitionema. 10 Deequipollentős 7 5 Defignisconfunden 12 Depropofitionehy 6 Derelatiuisproqui 8 .. bussupponunc 25 13 De propofitionehy. 7 Demodo fupponen 9 4 Apitulusprimû cinenscap.9. C fionibuspropõnuzs teriali:& dediuisione 17 3 16.De decem prædica ', consequentősconti.   Car.31. Tractatus quartus e t Cap.primumderesolubi 2 Depropositionibus Tractatus quintus eft tioncobligationiset De obicctionibus co tradictasreg. TABVLA uo 44  tioncconsequentiæet 4 Dehypo.descriptibio eorum diuisionibus, li 2: De regulis generali busconsequentiæfor 6 Degradupofitiuocô malis 3 De reguliscon.for. q Degraducomparati 4 Deregulispoenespro posicionesquáras34 9 Delydiffert pofitioncsnonquan 35 50 11 Deexceptiuis $1 5 Delynecessario& contingenter 4 5 32 parabiliter(õpto 46 poncs fuperius,atq 34 8.Degradusuperlati -minospertinentes& 14Delyincipit& defi : impertinentes 36 nir 42 nens.8.cap. 3. De officialibuspro Cap.primumDe diffini libus.car.39. po. dereg.eius. Car.60 inferius 47 Deregulisponcspro 10Deexclusiuis 49 uniuerfalibus 62 41 3 Deconuertibilitate 38 48 uo. tas 7 Dedecem lis alñsregu 15Delytotus 55 56 pofitioncs hypothe ticas. 17Delyabæterno 18 Dely infinitum 57 58 de probationibus ter 2 obligatorieartis:COA 12 De reduplicatiuis 53 6.Deregulispoencster 13Delyimmediate54. 37 16 Delysemper 57 8 Deregu.pancspro tinenscap.56 minorumcontinens. Cap.primum.Dediffic Cap.18.   go ciocinsolubilib?& di s Obiectionescöcrare trainsolubilia 7 5 6 Obiectiones contradi  milibus propofitioni bus regulas cap. 4. huius Cap.primum dediffini. 2 Deobiectionibuscó finitioncs.6.cap.hui? primi tracta. 5 Deexclufiuisinfolu 7 De insolubili difiun- ulti.ca.contra modos TABVLA 127 mitracta. 98 3 Deinsolubiliparticu ctaincap.8.huiuspri 8 De insolubilibusno Tractatus.8.é de obic 94 78 7 Obiectionescontra 80 8 Obiectionesaddicta eftde obiectionibus contraprimum trac. Cap.primū.Deobicctio Tractatus Septimus tra.3.tracta.continēs. continenscap.8. nibus factiscontra re propofitionum 66 3.huiusprimitrac. 85 4 DeAmilibus& diffig Obiectiones contra 68 primitrac.côtinet 87 S Dedepofitiöibuster3 Obiectionescôtrare minorum Tractatus Sextus eft m i tracta. 88 4 Dcinsolubiliuniuer Cali bus bilibus riuo ctiuo figurarum apparentibus 83 Cap.primum.Obiectio. gulasprimo& .2.ca. 7 1 gulas.5.cap.huiuspri deinsolubilibus.8. 4 Obiectionescótradif cap.habens. 81 cap.ulti.huius primi ca.7 . 92 uifioncciufdem.car.73 gulascap.7.huiuspri lariuelindefinito 77 mitra.depredicabili. 79 6 Deinsolubilicopula. trac.inmaceria syllo gilmorum 97 n a cótra dictain cap . huiuscertñ.tra,inm a Štionibusfactiscon   car . las.7.cap.huius terti las.4.cap.huius terti 1 1 7 tracta. VenetijsExpensisheredumLucæ 122  $ TABVLA teria consequentiară, tracta. 114 tëtracta. 106 6 Obiectacontraregu 3 Obiectacontraregu tracta. las,8.cap.huiustertij las.5.cap.huiusterto tracta Antonñ Iunte Florentini Mense Martio.1544. Registrum illaiquaiferi’predicaturde terrogatoezfactapqualise fuosuperiozi.vtaialeftbo. sozesvťplatopueniéterrñ Predicatioeéntialiséillai deturq rifibiť.7totaratio quafuperi’pzedicaturdein quareficpdicaturdeilliseq? feriozivelecóuersofzquod éppziapafsioilliustermini dictiévľoriadealiq°illon bomo cum quo conucrtitur. Si predicatioaccítaliséila Acchrétēmin’vniuoc'pze iquappuúvelaccñspzedir. dicabilisdeplib”ieoquod caturdegenerefpeciezpria qualeaccắtaleipuertiblrfi bľfuoidiuiduoautepuerfo  5   Eréplüpzimi:vtbóèrifibil dirurindecepdicasca.Quo Paialéalbu.exéplusivrrifi rupzimueltpredicarsitu lub bileéhoalbueaial.Etpfiľr státiecul’generaliffimúébic dedriazidiuiduodicafl'me teri’lbalubàpoiturhicter li’oicaturg pdicatioefriaťė mi?coup”.subcocpozecosp? pdicatio terminoz eiusdez s a i a t u sub cozpoze aiato ať 16 dicamentivtbóestaial.pze, aialifpesspecialissimahoľ dicatioautaccicaťeftpiedi afinuszlbiftisfuaidiuidua carioterminoxdiuerfozpze fozteszplato.bzunellus7fa dicamentorumvthomoéale uellus.Secúdupredicame bus.Termin superioradre túeftpdicamentu quátitutis liquúdicitureffeillequicon Lui'generalisfimúeftquäti. tinerillúznecóuerfoficutli tasfubýfuntduogenera16 aialrespectuisti'terminihó alternaärnulluestsuperius qzfignificatquicgdile?cuz adreliquúvzcontinuuz?di bocaliquidvltra.Lermin’in scretu.primigenerisiftefür feriozadreliquúdicitureffe fpetieslineasuperficiescoz illequicótineturabeo.nnó pustempus?locus.qR:bec ecouerfovtliforesrespectu funtindiuiduabiliuea fupfi iftiusterminibomo . hiclocus. Secundigeneris Lozpozea Jnco:pozea infinitesuntfdeties.f.binari, Lozpus aiatum rius trinarius 7 cetera . Redicamentuzestcoő ciumeltpaffiovelpafsibilis dinariopluriuztermi, qualitas.Quartuzestforma nozuFmsubzlupza.Etdiui, vetcircaaliquidpitasfigura  us trinarius quaternarizë Animatum Jnanimatuz indiuiduaverofunthicbina Sensibile Animal Tertium piedicamentum è predicamentuz qualitatiscu iusgeneraliffimum estquali Lozpus Jnsensibile Rarionale Jrrationale. tasfubquofuntquattuo:ge Animal rationale nera subalterna:non sebabe Soates Plato rio.Secundum eftnaturalis p potentiavelimpotentia.Ier Substantia tia fecundum sub z fupza.pzi mortalis Jmmortalis mumesthabitusveldispofi, Domo cies.boc cozpusboc rempus 1 1   Primigeneris(petiesfune Quintumpredicamétoem grāmaticalogicazrhetorica dicamétuacióiscuiusgener quaqindividuasuntbecgrå rasubalteznafuntfer.quozu matica logicab rbetorica. nulluėsuperiusadreliquum Lertijgenerisfpessunto risspéssunt.generarehoiez redoamaritudo.albunigruz ?cozrupereequáquayindir calidúzfrigidubuidum zfic uiduafuntficgenerareboiez cum.quarúidiuiduasuntheç ficcorrupereequum.Iertijz dulcedobiamaritudohocal quartigeneris(pessuntau. bumhocnigp 7buiusmodi. gereinlongudiminuereila Quartigenerisfpeciessut tum.quozumindiuiduafffic circulustriangulusquadra augereilögumficdiminuer gulus2huiufmodiquarúidi inlatu. Quitigenerisspés uidua funt.biccirculus .bicfunt calefacerez frigefacere triangulushicquadrágulus. quaridiuiduafuntficcalefa QuartiipredicamétüĊpdi cereficfrigefacer.Sertigo, camerurelatóis.Lui'gene. nerisfpeciesfuntmouct fur ralissimúeftrelatiovelada. súmoueredeorsumquaruin liquidfbåfunttriagenera( diuiduafuntficmouerefurfu alterailebita63,16zsup2a ficmoueredeorfum.Sertus Primumestcaparatio.Se predicamétaépredicaméruz cuduzéfuppofitio.Lertiuzė paffioniscu’generatiffimu fuppofitio.primigenerisfpe estp  dalisinfenfudiuitocillaiä nisbomopzeterfoztemoue modusmediatiteractumca tur.Jurtaprimamfamzvi, sumzverbúinfinitiuimodi timamdiuifionesponitifte vtfoztempoffibileécurrere versus.Quecavelip.qualif Propofitiomodatisisenfu* nevelaf.vquanta.parifin. cópofitoéilaiquamod’to Dama psficitelligitpad i taliterpcedirveifinaliter16 terrogationedepłopolinóe fegturvtdeumefTeénecessa factagquerespondeturcar rium.Impoflibileébominė tbegozicavelipothetica.Se effeafinum. Erbisdiuifio cudaaurasseritquodaditer nibusorigináturtresfigure rogationéfactamoqualisre quanpriaordeieffe.Seci, fpondeturaffirmatiuavľne damodalisofenfudiuisore gatiua.seditertiadenotat habensadmoduprime.ter, qadinterrogationefactaze tiaveroormodąlisofenfu2 quantarespodeatvniuerfaľ pofitofiacefisdispata qua particularisindefinitavelfin ruideclaratóesbes ierobic gularis. hocfecundum eri inferiuspofito.: gètiáppoitoisppofité är zo Sequuntur figure. uifionesduealie decla    Quidam bó curri Quetz bõiez poffibile eft currere Weceffe eft roz currere Subcötrarie Lontrarie Contrarte Subcötrarie currer.  -- Lontradictorie Qutuber bomo currit Lontrarie Duídå bo . non currit Lörigesest foz.ñ Aliquesboinem Aliquéboiez poffibile eft. Có posibile eftcurrere poffibileeft soz.currer Subcontrarie Mullus bomocurrit. Impoffibilee Tozcurrere Lontradictorie dictozie Lontra Lontradictoria Snbalterne Subalterne Subalterne Hullu boiez poffibileeft. currere currere ditozie Lontra Lontraditozie Subalterne   Intigiturtåpueq funtcontrarieoisbocurrit fecundefigurebere ptnll?bócurrit.necieptra  gulegeneralespriaé dictorie.Disbócurrit2gda tita.Uniuerfalisaffirmatiua bononcurrit.neciftefubala zvniuerfalıfnegatiadepfitt terne.Disbó currit7quida b?fubiectis7predicatisfup bomocurrit.qztermininifup ponétib”precisepeodévét ponuntprecisepzoeodevĽp proeisdéfuntatrarieifigu, eisdez.Znona.n.fbinfuppóit ra.vtglibzbócurrit.2nllur provtroq;reru.Jnaliavero' bocurrit.Secidaregťaeft 14 particularis affirmaria et promasculinotantum Scutqua tuozfgula particularisnegatia de pfimi lib ?fubiectis 7 pdicatis fup. fituanturpropofitoea infiguraitaquattuoz ponétib?pcirepeodévelp alijsregulisipfarumcogno, cirdezsuntcontrarieifigu fciturlerseunatura.quarum ra.vtgdabócurrit?qdåbo primaeftianonestpossibile nócurrit.Lertiaregľaviuě duoztrariaeffefimulvera falisaffirmatiuaapricularis benefimulfalsa.Primapars negatiavelvlisnegatiazp patzinductieinomnibus.Et ticularisaffirmatiaopfilibö fecundaprobatuz.quoniazia fiectiszpdicatisfupponen funtfimulfalfa.Quilibzboè tib?pcirepeodezvelpejsó albusznullusboestalb”.Et sunt tradictoneifigura,vt iafimiliterDmneanimaleft quilibzbócurriteqdábóñ bomocnulluzaialefthomo curritP.ull'bócurrit?qui Secundaregulaeftiftanon dåbócurrit.Quartaregla eftpoffibileduofubcötraria vniuerfalisaffirmatiazpti effefimulfalsa.fedbenefim cularisaffirmatia.Etviuer, vera.Patetparsprima ifin salisnegatiuaaparticularis gulisdiscurrendo.fecunda. negatiuade pfitib lbiectis probaturquoniamistafuntfi 2predicatisfupponétib?pci mulvera.Aliquishomocal sepeodezvelpeisdezftit16 bus. aliquisbononeftalby alterneinfigura.vtglibzbó Aliquodanimalefthomo.Et currit2gdambócurrit.Dar aliquodanimalnonefthomo lusbomocurrit.2gdazbol Tertiaregulaeftifta.Honė mononcurrit Expdictisfegturgilenó effefimulveravelfimulfalf.  LogicaPauliUeneti. madiuifioeftiftaterminori vocaturlravelfyllaba.Pzie distributiabiitofficiuq2dtē 25boraldefinitio,sebutcomienicu damagnitudiez carituseftilequipermitesperjeigranasoatione. tediumcóftitué aligdrepritatveuboliaial.kupindistan'tbeineciligaya tezinajoftudentiuznecno LerminiplefignificatiusPericarioneperforsales aliornimia;breuitatez.gbɔ eftilequiperfefumptusni,beit perqúemymim nullafereeftaneradoctrina. bilrepresentatproisnulluseftpermainang Ideovolensmediuftinere 7files.Secundadiuifioeft , vtriusqzsapiésnäzertremi. iftatermiogquidazsignifi, ppendiumvtilecostruriiuue cantnaturalrzquidãadpla nibɔplurib,diuisuztractati, citum.Lerminusnatural'rfi bus.quorprimusfuimularu gnificansestilequiapooés traditnotitia.Secud fuppo .eiusdeestrepsentatiuusficut firionú declaratmateriá.ter ti-pregntianonditdoctrina. Poadplacitufignificanséil Quartusterminoqviistruit lequinóapudoéseiusdez é pbatiua.Quint’ligidiregu, representatiu'ficurilletermi lazdocetobligatiuaz.Sert? nusbóinvocevelinfcripto isolubiliafoluendidarartem apudnosfignificatboiem. 7via.Septimusatraprimú 13apoaliquascertasnatoer obijcitfolutionezaddensre, nibilfignificatvtfuntgreci: fpófiuaz.Dctaubotertium bebrei.Zertiadiffinitoéifta fodificarpróem argunitati, Qterminokquidaeftcatbe uá.Quiagdoctrinaquecun, gozematiczgdáfincathego 93acoiozivtaitphusinpzo rematic?.termi’cathegoze, bemiophyficozumfüiteros, maticuseftillegtampiezz duuideotractatuspzim’ter/ cialiob3ppziùfignificatum mũiicofunitsicipapioi otlibófue.v.ponarinóeft tibölianimalinte.Lermi? Gential uitdiferenmis.ut box Florin simp prout firepmimusin T é l . ( 1 6 ) 4 4 . 5 7 . 2 4 . 6 0 E":"othèque des Fontaines 60531 CHANTILLY Cedex gramaticaj. Lorical   minátdistributiverparticu! complerus eftozó vthomo lariaparticulariterÕpofitio alborozes platodeuzeffe nesdeterminatfbcertocâu 2buiusmodiic. aduerbiaverbúzcõiúctóes 4 Uia noier verbo er biitcõiungere terminosvel quibus ozatio compoi ozóes.Quarta diuifioestia tur7ppofitiologicus pzici. g terminoxquidaz eftpziei palitercófiderar.Jdeo'dbil tentiois.7quidábeitencois reftatdiffinitionesaffignare Terminuspeintentóniseft Homéestterminusfignift terminusmentalisfignificaf catiu?finetépozecuiusnulla nonterminu.i.réānonéter parsaliquidfignificatseper minusdatoq effetficutlibó ratavthomo.In iadiffinite fignificatsoztem zplatoné.å poifterminuslocogencris. ruinulluspoteffeterminus. q2ocnomen estterminus.e Lerminusaütbe itentóisé nóego.diciturfignificatinis terminusmentalisfignificát quiatermininófignificatui solimoterminilppofitone nófuntnoiaapudlogicilicz ptiliterminimentalesnon biapudgrāmaticivtomis verbtiparticipiúppofio020 nullus7fimilia. Tertiodi, zbuiusmodi.Qüitadiuifio citurfietemporeaddiffere, estistagterminozquidãcst tiñverbiaparticipüafignis peimpofitionisquidife.ter ficantcumtempore. Duar minuspeimpositois estteri toponitcuiusnullaparsali nusvocaťvèlscriptusfigni quidfignificataddifferentia ficansnoterminu.vtlibóz orationiscuiuspartesfigni, liaialivoceveliscripto.ter ficät.(Uerbúeftterminato min’autéfeimpofitioniseft požaliterfigificatiu?zertre terminusvocalisvelfcript? monvnitiuuscuiusnullap8 fignificassolúīmodoterminu aliquidfignificatseparatave velpropositionevtilitermi curritveldisputatoicifpria nirocalesvelfcriptinomen mo temporaliterfignificati, verbtiparticipitizhuiumói uusaddifferentiamnominis Sertadiuifioeftifta.Termi quodfignificatfinetempore nonquidifuntincópleri29 Secundodicitur7ertremo damcompleri.Terminusin rumvnitiuusaddifferentia complerusvocaturdictiovt participüquodfignificatcií lilapislilignum.Izterminus tempože.sednonvnitfuppo  1  fituscumappofitoficurvero quenonfuntppofitionesno · bum.cetereatparticťepo obftáteqafintindicatieq?i nuiturficur10 toenois. fignificantverumnecfalsuz . P Ropofitioeftoratioi dicitur.vtbomo predicatuz ,puma,plicare Progofitocatbegozicaet"prodicaria,madevenirate Alia iperfecta . Diario pfec bignier parte dignins e.me,ose ista quebetßbiectuzzpiedichuo ublitt taeftilaqueperfectu fenfi catucopula generat animo auditous. partes tanöspzincipaler,peplicireutimplicie. vtbomocurrit. sui.vthomo eltaial. i), Etfidicarurbomo currite Horádumotresfuntspe propofitiocatbegozicaznon Dratioefttérmin'lignifi cumfintozationesiperfecte catiu?cuiusaliqua pars ali quidfignificat.vtboalb?de uz effe.Ulria particula poni turaddifferentianominis? Propofitionuzaliacaibego verbi.grumpartesnonfigni rica:Aliaypothetica. ficant.Dzationuzaliapfecta ibiectumestubomo predica Diarioimperfectaestilla tum verolianimal.7copula aiperfectuzfenly;generari illudverbumestq:coniungit animoauditousvtbomoal fbiectumcumpzedicato. busdeumeffe d Juisiones16pposito ne contentas segtur nuerare .Pria eft ifta 5 cies orationis perfecte . Drationuzperfectar.alia indicatiuavthomo currit babz predicatum dicitur qa babzimplicicumpredicatuz v z li c u r r e n s q d p a t z i n r e r o í Aliaimperatiua.ptooce joannem . Aliaoptatiua.Desum eseltasuum participiu uendoilludverbum curritin vtinameffembonus logicus Subiectuzestoe&aliquidadfubiecit”alori ܐ fal veroqd fümfignificás.vtbô animal.Sedcopulafempererspularerreigitpilianca. currit.poniturozatolocoge verbuzfbftátiuü.l.luzeseltveteteaiomm neris.q:oisppofitioestoza De propofitioneyporbeti-inwirtelde eius. tioetnoneguerro.Secundo capofteriusdiceruraddif, d i c i t u r i n d i c a t i u a q : f o l a i d i f e r e n t i a m c u i u s p o n i t u r il la catiuaeitppofitio.nonátim particulaprincipalespartes peratianecoptatiua.Ulrimo fui. annectiturverumvelfalsuz Secundaoiuifioeftifta. fignificansproptertalesoza Propofirionuzcabegozi, tionesfoztespór.platoicipit car.Aliaaffirmatiuaaliane facit,   egineris,matiuaeftilaiquaibupäin num cathegozicarum aliane kleinesitimplicies 62 apaleaffirmat öcbócurrit. ceffariaaliacontingens,ppo diferenciaPresidurijgezo pzopoçatbegozicanegatifitionecefariaeftilacuius artean = uaeftillaiqobiipricipalene primariumzadequarumfigi gáf.vtbónocurrit.Tertia ficatumeftneceffariumvtoe diuifioeftiappofitouzcatheus est.popofitiocontingens goricaraliaveraaliafalsa. eftilacuiusfignificatumpzi, Propocatbegozicaveraéila mariumzadequatumeftcó tui?pzimariuzadeqtuligni tingensvttuesbomo.Etvo ficaruiéverúztuesbobecco fignificatumcontingensil n.eltperatueshóq2reeffe ludquodindifferenterpotest boiezcftveru.Uocosignifi esseverumvelfalsum.Sex catuprimaritizadeqtuppo tadiuifiopropofitionumca! fitionisqó eftfimileorationi thegozicaruzaliaalicui'quă ifinitiuevel piúctie illius.vn ' titatis alia nullius.P2opo ca deteeffeboiem velqotues 'thegozicaalicuiusquantitati bódicitfignificatu;primari estillaqueévniuersalispar uz7adequatúilliustuesbó ticularisindefinitavelfingu ceteraåtsignificatavtteeffe laris. Flop.vniuersalise aialteefeTbstantia7huiul, ilainquafubijciturerminosnasdistri mõisuntfignificatasecuidaria comunisfignovniuersalides  gacia.Prop cathegõicaaffer Quintàdiuifio.propofitior burinemobil 7penesillaidicieppovera terminatusvtomnisbócursliepy. necfalla.Propocathegorica rit.Terminuzcómunemvoco falfaeftillacui?pzimarius7 inprentinomenappellatiuuz adequatü fignificatum estfal fumvttuesarinus ?pionomen pluralis numeri Signa vnüerfaliafuntiaoil Quartadiuisioppónuzca nullusquilibetvnusquisqz thegoucaşialiapoffibilisali vterq;neuterqualislibzquá aipossibilir.ppocathegorica tufliberzhuiufmodi.pzopofi poffibiliseftilacui'paimari tioparticulariseftillainqua uz?adeqrufignificatúépor iubijciturterminuscóisfigno fibile vt tu curris particulari determinatusvt Propofitiocathegoricai, aliquisbodifputat.Signap, poffibiliscst¡la cuiuspama ticularia funeiaaligs gdå al rium7adequariifignificatus terreliqu’rbui?mór.pzopo eftiposibilevebóěafinus indcfinitacfiillaiqualbijcie feprobatio:ctfromloco Fifolo   1 . i terminuscómunisfinealiafip Reterfupiadictasdi gno:ytbomo estanimal. Propofitiofingulariséil, rantur.Primaeiftappofiti lainquafubijciturterminus onucatbegozicap.altadeief discret?velterminoconiunif realiamodalis.Propofitio cumpnominedemostratiuo cathegozicadeielleèillaiä fingularisnumeri.Ermprimi nonponituraliquismodus. utToutescurrit.ermfiillebo vtbỏcurrit.Diopofitioca disputar.Uocoautemtermi, thegorcamodaliscillaina numdiscretumpelfingularé ponituraliquismod?vtpof nompoziùautpnomenomo fibileefoxtemcurrer.Modiy Scromodi ftratiuúfingularisnumerivt autemfuntferscilicetporsi, ifteiftaistud.Erquib?fequi bilerimpossibileneceflariu turiamqueécatbegozicanĽ 7contingensverum7falsum liusquantitaris7diciturgil Secundadiuifio p:opositi laanoévniuersalisnecpar onummodaliumquedamcst ticularisnecidefinitanecfin infenfudiuiso quedazifer gularisvterclufiue7ercep sucompositoPropositiomo tiuevztantumbocurrit.om dalisinfenfudiuitocillaiä nisbomopzeterfoztemoue modusmediatiteractumca tur.Jurtaprimamfamzvi, sumzverbúinfinitiuimodi timamdiuifionesponitifte vtfoztempoffibileécurrere versus.Quecavelip.qualif Propofitiomodatisisenfu* nevelaf.vquanta.parifin. cópofitoéilaiquamod’to Dama psficitelligitpad i taliterpcedirveifinaliter16 terrogationedepłopolinóe fegturvtdeumefTeénecessa factagquerespondeturcar rium.Impoflibileébominė tbegozicavelipothetica.Se effeafinum. Erbisdiuifio cudaaurasseritquodaditer nibusorigináturtresfigure rogationéfactamoqualisre quanpriaordeieffe.Seci, fpondeturaffirmatiuavľne damodalisofenfudiuisore gatiua.seditertiadenotat habensadmoduprime.ter, qadinterrogationefactaze tiaveroormodąlisofenfu2 quantarespodeatvniuerfaľ pofitofiacefisdispata qua particularisindefinitavelfin ruideclaratóesbes ierobic gularis. hocfecundum eri inferiuspofito.: gètiáppoitoisppofité är zo Sequuntur figure. uifionesduealie decla    Quidam bó curri Quetz bõiez poffibile eft currere Weceffe eft roz currere Subcötrarie Lontrarie Contrarte Subcötrarie currer.  -- Lontradictorie Qutuber bomo currit Lontrarie Duídå bo . non currit Lörigesest foz.ñ Aliquesboinem Aliquéboiez poffibile eft. Có posibile eftcurrere poffibileeft soz.currer Subcontrarie Mullus bomocurrit. Impoffibilee Tozcurrere Lontradictorie dictozie Lontra Lontradictoria Snbalterne Subalterne Subalterne Hullu boiez poffibileeft. currere currere ditozie Lontra Lontraditozie Subalterne   Intigiturtåpueq funtcontrarieoisbocurrit fecundefigurebere ptnll?bócurrit.necieptra  gulegeneralespriaé dictorie.Disbócurrit2gda tita.Uniuerfalisaffirmatiua bononcurrit.neciftefubala zvniuerfalıfnegatiadepfitt terne.Disbó currit7quida b?fubiectis7predicatisfup bomocurrit.qztermininifup ponétib”precisepeodévét ponuntprecisepzoeodevĽp proeisdéfuntatrarieifigu, eisdez.Znona.n.fbinfuppóit ra.vtglibzbócurrit.2nllur provtroq;reru.Jnaliavero' bocurrit.Secidaregťaeft 14 particularis affirmaria et promasculinotantum Scutqua tuozfgula particularisnegatia de pfimi lib ?fubiectis 7 pdicatis fup. fituanturpropofitoea infiguraitaquattuoz ponétib?pcirepeodévelp alijsregulisipfarumcogno, cirdezsuntcontrarieifigu fciturlerseunatura.quarum ra.vtgdabócurrit?qdåbo primaeftianonestpossibile nócurrit.Lertiaregľaviuě duoztrariaeffefimulvera falisaffirmatiuaapricularis benefimulfalsa.Primapars negatiavelvlisnegatiazp patzinductieinomnibus.Et ticularisaffirmatiaopfilibö fecundaprobatuz.quoniazia fiectiszpdicatisfupponen funtfimulfalfa.Quilibzboè tib?pcirepeodezvelpejsó albusznullusboestalb”.Et sunt tradictoneifigura,vt iafimiliterDmneanimaleft quilibzbócurriteqdábóñ bomocnulluzaialefthomo curritP.ull'bócurrit?qui Secundaregulaeftiftanon dåbócurrit.Quartaregla eftpoffibileduofubcötraria vniuerfalisaffirmatiazpti effefimulfalsa.fedbenefim cularisaffirmatia.Etviuer, vera.Patetparsprima ifin salisnegatiuaaparticularis gulisdiscurrendo.fecunda. negatiuade pfitib lbiectis probaturquoniamistafuntfi 2predicatisfupponétib?pci mulvera.Aliquishomocal sepeodezvelpeisdezftit16 bus. aliquisbononeftalby alterneinfigura.vtglibzbó Aliquodanimalefthomo.Et currit2gdambócurrit.Dar aliquodanimalnonefthomo lusbomocurrit.2gdazbol Tertiaregulaeftifta.Honė mononcurrit Expdictisfegturgilenó effefimulveravelfimulfalfa poffibileouo contradictoria  --  patetiftareguladifcurrédo alter.Hecranonfoludefuit Pfingťaptradironia.Quar primevelfecüdefigureimo taregulaeft14.Sivniuerfaľ tertie.Etvocoibinegatio eftverafuapticularisvelin neprepofitaquandocolligit definitafibifubalternaeftde modofuemod?pzecedarfi ralnego.Unfibeffetvera uesequatur.7postpofitaqui gizboestalb?6fikreffzver coniungiturverboinfinitiui raaligshoestalbosznóez modi.eréplüpzimi.nópofsi. q:iadefactobeveraaliquis bileésoz.curreredelsoz.cur hoéalbɔ.znóiaquilzboeft rerenóépoffibileereplúfi albɔ.Eteodémódicodenei possibileésoz.nócurrerevel funtregule.quorpria reequiualetiftiptingenscft eftia.Hegpäepofitafacitz foz.nócurrergpumăregula quipollerefuocótradictozio EthneceffeeTo2.noncurrer viinoquil;bocurritequalet equiualetiftiimpossibileest isti.Aligshónócurrit.Etnó soz.currerrrecundamregur n u l l u s h o c u r r i t e q u i u a l z i s t i l a m z i f t a n o n n e c e f l e e s o z . ni aliquishomo currit. eurrercquiual;huic possibi Secundaraeftistanegató leésoz.currergtertiamrei poftpofitafacitegpoller fuo gulamzitadicaturdecete contrariopbaf.näiftaquils risquibuscunq3quare7c. bomo noncurritequipollet ( Dnuerfioeitcranspofi uftinullusbomo currit.2nul tiosubiectiinpzedicar lushomononcurritequipol rum7econuerfo:vtbomoé ictiftiquilibethomocurrit. animalanimalébomo.Etlý Lertiaregulaeftistanega diuiditurinconuersionefimi rioprepofitazpostpositatai plicemperacciisopercorra citequipolleresuofubalter, pofitionem. Lonuerfiofim no.vndebnonquilibethoñ pleresttranspositiosubieci curritequipolletistialiquis inpredicatú7e2°manentee bomocurrit.Etiftanonnul: Ademqualitateaquantitate lusbomononcurritequipol vtnulluanimalcurritnulluz letiftialiquishomononcur curréseanimal.Lonuerfiog rit.Undeversus.Precótra, acadésetranspofitiosubiec dic.postcontraprepostaz.sb tiipredicatu epomanteca gatiuisquare 7c. roz.nó currere èpossibile .6 Quipollentiarumtres ergononneceffeesoz.curre  1 . 1 4   demqlitarefzmutataquanti uerfavera?Querfensfalfa. tate.vtoishó estaialaliqd Håbé peraaliqrolanoné aialébo.Lóuerfiopptrapo fbftárianullarojaernte7ti fitioneeträfposiectiipdica befalsaaliquifubstätianon tiirecóuerfomanéteeadem énonrosaq2suutradictori qualitaterquitirate.kmura uzévertivžoisnonfubftan tistermisfinitisiterminosi tia ;estrora. finitosvtquoddaaialficurs Lotradictiopuerfiõefim ritqodanocurrensnóénon pliciarguiťpaiofic'becéve aialUtatfciafáfponóhis ranullusbõémuliē.zbecē puerhonib?puertatponun falfanullamulierébóigif, furistiosus,Fecifimpliciter Secuidobecéveranull?ce puertifeuapacci.Altopcon cusvid;ens:7becefalfanul traficfitpuerfiotota.Jng? lumensvidetcecúergorc. ponúťquattuorlrevocales Lertioßéveranuloom ? S.a.e.1.0.2fignificatplezar éibbiezljéfatfanullusbó firmatiaz.2vlemnegatiuaz éidomogac.AdpzimDICIE i.pticularezvelidefinităaf, giftanó suapuertens.fzia firmatiua.o.veropticulare; nullamulieréaligfbó.qioz velidefinitanegatiua.Luš effephilislimitatioipuerté dicitfecifimplr.i.plisnega teripuersa.Ad63picogi tiua7pticularisaffirmatiua fitdesbiectopdicatu.qziicft puertütfimplr.puertiťeua p:edicatúlyens13lyvidens pacci.i,vlisnegariazplis ens.ióficpuertiéšnullüvi affirmatiuapuertufp accñs densensécecii.Ad tertium Artopara.i.vlisaffirmatia difimiliterquiaiépuertens zpticularisvelidefinitane ei?Izianullüensiboiecdo gatiuacouertuntpoponem. m?.vľiainullobõieédom? Harzuerfionúsimplerévti quianondebétterminimuta lioz.q2vniuerfaliterfipuerfa recafumquarerc. é vera puertens é vera 7 eco plurescathcgoricar ipuerfióepaccñsestpuerfa coniunctaspnotam conditio falla.vtbeaialchó.2pueri niscopulationisdifiunctiois tensveraboéaisl.Jnquer velalicuiistarumequiualen fioneveropatrapènemécó tez.Vttuesbóituefanimal  uerfo.lzñéita i puersione p accideiis velpatraponez:ná р Ropofitioypothe, ticaeftillaģbabet   Iresigitfuntfpesypotheti Deimpoffibilitatepossibly CARnoequälentesifigifica, litateneceffitatezcoringen, do'ozaditionaťcopulatia ? tiaeiusdemnonopzdicerea difitictia.Alievero vtlocaliterqzoiscóditionilisvera cális ztörať nó funtypotheeftneceffariazoisfalraéim tice.fzcathegorice.Propofi poffibilis.Hulla atitestque tioaditionalisèillaiäjiun fitcótigens.iftereguledicte gun&plurescatbegoziceper suntdecóditionalidenomia noriaditionisvtfituesbó taalyfiquarezi. tuesaial.Propofitionü con ditionalium alia affirmati uaalianegatia.Propoaditic Dpulatiua eftillaque onalisaffirmatiuaéillaiqua babetplures cathego 5nórepared afirmaturnotaəditoiserel ricasgnotacopulationisiui plüpofitúest.Londitionalis cemcõitictas.vttuesboiz negatiuaestillaiquanotacó ditionisnegatur vtnonfitu eshotuesafinus7brempp batperaffirmatiua.Adveri ratezcóditionalaffirmatiue requiriťzfufficitg oppofitú tusedes.Dzopofitionúcopu latiuarumaliaaffirmatiuaa lianegatiua. Affirmatiuae illainquanotacopulationis affirmatureremplumpofitu eft. Hegatiuaperoeltillai quanotacopulationisnegaE pritisrepugnetåtecedentivt fituesbótuesanimal.bec vtnontuesbomoztuesasi veraeftquistarepugnanttu nus. csbomo tunoessial.An Etsempernegariua proba tecedésvocatillappoqim turperaffirmatiuam. mediate sequiturnotãcóditi Åd veritatem copulatiue onis:cófequesveroeftalta. afirmatiuerequiriturquam f'meibad itaotuesboeftafcedens? libetpartemerreveramvtcu tuesaialestconsequens.Ad eshomoatuesanimal. falfitatezconditionalis affir, Etadfalfitatem copulati, matiuerequirit.2fufficitq u e affirmatiue fufficitvnam "sistemahor oppofitum cófequentisftét partemeffefalsa;vttuesbehurinefrom cumancedentevifituesbó atucurris.  tu sedes.Hec aut ftant fimul Bd possibilitatem copula tuesbomoztunofedes.ió tiuerequiriturqualibetpar itaconditionaliseftfalfa. técepossibiléznll'äaltériiz tatomagis * welalijs   Jhiunctiuaeftillaique Deusévelfoztesmouef.Ere coñitigüturplescathe pltiftvttuesP'tunones.Et itbegorica.gozicepnotazdifunctionis; adcótingentiaeiusdemrege Detuesbomoveltuesafin? riturqualibetpartemeffeco Propofitionúdifuciuarú tingentezznullaalterirepu aliaaffirmatiuaalianegatia gnarenecétcótradictoriail ;Difiuctiuaaffirmatiuaéil, laqvtantirpseftalbɔl'ipfe a inquaaffirmaturnotadi currit.Poniturtertiapartir litctóisvtpatuit.negatiade culaqebecdifiunctiuaeftne roeftillaiquanotadifiuctó ceffariatunoesbóveltues aditsiplānisnegaturprñtuesboľ aial.ztinullapsalterirepu notá quodtuescapza.zbecsemppbat gnatzõlibyéatigés.lzboc firdresinsmeaffirmatiuagneceffetnega ióqzcötradictoriaptiuzre, Lisantca tiuanifipponeretnegatóvt pugnátvztuesbó7tunes Forritpattunonesafinusveltunoes aial.veldicatomeliusqad foipropofitioneapza.Affirmatiuaestq2nul neceffitatesdifilactiverequi ' laillannegationumtranfitin rifzfufficitcoplatiuafacta notam difiunctionis.  tropugnante poribilem.eremplüpzimivt tuesafinus.Etadfalfitatem tuesbo ztucurris.Szadi, eilisrequiriturqualspartem possibilitatemei?fufficitvna effefalfamvttucurrisl'nul partezeffeipossibiléautvná lusbaculusstatinangulo. alteriicopoisibilez.eremplu Mdposibilitatemdifüctie-figutcomkepartesplenepost primivttucurris.7tuésafi, affirmatiuefufficitvnaj par tilesramom nus.erempluzkivttuésztu temeffepossibilem.vthomo ferposibilisetideopom nes.Adneceffitatez.copla eftafinusvelantichristuseftfuficitermedpogriner tiueregritquamlib;premer Sed adimpoffibilitateeius ludvorbi uficiompor seneceffaria;vtboestaialz requirifqualibetpartéeffe totdimimurront14éria de’eit.Etadarigentiazip impoffibilemvthomoeftafialiudfornogri. husregriťzfufficitynapzar nusvelnullusdeuseft. tezelleptingentez.alteraatt Adneceffitatemdifiunctie nipofsibilezneceidéicópofi affirmatiuefufficitvnazpar bilemvttucurris7tuesbó temeffeneceffaria;veliuicé pel deus eftz tucurris. cótradici.Eréplum pzimivt 2 de partibɔcontradictozijser} Ad veritatezoifiuctiueaf, feimpoffibilez.Etadcontin Römeftiguduozycótrario afirmatiuefuficitvnazparte gentiamcopulatiuafacta siune imposfibilealiud effeveram.pttu.cshomop gtib oppofitisfitcótiges, metafarim #coco scadcon coinout:fed quo hoc eftueru ,cuno filin ilascopilgrimur,fatke porousopofiris,codicarilkidekie Erionisdifnightutplan qnoradiinch omnis,Admiños vilpropofiriones,congle:fed l Frelsabond murgiipropa Mit Saint Erine &filaceprolaindaoimportinisdefinitivaentrare difusiquefignificatia'sseéincóueniensa Popu-rariosgudworscontrariozeliuniecorigens unum idiom conigat&difiurgatriper SadcuilacopulatiuafaltonIparibusopofieasofusdeles in diversors Eticeforcimoodradilosiaoliikaepoksidaéestimat arhdheofmagisterbisincoligititommdig ogdifinitivaeritDrinsers. viétime quodpropriafueimpropriauide itq,amibe“pareddfentnene ožnnimadoprops liéefetwimmign ruenhomo neltuesani   bec.n.éneceffariatunocur iusmodi, r i s . v e l tu m o u e r i s . q 2 b e c co L e r m i n ’ e q u o c ' é t e r m i n ? 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Secundigeneris Lozpozea Jnco:pozea infinitesuntfdeties.f.binari, Lozpus aiatum rius trinarius 7 cetera . Redicamentuzestcoő ciumeltpaffiovelpafsibilis dinariopluriuztermi, qualitas.Quartuzestforma nozuFmsubzlupza.Etdiui, vetcircaaliquidpitasfigura  us trinarius quaternarizë Animatum Jnanimatuz indiuiduaverofunthicbina Sensibile Animal Tertium piedicamentum è predicamentuz qualitatiscu iusgeneraliffimum estquali Lozpus Jnsensibile Rarionale Jrrationale. tasfubquofuntquattuo:ge Animal rationale nera subalterna:non sebabe Soates Plato rio.Secundum eftnaturalis p potentiavelimpotentia.Ier Substantia tia fecundum sub z fupza.pzi mortalis Jmmortalis mumesthabitusveldispofi, Domo cies.boc cozpusboc rempus 1 1   Primigeneris(petiesfune Quintumpredicamétoem grāmaticalogicazrhetorica dicamétuacióiscuiusgener quaqindividuasuntbecgrå rasubalteznafuntfer.quozu matica logicab rbetorica. nulluėsuperiusadreliquum Lertijgenerisfpessunto risspéssunt.generarehoiez redoamaritudo.albunigruz ?cozrupereequáquayindir calidúzfrigidubuidum zfic uiduafuntficgenerareboiez cum.quarúidiuiduasuntheç ficcorrupereequum.Iertijz dulcedobiamaritudohocal quartigeneris(pessuntau. bumhocnigp 7buiusmodi. gereinlongudiminuereila Quartigenerisfpeciessut tum.quozumindiuiduafffic circulustriangulusquadra augereilögumficdiminuer gulus2huiufmodiquarúidi inlatu. Quitigenerisspés uidua funt.biccirculus .bicfunt calefacerez frigefacere triangulushicquadrágulus. quaridiuiduafuntficcalefa QuartiipredicamétüĊpdi cereficfrigefacer.Sertigo, camerurelatóis.Lui'gene. nerisfpeciesfuntmouct fur ralissimúeftrelatiovelada. súmoueredeorsumquaruin liquidfbåfunttriagenera( diuiduafuntficmouerefurfu alterailebita63,16zsup2a ficmoueredeorfum.Sertus Primumestcaparatio.Se predicamétaépredicaméruz cuduzéfuppofitio.Lertiuzė paffioniscu’generatiffimu fuppofitio.primigenerisfpe estpassio.Etb;fiĽrfergene tiessuntvicinusequale?li, rafbalternarisebūtia ;sub milequarumindiuiduasunt. zsupaav;generaricorrupia hicvicinusbocequalezboc ugeridiminuialterari7fzlo fimile dñszmagister.qxidiuidua quúconīpiärididuasütir, süthicprbiconszbicmagi tuboiezgenerariftueqmco Tertijgeneris(péssútfili? rūpi.Iertüzquartigeneris fuus7discipľ?quaruiidiui; fpetiessuntaugeriinlon duasuntbicfili?bicferubic gúdiminuiilatuquanidiui. piscipulus. dua funtficaugeriilogu fic cumouči.primi7figeneris, Secridigenerisspēsfuitpr fpessúthominezgenerarie  Secundigenerisspėssunt v3generarecourtīgeaugere OURzmolle.quarüindiuidua diminuerealterare.cfmlo, funthocdurumbocmolle. cumouere.Primizfigener b

Nicoletti. Keywords. Refs.: H. P. Grice, “Paolo da  Harborne, and Paolo da Venezia,” lecture for the Club Griceiano Anglo-Italiano, Bordighera. Luigi Speranza, “Grice e Nicoletti: quadratura ed implicatura” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691313096/in/photolist-2mPsU62-2mLHPna-2mKMv6z-2mKMuu9-2mKNSXR

 

Grice e Negri – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mercato San Severino). Filosofo. Antimo Negri.  Antimo Negri (n. Mercato San Severino) è stato un filosofo italiano.  Allievo di Antonio Aliotta, con il quale si è laureato a Napoli prima in Lettere e poi in Filosofia, ha sempre considerato come suo maestro Giovanni Gentile, di cui tuttavia non è stato direttamente un discepolo.   L'intensità con cui Negri ha approfondito il pensiero gentiliano si è concretizzato dapprima nello studio dell'allontanamento di Michele Federico Sciacca dall'attualismo poi in testi quali: “Giovanni Gentile,” “L'estetica di Giovanni Gentile,” e “Giovanni Gentile educatore.”  Innumerevoli sono gli scritti dedicati all'idealismo hegeliano, tra cui i saggi “La presenza di Hegel,” “Ricerche e meditazioni hegeliane,” e “Hegel nel Novecento,” e le traduzioni di opere hegeliane come “La vita di Gesù” e “Le orbite dei pianeti.”  A queste traduzioni si aggiungono anche quelle di grandi classici del pensiero filosofico, economico e sociologico.   Ha ricevuto il Premio San Gerolamo.  A Negri si deve anche la valorizzazione di alcune grandi personalità della cultura italiana, come quelle di Andrea Emo, Carlo Michelstaedter e Julius Evola.   La sua carriera lo ha visto professore di Storia della filosofia in alcune delle più importanti università italiane: Bari, Perugia e Roma, dove ha lavorato presso l'Università degli studi di Roma Tor Vergata fino alla fine del suo incarico universitario.  Nel corso della sua esperienza intellettuale è stato impegnato in un'intensa attività saggistica e pubblicistica, scrivendo sulle più importanti riviste culturali italiane e straniere, tra le quali: il «Giornale Critico della Filosofia Italiana», il «Giornale di Metafisica», «I Problemi della Pedagogia», «Rinascita della Scuola», «Dix-Huitième Siècle», «L'Enseignement Philosophique», «Studia Estetyczne», «Idealistic Studies».   Ha collaborato con molti dei maggiori quotidiani nazionali: «Il giornale d'Italia», l'«Avanti», «Il Messaggero», «Il Sole 24 Ore», «Il Tempo» e «il Giornale».  Inoltre, ha diretto varie collane di testi filosofici per la Marzorati («Ricerche filosofiche», «Testi e interpretazioni»), la Seam («Filosofi italiani del '900», «Sentieri del giorno e della notte») e la Antonio Pellicani Editore («La storia e le Idee») e riviste come gli «Studi di storia dell'Educazione» della Armando Editore.  Gli è stato assegnato, a Palermo, dall'Associazione internazionale di studi e ricerche Friedrich Nietzsche fondata da Alfredo Fallica, il «Premio Nietzsche».  Saggista sempre molto prolifico, ha continuato a pubblicare opere originali non solo nella scelta degli argomenti ma anche dei contenuti: il Discorso sopra lo stato presente degli italiani, il De persona. L'indomabilità dell'individuo e Problema Europa: Unità politiche e molteplicità culturali.  Bibliografia:  Antimo Negri, Michele Federico Sciacca: dall'attualismo alla filosofia dell'integralità, Edizioni di Ethica, Forlì.  Collegamenti esterni  «Négri, Antimo», la voce in Enciclopedie on line, sito "Treccani.it L'Enciclopedia italiana". Controllo di autorità VIAF (EN) 4947184 · ISNI (EN) 0000 0000 8083 8487 · SBN IT\ICCU\CFIV\001170 · LCCN (EN) n79038496 · GND (DE) 115429352 · BNF (FR) cb120370838 (data) · BAV ADV10280490 · WorldCat Identities (EN) n79-038496 Biografie Portale Biografie Filosofia Portale Filosofia Ultima modifica 1 anno fa di un utente anonimo PAGINE CORRELATE Bertrando Spaventa filosofo italiano Michele Federico Sciacca filosofo italiano Idealismo italiano Corrente filosofica predominante in Italia nella prima metà del XX secolo WikipediaAntimo Negri.

 

Grice e Negri – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza  (Padova). Filosofo. Grice: “Only in Italy a philosopher philosophises on Pinocchio!” -- Grice: “I like his idea of a new ‘grammar of politics,’ even if he uses the extravagant metaphor, delightful though, ‘fabbrica di porcellana’. He has a gift for metaphor, sure!” – Grice: “’la lenta ginestra’ to qualify Leopardi’s ontology is genial!” -- Grice: “Negri reminds me of ‘pinko Oxford’!” Tra gli anni sessanta e gli anni settanta, fu uno dei maggiori teorici del marxismo operaista. Dagli anni ottanta in poi, si dedicò invece allo studio del pensiero politico di Baruch Spinoza, contribuendo, insieme a Louis Althusser e Gilles Deleuze, alla sua riscoperta teorica. In collaborazione poi con Michael Hardt, ha scritto libri molto influenti nella Teoria politica contemporanea.  Accanto alla sua attività teorica, ha svolto una intensa attività di militanza politica, come co-fondatore e teorico militante delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare Potere Operaio e Autonomia Operaia. A causa della sua attività politica è stato incarcerato e processato, all'interno del processo 7 aprile, con l'accusa di aver partecipato ad atti terroristici e d'insurrezione armata. Venne, tuttavia, assolto da queste imputazioni, per poi venire condannato a 12 anni di carcere per associazione sovversiva e concorso morale nella rapina di Argelato. Saggi: “Stato e diritto -- la genesi illuministica della filosofia giuridica e politica” (Padova, Milani); “Lo storicismo” (Milano, Feltrinelli); “Forma giuridica” (Padova, Milani); “Flosofia del diritto” (Bari, Laterza); “Il concetto di partito politico” (Padova, Moderna); “Lo stato piano e il comune” (Milano, Feltrinelli); “Il concetto d’integrazione nella storia di Italia” (Milano, Giuffrè); “Il concetto di stato” (Milano);  “Il capitale e lo stato”, “Della ragionevole ideologia” (Milano, Feltrinelli); “Incidenza di Hegel. Napoli, Morano, Enciclopedia Feltrinelli Fischer); Scienze politiche, (Stato e politica), Milano, Feltrinelli); L’organizzazione operaia” (Milano, Feltrinelli); Partito operaio contro il lavoro, in S. Bologna, P. Carpignano, Negri, “Crisi e organizzazione operaia” (Milano, Feltrinelli); “I proletariato” Proletari e Stato. L’autonomia operaia e compromesso storico, Milano, Feltrinelli); “La fabbrica della strategia” Padova, “Cooperativa libraria editrice degli studenti di Padova, Collettivo editoriale librirossi, La forma Stato, per la critica dell'economia politica della Costituzione italiana” (Milano, Feltrinelli); “Il problema dello stato e sul rapporto fra demo-crazia e sociali-smo” Milano, Unicopli-Cuem, “Il dominio e il sabotaggio: sul metodo marxista della trasformazione sociale,” Milano, Feltrinelli,  “Manifattura, società borghese, ideologia: Una polemica sulla struttura e la sovra-struttura,” Roma, Savelli, Marx oltre Marx [Grice, “Grice oltre Grice”]. Quaderno di lavoro sui Grundrisse, Milano, Feltrinelli, “ Dall'operaio massa all'operaio sociale. sull'operaismo, Milano, Multhipla, “Comunismo e guerra,” Milano, Feltrinelli, Politica di classe: il motore e la forma. Le cinque campagne oggi. Milano, Machina Libri, “Otto Dix,” Milano, Studio d'arte Grafica, “L'anomalia selvaggia: potere e potenza in Spinoza” (Milano, Feltrinelli);“Macchina tempo. Rompicapi, liberazione, costituzione,” Milano, Feltrinelli, Pipe-line. Lettere da Rebibbia, Torino, Einaudi,  Boutang, Diario di un'evasione, Cremona, Pizzoni, Le verità nomadi: lo spazio di libertà” (Roma, Pellicani); “Fabbriche del soggetto: profili, protesi, transiti, macchine, paradossi, passaggi, sovversione, sistemi, potenze: appunti per un dispositivo ontologico, in "XXI secolo. Bimestrale di politica e cultura", “Lenta ginestra: l'ontologia di Leopardi, Milano, Sugar, “Fine secolo. Un manifesto per l'operaio sociale. Milano, Sugar,” “Arte e multitude” (Milano, Politi, “Il lavoro di Giobbe. Il famoso testo biblico come parabola del lavoro umano, Milano, Sugar); “Il potere costituente. Ssulle alternative del moderno, Carnago, Sugar, Spinoza sovversivo. Variazioni (in)attuali” (Roma, Pellicani, “Dioniso, o lo stato postmoderno” (Roma, Manifestolibri);  L'inverno è finito. Scritti sulla trasformazione negata” (Roma, Castelvecchi); “I libri del rogo, Roma, Castelvecchi); Partito operaio contro il lavoro; Proletari e Stato; Per la critica della costituzione materiale; La costituzione del tempo. Prolegomeni. Orologi del capitale e liberazione comunista” (Roma, Manifestolibri); Spinoza (Roma, DeriveApprodi, Contiene: S Democrazia ed eternità in Spinoza); “Sogni Incubi”, L’incubo, Visioni. Politica e conflitti nella crisi della società del lavoro” (Milano, Lineacoop, La sovversione” (Roma, Liberal, Kairòs, alma venus, multitudo. Nove lezioni impartite a me stesso” (Roma, Manifestolibri, Desiderio del mostro. Dal circo al laboratorio alla politica, a cura di e con Ubaldo Fadini e Charles T. Wolfe, Roma, Il manifesto, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, con Michael Hardt, Milano, Rizzoli,  Europa politica. [Ragioni di una necessità], a cura di e con Heidrun Friese e Peter Wagner, Roma, Manifestolibri, Luciano Ferrari); “Bravo ritratto di un cattivo maestro. Con alcuni cenni sulla sua epoca” (Roma, Manifestolibri); “L'Europa e l'impero. Riflessioni su un processo costituente, Roma, Manifestolibri); “Moltitudine e impero, Soveria Mannelli, Rubbettino, Il ritorno. Quasi un'autobiografia” (Milano, Rizzoli, Guide); “Impero e dintorni” (Milano, Cortina); “Moltitudine. Guerra e democrazia nell’ordine imperiale” (Milano, Rizzoli); “La differenza italiana” (Roma, Nottetempo); Movimenti nell'impero. Passaggi e paesaggi, Milano, Cortina, Global. Biopotere e lotte” Roma, Manifestolibri, Goodbye Mr Socialism, Milano, Feltrinelli, Settanta (Roma, Derive); Approdi, Fabbrica di porcellana. Per una nuova grammatica politica, Milano, Feltrinelli, Dalla fabbrica alla metropoli” (Roma, Datanews,  Il lavoro nella Costituzione” (Verona, Ombre Corte, Dentro/contro il diritto sovrano. Dallo Stato dei partiti ai movimenti della governance” (Verona, Ombre Corte,  Comune. Oltre il privato ed il pubblico, (Grice: “Cf. Grice on ‘common language’ and ‘private language’”) Milano, Rizzoli,  Inventare il comune, Roma, DeriveApprodi, Il comune in rivolta. Sul potere costituente delle lotte (Verona, Ombre Corte); “Questo non è un Manifesto” (Milano, Feltrinelli); “Spinoza e noi, Milano-Udine, Mimesis); “Fabbriche del soggetto. Archivio (Verona, Ombre corte); Arte e multitudo (Roma, DeriveApprodi); “Storia di un comunista” (Milano, Ponte alle Grazie, Galera ed esilio. Storia di un comunista” (Milano, Ponte alle Grazie, Assemblea, Milano, Ponte alle Grazie, Da Genova a domani. Storia di un comunista, Milano, Ponte alle Grazie. Antonio Negri. Keywords: implicature, potere-potenza, l’incubo, la differenza italiana, grammatica politica, assemblea, Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Negri," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685927324/in/photolist-2mQjnue-2mPY4jk-2mPyUzx-2mNbFJE-2mMQbzj-2mLLyEe-2mKNNqN-2mKbok1-2mKiTu1-2mJqjKS

 

Grice e Neri – aporia della realizzazione – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “Neri is an interesting philosopher – he speaks of the aporia of the realization, which is intriguing, and considers that ‘objectivism’ started with Galileo, which is realistic!” Professore a Verona. Allievo di Banfi e Paci, rappresenta una delle ultime sintesi della Scuola di Milano, di cui riprende alcuni dei temi portanti: ricerca fenomenologica, analisi storico-politica, studi estetici. Rispetto ai suoi maestri, del cui pensiero è stato uno dei maggiori interpreti, sviluppa un percorso di ricerca originale, caratterizzato da una critica delle ideologie del Novecento e dei loro fallimenti, e da una lettura non dogmatica della storia contemporanea, volta a metterne in luce discontinuità e aporie. Forte di un'indole scettica e fedele al principio dell'epoché fenomenologica, Neri ha ripercorso le vicende della dialettica marxista, focalizzando in particolare la sua attenzione sull'Europa centro-orientale, e sulle varie forme di controcondotta e dissenso che, a partire dagli anni sessanta, sono andati germinando in quel contesto storico. I suoi autori di riferimentoHusserl e Merleau-Ponty, Bloch e Lukács, Kosík e Kołakowskirivelano la tensione intellettuale tra ricerca teoretica e storica che ha caratterizzato il lavoro di Neri, dalle principali monografie, ai saggi su aut aut e Il filo rosso, fino al materiale inedito conservato presso l'Archivio Neri, da pochi anni istituito presso l'Università degli Studi di Milano.  Durante gli anni universitari, trascorsi tra Pavia e Milano, Neri ha l'occasione di frequentare gli ultimi corsi di Antonio Banfi, ormai lontano dalla fenomenologia e intento a perfezionare (e radicalizzare) il suo umanesimo di stampo marxista, e dell'ancor giovane Enzo Paci che, in quegli stessi anni di dopoguerra, intraprende un confronto innovativo con gli esiti della ricerca husserliana, e in particolare con i contenuti della Crisi delle scienze europee, oggetto di numerosi corsi. Proprio questo "apprendistato fenomenologico", secondo l'espressione di Luciano Fausti, ha consentito a Neri di acquisire un metodo di ricerca che lo ha accompagnato, non solo nei suoi studi delle opere di Husserl, Merleau-Ponty, Patočka (dei quali traduce e cura varie pubblicazioni), ma, più in generale, nell'analisi del pensiero storico e politico novecentesco. A questi interessi va ad aggiungersi quello per l'arte e l'estetica, decisivo in questi primi anni, e dovuto in particolare agli insegnamenti di Dino Formaggio, con cui Neri si laureò. Neri continuerà a interessarsi a questi temi anche negli anni successivi, dedicando diversi scritti a Panofsky (della cui Prospettiva come forma simbolica cura nell'edizione) e a Caravaggio, e interrogandosi sul rapporto tra fenomenologia ed estetica.  Agli anni di studio, segue una fase di ricerca che lo porterà nei primi anni sessanta a Praga, ospite dell'Accademia delle Scienze della Cecoslovacchia e, in seguito, negli Stati Uniti d'America, dove è visiting scholar a Pennsylvania. A Praga, Neri entra in contatto con la giovane generazione di intellettuali cechi che, in questi anni cruciali, portano avanti l'idea di riformare il socialismo dal suo interno, a partire da una profonda reinterpretazione del materialismo e della prassi marxiana. È grazie a Neri che in Italia si diffondono le opere di Karel Kosík e di Jan Patočka che, pur così profondamente diversi, condividono con Neri l'interesse per la fenomenologia e la politica. Durante la sua esperienza americana, Neri dedica a Marx una serie di lezioni e conferenze, i cui testi inediti, facenti parte del Fondo Neri, sono conservati presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano. Analizzando il pensiero di Marx, Neri si rifà in particolar modo, oltre che all'insegnamento di Kosík, agli scritti di Gajo Petrović e alla scuola jugoslava legata alla rivista Praxis. Tornato in Italia, inizia un lungo periodo di insegnamento a Verona, durante il quale incentra i suoi corsi sulla fenomenologia post-husserliana, su Bloch, sull'idea filosofica di Europa e la sua eredità, a seguito del fallimento dei principali progetti politici novecenteschi. Escono in questi anni le sue opere più note: “Aporie della realizzazione”, sulla filosofia e l'ideologia dei paesi del socialismo realizzato, e “Crisi e costruzione della storia”, dedicato, ancora una volta, al maestro Banfi.  In più occasioni, manifesta il suo debito nei confronti dei suoi maestri milanesi, per averlo iniziato allo studio della fenomenologia. In tal senso, il passaggio dall'insegnamento di Banfi a quello di Paci è decisivo. «Al centro non era piùscrive Neri poco prima di morire, ricordando quegli anniil "disperato razionalismo" del fondatore della fenomenologia: il fuoco della rilettura era diventato il "mondo della vita" e la critica dell'obbiettivismo moderno». Un pensiero che ben si presta a una generazione di giovani studiosi che, durante gli anni sessanta, si raccolgono intorno a Paci, desiderosi di affinare un pensiero che consenta di riguadagnare un sguardo disincantato, ma non indifferente, sulla realtà sociale e culturale circostante, contro «l'asfissiante razionalismo» di Banfi e, più in generale, contro l'impronta culturale del PCI.  Neri rientra in questa nuova leva di studiosi e in questi termini si possono interpretare anche i suoi studi fenomenologici. «Con il tema del mondo della vitaribadisce Neri, in un altro tra i suoi scritti più tardila fenomenologia mostrava di saper affrontare i problemi posti dalle scienze storiche e sociali, dall'antropologia culturale e infine anche dal pensiero marxista». L'esempio di Paci, tuttavia, che cercò a tutti gli effetti di coniugare metodo fenomenologico e dialettica marxista, è seguito dall'allievo solo parzialmente, lasciando la sua impronta più visibile nel volumePrassi e conoscenza, una cui parte è dedicata ai critici marxisti della fenomenologia. Col passare del tempo, tuttavia, Neri adotta una posizione di sempre più evidente rottura, prediligendo a qualsiasi tentativo conciliatorio una critica fenomenologica del socialismo realizzato e delle sue distorsioni. A tal proposito, il confronto con Kosík e il dissenso, all'interno del socialismo reale, giocano un ruolo di primo piano.  Come si evince dalla sua “Aporie della realizzazione,” distingue due fasi e due generazioni di filosofi, all'interno della complessa crisi del socialismo in costruzione. Da una parte, la prima generazione è rappresentata da György Lukács e da Ernst Bloch. Proprio al pensiero di quest'ultimo, alle sue concezioni di storia e di utopia e ai suoi numerosi ripensamenti, Neri dedica una lunga analisi, che tornerà periodicamente anche negli anni successivi, come testimoniano i programmi dei suoi corsi universitari. A Bloch è ispirato, d'altronde, il titolo del libro, che Neri ricava da una pagina di Principio speranza. È all'interno della dialettica tra realtà e realizzazione, tra condizione presente e speranza futura, che Neri individua l'andatura del socialismo reale, della sua filosofia e della sua ideologia. Solo con la seconda generazione di filosofi, tuttavia, le aporie della realizzazione socialista vengono veramente al pettine; la malinconia di Bloch cede infatti il passo allo sguardo scettico di Kołakowski e al tentativo di Kosík di rileggere la dialettica marxista in termini concreti, al di là di ogni deriva ideologica. Dello stesso tenore è anche il libro su Banfi, Crisi e costruzione della storia, di pochi anni successivo, in cui Neri si confronta con lo stesso tema della realizzazione, inteso stavolta nei termini del tentativo banfiano di costruire un percorso storico su basi razionali, oltre la crisi della civiltà moderna, verso una nuova prospettiva umanistica. Alla luce del ritratto offertoci da Neri, che si concentra in particolare sugli anni trenta, intesi come momento cruciale per lo sviluppo della teoria banfiana, emerge un'immagine di Banfi particolarmente complessa, nella quale la svolta ideologica e l'adesione al comunismo non offuscano il perdurare di uno spirito critico e di una prospettiva europea, che si sviluppa al di là dei particolarismi delle filosofie nazionali.  L'Archivio Guido Davide Neri -- è stato creato presso la Biblioteca di Filosofia dell'Università degli Studi di Milano l'Archivio Guido Davide Neri. In tale archivio è raccolta un'imponente quantità di materiali inediti, che comprendono riflessioni, appunti per corsi e seminari, annotazioni di viaggio, corrispondenze. Sono considerati di particolare rilievo, in vista di futuri studi sul pensiero filosofico di Neri, i 149 quaderni, contenenti le riflessioni del filosofo, dalla metà degli anni cinquanta, fino alla sua morte. Attraverso la lettura di questi scritti, ora completamente consultabili e in corso di digitalizzazione, è possibile chiarire il rapporto e gli scambi di Neri con altri rappresentanti della filosofia milanese: da Banfi a Paci, da Dal Pra a Preti. Grande importanza rivestono anche i commenti in presa diretta su alcuni tra i più rilevanti avvenimenti storici del Novecento: dall'invasione sovietica dell'Ungheria, alla Primavera di Praga, fino al crollo del socialismo reale. A ciò si aggiungono le riflessioni sul ruolo della filosofia nella società, sul modo e l'opportunità di insegnarla, e sulla sua tenuta, di fronte alle scosse della storia.  Saggi: : “La fenomenologia della prassi  (Milano, Feltrinelli); “Il partito socialista italiano” (Milano, Feltrinelli); “Crisi e costruzione della storia” (Napoli, Bibliopolis); “Il sensibile, la storia, l'arte” (Verona, Ombre Corte, F. Tava, su Open Commons of Phenomenology. G. Scaramuzza, Presentazione, in Atti della Giornata di Studio e di Testimonianze svoltasi presso la Fondazione Corrente, Milano, Materiali di Estetica, Archivi. su sba.unimi. degli scritti di in aut aut, n. Atti della Giornata di Studio e di Testimonianze svoltasi presso la Fondazione Corrente, Milano, in Materiali di Estetica, Quando tra noi  Ricordo, amici, colleghi e studenti, Pizzighettone, Viciguerra, L. Fausti, Tra scepsi e storia. Un percorso filosofico, Milano, UNICOPLI,. L.Frigerio e E.  Mazzolani, Iin Sistema Università,  A. Vigorelli, Fenomenologia e storia. A partire da Patocka: itinerario filosofico, in Leussein,  F.  Tava, Open Commons of Phenomenology. sba.unimi. Fondo librario. Grice: Mussolini used to say that Garibadi spoke of the ‘popolo’ while he speaks of the ‘nazione’ – and a nazione has a plusvalue over popolo. Il popolo e l’asino, l’asino e il popolo utile paziente e bastonato. Grice: “Neri made a great contribution or the spreading of Husserl’s interpretation of their own Galileo n Italy. Who is this Jew to tell us anything about our glorious Pisan? Husserl saw Gailei as a Platonist. Neri made a translation of Husserl’s essay on Galileo and included in a saggio with the title GALILEO in it – in this way, he gathered the attention of every Italian philosophical Galileian!” Grice: “Perhaps the best introduction to Italian socialist politics are the commentaries Neri made to the cartoons in the asino, which he entitled, bitingly, the bite of the ass!” Grice: “Oddly, bite is an attribute of ass – when a retrospective of the cartoons was held, the cliché journalese when ‘satira morente’ -- -- estetica di Diderot, senso e sensibile, il sensibile, la sensazione, il Galileo di Husserl. –Guido Davide Neri, su sba.unimi. Neri. Keywords: aporia della realizzazione, il mordo dell’asino, -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Neri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701893635/in/photolist-2mQiU3r-2mPZ2Vc-2mPVkio-2mPYm4t-2mLN3si-2mLGvyP-2mLHHHe-2mPq5pS-2mKTyvC-2mKG3XG-2mKFeJo-2mKDwcr-2mGnP2f-G3tvCn-G9arP4-FcebeC-ErqrPW

 

Grice e Nesi – implicatura – adulescentuli oratiuncula – Sono dalle celeste sphere Venere: perche  amore inspiro: dagl’elementi fuoco: perché  d’amore accendo da uoi con vocabulgreco CHARITÀ chiamata: perché col mio ardore della GRAZIA della salute viso degni.filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Grice: “I once had a fight with Nowell-Smith; he was saying that a philosopher should not be a moralist; I told him that by that token Nesi wasn’t one!” – “De moribus” Figlio di Francesco di Giovanni e di Nera di Giovanni Spinelli, si dedica interamente agli studi filosofici. Strinsge stretti rapporti con i principali umanisti fiorentini dell'epoca, tra cui Acciaiuoli e Ficino. Influenzato dall'operato di Savonarola, ricopre anche diverse cariche politiche.  Saggi: “Adulescentuli oratiuncula”; “Orazione del corpo di Cristo”; “Orazione de Eucharestia” “ Orazione sull'umiltà” “Sulla carità”; “De moribus”; “De charitate”; “Oraculum de novo saeculo, Canzoniere, Poema. Treccan Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Obviously, Nesi is not having Davidson in mind. But Nesi is wrong in identifying GRAZIA with CHARITA, ‘greco vocabull” – this is an etymological blunder. The charities were indeed three – Eglea, Eufrosina, e Talia – and they danced mainly to eroticse Mars, or more frequently Giove and Mars together --. Of course the expression ‘gratia’ is not cognate! – For Davidson, charity is what the Italians refer to ‘carità’, formed out of ‘carus’ – the spelling with ‘ch’ is a French corruption! So to be charitable, in Davidson’s interpretation, is to be kind, caro. Not graceful! --. Grice: “If Davidson doesn’t know his Greek mythology, that’s not my fault --. Instead of his singular principle of charities, I will take the liberty to sub-divide it into three maxims – The first maxim refers to the first charity, Aglae: splendour; thes second maxim refers to the second charity, Eufrosina, mirth; the third maxim refers to the third charity, Talia, cheer. In Kantian format, these counsels of prudence become: be splendorous – or try to make your conversational move one that is splendorous; be merry – or try to make your conversational move one that will carry mirth to your co-conversationalist; and ‘be cheerful’, try to make your conversational move one as if it was spawned by Thalia!” -- Giovanni Nesi. Nesi. Keywords: adulescentuli oratiuncula, principle of charity, Davidson on charity on Grice. Who was the first Englishman to use ‘charity’ as a hermeneutic principle? Butler. Grice speaks of self-love and benevolence. Benevolence – and charity? Grice is not so much concerned with Beneficenza or Malificenza, but with Benevolenza, and Malevolenza – where does charity fit? What was Ciceronian for charity. What is pre-Christian about charity? Charisma, charitas, folk etymological confusion here – caritativo – carita – caro, “le tre carità in armónico conubio” “tre carità”. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Nesi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690518712/in/photolist-2mLN3si-2mLz5aB-2mKHqkS

Grice e Nifo – implicatura ludicra – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sessa Aurunca). Filosofo. Grice: “I like Nifo; first, because he wrote a treatise he called ‘ludicrous rhetoric;’ second, because he tried to refute Pomponazzi against the mortality of the soul – surely the soul is ‘mortal’ is a category mistake --.” Alla corte di Carlo V (L. Toro, Sessa Aurunca). Studia Padova sotto Vernia. Insegna a Padova, Napoli, Roma e Pisa, guadagnando una fama tale da essere incaricato e pagato da Leone X di difendere l’immortalità dell’animo di Leone X contro gl’attacchi di Pomponazzi e degli alessandristi. Ricompensato con la nomina a conte palatino con il diritto di assumere il cognome del Papa, Medici. La sua prima filosofia si ispira ad Averroè, modifica poi la propria visione giungendo a posizioni più vicine al domma romano. Pubblica un'edizione delle opere di Averroè corredate di un commento compatibile con la sua nuova posizione. Nella grande controversia con gli alessandristi si oppose alla tesi di Pomponazzi per il quale l'animo razionale non e separabile dal corpo materiale e, dunque, la morte di questo porta con sé anche la scomparsa dell'anima. Sostenne, invece, che l'animo di Leone X, quale parte dell'intelletto assoluto, non e distruttibile e alla morte del corpo di Leone X si fonde in un'unità eterna. Tra i suoi allievi, presso Salerno, tra gli altri, ricordiamo, Rosselli, filosofo calabrese autore di un testo molto controverso, Apologeticus adversos cucullatos (Parma), in cui cerca di affermare le sue dottrine che tendono a discostarsi da quello del suo maestro. Lo si ritiene protagonista di un curioso episodio. Pubblica il trattato “De regnandi peritia” (la perizia di regnare), che alcuni ritengono essere un plagio del più noto “Il Principe” di Machiavelli del cui manoscritto e venuto in possesso. Gli e conferita la cittadinanza onoraria di Napoli ed iessa e estesa ai figli ed agli eredi in perpetuo.A lui è dedicato il Convitto Nazionale di Sessa Aurunca, della quale e anche sindaco. Saggi:“Liber de intellectu”; “De immortalitate animi”; “De infinitate primi motoris quaestio” [cf. Bruno, Galilei, Novaro, infinito]; “Opuscula moralia et politica”; “Dialectica ludicra,” “De regnandi peritia.”  Furono poi più volte ripubblicati, in quanto ampiamente diffusi, i suoi numerosi commentari su Aristotele, di cui i più importanti sono “Aristotelis de generatione et corruptione liber Augustino Nipho philosopho Suessano interprete & expositore”; “Expositiones in libros de sophisticos elenchis Aristotelis”; “Expositiones in omnes libros de Historia animalim, de partibus animalium et earum causis ac de Generatione animalium, In libris Aristotelis meteorologicis commentaria” (Venezia, Ottaviano Scoto); Physicorum auscultationum Aristotelis libri octo”; “Super Libros Priorum Aristotelis”; “Commentarium in tres libros Aristotelis De anima”; “Dilucidarium metaphysicarum disputationum in Aristotelis Deum et quatuor libros metaphysicarum”. “Dialectica ludicra”. Biblioteca del Convitto, Dialectica; “Dialectica ludicra”; “In libris Aristotelis meteorologicis commentaria”; “In libros Aristotelis De generatione et corruptione interpretationes et commentaria, Biblioteca del Convitto Nifo di Sessa Aurunca; “In libros Aristotelis de generatione et corruptione interpretationes et commentaria.  G. Gabrieli, "Raccolta Storica dei Comuni", Istituto di Studi Atellani, Sant'Arpino, C.  De Lellis, Discorsi delle Famiglie Nobili del Regno di Napoli, Napoli, G. Paci, G. Marco, I sindaci della città di Sessa, Sessa Aurunca, Zano. La filosofia nella corte (Milano, Bompiani). Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, G. Marco, G. Parolino, Incunaboli e cinquecentine nelle biblioteche di Sessa, Minturno, Caramanica, Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. De Bellis, Il pensiero logico, Galatina, Congedo, Ennio De Bellis, Aspetti storiografici e metodologici, Galatina, Congedo, E. ellis,  Collana Quaderni di “Rinascimento”. Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento (Firenze, Olschki); A. Poppi, I liceii di Padova, Dizionario biografico degli italiani, Ratisbona. Grice: “I enjoyed Nifo’s rambling on dreaming – quite an complement for Descartes on clear and distinct perception!” Grice: “Part of my cooperative principle is based on Nifo – echoing Aristotle rather than Kant. Or rather echoing Kantotle. In this case, it’s Aristotle’s key concept of a ‘virtue’ – a collective virtue, like solidarity, lies at the bottom of my conversational principle of cooperation. The virtue is ONE of course, which is good. Each maxim then attends to some virtue. Nifo is better than Castiglione in that his Italian is better. He relies on Cicero, rather than on this or that court poet! So there’s VERITAS, HONESTAS, CARITAS, and the rest. Each is seen as a virtue, and the point is to find the ‘middle point’ or mesotes. A bore is a bore but if you include this or that ‘implicatura ludicra’, two gentlemen can enjoy a nice conversation. Nifo is having the Northern Italian courts in mind, away from that nefarious influence of the Pope, who had paid him to demonstrate the immortality of his soul! The virtue model of conversation is an interestin gone – “De re aulica” is the way Nifo considers this, and he makes interesting observations on how to attain a middle way, i.e .how to win frineds and lose enemies!” –Of course there are overlaps. My model is Kantian, but what is a counsel of prudence if not a nod to Aristotle’s virtue of prudentia – the principle is thus a principle of conversationl conviviality, urbanity --. There are conceptual problems with a purely Aristotelian model, rather than Ariskantian one. One is not after VIRTUE, but the MESOTES – So the ideal is not to be searched for. It’s not pure HONESTAS, but that which fits civil conversation. Oddly, Italians were more concerned with ‘vitii’, which due to their Roman dogmatic assumptions, they correlate with ‘vice’. For each vice, we should not look for the VIRTUE, but to the MESOTES --. Kant could not make head or tail of this! Agostino Nifo. Nifo. Keywords: ludica, ludicra, intellectus, animo intelligere, nous, intellectus passivus, intellectus activus, intellectus agens, intellectus possibilis, intellectus passibilis, what is so ludicrious about dialectis?– Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Nifo: la dialettica ludrica”, Grice, “Dreaming” – Malcolm, “Dreaming” --. – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701700739/in/photolist-2mPmNVF-2mNzeEc-2mLGAQC-2mLD9pe-2mLEzBt-2mLGJnr-2mKLVA3-2mKAKcc-2mKQRx3-2mKAsyK

Grice e Nizolio – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescello). Filosofo. Grice: “I read Nizolio and it’s like reading myself!” – Insegna a Brescia e Parma. Pubblica il lessico “Observationes in M. Tullium Ciceronem” (Brescia), il Thesaurus Ciceronianus” (Venezia, Facciolati) e il “Lexicon ciceronianum” (Venezia, Facciolati). Ha una lunga polemica con Maioragio per una critica portata da quest'ultimo a Cicerone che, iniziata con la Epistola ad M. A. Majoragium, prosegue con l'Antapologia e si conclude con i “De veris principiis et vera ratione philosophandi contra pseudo-philosophos” (Parma), scritto contro gli scholastici, che interessarono Leibniz al punto che questi li fece ristampare premettendogli il titolo “Anti-barbarus Philosophicus, sive Philosophia Scholasticorum impugnata” con una prefazione ed una lettera a Thomasius sulla dottrina di Aristotele, Francofurti (Roma, Bocca). E chiamato da Gonzaga a Sabbioneta. Contemporaneamente alle critiche di Ramo alla logica dei lizii, anche per lui occorre sostituire all'astrattezza di quella logica un pensiero che sia concretamente legato al reale, e a questo scopo la strada maestra sta nel ritrovare i processi del pensiero direttamente nella struttura grammaticale dell’italiano. Individua cinque principi per fare della buona filosofia. Il primo principio generale della verità e della buona filosofia consiste nella conoscenza della lingua romana, in cui sono espressi quei saggi filosofici. Il secondo principio è la conoscenza di quei precetti che si trovano nella grammatica e nella retorica di Cicerone, sostituendo la grammatica e la retorica alla metafisica, ontologia, o filosofia speculativa, dal momento che il metafisico si e preoccupato solo di ricercare il vero, senza occuparsi dell’utile, il necessario, o il pertinente delle cose trattate. Il terzo principio consiste nell’interpretare il filosofo antico come CATONE IL CENSORE, o Cicerone, o Antonino, e nello sforzarsi di comprendere il modo con il quale il popolo romano si esprime, essendoci verità in quella schiettezza – Grice: ‘slightness” -- di linguaggio. Il quarto principio generale del vero è il libero, e la vera licenza delle opinioni e del giudizio su qualunque argomento, in contro ogni domma, come richiede il vero e il naturale. Non devono essere dunque CICERONE o ANTONINO  nostril maestri, ma i cinque sensi, l'intelligenza, il pensiero, la memoria, l'uso e l'esperienza delle cose.  Il quinto principio afferma che, oltre a esporre ogni tesi con la chiarezza della lingua comune – l’italiano volgare, senza introdurre nel discorso oscurità (avoid obscurity of expression, be perspicuous [sic], avoid unnecessary prolixity [sic] o sottigliezze, occorre non trattare problemi che non hanno realtà. Esempi di invenzioni filosofichi prive di oggettività sono la “idea” platonica e la tesi del reale dell’universalie. Infatti, il reale è costituito soltanto da singoli individui e questi devono essere indagati non attraverso la loro natura propria e privata, ma attraverso la loro comune e continua successione. Si fa filosofia non astraendo, ossia togliendo da una singola realtà quel quid che viene poi analizzato come se esso fosse reale, ma comprendendo, ossia considerando insieme il singolo reale. L'universale è una vana e finta astrazione che deriva invece dalla comprensione di ogni singolare di ogni genere, accolto insieme con un atto solo, senza astrazione intellettiva, ma con il solo ausilio di un'intelligenza che comprende il singolare. In sostanza, noi non possiamo distaccare, con un'operazione dell'intelletto, un universale da ogni singolare, ma semmai passare dall'individuale al collettivo. L'operazione consiste nel sostituire alla dialettica la retorica e alla logica la grammatica ma, pur mettendo in rilievo i difetti della logica classica, non riesce a fondare una nuova logica efficace e persuasiva. Saggi: Garin, Rossi, Vasoli, “Testi umanistici su la retorica”; “Testi editi e inediti su retorica e dialettica di Nizolio, e Ramo, Milano, Bocca  “Marii Nizolii Brixellensis in M.T. Ciceronem observationes Caelii Secundi Curionis labore et industria secundo atque iterum locupletatae, perpolitae et restitutae. Ejusdem libellus, in quo vulgaria quaedam verba et parum Latina, ad purissimam Ciceronis consuetudinem emendantur, ab eodem Caelio, s.c. limatus & auctus”. Dizionario Biografico degli Italiani. Ballestri, Massimiliano. Milano, Cosmo editore, R. Battistella, umanista e filosofo, Treviso, L. Zoppelli, Il rinnovamento scientifico moderno, Como, Meroni, Rossi,  “La celebrazione della rettorica e la polemica anti-metafisica del "De Principiis" in La crisi dell'uso dogmatico della ragione, A. Banfi, Milano, Bocca); W. Fink, Logica aristotelica Universale Idea. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. G. Calogero,  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Grice: “I was slightly disappointed when I got hold of Nizolio’s overadvertised masterpiece, the “Lexicon Ciceronianum;” while Urmson liked it, I found it more to be a common-or-garden dictionary. I did not care for philosophical concepts, seeing that he starts wih “A”, ‘the first letter of the alphabet,’ as Nizzoli defines it. So, I went straight to the third tome – heavy as they are, and reprinted in London for use at public schools –‘adolescens’ – to ROMA, ROMANVS, ROMVLVS. As for his advice as to deal with the longitudinal unity of philosophy and his rhetorical, ‘Plato is my friend but a better friend is truth,’ I can’t believe it coming from one who dedicated his life to TRACE every little ‘diom’ (slogans as the London edition has it) uttered by Cicero! WhileI would expect praise against the barbarian scholastic from Roger Bacon, it sounds hypocritical coming from Leibniz. By Nizelio’s standard, Leibniz was a barbarian his self. The scholastics actually saved the books from the flames of the Longobards and the Eastern Goths (earlier on). Roma, 2. Contr. RuJ. 95. Romain montibus  posita, et convalUbus, ccenacolis  sublata atque suspensa.1. de Div.107. Certahant, Urbem  Romam  Uemamne  vocdrent, Post  led. in  Sen. 1. Roma  arx  omnium  terrarum. De Pet Cons. 40. Roma  civitas CK nationnm conventu constituta. 1. de Onu  196. Roma domus virtutis, imperii et dgnitatis. Ib, 105. Roma domidUum imperii et gloris. 4.C.11. Roma luxorbisterraruhi,et  arx  onuuum  gentium.1. Div. 101. Bmoul sexenniojpost Veios  captos a  GaUis capta. Ib, 89. Rome  et  reges  augnres,  et  postea  privati  eodem  sacerdotio  prsediti,  lempub. regionum  autoritate  rexemnt.1. Qu. Fr. 1. 18.  Roma,  ubi  tanta  arrogantia  est,  tam  im-  moderata libertas, tam  iofinita  hominum  centia. t 14. Redu  Romam  Fonteu  cansa ad  VII.  Idns  Qu. 3. de  Nat  21.  Roma in  terrisnihU  meUns.  Inoer.  Romam  conditam  01  vmpiadis  sestss  anno  tertio.   Romani. Pro  Leg. Man. 7.  Romani  pn»-  ter  ctiteras  gentes  laudis  et  glori»  avidi.  14. At  12.  Romani  cives  facti  Siculi  lege  Anto-  niL9.Fara.19.  Romani  veteres  atque  urbau  sales. 1. Tus. 3.Romani serius quam GffKci poeticam acceperant 1. Di. 95. Romaia nihU in bello sineextis agebant nihU d<»B& sine auspiciis. 1. Off. 35. Romani Toscoianos, Equos, Volscos, Sabinos, Hemicos, victoria parta non modo conservarunt, sed etiaro in ciritatem acceperantPro Mur. 74Romani tempora voluptatis laborisque dispelrtiunt,.&c.l. Tus. 1. Romani omnia aut invenerant per se sapientius, quam Greciaut accepta ab illis fcicerant meUora. 1. Div. 102. Romani omnibut rebus agendis, quod bonnm, faustum, felix, fortunatnmque essetprefabantur. Pro Cnc 99. Romani eos vendere solebant, qui mUites facti non essent 3. de Ora. 40. Romani minos qoam liitm Utteris stndebant Pro Leg. Man. 5.1. Romani omnibus navalibus puffuis Carthagienses vicerant 4. Aoad. 147. Romanorum antiqoa jurisjurandi formulaet consuetudo.1. de Or. 15. Romanoram ingenia raultnm csBteris liomiaibos omnium gentium prsstiterunt 3.39. Snavitassemkonis  Atticoram  et  Romanomm  propiia. 4. Tosc 3. Apod  priscos Romanos  morem  honc  epolaram  fiijsseantor est  Cato  in  Originibos, ut  deincepi,  qui  aocobaient, canerent  ad tibiam  virorom  daroram Uodes atqoe virtotes. Romanos, a, uro. 1. de Nat 83. Romana k 58 RO JaiioteIbBoa«t,<f«aUs8oif2li« $.S.Fo^ paU RoaiaBi ovnk religio in ftcrt etin anspida diyia. 16. Att 2. Popalnm Boaunun nanDJ saasnonSn defendenda ropnb.sed Sn pUndendo coosoBieie. 10.7. Bum non nodo Romano bomini, sed ne Perse qwden coiqaam tolerabile.7. Fam. 18. Bomaoo nsoae oommendare.16. 5. Romano more feqni.1. de Orat 24. et Ver. 5. 36. Romani ladL 4. Att. 14. NuBc Romanas res aedpe. Romilla, iribus. t. cont Ral.78. Respondit, Romilla tribo se initiam esse £se- tnram. I^, Tribos. Romalos, li, Qutnntti. 3. C. 2.Romalam»  qu  banc  aibem  condidit,  ad  deos  immorta-  les  benerolentia  famaqae  sastulimas. 1. de L. 9 Roawhis  post  exoessum  suum  dixit  Proculo  Jolio,  se deom  esse,  et  Qaoinum  vocartemplumaae  sibi  dedlcari  ia  eo loco jussit  3.C. 19. Romuhis  quem  iaauratum  m  Capitolio  pamun  ac  lacttntem,  uberibos  lopiais  inhiantem  fuisse  meministis. 3. OfF.  41.Peccavit  igitar,  paoe  vel  Qoirini toI  Bomali  duEerim. 1. de D. 107. Romuhis  puldier. Ih, 3.  Romulus  urbm  auspicato oodidit  16.31. Roamlus  non  solom  aospi-  eatoRomam condidit, sed  etiam  optimos  augur  feit 3. de  N.  5. Romnlos  auspicBs,  Numa  sacris  constitatb,  fandamenta  jeeit  ostiSB  dTitatii. 3. Off. 41. Rommlus,  cum ci visom csset utilios solum, quam cum altero regnarefiratrem interemit 1. DeOr. 37. RomaJns consitto magis et sapientfa qaam doqueotia usns est S. Div. 45. Romolas et Remus com altrice bdhui vi folminis idi oooddeiant £6. 81. t 1.107. Romulis et Remus  ambo  aagures  fberant  3. C. 19. Roorali  stataa  decoelo  taeta.  Som. 6ch>.17. Ronmlo  moriente deficere sd  bommibas  eatingaiqao visus est. Summatim quanam fine principia generalia veritatis investigande, recteque philosophandi. Item in summa quanasmint princigpeianeralia pseudo-philosophorum et perverse philosophandi. De generali omnium nominum divisione in substantiva, adjectiva propria appellativa, deq; eorum proprietatibus et differentia, nginguam facisus queinbuncdicmab ullotraditisaut cognitis, contra pseudo-philofophos. De nominibus propriis et appellativis, tam cole&li vis quam simplicibusnon cola Letivis, ac decorum proprietatibus et diferentis, contra philos-ophastros. s.De  us)0 (sem (falsis. De denominativis reliquis capitibus Ante predicamentora,vel supervalaneis vel. Universalia realia etiam five raese concedantur, tamen non fuisse facienda quin. Que numeross ed velunumtantum, hoc est, GENUS, vel plura quam quinque hoc est, septem veloflo, adiecto communi, simils, contrario, arque substantia. De nominibus substantivis et adiectivis. De eorum proprietatibus ac diferentis, contra pseudo-philosopos. De generaliomnium rerum divifione oratoria pera & deila pseudo-philosophorum falsa, simul quede voce universi anni versalis et in summa de falsirate universaslium realium ut vocant. Universalia realia nec propter scientias artes quetradendas, nec propter syllogismos eocateras argumentations formandas, nec propler predications superiorum de inferioribus faciendas necessario ese ponenda contra pseudo-philosophos. Universalia realta vere in rerum naturaese non posse. Co propter canone c, uirea Etiffime dicunt nominales. Cintra sultam illam realium opinionem de universalibus realibus, quorum rationes omnes plusquam in aneslabefaltaneur. um suffi.ientia ,quamvocant. De toris,& corum divisionibus, compositionibus quepere, contra falsissimam dialecticorum de his omnibus doctrinam. De vere philosophico e oratorio genere et de vera eius definitione. Contra falsum genus dialecticum et falsam cius definitionem. De vera specie oratoria et vera ejus definitione, contra falsam speciem dialecticam & falfam illius definitionem. De vera diferentia & vero proprio philosophicis oratoriis do simulde eisdem adversariorum vel falfsis vel inutilibus. De accidente vero quid esmedin constanter definite et simul pauca quadam de falsis universalibus, eorum vanis questionibus in universum. De preceptis dividendi et definiendi oratoriis veris et dialecticis falis. De homonymis et synonymis grammaticorum veris quid vere sint et quis verus eoru mufus, contra ftultaila aquivocado analoga dialecticorum. Ele tantum modo unum et summum et verum á generalisimum genus oralo rium, quod eft, genus rerum sex autem s a transcendentia Dialecticorum, decem pre dilameniaAristotelis,& triaLaurentiiVallaelefalsa. Quam ob levem causam Aristoteles CATEGORIAS fore predicamenta decemponenda ex iftima verii et quam non re et tetriatantum Vallusta rucrit, fimul quopactonosar borem generica ma Porphyri analonge diversam, faciendam arbitramur. GENUS rerum vere in duasrantum species divide in s ubstantias et qualitates, omnia alia accidentium dialecticorum pradicamenta sub qualitate generalitan quamo verascius specie sper econtineri. Simul de falsa universali. De o sem. De qualitale generali et omnibus e iustam comparata quam absoluta speciebus, praferrimquede qualitate speciali, quantum different a speciebus accidentium dialectic corum ,& fingillarim quærario de causa diversitatis. De nominibusscientia“ arris quid APUD LATINOS communite rad proprie significe ne, u quormo dis virum que corum accipiatur et deniq; quibus differentis attes elit entia mnter sediftinguantur, contra falas scientias et artes pseudo-philosophorum, (falla. De generalı scientiarum do atrium divisionenoftrarera, et pseudo-philosophorum. De errales Peripateticorum in generalı philosophia divisione admflis. Dialectica minter scientias ( ariesnecut universalem nec ut particularem ul lumomninolo cum habere pose sed tanquam non modo falsams ed etiaminutslem de sua pervacuam ex omni artinm do scientiarum numero ejiciendam. Metaphysicam inter scientias Cartesnecut universalem nec ut parricularem ul lumomninolo, um habere pofe, sed tanquam partim falsam, parliminutlım, partim super vacnam ab omni artium scientiarum numero removendam. De comprehensione universorufmingularium vere philosophica de oratoria et simul de abstractınoe universalium pseudo-philodophia et BARBARA contrafallam Ardo stotelis doctrinam falsode ceniis, abstrahentiam non efemendacsum. Oratoriam esse facultatem vere generalem, grammaticam sub se primo, deinde reliqua somnesarl es fcrentias vere continentem, iumpartese jusmajores breviter ex ponuntur omnes ,ở cidem,quaàPseudophilofophisuniquefueruntablatarestituuntur. De sophisticis Elenchis ab Anstoelein Rhetoricam non recte introductis et delio brofophifticorum elenchorum quid senciendum, Que et quot fintea, quarequiruntur cascientise artibus, ex quibu spendetac fitomnis eorum dividio definition o distinclıo, contra falfam de eisdem rebus Pjendophialosophorum doctrinam. De utilibus & veris argumentis de que utılı vero eorum iam tradendorum, quam usurpandorum modo, conira partım fulumpurtom inutilem ipsorum doctrinam ab Aristotele traduam in libro Topicorum. De definitionibus nominis et verbido orarionis grammaticorum veris. Pseudo-philosophorum falfis, códealis, queab Aristorele falso vel inutiliterinlibroSepiépenveids traduntur. Dentılıbus et veris argumeniationibus, de queutilido verocarumufu, contrainu tolemdo vanā Ariftotelis decudem rebus doctrmamtraditam in libris Analyticorum. Defalfa demonftratione & falfafcientia& falfa fapientia Pseudophilosophorum ( simul de inutili falfoque Pofteriorum Analyticorum libro. De vanitate eorum , quaà recentioribus Dialedicis appellantur Parva Logicalia. Libros qushodiefubArif. Nomineleguntur plerosquenonvereeflesri Roselicos, sed fubdititioscon adulterinos, contra communem Pseudophilosophorum opinionem. De Platone, Ariftotele, Galeno, Porphyrio. Deomnibus Arifterelis interpretibus Grucis, LATINIS e Arabibus: reviter quid fentiendum re&te philosophaturis. De ratione philosophandi o de corrigendis instaurandisq; Philosophia studis, qua nunc maxima exparte perveriae corruptfaunt. Nizzoli. Mario Alberto Nizolio. Nizolio. Keywords: Cicerone, lexicon ciceronianus, Antonino, Leibniz’s ‘anti-barbaro’. – Refs.: Luigi Speranza: Grice e Nizolio: il thesaurus ciceronianus” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701277378/in/photolist-2mLEyw7-2mLHFJp-2mKEd6j

 

Grice e Noce – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pistoia). Filosofo. Grice: “Only in Italy, philosophy and history are so connected; it would be as if we at Oxford after the war would be only concerned with understanding Churchill!” Grice: “For us, to do linguistic philosophy was to get away from post-tramautic stress disorder acquired during what Winthrop stupidly called the ‘phoney’ war!” – Grice: “It’s not difficult to understand why Noce’s notes on Gentile were only published posthumously!” -- essential Italian philosopher. «Certo i cattolici hanno un vizio maledetto: pensare alla forza della modernità e ignorare come questa modernità, nei limiti in cui pensa di voler negare la trascendenza religiosa, attraversi oggi la sua massima crisi, riconosciuta anche da certi scrittori laici.»  (Risposte alla scristianità, da Il Sabato). Ttitolare della cattedra di "Storia delle dottrine politiche" all'Università La Sapienza di Roma.  Studioso del razionalismo cartesiano e del pensiero moderno (Hegel, Marx), analizzò le radici filosofiche e teologiche della crisi della modernità, ricostruendo con cura le contraddizioni interne dell'immanentismo.  Argomentò l'incompatibilità tra marxismo, umanesimo, ed altri sistemi di pensiero che propugnavano la liberazione secolare dell'uomo e la dottrina cristiana (affermò: "solo il Redentore può emancipare"). Sostenne tenacemente, per tali motivi, l'impossibilità del dialogo tra cattolici e comunisti e previde il "suicidio della rivoluzione". Studioso del fascismo, sostenne che tale ideologia fosse peraltro in continuità con il comunismo e fosse anch'esso un momento della secolarizzazione della modernità. Sostenne, inoltre, l'esistenza di molti punti di contatto tra il fascismo e il pensiero dei sessantottini.  Filosofo della politica, preconizzò la crisi del socialismo reale, mentre esso viveva la sua massima espansione a livello mondiale. Argomentò che tale sistema, da una parte applicava coerentemente la filosofia di Marx, ma dall'altra negava le premesse del marxismo: ciò in quantomostrava Del Nocelo stesso sistema di Marx si basava sulla contraddizione tra dialettica e materialismo storico. Ribadiva infine la necessità dei valori di verità e di moralità.  Figlio di un ufficiale dell'esercito e di Rosalia Pratis, savonese discendente di una famiglia nobile savoiarda, Augusto Del Noce nasce a Pistoia nel 1910. L'anno dopo la madre si trasferisce con il figlio a Savona e, allo scoppio della guerra mondiale, a Torino, presso una zia materna. A Torino, Augusto svolge tutta la sua carriera di studi: dapprima al noto liceo D'Azeglio, frequentato da alcuni dei futuri protagonisti della vita politica e culturale della città e della nazione (Norberto Bobbio, Massimo Mila, Gian Carlo Pajetta, Cesare Pavese, Felice Balbo e altri), poi all'Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, allievo di A. Faggi, Erminio Juvalta e Carlo Mazzantini con il quale si laurea nel 1932 con una tesi su Malebranche. Inizia quindi a insegnare presso istituti superiori (Novi Ligure, Assisi, Mondovì), mentre sviluppa la sua attività di studio anche con soggiorni all'estero. Legge con entusiasmo Umanesimo integrale di Jacques Maritain, che rafforza in lui, tra l'altro, una sempre più convinta opposizione al fascismo. Cerca invano di farsi trasferire a Torino e di accedere qui alla carriera universitaria. Nel 1941 si trasferisce a Roma per un distacco propostogli dall'amico Enrico Castelli. A Roma frequenta Franco Rodano che, con Felice Balbo e altri, anima l'esperienza di «Sinistra Cristiana», un tentativo di conciliazione di comunismo e Cristianesimo da quale Del Noce resta per breve tempo affascinato. Nel 1944 viene accolta la sua richiesta di trasferimento presso un istituto superiore di Torino, dove torna a risiedere. Accompagna all'insegnamento un'intensa attività di studio e di collaborazione a diversi periodici, tra cui Cronache Sociali che gli dà occasione di incontrare Giuseppe Dossetti.  Scrive e pubblica il saggio La non filosofia di Marx, che ripubblicherà vent'anni dopo nella sua opera maggiore (Il problema dell'ateismo) e nel quale fissa i termini complessivi della sua interpretazione del marxismo. Nello stesso anno cura l'edizione italiana di Concupiscentia irresistibilis di Lev Isaakovič Šestov. Inizia la collaborazione alla Enciclopedia filosofica del Centro Studi Filosofici Cristiani di Gallarate, diretta da Luigi Pareyson. Dal 1957 al 1961 è distaccato a Bologna presso il centro di documentazione diretto da Giuseppe Dossetti. Nel capoluogo emiliano frequenta Nicola Matteucci e collabora stabilmente al neonato periodico «Il Mulino». Scrive su Ordine Civile, rivista animata da Gianni Baget Bozzo, e altri alcuni saggi, uno dei quali, «Idee per l'interpretazione del fascismo», sarà all'origine delle future revisioni storiografiche di De Felice e Nolte. Partecipa al convegno organizzato dalla Democrazia Cristiana a Santa Margherita Ligure con una relazione intitolata L'incidenza della cultura sulla politica nella presente situazione italiana: sugli stessi temi Del Noce intratterrà per anni un rapporto difficile con il partito cattolico (altri interventi nei convegni di San Pellegrino e di Lucca. Partecipa a un concorso a cattedra a Trieste, ma non ottiene il posto. Pubblica Il problema dell'ateismo e l'anno successivo Riforma cattolica e filosofia moderna, Volume I, Cartesio. Partecipa alla «Giornata rensiana» con una relazione intitolata Giuseppe Rensi fra Leopardi e Pascal. Ovvero l'autocritica dell'ateismo negativo in Giuseppe Rensi, nella quale espone la sua fondamentale fenomenologia del pessimismo come pensiero religioso. Nello stesso anno vince il concorso per una cattedra di Storia della filosofia moderna e contemporanea all'Università degli Studi di Trieste, dove divenne Professore. In quell'anno esce L'epoca della secolarizzazione, che raccoglie molti dei saggi e degli interventi degli anni sessanta. Si realizza il tanto atteso trasferimento a Roma, dove, all'Università "La Sapienza", insegna prima Storia delle dottrine politiche e poidal 1974Filosofia della politica.  Si infittisce la sua collaborazione a riviste e periodici, sui quali interviene anche riguardo all'attualità politica e culturale. Diresse la collana «Documenti di cultura moderna», dell'editore torinese Borla (poi passata alla Rusconi) proponendo al pubblico italiano autori come Marcel de Corte, Titus Burkhardt, Manuel García Pelayo, Hans Sedlmayr ed Eric Voegelin. Partecipa vivacemente al dibattito sul divorzio. Dopo la metà degli anni settanta inizia il rapporto con gli universitari di Comunione e Liberazione partecipando a convegni e incontri promossi dal Movimento Popolare. Pubblica il saggio Il suicidio della rivoluzione, dedicato al compimento e alla dissoluzione del marxismo. Con Il cattolico comunista chiude i conti con l'esperienza di Rodano (che nel frattempo ha lasciato la DC per il PCI) e dei teorici della conciliazione tra Cattolicesimo e marxismo. Dal 1978 inizia anche la collaborazione continuativa con il settimanale «Il Sabato» e contribuisce alla creazione della rivista «30 giorni», di cui rimarrà stabile collaboratore. Nello stesso anno viene candidato come indipendente nelle liste della Democrazia Cristiana per il Senato: primo dei non eletti, entrerà in Senato l'anno successivo (1984) a seguito della morte di un collega. Viene insignito del «Premio Internazionale Medaglia d'Oro al merito della Cultura Cattolica. Riceve il premio Nazionale di Cultura nel Giornalismo: la penna d'oro. Viene premiato dal Meeting di Rimini. Muore a Roma. È tumulato nel Famedio del cimitero di Savigliano. Esce “Gentile”, che raccoglie diversi saggi sul padre dell'attualismo, sul fascismo e sul suo significato nella storia, frutto di decenni di studi e rielaborazioni. L'archivio del filosofo e la sua biblioteca sono custoditi a Savigliano dalla fondazione Centro Studi Augusto Del Noce, sorta nei primi anni novanta, diretta prima da G. Ramacciotti, poi da Francesco Mercadante, da Giuseppe Riconda, e E. Randone. INella sua più celebre opera Il problema dell'ateismo (del 1964) Del Noce inizia l'analisi della storia della filosofia moderna invertendo il paradigma storicistico e positivistico che nel progressismo aveva la sua cifra comune. Il filosofo afferma infatti che tale paradigma di illuministica origine ha come prima condizione d'esistenza la postulazione dell'ateismo come necessità del progredire dei sistemi filosofici e delle scienze a prescindere dalla teologia cristiana, cioè a prescindere dalla Scolastica, anzi in più o meno esplicita opposizione alla Scolastica.  La tesi che Del Noce intende dimostrare in questa sua opera è -come evidenzia appunto il titolo- la considerazione dell'ateismo non più come «necessità» bensì come «problema» della modernità, il cui ultimo, coerente e necessario sbocco è appunto il nichilismo post-nietzscheano distaccato ormai da qualsiasi riflessione filosofica e sfociato in una pura forma di vita, in puro way of life di distruzione e auto-distruzione dell'uomo. Del Noce pone quindi innanzitutto una distinzione fra tre diverse forme di ateismo, ovvero fra l'ateismo positivo o politico diurno, i cui esempi perfetti sono stati l'illuminismo di un Diderot o l'umanesimo di un Feuerbach, l'ateismo negativo o nichilistico («notturno»), esemplificato invece dalla filosofia di Schopenhauer, e infine l'ateismo tragico, detto anche «follia filosofica», cioè la forma più rara e particolare di ateismo che Del Noce trova solo in due casi in tutta la storia della filosofia, ovvero in Nietzsche e in Jules Lequier.  Posta questa propedeutica distinzione, Del Noce inizia l'anamnesi del pensiero filosofico moderno per rintracciare la genesi di ogni forma di ateismo, impossibile da pensarsi per la filosofia antica come dimostra il fatto che anche la filosofia epicurea -considerata comunemente come ateistica- ammetteva in realtà l'esistenza degli dèi. Per Del Noce appare evidente che la crisi della Scolastica medievale non ha costituito un processo necessario per il semplice fatto che proprio colui che aveva intenzione di riformarla -cioè Cartesio- fu invece colui che in realtà la tradì e se ne allontanò: è nelle celeberrime Meditazioni metafisiche che il filosofo francese -allievo dei Gesuiti- tentò di riproporre una nuova prova dell'esistenza di Dio da opporre al naturalismo libertinista del Seicento, che predicava relativismo etico e che sostituiva il dio-logos con la Natura impersonale e senza ordine.  In realtà però Cartesio, nel suo sforzo apologetico, compì il definitivo tradimento della filosofia cristiana riattingendo ad un agostinismo privato di platonismo e considerando così le idee dei semplici «contenuti della mente». In altre parole se l'idea di Dio, quantunque logicamente necessaria, non è il riflesso intellettivo di una realtà ontologica esterna al soggetto ma è una semplice struttura logica, allora vale realmente la critica kantiana della prova ontologica di Sant'Anselmo secondo la quale non è lecito aggiungere il predicato dell'esistenza alla perfezione dell'idea se non per un paralogismo.  Del Noce in sintesi ha mostrato come il tradimento e la perdita della Scolastica, attuata innanzitutto da Cartesio, ha come punto centrale l'idea di Idea, che è passata ad essere da struttura del reale a struttura del razionale, passando quindi dal dominio dell'ontologia a quello della psicologia. Per questo non vi è alcuna spiegazione se non il rifiuto pregiudiziale di riconoscere uno statuto ontologico all'idea, cosicché non vi sarebbe appunto alcuna necessità di trapasso della Scolastica né tantomeno alcuna necessità di genesi del razionalismo; in tal senso la famosa critica di Kant varrebbe quindi solo contro Cartesio e non contro Sant'Anselmo, il cui platonismo gli permetteva ancora di inferire necessariamente la «perfezione» dell'esistenza dall'idea dell'Essere con ogni perfezione, cioè dall'idea di Dio. Prosegue la sua analisi mostrando quindi come in Cartesio, che pur nelle sue intenzioni voleva essere un defensor Fidei, già sussisteva in nuce ogni forma di illuminismo che avrebbe poi dominato nel Settecento, per questo egli parla di un pre-illuminismo cartesiano e aggiunge inoltre che proprio Cartesio, fiero avversario del libertinismo dilagante nel suo tempo, fu colui che tradusse l'ateismo libertinistico e irrazionalistico nella sua forma razionalizzata, cioè nell'illuminismo, che sarebbe stato appunto un libertinismo razionalistico. Si noti che Del Noce non pone giudizi sulla persona di Renato Cartesio, e anzi sottolinea come al suo tempo egli si poteva davvero credere il grande condottiero vincitore della battaglia culturale del Cristianesimo contro il libertinismo, ma ciò perché non era riuscito a prevedere una forma di ateismo non-irrazionalistico e non-relativistico quale fu appunto l'illuminismo settecentesco, che non si limitò più ad opporsi alla Scolastica ma che formò una propria dogmatica visione della storia in cui il Cristianesimo, rappresentato dalle leggende nere del Medioevo, era stato solo un ostacolo per lo «sviluppo» e l'«emancipazione» dell'umanità (si tenga presenta la definizione kantiana di «illuminismo»).  Da Cartesio in poi sono comunque due i percorsi filosofici che partono e che sviluppano i due aspetti compresenti in Cartesio, ovvero l'illuminismo e lo spiritualismo: da una parte infatti Condillac, Kant, Condorcet, fino a Hegel e Marx riceveranno il lascito propriamente razionalistico e sensu lato materialistico di Cartesio, dall'altra invece Pascal, Malebranche, Vico e infine Rosmini saranno gli eredi del suo patrimonio spiritualistico, inteso questo come filosofia di accordo fra ragione naturale e fede cristiana, posta la distanza epistemologica dalla Scolastica; famosa ed illuminante è a questo proposito la teoria della «visione in Dio» di Malebranche, nonché la distinzione pascaliana fra «Dio dei filosofi» e «Dio di Gesù Cristo». Andando comunque alla radice del problema del tradimento della metafisica cristiana (Tomismo) da parte di Cartesio e del conseguente illuminismo, Del Noce individua come unica possibile condizione per tale tradimento il rifiuto del peccato originale come male metafisico e quindi il rifiuto dello «status naturae lapsae» di cui proprio il Cristo sarebbe il redentore: senza alcuna natura umana da redimere, cioè senzanecessità di alcun redentore, il razionalismo ha sostituito il peccato con l'ignoranza e Dio con la ragion critica, rifacendosi così ad un pelagianesimo laicizzato che da solo rende possibile una qualsiasi forma di ateismo. Egli nota, infine, che avendo rifiutato la radice metafisica del male se ne è dovuta cercare quella fisica o psicofisica, secondo gli schemi ideologici che nel Novecento avrebbero reso la psicanalisi e la psicologia gli elementi complementari allo scientismo per una completa e non riduttiva visione del mondo senza Dio, e per una definitiva «ateologizzazione» della ragione.  Compimento e dissoluzione del marxismo Riguardo al marxismo e alla sua interpretazione Del Noce scrisse due opere, ovvero Il cattolico comunista e Il suicidio della rivoluzione, che costituiscono la continuazione de Il problema dell'ateismo in quanto in esse il filosofo analizza più dettagliatamente solo una delle linee filosofiche originate da Cartesio, quella razionalistica, cioè quella che nella storia moderna fu vincente nella sua estensione politica, nel tentativo di trovare e di dimostrare la continuità necessaria fra razionalismo, materialismo, marxismo e infine nichilismo, quest'ultimo inteso come cifra problematica della civiltà postmoderna.  La giustificazione epistemologica di questa analisi è data dal fatto incontestabile che la storia del Novecento inizia da un fatto filosofico, ovvero dal passaggio della filosofia marxiana in azione politica, ovvero dalla coerentizzazione di quella che Del Noce definisce la «non-filosofia di Marx»: da ciò appare non solo giustificato ma anche necessario portarsi sul piano storico della filosofia per comprenderne il suo portato teoretico, e così disinnescarne il suo sostrato ideologico. Si affianca a diversi filosofi, quali ad esempio Voegelin, per rintracciare l'inizio della cosiddetta secolarizzazione, il cui compimento sarebbe stato appunto il marxismo e poi il nichilismo, nel sequestro della nozione di «progresso» da parte di filosofie laiche dalla teologia di Gioacchino da Fiore, o meglio dall'interpretazione di tale teologia: ben nota è infatti la distinzione gioachimita nelle tre età della storia, l'Età di Dio-Padre (Ebraismo), l'Età di Dio-Figlio (Cristianesimo) e infine l'Età di Dio-Spirito che avrebbe dovuto superare i «limiti» del Cristianesimo ed estendere l'elezione e la salvezza in modo universale.  Di tale teologia mistica e profetica si appropriò lo gnosticismo sviluppatosi in seno al Cristianesimo stesso ed estesosi pian piano oltre i confini delle filosofie razionalistiche del Settecento e soprattutto dell'Ottocento. Del Noce nota infatti una sorta di dialettica nata all'interno dell'illuminismo settecentesco non tanto fra atei e deisti bensì fra rivoluzionari e conservatori, ovvero fra il puro giacobinismo ghigliottinatore dell'«ancien Régime» e il progressismo che caratterizzò invece la fase dell'illuminismo dopo la degenerazione della rivoluzione francese in Terrore, ovvero la fase dei cosiddetti ideologues, fra i quali Cabanis e Condorcet. Il punto attorno a cui si sviluppava tale dialettica fu appunto la differente filosofia della storia che aveva caratterizzato l'illuminismo pre-rivoluzionario e l'illuminismo post-rivoluzionario, in quanto il primo aveva escluso una qualsiasi evoluzione storica e necessaria dell'umanità e aveva anzi condannato il Medioevo con la storiografia della leggenda nera, mentre il secondo aveva invece rivalutato l'intera storia pre-illuministica (sia pagana che cristiana) considerandola come momento dialettico necessario pur se negativo della storia universale.  In questo senso Del Noce ha potuto mettere in parallelo l'opposizione fra illuminismo giacobino e spiritualismo in Francia e quella fra kantismo e hegelismo in Germania, ove spiritualismo e hegelismo sono state filosofie vincenti in quanto hanno assorbito in sé il momento rivoluzionario e negativo dell'illuminismo per poi superarlo nella formazione di quella filosofia della storia che ebbe certo in Hegel il suo culmine. Riguardo al binomio illuminismo-spiritualismo la critica vincente del secondo sul primo è stata quella di un estremo e insostenibile riduzionismo rappresentato dal sensismo di Condillac, in altre parole è stata la critica di ridurre la comprensione del mondo al pari di ciò che lo stesso illuminismo aveva accusato la religione di aver fatto. In questo contesto è la nascita della visione sociologica del mondo a rappresentare il tentativo di superare questa aporia illuministica senza tuttavia dover ritornare alla metafisica tradizionale: Del Noce insomma sostiene il trapasso dell'illuminismo in socialismo, non a caso nato in Francia, intesa questa come dottrina che dell'illuminismo mantiene il carattere utopistico (socialismo utopistico) e quindi anti-tradizionalistico, ma ne sconfessa invece il deprecabile riduzionismo che ancora non permetteva un'adeguata analisi della società ai fini della rivoluzione politica.  In Germania invece la dialettica fra kantismo e hegelismo, con netta vittoria dell'hegelismo, ha come punto di svolta la riconsiderazione hegeliana della storia come storia dell'Assoluto («storia di Dio»), secondo il ben noto schema gioachimita che vedeva in ogni momento storico un grado dimanifestazione dell'Assoluto, e quindi «necessario» pur nella sua negatività. In questo senso Hegel è colui che diede forma alla corrente tradizionalistica dell'illuminismo, ove la tradizione non è più peròcome per Tommaso d'Aquinol'insieme delle verità eterne e immutabili che solcano trasversalmente la dimensione temporale mediante il passaggio delle generazioni, ma è bensì la struttura dialettica eterna che necessita l'evoluzione delle verità, e quindi la sua temporalizzazione.  Per questo Del Noce afferma che l'idealismo hegeliano ebbe nei confronti del kantismo la medesima funzione che in Francia ebbe il positivismo comtiano nei confronti del socialismo utopistico: egli ricorda la critica di Comte nei confronti dell'illuminismo settecentesco, la sua rivalutazione della tradizione (in senso dialettico), nonché la celeberrima teoria degli stadi che costituisceancora una voltauna forma secolarizzata della teologia gioachimita. È dopo questa dettagliata analisi che Del Noce innesta il discorso sul marxismo, il quale appunto si configuròper stessa ammissione di Marxcome ripresa critica di Hegel attraverso la filtrazione di Feuerbach e della sinistra hegeliana (celebri sono le marxiane Tesi su Feuerbach) e come fusione fra la dialettica hegeliana e la politica del socialismo utopistico: alla base del cosiddetto socialismo scientifico rimane ancora il desiderio di palingenesi politica propria di Saint-Simon o di Fourier, ma onde evitare il risibile utopismo di questi ultimi ad esso Marx applicò la dialettica hegeliana con cui solamente si sarebbe potuto analizzare il capitalismo e prevederne così il «necessario» fallimento.  A tal punto però l'analisi marxiana di come potrà nascere la società comunista introduce l'elemento di distacco non solo dall'idealismo hegeliano ma anche dalla filosofia stessa, ovvero la necessità di tradurre il pensiero analitico in azione politica e di affidare alla storia invece che alla ragione il compito di dimostrare la verità delle tesi marxiane. In questo Del Noce si riallaccia a una lunga storiografia socialista, uno dei cui esponenti più noti è per esempio Lukács, che afferma la stretta e necessaria continuità fra filosofia di Marx e di Engels, politica di Lenin e politica di Stalin, senza concedere alcuna differenza né alcuna opposizione fra socialismo reale e socialismo ideale (quasi a guisa di giustificazione storica). Il fattore fondamentale di continuità fra Marx e Lenin è infatti quella struttura tipicamente gnostica che equalizza il male all'ignoranza e il bene alla conoscenza e quindi divide il genere umano fra la massa degli ignoranti e la ristretta cerchia degl’lluminati, che nella riflessione leniniana erano gli intellettuali borghesi che per una non spiegata differenza dal resto della borghesia avrebbero potuto e dovuto guidare la rivoluzione; in questo senso la politica leniniana, poi proseguita coerentemente nella politica staliniana, sarebbe stata l'incarnazione perfetta nonché l'unica incarnazione possibile della filosofia marxiana, e non invece -come è tesi di una certa apologetica socialista- un tradimento di Marx.  Ancora una volta si rifà a una lunga storiografia critica nel considerare il marxismo non come una filosofia ma come una religione, ma a ciò egli aggiunge la dimostrazione non del suo carattere di religione civile bensì di religione gnostica: in tal modo il marxismo leninista sarebbe davvero il compimento del razionalismo ove quest'ultimo è inteso come gnosticismo laico, religione non di Dio ma dell'Idea/ideale che non ha bisogno dell'Incarnazione di un Dio-Uomo in quanto l'uomo stesso avrebbe potuto e dovuto far incarnare tale Idea nel mondo attraverso la sua azione. Questo è il senso dell'appellativo delnociano di «non-filosofia» per il marxismo, giacché la contemplazione metafisica in esso viene interamente assorbita dall'azione politica, in quanto per Marx la politica è la vera metafisica al pari di come per Nietzsche lo è la morale.  Eppure è proprio questo punto a costituire secondo Del Noce la contraddizione fondamentale interna al marxismo e quindi la causa prima del suo fallimento storico: se infatti la «riconciliazione con la realtà» iniziata da Hegel, proseguita da Feurbach a portata a compimento da Marx deve rivoltare l'intera comprensione del mondo in trasformazione del mondo, cioè in rivoluzione, allora in ciò non rimane giustificato il riferimento ideologico all'avvenire come sede immaginifica della società comunista, ovvero non rimane giustificato il carattere ancora religioso del marxismo per cui esso ha sostituito il futuro all'eternità e il lavoro dell'uomo alla redenzione del dio-uomo. Il fallimento storico del comunismo, quindi, sarebbe stato non solo la dimostrazione sperimentale della falsità delle teorie marxiane ma anche il coerente compimento del marxismo come auto-distruggersi nella sua forma di religione. Con ciò si spiegherebbe per Del Noce l'attivismo comunista nonché la graduale decadenza del socialismo nel mondo fino alla sua profetizzata fine, simboleggiata dalla caduta del Muro di Berlino. È propria di lui infatti la teoria secondo cui il compimento e la dissoluzione del marxismo non siano due momenti separati o addirittura opposti, ma siano bensì il medesimo momento dispiegato coerentemente nel tempo.  L'interpretazione del fascismo Sul fascismo e sulla sua interpretazione in stretta relazione al marxismo dedicato gran parte dei suoi studi e delle sue opere, partendo appunto dalle opinioni comuni e molte volte ideologiche degli storici nei confronti del fascismo e delineando una struttura paradigmatica tanto controversa quanto precisa e fondata. È a partire dalla definizione data dallo storico tedesco Ernst Nolte di ogni movimento fascista come «resistenza contro la trascendenza», intesa come trascendenza storica e non metafisica, che Del Noce sottolinea la continuità fra questo serio giudizio e la communis opinio del fascismo come movimento reazionario, per questo tradizionalista e nazionalista, e per converso di ogni forma di tradizionalismo e di nazionalismo come rimando implicito e forse inconscio al fascismo.  Di questo fa una critica serrata, facendo notare innanzitutto le origini culturali dei due fondatori del fascismo, cioè Gentile e Mussolini, come antitetiche rispetto a ogni forma di politica reazionaria, tradizionalista e nazionalista e come invece affini rispetto al socialismo, del quale Mussolini in particolare fu un esponente. Si noti che l'obiettivo che Del Noce intende colpire e abbattere è quella generale concezione del fascismo come momento singolare e controcorrente rispetto all'intera storia moderna, dalla rivoluzione francese in poi, mentre ciò che intende mostrare è la continuità quasi necessaria che è posta fra l'hegelismo, il marxismo e il fascismo come tre momenti dell'unico processo di secolarizzazione. Il filosofo inizia quindi dall'analisi della figura storica di Mussolini e della sua formazione culturale, notando il suo giovanile anticlericalismo, il suo spontaneo confluire nel socialismo, e il seguente superamento di quest'ultimo per l'evoluzione fascista del suo pensiero. È in particolare sul concetto di «rivoluzione» che pone l'accento, essendo questo un concetto base del marxismo che però, attraverso l'incontro mussoliniano con la tedesca «filosofia dello Spirito» risorgente in Italia, dovette radicalmente trasformarsi e portarsi dal livello sociale della «classe» a quello personale del «soggetto».  È insomma l'incontro intellettuale di Mussolini con la filosofia di Gentile ad aver reso necessaria la trasformazione della rivoluzione in un senso non più finalistico o escatologico (come era nel marxismo puro, il cui fine è appunto la società comunista) ma in un senso propriamente attivistico e lato sensu solipsistico, in termini gentiliani cioè attualistico. Con ciò Del Noce può connettere la psicologia di Mussolini con il vero e proprio formalismo pratico del fascismo, il quale non aveva in realtà alcun contenuto definito, ma proclamava bensì una forma di azione tanto vaga e generale da poter attrarre a sé ogni sorta di ceto sociale (anche il proletariato) e di frangia ideologica, in alcuni momenti persino quella marxistica.  Il concetto di «rivoluzione» infatti contiene in sé già un termine finale ben preciso verso cui lo stato attuale del mondo andrebbe rivoluzionato, mentre nella politica fascista il termine rivoluzione deve necessariamente essere sostituito dal termine «riforma» (si pensi appunto alla riforma Gentile) in senso non più tradizionale, cioè come ri-formare ciò che è stato de-formato, bensì in senso creazionale, cioè come dare una nuova forma (indefinita) alle antiche cose, perciò rimane un concetto molto affine a quello di marxistico di rivoluzione, e permette l'affiancamento ideale dell'attualismo gentiliano al modernismo teologico fiorente a quel tempo e condannato come eresia dalla Chiesa. Saggi: “Teologia della storia” (Torino, Filosofia); “La solitudine di Faggi” (Torino, Filosofia); “L'incidenza della cultura sulla politica italiana, Cultura e libertà” (Roma, 5 lune); “A-teismo” (Bologna, Mulino); “Riforma e filosofia” (Bologna, Mulino, Brescia); “In contra del domma cattolico-romano” (Torino, Erasmo); “Contra il domma cattolico-romano” (Milano, UIPC); “L'amore di Dio” (Torino, Borla); “Il secolare” (Milano, Giuffrè); “Il partito comunista italiano” (Roma, Europea); “Il suicidio di un rivoluzionario” (Milano, Rusconi); “I comunisti” (Milano, Rusconi); “L'interpretazione trans-politica della storia contemporanea,” Napoli, Guida, “Secolarizzazione e crisi della modernità” (Napoli, Benincasa); “Gentile: per una interpretazione FILOSOFICA del fascismo” (Bologna, Mulino); “Da Cartesio a Serbati” -- Scritti vari di filosofia,” Milano, Giuffrè); “Esistenza e libertà.” Spir, Chestov, Lequier, Renouvier, Benda, Weil, Vidari, italiano Faggi, Martinetti, italiano Rensi, italiano Juvalta, italiao Mazzantini, italiano Castelli, italiano Capograssi” (Milano, Giuffrè); “Rivoluzione, Risorgimento, Tradizione”; Scritti su l'Europa e altri, Milano, Giuffrè); “I cattolici e il progressismo,”  Milano, Leonardo, “Fascismo e anti-fascismo: errori della cultura” (Milano, Leonardo); “Il laico”; Scritti su Il sabato (e vari, anche inediti), Milano, Giuffrè); Pensiero della Chiesa e filosofia contemporanea. Leone XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II” (Roma, Studium); “Verità e ragione nella storia. Antologia di scritti, “ I. Mina, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli); “Modernità. Interpretazione transpolitica della storia contemporanea” (Morcelliana, Brescia.). Del Noce insegna nel capoluogo piemontese. G. Bozzo. Del Noce, il filosofo della libertà politica).  Augusto Del Noce, «Idee per l'interpretazione del fascismo», Ordine Civile. E tra i componenti del comitato promotore del referendum abrogativo antidivorzista) e più tardi sull'aborto.  premio Rhegium Julii, su circolorhegiumjulii.wordpress.com. P. Armellini, Razionalità e storia, in Il pensiero politico, Roma, Aracne editrice, Massimo Borghesi, Augusto Del Noce. La legittimazione critica del moderno. Marietti, Genova-Milano.[collegamento interrotto] Luca Del Pozzo, Filosofia cristiana e politica, Pagine, I libri del Borghese, Roma, S. Fumagalli, Gnosi moderna e secolarizzazione nell'analisi di Emanuele Samek Lodovici ed Augusto Del Noce, PUSC, (scaricabile in PDF dal sito sergiofumagalli) Gian Franco Lami, La tradizione, Franco Angeli, Milano, Marietti, Genova-Milano. Enciclopedia ItalianaV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Pietro Ratto, Ipotesi sul fondamento dell'essenza dissolutiva del marxismo e del fascismo, in Boscoceduo. La rivoluzione comincia dal principio, Sanremo, EBK Edizioni Leudoteca, Ambrogio Riili, Augusto Del Noce interprete del Marxismo. L'ateismo, la gnosi, il dialogo con Volpe e Goldmann, in Centotalleri, Saonara, il prato, Francesco Tibursi, Il pensiero di Augusto del Noce come Teoria sociale, in Andrea Millefiorini, Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella riflessione sociologica italiana, Societas, Roma, Nuova Cultura, Xavier Tilliette, Omaggi. Filosofi italiani del nostro tempo, traduzione di G. Sansonetti, Brescia, Morcelliana, Natascia Villani, Marxismo ateismo secolarizzazione. Dialogo aperto con Augusto del Noce, in Pensiero giurdico. Saggi, Napoli, Editoriale Scientifica,  Augusto Del Noce, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Repertori Bibliografici, su centenariodelnoce). La metafisica civile: ontologismo e liberalismo dalla rivista telematica di filosofia Dialeghesthai. P. Ratto, Laicità e Democrazia: da Del Noce a Giotto, su BoscoCeduo,  Democrazia e modernità in Augusto Del Noce, articolo dal mensile 30Giorni. L'inseparabilità dei Tre. La modernità, di Andrea Fiamma Centro Culturale,//centrodelnoce. Fondazione //fondazioneaugustodelnoce.net. centenariodelnoce. Articoli di Del Noce «Il dialogo tra la Chiesa e la cultura moderna» da Studi Cattolici. «L'errore di Mounier» da Il Tempo. «Risposte alla scristianità» da Il Sabato. «La sconfitta del modernismo» da Il Tempo. «La morale comune dell'Ottocento e la morale di oggi», tratto da Il problema della morale oggi. «Rivoluzione gramsciana», tratto da Il suicidio della rivoluzione. «Origini dell'indifferenza morale» da Il Tempo. «Le origini dell'indifferenza religiosa» da Il Tempo. «Religione civile e secolarizzazione» da Il Tempo. «Un dramma europeo: il dissenso cattolico» da Corriere della Sera. «Questi poveri cattolici minacciati dal suicidio» da Il Sabato «In stato di porno-assedio»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «La più grande vergogna del nostro secolo» da Il Sabato. «Fu vera gloria? La resistenza 40 anni dopo»[collegamento interrotto], tratto da Litterae Communionis. «Una colomba, non un santo (caso Bukarin)» da Il Sabato. «Intensità d'una gran illusione (Dossetti e dossettismo)»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «L'antifascismo di comodo» da Corriere della Sera. «Togliatti? Un perfetto gramsciano. Polemica su Gramsci»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «Il nazi contagio» da Il Sabato. «La morale catto-comunista» da Il Sabato. «Abbasso Mazzini» da Il Sabato. «I lumi sull'Italia»[collegamento interrotto] da Il Sabato. «Recensione del romanzo di Benson "Il Padrone del mondo"» dal mensile 30Giorni. «Filo rosso da Mosca a Berlino (Hitler-Stalin)» da Il Sabato. «Le connessioni tra filosofia e politica»[collegamento interrotto] da Il Tempo. «Pci, l'impossibile conversione» tratto da Prospettive nel mondo. Grice: “Unfortunately, Noce is a philosopher, like me. We cannot lay word on history. Had Hitler won, I wouldn’t have joined Austin’s Play Group. Being Italian, Noce thinks different. He thinks history is guided by philosophical principes. It wasn’t Mussolini’s charisma that led the populace, but Gentile’s attualismo puro. He makes a good point about the distinction between Hitler and Mussolini. Hitler is a Protestant, Mussolini ain’t! Most in Mussolini’s circle were just as heathen as those in Hitler’s circle – different heathenism, though. No Odin, but Giove. Not Siegrfied, but Enea! Noce does not know the first thing about this. He never socialized with any of the people he is philosophizing about. In any case, there’s Garibaldi, which is a stain to Italian history. Italians, and a Ligurian friend of mine can testify to this, never wanted the UNITY. It was forced ON them. So it’s only natural that Gentile and Noce regard the UNITY brought by Risorgimento (alla Fichte Hegel, and the idea of the NATION) that was furthered by Mussolini. Mussolini did use Garibaldi imagery – saying that his movement was ‘garibalismo puro’ – but although he (Mussolini) did write a little thing about Nietzsche, you won’t find his name in ‘dizionari di flosofia’!” Augusto Del Noce. Noce. Keywords: saggio su Gentile e il fascismo, Faggi, Serbati, Spir, Vidari, Rensi, Martinetti, Juvalta, Massantini, Catelli, Capograssi. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e del Noce," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51684436022/in/photolist-2mPQGvz-2mPKvMM-2mPq8eZ-2mNzeEc-2mLP6FB-2mLz32Z-2mPV6V9-2mKHdnD-2mKjsJY-2mKbfaU-Bm5t8J-Ciy7V4-Cgh13w-Ciy8ng-BmaLAt-Cgfo3s

 

Grice e Noferi – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo.  Important Italian philosopher, especially influential at what Grice called Italy’s Oxford, i. e. Firenze“Palla Strozzi was more a mentor than a philosopher, but I would consider him both a Grecian and Griceian in spirit.” alla Strozzi   Palla e Lorenzo Strozzi. Dettaglio dell'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano. Grazie alla ricchezza accumulata nelle ultime generazioni dalla sua famiglia, il padre puo far istruire il figlio da filosofi, e grazie all'interesse e all'intelligenza, divenne di fatto uno dei più fini uomini di cultura fiorentini. Ricco e colto, commissiona numerose opere d'arte, tra le quali la Cappella Strozzi nella Basilica di Santa Trinita, opera di Brunelleschi e Ghiberti. La cappella, progetto irrealizzato da Noferi, venne fatta erigere in la sua memoria e ne ospita la sepoltura monumentale. Per questo ambiente commissiona l'Adorazione dei Magi a Gentile da Fabriano e la Deposizione dalla Croce a L. Monaco, terminata poi da Beato Angelico che ne fece uno dei suoi capolavori. Collezionista di libri rari e conoscitore del greco e del latino, si trova nvischiato nell'opposizione strenua contro Cosimo de' Medici. Cosimo e l'uomo che per la prima volta si e di fatto preso tutto il potere cittadino, grazie a un sistema di clientelismo con uomini chiave alla guida degli uffici della repubblica di Firenze. Davanti a lui solo due strade sono possibili: l'alleanza accettando un ruolo subordinato o lo scontro frontale. Forte della sua ricchezza e fiero della propria cultura, e a capo della fazione anti-medicea assieme ad un altro oligarca indomabile, Albizi. La fortuna arriva alla sua fazione, riuscendo ad ottenere prima l'incarcerazione di de’ Medici, poi la dichiarazione del medesimo come magnate, cioè tiranno, ed il suo conseguente esilio da Firenze. Il suo obiettivo comunque non e tanto l'eliminazione di un avversario, ma la restaurazione della “liberta”. In questo e diverso d’Albizi.  Intanto de’ Medici manda già segni di prepararsi a un ri-entro, che avvenne puntuale al cambio di governo con il veloce avvicendamento dei gonfalonieri. Tra i primi provvedimenti vi è proprio la vendetta sugli avversari, con l’esilio del filosofo e d’Albizi. In questo de’ Medici e favorito anche dall'appoggio popolare che lui e la sua casata si sono saputi conquistare. Quindi parte per Padova. Il suo palazzo a Padova e un ritrovo di filosofi, nel periodo d'oro quando la città veneta era uno dei centri culturali più notevoli della penisola italiana, per certi risultati artistici più importante della stessa Firenze. Si pensi ai capolavori lasciati proprio da due fiorentini come Giotto o Donatello.  Lascia la sua raccolta di libri rari, arricchita ulteriormente durante il suo soggiorno padovano, al monastero di Santa Giustina. Muore a Padova nel suo palazzo verso il Prato della Valle. Sepolto nella vicina chiesa di Santa Maria di Betlemme. Cavaliere dello Speron d'oro nastrino per uniforme ordinaria cavaliere dello speron d'oro  Marcello Vannucci, Le grandi famiglie di Firenze, Roma, Newton Compton, R. Palmarocchi, La famiglia Strozzi, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “His main claim to philosophical fame is in his character- unlike Alibizi’s and indeed Medici. He loved freedom, and chose to settle in Padova, although his roots were well in Firenze. He built hiw palace in Padova in Prato del Vallo to gather philosophers, since what’s the good of knowing the classics if you cannot converse? He never touched a university! His ‘bibliotheca’ is legendary! Strozzi-Noferi. Noferi. Keywords: “Beautiful painting (by Gentile da Fabriano) of Noferi. Very Italian in an exotic sort of way!” – Grice. Refs.:Luigi Speranza, "Grice e Strozzi-Noferi -- Grecian, Griceian," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51743117035/in/datetaken/

 

Grice e Nola – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo. Gice: “At Oxford, we are proud of our philosophy, at Bologna, and in Italy in general, they are proud of their physicians, as they call them – students of nature!”. Di origini napoletane e zio di Molisi, insegna per lungo tempo a Napoli. Discepolo di Altomare, divenne noto per suo saggio, “Quod sedimentum sanorum, aegrorumque corporum non sit eiusdem speciei adversus Ferdinandum Cassanum et alios contrarium sentientes.” Cf. G. Marruncelli, Elementi dell'arte di ragionare in medicina” (Napoli, Gabinetto); S.  Renzi, “Storia della medicina” (Napoli, Filiatre-Sebezio); Adalberto Pazzini, La Calabria nella storia della medicina, Roma); Lavoro critico (Bari, Dedalo). La Famiglia dei Nola. Molise, Archivio storico di Crotone.  1,quemadmodum Ciuitatestunc optime gubernātur,(vtinquitPlatoinlib.de Philo.) cùm iniustidantpænas: perin so& impudenter, impugnant, accontra dicunt, optimèquoquereor,& scien tiæ, & artessehaberent. Nam ueras CLARISS. ALTIMARI discipulo,Au&ore. Med .Doctore scientiasacartesperfetè ,& breui cuns & isaffequiliceret: atqueitaetia muerèscientes, acoptimosartifices fieri. Nuncueròcumlex falso contradicentibus Statuta nullafit, no immeritòe inoptimosuiros, arbitror, impurißimumquenqueac ineruditumiuueneminuehiandere. & admodum paucos uere scientes, artifices quereperiri, cum& paffim fcribere omnibus liceat, & unicuique sententiam ferreapudvulgus. Adde, quòdnefcio quo fato datum etiam fit quibusdam, eafdem docere artes, ac publicè profiter i , qui uel omnino inertes fint, autparumeasintelligant: cùm ueròne sciant, scireautemseputant,mirumnonestfidgeipfierrent, & alios aberrarecogant. Quandoquidem oporteret (utinquitidem Plato in Alcib.) eos qui aliquid doftursiunt,priufquamdoceant,intelligere, fix OVOD SANORVM AEGRORVMQVE SEDIMENTV M IOANNE Andrea Nola Crotoniața Artium & bique   fuoq; martese dimenti ueritate mueftigauitad Hippo. es Gal.fententiam quemadmodumo non nulla alia nonminu sad Artem medicam utilia quàm necessaria, utinreliqusfuisfcriptispalàmestuidere:) Sedcum hacfole clariorafint, pateantquecun&tis Artismedicæcandidatis, quirenera medicisunt,nedum inuniuersaItalia,uerumetiaminto tafere Europaincolentibus; mea approbationenon indigent. Attem puseft ut adiftorum ignorantiam castigandam, ac in numeros errores patefaciendos, accedamus. Nosueroeo, quo scriptifunt, ordine, eos animaduertemus, etiam fiad Sedimentorum naturam manifestandam non conferant; ut discant studiosiquam maxime', nedum Artis medis ca, sed Philosophia, & Dialeticæ feimperitosese oftendant; quanto veliuore impulsitali ascribere conatifuerint. Cumuero futurun fitut hominem reprehendamin doctum, ftolidum, opinione sua sapientem,nugisinterineruditosiuuenesuersatum inuniuersauita, queso, candidiß.lector,liceatmihiuerbishuiusignorantiamcastigareasperio nibus,quibusegoutialioquinonfoleo. Cùm primiminprimapagellahicuirdănassettum Plusquamcom mentatoris, tum etiam Neotericorum opinionemdesedimento (quiz whipseait, quamuis. iaftenturfcopumattigile, longèalijsfalluntur)  Sedimentum SANORUM ægrorumý; corp. biqueconsentire, e nondissidere: hæcetenim bonos decet præcepto ses utipfeait. quod sitafieretnequehic incognitus nescio quis Ferdinandus Cassanus, tam fuisse taudaxs atque impudens, ut feuerisoppo neret, nifiexilis esset, quiomnemfunditus pudorem exuerunt, neque afuis præceptoribus malèeruditusacimpulsus, (eorumtamen opinio nefapientibus) totaususfuissetscriberenugas. Quas omnes passimin minibus artis medicecandidatis, seclusoliuore,manifestareconabor, quõhuiusuiri ignorantia, fimul quetemeritas castigetur. difcantque reliquiin posterum quàmmalum sitoptimis, aceruditiß. uirisindies utilia, Artisg; medicæapprimè necessaria,& uerissima scribentibus; O ut summ a t i m dicam, universam pene medicinam illustrantibus, fal Socontradicere. Non autem , uteaquæadoctissimoac Clariß.Alti maro præceptore meo de sedimenti in urinis scripta sunttuear, sunt et enim ad eòscitèacdo Etéconscripta, éghæc, & reliquaomniaque hactenusinluce medidit, acualidiß.auctoritatibus & rationibuscom probata, utnedumiftorumuirorumnugasnon curent, sed quorumuis etiamaliorum do tiffimorum ,fiquæ essent contradictiones paruifa. ciant, ipsea; primus omnium quosuiderim, propriainuentione cumque 1   cumque neutri, fuooptimoiudicio, ueritate mattigerint,et fimulli. Uorepercituseosdemrecentiores scriptores calumniasset, quorumnca quidem calciamentasolueredignusesset,eisquefalsotribueretcunéta quaibitemerenarrat.cõfestim,utipfeait; in fecüda ueritatë protulit quam desedimentosentit, quæquantisscateaterroribus,quantumus averitatealienafit, & Gal. sententia demonstrabimus, ubialiosprius ciuserroresin eadem f ecunda pag. conscriptos, manifeftauerimus: Aitetenim {senolle tempus contererecircaurine generationismodă, Giovanni Andrea de Nola. Nola. Keywords: Crotone, Plato, Nola-Molise, corpus sanum, focal unification, Owen, Pantzig, brennpunktbedeutung, Grice, Aristotle, Metafisica, ‘unificazione focale’ – universale: ‘sanitas’ instantiazione: corpus sanum, corpi sani. Refs.: “Grice e Nola” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742201656/in/datetaken/

 

Grice e Noto – IVPITER – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pollina). Filosofo. Grice: “Italian philosophers, must be for St. Peter, who DIED there – are obsessed with God – Noto wrote his thesis on that, evidence and lack thereof for God – the part concerining the refutation for those who deny evidence is fascinating! And typically of an Italian philosopher, he narrows down his research to ‘secolo XIII,’ where we at England and Oxford hardly existed!”Fa gli studi ginnasiali al Convento di Giaccherino e al Convento del Bosco ai Frati. Vestì il saio francescano a Fucecchio e professò. Studia filosofia a Lucca, Bosco ai Frati, il Convento di San Vivaldo, Fiesole, Siena e il Convento di Sargiano. Emise i voti a Fiesole e fu ordinato sacerdote a Siena. Andò a Parigi e frequentò l’Istituto Cattolico, la Sorbona e il Collège de France. Conseguì il Dottorato in filosofia e il Diploma di studi superiori alla Sorbona. Essendo andato a Londra per alcuni mesi ebbe il Diploma di lingua inglese che in seguito perfezionò tornando ogni anno a Londra nel periodo estivo. Pubblicò la tesi di laurea “L’evidenza di Dio nella filosofia del sec.XIII" (Ed. MILANI, Padova). Si imbarca per l’Egitto e si stabilì a Ghiza dove insegnò. Lì ricoprì gli incarichi di Guardiano e Maestro dei Chierici. Torna in Italia e fu per un anno direttore di un grande hotel di Montecatini Terme. Si trasfere a Figline Valdarno per l’insegnamento all’Istituto “Marsilio Ficino”. Si iscrisse alla Università Cattolica dove conseguì il Dottorato in filosofia valido in Italia. Aveva iniziato l’insegnamento della lingua inglese alla scuola per infermieri dell’ospedale di Figline e un corso serale per adulti. Crea un laboratorio linguistico per facilitare e perfezionare l’apprendimento delle lingue. Deceduto nell’Ospedale di Figline Valdarno per edemapolmonare acuto da miocardite in diabetico. Affetto da grave forma di diabete, si era sentito male nella notte dell’11 novembre, ma dopo aver prolungato il riposo mattutino aveva tenuto lezione fino a mezzogiorno. Prese allora poco cibo e tornò a riposarsi. Alle 18 andò alla preghiera comune e alle 18.30 tenne il corso di lingua inglese per adulti. Alle 20 mentre era a tavola fu chiamato il medico cardiologo che ordinò il ricovero urgente in ospedale. Qui alle 2.25 la sua vita è stata stroncata da un complesso attacco cardiaco polmonare.  Ai funerali, presieduti dal Padre Provinciale nella Chiesa di San Francesco in Figline erano presenti tanti religiosi e sacerdoti, i parenti, molte suore oltre che un grande pubblico di studenti e popolo che riempiva la chiesa. È stato sepolto nel cimitero di Montemurlo. Convento di Giaccherino Convento del Bosco ai Frati Convento di San Vivaldo Convento di Sargiano Montemurlo  L'evidenza di Dio nella filosofia del secolo XIII. Grice: “Noto is playing with his surname. There’s no ‘significare’ in Italian. They use ‘notare’ – Now, how is God signified? When Cicero said ‘god’ he meant Jupiter. Ask Ganymede: The literal truth is Ganymede was killed in self-inflicted accidental with a boomerang. Her mother said: “His corpse is here, but he was raped by Giove --. Taking this narrative literally – Ganymede was RAPED, so the rape is the way the god gets ‘noted’.

Noto. Keywords: IVPITER -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Noto” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742384608/in/datetaken/

 

Grice e Novaro – implicatura ligure – filosofia italiana – Luigi Speranza (Diano Maria). Filosofo. Grice: “Novaro comes from my favourite area in Italy, “La riviera ligure”!” Grice: “Novaro wrote a nice little treatise on the nature of the infinite – a concept which fascinates me!” --Fratello di Novaro, nacque da famiglia economicamente agiata e dopo aver condotto brillantemente gli studi liceali, ottenendo la laurea a Torino. Si stabilì a Oneglia dove fu assessore comunale per il partito socialista. Dopo avere per breve tempo insegnato nel locale liceo, con i fratelli si occupò dell'industria olearia intestata alla madre Paolina Sasso.  Pur dedito all'attività imprenditoriale fece parte attiva della vita letteraria dei primo anni del Novecento e fondò la rivista “La Riviera Ligure,” da lui diretta fino alla sua cessazione. Ospitò nel suo giornale filosofi come Pascoli, Roccatagliata, Jahier, Boine e Sbarbaro.  Scrisse saggi di carattere filosofico e raccolse tutte le sue poesie, che hanno come tema principale il bellissimo paesaggio ligure, in un volume intitolato Murmuri ed echi che vide le stampe. Fu anche il curatore dell'edizione delle opere di Boine che sentiva affine negli interessi soprattutto di carattere etico.  Saggi: “Finito ed iinfinito” (Roma, Balbi), “Murmuro ed echo” (Napoli, Ricciardi) – cf. Grice, “Implicatura ecoica” --; “All'insegna del pesce d'oro” (Genova, Devoto). Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La Riviera Ligure Nicolas Malebranche. Tra Diano Marina e Oneglia: i luoghi dei fratelli Novaro, su parchiculturali. Fondazione Mario Novaro, Genova, su Fondazione novaro. Scheda biografica nel sito della Fondazione Mario Novaro, Genova, su Fondazione novaro -- Se il concetto di “infinito” è stato dal sorgere della  filosofia italiana, uno degl’oggetti più costanti  degl’uomini, il progresso verso una definitiva soluzione delle difficoltà che esso presenta non e tuttavia che straordinariamente lento. A ciò à sopratutto contribuito il rilegare, come a priori, l’infinito fuori del campo  appunto della filosofia e si considera il regresso all’infinito una fallacia! Poiché quando si ammette senz’altro che, essendo l’uomo finite, non si può pretendere eh' esso arrivi a comprendere l’infinito! Hobbes, De corpore, XXVI, l ; Descartes, Principien,  ediz. Kirclimann, p. 12,14, 66 ; GALILEI, Opere (Milano, 1811) X, 350-51;  Locke, Essay on humane nnderslaning, ediz. Ward, World Library,  p. 152; Hume, Treatise, ediz. Selby-Bigge, 26. 32,39,43; cfr. anche  Jevons, Principia of Science, 2“ ediz. pp. 766-768. S’è già troncata la questione senza neanche avei’la posta. S’è lasciato intatto il mistero che sembra  involgerla. Già tutti i concetti che in qualche modo ebbero una stretta attinenza con altri concetti ontologici dovettero per questo attendere a lungo prima di venir  trattati in corretto modo analitico. La oscurità misteriosa del concetto di “infinito” si ripercorse naturalmente negli oggetti nei quali esso poteva trovare applicazione, come il tempo, lo spazio, la materia, l’universo, l’essere. Anzi si comincia dapprima ad accorgersi delle difficoltà del concetto di “infinito” non cosi in astratto, ma nell’esame degli oggetti ai quali la infinitezza pareva doversi attribuire. Tanti secoli prima della ripresa della questione per  Locke, trattarono il problema con sommo acume dialettico i veliani de Velia -- Sugli Eleati e la loro importanza, vedi specialmente la Kritische Geschichte der Philosophie del Dùhring, 3" ediz. p. 34-51. Le difficoltà che conduceno Senone di Velia a negare la realtà dello spazio non sono punto illusori. Cantor, Geschichte der Matematik, I, 170. Bei ihnen [i tropi  dei veliani] handelt es sich um Schwierigkeiten, denen in der That  -wcder der Philosoph noch der Mathematiker in aller Strenge gerecht  werden Kann [,,,] Zwei Jakrtausend und mehr haben an dieser zàhen Speise gekaut, und es ware unbillig von den Veliani des funften vorcbristlichen Iabrhunderts zu verlangen, dass sie in Klarbeit gewesen seien iiber Dinge, welche freilich anders ausgesprocben noch Streitigkeiten unserer Gegenwart bilden.  Nò altre furono quelle che spinsero poi Kant ai risultati  della estetica trascendentale. Sebbene più d’uno storico della filosofia davanti ai tropi di quell’ acutissimo filosofo  sentendo l’imbarazzo suo a confutarli, abbia stimato poterli chiamare sofismi o false sottigliezze che chi le esaminasse da vicino e colla necessaria acutezza non dovrebbe tardare a riconoscere evidentemente per tali. E più  d’uno nel confutarli à seguito, come lo Zeller, Aristotele (3) che in questo se in altro mai fu infelicissimo.   Pht/s., VI, 9. Aristotele crede di confutare Senone di Velia (V. anche  O. Apelt, Beitrdge sur Geschichte der Grieschischen Philosophie, Leipzig, p. 275) col dire che la dimostrazione da lui data riposa sulla falsa  &  i matematici, i quali spaventati dalle conti-addizioni  svelate dai veliani avevano dovuto per forza rinunciare  a far uso del concetto di “infinito” e lasciar tanto tempo infruttuoso l’ardimento di Antifonte (1), continuarono a  lungo ad aiutarsi altrimenti per non derogare alla rigorosa esattezza delle loro dimostrazioni (2). Cosi il concetto d’”infinito” non compare mai esplicitamente nella geometria degl’antichi. E Archimede ha seguaci anche dopo che il calcolo infinitesimale ha chiaramente mostrati i suoi  cosi fecondi vantaggi. Ragione principale di ciò e il non  avere l’autore stesso del concetto di “infinitesimo”, saputo mai nè pienamente giustificarlo, nè dargli  un denotato preciso, si che egli molte volte ebbe a espri-   supposizione che il tempo consti di singoli momenti (éx -J 5 v 9181 aio Èrtovi  come se la critica di Senone di Velia non valesse indifferentemente tanto per  il continuo dello spazio che per quello del tempo stesso. Cfr. Cantor,  id., 173. Er (Aristotele) lòst das Paradoxon der Duschlaufung dieser unendlich vielen Raum-punkte in endlicher Zeit, durch das neue Paradoxon, dass innerhalb der endlichen Zeit unendlich viele Zeittheile von unendlich Kleiner Dauer anzunehmen seien. Sul concetto di “infinito” in Aristotele vedi specialmente Phys., Ili, 4 - 7 , De Coelo, I, 5. Aristotele dà una divisione dei vari generi di infinito, che come sempre  0 spessissimo presso lui è più una spiegazione di parole che di concetti. Inoltre è la sua trattazione oscura e affatto manchevole. Aristotele non accetta che l’infinito *potenziale*, il quale nasce dal non trovar la  nostra immaginazione alcun limite così nel togliere come nell’aggiungere. Rifiuta l’infinito attuale. L’infinito, dice Aristotele, non è grandezza  nè à parti così, come il suono è per sò invisibile (Phya., Ili, 4 ). Non  esiste dunque in realtà, perchè non v’ è grandezza cui possa attribuirsi. Ma la contraddizione che Aristotele crede dover evitare rigettando il  concetto dell’infinito attuale è appunto nascosta invece in quello del continuo. Altrimenti Aristotele non avrebbe così leggermente creduto di aver superate le difficoltà dei veliani. li Montucla, Histoire cles recherches sur la quadrature du eercìe. Paris,  p. 44. (2) Hankel, Zur Geschickte der Matliematik ivi Alterthum und Mitelaltcr, p. 120 .  juersi sulla sua nozione in modo affatto contradittorio (1).  E se i filosofi non riuscirono a chiarire i loro concetti  riguardanti l’infinito trascurando la maggior parte di  aiutarsi con un esame accurato dalle difficoltà che incontrano anche i matematici, questi dal canto loro si  sono del pari in grau parte appagati dei risultati, senza sentire troppo acuto il bisogno di rendersi conto esatto dei concetti dei quali hanno a fare un continuo uso (2). Che anzi per le difficoltà, oscurità o contraddizioni dell infinito tranquillamente si rimettevano (1) Leibniz, anche quando si esprime più razionalmente intorno ai concetti infinitesimali, conserva pur sempre in fondo una evidente ambiguità sulla natura generale del concetto di “infinito”. Lascia infatti  alla ontologia, senza risolverla Leibniz stesso, la questione se si diano  propriamente degl’infinitamente piccoli rigorosi. E cosi tiene pure per indifferente considerare per tali gl’infinitesimi o soltanto per arbitrariamente piccoli. Leibniz inclina però più a tenere l’infinito rigoroso per una finzione. V. Leibniz, Opera omnia, ed. Dutens I, 107 e Leibniz; il/af/iema</se/»e Schriften, Gerhardt  I' , e 389, dove Leibniz pare considerare gli infinitesimi come quantità finite variabili e cfr. Gerhardt II, 288; IV, 93; V, 322; VII, 08 e 273; Erdmann 118, 128, 18-1, dove egli parrebbe ammettere l’infinitesimo *attuale*. In altri luoghi Leibniz è affatto incerto; ed. Dutens II,  267-68; Gerhardt, III, 81,499,516; IV, 63 e vedi specialmente un passo  ivi p. 91-92. (2) Infatti dopo l’adottamento del calcolo, una delle prime accademie d Europa, quella di Berlino, presieduta  da uno dei più grandi matematici, da Lagrange, apriva un concorso sul concetto dell’infinito. Dice tra altro ai concorrenti. On demande […] une thdorie clairc et precise de ce qu’ on appelle ‘influì en mathcmati jue. On sait que la haute geometrie fait un usage  continuel des infiniment grands et des infiniinent petits. Cependant les  geomètres et meme les analystes anciens, ont eviti* soicneusement tòut  ce qui approche de l’infini, et des grands analystes modernes avouent  que les termes grawleur infmie sont contradictoires. L’Acad^mie sou-  haitc donc qu’ on explique comment on a déduit tant de theorèmes  vrais d une supposition contradictoire. Nouveaux Mémoires de l’Acad.  des Sciences. Berlin, p. 12-13. come molti si rimettono tuttora, all’ongologia (1). L’unico filosofo dal quale si sarebbe potuto aspettare qualche  dilucidazione definitiva, Corate, il quale era tanto versato nelle matematiche e che di esse à dato una cosi  bella e tuttora insuperata sistematica trattazion generale,  non solo non fa fare un passo alla questione, ma neppure seppe bastantemente apprezzare i grandi meriti del lavoro di Carnot, il quale prepara la soluzione definitiva. Solo Locke e Kant sono cosi i filosofi che fecero verso di essa un passo decisive. Kant però si direbbè che lo fece in senso reazionario, chè se Locke avesse decisamente cangiato  li suo metodo empirico e psicologico con un metodo critico, come egli in realtà è qualche volta inconsapevolmente vicino a fare, avrebbe egli stesso còlto 1’ultimo futto della sua fine analisi. Ad ogni modo è merito di  Locke, oltre aver risolto l’infinitamente piccolo e grande  nel processo formale dell’animo, l’aver dimostrato come  un tale concetto sia solo propriamente applicabile a grandezze, al numero, al tempo ed allo spazio. Con ciò ogni  nebuloso abuso scolastico e metafisico di esso, era reso impossibile, e ogni sua applicazione ad altro che a concetti di grandezze diventava una pura metafora (2). Rilacendosi da Locke e approfittando della luce che Carnot getta sulla natura dell’infinitesimo, il  Duhnng à finalmente completata la razionalizzazione di  (1) V. Leibniz, passo citato, Gerhardt IV 91-92 e Montucla, Histo!re  des mathématiques III, 119. Quanto alle questioni che la ontologia può  sollevare sul concetto dell’infinito, il matematico “a droit de ne  s en pas plus embarasser que des disputes des physiciens sur la naure de 1 etendue et du movement.” (2) Locke, On human Umlerst., cap. XVII, 1 e 6, p. 147 questo concetto (1). L’infinito assoluto ha però Diihring  costantemente rifiutato come la più assurda contraddizione in tutti i suoi saggi filosofici. Soltanto-  nell’ultima suo saggio filosofico arriva egli ad una luminosa distinzione dell’infinito *assoluto* dal infinito relativo. La  sua dimostrazione è però geometrica, e non  insieme algebraica. Manca quindi di generalità. Cosi si  spiega come Diihring ritenga ancor ora inammissibile l’applicazione dell infinito al tempo, che egli à assurdamente e colla più gran forza di convinzione fatto finito nel passato (2). Diihring vide che ove il concetto di infinito  non viene dapprima reso chiaro e incontradittorio nella  matematica, la rocca in apparenza più forte rimarrebbe in piedi a difesa del mistificante concetto. La nozione di infinito non è però specificamente formale. Il concetto d’infinito appartiene a quel campo della filosofia ‘speziale’, in cui anno comuni le radici o i principi e la matematica e la logica. La. soluzione di un problema cosi universale non può esser diversa, ove esso venga formulato con la dovuta astrazione ed esattezza, sia che la si cerchi nel campo piu astratto dell’ontologia della concezione universale dell’*essere*, sia  che la si cerchi nel campo dell’algebra. Non   (1) V. Nat Uri iche Dialéktik -- questo libro d’oro di puro criticismo, la cui prima edizione è esaurita da molti anni senza che Diihring si decida a ri-pubblicarlo, malgrado il viro desiderio di molti  suoi ammiratori, quali per un esempio v. Gizicky e Riebl. Vedi  specialmente dello stesso, nei “ Xeue Grundmitteln u. Erfindungen zur  Analysis, ecc. „ il capitolo terzo. L’analisi critica dell’infinitesimo ivi  data riassumiamo noi brevemente nel numero seguente, modificandola  però nel senso della corretta legge del numero determinato. V. sotto. (2) Cursus der Philosophie, p. 18, 19, 27, 64 ; Logik und KVssenschaftstheorie, 191 segg.  è un differente problema quello di Senone di Velia, da  quello che occupa a cosi grande distanza di tempo i matematici dal seicento in poi.   2. In tutti i problemi riguardanti il concetto di “infinito”, le difficoltà ànno la loro comune radice nella contraddizione fondamentale nascente dalla posizione di un infinito numericamente dato e compiuto nel *finite* stesso. Cosi l’infinitesimo, e già prima  l’indisivibile di CAVALIERI, e pensato assurdamente quale  risultato di una infinita divisione, o come l’elemento più  piccolo d’ogni grandezza assegnabile, di cui si integra  ogni grandezza finita. Più piccolo di qualunque quantità  data e pensato l’infinitamente piccolo, e maggior d’ogni  data grandezza l’infinitamente grande, arrivando anche  qui ad una infinità compiuta, come raggiungibile per via di una sintesi successiva. Tra lo zero e una comunque  piccola grandezza dovrebbe dunque esistere qualcosa di  intermedio. Questa ibrida quantità non dovrebbe esser zero ma neppure perù una determinata quantità per quanto arbitrariamente piccola. Essa dovrebbe esser minore d’ogni quantità assegnabile o qualcosa che esprima l’ultimo irraggiungibile grado di piccolezza immaginabile e prima dello zero (1). Minore d’ogni quantità assegna-  (1) Modificando la nozione di GALILEI di “momento”, già Ilobbes define il conatus (concetto che doveva poi diventare il fondamento  della teoria newtoniana), il moto lungo uno spazio minore di qualsiasi  assegnato. Hobbes conserva, però, malgrado l’equivoca definizione, come dell infinitamente grande (De Corpore, c. VII, il, 12 e 13) cosi dell’infinitesimo un giusto concetto. Di quest’ultimo haa intesa infatti  a essenziale relatività. V. De Corpore, c. VII, 13; e c. XV, 2. Delimemus CONATUM esse motum per spatium et tempus minus q’uam quarn  bile è però soltanto lo zero (1); una quantità non può venir immaginata oltre ogni assegnabile grandezza. Tra  la quantità e lo zero non vi è cotesta assurda finzione.  A meno che il dire “minor d’ogni data quantità” abbia quod datar, id est determinatur, sine expositione vel numero assignatur  ìaest per punctum. Ad eius definitiouis explicationem meminisse oportet  per punctum non intelligi id quod quantitatcm nullam habet, sive quod  nulla ratione potest dividi (niliil enim est eiusmodi in rerum natura)  sed id cuius quantità non consideratili-, hoc est cuius neque quantitas neque pars ulta inter demonstrandum computatur. Ita ut punctum non  habeatur prò IN-DIVISIBILI. Sed prò IN-DIVISO. Sicut edam instans sumendum est prò tempore IN-DIVISO non prò IN-DIVIS-IBILE. - Similiter Conatus ita  mtelhgendus est, ut sit quidem motus sed ita ut neque tempori in quo fìt  neque lineai per quam fit quantitas, ullam comparationem habeat in demonstratione cum quantitate temporis vel line cuius ipsa est pars. Quanquam  sicut punctum cura puncto, ita conatus cum Canata comparaci potest et  unus altero maior vel minor reperiri.Vedi anche c. XXVII, 1.- 11  Poisson ammette invece nel modo più esplicito l’assurdo concetto dell infinitesimo di cui sopra è parola.  Un infiniment petit est une grandeur moindre que toute grandcur donnée de  la meme nature. On est conduit naturellement a ridde des infiniment  petits, lorsqu’on considère les variations successives d’une grandeur  soumise à la loi de continuiti. Ainsi, le temps croit par des degrés  mo.ndres qu’ aucun intervalle qu’on puisse assigner, quelque petit  quii soit. Les espaces parcourus par le différents points d’un corps  croissent aussi par des infiniment petits, car chaque point ne peut  fi er d une posdion à une autre, sans traverser touts les positions  intermédiaires, et l’on ne saurait assigner aucune distance, aussi petite  qu on voudrn, entre deux positions successives. Les infiniment petits ont donc une existence rielle, et ne sont pus seulement un mo.ven d’investigation imagini par les giometres. Traile de mécanique, Bruxelles, ’38, p. 6-7. ’ O) l’er questa ragione non pochi matematici, quali Bernouille  “oto^amente Eulero, pensarono l’infinitesimo come assolutamente nullo. Anche GALILEI, sebbene con altro linguaggio, scompone il  continuo esteso in infiniti punti inestesi o nulli senza però trovar  poi il modo di farlo generare da quelli. V. GALILEI Opere , X, 550-351  Sopra gli atomi non quanti di lui vedi Lasswitz, Galileis Thieorie der  Materie, 1 lerteljahrsschrift f wiss. Philosph. XIII,  a riferirsi non a qualcosa di effettivo o di dato, ma al nostro animo -- il nostro volere -- come ragione della infinita divisibilità, potendo noi sempre supporre una quantità più piccola di ogni qualunque piccola quantità data.  Come nella serie dei numeri noi possiamo (prova Peano) farci un concetto dell’infinito aggiungimento di unità a unità, cosi  possiamo farcene uno della possibile divisione dell'unità all’infinito. Un tal concetto non rimane tuttavia che il campo d’una operazione che non può per la sua natura venir mai compiuta. La infinita divisione come la infinita addizione non possono mai senza contraddizione considerarsi come eseguite. Non si può con un salto oltrepassare un’infinità di operazioni, ponendo l’ultima come già compiuta, che invece non può mai essere. Ciò che esiste o è dato numericamente quale totalità non può esser che in numero determinato (1). Un numero infinito come qualcosa di dato o compiuto nel finito medesimo è un CONCEPTO IMPOSSIBILE perchè vorrebbe porre ciò che insieme viene a negare. Ammesso dunque che abbia a dirsi di una quantità che essa è minore d’ogni possibile quantità data, ciò potrà solo razionalmente indicare che è pur sempre possibile suppor quella come ancor più pio¬  ti) È questa la legge formulata da Diihring sotto il nome di legge del numero determinato (Gesetz der bestimmten Anzahl). Cfr. Kant: Kritikd. reinen Vcrn.  edizione Kirchmann pag. 432. Sohald etwas als quantum discretum  angenommen wird, so ist die Menge der Einheiten darin bestimmt,  daher auch jederzeit einer Zahl gleich. Diihring però, e qui sta  il grave errore della sua teoria dell’infinito, à tralasciato come iKant di aggiungere che tale legge à valore appunto, come diciamo  noi, solo in riguardo a grandezze che si lasciano concepire come totalità, ossia in riguardo a grandezze comprese tra limiti. cola di una qualunque data comunque già piccola per  sè. La illimitatezza riposa sul concetto della infinita  possibilità della ripetizione, non è dunque un concetto di effettività, ma di mera possibilità.  Il moto nevi realizza come si crederebbe l’assurdità di una infinita divisione o di una infinità di parti nel  finito. Moto non è che il concetto di ciò che la stessa cosa si trova seguentemente prima in un luogo e poi in un altro. Nostro APPARATO SENSORIALE non fa che abbracciare un dato numero di posizioni diverse, e l’animo non trova altro che il fatto ossia la cangiata posizione. Noi non possiamo formarci nè pretendere altro chiaro concetto che quello del passaggio da un punto all’altro. Possiamo solo, ove ce ne sia l’animo, INTER-POLARE delle posizioni intermedie a piacere senza limite alcuno. Ma effettivamente  nè la natura nè noi possiamo fis:arne altro che un numero determinato. È una illusione il credere che un punto, ad esempio, nel muoversi in linea retta vei’so un altro  punto fisso, e trascorrendo secondo il concetto comune di un movimento assolutamente continuo, per ogni posizione, trascorra con ciò effettivamente, se posso dir cosi, per ogni grado di piccolezza. La posizione di infiniti punti distinti in una determinata estensione è sempre e solo una possibilità ma non mai un fatto compiuto. Di due punti immediatamente aderenti NOI ABBIAMO ASSOLUTAMENTE CONCETTO ALCUNO. Punti inestesi o coincidono,  o hanno una posizione diversa, e allora anche una determinata distanza. 11 punte non può che passare da uno ad un altro punto, comunque noi idealmente possiamo astrarre da cotesti trapassi e considerare unicamente la infinita possibilità (li posizioni diverse. La stessa illusione  è nel dire che una quantità cresce per gradi minori di ogni comunque piccola grandezza data. E vero che m  matematica le quantità continue crescono per gradi e che  ogni nuovo incremento elementare possiamo immarginarcelo già per sè stesso composto di ancor più piccoli incrementi elementari all’infinito. Ma oltre che nella realtà  bisogni. Che esistano dei limiti a questa illimitatezza che  è solo della facoltà del nostro ANIMO, è anche vero che le  quantità non constano di elementi per sè esistenti, e che  invece noi solo distinguiamo in esse delle divisioni e stabiliamo dei limiti che per sè non sono dati. Il concetto di continuità ne involge uno infinitesimale che però inchiude solo la possibilità di un infinito porre di limiti,  ma non una infinità di limiti posti. Esso è quindi come  quello dell’infiuitamente piccolo un concetto di pura posibilità.  La illimitatezza nella scomponibilità in parti che possono in ogni caso venir fatte ancora più piccole che una  qualunque piccola grandezza data, e dunque ciò che di  razionale s’ à a sostituire al concetto nebuloso dell’ infinitamente piccolo. Con ciò viene evitata quella ipostasi o per cosi dire insostanziazione di un modo di azione  del nostro animo, o di una mera possibilità, la quale è inchiusa nel falso concetto della grandezza minore di  ogni altra assegnabile, come di qualcosa realmente esistente quasi mèta irraggiungibile ma pur reale di una  infinità di operazioni. Non esiste un ultimo piccolo o  infinitesimo, ma solo una infinita possibilità di rimpicciolimento.  1 Si deve dunque pensare che il differenziale è nel calcolo una grandezza finita relativamente piccola, la quale-  nel complesso delle operazioni può e deve rappresentare  ad arbitrio ogni grado di piccolezza. Si tratta per eempio, dice Diihring, di una lunghezza. Può questa, come  infinitamente piccolo, essere secondo le circostanze un  milionesimo di millimetro ovvero una distanza solare.  L’essenziale non istà in queste eventuali determinazioni,  ma nel pensiero che in luogo di quella grandezza, scelta in relazione a un tutto come parte insignificante, possano  nelle operazioni sostituirsi altre ed altre senza limite  alcuno sempre più piccole verso lo zero (1). L’ infinito  o la illimitatezza non è dunque ipostasiata nel differenziale, si bene sta nel nostro animo che questa grandezza rappresenta qualunque grado di piccolezza oltre il suo. Razionalizzato cosi il concetto fondamentale del  calcolo, non à più ragione quella ripugnanza che i migliori matematici anno sempre sentito per quella oscura ipotesi o idea falsa, come la chiama Lagrange (2), dell’infinitamente piccolo. L’analisi è dunque, dice Diihring, un calcolo d’ approssimazione, ma si noti bene-  non di semplice approssimazione, bensì di approssimazione infinita. I sensi trascurano nel piccolo le quantità  insignificanti che loro NON SONO più PERCETTIBILI, e se fatti  più acuti procederebbero del pari in analoghe proporzioni; cosi fa il calcolo nel trascurare quantità che nelle   (1) V. l'reyeinet: Étude sur la métaphysique du haul calcul, p. 32. Cfr. Carnot : Reflexions sur la métaphysique du calcili infinitesima!, p. 16, 17 e 18.   (2) Comte: Cours de philosophie positive , I, 263. loro funzioni darebbero in ultimo per risultato una grandezza che per la sua ultima piccolezza non à importanza  alcuna. Accanto a quantità finite si trascura nel risultato  e con ragione, un infinitamente piccolo, poiché è nella  sna natura di poter venire senza fine rimpicciolito verso  lo zero (1).  3. Idealmente c’ è dunque un abisso tra l’infinitesimo  e lo zero. Non quello ma questo è il limite dell’ infinito  rimpiccoliinento, e prima dello zero non vi sono che quantità in realtà sempre finite, comunque possano secondo il bisogno venir supposte sempre più piccole verso  di esso. D’altra parte nella direzione opposta dell’ infiniitamente grande si à analogamente a distinguere tra   (1) Non altro significava il luminoso concetto di Carnot delle equazioni imperfette. Tuttavia Carnot non arriva a dar l’ultima chiarezza alla  nozione dell’infinitesimo. Infatti non avrebbe altrimenti creduto vi fosse  bisogno (per dimostrare come i risultati del calcolo in apparenza soltanto approssimativi, siano in realtà esatti) oltre che della considerazione dell’arbitrarietà del differenziale, anche di una dimostrazione della compensazione degli errori. Comte poi frantese affatto ciò che  di veramente importante e duraturo conteneva lo scritto di Carnot,  e ravvisa così il merito di lui appunto nella dimostrazione della compensazione degli errori (V. Cours de philosophie positive , I, 244 e 223), la  teoria invece dell’arbitrarietà del’infinitesimo la trova più sottile che solida (id. 2(57). l concetto della rigida uguaglianza degl’antichi venne definitivamente superato con Leibnitz e Newton. Ciò che però  non venne schiarito e rimase oggetto di tutte le lunghe innumerevoli  dispute a cui diede luogo il calcolo differenziale, e un giusto concetto di ciò che avesse a indicare la trascuranza, nelle equazioni, dell’infinitamente piccolo. Dopo Carnot la relatività del concetto del differenziale s’è sempre più fatta strada nelle menti dei matematici. Ma non  basta questo a razionalizzare l’infinitesimo. Dove colla relatività di  esso si ammette però ancora (v. ad es. Montucla : Histoire des maih.,  HII, 264-G5) che questo possa divenir minore d’ogni quantità assegnabile, s’è pur sempre lontani da una esatta concezione.  questo e 1’ infinito assoluto o transfinito (1). Qui come¬  ta si à una differenza qualitativa: nell’ un caso si à ancora a fare con delle grandezze, nell’ altro il concetto  proprio di grandezza è scomparso.  Il non aver distinto questi due concetti non à forse  meno contribuito della contraddizione di un infinito compiuto nel finito stesso, implicato nel falso concetto del  differenziale e del continuo, a rendere cosi pieno di sup¬  poste insolubili difficoltà il problema di cui ci occupiamo. All’infinitamente piccolo risponde perfettamente l’infinitamente grande. Abbiamo qui un accrescimento senza  fine come là un illimitato rimpicciolimento. In entrambi  i casi ci è data la norma di un’operazione che non deve poter mai venir considerata come compiuta, poiché essa  deve rispondere alla illimitata possibilità di ripetizione-  del nostro animo, con la quale dunque non c’è grandezza per quanto piccola o grande di cui non si possa  sempre raggiungere un’altra ancora più piccola o grande. Attribuito ad una data grandezza il concetto di infinitamente grande non indica quindi altro che essa, comunque già grande, può senza fine venir considerata  ancor sempre più grande secondo il bisogno. In ogni  aso non sarà però ella mai altro che finite. Come la  nostra sintesi benché non abbia limite, pure in fatti non può  (1) Chiamo infinito assoluto o trans-finito – tras-finito, a distinzione dell't/t/unVo  relativo (infinitamente piccolo o grande), ciò che Diihring dice illimitato (Unbegrcnzt, II) [LIMITATO/NON-LIMITATO] e Cantor, e dietro lui Wundt e Lasswitz  chiamano appunto transfinito o tras-finito (<o ). Del resto una volta riconosciute queste differenze essenziali, nulla impedisce di adoperare anche solo e indifferentemente l’espressione “infinito”, lasciando al contesto conversazionale l’ulteriore  specificazione. mai esercitarsi che nel finito. Anche l’infinitamente grande  è un concetto di mera possibilità e non mai di effettività. Non è quindi propriamente applicabile ad alcuna grandezza determinata (1). La serie progressiva dei numeri nella sua illimitata addibilità è il più chiaro esempio dell’infinitamente grande. Noi non possiamo mai arrivare  ad un ultimo membro delle serie, perchè la possibilità  di aggiungerne altri riman sempre la medesima. E nella  natura dell’infinitamente grande di non poter venir mai compiuto. La illimitatezza non è neppur qui data oggettivamente, ma sta invece in questo che la grandezza infinitamente grande può rappresentare ad arbitrio una  grandezza sempre maggiore oltre la sua. Inteso cosi è senz’altro chiaro che rinfinitamente  grande non è un infinito in atto e non può senza contraddizione venir scambiato con questo. L’aver confuse l’infinito assoluto o transfinito o trasfinito o illimitato coll’infinitamente grande  è appunto la cagione che condusse chi mirava a un esatto   (1) Locke, On bum. Underst, pag. 148. [O]ur idea of infinity  being, as I tbink, an endless growing idea, biit the idea of any quantity our soul kas being at that tirae terminated in tbat idea (l'or be it  as great as it will, it can be no greater than it is), to join infinity to it, is to adjust a standing measure to a growing bulk. id., p. 150. We can bave no more the positive idea of a body infinitely little than we have thè idea of a body infinitelv great. Our conception of infinity  being, as I may so say, a growing and “fugitive” concept, stili in a boundless  progression that can stop nowhere. e p. 295-96. Our conception of the infinity [...] return at least to that of number always to be added. But  thereby never amounts to any distinct idea of actual infinite parts. We bave, it is true, a clear idea of division, as often as we will  think of it. But thereby we have no more a clear idea of infinite parts  in matter than we have a clear idea of an infinite number, by  being able still to add numbers to any assigned nember we have. E chiaro concetto di quest’ultimo a rifiutare risolutamente  il primo, dopo averlo trovato incompatibile colla nozione  di quello. Mentre l’infinitamente grande esprime una illimitata possibilità, il transfinito o trasfinito esprime invece una effettività compiuta cui l’infinitamente grande non arriva  mai. Nel transfinito o trasfinito ogni grado di ingrandimento è già  anticipatamente dato. Esso è realmente maggiore di ogni  assegnabile grandezza, e dal finito non c’è modo di farlo  originare, sebbene ogni finito sia in esso. La facile obbiezione che nessuna grandezza è la più grande perchè  le possono sempre venir aggiunte altre unità, non tocca. L’infinito assoluto, ma solo una NOZIONE IRRAZIONALE  dell’infinitamente grande, partendo ella da un falso concetto  del transfinito o tras-finito, secondo il quale si avrebbe questo a lasciar  pensare come un tutto, ossia, contrariamente all’assunto, come finito. Il concetto di totalità applicato al transfinito o tras-finito è trascendente, benché tale non sia il transfinito o tras-finito per sé. Se l’infinito assoluto non può venir esaurito dalla sintesi empirica di nostro animo, non è questa una ragione per rifiutarne  il concetto : la sua natura consiste infatti appunto in ciò di NON POTER VENIR RAPPRESENTATO come una totalità ossia esaurito per mezzo di una sintesi empirica di nostro animo -- successiva delle sue  parti. – Cf. Speranza, ‘mise-en-abime’ – come violazione del prinzipio conversazionale – be brief. Rifiutarlo perchè non si lascia trascorrere da un  capo all altro, è rifiutare il transfinito perchè appunto  tale, ossia perchè non è finito, o perchè non si trovano endless divisibility giving us no more a clear and distinct idea of actuallv infinite parts than endless addibility, if I may so speak, gives us a clear and distinct idea of an actually infinite number, both  being only in a power stili of increasing thè nuinber, be it already as great as it will” ia esso le proprietà che dal suo concetto sono precisanente escluse. Mentre nell’infinitamente grande la sintesi empirica di nostro animo è  quella che aggiunge membro a membro. Nell’infinito assoluto troviamo noi sempre ogni ulteriore membro come già innanzi esistente prima che la nostra sintesi lo abbia  raggiunto, indipendentemente da essa. È dato quindi così il numero infinito, se “numero” può questo ancora chiamarsi – “As far as I know there are infinitely many stars” --, che è in realtà la negazione di esso e con ciò  di ogni determinazione nel grande. Il “numero” infinito  non è più nè ‘pari’ nè ‘dispari’, e neppur quindi aumentabile più, nè diminuibile. Esso è dunque qualcosa di affatto compiuto, al contrario dell’infinitamente grande che è in un continuo'flusso; e sta a questo come all’infinitamente piccolo sta lo zero. Come nello zero non c’è più  possibilità di rimpicciolimento, cosi non ce n’è più di ingrandimento nel transfinito o tras-finito. Questo è la negazione della  grandezza misurata nel grande, e lo zero la negazione della grandezza in generale e con ciò della grandezza  nella direzione deH’infinitamente piccolo (1). Lo zero come l’infinito assoluto sono non tanto quantitativamente quanto per qualità diversi da ogni altra grandezza. L’infinitamente piccolo e grande sono in un continuo flusso,  lo zero e il transfinito sono invece forme fisse ; il prin¬  cipio generativo dei primi non è applicabile ai secondi.  DaH’infìnitamente piccolo allo zero e dall’infinitamente  grande all’infinito assoluto c’è, a dir proprio, un salto (2).   (1) V. Duhring: Neue Grundmlttel, ecc., p. 430. (2) Lo zero e l’infinito assoluto o trasfinito si fanno dunque riscontro. Ed erra  «quindi Lasswitz che nega esserci qualcosa di corrispondente a que-   Nel primo caso il passaggio sta non nel rimpiccilire all’infinito per successive divisioni la quantità piccola in modo che avanzi pur sempre un resto, ma nell’ultimo atto risolutivo col quale si sottrae interamente  il resto stesso. Nell’un caso si riman sempre nel campo dell’infinitamente piccolo, nell’altro si salta propriamente dalla quantità al nulla di essa. Una quantità non viene  mai esaurita col sottrarre ripetutamente anche all’infinito una nuova parte del sempre nuovo resto. Bsogna  togliere in ima volta l’intero resto altrimenti si avrà  una convergenza continua verso l’irraggiungibile zero, ma non mai propriamente lo zero. E solo in quest’ultimo caso sarebbe veramente esaurita la grandezza. Non  bisogna prender per esaustione reale una infinita approssimazione. Ciò che e l’ESAUSTIONE è solo tale fino ad un infinitamente piccolo. Ma  questo vien da essa lasciato inesaurito. L’saustione non à luogo che con un salto alla Peano, ossia con un vero  passaggio. La inter-polabilità infinita di posizioni tra  punto e punto non toglie che da posizione a posizione  il passaggio debba rimanere E come v’è un salto da un  punto a un altro in una linea, cosi v’è da un punto al  punto ultimo col quale la grandezza finisce. Solo col   st’ultimo. (Lasswitz: Zum Problem der Continuitdt, Philosoph. Monats -  hcfte XXIV, p. 27); come pure e più erra Wundt che crede cadere nel differenziale ogni differenza essenziale tra l’infinito e il transfinito o trasfinito. Wundt: Kants Kosmologische Antinomien u. das Problem der  Unendlichke.it Philos. Studien II, 527: (che) das Intinitesimalsy.nhol ebenso gut in Siane einer unendlich zudenkenden Abnahme einer gegebener Grosse, wie im Sinne des bereits vollzogenen Processes-  dieser Abnahme gedacht werden kann. Hier fàllt niimlich ein wesen-  tlichcr Unterscbied des Infiniten und Transfiniten vollig hinweg (! !). -- passaggio allo zero si à però un risultato differente non tanto per quantità quanto per qualità dagli altri. D’altra parte lo stesso risultato qualitativamente differente si à nel secondo caso del passaggio dall’infinitamente grande al transfinito o tras-finito. Praticamente si può concliiudere è vero dal caso dell’incoutro di due rette a distanza infinitamente grande al caso delle parallele, in quanto si astrae dallo sbaglio infinitamente piccolo, e si  pone come identico il risultato solo infinitamente approssimativo. In realtà però mentre il punto d'incontro si allontana infinitamente all’vvicinarsi delle due rette al  parallelismo senza raggiungerlo, raggiunto che questo sia, esso è scomparso, essendo per sè la infinita estensione della linea LA NEGAZIONE DELLA POSSIBILITa d'uu punto d’incontro, poiché questo le farebbe finite. Ed à luogo  allora quella illimitatezza od infinità assoluta della retta,  la quale è la negazione della grandezza misurata nel  grande, come lo zero è la negazione della grandezza in  generale (1). Un indubitabile significato si lascia dare al  transfinito o trasfinito, come vedremo in séguito soltanto nella serie infinita dei processi del tempo passato. Il nostro regresso che assume qui la forma dell’infinitamente grande, procede in base al transfinito o trasfinito della realtà, poiché esso trova  e suppone necessariamente come dati sempre piu membri  della serie di quelli che esso raggiunge. Se si fosse co¬stretti a pensare l’universo infinito in estensione si avrebbe una seconda applicazione reale del nostro con¬    ti) Diihring , luogo citato.       «etto ; ma rimanendo insolubile la questione se la natura o L’UNIVERSO  o il numero dei stelle sia o no infinita (1), non si à che l’applicazione di esso  allo spazio puro. Ed ecco la dimostrazione che dà di questa Dtihring, colla quale egli stabilisce appunto la distinzione dell’infinito relativo dall’infinito assoluto. La tangente di un angolo che differisce da 90°  di una infinitamente piccola differenza, è come la rispettiva secante infinitamente grande. Ad ogni grado di riin-piccioliinento della differenza risponde un grado di ingrandimento della tangente e della secante dell’angolo. Cosi il punto in cui le linee si tagliano si fa sempre più  lontano. Rimane però sempre dato un incontro reale delle  linee fin che sia data una per quanto piccola divergenza  da 90°. Se si à invece una differenza uguale a zero ossia se non se ne à alcuna, non si à nemmanco più  propriamente una SECANTE nè una propria TANGENTE. Entrambe le linee loro corrispondenti non si tagliano più. Nel caso dello zero o, ciò che sarebbe lo stesso, per la  CO-SECANTE e la CO-TANGENTE di 0 non esiste più alcuna  grandezza, allo stesso modo che nello zero medesimo. Intatti la illimitatezza di una linea non è già una quantità della stessa j ella è invece l’assenza d’ogni determinazione quantitativa. In tal modo allo zero dall’una parte  corrisponde dall'altra l’illimitato non quanto (das grossenlose Unbegrenzte). Il caso dell’infinitamente grande  si distingue da quello dell’infinito assoluto per questo, che  la possibilità (della illimitata estensibilità) non figura  come per sè data, ma vien 'riferita alla nostra attività.  (1) Vedi sotto n. 5.  Di pio quest’ultima possibilità vien sempre rappresentata coinè dipendente di un’altra, in modo che dall’infinito  rimpicciolimento e dal grado di questo dipende l’infinito  ingrandimento e rispettivo grado costantemente corrispondente (1) Una distinzione simile a quella di Diihring à  fatto in riguardo all’infinito Cantor, seguito in ciò da Wundt (2) e seguito pure, sebbene con qualche riserva,  da Lasswitz. Ad essa fa però assolutamente difetto quella spiccata razionalità che è la caratteristica della filosofia di Diihring. Crede Cantor che la serie dei  numeri si lasci pensare non solo come compiutamente- infinita, ma come compiuta totalità. Cantor stima che si  lasci pensar radunato in un tutto ogni numero intero positivo (3). L’aver sconosciuto l’inapplicabilità del concetto di totalità al transfinito o tras-finito è la cagione dell’assurda  nozione che s’è fatto Cantor di questo. Infatti perciò  à e Cantor potuto credere che il transfinito o trasfinito pnssa trovarsi  nel finito stesso quasi come suo sostrato, e servire cosi  alla spiegazione del continuo e del NUMERO IRRAZIONALE (4).  Ma qui non si ferma Cantor : chè anzi la vera originalità della sua dottrina vede egli nelle differenze essenziali da lui trovate nel campo stesso dell’infinito assoluto (5). Si tratta infatti per lui sopratutto dell’ampliazione o proseguimento della reale serie dei numeri intieri (1) Duhrinq, luogo citato, pagine 88-80.   (2) Logik H, 127-128 (1883).   (3) Cantor: Grundlagen einer Mannichfaltigkeitslehre, p. 1-3;  Zur Lehre vom Transfinite, p. 42, 43 e 45.   (4) Grundlagen, pag. 8, 30. Zur Lehre p. 35.   (5) Zur Lehre, pag. 9 ; Grundlagen, p. 13. oltre l’infinito medesimo. Egli non ottiene solo un unico  numero intiero infinito, si bene una infinita serie di tali  numeri come benissimo tra loro distinti. Vi sarebbero cosi infinite classi di numeri ; la l a classe sarebbe la  serie dei numeri finiti 1. 2. 3... v..., ad essa terrebbe die¬  tro la 2 a classe composta di successivi numeri intieri infiniti in ordine determinato. Dopo la 2 a si verrebbe alla  3 a e alla 4 a classe e cosi all’infinito (1). In tal modo naturalmente l'infinito propriamente detto (“das eigentlicbe  Unendliche”) non sarebbe ancora il vero infinito (“das walire Unendliche”) o l’assoluto. Chè anzi Cantor espressamente fa notare che in tal guisa non si arriverà  mai a un limite ultimo, e neppure a una sia pur soltanto approssimativa comprensione dell’assoluto, il quale solo  è un infinito non più oltre aumentabile. Con ciò il transfinito o trasfinito, quantunque determinato e maggiore d'ogni finito,  avrebbe assurdamente comune col finito il carattere della  illimitata aumentabilità (1). Cantor dà per esempio del transfinito o trasfinito la totalità dei numeri finiti, confessa però  non darsi, o almeno pel nostro animo, una totalità dei numeri transfiniti, ossia l’assoluto o il vero infinito  non poter venir concepito, quantunque necessariamente  postulato. Qui dunque ritorna la difficoltà del problema, e questa volta Cantor confessa di non saperla sciogliere. Con ciò dà Cantor stesso involontariamente la miglior critica della sua teoria dell'infinito. Il suo transfinito o trasfinito del resto non è in fondo altro che l’infinito dell’animo di Spinoza e BRUNO (1) Grundlagen, p. 3.   (2) Id. p. 44 ; Zur Lehre, p.. 8, 33, 48.      Illusorie come la infinita totalità sono le altre proprietà clie Cantor crede dover attribuire ai suoi immaginari  numeri della nuova serie al  DI là DELL INFINITO. Cosi il non esser questi più soggetti alla LEGGE DI COMMUTAZIONE (p e q = q e p) (1)  è una evidente ASSURDITà che rivela una inesatta concezione dell'infinito assoluto. Questo infatti è indifferente  in riguardo al più e al meno. Ad esso non si può nè aggiungere nè togliere, come quello che non si lascia originare per via di operazioni. Per poter ad esso aggiungere qualche cosa converrebbe pensarlo dato quale compiuta totalità. Dia è falso che l'infinito si lasci concepire in tal guise. Cosicché invece di operare con esso si opera inavvedutamente con una quantità pur essa finita (2). Il concetto formulato da Diihriug dell’infinito assoluto non è nella storia dell’ONTOLOGIA del tutto senza precedenti, per quanto la critica da lui fatta dell’infinitesimo possa assai più facilmente rannodarsi a  quella del Locke e di Ivant da una parte, e dall’altra  a quella di Carnot, che non si lasci questa sua nuova  distinzione rannodare a’ suoi precedenti storici (3). Vera¬    ci) Cantor: Grundlagen, 11, 14, 15. (2) Vedi più sotto n. 7.  (3) Bradwardinus distingue nel suo trattato “De Continuo”, come espone Cantor (Geschichte d. Mathematik li, 107-109), “ zwei Unendlichkeiten, die “kathetische” und die “synkathetische”. “Katlietisch” oder  einfach unendlich ist eine Grosse die kein Ende hat.” Syn-kathetisch”  unendlich ist eine Griisse der gegenùber es eine endliche Gròsse giebt  und ein andsres gròsseres Endliche, und wieder Eines gròsser als  jenes Gròssere, und so oline dass ein Letzes sicb fiinde, welckes den  Abschluss bildete; aucli dieses ist immer eine Gròsse, aber nickt wenn  es mit Gròsserem verglicken wird. Man erkennt leicht dass das kathe-  tisck Unendliclie Bradwardinus das Ueberendliche oder Transfinite     ‘mente l’INFINITO POSITIVO di Descartes, di GIORDANO BRUNO e di Spinoza è un concetto che tradisce un’origine quasi del tutto-  ancora scolastica. L’infinito inteso coinè attributi necessario dell’essere è una concezione comune a BRUNO, e mostra chiara la sua derivazione da un altro concetto. Quantunque esso non ha in GIORDANO BRUNO questa sola origine ‘divino’ (1).   unserer neuerer Philosophen ist, dem von Anfang an das Merkmal der Begrenztheit, welches deu endlichen Gròssen zukommt fehlt, wàhrcnd  das “synkathetisch” Unendliche mit den Endlosen oder Infinitcn ùbercin stimmt, welches aus der endlichen Grosse durcli unbegrenztes Wa-  chsen hervorgelit.   (1) GIORDANO BRUNO capovolge la dottrina di Aristotele. Risolve arditamente e con grande acume il continuo ne’ minimi onde liberarsi dalle contraddizioni svelate da SENONE DI VELIA, come farà poi anche ma meno felicemente Hume, e accetta l’infinito nel grande: gli atomi e la infinità del mondo. (V. Acrotismus, art. XLII, citato dal TOCCO, Le opere di GIORDANO BRUNO, p. liti: De Minimo, I, VI). Devcsi però avvertire che il minimo è per GIORDANO BRUNO ancora una grandezza che ei pensa giustamente, come fa anche Hobbes, relativamente trascurabile nel calcolo. Il progresso infinito nelle divisioni è solo una continua possibilità  dell’animo, mai un’effettività. GIORDANO BRUNO non nega all’animo, all’immaginazione o alla ratio, a distinzione della mensì di poter ulteriormente suddividere il minimo all’infìnito, -- dum non promere subiectae credat con-  formia rei. — Intìnitae progressioni IMAGINATIONIS seu mathesis NATURA non respondet neque ullus usus ARTI-FICIALIS obsecundat.  De Min. I, 6, 7, 8. Tuttavia anche alla matematica vorrebbe GIORDANO BRUNO dare una base atomistica, facendo valere pel concetto del corpo  matematico ciò che vale per quello del corpo fisico. In questo anzi  non sa GIORDANO BRUNO liberarsi dalla influenza dell’aristotelismo, pel quale ciò che vale della materia doveva naturalmente valere dello spazio. Il suo strano tentativo ricorda l’antica dottrina delle linee indivisibili  o atomiche di Senocrate, anch’essa stabilita per evitare le stesse contraddizioni del continuo messe in chiaro dalla critica dei veliani (V. nello scritto -epì à-riuiov ypaujLùv Apelt, Beitrcige z. Geschichte d.  Griech. Philosoph. dove ne è anche data la traduzione, p. 271 e seg.)  Della dottrina atomistica di GIORDANO BRUNO riconosce giustamente il merito Lasswitz (“GIORDANO Bruno und die Atomistik”, Viertelsjahrsschift f. icissensch. Tuttavia alcune importanti considerazioni sono comuni al Cusano (1) e a quest’ultimo sulla natura dell’infinito ossia sull’esistenza di un unico infinito in riguardo  al quale non possa esservi divisione possibile uè disuguaglianza se misurato immaginariamente da misure differenti (2). L’infinito assoluto considera poi Spinoza come dato nei noti due cerchi l’uno dei quali è dentro all’altro e che non si toccano nè sono concentrici, esempio  ricavato da Cartesio (Principii , II, 33, 34, 35) e da Spinoza medesimo già illustrato nella esposizione dei principii cartesiani della filosofia. Ma come è impossibile che  la materia mossa tra due cerchi possa realmente dividersi all’infinito, cosi è impossibile farsi un concetto di una infinità assoluta di disuguaglianze come effettuata  dalla relazione di quelli. Poiché data questa infinità non  è nè può essere. Altrimenti la potremmo anche pensare effettuata in un qualunque segmento di linea da’suoi  punti infiniti. Una tale infinità non può cosi che venir riferita alla facoltà della nostra mente quale suo fondamento ; non può esser che un caso di infinita possibilità  come lo è quello dell'infinitamente grande. Philos. Vili, 33): “GIORDANO BRUNO hat darci» (lcn erkenntnisstheoretiscben Ausgangspunkt seiner Monadologie sicli das bleibendc Verdienst erworben,  den Atombegriff klar und wiederpruchslos dargestellt zu haben. So  lange das Atom nur als Letzes der Theilung gilt, blcibt es immer fraglich, ob man auf ein solches Kommen masse. Erst die Einsicht, dass  es ein Krfordcrniss dcs Erkennens istein Erstes der Znsammcnsetzung  zn liaben, macht den Atombegriff za einem nothwendigen.  (1) Cusano, Dada ignoranza, 1- 4, 5, 13, 14.   (2) Già Aristotele tiene per inapplicabile ad ogni grandezza l’intìnito attuale, ma perciò appunto ne aveva rifiutato  il concetto. Il caso (lei due cerchi si lascia ricondurre a quello d’ogni grandezza continua. Ora l’esame del continuo non  può per sè mai darci l’infinito assoluto ; il continuo riceve i termini che noi segniamo in esso senza lasciarsi  però mai esaurire da successive suddivisioni. Con ciò esso non ci dà che il campo di una regola d’operazioni infinite, rimanendo pur sempre finiti i risultati di queste. Che le parti del continuo non si lascino esprimere con alcun numero (nullo numero explicari possunt) indica solo che sarebbe, contradittorio pensare come raggiunto  il risultato d’una operazione infinita ossia da ripetersi senza fine. Il continuo non ci dà insomma che l’infinito  relativo. E così ciò che Spinoza distingue dall’infinitamente grande non è in realtà l’infinito assoluto. Esso è  soltanto lo stesso infinito relativo nella direzione opposta del primo, ossia nella direzione del piccolo (1). Ammette inoltre Spinoza che l’infinito propriamente detto può esser suscettibile di più e di meno. Ma non è esso allora cangiato nel finito? (2) e non dice egli altrove (3) che  (1) SPAVENTA, Saggi critici, p 256-7, seguendo Hegel trova la  distinzione dello Spinoza dell'infinito della immaginazione da quello dell’ANIMO veramente profonda, e ravvisava in questo ultimo fissato il concetto dell’infinito assoluto che trascende ogni determinazione. Infatti però esso non può rappresentare che lo stesso infinito della immaginazione. (2) Vedi lettera XXIX. In complesso questa importante lettera parmi mostrare molta incertezza malgrado il tono suo dommatico e tanto sicuro. I due unici esempi che Spinoza porta dei molti che ei dice  avrebbe potuto addurre dell’infinito dell’ANIMO, non sono omo-genei. La infinità dei moti che furono, e la infinità delle disuguaglianze dei due cerchi non cadono sotto uno stesso concetto. Lo stesso abbiamo  notato del transfinito o trasfinito di Cantor, il quale dovrebbe del pari esprimere appunto e l’intervallo ( 0.1) come totalità infinita, e il complesso della serie dei numeri intieri positivi. (3) Etica, I, prop. XV.  è un assurdo che un infinito possa essere il doppio di  un altro? A questo assurdo risultato arrivano tutti quelli che pensano potersi DARE L’INFINITO NEL FINITO medesimo. Di Locke s’è visto qual razionale concetto egli ha dell’infinitamente piccolo e grande. Locke non sa tuttavia considerare l’infinito altro che nella illimitata addibilità e divisibilità, per cui non intese l’infinito assoluto. Locke analizza con una grande acutezza soltanto  le funzioni dell’ANIMO in riguardo all’infinito, non però il riscontro loro oggettivo. Infatti e questo per Locke ancora Dio, il quale oltre i confini raggiungibili dal nostro ANIMO coll’illimitato progresso, riempiva  tanto l’infinito del tempo che quello dello spazio (1). Ed  è cosi che Locke puo pensare esser l’idea positiva di infinito troppo ampia per una capacità finita e angusta come la nostra (2). Kant scioglie trionfalmente tutte le difficoltà che incontra Locke nell’esame dello spazio (3), e fissa  l’idealità di questo. Una idealità che se è conseguenza  delle stesse ragioni che l’avevano fatta necessaria ai veliani, à però, un significato e una giustificazione scientifica di gran lunga superiore. Ma quanto al concetto  proprio di infinito Kant non fa un passo oltre Locke. E neppure Hume e andato più oltre sulle tracce di  quest’ultimo. E’ non sa anzi per il metodo suo empirico apprezzare la bella trattazione lockiana dell’infinito,  in cui la funzione SINTETICA dell’animo trovava una cosi   (1) Locke : Essay on Human Under ai, p. 134, 135.   (2) Id. p. 152.   (3) Id. p. 131, 135 e 154.  giusta e importante bencliè non del tutto consapevole  applicazione. Hume, senza esaminare particolarmente l’infinitamente grande, si volge in special modo a considerare  l’infinito nel piccolo (1). Ciò che più, come già GIORDANO BRUNO, imbarazza il grande scozzese è la considerazione della infinità nel continuo, ossia della infinita divisibilità, la quale egli non distingue dall’infinito esser diviso, ossia dalla infinita divisione effettuata (2). Il suo empirismo, confondendo il reale colla forma, lo porta a stabilire lo spazio come composto di punti visibili e sensibili (meno risolutamente però nella “Inquiry”) (3) ; e il tempo della  somma dei minimi delle sensazioni. Come può, si domanda egli, un infinito numero di infinitamente piccoli  non dare una grandezza infinitamente grande? o, come  può un tal numero esser compreso allo stesso modo in  una data grandezza che in una doppia di quella? Come  può passare il tempo da un punto all’altro per un numero infinito di parti reali successivamente esaurientisi ? Sono in conclusione le stesse contraddizioni svelate dapprima da Senone di Velia, l’amato di Parmende. Senone conclude col negare lo spazio e il moto. Hume invece accusa L’ANIMO STESSO senza dare soluzione alcuna definitiva (4). L’aver confuso la forma col reale, e il non aver più acutamente  esaminate le funzioni sintetiche dell’ANIMO sono la ragione della infruttuosità delle sue ricerche sull’infinito. Locke è insomma l’unico tra’ filosofi moderni, o al¬  ti) Treaiise pag. 26, 32, 39, 43.   (2) Id. pag. 26, 29; Essays, edizione World Library, p. 378-79. (3) Exsai/s, pag. 379.   (4; Hume: Essai/s, p, 380.  meno sino a Diiliring, che segna un notevolissimo progresso nella razionalizzazione del concetto di infinito. D’altra parte tra’ matematici, dopo le lunghe discussioni sulla  natura dell’infinitesimo, si fa strada, è vero, con Carnot,  e con Cauchy, in séguito, l’opinione della arbitrarietà del differenziale, ma riman pur sempre come sfondo oscuro l’infinito esatto, una sfinge che i matematici dichiarano spettare AL ONTOLOGO di interrogare. E con ciò la mente è  ben lontana ancora dal trovarsi appagata. Con Gauss  poi, e dietro a lui con Riemann e con Steiner e con  tutti i geometri anti-euclidèi, la nebbia che avvolgeva l’infinito s’è fatta ancora più fitta, e rimarrà cosi quale  indizio dello spirito mistico dell'epoca nostra, la quale  non sente quel bisogno vivo e quell’amore della chiarezza  che cosi grande aveva il secolo decimottavo (1).    (1) Nfe i filosofi del nostro secolo sono certo fatti per confortarci della mistica incertezza dei matematici e sbugiardare così il notato  carattere generale dello spirito del decimonono dicontro al secolo  precedente. (V. più sotto di Hamilton e Spencer n. 8). Dove l’universo, come presso Democrito e gl’epicurei, o presso GIORDANO BRUNO e Spinoza si stabilisce dommaticamente infinito, l’ONTOLOGIA non s’è ancor spogliata di  tutti gli elementi puramente poetici. Col criticismo mo¬  derno la questione della reale estensione dell’universo si  è fatta essenzialmente empirica. La illimitatezza della no¬  stra concezione dello spazio non ci garantisce una infi¬  nità oggettiva materiale (1). Empiricamente non si lascia  dimostrare nè la finitezza nè la infinità dell'universo;   (1) È chiaro che chi volesse supporre un riscontro materiale assolutamente completo della nostra concezione infinita dello spazio correrebbe dietro una chimera. La nostra rappresentazione dello spazio  il la sua spiegazione nella costante unità della coscienza e nella sua  libertà del porre e dell’oltrepassare continuamente il posto. Ora a  questa funzione de nostro ANIMO non si deve attribuire senz’altro un carattere oggettivo. Al contrario fa il Urtino infinito il mondo appunto perchè  è infinito lo spazio, ritenendo che la materia stia allo spazio come  questo a quella: “ e se non v’ha differenza tra spazio e spazio, non c’è nessuna ragione che solo quel breve tratto occupato dal nostro  sistema planetario sia pieno e tutto il resto dell’immenso spazio vuoto. „  Cfr. Schopenhauer (Die Welt als Wille ecc. I, 588). il quale commenta  gli argomenti affatto ineritici di GIORDANO BRUNO e vorrebbe farli servire a  dimostrare anche la infinità del tempo.  altro che il finito noi non possiamo raggiungere e non  possiamo mai giudicare se altro non vi sia più oltre da  raggiungere nella realtà. Se essa stessa abbia o no dei  limiti come gli à costantemente la nostra RAPPRESENTAZIONE. L’infinito COME TALE non può diventar oggetto DELLA NOSTRA ESPERIENZA. Ma se questa è per la sua natura limitata, non perciò dobbiamo pensar limitata la realta inconscia. Il concetto nostro dell’universo sarebbe dunque sempre solo comparativo. Certo è però che praticamente l'universo sarà per noi costantemente finito, poiché altro che in limiti finiti non può venir da noi conosciuto. Il principio della costanza della materia e della forza  non basta, come crede Rielil (1), a dimostrare la finitezza della massa dell'universo. Seia massa si fa infinita,  dice Riehl, verrebbe a mancarle con ciò ogni determinazione quantitativa, il che è incompatibile col concetto stesso di massa. Ogni determinazione le mancherebbe però naturalmente se considerata solo nella sua trascendente totalità, non mai invece nel finite. Nè d’altro che di  masse finite può aver ad occuparsi l’uomo. Il grande  principio della costanza della materia e della forza, nota ancora Riehl, diventerebbe una mera e inutile TAUTOLOGIA, data la infinità loro. Non potendo evidentemente l’infinito venir nè aumentato nè sminuito. Neppur questo è giusto. Il principio in discorso sarebbe tautologico se stabilisse appunto la costanza della materia infinita come  tale. Non se, come esso fa, stabilisce quella del finito in essa datoci. Infatti la conservazione costante del finito  (1) Riehl, Ber pMosoph. Kriticismus, III, 303-305.  non è (lata analiticamente colla inalterabilità quantitativa dell’infinito, poiché come l’infinito non è toccato da  addizione o sottrazione, cosi potrebbe, posta infinita la materia, il finito in essa assolutamente crearsi o annichilarsi senza contraddizione alcuna. G. Mentre la estensione e la massa dell’universo sono presumibilmente finite, ma nessuna necessità apriorica od empirica ci sforza a pensarle piuttosto finite che infinite. In riguardo al tempo concorrono invece necessità  dell’esperienza e dell’ANIMO a farlo nel REGRESSO assolutamente infinito. Il problema cosmologico del tempo non à tuttavia avuto sinora una soluzione definitiva. A il tempo reale mai avuto principio? Vi fu nell'universo o nell’essere un primo cangiamento? E se il tempo non à avuto principio, ed è nel passato infinito, come  può senza contraddizione venir pensata cotesta sua infinità? Che il cangiamento abbia una volta cominciato è, per  il principio di causalità, impossibile ammettere. La ausa  di un cangiamento deve cercarsi a priori in un cangiamento anteriore e cosi via all’infinito. Un cangiamento  assoluto è empiricamente impossibile e a priori inconcepibile. Vi sono nell’essere ultime ragioni dei processi, ma  non ultime cause. In ogni punto del tempo è esistita la  serie delle variazioni. Non che nel concetto di sostanza  si trovi unita necessariamente coll’esistenza l’azione, come  crede il Rielil (id. 309), e che non lasciandosi quindi  disgiungere il fare dell’essere dalla sua esistenza, venga  ad esser perciò inconcepibile la sostanza scompagnata dal  cangiaménto. Inconcepibile sarebbe solo una esistenza vuota, ossia scompagnata dalla essenza. La forza potrebbe  però concepirsi ovunque come in equilibrio stabile, e con  ciò l’universo come privo di ogni mutamento. Vi è una condizione del divenire cbe non entra mai  come membro nella serie causale -- è questa il fondamento  ultimo d’ogni fenomeno, la ragione della loro possibilità. Un tal fondamento riman quindi come fuori del tempo ossia veramente ETERNO, senza origine nè fine. Non è cosi dei cangiamenti o degli stati momentanei dell’essere. Lo stato precedente a un DATO momento nella serie molteplice dei cangiamenti, se fosse sempre esistito, non avrebbe  mai prodotto un effetto cbe si origina solo nel tempo;  auche quello deve dunque aver avuto una causa, e cosi  all’infinito. Delle cause non ve ne può essere una cbe da  sè inizi assolutamente una serie; ogni causa di cangia¬  mento è essa stessa un cangiamento, e suppone con ciò  un’altra causa, un altro stato cbe la spieghi. Tutto è seguenza nella serie, e un principio assoluto è un assurdo. Una prima causa del cangiamento per cui avvenga qualcosa cbe anteriormente non era, non è in alcun modo a  connettersi coll’esperienza. La fine della primitiva quiete nell’ essere senza una causa che la faccia cessare è  un pensiero irrealizzabile. Esprimerebbe una spontaneità incomprensibile, anche formalmente, cbe noi non  possiamo accettare sensa derogare alle leggi della conoscenza e della natura. Come la legge della causalità non conduce fuori della causalità empirica (all’Assoluto), cosi non conduce fuori del cangiamento. Esenti da mutazione rimangono soltanto la sostanza  e le sue qualità originarie, ossia in generale gli elementi, per cui solo sou possibili le variazioni. La causalità è  applicabile unicamente ai cangiamenti, di modo che causa  di un cangiamento non può mai esser che un altro can¬  giamento, non una cosa come tale. E quindi unicamente  l’ideniico che sta a base del vario FENOMENICO che non  à nè causa nè ragione, se non quella almeno che con Schopenhauer potremmo chiamare la ragione dell’essere,  o di identita. La medesimezza con sè stesso è infatti la  ragione della sua eterna esistenza. Dove non c’è variazione non c’è causa da ricercare. Poiché causa non è  che la ragion reale del cangiamento. Una variazione che  non procedesse in base a qualcosa di stabile è un assurdo.  Degli elementi non si dà quindi nè generazione nè corruzione alcuna. L’essere non è mai causa; le cause che  la scienza rintraccia sono cangiamenti, e le leggi sono la  uniformità e costanza del loro succedersi. Tanto l’essere  universale quanto la materia e la forza sono fuori della  catena causale. Nn sono per sè causa, si bene la ragione  della connessione stessa causale. E cosi l’essere non si  può porre quale ultimo anello della causalità. Tanto il  più remoto fenomeno immaginabile quanto il presente  presupponendo l’essere, il fare dell’essere. Un sistema dinamico non può mai per sè stesso originarsi da un sistema STATICO, come neminanco può a  questo passare. Sempre le forze si son misurate a vicenda, ed elementi di esse si son fatti equilibrio ed altri ànno  prodotto dei cangiamenti col lavoro meccanico; ed equilibrio e lavoro sono sempre stati necessari da una parte  per conservare i cangiamenti lenti concretatisi, ossia in  generale le forme durevoli, e d’altra parte per alimentare la vicissitudine o la vita nell’essere. Il voler dunque tro¬  vare un principio della mutazione sarebbe lo stesso che  credere che la materia una volta non sia esistita. Il sor¬  gere della coscienza a un dato momento nell'universo,  che il momento innanzi noi possiamo immaginare come  affatto privo di vita conscia, non è uua creazione assoluta, nè rappresenta una infrazione alle nostre leggi della conoscenza dell’animo. Perchè quell’apparizione della vita conscia noi  non l’abbiamo a pensare che come una combinazione di elementi, nè di elementi v'è creazione, poiché essi esistono eterni. Pensare la combinazione come occasionata  dallo svolgersi delle variazioni non à nulla di sovran¬  naturale. Certo la coscienza nella sua natura generale  non à causa; ad essa come agli elementi ultimi d’ogni  realtà è applicabile soltanto ciò che s’è detta la ragione  dell’essere. Altra è però la questione della sua fenome¬  nologia- In questa come nella fenomenologia generale la  causalità à il suo regno. Se la coscienza al pensiero si  presenta come originata dal NULLA, gli è perchè le sue  cause, nella loro natura oggettiva materiale, non possono  in essa evidentemente comparire. Gli elementi di coscienza, o meglio le disposizioni alla coscienza nella realtà  inconscia sono ora come latenti o neutralizzate: una data  combinazione materiale ecco ne suscita la luce subitanea. Il sorgere del cangiamento in generale implicherebbe  invece una derogazione alla legge fondamentale dell’ANIMO; noi non lo possiamo in modo alcuno concepire, e la realtà empirica ci costringe ad ammettere il contrario. Il variabile non è per sè stesso intelligibile senza  un identico a sostrato. La identità dell’io come dà origine alla ragione logica cosi la dà a quella del cangiamento reale. Le diiferenze come tali non possono farsi  contenuto della coscienza. Per esserlo anno a venir riferite a una totalità identica. Ammesso che cangiamenti  potessero avvenire senza conseguire ad altri, verrebbe a mancare la connessione dei fenomeni secondo leggi costanti. Il concetto di natura perderebbe la sua unità e l’ONTOLOGIA con ciò ogni fondamento. Le leggi dell’animo si incontrano invece con quelle della realtà. È chiaro che come l’animo è la condizione inevitabile  della esperienza, e con ciò del nostro mondo fenomenico,  cosi le sue leggi o funzioni generali devono anche di  quello esser leggi a priori, o assolutamente valide indipendentemente da ogni esperienza. Ciò non toglie tuttavia che coteste leggi possano venir trovate, come vengono in realtà, consone alla natura propria delle cose, ossia  non imposte loro direi quasi arbitrariamente, perchè nelle  cose sono le stesse leggi quantunque impensate. Che anzi  in riguardo al fatto dell'esperienza, in riguardo alla unità sistematica dell’essere e dell’ontologia, potrà trovarsi  necessario di veder nelle leggi che la coscienza applica a priori alle cose nuli’altro che un riverbero o meglio  null’altro che l’espressione soggettiva delle determinazioni autonome della stessa realtà inconscia. Ponendo un principio del tempo reale e con ciò un  cominciamento delle causalità non si sfugge d’ altronde  alla domanda. E perchè non prima? Se il primo cangiamento non ebbe causa, o perchè è esso avvenuto solo, mettiamo,parecchi quadrilioni di secoli fa? È vero che non si ammette una causa che l’abbia chiamato all’esistenza, ma nemruanco si dice che qualche cosa l’abhia impedito di  nascere prima. Per questo, per quanto lo si allontani dal  presente, esso riesce sempre troppo vicino. Richiamarsi  alla originarietà dell'essere come fa Duliring (1), alla sua effettività indipendente da ogni pensiero e da ogni  ragione, richiamarsi alla natura della realtà inconscia, cui il pensiero non può mai ricevere completamente in  sè stesso, mai fondare in senso assoluto, ma soltanto ammettere come fatto, non è permesso quando intanto alla  stessa effettività della natura impensata dell’essere evidentemente si contraddice. Si contraddice, dico, poiché,  lasciando da parte l'analogia del pensiero che ammesso  il cangiamento non sa vedere come esso possa originarsi  in modo assoluto, noi non abbiamo in realtà conoscenza  alcuna di un cangiamento cui un altro non preceda, ogni cangiamento che apparentemente si presenta come  tale — il nuovo nell’evoluzione — noi lo riduciamo è  vero alle forze o forme, agli elementi costanti dell’essere de’ quali non c’è ragione a domandare. Ma il perchè della  loro manifestazione appunto in un tale momento e non  in altro, è nell’ininterrotto cangiamento collaterale, occasionai e in rapporto a quello. Ben possiamo invece richiamarci noi alla assoluta autonomia della realtà, che  nulla ammettiamo contro il suo reale manifestarsi, quando  diciamo che in senso assoluto non c’è una ragione del  perchè quest’oggi, poniamo, sia proprio ora e non sia  già stato in passato o non abbia piuttosto a venire in futuro, che v’è tanto poco ragione di questo suo essere  (1) Logik. il, Wi-scnschaftsftheorsie, p. 191. presente che della esistenza stessa universale : dacché  come questa non à inai avuta fuori di sè la ragione del  suo essere, così nemmanco il suo fare, il suo divenire in¬  terno.   In qualunque punto del tempo noi fissiamo l’essere,  non lo troviamo mai privo di determinazioni, perchè que¬  ste sono autonome; e dal suo stato in dato momento di¬  pende ogni sua ulteriore evoluzione ; come però non c’ è  un momento in cui l’essere non sia, nemmanco ve n’è uno  in cui esso non abbia un suo stato determinato. E cosi  che del divenire v’ è sempre la ragione in un divenire  anteriore, ma del divenire in senso assoluto, v’è tanto  poco un perchè quanto dei suoi durevoli elementi. In ciò che esiste è la ragione di ciò che esisterà ; in ciò  che à esistito la ragione di ciò che esiste. Nella origina¬  ria nebulosa è la ragione dell’attuale disposizione del si¬  stema nostro solare, ed in altri processi cosmici ebbe  essa stessa la sua origine, i quali se la scienza non può  oggi rintracciare, non è però assolutamente impossibile  che un giorno ella trovi, e che ad ogni modo sono necessariamente avvenuti. Il cangiamento non à dunque avuto principio. Ed  ecco appunto dove sorgono specialmente gravi, e a molti  filosofi son parse insormontabili, le difficoltà del problema cosmologico del tempo. Si è sempre trovato (1), e  (1) Cusanus, Opera, Complementura theologicum, cap. 8, p. 1113. Si  enim numerare possumus decem revolutiones praeteritas, et centum,  et mille, et omnes. Si quis dixerit non omnes esse numcrabiles, sed  practeriisse infinitas, et dixerit imam futuram revolutionem in futuro  anno, essent igitur tunc infinitae et una, quod est impossibile.  Bacone, Novum Organimi , odi/.. Fcllow, p. 224. Lib. I, 48. Ne-     Kant è il filosofo che più vi à attira’ o l'attenzione, che  ponendo la mancanza d’ogni principio nella serie regressiva delle cause, si viene conseguentemente ad ammettere che un’infinità di cause si sia esaurita, una infinità  di cangiamenti sia realmente tutta trascorsaci che contraddice al concetto di infinito, ed è quindi assurdo accettare. Non solo Kant, ma anche, tra gli altri, il più  acuto forse dei filosofi post-kantiani, Duliring (1) trova qui una insuperabile contraddizione, ed è stato da essa spinto a stabilire che il cangiamento nel mondo abbia ad un dato punto cosi casualmente senza ragione  alcuna avuto un assoluto principio nell’essere, cosa evi-   quc.cogitari potest quomodo seternitas dofluxerit ad lume diem; cum distinctio illa, quae recipi consuerit. quod sit infinitum a parte ante et a parte post, nullo modo constarò possit; quia  inde sequeretur quod sit unum infinitum alio infinito maius, atque ut consumetur infinitum et vergat ad finitum. Hobbes, il quale  dichiara insolubile la questione dell’ infinito in riguardo al problema  cosmologico, ammette tuttavia cautamente la infinità del tempo nel  passato e non si lascia ritenere dalla contraddizione di un infinito maggiore di un altro che sarebbe data dalla relazione dell’infinito passato a momenti diversi della serie temporale. Non sa però pensar l’infinito assoluto in modo razionale poiché crede di vincere quella supposta  contraddizione obbiettando: « similis demonstratio est siquis ex co  quod numerorum parinm numerus sit infinitus, totidem esse conclu-  deretur numeros pares quod sunt simpliciter numeri, id est pares  et impares simul sumpti ». De corpore IV, c. XXVI, 1. La impossiblità del “regrcssus in infinitum in causis efficienticibus” REGRESSUS IN INFINITUM -- e un principio riconosciuto della scolastica. È vero però che gli scolastici lo facevano ancor più che a dimostrare un principio del tempo, o, secondo loro, del mondo, servire a dimostrare (seguendo Aristotele nella sua  dimostrazione del PRIMO MOTORE) la necessità di una prima causa assoluta. ossia ontologica. Cfr. il libro apocrifo II c. 2 della “Metafisica” di Aristotele, secondo il quale non solo la serie delle cause nel passato, ma anche quella del futuro sarebbe contraddittoria. (1) Cursus der Philosophie, Logik. luoghi citati. dentemente assurda, e tanto più per chi come lui è sur  un terreno affatto critico e scientifico. Io trovo al contrario che la illimitatezza della serie regressiva dei cangiamenti si lascia senza contraddizione alcuna concepire infinita o, più propriamente, assolutamente infinita. Dtlliring, non à compreso come l’infinito assoluto possa attribuirsi anche a ciò che è per sé numerabile. E cosi  alla infinità dei cangiamenti nel tempo ritroso, che è l’unico caso dove una tale applicazione sia necessaria, egli  à fatto invece quella ingiustificata della sua manchevole legge del numero determinato. La difficoltà da me superata sta in questo, cui nessuno, per quanto io mi sappia, à mai badato sin’ora (I). I cangiamenti infiniti di cui si discorre non involgono contraddizione perchè essi non sono nè furono mai dati come totalità, ossia come complesso di una serie infinita. Acciò la contraddizione esistesse, bisognerebbe che s’ammettesse tacitamente un principio del cangiamento. Di  fatti altrimenti nell’assenza d’ ogni principio come si può dire. Ora, in questo momento si è esaurita uua serie infinita di cangiamenti ? Ma da quando dunque?  Si pensa con un tratto indefinito di tempo di avvicinarsi di più all’ infinito del passato (2), mentre in-   (1) Questa soluzione è gù brevemente enunciata nella mia “Lettera  filosofica” a I Simirenko” (Torino, Roux, p. 15). (2) Schopenhauer, Parcrga u. Paralipomena 0“ cdiz. I, ILI : Wenn  cin erster Anfang nicht gewesen wure, so tornite die jetzige reale  Gegenwart nicht erst, jetzt seyn, sondern wiire schou liingst gewesen,  dcnn zwischen ihr und dem ersten Anfange miisscn mir irgend einen.  jedoch bestimmten und begriinzten Zeitraum annehmen, der min aber,  wenn wir den Anfung liiugnen, d. h. ihn ins Unendliclic hinaufruckén,  mit hinaufriickt », ecc. ecc.    E    43 vece noi ne rimangbiaino sempre alla medesima distanza.  Qualunque punto del tempo si scelga, anche milioni di  milioni di secoli addietro nel passato, noi siamo sempre tanto vicini lo stesso all’infinito di prima. Come noi  per quanto risalghiatno addietro non possiamo esaurire  l’infinito che fu, cosi non dobbiamo inavvertentemente  ammettere che l'essere sia ne’ suoi cangiamenti partito  da un punto per quanto distante da noi. Poiché in realtà  ogni e qualunque suo cangiamento ne à sempre avuti  dietro a sè una stessa infinità di altri. Non è che l’essere avendo dovuto compiere i cangiamenti in senso inverso di quello che noi tenghiamo nell’abbracciarli venga con ciò ad aver esaurito una infinità di variazioni. Il tempo nella sua durata bisogna considerarlo analogamente a una retta che in una direzione è assolutamente  infinita e nell’altra in ogni momento terminata, ma prolungabile a piacere all’infinito. Come non implica contraddizione far terminare a un punto una linea assolutamente infinita, cosi non la implica il passato assolutamente infinito che si termina nel presente e può prolungarsi senza limite nel futuro. L’errore di Kant e di Diiliring e di tanti altri sta  nel credere che posta la serie regressiva infinita si abbia con ciò una totalità infinita. L’infinito passato invece non è nè può essere un tutto, e non ammette quindi  alcuna determinazione numerica, pur contenendo in sè ogni  numero. Tale infinità non involge, come crede Diihring,  l'assurdo di una contata (o percorsa , come direbbe Kant) serie infinita (“den Widerspruch einer abgezàblten unendlicher Zalilenreihe”). In qual modo potrebbe una tal serie esser contata? Non s’accorge Diihring che con ciò  egli ammette già quello che ei vorrebbe dimostrare, ossia un principio del tempo reale? In verità è quella  serie non contata, ma innumerata e innumcrabile, ciò  che detto di un infinito non inchiude punto contraddizione. Il moto non à principio nel tempo, e: sino a un  punto qualunque del tempo è trascorsa una infinita serie di cangiamenti — non si equivalgono esattamente. Con  è trascorsa si vorrebbe tacitamente porre come dato ciò  che è impossibile a darsi. Di fatti la contraddizione  scompare subito che si dice: la serie dei cangiamenti nel passato è infinita. É trascorsa sembra rinchiudere l’idea di un punto iniziale della serie, dove (die  i cangiamenti non si possono considerare un tutto o come serie completa senza contraddire al concetto di ogni  assenza di principio. Una infinità di cangiamenti, una infinità  di momenti del tempo non è trascorsa, sibbene l’infinito  trascorre sempre, e in ogni momento è esistita la serie dei  processi. La successione perpetua è appunto la forma  della infinità del tempo. Se si dice che l’infinito è trascorso si scambia, a jiarlar esattamente, il suo concetto, ponendo  in vece sua quello del finito, o almeno si combinano insieme due concetti incongruenti. Poiché ammettendo che una infinità di movimenti è trascorsa o s’è esaurita nel  passato, noi raduniamo in un tutto ciò che per sua  natura non può mai venir radunato. Il concetto di infinito e quello di totalità sono incommensurabili.Una totalità è sempre raggiungibile con una sintesi successiva delle sue parti, non cosi l’infinito. Diciamo invece. Le serie dei cangiamenti del passato è infinita — quale  contraddizione nel pensare che ogni cangiamento avvenuto è stato preceduto da un altro? Dov’è qui l’assurdo  di un tatto infinito che avrebbe dietro a sè ogni momento del tempo? I fenomeni per sè non suppongono se non  i fenomeni che immediatamente li precedono ; e come non c’è qui contraddizione, cosi per quanto noi ci trasportiamo addietro nel tempo, mai la troveremo. (1)  Come à fatto il tempo reale a giungere all’ora  presente dall’infinito? È potuto giungere dall’ infinito  perchè non è mai partito. Se fosse a un dato punto partito non sarebbe potuto giungere. E tanto concepibile l’infinito verso il quale tende la serie che quello dal  quale essa procede. Nell’un caso e nell’altro si deve solo  avvertire di non fare un insieme o un complesso di ciò che non è mai dato come tale, ossia un insieme in cui ogni momento dell’ infinito fosse anticipatamente compreso. Kant nella prima ANTINOMIA (2) spiega dapprima egli stesso che l’infinità di una serie consiste nel non poter questa venir mai compiuta per mezzo di una sintesi successiva  e che il CONCETTO di fatalità non è altro che la rappre¬  si) Schopenhauer crede di sciogliere il sofisma Kantiano  con un altro sofisma, distinguendo tra assenza di principio e infinità  del tempo. Schopenhauer cosi infatti obbietta alla tesi della prima ANTINOMIA. Uebrigens besteht das Sophisma darin, dass statt der Anfangslosigkeit der  Reihe der Zustànde, ivovon zuerst die Rede, plutzlich die Endlosigkeit  (Unendliclikeit) derselben untergeschoben und nun bewiesen wird, was  Xiemand bezweifelt, dass dieser das Vollendetsein logisch widerspreclie  und dennocb jede Gegenwart das Ende de Vergangenheit sei. Das Ende  einer anfangslosen Reilic làsst sich aber immer denken, oline ihrer Anfangslosigkeit Abbruok zu tbun : wic sich aneli umgekehrt der Anfang einer endlosen Reihe denken làsst. “Die Welt als Wille” ecc.  G‘ ediz. I, 58G-87.  (2) “Kritik der reinen Venunft”, ed.  Kirchmann p. 3G4, 3GG, 3G0. 4G  sentanone della sintesi completa delle sue parti. Dunque anche secondo lui dovrebbe il concetto di totalità  non esser applicabile ad una serie infinita. Tuttavia per  dimostrare che le cose coesistenti non possono essere infinite, alla loro infinita sostituisce egli appunto il concetto contradittorio di un tutto infinito. Ed à bel giuoco  nel rigettare quindi un tale assurdo. Ecco la sua dimostrazione . un tutto infinito per venir pensato tale dovrebbe  lasciarsi esaurire per mezzo di una sintesi successive. Ma l ’infinito non può mai venir cosi esaurito, dunque  una totalità infinita di cose coesistenti non può considerarsi come data. Insomma dice Kant : una infinità  non potrebbe venir numerata ossia non potrebbe esser  finita, dunque non può esser data; vien rigettato  l’infinito semplicemente perchè è altra cosa che il finito. Non l’nfinito per sè, solo l’infinito nel finito è realmente  un assurdo, poiché come tale dovrebbe esser necessaria¬  mente dato tutto. Ogni insieme di cose deve perciò con¬  tenere soltanto un numero finito di elementi numerabili. Ma  quanto al temilo non c’è ragione di negarne la infinità ;  numerabili sono i processi da un punto a un altro della  serie, non la serie stessa in senso assoluto, perchè ella  non è mai data come un tutto,   Is eli infinito assoluto o transfinito che è proprio del  tempo, non abbiamo più veramente una grandezza ma  1 assenza di essa, poiché è data la necessità della man¬  canza di un limite nel regrèsso, ed una tale mancanza  è oggettivamente mallevata come nello schema spaziale  della mente essa lo è soggettivamente. La ragione della  infinità dello schema spaziale, come di quella della serie dei numeri sta nel soggetto ; la infinità invece della se¬  rie causale à la sua ragione nell’ oggetto o nella realtà  estramentale. E appunto solo nell’infinito del tempo passato che si lascia necessariamente attuare un significato  reale del transfinito. Poiché una simile illimitatezza assoluta è bensi anche dello spazio, ma soltanto dello spa¬  zio ideale o matematico, in quanto questo viene ogget-  tivato e lo possibilità che realmente è solo nella funzione  mentale vien naturalmente considerata come oggettiva e  per sé esistente indipendentemente da noi. L’infinità del  passato non à, come tale, determinazione alcuna quantitativa, non si lascia esprimere col numero ; in essa è  invece ogni numero e può porsi ogni determinazione rimanendo ella assolutamente indeterminata. Cosi la di¬  stanza di due punti nel tempo, per quanto grande la si  immagini, se si à riguardo alla sua relazione all’infinito  del tempo anteriore, non significa nulla per questo appunto che l’infinito assoluto essendo propriamente la  negazione di ogni grandezza nel grande non può venir  posto in relazione con altre grandezze. La nostra fan¬  tasia non può correre che all’ infinitamente grande del  passato. SOLO L’ANIMO ne intende la infinità assoluta.  Della seriedel tempo non possiamo ottenere una assurda totalità ; per padroneggiare quella bisogna uscire  dal cangiamento e volgersi al fondamento della infinità  temporale, ossia all’essere come presente in ogni mo¬  mento e come fonte d’ogni possibile.   Meravigliarsi che la più grande grandezza immagi¬  nabile non sia più vicina all’infinito assoluto che la più  piccola, è analogo al meravigliarsi che la più ampia conoscenza dei fenomeni non arrivi più vicino alla cosa in  sè che la conoscenza più limitata. Qui come là si tratta  di una differenza qualitativa che nou si lascia esaurire  pei aiiazioni di quantità. L’apparente paradosso che con una comunque grande grandezza non s’è mai più  vicini che con altra infinitamente minore al transfinito, riposa in questo, che le due grandezze vengono riferite  a quello senza mantenere di esso il giusto concetto, ma  consideiandolo invece come una quantità determinata;  nel qual caso sarebbe veramente un assurdo dire che da  esso disti ugualmente un dato punto e un altro che fosse  prima o dopo di questo. Come nel transfinito del passato  non c è assolutamente un termine, cosi esso non è raggiungibile in alcun modo; dunque tutte le grandezze  sono per riguardo ad esso insignificanti. Parimenti è un  assurdo credere di poter addizionare una unità al transfinito o trasfinito. Si può solo addizionarla al finito. L’accrescimento esisterà pertanto in riguai do ad un segmento finito di retta, ma non in riguardo alla retta stessa nella  sua infinità. In una retta infinita nelle due direzioni è  indifferente il far la divisione più in un punto che in un  altro da quello lontanissimo ; le due rette risultanti sono  sempre lo stesso transfinito e con ciò sempre uguali. Nella retta co’_a _b _m rx - A — Aoo e oo’B   ossia ( co’A-H AB ) — B oo uguale cioè (A oo — AB).  Si vede cosi contrariamente alla dottrina di Cantor. Dice Cantor. Zu einer unendlichen Zalil, wenn sie als  bestimmt und vollendet gedacht wird, selir «ohi cine endliche hinzu-  gelugt und mit ihr vereinigt werden kann, oline dass kierdurch eine  Aufhebung der letzeren bewirkt wird ; nur der umgekerte Vorgang, die  llinzufugung einer unendlicker Zahl zu einer en dlicbcn, wenn diese che oo-t-1 ( <> —J— 1 secondo la sua notazione) non è maggiore di <», nè 1-f-o è differente da essendo   co’A + A B = A B + oo. Non v’è infinito maggiore d'altro infinito: tanto sarebbe infinito il tempo ritroso se la  serie dei cangiamenti fosse terminata migliaia di secoli  fa, quanto se esso continui all’infinito a trascorrere an¬  cora. Il passato si può misurare tanto a minuti che a  secoli, e dirlo eguale, se fosse lecito così esprimersi, a  numero infinito di minuti o a uno infinito di secoli; non  pertanto sarebbe sempre lo stesso infinito nè più nè  meno. E la ragione di ciò è che la quantità transfinita  non è misurabile. La immensità supera ogni numero,  come direbbe Spinoza.   Nella infinita serie delle cause è da pensarsi un numero di esse (se tale può chiamarsi), maggiore di ogni  numero assegnabile ; oltre ogni raggiungibile anello la  natura ne offre costantemente altri ulteriori. Nella na¬  tura la contraddizione non può esistere ella non ef¬  fettua il passaggio che da un momento a un altro ; e  questo passaggio non può farsi attraverso l’infinito. Per  quanto noi risalghiamo all’indietro nella serie causale,  come non troviamo contraddizione pel pensiero, cosi non la troviamo nella realtà. Essa ci offre sempre e solo un   ziierst, gesetzt wird, bewickt die Anfhebung der letzeren, ohne dass eine  Modification der ersteren eintritt. (Grundlagen ecc. p 11); e più oltre  (p. 14): “Ist co die erste Zalil der zweiten Zalilenelasse, so iiat man:  1+01=10, dagegen u> 4 .i-=(coq-l), wo (co- 1 - 1 ) eine von co durchaus verschiedene Zahl ist. Aiif die Stellung des Endliclien konmtes also alles an. Una tale inapplicabilità della LEGGE DI COMMUTAZIONE ai numeri transfiniti o trasfiniti dovrebbe per Cantor servire inoltre a dimostrare come tali numeri debbano poter essere e pari e dispari insieme o anche nè pari  nè dispari. (Id. p. 15). 5dato cangiamento e la sua causa. II fenomeno non richiede per la sua spiegazione la totalità della serie delle  cause anteriori, si bene soltanto la causa immediata¬  mente antecedente; e il principio di ragione domanda uni¬  camente la immediata condizione e non una totalità di  condizioni. In quanto la stessa richiesta si rivolge suc¬  cessivamente alla causa della causa e cosi via all’infi.  nito, si viene a domandare costantemente una nuova con¬  dizione e questa è un nuovo membro della serie e niente  di più. Al tempo è essenziale la posizione in atto di un  solo momento.   Fatta astrazione dai cangiamenti, e supposto l’essere  affatto immoto in una rigida stabilità assoluta, noi lo  poniamo però sempre in qualunque punto del tempo ideale  che noi fissiamo ; la sua esistenza la poniamo cosi necessariamente infinita nel passato. Or come può nascere  la contraddizione se noi in uno qualunque di questi punti  pensiamo invece l’essere universale nel flusso del cangiamento? Assurda è la posizione di un tutto infinito,  quale non può qui esser dato, poiché la successione perpetua è la forma dell’infinito del tempo; noi abbiamo  qui una serie che in riguardo al nostro procedere a ri¬  troso nel tempo da fenomeno a fenomeno è infinitamente  grande, e per sé è transfinita come la tangente dell’angolo di 90° -- Wundt è condotto a credere (Philos., Stadie„ II, 520. Kant’s kosmologichen Antinonien n. das Problem des Unendl.) che l’applicazione  de concetto di transfinito non sia possibile nel problema cosmologico  del tempo. Egli crede un tal concetto trascendente, che invece non è  e cosi gli viene a mancare un concetto che esprima la infinità oggettiva ossìa 1 eternità del processo della natura. Il concetto limite del     in.   Kant crede che la sua dottrina della idealità  del tempo e dello spazio o della transcendentalità in  generale, spiegasse la supposta antinomia del problema  cosmologico, e rendesse con ciò inutile e vana la ricerca  di una soluzione. Ma appartenga o no il tempo e lo  spazio al reale in sè, riman sempre tuttavia la questione  se questo, che Kant non può a meno di accettare, si  abbia a pensai’e come fondamento di un mondo fenome¬  nico finito ovvero di uno infinito. Non vale rispondere  che la serie regressiva delle percezioni nostre non può  essere realmente infinita perchè come tale impossibile, e  neppure finita perchè nessun limite dei fenomeni può venir  concepito come assoluto, e dichiarare con ciò insolubile  la questione. Dacché l’oggetto trascendentale condiziona  realmente, come egli ammette (1) un determinato regresso  empirico, per un esempio nell’ordine dei corpi celesti ;  doveva Kant pur ammettere che rimaneva sempre a ve-  regresso infinito (o a dir proprio infinitamente grande) non è già un  concetto trascendente della creazione quale dovrebbe, secondo il  Wundt, accettare ogni spiegazione filosofica della natura (v. Wundt,  “Ueber das Kosmolog. Problm, Yiertelsjahrszeitscb. I, 128); quel suo  concetto limite nuli’ altro è invece appunto die l’infinito assoluto  del tempo oggettivo, in base al quale è possibile il nostro infinito (infinitamente grande) regresso. Il non aver considerato l’eternità  del fare della natura, e specialmente il non aver badato die l’infinito regresso è in realtà per la natura un perpetuo progresso, il cui concetto non può venir altrimenti pensato che per via del tran¬  sfinito, 6 stata la causa per cui il Wundt concepì il tempo passato  sotto il concetto deH’intinitamente grande concordando in fondo col  Kant, come il Lasswitz si trova in questo d’accordo con lui. (L. Ein  Beitrag zum Kosmol. Proli. Viertels. I, 343).  (1)  Kritik der reinen Vermnft, ediz. cit., 428.  dere se l’oggetto trascendentale determinasse un possibile  regresso finito od infinito (11. Perchè se per lui tuttii  processi compiutisi da tempo remotissimo ad ora non si¬  gnificano altro che la possibilità deirallungamento della  catena dell’esperienza dalla percezione attuale indietro  alle condizioni che la determinano nel tempo; pure egli,  per ciò che s’è sopra citato, non può negare che il possibile regresso delle nostre percezioni secondo le sogget¬  tive leggi della mente, non supponga un regresso ogget¬  tivo determinato dalla realtà inconscia indipendente¬  mente da ogni esperienza (2). Trasportati a indefinita  distanza dal nostro sistema solare, avremmo noi sempre  ancora nuove percezioni? E cosi, trasportati indefinitamente addietro nel tempo vedremmo noi necessariamente  sempre nuovi cangiamenti? Poiché la nostra necessaria  produzione dello schema dello spazio e del tempo, non  potrebbe per sè far si che noi avessimo nuove percezioni  dove l’oggetto trascendentale non le condizionasse e si  mostrasse con ciò finito. Lo spazio e il tempo ideali non  sono per sè garanti di una corrispondente possibile PERCEZIONE. Non una necessità del nostro concetto a priori del  tempo, ma il principio di causalità richiede la infinità  della serie regressiva dei cangiamenti. Poiché non si  può conchiudere la mancanza di un principio del tempo  (1) Cfr. Schopenhauer, Parerga, I, 112. (2). Die wicklichen Dinge der vergangenen Zeit si nel in dm transcendentaien Gegenstand der Erfahnmg gegeben ; sie sind aber ftir mieli  nur Gegenstànde und in der vergangenen Zeit wicklich, sofern als  ich ecc. „ ild. p. 4!0). Saranno però dunque sempre non null’altro, come dice Kant poco sotto, ma qualcosa di più della possibilità  dell’allungamento della catena dell’esperienza dalla presente percezione  indietro alle condizioni che la determinano nel tempo.   da questo, che ogni limite è necessariamente da noi  pensato come relativo. La relazione di termine e termi¬  nante è infinita come quella di soggetto e oggetto ; perciò appunto vuota ; essa nulla può aggiungere al contenuto reale cui viene applicata. Come il pensiero dell’es¬  sere impensato, che è la forma in cui comprendiamo il  reale, nulla toglie alla realtà estraraentale od in sè della  cosa, allo stesso modo la relazione mentale di limite e  limitante non può evidentemente mettere nella realtà il  suo secondo termine se nella realtà non è dato. Questo  secondo termine, il limitante, rimane, se si astrae da  ogni altra considerazione, un puro complemento ideale (1).   9. Riehl non seppe neppur egli superare o scio¬  gliere la falsa contraddizione che Kant e Dtihring, per  non dir che di loro, credettero inchiusa nella concezione  di una serie regressiva infinita di cangiamenti. Visto  che la contraddizione stava nel concetto di una infinità  la quale quei filosofi avevano pensato necessariamente   (1) Hamilton il quale (“Lectures un Metaphysics”, lettura 38; On logic I,  p 101-104) segue Kant nelle antinomie, non giunge che a questo risultato, di pensare in riguardo all’infinito del tempo e dello spazio,  che se la ragione non ci fa piegare necessariamente nè da una parte  nè dall’altra, pure in realtà il tempo e lo spazio dehban essere o  finiti o infiniti. (Cfr. del resto l’acume (!) del Mill nella sua confutazione di Hamilton, La philosnphie de IL, cap. VI, p. 90). Ho Spencer  poi, che à fatto la sua più alta educazione filosofica presso di Hamilton appunto e del suo scolare Mansel, professore di metafisica a Oxford, seguendo il maestro dichiara questioni insolubili tanto quella riguardanti l’infinità del tempo e dello  spazio che quella della divisibilità della materia e altre ancora. Egli  pensa, cerne è noto, che i concetti di spazio, di tempo, di moto, di  materia e di forza si mostrino in ultima analisi inconcepibili e ci lascino sempre del pari nell’alternativa tra due opposte assurdità, V.  cap. Ili, § 15-18  e cap. IV dei “First Principles”, la quale io stimo  certo l’opera più infelice del filosofo inglese. 54data come totalità, egli pensò di sfuggirla col negare  la numerabilità o la reale distinzione e indipendenza numerica nella catena delle cause e delle variazioni (1).  Numerabili, dice egli, sono le cose, non i processi. In  quanto le cose sono od appaiono spazialmente divise,  deve è vero valere ciò die il Duhring à formulato come  legge del numero determinato; ma altrettanto, séguita Kiehl, è certo che quella presupposizione non vale per i  processi temporali. Questi non sono, secondo lui, per sé  stessi distinti numericamente : è solo per la nostra distinzione mentale che essi ottengono una tale determina¬  tezza. Un argomento dunque che vale per il numero non  può senz’altro venir applicato al tempo, poiché mancano  in questo per sé considerato e non riferito allo spazio,  degli effettivi processi indipendenti, separati l’uno dal¬  l’altro, o posti insomma come numerabili. Noi possiamo  distinguere dei processi nel tempo soltanto in determi¬  nato numero finito, nessun processo è però indipendente   (1) Il Itielil (Ber phUosopliischc Kriticismus, li. 12f>) inclinava dapprima decisamente a porre con Duhring un principio del cangiamento. Soltanto nella seconda parte del secondo tomo, tormentato dalla necessità del principio di causalità cangiò opinione (quantunque non lo abbia fatto notare egli stesso esplicitamente);  ma per uscire dalla presunta contraddizione dell’ infinito regresso,  pensò, al contrario di prima, i processi come assolutamente, e con ciò  assurdamente continui. V. id. II, 124, 12C, 1S4. 185, 2n8; cfr. Ili, 304,  307. Si vede del resto evidentemente clic il Riehl oltre aver cangiato  di parere, non ò nemmanco ancor ora troppo certo della sua nuova teo¬  ria; poiché la tratta troppo brevemente e troppo alla larga, come se  gli scottasse di dover render più minuto conto di ragioni che a lui  stesso non possono parere troppo convincenti Ciononostante l'opera  sua e specialmente la seconda parte del secondo tomo è un lavoro  filosofico non solo di grande valore, ma anche molto attraente, il che  è una cosa assai rara.  1C  e distinto da quello che immediatamente lo precede o  segue. Rielil, non sapendo come uscire dalla sup¬  posta contraddizione à dunque rinunciato a concetti di  cui l’esatto pensiero scientifico non sa nè può lare a meno,  senza che ciò del resto gli abbia giovato per la elimi¬  nazione della temuta assurdità come più innanzi vedremo. La questione dell’infinito riguarda tanto il tempo che  lo spazio. Solo si à sempre a distinguere tra l’esistenza  loro ideale ; cioè il loro schema mentale, e la loro esi¬  stenza reale. Non numerabile possiamo noi solo pensare  lo spazio ideale, lo spazio o l’estensione materiale dobbiamo invece necessariamente porla numerabile. Poiché  estensione reale è coesistenza, e la continuità assoluta  non può essere reale ma soltanto ideale ; altrimenti essa  inchioderebbe la contraddizione dell’infinito compiuto nel  finito, chè senza parti è solo il continuo della rappresentazione. Porre la continuità assoluta come effettiva è  non spiegar nulla e mettere il mistero nella realtà, rinunciando a comprenderla. L’irriducibile noi lo dobbiamo  soltanto rilegare negli atomi sia dello spazio che del  tempo reali. I tropi degli Eleati non valgono meno con¬  tro il continuo del tempo che contro quello dello spazio;  non meno contro lo spazio percorso da un pendolo in  una oscillazione, che contro il tempo in questa impiegato. In parti ultime non si può dividere il tempo nè  lo spazio ideale, perchè essi nè sono composti nè si originano da una sintesi di parti, come in fatti non pos¬  sono venire analiticamente scomposti in ultimi elementi  semplici, e sono conseguentemente l’uno e l’altro divisibili all’infinito ; ma non è cosi del tempo e dello spazio  leali, dove la natura viene necessariamente aH'atto. Dice Diehl che solo il nostro intelletto scompone  l’accadere temporale in singoli processi, e che questi solo  per ciò ci appaiono indipendenti, che partono da cose  spaziali e si trasmettono ad altre cose nello spazio  (id. Ili, 280, 287, 309).  Un processo secondo lui può  aver indipendenza solo perchè vien riferito alle cose nello spazio e non al tempo unicamente. Ma è naturale  che tutti i processi siano nel mondo materiale (e non  vengano soltanto da noi) schematizzati per dir cosi nello  spazio, poiché essi non sono altro che cangiamenti della  realtà spaziale, e unicamente i processi della coscienza  in sè considerati possono venir riferiti al tempo come tale senza riguardo allo spazio. Difatti non pensa ora Rielil che sia concepibile una materia assolutamente  continua come lo spazio mentale, ossia non costituita  da atomi ? (v. id. Ili, 307 ; cfr. II, 278 e 284). Anche  della materia allora si dovrebbe dire che gli elementi  distinti solo la nostra mente li pone. Come può egli dunque affermare ripetutamente che soltanto la riferenza dei  processi temporali allo spazio ci faccia considerar questi  come distinti e per sè numerabili? Voler negare la numerabilità nel tempo reale o ne’ suoi processi dovrebbe  al contrario anche secondo il Riehl esser lo stesso che  negare nello spazio gli atomi o le cose ossia gli aggruppamenti durevoli degli atomi.   Ogni grandezza nella realtà à parti elementari, non  esclusi i cangiamenti; un certo gi’ado di cangiamento è  una somma di successivi cangiamenti minimali. Ma il  pensiero come per istinto sembra rifuggire dalla conce¬  zione dell’atomo o minimo temporale, perchè colla determinatezza scompare quel che di vago e di nebuloso  E ir, rdie altrimenti conserva la concezione (lei tempo, e per  cui la mente non avverte o avverte assai meno la inin¬  telligibilità di quello. Colla posizione dell'atomo o minimo,  la natura non più oltre scrutabile del tempo si affaccia  bruscamente all’intelletto. Il tempo come rappresentazione rimane naturalmente strettamente continuo pur essendo discreti i processi reali, cliè la sua continuità as¬  soluta ideale è una proprietà necessaria dipendente dalla  natura della coscienza, la quale tra due processi per  quanto infinitamente vicini interpola pur sempre la sua  unità. Non c’è un minimo concettuale del tempo come  c’è invece e si richiede il minimo reale. I n minimo nella  rappresentazione del tempo sarebbe un punto inesteso, e  considerarlo come elemento della durata tanto varrebbe  quanto rendere impossibile il concetto di questa (1).   Non deve più urtarci l’accettar gli atomi, o meglio  la concessione atomistica, per la materia, che accettarla  in riguardo alla forza e al cangiamento. Non crediamo  siano più intelligibili gli elementi materiali che quelli  del divenire. La facoltà nostra mentale di pensare gli (1) Lo Schopenhauer trattando nella quadruplice radice del principio di ragione (p 93-96) del tempo del cangiamento, mette in piena  e con ciò stridentissima luce il concetto ch’egli à della continuità  assoluta del tempo, quale egli trova acutamente espresso presso Aristotele. “ Come tra due punti v’ è ancor sempre una linea, dice egli,  così tra due ora vi è ancor sempre del tempo. È questo il tempo del  cangiamento ; esso è come ogni tempo divisibile all’ infinito e per conseguenza il cangiamento percorre in esso un numero infinito di gradi  per i quali dal primo stato nasce a poco a poco il secondo. „ Egli  conchiude con Aristotele dalla infinita divisibilità del tempo, che ogni  contenuto di esso e con ciò ogni cangiamento, o il passaggio da uno  stato all’altro deve essere infinitamente divisibile, e che dunque tutto-  ciò che diviene s’origina in fatti da punti infiniti.  atomi come ulteriormente divisibili vale per tutti e due  gli ordini senza diminuire perciò la necessità che à la  mente di ammetterli. Quel sentimento direi quasi di disagio  clic par darci questa necessità, non è in fondo che ca¬  gionato da quella nostra come ripugnanza a riconoscere  che l’analisi mentale della realtà deve a un dato punto  arrestarsi. La mente deve arrivare ed arriva, ad elementi  i quali non sono più oltre scomponibili, altrimenti il  reale potrebbe sciogliersi nel pensiero.La divisibilità ideale  non porta con sè una reale divisione. Solo il tempo ideale  può venir diviso a piacere all' infinito, e non à quindi  elementi numerabili, ma il tempo reale col suo vario contenuto fenomenico è di sua natura numerabile; quantunque noi, come ci accade per gli atomi della materia, non  arriviamo direttamente a’ suoi elementi. Non meno delle  cose o degli elementi delle cose sono anche i processi nu¬  mericamente distinti. E se in astratto la grandezza non  à divisione, essa non può tuttavia nella realtà venir  esattamente concepita che come risultante di una immediata ripetizione numerica d’uno stesso identico. L’assenza  di elementi reali è solo nel nostro pensiero che può a-  strarre da ogni divisione nel considerare una grandezza,  ed è pienamente libero di dividerla o accrescerla all’ infinito, allo stesso modo che esso procede co’ numeri. Tanto la natura che il pensiero ànno del resto la possi¬  bilità dell’infinito accrescere e interpolare ; ma ne’ loro  prodotti non possono dare che il determinato : l’infinito  si riferisce solo al loro operare, non al loro operato. Il concetto del continuo assoluto applicato al tempo  reale sarebbe del resto affatto inutile anche quando fosse giustificato. Poiché empiricamente un tal continuo noi  non lo incontreremmo mai. Il fatto che noi della sintesi  della natura (come dice Diihring in qualche luogo della “Dialettica”), non abbiamo altro che rappresentazioni di  effettività, non ci dà il diritto di fare delle possibilità  del nostro pensiero la misura della realtà. Come in sé  sia fatto il passaggio da un punto del tempo all’ altro,  non può venir inteso. Tanto varrebbe domandare perché  esiste il tempo o magari l’essere stesso nella sua -effet¬  tiva natura Voler ancora spiegare gli elementi del tem¬  po è uno sconoscere la natura del pensiero ; noi non li  possiamo ridurre ad altro perchè il tempo non è un prodotto della mente, è condizione anzi dell’esperienza, e  non à una natura puramente logica. Il passaggio è una  determinazione della realtà che noi non possiamo che  riflettere. Sarebbe lo stesso voler spiegare gli atomi della  materia; noi non possiamo che ammetterli o riconoscerli;  una pretesa spiegazione di essi è assurda poiché il pensiero non è tutta la realtà, ma vien confinato da qualcosa  che se pò dare ad esso un contenuto formale, non può  però dare il suo essere. Da un grado a un alti’O del cangiamento si fa il passaggio in quanto il cangia¬  mento stesso ci si mostra come fatto compiuto. Noi  non dobbiamo quindi illuderci col concetto misterioso del  continuo assoluto di penetrare più addentro nel fare della  natura, nel divenire dei fenomeni. Noi non possiamo mai  altro che constatare gli avvenuti cangiamenti, nuH’altro  possiamo. E cosi in realtà non conosciamo come il can ¬  giamento, ma che il cangiamento s’è fatto. Tornando ora alla soluzione di Riehl, nemmanco col fare la serie dei cangiamenti assolutamente continua  sfugge egli, secondo crede, alla temuta e presunta con¬  traddizione dell’infinito compiuto od esaurito. E 1' errore suo si fa più stridente e palese quando egli so¬  stiene che la infinità del tempo si mostrerebbe esaurita  se si dovesse pensare ad un suo fine nel futuro. Ei  crede che solo in tal caso, per evitare la contraddizione, si dovrebbe ammettere un principio assoluto del  tempo. E così fa dipendere, cosa enorme, la infinità del  regresso dalla infinità del progresso nel futuro. Ma la fine  del tempo non è invece punto contradditoria. É questa  una questione di natura empirica; e cosi secondo lui non  dovrebbe esser allora inconcepibile e contraddittorio neppure un principio del tempo. Il tempo reale, ove fossero  date le condizioni di un equilibrio universale, potrebbe  finire ad ogni momento senza assurdità alcuna. Poiché  ad ogni modo nella natura ogni fine non è della serie  infinita ma dell’ultimo cangiamento. Del resto, sia pure,  ammettiamo che i processi non siano per sé distinti e  numerabili, ma siano invece assolutamente continui. Dice Riehl che le oscillazioni di un pendolo sono  senza dubbio determinate numericamente (id. Ili, 309). Ora come risponderebbe egli alla domanda — nè vi può  in modo alcuno sfuggire — se si debba pensare che insieme sommate le oscillazioni dei pendoli che possono  dall’eternità esser mai esistiti in infiniti mondi, possano  venir compresi da un numero finito ? E se no sotto quale  concetto una tale somma o regola di somma dovrà venir  pensata? A ciò non à egli risposta.  E più ancora come risponde Riehl a quest’altra, la domanda. Il numero delle terre dall'eternità ad ora nate e morte è egli infinito o finito ? Poiché qui manifestamente  abbiamo delle esistenze separate, indipendenti, numerabili  anche secondo lui. L’unica giusta risposta è che un tal  numero è necessaria,nente infinito, o, propriamente, transfi¬  nito. Nel corso perpetuo del tempo non solo non è contraddittorio, sibbene è necessario che un infinito numero di corpi celesti (dato che le moderne teorie cosmiche  siano, come pare, inevitabili) abbia gradatamente avuto  nascita e morte. Con ciò come non vi fu un primo cangiamento, nemmanco vi fu una prima terra. Il concetto dell’infinito assoluto o transfinito è applicabile solo alla serie regressiva dei cangiamenti, non  alla progressiva. La natura di questa consistendo appunto nel crescere suo continuo verso il futuro non può  cadere, se infinita, che sotto il concetto dell’infinitamenfe  grande. Poiché in nessun punto iminaginabi'e del futuro  non si sarà compiuta, a partire da un punto qualunque  del tempo precedente, una infinità assoluta di cangia¬  menti. E ciò che si avrà sarà solo la continua possibilità  di sempre nuove mutazioni. La questione però se realmente nella natura dell’essere sia la disposizione a qnes'.o infinito futuro è affatto empirica, non essendoci, come s’è visto sopra, alcuna difficoltà che a priori ci impedisca di pensare possibile un termine d’ogni cangiamento in un qualunque momento avvenire. Il concetto del tempo per sé non ci dà alcuna soluzione; la questione  è puramente di fatto. La soggettiva possibile anzi necessaria illimatezza dello schema spaziale non porta seco  necessariamente un infinito riscontro nella esistenza materiale oggettiva. Allo stesso modo neppure la illimitatezza del tempo ideale porta con sè quella del tempo  reale ossia una serie infinita di reali cangiamenti. Essa  non ci impedisce in modo alcuno di considerare come possibile un limite del mondo nel tempo. Se noi siamo sforzati di pensare ad un tempo vuoto non è però il pensiero  di esso che gli dà un contenuto reale in ogni suo momento. Essendo che per sè stesso la vuota durata tanto è  del reale come del nulla ; sebbene la durata non rimane  mai nel nostro pensiero priva adatto di contenuto, in quanto la permanenza dell’essere, indipendentemente dallo svol¬  gersi o no esso in fenomeni, non può mai mancare di  farle riscontro. Ed è in questo una grandissima differenza tra la rappresentazione dello spazio e quella del  tempo. Mentre a niun punto arbitrario del tempo viene  a mancare il contenuto materiale, non così necessaria¬  mente ad ogni punto dello spazio. A parte i cangiamenti  in cui l’universo si svolge è evidente che non può ad.  esso venir applicato il concetto di una determinata durata. Come esso è sempre quello che è, cosi il tempo non  à a suo riguardo significato alcuno. In un qualunque  momento inesteso del tempo 1’ essere è completo, è  tutto ciò che è stato e tutto ciò che sarà. Se dunque nel futuro venisse realmente a mancare ogni mutazione nell’essere, questo potrebbe solo impropriamente  venir considerato come nel tempo; la durata dal punto  in cui il cangiamento sarebbe cessato à soltanto senso  perchè noi la immaginiamo misurata da quella piena di  cangiamenti della nostra coscienza.  Intanto la meccanica non ammette assolutamente la possibilità del passaggio di un sistema da uno stato dinamico ad uno statico. E cosi il tempo futuro è indubbiamente infinito nel senso di una progressione senza  fine – V. anche le considerazioni di Sleyer, “Mechanick iter l Verme” (p. 309). Tra le due infinità del passato e del futuro sta il momento presente, il quale inchiude la realtà eterna,  la realtà che fu e che sarà. La pienezza dell’essere non  ci sfugge come parrebbe a considerarlo nella infinita sua  fenomenologia. L’essere è sempre tutto presente, non c’ è  elemento di cui possa dirsi che sia stato o che abbia a  originarsi. Certamente l’interesse nostro va al suo svolgersi ne’ cangiamenti per cui solo ci si svela la sua na¬  tura e per cui solo noi ci commoviamo e viviamo. Che  per la coscienza l’essere immoto in una rigida inerzia  non avrebbe valore alcuno. Tuttavia la infinita possibilità del cangiamento è tutta nell’essere in un qualunque  punto matematico del tempo. E cosi T importanza del  tempo finito non si perde di contro alla infinità passata  e futura del processso: ogni momento del tempo ci  dà l’essere sub specie aeternitacis, nè altra mai è stata  la esistenza della realtà che quella del momento.  Solo in questa considerazione della permanenza  eterna del reale possiamo noi comprenderne la infondata e infondabile natura sistematica. Lo sguardo alla incessante evoluzione può troppo facilmente far considerare le interne determinazioni dell’ essere come transitorie. Che l’evoluzione sia tale quale noi l’andiamo scoprendo non è altrimenti a intendersi. Giova quindi, per  la concezione universale dell’esistenza, oltre che aver  riguardo allo svolgimento di un sistema parziale nel  tempo considerare gli altri sistemi parziali del cosmo  nel loro coesistente diverso grado di svolgimento, per  cui si lascia forse quasi pensare come in ogni momento  attuata nello spazio la evoluzione temporale dei singoli  mondi. Nello spazio e nel tempo, da cosa a cosa, da processo  a processo, per il filo della causalità materiale spiega  l’essere la sua unità. Alla necessaria necessità logica rispondi la effettiva unità materiale della esistenza. L’unità dello spazio e del tempo nella rappresentazione non  basterebbero per sè a escludere una radicale disparità  nel reale. Se lo spazio e il tempo fossero puramente  forme ideali nascerebbe il problema del come la realtà  non possa dare origine a duplicità di sorta. E la questione si scioglie solo in quanto si riconosce che l’unità  stessa del reale è che crea quella dello spazio e del  tempo. Le proprietà dello spazio sono esse stesse di na¬  tura meccanica, nè altrimenti potrebbero le leggi della  natura esprimersi in relazioni di spazio ; nelle necessità  spaziali è la logica immanente delle forze della natura. Due spazi differenti sono un assurdo non solo avuto  riguardo al pensiero, ma anche in riguardo alla oggettiva realtà materiale. Il pensiero per sè non trova alcun  impedimento a riunire ogni spazio in uno spazio unico  nel vuoto schema spaziale e non può trovar quindi ragione di considerarlo come disuniforme. Nella realtà poi  la pluralità degli spazi vorrebbe dire pluralità di  esseri. Ora una tale pluralità non solo non può mai  venir oggetto del nostro pensiero e per noi non può quindi   assolutamente esistere, ma è dalla realtà smentita, perchè anche l’esperienza colla omogeneità universale della  materia mostra esser l’essere uno. Le posizioni delle  distanze nello spazio reale non sono che rapporti di  forza. Ogni elemento dell’ esistenza materiale è quindi  nello stesso unico spazio. Non esistendo cosi elemento alcuno fuori d’ogni relazione cogli altri. Analogamente è del tempo reale ; la sua unità suppone quella  dello spazio materiale e dipende insieme dalla universalità del cangiamento. Per la natura radicalmente omogenea delle cose e per la temporalità d’ogni cangiamento  è uno anche il tempo oggettivo. E cosi che i principii meccanici si estendono presumibilmente e con sempre maggior certezza ad ogni massa  dell’universo, a ogni sistema di stelle fisse e gruppo di sistemi. Poiché la base dell’esistenza è di natura meccanica. Solo la sensazione come tale o il campo della coscienza ne resta fuori e riceve dalla spiegazione meccanica una eterogenea sebbene costante e parallela illustrazione. L’unità dell’essere non à riscontro in una fantasticata e contraddittoria unità cosciente universale; rifrange invece per dir cosi la sua unità in quella di molteplici  coscienze individuali. L’unità oggettiva estramentale e la  unità della coscienza: due abissi del pari inscrutabili ma  rispondentisi. Albana e all’altra sta a base e direi quasi  a tergo quella che noi non possiamo concepire che col  concetto formale di ragione o di fondamento unitivo e  subfenomenico dei due fatti. Non è meno inscrutabile  l’una unità dell’altra, sebbene quella della coscienza im¬  plica per sé quella materiale oggettiva. Infatti che cosà  di meno oltre analizzabile dell’unità radicale che con la  mutazione si appalesa esistere negli elementi dell’essere? Come spiegare la effettiva comunione delle sostanze, il  fatto che lo stalo di un atomo porti seco un dato altro  stato di un altro? Queste riflessioni ci richiamano alla  infondata originarietà delle cose, e alla natura per così  dire superficiale della conoscenza e del pensiero. Quelli  sono resti refrattari ad ogni ulteriore analisi; nè già per difetto del nostro istrumento, ma per la necessaria natura stessa del conoscere, chè altrimenti la realtà dovrebbe cessare di esistere come distinta dal pensiero. La  analisi à necessariamente de’ limiti, i quali non anno  però bisogno d’esser limiti della conoscenza nel modo in  cui falsamente per lo più vengono intesi, quasi indizi di limitatezza di contro a una sia pur solo logicamente possibile conoscenza superiore. Come non è incondizionatamente applicabile al reale  il principio di ragione, tanto meno lo sono altri concetti  essenzialmente relativi quali quelli di grandezza e di  scopo. Se l’universo è infinito, non à evidentemente per  ciò stesso determinazione alcuna quantitativa; se finito  è vero però che in relazione ad una sua parte esso à  una grandezza determinata, sebbene nell’estenzione variabile da un momento all’altro. E che possiamo quindi  dirlo più piccolo di una grandezza posta mentalmente  superiore alla sua ; che anzi possiamo anche considerarlo  infinitamente piccolo in relazione all’infinito assoluto dello  spazio ideale. Ma in sè non si potrebbe dirlo propriamente nè grande nè piccolo, perchè fuori di esso non vi  è nulla che possa darci una unità di misura. E del pari  è affatto relativo il concetto di durata e inapplicabile  perciò in modo incondizionato all’essere. Questo non  dura nè tanto nè poco; e la ragione di ciò è che esso  non è nel tempo. Considerando però la serie dei cangiamenti, al contrario di quanto ci accade per lo spazio,  lo schema ideale del tempo riceve necessariamente un  contenuto reale perfettamente corrispondente. E sciogliendo la difficoltà che più che tale a molti filosofi è  parsa sinora una stridente contraddizione, abbiamo visto  che come per mezzo del tempo si fa possibile il cangia¬  mento, il quale altrimenti sarebbe contraddittorio, cosi  per il cangiamento trova una necessaria applicazione alla  realtà oggettiva l’infinito assoluto o trans-finito. Mario Novaro. Novaro. Keywords: implicatura ligure, ‘la riviera ligure’, Grice echoing Kant, echo, implicature ecoica, Strawson’s ditto-theory of truth, Strawson’s echoic theory of truth, Skinner on echo – ecoico, eco, implicature ecoica – Luigi Speranza, “Grice e Novaro” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Riviera Ligure. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742337518/in/datetaken/

 

Grice ed Ocone – liberali d’Italia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Benevento). Filosofo. Grice: “Ocone has selected Croce as the quintessential Italian liberal! That should please Oxonians like Collingwood!” -- Grice: “I like Ocone’s idea of a liberalism without a theory – ‘liberalismo senza teoria’ – that should please J. M. Jack!” --  Grice: “Speranza has  noted that if Bennett speaks of meaning-nominalism, we could well speak of meaning-liberalism.” Grice: “While meaning-liberalism requires that the limit of one’s liberty to make a sign stand for an idea is your co-conversationalist, meaning-anarchism is Humpty Dumpty (‘I didn’t know that!’ ‘Of course you don’t’) and meaning-conventionalism is the idea that there is a repertoire on which conversationalists rely!” Si occupa soprattutto di temi concernenti il neoidealismo italiano e la teoria del liberalismo. Allievo di Franchini, è borsista dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli negli anni 1993-1994. Qui ha l'opportunità di lavorare direttamente nella biblioteca personale di Benedetto Croce e con l'aiuto di Alda Croce, figlia del filosofo, raccoglie e analizza il materiale scritto nel mondo su di lui. Un frutto parziale e selezionato del suo lavoro vede la luce nel volume  ragionata degli studi su Croce pubblicata dalla Edizioni Scientifiche Italiane di Napoli, che vince l'anno successivo la prima edizione del "Premio nazionale di saggistica Benedetto Croce", istituito dall'Istituto Nazionale Studi Crociani.  È stato direttore scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Roma, dalla quale è stato successivamente allontanato per le sue posizioni nazionaliste. Successivamente è entrato a far parte della Fondazione Giuseppe Tatarella ed è diventato Direttore Scientifico di Nazione Futura.  È anche membro del Comitato Scientifico della Fondazione Cortese di Napoli, del Comitato Storico Scientifico della Fondazione Bettino Craxi, del Comitato Scientifico dell'Istituto Internazionale Jacques Maritain e del Comitato Scientifico della Fondazione Farefuturo.  Attività e pensiero Fonda a Napoli, con un piccolo gruppo di laureati e laureandi della Federico II, cittadini sanniti e napoletani, il trimestrale "CroceVia" edito dalla Edizioni Scientifiche Italiane, che si propone di rinnovare il messaggio crociano e che entra in poco tempo nel dibattito culturale nazionale. Nel 2008 i suoi studi crociani prendono corpo nel volume Benedetto Croce, Il liberalismo come concezione della vita, pubblicato dall'editore Rubbettino nella collana “Maestri liberali” della Fondazione Luigi Einaudi di Roma. Il volume, presentando l'immagine originale di un Croce partecipe del processo europeo di distruzione delle categorie epistemiche, ha numerose recensioni. A partire dalla sua interpretazione di Croce, Ocone elabora la prospettiva di un liberalismo senza teoria, cioè storicistico e non fondazionistico. Il suo progetto filosofico può essere così formulato: riconquistare il liberalismo alla filosofia; ritornare in filosofia all'idealismo; ricongiungere il liberalismo con l'idealismo (si vedano, a tal proposito, gli interventi di Ocone nella polemica fra neorealisti e postmodernisti). In quest'ordine di discorso, Ocone ritiene che la critica rivolta a Croce di essere un liberale anomalo, in quanto nel suo pensiero il concetto di individuo sarebbe sacrificato, vada ribaltato: l'individualismo non è affatto consustanziale al liberalismo, ma si è legato ad esso solo in una sua prima fase di sviluppo (all'inizio della modernità). Quello di Ocone è un liberalismo che non prescinde né dal senso storico né dal realismo politico. Successivamente il pensiero di Ocone ha assunto molti caratteri propri dello scetticismo politico di Michael Oakeshott, in particolare della sua critica del razionalismo, del perfezionismo e del paternalismo. Egli ha pertanto insistito sul carattere “anticonformistico” e “eretico” del liberalismo, sulla priorità in esso del momento “negativo” o della contraddizione. La critica delle ideologie, e in particolare del “politicamente corretto”, diviene in quest'ottica il correlato pratico degli approdi antimetafisici della filosofia contemporanea. E filosofia e liberalismo finiscono per coincidere  Da ultimo, la sua riflessione ha messo a tema il significato teorico e storico dell’affermarsi dei cosiddetti “populismi” e “sovranismi”. Essi, prima di essere ostracizzati, vanno per Ocone capiti: pur in modo confuso e contraddittorio, lungi dall'essere un “incidente di percorso” incorso al processo di globalizzazione in atto, essi ne segnalano la definitiva crisi dell’ideologia portante: il globalismo. Questa ideologia può essere considerata una radicalizzazione coerente della mentalità illuministica e progressista, cioè da una parte del processo di secolarizzazione e razionalizzazione e dall'altra dello speculare e connesso relativismo e nichilismo. I “populismi” sono perciò per Ocone movimenti di reazione ai meccanismi di spoliticizzazione (e connesso “disciplinamento” in senso foucaultiano) propri della globalizzazione, che aveva definito la sua ideologia all’incrocio fra le idee di due “deviazioni” dell’autentico liberalismo: il neoliberismo, sul versante economico, e la cultura liberal sul versante di un diritto globale fortemente eticizzato. Scrive su diverse riviste scientifiche e culturali e sui maggiori organi di stampa nazionali. Attualmente è nella redazione della rivista “LeSfide”, edita dalla Fondazione Craxi, e nel Comitato editoriale dell quotidiano online “L’Occidentale”. Collaboratore de “Il Giornale” e de “Il Riformista”, è opinionista politico di “formiche.net”, “Huffpost” e “nicolaporro”. Molto seguita è la sua rubrica domenicale di riflessione politico-culturale “Ocone’s Corner” sulla rivista online “startmagazine”.  Un estratto di un suo articolo (Intervista a Remo Bodei, in C. Ocone, Prendiamola con filosofia, Il Mattino, è stato utilizzato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca come documento per la stesura della traccia della prova scritta di Italiano negli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore a.s. (Tipologia BRedazione di un saggio breve o di un articolo di giornale2. Ambito socio-economicoArgomento: La riscoperta della necessità di «pensare»).  Nella sezione Dal dopoguerra ai giorni nostri, Percorso 9f Il dibattito delle ideeDall'“impegno” al postmoderno, Dal periodo tra le due guerre ai giorni nostri) dell'antologia "Il piacere dei testi", editore Paravia, è contenuto il suo saggio "Né neorealisti né postmodernisti" da "qdR". Saggi: “Coronavirus. Fine della globalizzazione” Il Giornale, Milano); “La chiave del secolo. Interpretazioni del Novecento” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Europa. L'Unione che ha fallito, Historica, Cesena, “La cultura liberale. Breviario per il nuovo secolo” Giubilei Regnani, Roma-Cesena); “Attualità di Croce” Castelvecchi, Roma,  “Il liberalismo nel Novecento: da Croce a Berlin” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Il liberale che non c'è. Manifesto per l'Italia che vorremmo” (Castelvecchi, Roma); “I grandi maestri del pensiero laico, Claudiana, Torino); “Collingwood e l’Italia” Castelvecchi, Roma); “Il nuovo realismo è un populismo” (Il Nuovo Melangolo, Genova,  (Pietro Reichlin e Aldo Rustichini) Pensare la sinistra. Tra equità e libertà, Laterza, Roma-Bari, Liberalismo senza teoria, Rubbettino, Soveria Mannelli  (con Dario Antiseri), “Liberali d'Italia” Rubbettino, Soveria Mannelli  (con altri autori) “Le parole del tempo. Lessico del mondo che cambia” Pierfranco Pellizzetti, Manifesto libri, Roma); “Spettri di Derrida, Annali della Fondazione europea del Disegno (Fondation Adami),  Il Nuovo Melangolo, Genova); “Profili riformisti. liberali per le nostre sfide” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Marx” (Momenti d'oro dell'economia"), Roma); “La libertà e i suoi limiti. Antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio, Laterza, Roma); “Croce. Il liberalismo come concezione della vita” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Bobbio ad uso di amici e nemici” (Marsilio, Venezia); “Manifesto laico, Laterza, Roma); “Lessico repubblicano” (Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, ragionata degli scritti su Croce; Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli. Cfr. Archivio borsisti in Istituto Italiano per gli Studi Storici  Premio Benedetto Croce, su mediamuseum. Comitato Scientifico, su Fondazione luigi einaudi.  Riccardo Ficara, La Fondazione Einaudi allontana Ocone perché "filo-sovranista", su Secolo Trentino, La Fondazione, su Fondazione Giuseppe tatarella.  Organigramma, su nazionefutura.  Fondazione Cortese di Napoli in//Fondazione cortese/  Fondazione Craxi, Comitato Scientifico dell'Istituto Maritain, sComitato Scientifico e di indirizzo, su fare futuro fondazione.  rubbettino.  Gianni Vattimo Pubblicazioni La recensione, Caffe' Europa, Duccio Trombadori, Questo don Benedetto somiglia a Nietzsche, su il Giornale, Il blog di GIANNI VATTIMO: Corrado Ocone e la filosofia classica tedesca, su Gianni vattimo. blogspot. com.  La filosofia politica è una pseudo-scienza. Parola di filosofo. E che filosofo!, su reset.  Attualità di Croce su opac.,  Europa: l'Unione che ha fallito;  opac., La natura del potere svelata dal coronavirus, su il Giornale, Coronavirus: fine della globalizzazione, Store il Giornale, Fine di una storia, il ritorno della politica? su leSfide.  Chi Siamo, su loccidentale.  MIUR Traccia della prova scritta di Italiano per gli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore anno scolastico su archivio .pubblica.istruzione.  Il piacere dei testi  QDR Magazine Qualcosa da Raccontare, La chiave del secolo: interpretazioni del Novecento, opac., La cultura liberale: breviario per il nuovo secolo; Attualità di Benedetto Croce / Corrado Ocone, su opac., Il liberalismo nel Novecento: da Croce a Berlin /su opac., Il liberale che non c'è: manifesto per l'Italia che vorremmo su opac., I grandi maestri del pensiero laico ntroduzione di Massimo L. Salvatori, su opac., Robin George Collingwood, Autobiografia / R. G. Collingwood; prefazione di Corrado Ocone, su opac., Il nuovo realismo è un populismo / Donatella Di Cesare, Simone Regazzoni, su opac., Pietro Reichlin, Pensare la sinistra: tra equità e libertà / Pietro Reichlin, A. Rustichini, su opac., “Liberalismo senza teoria”; su opac., “Liberali d'Italia”; D. Antiseri; prefazione di Giulio Giorello, su opac., Le parole del tempo; M. Barberis; P.  Pellzzetti, su opac., Spettri di Derrida opac., Corrado Ocone, Profili riformisti: 15 pensatori liberal per le nostre sfide opac., Karl Marx: teoria del capitale / [visto da opac., La liberta e i suoi limiti: antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio, opac., Benedetto Croce: il liberalismo come concezione della vita, opac., Bobbio ad uso di amici e nemici, opac., Manifesto laico / Enzo Marzo; contributi di S. Lariccia on un intervento di N.  Bobbio, su opac., Lessico repubblicano: Torino, Maurizio Viroli, su opac.,  ragionata degli scritti su Croce, opac., La genialità di Marx agli occhi dei liberisti,  riconosce i pregi dell'analisi, in archivio storico.corriere Premio al Premio Croce di saggistica, in premiflaiano Ssu corradoocone.com. Grice: “Speranza calls me a liberal, but then he calls Locke and Humpty Dumpty a liberal too.” Grice: “Mussolini set a puzzle for liberalism – the Italians, disorganized as they are, had to create a party: they called it the ‘Partito Liberale Italiano’ – which is bound to close down! It opened in 1922 – while I was at Harborne!” --  Grice: “The test of a man’s intelligence lies in his ability to name his party – partito liberale italiano – partito liberale democratico – partito liberale constituzionale – the addition of ‘italiano’ at the end of ‘partito liberale italiano’ ENTAILS that what Borolli did at Florence, by founding his ‘partito liberale’ – since he omitted to add the ‘italiano’ was not the partito liberale italiano – but fiorentino at most! Similarly, the partito liberale democratico is NOT the partito liberale italiano, nor is the partito liberale costituzionale. Mussolini had it clearer: there’s only ONE partito – partito nazionale fascitsa – the infix ‘nazionale’ means that provincials should not appy!” --  Corrado Ocone. Ocone.  Keywords: liberali d’Italia, liberalism, dal liberalism al fascismo, il partito nazionale fascista e il partito liberale  – Refs.: Luigi Speranza: “Grice ed Ocone” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742710674/in/datetaken/

 

Grice ed Oddi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Figlio di Oddo degli Oddi, convinto sostenitore della scuola galenica. Professore per incarico del Senato veneziano assieme a Bottoni a Padova, dove insegna e introdusse senza ricevere emolumenti l'insegnamento della pratica clinica nell'ospedale di San Francesco Grande, precedendo così tutte le altre scuole. Commentari dell'Ateneo di Brescia  G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, coi tipi della Minerva, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dobbiamo al chiarissimo signor dottor Montesanto (Dell'origine della Clinica medica di Padova ec.) la bella ed interessante notizia, che il nostro Bottoni e il suo collega Marco Odd o, calcando le traccie luminose segnate dal famoso Giambatista Montano pochi lustri prima, diedero novella vita al la Clinica medica nello spedale di san Francesco in Padova, condotti dalla solanobilebrama di giovare.E qui avvertire mo cogli sludiosi di medicina,che ildotto autore, dopo aver dimostrato con incontrastabile evidenza che l'Università pa dovana, la prima d'ogni pubblico Studio d'Europa, vanta la fondazioneinessadiquellascuola,basedellamedica scien za,ci porge il documento luminoso,che tanto onora li ricor dati professori, e in particolare il Bottoni di cui favelliamo; il quale non essendo da tacersi, lo riporteremo come ci viene fedelmenteecon eleganza vôlto inlinguaitalianadalprelo dato signor Montesanto, che il trasse dagli Acta nationis ger manicae Facultatis medicae, quae,convocata natione, prae lecta et examinata , digna judicata sunt,ut albo nationis insererentur. Consiliariis Christophoro Sibenburger Carin thio,et Samuel Keller Hallense Saxone,anno 1578. Vol. I. p.97. Manoscritto presso la biblioteca dell'Imperiale Regia Università di Padova. dette in vita il Boltoni , non è da passarsi solto silen zio quello d'essere stato dal Duca di Urbino,unita mente ai altri quattro medici ,chiesto del suo consiglio onde togliere la città di Pesaro e il territorio da alcu ne febbri pericolose che colà infierivano.N e taceremo , come a'dinostrisidimostròbellamente(1),che il Bot Merita,a comune nostro giudizio,di essere celebrato con riconoscente memoria e di venir rammentato in questo luogo il beneficio sommo impartito alla nazione nostra dall'eccel lentissimo uomo Albertino Bottoni , professore primario di medicinapraticaestraordinaria,ilqualecondottodalla sin golare benivoglienza che da più anni a noi concede,oltre all'averci anche in quest'anno dalla pubblica cattedra con ogni cura ammaestrati,a fine di giovare vieppiù alla nostra istruzione si riuni nelloscorso inverno all'eccellentissimo Marco degli Oddi, medico ordinario dello spedale di san Francescoepubblico professore,econ esso,finitalalezio ne,si trasferi sempre a quello speilale medesimo seguitoda   toni fu,insieme al suo collega Marco degli Oddi, il primo che dopo il celebre Montano gettasse i più so noi per visitarvi parecchi infermi afflitti da diversi generi di malattie :per talguisa egliaprissil'adito ad accuratamente mostrarci come sidovessero applicare alla pratica quelle dottrine che avevano fatto il soggetto della sua pubblica lezione , esercitando così i suoi uditori in tutto ciò che al dotto e sagace medico appartiene di osservare e dipraticarea pro de'suoimalati.Cessatefinalmentelelezioni,volendo il Bottoni che neppure durante le vacanze dell'Università mancasse a noi qualche mezzo di ammaestramento,e potesse per noiesserpostoaprofittoilnostro tempo,egliinuna deter minata ora della mallina recavasi ogni giorno a quello stes so spedale :quivi,visitando alternativamente col signor Marco degli Oddi gli ammalati, andava instruendoci, ragionando intorno a qualche caso tra i più gravi da lui osservati. Il Campolongo perciò, vistosi promosso a medico di quel l'ospitale, sipropose egli pure, allafoggia de'provetti nostri precettori, di dare ogni giorno delle pratiche istruzioni: nel di susseguente alla sua nomina occupò quindiprimo di tutti con molta insolenza e temerità quel posto chesoleva essere destinato ai nostri maestri; nè, occupatolo, volle cederlo ad essi. Fermo in suo pensiero diragionare aigiovanida quel luogo, non già una sola volta, o per un giorno solamente, rinnovò la scena istessa per più giorni; e non valseroa ri muoverlo nè a piegarlo le nostre istanze, direlte a far sì ch'ei lasciasse liberi ü luogo e l'ora occupati per lo innanzi dai nostri maestri,e che per sè volesse scegliere altra ora ed altro luogo. Ma, ostinato egli oltre ogni credere, giunse, coll'insistere per le sue pratiche istruzioni , a turbare quelle solite a darsi dagli altri prima di lui. Se dal Campolongo solo avesse dovuto dipendere, tutti saremmo stati esclusi dal Mentre simili esercitazioni, con si maturo consiglio intra prese a nostro vantaggio, andavano proseguendo, un certo medicoper nome Emilio Campolongo,digiovanile età,col. lega nell Università e professore della stessa cattedra , m a in secondo luogo,di Marco Oddo,riusci,non sisa come, ottenere che la ispezione a d siedeva e la cura de'malati, cui prima pre ilsolo Oddo,venissefra entrambidivisa,permodo che quind'innanzi gli uomini fossero medicati longo, e le femmine dall'Oddo. dal Campo   l'ospitale; il che pure minacciava apertamente di voler far si che avvenisse. La quale insolenza, divenuta già intollerabile ai signori professori Bottoni ed Oddo, meritevoli per ogni riguardo di molta stima e riverenza, li costrinse a partire dallo spedale, e con essi partirono quanti vi erano studenti della nazione alemanna,rimanendo così affatto solo ilCampolongo nel luogo da lui tolto agli altri..... Informati poscia bene del fatio i governatori dello spedale , costrinsero il Campolongo con severi modi a cessare dalla sua pretesa, ingiungendogli, sepur voleva intraprendere qualche esercizio a vantaggio di taluno degli studenti, di scegliersi un'altra ora ed u n altro luogo. Cosi, mercè la prudenza dei nostri maestri e la costanza degli studenti alemanni, fu vinta l'altrui pertinacia , edinostrieserciziivennerofelicementea ricominciare. Essendosi allontanati, come sogliono, dall'Università glo ltaliani per far le vacanze presso leloro famiglie, li signori Albertino Bottoni e Marco Oddo, eccellentissimi uomini e della nostra nazione sommamente benemeriti, affinchèfar potessimo qualche profitto nello spazio di tanti mesi, conti. nuarono le loro pratiche istruzioni quasi ogni giorno nello spedale di san Francesco sino al principio delle lezioni, con gran fatica e disagio loro,econsomma utilità nostra:della qual cosa poco io dirò, potendo bene ciascuno dalla rela. zione del mio antecessore rilevare le circostanze tutte che a ciòsiriferiscono.Aggiungasi,chevenendo nellastateinvitati parecchi infermi alle terme di Abano , onde rendersi vieppiù grati a'nostri, li condussero due volte colà,dando per tutti cavalli e legno ilsignor Oddo, e quivi gl'instruirono circa il valore medico delleacque termali e deifanghi. Verso lafine poi dell'ottobre fattasi la stagione opportuna per le sezioni anatomiche, il Bottoni e l'Oddo stabilirono di aprire i cada veri di quelle donne che morissero nello spedale ; e ciò col fine d'indagare alla presenza degli scolari le sedi e le cagioni dei mali : fu però d'uopo abbandonare ben tosto que lidi fondamenti della scuola clinica in Padova , che precedette tutte l'altre in Europa. Lasciò il nostro Bot Il Bottoni e l'Oddo continuarono anche nel successivo an no 1579 ad istruire nello spedale i giovani;ed in quest'anno pure vennero ad insorgere nuovi dissidii, come ce ne informano gli atti di quell'epoca, raccontandosiivi quanto segue:   toni un monumento del suo buon gusto nelle arti in un palazzo ch'ei fece erigere dirimpetto alla chiesa degli Eremitani inPadova (intorno al quale allude la medaglia riportatadalTomasini(1),cheacquistatopo sto si utile divisamento,poichè, mentre tutto era disposto per eseguire nel giorno appresso la sezione di due donne, in una delle quali importava esaminare lo sluto dell'utero,e nell'altra,mortaditabe,volevasidainostriprecettori scuo prire per dove penetrasse una piaga fistolosa esistente al to race, il signor Campolongo loro emulo propose a'suoi uditori d'intraprendere in quel giorno medesimo l'anatomia dell'ute ro,esiserviper questa deidue suddetticadaveri.Nacque da ciò che i governatori del pio luogo, resi avvertiti dell’ac caduto e mossi dalle querele delle vecchie inferme, le quali temevano,morendo,di dover essere del pari anatomizzate, prescrisserotanto all'Oddo,quanto al Campolongo, di astenersi dall'incidere verun cadavere nell'ospitale, sotto pena di perdere lo stipendio. In onta però alle tante opposizioni promosse dalla rivalità del Campolongo contro il Bottoni e l'Oddo, perseverarono questituttavianell'utile loro impresa d'istruirenellapratica medicina i giovani, conducendoli al letto dei malati nello spe dale di san Francesco; poichè anche gli atti dell'anno 1587, compilati dal consiglieredella nazione alemanpa Pietro Paolo Höchstetter di Tubinga, ne parlano cosi:A ciascuno di noi è palese con quanta diligenzasi diportasse ilsignor Albertino Bottoni nelle sue quotidiane esercitazioni. Ogni giorno ei ci conduceva al lettodi un nuovo malato, e c'istruiva intorno aldi lui morbo, indagandone dottamente le cagioni, esponendone i segni e le indicazioni curative ,non che il prono stico :egli suggeriva inoltre non solo le più opportune medi. cine di comune uso,ma quelle altresi chela sua pratica particolare gli avea comprovate efficacissime; talche vennu ognora più a farsi manifesta la singolare bontà con cui ila più anni questo insigne uomo ci riguarda. Ond'è che,seb. bene le teorie mediche da noi apprese nelle nostrecontrade possano a tutta prima allontanarci in qualche modo dal se guire le sue lezioni,la somma sua felicità nella pratica e T'ottimo suo metodo di medicare serve però a ricondurci in. torno a lui. Marco degli Oddi. Marco degl’Oddi. Oddi. Keywords: implicature: filosofia naturale, Galeno.-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Oddi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742042781/in/datetaken/

 

Grice ed Offredi – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cremona). Filosofo. Gli era tributata grande autorità nell’ambiente filosofico. Insegna a Pavia e Piacenza. In buoni rapporti con Eugenio IV, Visconti e Sforza.  Saggi:“De primo et ultimo instanti in defensionem communis opinionis adversus Petrum Mantuanum,” S.l., Bonus Gallus,  Giambattista Fantonetti, Effemeridi delle scienze, compilate da G. netti, Paolo-Andrea Molina, Rinascimento, Istituto nazionale di studi sul Rinascimento, G. Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, raccolte da G. Robolini, pavese, G. Fantonetti, Effemeridi delle scienze mediche, compilate da G.  Fantonetti, Paolo-Andrea Molina.  OFFREDI CREMONENSIS   ABSOLVTISSIMA COMMENTARIA[ocr errors] VNA CVM QVAE STIONIBVS IN PRIMVM ARISTOTELIS Pofteriorum Analyticorum librum, Nunc primum mendis oinnibus expurgati, & egregijs  scolijs marginalibus illustrata,  AC DVOBVS INDICIBVS, ALTERO, Qy I RES IN COMMENTARIIS  tračtatas, altero, qui quastionum capita copiosissime comple&titur,  PRA E TERE A DVPLICI TEXTVS ARIST. INTERPRETATIONE   A V CTA IN   LVCM   RE DE V N T. A PRAECLARISS. DOCTORIS Hoc aüt contingit propter posibilitatem intellectus D  APOLLINARIS CREMONE N. noftri, qui à principio eft sicut tabula rasa, & non. 3. de anima tex. in librum primum Posteriorum  mouetur ad intelligendum , nisi de potentia ad actí cap.is.  reducatur . sic autem intelligentia non cognofcunt, Aristotelis , expofitio.  cum semper in a£tu intelligendi existant, & eodem CA P. I.  modo , & nunquam in potentia. Bruta etiam non  Mnis doctrina, & discurrunt saltem discursu pfe&to, quamuis in prin-   omnis disciplina in- cipiosint in potentia ad cognofcendum, & hoc eft  telleştiua , ex præ- propter imperfeétum eorum modum cognoscendi ;  existenti fit cogni- Concedi tamen poteft, q aliquo modo, & imper-  tione. Manifestum feétè discurrunt . Ex quo infertur, g per idem medium euidenter concludere habemus , nostrum mia  est autem hoc specu dum cognoscendi imperfe&tiorem esse modo intelitia látibus in omnibus; gentiarī,et perfectiorem modo brutorum,per hoc.f.  mathematicæ enim scientiæ   per     hunc cum difcurfu cognoscimus , qualiter neq; intelli-  modum fiunt, & aliarum unaquæq; ar- gentia, neq; bruta cognofcunt. Cũigitur intelle&tui  tium. Similiter aút & orationes,quæ p noftro sit potentia semper admixta, & cūdiscursu  Syllogismum, & quæ per Inductionem; scientiā acquirat, in discursu autem error, et recti-  Vtræq; enim per prius nota faciunt do tudo esse poffit,vbietiam eft admixta potentia, ma-   lum, ö error cötingere poffit,vt colligitur de mente e &rinam ; hæ quidem accipientes,tanğà Arift.g   . meta. cum dicit, q malum   naturaliter eft tex.6.19 B  notis,illä uerò demonstrātes uniuersale poft potentiā, & vlterius dicit, g in rebus æternis,  perid,quod eft manifestum fingulare. que  semper sunt actu , non eft malum , neque error,  Similiter aút, & Rhetoricæ persuadent: oportuit artem inuenire,qua in a&tibus rationis di-  aut enim per Exemplú, & eft Inductio: rigeretur humanus intelle&us in acquirêdo notitia  aut per Enthimema, quod quidem eft vnius, ex notitia alterius, & hæc fuit Ars Logicæ.   Cum autem triplex sit intellctus operatio, quarum fyllogismus.  secunda primam fupponit,& tertia secundāvt colli Mnis doctrina,omnisý disciplina gitur 3. de anima (Prima eft fimpliciü intelle&tio   , Tex. c.at. Secunda eft fimplicium cõpositio,vel diuisio, Tertia intellettina preexistente è co- eft cognitio discursiua.) His tribus operationibus sed priores dus gnitione fit. Id, fi omnes que tres correspondent Logicæ partes, quarum prima magis conuenite  fiant pacto consideremus,mani- habetur in lib.prædicamentorum Arist. G admi- Lui, quatenus in feftum profeito fiet. Mathematica nang; niculis ipsius scilicet lib. vniuersalium Porphiri, tellcdwet. fcientiæ illo comparantur modo, caterarú ý lib. sex principiorum , obi logicè determinatur artium vnaquaque. Sanè circa orationes de generibus, &   fpeciebus predicamentorum , prout quoque,fiueille p raciocinationes fiue per cunda eft, quæ habetur in lib.Peryhermenias, vbi de cognitione quadam fimplici cognosci habent, sem inductioncm fiunt, feruari modusidem fo- propositione determinatur, & fpeciebusipfius tàną let:in utrisq; nanque,per antea nota doctri de inftrumento aliquid compositiuè, vel diuifiuè co-  C F  na nimirum fit, quippe cum in altera tanğ gnoscendi. Tertia verò in alys Logicelibris conti-  à cognofcétibus propofitiones accipiantur, netur, qui cõmuniter Ars Noua dicuntur, vbi de  in altera per singulare iam notüipfum vni. instrumento determinatur, quo discurrere debet in  uersale oftendatur. Simili profe&to modo, telle&tus,o3. de fyllogismo, es consequenter de alijs   modis arguendi. Diuiditur autem tota illa pars hoc Goratoria rationes fuadent, aut .n.exem  modo , quia ficut in a&tionibus Nature diuersitas plis,quod est inductio,aut enthymematibus reperitur, quxdam .n. funt, qua ex neceffitate fiunt, g&quidē ratiocinatio est, facultas ipsafolet quædam vi plurimum, quedam vero raro (propter oratoria fuadere.   defe&tum aliquem in natura,ficut monftra )sicin   discursibus rationis quidam sunt , in quibus est nePro indu&tione expositionis huius libri Pofte- cefsitas, & ifti cum rectitudine rationis habentur. riorum , fub breuitate, videnda funt quædam, v3. Ală sunt , per quos vt plurimum verum concludiqua fuerit neceffitas, logicam inueniendi,& confe- tur, non tamen necessariò. Alij verò funt , in quiquenter fcienciam huius libri,Quis ordo huius libribus eft defectus rationis propter alicuius principi ad cæteros libros logica Arist.Quis libri titulus,& defe&tum. Pars logice, in qua de primis determiquid fubie&tú, & fic consequenter habebuntur ipsius natur, iudicatiua dicitur, & eft illa,quæ traditur in Non pigeat hoc cause. Quantū ad primum fciendum est primò,q libris Priorum,& Pofteriorī,dita autem' est iudiloco videre Aszi cum modus nofter cognoscendi fit medius inter mon catiua à iudicio, eo q iudicium eft cum certitudine. dum intelligentiarī, er modum Brutoră, ab vtrifq; Vocata etiam eft analetica .i.refolutoria, co gisa  diftinguitur in hoc, g intelligimus cum discursie. dicium certum de effe&tibus baberi nö poffit,nisifiat. Con quelle stravaganze ed empietà iusegnavasi cercare col commercio de'demonj , colle magie e le incantagioni i rimedj delle malattie, e le maniere di preservarsene. Meritavano maggior illustrazione e lode altri insignim e dici Cremonesi di questo secolo. Apollinare Offredi s o lenne filosofo, astrologo e medico, lettore di metafisica nello studio di Pavia e di Piacenza, caro ed accetto ad Eugenio IV,Filippo Maria Visconti eFrancescoSforza. A Filippo Maria protettor suo dedicò l’Offredi i suoi Commentarj di Aristotile sull'anima, stampati poi in Milano nel 1474, sui quali piacemi di trascrivere il giudizio che ne fece l'illustre mio concittadino ed amico I lprof. BaldassarePoli. Con quest'opera, dic'egli,pre venne l'Offredi in alcuni principj sull'origine delle i dee lo stesso Locke, ecome quegli che appartenendo a quell'onorata famiglia de'filosofi peripatetici italiani, che al melodo naturale e sperimentale aggiunsero quello della critica e delle proprie dottrine aveva proposto nuove ricerche superiori al suo secolo, e di cui van tanto glo r i o s e l e s c u o l e moderne. I n p r o v a d i c h e il p r o f. Poli ne'suoi saggi, e nella sua storia della filosofia ita liana riferisce alcune proposizioni filosofiche dell'Offredi tratte dalle opere sull'esposizione e sulle questioni de’libri d'Aristotele de anima (che ebbero poi tante edizioni), dalle quali scorgesi come l'Offredi svincolasse la filosofia dall'impero dell'autorità, e la posasse sul sentiero della libera e coscienziosa verità. Quanto alla medicina Apollinare fu celebrato per cure maravigliose fra i migliori medici del suo tempo, e pubblicava al cune opere, di cui puoi vedere i titoli nell'Arisi. Il  312   Elogia clariss. virorum Collegii Pisan.1750 negliopuscoliscientificidelCalogerà).Se condo ilVolaterrado e lo Spacchio non scrisse quest'Of fredi opera alcuna, ma Marsilio Ficino ne fa onorevole menzione in una sua lettera del lib. V , ove dice che dalla salvezza dell'Offredi dipendeva quella della filo sofia de'suoi tempi.Non ricordato pure da'vostri sto rici e biografi trovo Baccilerio Tiberio che è solo a c cennato nella Biografia medica di Parigi (1820), da cui apprendesi ch'egli fu professore di medicina a Bologna , Ferrara,Padova e Pavia, e mori -in Roma nel 1511. Scrisse un libro in latino intitolato Commentarj sulla filosofia di Aristotele e di Averroe, che non sembra es sere giammai stato impresso.Poche cose i nostri biografi ci tramandarono di Albertino de Cattanei o de Chiz zoli o Plizzoli da non confondersi coll'altro Albertino di S. Pietro del secolo X I V . IL Cattanei la dottissinio in varie scienze, dottrine e lettere, e professore straor dinario di filosofia, fisica, etica e teologia prima a P a dova nel 1450, indi a Bologna nel 1456, poi difilosofia morale e di medicina nello studio di Ferrara e di Pisa nel 1473 collo stipendio di 495 fiorini d'oro (Alidosi, Borsetti Storia del ginnasio di Bologna e di Ferrara. Fabbrucci,op.cit., inCalogera 7,27).MarsilioFicino lo chiamava doctrinæ et honestatis exemplar; morì, come pare,nel 1475,e lasciò alcune opere mediche accennate dall'Arisi. Severino Boezio 6.° secolo dell'era Cristiana, Hugues de St Victor (12.° secolo), Alberto il Grande di Bollstädt (Svevia) e Alberto di Sassonia (13.° secolo),San Tommaso (13.° secolo), Egidio Colonna (13.oe 14.°secolo), Guglielmo d'Alvernia (13.° secolo), Enrico di Gand (Henricus de Gandano)del 13.°secolo, Roberto Vescovo di Lincoln detto Testa Grossa (13.° secolo),il francese Giovanni Gianduno o da Jandun contemporaneo e amico di Marsilio da Padova e di Pietro d'Abano (14.° secolo), Giovanni Duns Scoto (14.°secolo)eAntonio d'Andrea,AntoniusAndreae Scotista(14.°secolo),ilBurleusossiaWalter Burleigh(14.°),Pietrod'AbanoossiaConcilialordifferentiarum (14.°),ilBuridano (14.°),ilCajetano (Tommaso de Vio del 14.° secolo),Gregorio di Rimini (Gregorius Ariminiensis generale degli Agostiniani nominalista del 14.° secolo), Jacopo da Forlì e Gentile dei Gentili discepolo di Taddeo fiorentino filosofi e medici del medesimo secolo; knalmente Pietro da Mantova logico, PaoloVeneto filosofo, Apollinare Offredi medico e filosofo e Pietro Trapolino da Padova uno dei maestri di Pomponazzi autore di un'opera De Ilumido Radicali, tutti del 15.0 secolo. Il Nifo e l'Achillini sono citati nelle Questioni aggiunte. Di Giovanni Marliano milanese detto ilCalcolatorefannomenzioneancheisuoilibrianterioriestampatiespeciequello Deintensione el remissione formarum . La maggior parte di questi Commentatori sono noti e annoverati sia nelle storie della Filosofia e della Letteratura, sia nelle Biografie universali, e nelle Enciclopedie. Pietro d'Abano è uno dei più citati e studiati dal Pomponazzi;è famoso e una sua accurata biografiafral'altresitrova nella Storia scientifica o letteraria dello Studio di Padova del Colle.Sopra Jacopo da Forlì che fu professore a Padova è da notarsi al proposito di questo lavoro che egli è autore di un De Intensionc  339  titolo più particolare che sta in testa alla prima pagina dopo l'indice delle Questioni si rileva che esso pure si riferisce ai corsi dati dal Pomponazzi sul De Anima a Bologna. Difatti il detto titolo è il seguente: “In nomine individuae Trinitatis incipiunt quaestiones animasticae excellentissimi artium et medicinae doctoris, domini Magistri Petri Pomponatii Mantuani philosophiam ordinariam in bononiensi Gymnasio legentis. Sventuratamente il Codice di Firenze non ha che 57 fogli invece di 267 che ne ha quello di Roma, e delle 79 Questioni di cui contiene l'indice,34 soltanto e non senza lacune vi sono trattate; queste corrispondono generalmente per l'ordine in cui si ccedono, alle prime del Codice di Roma, ma non sempre e talvolta con parole diverse. Le Questioni del Codice di Roma sono 114 ed esauriscono tutto il trattato di Aristotele, quelle del Codice di Firenze non vanno guari al di là della metà dello scritto aristotelico e nelle 34 che sono esaminate e risolute non sono comprese le più importanti dell'Indice come sarebbe quella della Immortalità dell'anima,soggetto del libro famoso che porta questo titolo. Da un opuscolo del Brunacci è accertato che a Padova ilPomponazzi comincið et Remissione Formarum , come il Pom ponazzi,manoscritto registrato dal Tommasini nelle sue Bibliothecae Palavinae manuscriptae publicae el privatae, Utini 1639 a pag. 37. L'Apollinare, Pietro da Mantova e Paolo Veneto sano più d'una volta dal Pompunazzi citati insieme; edifattosonotuttietreinpartedellalorovitacontemporanei.Paolo Venetohafiorito nella prima metà del secolo XV ed è stato professore a Padova ; la sua Somma di Logica e isuoi Commenti supra l'Organo sulla Fisica di Aristotele e specialmente sul De Anima furono celebri e c o m mendatissimi. Di esso parlano il Tiraboschi e il Papadopoli (Storia dell'Università di Padova) e Poli nel Supplemento IV al Manuale della storia della Filosofia del Tennemann. L'Apollinare fu della famiglia Offredi o degli Orfidii da Cremona (Vedi Francesco Arisi, Cremona literata Tomo I pag. 248, Parma 1702 e Tiraboschi, Storia della Letteratura italiana, TomoVI LibroI capo2,e LibroIl capo2); fiori verso la netàdel!V°secolo; ebbe fama grandissima e fu chiamato l'anima di Aristotele. Risulta dal De Anima del Pomponazzi a Carte 40 che su discepolo di Paolo Veneto « Paulus Venetus et Apollinaris ejus discipulus ». Fu difensore della filosofia Cristiana contro l'Averroismo; insegnò a Piacenza evi fu aggregato al Collegio medico. Il suo Commento al De Anima di Aristotele esiste manoscritto nella Biblioteca palatina di Firenze. Esso fu stampato più volte nel15°secolo; la prima edizioneè di Milano 1474 (Vedi il Tiraboschi e il Sassi, Storia della Tipografia milanese). In un volume stampato a Venezia nel 1492 (esistente nella Biblioteca Alessandrina di Roma) da Boneto Locatelli si trovano 1.o la Logica di Pietro da Mantova; 2.o il trattatello di questo professore sul primo e l'ultimo istante (“De primo et ultimo instante) citato dal Pomponazzi nel suo “De Anima” ; 3.o un trattato responsivo di OFFREDI Apollinare da Cremona al Mantovano in difesa della opinione comune; 4.° un commento del Menghi alla Logica di maestro Paolo Veneto. Le due opere del Mantovano portano questi titoli : l'iri praeclarissimi ac subtilissimi logicim a incipit feliciter. Incipil sublilissimus tractalus ejusdem deinslanli. Il trattato dell'Apollinare ha per titolo “Illustris philosophi et medici Apollinaris Offredi Cromonensis de primo et ultimo instanti in defensionem communis opinionis adversus Petrum Mantuanum seliciler incipil. Ecco il principio di quello del Mantovano che il Pompovazzi cita colle parole Petrus de Mantua o Mantuanus concivis meus: Incip il sublilissimus Tractatus ejusdem (Magistri Petri Mantuani) de instanti. Dicemus primo naturaliter loquentes, quod sola forma secundum se el quam libel sui proprietatem potest incipere el desinere esse. Materia enim prima est ingenita el incorrutlibilis: el non plus esl,  - 340 eil   341 sul “De Anima” un corso che non potè finire. Forse ad esso si riferiva il manoscritto che il Tommasini (Bibliothecae Patavinae publicae et privatae) dicediaverveduto nella libreria privata del Rodio ; quanto a quello di Firevze, il titolo ci avverte, come abbiam detto, che esso deriva come quello di Roma dall'insegnamento psicologico del Pomponazzi a Bologna.Si troverà nell'Appendice l'indice delle questioni che vi sono registrate. È certo in ogni modo che il manoscritto di Roma è il Commento intero del Pomponazzi sul De Anima di Aristotele, e ciò che più monta e risulta dalla data apposta alla fine del medesimo, è l'opera della sua età matura, l'espressione più completa del suo insegnamento più importante, il corso da lui dato o compiuto sul “De Anima”, nel tempo che segnò l'apice della sua attività, in quell'anno 1520 in cui egli stesso datava dalla Cappella di S. Barbaziano in Bologna il De Naturalium Effectuum Causis, fu ilvelerit de materia prima in rerum natura quam nunc sil, velminus. Secundum tamen verilalem (cioè la fede) malaria ali quando desinil esse ulinc onsccralione, plusaulem velminusali quando est de forma tam subslunliali quam accidentali. Sed hoc proposilum non destruil. Er quo sequilur quod si aliquod ens nalurale incipil vel desinil esse, ipsum incipil vel desinit esse propter cjus formam substanlialem quae incipit vel desinit esse. Premessa la eternità della materia, tutto il trattato si aggira sulle difficoltà e le antinomie che possono sorgere dalla applicazione delle categorie del moto e della quantità alla generazione e alla cessazione delle forme nella materia, e specialmente dalla relazione della materia con la forma nei virenti. La qualità delle argomentazioni giustifica la parola sublilissimus aggiunta al titolo del Trattato e ricorda i ragionamenti della Scuola Eleatica e specialmente di Zenone sul moto. Questo libro è uno dei più curiosi esempii dell'ardire pur troppo sterile quanto ai risultati o b biettivi,ma non infecondo quanto alla ginnastica della mente,con cui la Dialettica del Medio Evo e della Rinascenza si accinse alla soluzione dei problemi più difficili. Nel manoscritto di Firenze sopracitato come anche in quello che qui facciamo conoscere Pietro Mantovano è spesso designato colle iniziali P. M. Il Sig. Fiorentino è rimasto dubbioso se queste let tere indicassero Pietro Manna cremonese, che il Pomponazzi nell'Apologia chiama viracerrimi in genii gravissimique judicii. Essendo il Manna cremonese, è chiaro che il Pomponazzi non poteva chiamarlo concivis meus. Di Pietro Trapolino, il più celebre dei due Trapolini che il Pomponazzi ebbe per maestri, ecco ciò che dice il Papadopoli Libro III, Sezione 2.a capo 6 della sua storia dell'Università di Padova. Petrus Trapolinus Patavii nalus patricia genle....philosophus, malhemalicusel medicus declinante SaeculoXV celeberrimus, Medicinam in Gymnasio palrioprofessuseslutconstatex Albis gymnasticis. VixilannosLVIII; viveredesiitan. MDIX caipsadiequa caplum direplumque Patavium estab exercilu Maximiliani, in eaquererum catastrophe quaemulla conscripseralperiere. Superesiquem juvenis ediderat liber de Ilumido radicali. Di AntonioTrapolino suo precettore in medicinail Pomponazzi parla nella12a delle sue Du Vilazioni sopra il4o dei Meteorologici di Aristotele adducendo le difficoltà che egli scolaro gli opponera su certe cause della mutazione delle forme nei misti. Ivi l'autore avvicina Antonio Trapolino a Gentile Gentili, a Jacopo da Forlì e a Marsilio (di Santa Sofia) altri rinomati professori di M e dicina nell'Università di Padova. Di Pietro Roccabonella che fu pure suo maestro è menzione alla fine del De Falo. Finalmente di Francesco di Neritone altro suo professore oltre al cenno che ne fa. Grice: “Italians are rightly obsessed with Pomponazzi. They complained he looked more ‘a Jew than an Italian,’ but he predates Ryle’s Concept of Mind. One of his influences is Offredi, a lizii – who wrote not just on Aristotle’s De Anima (a manuscript Pomponazzi consulted) but who himself set to defend Pomponazzi – to prove that he was a real lizio, he wrote on Analytica Posteriora too – “Only a true lizio will comment on that!” -- Offredi. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Offredi,” The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692203750/in/photolist-2mKS4ff

 

Grice ed Olgiati – classici – filosofia italiana – Luigi Speranza -- (Busto Arsizio). Filosofo. Grice: “I’m impressed that Olgiati dedicated a whole tract to the idea of ‘soul’ in Aquino!” Figlio di Giuseppe Olgiati e Teresa Ferrario, si formò presso Seminari milanesi. Collaborò con Gemelli e Necchi alla Rivista di filosofia neo-scolastica e fondò con loro il periodico Vita e Pensiero. Fu insignito da Pio XI del titolo di Cameriere Segreto e da Pio XII di Protonotario Apostolico. Inoltre fu, assieme ad Gemelli, uno dei fondatori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Presso tale ateneo insegnò nelle facoltà di Lettere, di Magistero e di Giurisprudenza. Fu condirettore della Rivista del Clero Italiano insieme a Gemelli. Fu autore di innumerevoli scritti relativi alla religione e all'istruzione. I suoi allievi più illustri furono Melchiorre e Giovanni Reale. Tomba di Agostino Gemelli mons. Olgiati. Il libro Le lettere di Berlicche, scritto da C. S.Lewis, oltre ad essere dedicato a Tolkien, è dedicato anche a Olgiati. Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte — Università Cattolica del Sacro CuoreLa storia: Le origini, su uni cattolica. Saggi: “Religione e vita” (Vita, Milano); “Schemi di conferenze” (Vita, Milano); “I fondamenti della filosofia classica” (Vita, Milano); “Il sillabario della Teologia” (Vita, Milano); “Il concetto di giuridicità in Aquino” (Vita, Milano); “Marx” (Vita, Milano); Il sillabario della morale Cristiana” (Vita, Milano); “Il sillabario del Cristianesimo, Vita, Milano) b I nuovi soci onorari della Famiglia Bustocca. Almanacco della Famiglia Bustocca per l'anno 1956, Busto Arsizio, La Famiglia Bustocca, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Olgiati. Olgiati. Keywords: classici, il gusto per l’antico, ius, Aquino, sillabario, filosofia classica, filosofia no-classica, logica classica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Olgiati” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701662254/in/photolist-2mPyVEK-2mLLy7L-2mLLy6U-2mKFrQ6-2mLGwVU-DvhhWW-DhRHD2

 

Grice ed Olivetti – l’archivista – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Grice: “Olivetti deals with some topics dear to me and Strawson, like subject, transcendental subject, and the rest – he also uses ‘analogy,’ which is a pet concept of mine – I have been compared to Apel, so the fact that Olivetti in his ‘conversational’ approach relies on him, helps!” - Professore a Roma -- preside della Facoltà di filosofia. Formatosi nella Facoltà di Filosofia di Roma negli anni sessanta, confrontandosi con i temi del rapporto fede e ragione nell'ambito di un collegio di docenti orientato sul versante marxista, storicista, postidealista, trovò in Zubiena il suo maestro. Con lui iniziò una collaborazione intellettuale che lo portò a studiare i temi della filosofia della religione, partecipando ai colloqui romani inaugurati dal filosofo piemontese, dapprima come segretario e poi, dopo la morte di Zubiena come organizzatore. Dopo iniziali studi di estetica religiosa e di filosofia classica tedesca, si dedicò alla ricerca di un approccio neo-trascendentale al tema della religione, insegnando filosofia morale a Bari e poi sostitundo Zubiena nella cattedra romana di filosofia della religione. Giunse dopo l'incontro decisivo col pensiero di Lévinas, ad elaborare una concezione di questa disciplina come antropologia filosofica e etica in quanto «filosofia prima anzi anteriore» su base storica, nata dalla dissoluzione in età tardo settecentesca, soprattutto ad opera di Kant e Hegel, della onto-teologia. Molta rilevanza aveva nel suo insegnamento lo studio dei classici tedeschi, in chiave storica, e da ultimo il confronto sia con la fenomenologia, specie con Lévinas e Marion, sia con la filosofia analitica. In Analogia del soggetto, la sua opera maggiore, l'autore elabora una teoria analogica del soggetto, riprendendo suggestioni di Husserl, Apel e Lévinas, confrontandosi con Heidegger e suggerendo una teoria dell'"umanesimo dell'altro uomo" su base staurologica ed etico-interinale («espropriarsi del caritatevole nell'interim interlocutivo» ibidem).  La tesi è che non esiste un'essenza dell'essere umano. Tale essenza è immaginata, e senza siffatta immaginazione l'essere e l'umano non si coapparterrebbero. Così si dice, in un certo senso la fine dell'etica. Tuttavia così si dice anche che l'etica, e non l'ontologia, è la filosofia prima, anzi anteriore. Di seguito l'autore prospetta un ripensamento del soggetto trascendentale, con un differimento dell'ergo rispetto al cogito cartesiano, partendo dal “loquor,” ovvero «dall'origine analogica di ogni logica, in modo da scomporre la presenza trascendentale in sum-prae-es-abest. Si perverrebbe così all'abbozzo di un «ripensamento dell'appercezione trascendentale, in modo tale da reimmettere il pensiero rappresentativo nella giusta traccia della rappresentazione. Attività accademica e influenza Direttore dell'Istituto degli Studi Filosofici E. Castelli e poi dell'"Archivio di Filosofia", si fece promotore di colloqui e convegni nei quali conveniva, a Roma, ogni due anni, nei primi giorni di gennaio, l'élite della filosofia della religione europea e mondiale (P. Ricœur, J.-L. Marion, V. Mathieu, S. Quinzio, V.  Melchiorre, E. Lévinas, L. Lombardi Vallauri, B. Forte, B. Casper, Ingolf Dalferth, Jean Greisch, P. Capelle, Jean François Courtine, E. Falque, Piergiorgio Grassi, Paul Gilbert, S.J. Stéphane Mosès, Paul Mendes-Flor, P. Prini, Adriaan Peperzak, Richard Swinburne, Gabriel Vahanian, Marcel Hénaff, Vincenzo Vitiello, Xavier Tilliette, Michel Henry, James Taylor, tra gli altri). Nelle sue prolusioni e nei suoi contributi introduttivi si prospettava lo sfondo su cui si sarebbero esercitati i contributi e le discussioni del Colloquio, di seguito pubblicati in numeri monografici della Rivista "Archivio di Filosofia". I temi trattati erano spesso centrali nell'elaborazione di una filosofia della religione come filosofia tout court e abbracciavano, negli anni ottanta e novanta del Novecento, temi centrali come "Teodicea oggi?", l'argomento ontologico, l'Intersoggettività, il Dono, la Filosofia della Rivelazione,il Sacrificio, il Terzo. La sua personalità riservata entro l'ambito strettamente scientifico e il rigore speculativo dei suoi scritti non ne hanno favorito una conoscenza pubblica al di là dei circuiti accademici, e il suo insegnamento ha lasciato un traccia significativa costituendo una vera e propria scuola di filosofia della religione.  Saggi: “Il tempio simbolo cosmico” (Milani, Padova); “L'esito teo-logico della filosofia del linguaggio” (Milani, Padova); “Filosofia della religione come problema storico” (Milani, Padova); “Da Leibniz a Bayle: alle radici degli Spinoza briefe, “Archivio di filosofia”; “Analogia del soggetto” (Laterza, Roma); "Filosofia della religione" in La filosofia, Le filosofie speciali (Pomba, Torino); Avant-propos, in Le Tiers, Archivio di Filosofia Archives of Philosophy, Considerazioni introduttive sul tema: Postmodernità senza Dio?, in «Humanitas»  a.c. di F.Ciglia e De Vitiis Traduzioni e curatele:  Kant I., La religione entro i limiti della sola ragione, Romam Laterza); “La religione nei limiti della sola ragione, I.Kant (Laterza, Roma); “Saggio di una critica di ogni rivelazione, con introduzione J.G. Fichte, Laterza, Roma) ; Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Francesco Valerio Tommasi, Archivio di filosofia », 7Francesco Valerio Tommasi, Le persone, infiniti fini in sé. Un ricordo lettore di Kant, « Studi Kantiani », Filosofia della religione Fenomenologia Ontologia Teologia Fede Ragione  Bruno Forte, Del sacrificio e dell'amore_In memoria, su, Tributo dell'Roma, Istituzioni collegate, su filosofia.uniroma1.  E. Giacca: un filosofo della religione", Giornale di filosofia, su giornaledifilosofia.net. Archivio di filosofia, su libraweb.net. Marco Maria Olivetti. Oivetti. Keyword: implicatura, l’archivista -- “philosophy of language.” Cratilo, teologia del linguaggio, esito teo-logico della filosofia del linguaggio, la religione razionale secondo Kant, l’idea de fine – autonomia, il regno dei fini in Kant, religione e linguaggio, l’esito teologico della filosofia del linguaggio, Jacobi.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Olivetti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701272178/in/photolist-2mPSNGy-2mPZjhA-2mLJBAD-2mLN3xV-2mLEvWg-2mLEwLN-2mLJzAr-2mLN4xk-2mLEwYs-2mLyZUY-2mLGjg5-2mLCQLJ-2mFYSKW-2mFTkXC-FcebeC

 

Olivi (Undine): Enrico Palladio degli Olivi (Udine). medico e storico italiano. Anche filosofo.

 

Grice ed Opocher – giustizia – filosofia italiana – IVSTVM QVIA IVSSUM -- Luigi Speranza (Treviso). Filosofo. Grice: “There are two points that connect me with Opocher: ‘individuality’ in Fichte, since I love the problem of the in-dividuum, perhaps influenced by my tutee Strawson (“Individuals!”) – and Opocher’s ‘analisi’ as he calls it, of the ‘idea’, as he calls it, of ‘giustizia’, particularly in Thrasymachus, for which I propose an eschatological study!” -- Enrico Giuseppe Opocher (Treviso), filosofo. Con Adolfo Ravà e Giuseppe Capograssi è considerato uno dei maggiori filosofi del diritto italiani del Novecento[senza fonte].  Nacque da Enrico Giovanni, ginecologo di fama, e da Ida Cini. Durante la Grande Guerra la famiglia, timorosa dei bombardamenti, si trasferì dapprima nella periferia di Treviso, quindi a Pistoia presso una parente. Gli anni successivi riportarono un clima di serenità e agiatezza, nel quale Enrico crebbe, dividendosi tra la città natale e Vittorio Veneto, meta delle sue vacanze estive.  Dopo il liceo fu avviato, secondo il volere del padre, agli studi giuridici, benché fosse decisamente più inclinato verso la filosofia. Nel 1931 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Padova, ma continuò a coltivare i propri interessi personali seguendo le lezioni di filosofia del diritto tenute da Adolfo Ravà. Sotto la guida di quest'ultimo stilò una tesi su La proprietà nella filosofia del diritto di G. A. Fichte, con la quale si laureò brillantemente. Ottenuta la libera docenza, vinse il concorso per la cattedra di filosofia del diritto presso la facoltà di giurisprudenza dell'Padova, succedendo a Bobbio che in Veneto era divenuto segretario regionale del Partito d'Azione. Nell'ateneo padovano insegnò ininterrottamente per quarant'anni, tenendo lezioni per i corsi di filosofia del diritto, di storia delle dottrine politiche e di dottrina dello stato Italiano.  È ricordato in maniera particolare per i suoi studi sull'idea di giustizia, e sul rapporto tra diritto e valori, nonché per la redazione di un celebre manuale, Lezioni di filosofia del diritto, prima edizione 1949, usato da generazioni di allievi.  Fu magnifico rettore dell'Università. È stato Presidente della Società Italiana di Filosofia Giuridica e Politica. Influenzato dall'amicizia con il cattolico Capograssi e col laico Bobbio, fu azionista con Bobbio e Trentin, condividendo (a Palazzo del Bo) le attività cospirative della Resistenza locale. Nel dopoguerra rimase amico stretto di Trentin e di Visentini, divenendo a sua volta il maestro di Toni Negri.   Saggi:“Individuale” (Padova, MILANI); “Esperimentato” (Treviso, Crivellari); “Giusto” (Milano, Bocca); “Filosofia del diritto” (Padova, MILANI); “Gius-to” (Padova, MILANI); “Gius-to” (Milano); Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fulvio Cortese, Liberare e federare: L'eredità intellettuale di Silvio Trentin, Firenze University Press, 2citando D. Fiorot, La filosofia politica e civile – filosofia CIVILE --.  in Scritti, G. Netto, Ateneo di Treviso, Treviso, Vedi G. Zaccaria, Il contributo italiano alla storia del Pensiero, Padova, I rettori Unipd | Padova, su unipd. Denominazione attuale: Società Italiana di Filosofia del Diritto, vedi.  Giuseppe Zaccaria, Il Rettore della tolleranza, in La Tribuna di Treviso, Toni Negri: «Un uomo davvero libero nell'università chiusa degli anni '60», in [Il Mattino di Padova] Giuseppe Zaccaria, Ricordo  Omaggio ad un maestro, Padova, MILANI, 2Giuseppe Zaccaria, Il contributo italiano alla storia del PensieroDiritto, Società Italiana di Filosofia del Diritto, su sifd. Grice: “Opocher is concerned with ‘iustum quia iussum,’ which while transparent to Cicero as analytically false a posteriori, it is just impossible to express in Anglo-Saxon or English. Both iustum and iussum come from the same root. So what is just is what is commanded. The principle of positivism. Opocher finds this all too easy, so he rather examines Fichte, who tries to express in his vernacular vulgar (Recht, Wesen, Gemein Wesen, and so forth) all the ideas of contractualism – a contract between a ego and alter – on the wake of the beheading of Marie Antoinette!” . Opocher. Keywords: giustizia – fairness, gius, il concetto di gius nel diritto romano, iustum non quia iussum – verbal aspect here --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Opocher: giustizia del neo-Trasimaco.” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742604009/in/dateposted-public/

 

Grice ed Ordine – BRVNO – filosofia italiana – Luigi Speranza (Diamante). Filosofo. Professore a Calabria. Rriconosciuto come uno dei massimi studiosi del Rinascimento e Bruno. Ben noto ai lettori per i suo eccellente saggio su Bruno, è anche uno dei migliori conoscitori attuali del milieu sociale, artistico, letterario e spirituale dell'età del Rinascimento e degli inizi dell'Età moderna.Sigillo d’Ateneo dell’Urbino. Centro  di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani. “L' utilità dell'inutile” (Milano, Bompiani). Opere: “La cabala dell'asino”, “Asinità e conoscenza in Bruno” (Teorie & oggetti, Napoli, Liguori, Collana I fari, Milano, La Nave di Teseo);  “La soglia dell'ombra -- Letteratura, filosofia e pittura in Bruno” (Venezia, Marsilio); “Contro il Vangelo armato: Bruno, Ronsard e la religione” (Milano,  Cortina); “Teoria della novella e teoria del riso” (Napoli, Liguori); “Tre corone per un re. L'impresa di Enrico III e i suoi misteri” (Milano, Bompiani). Classici per la vita. Una piccola biblioteca ideale, Collana Le onde, Milano, La Nave di Teseo, Gli uomini non sono isole. I classici ci aiutano a vivere” (Milano, La Nave di Teseo). Grice: “Some like Bruno, but I don’t – for one, he was a PRIEST before he was burned – no philosopher *I* know is a priest. Being a priest, as A. J. P. Kenny well knows, disqualifies you as a philosopher. Campanella was a priest too, and I’m not sure about Telesio. I mention the three because while there is a Keats-Shelley Association in Rome, only the Italians can think of ONE centro di studi TELESIANI, BRUNIANI e CAMPANELLIANI – enough to have a triple split personality!” Nuccio Ordine. Ordine. Keywords: Bruno, futilitarianism, riso, risus significant laetiia animae – il sorriso di Macchiaveli, centro di studi telesiani, divenne centro di studi telesiani, bruniani, e campanelliani! – telesio not a priest!--. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ordine: l’inutilita dell’utilitarismo di Geremia Bentham” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741075342/in/datetaken/

 

Grice ed Orestano – l’opzione eroica – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Alia). Filosofo, self-described as a ‘Federalista siciliano’ --. Grice: “There is something pompous about Italian philosophers and their isms – Orestano’s ism is the superrealism!”  Grice: “When I was invited to deliver my lectures on the conception of value, I was hoping it was a first, but Orestano had written two big volumes on it!” – Studia a Palermo. Insegna Palermo, Pavia, e Roma. Collabora con Marinetti nella concezione del futurismo, e lavorando ad alcune pubblicazioni comuni. E inoltre vicino alle idee politiche, collaborando tra l'altro con “Gerarchia.” Invitato da Balbo nella Libia italiana, difende gli ideali e gli intenti italiani in contrapposizione al nazionalismo. E eticista, fenomenologo e promulgatore d'un'idea filosofica positivista che egli stesso denomina “super-realismo.” Si ritira a vita privata nel su palazzo di Roma per dedicarsi alla sua opera principale “Nuovi principi” (Milano, Bocca). Membro dell’Accademia d'Italia e della Società filosofica italiana e dell’Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici. Autore di noti aforismi, a lui sono intitolate una via di Roma e una scuola di Palermo. Saggi: “Opera omnia” (Padova, C. E. D. A. M.); “Comenio”, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti della scuola”, Angiulli, Roma, Biblioteca Pedagogica de “i Diritti della scuola”, A proposito dei principi di pedagogia e didattica” (Città di Castello, Alighieri);“Un'aristocrazia di popoli -- saggio di una valutazione aristocratica delle nazionalità” (Milano, Treves); “Verità dimostrate, Napoli, Rondinella); “Opera letteraria di Benedetta, Roma, Edizioni Futuriste di Poesia); “Esame critico di Marinetti e del Futurismo” (Roma, Estratto dalla "Rassegna Nazionale"); “Civiltà europea e civiltà americana” (Roma, M. Danesi); “Nuove vedute logiche” (Milano, Bocca); “Il nuovo realismo” (Milano, F.lli Bocca); “Verità dimostrate, Milano, Bocca); “Idea e concetto” (Milano, Bocca, Celebrazioni I, Milano, Bocca Editori, Celebrazioni, 2, Padova, MILANI, “Filosofia del diritto” (Milano, Bocca, Gravia levia, Milano, Bocca); “Saggi giuridici, Milano, Bocca); “Verso la nuova Europa” (Milano,  Bocca); Prolegomeni alla scienza del bene e del male, Milano, Bocca); “Leonardo, Galilei, Tasso” (Milano, Bocca); “La conflagrazione spirituale e altri saggi filosofici” (Milano, Bocca); “Pensieri, un libro per tutti”; Studi di storia della filosofia”; “Kant”; “Rosmini-Serbatti”; “Nietzsche”; Contributi vari, studi pedagogici, studi danteschi; Aligheri e saggi di estetica e letteratura; conversazioni di varia filosofia; corsi, ricerche e conferenze, studi sulla Sicilia, Filosofia della moda e questioni sociali,  Dizionario Biografico degli Italiani, E. Guccione, L'idea di Europa in  Federalisti siciliani tra XIX e XX secolo, A. R. S. Intergruppo Federalista Europeo, Palermo, E. Guccione, Da un diario una nuova pagina di storia, in  La politica tra storia e diritto, Scritti in memoria di L. Gambino, G. Giunta” (Angeli, Milano);  Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Quando i vincitori scrivono la storia della filosofia: il caso di F. Lamendola, Arianna, O.  Castellana, Il rapport tra stato e Chiesa nel pensiero politico, Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici. I valori egoistici risultano espressi con le lettere T e e te1 Hay Ja, Un Un,, Tv Uy. Gli valori altruistici sono espresso con le lettere: i. I valori neutrali sono espresso colle lettere : Ym. Siccome non si propone di dare una teoria compiuta dei fatti concomitanti di questo o quello valore, ma solo di ANALIZZARE tal unicasi va   speciali, così, quando adopera i simboli senza l'indice soscritto, intende significare il valore egoistico – con la lettere ‘e’ sottoittesa. Questi simboli possono esprimere questo o quello BENE, ma anche questa o quella volizione a questo o quello BENE riferentisi. Per indicare una volizione, si adopera il stesso segno *fra parentesi quadratti*. Infine, si suppone, di regola ceteris paribus,che la circostanza concomitante sia sempre una sola, la quale, insieme alla volizione, formi ciò che chiamamo il “bi-nomio” della volizione. Se le circostanze sono più, allora si forma un “poli-nomio” della volizione. La precedenza di una lettera in un binomio o un polimonioindica il valore principale, sia desiderato o sia attuato. In che modo i fatti concomitanti del valore sono connessi collo scopo della volizione? Siccome ogni scopo di volizione è anche un oggetto di valutazione, la domanda può formularsi così. Come i valori possono entrare in connessione tra loro? Si noti però che la connessione deve stabilirsi prima del cominciamento della volizione, giacchè questa volizione deve tenerne conto. Le co-esistenze casuali restano naturalmente escluse. Tra lo scopo dellla volizione e l'oggetto della valutazione concomitante possono correre varie relazioni. C’e una relazione d’identità. Ciò che il  artista o un politico come Mussolini crea non soddisfa lui SOL tanto, apparirà sempre in qualche modo come un BENEFICATORE di tutta una sfera di uomini – la nazione italiana. C’e una relazione di CO-ESISTENZA di più qualità di una stessa cosa, o anche di più cose. Per esempio, un tale VUOL comprare un piano che ha (+) un bel tono. Ma il piano ha anche (-) una cattiva meccanica. O un cane da guardia molto vigile (+), il quale però morde (-). O una macchina automobile che lavora bene (+), ma che fa rumore e fumo (-) ,ecc. C’e un nesso causale, nelle sue due forme: a) lo scopo è CAUSA di conseguenze valutabili. Il politico chi, per esempio, promuove il movimento e l' industria dei forestieri, mira ad arricchire la sua nazione (+), ma anche la de-moralizz (-). b) lo scopo non si può raggiungere che come EFFETO di dati valori morali. Per esempio: un fabbricante per  . Ora torniamo alla domanda principale. In che modo il valore morale di una valutazione dipende dai valori concomitanti, e,in caso di un simple bi-nomio della volunta, dal valore concomitante? Abbiamo distinto quattro categorie di valori, “g”, “T”, “u”, e “u”, le quali si applicano anche ai fatti concomitanti. Però il caso u si può omettere, perchè non accadrà mai, CHE SI VOGLIA UN PROPRIO NON-VALORE PER sè stesso. Rimangono così tre possibilità, le quali, liberamente combinate, dànno *dodici* casi che costituiscono la tavola dei valori. Per l'esame di questi casi bisogna pensare che ad un oggetto di volizione si aggiungano gli altri come fatti concomitanti, e osservare le variazioni di valore che questo intervento produce. La VOLIZIONE ‘POSITIVAMENTE ALTRUISTICA’ (benevolenza e beneficenza) è data da una formula. Il momento più importante è qui l'associazione della circostanza concomitante u, IL PROPRIO DANNO. È evidente che l'aggiunta di questo secondo momento accresce il valore di (i) e di tanto, quanto più grande sarà il sacrificio proprio. Indicando il valore con “W” ,si avrà dunque: W(ru) > WV. Se invece si aggiunge “u”, IL DANNO ALTRUI, sia dello stesso beneficato (quando il beneficio produce pure un MALE al beneficato), sia di persone estranee al rapporto (quando per beneficare uno si danneggia altri), allora il valore della volizione con questa circostanza concomitante diventerà minore. E la formula sarà: W(ru) < W(r). Se la circostanza concomitante è pure in favore del beneficato, allora la formula sarà indubbiamente: guadagnare di più deve migliorare la condizione materiale dei suoi operai. W (rr)> Wr.   glianze. Invece L’AGGIUNTA DEL VANTAGGIO PROPRIO AL BENE ALTRUI nè diminuisce, nè aumenta il valore. La volizione egoistica è espressa dalla formula, la modificazione più grave qui si ha, quando al caso si aggiunge la circostanza del  MALE ALTRUI. Allora si avrà: W(gu)<W(9). Se la circostanza concomitante è invece “r”, il valore della volizione egoistica si eleva: W(gr) > W(g). Che poi alla volizione egoistica si aggiunga la circostanza secon aria di un ALTRO PROPRIO VANTAGGIO (plusvalia) o anche di un proprio danno, non modifica il valore di (g). Si avranno quindi le due egua W (99)= W (g)= 0 W(gu)= W(9)=0. Così pure si aumenta il non-valore, se oltre al danno principale si aggiungono altri danni. Epperò: W (UU)< W (U). Per quanto il caso sia inusitato, si può prevedere anche, che al male altrui si associ una qualche conseguenza buona, indiretta,  W (rg)= Wr. La volizione altruistica negativa o anti-altruistica è espressa con una formula. Se per attuare il danno altrui, si fa anche il danno proprio u, questa circostanza aggrava il male e aumenta il non-valore: W (uu) < W (u). W(UY) > W(u). Il fatto concomitante della propria utilità non aggiunge nè toglie al valore della volizione principale anti-altruistica. Si avrà quindi l'eguaglianza: W (ug)= W u. La somma dei risultati ottenuti si può disporre in un Quadro. W(rr) > W(v)? W(gr )> W(g)? W(ur)> W (U)? W(yg)=W(r) W(99)=W(g)=0 W(ug)=W(U) W(ru)<W(Y) W(gu)<W(g) W(UU)<WU) W(ru)>W(V) W(gu)=W(g)=0 W(uu)<W(U). Da questo quadro si rileva che le circostanze concomitanti con segno negativo non sono più feconde di effetti di quelle con segno positivo. Di queste ultime, “g” non modifica nulla, e “r” non dà risultati sicuri, come indica il punto interrogativo. L'influenza dei fatti concomitanti si può dunque riassumere così. Agisce aumentando debolmente il valore. ‘g’ non modifica nulla. ‘u’ diminuisce grandemente il valore. ‘u’ opera secondo lo scopo della volizione -- ora aumentando, ora diminuendo e ora non-modificando il valore. Si è già detto che sarebbe uni-laterale il voler giudicare del valore morale di una volizione dallo scopo ;che però, in quanto lo scopo prende parte alla determinazione del valore, l'altruismo positivo è buono, L’EGOISMO è INDIFFERENTE. L’altruismo NEGATIVO (malevolenza e maleficenza) è cattivo. Ora è importante constatare, che il senso in cui i tre momenti valutativi operano sui fatti concomitanti è completamente lo stesso La validità della tavola dei valori, dianzi tracciata, ma pure prevista. Allora il non-valore si ridurrà, nel modo indicato dalla in-eguaglianza: subisce variazioni, se cambia la qualità della volizione? Itendendo per qualità la differenza tra appetizione e repulsione, che però non deve equipararsi a una contra-posizione logica tra affermazione e negazione, i cui termini si escludano a vicenda, ma considerarsi come una doppia possibilità psicologica, di cui l'una abbia altret tanta realtà indipendente, quanto l'altra. Un'analisi della NOLIZIONE mostra, che esse si comportano egualmente come la volizione, solo che si applicano di regola ai valori “T”, “u” ed “u”, RITTENENDOSI ASSURDO (IRRAZIONALE) IL NON VOLVERE IL PROPRIO VANTAGGIO ‘g’. Indicando le nolizioni con (T) (ū) (T) = (non- T) = (U) (U = (non-- U) = ( ) (ū)=(non u) = (g). Lo stato subbiettivo di rappresentazioni ed i predisposizioni anteriore alla volizione è indicato con il concetto di “Progetto”. E siccome in questo stato abbiamo supposta anche la cognizione delle circostanze concomitanti valutabili, così al binomio della volizione o al polinomio della volizione corrisponde un binomio o un polinomio del progetto. Per indicare questi stati si adopera gli stessi simboli *senza la parentesi quadratti*. Osservando le volizioni in rapporto agli stati predisposizionali, l'analisi delle valutazioni dei fatti concomitanti può rendersi più esatta.  (ū) si possono fare le seguenti sostituzioni, che aiutano a trovare il corrispondente valore nella tavola relativa alle volizioni. Si ponga, per esempio, un bi-nomio iniziale della volizione “uu”, che esprima il mio desiderio di far male, al momento opportuno, a una persona, ma che non mi sia possible evitare, ciò facendo, conseguenze dannose pe rme,u. Se ildesiderio di non danneggiarmi prevale, allora non si avrà più il binomio (uu), ma l'altro (ūr), il quale dice che la volizione è risultata nel senso di non volere il male proprio, pur ammettendo che questa volizione abbia per circostanza concomitante y, cioè il bene altrui. In forma positiva la volizione finale sarà (gr). E così da una situazione iniziale negativa “vu” si riesce nella opposta gr (1). Questi sono i co-ordinati fra loro due bi-nomi di progetti, dai quali procedano due volizioni formalmente concordanti. Anche i due bi-nomi di queste volizioni saranno coordinati fra loro. Essaminemo la coppia dei due binomi yu-gu, dei binomi, cioè, che hanno la maggiore importanza pratica. Il primo bi-nomio esprime l'altrui bene col proprio danno. Il secondo bi-nomio esprime il bene proprio col danno altrui. Nel primo rientrano, nel senso o grado *massimale*, tutte le occasioni in cui si può affermare la grandezza morale di un uomo (magnanimita). Nel senso o grado minimale, i casi della più comune fedeltà al proprio dovere (to do one’s duty). La sezione di linea dei valori morali che comprende il MERITORIO e IL CORRETTO è tutta espressa da questo bi-nomio del Progetto. Laddove la sezione che va dal punto d'INDIFFERENZA al TOLLERABILE e al RIPROVEVOLE corrisponde alla negazione di questo binomio del progretto. Nel binomio “gu” sono espressi tutti i casi che vanno dal più SANO EGOISMO alle negazioni più delittuose dell'altruismo. Reciprocamente, la rinunzia a siffatte volizioni va dal semplicemente dove ROSO ALL’EROICO. Le volizioni che procedono da questi due bi-nomi comprendono adunque tutte le quattro classi di valori, caratterizzati in principio. I due bi-nomi anzidetti suppongono un CONFLITTO (non coooperazione) fra l'interesse proprio e l'interesse altrui. È evidente che dalla grandezza di questi interessi, dalla portata di “g” e di “Y”, dipende il valore morale della valutazione. I momenti “u” e “u” s'intendono compresi nella negazione di “g” e “y”. Intanto è certo che il VALORE EGOISTICO in cui “g” è congiunto con “u” , “W(gu)”, si trova sempre al di sotto del zero della scala, ed ha segno negativo. Mentre il valore altruistico in cui è congiunto con “u”, “W(ru)”, si trova al di sopra del zero ed ha segno positivo. Ciò posto, la funzione valutativa tra i termini dei due binomi dei pogretti si può scoprire agevolmente con una semplice osservazione. Sacrificare un piccolo interesse proprio a un grande interesse altrui ha un VALORE POSITIVO MINORE che il sacrificare a un piccolo interesse altrui un grande interesse proprio. D'altra parte chi non pospone a un grande interesse altrui un piccolo interesse proprio produce un non-valore morale più basso, che non colui il quale per una utilità propria rilevante non tien conto di utilità altrui tras curabili. Questo abbozzo di una LEGGE del valore si può esprimere nelle formule, nelle quali “C” e “C'” indicano le costanti proporzionali sconosciute, condizionate dalla qualità delle due unità “g” e “r”. Nell'applicazione di queste due formule all'esperienza si rendono necessarie talune modificazioni. Se poniamo I valori “r” o “g” eguali ai limiti 0 e 0 ,allora i calcoli diventano molto esatti. Per g per g. L’ESPERIENZA NON è però SEMPRE D’ACCORDO CON QUESTE FORMULE. Ognuno ammetterà che l'adoperarsi nell'interesse altrui si accosti l punto morale d’INDIFFERENZA, quanto più grande è quest'inteesse; e che il trascurarlo divenga nella stessa misura RIPROVEVOLE, “u” pposto costante e limitato l'interesse proprio da sacrificare. È F ,  1 W(ru) = Cg -0 Y Y g W (gu) = - C per r = 00 per r = 0 lim W (ru) = 0, lim W(ru)= 0, lim W (ru)= 0 , , limW(ru)= 0, lim W (gu) = - 0 0 limW (gu)= 0 lim W (gu)= 0 lim W (gu)= – 00.   pure evidente, che la trascuranza di un interesse altrui diviene tanto più INDIFFERENTE quanto più IRRILEVANTE è questo interesse. Epperò non si ammetterà da tutti, che il valore dell'altruismo di venga allora infinito, come nella seconda formula. Osservando però bene, questi casi non rientrano nel campo della morale. Si contrasterà pure che il valore del sacrificio di un bene proprio per l'altrui, cresca colla grandezza del bene sacrificato (formula terza). Ma l'esperienza prova che l'esitazione al sacrificio si fa maggiore quanto più grande è il bene cui si sta per rinunziare. Invece è da riconoscersi che non è esatta la quarta formula. Non si può negare ogni valore al bene che si fa ad altri, solo perchè NON si determina un CONFLITTO con un bene proprio. Le formule anzidette si debbono mitigare nella loro assolutezza, perchè si accostino di più alla realtà. Per far ciò, basta attenuare il valore di “g”, il che si può ottenere aggiungendo a “g” ogni volta una costante “c” o “c '”.  Queste formule non modificano i limiti funzionali dianzi ottenuti, ponendo r = 00, T = 0 0 g = 00. Cambia bensì la formula del quarto limite. Se g= 0: lim W (ru) = C , lim W (gu) = - ' Sin qui abbiamo considerato l'una variabile IN-DIPENDENTE dall'altra. Che avverrà però, se le variazioni si compiranno in entrambe le variabili congiuntamente, supponendo che “r” e “g” rimangano uguali fra loro per grandezza di valore? Sostituendo a “g” il simbolo “r”, le formule diverranno altri. Si avranno così le formule. T r W (ru) = 0 9 + c g +di  e Y W(gu)= W(gu)=-C' ito Y W(ru)= C y- to' . Da questo risulta che il non-valore deve crescere e diminuire nello stesso senso o grado limite di “r” e “g”, e il valore in senso o grado di limite contrario. Consultando l'esperienza, si può riscontrare agevolmente che un oggetto, per esempio un dono, abbia lo stesso valore per chi lo dà e per chi lo riceve. Ora si domanda, regalare di più avrà un valore più alto o più basso del regalare di meno? Senza dubbio più alto. E se si contrapponga vita a vita, CHI SACRIFICHI LA PROPRIA VITA per conservare quella di un altro, suscita di fatto grande ammirazione. QUESTO è però IL CONTRARIO DI ciò che quelle formule esprimono. O “c” corre adunque correggere le formule e per far ciò introducemo un esponente di “g”, più grande dell'unità, e lo indicamo colle lettere “k” e “k'”. Le due formule diverranno così, rimettendo “y” al posto di “r”.  Sicchè si avranno i seguenti limiti. A questo punto, il concetto di limite non hanno più bisogno di alcun'altra correzione. Per semplicità di espressione ponendo C= 1ek =2, la formula del binomio divienne W(gu)= T. È questa una formula a discuttere. . g2+1 ghto Y gkilt o W(gu)= W (ru)= C per r= 9 perr= g= 0  T g2+1 W (ru)= e Y e limW(ru)=00 lim W(gu) = 0 limW(ru)=0 limW(gv)=0. Preliminarmente non si ne ricava alcune conseguenze. Ogni pr getto offre a colui, che dovrà reagire con una volizione,l a doppia possibilità di fare o di tralasciare. Le due volizioni staranno, secondo la formula principale or ora  ricavata, in un rapporto di RECIPROCITà negativa, per ciò che ri guarda il loro valore morale. In secondo luogo, siccome una volizione di grande valore (positivo o negativo) o e MERITORIA O RIPROVEVOLE. Quella volizione di piccolo valore o e CORRETTA o TOLLERABILE, così potrà dirsi in generale che quanto PIù DISTANTI sono il NUMERATORE E IL DE-NOMINATORE della formula in una scala ordinale (1, 2, 3, … n), tanto più il valore della volizione e indicato dalle parti estreme superiore o inferiore della linea dei valori. Quanto più vicini o meno distanti sono invece quei numeri, tanto più l'indice del valore cadde verso il punto di mezzo di detta linea. La formula si applica inoltre anche ai casi di una volizione I cui scopo non siano accompagnati da circostanze concomitanti. Basta ridurla. W(9)=0(1). UU. Mentre la prima coppia esprime il caso di CONFLITTO D’INTERESSI, la caratteristica della seconda formula è la CONCOORDANZA O INTERSEZZIONE O COOPERAZIONE O CONDIVIZIONE gl'interessi propri con gli altrui, positive, o, come nella guerra o il duello, negativi.  Se il progetto offre l'occasione di congiungere con la mia utilità l'altrui, o se mi rappresenta un pericolo altrui nel quale scorgo un pericolo mio, la volizione corrispondente e espressa con (gr). V'è però anche la rappresentazione del desiderio di un male altrui, cui si associa anche la previsione di un danno proprio. La corrispondente volizione e espressa con “(uu)”. Il conflitto qui non esiste fra “g” e “y”, ma fra “g” e”v”, cio è fra “g” e -Y Questa riflessione ci fa subito applicare al caso attuale la formula principale del primo binomio. Così, go+1 Y. W(uu)= W (Y)= >.  Passamo ora ad esaminare un'altra coppia di binomi: gr g+1 1 T   (go+ 1)r. Mantenendo anche in questo caso il principio della RECIPROCITà negativa dei due binomi di progetto, l'altro binomio diverrà epperò la seconda formula principale così ottenuta e (1): W(uu)= -(g2+ 1)r. Le costanze rilevate in queste formule dimostrano sufficientemente che il valore morale è in relazione tanto con lo scopo principale della volizione quanto con i fatti valutabili concomitanti, com’era di sperare! Recenti studi sui valori morali in Italia. TAROZZI comunica al congresso di psicologia (Roma) un programma di etica scientifica, sotto il titolo: Sulla possibilità di un fondamento psico logico del valore etico. " I risultati dell'indagine psicologica sono capaci di assumere importanza di fondamento e di criterio nella determinazione del valore etico delle azioni umane e nell'apprezzamento etico degli individuiumani?.. Questo il problema.Tarozzi crede possibile una risposta afferma tiva,enedàleragioni. Il valore etico è il risultato di un apprezzamento morale.L'ap prezzamento morale è funzione della coscienza morale, che si forma in noi storicamente e psicologicamente. E siccome lo studio della for mazione storica si risolve pure in un'indagine psicologica,cosìla vera sede della dimostrazione del valore etico è la psicologia. A ciò non si può opporre, che il valore etico dipenda diretta mente dal fine etico, e che questo per l'assolutezza sua (o teolo gica o categorica) sia indipendente dalla causalità psicologica e antropologica.Giacchè,anche ammessa questa indipendenza del fine etico, nulla vieta che essa riceva una interpretazione psicolo gica e antropologica. Si può cioè voler sapere come sia possibile nella realtà (umana) il fine etico, e ciò conduce anche a interpretare la relazione dei valori etici con quei fini, e a trovare il criterio per la valutazione morale degl’individui umani. Fra il principio assoluto e l'atto concreto,più ancora fra quel principio e l'individuo,intercorre la eterogeneità più radicale;per giudicare quindi se l'atto compiuto o da compiersi stia in un giusto rapporto col principio,è necessaria una interpretazione psicologica. Senza questa interpretazione la valutazione etica alla stregua dei principi assoluti non può farsi. Ove poi si abbia un concetto non teologico,nè categorico del fine etico, la psicologia può darne non solo l'interpretazione, m a anche, coll'aiuto dei dati dell'antropologia e della sociologia,una vera e propria dimostrazione. L'ufficio della psicologia nella dimostrazione del fine etico è anzi assai più rilevante, perchè da questa dimo strazione dipende : 1° se il principio sia ammissibile oppur no ; 2° quale valore etico abbiano le azioni e gl'individui in base al principio dimostrato. Ma non a questo si ferma l'ufficio dellapsicologia nella morale. Volendo fondare un'etica, umanistica nelle sue basi,e umanitaria nelle sue norme, un'etica cioè rispondente alla " concezione di un significato morale della vita umana,la coscienza del quale giusti fichi, non in senso di fine, m a in senso di fondamento, i particolari propositi delle volizioni umane », la psicologia porterebbe i più decisivi elementi a una tale concezione della umanità. La psico logia è scienza sovrana nell'àmbito dell'etica umanistica ; senza di essa è impossibile la ricerca di un significato morale della vita, che assuma valore di fine dopo essere stato fondamento e criterio, e risponda alle tendenze onde la moralità positiva si svolge nella storia dell'umanità. Oltre a questo contributo diretto della psicologia all'etica, vi sono gl'indiretti, consistenti nella difesa,che solo la psicologia può fare contro lo scetticismo morale.La legittimità di una valutazione etica, che abbia forza di per sè, si suole negare da chi crede che il bene e il male siano risultato di convenzioni sociali più o meno inveterate, mutabili secondo i vari tempi e ibisogni,e non rispondenti a una costante necessità della vita e della natura umana. Per riparare dallo scetticismo si è ricorso o all'utilitarismo o alla metafisica.Ora,allo scetticismo e anche ai suoi falsi rimedi (l'uti litarismo e la metafisica) non può opporsi efficacemente che la ricerca psicologica. Essa sola, riuscendo a determinare positiva mente le concezioni fondamentali del valore morale, porge argo menti di difesa sia contro la negazione di un fondamento reale e necessario del valore etico, sia contro le affermazioni erronee od arbitrarie di esso (1). Un esempio importantissimo dà ilTarozzi dell'ufficio della psi cologia nell'etica,accennando ai problemi concernenti la ricerca dei fondamenti psicologici della solidarietà o dei fondamenti naturali di essa, come li chiamava Genovesi, opportunamente ricordato dall'autore. Questo esame particolareggiato comprende la crudeltà e le sue varie forme, la simpatia,così in generale,come nelle sue due manifestazioni principali, gli atti di cortesia e di protezione. Le dispute sulla natura umana,così conclude il Tarozzi,atten dono la loro decisione non dagli argomenti del razionalismo,ma dai fatti che la psicologia può rivelare e valutare. Quando fosse dato di stabilire, che non è generale nell'uomo l'avversionealpotente,ma “allenatureavare,fredde,crudeli., quando si potesse esplorare in un àmbito sempre più vasto l'esten sione dei fatti e degl'istinti della simpatia,sì da rendere legittimo il costituire con essi il concetto dell'umanità,questa umanità sarebbe ilfondamento diuna morale immanente,estranea,benchènonop posta, all'utilitarismo. Quando si potesse attribuire positivamente, cioè psicologicamente e antropologicamente, un valore definitivo al rapporto di solidarietà, e stabilire che esso risponde a un istinto originario,valido per se stesso,e non per l'esperienza della sua utilità,sarebbe tolta all'utilitarismo quella base consistente nella proposizione universale, che l'uomo agisce per il suo utile.Ne c'è da temere che i dubbî della ricerca psicologica si riflettano nella morale, perchè i risultati che la psicologia ci potrà offrire non avranno valore di modificazione del contenuto normativo della  morale,ma bensì tenderebbero a modificare il carattere formale di essa, come dottrina del dorer essere e come scienza. La norma Al Congresso medesimo G. Calò presenta una comunicazione intorno alla Interpretazione psicologica dei concetti etici Il Calderoni ritiene che l'assenza della ricerca e della sufficiente analisi di quello ch'è il fatto ultimo e irriducibile su cui poggia tutta la vita morale, il giudizio etico , ha impedito il costituirsi dell'etica come scienza. Molto ha anche nociuto “ la nessuna, o quasi, distinzione che si è fatta tra il giudizio etico e il giudizio teoretico o conoscitivo , La morale deve invece ricercare come ogni altra scienza, dei fatti ultimi, elementari, irriducibili su cui fondare l'edificio autonomo delle proprie investigazioni , L'elemento irriducibile, la realtà ultima,da cui deve prendere le mosse ogni dottrina morale, è un fatto psicologico,un sentimento,  non uccidere per esempio,apparterrà sempre al contenuto normativo della morale, qualunque conclusione possa trarre la psicologia intorno agl'istinti di pugnacità e di ferocia. Ma se le conclusioni intorno al fondamento umano delle tendenze alla soli darietà e alla simpatia saranno negative,l'etica sarà un sistema dottrinale, la cui imposizione presenterà i caratteri della acciden talità e della fluttuazione dei fatti sociali, oppure i caratteri tra scendentali metafisici o religiosi; e perciò la valutazione etica sarà una gradazione fondata su altra base, non su quella della realtà effettiva dei fatti umani ,. Se invece “ quelle conclusioni saranno positive,l'etica,assumendole come sue proprie, avràafondamento il significato psicologico e antropologico dell'umanità morale e potrà scientementestabilirei valori umani in relazione cone sso Infine il TAOROZZI riassume il suo credo in queste parole, che tutto si debba attendere dalla scienza, e che essa sola possa spiegare un giorno perchè abbiano universale valore massime conversazionali come queste: Non uccidere u ‘non mentire,’ “Ama il tuo prossimo. il sentimento di valore. Ogni qual volta noi giudichiamo del va lore morale d'un sentimento, d'un'azione, d'una determinazione volitiva, tale giudizio si presenta alla nostra coscienza con un sentimento particolare di approvazione o di disapprovazione.L'esame retrospettivo ci dice, che quel giudizio non risulta da un meccanico sovrapporsi dei concetti del soggetto e del predicato (buono, giusto, ecc.), dal paragone delle loro estensioni e connotazioni ri spettive, dalla rivelazione pura e semplice del loro rapporto : ciò che interviene, e ciò che più importa, è il sentimento di approva zione o di disapprovazione, di adesione o di ripugnanza. Qui si presenta un problema fondamentale. Trattasi di vedere se il sentimento di approvazione o di disapprovazione accompagni semplicemente, come effetto o come carattere, la rivelazione del rapporto in cui l'obbietto considerato è con quel predicato ; o se quel sentimento appunto renda possibile la costituzione del predi cato e quindi, mercè la capacità di riferimento propria della ragione, l'enunciazione del rapporto. Questo problema non può essere risoluto senza una analisi com parativa del giudizio conoscitivo e del giudizio valutativo.E que st'analisi mostra appunto che, mentre nella funzione conoscitiva il sentimento è un sopraggiunto, nella funzione valutatrice è,al con trario, costitutivo del rapporto. Conoscere è constatare,attingere ciò che è;mentre nel valutare, l'atteggiamento dello spirito non è di chi constata,ma di chi reagisce;non di chi afferma e riconosce l'essere,ma di chi vi aggiunge qualcosa risultante da ciò che in lui non corrisponde,ma risponde alla realtà conosciuta: è l'atteggiamento non di chi afferma o nega, ma di chi si sovrappone alla realtà, o che le assenta o che le si ribelli, sia che lodi, sia che condanni , (1). Mentre per il teoretico il sentimento è un accessorio trascura bile, per il moralista esso è la vera realtà etica, poichè il senti mento " serve a caratterizzare qualsiasi obbietto di giudizio etico: in ultima analisi, ogni giudizio etico si riduce ad approvazione o disapprovazione d'un sentimento, d'un istinto, d'una volizione, d'un'azione ; ora l'approvazione e la disapprovazione non sono che due speciali sentimenti,due forme diverse d’uno stesso sentimento, ilsentimento del valore.Ilgiudizio etico,dunque,intanto è pos sibile in quanto si compie una sintesi fra l'obbietto conosciuto e la ragione valutativa ch'esso suscita in noi:è,insomma,questa stessa reazione che costituisce tutto quanto noi diciamo di quel fatto qualsiasi ch'è assunto come soggetto del giudizio. Si direbbe che quel fatto tanto ha di realtà etica quanto e come vive nel senti mento valutativo „. Questo poi " varia e quasi si determina e si atteggia diversamente secondo gli obbietti a cui si riferisce, e di venta volta a volta sentimento del giusto, del buono, del santo, dell'eroico o dei loro contrari, di rimorso o di autosodisfazione, di rimpicciolimento o di stima di se stessi,di pace dell'anima,ecc.; di modo che può dirsi che ognuna di queste determinazioni del sentimento di approvazione e di disapprovazione ha una sua indi vidualità e che l'analisi di esse ci dà l'analisi di tutta la coscienza morale , (1). Il sentimento del valore,come fatto fondamentale della coscienza etica, si pone a norma della realtà interiore e dispone gerarchi camente i vari istinti e le varie tendenze. Un'altra sua proprietà è anche quella di avvertire ogni atto che rappresenti un non-valore come un'intima contradizione,il che dà luogo al sentimento particolare dell'obbligazione. Il sentimento del valore è dunque di sua natura tale da assu mere, di fronte al resto della realtà psichica,un'attitudine speciale e da contrapporre all'esistenza di fatto un'esistenza di diritto.Esso si distingue profondamente dal piacere e dal dolore,perchè questi sono stati subbiettivi interessanti semplicemente l'individualità del soggetto,mentre ilsentimento del valore è obbiettivo anche rispetto alla individualità del soggetto che giudica.Il sentimento del valore oltrepassa la sfera della mia utilità o del mio benessere indivi duale; sonoiochesento,manonperme.Altrocarattere diffe renziale è questo, che nei sentimenti di piacere e dolore lo stato subbiettivo è confuso con l'oggetto della rappresentazione,mentre nel sentimento del valore, l'oggetto è nettamente distinto dall'atto valutativo e può essere rappresentato come obbietto di conoscenza teorica. Ciò ch'è piacevole e spiacevole non esiste che nel sentimento e per il sentimento,mentre ciò ch'è valutato è chiaramente rappresentato di fronte all'atto giudicativo, è insomma conosciuto. Non si può valutare se non ciò ch'è ben noto, tanto è vero che la valutazione si presenta spessissimo sotto forma di preferenza e il valore viene appreso comparativamente ad altri come plus-valore o come minus valore. Sebbene il giudizio di valore abbia il suo punto di partenza nel sentimento,esso non esclude,anzi richiede necessariamente l'inter vento della funzione conoscitiva, la quale prepari il terreno su cui possa esercitarsi la funzione apprezzativa.La grande varietà dei giudizi morali osservabile fra individui diversi dipende appunto dal diverso modo come sono appresi e considerati gli obbietti,dai diversi elementi che ci pone in luce la funzione conoscitiva (1). Così, mentre l'analisi del processo della valutazione etica è com pito della psicologia morale,gli obbietti a cui le nostre valutazioni morali si riferiscono non possono esser tratti analiticamente dalla natura stessa dei nostri sentimenti di valore. Essi possono essere determinati in parte in base alla considerazione di rapporti for mali della volontà, in parte in base all'esperienza storica e sociale, quale è studiata dall'etica storica comparativa (2). 200. - Mario Calderoni, nelle sue Disarmonie economiche e disarmonie morali, si è recentemente proposto di porre in rilievo talune concordanze fra le leggi economiche del valore e della ren dita e le valutazioni morali sociali. In tal modo egli crede che l'economia politica possa apportare un contributo positivo alla scienza della morale e aiutarne il definitivo costituirsi. “ La vita morale può considerarsi, così il Calderoni, come un vasto mercato, dove determinate richieste vengono fatte da taluni uomini o dalla maggioranza degli uomini agli altri,iquali oppon gono a queste richieste una resistenza, secondo icasi,maggiore o minore, e richiedono alla loro volta incitamenti, stimoli, premi e compensi di natura determinata.Questi stimoli o incitamenti prendono la forma sociale di approvazione e di biasimo, di lodi, di gloria, di premio e punizione. Premesse alcune nozioni intorno alla legge dell'utilità marginale e alla formazione della rendita, non soltanto fondiaria, ma anche, in generale, del consumatore e del produttore, Calderoni accenna più particolarmente a due specie di disarmonie economiche che si verificano nei fenomeni di rendita. La prima è conseguenza del principio che,data la unicità del prezzo in un mercato, il compra tore e il venditore realizzano un vantaggio, rappresentato dalla differenza tra ciò che sarebbe bastato a indurli a comprare o a vendere la singola dose in questione, e ciò che, per effetto del mercato, vengono a ricevere. Ora, se i prezzi sono proporzionali ai costi marginali delle merci,essi non sono proporzionali ai costi di tutte quelle dosi che non sono al margine. Tutti coloro che si trovano più o meno lontani dal “ margine di produzione o di I mezzi di produzione si trovano infatti in quantità limitata e variano grandemente per qualità ed efficacia, sicchè la produzione si compie in condizioni differentissime da diversi individui,e l'au mento di produzione fatto con mezzi più costosi,mette quelli che impiegano i mezzi più facili in una posizione privilegiata,ch'è poi quella da cui la rendita deriva. Queste e altre considerazioni mostrano, che il fenomeno della rendita non si può correggere mai assolutamente, e che dà luogo a vere e proprie disarmonie economiche (2). La seconda specie è descritta dal Calderoni così:Supponiamo che sia raggiunta in un modo qualsiasi l'abolizione dei più stri denti ed evidenti fenomeni di rendita. In tal caso tutti iprodut  consumo si trovano a fruire di un prezzo,che basta soltanto a rimunerare quegli individui, i quali cesserebbero dal produrre se il prezzo ribassasse;e godono perciò di un vantaggio differenziale, o rendita, più o meno grande. Nè è possibile la correzione automa tica del fenomeno della rendita,mediante aumento di produzione da parte di quelli che guadagnano di più, e conseguente ribasso di prezzi,perchè non sta ad arbitrio dei produttori di ottenere in quantità indefinita le merci in quistione. tori riceverebbero retribuzioni equivalenti, per ciascun loro pro dotto,a ciò che è necessario e sufficiente per indurli alla loro produzione. E nondimeno non si potrebbe ancora affermare che all'eguaglianza di retribuzione per i produttori dei diversi prodotti corrisponda una intima ed effettiva eguaglianza nei sacrifizi o nel lavoro che il prodotto costa a ciascuno.La misurazione di questo rapporto implicherebbe la conoscenza dei bisogni e dei desideri più intensi, dei sacrifizi più gravi per ciascun individuo e porterebbe a risultati assai diversi.Dal fatto che due individui sono disposti a dar la medesima somma per una merce o a contentarsi di una data somma per un servigio, nulla può dedursi intorno alla in tensità del desiderio che hanno o del sacrificio che fanno : come dal fatto che due individuisi scambiano una merce, non puòde dursi che chi la cede la desideri meno di chi l'acquista. Dal persistere di queste differenze è condizionata un'altra serie di disarmonie economiche più sottili e più intime e per loro na tura irriducibili,perchè persisterebbero anche quando si riuscisse a stabilire rapporti equivalenti o eguali sul mercato. Dopo questi cenni Calderoni passa a rilevare le analogie tra fatti economici e fatti morali, le quali renderebbero,a suo giudizio, possibile una concezione economica della morale. Anzitutto, non meno in morale che in economia, ciò di cui effettivamente si giudica è, non il valore complessivo o generale degli atti e delle attitudini, di cui s'invoca l'adempimento o l'osservanza; ma il loro valore marginale e comparativo, valore atto a variare e col numero di questi atti effettivamente compiuto dagli uomini,e col numero altresì di quegli altri atti, cui si rinuncia per compierli  Vi è nella vita una gran quantità di atti ed attitudini,che puressendodiunaincontestabile utilità»,puressendoessen ziali alla conservazione ed al benessere della convivenza umana, non entrano nell'ambito di ciò che noi chiamiamo la morale. Perchè? Con ciò Calderoni vuole opporsi a tutta quanta la tradizione intuizionistica e kantiana in filosofia morale. Gli atti morali non hanno alcun valore assoluto, ma un valore esclusiva mente marginale e comparativo. Perchè nonostante la loro desiderabilità astratta,nonostante i van taggi totali che la società ritrae dal loro adempimento, vantaggi certamente assai maggiori,nel loro complesso,a quelli degli atti che la morale esalta; essi sono tuttavia atti di cui non è deside rabile un ulteriore aumento, la cui desiderabilità “ marginale com parata, in altre parole è zero o addirittura negativa. Gli atti prodotti dall'istinto personale di conservazione o da quello della riproduzione della specie non sono considerati virtuosi,perchè,ben lungi dal richiedere u n incitamento, essi richiedono freni, gli uomini essendo piuttosto proclivi ad eccedere che a difettare in essi, e a sacrificar loro l'adempimento di altre funzioni che sono marginalmente o comparativamente . più desiderabili , Le nostre tavole di valori contengono tutte quelle cose, per ottenere un au mento delle quali,in noi stessi o negli altri,siamo disposti a de terminati sacrifici; ma non già tutte le cose che possono apparirci desiderabili. Col crescere delle azioni virtuose esse tendono a diminuire di valore, come analogamente il diminuire delle azioni viziose tende a render meno disposti a far dei sacrifici per dimi nuirle ulteriormente; ond'è sempre concepibile un limite, natural mente molto diverso,secondo i casi,oltre al quale il vizio, di verrebbe una vizio, vviene infatti per la domanda e per l'offerta etica lo stesso che per la domanda el'offerta economica. In una società di complet ialtruisti avrebbe pregio l'egoista. L'ALTRUISMO è una virtù il cui valore è strettamente connesso colla presenza di egoisti o almeno di non altruisti nella società. Queste considerazioni confuterebbero la legge morale di Kant, che prescrive di seguire massime capaci di divenire universali. “ N e s suna virtù e nessun dovere resisterebbe ad un esame fatto rigo rosamente in base a questo criterio.Molte azioni sono per noi un dovere,appunto perchè gli altri uomini non le fanno e rimangono tali a condizione che non siano troppi gli uomini capaci e volonte rosi di imitarle... Come in una barca sopraccarica,l'opportunità di sedersi da una parte o dall'altra dipende strettamente dal nu  e la un virtù, virtù,   mero di persone sedute dalla parte opposta: se qui fosse seguito un imperativo kantiano qualsiasi, il capovolgimento della barca porrebbe tosto fine ai consigli del pilota e alle buone volontà dei passeggieri, Si può credere che si possa ovviare a questi errori particola reggiando quanto più è possibile i precetti e le sanzioni, individua lizzandole in grado estremo.M a alla stessa maniera che in un mercato nonsipuòvariareilprezzosecondogliavventori,cosìalla legge d'indifferenza del mercato , corrisponde una legge d'indifferenza morale, per cui sono stabilite regole comuni non troppo discutibili e sanzioni precise, non atte troppo a variare e applicabili alla media dei casi. La necessità di dare precetti e sanzioni generali dà luogo a fe nomeni analoghi ai fenomeni di rendita. Alla generalità e rigidità della legge morale farà contrasto la varietà delle condizioni indi viduali, per le quali si verificheranno vantaggi e svantaggi diffe renziali da individui a individui. Il dovere per ciascuno sarà di fare, non già quello che nel suo caso è il meglio o l'ottimo,ma ciò che in media è meglio che gli uomini facciano di più,di quanto ora non facciano; non agendo così egli si attirerà una sanzione, che nel suo caso, potrà anche talvolta essere “ immeritata Le pene e i premi hanno un costo marginale che cresce col cre scere della loro severità e grandezza,e colla loro estensione; mentre colla loro estensione diminuisce la loro efficacia marginale : la gloria e l'onore, come l'infamia, diminuiscono rapidamente di efficacia quanto maggiore è il numero degl'individui che ne frui scono o soffrono. Così alcuni si troveranno a godere di lode o gloria molto superiore al loro “ merito , individuale, per avere compiuto azioni, poniamo, talmente conformi al loro carattere che sarebbe piuttosto stato necessario " punirli , se si fosse voluto di Ciò premesso, il Calderoni trova le analogie fra le disarmonie economiche e morali. stoglierli dal farle. Altri subiranno invece biasimo o infamia di gran lunga sproporzionata alla loro colpa Se poi i precetti e le sanzioni fossero più particolareggiate e commisurate a ciò che è necessario e sufficiente per indurre ciascuno al ben fare, rimarrebbe ancora una gran diversità nelle condizioni individuali, delle quali non si potrebbe tener conto senza diminuire l'efficacia dei precetti e delle sanzioni medesime.E questo dà luogo all'altra specie di disarmonie morali analoghe a quelle che persi sterebbero nel campo economico,se si correggesse la legge d'indif terenza del mercato. Queste disarmonie morali infatti persiste rebbero,anche se le prime si venissero a eliminare,analogicamente a quello che è stato osservato nei fenomeni di rendita. Grice: “I love Orestano loving Benedetta” – Grice: “Orestano takes Meinong very seriously – as he should! Few outside Austria do! Meinong symbolses the I with ‘e’ from Latin ‘ego’ (Italian io), and the other with a, for Latin ‘alter, Italian altro. So we have W for value (worth), and the possibilities that ego desires the evil for alter – sadism. When ego desires the good, he is altruism. Altruism can be reciprocal. In a purely altruistic society, things go well – but Pound knows who’s against that! That’s why Orestano finds sympathy for Meinong, and so do I” --.  Francesco Orestano. Orestano. Keywords: l’opzione eroica, Alighieri, Galilei, Tasso, Vinci, concezione aristocratica della nazionalita, l’eroe Mussolini, l’eroe Enea, Weber e la teoria dell’eroe carismatico, l’ozione dell’eroe non e una ozione. It’s not an option, Calderoni.  Luigi Speranza, “Grice ed Orestano”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718248754/in/photolist-2mNCu2K-2mNaxw3V

 

Grice ed Orioli – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vallerano). Filosofo. Grice: “Only in Italy, a philosopher, rather than a cricketer, is supposed to take part in a revolution and write a book about his shire!” -- Fondatori della Repubblica Romana. “De' paragrandini metallici” (1825 (Milano, Fondazione Mansutti). Il padre, medico, lo condusse a Roma, dove si laureò brillantemente. La professione non lo attraeva molto: lo troviamo, infatti, professore di filosofia nei seminari e nei licei dell'Urbe. Da Roma si trasfere a Perugia, dove si laureò. Insegnò a Bologna. Partecipò con gli allievi all'insurrezione delle Romagne; successivamente fu eletto membro del governo provvisorio di Bologna, che fu sciolto in seguito all'intervento militare dell'Austria. Tentando di mettersi in salvo,salpò da Ancona diretto in Francia con un altro centinaio di rivoluzionari; ma il brigantino Isotta sul quale viaggiava venne catturato dall'allora capitano di vascello della marina austriaca Francesco Bandiera (padre dei due famosi fratelli Attilio ed Emilio) e tutti i rivoluzionari furono arrestati. Venne incarcerato a Venezia. Poco dopo venne liberato, forse per mancanza di risultanze gravi sul suo conto.  Iniziò così l'errare, costretto a fuggire da terra in terra, inneggiando sempre all'Italia unita. Fu professore di archeologia alla Sorbona. A Bruxelles insegnò. Soggiornò anche a Corfù, dove tenne un corso dnell'università della città.  Quando Pio IX concesse l'amnistia, poté tornare a Roma, dove tenne la cattedra di archeologia. Le sue attitudini per il giornalismo non attesero molto per farsi notare, e così fondò un periodico politico che ebbe però vita breve, La Bilancia.  Fu eletto deputato al parlamento della Repubblica Romana. Quando il governo pontificio fu restaurato, in riconoscimenti dei suoi meriti, fu nominato consigliere di stato. Pubblica molti saggi di filosofia. Tra i più famosi sono da menzionare “Dei sette re di Roma e del cominciamento del consolato” (Firenze), “Intorno le epigrafi italiane e l'arte di comporle” (Roma). Prese parte alla polemica sui sistemi di prevenzione contro i fulmini e la grandine, che coinvolse anche Bellani, Beltrami, Demongeri, Lapostolle, Normand, Majocchi, Contessi, Molossi, Nazari, Richardot, Scaramelli, Tholard e Volta. Le compagnie assicurative usarono questi studi per valutare rischi e premi per i campi agricoli.  Riconoscimenti Il comune di Vallerano (VT) lo ha onoratocon l'intitolazione di una delle vie principali del borgo antico, quella del Teatro comunale, e con l'apposizione di una lapide commemorativa sulla facciata della casa in cui lo scienziato nacque. A Viterbo un Istituto Statale di Istruzione Superiore -che comprende il Liceo Artistico e diversi indirizzi di Istituto Professionale, A. Ghisalberti, nella voce della Enciclopedia Italiana, vedi, riporta queste date di nascita e morte, A. Ghisalberti, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fondazione Mansutti, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, M. Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa, G.  Polizzi, Alla ricerca dello «specioso» e dell’«insolito». G. Leopardi, «Lettere Italiane», Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  -- rità assai leggieri, e , se grandemente non m'inganno , assai consentanei alla ragione ), de'quali ho stiinato aver bisogno , l'enunciazione de'puri fatti che costruiscono l'istoria della dignità regale nella città de'sette colli , ha dovuto essere da   me corretta, e ridottasotto la forma seguente. 1...Come lo abbiamo già detto,lasuccessio ne al trono, mai non appartenne in Roma a fi gliuoli maschi de're precedenti. 2.° Essa appartenne sempre a'generi loro , quando ve n'ebbe di viventi (Numa,Servio , Tarquinio il Superbo ). 3.°Losposodellafigliuolamaggiorefuatutti gli altri preferito ( Servio ). 4.° Quando i generi erano morti, la succes sione passò ai primogeniti del primo genero (Tullo Ostilio, secondo lamia correzione della leggenda che lo concerne; Anco Marcio ). 4.° Quando si tratta di due re, in luogo di un solo, e diquella magistraturabinariaed a vita che si surrogò ne primitempi alla dignità regia, parimente non si rinunziò a queste m e desime regole, e se non trovansi due generi che potessero elevarsi al potere supremo,si'elevano egualmente a quello, secondo l'ordine legale due figli di genero (Reno e Romolo;Bruto e Col latino ). 7. Lafigliastradelrefuequiparataallafiglia neldrittodidareiltronoalmarito,oaʼsuoi di scendentimaschi,inun tempo,incuiprobabil mente figlie proprie non esistevano (Tullo Osti  1 103 6.° Quando non v'ebbero , nè generi , nè fi gliuolidigeneri,iltronopassò a’nipoti che s'a mò riguardare,insìfattacontingenza,come le gittimi eredi de’dritti degli ascendenti loro (Tullo Ostilio,se si preferisce l'ipotesi , nella quale egli è nipote d'una figlia di Romolo maritata ad Osto ).   11.o Fuori della serie deʼre, o de'magistrali che ne tenner le veci, tra gli stessi pretendenti che, senza ottenerla , dimandarono la dignità suprema,unodiquelli,de'qualil'antichitàciha trasmesso la memoria, è stato ugualmenle un ge nero di re (Numa Marcio);duealtri,ne'quali' non ci è dato riconoscere questa qualità, non hanno dimandato iltrono per le vie legali ma cercaronod'ottenerlocon un delitto(ifigliaoli d'Anco ); due di che solo siparla presso Plutar  104 se si ricusi di considerare 1'Ersilia dalla qualediscende,comefigliadiRomolo,e sesi rispetta la tradizione, secondo la quale l'ultim re non è che il patrigno o al più ilpadre adote tivo della seconda Ersilia ). 2 8.° In un caso,nel quale ilcapo supremo non potè far valere ildritto di successione alla sua dignità negli eredi maschi delle sue figliuole , ne in altro modo potè effettuare la trasmissione dellasuprema autoritàper viad'altredonne sue discendenti,almeno tramandò ilsuo grado nel l'erede necessario della moglie ( Bruto rispetto a Lucrezio Tricipitino suo successore nella p r e tura massima, o vogliam dire nel consolato ). 9.° Quando non vi furono eredi quali che si fossero dilatodidonna,iltrono,sempre messi in non cale imaschi,ricadde in unapersona e slranea,cioènonlegatadipiirentelacolla fami glia reale (Tarquinio Prisco ). 10.° Quando,nonostantel'aversieredi legit timi per parte di donna,una persona estranea conseguì la dignità regia , ciò avvenne contra il dritto, per la forza dell'armi ( Tazio ). lio   Non altraèl'espression'rigorosade'fatti,cosi come sono riferiti dagli antichi, o come io d o vetti correggerne la sostanza e l'enunciazione, secondo le regole di una critica, se posso dirlo, in nessun modo 'temeraria.'Le mie autorità , i miei ragiovamenti , non sofferirono contraddi zióve ne’loroparticolari,eme nechiamo felice. Si volle 'solamente avvertirmi che nel mio si stema erano alcuni fatti dubbiosi , e ricavati per conghiettura.  105 stato . co ( Voleso e Proculo ),sono statiproposti senza gran fattofermarsi sopra la proposizione; non hannopresosulseriolalorqualitàdicandidati,e sembrano'avervi rinunziato essi stessi; finalmen tefurono messi innanzi inun tempo ,nel quale tutto che concerne le leggi relative alla succes sione regia era evidentemente suggetto di contro versia , e dispuldvasi intorno alle basi stesse di questa parte della costituzione organica dello Io risposta,ioviho presentatol'analisi,per così dire più condensata,delletradizioni; lebo prese da prima quali sileggono; mi sono per 'messo unicamente qualche volta. o. Spesso la successione al trono in R o m a s'è fat ta contra ogni principio d'equità, d'utilità, e di convenienza reciproca de'cittadini : perchè ( per qui contentarmi d' un solo esempio il q u a l e a b b r a c c i a u n l u n g o p e r i o d o d ' a n u i ), n o n certamente a vantaggio del partito latino, o di quel deʼsabini, sotto la dinastia etrusca, la di gnità regia restò sempre nella fazion toscana. Grice: “Orioli philosophised on many topics. To Italian philosophers, who are OBSESSED, during their unstable political history, with political philosophy, his ‘research’ on the consulate proves helpful. He notes that Romolo had no son – so who to succeed him? Other than that, he was almost shot (Orioli, not Romolo) after trying to oppose what he called the Roman theocrazy – or theocracia – For Orioli there are various cracies: theocracia, democrazia, TIMOcrazia, and ARISTO-crazia. Francesco Orioli. Orioli. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Orioli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690012070/in/photolist-2mKEPJE

 

Grice ed Ornato – filosofia italiana – la conversazione d’Antonino con Antonino -- Luigi Speranza (Carmagna Piemonte). Filosofo. “Visse vita ritirata, modesta e schiva d'onori e ricchezza intesa soltanto allo studio.” “Coltiva le scienze fisiche e matematiche, la filologia, la poesia, la musica e con singolare amore le discipline metafisiche. Sii trasferisce a Torino dove frequenta alcuni esponenti dell'aristocrazia sabauda. Tra le sue amicizie più importanti Santarosa, Sabbione ed i fratelli Balbo. – Dei concordi è insegnante di matematica nel collegio dei paggi imperiali, impiegato nella segreteria dell'Accademia delle Scienze di Torino e successivamente professore presso la Reale Accademia Militare. In seguito ai moti rivoluzionari e nominato da Santarosa Ministro della Guerra della giunta rivoluzionaria. Si rifugia in esilio a Parigi. Nella capitale francese stringe amicizia con Cousin e la sua casa è frequentata da numerosi patrioti italiani. Ottiene di poter rientrare in Italia e si ritira a Caramagna dove riceve le visite dei patrioti Pellico, Provana, Gioberti e Balbo. Si trasferisce a Torino dove morirà e verrà sepolto nel cimitero monumentale. Saggi: traduzione di Ode a Roma di Erinna, traduzione dei “Ricordi di Antonino, Picchioni, Vita, studii e lettere inediti di Leone Ottolenghi, E. Loescher. Biografiche e risultati di ricercheo, O. Becchio  G. Calogero, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ulteriori approfondimenti  possono essere reperiti nei seguenti siti:  Comune di Caramagna Piemonte, su comune.caramagnapiemonte.cn. Associazione Culturale "L'Albero Grande", su alberogrande. Due difetti o cattivi abiti, nota  qui e contrappone Antonino. L’uno, del  lasciarci guidare unicamente dalla IMPRESSIONE che fan su di noi l’oggetto  esterno, divagando da questo a quello  secondo che quello ci attrae più fortemente che questo. L’altro del lasciarci guidare unicamente dal pensiero o idea  che ci vengono in mente a caso, seguendo  quelli che eccitano più la nostra attenzione. Due stati passivi, dove l’uomo non esercita punto la volontà nè l’intelletto, ma segue ciecamente, nel primo,  il caso esterno, o nel secondo, il caso interno, cioè quella che è stata nomata di poi legge di associazione di due idee: due stati quindi dove l’uomo non ha scopo. Il primo de’ quali ha luogo nella vita puramente ANIMALE, e il secondo nel sogno. Quello,  proprio del giovane troppo dedito al  senso. Questo, del vecchio rimbambito. E quindi, dopo avere esortato sè stesso a fuggire il difetto del giovane si esorta  a fuggire quello del vecchio. Il carattere  che fa riconoscere il vecchio per rimbambito è il vaneggiare, cioè il parlar senza costrutto, ripetendo il già detto. Ma avverte sè stesso che l’uomo può essere rimbambito già an-che quando non parla ancora senza costi itto, non vaneggia ancora in parole, se egli fa delle azioni senza costrutto, o vaneggia nelle azioni: il che ha luogo  ogni volta che esse azioni non sono collegate tra sè, non hanno unità, cioè  non sono riferite tutte ad uno stesso ed unico scopo. Questo lodare la compassione senza aggiungere con Epitteto che  ella debba essere puramente esteriore  e non di cuore, è certamente una contradizione al principio stoico. La compassione essere come tutti gli altri affetti un moto irragionevole dell’anima, e contrario alla natura, il saggio non essei'c  accessibile alla compassione; una contradizione a ciò che è detto in questo  medesimo §, dovere il saggio mantenere il suo genio interno netto da passione. Ma è una di quelle contradizioni magnanime per le quali IL CUORE corregge  talvolta gli errori dell’INTELLETO. Sul  punto particolarmente della compassione, come su quello dell’affezione verso gl’amici e i congiunti e verso tutti gli  uomini e Antonino uno stoico poco fedele al  principii della sua scuola, e segue  piuttosto gl’accademici e i liceii, i quali insegnavano il sentimento della pietà  essere il carattere distintivo delle belle  e grandi anime; e quel detto di Focione, conservatoci dallo Stobeo: non  togliete nè Voltare dal tempio y nè dalla  natura umana la compassione. F< in questa  deviazione, almeno in pratica, dal rigore dell’antica dottrina del Portico [PORTICUS – stoici], Antonino e stato preceduto da altri  stoici romani illustri. Il che non potea non avvenire, perchè  secondo un antico senario greco, il cuore  soltanto del malvagio non è capace di  essere ammollito. E però il severissimo CATONE, già deliberato in quanto a sè di morire, pianse, come narra Plutarco, per pietà di tutti quelli amici e concittadini suoi che eransi pur dianzi  affidati ad un maro procelloso per non  lasciarsi cogliere in Utica da Cesare  vincitore, come avea pur pianto alcuni  anni innanzi per un fratello amatissimo,  quando trovandosi esso Catone al comando di una legione in Macedonia, alla  novella che il detto fratello era moreute in Enos città della Tracia, salpò  immantinente con piccolo e fragil legno da Tessalonica, contro l’avviso di tutti  i nocchieri, per un mare tempestosis-  simo, e giunto in Enos trovò il fratello già spento (Plut., vita di Catone).  E pianse certamente Cornelio Tacito,  benché stoico anch’egli, quando, dopo aver narrato come era vissuto e morto,  non senza sospetto di veleno, Giulio  Agricola suo suocero, aggiungeva queste  patetiche parole: « Beato te. Agricola,  che vivesti sì chiaro e moristi sì a  tempo: abbracciasti la morte con forte  cuore e lieto; quanto a te, quasi scol-  pandone il principe. Ma a me e alla  figliuola tua, oltre all’acerbezza dell’aver perduto un tanto padre, scoppia il  cuore che non ci sia toccato ad assi-  stere nella tua malattia, aiutarti man-  cante, saziarci di abbracciare, baciare,  affissarci nel tuo volto; avremmo pure  raccolti precetti e detti da stamparli nei  nostri animi. Questo è il dolore, il coltello al nostro cuore.Senza dubbio.  0 ottimo padre, per la presenza della  moglie tua amatissima, ti soverchiarono  tutte le cose al farti onore; ma tu se*  stato riposto con queste meno lagrime,  e pure alcuna cosa desiderasti vedere  al chiudere degli occhi tuoi. Fra le varie divisioni dei beni  appo gli stoici, l’una è questa, che dei  beni altri sono finali, altri efficienti,  altri e finali insieme ed efficienti. I beni finali sono parte della felicità e  la costituiscono: gli efficienti solo la  procurano: i finali ed efficienti insieme  e la procurano e sono parte di quella.  Del primo genere sono la letizia, la libertà deir animo, la tranquillità, ecc.  Del secondo, l’uom prudente ed amico;  del terzo, tutte le virtù. L’uom prudente ed amico è un bene efficiente,  perchè muove con la sua diapoaizion  razionale la tua diapoaizion razionale  (lib. V), cioè è occasione a te di buone azioni. E nello stesso modo è un  bene di quel secondo genere ogni cosa,  o sia pensiero o altro, che è occasione  a te per camminare verso la perfezione.  Di questo bene parla ora Antonino. Il  quale, per lo esser solo efficiente, e non  finale, cioè pel non essere accompagnato  ancora da quel sentimento intimo di  gioia perfetta che costituisce la felicità,  non attrae invincibilmente il tuo volere;  ed è necessario quindi, perchè operi veramente sull’ uomo, che questi si sottragga da tutte le altre cose che ne  lo possono sviare (conferisci quello che  ne insegna la teologia intorno alla grazia). E quando Antonino chiama questo  bene razionale (che è attributo generale  del bene appo gli stoici), il fa per op-  posizione al preteso bene degli Epicurei,  che è sensibile. Seneca, epistola ultima. Chi riguarda il piacere come sommo  bene, giudica che il bene sia sensibile:  noi il giudichiamo intelligibile. E più  sotto. Non è bene dove non è ragione. Tutte queste cose era necessario notare per ìscliiarimento e con-  formazione del testo, dove la maggior  parte dei cementatori ed interpreti ha  voluto cangiare la parola efficiente in  civile o vuoi sociale^ con manifesto danno  del senso e del pensiero di Antonino. Dispensazione in greco “economia” vale generalmente governo della casa, amministrazione. E perchè molte cose  si fanno pel governo della casa, le quali  da per sè sole non si farebbero (come  per esempio il risparmiare certe spese  perchè le sostanze famigliar! sopperi-  scano al mantenimento di quella), quindi  è stata applicata questa voce ad ogni  cosa che si faccia con fine provvidenziale, benché sia di nessun pregio in  sè od anche noiosa; come p. e. il gastigare i rei. È usata sovente in questo  senso dagli scrittori latini di  tarda età, e stoici ed altri, e massima-  niente dai padri della chiesa. È tra noi  disusata perchè è disusato il concetto eh’ ella esprime. Ma per provare la sua  antica cittadinanza in Italia allegherò  il passo seguente di Cavalca, l’ultimo  dei citati sotto essa voce nel V. della  Crusca (Medicina del cuore): Per divina dispensazione avviene che, per li  pessimi vizi e gravi, grave e lunga tribolazione ed infermitade arda e salvi  r anima. » Da una nota dell’ Ornato credo  che, quando la scrisse, inclina per  l’ interpretazione di questo luogo, a dar  ragione a Xilandro contro i posteriori. Se non muta poi di parere, il senso di  questa espressione con libertà di parole dovrebbe essere liberalmente cioè con  liberalità di parole, o generosamente poiché così anche lo Xilandro intende lo  £À6u0£.'iu)5 del testo. E con questo raccomandare la generosità nelle preghiere,  Antonino intenderebbe, come osserva il  Gataker, di biasimare le preghiere che  non mirano che all’interesse proprio di  chi lo fa. E però loda quella preghiera  degli Ateniesi, i quali, al dire di Pausania, solevano pregare non solo per  tutta l’Attica, ma anche per tutta la  Grecia. AUto^ nel senso peripatetico e  scolastico, è V affezione costante deWente:  e per quel carattere di costanza si di-  stingue dalla disposizione^ che è varia-  bile. Appo gli stoici è la forza o virtù  che mantien l’ente in quella affezione  costante; o, siccome essi favellano, è  spirito (intendi aria) che mantiene il corpo e il contiene: » perchè l’ente ò  corpo appo loro. La mente dell’ universo, dice Senone, penetra per tutte  le cose particolari e le mantiene e go-  verna: ma non tutte nel medesimo modo:  perchè nelle une si manifesta come abito (pietre, legni); nelle altre come natura (intendi principio organico mero: piante,  alberi); nelle altre come anima (prin-  cipio animrle mero: bruti); nelle altre ancora come mente e ragione (anima  ragionevole universale e sociale appo  Antonino; uomini. Le cose governate dair abito sono adunque i corpi  dove non è altro principio costituente  che il generale di corpo: dove per conseguenza non è altro carattere distin-  tivo che quella affezione (modo d’essere) costante por cui sono il tal corpo  anziché il tal altro. Sono la classe infima e generalissima di corpi, che noi  chiamiamo inorganica. Nelle cose go-  vernate dalla natura, oltre al carattere  generale di corpo v’ ha già il carattere  d’organizzazione. Nelle cose governato  dall’anima, oltre al carattere di cor-  poreità e di organizzazione, v’ha di più  quello di animalità ecc. Le classi si van  cosi ristrignendo e innalzando sino al-  r ultima, che ha per carattere la razionalità. In questo § il testo è. in più d’un  luogo corrotto, e verìsimilmente havvi anche qualche lacuna. Non potrei dire  precisamente quali sieno le emendazioni  seguite o fatte da lui, perchè una  sua lunghissima nota sulle difficoltà di  questo paragrafo, oltre che è piena di cancellature e in gran parte non intelligibile, è anche manchevole, essendone  stato lacerato via, non so da chi (forse  dall’Ornato. medesimo per aver mutato  parere), un mezzo foglio. Nel voltare  in italiano io mi sono discostato il meno  possibile dalle sue parole stesse e ho serbato inalterato il senso della  sua interpretazione. Questo paragrafo, essendo corrotto  in più luoghi, dei quali l’ emendazione fu  inutilmente tentata finora, è diversamente inteso dagli interpreti. L’ Ornato  lasciò scritto al principio di una lunga  nota: «di questo veramente corrotto  paragrafo non so che partito trarre. La sua interpretazione che io seguii  nel volgarizzamento vuol dunque essere accettata con quella medesima riserva  con che egli la propose. La parte che segue di questo para-  grafo è assai guasta, e fors’ anche muti-  lata. L’Ornato non la tradusse in alcun  modo, riserbandosi di farlo quando avesse  trovato una correzione che gli piacesse:  intorno a che lasciò molte note. Nel  mio volgarizzamento ho letto il testo  come fu letto dallo Schiiltz, non perchè  egli approvasse in tutto quella lezione,  ina perchè non seppe trovarne una migliore. Il testo di questo paragrafo è corrotto, e chi corregge in un modo e chi in  un altro, e chi ancora difendo la vulgata.  Io ho seguito quella fra le molte e varie  emendazioni, dalla quale parvemi almeno  di poter trarre un senso chiaro. Poi sensori tutto  il paragrafo conf. anche V, 33, e Seneca. More quid est? aut finis,  aut transitus. Tutti gli interpreti che io co-  nosco finora, compreso anche il Gata-  kero, il quale nondimeno si scosta dal  vero meno che gli altri, pigliano qui il  granchio (fan pietà Dacier o Joly  che seguono ciecamente Gasauhono,  come fa pure Barberini: il Milano poi  è la stessa pecora sempre, Hoffmann erra men grossamente com Gatakero), confondendo insieme, siccome  fossero una sola cosa, la toù 3Xou (fùaiv  e il ToO xóojjiou ’hys.u Qvixdv; quando anzi  nella distinzione di queste duo cose è fondato il senso di tutto il paragrafo. La toO  SXou qjvlcjis è la potenza creatrice o faci-  trice primitiva; lo •óyepwvixòv toO xóopiou  è la potenza governatrice, dipendente da  quella prima, generata, o formata da quella prima: siccome la natura dell’ uomo forma l’nomo, cioè la mente dell’nomo non  meno che il corpo; e la mente deH’uomo  poi gOTema il corpo. Il senso adunque  di tutto il paragrafo è questo: La natura  dell’universo decretò, determinò con deliberazione ragionevole il mondo, dan-  dogli, per così dire, un corpo ed una  mente. Ora, o questa mente, a cui è  affidato il governo del mondo, segue la  ragione (perchè la mente nel senso dello  ^ìf£|jiovixbv può anche talora essere sra-  gionevole); e allora tutte le cose che  ella fa, sono quali le ha determinate  generalmente dà principio la natura  formatrice del tutto, sono involute in  quella prima determinazione, sono conseguenza necessaria di quella prima de-  terminazione, ecc.; ovvero essa mente  non segue sempre la ragione, e allora  essendo essa soggetta a capriccio, dovrà  accadere che non solamente le cose di  minor conto che ella fa, ma anche le  cose principali sieno sragionevoli. Ma  noi non veggiamo mai che nelle cose  principali ella sia sragionevole; dunque  non può essere sragionevole nè anche  in quelle di minor conto; dunque tutte  le cose vanno secondo ragione. Godo di aver potuto deeiferare nel  manuscritto dell’Ornato e quindi trarre  in luce la precedente nota (la cui reda-  zione sarebbe certo migliore se l’ autore  avesse potuto ripulire e pubblicare egli  stesso il suo lavoro); perchè l’inter-  pretazione e illustrazione contenuta in  essa è ingegnosissima, naturalissima e  confermata da tutto quello che conosciamo della fisica degli stoici. La natura universale (n toù óXov (pdcjts), la  potenza facitricc o creatrice è il Dio puro, il quale trae  l’universo dalla sua propria sostanza, è  l’unità assoluta senza distinzioni e diversità di parti, è la natura naturane;  la potenza governatrice, la mente che go-  verna il mondo (TÓrìysixovixóv toù xó^jxou),  generata da quella prima, è all’incontro,  nell’attuale diversità delle cose,' nella  nauìra naturata, nel mondo propriamente  detto e composto di anima e di corpo, è, dico, la provvidenza, l’anima di esso  corpo. Al novero degli interpreti che frantesero questo § è ora da aggiungersi  Pierron. Ed è tanto più  da stupire che il sig. Pierron abbia egli  pure sì mal compreso, in quanto che,  avendo egli già prima tradotto la Me-  tafisica di Aristotele, dovea essere suf-  ficientemente versato nelle dottrine filosofiche delle principali scuole della  Grecia. Quasi tutti i traduttori hanno  franteso questo luogo, pigliando l’iwoia  per intelletto ragione e traducendo quindi: vide ne intellectus hoc feraf.... il senso  letterale, aggiungendo ciò che è sottin-  teso, è: vedi se la nozione (che tu hai di te  stesso come uomo) soffre cotesto, soifre  cioè che tu dica esser nato a goder dei  piaceri. Pierron, seguendo l’ esempio  di tutti i suoi predecessori, pigliò anch’egli Vhvo'.a per intelletto traducendo: vota a' il y a du bon aena à le  prétendre. Colia bontà delle singole azioni  vuotai procacciare di ben comporre la vita.  Il testo e bravissimo. Talvolta  troppo fedele alla lettera e studioso di  conservare tutta la brevità dell’ origi-  nale, avea tradotto: ai vuol comporre  la vita mettendo inaieme le azioni ad una  ad una; poi comporre inaieme la vita  accozzando le azioni ad una ad una;  poi allogando le azioni ad una ad^ una.  Non credo che so avesse potuto ripu-  lire e terminare egli stesso il suo la-  voro, si sarebbe contentato di alcuno  di questi tre modi, che tutti peccano  di oscurità e di ambiguità. A costo dì  essere men breve, io ho creduto di dover  essere piò chiaro non solo in questa  frase, ma in tutto questo paragrafo,  svolgendo un poco il concetto dell’autore siccome io l’intendo. Quasi tutti gli interpreti fran-  tendono. 0.   Nel novero degli interpreti che fran-  tesero questo luogo comprendi ora an-  che Mr. Al. Pierron, che sdgue docil-  mente- jl Gataker e lo Schultz. L’errore  sta nel legare Io i^’oioy ctv xoti up^rìae  col ófUTw che precede; laddove si   riferisce all’azione alla quale l’animale  ragionevole tendea e nella quale è stato  impedito. E ciò pare che abbia poi ca-  pito lo Schultz nella sua seconda edi-  zione del testo greco, avendo egli posto  una virgola dopo il óutù.  (15) Se tu vo/eafi ftema la debita ri-  tterva.., che da lei etesaa; cioè a dire:  se tu volesti assolutamente e non a condizione soltanto che la cosa fosse possibile; questo atto della tua volontà  fu veramente un male, perchè, come è  detto altrove, l’ animai  ragionevole non dee voler nulla che non  sìa in poter suo, ed anche il bene re-  lativo, non dee volerlo se non se con-  dizionalmente, cioè in quanto sia pos-  sibile; rimpossibilità essendo per gli  stoici sinonimo di non voluto dalla na-  tura e dal destino, al quale il savio  non dee ripugnare. Che se poi la cosa  voluta da te fu una di quelle che non  sono pur buone in senso relativo, e  quindi il volerla fu un appetito, pren-  dendo il vocabolo volere nel significato  volgare, cioè un moto del senso, piut-  tosto che della volontà ragionevole; tu  non ricevesti nocumento nè impedimento  veruno: perchè tu non sei «erwo, ma  bensì mento, ragione o volontà razionale, e come tale, in quanto operi secondo  la tua propria natura non puoi essere  impedito da nissuna forza esteriore. Così intendo questo luogo, così certamente è stato inteso dall’ Ornato (assai  diversamente dagli altri interpreti che  io conosco, Gataker, Schultz e Pierron), e questo senso  ho procurato, di esprimere traducendo.  L’Ornato lasciò una breve nota a questo  luogo, ma in essa non fa che avver-  tire le difficoltà del tradurlo, stante la  povertà dell’italiano,comparativameute  al greco, e scusare l’ oscurità e l’ ambiguità della traduzione tentata da lui. Di tutto questo paragrafo fa quattro tentativi diversi di  traduzione, tutti laboriosissimi, come  appare dalle molte cancellature e correzioni. In margine alla quarta od ultima  prova scrisse: Sta qui fermo, perche  farai peggio se cangi. Non fu quindi  senza molto bilanciare che mi risolsi a  fare io, come feci, una quinta prova,  essendomi sembrato che il miglior par-  tito fosse qui di tradurre letteralmente,  e spiegare i sensi del testo nelle note. Ad illustrazione del senso stoico di  tutto il paragrafo ricordiamoci priiniera-  inente che secondo gli stoici: c Dio, con-  siderato dal lato fisico, è la forza motrice  della materia, è la natura generale, e  r anima vivificante del mondo; conside-  rato dal lato morale, è la ragione eterna  che governa e penetra l’universo, è la  provvidenza benefica, è il principio della  legge naturale che comanda il bone e  proibisce il male. » Ricordiamoci ancora  che l’aria, come uno dei due elementi  attivi e parte essa stessa della sostanza  divina, ò dagli stoici considerata come  il principio della vita sensitiva. Dice  adunque Antonino: non contentarti ora-  mai di essere unito con Dio a quel  modo solamente che sono uniti con lui  gli esseri solamente sensitivi, cioè per  mezzo della respirazione; ma fa’ ancora  di unirti con lui a quel modo che si  appartiene agli esseri intellettivi, cioè  con cognizione e accettazione libera  dello scopo che Iddio ha proposto al-  r accettazione libera di quelli. E però, siccome tu traggi dall’aria ambiento  gli elementi della tua vita sensitiva,  traggi ancora dalla ragione ambiente  gli elementi della tua vita intellettiva. L’esistenza delle' cose dissolvendotù (Tràvxa èv [xerai^oX-^. K«ì ocùrCg  cù év ^'.r,v£xet à^.Xoicoasi, \at xaxa ti (JiOo-  p^). Qui mi pare che fosse il caso  di dovere assolutamente abbandonare  la lettera e contentarci di esprimere il  senso del testo, piuttosto che cercar  di tradurne le parole, che non sono tra-  ducibili in italiano. L’Ornato avea detto: tutte le, cose vanno soggette a mutazione.  E tu stesso ti alteri continuamente, e  peì'^isci, per cosi dire. Ma egli non era  contento, come appare dall’usato segno.  E in vero che significa quel tutte le cose  vanno soggette a mutazione f Significa, e  non può significare di più, che tutte le  cose possono essere mutate e lo saranno  effettivamente quando che sia; ma ciò  liou esprime quella condizione delle cose,  per cui non hanno stato, o modo di es-  sere che perduri pure un istante senza  mutamento, che è la vera condizione  delle cose secondo il pensiero di Anto-  nino e voluta esprimere da lui. Chi do-  vesse tradurre questo luogo in tedesco,  lo potrebbe fare, parmi, benissimo dicendo: Alle (Unge aind in unaufhorlichem  anclera-werden; come si dice in werden  non solo dai filosofi, ma anche nel lin-  guaggio famigliare, quando di una cosa  che non è ancora, ma si sta incomin-  ciando 0 si va facendo, si suol dire:  Die Saehc iat noch ini werden. Ma la  nostra lingua non ha tutta la flessibi-  lità del tedesco, uè sarebbe chiaro, uè  permesso il dire in italiano: tutte le coae  sano in un continuo mutarai. È una singolare coutradizione  di Marco nostro e di, altri stoici poate-  riori il venir cosi spesso parlando con  tanto dispregio della materia che aottoatà  alle cose (tt,? ii7:oy.e'.[xi\rng uXin?, — A"edi  anche YI, 13, e altrove). Il mondo è tut-  tavia per essi un animale perfetto e  bellissimo, il cui corpo è la materia, e  l’anima, Dio (vedi i Ricordi passim, e  specialmente X, 1). Le rughe sul volto  del vegliardo, le screpolature delle ulive  e del fico vicini ad infradiciare, la bava  del cignale ed altre sì fatte cose hanno  pure una certa grazia e venustà, perchè il mondo è perfetto, e nulla è  nelle suo parti che non conferisca alla  bellezza del tutto. Perchè dunque ora  tanto dispregio non solo per tale o tale  altra parte, ma universalmente per tutta , la materia che sottosta, quando questa  materia, che non è poi altro per gli  stoici se non se il suhstratum indeter-  minato di tutto il contingente sensibile,  è essa pure sostanza divina secondo la  scuola?  Intendi: « o tu voglia dire che  il mondo sia stato formato di atomi.  ed abbia quindi origine dal caso; o che  sia stato formato di nature (essenze,  entelechie, monadi), ed abbia quindi  per origino l’ intelligenza, o la natura,  che qui è sinonimo di intelligenza; que-  sta cosa pongo io certa anzi tutto, come  tratta dalla mia osservazione immediata,  che io sono attualmente parte di un tutto  governato da una natura. » Con altre  parole: « o tu faccia venire il mondo  dalla pluralità, o tu lo faccia venire  dall’unità, ella è cosa di fatto che io  ci ravviso attualmente una pluralità  governata da una unità. » Il qual me-  todo di filosofare, per cui, lasciata stare  la disputa intorno all’origine delle cose,  si viene ad esaminare la realtà attua-  le di esse; lasciato stare il lontano e  mediato, si viene ad osservare l’ imme-  diato e prossimo; lasciata stare la co-  gnizione dedotta, si viene a far capo  alla cognizione di fatto acquistata per  osservazione; è solenne ad Antonino. Ricordi il lettore che appo  stoici mondo, tutto, natura, Dio sono   V   sostanzialmente la stessa cosa, e però  quelle che poco innanzi furono chiamate  parti del tutto, qui sono dette della  natura. Dìo, natura, mondo, tutto sono  espressioni diverse che corrispondono a  modi diversi di considerare una stessa  cosa, e questa diversità è relativa alla  mente finita dell’uomo che non può si-  multaneamente contemplare gli aspetti  e momenti diversi delle cose, e non alla  realtà obbiettiva. Quindi ò che le espres-  sioni soprascritte sono non di rado usate  runa per l’altra, poiché sostanzialmente  significano la medesima cosa. Il mondo  KÓrfixog), dice il Laerzio, era  dagli stoici considerato: 1® come causa  0 pbtenza informatrice di tutte le cose  che sono {natura nuturans, i; t£-   Xvtxfi, -ij ToO òlo\j q>0ai<é ), la quale, come  artefice e informatrice di sé medesima,  trae da sé stessa e informa tutte le coso con suprema saviezza e divina necessità,  cioè secondo le sue leggi che sono quelle  della ragione; 2" come la totalità delle  cose informate e ordinate dalla potenza  informatrice immanente in esse e go-  vernatrice di esse (dotta allora  xòv Toù xd^fjLou) e quindi come l’opera  vivente, il vivente organismo, o corpo  organato da quella {natura naturata);   finalmente come l’unità dei due, cioè  dell’ organismo vivente e della forza or-  ganatrice e governatrice, in quanto l’uno  non si distingue dall’altra se non se  per la contemplazione della mente finita  deU'uomo. Vedi i Prolog» nell’edizione  di Torino. Fa che tu vi sottoponga col pen^  siero... di che io ragiono. Ho conser-  vato tutte le parole della interpretazione dell’ Ornato, perchè non avrei  saputo quali altre più chiare sostituir  loro; atteso che io non son sicuro di  intendere qui nè che cosa abbia voluto dire r Ornato, nò che cosa Antonino.  L’Ornato volea faro a questo luogo una  nota; ma non la fece, e non trovo altro,,  che si riferisca a questo luogo, ne’suoi  manoscritti, se non se un cenno pel  quale è indicato che egli lesse qui ò, ti  risolutamente^ ove tutti gli altri, che io  conosca, lessero &ti; e che egli intese  r Ù7TÓ0OU diversamente da tutti gli altri  interpreti. Il Gatakcr, e lo Schultz  che lo segue da vicino, non sono più  chiari. Le quali tu apprendi»,, conside-  razione del tutto. Così l’Ornato svolse ed  illustrò il pensiero di Antonino espres-  so brevissimamente e, parmì anche, poco  chiaramente nel tosto. Non ho mutato  quasi nulla alla versione di questo para-  grafo lasciata dall’ Ornato, sia perchè ho  motivo di credere che ne fosse già poco  meno che contento egli stesso, trovando  io questo paragrafo nettamente ricopiato; ^  sia perchè non avrei voluto correr pericolo (li alterarne benché minimamente il  senso, trattandosi di un luogo che egli  intese assai diversamente da tutti gli  altri interpreti. Vuol dire che non bastano le  impressioni buone che noi riceviamo per  mezzo della sensibilità, le quali possono  e sogliono venir cancellate da impres-  sioni contrarie, ma ci vuole anche il la-  voro deir intelletto che riduca quelle ad  unità e le fermi cosi nel nostro spirito,  formandone come un corpo di scienza.  Non basta l’osservazione, l’applicazio-  ne dello spirito alle cose di circostanza,  ma ci vuole ancora la contemplazione,  l’ applicazione dello spirito alle cose  permanenti, al generale immutabile.  Solo col ridurre ad unità il moltiplice,  a generalità il particolare, si possono  radicare le cognizioni nell’ anima, la  quale si compiace dell’unità, e quindi della scienza: compiacenza cui la sem-  plicità del cuore dee far rimanere se-  creta naturalmente nel cuore, ma non  artatamente celata; ed allora è l’ani-  ma veramente grave e soda e come chi  dicesse, veneranda. Sul fine del para-  grafo fa la enumerazione delle diverse  categorie alle quali si dee riferire l’og-  getto osservato. 0.   Questa nota dell’ Ornato che per le  troppe citazioni del testo greco non  può qui darsi che in parte, trovasi in-  tera nell’edizione di Torino. Grecismo, per suole accadere. Non  era possibile il tradurre altrimenti.   Del resto vada a rilento chi per la  sola ragione del non potersi tradurre  sempre colla stessa voce una stessa  parola del testo, accusa Antonino qui  ed altrove di arguzia. Gli stoici crede-  vano che, là dove è una stessa parola,  debbe essere anche una stessa idea. Ed  anche Platone (vedi il Cratilo) il credette; e il credette il Vico: e tanti j  altri il credettero: e noi il crediamo.,  Se quella idea generalissima che l’an- !  tichità avea attaccata al:p:?.eìv non si '  trova più annessa al nostro amare, ciò j  non prova altro se non che il greco e  l’italiano sono due lingue diverse. E  sap evadicelo. Il passo di Platone è nel Teeteto dove parlando dell’ uomo filosofo liberalmente educato, dice, udendo egli lodare e magnificare un  tiranno od un re, gli par di udire lodato  e magnificato un pastore, perchè egli  munga di molto latte; e l’animale cui  pasce e munge il re, gli pare anche più  ritroso e più infido di quello cui pasce  e munge il pastore; nè men rozzo nè  meno ineducato stima egli l’uno che  l’altro, mancando ad amhidue il tempo  per badare a sè, e vivendo il primo fra  le mura della reggia a quello stesso  modo che l’altro nella capanna sul monte. Del resto, il senso generale di tutto  questo paragrafo, non bene inteso, se-  condo me, dagli interpreti, mi pare che  sia: Tu dèi farti capace sempre pih cho  tu puoi vivere da filosofo in questa tua  corte come faresti in. quella tua villa .che agogni. Non incontri tu ad ogni  •passo esempi di quel che dice Platone:  uomini che vivono nei palagi come fa-  rebbe un rozzo pastore in sul monte:  ingolfati cioè quelli e questo nelle cure  materiali del governo dell’armentoV E  sottintende: se per costoro il palagio  non è altrimenti che una capanna, non  può ella con più ragiono essere la reggia per te come un ritiro filosofico? Gran ragione ha qui Antonino  • di raccomandare a sè medesimo anche  ' questo genere di contemplazione, cioè  a dire lo studio dei fenomeni, e delle  maraviglie, come egli dice sapientemente, “dell’organismo corporeo degli animali e deir uomo massimamente: perchè non è  altro studio il quale possa per via più  compendiosa e sicura condurre alla co-  gnizione della infinita sapienza, e provvidenza infinita della causa reggitrice  del mondo. Nè l’uorao può presumere  di conoscere sè medesimo, sé non co-  nosce almeno un poco di queste mara-  viglie, cioè come si formi, cresca, si  conservi, si rinnovi e deperisca il suo  corpo, quale sia la natura e il modo  di operare della causa o principio a  cui dehbonsi riferire questi fenomeni,  quali le relazioni di questa vita orga-  nica del suo corpo con quella del prin-  cipio che in lui sente, vuole, e pensa,  e come possano questo due vite modificarsi fra loro scambievolmente. In vero  chi aspira a conoscere sè medesimo,  per quanto sia dato all’uomo di pur  conoscere sè stesso, e non cura di co-  noscere un po’intimamente anche que-  sta delle due parti di che si compone  Tesser suo, porta gran pericolo di er-  rare nel vano, e di prendere astrazioni  por realtà, il che avvenne appunto agli  stoici, ignorantissimi di anatomia o  quindi più ancora di fisiologia. Perchè  uno appunto degli errori fondamentali  della loro filosofia, quello por cui mu-  tilavano la natura umana escludendo  da essa la sensibilità che riferivano al  corpo come a cosa straniera all’ uomo  propriamente, il quale per essi non era  altro che ragione e volontà; questo er-  rore, dico, è in gran parte da attribuire  alla imperfezione delle loro cognizioni,  ai loro errori circa la costituzione fisica delluomo e le relazioni in che ella  si trova colla sua costituzione morale  e intellettuale; o per dire più vera-  mente, alla loro totale ignoranza dello  leggi che governano i fenomeni dell’or-  ganismo corporeo dell’uomo, delle rela-  zioni intimissime della vita di esso organismo corporeo con quella della mente,  e della natura egualmente spirituale di  ambidue. Questi versi sono di Omero e  sono dei più famosi nell’antichità, dei  più spesso citati e ripetuti, imitati dai  poeti posteriori; o però Antonino non  li scrisse per intero, ma solo quei brani  che sono stampati in corsivo, bastando  quelli a richiamare alla memoria i versi  interi, alle diverse sentenze contenuto  in essi alludendo egli poi nella parte se-  guente del paragrafo. Con questi versi Glauco (dopo aver  detto magnanimo Tidide a che mi chiedi  il mio lignaggio?) incomincia la sua risposta a Diomede, il quale, prima di  accettare il combattimento con lui,  aveagli chiesto qual fosse la sua stirpe.  Io li ho tradotti letteralmente, giovan-  domi in parte della traduzione del Monti,  la. quale, come nota a tutti i lettori,  avrei volentieri dato qui inalterata, se  in essa fosse più fedelmente espresso,  e nell’ ultimo verso non interamente  guasto il senso delle parole di Omero. Il qual verso, voglio dire il 149\ è tradotto da Monti come segue: CosxVuom  • nasce e così muor: il che fa fare un falso  sillogismo a Glauco, il quale secondo  la traduzione del Monti, concludendo,  affermerebbe dell’wo/Ho ciò che dovea  affermare delle schiatte umane, mutando,  come direbbero i loici, nella conclusione  il piccolo termine, che nella premessa  minore- non era uomo ma schiatta o  stirpe, come disse il Monti. E pure- il  verso di Omero ò chiarissimo. Questo  strafalcione il Monti non avrebbe fatto  se, come quasi ignorante del greco, con  tante altre traduzioni avesse saputo •  consultare quella mirabilissima, non  solo per eleganza di stile ma ancora  per fedeltà, precisione e chiarezza, del  Voss, il quale in cinque bellissimi esa-  metri tedeschi traduce letteralmente i  cinque esametri greci. Anche il Pope,  sebbene i suoi lavori sui poemi di Omero,  tutto die pregevolissimi per altri rispet-  ti, non meritino il nome di traduzione,  non fece qui lo sproposito di Monti. Ed altri ancora potrei nominare dei  nostri che con nobilissimo intendimento  si diedero all’ardua impresa di recare  nella nostra lingua chi l’una e chi l’altra  di quelle poche reliquie che ci rimangono della greca poesia (dico poche  rispetto a ciò che fu divorato dal tem-  po); i quali avrebbero meglio inteso e  meglio tradotti moltissimi luoghi se  avessero potuto consultare, se non tutti  gli interpreti, cementatori ed espositori,  almeno i traduttori tedeschi. Ma basterà  che io nomini il più valente, a parer  mio, di tutti, Belletti, al quale, tranne  forse una più intima notizia del greco,  nulla mancava, non valor d’arte, non  felicità d’ ingegno, a poter fare una traduzione perfetta, o prossima alla perfezione, dei tragici greci. E in vero,  leggendo io le traduzioni del Bcllotti e  riscontrandolo diligentemente cogli originali, ebbi in moltissimi luoghi ad am-  mirarne la eccellenza, anzi direi quasi  in tutti quei luoghi dov’egli capì ab-  bastanza intimamente il suo testo e non erano difficoltà insuperabili a qual-  sivoglia traduttore. Ma anche in molti  altri luoghi io ebbi a lamentare che  egli pure non abbia saputo o potuto  giovarsi delle eccellenti traduzioni fatte  da* suoi predecessori alemanni. Nel solo  Agamennone, che anche considerato in  sè stesso e non come parte di una  grande e sublime trilogia, è forse il  più bel monumento della scena antica,  e certamente il più grande di tutti per  sublimità tragica, recondita filosofia,  splendore di immagini e copia di alti  e forti pensieri, quanti errori avrebbe  evitati il Belletti, quante meno scempiaggini avrebbe fatto dire a quella  grande anima e colossale ingegno di  Eschilo, so egli avesse solo potuto pro-  fittare della traduzione e dei Prolego-  meni di Guglielmo Humboldt? Non dirò  del libro di Federico Welcker sulla Tri-  logia di Eschilo^ che forse non era an-  cora pubblicato quando il Bellotti traducea l’ Agamennone. Ed è tanto più da  lamentare che a Bellotti siano mancati questi sussidi, quanto è meno da sperare  che sia presto per sorgere un altro in-  gegno italiano, il quale possa fare quello  che avrebbe potuto il Bellotti.   Ritornando al paragrafo di Antonino  e al luogo citato di Omero, è da notare  come siffatti pensieri intorno al poco o  niun valore della vita considerata in sè,  e di tutte le cose umane e dell’ uomo  stesso, così frequenti nei poeti ebraici;  frequentissimi in questo scritto di An-  tonino e divenuti quasi abituali nei  cristiani dei primi secoli, si trovino  pure non di rado anche nei poeti greci  più antichi, voglio dire in quelli delle  prime e più splendide epoche della greca  letteratura, sebbene i Greci fossero un  popolo di allegra immaginazione. Forse  non dispiacerà al lettore il vederne  qui raccolti alcuni esempi: nell’ Odissea la terra non nutre nulla  di più infermo che Vuomo. Nell’ottava  delle pitie di Pindaro Che  siatn noi dunque o che non siamo f Leggiero veder d* ombra che sogna. Letteralmente la seconda parte. L’uomo è l’ombra di un  sogno. Nel Prometeo di Eschilo  e non vedevi V imbecille natura a  vano sogno eguale onde è impedito il cieco  umano gregge? Nell’Aiace di Sofocle,  perocché veggo  non essere noi, quanti viviamo, altro che  larve ed ombra vana. Nel Filottete del . medesimo Sofocle, Filottete  chiama sè medesimo: ombra di un  fumo. Nella Medea di Euripide -- non ora soltanto incomincio a stimare  tutte le cose umane come un' ombra, E  vuoisi notare come appo i tragici ed  anche appo i) lepidissimo Aristofane la  parola effimeri, cioè quelli che durano  un giorno, è spessissimo usata come  sinonimo di uomini. A queste, o ad altre simili sentenze d’ antichi ed illu-  stri poeti, le quali erano nella me-  moria di tutti gli eruditi del suo tempo,  alludeva evidentemente Antonino con  quelle sue parole: il più breve detto,  anche di quelli che sono i più noti ecc., accennava poi per esempio quelli di  Omero. Questa nota fu scritta in tempo che  io, quasi appona ripatriato dopo trent’an-  ni di assenza, e mandato a stare in  un cantuccio al tutto vacuo di studi e  di lettere (prendendo i vocaboli in un  senso un po’ alto), e ridottomi a passare  nella solitudine i pochi momenti d’ozio  che r esercizio di un pubblico ufficio mi  lasciava, avea potuto, non saprei diro  perchè, immaginarmi che il valentis-  simo sig. Bellotti fosse già del numero  di quei felici che più non vivono altri-  menti sulla terra che per la memoria  di opere egregie che vi lasciarono. Avvertito ora del mio errore, non  cangio nulla a quello che ho scritto di  lui; ma aggiungo V espressione di un voto,  che deve esser quello di tutti gli amatori  delle buone lettere desiderosi di vedere  vie più chiara e più grande la rino-  manza di un nobilissimo ingegno: ed '  è che l’esimio sig. Bellotti, come sta  ora, da quanto mi dissero, rivedendo o  migliorando il suo Yolgarizzamento di  Sofocle, così possa egli poi rivedere ed  emeudare quello ancora di Eschilo, il  quale, a parer mio, ne ha maggiore bi-  sogno; perchè quello, tranne forse al-  cune eccezioni, non pecca gravemente  che nella parte lirica; laddove in questo  trovai, 0 parvemi certamente trovare,  molti luoghi da dover essere emendati  non solo nella parte lirica troppo spesso  non traducibile in italiano (come è in-  traducibile Pindaro, secondo che fu sen-  tenziato anche da G. Leopardi  non ismentito dal tentativo più audace  che felice di Giuseppe Borghi); ma  eziandio nel dialogo. Ella comjyie nondimeno..», si avea  proposto. Mi sono scostato, anche nel  senso, interamente dall’ Ornato, il quale  avea tradotto: ella rende intero e com-  piuto quanto ella avea fatto fino allora;  primieramente perchè il senso voluto  esprimere dall’ Ornato non mi sembrava  abbastanza chiaro; e poi, e principal-  mente perchè mi parve troppo grande  licenza il tradurre per quanto avea fatto  fino allora, il tò irpoTcOiv, il quale mi  sembra qui usato nel senso il più ovvio  del verbo “7rp.oT{6T)|ju”, che è quello di  proporre, e così l’ intende anche lo Schultz contrariamente al’Gataker seguito dall’ Ornato. Veggo bene le ra-  gioni che possono avere gl’indotto a interpretare a quel modo. Ma  non mi persuadono. Il pensiero di An-  tonino mi sembra chiaramente, l’anima razionale, la quale non si propone  altro che di operare sempre secondo  ciò che richiede il momento presente, e di aver caro tutto ciò che le inter-  viene, come cosa voluta dalla natura,  in qualunque istante le* sopravvenga la  morte, compie sempre interamente il  compito che ella si avea proposto, e  in modo soddisfacente a sè stessa; ella  ha tutto ciò che potea desiderare, ha  totalmente esaurita la sua parte come  attrice sulla scena del mondo; e appunto il morire quando la natura lo  vuole, è la conclusione, il compimento  della parte a lei assegnata e da lei liberamente accettata nel gran dramma  della vita universale. Bone avverte qui il Gataker aver già  Socrate usato il medesimo argomento  per indurre Alcibiade a disprezzare la  moltitudine, alla* quale peritavasi di  farsi innanzi a concionare: qual è, diss’egli, di costoro quegli che ti impau-  risce? forse Micillo il ciabattieref Trigaió  il conciatore f Trochilo il ferravecchio?  ora non sono costoro quelli dei quali si  compone V adunanza del popolo? Che se  non temi di favellare a ciascuno di essi  separatamente, che è dò.che ti fa timido  a parlar loro riuniti insieme? Il ragionamento di Socrate era giustissimo ap- >  plicato ad una moltitudine di popolo  riunito, e avrebbe anche potuto ricor-  dare ad Alcibiade l’antico detto di Solone ai:li Ateniesi conservatoci da Plu-  tarco: preni ad uno ad uno »iete tante  volpi; riuniti insieme siete tanti allocchi.  Ma il medesimo ragionamento applicato  allo cose di cui parla Marco nostro non  ò molto concludente. E una melodia,  per es., come qui avverte opportuna-  mente il Pierron, è qualche cosa di più  che una semplice successione di suoni,  e Antonino dimentica di considerare  ciò appunto per cui le note musicali  hanno potenza da commovere T anima  sì intimamente. Avverta il lettore che idea tra-  gica fondamentale ai poeti greci era la  lotta infelice della volontà e liberta  morale dell’ uomo contro l’ inflessibile  necessità; o per dir più veramente,  quella fatale retribuzione di giustizia  che risulta inevitabilmente alla vita  umana dalle leggi necessarie dell’ordine morale. Perchè quella necessità che non era punto upa cosa cieca secondo gli stoici, apjio i quali il /«<o  non era altro che la concatenazione  delle cause secondo le leggi della na-  tura, cioè della ragione e quindi della  giustizia; quella necessità, dico, non  era punto una cosa cieca neppure nella  mente dei poeti: sendo che a Nemesi  figlia appunto di essa necessità e particolarmente incaricata di vendicare i  delitti e rovesciare le troppo grandi e-  immeritate prospérità, a Nemesi^ dico,  e alla Giustizia (5“tx-ri), che erano i due  concetti più puri fra tutte le divinità  immaginate dall’ antico politeismo, il  semplice, ma sublime buon senso dei  Greci riferiva tutto ciò che risguarda  il supremo governo del mondo. L’idea  dunque della giustizia era congiunta  con quella della necessità^ sebbene in  modo diverso, anche nella mento dei  poeti, come in quella degli stoici. Cho  se Antonino non fa qui esplicitamente  alcuna allusione a quella retribuzione  di giustizia, che era l’elemento morale  della tragedia greca, ma solo allude alla inutilità della lotta contro alla necessità, e sembra così impicciolire l’i-  dea nobilissima dell’antica tragedia;  egli è perchè questa inutilità intendeano  gli stoici e i poeti allo stesso modo, e  quasi esprimevano colle medesime pa-  role; laddove intendeano in modo di-  verso quella retribuzione: e non erano  forse i poeti quelli clie la intendeano  in modo men vicino al vero. Benissimo il Gataker ricorda qui  alcuni detti memorabili di Pocione, conservatici da Plutarco, ai quali alludea  probabilmente Antonino in questo luogo.  Già condannato a morte per giudizio  iniquo de’ suoi cittadini, in proposito.  di uno che non ristava dal dirgli vil-  lanie, disse Focione: non sarà alcuno  che faccia costui cessare dal disonorar  «è medesimo? E già vicino a morire,  questa sola ingiunzione fece al figliuolo:  dimenticasse il fatto ingiusto degli Ateniesi. Quanto alle parole che seguono  di Marco nostro: mpposto che non e in-  fingenac, non debbono esser prese come,  espressione di nn sospetto nel caso  particolare di Focione, ma bensì in un  senso generale, quasi dicesse Antonino  con istoica riserva, non bastar sempre  le parole a dar certo fondamento a un  giudizio sulle disposizioni interne del-  l’animo altrui, nè doversi mai fingere,  neppur quando il fingere potesse gio-  vare a bene edificare gli uomini. Da stólto (à|*vu/jiov). Traduce inìquo, seguendo lo Schultz  che tradusse iniquum. Ma non e ben risoluto di aver bene interpretato quello “ayvofxov,” come appare dal  consueto segno. E veramente non parmi  che lo ayvcofjLov possa esser preso in  questo senso, sebbene abbia quello  ingrato, disleale, disamorato. Il senso  più ovvio di questo aggettivo è privo  di senno, stolto, inavveduto, e parmi che  41 1 reo Aurelio questo senso quadri benissimo in questo , luogo, meglio che non faccia quello di  inìquo. Dopo aver detto Antonino essere da pazzoy cioè a dire da stolto, il  volere che ì malvagi non pecchino; aggiunge che lo ammettere in tesi gene-  rale ed assoluta, poiché non si può fare  altrimenti, che essi debbano di neces-  sità peccare, e il volere ad un tempo  che essi facciano una eccezione a favor  tuo, è cosa non solo às. stolto ma anche da tiranno: da stolto perchè l’eccezione, anche di un solo caso non è  possibile ai malvagi;.da tiranno perchè  vuoi esser distinto e che ti si abbia  maggior rispetto che agli altri uomini.  Anche il Gataker intende 1’ àyvwi^ov  così; iPierron segue lo Schultz. Parole di Epitteto malissimo interpretate da Pierron, che riferisce l’àiro OavTi al padre,  quando deve essere riferito al figliuolo,  corno fece l’Ornato, seguendo Gataker e Schultz. La medesima sentenza  si trova anche nel Manuale del mede-  simo Epitteto con parole poco diverse, e fu benissimo tradotta dal Leopardi. Se tu hacer<fi per avventura un tuo Jigliolino o la moglie, dirai teco stesso:  io bacio un mortale. Manuale, Tutto è opinione. Il lettore com-  prenderà facilmente come il senso stoico  di questa frase, tante volte ripetuta  da Marco nostro, è al tutto alieno da  quello della famosa sentenza del sofista  Protagora: V uomo è misura di tutte le  cose. La sentenza del sofista si riferiva  ad ogni cosa, alla verità obbiettiva, alla  moralità come alla sensibilità, e tendea  quindi a distruggere la possibilità' di  ogni cognizione teorica, la morale come  la religione. La sentenza di Antonino al  contrario, il quale, per un errore direi  quasi magnanimo, riduceva, seguendo gli  stoici anteriori, tutta l’essenza dell’ uo-  mo alla ragione e alla volontà ragionevele, non si riforisce ad altro che alla  sensibilità, cioè ai piaceri e ai dolori  di cui essa sensibilità è soggetto. Intendi raziocinio nel senso proprio dei loici, cioè facoltà del sillogizzare, operazione propria dell’intelletto;  e nota qui il carattere esclusivo del  Portico, il quale considerava e stimava  un nulla, non che la sensibilità ma l’in-  telletto stesso, a paragone dei buon  uso della volontà, cioè della moralità  della ragione. Traducendo ho usato il vo-  cabolo raziocinio piuttosto che intelletto,  perchè in italiano il senso della parola  intelletto può essere troppo facilmente  confuso con quello di ragione, la differenza fra i due non essendo così ben determinata nella nostra lingua, come è fra i  due corrispondenti tedeschi Verstandnis e  Vernunft. Ornato. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ornato” – The Swimming-Pool Library.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701273778/in/photolist-2mLLwjC-CkaHMd-2mLExs3

 

 

Oro -- Grice e Trissino – la difficolta dei segni di Trissino non favori la diffusione di sua filosofia – filosofia italiana  (Vicenza). TRISSINO-DAL-VELLO-D’ORO -- or ORO (Vicenza).  Filosofo. Ritratto di Vincenzo Catena. Persona di spicco della cultura rinascimentale, notissimo al tempo, il Trissino incarnò perfettamente il modello dell'intellettuale universale di tradizione umanistica. Si interessò, infatti, di linguistica e di grammatica, di architettura e di filosofia, di musica e di teatro, di filologia e di traduzioni, di poesia e di metrica, di numismatica, di poliorcetica, e di molte altre discipline. Nota era, anche presso i contemporanei, la sua erudizione sterminata, specie per quel che riguarda la cultura e la lingua greche, sull'esempio delle quali voleva rimodellare la poesia italiana.  Fu anche un grande diplomatico e oratore politico in contatto con tutti i grandi intellettuali della sua epoca quali Niccolò Machiavelli, Luigi Alamanni, Giovanni di Bernardo Rucellai, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Giambattista Giraldi Cinzio, Demetrio Calcondila, Niccolò Leoniceno, Pietro Aretino, il condottiero Cesare Trivulzio, Leone X, Clemente VII, Paolo III, e l'imperatore Carlo V d'Asburgo. Fu ambasciatore per conto del papato, della Repubblica di Venezia e degli Asburgo, di cui fu un fedelissimo, come tutta la sua famiglia da generazioni. Scoprì e protesse l'architetto Andrea Palladio, appena adolescente, nella sua villa di Cricoli, vicino Vicenza, che venne da lui portato nei suoi viaggi e fu da lui iniziato al culto della bellezza greca e delle opere di Marco Vitruvio Pollione.Giovanni Giorgio Trissino nacque a Vicenza l'8 luglio 1478 da antica e nobile famiglia. Suo nonno Giangiorgio combatté nella prima metà Professoreil condottiero Niccolò Piccinino, che al servizio dei Visconti di Milano invase alcuni territori vicentini, e riconquistò la valle di Trissino, feudo avito. Suo padre Gaspare era anch'esso uomo d'armi e colonnello al servizio della Repubblica di Venezia e sposò Cecilia Bevilacqua, di nobile famiglia veronese. Ebbe un fratello, Girolamo, scomparso prematuramente, e tre sorelle: Antonia, Maddalena, andata in sposa al padovano Antonio degli Obizzi, ed Elisabetta, poi suor Febronia in San Pietro nel 1495 e dal 1518 rifondatrice insieme a Domicilla Thiene di San Silvestro.   Targa marmorea che Trissino fece realizzare a ricordo del suo maestro Demetrio Calcondila in S.Maria della Passione a Milano Trissino studiò greco a Milano sotto la guida del dotto bizantino Demetrio Calcondila, sodale di Marsilio Ficino, e poi filosofia a Ferrara sotto Niccolò Leoniceno. Da questi maestri imparò l'amore per i classici e la lingua greca, che tanta parte ebbero nel suo stile di vita. Alla morte di Calcondila, fece murare una targa nella chiesa di S.Maria della Passione a Milano, dove fu sepolto il suo maestro. Il 19 novembre 1494 sposò Giovanna, figlia del giudice Francesco Trissino, lontana cugina, da cui ebbe cinque figli: Cecilia, Gaspare,  Francesco, Vincenzo e Giulio.  Trissino sostene l'Impero come istituzione, come d'altronde era tradizione nella sua famiglia da generazioni, ma ciò venne interpretato in spirito antiveneziano e, per questo, egli fu temporaneamente esiliato dalla Serenissima. Nel 1515, durante uno dei suoi viaggi in Germania, l'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo lo autorizzò all'aggiunta del predicato "dal Vello d'Oro" al proprio cognome e alla relativa modifica dello stemma gentilizio (aurei velleris insigna quae gestare possis et valeas), che nella parte destra riporta su fondo azzurro un albero al naturale con fusto biforcato sul quale è posto un vello in oro, il tronco accollato da un serpente d'argento e con un nastro d'argento tra le foglie, caricato del motto "PAN TO ZHTOYMENON AΛΩTON" in lettere maiuscole greche nere, preso dai versi 110 e 111 dell'Edipo re di Sofocle che significa "Chi cerca trova", privilegi trasmissibili ai propri discendenti.   Stemma di Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro come appare nel volume dedicatogli da P.F. Castelli. In quegli stessi anni intraprese diversi viaggi tra Venezia, Bologna, Mantova, Milano (dove conobbe Cesare Trivulzio, comandante francese) e Padova (dove riscoprì il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri). Poi si recò a Firenze ed entrò nel circolo degli Orti Oricellari (i giardini di Palazzo Rucellai) in cui si riunivano, in un clima di marca neoplatonica e di classicismo erudito, Niccolò Machiavelli e i poeti Luigi Alamanni, Giovanni di Bernardo Rucellai ed altri. Qui il Trissino discusse il De vulgari eloquentia e compose la tragedia Sofonisba. Questi anni agli Orti Oricellari furono centrali, sia per quanto il poeta ricevette intellettualmente, sia per la forte impronta che lasciò sui suoi sodali: si vedano le tragedie di Giovanni di Bernardo Rucellai e il poemetto le Api (in endecasillabi sciolti, concluso dalle lodi del Trissino, cfr. il paragrafo sul Profilo religioso del Trissino) o le poesie pindariche di Luigi Alamanni, o ancora i punti di contatto fra le tante digressioni erudite sull'arte militare contenute nell'Italia liberata dai Goti che rimandano all'Arte della guerra del Machiavelli, elaborata proprio in quegli anni. Anzi, le idee linguistiche del poeta spronarono lo stesso Machiavelli a scrivere anche lui un Dialogo sulla lingua, nel quale difende l'uso del fiorentino moderno (cfr. il paragrafo Opere linguistiche).  In seguito si recò a Roma, dove stampò nel 1524 la Sofonisba (dedicandola papa Leone X), la prima tragedia regolare, e la famosa Epistola de le lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana (dedicata a Clemente VII), un arditissimo libello in cui si suggeriva l'inserimento nell'alfabeto latino di alcune lettere greche per segnalare alcune differenze di lettura (vedi sotto). Intanto il figlio Giulio, di salute cagionevole, venne avviato dal padre alla carriera ecclesiastica e, dopo il suo soggiorno a Roma sempre presso papa a Clemente VII, divenne arciprete della cattedrale di Vicenza.  Sempre a Roma, nel 1529 Trissino diede alle stampe alcuni testi fondamentali: la versione riveduta della Epistola, la traduzione del De vulgari eloquentia, Il castellano (dialogo sulla lingua, dedicato a Cesare Trivulzio ed ispirato a quello dantesco), le Rime (dedicate al cardinale Niccolò Ridolfi) e le prime quattro parti della Poetica (il primo trattato ispirato alla Poetica di Aristotele, da poco riscoperta), con le quali il programma di riforma letteraria classicheggiante avviato con la Sofonisba può dirsi quasi concluso. Per i prossimi 20 anni il poeta non stamperà più nulla.  Queste opere sollevarono un grande clamore per la loro arditezza e disorientarono (o meglio: orientarono diversamente) la nascente letteratura italiana: nessuno aveva osato finora riformare addirittura l'alfabeto, né aveva avuto ardire di cancellare l'intero sistema dei generi in uso fin dal Medioevo (le sacre rappresentazioni e il poema cavalleresco, in primis) per farne sorgere dal nulla dei nuovi, cioè poi quelli antichi (la tragedia, la commedia e il poema epico). Da questi libelli prese avvio la secolare questione della lingua italiana. A Bologna, nel corso dell'incoronazione di Carlo V a Re d'Italia e Sacro Romano Imperatore, egli ebbe il privilegio di reggere il manto pontificale a Clemente VII e Carlo lo nominò conte palatino e cavaliere dell'Ordine Equestre della Milizia Aurata.  Secondo quanto riportato dallo storico Castellini, Trissino rifiutò posizioni di potere offertegli dai pontefici a seguito dei successi riportati come diplomatico (Nunzio e Legato), ad esempio l'arcivescovado di Napoli, il vescovado di Ferrara o la porpora cardinalizia, in quanto desideroso di una propria discendenza ed essendo il figlio Giulio avviato nella gerarchia ecclesiastica. Rientrato a Vicenza sposa Bianca, figlia del giudice Nicolò Trissino e di Caterina Verlati, già vedova di Alvise di Bartolomeo Trissino. Da Bianca ebbe due figli: Ciro e Cecilia. Alla nomina di Ciro come erede universale, si scatenarono le ire di Giulio che per lungo tempo lottò in tribunale contro il padre e il fratellastro per poi morire in odore di eresia calvinista. Anche a seguito delle divergenze causate dai cattivi rapporti con Giulio, la coppia si divise quando Bianca si trasferì a Venezia, dove morì il 21 settembre 1540.  Trissino manifestò il proprio fervente sostegno all'Impero dedicando, qualche anno prima della morte, a Carlo V il suo poema in 27 canti L'Italia liberata dai Goti, il primo poema regolare destinato, come si vede fin dal titolo, ad essere importante per la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Nel 1548 stampò anche la commedia I Simillimi, anch'essa la prima commedia regolare.  Villa Trissino di Cricoli (VI) Intanto nella villa di Cricoli alle porte di Vicenza, già dei Valmarana e dei Badoer e acquistata dal padre Gaspare, si radunava una delle più prestigiose Accademie vicentine. Qui Trissino scoprì uno dei più grandi talenti della storia dell'architettura, Andrea Palladio, di cui fu mentore e mecenate, che portò nei suoi viaggi con sé ed educò alla cultura greca e alle regole architettoniche di Marco Vitruvio Pollione.  Morì a Roma l'8 dicembre 1550 e fu sepolto nella Chiesa di Sant'Agata alla Suburra. Vennero alla luce le ultime due parti della sua Poetica, la quinta e la sesta (dedicate ad Antonio Perenoto, vescovo di Arras), che erano comunque già pronte, come si evince dalla chiusura della quarta parte. Progetta e attua una imponente riforma della lingua e della poesia italiane sui modelli classici, cioè la Poetica di Aristotele da poco riscoperta, i poemi di Omero, e le teorie linguistiche esposte di Alighieri nel “Della volgare eloquenza” riscoperto da lui stesso a Padova. Un programma in piena antitesi sia con la moda del petrarchismo di P. Bembo, sia con quella del romanzo cavalleresco incarnato supremamente dall' “Orlando furioso” di L. Ariosto, che allora infuriavano.  Il programma di riforma venne esposto attraverso saggi diversi, cioè un saggio di orto-grafia e di orto-fonetica (Epistola dele lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana, dedicata a Clemente VII), un saggio di teoria della lingua italiana (Il castellano, dedicato a C. Trivulzio), due saggi di grammatica (“Dubbii grammaticali” e la “Grammatichetta”) e un manuale di teoria dei generi letterari (“Poetica”). Tali proposte (specie quella di modificare l'alfabeto inserendovi alcune lettere greche così da rendere visibili le differenti pronunce di alcune vocali e di alcune consonanti) e la riscoperta del “Della volgare eloquenza” di Aligheri) sono clamorosi e fa esplodere in Italia la secolare questione della lingua, idealmente chiusa da “I promessi sposi” di Manzoni.  Questa intensa speculazione teorica ha il suo sbocco fattuale in quattro saggi poetici, tutte molto importanti: la Sofonisba (dedicata a Leone X), la prima tragedia regolare della letteratura moderna (regolare si definisce un'opera costruita secondo le norme derivate dai testi classici, essenzialmente la Poetica di Aristotele e l'Ars poetica di Orazio), L'Italia liberata dai Goti (dedicata a Carlo V), il primo poema epico regolare, e I simillimi (dedicata al G. Farnese), la prima commedia regolare. Si aggiunga un volume di poesie d'amore e di encomio (Rime, dedicato a N. Ridolfi) di gusto anti-petrarchista e ispirato ai poeti siciliani, agli Stilnovisti, ad Aligheri e alla tradizione del Quattrocento, tutte cassate dal Bembo. Anche queste opere sollevarono un grande dibattito, ma saranno destinate ad avere un ruolo centrale nello sviluppo degl’umanita italiana ed europea, se si considera l'importanza che la tragedia e l'epica, ad esempio, hanno in tutta Europa. A lui si deve anche l'invenzione dell'endecasillabo sciolto (cioè senza rima) ad imitazione dell'esametro classico, anche questa un'invenzione destinata a fama europea. La sua produzione comprende diversi generi: innanzitutto un Architettura, incompleto, ricerche sulla numismatica, traduzioni, ed orazioni varie. Se ci si concentra solo sugli studi di teoria del linguaggio, si ha a che fare con pochi testi, ma tutti rilevantissimi, attraverso i quali struttura un coerente programma di riforma del linguaggio sui modelli classici e sul linguaggio d’Alighieri ispirato alla Poetica di Aristotele, ad Omero e al “Della volgare eloquenza”, un sistema da opporre sia alle Prose della volgar lingua del Bembo di qualche anno prima, che aveva dato come modelli solo Petrarca e Boccaccio (riducendo, quindi, i generi letterari solo alla lirica e alla novella), sia all'”Orlando furioso” di L. Ariosto, che è un romanzo cavalleresco e non un poema epico. Attraverso il proprio programma iverrà a creare una tradizione di gusto classico del tutto nuova che nei secoli a venire si affiancherà al bembismo sebbene agli inizi gli fu avversario. Il suo sistema iinfatti, vuole sopperire ai vuoti lasciati dal petrarchismo bembesco e proseguire lo sperimentalismo della tradizione antica e quattrocentesca (la cosiddetta docta varietas). Né egli e l'unico convinto di queste idee, come si dice ancora oltre, ma era affiancato da S. Speroni, B. Tasso (padre di Torquato), A. Brocardo, P. Tolomei, A. Colocci, M. Equicola e altri ancora.  Volendo sintetizzare, le sue opere si raccolgono intorno a tre date:  Dà alle stampe a Roma la tragedia “Sofonisba” (composta prima agli Orti Oricellari) e l'Epistola sulle lettere da aggiungere all'alfabeto. Tutte le sue opere stampate in vita sono scritte secondo l'alfabeto da lui congegnato e non con l'alfabeto usuale. Vengono date alle stampe sei opera: “Della volgare eloquenza”, le prime IV parti della Poetica, il dialogo “Il castellano, le Rime, i Dubbi grammaticali e la Grammatichetta.  Dà alla luce il poema L'Italia liberata dai Goti, e la commedia I simillini. Passeremo in rassegna le principali opere poetiche, tranne gli Scritti linguistici, che hanno un paragrafo apposito. La Sofonisba è in assoluto la prima tragedia regolare della letteratura europea, destinata a vasta fortuna specie in Francia. Secondo il modello antico, Trissino compone una tragedia in endecasillabi sciolti, che imitano i trimetri giambici (il verso a questa data fa la sua prima apparizione), divisa in quadri da cori rimati: alcuni cori sono canzoni petrarchesche mentre altri, invece, canzoni pindariche (che fanno anch'esse qui la loro prima apparizione e si ritroveranno nella poesia di Luigi Alamanni e poi ancora di Gabriello Chiabrera). L'argomento (con sensibile differenza dai classici antichi) è storico (preso da Tito Livio), non fantastico, mitico o biblico. L'azione, come poi sarà canonico nel teatro regolare, si svolge nello stesso posto (unità di luogo) e nello stesso giorno (unità di tempo) e prevede in scena un numero limitato di persone. Venne recitata durante il carnevale di Vicenza, messa in scena dall'amico e allievo Andrea Palladio. La proposta piacque, tutto sommato, e riscosse successo: l'endecasillabo sciolto, metro nuovo, fu approvato anche dal Bembo (come ricorda Giraldi Cinzio) e divenne da allora in poi il metro quasi canonico del teatro italiano, specie tragico (vedi sotto). Anche nelle Rime si mostra uno sperimentatore e il Petrarca, modello obbligatorio a prescindere dal Bembo, si fonde con immagini derivanti da altre epoche e da altri autori, in special modo la poesia occitana, quella siciliana, gli stilnovisti e Dante, i poeti quattrocenteschi. Nel sistema del Trissino è possibile usare ancora metri come, ad esempio, i sirventesi e le ballate (cassati dal Bembo) o anche introdurre particolari nuovi come gli occhi neri di guaiaco della donna amata, immagine inventata dal poeta su un referente quotidiano della cultura cinquecentesca e non in linea con le immagini tipiche del Petrarca (occhi di stelle e simili).  Il Castellano è un dialogo sulla lingua dedicato a Cesare Trivulzio, comandante francese a Milano. Si ambienta a Castel Sant'Angelo e ha per protagonisti Giovanni di Bernardo Rucellai (il castellano, appunto) e Filippo Strozzi, amici degli Orti Oricellari. Il Trissino espone per bocca del Rucellai il suo ideale linguistico, preso dal De vulgari eloquentia, cioè quello di un volgare illustre o cortigiano, mobile ed aperto, fondato in parte sull'uso moderno e concreto della lingua, e in parte sugli autori della tradizione letteraria. Questi autori sono soprattutto Dante e Omero poiché dotati di enargia, cioè della capacità di rendere visibili a parole ciò di cui stanno narrando. Le idee linguistiche del Trissino sollevarono grande clamore (fondate com'erano su un testo la cui paternità dantesca non era ancora assicurata) e fecero scoppiare il secolare 'dibattito sulla lingua italiana' concluso, come detto, almeno idealmente, dal Manzoni tre secoli dopo. Fra i molti che parteciparono al dibattito si ricordi il fiorentino Niccolò Machiavelli al quale il Trissino aveva letto il De vulgari eloquentia sempre agli Orti Oricellari, il Bembo, ovviamente, Sperone Speroni, Baldassarre Castiglione.  Poetica Le teorie che soggiacciono a questo vasto programma vengono esposte nella Poetica (1529), libro fondamentale non solo per il Trissino, essendo in assoluto il primo libro di poetica in Europa ad essere modellato sulla Poetica di Aristotele, destinato a fama secolare in tutto il continente. Né banale né senza rischi era, come potrebbe apparire, l'idea di resuscitare dei generi letterari di fatto morti da millenni e lontani per gusto e ispirazione dalla società rinascimentale.  Sul piano linguistico immagina una lingua di ispirazione dantesca e omerica, cortigiana e illustre, che contempli l'innovazione e la tradizione, che sia aperta a una collaborazione ideale fra varie regioni italiane e non sul predominio esclusivo del toscano trecentesco, che ottemperi anche l'inserimento di neologismi e di dialettismi.  Nella poesia lirica si appoggia, sempre dietro Dante, alla tradizione occitana, siciliana, stilnovista e dantesca e anche petrarchesca. Nella metrica saccheggia ampiamente il trecentesco Antonio da Tempo che ancora contempla ballate e sirventesi, generi cassati dal Bembo, come detto, e si mostra vicino allo sperimentalismo della poesia quattrocentesca. Discorre, inoltre, della possibilità di utilizzare in italiano metri di stile greco e latino, come fatto da lui nei cori della Sofonisba, proposta che avrà grande successo nei secoli a venire, specie nella poesia per musica e nel melodramma.  Discorre poi della tragedia, della commedia, dell'ecloga teocritea e del poema omerico, i generi resuscitati dal mondo classico. A ogni genere vengono date ovviamente le proprie regole tratte da Aristotele, cioè le unità di tempo e di luogo, per la tragedia e la commedia, e le unità narrative, per il poema epico. Vengono quindi stabilite le nette differenze fra il romanzo cavalleresco e il poema epico. Mentre il romanzo cavalleresco narra una vicenda fantastica costituita dall'intreccio di molte storie diverse (alcune delle quali destinate a non chiudersi nel poema poiché non necessarie alla conclusione generale della vicenda), nel poema epico, invece, la vicenda dovrà essere di matrice storica e dovrà essere unitaria e conclusa: essa cioè dovrà venire raccontata dall'inizio alla fine, e i pochi protagonisti dovranno ruotare tutti attorno ad essa, tutti per un solo scopo, e le loro vicende dovranno venire concluse entro l'arco del poema, non lasciando nulla in sospeso. Il genere epico, inoltre, secondo una caratteristica che gli diventerà propria, viene dal Trissino investito di un alto valore morale e politico, profondamente pedagogico, ignoto al romanzo, che lo trasformano in un percorso di formazione morale e culturale.  Per questi tre generi nuovi, il poeta propone l'endecasillabo sciolto, corrispettivo moderno dell'esametro e del trimetro giambico classici (vedi paragrafi sottostanti).  Sul piano dello stile e dei registri il poeta rimanda alle teorie dei greci Demetrio Falereo e di Dionigi di Alicarnasso, che ponevano come vertice dello stile poetico l'energia, cioè la capacità di rappresentare visivamente con le parole le cose di cui s sta narrando, prerogativa, per il Trissino, dello stile di Omero e Dante. Sempre dietro Demetrio e Dionigi, divide la lingua italiana in quattro registri stilistici e non tre, come voluto dalla tradizione medievale e bembesca (la cosiddetta rota Vergilii, secondo la quale esistono 3 registri stilistici soltanto: quello basso, esemplificato dalle Bucoliche, quello medio dalle Georgiche, e quello alto o tragico dell'Eneide). Questo veniva a reimpostare daccapo i rapporti ormai consolidati fra genere letterario e registro stilistico, e fu una novità che avrebbe causato non poco l'insuccesso di un poeta il cui punto debole fu proprio lo stile. Tornò in scena con L'Italia liberata da' Gotthi, un vastissimo poema di endecasillabi sciolti in 27 canti, stampato nel 1547 (primi 9 canti) e nel 1548 (restanti 18), ma iniziato intorno ai primi del secolo, nell'età di Papa Leone X. Esso è di fatto il primo poema epico moderno e sarà destinato, come la Sofonisba, a inaugurare un genere del tutto nuovo, in dichiarata antitesi alla tradizione medievale del romanzo cavalleresco che in quegli anni stava sfondando con Ludovico Ariosto.  L'idea che soggiace alla composizione dell'opera è illustrata nella famosa Dedica a Carlo V che precede il poema, dove il Trissino dichiara di essersi ispirato ovviamente ad Aristotele e all'Iliade di Omero. Con la guida di Omero e di Demetrio Falereo (e non di Dante, si noti), inoltre, reclama l'uso di un volgare illustre che contempli l'inserimento di voci dialettali, arcaiche o anche latine e greche, come infatti nel poema avviene. Come detto più volte, inoltre, lo scopo del poema è 'ammaestrare l'imperatore', non solo attraverso dei modelli cavallereschi, ma anche attraverso conoscenze tecniche di architettura, arte militare e via di seguito.  Il poema è ligio, insomma, a quanto stabilito nella Poetica: la trama è tratta da un accadimento storico cioè la guerra gotica tra l'imperatore bizantino Giustiniano I e gli Ostrogoti che occuparono l'Italia (per la quale il poeta segue lo storico bizantino Procopio di Cesarea), che viene raccontata dall'inizio alla fine, e i (relativamente) pochi protagonisti ruotano attorno ad essa. I personaggi, a loro volta, saranno specchio di altrettanti vizi e virtù da correggere, in questa crociata che sarebbe anche un percorso di formazione bellica e morale del suo lettore ideale, cioè Carlo V stesso. Il poema, atteso da vent'anni dai dotti italiani, fu uno dei più clamorosi fiaschi della storia letteraria italiana, come noto, anche se ebbe un impatto profondissimo. Critiche violente vennero da Giambattista Giraldi Cinzio (che ne parla nei suoi Romanzi) e da Francesco Bolognetti, ma non solo. I quali derisero il poema per la sua imitazione pedissequa dei valori dell'eroismo classico (grandezza e generosità d'animo, nobiltà e gloria), per l'attenzione estrema alla corretta applicazione delle regole aristoteliche, più che alla fluidità della narrazione o al dare un rilievo psicologico ai personaggi, assolutamente frontali. Inoltre, la ripresa parola per parola del modello omerico (ma in generale di tutte le moltissime fonti tradotte dal poeta) fu ritenuta noiosa, e la solennità dell'argomento venne a scontrarsi con la prosaicità dello stile trissiniano, del metro senza rima costruito in maniera formulare (come quello di Omero ovviamente) che rende il dettato fiacco e stereotipato. I lunghi intervalli eruditi, inoltre, in cui il poeta si dilunga nelle descrizioni degli accampamenti, dei monumenti della Roma medievale, di città, architetture, armature, eserciti, giardini, mappe geografiche dell'Italia, precetti morali, massime e apologhi eruditi e via di seguito, soffocano la narrazione epica (nella prima edizione il poema è addirittura corredato da tre cartine geografiche) e rendono il poema di difficile lettura.  Ciò non toglie, tuttavia, che l'Italia liberata abbia un posto di rilievo nella letteratura: la visione di un mondo superiore di eroi solenni e composti nella dignità del loro ideale e della loro missione, tipicamente aristocratici, anticipava le preoccupazioni morali della Controriforma.  Sarà proprio alla fine del secolo, infatti, che il poema trissiniano avrà la sua fortuna, col Tasso ma non solo.  “I simillimi” w l'ultima opera stampata dal poeta e i modelli sono indicati da lui stesso nella dedica a Farnese: Aristofane e la Commedia antica -- Menandro è stato riscoperto solo nel Novecento) -- sul modello della quale il Trissino ha fornito la favola dei cori (con l'appoggio anche dell'Arte poetica di Orazio) ma non del prologo. Dichiarata è anche l'ascendenza da Plauto (essenzialmente i Menecmi). Il testo è costruito in versi sciolti, ovviamente, mentre i cori sono costituiti anche da settenari e sono rimati.Le opere linguistiche  Frontespizio del Castellano di Giangiorgio Trissino, stampato con lettere aggiunte all'alfabeto italiano da quello Greco. I suoi saggi di filosofia del linguaggio sono essenzialmente quattro: l'Epistola, Castellano, Dubbi, Grammatichetta, oltre, ovviamente la Poetica. Accese discussioni suscita il suo esordio letterario, cioè la proposta di ri-formare l'alfabeto classico italiano, di radice latina – Lazio -- contenute nell' “Ɛpistola del Trissinω” delle lettere nuωvamente aggiunte nella lingua italiana”, dove suggerisce l'adozione di grafia dell’abecedario di vocali e consonanti della fonologia greca al fine di “dis-ambiguare” un segno diversi resi allora, e ancor oggi, con il medesimo segno grafico: e e o aperte (“ε” ed “ω”) e chiuse, z sorda e “z” sonora (“ζ”) – “Speranζa” -- nonché la distinzione dell’“i” e dell’ “u” con valore di vocale (i, u), o di consonante (j, v).  Ri-propone questa idea, sebbene ricorrendo a segni diverse, anche l'accademico della Crusca (cruschense) Salvini, sempre senza successo. Accolta fu nei secoli a venire, invece, la sua proposta di utilizzare la “z” al posto della “t” nelle vocaboli latini che finiscono in “-tione” (implicatione > “implicazione” -- oratione > orazione) e di distinguere sistematicamente il segno “u” dal signo “v” (uita > “vita”)  I punti principali dell'abecedario riformato sono i seguenti: carattere fonema Distinto da Pronuncia “Ɛ”, “ε”; E aperta [ɛ] E e E chiusa [e] “Ω” “ω” O aperta [ɔ] O o O chiusa [o] V v V con valore di consonante [v] U u U con valore di vocale [u] J j con valore di consonante J [j] I iI con valore di vocale [i] “Ӡ” “SPERANӠA” “ç” – Sperança -- Z sonora [dz] Z z Z sorda [ts]. Tali idee vengono confermate. Nel Castellano, propone il modello di una lingua cortigiana-italiana formata dagli elementi comuni a tutte le parlate dei letterati della penisola, non solo nel lessico ma anche al livello della fonetica (visibile ormai grazie al suo abecedario ri-formato). La sua teoria si appoggia ad Omero e soprattutto alla sua traduzione del “De vulgari eloquentia”, e vede amplificata nella “Poetica”, in riferimento a tutti i generi letterari, ed e illustrata materialmente nella sua Grammatichetta messa a disposizione da Trissino stesso e i Dubbi grammaticali. Alla sua tesi si dimostrano particolarmente ostili i toscani, ovviamente, visto che Aligheri stesso asserisce nel trattato che il toscano non è il volgare illustre. Tra di essi spicca il Machiavelli, come accennato, che compose un “Dialogo sulla lingua” nel quale reclama la specificità del fiorentino in opposizione a Bembo e anche a Trissino, che nella grammatica di base parte sempre dalla lingua letteraria, anche perché l'unica in grado di assicurare a livelli profondi una similarità fra i vari parlari italiani. Un esempio: se nel toscano di Poliziano è normale usare “lui” in funzione di soggetto, Bembo invece rispolvera “egli” e lo stesso fa Trissino. Machiavelli, invece, difende l'uso di “lui”, normale a Firenze. La riforma trissiniana dei segni dell’abecedario italiano, applicata sistematicamente da lui in tutti i suoi saggi (anche negli appunti!), è un prezioso documento delle differenze di pronuncia tra il tosco toscano e la lingua cortigiana, fra la lingua letteraria e la corretta pronounia Nordica (e vicentino) perché applica i propri criteri nel pubblicare i suoi saggi o nell'interpretare alcuni segni del toscano. La conseguente maggior difficoltà non favoresce la diffusione della sua filosofia e porta diverse critiche da parte dei filosofi suoi contemporanei. Sebbene sia noto come esegeta aristotelico, il Trissino si era formato, invece, sul finire del Quattrocento e nei primi del Cinquecento nelle capitali culturali italiane sature di cultura neoplatonica e mistica: non ci riferiamo solo agli anni a Milano presso il Calcondila (amico di Marsilio Ficino) o a Ferrara presso il Leoniceno, ma soprattutto a quelli trascorsi agli Orti Oricellari fiorentini e nella Roma di Leone X, figlio di Lorenzo de' Medici. Importanti sono i due ritratti che ci vengono lasciati da due contemporanei. Il primo è il quello di Giovanni di B.  Rucellai, che nel poemetto in versi sciolti Le api, dopo aver discusso dell’armonia cosmica e della dottrina ermetico-platonica dell’Anima Mundi, specifica ai vv. 698-704: «Questo sì bello e sì alto pensiero / tu primamente rivocasti in luce / come in cospetto degli umani ingegni Trissino, con tua chiara e viva voce, tu primo i gran supplicii d’Acheronte ponesti sotto i ben fondati piedi / scacciando la ignoranza dei mortali». Insomma il Trissino viene riconosciuto come un interprete del pensiero platonico e, si direbbe, democriteo. Il secondo, invece, riguarda le esposizioni rilasciate al'Inquisizione, dopo la morte del poeta, da parte del Checcozzi, il quale dichiara che il Trissino «faceva discendere le anime umane dalle stelle ne’ corpi e diede a divedere come i passaggi di quelle di pianeta in pianeta fossero stimate altrettante morti e dicesse essere pene infernali non le retribuzioni della vita futura ma le passioni e i vizi» (in B. Morsolin, Giangiorgio Trissino. Monografia di un gentiluomo letterato del secolo XVI, Firenze, Le Monnier). A questo si aggiungano ancora la ripetuta ammissione di credere nella salvezza per sola Grazia (Morsolin, confermata nell'Epistola a Marcantonio da Mula), cioè di essere a rigore un luterano, e la lunga requisitoria contro il clero corrotto contenuta contenuta nell'Italia liberata, requisitoria che però, come rilevato da Maurizio Vitale (in L'omerida italico: Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla lingua dell'«Italia liberata da' Gotthi», Istituto Veneto di Scienze ed Arti, ), non figura in tutte le stampe del poema ma solo in quelle indirizzate forse in Germania.  Anche quindi, auspicava un riordino interno della Chiesa e una sua restaurazione morale, in linea con il generale movimento di riforma che scoppio' nel Rinascimento, con Lutero, Erasmo etc.... senza per questo farne un luterano in senso stretto. Insomma, è un tipico esponente della tradizione religiosa pre-tridentina, in cui il fervido sostegno alla Chiesa romana e la vicinanza coi papi non escludono forti iniezioni di filosofia idealista e della scuola di Crotone, di stoicismo e di astrologia, di tradizione bizantina e millenarismo, in cui Erasmo da Rotterdam, M.Lutero, Agrippa von Nettesheim, Pico, Ficino si fondono in una forma religiosa eclettica e ancora tollerata prima dell'apertura del Concilio di Trento. Le persecuzioni inizieranno dopo la sua morte  e vi verrà coinvolto, invece, il figlio Giulio, vicino al calvinismo, che subirà l'Inquisizione.  Il suo poema, una vera enciclopedia dello scibile, è molto interessante a riguardo, e queste venature di pensiero religioso inquiete ed eclettiche sono evidenti in maniera palese. Si ricordino gl’angeli che portano nomi di divinità pagane -- Palladio, Onerio, Venereo etc... -- e che non sono altro che allegorie delle facoltà umane o delle potenze naturali (Nettunio, angelo delle acque, ad esempio, o Vulcano come metonimia del fuoco) come indicato nel De Daemonius di M. Psello e nel pensiero idealista o accademico. E questo uno dei punti più bersagliati dai critici contro lui, per primo, ancora una volta, G. Cinzio. Di A. Palladio cura soprattutto la formazione di architetto inteso come filosofo umanista. Questa concezione risulta alquanto insolita in quell'epoca, nella quale all'architetto era demandato un compito preminentemente di tecnico specializzato. Non si può capire la formazione filosofica ed umanistica e di tecnico specializzato della costruzione dell'architetto Andrea della Gondola, senza l'intuito, l'aiuto e la protezione di lui. È lui a credere nel giovane lapicida che lavora in modo diverso e che aspira a una innovazione totale nel realizzare le tante opere. Gli cambia il nome in Palladio, come l'angelo liberatore e vittorioso presente nel suo poema L'Italia liberata dai Goti. Secondo la tradizione, l'incontro tra lui e Gondola ha nel cantiere della villa di Cricoli, nella zona nord fuori della città di Vicenza, che in quegli anni sta per essere ristrutturata secondo i canoni dell'architettura classica. La passione per l'arte e la cultura in senso totale sono alla base di questo scambio di idee ed esperienze che si rivela fondamentale per la preziosa collaborazione tra i due "grandi". Da lì avrà inizio la grande trasformazione dell'allievo di G. Pittoni e Giacomo da Porlezza nel celebrato Andrea Palladio. E proprio lui a condurlo a Roma nei suoi viaggi di formazione a contatto con il mondo classico e ad avviare il futuro genio dell'architettura a raggiungere le vette più ardite di un'innovazione a livello mondiale, riconosciuta ed apprezzata ancora oggi. Il sistema letterario inventato dal lui non e il solo tentativo di preservare un rapporto diretto con la cultura degl’antichi con Aligheri e con l'umanesimo del Quattrocento, che il sistema bembiano esclude. Molti altri condividevano le sue idee, infatti, come A. Brocardo, B. Tasso, anche loro intenti a inventare nuovi metri su imitazione dei classici. Tuttavia, se si eccettua forse S. Speroni, e uno dei pochi che struttura nella sua Poetica un sistema totale, onni-comprensivo, aristotelico in senso pieno, dove ogni genere è regolato in maniera specifica; e questo gli permette di essere un punto di riferimento privilegiato.  Bisogna fare a questo punto una distinzione essenziale fra le sue produzione filosofica e le sue teorie letterarie. Le opere poetiche, forse con la sola eccezione della Sofonisba e delle Rime, sono notoriamente brute. Lo stile è fiacco e prosaico e la narrazione dispersa in mille meandri eruditi, ragione per cui furono conosciute da tutti, lette e ammirate, ma non apprezzate né imitate dal punto di vista stilistico. L’invenzione del verso sciolto, che e centrale nella storia letteraria europea, infatti, non e destinata a fiorire con lui ma solo alla fine del secolo perché venisse accettata entro un poema di genere e di stile alto come quello epico. La sua filosofia, invece, trova un successo secolare, non solo in Italia ma in molti paesi europei specie nel Settecento, con la nuova moda del classicismo. Questo specie per quel che riguarda i due generi principali del mondo degl’antichi, la tragedia e l'epica, e con essi anche il verso sciolto. In Italia si può dire che ha grande fortuna col verso sciolto e col poema epico, ma minore col teatro tragico. La Sofonisba, quando usce, non era in Italia l'unica tragedia di imitazione antica, anche se era la prima: vi erano, infatti, anche quelle di Giovanni di Bernardo Rucellai, composte sempre agli Orti Oricellari. Ma la tragedia ispirata ai modelli antici non trovò terreno in Italia e fu soppiantata presto, già a metà del secolo, da quella 'alla latina' -- cioè piena di fantasmi, conflitti, colpi di scena e sangue, shakespeariana insomma), riportata in auge a Ferrara dalle Orbecche di Giambattista Giraldi Cinzio -- una linea di gusto che, alla fine del Cinquecento e nel Seicento, si sposerà in pieno col teatro gesuita, di ispirazione anche esso stoica e senecana.  Non così nell'epica e nel verso sciolto. Il poema del Trissino è nominato infatti da tutti i principali autori epici dell'epoca (e spesso in mala fede), da Bernardo Tasso (intento anche lui alla realizzazione del poema Amadigi, che nella prima stesura era in versi sciolti) e Giambattista Giraldi Cinzio (che compose contro l'Italia liberata il volume Dei romanzi), F. Bolognetti e via via fino a Tasso. Quest'ultimo parla spesso dell'Italia liberata nei Discorsi del poema eroico e, sebbene ne rilevi i limiti, la tiene presente chiaramente come modello teorico e anche in molti passaggi della Gerusalemme liberata (fra cui la famosa morte di Clorinda, ripresa da quella dell'amazzone Nicandra, ad esempio). Vale la pena specificare che il titolo di “Gerusalemme liberate”, infatti, non fu deciso dal Tasso (che nei Discorsi chiama sempre il suo poema “Goffredo”), ma dallo stampatore A. Ingegneri, che doveva aver notato la somiglianza dell'opera tassiana col poema trissiniano.  Mentre nel Rinascimento i critici iniziavano a discutere dei rapporti fra poesia epica e romanzo cavalleresco, si assiste a un lento processo di 'acclimatazione' del verso sciolto nei poemi narrativi. Dapprima viene usato nei generi minori, come le ecloghe pastorali, i poemetti georgici, gli idilli o le traduzioni, ma alla fine del secolo sarà impiegato in opere imponenti come l'”Eneide” di Caro, o nel poema sacro del Mondo creato di Tasso, o nello stile fastoso dello Stato rustico di G. Imperiale o quello classico di Chiabrera  in pieno Barocco. Anzi, proprio Chiabrera (non a caso allievo di Speroni) si può dire che sia il suo grande erede, animato come lui dal desiderio di riformare la metrica e di ricreare i generi letterari sui modelli classici. La Poetica è citata dal Chiabrera in punti importanti, sia in difesa del verso sciolto, sia dei generi metrici non bembeschi o nuovi, sia, implicitamente, nella ripresa del mito di Dante e di Omero (cfr. il paragrafo apposito in Chiabrera).  Il Trissino ebbe ancora fortuna anche nel XVIII secolo, con l'edizione in due volumi Scipione Maffei di Tutte le opere (Verona, Vallarsi, ancora oggi punto di riferimento indispensabile), e con nove tragedie intitolate Sofonisba, una delle quali d’Alfieri. Grande fu l'influenza anche nel melodramma: si contano ben quattordici Sofonisba, una delle quali di Gluck e uno di Caldara. Ma a parte la fortuna della Sofonisba, considerando che la riforma poetica dell'Accademia dell'Arcadia si ispira dichiaratamente alla poesia e alla metrica del Chiabrera, possiamo dire che il Trissino sia stato uno dei fondatori della poesia arcadica e capostipite di una tradizione letteraria, anche quella del melodramma settecentesco. Non a caso è uno degli autori più presenti nella ragion poetica di Gravina, maestro del giovane Pietro Metastasio, la cui prima opera sarà la tragedia Giustino, una riproposizione quasi parola per parola del III canto dell'Italia liberata dove si narrano gli amori di Giustino e di Sofia. PCastelli dedica la poeta una intera monografia (La vita di Giovangiorgio Trissino oratore e poeta). Si può dire, quindi, che non solo nell'epica il Trissino abbia avuto fortuna, ma anche nel teatro italiano, anche se nelle forme del melodramma e non quelle della tragedia, come tipico della tradizione italiana. Questo grazie, soprattutto, alla mediazione del Chiabrera, che seppe rendere le forme metriche del Trissino (prima fra tutte il verso sciolto) di insuperabile eleganza.  Nell'Ottocento si ricordino l'Iliade di Vincenzo Monti e l'Odissea di Ippolito Pindemonte, che proseguono la grande storia del verso sciolto nella traduzione italiana, e le considerazioni di tre grandi scrittori. Il primo è Manzoni che, meditando sul romanzo storico, rifletté anche sui rapporti fra creazione poetica e verosimiglianza storica date da Aristotele nello scritto Del romanzo storico e, in genere, de’ componimenti misti di storia e d’invenzione. Il secondo è G. Carducci che stronca  il poema ne I poemi minori del Tasso (in L’Ariosto e il Tasso) e il terzo è B. Morsolin che compose la biografia del poeta (Giangiorgio Trissino o monografia di un letterato) che ancora oggi è indispensabile.Francia In Francia, invece, si assiste in un certo senso alla situazione opposta e le teorie del Trissino trovarono vasta eco più nel teatro che nel poema epico, questo anche perché in generale il teatro classico francese ha sempre prediletto i modelli greci ai latini e il teatro, in genere, al melodramma. Nel teatro francese l'influenza della Sofonisba sarà forte: la prima rappresentazione documentata in francese è nel castello di Blois, davanti alla corte della regina, Caterina de' Medici, non a caso una fiorentina[29]. La corte di Francia era già abituata d'altronde alla poesia italiana di stile classico da almeno trent'anni, dopo il soggiorno presso Francesco I di Francia di Luigi Alamanni. Da qui in poi si conteranno otto Sofonisba fino alla fine del Settecento, una delle quali di Pierre Corneille. Non così invece nell'epica, genere che in Francia trovò poco seguito, e nel verso sciolto, che non si acclimatò mai nella poesia francese, poco adatta per suo ritmo naturale a un verso senza rima. Il Voltaire, che amava l'Ariosto, ricorda l'Italia liberata nel suo Saggio sulla poesia epica più che altro per rilevare le pecche del poema. In Inghilterra si ricorda la fortuna del verso sciolto (blank verse) a partire dal XVII secolo, che avrà la sua consacrazione nel Paradiso perduto di Milton, e le lodi tributate al Trissino da Pope nel prologo alla Sofonisba di Thomson. In Germania si ricordano tre Sofonisba. Anche Goethe possede una copia delle Rime trissiniane  Opere: “Sofonisba, tragedia Ɛpistola del Trissino de le lettere nuωvamente aggiunte ne la lingua Italiana; De vulgari eloquentia di Alighieri; traduzione Il castellano, dialogo: Daelli; Poetica; Dubbi grammaticali; Grammatichetta; L'Italia liberata dai Goti, poema epico I simillimi, commedia Galleria d'immagini  Gian Giorgio Trissinoincisione da Tutte le opere non più pubblicate di Giovan Giorgio Trissino, Miniatura di Gian Giorgio Trissino. Incisione da Castelli La vita di Giovangiorgio Trissino, Targa a Trissino, in piazza Gian Giorgio Trissino. Targa posta sulla casa natale di Gian Giorgio Trissino, in corso Fogazzaro 15 a Vicenza, opera di Bartolomeo Bongiovanni.Medaglione posto nel salone di Palazzo Venturi Ginori, a Firenze, raffigurante Giovan Giorgio Trissino, membro dell'Accademia Neoplatonica che lì ebbe sede.  Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI,Margaret Binotto, La chiesa e il convento dei santi Filippo e Giacomo a Vicenza, Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino, Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato. L'incisione recita: DEMETRIO CHALCONDYLÆ ATHENIENSIIN STUDIIS LITERARUM GRÆCARUMEMINENTISSIMOQUI VIXIT ANNOS LXXVII MENS. VET OBIIT ANNO CHRISTI MDXIJOANNES GEORGIUS TRISSINUS GASP. FILIUSPRÆCEPTORI OPTIMO ET SANCTISSIMOPOSUIT. Pierfilippo Castelli, La Vita di Giovan Giorgio Trissino, ernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato; Bernardo Morsolin Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, Giambattista Nicolini, Vita di Giangiorgio Trissino, Nell'originale sofocleo "τὸ δὲ ζητούμενον ἁλωτόν", letteralmente "ciò che si cerca, si può cogliere".  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato, Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio Trissino, Pierfilippo Castelli, La vita, Antonio Magrini, Reminiscenze Vicentine della Casa di Savoia. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato. Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato, Silvestro Castellini, Storia della città di Vicenza...Pierfilippo Castelli, La vita di Giovan Giorgio Trissino, 1753, nota a pag 48  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, 1Come i saggi di Lucien Faggion ricordano, per preservare il patrimonio famigliare non era inusuale sposare cugini di altri rami della medesima famiglia.  La decisione di scegliere Ciro come proprio erede ebbe ripercussioni drammatiche per diverso tempo. Oltre al trascinarsi della causa civile intentata da Giulio al padre e a Ciro, nacque una vera e propria faida tra i discendenti Trissino dal Vello d'Oro e i parenti del ramo dei Trissino più prossimo alla prima moglie, Giovanna. Le voci che fecero risalire a Ciro la denuncia anonima alla Santa Inquisizione delle simpatie protestanti di Giulio nel 1573, spinsero Giulio Cesare, nipote di Giovanna, a uccidere Ciro a Cornedo nel 1576, davanti a Marcantonio, uno dei suoi figli. Quest'ultimo decise di vendicare il padre, accoltellando a morte Giulio Cesare che usciva dalla cattedrale di Vicenza il venerdì santo del 1583. R. Trissino, altro avversario dei Trissino dal Vello d'Oro, s'introdusse nella casa di Pompeo, primogenito di Ciro, e ne uccise la moglie, Isabella Bissari, e il figlioletto Marcantonio, nato da poco. Si vedano al proposito vari saggi sull'argomento di Lucien Faggion, tra cui Les femmes, la famille et le devoir de mémoire: les Trissino aux XVIe et XVIIe siècles. Dovette affrontare una causa civile intentatagli dai Valmarana: negli ultimi decenni ProfessoreAlvise di Paolo Valmarana perse villa e tenuta, giocandosele col patrizio Orso Badoer, che rivendette la proprietà a Gaspare Trissino. Gli eredi Valmarana tentarono di riprendersela ipotizzando un vizio all'origine, ma il tribunale diede ragione ai diritti del Trissino. Si veda Lucien Faggion, Justice civile, témoins et mémoire aristocratique: les Trissino, les Valmarana et Cricoli au XVIe siècle,.  Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o Monografia di un letterato del secolo XVI, voce Trissino nel sito Treccani L'Enciclopedia Italiana.  Paolo D'Achille, Trissino, Giangiorgio, in L'Enciclopedia dell'Italiano.  "Palladio" è anche un riferimento indiretto alla mitologia greca: Pallade Atena era la dea della sapienza, particolarmente della saggezza, della tessitura, delle arti e, presumibilmente, degli aspetti più nobili della guerra; Pallade, a sua volta, è un'ambigua figura mitologica, talvolta maschio talvolta femmina che, al di fuori della sua relazione con la dea, è citata soltanto nell'Eneide di Virgilio. Ma è stata avanzata anche l'ipotesi che il nome possa avere un'origine numerologica che rimanda al nome di Vitruvio, vedi Paolo Portoghesi, La mano di Palladio, Torino, Allemandi, 2 Dal volantino della mostra dedicata a Trissino, in occasione dell’anniversario della promulgazione dello Statuto del Comune, organizzata dalla Provincia di Vicenza, Comune di Trissino e Pro Loco di Trissino.  L. Cicognara, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo di Canova, Giachetti, Losanna, 1824. Sull'autore in generale si vedano almeno tre testi fondamentali:  Pierfilippo Castelli, La vita di Giovangiorgio Trissino, oratore e poeta, ed. Giovanni Radici, Venezia, Bernardo Morsolin, Giangiorgio Trissino o monografia di un letterato del secolo XVI, Firenze, Le Monnier, Atti del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, Vicenza); N. Pozza, Vicenza, Neri Pozza, Sulla Sofonisba:  E. Bonora La "Sofonisba" del Trissino, Storia Lettaliana, Garzanti, Milano, M. Ariani, Utopia e storia nella Sofonisba di Giangiorgio Trissino, in Tra Classicismo e Manierismo, Firenze, Olschki, C. Musumarra, La Sofonisba ovvero della libertà, «Italianistica», Sulle Rime:  A. Quondam, Il naso di Laura. Lingua e poesia lirica nella tradizione del classicismo, Ferrara, Panini, C. Mazzoleni, L’ultimo manoscritto delle Rime di Giovan Giorgio Trissino, in Per Cesare Bozzetti. Studi di letteratura e filologia italiana, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Sull'Italia liberata si vedano almeno (in ordine di stampa):  F. Ermini, L’Italia liberata dai Goti di Giangiorgio Trissino. Contributo alla storia dell’epopea italiana, Roma, Romana, A. Belloni, Il poema epico e mitologico, Milano, Vallardi, Ettore Bonora, L'"Italia Liberata" del Trissino,Storia della Lett. italiana,Milano, Garzanti, Marcello Aurigemma, Letteratura epica e didascalica, in Letteratura italiana,  IV, Il Cinquecento. Dal Rinascimento alla Controriforma, Bari, Laterza, Marcello Aurigemma, Lirica, poemi e trattati civili del Cinquecento, Bari, Laterza, Guido Baldassarri. Il sonno di Zeus. Sperimentazione narrativa del poema rinascimentale e tradizione omerica, Roma, Bulzoni, Renato Bruscagli, Romanzo ed epos dall’Ariosto al Tasso, in Il Romanzo. Origine e sviluppo delle strutture narrative nella cultura occidentale, Pisa, ETS, D. Javitch, La politica dei generi letterari nel tardo Cinquecento, «Studi italiani», David Quint, Epic and Empire. Politics and generic form from Virgil to Milton, Princeton, Princeton University Press, F. Tateo, La letteratura epica e didascalica, in Storia della letteratura italiana,  IV, Il Primo Cinquecento, Roma, Salerno, Sergio Zatti, L'imperialismo epico del Trissino, in Id., L'ombra del Tasso, Milano, Bruno Mondadori, aRenato Barilli, Modernità del Trissino, «Studi Italiani», A. Casadei, La fine degli incanti. Vicende del poema epico-cavalleresco nel Rinascimento, Roma, Franco Angeli,  D. Javitch, La nascita della teoria dei generi letterari, «Italianistica», Cllaudio Gigante, «Azioni formidabili e misericordiose». L'esperimento epico del Trissino, in «Filologia e Critica», Stefano Jossa, Ordine e casualità: ideologizzazione del poema e difficoltà del racconto fra Ariosto e Tasso, «Filologia e critica», S. Sberlati, Il genere e la disputa, Roma, Bulzoni, S. Jossa, La fondazione di un genere. Il poema eroico tra Ariosto e Tasso, Roma, Carocci, M. Pozzi, Dall’immaginario epico all’immaginario cavalleresco, in L’Italia letteraria e l’Europa dal Rinascimento all’Illuminismo, in Atti del Convegno di Aosta,  N. Borsellino e B. Germano, Roma, Salerno, M. De Masi, L'errore di Belisario, Corsamonte, Achille, «Studi italiani», Claudio Gigante, Un'interpretazione dell'«Italia liberata dai Goti», in Id., Esperienze di filologia cinquecentesca. 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Peter Lang,, Alessandro Corrieri, Lo scudo d’Achille e il pianto di Didone: da L’Italia liberata da’ Gotthi di Giangiorgio Trìssino a Delle Guerre de’ Goti di Gabriello Chiabrera, «Lettere italiane»,Alessandro Corrieri, I modelli epici latini e il decoro eroico nel Rinascimento: il caso de L’Italia liberata da’ Gotthi di Giangiorgio Trìssino, «Lettere italiane», Sul dibattito sui generi letterari e la Poetica (in ordine di stampa):  E. Proto, Sulla ‘Poetica’ di G. G. Trissino, Napoli, Giannini e figli, C. Guerrieri-Crocetti, Giovan Battista Giraldi Cintio e il pensiero critico del secolo XVI, Milano-Genova-Napoli, Società Dante Alighieri, G. Mazzacurati, La mediazione trissiniana, in Misure del classicismo rinascimentale, Napoli, Liguori, G. Mazzacurati, Conflitti di culture nel Cinquecento, Napoli, Liguori, A. Quondam, La poesia duplicata. Imitazione e scrittura nell'esperienza del Trissino, in Atti del Convegno di Studi su G. Trissino, N. Pozza, Vicenza, Accademia Olimpica, G. Mazzacurati, Il Rinascimento del Moderni. La crisi culturale Professoree la negazione delle origini” (Bologna, Il Mulino); M. Pozzi, Lingua, cultura, società. Saggi della letteratura italiana del Cinquecento, Alessandria, Dell’Orso, Per il rapporto fra l’epica del T. e quella del Tasso (in ordine di stampa):  E. Williamson, Tasso’s annotations to Trissino’s Poetics, «Modern Language Notes», M. Clarini, Le postille del Tasso al Trissino, «Studi Italiani», G. Baldassarri, «Inferno» e «Cielo». Tipologia e funzione del «meraviglioso» nella «Liberata», Roma, Bulzoni, R. Bruscagli, L’errore di Goffredo, «Studi tassiani», S. Zatti, Tasso lettore del Trissino, in Torquato Tasso e la cultura estense, G. Venturi, Firenze, Olsckhi, Sulla lingua e il dibattito dei contemporanei si vedano almeno (in ordine di stampa):  B. Migliorini, Le proposte trissiniane di riforma ortografica, «Lingua nostra» G. Nencioni, Fra grammatica e retorica. Un caso di polimorfia della lingua letteraria dal secolo XIII al XVI, Firenze, Olsckhi, B. Migliorini, Note sulla grafia nel Rinascimento, in Id., Saggi linguistici, Firenze, Le Monnier, B. Migliorini, Il Cinquecento, in Storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni [e ristampe]. E.Bonora, "La questione della lingua", Storia Lettaliana, Garzanti, Milano, C. Segre, L’edonismo linguistico del Cinquecento, in Lingua, stile e società, Milano, Feltrinelli,  O. Castellani-Pollidori, Il Cesano de la lingua toscana, Firenze, Olschki, O. Castellani-Pollidori, Niccolò Machiavelli e il Dialogo intorno alla lingua. Con un’edizione critica del testo, Firenze, Olschki,  M. R. Franco Subri, Gli scritti grammaticali inediti di Claudio Tolomei: le quattro lingue di toscana, «Giornale storico della letteratura italiana», I. Paccagnella, Il fasto delle lingue. Plurilinguismo letterario nel Cinquecento, Roma, Bulzoni,  M. Pozzi, Trattatisti del Cinquecento, Milano-Napoli, Ricciardi,  B. Richardson, Trattati sull’ortografia del volgare, Exeter, University of Exeter,  M. Pozzi, Gian Giorgio Trissino e la letteratura italiana, in Id., Lingua, cultura e società. Saggi sulla letteratura italiana del Cinquecento, Alessandria, Edizioni dell’Orso, A. Cappagli, Gli scritti ortofonici di Claudio Tolomei, «Studi di grammatica italiana», N. Maraschio, Trattati di fonetica del Cinquecento, Firenze, presso l’Accademia,  C. Giovanardi, La teoria cortigiana e il dibattito linguistico nel primo Cinquecento, Roma, Bulzoni, M. Vitale, L'omerida italico: Gian Giorgio Trissino. Appunti sulla lingua dell'«Italia liberata da' Gotthi», Istituto Veneto de Scienze ed Arti,. Sulla traduzione di Dante e l'importanza del De vulgari eloquentia si vedano almeno (in ordine di stampa):  M. Aurigemma, Dante nella poetica linguistica del Trissino, «Ateneo veneto», foglio speciale,  C. Dionisotti, Geografia e storia della letteratura italiana, in Geografia e storia della letteratura italiana, Torino, Einaudi,Floriani, Trissino: la «questione della lingua», la poetica, negli Atti del Convegno di Studi su Giangiorgio Trissino, etc...(ora in Gentiluomini letterati. Studi sul dibattito culturale nel primo Cinquecento, Napoli, Liguori, I. Pagani, La teoria linguistica di Dante, Napoli, Liguori,  C. Pulsoni, Per la fortuna del De vulgari Eloquentia nel primo Cinquecento: Bembo e Barbieri, «Aevum», E. Pistoiesi: Con Dante attraverso il Cinquecento: Il De vulgari eloquentia e la questione della lingua, «Rinascimento», Per le trafile del codice dantesco posseduto dal Trissino, oggi alla Biblioteca Trivulziana di Milano, cfr. l'introduzione diRàjna alla sua edizione del De Vulgari Eloquentia (Firenze, Le Monnier) e G. Padoan, Vicende veneziane del codice Trivulziano del “De vulgari eloquentia”, in Dante e la cultura veneta, Atti del convegno di studi della fondazione “Giorgio Cini”, Venezia-Padova-Verona, V. Branca e G. Padoan, Firenze, Olschki, Tutti i testi del Trissino si rileggono nei due volumi intitolati Tutte le opere Scipione Maffei (Verona, Vallarsi, 1729), che non riproducono però l'alfabeto inventato riformato. Alcuni testi hanno avuto delle edizioni moderne:  La Poetica si rilegge nei Trattati di poetica e di retorica del Cinquecento B. Weinberg, Bari, Laterza, Il testo è riprodotto con l'alfabeto inventato dal Trissino. Scritti linguistici, A. Castelvecchi, Roma, Salerno (che contiene la Epistola delle lettere nuovamente aggiunte, Il Castellano, i Dubbii grammaticali e la Grammatichetta). I testi sono riprodotti con l'alfabeto inventato dal Trissino. La Sofonisba è stata curata da R. Cremante, nel Teatro del Cinquecento, Napoli, Ricciardi, Il testo è riprodotto con l'alfabeto inventato dal Trissino ed è dotato di un vasto commento e introduzione. La traduzione del De vulgari eloquentia si può leggere in D. Alighieri, F. Chiappelli, nella collana “I classici italiani”, G. Getto, Milano, Mursia, oppure, assieme al testo latino, nel 2 tomo dell’Opera Omnia curata da Scipione Maffei (vedi sotto). Per l'Italia liberata dai Goti e per I Simillimi si deve ricorrere, invece, alle prime edizioni o all'edizione del Maffei o alle ristampe sette-ottocentesche. Per l'elenco completo di tutte le stampe, ristampe, studi ed edizioni sul Trissino vedi Alessandro Corrieri, Giangiorgio Trissino., consultabile (aggiornata al 2 settembre ) presso//nuovorinascimento.org/cinquecento/trissino.pdf.  A. Palladio Trissino (famiglia). Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Encyclopædia Britannica, Inc.  Opere di Gian Giorgio Trissino, Gian Giorgio Trissino (altra versione) / Gian Giorgio Trissino (altra versione) / Gian Giorgio Trissino (altra versione), su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Gian Giorgio Trissino,. Opere di Gian Giorgio Trissino, su Progetto Gutenberg. Gian Giorgio Trissino, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  ItalicaRinascimento: Giovan Giorgio Trissino, L'Italia liberata dai Gotthi.  L’uomo solo ha il comercio del parlare. Questo è il nostro vero e primo parlare. Non dico nostro, perchè altro parlar ci sia che quello dell'uomo. Perciò che fra tutte le cose che sono solamente a l'uomo e dato il parlare ,sendo a lui necessario solo. Certo non a gl’angeli non a gl’animali inferiori e necessario parlare. Adunque sarebbe stato dato invano a costoro, non avendo bisogno di esso.  E la natura certamente abborrisce di fare cosa alcuna invano. Se volemo poi sottilmente considerare la INTENZIONE del parlar [parabola] nostro, niun'altra ce ne troveremo, che il MANIFESTARE all’altro questo o quello CONCETTO de la mente nostra. Avendo adunque gl’angeli prontissima e neffabile sufficienzia d'intelletto da chiarire questo o quello gloriosi concetto, per la qual sufficienzia d'intelletto l'uno è TOTALMENTE  NOTO all'altro, o per sè, o almeno per quel fulgentissimo specchio, nel quale tutti sono rappresentati bellissimi e in cui avidis simi sispecchiano. Per tanto pare, che di ni uno SEGNO DI PARLARE ha mestieri. Ma chi opponesse a questo, allegando quei spiriti, che cascarono dal cielo; a tale opposizione doppiamente si può rispondere. Prima, che quando noi trattiamo di quelle cose, che Sono Che Q a bene essere , devemo essi lasciar da 3 parte, conciò sia che questi perversi non vol lero aspettare la divina cura. Seconda risposta,e meglio è,che questi demoni a MANIFESTARE fra sè la loro perfidia, non hanno bisogno di conoscere , se non qualche cosa di ciascuno, perchè è, e q u a n t o è 1 : il c h e certamente s a n no ; perciò che si conobbero l'un l'altro avanti la ruina loro. Agl’ANIMALI INFERIORI poi non fu bisogno provvedere di parlare. Conciò sia che per solo ISTINTO DI NATURA siano guidati.E poi tutti quelli animali, che sono di una medesima specie, hanno le medesime azioni, e le medesime passioni; per le quali loro proprietà possono le altrui conoscere; ma aquelli che sono di diverse specie, non solamente non e necessario loro il parlare, ma in tutto dannoso gli sarebbe stato, non essendo alcuno amicabile comercio tra essi. E se mi fosse opposto che IL SERPENTE che PARLA a la prima femina, e l'asina di Balaam PARLA, a questo rispondo, che l'ANGELO nell’asina e IL DIAVOLO nel serpente hanno talmente operato che essi animali mossero gli organi loro. E così d'indi la voce risultò distinta, come vero parlare; non che quello de l'asina fosse altro che ragghiare e quello del serpente altro che fischiare. Il testo ha: nonindigent, nisiutsciantquilibetde quolibet, quia est, et quantus est. Parrebbe più proprio il tradurre cosi:non hanno bisogno di conoscere, se non ciascheduno di ciaschedun altro, che è,e quanto è: ossia l'esistenza e il grado.  Se alcuno poi argumentasse da quello, che Ovidio disse nel quinto della Metamorfosi, che LE PICHE parlarono. Dico che dice questo FIGURATAMENTE, intendendo altro. Ma se si dicesse che le piche al presente e altri uccelli parlano, dico che è falso; perciò che tale atto NON è parlare, ma è certa imitazione del suono de la nostra voce; o vero che si sforzano di imitare noi in quanto SONIAMO ma non in quanto PARLIAMO (cf. ‘talk,’ ‘speak’, ‘speak in tongues’). Tal che se quello che alcuno espressamente dicesse, ancora la pica ridicesse, questo non sarebbe se non rappresentazione , o vero imitazione del SUONO di quello, che prima avesse detto. E così appare, agl’UOMINI SOLI essere stato dato il PARLARE; ma per qual cagione esso gli fosse NECESSARIO, ci sforzeremo brievemente trattare. Che e NECESSARIO agl’uomini il comercio. Ovendosi adunque l'uomo NON PER ISTINTO DI NATURA ma per ragione. E essa ragione o circa la separazione !, o circa il giudidizio, o circa la elezione diversificandosi in ciascuno; tal che quasi ogni uno de la sua pro . La voce del testo discretio sarebbe resa meglio dalla parola discernimento. del parlare. , pria specie s'allegra; giudichiamo che niuno intenda l'altro per la sua propria AZIONE o PASSIONE, come fanno le bestie; nè anche per speculazione l'uno può intrar ne l'altro, come l'angelo, sendo per la grossezza e opacità del CORPO mortale la umana specie da ciò ritenuta. Fu adunque bisogno che volendo la generazione umana fra sè COMUNICARE IL SUO CONCETTO avesse qualche SEGNO SENSUALE e razionale; per ciò che dovendo prendere una cosa da la ragione, e ne la ragione portarla, bisognava essere razionale; ma non potendosi alcuna cosa di una ragione in un'altra portare, SE NON PER IL MEZZO DEL SENSUALE e bisogno essere sensuale, perciò che se 'l fosse solamente razionale, non potrebbe trapassare; se solo sensuale, non potrebbe prendere dalla ragione, nè ne la ragione de p o r r e . E questo è segno c h e il s u bietto, di che parliamo, è nobile ; perciò che in quanto è suono, egli è per natura una cosa sensuale e inquanto che, secondo la volontà di ciascun , significa qualche cosa, egli è razionale 1. Iltestoha:Hoc equidem signum est,ipsum sub jectum nobile, dequoloquimur: naturasensualequi dem , in quantum sonus est , esse ; rationale vero , in quantum aliquid significare videtur ad placitum . A noi pare più giusto l'interpretare questo passo cosi. Questo segno (l'aliquod rationale signum et sensuale di cui ha parlato poche righe più sopra) è per l'appunto il nobile soggetto di cui parliamo. Sensuale per natura, in quanto è SUONO. Razionale, in quanto che, se     A che uomo fu prima dato il parlare, echedisseprima,& inche lingua. l'uomo solo fu dato il parlare. Ora istimo che appresso debbiamo investigare, a che uomo fu prima dato ilparlare,e che cosa prima disse, & a chi parlò , e dove e quando , & eziandio in che linguaggio il primo suo parlare si sciol se. Secondo che si legge ne la prima parte del Genesis , ove la sacratissima Scrittura tratta del principio del mondo , si truova la femina, prima cheniunaltro,aver parlato, cioèlapre sontuosissima EVA, la quale al DIAVOLO, che la ricercava , disse , ‘Dio ci ha commesso , che non mangiamo del frutto del legno che è nel mezzo del paradiso, e che non lo tocchiamo , acciò che per avventura non moriamo. Ma a vegna che in scritto si trovi la donna aver pri mieramente parlato, non di meno è ragionevol cosa che crediamo, che l'uomo fosse quello, che prima parlasse. Nè cosa inconveniente mi pare condo la volontà di ciascuno, significa qualche cosa. Contro la quale interpretazione stala punteggiatura, e la voce esse del testo, che sarebbe di troppo ; ma ,per com penso, il brano riesce più chiaro, e si collega meglio col senso di tutto il Capitolo. 9  Anifesto è per le cose già dette , che a pensare, che così eccellente azione de la il   generazione umana prima da l'uomo, che da la femina procedesse. Ragionevolmente adunque crediamo ad esso essere stato dato primier mente il parlare da Dio, subito che l’ebbe formato. Che voce poi fosse quella che parla prima, a ciascuno di sana mente può esser in pronto e io non dubito che la fosse quella, che è Dio, cioè Eli, o vero per modo d'interrogazione, o per modo di risposta. Assurda cosa veramente pare, e da la ragione aliena, che da l'uomo fosse nominata cosa alcuna prima che Dio ; con ciò sia che da esso,& in esso fosse fatto l'uomo.E siccome, dopo la prevaricazionedel'u m a n a generazione , ciascuno esordio di parlare comincia da heu ; così è ragionevol cosa , che quello che fu davanti , cominciasse da alle grezza , e conciò sia che niun gaudio sia fuori di Dio,ma tuttoinDio,& esso Dio tuttosiaal legrezza, conseguente cosa è che 'l primo p a r lante dicesse primieramente Dio. Quindi nasce questo dubbio,che avendo di sopra detto, l'uomo aver prima per via di risposta parlato, se risposta fu,devette esser a Dio; e se a Dio, parrebbe, che Dio prima avesse parlato, il che parrehbe contra quello che avemo detto di sopra. Al qual dubbio risponderemo,che ben può l'uo mo averrisposto a Dio, chelointerrogava, nè per questo Dio aver parlato di quella LOQUELLA, che dicemo.Qual è colui, che dubiti, che tutte le cose che sono non si pieghino secondo il voler di Dio,da cuièfatta, governata,econservata   ,   ciascuna cosa ? É conciò sia che l'aere a tante alterazioni per comandamento della natura in feriore si muova, la quale è ministra e fattura di Dio, di maniera che fa risuonare i tuoni, fulgurare il fuoco, gemere l'acqua, e sparge le nevi, e slancia la grandine ; non si moverà egli per comandamento di Dio a far risonare alcune parole le quali siano distinte da colui, che maggior cosa distinse?e perchè no? Laon de & a questa, & ad alcune altre cose credia mo tale risposta bastare. Dove,& a cuiprima l'uomo abbiaparlato. ta così da le cose superiori,come da le in feriori), che il primo uomo drizzasse il suo primo parlare primieramente a Dio , dico, che ragionevolmente esso primo parlante parlò s u bito,che fu da la virtù animante ispirato: per ciò che ne l'uomo crediamo,che molto più cosa umana sia l'essere sentito che il sentire, pur che egli sia sentito,e senta come uomo. Se adunque quel primo fabbro, di ogni perfezione principio & amatore ,inspirando il primo uomo con ogni perfezione compi , ragionevole cosa mi pare, che questo perfettissimo animale non prima cominciasse a sentire, che 'l fosse sen tito. Se alcuno poi dicesse contra le obiezioni,  11 Iudicando adunque (non senza ragione trat    , che non era bisogno che l'uomo parlasse, es sendo egli solo ; e che Dio ogni nostro segreto senza parlare, ed anco prima di noi discerne ; ora (con quella riverenzia , la quale devemo usare ogni volta,che qualche cosa de l'eterna volontà giudichiamo),dico,che avegna che Dio sapesse, anzi antivedesse (che è una medesima cosa quanto a Dio)ilconcetto del primo par lante senza parlare,non di meno volse che esso parlasse ; acciò che ne la esplicazione di tanto dono, colui, che graziosamente glielo avea do nato,se ne gloriasse.E perciò devemo credere, che da Dio proceda , che ordinato l'atto de i nostri affetti, ce ne allegriamo. Quinci possiamo ritrovare il loco, nel quale fu mandata fuori laprimafavella;perciòchesefuanimato l'uo m o fuori del paradiso , diremo che fuori : se dentro , diremo che dentro fu il loco del suo primo parlare. Ra perchè i negozj umani si hanno ad esercitare per molte e diverse lingue , tal che molti per le parole non  intesi da molti,che se fussero senza esse; però fia buono investigare di quel parlare, del quale si crede aver usato l'uomo, che nacque senza sono altrimente 1 Di che idioma prima l'uomo parld, e donde fu l'autore di quest'opera.   madre, e senza latte si nutri, e che nè pupil lare età vide,nè adulta.In questa cosa,sì come in altre molte, Pietramala è amplissima città, e patria de la maggior parte dei figliuoli di Adamo .Però qualunque si ritrova essere di cosi disonesta ragione, che creda, che il loco della sua nazione sia il più delizioso, che si trovi sotto il Sole , a costui parimente sarà licito preporre il suo proprio volgare , cioè la sua materna locuzione,a tutti gli altri; e conse guentemente credere essa essere stata quella diAdamo.Ma noi,acuiilmondo èpatria, sì come a'pesci il mare , quantunque abbiamo bevuto l'acqua d'Arno avanti che avessimo denti,e che amiamo tanto Fiorenza,che pe averla amata patiamo ingiusto esiglio, non dimeno le spalle del nostro giudizio più a la ragione che al senso appoggiamo. E benchè se condo il piacer nostro , o vero secondo la quiete de la nostra sensualità, non sia in terra loco più ameno di Fiorenza;pure rivolgendo i vo lumi de'poeti e de gli altri scrittori, ne i quali il mondo universalmente e particularmente si descrive , e discorrendo fra noi i varj siti dei luoghi del mondo , e le abitudini loro tra l'uno e l'altropolo,e'lcircolo equatore,fermamente comprendo , e credo, molte regioni e città es sere più nobili e deliziose che Toscana e Fio renza, ove son nato, e di cui son cittadino; e molte nazioni e molte genti usare più dilette vole, e più utile sermone , che gli Italiani. R i  r   tornando adunque al proposto , dico che una certa forma di parlare fu creata da Dio insie me con l'anima prima ,e dico forma, quanto a i vocaboli de le cose,e quanto a la construzione de'vocaboli , e quanto al proferir de le con struzioni; la quale forma veramente ogni par lante lingua userebbe, se per colpa de la pro sunzione umana non fosse stata dissipata, come di sotto si mostrerà. Di questa forma di par lare parlò Adamo , e tutti i suoi posteri fino a la edificazione de la torre di Babel , la quale si interpreta la torre de la confusione. Questa forma di locuzione hanno ereditato i figliuoli di Heber, i quali da lui furono detti Ebrei ; a cui soli dopo la confusione rimase, acciò che il nostro Redentore , il quale doveva nascere di loro,usasse,secondo laumanità,dela lin gua de la grazia, e non di quella de la confu sione 1. Fu adunque lo ebraico idioma quello, che fu fabbricato da le labbra del primo par lante . ' Il testo ha : qui ex illis oriturus erat secundum humanitatem ,non lingua confusionis, sed gratiæ frue retur.E deve tradursi:ilqualedovevanascere di loro secondo l'umanità , usasse della lingua della grazia , e non di quella della confusione.   Hi come gravemente mi vergogno di rin  15 e per  De la divisione del parlare in più lingue. A en ta nerazione umana : ma perciò che non possia mo lasciar di passare per essa, se ben la fac cia diventa rossa , e l'animo la fugge , non starò di narrarla. Oh nostra natura sempre prona ai peccati , oh da principio , e che mai non finisce, piena di nequizia; non era stato assai per la tua corruttela, che per lo primo fallo fosti cacciata, e stesti in bando de la p a tria de le delizie? non era assai, che per la universale lussuria, e crudeltà della tua fami glia, tutto quello che era di te, fuor che una casa sola, fusse dal diluvio sommerso , il male , che tu avevi commesso , gli animali del cielo e de la terra fusseno già stati puniti ? Certo assai sarebbe stato; ma come prover bialmente si suol dire,Non andrai a cavallo anzi terza ; e tu misera volesti miseramente andare a cavallo.Ecco,lettore, che l'uomo , o vero scordato,o vero non curando de le prime battiture, e rivolgendo gli occhi da le sferze, che erano rimase , venne la terza volta a le botte, per la sciocca sua e superba prosunzio ne. Presunse adunque nel suo cuore lo incu rabile uomo, sotto persuasione di gigante, di  ,  superare con l'arte sua non solamente la na tura,ma ancoraessonaturante,ilqualeèDio; e cominciò ad edificare una torre in Sennar, la quale poi fu detta Babel, cioè confusione, per la quale sperava di ascendere al cielo,avendo intenzione, lo sciocco,non solamente di aggua gliare,ma diavanzare ilsuo Fattore.Oh cle menzia senza misura del celeste imperio;qual padre sosterrebbe tanti insulti dal figliuolo? Ora innalzandosi non con inimica sferza, ma con paterna , & a battiture assueta , il ribel lante figliuolo con pietosa e memorabile corre zione castigò. Era quasi tutta la generazione umana a questa opera iniqua concorsa ; parte comandava, parte erano architetti,parte face vano muri,parte impiombavano,parte tiravano le corde ", parte cavavano sassi, parte per ter ra,partepermareliconducevano.E cosìdi verse parti in diverse altre opere s’affatica vano , quando furono dal cielo di tanta con fusione percossi, che dove tutti con una istessa loquela servivano a l'opera , diversificandosi in molte loquele , da essa cessavano , nè mai a quel medesimo comercio convenivano ; & a quelli soli, che in una cosa convenivano una · Il Witte osservò che in luogo di pars amysibus tegulabant, pars tuillis linebant, come leggeva erro neamente la volgata nel testo latino , si deve leggere : pars amussibus tegulabant, pars trullis (o truellis) linebant, e si deve tradurre : parte arrotavano sulle pietre i mattoni,parte con le mestole intonacavano.   istessa loquela attualmente rimase , come a tutti gli architetti una , a tutti i conduttori di sassi una,a tuttiipreparatori di quegli una, e così avvenne di tutti gli operanti; tal che di quanti varj esercizj erano in quell'opera , di tanti varj linguaggi fu la generazione umana disgiunta. E quanto era più eccellente l'arti ficio di ciascuno , tanto era più grosso e b a r b a r o il l o r o parlare . Q u e l l i p o s c i a , a li q u a l i il sacrato idioma rimase , nè erano presenti nè lodavano lo esercizio loro ; anzi gravemente biasimandolo, si ridevano de la sciocchezza de gli operanti.M a questi furono una minima parte di quelli quanto al numero ; e furono , sì come io comprendo , del seme di Sem , il quale fu il terzo figliuolo di Noè , da cui nacque il popolo di Israel, il quale usò de la antiquissima locu zione fino a la sua dispersione. e specialmente in Europa. Er la detta precedente confusione di lin gue non leggieramente giudichiamo , che allora primieramente gli uomini furono sparsi per tutti iclimi del mondo e per tutte le re gioni & angoli di esso. E conciò sia che la  P Sottodivisione del parlare per il mondo ,   , principal radice dela propagazione umana sia ne le parti orientali piantata , e d'indi da l'u no e l'altro lato per palmiti variamente diffu si, fu la propagazione nostra distesa; final mente in fino a l'occidente prodotta , là onde primieramente le gole razionali gustarono o tutti,o almen parte de ifiumi di tutta Europa. Ma ofusseroforestieriquesti,cheallorapri mieramente vennero, o pur nati prima in E u ropa, ritornassero ad essa; questi cotali por tarono tre idiomi seco ; e parte di loro ebbero in sorte la regione meridionale di Europa, parte la settentrionale , & i terzi, i quali al presente chiamiamo Greci , parte de l’Asia e parte de la Europa occuparono.Poscia da uno istesso idio ma,dalaimmonda confusione ricevuto,nac quero diversi volgari , come di sotto dimostre remo ; perciò che tutto quel tratto, ch'è da la foce del Danubio, o vero da la palude Meotide, fino a i termini occidentali (li quali da i confini d'Inghilterra, Italia e Franza , e da l'Oceano sono terminati), tenne uno solo idioma: ave gna che poi per Schiavoni, Ungari , Tedeschi, Sassoni , Inglesi & altre molte nazioni fosse in diversi volgari derivato ; rimanendo questo solo per segno, che avessero un medesimo prin cipio , che quasi tutti i predetti volendo affir mare, dicono jo. Cominciando poi dal termine di questo idioma,cioè da iconfini de gli Ungari verso oriente,un altro idioma tutto quel tratto occupò. Quel tratto poi, che da questi in qua    . si chiama Europa, e più oltra si stende,o ve ro tutto quello de la Europa che resta , tenne un terzo idioma 1, avegna che al presente tri partito si veggia ; perciò che volendo affermare, altri dicono oc, altri oil, e altri sì, cioè Spa gnuoli , Francesi & Italiani.Il segno adunque che i tre volgari di costoro procedessero da uno istesso idioma,è in pronto;perciò che molte cose chiamano per i medesimi vocaboli, come è Dio,cielo,amore,mare,terra,e vive,muore, ama ,& altri molti.Di questi adunque de la meridionale Europa , quelli che proferiscono oc tengono la parte occidentale, che comincia da i confini de'Genovesi ; quelli poi che dicono sì, tengono da i predetti confini la parte orientale, cioè fino a quel promontorio d'Italia, dal quale comincia il seno del mare Adriatico e la Sici lia.Ma quelli che affermano con oil,quasi sono settentrionali a rispetto di questi ; perciò che da l'oriente e dal settentrione hanno gli Ale manni , dal ponente sono serrati dal mare in 1 Il testo ha : A b isto incipiens idiomate , videlicet a finibus Ungarorum versus orientem aliud occupa vittotum quodabindevocaturEuropa,necnonul terius est protractum . Totum autem , quod in Europa restat ab istis , tertium tenuit idioma. E deve essere tradotto cosi : A cominciare da questo idioma, cioè dai confini degli Ungari verso oriente , un altro idioma occupò l'intero tratto che da quei confini in là si chiama Europa , e che si protrae anche più oltre. Tutto il tratto poi della rimanente Europa tenne un terzo idioma. 19    glese, e dai monti di Aragona terminati , dal mezzo di poi sono chiusi da'Provenzali,e da la flessione de l'Appennino. Noi ora è bisogno porre a pericolo 1 la ' Il verbo periclitari del testo latino qui vale mettere alla prova , cimentare.   , ragione, che avemo, volendo ricercare di quelle cose ne le quali da niuna autorità siamo aiutati, cioè volendo dire de la variazione, che intervenne al parlare , che da principio era il medesimo.Ma conciòsiachepercammininoti più tosto e più sicuramente si vada , però so lamente per questo nostro idioma anderemo,e gli altri lascieremo da parte , conciò sia che quello che ne l'uno è ragionevole , pare che eziandio abbia ad esser causa ne gli altri. È adunque loidioma,deloqualetrattiamo(come ho detto di sopra) in tre parti diviso , perciò che alcuni dicono oc , altri si, e altri oil. E che questo dal principio de la confusione fosse uno medesimo (il che primieramente provar si deve) appare, perciò che si convengono in molti vocaboli,come gli eccellenti dottori dimostrano; De le tre varietà del parlare, e come col tempo il medesimo parlare si muta , e de la invenzione de la grammatica. A   la quale convenienzia repugna a la confusione, che fu per il delitto ne la edificazione di Babel. I Dottori adunque di tutte tre queste lingue in molte cose convengono, e massimamente in questo vocabolo,Amor. Gerardo di Berneil , « Surisentis fez les aimes Puer encuser Amor.» Il re di Navara, «De'finamor sivientsenebenté.» M. Guido Guinizelli, « Nè fè amor , prima che gentil core , Nè cor gentil,prima che amor,natura.» Investighiamo adunque , perchè egli in tre parti sia principalmente variato,e perchè cia scuna di queste variazioni in sè stessa si varii, come la destra parte d'Italia ha diverso par lare da quello de la sinistra, cioè altramente parlano i Padovani , e altramente i Pisani : e investighiamo perchè quelli,che abitano più vi cini,siano differenti nel parlare,come è iMila nesi e Veronesi,Romani e Fiorentini;e ancora perchè siano differenti quelli,che si convengono sotto un istesso nome di gente,come Napole tani e Gaetani , Ravegnani e Faentini ; e quel che è più maraviglioso, cerchiamo perchè non si convengono in parlare quelli che in una medesima città dimorano , come sono i Bolo gnesi del borgo di san Felice , e i Bolognesi   della strada maggiore.Tutte queste differenze adunque,e varietàdi sermone,che avvengono, con una istessa ragione saranno manifeste. Dico adunque , che niuno effetto avanza la sua ca gione, in quanto effetto,perchè niuna cosa può fare ciò che ella non è.Essendo adunque ogni nostra loquela (eccetto quella che fu da Dio insieme con l'uomo creata) a nostro benepla cito racconcia,dopo quella confusione,la quale niente altro fu che una oblivione de la loquela prima, & essendo l'uomo instabilissimo e va riabilissimo animale , la nostra locuzione ne durabile nè continua può essere ; m a come le altre cose che sono nostre (come sono costumi & abiti),simutano;cosìquesta,secondo ledi stanzie de iluoghi e dei tempi,è bisogno di va riarsi.Però non è da dubitare che nel modo che avemo detto,cioè,che con ladistanziadeltempo il parlare non si varii, anzi è fermamente da tenere ; perciò che se noi vogliamo sottilmente investigare le altre opere nostre,le troveremo molto più differenti da gli antiquissimi nostri cittadini, che da gli altri de la nostra età, q u a n tunquecisianomoltolontani1.Ilperchèaudace mente affermo, che se gli antiquissimi Pavesi ora risuscitassero,parlerebbero di diverso parlare di quello, che ora parlano in Pavia ; nè altrimente questo , ch'io dico , ci paja maraviglioso , che  , 1Iqualicisianomolto lontani(magis....quam a coetaneis perlonginquis).   ciparrebbe a vedere un giovane cresciuto,il quale non avessimo veduto crescere.Perciò che le cose , che a poco a poco si movono , il moto loro è da noi poco conosciuto;e quanto la va riazione de la cosa ricerca più tempo ad essere conosciuta, tanto essa cosa è da noi più stabile esistimata.Adunque non ci ammiriamo,se i discorsi di quegli uomini,che sono poco da le bestie differenti, pensano che una istessa città abbia sempre il medesimo parlare usato, conciò sia che la variazione del parlare di essa città non senza lunghissima successione di tempo a poco a poco sia divenuta , e sia la vita de gli uomini di sua natura brevissima. Se adunque il sermone ne la istessa gente (come è detto) successivamente col tempo si varia, nè può per alcun modo firmarse, è necessario che il par lare di coloro, che lontani e separati dimorano, sia variamente variato ; sì come sono ancora variamente variati i costumi & abiti loro , i quali nè da natura,nè da consorzio umano sono firmati, ma a beneplacito, e secondo la conve nienzia de i luoghi nasciuti.Quinci si mossero gl'inventori de l'arte grammatica ; la quale grammatica non è altro che una inalterabile conformità di parlare in diversi tempi e luo ghi.Questa essendo di comun consenso di molte genti regulata , non par suggetta al singulare arbitrio di niuno, e consequentemente non può essere variabile.Questa adunque trovarono,ac ciò che per la variazion del parlare , il quale  DE LA VOLGARE ELOQUENZIA. 23   De la varietà del parlare in Italia da la destra e sinistra parte de l'Appennino. Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro. Oro. Keywords: la riforma della lingua italiana, filosofia del linguaggio, Alighieri, lingua e linguaggio, codice di comunicazione, il parlare umano, il parlare solo umano, la prima lingua, la parlata dei genovesi, la filosofia del linguaggio in Alighieri, l’eloquenza, la filosofia del linguagio, only man speaks. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trissino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51652743276/in/photolist-2mKUm41-2mGnP2f

 

 

Grice ed Orsi – filosofia italiana – filosofia fascista – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Palma di Montechiaro). Filosofo. Grice: “Orsi uses ‘psicologia speculativa’ where I would use ‘psicologia filosofica,’ since speculativa opposes to prattica, rather!” --Allievo di Ottaviano, insegna a Catania. Pubblica nella sua attività di ricerca scritti minori di autori italiani  e il saggio “Gl’hegeliani di Napoli.” Cura l'edizione dell'opera di Ottaviano su Campailla; “La psicologia filosofica di Spaventa” – e stato nella segreteria della rivista “Sophia”. Altri saggi: “Lo spirito come atto puro,” “La filosofia moderna,” “L'uomo al bivio: immanentismo o cristianesimo? Saggio di realismo esistenziale, “Antropologia”; “Psiche e meta-fisica” “Psicologia speculativa” “Sulla psico-patia”. Grice: “The D’Orsi – and indeed a Domenico D’Orsi, back in the 1700s, are a very noble family in Sicily. D’Orsi is associated with “Sophia”, founded by Ottaviano. His interests have been many and varied – but most notably philosophical psychology, which the Italians call ‘psicologia speculativa’ as opposed to cheap scientific psychology. They have the great Spaventa, who philosophized on the most abstract issues concerning the old Roman idea of an ‘animo’. Compared to what Ryle’s and Watson’s psychological behaviourism is a no-no-no!” O’Orsi has philosophized on democracy. I democratici can be ingenuii, as I prefer them, or critici. He has also ‘cured’ the edition of Ottaviano on Campailla, and went continental to study Napoli!” Grice: “Orsi has done a lot to allow us to understand Spaventa. As most Italians, Spaventa was fascinated by the Hun, and cared to trasnalte a book that the Hun never cared to read: Lotze’s Elementi di psicologia speculativa. I can imagine Spaventa wondering what he was doing, bringing Lotze’s ‘seele’ as ‘animo’. The ‘elements’ by Lotze, as translated by Spaventa, are elementary enough – but the section on the ‘soul/body’ (anima/corpo), ‘animo/corpo, corpo animato, corpo inanimate) is interesting. But far more interesting is Orsi’s unearthing Spaventa’s “Psiche e metafisica” – not to be confused with LABRIOLA’s essay by the same name. This is a hodge podge of reflections. But mainly anti-materialistic. While an emergentist, Spaventa (as discovered by Orsi) struggles to understand the connection between ‘sentire’ and ‘sentito’ and more generally, between the ‘sentire’ as a processo fisiologico – Spaventa goes on to distinguish three levels of the ‘sentire’ – the first is the processo fisiologico itself, the second is what Spaventa, as unearthed by Orsi, calls the ‘unita distintiva del sentito’, and the third is the ‘unita reflessiva del sentito’ or ‘raprresentazione’. So if you feel cold, there’s cold qua processo fisiologico of a ‘corpo animato’ – ‘uninanimated bodies cannot FEEL cold’ – second there is the unity of COLDNESS as distinctive from say, HEAT. And third there is the concetto ‘’freddo’ – so that there is a ‘unita reflessiva del sentito’ – the expression ‘freddo’ now NAMES or represents, or stands for the sensation itself. Domenico D’Orsi. Orsi. Keywords: animo, amore, Ottaviano, Campailla, Spaventa, gl’hegeliani di Napoli, Sophia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Orsi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742674470/in/datetaken/

 

Grice ed Ortes – il verso -- filosofia italiana – Luigi Speranza -- (Venezia). Filosofo. Grice: “Being English, I was often confronted with that very ‘silly’ song by Cleese and Idle, but then they were never the first! Which is good, since they are Cambridge and Ortes is Oxonian! Viva La Fenice!” --   Considerato uno dei più dotati tra i filosofi veneti settecenteschi, precursore nell'analizzare dal punto di vista della produzione complessiva alcuni aspetti come popolazione e consumo. La sua impostazione filosofica si fonda su un rigoroso razionalismo. Nel mercantilismo vide far gran confusione fra moneta e ricchezza. Fu un sostenitore del libero scambio pur con alcune restrizioni della proprietà che interessavano il clero, anche se appartenevano al passato ed è considerato per questo un anticipatore di Malthus, ma con qualche contraddizione. Malthus prevede l'aumento della popolazione, in trenta anni, in modo esponenziale, quindi molto di più dell'aumento delle sussistenze. Altre saggi: “Grandi, abate camaldolese, matematico dello Studio Pisano, Venezia, Giambatista Pasquali, “ Dell'economia nazionale” (Venezia); “Sulla religione e sul governo dei popoli” (Venezia); “Saggio della filosofia degli antichi” -- esposto in versi per musica (Venezia); “Dei fedecommessi a famiglie e chiese,” Venezia, “Riflessioni sulla popolazione delle nazioni per rapporto all'economia nazionale: errori popolari intorno all'economia nazionale e al governo delle nazioni” (Milano, Ricciardi), R. Donati (Genova, San Marco dei Giustiniani). Catalano, Dizionario Letterario Bompiani. AMilano, Bompiani, Citazionio su Treccani L'Enciclopedia Italiana. Quanto i suoi studi matematici influissero sul suo metodo economico,vedremo; qui, brevemente, come in fluissero sulle sue considerazioni filosofiche. Così, scrive egli delle opinioni (1) ed ecco si studia di ridurre a (1) “Calcolo sopra il valore delle opinioni e sopra i piaceri e i dolori della vita umana”, Venezia, Pasquali, ristampato dal Custodi,t.XXIV degli ECON. MOD.   FILOSOFIA IN FORMULE MATEMATICHE numero determinato il valore dell'opinione, che alcun gode, per possedere certa qualità che lo pone innanzi agli altri nella scelta degli oggetti piacevoli. Questa buona opi nione nasce o dai natali,come la nobiltà,la patria ecc., o dallaprofessione,come la milizia,lelettere ecc.,o da qualche prerogativa, come dall'autorità, dal merito ecc. Ciascun uomo fornito di alcuna di queste qualità gode di qualche cosa che non godrebbe se ne fosse privo. Ortes si studia di determinare il valore di questi beni recati dall'opinione. Valga un esempio. Se si chiede quanto aggiunga di valore alla nobiltà l'opinione della stessa, Ortes ragiona così: postoche larenditagiorna liera di tutte le famiglie nobili sia 20,000, quella che proviene da cariche,magistrature,commende ecc. 3,300, quella che vien data dall'opinione,cioè coll'autorità di disporre di più posti, e colla riputazione dei grandi sul volgo, a 700,posto che il numero di tutti i nobili sia 10,000, il valore di tutta la nobiltà sarebbe espresso da 20,000 + 3,300 + 700 = 2. Falostessocoin 10,000 puto per le altre opinioni,di cui dice esser pretesto la virtù,ma verofinel’interesseproprio,poichè,dipen dendo il valore delle opinioni dalla ricchezza attuale o possibile, è manifesto che si deve prima d'ogni altra cosa cercare l'utileproprio. Avverte che v'ha sempre un'opinione predominante che varið col variare dei secoli: ai tempi di Roma li bera era la conquista;sottoAugusto illusso;ilplato nismo ai tempi di Costantino; l'investitura ai tempi di Gregorio VII ; le lettere sotto Leon X ;finalmente lozio a tempi dell'autore! Strana è questa classificazione,   44 PIACERI E DOLORI. tuttavia 1?Ortes mostra come il pretesto della virtù coprisse basse mire di privato interesse. Lo stesso ozio ha il suo pretesto dell'ordine, benchè sia figlio di vana alterigia.L'uomo che dee servire a molte di queste opi nionisaràpiùcivile,ma piùtimidoefinto;chiapoche; sarà più rozzo,ma anche più sicuro e più libero. E come l’Ortes si studia di ridurre a calcolo le opi nioni,così parimenti i piaceri e i dolori. Meno originale e meno astruso è l'Ortes in questo scritto.Con molta inesattezza di idee e di lingua, espone daprincipioladottrina chetuttociòcheèconforme alla conservazione e sviluppo del nostro essere, genera piacere; il contrario,dolore; parla dei dolori e piaceri delsenso,dei dolori e piaceri dell'opinione; mostra l'uomo naturalmente soggetto al dolore, e che il piacere non è che un sollievo del dolore; con ragionamento curioso studiasi mostrare che il piacere non può mai s u perare il dolore, perchè il piacere essendo preceduto, secondo l'Ortes, dal dolore, sopito che questo sia, tutto quel di più di piacere che si volesse applicare gene rerebbe dolore contrario, come l'indigestione dopo la fame cessata, la stanchezza dopo la danza ecc.  Il calcolo del piacere e dei dolori dipende dal grado della elasticità delle fibre onde alcuno è fornito,e,quanto ai piacerie dolori d'opinione, dalla stima che ciascuno fadeglistessi. L'autore nonpretendeanovitàdidot trina, professa di avere scritto secondo la propria espe rienza, con un temperamento indolente é coisuoi sensi inun'etàdimezzo.Vedrem poi com’eglistessone ab bia dato un giudizio severo. Due altre opere filosofiche si hanno dell’Ortes : un   ragionamento delle scienze utili e delle dilettevoli per rapportoallafelicità umana;— e riflessioni su gli oggetti apprensibili, sui costumi e sulle cognizioni umane per rapporto alle lingue (1); ma si può dispensarsi dal tener dietro a questi discorsi, che, a dir vero, son pesantissimi. In sostanza l'uno si riduce a mostrare l'ufficio delle umane facoltà nella scienza e nelle arti belle,anche queste in titolandole scienze ma dilettevoli,in contrapposto delle a ltre che chi ama scienze utili; nelle scienze tiene il campo l'intelletto, nelle arti belle l'imaginazione; quelle hannoperoggettoilverocom'è,questeilveroma ela borato dalla fantasia. Quindi discorresi in quali termini sia concesso il lavoro dell'imaginazione e concludesi sul tenore dell'epigrafe : Sol la scienza del ver giova ed alletta. L'altro ebbe occasione dallatraduzione del Pope, perchè volendo ragionare delle difficoltà del tradurre, si trova così accresciuta in mano la materia, che piuttosto d’un proemio s’appiglia a farne un saggio a sè. In fatto prende la cosa da alto, e filosofeggia sulla varietà reale degli oggetti e sulla varietà nel modo di rappresentarseli, onde s'apre l'adito a discorrere delle lingue e delle loro diversità, quindi intorno l'uso della parola, e particolarmente intorno all'eloquenza. Infine ritorna donde era partito, e conclude che se il traduttore può benissimo esporre le verità apprese da altra lingua, non potrà tuttavia produrne tale impressione negli ani mi, come ne è prodotta dall'originale, se non facendo sene come nuovo autore, esprimendole cioè inmodo; tip. Pasquali.  SUL MODO DI TRADURRE. Non si può negare che osservazioni argute si tro vino spesso nell'Ortesa ncheinqueste riflessionisugli oggetti apprensibili, suicostumi, e sulle cognizioni umane per rapporto alle lingue; ma pur troppo è d'uopo cercarsele in una lettura assai noiosa. Qualche volta dà risalto a quell'idea che vedremo poi sua prediletta in economia, che cioè quello solo riesca ove siavi la pubblica persuasione, non già ove questa non corrispondaagliimpulsi; e però egregiamente dice, che allora un ammiraglio potea condurre gli’inglesi in  America, come un tempo un romito potea condurli in Soria, perchè gl’inglesi stessi voleano e avean voluto così. Qualche volta, faticosamente sì, ma pur si conduce a qualche sentenza netta e perspicua, come, p. es., dopo  GOLDONI, COLTURA ALLAMODA, PUB. OPINIONE. Adatto all'indolee ai pregi della propria  lingua. Chi volesse calcare l'autore straniero sarebbe come chi cre desse ricopiare un ritratto con soprapporvi isuoi colori, coprendone così e confondendone letinte,ecangiando il quadro in un mascherone o in un empiastro. necessità invece che gli scrittori s'accordino sempre col carattere nazionale de'lettori; e qui l’Ortes osserva, che il miglior poeta comico italiano de'suoi tempi potea bensi starsene in Francia per passar quivi meglio i suoi giorni, ma non giammai perchè il suo talento comico fosse così ben rilevato nella lingua francese a Parigi, come il fu già in Venezia nel dialetto suo veneziano. Qualche volta sembrerebbe anche gaio,come quando si lagna che, temendosi la fatica dello studio, si trascu rassero le cognizioni vere, contentandosi di dizionari, giornali, compendi o altri repertori per dilettare, diver tire,ocome diceano,per amuseare! È  USO DELLA PAROLA PEI GOVERNI avere deplorato che il mondo governisi da chi più ciarla , non da chi più sa, egli conclude: se chi preten desse governar altri senza render ragione del suo go verno,sarebbe uomo assai vano;ilsarebbe non men certamente chi pretendesse governarli per sola copia ed eleganza di voci. Qualche volta infine dimostrasi d'animo aperto e sollecito per le innovazioni. « Qui cade a proposito (così egli) d'avvertire l'errore di quelli che si figurano di richiamar nelle nazioni la verità e la ragione comune (cioè gli in teressi comuni, pubblici, universali in contrapposto ai particolari, privati, speciali) perquantovi sifosse smarrita, col rinovar quelle leggi che ne prescrivevano le modificazioni a'tempi de'lorobisavoli, progetto al tutto assurdo e impossibile. La verità e la ra » gione comune potrà ben richiamarsi per leggi, per quanto a'tempi trasandati fosse stata più riconosciuta » per sè stessa in quei costumi, di quel che il sia ai tempi presenti per costumi che la modificassero in contrario di sè medesima; giacchè essa in sè stessa è una sola di tutti i luoghi e di tutti i tempi; ma il richiamarla al presente per le sue modificazioni antiche, quando tali modificazioni debbon ad ogni tempo esser diverse, non può essere che una miseria » di mente, per cui si creda la natura non più capace » d'invenzioni in sua natura, di quel che siasi un po vero consigliere segreto che creda operar in sua rece. Chi declama contro i nuovi costumi che si vanno in » troducendo, e deplora gli usati che si van disusando; ha molta ragione se inuovi costumi son modificazioni di una ragion men comune, di quel che siano gli usatichea quellidan luogo. Ma seinuovicostumi son » tanto buone modificazioni della comun ragione, quanto gli usati che siperdono; ei declama inutilmente, come se ciòfosse contro il variar de venti, essendo l’una e l'altra cosa quanto innocente, tanto inevitabile e necessaria,e potendo,anzidovendo,quella comun ragione,per disposizione di natura e per sapienza illimitata del supremo suo artefice, praticarsi sempre per modificazioni diverse, e comparire in sembianze ché non siano giammai le stesse, essendo nondimeno la stessa per sè medesima. Senza questo una simile verità o ragione correrebbe rischio di non esercitarsi che per inganno; ed è ancor vero che talvolta con richiamare la verità, la ragione, e la religione stessa per le sole loro modificazioni esterne di tempi molto remoti, si riesce a perdere tutto il senso reale ed interno di queste virtù, incariabili per sè stesse, riducendole a quelle materiali loro modificazioni esterne, senza alcun rapporto a quell interno lor senso e significato. Si pigli intanto l'Ortes in parola, poichè avrem campo di trovarlo in seguito così reluttante a certe modificazioni che non sembra quel desso. Meglio avremo occasione di riandare alcuni suoi pensieri dello stesso libro, che con certo apparato filosofico mettono innanzi quell'armonia degli interessi, da lui tanto raccomandata nelle sue opere economiche. Ma lasciamo per ora queste meditazioni di filosofia. Gianmaria Ortes. Ortes. Keywords: verso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ortes” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690552167/in/photolist-2mPsU62-2mNaHiH-2mMYJP6-2mKHAhF-2mKDA5r-2mPvmTf

 

Grice ed Otranto – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Otranto). Filosofo. Grice: “Otranto wrote a tractatus ‘de arte laxeuterii,’ which is an art of ‘divination,’ as when we say that smoke divinates fire!” -- Grice: “Had Otranto not written ‘scritti filosofici’ we wouldn’t call him a philosopher!” – Filosofo. Sull'infanzia e sulla formazione poco è noto. Non si sa dove oggiorna e studia, né chi siano stati i suoi maestri. La sua filosofia, però, lascia immaginare una formazione molto solida. Insegna a Casole. Tradusse la liturgia di Basilio ed altri testi liturgici per volontà del vescovo. Le sue competenze linguistiche gli valeno inoltre degli incarichi diplomatici. Interprete al seguito dei legati papali Benedetto, cardinale di Santa Susanna, e Galvani. E a Nicea al seguito del re Federico di Svevia. Saggi: “L'arte dello scalpello”, con una raccolta di testi geo-mantici ed astrologici; traduzioni di testi liturgici; “Dialogo contro i giudei”; Tre monografie o syntagmata “Contro i Latini” -- su questioni dottrinali significative nella polemica fra cattolici ed ortodossi (quali la processione dello spirito santo o il pane azzimo); un'appendice ai tre syntagmata; lettere e frammenti di  lettere;.  J Hoeck-R.J. Loenertz, Nikolaos-Nektarios von Otranto Abt von Casole. Beiträge zur Geschichte der ost-westlichen Beziehungen unter Innozenz III. und Friedrich II., Ettal. M. Chronz: Νεκταρίου, ηγουμένου μονής Κασούλων (Νικολάου Υδρουντινού): « Διάλεξις κατά Ιουδαίων». Κριτική έκδοση. Athena,  L. Hoffmann: Der anti-jüdische Dialog Kata Iudaion des Nikolaos-Nektarios von Otranto. Universitätsbibliothek Mainz, Mainz, Univ., Diss., Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Homosexuality in a textual gap in what was going on in Italian Byzantine convents under Roman rules. Longobards being raped, or raping Greek monks. Nicola Nettario d’Otranto. Otranto. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Otranto” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice ed Ottaviano – collettivismo – filosofia italiana – Luigi Speranza  (Modica). Filosofo. Grice: “Perhaps with Holllinghurst, and Hogarth, of course, Ottaviano is one of the few who have cherished in the analysis of ‘la curva’ or ‘la linea’ – and it has revived a debate which should fascinate a few!” Diplomatosi a Modica, si laurea a Milano. Straordinario di Storia della Filosofia a Cagliari, poi a Napoli, ottenne la cattedra, conseguendovi la libera docenza ne passò poi a Catania, dove fonda e diresse l'Istituto di Magistero, insegnandovi. Fonda la rivista “Sophia”. Grande conoscitore della filosofia del periodo medievale, di cui peraltro ritrova e studiò molte opere inedite, elaborò una propria teoria.  Delle due saggi, “Critica dell'Idealismo” (Napoli,) e “Metafisica dell'essere parziale” (Padova), la prima ma fu ben presto censurata e poi bruciata pubblicamente a causa della sua dura critica all'Idealismo di Gentile. Questa sua opposizione a Gentile, nonché le sue critiche a Croce, gli valeno dure vessazioni accademiche.  Compone inoltre un ampio e comprensivo Manuale di storia della filosofia (Napoli). Membro dell'Accademia d'Italia, si occupa, per primo, della filosofia di Gioacchino da Fiore, esaltato d’Aligheri nella Commedia, pubblicandone un saggio. Pubblica il codice di Oxford “Joachimi Abbatis Liber contra Lombardum,” che attribuì a qualche seguace della scuola di Fiore. Mentre celebrava, a Novara, Pietro Lombardo, riprese a parlare di Fiore, presentandolo come un romantico "ante litteram" e un fautore della nazione italiana. Segnalò pure due ignorati codici gioachimiti della biblioteca Casanatense di Roma, occupandosi altresì della condanna di Gioacchino da parte del Concilio Lateranense ed evidenziandone lo sgomento suscitato. Inoltre, nella rivista Sophia, diretta da lui ed allora edita dalla MILANI di Padova, diede spazio a vari studiosi gioachimiti. Sempre sull'argomento, ritenne dapprima Gioacchino un triteista, ma, dopo aver visionato le tavole del Liber figurarum, scoperto da L. Tondelli propese invece per un'ortodossia trinitaria. Fonda e diresse un partito nazionale d'impronta social-liberale, che però non ebbe seguito. Opere principali: Pietro Abelardo. La vita, le opere, il pensiero” (Poliglotta, Roma); “Il "Tractatus super quatuor evangelia" di Fiore, Archivio di filosofia, Padova, Testi medioevali inediti. Alcuino, Avendanth, Raterio, Anselmo d’Aosta, Abelardo, Incertus auctor” (Olschki, Firenze); Joachimi abbatis Liber contra Lombardum (Scuola di Gioacchino da Fiore), Reale Accademia d'Italia Studi e documenti, Roma, Un documento intorno alla condanna di Gioacchino da Fiore” (Rondinella, Napoli); Pier Lombardo, in Celebrazioni piemontesi, Istituto d'Arte per la Decorazione e la Illustrazione del Libro, Urbino); “Critica dell'Idealismo” (Rondinella, Napoli); “Metafisica dell'essere parziale” MILANI, Padova); “La tragicità del reale, ovvero la malinconia delle cose. Saggio sulla mia filosofia” (MILANI, Padova); Tommaso Campailla. Contributo all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e note D. D'Orsi” (MILANI, Padova); E. Scarcella, Dizionario Biografico degli Italiani, D. D'Orsi, Il filosofo della quarta età: ricordo di Ottaviano, quotidiano “La Sicilia”, Catania, di. D.'Orsi, Tra Socrate e Gesù: quattro anni fa moriva, quotidiano “La Sicilia”, Catania,. E. Scarcella,  Dizionario Biografico degli Italiani, stituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma,. Gioacchino da Fiore  Massimiliano Pace, Info Magazine. Grice: “I love Ottaviano: he had three main interests: philosophy, philosophy, and philosophy. More specifically, as a Sicilian he was not interested in Italian philosophy, which he found too continental; he loved a mediaeval – and he loved Gentile – he corresponded extensively with him! La visione cristiana di Ernesto Buonaiuti, F. Campitelli, Foligno 1924.   A proposito di un libro sul Prepositino, in «Rivista di filosofia neoscolastica», a. XX, 1928, pp. 366 – 371.  Traduzione, prefazione e note di: Anselmus Cantuariensis, Opere filosofiche, trad. pref. e note di C. Ottaviano, 3 vol., Carabba, Lanciano 1928.  Metafisica del concreto. Saggi di una Apologetica del Cattolicesimo, Angelo Signorelli editore, Roma 1929.  Ricerche lulliane, in «Estudis universitaris catalans», XIV, 1929, pp. 1 – 13.  Pietro Abelardo. La vita, le opere, il pensiero, Tipografia Poliglotta, Roma 1929.  Otto opere sconosciute di Raimondo Lullo, in «Rivista di cultura», maggio – giugno 1929, pp. 214 – 224; luglio – agosto 1929, pp. 289 – 296; tradotta in francese: L'Ars compendiosa de R. Lulle, avec une étude sur la bibliographie et le Fond Ambrosien de Lulle, Paris 1930; ristampata sempre in francese: L'Ars compendiosa de R. Lulle, avec une étude sur la bibliographie et le Fond Ambrosien de Lulle, par Carmelo Ottaviano, Librairie philosophique J. Vrin, Paris 1981.  Guglielmo d'Auxerre. La vita, le opere, il pensiero, Biblioteca di filosofia e scienze, Roma 1930.  A proposito di un libro su S. Anselmo, in «Rivista di filosofia neoscolastica», a. XXII, 1930, pp. 379 – 387.  I problemi del realismo, in «Giornale critico della filosofia italiana», n. 5, 1930.  Le “Quaestiones super libro Praedicamentorum” di Simone di Faversham, in «Memorie della R. Accademia dei Lincei» Serie VI, vol. III, fasc. IV, Roma 1930.  Traduzione, prefazione e note di: Tommaso d’Aquino, Saggio contro la Dottrina averroistica dell’unità dell’intelletto, Carabba, Lanciano 1930.  Traduzione, prefazione e note di: Tommaso d’Aquino, Saggio sull'essere e l'essenza e altri opuscoli, prefazione, traduzione e note critiche di C. Ottaviano, Carabba, Lanciano 1930.  Frammenti abelardiani, in «Rivista di cultura», fasc. 11, Prof. P, Loescher, Roma 1931, pp. 3 – 23.  Il "Tractatus super quatuor evangelia" di Gioacchino da Fiore, in «Archivio di filosofia», Parte I, Padova 1931, pp. 73 – 82.  Osservazioni critiche sui presupposti del problema della conoscenza. Il superamento dell'immanenza sulla base della nozione di individuo, in «Archivio di filosofia», n. 3, novembre 1931, pp. 35 – 47.  Il pensiero e il suo atto, in «Archivio di filosofia», n. 4, dicembre 1931, pp. 20 – 31.  La riforma della logica di Aristotele, in «Archivio di filosofia», n. 4, dicembre 1931.  Nota polemica, in «Rivista di cultura», n. 9 – 10, 1931.  Le opere di Simone di Faversham e la sua posizione nel problema degli universali, in «Archivio di filosofia», 1931.  Traduzione, curatela e note di: Tractatus de Universalibus attribuito a San Tommaso d’Aquino, a cura di C. Ottaviano, Reale Accademia d'Italia, Roma 1932.  Introduzione, traduzione, prefazione e note di: Anselmo d'Aosta, Il Monologio, Palermo 1932.  Antologia del pensiero medioevale. Per le scuole medie superiori, Ires, Palermo 1932.  Testi medioevali inediti. Alcuino, Avendanth, Raterio, S. Anselmo, Pietro Abelardo, Incertus auctor, a cura di Carmelo Ottaviano, Olschki, Firenze 1933.  Riccardo di San Vittore, la vita, le opere, il pensiero, in «Atti della Reale Accademia dei Lincei», IV, n. 4, 1933, pp. 411 – 541.  Traduzione, prefazione e note di: Bonaventura da Bagnoregio, Itinerario della mente verso Dio, traduzione, prefazione e note di C. Ottaviano, Antologia del pensiero medievale per le scuole medie superiori, Palermo 1933.  Il pensiero di Francesco Orestano, Ires, Palermo 1933.  Il superamento dell'immanenza in B. Varisco, in «Archivio di filosofia», n. 4, 1934.  Traduzione e note di: P. Abelardus, Epistolario completo. Contributo agli studi sulla vita e il pensiero di Pietro Abelardo, trad. it. e note critiche di C. Ottaviano, Ires, Palermo 1934.  Joachimi abbatis Liber contra Lombardum. La Scuola di Gioacchino da Fiore, a cura di Carmelo Ottaviano, Reale Accademia d'Italia - Studi e documenti, Roma 1934.  Critica del principio d'immanenza, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXVI, 1934, p. 559 - 577.  Il perduto “Liber de potentia, obiecto et actu” di Lullo in un manoscritto romano, in «Estudis franciscans», luglio – dicembre 1934, pp. 257 – 268.  Un documento intorno alla condanna di Gioacchino da Fiore nel 1215, Rondinella, Napoli 1935 (poi ripubblicato in "Siculorum Gymnasium", Università di Catania, 1949).  Storia, filosofia della storia, scienza della storia, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXVII, 1935, pp. 67 – 81.  Un brano inedito della Philosophia di Guglielmo di Conches, A. Morano, Napoli 1935.  Il cosiddetto “riferimento necessario alla coscienza” nell'idealismo, in AA. VV., Atti del IX Congresso nazionale di Filosofia, (Padova 20 – 23 settembre 1934), Padova 1935, pp. 348 – 363.  Novità in filosofia, Milani, Padova 1935.  Pier Lombardo, in Celebrazioni piemontesi, Istituto d'Arte per la Decorazione e la Illustrazione del Libro, Urbino 1936.  Critica dell'Idealismo, Rondinella, Napoli 1936. (Pubblicato nuovamente da Milani, Padova 1948)  Traduzione, prefazione e note di: Pietro Abelardo, L'origine delle monache; e La regola del Paracleto, traduzione, prefazione e note di Carmelo Ottaviano, Carabba, Lanciano 1936.  L'unica forma possibile di idealismo, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXVIII, 1936, p. 47 – 64.  La scuola attualista e Scoto Eriugena, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXVIII, 1936, pp. 142 – 151.  Riflessioni sulla polemica Orestano – Olgiati, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXIX, 1937, pp. 83 – 86.  Curatela di: T. Campanella, Epilogo magno (Fisiologia italiana). Testo inedito con le varianti dei codici e delle edizioni latine, a cura di C. Ottaviano, Reale Accademia d'Italia, Roma 1939.  Kritik des Idealismus, mit einer Einfuhrung von Fritz-Joachim Von Rintelen: Realismus-Idealismus?, Aschendorff, Munster 1941.  Metafisica dell'essere parziale, MILANI, Padova 1942.  L'unità del pensiero cartesiano e il cartesianesimo in Italia, MILANI, Padova 1943   Scritti (1928 – 1945) con 327 giudizi della critica italiana e straniera, Tipografia agostiniana, Roma 1946.  Panteismo o trascendenza, in «Humanitas», n. 42, 1949.  Il problema morale come fondamento del problema politico, Milani, Padova 1952.  L'idealismo trascendentale e la metafisica classica, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», XLV (1953), pp. 535 – 570.  La soluzione scientifica del problema politico, Rondinella editore, Napoli 1954.  Le incertezze della scienza moderna, Padova 1959.  Progetto di un disegno di legge per salvare la Democrazia dalla dittatura, MILANI, Padova 1961.  Dalla democrazia ingenua alla democrazia critica, MILANI, Padova 1961.  Che cosa è il social-liberalismo, MILANI, Padova 1962,  Lineamenti programmatici per una riforma della scuola italiana, MILANI, Padova 1962.  Presentazione di: Agostino Sepinski, Cristo interiore secondo San Bonaventura, presentazione C. Ottaviano. trad. di suor M. Luisa Orgiani, Politica popolare, Napoli 1964.  La tragicità del reale, ovvero la malinconia delle cose. Saggio sulla mia filosofia, MILANI, Padova 1964.  Critica del socialismo: ossia Introduzione alla teoria della proprietà per tutti, MILANI, Padova 1964.  Introduzione alla teoria delle proprietà per tutti, ovvero la mia soluzione al problema economico-politico, MILANI, Padova 1968.  Didattica e pedagogia. Ovvero la mia riforma della scuola, MILANI, Padova 1968.  La legge della bellezza come legge universale della natura. Considerazioni teoretiche e applicazioni pratiche, MILANI, Padova 1969.  Manuale di Storia della filosofia, 3 vol., La Nuova Cultura, Napoli 1970.  Manuale di storia della filosofia e della pedagogia, La Nuova Cultura, Napoli 1972.    Appunti di pedagogia contemporanea, 1974  Personalismo e collettivismo. Introduzione alla teoria della proprietà privata per tutti, Solfanelli, Chieti 1978.  Tommaso Campailla. Contributo all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e note a cura di Domenico D'Orsi, MILANI, Padova 1999.     «Sophia: fonti e studi di storia della filosofia» Da a. 1, n. 1 (gen./mar. 1933) A a. 41, n. 1/4 (gen./dic. 1973).- Palermo: Ires, 1933-1973. - 39 v. Trimestrale. Il complemento del titolo varia in: rivista internazionale di fonti e studi di storia della filosofia; poi in: rassegna critica di filosofia e storia della filosofia. Luogo ed editore variano in: Napoli, A. Rondinella; poi in: Padova, Milani. Alcuni degli articoli più significativi scritti da Ottaviano per Sophia:  Le «rationes necessariae» in S. Anselmo, in Questioni e testi medievali , in «Sophia», n. 1, 1933, pp. 92 – 97. Novità abelardiane, in Questioni e testi medievali , in «Sophia», n. 1, 1933, pp. 99 – 101. Storicismo attualista, in «Sophia», n. 2, 1933, pp. 135 – 143. Storicismo attualista, seconda puntata, in «Sophia», n. 1, 1934, pp. 149 – 164. Controversie medievali. A proposito della paternità tomistica di un “Tractatus de universibus”, e della data del “De unitate intellectus”, in «Sophia», n. 1, 1935, pp. 134 – 140. Intorno al IX Congresso nazionale di Filosofia di Padova, in «Sophia», n. 2, 1935, pp. 285 – 287. Intorno alla critica dell'immanenza, in «Sophia», n. 2, 1935, pp. 288 – 290. Critica del principio di immanenza, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935, pp. 543 – 569. A proposito della storia, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935, pp. 613 – 617. I grandi idealisti contemporanei, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935. L'idealismo sulla via di Damasco, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935. Contraddizioni idealistiche, in «Sophia», n. 3 – 4, 1935. La fondazione del realismo, in «Sophia», n. 2 – 3, 1936. Postilla alla “Difesa del principio di immanenza”, in «Sophia», n. 2 – 3, 1936. Postilla a “Immanenza, idealismo e realismo”, in «Sophia», n. 2 – 3, 1936. Idealisti per forza, in «Sophia», n. 1 – 2, 1937. Ancora sulla fondazione del realismo, in «Sophia», n. 3, 1937. Fanatismo idealista, ovvero l'agonia dell'Idealismo, in «Sophia», n. 3, 1937. Nuova illustrazione del documento intorno alla condanna di Gioacchino da Fiore nel 1215. Postilla, in «Sophia», n. 3, 1937, pp. 360 – 365. Intorno all'idealismo e al realismo, in «Sophia», n. 4, 1937. Postilla all'art. di Chiocchetti: “A proposito dell'idealismo di C. Ottaviano”, in «Sophia», n. 3, 1939. Anti-moderno, in «Sophia», n. 3, 1939, pp. 265 – 281. Intorno alla critica all'idealismo, in «Sophia», n. 2, 1940. Intorno alla valutazione della filosofia moderna, in «Sophia», n. 4, 1940, pp. 483 – 506. La teoria delle “species” e l'idealismo immanentistico, in «Sophia», n. 1, 1943. La natura della sensazione e la fondazione del realismo, in «Sophia», n. 3, 1946. Referendum ai nostri Lettori in occasione della ripresa delle Rivista, in «Sophia», n. 1 – 2, 1944 – 45 – 46. Francesco Orestano [1873 – 1945], in «Sophia», n. 12 – 13 – 14, 1944 – 45 – 46. Il vero significato della relatività galileiana nel movimento, in «Sophia», n. 3 – 4, 1947, pp. 285 – 330. Natura pura e soprannaturale, in «Sophia», n. 2, 1949. I fondamenti logici della relatività, in «Sophia», n. 1, 1950, pp. 37 – 50. Gli argomenti probativi dell'evoluzionismo, in «Sophia», n. 2, 1950. Intorno al significato storico dell'idealismo italiano, in «Sophia», n. 1, 1951. Intorno alla legge di conservazione dell'energia, ossia del materialismo, in «Sophia», n. 1, 1951. Intuizionismo e logicismo in matematica, in «Sophia», n. 3 – 4, 1951, pp. 342 – 345. Intorno alla gratuità dell'ordine soprannaturale, in «Sophia», n. 1, 1952, pp. 39 – 45. Postilla a E. Riverso, Aporie e difficoltà del Positivismo logico, in «Sophia», n. 2, 1953. Valutazione critica del pensiero di B. Croce. 1) L'estetica, in «Sophia», n. 1, 1954. Valutazione critica del pensiero di B. Croce. 2) Lo storicismo assoluto, in «Sophia», n. 1, 1954. Bilancio di Benedetto Croce, in «Sophia», n. 2 – 3, 1954. Einstein filosofo, in «Sophia», n. 3 – 4, 1954, pp. 260 – 274. Giudizio intorno alla Logistica, in «Sophia», n. 1, 1956. Logica, matematica, poesia, in «Sophia», n. 1 – 2, 1957, pp. 3 – 32. Crolla l'idolo einsteiniano, in «Sophia», n. 2, 1960, pp. 213 – 217. Il “compagno Scioccherellov”, ossia la tragicommedia del comunismo, in «Sophia», n. 3 – 4, 1960, pp. 450 – 453. Mi intrattengo ancora con il “compagno Scioccherellov”, in «Sophia», n. 2 – 3, 1961, pp. 358 – 359. “Individui di tutto il mondo unitevi”, ossia Critica della democrazia come idea-forza, in «Sophia», n. 2 – 3, 1961. Giudizio su Benedetto Croce come uomo politico, in «Sophia», n. 4, 1961. L'assalto alla diligenza, ossia la scuola privata ecclesiastica e laica all'assalto del tesoro della Stato, in «Sophia», n. 4, 1961, pp. 437 – 439. Difesa della scuola statale, ossia l'Antistato contro lo Stato, in «Sophia», n. 1 -2, 1962, pp. 25 – 50. L'“ordine della scuola italiana”, in «Sophia», suppl. n. 2 al n. 1 -2, 1962. In difesa dell'umanità Abbasso gli scienziati, viva i filosofi!, in «Sophia», n. 1 -2, 1965. Come integrare la dottrina relativistica di Einstein, in «Sophia», n. 3 -4, 1966, pp. 233 – 274.    Scritti sull'autore  AA. VV., Carmelo Ottaviano nella filosofia del Novecento, Atti dei convegni tenuti a Milano e Catania nel 2007, a cura di Francesco Rando e Francesco Solitario, Prometheus, Milano 2008.  A. Cartia, Tempo, memoria e infinito. I temi del tragico nell'opera di Carmelo Ottaviano, a cura di Alessandro Ghisalberti e Francesco Rando, Prometheus, Milano 2013.  G. Bontadini, Dall'attualismo al problematicismo, Brescia 1950, p. 146.  F. Coniglione, «Sophia». Nel segno di Ottaviano: una rivista a tutto campo, in AA. VV., La cultura filosofica italiana attraverso le riviste, a cura di Piero Di Giovanni, Franco Angeli, Milano 2006, pp. 89-124.  B. Croce, Conquiste filosofiche a passo di carica e a suon di tromba, in «La Critica», XL, 1942, pp. 173 – 174.  D. D'Orsi, Il filosofo della quarta età: ricordo di Carmelo Ottaviano nel trigesimo della morte, quotidiano “La Sicilia”, Catania, del 23/02/1980.  D. D'Orsi, Tra Socrate e Gesù: quattro anni fa moriva il filosofo Carmelo Ottaviano, quotidiano “La Sicilia”, Catania, del 24/01/1984.  D. D’Orsi, Appunti autobiografici ed evoluzione filosofica di Carmelo Ottaviano, in Archivium Historicum Mothycense, V (1999), pp. 57 – 68.  D, D’Orsi, Metamorfosi di un'opera quale compendio di una vita filosofica, Introduzione a Carmelo Ottaviano, Tommaso Campailla. Contributo all'interpretazione e alla storia del cartesianesimo in Italia, introduzione e note a cura di Domenico D'Orsi, MILANI, Padova 1999.  A. Del Noce, Il problema dell'ateismo, Teismo e Ateismo politici: postulato del Progresso e postulato del Peccato, Il Mulino, Bologna 1964, pp. 519 – 520 n. 8.  A. Del Noce, Giovanni Gentile, Il Mulino, Bologna 1990, pp. 35 – 36 n. 24.  R. Di Tommasi, Compendio di una vita filosofica: Carmelo Ottaviano, in Voci dal Novecento, a cura di Ivan Pozzoni, Limina Mentis Editrice, Villasanta 2010, pp. 331-378.  C. Ferro, L'«antimoderno» di Carmelo Ottaviano, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», XXXII (1940), pp. 492 – 496.  E. Garin, Cronache di filosofia italiana 1900/1943, laterza, Bari 1966, p. 460.  V. Mathieu, La filosofia del Novecento. La filosofia italiana contemporanea, Le Monnier, Firenze 1978, pp. 116 – 117.  C. Mazzantini, La riduzione ad absurdum dell'immanenza gnoseologica, in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», Anno XXVI, Fascicolo III, maggio 1934, Vita e Pensiero, Milano.  P. Mazzarella, Il contributo di Carmelo Ottaviano agli studi di filosofia medievale, in «Sophia», n. 3 – 4, 1956, pp. 334 – 376.  P. Mazzarella, Tra finito e infinito. Saggio sul pensiero di Carmelo Ottaviano, Milani, Padova 1961.  P. Mignosi, Carmelo Ottaviano, in «La Tradizione», n. V – VIII, 1929.  F. Minazzi, Il principio di immanenza nel dibattito filosofico italiano degli anni Trenta: il confronto tra Giulio Preti e Carmelo Ottaviano, in numero monografico de «Il Protagora», Aspetti e problemi della filosofia italiana contemporanea, a cura di Antonio Quarta, XXVIII-XXIX, gennaio 1988 - dicembre 1989, IV serie, nn. 13-16, pp. 245-274.  E. Scarcella, «OTTAVIANO, Carmelo» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 79, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 2013.  M. F. Sciacca, Di una recente critica del principio di immanenza, in «Ricerche filosofiche», anno V, fasc. II, 1935, pp. 127 – 133.  M.F. Sciacca, Il secolo XX, Bocca, Milano 1942, vol. I, p. 665 n

 

 

 

Ottaviano. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ottaviano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741935518/in/datetaken/+

 

 

Grice e Pace – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Berga). Filosofo. Grice: “I love the fact that Pace, like me, is a Protestant, and married one! This should deduce the defeasibility of non-monotonicity: ‘all Italians are Catholic;’ he surely wasn’t --- and neither is Speranza, or Ghersi, two other fervent ‘protestanti’!”  Grice: “I love Pace – in a way he reminds me of myself when I was teaching Aristotle’s Categoriae at Oxford! – A good thing about Pace is that he stopped saying that he was commenting on Aristotle – his Casaubon edition is still very readable – and tried to compose his own ‘Institutiones logicae,’ as he did – As Kneale once told me, ‘This made Pace a logician, and not just a commentator!” -- Italian essential philosopher. Studia a Padova, dove fu allievo di Menochio e Panciroli. Aderì alla religione riformata e intimorito dagli ammonimenti delle autorità religiose patavine, si rifugiò a Ginevra, il principale centro del Calvinismo. Divenne professore. Tradusse Aristotele – “In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum: Commentarius analyticus.” A Ginevra sposò Isabella Venturina, protestante originaria di Lucca.  Ottenne la cattedra  a Heidelberg. Pronuncia una famosa prolusione, “De iuris civilis difficultate ac docendi method”. Fu coinvolto in una polemica con Gentili. Gentili, non avendo ottenuto la cattedra di Istituzioni alla quale aspirava, accusò Pace di averlo boicottato e gli rivolse delle offese in un componimento poetico indirizzato a Colli. Offeso, lo denunciò davanti al Senato accademico, costringendolo infine a lasciare Heidelberg per Altdorf. Ebbe anch'egli fastidi con le autorità accademiche di Heidelberg per le sue simpatie per il Ramismo  Insegnò a Sedan, Ginevra, Montpellier, Nîmes, Aiax, e Valence. Rese pubblica la sua abiuria al protestantesimo; quell'anno ebbe la cattedra a Padova e scrisse “De Dominio maris Adriatici”, un'opera a favore della Repubblica di Venezia che gli valse anche il cavalierato. La sua edizione dell'Organon di Aristotele, fu inclusa in un'edizione  delle opere di Aristotele edita da Casaubon ed ebbe ampia diffusione. Pubblicò a Sedan le “Institutiones logicae” e a Francoforte il suo importante commento In Porphyrii Isagogen et Aristotelis Organum, Commentarius Analyticus.  Saggi: “De dominio maris Adriatici” (Imp. Caes. “Iustiniani Institutionum libri IV, Adnotationibus ac notis doctiss. scriptorum illustrati & adaucti. Quibus adiunximus appendicis loco, leges XII tab. explicatas. Vlpiani tit. XXIX adnotatos; Caii libros II Institut. Studio & opera Ioannis Crispini At. In ac postrema editione accesserunt” Ginevra: apud Eustathium Vignon). Ἐναντιόφαν. seu Legum conciliatarum centuriae III, Spirae: typis Bernardi Albini, De rebus creditis, seu De obligationibus qua re contrahuntur, et earum accessionibus, ad quartum librum Iustinianei Codicis, Commentarius; accesserunt tres indices, Spirae Nemetum: apud Bernardinum Albinum, “Tractatus de contractibus et rebus creditis, seu de obligationibus quae re contrahuntur et earum accessionibus, ad quartum librum Iustinianei Codicis, doctissimi cuiusdam I.C. commentarius. Accesserunt tres indices, vnus titulorum, eo quo explicantur ordine descriptorum, alter eorundem titulorum ordine alphabetico, tertius rerum & verborum in toto opere memorabilium, Parisiis: apud Franciscum Lepreus, Isagogica in Institutiones imperiales,  Lyon, Barthélemy Vincent, Oeconomia iuris utriusque, tam civilis quam canonici,  Lyon, Barthélemy Vincent, Methodicorum ad iustinianeum Codicem libri,  Lyon, Barthélemy Vincent, Analysis Codicis, Lyon, Barthélemy Vincent, Artis Lullianae emendatae libri IV Quibus docetur methodus, ad inueniendum sermonem de quacumque re, Valentiae: apud Petrum Pinellum, De dominio maris Hadriatici, Lyon, Barthélemy Vincent. Benedictis, «Gentili, Scipione, Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, C. Vasoli, Scienza, dimostrazione e metodo in un maestro aristotelico dell'età di Galilei: “Profezia e ragione” (Napoli, Morano); Aristotelis Stagiritae peripateticorum principis Organum, Morges, Operum Aristotelis”. Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. G. Acquaviva e TuScovazzi, Il dominio di Venezia sul mare Adriatico” (Milano: Giuffrè); A. Franceschini, Giurisprudenza, Venezia: Officine Grafiche di Carlo Ferrari,  Philippe Tamizey de Larroque, Jules Pacius de Beriga: compte-rendu du mémoire de M. Ch. Revillout avec documents inédits, Paris: V. Palmé,  Marine Bohar, « Giulio Pace da Beriga et sa De iuris civilis difficultate ac docendi methodo oratio. Présentation et traduction », Revue d'Histoire des Facultés de Droit. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera.  Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Grice: “A very systematic logician, and especially interesting being from Vicenza. In fact, he came from Berga, the centre of Vicenza. Quite unlike our Occam who came from Surrey! My special interest is in the particular treatment of ‘interpretatio’ in general. He is one of the licei, i. e. peripathetics, which is nice. By interpretatio in general he means ‘hermeneia’. And he distinguishes then between the MATERIA – of the vehicle of expression, say, the physical sound – ‘vox’ – or any other physical channel one uses to signify something – and the FORM, the signatum itself. The term he uses is “NOTA”, so a particular bit of something – say, a tear – is a SIGN or NOTA of some affection (pathos) in the soul. From there he builds his whole system of communication. There are two types of NOTA, in terms of subject-predicate terministic logic – conjoined by the copula. He is a practical logician and does not much dwell on the topic of what relation this “NOTARE” is – But he does make the usual point that while a THING (res) gets ‘notated’ by an idea (or passion) in the soul – this notatio is ‘naturalis’. Whereas the notatio between a particular physical bit (say, a tear) and some idea or passio of the soul is artificial, as any cocrodile knows!” -- Opere. Keywords: dialettica, Aristotele, Porfirio, Boezio, categoria, praedicamentum. Giulio Pace. Pace. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pace” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692091995/in/photolist-2mPSXPb-2mPVkio-2mPQGvz-2mPKvMM-2mPAuFE-2mPiqeP-2mNzeEc-2mNaHiH-2mN8Hgb-2mN35cA-2mLLZRD-2mLFz5i-2mLGod1-2mKFrQ6-2mLGv16-2mKQW9n-2mPq5pS-2mKG3XG-2mPs71e-2mKMjs5-2mKC3nj-2mKCnei-2mKyErQ-2mPE3Bq-2mKRu2r-2mKCfz1-DhRHD2-jgWnTm-jhFt4p-jhJqzU-hSTpSd-Eoj4SX-DvhhWW-CfbuaM-CntuMM-nBVxwm-nBVKvy

 

Grice e Paci – relazione – filosofia italiana – Luigi Speranza -- (Monterado). Filosofo. Grice: “Paci’s essay on Vico by far exceeds anything that Hampshire wrote about him – magnificent title, too, “ingens sylva.” -- “There are many things I love about Paci: first, he adored Jabberwocky, as he states in his “Il senso delle parole.” Second, he loved Russell’s theory of relations, as he states it in “Relazione e significati.” Third, he agrees with me that Heidegger is the greatest philosopher of all time, as he states in his masterpiece, “Il nulla.” Grice: “Paci used to say, with a smile, that it was ironic that he was born in Monterado and that he had written an essay on ‘Il nulla,’ seeing that “Monterado is, today, well, il nulla.”” Italian essential philosopher «Avevo ben presto compreso che il costume di Paci era quello di discutere liberamente con chiunque di tutto, senza alcuna prevenzione o pregiudizio.»  (Carlo Sini). Tra i più espressivi rappresentanti della fenomenologia e dell'esistenzialismo in Italia. Nato a Monterado (provincia di Ancona), intraprese gli studi elementari e medi a Firenze e Cuneo. Nel 1930 si iscrisse al corso di filosofia dell'Università degli Studi di Pavia, seguendo soprattutto le lezioni di Adolfo Levi. Nel frattempo collaborò con Anceschi alla rivista Orpheus. Si trasferì dopo due anni all'Università degli Studi di Milano dove divenne allievo di Antonio Banfi, con il quale si laureò nel novembre del 1934 discutendo una tesi dal titolo Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone. Collabora alla rivista Il Cantiere.  Nel 1935 iniziò il servizio militare nell'esercito, ma nell'ottobre del 1937 viene congedato. Richiamato nel 1943 come ufficiale allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne catturato in Grecia dopo l'8 settembre 1943 e inviato presso il campo di prigionia di Sandbostel. Trasferito successivamente nella struttura di Wietzendorf, qui ebbe modo di conoscere Paul Ricœur, con il quale riuscì in quella sede a leggere Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica di Edmund Husserl e a costruire un rapporto di amicizia.  Incominciò la sua carriera di docente insegnando filosofia teoretica all'Pavia, mentre, a partire dall'anno accademico 1957-1958, successe a Giovanni Emanuele Barié all'Università Statale di Milano.  Dopo aver inizialmente collaborato con la rivista Filosofia, nel 1951 fondò la rivista aut aut, che diresse fino al 1976; il periodico costituisce una testimonianza dei suoi variegati interessi letterari e culturali. Il nome della rivista richiama dei testi più famosi del filosofo danese Søren Kierkegaard, precursore dell'esistenzialismo nel suo proposito di accogliere l'irriducibile paradossalità dell'esistenza e l'ostacolo che questa impone al sapere.  Tra i suoi allievi più famosi ricordiamo Giovanni Piana, Carlo Sini, Salvatore Veca, Pier Aldo Rovatti, Mario Vegetti, Guido Davide Neri.  Pensiero Carlo Sini individua l'inizio dell'intera speculazione filosofica di Paci già a partire dalla sua tesi di laurea: in alcune frasi della breve Prefazione vediamo il filosofo marchigiano, ancora ventitreenne, esprimere una specifica interpretazione della filosofia dell'esistenza, dimostrando già un grado elevato di comprensione del proprio tempo e delle proprie inclinazioni.  L'esistenzialismo Paci giunge perciò all'esistenzialismo attraverso lo studio di Platone. Base dell'esistenzialismo di Paci è la relazione, intesa come condizione di esistenza di tutti gli avvenimenti che costituiscono il mondo. Evento è anche l'io, che si conosce come esistenza finita ed empirica in rapporto ad altre esistenze. Dalla pura condizione esistenziale del fatto, attraverso la conoscenza, Paci definisce la condizione dell'uomo come personalità morale.  L'io conoscente è la chiara forma della legge morale che fa sì che ogni io, in quanto conosciuto e molteplice e in quanto esistenza, possa diventare soggetto singolo come soggetto di scelta etica. Poiché in virtù del principio di irreversibilitàche, insieme al principio di indeterminazione (impossibilità che il conoscente si conosca a un tempo come conosciuto e come conoscente), è uno dei punti di riferimento del sistema di Pacila forma non è mai definitiva, e al contempo ogni questione risolta pone sempre nuovi problemi, ne deriva che il realizzarsi dell'esistente "uomo" nella forma significa un continuo progresso che va dal passato, il quale non si può ripetere e non è annullato dal presente, verso il futuro. Il non realizzarsi in questa forma, non seguendo il progresso e arrestandosi a una forma di ordine più basso, costituisce l'immoralità, il male.  Il negativo come risorsa La riflessione filosofica di Paci parte dalla consapevolezza del negativo, della mancanza come base e nucleo iniziale dell'esistenza umana. Un negativo che si fonda soprattutto sulla base del tempo e della sua irreversibilità, che ci costringe a fare i conti perennemente con un passato irreversibile, con un futuro sconosciuto e con un presente inesistente perché continuamente in fuga. Ma il negativo si riflette anche nella soggettività e nella limitazione del nostro punto di vista: non possiamo avere nessuna visione della realtà che non sia filtrata dalla nostra "singolarità", dal nostro essere un io. Tuttavia questa "mancanza" eterna, questo limite, è nello stesso tempo una risorsa: il tempo, quindi, non è una condanna per l'uomo, ma è ciò che permette la sua esistenza come temporalità; d'altra parte l'alterità è risorsa proprio in quanto altro da sé. L'io infatti si riconosce solo in quanto confrontato con un altro, e sono quindi gli altri a dare conformazione e identità al nostro io, e questo processo è fruttuoso, forte e orientato se il soggetto sa e si impegna a stringere "relazioni".  Da qui si possono capire le due definizioni date alla filosofia paciana: l'una dello stesso filosofo che definiva il suo pensiero come relazionismo, e l'altra invece di Nicola Abbagnano, che lo definì "esistenzialismo positivo": positivo proprio perché cerca di capovolgere l'insensatezza e la mancanza alla base dell'esistenza in una possibilità, una risorsa di riflessione e progettualità. La vita umana per Paci si fonda infatti su un bisogno (bisogno di senso nel tempo, bisogno di altro); questo bisogno si traduce in un lavoro esistenziale, che implica un consumo: di tempo, di vita, di riflessione. Questo sistema bisogno-consumo-lavoro sta alla base di ogni vita umana. Tuttavia l'uomo ha una possibilità, una possibilità di "salvarsi" dall'insensatezza (o di provarci, quantomeno), e tale possibilità si trova nel lavoro. Il lavoro esistenziale (inteso come l'impegno che si investe nel condurre la propria vita) può infatti essere orientato dalla consapevolezza e dal continuo impegno intellettuale di ricerca di senso anche e soprattutto mediante la relazione. Questa ricerca di senso si traduce, alla base, nell'esercizio dell'epoché.  L'epoché Termine fondamentale della filosofia di Husserl, filosofo che Paci ebbe come punto di riferimento per tutta la vita, l'epoché si traduce in una ricerca di senso continua e inesausta che presuppone un abbandono di tutte le categorie di pensiero che siamo abituati ad utilizzare. In questo senso è emblematico l'episodio che Paci stesso racconta riguardo al suo approccio all'epoché. Studente di filosofia, si recò nell'ufficio di Antonio Banfi (il suo "maestro" per eccellenza) per chiedere spiegazioni sul concetto di epoché. Banfi gli chiese di descrivere un vaso che si trovava lì vicino a loro. Tuttavia, qualunque definizione Paci provasse a dare (colore, forma geometrica, uso) cadeva in una categoria di giudizio posteriore all'oggetto stesso, o comunque soggettiva (il colore dipende dalla luce, la forma geometrica si rifà a categorie astratte che l'uomo ha inventato, l'uso è indipendente dall'oggetto stesso).  L'epoché, quindi, si costituisce come ricerca di una visione "originaria". Compito difficilissimo (Husserl lo definiva impossibile ed inevitabile), l'esercizio dell'epoché non si deve tradurre in un'impossibilità di giudizio, ma nella consapevolezza che qualunque giudizio è parziale, soggettivo. Se applicata alla vita, all'esistenza, l'epoché si traduce in una continua ricerca dell'originario, della verità, di una verità ulteriore che si annida nel mondo, negli altri, negli oggetti, nei luoghi, in tutto ciò che forgia la nostra esistenza. Una verità che l'uomo può cercare, e che si annida nel percorso stesso di ricerca e riflessione, e soprattutto nella capacità di creare relazioni autentiche. In Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Paci individua nell'epoché quasi un carattere religioso, criticando la ridotta disamina del concetto da parte di Martin Heidegger ed Emmanuel Lévinas, che lo considerarono come se si trattasse di un metodo puramente gnoseologico.  Relazione e riflessione La relazione è per Paci qualcosa di fondamentale e ulteriore dotato di un profondo significato esistenziale. Paci scriveva che la relazione prescinde i due soggetti che la intrecciano: è un concetto "nuovo", "terzo", che è tanto più significativo quanto più i soggetti sono disposti a farsi mutare consapevolmente da essa e dal lavoro di riflessione che ne segue. La relazione va cercata, coltivata, resa e mantenuta continuamente autentica, anche se conflittuale. La riflessione infine, come salvezza dall'irreversibilità del tempo, ricrea e analizza il passato per ricercarne ancora il senso, e proiettare questa ricerca nel futuro di un progetto. Epoché, riflessione e relazione costituiscono, riassumendo, il lavoro esistenziale di ricerca di senso.  La filosofia di Paci si traduce dunque in una continua, consapevole e dolorosa ricerca di un senso che possa capovolgere la situazione tragica dell'esistenza mediante il lavoro, l'impegno. In questo Paci si distanzia da Jean-Paul Sartre e dalle conclusioni del filosofo francese, che Paci ammirava e considerava uno stimolo continuo per la sua riflessione. Il negativo, infine, sempre presente nell'investigazione filosofica di Paci (ancor di più nell'ultima parte della sua vita), rimane punto essenziale della ricerca umana, laica e faticosa di un senso, di una verità ulteriore.  Opere: “Il Parmenide di Platone” (Milano_ (cf. L. Speranza, “Grice, Wiggins, e il Parmenide di Platone”).  Principato, “Principii di una filosofia dell'essere” (Modena, Guanda); “Pensiero, esistenza e valore” (Milano-Messina, Principato); “L'esistenzialismo” (Padova, MILANI); “Esistenza ed immagine” (Milano, Tarantola); “Socialità,” Firenze, Le Monnier, “Ingens Sylva: saggio sulla filosofia di Vico,” Milano, Mondadori, “Filosofia antica”, Torino, Paravia, “ Il nulla” Torino, Taylor, “Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, “Il pensiero scientifico” Firenze, Sansoni, “L'esistenzialismo,” in Luigi Rognoni e Enzo Paci, L'espressionismo e l'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio Italiana, “Tempo e relazione” (Torino, Taylor, Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio Italiana, “Ancora sull'esistenzialismo” Torino, Edizioni Radio Italiana, Dall'esistenzialismo al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, Storia del pensiero presocratico, Torino, Edizioni Radio Italiana, La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, Diario fenomenologico, Milano, Il Saggiatore, Breve dizionario dei termini greci, in Andrea Biraghi, “Dizionario di filosofia,” Milano, Edizioni di Comunità, “Tempo e verità nella fenomenologia,” Bari, Laterza, “Funzione delle scienze e significato dell'uomo, Milano, Il Saggiatore, “Relazioni e significati” Milano, Lampugnani Nigri, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, Enzo Paci, Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, Il senso delle parole, Pier Aldo Rovatti, Milano, Bompiani,. Note  Sini22.  Civita.  Sini.  Pecora356.  Storia, aut aut. 5 luglio.  Vigorelli.  Paci.  Alfredo Civita,  degli scritti di Enzo Paci, Firenze, La Nuova Italia, Andrea Di Miele, La cifra nel tappeto: note su Paci interprete di Vico, in Bollettino del Centro di studi vichiani. Anno XXXVII, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Paolo Ercolani, Enzo Paci, il caldo romanzo di una prassi teorica, in Il manifesto, Costantino Esposito, Esistenzialismo e fenomenologia. La crisi dell'idealismo e l'arrivo dell'esistenzialismo in Italia, in Il contributo italiano alla storia del Pensier oFilosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Tempo e verità nella fenomenologia di Edmund Husserl, Bari, Laterza, M. Pecora, La cultura filosofica italiana attraverso le riviste, in Rivista di storia della filosofia, Giovanni Piana, Una ricerca ininterrotta. La lezione di Enzo Paci, in L'Unità,Giuseppe Semerari, L'opera e il pensiero, in Rivista Critica di Storia della Filosofia, C. Sini, Enzo Paci. Il filosofo e la vita, Milano, Feltrinelli, C. Sini,  Enciclopedia ItalianaIV Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, A. Vigorelli, L'esistenzialismo positivo Milano, Franco Angeli, 1987. Amedeo Vigorelli, La fenomenologia husserliana Milano, Franco Angeli, aut aut Edmund Husserl Esistenzialismo Scuola di Milano Enzo Paci, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Contributo per una nuova cultura, Saggiatore; Cenni per un nostro clima, Orpheus, Problema dei giovani. Orpheus », n. 3, pp. 2-4. 3304 - In margine a un'inchiesta, « Orpheus, Appunti per la definizione di un atteggiamento, Orpheus, B. Croce, Poesia popolare e poesia d'arte, Bari 1933, « Orpheus, Il nostro realismo storico, « Il cantiere », anno I, n. 4, 24 marzo. 3402 - Valore della polemica per il realismo, « Il cantiere, Dialettica, metodo diairetico e rettorica nel Fedro di Platone, « Archivio di storia della filosofia, Arte e decadentismo,  Libro e moschetto, Nota sull'ultimo Thomas Mann, « Nuova Italia, ósi - Nota sull'Etica di Max Scheler (prima parte), « Nuova Italia, La filosofia del dolore, « Meridiano di Roma », n. 37, p. 5. 3703 - La filosofia della vita, « Meridiano di Roma », n. 42, p. 8. 3704 - La vita contro lo spirito, « Meridiano di Roma », n. 47, p. 10. 3705 - Filosofia dell'immanenza, «Meridiano di Roma, Il mondo come induzione nemica, Torino 1937, «Meridiano di Roma», n. 39, p. 11. 1938 3801 - Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone, Messina- Milano, Principato, pp. 270. Indice: parte prima: I) I dialoghi giovanili fino al Cratilo; II) Il Fedone, il Simposio, il Fedro; III) La Repubblica. Parte seconda: I) La prima parte del Par­ menide; II) La seconda parte del Parmenide. Parte terza: I) Il Teeteto. Parte quarta: I) Il Sofista; II) Politico, Filebo, Timeo e le idee numeri. 3802 - Filosofia della natura e filosofia della scienza, « Rivista di filo­ sofia », n. 2, pp. 161-174. Ristampato in 3901, parte prima cap. IV. 3803 - Una metafisica dell'individualità a priori del pensiero, « Logos », n. 1, pp. 105-118. 3804 - Nota sull'Etica di Max Scheler (seconda parte), « Nuova Ita­ lia, Disegno di una problematica del trascendentale anteriore al pen­   siero moderno, « Archivio di storia della filosofia », n. 6, pp. 359-374. 3806 - La scuola di Marburgo, « Meridiano di Roma », n. 9, p. 1. 3807 – Appunti, Vita giovanile », anno I, n. 8, 15 maggio. 3808 - Orientamenti del pensiero contemporaneo, « Vita giovanile », anno I, n. 9, 31 maggio. 3809 - La logica del tuono, « Vita giovanile », anno I, n. 11, 30 giu­ gno. 3810 - L'idealismo di A. Banfi, « Vita giovanile », anno I, n. 12, 15 luglio. 3811 - Marconi genio latino, in Liceo scientifico G. Marconi di Parma. Annuario, anno scolastico 1936-37, Parma. 3812 - B. Spinoza, Ethica (passi scelti, collegati e tradotti), introdu­ zione e note di E. Paci, Milano-Messina, Principato. 3813 - Ree. di F. Lombardi, Kierkegaard, Firenze 1936, «Nuova Ita­ lia; Principi di una filosofia dell'essere, Modena, Guanda, pp. 317. Indice: Parte prima: I) La dialettica dell'essere; II) Il pro­ blema della fenomenologia; III) Il mondo ideale e la deduzione dell'unità e del molteplice; IV) Filosofia della natura e filosofia della scienza. Parte seconda: I) La natura come esistenza; II) L'esistenza dell'uomo; III) La scelta e la vita degli altri. Parte terza: I) L'essere spirituale; II) La filosofia e le forme dello spirito; III) La vita morale; IV) La vita dell'arte; V) La vita religiosa; Orientamenti del pensiero contemporaneo, DOTTRINA FASCISTA, II senso della storia, « Corrente di vita giovanile », anno II, n. 10, 31 maggio.   3904 - 4001 - Parole di Antonio Pozzi, « Corrente di vita giovanile », anno II, n. 13, 15 luglio. 1940 Pensiero, esistenza e valore, Messina-Milano, Principato, pp. 195. Indice: I - L'atto come problema; II - Idea e fenomeno­ logia della ragione; I I I - Temi fondamentali del pensiero di Husserl; IV - La filosofia dei valori; V - Il pensiero di Lask; VI - Scheler e il problema dei valori; VII - Personalità ed esi­ stenza nel pensiero di Kierkegaard; VIII - Il problema dell'e­ sistenza; IX - Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers; X - Umgreifende e comunicazione nel pensiero di Jaspers; XI - Jaspers e lo scacco del pensiero; XII - Esteriorità ed interio­ rità - XIII - La vita come ricerca; XIV - Valori ed opere; XV - Concretezza e dialettica dell'essere; XVI - La struttura dell'esi­ stenza. Introduzione all'esistenzialismo di Jaspers: prima parte, La coscienza infelice, « Logos », n. 1, pp. 187-198. Seconda parte, L'Umgreifende, « Logos; La comunicazione, « Logos », n. 3, pp. 494-505. Ristampato in 4001, capp. IX, X, XI. Il problema dell'esistenza, « Studi filosofici », n. 1, pp. 93-105. Ristampato in 4001, cap. Vili. Studi su Kierkegaard, « Studi filosofici », nn. 2-3, pp. 279-291. Ristampato in 4001, cap. VII. L'atto come problema, « Studi filosofici », nn. 2-3, pp. 220- 229. Ristampato in 4001, cap. I. Arte, esistenza e forme dello spirito, « Studi filosofici », n. 4, pp. 388-417. Ristampato in 5001, cap. II. Gli studi di filosofia, « Meridiano di Roma », n. 45, p. X. U. Spirito e la filosofia dell'esistenza, « Meridiano di Roma, - Esistenzialismo gnoseologico, « Corrente di vita giovanile, Presentazione di K. Jaspers, « Corrente di vita giovanile; F. Nietzsche, Antologia, introduzione (pp. 1-108) e scelta di E. Paci, Milano, Garzanti. Platone, Teeteto, introduzione, traduzione e note di E. Paci, Milano, Mondadori. Ree. di A. Guzzo, Sic vos non vobis, Napoli 1939-40, « Studi filosofici», nn. 2-3, pp. 309-312. Ree. di G. Della Volpe, Critica dei principi logici, Messina 1940, « Studi filosofici », nn. 2-3, pp. 312-314. Ree. di N. Abbagnano, La struttura dell'esistenza, Torino 1939, « Studi filosofici », n. 4, pp. 431-434. Ree. di M. Sciacca, La metafisica di Platone, Napoli 1939, « Studi filosofici », n. 4, pp. 434-436. 1941 Il significato storico dell'esistenzialismo, « Studi filosofici », n. 1, pp. 134-150. Ristampato in 5001, cap. I. L'uomo qualunque, « Meridiano di Roma », n. 27, p. 3. Difesa della filosofia, « Atti dell'VIII Congresso di Studi Filo- sofici », a cura del Centro Didattico di Padova, Padova, Prov- veditorato. Romanticismo e antiromanticismo, « Architrave », anno I, n. 8, 1 luglio. Platone, Fedro, introduzione e commento di E. Paci, Torino, Paravia. 1942 4201 - Fenomenologia e metafisica nel pensiero di Hegel, « Studi filosofici, Personalità e forme dello spirito, in AA. VV., Studi critici, Mi- lano, Bocca, pp. 127-141. 4203 - L'attualità di Platone, in AA. VV., L'attualità dei filosofi clas- sici, Milano, Bocca, pp. 63-67. 4204 - Il significato pedagogico dell'esistenzialismo, « Tempo di scuo- la », agosto-settembre, pp. 670-674. 4205 - Ancora sull'esistenzialismo, « Gazzetta del popolo », 19 settem- bre, p. 3. 4206 - 4207 - 4208 - 4209 - 4210 - 4301 - 4302 - 4303 - 4304 - M. Heidegger, Che cosa è la metafisica, introduzione e tradu- zione di E. Paci, Milano, Bocca. L'introduzione è stata ristam- pata in 5001, cap. V. K. Jaspers, Ragione ed esistenza, prefazione e traduzione di E. Paci, Milano, Bocca. Ree. di A. Pellegrini, Novecento tedesco, Milano 1942, « Pri- mato », n. 21, p. 397. Ree. di U. Spirito, La vita come arte, Firenze 1942, « Prima- to », n. 22, p. 413. Ree. di P. Carabellese, Che cosa è la filosofia, Milano 1942, « Primato », n. 24, p. 456. 1943 L'esistenzialismo, Padova, Milani, pp. 67. Indice: I - Premes- se; II - Kierkegaard; III - Nietzsche; IV - Heidegger; V - Jaspers; VI - Abbagnano; VII - Conclusione; V i l i - Nota bi- bliografica. Socialità della nuova scuola, Firenze, Le Monnier. L'esistenzialismo in Italia, a cura di N. Abbagnano e E. Paci, « Primato », n. 1, 1 gennaio 1943, pp. 2-4. Il cavaliere la morte e il diavolo, « Tempo di scuola », febbraio, pp. 255-260.   1946 4601 - Th. Mann e la musica, « Rivista musicale italiana », n. 1, pp. 88-111. Ristampato in 4701, cap. V e in 6502, parte seconda, cap. I. 4602 - Th. Mann e la filosofia, «Studi filosofici», n. 2, pp. 97-114. Ristampato in 4701, cap. II e in 6502, parte seconda, cap. II. 4603 - Metodologia e metafisica, « Studi filosofici », nn. 3-4, pp. 205- 212. 4604 - Nascita e immortalità, « Archivio di filosofia », n. 1 (Il proble­ma della immortalità; L'uomo tra razionalismo e romanticismo, « Costume », n. 2, pp. 40-49. L'uomo di Platone, « Costume », n. 3, pp. 8-18. Ree. di L. Scaravelli, Critica del capire, Firenze 1942, « Co­ stume », n. 3, pp. 121-127. 1947 Esistenza ed immagine, Milano, Tarantola, pp. 198. Indice: I - Musica mito e psicologia in Th. Mann; II - Th. Mann e la filosofia; III - Verità ed esistenza in T. S. Eliot; IV - Rilke e la nascita della terra; V - Valéry o della costruzione; VI - L'uo­ mo di Proust. I capitoli I e II sono stati ristampati rispettiva­ mente come cap. I e cap. II della seconda parte di 6502. I ca­ pitoli III, IV, V, VI sono stati ristampati rispettivamente come cap. II della prima parte, cap. I della prima parte, cap. IV della prima parte, cap. I l i della prima parte di 6601. Verità ed esistenza in T. S. Eliot, « Indagine, Ristampato in 4701, cap. Ili, e in 6601, parte prima, cap. II. Umanesimo e forma nell'ultimo Th. Mann, « Indagine, P. Valéry, Eupalinos preceduto da l'Anima e la danza, seguito dal Dialogo dell'albero, introduzione di E. Paci, Milano, Mon- dadori. 1948 La storia come arte, in AA. VV., Il problematicismo, Firenze, Sansoni, La responsabilità e il problema della storia, « Studi filosofici », n. 2, pp. 115-127. Ristampato in 5001, cap. X. Unità ed esistenza, in « Atti del Congresso Internazionale di Filosofia » (Roma 1946), Milano, Castellani. A. L. Huxley, Scienza, libertà e pace, introduzione di E. Paci, Milano, Istituto Editoriale Italiano. Novalis, Frammenti, introduzione di E. Paci, Milano, Istituto Editoriale Italiano. Da questa introduzione è stato tratto il cap. XI di 4902. 1949 Ingens Sylva, Saggio sulla filosofia di G. 23. Vico, Milano, Mon- dadori, pp. 249. Indice: I - L'esistenza e l'opera; II - Crisi gio- vanile e dualismo; III - Medium te mundi posui; IV - Esistenza e immagine; V - Natura e pensiero; VI - Ada integer vere sa- piens; VII - Mito e arte; V i l i - Mito e filosofia; IX - Storia e metodologia della storia. Studi di filosofia antica e moderna, Torino, Paravia, pp. 248. Indice: I - Mito e logos; II - Eraclito; III - Sul Fedro; IV - Lo Stato come idea dell'Uomo nella ' Repubblica ' di Platone; V - Democrito, Platone, Aristotele; VI - Sulle opere di G. B. Vico anteriori alla ' Scienza Nuova '; Sulla ' Scienza Nuo- va'; V i l i - La malinconia di Kant; IX - Il ' Preisschrift ' di Kant; X - Negativo finito e fenomenico in Kant; XI - I Fram- menti ' di Novalis e il loro significato nella storia della filoso- fia; XII - Fenomenologia e metafisica nel pensiero di Hegel; XIII - L'eredità di Hegel.   4903 - 4904 - Filosofia e storiografia, « Rassegna d'Italia », n. 4, pp. 399- 405. Ristampato in 5001, cap. XI. L'altro volto di Goethe, « Rassegna d'Italia », nn. 11-12, pp. 1142-1144. 4905 - La concezione mitologico-filosofica del ' logos ' di Eraclito, 4906 - 4907 - 4908 - 4909 - 5001 - «Acme;  Esistenzialismo trascendentale, « Rivista di Filosofia », n. 4, pp. 419-433. Ree. di T. Wilder, The Ides of March, London 1948, « Rasse­ gna d'Italia » n. 2, pp. 210-212. Ree. di M. Grene, Dreadful Freedom, Chicago 1948, « Rasse­ gna d'Italia », n. 5, pp. 567-570. Ree. di K. Lowith, Da Hegel a Nietzsche, Torino 1949, « Ras­ segna d'Italia; Esistenzialismo e storicismo, Milano, Mondadori, pp. 312. In­ dice: I - Il significato storico dell'esistenzialismo; II - L'esi­ stenza e la aurora dello spirito; III - L'esistenza e la forma; IV - Poesia e comunicazione; V - L'esistenzialismo di Heideg­ ger e lo storicismo; VI - Il metodo e l'esistenza; VII - Giudi­ zio e valore; V i l i - La politica e il demoniaco; IX - Pensiero e azione; X - La responsabilità e la storia; XI - Filosofia e sto­ riografia; XII - Eros e natura; XIII - Il problema morale; XIV - Le forme dello spirito e il valore; XV - Il problema critico re­ ligioso. Il nulla e il problema dell'uomo, Torino, Taylor, pp. 170. In­ dice: I - Introduzione all'esistenzialismo; II - Forme e problemi dell'esistenzialismo; Neokantismo ed esistenzialismo; Mito ed esistenza;  Il nulla e il problema morale; VI - Esi­ stenzialismo positivo. Riedito con un nuovo capitolo nel 1959 (vedi 5901). Linguaggio, comportamento e filosofia, « Archivio di filosofia », n. 1 (Filosofia e linguaggio), pp. 12-26. 5002 - 5003 -   5004 - Antologia del pensiero scientifico contemporaneo, a cura di E. Paci, Firenze, Sansoni, pp. 203. 1951 5101 - Il significato dell'irreversibile, «Aut Aut», n. 1, pp. 11-17. Ristampato in 5401, cap. VII. 5102 - Il significato del significato, « Aut Aut », n. 1, pp. 46-49. Ri- stampato in 6503, prima appendice. 5103 - Marxismo e cultura, « Aut Aut; Sul significato del mito, « Aut Aut;  Ripeness is ali, « Aut Aut », n. 1, pp. 54-56. 5106 - Moby Dick e la filosofia americana, « Aut Aut », n. 2, pp. 97- 120. 5107 - Umanesimo e tecnica, « Aut Aut », n. 2, pp. 149-150. 5108 - Possibilità della critica e della storia dell'arte, « Aut Aut », n. 2, pp. 161-Problemi filosofici della biologìa, « Aut Aut », n. 2, pp. 181- 185. Il nostro giardino, « Aut Aut », n. 3, pp. 231-239. Fondamenti di una sintesi filosofica (parte prima), « Aut Aut », n. 4, pp. 318-337. Fondamenti di una sintesi filosofica (parte seconda), «Aut Aut », n. 5, pp. 403-425. Arte e metamorfosi, « Aut Aut », n. 5, pp. 442-443. Fondamenti di una sintesi filosofica (parte terza), « Aut Aut », n. 6, pp. 515-538. Dialogo e cultura, « Aut Aut », n. 6, pp. 545-546. 5116 - Empirismo e relazione in Whitehead, in « Atti del Congresso Filosofico di Bologna », Milano 1951. Ristampato in 5401, cap. V.   5117 Ree. di F. Lion, Cartesio, Rousseau, Bergson, Milano 1949, « Aut Aut », n. 1, p. 83. Ree. di M. Mila, L'esperienza musicale e l'estetica, Torino, 1950, « Aut Aut », n. 1, pp. 84-85. Ree. di I. M. Bochenski, Précis de Logique Mathématique, Bussum, 1950, « Aut Aut », n. 1, p. 86. Ree. di A. J . Ayer, Language, Truth and Logic, London, 1949, « Aut Aut », n. 1, p. 86. Ree. di J . R. Weinberg, Introduzione al positivismo logico, To­ rino, 1950, « Aut Aut », n. 1, p. 86. Ree. di B. Russell, Le Principe d'Individuation, in « Revue de Métaphysique et Morale », I, 1950, « Aut Aut », n. 1, pp. 88-89. Ree. di M. Dal Pra, Sul trascendentalismo dell'esistenzialismo trascendentale, in « Rivista critica di storia della filosofia », II, 1950, «Aut Aut », n. 1, p. 89. Ree. di D. Emmet, Time is the mind of space, in « Philosophy », n. 94, 1950, «Aut Aut », n. 1, p. 89. Ree. di L. de Broglie, Fisica e microfisica, Torino, 1950, « Aut Aut » n. 1, pp. 90-91. Ree. di « Il Politico » (Rivista di scienze politiche, Università di Pavia), nn. 1-2, 1950, « Aut Aut », n. 1, pp. 91-92. Ree. di Don Giovanni Rossi, U'omini incontro a Cristo, Assisi, 1951, « Aut Aut », n. 2, p. 186. Ree. di U. Spirito, Scienza e Filosofia, Firenze, 1950, « Aut Aut », n. 2; pp. 186-187. Ree. di Marianna Leibl, Psicologia della donna, Milano, 1950, « Aut Aut », n. 2, pp. 194-195. Ree. di D. Katz, La psicologia della forma, Torino, 1950, « Aut Aut », n. 2, p. 195. Ree. di G. Tagliabue, Le strutture del trascendentale, Milano, 1951, « Aut Aut, Ree. di G. Hegel, Propedeutica filosofica, Firenze, 1951, « Aut Aut », n. 3, p. 285. Ree. di G. Gentile, La vita e il pensiero, Firenze, 1948-1950, « Aut Aut », n. 3, pp. 284-285. Ree. di Durkheim, Hubert, Mauss, Le origini dei poteri magici, Torino, 1951, « Aut Aut », n. 3, pp. 285-286. Ree. di S. Freud, Inibizione, sintomo e angoscia, Torino 1951, « Aut Aut », n. 3, pp. 286-287. Ree. di P. M. Sweezy, La teoria dello sviluppo capitalistico, To­ rino 1951, « Aut Aut », n. 4, pp. 380-381. Ree. di A. Visalberghi, John Dewey, Firenze 1951, « Aut Aut », n. 5, pp. 465-466. Ree. di L. Borghi, /. Dewey e il pensiero pedagogico contem­ poraneo negli Stati Uniti, Firenze 1951, « Aut Aut », n. 5, p. 466. Ree. di G. Corallo, La pedagogia di Giovanni Dewey, Torino 1951, « Aut Aut » n. 5, pp. 467-468. Ree. di J. Dewey, L'arte come esperienza, Firenze 1951, « Aut Aut », n. 5, pp. 468-469. 5141 -Ree.diR.Borsari,Logicaconcreta,Firenze1951,«AutAut», n. 5, pp. 469-70. 5142 - Ree. di B. Croce, Intorno a Hegel e alla dialettica, in « Qua­ derni della critica », n. 19-20, 1951, « Aut Aut; Filosofia dell'Io e filosofia della relazione, « Aut Aut », n. 7, pp. 12-24. Ristampato in 5401, cap. II. 5202 - Schoenberg..., « Aut Aut », n. 7, pp. 47-49. 5203 - Sul problema dell'utile e del vitale, « Aut Aut », n. 7, pp. 60-65. 5204 - Civiltà e valore, « Aut Aut », n. 8, pp. 95-105. Ristampato in 5401, cap. XII.   5205 - Schemi e figure, « Aut Aut », n. 9, pp. 211-223. 5206 - Alain e la paura dell'Europa, « Aut Aut », n. 9, pp. 233-235. 5207 - Negatività e positività in Wittgenstein, « Aut Aut, Sull'estetica di Dewey, « Aut Aut », n. 10, pp. 317-330. Ri­ stampato in 5401, cap. XV. 5209 - Studi italiani di estetica, « Aut Aut », n. 10, pp. 356-366. 5210 - Relazione forma e processo storico, « Aut Aut », n. 11, pp. 409-417. Ristampato in 5401, cap. XI. 5211 - Organicità e concretezza della forma estetica, «Aut Aut», n. 11, pp. 418-422. 5212 - Presentazione di Whitehead, « Aut Aut », n. 12, pp. 507-517. Ristampato in 6501, cap. III. 5213 - Sulla concezione psicoanalitica dell'angoscia, « Archivio di filo­ sofia », n. 1 (Filosofia e psicopatologia), pp. 71-79. 5214 - Possibilità e relazione, « Rivista di filosofia », n. 4, pp. 387-398. Ristampato in 5401, cap. Vili. 5215 - Alain et notre libertà, « La nouvelle revue francaise », settem­ bre, Paris (Hommage à Alain). Ristampato, in italiano, in 5206. 5216 - Ree. di B. Berenson, Piero della Francesca o dell'arte non elo­ quente, Firenze 1950, « Aut Aut », n. 7, pp. 80-81. 5217 - Ree. di A. E. Jensen, Come una cultura primitiva ha concepito il mondo, Torino 1952, « Aut Aut », n. 8, pp. 168-169. 5218 - Ree. di Catalogo generale edizioni Laterza, Bari 1952, « Aut Aut », n. 8, pp. 169-170. 5219 - Ree. di E. Castelli, Il demoniaco nell'arte, Milano 1952, « Aut Aut », n. 8, pp. 171-172. 5220 - Ree. di C. Diano, Forma ed evento, Venezia 1952, « Aut Aut », n. 9, pp. 264-265. 5221 - Ree. di M. Bense, Die Theorie Kafkas, Witsche, 1952, « Aut Aut; Recc. di Renato Cirell Czerne, Natureza e Espirito, San Paulo 1949: idem, Filosofia corno concetto e corno historia, San Paulo 1950, « Aut Aut », n. 9, pp. 266-267. Ree. di R. Mondolfo, Il materialismo storico di F. Engels, Fi­ renze 1952, « Aut Aut », n. 9, pp. 267-268. Ree. di E. Cassirer,Storia della filosofia moderna, voi. I, Torino 1952, « Aut Aut », n. 9, p. 268. Ree. di H. Kelsen, La dottrina pura del diritto, Torino 1952, « Aut Aut », n. 10, p. 378. Ree. di E. Garin, L'umanesimo italiano, Bari 1952, « Aut Aut », n. 10, pp. 378-379. Ree. di P. Chiodi, L'ultimo Heidegger, Torino 1952, « Aut Aut », n. 12, p. 579. Ree. di B. De Finetti, Macchine che pensano (e che fanno pen­ sare), in « Tecnica e organizzazione », nn. 2-3, 1952, « Aut Aut », n. 12, pp. 579-580. Ree. di H. Kelsen, Teoria generale del diritto e dello stato, Mi­ lano 1952, « Aut Aut », n. 8, p. 168. 1953 L'esistenzialismo, in L'espressionismo e l'esistenzialismo, a cura di L. Rognoni e E. Paci, Edizioni Radio Italiana, Torino, pp. 87-180, Indice: I - Introduzione all'esistenzialismo; II - Hei­ degger; III - Jaspers; IV - Sartre; V - Marcel, Lavelle, Le Sen­ ne; VI - Abbagnano; VII - Esistenzialismo e letteratura. Rie­ dito come 5602. La mia prospettiva estetica, in AA. W . , La mia prospettiva estetica, Brescia, Morcelliana, pp. 139-150. La criticità della filosofia, « Aut Aut », n. 13, pp. 28-43. Ri­ stampato in 5401, cap. IV. 5304 - La relazione, « Aut Aut », n. 14, pp. 97-108. 5305 - La vita come amore, « Aut Aut; Relazione e tempo, « Aut Aut », n. 15, pp. 219-230. Un convegno di filosofia, « Aut Aut », n. 15, pp. 244-250. Prospettive empiristiche e relazionistiche in Whitehead, « Aut Aut Semantica e filosofia, « Aut Aut », n. 16, pp. 320-323. Valéry precursore della semantica, « Aut Aut », n. 16, pp. 323- 325. Implicazione formale e relazione temporale, « Aut Aut », n. 17, pp. 394-402. Ristampato in 5401, cap. XX. Sul problema della persona, « Aut Aut », n. 17, pp. 426-429. Definizione e funzione della filosofia speculativa in Whitehead, « Giornale critico della filosofia italiana », n. 3, pp. 304-334. Arte e comunicazione, « Galleria », n. 2, pp. 3-5. Ristampato in 5401, cap. XIV. Quantità e qualità, « Civiltà delle macchine », n. 6, p. 11. Ri­ stampato in 5401, cap. XXI. Sul primo periodo della filosofia di Whitehead, « Rivista di filo­ sofia », n. 4, pp. 397-415. Ristampato in 6501, cap. IV. Kierkegaard e la dialettica della fede, « Archivio di filosofia», n. 2 (Kierkegaard e Nietzsche), pp. 9-44. Ristampato in 6502, parte prima, cap. III. Ironia, demoniaco ed eros in Kierkegaard, « Archivio di filoso­ fia », n. 2, (Kierkegaard e Nietzsche), pp. 71-103. Ristampato in 6502, parte prima, cap. I. Sul principio logico del processo, « Atti dell'XI Congresso in­ ternazionale di Filosofia », Bruxelles 20-26 agosto 1953, voi. Vili, pp. 42-46. Ristampato in 5401, cap. X. La nevrosi della filosofia, « Atti del XVI Congresso Nazionale di Filosofia », Roma-Milano 1953. Ristampato in 5401, cap. VI. Ree. di Th. Mann, Nobiltà dello spirito, Milano 1953, « Aut Aut , n. 16, pp. 362-363. Ree. di H. K. Wells, Process and Unreality, New York 1950, « Aut Aut », n. 16, pp. 366-367. Ree. di J . Prévost, Baudelaire, Paris 1953, « Aut Aut », n. 16, pp. 370-371. Ree. di R. Girardet, La società militaire dans la Trance con- temporaine, Paris 1953, «Aut Aut», n. 16, p. 371. 1954 Tempo e relazione, Torino, Taylor, pp. 360. Indice: I - Intro­ duzione; I I - Filosofia dell'Io e filosofia della relazione; I I I - Angoscia dell'Io e relazione; IV - Linguaggio comportamento e filosofia; V - Negatività e positività in Wittgenstein; VI - Witt­ genstein e la nevrosi della filosofia; VII - Il significato dell'ir­ reversibile; V i l i - Relazione e situazione; IX - Possibilità e re­ lazione; X - Sul principio logico del processo; XI - Relazione forma e processo; XII - Relazione e civiltà; XIII - Dewey e l'interrelazione universale; XIV - Tempo realtà e relazione nella filosofia americana; XV - Esperienza e relazione nell'estetica di Dewey; XVI - Arte e relazione; XVII - Relazione e irrelazione; XVIII - Relazione e irreversibilità; XIX - Relazione e linguaggio filosofico; XX - Implicazione formale e implicazione temporale; XXI - Linguaggio perfetto e situazione quotidiana; XXII - Quan­ tità e qualità; XXIII - La tecnica e la libertà dell'uomo. Riedito come 6503. L'epicureismo, in Grande antologia filosofica, diretta da U. Pa­ dovani, Milano, Marzorati, voi. I, pp. 483-508. Appunti per i rapporti tra filosofia, scienza empirica e sociolo­ gia, in AA. VV., Filosofia e sociologia, Bologna, Il Mulino, pp. 89-90. Interpretazione del teatro, « Aut Aut », n. 19, pp. 21-36. Ri­ stampato in 6601, parte prima, cap. VII. Il cammino della vita, « Aut Aut; Appunti sul neopositivismo, « Aut Aut, Kierkegaard contro Kierkegaard, « Aut Aut », Angoscia e relazione in Kierkegaard, « Aut Aut; Angoscia e fenomenologia dell'eros, « Aut Aut », n. 24, pp. 468-485. Ristampato in 6502, parte prima, cap. Vili. 5410 - Il cuore della vita, « Casabella », n. 202, pp. VII-X. 5411 - Ripetizione, ripresa e rinascita in Kierkegaard, « Giornale cri- tico della filosofìa italiana », n. 3, pp. 313-340. 5412 - Unità e pluralità del personaggio, in AA. VV., Teatro, mito e individuo, Milano, Laboratorio, Whitehead e Russell, «Rivista di filosofìa», n. 1, pp. 14-25. 5414 - Il significato dell'introduzione kierkegaardiana al concetto della angoscia, « Rivista di filosofia », n. 2, pp. 392-398. Ristampato in 6502, parte prima, cap. VI. 5415 - Storia e apocalisse in Kierkegaard, « Archivio di filosofia », n. 2 [Apocalisse e insecuritas), pp. 141-162. Ristampato in 6502, parte prima, cap. V. 5416 - La tecnica e la libertà dell'uomo, « Civiltà delle macchine », I, pp. 12-14. 5417 - Ritorno alla sociologia, « Civiltà delle macchine », V, pp. 71-72. 5418 - Nota sul « Congresso intemazionale di filosofia di San Paolo », agosto 1954, « Aut Aut », n. 23, pp. 440-444. 5419 - S. Kierkegaard, Il concetto dell'angoscia, a cura di E. Paci, To- rino, Paravia. 5420 - Ree. di W. Dilthey, Critica della ragione storica, Torino 1954, « Aut Aut,  Arte e linguaggio, in AA. VV., Il problema della conoscenza storica, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, pp. 49-76. Esistenza natura e storia, « Aut Aut », n. 26, pp. 120-129. Esperienza conoscenza storica e filosofia, « Aut Aut », n. 27, pp. 196-204. Sul significato dell'opera di Einstein, « Aut Aut », n. 28, pp. 282-308. L'ironia di Tb. Mann, « Aut Aut », n. 29, pp. 363-375. Ristam­ pato in 6502, parte seconda, cap. IV. Due momenti fondamentali dell'opera di Th. Mann, « Aut Aut », n. 29, pp. 423-439. Ristampato in 6502, parte seconda, cap. III. Su due significati del concetto dell'angoscia in Kierkegaard, « Orbis litterarum », n. 10, pp. 196-207. Critica dello schematismo trascendentale (I parte), « Rivista di filosofia; Silenzio e libertà del linguaggio nel neopositivismo, « Archivio di filosofia », n. 3 (Semantica), pp. 313-324. L'appello di Einstein, « Civiltà delle macchine », V, pp. 21-22. Ree. di P. Romanelli, Verso un naturalismo critico, Torino 1953, « Aut Aut », n. 27, pp. 263-266. Ree. di E. N. Rogers, Auguste Perret, Milano 1955, « Aut Aut », n. 28, pp. 358-359. Ree. di H. Mayer, Thomas Mann, Torino 1955, « Aut Aut », n. 29, pp. 458-460. 5514 - Ree. di C. Cases, Thomas Mann e lo spirito del racconto, « No­ tiziario Einaudi », nn. 6-7, 1955, « Aut Aut », n. 29, pp. 460- 461.   5515 - 5601 - 5602 - Ree. di AA. VV., Omaggio a Th. Mann, in « Il Ponte », n. 6, 1955, « Aut Aut », n. 29, pp. 461-463. 1956 L'opera di Dostoevskij, Torino, Edizioni Radio Italiana, pp. 129. Indice: I - La notte bianca; II - La vita vivente; III - Un nomade a Pietroburgo; IV - Il puro folle; V - Satira ed epica del demoniaco; VI - Voci di fanciulli sulle tombe dei padri; VII - Viva i Karamàzov! Ancora sull'esistenzialismo, Torino, Edizioni Radio Italiana, pp. 221. Indice: I - Introduzione all'esistenzialismo; II - Heideg­ ger; III - Jaspers; IV - Marcel, Lavelle, Le Senne; V - Esisten­ zialismo teologico; VI - Aspetti letterari; VII — L'esistenza negativa in Sartre; V i l i - L'esistenza diabolica in Th. Mann; IX - La positivizzazione dell'esistenzialismo; X - Abbagnano; XI - Sartre e il problema del teatro; XII - L'esistenzialismo nella filosofia contemporanea; XIII - L'eredità di Husserl e l'esistenzialismo di Merleau-Ponty. Hegel e il problema della storia della filosofia, in AA. VV., Ve­ rità e storia: Un dibattito sul metodo della storia della filosofia, Asti, Arethusa, pp. 147-152. Nota su «Altezza reale», «Aut Aut», n. 31, pp. 52-56. Ri­ stampato in 6502, parte seconda, capitolo V. Sul senso e sull'essenza, « Aut Aut », n. 33, pp. 175-189. La natura e il culto dell'Io, « Aut Aut », n. 34, pp. 279-299. Appunti su un convegno, « Aut Aut », n. 34, pp. 315-326. Filosofia e antifilosofia, « Aut Aut », n. 35, pp. 400-406. Ri­ stampato in 5902, pp. 33-43. Filosofia e linguaggio perfetto (risposta a una lettera di A. Ve- daldi), « Aut Aut », n. 36, pp. 470-479. Funzione e significato del mito, « Giornale critico della filosofia italiana », Processo, relazione e architettura, «Rivista di estetica», n. 1, pp. 51-68. Ristampato in 6601, parte prima, cap. IX. 5612 - Sul concetto di 1 precorrimene ' in storia della filosofia, « Ri­ vista critica di storia della filosofia », n. 2, pp. 227-233. 5613 - Problematica dell'architettura contemporanea, « Casabella », n. 209, pp. 41-46. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XIII. 5614 - Critica dello schematismo trascendentale (II parte), « Rivista di filosofia », n. 1, pp. 37-56. 5615 - Immanenza e trascendenza (Convegno promosso dall'Istituto di filosofia dell'Università di Milano), « Il Pensiero », n. 1. Inter­ venti di E. Paci: Sulla relazione Dal Pra, pp. 82-86; Sulla rela­ zione Antoni, pp. 27-31; Sulla relazione Guzzo, pp. 149-151; Sulla relazione Allmayer, pp. 172-173; Sulla relazione Spirito, pp. 201-206. 5616 - Processo esistenziale, processo naturale, processo storico, « Anais de Congresso Internacional de Filosofia de Sào Paulo », 9-15 agosto 1954, San Paolo, 1956. 5617 - 5618 - 5619 - 5701 - La scienza e Venciclopedia filosofica, « Civiltà delle macchine », II, pp. 39-40. Vivere nel tempo, « Civiltà delle macchine », III, pp. 11-12. F. Woodridge, Saggio sulla natura, introduzione di E. Paci, Mi­ lano, Bompiani. 1957 Dall'esistenzialismo al relazionismo, Messina-Firenze, D'Anna, pp. 399. Indice: I - Prospettive relazionistiche; II - Il fonda­ mento storicistico del relazionismo; III - Il consumo dell'esi­ stenza e la relazione; IV - La struttura relazionale dell'esperien­ za; V - Whitehead e il relazionismo; VI - Relazionismo e rela­ tività; VII - Relazionismo e schematismo trascendentale; Vili - La verificazione nel neopositivismo; IX - Relazionismo e natu­ ralismo; X - Orientamento estetico relazionistico; XI - Perma­ nenza ed emergenza nel linguaggio; XII - Sul significato del mito; XIII - Senso essenza e natura; XIV - Tempo e natura.   5702 - Storia del pensiero presocratico, Torino, Edizioni Radio Italia­ na, pp. 314. Indice: I - La filosofia greca e i suoi rapporti con l'oriente; II - Le origini autonome della filosofia greca; III - La scuola di Mileto o i primi pitagorici; IV - Eraclito di Efeso; V - Senofane e Parmenide; VI - Zenone di Elea e Melisso di Samo; VII - Il pitagorismo nell'età di Filolao; V i l i - Empe­ docle di Agrigento; IX - Anassagora di Clazomeno; X - La scuo­ la di Abdera; XI - Protagora di Abdera; XII - Gorgia di Leon- tini; XIII - Prodico di Ceo; XIV - Antifonte sofista; XV - Ippia di Elide; XVI - Logos e natura; XVII - Letteratura e pensiero filosofico; XVIII - Eschilo e la polis; XIX - Pensiero e poesia in Sofocle; XX - La visione filosofica in Euripide; XXI - Antifilosofia e filosofia in Aristofane; XXII - Scienza, tecnica e mito; XXIII - Natura e cultura; XXIV - Medicina e filosofia; XXV - Filosofia, arte e musica; XXVI - Filosofia e storiografia. 5703 - La filosofia contemporanea, Milano, Garzanti, pp. 267. Indice: I - L'eredità di Kant; II - Spiritualismo, positivismo e neocri­ ticismo; III - Le conclusioni dell'idealismo; IV - Storicismo e filosofia dei valori; V - Pragmatismo e realismo; VI - Processo e organicità; VII - La fenomenologia e il mondo della vita; VIII - Esistenzialismo e ontologismo; IX - Empirismo logico e fenomenologia della percezione; Fenomenologia dei processi in relazione, « Aut Aut », n. 38, pp. 105-114. Giallo e nero, « Aut Aut », n. 41, pp. 425-427. Schematismo trascendentale, « Aut Aut », n. 41, pp. 427-429. Hartmann e la tradizione ?netafisica, « Aut Aut », n. 42, pp. 486-491. Antonio Banfi, « Aut Aut », n. 42, pp. 499-501. Per la logica di Husserl, « Aut Aut », n. 42, pp. 501-505. Sul significato del platonismo in Husserl, « Acme », nn. 1-3, pp. 135-151. L'architettura e il mondo della vita, « Casabella », n. 217, pp. 53-55. Ristampato in 6601, parte prima, cap. X.   5712 - // metodo industriale, l'edilizia e il problema estetico, « La casa », Roma, ed. De Luca. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XI. 5713 - Scienza ed umanità nella storia del pensiero scientifico italiano, in « Mostra storica della scienza italiana », Milano, Pizzi, Relazionismo e realtà sociale, « Criteri », n. 7, pp. 3-8. 5715 - Antonio Banfi, « Raccolta Vinciana. Necrologie », pp. 335-338. 5716 - L'estetica come richiamo all'esperienza (riassunto), in Atti del III congresso internazionale di estetica (3-5 settembre 1956, Venezia) Torino, Edizioni della rivista di estetica, pp. 513-514. 5717 - Recc. di E. Husserl, Ideen zu einer Phànomenologie und phà- nomenologische Philosophie, voli. I-III; Die Krisis der euro- pàischen Wissenschaften und die transzendentale Phànomeno­ logie; Erste Philosophie, Den Haag, 1950-1956, « Aut Aut », n. 38, pp. 185-187. 5718 - Ree. di C. S. Peirce, Caso, amore e logica, Torino 1956, « Aut Aut », n. 39, pp. 310-311. 5719 - Ree. di Beth Mays, Etudes d'epistemologie génétique, Paris 1957, « Aut Aut », n. 39, pp. 311-313. 5720 - Ree. di C. Cascales, L'humanisme de Ortega Y Gasset, Paris 1957, « Aut Aut », n. 40, pp. 391-394. 5721 - Ree. di P. Rossi, Bacone, dalla magia alla scienza, Bari 1957, « Aut Aut », n. 42, pp. 524-525. 5722 - Ree. di R. Pettazzoni, L'essere supremo nelle religioni primi­ tive, « Aut Aut », n. 42, pp. 525-526. 5723 - Ree. di L. Mumford, La condizione dell'uomo, Milano 1957, «Aut Aut», n. 42, pp. 530-531. 5724 - Ree. di G. Friedmann, Le travail en miettes, Paris 1957, « Aut Aut », n. 42, pp. 531-532. 5725 - Dizionario di filosofia, a cura di A. Biraghi, Milano, Edizioni di Comunità. Voci: Eleati; Eraclito; Atomismo; GIRGENTI; Anassagora; Socrate; Cinici; Cirenaici; Megarici; Platone; Aristotele; Romanticismo; Neopositivismo; Relazione; Etica; Libertà; Arbitrio; Bene; Determinismo-indeterminismo; Dovere; Respon- sabilità; Eudemonismo; Virtù; Saggezza; Azione; Violenza; Estetica; Forma; Sublime; Catarsi. In appendice a cura di E. Paci: Breve dizionario dei termini greci, pp. 631-642. 1958 Samuel Alexander, in Les grands courants de la pensée mon- diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, Milano, Marzorati, pp. 27-48. Sul mio comportamento filosofico, in AA. VV., La filosofia con- temporanea in Italia, Asti, Arethusa, pp. 289-301. La dialettica in Platone, in AA. VV., Studi sulla dialettica, To- rino, Taylor, pp. 18-37; e in « Rivista di filosofia », n. 2, pp. 134-153. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. I. Vita e ragione in Antonio Banfi, « Aut Aut », nn. 43-44, pp. 56-66. Ristampato in 6501, cap. II. In margine ad Heidegger, «Aut Aut», n. 45, pp. 106-115. Meditazioni fenomenologiche, « Aut Aut », n. 57, pp. 229-239. Schelling e noi, « Aut Aut », n. 48, pp. 323-325. Tempo e percezione, « Archivio di filosofia », n. 1 (Il tempo), pp. 19-27. Ungaretti e l'esperienza della poesia, « Letteratura », nn. 35-36, pp. 83-93. Ristampato in 7202, pp. 17-38. Fenomenologia e architettura contemporanea, « La casa », Roma, ed. De Luca. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XII. Sul significato dei Maestri Cantori di Wagner, « L'approdo mu- sicale », n. 2, pp. 85-101. La concezione relazionistica della libertà e del valore, in « Atti del XII Congresso Nazionale di Filosofia, Venezia, voi. Ili, pp. 313-318. Ristampato in 6101, ap- pendice seconda. M. Merleau-Ponty, Elogio della filosofia, traduzione, introduzio- ne e note di E. Paci, Torino, Paravia. AA. VV., Neopositivismo e unità della scienza, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. L'introduzione è stata ristampata in 6501, cap. Vili. R. Sanesi, Frammenti dall'Isola Athikte, prefazione di E. Paci, Milano, Schwarz. Ree. di G. Pedroli, La fenomenologia di Husserl, Torino, 1958, « Aut Aut », n. 47, p. 290. 1959 Il nulla e il problema dell'uomo (nuova edizione), Torino, Tay- lor, pp. 191. Al testo della prima edizione (5002) viene ad ag- giungersi qui un nuovo capitolo: Tempo, esistenza e relazione. Le pp. 123-133 di questo volume sono state ristampate in 6701. Filosofia e antifilosofia (una discussione con E. Paci), in E. Ga- rin, La filosofia come sapere storico, Bari, Laterza, pp. 33-54. Sulla fenomenologia, « Aut Aut », n. 50, pp. 75-83. Sartre e noi, « Aut Aut », n. 51, pp. 188-189. Sulla relazione lo-tu, « Aut Aut », n. 52, pp. 217-221. Esercizio sulla evidenza fenomenologic a, «Aut Aut», n. 53, pp. 279-285. Sul significato dello spirito in Husserl, « Aut Aut », n. 54, pp. 345-372. Vagine da un diario, « Archivio di filosofia », n. 2 (La diaristica filosofica), pp. 187-216. Ristampato in 6102. Filosofia e storia della filosofia, « Giornale critico della filosofia italiana », n. 4, pp. 539-542.   5910 - Wright e lo « spazio vissuto », « Casabella; Imbarazzi di B. Russell, « Inventario», nn. 1-6, pp. 257-266. Ristampato in 6501, cap. VII. Tempo e riduzione in Husserl, « Rivista di filosofia », n. 2, pp. 146-179. Per una fenomenologia della musica contemporanea, « Il Ver- ri », n. 1, pp. 3-11. La crisi della cultura e la fenomenologia dell'architettura con- temporanea, « La casa », Roma, ed. De Luca, n. 6. A. N. Whitehead, La scienza e il mondo moderno, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. L. Actis Perinetti, Dialettica della relazione, prefazione di E. Paci, Milano, ed. di Comunità. 1960 Husserl sempre di nuovo, in AA. VV., Omaggio a Husserl, a cura di E. Paci, Milano, Il Saggiatore, pp. 7-27. E. Garin, E. Paci, P. Prini, Bilancio della fenomenologìa e del- l'esistenzialismo, Padova, Liviana. I testi di Paci sono: Bilan- cio della fenomenologia, pp. 75-87; Risposte e chiarimenti, pp. 97-104; Commemorazione di Husserl, pp. 141-160. Wright e lo « spazio vissuto », in Saggi italiani 1959 (scelti da Moravia e Zolla), Milano, Bompiani, pp. 131-132. Ristampato in 6601, parte prima, cap. XIII. Aspetti di una problematica filosofica, « Aut Aut », n. 55, pp. 1-9. La fenomenologia come scienza del mondo della vita, « Aut Aut », n. 56, pp. 55-83. Sullo stile della fenomenologia, « Aut Aut », n. 57, pp. 133- 142.   6007 - 6008 - 6009 - 6010 - 6011 - 6012 - 6013 - 6014 - 6015 - 6016 - 6017 - 6018 - 6019 - 6020 - 6021 - La scienza e il mondo in A. N. Whitehead, « Aut Aut », n. 57, pp. 180-186. Sulla presenza come centro relazionale in Husserl, « Aut Aut », n. 58, pp. 236-241. Il problema dell'occultamento della « Lebenswelt » e del tra­ scendentale in Husserl, « Aut Aut », n. 59, pp. 265-282. Ri­ stampato in 6301, parte prima, cap. II. La fenomenologia come scienza nuova, « Aut Aut », n. 60, pp. 349-369. Ristampato in 6301, parte quarta, cap. I. Indicazioni elementari sulla « analisi esistenziale », « Aut Aut », n. 60, pp. 403-410. Tempo e relazione intenzionale in Husserl, « Archivio di filo­ sofia », n. 1 (Tempo e intenzionalità), pp. 23-48. Coscienza fenomenologica e coscienza idealistica, « Il Verri », n. 4, pp. 3-15. Ristampato in 7501, cap. XIII. Ricordo di Luigi Stefanini, in AA. VV., Scritti in onore di L. Stefanini, Padova, Liviana, pp. 31-33. Tempo e relazione nella fenomenologia, « Giornale critico della filosofia italiana », n. 2, pp. 161-189. Scienza, tecnica e mondo della vita in Husserl, « Il pensiero critico », n. 2, pp. 1-23. Ristampato in 6301, parte prima, cap. I. Doxa e individuazione nella fenomenologia di Husserl, « Rivi­ sta di filosofia », n. 2, pp. 144-161. Nulla di nuovo tutto di nuovo, in « Casa editrice II Saggiatore. Catalogo n. 3, autunno-inverno 1959-1960 », pp. 13-48. i7 problema dell'intersoggettività, « Il pensiero », n. 3, pp. 291-325. Ristampato in 7301, parte terza, cap. II. Tre paragrafi per una fenomenologia del linguaggio, « Il pen­ siero », n. 2, pp. 145-156. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. III. Indicazioni fenomenologiche per il romanzo, « Quaderni mila­ nesi », autunno, pp. 130-134.   6022 - 6023 - 6024 - 6101 - G. Brand, Mondo, io e tempo nei manoscritti inediti di Hus­ serl, introduzione di E. Paci, Milano, Bompiani. E. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III 5), tradu­ zione di E. Paci, in « Archivio di filosofia », n. 2, pp. 9-16. Ristampato in 6101, prima appendice. Ree. di G. R. Hocke, Die Welt als Labyrinth; Manierismus in der Literatur, Hamburg, 1939, « Aut Aut », n. 56, pp. 125-127. 1961 Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Bari, Laterza, pp. 276. Indice: I - Il senso della fenomenologia; II - Il signi­ ficato dell'intenzionalità; III - Tempo e riduzione; IV - Tempo e dialettica; V - Tempo e intersoggettività; VI - Mondo della vita e scienza del mondo della vita; VII - Il tempo e il senso dell'essere; Vili - La fenomenologia come teleologia universale della ragione. Appendici: I - E. Husserl, Teleologia universale (manoscritto E III 5) trad. it. di E. Paci; II - La concezione relazionistica della libertà e del valore. Diario fenomenologico (14 marzo 1956 - 30 giugno 1961), Mi­ lano, Il Saggiatore, pp. 122. Riedito con una nuova introduzio­ ne come 7302. La phénoménologie, in Les grands courants de la pensée mon­ diale contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, Milano, Marzorati, voi. I, tomo II, pp. 435-440. Qualche osservazione filosofica sulla critica e sulla poesia, « Aut Aut», nn. 61-62, pp. 1-21. Ristampato in 6601, parte secon­ da, cap. V. Espressione e significato, « Aut Aut », nn. 61-62, pp. 162-167. Fenomenologia psicologia e unità della scienza, « Aut Aut », n. 63, pp. 214-234. La psicologia fenomenologica e il problema della relazione tra inconscio e mondo esterno, « Aut Aut », n. 64, pp. 314-334. 6102 - 6103 - 6104 - 6105 - 6106 - 6107 -   6108 - 6109 - 6110 - 6111 - 6112 - 6113 - 6114 - 6115 - 6116 - 6117 - 6118 - 6119 - 6120 - 6121 - Guenther Anders e l'intenzionalità della scienza, « Aut Aut », n. 64, pp. 365-367. Merleau-Ponty, Lukàcs e il problema della dialettica, « Aut Aut », n. 65, pp. 498-515. I paradossi della fenomenologia e l'ideale di una società razio­ nale, « Giornale critico della filosofia italiana », n. 4, pp. 411- 442. Ristampato in 6301, parte seconda, cap. III. Fenomenologia e obbiettivazione, «Giornale critico della filo­ sofia italiana », n. 2, pp. 143-152. Ueber einige Verwandtschaften der Philosophie Whiteheads und der Phànomenologie Husserls, « Revue internationale de philosophie », nn. 56-57, pp. 237-250. Ristampato (in italiano) in 6501, cap. VI. Relazionismo e significato fenomenologico del mondo, « Il pen­ siero », n. 4, pp. 28-51. Tecnica feticizzata e linguaggio, «Europa letteraria», nn. 9- 10, pp. 50-65. Per una fenomenologia dell'eros, « Nuovi argomenti », nn. 51- 52, pp. 52-76. A Fhenomenology of Eros, in AA. VV., Facets of Eros, The Hague, pp. 1-22. E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, avvertenza e prefazione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. E. Gellner, Parole e cose, introduzione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore. Ree. di S. Freud, Lettere 1873-1939, Torino, 1960, «Aut Aut », n. 64, p. 394. Ree. di S. Freud, Le origini della psicoanalisi, Torino, 1961, « Aut Aut », n. 64, pp. 394-395. Ree. di W. Jensen, Gradiva, Torino, 1961, « Aut Aut », n. 64, p. 395. Ree. di F. Fornari, Problemi del primo sviluppo psichico, in   6201 - 6302 - 6203 - 6204 - 6205 - 6206 - 6207 - 6208 - 6209 - 6210 - 6211 - 6212 - 6213 - « Rivista di Psicologia », IV, 1960, « Aut Aut », n. 64, pp. 395-396. 1962 L'ultimo Sartre e il problema della soggettività, « Aut Aut », n. 67, pp. 1-30. Alcuni paragrafi di questo saggio sono con­ fluiti in 6301, terza parte. Nuove ricerche fenomenologiche, « Aut Aut », n. 68, pp. 99- 112. Nota su Robbe-Grillet, Butor e la fenomenologia, « Aut Aut », n. 69, pp. 234-237. Ristampato in 6501, cap. XV. Problemi di antropologia, « Aut Aut », n. 70, pp. 275-283. Ristampato in 6501, cap. XVI. Per una sociologia intenzionale, « Aut Aut », n. 71, pp. 359- 367. Struttura e lavoro vivente, « Aut Aut », n. 72, pp. 453-457. Ristampato in 6501, cap. XVII. A proposito di sociologia e fenomenologia (risposta a una let­ tera di F. Ferrarotti), « Aut Aut », n. 72, pp. 507-510. A cominciare dal presente, « Questo e altro », n. 1, pp. 49-54. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. VI. In un rapporto intenzionale, « Questo e altro », n. 2, pp. 25-41 Banfi, Gellner e Merleau-Ponty, « Casa editrice II Saggiatore. Catalogo n. 5 primavera 1961 - primavera 1962 », pp. 40-47. Fenomenologia e antropologia in Hegel, « Il pensiero », nn. 1-2, pp. 47-81. Ristampato in 6601, parte seconda, cap. II. Bomba atomica e significato di verità, « Il Verri », n. 6, pp. 159-162. n M. Merleau-Ponty, Senso e non senso, introduzione di E. Paci, Milano, Il Saggiatore.   1963 6301 - Funzione delle scienze e significato dell'uomo, Milano, Il sag- giatore, pp. 482. Indice: Parte prima: I - Crisi della scienza come crisi del significato della scienza per l'uomo; II - L'oblio del mondo della vita e il significato del trascendentale. Parte seconda: I - La fenomenologia come scienza nuova; II - La cor- relazione universale e la filosofia come trasformazione dell'es- sere in significato di verità; III - La fenomenologia e l'ideale di una società razionale; IV - Il paradosso estremo della fenome- nologia; V - La psicologia e la unità delle scienze; VI - Materia vita e persona nella teleologia della storia; VII - La psicologia fenomenologica e la fondazione della psicologia come scienza; V i l i - La crisi dell'Europa e la storia dell'umanità; IX - La dialettica del linguaggio e il fondamento della storia; X - Il fondamento fenomenologico della storia della filosofia; XI - Esperienza e ragione; XII - Scienza, morale e realtà economica nella lotta della filosofia per il significato dell'uomo; XIII - L'u- nità dell'uomo e l'autocomprensione filosofica. Parte terza: I - Natura e storia; I I - Soggettività e situazione; I I I - Ambiguità e verità; IV - Prassi pratico-inerte e irreversibilità; V - Uomo natura e storia in Marx; VI - Il rovesciamento del soggetto nel- l'oggetto; VII - La dialettica del concreto e dell'astratto. Pic- colo dizionario fenomenologico.  i7 significato dell'uomo in Marx e Husserl, « Aut Aut », n. 73, pp. 10-21. Questo saggio è la traduzione italiana di una confe- renza tenuta da E. Paci presso l'Accademia filosofica di Praga il 24 ottobre 1962. Il senso delle parole: Lebenswelt; Struttura, « Aut Aut », n. 73, pp. 88-94. La psicologia fenomenologica e la fondazione della psicologia come scienza, « Aut Aut », n. 74, pp. 7-19. Ristampato in 6301, parte seconda, cap. VII.   6307 - Il senso delle parole: Epoche; trascendentale, « Aut Aut », n. 74, pp. 108-111. 6308 - Il senso delle parole: Alienazione e oggettivazione, « Aut Aut », n. 75, pp. 103-104. 6309 - Sociologia e condizione umana, « Aut Aut », n. 76, pp. 7-16. 6310 - Il senso delle parole: Riconsiderazione; senso; causa; il cogito e la monade, « Aut Aut », n. 76, pp. 106-108. 6311 - Fenomenologia e antropologia culturale, « Aut Aut », n. 77, pp. 9-11. Ristampato in 6501, cap. XVIII. 6312 - Il senso delle parole: Sprachleib; soggettività linguistica; lan- gue et parole; strutturalismo, fonologia e antropologia, « Aut Aut », n. 77, pp. 100-103. 6313 - 6514 - 6315 - 6316 - 6317 - 6318 - 6319 - 6401 - Memoria e presenza dei Buddenbrook, « Aut Aut », n. 78, pp. 7-27. Ristampato in 6502, parte seconda, cap. VI. Il senso delle parole: Gradi della alienazione; strumentammo; il corpo proprio inorganico; informale e nuova figurazione; tra­ dizione e avanguardia, « Aut Aut », n. 78, pp. 91-95. Follia e verità in Santayana, « Revue internationale de philoso­ phie », n. 63, pp. 50-61. Ristampato in 6501, cap. X. Problemi di unificazione del sapere, « De Homine », nn. 15-16, pp. 65-78. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. I. Die Positive Bedeutung des Menschen in Kierkegaard, « Schweit- zer Monatshefte », n. 2, pp. 177-184. Alcuni paragrafi sul romanzo contemporaneo, «Europa lettera­ ria, Omaggio a R. Mondolfo, in AA. VV., Omaggio a R. Mondolfo, Città di Senigallia, Atti del Consiglio Comunale, seduta del 19 agosto 1962, Urbino, S.T.E.U., pp. 47-50. 1964 Problemi di unificazione del sapere, in AA. VV., L'unificazione del sapere, Firenze, Sansoni, pp. 63-76.   6402 - A. N. Whitehead, in Les grands courants de la pensée mondia­ le contemporaine, a cura di M. F. Sciacca, terza parte, voi. II, Milano, Marzorati, Annotazioni per una fenomenologia della musica, « Aut Aut, Il senso delle parole: Scientificità; irreversibilità; entropia e informazione; operazionismo; musica e modalità temporali, « Aut Aut », nn. 79-80, pp. 132-138. Teatro, funzione delle scienze e riflessione, « Aut Aut », n. 81, pp. 7-14. Ristampato in 6601, parte prima, cap. III. Il senso delle parole: Prima persona; fenomenologia e fisiologia; dualismo teatro e personaggi, « Aut Aut», n. 81, pp. 108-112. Le parole, « Aut Aut Il senso delle parole: linguaggio oggettivato; soggetto e com­ portamento; la scienza e la vita, « Aut Aut », n. 82, pp. 104- 107. Fenomenologia e cibernetica, « Aut Aut », n. 83, pp. 25-32. Ri­ stampato in 6503, terza appendice. Il senso delle parole: introduzione; cose e problemi; forme ca­ tegoriali, « Aut Aut », n. 83, pp. 93-95. Whitehead e Husserl, «Aut Aut», n. 84, pp. 7-18. Il senso delle parole: Percezione e conoscenza diretta; struttura, traduzione, e unificazione del sapere; il simbolismo e la possi­ bilità dell'errore, « Aut Aut », n. 84, pp. 97-100. Thomas Mann, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. 1965 Relazioni e significati l (Filosofia e fenomenologia della cultu­ ra), Milano, Lampugnani Nigri, pp. 228. Indice: I - Filosofia e fenomenologia della cultura; II - Fenomenologia della vita e ragione in Banfi; III - Il significato di Whitehead; IV - Logica   6502 - e filosofia in Whitehead; V - Empirismo e relazioni in White­ head; VI - Whitehead e Husserl; VII - Nota su B. Russell; V i l i - Neopositivismo, fenomenologia e letteratura; IX - Ca­ duta della intenzionalità e linguaggio; X - Follia e verità in Santayana; XI - Scienza e umanesimo italiano; XII - Fenomeno­ logia e letteratura; XIII - Fenomenologia e narrativa; XIV - Fenomenologia, psichiatria e romanzo; XV - Robbe-Grillet, Bu- tor e la fenomenologia; XVI - Problemi di antropologia; XVII - Struttura e lavoro vivente; XVIII - Sul concetto di struttura. Relazioni e significati II (Kierkegaard e Th. Mann), Milano, Lampugnani Nigri, pp. 341. Indice: parte prima: I - Ironia, demoniaco ed eros; I I - Estetica ed etica; I I I - La dialettica della fede; IV - Ripetizione e ripresa: il teatro e la sua funzione catartica; V - Storia ed apocalisse; VI - La psicologia e il pro­ blema dell'angoscia; V I I - Angoscia e relazione; V i l i - Ango­ scia e fenomenologia dello eros; IX - L'intenzionalità e l'amo­ re; X - Kierkegaard e il significato della storia. Parte seconda: I - Musica mito e psicologia in Th. Mann; II - Th. Mann e la filosofia; III - Due momenti fondamentali nell'opera di Mann; IV - L'ironia di Mann; V - Su « Altezza reale »; VI - Ricordo e presenza dei « Buddenbrook ». Tempo e relazione (nuova edizione), Milano, Il Saggiatore, pp. 386. Al testo della prima edizione (vedi 5401) si aggiungono tre nuove appendici: I - Significato del significato; II - Seman­ tica e filosofia; I I I - Fenomenologia e cibernetica. L'infanzia di J. P. Sartre, in Le conferenze dell'associazione cul­ turale italiana (1964-1965), Cuneo, Sasto, fascicolo XVI, pp. 19-30. Sull'orizzonte di verità della scienza, « Aut Aut », n. 85, pp. 7-16. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. V. Il senso delle parole: Processo; percezione non sensoriale; il tessuto della esperienza, « Aut Aut », n. 85, pp. 93-95. Sulla struttura della scienza, « Aut Aut », n. 86, pp. 27-36. Ri­ stampato in 7301, parte quinta, cap. IV. Il senso delle parole: Pubblico e privato; genesi, « Aut Aut », n. 86, pp. 91-95. 6503 - 6504 - 6505 - 6506 - 6507 - 6508 -   6509 - Struttura temporale e orizzonte storico, « Aut Aut », n. 87, pp. 7-19. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. VI. 6510 - Il senso delle parole: Logica forinole e linguaggio ordinario; metafisica descrittiva, « Aut Aut », Antropologia strutturale e fenomenologia, «Aut Aut», n. 88, pp. 42-54. Ristampato in 7301, parte quarta cap. III. 6512 - Condizione dell'esperienza e fondazione della psicologia, « Aut Aut », n. 89, pp. 82-89. 6513 - Il senso delle parole: i due volti della psicologia; sul principio della economia del pensiero, « Aut Aut », Una breve sintesi della filosofia di Whitehead, « Aut Aut », n. 90, pp. 7-16. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. VIII. Il senso delle parole: Sul problema dei fondamenti; esperienza e neopositivismo, « Aut Aut », n. 90, pp. 79-84. La voce Sul problema dei fondamenti è stata ristampata come cap. II della parte quinta di 7301. Funzione e significato nella letteratura e nella scienza, in La cultura dimezzata, a cura di A. Vitelli, Milano, Giordano, pp. 165-169. Sul concetto di struttura in Lévi-Strauss, « Giornale critico del- la filosofia italiana», n. 4, pp. 485-503. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. II. Attualità di Husserl, « Revue internationale de philosophie », nn. 71-72, pp. 5-16. Ristampato in 7301, parte prima, cap. I. 6519 - Sul problema della fondazione delle scienze, « Il pensiero », nn. 1-2, pp. 36-43. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. III. 6520 - i7 senso delle strutture in Lévi-Strauss, « Paragone », n. 192, pp. 114-125, e « Revue internationale de philosophie », nn. 73- 74, pp. 300-313. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. I. 6521 - Nota su De Saussure, in « Casa editrice II Saggiatore: Catalogo generale 1958-1965. Preceduto da un'inchiesta su ' Struttura- lismo e critica ' a cura di C. Segre », pp. LXIX-LXXIII. 6522 - Ideologia, parola negativa, in « Casa editrice il Saggiatore: sup-   6523 - 6524 - 6525 - 6601 - plemento a l catalogo generale aggiornato a l 3 0 settembre 1965 », pp. 21-75. E . Husserl, Esperienza e Giudizio, nota introduttiva di E . Paci, Milano, Silva. G. Piana, Esistenza e storia negli inediti di Husserl, prefazione di E . Paci, Milano, Lampugnani Nigri. C. Sini, Whitehead e la funzione della filosofia, prefazione di E. Paci, Padova, Marsilio. 1966 Relazioni e significati I I I (Critica e dialettica), Milano, Lampu- gnani Nigri, pp. 376. Indice: Parte prima: I - Sulla poesia di Rilke; II - Sul senso della poesia di T. S. Eliot; III - L'uomo di Proust; IV - Valéry o della costruzione; V - Sulla musica contemporanea; V I - Per una fenomenologia della musica; V I I - Interpretazione d e l teatro; V i l i - Teatro, funzione delle scien- ze è riflessione; IX - Sull'architettura contemporanea; X - L'ar- chitettura e il mondo della vita; XI - Il metodo industriale, l'e- dilizia e il problema estetico; XII - Fenomenologia e architet- tura contemporanea; XIII - Wright e « lo spazio vissuto ». Parte seconda: I - I l significato della dialettica platonica; I I - Dialettica, fenomenologia e antropologia in Hegel; I I I - T r e 6602 - 6603 - 6604 - paragrafi p e r u n a fenomenologia d e l linguaggio; I V sulla fenomenologia d e l linguaggio; V - Dialettica e nalità nella critica e nella poesia; VI - A cominciare dalpre- sente; VII - In un rapporto intenzionale; Vili - L'alienazione delle parole. Per un'analisi fenomenologica del sonno e del sogno, in A A . VV., Il sogno e le civiltà umane, Bari, Laterza, p p . 247-255. Kierkegaard vivant et la véritable signification de l'histoire, in AA. VV., Kierkegaard vivant (colloque organisé par l'Unesco du 21 au 23 avril 1964), Paris, Gallimard, pp. 111-124. Il senso delle parole: Sul problema della fondazione, « Aut Aut », n. 91, pp. 94-96. - Ancora intenzio-   Psicanalisi e fenomenologia, « Aut Aut », n. 92, pp. 7-20. Ri­ stampato in 7301, parte quarta, cap. VI. 17 senso delle parole: L'archeologia del soggetto; psicologia e problematica della scienza, « Aut Aut », n. 92, pp. 91-96. . Ayer e il concetto di persona, « Aut Aut », n. 93, pp. 7-20. Ri­ stampato in 7 3 0 1 , parte quinta, cap. IX. Il senso delle parole: Primitività della persona e azione umana; linguaggio e realtà, « Aut Aut », n. 93, pp. 97-100. Per lo studio della logica in Husserl, « Aut Aut », n. 94, pp. 7-25. Ristampato in 7301, parte terza, cap. III. Il senso delle parole: Ricerca trascendentale e metafisica; espe­ rienza temporale e riconoscimento, « Aut Aut », n. 94, pp. 101- 104. Tema e svolgimento in Husserl, « Aut Aut », n. 95, pp. 7-28. Il senso delle parole: Morfologia universale; prima persona e linguaggio, « Aut Aut », n. 95, pp. 101-104. Fondazione e costruzione logica del mondo di Carnap, « Archi­ vio di filosofia », n. 1 [Logica e analisi), pp. 95-107. Modalità, coscienza empirica e fondazione in Kant, « Il pensie­ ro », nn. 1-2, pp. 5-22. Ristampato in 7301, parte seconda, cap. III. E. Husserl, Logica formale e trascendentale, prefazione di E. Paci, Bari, Laterza. Ricordo di E. De Martino, colloquio tra E. Paci, C. D. Levi Carpitella, G. Jervis, « Quaderni dellTSSE », n. 1, pp. 5-14. Filosofia e scienza, discussione tra E. Paci, P. Caldirola, P. D'Arcais, Panikkar, « Civiltà delle macchine », I, pp. 19-30. 1967 Il nulla e il problema dell'uomo, in E. De Martino, Il mondo magico, Torino, Boringhieri, Il significato di GALILEI filosofo per la filosofia, in AA. VV., Studi Gali- leiani, Firenze, Barberi, pp. 1-28. Ristampato in 7301, parte seconda, cap. II. Fondazione fenomenologica dell'antropologia e antropologia del- le scienze, « Aut Aut », nn. 96-97, pp. 28-46. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. IV. Il senso delle parole: Fenomenologia della prassi e realtà obiet- tiva, « Aut Aut », nn. 96-97, pp. 153-154. Il ritorno a Freud, « Aut Aut », n. 98, pp. 62-73. Ristampato in 7301, parte quarta, cap.V. Il senso delle parole: Autoanalisi e intersoggettività, « Aut Aut », n. 98, pp. 104-106. Fondazione e chiarificazione in Husserl, « Aut Aut », n. 99, pp. 7-13. Ristampato in 7301, parte terza, cap.VI. Il senso delle parole: Fenomenologia ed enciclopedia, « Aut Aut », n. 99, pp. 94-96. Per un'interpretazione della natura materiale in Husserl, « Aut Aut », n. 100, pp. 47-73. Ristampato in 7301, parte terza, cap. IV. Il senso delle parole: Decezione conflitto e significato, « Aut Aut », n. 100, pp. 83-87. Natura animale, uomo concreto e comportamento reale in Hus- serl, « Aut Aut », n. 101, pp. 27-47. Ristampato in 7301, parte terza, cap. V. Il senso delle parole: Struttura e contemporaneità al nostro pre- sente, « Aut Aut », n. 101, pp. 95-98. Il senso delle parole: La motivazione, « Aut Aut », n. 102, pp. 108-110. Informazione e significato, « Archivio di filosofia » , n. 1 [Filo- sofia e informazione), pp. 37-53. Ristampato in 7 3 0 1 , parte quinta, cap. VII. Kafka e la sfida del teatro di Oklahoma, « Studi germanici » , n. 2, pp. 240-252. 3 A . CIVITA, Bibliografìa degli scritti di Enzo Paci.   Per una semplificazione dei temi husserliani fino al primo vo­ lume delle « Idee », « Studi urbinati », nn. 1-2, pp. 767-787. Ristampato in 7301, parte terza, cap. I. 1968 Inversione e significato della cultura, « Aut Aut », n. 103, pp. 7-13. Ristampato in 7301, parte prima, cap. VII. Il senso delle parole: L'altro, « Aut Aut », n. 103, pp. 108-109. Per una nuova antropologia e una nuova dialettica, « Aut Aut », n. 104, pp. 7-14. Ristampato in 7301, parte seconda, cap. VII. Il senso delle parole: L'uomo e la struttura, « Aut Aut », n. 104, pp. 93-95. Motivazione, ragione, enciclopedia fenomenologica, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 100-128. Ristampato in 7301, parte terza, cap. Vili. E. Paci, P. A. Rovatti, Persona, mondo circostante, motivazione, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 142-171. Il senso delle parole: Alienazione, « Aut Aut », nn. 105-106, pp. 198-200. Keynes, la fondazione dell'economia e l'enciclopedia fenomeno­ logica, «Aut Aut», n. 107, pp. 69-100. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. VII. Il senso delle parole: L'uomo stesso, « Aut Aut », n. 107, pp. 110-112. Vita e verità dei movimenti studenteschi, « Aut Aut », n. 108, pp. 7-14. Il senso delle parole: Razionalità irrazionale, «Aut Aut», n. 108, pp. 122-123. 6812 - Vico, le structuralisme et l'encyclopédie phénoménologique des sciences, « Les études philosophiques », nn. 3-4, pp. 408-Domanda, risposta e significato, «Archivio difilosofia», n. 1 [Il problema della domanda), pp. 11-26. La presa di coscienza della biologia in Cassirer, « Il pensiero », nn. 1-2, pp. 109-117. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. IX. The Vhenomenological Encyclopedia and the « Telos » of the Humanity, « Telos », voi. I, n. 2, pp. 5-18. Ri Hegel: Enciclopedia delle scienze filosofiche, in AA. VV., Orien­ tamenti filosofici e pedagogici, Milano, Marzorati, voi. II, pp. 909-941. 6904 - Antonio Banfi e il pensiero contemporaneo, in AA. VV., Antonio Banfi vivente, Firenze, La Nuova Italia, pp. 34-45. Ristampato in 7301, parte prima, cap.II. 6905 - II senso delle parole: Sviluppo e sottosviluppo, « Aut Aut », nn. 109-110, pp. 213-215. 6906 -Aldilà,«AutAut»,n.Ili,pp.7-14. 6907 - J7senso delle parole: Soggetto ed oggetto dell'economia, « Aut Aut » n. Ili, pp. 101-103. 6908 - L'enciclopedia fenomenologica e il Telos dell'umanità, « Aut Aut», n. 112, pp. 26-45. Ristampato in 7301, parte prima, cap. III. 6909 - Il senso delle parole: Violenza e diritto, « Aut Aut», n. 112, pp. 105-107. 6910 - Il senso delle parole: Istituzione totale, «Aut Aut», n. 113, pp. 84-86.   6911 - L'architettura come vita, « Aut Aut », n. 113, pp. 87-89. 6912 - Dialectic of the Concrete and of the Abstract, « Telos », n. 1, pp. 5-32. 6913 - Barbarie e civiltà, in « Atti del Convegno Internazionale sul tema: Campanella e Vico » (Roma 12-15 maggio 1968), Roma, Accademia nazionale dei Lincei, Quaderno, La dialettica del processo. Milano, Mondadori. 6915 - S. Veca, Fondazione e modalità in Kant, prefazione di E. Paci, Milano, Mondadori. 1970 7001 - Il senso delle parole: Ancora sul marxismo e sulla fenomenologia, « Aut Aut », nn. 114-115, pp. 129-138. 7002 - Due temi fenomenologici: I - Fenomenologia e dialettica. II • La fenomenologia e la fondazione dell'economia politica, « Aut Aut », n. 116, pp. 7-37. Ristampato in 7301, parte quarta, cap. Vili. 7003 - Il senso delle parole: La ripetizione, « Aut Aut », n. 116, pp. 113-114. 7004 - L'ora di Cattaneo, « Aut Aut », n. 117, pp. 7-19. 7005 - Il senso delle parole: Ontico e ontologico, « Aut Aut », n. 117, pp. 101-102. 7006 - Il senso delle parole: Barbarie e civiltà, «Aut Aut», n. 118, pp. 114-121. 7007 - Il senso delle parole: La figura, « Aut Aut », nn. 119-120, pp. 164-166. 7008 - Vita quotidiana ed eternità, « Archivio di filosofia », n. 1 (Il senso comune), pp. 15-22. 7009 - Intersoggettività del potere, « Praxis », nn. 1-2, pp. 87-92.   7010 - Fenomenologia e dialettica marxista, « Praxis; Sui rapporti tra fenomenologia e marxismo, in J. T. Desanti, Fe­ nomenologia e prassi, Milano, Lampugnani Nigri, pp. 105-122. Astratto e concreto in Althusser, « Aut Aut », n. 121, pp. 7-20. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. X. Il senso delle parole: Sostanza e soggetto, « Aut Aut », n. 121, pp. 100-101. La « Einleitung » nella fenomenologia hegeliana e l'esperienza fenomenologica, « Aut Aut », n. 122, pp. 7-18. Ristampato in 7301, I sez., cap. IV, seconda parte. Il senso delle parole: La fenomenologia come scienza dell'appa­ renza e della esperienza della coscienza, « Aut Aut », n. 122, pp. 94-96. Hegel e la certezza sensibile, « Aut Aut », nn. 123-124, pp. 7-18. Ristampato in 7301, sez. II, cap. IV, seconda parte. Il senso delle parole: Storia e verità, « Aut Aut », nn. 123-124, pp. 151-152. Considerazioni attuali su Bloch, « Aut Aut », n. 125, pp. 20-30. Ristampato in 7301, parte quinta, cap. XI. Il senso delle parole: Speranza e carità: l'uomo nuovo, « Aut Aut », n. 125, pp. 104-107. Per un'analisi del momento attuale e del suo limite dialettico, Aut Aut », n. 126, pp. 7-21. Ristampato in 7401, cap. VI, e in 7501. Il senso delle parole: « L'homme nu » di C. Lévi-Strauss, « Aut Aut », n. 126, pp. 105-107.   7112 - La phénoménologie et l'histoire dans la pensée de Hegel, « Pra- xis », nn. 1-2, pp. 93-100. Lo stesso testo è apparso in inglese col titolo History and Fhenomenology in Hegel's Thought, in « Telos », n. 8, pp. 77-83. 7113 - 7114 - H. Bergson, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. E. Minkowski, 17 tempo vissuto, prefazione di E. Paci, Torino, Einaudi. 7115 - P. Scarduelli, L'analisi strutturale dei miti, prefazione di E. Paci, Milano, Celuc. 7116 - E. Paci, P. A. Rovatti, R. Tomassini, S. Veca, Per una fenome- nologia del bisogno, « Aut Aut, Life-World, Time, and Liberty in Husserl, in AA.VV,. Life- World and Consciousness. Essays for A. Gurwitsch, a cura di L. E. Embree, Evanston, Northwestern Univ. Press, pp. 461-468. 7202 - 7203 - Ungaretti e l'esperienza della poesia, in G. Ungaretti, Lettere a un fenomenologo, premessa di E. Paci, Milano, Vanni Scheiwil- ler, pp. 17-38. Il senso della religione in MaxHorkheimer, in Max Horkheimer, Giuseppe Guerreschi, An Maidom e zum Schicksal der Religion, Milano, Arte Edizioni, due pagine non numerate. 7204 - A proposito di fenomenologia e marxismo. Considerazioni sul « Dialogo » di Vajda, « Aut Aut », n. 127, pp. 44-57. 7205 -17sensodelleparole:Lavoroeteologia,«AutAut»,n.127,pp. 120-122. 7206 - La presenza nella « Fenomenologia dello spirito » di Hegel, « Aut Aut », n. 128, pp. 5-22. Ristampato in 7301, sez. Ili, cap. IV, parte seconda. 7207 - Variazioni su Cattaneo, « Aut Aut », n. 128, pp. 89-96. 7208 - Il senso delle parole: Il federalismo, « Aut Aut », n. 128, pp. 97-98.   7209 - Spontaneità, ragione e modalità della praxis, « Praxis, Che cosa ha taciuto B. Croce, « Tempo », n. 50, pp. 30-34. 7211 - Ci sono strutture di strutture di strutture..., « Tempo, B. Russell, Le Opere, introduzione di E. Paci, Torino, Pomba. 7213 - J . Wahl, La coscienza infelice nella filosofia di Hegel, prefazione di E. Paci, Milano, Istituto Librario Internazionale. 7214 - S. Zecchi, Fenomenologia dell'esperienza, presentazione di E. Paci, Firenze, La Nuova Italia. 7215 - Intervista con Enzo Faci, in Parlano i filosofi italiani, « Terzo programma », fase. Ili, Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano, Bompiani, pp. 586. Indice: Parte prima: I - Attualità di Husserl; II - L'eredità di Banfi; III - L'enciclopedia fenomenologica e il telos dell'umanità. Parte seconda: I - Vico, lo strutturalismo e l'en­ ciclopedia fenomenologica delle scienze; II - Il significato di Ga­ lileo per la filosofia; III - Modalità, coscienza empirica e fonda­ zione in Kant; IV - Hegel e la fenomenologia. Parte terza: I - I temi husserliani fino al primo volume di Idee; II - Sul pro­ blema dell'intersoggettività; I I I - Per lo studio della logica in Husserl; IV - Per una interpretazione della natura materiale in Husserl; V - Natura animale, uomo concreto e comportamento reale in Husserl; VI - Fondazione e chiarificazione in Husserl; VII - Cultura e dialettica; Vili - Motivazione, ragione, enciclo­ pedia fenomenologica. Parte quarta: I - Il senso delle strutture in Lévi-Strauss; II - Sul concetto di struttura in Lévi-Strauss; III - Antropologia strutturale e fenomenologia; IV - Fondazione fenomenologica dell'antropologia ed enciclopedia delle scienze; V - Il ritorno a Freud; VI - Psicanalisi e fenomenologia; VII - Keynes, la fondazione della economia e l'enciclopedia fenomeno­ logica; V i l i - Fenomenologia e fondazione dell'economia poli-   tica; IX - La presa di coscienza della biologia in Cassirer. Parte quinta: I - Problemi di unificazione del sapere; II - Sul pro­ blema dei fondamenti; III - La fondazione delle scienze; IV - La struttura della scienza; V - Il significato di verità della scien­ za; VI - Struttura temporale e orizzonte storico; VII - Infor­ mazione e significato; V i l i - Whitehead in sintesi; IX - Una sintesi di Ayer sul concetto di persona; X - Astratto e concreto in Althusser; XI - Modalità e novità in Bloch. 7302 - Diario fenomenologico (nuova edizione), Milano, Bompiani, Marxismo e fenomenologia, « Aut Aut », n. 133, pp. 1-13. Ri­ stampato in 7401, cap. I. i7 senso delle parole: Attualità della « fenomenologia » di Hegel, « Aut Aut » Bisogni, paradossi e trasformazioni del mondo, « Aut Aut », n. 134, pp. 1-10. Il senso delle parole: Filosofia analitica e fenomenologia, « Aut Aut », n. 134, pp. 109-111. Il senso delle parole: I limiti dell'empirismo, « Aut Aut », n. 135, pp. 111-112. La negazione in Sartre, « Aut Aut », nn. 136-137, pp. 3-12. Il senso delle parole: L'istante, « Aut Aut », nn. 136-137, pp. 159-160. Il senso delle parole: Sul relazionismo, « Aut Aut », n. 138, pp. 117-119. Cancellare la scrittura morta per trovare la verità viva, «Tem­ po », nn. 2-3, p. 56. L'uomo deve imparare a servirsi della scienza, « Tempo », nn. 4-5, p. 56. La pelle di leopardo ideologica, « Tempo », nn. 6-7, p. 51. Enzo Paci: Cosi vedo Sartre, « Tempo », nn. 8-9, p. 70.   7315 - Amore e morte. Freud e la rivoluzione dell'uomo, «Tempo», nn. 10-11, p. 80. 7316 - L'enigma Ludwig: Visconti e Thomas Mann, «Tempo», nn. 12-13, p. 68. 7317 - L'uomo e la semiotica universale, « Tempo »,n. 14,p.71. 7318 - Ateismo nel cristianesimo e cristianesimo nell'ateismo, «Tempo », n. 15, p. 74. Letteratura e reazione, « Tempo, La presa di coscienza dell'eros e la trasformazione della società, « tempo », n. 17, p. 74. « Il Capitale » tra Shakespeare e Kafka, « Tempo », n. 18, p. 68. Un congresso di filosofi che riscoprono la dialettica, « Tempo », n. 19, p. 63. Linguaggio e silenzio in Wittgenstein, « Tempo », n. 20, p. 80. Quel superstizioso di Freud, « Tempo », n. 21, p. 73. Filosofia Arte e Letteratura, « Tempo », n. 22, p. 76. Quando la volontà è malata, « Tempo », n. 23, p. 72. Colloqui con Sartre, « Tempo », n. 24, p. 60. Un messaggio contro il male, « Tempo », n. 25, p. 68. La realtà si ritrova nella continua dialettica tra realismo e sur- realismo, « Tempo », n. 26, p. 62. Husserl e Marx a Praga, « Tempo », n. 27, p. 53. Mito e vacanza della vita, « Tempo », n. 28, p. 54. Eclisse e rinascita della ragione in Horkheimer, « Tempo », n. 29, p. 54. G. Lukàcs tra la vita e lo spirito, « Tempo », n. 30, p. 56. La situazione limite di Bataille, « Tempo », n. 31, p. 56. Il progresso economico distruggerà la specie umana, « Tempo », n. 32, p. 56.   7336 - La filosofia della vita e della cultura di Simmel e di Banfi, « Tem- po », Trovare l'uomo partendo dalla solitudine, « Tempo », n. 34, p. 58. 7338 - La musica come mediazione tra la vita e il suo significato, « Tem- po », n. 35, p. 58. 7339 - Ter Marcuse la rivoluzione continuerà con l'estetica, « Tempo », n. 37, p. 60. 7340 - Il filosofo del senso comune, « Tempo », n. 38, p. 82. 7341 - Il fallimento dell'uomo e la religione, « Tempo », n. 39, p. 80. 7342 - La vera neutralità della scienza, « Tempo », n. 40, p. 80. 7343 - La nuova via tra Pitagora e Darwin, « Tempo », n. 41, p. 80. 7344 - L'idiota di famiglia e la guarigione dell'uomo, « Tempo, L'eredità di G. Marcel è anticapitalista?, « Tempo », n. 43, p. 96. 7346 - Lukàcs inedito scoperto a Budapest, « Tempo », n. 44, p. 94. 7347 - I cervelli avranno un futuro, « Tempo », n. 45, p. 86. 7348 - Forse una nuova dialettica con la vittoria del proletariato, « Tempo », n. 46, p. 116. L'uomo tra Tolomeo e Copernico, « Tempo », n. 47, p. 94. Minkowski: psicopatologia e vita vissuta, « Tempo », n. 48, p. 84. La costruzione logica del mondo, « Tempo », n. 49, p. 90. Lenin e la filosofia, « Tempo », n. 50, p. 76. Jaspers e l'armonia di una nuova storia, « Tempo », n. 51, p. 70. 1974 Fenomenologia e dialettica, Milano, Feltrinelli, pp. 68. Indice: I - Marxismo e fenomenologia; II - La nuova fenomenologia; III - Fenomenologia dell'economia e della psicologia; IV - La   trasformazione del mondo attuale; V - Fenomenologia e costi- tuente mondiale; VI - Per un'analisi del momento attuale e del suo limite dialettico. 7402 - La filosofia contemporanea (nuova edizione), Milano, Garzanti, pp. 338. Al testo della prima edizione (vedi 5703) si aggiungono 7 nuove appendici: I - L'eredità kantiana e il marxismo; II - Lenin e la filosofia; III - Sul marxismo italiano; IV - C. Lukàcs; V - Sociologia e scuola di Francoforte; VI - Sullo strutturalismo; VII - Moore e la filosofia analitica inglese. 7403 - 7404 - 7405 - 7406 - 7407 - 7408 - 7501 - 7601 - 7602 - Vérification empirique et trascendance de la vérité, in AA. VV., Vérité et Vérification, La Haye, M. Nijhoff, pp. 59-67. Considerazioni attuali sul problema dell'utile e del vitale in Cro- ce, in AA. VV., Benedetto Croce, a cura di A. Bruno, Catania, Nicolò Giannotto Editore, pp. 341-355. Il senso delle parole: Sulla fenomenologia del negativo, « Aut Aut », n. 140, pp. 134-136. Il senso delle parole: Husserl e il cristianesimo, « Aut Aut », n. 141, pp. 133-134. Undici studiosi alla scoperta degli Evangeli, « Tempo », n. 1, p. 64. R. Osculati, Fare la verità. Analisi fenomenologica di un lin- guaggio religioso, Nota finale di Enzo Paci, Milano, Bompiani. Intervista con Enzo Paci, in La filosofia dal '45 ad oggi, a cura di Valerio Verrà, Roma, ERI, pp. 455-458. Dizionario di filosofia, Milano, Rizzoli. Voce: Esistenzialismo. Enzo Paci. Paci. Keywords: relazione. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Paci: i principi metafisici di Vico” --. Luigi Speranza, “Grice e Paci: significato e significati” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51742511685/in/datetaken/

 

Biraghi, andrea – “Dizionario di filosofia,” Milano.

 

Grice e Padovani – filosofia classica – Luigi Speranza (Ancona). Filosofo. Grice: “I like Padovani, especially his focus on what he calls ‘classical metaphysics’ (‘metafisica classica’) for what is philosophy if not footnotes to Plato?” -- essential Italian philosopher. Ffiglio di Attilio Padovani, generale di artiglieria, e di sua moglie, la ricca possidente veneta Elisabetta Rossati. Mentre, nelle parole stesse di Padovani, il padre "educò i suoi figli ad una rigorosa etica dell'onore e del dovere", ebbe un rapporto privilegiato con sua madre che fu colei che per prima lo introdusse agli ambienti letterari di Padova grazie alla vicinanza dei terreni della sua famiglia che erano posti a Bottrighe, nel Polesine, dove tutta la famiglia si trasferiva durante il periodo invernale. La solerte religiosità della madre, lo spinse a non frequentare la scuola elementare pubblica (che ella riteneva troppo "laicizzata" dopo l'unità d'Italia) ma a servirsi di un precettore, un ex abate che per primo lo instradò alla filosofia. Si iscrisse quindi al liceo di Milano dove ebbe i suoi primi contatti col positivismo che procureranno in lui e nel suo pensiero una profonda crisi nel saper controbilanciare il più correttamente possibile questa visione innovativa della vita con la teologia cattolica. Il padre lo avrebbe voluto ingegnere, ma egli terminati gli studi del liceo si iscrisse aa Milano dove seguì i corsi di Martinetti, pur prendendo a frequentare Mattiussi (convinto tomista) e Olgiati, convinto assertore della necessità di fondere insieme la metafisica classica con il pensiero moderno. Olgiati (a sinistra) con Gemelli (al centro) e Necchi. I primi due furono tra i principali ispiratori. Fu su consiglio di questi due ultimi che il alla fine decise di intraprendere la carriera filosofica, sviluppando una sua corrente di pensiero permeata di tutti gli spunti che nel corso della sua carriera aveva saputo trarre dai pensieri dei suoi insegnanti e ispiratori, basandosi molto anche sull'opera di Schopenhauer. Si laureò con una tesi su Spinoza eproseguendo poi la sua carriera in ambito universitario divenendo dapprima assistente e poi direttore della biblioteca. Divenne membro della Società italiana per gli studi filosofici e psicologici e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore da poco fondata a Milano da Gemelli. Grazie all'influsso di Gemelli, Padovani iniziò a collaborare anche con la "Rivista di filosofia neoscolastica" di cui divenne ben presto uno dei principali rappresentanti.  Venne nominato professore di filosofia della religione e anche supplente di Introduzione alla storia delle religioni. In seguito alla riforma Vecchi, si trasferì a Padova dove divenne professore di filosofia morale, avendo per college Olgiati col quale dimostrò una particolare sintonia.  Sempre affiancato da Gemelli, anche durante gli anni della Seconda guerra mondiale riunì presso la propria casa di Milano diversi intellettuali cattolici avversi al fascismo (noti col nome di "Gruppo di Casa Padovani") come Dossetti eFanfani. Si avvicinò durante questi stessi anni al pensiero filosofico e teologico di Gemelli che puntava ad un rinnovamento attivo teorico e morale, affiancando personaggi del calibro di Giacon, Stefanini, Guzzo e Battaglia, coi quali diede vita al Centro di studi filosofici di Gallarate da cui poi scaturirà il cosiddetto "Movimento di Gallarate" per il dialogo aperto tra i filosofi. Quando Sciacca fondò il "Giornale di metafisica" egli ne fu il primo redattore.  Venne accolto come professore di filosofia morale e filosofia teoretica a Padova.  Morì ia Gaggiano. Volle per sua espressa volontà che la notizia della sua morte fosse resa pubblica a sepoltura avvenuta come estremo esempio della propria esistenza di stampo ascetico, come tale era stata la sua scelta di non sposarsi.  Il pensiero filosofico  La tomba di Elisabetta Rossati, madre di Umberto Antonio Padovani e figura ispiratrice del suo pensiero filosofico e teologico. È sepolta nel piccolo cimitero di San Vito di Gaggiano (MI) Durante gli anni del suo insegnamento a Milano, l'attività filosofica fu particolarmente prolifica: egli iniziò col pubblicare “Il problema fondamentale della filosofia di Spinoza” (Milano), poi Vito Fornari. Saggio sul pensiero religioso in Italia nel secolo XIX (Milano), “Gioberti e il cattolicesimo” (Milano) e “Schopenhauer. L’ambiente, la vita, le opera” (Milano). In questi scritti egli dimostrò di saper guardare attentamente non solo alla storia della filosofia, ma anche alle suggestioni provenienti da altri panorami filosofici e religiosi. Pubblicò il testo più importante del suo pensiero filosofico, “La filosofia della religione e il problema della vita” (riedito “Il problema religioso nel pensiero occidentale”), dove per la prima volta delineò chiaramente la matrice del suo pensiero, ovvero che la religione era l'unica strada per risolvere il problema esistenziale della vita, ovvero il male, elemento che limita le possibilità umane, rileggendo in questo la struttura originale della storiografia filosofica e della metafisica classica.  Con la pubblicazione del suo Filosofia della storia, egli si espresse anche riguardo allo studio della storia, il quale s ci rivela quotidianamente il male, ovvero i limiti dell'uomo rispetto al mondo che lo circonda, ma non è in grado (come del resto la filosofia) di fornire soluzioni. Tali soluzioni possono pervenire unicamente dalla teologia, magari nella sua declinazione di teologia della storia. Questo pensiero si acuì particolarmente con una riflessione anche sulla morte negli ultimi anni, in particolare dopo la morte della madre Elisabetta col quale egli aveva sempre avuto un forte legame.  Altre opere:  – Grice: “Cf. Hampshire’s Spinoza”) Milano, Vito Fornari; “Saggio sul pensiero in Italia,”Milano,  “La storia della filosofia con particolare riguardo ai problemi politici, morali e religiosi,” Como, “Aquino nella storia della cultura” (Como); “Il fondamento e il contenuto della morale” (Como); “Filosofia e teologia della storia” (Como); “Sommario di storia della filosofia,” Roma, P. Faggiotto,Padova A. Cova, Storia dell’Università cattolica del Sacro Cuore, Milano A. M. Moschetti, Cercatori dell’assoluto: maestri nell'Ateneo padovano, Santarcangelo di Romagna Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. And then there’s Pagani: essential Italian philosopher  difficult  to find. Padovani. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Padovani,” The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740815513/in/datetaken/

 

Grice e Paganini – filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo. Grice: “Paganin must be the only Italian philosopher who reads La Divina Commedia philosophically!” --  Grice: “Strawson never read Paganini’s ‘cosmological’ tract on ‘spazio’ but he should, obsessed as he was with spatio-temporal continuity. Grice: “I’ll never forget Shropshire’s proof of the immortality of the human soul – He told me he basically drew it from an obscure tract by Paganini, as inspired by the death of Patroclus – Paganini’s tract actually features one of my pet words. He speaks of the ‘domma’ of the ‘immotalita dell’anima umana’ – Brilliant!” -- essential Italian philosopher.Lucca stava passando dalla reggenza austriaca seguita al collasso napoleonico al diventare capitale del borbonico Ducato di Lucca. Compì l'intero corso dei suoi studi a Lucca, dedicandosi, fin dai tempi delle scuole secondarie, alla filosofia. Insegnò filosofia negli istituti secondari lucchesi. Prtecipò alla prima guerra d'indipendenza. Dopo la fine della guerra, col l'annessione del Ducato di Lucca da parte del Granducato di Toscana fu nominato docente nell'ateneo lucchese. In questo ufficio fu difensore della dottrina rosminiana e nonostante venisse sorvegliato dalla polizia il governo decise poi di offrirgli una cattedra a Pisa a seguito dei buoni uffici di Rosso. Gli ultimi anni della sua vita furono rattristati da due avvenimenti; la espulsione dai seminari ecclesiastici di discepoli a lui carissimi, perché rei di professare le dottrine del Rosmini e la condanna di certe proposizioni tolte ad arbitrio e senza critica dalle molte opere del filosofo di Rovereto. Morì a Pisa. Annuario della R. Pisa per l’anno accademico. sba.unipi/it/risorse/archivio-fotografico/persone-in-archivio/paganini-carlo-pagano Opere. Paganini. Keywords: Alighieri. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paganini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692032980/in/photolist-2mPXDFp-2mPNuPp-2mNaHiH-2mKRbtW

 

Grice e Pagano – eroe – filosofia italiana – filosofi agiustiziati --– Luigi Speranza (Brienza). Filosofo. Essential Italian philosopher. Uno dei maggiori esponenti dell'Illuminismo ed un precursor edel positivismo, oltre ad essere considerato l'iniziatore della scuola storica napoletana del diritto. Personaggio di spicco della Repubblica Partenopea, le sue arringhe contornate di citazioni filosofiche gli valsero il soprannome di "Platone di Napoli". Nato da una famiglia di notai,  si trasfere a Napoli. Studia sotto l'egida di Angelis, da cui apprese anche gli insegnamenti del greco. Frequenta i corsi universitari, conseguendo la laurea con il “Politicum universae Romanorum nomothesiae examen” (Napoli, Raimondi), dedicato a Leopoldo di Toscana ed all'amico grecista Glinni di Acerenza. Studia sotto Genovesi, il cui insegnamento fu fondamentale per la sua formazione, e amico di Filangieri con cui condivide l'iscrizione alla massoneria. Appartenne a “La Philantropia,” loggia della quale e maestro venerabile. Inoltre, i proventi dell'attività di avvocato criminale gli consenteno di acquistare un terreno all'Arenella, dove costitue un cercchio, alla quale partecipa, tra gli altri, Cirillo. Insegna a Napoli, distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato (di cui diviene poi giudice) nella difesa dei congiurati della Società Patriottica Napoletana Deo, Galiani e Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne la messa a morte. Incarcerato in seguito ad una denuncia presentata contro di lui da un avvocato condannato per corruzione che lo accusa di cospirare contro la monarchia. Venne liberato per mancanza di prove. Scarcerato ripara clandestinamente a Roma, dove e accolto positivamente dai membri della Repubblica. Insegna al Collegio Romano, accontentandosi di un compenso che gli garantiva il minimo indispensabile per vivere. Tra i suoi seguaci e allievi, il  rivoluzionario Galdi.  La libertà è la facoltà di ogni uomo di valersi di tutte le sue forze morali e fisiche come gli piace, colla sola limitazione di non impedir ad’altro uomo di far lo stesso. Il Giudice Speciale lo schernisce dopo avergli letto la sentenza di morte. Ritratto di Giacomo Di Chirico. Lasciata Roma, si sposta per un breve periodo a Milano e, dopo la fuga di Ferdinando IV a Palermo, fa ritorno a Napoli, divenendo uno dei principali artefici della Repubblica, quando il generale  Championnet lo nomina tra quelli che doveno presiedere il governo provvisorio. La vita della repubblica e corta e molto difficile. Manca l'appoggio del popolo, alcune province sono ancora estranee all'occupazione francese e le disponibilità finanziarie sono sempre limitate a causa delle sovvenzioni alle campagne napoleoniche. In questo breve lasso di tempo, ha tuttavia modo di poter realizzare alcuni progetti. Importanti in questo periodo sono le sue proposte sulla legge feudale, in cui si mantiene su posizioni piuttosto moderate e il progetto di Costituzione. Essa per la prima volta stabilisce la giurisdizione esclusiva dello stato napoletano sul diritto civile e, tra le altre cose, prevede il de-centramento amministrativo. Prevede inoltre l'istituzione dell'eforato, precursore della corte costituzionale. Il suo progetto rimase tuttavia inapplicato a causa dell'imminente restaurazione monarchica. Si distingue sostenendo altre leggi di capitale importanza come quella sull'abolizione dei fedecommessi, sull'abolizione delle servitù feudali, del testatico, della tortura. Con la caduta della repubblica, dopo aver imbracciato le armi che difendeno strenuamente gl’ultimi fortilizi della città assediati dalle truppe monarchiche, e arrestato e rinchiuso nella "fossa del coccodrillo", la segreta più buia e malsana del Castel Nuovo. E in seguito trasferito nel carcere della Vicaria e nel Castel Sant'Elmo. Giudicato con un processo sbrigativo e approssimato, e condannato a morte per impiccagione. A nulla e valso l'appello di clemenza da parte dei regnanti europei, tra cui lo zar Paolo I, che scrive al re Ferdinando. Io ti ho mandato i miei battaglioni, ma tu non ammazzare il fiore della cultura europea. Non ammazzare Pagano, il più grande filosofo di oggi. Fu giustiziato in Piazza Mercato, assieme ad altri repubblicani come D. Cirillo, G. Pigliacelli e I. Ciaia. Salendo sul patibolo, pronuncia la seguente frase. Due generazioni di vittime e di carnefici si succederanno, ma l'Italia, o signori, si farà. Italia si fara. Italia, o signori, si fara. Proclami e sanzioni della Repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione, Colletta. Esponente fra i più rilevanti dell'Illuminismo merita di essere preso in esame dalla nostra prospettiva per la visione consegnata ai Saggi politici, un'opera a carattere filosofico -- di ‘filosofia civile' per l'ispirazione complessiva e il disegno di fondo in cui i diversi elementi della sua multiforme natura sono orientati verso un unico obiettivo. E anche per la filosofia politica, che emerge in tutta la sua peculiarità da un lavoro pur dai caratteri tecnici obbligati come il Progetto di Costituzione della Repubblica napoletana, da lui personalmente redatto.  Saggi: “Burgentini”, “Oratio ad comitem Alexium Orlow virum immortalem victrici moschorum classi in expeditione in mediterraneum mare summo cum imperio praefectum”; “Gli Esuli tebani. Tragedia” (Napoli); “Contro Sabato Totaro, reo dell'omicidio di D. Giuseppe Gensani in grado di nullità aringo” (Napoli); “Il Gerbino tragedia” e “Agamennone: monodramma-lirico” (Napoli, Raimondi); “Considerazioni sul processo criminale (Napoli, Raimondi); “Ragionamento sulla libertà del commercio del pesce in Napoli. Diretto al Regio Tribunale dell'Ammiragliato e Consolato di Mare” (Napoli); “Corradino: tragedia” (Napoli, Raimondi); “De' saggi politici”(Napoli, aRaimondi); “L' Emilia: commedia” (Napoli, Raimondi); “Saggi politici de' principii, progressi e decadenza della società” (Napoli); “Discorso recitato nella Società di Agricoltura, Arti e Commercio di Roma nella pubblica seduta del di 4 complementario anno 6° della libertà, Roma, presso il cittadino V. Poggioli. “Considerazionisul processo criminale” (Milano, Tosi e Nobile); “Principj del codice penale e logica de' probabili per servire di teoria alle pruove nei giudizj criminali”; “principj del codice di polizia” (Napoli, Raffaele Di Napoli). Le opere teatrali  non furono mai rappresentate in pubblico. Le mette in scena privatamente nella sua villa dell'Arenella. Sono caratterizzate da temi prevalentemente sentimentali mascherando i temi civili che pur in esse sono presenti, con funzione quindi pedagogica nei confronti del popolo.  Intitolazioni e dediche  Statua di Mario Pagano a Brienza (PZ) Al giurista lucano sono state dedicate alcune opere letterarie come Catechismo repubblicano in sei trattenimenti a forma di dialoghi di Francesco Astore e Mario Pagano, ovvero, della immortalità di Terenzio Mamiani. Nella Corte d'Assise di Potenza fu collocato un busto marmoreo in suo onore, opera di Antonio Busciolano. Gli venne dedicato il Convitto nazionale Mario Pagano di Campobasso, con regio decreto firmato da Vittorio Emanuele II. Alcune logge massoniche furono intitolate a suo nome, come quella di Lecce e di Potenza.. Nel Venne inaugurato un busto in marmo ai giardini del Pincio (Roma), realizzato da Giuseppe Guastalla. Il suo personaggio apparve nel film Il resto di niente di Antonietta De Lillo, interpretato da Mimmo Esposito. Elio Palombi, Pagano e la scienza penalistica del secolo XIX, Giannini, Fulvio Tessitore, Comprensione storica e cultura, Guida, Petronilla Reina Gorini, Ricordanze di trenta illustri italiani, Minerva, N. Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti, Palermo, Sellerio, A. Pace, Annuario, Problemi pratici della laicità agli inizi del secolo Wolters Kluwer Italia, Mario D'Addio, Le Costituzioni italiane: Colombo, Ottorino Gurgo, Lazzari: una storia napoletana, Guida, Saverio Cilibrizzi, I grandi Lucani nella storia della nuova Italia, Conte, Alessandro Luzio, La massoneria e il Risorgimento italiano: saggio storico-critico, Volume 1, Forni, Vittorio Prinzi, Tommaso Russo, La massoneria in Basilicata, FrancoAngeli, Carlo Colletta, Proclami e sanzioni della repubblica napoletana, aggiuntovi il progetto di Costituzione di Mario Pagano, Napoli, Stamperia dell'Iride, Dario Ippolito, il pensiero giuspolitico di un illuminista, Torino, Giappichelli Editore, Nico Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione, Palermo, Sellerio, Franco Venturi, Illuministi italiani, tomo V, Riformatori napoletani, Milano-Napoli, Ricciardi, Repubblica Napoletana Repubblicani napoletani giustiziati  Emanuele De Deo. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Considerazioni sul processo criminale, su trani-ius. Progetto di Costituzione della Repubblica Napoletana, su repubblicanapoletana. Principii del codice penale, su trani-ius. Relazione al Convegno di Brienza su Mario Pagano, del 25-27 ottobre 1999, su trani-ius. Dell origine delle pene pecuniarie. 2 7 C A P . De'progresiviavanzmenti della sovra nità per mezzo de'giudizi. Del maggior estabilimento de'giulizi. Pruovestoriche.Presode'Creci giudicava della Socieeta.  Del duello. Degli altri modi aduprati ne'divinigiu dizj. CAP. XIV. DellaFortura. Sull'ifteltosoggetto. Prüovestoriche. Coltura inquest 'ultimo period della barbarie.  Dello sviluppo della macchina; e del miglioramento del costume,delloSpirito, e delle 79 quantoelle çonferial miglioramento del costume ca,edella originedelcommercio,  di antichitd. 59 . lingue. SAG . 8q 24 de'popoli. De'giudizj degli aprichi Germani, ede' Scioglimento di una opposizione alleco Se dette. Deprincipidellagiurisprudenza de'bar De divinigiudizj. Nuova explicaziurediun famoso puntu Della legislazione di questi tempi, Dello stato delle proprietà , e dell'agri. Dellorigine dell'ospitalitit,ecome, Delle arti , e delle scienze di cotest'epur 78 barbari della mezza età  DellaReligione. De principi e progressi delle società colte. L'estinzione della indipendenza privata , la libert . civile , la moderazione del governo forma no l'esenziale colturadellenazioni. Dell'originedellaplebe, ede'suoidrit 'ti. Delle varie caçioni , dalle quali nascono gono dalla varia modificazione della macchina. 113 CAP.IX.De'climi più vantaggiosi all'ingegno ed al valore Ea lergenonfrenalalibertà,mala garantisce e ladifende  vi e polite.  i diverfi governi , e primieramente delleinterne. Dellaeducazione. Dell'esternecagioni locali,chesuldiver fo governo hanno influenza, Delclima. diverfi. Del rapporto dellasocietà colle potenze stranicre. Dellalibertà,edellecagioni ,che la tolgono. Comelaleggecivilepofanuocere alla De'diversielementi dellaCitta.Della leggeuniversale, edell'ordine cosifisico, come morale. Come leforze,edoperazionimoralifor. Come secondo i varj climi nafcono governi libertà, inducendo la servitù. Dellalibertapolitica. Delledueproprietàdiogni moderato, Deldrittoscritto,delleleggie giu e regolar governo risprudenza de'coltipopoli,  La moltiplicazione degli uomini è maggiore neglistati guerrieri , che ne'commer. Del Gusto , e delle belle arti. Del piacevole. Del rafinamentodelgusto,devarjfonti del piacere. Delle leggiagrarie dell'antiche repub Della galanteria de popoli colti. Dellagalanteriadebarbaritempi. Delle arti di lullo de'populipoliti, DelamonetatedeleFinanze: Dell'oggetto delle belle arti, edelgusto. Dell'ingegno creatore , 3DelloSpirito,ecostumedelle colte nazioni. Delle sorgenti del Genio. Qualigoverni fieno per loro natura guerrieri,equali commercianti Quali cose forminu la bellezza nelle arti imitative . L'unit. forma e la bontd , e la bellez za degli elleri. Proprieta. bliche,e della violentari partizione de poderi. Di duegeneridistati o'conquistatori, o commercianti. cianti . Di unterzogenere distato nè.com , Divisione delle belle arti. De'contrasti,opposizione,antitesi. 2Deldilicato,del forte, delsublime, dela delle grazie , e dell'intereffe Jempre vivo Decadenza delle belle arti delle nazioni, e della prima di elle , cive dello sfibramento dellamacchina dell'uomo , e delle zioni dalla prima , e del novello stato selvaggio. Generale prospetto della Storia del Reggno. Del progresso e perfezione delle belle arti. Dell'epoche progresive de'varii ramı delle belle arti. Del corso delle belle arti IN ROMA, e nella moderna Italia. conseguenze morali. Dellacorruzionede'regolarigoverni, la quile rimena la barbarie. Lagrandezza ne'popolicolti ne'barbari, la dilicatezza ,esublimitd èmaggiore. Delle Scienze , e delle arti delle nazioni corrotte. Divifone dal dispotismo. Della decadenza delle Nazioni . Delle universali cagioni della decadenza. Diversità dellaseconda barbarie delle na . De lcorso delle nazioni di Europa. Dell'inondazionede'barbari,e delri Jorgimeuto dell'europeacostura.  Le note segnate colle pa Dello ftata degli uomini , che sovravissero alle vi. focievole. cende della natura . liare .Del secondo stato della vita selvaggia. Dei varj doveri, e dritti de'compagni , coloni , Del primo stato della vita selvaggia. Del terzo fato della vita selvaggia. Delle cagioni che strinfero la sociesà fami Del vero principio motore degli uomini al vivere. Delleduespeciede'bisognififci,emorali. Della distinzione delle famiglie, dell'origine della nobiltà. Dell'incremento delle famiglie e dell'origine de famoli, e delle varie lor claffi. fervi. Del quarto stato della vita selvaggia.  re Società . 60 Della domestica religione di ciascunafamiglia. 79 Dell'origine dell'anzidetta religion domestica . Si Ricapitulazione de'diversi stati della vita selvago.  Degli affidati,e de'vafalli della mezza età. ST Paragone tracompagnoni de'Germani ,fooj de Greci,e i cavalieri erranti degli ultimi barba L'imperodomesticoficonrinnòneleprime barba 69 Dell'antropofagia y o fia del pasto delle carni u m d ri tempi. 64 gia. Della religione de'selvaggi. De'costumi de'selvaggi. 89 Del secondoperiodo delle barbare nazioni.  e di coloro, che  ghi .  ins 116 se de'pa V. blici militari consigli. Dello stabilimento del le città e del primo periodo delle barbariche società. conviti . Chene'tempi degliDei fi tennero iprimi pub. Della Teocrazia . Dello stato della religione del le prime società. Dell'influenza della religione in tutti gli affari de'barbari . la componevano .  Delprimo passo dele selvagge famiglie nelcorso civile , ossia dell'origine de vichi. Dell'origine de'tempj, é di'pubblici, ésacri Della sovranità della concione, i20 СА.  Dellidee degli antichi intorno allamonar· 143 Dellaforma dellaromana repubblicanelsecondo. Del governo de primi greci.De'costumi, delgenio di questa età,e della tral de'costumi di questa età della fo Dell'arti, .Saggio II.Dellorigineestabilimento Dello stabilimento delle città e del primo periodo .  Che ne'tempii degli Dei si tennero i primi pub blicimilitariconsigli . Della teocrazia Dello stato della religione delle prime società Dell'influenza della religione in tutti gli affari dei barbari componevano. Dell'idee degli antichi intorno alla monarchia Della forma della romana repubblica nel secondo Del governo feudale di tutte le barbare 'nazioni. Della sovranità della concione e di coloro che la Del governo de'primi Greci. De 'giudizi nel secondo periodo della barbarie di . periodo della barbarie ROMA. De'costumi,del genio di questa età edellatrasmi. Continuazione de costumi di questa età della so CAPITOLO XVIII. Del progresso delle barbare società : del terzo ed ultimo loro periodo CAPITOLO I. De'progressivi avanzamenti della sovranitàper mezzo  bari tempi esercitato da're. De'principii della giurisprudenza de'barbari. Del diritto della proprietà . grazione delle colonie de barbari Il potere giudiziario non venne negli eroici e bar. de'giudizi . cietà Delle arti e cognizioni di questa età. Del maggiore stabilimento del giudiziario potere . Del ducllo. Degli altri modi adoprati ne'divini giudizi. Dello stato della proprietà e dell'agricoltura in Dello sviluppo della macchina e del miglioramento del costume , DELLO SPIRITO ROMANO E DELLA LINGUA ROMANA. dconferi al miglioramento del costume de popoli . Dell' arti e delle scienze di cotest'epoca, dell'ori quest'ultimo periodo della barbarie . gine del commercio . De'divini giudizi Della legislazione di questi tempi . Dell'origine dell'ospitalità , e come e quanto ella Della tortura Della religione o dest   civile,la moderazione del governo formano l'es. senziale coltura delle nazioni. Dell'origine della plebe e de'suoi diritti verni , e primieramente delle interne. Delle varie cagioni dalle quali nascono idiversi go hanno influenza . Come le forze ed operazioni morali sorgono dalla Della società colta e polita. L'estinzione dell'indipendenza privata, la libertà De'diversi elementi della citt. Della educazione. Dell'esterne cagioni locali che sul diverso governo Del clima varia modificazione della macchina De'climi più vantaggiosi all'ingegno ed al valore . Secondo i vari climi nascono governi diversi . Della libertà e delle cagioni che la tolgono Della legge universale e dell'ordine cosi fisico co Delle varie specie della legge , e della legge civile . La legge non toglie la libertà, ma la garantisce. Vera idea della libertà civile. Come la legge positiva possa nuocere alla libertà civile. Della legge relativamente alla proprietà. Del rapporto della società colle potenzę straniere , . me morale . 9Della libertà politica Della giusta ripartizione delle possession. Delle leggi agrarie dell'antiche repubbliche,edella forme degli stati cianti commercianti Di un terzo genere di stato né commerciante ne varia ripartizione de'poderi . Leggi ed usi distruttivi della proprietà Delle varie funzioni della sovranità e delle varie. Di due generi di stati, o conquistatori o commer. Quali governi sieno per lor natura guerrieri e quali. La moltiplicazione degli uomini e maggiore negli stati guerrieri che ne commercianti conquistatore .Partizione della legge civile, qualità delle leggi Della moneta e delle finanze   Dell'arti di lusso de'popoli politi zioni  Dello spirito e costume della nazione italiana. Della passione dell'amore de'popoli colti. Della decadenza delle na. . Della corruzione delle società . Stato delle cognizioni in una nazione corrotta. Costumi e carattere delle nazioni corrotte. Della galanteria de'tempi cavallereschi . Cagioni fisiche e morali della decadenza della sociela Divisione del dispotismo. Del civile corso delle nazioni d'Europa Dell'inondazione de'barbari e del risorgimento del Discorso sull'origine e natura della poesia CAPITOLO J. Del metodo che si tiene nel presente discorso Dell'origine del verso e del canto.  Le barbare nazioni tutte son di continuo in una vio leuza di passioni, e perciò parlano cantando Origine ed analisi delle prime lingue dei selvaggi e Diversità della seconda barbarie delle nazioni dalla prima, e del novello stato selvaggio l'europea coltura barbari Dėll'interna forma ed essenza poetica, è propria mente della facoltà pittoresca de primi poeti , Della maniera di favellar per tropi , allegorie e caratteri generici   Analisi di alquante voci greche e latine le quali fu rono traportate dalle prime sensibili nozioni a rap  Della personificazione delle qualità de'corpi nata dalle prime astrazioni della mente umana. Per quali ragioni tutte le cose vennero animate Continuazione universale Della qualità patetica dell'antica poesia e de'co  Ricapitolamento di ciò che si è detto  presentarne dell'altre . La poesia è un genere d’istoria , ossia un'istoria .rica dell'antica poesia. Dell'origine della scrittura . dalle vive fantasie de'selvaggi . lori dello stile. Più distinta analisi della lingua allegorica e gene. Dell'origine della pantomimica , del ballo e della Dell ll'origine delle feste. Commedia , tragedia , satira , ditirambo furono in Conferma dell'anzidetta verità musica principio una cosa sola . Saggio del Gusto e delle belle arti Dell'oggetto delle belle arti e del gusto . Della nascita della tragedia Della tragedia. Dell'origine delle varie specie di poesia Delle belle arti. Divisione delle belle arti. Del piacevole 544 e dell'interesse sempre vivo Dell'ingegno creatore. Quali cose formino la bellezza nelle arti imitative. L'unità forma e la bontà e la bellezza degl’esseri. Del raffinamento del gusto ed e vari fonti de lpiacere. De'contrasti, opposizione, antitesi/ Del dilicato, del forte, del sublime e delle grazie. Delle sorgenti del genio. La grandezza e sublimità ċ maggiore nei barbari; la dilicatezza ne'popoli colli   Decadenza delle belle arti. Del corso delle belle arti in Roma e nella moderna Continuazione »  -- Del maggior estabilimenta del giudiziari opotere. mente  De progres sivi avanzamenti del la Sovranità per wieszo delGiudizj. Deprincipjdellagiurisprudenzadibarbari. Del Duello  Deglialtrimodiadopratine'd'ùinigiudizj. Della Tortura . Della legislazione di questi tempi . C A P. Dello stato della proprietà, e dell agricoltura in 45 Dello sviluppo della macchina, & del migliora. Il potere giudiziario non venne negli eroici; e bara bari tempi esercitata da re . quest'ultimo periodo della barbarie. De divini giudiz].mento del costume, dello spirito, e dellelina gue. Dell'arti, e delle scienze dicorest'epoca, dell origine del Commercio . L'estinzione della indipendenza privatą, la liber: D e diversi elementi della città nità per Della Religione Ultimo Dell'esternecagioni locali,che suldivariopovera Dell'originedellaplebe,ede'suoidritti. 7wotere.20 94 iebare Dellevariecagioni dallequalinasconoidiversi governi,e primieranientedell"interne. Della educazionerà civile, la moderazione del gover formand l'essenziale coltura delle nazioni. . Dell originedell'ospitalità, e come, e quanto ella confert al miglioramento del costume de popoli . leforzeed operazionimoralisorgonodala Come modificazione dellamacchina. la varia 103 lore i ed al vas P. X. Secondo i varj climi nascono governi diversi. Delle varie specie della legge, e della legge ci vile . La leggenon togliela libertà, ma carentisce la vera idea della libertà civile . Della libertà politica.  Del clima . De climipiùvantaggiosi all'ingegno, CA Come la legge positiva possa nuocere alla libertà civile . Dellaleggeuniversale, edell'ordinecasi fisico, come morale , Della legge relativamente alla proprietà. no hanno influenza: Del rapporto della società colle potenze stranie. Della libertà, e delle cagioni, che la tolgono ,Quali governi sieno per lor natura guerrieri ,e quali commercianti ,Dellapassionedell'amoredepopolicolti. Delle varie funzioni della sovranità , e delle varie forme degli stati. Di duegeneridistari,oconquistatori,ocoma mercianti. Di un terzo genere di stato nel commerciante nd conquistatore . La moltiplicazione degli uomini a maggiore negli stari guerrieri, che ne commercianti. Partizione della legge civile , qualità delle Lego gi.Dellagiust:ripartizionedelepossessioni. Dello leggiagrariedell'anticherepubbliche,edel la varia ripartizione de'poderi. Leggi , ed usi distruttivi della proprietà . Della moneta delle Finanze . Dellospiritoecostumedellecoltenazioni. 195 Della galanteria de tempi Cavalereschie. Dell arti di lusso de'popoli politi, Costumi , e carattere delle nazioni corrotte . Diversità della seconda barbarie delle nazioni dala laprima,èdelnovellostatoselvaggio , Del civile corso delle nazioni di Europa . Dell'inondazione de barbari, e del risorgimento delloeuropea coltura seri e delle crisi, per mezzo delle quali si Dell'estrinseche morali cagioni, che turbano il naturaleedordinariocorsodelleNazioni pag. Della varia efficacia delle anzidette cagioni orientale Delle varie fisiche catastrofi. Delle differenti epoche delle varie fisiche cata Ragioni del Vico contra l'antichità e la Sapienza. Dell'antichissima coltura degli Egizie de' Caldei» 87 De 'Caldei. strofi della terra Della contesa delle nazioni sulle loro antichità. Dellà successione di varie fisiche vicende  Del disperdimento degli uomini per mezzo delle naturali catastrofi  Delle morali cagioni attribuite dagli uomini igno ranti a'fisici fenomeni Delle diverse cagioni delle favoleDelle diverse affezioni degli uomini nel tempo delle crisi Delle crisi di fuoco Continuazione dell'analisi degli effetti prodotti nello spirito dallo sconvolgimento del ce Dellaverosimiglianzadelpropostosistema .   VIantichissime nazioni orientali. Del modo come sviluppossi l'uomo dalla terra Dello stato primiero della terra e degli uomini , e delle varie mutazioni sulla terra avvenute »Seconda età del mondo Originė degli uomini secondo il sistema delle . Sviluppo dell'anzidetta platonica dottrina sui due Della favola di Pandora . Dello spirito delle prime gentili religioni periodidelmondo. Prima età del mondo » 140 9 142 ed origine della secondo l'antichissima teologia Sviluppo dello spirito umano , ·religione   Dell'invenzione dell'arti,e degli usi giovevoli L'ordine della successione delle varie catastrofi Dello stato de popoli occidentali dopo 1°Atlan tica catastrofe Del diluvio di Ogige , e di Deucalione Delle morali cagioni che diedero all'anzidetta favola l'origine,ed'altre favole eziandio porto. Ricapitolazione Diunaparticolarecrisidell'Italia alla vita si ritrova solo nella mitologia Dell'Atlantica catastrofe . che alla medesima catastrofe hanno rapDello stato degli uomini, che sopravvissero'alle vicende Del terzo stato della vita selvaggia . Delecagioni,chestrinserolasocietàfamigliare, Del vero principio motore degli uomini al vivere socie Della distinzione delle famiglie, o dell'origine della  Pag. 5 della natura .  yole .Del primo stato della vita selvaggia. Del secondo stato della vita selvaggia . Delle due specie de' bisogni fisici , e morali . nobiltà .   Dell'incrementodelefamiglie,edell'origine defa Dei varjdoveri,edirittide'compagni,coloni,eservi. Degli affidati, e de vassalli della mezza età. Paragone tra'compagnoni de'Gerinani,socj de Greci, eicavalierierrantidegliultimibarbaritempi. 59 Del quarto stato della vita selvaggia . L'impero domestico si continuò nelle prime barbare  Dell'anıropofagia , o sia delpasto delle carni umane . 75 80 CAPITOLO XX. Ricapitolazione de diversistatidellavitaselvaggia.86  moli , e delle varie ior classi.  Della religione de' selvaggi . Della domestica religione di ciascuna famiglia .' Dell'origine dell'anzidenta religion domestica.  e ' . società . De costumi de'selvaggi. Del primo passo delle selvagge famiglie nel corso civile, ossia dell'origine de'vichi,ede'paghi. CAPITOLO II. Dello stabilimento delle città , e del primo periodo delle Del secondo periodo delle barbare nazioni . Dell'origine de tempj , e de'pubblici , e sacri con. viti. Chene tempjdegliDeisitenneroiprimipubblicimi CAPITOLO VI. CAPITOLO VII. Dello stato della religione delle prime società . 1 1 9 Dell influenza della religione in tutti gli affari de' baru Della sovranità della concione , o di coloro , che la componevano .  Del governo de primi Greci , litari consigli. 115 Della Teocrazia. bari . barbariche società. 1ell'idee degli antichi intorno alla monarchia . CAPITOLO XII. Della forma della Romana repubblica nel secondo pe riodo della barbarie , CAPITOLO XIIL CAPITOLO XIV . Delgovernofeudaledituttelebarbarenazioni. 151 CAPITOLO XVI. Di costuini,delgeniodiquestaetà,e della trasmi Continuazione de'costumidiquestaetàdellasocietà.164 CAPITOLO ULTIMO, Dell'arti, e cognizioni di questa età .TAPITOLO I. Del dritto dellaproprietd. pag. Í CAP. II.Dellasorgente dedritti ingenera le , e di quello della proprieta . 3Delprogresso della proprietd, e dell'ori De'costumi,delgenio diquestaetà,edel  Dellearri,ecognizionidiquesta Del progresso delle barbare focietà , offia del terzo  Della forma della Romana Repubblica nel secondo (1)Parlando Liviodell'elezione,chedoveafarsidelre per la morte di Romolo,adopra sì,fatta espressione. Summa potestatepopulo perinissa.E soggiunge. Decreverunt enim ( Senatores ), ut cum populus jussisset, id sic ratum esset sipatresauctores fierent.I.1.C.VII.Quindi tuconvocata laconcione,evenne elettoreNuma.E l'istessoautoredell' elezionediTulloOstiliodice:regempopulus jussit,patres auctores facti. I senatori ,come si è detto altrove, fiebant auctures.Perchè tutte le cose prima eran proposte nel sena to,indi allaconcione recate.Auctor è l'inventore,il propo nitore , il principio , ed origine della cosa . Vol.II. IO  145 Nox CA P. XII. periodo della barbarie . . questi furono i quiriti , cioè gli armati di asta : avvegnachè ,come gli altri popoli barbari uella concione , ne' comizi on differente affatto dal regno eroico fu il go verno de' primi Romani . ll re ad un senato prese deva,econsenatoriprendera le deliberazioni,le quali nella grand'assemblea del popolo ricevevano lasanzionedilegge(1).Il potere de'primiredi Roma era limitato così,come quello di tutti i re gnanti de' tempi eroici . La sovrana dello stato era laconcione,> checomponevasidaque'capidelle tribù,edellecurie,iqualierano dettidecuriones, e tribuni, che uniti votavano per le di loro curie , e tribù,come ne'parlamenti nostri ibaroni rappre. sentavano le di loro terre , e città . E > >   serva (1) E tal antico costume Virgilio dipinse negli eroici compagni d'Enea . Ductores Teucrim primi, et delecta juventus Consilium summis regni de rebus habebant . Scant longis adnixi hastis, et scula tenentes.  146 e poi per varj gradi , e dopo molto correr di tenipo alla libertà pervenne ,e tardi assai acqui stò il diritto alla magistratura. Prima ottenne di es Da più luoghi di Omero si ravvisa il costume medesimo de'Greci.E fu questo un generale costume di tutte le barba re genti adoprato nelle generali assemblee . Perché i barbari temendo ognora le sorprese de'nemici ,stanno sempre in su l'armi, nè confidano la di loro sicurezza personale ,anche tra' cittadini, alla legge, ma al di loro braccio soltanto,Tacito de' Germani:utturbaeplacuit,considuntarmati.Tum adne gotia,nec minus suepe ad convivia procedunt armari,Livio 1. de'Galli dice,In his nova,terribilisquespeciesvisa est,quod armati (ila mos gentis ) in concilium venerunt, Ovidio ci attesta l'istesso de'Sarmati, degli Umbrici Stobeo, 9 radunavansi que' capi coll'asta alla mano , la qua le portavan per simbolo del loro impero, non che per la propria difesa (1). i La plebe era tanto serva in Roma ,quanto pres so iGermani,iGalli,iGreci.Ella non aveva par. tenellaconcione.Questo argomento fu dalnostro gran Vico ampiamente trattato.Egli sviluppò l'in terosistemadelgovernoRomano,edispiegando il corso della storia di quel popolo ha dimostrato,che per gran tempo in Roma la plebe fu dell'intutto 9 . 21. ,   147 ser affrancata , poi consegui il bonitario dominio , cioè l'utile, e dipendente dal diretto,che inobili possedevano;quindi fece acquisto del perfetto,e compiutodominio,detto quiritario,perchèfupria de'soliquiriti,ossia de'patrizj,enobiliRomani; e finalmente ebbe voto nell'assemblea , e partecipe divennedellaRepubblica,che darigidaaristocra zia in popolare alla fin sicangiò (1).Come nel prin (1) Populus de'Latini valse da principio , quanto laos de'Greci,che significò una tribù, una popolazione,come abbiamo altrove mostrato . Quindecim liberi homines populus est.Apuleius in Apol.E Cesare dice nel 1,6. de bello Gall. si quisant privatus, aut populus eorum decreto non stetit. Ove dinota populus popolazione,tribù. Ma se populus da principio dinotò una speciale popo lazione,e tribù,nel progresso si prese tal voce per la radu nanza ditutteletribù,checomponevanolacittà.Ma ven nero rappresentate queste tribù da' capi detti Tribuni, nome che restò per dinotare militari magistrati,come tribuni milia Eum.Ma primasignificòancheicivili,cioèigiudici,onde Tribunal si disse il luogo , ove amministravasi giustizia . I Latini scrittori, che vennero in tempo , che ogni orma dell' antico stato erasi perduta , ed erasi colle cose cambiato il vam  7 . 7 pulus trasse il nome da populus pioppo . Perocchè questa p o polazione radunavasi sotto di un pioppo quando di comune interesse trattavasi, secondochè in alcune terre del regno an cor oggid) si usa, quando parlamentasi . E tal costume di radunare sotto degli alberi il popolo è ben antico , e secondo la semplicità delle prime genti.Ateneo l. 12. p. 539. scrive, che sotto di un platano i primi re della Persia davan udienza a' litiganti, e decidevano le liti. 9 E per avventura po   cinio la plebe poteva avere il diritto di suffragio ne'comizj,non avendo proprietà nè reale,nè per sonale ? Tale fu ilcorso,che fece la Bomana repub blica,come quel valentuomo dimostrò,non dissi mile da quelle dell'altre barbare nazioni (1).Egli è però vero , che un'intempestiva tirannide turbo p e r p o c o il c o r s o r e g o l a r e d i q u e l l a c i t t à . I r e p r e sero in Roma sin dall'albore de'suoi giorni van, taggio “grandissimo su gli altri prenci, e capi.Il po polo Romano era più tosto un esercito,e la città un campo,e un militare alloggiamento,quella fe roce,emarzialegenteerasempreinguerra,eco m e il l u p o , v e r a c e e m b l e m a d e l s u o g e n i o n a t i v o nutrivasi di sangue,e distruzione.Or se come ben anche Aristotile osservò parlaydo degli eroiciregni, era nella guerra maggiore il poter del re presso tut telebarbare nazioni,meraviglianonè,seilca p i t a n d e l l ' a r m i , il d u c e d e l l a g u e r r a , i l usurpato una straordinaria potenza in Roma .Il po tere esecutivo sempre ne'tempi di guerra,come il mare nelle tempeste diffondesi sulla terra,guada gpa sul poter legislativo . M a i re di R o m a sforniti di straniera milizia invanu tentarono ritenere colla  148 9 re lordelleparole,ricevendo latradizione,cheilpopolone' cominciamenti di quella repubblica nell'assemblea radunato dis poneva della pubbliche cose,s'ingannarono credendo,che la plebe ben anche quivi votasse. (1).Nel libro 2. della scienza nuova . avesse   149 forza quel potere,che avean acquistato coll’autori tà.Vennero discacciati da quella repubblica,ed ella ben tosto rientrò nel suo ordinario cammino . CAP. XIII. De'giudizj nel secondo periodo della barbarie di Roma . Le dueispezionidelapublicaasembleaerano in Roma in questa second'epoca della barbarie la guerra esterna , e la persecuzione de'ribelli cittadi ni.Ma lecoseprivate,lapersonaldifesa,lapar ticolar vendetta veniva per anche ai privati affida ta.L'impero domestico conservava ilsuo vigore. I feroci padri di famiglia non cedevano ancora la di loro sovrana , e regia autorità , se non per quella parte che rimirava la pubblica difesa , onde veniva composto l'unico sociale legame .Ma rimaneva in tatta, ed illesa la di loro sovranità riguardo alle loro famiglie , e alla privata difesa , ed offesa . Viveano ancora nello stato di privata guerra .Il ferro decideva delle loro contese,e col privato braccio prendean rendetta delle private offese.  Ilpopolo dunque,che radunavasi in Roma in quest'età nell'assemblea ,era quella popolazione, o truppa de'servi,clienti, e compagni guidata dal suo capo , e il voto suo era quello del suo signore 9 che dovea sostenere,e difendere,ubbidire,e se. guirnellaguerra,dacuinonformava persona di versa secondo le cose già dimostrate . . > .   Niun'altra nazione ci ha conservato monumenti piùchiaridellostatodellaprivata,ecivile guerra del popolo Romano . Il processo Romano è la sto riadelduello,permezzodicuiterminavano que' barbari abitatori dell'Aventino le loro contese ,Tut. ti gli atti , e le formole di tal processo altro non che i legittimi atti di pace sostituiti a que' primi violenti modi . Quando la concione , ossia il governo cominciò a mischiarsi nelle private contese , a p o c o a p o c o il d u e l l o a b o l ì , e c a n g i ò il m o d o d i contrastare , rilasciando in tutto l'apparenza medesi - ma,leformole,egliattistessi:laguerra arma tainlegale combattimento fu tramutata.Secondo chealtrovesièdeito,iriti,eleformole sonola storia dell'antichissima età delle nazioni (8). Cioc chè l'acutissimo Vico al proposito di alcune formo le dell'antico processo Romano osservd .  150 7 sono , Ma ilprocesso civile ci conservò le formole dell'antica barbarie , e non già il criminale . Il civi lenacque ne'tempi alla barbarie più vicini.Più tardi ebbe l'origine il giudizio criminale . I barbari soggettaronoprimailoro averi all'arbitrio altrui, che le proprie persone . L'ultima , cui si rinunziò dacostoro,fulavendettapersonale.Meno sisacri fica della naturale indipendenza , rimettendo nelle mani di un terzo i diritti della proprietà ,che quel li della persona . Quindi i pubblici giudizj essendo sorti nel tempo della coltura, non serban gran ve. stigj dello stato primiero .

 

 

Francesco Mario Pagano. Mario Pagano. Pagano. Keywords: eroe, massone, Italia si fara. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pagano” – The Swimming-Pool Library.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716791072/in/photolist-2mQ81kz-2mQ8kJS-2mPvJmk-2mN35cA-2mKFrQ6-2mKUufg-2mKAEA8-2mKG3XG-2mKCnei-2mKuZ8r-Ck9fTK

 

Grice e Paggi – filosofia italiana – filosofia ebrea – “Ebrei d’Italia” -- Luigi Speranza (Siena). Filosofo. Grice: “C. of E. folks are all over the place – but how many of them actually KNOW Hebrew!?”” -- essential Italian philosopher. Filosofo. Insegna a Lasinio, Tortoli e a Ricci. Svolge per diversi anni l'attività di mercante nella sua città natale. Abbandona il commercio ed aprì un istituto. Insegnante ed educatore nello stesso istituto, sviluppando un metodo logico, facile ed ameno insieme. La Comunione israelita lo volle a Firenze, dove Paggi si trasfere con la moglie e i cinque figli. Insegna nelle Pie Scuole fiorentine, mentre i figli Alessandro e Felice avviarono una casa editrice. Tra i testi pubblicati vi furono anche le opere del padre, apparse nella collana «Biblioteca Scolastica». Scrive inoltre una grammatica e un lessico ebraici per i suoi figli. Per opera della moglie sorse a Firenze un istituto. “Ebrei d'Italia” (Livorno, Tirrena); “Una libreria fiorentina del Risorgimento” (Firenze, Ciulli). Mordecai Paggi. Paggi. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paggi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51741417580/in/datetaken/

 

Grice e Pagliaro – filosofia italiana – filosofia siciliana – la lingua dei siculi -- Luigi Speranza (Mistretta). Filosofo. Essential Italian philosopher. Linceo. Fu uno dei fondatori della scuola di romana. Fra i padri della semiologia, ha introdotto gli studi sul pensiero linguistico. Dopo il diploma al Regio Ginnasio di Mistretta, si iscrisse al corso di laurea a Palermo, dove ebbe, tra gli altri, come docenti Nazari, Pitrè, Gentile e Guastella. Si trasferì poi a Firenze dove subì l'influenza di Vitelli, Antoni e Pistelli. Partecipò volontario come sottotenente del Corpo degli arditi, e fu insignito della medaglia d'argento al valor militare. Si iscrisse all'Associazione Nazionalista Italiana e  prese parte all'Impresa di Fiume al seguito di D'Annunzio. Si laureò discutendo con Parodi e  Pasquali la tesi Il digamma in Omero. Trascorse un periodo di studio in Germania, seguendo corsi di linguistica latina di Meister. Seguì i corsi di Kretschmer a Vienna. Ritornato in Italia, conseguì la libera docenza in indoeuropeistica, quindi fu chiamato da Ceci ad insegnare, per incarico, storia comparata delle lingue romanzi a Roma. Vinto un concorso a cattedre, divenne ordinario di glottologia, nuova disciplina che ereditava il corso di Storia comparata delle lingue romanzi. Insegnò anche "Storia e dottrina del fascismo"  e "Mistica fascista.” Aderì al Partito nazionale fascista e ne fu uno degli intellettuali di spicco, presiedendo anche alcune edizioni dei Littoriali della cultura, che ogni anno raccoglievano i migliori universitari italiani. Fu primo capo redattore dell'Enciclopedia Italiana, dove curò numerose voci, fin quando non entrò in contrasto con il conterraneo Gentile, che dirigeva l'opera. Non figura tra gli accademici d'Italia, ma fu eletto al Consiglio superiore dell'educazione, dove rimase fino allo scioglimento.  Fu voluto da Mussolini alla guida del “Dizionario di politica” dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, una ponderosa opera che raccolse le migliori intelligenze del fascismo, ma anche qualche intellettuale "eretico". Il suo nome compare tra i 360 docenti universitari che aderirono al Manifesto della razza, premessa alle successive leggi razziali fasciste, anche Mauro scrive che egli dissentì dalla politica razziale del fascismo. Con la caduta del Regime fascista, fu sospeso ndall'insegnamento. Reintegrato nnella cattedra, insegnò Filosofia del linguaggio a Roma. Fu presidente della sezione "Archeologia, Filologia, Glottologia" della Società Italiana per il Progresso delle Scienze. Fu presidente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e prima socio corrispondente poi, socio nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Fu anche direttore editoriale, per la Fabbri Editori, della Enciclopedia di Scienze e Arti. Fu rieletto, con larghissimi consensi, al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, dove rimase fino al 1969. Fu nel comitato scientifico dell'Istituto nazionale di studi politici ed economici. Fu promotore e direttore della rivista Ricerche linguistiche e presiedette la sezione filologica del Centro di studi filologici e linguistici siciliani. Fu candidato alla Camera per il Partito Monarchico Popolare nella circoscrizione Sicilia orientale  e al Senato nel collegio Roma IV, ma non fu eletto. La Rai trasse un sorprendente sceneggiato per la televisione da un suo testo che dava una nuova interpretazione della vicenda di Alessandro Magno. Fu membro della giuria del premio Marzotto. Lasciò anticipatamente l'insegnamento universitario. Palermo e la città di Mistretta hanno istituito, in sua memoria, il “Pagliaro”.  Ha esplorato soprattutto l'antico e medio persiano, la lingua della Grecia classica, quindi il latino classico e medievale, nonché l'italiano dei tempi di Dante cui ha dedicato varie operee della scuola siciliana. Come critico letterario e glottologo, diede nuove, originali interpretazioni di Vico, D'Annunzio e Pirandello.  In ambito linguistico, già nel suo Sommario di linguistica ario-europea, che comprendeva oltre le lezioni dei suoi corsi universitari anche innovative linee di ricerca e nuove idee, delinea una nuova prospettiva di approccio e di indagine delle varie questioni linguistiche la quale viene condotta parallelamente ad un confronto storico-critico con l'evoluzione del pensiero filosofico dalla grecità alla filosofia classica tedesca. Al contempo, Pagliaro abbozzava in esso prime idee sulla natura del linguaggio inteso fondamentalmente come tecnica espressiva, allontanandosi così dall'idealismo crociano per avvicinarsi piuttosto al positivismo, ed analizzando in modo approfondito, ma al contempo trasversalmente alle varie discipline, la natura e la struttura dell'atto linguistico fra due inter-locutori basandosi sia sull'indagine semantica (mediante un metodo che egli chiama "critica semantica") che sull'interpretazione storico-critica, fino a considerare il linguaggio come una forma di inter-azione semiotica condizionata storicamente da una tecnica funzionale, la lingua. Nel simbolismo linguistico (soprattutto fonetico) poi, afferma Pagliaro ne” Il segno vivente” riecheggiano non solo l'individualità ed il vissuto dell'inte-rlocutore ma anche la storia dell'intera umanità a cui egli appartiene come "soggetto storico".  In estrema sintesi, si può dire che la sua teoria linguistica è una posizione unificata tra lo strutturalismo saussuriano e l'idealismo hegeliano.  Saggi: “Epica e romanzo” (Sansoni, Firenze); “Sommario di linguistica aria” (Bardi, Roma); “Il fascismo: commento alla dottrina” (Bardi, Roma); “La lingua dei Siculi” (Ariani, Firenze); “Il comune dei fasci” (Monnier, Firenze); “La scuola fascista” (Mondadori, Milano); “Dizionario di Politica,” Istituto dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma); “Insegne e miti della nazione italiana, la nazione romana: teoria dei valori politici – la romanita e la razza romana” (Ciuni, Palermo); “Il fascismo nel solco della storia” (Libro, Roma); “Le Iscrizioni Pahlaviche della Sinagoga di Dura-Europo” (R. Accademia d'Italia, Roma); ”Storia e Dottrina del fascismo” (Pioda, Roma); “Teoria dei valori politici” (Ciuni, Palermo); “Logica e grammatica” (Bardi, Roma); “Il canto V dell'"Inferno" d’Alighieri” (Signorelli, Milano); “Il segno vivente” (ERI, Torino); “La critica semantica” (Anna, Firenze); “Il contrasto di Cielo d'Alcamo e poesia popolare” (Mori, Palermo); “Linguistica della "parola"”(Anna, Firenze);  “I primordi della lirica popolare in Sicilia” (Sansoni, Firenze); “La Barunissa di Carini: stile e struttura” (Sansoni, Firenze); “Filosofia del linguaggio” (Ateneo, Roma); “La parola e l'immagine” (Scientifiche, Napoli); “Poesia giullaresca e poesia popolare” (Laterza, Bari); “La dottrina linguistica di Vico” (Lincei, Roma); “Il Canto XIX dell'Inferno” (Monnier, Firenze); “Linee di storia linguistica dell'Europa” (Ateneo, Roma); “L'unità ario-europea: corso di Glottologia,” Ateneo, Roma, Ulisse. Ricerche semantiche sulla Divina Commedia,  Anna, Firenze, “Forma e Tradizione,” Flaccovio, Palermo, “La forma linguistica,” Rizzoli, Milano, Vocabolario etimologico siciliano, Pubblicazioni del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, Palermo, Storia della linguistica, Novecento, Palermo. Commento all'Inferno di Dante. Canti I-XXVI, Herder, Roma); Romanzi Ceneri sull'olimpo, Sansoni, Firenze, Alessandro Magno, ERI, Torino, Ironia e verità, Rizzoli, Milano (raccolta di elzeviri). Sottotenente di complemento, 32º reggimento di fanteria Aiutante maggiore in 2a in un battaglione di riserva, vista ripiegare una nostra colonna d'attacco, riordinava i ripiegandi e li guidava al contrattacco, respingeva il nemico che già aveva occupato un tratto della nostra linea. In un successivo attacco, sotto un intenso bombardamento e il fuoco di mitragliatrici avversarie, dava mirabile esempio di coraggio e di fermezza indirizzando intelligentemente i rinforzi nei punti più minacciati e facilitando così la conquista di ben munite e contrastate posizioni. Monte Asolone. Cfr. M. Palo, S. Gensini, Saussure e la scuola linguistica romana: da Pagliaro a Mauro, Carocci Editore, Roma,.  La scuola linguistica romana. Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cfr. Gabriele Turi, Sorvegliare e premiare. L'Accademia d’Italia, Viella, Roma,  Cfr. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Cfr. A. Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto, Unicopli, Milano, Cit.  Cfr. Riunioni Del Secolo XX  Cfr. Riunioni Accademia Nazionale dei Lincei  Centro di studi filologici e linguistici siciliani » La storia, su csfls. Cfr. Mininterno Camera  Mininterno Senato //opar.unior/386/1/Filologia_dantesca_di_Pagliaro.pdf  Cfr. D. Cesare, "Premessa", Lumina. Rivista di Linguistica Storica e di Letteratura Comparata,  Cfr. pure E. Salvaneschi, "Su Attila Fáj, maestro di «molti paragoni»", Campi immaginabili. Rivista semestrale di cultura, Cfr. Tullio De Mauro, Prima lezione sul linguaggio, Editori Laterza, Roma-Bari, Tullio De Mauro, La fede del diavolo  Istituto Nastro Azzurro   Studia classica et orientalia. Oblate, Casa Editrice Herder, Roma, Münster, M. Palo, Stefano Gensini, Saussure e la scuola linguistica romana. Da Pagliaro a  Mauro, Carocci Editore, Roma, A. Vallone, "La „Lectura Dantis” di Antonino Pagliaro", in Deutsches Dante-Jahrbuch, Edited by Christine Ott, Walter Belardi: studi latini e romanzi in memoria di Antonino Pagliaro, Pubblicazioni del Dipartimento di Studi glottoantropoligici dell'Roma La Sapienza, Roma, Aldo Vallone, Enciclopedia Dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma, M. Durante, T. De Mauro, B. Marzullo, Pubblicazioni dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, Palermo, Giuliano Bonfante, Antonino Pagliaro, Pubblicazioni dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, Walter Belardi, Pagliaro nel pensiero critico del Novecento, Casa Editrice Il Calamo, Roma,  D.  Di Cesare, Storia della filosofia del linguaggio, Carocci Editore, Roma, Tullio De Mauro, Lia Formigari (Eds.), Italian Studies in Linguistic Historiography. Proceedings of the International Conference in Honour of Pagliaro. Rome, Nodus Publikationen, Münster, A. Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito nazionale fascista, prefazione di A. Lyttelton, Unicopli, Milano, A. Tarquini, Il Gentile dei fascisti: gentiliani e anti-gentiliani nel regime fascista, Società editrice il Mulino, Bologna, A.  Battistini, Gli studi vichiani di  Pagliaro, Guida Editori, Napoli, Tullio De Mauro,  Dizionario biografico degli italiani, Roma,, su treccani.  Enciclopedia Italiana Dizionario di Politica Linguistica Semiologia Filologia TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere dLa Scuola linguistica romana, su rmcisadu.let.uniroma. Antonino Pagliaro. Pagliaro. Keywords: i arii; la lingua degl’arii, la favella degl’arii, I fasci littori, dal lictor al littore, il littorio, l’uso dei fasci nell’Etruria non-aria, la dottrina linguistica di Vico, “scienze filosofiche – lincei” , ossesso dalla latinita della Sicilia, Cratilo, discussion di Storia Romana, Romolo, proprieta private, Cicerone, Empedocle, il fascino dei fasci – enciclopedia del fascismo, fascisti gentiliani ed anti-gentiliani, l’uso di ‘ario’ – latinita, arieta, romanita – il linguaggio, sessione sul linguaggio -- filosofia del linguaggio --.Tullio. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pagliaro” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702786125/in/photolist-2mLNXjb-2mLEb9W-2mLNi1Z

 

Palazzani essential Italian philosopher female?

 

Grice e Panella – del sublime – filosofia italiana -- Luigi Speranza  (Benevento). Filosofo. Grice: “Panella’s conceptual analysis of the sublime poses the implicatural question: “x is ‘bello’; e SUBLIME’ – The Romans talked of ‘pulcher’ which complicates things!” Grice: “Panella also wrote of ‘l’incubo urbano,’ to which I’ll add “l’incubo suburbano’, and ‘l’incubo exurbano’!” essential Italian philosopher. Si laurea a Pisa, dove è stato insegnante. Si è occupato di filosofia politica e storia del pensiero politico, ha insegnato Estetica nella stessa università.  È stato presidente della giuria del premio letterario "Hermann Geiger" e membro della giuria del premio letterario "ArtediParole" riservato a studenti delle scuole medie. Si è distinto anche come poeta pubblicando otto volumi di poesia, da ricordare Il terzo amante di Lucrezia Buti pubblicato a Firenze con Editore Polistampa. In collaborazione con David Ballerini ha girato due documentari d'arte, La leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato trasmesso da Rai2 n e Il giorno della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato. Ha vinto il Fiorino d'oro del Premio Firenze. Gli è stato assegnato il premio concesso annualmente dal Ministero dei Beni Culturali per attività culturali e artistiche particolarmente rilevanti.  Collabora con l'associazione Pianeta Poesia di Firenze guidata da Franco Manescalchi nella presentazione di poeti e incontri letterari. Giuseppe Panella con Franco Manescalchi alla Biblioteca Marcellina di Firenze. Saggi:” Monografie Robert Michels, Socialismo e fascismo” (Milano, Giuffré); Lettera sugli spettacoli di Rousseau, Aesthetica. Palermo, Il paradosso sull'attore di Diderot, La Vita Felice, (Milano Saggi); Elogio della lentezza. Etica ed estetica in Valéry, Aesthetica, Palermo); “Del sublime, Frosinone, Dismisura Testi, “Il sublime e la prosa. Nove proposte di analisi letteraria” (Firenze, Clinamen, Zola: scrittore sperimentale. Per la ricostruzione di una poetica della modernità” (Chieti, Solfanelli); “Pasolini. Il cinema come forma della letteratura” (Firenze, Clinamen); “Il sosia, il doppio, il replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria” (Bologna, Elara) – cfr. H. P. Grice on P. H. Nowell-Smith as J. L. Austin’s ‘straight man’ in their Saturday mornings double-acts! – il ‘replicante’ -- , I piaceri dell'immaginazione, Firenze, Clinamen, Rousseau e la società dello spettacolo” (Firenze, Pagnini); “Il mantello dell'eretico. La pratica dell'eresia come modello culturale” (Piateda (Sondrio), CFR Edizioni (Quaderno 1), “ L'incubo urbano,” Rousseau, Debord e le immagini dello spettacolo in La questione dello stile. I linguaggi del pensiero, F. Bazzani, R. Lanfredini e S. Vitale, Firenze, Clinamen); “Ipotesi di complotto. Paranoia e delirio narrativo nella letteratura” (Chieti, Solfanelli); Il secolo che verrà. Epistemologia, letteratura, etica in Deleuze” (Firenze, Clinamen); “Storia del sublime. Dallo Pseudo-Longino alle poetiche della modernità” (Firenze, Clinamen); “La scrittura memorabile. Leonardo Sciascia e la letteratura come forma di vita, Grottaminarda, Delta); “Alberto Arbasino e la "vita bassa". Indagine sull'Italia n cinque mosse, Prove di sublime. Letteratura e cinema in prospettiva estetica” (Firenze, Clinamen); “Curzio Malaparte autore teatrale e regista cinematografico” (Roma, Fermenti); “Introduzione al pensiero di Vittorio Vettori. Civiltà filosofica, poetica "etrusca" e culto di Aligheri” (Firenze, Polistampa); “Le immagini delle parole. La scrittura alla prova della sua rappresentazione” (Firenze, Clinamen); “La polifonia assoluta. Poesia, romanzo, letteratura di viaggio di Vettori” (Firenze, Toscana); “L'estetica dello choc. La scrittura di Malaparte tra esperimenti narrativi e poesia” (Firenze, Clinamen); “e Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide, L’'estetica dell'eccesso” (Firenze, Clinamen); “Le maschere del doppio: tra mitologia e letteratura” (Editore libri di Emil); Diario dell'altra vita. Lo sguardo della filosofia e la prospettiva della felicità, Firenze, Clinamen.  Panella. Keywords: “socialism e fascismo” del sublime, cura di Mosca, Mosca, l’influenza di Mosca in Torino, Michels, il fascismo di Michels, Mussolini e Michels, Michels ed Enaudi, la radice proletaria di Benito, dal socialism al fascismo, pre-ventennio fascista, il socialismo, l’ordine di 1848, la rivoluzione, la dittadura dell’eroe carismatico, l’assenza di mediazione nel duce come proletario lui stesso, l’aristocrazia del fascismo, applicazione della teoria di Mosca sull’aristocrazia, l’aristocrazia della nazione italiana, la razza italiana, la razza Latina, I latini e l’oltre razzi italici – latini, etruschi, sabini, uschi, umbri, liguri, la questione della razza nel fascismo, la questione della razza nel ventennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panella” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740490386/in/datetaken/

 

Grice e Panunzio – implicatura – la filosofia italiana nel ventennio fascista -- Filosofia italiana – Luigi Speranza (Molfetta). Filosofo. Grice: “There’s S. Panunzio and there’s S. Panunzio – Italian philosophy can be a trick!” -- Essential Italian philosopher. Tra i maggiori esponenti del sindacalismo rivoluzionario, in quanto amico intimo di Benito Mussolini, contribuì in maniera decisiva al suo passaggio dal neutralismo all'interventismo nella Grande Guerra. Divenne in seguito uno dei massimi teorici del fascismo.  Nacque a Molfetta da Vito e Giuseppina Poli, in una famiglia altoborghese, tra le più illustri della città: «un ambiente familiare intriso tanto di sollecitazioni all'impegno civile e politico quanto di suggestioni e stimoli intellettuali».  Il periodo socialista e il sindacalismo rivoluzionario Il suo impegno politico nelle file del socialismo incominciò molto presto, quando ancora frequentava il liceo classico locale, ove ebbe come maestro il giovane Pantaleo Carabellese.  Nel dibattito interno al socialismo italiano — diviso tra "riformisti" e "rivoluzionari" — Panunzio si schiera tra i cosiddetti sindacalisti rivoluzionari, cominciando al contempo a pubblicare i suoi primi articoli sul settimanale «Avanguardia Socialista» di Labriola, quando era ancora studente dell'Università degli Studi di Napoli. Durante i suoi studi universitari il contatto con docenti come F. Nitti, N. Colajanni, I. Petrone e G. Salvioli contribuì alla formazione del suo pensiero socialista. Il suo percorso intellettuale fu altresì influenzato da Georges Sorel e Francesco Saverio Merlino, i quali avevano già da tempo incominciato un processo di revisione del marxismo.  Nel 1907 pubblica il suo primo studio, intitolato Il socialismo giuridico, in cui teorizza l'opposizione alla borghesia solidarista e al sindacato riformista da parte del sindacato operaio, il quale è destinato a trasformare radicalmente la società. Il fulcro dell'opera era costituito dalla formulazione di un "diritto sindacale operaio", spina dorsale di un nuovo "sistema socialista" fondato non su una base economica, bensì su una base etica, solidaristica:  «Il socialismo giuridico non sarebbe dunque che l'applicazione del principio di solidarietà, immanente in tutto l'universo, nel campo del diritto e della morale: in se stesso non è una idea astratta balzata ex abrupto dal cervello di pochi pensatori, ma efflusso e irradiazione ideale di tutta la materia sociale che vive e freme attorno a noi. Si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi su L'aristocrazia sociale, ossia sul sindacalismo rivoluzionario, avendo come relatore Giorgio Arcoleo. Consegue presso lo stesso ateneo la laurea in filosofia. In questi anni di studi ed esperienze intellettuali, intensifica altresì il proprio impegno giornalistico in favore del sindacalismo rivoluzionario, collaborando — oltreché con «Avanguardia Socialista» — con «Il Divenire Sociale» di Enrico Leone, con «Pagine Libere» di Angelo Oliviero Olivetti e con «Le Mouvement Socialiste» di Hubert Lagardelle.  Il sindacato ed il diritto La concezione panunziana del sindacato quale organo e fonte di diritto — non eusarentesi quindi in mero organismo economico o tecnico della produzione — fu approfondita  allorché vide la luce la sua seconda opera, La persistenza del diritto, in cui egli «coniugava i princìpi della sua formazione positivistica con una ispirazione filosofica volontaristica». Panunzio prendeva quindi le mosse affrontando il problema del rapporto tra sindacalismo e anarchismo: la differenza tra i due movimenti risiedeva — a detta dell'autore — sul ruolo dell'autorità (fondata sul diritto) che, negata dall'anarchismo, non era invece trascurata dal sindacalismo:  «Il sindacalismo è d'accordo con l'anarchia nella critica e nella tendenza distruttiva dello Stato politico attuale, ma non porta alle ultime conseguenze le sue premesse antiautoritarie, che hanno un riferimento tutto contingente allo Stato presente. Il sindacalismo, per essere precisi, è antistatale per definizione e consenso unanime, ma non è antiautoritario. Le premesse antiautoritarie dell'anarchia hanno invece un valore assoluto e perentorio riferendosi esse a ogni forma di organizzazione sociale e politica. Il sindacalismo non è dunque antiautoritario»  (Sergio Panunzio) In sostanza, Panunzio sosteneva l'importanza fondamentale del diritto (ancorché non "statale", ma "operaio") per il sindacalismo e la futura società, dall'autore vagheggiata come un regime sindacalista federale sostenuto dall'autogoverno dei gruppi sindacali, riuniti in una Confederazione, così da formare quella che l'autore stesso chiama «una vera grande Repubblica sociale del Lavoro», retta da una «sovranità politica sindacale. Fu poi dato alle stampe Sindacalismo e Medio Evo, in cui l'autore indicava al sindacalismo operaio il modello dei Comuni italiani medievali, esempio paradigmatico di autonomia, la quale doveva essere perseguita anche dai sindacati contemporanei.  Dopo un periodo difficile, dovuto a problemi familiari ma anche a un ripensamento delle sue teorie politiche, grazie all'interessamento di Nitti, abbandonò l'attività di avvocato, inadeguata per mantenere la famiglia (aiutava principalmente — raramente pagato — i suoi compagni di partito), divenendo docente di pedagogia e morale presso la Regia scuola normale di Casale Monferrato. Nello stesso anno pubblicò inoltre la sua importante opera Il Diritto e l'Autorità, in cui erano messe a frutto le sue rielaborazioni teoriche: oltre al passaggio da un orizzonte positivistico a una concezione filosofica neocriticistica, egli ripensava lo Stato non più quale organo della coazione, ma quale depositario della necessaria autorità. Con la fine della guerra libica, cominciò a prender corpo la svolta "nazionale" del suo pensiero.  Dopo aver insegnato per un anno a Casale Monferrato e un altro a Urbino, passò alla Regia scuola normale "Giosuè Carducci" di Ferrara, ove insegna,  conseguendo al contempo la libera docenza presso l'Napoli (l'anno successivo gli fu trasferita nell'ateneo bolognese). È di quegli anni — poco prima dell'entrata dell'Italia nella Grande Guerra — l'inizio di stretti rapporti politici e intellettuali con Benito Mussolini, direttore dell'«Avanti!» e leader dell'ala rivoluzionaria del Partito Socialista Italiano. Panunzio incominciò dunque una regolare e intensa collaborazione con il quindicinale «Utopia», appena fondato dal futuro capo del fascismo per far esprimere le voci più rivoluzionarie, eterodosse ed "eretiche" dell'ambiente socialistico italiano. In questo periodo Panunzio comprende il potenziale rivoluzionario che il conflitto europeo poteva esprimere, sicché manifesterà sempre più esplicitamente il suo appoggio all'interventismo, che era invece inviso al Partito Socialista:  «Io sono fermamente convinto che solo dalla presente guerra, e quanto più questa sarà acuta e lunga, scatterà rivoluzionariamente il socialismo in Europa. Altro che assentarsi, piegarsi le braccia, e contemplare i tronconi morti delle verità astratte! Alle guerre esterne dovranno succedere le interne, le prime devono preparare le seconde, e tutte insieme la grande luminosa giornata del socialismo, che sarà la soluzione e la purificazione ideale di queste giornate livide e paurose, macchiate di misfatti e di infamie. Quest'articolo di Panunzio, apparso sul quotidiano ufficiale del Partito Socialista, suscitò una grave polemica, sicché Mussolini dovette rispondere sul numero del giorno dopo. Tuttavia la replica di Mussolini, il quale si stava convincendo dell'opportunità dell'intervento, fu «debole, sfocata, piattamente dottrinaria, per nulla all'altezza del miglior Mussolini polemista». Infatti,  «al momento di questa polemica, Mussolini era psicologicamente già fuori del socialismo ufficiale ed è indubbio che le argomentazioni di Panunzio, sia per il loro spessore teorico sia perché provenienti da un uomo di cui egli aveva grande considerazione intellettuale, furono probabilmente l'elemento decisivo che lo spinse a compiere il grande passo, il «voltafaccia» dal neutralismo assoluto all'interventismo. La Grande Guerra All'entrata dell'Italia nel conflitto mondiale, si arruolò volontario come quasi tutti gli interventisti "di sinistra" (come Filippo Corridoni e Mussolini); tuttavia, in quanto emofiliaco, fu immediatamente congedato, sicché dovette concentrarsi sulla lotta propagandistica e pubblicistica, soprattutto sulle colonne del «Popolo d'Italia» (i cui articoli erano sovente concordati con lo stesso Mussolini), in favore della guerra italiana, ritenuta dal Panunzio una guerra non «di difesa e conservazione, ma di acquisto e di conquista; non una guerra ma una rivoluzione». Una guerra anche popolare, come avevano dimostrato le grandi mobilitazioni del «maggio radioso», in contrapposizione alle posizioni conservatrici di Antonio Salandra e della classe dirigente liberale. Anche da un punto di vista più propriamente militante, Panunzio si impegnò nel ruolo di membro del direttivo del neonato fascio nazionale di Ferrara, il quale diede vita altresì al giornale «Il Fascio».  Oltre all'analisi politica e all'impegno giornalistico, Panunzio lavorò anche a una sistematizzazione filosofico-giuridica delle sue idee riguardo al conflitto, con le opere Il concetto della guerra giusta, Principio e diritto di nazionalità in Popolo, Nazione, Stato), La Lega delle nazioni e Introduzione alla Società delle Nazioni. Nel primo saggio, egli sosteneva l'utilità e la legittimità di una guerra anche offensiva, purché essa fosse il mezzo per il conseguimento di un fine più grande, ossia la giustizia e la creazione di nuovi equilibri più giusti ed equanimi. Nella seconda, invece, individuava nel principio di nazionalità la nuova idea-forza della società che sarebbe scaturita dalla guerra, una volta conclusa. Molto importante è inoltre la terza opera (La Lega delle nazioni), poiché in essa è sviluppato per la prima volta il concetto di «sindacalismo nazionale»:  «La Nazione deve circoscriversi, determinarsi, articolarsi, vivere nelle classi, e nelle corporazioni distinte, e risultare «organicamente» dalle concrete organizzazioni sociali, e non dal polverio individuale; ed essa esige, dove le nazionalità non si siano ancora affermate, e dove esse non ancora funzionino storicamente, solide e robuste connessioni di interessi e aggruppamenti di classi, a patto, però, che le classi, e le corporazioni trovino, a loro volta, la loro più compiuta esistenza, destinazione e realtà nella Nazione. Ecco la «reciprocanza» dei due termini, Sindacato e Nazione, e la sintesi organica tra Sindacalismo e Nazionalismo, e cioè: Sindacalismo Nazionale»  (Sergio Panunzio) Dalla fine del conflitto alla Marcia su Roma Terminata la guerra, Panunzio partecipò attivamente al dibattito interno alla sinistra interventista, intervenendo in particolare su «Il Rinnovamento», quindicinale recentemente creato e diretto da Alceste De Ambris. Il suo scritto più importante, che ebbe notevoli conseguenze, apparve il 15 marzo 1919: in questo, Panunzio sosteneva l'organizzazione di tutta la popolazione in classi produttive, le quali dovevano essere a loro volta distribuite in corporazioni, a cui doveva essere demandata l'amministrazione degli interessi sociali; affermava altresì la necessità di creare un Parlamento tecnico-economico da affiancare al Parlamento politico. In tale testo programmatico era chiaramente abbozzato il futuro corporativismo fascista, tanto che l'amico Mussolini, nel discorso pronunciato a Piazza San Sepolcro (alla fondazione cioè del fascismo), riprese le tesi di Panunzio per il programma dei Fasci Italiani di Combattimento:  «L'attuale rappresentanza politica non ci può bastare; vogliamo una rappresentanza diretta dei singoli interessi, perché io, come cittadino, posso votare secondo le mie idee, come professionista devo poter votare secondo le mie qualità professionali. Si potrebbe dire contro questo programma che si ritorna verso le corporazioni. Non importa. Si tratta di costituire dei Consigli di categoria che integrino la rappresentanza sinceramente politica»  (Benito Mussolini) A Ferrara, Panunzio assisté alla nascita del fascismo locale (e delle squadre d'azione), intrattenendo rapporti di amicizia con Italo Balbo (che sarebbero durati per tutta la vita) e Dino Grandi (che era stato suo allievo), pur non aderendo ufficialmente al movimento, a causa dei rapporti di quest'ultimo — per lui ambigui — con gli agrari. Risale a quel periodo, infatti, la pubblicazione delle due opere Diritto, forza e violenza e Lo Stato di diritto. Nel primo, riprendendo la tesi delle Réflexions sur la violence di Georges Sorel, l'autore precisava il suo discorso distinguendo una violenza "morale", "razionale", "rivoluzionaria", la quale doveva essere il mezzo per l'affermazione di un nuovo diritto (veicolo, dunque, di uno ius condendum), da una violenza invece gratuita e immorale. Critica da un punto di vista neokantiano il concetto hegeliano di Stato etico, lasciando intravedere tuttavia margini di sviluppo per una visione totalitaria dello Stato. A seguito dell'uscita dei fascisti dalla UIL e della conseguente creazione della Confederazione nazionale delle Corporazioni sindacali per opera di Edmondo Rossoni, Panunzio collaborò con il settimanale ufficiale della Confederazione, cioè «Il Lavoro d'Italia»[28], vergando un importante articolo sul primo numero, nel quale ribadiva le sue tesi sul sindacalismo nazionale. Dopo essersi speso invano, con l'aiuto di Balbo, per una conciliazione tra Mussolini e Gabriele D'Annunzio, appoggiò la politica pacificatrice di Mussolini, sostenne la «svolta a destra» del PNF (cioè per un ristabilimento dell'autorità dello Stato) e caldeggiò — con la caduta del primo Governo Facta — la costituzione di un governo di "pacificazione" che riunisse fascisti, socialisti e popolari (prospettiva ritenuta possibile da Mussolini stesso), scrivendo un importante articolo che individuava nel capo del fascismo l'unico in grado di stabilizzare e pacificare il Paese:  «Benito Mussolini — uno dei pochi uomini politici, checché si dica in contrario, che abbia l'italia — ha molti nemici e anche molti adulatori. L'uomo non è ancora bene conosciuto. Chi scrive può affermare con piena sincerità e obbiettività che la storia recentissima dell'Italia è legata al nome di Mussolini. L'intervento dell'Italia in guerra è legato al nome di Mussolini. La salvezza dell'Italia dalla dissoluzione bolscevica è legata a B. Mussolini. Questi sono fatti. Il resto è politica che passa: dettaglio, episodio. Anche prima di Caporetto, anche dopo Caporetto, Mussolini (è vero o non è vero?) disse dall'altra parte: tregua. Non fu, maledettamente, ascoltato. La fine della lotta ormai è un fatto compiuto. Eccedere più che delitto è sproposito grave. Ed ecco perché un Ministero in cui entrino le due parti in lotta — per la salvezza e la grandezza dello Stato — è un minimo di necessità e di sincerità»  (Sergio Panunzio[32]) Tuttavia, con il reincarico di Facta e il seguente sciopero generale del 1º agosto indetto dall'Alleanza del Lavoro (il cosiddetto «sciopero legalitario»), scrive a Mussolini mostrando la sua delusione nei confronti dei socialisti confederali, ritenendo quindi impossibile una convergenza d'intenti con il PSI e reputando ormai sempre più necessaria una svolta a destra:  «Anch'io pensavo unirci con i confederali che «senza sottintesi siano per lo Stato». Dopo lo sciopero un ultimo equivoco è finito. Bisogna mirare a destra. Diciamolo, con o senza elezioni. Confido in te e nel Fascismo, per quanto il difficile, dal lato politico, viene proprio ora. Di lì a breve, il fascismo salì al potere.  L'impegno politico e culturale durante il fascismo Una volta costituito il governo fascista, Panunzio strinse legami sempre più stretti con il movimento mussoliniano, ottenendo la tessera del PNF (su iniziativa dell'amico I.  Balbo) e venendo eletto deputato. Nello stesso anno divenne membro del Direttorio nazionale provvisorio del PNF, che lasciò dopo neanche un mese in quanto chiamato alla carica di sottosegretario del neonato Ministero delle Comunicazioni (diretto al tempo da Costanzo Ciano).  In questo periodo, inizia a interrogarsi — assieme ai massimi teorici fascisti — sulla vera natura ed essenza del fascismo, per il quale coniò la definizione di «conservazione rivoluzionaria», che sosterrà per tutta la sua vita:  «Il Fascismo non è unicamente conservazione, né unicamente rivoluzione, ma è nello stesso tempo — beninteso sotto due aspetti differenti — una cosa e l'altra. Se mi è lecito servirmi d'una frase che non è una frase vuota di senso, ma una concezione dialettica, io dirò che il Fascismo è una grande «conservazione rivoluzionaria. Quel che costituisce la superba originalità della «rivoluzione italiana», ciò che la fa grandemente superiore alla rivoluzione francese e alla rivoluzione russa, è che, ricordandosi e approfittando degli insegnamenti di Vico, di Burke, di Cuoco e di tutta la critica storica della Rivoluzione essa ha conservato il passato, realizzato il presente e orientato tutto verso l'avvenire, nei limiti della condizionalità e dell'attualità storiche. Per certi aspetti il Fascismo è ultraconservatore: ad esempio, nella restaurazione dei valori famigliari, religiosi, autoritari, giuridici, attaccati e distrutti dalla cultura enciclopedica, illuministica, che si è trapiantata arbitrariamente, anche nell'ideologia del proletariato, vale a dire nel socialismo democratico, che è il più grande responsabile della corruzione contemporanea. Per altri aspetti, il Fascismo è innovatore, e a un punto tale che i conservatori ne sono spaventati, come per esempio per la sua orientazione verso lo «Stato sindacale» e per la suademolizione dello «Stato parlamentare. Partecipò inoltre attivamente al dibattito incentrato sull'edificazione dello «Stato nuovo», fornendo importanti spunti, alcuni dei quali avranno un seguito costituzionale, come ad esempio il "sindacato unico obbligatorio", l'attribuzione della personalità giuridica (istituzionale, non civile) ai sindacati, o l'istituzione di una Magistratura del Lavoro che si ponesse quale arbitro nelle controversie tra capitale e lavoro. Fornì anche, al contempo, le basi teoriche del futuro Stato sindacale (poi corporativo):  «La nuova sintesi è l'unità dello Stato e del Sindacato, dello Statismo e del Sindacalismo. È lo Stato il punto di approdo e lo sbocco, superata la prima fase negativa, del Sindacalismo. È di questi tempi altresì l'evoluzione del pensiero panunziano riguardo a una concezione organicistica dello Stato, attraverso una critica serrata dello Stato democratico-parlamentare, uno «Stato meccanico, livellatore, astratto» (sorretto dal «principio meccanico della eguaglianza e cioè il suffragio universale»), che doveva portare a uno «Stato organico, gerarchico», fondato su un sistema sindacal-corporativo, giacché «chi è organizzato pesa, chi non è organizzato non pesa»[36]. In quest'ottica deve essere considerata, infatti, la definizione panunziana del fascismo quale «concezione totale della vita. Tutta la riflessione teorica politico-giuridica di questo periodo fu riassunta e sistematizzata nel suo volume, pubblicato nel 1925, Lo Stato fascista, il quale accese grandi dibattiti in ambiente fascista, tanto che l'autore ebbe modo di confrontarsi su questi temi — spesso polemicamente — con importanti personalità intellettuali come Carlo Costamagna, Giovanni Gentile e Carlo Curcio. n virtù di queste premesse teoriche e operative, appoggiò Mussolini durante la crisi causata dal delitto Matteotti, al fine di incrementare il processo di riforma statuale avviato dal fascismo, che si sarebbe di lì a poco concretizzato nelle leggi fascistissime volute da Alfredo Rocco e, soprattutto, nella Legge n. 563, che istituzionalizzò i sindacati, e nella redazione della Carta del Lavoro, il documento fondamentale della politica economica e sociale fascista.  Terminata l'esperienza di governo, si dedicò all'insegnamento: dopo aver vinto il concorso per un posto da professore straordinario in filosofia del diritto presso l'Università degli Studi di Ferrara, divenne ordinario e si trasferì a Perugia, di cui fu Rettore nell'anno accademico. Chiamato a insegnare dottrina dello Stato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Roma, cattedra che detenne sino alla morte. Non appena insediatosi nell'ateneo romano, incaricato dal Duce di organizzare, in qualità di Commissario del Governo, la neonata Facoltà Fascista di Scienze Politiche di Perugia, che doveva essere la «Oxford italiana» e «fascista. In tale veste, chiamò a insegnare a Perugia docenti quali Paolo Orano, Robert Michels, Angelo Oliviero Olivetti, Maurizio Maraviglia e Francesco Coppola. Fu ancora deputato. Malgrado gli impegni accademici, Panunzio continua a sostenere l'edificazione dell'ordinamento sindacale corporativo del nuovo Stato fascista attraverso i suoi articoli giornalistici, partecipando agli intensi dibattiti degli anni trenta sulla legislazione corporativa. Più precisamente, egli si situava in quell'ala sindacalista del fascismo che, nella nuova struttura statuale, perorava un potenziamento dei sindacati all'interno del sistema corporativo, affinché essi potessero intervenire più decisamente nella direzione economica del Paese. In questo periodo, grazie a opere teoriche fondamentali, Panunzio sistematizzò e definì organicamente il suo pensiero. In sostanza, lo Stato fascista, che è sindacale e corporativo, si contrappone allo «Stato atomistico ed individualistico del liberismo. Inoltre lo Stato fascista è caratterizzato dalla sua «ecclesiasticità» (o religiosità), intesa come «unione di anime, al contrario dello Stato liberal-parlamentare «indifferente, ateo e agnostico». Il giurista molfettese introdusse anche il concetto di funzione corporativa in quanto quarta funzione dello Stato (dopo le tre canoniche: esecutiva, legislativa e giurisdizionale), proprio per fornire il necessario fondamento giuridico ai cambiamenti costituzionali in atto, con la creazione dello Stato corporativo. Lo Stato fascista, infine, si configura come uno Stato totalitario, «promanando direttamente e immediatamente da una rivoluzione ed essendo formalmente uno "Stato rivoluzionario". Con l'istituzione delle corporazioni (attraverso la Legge n. 164) e la creazione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni (Legge n. 129), Panunzio redasse la Teoria Generale dello Stato Fascista, che rappresenta la summa del suo pensiero in materia di ordinamento sindacale corporativo: in questo, egli sosteneva la funzione attiva e propulsiva del sindacato, al fine di evitare un'involuzione burocratica delle corporazioni; sosteneva altresì il suo concetto di economia mista — la quale all'intervento pubblico affiancasse una sana iniziativa privata — «ordinata, subordinata, armonizzata, ridotta all'unità, ossia unificata dallo Stato, in quanto il pluralismo economico e la pluralità delle forme economiche sono un momento ed una determinazione organica del monismo giuridico-politico dello Stato. Partecipò, con notevole peso specifico, alla riforma del Codice di procedura civile e del Codice civile. Riguardo a quest'ultimo, in particolare, il suo contributo fu decisivo, soprattutto per il terzo (Della proprietà) e quinto (Del lavoro) libro: fu lui ad ottenere che un intero libro fosse dedicato al lavoro; volle che la Carta del Lavoro fosse posta a base del codice; definì un più circostanziato concetto di proprietà, in cui se ne enfatizzava la "funzione sociale. Divenne consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni[50].  Morì a Roma, in piena guerra. L'archivio di Sergio Panunzio è stato digitalizzato ed è attualmente disponibile alla ricerca presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice in Roma. Saggi: “Il socialismo giuridico” (Moderna, Genova); “La persistenza del diritto -- discutendo di sindacalismo e di anarchismo” (Abruzzese, Pescara); “Sindacalismo e Medio Evo” (Partenopea, Napoli); “Il diritto e l'autorità” ((POMBA, Torino); “Guerra giusta” (Colitti, Campobasso); “Lega dei nazioni” (Taddei, Ferrara); “Nazione e Nazioni” (Taddei, Ferrara); “Diritto, forza e violenza” (Cappelli, Bologna); “Stato di diritto” (Taddei, Ferrara); “Lo stato nazionale e sindacati” (Imperia, Milano); “Che cos'è il fascismo” (Alpes, Milano); “Lo stato nazionale nel veintennio fascista” (Cappelli, Bologna); “Sentimento di stato” (Littorio, Roma); “Dittatura” (Forlì); “Stato e diritto: l'*unità* dello stato e la *pluralità* degli ordinamenti giuridici” (Mdenese, Modena); “Leggi costituzionali del regime italiano” (Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma); “Popolo, Nazione, Stato: un esame giuridico” (Nuova Italia, Firenze); “I sindacati e l'organizzazione economica dell'impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “Sulla natura giuridica dell'Impero italiano” (Poligrafico dello Stato, Roma); “L'organizzazione sindacale e l'economia dell'Impero” (Poligrafico dello Stato, Roma); “La Camera dei fasci e delle corporazioni” (Trinacria, Roma); “Teoria generale dello stato” (MILANI, Padova); “Motivi e metodo della codificazione dello stato italiano” (Giuffrè, Milano); F. Perfetti, “La conversione all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio, Storia contemporanea»,  “Il sindacalismo ed il FONDAMENTO RAZIONALE DELLO STATO ITALIANO  (Volpe, Roma). Non c'è dubbio che tra i molti scrittori che tentarono di articolare l'ideologia del fascismo italiano e il più competenti e intellettualmente influenti, come Gentile. H. Matthews, Il frutto del fascismo” (Laterza, Bari). Fornisce con le sue teorie una patina di legittimità rivoluzionaria alla dittatura. Z. Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista” (Milano). Il filosofo più importante del fascismo.  Perfetti,  Il socialismo giuridico, LModerna, Genova, Sindacalismo e Medio Evo, Partenopea, Napoli. G. Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica in «Schema»,  L. Paloscia, La concezione sindacalista, Gismondi, Roma, Guerra e socialismo, in «Avanti!», Mussolini, Guerra, Rivoluzione e Socialismo. Contro le inversioni del sovversivismo guerrafondaio, in «Avanti!», Mussolini, La guerra europea: le sue cause e i suoi fini, in  Ver sacrum, Taddei, Ferrara. Sergio Panunzio, I due partiti di oggi e di domani, in «Il Popolo d'Italia», Perfetti, La Lega delle nazioni, Taddei, Ferrara, Un programma d'azione, in «Il Rinnovamento», Mussolini, Diritto, forza e violenza: lineamenti di una teoria della violenza” (Cappelli, Bologna); “Lo Stato di diritto, Taddei, Ferrara). Il settimanale e diretto da Rossoni e annove, tra i collaboratori più attivi e competenti, A. Casalini.  Il sindacalismo nazionale, in «Il Lavoro d'Italia», Perfetti, Renzo De Felice, Mussolini il fascista,  La conquista del potere, Einaudi, Torino. L'ora di Mussolini, in «La Gazzetta delle Puglie», «Popolo d'Italia» per espressa volontà di Mussolini.  Lettera citata in Perfetti, Che cos'è il fascismo, Alpes, Milano, Stato e Sindacati, in «Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto», gennaio-marzo Forma e sostanza nel problema elettorale, in «Il Resto del Carlino», Idee sul Fascismo, in «Critica fascista», L. Nucci, La facoltà fascista di Scienze Politiche di Perugia: origini e sviluppo, in Continuità e fratture nella storia delle università italiane dalle origini all'età contemporanea, Dipartimento di Scienze storiche Perugia, Perugia. Loreto Di Nucci, Nel cantiere dello Stato fascista, Carocci, Roma,  Renzo De Felice, Mussolini il Duce,  I: Gli anni del consenso, Einaudi, Torino, Il sentimento dello Stato, Libreria del Littorio, Roma; Il concetto della dittatura rivoluzionaria, Forlì, Stato e diritto: l'unità dello stato e la pluralità degli ordinamenti giuridici, Società tipografica modenese, Modena. Leggi costituzionali del Regime, Sindacato nazionale fascista avvocati e procuratori, Roma,  Perfetti,  XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera dei fasci e delle corporazioni / Deputati / Camera dei deputati storico  Il Fondo Sergio Panunzio. Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.  Giovanna Cavallari, Il positivismo nella formazione filosofico-politica, in «Schema», Ferdinando Cordova, Le origini dei sindacati fascisti, Laterza, Roma-Bari, Sabino Cassese, Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo giuridico, in «Il Socialismo giuridico: ipotesi e letture», in “Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”, Renzo De Felice, Mussolini, 8 voll., Einaudi, Torino, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi, Torino 1965. Emilio Gentile, Le origini dell'ideologia fascista, Il Mulino, Bologna, Laterza, Roma-Bari). A. James Gregor, Sergio Panunzio: il sindacalismo ed il fondamento razionale del fascismo, Volpe, Roma. nuova edizione ampliata, Lulu.com,. Benito Mussolini, Opera omnia, Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice, Firenze-Roma, Leonardo Paloscia, La concezione sindacalista di Sergio Panunzio, Gismondi, Roma, Giuseppe Parlato, La sinistra fascista: storia di un progetto mancato, Il Mulino, Bologna. Giuseppe Parlato, Il sindacalismo fascista,  II: Dalla grande crisi alla caduta del regime, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Il sindacalismo fascista,  I: Dalle origini alla vigilia dello Stato corporativo, Bonacci, Roma); Francesco Perfetti, La «conversione» all'interventismo di Mussolini nel suo carteggio con Sergio Panunzio, in «Storia contemporanea», Francesco Perfetti, Introduzione, in Sergio Panunzio, Il fondamento giuridico del fascismo, Bonacci, Roma, Francesco Perfetti, Lo Stato fascista: le basi sindacali e corporative, Le Lettere, Firenze. Zeev Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista, tr. it., Baldini e Castoldi, Milano 1993.  Fascismo Sindacalismo rivoluzionario Sindacalismo nazionale Sindacalismo fascista Corporativismo Italo Balbo James Gregor Francesco Perfetti. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Sergio Panunzio,.  Sergio Panunzio, su storia.camera, Camera dei deputati.  Sabino Cassese, Socialismo giuridico e «diritto operaio». La critica di Sergio Panunzio al socialismo giuridico in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico modern” (Giuffrè, Milano). Fervono oggi in Italia, nel campo polìtico e filosofico, le discussioni e le polemiche molto vivaci su Hegel, sulla idolatria dello Stato ovverosia sulla sua statolatria, sullo Stato considerato da Hegel come l’Ente supremo. Forti correnti antihegeliane si deiineano in Italia nel Fascismo contro le correnti e le scuole idealistiche facenti, cora’è noto, capo al Gentile e alla sua interpetràzione attua- listica, dopo (piella storica del Croce, dell’hegelismo. Non si vuole e non si deve qui parlare di filosofìa. Il concetto « hegeliano » dello Stato si prende qui nel suo aspetto sociale e politico, e da questo punto di vista è indubbio il suo nesso storico ed ideologico con lo Stato fascista. A conferma di ciò, basti notare che lo Stato fascista nega innanzi tutto e soprattutto Marx e Io Stato marxista. Non a torto e significativamente il movimento hitleriamo in Germania è e si chiama antimarxista e non antisocialista e si denomina anzi « nazionalsocialista >. Ora Marx, per costruire ia classe, negò il suo maestro, Hegel, e di Hegel prese il concetto della « società civile», risolvendolo analiticamente nelle classi, donde la lotta di classe centro del suo sistema teorico e pratico, riducendo anzi in ultima istanza la società civile in blocco alla pretesa unitaria ed omogenea classe operaia, e negò lo Slato. Se, contro la classe marxistica, si deve ricostruire e riabilitare lo Stato, è evidente, per ciò solo, il ritorno necessario da Marx ad Hegel. Sta tutta qui, per me, la parentela fra Stato fascista e Stato hegeliano. Riconosco, e lo disse, prima di tutti, un nostro filosofo, Filippo Masci, La libertà nel difillo e nella Sloria secando Kant ed Hegel, in Atti della R. Accademia di Scienze Morali ePolitiche, Napoli, 1903, che l’ideologia statale di Hegel si prestò molto bene, nelle mani delle classi reazionarie e fondiarie tedesche, alla fonda­ zione dello Stato prussiano reazionario e conservatore. Ma altro sono le dottri­ ne, altro l’uso e lo sfruttamento che di esse tanno le classi sociaii secondo i loro bisogni ed il loro spirito di classe ; per quanto sia anche giusta l’osservazione dello stesso Masci che lo Stato di Hegel per gran parte — rlducendosi la sua Filosofia del diritto molte volte e in molti punti a mera trattazione empirica di diritto co­ stituzionale positivo germanico — non faccia che, abbandonata la fliosofia pura e speculativa, trascrivere in termini di pensiero filosofico ia realtà di tallo dello Stato prussiano del suo tempo. Per cui lo Stato di Hegel si prestava per questo verso a quel tale «giuoco diclasse, di piegare lo Stato filosofico ed etico del gran­ de pensatore alla propria situazione psicologica di classe. Ma questi indubbi aspet­ ti stona e poiitici empirici dello Stalo di Hegel, che lo fanno passare (non si di­ mentichi che Hegel visse e scrisse dopo l’esperienza immediata della Rivoluzione francese, in un periodo, come oggi il Fascismo, anch’esso accusato dai superficiali e dagli stolti d, reazionarismo, di restaurazione, e appartenne al ciclo appunto della Restaurazione postrivoluzionaria) per reazionario e per il filosofo dello Stato rea­ zionario. non devono farci perdere di vista gli elementi filosofici essenziali non accidentali e fossili, e specialmente il profondo vivo e vitale concetto della . società avile.. di corporazione e del nesso fra la società civile e lo Stato. Ho piacere di notwe qui che uno scrittore tedesco, li Bindek, Sialo e Società nella moderna fllosofia poltlica, in Rio. Inlernaz. di Filosofia del diriUo, fase. Ili, 1924, a proposito del mio scritto: Slato e Sindacali, ha rilevato il mio rUerimento a Hegel per la com­ penetrazione della società con lo Stato. Gli elementi vivi e vitali non devono non separarsi attraverso la critica e la scienza dagli elementi morti e superati di Hegel Per questi ultimi non dobbiamo dimenticare i primi; anche se, per il suo tempo m cu. signorava, prima di Marx, la prassi e la teoria sviluppata poi dopo e fino a un certo punto anche offre Marx da Sorci, del Sindacalismo. la concezione hege- liana della Società era burocratica, e la concezione del governo, ossia dello Stato aulocralica. Vedi su ciò le acute osservazioni e critiche ad Hegel dei Capograssi, già da me c tate in questo scritto. Questo il giudizio obbieilivo sullo Hegel poIÌUco A non dire qui (vedi su ciò il mio volume Lo Slato di diritto, libro II cap V Lo Stalo noumeno immanente di Hegel, Città di Castello 1921) che la prima fase del pensiero politico di Hegel fu tutfaltro che reazionaria. Come pure non mi sembra che SI possa e SI debba dire che Io Stato hegeliano, per la sua statolatria, sia uno Stato panteistico, non solo antico, ma addirittura uno Stato asiatico indiano, meno nspettoso della libertà umana dello stesso Stato pagano platonicc»-aristoteìico Ve- di su ao, contro l’opinione del Masci, l’appendice al mio citato Stato di diritlo: Se lo Sialo hegeliano sia Stato moderno, pp. 169-171. C'è si diflerenza fra Stato fa­ scista e Stato hegeliano; anzi è questo il punto fondamentale per cui non si può e non si deve ridurre al tipo dello Stato hegeliano lo Stato fascista: che mentre per Mussouni, tutto è nello Stato ; nulla fuori dello Stato ; nulla contro lo Stato • ma non è vero che nulla, non dal Iato politico, ma da quello filosofico e morale, è sopra lo Stato ; per Hegel, Invece, nulla è sopra lo Stato, per la semplice ragione che lo Stato è tutto ed anzi Dio stesso realizzato nel mondo. Ma da questo a dire che lo Stato di Hegel è più che antico asiatico, ci corre. Si può e si deve dire invece che lo Stato fascista appartiene al ciclo della filosofia idealistica trascendente, mentre lo Stato hegeliano è basato sull’immanenza, donde esso è Dio stesso. Del resto, a questo proposito, sono anche note, nel campo filosofico, le premesse trascendenti ed anche le interpretazioni net senso della trascendenza dell’idealismo hegeliano. Vedi su ciò, in conformità dell’interpretazione trascendente anglo-americana deH’idealismo hegeliano, il mio libro Diritto Forza e Violenza, parte IH. Orientata verso la trascen­ denza è la fase recentissima del pensiero idealistico italiano, donde la dissoluzione t in­ terna • della posizione idealistico-attualistica visibile nei rappresentanti dì questa scuola discendenti dal Gentile. L ’idealismo attualistico, capovolgendosi la posizione del Gioberti, che dalla trascendenza andò verso l’immanenza, da Dio alla Storia, fa oggi il cammino inverso dall’umano al divino, dalla Storia all’ Idea. Vedi su ciò sinteticamente ed efficacemente la prefazione di Balbino Giuliano al volume di R ugoero Rin a l d i, Gioberti e il problema religioso del Bisorgimenlo, Firenze, Vallee- chi 1929. Sulla filosofia del diritto di Hegel, dal lato sociale e per le sue connessioni ideologiche con il Corporativismo fascista attuale, V., oltre ì miei scritti citali, par­ ticolarmente, Lo Stato di diritto, G. Passerini D’Entreves, La filosofia del diruto di Hegel, Torino, 1924. Sui rapporti fra la « volontà di tutti • di Rousseau e la ■societàcivile» di Hegele fra la ■volontà generale•dei primoe •lo «Statoi del secondo, vedi il mio Sfato di diritto libro II, i capitoli su Rousseau e sullo Stato di Hegel. Sui rapporti fra società e Stato nella concezione fascista in rapporto aile mie idee in poposito, vedi G. Leibholz, Z u den problemen des lascistisehen Verfassangsreclds, Leipzig, 1928.Nessuna delle tre forme di dit­ tatura sopra analizzate, comprende la dittatura del Duce. Che cosa essa è? Essa è una forma ideale a sé.. Essa è uno « Stato di grazia » dello spirito. È quella che io credo si debba chiamare la dittatura eroica, figura storica o se vogliamo filosofica, non figura giuridica ; ed in quanto tale, eccezionale e soprannaturale, non ordinaria e comune. Di essa non si occupano e non parlano i trattati di Dottrina dello Stato e di Diritto costituzionale. Dovete, per comprenderla, se me lo chiedete, aprire un libro, il libro degli E r o i di Tommaso Carlyle (1).Un acuto scrittore, il Michels, richiamando il concetto di Max Weber, parla; di Uomo e di Capo carismatico (2).La dittatura eroica è spirituale, non materiale, soggettiva, non oggettiva, prodotta e posta «dal popolo»; nonimposta «alpopolo». ' per cui essa è considerata dal popolo che la genera e ne èli geloso proprietario e custode, come la cosa sua più intima preziosa e per-sonale. Dobbiamo, se mai, per inquadrarla in qualche modo in una delle forme stabilite, ricollegarla, come si è dimostrato, alla dittatura rivoluzionaria. La rivoluzione è un’idea; e la dittatura rivoluzionaria è, come sappiamo, la dittatura dell’idea. Ma questa idea deve trovare il suo Uomo, il suo corpo, l’Eroe. Onde può dirsi che la dittatura eroica è la soggettività, la coscienza del­ l’idea di un popolo, nella sua marcia e nel suo cammino nella storia. LO STATO FASCISTA NELLA DOTTRINA DELLO STATO. LO STATO NUOVO. Genesi dello Stato fascista . La natura ideale del Fascismo. Il Fascismo come >conservazione revoluzionaria. Gli elementi dello Stato fascista. La restaurazione politica e rinstaurazione sociale nello Stato fascista . Sindacalismo; Nazionalismo; Fascismo. Il lato politico ed il lato sociale dello Stato. Il rapporto fra lo Stato e 1 Sindacati. Lo Stato-società ; lo Stato^asse ; lo Stato-popolo ; Io Stato-nazione. In nota; rapporti fra lo Stato fascista e lo Sta to di Hegel. Struttura e funzioni dello Stato fascista. Lo Stato sindacale-corpo rativo . Stato ed economia. La Corporazione. Lo Stato fascista neirordiiiamento giuridico. Leggi costituzionali sociali ; politiche. La Carta del Lavoro. Le istituzioni e gli organi fondamentali. Legislazione ed esecuzione. Lo Stato-Partito. Lo Stato militare ed il cittadino-soldato. I caratteri, la qualilìcazione, e la denominazione dello Stato fasci sta. La statocrazia come formula ideale dello Stato fascista. La difesa penate dello Stato fascista.. LO STATO FASCISTA NEL DIRITTO PUBBLICO POSITIVO. CONCETTI GENERALI E GL’ISTITUTI FONDAMENTALI. Criteri di metodo e dì studio. Il diritto costituzionale fascista : le leggi ; la prassi ; la dottrina ; la storia. Il metodo giuridico ed i suoi limiti. Le leggi costituzionali ; le leggi costituzionali rivoluzionarie. L ’in­ staurazione rivoluzionaria. L ’atto fondamentale della rivoluzione ; il Proclama del Quadrumvirato. I! diritto rivoluzionario : organi provvisori ; costituenti ; costituzionali. . Il Potere politico o corporativo deilo Stato ed i suoi presupposti so­ciali politi« e giuridici. La crisi della democrazia parlamentare. Re­gime parlamentare e Regime fascista. La divisione dei poteri come specificazione di organi e di funzioni, e la coordinazione dei poteri. Critica della teoria dei «tre poteri ». La fun­zione di governo, ossia corporativa o politica dello Stato. Natura dì questa funzione e sua denom inazione. L ’ Organo supremo. Dalia funzione politica alla determinazione del titolare di essa. La gerarchia degli organi costituzionali. 11 Capo dello Stato ; il Capo del Governo ; il Gran Consiglio del Fascismo. L ’ Or­gano supremo come organo complesso. Le relazioni statiche e dina­miche fra i tre elementi dell’Organo supremo. La Monarchia e il P.- N . F . La forma di governo : il Regime fascista de! Capo del Governo. La forma di governo desunta dalla posizione costituzionale dell’Organo supremo. Confronto fra il Regime fascista e l’attuale regime inglese superparlamentare a • Premier ». Perfezione e superiorità del Regime fascista nell’evoluzione delle forme di governo, in quanto piena realizzazione del regime popolare. Il Capo del Governo ; ampiezza ed intensità dei suoi poteri e delle sue attribuzioni. Sua posizione gerarchica rispetto agli altri Ministri, suoi puri collaboratori tecnici. Gerarchia in senso amministrativo e in senso costituzionale. La dinamica delle relazioni fra il Capo del Governo e gli altri organi dello Stato, ed il Partito come fulcro giuridico ed istituzione-cardine del Regime fascista. Nesso organico fra la Monarchia e il P. N. F.. L’unità sostanziale fra il Re, il Popolo, il Partito. Il Gran Consiglio. La prerogativa suprema del Re : la scelta e la nomina del Capo del Governo. (In nota; la progressiva delimitazione della competenza legislativa materiale del Parlamento e la crisi della legge formale. I gradi del potere legislativo ed il problema della gerarchia delle nor­ me giuridiche e della relativa Giurisdizione costituzionale). LE CORPORAZIONI E TEORIA GENERALE DELLA CORPORAZIONE. PRINCIPI GENERALI. Il Corporativismo concepito come principio lllosoflco. Corporativismo economico e Corjiorativismo politico. Errore <1i ridurre il Corporati­vismo al puro piano economico. Unità di Fascismo e di Corpora­tivismo. La corporazione e le Corporazioni. Sindacato e Corporazione. Sinda­calismo corporativo e Corporativismo sindacale. CHE COSA SONO E COME SONO COSTITUITE LE CORPORAZIONI. 1. L’essenza delle Corporazioni e le loro proprietà costitutive. . . 2. I,a costituzione organica delle Corporazioni. Le lunzjoni delle Corporazioni. Preponderante rilevanza della loro funzione normativa ed esame di quest’ultima. Il funzionamento pratico delle Corporazioni. Il reale e l'ideale nella C o r p o r a z i o n e. CHE COSA FANNO LE CORPORAZIONI. I compiti e i problemi delle Corporazioni. La funzione corporativa come esplicazione della potestà d’impero dello Stato. L ’unità deH’attività dello Stalo. Le « funzioni » ; gli « atti » dello Stato . Attività economica in senso materiale, ed in senso formale dello Stato. L ’attività giuridico-economica dello S t a t o . I destinatari delle norme corporative. Che cos’è la produzione. L’ese­ cuzione produttiva. Sua differenza dalla esecuzione amministrativa. 5. Lo Stato e la produzione. Piano economico e piano produttivo. Dire­ zione e gestione. L’autarchia. Autarchia economica in senso formale. L’economia corporativa come economia mista. Il diritto economico. Iniziativa privata ed autarchia. IniziaUva pri­ vata e libertà economica. La libertà come categoria spirituale e filosofica. Iniziativa privata e proprietà privata. Personalità e proprietà ; lavo­ro e proprietà. LE CORPORAZIONI ISTITUITE. IL PIANO DELLE 22 CORPORAZIONI. Il quadro delle Corporazioni ed i loro tre gruppi . Il ciclo produttivo per grandi rami di produzione come criterio co­stitutivo delle Corporazioni e della loro distinzione in tre gruppi. 154 3. La relatività come criterio per la costituzione e la classificazione del­le Corporazioni. Esplicazione di questo criterio di relatività in due leggi : la organicità decrescente e la generalità crescente delle Corporazioni. Natura strettamente « sperimentale dell’ordinamento delle Corporazioni ». Il Sindacato come elemento attivo delle Corporazioni. Statica e dinamica delle Corporazioni. Mozione presentala dal D U C E ed approvata dall'Assemblea Generale del Consiglio Nazionale delle Corporazioni. TEORIA GENERALE DEL PARTITO. CONSIDERAZIONI GENERALI DI METODO SUL PARTITO NELLA DOTTRINA DELLO STATO E NEL DIRITTO PUBBLICO. Il partito rivoluzionario nella Dottrina dello Stato e suo posto siste­matico in e s s a . Il procedimento di formazione dello Stato fascista, ossia il Partito rivoluzionario come origine immediata e formale dello Stato fascista. 3. Delimitazione dello studio de! Partito sotto l’aspetto politico e sotto l’aspetto giuridico. Criteri di metodo e degli organi dello stato. Le varie teorie sulla natura giuridica del Partito, particolarmente sul Partito come istituzione politica autarchica e come organo dello Stato. Le varie specie di istituzioni pubbliche. Nuovo concetto delTautarchia. IL PARTITO RIVOLUZIONARIO, OSSIA IL PARTITO-STATO. Il partito rivoluzionario come nozione pubblicistica a sè. .Il partito rivoluzionario nella Storia e nella Dottrina dei partiti. Se il partito rivoluzionario sia ancora un partito e de. bba chiamarsi partitoIl partito rivoluzionario come partito di regime. Partiti di governo e partiti di regime. lì partito socialista ed il Partito fascista come partiti rivoluzionari. Partito rivoluzionario e partito unico. Il partito unico nella concezione socialista e nella concezione fascista. Stato dì partiti ; Stato-partito. 5. Il partito totalitario ed il partito unico. Differenza, non identità fra le due nozioni. Il partito unico può intendersi in due sensi: a) in senso giuridico o formale come ente processuale ossia come organo della rivoluzione ; b) in senso sostanziale come ente politico ossia come organo dello Stato. La giustificazione del partito rivoluzionario. Il partito rivoluzionario come organizzazione militare . passaggio dal Partito-Stato allo Stato-partito. LA DITTATURA RIVOLUZIONARIA. Considerazioni generali sul fenomeno storico-politico della dittatura. 2. Esposizione e critica di alcune opinioni sulla dittatura. Le crisi dello Stato e le r iv o lu z io n i. Distinzione, classificazione e analisi delle varie forme dì dittatura. La dittatura costituzionale. La dittatura rivoluzionaria.. La dittatura polìtica . La dittatura e r o i c a . PARTIJP- REGIME STATO. Posizione e determinazione critica e metodica del concetto di regime 2. Il concetto di regime nella recente dottrina politica e giuridica ita­liana . Il concetto di regime in rapporto a quello di rivoluzione . Il movimento interno ossia la dialettica del regime . Le istituzioni del Partito e quelle del Regime : le istituzioni del Regime e quelle dello S t a t o . IL CONCETTO DI STATO-PARTITO. L o S t a t o - p a r t i t o . Lo Stato dei partiti ; delle leghe ; dei sindacati (Partitismo ; Leghismo, Sindacalismo). Il partito rivoluzionario ; il Partito-Stato; «la formula politica». Modernità del concetto di rivolurione e di partito rivoluzionario. L ’unità e la continuità dello Stato ; la vicenda e la successione del­le forme di g o v e r n o . Socialismo rivoluzionario ; riformismo ; bolscevismo ; Fascismo . L’esperienza sovietica russa. La classe. La Nazione. Lo Stato-oggetto; il partito-soggetto. L’esperienza fascista. Contraddizione sovietica; verità fascista. Il problema giuridico del P. N. F.. Dal Partito-Stato allo Stato-par­tito. Insurrezione e dittatura come torme logiche della Rivoluzione. Lo Stato-formae lo Stato-sostanza. Natura e scopo del P. N. F,. Istituzione ed organo dello Stato. Nuovo concetto degli organi dello Stato . L'uno politico: lo Stato; il pluralismo sociale. Sindacati. Il Partito ei S i n d a c a t i . L’università del Fascismo; suo presupposto: il partito unico .  SCRITTI FIL030F1GO-GIURIDICI E DI DOTTRINA DELLO STATO . Il Diritto e l’autorità, Torino, Pomba, 1912. . Le ragioni della Giurisprudenza pura, Roma, Rio. Inier. di Sociologia, 1914. . Il concetto della guerra giusta, Campobasso, Coluti, 1917. . L o • Slato giuridico^ nella concezione di I. Pelrone, Campobasso, Coluti, 1917. , Introduzione alla Società delle Nazioni, Ferrara, Taddei, 1920. . La Lega delle Nazioni, Ferrara, Taddei, 1920. . Lo Sialo di diritto. Città di Castello, lì Solco, 1921. . I l socialismo, la Filosofia del diriilo e lo Staio, Città di Castello, il Solco, 1921. . Lirillo, Forza e Violenza. Bologna, Cappelli, 1921. . Staio e Sindacati, Roma, Rio. Inter. di Filos. del Dir. 1923. . Consenso ed apatia, in Annaii dell'Universilà di Ferrara, 1924. . Filosofia e Polilica del diritto, Milano, Rio. di Dir. Pubb. 1924. . La Politica di Sismondi, Roma, Rio. Inlern. di Filos. del Dir., 1926. . Il Sentimento detto Stalo, Roma, Libreria del Littorio, 1929. . Diritto sindacale e corporaliuo, Perugia, La Nuova Italia, 1930. . Stalo e Diritto, Modena, 1931. . Le leggi cosittuzionu/i del Regime {Relazione al F Congresso giuridico italiano) Roma, 1932. . Popolo, Nazione e Stato, Perugia, La Nuova Italia, 1933. . Allgemeine Theorie des fase, slischen Staales, Berlino, Walter de Gruyter, 1934. SCRITTI POLITICI 1. Il Socialismo giuridico, Genova, Libreria moderna, 1907. 2. Il Sindacalismo nel passalo, Lugano, Pagine Libere, 1907. 3. La persistenza del diritlo, Pescara, Casa Ed. Abruzzese, 1910. 4. Sindacalismo e Medio Eoo, Napoli, Casa Ed. Partenopea, 1911. 5. Stalo Nazionale e Sindacali, Milano, Imperia, 1924. 6. Che cos’è il Fascismo, Milano, Alpes, 1924. 7. Lo Stato Fascista, Bologna, Cappelli, 1925. 8. Il riconoscimento rivoluzionario dei Sindacati, Roma, Il DiriUto del Lavoro 1927. 9. Sindacalismo, Torino, Pomba, 1928. 10. Rivoluzione e Costituzione, Milano, Treves, 1933. 11. La fStoria» del Sindacalismo fascista, Roma, Quaderni di segnalazione, 1933. 12. Riforma Coslltuzionale {Le corporazioni ; il Consiglio delle Corporazioni, il Se­ nato), Firenze, La Nuova Italia, 1934, 13. Economia mista {dal Sindacalismo giuridico al Sindacalismo economico), Milano, Hoepli, 1936. Dante Alighieri (1265-1321)esaltanelsuoDeMonarchia1’ordinamento gerarchico del mondo conchiuso nell’ idea imperiale ; pocoappressoMarsiliodaPadovafondasulpopolo 11dirittodidarsiunproprioordinamentogiuridico, secondo le speciali esigenze di ogni gruppo sociale, e Bartolo espone nel trattato De regimine sivitatis (1354) le varie forme dei governi, secondo l’autonomo diritto  dellecittàedeiregni;finchéEneaSilvioPiccolomini (1405-64)avantiildefinitivotramontodell’ideaim¬ periale, traccia a grandi linee, nel Libellus de ortu et auctoritateimperli(1446),ildisegnodell’ordinepoli¬ tico dell’ universo, secondo la disciplina dei gruppi so¬ vranigerarchicamentecongiuntinell’impero—A.Solmi pag.429§76.—«Sull’autonomianeldirittoromano, sivedaMarquardt,OrganisationdeVempireromain. Paris 1889 - 92, I, 105 ; e per il concetto giuridico moderno Regelsberger Pandekten, Leipzig 1893,1,105-6 e la letteratura ivi citata. Le dottrine dei giuristi medievali sono esposte dal Gierke Deut. Genossenschaf- tsrectvoiIII;Berlin1881pag.510eseg.SuDante, sarebbe da vedere il mio scritto in Bull, della Soc. Dantesca, N. S., XIV, 1907, pag.98411 ;su Marsilio e Enea Silvio, cfr.Rehni Gesch. Staatsrechtswissen schaft, Ereiburgi.B.1896Pag.185eseg.96eseg.,224eseg.; suBartolo,loscrittodelSalvemini,StudistoriciFi¬ renze1901,pag.-137-68».Solmi,Op.cit.pag.430. la cooperazione, lo stato come cooperazione – lo stato come la cooperazione ideale – cooperazione volontaria – cita. Sergio Panunzio. Panunzio. Keywords: stato, nazione, razza, popolo, popolo e nazione sono cose distinte – la nazione ha una valore plus sopra popolo. Razza e distinto a nazione – una rivoluzione basata sulla razza – la concezione della razza e della nazione, l’italianita, la romanita, il ventennio fascista – la filosofia giuridica previa al ventennio fascista – morte di Sergio Panunzio. L’altro Sergio Panunzio. Concetti. Citazione della teoria dell’aristocrazia di Mosca, non di Pareto, citazione di Labriola, critica al stato prussiano di Hegel, l’ordine di 1848, Mazzini, la revoluzione causata per comunisti, la dittatura fascista, il dittatore eroe, cita de Martinis, l’eroe non e senso sociologico di Martini, ma filosofico. Il concetto di la nazione italiana, il concetto di Roma, la luce di Roma, la storia italiana, il concetto di stato-nazione, il concetto di stato-razza. Citazione di “La mia battaglia”, citazione di Mussolini. Scritti sistematici, evoluzione della teoria dello stato fascista – positivismo, assenza di elementi mistici. La revoluzione de perturbi e morbidi comunisti al ordine del reglamento de 1848, la dittadura come reazione alla revoluzione, il concetto di stato, popolo, nazione, antichita romana, I sindicati nella antica roma, I sindicati nella Firenze medievale, il comune del comune, la citdazione della Monarchia di Aligheri, Marsilio di Padova, e Machiavelli. Definizione concise. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panunzio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701619634/in/photolist-2mHsg1f-2mHo7Ma-2mLGjg5-2mLCQLJ

 

 

Grice e Panunzio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Ferrara). Filosofo. Grice: “I like his ‘contemplazione e simbolo,’ for what is a symbol for if no one is going to contemplate it!?” -- Essential Italian philosopher. Figlio di Sergio, il più noto filosofo del diritto e teorico del sindacalismo rivoluzionario. Ligato alle correnti conservatrici e contro-rivoluzionarie italiane.  Studia a Roma sotto I. Zolli.  Insegna a Roma. Come Grice, alla Regia Marina, partecipa ad operazioni di guerra nel mediterraneo contro Capt. H. P. Grice, e viene insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Collabora con “Pagine Libere”, “L'Ultima”, “Carattere” e altre riviste specializzate in studi filosofici. Si muove nella direzione di un simbolismo esoterico pieno di sacrali e regali elementi. Fonda a Roma la rivista del tradizionalismo, “Meta-Politica” -- Pubblica saggi in una collana a cui darà il nome di "Dottrina dello Spirito Italiano". Il concetto di “meta-politica” è al centro del dibattito sulle radici europee da parte degli esponenti della destra e il culto del pagano (anti-cattocomune) di de Benoist. Cerca di ri-condurne l'orientamento tradizionale, iniziatico, e simbolico. L’imponente biblioteca del padre è donata a U. Spirito che ne custodisce in gran parte anche l'archivio di famiglia.   “Contemplazione e simbolo”; “Summa iniziatica occidentale” (Volpe, Roma); “Simmetria, Roma); “Metapolitica, “Roma eterna”, Babuino, Roma); “Luci di iero-sofia” (Volpe, I Classici Cristiani, Cantagalli, Siena); “La Conservazione Rivoluzionaria. “Dal dramma politico del Novecento alla svolta Meta-politica del Duemila”,  Il Cinabro, Catania Cielo e Terra, “Poesia, Simbolismo, Sapienza, nel poema Sacro,  Metapolitica, Roma ; Cantagalli, Siena Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis”, Gl’Eroi, Cantagalli, Siena, Vicinissimi a Dio, “Summa Sanctitatis” Siena, Cantagalli, Princípio, Appello. Storia ed Eségesi Breve. Precedente Storico e Agiografico, Roma, Scritti remoti  L’anima italiana, Sophia, Roma,  Difesa dell’Aristocrazia: Pagine Libere, Roma Gismondi, Roma, Ugo Foscolo tra Vico e Mazzini nello spirito italiano, Gismondi, Roma, Sull’esistenzialismo giuridico” (Bocca, Milano); “Tradizione, L’Ultima, Firenze; “Cosmologia degl’antichi romani, Dialoghi, Roma,  Ispirazione e Tradizione (Città tradizionali e Città ispiratrici), Carattere, Verona  Lo spiritualismo storico di L.  Sturzo (Per una rettificazione metafisica della Sociologia), Conte, Napoli Scritti, S. Benedetto, Parma   La Pianura, Ferrara, Atanor, Roma. Schena, Fasano,  Ristampe e nuove antologie  Difesa dell’Aristocrazia, Quaderni di Metapolitica,  Roma  I Quaderni di Metapolitica, Roma  Vecchie e nuove cosmologie (Avviamento alla “Scienza dei Magi”), Per una rettificazione metafisica della sociologia (Lo spiritualismo storico di L. Sturzo). Sull'autore:  Testimone dell'assoluto, “L'itinerario umano e intellettuale di Silvano Panunzio”, (Eségesi di 12 noti Scrittori Italiani), Ed. Cantagalli, Siena, Dalla metafisica alla metapolitica: omaggio,  Ed. Simmetria, Roma.  Inediti. In corso di stampa Note  Olinto Dini, Percorsi di libertà, Firenze, Polistampa, Giambattista Scirè, La democrazia alla prova, Roma, Carocci. Combattente nella guerra, rimane chiaramente,  un teorico del fascismo. S. Sotgiu,  in Il Giornale, Tradizionalismo (filosofia.   Silvano Panunzio. Panunzio. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Panunzio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700941826/in/photolist-2mHsg1f-2mHo7Ma-2mLGjg5-2mLCQLJ

 

Grice e Paolino – dizionario filosofico portatile for gym users -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “In England, we have it easy: we have Oxford and we have Oxford. In Italy, small a country as it is, they have Bologna, Bologna, Bologna, and Nappoli, Venezia, Roma, etc.” Autore di quattro trattenimenti De' principj del dritto naturale, stampati a Napoli presso Giovanni di Simone, di un supplemento al Dizionario storico portatile di Ladvocat, ma è noto soprattutto per i due volumi della sua Istoria dello studio di Napoli, uscita anch'essa dalla stamperia di Giovanni di Simone. Si tratta della prima storia compiuta dell'Napoli, nella quale l'autore dimostra con buoni argomenti (come ricorda Tiraboschi nella sua Storia della letteratura italiana), che quello studio non fu veramente fondato da Federico II di Svevia, ma, prima di lui, dai Normanni, benché questi non le dessero veramente forma di università e non la onorassero dei privilegi che a tali corpi convengono, cosa che invece fu fatta da Federico, che così meritò la fama di suo vero fondatore.  Opere * Giangiuseppe Origlia, Istoria dello studio di Napoli,  Torino, Giovanni Di Simone, Girolamo Tiraboschi. Grice: “Paolino is a quasi-contractualist. His contractualist treatise is very accessible. Man is the political animal, so politics is in the essence. Polis means civil, so a man who is not civil is not a man. Paolino analyses a contract – in general, and then the social contract in particular. This sets him to analyise such duties which are addressed to the other members of the civitas. Paolino was alo the author of a dictionary of antiquities, which has the nice alphabetical touch about it, if you are into a first  thought on Julius Caesar or Cicero! He also traced the stadium tradition to the ‘gym,’ ‘nudare’ as he notes. And notes that it started in the cities where such as Athens or Rome where the athletes needed a place to get undress and practice. He mentions Plato’s Academy (after Hekademos) and Aristotle’s Lycaeum, after the statue of Apollo Liceo, reposing after extercise. It is good to call Platonists accademici and Aristotelians liceii then. The gyms were particularly popular in Italy – even before the great expansion of the Latins and Romans over other ethinicities. In the South of Italy especially, due to the weather, it is more natural for an athlete to feel the need to get undress as soon as possible, and philosophers followed.” --   D. Di tutte adunque le società dei Mondo non fu ch'una ftetia l'origine , perchè tut te,giusta ilvostro avviso, nonsìmisero inpiè,nèsiformarono,fenonfecondo le diverse nécessità ,e bisogne degli uomini ; anzi intutte altresìsiebbe un isteffo fine perchè n o n si r i s g uardò ad altro, fenonal commodo, edutilecommune de socj.Ma quali fonolesocietàparticolari,chesareb berostatemainelMondoinufo,semante nuta si fofle ben falda , e ftabile la società Universale(A )? (A)Eglièfuordidubbio,chegliuo mini , essendo tutti in obbligo , ed in dovere d'amarsi u vicenda; el'unocomenon nato, persemedesimo,dovendononche alproprio anche all' altrui commodo badare , quando ciòtutto esattamenteosservavano,non veni yano a comporrecheuna societàuniversale inguisa cheniundieficonsiderarsenepotea aldi fuora ; Quindi divero io non  M. La  271 safidical'Eineccio, ilqualetuttoscaglian, dosicontroilPuffendorfio, che trattiavea,e deafai malamenge inferiti tuttigliobblighi, egliumani doveridella società,soggiugneto, jto ch'era uom tenutosoddisfara tuttiquegli che Uella ,ch'è la più vera,e la più saggia, Antichitàdel e lasola infallibile maestra dell'umanaGinnasioNa   II. Cosa fossero  prudenza si lasciarono in dietro digran lunga ogni al traNazione.Quindi,giustache scrive Dion Crisosto mo agli Alessandrini sull'autorità d'Anacarside , non vi fu Città dellaGrecia,che non avesse avuto ilsuo Gin nasio. Questo folo basta di presente supporre per farci sicuramente acredere,che Napoli(Città oggi dall'eterna divina provvidenza maravigliosamente fornitadi quanto in una ben nobile,e doviziosa potrebbe mai l'uom brą mare ;e sopra tutte l'altre ben culte Città dell'Europa, e per le scienze,e per l'armi,e per lo Erano presso deGreci questiGinnasj alcuni grandi, ftatiiGinnasie magnifici edifizj con ampj portici,e stanze d'ogni ca ondeveniferopacità,luoghi coverti,e scoverti,ombre,ed altrepref così deti: eso che infinite comodità,ove la gioventù ammaestravasi qual fosse la lor forma.Oppinio non meno nell'arte Ginnica , che nelle scienze , e nelle fa  paricelebre gran trafficodi )essendostata,come tutti fuor versia asseriscono,fondata diogni contro l'altre daGreci,ebbe anch'ella-come dellaGrecia ilsuoGinnasio finda'suoicominciamenti Infatti Strabone (1),che vise . che a'suoi altempo diAugusto,scrive, giorniquestacittà aveaancora tiche Greche costumanze molte dell'an ,come leCurie,le l'Efebeo,e altre dital Fratrie, fatta ; e con queste ebbe il Ginnasio ; né v'ha scrittore al tresì osi su questo muover di buon senno,che ombra di dubbio. e nedicolorochearti liberali;onde fotto uno stesso tetto venivano a c o m avuto illuogoprendersi, per così dire, due diverse Accademie proprio per le , e due Scuole,ribut ta varj, e diversi generi di Scuole , cioè : quelle dell'arte ta comefavolo- bellica , e quelle delle scienze , e delle belle lettere . E niodimoltiçe-perchè a coloro,che applicatieranoallaGinnica,eper lebriscritori.Io gran novero loro, e per gli esercizi, che far dovea > no, come il corso, la lotta, ilsalto,il pancrazio,ildi (1) Strab.1.s. fco,   . “γύμνοω”, det idioma, senza aggiugnimento d'altro, semplicemente O tiGinnasj.Perlaqual cosaalcuni nelprogressodeltem po non badando che al semplice suono del vocabolo , con cui chiamavansi, li credettero non per altro essere edificati,cheper un talmestiere:opi statiesiprima ,forseilprimo,CraffopressoCicero nione che portò la ne (2) , e tra gli altri , che in questi ultimi secoli sostennero fi furono Girolam o Mercuriale, e Pier L a però avendo per certo,per quel, che ne scri sena.Noi Ginnica non fu po ve Galeno a Trafibolo , che l'arte fta in voga nella Grecia , che alquanto prima dell'età di Platone (3) , e che in Grecia , come manifestamen te fi ravvisa nell'ingegnoso, ed ammirabile poema di visselungamente prima di quel cele Omero,ilqualee da molti celebri scrittori, come bre filosofante avanti lo Lino , Filamone , Tamiride , e altri fioriti stesso Omero, furonvị le Scuole delle belle lettere fi no da’primi tempi; stimiamo più ragionevole il credere, che s'introdussero i giuochi Ginnici, ed Atle che dopo fatto , che am . tici,iGreci altro allor nonavessero pliare que’medesimiedifizj,fattimolto tempo prima non per altro fine, che per le Scuole , e chiamatigli per le ragioni,chetestè noiaccennammo,Ginnasj:poichè Crasso steso, il quale fu il primo , come disimo, ed A2 inge sco, facea mestieri d'uno spazio maggiore , e asai più grande diquello,che bisognava percoloro,che istrụi vansi nell'arti liberali, e venivano per questo ad occu parę buona parte di tali edifizj; erano questi dal modo, con cui in es si faceansi quegli esercizj, cioè dalla voce Greca yújrow , che tanto vale quanto nudare ,nel nostro e . Cic.l.2. de orat. Apud Anson.Vandal differt. 8.de Gymnasiarcb.  ingenuamente egli anche lo attesta, a metter in campo u n sentimento a questo del tutto opposto ; parlando del suo tempo dà atutti a conoscere, che le pubbliche Scuole delle scienze non era allora in costume d'a prirsi inaltroluogo,che ne'Ginnasi;e cheper quanto egli si studialle, non potea in niun modo fisar in cui queste erano colà state erette.Ego aliomodo interpretor(diceegli)quiprimum Palæftram e sedesdeporticusetiamipsos,Catulé,Grecosexercita tionis, eg dele&tationis cauffa , non difputationis invenisse arbitror ; et sæculis multis ante Gymnasia inventa sunt , quaminhis Philofophigarrirecæperunt; hocipsotem porecumomnia Gymnasia Philosopbiteneanttamen eo rum auditores discum audire , quam Philofophum malunt & c. Per verità non v'era Ginnasio nella Grecia,in cui non vi fossero queste Scuole;cosileggiamo,che in Ate ne nel Cinofarge (4), il quale fu un Ginnasio eretto molto prima del tempo di Platone , eranvi tra l'altre Scuole, quelle della setta Cinica, dalle quali egli anche forse ebbe il nome , e nell'Accademia eravi l'udito rio di Platone (5) come nel Liceo quello d'Aristote le(6).Anzi accolto,ovvero al di dentro d'alcuni celebri Ginnasj trovavansi non meno delle Scuole,che delle fa mose,e celebriBiblioteche;come sappiamo diquello parimente in Atene , che avea dappresso la celebre Bi blioteca di Pisistrato, rammentata da San Girolamo,e da altri (7),e quello in Rodi, della cui celebre Biblio (4) Schol.Ariftoph.PaceXenophont.inHippar.Plutar.Symphofilovi11.q.iv.Suid. Pauf.in Artic. (7) Hieron.de Beat. Pompbil. martyr. ep. Ad Marcel.14.Gell. l.vi.c.17. Lucian. adverfus indo&um. Pauliin Atricis. Ifidor.orig.hiv1.3 . a  Р еросر (s) Suid.Pauf.in Attic.Schol.Ariftoph.ad Nubes ec. (6) Ammon.vit.Aristot.Plutarch.deexilio.Cicer.q.Tufcul.l.1.C.4. . teca parla Ateneo (8);é per questa stessa ragione forse, per cui sempre a'Ginnasj accoppiavansi le Scuole delle lettere, troviamo che molti valenti uomini , e dotti scrittori applicarono in molti luoghi delle lor opere q u e fto vocabolo , a significar non altro , che queste, quasi pereccellenza;essendo lostudiodelle scienze moltopiù nobile , e sublime di tutti gli esercizi ginnici. III.  . che ebbe una con quello nello stesso tempo le ScuolenideleScuole (8) Atben.Biblioth.l.1.dipnofoph.c.1. (9) Senec.epift.76. ut 0 1 , Suppostoadunque pervero,comeloèinfatti,Tenimonianza che Napoli,come CittàGreca,ebbe ilsuo Ginnasio findiSeneca,edi da'suoi primi principi,egli convien credere anchevero,triautoriLati > . di Napoli : delle bellelettere;senza lequali nella Grecia,comeScienzechevi abbiam detto , non si formava Ginnasio ; e certamente s'insegnarono; di queste , di cui è solo or noftro assunto il favellare ,vifiorirono. parlaSenecainuna suapistola(9),nellaquale,come dalle parole ,che poco fa da noi fi allegarono di Cras fo,con lui filagna presso Cicerone di que'giovani, che al meglio delle lorlezioni lasciavano ilormaestri nel le Scuole per correre frettoloji a veder il disco, la lot ta,eglialtriginniciesercizi;cosìeglifiduole forte mente col fuo Lucilio , che nelle Scuole della nostra Città vistoavea farcerchio a'Filofofi,giovani in nove romolto pochi alparagone di quelli, che a calca tra ftullavansi nel Teatro , il quale , come egli narra , era in questa Città non guari distante dello stesso Ginnasio: Pudet autem me generis humani.(scrive egli) Quoties Scho lam intravi,prater ipfum TheatrumNeapolitanum . Il fcis,transeundum eft, Metronactispetentibusdomum lud quidem farctum est: hoc ingenti studio , quis fit Pithaules bonus,judicatur.Habet tibicen quoqueGræcus   du præco concursum:at in ilo loco,in STAL  : quo ritur, inquovirbonusdiscitur,paucissimisedent;& bi plerisque videntur nibil boni negotii babere , quod agant, inepti cu inertes vocantur. i più nobili dellaCittà non isdegnavano neppurd'inviarviper tal finei proprifigliuoli;poichèegliscrive,chepor tatosi in Napoli con Antonio Giuliano,professor diRet torica uditovaveaungiovinettomoltoriccocum utriusque lingua magistris ( per valerci delle stesse sue p a role)meditans, exercensadcaul'asRomaorandaselo quentia latinafacultatem. Quanto allaFilosofia,ladot trina di Epicuro , la quale venne da'più dotti dell' an tichitàricevuta con applauso,e fu universalmente se guita da tutti que'grandi uomini del tempo d'Augu Ito; era quella , che in queste medesime Scuole avea maggior voga ; come par che si conobbe da una Iscri zione,che nel 1685.fi rinvenne in un Cimiterio fco verto nella Valle della Sanità , non guari distante da quella Chiesa (11) sopra alcune urne,che state erano per quel che n'appariva , di Epicurei ; poichè in alcune di quelle vedeası il nome di alcuni celebri filosofanti di questasetta,scritti conGreci caratteri,einalcune altre con caratteriLatinileggevasi;manonbene,eoscuramente: E come apprendiamo da Gellio,che fa anche di questo Ginnasio onorata memoranza> vir bonusque . 3 DELLA e fiori alquanto dopo Seneca; al suo tempo in questeScuole nell'istessa guisa, che in quelle del Ginnasio di Cartagine ramme morato da molti Autori (10),s'istruivano igiovani non meno nellescienze,chenellelingue;eipiù (10) Salvion.1.7.Hieron.inCatbalog.ccap.3.JoneProph.Aug.1.2.conf.c.3.6.6.0.7, fc.8.l.s.c.8. (11) Celan.Giorn.3.dellenotiziediNap.  12STALLIVS.GAIVS.SEDES HAVRANVS.TVETVR EX EPICVREIO.GAVDI.VIGENTE CHORO Quindi tra' maestri , che in tali Scuole insegnarono le lettere umane , e le lingue , fi conta Stazio Papinio nativo diSilta,Città dell'Epiro,che fiorì circa al tem po dell'Imperadore Domiziano;padre di Publio Stazio; il quale , come dal costui poema fi ravvisa (12) espose in queste Scuole l'opere de'più celebri poeti Greci, co meOmero,Efiodo,Teocrito,ed altridiquesto gene re;etracoloro,chev'insegnaronolescienze filosofi che, deve annoverarsi senza dubbio quel Metronatte,di cui, come prima abbiam fatto vedere, fa motto Seneca; e fimorì molto giovine,che glifu contemporaneo,co me questi medesimo attestainun'altra pistola diretta al lo stesso fuo Lucilio (13);e febbene degli altrimaestri, e professori, che vi furono in questi, o in altri più anti chi tempi,dato non ci siaora di tesser un ben lungo,e distinto catalogo , poichè i lumi , e le memorie della Storia totalmente ci mancano ; non però egli è certo , che essi furono tutti di tanto sapere adorni,e di sì rara dottrina,che abbondando perciò laCittà digiovani let terati venneellada'Romaniconcordementenoncon altro titolo chiamata , che di dotta, e ftudiofa ; e così per tralasciar degli altri,che cið fecero (14) Columella in parlando di Napoli , non con altro epiteto nominol la>,che con questo: Doftaque Parthenope, Sebethide roscida lympha. E'l medesimo fece anche Marziale col seguente verso: bi ܕ di 00 .1 >1 li al  (12) Papir.Star.flvar.s.epiced.inpatr. (13) Senec.ep.93. Er (14) Oras.Epod.adCanid.Sil.Italib.12.Stor.l.3.Syluar.Ovid.Metamorpb.is.  Napoli,quanto Illo Virgilium me tempore dulcis alebat mente cari; ond'è,che niuna altra Città più della loro Costantino.Sen.ritroviam nellaStoria,che avessero eglinofino nel cadi li,chevogliomentodellorImperio maggiormentefrequentata;equel no,averTitalisopratuttolafrequentavano,se vogliam prestarfe in rifateleScuo-de aStrabone (16) che impiegavano ilpiù del lor tem le,con allega re'inpruovailpo allostudio delle lettere,edelle scienze. marmo,cheog  Et quas d o &t a Neapolis creavit. Anzi Virgilio e riguardo scienze Parthenope, studiisflorentem ignobilis oci. E tra perquelto conto iNapoletani,e per laGin > comebenrifletteilBemboinunasua pistola (15), fu mandato , e mantenuto da Augusto in questa Città a proprie spese per farvi i suoi studj. E in fat ti nella prima Egloga de' Buccolici, scrit ti anche in Napoli , egli riporta a' favori di quel Principe il suo Napoletano ozio,cioè,studioconquelleparole:Deus nobis hæc otia fecit. E confessa nella fine de'Georgici, che : che visicolei nica , la quale nel si . lor Ginnasio esercitavanoanche con vavanofofefta-somma diligenza e con tutta la magnificenza del Mon ta frequentata da'Romani;edo,divennero universalmente agli stesiRomani somma anche dagl'Im peradori fino a gi fi conserva Quindi Lucilio,che fu ilprimo tra’Latini a scrive fopra lafontere delleSatire,non solo visse,ma anche morir volle tra' .An nunziata;mo:Napoletani, comeattefta Quintiliano(17),eCicerone,il strato falso ; e quale v’ebbe anche un'abitazione(18)eVirgilio,dicui di che propria mente in efoabbiam favellato, Orazio , Livio , Marziale , Silio Ita fac cialimenzio-lico , Claudiano , e tutti gli altri tra gli antichi , ne mar che morapportatomercè dellor saperelasciaronoa'posteriillornome im in cuilafenzamortale,abitarono inNapoli perpiù tempo (19); anzi dubbio fi parla delle Scuole . molti (15) Bemb.vol.1.1.2.lett.27. (16) Strab.l.3.infin. (17) Quintil.l.10. (18) Cicer.l.8.ep.famil. (19) Crinit.de Poet.Latin.Philoftr.Icon.Sil.Ital.lib.12. IV. per  9 molti,come dal Poeta Archia narra Cicerone (20) brama rono ben' anche di esservi ricevuti per Cittadini ; cosa, che iGreci non erano molto larghi a concedere;feb bene su ciò non tuttiusassero lastesamoderazione:(21) Ma non menode'privatiCittadiniRomani,visita rono questa nostra Città glistesiImperadori ; poichè sal vo Celare,ilquale,comescrisseCicerone(22)inalcun tempo ebbe a sdegno i Napoletani, forse perchè infer matosi fra esi Pompeo nelprincipio della lor guerra, glimostrarono,come scrivePlutarco,moltisegnid'af fezione (23 ) , gli altri tutti fino a Costantino , lebbero p e r le ftese ragionianche molto cari : così che eglino molte prerogativen'ottennero(24).Ilperchè Tito ,chesuccef se a Vespasiano circa l'anno 79..dell'era Cristiana, essendo pe'violenti tremuoti accaduti al suo tempo , a cagione di unobengrandeincendiodelMonte Vesuvio(25)rovinati molti luoghi vicini ;e traquelli ,come scrivonoalcuni de'noftri Storici,in Napoli anche il Ginnasio :egli pose ogni studio per farlo con pubblico danajo ristorare : e c o munalmente fivuole,chediquestofattonefacciaanche oggi giorno una chiara, e certa testimonianza quella Gre. eLatina Inscrizione, la qualetuttaviaravvisiamoin questa città in un marmo elevato nel muro della Fonta na dell'Annunziata , ch'è la seguente , riferita anche dal Grutero(26),non cheda tuttiinostri Istorici(27),li quali vogliono, che in essa fi faccia parimente una espressa memoria dellescuole,ch'esistevanonelGinnasio.  " 100 Jens 1 CI, 22 > 1 00 TO са, fuz a . B (20) Cic.proArchia. (21) Ezechiel. Spanhem. Orb. Roman. (22) Cic. Ad Attic.l.10. ep.11. (23) Plutar.inPomp. (24) V.l'AutordellaStor. Civil.delRegn.l.1.C.4. (25) Sueton.in Tit. cap.12.b.i. (20) Gruter.pag.173.Infcript.oper.& locor.publicor. (27) Capacc.ift.l.1.c.18.Bened. di Falco Antich. Di Nap.&c. TI   -ΙΤΟΣ -ΚΑΙΣΑΡ ΕΣΠΑΣΙΑΝΟΣ: ΣΕΒΑΣΤΟΣ . ΚΗΣ ΕΞΟΥΣΙΑΣ• ΤΟΙ OE ·TIIATOE ·TO :H :TEIMHTHE OETHEAE·TOT: TYMNASIAPXHEAE ΥΜΠΕΣΟΝΤΑ •ΑΠΟΚΑΤΕΣΤΗΣΕΝ NI ·F ·VESPASIANVS ·A V G .COS.VIII.CENSOR.P. P. IBVS .CONLAPSA ·RESTITVIT Ma senza che quì noi ci distendiamo molto nepo co in far riflettere agli abbagli, ed agli errori, che co munalmente han preso tutti nella sposizione di questo marmo ; basta, che con qualche diligenza per uom si legga , per dubitare se in esso si tratti del Ginnasio ; o v ver più tosto dell'antiche Terme , come più probabil cosa essercrediamo, nel fito delle quali eglifu trovato ; ed ; il numero delpiù,il quale si vede in esso adoperato a notare gli edifizj rifatti per ordine di Tito ,par che troppo chiaramente lo ci additi ; nè per qualunque ftu dio vi fi faccia, potrà mai scorgervisi parola, che colle Scuole, o cogli esercizj letterarj abbia coerenza ; onde quanto su ciò fi dice sono tutte pure,e prette immagi nazioni de'nostri; egli v'ha però un altro marmo rife rito dal Capaccio (26), ove espressamente leggasi: SCHOLAM. CVM. STATVIS ET IMAGINIBVS  ORNAMENTISQVE. OMNIBVS SVA: IMPENSA FECIT (26) Capacc. Ift. tom.I.h.1.6.18. . E per   .I. 11 E perverità ebberoi Greciin costume di adornardi statue, e d'immagini ilor Ginnasj,con riporre quellede più celebriAtleti,edicoloro, chesieranopiùnella Ginnicą refi immortali,ne'luoghi, ove l'arte esercitava si;e quellede’gran Filosofi nelleScuole;come del Gin nasio diTolommeo celebre inAtene narraPausania(27) Per la qual cosa se non a Tito , sicuramente ad Adria no , che nell'anno 117. dell'Era volgare successe nell Imperio a Trajano;di quanto narrafi in questo marmo convien darsi il vanto:poichè questo Imperadore, come scrive Sparziano (28) inomnibus pæne urbibus,com aliquid ædificavit,o ludosedidit:efucotantoamatoda'Na poletani, che volontariamente lo elessero Demarco; ch' è quanto dire Pretore dellalor Repubblica ; come prug va il Reinesio (29) contro il Capaccio ,ed altri,che cre dettero esser questo un Magistrato:Greco;avendo avuto le colonie a fomiglianza diRoma parimente un talMa giftrato. Orciðne fachiaramenteconoscere,cheilGin nasio, e le Scuole in Napoli furono ugualmente celebridiquesteScuo non meno prima, chedopo che questa città fi:sottolefinoaCostan mise aldominio de Romani; poichè febbene i Napole tanidall'anno1428.diRoma,come sostienetraglial triilReinefio (30)finoad Augufto,edanche molto tem po dopo , toltone il tributo , che pagavano a'Romani, effendo ftati trattati da quelli con ogni piacevolezza,ed. amore ,e reputati amici anzi, che soggetti ; fossero stati dopocircail tempo di Tito,o diVespasiano,se si vuol credere al Caracciolo, ridotti in forma di Colonia, (27) PaulinAttic. Cic.definib.l.s. (28) Spart.in Adrian.cap.20. (29) Reinef.var.le&t.l.3.0.13. (30) LoMeliovariar,bection6.3.6.16 20 CO ) 210 eto 7h OV V. Continuazione CIT per col ied che cole :ftu. onde magi 0 rife : e refi B 2 Cih   e refi più soggetti,preso avessero a dismettere gli antichi Greci inftituti;tutta volta seguirono pur eglino,come manifestamentedaquantoabbiam dettoappare,adeser citarsi nella Ginnica , e tener te loro Scuole ben ordi nate ; con mantenervi ottimi professori in ogni genere di scienze. Ma inqualeregionedellanostraCittàsituatofosse le,edelGinna-questo Ginnasio,molto'vario è il sentimentodegli Au tori. Alcuni credettero, che le Scuole state foffero ove nel corso degli anni edificosi la Chiela di S.Andrea (31); non però questa oppinione quanto sia folle, e vana di leggieri si mostra ;poichè o fi vuole , che queste Scuo le fossero divise dal Ginnasio;e ciò quanto sia lungi dal (31) Summon.  le cole che di sopra abbiam detto,bastante mente lo appalesano; o fivuol credere,che queste era no , come in fatti furono,accoppiate,ed unite, anzi in corporate con quello ; e gianımai fi verrà a moftrare esservi in tal luogo apparse vestigia di tali edifizj. E' ben vero,che essisupposero laddove fuinappresso eret to ilCollegio de'RR.PadriGesuiti,vifossestatoun altro Teatro , diverso da quello , che di sopra divisam mo; maquestoanchequantosiainverisimile,anzi im possibile chiaramente appare da quel che in tutti i noftri İftoricisilegge;come dire:che Napoliatempopari mente diRuggiero Normanno dopovarj,ediversiac crescimenti diedifizj,ediabitanti,nonera,che'una Cittàmoltopicciola,etale,chefattadaquelRemi. surare , non li rinvenne il fuo giro maggiore, che di 2363.pallil;onde ove:mai figurarvifivoglianotanti diversi Teatri, e Ginnasi di quella magnificenza,ed a m piezza , ch'era solito dagli antichi edificarsi, non po trem VI. SitodelleScuo vero ,   tremmo mai concepire; senza che in sì picciolo spazio non vi farebbe rimasto luogo per abitarvi. ; seguentefillogismo:Appare eglidicono da Platone,che: il luogo proprio per liGinnasj esserdebba ilmezzo della Gittà:aveano questi,secondogliantichi,ilpiùdappresso leTerme;ecome sideduce da Stazio nelGinnasio de'Na poletani eraviun TempiodedicatoadErcole:orduppo Ito, che in Napoli il Ginnasio occupasse questaregione, veniva egli ad aver tutto ciò;perchè ella quafiil mez: zo occupava dell'antica Città;avea nel suo distretto le  chi IK er qual sopra tutti ik prese a difenderla,avendo preso,a scris vere di questo Ginnasio , che per la morte sopraggiun tagli,non potèterminare;fiappoggianodeltuttosul 13 Altri all'incontro furono di parere , che il Ginna fro occupasse propriamente quellaregione della Città,la quale per le Terme,ch'erano nelsuo distretto,chiamof fi Termenfe ;e si vede anche dagli antichi scrittori chia mata Erculense , come chiamolla S. Gregorio nelle fue pistole(32)perloTempio,cheiviancheera inonor di Ercole oveoggièlaCappelladettaS.M.adErcole e dopo fu chiamata,comeparimente or fichiama,di Forcella;non già come vogliono alcuni,ch'è troppo follia il credere dallaScuoladi Pittagora,che quivi era, la qualeavea per insegna la lettera biforcata Y ;ma si bene , giusta che fu il sentimento de'più favj, da un antico Seggio, il quale facea per avventura per sua im-. prela,queltalettera,che finoggimiriamoscolpitain un antico marmo sopra la portadella Chiesa Parrocchia ledi S.Maria a Piazza;e diede ilnome a tutto il quar . tiere.Quegli,che'fifostengono inquesta oppinione, come sivede da quel dotto libro, che Pier Lalena, 1 (32) S.Gregor.ep.59.fol.116 Terme ,   Terme,ed un Tempio ancora consecrato ad Ercole;dun que, eglino conchiudono,deve credersi di necessità, che questo così fosse.Pur tutta volta,posto che Platone non parli di quel che in fatti costumavasi nella Grecia al fuo tempo , ma soltanto di quel che bramava , che fi costumasse;poichè sappiamo per certo,che tutti iGin nasj eretti erano fuora delle porte della Città, o a can to a quelle , come lungamente pruova Meursio , e tutti gli altri, che dottamente hanno le cose deGreci co'lo roscrittiillustrato;e perchèleTerme esserpotevano, come realmente erano, secondo che or ora diremo, an che in altriluoghi di Napoli , e cosi pure il Tempio in onor di Ercole , il quale ove fifuppone accoppiato al Ginnafio,figurar non fideve moltoampio,e magni fico, ma per ben picciolo,e come un nostro Oratorio , o Cappella;nècreder,chequestofossestatosolo,ma con esso insieme congiunti,o dentro lo stesso ben molti altridellamedesima formaerettiinonordiMercurio,di Apollo ,di Cupido , e di altro Dio di questo genere ,( . , del Teatro, e Somma piazza . E per verità quiviiveg gonfi! ancheoggienellecase,chediciamodell'Anti caglia , e in tutta quella vicinanza , ove dopo fu eret: to il Tempio in onor de'Principi degli Apostoli S. Pie tro , e Paolo infino al vicolo della Porta piccola della Chiesa della Vergine Avvocata,volgarmente detta l'A nime del Purgatorio, infiniti pezzi d'opera laterizia, e condo costume era di farsi universalmente da Greci ne' Ginnasj;devequestosentimentoanche con tutta ragio ne: ributtarfi. più koNon pochifinalmentecontesero,eforsecon saldo giudizio,econ maggior fondamento,che ilGinna fio ,e 'l Teatro stati fossero in questa Città in una stes fa ,verso quella contrada,che anticamente dicevasi saparte fe $ 5 1  15 secolo, quella di Berito (35) e quella di Costantinopoli eretta teflandrini;te del pra (33) Viil Celan. notiz. di Nap. Giorn,2. (34) V.Plutar.inopusc.viramepicur.noneffebeatam.Strab.l.s.& 17.Philoftr.inPo lemon.pag.532. Spartian. In Adrian. cap.20. Sueton.in vit. Claud. Gronov. dissertat.deMuseo. (35) Juftinian. Conftitut. Ad Anteceffores $.7.6 Dioclet.h.n.c.quietate velprofeffione fe excufat.6 l.10.c.eod. (36) V.l'AutordellaStor.CiviledelRegnol.s.  dur NON Comunque però ciò sia,rientrando in nostro sen tiero;dopo che Costantino trasferì laSede dell'ImperiodeleScuolede nellanuova suaCittà,non vihadubbio,ch'egli,echedopotraj . Lita 1 10 ove crediamo noi essere stato il Ginnasio , viene ad essere per avven tura fuor delle mura ,ovvero accanto a quelle. VII. Continuazione quelli, che lo seguirono, tralasciaffero perla lorlonta-dpeolrl'taItmapelraifoede nanza, di frequentar Napoli a l l a g u i s a, che i l o r a n t e - Costantinopoli. ceffori avean fatto; e che perciò venne ella anche me- Womenerico da no da'privatiCittadiniRomani frequentata;ma nonpertempodiNero questo il suo Ginnasio fcemò dipregio :erano allora in letani,eglio an di marmi Orientali di una maravigliosa bellezza,in gui fa , che in niuna altra parte di Napoli se ne rinvenga tanta copia ; e vi si discuoprono parimente le vestigia d'alcuni edifizj, che pajono non aver fervito , che per leTerme (34).Questo sentimento vien confermato oltre modo non solo da quelche scriveSeneca a Lucilio,che come di sopra abbiam riferito,suppone in fatti ilGin nasioaccanto alTeatro;ma benanchedalcostume di giàricevutonellaGrecia,ilqualecome testédanoi notossi, era d 'erigere questi Ginnasj fuora , o vicino le 1 porte della Città; poichè comunque tra levarie op 0 pinionide'scrittorifisupponga,che fosseilsitodell' anticaNapoli,questo luogo veramente Oriente le scienze in un molto sublime grado;per tro-rientali,accre varsi inmoltiluoghidellefamoseUniversitàdegliStudj,etonelIV.eV. delle celebri Academie , di cuiquella d’Alessandria (34) CoʻLeteratiA stimonianza dal medesimo Costantino il Grande (36) portavano 10-fa S. Agoftino bilito netrai Napo 3 ita   qual cosamoltidiquesti, ed egli altri Orientalisoprattutto in questi tempi, ne'quali trovandosi la Sede dell'Imperio in Costantinopoli; rela era la‘nostra Città a quella fu bordinata , capitando continuamente in essa; questo gran cambiamento delle cose non solo non apportò niuno im pedimento allaletteratura Napoletana;ma moffii Na poletani dall'emulazione di superar gli Orientali , che è troppo naturale tra gli uomini,egli è incredibilequarto maggiormente ella fosse venuta ad accrescerli. Ciò tanto è vero, che anche nel V. secolofiori vano perciò in queste Scuole mirabilmente le scienze; e vi fioriva soprattutto lo studio dell'eloquenza , come attesta S. Agostino , che allora altresì ,vivea : perchè scrivendo egli contro gli APaolino. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Paolino” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740689183/in/datetaken/

 

Grice e Papi – la scuola di Milano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Trieste). Filosofo. rice: “Papi’s ‘parola incantata’ is ambiguous, as ‘charmed word’ is, “Apriti Sesamo” is Two words, and they charm, they are not charmed! “Abracadabra” may be different!” -- essential Italian philosopher.  Studia a Milano e Stresa. Insegna a Pavia. Politicamente attivo nella corrente lombardiana del partito socialista italianoI, segue un percorso che lo ve varcare le porte del Parlamento ed assumere la vice-direzione e poi la direzione dell'Avanti! Sospettando un aumento del tenore affaristico nella politica così come lui stesso dichiara in un'intervista abbandona bruscamente la filosofia e si dedica alla filosofia. Fonda “Oltrecorrente”. Saggi: “Filosofie e società. Marx risponde a Veca, prende le distanze da Engels e rende omaggio a Papi.  E’ questa un delitto clamoroso che tenne le cronache dell’epoca deste anche per lo spessore di chi lo compì: Francesco Starace assassino evasore e falsario. Cugino del gerarca fascista Achille Starace.  Il 5 febbraio 1940 l’ing. Giovanni Castelli, 32 anni, di Busto Arsizio, industriale in maglieria, vedovo e padre di un bambino, si recò a Milano. Ma la notte non rincasò. Il giorno successivo giunge ai familiari un telegramma nel quale il Castelli li informava che andava a Bologna per affari. Il telegramma era firmato Giovanni, mentre per solito il Castelli si sottoscriveva Gianni. Questo particolare e la mancanza di altre notizie indussero il padre del Castelli a recarsi a Milano per rivolgersi alla polizia. Venne accertato che il telegramma era falso. Del Castelli nessuna traccia. Il 9 febbraio Maria Mazzocchi, (1), venne mandata dal suo convivente Francesco Starace (2) a ritirate un ombrello che aveva dimenticato al Miralago, la Venezia dei Milanesi, in via Ronchi 24. Il custode la fece entrare, considerato che l’inverno il Miralago era chiuso al pubblico. La Mazzocchi recatasi nel locale indicatole dallo Starace trovò il corpo di un uomo morto riverso sul pavimento: era il Castelli. Aperta l’inchiesta e identificata la vittima emerse che la stessa era conosciuta agli Starace perchè frequentava il Miralago.   La pubblicità del Miralago in piazzale Loreto, all’inizio di via Porpora  Ma non solo. Francesco Starace e Giovanni Castelli si frequentavano perchè avevano un’amicizia in comune: Lidia Biasin. Lo Starace aveva avuto rapporti con lei ancora sedicenne e il Castelli la concupì in un boschetto del Miralago: Lidia li aveva fatti incontrare perché entrambi, all’epoca, erano nel ramo maglieria. Lo Starace, ormai fallito, doveva 12.000 lire al Castelli. Nelle more dell’inchiesta – secondo la ricostruzione fattane dallo Starace – lo stesso avrebbe invitato il Castelli al Miralago per ricordargli le sue condotte nei confronti della Biasin e che per questo doveva pagare. La ricattatoria pretesa degenerò in una colluttazione che ebbe come suggello l’esplosione di due colpi di pistola sparati dallo Starace contro il Castelli. Caso volle che alla scena iniziale assistette il garzone di un lattaio che indicò di avere udito anche degli spari. L’arma era in dotazione in un cassetto del locale ristorante. Ma oltre ad essere accusato di omicidio lo Starace derubò la vittima del portafogli, dell’anello, di una penna stilografica in oro tanto che nè il denaro – il Castelli doveva avere con sé almeno 10.000 lire – nè gli oggetti di valore furono mai trovati. Da subito lo Starace sostenne che la sottrazione di tali oggetti era stata fatta per creare l’apparenza di una rapina ciò non di meno fu accusato di rapina In Assise i legali di Francesco Starace cercarono di ottenere l’infermità mentale dell’assistito con l’aiuto di tre dottori: il dott. Moretti Foggia aveva avuto in cura un fratello dello Starace per paralisi infantile; il prof. Medea ebbe in cura uno zio dell’imputato affetto da una grave forma di deperimento nervoso; il prof. Pini curava una zia dell’accusato affetta da psicosi malinconica. Nessuno degli avvocati della difesa, stranamente, parlò del più noto dei parenti dell’inquisito: quell’Achille Starace ormai caduto in disgrazia anche agli occhi di Mussolini. La Corte respinse le tesi dei luminari volta a sostenere una certa propensione patologica nella stirpe dello Starace e inflisse all’imputato 30 anni di carcere. Inviato a Roma per espiare la pena lo Starace, dopo il 25 luglio 1943, offrì la sua collaborazione ai tedeschi e riuscì a ottenere la libertà. In carcere era entrato in contatto con alcuni falsari. Ricercato perché aveva intrapreso la remunerativa attività in Riviera venne arrestato a Milano per essere tradotto a Genova. Ma mentre veniva condotto a Genova ammorbidì la sorveglianza di uno dei custodi con un bel po’ di milioni, ritrovandosi di nuovo libero. Subito strinse relazioni con gente  che tra il maggio 1945 all’ottobre del 1946 riuscì a spacciare circa 8 milioni di AM-lire, in biglietti da 1000, nonché carte annonarie italiane e svizzere, clichés per la stampa di biglietti da 100 lire.  Il 19 ottobre 1946 il nuovo Corriere della Sera titolava a pag. 2   Era la prima volta che il giornale faceva esplicito riferimento a una consanguineità tra Francesco Starace e Achille Starace. Addirittura si dilungò oltre a indicare che nella stamperia erano stato trovato materiale copioso tra   Nel 1949 allo Starace fu inflitta una pena di 22 anni, per l’attività di falsario. Ma tale condanna non ebbe effetto poiché, in sede di esecuzione,  gli fu computata la pena più grave comminatagli per il delitto del Miralago.1) Maria Mazzocchi, separata, fu impiegata come cassiera da Francesco Starace, allora caposala del Motta di piazza Duomo. A seguito del verificarsi di frequenti ammanchi di cassa, dei quali fu sospettato lo Starace, furono entrambi licenziati. 2) Francesco Starace, nato nel 1906 a Napoli, ex caposala del Motta di piazza Duomo, e figlio di Germano Starace gestore del Miralago. Separato. Dopo essere stato licenziato dalla Motta il padre gli aprì una bottiglieria ma abbandonò il negozio per impiantare un’industria di maglieria.  “La parola incantata”. Fulvio Papi. Papi. Keywords: il fascismo, il veintennio fascismo, filosofi fascisti, enciclopedia di filosofia, filosofia e societa, la scuola di Milano, fascismo, Giordano Bruno, fRefs.: Luigi Speranza, “Grice e Papi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740417896/in/datetaken/

 

Grice e Pareyson – implicare ed interpretare – liberalismo, risorgimento, fascismo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Piasco). Filosofo. Linceo. Nato da genitori entrambi originari della Valle d'Aosta, si laureò a Torino con una tesi dal titolo “Esistenza” – su Jaspers, che poi venne pubblicata all'editore Loffredo di Napoli. Compì spesso viaggi di studio in Francia e in Germania, dove ebbe modo di conoscere personalmente Maritain, Jaspers eHeidegger. Si fece notare dai più importanti filosofi del tempo, tra i quali Gentile. Allievo di  Solari e Guzzo, dopo aver seguito in Germania i corsi di Jaspers, insegnò filosofia al Ginnasio Liceo Camillo Benso di Cavour di Torino e al liceo di Cuneo, dove ebbe come allievi alcuni futuri esponenti della Resistenza italiana, tra i quali Revelli e Vivanti. Fu arrestato per alcuni giorni, in seguito agì egli stesso nella Resistenza, insieme con Bobbio, Ferrero, Galimberti e Chiodi, continuando a pubblicare anonimamente articoli.  Nel dopoguerra insegnò al Gioberti e in vari atenei tra cui Pavia e Torino dove, conseguito l'ordinariato. Fu accademico dei Lincei e membro dell'Institut international de philosophie, oltre che direttore della Rivista di estetica, succedendo a Stefanini che la fondò  a Padova. Ebbe molti allievi, fra cui Eco, Vattimo,  Tomatis, Perniola, Givone, Riconda, Marconi,  Massimino, Ravera, Perone, Ciancio, Pagano, Magris e Zanone, segretario del Partito Liberale Italiano, ministro della Repubblica e sindaco di Torino. Considerato tra i maggiori filosofi  del XX secolo, assieme a Abbagnano fu tra i primi a far conoscere l'esistenzialismo, facente capo principalmente ad Heidegger e Jaspers, e a riconoscersi in questa visione (La filosofia dell'esistenza e Jaspers), in un quadro dominato dal neo-idealismo. Si dedicò anche a dare una nuova interpretazione dell'idealismo  non più in chiave hegeliana (Fichte), individuando in Schelling un precursore a cui l'esistenzialismo doveva la propria ascendenza, sostenendo che «gli esistenzialisti autentici, i soli veramente degni del nome, Heidegger, Jaspers e Marcel, si sono richiamati a Schelling o hanno inteso fare i conti con lui L’'esistenzialismo anda ripreso in chiave ermeneutica. Considera la verità non un dato oggettivo ma come interpretazione del singolo, che richiede una responsabilità soggettiva. Chiama la propria posizione personalismo ontologico. Si è dedicato anche a ricerche storiografiche, individuando nella filosofia post-hegeliana due correnti, riconducibili rispettivamente a  Kierkegaard e a Feuerbach, e che sarebbero sfociate rispettivamente nell'esistenzialismo e nel marxismo.  Il suo percorso filosofico ha attraversato principalmente tre fasi:  una più propriamente esistenzialista, attestata cioè su un esistenzialismo personalistico, in dialogo con Kierkegaard, che riconosca come la comprensione di sé stessi è resa possibile solo dalla propria relazione con l'Altro; una seconda incentrata sull'ermeneutica, ossia nel farsi strumento di interpretazione della verità, volgendosi ad una comprensione ontologica delle condizioni inesauribili dell'esistenza, che ripercorrendo Heidegger si tramuta da angoscia del nulla in ascolto dell'Essere; l'ultima che si richiama a un'ontologia della libertà, più vicina a Schelling, ritenuto un filosofo talmente attuale da essere persino post-heideggeriano, la cui interpretazione può essere innovata a partire da Heidegger proprio perché Heidegger ha avuto Schelling all'origine del suo pensiero. Rreinterpreta le tre fasi del suo pensiero alla luce del passaggio dalla filosofia negativa a quella positiva di Schelling, ossia il momento in cui la ragione, prendendo atto della propria nullità, si apriva allo stupore dell'estasi, in una maniera non necessaria né automatica, bensì fondata su una libertà che non esclude tuttavia la continuità. Solo ammettendo questa libertà si può approdare da una filosofia puramente critica, negativa, ad una comprensione dell'esistenza reale, oltre che della possibilità del male e della sofferenza. Il discorso sulla negatività non sarebbe affatto completo se non si parlasse della sofferenza, ma dato che la sofferenza è non solo negatività, ma è una tale svolta nella realtà che capovolge il negativo in positivo, questo fa già parte di quella tragedia cosmo-te-andrica – cosmos, theios, aner -- che è la vicenda universale. Migliorini et al., Scheda sul lemma "Pareyson", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, Per gli accenni biografici di questa sezione, si veda Vattimo, Dizionario Biografico degli Italiani, come anche labiografia presente in centrostu di pareyson Home.html  Luciano Regolo, A Torino Gadamer ricorda Pareyson, Repubblica, Cfr. Schelling, in «Grande antologia filosofica», Milano, Marzorati, Palma Sgreccia, Una filosofia della libertà e della sofferenza, Milano. Offrì un'interpretazione del proprio percorso filosofico nell'iEsistenza e persona. Tomatis; “Escatologia della negazione” (Roma, Città Nuova. cit. in: Roselena Di Napoli, Il male – cf. Grice, “ill-will” --. Roma, Gregoriana, F. Tomatis. Altri saggi: “La filosofia dell'esistenza” (Napoli, Loffredo); “L’esistenzialismo” (Firenze, Sansoni); “Esistenza e persona” (Torino, Taylor); “L'estetica idealista del fascismo” (Torino, Filosofia); “Fichte, Torino, Edizioni di «Filosofia); “Estetica. Teoria della formatività, Torino, Filosofia); “Teoria dell'arte, Milano, Marzorati, I problemi dell'estetica, Milano, Marzorati); “Conversazioni di estetica, Milano, Mursia, Il pensiero etico” (Torino, Einaudi); “Verità e interpretazione, Milano, Mursia); “L'esperienza artistica, Milano, Marzorati,  Schelling, in Grande antologia filosofica, Milano, Marzorati); “Filosofia, romanzo ed esperienza religiosa, Torino, Einaudi, La filosofia e il problema del male, in Annuario filosofico, Filosofia dell'interpretazione, Torino, Rosenberg); Kierkegaard e Pascal, Sergio Givone, Milano, Mursia); “Filosofia della libertà, Genova, Melangolo); Ontologia della libertà. Il male e la sofferenza, Torino, Einaudi. Le "Opere complete" sono pubblicate a cura del "Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson", Mursia, Milano.  Interviste principali Se muore il Dio della filosofia, Ciro Sbailò, “Il Sabato”, anno Io, filosofo della libertà, Roberto Righetto, “Avvenire” Mario Perniola, "Un'estetica dell'eccesso: Luigi Pareyson", in Rivista di Estetica, Alberto Rosso, Ermeneutica come ontologia della libertà. Studio sulla teoria dell'interpretazione di Luigi Pareyson, Milano, Vita e Pensiero, Francesco Russo, Esistenza e libertà. Il pensiero di Luigi Pareyson, Roma, A. Armando Editore, Furnari, I sentieri della libertà. Milano, Guerini e associati, Chiara, L'iniziativa. Genova, il melangolo, Ciglia, Ermeneutica e libertà, Roma, Bulzoni Editore, Tomatis, Ontologia del male, Roma, Città Nuova Editrice, Ciancio, L’esistenzialismo, Milano, Mursia Editore, FTomatis,  pareysoniana, Torino, Trauben Edizioni, Les Cent du Millénaire, Aosta, Counseil régional de la Vallée d'Aoste & Musumeci Éditeur, Ermenegildo Conti, La verità nell'interpretazione. L'ontologia ermeneutica, Torino, Trauben Edizioni,  Pareyson. Vita, filosofia,, Brescia, Editrice Morcelliana,  Musaio, Interpretare la persona. Sollecitazioni. Brescia, Editrice La Scuola, Palma Sgreccia, Una filosofia della libertà e della sofferenza, Milano, Vita e Pensiero, Paolo Diego Bubbio, Piero Coda, L'esistenza e il logos. Filosofia, esperienza religiosa, rivelazione, Roma, Città Nuova Editrice, Gianpaolo Bartoli, Filosofia del diritto come ontologia della libertà. Formatività giuridica e personalità della relazione, Roma, Nuova Cultura, Santi Lo Giudice, "Verità e interpretazione,” Atti dell'Accademia peloritana dei Pericolanti, TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.  Opere openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Dizionario di filosofia Centro studi filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" Pubblicazioni e  critica Centro studi filosofico-religiosi orino. vita e pensiero Gianmario Lucini, sito "filosofico.net". Pareyson. Keywords: implicare ed interpretare, “Liberalismo, risorgimento, fascismo” – la filosofia politica fascista, la morale fascista, Pareyson e Gentile, fascismo, I saggi anonimi di Pareyson, ‘Liberalismo, risorgimento, fascismo’ ----  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pareyson” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740386631/in/datetaken/

 

Grice e Parinetto – implicatura ed alchimia – la bucca del culo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo. Grice: “Parinetto implicates, “Are witches women?” “Sono donne le streghe?” Grice: “The question may be rhetorical but it ain’t – since Italian allows for “lo strego,” and “lo stregone.”” Ha insegnato a Milano. Nella sua opera convergono tanto lo studio delle filosofie orientali (fu traduttore del Tao Te Ching di Lao Tzu) che influenze di pensatori sia classici, come (Eraclito, Nietzsche e Marx), sia contemporanei della filosofia occidentale, quali Deleuze e Guattari. È considerato uno degli interpreti eterodossi del marxismo. Particolarmente importanti sono state le sue analisi sulle persecuzioni dei movimenti ereticali e sulla stregoneria, nella cui repressione legge il tentativo di annichilimento di qualsiasi diversità sociale da parte del potere (non solo religioso ma anche economico e culturale). Ha contribuito, spesso, con queste sue analisi, alla comprensione dell'emarginazione di tutte le istanze sociali e culturali minoritarie, non solo del passato ma anche contemporanee. Altro tema centrale dell'opera è l'alchimia, intesa come sapere contrapposto alla scienza moderna e volto alla trasformazione dell'umano anziché del sociale. Ha anche una profonda cultura musicale, tanto da essere stato collaboratore di “L'Eco di Brescia” come recensionista. Fu anche collaboratore del periodico La Verità (organo della federazione bresciana del PCI).  È in via di costruzione, presso la biblioteca di Chiari, la Fondazione Parinetto, che raccoglie la sua vasta produzione. Saggi: “Alchimia e utopia, Pellicani” (Mimesis); “Corpo e rivoluzione in Marx, Moizzi-contemporanea, Faust e Marx, Pellicani” (Mimesis); “Gettare” (Mimesis); I Lumi e le streghe, Colibrì, “Marx: sulla religione, La nuova Italia, “ Il ritorno del diavolo” (Mimesis,” La rivolta del diavolo: Lutero, Müntzer e la rivolta dei contadini in Germania, Rusconi); “La traversata delle streghe nei nomi e nei luoghi e altri saggi, Colobrì, “Magia e ragione” Nuova Italia,  Marx diverso perverso, Unicopli, Marx e Shylock, Unicopli, Né dio né capitale” (Contemporanea, “Nostra signora dialettica” Pellicani,  Processo e morte di Bruno: i documenti, con un saggio, Rusconi, Solilunio: erano donne le streghe?, Pellicani, Sulla religione, Nuova Italia, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei diversi, Rusconi. Curatele e traduzioni Jakob Böhme, La vita sovrasensibile. Dialogo tra un maestro e un discepolo, Mimesis, Giordano Bruno, La magia e le ligature, Mimesis, Niccolò Cusano, Il Dio nascosto, Mimesis, Dickinson, Dietro la porta, 237 liriche scelte, Rusconi, Eraclito, Fuoco non fuoco, tutti i frammenti,  Mimesis,  Rime sulla morte, Mimesis, Hegel e Hölderlin, Eleusis, carteggio, Mimesis); Il teatro della verità. Massoneria, Utopia, Verità, Mimesis, Angelus Silesius, L'altro io di dio, Mimesis,  La via in cammino: Tao Te Ching, Edizioni La vita (Felice, Milano); Voltaire, Stupidità del cristianesimo, Stampa Alternativa, Vedi per esempio Una polemica sulle streghe in Italia, riferimenti in.  Vedi per esempio la recensione a I Lumi e le streghe  Vedi di Renzo Baldo  Cfr. Fondazione Luigi Micheletti Catalogo Emeroteca, su //musil.bs. Movimenti ereticali medievali Stregoneria. Biografia da Nicoletta poidimani  Biografia da zam, su zam. Una polemica sulle streghe in Italia --  nel sito della ARFISAssociazione per Ricerca e Insegnamento di Filosofia e Storia. Parinetto. Keywords: etymologia araba d’alchimia, processo e morte di Bruno, massoneria, eretico, alienazione, la bucca del culo, anale, analita, il falo, il pene, quando l’ano appare (da fece) – metafora – da fece in vece del falo, Bruno, de magia, trattati di magia, processi a Bruno, gl’antichi romani, I corpo e la revoluzione fascista – il veintennio fascista e l’analita -- Refs.: “Grice e Parinetto” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740588353/in/datetaken/

 

Grice e Parisio – L’implicatura di Cicerone – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Figline Vegliaturo). Filosofo.: Grice: “I like Parisio; he focused on rhetoric, as every philosopher should!” Come molti filosofi italiani senza titolo nobiliario, ha una vita errabonda. Dopo aver fatto un viaggio di studio a Corfù, ritorna in patria dove apre una scuola. Si trasfere a Napoli dove ottenne cariche e favori dal re Ferrandino. Risiede per qualche tempo a Roma per poi trasferirsi a Milano dove sposa la figlia del filosofo Demetrio Calcondila. Dopo aver abitato a Vicenza, Padova e Venezia, torna a Cosenza, dove fonda l'Accademia Cosentina. Recatosi a Roma, invitato daLeone X, vi insegna sia eloquenza nell'Accademia Pomponiana che latino nell'archiginnasio. Rimame a Roma fino alla morte di Leone X,  dopo di che ritorna definitivamente a Cosenza. Saggi: Q. Horatii Flacci Ars poetica, cum trium doctissimorum commentariis”; “Acronis, Porphyrionis. Adiectae sunt praeterea doctissimae Glareani adnotationes. Lugduni veneo: a Philippo Rhomano); Q. Horatii Flacci Omnia poemata cum ratione carminum, et argumentis vbique insertis, interpretibus Acrone, Porphyrione, Antonio Mancinello, necnon Iodoco Badio Ascensio viris eruditissimis. Scoliisque Angeli Politiani, M. Antonii Sabellici, Ludouici Coelij Rhodigini, Baptistae Pij, Petri Criniti, Aldi Manutij, Matthaei Bonfinis et Iacobi Bononiensis nuper adiunctis. His nos praeterea annotationes doctissimorum Antonij Thylesij Cosentini, Francesci Robortelli Vtinensis, atque Henrici Glareani apprime vtiles addidimus; Nicolai Perotti Sipontini libellus de metris Odarum, Auctoris vita ex Petro Crinito Florentino. Quae omnia longe politius, ac diligentius, quam hactenus excusa in lucem prodeunt; “Index copiosissimus omnium vocabulorum, quae in toto opere animaduersione digna visa sunt, Venetiis: apud haeredes Ioannis Mariae Bonelli, Claudius Claudianus, Claudianus De raptu Proserpinae: omni cura ac diligentia nuper impressus: in quo multa: quae in aliis hactenus deerant: ad studiosorum utilitatem: addita sunt: opus me Hercle aureum: ac omnibus expetendum, Venezia: Albertino da Lessona, Bernardino Viani e Giovanni Rosso, Clausulae, Ciceronis ex epistolis excerptae familiaribus: ac in sua genera miro ordine digestae: plenae frugis: & ad perducendos ad elegantiam stili pueros vtillimae. et recensuit & approbauit, Vicentiae: per Henricum & Io. Mariam eius. F. librarios, Valerii Maximi Priscorum exemplorum libri nouem: diligenti castigatione emendati: aptissimisque figuris exculti: cum laudatis Oliverii ac Theophili commentariis: Hermolai Barbari: Georgii Merulae: Mar. Antonii Sabellici: Raphaelis Rhegii: multorumque praeterea nouis obseruationibus: indiceque mirifico per ordinem literarum: ad inveniendas historias nuper excogitato: alteroque in usum grammaticorum ad vocabula rerumque cognitionem” (Venezia,  per Bartholomeum de Zanis de Portesio); “Habes in hoc volumine lector optime diuina Lactantii Firmiani opera nuper accuratissime castigata: graeco integro adiuncto:... Eiusdem Epitome. Carmen de Phoenice. Carmen de Resur. Domini. Habes etiam Ioan. Chry. de Eucha. quandam expositionem & in eandem materiam Lau. Vall. sermonem. habes Phi. adhorationem ad Theodo. & adversus gentes Tertul. Apologeticum, Venetiis: arte & impensis Ioannis Tacuini fuit impressum,); “Retoricae breviarium ab optimis utriusque linguae auctoribus excerptum”; “Liber de rebus per epistolam quaesitis. Henr. Stephani Tetrastichon de hoc Iani Parrhasij alijsque quibus poetas illustrauit libris... Adiuncta est Francisci Campani Quaestio Virgiliana” (excudebat Henricus Stephanus, illustris viri Huldrichi Fuggeri typographus, Davide Andreotti, Storia dei cosentini” (Napoli, Marchese); Ugo Lepore, «Per la biografia’ Biblion,  Francesco D'Episcopo, Fondatore dell'Accademia Cosentina, Cosenza: Pellegrini, A. Frugiuele, Dubbi ed ipotesi sui suoi natali, in Il Letterato: rassegna di letteratura, arte, scuola fondata e diretta da L. Pellegrini, Accademia Cosentina Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Indice. A quibus primumd C inventa rhetorica et celebrata; qualis primu apud athenienses e!o^ quentia e usus ac stadium; quale primu apud romanos; quid sit rhetorica, quid inter rhetorica et Dialc<fh*«» AnFSietoricaiitars, quod utilis sit rhetorica; Sit 'nc ars necessaria; Quae praeftarc oporteat rhetorica; Qualeseifedel eant Rhetoriesecan didati* Quae fdre eos oporteat* ti»it; quod sit officium rhetoricae; quidintero fficiumdC finem; quis rhetoricae finis; quae materia; De ciuilib * quadfaonibus, SC earuhi generibius; De circunftanda quaefacithypOi» , thefim; De tribus generibus caufar; partes Rhetoricae qumqi; Demuenrione. Zo; Qufcotrouerfiaenoconfidat zi^4z Dcconftitutionc* zz»4^ Quotfintcoftiturioncs,etquf; Deftatucomecdurah» Dedatudeiinitiuo. De datu generali Dedatutranflariuo Ex plurib conditutionibus quomcH do prmdpalequisinuemat Quae caufa dmplexfit iuneda^ quae con^ zp.do De quaedione, ratione, iudicatione &nrmamento, partes orationis; De genere deliberativo; Genus Demondratiuunit; Genus ludiciale. Figlio da Tommaso, giureconsulto e consigliere del Senato napoletano, e Pellegrina Poerio. Ha come primo maestro Pedacio, che lo avvia alla conoscenza del latino. Si trasfere a Lecce, dove il padre e stato nominato governatore, e intraprese lo studio del greco sotto la guida di S. Stiso. Si reca Corfù per frequentare la scuola di G. Mosco, dove perfeziona la conoscenza del greco. Rientrato a Cosenza, frequenta le lezioni di T. Acciarini. Ha certamente una formazione giuridica, sollecitata dal padre, di cui resta traccia nel “Vocabularium legale” (Napoli, Biblioteca nazionale), un elenco alfabetico di quesiti giuridici tratti dai giureconsulti antichi. Ma l’interesse per il diritto e le istituzioni politiche antiche deriva a Parisio anche dalla frequentazione di Pucci, allievo di Poliziano a Firenze, attivo a Napoli. Si trasfere a Napoli ma i suoi contatti con Pucci e con l’ambiente culturale napoletano risalivano a qualche anno prima. Invitato a tenere lezioni sulle “Silvae” di Stazio e nell’occasione pronuncia l’orazione “Ad patricios neapolitanos”, nella quale elogia G. Pontano. Alla frequentazione dell’ambiente pontaniano risale probabilmente l’adozione del nome latino Aulus Ianus Parrhasius.  Nominato da Ferdinando I d’Aragona maestro di camera e ricoprì incarichi nella cittadina calabrese di Taverna e a Lecce. E in rapporti di amicizia con Ferdinando II (Ferrandino), come evidenziano una lettera a lui indirizzata e l’epicedio in versi per la morte della madre, Ippolita Maria Sforza. È probabile che segue Ferrandino nella fuga da Napoli occupata da Carlo VIII ( e poi nella riconquista del Regno. Dopo la morte di Ferrandino e la salita al trono di Federico I si trova coinvolto in intrighi di corte e prefere abbandonare Napoli per trasferirsi a Roma. Arrivato a Roma  segue le ultime lezioni di P. Leto e si lega a T. Inghirami, che gli fa assegnare l’insegnamento di oratoria nello studio romano. In seguito all’uccisione di due suoi allievi, implicati nelle trame che accompagnarono il pontificato di Alessandro VI, decide di abbandonare Roma e di trasferirsi a Milano.  Nella città lombarda trova alloggio e occupazione nella scuola di A.  Minuziano. Collabora ad alcune edizioni date alle stampe da Minuziano e scrisse epigrammi contro due suoi avversari, G. Ferrari, docente di eloquenza nella scuola milanese, e il corso Damiano Nauta. Si trasfere presso C. Cotta, che gli dette l’opportunità di aprire una scuola propria e che forma con lui un sodalizio editoriale. L’allontanamento da Minuziano provoca polemiche e scambi d’accuse, di cui danno testimonianza le tre orazioni di Parisio in Alexandrum Minutianum. Sposa Teodora Calcondila, figlia dell’ateniese Demetrio, che insegna greco a Milano. Furono allievi di Parisio a Milano, oltre a Cotta, anche il figlio di Demetrio, Teofilo, A. Alciato, P. Giovio (che scrive su biografia nei suoi Elogia) e il figlio di E. Poncher, vescovo parigino all’epoca presidente del Senato milanese. Fu grazie a Poncher che ottenne la cattedra di eloquenza lasciata vacante da Ferrari, fuggito da Milano dopo la caduta di Ludovico. La polemica con Minuziano, dopo una temporanea ri-conciliazione, si riaccese in un contesto politico meno favorevole a lui, in seguito alla sostituzione del Poncher con J. Charles. A quest’ultimo Minuziano dedica l’edizione liviana data alle stampe,  per la quale Parision accusa l’avversario di aver plagiato le proprie lezioni su questo autore. La polemica degenera in una campagna denigratoria nella quale Minuziano e affiancato da Ferrari,rientrato a Milano, Nauta e R. Panato da Lodi. Replica sotto lo pseudonimo di Furius Vallus Echinate in un opuscolo stampato a Legnano da G. Giacomo assieme con la ri-edizione del commento a Claudiano. Oggetto anche di un’aggressione fisica accetta l’offerta di G. Trissino, allievo di Calcondila e si trasfere a Vicenza. Pubblica numerosi saggi: il commento al De raptu Prosperpinae di Claudiano; i carmi di Prudenzio e il Carmen Paschale di Sedulio (ambedue nella tipografia di Guillaume la Signere e con il contributo della famiglia Cotta). Ancora presso Scinzenzeler e con una prefazione di C. Cotta, il “De viris illustribus urbis Romae”, una delle compilazioni tardo-antiche trasmesse sotto il nome di Aurelio Vittore, che attribue a Cornelio Nepote (nello stesso anno Minuziano pubblica lo stesso testo fra le opere di Svetonio); il “Libellus de regionibus urbis Romae” (tip. Scinzenzeler), una versione interpolata della “Notitia regionum urbis Romae” che attribusce a un inesistente Publio Vittore. Le iniziative editoriali sono accompagnate dalla ricerca di codici antichi: nell’edizione di Sedulio dichiara di aver utilizzato un antico codice scoperto in un monastero. A un codice di Parisio fa riferimento T. Calcondila nell’edizione di Valerio Massimo a Legnano da G. Giacomo con commenti dello stesso Parisio e di altri. Riusce a impadronirsi anche di alcuni dei manoscritti bobbiesi scoperti da G. Merula e attualmente nella Biblioteca nazionale di Napoli: i codici Lat. 1 e 2 utilizzati per le edizioni di testi grammaticali di Probo e altri autori pubblicate a Milano da Scinzenzeler e Vicenza  da Zeno), e il IV.A.8 contenente l’“Ars grammatica” di Carisio, pubblicata da P. Ciminio (Napoli, G. Sultzbach). I tre codici sono custoditi nella Biblioteca nazionale di Napoli. L’attività editoriale prosegue a Vicenza, con la collaborazione della tipografia dei Ca’ Zeno. Pubblica una raccolta di clausule ciceroniane tratte dalle familiari, un manuale di retorica e la citata raccolta grammaticale. Non fa in tempo a pubblicare il “De rebus per epistolam quaesitis”, una raccolta di notazioni filologiche in forma epistolare incominciata a Milano e a cui dette forma editoriale a Vicenza. Il suo nome si legge anche nell’edizione di Lattanzio stampata a Venezia da G. Tacuino, ma non è chiaro se egli abbia realmente contributo a questa edizione. Le sue note ai primi due libri dell’ “Eneide” sono inclusi nell’edizione virgiliana stampata nel a Milano da Scinzenzeler.  Arrivato a Vicenza pronuncia “Ad municipium Vicentinum” e tenne corsi fino all’anno successivo. E ad Abano, per curare la podagra di cui soffriva. In seguito alle vicende seguite alla sconfitta di Venezia ad Agnadello si trasfere dapprima a Padova e poi Venezia, ospite da L. Michiel. Vaglia la proposta di insegnamento offertagli dalla città di Lucca, ma qualche mese dopo preferì abbandonare Venezia per la Calabria, dove arriva nel giugno dopo una sosta di alcuni mesi a Napoli, dove e accolto da A. Seripando e da altri sodali dell’Accademia Pontaniana. All’attività svolta a Cosenza viene fatta risalire quella che in seguito verrà denominata l’Accademia cosentina. Insegna ad Aiello, quale precettore dei figli del conte Antonino Siscari. Nella scuola di Taverna tenne corsi su Plauto e sui grammatici. E a Pietramala, dove apprese dal cognato Basilio Calcondila che Leone X gli assegna un incarico di insegnamento presso lo Studio romano (oltre a Calcondila, l’incarico era stato raccomandato al pontefice da Fedra Inghirami e Giano Lascari).  Arrivato a Roma  tenne i corsi. Ottenne da Leone X la dispensa dall’insegnamento e una pensione. Progetta di trasferirsi a Napoli, grazie a un legato del cardinale Luigi d’Aragona, ma le precarie condizioni di salute lo indussero a raggiungere Cosenza, dove muore. Oltre all’edizione carisiana di P. Ciminio, anche altri pubblicarono inediti di Parisio. Suo figlio da alle stampe a Napoli le lettere inviategli dal maestro, ma la stampa è attualmente irreperibile. Ne resta una copia manoscritta nel codice XXVIII.1.62 della Biblioteca dei girolamini di Napoli. Il cosentino B. Martirano pubblica a Napoli (G. Sultzbach) il suo commento all’Ars poetica di Orazio. Il “De rebus per epistolam quaesitis” e pubblicato da H. Estienne II, che nella prefazione lo presenta come il maggiore umanista della recente generazione (un giudizio ripetuto ancora da Sabbadini). Vennero date alle stampe anche le sue esegesi alle Heroides (Venezia, G. Tacuino) e le Metamorfosi di Ovidio e la “Pro Milone” di CICERONE. Lascia in eredità ad A. Seripando l’ingente biblioteca raccolta negli anni precedenti: essa contava, nell’inventario redatto dopo la morte, 567 fra codici e libri, molti con annotazioni dell’umanista. Seripando li lascia in eredità al fratello, il cardinale Girolamo. La biblioteca passa poi al convento napoletano di S. Giovanni in Carbonara, subendo perdite e dispersioni. Il nucleo più consistente è conservato nella Biblioteca nazionale di Napoli. Parte degli inediti parisiani (lettere, orazioni, prolusioni) sono stati pubblicato da Iannelli, Lo Parco, e in studi più recenti. Il De rebus per epistolam quaesitis, a cura di L. Ferreri, Roma. Fonti e Bibl.: C. Iannelli, De vita et scriptis Auli Iani Parrhasii Commentarius, Napoli; F. Lo Parco, Aulo Giano Parrasio. Studio biografico-critico, Vasto; R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne’ secoli XIV e XV, Firenze 1905, passim; F. Lo Parco, Aulo Giano Parrasio e Andrea Alciato, in Archivio storico lombardo; Due orazioni nuziali inedite, Messina; U. Lepore, Per la biografia, Biblion; M. Ferrari, Le scoperte a Bobbio in Italia medievale e umanistica,  M. Manfredini, L’inventario della sua biblioteca,  in Rendiconti dell’Accademia di Architettura, lettere e belle arti di Napoli; C. Tristano, La biblioteca di un umanista calabrese, Manziana ,  M. Lauletta, Un inedito: la Praefatio in Flaccum, in AION, Sezione filologico letteraria; L. Munzi, Prassi didattica e critica del testo in alcune prolusioni inedite, in Studi umanistici piceni, Parrhasiana, I, a cura di L. Gualdo Rosa et al., Napoli, Parrhasiana, II, a cura di G. Abbamonte et al., in AION, Sezione filologico letteraria, XXIV, M. Paladini, Appunti su Parrasio maestro, in Vichiana, Parrhasiana, III, a cura di G. Abbamonte et al., in AION, Sezione filologico letteraria, D. Pattini, Preliminari per un’edizione del commento di A. G. Parrasio alla Poetica di Orazio in Filologia e critica, L. Ferreri, L’influenza di F. Pucci nella sua formazione in Valla a Napoli, a cura di M. Santoro, Pisa-Roma. Aulius Ianus Parrhasius. Aulio Giano Parrasio. Parisio. Keywords: implicatura, implicatura retorica, Cicerone, filosofia italiana, gl’antichi romani, Livio, Catullo, Orazio, Cicerone, Stazio, l’oratoria, il gusto per l’antico in Italia. PARRHASIANA, Vico, Sabbaldini sull’importanza da Parisio, grammatica speculativa, grammatica modista, ars grammatica, probo, la grammatica, la dialettica e la retorica --.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parisio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691307311/in/photolist-2mKMsLp

 

Grice e Parrini – implicare, interpretare – filosofia italiana – Luigi Speranza (Castel’Azzara). Filosofo. Grice: “Italians are supposed to be non mainstream and go ‘off the beaten road’ – Parrini proves they shouldn’t!” Professore a Firenze, membro di svariate istituzioni scientifiche internazionali e del comitato scientifico di alcune riviste filosofiche italiane e straniere e condirettore della collana "Epistemologica" pubblicata dall'editore Guerini e associati, fu segretario nazionale del Comitato dei dottorati di ricerca in Filosofia, nonché Presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica. Fu invitato a tenere lezioni e conferenze in Italia, in vari paesi europei, in Argentina e negli Stati Uniti d'America. Insieme a Roberta Lanfredini organizzò un Corso di perfezionamento in Epistemologia generale e applicata che si tiene, con cadenza biennale, a 'Firenze. Si occupò di filosofia analitica contemporanea, dell'epistemologia di Kant e di Husserl, di vari aspetti del pensiero scientifico e epistemologico del XIX e del XX secolo, della filosofia italiana del Novecento. Sin dai primi lavori ha sviluppato una nuova interpretazione del positivismo logico e dei suoi rapporti con il convenzionalismo e la filosofia kantiana la quale, in seguito, ha trovato ampia conferma a livello internazionale. In campo epistemologico, i suoi maggiori interessi vanno al tema del realismo, alla problematica della conoscenza a priori, alla giustificazione epistemica e alla metodologia della ricerca storico-filosofica. Nel volume Conoscenza e realtà avanzò una prospettiva filosofica cui dette il nome di "filosofia positiva" e della quale sviluppò le implicazioni circa i rapporti con l'ermeneutica, lo statuto epistemologico della logica e la natura della verità. Lasciò più di un centinaio di pubblicazioni. Saggi: “Linguaggio e teoria: analisi filosofica” (Nuova Italia, Firenze); “Una filosofia senza domma: materiali per un bilancio dell'empirismo,” – Grice: “I can’t see why Parrini is afraid of a dogma; Strawson and I loved them – and he knows it – he totally misunderstands us when he thinks we are into ‘reductionism’! But at least he cares to call me Herbert, as I never myself did! Don’t Italians know abbreviations?! H. P.!” – “In difesa di un domma” -- Mulino, Bologna, “Empirismo logico e convenzionalismo,” (Angeli, Milano); “Conoscenza e realtà: positivismo” (Laterza, Roma-Bari); “Dimensioni della filosofia. Filosofia in età antica – antica filosofia italica (Mndadori, Milano); “L'empirismo logico, Carocci, Roma); “Filosofia e scienza nell'Italia del Novecento. Figure, correnti, battaglie” (Guerini, Milano) – Grice: “Gentile was right when he distinguished between classical liceo and the rest! We don’t need no scientific education, we don’t need no thought control!” – “Fare filosofia, oggi” (Carocci, Roma). Note  "lanazione",  Scheda docente presso il Dipartimento di filosofia dell'Università degli Studi di Firenze, su philos.unifi. Paolo Parrini in SWIFSito web italiano per la filosofia, su lgxserver.uniba.Lo studio del riferimento in W. V. Quine, “Rivista di filosofia” Da Quine a Katz, I, “Rivista critica di storia della filosofia” [= Rcsf], "Vero" come espressione descrittiva, Rf, Da Quine a Katz, II, Rcsf, Di alcuni problemi di filosofia della logica, Rf, Recensione di R. G. Colodny, The Nature and Function of Scientific Theories. Essays in Contemporary Science and Philosophy (Pittsburgh, 1970), Rcsf, Recensione di M. Serres, Le Système de Leibniz et ses modale mathèmatiques, 2 voll. (Paris, 1968), Rcsf, Recensione di N. Rescher, Essays in Philosophical Analysis (Pittsburgh), Rcsf, 2 Recensione di E. P. Papanoutsos, The Foundations of Knowledge (English edition with an Introduction of J. P. Anton, New York, 1968), Rcsf,  Il carattere dei giudizi esistenziali e alcuni problemi dell'empirismo, in Atti del XXIV Congresso Nazionale di Filosofia: Bilancio dell'empirismo contemporaneo, Roma, Società Filosofica Italiana: Recensione di M. Bunge (ed.), Exact Philosophy. Problems, Tools and Goals (Dordrecht, 1973), Rcsf, Sulla traduzione italiana di "The Development of Logic" di W. C. Kneale e M. Kneale, Rcsf,  Linguaggio e teoria. Due saggi di analisi filosofica, Firenze, La Nuova Italia, Per un bilancio dell'empirismo contemporaneo: contributo alla storia del positivismo logico, Rcsf, 31: 193-239 (reworked version in 8001)  1977  7701– Edizione, con Introduzione, di A. N. Whitehead e B. Russell, Introduzione ai "Principia Mathematica", Firenze, La Nuova Italia  Recensione di K. R. Popper, Objective Knowledge. An Evolutionary Approach (Oxford), Rcsf, Recensione di J. Danek, Les Projets de Leibniz et de Bolzano: deux sources de la logique contemporaine (Laval, Quèbec), Rcsf, Le rivoluzioni scientifiche, nella serie radiofonica a c. di Paolo Rossi "Storia delle idee", Rai 3, Scienza e filosofia nell'Ottocento: la scoperta del concetto di energia, nella serie radiofonica a c. di Paolo Rossi "La scienza e le idee", Rai  Recensione di W. V. Quine, I modi del paradosso e altri saggi (Milano, 1976), Rcsf, Filosofia e scienza nella cultura tedesca del Novecento, in Storia della filosofia, diretta da M. Dal Pra, vol. X: La filosofia contemporanea: il Novecento, Milano, Vallardi: 2Materialismo e dialettica in L. Geymonat (in collaborazione con M. Mugnai), Rf,  – Linguistica generativa, comportamentismo, empirismo,"Studi di grammatica italiana", Tutte le parole per definire la realtà (a proposito del Convegno fiorentino I livelli della realtà), "L'Unità", Fisica e geometria dall' Ottocento ad oggi [Antologia di testi introdotti e commentati], Torino, Loescher: Analiticità e teoria verificazionale del significato in Calderoni, Rcsf, Una filosofia senza dogmi. Materiali per unbilancio dell'empirismo contemporaneo, Bologna, il Mulino  Introduzione a W. V. Quine, Logica e grammatica, Milano, Il Saggiatore: Scienza, vita e valori (con lettura di testi di A. Huxley e brani dal Quartetto per archi n. 15, op. 132 di L. van Beethoven) per la serie radiofonica a c. di Massimo Piattelli Palmarini, Rai 3, Lettera di risposta a M. Pera, Rovesciando si impara . "L'Espresso",  – Scienza e filosofia: diamo a ciascuno il suo, “La Stampa”. Recensione di R. S. Cohen, P. K. Feyerabend, M. W. Wartofsky (eds.), Essays in Memory of Imre Lakatos(Dordrecht, 1976), Rscf, Recensione di R. Harrè Introduzione alla logica delle scienze (Firenze), Rcsf,  Recensione di S. Lunghi, Introduzione al pensiero di K. Popper (Firenze), Rcsf, Empirismo logico e convenzionalismo, Milano, F. Angeli  Edizione, con Introduzione, di H. Reichenbach, Relatività e conoscenza a priori, Bari, Laterza, Popper indeterminista (Recensione di K. R. Popper, Poscritto alla logica della scoperta scientifica, Milano, 1984, 3 voll.), “L'Indice [dei libri del mese]”, Edizione, con Introduzione, di H. Reichenbach, Da Copernico a Einstein, Bari, Laterza:  Recensione di T. Nickles, Scientific Discovery, Logic and Rationality e Scientific Discovery. Case Studies (Dordrecht), Rsf [= Rivista di storia della filosofia; già Rcsf], L’ultimo Preti e i suoi corsi universitari, "Quaderni dell'Antologia Vieusseux", Empirismo logico, kantismo e convenzionalismo, "Paradigmi", Edizione, con Introduzione, di M. Schlick, Forma e contenuto, Torino, Boringhieri, Recensione di A. J. Baker, Australian Realism. The Systematic Philosophy of John Anderson (Cambridge, 1986), Rsf, L'antidoto degli elettroni (Recensione di I. Hacking, Conoscere e sperimentare, Bari), "L'Indice", Preti teorico della conoscenza, Annali del Dipartimento di Filosofia dell'Università di Firenze,  (anche in Il pensiero di Giulio Preti nella cultura filosofica del Novecento, a c. di F. Minazzi, Milano, Angeli: Filosofia italiana e neopositivismo, Rf,  (also in Filosofia italiana e filosofie straniere nel dopoguerra, a c. di P. Rossi e C. A. Viano, Bologna, il Mulino: Vogliamo le prove (Recensione di A. Grünbaum, I fondamenti della psicoanalisi, Milano, 1988), "L'Indice" La psicoanalisi nella filosofia della scienza, Rsf, A ciascuno il suo sombrero (Recensione di P. [Paolo] Rossi, Paragone degli ingegni moderni e postmoderni, Bologna), "L'Indice", Sulla teoria kantiana della conoscenza: verità, forma, materia, in Kant, Bologna, Zanichelli, Tra empirismo e kantismo (recensione di G. Preti, Lezioni di filosofia della scienza, Milano, 1990, e P. L. Lecis, Filosofia, scienza, valori. Il trascendentalismo critico di G. Preti, Napoli,1990), "L'Indice", Induzione, realismo e analisi filosofica, Rsf, Ancora su filosofia e storia della filosofia, Rsf, Scienza e filosofia, Parte Quinta della Storia della filosofiadiretta da Mario Dal Pra, vol. X: La filosofia nella prima metà del Novecento, II edizione, Padova, Piccin Nuova Libraria: cap. XIII: Scienza e Filosofia nella cultura tedesca,  Empirismo logico e filosofia della scienza: Con Carnap oltre Carnap. Realismo e strumentalismo tra scienza e metafisica, Rf, Nota introduttiva a Evert W. Beth, Sulla distinzione kantiana tra giudizi sintetici e giudizi analitici, "Iride", Recensione di N-E. Sahlin, The Philosophy of F. P. Ramsey(Cambridge, 1990), Rsf, Il pensiero peregrinante di un monaco mancato (recensione di J-F. Lyotard, Peregrinazioni. Legge, forma, evento, Bologna), "L'Indice", Ma Madonna non è Kant (a proposito del Convegno del Centro fiorentino di Storia e Filosofia della scienza “Kant e l'epistemologia contemporanea”,"Il Sole 24 Ore", Origini e sviluppi dell'empirismo logico nei suoi rapporticon la filosofia continentale. Alcuni testi inedita; Presentazione di R. Lanfredini, Husserl. La teoria dell'intenzionalità. Atto, contenuto, oggetto, Bari, Laterza: ix-xiii     9405 – Reichenbach, la teoria della relatività e la problematica dell'a priori (giugno 1990), in Dagli atomi di elettricità alle particelle atomiche. Problemi di storia e filosofia della fisica tra Ottocento e Novecento, a c. di S. Petruccioli, "Lezioni Galileiane", vol. IV, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, Conoscenza e realtà. Saggio di filosofia positiva, Bari, Laterza, L'insegnamento medio della filosofia in Italia. Alcune considerazioni scientifico-culturali, Rsf, 5 Intervento/intervista sull'insegnamento della filosofia nella Scuola media superiore, "Corriere della Sera", Intervento/intervista sul X Congresso Internazionale  della Union of History and Philosophy of Science, F. Bordogna, Neopositivisti rivalutati al congresso, "il Sole-24 Ore",  Filosofi, vi esorto alla Bosnia, "L'Indice", Mito e scienza in Ernst Cassirer. Considerazioni introduttive, in Mito e scienza in Ernst Cassirer, a c. di P. Parrini, in “Annali del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze”, Perchè è scorretto (moralmente) dire che è uno di noi[Intervento sul Documento del Comitato nazionale di bioetica sulla sperimentazione sull'embrione], "il Sole 24 Ore", Con i “continentali” il dialogo è aperto, “il Sole 24 Ore”,Filosofia e storia della filosofia, in Filosofia analitica oggi, “Informazione filosofica”, Le origini dell’epistemologia, in Storia della filosofia, a c. diP. [Pietro] Rossi e C. A. Viano, L’Ottocento, Bari,Laterza: 570-82     9703 – Immanenzgedanken e conoscenza come unificazione. Filosofia scientifica e filosofia della scienza, Rsf, Realismo, scetticismo e analisi filosofica [Risposta a P. Leonardi], “Paradigmi”, Intervento in “Il documento dei Quaranta”: risposte e considerazioni, “L’informazione filosofica”, Per un sapere senza assoluti [su Otto Neurath], “il Sole 24 Ore”, La mia terza via nella ragnatela di concetti e credenze, “Letture”, Presentazione e Curatela con Rosaria Egidi diForme di argomentazione razionale, “Paradigmi”, Ermeneutica ed epistemologia, “Paradigmi”, Presentazione e Curatela con D. Marconi e M. Di Francesco, Filosofia analitica 1996-1998. Prospettive teoriche e revisioni storiografiche, Milano, Guerini, Dell'incertezza, ovvero del "non raccapezzarsi" [su S. Veca, Dell'incertezza. Tre meditazioni filosofiche, Milano, 1997], "Iride", Sull'insegnamento della filosofia nella scuola media superiore riformata, Rsf, Aggiornamento delle voci Causalità, Convenzionalismo, Teoria scientifica, Verità, Dizionario di Filosofia, di N. Abbagnano, terza edizione aggiornata e ampliata da G. Fornero, Torino, Pomba, Io difendo gli epistemologi, "Letture", Sulle vedute epistemologiche di Enriques (e di Croce), Rsf, Una risposta laica alla fine degli assoluti [Intervento nel dibattito sul nichilismo], "il Sole 24 Ore",  La filosofia è ancora motore di progresso [Intervento nel dibattito sulla riforma dell'università], "il Sole 24 Ore", Filosofia delle occasioni mancate [Intervento nel dibattito sulla riforma dell'università], "il Sole 24 Ore", Il conoscere tra filosofia e scienza, in Atlante del Novecento, 3 voll., con la direzione di L. Gallino, M. L. Salvadori, G. Vattimo, Torino, Pomba, Vol. III: Il declino delle certezze. Un secolo e le sue immagini: Metafisica e filosofia analitica, in Annuario di filosofia 2000: Corpo e anima. Necessità della metafisica, Milano, Mondadori: Ancora sul convegno fiorentino della SFI, Lettera alla Rst, Crisi del fondazionalismo, giustificazione epistemica e natura della filosofia, "Iride" La 'terza via' della filosofia positiva, in AA. VV., La navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la 'terza navigazione', Roma, Armando Editore: Internet non è fatto per i ‘verofobi’, "il Sole 24 Ore",  Empirismo logico, tutta un'altra storia, "il Sole 24 Ore", La verità (Discussione di Paolo Parrini e Marco Messeri), "Palomar",  Una risposta laica alla fine degli assoluti, in Nichilismo Relativismo Verità. Un dibattito, a c. di V. Possenti e A. Massarenti, Rubbettino, Soveria Mannelli: Epistemologia, filosofia del linguaggio e analisi filosofica, in La filosofia italiana in discussione, a c. di F. P. Firrao, Milano, Paravia e Bruno Mondadori, Dimensioni scientifiche e filosofiche della conoscenza. Una panoramica introduttiva, in "Annali del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze": Miserie dell'epistemologia italica, in Scienza Dossier, "il Sole 24 Ore",Sapere e interpretare. Per una filosofia e un’oggettività senza fondamenti, Milano, Guerini, Conoscenza e cognizione. Tra filosofia e scienza cognitiva, Milano, Guerini, Il ‘dogma’ dell’analiticità cinquant’anni dopo. Una valutazione epistemologica, in Conoscenza e cognizione, Dimensioni della filosofia, vol. I: Filosofia in età antica, Milano, Mondadori Università (in collaborazione con Simonetta Parrini Ciolli Incompreso, o quasi, dagli Americani [K. R. Popper: “Il più grande epistemologo mai esistito?”], in Karl Popper oggi. A cento anni dalla nascita, “Reset”, L’empirismo logico. Aspetti storici e prospettive teoriche, Roma, Carocci, Popper e Carnap su marxismo e socialismo, “Nuova Civiltà delle Macchine”, Filosofia e scienza in Enriques, “Nuncius. Annali di storia della scienza”, Più realista dell’empirismo [Ricordo di Wesley C. Salmon], "il Sole 24 Ore", Crisi dell’evidenza e verità: due modelli epistemologici a confronto, in La questione della verità. Filosofia, scienze, teologia, a c. di V. Possenti, Roma, Armando: Filosofi italiani allo specchio: Paolo Parrini, “Bollettino della Società Filosofica Italiana”,  Reason and Perception. In Defense of a Non-Linguistic Version of Empiricism, in Logical Empiricism. Historical and Contemporary PerspectivesNota su P. Valore, Due convegni su Giulio Preti a trent’anni dalla scomparsa, Rsf, Il pensiero filosofico di Giulio Preti, ed. by P. Parrini and L. M. Scarantino, Milano, Guerini e Associati: 11-14 (Presentazione by P. Parrini andL. M. Scarantino), Preti filosofo dei valori, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Giulio Preti: ‘A Crossing of the Ways’, in Il pensiero filosofico di Giulio Preti, Il pupazzo di garza: alcune riflessioni epistemologiche, in Il pupazzo di garza, M. Papini e D. Tringali, Firenze, Tra kantismo ed empirismo, in Scienza e conoscenza secondo Kant. Influssi, temi, prospettive, a c. di A. Moretto, Padova, il Poligrafo, Recensione di G. Preti, Écrits philosophiques (Paris), “Les Études philosophiques”, nPreti nella filosofia italiana della seconda metà del Novecento, in Giulio Preti filosofo europeo, a c. di Alberto Peruzzi, Firenze, Leo S. Olschki: L’insegnamento della filosofia tra identità disciplinare e rapporto con gli altri saperi, in Rinnovare la filosofia nella scuola, a c. di L. Handjaras e F. P. Firrao, Firenze, Clinamen: Su alcuni problemi aperti in epistemologia, “Iride”, Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento.Figure, correnti, battaglie, Milano, Guerini A due secoli da Kant: conoscenza, esperienza, metafisica della natura, in Itinerari del criticismo. Due secoli di eredità kantiana, a c. di C. Ferrini, Napoli, Bibliopolis: L’epistemologia di Popper e il “dilemma pascaliano” di Duhem, in Riflessioni critiche su Popper, a c. D. Chiffi e F. Minazzi, Milano, Franco Angeli: Verità e realtà, in La verità. Scienza, filosofia, società, a c. di S. Borutti e L. Fonnesu, Bologna, il Mulino: Generalizzare non serve [titolo redazionale per Patti chiari, amicizia lunga], “L’Indice dei libri del mese”, risposta alla recensione di Massimo Ferrari. Quale congedo da Kant?, in Congedarsi da Kant?, A. Ferrarin, Pisa, ETS, Quale congedo da Kant? Replica a una replica di Ferraris, inhttp://www. epistemologica.it/images/stories/PDF/Note%20e%20Discussioni/ Quale%20congedo%20da%20kant.pdf]     Filosofia e scienza, in Pianeta Galileo 2005, a c. di A. Peruzzi, Firenze: I filosofi e la scienza: da Kant ad Einstein, in Pianeta Galileo, A. Peruzzi, Firenze: La filosofia della scienza in Italia, in Pianeta Galileo Peruzzi, Firenze: A priori materiale e forme trascendentali della conoscenza. Alcuni interrogativi epistemologici, in A priori materiale. Uno studio fenomenologico, a c. di R. Lanfredini, Milano, Guerini Fra nichilismo e assolutismo. Alcune riflessioni metafilosofiche, “Iride”,  L’a priori nell’epistemologia di Giulio Preti, Rsf, Analiticità e olismo epistemologico: alternative praghesi, in Le ragioni del conoscere e dell’agire. Scritti in onore di Rosaria Egidi, aR. M. Calcaterra, Milano, Angeli: A proposito di offerte filosofiche, in F. D’Agostini, G. Mari, P. Parrini, La priorità del male e l’offerta filosofica di Salvatore Veca, “Iride” Revisione delle Voci: Broad, Causa, Causalità, Empiriocriticismo per l’Enciclopedia filosofica, a c. del CentroStudi Filosofici di Gallarate, Milano, Bompiani     Voci: Circolo di Berlino, Costruttivismo, de Finetti,Empirismo logico, Fisicalismo, Pap, Reichenbach per l’Enciclopedia filosofica, a c. del Centro Studi Filosofici di Gallarate, Milano, Bompiani La filosofia della scienza in Italia, Intervista a c. di Duccio Manetti per il Pianeta Galileo http://www.pianetagalileo.it/ popparrini.html     Scienza e filosofia oggi, Intervista a c. di Duccio Manetti, in Humana.mente, http://www.unifi.it/bibfil/humana.mente/     Quine e Carnap su analiticità e ontologia: una valutazione critica, in Questioni di metafisica contemporanea, a c. di S. Chiodo e P. Valore, Milano, Editrice il Castoro. L’approccio teorico-problematico nell’insegnamento della Filosofia, in Insegnare Filosofia. Modelli di pensiero e pratiche didattiche, a c. di L. Illetterati, Torino, Pomba: Presentazione di Luca M. Scarantino, Giulio Preti. La costruzione della filosofia come scienza sociale, Milano, Bruno Mondatori: ix-xv     0705 – Il convenzionalismo epistemologico al di là dei problemi geocronometrici, “Rsf”, Bisogna conoscere il passato per orientarsi nel futuro? Risposta a Marco Santambrogio, “Iride”, Per la verità, ancora una volta [su D. Marconi, Per la verità. Relativismo e filosofia, Torino] “Iride”,  Mente, verità e razionalità. Tre modelli epistemologici a confronto, in Razionalità, verità e mente, a c. di F. Di Lorenzo Ajello, Milano, Bruno Mondadori:  Spirito positivo e filosofia italiana, in Il positivismo italiano: una questione chiusa?, a c. di G. Bentivegna, F. Coniglione, G. Magnano San Lio, Acireale-Roma, Bonanno, Intervento alla Tavola Rotonda: Il positivismo italiano: una questione chiusa?, in Il positivismo italiano: una questione chiusa?  La rivista “Epistemologia” tra logica, scienza e filosofia, in La cultura filosofica italiana attraverso le riviste: P. Di Giovanni, Milano, Angeli: Intervista in occasione del conferimento del Premio internazionale Giulio Preti 2008, a c. di U. Maionchi e D. Manetti: http://www.pianetagalileo.it/ 2008/interviste_paolo.parrini.html   (Autopresentazione), in Storia della filosofia dalle origini a oggi, Filosofi italiani contemporanei, D. Antiseri e S. Tagliagambe, Le grandi opere del Corriere della sera, RCS libri, Milano, Bompiani: Il pensiero di Preti e la sua difficile eredità, in Pianeta Galileo a c. di A. Peruzzi, Firenze: La scienza come ragione pensante, Lectio Magistralis tenuta in occasione del conferimento del Premio internazionale Giulio Preti  in Pianeta Galileo a c. di A. Peruzzi, Firenze Verità e razionalità in una prospettiva positiva, “Annuario filosofico”, Milano, Mursia, Il principio di verificazione nell’empirismo logico, in Portale Internet della Treccani, http://www.treccani.it/Portale/sito/scuola/in_aula/scienze_umane_e_sociali/verita_della_scienza/parrini.html Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma     Scienza e Filosofia, in Pianeta Galileo a c. di A. Peruzzi, Firenze, Relativismo e oggettività. Il peso dell’esperienza, in Metafisica, persona, cristianesimo. Scritti in onore di Vittorio Possenti, G. Goisis, M. Ivaldo, G. Mura, Roma,Armando,  Epistemologia [Kant e l’epistemologia], in L’universo kantiano. Filosofia, scienze, sapere, a c. di S. Besoli, C. La Rocca, R. Martinelli, Macerata, Quodlibet: L’esperienza neoilluminista nello specifico pretiano, in Impegno per la ragione. Il caso del neoilluminismo, W. Tega, Bologna, il Mulino Integrazione della Corrispondenza Dal Pra-Parrini del Fondo Mario Dal Pra (Università di Milano): http://www.epistemologica.it/images/stories/PDF/ Parrini/Archivio%20DalPraParrini.pdf     Laggiù dove tutto è possibile (davvero), in Isole del pensiero. Arnold Böcklin, Giorgio de Chirico, Antonio Nunziante, a c. di Giovanni Faccenda, Milano, Electa Mondadori: Metafisica, sì, ma quale metafisica?, in Isole del pensiero. Arnold Böcklin, Giorgio de Chirico, Antonio Nunziante, a c. di Giovanni Faccenda, Milano, Electa Mondadori:  Il valore della verità, Milano, Guerini, Dimensioni epistemologiche del kantismo, in Continenti filosofici. La filosofia analitica e le altre tradizioni, M. De Caro e S. Poggi, Roma, Carocci:  Scienza e filosofia: eredità del passato, prospettive per il futuro, in Una storia delle scienze. Discussioni e ricerche, Atti del Convegno: “Orizzonti e confini nella ricerca epistemologica” (Centro Congressi della Sapienza, Università di Roma, Facoltà di Sociologia), G. Rinzivillo, Roma, La Sapienza: Relativismo, peso dell’esperienza e valore della verità, in “Diritto e Questioni Pubbliche”  [http://www.dirittoequestionipubbliche.org/page/2011_n11/10_mono%20II%20-%20 Parrini.pdf]    Filosofia e scienza in Italia nell’età del positivismo, Portale Treccani, 26/05/2011: http://www.treccani.it/scuola/in_aula/scienze_umane_e_sociali. Croce ha accentuato il nostro ritardo culturale?, “Il Riformista”, La pittura come scrittura filosofica. De Chirico e la metafisica, in La questione dello stile. I linguaggi del pensiero, a c. di F. Bazzani, R. Lanfredini, S. Vitale, Firenze, Editrice Clinamen: Fenomenologia ed empirismo logico, in Storia della fenomenologia, a c. di A. Cimino e V. Costa, Roma, Carocci, Salvare i fenomeni. Considerazioni epistemologiche sul caso Galileo, in Pianeta Galileo, A. Peruzzi, Firenze: Presentazione del Convegno internazionale su Giulio Preti per il centenario della nascita, in Pianeta Galileo 2011, a c. di A. Peruzzi, Firenze: 2Realismi a prescindere. A proposito di realtà ed esperienza,“Iride”, Lezione del 20/12/2012 per le “Lectiones Commandinianæ” dell’Università di Urbino)     La scrittura filosofica, in La verità in scrittura, a c. di Fabio Bazzani, Roberta Lanfredini, Sergio Vitale, Firenze, Editrice Clinamen: Etica ed epistemologia, in Etica, libertà, vita umana. Commenti al libro di Piergiorgio Donatelli, La vita umana in prima persona, “Politeia”, Verità e razionalità in una prospettiva positiva, in Filosofi italiani contemporanei, a c. di Giuseppe Riconda e Claudio Ciancio,Torino, Mursia: Presentazione del volume Sulla filosofia teoretica di Giulio Preti, a c. di L. M. Scarantino, Milano, Mimesis: A priori, oggettività, giudizio: un percorso tra kantismo, fenomenologia e neoempirismo. Omaggio a Giulio Preti, in Sulla filosofia teoretica di Giulio Preti, a c. di L. M. Scarantino, Milano, Mimesis Il problema del realismo dal punto di vista del rapporto soggetto/oggetto, in Realtà verità rappresentazione, a c. di P. L. Lecis, V. Busacchi, P. Salis, Milano, Angeli: Ontologia e epistemologia, in Architettura della conoscenza e ontologia, a c. di R. Lanfredini, Milano, Mimesis:  Kant e il problema del realismo, in Immanuel Kant, a c. di R. Pettoello, “Nuova Secondaria”  “Esercizi Filosofici”, 1: http://www.openstarts.units.it/dspace/handle Esercizi di equilibrio in filosofia, in A Plea for Balance in Philosophy. Essays in Honour of Paolo Parrini, vol. 2: New Contributions and Replies, a c. di R. Lanfredini e A. Peruzzi, Pisa, ETS: Discussione sulla materia: Una prospettiva epistemologica, “Aquinas: Rivista Internazionale di Filosofia”, Mach scienziato-filosofo, Introduzione a Ernst Mach, Conoscenza ed errore. Abbozzi per una psicologia della ricerca, Milano, Mimesis, Epistemologia e approccio sistemico. Qualche spunto per ulteriori riflessioni, “Rivista di filosofia neo-scolastica, Logical-Empiricism: an Austrian-Viennese Movement? Or an Unsolved Entanglement among Semantics, Metaphysics and Epistemology, “Paradigmi”, Fare filosofia, oggi, Roma, Carocci editore (v. Intervista: https://www.letture.org/fare-filosofia-oggi-paolo-parrini/)  Epistemologia e approccio sistemico. La dinamica della conoscenza e il problema del realismo, “Rivista di Filosofia Neo-Scolastica” Quine su analiticità e olismo. Una valutazione critica in dialogo con Sandro Nannini, in Dalla filosofia dell’azione alla filosofia della mente. Riflessioni in onore di Sandro Nannini, a c. di C. Lumer e G. Romano, Roma-Messina, Corisco Né profeti né somari. Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento quindici anni dopo, “Filosofia italiana” Sulla filosofia degli analitici, in Prassi, cultura, realtà. Saggi in onore di Pier Luigi Lecis, a c. di V. Busacchi, P. Salis, S. Pinna, Milano, Mimesis: Scienza e arte, ovvero verità e bellezza, in TBA, a c. di P. Valore, in corso di stampa     2) Empirismo logico e fenomenologia. Uno snodo fondamentale della filosofia del Novecento, relazione su invito presentata all’International Conference “Experientia/Experimentum”, Napoli Filosofia e storia della filosofia: una prospettiva epistemica, relazione su invito presentata all’incontro “Filosofia e storia della filosofia: prospettive a confronto”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Esplicazione e rielaborazione dei concetti, in Metodi, stili e orientamenti della filosofia, a c. di R. Lanfredini, Carocci Editore, Roma, Paolo Parrini. Parrini. Keywords: implicare, interpretare, antica filosofia italica, Herbert Paul Grice, in difesa di un domma – indice to ‘filosofia eta antica’. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Parrini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739504427/in/datetaken/

 

Grice e Pascoli – filosofia italiana – Luigi Speranza (Perugia). Filosofo. Fisologia. Grice: “An excellent philosopher. He philosophised on the will, on the soul, and on a functionalist approach.” Filosofo. Lingua. Fratello maggiore di Leone Pascoli. Insegna a Roma e Perugia. Tiene dimostrazioni anatomiche mediante dissezione di cadaveri, come il suo collega e concorrente Andrea Vesalio. Intrattenne una vasta corrispondenza con intellettuali di tutta Europa.  Le sue opere filosofiche e scientifiche seguono i metodi di Descartes et Malebranche. I suoi trattati di metafisica, medicina e matematica esibiscono una filosofia coerente e metodico che dimostra la vitalità filosofica della cultura italiana del periodo. Saggi: “Del moto che nei mobili si rifonde per impulso esteriore”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazion de' geometri con ordine, chiarezza, e brevità nelle più sottili questioni di filosofia metafisiche, logiche, morali e fisiche” (Poletti, Andrea); “Del moto che nei mobili si rifonde per impulso esteriore, Salvioni, Giovanni Maria); “Del moto che ne i mobili si rifonde in virtù di loro elastica possanza” (Bernabò, Rocco); “Delle febbri teorica e pratica secondo il nuovo sistema ove tutto si spega per quanto e possible ad imitazione de gemetri”; “Il corpo umano o breve istoria dove con nuovo metodo si descrivono in comendio tuti gl’organi suoi ed I loro principali offij”; “De fibra mortice et morbosa nec non de experimentis ac morbis”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazione de geometri con ordine, chiarezza e brevita nelle piu sottil qestioni di filosofia logica, morale, e fisica. Osservazione teoretiche e pratiche inviate per lettere”; “Sofilo Molossio, pastore arcade PERUGINO e custode delg’ARMENTI AUTOMATICI in Arcadi gli difende dallo scrutinio ne che fa nella sua critica Papi” (Roma); “Anatome literarum sive palladis pervestigatio” (Roma); “SOFILO SENZA MASCHERA” (Roma); “Del moto che nei corpi si diffonde PER IMPUSLO ESTERIORE, trattato fisico matematico ad insegnare la possanza degli elementi quatro” (Roma); “Della natura dei NOSTRI PENSIERI e della natura con cui si ESPRIMONO. Riflessioni METAFISICHE” (Roma); “Del moto che nei mobile si rifonde in virtu di loro elastica possanza” (Roma); “De homine sive de corpore humano vitam habente ratione tam prospera tam afflictae valetudinis” (Roma); “Delle risposte ad acluni consulti sulla natura di varie infermita e la maniera di ben curarle con una notizia della epidemina insorta nel GHETTO GIUDEO di roma, e del congatio de’ buoi ne” (Roma); “Con una breve notizia del mal contagioso dei buoi”; “Opuscoli anonimi in difesa di Alessandro Pasocolo” – si credeno suoi soi. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Lalande, Dulac, Billy. Elogio. Bartelli, letto con Lic.de'Superiori decimo lustro il secondo a n no già corre,da che le suoi ceneri, filosofo perugino, sotto un'umi le sasso mute riposano inRoma,dallaPatria,ahi! pur troppo neglette. Qui nacque, quà si educa, quì sparse per decennale tempo i lumi della filosofia più sublime, insegnò ed esercitò qui Medicina. E celebratissimo perfino oltre Italia; e tanta gloria egli accrebbe alla perugina Medica Scuola, che forse questa per opera d'altrui a tanta rinoman za non 'mai pervenne : nulladimeno sulla di lui tomba alcuna corona di patrio lauro non siposò, nè del suo nome videsi ancor fregiato un'Elogio. Penso peraltro che Tu non debba di ciò do lerti , ora che siedi puro ed impassibile sull' eter no seggio dei Buoni ;dacchè se vivente fosti il più fido seguace delle profonde dottrine del forte animo di Cartesio , forse oggi di averne auta pur anco comune la sorte oltre la tomba tu ti com . piaci Al vivere suo aprì Cartesio le luci nel bel suolo di Francia , e sulle scoscese balze di S v e zia le chiuse e sebbene tornassero , dimandate le sue ceneri nelle Gallie, pure cento anni pas  opra il sesto decimo lustro Soprailsesto 0; sarono prima che di lui si leggesse un encomio . Il nostro Alessandro in Perugia nacque e Roma les ue ossar accolse, nè furono queste da'suoi concittadini manco desiderate; e solamente dopo   ottantadue anni, nella stessa sua patria, oggi al cun poco di lui si ragiona. Piacciavi, accademici valorosi, che io ne parli almeno ad onore di questa sua terra natale, ed'a gloria di quella medica fronda di cui venne meritissimamente il suo crine ricinto', che quì splendeva allora più ver de e più onorata. Nè voglio credere che siavi alcuno il quale reputi vana cosa questo mio dire; imperocchè, Lui laudando , essendomi dato di e sporre dottrine non'tutte convenevoli a' tempi ne quali si vive, ciò non torrà certamente che Egli non debba essere reputato grande Filosofo e som mo Medico: essendo che se lafilosofia e la medicina, o da meglio dire, se ogni umano sapere soggia cé par troppo a cangiamento coll'andare dei se coli, è cosa costante che la verità e l'errore só no di tutte le menti nostre retaggio ; sicchè tut ti i secoli e tutti gli uomini da non pochi lati si avvicinano sempre fra loro. Colprogrediredelsecolodecimo settimole scienze tutte di più chiara luce folgoreggianti,per la via progredivano del possibile loro migliora mento :Sciolto lo spirito umano dagli opprimen  . Se questo Elogio di Alessandro Pascoli potrà servire a qualche riparo del lungo silenzio in che ilsuo nome si stétte ; se a sprone di studiosa gioventù possa per buona ventura tornare, se del lo estinto encomiato e di Voi.,.dotti Colleghi, non tantoindegno riesca, al fine da me proposto lietamente mi stimerò pervenuto. O ti legami del Peripato, erasi finalmente avveduto della sua nobiltà; e la mente erasi accorta pote re da se stessa pensare . Sembrava che la natura tutta fosse giunta a tale momento di crisi, dalla quale aspettare si dovevano grandi cose e grandi uomini; e grandi cose e grandi uomini difatti si ebbero. Fra questimolti, fiorirono Dracke, Copernico, Ticone, Keplero, GALILEI, Bacone , e finalmente Cartesio, destinato dal cielo a compiere il bramato rinnovamento negli studii moltiplici della natura. Appena ilgrande Filosofo dell'Aja di chiarò al mondo intero non doversi alcuna cosa ritenere per vera , quando che non venga dimo,  strata per tale; appena disse'che la umana mente deve tutto in dubbiezza riporre, finchè alla cer tezza non sia pervenuta;'e di queste le fonda menta non che i caratteri stabilì ; lo studio ed il filosofare degliuomini dialtropiù nobilesplendo re si rivestirono. La geometria,la logica, lameta fisica,lafisica,elamedicinamedesimainpiù sta bile e più onoratá sede allora si collocarono . Il secolo diCartesio segnòmai sempre una delle e poche più luminose e memorande nella storia del l'umano intendimento, imperocchè ogni1 dotto partecipò del beneficio influssodi questo tempo ; ed il nostro Pascoli divenne Filosofo col divenire Cartesiano. Se non che non solo di Filosofia ma di medicina altresì ai nobilissimi studj sentissi da natura invitato; e cono scendo la forza del proprio genio, nol poterono. Comincia con Cartesio dal dubitare e quindi giunse a persuadere sè stesso , tro e  6 distrarre da quelli ne i solerti padri di gesú che accorti iniziandolo nelle regole del loro Istituto cercarono farne conquista.; nè il volere del padre il quale all'officio del foro il destinava. Vide egli bene assai per tempo come a corre merita mente il medico lauro, doveva alle filosofiche discipline tutto sè dedicare. Perchè la filosofia di ogni umano sapere è fondamento primiero. Accostumato come Cartesio a meditare più che a leggere, a pensare più che a parlare, medita sul le opera di quell sommo e le studia intensamente, facendosi propri i di lui principj , e tutta la filosoficacartesianatelasvolsee conobbe. Il discorso sul metodo, le metafisiche meditazioni, le regole per la ricerca del vero, il trattato sull’uomo di Cartesio sono a lui splendentissima face onde dirigersi nel difficile sentiero della filosofia. Cosi lo studio di questa precedette e quindi 'accompagna quello della medicina, non mai volendo egli l'uno dall'altro separare. Tra noi, ai giorni nostri tristissimi , sembra essere riserbato vedere non poca turba di gioventù male accorta gire in traccia di medica scienza senza lo inestinguibile lume del più retto filosofare, senza la conoscenza della natura , di sė medesimo, e perfino del proprio idioma nativo. Vergogna s o m ima di que'paesi e di que'tempi che vogliopsi dire illuminati! E per attribute diverse.Quin di dalla cognizione dell'Io personale passa a quella pe ressenza perfetta che è Dio. Traicanoni della filosofia cartesiana erayi quello di ritenere e gate si trovano le verità : donde poi le idee in nate,dondela concatenazione diesse, la quale incominciando da dio scende all'anima umana, quindi ai corpi, quindi ai bruti, quindi alle cose, tutte della natura.E quifa duopo ricordare che mentre Cartesio col suo dubbio universale prese la via delle speculazioni intellettuali a sta bilire i gradi della verità , Bacone da Verulamio , coldubbio stesso fondamentale, prese la via del le sensazioni, ed al fine desiderato pervenne in cammino più regolare e meno incerto. Piega alquanto piùla sua mente al Cancelliere d'Inghilterra che al pensatore dell'Aja. Ora chi potrebbe mai credere che dopo ise coli di Bacone e Condillac sorgessero nuovamente, nelle dottrine delle idee , i secoli di Cartesio e di Malebranche? Eppure oggi è cosi.Umana mente!  varsiesistenzefuoridinoi,erisultarel'uomo da un corpo e da uno spirito, sostanze interamente fra loro per essenza e ' chę i sensisieno ingannevoli guide alla umana ra gione ; e che perciò l'anima nostra ha in se stes . sa e per se stessa principj stabili, cui tutte le  1 Ora tornando al nostro laudando diciamo che parlò egli primamente della esistenza e durata d e glienti modali; poscia diquelle sostanze che nelle loro idee inchiudono essenzialmente un qual   che modo di essere';e fondo le principali massi me dellaumana certezzasullaesistenzade'corpi. Dalle essenziali proprietà degli enti corporei stu diò pur egli l uomo sotto il duplice rapporto di sua materiale e spirituale sostanza; e ragionando dell'anima, ne fissò la essenza sulla immateriali tá di lei, donde le sue potenze intelletto é vo lontà . La credette immortale; e mentre Cartesio ne tacque la dimostrazione, scrivendo in una sua lettera non essere necessario di mostrare la immortalità dell'anima tostochè siasi provata la sua spiritualenatura, non volle tacerla col pubblicare il discorso sulla immortalità dell anima umana. Da troppa vanitàdinome; ed al desiderio di piacere agli amici, motteggiando alcun poco , egli fu 'mósso a scrivere contro Papi filosofo sabinese sostenendo a tutta possa, ma non con persuasione di aninio, le dottrine del suo prediletto Cartesio sulla vita antomatica delle bestie; volendosi però nascondere bizzarramente coll'intitolare il suo saggio “ Sofilo Molossio Pastore Arcade Perugino Custode degli’armenti automatici in Arcadia'. Apparve preziosissimo a tutti questo saggio e se ne m e nò'romore in tutte le societá dotte di Roma. Tali erano i sali attici in esso 'raccolti, i vivaci sar casmi, ileggiadri concetti. Avvenne però che dopo sei annila suprema inquisizione con decreto solenne condanna l'opera del Pastore Arcadico Sofilo Molossio. Ale  8 e  e le sue ferme opinioni sull' animalitá delle bestie; protestandosi in mille modi vero seguace di PITAGORA, e vero devoto a tutto ciò che la umana credenza prescrivesi. Fu questa la sola nube che per poco offuscasse l'ottima famadel Pascoli nel corso della lunga etá sua, é questa fu del suo animo la dispiacenza più viva. песа.Applicatevidasennoafilosofare,poi che  2 per tale via depurate la mente umana da gli errori che la offuscano, e sollevata dalle passioni che la opprimono, si eleva cosi libera e tranquilla a tale grado di serenità , dove gode veramente di se medesima Stabilito avendo 9 lora fu che ilPascoli accortosi dell'errore cui con dotto lo aveva una sua male accorta vanità di spirito , ritrattò subito pubblicamente le sue opi nioni;enelSofilosenzaMaschera scuoprìilsuo vero nome Erano pure a suoi tempi, quali oggi vivono, alcuni falsi sapienti , che superbamente umili, a busando del comune adagio, id tantum scio quod nihil scio, il più irragionevole scetticismo nelle coșe tutte proclamavano , e di ogni credenza e di ogni filosofia si facevano dispregiatori e nemici , Contra tale specie di stupidi pensatori si scagliò il nostro Pascoli; e fece conoscere come filosofare non altro è se non se rettamente pensare, essendo che chi mal pensa conviene che male discorra, Sulle traccie di Platone, di CICERONE, d’AQUINO, di Cartesio, ripete a tutti conse l’apprensione, al giudizio, al discors , al metodo; e a diligente disamina tutte prendendole, formò il suo saggio di logica, seguendo ugualmente la pre diletta sua cartesiana maniera. Espnse quindi i precetti del ben' apprendere , del ben giudicare, del ben parlare, del ben disporre. Prefere il metodo analitico  che il pensiero è all anima essenziale, come alla materia è la estensione , parlò delle operazioni del nostro intelletto, le quali ridusse all' per istudiarelecose,elochiamò metodo di risoluzione o di disciplina ; si servi del metodo sintetico per insegnare ad altri, e lo disse metodo di composizione o d idottrina. Dopo che la scienza del calcolo per la invenzione de' caratteri algebrici si fece più ordinata, e di più estese applicazioni capace, lo studio delle m a tematiche divenne universale ad ogni sapiente: e di quanta utilitá si renda allo sviluppo dell'uma no intelletto ed alla ricerca del vero , ognuno di leggeri il conosce . Studio si fatto non poteva es sere dal nostro Pascoli trascurato, e sulle opere del Gottigues, dello Scohetten, di BARTOLINO; dell'Ozanam , di FARDELLA, di Cartesio si for mò matematico. Scrive il saggio di logistica od arimmetica, nel quale prendendo a trattarele quat tro operazioni fondamentali, non in cifre numeri che,ma in algebriche, intitolò il suo lavoro col nome di Arimmetica nova o speciosa: ed applicando le stesse operazioni alla dottrina de'polinomj, la quale perviensi a studiare le leggi del moto. A lui però non piace solamente seguire le dottrine di questi s o m mi, ma cerca direnderle più facili epiù sicure. Lasciò di ragionaré del moto in astratto; e col tatto, colla vista, coi sensi, in concreto lo e samino . Parla della natura, condizioni, proprietà, e leggi del moto per impulso esteriore ed in virtù di elastica forza. Quindi si lancia col pensiero, in alcuni moti possibili rispetto al vortice massimo del sole. Con tale chiarezza di principi, con tale ordine d'idee egli ne seppe parlare che meritò l'approfazione sincera ditutti i dotti e capace. Archimede, GALILEI, Gassendo, Rohault, Cartesio avevano già insegnata la strada per la quale perviensi ed alle equazioni, dette compimento alle sue fatiche sulla indole dei nostri pensieri. Pose poi mano alla fisica, od a quella scienza vastissima , la quale avvicinando al nostro pensiero le cose materiali che ne circondano, fà che lumana intelligenza al più alto grado di sublimi tà siconduca  L'uomo di fatti penetra con la sua scorta i più nascosi secreti della natura; e con leipasseggiandolaterra e con lei traversando glioceani,e su cieli passeggiando con lei,fache sopra tutto il creato sovranamente s'innalzi. La prima verità che ci insegna la fisica è che il m o to costituisce il fondamentale fenomeno de'corpi tutti. Ond'è che tutto è movimento in natura,o tutto a movimento èdisposto, o tutto di movimento è. Il grande matematico e fisico cremonese BIANCHINI glie ne dette la più solenne e pubblica testimonianza Mi si dia materia e moto, dice Cartesio, ed io imprendo tosto a crea re un mondo , il Pascoli con maggiore umilta così diceva “ Materia e moto sono i due prin n.cipali strumenti, donde con sua possanza si » valeDio,dimomento inmomento,aprodur 9. rac racoli, e miracoli di stupor infinito. Si ode oggi nelle nostre scuole far menzione di un etere comune, di un imponderabile unico ed universale, motore di tutti I fenomeni iquali hannoluo go "nei movimenti della materia e degli animali . Le scuoleAlemanne apreferenzadialtre risuo nano di questa materia unica-eterea, capace a prendere diverse forme ed aspetti, tutto pene trando investendo agitando il creato: La vide pure questa materia motrice universale: ciò che dicono oggi con tanto entusiasmo, e for se con troppa persuasione dinovità, Mesmer, Wohlfart, Sprengel ed altri sulfluido elettro-magnetico universale; ciò che con tanto calore pro e con eguale robustezza di argomenti dimo strato dal nostro Alessandro 1 e in natura, senza miracolo , continuati min & clamano Lennosseck, Prokaska, ed Ennemoser sulfluido biotico universale de corpi viventi, era stato già conosciuto non meno chiaramente dilo ro, Finalmente volle ardimentoso inalzare i suoi sguardi ai movimenti del sole e nel vastissimo campo dell'astronomia tentando alcun passo quale ché suo opinamento volle manifestare. Si dichiara del sistema astronomico di Copernico e di GALILEI oppositore fermissimo. Ma qui potrebbe dataluno dimandarsi, se il facesse egli forse per tenere dietro alle massime proclamate dalla romana corte nella quale viveva? Nò. Chè la saggia condotta dei prudenti interpreti delle sacre corte ha assai già moderata la forza di quegl’anatemi scagliati un secolo innanzi sulla tomba del riformatore di Thori, e sul capo del pensatore pisano. Potevasi allora dalle pubbliche scuole o ne communi discorsi dei dotti liberamente difendere (come ipotesi) ilmovimento terrestre e la stazione solare, senza tema di contraire brutte macz chie nell anima, o a spiacevoli incontri soggiace, re Ond'èchese con tutta la forza del suo'sapere alla copernicana sentenza si oppose, ciò fece'con intima persuasione di mente , e non per condiscendenza di basso cortigianismo. Nei e il solo che dalla credenza di Coperni colunginestasse. Imperocchè fra i moltiche ridi re potrebbonsi, quel grande onore d'Italia, quel l’astronomo profondissimo della dotta Bologna, MANFREDI, basta per valente compagno del nostro Alessandro rammemorare. Vero si fu peròche a fronte degl'ingegnosi sforzi di tanti uomini insigni, prosegui ilsuo cammino la terra, è fermo il sole si stette. Qui terminarono le fi losofiche laboriose occupazioni di lui, e conqueste sole poteva rendersi della Patria e della nazione assai benemerito : ma fu pure medico Alessandro Pascoli, è inedico di altissima riputazione. Se sono grandi i nomi dei restauratori della umana filosofia, non meno grandi furono quelli di Silvio, di Lancisi di Baglivi, di Ramazzini, e di altri che le medie che scienze ad alto grado di rinomanza condusse ro . Alessandro Pascoli visse nel tempo in cui la medicina seguiva tuttora le insegne de'Jatro-chimici, dell'Elmonzio, e del Silvio; insegne che stavano già per cangiarsi dal Santorio e dal B o relli,onde quelle trionfassero degl’átro-matematici ed e meccanici. Nè si per verrá mai a spiegareun costante ed unico vessillo sotto il quale si raccolgano in ogni tempo i cultori della medicina le che sia proprio di lei in tutte le età che trascor. rono? Grande e funesto destino, a molte scienze comune , alla medica comunissimo! Conosce in quali giorni vive; quale del secolo suo fosse dominante lospirito; epienodialtoin gegno ,nellamedicascienza sifèvalente:Carte sio aveva per dodici interi anni studiato'l'Anato mia a fine di ben conoscere l' uomo ; e il nostro Pascoli per non minore tempo applicò la sua m e n te allo studio profondo della struttura del corpo umano. Annuncia sulle prime ai dotti un trattato riguardante i cangiamenti che provengono agli organi corporei per cagione delle passioni: pensiero veramente sublime sul quale però le speranze di ognuno restarono pur troppo delase . Ai tempi del nostro Alessandro l'Anatomia non avevaancorastrettocon altrenaturaliscienzequel Putile nesso di che oggi si onora ;né quel filo sofico linguaggio, nè quelle sottili applicazioni si trovavano in essa , siccome in quella d'oggidi noi ammiriamo.Allefaticheed allementi sublimidi Scarpa , di Soemmering, di Mechel, di Portal, e dell'immortale Bichat dobbiamo la eccellenza cui oggi l'anatomico studio è pervenuto . Nè Vicq d’Azir, nè Geoffroy di Saint Ilaire', nè Blecard, nè Gall vissero in quella età; pure potevasi quel tempo chiamare il tempo delle scoperte anatomi miche . Erano già nati gli scrutatori sommi"dell’uman corpo Arveo, Senae, Asellio, Willis, Nuck,  Malpighi, Ruischio, Lancisi ed altri. Vive e studia con Redi. Ciò basta. Insieme per più tempo in Firenze si occuparono indefessamente di anatomiche dissezioni e quel dotto scrittore toscano ha caro Alessandro quanti altri mai, al grande Cosimo presentandolo quale soggetto degnissimo di tutta la considerazione sovrana. La fabbrica del corpo umano dal nostro encomiato descritta non presenta, è ver, peregrine cose. Ma l'ordine, la chiarezza, la concisione rendettero il saggio suo utile al pubblico insegnament , pel quale oggetto egli stesso si protesa averlo unicamente composto. Quando il gran Malebranche si avvenne nel libro dell'uomo di Cartesio, ed ipcontrò in questo filosofo un ge  vio simile al suo, prese (dice l'elegantissimo Fontenelle) il grande partito di rompere ogni commercio con le erudite facoltà, ed in seno del cartesianismo tutto si abbandona. Legge il saggio medesimo di Cartesio, lo medita profondamente e scrive egli pure sull'uomo. Mentre però l'uomo di Cartesio e di Malebranche fu l'uomo del metafisico e del filosofo, l'uomo nelle mani del Pascoli e l'uomo dell'anatomico e del medico. Ha somma intelligenza nell'osservare i fenomeni dellaumana vita, sicchè lemas sime del suo Cartesio con quelle modificate del gran Cancelliere d'Inghilterra, formarono in lui quello spirito di filosofia induttiva, il quale alla ricerca del vero nelle cose di fatto e perciò in medicina, è l'unica sicura via . Scrivendo dell'Uomo prese Alessandro ilgiu sto partito di primamente designarne le parti , quindi ad esse dare vita ed azione, poi de'mali a cui vanno soggette tenere ragionamento, e fi nalmente l'opportuno metodo curativo de morbi con tutta la modestia del dire proporre. In tale modo ilnostro encomiato presentò alpubblicoun tesoro di dottrina, che per molti e molti annida ogni medica scuola Italiana fu allo insegnamento de giovani:offertoe prescritto, riputatolo per il prezioso e completo deposito della medica scienza . Le opinioni di Galeno e di Silvio erano quelle che fra i cultori d'Igea in quel tempo tut tor dominavano , Stava per sorgere la setta del più   solidismo, ed Elmonzio, Cartesio, Silvio erano ancorai tre grandi nomi proferiti dalla bocca di tutti; cosicchè fra i conciliatori e moderatori di questi tre Principi delle mediche scuole si e mento etereo piú sciolti gli umori , ed il moto fer mentativo di essi prodursi . Questo elemento lá presiedere alla circolazione sanguigna, qua tutto il fonte del calore animale sostenere perenne. Era quest etere per Alessandro la fondamentale sor gente delle fermentazioni non naturali, donde le febri tutte'nascevano che ove accada condensa mento di esso,lemaligne;ovesoluzione,lebe nigne; ove infine abbia luogo latente glandolare fermento, originarsi le intermittenti opinäva. Po i te dottrine fisiche di questo etere universale espo neva', la sua azione sulla vita degli organi', finalmente l'applicazione di esso alle dottrine di Scrodéro, di Hoffmanno, di Etmullero, diLemery , e degli altri molti di quella età . E forse che non potremmo noi parlare lo stesso linguaggio, sostituendo al nome di etere cartesiano quello di elettro-magnetico? Io i l dimando Abituato il nostro Pascoli fin dall'infanziaa piegare la sua mente al metodo geometrico e a disporre le sue idee con quell'ordine e successio ne, utile al buon’acquisto di tutte le cognizioni  il nostro Pascoli . Quindi è che nelle sue opere parlasi dello spirito di Willis, del fuoco di GIRGENTI,del l'archeo di Wan -Helmonzio, del primo elemento di Cartesio :e si dice farsi per virtù di questo ele pose + 17 + 4  Oltre al suo trattato dell'uomo, che abbraccia l'intero studio della medicina , sono n u m e rosissimi i suoi Consulti, le sue Lettere , i suoi Votiemessi in oggetti di pubblica sanità.Incau se dificili di Foro canonico e civile, in Canoniz zazioni di santi uomini diede Pareri e Giudizj, che guidarono le Autorità competenti a retti e s e n sati decreti Avendo inoltre il Pascoli,saputo unire a somma dottrina, urbanità di modi nel conversare , ed umiltà di espressioni nel parlare e nello scrivere, non é a stupirsi se ai dotti d'Ita+ lia ed oltremonte rispettabile e caro addiyenisse L'amicizia che seco lui ebbero un Redi, un Magliabecchi, un Montemelini, un'Ottaviani,unLes protti, un Zannettini, un Lambertini, un Segur, un Baglivi; da quali o dedicazioni di opere, o non interrotte scentifiche corrispondenze, o laudi sincere egli ottenne, siccome fecero pure un Bian chini,un Loy,un Marini,uno Sprengel,un'Al ler ; ci ayvisano dovere riporre Alessandro Pasco li fra gli uomini grandi, che in filosofia ed in mea umane, e preciso nel descrivere gli organi, chia ro nello esporre i fatti, esatto nella diagnosi, cautissimo nella prognosi. E poi semplice quanto mai possa dirsi nel metodo del medicare, e dichiarossi nemico di ogni farragine farmaceutica, ripetendo sempre a se stesso e ad altri che a buon medico pochi medicamenti bastano o 18 di pintore pochi colori. come a buon ;  dicina fiorirono fra il terminare del secolo decimo settimo e del decimo ottavo sul cominciare, Il nostro Pascoli legge in Roma anatomia e ,edicina dalla più fiorente alla più tarda etá sua, grandi opori godendo e distintissime cariche sem pre occupando. I papi Clemente XI, Innocenzo XIII, Benedetto XIII, Clemente XII. lo hanno a medico, Archiatro lo salutarono, Protomedico lo proclamarono, lo scelsero Conclavista. Del supremo tribunale sanitario, della congregazione dei sacri riti, fè parte onorata e principale, tanta era la dottrina che quella romana corte in Lui venerava . Potrebbe forse da taluno di noi dimandarsi se il Pascoliavesse meritatosigrandeecomune conside razione come Medico pratico,quanta ne ebbe come teorico;imperocchè pur troppo è duopo riguardare la medicina sotto ilduplice aspetto diScienza edi Arte.Difatti non rade volte accade che amedico quanto ésser si voglia dottissimo, manchi quel tatto pratico, quella squisitezza di medica vista, e, dicia molo pure , quell'inesplicabile nesso di favorevoli  19 Dopo che per due lustri dalla patria Univer sità degli Studj, e dalle private Accademie le fisi che,e mediche scienzeinsegnò,Padova eRoma il chiedettero a gara , generosamente patria novella offerendogli. Il Pontefice Clemente undecimo a se chiamatolo, fece si che a Padova, cui era già sul punto di recarsi, Roma preferisse. E così Perugia lo perdette per sempre e   E quièbenforzacrederecheAlessandroPa scoli vivendo dodici lustri in Corte, in Roma,tra Grandi , tra Principi sempre ; cui furono affidati in téressantissiminegocj delle Principesche Famiglie Albani, Chigi, Rospigliosi, Sora ed altre, fosse di grande ingegno, di profonda politica, di somma costumatezza dotato; dacchè, una di queste do ti che manchi, a sorte sì grande non si pergie ne , o per poco di questa si gode. Difatti sappia m o come tra le tante virtù che lo adornarono, erano prime il decoroso contegno in che egli si tenne, l'essere del suo buon nome forte difenditore, il  20 incontri e di buone venture, che tanto valgono al la propizia riuscita dell'esercizio clinico, e su cui la opinione e la fidanza di ottimo e felice medico riposa. Nel nostro Alessandro sembra che tutto si riunisse a renderlo valente nell'arte come nella scienza rinomatissimo. Ed in vero pel lungo corso che visse all'aura del Campidoglio, non fuvvi personaggio distintocui non prestasse medica mano o medica consultazione. Oltre ai pontefi ci sopraenunciati, la regina di Polonia ed i suoi figli, gli Elettori Bavaro, Sassone, e Coloniense, la Regina d'Inghilterra, ed ogni altro Principe e Grande, (a quali sifortemente il vivere più ca le ) lui ebbero a tutela de' propri giorni bene ed ilparlar pensar bene di tutti, siche tutti rispettando ed amando, seppe da tutti rispetto riscuotere ed amore. Cosi Roma e ammiratrice di un filosofo Perugino. Ed il suo nome onorato più spesso colà che tra noi si pronuncia forse e si ripete. Lontano dagl'incanti del bel sesso, ne fuggi perfino, in quanto il potè, la medica cura. Che più? Con religiositá e fortezza di animo sostenne una completa cecitá, senza che in se stesso foss'egli meno tranquillo, nè meno fosse da altri dimandato e compianto. Che se al possedimento disua vasta dottrina, se al buon successo dell'arte sua, se al corredo delle nobili doti dell'animo che in Pascoli fece ro si bella mostra di loro, si aggiunga la felicità de' tempi nei quali visse, dovremo anche meno stupirci che potesse egli giungere al più alto grado di celebrità e di onoranza . Io voglio dire la felicità dei tempi; ossia quell buon tempo ai dotti propizio, in cui dessi sono veramente stimati, e nel quale i Principi, ei Grandi concorrono agara (siccome oggi) informar li, tosto chè i principi e i grandi bene conoscono che le scienze e le lettere sono veramente il sostegno de’ troni, e delle nazioni delle cittá dei paesi il primo ed il più luminoso decoro. Ed alla estimazione de' medici credo che non poco in ogni tempo contribuisca la buona Fidanza de'popoli, colsaldo tenersi di quel velame che agli occhi del volgo i misteri nasconde d'Igea; velame tanto utile che sia serbato; imperocchè la remozione di esso chi ne abbisogna e cui serve reciprocamente danneggia. Dopo si grandi fatiche, carico di meriti e di onori, questa misera terra abbandona e  perenne ricordanza dei posteriche cirima ve dilui? Laviva fama delle suetante virtù, ladi lui valentia nell'arte del medicare; e più ci restano i suoi numerosi volumi , depositarii immanchevoli del vasto sapere nelle fisiche e nelle mediche facoltá. Saremmo noi co tanto ingiusti per dimenticare i sudori dei dotti che ci precedettero , solamente perchè il modo loro di filosofare non è più simi le a quello de'tempi nostri? E vorremmo noi far ci riputare così creduli e così inorgogliti nel lusin garci che alle dottrine ed alle massime nostre del la filosofia e della medicina, tutti coloro che ci suc cederanno coi secoli pieghino riverenti la fronte e le venture età inalterato rispettino ciò che ad esse faremo noi pervenire? Non siavi chi lo cre da , o la storia dell'umano sapere ne disinganni, Ond' è che degli esimj ingegni, dei benemeriti cittadini, degl'insigni scrittori,sebbene lunga serie di anni da essi ci divida, serbare si debbe ricor danzavivissima,afronte decangiamentiaquali puògireincontrol'umano filosofareeilmedi co opinamento. Si, dotti Accademici, apprezziamo mai s e m prelefaticheutilide'trapassati, seneimitinoi buoni esempli, se ne rispettino i nomi ; ed il titolo a non meritarci d'ingrati, le loro tombe di verdicorone di lauro con più frequenza e con più giustizia si onorino. Rivolgendosi al Busto marmoreo dell'Encomiato, che innalzavasi nella Sala dell' Accademia. Tutto ciò che vien detto di Alessandro Pascoli in questo Elogio, come filosofo e medico , è tolto dalla let tara ed analisi fatta delle molte sue opere , in diversi tem pi pubblicate; il catalogo delle quali trovasi registrato nella Biografia dei Scrittori Perugini delchiarissimo Cavaliere Gio.Battista Prof.Vermiglioli all'Articolo Pasco li Alessandro - Noi credemmo di non trascrivere ibra ni medesimi dell'Encomiato, a conferma de' suoi detti e delle sue opinioni , e ciò per non aumentare la stampa inu tilmente; sapendo che agli eruditi medici sarebbe ridire le cose stesse le quali nelle opere delPascoli già bene conoscono , o potranno rilevare quando lo vogliano . Quello poi che riguarda la di lui vita privata e so ciale lo rilevammo dalla storia di sua famiglia , dalla Biografia sopracitata; nonchè da quella degli illustri italia ni compilata dal chiarissimo Sig. Emilio de Tipaldo, Venezia. Finalmente da non poche pregevoli notizie ms. lasciate da Francesco Aurelio Ginanneschi, giovane di Alessandro Pascoli, ed ultimo che stet te venti e più anni con lui, e perciò informatissimo della sua vita. Questo ms  trovasi presso di noi. Nacque da Domenico Pascoli, e da Ippolita Mariottini . La famiglia dei Pascoli fu originaria di Ravenna, siccome ne scris se Celso , fratello del nostro Alessandro , nella storia del la sua Casa .La prima di esse fu stampata in Roma in 8°, presso lo Zanobi, dedicata a Fabrizio Paolucci, Segretario di Stato di Clemente XI. La seconda che contiene tutta la di lui ritrattazione e pubblicata egualmente in Roma  in 8° per il Buagni, dedicata a Banchieri assessore del S. Officio. Ambedue queste operette interessanti la vita letteraria ed i sentimenti morali del Pascoli le abbiamo nella Biblioteca pubblica Scaff. Quando la Regina d'Inghilterra in Roma lo chiama a medicarla, nell'atto di presentare il polso, gli disse. É vero, Sig. Dottore, che voi non avete piacere di medicare le donne? Alla quale dimanda egli risponde. É verissimo, ma non le regine. Muore in Roma. confortato da tutti gli ajuti della Religione, Gl’ultimi18 circa dei quali in una completa cecità Fù sepolto nella Chiesa di S. Silvestro a Monte Cavallo de' RR.PP, Teatini- La Iscrizione sepolcrale umile, compostasi da se medesimo, e che trovasi tuttora sopra l'avello, è la seguente. Hic Posuit Exuvias In Die Irae Resumendas Alexander Pascoli Perusinus Verissimo. Non mi piace medicar le donne, ma non le regine”,eforsedeglialtri,chesap di Antonio Blado); Trattato della mutazione dell' altra Lettera si apprende che avea aria,in4. Roma per Alessandro Gar. Pure scritto un trattato di Rettorica danoec.Di questo opuscolopro- eprincipalmente sulla Invenzione dusse il suo giudizio il Bonciarioia dicui ne offer copia allo stessoBon una letterainedita. Perchèi Digesti si allegano morie di sua famiglia originaria di Ra iniscrittoperdueifedil paragra- venoa, epoistanziataio Perugia; eda fo per due ss congiunti. queste memɔrie medesime passate quin 2. Del partodell'Orsa . piano e non siano appassionati. Da  V. Conclusione del Tribuno della scoli,ed. Ippolita Mariottini.Termi plebe,in4.RomapergliEredidi natiigiovanilisuoistudiipressoipp. suo articolo, e dal Vincioli nell'opu scolo sullo stesso argomento. I ràstampata velan anderò. Leco- Dizionario medico,che egli di e che io farò non saranno da sco- morando in Firenze , studiò assidua »lare,elatineperqualchemese>,ma mentealloSpedaleperfareosserva »volgari, e contro tutta l'Accademia zioni anatomiche, eperpoterecosì fiorentina, massime sopra il Boccaccio, migliorareunsuo Trattatosulcangia Gennajo da Domenico Pa. egli tolse a seguire la medicina VI.VersiinLodedelleacquedi incuineotlennelemagistraliinsegne S.Galgano. Civengonoricordatidal. quandocontavasolianni21. Grisaldiioquellelettererammentateal Posciasirecòin Firenzeameglio apprendere la scienza salutare alla scuo e ciario . della Poesia,in CelsoPa. IIF. Questione di Giovanni Osma. Romapergli Eredi rino Gigliotto Magistrato. anguste ma lucrose vie del fo. PAPA scoli fratello di Alessandro, e di Leg IV.Risoluzioni di quattrodubbj. ne, dimorando in Roma scrisse le me di a suoi posteri, noi raccoglieremo le 3.4. Del Perseo, e del Pesco, e brevi notizie di Alessandro, e Leone. loro natura . Roma per gli Eredidi Nacque Alessandro in Perugia nel Gio. Gigliotti ,in Giovanni Gigliotti. E'questoun' Gesuiti, che conoscendolo di bello in opuscolo con cuisicoufutano leopi- gegno, desideravano a loro condurlo, e nionidi Plutarco, del Manuzio edel terminate gli studii legali, perch èil Sigonio, iquali credettero che il Tri- padre voleastrascinarlo miserameate buoo della plebe in Roma non fosse per le ro taliana, esoprailBoccaceio.Gioviin- buonesperanze,nonostantechesi tendernepocheparole:»Sostatotardo riducesseagliestremi.Ristabilitositor n'arisponderviperchèm'haingom- nòaprosperamealeesercitarelasua »bratotuttopiùdiunmeseunacom- professione,ecolfavoredeldottoMae »posizioncellachehofattaperun stro,potèpresentarsial Gran-Duca »miopatrone, laqualesubitochesa- CosimoI. Aggiugnel'Eloynelsuo ladi Francesco Kedi, e mentre co Da una lettera inedita di Lorenzo si sotto di lui attendevaallaclinica, al Bonciariosembracheeglisiaccin- fudamortalemalattiasorpreso,ma gesse a scrivere anche sulla Lingua i- il Redi medesimo ne concepì sempre e   èverissimo, ma non le Regine. Fu Rimpatriato nuovamente si posea anche medico straordinario deiPonte studiare le lingue greca e latina sot- fici Clemente XI. Innocenzio XIII. Be to il Canonico Guidarelli, dicuiveg. Pedetto XIII. eClemente XII. incom gasil'articolo, e le Matematiche sot- pagnia di Leprotti,ilqua to ilDottorNeri,mentrenon lascia- lemoltoprofittavade'consiglidel Pa vadiattendereancheallaMedicina scoli.Doveaesseremedicoprimario pratica, soltoLodovicoViti; nèpassò pontificio, ma per non imbarazzarsi poi molto tempo, che ottennein pa gui la giubilazione. Veggasi la dedica premessa alla sua opera de Hom inc . Marini Archiatri PontificjCaraffa de Gymn.Rom. Com , in stud. Med. Borhe. Valen.1741. enuovamentetraledisputazionimedicheraccoltedall' Halleer, per le approvazioni da farsi ne'miracoli Adaltrionorifuinnalzatoin Ro- operatiadintercessione de’ServidelSi ma, imperciocchèebbe luogo frai gnorenellaloro canonizzazione e ,esi XII.ArchiatridelCollegiode'Medici dique'prodigjdistesepurealcunedi efragliArcadicon ilnomediSofiló squisizioni.ProfessavalaMedicinacon Molossio.Varie istituzioni sanitarie lo semplicità, e dioesiche il rinomatissi ebbero a medico in Roma, ove cura mo Cardinale Alessandro Albani Camer la Regina di Polonia , ed il suo figliuo- lengo, lo ebbe in tanta stima, che non soleva conferire impiego a perugin , se non gli veniva raccomandato lo , gl’eleltori di Baviera e di Colonia, llo fante Elettorale di Sassonia elaReginad'Inghilterra,laquale dalPascolichesoleachiamareilCa nell'ultima malattia volle il Pascoli merlengo perugino. Fu avuto in isti. e narra Celso suo fratello , che nella ma anchedalcelebre Hallerche ne primavoltaincuiAlessandroletoccò parlònelleoperesue(4),edilSeguer ilpolzo, glidisse la Regina, onève àlui dedica  la sua Schedula monito. ro Pascoli, che voi non avete pia- ria ec. PA mentodegli organicorporeiper ca- ceredimedicardonne?»cuirispose: gione delle passioni . PA 171 triaunaCattedradiFilosofia,cheten- ri;nonostanteperòfucontinuamente neperapni10.,ragunandopoisem- ingraziadeglistessiPontefici,edi preincasasuaunaAccademiaaperta vennemedicodelConclavedopola diLetterati.Intantofuchiamatoaleg- mortediBenedettoXIII. eequandofu gereinPadova,ementresidispone creatoClementeXII. Vaarecarsiaqueldottissimo Studio, Inoltredal1928.al1736.aveaeserci Clemente XI.lochiamò aleggerenell' tata in Roma anche la carica di Pro ArchiginnasioRomano. Coldreca. tomedicodiquellaMetropoli,edello tosi incomiocid tosto ad iosegnare, la Stato Ecclesiastico  e la Consul Notomia,chepernoveannicontinui tasoleasemprericercareisuoivoti vi professò; ottenne poi alire catte- in qualunquebisogno di medica poli dre di Teorica e Pratica con vistosi zia.Fu similmente varie volte occu stipendi,finchènel1951.neconse patodallaCongregazionede,Riti nellaCorte, rifiutò semprequesti ono PERVGINVS VIXIT  OB.V. tica il Sig. Pietro Angelo Papi M e 1.Dellefebbri TeoricaePratica dicoeFilosofoSabinese.Roma1706. secondoilnuovosistema,ove tuttosi perilZanobj 8. spiega per quanto è possibile ad im Dopo il lungo spazio di 6. anni , mitazionede'Geometriec.Perugia fuproibitaquest'opera,el'Autore X. Della natura dei nostri pensie; Osservazioni Teoriche e Prati- ri, e della natura concuisiespri che di Medicina inviate fonde in virtù di loro elastica possan. Sofilo Molossio Pastore Arcade zaec. Roma presso Rocco Barnabò perugino, e custode degli armenti automatici in Arcadia. Gli difende dal De homine sive de corpore PA PA l pel Costantini 4.Sieguonoal- toccodascrupolopubblicòilN.VII. cunisuoidiscorsiinmateriemediche. AnatomeLiterarumsivePal. Morì santamentein Roma nella vecchia etàdi valloconquestaiscrizionenelsuotu. anni89.edopo18.annidicecità,e mulocheerasicompostaperluistesso. Le dolle opere che lasciò a' poste- ri sono : lo scrutinio che nefa nellasua cri • II. Il Corpo umano o breve Istoria dove con nuovo metodo si descrivono ladis pervestigatio ec.Romae In ultimo vannoaggiun- per lo Buagni .Vedi ilN. V. .M. HIC 0.POSVIT ,EXVVIAS IN .DIE .IRAE .RESVMENDAS ALEXANDER .PASCOLI typis CajetaniZanobii8.L'anno1715. incompendiotuttigliorganisuoi, furiprodottaperloSalvioniin4.con cd i loro principali officj ec .Perugia 1700. pel Costantini in 4.Ven.1712. qualche diversità nel titolo. VII.Sofilosenzamaschera.Roma te due Pistole del Baglivi al Pascoli : Defibrámotriceetmorbosa,necnon zionidialcuniServidi Dio.Roma de experimentis ac morbis ec. 1741. per (1)Giornale de Letterati Ven.  fusepolto in S. Silvestro di Monte Car Voti scritti per le Canoniza-. Del moto che nei mobili siri. Nuovo metodo per introdursi IX. Deimotoche nei corpi sidif ad imitazione de'Geometri con ordi- fonde per impulso esteriore ne , chiarezza e brevità nelle più , Tratta sot- to fisico matematico ad insegnare la tiliquistionidiFilosofia,Logica,Mo- possanzadegliclementi4.Roma per rale,eFisica.Ven.perAndreaPo- 'loSalvioni letti1702.in4.vediilN.X. fig. (1) o lettere mono.Riflessionimetafisichecc.Ro aglieruditissimiSignoridisuapri- ma1724.4.(2)Servedisecondapar vataAccademiaec.Ven.1702.per teall'operadataalN.I. Andrea Poletti4.,ed ivinuovamente   humanovitamhabenterationetampro- insegne;econtinuandoinessigiunse speraetamaffictaevaletudinis.Li- a cuoprirel'onorevolepostodiSegre bri tres.Romae 1728. vol.3.in4.ex per Andr. Poletti (sò posciaaRavenna ,d'onde alloscri. onori , che non versavansi allora con soilBarnabòcon varj discorsi.L' tantagenerosità,perchèalsolomeri operastessafuristampatainVenezia toconcedevansi.Scorsipochimesidi pel Polettiin4.cuisiag. suadimorainFirenze,tornòarive giunseunamemoriadelSeguerdiret- derelapatria,dacuisirecònuova. ta al Pascoli . mente in Roma sede degli studii lega XIV.Alcuniopuscolianonimiin li, versode'quali Leonecrainclina. Difesadi AlessandroPascoli, Sicre-tissimo,laquella Metropoli diportava. donosuoi, esonoinrispostaadal-sicontantasaggezza,chedivennefa triopuscoli del bresciano Cri- miliaredelDucad'WedaAmbasciado. stoforoZannettinigiàstatoscolaredel redelRediSpagnaallaCorteromu. medesimoPascoli;edinquelledispu- na. Ma circostanze politiche, cheoscu. tealtri moltiopuscolisi videro. Ma raronolariputazionediquelpocoas sennato Ministro, anche ad egli fe delle sue opere mediche si fe ce altra edizione in Venezia in due cero cambiare partitie siavviò per volume. Oltregli unacarrieradiversa.Dopodiaverevi Scritti che al Pascoli indirizzarono sitatealcunedelleprimarieCittàd'Ita , il Baglivi, ed il Seguer glilia , torno a rivedere la patria , e ad fudedicatalaseconda edizionedelle unavastissimasuppellettiledicognizio Maschere sceniche del Ficoroni. Conversando gl’uomini tra sè, ed avendo inconseguen ROMA ETCRIS EMANUELE Donde è nico il za necessità di comunicare a vicenda ipensieri, e le linguagio degl, a ز to Cà CO . Uomini partico idee,che passano intimamente loro nell'animo; nè potendo laze ciò conseguire in questo mondo sensibile, se non che in virtù di qualche oggetto atto a muovere i sensi, CONVENNERO DI COMUN CONSENSO ad unire in maniera I loro pensieri, e leloro idee, ancorche al tutto insensibili, a certi SEGNI SENSIBILI, ed in particolarealle voci, che queste, stimolando per entro agli orecchi gli organi dell'udito, destino conun a tale alte razione nell'animo, di chiode, quei pensieri, e quelle idee, che concordarono di ESPRIMERE per s i n i l i segni, o voci, chiamate comunemente termini. I termini dunque in logica non sono, se non chele semplice voci inventate dagl’uomini a piacere per esprimere con maniere sensibili le loro idee insensibili. Di qui è, che nato è tra i popoli ogni linguaggi po a rticolare.Di cosi fatto linguaggio, e delle idee, che esso esprime , rispetto alle operazioni dette dell'intellett, cioè rispetto al raziocinio umano, nel corso del libro presente facciamo esatta menzione. Alessandro Pascoli. Keywords: fisiologia, corpo, galileo, il fuco di Girgenti, Cicerone, Bianchini. Verissimo, non mi piace medicar le donne, ma non le regine” spiegazione dell’entimema in termini dell’intenzione dei communicatori – chi da il segno e chi lo receve – il segno sensibili dell’idea della cosa. Equivoco se il termine e dunque la proposizione rippresenta due idee. -- Luigi Speranza, “Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Pascoli – decadeniza divina – filosofia italiana – Luigi Speranza (San Mauro di Romagna). Filosofo.. Considerato il maggior filosofo decadente, nonostante la sua formazione principalmente positivistica.  Dal Fanciullino, articolo programmatico, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano, e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia.  Egli, pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca, né mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al contrario di D'Annunzio), manifesta nella propria produzione tendenze prevalentemente spiritualistiche e idealistiche, tipiche della cultura di fine secolo segnata dal progressivo esaurirsi del positivismo. Complessivamente la sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata da Carducci e le nuove tematiche decadenti. Risulta infatti difficile comprendere il vero significato delle sue opere più importanti, se si ignorano i dolorosi e tormentosi presupposti biografici e psicologici che egli stesso ri-organizzò per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistema semantico di base del proprio mondo poetico e artistico. Nacque in provincia di Forlì all'interno di una famiglia benestante, quarto dei dieci figli due dei quali morti molto piccolo di Ruggero Pascoli, amministratore della tenuta La Torre della famiglia dei principi Torlonia, e di Caterina Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamano affettuosamente Zvanì. Il padre e assassinato con una fucilata, sul proprio calesse, mentre tornava a casa da Cesena. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o forse dovute a contrasti di lavoro, non sono mai chiarite e i responsabili rimasero ignoti. Nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia ha forti sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente ne “La cavalla storna”. Il probabile mandante e infatti Pietro Cacciaguerra (al quale fa riferimento, senza nominarlo, nella lirica Tra San Mauro e Savignano, possidente ed esperto fattore da bestiame, che divenne successivamente agente per conto del principe, co-adiuvando l'amministratore A. Petri, sub-entrato al padre dopo il delitto. I due sicari, i cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, sono L. Pagliarani detto Bigéca, fervente repubblicano, e M. Dellarocca, probabilmente fomentati dal presunto mandante. Sempre da lui venne scritta una poesia in ricordo della notte dell'assassinio del padre, X agosto, la notte di San Lorenzo, la stessa notte in cui morì il padre.  Sull'intricatissima vicenda del delitto Pascoli è stato pubblicato il saggio “Omicidio Pascoli”. Il complotto frutto di ricerche negli archivi locali e che, oltre a pubblicare documentazione inedita, formula l'ipotesi di uncomplotto perpetrato ai danni dell'amministratore Pascoli. Il trauma lascia segni profondi nel poeta. La famiglia comincia a perdere gradualmente il proprio stato economico e successivamente a subire una serie impressionante di lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la sorella Margherita di tifo, e la madre per un attacco cardiaco (di "crepacuore", si disse),  il fratello Luigi, colpito da meningite, e il fratello maggiore Giacomo, di tifo. Da recenti studi anche il fratello maggiore, che aveva tentato inutilmente di ricostituire il nucleo familiare a Rimini, potrebbe essere stato assassinato, forse avvelenato. Giacomo infatti nell'anno in cui morì ricopriva la carica di assessore comunale e pare conoscesse personalmente coloro che avevano partecipato al complotto per uccidere il padre, oltre al fatto che i giovani fratelli Pascoli (in particolare Raffaele e Giovanni) si erano avvici tal punto alla verità sul delitto da essere minacciati di morte.  Le due sorelle Ida e Maria andarono a studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane, a Sogliano al Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della madre Caterina e dove rimasero dieci anni: nel 1882, uscite di convento, Ida e Maria chiesero aiuto al fratello Giovanni, che dopo la laurea insegnava al liceo Duni di Matera, chiedendogli di vivere con lui, facendo leva sul senso di dovere e di colpa di Giovanni, il quale durante i 9 anni universitari non si era più occupato delle sorelle. Nella biografia scritta dalla sorella Maria, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo solidoe vivace, il cui carattere non è stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo e a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio, sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre. Questo desiderio di giustizia non sarà mai voglia di vendetta, e Pascoli si pronuncerà sempre contro la pena di morte e contro l'ergastolo, per motivi principalmente umanitari. Dopo la morte del fratello Luigi avvenuta per meningite dovette lasciare il collegio Raffaello dei padri Scolopi di Urbino. Si trasferì a Rimini, per frequentare il liceo classico Giulio Cesare. Gunse a Rimini assieme ai suoi cinque fratelli: Giacomo, Raffaele, Alessandro Giuseppe, Ida, Maria (6, chiamata affettuosamente Mariù. L'appartamento, già scelto da Giacomo ed arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini… era di una economia che appena consentiva il puro necessario». Pascoli terminò infine gli studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio ed il liceo al prestigioso Liceo Dante di Firenze, ed aver fallito l'esame di licenza a causa delle materie scientifiche. Grazie ad una borsa di studio di 600 lire (che poi perse per aver partecipato ad una manifestazione studentesca) ssi iscrisse all'Bologna, dove ebbe come docenti G. Carducci e G. Gandino, e diventò amico del poeta e critico S.Ferrari. Conosciuto A. Costa e avvicinatosi al movimento anarco-socialista, comincia, a tenere comizi a Forlì e a Cesena. Durante una manifestazione socialista a Bologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchico lucano G. Passannante ai danni del re Umberto I, lesse pubblicamente un proprio sonetto dal presunto titolo Ode a Passannante. L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse pentito, pensando all'assassinio del padre. Dessa si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente. Colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera. La paternità del componimento e oggetto di controversie. Sia la sorella Maria sia lo studioso P. Bianconi negano che avesse scritto tale ode. Bianconi la define la più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana. Benché non vi sia alcuna prova tangibile sull'esistenza dell'opera, G. Lolli, segretario della federazione socialista di Bologna e il suo amico, dichiara di aver assistito alla lettura e attribue a lui la realizzazione della lirica. Arrestato per aver partecipato ad una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i quali erano stati a loro volta imprigionati per i disordini generati dalla condanna di Passannante. Durante il loro processo urla. Se questi sono i malfattori, evviva i malfattori! Dopo poco più di cento giorni, esclusa la maggiore gravità del reato, con sentenza, la Corte d'Appello rinvia gli imputati Pascoli e U. Corradinidavanti al Tribunale. Il processo, in cui Pascoli era difeso dall'avvocato Barbanti, ha luogo, chiamato a testimone anche Carducci che invia una sua dichiarazione. Non ha capacità a delinquere in relazione ai fatti denunciati. Viene assolto ma attraversa un periodo difficile. Medita il suicidio ma il pensiero della madre defunta lo fa desistere, come dirà nella poesia La voce. Alla fine riprende gli studi con impegno. Nonostante le simpatie verso il movimento anarco-socialista, quando Umberto I venne ucciso da un altro anarchico, G. Bresci, Pascoli rimase amareggiato dall'accaduto e compose la poesia Al Re Umberto. Abbandona la militanza politica, mantenendo un socialismo umanitario che incoraggiasse l'impegno verso i deboli e la concordia universale tra gli uomini, argomento di alcune liriche:  «Pace, fratelli! e fate che le braccia ch'ora o poi tenderete ai più vicini, non sappiano la lotta e la minaccia.»  (I due fanciulli). Dopo la laurea con una tesi su Alceo, Pascoli intraprese la carriera di insegnante di latino e greco nei licei di Matera e di Massa. Dopo le vicissitudini e i lutti, aveva finalmente ritrovato la gioia di vivere e di credere nel futuro. Ecco cosa scrive all'indomani della laurea da Argenta:  "Il prossimo ottobre andrò professore, ma non so ancora dove: forse lontano; ma che importa? Tutto il mondo è paese ed io ho risoluto di trovar bella la vita e piacevole il mio destino".  Su richiesta delle sorelle Ida e Maria, nel convento di Sogliano, riformula il proprio progetto di vita, sentendosi in colpa per avere abbandonato le sorelle negli anni universitari. Ecco a tale proposito una lettera di Giovanni scritta da Argenta, il quale, ripreso dalle sorelle per averle abbandonate, così risponde:  "Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra lettera così tenera, io leggevo un rimprovero per me, io intravedevo una lagrima!."  E ancora da Matera il poeta scrive. Amate voi me, che ero lontano e parevo indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del chiostro. Amate voi me, che sono accorso a voi soltanto quando escivate dal convento raggianti di mite contentezza, m'amate almeno come le gentili compagne delle vostre gioie e consolatrici dei vostri dolori?  Iniziato alla massoneria, presso la loggia "Rizzoli" di Bologna. Il testamento massonico autografo del Pascoli, a forma di triangolo (il triangolo è un simbolo massonico), è stato rinvenuto. Insegna a Livorno al Ginnasio-Liceo "Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e appunti scritti di suo pugno. Inizia la collaborazione con la rivista Vita nuova, su cui uscirono le prime poesie di Myricae, raccolta che continuò a rinnovarsi in cinque edizioni. Con le sorelle Ida e Maria Vinse inoltre per ben tredici volte la medaglia d'oro al Concorso di poesia latina di Amsterdam, col poemetto Veianus e coi successivi Carmina. E chiamato a Roma per collaborare con il Ministero della pubblica istruzione. Nella capitale fece la conoscenza di A. Bosis, che lo invitò a collaborare alla rivista Convito (dove sarebbero infatti apparsi alcuni tra i componimenti più tardi riuniti nel volume Poemi conviviali), e di Annunzio, il quale lo stima, anche se il rapporto tra i due filosofi e sempre complesso. G. Bernardo, a capo del Grande Oriente d'Italia, esplicitamente dichiara l'appartenenza di Pascoli e Carducci alla massoneria, per un certo periodo nelle logge. Il nido di Castelvecchio «La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera»  (Giovanni Pascoli, La mia sera, Canti di Castelvecchio) Divenuto professore universitario e costretto dalla sua professione a lavorare in più città (Bologna, Messina e Pisa), non si radicò mai in esse, preoccupandosi sempre di garantirsi una via di fuga verso il proprio mondo di origine, quello agreste. Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante appenninico opposto a quello da cui proveniva la sua famiglia. Infatti si trasferì con la sorella Maria nella Media Valle del Serchio nel piccolo borgo di Castelvecchio nel comune di Barga, in una casa che divenne la sua residenza stabile quando (impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.  Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo S.  Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito i vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam poté acquistarla.  Dopo il matrimonio della sorella Ida con S. Berti, matrimonio che contempla e seguito vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.  Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Sa. Berti, matrimonio che contempl e seguito Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo anni di sacrifici e dedizione alle sorelle, a causa delle qualia causa delle quali ha di fatto più volte rinunciato all'amore. A tale proposito, una vinte al Concorso di poesia latina di Amsterdam) poté acquistarla.  Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo S. Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito sin vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo mostra dedicata agli "Amori di Zvanì" e allestita dalla Casa Pascoli nel, getta luce sulle sue vicende amorose inedite, chiarendo finalmente il suo desiderio più volte manifestato di crearsi una propria famiglia. Molti particolari della vita personale, emersi dalle lettere private, furono taciuti dalla celebre biografia scritta da M. Pascoli, poiché giudicati da lei sconvenienti o non conosciuti.  Il fidanzamento con la cugina Imelde Morri di Rimini, all'indomani delle nozze di Ida, organizzato all'insaputa di Mariù, dimostra infatti il suo reale intento. Di fronte alla disperazione di Mariù, che non avrebbe mai accettato di sposarsi, né l'ingerenza di un'altra donna in casa sua, ancora una volta rinuncerà al proposito di vita coniugale.  Si può affermare che la vita moderna della città non entrò mai, neppure come antitesi, come contrapposizione polemica, nella sua poesia. In un certo senso, non uscì mai dal suo mondo, che costituì, in tutta la sua produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie di microcosmo chiuso su sé stesso, come se ha bisogno di difenderlo da un minaccioso disordine esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di riferimenti e di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul tormentato rapporto con le sorelle il nido familiare che ben presto divenne tutto il mondo della sua poesia. Scrive parole di estrema chiarezza il poeta Mario Luzi. Di fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione infantili, alle quali Ida è connivente solo in parte. Si tratta in ogni caso di una vera e propria regressione al mondo degli affetti e dei sensi, anteriore alla responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato violentemente e troppo presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno, quasi paterno, che gli suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido edificato dai genitori; di investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un altro, di ben diversa natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro con le piccole sorelle che meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia, escludendo di fatto, talvolta con durezza, gli altri fratelli. In pratica difende il nido con sacrificio, ma anche lo oppone con voluttà a tutto il resto. Non è solo il suo ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ciò che tende a strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà non gli riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo più sicuro e profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti della Media Valle del Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la natura.»  ([M. Luzi]) In particolare si fecero difficili i rapporti con Giuseppe, che mise più volte in imbarazzo Giovanni a Bologna, ubriacandosi continuamente in pubblico nelle osterie, e con il marito di Ida, il quale  dopo aver ricevuto in prestito dei soldi da lui, partì per l'America lasciando in Italia la moglie e le tre figlie. Le trasformazioni politiche e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e preludevano alla catastrofe bellica europea, gli gettarono progressivamente, già emotivamente provato dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una condizione di insicurezza e pessimismo ancora più marcati, che lo conduceno in una fase di depressione e nel baratro dell'alcolismo. Abusa di vino e cognac, come riferisce anche nelle lettere. Le uniche consolazioni sono la poesia, e il suo nido di Castelvecchio, dopo la perdita della fede trascendente, cercata e avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta di agnosticismo mistico, come testimonia una missiva a G. Semeria. Io penso molto all'oscuro problema che resta. Oscuro. La fiaccola che lo rischiara è in mano della nostra sorella grande morte. Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di là fosse abitato! Ma io sento che le religioni, compresa la più pura di tutte, la cristiana, sono per così dire, Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse. Mentre insegnava latino e greco nelle varie università dove aveva accettato l'incarico, pubblicò anche i volumi di analisi dantesca Minerva oscura, Sotto il velame e la mirabile visione. Assunse la cattedra di letteratura italiana a Bologna succedendo a Carducci. Qui ebbe allievi che sarebbero stati poi celebri, tra cui A. Garzanti. Presenta al concorso indetto dal Comune di Roma per celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema latino “Inno a Roma” in cui riprendendo un tema già anticipato nell'ode Al corbezzolo esalta Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su rami di corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono visti come un'anticipazione della bandiera tricolore.  Scoppiata la guerra italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso a favore dell'imperialismo La grande Proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che la Libia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle popolazioni sottomesse alla Turchia, oltre che positiva per i contadini italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e patriottiche. Le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia di lasciare Castelvecchio e trasferirsi a Bologna, dove gli viene diagnosticata la cirrosi epatica per l'abuso di alcool. Nelle memorie della sorella viene invece affermato che fosse malato di epatite e tumore al fegato.  Il certificato di morte riporta come causa un tumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcool, la simpatia giovanile per Passannante e la sua affiliazione alla Massoneria. La malattia lo porta infatti alla morte, un Sabato Santo vigilia di Pasqua, nella sua casa di Bologna, in via dell'Osservanza n. 2. La vera causa del decesso fu probabilmente la cirrosi epatica. Venne sepolto nella cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata anche l'amata sorella Maria, sua biografa, nominata erede universale nel testamento, nonché curatrice delle opere postume.   L'ultima dimora dove morì, a Bologna in via dell'Osservanza n. 2. Sul cancello si può  brevi parentesi politiche della sua vita. Venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere. L'ulteriore senso di ingiustizia e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del tutore Carducci e al compimento degli studi con una tesi su Alceo.  A margine degli studi veri e propri, comunque, conduce una vasta esplorazione della filosofia ttraverso le riviste francesi specializzate come la Revue des deux Mondes, che lo misero in contatto con l'avanguardia simbolista, e la lettura dei testi scientifico-naturalistici di J. Michelet, J. Fabre e M. Maeterlinck. Tali testi filosofici utilizzano la descrizione naturalistica la vita degli insetti soprattutto, per quell'attrazione per il micro-cosmo così caratteristica del romanticismo decadente in chiave filosofica. L’sservazione era aggiornata sulle più recenti acquisizioni filosofiche dovute al perfezionamento del microscopio e della sperimentazione di laboratorio, ma poi veniva filtrata letterariamente attraverso uno stile lirico in cui domina il senso della meraviglia e della fantasia. E un atteggiamento positivista romanticheggiante che tende a vedere nella natura l'aspetto pre-cosciente del mondo umano. Coerentemente con questi interessi, vi fu anche quello per la filosofia dell'inconscio di Hartmann che apre quella linea di interpretazione della psicologia in senso anti-meccanicistico che sfociò nella psicanalisi freudiana. È evidente in queste letture come in quella successiva di J. Sully sulla psicologia un'attrazione verso il mondo piccolo dei fenomeni naturali e psicologicamente elementari che tanto fortemente caratterizza tutta la sua poesia. E non solo la sua. La cultura filosofica ha coltivato un particolare culto per il mondo dell'infanzia, dapprima, in un senso culturale più generico, poi, con un più accentuato intendimento psicologico. I Romantici, sulla scia di Vico e di Rousseau, paragonano l'infanzia allo stato primordiale di natura dell'umanità, inteso come una sorta di età dell'oro. Si comincia ad analizzare in modo più realistico e scientifico la psicologia, portando l'attenzione del individuo in sé, caratterizzato da una propria realtà di riferimento. La filosofia produce una quantità considerevole di saggi che costituirono la vera letteratura di massa. Parliamo delle innumerevoli raccolte di fiabe dei fratelli Grimm  di Andersen, di Ruskin, Wilde, Maeterlinck; o come il capolavoro di Dodgson, Alice nel Paese delle Meraviglie (cf. Pinocchio, Cuore). Oppure i libri di avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi di Verne, Kipling, Twain, Salgari, London. Saggi sull'infanzia, dall'intento moralistico ed educativo, come Senza famiglia di Malot, Il piccolo Lord di F.H. Burnett, Piccole donne di Alcott e i celeberrimi “Cuore” di De Amicis e “Pinocchio” di Collodi. Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la sua teoria della poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica del fanciullino, ai riflessi di un vasto ambiente filosofico che e assolutamente maturo per accogliere la sua proposta. In questo senso non si può parlare di una vera novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui sa cogliere un gusto diffuso e un interesse già educato, traducendoli in quella grande poesia che all'Italia manca dall'epoca di Leopardi. Per quanto riguarda il linguaggio, ricerca una sorta di musicalità evocativa, accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo il modello dei poeti maledetti Verlaine e Mallarmé.  La poesia come nido che protegge dal mondo. La poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere alla verità di ogni cosa. Il poeta deve essere un poeta-fanciullo che arriva a questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta quindi la ragione e, di conseguenza, rifiuta il positivismo, che e l'esaltazione della ragione stessa e del progresso, approdando così al decadentismo. La poesia diventa così analogica, cioè senza apparente connessione tra due o più realtà che vengono rappresentate; ma in realtà una connessione, a volte anche un po' forzata, è presente tra i concetti, e il poeta spesso e volentieri è costretto a voli vertiginosi per mettere in comunicazione questi concetti. La poesia irrazionale o analogica è una poesia di svelamento o di scoperta e non di invenzione. I motivi principali di questa poesia devono essere "umili cose": cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. A questo si unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano continuamente nel “nido”, riproponendo il passato di lutti e di dolori e inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione, che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali del nido. Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento ne L'ora di Barga Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli ricorre pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo cittadino e mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre la campagna appare sempre più come il paradiso perduto dei valori morali e culturali, la città diviene simbolo di una condizione umana maledetta e snaturata, vittima della degradazione morale causata da un ideale di progresso puramente materiale. Questa contrapposizione può essere interpretata sia alla luce dell'arretratezza economica e culturale di gran parte dell'Italia rispetto all'evoluzione industriale delle grandi nazioni europee, sia come conseguenza della divisione politica e della mancanza di una grande metropoli unificante come erano Parigi per la Francia e Londra per l'Inghilterra. I luoghi poetici della terra, del borgo, dell'umile popolo che ricorrono fino agli anni del primo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccola patria lontana,che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del tutto.  Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio Pascoli, anche se i suoi motivi non furono quelli tipicamente ideologici degli altri scrittori, ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Nel 1899 scrisse al pittore De Witt. C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo; ma nella vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura, specialmente in campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a liberarci dall'immutabile destino». In questa contrapposizione tra l'esteriorità della vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza familiare e agreste si racchiude l'idea dominanteaccanto a quella della mortedella poesia pascoliana. Dalla casa di Castelvecchio, dolcemente protetta dai boschi della Media Valle del Serchio, non usce più (psicologicamente parlando) fino alla morte. Pur continuando in un intenso lavoro di pubblicazioni poetiche e saggistiche, e accettando di succedere a Carducci sulla cattedra dell'Bologna, egli ci ha lasciato del mondo una visione univocamente ristretta attorno ad un "centro", rappresentato dal mistero della natura e dal rapporto tra amore e morte.  Fu come se, sopraffatto da un'angoscia impossibile a dominarsi, il poeta avesse trovato nello strumento intellettuale del componimento poetico l'unico mezzo per costringere le paure e i fantasmi dell'esistenza in un recinto ben delimitato, al di fuori del quale egli potesse continuare una vita di normali relazioni umane. A questo "recinto" poetico egli lavorò con straordinario impegno creativo, costruendo una raccolta di versi e di forme che la letteratura italiana non vedeva, per complessità e varietà, dai tempi di Chiabrera. La ricercatezza quasi sofisticata, e artificiosa nella sua eleganza, delle strutture metriche scelte da Pascolimescolanza di novenari, quinari e quaternari nello stesso componimento, e così viaè stata interpretata come un paziente e attento lavoro di organizzazione razionale della forma poetica attorno a contenuti psicologici informi e incontrollabili che premevano dall'inconscio. Insomma, esattamente il contrario di quanto i simbolisti francesi e le altre avanguardie artistiche proclamano nei confronti della spontaneità espressiva.  Frontespizio di un'edizione del discorso socialista e nazionalista di Pascoli La Grande Proletaria si è mossa, in favore della guerra di Libia. Anche se l'ultima fase della produzione pascoliana è ricca di tematiche socio-politiche (Odi e inni, comprendenti gli inni Ad Antonio Fratti, Al re Umberto, Al Duca degli Abruzzi e ai suoi compagni, Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione, Chavez; Poemi italici; Poemi del Risorgimento; nonché il celebre discorso La grande Proletaria si è mossa, tenuto  in occasione di una manifestazione a favore dei feriti della guerra di Libia), non c'è dubbio che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che comprendono le raccolte di Myricae e dei Canti di Castelvecchio, nei quali il poeta trae spunto dall'ambiente a lui familiare come la Ferrovia Lucca-Aulla ("In viaggio"), nonché parte dei Poemetti. Il mondo di Pascoli è tutto lì: la natura come luogo dell'anima dal quale contemplare la morte come ricordo dei lutti privati. Troppa questa morte? Ma la vita, senza il pensiero della morte, senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue dalle bestie, è un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico. D'altra parte queste poesie sono nate quasi tutte in campagna; e non c'è visione che più campeggi o sul bianco della gran nave o sul verde delle selve o sul biondo del grano, che quella dei trasporti o delle comunioni che passano: e non c'è suono che più si distingua sul fragor dei fiumi e dei ruscelli, su lo stormir delle piante, sul canto delle cicale e degli uccelli, che quello delle Avemarie. Crescano e fioriscano intorno all'antica tomba della mia giovane madre queste myricae (diciamo cesti o stipe) autunnali. Dalla Prefazione di Pascoli ai Canti di Castelvecchio. Il poeta e il fanciullino. Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del Carducci, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra. Da Il fanciullino. Uno dei tratti salienti per i quali è passato alla storia della letteratura è la cosiddetta poetica del fanciullino, da lui stesso esplicitata nello scritto omonimo apparso sulla rivista Il Marzocco. Influenzato dalla psicologia di J. Sully e dalla filosofia dell'inconscio di Hartmann, dà una definizione assolutamente compiutaalmeno secondo il suo punto di vistadella poesia (dichiarazione poetica). Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo:  dei margini di purezza e candore, che sopravvivono nell'uomo adulto. Della poesia e delle potenzialità latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano. Caratteristiche del fanciullino. Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di campanella". "Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai nostri sensi ed alla nostra ragione". "Guarda tutte le cose con stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di causaeffetto, ma intuisce. Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose. Riempie ogni oggetto della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione), trasformandolo in simbolo. Una rondine. Gli uccelli e la natura, con precisione del lessico zoologico e botanico ma anche con semplicità, sono stati spesso cantati da Giovanni Pascoli Il poeta allora mantiene una razionalità di fondo, organizzatrice della metrica poetica, ma:  Possiede una sensibilità speciale, che gli consente di caricare di significati ulteriori e misteriosi anche gli oggetti più comuni. Comunica verità latenti agli uomini -- è Adamo, che mette nome atutto ciò che vede e sente (secondo il proprio personale modo di sentire, che tuttavia ha portata universale). Deve saper combinare il talento della fanciullezza (saper vedere), con quello della vecchiaia (saper dire). Percepisce l'essenza delle cose e non la loro apparenza fenomenica. La poesia, quindi, è tale solo quando riesce a parlarecon la voce del fanciullo ed è vista come la perenne capacità di stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è ormai allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. È una realtà ontologica. Ha scarso rilievo la dimensione storica (trova suoi interlocutori in Virgilio, come se non vi fossero secoli e secoli di mezzo. La poesia vive fuori dal tempo ed esiste in quanto tale. Nel fare poesia una realtà ontologica (il poeta-microcosmo) si interroga suun'altra realtà ontologica (il mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario confondersi con la realtà circostante senza cheil proprio punto di vista personale e preciso interferisca: il poeta si impone la rinuncia a parlare di se stesso, tranne in poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua vicenda personale. È vero che la vicenda autobiografica dell'autore caratterizza la sua poesia, ma con connotazioni di portata universale: ad esempio la morte del padre viene percepita come l'esempio principe della descrizione dell'universo, di conseguenza gli elementi autenticamente autobiografici sono scarsi, in quanto raffigura il male del mondo in generale. Tuttavia, nel passo XI del fanciullino, dichiara che un vero poeta è, più che altro, il suo sentimento e la sua visione che cerca di trasmettere agli altri. Per cui il poeta rrifiuta. Il classicismo, che si qualifica per la centralità ed unicità del punto di vista del poeta, che narra la sua opera ed esprime le proprie sensazioni. il Romanticismo, dove il poeta fa di sé stesso, dei suoi sentimenti e della sua vita, poesia. La poesia, così definita, è naturalmente buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e il poeta. Pascoli fu anche commentatore e critico dell'opera di Dante e diresse inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite della poesia del Pascoli è costituito dall'ostentata pateticità e dall'eccessiva ricerca dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito maggiore attribuibile al Pascoli fu quello di essere riuscito nell'impresa di far uscire la poesia italiana dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo del Carducci e del Leopardi, ma anche del suo contemporaneo D'Annunzio. In altre parole, fu in grado di creare finalmente un legame diretto con la poesia d'Oltralpe e di respiro europeo. La lingua pascoliana è profondamente innovativa: essa perde il proprio tradizionale supporto logico, procede per simboli e immagini, con brevi frasi, musicali e suggestive.  La poesia cosmica  L'ammasso aperto delle Pleiadi nella costellazione del Toro. Lo cita col nome dialettale di Chioccetta ne Il gelsomino notturno. La visione dello spazio buio e stellato è uno dei temi ricorrenti nella sua poesia Fanno parte di questa produzione pascoliana liriche come Il bolide (Canti di Castelvecchio) e La vertigine (Nuovi Poemetti). Il poeta scrive nei versi conclusivi de Il bolide: "E la terra sentii nell'Universo. Sentii, fremendo, ch'è del cielo anch'ella. E mi vidi quaggiù piccolo e sperso errare, tra le stelle, in una stella". Si tratta di componimenti permeati di spiritualismo e di panteismo (La Vertigine). La Terra è errante nel vuoto, non più qualcosa di certo; lo spazio aperto è la vera dimora dell'uomo rapito come da un vento cosmico. Scrive il critico Giovanni Getto: " È questo il modo nuovo, autenticamente pascoliano, di avvertire la realtà cosmica: al geocentrismo praticamente ancora operante nell'emozione fantastica, nonostante la chiara nozione copernicana sul piano intellettuale, del Leopardi, il Pascoli sostituisce una visione eliocentrica o addirittura galassiocentrica: o meglio ancora, una visione in cui non si dà più un centro di sorta, ma soltanto sussistono voragini misteriose di spazio, di buio e di fuoco. Di qui quel sentimento di smarrita solitudine che nessuno ancora prima del Pascoli aveva saputo consegnare alla poesia". La lingua pascoliana Pascoli disintegra la forma tradizionale del linguaggio poetico: con lui la poesia italiana perde il suo tradizionale supporto logico, procede per simboli ed immagini, con frasi brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio è fonosimbolico con un frequente uso di onomatopee, metafore, sinestesie, allitterazioni, anafore, vocaboli delle lingue speciali (gerghi). La disintegrazione della forma tradizionale comporta "il concepire per immagini isolate (il frammentismo), il periodo di frasi brevi e a sobbalzi (senza indicazione di passaggi intermedi, di modi di sutura), pacatamente musicali e suggestive; la parola circondata di silenzio. Ha rotto la frontiera tra grammaticalità e evocatività della lingua. E non solo ha infranto la frontiera tra pregrammaticalità e semanticità, ma ha anche annullato "il confine tra melodicità ed icasticità, cioè tra fluido corrente, continuità del discorso, e immagini isolate autosufficienti. In una parola egli ha rotto la frontiera fra determinato e indeterminato". Pascoli e il mondo degli animali In un'epoca storica in cui il mondo degli animali rappresenta un'entità assai ridotta nella vita degli uomini e dei loro sentimenti, quasi esclusivamente relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di supporto al lavoro, soprattutto agricolo, Pascoli riconosce la loro dignità e squarcia un'originale apertura sull'esistenza delle specie animali e sul loro originale mondo di relazioni. Come scrive Maria Cristina Solfanelli, «Giovanni Pascoli si avvede assai presto che il suo amore per la natura gli permette di vivere le esperienze più appaganti, se non fondamentali, della sua vita. Lui vede negli animali delle creature perfette da rispettare, da amare e da accudire al pari degli esseri umani; infatti, si relaziona con essi, ci parla di loro e, spesso, prega affinché possano avere un'anima per poterli rivedere un giorno. Saggi: “Myricae” (Livorno, Giusti); “Lyra romana ad uso delle scuole classiche” (Livorno, Giusti, -- antologia di scritti latini per la scuola superiore – “Pensieri sull'arte poetica, ne Il Marzocco  (meglio noto come Il fanciullino) Iugurtha. Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri civis liburnensis et Bargaei in certamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum, Amstelodami, Apud Io. Mullerum, (poemetto latino) “Epos” (Livorno, Giusti); (antologia di autori latini) Poemetti, Firenze, Paggi, “Minerva oscura. Prolegomeni: la costruzione morale del poema di Dante” (Livorno, Giusti); “Intorno alla Minerva oscura” (Napoli, Pierro); “Sull’imitare. Poesie e prose per la scuola italiana (Milano-Palermo, Sandron). (antologia di poesie e prose per la scuola), “Sotto il velame. Saggio di un'interpretazione generale del poema sacro” (Messina, Vincenzo Muglia); “Fior da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole secondarie inferiori” Milano-Palermo, Sandron,  (antologia di prose e poesie italiane per le scuole medie); “La mirabile visione. Abbozzo d'una storia della Divina Comedia” (Messina, Vincenzo Muglia); “Canti di Castelvecchio, Bologna, Zanichelli); “Primi poemetti, Bologna, Zanichelli); “Poemi conviviali, Bologna, Zanichelli,  Odi e Inni. Bologna, Zanichelli, Pensieri e discorsi. Bologna, Zanichelli, Nuovi poemetti” (Bologna, Zanichelli); “Canzoni di re Enzio La canzone del Carroccio” (Bologna, Zanichelli); “La canzone del Paradiso” (Bologna, Zanichelli); “La canzone dell'Olifante” (Bologna, Zanichelli); “Poemi italici” (Bologna, Zanichelli); “La grande proletaria si è mossa -- iscorso tenuto a Barga per i nostri morti e feriti (La Tribuna); “Poesie varie, Bologna, Zanichelli); “Poemi del Risorgimento, Bologna, Zanichelli); “Patria e umanità. Raccolta di scritti e discorsi” (Bologna, Zanichelli); Carmina” (Bononiae, Zanichelli); (poesie latine) Nell'anno Mille. Dramma” (Bologna, Zanichelli); (dramma incompiuto) Nell'anno Mille. Sue notizie e schemi di altri drammi” (Bologna, Zanichelli); “Antico sempre nuovo. Scritti vari di argomento latino” (Bologna, Zanichelli). “Myricae” è la prima vera e propria raccolta delle sue poesie, nonché una delle più amate. Il titolo riprende una citazione di Virgilio all'inizio della IV Bucolica in cui il poeta latino proclama di innalzare il tono poetico poiché "non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici" (non omnes arbusta iuvant humilesque myricae). Pascoli invece propone "quadretti" di vita campestre in cui vengono evidenziati particolari, colori, luci, suoni i quali hanno natura ignota e misteriosa. Crebbe per il numero delle poesie in esso raccolte. La sua prima edizione, raccoglie soltanto 22 poesie dedicate alle nozze di amici. La raccolta definitiva comprendeva 156 liriche del poeta. I componimenti sono dedicati al ciclo delle stagioni, al lavoro dei campi e alla vita contadina. Le myricae, le umili tamerici, diventano un simbolo delle tematiche del Pascoli ed evocano riflessioni profonde.  La descrizione realistica cela un significato più ampio così che, dal mondo contadino si arriva poi ad un significato universale. La rappresentazione della vita nei campi e della condizione contadina è solo all'apparenza il messaggio che il poeta vuole trasmettere con le sue opere. In realtà questa frettolosa interpretazione della poetica pascoliana fa da scenario a stati d'animo come inquietudini ed emozioni. Il significato delle Myricae va quindi oltre l'apparenza. Compare la poesia Novembre, mentre nelle successive compariranno anche altri componimenti come L'Assiuolo. Pascoli ha dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre ("A Ruggero Pascoli, mio padre"). La poesia-pensiero del profondo attinge all'inconscio e tocca all'universale attraverso un mondo delle referenze condiviso da tutti. Anche autore di poesie in lingua latina e con esse vinse per ben tredici volte il Certamen Hoeufftianum, un prestigioso concorso di poesia latina che annualmente si teneva ad Amsterdam. La produzione latina accompagnò il poeta per tutta la sua vita: dai primi componimenti scritti sui banchi del collegio degli Scolopi di Urbino, fino al poemetto Thallusa, la cui vittoria il poeta apprese solo sul letto di morte.  In particolare, l'anno 1892 fu insieme l'anno della sua prima premiazione con il poemetto “Veianus” e l'anno della stesura definitiva delle Myricae. Tra la sua produzione latina, vi è anche il carme alcaico Corda Fratres, inno della confraternita studentesca meglio nota come Corda Fratres. Ama molto il latino, che può essere considerato la sua lingua del cuore. Il poeta scriveva in latino, prendeva appunti in latino, spesso pensava in latino, trasponendo poi espressioni latine in italiano; la sorella Maria ricorda che dal suo letto di morte Pascoli parlò in latino, anche se la notizia è considerata dai più poco attendibile, dal momento che la sorella non conosceva questa lingua. Per lungo tempo la produzione latina pascoliana non ha ricevuto l'attenzione che merita, essendo stata erroneamente considerata quale un semplice esercizio del poeta. In quegli anni non era infatti l'unico a cimentarsi nella poesia latina (G. Giacoletti, un insegnante nel collegio degli Scolopi di Urbino frequentato da lui, vinse l'edizione del Certamen con un poemetto sulle locomotive a vapore. Ma lo fa in maniera nuova e con risultati, poetici e linguistici, sorprendenti. L'attenzione verso questi componimenti si accese con la raccolta curata da E. Pistelli col saggio di A.  Gandiglio. Esistono delle traduzioni in lingua italiana delle sue poesie latine quali quella curata da M. Valgimigli o le traduzioni di E. Mandruzzato. Tuttavia la produzione latina ha un significato fondamentale, essendo coerente con la poetica del Fanciullino, la cifra del pensiero pascoliano. In realtà, la poetica del Fanciullino è la confluenza di due differenti poetiche: la poetica della memoria e la poetica delle cose. Gran parte della poesia pascoliana nasce dalle memorie, dolci e tristi, della sua infanzia. Ditelo voi, se la poesia non è solo in ciò che fu e in ciò che sarà, in ciò che è morto e in ciò che è sogno! E dite voi, se il sogno più bello non è sempre quello in cui rivive ciò che è morto". Pascoli dunque intende fare rivivere ciò che è morto, attingendo non solo al proprio ricordo personale, bensì travalica la propria esperienza, descrivendo personaggi facenti parte anche dell'evo antico: infanzia e mondo antico sono le età nelle quali l'uomo vive o è vissuto più vicino ad una sorta di stato di natura. "Io sento nel cuore dolori antichissimi, pure ancor pungenti. Dove e quando ho provato tanti martori? Sofferto tante ingiustizie? Da quanti secoli vive al dolore l'anima mia? Ero io forse uno di quegli schiavi che giravano  la macina al buio, affamati, con la museruola?". Contro la mortedelle lingue, degli uomini e delle epocheil poeta si appella alla poesia: essa è la sola, la vera vittoria umana contro la morte. "L'uomo alla morte deve disputare, contrastare, ritogliere quanto può". Ma da ciò non consegue di necessità l'uso del latino.  Qui interviene l'altra e complementare poetica pascoliana: la poetica delle cose. "Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è l'arpa che un soffio anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è nelle cose". Ma questa aderenza alle cose ha una conseguenza linguistica di estrema importanza, ogni cosa deve parlare quanto più è possibile con la propria voce: gli esseri della natura con l'onomatopea, i contadini col vernacolo, gli emigranti con l'italo-americano, Re Enzio col bolognese del Duecento; i Romani, naturalmente, parleranno in latino. Dunque il bilinguismo di Pascoli in realtà è solo una faccia del suo plurilinguismo. Bisogna tenere conto anche di un altro elemento: il latino del Pascoli non è la lingua che abbiamo appreso a scuola. Questo è forse il secondo motivo per il quale la produzione latina pascoliana è stata per anni oggetto di scarso interesse: per poter leggere i suoi poemetti latini è necessario essere esperti non solo del latino in generale, ma anche del latino di Pascoli. Si è già fatto menzione del fatto che nello stesso periodo, e anche prima di lui, altri autori avevano scritto in latino; scrivere in latino per un moderno comporta due differenti e contrapposti rischi. L'autore che si cimenti in questa impresa potrebbe, da una parte, incappare nell'errore di esprimere una sensibilità moderna in una lingua classica, cadendo in un latino maccheronico; oppure potrebbe semplicemente imitare gli autori classici, senza apportare alcuna novità alla letteratura latina.  Pascoli invece reinventa il latino, lo plasma, piega la lingua perché possa esprimere una sensibilità moderna, perché possa essere una lingua contemporanea. Se oggi noi parlassimo ancora latino, forse parleremmo il latino di Pascoli. (cfr. A. Traina, Saggio sul latino del Pascoli, Pàtron). Numerosi sono i componimenti, in genere raggruppati in diverse raccolte secondo l'edizione del Gandiglio, tra le quali: Poemata Christiana, Liber de Poetis, Res Romanae, Odi et Hymni. Due sembrano essere i temi favoriti del poeta: Orazio, poeta della aurea mediocritas, che Pascoli sentiva come suo alter ego, e le madri orbate, cioè private del loro figlio (cfr. Thallusa, Pomponia Graecina, Rufius Crispinus). In quest'ultimo caso il poeta sembra come ribaltare la sua esperienza personale di orfano, privando invece le madri del loro ocellus ("occhietto", come Thallusa chiama il bambino). I “Poemata Christiana” sono da considerarsi il suo capolavoro in lingua latina. In essi Pascoli traccia, attraverso i vari poemetti, tutti in esametri, la storia del Cristianesimo in Occidente: dal ritorno a Roma del centurione che assistette alla morte di Cristo sul Golgota (Centurio), alla penetrazione del Cristianesimo nella società romana, dapprima attraverso gli strati sociali di condizione servile (Thallusa), poi attraverso la nobiltà romana “(Pomponia Graecina”), fino al tramonto del paganesimo (“Fanum Apollinis”).  La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati sia nella Casa museo Pascoli a Castelvecchio Pascoli frazione di Barga, sia nella Biblioteca statale di Lucca. A San Mauro la sua casa natale è sede di un museo dedicato alla sua memoria e dichiarata Monumento nazionale. Gli vengono dedicate importanti iniziative in tutta la Penisola. Viene coniata una moneta celebrativa da due euro con l'effige del Poeta.  Il delitto Ruggero Pascoli  Omicidio Pascoli. Il complotto (Mimesis)  F. Biondolillo, La poesia, Maria Pascoli, Autografo Memorie, Alice Cencetti,  una biografia critica, Le Lettere, G. Pascoli, L'avvento, in Pensieri e discorsi: «Che è? siamo malfattori anche noi? Oh! no: noi non vorremmo vedere quelle catene, quella gabbia, quelle armi nude intorno a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà chiuso, vivo, per anni e anni e anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non pensare ch'egli non abbraccerà più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più, se non reso irriconoscibile e ignominioso dall'orrida acconciatura dell'ergastolo, i figli suoi... Ma egli ha ucciso, ha fatto degli orfani, che non vedranno più affatto il loro padre, mai, mai, mai! E vero: punitelo! è giusto!   Ma non si potrebbe trovare il modo di punirlo con qualcosa di diverso da ciò ch'egli commise?... Così esso assomiglia troppo alle sue vittime! Così andranno sopra lui alcune delle lagrime che spettano alle sue vittime! Le sue vittime vogliono tutta per loro la pietà che in parte s'è disviata in pro' di lui. Non essere così ragionevole, o Giustizia. Perdona più che puoi. Più che posso? Ella dice di non potere affatto. Se gli uomini, ella soggiunge, fossero a tal grado di moralità da sentire veramente quell'orrore al delitto, che tu dici, si potrebbe lasciare che il delitto fosse pena a sè stesso, senza bisogno di mannaie e catene, di morte o mortificazione. Ma... Ma non vede dunque la giustizia che quest'orrore al delitto gli uomini lo mostrano appunto già assai, quando abominano, in palese o nel cuore, il delitto anche se è dato in pena d'altro delitto, ossia nella forma in cui parrebbe più tollerabile?»  La storia dell'I.I.S. Raffaello. Domenico Bulferetti, L'uomo, il maestro, il poeta, Libreria Editrice Milanese,  Piero Bianconi, Pascoli, Morcelliana, Giuseppe Galzerano, Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, Ugoberto Alfassio Grimaldi, Il re "buono", Feltrinelli, Per approfondire gli anni giovanili del Poeta e l'impegno politico vedi: R. Boschetti, "Il giovane. Attraverso le ombre della giovinezza",  realizzato in occasione della mostra omonima allestita presso il Museo Casa Pascoli di San Mauro Pascoli  Per approfondire gli anni di ricostruzione del "nido" con le sorelle e scoprire nuovi elementi che aggiornino la vecchia idea tramandata dalla sorella Mariù, in base alla quale il principale desiderio del fratello era quello di ricostruire la famiglia con le sorelle, senza alcuno slancio amoroso verso l'esterno, si veda: Rosita Boschetti, G. Gori, U. Sereni "Vita immagini ritratti", Parma, Step.  Il rinvenimento è opera di G. Ruggio, Conservatore di casa Pascoli a Castelvecchio, il documento fu acquistato dal Grande Oriente d'Italia ad un'asta di manoscritti storici della casa Bloomsbury, e la notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta ne Il Corriere della Sera,  Filmato audio S. Ruotolo e G. Bernardo, Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro: "Ecco i segreti che non ho mai rivelato a nessuno", fanpage (archiviato il 29 marzo )., al minuto 2:28. Citazione: La loggia P2 non è stata inventata da Gelli, ma risale alla seconda metà dell'Ottocento in cui il Gran Maestro per dare una certa riservatezza a personaggi che erano i vertici del Governo, i militari di altissimo livello, poeti come Carducci e Pascoli. Si disse: «evitiamo che questi personaggi svolgano la loro attività massonica nelle logge, almeno per evitare un fastidio»  Vi fu professore straordinario di grammatica greca e latina,Vi insegnò letteratura latina come Professore. Fu nominato professore di grammatica greca e latina.  Le date sulle docenze universitarie sono prese da Maurizio Perugi, "Nota biografica", in G. Pasocli, Opere, tomo I, Milano-Napoli: Ricciardi, Rosita Boschetti, Pascoli innamorato: la vita sentimentale del poeta di San Mauro: catalogo, San Mauro Pascoli, Comune,.  Cfr. sempre Rosita Boschetti, op. cit, pag. 28. Scrive da Matera a Raffaele la lista delle sue spese. 65 lire al mese per mangiare, 25 per dormire, 7 alla serva, 2 al casino (necessità), 15 in libri (più che necessità)».  Fondazione Pascoli: la vita,  Gian Luigi Ruggio, Giovanni Pascoli. Tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta  Vittorino Andreoli, I segreti di casa Pascoli, recensione qui  Testo dell'"Inno a Roma"  Testo di "Al corbezzolo"  Fondazione Pascoli: la vita,  Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli  Pascoli: il lutto, il triangolo, il classico e il decadentista. Vittorino Andreoli, op. cit  Maria Pascoli, Lungo la vita (Milano, Mondadori); Giovanni Getto, poeta astrale, in "Studi per il centenario della nascita di G. Pascoli". Commissione per i testi di lingua, Bologna, Fondazione Giovanni PascoliNuovi poemetti,  A. Schiaffini, Disintegratore della forma poetica tradizionale, in "Omaggio a Pascoli",  G. Contini, Il linguaggio di Pascoli, in "Studi pascoliani", Lega, Faenza, Maria Cristina Solfanelli, Gli animali da cortile, Chieti, Tabula fati,.  Vegliante.  Alberto Fraccacreta, Le ninfe di Vegliante, su Succedeoggi.  Luigi Del Santo, Cammei Pascoliani: analisi, illustrazione, esegèsi dei carmi latini e greci minori di Giovanni Pascoli, Giuseppe Giacoletti, De lebetis materie et forma eiusque tutela in machinis vaporis vi agentibus carmen didascalicum, Amstelodami: C. G. Van Der Post, Ioannis Pascoli carmina; collegit Maria soror; edidit H. Pistelli; exornavit A. De Karolis, Bononiae: Zanichelli, Ioannis Pascoli Carminibus; mandatu Maria sororis recognitis; appendicem criticam addidit Adolphus Gandiglio, Bononiae: sumptu Nicolai Zanichelli); Poesie latine; Manara Valgimigli, Milano: A. Mondadori, Giovanni Pascoli, Poemi cristiani; introduzione e commento di Alfonso Traina; traduzione di Enzo Mandruzzato, Milano: Biblioteca universale Rizzoli, Carte pascoliane della Biblioteca Statale di Lucca, su//pascoli.archivi.beniculturali/. Museo di Casa Pascoli, su polomusealeemiliaromagna.beniculturali. Regio Decreto Legge, Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Guido De Franceschi, Giovanni Pascoli: cento anni fa moriva il massimo autore latino dell'età moderna, in Il Sole 24 ORE, 5Giuseppe Saverio Gargano, Poeti viventi italiani: G"Vita Nuova", Gargano, Saggi di ermeneutica. Del Simbolo (Sul "Vischio" di Giovanni Pascoli), in "Il Marzocco" Gargano, Poesia italiana contemporanea, in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I "Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I "Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", G.S. Gargano, I "Canti di Castelvecchio", in "Il Marzocco", Emilio Cecchi, La poesia, Napoli, Ricciardi, B. Croce, Studio critico, Bari, Laterza, G. 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Le carte di Giovanni e Maria Pascoli a Castelvecchio, in Raffaella Castagnola, Archivi letterari del '900, Firenze, Franco Cesati, Mario Martelli, Pascoli, tra rima e sciolto, Firenze, Società Editrice Fiorentina,  Pietro Montorfani e Federica Alziati, Giovanni Pascoli, Bologna, Massimiliano Boni Editore,  Massimo Rossi, Giovanni Pascoli traduttore dei poeti latini, in "Critica Letteraria", Mario Buonofiglio, Lampi e cortocircuiti. Il linguaggio binario ne "Il lampo" di Giovanni Pascoli, in "Il Segnale",  ora disponibile in Academia Andrea Galgano, Di là delle siepi. Leopardi e Pascoli tra memoria e nido, Roma, Aracne editrice,  Massimo Colella, "Conducendo i sogni, echi e fantasmi d'opere canore". Pascoli, Dandolo e l'onirismo 'conviviale', in "Rivista Pascoliana", Jean-Charles Vegliante,  L'impensé la poésieChoix de poèmes, Sesto San Giovanni, Mimésis,.  Accademia Pascoliana; Ruggero Pascoli Decadentismo Digitale purpurea Giosuè Carducci Gabriele D'Annunzio Severino Ferrari Luigi d'Isengard Augusto Vicinelli Socialismo utopico Thallusa. Treccani Dizionario biografico degli italiani --  italiana di Giovanni Pascoli, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.  nello specchio delle sue carte. Fondazione Giovanni Pascoli. Giuseppe Bonghi.  testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza Manara Valgimigli, Poesie latine, Mondadori,  Casa Pascoli. "Poemi conviviali". Giovanni Pascoli. Pascoli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pascoli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689469228/in/photolist-2mQ2SsQ-2mKC3nj

 

Grice e Pasini – implicatura – filosofia italiana – La meta-meta-for a del cavaliere perduto -- Luigi Speranza (Vicenza). Filosofo. Figlio di Pietro, discendente di una famiglia originaria della val Sabbia, trasferitasi in un primo momento a Schio e poi a Vicenza, dov'era ascritta al Consiglio Nobile della città. A metà del Seicentopiù o meno all'epoca della morte di Pacealcuni Pasini di Vicenza figurano tra i mercanti di seta e panni grossi. Studia a Padova applicandosi agli studi giuridici, che ben presto trascurò per interessarsi della nuova scienzafu in contatto con Galilei e  soprattutto della filosofia, seguendo assiduamente le lezioni di Cremonini, impegnato nel commento mortalista della Fisica e del De coelo di Aristotele e seguace dell'aristotelismo critico e razionalistico di Pomponazzi, che mette in discussione l'immortalità dell'anima e alcuni dogmi cattolici. Uno dei incogniti, uno dei circoli più attive, vivaci libere. A tale adesione alcuni biografi settecenteschi attribuiscono le accuse di eresia nei suoi confronti. Come invece dimostra una serie di documenti dell'Archivio di Stato di Venezia, e un fatto di sangue a determinare il provvedimento giudiziario che lo condanna all'esilio. Per un futile contenzioso privato (un diritto di passaggio riconosciuto a dei vicini), insieme con il fratello Vittelio e alcuni sicari,  nella villa Pavaran uccise Roberto Malo e ne ferì gravemente il fratello. Condannato a cinque anni di esilio a Zara, poi ridotti di circa la metà, e assolto e liberato. Reintegrato nella società vicentina, fu vicario a Barbarano e a Orgiano, dove era già stato agli inizi della carriera. La sua vita dovette scorrere come quella di tanti nobili di provincia, tra affari privati, responsabilità amministrative, passione letteraria e interessi culturali, sempre presente l'ossequio al potere della Serenissima: dediche e composizioni sono spesso dirette a podestà, capitani e dogi. Si registra un stretto legame gl’incogniti e una grande produzione letteraria. Fece parte della corrente poetica del marinismo, che ha in Marino il proprio modello. ””Rime varie, et gli increduli, ouero De' rimedii d'amore: dialogo. Dedicate al molto illustre Giacomo Godi” (Vicenza), esordio letterario del Pasini, miscellanea di sedici componimenti in metro vario tutti di tematica amorosa e un dialogo, “Campo Martio overo Le bellezze di Lidia, dedicato al clariss. sig. Giulio da Molino, dell'illustriss. sig. Marco, componimento di quasi 900 versi settenari ed endecasillabi sciolti, uscito a Vicenza presso Grossi e dedicato a un membro dell'illustre famiglia Molino; “Rime” diuise in errori, honori, dolori, verita, & miscugli (Vicenza); Il sogno dell'illustrissimo sig. Pietro Memo.. Dedicato all'illustrissimo signor Dominico Molino, Vicenza, di carattere politico-encomiastico, racconta allegoricamente come il sogno trasporta il podestà attraverso i cieli sino alla via Lattea, dove trova gli eroi che hanno illustrato la sua famiglia; “Rime Marinistiche”, raccolta complessiva delle sue Rime, stampata a Vicenza; fanno rientrare l'autore nel filone marinista dell'epoca. “La Metafora. Il Trattato e le Rime. “Trattato de' passaggi dall'una metafora all'altra e degl'innesti dell'istesse nel quale si discorre secondo l'opinione e l'uso de'migliori, se senza commetter diffetto, si possano usare dai poeti e, oratori. Dedicato all'illustrissimo, et eccellentiss. sig. Nicola Da Ponte” (Vicenza); “Historia del cavalier perduto” romanzo erotico cavalleresco che indirizza il proprio interesse su vicende e situazioni feudali di provincia. La sua opera più nota, che si inserisce nella tradizione del romanzo barocco veneto e dei narratori incogniti, secondo una linea che intreccia avventure cavalleresche amorose a tematiche storico-politiche. -è da questo romanzo che Manzoni trasse poi spunto per la stesura de “I promessi sposi.” Vicenza nella sua toponomastica stradale, "Le Garzantine", Manzoni a Vicenza Firenze, Olschki). Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. e cantòinquestaforma. Nela vagastagion, che l'Usignolo Dolenteancoradel'anticooltraggio Contragichearmonie filagna,e plora, E chedinouoamorfecondoilsuolo Del gran Pianeta altemperato raggio Di verde giouentù gode , ès'honora, Con man prodiga Flora D'odorositesori Consuperbia pomposa. D'ogniintornospargeagemmatifiori; Ma qual donna deglialtriinmaestosa monarchia sublimarpareala Rosa. Tributariadilei, versandol’vrna, La figliuola del Sole Albanascente Le offriadiperleruggiadoseunnerabo; Etella, delapuraondanotturna. L’homaggio accoltoinfen,lieta,eridente Di sii 2   Diricca gravidanzaempieafıilgrembo; Indi , il purpu r e o l e m b o Spiegando a poco a poco , Scoprial'auratocrine Delgranlumedelcieloalprimofoco; Levolauanointornoafar rapine Preciofed'odorl'inrevicine. Superbaciterea, ch'in Regia tinta Le imporporasse il suo bel piele foglie, Incota i detti ingiuriosa eccede. Chianti Giunohomai, tuagloriaè vinta, Altrolatte il mio fangne il pregiotoglie, E'ltuofiorealmio fiors'humilia, ecede. Cositumida fiede Coninportunoorgoglio L'ambitiofo petto Dela Reginadelsuperno foglio, Chefdognandoilsuo Numeellernegletto, Lo sguardo oscura, eintorbidal'aspetto. Frome, egal carrodi vendetta ingorda Di vampe, efocbi,edisaette,elampi . Grida lontana ancor ;Figlio vendetta, Con frettolofaman richiama, elega Ilvago augel da le flellate piume , Econla voce anco la sferza accorda , Zosgrida,ebate,eimpatienteilpiega, Quevfailmondo incanutirdi brume. Delarmi ilfjero Num e Quiui a funguignalite Sai Vandalicicampi Alti Duciinfiammana, e fchiereardite; Giungeellaa lui,cuiparche'lguardoaukāpe Ambo fiam vilipeli, amboschernići, numi impotenti fon Marte, e Guinone; La tuapudica Dea,latuadiletta, Quella,chedelsu’amorresegraditi Cillenio, e Febo,elcacciator garzone, Questa del vago Adone Coleancor le memorie Solo a tuo scorno, e in vno Al mio lattedirinfratia le gloriezn. Mirà d'orgoglio altierfastoimportuno, Che di rosa anteporsi ardisce a Giuno . S'ami lamadre ,e leigradir desij, A lasuperbal'alterigiaScorna, Ela suarosaleaxuilisci ofiglio Madre ,non fia,ch'io letue ingiurie oblij (risponde) al cielo pur sagli ,e ritorna, Ch'io benfarollebumiliareilciglio: Dipiùfinovermiglio Distino ostro più grande, P e r tinger rosa altera , Dicuilagloriafoltesfaghirlande; Stella non splende , ou'è delsolla jpera , E appolaneuengnicandors'annera. Cosidetto,ellaparte, egliaccore Doue aßalitoil Vandalloferoce ColGoto afalitor pugna , e contende : Disanguinosifiumi ilprato/corre, D'urli, e di strida una mistura atroce , Che difonde terrori al Cielo ascende ; Dubbio ilsuccessopende, Alfinscompiglia,efrange il gran duce Adoino Lanemica Vandalicafalange; Mail ficroDio, ch'adostroperegrino Aspira,affrettailsyomortal destino. Cadeilprodesignor,fuggedisperso Semi viva fi getta addosso al morto; El'abbraccia,e lofringe,el bacia,e’lterge Condiluuijd'angoscia,elcrins'afferra, E Straccia, efuelleinfindaleradici; I sulerose, chelbuon sangueasperge, E checompagnefondelasuaterra, Spe r g e presag i in v n mesto , e felici. Esclama. O fioriamicia Lostuolnemico, ilfuotrionfosdegna Per sì gran danno il G o t o l a g r i m o f e j j Goiodisco ilgerman nel duoloimmersa Nela fortune gloriosa insegna Trarose inuolue il busto sanguinoso, E dono doloroso A Lutterial'invia, Cheil granmaritofcorto Esangue, efreddoogni dilettooblia, I d'amor piena, edotadiconforto, che    Così pullulerà la Rosa ORSINA. E cosìgerminò,cosìdalcielo, Per lomondo abbellir,netrasseisemi, Nelsuonataleancorgrandeiammirata: Sorge fecondo il glorioso stelo , E ne'Gallicicampi,ene'Boemi Degnirampoli Italiane traslata , D'apiinvece,adorata Schiera d'altepirtudi Lovà suggendo,efaui P o i ne compone di Reali ftudi , Onde ilmondo isuoi cafiinfaufti, e graui Persidolceliquortornisoaui. DefiudilaudedilSole,acuis'aprica solo ,e solo a'suoirai s'auanza e gode, E l'irrigailfuddordi nobilonda; Duro, einduftre cultor glièla fatica, Siepe l'ardire, il buon valor custode, El ' applauso de ' Cor i a u r a gioconda Ondeè poi,chediffonda Cosi pregiato odore E dipalma, e di Lauro Ch' ı n t a l nel g i r do e l età migliore Non neadunolaGloriainfuotesauro DalBoreaàl'Auftro, edalmar' Indo, alM auto. Scritte så in Cielo alettere difato, Là de l'eternità ne'cupi annali, Digermetal son le grandezze,eipregi. Febo m'inspira è colassu fermato, Ch'eglifioriscafolfreggiimmortali, Alteimprese,opreilluftri,èfattiegregi: Tirannieftinti,Regi Debellati,daafflitti, Regnisommersiinlutti, Espugnatecittà,Ducisconfitti, Prouinciescosse, esercitidestrutti, Pergliopresileuar, fianosuoifruti. Lietoverdeggi, eauuenturosogoda, Che'l cielgliarride, eporgelafortuna Grandi Che'l core hor m i pungete, Insegna peregrina Delmio venireimmaturo ancorSarete; Cosi auuerrà, cosilo ciel destina, Il diadema adorar veggio di Piero. Fortunata Dalmatia,borche s'innesta NeltuoceppoRealfinobilpianta, attendi pure un secolo d'Eroi. Vomiti incendihomai Chimera infesta, Stragede'campisiabelua Erimanta, Che fienconcettiipercussorisuoi; Altri indomiti buoi sbuffinofiamme in Colco, C'hauralliubbidienti Adaratronouelnouobifolco; SorganProcufti,elanguirandolenti  Ancola Famahà lingue, E filgrande, efacondo, Ei gesti degli Eroi spiega, ediftingue. Bastiàl'ORSIN valor, c'habbiagiocondo Teatro Italia, e spettatore il mondo. Gran di alimentià le r a dice prime. Beltesoroèvirtù;ma s'altaloda, Mase honori laforteancogli aduna, ViepiùchiaroSplendorne’raggiesprime Eccolohomaisublime Gemmarfi intorno,intorno Sold'insegned'impero, Manti, porpore, scettriilfanno adorno; Mafouratuttiin maestà primiero Sotto noui Tesei gliultimi accenti, Canzon chiudanlelabbra. La meta-meta-fora. itopedelabiturates.  347 daglianimal:corterdel'acquecitopedeèsolce Nec tenoftra iuberfiericenfura pudican . Sentäthaoppreffo CarullaDeXNptysPelleic Cerula verrentes abiegnis equora palmisan Verrentesperremigantı, palmisperremi son metafore di poca comienienza; perche le mani non icopano come inftrumento profimo. DS Fortetfolcodálfoco et  verriginsJalmocodel la core circulari. Sedtamen,uttentesdisimularerogat. Cenfura è traslation dal Magistrato Cenforio a } rigordell'atninre; oubetèmetaforaanch'ega, che nonficonfaconla censura; perchefebene: legesautiubescentvetant,quepermitan, AMAP H i u n t. La censura pero non era legge, nè magistrato, che hau e f l c a u c o r i t à d i far legge. Ma a f o l o gaftigauachi contrauenità a'buonicollumi, adalcuneleggi et adalcunivnitalchequi? Pinnestodiduemetaforeinvafolopredicatos poilslacione confaceuole alla vièpoiilpallaggionelnornogar dell'altropredje viè censura. tom 1 Nel terzo de arte ama ndi,  Ecco   Nequevliusitinntisim per untitabii. Nequifleprezesirefoue palmulis metaforam non producer ad extremum nec ineaintere. Sed abvnaadaliamtranfilire; hicveroraliumiprie Prorumfecurses, och Nonèdigiustitiachc Catullorefiabbando pato  1945 Epiù sottodiffe. Qui formula croftramentofumprofcidir quota Aoftrumè metafora trasportata da gli vecelli allegalee, acuimancauailproprio perfignif carlofprone, equindiancoallanaue perde notarlaprora, e proscindere è pur metafora, che Hon ha corsispondenza con legalec, ma con quellecose, chetagliano: Ecco appresso v o trappasso da metafora a metafora. Ecco VA alero inneftopuriuinell'aggionto, e nel softantiuo. Dide currum wlitanumper ladate, che viag giava PHASELLUSilleguem videtihofpittia'? Siswiffenavium celerrimus. Oprisforeivolarejouelinteo. Ognuno sà che Falelloèvna fpeciedi nauigio; nel descriver la celericà del quale nel n a a i g a r e Pau r o r e fi vale della metafora del nuotatore e fubitò palla al volo ch'è dell'uccello e quianco fåvn'innestoinquel volarepairwisin cuivuo) direnauigar coiremi:poichenen f volacon lepalme, maconl' aliscosiinnettal'operation! dellyccello con l'inftrumento dell'huomo, ch'è la mano sopra il qualpaflo il Muretto di fe.Aiuntvitiofumeffefernelsuscepram  tolco da'legamini ]? wimruna è 2349 nato da Tibulloze da Propertio speiò fenciamo lianch'elli. Propertio nella festa decimadlegiadel. cerzo ang niNini Sublime capulmafiflimunubar Afperala Mefiffimosa sperme, chehannodicomune ,Ring oluenparcela branquillità,ch'e delmare cal P6 Sempere n i m vacuos n a x i f o b r i a t o r q u e r u m a r e s. Nox fobristonguet,inpeito Pace Pasini. Pasini. Keywords: implicatura, il cavalier perduto, la metafora, “dall’una metafora all’altra,  galilei, cremonini, degl’incogniti, keplero, Manzoni, rapimento, anonimo, incognito, meta-meta-fora. Refs.: “Grice e Pasini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691984749/in/photolist-2mPyn68-2mLLZRD-2mKQW9n-2mKbpiZ

 

Grice e Passavanti – eroe – filosofia italiana – Luigi Speranza (Terni). Filosofo. Partecipa alla Grande Guerra csergente nel 4º reggimento Genova cavalleria, in cui e protagonista di incredibili atti di eroismo. Partecipa  alla occupazione di Fiume tra i legionari di Annunzio. Da soldato, da caporale, da aiutante di battaglia, fulgido, costante esempio, trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre volte mutilato, mai lo strazio della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a forza allontanare dalla lotta; sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in essa fu sempre primo fra i primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo corpo martoriato. In critica situazione, con generoso slancio, fece scudo del suo petto al proprio comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si sottrasse, attaccando, alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava il suo plotone di arditi all’attacco di forte, munitissima posizione nemica; impossibilitato ad avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva con bombe a mano, alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a ripiegare, sebbene ferito, sostava ripetutamente per impedire eventuali contrattacchi. Avuta notizia di una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui l’avevano ricoverato, e raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi, riusciva a prendere parte anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato veramente, più che di carne e di nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di acciaio e di ottima tempra. Superdecorato, volontariamente nei ranghi della nuova guerra, per la maggiore grandezza della Patria, riconfermava il suo meraviglioso passato di eroico soldato. A capo della propaganda di una grande unità, seppe dimostrare che più che le parole valgono i fatti e fu sempre dove maggiore era il rischio e combatté con i fanti nelle linee più tormentate. Nella manovra conclusiva, alla testa dell’avanguardia del Corpo d’Armata, entra per primo in Korcia ed in Erseke, inalberandovi i tricolori affidatigli dal Duce. Superba figura di combattente, animato da indomito eroismo, uscì illeso da mille pericoli e fu l’idolo di tutti i soldati del III Corpo d’Armata, che in lui videro il simbolo del valore personale, della continuità dello spirito di sacrificio e della più pura fede nei destini della Patria, che legano idealmente le gesta dei soldati del Carso, del Piave, del Grappa con quelle dei combattenti dell’Italia. Mirabile esempio di coraggio sereno, di alto spirito militare e di profondo sentimento del dovere, rimase sul posto di combattimento, quantunque non lievemente ferito. Nuovamente e più gravemente ferito, prima di esser trasportato al luogo di medicazione, volle esser condotto dal comandante del gruppo, per riferirgli sulla situazione. V. Pirro, Arrone: EThyrus. L’arma dell’eternita, Roma, (Camera Deputati), L’organizzazioe economica dell’industrai eletrica, Roma, Le benemerenze e la tirannide degli idrolettrici, Roma, Risveglio e viluppo agricolo, Roma, Bonifica integrale, Roma, Per una piu armonica distribuzione di pesi fra I diversi cespiti della ricchezza e I diversi lavoatori, Roma, Precursoi. L’IDEA ITALIANA, in Piemonte, Roma, La contabilita generale dello stato italiano, Roma, lineamenti chematica di contabilita di stato, Siena, Storia di Terni, dale origi al medio-evo (Roma), Interamna de Naarti, “INTERAMNA NAHARS”, La contabilita di stato o economia di stato nella storia italiana, Giappichelli, Torino, L’ECONOMIA DI STATO PRESO I ROMANI (Giappichelli, Trino, 1936), La contabilita generale dello stato esposta per tavole sinottiche, aRosrino, Attualita economiche, Roma, La contabilita dello stato”. “Nel numero e l’univeso ma il numero e un segno che po cconviene interpretare. Elia Rossi Passavanti. Passavanti. Keywords: eroe, Annunzio, Fiume,il concetto di economia di stato, l’economia di stato presso i romani, la terni pre-romana, la terni no-romana, la terni umbra, la terni osca, la lingua umbra, l’idea italiana, economia di stato. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Passavanti” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740922209/in/photolist-2mQaKxF-2mPY4jk-2mPqp6k

 

Passavanti, jacobo – libro dei sogni.

 

Grice e Passeri – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Grice: “He was Zabarella’s uncle – mine worked in the railways!” -- Grice: “It’s amazing how much a little book like Aristotle’s ‘Peri psycheos’ influenced those Renaissance and pre-Renaissance Italians! Surely they were concerned about the immortality or other of the soul!” -- genua: essential Italian philosopher. Pubblica commentarii al “De Anima” e alla “Fisica” – contro Galileo. Dimostrara la perfetta convergenza fra le idee di Aistotele e Galileo sulla dottrina dell'unità dell'intelletto. “Disputatio de intellectus humani immortalitate” (Monte Regali: Torrentino; “De anima”  (Venezia, Iunctas-Perchacinum); A. Paladini, “La scienza animastica”. At cum Latini uideantur hoc negare, nosrem itaefle comprobare possumus quoniam Aristotele cum dederitcommunem ANIMA. Animæ definitione subiungit et propriam cuiusque gradus dicendam fore et prior rem natura elTe vegetatiuam sensitiua, quod in codem intelligitur, non autem in diversis quoniam in eodem animato pofita senfiti, uaponitur vegetatiua et pofita intellectiva nimortalibusalięponátur, quiaficutise habet vegetativa in sensitiua, ita & sensitiva in INTELLECTIVA, quoniam in consequenterfe habentibus polito primo non ponitur se cundum ,atposito secundo ponicur primú. Itaq;essentiægraduúanimæcum fefecon s equantur, polita posteriori dabitur prior et per consequens communem animæ definitionem analogam esse oportet. Secundum autem anobisposicum, utintelligatur Animain scilicet intellectiuã immortalem fore secundum quidautem mortalem , intellectum quattuor modis dici, certumeft. depossibili, deinhabitu speculative et agente. Vnus quisque horum modorum arguir intelletum corruptibilé, quoniamomne quodincipit, necessariodefinit:cumautem intellectus materialis in Sphæranon detur fed tantum in puero nuper nato, cum inces perit in Socrate, ut ita dixerim necessario delinet. Similiter intellectus agens in Socrate incipit, quoniáili copulatur, ut forma & cum agens ili copulatur, intellectus in habitu, qui genitus est desinit intellectus etiam in actu speculans, cum de non speculari transeat ad speculationem, videtur genituscum autem amplius non speculator actu, definit este intellectus actu speculans . ita ut intellectus quodammodo et propter diverdos respectus quossuscipit, dicatur corruptibilis et factus secundum autem substantiam cum eadem sit substantia intellectus agentis et possibilis dicitur eternus et simpliciter immortalis, quod rationibus ab Aristotele acceptis itaefleoftendi potest. Omne enim formas omnes materiales recipiens estim materiale intellectus autem possibilis recipit omnes formas igitur est immaterialis, est autem necessarium tale recipiens esse immateriale. Quoniam quod intus eft extraneum prohibet. Pomponatius [POMPONAZZI] támenstuder destruere hanc rationem, primum enim inquitillam non concludere proptere aquòdfi intellectcus. Eus materialis esetseparatusfequeretur et suam operationem separatam fore, quia operatio ipsam essentiam consequitur:atArist. inquitsiintelligereestficutsentire,ecce quod comparat operationem intellectus operationisensus, igiturvideturhæc ratio, potiusintellectummortalē probarc,quàm immortalem. NullaefthæcratioPompo Ratij,quoniam fequereturintellectumeffe uirtutem materialem , quod di&tum Arift. omnino negat.prætereavideturcommitte refallaciam afecúdum quidadfimpliciter, propterea quòd non ualct, possibilis obie &tiuedepédet, igituromnis intellectus.At cum Alexan,velitanimam intellectiuafiue intellectum possibilemnonesseformā, sed; præparationemquandam , qux& sirecipiat omnes formas,essetamcnmortalcm,peto abilloquid per preparationemintelligat, uel intelligitpuram priuationem , uelpri-, uationem cum aptitudine, non primum: quoniam priuatio fola nihil recipit, igitur priuationem cum aptitudineillumintelli gere oportet, igitur erit forma:si forma , ergomaterialis,quarepreparatiohæc non, recipiet omnes formas. Adiungit præte rea Pomponatius,intellectus vnicam tan tum operationem habet, proptereaquòd D i j ynius  Secunda ratio, qux nostram sententiam confirmat, accipiturab Arist. in3.de Anima.13.& isiinquibus propofitain13.quesstioncan intellectus sit intelligibilis quema admodúalia materialia-intelligibilia,foluit in15. Etintelligibiliseftficutipsaintelligi biliain his quæ funt fine materia idem est, quod intelligit et quod intelligitur, quilo  unius virtutis unica est operatio cum itaq; intellectus fit vna uirtus, quęmedia est inter: pure materiales et  omnino abstractas, vna driteius operatio:esseautcm mediãexeoni titurostendere, quoniã intelligitvniuerfale infingulari et quatenusintelligitvniuerfa le, comunicat cum abstractis, quatenusin singularicomunicatcummaterialibus, primum dictum sublatum fuit, non inconuenire quòdvna virtus diuerfimodefe habens, di versasexercear operationes, secundum di & umapudme nullum eft, quoniam intel ligere fubftantiarum quæ omnino funtfe paratæ,est intelligere per essentiam ,intelli gereauté intellectusestvniuersalisperspe ciem ,fiitaq;hocintelligerenonconuenit substantiis omnino separatis, quomodo na erit media participatione extremorum, qux re erit adhucex hoc fundamento intelles Aus pure materialis. Tertia ratio accipitura quodamnorabia ti, Quoniam naturalis philosophus uide túrdare duo eusnon eftcum LATINIS interpretandus, sed intellectum esse intelligibilem, cum possi bilishabueritintellectum agentem ut formam , tunc est intelligibilis per speciem, q u x actu est scilicet per formam intellectus agentis et est intelligibilis vel uti intelligere tixet enim si intellectusintelligereturqué admodum dicútLatini,effetintellectusdo teriorisconditionis lapide, quoniamlapis per suam speciem intelligitur per se, intellectus vero per accidens, intelligendola pidem per fuam fpeciem. Quare intelle dus materialis et fi uideatur intelligibilis ficuti alia intelligibilia materialia per speciem, nontameneodemmodoquoniam intellectus intelligibilis per suam formam fit intelligents, intelligibileautem materias leminimè, dequibusfufius in explanatio neeiuslocidiximus. phy. fundamenta Metaphy.primú quòd detur abstractum in natura, nam fi Metaphy, ignoraret abstractum, eum non determinaret, alterum fundamentum eft quod naturalis supponit abstractum et  qud abstractum magnitudine ficintelligens, quod tribuítanimasticusfine quo Mera    phy. Non haberet, quodabftractum fitina telligens.Adrem fiintelleétusessetmorta lis,nondareturMetaphy.quoniam per nullam naturam posset haberi abstractum esse intelligens, intellectus enim quimor talis est non poteft habere eandem opera tionem, cum intelligere intelligentiarum, quarefieffet mortalis, non habereturco gnitioeorum, quæperessentiamsunt sep rata. Ultima ratio quæ immortalitatem animá confirmat, estquoniam felicitatéacqui ri pofle conveniunt peripatetici omnes, quam habere esset impossibile, liintellectus esset mortalis. Pomponatius discurritagés defelicitates, illam contingere hominibus, quoniam omnes lībiinuicem funt auxilio alijenimaguntsecundum intellectumpra: eticum ;alijautem secundum intellectum , Speculatiuum: rectè inhocdicit, fed,falli, tur, cum -velithominem effe hominem per intellectum, ideo homo exercet operatiot nesmorales per formam, qua est homo,& propterea inquit Averroes p moralis capitfi, nemhominisineoquod homo, quiqui demfinisest cogitatiua, ideofoelicitas non competit homini ut homo, fedut in coquoddam diuinum reperitur.10, Ethi. cap.9. Aliauita et finispotioristo, ideo nos   li er  nos cum homines fimus,non debemus h u mana curarc, sed perueniread immortale & sempiternum, peridquodinnobisdi uinum eft. Dequibusfufiusin expositione c o m .; de anima diximu s. Ianua. Marco Antonio Genua. Marco Antonio Passeri. Antonio Passeri. Passeri. Keywords: peripatetici, lizii, nous, intelletto, etimologia d’intelletto, da lego – ‘to care’, ‘to decide’. Intelleto, nous, animus vs. anima, mens, Boezio, l’intelletto, l’anima intelletiva, animistica, animastica. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Genua," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691304466/in/photolist-2mPyn68-2mKQ7M8-2mPCgo1-2mKMrVm-2mKyJgk-CfbuaM

 

Passini

 

Pasqualini difficult to find. M. Pasqualini, C. Pasqualini.

 

Grice e Pasqualotto – trasmettitore/ricevitore – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vicenza). Filosofo. Grice: “I like Pasqualotto; for one, he predates Oxonians in the ‘teoria dell’informazione’!” – Grice: “I never took ‘information’ as seriously as Pasqualotto does – I do compare information with money, and refer to the stupidity of ‘false’ information – “”False’ information is no information.”” – But Pasqualotto attempts to reconstruct a ‘teoria,’ a ‘teoria dell’informazione,’ i. e. complete with a model that has room for the implicaturum, i.e. any x such that by a mittente ‘sending’ a message, he may ex-plicate such-and-such and im-plicate so-and-so.””Frequenta il Pigafetta di Vicenza, dove ha come maestro Faggin. Sotto la guida di Formaggio, si laurea in filosofia aPadova, con una tesi sull'estetica tecnologica di Bense. Diventa amico di Brandalise, Cacciari, Curi, e Duso, ed è maestro nel suo stesso liceo vicentino, dove conosce Volpi. Collabora attivamente ad alcune importanti riviste di filosofia come Angelus Novus, Contropiano, Il Centauro. -- è professore a Venezia; a 'Padova; è stato cofondatore dell'Associazione “Maitreya” di Venezia. Contribuito alla nascita della rivista “Marco Polo, rivista di filosofia orientale” --  e comparata “Simplègadi” è stato tra i promotori del Master in Studi Interculturali dell'Padova, presso il quale ha insegnato Filosofia delle Culture. Direttore scientifico della Scuola Superiore di Filosofia orientale e comparativa di Rimini. Contributo teorico Nel saggio Dall'estetica tecnologica all'estetica interculturale, Pasqualotto descrive la sua avventura intellettuale e insieme l'evoluzione del suo pensiero. In una prima fase si è formato all'estetica analitica e alla filosofia analitica del linguaggio, ma ha rilevato il loro limitato significato formale. In una seconda fase, si è rivolto al pensiero critico di Adorno e della Scuola di Francoforte, e in questo caso ha valutato che la conclusione alla quale essi giungevano, era la morte per utopia dell’estetica. In una terza fase si è rivolto al pensiero di Nietzsche, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta; Nietzsche nella Nascita della tragedia, considera Apollo e Dioniso come due istinti complementari, tanto da consentire di poter riuscire a «vedere la scienza con l’ottica dell’artista e l’arte con quella della vita»’, e a dare importanza alla saggezza del corpo. Ma quello Nietzscheano gli sembrò solo un tentativo eroico di coniugare filosofia e vita, che alla fine si rivela solo come uno straordinario tentativo di scrittura sulla vita. Un'insoddisfazione di fondo per gli esiti del pensiero occidentale, e la ricerca continua di nuove possibilità per il pensiero, lo hanno portato ad approfondire lo studioiniziato già in anni giovanilidi tradizioni di pensiero esterne a quella occidentale. Il buddhismo, in particolare, ha costituito un terreno ampio di indagine e di confronto con diversi temi o autori della cultura europea; ma anche il pensiero taoista e l'esperienza della filosofia indiana hanno rappresentato nel corso degli anni un importante ambito di riflessione. Infatti, in un'ulteriore quarta fase del suo viaggio intellettuale, Pasqualotto si è rivolto all’estetica orientale come meditazione, ovvero come cammino comune verso un possibile superamento della scissione tra esperienza e riflessione (250-259). In una quinta fase, Pasqualotto si è avvicinato all’estetica di Emilio Garroni come uso critico del pensiero, quale comprensione dell’esperienza in genere all’interno dell’esperienza: in un certo senso, quindi, l’estetica andava coincidendo con la filosofia. Valutando la riflessione di Garroni prossima a quella orientale, Pasqualotto arrivò a considerare l'importanza della 'meditazione' e del 'vuoto mentale’, in base ai quali, come l’assenza di pensiero non può essere pensata senza idee, così non si possono pensare idee senza pensiero, come era stato già pensato da. Dōgen. Nella sua sesta ed ultima fase,  guarda l’estetica con gli occhi della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale, quindi come un ampliamento dell’orizzonte particolare dell’estetica verso una riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza. Pasqualotto, infatti, è stato il primo pensatore italiano a elaborare la valenza teoretica di una filosofia come comparazione, teorizzata con rigore in Filosofia come comparazione, distinguendola da un mero esercizio comparativo di pensieri appartenenti ad ambiti geo-filosofici differenti. Il suo pensiero ha trovato echi e possibilità di dialogo con filosofi italiani, come Giuseppe Cacciatore, Giuseppe Cognetti, Giovanni Leghissa, e stranieri come Raul Fornet-Betancourt, Heinz Kimmerle, F. Jullien, Ram A. Mall, Ryōsuke Ōhashi, R. Panikkar, G. Stenger, F. Wimmer.  Tra la fine degli anni Novanta e l'inizio degli anni Duemila ha contribuito all'introduzione in Italia della filosofia di Marco Polo sull’Oriente a cominciare dall'importante opera di Nishida L’io e il tu, e poi con gli altrettanto importanti Uno studio sul bene e Problemi fondamentali della filosofia, accompagnati sempre da un saggio interpretativo che è rimasto sostanzialmente invariato nel corso degli anni. Parallelamente ad altri autori, si è misurato dai primi anni Duemila con il tentativo di delineare temi e metodi per una filosofia interculturale che costituisce il campo di maggior impegno e interesse della sua ricerca, congiuntamente a una riflessione estetica sulle forme dell'arte dell'Asia orientale.  Riassumendo gli elementi chiave del pensiero di Pasqualotto, potremmo individuare due componenti fondamentali: il concetto di Ermenuetica interminabile e quello di Dialogo interculturale Il concetto di Ermenuetica interminabile prevede come elementi: 1. il pensiero come 'comparazione originaria'; 2. il sapere come 'ambito problematico sempre aperto', rispetto al quale non si dà mai una verità stabile, ma sempre problematica, inscritta cioè in un processo inesauribile di ricerca; 3. il concetto di 'impermanenza' (mutuata dal concetto buddhista di 'anatta') come struttura relazionale di tutto ciò che è, in base alla quale tutto ciò che è, è un ‘nodo’ di relazioni in continua trasformazione ed evoluzione processuale. Il concetto di Dialogo interculturale prevede come elementi: 1. la 'meditazione' come ‘vuoto mentale’ e ‘consapevolezza’mindfulnessdel senso critico del pensiero radicato nel presente; 2. l'aperturaconseguente alla compresenza degli elementi precedentidell’orizzonte di una riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza, orizzonte tipico della filosofia interculturale. Pasqualotto precisa chiaramente la specifica forma di rapporto comparativo che viene attivato nell'orizzonte della filosofia interculturale, rapporto detto 'a tre variabili interdipendenti. L’orizzonte di una filosofia interculturale dovrebbe invece tendere a porsi come linea immaginaria di uno spazio illimitato pronto ad ospitare quelle specifiche pratiche interculturali che sono gli esercizi in atto di filosofia in quanto comparazione. Per evitare le conseguenze contraddittorie a cui conducono sia le prospettive multiculturali, sia le utopie universaliste, è necessario precisare la natura e la funzione della specifica forma di rapporto che si viene ad attivare nell’orizzonte della filosofia interculturale. La modalità di tale rapporto può essere definita 'a tre variabili interdipendenti': due sono costituite da pensieri o ambiti di pensieri tra loro diversi, e la terza è costituita da un soggetto (individuale o culturale) che li pone a confronto. L’essenziale di questa modalità di rapporto è che nessuna delle tre variabili sussiste autonomamente, prima, dopo o a parte rispetto alle altre due: in particolare, è importante evidenziare che il soggetto risulta sempre e necessariamente implicato nella pratica della comparazione, al punto che tale pratica lo forma e lo trasforma: il suo sguardo è ‘impuro’ fin dall’inizio, perché fin dall’inizio viene condizionato e prodotto da una serievirtualmente infinitadi osservazioni comparative. Fra i temi affrontati più di frequente dalla sua riflessione ricordiamo: 1. il tema dell’identità, in base al quale essa non è alcunché di rigido e identitario, ma poiché l’essente è nodo di relazioni, l’identità si dà come intreccio di infinite relazioni, ovvero come compresa in una sua problematica autonomia; il soggetto che, in quanto costitutivamente interessato da molteplici relazioni, nel suo ricercare il senso del realtà del mondo, non è un osservatore disincarnato e disinteressato, o imparziale, ma è compreso nel rilevamento di quel senso nella trasformazione di sé e della realtà; il corpo, in base al quale esso è la mente e, insieme, la condizione prima della conoscibilità del mondo; in questo senso il tragitto di Pasqualotto ha sicure relazioni al tema odierno della ‘cognizione incorporata’ e della Filosofia del corpo; il concetto di ‘processo’, in base al quale la realtà è un insieme di processi: ciò che è, in quanto 'nodo' potenzialmente infinito di relazioni, diviene processualmente, concezione che deriva direttamente dalle filosofie orientali, in particolare dal buddhismo; l’illuminismo in base al quale i limiti della ragione possono venir posti soltanto dalla ragione stessa, come era stato già perfettamente considerato dalla Dialettica dell'illuminismo; l tema delle pratiche filosofiche e della pratica artigianale;  il tema dei diritti umani che non è solo un tema accessorio rispetto al suo pensiero; su questo versante pare giocarsi una partita più grande, che, ai temi della ‘libertà condizionata', della natura dell’individuo e del fenomeno della globalizzazione  unisce una profonda preoccupazione per i destini dell’umanità. A tal proposito pare essere abbastanza pessimista, un pessimismo attivo non passivo. Egli dice, infatti, nella premessa alla nuova edizione del Tao della filosofia, queste precise parole. È da osservare tuttavia che le tematiche della filosofia comparata, della filosofia come comparazione e della filosofia interculturale non hanno avuto e continuano a non avere risonanze significative all’interno del dibattito filosofico nazionale e internazionale. Le ragioni di questa scarsa ricaduta sono molteplici e di varia natura. Forse vi sono alla base difficoltà intrinseche ai modi in cui tali tematiche sono state formulate e proposte; ma è anche da dire, a tale proposito, che finora non vi è stata alcuna proposta critica che abbia messo in luce tali ipotetiche difficoltà. È da ritenere, allora, che le ragioni di questa debolissima risonanza siano, almeno in parte ma in primo luogo, da far risalire alle rigidità delle discipline accademiche che mal sopportano non solo le contaminazioni interdisciplinari ed interculturali, ma anche i semplici ponti che tentano di mettere in comunicazione diverse discipline, culture e civiltà. In secondo luogoma, dovremmo dire, ad un secondo, più basso, livellosi dovrebbero tener presenti le ragioni o, meglio, i ‘sentimenti’ che hanno a che fare più da vicino con germi xenofobi mai estinti, con residui di fondamentalismi religiosi e con rigurgiti di tipo razzista che infestano non solo l’Italia e non solo l’Europa. Ci sembra, anzi, che le tendenze che germinano da tali poltiglie psicologiche e ideologiche si stiano facendo sempre più invadenti ed arroganti. Questa riedizione del Tao della filosofia può forse costituire un frammento ancora utile a tenere aperta qualche piccola fessura di luce in un orizzonte culturale che, nonostante le aperture imposte dalla globalizzazione, si fa sempre più stretto e più cupo. Al fondo delle intenzioni di Pasqualotto, c’è un atteggiamento ecologico e agnostico,fino addirittura a concepire la possibilità dell’essere ‘apolide’ -, e consapevoleuna consapevolezza nel senso di mindfulnessnei confronti della natura della mente e della psicologia umane, al punto che, alla disillusione per la possibilità di integrazione nella vita psicologica occidentale delle pratiche meditative orientali, si unisce la preoccupazione e l’impegno sociale e politico, forse considerando la marginalità dell’intellettuale nelle grandi vicende della contemporaneità, ma insieme sempre anche con un’apertura di orizzonte per una riflessione generale sui problemi cruciali dell’esistenza. 

 

Saggi: “Avanguardia, tecnologia ed estetica (Roma, Officina); “Teoria come utopia” (Verona, Bertani); “Storia e critica dell'ideologia, Padova, CLEUP, Oltre l'ideologia: «Il Federalista», Roma, Ist. dell'Enciclopedia Italiana); “Pensiero negativo e civiltà borghese, Napoli, Guida, Saggi di critica, Padova, CLEUP, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco Angeli, Il Tao della filosofia. Corrispondenze tra pensieri d'Oriente e d'Occidente, Parma, Pratiche, Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio,  Illuminismo e illuminazione: la ragione occidentale e gli insegnamenti del Buddha, Roma, Donzelli, Yohaku: forme di ascesi nell'esperienza estetica orientale, Padova, Esedra, East & West. Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio, Il Buddhismo: i sentieri di una religione millenaria, Milano, Bruno Mondadori, Figure di pensiero. Opere e simboli nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio); Oltre la filosofia, percorsi di saggezza tra oriente e occidente, Vicenza, Colla; Dieci lezioni sul buddhismo, Venezia, Marsilio, Per una filosofia inter-culturale, Milano, Mimesis, Taccuino giapponese, Udine, Forum, Tra Occidente ed Oriente: interviste sull'intercultura ed il pensiero orientale (Pretto), Milano, Mimesis; Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio); “Dall’estetica tecnologica all’estetica interculturale, in Studi di estetica, Filosofia come comparazione in Simplègadi. Percorsi del pensiero tra Occidente e Oriente, Padova, Esedra). Cfr. Davis, Bret W.,.) Nishida Kitaro, L’io e il tu, Renato Andolfato, Padova, Unipress, Nishida: dialettica e Buddhismo, Postfazione,  N.  Kitaro, Uno studio sul bene, E. Fongaro, Torino, Boringhieri, Nishida Kitaro, Problemi fondamentali della filosofia: conferenze per la Società filosofica di Shinano, E. Fongaro (Venezia, Marsilio); Buddhismo e dialettica. Introduzione al pensiero di Nishida, Per una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, Tra Oriente e Occidente. Interviste sull’intercultura ed il pensiero orientale, D. De Pretto, Milano, Mimesis,  Nietzsche o dell'ermeneutica interminabile, in, Crucialità del tempo, Napoli, Liguori, Saggi su Nietzsche, Milano, Franco Angeli, Intercultura e globalizzazione, in, Incontri di sguardi. Saperi e pratiche dell’intercultura, A. Miltenburg, Padova, Unipress, Per una filosofia interculturale, Milano, Mimesis, Identità e dialogo interculturale, Venezia, Marsilio,  Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente, Venezia, Marsilio, Dalla prospettiva della filosofia comparata all’orizzonte della filosofia interculturale, Simplègadi, East & West, Venezia, Marsilio. Interessante può essere, sotto questo aspetto, il confronto con il pensiero di E. Morin, nel suo La testa ben fatta” (Milano, Cortina,  La riforma di pensiero, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Corpo. Illuminismo e illuminazione, Roma, Donzelli); Saggezze d'Oriente e d'Occidente come forme di vita, n Id., Oltre la filosofia, Vicenza, Colla, Interessante può essere, sotto questo aspetto, il confronto con il pensiero di Sennet, nel suo L’uomo artigiano, Milano, Feltrinelli,  Diritti umani e valori in Asia, Studia Patavina, Alfabeto filosofico, Venezia, Marsilio,, voce Libertà. Filosofia e globalizzazione, Milano, Mimesis, Il tao della filosofia, Milano, Luni,, Premessa.  I termini 'ecologico' e 'agnostico' non sono propri dei supo testi ma depositati nel suo insegnamento 'orale', nonché derivabile da una semplice riflessione sulle finalità e conseguenze della sua impostazione teorica Santangelo, recensione a Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d'Oriente Revue Bibliographique de Sinologie, M. Ghilardi, E. Magno, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente. in onore, Milano-Udine, Mimesis,  E. Fongaro, M. Ghilardi, Filosofia come Pratica. A partire da Il Tao della Filosofia, in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi, E. Magno, Mimesis, A. Crisma, Dao, ossia cammino. Note in margine al percorso di riflessione di in Simplegadi, Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente, M. Ghilardi, E. Magno, Mimesis, M. Bergonzi, Comparatismi e dialogo interculturale fra filosofia occidentale e pensiero indiano, in Comparatismi e filosofia, M. Donzelli, Napoli, Liguori, G. Marramao, Pensare Babele. L'universale, il multiplo, la differenza, in Iride, M. Pagano, Un contributo ermeneutico per la filosofia interculturale, in Lo Sguardo: rivista di filosofia, M. Ghilardi, E. Magno, La filosofia e l'altrove: Festschrift, Milano-Udine, Mimesis, Yusa, Michiko, F. La Porta, recensione ad Alfabeto Filosofico, Daodejing,  Mandukya Upanishad, Mimesis Festival: Che cos’è la filosofia? d Schopenhauer tra Oriente e Occidente, di G. Pensiero buddhista e filosofie occidentali, Panikkar e la questione dei diritti umani, La compassione intelligente nella tradizione buddhista, Nirvana e Samsara, Covid-19 e Libertà. Anteprima di Illuminismo e Illuminazione, Anteprima di Per una filosofia interculturale, Anteprima di Taccuino. Anteprima di Alfabeto Filosofico,  su books.google. Anteprima di Dieci Lezioni sul Buddhismo, Materiali su Interculturalità e Oriente, Materiali su Interculturalità e Oriente. Giangiorgio Pasqualotto. Pasqualotto. Keywords: Marco Polo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pasqualotto” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51740451898/in/datetaken/

 

Grice e Pastore – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Orbassano). Filosofo. Grice: “A proto-Griceian.” Grice: “Pastore divides logicians by nationality, and he has a few for Italians; he does not distinguish between Welsh Russell and English Boole, though!” Grice: “Pastore has an excellent section on the ‘alleged’ imperfections of ordinary language, to which I refer to in my reference to the common place in philosophical logic.” Grice: “Pastore lists six imperfections of ordinary language, for which he notes how confusing the allegations are.” “He ends by noting the moral of the formalist: “not everything that is explicated is implicated, and not everything that is implicated is explicated!” – Grice: “The Italian philosophers he mentions make an interesting list.” Grice: “He has an earlier paragraph on “Roman logic,” which is charming.” Laureato a Torino con Graf e D'Ercole, fu insegnante di liceo e ottenne una cattedra a Torino. Fondò e diresse il “Laboratorio di logica sperimentale” a Torino. Fu collaboratore della Rivista di filosofia.  I suoi manoscritti sono conservati nell'Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria di Firenze. La salma del filosofo riposa nel Cimitero di Bruino.  Saggi: “La logica formale dedotta dalla meccanicia”; “Scienza” “Sillogismo e proporzione,” “Dell'essere e del conoscere,” “Il pensiero puro,” “Causa ed esperienza”; “Solipsismo,”  “Potenzia logica” “Logica sperimentale,”” L'acrisia di Kant” “La filosofia di Lenin”; “La volontà dell'assurdo. Storia e crisi dell'esistenzialismo” (Logicalia, Dioniso, “Introduzione alla metafisica della poesia,” F. Bazzani, Carte. Fondo dell'Accademia La Colombaria” (Firenze, Olschki); M. Castellana, “Razionalismi senza dogmi. Per una epistemologia della fisica-matematica” Soveria Mannelli, Rubbettino); Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F.  Selvaggi, Un filosofo triste: Annibale Pastore in Scienza e metodologia. Saggi di epistemologia, Roma, Gregoriana). “E notissima la storia della logica romana in cui assai per tempo viene a prevalere la teoria catechistica, sviluppata negli innumerevoli manuali di logica ad uso delle scuole, mutuanti l’insegnamento dalli saggi di Varrone, di Cicerone, di Aulo Gelio, e di Quintiliano. Questo indirizzo comprende altresi I saggi di Mario Vittorino, di Vegezio, e si spinge fine a quelle imporntantissimei di Boezio e di Cassiodoro che riduceno la logica all’uso d’una TABULA LOGICA o combinazione di concetti secondo le regole della silogistica BOEZIO Introductio ad categehoricos syllosigmos; de syllogism categorico-hypothetico, de divvisione, de definitione, Cassiodoro (Venezia). In tutta quanta la scolastica la sillogistica di Boezio e ripresa ed applicate con sottiissimo svolgimento. COmincia, a vero dire, per essere incompletamente conosciuta. Si complete con Pietro LOMBARDO. Quindi fa decisamente il suo ingress nell’ovcidente latino per opera di Aquino, Abano, ed Egidio Colonna – Summa theologica, cfr. JORDANO BRUNO, de specierum scrutinio; de lampade combinatoria lulliana, de porgresso et lampade venatoria legocorum, S’istende la lussureggiante vegetazione dei terministi, fra I quali appena e il caso dei ricordare il nostro Paolo Veneto, Pietro Tartareto, e Pietro Nigri. Per onore della filosofia, voglio dire che, in mezzo a tanta zavorra, I pensamenti originali sono molto piu numerosi ed important di quanto non si creda comnemente. Nizolio, Pauli Veneti, Logia parva, tractatus summlarum (Venezia). Le loro relazionei possbili con le varie posizioni di certi dischetti girevoli atorno un centro comune, sovrapposit l’uno all’altro, sui quali erano segnai I concetti fundamentale. Questo tentative di Bruno contiene in gemre tutta la teoria della quantifiicatione del predicato e la teoria della logica sperimentale. In seguito aa mie personali ricerche compiute nella biblioteva comunate di Noto (Siracusa) la priorita della dottrina della quantificazione del predicato si deve attributire al sottilissimo casista Giovanni Caramuel, che l’espose nella sua Grammatica audax. Zvsdilio, zinytofuvyio in stidyyrlid lohivsm, ztoms. Facciolati Logia protehroai, rudimenta di Logicca, Tizio, Arte di pensare. In Italia, PEANO, Calcolo geometrico secondo l’ausdehnungslehre di H. Grassmann preceduto dale operazione della logica deduttiva (Torino), arithmetics, prinicipia, nova method exposita, I principi di geometrica logicamente espsosti (Torrino Bocca) elementi di calcolo geometrico, principi di logica matematica R d M, formule di logica matematica, sul concetto di numero, sui fondamenti dlela geomentria, saggio di calcolo geometrico, studi di logica matematica, NAGYj, Fondamenti del calcolo logico, Napolo, sulla rappresentazione grafica della quantita logica, Lencei, lo stato atauale ed I progressi della logica, rivista italiana di filosofia, I principi di logica esposit secondo le dottrine modern (Torino Leoscher, I teoremi funzionali nel calcolo logico (Riv. Di Mat.) La logica matematica e il calcolo logico (Riv. Ital. Filos. Roma), I primi dati della logica (Roma), Sulla definizione e il compito della logica (Roma, Balbi), Alcuini teoremi intorno alle funzione logiche (Riv Mat.), BURALI-FORTI (-- Logica matemaitca Milano, Sui simboli di logica matemaitca (Il Pitagora), G. Vacca, G. Vailati, A. Padoa, M. Pieri, F. Castellano, C. Ciamberlini, Giudice, Padoa, Nota di Logica matemaica (Riv di Mat), Vailati, un teorema di logica matematca (riv mat), sul carattere del  della logica il sviluppo della logica formale (Rivista filos. ), Vacca, Sui precursori della logica matematica, Riv Mat, Bettazzi, Chini, Boggio, Ramorni, e Nasso. Tutt I logici italiani apparengono alla scuola del Pano, al qualse si devele la prima introduzione della logica matematica o pura in Itala. In essa introduzione, il Peone, esposti lucidamente gli studio, dimstra l’identita del calcolo sulle classi, col calcolo sulle propsizione. La sua popera contiene per la prima volta la teoria dei numeri interi completamente riditta in formole facendo ricorso ad un liitatissimo numero di idee logic ache Peano espresso coi simbolo: e, > =  + V ~ A. – sette simboli --. Di qui trae origine la sua idegografia in cui ogni idea e rappresentata con un segno, e il su strumento analitico anda perfezionadosim rapidamente. Arrichitta di numerose indicazioni storiche per la collaborazioni di valenti seguazi, procedette alacremente, raccogliendo e trattando completamente in simboli tutte le proposizioni della matematica. L’importanza filosofica di questo movimento iniziato dal Peano non e ancora stata apprezzatta convenientemen da ogni filoso, ma I saggi di Peano comincia solo ORA a richiamare sola di se l’attenzione dei filosofi. Il ritardo filosofico e tanto piu strano quanto pio chiara e la filiazione filosofica di questa ideografia. Il Peano stesso non cessa mai di far notare che la sua ideografia e casata su teoremi di logica. Ma se con definizione opportune, si pote riddure le idee di logic ache si incontrano in molte parti della mateica ad un numero sempre piu piccolo di idee primitive, attualmente ancorsa si desidera una riduzione analogia di tutte le idee di logic ache si incontrano nella LOGICA PURA. Questa riduzione presenta invero seriissime difficolta ed e piu facile il riconocere quante e quai siano le idea primitive in aritmetca e in gemoetrica che in logica. Continuando le richerche mi convene supporre consosciuto tento di portare un contribute alla soluzione del problema suddetto.  Annibale Pastore. Pastore. Keywords: implicature, logica meccanica, acrisia. Meccanica rama della fisica.  Refs: Luigi Speranza, “Grice e Pastore,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702186073/in/photolist-2mPAuFE-2mPowr2-2mN8ym7-2mLKdDg-2mLEd47-2mKuZ8r-2mKCfz1-BvUfSB-BaofQH-ogsG8n-ofMJ4G-hSTpSd/

 

Grice e Peano – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Spinetta di Cuneo). Filosofo. Grice: “As I reduce “the” to “every,” I am of course following Peano, who predates Russell!” -- important Italian philosopher. Linceo. Peano’s postulates, also called Peano axioms, a list of assumptions from which the integers can be defined from some initial integer, equality, and successorship, and usually seen as defining progressions. The Peano postulates for arithmetic were produced by G. Peano in 9. He took the set N of integers with a first term 1 and an equality relation between them, and assumed these nine axioms: 1 belongs to N; N has more than one member; equality is reflexive, symmetric, and associative, and closed over N; the successor of any integer in N also belongs to N, and is unique; and a principle of mathematical induction applying across the members of N, in that if 1 belongs to some subset M of N and so does the successor of any of its members, then in fact M % N. In some ways Peano’s formulation was not clear. He had no explicit rules of inference, nor any guarantee of the legitimacy of inductive definitions which Dedekind established shortly before him. Further, the four properties attached to equality were seen to belong to the underlying “logic” rather than to arithmetic itself; they are now detached. It was realized by Peano himself that the postulates specified progressions rather than integers e.g., 1, ½, ¼, 1 /8,..., would satisfy them, with suitable interpretations of the properties. But his work was significant in the axiomatization of arithmetic; still deeper foundations would lead with Russell and others to a major role for general set theory in the foundations of mathematics. In addition, with O. Veblen, T. Skolem, and others, this insight led in the early twentieth century to “non-standard” models of the postulates being developed in set theory and mathematical analysis; one could go beyond the ‘...’ in the sequence above and admit “further” objects, to produce valuable alternative models of the postulates. These procedures were of great significance also to model theory, in highlighting the property of the non-categoricity of an axiom system. A notable case was the “non-standard analysis” of A. Robinson, where infinitesimals were defined as arithmetical inverses of transfinite numbers without incurring the usual perils of rigor associated with them. Fu l'ideatore del latino sine flexione, una lingua ausiliaria internazionale derivata dalla semplificazione del latino classico. Nacque in una modesta fattoria chiamata "Tetto Galant" presso la frazione di Spinetta di Cuneo. Fu il secondogenito di Bartolomeo Peano e Rosa Cavallo; sette anni prima era nato il fratello maggiore Michele e successivamente nacquero Francesco, Bartolomeo e la sorella Rosa. Dopo un inizio estremamente difficile (doveva ogni mattina fare svariati chilometri prima di raggiungere la scuola), la famiglia si trasferì a Cuneo. Il fratello della madre, Giuseppe Michele Cavallo, accortosi delle sue notevoli capacità intellettive, lo invitò a raggiungerlo a Torino, dove continuò i suoi studi presso il Liceo classico Cavour. Assistente di Angelo Genocchi all'Torino, divenne professore di calcolo infinitesimale presso lo stesso ateneo a partire dal 1890.  Vittima della sua stessa eccentricità, che lo portava ad insegnare logica in un corso di calcolo infinitesimale, fu più volte allontanato dall'insegnamento a dispetto della sua fama internazionale, perché "più di una volta, perduto dietro ai suoi calcoli, [..] dimenticò di presentarsi alle sessioni di esame".  Ricordi del grande matematico (e non solo della vita familiare) sono raccontati con grazia e ammirazione nel romanzo biografico Una giovinezza inventata della pronipote Lalla Romano, scrittrice e poetessa. Aderì alla massoneria, iniziato nella loggia Alighieri di Torino guidata dal socialista  Lerda.  Morì nella sua casa di campagna a Cavoretto, presso Torino, per un attacco di cuore che lo colse nella notte.  Il matematico piemontese fu capostipite di una scuola di matematici italiani, tra i quali possiamo annoverare Giovanni Vailati, Filiberto Castellano, Cesare Burali-Forti, Alessandro Padoa, Giovanni Vacca, Mario Pieri e Tommaso Boggio. Peano precisò la definizione del limite superiore e fornì il primo esempio di una curva che riempie una superficie (la cosiddetta "curva di Peano", uno dei primi esempi di frattale), mettendo così in evidenza come la definizione di curva allora vigente non fosse conforme a quanto intuitivamente si intende per curva.  Da questo lavoro partì la revisione del concetto di curva, che fu ridefinito da Jordan (curva secondo Jordan).  Fu anche uno dei padri del calcolo vettoriale insieme a Tullio Levi-Civita. Dimostrò importanti proprietà delle equazioni differenziali ordinarie e ideò un metodo di integrazione per successive approssimazioni.  Sviluppò il Formulario mathematico, scritto dapprima in francese e nelle ultime versioni in interlingua, come chiamava il suo latino sine flexione, contenente oltre 4000 tra teoremi e formule, per la maggior parte dimostrate.  Come logico dette un eccezionale contributo alla logica delle classi, elaborando un simbolismo di grande chiarezza e semplicità. Diede una definizione assiomatica dei numeri naturali, i famosi "assiomi di Peano" che vennero poi ripresi da Russell e Whitehead nei loro Principia Mathematica per sviluppare la teoria dei tipi.  I contributi di Giuseppe Peano sulla logica furono osservati con molta attenzione da Russell, mentre i contributi di aritmetica e di teoria dei numeri furono osservati con molta attenzione da Giovanni Vailati, il quale sintetizzava in Italia il passaggio tra l'esame delle questioni fondamentali e l'applicazione di metodiche di analisi del linguaggio scientifico, tipica degli studi logici e matematici, e anche specificava gli interessi di storia della scienza, allargando la prospettiva anche agli studi sociali. Per questo Peano ebbe dei contatti molto stretti con il mondo degli studiosi di logica e di filosofia del linguaggio nonché gli studiosi di scienze sociali empiriche (Cfr. Guglielmo Rinzivillo, Giuseppe Peano, Giovanni Vailati. Contributi invisibili in Guglielmo Rinzivillo, Una Epistemologia senza storia, Roma Nuova Cultura. Ebbe ampi riconoscimenti negli ambienti filosofici più aperti alle esigenze e alle implicazioni critiche della nuova logica formale. Era affascinato dall'ideale leibniziano della lingua universale e sviluppò il "latino sine flexione", lingua con la quale cercò di tenere i suoi interventi ai congressi internazionali di Londra e Toronto.  Tale lingua fu concepita per semplificazione della grammatica ed eliminazione delle forme irregolari, applicandola a un numero di vocaboli "minimo comune denominatore" tra quelli principalmente di origine latina e greca rimasti in uso nelle lingue moderne. Uno dei grandi meriti dell'opera di Peano sta nella ricerca della chiarezza e della semplicità. Contributo fondamentale che gli si riconosce è la definizione di notazioni matematiche entrate nell'uso corrente, come, per esempio, il simbolo di appartenenza (es: x A) o il quantificatore esistenziale "".  Tutta l'opera di Peano verte sulla ricerca della semplificazione, dello sviluppo di una notazione sintetica, base del progetto del già citato Formulario, fino alla definizione del Latino sine flexione. La ricerca del rigore e della semplicità portarono Peano ad acquistare una macchina per la stampa, allo scopo di comporre e verificare di persona i tipi per la Rivista di Matematica (da lui diretta) e per le altre pubblicazioni. Peano raccolse una serie di note per le tipografie relative alla stampa di testi di matematica, uno per tutti il suo consiglio di stampare le formule su righe isolate, cosa che ora viene data per scontata, ma che non lo era ai suoi tempi. Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia Ufficiale della Corona Commendatore della corona L'asteroide  Peano è stato battezzato così in suo onore.  Il dipartimento di Matematica di Torino è a lui dedicato. Molti licei in Italia portano il suo nome, come ad esempio a Roma, Cuneo, Tortona, Monterotondo, Cinisello Balsamo o Marsico Nuovo, così come la scuola di Tetto Canale, vicina alla sua città natale. Saggi: “Aritmetica”; “Algebra” (Torino, Paravia,); “Forma matematica” (Torino, Bocca); “Calcolo differenziale”; “Calcolo integrale” (Torino: Bocca); “Analisi infinitesimale” (Candeletti); “Calcolo infinitesimale e geometria” (Torino: Bocca), “Logica della geometria” (Torino: Bocca)”; “Principio dell’arimmetica” (Torino, Paravia); “Giochi di aritmetica e problemi interessanti” (Paravia, Torino). Provai una grande ammirazione per lui quando lo incontrai per la prima volta al Congresso di Filosofia, che e dominato dall'esattezza della sua mente. Russell. Amico, Storie della scuola italiana. Dalle origini (Zanichelli, Bologna); Celebrazione, E. Luciano e C. Roero Torino); “Storia di un matematico” (Boringhieri).  L. Romano, “Una giovinezza inventata” (Torino, Einaudi); Racconta episodi del rapporto con il prozio Giuseppe.  Assiomi di Peano, Glottoteta, Lingua artificiale, Matematica, Latino sine flexion, U. Cassina Calcolatori ternari M. Gramegna  Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. E Peano stregò  Russell. The third kind of term, things, are only the entities indicated by proper names, but they have no additional relation with other terms. This leads Russell to con- sider the sole denoting concept which presupposes uniqueness- "the': Russell admits the great importance ofthis term, recognizes the merit of Peano's notation,5 and attributes to him the capacity to make possible genuine mathematical definitions defining terms which are not concepts (p. 63). the meaning of a word with its indication-refere.nce (and the meaning of a denoting concept with its denotation). Peano does something more than provide the standard notation. The pre-eminence of descriptions over other forms of denotation is definitive. The notation for descriptions is inspired in the Peanesque symbolism (i.e. "laeb"; see my 1990h), but membership of classes is replaced by propositional functions (i.e. (l£)(<I>X)), which is explained as "a certain denoting function of <l>x, which, if <1>£ is true for one and only one value ofx, denotes that value, but in any other case denotes (P).p" (m1904, p. 5). Perhaps the most interesting for us is the insistence on the indefinability of "the" (Peano's inverted iota is already used), together with the notion of denotation (p. 60). The published article adds the expression of the main definition in terms of propositional functions together with the previous manuscript definition in Peano's terms of existence and uniqueness (although not in symbolic form). The two essential definitions are (Principia, * 14.01.02): . \jI(IX)(epX) • =.(3b) : epx •=~ .x=b : \jib E ! ( 7 X ) ( e p X ) • = . ( 3 b ) : 4 > x . =• . x = b which express the conditions of existence and uniqueness essentially with Peanesque resources, i.e. in terms of quantification and identity, although adding propositional functions. Peano explicitly displays various resourses to eliminate completely the definite article (the inverted iota) from any proposition. He actually recommends this line in cases where the required conditions of existence and uniqueness are doubtful, precisely through a sort of definition "in use': The descriptor is by no means "indefinable" in his system.  Russell:  "I read Schrader on Relations and found his methods hopeless, but Peano gave just what I wanted (Letter to Jourdain, in Grattan-Guinness). If, as Russell maintained in Principia following Peano, definitions are to be always nominal, their definienda are only mere abbreviations. Russell formulates his Principle to preserve the admissible part of Bradley (his methodological and analytical resourses) and almost the entire Moore, in so far as they were compatible with the requirements of Peano's logic. The main thesis of this paper is that some of the moststimportant ideas and symbolic devices that made Russell's theory of descriptions possible are already present in writings by Peano that Russell knew well. The paper contains a detailed comparison betwee? the relevant parts of Russells theory-including manuscripts recently publIshed-and ~ome o.f F~ege and , . . ht as well as a discussion of numerous pOSSIble obJectlons that Peanos mSig s, . . fl db could be posed to the main claim. Even if Russell was not actually.m uence. y those insights, the parallelism is close enough to be worth analyzmg, espeCially in the case of Peano, whose writings are not very well known.  (r) can be clearly found in Frege and Peano, that (2) was almost admitted by Frege and was admitted explic- itly-including the symbolic expression-by Peano. THE SYMBOLIC ELIMINATION OF "THE" IN PEANO. The Peanoian origins of the symbols relevant to Russell's theory of descriptions have been noted and sometimes explained (see, .for instance, 1988a and 199Ia, Chap. 3). I will confine myself to recalling that they were the letter iota (i) for the unit class, and ~he sam~ letter inverted (1), or denied ("fa), for the only member of thiS class,.l.e. the definite article of ordinary language. Peano's ideas also evolved in three stages towards greater precision in the treatment of des~~iptions. . This last step took place explicitly in I9ooa. There Peano starts from the above-mentioned definition in terms of the unit class, but then he adds a series of "possible" definitions (the ones allowing an alternative logic al order), one ofwhich offers this equivalence: In I897a Peano introduces his fundamental d~fimt~on ~f the u:l1t class as the class such that all of its members are identical; in Peaman symbols, tx =ye (y =x). Likewise he defined indirectly the.unique mem- ber of such a class: x = "fa • = • a = tx. However, concerning the defin- ability of the definite article, he added the important ~dea that eve~ proposition containing it can be reduced to. the for,? ta eb, and thiS, again, to the inclusion of the referr~d .um~ class in the oth~r class (a ~ b), which already supposes the eLzmmatzon of the symbol t: Thu~, Peano says, we can avoid identities whose first member contams thiS symbol (I897a, p. 215)·1I Here we find the assertion that the only individual belonging to a unit II As an anonymous referee pointed out to me, one ~aj~rdifferenc~between ~eano and Russell's treatment of classes in the context of descnption theolJ' is that, while for Peano descriptions combine a class abstract with the inverse of the umt class operator, for Russell the free use of class abstracts was not available due to the discovery of paradoxes. 12 To be more precise, Peano did not write literally that the mentioned expression is meaningless, but rather "nous ne donnons pas de signification ace symbole si la classe a est nulle, ou si elle contient plusieurs individus" (I897b:269). But I take it to be equivalent in practice, given that ifwe do not meet the two mentioned conditions, the symbol cannot be used at all. I} There are, however, other additional ways ofeliminating the same symbols accord- ing to Peano, e.g. the following one, which is very similar and depends on the same hypothesis: laE b. = : a = tx. :Jx • Xc b(ibid).   class (a) such that it belongs to another class (b) is equal to the existence of exactly one element such that this element is a member of that class (b). In other words: "the only member of a belongs to b" is to be the same as "there is at least one x such that (i) the unit class a is equal to the class constituted by x, and (ii) x belongs to b" (or "the class of x such that a is the class constituted by x, and that x belongs to b, is not an empty class"). This seems to be equivalent to Russell's celebrated defini- tion, although, of course, Peano spoke in terms of classes instead of propositional functions; that is to say, in terms of properties or predi- cates, which define .classes (without forgetting that Peano often read the membership symbol as "is"). which expresses the same idea in a way where any reference to the letter iota has disappeared. We can read now" the only member of a belongs to b" as the same as "there is at least one x such that (i) the unit class a is equal to all the y such that y =x, and (ii) x belongs to b" (or "the class of x such that they constitute the class ofy, and that they constitute the class a, and that in addition they belong to the class b, is not an empty class"). Thus, the full elimination underlay the mentioned definition, although Peano, in lacking philosophical goals, had no interest in mak- ing this point explicit. Peano was completely aware of the importance of this device as a way to reduce the definite article to logical terms, i.e. to eliminate it, as a result ofwhich the symbol would cease to be primitive. That is why he added that the above definitions "expriment la P[proposition] 1a Eb sous une autre forme, OU ne figure plus Ie signe 1; puisque toute P contenantIesigne1aestreductiblealaforme 1aEb,OU bestuneCIs, on pourra eliminer Ie signe 1 dans toute P" (I900a:352). Therefore, the general belief according to which the symbol "1" was necessarily primitive and indefinable for Peano is wrong. Second, by pointing out that in the "hypothesis" preceding the quoted definition it is clearly stated that the class "a" is defined as the unit class in terms of the existence and identity of all of their members (i.e. uniqueness): Before making more explicit the parallelism with Russell's theory, I have collected some different possible objections against this rather strong claim, in order to discuss them. I think that all of these objections are either misconceived or simply have no force with regard to my main claim as stated in the two previous paragraphs. However, I take them into consideration because they have been proposed by several people who read earlier versions of this paper and, consequently, could be pro- posed by others. Thisiswhy"a"isequaltotheexpression''tx''(inthesecondmember). The objection could still be maintained by insisting that since"a" can be read as "the unit class", Peano did not really achieve the elimination of the idea he was trying to define and eliminate, as it is shown through the occurrence of these words in some of the readings proposed above. However, as I will explain below, the hypothesis preceding the definition only states the meaning of the symbols which are used in the second member. Thus, "a" is stated as "an existing unit class", which has to be (1) It is true that the symbol "1" has disappeared, but in the definiens we still can see the symbol of the unit class, which would refer somehow to the idea that is symbolized by ''tx'', so the descriptor has not been really eliminated. The answer is very simple: for Peano there were at least two forms ofdefining this symbol with no need for using the letter iota (in any of its forms). However, the actual substitution would lead us to rather complicated expressions,14 and given Peano's usual way of working (which can be First, by directly replacing tx by its value: y 3(y = x), as defined above. Making the replacement explicit, we have: 14 Starting from this idea, we can interpret the definition as stating that "la Eb" is only an abbreviation for the definiens and dispensing with the conditions stating exist- ence and uniqueness in the hypothesis, which have been incorporated to their new place. Thus, the new hypothesis would contain only the statement of"a" and"b" as being classes, and the final entire definition could be something like the following: la Eb • =:3x 3{a =y 3(y =x) • X Eb}, a, bECls.::J :. ME b. =:3XE([{3aE[w, zEa. ::Jw•z' w= z]} ={ye(y= x)}] •XEb), a E Cis. 3a: x, yEa. ~x.y.X = y: bE CIs •~ : ... (Ibid.) understood in this way: " 'a' stands for a non-empty class su~h that all of its members are identical." Therefore, we can replace "a", wherever it occurs, by its meaning, given that this interpretation works as only a purely nominal definition, i.e. a convenient abbreviation.  characterized as the constant search for shorter and more convenient formulas), it is quite understandable that he preferred to avoid it. In fact, the operation is by no means necessary, for the symbolic expression above was already enough to obtain the full elimination of the descriptor. We must not forget that the important thing is not the intu- itive and superficial similarity between the symbols "la" and ''tx'', caused simply by the appearance of the letter iota in both cases, or the intuitive meaning of the words "the unit class", but the conditions under which these expressions have been introduced in the system, which were completely clear and explicit in the first definition.IS "k e K" as "k is a class"; see also the hypothesis from above for another example). But this by no means involves confusion with i~clusion,as. it is shown by the fact that Peano soon added four defimte properties precisely distinguishing both notions, which made it po~siblefor.hi~~.~ for Russell himself, to preserve the useful and convenient readmg is (2) The supposed elimination is a failure, for (i) it depends upon Peano's confusion of class membership and class inclusion, so that (ii) a singleton class (la) and its sole member (lX) are not clearly distinct notions; it follows that (iii) "a" is both a class and, according to the interpretation of the definition, an individual (iv), as is shown by joining the hypothesis preceding the definition and the definition itself This multiple objection is very interesting because it can be taken as proceed- ing from the received view on Peano, according to which his logic not only falls s~ort ofstrict logical standards, but also contains some import- ant confuSions here and there. However, the four points can easily be s~own t? be mistaken. (Incidentally, I think this could have been recog- mzed With pleasure by Russell himself, who always thought of Peano and his school as being strangely free oflogical confusions and mistakes.) . Fir~t, it ~n hard~y be said that Peano confused membership and mcluslOn, given that it was he himselfwho introduced the distinction in 1889 through his symbol "e" (previously to, and therefore independently of, Frege). If the objection means (which is rather unlikely) that Peano would admit the symbol for membership as taking place between two classes, it is true that this was the case when he used it to indicate the meaning of some symbols, but only through the reading "is" (e.g. full clarity that"1" (T) makes sense only before individuals, and ''t'' before classes, no matter which particular symbols we use for these notions. Thus, ''ta'', like "tx", both have to. be read as "the class consti- tuted by ...", and" la" as "the only member of a". Therefore, although Peano, to my knowledge, never used "lX" (probably because he always which could be read as " 'a and b being classes, "the only member of a belongs to b" is to be the same as "there is at least one x such that (i) 'there is at least one a such that for eve~,': and z belonging to a,.w = z' is equal to 't~ey such that y =. x' , and (ii) x belongs to b ,where both the letter Iota and the words the unit class" have disappeared from the definiens. aeCis.3a:x,yea.-::Jx,y. x=y:beCIs•~:. . l a e b . = : 3 x 3(a = t x . x e b), 15 There is a well-known similar example in the apparent vicious circle of Frege's famous definition ofnumber. the reply to objection (1). There are other, minor objections as well. (see my 199Ia, Chap. 3, §I.3)· Second, "la" does notstand for the singleton class. Peano stated with thought in terms of classes), had he done so its meaning, of course, would have been exactly the same as "la", with no confusion at all. Third, "a" stands for a class because it is so stated in the hypothesis, although it can represent an individual when preceded by the descriptor, and together with it, i.e. when both constitute a new symb.ol as a w.hol~. Here Peano's habit could perhaps be better understood by mterpretmg it in terms of propositional functions, and then by seeing" la" as being somewhat similar to <!>x, no matter what reasons ofconvenience led him to prefer symbols generally used for classes ("a" instead of"x"). There is little doubt that this makes a difference with Russell. It could even be said that while, for Peano, the inverted iota is the symbol for an operator on classes, which leads us to a new term when it flanks a term, for Russell it was only a part of an "incomplete symbol". I am not sure about Peano's answer to this, but at any rate for him the descriptor could be eliminated only in conjunction with the rest of the full express- ion "la e b", so that the most relevant point of similarity again can be found in Peano. Last, there is no problem when we join the original hypothesis and the definition: as I have pointed out in the interpretation contained in the last part of (3) If, as it seems, "a" is affected by the quantifier in the hypothesis, then it is a variable which occurs both free and bound in the formula (if it is a constant, no quantifier is needed). I am not sure about the possible reply by Peano himself Perhaps he did not always distinguish with present standards o f clarity between the several senses o f "existence" (or related differences) involved in his various uses of quantifiers,r6 but in principle there is no p'roblem when a variable appears both bound and free in the same expression, although in different occurrences. At any rate, I cannot see how this could affect my main claim; the important thing here is to recognize the fundamental similarities between the elim- ination of the descriptor in Peano and Russell. However, in the several readings I proposed I hope to have clarified a little the role of ".3" in Peano. . (5) Peano could hardly have thought that he was capable of eliminat- ing the descriptor, for he continued to use the symbol and his whole system depended on it as a primitive idea.IS The only additional reply is that only reasons ofconvenience can explain the retaining ofa symbol in a system in cases where the symbol can be defined, i.e. eliminated. (After all, Russell- himself continued to use the descriptor after its elimination by means of his theory of descriptions.) But, as we have seen, there is no doubt Peano thought that the descriptor could easily be eliminated from propositions. (4) Russell rejected definitions under hypothesis, therefore he would have rejected the Peanian definition of the descriptor. Of course, we must admit that Russell (like Frege) rejected this kind ofdefinition, but this took place especially in the context of the unrestricted variable of Principia.I ? Besides, he himself used this kind of definition for a long period once he mastered Peano's system. It was because he interpreted these definitions as Peano did, i.e. merely as -a device for fixing the meaning of the letters used in the relevant symbolic expressions. Thus, when for instance one reads, after whatever symbolic definition, things like" 'x' being ..." or" 'y' being ...", this would really be a definition under hypothesis, but, of course, only because the meaning of the sym- bols used always has to be determined somehow. Anyway, there is no point in continuing the discussion ofthis objection, given that it is hard- ly relevant to my main claim. Even if Peano's original elimination of the descriptor does not work because of its taking place in the framework of a merely conditional definition, the force of his original insight could well have influenced Russell; at any rate, it is worth knowing in itself (6) The reduction mentioned, even if it really took place, was by no means followed by the philosophical framework which made Russell's theory of descriptions one of the most important logical successes of the century. Thus, Peano did not realize the importance of the elimination. This last point can hardly be denied, but Peano's goals were very different from Russell's, so I think that to point out a "lack" like this makeslittle sense from a historical point ofview. 16 I would like to recall here that it was Peano himselfwho discovered the distinction between bound and free variables (which he respectively called "apparent" and "real"), and probably-and independently of Frege-also the existential and universal quantification (see my I988a and I99Ia for a detailed account of both achievements). 18 In his I966a (p. 659), Professor Quine wrote that "1" was a primitive and indefin- able idea in Peano. However, now that we have exchanged several letters concerning an earlier version ofthis article, I must say he has changed his mind. His letter to me ofII October 1990 contains the following passage: "I am happy to get straight on Peano on descriptions. I checked your reference and I fully agree. Peano deserves all the creditfor it thathas been heapedon Russell(except perhaps for Russell's elaboration ofthe philosophi- cal lesson of contextual definition)" (my emphasis). As for the sense in which the philo- sophical consequences of the elimination of the descriptor were not very important for Peano, I have faced the problem in my reply to objection (6). 17 And also in previous stages from 1906 onwards, through the (finally unsuccessful) attempt at a substitutional theory based upon propositions, with no classes and no propositional functions. . 19 For according to him the descriptor cannot be defined in isolation, but only in the context of the class (a) from which it is the only member (la), and also in the context of the clas~ (b) from which that class is a member, at least to the extent that the class a is included in the class b, although this supposes no confusion between membership and inclusion; see the second point of my reply to objection (2) above. I think this is just the right interpretation ofthe whole expression"1a Eb". In any case, I cannot help being convinced that none of these objec- tions seems to have any force against my main claim: that the elimin- ation of the descriptor was present in Peano with essentially the same symbolic resources as in Russell. This is equivalent to the first two claims at the beginning of this paper: (1) Peano clearly stated the conditions of existence and uniqueness as providing the true significance of the descriptor; and (2) he had enough symbolic techniques for dispensing with it, including those required for constructinga definition in use.I9   As for (3), we have a few relevant passages, but the clearest one occurs in I897b (p. 269), as I pointed out above. There we can read that" Ta" is meaningless if the conditions of existence and uniqueness are not ful- filled. Thus, even the third claim was made by Peano. Perhaps under certain different interpretations of Peano's devices it could be shown that his elimination of the descriptor was not exactly equivalent (in the tech- nical sense) to Russell's. Yet even if so, I think that from the historical viewpoint, which means to do justice both to Peano and Russell, it is important to know that Peano had these resources at his disposal,' and that they may have influenced Russell. However, we can see the heritage from Peano in a clearer way if we compare the definition with the version for classes in the same letter: . The parallelism is therefore complete, but before finishing this paper I want to insist on my main claims by resorting now to one of Russell's manuscripts from 1905, "On Fundamentals" (I90Sb).20 First, we find there a definition stated in terms similar to Peano's, and with almost exactly the same symbolic resources: Finally, I am not accusing Russell of plagiarism. I only affirm that some ofthe ideas and devices which are important for the eliminative definition of the descriptor were already present in Frege and Peano, including the conceptual and symbolic resources, and that these works are ones that Russell had studied in detail before his own theory was formulated in 1905.22 Second, the later improvement of this definition is precisely in the sense of making clearer that, although the method of the propositional function was preferable to the one of class membership, the symbolic expression of the conditions of existence and uniqueness is preserved. Even the idea -- also coming from Peano -- according to which we cannot define the expression “la" alone, but always in the context of a class (which in Russell became the form of a propositional function), appears here. Benacerraf, P., and Putnam, H., eds., Philosophy ofMathematics  (Cambridge: Cambridge U. P.). The first appearance of Russell's definition, under the form which was adopted as final, took place, not in "On Denoting", but in a letter to Jourdain of 3January 1906: 12 According to that, all other influences must be regarded as secondary. Concerning Meinong's influence, for Russell the principle of subsistence disappears as a consequence of the eliminative construction of the definite article, which was a result of the new semantic monism. Russell's later attitude to Meinong as a "main enemy" was only a comfortable recourse (v. however, Griffin I977a). As for Bacher, Russell himself admitted some influence from his nominalism (in his 1906a). In fact, Bacher I904a describes mathematical objects as "mere symbols" (p. 122), and he advises Russell to follow this line of work in a letter of April 1905 (only two months before Russell's key idea): "the 'class as one' is merely a symbol or name which we choose at pleasure" (quoted by Lackey [Russell I973a:30]). Finally, for MacColl it is necessary to mention his 1905a, which appeared in January 1905, where he spoke of "symbolic universes", which include things like round squares (p. 308), and also spoke of "symbolic existence". Russell pub- lished his I905tl as a direct response to this author, and there we can see some conclusions from the unpublished manuscripts, although still by solving peculiar cases in a Fregean context (see I990a). I agree with I. Grattan-Guinness that MacColl was an important part of the context of Russell's ideas on denoting (personal communication), but I have no room here to devote to the matter. 20 For a fuller study ofthis manuscript, see I992a. There is, however, a previous occurrence of this definition in the,manuscript "On 'JI(lX)(<I>x)•=•(:3b):<j>x.=x.X =b:'JIb. (Grattan-Guinness I977a, p. 70)21 21 Substitution" (I905d), written in December 1905, with only slight symbolic differences. I am indebted to Gregory Landini for the historical point. 'JI(t'u)•=:(:3b):xEU.=x.X =b:'JIb. Peano, G., as. Opere Scelte, ed. U. Cassina, 3 vols. (Roma: Cremonese, 1957- 59)· - - , I897a. "Studii di logica matematica". Repr. in 05,2: 201-17. - - , I897b. "Logique mathematique". Repr. in 05,2: 218-81. - - , I898a. "Analisi della teoria dei vettori". Repr. in 05,3: 187-2°7. - - , I90oa. "Formules de logique mathematique". Repr. in 05,2: 304-61. Giuseppe Peano. Peano. Keywords: implicatura, l’operatore iota. Refs.: Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’articolo definito,” -- Luigi Speranza, “Peano e Grice sull’operatore ‘iota’, Deutero-Esperanto, l’errore di Quine, il carattere non primitive dell’operatore iota. --  H. P. Grice, “Definite descriptions in Peano and in the vernacular,” Luigi Speranza, "Grice e Peano: semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692216159/in/photolist-2mPEDc8-2mMRLT9-2mKS7Wc-2mKNCSe-2mKJypq-2mKJy6j-2mKCvRU-2mKyXoA-2mKfouW

 

Grice e  Pecoraro – il conflitto – filosofia italiana – Luigi Speranza (Salerno). Filosofo. Grice: “He must be the only philosopher who philosophised about ecstasis!”Grice: “Many don’t consider him an Italian philosopher seeing that he got his maximal degree without (not within) Italy!” – Domenico Paladino, Vettor Pisani, Omar Galliani, Jan Knap, Giordano Montorsi, Iler Melioli, Xante Battaglia. Un'esperienza che sarà importante in seguito, quando i tratti metafisici e di rivolta dell´opera d´arte contemporanea verranno riscoperti in chiave nichilista.  Fonda "Quadranti" dedicato a G. Marotta dell´Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli.  è possibile dividere il percorso di studi e del suo pensiero in due momenti distinti.  Il primo, attivismo filosofico, comprende tutte le attività e le iniziative tese a vivacizzare e svecchiare il dibattito critico e filosofico; la divulgazione di temi e autori poco studiati --  tecnoscienza, Nichilismo, Filosofia del suicidio, Metafisica e Teatro, Vattimo, Esposito, Agamben.Contatto con Vattimo, Esposito, Givone, Volpi, Mattei, Ferraris. Studia nichilismo, suicidio e filosofia negative, politica e morale.  Una filosofia disperata e negativa, assolutamente slegata da prospettive etico-politiche. Si tratta di una filosofia fondata sul nichilismo e su una tradizione di filosofi maledetti. I voyeuristic "esteticamente salvificano di un datato phatos esistenzialista, del “tutto è vano” risultato ultimo della sua analisi filosofica del suicidio, della psicanalisi e dei lacci concettuali e storici tra nichilismo, nullae negazione.  Il risultato è una filosofia anti-fondazionale, che poggia le sue radici in una inter-soggettività pessimista e malincolica, che nega qualsiasi etica, sociale e politica estremizzando così l´accusa contro l´umano e tutte le sue costruzioni sociali, storiche e morali.  In questo orizzonte di assenza di senso, decadenza e corruzione metafisica, l´unica, eventuale, maniera di ribellarsi e resistere si concretizza, paradossalmente, nell´appello alla responsabilità e all´azione di un noi (Freud ego et nos) tragico-nichilista --  Ricerca un orizzonte di senso diverso e più profondo che lo porta, però, alla perdita quasi totale dei suoi precedenti fili conduttori.  Interessi, letture, pubblicazioni, ricerche si frammentano e perdono in intensità e chiarezza. RDecisive, in questa fase, sono le questioni etico-politiche, la critica dell´umanismo sociale contemporaneo e l´impegno filosofico. In primo luogo devono essere segnalati, per l´importanza che rivestono, i due Seminari tenuti presso l´Istituto per gli studi Filosofici di Napoli dedicato al “Bio-potere" e la Bio-politica" Riformula il concetto di bio-potere usando come chiave interpretativa il "Bios" di Esposito. La bio-politica discute e mette alla prova la sua lettura radicalmente sistematica”della volontà di potenza, avvento dell´oltre-uomo e ultrapassamento del nichilismo. Oltre a questi due temi, il rigetto del relativimo, lo studio delle relazioni tra massa e potere; l´affermazione di una visione essenzialista dell´umano, la riscoperta della psicanalisi, del movimento Modernista. Elabora di un percorso teorico che, fondandosi sulla necessità di pensare il presente e non il future di una filosofia dell’attuale  e sulla convinzione che le categorie filosofiche sono obsolete e dannose per spiegare e trasformare il mondo, si concentra in due diversi ambiti di ricerca in una complessa e non risolta tensione tra aspirazioni pluriversalistiche e l´impegno filosofico nella realtà e nella cultura. Il primo etico-morale si occupa delle condizioni di possibilità di forme dell’inter-soggettivo nell´epoca dei "diritti di tutte le cose del mondo" e della reazione alla crisi di fondamenti, delineando quindi le basi di una filosofia del dovere di stampo post-illuminista.  Il second opolitico-sociale– attraverso la critica del politicamente corretto e della retorica democratica, la de-costruzione del concetto di democrazia attraverso la ripresa dell´idea di servitù volontaria, la lotta contro il fascismo tende a ripensare il concetto di democrazia e la pratica democratica" nei sistemi di potere e, più specificamente, si dedica all´esame delle possibilità di una trasformazione radicale del pensiero filosofico e di una concezione del “politico” in senso non tecnicista e non "sinistroide-reazionario". Saggi: “I voyeuristi” (Salerno, Sapere); “Metafisica e poesia” (Roma); “Cosa resta della Filosofia?”; “Dal sacro al Profano”; “Dall´Arcaico al Frammento” “Bio-potere, Bio-politica”. Rossano Pecoraro. Pecoraro. Keywords: fascismo, voyeuristic. Leopardi, I voyeuristi, conflitto e mediazione, voir, voyant/voyeur. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pecoraro” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738819567/in/dateposted-public/

 

Grice e Pelacani – filosofia italiana – Luigi Speranza  (Parma). Grice: “At Oxford, Strawson used to confuse Pelacani with Pelacani!” -- Antonio Pelacani (Parma), filosofo. Fu lettore (Grice: “reader or lecturer?”) a Bologna, divenne consigliere Visconti.  In questa veste si trova più volte coinvolto in processi per eresia montati da  Giovanni XXII per gettare nella polvere il Visconti. Grande commentatore di Avicenna e Galeno. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Saggi: “Circa intellectum possibilem et agentem”; “De unitate intellectus”; Utrum primum principium sive deus ipse sit potentie infinite”; “De generatione et corruptione"; “Questiones super tre metheorum.” Antonio Pelacani. Pelacani. Keywords: passivo/attivo; non-agens/agens. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pelacani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737858332/in/datetaken/

 

Grice e Pelacani – filosofia italiana – Luigi Speranza (Noceto). Filosofo.  “Dottore diabolico.” Parente di Antonio Pelacani. Della sua medesima casata un altro filosofo: Francesco Pelacani  Nato nella provincia di Parma, al comune di Noceto, la sezione di Castamezza, a pochi chilometri da Parma, nulla si sa della sua vita  sino a quando frequenta la facoltà artium philosophie et medicine a Pavia dove come titolare della cattedra di magister philosophie et loyce, delegato dal vescovo, diploma in arti un certo Bossi. Insegna a Bologna e Padova. Contesta molte regole della meccanica aristotelica e sostenne l'applicazione di nuovi strumenti matematici per sostituire le regole obsolete. In particolare condusse nuovi studi sull'ottica ne“Quaestiones de perspectiva.” Nel “Tractatus de ponderibus” si occupa di statica ed elaborò nelle “Quaestiones de proportionibus” una teoria del vuoto che si contrapponeva alle tesi del continuo dei fisici aristotelici. Si occupa anche del moto dei pianeti in “Theorica planetarum” e mette in discussione la cosmologia di Aristotele negando che si puo sostenere l'incorruttibilità dei cieli e l'interpretazione teologica dell'esistenza di un primo motore immobile, vale a dire di Dio. Nega quindi la possibilità delle dimostrazioni a posteriori dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima individuale. Concepisce la natura o l'universo come un ente ANIMATO (‘animismo – cf. Grice on ‘mean’ and ‘mean,’ ‘Smoke ‘means’ fire”), un grande eterno animale in continuo movimento dove gl’esseri nascono per generazione spontanea e, quando gli influssi astrali sono favorevoli, vengono alla luce anche le anime intellettive umane. Riguardo alla morale,  è convinto che gl’uomini deveno conformarsi alla virtù per sua libera scelta. Per il materialismo delle sue dottrine, il dottore diabolico, com'era soprannominato, e accusato d'eresia e condannato ma ciò non gli impede d’essere apprezzato come un grande astrologo dai principi Carraresi di Padova e dalle corti dei sovrani tanto da ottenere di essere sepolto nel duomo di Parma.  Gli si attribuiscono dei commenti a Witelo per una corretta interpretazione della prospettiva e a Bradwardine nell'opera questiones super tractatu "De proportionibus" Thome Beduerdini. G. Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, Pavia. Memorie degli scrittori e letterati parmigiani raccolte da I. Affò (Stamperia reale, Bodoni), citato anche per la sua avarizia in B. Veratti, De' matematici italiani” -- Commentario storico  R. Majocchi, Codice diplomatico dell'Pavia,  Enciclopedia Garzanti di filosofia, F. Camerota, Nel segno di Masaccio: l'invenzione della prospettiva e la filosofia della percezione. Giunti, La scuola francescana di Oxford, Opere Le Quaestiones de anima” (Firenze, Olschki); “Questiones super tractatus logice magistri Petri Hispani” (Parigi, Vrin); “Quaestiones circa tractatum proportionum magistri Thome Braduardini” (Parigi, Vrin); “Questiones super perspectiva communi” (Parigi, Vrin); “Quaestiones de anima: alle origini del libertinismo,” V. Sorge, Napoli, Morano, Firenze, Sismel, Edizioni del Galluzzo. Scientia de ponderibus. Tractatus de ponderibus, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Pelacani is yet another of the Pelacani. There are at least four of them: two Antonios, una Biagio, and one Francesco. Biagio Pelacani. Pelacani. Keywords: implicature, prospettiva, filosofia della percezione, origini del libertinismo, commentario in detaglio sulla semiotica di Occam – dialettica – segno, nota, sermo. Refs.: Luigi Speranza, “Pelacani, Grice, e Shorpshire sull’immortalità dell’anima.” Luigi Speranza, “L’animismo di Pelacani e Grice, ‘smoke means fire, literally.’” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692236265/in/photolist-2mKSdUR

 

Grice e Pellegrini – l’amore come affezione dell’animo – e la sua manifestazione nel giovine nobile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sonnino). Filosofo. Grice: “I like Pellegrini: he found Aristotle’s ‘obscure’ for the youth the manual Ethica Nichomaechaea is intended for!” -- Fu, secondo Tiraboschi, uomo che da' suoi meriti e dalle promesse fattegli da più pontefici pareva destinato a' più grandi onori; ma che non giunse che ad ottenere alcuni beneficii ecclesiastici». Tenne la cattedra di filosofia a Roma. Pubblicò  il “De affectionibus animi noscendi et emendandis commentaries” e un'edizione della traduzione in latino di Lambin dell' Etica Nicomachea di Aristotele -- i “De moribus libri decem -- corredandola di un riassunto e di commenti, nei quali altera il testo di Aristotele di cui lamenta la difficoltà e l'oscurità. Benché Aristotele sconsigli lo studio dell'etica ai giovani, ancora immaturi per una retta comprensione dei principi morali, al contrario, ritiene che lo studio dell'etica debba essere impartito prima ancora di quello della filosofia della natura, in modo che i giovani possano affrontare gli studi scientifici con animo libero dalle passioni. Fu più oratore che flosofo, non pensò ad inovar cosa alcuna, e seguì costantemente insegnando i precetti del filosofo stagirita.  Saggi: “Oratio habita in almo urbis gymnasio de utilitate moralis philosophiae, cum ethicorum Aristotelis explicationem aggederetur” (Roma); “De Christi ad coelos ascensu” (Roma); “Oratio in obitum Torquati Tassi philosophi clarissimi” (Roma); G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla "Sapienza" di Roma nel Seicento. Renazzi, Storia dell'università degli studj di Roma. G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana,  Milano, Società tipografica de' classici italiani. Renazzi, Storia dell'università degli studj di Roma, Roma, Pagliarini rist. anast. Bologna, Forni. C. Carella, L'insegnamento della filosofia alla "Sapienza" di Roma nel Seicento. Le cattedre e i maestri, Firenze, Leo S. Olschki. Pellegrini scrive due important commenti su Aristotele, uno in cui enumera gl’affezioni dell’anima – dall’amore all’ira – amore, Speranza, ira, audacia, temore, dolore. Nell’introduzione, elabora un concetto generale di che cosa e un’affezione dell’anima – il corpo non e menzionato. Ma Pellegrini elabora sulla questione dell’anima e il corpo per l’affezione – che e affetato nell’affezione? Il econdo e un commentario sull’onore e la nobilitated – Due trattati sono menzionato dai storici della filosofia. Nel terzo trattato, Pellegrini elabora la questione di Tasso ‘filosofo chiarissimo’ – vide Tasso --. Finalmnte, nella sua funzione di censore papale, riceve un saggio sulla politica d’aristotele da un filosofo Tedesco. Pellegrini critica la toleranza del filosofo alla posibilita del fraudo – ma il filosofo no considera le oggezioni di seria considerazione. Pellegirni e associato al ginnasio di Roma – Il ginnasio e una istituzione laica – “for I cannot imagine naked monks, playng around!” – Grice. Keywords: implicatura. H. P. Grice, “Il Tasso di Pellegrini” --  Pellegrini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Pellegrini e Grice sulla etica nicomachea,” The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692188465/in/photolist-2mKRYGH-Ck9fTK-nViEV6-hSTpSd

 

Grice e Pennisi – lo spirito nazionale – filosofia italiana – filosofia dell’isola – filosofia della sicilia – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Catania). Filosofo. Grice: “I like Pennisi’s irreverent tone – typically Italian! – to evolution – and especially evolution of language. By obsessing with linguistic tokens, we have lost our capacity to mean otherwise than non-naturally!” Grice: “His metaphor of ‘the price of lingo’ is very apt – we win, we lose!” – Grice: “Pennisi is a Griceian at heart in that in his study of both schizo ad paranoic (both psychotic) systems of communication, he focus on what he and I call the ‘adequazione pragmatica,’ i.e. the ability or competence, to irritate Chomsky, to implicate!” Ha diretto il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagoche e degli Studi Culturali dell'Messina, presso cui è titolare della cattedra di filosofia del linguaggio. I suoi interessi riguardano prevalentemente la psicopatologia del linguaggio e, più in generale, la relazione tra linguaggio, evoluzione e cognizione umana. Consegue la laurea in Lettere Moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia a Catania  con una tesi dal titolo “I presupposti ideologici della teoria della storia linguistica di B. Terracini,” sotto la guida di  Piparo. Vince il concorso libero per ricercatore e  svolge la carica presso l'Istituto di Filosofia della Facoltà di Magistero dell'Messina. Diventa professore associato di filosofia del linguaggio nella Facoltà di Magistero di Messina. Vince la procedura di valutazione per l'ordinariato--  è direttore del Dipartimento di Scienze cognitive e della formazione della Facoltà di Scienze della Formazione e preside presso la stessa Facoltà. -- è coordinatore del Collegio di Dottorato in Scienze cognitive dell'Messina.  Aree di ricerca Psicopatologia del linguaggio. L'ipotesi di base per l'analisi del linguaggio psicopatologico parte da un confronto sistematico tra il linguaggio psicotico nelle sue due declinazioni più significativequella schizofrenica e quella paranoica con il linguaggio tipico delle patologie cerebrali e con quello caratteristico dei soggetti normali. La tesi di Pennisi è che i soggetti psicotici, a differenza di quelli con deficit cerebrali, non mostrino difficoltà visibili dal punto di vista dell’articolazione fonica, della proprietà lessicale o della capacità sintattica e semantica, ma che invece la cifra elettiva del loro linguaggio consista in un depauperamento della complessità dei significati. Questo impoverimento della dimensione della complessità si manifesta nella schizofrenia con un linguaggio privato e pragmaticamente inadeguato, e nella paranoia con un unico tema delirante che riassume e congela tutto il destino del soggetto. La psicopatologia del linguaggio rappresenta inoltre una delle sfide più difficili per le scienze cognitive, in quanto le psicosi, tra tutte la schizofrenia, sembrano a tutt’oggi resistere ad ogni tentativo di spiegazione neuroscientifica. Nella sua impostazionei, il linguaggio può essere considerato una forma di tecnologia corporea. Il linguaggio è, in particolare, la tecnologia specie-specifica di Homo sapiens che ne ha caratterizzato l'adattamento a tal punto da rischiare di minacciarne l'esistenza. La cognitività linguistica del Sapiens, infatti, modificando profondamente le regole stesse dell'evoluzione biologica se da un lato ci ha consentito di essere i dominatori naturali dell'intero pianeta, dall'altro è "ciò che beffardamente ci avvicina alla fine, il messaggero della nostra imminente estinzione. In continuità con le tesi sul linguaggio, propone un nuovo concetto di bio-politica, in antitesi con il concetto sviluppato da Foucault. In particolare, propone di investigare i fenomeni sociali e politici mediante la comprensione delle dinamiche naturali che li sottendono. L'errore di Platone è, nel sistema di idee proposto da Pennisi, l'idea di poter ingegnerizzare la società e di poterme controllare ogni possibile esito. Ancora una volta, tale illusione è data dal linguaggio e dalla razionalità linguistica che contraddistingue Homo sapiens. Accadimenti come le crisi economicheal pari di altri fenomeni socio-politicipossono essere compresi solo se si indagano i fenomeni naturali che ne stabiliscono le dinamiche, come ad esempio i flussi migratori e la riproduzione. Altre opere: “L'errore di Platone – biopolitca, linguaggio, e diritti civile in tempo di crisi” (Bologna, Mulino); “Il prezzo del linguaggio” (Bologna, Mulino); “L’isola timida: Forme di vita nella Sicilia che cambia” (Roma, Squilibri); “Le scienze cognitive del linguaggio” (Bologna, Mulino); “Scienze cognitive e patologie del linguaggio” (Bologna, Mulino); “Segni di luce” (Mannelli, Rubbettino). “Psicopatologia del linguaggio: storia, analisi, filosofie della mente” (Roma, Carocci); “Le lingue utole: le patologie del linguaggio fra teoria e storia” (Roma, Nuova Italia Scientifica); "La tecnologia del linguaggio tra passato e presente, in Blityri, Pisa, ETS,  Telmo Pievani, Linguaggio, proprio tu, ci tradirai. R.  Eugeni, Per una biopolitica a-moderna. Il pensiero del potere in S. Kubricke oltre, in Le ragioni della natura” (Messina, Corisco, Franco Lo Piparo Tullio De Mauro Umberto Eco.Dip. Scienze cognitive, psic., ped. (unime), su unime. Pennisi. Keywords: filosofia dell’isola, filosofia della sicilia, filosofia siciliana, cariddi, capo peloro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pennisi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739554110/in/datetaken/

 

Grice e Pera – il ragionere -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo. Important Italian philosopher. Si diploma in ragioneria all'Istituto "F. Carrara" di Lucca. Studia a Pisa sotto Barone. Insegna a Pisa. Convinto che le libertà civile si e riconduce alla dignità intrinseca della persona umana, che permane quale che sia la verità delle convinzioni di ciascuno, rileva come sia sbagliato fare del relativismo elitario il fondamento della società. Questa sorge grazie a quel terreno fertile rappresentato dal principio della tolleranza  Un saggio filosofico di rilievo riguarda il metodo scientifico e l'induzione. Dedicato nell’”Espresso” ai filosofi che avevano tentato di confutare Marx, il primo e Popper. Ulteriori studi furono dedicati alle teorie sui metodi di ricerca di Hume e ai metodi induttivi e scientifici. Saggi "Hume, Kant e l'induzione". Sviluppa ricerche sui primi studi di elettricità compiuti nel settecento da Volta e da Galvani. Analizza in dettaglio il rapporto tra scienza e filosofia, in particolare nel rinascimento volgare italiano (Galilei, Telesio). La metafora delle palafitte (anche usata da Vitters): come le palafitte dell'uomo preistorico, la filosofia (in particolare la teoria della relatività e la fisica atomica) non si fonda su una base solida come la roccia, ma e soggetta a modifiche e revisioni, a seguito della scoperta di nuove particelle, di nuovi fenomeni, o di nuove leggi fisiche che in parte modificano quelle precedenti della fisica classica.  C’e progresso in filosofia. Non poggerebbe su un fondamento immutabile, ma su un principio che puo essere oggetto di ulteriori analisi ed approfondimenti.. La filosofia ha validità limitata a un determinato contesto – e. g. Oxford. Secondo questo orientamento il griceianismo e modificabile. Fra le revisioni di sistemi scientifici studiate da lui vi è la rivoluzione di Telesio e Galilei che reca obsoleto il geo-centrismo. Sono poi analizzate le teorie elettromagnetiche, a partire dalle prime formulazioni empiriche di Volta e Galvani. Pera analizza il progresso della filosofia in relazione a quella del metodo, basato su procedimenti razionali ed induttivi.  Altri saggi: "Induzione, scandalo dell'empirismo", i "La scoperta scientifica: congetture selvagge o argomentazioni induttive?",  "È scientifico il marxismo?", “Il canone del razionale” Craxi. Lei mette in discussione i fondamenti stessi dello stato di diritto, la rivoluzione ha regole ferree e tempi stretti. Quei politici che, come Craxi, attaccano i magistrati di Milano, mostrano di non capire la sostanza grave, epocale, del fenomeno. Si occupa soprattutto dei problemi della Giustizia in Italia. La democrazia è quel regime di governo che permette a chi si oppone di sostituire pacificamente chi prende le decisioni a nome della maggioranza. Lo istrumento della democrazia non è soltanto il voto, ma l'argomentazione, il discorso, il confronto. Per sostituire chi governa, prima di votare occorre confutare e criticare. Allo stesso modo per governare occorre argomentare e convincere. Partecipa anche ad alcuni temi di politica locale, in particolare in Toscana e a Lucca. vivere “velut si Deus daretur”. "Se Dio esiste, ci sono limiti morali alle mie azioni, comportamenti, decisioni, progetti, leggi e così via. Il denominatore comune e il rinascimento e l’'illuminismo. Il concettio di eguaglianza fra gl’italiani i e di solidarietà sociale, che sono oggi alla base della costituzione dellea nazione italiana. È lo stesso soffio del vento di Monaco nel 1938. Defende nostra autonomia individuale, che è la condizione su cui dobbiamo sempre vigilare (da ciò il nostro liberalismo)”. Altre opere: “Apologia del metodo” (Pisa, Scientifica); “La scienza su palafitte” (Roma, Laterza); “Induzione” (Bologna, Mulino); “Il razionale e l’irrazionale nella scienza” (Milano, Saggiatore); “La rana ambigua. La controversia sull'elettricità animale tra Galvani e Volta” (Torino, Einaudi)’ “Scienza e retorica” (Roma, Laterza); “Persuasione” (Milano, Guerini); “Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo” (Milano, Mondadori); “Il libero e il laico” (Siena, Cantagalli); “Etica liberale” (Milano, Mondadori); “Il liberalismo di Pannunzio” (Torino, Centro Pannunzio). La scienza non poggia su un solido strato di roccia. L'ardita struttura delle sue teorie si eleva, per così dire sopra una palude. È come un edificio costruito su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall'alto giù nella palude: ma non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di conficcare le palafitte più a fondo non significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura. “Il mio e un relativismo elitario” Marcello Pera. Pera. Keywords: implicature, relativismo elitario, implicatura elitaria, ragione, filosofo come ragionere, le radici romana del ragionere, ratio, ragionere, l’assenza del concetto di ratio nella lingua greca, la ‘ratio’ di Pitagora, la ‘ratio’ della scuola di Crotone. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pera," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685518838/in/photolist-2mPQGvz-2mPMaQM-2mPtnaL-2mPszkp-2mPpwbZ-2mN8Hgb-2mN8ym7-2mLP4Rj-2mPCgo1-2mKG3XG-2mKCrta-2mPpskp-2mPvmTf-2mKjsJY-2mKgN49-2mPHbXQ-2mKbok1-2mJq2uE-E4u3XA-Bq5Mgn-nTXjQ9-obihzh-oddDmK-obniwY-oddCEe-oddKsc-ob9cLV-nTWNqo-obnngm-nTXn7o-obrAi8-nTXmLo-oddxmi-obnk8d-obrGZK-obrLsr-nTYe3e-obrG22-nTXgE1-nTXiX7-nTYdn6

 

Grice e Peregalli – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. I luoghi e la polvere Incipit All'inizio della Genesi il serpente convince Eva a mangiare con Adamo il frutto dell'albero della conoscenza. Così i loro occhi si apriranno e vedranno per la prima volta la loro nudità. Comincia in questo modo la storia della conoscenza e del desiderio. Vedere, desiderare e infine morire. Il tempo, il suo scorrere nelle nostre vene, diventa dominante. Lo splendore dell'attimo, la sua rivelazione abbagliante, ne sancisce la caducità. Il tempo corrode la vita e la esalta. Insieme alla conoscenza e al desiderio nasce anche l'amore per la fragilità dell'esistenza. Le cose si rovinano.  Citazioni Se si vuole vedere, o meglio, se nel destino è scritto che si veda a tutti i costi, se si vuole desiderare, se si vuole conoscere (così si capisce quanto poco la conoscenza abbia a che fare con principi puramente razionali), si deve diventare mortali. Gli dei sono indifferenti. Per gli uomini inizia così la differenza. Finché non conosci, finché non mangi il frutto dall'albero della conoscenza, sarai eterno. Non saprai cosa sono il bene e il male, il desiderio, l'attrazione dei corpi, la morte. Il tempo è la nostra carne. Siamo fatti di tempo. Siamo il tempo. È una curva inesorabile che condiziona ogni gesto della nostra vita, compresa la morte. La superficie di qualunque "cosa", sia essa un oggetto o un luogo, è intaccata dal tempo, riposa nel tempo. Viene corrosa, sporcata, impolverata in ogni istante. Sono la sua caducità e la sua fragilità che la fanno vivere nel trascorrere delle ore, dei giorni, degli anni. L'eternità è un miraggio, e non è la salvezza. Stare in casa significa poter assaporare il piacere di sapere che fuori c'è un paesaggio meraviglioso e, quando vuoi, apri la porta o la finestra e lo guardi. Deve esserci lo sforzo del gesto. Il desiderio va centellinato, perché sia più profondo. Il bianco è il profumo dei colori. Il bianco, ancora più del nero, laddove usato nella sua purezza, è uno dei colori più difficili che esistano, e meno imparziali. Usato in quantità massicce la sua forza ci si ritorce contro. Diventa indifferente solo in apparenza. In realtà l'indifferenza non esiste. Nulla è indifferente. È un abbaglio, un alibi. Equivale all'apatia. I vetri, il bianco sono materia, colore, carne, vita. L'ombra, come la polvere, è il nostro fondo nascosto. La si vuole cancellare. Deve essere un eterno meriggio. Così si elimina la "carnalità del luogo", il suo erotismo sottile, la sua terrestre caducità. Purtroppo in estetica la dittatura di un elemento è identica alla sua democratizzazione. Il livellamento dei luoghi conduce alla dittatura della luce e viceversa. Tutto diventa uguale nell'indifferenza. Di fronte all'ottusa sicumera che ci avvolge esiste un tempo altro che non possiamo controllare, dirigere, comandare e che può aprire nuove prospettive, trovando sentieri tortuosi, o spesso non tracciati. Nelle sacche dell'errore (che è un erramento) può ancora trovarsi un cammino. Il passato è stato messo in una teca, sigillato, perché non nuoccia. Lo si può venerare, ma lo si teme. E comunque non deve essere imitato. Gli antichi, invece, in ogni momento hanno sempre guardato indietro. Da lì traevano ispirazione. Cancellavano per ricreare. Credo che in quest'epoca falsamente luccicante e rassicurante, che vuole esorcizzare la morte e la fragilità della vita a ogni passo, e dove colori sgargianti, superfici nitide e sorde, luci accecanti circondano il nostro vivere, un sentiero possibile sia quello di cercare negli interstizi delle cose prodotte dall'uomo una crepa, una rovina che ne certifichi la fondatezza. In un mondo che teorizza le guerre "intelligenti" e gli obiettivi "mirati" la barbarie non è costituita dalle distruzioni, ma dalle costruzioni. Il decadimento fa parte dell'essere. Tutto decade, crolla, si disfa. Ma questo decadimento è un frammento di noi. Il concetto di incontaminato è fondamentalmente falso. Tutto è contaminato dal tempo e dall'uomo. Nell'attimo stesso in cui mettere le sue radici in un luogo lascia un segno e l'incanto si sbriciola. Esistono nelle città, nei paesi, nelle campagne, "rovine semplici"...Cascine abbandonate, un muro senza aperture, uno spiazzo solitario con una fabbrica dismessa, una vecchia ciminiera diroccata, una strada che non finisce, chiese, mausolei, tumuli lasciati al loro destino, attraversati dal tempo. Luoghi che apparentemente non dicono nulla di più della loro solitudine e del loro abbandono e in cui il motivo delle loro condizioni non si legge più tra le pieghe dell'architettura. Le ferite, se mai ci sono state, non mostrano la loro origine. Troviamo queste rovine dappertutto nel mondo, sparse tra le nuove costruzioni, o isolate e lontane. Quello che colpisce è la tranquillità, la pacatezza. Non servono più a nulla, non possono essere sfruttate, manipolate. Possono solo essere cancellate da una ruspa. Questa fragilità è la loro forza. Ci affascinano perché ci somigliano. Somigliano al nostro essere caduchi, alla nostra mortalità, alla sete dei nostri attimi di felicità. Nel mondo c'è un'ansia di eternità. L'idea che tutto debba tornare a risplendere com'era. È un'epoca, questa, in cui da una parte si desidera l'infinito e dall'altra ci si spaventa per la fragilità delle persone e dei luoghi. Pensare che un luogo possa cristallizzarsi in un'eternità senza tempo è una chimera che denota, mascherato di umiltà, un senso di presunzione infinito. La nostra vita è la nostra memoria. Attraverso il passato guardiamo il futuro. Se lo distruggiamo e lo ricostruiamo in modo fittizio non resterà più niente. La bellezza di un oggetto deriva in buona misura dalla sua patina. Più che la frattura tra antico e moderno, ciò che dà consistenza alla nostra vita e la rende accettabile è la patina del tempo. La certezza che le cose e i luoghi deperiscono serenamente. È questa una "decrescita" estetica, un principio che vede nella caducità la traccia della loro bellezza. Una volta le cose erano fatte per durare ed erano caduche. Quindi veniva calcolata la loro deperibilità per farle diventare sempre più belle. Oggi le cose si producono per essere effimere, e al tempo stesso si proteggono con vernici e altre sostanze, perché sembrino eterne. Una città per avere un'anima non deve essere perfettamente pulita. Devono rimanere le tracce di quello che accade. Così i resti della nostra vita possono affiorare, come i ricordi dagli angoli delle strade, dai cespugli, dai muri. La materia di cui sono fatte le cose deve plasmarsi sull'aria che si respira, deve ricevere l'ombra. La durata delle cose nel tempo non si può comperare. Il corpo va amato per quello che è. La sua fossilizzazione, invece, rischia di tradirne l'essenza, la cui forza è la caducità. Il motivo per cui ci attrae, ci eccita, ci tiene con il fiato sospeso in tutti i suoi anfratti più segreti, il suo odore, la sua superficie, il suo colore, è la sua consistenza che muta negli anni e si adatta a noi e al mondo. Parole come design e lifting hanno un suono sinistro. Dicono lo stesso. La plastificazione degli oggetti e dei corpi, il loro luccicare senza vita, come i pesci lasciati a morire sulla riva. Tracciamo un mondo che dovremmo indossare come una muta per aderirvi perfettamente e in cui però i nostri movimenti diventano falsi e rallentati, chiusi in un cofano che toglie il respiro. Corpi rimodellati che abitano e usano luoghi altrettanto rimodellati. Il museo deve introdurre la gente in un mondo speciale, in cui le opere dei morti dialogano con gli sguardi dei vivi, in un confronto duraturo e fecondo. I musei, che sorgono sempre più numerosi in quest'epoca, sono divenuti edifici-scultura. Vengono chiamati a progettarli gli architetti più accreditati del momento, che inventano dei mausolei per la loro gloria, prima ancora di sapere a cosa serviranno. In essi la gente non va tanto a vedere le esposizioni o le opere presentate quanto i monumenti stessi. Gli allestimenti museali sono un riassunto e uno specchio drammatico dell'epoca in cui viviamo. I vetri antiproiettile, l'illuminazione da stadio o catacombale, i colori sordi e luccicanti dei muri, il gigantismo insensato, le ricostruzioni senz'anima. Via la polvere, via la patina, via l'ombra, via la carne di cui siamo fatti. Tutto è asettico. Cancellando la mortalità della vita, il luogo diventa eternamente morto. L'arte è mimesi della natura. La mima, la reinventa, la accompagna fedelmente nel cammino del tempo. Non c'era contrasto e nemmeno violenza. L'abitare sulla terra era una convivenza armonica in cui l'uomo beneficiava della natura, e questa traeva profitto e bellezza dalla presenza dei disegni dell'uomo. Così nascevano i luoghi. L'occhio che guarda questi luoghi, luoghi diroccati e abbandonati, immagina il loro passato, sente attraverso la pelle consumata dal tempo l'anima che li avvolge. La patina, come la polvere, si deposita sulle cose. Dà loro vita. Le inserisce nel tempo. Un tavolo, una sedia, un bicchiere parlano del passato, delle mani che li hanno toccati, attraverso la pelle del tempo che li avvolge a poco a poco. Le tracce del passato si leggono tra le crepe dei muri, oltre l'umidità della pioggia e il calore riarso del sole.  Roberto Peregalli, “I luoghi e la polvere,” Bompiani. Roberto Peregalli. Peregalli. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Peregalli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738894063/in/datetaken/

 

Grice e Perniola – filosofia italiana – Luigi Speranza (Asti). Filosofo. Studia la filosofia del metaromanzo a Torino sotto Pareyson. Incontra Vattimo ed Eco, che si è fatto tutti gli studiosi di spicco della scuola di Pareyson. Cllegato alla all'avanguardia dei situazionisti. Insegna a Salerno e Roma.  Collabora a agaragar, Clinamen, Estetica Notizie. Fondato Agalma. Rivista di Studi Culturali e di Estetica.L'ampiezza, l'intuizione e molti-affrontato i contributi della sua filosofia gli ha fatto guadagnare la reputazione di essere una delle figure più importanti del panorama filosofico contemporaneo. Pubblica “Miracoli e traumi della Comunicazione”. Le sue attività ad ampio raggio coinvolti formulare teorie filosofiche innovative, filosofare, l'estetica di insegnamento, e conferenze. Si concentra sulla filosofia del romanzo e la teoria della letteratura. Nel suo primo saggio principale, Il metaromanzo, sostiene che il romanzo da Henry James a Samuel Beckett ha un carattere auto-referenziale. Inoltre, si afferma che il romanzo è soltanto su se stesso. Il suo obiettivo e quello di dimostrare la dignità filosofica del meta-romanzo e cercare di recuperare un grave espressione culturale. Montale gli loda per questa critica originale del romanzo come genere filosofico. Però, non solo hanno un'anima accademica ma anche una anima anti-accademica.. Quest'ultima è esemplificato dalla sua attenzione all’espressioni alternativa e trasgressiva. Un saggio importante appartenente a questa parte anti-accademico è “L'alienazione artistica”, in cui attinge la filosofia marxista. Sostiene che l'alienazione non è un fallimento di arte, ma piuttosto una condizione dell'esistenza stessa dell'arte come categoria distintiva dell'attività umana. I situazionisti (Castelvecchi, Roma) esemplifica il suo interesse per l'avanguardia. Dà conto dei situazionisti e post-situazionisti nel quale è stato personalmente coinvolto. Ha videnzia anche le caratteristiche contrastanti dei membri del movimento. In “Agaragar” continua la critica post-situazionista della società capitalistica e della borghesia. Saggio sul negativo” (Milano: Feltrinelli). – cf. Grice, “Negation and privation”. Il negativo qui è concepito come il motore della storia.  Post-strutturalismo. Offre alcuni dei suoi contributi più penetranti alla filosofia. In Dopo Heidegger. Filosofia e organizzazioni culturali sulla base di Heidegger e Gramsci, include un discorso teorico sulla organizzazione sociale. Sostiene la possibilità di stabilire un rapporto tra cultura e società nella civiltà. Come l'ex interrelazioni tra la metafisica e la chiesa, la dialettica e lo stato, la scienza e professione sono state decostruito, la filosofia e la cultura rappresentano un modo per superare il nichilismo e il populismo che caratterizzano la società. Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo contiene sezioni sulla Società dei simulacri e Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso (Transiti. Come andare dalla stessa per lo stesso). Teoria dei simulacri si occupa con la logica della seduzione. Anche se la seduzione è vuoto, è comunque radicata in un contesto storico concreto. Simulazione, tuttavia, fornisce immagini che sono valutati come tali indipendentemente da quello che effettivamente implicano riferiscono. Una immagine e una simulazione in che seducono e ancora fuori loro vuoto ha un effetto. Illustra il ruolo di tale immagine in una vasta gamma di contesti culturali, estetiche e sociali. La nozione di transito sembra essere più adatto per catturare l’aspetto culturali della tecnologia che altera la societa..Transit di oggivale a dire che vanno “dallo stesso allo stesso” evita di cadere nella contrapposizione della dialettica che avrebbe precipitare pensare nella mistificazione della metafisica”.  Postumano include altri territori nella sua ricerca filosofica. In Del Sentire -- indaga un modo di sentire che non ha nulla a che vedere con i precedenti che hanno caratterizzato l'estetica. Sostiene che sensologia ha assunto. Ciò richiede un universo emozionale im-personale, caratterizzato da un’esperienza anonima, in cui tutto si rende come già sentito. L'alternativa è quella di tornare indietro al mondo classico e, in particolare, all’antica Roma. In “Il sex appeal dell'inorganico”, riunisce la filosofia e la sessualità. La nostra sensibilità trasforma il rapporto tra una cosa e gl’esseri umani. Sex si estende oltre l'atto e i corpo. Un tipo organico di sessualità viene sostituita da una sessualità neutra, in-organica, arti-ficiale, indifferente alla bellezza o forma. Esplora il ruolo dell'eros, il desiderio e la sessualità nell’esperienza estetica e l'impatto della tecnologia. La sua è una linea che apre prospettive sulla nostra realtà contemporanea. La caratteristica più sorprendente è la sua di coniugare una rigorosa re-interpretazione della tradizione filosofica con una meditazione sul “sexy”. Si rivolge aspetti perturbanti come rapporto sessuale senza orgasmo, apice o qualsiasi rilascio della tensione. Si occupa dell’orifizio e l’organio, e la forma di auto-abbandono che vanno contro un modello comune di reciprocità erotica. Tuttavia, attingendo alla tradizione critica trascendentale, sostiene anche che ogni coniuge e una cosa, perché in costanza di matrimonio ogni affida il suo la sua intera persona all'altra al fine di acquisire un diritto pieno su tutta la persona dell'altro.  In “L'arte e la sua ombra” popone un'interpretazione alternativa dell'ombra che ha una lunga storia nella filosofia. Nell'analisi dell'arte e del cinema, esplora come l'artisti sopravviveno nonostante la comunicazione di massa e la riproduzione. Il senso dell'arte è da ricercarsi in ombra creato, che è stato lasciato fuori dallo  stabilimento arte, comunicazione di massa, mercato e mass media. La sua filosofia copre anche la storia di estetica e teoria estetica. Pubblica “Enigmi -- Il momento Egizio Nella Società e nell'arte” in cui analizza l’altra forma di sensibilità che si svolgono tra gl’uomini e le cose. La nostra società vivendo un “momento egizio”, caratterizzato da un processo di rei-ficazione. Come il prodotto di alta tecnologia assume sempre una proprietà organica, gl’uomini si trasformano in cosi, nel senso che si vedeno deliberatamente come oggetti sessuali. In L'estetica del Novecento fornisce un resoconto originale e la critica alle principali teorie estetiche caratterizzato il secolo precedente. Traccia le tendenze basate sulla vita, la forma, la conoscenza, l’azione, il sentimento e la cultura. In Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale la sensazione di Cattolica. La forma culturale di una religione universale), sottolinea l'identità culturale del cattolico (kath’holou”), piuttosto che il suo uno moralitstico e dogmatico. Propone il cattolico senza l'orto-dosso e una fede senza dogma che consente il cattolico ad essere percepito come un senso universale di sentimento culturale. “Strategie del bello: estetica italiana” analizza le principali teorie estetiche che ritraggono le trasformazioni avvenute in Italia. Mette in luce il rapporto tra i tratti storici, politici e antropologici radicati nella società italiana e il discorso critico sorto intorno a loro. La conoscenza e la cultura sono concessa una posizione privilegiata nella nostra società, e dovrebbero sfidare l'arroganza degli stabilimento, l'insolenza degli editore, la volgarità dei mass media, e il roguery plutocratico.  La filosofia dei media. La sua ampia gamma di interessi teorici  includono la filosofia dei media. In “Contro la Comunicazione” analizza l’origine, il meccanismo, la dinamica della comunicazione e suo effetto degenerative. “Miracoli e traumi della comunicazione” si occupa dell’effetto inquietante della comunicazione concentrandosi sull’evento generative: una rivolta degli studenti, la rivoluzione iraniana, la caduta del muro di Berlino, World Trade Center attacco. Ognuno di questi episodi sono tutti trattati con sullo sfondo dell’effetto miracoloso e traumatico in cui la comunicazione offusca la differenze tra il reale e impossibile, cultura alta e cultura di massa, il declino delle professione, il successo del populismo, il ruolo della dipendenza, le ripercussioni di internet sulla cultura di oggi e la società, e, ultimo ma non meno importante, il ruolo della valutazione in cui porno star sembrano aver raggiunto i più alti ranghi del chi è chi grafici. In finzione, e l'autore del romanzo Tiresia, che si ispira all'antico mito greco del profeta Tiresia, che è stato trasformato in una donna. Altra narrativa è del Terrorismo Come una delle belle arti (al terrorismo come una delle Belle Arti.  Saggi:  “Il meta-romanzo” ( Milano, Silva); “Tiresia, Milano, Silva); “L'alienazione artistica” (Milano, Mursia); “Bataille e il negativo, Milano, Feltrinelli); “Philosophia sexualis” (Verona, Ombre Corte); “La Società dei simulacra” Bologna, Cappelli); “DOPO Heidegger. Filosofia e organizzazione della cultura” (Milano, Feltrinelli, Transiti. Venite si va Dallo Stesso allo Stesso” (Bologna, Cappelli); “Estetica e politica” (Venezia, Cluva); “Enigmi. Il momento Egizio Nella Società e nell'arte” (Genova, Costa & Nolan); “Del Sentire, Torino, Einaudi); “Più che sacro, Più che profane” (Milano, Mimesis); “Il sex appeal dell'inorganico” (Torino, Einaudi); “L'estetica del Novecento, Bologna, Il Mulino); “Disgusti. Nuove Tendenze estetiche” (Milano, Costa); “I situazionisti” (Roma, Castelvecchi); “L'arte e la SUA ombra” (Torino, Einaudi); “Del Sentire cattolico. La forma culturale di Una religione universale, Bologna, Mulino, “Contro la Comunicazione” – Grice: “This poses a stupid puzzle, alla Sextus Empiricus, how can you argue against communication without communicating? But Perniola is using ‘comunicazione’ the way Italian philosophers use it: pompously! And with that I agree! ” -- Torino, Einaudi, Miracoli e traumi della Comunicazione, Torino, Einaudi, "Strategie Del Bello. Quarant'anni di estetica italiana, Agalma. Rivista di studi culturali e di estetica, Strategie Del Bello: estetica italiana” (Milano, Mimesis); “Estetica: Una visione globale” (Bologna); La Società dei simulacra” (Milano, Mimesis, Berlusconi o il '68 Realizzato” (Milano, Mimesis,.  Estetica e politica. Nuova Edizione, Milano, Mimesis); “Da Berlusconi a Monti. Imperfetti Disaccordi, Milano, Mimesis); “.L'avventura situazionista. Storia critica dell'ultima avanguardia” (Milano, Mimesis); “L'arte espansa” (Torino, Einaudi); Del Terrorismo Come una delle belle arti, Milano, Mimesis, “Estetica Italiana Contemporanea, Milano, Bompiani,“Pensare rituale”; “La sessualità, la morte, Mondo, l'umanità “Estetica: Verso una teoria di sentimento”“Di volta in volta”,  “La differenza del Filosofica Cultura italiana”,“Logica della Seduzione”, “Stili di post-politici”, differenziazione, “Venusiano Charme”, “decoro e abito da sera”. G. Borradori, ed., Ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana.  “Tra abbigliamento e nudità”, Zona  “Al di là di postmodernità”, Differentia “La bellezza è come un fulmine”,  Moderna Museet, “Riflessioni critiche”, “Enigmi di temperamento italiano”, Differentia,. “Primordiale Graffiti”, Differentia, “Urban, più di urbana”, Topographie, ed in Strata, Helsinki, “Emozione”, Galleria d'Arte del Castello di Rivoli, Milano, Charta,  “Verso visiva filosofia”, la 6a Settimana; “Burri ed Estetica”, Burri” (Milano, Electa); “Stile, narrativa e post-storia” Tema celeste,  europea, “Un estetico del Grand Style: Guy Debord”, Sostanza, Arte tra il parassitismo e l'ammirazione”, RES,  “Sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte.  “La svolta culturale e sentimento” “il Ritual nel cattolicesimo”, Paragrana,  Ripubblicato come “La svolta culturale nel cattolicesimo”, il dialogo. Annuario della filosofica ermeneutica, Ragione, Strumenti di devozione. Le pratiche e gli oggetti di Religiois Pietà;  “Ricordando Derrida”, sostanza, “La giustapposizione”, Rivista Europea.”, Celant, G., & Dennison, L.arte, architettura, cinema, performance, fotografia e video, Milano, Skira, “Cultural Turns in Estetica e Anti-Estetica”, Guarda anche Estetica Anti-art Internazionale Situazionista simulacro cyberpunk fetish abbigliamento filosofia italiana; La filosofia del sesso; filosofia occidentale;  La sessualità, la morte, mondo --  è il più utile e punto di partenza per Perniola, Fondazione desanctis Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. E. Montale, “Entra in scena il metaromanzo”. Il Corriere della Sera, Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Bredin "L'alienazione artistica" di Mario Perniola,Inverno  Massimo Verdicchio, “Leggere Perniola Reading. Un introduzione". Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Con  //notbored.org/ debord  a.html  I situazionisti, Roma, Castelvecchi, “ Pensare rituale. La sessualità, la morte, Mondo  “Pensare rituale. La sessualità, la morte” (Mondo). Verdicchio in, pensiero rituale. La sessualità, la morte, Mondo. Sulla influenza della nozione di simulacri vedere Robert Burch. “Il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la metafisica?”. Sentire la differenza, Extreme Beauty. Estetica, Politica, Morte. Stati di emergenza. Le colture di Rivolta in Italia. Verso, Per ulteriori interpretazioni del concetto di transito vedere Hayden White, "la differenza italiana e la politica della cultura", Ricodifica. La filosofia Nuova italiana. Catalogo Einaudi di Francoforte Fiera del Libro  Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo. catalogo IAPL, Siracusa.  La Teoria Pinocchio, Perniola, il sex appeal del inorganica, Londra-New York, Continuum, Sulla ricezione della teoria di Perniola in inglese vedi Steven Shaviro, “il sex appeal della inorganica”, La Teoria Pinocchio,//shaviro.com/Blog/ Farris Wahbeh,  Critica d'arte,  Filosofie del desiderio nel mondo contemporaneo”, in Filosofia Radical (Londra),  Anna Camaiti Hostert sexy cose,//altx.com/ebr/ebr6/6cam.htm; intervista tra Sergio Contardi e Mario Perniola//psychomedia/jep/number3-4/contpern.htm  Prefazione di Per l'influenza di arte e la sua ombra vedere Farris Wahbeh, Recensione di “arte e la sua ombra” e “il sex appeal della inorganica”, The Journal of Aesthetics e Critica d'arte,  Robert Sinnerbrink, “Cinema e la sua ombra: di Mario Perniola arte e la sua ombra”, Filosofia Film, film-philosophy /sinnerbrink.pdf  Massimo Verdicchio, Thinking Ritual. La sessualità, la morte, Mondo. Con una prefazione di Hugh J. Silverman, tradotto da Massimo Verdicchio, Sulla ricezione di Enigmi. Il momento egiziana nella società e Arte vedere;  “Retorica postmoderno ed Estetica” in “Postmodernismo", la Stanford Encyclopedia of Philosophy, Edward N. Zalta (ed.),//plato.stanford.edu / voci / post modernismo   “La svolta culturale del cattolicesimo”. Laugerud, Henning, Skinnebach, L. Katrine. Gli strumenti di devozione. Le pratiche e oggetti di pietà religiosa dal tardo Medioevo al 20 ° secolo. Aarhus ulteriore lettura Giovanna Borradori, ricodifica METAFISICA. La filosofia Nuova italiana, il simulacro della Morte: Perniola al di là di Heidegger e la metafisica?, Nel sentire la differenza, Estetica, Politica, Morte, New York-London, Continuum, A. Carrera, revisione a Disgusti, in Canada Rassegna di letteratura comparata, SFilosofie del desiderio nel mondo moderno, in stati di emergenza: Culture di rivolta in Italia,la differenza italiana e la politica della cultura, in Laurea Facoltà di Filosofia, Farris Wahbeh, Rassegna di Arte e la sua ombra e il sex appeal della Inorganica, in The Journal of Aesthetics e Critica d'arte, O' Brian, L'arte è sempre scivoloso, il valore dei valori sospensione, in Neohelicon,  Civiltà, Dell'Arti Giorgio, M. Parrini, “Catalogo dei viventi italiani” (Notevoli, Venezia); Marsilio Nils Roller, simulazione, una conversazione tra Sergio Contardi e M. Perniola (//psychomedia/ jep/number3-4/contpern.htm )  Recensione di “La sessualità, la morte, World”  sirreadalot.org/religion/ religion/ritualR.htm )  Recensione di Sinnerbrink di “arte e la sua ombra” /film-philosophy il rilascio Il corpo dell'immagine /italiaoggi.com.br/not12/ ital_ ed Estetica  (//agalmaweb.org/ ) Blog su “Feeling Thing” (in italiano) (//cosachesente.splinder.com/ ). Mario Perniola. Perniola Keywords: ‘seduzione’ ‘le strategie del bello’ ‘altre il desiderio e il piacere’ sesso, sessuale, psychologia del sesso, Perniola’s misuse of ‘sesso’, eros. -– Luigi Speranza, “Grice e Perniola” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737811182/in/datetaken/

 

Grice e Perone – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Filosofo. Grice: “While Perone can be a pessimist, I think the party is NEVER over!” Grice: “I especially appreciate two things in the philosophy of Perone: his emphasis on the the intersection between modality and temporality: ‘the possible present’ – vis-à-vis memory – a theme in my “Personal identity” and also the implicature: what is actual is also possible” – AND his idea of an ‘interruption,’ which I take it to the rational flow of conversation!” Speranza, “The feast of conversational reason,” “The feast of reason and the bowl of soul” -- important Italian philosopher. Studia a Torino sotto Pareyson. Studia la filosofia della liberta. Insegna a Roma e Torino. Si dedica alla filosofia ermeneutica. La politica è l’invenzione dell’ordine che con-tempera il „per me“ e il „per tutti”. Studia la morale creativa, capace di forzare l’etica oltre se stessa, verso una normatività più inclusiva. la secolarizzazione;  Una metafora ha ispirato l'intero percorso di pensiero di Perone, quella della lotta di un uomo, Giacobbe, con il divino, l'Angelo (Genesi).  Nella notte del deserto, uno straniero interrompe la sua solitudine e combatte con lui in una battaglia che non ha vincitore. All’alba scopre di essere stato ferito dall'angelo.  La ferita significa anche la benedizione e un nuove nome: Giacobbe, che ha combattuto con Dio e non è stato ucciso, d'ora innanzi si chiama “Israele”.  Il racconto è la cifra dell'estrema tensione che sussiste tra il finito e l'infinito, tra il penultimo e l'ultimo, tra i singoli significati e il senso complessivo.  La filosofia ha un'obbligazione di fedeltà al finito che la conduce a non rinnegare mai le condizioni storiche del pensiero, ma anche a non rinunciare alla sua vocazione a trascenderle con l'ascolto del non immediato, il lavoro e la fatica.  Riconosciuto il moderno come condizione, il pensiero non può illudersi di potersi semplicemente installare nell'essere o nel senso, come se tra finito e infinito non si fosse consumata una cesura.  E tuttavia, ugualmente inopportuno e un appiattimento sui semplici significati storici, dimentico dell'appello dell'essere.  La necessaria protezione del finito (peiron) (protezione del finito anche nei confronti dell'essere, che in qualche modo va sfidato, perché è coi forti che è necessario essere forti)  non significare l'eliminazione di nessuno dei due contendenti. Sulla soglia  tra finite (peiron) e infinito (a-peiron), tra storia e ontologia, si realizza una mediazione, che non implica il superamento della distanza, ma la sua conservazione. Al fine di preservare la doppia eccedenza del finito (peiron) sull'infinito (a-peiron) e di questo su quello, è sbagliato cancellare la distanza tra essi, sia trasformandola in identità alla Velia, sia indebolendola fino a un punto d'in-differenza.  Così, è vero, per esempio, che la memoria non conserva che questo o quello frammento, né può pretendere di ricordare direttamente l'intero (la totalita – cf. Grice ‘total temporary state’).  Ma è altrettanto vero che questo o quello frammento non va abbandonato a una deriva nichilistica, perché nel frammento – che la memoria ricorda – non è un semplice istante, ma appunto l'essenziale (di una vita, di una storia…) a dover essere ricordato. La filosofia resta ossessionata dal tutto (cf. Grice’s ‘total temporary state’), ma questo tutto non ha l'estensione della totalità, ma l'intensione di un frammento in cui ne va dell'intero, il totto. Peiron ed apeiron, Modernità e memoria, Storia e ontologia: si tratta di *dire* sempre insieme due cose, due poli opposti, secondo una dialettica dell'et-et, dell'indugio e dell'anticipazione.  Il finito, la parte (il soggetto, il presente, il sentimento) e analizzato come una “soglia”, come un luogo che non puo nemmeno essere vissuto senza la memoria dell'altro polo. Come nel caso di Giacobbe/Israele, la ferita finite, parziale, e un luoo che porta la ferita inferta loro dall’altro polo (l’infinito, il tutto) come una benedizione. Elabora la filosofia ermeneuticamente, a partire da uno studio in profondità – spesso svolto contro-corrente, Parte integrante della sua ricerca filosofica è altresì un confronto continuo con Guardini. Opere:”Esperienza divina” (Mursia, Milano); “Storia e ontologia” (Studium, Roma); “La totalità interrotta”  (Mursia, Milano); “La memoria” (Sei, Torino); “La lotta dell’angelo e il demonio” (SEI, Torino); “Le passioni del finite” (EDB, Bologna); “Il gusto per l’antico” (Rosenberg, Torino);  “Nonostante i soggetti” (Rosenberg, Torino); “Il presente possible” (Guida, Napoli); “Sentimento vero” (Napoli, Guida); “Sentimento” (Cittadella, Assisi); ” “Umano e divino” (Queriniana, Brescia); “Il racconto della filosofia. Breve storia della filosofia, Queriniana, Brescia); Un tema che è diventato predominante nella produzione più recente è la riflessione etico-politica. Tra le sue pubblicazioni sul tema si ricordano:  “Lo sspazio pubblico” (Mulino, Bologna); “Identità, differenza, conflitto” (Mimesis, Milano); “Secolarizzare” (Mursia, Milano, Givone, I sentieri della filosofia, Torino. Una cospicua parte della sua produzione di si concentra sul finite e sul rapporto tra filosofia e narrazione. Anche il tempo e la memoria: “Il tempo della memoria” Mursia, Milano); “Memoria, tempo e storia; Il tempo della memoria, Marietti, Genova); “Il rischio del presente”; “L'acuto del presente: una poetica” (Orso, Alessandria); “Ateismo”; “Futuro”; “Memoria, Passato, Pensiero, Presente, Riflessione, Silenzio, Tempo.   Ccurato e introdotto presso Rosenberg la Scuola di Alta Formazione Filosofica: “Dialogo con l'amore”; “Metafisica”; “Dare ragioni”; “Coscienza, linguaggio, società” “Un'antropologia della modernità”; Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente,; Estraneo, straniero, straordinario. Saggi di fenomenologia responsive; “Valori, società, religione”. Vii fa esplicito riferimento, tra l'altro, in Modernità e Memoria, L'Angelo – cioè l'IN-finito, ma più in generale l'oggetto, il mondo – non è un limite che i soggetti poneno a se stessi, ma una barriera che loro è posta e che, dunque, non si lascia ultimamente inglobare dal soggetti, per quanto potente loro siano. Ai limiti estremi dell’estensione e la ptenza, i soggetti incontrano la resistenza testarda del mondo e misurano così la propria im-potenza di in-finito. Questa lotta/scontro con la barriera lascia nei soggetti una ferita che appartiene per sempre all'identità delle sue coscienze. L'Angelo può quindi essere definito quella misteriosa ulteriorità contro cui il finito urta Il tema della tensione tra cielo e terra è centrale. Come dimenticare che la teologia è forse l'unica rama della filosofia che osato vedere nella tensione tra l’uomo e il divino non una tentazione, ma un guadagno tanto per il cielo quanto per la terra?  E attiva un'originalissima interpretazione del rapporto tra il segnato e il senso. Con ‘segnato’ intendo una cristallizzazione storica di una scelta determinata, avente in sé una ragione sufficiente. Con ‘senso’ intendo una direzione capace di UNI-ficare una MOLTE-plicità in sé dispersa fra il segnato S1, il segnato S2, … il segnato Sn, in modo da costituir il segnato come un progetto e un'interpretazione della realtà. La definizione del gusto per l’antico come tempo della cesura risale in “La totalità interrotta”. Il tema è ripreso proprio in apertura di Modernità e Memoria, dove individua nella modernità l'epoca della cesura. Il modern è dunque chiamato a essere il tempo della memoria. La memoria è sempre memoria della cesura. L’uso  della categoria di ‘illuminismo non simpatizza per quella interpretazione del moderno, dimentiche della tensione. Semplicemente pone l'umano in luogo del divino come fonte di legittimazione -- puntando tutto sul continuio, anziché sul dis-continuo della storia. Per un approfondimento a tutto tondo del significato dell'ateismo, contro l'essere, ciò che è forte, è lecito essere forti, perché la minaccia non lo vince, ma lo lascia stagliarsi in tutta la sua maestà e incommensurabile grandezza. Per una trattazione sistematica del concetto di "soglia”, che svolge con particolare attenzione cfr. Il presente possibile,  («Il presente come soglia»).  Se una totalità è interrotta, non possiamo ricordare se non frammenti, e quasi istantanee del tempo. Tuttavia, se la memoria afferra brandelli e frammenti, è perché in essi vi legge il tutto, perché li pensa capaci di dar *senso* e di riscattare, perché in essi vi scorge l'essenziale. La memoria sa che non tutto può essere salvato. Ma osiamo credere che nella memoria salvata vi possa essere un senso anche per ciò che è andato perduto. Nel rivalutare la funzione dell'indugio osserva che perlopiù la filosofia non ha seguito la strada dell'indugio e del rinvio, puntando invece sulla funzione anticipative. Particolare rilievo riveste a questo proposito la distinzione che traccia tra spazio pubblico e spazio comune.  Individua anzi come rischio immanente della democrazia» il ri-assorbimento dello spazio pubblico entro la semplice logica dello spazio comune. Lo spazio pubblico si espone al rischio di un inglobamento nello spazio comune. E. Guglielminetti, ed., Interruzioni. il melangolo, Genova. https://www.theologie.hu-berlin.de/de/guardini/mitarbeiter/li, su theologie.hu-berlin.de.vips/ugo.perone, su sdaff. http://www.lett.unipmn/docenti/perone/, su lett.unipmn oportet idealismo su spaziofilosofico. http://www.spaziofilosofico/numero-05/2052/il-pudore/#more-2052, su spaziofilosofico. Ugo Perone. Perone. Keywords: implicature, peiron/apeiron, Velia, Grice on ‘other’; finito/infinito, Velia, Elea, I veliani, Guardini. Total temporary state, Israele, etimologia, la ferita di Giaccobe dopo la lotta coll’angelo, nella Vulgata. Israele, la lotta di Giacobbe e il angelo, la ferita, Giacobbe zoppo, iconografia, controversia sull’etimologia di israele, ei combatte, la tradizione di Velia, l’infinito di Velia – il continuo e il discontinuo, l’infinito della scuola di Crotone, Cicerone, l’infinito di Giordano Bruno. Infinitum, indefinititum, dal verbo, finire, finio in romano, -- I due rappresentanti della scuola di Velia, Melisso, peras, pars. Guardini, il sacro, il divino, I dei, uomo e dio, opposizione, -- la storia della filosofia di Perone, il presente possible, la totalita interrota, I soggeti, trascendentale e immanente. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Perone," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688092547/in/photolist-2mN8Hgb-2mN8ym7-2mKw3hq-2mKuZ8r-2mKgNbU

 

Grice e Persio – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Matera). Filosofo. Dei lincei. Figlio di Altobello Persio, studia a Napoli. Conosce Telesio di cui diventa discepolo, e scrive diverse saggi a difesa e chiarimento: “De naturalibus rebus” (Venezia, Valgrisio). Pubblica il “Trattato dell'ingegno dell'uomo” (Venezia, Manuzio) in cui riprendeva la teoria di Telesio di uno “spirito” come principio, movimento, vita, e intelligenza.  A Roma conosce Campanella e Galilei e pubblica “Del bever caldo costumato dagl’antichi romani” (Venezia, Ciotti) in cui riprende diverse idee già trattate in precedenza riguardo allo spirito e ai consigli per la sua conservazione. Altri saggi:  “Digestum vetus, seu Pandectarum iuris civilis: commentarijs Accursii praecipua autem philosophicae illustrates cum pandectis florentini” (Venezia, Franceschi);  “Novarum positionum in rethoricis dialecticis ethicis iure civili iure pontificio physicis  triduo habitae” (Venezia, Sambeni). “De ratione recte philosophandi et de natura ignis et caloris” (Roma, Mascardo). Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di filosofia, Roma.  la dialettica di Telesio -- Campanella -- Gailei -- contro Cicerone -- contro Boezio itiumdialecticum,ponitAristoteles. PRO POSITIONES DIALECTICA FACVLTATE. I Dialecticesarcis magistros primos requiramus. Non Aristotelem profectò fuisse cenfendum est. Sedmultòantea,quunplurimosexstitiffe,mania i teftantibus. Sed nereferasadtā antiquos:neges etiam, Pythagora eos fuiffelogicos (quodtamen falsumn, indedeprehenditur, cùm mathematicisartibus; quae fine Logice tractarinon possant. Ittaaccuratèftuduerint) Zeno tamen Eleates, ex Platone et Laertio, inventor efficitur quod et ad Parmenidem nostrum I Dehip. Et Plar. plac.li. gularisfuit, noninfophifticisde arte ipla contentionibus, Ledin explicarione historiarum, incaricorum, Lucanum Galenus extendit. ClinomachusThurius; noftercóterraneusprimusdeaxio DIALECTICIS IN METAPHORAM enumerar Aristoteles interuitia dialectica. Grammaticum est et grammaticae syntaxeos uitium  festum est; uelcum Platone Prometheum, uelúci deorum interpretem existimabimus, quem infacrislitteris Noeum doctiexistimant;uelcumaliquotdoctis,Mofissacrú illumfacerdotisornatum ,&uestitumExhodiexpreffum. Itaque Logices exercitatio apud hebraeorum liberostin et cpoëinatum compositione, inq.aenigmatum enodatione, doctis uiris at matis seu enunciacis confcripsit fi Laërtiocredimus.quod fi berumeft, principiú doctrinehuiusciphilofophodebeatur; quaodeindecranslarakc ab Arift.inlibrudeinterpretatione Nonitaque Democritum Dialectices inventionis dispositioni SIGNARUM u tnec Protagora nelenchorumjutex Plato rum et Peripateticorum sectae manarunt. Dialecticen igitur, facultatem, seu virtutem bene differen ditenemus, hocest disputandi, disceptandi ratiocinandi. Quotiesita querationeutimur, toties dialectico munere diendiq.;ita Logicenhanc, essefacultatem, omniadisputan di,intelligendiq. Rectè itaque Aristoteles, omnes IDIOTAS quod ammodo uti Dialectice, confirmauit. Duplex itaquc; quinimmohaec, uel utiilius magistra, cólá tuitur; cùm omnis disciplinae principium sit experientia, ob item  ne patet; principem negare possumus. Quinneque Platonem ipsum cum Socrate a Dialectice's perfectaecognitionesecludimus; de cuius schola academico fungimur. Naturalis ergo logice facultas. Utenim visus et auditus facultas est naturalis, videndi, au Standis, vel uti prudentia quaeda in communi somnibusartifi cibus, quicum differunt, nonsuaquadam et propria, sedcom muni dialecticorum facultate differunt. Si, ut ait Aristoteles, finisa discipline ahabetur, quandoprac statur quod attisuiribu s continetur, dialectices finis erit, be a ne differcre. Subiecum uerò dialectices ponimus res omnes. quoduel Aristotele tefte confirinamus. Quid etiamfi. Nonens, subiectum dialectices ponamus et  iudicium. Quas Adrastus Simplicii testimonio, peripateticus nobilissimus adprobauit, ad aures fuisse Aristotelis. A servatio et inductio. dialectice itaque communisoinnibus rebus. Ratione tra: ut omnino quidlibet seu verum seu falsum quid tractari, ac ratione disputari et explicari possit. Dialectices uerò partes duas esse tenemus, inventionem, licet, necessarium, uerisimile, captiofumdari potest; nonobid enunciate logice partim necessária, partim ueri similis, pártim captiofa esse debet. Sedtota necessaria.  Genus illud verè esse dicimus, totum partibus essentiale. Unde hominem genus esse Catonis et Ciceronis. Catonem verò et Ciceronem speciem esse hominis. Cum uerò satiùs putemus; ueri et propria sermonis usum aiuris consultis et rei publicae principibus, quàm a scholis in ertium philosophorum petere; meliùs quaeduo individua, vulgò dicunt et unam speciem n, ili dua sspecies et unumge nus dixisse videri debent. Sed fideridebunt consultos, non ridebunt Platonem ne que Aristotelem, terse comparationes intelligi. Genus item et speciem adlocum de toto et partibu srectè ablegamus. Categorias etianiad inventionem dialecticam sternere uiam, melius eftut concludamus. Paronyma ad coniugatare uerti debere aestimamus. Locum ad numeramus in subiectis et tempus inadiun rum referamus. Animi sensum, aet intelligentiam, rerum similitudine mer itémq. Cicero e Quinctilianus. Quamuis itaqueo pusali quod artishuius genuncia tum scia. Differentiam,quam Porphyrius declarare adgrediebatur. Vel ad formam et causam vel ad comparatorum locum et ad invenrionem rectiùs asfcriberem. Accidentium nominee e rectiùs facta adiuncta et rerum in ctis. Quae verò cumaliquo conferantur, ad speciem opposito: seu oluit Aristoteles. Quae verò sint in uoce, NOTAS ET SIGNA en forum mentis esse: utea, quaescribuntur, eorum, quae fintin  Puocessensa ilaapudomnes eadem esse, SYMBOLA a et  ligrisnon s cadem, deprehendamus. Quo sit ut dialectices et grammatices lata differentia nis mentionem, sed syllogismi genesin et  analysin, tribuster minis et  PROPOSITIONIBUS conclusit et  terminauit.non enim AD EXTERNUM SERMONEM dirigiuoluit, sedadinternum. Aliquis homo currit. Aliquis homo non currit, nullum có subalternae dicuntur. Multòiuftiore ratione collantur. Quiai: temeffe tenemus. Ex causis itaque necessariis futurum necessarium, ex liberis liberum, ex physicis physicum effecue syllogismis maximè necessariam putamus.  Quod & Graeci Aristotelis interprete sprofitentur, inventionem illam Theophrasti et Eudemi propriam ess. Cui et Boethius desu omulta addidisse etiam, teftatur; sedutrum o m átio absolute vera; sit etiam necessaria, camietfi IN PARTIBUS SERMO consistere. Rectè igitu rin analyticis nnllam Aristoteles interpretatio sunt ambae affirmantes vel ambae negantes. Quales sunt antecedentes causae, talem euentusueritamur. Nos logicen compositorum enunciatorum et perse, et in 6. niarectè, alias dictum. Datur igitur enunciatum, compositum, feu CONIUNCTUM, praeter simplex. Quod multas sententias coniunctas habet. Cujus et sunt suae species, ar COPULTATUM difiun&um, con nexum et elatum et cetera. Accamenin DISIUNCTIONE illudtenemus, utomnis disiun paratim nulla fit neceffitasi. Nam difiunctioniş necessitate penderee partiumnonucie ritate, sed dissentione, palàm est. contineatur, cùm illatotafitanimi, eadémq .apudomnesgea tes. Haectota SYMBOLIC in voce. Logice itaque sine SYMBOLIS INTERPRETATIONIS potestinani tradictionis nomen meretur. Homo albus est. Homo non albus, tantundem. Omnis homo albus, (vidam hoino albus et contra. Quae praenotionem duplicem esse dicimus, verborum alteram, dum concluderetur ab antecedente, Quid fi hocidein dixerit Aristoteles. Rerum autem praecognitiones, &anticipationesgenera fit. Definitiones,& partitionesesteprincipiaomniumferèar, tium, uelindesumptasquasdammaximas. Principia uerò non tantum priùs nota, sed esse notiora, ait, Aristoteles; immo verò ita clara, ut contraria quoque inde  rerum uerò alteram. Et uerborum illamdicimus, quaeinomnibusdefinitionis, requiritur. Rerum verò, quae debet esse in definitione ad explicanberent. Immoeandem determinismediis et  extremis ut consta hilexplicaret. Itaque syllogismi maior et minor hanc praenotionen habes & universales esse, unde speciales illis comparatae ptotimus concipiantur et concludantur. At ve rò id praecipuèin INFORMATIONE artis integra cuerifli mum esse putamus, ut a generalibus ad specialia progresia unde modi per ee emanant. Et primum illum tenemus, quando attributum eftinessen et definitiştotius et partium. Demonstrationis et demonstratii omnísq. Explicationis et eiuste rminorum vocabuli somnino dum quod definitur in distributione ad explieta dum quod distribuitur, in demonstratione et qua vis expositione ad demonstrandum et ad exponendum quod quaeritur. Alioquini retesseresis SIGNIFICATAS. Conclusio ergo, et problema, quod concluderetur, hang duplicem haberet praecognitionem Non: acciperet aucem siant manifestissima. Cùm autem quaein scientia sunt, per se finto portet, sit, cùm quid alicuiaderit vel simpliciter vel quod ämodoerit: cia   tiasubie et i, et ineius definitione ad hibetur. mus definitioni: quoduelexempla Aristotelem .palàm faciunt. Accedit QUARTUS MODU. Perseinest quòd causa sit certa et non fortuita generalis ergo hic modus per se, quotiessci licetcaussaede suis effectibus dicuntur. PROPRIORUM ACCIDENTIUM eritne ullus. Tertius hic enim inodus affections et accidentia cognata quod ammouo sensu, Aristotelis contextum declaratum iri. Omnes itaque modos per se ab Aristotelem retinerit enemus nec ab iici duos reliquos. Unde fit, ut consequentes artes antecedentibus subalternae sint, ubi aliquid docent, superiorum decretis expli tionisuelinueniendae,ueliudicandae. Omnem disciplinam fieri autper demonstrationem , aut firmauit. Acperdefinitionem et distributionem,accuratiorem sci entiamconfici,quàm perdemonstrationem, tenemus. Quare non sequitur ,Scio ex causa', propterquamresest. quoniamilius estcausfa. Nec aliterhabere potest. ergo, Scio steriorú, e Platone ferè sumptaess e quiuisanim aduerterepoterit. Plato enim ad instituendasartes, definitionem et distri butionem proposuit. Syllogistica e demonstrationis, qualem Aristoteles cominentus est, non meminit. Tunc enimartes bene disputare, docere, demonstrare po secundus modus per se est primo contrarius. Per se est quod est in essentia et definitione attribute qui inodus distribution generis in species, aut differentias conuenit, ut pri 17 cabile. Ergo sic dialectice omnes subalternaes intin genererat: per definitionem, concedimus quod et Aristoteles rectè con per syllogisticam demonstrationem. De definitione uerò tam multa, quae differuntur inlib.Po do complectitur. Atquopacto ex Aristotelis littera Ex diffentaneo. Ideóq.no terit Son3   teritquis, cùm logicam inventioneimn ipsarum natura, qua litatéq. tota, ex causis, effectis, subiectis, adiunctis, ceterisq. Quirendam, re&tefortassis affirmet Aristototele, tamen illud falsò, quòda d percipiendam hanc disciplinam demoribus praecepit, ut paedia in auditore praecedat. Quod autem ne adolescentes quidem percipiendis moribus esse idoneos voluit Aristoteles. Falso. Certè pueros quos damui dimus diuinitate quadammen ti, confirmarunt. Quaenonprotinusquid rectum, prauúinq. fit;discar. Quincum Chrysippo putarunt et ante trienniumil  tis praeditos, utinquibusdam, multorum virorum iudicia ex E los 1 argumentis per videnda. Cùm dispositionem, ineadem uel uel syllogistico conclusionis iudicio a e vortino enunciati tandem ordinanda, ab ini stimanda et judicanda, universatio per media ad extrema exercuerit. Et hoc pacto NOSTER TELESIUS est progressus in sua philosophia conscribenda Antonio Persio. Persio.  Keywords: implicature, dialecticis, Telesio, Campanella, spirito come vita, animo come aria. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Persio,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690501967/in/photolist-2mPjPna-2mKHkna

 

Grice e Pessina – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Studia a Napoli sotto Galluppi. Cura la sua storia della filosofia. Di idee liberali, prende parte ai moti. Pubblica un saggio sulla costituzione italiana che gli procura la persecuzione della polizia e il carcere. Reclsuo nell’isola di Santo Stefano, sposa la figlia di Luigi Settembrini. Fugge dal regno, insegna a Bologna. Fonda “Il Filangieri”. Dei Lincei.  Muore nella suo palazzo in via del Museo, strada che prese in seguito il suo nome: Anche il palazzo dove visse. Aula a lui intitolata.  A lui è dedicato un busto alla passeggiata del Pincio. Saggi “Che cosa e il diritto private?” (Napoli: Poligrafico); “Procedura del diritto (Napoli, Jovene); “Il naturale e il giuridico – alla regia di Napoli” (Napoli, Accademia Reale delle Scienze); Il piu privati dei diritti (Napoli, Marghieri, Diritto e privacita (Napoli, Marghieri); Il privato del diritto (Napoli, Marghieri); Che e private nel diritto privato? (Napoli: Marghieri); “Il diritto privato” (Napoli: Priore); Storia della filosofia (Milano: Silvestri); Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  La scuola italica vepne fondata da Pitagora che creò una filosofia matematica;l'anima', secondo lui,èunnumerochesimuove;l'ar monia dell'anima ,o la sua rassomiglian za con Dio costituisce la virtù; e la giustizia è l'equa retribuzione.La scuo la di Elea svolse pienamente l'idealismo pitagorico ; e la varietà , non negata da Pitagora , esclusivamente affermata dalla scuola gionica,venne assorbita dell'uni tà da Senofane , trascurata interamente da Parmenide, e negata da Zenone. Empedocle edAnassagoraseguirono l'E clettismo, ma ilprimo fupiùprocliveal pitagorismo , ed il secondo alla scuola gionica. Lo scetticismo ebbe a fautori i sofisti iquali sorgeano da tutte le scuo le ; Gorgia , discepolo di Empedocle era sofista , e tale era benanche Protagora , discepolo di Democrito ; ma questi non pensavano che a sedurre il popolo colle loro vane disputazioni e colla loro effe migata eloqueaza.  Nulla possiamo dire della Glosofia appo i Romani ; perocchè essi rivolgendo il pensiero alla guerra ed alle cose pub bliche non poteano riconcentrarsi nelle severe meditazioni filosofiche ; epperò anche quando la filosofia del dritto e laGiurisprudenza'fiorirono Del Roma do impero i Giureconsulti non fecero che freddamente seguire ora l'Epicurea, ora la stoica filosofia. E se alcuno ci obbiettasse le opere di Cicerone di Se песа > di Plinio, risponderemmo che questi pensatori saranno sempre degoi di venerazione pe"filosofi, ma che non fondarono alcun sistema puovo , Neander, origine e sviluppamento de'prin cipali sistemi gnostici. Walsch de gnostico rum systematis fonte Lewald de doctrina gnosticorum.- Olearii,dephilos.eclectica.  stitui. D. Italia. Anco in Italia ebbe il sen sualismo degli adetti ; ma in alcuni fu originale, in altri una imitazione di Locke, di Gassendi ; e di Condillac. Fra’primi possiamo annoverare Zanolli , Muratori, Bianchi,e Verri.Ilprimo diquesti,  7 2 be spazio è la relazione di due 'corpi di stanti l'uno dall'altro , che il tempo è la successione o consistenza per gli es seri creati , e che la felicità rattrovasi lo scetticismo , tentò formare i princi pii più stabili dell'umana credenza , as segnò la sola probabilità alle idee moa rali,e riconobbe che i sensi ci fanno a perti i fenomeni esteroi ed il loro ordine successivo,ma non la natura della causa. Kirwan sosténne che non possono aver luogo gli esseri senza una causa,che lo nello stato di piacere assoluto non misto a veruna pena. Da ultimo , Young, det tando un trattato sulla forza della testi monianza , la rinchiuse ne'confini della probabilità,e sostenne che essa è capace di un convincimento superiore ad ogni altra esperienza.   tentando la spiegazione di molti fenome ni intellettuali colla dottrina sulla forza attrattiva delle idee , dimostrò che tutte le umane azioni si rifondono in semplici probabilità. Muratori, che fu il solo.cu rato fra’filosofi , ed il solo filosofo fra’ curati ,7 indagando le forze dell'umano intendimento, confutò lo scetticismo m e diante una morale poggiata su’ prin cipiidella ragione e dell'amor proprio. Bianchi fa dipendere il piacere dalla cessazione del dolore.Verri avrebbe vo luto che si fosse a'suoi tempi effettuata la dottrina del sentimento o del senso morale. Fra'secondi , Baldinotti negò che si possano discoprire le essenze delle cose co’sensi o colla riflessione ed ammise il principio che ogni nostra cognizione debb'esser di fatto,Lo studio di Locke, dopo l'opera di Baldinotti attirò in Italia molti proseliti; fra'quali possiam nomi nare a cagion di onore il Sarti , il P a vesi , il Tettoni , il Capocasale ed il Briganti. Iovano molti pensatori, arversi  119   120 per fede a’principiidelLockianismo,cercaronoban dirlo; egli vi avea radicato i suoi pro fondi germi che si estesero insino al ]l'aurora del secolo presente. Fra suoi seguaci si distinsero Soave , de Toma so ,Valdastri ed altri. Il primo ; se guendo il sistema di Locke sulle idee acquisite, riguardò l'idea come l'imma gine degli obbietti, e fondò la certezza sulle treevidenze di Condillac. Valda. . stri fè derivare dalla sensibilità tutte le nostre idee , trasse il criterio del vero dal senso intimo , e sostenne nulla es servi di vero in metafisica se non fonda to sulla economia delnostro essere. An co ilRezzonico,ilCornianiedilPran di diedero opera alla propagazione del Condillachismo in Italia. Ma gli italia ni , benchè sensualisti , non si nabissa rono nelle funeste conseguenze del ma terialismo francese, perocchè risentivano ancora l'influenza della vera e sapa fi losofia,laqualemaiè,chesi scompa gni dalle verità che crediamo divina. C. Italia. Il P. Giovenale , il M a gneni , il Rufini , il Miceli ed altri p o chi seguirono l'idealismo , ed ebbero a scopo comune quello di determinare l'i deale priucipio costitutivo delle cose.Ma il P. Ermenegildo Pino diede a luce la sua Protologia che,quantunque tenuta in dispregio da'sensualisti del secolo XVIII , pure non lascia di onorare l'autore e la patria di lui.Questo libro venne diretto ad indagare ilPrimodellaveritàde'prin cipii , e delle scienze , l'Uno che in se racchiude il principio delle scienze tut te: Egli con prove ingegnose e con sot tili ragionamenti dimostra che le parole non ànno il primo senso nelle umane con venzioni , che esiste un Primo , causa ed origine dell'umana intelligenza, che il primo principio della ragione è dimo  Law ed Hutton sono isuoi più forti so. stenitori,ilprimo negando ogni realtà obbiettiva alle idee di spazio e di tem po,ed ilsecondo inclinando alle opinio ni del celebre Berkeley. è strato all'uomo , che le parole non sono 1   Borovshi , Notizia sulla vita e sul carattere di Kant Jachman ,Lettere ad un amico in torno Kant - Wasianki, Emmanuele Kant negliultimiannidellasuavita.- Biografiadi Emmanuele Kant. - Rink , Tratti della vita diKant. Bouterweck,Em.Kant.Rimem branze.- Grohman, Allamemoriadi Kant. Cousin , Lezioni sulla filosofia di Kant ( Prima Versione italiana di F. Triochera con notedelB.PasqualeGalluppi) Kant,Idee sulla maniera di apprezzare le forze vive Principiorum metaphysicorum nova dilucidatio. Considerazioni sull'ottimismo. Sogni di un uomo che vede gli spiriti -  135 - segoi delle idee , nè le idee segni delle parole, che il primo pensiero dell'uomo è il mistero nel senso dell'Uno o Primo, ovvero di Dio ; che l'analisi è la distin zione della pluralità costituita dall'Uno; e da ultimo che non già la dimostrazio ne matematica , sibbene la scienza del Primo èlaragioneprimitivadellascienza. C. Italia. Dietro l'impulso di Premo li, dietro gli sforzi di qualche altra e Università che cercava difenderlo, il misticismo ebbe in Italia parecchi col tivatori,fra'quali si distinsero il Fer. rariedilLeti.Ilprimo fèderivarela filosofia dallarivelazione,dalla esperien za,e dalla ragione,ed asseverò che ilfi losofo cristiano debhe seguir laprima in preferenzadellealtre.IlLeti, attenen dosi ad un principio rivelato o positivo, tento fopdare un sisteina cosmologico sul Genesi ; epperò , secondo lui , tutte le cose han principio da Dio , lapima si congiunge con uno spirito materiale co stituito come la vera forma delle cose m a teriali, e contenente la luce,l'acqua , la terra, che sono volatili o fissi, e for mano gli altriobbietti.:Ma la riforma  conoscendo lapropria fallacia ed illusio ne, De ti intese della massime a divinità determinare derivare di S. ,edi le idee Tomuniaso gli Secco che immediatamente attribu , seguì facendo da , le però Dio 1 6 e   Rousseau , Discorso sulla quistione se il ri sorgimento delle scienze e delle arti abbia contribuito a depurare i costumi. Discor SO sull'origine e su'fondamenti della ine guaglianza tra gli uomini Lettere scritte dalla montagna Del contratto sociale o principii del Dritto Politico Emilio o del laEducazione Jacobi,L'idealismoedil realismo Lettera a Fichte Alcune let tere contro Schelling Delle cose divine, Romanzi filosofici - Introduzione alla filosofia. Koeppen Della rivelazione considerata per rispetto alla filosofia di Kant e di Fichte Trattati sull'arte di vivere La dottrina di Schelling Sul fine della filosofia.- Guida perlalogica- SaggiodelDirittonaturale- Esposizionedellanaturadellafilosofia- Filo SofiadelCristianesimo- Politicasecondoiprin cipii di Platone Teoria del Dritto secondo i principii di Platone - Lettere ad un amico su'  C C filosofica sperimentale preoccupò gli spi riti per lo studio degli obbietti sensibi li;ed è questa appunto la ragione per cui le speculazioni del misticismo non ven nero accolte e ridotte ad una dottrina generale. tori. B. Italia. L'Eclettismo ebbe in Ita lia de'forti e valenti sostenitori. Il Pa dre Ceva confutòGassendi e Cartesio; la celebre Agnesi , prevenendo il Cou sin , disse non doversi aderire a setta alcuna , ma scegliere tra le sentenze dei filosofi quelle che rispondono alla espe rienza ed alla ragione ; il Corsini inse gnò non doversi seguitare ne i Carte siani, nè i Peripatetici , ma le migliori opinioni di tutte le sette con una spe cie di Eclettismo. S. 7. venne sostenuto in Italia da molti 'Glo L'Empirismo - Razionalismo sofi, tra' quali si distinsero Luini, G o ripi,Scarella,Ansaldi,Vico Stelli ni, e Genovesi. Luini si oppone all'ar monia prestabilita di Leibnitz accostan dosi al pensiero della forma sostanziale   9 viene le categorie di Kant, ammettendo nello spirito certe idee prime,e discer de lapercezione dellaconvenienzao di screpanza di due idee dall'assenso dissenso a tale percezione. Secondo lui,lamenteumananonpuòcompren dere come convenienti due cose che re  157 dell'anima , distingue nell'anima la so stanza 'le potenze i modi , afferma che nel percepire un oggetto noi ci distin guiamo dall'atto della percezione,che le potenze s'argomentano col ragionamen to , che le forze sono una certa condi zionata esigenza delle sostanze, che colla filosofiaè dato di scoprire nell'a nima una certa sovraesistenza , e che il razionale non debbe superare il fatto. Il Gorini , elevando la dottrina dell'as sociazione, considerò l'idea come sen plice rappresentazione dell'oggetto,e so stenne il principio logico che la cogni zione intuitiva è composta di due idee e la dimostrativa di tre. Lo Scarella concilia il principio di contraddizione e quello della ragion sufficiente, pre  pugnano fra loro , il principio della cognizione stà nel predicato che chiara mente si vede convenire o disconvenire dal soggetto. Infine egli 'distingue gli errori secondo le facoltà dello spirito, divide la psicologia in fenomenale e ra zionale, classifica le facoltà, spiega i s o gni con certe continue commozioni ce rebrali,distinguel'animaumana daquel la de'bruti,indica due specie d'appe > > al ' 158 tito,l'unasensitival'altra razionale; ed ammette l'anticipazione in noi di qualchecosainnata,chedicesi idea. Ansaldi dimostra che lo stoicismo non è atto a diminuire i momenti di infeli cità , confuta l'uomo macchina di La Mettrie,il principio dell'associazione diHartley,distingueilsentimento dal la sensazione;e provando che è impos sibile dedurre il fisico dal morale , che le facoltà dell'anima sono indipendenti da’principii dell organismo , fonda il principio morale sopra una virtù costituti va dell'ordine invariabile delle cose , lontanandosi dall'Utcheson e dalla dot    159 trina dell'amor proprio. Gerdil divise le idee in idee di modi , di sostanze , e di relazioni , pose il'criterio del ve ro nella osservazione e nella esperienza regolatedallaragione,dichiarò l'idea dell'Ente un idea di formazione , pose il criterio morale in un paturale criterio diapprovazione,che indipendentemente dalla considerazione e del proprio utile determinò il giudizio o dettame pratico in virtù di certe conosciute leggi di convenienza di che l'uomo si compiace per natura ; fè consistere l'ordine nel rapporto comune fra molti oggetti, de dusse l'immaterialità dell'apima dalla diversità tra la sostanza pensante e qua lunque sostanza corporea ,  dall'impos sibilità che la materia contenga la pri ma origine del moto di sostanza e di modo ; dedusse l'esi- stenza di Dio dalla necessaria esistenza di qualchecosa ab eterno; pose per principio che le regole della morale per condurre al buon fine debboń trarşi dal la natura umana, e collocò il fine o la e dalle nozioni  Egli si elevò ad un sistema empi rico razionale fondato sulla storia e sulla ragione, e gettò le prime fon damenta della scienza dell'Umanità. Il suo metodo è ricavato dalla psicolo gia, dalla natura della scienza , e dal la geometria , ed in esso la facoltà in ventriee, o la facoltà certa del sapere è preposta a quella dell'ordinare o comporre ; esso è l'analisi geometrica ben diversa da quella diCondillac. Il'Vieo venue a ridurre la filologia ad una vera forma di scienza e da ritrarre dalla “mitolo  . Il nostro celebre concittadino Giambattista Vico, conosciuto più a'tempi nostrichea'suoi,più daglistranieri che dalla sua patria, scrisse la Scienza nuova, monumento di gloria italiana, in cui egli avea indagato i principii fi losofici della storia , precedendo di un secolo le teorie di Hégel, di Cousin . per а gia starei felicità nel bene sommo , o nell'amore divino. direunaverastoria;eiposeil   meta fisica, che io sostanza è una vera teo logia , si è di stabilire un vero appog giato al senso comune ed all'ordine e ternodellecose,qualèDio.Da que sto priocipio egli deduce che tutte le scienze emapano da Dio , rimangono comude  3 una na velle; che e criterio del vero:nel senso 161 eercò surrogare il principio dell'auto rità universale a quello della ragione in dividuale. Questo senso comune del Vi co è un giudizio senz'alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo , da tutta zione, o da tutto il genere umano. Se condo lui , il vero è diverso dal certo, inquantocchè quello è riposto nella con formità della mente coll'ordine delle cose,.equesto nella coscienza sicura dal dubbio , quello fondasi sulla ragio ne, e questo sull'autorità ; la metafisica è quella che stabilisce l'Ente e il Vero , ed è legata necessariamente alla religio Ló ne cristiana. Lo scopo della sua , inLui,etornanoaLuisolo;cheDio è l'infinito posse , nosse ,   velle > ; corpo,contiene una virtù infioita'di esten sione che va all'infinito, e che dipende dallo sforzo dell'universo;e che il co noscere chiaro in metafisica è vizio,co sicchè approfitta in metafisica colui che si sarà perduto nella meditazione di questa scienza.Nella suaPsicologiaegli distingue la sostanza intelligente dalla corporea ; indi sostiene che quella è l'a nimaedhalasuasedenelcuore,che in essa esistono le facoltà della memo ria, della fantasia, dell'umano arbi trio ; che la mente umana > l'uomo è il posse , posse , 6 - 162 nito , che tende all'infinito ; che l' Ea teè Dio, elecreatureesistonoperpar tecipazione ; che la causa unica è quel - la che per produrre l'effetto 'non abbi sogna d'altra ; che l'essenza consiste ia una indefinita virtù ; che l'anima è di versa dal corpo e dalla materia ;che il 4 > 2 pe'pervi,chesidannogli universali, oleideecomeformedellecose che queste sono create da Dio, e che l'ani ma distingue l'uomo dalle bestie. Il non intende    Vico considera l'uomo come ente fioito procedente da Dio , superiore agli altri animáli per la ragione , e in cui distin guesi la natura innocente dalla corrotta. Egli è naturalmente socievole', onde in lui un linguaggio ; la sua vita propria è quella che è consentanea alla natura ; a lui appartengono l'umanità o l'altrui commiserazione , il desiderio dell'utile, il carattere d'una comune cognazionedi natura , l'istinto alla fede , il pudore , e infine la brama dell'onore. L'uomo insomma è un essere costituito d'intel letto e di volontà , corrotto in entram bi dagli errori e dalle passioni , m a c a pace dello sforzo della mente al vero che come equo bene è il giusto , conformità della mente all'ordine è l'o è nesto.La giustizia,secondo lui è la virtù universale ; la yirtù è la stessa ragione , e distinguesi in prudenza , come , temperanza e fortezza ; e causa della . società fu l'onestà. Noi abbiamo verso Dio de'doveri a soddisfare col culto, senza onestà non può darsi società civi   164 le,lagiustiziadev'essere universaleo architettonica, perchè uno è Dio.Il Vico nella sua.Scienza nuova parte dall'idea o cognizione di Dio che illumina gli uomini etutto dispone co'suoi ordini prestabiliti.A questa idea principale si rannodano le seguenti : questo mondo è diretto dalla Provvidenza divioa;questo mondo civile fatto dagli uomini non è molto antico ; in esso tutte le nazioni convengono sulla religione , sul matri monio solenne , e sulla sepoltura ; su questi sursero le nazioni più barbare ; tutte le nazioni percorrono tre età,età degli Dei , clà degli eroi , età degli u o mini ; tre diverse lingue , geroglifica simbolica , volgare ; le nazioni furo pri ma di natura cruda , indi severa,quin di benigna , e poscia dilicala ; la for ma di governo è o teocratica o è delle repubbliche democratiche o Aristocratiche , o finalmente è quella del le monarchie ; formate le città nasco BO.le trasmigrazioni de'popoli , ed il dritto naturale delle genti; cresciute le nazioni , 'l'equità civile rafforza il drittonaturale;tutto ciò dura finchè non'sopravvengono delle grandi crisi per mutare ilmondo civile; queste vi cissitudini umane formano il corso del le nazioni nel quale si ravvisano tre età,degliDei,deglieroi,degli uomi ni,,tre specie di natura fantastica eroica, e intelligente, tre specie di costumi , religiosi colerici e officio si, tre specie di dritto naturale, di vino , eroico, umano tre specie di governo , Teocratici , Aristocratici o Democratici, e monarchici , tre specie di lingue, mentale., eroica e di parlari articolati tre specie di carat teri , geroglificii , eroici e volgari ,  aleo Vico idea gli dini lesi doè nesto nė joni atri pri -in SUI are ; elit 10 specie di giurisprudenza , divina, eroica , ed umana , tre specie di auto rità,divina,croica edumana,trespe cie di giudizi ,divini , eroici umani , tre specie di tempi, religiosi, eroici, e civili; tutte queste cose hanno apco un ricorso; il corso e ricorso è fondato sul fatto; la storia ideale non è propria de Greci e Romani , tre Tor oé Iri. del co ed ute   ma di tutto il mondo; la Scienza nuova si offre sotto gli aspetti di Teologia ra. giogata , di filosofia , di Storia delle umane idee,di criticafilosofica,disto ria ideale eterna , di sistema del dritto. naturale e dellegeộti, di scienza de'prin: cipii di storia universale.Questo grande uomo ebbe delle lodi edelleaccuse:ma sarebbe lungo edifficileilgiudicarleper vedere se le une o le altreprepondera- no ; epperò altro non faeciamo che ri mapere stupiti come intempi tantomeno civilizzati de'nostri che si addimandano ci vilissimi l'Italia abbia dato alla luce un in gegoo sì 'straordinario e maraviglioso.  1 La filosofia del Vico rimase ignota per lungo tempo all'Europa ; ma ebbe anco ra de continuatori fra'quali vennero ad altissima rinomanza lo Stellini ed il G e novesi.Lo Stellinianalizzòlefacoltàuma ne, 2 C 166 affermando che il bene o l'ottimo stato dell'anima dipende dalla proporzio ne o dall'equilibrio di tutte,e fecede rivare la virtù dall'equilibrio tra le fa coltà e le affezioni umane.Nella sua ope   rasull'originee su'progresside'costu mi dimostrò esservi tre epoche della n a tura umana, cioè quella de'sensi che ser vono all'animo, quella dell'animo che servea'sensi,equella del mutuo com mercio tra l'anima e i sensi. Lo Stelli ni integrò, per dir così, la filosofia.Vi chiana , in quantocchè Vico cercò nella storia la morale delle nazioni con quella degli individui , e Stellini fece la storia de costumi degli individui colla morale dellenazioni,comprendendo l'assoluta necessità di dedurre i principii morali dalla patura delle cose che si offre spon tanea alla nostra contemplazione,dando upa unità sistematica alla scienza della morale , e riducendo la dottrina della virtù alla sola grandezza.Filangieri,Ma rio Pagano , Ierocades ed altri prose guirono quasi in silenzio la via lumino samente segnata da Vico e da Stellini, ma colui che si fè chiaro , e fra' Vichi sti etragliempiricirazionali,ful'Abate Antonio Genovesi nostro concittadino.Egli nella suametafisicasostieneche non possiamo avere idee distinte intorno alla so stanza , che l'essenza consiste in varie proprietà , e che si distingue in reale , nozionale enominale.L'anima secon do lui,è lo stessosubbiettopensanteed intelligente,edèdotata d'intellettoe diragionedellapercezione,del giudi zio e del raziocinio ; per ben filosofare è mestiere che si faccia uso di quelle ideechepossiamo avere,che laveritàsia chiaraedevidente, maiilGlosofo non  il principio dell’au torità e dell'arte critica , cità della mente umana e della esten sione della conoscenza. Secondo lui , la > 1 1 debbe scostarsi dalle dimostrazioni stabi lite se non quándo ci si presentano delle obbiezioni, Egli dichiara imperfettala scienza teosofica e conchiude che ascen diamo al Verbo per via della ragione; segue il principio che rion sidapno nemmeno le idee intellettuali senza;un motocorrispondentenelcervello> am mette il principio del vero e del falso > il cui criterio è l'evidenza intelligibile sensuale e storica > > . della capa   ra umana  169 9 morale è mossa dal conoscere la natu in che trovansi due forze , l'una concentrica e l'altra diffusiva che entrambe dalla morale devono esser di rette alla felicità ; scopo della morale è quello di regolare e non distruggere l'uo mo ; la legge naturale è risposta de dae precetti di attribuire i proprii diritti a Dio a te ed agli altri , e di fare tutto che conviene alla felicità del genere u m a no.Egli ripone la legge morale nella ra gione e distingue questa come facoltà calcolatrice dalla regola che la governa e che consiste nel tenore dell'essenze e dei rapporti essenziali delle cose ordi nate,eperla quale v’ba un'obbliga zione perfetta che è della forza e della giustizia , ed un obbligazione imperfetta che è la legge dell'umanità.Egli dimo stra ancora che l'utile è ilpiù bello in dizio di una legge generale che punisca o premii talune azioni , e che tutti i d o veri si riducono si a rispettare le palu rali proprietà di ciascuno che ad acqui star le proprietà , purchè non s'invada 8   no le proprietà di coloro i quali sono al medesimo piano dell'universo con noi. Il Genovesi non è un pensatore origina le,ma è originale pel suo metodo, per la sua chiarezza , per la sua critica ; e se talvolta si desidera in lui maggior ordi ne , maggior precisione , ciò nasce ap punto dalla difficoltà di riunire in un sol corpo l'intera filosofia italiana.  170 S all'immaginazione- De 2 Antropologia di G. Gorini-Luini, Meditazione Ansaldi, Riflessioni sui mezzi di per fezionarelafilosofiamorale– Saggiointorno traditione principiorum legisnaturalis- ElementaLogicae,Psycholo giae , ac Theologiae naturalis , auctore J. B. Scarella Gerdil., Anti Emilio o Riflessioni sulla teoria e la pratica dell'educazione contro Rousseau - Piano degliStudii- Logicae Insti tutiones Storia delle sette de'filosofi Prin cipiidellamoralecristiana- Originedelsenso morale Memoria dell'ordine di Dio e della immaterialità delle nature intel ligenti- PhilosophicaeInstitutionesquibusEthi ca seu Philosophia practica continetur - J. B. Vici: De nostritemporis studiorum ratione- Dell'esistenza De antiquissima italorum sapientia- De uno uni versi juris principio et fine uno liber unus ; De Constantiajurisprudentisliberalter- Principii di scienza nuova Jacobi Stellini : Ethices Opera omnia PaganoSaggipolitici Discorsosull'ori gineenaturadellapoesia- Genovesi:Elemen ta metaphysicae - Elementorum artis logico criticae - La Logica pe'Giovanetti - Istituzio nidimetafisica pe'principianti--Diceosina o sia Filosofia del giusto e dell'onesto.§ 1. Per dar compimento alla espo. sizione dell'attuale filosofia italiana e insieme allo svolgimento storico de'si stemi filosofici non rimane che esporre lo stato della filosofia in Italia al secolo presente. I filosofi italiani oggdì si di vidono nelle cinque classi dei sensuali sti, degli idealisti,de'mistici,degli ecletticiedegliEmpiristi-Razionalisti.La tendenza della filosofia italiana al dì d'oggi è l'Empirismo Razionalismo benchè si ravvisiqualche avanzo di sensismo, e som   qualche imitazione dell'idealismoaleman no non che del misticismo francese e del eclettismo scozzese. È il chiarissimo Barone Pasquale Galluppi, di cui or ora ci faremo a parlare che , colla po tenza della sua dialettica, e colla seve rità del metodo analitico , rappresenta eminentememente la filosofia in Italia , movendo guerra sì all'idealismo diKant che al sensualismo del Condillac. Noi per seguire l'ordine ideologico dei di versi sistemi di filosofia esporremo pri mamente ledottrinedegliempirici;po scia verremo agli idealisti, a'mistici , ed agli eclettici; e da ultimo agli E m piristi-Razionalisti.  Poli:Supplimenti al Manuale della Storia dellafilosofiadiGuglielmoTenneman- Gio berti:Del Primato morale e civile degl'Ita liani. § 2. I capi del sensualismo italiano nel secolo presente sono il Gioia , il Romagnosi,ed ilLallebasque.Melchior   re Gioia , fondando la sua filosofia sul la ricerca de'fatti, non fece che mirare aduna scienza popolare.Procedendo in tal modo egli trovò tre facoltà fonda mentali : la sensazione , l'attenzione ed il raziocinio ; indagò l'origine delle sen sazioni e dell'istinto, ammisel?orga nizzazione e gli stimoli esterni eome cause dell'istinto,e spiegò l'anomalia dellesensazioni,eleloro leggi,por gendo un cenno storico sulle norme materiali che furono falsamente riguar date come norme misuratrici della in telligenza.Riguardo a'prodotti intellet tuali e morali , egli inclinò ad una i deologia fisiologica , che egli conchiude con una teoria del piaceree del dolore, in cui considera il dolore come n o n sempre proveniente da lesioni organiche, e il piacere come  271 non sempre effetto della cessazione del dolore , e stabilisce l'azione reale del piacere e del dolore, e le loro sorgenti come inoti maggiori o minori del moto ordinario delle fi bre. Poscia dimostra che essi influisco  no sulla felicità, sulle facoltà intellet tuali,sulle affezioni sociali, e sulle passioni ; e rettificando le nozioni false sulla vita , mostra che le sensazioni u- nite alla forza intellettuale cisvelano l'e sistenza del me e del fuor dime epro ducono certe operazioni diverse dalle semplici sensazioni ; cpperò distingue la sensazione dalla idea e dal giudizio. Nella filosofia morale, il Gioia dove soggiacerealleconseguenzedelsuo si stema empirico ; ed infatti il suo prin cipio è che la morale è la scienza della felicità, riponendo egli la felicità dell'a vanzo delle sensazioni gradevoli su’mali; e che la virtù è una somma di atti uti li disinteressati. Il sistema del Gioia è erroneo e difettoso , perchè tende a ge neralizzare ilsensualismo,favorisce il si stema del piacere , approssima l'ideolo gia alla fisica , analizza superficialmente ed inesattamente i fenomeni psicologici, e deduce da un fatto incerto una teori ca o un principio. Ma la comunicazio ne della scienza al popolo , una filoso fia pratica e sociale, una mente vasta e perspieace, un giudizio avvalorato dalla induzione ,una ammirabile chiarezza d'idee e di ragionamenti;ed una scelta erudizione, sono le doti che se fossero andate disgiun tedanonpochierroriavrebbero formato del Gioia un pensatore non mediocre. Giandomenico Romagnosi segue,  nel suo metodo , ne'suoi principii , e nelle suededuzioni,l'empirismo,ma un'em- pirismo psicologico, da lui manifestato, cercando il principio del Dritto nale nelle relazioni appoggiate Pe all'es senza ed alle reali connessioni delle co se, dimostrando che l'arte di governar la società deve riuscire l'ordine morale di fatto perfezionato , e che nella spo sizione dell'ordine teoretico e pratico debbe aver luogo la storia della natura umana e delle sue relazioni 3 nendosi la ricerca de'fenomeni e propo psicolo gici sperimentali , lasciando le astruse indagini della metafisica psicologica. E gli definendo la psicologia , la dinamica dell'uomo interiore; stabilisce le tre   funzioni psicologiche del conoscere, del volere, e dell'eseguire , dichiara l'esi stenza del me e degli altri corpi il cui carattere esclusivo è la pluralità di so stanze compresa in un sol concetto ; e dimostra che le sensazioni sono i segni reali e naturali cui in natura corrispon dono le cose e i modi di esseri reali che il sentire è diverso dall'intendere che stà nel percepire l'essere e il fare delle cose ; che il senso intimo è una facoltà occulta che unisce all'uno il moltiplice , al semplice il complesso , che perciò è suo ufficio il conformare gliatti psicologici che qualificano l'in tendere, il dettare un sentimento in ogni giudizio , l'attrarre ciò che è ana logo e respingere ciò che ripugna ; che laleggedell'umana intelligenzaè funzione in cui il senso dell'azione ri cevuta e quello della reazione corrispo sta concorrono a produrre la percezio ne dell'essere e del fare ideabile delle cose. Nulla,secondo lui,avvi d'innato o a priori riguardo alle idee che tutte  -  e > una   derivano dalla sensazione combinata col la reazione o dalla competenza dell'Io combinata con quella degli obbietti e sterni. Egli ripone il criterio del vero nel principio di contraddizione , consi dera la causa come un non so che rac chiudente il concetto d'una potenza pro duttrice di un atto o di un fatto ; ne ga le idee iunate pel principio che l'Io vedendo tutto in sè stesso non può di stinguere dall'acquisito ciò che vi si rattrova d'innato ; considera il valore della prova nella certezza , e nel dubbio , e conchiude che lo stato esterno e sensibile degli ele menti delle prove è fondamento univer sale e primitivo del loro impero. La morale, secondo lui, stànel propor zionare la natura de' mezzi secondo la speciale considerazione del fine. Il principio generale della sua morale è l'ordine della perfezione , cheper leg ge di fatto reagisce su quello della conservazione tanto coll'insegnare quan to col somministrareimezzi delmiglior  bilità , e nel dubbio nella proba >   Lallebasque (1) congiunge alla scienza del pensiere la filosofia naturale. Secondo (1) È comune opinione che sot to il nome di Lallebasque tenga celato quello del caraliere Pasquale Borrelli:  276 essere umano ; e che mira al benesse re all'utilità fisica o morale ed alla umana felicità che costituiscono l'uomo attuale e le leggi naturali per cui l'uo > mo , com 'essere perfettibile è tenuto a seguire l'ordine morale di natura. E gli distinse l'incivilimento dalla civil ne pose le basi nella natura nella religione, nell'agricoltura, nel governo, nella concorrenza ;ed il prin cipio nell'incivilimento sempre dativo. Una mente vasta, un ingegno acuto e profondo ed una dialettica rigorosa formano tutti i suoi pregi ; ma è in e qualche modo oscuro e confuso , né fu tanto innovatore quanto lo predica rono i suoi proseliti , e per l'empiri ) smo da lui professato , e per le diffi coltà della scienza, là; g  lui,lasensazioneèprimitiva, conti nuata, riprodotta ed aumentata; ed è lo stesso che l'idea , tranne che questa si adopera più di frequente a signifi care le funzionidell'intelletto. In quan to al giudizio , egli distingue quello di occupazione da quello di attenzione;e riduce ogni giudizio a quello di diver sità; considera il raziocinio come l'atto onde due idee producono un giudizio per via d'una terza. Riguardo alla vo lontà egli sostiene che il calcolo voli tivo e l'atto prelativo si risolvono in un giudizio di preferenza pel quale la volontà sisviluppa come un'azionecon cui l'animo eccita i nostri organi a pro cacciarci ciò che abbiam prescelto. In trattando della scienza etimologica,egli ripartisce le lingue in radicali e pro duttive; indaga l'origine delle parole e le loro cause,che sono l'imitazione,il bisogno , il comodo , l'arbitrio ; rico nosce due mezzi per trovare le lingue radicali : la ricerca de'popoli che han comunicato con quello per la cui lingua   han luogo le indagini etimologiche , e l'attignere dalla lingua derivata la noti zia di quelle che àn concorso a formarla. Un luogo stuolo di empiristi tenne dietro a questi tre pensatori. Gigli de finisce la filosofia la scienza di ciò che può conoscersi con esatte osservazioni e con esperienze bene istituite; Savioli è seguace di Locke e di Soave ; Troisi ri conosce ne'sensi gli strumenti delle po stre prime idee ; Mazzarella riconosce l'attività e la sensibilità come proprietà costitutive dell'essere semplice ;Bini dichiaratutte le idee provvenire all'ani ma col mezzo de'sensi ; Pezzi nega l'e sistenza delle appercezioni e delle idee astratte;Accordino fadipendere tutte le facoltà dell'anima dalla sensibilità, e riguarda l'uomo neiprimi momenti della sua esistenza come una tavola .rasa ove non è impresso alcun carattere ; Mara no distingue la percezione dall'idea e preferiscel'analisi;Abbà fadipendere le idee dal senso e dall'azione dell'ani ma ; Zelli afferma che l'uomo riceve le 278losofico sulla coscienza ; Testa afferma che il sentimento non può fallire al ve e che l'osservare la natura e fi - 279prime idee per mezzo de'nervi ; Alberii dichiara pescibile tutto che esce dalla sfera del mondo sensibile ; Passeri rico nosce l'influenza del fisico sulla rettitu dine delle nostre azionispirituali; San e chez niega alla ragione la conoscenza dell'assoluto e trae tutte le idee da' sensi ; Gatti dichiara esser la sensazione il risultamento di una conformazione spe ciale vivente; Bonfadiniriconosceilme todo induttivo come mezzo logico della verità, e spiega l'origine delle idee col ; , l'analisi e coll'astrazione ; Regulèas pre tende nell'anima altro non esservi che il sentire ; Bruschelli trae l'esistenza del mondo e di Dio dall'osservazione de' fatti che ne circondano ; Grones dichiara la metafisica la scienza delle cose astratte conoscibili per mezzo dell'osservazione costante edelleesperienzeaccurate;Piz zolato forma della filosofia una scienza fenomenical; Butlura poggia ilsapere ro, studiarne i fatti sono isoli mezzi sicu ri d'ammaestramento ; Bradi riduce la certezza alla diretta cognizione del m o do diesserespeciale degliobbietti;Fa. gnani fonda il suo sistema Glosofico sul dinamismoesullasensibilitàو;ا Bragazzi propone per facoltà d'apprendere l'os servazionede'fenomenidello spiritoeper criterio del vero la verificazione ; Costa sostiene la memoria e le altre facoltà a simiglianza della sensazione , ed ammette l'origine delle idee generali e normali dall'idea individuale ; Ferrari segue il principio dell'associabilità interna e Fel lettiquello dell'utile umanitario. L'Empirismo inItalia venne applicato alla pedagogia da lPasetti, dal Fontana, dal Tommaseo , e dal de Renzi, alla Storia da F. Rossi, alla estetica dal Cicognara,e dal Delfico;edallagenea logia delle scienze dal de Pamphilis, dal Rosselli e dal celebre medico Luigi Fer rarese che riunisce tutti i rami delle scien ze a quella dell'uomo , seguendo il prin cipio che in esse tutto èrelativoanoi. 28 f 1 1 e Gioia : Il nuovo Galateo ca Tavole Statistiche sofia ad uso delle scuole Logica Statisti Elementi di filo Ideologia Eser cizio logico - Nuovo prospetto delle scienze economiche – Del merito e delle ricompense Dell'ingiuria , de'danni , e del soddisfaci mento- Indole,estensione,evantaggidella Statistica Romagnosi:Che cosa è mente sana ? Indovinello massimo Della suprema economia dell'umano sapere Vedute fonda mentali sull'arte logica - Dell'insegnamento primitivo delle matematiche Assunto primo della scienza del dritto naturale Introduzio ne allo studio del Dritto Pubblico Universale Dell'indole e de'fattori dello incivilimento Biblicteca italiana. Vari articoli di filoso fia L'antica filosofia morale Genesi del Dritto Penale - Progetto del Codice e della Procedura Penale Lallebasquc: Introduzio De alla filosofia naturale del pensiero  la - - - cu mo Fa il - - - cato su! si dal per Ista OS ette mali Fel en -ia oi. Eila, alla 281 . ea dal Fer àa cipiidellaGenealogiadelpensiero— Borrelli: Gia Troisi: L'arte di ragionare-Istituzionimetafisiche- Mazzarel Intorno a'principii dell'arte etimologica gli : Analisi delle idee la: Corso d'Ideologia elementare Bini : Lezionilogico-metafisicomorali- Pezzi:Le zioni di filosofia della mente e del cuore , r i formata e dedotta dall'analisi dell'uomo Accordino:Elementi di filosofia Regole dell'arte logica Marano : Abbà:Elementa Lo Prin   282 . gices et Metaphysices - Zelli : Elementi di metafisica– Pungileoni:Dell'udito vista Alberic : Del nescibile Passeri : - e della Della natura umana socievole Sanchez : In fluenza delle passioni sullo scibile umano Gatti Principiid'ideologia- Bertolli:l. dee sulla filosofia delle scienze morali e poli tiche Germani:Dell'umana perfezione Scaramuzzi : Esame analitico della facoltà di sentire- Bonfadini:SullecategoriediKant Réguleas:Nuovo piano d'istruzione ideo logicaelementare- Bruschelli:Praelectiones elementares logico metaphisicae Buttura : La coscienza Logica Testa:Introduzio ne alla filosofia dell'affetto . Filosofia del l'affetto Bravi : Teorica e Pratica del Pro babile Fagnani:Storianaturale dellapo tepza umana - C Elementi dell'arte logica Baldini : Cenni sopra un nuovo corso di filo sofia elementare - Ramelli : Prospetto degli studii filosofici nelle scuole comunali Nessi: Schizzo intorno i principii di ogni filosofia De Ocheda : Filosofia degli antichi Grones : Ricerche metafisico matematiche sullalin guadelcalcolo— Pizzolato:Introduzioneal lo studio della filosofia dello spirito umano Savioli : Institutiones metaphysicae in Epitome redactae Zandonella:Elogiodi Bacone Costa : Del modo di comporrc le idee F e r rari:LamentediRomagnosi Felletti:In    torno,ad una nuova sintesi delle scienze Pasetti : Sull'educazione fisico morale F o n tana : Manuale per l'educazione umana Tommaseo : Scritti varii sull'educazione De'Renzi : Sull'indole de'ciechi Rossi : Studii Sto rici Cicognara : Ragionamenti su bello Delfico : Pensieri sulla storia e sulla incertezza ed inutilità della medesima N u o vericerchesulBello- DePamphilis:Geno grafia dello scibile considerato nella sua unità di utile e di fine Rossetti : Dello scibile e delsuoinsegnamento- Ferrarese:Saggiodi una nuova classificazione sopra le scienze del l'uomo fisico e morale Delle diverse spe cie di follte - Ricerche intorno all'origine dell'istinto Trattato della mònomania sui cidia— Esamedellostatomoraleedimputa bile de'solli monomoniaci.  Elementi di ito e dela - Paseri: Sanchez:In - - umano Bertolli: 1 orali epolis perfezione- a facoltà di oriediKant uzione Praelectiones - Buttura : -latroduzio ilosofia tiiadelPro e delap e logica- del ideo orso dinilo spetto del ali- Nessi filosofia – e sula oduzione al Grones : lin - ee umano - inEpitome Bacone elletti . For :lo S 3. Non ostante il gran numero di fautori che si procacciò l'Empirismo in Italia, pure siavvertì ilbisogno di spie gare la natura umana non dall'esperien za , ma dalla subbiettività dell'uomo ; epperò sorsero i Razionalisti a combat   284 , ilsecondo affermando l'assoluta necessità delle idee ionate , o deprincipiiapriori,ed ilterzoan nunziando esser la filosofia una scienza degli enti di ragione. Lusverli considera le facoltà come Colui il quale diede una forma siste  ! un potere di produrre qualche effetto, dipendente dalla forza spirituale;Defendiriconosce ne'sordo muti l'idea dell'ente in universale ; ed ilParma nelfondo diogniesistenzarat trova l'essere. Ceresa affermò essersi im battuti nel vero coloro i quali riposero il principio del conoscere nella pura sub biettività che è sola infinita, spontanea, positiva, e tale che l'uomo per suo m e z zo elabora la sua obbiettività. > o tere le tendenze empiriche ; ed aspira rodo a spiegare i problemi più difficili della filosofia; ma non si elevarono alle chimere ed alle astrazioni del Trascen dentalismo alemanno.IlMaggi,ilBian chetti , il Receveur , coltivarono il R a zionalismo pelsuo lato obbiettivo,il primo cercando un sommo archetipo lo gico e supremo , P   1aspira 1 dificili ronoale Trascen ilBian: tempo , di spazio , di iriposero 0 ilha etiro,il terzo an na scienza considera chetipolos afermando ionate, 0 prodare Jalla fora nesont ersale ;eld stenza rat essersi im pura possibilità dell'essere medesimo. Secon do lui , quest'idea è è innata, poiehè non proviene nè da'sensi , nè dal sentimento dell'Io , nè dalla riflessione; e da essa derivado tutte le idee acquisite diforma e di materia , di sostanza , Egli sipropone di ricondurre la filosofia dell'intelletto sulla giusta via, combattendo i sistemi che hanno perturbate lementi e disono rata la filosofia , e stabilire un criterio saldo e irremovibile alla verità ed alla certezza.IlRosminisegue ilprincipio che l'idea unica ed innata si è quella dell'Ente nell'universale. Egli preferi che riducesi a'due sce il suo metodo assiomi di non assumere nella spiegazio ne de'fattidellospiritoumano,nème no nè più di quel che è necessario a spiegarli.Egli parte dal principio che l'uomo pulla può pensare senza l'idea dell'Ente ; che quindi la qualità più g e perale delle cose è l'esistenza nella pura suk 7 spontana I suo mez 283 matica al Razionalismo si fu l'Abate A n tonio Rosmini-Serbati. Egli si di di essenza , di causa , rma siste  moto , e di estensione ; esso è il senti mento intellettuale , l'intelletto medesi mo. Ecco ipunti principali della sua teoria : l'anima ha due potenze origina li , l'intelletto che ha per obbietto es senzialelaforma elasensibilitàcheè esterna se ha per obbietto un corpo , interna se ha per obbietto l'Io ; la co scienza upisce la sensibilità all'intelletto con una sintesi primitiva , il cui effetto è la ragione scorgendo irapporti gene rali, ed è la facoltà di giudicare con giungendo l'attributo al subbietto la sensibilità esterna è tratta ad operare colla materia prima, e la ragione produce le percezioni intellettive; donde lafacoltà di generalizzare e la libertà all'indefi nito svolgimento delle facoltà dell'uomo. Egli distingue la sensazione dalla perce zione sensitiva , l'idea di una cosa dal giudizio sulla sua sussistenza>,laperce zione sensitiva dalla intellettiva , un atto dello spirito dall'avvertenza dell'atto. Finalmente dimostra che è impossibile che l'uomo percepisca una cosa diversa da sè;  I   che lo spirito comunica le sue proprie forze alle cose percepite ; che l'idea del l'essere è fonte e criterio del vero e genera la cognizione de'corpi, di noi; di Dio , ed anco la legge morale. Per tal modo l'idea dell'ente è,secondo lui, il primo principio inpato nella psicolo gia e nell'ontologia , il criterio del vero e del certo nella logica,ilprincipio su premo del bene e del dovere nella m o rale.  senti nedesi lasua Itoeso chee le quattro idee di spazio , di tempo , rigio io огро, lacr eleto to| gene CON Terce adal 0;he :cold acele 287 Non rimane che dirqualche cosa in torno al nostro concittadino Ottavio C o lecchi, seguace in qualche modo della filosofia di Kant. Il Colecchi pone di sostanza , e di causa efficiente , colle quali espone le leggi della ragione che egli dichiara comuni ad ogni»sistema fi losofico.Il principio del suo sistema è questo: l’io non potrebbe determinare la sua esistenza nel tempo senza una esi stenza interna, dal quale deriva che la cagione movente la sensibilità non può riponersi nello stesso me , cioè che il cel indef. uomo berce 7atto atto. eche   vario delle rappresentazioni nasce all'oc casione del di fuori che modifica il sen so;chelariunionedelvarionellospa e zio e nel tempo è opera della fantasia,  288 è e quindichel'unitàsinteticadell'oggetto nell'esperienza è un prodotto della fan tasia di accordo con l'intelligenza. Secondo lui , l'induzione fisica è diversa dall'in duzione matematica inquantocchè quella mena allo scetticismo e questa a cono scenze necessarie ed universali; se il rap porto tra le idee è neeessario, le idee e i termini di questo rapporto son tali anch'esse ; ogni nostra conoscenza in comincia da'sensi , e passa da questi al la intelligenza. Riguardo alle leggi della ragione egti sostiene che la ragione esi ge inogni esperienza come data la to talità delle parti dello spazio e degli arti colideltempo non confondendoquello che è con quello che appare, 2 1 / 1 1. lità delle parti del tutio dato nella di visione , la totalità delle condizioni nella catena delle cause e degli effetti, pro nunziando l'accordo delle due causalità la tota-  della natura e della libertà , il necessa rio nella serie de contingenti ed infine un ente assoluto , dotato di tutte le possibili realtà,Dio.Nellamorale,egli sostiene che il principio della propria felicità non può elevarsi alla dignità di legge morale , che le due idee del giu sto e dell'ingiusto sono originarie e non fattizie , e che le regole etiche , le qua-li dirigono l'uomo interno sopo essen zialmente diverse dalle giuridiche che dirigono l'uomo esterno.IlColecchi non è solamente seguace del Kant ; ma egli cerca armonizzare colla morale i pensa menti del Vico sulla filosofia e sulla le gislazione;anzi poichè le verità del Kantismo eran sepolte nella scienza ila lica , il Colecchi ba saputo raccogliere un seme da'principii di questa per pro durre novelli frutti e contribuire allo a vanzamento delle filosofiche discipline. Receveur:Institutionum philosophicarum ele menta Maggi : Critica sistematico-univer le e guida alla rigenerazione della filosofia. Bianchelti: Studii filosofici tuzioni logico metafisiche - Lusverli: Isti Defendi : Sul dolore estetico e sull'entusiasmo, ragionamen to- Parma:Supplimentisulsansimonismo Rosmini-Serbati: Saggio sulla felicità- Saggio sulla unità dell'educazione Opuscoli filosofici- Nuovosaggiosull'originedelleidee- Principii della scienza morale - Frammento di una storia dell'empietà pii e leggi generali di medicina e filosofia spe culativa- Colecchi:Quistionifilosofiche. Ceresa : Princi. Il sensualismo venne anco com battuto da taluni che ,seguendo l'esem pio della scuola Teologica Francese,si elevarono al misticismo e fondarono la scuola de'soprannaturalisti,chefecero prevalere la fede ed il sentimento sulla riflessione e sulla ragione. Primo fra questi , il Palmieri attacca di fronte l'em pirismo del secolo XVIII, mette in campo le idee ippate come impressioni permanenti e modifcazioni dello spirito , afferma che sonovi nello spirito delle idee e delle impressioni non avvertite  e  la teologia hanno lo stesso scopo , cercano un solo vero discutono gli stessi principii , esse non ponuo essere due scienze. Il Mastrofini si vapta autore di upa metafisica subli- . attualmente che la ragione per giudi care debbe seguire certe basi e regole impressenell'anima;erivendicando l'au torità de'libri sacri , confutando il Kan tismo e negando alla filosofia la facoltà di spiegare lo stato dell'uomo sostiene che tutti i suoi sistemi sono contraddi zionimanifeste,echeilsoloveroèil soprannaturalismo che è l'unico,enon contraddittorio , quando anche la ra gione non potesse sentirne chiaramente l'evidenza. Il Manzoni stimando incom piata la filosofia che anno gli uomini sul giusto e sull'ingiusto indipendente mente dalla Religione, e la distinzione tra la filosofa e la Religione come una imperfezione , si accosta al soprapoatu ralismo , sostenendo che la filosofia m o rale va congiunta alla teologia , che la ragione naturale è imperfetta , e che se la filosofia e .   (1) Il nome di Licinio Ventebranz è ana grammatico ed é celato in esso quello di Via cenzo Albertini  me incuiapplicalafilosofiaallateolo- gia; Ventenbranz (1)predicauna filoso fia eclettico - cristiana ; Perolari M a l mignati sostiene che la sola filosofia verissima è la morale cristiana. L 'Oli vieri ed il Pasio sostengono una morale dedotta dalla Rivelazione. Cesare Can tử dimostra che , dovendosi basare la giustizia positiva sull'assoluta, non po trà giammai mepare ad effetto questa sua condizione se non colla Religione positiva ; che l'umanità è regolata da Dio , che il linguaggio della parola fu dato da Dio all'uomo e con esso tutte le idee primitive di giustizia e di retti tudine morale. Parma pretende che o gni sistema filosofico debba dipartirsi da un dato primitivo anteriore alla di mostrazione , e che sola la filosofia re, ligiosa assume tutti gli elementi delm a terialismo , dell'idealismo e dello scet 2 292- 1   293 Riccardi fa consistere il difetto di o goi filosofia del vizio logico emorale di sostituire la parola natura alla Divinità ; e pretende la scienza essere essenzial mente religione , non potersi dar conto di alcuna cosa che risalendo a Dio , la filosofia non dover concludere contro i fatti della Rivelazione , la stessa fisica esser falsa se a questa è opposta. Il P. Ventura cerca identificare la filosofia alla Rivelazione. Secondo lui,la filoso fia 'sta tutta nel metodo , il fondamento della certezza è riposto nel senso comune, l'intelletto e la verità costituiscono un tut toiodissolvibile,l'uomo sirapporta aDio, la convenienza dell'ente coll'intelletto forma ad un tempo il sommo Vero ed il sommo Bene , l'uomo debbe conosce  ticismo , epperò , secondo lui , la teo logia è un ingrandimento dell'umana ragione , o la scienza dell'umanità illu strata da'più alti intelletti, > la filosofia non è che la reli e 2 gione , essa comprende la Teologia , 1'Etica la Logica e la Fisica e debbe re Dio mos   Vincenzo Gioberti (1) è il più recen te sostenitore del misticismo a'tempi n o stri. Egli cerca surrogare l'ontologia al ta psicologia , e il metodo sintetico al l'analitico; segue il dommatismo , cer cando dedurre ogni cosa con logica stret ta e severa ; unisce la filosofia alla teo logia , subordinando la prima alla secon da ; e distinguendo la parte razionale da quella che è superiore alla ragione, incomincia dal primo Ente,in relazione alla mente umana ; e , dopo aver pre septata una dottripa sommaria dell'asso luto si intrattiene a mostrarne lo svolgi mento in tutte le forme delle scienze umaneedivine.Secondolui,la  un tutte le sue parti decidere coll'auto rità generale. 9 > (1) Intorno al Gioberti e mestiere leggere la Nota del Mamiani SULĽ ONTOLOGIA E SUL METODO ed un articolo di G. Massari cuiètitolo:CONSIDERAZIONI SULL’INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FILOSOFIA ? propo DI GIOBERTI (Progresso). V.   de e combinati con essa formapo tre realtà indipendenti dallo spirito , cioè una sostanza ed una causa prima moltiplicità di essenze e di sostanze , ed un atto col quale l'Ente si collega alle esistenze ; il nostro pensiero intuisce questa realtà con un atto semplice e simultaneo che precede ogni intuizione particolare , e per cui mezzo l'intellet to percepisce leproprietà essenziali del 1.Ente mercè la rivelazione ; l'Idea non può addivenire obbietto di riflessione senza la parola interna , quindi è neces sario l'intervento del linguaggio per ope ra della ragione ; vi è gran differenza fra l'intuizione e la riflessione , fra il. metodo ontologico e il metodo psicolo gico , e d'accanto alle facoltà che a p > > sizione : l'Ente crea le esistenze è la formola ideale che comprende tutte le nozioni dello spirito umano ; ogni suo membró esprime una realtà obbiettiva assoluta e necessaria nell'Ente , rela tiva e contingente delle esistenze; que sti due membri son legati dalla creazio una > e   non ha lasciato di cadere in molti gravi errori , specialmente quando egli  296 prendono l'intelligibile,avvidell'uomo un istinto che mira al sopra intelligibile senza poterlo giammai conoscere ;l'Ente si offre al nostro pensiero come lecido e tenebroso ; e da ciò sorge il legame e strettissimo tra la filosofia e la teologia tra’dogmi rivelatieirazionali.Egliap plica la sua formola ideale a molti blemi di logica , d'ideologia , e di m e tafisica ; prova la sua fecondità e lar ghezza in lei rattrovando la ragione e la fonte del sapere; imprende a de linearnelastoria attraversoleopinioni,le credenze, elerivoluzioni de'popoli,ed a mostrare che dessa abbraccia la ragione di tutti sistemi potevoli di filosofia.La sua filosofia offre a'nostri tempi il pri mo esempio di unametafisicaortodossa, ma arditaed originale;sicchèpuòdirsi aver egli tentato di mostrare i legami tra la filosofia e la rivelazione cattolica estimando il pro progresso 7 delle scienze spe rimentali e lo svolgimento dellaciviltà ma   attaccando il metodo psicologico, affer ma che esso fu la cagione del mate  297 e quando sostituisce al metodo a naliticoilsintetico.È principioricono ciuto da ogni sana mente che l'analisi di per sè sola non può menare allo sco primento della verità ; ma è falso che la sola sintesi si adatta a darci la no zione del vero. L'unico metodo è quel lo di conciliare l'analisi alla sintesi; pe rocchè vi sono delle idee che conoscia mo per mezzo della solaanalisi,edelle altre che conosciamo per mezzo della sola sintesi. E poi l'accagionare Rena to Cartesio di tutte le dottrine mate rialistedel secolo XVIII palesa una immoderata avversione al psicologismo che da alcuni si vuole esser l'ultimatuin > della filosofia, ma dal quale noi sti miamo doversi partire per giungere al l'ontologia,allaconoscenza delleleggi che reggono il mondo sensibile ed il mondo soprassensibile.Del resto ilGio berti evitando ed il Panteismo ed il " rialismo che nel secolo scorso ebbe lao go,   · rolar iMalmignati :Lezionifilosofiche- Par ma:SulleoperediGerbet Supplimentosul Sansimonismo- Cantù:NotiziadiG.D. Ro magnosi- Riccardi:Lapraticade'buonistudi ad uso della gioventù studiosa- Discorso alla gioventù sullo studiodellafilosofia- Ventura: De methodo philosophandi– Gioberti:Intro duzione allo studio della filosofia Errori fi losofici di Antonio Rosmini Teorica del so vrannaturale filosofia estetica Saggio sul bello e Principii di Del Primato Morale e civile Lettera sulle dottrine filosofi degli Italiani co-politiche dell'Abate de Lamenoais.  298 parallogismo nel dedurre con ragiona- menti a priori la scienza de'Gniti da quella dell'infinito, non fa altro che proclamare la verità della Rivelazione Cattolica. Palmieri : Analisi ragionata de'sistemi e de' fondamenti dell'ateismo e della incredulità Manzoni : Osservazioni sulla morale cattolica Mastrofini:Leusure Olivieri:La filoso fiamorale- Pasio:Elementaphilosophiaemo raliscumnotis- Ventebranz(Albertini):Di scorso critico intorno a'pregiudizii ed errori ed a'tanto disputati due metodi d'insegnare le scien zeastratte- Lo Spirito della Dialettica- Pe C C -  osserva che i sensualisti hanno preso una strada erronea occupandosi del la quistione sull'origine delle idee e mischiandola con quella sulla realtà dell'u mano sapere che essi non han conosciuto l'uomo che per le sole sensazioui trala sciando l'analisi dell'essere interno , che non hanno avanzato la scieoza,non potendovi essere scienza Glosofica senza la cognizione dell'uomo intelligente e m o rale; epperò caddero in errore coloro i quali lo annoverarono tra'sensualisti. Il suo metodo è di ricercare tutto che i filosofi italiani hanno scritto intor no ad esso  .1  ida e de ta scien emo 1 oried -A Pour tosul Ro studi ala ra : tro 2 cibi do, iïdi osofi civile che zione della scuola Scozzese.Oltre il Sebastia ni ed il Corradini , dobbiamo poverare S 5. Sonovi in Italia alcuni filosofi che si addano a coltivare l'eclettismo tra questi il Mamiani ed il Winspeare. Il Conte Terenzio Mamiani della Rovere, comparando , sceglien e fondendo i loro trattati , ecco l'ecletismo. Il principio che egli açco glie è di esaminare non soloi fenomeni sensibili, ma gliinterni, cioèifatti e  300 e rigettare tutte le idee non comprovate dall'esperienza come fatti esteroi , o incompiute per aver trascu rato una di queste serie ; e , secondo lui , le ultime conclusioni della filosofia razionale debbono combaciare con le o pinioni del senso comune , quindi pos sono tacciarsi di false quelle teorie che credono mostrare che il genere umano sia caduto in errore. Ora se tali sono i principii e tale è il metodo degli eclet tici e degli scozzesi , e se la scuola cui appartiene un Autore debbesi rilevare dal metodo edaiprincipii,possiamodire che l'Autoresiapprossimaall'eclettismo della scuola Scozzese. Veniamo ora al le sue principali opinioni. La filoso > venne dagli uomini cer cata ; m a questi hanno mancato di buon metodo non serbando proporzio  ni tra'diversi elementi che costituisco no lanatura;ne'filosofi italiani benme ditati e specialmente nel Galilei vi è il vero metodo sperimentale. Il Mamiani lo riduce ad un mezzo che ha > و per fia esiste , della coscienza materia  loscibile,perfineilvero elofacon sistere nelle cinque arti preparatoria inventiva , induttiva , dimostrativa , di stributiva. Egli pone il criterio di cer tezza nell'intuizione immediata , o m e glio nell'identificazione dell'oggetto con noi , distingue nella conoscenza l'atto di giudicare dall'oggetto giudicato ,e cer cando un legame tral'oggetto el'idea, lo colloca ove l'ente si converte col vero ed il conoscitore si identifica col co goito ; ammette l'intuizione immediata o l'atto di nostra mente il quale cono sce le proprie idee e le loro vicende voli attinenze , nonchè l'intuizione m e diata o l'atto di nostramente,ilquale per >  301 la certezza assoluta dell'intuizione immediata prova in un modo assoluto l'esistenza delle realtà estrinseche o i loro rapporti con lo spazio e col tem po ; fonda la certezza sulla duplice in tuizione sulsensointimoesulsenso > comune,nega che iprincipiiapodittici e gli assiomi siano atti a dimostrazione o aspiegazione,faderivarlacausa dalla' > SCO unde 1. Sofia che me èil ile to eria pos Bano di 001 clet cer cu Idee Cati dal dire 2 SIDO 080 LIO SCO   successione delle esistenze e ripone il criterio del vero nella conversione del fatto operata dalla intuizione creatrice la quale è un prodotto della nostra spontaneità e mette capo al senso comune.  302 L'ultimo che sia venuto in campo a sostenere l'eclettismo Scozzese è il Ba rone Winspeare che nello scorso anno ha pubblicato il primo volume de'suoi Sag gi di filosofia intellettuale. Dalla prefa zione ove egli fa manifesto il piano del lavoro si rileva che egli è parteggiano della scuola Scozzese,perochèladi fende dalle accuse promosse contro di essa , e sostiene che seguirla svolgendo la è il solo mezzo per far progredire la scienza filosofica. Il Barone Winspeare ha voluto ristaurare un sistema che egli stimava più atto a far progredire quelle verità necessarie al progresso dell'intelli genza ed allaosservanza della morale. Un simile tentativo gli apporta sommo ono re , perocchè lo à immaginato ed ese guito con molto studio e coscienza. Nul l'altro possiam dire intorno a lui poichè 1  و 303 è una rapida rassegna delle dottrine fi losofiche da'Greci infino al XVIII se. colo , non si può dedurre un sistema for molato ne'principii e delle sue con seguenze . - che dal solo primo volume dell'opera , - Corradini : Utilità della filosofia Prospet to delle Lezioni di filosofia razionale Seba stiani:NovumSystemaEthices- Mamiani: Del Rionovamento dell'antica filosofia in Italia Sei Lettere all'Abate Rosmini Dell'O n tologia e del metodo Lettere a P. S. Man . cini intorno alla filosofia del Dritto ed all'ori gine singolarmente delDritto di punire– Winspeare:Saggidifilosofiaintellettuale- Blanch: Articoli due sul Wiospeare nel Museo di Scieu ze e Lettere), Per dar compimento all'attuale filosofia italiana non rimane che esporre le opinioni di coloro che si diedero al- l'Empirismo -Razionalismo. Tamburini confutò Holbach , Condillac , e Kant ; ri l' pose l'obbligazione morale del bisogno  l'altra su’lim miti di essa.Riguardo alla prima,ab battendo lo .Scettismo egli prova es sere in noi reale la cognizione , esistere le facoltà intellettuali come cause delle  della perfezione che si appoggia all'uma na natura , al senso universale ed al l'ordine naturale, si oppose alle dot trine dell'amor proprio e dello interes combatté le opinioni di 'Condorcet sul progresso o meglio sull'umana per fettibilità da lui circoscritta al reale ,al possile , alla storia , e considerata non > come infinita,sibbenecomeprogressiva; stazionarla , e retrograda. 2 30% 1 se, per opera del Barone squale Galluppi che combattendo leop poste dottrine del Condillac e del Kant , ne viene salutato a buon diritto il fon datore ed ilsostenitore.Egliincomincia dal proponersi lo scioglimento di due importanti quistioni ,l'una sulla realtà dell'umana conoscenza Pa Gli sforzi del Tamburini prepararono la puova era della filosofia italiana , la quale sorse insieme coll’Empirismo-Ra zionalismo per opera 2   305 US idee , e lo spirito giungere al vero al lorchè dietro la testimonianza del senso intimo afferma ciò che è e piega ciò che non è. Ecco perchè il Galluppi appar tiene alla filosofia moderna , alla scuola psicologica di Cartesio. Nell'analisi dei fenomeni intellettuali egliammette le ve rità primitive di esperienza interna con tenenti principii a priori ed a posteriori riconosce il principio dell'oggettività della sensazione e della intuizione in mediata in quella;dimostrail passaggio dalla regione del pensiero a quella del l'esistenza per mezzo del punto di co municazione tra la conoscenza intellet tuale e la reale,pel quale egli ammette le idee universali, come leggi dello spi rito derivanti dalla sua soggettività , le quali formano i giudizii analitici e si risolvono in due ordini di conoscenze le une di esistenza e le altredi ragione, queste servendo di base alle verità de dotte, e quelle supponendo l'applica zione delle verità razionali a'dati del l'esperienza. Secondo lui,benchè tutti i    306 ) ! } giudiziipuri siecoidentici,pure lo spirito allarga la sfera delle sue conoscenze,ed il raziocinio ci istruisce,1.o perchè or dina e classifica le nostre conoscenze , 2.° perchè ci mena a conoscenze che 1 1 pon potremno avere senza di esso;per mezzo della causalità da una esistenza sperimentale ci eleviamo ad esistenze che tali non sono;lasensibilità è ester na ed interna ', questa percepisce il me e le sue modificazioni , quella ci rivela l'esistenza del fuor di me e delle sue modificazioni.Riguardo a’limitidelle no stre Conoscenze egli cerca determinarli dimostrando esserciignotel'essenzedelle cose , e la natura Divina , ed ignoto il modo onde le cause effettrici agiscono non che quello onde gli esseri produco no in sè o in altri quelle date modifi cazioni.Il sistema delle facoltà dello spirito introdotto dal Galluppi ha per iscopolaricercadelle facoltà elemen tari ; e queste sono la coscienza e la sensibilità che presentano allo spiri to gli obbietti , l'analisi che li sepa  la sintesi che li riunisce, il de siderio , e la volontà che mossa da que sto dirige le operazioni dell'analisi della sintesi. L'illustre filosofo di Tro pea professa le medesime teorie in tut ti i suoi scritti filosofici ; se non che degli elementi e nelle lezioni di fi losofia, poggiate sull'empirismo-razio dalismo , segue il metodo analitico pro cedendo dal noto all'ignoto. Egli divi de la logica in pura o scienza delle idee e mista o scienza di fatti seguendo il principio dell'identità progressiva ed istruttiva, considerando come ufficio del ragionamento il rapnodare e subordinare le nostre idee,dichiarando il sillogismo un'analisi del discorso,e stimando mol to importante l'entimema. Secondo lui, la religione naturale è l'insieme delle verità che si possono provare per mezzo della ragione,che ci svelano come dob biamo pensare di Dio,e de'suoi rapporti cogli esseri creati ; la ragione ne inse gnacheDioèeterno immutabile uno iqboito;lasua eternità,non ha  ra, e }   successione fisica , nè metafisica ; la re lazione fra Dio e le creature è quello di causalità cioè tutte le creature sono state create da Dio ;. l'esistenza di due principii eterni dell'universo è assurda; il male non ripugna alla bontà divina ; l'esistenza de'doveri ne vien manife stata dalla coscienza ed è una verità pri mitiva ; il dovere oon può defipirsi per e  ; chè è una nozione semplice , una zione soggettiva che deriva dalla natura umana ; le verità morali son necessarie ma sintetiche;ilprincipio deldovere è distinto da quello dell'utile che gli è subordinato ; la massima : si giusto è primitiva;il principio di beneficenza non basta a mostrarci i nostri doveri verso gli altri ; noi abbiamo de'doveri non solo verso gli altri;ma verso Dio e verso noi stessi , la filosofia ci m a n i festa l'immortalità dell'anima umana , il congiungimento della felicità colla virtù, verità che vengon dimostrate dal premio della virtùedellapenadelvizio, verità provate dalla naturale indistrutti 308 10 when 2   309 bilità dell'anima e dal desiderio costante negli uomini di un bene supremo , rità enunciate dalla ragione non solo ma anche dalla Rivelazione che è un'azione immediata di Dio sullo spirito umano con che Dio produce nello spirito le co noscenze che vuol produrre , e la cui possibilità deriva dalla semplice nozione dell'Oppipotenza. Egli riponendo la leg ge morale nella retta ragione che dirige la nostra volontà al nostro benessere seguendo il sistema del dovere indipen dente dall'utile, introducendo qualche cosa ! 1 d'innato nella morale , ed ammet tendo il dovere come un principio sin tetico a priori , si eleva dall'Empirismo psicologico ad un ragionevole Idealismo nella morale . Ecco le principali opinio ni professate dall'immortale Galluppi , cui va tanto debitrice l'attuale filosofia italiana de'suoi progressi , ed in cui non sappiamo se sia maggiore l'eleva tezza e l'acume d'ingegno o la forza e la potenza del ragionamento. Molti altri filosofi dietro l'esempio del ve   Galluppi pure si addissero all'Empiri smo-Razionalismo. Tedeschi la forza dell'anima come upica ed divisa , sostiene le idee assolute ed im mutabili , distingue le idee io riflesse o prodotte dall'astrazione,e spontanee o prodotte da uo intimo impulso che de mena dal sensibile all'intelligibile sino alla cognizione della sostanza. Zantede schi presenta un sistema di facoltà de dotto dal percepire dal sentire,e dal l'appetireintellettivo,sensuale,e ra zionale,considerando la logica come quellascienzachedirigela facoltàCO noscitiva a perfezionarsi , stabilisce il metodo induttivo sulla causalità e l'analogia ; la sua melafisica è la dot trina dell'Eote che s'accosta alla teoria del Vico e degli antichi italiani ; nella filosofia morale egli racchiude i prioci pii delle azioni , come la coscienza , la libera volontà , e la legge morale , e d ilprecettocomune:quod tibinon vis alio ne feceris. Mancino concepisce la filosofia-come scienza dello spiritouma considera in sul > /  311 S corpo ; la filosofia è la scienza dello spiri to umano in sè ed in tutte le sue relazioni;perconoscerel'apimaè me stiere l'analisi che scompone il partico lare per ridurlo a principii generali; la vila dell'anima stà nella cognizione-azio pe  no , e ne deduce uoa filosofia eclettica cioè equitativa e completa che accoglie il vero da per ogni dove; epperò divi de la filosofia insoggettiva cioèdirettaa disaminare le forze dell'iplendimento . ed oggettiva o diretta a disaminare gli obbiettidellaconoscenza;rionega l’Em pirismo ed il Razionalismo ; e conside ra le idee come prodotte dalle sensazio ni, dalla coscienza,e dall'attività dello spirito e Buldassarre Poli è uno de'più for ti propugnatori dell'Empirismo-Razio nalismo. Secondo lui , l'uomo consta di due elementi, apima che si riduce all'atto del giudizio o idea-volizione-coscienza;conoscere pon èchegiudicareegiudicarenonèche co Doscere,mailgiudicareèilmodo del co 2   312 noscere e il conoscere è l'effetto del giudi care, il giudizio non è una sintesi tra l'at tributo ed il subbietto perchè l'anima non ha forza sintetica potendo solo percepire e vedere,il giudizio ha le sue applica zioni come ilbello,ilbuono,ilvero,le sue perfezioni, che sono ilbuon senso,lo spirito , il gusto , l ' ingegno, il carattere l'istinto e le sue relazioni che sono i rapporti dell'anima coll'età col sesso , coll'indole , colla fisonomia , col clima, col vitto , col sodoo  colle malattie o colle altre circostanze; il giudizio è un tutto composto ed un effetto che non può sussistere senza parti componenti e senza facoltà generatrici,che sono due: volontà-intelletto ed intelletto-volontà fondate sul principio di simultanea in divisibilità;tuttele altre facoltà son modi empirici di queste due facoltàpri mitive che colle loro leggi sono attri buti dell'anima ; il giudizio e le rispet tive facoltà dell'intelletto e della volontà hanno per fattori supremi l'oggettivo ed il soggettivo messi tra loro in rap >   donde il commercio del fisico col morale nell'uomo ; la filosofia si Altri Empiristi-Razionalisti non happo pubblicate delle opere ; ma il loro si stema traspare da vari articoli di gior nali e ragionamenti disparati. Ricci è amante del metodo empiricospeculativo; porto , rannoda alla religione ed alla Teologia perocchè questi fattori dipendono da Dio ; la vita dell'anima eilgiudiziosono og gettilimitatiperfettibili;questo perfe zionamento è dato come legge di natu ra e come scopo all'anima ed alle sue facoltà , esso è riposto nel maggior a u mento ed equilibrio possibile delle fa coltà dell'anima congiunto al maggior grado possibile di scienza e di felicità, esso può ottenersi avendosi de'mezzi fa cili e corrispondenti che si riducono all'uso reiterato e frequente deglistessi atti o delle stesse funzioni; quindi l'uo mo perrendersiperfettoalmaggiorgra do deve operare e usareperquanto può delle proprie facoltà , secondo la loro natura e la loro destinazione.   Rivato limita il sapere filosofico 314  e e > cioè il pro filosofico , soste pendo che l'uomo dee tutto studiare e nel mondo esteruo e nello interno tutto riferire alla coscienza ; Riccobelli si accinge a combattere ilTrascendenta lismo di Kant sullo spazio e sul tempo ; Devincenzi pone per primo fondamento dell'Ecletismo la cognizione perfetta di tutte le filosofie e scegliere il vero da tutte; e per lui l'eclettismo è quella modesta filosofia che nulla sprezzando esamina tutte le dottrine e segue il vero ovunque il rinviene. Stefano Cusani so stiene che lo spirito umano ha due sole vie nella ricerca del vero , cedimentoempiricoedilrazionale,> che i principii assoluti sono anteriori nel loro stato fenomenale , ma contempora nei nella loro essenza alle idee necessa rie , che la tendenza filosofica del X I X secolo dev'esserel'Ontologia,echedo vrebbesi elevare una metafisica sul fon damento psicologico degli eclettici fran cesi e sul fondameuto ontologico dei filosofi alemanni.Molti altri recenti filo C Supplimenti al Manuale della Storia della filosofia di Tennemann Ricci:ArticolisulCousinismo (Antologia di Firenze)- Rivato . e sul + sofi han coltivate le scienze filosofiche pel lato d'un tal sistema ma i limiti di brevità che abbiamo imposti a poi stessi ci vietapo di noverarli. Tamburini : Introduzione allo studio della fi Josofia morale Elementa Juris Naturae Cenni sulla perfettibilità dell'umana famiglia Galluppi : Saggio sulla critica della conoscen za - Filosofia della volontà Lezioni diLo gica e Metafisica Elementi di Filosofia Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia relativamente a'principii delle umane conoscen ze da Cartesio insino a Kant Introduzione allostudiodellaFilosofia- Memoriasulsistema di Fichte o sul Razionalismo assoluto l'idealismo Trascendentale di Kant Tede : schi : Sulla filosofia Zantedeschi : Elementi di Psicologia empirica , di Logica e Metafisica, e di Filosofia morale Mancino · Elementi di filosofia – Poli : Saggio filosofico sopra la scuola de'mederni filosofi naturalisti Saggio di un corso di filosofia Primi ele menti di filosofia Intorno al vero e giusto spirito filosofico. Riassum317 to sempre,identico stesso nell'India, nella Grecia nel cadere del medio evo, nella filosofia moderna , e nel l'attuale filosofia. del Progresso. Gall è que gli che rappresenta eminentemente in Francia la filosofia empirica spingen dola sino al materialismo. Il raziona lismo ebbe pochi adetti, fra'quali la Baronessa de Stael ; il misticismo ebbe de’seguaci; ma quegli che più di tutti imprese a difenderlo si fu Lamennais. L'eclettismo comprende gliEcletticipro priamente detti o Cousinisti, gli eclet tici scozzesi , tra'quali Jouffroy, e i fi losofi Storici che muovono tutti dal Guizot; cosicchè tre sono i grandi campioni dell'ecletismo Cousin , Jouf ' In Francia la filosofia superando i limiti dell'ideologia e della psicologia empirica , a malgrado alcuni avanzi di sensualismo, ha cangiato la sua direzio ne ; ed ha dato luogo alle cinque scuo le degli Empiristi, de'Razionalisti,dei Mistici,degli Ecletici, e deFilosofi >   pro fondità dell'Alemagna , si presenta una lotta di varii sistemi.Qualche avanzo del sensualismo invalso nel secolo scorso as sume l'originalità italiana; ma l'Idea lismo ben presto gli fa guerra benchè numeri pochi seguai ; il misticismo non ha'che pochissimi coltivatori,e l'eclet tissimo scozzese comincia ad introdur sinelleopere de'Filosofi italiani; ma  froy e Guizot. Il sansimonismo inva se i dominii delle scienze morali e sociali ; ed a malgrado le sue stranezze attirò de'fautori, frà quali alcuni sco standosene alquanto fondarono la filoso fia del progresso continuo, che è addi venuta la filosofiapredominante in Fran cia ma che debbe esser posta in accor do colla Religione Cristiana. Il fonda tore del Sapsimonismo è Saint-Simon; e P. Leroux è quegli che lo ha tra mutato nella filosofia del progresso con tinuo. Nell'Italia , che è chiamata a tenere il giusto mezzo tra la eccessiva superfi cialità della Francia e l'eccessiva 9   l'empirismo-razionalismo combatte tutti questi sistemi e viene a fondarsi sulla ragione e sull'esperienza. Ogni sistema in Italia ha un grande ingegno che lo difende. Romagnosi segue ilsensualismo Rosmini l'idealismo , Gioberti il misti cismo , Mamiani l'eclettismo scozzese e Galluppi l'Empirismo-Razionalismo. Que sto sistema, proprio de’filosofiitaliani, che è l'ultima espressione dello svolgi mento della filosofia , debbe mirare ad una nuova formola più compiuta , e ten tare lo scioglimento de'più ardui pro blemi per mezzo dell'esperienza combi nata colla ragione ; esso abbisogna di un metodo e diun prịåcipio che spie ghi il commercio de sensi colle idee del mondo esterno col mondo interno ; ed al suo ampliamento contribuiscono non solo leversioni delle operestraniere,ma anche altri lavori filosofici degli italiani che preparano una restaurazione definiti va delle scienze filosofiche. Noi di que sto sistema abbiamo lodevolmente par lato al cominciamento del nostro lavoro; e facciam voti perchè tutti gli Italiani pensatori presenti ed avvenire di unani me consentimentosiraccolgadosottouna sola e medesima bandiera,sotto le inse goe dell'Empirismo-Razionalismo,ricono scendo per  loro capo e maestro l'immorta le filosofo di 'Tropea Pasquale Galluppi.Enrico Pessina. Pessina. Keywords: storiografia filosofica in Italia, la storia della filosofia roman, Galluppi, diritto private. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pessina” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690010515/in/photolist-2mPrdWj-2mKEPgR

 

Grice e Petrarca – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Arezzo). Filosofo. Grice: “There are a few studies on Petrarca and ‘filosofia’: “Petrarca platonico,” etc. – but his most important contribution is via implicatura, as when I deal with Blake or Shakespeare.” Considerato il precursore dell'umanesimo e uno dei fondamenti della letteratura italiana, soprattutto grazie alla sua opera più celebre, il “Canzoniere”, patrocinato quale modello di eccellenza stilistica da Bembo. Uomo moderno, slegato ormai dalla concezione della patria come mater e divenuto cittadino del mondo, Petrarca rilanciò, in ambito filosofico, l'agostinismo in contrapposizione alla scolastica e operò una rivalutazione storico-filologica dei classici latini. Fautore dunque di una ripresa degli studia humanitatis in senso antropocentrico (e non più in chiave assolutamente teocentrica), Petrarca (che ottenne la laurea poetica a Roma) spese l'intera sua vita nella riproposta culturale della poetica e filosofia antica e patristica attraverso l'imitazione dei classici, offrendo un'immagine di sé quale campione di virtù e della lotta contro i vizi. La storia medesima del Canzoniere, infatti, è più un percorso di riscatto dall'amore travolgente per Laura che una storia d'amore, e in quest'ottica si deve valutare anche l'opera latina del Secretum.  Le tematiche e la proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il movimento culturale umanistico, diedero avvio al fenomeno del petrarchismo, teso ad imitare stilemi, lessico e generi poetici propri della produzione lirica volgare dell'aretino. Nacque da ser Petracco, notaio, ed Eletta Cangiani (o Canigiani), entrambi fiorentini. Il padre, originario di Incisa, appartene alla fazione dei guelfi bianchi e fu amico d’Alighieri, esiliato da Firenze per l'arrivo di Valois, apparentemente entrato nella città toscana quale paciere di Bonifacio VIII, ma in realtà inviato per sostenere i guelfi neri contro quelli bianchi. La sentenza emanata da Cante Gabrielli da Gubbio, podestà di Firenze, esilia tutti i guelfi bianchi, compreso il padre di Petrarca che, oltre all'oltraggio dell'esilio, e condannato al taglio della mano destra. A causa dell'esilio, trascorre l'infanzia in diversi luoghi della Toscana. Prima ad Arezzo, poi Incisa e Pisa, dove il padre era solito spostarsi per ragioni politico-economiche. A Pisa, il padre, che non perde la speranza di rientrare in patria, si e riunito ai guelfi bianchi e ai ghibellini per accogliere Arrigo VII. Secondo quanto affermato dallo stesso Petrarca nella Familiares, indirizzata a Boccaccio, a Pisa avvenne, probabilmente, il suo unico e fugace incontro con l'amico del padre, Alighier. La famiglia si trasfere a Carpentras, vicino Avignone, dove il padre ottenne incarichi presso la Corte pontificia grazie all'intercessione del cardinale Niccolò da Prato. Nel frattempo, il piccolo Francesco studiò a Carpentras sotto la guida del letterato Convenevole da Prato, amico del padre che verrà ricordato dal Petrarca con toni d'affetto nella Seniles. Alla scuola di Convenevole, presso la quale studiò, conobbe uno dei suoi più cari amici, Guido Sette, arcivescovo di Genova, al quale Petrarca indirizzò la Seniles. Anonimo, Laura e il Poeta, Arquà Petrarca (Padova). L'affresco fa parte di un ciclo pittorico realizzato nel corso del Cinquecento mentre era proprietario Pietro Paolo Valdezocco. Gli studi giuridici a Montpellier e a Bologna L'idillio di Carpentras durò fino ad allorché lui, il fratello Gherardo e l'amico Guido Sette furono inviati dalle rispettive famiglie a studiare diritto a Montpellier, città della Linguadoca, ricordata anch'essa come luogo pieno di pace e di gioia. Nonostante ciò, oltre al disinteresse e al fastidio provati nei confronti della giurisprudenza, il soggiorno a Montpellier fu funestato dal primo dei vari lutti che Petrarca dovette affrontare nel corso della sua vita: la morte della madre Eletta. Il figlio, ancora adolescente, compose il Breve pangerycum defuncte matris (poi rielaborato nell'epistola metrica), in cui vengono sottolineate le virtù della madre scomparsa, riassunte nella parola latina electa. Il padre, poco dopo la scomparsa della moglie, decise di cambiare sede per gli studi dei figli inviandoli nella ben più prestigiosa Bologna, anche questa volta accompagnati da Guido Sette e da un precettore che seguisse la vita quotidiana dei figli. In questi anni Petrarca, sempre più insofferente verso gli studi di diritto, si legò ai circoli letterari felsinei, divenendo studente e amico dei latinisti Giovanni del Virgilio e Bartolino Benincasa, coltivando così i primi studi letterari e iniziando quella bibliofilia che lo accompagnò per tutta la vita. Gli anni bolognesi, al contrario di quelli trascorsi in Provenza, non furono tranquilli: scoppiarono violenti tumulti in seno allo Studium in seguito alla decapitazione di uno studente, fatto che spinse Francesco, Gherardo e Guido a ritornare momentaneamente ad Avignone. I tre rientrarono a Bologna per riprendervi gli studi fino all’anno in cui Petrarca ritornò ad Avignone per «prendere a prestito una grossa somma di denaro, vale a dire 200 lire bolognesi spese presso il libraio bolognese Bonfigliolo Zambeccari. Ser Petracco morì, permettendo a Petrarca di lasciare finalmente la facoltà di diritto a Bologna e di dedicarsi agli studi classici che sempre più lo appassionavano. Per dedicarsi a tempo pieno a quest'occupazione doveva trovare una fonte di sostentamento che gli permettesse di ottenere un qualche guadagno remunerativo: lo trovò quale membro del seguito prima di Giacomo Colonna, arcivescovo di Lombez; poi del fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni, dal 1330. L'essere entrato a far parte della famiglia, tra le più influenti e potenti dell'aristocrazia romana, permise a Francesco di ottenere non soltanto quella sicurezza di cui aveva bisogno per iniziare i propri studi, ma anche di estendere le sue conoscenze in seno all'élite culturale e politica europea.  Difatti, in veste di rappresentante degli interessi dei Colonna, Petrarca compì un lungo viaggio nell'Europa del Nord, spinto dall'irrequieto e risorgente desiderio di conoscenza umana e culturale che contrassegnò l'intera sua agitata biografia: fu a Parigi, Gand, Liegi, Aquisgrana, Colonia, Lione. Particolarmente importante fu allorché, nella città di Lombez, Petrarca conobbe Angelo Tosetti e il musico e cantore fiammingo Ludwig Van Kempen, il Socrate cui verrà dedicata la raccolta epistolare delle Familiares.  Poco dopo essere entrato a far parte del seguito del vescovo Giovanni, prese gli ordini sacri, divenendo canonico, col fine di ottenere i benefici connessi all'ente ecclesiastico di cui era investito. Nonostante la sua condizione di religioso (è attestato che dal  il Petrarca è nella condizione di chierico), ebbe comunque dei figli nati con donne ignote, figli tra cui spiccano per importanza, nella successiva vita del poeta, Giovanni e Francesca. L'incontro con Laura Secondo quanto afferma nel Secretum, Petrarca incontrò per la prima volta, nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone, 7 (che cadde di lunedì. Pasqua Laura, la donna che sarà l'amore della sua vita e che sarà immortalata nel Canzoniere. La figura di Laura ha suscitato, da parte dei critici letterari, le opinioni più diverse: identificata da alcuni con una Laura de Noves coniugata de Sade (morta a causa della peste, come la stessa Laura petrarchesca), altri invece tendono a vedere in tale figura un senhal dietro cui nascondere la figura dell'alloro poetico (pianta che, per gioco etimologico, si associa al nome femminile), suprema ambizione del letterato Petrarca. La scoperta dei classici e la spiritualità patristica Come accennato prima, Petrarca manifestò già durante il soggiorno bolognese una spiccata sensibilità letteraria, professando una grandissima ammirazione per l'antichità classica. Oltre agli incontri con Giovanni del Virgilio e Cino da Pistoia, importante per la nascita della sensibilità letteraria del poeta fu il padre stesso, fervente ammiratore di Cicerone e della letteratura latina. Difatti ser Petracco, come racconta Petrarca nella Seniles donò al figlio un manoscritto contenente le opere di Virgilio e la Rethorica di Cicerone e un codice delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia e uno contenente le lettere di san Paolo. In quello stesso anno, dimostrando la passione sempre crescente per la Patristica, il giovane Francesco comprò un codice del De Civitate Dei di Agostino d'Ippona e conobbe e cominciò a frequentare l'agostiniano Dionigi di Borgo San Sepolcro, dotto monaco agostiniano e professore di teologia alla Sorbona. Dionigi regalò al giovane Petrarca un codice tascabile delle Confessiones, lettura che aumentò ancor di più la passione del Nostro per la spiritualità patristica agostiniana. Dopo la morte del padre e l'essere entrato a servizio dei Colonna, Petrarca si buttò a capofitto nella ricerca di nuovi classici, cominciando a visionare i codici della Biblioteca Apostolica (ove scoprì la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio) e, nel corso del viaggio nel Nord Europa, Petrarca scoprì e ricopiò il codice del Pro Archia poeta di Cicerone e dell'apocrifa “Ad equites romanos”, conservati nella Biblioteca Capitolare di Liegi. Oltre alla dimensione di explorator, comincia a sviluppare le basi per la nascita del metodo filologico moderno, basato sul metodo della collatio, sull'analisi delle varianti e quindi sulla tradizione manoscritta dei classici, depurandoli dagli errori dei monaci amanuensi con la loro emendatio oppure completando i passi mancanti per congettura). Sulla base di queste premesse metodologiche, lavora alla ricostruzione, da un lato, dell' “Ab Urbe condita” di Livio; dall'altro, della composizione del grande codice contenente le opere di Virgilio e che, per la sua attuale locazione, è chiamato Virgilio Ambrosiano. Da Roma a Valchiusa: l'Africa e il “De viris illustribus”; Marie Alexandre Valentin Sellier, “La farandola di Petrarca”, olio su tela, Sullo sfondo si può notare il Castello di Noves, nella località di Valchiusa, il luogo ameno in cui trascorse gran parte della sua vita fino all’anno in cui lasciò la Provenza per l'Italia. Mentre portava avanti questi progetti filologici, Petrarca cominciò a intrattenere con  Benedetto XII, un rapporto epistolare (Epistolae metricae) con cui esortava il nuovo pontefice a ritornare a Romae continuò il suo servizio presso il cardinale Giovanni Colonna, su concessione del quale poté intraprendere un viaggio a Roma, dietro richiesta di Giacomo Colonna che desiderava averlo con sé. Giuntovi nella Città Eterna Petrarca poté toccare con mano i monumenti e le antiche glorie dell'antica capitale dell'Impero Romano, rimanendone estasiato. Rientrato in Provenza, Petrarca comprò una casa a Valchiusa, appartata località sita nella valle della Sorgue nel tentativo di sfuggire all'attività frenetica avignonese, ambiente che lentamente cominciò a detestare in quanto simbolo della corruzione morale in cui era caduto il Papato. Valchiusa (che durante le assenze del giovane poeta era affidata al fattore Raymond Monet di Chermont) fu anche il luogo ove Petrarca poté concentrarsi nella sua attività letteraria e accogliere quel piccolo cenacolo di amici eletti (a cui si aggiunse il vescovo di Cavaillon, Philippe de Cabassolle) con cui trascorrere giornate all'insegna del dialogo colto e della spiritualità.  «Più o meno in quello stesso periodo, illustrando a Giacomo Colonna la vita condotta a Valchiusa nel primo anno della sua dimora lì, Petrarca delinea uno di quegli autoritratti manierati che diventeranno un luogo comune della sua corrispondenza: passeggiate campestri, amicizie scelte, letture intense, nessuna ambizione se non quella del quieto vivere. Fu in questo periodo appartato che, forte della sua esperienza filologico-letteraria, incominciò a stendere le due opere che sarebbero dovute diventare il simbolo della rinascenza classica: l'Africa e il De viris illustribus. La prima, opera in versi intesa a ricalcare le orme virgiliane, narra dell'impresa militare romana della seconda guerra punica, incentrata sulle figure di Scipione l'Africano, modello etico insuperabile della virtù civile della Repubblica romana. La seconda, invece, è un me Gli anni successivi all'incoronazione poetica, quelli compresi furono contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi traumatici della vita  daglione di 36 vite di uomini illustri improntata sul modello liviano e quello floriano. La scelta di comporre un'opera in versi e un'opera in prosa, ricalcanti i modelli sommi dell'antichità nei due rispettivi generi letterari e intesi a recuperare, oltre alla veste stilistica, anche quella spirituale degli antichi, diffusero presto il nome di Petrarca al di là dei confini provenzali, giungendo in Italia. L'alloro con cui Petrarca fu incoronato rivitalizzò il mito del poeta laureato, figura che diventerà un'istituzione pubblica in Paesi quali il Regno Unito.  Il nome di Petrarca quale uomo eccezionalmente colto e grande letterato fu diffuso grazie all'influenza della famiglia Colonna e dell'agostiniano Dionigi. Se i primi avevano influenza presso gli ambienti ecclesiastici e gli enti a essi collegati (quali le Università europee, tra le quali spiccava la Sorbona), padre Dionigi fece conoscere il nome dell'Aretino presso la corte del re di Napoli Roberto d'Angiò, presso il quale fu chiamato in virtù della sua erudizione. Approfittando della rete di conoscenze e di protettori di cui disponeva, pensò di ottenere un riconoscimento ufficiale per la sua attività letteraria innovatrice a favore dell'antichità, patrocinando così la sua incoronazione poetica. Difatti, nella Familiares, confide al padre agostiniano la sua speranza di ricevere l'aiuto del sovrano angioino per realizzare questo suo sogno, intessendone le lodi. La Sorbona fece sapere al Nostro l'offerta di una incoronazione poetica a Parigi; proposta che, nel pomeriggio dello stesso giorno, giunse analoga dal Senato di Roma. Su consiglio di Giovanni Colonna, Petrarca, che desiderava essere incoronato nell'antica capitale dell'Impero romano, accettò la seconda offerta, accogliendo poi l'invito di re Roberto di essere esaminato da lui stesso a Napoli prima di arrivare a Roma per ottenere la sospirata incoronazione.  Le fasi di preparazione per il fatidico incontro con il sovrano angioino durarono, Petrarca, accompagnato dal signore di Parma Azzo da Correggio, si mise in viaggio per Napoli col fine di ottenere l'approvazione del colto sovrano angioino. Giunto nella città partenopea a fine febbraio, fu esaminato per tre giorni da re Roberto che, dopo averne constatato la cultura e la preparazione poetica, acconsentì all'incoronazione a poeta in Campidoglio per mano del senatore Orso dell'Anguillara. Se conosciamo da un lato sia il contenuto del discorso di Petrarca (la Collatio laureationis), sia la certificazione dell'attestato di laurea da parte del Senato romano (il Privilegium lauree domini Francisci Petrarche, che gli conferiva anche l'autorità per insegnare e la cittadinanza romana), la data dell'incoronazione è incerta: tra quanto affermato da Petrarca e quanto poi testimoniato da Boccaccio, la cerimonia d'incoronazione avvenne in un arco temporale. In seguito all'incoronazione incominciò a comporre l'Africa e il De viris illustribus. Gli anni successivi all'incoronazione poetica furono contrassegnati da un perenne stato d'inquietudine morale, dovuta sia a eventi traumatici della vita privata, sia all'inesorabile disgusto verso la corruzione Avignonese. Subito dopo l'incoronazione poetica, mentre Petrarca sostava a Parma, seppe della prematura scomparsa dell'amico Giacomo Colonna (avvenuta nel settembre del 1341), notizia che lo turbò profondamente. Gl’anni successivi non recarono conforto al poeta laureato: da un lato le morti prima di Dionigi e, poi, di re Roberto ne accentuarono lo stato di sconforto; dall'altro, la scelta da parte del fratello Gherardo di abbandonare la vita mondana per diventare monaco nella Certosa di Montreaux, spinsero Petrarca a riflettere sulla caducità del mondo. Mentre soggiorna ad Avignone, conobbe il futuro tribuno Cola di Rienzo (giunto in Provenza quale ambasciatore del regime democratico instauratosi a Roma), col quale condivideva la necessità di ridare a Roma l'antico status di grandezza politica che, come capitale dell'antica Roma e sede del papato, le spettava di diritto. E nominato canonico del Capitolo della cattedrale di Parma, mentre e nominato arcidiacono. La caduta politica di Cola, favorita specialmente dalla famiglia Colonna, sarà la spinta decisiva da parte di Petrarca per abbandonare i suoi antichi protettori: fu infatti in quell'anno che lasciò, ufficialmente, l'entourage del cardinale Giovanni[63].  A fianco di queste esperienze private, il cammino dell'intellettuale Petrarca fu invece caratterizzato da una scoperta importantissima. Dopo essersi rifugiato a Verona in seguito all'assedio di Parma e la caduta in disgrazia dell'amico Azzo da Correggio, Petrarca scoprì nella biblioteca capitolare le epistole ciceroniane ad Brutum, ad Atticum e ad Quintum fratrem, fino ad allora sconosciute. L'importanza della scoperta consistette nel modello epistolografico che esse trasmettevano: i colloquia a distanza con gli amici, l'uso del tu al posto del voi proprio dell'epistolografia medievale ed, infine, lo stile fluido e ipotattico indussero l'Aretino a comporre anch'egli delle raccolte di lettere sul modello ciceroniano e senecano, determinando la nascita delle Familiares prima, e delle Seniles poi. A questo periodo di tempo risalgono anche i Rerum memorandarum libri (lasciati incompiuti), l'avvio del De otio religioso e del De vita solitaria che furono rimaneggiati negli anni successivi[64]. Sempre a Verona, Petrarca ebbe modo di conoscere Pietro Alighieri, figlio di Dante, con cui intrattenne rapporti cordiali. La vita, come suol dirsi, ci sfuggì dalle mani: le nostre speranze furon sepolte cogli amici nostri. Ci rese miseri e soli. Delle cose familiari, prefazione, A Socrate. Dopo essersi slegato dai Colonna, Petrarca cominciò a cercare nuovi patroni presso cui ottenere protezione. Pertanto, lasciata Avignone insieme al figlio Giovanni, giunse a Verona, località dove si era rifugiato l'amico Azzo da Correggio dopo essere stato scacciato dai suoi domini, per poi giungere a Parma nel mese di marzo, dove strinse legami con il nuovo signore della città, il signore di Milano Luchino Visconti. Fu, però, in questo periodo che iniziò a diffondersi per l'Europa la terribile peste nera, morbo che causa la morte di molti amici del Petrarca: i fiorentini Sennuccio del Bene, Bruno Casini  e Franceschino degli Albizzi; il cardinale Giovanni Colonna e il padre di lui, Stefano il Vecchio; e quella dell'amata Laura, di cui ebbe la notizia. Nonostante il dilagare del contagio e la prostrazione psicologica in cui cadde a causa della morte di molti suoi amici, Petrarca continuò le sue peregrinazioni, alla perenne ricerca di un protettore. Lo trovò in Jacopo II da Carrara, suo estimatore che lo nominò canonico del duomo di Padova. Il signore di Padova intese in tal modo trattenere in città il poeta il quale, oltre alla confortevole casa, in virtù del canonicato ottenne una rendita annua di 200 ducati d'oro, ma per alcuni anni Petrarca avrebbe utilizzato questa abitazione solo occasionalmente. Difatti, costantemente in preda al desiderio di viaggiare, fu a Mantova, a Ferrara e a Venezia, dove conobbe il doge Andrea Dandolo. Prende la decisione di recarsi a Roma per lucrare l'indulgenza dell'Anno giubilare. Durante il viaggio accondiscese alle richieste dei suoi ammiratori fiorentini e decise di incontrarsi con loro. L’occasione fu di fondamentale importanza non tanto per Petrarca, quanto per colui che diventerà il suo principale interlocutore durante gli ultimi vent'anni di vita, Giovanni Boccaccio. Il novelliere, sotto la sua guida, incominciò una lenta e progressiva conversione verso una mentalità ed un approccio più umanistico alla letteratura, collaborando spesso con il suo venerato praeceptor in progetti culturali di ampio respiro. Tra questi ricordiamo la riscoperta del greco antico e la scoperta di antichi codici classici. Petrarca risiedette prevalentemente a Padova, presso Francesco I da Carrara. Qui, oltre a portare avanti i progetti letterari delle Familiares e le opere spirituali ricevette anche la visita di Boccaccio in veste di ambasciatore del Comune fiorentino perché accettasse un posto di docente presso il nuovo Studium fiorentino. Poco dopo, e spinto a rientrare ad Avignone in seguito all'incontro con i Cardinali Eli de Talleyrand e Guy de Boulogne, latori della volontà di papa Clemente VI che intendeva affidargli l'incarico di segretario apostolico. Nonostante l'allettante offerta del pontefice, l'antico disprezzo verso Avignone e gli scontri con gli ambienti della corte pontificia (i medici del pontefice e, dopo la morte di Clemente, l'antipatia d’Innocenzo VI) gl’indussero a lasciare Avignone per Valchiusa, dove prese la decisione definitiva di stabilirsi in Italia. Targa commemorativa del soggiorno meneghino di Petrarca situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla basilica di Sant'Ambrogio. Petrarca iniziò il viaggio verso la patria italiana,  accogliendo l'ospitale offerta di Giovanni Visconti, arcivescovo e signore della città, di risiedere a Milano. Malgrado le critiche degli amici fiorentini (tra le quali si ricorda quella risentita del Boccaccio), che gli rimproveravano la scelta di essersi messo al servizio dell'acerrimo nemico di Firenze. Petrarca collaborò con missioni e ambascerie (a Parigi e a Venezia; l'incontro con l'imperatore Carlo IV a Mantova e a Praga) all'intraprendente politica viscontea.  Sulla scelta di risiedere a Milano piuttosto che nella natia Firenze, bisogna ricordare l'animo cosmopolita proprio del Petrarca. Cresciuto ramingo e lontano dalla sua patria, Petrarca non risente più dell'attaccamento medievale verso la propria patria d'origine, ma valuta gli inviti fattigli in base alle convenienze economiche e politiche. Meglio, infatti, avere la protezione un signore potente e ricco come Giovanni Visconti prima e, dopo la morte di lui, del successore Galeazzo II, che si rallegrerebbero di avere a corte un intellettuale celebre come Petrarca. Nonostante tale scelta discutibile agli occhi degli amici fiorentini, i rapporti tra il praeceptor e i suoi discipuli si ricucirono: la ripresa del rapporto epistolare tra Petrarca e Boccaccio prima, e la visita di quest'ultimo a Milano nella casa di Petrarca situata nei pressi di Sant'Ambrogio poi, sono le prove della concordia ristabilita.  Nonostante le incombenze diplomatiche, nel capoluogo lombardo matura e porta a compimento quel processo di maturazione intellettuale e spirituale iniziato pochi anni prima, passando dalla ricerca erudita e filologica alla produzione di una letteratura filosofica fondata da un lato sull'insoddisfazione per la cultura contemporanea, dall'altra sulla necessità di una produzione che potesse guidare l'umanità verso i principi etico-morali filtrati attraverso il neoplatonismo agostiniano e lo stoicismo cristianeggiante. Con questa convinzione interiore, Petrarca portò avanti gli scritti iniziati nel periodo della peste: il Secretum e il De otio religioso; la composizione di opere volte a fissare presso i posteri l'immagine di un uomo virtuoso i cui principi sono praticati anche nella vita quotidiana (le raccolte delle Familiares e, dal 1361, l'avviamento delle Seniles)le raccolte poetiche latine (Epistolae Metricae) e quelle volgari (i Triumphi e i Rerum Vulgarium Fragmenta, alias il Canzoniere). Durante il soggiorno meneghino Petrarca iniziò soltanto una nuova opera, il dialogo intitolato De remediis utriusque fortune (sui rimedi della cattiva e della buona sorte), in cui si affrontano problematiche morali concernenti il denaro, la politica, le relazioni sociali e tutto ciò che è legato al quotidiano. Per sfuggire alla peste, Petrarca abbandonò Milano  per Padova, città da cui  fugge per lo stesso motivo. Nonostante la fuga da Milano, i rapporti con Galeazzo II Visconti rimanono sempre molto buoni, tanto che trascorse tempo nel castello visconteo di Pavia in occasione di trattative diplomatiche. A Pavia seppellì il piccolo nipote di due anni, figlio della figlia Francesca, nella chiesa di San Zeno e per lui compose un'epigrafe ancor oggi conservata nei Musei Civici. Si recò a Venezia, città dove si trovava il caro amico Donato degli Albanzani[91] e dove la Repubblica gli concesse in uso Palazzo Molin delle due Torri (sulla Riva degli Schiavoni) n cambio della promessa di donazione, alla morte, della sua biblioteca, che era allora certamente la più grande biblioteca privata d'Europa: si tratta della prima testimonianza di un progetto di bibliotheca publica. La casa veneziana fu molto amata dal poeta, che ne parla indirettamente nella Seniles, quando descrive, al destinatario Pietro da Bologna, le sue abitudini quotidiane. Vi risiedette stabilmente (tranne alcuni periodi a Pavia e Padova) e vi ospita Boccaccio e L. Pilato. Durante il soggiorno veneziano, trascorso in compagnia degli amici più intimi, della figlia naturale Francesca (sposatasi con il milanese Francescuolo da Brossano), decise di affidare al copista Giovanni Malpaghini la trascrizione in bella copia delle Familiares e del Canzoniere. La tranquillità di quegli anni fu turbata dall'attacco maldestro e violento mosso alla cultura, all'opera e alla figura sua da quattro filosofi averroisti che lo accusarono di ignoranza.  L'episodio fu l'occasione per la stesura del trattato De sui ipsius et multorum ignorantia, in cui Petrarca difende la propria "ignoranza" in campo aristotelico a favore della filosofia neoplatonica-cristiana, più incentrata sui problemi della natura umana rispetto alla prima, intesa a indagare la natura sulla base dei dogmi del filosofo di Stagira. Amareggiato per l'indifferenza dei veneziani davanti alle accuse rivoltegli, Petrarca decise di abbandonare la città lagunare e annullare così la donazione della sua biblioteca alla Serenissima.  L'epilogo padovano e la morte.  La casa di Petrarca ad Arquà Petrarca, località sita sui colli Euganei nei pressi di Padova, dove l'ormai anziano poeta trascorse gli ultimi anni di vita. Della dimora Petrarca parla nella Seniles. Dopo alcuni brevi viaggi, accolse l'invito dell'amico ed estimatore Francesco I da Carrara di stabilirsi a Padova nella primavera.. È ancora visibile, in Via Dietro Duomo a Padova, la casa canonicale di Francesco Petrarca, che fu assegnata al poeta in seguito al conferimento del canonicato. Il signore di Padova donò poi una casa situata nella località di Arquà, un tranquillo paese sui colli Euganei, dove poter vivere. Lo stato della casa, però, a abbastanza dissestato e ci vollero alcuni mesi prima che potesse avvenire il definitivo trasferimento nella nuova dimora. La vita dell'anziano Petrarca, che fu raggiunto dalla famiglia della figlia Francesca si alternò prevalentemente tra il soggiorno nella sua amata casa di Arquà e quella vicina al duomo di Padova,  allietato spesso dalle visite dei suoi vecchi amici ed estimatori, oltre a quelli nuovi conosciuti nella città veneta, tra cui si ricorda Lombardo della Seta, che daveva sostituito Giovanni Malpaghini quale copista e segretario del poeta laureato. Si mosse dal padovano soltanto una volta quando e a Venezia quale paciere per il trattato di pace tra i veneziani e Francesco da Carrara. Per il resto del tempo si dedicò alla revisione delle sue opere e, in special modo, del Canzoniere, attività che portò avanti fino agli ultimi giorni di vita. Colpito da una sincope, muore ad Arquà esattamente alla vigilia del suo settantesimo compleanno e, secondo la leggenda, mentre esaminava un testo di Virgilio, come auspicato in una lettera al Boccaccio. Il frate dell'Ordine degli Eremitani di sant'Agostino Bonaventura Badoer Peraga fu scelto per tenere l'orazione funebre in occasione dei funerali, che si svolsero il nella chiesa di Santa Maria Assunta alla presenza di Francesco da Carrara e di molte altre personalità laiche ed ecclesiastiche. Per volontà testamentaria le spoglie di Petrarca furono sepolte nella chiesa parrocchiale del paese, per poi essere collocate dal genero, nel 1380, in un'arca marmorea accanto alla chiesa. Le vicende dei resti del Petrarca, come quelli di Dante, non furono tranquille. La sua tomba espezzata all'angolo di mezzodì e vennero rapite alcune ossa del braccio destro. Autore del furto e Martinelli, un frate da Portogruaro, il quale, a quanto dice una pergamena dell'archivio comunale di Arquà, venne spedito in quel luogo dai fiorentini, con ordine di riportare seco qualche parte del suo scheletro. La veneta repubblica fa riattare l'urna, suggellando con arpioni le fenditure del marmo, e ponendovi lo stemma di Padova e l'epoca del misfatto. I resti trafugati non sono mai recuperati. La tomba, che versa in stato pessimo, venne sottoposta a restauro dato lo stato pessimo in cui il sepolcro versava. Il restauro però, a seguito di complicazioni burocratiche e di conflitti di competenza e questioni anche politiche, e addirittura processato con l'accusa di violata sepoltura. Avennero resi noti i risultati dell'analisi dei resti conservati nella sua tomba ad Arquà Petrarca. Il teschio presente, peraltro ridotto in frammenti, una volta ricostruito, è riconosciuto come femminile e quindi non pertinente a Petrarca. Un frammento di pochi grammi del cranio esaminato con il metodo del radiocarbonio, consente di accertare che il cranio ritrovato nel sepolcro e femminile. A chi sia appartenuto e perché si trovasse nella sua tomba è ancora un mistero, come un mistero è dove sia finito il suo cranio. Lo scheletro è  invece riconosciuto come autentico. Riporta alcune costole fratturate. Ferito da una cavalla con un calcio al costato. Nello studium, affresco murale, Reggia Carrarese, Sala dei Giganti, Padova. Fin dalla giovinezza, manifesta sempre un'insofferenza innata nei confronti della cultura a lui coeva. La sua passione per i classici latini liberate dalle interpretazioni allegoriche lo pone pongono come l'iniziatore dell'umanesimo italiano. In “De remediis utriusque fortune, ciò che interessa maggiormente a Petrarca è l'humanitas, cioè l'insieme delle qualità che danno fondamento ai valori più umani della vita, con un'ansia di meditazione e di ricerca tra erudita ed esistenziale intesa ad indagare l'anima in tutte le sue sfaccettature. Di conseguenza, pone al centro della sua riflessione intellettuale l'essere umano, spostando l'attenzione dall'assoluto teo-centrismo all'antropo-centrismo moderno.  Fondamentale nella sua filosofia è la riscoperta dei classici. Già conosciuti nel Medioevo, erano stati oggetto però di una rivisitazione in chiave cristiana, che non teneva quindi conto del contesto storico-culturale in cui le opere erano state scritte. Per esempio, la figura di Virgilio fu vista come quella di un mago/profeta, capace di adombrare, nell'Ecloga IV delle Bucoliche, la nascita di Cristo, anziché quella di Asinio Gallo, figlio del politico romano Asinio Pollione: un'ottica che Dante accolse pienamente nel Virgilio della Commedia. Petrarca, rispetto ai suoi contemporanei, rifiuta il travisamento dei classici operato fino a quel momento, ridando loro quella patina di storicità e di inquadramento culturale necessaria per stabilire con essi un colloquio costante, come fece nel libro delle Familiares. Scrivere a Cicerone o a Seneca, celebrandone l'opera o magari deplorandone con benevolenza mancanze e contraddizioni, era per lui un modo letterariamente tangibile (e per noi assai significativo simbolicamente) di mostrare quanto a loro dovesse, quanto li sentisse, appunto, idealmente suoi contemporanei. Oltre alle epistole, all'Africa e al De viris illustribus, opera tale riscoperta attraverso il metodo filologico da lui ideato  e la ricostruzione dell'opera liviana e la composizione del Virgilio ambrosiano. Altro aspetto da cui traspare questo innovativo approccio alle fonti e alle testimonianze storico-letterarie si avverte, anche, nell'ambito della numismatica, della quale Petrarca è ritenuto il precursore. Per quanto riguarda la prima opera, Petrarca decise di riunire le varie decadi (cioè i libri di cui l'opera è composta) allora conosciute in un unico codice, l'attuale codice Harleiano conservato ora al British Museum di Londra.  Il giovane Petrarca si dedicò a quest'opera di collazione per cinque anni, grazie ad un lavoro di ricerca e di enorme pazienza. Prende la terza decade, correggendola e integrandola ora con un manoscritto veronese del X secolo vergato dal dotto vescovo Raterio, ora con una lezione conservata nella Biblioteca Capitolare della Cattedrale di Chartres[120], il Parigino Latino acquistato dal vecchio canonico Landolfo Colonna, contenente anche la quarta decade. Quest'ultima fu poi corretta su di un codice risalente al secolo precedente e appartenuto al preumanista padovano Lovato Lovati. Infine, dopo aver raccolto anche la prima decade, Petrarca poté procedere a riunire gli sparsi lavori di recupero. Il Virgilio Ambrosiano L'impresa riguardante la costruzione del Virgilio ambrosiano è invece molto più complessa. Iniziato già quand'era in vita il padre Petracco, il lavoro di collazione portò alla nascita di un codice composto di 300 fogli manoscritti che conteneva l'omnia virgiliana (Bucoliche, Georgiche ed Eneide commentati dal grammatico Servio), al quale furono aggiunte quattro Odi di Orazio e l'Achilleide di Stazio. Le vicende di tale manoscritto sono assai travagliate. Sottrattogli dagli esecutori testamentari del padre, il Virgilio ambrosiano verrà recuperato solo quando Petrarca commissionò al celebre pittore Simone Martini una serie di miniature che lo abbellirono esteticamente. Alla morte del Petrarca il manoscritto finì nella biblioteca dei Carraresi a Padova, tuttavia, Gian Galeazzo Visconti conquistò Padova ed il codice fu inviato, insieme ad altri manoscritti del Petrarca, a Pavia, nella Biblioteca Visconteo-Sforzesca situata nel castello di Pavia. Galeazzo Maria Sforza ordinò al castellano di Pavia di prestare il manoscritto allo zio Alessandro signore di Pesaro, poi il Virgilio Ambrosiano tornò a Pavia. Luigi XII conquistò il Ducato di Milano e la biblioteca Visconteo-Sforzesca venne trasferita in Francia, dove ancora si conservano, nella Bibliothèque nationale de France, circa 400 manoscritti provenienti da Pavia. Tuttavia il Virgilio Ambrosiano fu sottratto al saccheggio francese da un certo Antonio di Pirro. Sappiamo che a fine Cinquecento si trovava a Roma, ed era di proprietà del cardinal Agostino Cusani, fu poi acquistato da Federico Borromeo per l'Ambrosiana. Il messaggio petrarchesco, nonostante la sua presa di posizione a favore della natura umana, non si dislega dalla dimensione religiosa: difatti, il legame con l'agostinismo e la tensione verso una sempre più ricercata perfezione morale sono chiavi costanti all'interno della sua produzione letteraria e filosofica. Rispetto, però, alla tradizione medievale, la religiosità petrarchesca è caratterizzata da tre nuove accezioni prima mai manifestate: la prima, il rapporto intimo tra l'anima e Dio, un rapporto basato sull'autocoscienza personale alla luce della verità divina. La seconda, la rivalutazione della tradizione morale e filosofica classica, vista in un rapporto di continuità con il cristianesimo e non più in chiave di contrasto o di mera subordinazione; infine, il rapporto "esclusivo" tra Petrarca e Dio, che rifiuta la concezione collettiva propria della Commedia dantesca. Comunanza tra valori classici e cristiani La lezione morale degli antichi è universale e valida per ogni epoca. L’umanita di Cicerone non è diversa da quella di Agostino, in quanto esprimono gli stessi valori, quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della conoscenza. Sul legame degl’antichi è significativo il celebre passo della morte di Magone, fratello di Annibale che, nell'Africa  ormai morente, pronuncia un discorso sulla vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte dalle fatiche terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero cristiano, anche se tale discorso fu criticato da molti ambienti che ritenevano una scelta infelice porre in bocca ad un pagano un pensiero così Cristiano. Ecco un passo del lamento di Magone:   Edizione dell'Africa stampata a Venezia, nella stamperia di Aldo Manuzio. Nel particolare, l'Incipit del poema.  «Heu qualis fortunae terminus alte est! Quam laetis mens caeca bonis! furor ecce potentum / praecipiti gaudere loco; status iste procellis / subjacet innumeris, et finis ad alta levatis est ruere. Heu tremulum magnorum culmen honorum, Spesque hominum fallax, et inanis gloria fictis / illita blanditiis! Heu vita incerta labori dedita perpetuo, semperque heu certa, nec unquam Stat morti praevisa dies! Heu sortis iniquae natus homo in terris! O qual è il traguardo dell'alta sorte! Quanto l'anima è cieca davanti alle fauste imprese! Ecco la follia dei potenti, godere delle altezze vertiginose; questo stato è esposto ad infinite tempeste, ed è destinato a cadere chi si è innalzato a quelle vette. O tremante sommità dei grandi onori, fallace speranza degli uomini, vana gloria adornata da finti piaceri! O vita incerta, dedita ad una fatica incessante, come certo è il giorno di morte, né mai previsto abbastanza! O che sorte iniqua per l'uomo nato sulla terra!»  (Africa) L'agostinismo del Secretum e dell'Ascesa al Monte Ventoso  Vista del Mont Ventoux dalla località di Mirabel-aux-Baronnies. Infine, per il suo carattere fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel pensiero di sant'Agostino il proprio modello etico-spirituale, contrario al sistema filosofico tolemaico-aristotelico allora imperante nella cultura teologica, visto come alieno dalla cura dell'anima umana. A tal proposito, il filosofo Giovanni Reale delinea lucidamente la posizione di Petrarca verso la cultura contemporanea:  «La diffusione dell'averroismo, col crescente interesse che suscitava per l'indagine naturalistica, sembra a Petrarca che distragga pericolosamente da quelle arti liberali, che sole possono dare la sapienza necessaria per conseguire la pace spirituale in questa vita e la beatitudine eterna nell'altra. La sapienza classica e cristiana, che Petrarca contrappone alla scienza averroistica, è quella fondata sulla meditazione interiore attraverso alla quale si chiarisce a sé stessa e si forma la personalità del singolo uomo. L'importanza che Agostino ebbe per l'uomo Petrarca è evidente in due celebri testi letterari del Nostro: il Secretum da un lato, in cui il vescovo d'Ippona interloquisce con lui spingendolo ad un'acuta quanto forte analisi interiore dei propri peccati; dall'altro, il celebre episodio dell'ascesa al Monte Ventoso, narrato nella Familiares, IV, 1, inviata seppur in modo fittizio a Dionigi da Borgo San Sepolcro. La forte vena morale che percorre tutte le opere petrarchesche volgare tende a trasmettere un messaggio di perfezione morale: il Secretum, il De remediis, le raccolte epistolari e lo stesso Canzoniere sono impregnati di questa tensione etica volta a risanare le deviazioni dell'anima attraverso la via della virtù. Tale applicazione etica negli scritti (l'oratio), però, deve corrispondere alla vita quotidiana  se l'umanista vuole trasmettere un'etica credibile ai destinatari. Prova di questo binomio essenziale è, per esempio, “Delle cosa familiar”, indirizzata a Cicerone. Esprime, in un tono di amarezza e di rabbia al contempo, la sua scelta di essersi allontanato dall'otium letterario di Tuscolo per addentrarsi nuovamente nell'agone politico dopo la morte di Cesare e schierarsi a fianco d’Ottaviano contro Marcantonio, tradendo così i principi etici esposti nei suoi trattati filosofici. Ma qual furore a danno di Antonio ti mosse? Risponderai per avventura l'amore alla repubblica, che dicevi caduta in fondo. Ma se codesta fede, se amore di libertà ti sprone come di sì grand'uomo stimare si converrebbe, ond'è che tanto fosti amico di Augusto? Io ti compiango, amico, e di sì grandi tuoi falli sento vergogna. Oh, quanto era meglio ad un filosofo tuo pari nel silenzio dei campi, pensoso, come tu dici, non della breve e caduca presente vita, ma della eterna, passar tranquilla vecchiezza. La declinazione dell'impegno morale nella vita attiva delinea la sua vocazione civile. Tale attributo, prima ancora di intendersi come impegno nella vita politica del tempo, dev'essere compreso nella sua declinazione prettamente sociale, quale suo impegno nell'aiutare gl'uomini contemporanei a migliorarsi costantemente attraverso il dialogo e il senso di carità nei confronti del prossimo. Oltre ai trattati morali si deve però anche registrare che cosa significa per lui nella sua stessa vita, l'impegno civile. Il servizio presso i potenti di turno (i Colonna, i Da Correggio, i Visconti e poi i Da Carrara) spinse i suoi amici ad avvertirlo della minaccia che tali regnanti avrebbero potuto costituire per la sua indipendenza intellettuale. Però, nella “Epistola ai posteri” ribadì la sua proclamata indipendenza dagli intrighi di corte. I più grandi monarchi dell'età mia m'ebbero in grazia, e fecero a gara per trarmi a loro, né so perché. Questo so che alcuni di loro parevan piuttosto essere favoriti della mia, che non favorirmi della loro dimestichezza: sì che dall'alto loro grado io molti vantaggi, ma nessun fastidio giammai ebbi ritratto. Tanto peraltro in me fu forte l'amore della mia libertà, che da chiunque di loro avesse nome di avversarla mi tenni studiosamente lontano. Nonostante l'intento autocelebrativo proprio dell'epistola, Petrarca rimarca il fatto che i potenti vollero averlo di fianco a sé per questioni di prestigio, facendo sì che il poeta finisse «per non identificarsi mai fino in fondo con le loro prese di posizioni». Il legame con le corti signorili, scelte per motivazioni economiche e di protezione, getta pertanto le basi per la figura del cortigiano. Se Alighier, costretto a vagare per le corti dell'Italia soffre sempre per la lontananza da Firenze, fonda, con la sua scelta di vita, il modello del cosmopolita, segnando così il tramonto dell'ideologia comunale fondamento della sensibilità d’Alighieri prima, e che in parte fu propria del contemporaneo Boccaccio. La sua caratteristica è l'otium, vale a dire il riposo. Parola latina indicante, in generale, il riposo dei patrizi romani dalle attività proprie del negotium, la riprende rivestendola però di un significato diverso: non più riposo assoluto, ma attività intellettuale nella tranquillità di un rifugio appartato, solitario ove potersi concentrare e portare, poi, agli uomini il messaggio morale nato da questo ritiro. Questo ritiro, come è esposto nei trattati ascetici del De vita solitaria e del De otio religioso, è vicino, per sensibilità del Petrarca, ai ritiri ascetico-spirituali dei Padri della Chiesa, dimostrando quindi come l'attività letteraria sia, nel contempo, fortemente intrisa di carica religiosa. Petrarca, con l'eccezione di due sole opere poetiche, i Triumphi e il Canzoniere, scrisse esclusivamente in latino, la lingua di quegli antichi romani di cui voleva riproporre la virtus nel mondo a lui contemporaneo. Egli credeva di raggiungere il successo con le opere in latino, ma di fatto la sua fama è legata alle opere in volgare. Al contrario di Dante, che aveva voluto affidare la sua memoria ai posteri con la Commedia, Petrarca decise di eternare il suo nome riallacciandosi ai grandi dell'antichità:  «Il Petrarca (a parte una letterina in volgare) scrive sempre in latino quando deve comunicare, anche privatamente, anche per le annotazioni ai margini dei libri. Questa scelta del latino come lingua esclusiva della prosa e della normale comunicazione scritta, inserendosi nel più ampio progetto culturale che ispira il Petrarca, si carica di valori ideali.»  (Guglielmino-Grosser182) Petrarca preferì usare il volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle grandi opere latine. Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno nel Canzoniere, esse valgono quali nugae, cioè quale «elegante divertimento dello scrittore, a cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai pensato di affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria. Il suo volgare, al contrario di quello d’Aligheri, è caratterizzato però da un'accurata selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando le sue poesie (da qui la limatio petrarchesca) per la definizione di una poesia «aristocratica», lemento che spingerà il critico letterario Gianfranco Contini a parlare di monolinguismo petrarchesco, in contrapposizione al pluristilismo dantesco. Dante e Petrarca Magnifying glass icon mgx2.svg IDalle considerazioni fatte, emerge chiaramente la profonda differenza esistente tra Petrarca e Dante: se il primo è un uomo che supera il teocentrismo medievale incentrato sulla Scolastica in nome del recupero agostiniano e dei classici "depurati" dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente appostavi dai commentatori medievali, Dante mostra invece di essere un uomo totalmente medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono antitetici anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la concezione dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul sentimento che Petrarca nutrì per l'Alighieri è la Familiares, XXI, 15, scritta in risposta all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui lui odia Alighieri. Afferma che non può odiare qualcuno che conosce appena e che affronta con onore e sopportazione l'esilio. Prende le distanze dall'ideologia, esprimendo il timore di essere influenzato da un così grande esempio se avesse deciso di scrivere liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte allo storpiamento da parte del volgo. L“Africa” è un poema epico che tratta della seconda guerra punica e in particolare delle gesta di Scipione. Costituito da dodici egloghe, gli argomenti del “Bucolicum carmen” spaziano fra amore, politica e morale. Anche in questo caso, l'ascendenza virgiliana è evidente dal titolo, che richiama fortemente lo stile e gli argomenti delle Bucoliche. Attualmente, la lezione del Bucolicum petrarchesco è riportata dal codice Vaticano lat. Dedicate all'amico Barbato da Sulmona, le Epistolae metricae sono 66 lettere in esametri, di cui alcune trattano d'amore, mentre per la maggior parte si occupano di politica, morale o di materie letterarie. I Psalmi penitentiales ne accenna nella Seniles, X, 1 a Sagremor de Pommiers. Sono una raccolta di sette preghiere basate sul modello stilistico-linguistico dei salmi davidici della Bibbia, in cui chiede perdono per i suoi peccati e aspira al perdono della Misericordia divina. Il “De viris illustribus” è una raccolta di 36 biografie di uomini illustri dedicata a Francesco I da Carrara signore di Padova. Nell'intenzione originale dell'autore l'opera doveva trattare la vita di personaggi della storia di Roma da Romolo a Tito, ma arrivò solo fino a Nerone. In seguito Petrarca aggiunse personaggi di tutti i tempi, cominciando da Adamo e arrivando a Ercole. L'opera rimase incompiuta e fu continuata dall'amico e discepolo padovano di Petrarca, Lombardo della Seta, fino alla vita di Traiano. I Rerum memorandarum libri (Libri delle gesta memorabili) sono una raccolta di esempi storici e aneddoti a scopo d'educazione morale in prosa latina, basati sui Factorum et dictorum memorabilium libri dello scrittore latino Valerio Massimo. Iniziati in Provenza, furono continuati allorché Petrarca scoprì le orazioni ciceroniane a Verona, e ne fu indotto al progetto delle Familiares. Difatti, furono lasciati incompiuti dall'autore, che ne scrisse soltanto i primi 4 libri e alcuni frammenti del quinto libro. Il “De secreto conflictu curarum mearum” è una delle sue opere più celebri  e fu composta, anche se in seguito fu riveduta. Articolato come un dialogo tra lui stesso e un santo alla presenza di una donna muta che simboleggia la Verità, consiste in una sorta di esame di coscienza personale nel quale si affrontano temi intimi del poeta, da cui il titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della trattazione, Francesco non si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati (l'accidia e l'amore carnale per Laura): al termine dell'esame egli non risulterà guarito o pentito, dando così forma a quell'irrequietezza d'animo che contraddistinse la sua vita. "La vita solitaria” è un trattato di carattere religioso e morale.  L'autore vi esalta la solitudine, tema caro anche all'ascetismo medioevale, ma il punto di vista con cui la osserva non è strettamente religioso: al rigore della vita monastica Petrarca contrappone l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito alle letture e alla scrittura in luoghi appartati e sereni, in compagnia di amici e di altri intellettuali. L'isolamento dello studioso in una cornice naturale che favorisce la concentrazione è l'unica forma di solitudine e di distacco dal mondo che Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in contrasto con i valori spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza contenuta nei libri, soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia con quelli. Da questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo cristiano" di Petrarca. Il “De otio religioso” è un'esaltazione della vita monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al “De vita solitaria”, esalta però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi, definita come la migliore condizione di vita possibile. Il “De remediis utriusque fortunae” è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa latina. Basata sul modello del De remediis fortuitorum, trattato pseudo-senechiano composto nel Medioevo, l'opera è composta da 254 scambi di battute tra entità allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il "Dolore" e la "Ragione". Simile ai precedenti Rerum memorandarum libri, questi dialoghi hanno scopi educativi e moralistici, proponendosi di rafforzare l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona che avversa. Il De remediis riporta anche una delle più esplicite condanne della cultura trecentensca da parte del Petrarca, vista come sciocca e superflua. Ut ad plenum auctorum constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque medebitur corrumpenti omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a magnis operibus clara ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas hec, culine sollicita, literarum negligens et coquos examinans, non scriptores. Perché persista pienamente l'integrità degli scrittori antichi, chi tra i copisti guarirà ogni cosa dall'ignoranza, dall'inerzia, dalla rovina e dal caos? Per il timore di ciò si indebolirono, come prevedo, molti celebri ingegni dalle grandi opere, e quest'epoca indolentissima permette ciò, dedita alla culinaria, ignorante delle lettere e che valuta i cuochi, e non i copisti.  L’occasione per la sua “Invectivarum contra medicum quendam libri IV,” una serie di accuse nei confronti dei medici e la malattia che colpe Clemente VI. Nella Familiares, V, 19, gli consiglia di non fidarsi dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee contrastanti fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici nei confronti di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia dei quali fu inviata poi al Boccaccio. Il “De sui ipsius et multorum ignorantia” e composta in seguito alle accuse di ignoranza che quattro lizij gli rivolgeno, in quanto alieno dalla terminologia e dalle questioni delle scienze naturali. In quest'apologia dell’umanismo risponde come lui e interessato alle scienze che interessassero il benessere dell'anima umana, e non alle discussioni tecniche e dogmatiche proprie del nominalismo. Invectiva contra cuiusdam anonimi Galli calumnia -- di carattere politico, e una nvettiva rivolta ad Hesdin, sostenitore della necessità che la sede del viscovo di Roma e Avignone. Per tutta risposta sostenne la necessità che il viscovo di Roma appartiene a Roma, sua sede diocesana e simbolo dell'antica gloria romana. Di grande importanza sono le epistole latine in prosa, in quanto contribuiscono a costruire l'immagine autobiografica idealizzata che offre di sé e quindi la sua eternizzazione. Basate sul modello di Cicerone, ricavato dalla scoperta delle “Epistulae ad Atticum” compiuta da lui a Verona, le lettere sono aggruppate in quattro raccolte epistolari: le Familiares (o Familiarum rerum libri o De rebus familiaribus libri), 350 epistole in 24 libri, dedicate a Socrate; le Seniles, 126 epistole in 17 libri, e dedicate a F. Nelli; le “Sine nominee” (cioè "senza nome del destinatario"), 19 epistole politiche in un libro; e le 76 epistole “Variae”. È rimasta intenzionalmente esclusa dalle raccolte l'epistola “Ai posteri”. Le lettere spaziano dagli anni bolognesi sino alla fine della sua vita e sono indirizzate a vari personaggi suoi contemporanei, ma, nel caso del XXIV libro delle Familiares, sono rivolte fittiziamente a personaggi dell'antichità. Sempre delle Familiares è celebre l'epistola incentrata sull'ascesa al Monte Ventoso. Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono. Petrarca, Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono, prima quartina della lirica d'apertura del Canzoniere). Il “Canzoniere” è la storia poetica della sua vita interiore vicina, per introspezione e tematiche, al Secretum. La raccolta comprende 366 componimenti (365 più uno introduttivo. Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono: 317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali, divisi tra rime in vita e rime in morte di Laura, celebrata quale donna superiore, senza però raggiungere il livello della donna angelo della Beatrice d’Alighieri. Difatti, Laura invecchia, subisce il corso del tempo, e non è portatrice di alcun attributo divino nel senso teologico stilnovista-dantesco. Anzi, la storia del “Canzoniere,” più che la celebrazione di un amore, è il percorso di una progressiva conversione della sua anima. Si passa, infatti, dal giovanil errore (l'amore terreno) ricordato nel sonetto introduttivo Voi ch'ascoltate in rime sparse, alla canzone Vergine bella, che di sol vestita in cui affida la sua anima alla protezione di dio perché trovi finalmente pietà e riposo. L'opera, che gli richiese anni di continue rivisitazioni stilistiche -- da qui la cosiddetta limatio petrarchesca -- prima di trovare la forma definitiva sube ben varie fasi di redazioni. I "Trionfi" e un poemetto allegorico in volgare toscano, in terzine dantesche, compost a Milano -- è ambientato in una dimensione onirica e irreale (strettissimo, per scelta metrica e tematica, è il legame con la Comedia). Viene visitato d’Amore, che gli mostra tutti gl’uomini che cedeno alle passioni del cuore. Annoverato tra questi ultimi, Petrarca verrà poi liberato da Laura, simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie), che cadrà poi per mano della Morte (Triumphus Mortis). Petrarca scoprirà dalla stessa Laura, apparsagli in sogno, che ella si trova nella beatitudine celeste, e che egli stesso potrà contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la morte lo avrà liberato dal corpo caduco in cui si ritrova.  La Fama poi sconfigge la morte (Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata da Laura e da tutti i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il moto rapido del sole suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della fama terrena, cui fa seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta appare il Tempo trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito per la precedente visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di confidare in Dio: gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate immobile ed eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e dove un giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus Eternitatis).  Già quand'era in vita fu riconosciuto immediatamente quale maestro e guida per tutti coloro che volevano intraprendere lo studio delle discipline umanistiche. Grazie ai suoi numerosi viaggi in tutta Italia, gettò il seme del suo messaggio presso i principali centri della Penisola, in particolar modo a Firenze. Qui, oltre ad aver conquistato alla causa dell'umanesimo Boccaccio (autore, tra l'altro, di un De vita et moribus domini Francisci Petracchi de Florentia), trasmise la sua passione a C. Salutati,  cancelliere della Repubblica di Firenze e vero trait d'union tra la generazione petrarchesco-boccacciana e quella attiva nella prima metà del XV secolo. Coluccio, infatti, fu il maestro di due dei principali umanisti del '400: Poggio Bracciolini, il più grande scopritore di codici latini del secolo ed esportatore dell'umanesimo a Roma; e Leonardo Bruni, il più notevole rappresentante dell'umanesimo civile insieme al maestro Salutati. Fu il Bruni a consolidare la fama di Petrarca, allorché redasse una Vita di Petrarca, seguita da quelle di Filippo Villani, Giannozzo Manetti, Sicco Polenton e Pier Paolo Vergerio. Oltre a Firenze, i soggiorni del poeta in Lombardia e a Venezia favorirono la nascita di movimenti culturali locali desti declinare i princìpi umanistici a seconda delle esigenze della classe politica locale: a Milano, dove operarono letterati del calibro di Pier Candido Decembrio e di Francesco Filelfo, nacque un umanesimo cortigiano destinato a diventare il prototipo per tutte le corti principesche italiane; a Venezia si diffuse, invece, un umanesimo educativo destinato a formare la nuova classe dirigente della Serenissima, grazie all'attività di Leonardo Giustinian e di Francesco Barbaro prima, e di Ermolao il Vecchio e dell'omonimo detto il Giovane poi. Pietro Bembo e il petrarchismo Magnifying glass icon mgx2.svgPietro Bembo e Petrarchismo. Se nel '400 Petrarca era visto soprattutto come capostipite della rinascita delle lettere antiche, grazie al letterato e cardinale veneziano Pietro Bembo divenne anche il modello del cosiddetto classicismo volgare, definendo una tendenza che si stava progressivamente già delineando nella lirica italiana. Difatti Bembo, nel dialogo Prose della volgar lingua, sostenne la necessità di prendere come modelli stilistici e linguistici Petrarca per la lirica, Boccaccio invece per la prosa, scartando Dante per il suo plurilinguismo che lo rendeva difficilmente accessibile: «Requisito necessario per la nobilitazione del volgare era dunque un totale rifiuto della popolarità. Ecco perché Bembo non accettava integralmente il modello della Commedia di Dante, di cui non apprezzava le discese verso il basso nelle quali noi moderni riconosciamo un accattivante mistilinguismo. Da questo punto di vista, il modello del Canzoniere di Petrarca non presentava difetti, per la sua assoluta selezione linguistico-lessicale.»  (Marazzini)  Gianfranco Contini, grande estimatore di Francesco Petrarca e suo commentatore. La proposta bembiana risultò, nelle diatribe relative alla questione della lingua, quella vincente. Già negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione delle Prose, si diffuse presso i circoli poetici italiani una passione per le tematiche e lo stile della poesia petrarchesca (stimolata anche dal commento al Canzoniere di Alessandro Vellutello), chiamata poi petrarchismo, favorita anche dalla diffusione dei petrarchini, cioè edizioni tascabili del Canzoniere. A fianco del petrarchismo, però, si sviluppò anche un movimento avverso alla canonizzazione poetica operata dal Bembo: prima nel corso del Cinquecento, allorché letterati come Francesco Berni e Pietro Aretino svilupparono polemicamente il fenomeno dell'antipetrarchismo; poi, nel corso del Seicento, la temperie barocca, ostile all'idea di classicismo in nome della libertà formale, declassò il valore dell'opera petrarchesca. Riabilitato parzialmente nel corso del Settecento da Ludovico Antonio Muratori, Petrarca ritornò pienamente in auge in seno alla temperie romantica, quando Ugo Foscolo prima e Francesco De Sanctis poi, nelle loro lezioni universitarie di letteratura tenute dal primo a Pavia, e dal secondo a Napoli e a Zurigo, furono in grado di operare un'analisi complessiva della produzione petrarchesca e ritrovarne l'originalità. Dopo gli studi compiuti da Giosuè Carducci e dagli altri membri della Scuola storica compiuti tra fine '800 e inizi '900, il secolo scorso vide, per l'area italiana, Gianfranco Contini e Giuseppe Billanovich tra i maggiori studiosi del Petrarca.  Petrarca e la scienza diplomatica Magnifying glass icon mgx2.svg Diplomatica. Benché la diplomatica, ovvero la scienza che studia i documenti prodotti da una cancelleria o da un notaio e le loro caratteristiche estrinseche ed intrinseche, sia nata consapevolmente con Jean Mabillon nel 1681, nella storia di tale disciplina sono stati individuati dei precursori che, inconsapevolmente, nella loro attività filologica, hanno analizzato e dichiarato l'autenticità o meno anche di documenti oggetto di studio da parte della diplomatica. Tra questi, infatti, vi furono molti umanisti e anche il loro precursore e fondatore, Francesco Petrarca. Nel 1361, infatti, l'imperatore Carlo IV chiese al celebre filologo di analizzare dei documenti imperiali in possesso di suo genero, Rodolfo IV d'Asburgo, che sarebbero stati stilati da Giulio Cesare e da Nerone a favore dell'Austria che dichiaravano tali terre indipendenti dall'Impero. Petrarca rispose con la Seniles in cui, evidenziando lo stile, gli errori storici e geografici e il tono (il tenore) della lettera (tra cui la mancanza della data topica e della data cronologica propria dei diplomi), negò la validità di questo diploma.  Onorificenze Laurea poeticanastrino per uniforme ordinario. Laurea poetica — Roma. A Petrarca è intitolato il cratere Petrarca su Mercurio. L'epistola, scritta in risposta a una missiva in cui l'amico Giovanni Boccaccio gli chiedeva se fosse vera l'invidia che Petrarca nutriva per Dante, contiene l'accenno all'incontro, in età giovanile, con il più maturo poeta: «E primieramente si noti com'io mai non ebbi ragione alcuna d'odiare cotal uomo, che solo una volta negli anni della mia fanciullezza mi venne veduto.»  (Delle cose familiari). La critica, se l'incontro sia da attribuirsi a Pisa o ad altre località, è divisa: Ariani e Ferroni, nota 6 propendono per la città toscana, mentre Rico-Marcozzi pensano a un incontro avvenuto a Genova  quando la famiglia di ser Petracco si stava dirigendo in Francia. Pacca4 opera un'interpretazione intermedia tra le due città, benché ritenga che sia più probabile Pisa come luogo effettivo dell'incontro. Dello stesso parere, infine, anche Dotti. Si legga il brano dell'epistola, in cui Petrarca ricorda il loro primo incontro e il piacevolissimo periodo trascorso nella località francese: «e noi fanciulli ancora impuberi partimmo in un cogli altri, ma fummo con speciale destinazione per imparare grammatica mandati a scuola a Carpentrasso, piccola città, ma di piccola provincia città capitale. Ricordi tu que' quattro anni? Quanta gioia, quanta sicurezza, qual pace in casa, qual libertà in pubblico, quale quiete, qual silenzio ne' campi!»  (Lettere Senili, X, 2, traduzione di G. Fracassetti)  Petrarca mostrò, nei confronti di tale scienza, sempre un'avversione innata, come è esposto nella Familiares, XX, 4, in cui il futuro autore del Canzoniere scrive a Marco Genovese che a Montpellier prima e a Bologna poi «ben altro in quegli anni fare io poteva o in se stesso più nobile o alla natura mia meglio conveniente: né sempre nella elezione dello stato quello ch'è più splendido, ma quello che a chi lo sceglie è più acconcio preferire si deve.»  (Delle cose familiari). Come però ricorda Wilkins, la scelta di Petrarca di entrare a far parte della Chiesa non fu soltanto dettata dalla cinica necessità di ottenere i proventi necessari per vivere. Nonostante non avesse mai avuto la vocazione per la cura delle anime, Petrarca ebbe sempre una profonda fede religiosa.  A sviluppare la tesi dell'identificazione di Laura con tale Laura de Sade è la stessa testimonianza di Petrarca nella Familiares, II, 9 a Giacomo Colonna, il quale cominciò a mostrarsi dubbioso sull'esistenza di questa donna (si veda Delle cose familiari, Più precisamente, nella Nota a379, Fracassetti fa riemergere la vita della presunta amata del Petrarca: «Da Odiberto e da Ermessenda di Noves nobile famiglia di Avignone nacque una fanciulla, cui fu dato il nome di Laura. Fa fatta per man di notaio la scritta nuziale fra Laura ed Ugo De Sade gentiluomo Avignonese. Due anni più tardi nella chiesa di S. Chiara di questa città, a quell'ora del giorno che chiamavano prima, il Petrarca giovane allora di poco più che ventidue anni la vide»   Si legga l'episodio di come fossero stati dati alle fiamme dei libri di Virgilio e Cicerone, cosa che suscitò il pianto nel giovane Petrarca. Al che il padre, vedendolo così affranto «d'una mano porgendo Virgilio, dall'altra i rettorici di Cicerone: "tieni, sorridendo mi disse, abbiti questo per ricrearti qualche rara volta la mente, e quest'altro a conforto e ad aiuto nello studio delle leggi".»  (Lettere Senili Il codice, dopo la morte di Petrarca passò nelle mani di Francesco Novello da Carrara, nuovo signore di Padova. Quando questa città verrà conquistata, agli inizi del '400, da Gian Galeazzo Visconti, anche il patrimonio bibliotecario petrarchesco passò nelle mani dei duchi milanesi, che lo conservarono nella loro biblioteca di Pavia. Fu poi sistemato nella Pinacoteca Ambrosiana, grazie all'intervento del suo fondatore, il cardinale Federigo Borromeo arcivescovo di Milano. Si veda: Cappelli. Da questo momento in avanti, Petrarca non esitò a chiamare Avignone la novella Babilonia di apocalittica memoria, come testimoniato dai celebri sonetti avignonesi facenti parte del Canzoniere. Oltre a motivazioni di carattere morale, ci fu anche la profonda delusione che suscitò la decisione di Benedetto XII di non recarsi a prendere possesso ufficialmente della sua sede vescovile e ristabilire così pace in Italia (Ariani). Petrarca scrisse, riguardo alla morte del vecchio amico e protettore, due lettere commoventi: la prima, al fratello di Giacomo, il cardinale Giovanni (Delle cose familiari; la seconda, all'amico A. Tosetti, soprannominato Lelius (Delle cose familiari, traduzione di G. Fracassetti). Nella Nota alla prima Fracassetti ricorda come Petrarca, nella Familiares, V, 7, avesse avuto, in sogno, il presagio della morte del Vescovo di Lombez venticinque giorni prima della sua effettiva scomparsa.  Cappelli55. Significativa la ricostruzione storico-letteraria compiuta da Amaturo,  ove si rievocano le figure di intellettuali che si legarono, tra XIII e XIV secolo, alla biblioteca capitolare veronese (Giovanni De Matociis, Dante e Pietro Alighieri, Benzo d'Alessandria, Vincenzo Bellovacense) e le rarità che essa conteneva (codici contenenti le lettere di Plinio il Giovane; parte dell'Ab Urbe condita liviana che Petrarca utilizzò per la ricostruzione filologica del codice Harleiano; le orazioni ciceroniane citate; il Liber catulliano).  Boccaccio esprimerà la sua indignatio nell'Epistola X  indirizzata a lui, ove, grazie alla tecnica retorica dello sdoppiamento e a topoi letterari, Boccaccio si lamenta col magister di come Silvano (il nome letterario usato nella cerchia petrarchesca per indicare il poeta laureato) avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni Visconti (identificato in Egonis):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis mirabile est, solivagum Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis antra subisse, et muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse subulcum, et secum pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores». Inoltre, bisogna ricordare che la scelta di risiedere a Milano era anche uno schiaffo alla proposta delle autorità fiorentine di occupare un posto come docente nello Studium, occupazione che gli avrebbe concesso di rientrare in possesso dei beni paterni sequestrati. L'arcivescovo Giovanni II Visconti, difatti, proseguì la politica espansionistica dei suoi predecessori a danno delle altre potenze dell'Italia centro-settentrionale, tra le quali spiccava Firenze. Le ostilità tra Milano e Firenze perdureranno fino a metà '400, quando salì al potere come duca dello Stato lombardo Francesco Sforza, che intraprese una politica di alleanza con Firenze grazie all'amicizia personale che lo legava a Cosimo de' Medici.  Durante l'epidemia di peste milanese, morì il figlio Giovanni (Pacca), nato da una relazione extraconiugale. I rapporti con il figlio, al contrario di quanto avvenne con la secondogenita Francesca, furono assai burrascosi a causa della condotta ribelle di Giovanni (Dotti) accenna all'odio che Giovanni provava verso i libri, «quasi fossero serpenti»). Come ricordato nella Familiares. Si separa dal figlio Giovanni, che tornò ad Avignone in seguito a non precisati dissapori (Familiares); tre anni dopo sarebbe tornato a Milano.»  (Rico-Marcozzi)  Il ravennate Giovanni Malpaghini fu presentato  da Donato degli Albanzani a Petrarca che, rimasto colpito dalle sue qualità letterarie e dalla sua pronta intelligenza, lo prese al suo servizio quale copista. La collaborazione tra i due uomini, durata appunto si interruppe il 21 aprile di quell'anno, quando il Malpaghini decise di lasciare l'incarico presso l'Aretino. Per maggiori informazioni biografiche, si veda la biografia di Signorini.  Petrarca, nella Seniles informa il fratello Gherardo, tra le altre cose, anche della sua nuova dimora sui colli Euganei, dandone un quadro piacevole e ameno: «E per non dilungarmi di troppo della mia chiesa, qui fra i colli Euganei, non più lontano che dieci miglia da Padova mi fabbricai una piccola ma graziosa casina, cinta da un oliveto e da una vigna che dan quanto basta a una non numerosa e modesta famiglia. E qui, sebbene infermo del corpo, io vivo dell'animo pienamente tranquillo lungi dai tumulti, dai rumori, dalle cure, leggendo sempre e scrivendo. Lettere Senili.  La lettera non può essere considerata "reale", ma piuttosto una rielaborazione voluta dal Petrarca. Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era ancora entrato in contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data (corrispondente al Venerdì Santo) e del luogo (la salita al monte rievoca l'immagine della Passione di Gesù sul Calvario) rendono ancora più "mitica" l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la ricostruzione filologica e cronologica dell'epistola, il saggio di Giuseppe Billanovich, Petrarca e il Ventoso, in Italia medioevale e umanistica,  9, Roma, Antenore,  Il ventiquattresimo libro delle Familiares è composto da lettere indirizzate a vari personaggi dell'antichità classica. Per Petrarca, infatti, gli antichi non sono lontani e irraggiungibili: la costante lettura delle loro opere fa sì che Cicerone, Orazio, Seneca, Virgilio vivano attraverso queste ultime, rendendo i rapporti tra Petrarca e i suoi ammirati scrittori classici vicini per la comunanza di sentimento.  L'Otium degli antichi romani non consisteva unicamente nel riposo dagli impegni quotidiani, indicati sotto il sostantivo di negotium. Per Cicerone, l'otium non era soltanto il riposo dalle attività forensi e politiche, ma soprattutto il ritiro nella propria intimità domestica col fine di dedicarsi alla letteratura (De officiis, III, 1). In questo caso, il modello petrarchesco è affine a quello stoicheggiante dell'oratore romano. Si veda il riassunto operato da Laidlaw,  42-52 che ripercorre la concezione all'interno della letteratura latina. Per Cicerone, nello specifico si vedano le pagine Laidlaw,  44-47.  Termine di origine catulliana, Petrarca lo prende in prestito per descrivere le liriche come "diversivo, passatempo". La questione delle nugae volgari e, più in generale, delle opere latine, è esposta nella Familiares (Delle cose familiari) Guglielmino-Grosser I  testi sono raccolti nel codice Vaticano Latino come ricordato da Santagata,  Bisogna ricordare che Il Canzoniere non raccoglie tutti i componimenti poetici del Petrarca, ma solo quelli che il poeta scelse con grande cura: altre rime (dette extravagantes) andarono perdute o furono incluse in altri manoscritti (cfr. Ferroni).  L'inquietudine petrarchesca nasce, quindi, dal contrasto tra l'attrazione verso i beni terreni (tra cui l'amore per Laura) e l'aspirazione all'assoluto divino, propria della cultura medievale e della religione cristiana, come ricordato da Guglielmino-Grosser186.  Petrarca mantenne, nell'ambito della lirica volgare, quell'aristocraticismo stilistico-lessicale prima accennato, in cui si rifiutano molti usi lemmatici presenti nella tradizione poetica italiana e che Petrarca rifiuterà, accogliendone un preciso gruppo ristretto ed elitario. Come ricorda Marazzini, Si delinea una tendenza del linguaggio lirico al 'vago', inteso nel senso di una genericità antirealistica (al contrario di quanto accade nel corposo realismo della Commedia), testimoniato anche dalla polivalenza di certi termini, i quali, come l'aggettivo dolce, entrano in un numero molto grande di combinazioni diverse. Eppure la lingua di Petrarca, selezionata e ridotta nelle scelte lessicali, accoglie un buon numero di varianti canonizzando un polimorfismo...in cui si allineano la forma toscana, quella latineggiante, quella siciliana o provenzale...»   Di Benedetto170. Si ricorda anche che, seppur in forma minore, era presente nel mondo letterario italiano del '400 anche un'ammirazione verso il Petrarca volgare, come testimoniato dalle edizioni a stampa del Canzoniere e dei Trionfi uscite nel 1472 dalla bottega dei padovani Bartolomeo Valdezocco e Martino "de Septem Arboribus" (cfr. Ente Nazionale Francesco Petrarca, Culto petrarchesco a Padova.).Riferimenti bibliografici  la notte  Casa Petrarca Arezzo, Regione Toscana Wilkins Ariani21. Più specificamente Bettarini: «dopo essere stato accusato di aver falsificato un istrumento notarile, fu così condannato al pagamento di 1000 lire e al taglio della mano destra».  Dotti  Bettarini e Pacca Per informazioni biografiche, si veda la voce Pasquini.  Il ricordo di Petrarca al riguardo è riportato in Lettere Senili, Pasquini: «Quanto al Petrarca, il magistero di C[onvenevole] si colloca indubbiamente. La Casa del Petrarca, su arqua petrarca.com. Pacca Si legga il brano della Lettere Senili, Il brano è ricordato anche da Wilkins Ariani Wilkins Rico-Marcozzi. Si recò a studiare a Bologna, seguito da un maestro privato...»; e Wilkins in cui si ritiene che questo maestro avesse «l'incarico, almeno per Francesco e Gherardo, di fungere in loco parentis».  Ariani Ariani,  Wilkins, Dotti Bettarini.  Cappelli  Pacca Rico-Marcozzi; Ferroni Wilkins, Wilkins,  Rico-Marcozzi. Giacomo Colonna reclutò Petrarca per la sua corte vescovile di Lombez, in Guascogna: ne avrebbero fatto parte il cantore fiammingo Ludovico Santo di Beringen e l'uomo d'armi romano Lello di Pietro Stefano dei Tosetti, che Petrarca battezzò in seguito, rispettivamente, Socrate e Lelio.»   Ferroni Pacca Alinari:.., su alinariarchives La distinzione tra le due scuole di pensiero emerge in Ferroni,  Ariani ricorda che il primo sostenitore del filone allegorico-letterario fu il giovane Giovanni Boccaccio nel suo De vita et moribus domini Francisci Petrarche.  Ariani28. Dotti, specifica che questo san Paolo fu acquistato per procura a Roma e che il volume proveniva da Napoli.  Ariani35.  Per maggiori approfondimenti biografici, si veda la biografia di Moschella.  Moschella: «Suggello ideale dell'amicizia tra i due fu il dono, da parte di Dionigi, di una copia delle Confessiones di s. Agostino.  Billanovich Billanovich,  Wilkins  e Pacca  Wilkins; Wilkins Rico-Marcozzi. Nel frattempo aveva raggiunto Roma accolto da fra Giovanni Colonna al termine di un avventuroso viaggio, e dove nella sua prima lettera contemplando dal Campidoglio le rovine dell’Urbe, manifestò la meraviglia per la loro grandezza e maestosità, dando forma a quella riscoperta dell’antichità classica e al rimpianto per la sua decadenza che divennero i cardini etici, estetici e politici dell’Umanesimo. Pacca Dotti,  Dotti Mauro Sarnelli, Petrarca e gli uomini illustri, Treccani). Ariani Certo il privilegio toccava, del tutto straordinariamente, a un poeta che ancora non aveva pubblicato molto per meritarselo: ma la protezione dei potenti Colonna e la rete di estimatori che aveva saputo intessere per tempo sono evidentemente bastate a valorizzare al massimo le epistole metriche, la fama dell'Africa. e del De viris, le rime volgari già note...»  Dello stesso avviso anche Pacca74 e Santagata19.  Moschella. Dionigi fa ritorno in Italia; dopo un breve soggiorno a Firenze, giunse a Napoli (cfr. Petrarca, Familiares), dove l'aveva voluto il re Roberto d'Angiò, che per l'agostiniano nutriva una profonda stima, oltre a condividerne gli interessi per l'astrologia giudiziaria e per i classici latini.»   Wilkins34: «La conoscenza dell'antica tradizione e delle due o tre incoronazioni celebrate da singole città in tempi moderni, insieme all'aspirazione a diventare famoso, accese inevitabilmente in Petrarca il desiderio di ricevere a sua voglia quell'onore. Egli confidò dapprima il suo pensiero a Dionigi da Borgo San Sepolcro e a Giacomo Colonna, e ne venne a conoscenza anche qualche persona che aveva legami con l'Parigi.»   Si legga il brano della lettera dove inizia la decantazione delle lodi nei confronti del re napoletano: «E chi dico io, e lo dico con pieno convincimento, in Italia, anzi in Europa più grande di re Roberto Delle cose familiari, II, 4, traduzione di G. Fracassetti)  Wilkins; Rico-Marcozzi. Sulla base dei contraddittori racconti di Petrarca si dovrebbe dedurre che nello stesso giorno questi avesse ricevuto l’invito a cingere la corona sia dal Senato di Roma sia da Parigi e avesse chiesto consiglio al cardinal Colonna decidendo di scegliere Roma (IV 5, 6), per ricevere la laurea "sulle ceneri degli alti poeti che ivi dimorano".»  Difatti Petrarca riteneva che l'ultima incoronazione a Roma fosse stata quella di Stazio e che quindi, se vi fosse stato incoronato, sarebbe stato direttamente un successore degli antichi poeti classici da lui tanto amati (Pacca).  Cfr., ad esempio, Rico-Marcozzi; Wilkins,  Ariani, Pacca74.  Rico-Marcozzi. Sono le date fornite da Petrarca ([Familiares]), e la più probabile sembra essere la seconda; tuttavia Boccaccio situa l'evento il 17 e il documento ufficiale, il Privilegium laureationis, almeno in parte redatto dallo stesso Petrarca, reca la data. Lacultur, biografia di Francesco Petrarca, su lacultur.altervista.org.  Wilkins; Dotti. «In Avignone egli vedeva simbolicamente la corruzione della Chiesa di Cristo e l'intollerabile esilio di Pietro.»  Paravicini Bagliani.  Moschella.  Petrucci.  Wilkins,  Così Ariani, Wilkins sostiene invece che Cola sia giunto ad Avignone a Wilkins4 «Cola si intrattenne parecchi mesi e in quel periodo strinse amicizia con Petrarca. Cola era ancor giovane e poco noto; ma i due uomini avevano in comune un grande entusiasmo per la Roma antica e cristiana, una grande preoccupazione per lo stato presente della città e una grande speranza per la restaurazione dell'antica potenza e dell'antico splendore.»   Il Mondo di Petrarca Ariani,  il quale ricorda, a testimonianza della rottura coi Colonna, Bucolicum carmen, VIII, intitolato Divortium (cfr. Bucolicum carmen. Santagata16 ricorda inoltre come i legami tra Petrarca e il cardinale Giovanni non fossero mai stati buoni come con il fratello di lui Giacomo: «a differenza di Giacomo...il cardinale restò sempre il dominus. Rico-Marcozzi.  Pacca e Cappelli. Dotti, Wilkins, Ariani46.  Troncarelli.  Waley.  Pacca, Padova, sRico-Marcozzi: «Giacomo II da Carrara, signore di Padova, che  gli fece ottenere un ulteriore e ricco canonicato da 200 ducati d'oro l'anno e una casa nei pressi della cattedrale».  Ariani49.  Una prospettiva generale del rapporto tra Petrarca e Boccaccio è esposto in Rico,  Branca87.  Rico-Marcozzi: «Solo in autunno si trasferì ad Avignone, per scoprire (almeno secondo quanto affermato in Familiares) che gli si offriva la segreteria apostolica, già a suo tempo rifiutata, e un vescovado».  Ariani, Ferroni; D. Ferraro, Petrarca a Milano. Le ragioni di una scelta, Rinascimento; Firenze: Olschki, Viscónti, Galeazzo II, su treccani. Pacca, Amaturo. Ma è fuor di dubbio che tra il poeta e i suoi nuovi signori si istituiva come un patto di mutuo interesse: da un lato egli si avvantaggiava della posizione di prestigio che gli offriva l'amicizia dei Visconti; d'altro lato acconsentiva tacitamente a essere adoperato in missioni diplomatiche, non numerose invero, né discordanti con i suoi ideali civili. Ariani Cappelli La riflessione petrarchesca si indirizza sempre più ad hominem e ad vitam, all'uomo concreto nella sua circostanza concreta, si nutre di meditazione interiore, progetta un'opera capace di delineare una parabola esemplare in cui lo scrittore propone se stesso e la cultura di cui è portatore come modello capace di confrontarsi su tutti i terreni.»   Rico-Marcozzi: «il Secretum...composto in tre fasi successive. Ferroni Ariani Cappelli Wilkins Vicini Retore originario di Pratovecchio, Donato degli Albanzani fu intimo amico sia di Petrarca che di Boccaccio. Per quanto riguarda i rapporti con il primo si ricordano, oltre le missive indirizzategli dall'Aretino, anche alcune egloghe del Bucolicum Carmen, in cui è chiamato con il senhal di Appenninigena. Si veda la voce biografica Martellotti.  U. Dotti, Petrarca civile: alle origini dell'intellettuale moderno, Donzelli Editore, Wilkins,  espone dettagliatamente le trattative tra Petrarca e la Serenissima, citando anche il verbale del Maggior Consiglio con cui si procedette all'approvazione della proposta petrarchesca. Per ulteriori informazioni, si veda Gargan,  Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti, Si ricordi la visita dell'amico Boccaccio, quando però Petrarca si era recato momentaneamente a Pavia su richiesta di Galeazzo II. Nonostante l'assenza dell'amico, Bocca ccio trovò una calorosa accoglienza da parte di Francescuolo e di Francesca, trascorrendo giorni piacevoli nella città lagunare (Cfr. Wilkins,  Rico-Marcozzi -- fece ritorno a Venezia dove fu raggiunto dalla figlia Francesca maritata al milanese Francescuolo da Brossano.»  Pacca,  Ma...bisogna dire che il vero valore del De ignorantia consiste nella vigorosa affermazione della filosofia morale sulla scienza naturale. Ed è questo il motivo della sua inferiorità rispetto a scrittori come Platone, Cicerone e Seneca; perché per Petrarca la cultura "è subordinata alla vita morale dell'uomo. Casa del Petrarca, Arquà.  Wilkins Ariani Wilkins, Billanovich. Petrarca designacon indicazioni esplicite anche per noi remoti quale loro custode un letterato padovano, Lombardo della Seta, mediocre per ingegno e per dottrina, ma cliente premuroso del maestro, di cui in una intima familiarità negli ultimi anni aveva lentamente conosciuto le abitudini e filialmente soddisfatto i desideri. Così...era promosso subito a buon segretario. Ariani  G. Baldi, M.  Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia, dalla storia al testo, Paravia Wilkins La tomba del Petrarca.  Canestrini e Dotti,  Millocca, Francesco, Leoni, Pier Carlo, in Dizionario biografico degli italiani,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Si veda Analisi Genetica dei resti scheletrici attribuiti a Petrarca.  Si veda inoltre Petrarcail poeta che perse la testain The Guardian sulla riesumazione dei resti di Petrarca.  Ricchissima la  al proposito: si ricordino i libri citati in, tra cui Cappelli, L'umanesimo italiano da Petrarca a Valla; i saggi curati da Giuseppe Billanovich (tra cui l'opera sua più importante, Billanovich, Petrarca letterato, uno dei maggiori studiosi del Petrarca; i libri di Pacca, Ariani e Wilkins.  Pacca e Cappelli,  Garin. Si veda il lungo articolo di Lamendola al riguardo, in cui si espone anche la chiave di lettura dei classici latini nel corso dell'età medioevale.  Dotti, Magdi A. M. Nassar, Numismatica e Petrarca: una nuova idea di collezionismo, Il collezionismo numismatico italiano. Una storica e illuminata tradizione. Un patrimonio culturale del nostro Paese., Milano, Numismatici Italiani Professionisti, Billanovich Per la datazione cronologica, cfr. Billanovich. Il Petrarca formò tra i venti e i venticinque anni il Livio Harleiano»; Le scoperte e i restauri degli Ab Urbe condita eseguiti dal Petrarca sul palcoscenico europeo di Avignone; Cappelli, Billanovich, Billanovich, Un riassunto veloce è esposto anche da Ariani63.  Cappelli42 e Ariani62.  Cappelli,  Albertini Ottolenghi,  Albertini Ottolenghi. Significativo il titolo del settimo capitolo di Ariani. Lo scavo introspettivo.  Ferroni10.  Ferroni,  Ferroni10 e Guglielmino-Grosser178.  Petrarca, Africa,  Cappelli  e Guglielmino-Grosser Dotti,: I versi vennero infatti riconosciuti bellissimi, ma tali da non convenirsi alla persona cui erano posti in bocca, in quanto degni piuttosto di un personaggio cristiano che di uno pagano.»   Santagata. Il gesto di fastidio con il quale si liberò quasi sùbito delle superfetazioni scolastiche ha il suo esatto corrispettivo nel rifiuto dell'imponente edificio logico e scientifico della filosofia Scolastica a favore di una ricerca morale orientata, con la guida determinante dell'agostinismo, verso il soggetto e l'interiorità della coscienza. Delle cose familiari, Guglielmino-Grosser, confrontando Dante, il quale non ha trasmesso ai posteri dati biografici della propria vita, e Petrarca, afferma che quest'ultimo «fornendoci una grande quantità di informazioni dettagliate sulla sua vita quotidiana, vere o false che siano, mira a trasmettere di sé un'immagine concreta».  Dotti, sulla base della Familiares delinea il senso del messaggio umanistico lanciato da Petrarca: «...parlare con il proprio animo non serve: bisogna affaticarsi ad ceterorum utilitatem quibuscum vivimus, per l'utilità di coloro con i quali viviamo in questa terrena società, ed è certo che con le nostre parole possiamo giovare: quorum animos nostris collucutionibus plurimum adiuvari posse non ambigitur (Familiares). Il colloquio umano è dunque lo strumento dell'autentico processo umanistico...Sua mercé si saldano e si congiungono gli spazi più lontani...I comuni principi morali, dunque, e l'indagine costante e irreversibile sono la molla di un processo che non può aver fine se non con la morte dell'umanità medesima, e il discorso, il colloquio e la cultura ne sono il filo conduttore.»   Viaggi nel TestoAutori della letteratura Italiana, su internetculturale. Si ricordino i celebri versi di Pd in cui l'avo Cacciaguida gli profetizza la durezza dell'esilio: Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale  Guglielmino-Grosser Guglielmino-Grosser Marazzini Santagata/ La riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro l'universo senza regole della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia formale, lo stesso aristocraticismo propri delle più compatte 'scuole' duecentesche. Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di Petrarca secondo Gianfranco Contini.  Delle cose familiari, traduzione di G. Fracassetti, Pulsoni Giuseppe Pizzimentig Opera: Altichiero, San Giorgio battezza Servio re di Cirene; Si veda, per maggiori informazioni, Pacca,  Per maggior informazioni, si veda il saggio di Fenzi. Si veda il saggio di Dotti sulle Epistolae metricae.  Pacca,  Pacca,  Ferroni14.  Amaturo,  Cappelli Ferroni,  Pacca; Santagata; Amaturo,   Le epistolae retrodatate furono, secondo Santagata, probabilmente scritte ex novo perché fossero aderenti al progetto culturale-esistenziale idealizzato dal Petrarca.  Guglielmino-Grosser; Ferroni; Ariani; Dionisotti. Salutati e dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi.»  Dionisotti. Dopo lungo intervallo, Boccaccio compose in volgare una succinta vita di Alighieri cui fece seguire un'assai più succinta vita del Petrarca e un conclusivo paragone fra i due poeti. Cappelli,  Di Benedetto Si veda la voce enciclopedica curata da Praz e Di Benedetto Ariani Pacca, Petrarca e Bresslau,  Lettere Senili, traduzione di G. Fracassetti, M. Albertini Ottolenghi, Note sulla biblioteca dei Visconti e degli Sforza nel Castello di Pavia, in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria,  Raffaele Amaturo, Petrarca, con due capitoli introduttivi al Trecento di Carlo Muscetta e Francesco Tateo” (Roma, Laterza); M. Ariani, Petrarca, Roma, Salerno), F. Bettarini, Petrarca, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani,   Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, G. Billanovich, Petrarca letterato. Lo scrittoio del Petrarca,  Roma, Storia e Letteratura,Giuseppe Billanovich, Gli inizi della fortuna di Francesco Petrarca, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, G. Billanovich, Il Boccaccio, il Petrarca e le più antiche traduzioni in italiano delle Decadi di Tito Livio, in Giornale Storico della Letteratura Italiana,  Vittore Branca, Giovanni Boccaccio: profilo biografico, Firenze, Sansoni, H. Bresslau, Manuale di diplomatica per la Germania e per l'Italia, Annamaria Voci-Roth, Roma, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali-Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Giovanni Canestrini, Le ossa di Francesco Petrarca: studio antropologico, Padova, Reale Stab. di Pietro Prosperini, Guido Cappelli, L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla, Roma, Carocci); G. Contini, Letteratura italiana delle origini, Firenze, Sansonie, A. Benedetto, Un'introduzione al petrarchismo cinquecentesco, in Italica,  Carlo Dionisotti, Bruni, Leonardo, in U. Bosco, Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Carlo Dionisotti, Salutati, Coluccio, in Umberto Bosco, Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, U. Dotti, La formazione dell'umanesimo nel Petrarca (Le "Epistole metriche"), in Belfagor,  Firenze, Leo Olschki, U. Dotti, Vita del Petrarca, Roma-Bari, Laterza,  E.  Fenzi, Sull’ordine di tempi e vicende nel Bucolicum carmen di Petrarca, I generi della lettura, Firenze, Pensa Multimedia Editore, Giulio Ferroni, Andrea Cortellessa e Italo Pantani, L'alba dell'umanesimo: Petrarca e Boccaccio, in G.  Ferroni, Storia della letteratura italiana, Milano, Mondadori, Lucio Gargan, Gli umanisti e la biblioteca pubblica, in Guglielmo Cavallo, Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Roma-Bari, Laterza, Salvatore Guglielmino e Hermann Grosser, Dal Duecento al Cinquecento, in Il sistema letterario, Storia, Milano, Principato);  C.  Marazzini, La lingua italiana. Profilo storico” (Bologna, Mulino); G. Martellotti, D. Albanzani, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M. Moschella, Dionigi da Borgo San Sepolcro, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, V. Pacca, Petrarca, Roma-Bari, Laterza, Agostino Paravicini Bagliani, Colonna, GIacomo, in Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Emilio Pasquini, Convenevole da Prato, in Dizionario Biografico degli Italiani,  28, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Rime (Bari, Laterza); Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti, Firenze, Le Monnier, Francesco Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  Firenze, Monnier, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  3, Firenze, Le Monnier, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro, Giuseppe Fracassetti,  Firenze, Monnier, Francesco Petrarca, Lettere: Delle cose familiari libri ventiquattro; Lettere varie libro unico, Giuseppe Fracassetti,  Firenze, Monnier, Lettere Senili, G. Fracassetti, Firenze, Le Monnier,  Lettere Senili, Giuseppe Fracassetti (Firenze, Monnier); Il Bucolicum carmen e i suoi commenti inediti, Antonio Avena, Padova, Società Cooperativa Tipografica, Francesco Petrarca, Africa, Léonce Pinguad, Parigi, Ernest Thorin,  E. Petrucci, Roberto d'Angio, in Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M. Praz, Petrarchismo, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, C. Pulsoni, Il Dante di Petrarca: Vaticano latino in Studi petrarcheschi, Padova, Antenore, F. Rico e L. Marcozzi, Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,, Francisco Rico, La "conversione" del Boccaccio, in S. Luzzato e G. Pedullà, Atlante della letteratura italiana” (Torino, Einaudi); R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini” Firenze, Sansoni, M.Santagata, I frammenti dell'anima. Storia e racconto nel Canzoniere, Bologna, Mulino,  M.  Signorini, Malpaghini, Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Troncarelli, Casini, Bruno, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, D. Waley, Colonna, Stefano, il Vecchio, in Dizionario biografico degli italiani Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. Wilkins, Vita, Luca Carlo Rossi e Remo Ceserani (Milano, Feltrinelli); Donata Vicini, Musei civici di Pavia, Milano, Skira,  Petrarchismo; Pre-umanesimo Umanesimo Canzoniere Petrarchino; Biblioteca di Petrarca Incoronazione poetica Casa del Petrarca. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Francesco Petrarca, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Francesco Petrarca, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ente ufficiale per gli studi petrarcheschi in Italia, Boccaccio, Epistole e lettere, Biblioteca Italiana, F. Lamendola, Il culto di Virgilio nel medioevo, Centro Studi La Runa. Romano Luperini, Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di Petrarca secondo G. Contini, V. Pacca. Catalogo dei Compositori e delle opere Musicali sulle rime di su Artemida. Le tre corone fiorentine della lingua italiana. Francesco Petrarca. Petrarca. Keywords: implicature, cicerone, I lizij, lucrezio, filosofia Latina, filosofia romana.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Petrarca.” Luigi Speranza, “Il dialogo filosofico – Platone, Cicerone, Petrarca e Grice.” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690251670/in/photolist-2mPAuFE-2mPqp6k-2mNzeEc-2mLNkZK-2mLMfs3-2mPV6V9-2mKG3XG-2mPE3Bq-2mGnP2f-nbwQP3-nbwZwH

 

Grice e Petrone – il determinismo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Limosano). Filosofo. Grice: “I like some phrases by Petrone: ‘il mondo del spirito,’ ‘idealista’, etc.’” Grice: “Some of his philosophese is totally untranslatable to Oxonian, such as ‘la nostra guerra’.”  Insegna a Modena e Napoli. Cerca di conciliare l'oggettivismo dei linzij con il soggettivismo critico. Dei Lincei. Collabora a “Cultura Sociale politica e letteraria”. In “Il Rinnovamento” si espresse criticamente sulla condenna del modernism da Pio X. Altre saggi: “Filosofia come analisi” (Pisa, Spoerri); “Psico-Genesi” (Roma, Balbi) – cfr. psico-genesi nella teoria della comunicazione di Grice --;  “I limiti del determinismo” (Modena, Vincenzi);  “Idee morali del tempo” (Napoli, Pierro); “Uno stato mercantile”;  “La premessa del comunismo” (Napoli, Tessitore); “Confessioni di un idealista” (Milano, Sandron); “Lo spirito” (Milano, Milanese); “A proposito della guerra nostra” (Napoli, Ricciardi); “Etica” (Palermo, Sandron)“Ascetica” (Palermo, Sandron); “La vita nova” (Cecchini, Roma, Storia e letteratura); “Filosofia politica”; “La terra nella economia capitalistica”; “Il latifondo siciliano”; “La legge aggraria”; “Il diritto al lume dell’idealismo critico”; “La conezione materialistica della storia” spirito”; “L’etica come intuizione” -- – contro Labriola --. “La storia interna” “Il valore della vita”, “L’inerzia della volonta”; “La’energia profonda dello spirito”; “La fase della filosofia del diritto”; “I caratteri differenziati del diritto” --  Cf. Tyrrell. (cf. A. M. G. – “Tyrrell and Tyrrell”). Avevamo già corretto le stampe di questo articolo, quando ci giunse l'ultimo numero del Rinnovamento di Milano (pieno di tutto fiele contro l'enciclica. Nella sostanza si accorda pienamente col programma dei modernisti, ma nella violenza della forma e nella irriverenza del linguaggio lo passa di molto; e trascende con  Petrone (L'Enciclica di Pio X) a stravolgimenti indegni dello spirito e del senso dell'enciclica. Ed ancora sullo stesso periodico. Ma peggio ancora spropositò su questo punto nel Rinnovamento mostrando di aver ben poco compreso e del modernismo e dell'enciclica che lo condanna. Dizionario di filosofia, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Igino Petrone. Petrone. Keywords: determinismo, l’eroe, Ennea, eroe stoico, l’eroe sannita, il sannio, la lega sannitica, spirito, inerza della volonta, due direzioni dell’inerzia della volonta, contro Gentile, contro Nietzsche, umano, non sovrumano, filosofia del diritto, lo spirito, liberta dello spirito, il limite della pscogenesi della morale, il principio dell’amore proprio, il principio della benevolenza, amore proprio conversazionale, benevolenza conversazionale, il sentiment morale, filosofia del diritto, communismo giuridico, la simplificazione di labriola, contro labriola, criticismo, idealism critico, meditazioni di un idealista, Gentile contro Petrone, Croce contro Petrone – l’identita sannia, psicologia del sannita, i romani contro i sannita, la prima guerra sannita, la seconda guerra sannita, la terza guerra sannitica – la repubblica romana, l’espansionismo dei romani nell’Italia, I romani contro I sanniti – bassorilievo dei sanniti, I liguri e I sannita, le popolazione italiche, economia e psicologia del Molise, il sannio, la complessita dello spirito della filosofia italiana. Il linguaggio sannita, il linguaggio umbro, il linguaggio osco – il linguaggio falisco, limosano, musanum, limosanum, un stato mercantile chiuse, Fichte contro Marx, Nietzsche, il valore della vita, il problema morale, la filosofia del diritto, diritto positivo, diritto naturale, la filosofia politica nel criticismo, azione, l’etica e l’ascetica, l’etica dell’eroe come azione, l’energia dello spirito contro l’inerza della volonta – l’inerza della volonta nell’elezione dei fini; l’inerza della volonta nell’elezione dei mezzi; il spirito contro la volonta, I limiti dei determinismo, l’indeterminismo dello spirito, la causa dello spirito, causa spirituale dell’agire umano, lo spirito umano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Petrone” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738846948/in/datetaken/

 

Grice e Pezzarossa -- eloquenza lombarda – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Filosofo. Grice: “He wrote a LOT! Including a study (or ‘ragionamento,’ as the Italians call it) on the spirit (spirito) of Italian philosophy, which reminded me of Warnock, the irishman, and his search for the soul of English philosophy!” -- Giuseppe Pezzarossa (o Pezza-Rossa – Grice: “In which case, he is in the “R”s”). Studia a Mantova. Insegna a Mantova. Co-involto nella repressione che porta al martirio di Belfiore. Di idee tendenzialmente liberali e  preoccupato sulle condizioni sociali disagiate create dalla sorgente rivoluzione industriale che pure ai suoi occhi rappresenta un'occasione di progresso.  La pubblicazione del suo saggio di filosofia gli procura guai con la Congregazione dell'Indice. Partecipa attivamente ai moti. Condanato al carcere. Pezza-Rossa e uno dei vente che partecipano alla prima riunione costitutiva del comitato rivoluzionario. Saggi: “Critica della filosofia morale” (Milano, Stamperia Reale); “Lo spirito della nazione italiana” (Mantova, Elmucci); “Saggi di filosofia” (Mantova, Caranenti). C. Cipolla, Belfiore I comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a Mantova” (Milano, Angeli); R. Pavesi, Il confronto fra don Tazzoli e don Pezza-Rossa in una prospettiva filosofica, in Tazzoli e il socialismo Lombardo” (Milano, Angeli). La prova sull’esistenza esteriore. Confutazione dello scetticismo. Dante e la filosofia. Lo spirito della filosofia italiana. Sistema di psicologia empirica. Il fondamento, il processo e il sistema della umana esistenza. Il sistema politico e sociale della nazione italiana; il sucidio, il sacrifizio della vita e il duello, supra il suicidio, la grammatica ideologica, ossia le leggi comuni di ogni parlare dedotte da quelle del pensare, Milano, la Facolta inventrice. I romani vinti dai longobarrdi conservano la proppia legge. La filosofia dell’esperienza. Il metodo sperimentale. LoSpiritodellafilosofiaitaliana. Ragiona mento. Mantova. L'Autore non pretende io questo Ragionamento a novità di principii, nè a confutazione di scuole,ma 80 lo vien cercando le varie fasi della italiana filosofia e lo spirito,che lacondusse al grande rinnovamento opera tosi nel secolo di Galileo. Da Pitagora a Leone X , durante la fortuna ro mana,nelletenebredellabarbarie,esotto ilgiogo della scolastica,gliparvediscontrare,quando più,quando meno , sempre conosciute e conservate le tracce del metodo vero e positivo, ed intorno a questo espone le proprie impressioni, cosìsemplicemente come le eb. be a sentire.  dome che di. mostra la modestia dei padri nostri , i quali, non del Pezza-Rossa,Prof. Giuseppe. Parlando dell'antichità della filosofia italiana, osser vacome l'Italiafosselaprima,che diedeaquesta scien za un sistema, e le impose un nome : acume e   vero conoscitori,ma piuttosto amici del vero s'inti tolarono. Le basiprincipalidelloro metodo consistevanonel. l'esperienza e nella osservazione.-- Fecero quindi un altro passo onde meglio procedere nella investigazione delle verità , e fu quello di riconoscere l'ufficio, che la ragione esercita sopra i fatti, sì nel mondo esterio re che nell'interiore, sendochè, non al senso, ma alla sola ragione è dato il giudicare. Di questo modo l'an tica nostra filosofia seppe dare ai sensi , si sentimen ti ed alla ragione ciò che loro competeva , e impedi che i primi si levassero al di sopra della seconda, e questa rifiutasse l'autorità e la potenza di quelli  280 . . Così dei secoli anteriori al dominio romano ; ma la prevalenza delle scuole straniere non tardò molto a comprimere la scuola nazionale, e la sopravveguente barbarie la fece quasi dimenticare, sebbene del tutto non laspegnesse. Senonche,collaconquistadelmon dosubìleinfluenze intellettualideipopoliconquistati, accettò dottrine d'ogni maniera, egizie, asiatiche, drui diche, ma greche sopra tutto; e de fe'tale un amal gama che a stento potrebbe chiamarsi filosofia; o a meglio dire , ciascuno appigliossi a quella scuola, che meglio sffacevasi alle sue tendenze. Parrà strano, ma è pur vero, Roma corrotta,e degenerata nei costumi, affaticossi particolarmente a rialzar la morale, non tanto forse per rilevarla daddovero, quanto per palliar m e glio col suo manto la nutrita liceoza, testimonio Sede ca. La scuola pitagorica,odiata,ma temutaeammirata, appalesavasi quindi di tratto in tratto nelle manifestazioni di alcune anime forti; e Catone, il censore,va me880 acapodella nobile schiera:ilnome dipitagorico non mai cessò dal significare uomo virtuoso e incorrotto. « La qual indole morale e severa (dice il Pezza Rossa ) sotto cui presentossi la filosofia italiana, fece si ch'essa non venisse dal nascente Cristianesimo tanto combattuta, quanto lo furono tutte le altre.Il Cristianesimo infatti sorgea potente e divino, non figlio del l'umano pensiero, ma avvolto nel manto dei flosof, ma rivelatore della semplice verità. Al suo mostrarsi, tutte le scuole cadute erano in basso, e le pocbe ve rità, alle quali eran gionte, rimanevano dalle violenti polemiche siffattamente svisate , che impossibile omai tornavalosceverarecon certezzailverodalfalso.Ami carle fra loro, no concedevan le gare e i particolari interessi;ricondurle allapristinasemplicità,era impre. sa da nemmeno tentarsi.Che fece dunque il Cristiane simo ? Egli indisse guerra a tutte più o meno le spe culative dottrine,mostròchefallacierano,disutilieper piciose, e colla santità della propria morale fondò la prima di tutte le filosofie: quest'è la filosofia delle a zioni. « Scaduta la parte speculativa, non rimaneva all' italiana filosofia che la parte pratica, la parte da lei col tivata sempre con severa costanza e che meglio poteva rispondereagl'insegnamenti cristiani. Apollonio infatti, dicui S. Girolamodice, ch'era un prodigio inudito, degno di esser conosciuto in tutt'isecoli, avuto dal popoloinconcettodimago,ma filosoforeputato dalla gente di senno, Apollonio chiede a sè medesimo che cosa vogliasi in un filosofo per essere veramente pita gorico ? e quindi risponde : richiedersi elevazione d ' a nimo, gravità, costanza, buona fama, sincera amicizia, frugalità, pace, virtù.Fregiato di così belli ornamenti, il pitagorismo si proponeva in morale un lodevole fi ne, il perfezionamento della umana natura , risultante dallo specialeperfezionamentodiciascunindividuo.Nes sun'altra filosofia poteva meglio consonare al Vangelo. « I primi sapienti del Cristianesimo, prima di e dificare, trovarono però di dover distruggere il vecchio edifizio fin dalle fondamenta, e gridarono contro ogni filosofia. Tertulliano ed Origene vogliono che, dopo il Vangelo, non abbia più mestieri di ricerche, nè di curiosità dopo Cristo. Nessuna scuola è da principio ri. Se non che, distrutta colla dialettica l'arte del ragionare, e affidati gli uomini al solo senso comune, in mezzo all'incipiente barbarie, nulla presentavasi tanto naturale quanto lo scetticismo : e questo infatti mostrossi.— È notoche,sottoilnome delloscetticismo, spesso fu insegoato a sprezzare vergognosi pregiudizii; non devesi scordare che il dubbio fu il padre dell'at tuale civiltà ; e che, se il secolo di Cartesio è di Gali avesse ardito dubitare, le scienze e le arti nonsarebberoperancheripste. Foperòunoscetti cismo di sola teoria,doo dipratica;stettedel pensiero, non nelle azioni: e perciò,s'egli diede l'ultimo crollo alla filosofia speculativa, non portò alla morale un grave nocumento. Ed è appunto nella morale che la italiana filosofia sopravvisse. Il grande Boezio vide l'estrema bassezza, in cui la sapienza era caduta,e saggiamente pensò a raccorre in un sol corpo le positive cognizioni, che dal guosto generale si erano salvate, e qual breve enciclopedia de'suoi tempile presertò sotto l'smabile nome: Con solazione della filosofia;nomeche insè solo abbrac cia il carattere di tutta up'êra. Cbi cercasse le cagioni, in forza delle quali stel te viva, anche nei secoli detti barbari, la pratica filo  sparmiata : l'acqua di Talete, l'infinito di Anassimad dro, il fuoco d'Eraclito , l'omeomeria di Apassagora , l'etere infinito di Archelao, i numeri di Pitagora, gli atomi di Epicuro, gli elementi di Empedocle, tutte in somma le antiche speculazioni furono guerreggiate:i santi Padri non lemono chiamar sogoi molti pensieri di Aristotile, molti di Platone delirii. Ma in quello che gli ecclesiastici scrittori studiavano le scuole per com batterle, non poteano a meno di scontrarsi qua e colà in principii verissimi, ai quali non si poteva niegare adesione, e questi raccogliendo insieme e collocandoli sotto il patrocinio del Vangelo, se ne giovarono a com. provare l'armonia del vero filosofico col religioso. leo non   983 sofia, le troverebbe in parte della politica stessa de' barbari invasori. Semplici e rozzi, cupidi solo di bot tino, occuparodo solo il territorio, lasciando ai vinti eleggi, e costumi,ereligione,mutando l'aspetto mate riale, non quello degli spiriti; sia che l'ignoranza li rendesse inetti a far mutamenti, o sia che li movesse rispetto per genti tanto più umane,sebbene meno forti di loro.Oode che procedesse codesta loro maniera di conquista, o da calcolo, o da impotenza , egli è certo che recarono desolazione senza recare alcuna propria filosofia : a tal che la italiana , accompagnata da toote altre in epoca di prosperità, ma sola rimasta in quella della sventura, anzichè cedere e prostrarsi, potè parifi carsi, alla guisa dell'oro sul crogiuolo, e spogliarsi di quelle macchie,che la fortona le aveva apportate. Passa quindi la dimostrare come la buona filosofia pratica cominciasse a fruttare anche ottima teo ria, sebbene il risorgimento fosse ritardato dalla scolastica, ed impedito dal platonismo. Or ecco le vie (egli ripiglia) per le quali gra datamente lospirito'filosofico avanzò,guadagnandosem pre terreno.Il Leoni coavea, pelprimo, portatoalloStu dio padovano la cognizione di Aristotile genuino, e mostra to come inscientemente lo siavea contorto e dinon sue dottrinefattomaestro;quando sorsequel potente ingegno di Pomponaccio,chesidovrebbe riguardare siccome il quinto anello della gran catena filosotica ita liana, dopo Pitagors, Catone, Boezio e Dante. Pigmeo di corpo,ma dispiritogigante,penetrò meglio che altri nello spirito della patria filosofia, e siccome,a farla rinascere, conveniva, prim ad 'ogni altra cosa, abbattere il colosso peripatetico, egli coraggiosamente sostende che, secondo Aristotile, voluto sostegno della morale e del la religione, potevasi dimostrare l'anima non e s s e r e immortale , miracoli non potersi dare, non vi essere provvidenza,ma inognicosadominareildestino.Stra biliarono tutti a conclusioni di tanta conseguenza, e  pretesero che da lui solo derivassero tali dottrine,dal Peripato non mai ; accagionarono di empietà il gran Mantovano,cheavrebbe senzadubbio incontrata lama la ventura, se il cielo non avesse posto a capo della Chiesa on Leone X , e datogli un Bembo per consi gliere. La sapienza elatolleranza medicea permisero al Pomponaccio quellocheprima non era stato permesso, separare dalla teologia la fhosofia, condurre una linea di confine tra gli obbietti della fede e quelli della ra gione. L'esempio del gran maestro fa segaito da n u merosidiscepoli,tra'quali ebberofamaScaligero,Sepul. veda, Porzio, Benamico, Giovio, e dae Cardinali, il C o n tarini,cioè, ed Ercole Gonzaga. Fu imitato con isforzi contemporanei dalCesalpino,dalCremonino,dalloZa barella,eforsedaquelVanini,che,mal comprenden do ilPomponaccio, spinse lo sfrenato ingegno allo stre mo,e corse la miseranda fioe che tutti sanno.Imper ciocche, gli è pur mestieri confessarlo, la fortuna del primo e la sioistra interpretazione de'suoi principii, non solo a tutti ispirò corsggio, ma ad alcuni fio an che baldanza. Tale si fa il Cardano, a cui la fecondi ta del genio troppe più idee somministrò di quelle che ilsuo giudizio poteva ordinare;ma disse:loslu dio della natura doversi ridurre all'arte ed alla fatica, e però venne salutato come l'uomo delle in vensioni. Tale il Bruno , che proclamò sfrenatamente la filosofia del dubbio, filosofia che ovunque disseminò, viaggiando Italia, Francia, Alemagna , e che fu poscia da Cartesio abbracciata e sviluppata con tanta gloria , com' ebbe a confessare yo giudice non sospetto,Leibni. zio. Si ridestarono allora i principali pensieri de'pita gorici, e meravigliando si conobbe che la flosofia ita liana,in tutte le sue fasi, e io tatte le sue manifesta zioni, non aveva all'ultimo che un fondo solo,ilm e todo esperitivo e naturale. A questo metodo avviò l' Italia Lorenzo Valla, e il Nizzolio, e l'Aconzio, ed il Poliziano,e inalmente Tommaso Campanella,che,   285 vent'appi, sale in bigoncia, e disputa con tanta forza contro le fallacie scolastiche, che i vecchi sclamarono maravigliati: essere in lui passato lospirito diTelesio. Egli sostende che il senso è un fondamento della scien za,chedalla dimostrazionepositivaesensibilevasce la intellettiva, perciocchè sentire è sapere : la ragione tanto essere più certa, quanto più al senso vicina ; non però doversi andare cogli empirici che pretendono ra gionare perlesoleapparenzevariabili,accidentali,sfug gevolissime,ma sìanchedietroveritàcostanti,che badoo principio nell'anteriore sentimento, e del testi monio di tutti gli uomini. «Con longbeeperigliose fatichegiunse quindi f palmente l'Italiaa ridurinprincipiiquello,cheinpra tica aveva sempre tenuto;scaddero allora i sillogismi, le formole, le categorie, le ipotesi, gli a priori, con totti gli altri vincoli della ragione , e sostenuto dall' analisi e dall'esperienza,ilnuovo metodo spiegò il vo lo alle più eccelse scoperie.  36 «AllascuolaitalianaattioseCopernico ilsuo siste ma astronomico,da Galileo poscia rivendicato : da Ga- ' lileo che mostra immobile e improntato di macchie il sole, e Giove di satelliti circondato : da Galileo, che, permezzo dinuovelenti,interroga l'armonia misterio sa dei cieli,e con esperimenti sorprende la patora nei segreti delle arcane sue leggi. Torricelli, colla inven zione de'barometri e de'microscopii, apporta alla fisi ca povella vita; Cavalieri , Maurolico e Tartaglia ren dopo fruttuose le matematiche colle applicazioni. Leo pardo da Vinci dà buone leggi all'estetica; Buonarotti , l'uomo delle quattro anime, fisa il buon gusto nelle arti; Machiavelli scopre aisudditi ei ai regnanti ise. greti della politica; l'Accademia del Cimento affatica senza posa delle esperienze,le dabbie verità rischiara, e le certe diffonde; la fisica,la geografia e l'astrono mia,sposate insieme, fanno sì che un Italiano discopra il nuovo Continente, ed un altro italiano glimponga il nome. Ogoi arte insomma, ogni scienza, ogni di sciplina quasi per incanto risorge : ed è cosa per ve rità sorprendente il vedere nei dettati di quell'epoca gloriosa tantacopiosità di pensieri,da contenere, quasi in germe, tutte le altre scoperte verificate dappoi. «Conserviamo adunqueconclude l'Autore)ilpre zioso retaggio, che da'nostri maggiori ci fu tramandato e,che piùè,adoperiamo di renderlofruttuoso:accioc chè,dopoaverportataaglialtrilascienza,non venghia mo giustamente paragonatiallenubi,lequalisidis fanno in quel medesimo che d'amica pioggia feconda no lecampagne.» Esponendo i proprii pensamenti, il Pezza-Rossa, con singolare modestia,non sierige a maestro, ma sti mola ed invoglia gli altri a frugare in questa materia, pago di poter dimostrare che noi siamo ricchi di tanta domestica dottrina da non invidiare la forestiera; che il buon metodo non l'abbiamo a cercare lontano; e che sarebbe ingratitudine il disconoscere la nostra a n tica sapienza, per seguire alcune splendide fantasie ol tramontane. Giuseppe Pezza-Rossa. Giuseppe Pezzarossa. Pezzarossa. Keywords: il martirio di Belfiore; lo spirito della nazione italiana; eloquenza lombarda. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pezzarossa” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738592386/in/datetaken/

 

Grice e Pezzella – Cesare deve morire – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Grice: “I like Pezzella – His “La memoria del possibile” would make Benjamin think twice! – and I do not mean HIS Benjamin, but mine!” Si laurea a Pisa con una tesi sul pensiero di Benjamin. Presso la Scuola Normale Superiore diviene ricercatore di ruolo, e lo rimane fino al, anno in cui dà le sue dimissioni anticipate. Ha collaborato a un seminario di Derrida a Parigi. Ha conseguito con la tutela di Marin il Doctorat a Parigi (Grice: “a reason why which few consider him Italian!” ) e il DEA in Réalisation cinématographique seguendo i corsi diretti dal documentarista Rouch a Nanterre. Ha insegnato Estetica ed Estetica del cinema, con affidamenti annuali provvisori, in diverse università.. Ha tenuto, su invito, un seminario a Parigi, in collaborazione con Michaud. È redattore della rivista Altraparola e collabora col Centro per la riforma dello Stato nella sede di Firenze. Il pensiero di Benjamin e quello dDebord sono punti di riferimento costanti del suo lavoro. Inizialmente ha studiato la persistenza delle forme del mito all’interno della modernità (e in tal senso si è occupato di Bachofen, iintroducendo Il simbolismo funerario degli antichi, col sostegno del Warburg Institut di Londra). L’intersezione tra mondo mitico e modernità estrema lo porta a interessarsi della poesia e del pensiero di Hölderlin e della Scuola di Francoforte. Vicino alla tradizione del pensiero dialettico, apprezza soprattutto la versione esistenziale che ne viene data nella filosofia degli anni Trenta e Quaranta, dopo i seminari di Kojève su Hegel; di Benjamin considera soprattutto la polarità tra immagine di sogno e immagine dialettica, che utilizza come strumento interpretativo di opere cinematografiche e letterarie (cfr. La memoria del possibile e Insorgenze). Per Pezzella lo spettacolo –nella formulazione teorica che ne ha dato Debord- è la forma di vita dominante del capitalismo attuale, in particolare della sua industria culturale e del cinema. Secondo la terminologia usata nel libro estetica del cinema, distingue gli stereotipi spettacolari dalle forme critiche-espressive. Si è interessato all’intersezione fra tematiche politiche e psicoanalitiche: la dialettica del riconoscimento, la formazione della soggettività nel capitalismo attuale, l’incidenza dei traumi storici collettivi sulla psiche individuale (cfr. il libro La voce minima). Ha tintrodotto in Italia il pensiero politico di Abensour, con cui condivide la rivalutazione del pensiero utopico e la rivalutazione del socialismo come prospettiva politica alternativa al populismo. Collabora alla redazione e all’edizione dei volumi di Altro Novecento. Comunismo eretico e pensiero critico, per conto della Fondazione Micheletti di Brescia. Altri saggi: “L'immagine dialettica” (ETS, Pisa); “Il tragico” (Il Mulino, Bologna); “Conversazione di Narcisso con Narcisso – Conversazione con me”  (Manifesto, Roma); “Il volto di Marilyn” (Manifesto, Roma); “La memoria del possibile” (Jaca, Milano); “Estetica del cinema” (Mulino, Bologna); “Insorgenza” (Jaca, Milano, “Le nubi di Bor” (Zona, Arezzo); “La voce minima. Trauma e memoria storica” (Manifesto, Roma); “Altrenapoli” (Rosemberg, Torino”; “I fantasmi” (Cattedrale, Ancona); “Il volto dell’altro”; “L’ospite ingrate” (Quodlibet, Macerata); “I corpi del potere” (Jaca, Milano);  “Repubblica”; “Il bene comune” (Il Ponte); “Gli spettri del capitale” (Il Ponte); “Il tempo del possible”; “Attualità della Comune di Parigi” (Il Ponte); Utopia e insorgenza. Per Abensour”; “Altraparola, Micheletti, Brescia); Alle frontiere del capitale. Comunismo eretico e pensiero critico, Jaca, Milano. Pezzella. Keywords: Cesare deve morire, Narcisso, “conversations with myself”, Antonino, nubi di Bor, Freud, Narcissismus -- Refs.: Luigi Speranza: “Grice, Pezzella, Benjamin and Benjamin: la memoria del possibile,” Villa Grice – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739466750/in/datetaken/

 

Grice e Piana – merli – filosofia italiana – Luigi Speranza (Casale Monferrato). Filosofo. Grice: “I never cease to get moved when I read Piana’s notes, “Il canto del merlo”! That’s the way to do philosophy of music – the Italianate warmth so strange to the coldness of Scruton!” Insegna filosofia a Milano. Si è trasferito a Pietrabianca di Sangineto in Calabria, dove ha continuato a scrivere e pubblicare.  È stato allievo diPaci, con il quale scrisse la sua dissertazione sulle opere inedite di Husserl. La sua posizione filosofica è caratterizzata dal concetto di fenomenologia, ("strutturalismo fenomenologico") influenzato particolarmente da Husserl, Wittgenstein, e Bachelard. Alcune indicazioni sullo strutturalismo fenomenologico sono contenute nell'articolo online in italiano e in tedesco L'idea di uno strutturalismo fenomenologico.  Il suo pensiero è orientato verso la filosofia della conoscenza, la filosofia della musica e i campi della percezione e immaginazione. Allievi di Piana sono stati, in particolare, Paola Basso, Alfredo Civita, Vincenzo Costa, E. Franzini, C. Serra, P. Spinicci.  Uno dei più acuti e originali filosofi italiani (in l'Unità), uno dei più interessanti interpreti e prosecutori, in Italia, dell'indirizzo fenomenologico (in Paese Sera). Tra i più lucidi, originali e fecondi fenomenologi italiani" (in "L'idea di Europa e le responsabilità della filosofia"). Vede l'esperienza della fenomenologia di Husserl che costituì il centro d'interesse di un grande maestro come E. Paci. Non è il caso qui di tracciare mappe di quelle vicende, credo però che non sarebbe sbagliato sostenere che Piana, in quel gioco delle parti, che è sempre l'apertura di un'esperienza plurale sul suggerimento di un filosofo autentico, si è preso quella del fenomenologo più prossimo ai temi 'duri' di Husserl, agli obbiettivi che stabiliscono la teoreticità della ricerca fenomenologica come tratto distintivo ed essenziale rispetto ad altre figure di pensiero" (in L'Unità). Considerato il più illustre filosofo della musica del nostro tempo -- in "Il significato della musica", relazione al convegno 'Approcci semiotico-testologici ai testi multimediali', Macerata. In un intervento letto durante un convegno tenuto all'Macerata. Elio Franzini ha dichiarato "Piana è a mio parere uno dei pensatori maggiori del dopoguerra italiano: mai prono alle mode, sempre originale e innovativo, come dimostrano i suoi essenziali contributi alla filosofia della musica. In sintesi un maestro in cui si ritrovano sempre momenti di autentico pensiero". Il più grande  maestro della fenomenologia italiana. Il suo stile filosofico rappresenta il centro di gravità attorno al quale tendemo a condensare gran parte di quello che di eccellente la fenomenologia italiana fa, convinti che i suoi meriti non sono ancora adeguatamente riconosciuti. La vera filosofia tende all'elementare. E dunque non ha fretta di correre oltre, indugia in quei punti rispetto ai quali si potrebbe benissimo soprassedere.In certo senso si fa custode del ricordo di cose che si potrebbero facilmente dimenticare. La filosofia è un’arte del ricordo. Ma vi è in ogni caso anche qualcosa di profondamente giusto nell’idea, che si ripropone di continuo, di una scienza che deve in qualche modo «liberarsi» dalla filosofia. È come liberarsi dai ricordie questo è spesso necessario per procedere oltre. Saggi: “Filosofia dell’esperienza”; “L’idea di uno strutturalismo fenomenologico”; “Il manifesto”; “La filosofia tende all’elementare e non ha fretta”; “L’importanza filosofica di arrivare ultimi”; “Esistenza e storia” (Nigri, Milano); “La fenomenologia” (Mondadori, Milano); “Elementi di una dottrina dell'esperienza” (Saggiatore, Milano); “La notte dei lampi”; “La filosofia dell'immaginazione” (Guerini, Milano); “Filosofia della musica” (Guerini, Milano); Mondrian e la musica, Milano, Guerini); Teoria del sogno e dramma musicale. La metafisica della musica” (Guerini, Milano); “Numero e figura: idee per una epistemologia della ri-petizione” (Cuem, Milano); “Album per la teoria della musica”; “Frammenti epistemologici”.  I suoi saggi sono racchiuse: “II strutturalismo fenomenologico e psicologia della forma”; “La notte dei lampi”; “Le regole dell’immaginazione”; “Filosofia della musica”; “Intervallo e cromatismo nella teoria della musica”; “Alle origini della teoria della tonalità”; “Teoria del sogno e dramma musicale”; “La metafisica della musica”; “Mondrian e la musica”; “Filosofia della musica”; “Estetica musicale”; “Introduzione alla filosofia”; “Interpretazione del “Mondo come volontà e rappresentazione””; “Immagini per Schopenhauer, “Interpretazione del “Tractatus” di Wittgenstein”; “Commenti a Wittgenstein”; “Commenti a Hume”; “Prroblemi della fenomenologia”; “Fenomenologia, esistenzialismo, marxismo”; “Fenomenologia”; “Stralci di vita”; “Conversazioni sulla “Crisi delle scienze europee” di Husserl”; “Fenomenologia delle sintesi passive; “Barlumi per una filosofia della musica”; “De Musica, rivista fondata da lui. Spazio Filosofico, collana fondata da lui; "La fenomenologia come metodo filosofico", “Linguaggio” Guerini, Milano); "Immaginazione e poetica dello spazio", “Metafora Mimesi Morfogenesi Progetto” (Guerin, Milano); "Considerazioni inattuali su Adorno", "Musica/Realtà",  "Figurazione e movimento nella problematica musicale del continuo", “La percezione musicale, Guerini, Milano, "Fenomenologia dei materiali e campo delle decisioni”; “Riflessioni sull'arte del comporre", “Il canto di Seikilos” (Guerii, Milano); I compiti di una filosofia della musica brevemente esposti”; De Musica,  Elogio dell'immaginazione musicale, De Musica, La serie delle seriedodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva, De Musica; Immagini per Schopenhauer,  Il canto del merlo” – i merli – il canto dell’uccello, funzione del canto dell’uccello maschio. “Occorre riflettervi ancora”; “Considerazioni in margine a Fantasia e imagine”; “ Leggere i poeti. Note in margine a G. Pascoli”; La sociologia della letteratura (Milano); Questioni di dettaglio (Milano), Storia e coscienza di classe (Milano) E. Ricerche logiche (Milano); Storia critica delle idee (Milano); fenomenologica italiana; Fenomenologia, coscienza del tempo e analisi musicale; Variazioni dei significati” - Burnout e risorse; Musicoterapia, alle radici fenomenologiche del Cosmo antico; Fondamenti della Matematica; La scienza della felicita; La fenomenologia dell’esperienza. Scuola di Milano – scuola milanese -- Giovanni Piana. Piana. Keywords: il linguaggio di Spinicci, merli, la serie dodecafonica, il triangolo di Sarngadeva. Oltre il linguaggio, linguaggio e comunicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piana” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51739384580/in/datetaken/

 

Grice e Piccolomini – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo. Grice: “What Piccolomini is trying to do, but knowing, is providing what I do in from the bizarre to the banal – a good functionalist interpretation of the rather poor functionalist explanation by Aristotle of what the Italians call the ‘anima,’ because it ‘animates’ the body (corpore).  Figlio dai senesi Niccolò ed Emilia Saracini. Insegna a Macerata, Perugia, Padova. Analizza il terzo libro del “Sull’anima” di Aristotele. Saggi: “Peripateticarum de anima disputationum”; “Academicarum contemplationum”. Tutore di Tasso, ricordato in “Il Costante; overo, dela clemenza”.  Formula una una teoria sincretica tra i accademici e i liceisti.  ‘Unico’ dei Filomati. Altre saggi “Universa philosophia de moribus” (Venezia, Franceschi); “Comes politicus, pro recta ordinis ratione propugnator” (Venezia, Franceschi); “Libri ad scientiam de natura attinentes” (Venezia, Franceschi); “Librorum Aristotelis de ortu et interitu lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi); “In tres libros de anima lucidissima expositione” (Venezia, Franceschi); “Instituzione del principe”; “Compendio della scienza civile”; “Octavi libri naturalium auscultationum perspicua interpretatione” (Venezia, Franceschi); “In libros de coelo lucidissima exposition” (Venezia, Franceschi). Treccani Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, E. Garin, Storia della filosofia italiana” (Torino, Einaudi); A. Malmignati, “Tasso a Padova” (Firenze, Biblioteca Riccardiana); Roma, Pieralisi (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Conv. Soppr. (S. Maria degli Angeli, Roma, Pieralisi, Francesco Piccolomini, F.  Cavalli, La scienza politica in Italia, Venezia). Francesco Piccolomini. Piccolomini. Keywords: apollo lizio, statua di apollo lizio, in riposo dopo la palestra, il lizio, Aristotele lizio, i lizij, i lizii, gl’aristotelici, i peripatetici – gl’accademici e i lizii, gl’accademicij e i lizij. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Piccolomini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691299421/in/photolist-2mPAuFE-2mNzeEc-2mLQ1Vx-2mKMqqn-2mKyJgk-B1ZwSw-BpZrfX-BNUDky-BRdPLK-BpZs4R-B26n3t-BpZt9X-BwnxSq-BRdJLK-BYv5UR-BRdJDF-BwnzCQ-BNUCP3-B1ZvoQ-BRdKpP

 

Grice e Pico – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mirandola). Filosofo. Grice: “I liked to say: some like Pico, but Pico’s my man! Since I always preferred his cousin to the uncle!” -- philosopher who wrote a series of 900 theses which he hoped to dispute publicly in Rome. Thirteen of these theses are criticized by a papal commission. When Pico defends himself in his “Apologia,” the pope condemns all 900 theses. Pico flees to France, but is imprisoned. On his escape, he returns to Florence and devotes himself to private study at the swimming-pool at his villa. He hoped to write a Concord of Plato and Aristotle, but the only part he was able to complete was “On Being and the One,”“Blame it on the Toscana!” -- in which he uses Aquinas and Christianity to reconcile Plato’s and Aristotle’s views about God’s being and unity. Mirandola is often described as a syncretist, but in fact he made it clear that the truth of Christianity has priority over the prisca theologia or ancient wisdom found in the hermetic corpus and the cabala. Though he was interested in magic and astrology, Mirandola adopts a guarded attitude toward them in his “Heptaplus,” which contains a mystical interpretation of Genesis; and in his Disputations Against Astrology, he rejects them both. The treatise is largely technical, and the question of human freedom is set aside as not directly relevant. This fact casts some doubt on the popular thesis that Pico’s philosophy is a celebration of man’s freedom and dignity. Great weight has been placed on Pico’s “On the Dignity of Man.” This is a short oration intended as an introduction to the disputation of his 900 thesesall condemned by the evil pope --, and the title was suggested by his wife (“She actually suggested, “On the dignity of woman,” but I found that otiose.””). Mirandola has been interpreted as saying that man (or woman) is set apart from the rest of creation, and is completely free to form his (or her) own nature. In fact, as The Heptaplus shows, Pico sees man as a microcosm containing elements of the angelic, celestial, and elemental worlds. Man (if not woman) is thus firmly within the hierarchy of nature, and is a bond and link between the worlds. In the oration, the emphasis on freedom is a moral one: man is free to choose between good and evil. Grice: “This irritated Nietzsche so much that he wrote ‘beyond good and evil.’ Refs.: H. P. Grice, “Goodwill and illwillmust we have both?”  L'esponente più conosciuto della dinastia dei Pico, signori di Mirandola. L'infanzia di Pico della Mirandola, di Paul Delaroche, Museo delle belle arti di Nantes (Francia). Nacque a Mirandola, presso Modena, il figlio più giovane di Gianfrancesco I, signore di Mirandola e conte della Concordia  e sua moglie Giulia, figlia di Feltrino Boiardo, conte di Scandiano. La famiglia ha a lungo abitato il castello di Mirandola, città che si era resa indipendente e riceve da Sigismondo il feudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto piccolo, i Pico governano come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili vassalli. I Pico della Mirandola sono strettamente imparentati agli Sforza, ai Gonzaga e agli Este, e i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di Corsica, Ferrara, Bologna e Forlì. Soggiorna in molte dimore. Tra queste, quando vive a Ferrara, il palazzo in via del Turco gli permette di essere vicino agli Strozzi ed ai Boiardo. Pico compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze. Mostra grandi doti nel campo della matematica e impara molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo e il francese. Ha anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerose personalità dell'epoca come Savonarola, Ficino, Lorenzo il Magnifico, Poliziano, Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo Balbi, Yohanan Alemanno, Elia del Medigo. Entra a far parte dei Idealisti Fiorentini. Si reca a Parigi, ospite della Sorbona, allora centro di studii, dove conosce alcuni uomini di cultura come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaguin e Georges Hermonyme. Ben presto divenne celebre e si dice che ha una memoria talmente fuori dal comune che conosce l'intera Divina Commedia a memoria. e a Roma dove prepara 900 tesi in vista di un congresso filosofico (per la cui apertura compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ha mai luogo. Sube infatti alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fugge in Francia dove venne anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione d’Alessandro VI, il quale vede di buon occhio la sua volontà di dimostrare la divinità attraverso la magia e la cabala, nonché godendo della rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabile quindi definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l'Accademia di Ficino. Muore per avvelenamento da arsenico mentre Firenze viene occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII. Sepolto nel cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa saranno rinvenute da padre Chiaroni  accanto a quelle di Poliziano e dell'amico Girolamo Benivieni.  Siamo vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in futuro, non nella scuola dei grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma nelle accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere, ma sui principî delle cose umane e divine. Uno studio coordinato del dipartimento di Biologia dell'Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche dell'Arma dei Carabinieri di Parma dimostra che e avvelenato con l'arsenico. Il volto di Giovanni Pico ricostruito con le moderne tecniche forensi Di Pico della Mirandola è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria. Si dice conosce a mente numerose opere su cui si fonda la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare la “Divina Commedia” *al contrario*, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere.  Tutt'oggi è ancora in uso attribuire l'appellativo "Pico della Mirandola" a chiunque sia dotato di ottima memoria.  Secondo una popolare diceria, ha una amante o una concubina segreta. Tuttavia ha un rapporto amoroso con l'umanista G.  Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra cui sonetti, che quest'ultimo dedica a Pico, e di alcune allusioni poco chiare di Savonarola. E comunque un seguace dell'ideale dell'amor platonico, privo cioè di contenuti erotici e passionali. Anche la figura femminile ricorrente nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente filosofico. La sua filosofia si riallaccia all’idealismo di Ficino, senza però occuparsi della polemica anti-aristotelica. Al contrario, cerca di riconciliare aristotelismo e platonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali, come per esempio la tradizione misterica di Ermete Trismegisto e della cabala.  All'interno del testo delle Conclusiones si scaglia duramente contro Ficino, considerando inefficace la sua magia naturale perché carente di un legame con le forze superiori nonché di un'adeguata conoscenza cabalistica. Il suo proposito, esplicitamente dichiarato ad esempio nel “De ente et uno”, consiste infatti nel ricostruire i lineamenti di una filosofia universale, che nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin dagl’antichi, accomunate dall'aspirazione al divino e alla Sapienza. In questo suo ecumenismo filosofico vengono accolti non solo i filosofi esoterici insieme a Platone, Aristotele, i neoplatonici e tutto il sapere gnostico ed ermetico proprio della filosofia greca, ma anche i mistici. Il congresso da lui organizzato a Roma in vista di una tale "pace filosofica" inserirsi proprio in questo progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione. Si accorse che il suo ideale e difficilmente perseguibile. Ad esso, a poco a poco, si sostitusce nella sua mente il proposito riformatore di Savonarola, rivolto al rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasforma così nell'aspirazione ad una  moralità meno generica. A differenza di Ficino, emerge un maggiore senso di irrequietezza e una visione più cupa ed esistenziale della vita.  Al centro del suo ideale di concordia universale risalta fortemente il tema della dignità e della libertà umana. L'uomo infatti è l'unica creatura che non ha una natura predeterminata, poiché. Già il Sommo Padre, Dio Creatore, ha foggiato,  questa dimora del mondo quale ci appare. Ma, ultimata l'opera, l'artefice desidera che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori né dei posti di tutto il mondo. Tutti erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. Dunque l'uomo non ha affatto una natura determinata in un qualche grado (alto o basso), bensì. Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo nel cuore del mondo, così gli parla. Nn ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché tutto secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Afferma, in sostanza, che Dio ha posto nell'uomo non una natura determinata, ma una indeterminatezza che è dunque la sua propria natura, e che si regola in base alla volontà, cioè all'arbitrio dell'uomo, che conduce tale indeterminatezza dove vuole. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti. Tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine. Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio.Quindi, sostiene che è l'uomo a forgiare il proprio destino secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima, poiché non è né animale né angelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la coltivazione di alcuni tra i semi d'ogni sorta che vi sono in lui. L'uomo non è né «angelo né bestia. La sua propria posizione nel mondo è un punto mediano tra questi due estremi; tale punto mediano, però,  non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà (o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo è la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può scegliere che creatura essere. Il suo secondo grande interesse è rivolto alla cabala, che viene da lui spiegata come una fonte di sapienza a cui attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro, in quanto apparentemente irraggiungibile dalla ragione; ma l'uomo può ricavare la massima luce da tale oscurità. Non esiste alcuna scienza che possa attestare meglio la divinità che la magia. Connessa alla sapienza cabbalistica è la magia. In fatti, il mago opera attraverso simboli e metafore di una realtà assoluta  e dunque, partendo dalla natura, può giungere a conoscere tale sfera metafisica attraverso la conoscenza della struttura matematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa.  Se la magia è giudicata positivamente per quanto riguarda invece l'astrologia egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo porta a distinguere nettamente tra astrologia matematica o speculativa, cioè l'astronomia, e l'astrologia giudiziale o divinatrice. Mentre la astrologica speculative ci consente di conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, la astrologia prattica crede di poter sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture astrali. Partendo dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo, che può scegliere cosa essere, muove una forte critica a questo secondo tipo di credenze e di pratiche astrologiche, che costituirebbero una negazione proprio della dignità e della libertà umane. L’astrologica prattica (o giudiziale) attribuisce erroneamente a un corpo celeste il potere di influire sulla una vicenda umana (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere alla Provvidenza divina e togliendo agl’uomini la libertà di scegliere. Non nega che un certo influsso vi possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia giudiziale di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza astrale). La vicenda dell'esistenza umana e tanto intrecciata e complessa che non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la piena libertà d'arbitrio dell'uomo. Tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati da  Savonarola nel suo Trattato contra li astrologi.  Saggi: “Lettera a Barbaro sul modo di parlare dei filosofi”; “Commento sopra una canzone d'amore di Benivieni, “Discorso sulla dignità dell'uomo”; “Tesi su tutte le cose conoscibili”; “Novecento conclusioni filosofiche”; “cabalistiche e teologiche in ogni genere di scienze”; “Apologia”; “Heptaplus: della settemplice interpretazione dei sei giorni della Genesi”; “Expositiones in Psalmos,  “L'essere e l'uno”; “Dispute contro l'astrologia divinatrice”; “Carmi”; Auree Epistole. Sonetti, “Le dodici regole”; “Le dodici armi della battaglia spirituale”; “Le dodici condizioni di un amante” “Preghiera a Dio”; “Tutte le cose e alcune alter”. A lui si attribusce anche la paternità dell’ “Amoroso combattimento onirico di Polifilo”. Sebbene egli preferisse farsi chiamare Conte della Concordia. Fu in particolare il cardinale  Pedro Grazias, dopo essere intervenuto presso i reali Isabella e Ferdinando, ad essere incaricato da Innocenzo VIII di confutarne l'Apologia.  Fu avvelenato -- caso risolto 500 anni dopo, in Gazzetta di Modena, G. Gallello et al. Già all'epoca della sua morte si vociferò che e avvelenato (cfr. S. Critchley, Il libro dei filosofi morti, Garzanti).  Recenti indagini condotte a Ravenna dall'équipe di G. Gruppioni dell'Bologna  riscontra elevati livelli di arsenico nei campioni di tessuti e di ossa pre-levati dalle spoglie del filosofo, che avvalorerebbero la tesi dell'avvelenamento per la sua morte (cfr. Delitti e misteri del passato, L. Garofano, S. Vinceti, G. Gruppioni (Rizzoli, Milano). L’avvelenamento, la cui morte finora si ritene fosse stata causata dalla sifilide, e ad opera della stessa mano che due mesi prima avrebbe uccide Poliziano, legato a Pico da grande amicizia. Risolto il giallo della sua morte, Pisa, La sua Memoria Straordinaria. enivieni fa porre anche una lapide sulle spoglie tumulate nella chiesa di San Marco a Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso: «Qui giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse perfino gli Antipodi.” Benivieni, affinché dopo la morte la separazione di luoghi non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore, dispone d'essere sepolto nella terra qui sotto. Sul retro invece, in posizione poco visibile, è riportato l'epitaffio, “Girolamo Benivieni per lui e se stesso pose nell'anno Io priego Dio Girolamo che 'n pace così in ciel sia il tuo Pico congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto corpo hor con le sacr'ossa sue qui iace”. E. Garin, Vita e dottrina (Monnier); K. Zeller, L’aristolelismo rinascimentale, edizioni Luria, F. Yates Bruno e la tradizione ermetica Laterza U. Perone, C. Ciancio, Storia del pensiero filosofico, SEI, Torino, E. Garin, Vallecchi, Sul richiamo di Pascal a Pico della Mirandola, cfr. B. Pascal, Colloquio con il Signore di Saci su Epitteto e Montagne in B. Pascal, Pensieri, Paolo Serini, Einaudi, Torino, F. Secret, I cabbalisti cristiani del Rinascimento, tRoma, Conclusiones nongentae. Le novecento tesi. A. Biondi, Studi pichiani (Firenze Olschki). Conclusiones Magicae numero XXVI, secundum opinione propria”. Fra le tesi redatte in vista del congresso filosofico di Roma, Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze sulla divinità della magia (cit. da F. Secret, ibidem, e in Zenit studi. Pico della Mirandola e la cabala). La natura è una correlazione misteriosa di forze occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia speculative e controllare tramite la magia. Distingue due tipi di astrologia: matematica e divinatrice. Nega il valore della seconda (G. Granata, Filosofia, Alpha Test, Milano. Lo stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato in corroborazione delle refutazione astrologice del signor conte Joan Pico della Mirandola (cit. in Romeo De Maio, Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento, Guida, Napoli).  Indizi e prove: e Alberto Pio da Carpi nella genesi dell’Hypnerotomachia Poliphili.  Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, pubblicata sotto licenza Creative Commone, Mazzali,  Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Basileae, per Sebastianum Henricpetri, Doctissimi Viri Ioannis Pici Mirandulae, Concordiae comitis, Exactissima expositio in orationem dominicam, S. Bernardini, Apologia. L'autodifesa di Pico di fronte al Tribunale dell'Inquisizione, P. Fornaciari, Società internazionale per lo studio del Medioevo latino, Galluzzo, Firenze  G. Barone, Antologia, Virgilio, Milano, Studi Dario Bellini, La profezia, Oltre la cinquantesima porta, Sometti, G. Busi, Vera relazione sulla vita e i fatti, conte della Mirandola, Aragno,  E. Cassirer, Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento” (Nuova Italia, Firenze); H,  Lubac, L'alba incompiuta del Rinascimento, Jaca, Milano, V. Giovanni, La filosofia in Italia, Palermo, Boccone del Povero, F. Frigerio, "Il commento alla Canzona d'Amore di Benivieni", Conoscenza Religiosa, Firenze, Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Casale Monferrato, Edizioni Piemme, E. Garin, L'Umanesimo italiano, Laterza, Bari); S.Puledda, Interpretazioni dell'Umanesimo, Associazione Multimage, Quaquarelli, Zanardi, Pichiana. delle edizioni e degli studi, in "Studi pichiani", Olschki, Firenze, A. Sartori,Filosofia, teologia, concordia, Messaggero Padova,  Zambelli, L'apprendista stregone. Astrologia, cabala e arte lulliana in Pico e seguaci” (Marsilio, Venezia); “Le fonti cabalistiche”;  G. Busi, "Chi non ammirerà il nostro camaleonte?" La bibliotic a cabbalistica, in G. Busi, L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Aragno Torino S. Campanini, Guglielmo Raimondo Moncada (Flavio Mitridate) traduttore di opere cabbalistiche, in M. Perani, Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate. Un ebreo converso siciliano, Officina di Studi Medievali, Palermo ,  Susanne Jurgan e Saverio Campanini, con un testo di Giulio Busi, Nino Aragno, Torino Saverio Campanini Fondazione Palazzo Bondoni Pastorio, Castiglione delle Stiviere; cabala; Ficino Filosofia rinascimentale Mirandola Umanesimo Prisca theologia.Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Il Centro di Cultura Giovanni Pico della Mirandola, L’Umanesimo, la cabala cristiana, Discorso sulla dignità dell'uomo Pico della Mirandola, Orazione sulla dignità dell'essere umano, prima parte, su panarchy.org.  I "Carmina" e l'"Oratio de hominis dignitate", su thelatinlibrary.com.The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola, su pico-kabbalah.eu. Giovanni Pico, dei conti della Mirandola e della Concordia. Giovanni Pico, conte della Mirandola e della Concordia. Giovanni Pico della Mirandola. Pico. Keywords: amore platonico, amore socratico, Pico e Girolamo – l’epitafio – amore platonico Ficino – la dignita dell’uomo, la concordia degl’antichi, la magia, il platonismo di Pico. Pico e Pico.  Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Pico: the dignity of man," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717891308/in/photolist-2mPoBys-2mPmNVF-2mN36eA-2mN8Hgb-2mMZCrP-2mMZCG3-2mLLZRD-2mLQc9e-2mLP4ps-2mKAijH-2mKuSJj-2mKAur7-2mKgNnk-2mKje8p-2mKgNvM-2mKkjv7-2mGnP2f-jm6WhY-jkTaV6-jkV8Kj

 

Grice e Pico – stregone – filosofia italiana – Luigi Speranza  (Mirandola). Filosofo. Grice: “It is very likely that Cartesio took the idea of the malignant daemon from Pico, who was obsessed with him – with the daemon, I mean! “Demonio!”” Grice: “I like Pico. Ackrill suggested that I should translate happiness as taking ‘daemon’ seriously. Pico does: He allows Alberti’s use of ‘demonio’ as a direct translation of Roman ‘daemone,’ which is Grecian in nature.”Grice: “A daemon is always ‘maschile,’ succubus, or incubus – and stregus is gender-neutral, too, as Pico was very well aware when he allowed the burning of a few male witches at Mirandola. On the other hand, he uses Sextus Empiricus and Phyrro against Aristotle!” Grice: “Like Gentile, and Rosselli, two other Italian philosophers, he was murdered – by his successor to the county!” “A very sad thing is that he was murdered along with his son Alberto.”Grice: “The murderer, a Pico, succeeded him without much of a revolt – That’s the Renaissance forya!” ---  Important if unjustly neglected, murdered, Italian philosopher. Italian nobile e  filosofo, nipote di Pico. Figlio di Galeotto I Pico, signore di Mirandola, e Bianca Maria d'Este, figlia di Niccolò III d'Este. Come lo zio, Pico,si dedica principalmente alla filosofia, ma ha reso soggetto alla Bibbia, anche se nei suoi trattati, De monolocale divinae et humanæ sapientiæ e in particolare nei sei libri intitolati examen doctrinæ vanitatis gentium, si deprezza l'autorità dei filosofi, al di sopra tutti Aristotele. Scrive una biografia dettagliata di suo zio (“Ioannis Pici Mirandulae Vita”) e un altro di Savonarola, di cui era un seguace. Avendo osservato i pericoli a cui la società è stata esposta, al momento, lancia un avvertimento in occasione del Concilio Lateranense: Oratio ad Leonem X et concilium Lateranense de reformandis Ecclesiæ Moribus (Hagenau, dedicato a W. Pirckheimer). Muore a Mirandola, assassinato dal nipote Galeotto, insieme a suo figlio più giovane, Alessandro. L'altro figlio Giantommaso è stato ambasciatore a Clemente VII. Mentre spesso sostene che la filosofia raggiunta una parte della verità, dice in effetti, che la filosofia da solisono semplici raccolte di falsità confusi e internamente incoerenti. In possesso di un tale punto di vista, si schiera non solo con Savonarola, ma con alcuni dei padri e con i riformatori pure. Su questo punto, e insistente. Il cristianesimo è una realtà auto-sussistente e che ha poco o nulla da guadagnare dalla filosofia, le scienze e le arti. Questa tesi centrale si diffonde attraverso quasi la sua intera produzione filosofica. Scrive di non lodare o estendere il regno della filosofia, ma di demolirlo. Saggi: “De studio di Divinae et humanae philosophiae,” “De imaginatione” – Grice: “This is interesting. Pico starts by noting how Cicero mistranslated imaginatio from ‘phantasma.’ Vitters would not have agreed!” – “De pro-videntia dei,” “De rerum prae-notione,” “Quaestio de falsitate astrologiae,” “Examen vanitatis gentium doctrinae  et veritatis Christianae disciplinae, “”Strix, sive de ludificatione daemonum”; Libro detto strega o delle illusioni del demonio,” – Grice: Pico is using ‘demonio’ literally; Descartes isn’t!” – “Opera Omnia,” – C. Herbermann. P. Burke, "Stregoneria e Magia in Italia del Rinascimento: Pico e la sua Strix, " di S. Anglod,  The Damned Art: Saggi in letteratura di Magia,  Londra. Herzig, T.  "La reazione dei demoni alla sodomia: magia e omosessualità in Strix di Pico" Il Cinquecento, A. Kors e E. Peters.  La stregoneria in Europa, Una storia Documentario. Estratti dal Pico Strix., C. Schmitt, Pico e la sua critica di Aristotele. The Hague:Nijhoff); Pappalardo, L.”Fede, Immaginazione e scetticismo" (Nutrix), Turnhout: Brepols. Centro Internazionale di Cultura; Springer. Nobile, filosofo e letterato italiano. Signore di Mirandola e conte di Concordia in tre periodi differenti:, poi nuovamente per pochi mesi ed infine, ma stavolta privato di Concordia. Assassinato dal nipote Galeotto II Pico, suo successore definitivo. Succede al padre nel governo dei feudi, ricevendo conferma dell'investitura dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. I fratelli, non contenti, assediano e bombardano la Mirandola e gli imprigionano. Rilasciato solo con la promessa di cessione dei domini. Si ritira a Roma. Critica il paganismo classica. Scrive una biografia dello zio  Pico, intitolata Vita, anteposta a un volume che ne raccoglieva l'Opera omnia, e riprese alcune sue dottrine, come la lotta contro l'astrologia. Seguace di Savonarola, si batte inutilmente per la sua assoluzione, e ne scrive dopo la morte una biografia. Sostenne da un lato la necessità di un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e dall'altro i problemi della filosofia. Scrive il “De reformandis moribus,” che invia a Leone X, l'”Examen vanitatis doctrinae gentium et veritatis christianae disciplinae,” nel quale attacca la filosofia arcaica; e, non ultimo, “Libro detto strega o delle illusioni del demonio,” sulle possessioni demoniache.  L'”Examen” non attacca soltanto la filosofia arcaica, ma si scaglia ugualmente contro Aristotele ed Aquino. Dei due filosofi, contesta la fiducia nella conoscenza e nella ragione, che permetterebbero con la forza dell'intelletto di intuire la verità ultima. Al contrario, al pari della dottrina esposta dal Cusano nel De docta ignorantia, nutre una profonda sfiducia nelle capacità umane, riconoscendo alla ragione solo la possibilità di giungere a una conclusioni arbitraria. Riprendendo alcune tesi tipiche dello scetticismo di Pirrone e Sesto Empirico, nega la validità dei sillogismi e dell'induttivismo, svaluta l'idea della causalità. Nulla è conoscibile, mentre la fede può fondarsi solo su una rivelazione. Muore assassinato dal nipote Galeotto II assieme all'ultimogenito Alberto. Altri saggi: “De studio divinae et humanae philosophiae”; “Dialogus de adoratione”;  “Quaestio de falsitate astrologiae”. Litta Pompeo, Famiglie celebri di Italia. Torino, J. Delumeau, “Il peccato e la paura” (Bologna, Mulino); L. Pappalardo, "Fede, immaginazione e scetticismo" (Turnhout: Brepols). Assedio della Mirandola, Assedio della Mirandola di Giulio II, Caccia alle streghe nella Signoria della Mirandola, Sovrani di Mirandola e Concordia. Schizzo biografico a cura de Il Centro Internazionale di Cultura Giovanni Pico della Mirandola. Treccani Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Francesco Pico della Mirandola. Giovanni Francesco II Pico della Mirandola. Gianfrancesco Pico della Mirandola. Gianfranco Pico della Mirandola. Pico. Keywords. Refs: Luigi Speranza: Pico. Keywords: demonio, demonologia – read excerpts of Stryx in the Italian volgare under entry for translator.  Refs.: “Grice, Acrkill, Pico and Alberti, on ‘demonio’,” Luigi Speranza, "Grice e Pico," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia -- Gianfranco Pico della Mirandola. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716794552/in/photolist-2mN36eA-2mN8Hgb-2mMZCG3-2mMZCrP-2mLLZRD-2mLQc9e-2mLP4ps-2mKAijH-2mKAur7-2mKuSJj-2mKje8p-2mKkjv7-2mKgNvM-2mKgNnk-2mGnP2f-jm6WhY-jm54Cc-jpofjt-jkTaV6-jkV8Kj-jkW6UL-jkNtpy-jkMKsr-jkKBUB-jqf5Qu-jkNd2G-jkKfjv-jkKdnp-jkKQxG-jkKh6X-jkEKUz-jkLdEZ-jkNwNs-jkLhh8-jkTfPx-jkTLNG-jkLx4v-jkPrAy-jkPZxE-jkLtXa-jkMk5j-jkKbFk-jq4enS-jq3oMA-jkPJhj-jkLQia-jkF7DF-jrVVTK-jkGK9m-jkGnC4

 

Grice e Pieralisi – la teoria del segno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Jesi). Filosofo.  Esalta il valore della pace fra gli uomini e fra tutte le creature. L’anima è presente non solo negli esseri umani, ma anche negli animali, ai quali appunto l'anima conferisce come agl’uomini un'esistenza eterna al di là della morte. Per tali motivi sottolinea la necessità etica di trattare gli animali con rispetto ed amore. De anima belluarum: sopravvivenza? Una domanda, S. Rocco, Venezia. Della filosofia razionale speculativa parte soggettiva ossia la logica” (Pace, Roma); “La filosofia razionale pratica ovvero dei doveri naturali” (Pace, Roma); “Sui vizi capitali dell'insegnamento scientifico: riflessioni” (Pesar). Segno si chiama una cosa qualunque che colla manifestazione di se indica una qualche altre cosa. Col vedere che e quell oche dicesi segno si viene a sapere che sia anche l’altro di cui e segno. Segno arbitrario chiamasi quell oche per libera disposizione degl’uomini e stato destinato ad indicar la cos ache significa.  Nel segno naturale l’eistenza sua coll’esistenza di quell ova naturalmente congiunta. Il segno e rappresentativo sis ta in lugo della cosa che significa, la rappresenta, ne tiene le veci. Come l’imamagine de in uomo si pone in lugo dell’uomo. Ci sono cinque massime della conversazione. La prima. La parola si adopre ad esprimere ci oche l’uso stablito vi esprime. La seconda: si deve evitare la ambiguita: una parola che e equivoca non si adopria almeno nei contribuzioni alla stessa conversazione, ora cosi, or cosa. Ora nell’uno ora nell’altro dei suo significant – signati. Seppure la diversita loro non fosse tale che togliesse ogni pericolo di equivocare. La terza massima: adoprando un vocabolo oscuro, che non e di uso e non e di quell’uso che se nuo vuol fare, si fefnisca il senso nel quale se aopra, onde far nota che s’intende signare con esso. Quarta massima: nell’esporre le cosa o dimostrare la verita, la parola e usata nel senso suo priprio, evitando tropi, figure, ed altre eleganze, che, se giovano al bello, pregiudicano spesso al vero; essendoche eccitano l’immaginazione a figurarise le cosa, anziche chiamare l’attenzione a vederle nell’’esser loro ad a conoscerle quali son. Finalmente, una quinta massima. Se per la scrazesa dei termini e necessario usare una stessa parola in un senso alquanto diverso, non si tracuri, per amore di brevita, di aggiugere ad essa quant’altre parole sieno necessario perche il senso che si vuole che abbia, riesca caro e preciso. Sezioni: ‘Sopra-sezione: il segno dell’a idea. Segno. Segno naturale, segno arbitrario. Segno manifestativo e suppositivo o rappresentativo. Segno dell’idea, segno del pensiero. Il gesto – segno del pensiero. Parola e un segno articolato. La parola ha un aspetto fisico e un aspetto logico. Quanto considerate semplicemente nell’esere materialmente e un segno fisico. Se viene considerate in quate e segno di un’idea od esprime un pensiero, e presa formalmente – logicamente. Le parole sono comune o propri, di uno o piu eseri, la parola ‘pietro’ e semplice, un termine complesso e ‘uomo eminentemente virtuoso, o semplicemente, un santo. Termine categorematico e sincategorematico. Una praole che da se soli nulla significa, ma solamente se si aggiune ad altra – della quale modifica la significazione specialemnte in qualte all’estension dell’idea de cui e segno. Essempli de segno sincategoremtatico e ‘ogni’ e ‘qualche’. ‘Leone’ permesse una figura. Si usa ad indicare una spezie di animale, una costellazione in forma di leone, o un uomo che si comporta come un leone. Un termino analogo e ‘saludabile’ che si applica al cibo ed al stilo di vita. Quando il segno e sengo manfestaivo de una idea o segno suppositivo della cosa rappresentata da esse. Il segno dunque tiene nella conversazione il ugo della cosa della quali si parla, falle le loro veci, la rappresentato. Questo loro officio e quell che si chiama la loro supposizione, lo stare cio per le cose, il sustituirise, o, meglio, l’essere sostituiti ad essa. La supposizione e materiale si el segno sta per se stesso materialmente preso, La supposizone e formale se eil segno e adoprato secondo il suo esser logico, se sta per quello che chi parla ha destignato a segnare. ‘uomo’, dotato di ragione. La supposizione formale puo essere semplice o logica relae. La supposizione formale e logica si eil segno sta pr ler idea di cui e segno, e ch e la cosa da lui immediatamene espresso. ‘l’uomo e una specie’. La supposizione e relae quando starper la cosa stessa esistente in natural sotto quella forma, in cui l’essere e rappresentato dall’idea, I cui il segno e segno – ‘luomo vive. La supposizione puo esser reale, colletiva e distributaiva. La supposizione formale relae de una parola puo essere colletiva o distributive. E colletivo se la parolsta sta nel discorso per TUTTI e ciasccuno CUPULATIVAmente gli individuo di quell nome, ossia gli essere che sonne nell’estensione dell’idea dal segno espresso. Come se si dicsse, le parti equagliano il tutto. La supposizione e distributive se il termine star per tutti e ciascuno DISGIUNTIVAmente gli esseri prappresentati dall’idea, di cui e segno, star per uno di esso, o queso o quell oche sia, e cosi stat per ognunon ossia vale per ognuno chi oche e detto delle cose rappresentate dalla idea significate al segno, ‘le parti son o inferior al tutto. Gli uomini hanno forza minore di quella d’un cavallo. C’e la possibilita intrisece della origine naturale dei segno. Non pottrebe mai dimostrare deall’impossibilita in cui gli uomini si arebero trovati di costituirse un linguaggio per comuniare fra loro e manifestare recipricamente I prorpir pensiere. Sebeene molto e rilento e non sensa gravi difficolta avvrebebero tuttavia posti nella necessita di farlo putoto elevera a segni delle cosa e costituirli cosi termini logici. Quelle che per una combinazione o relazione e coll’aiuot di un gesto avverebo puotuo associare alle idea della cosa. Nessuna ripugnanza in cio si vede, e finche ripugnanza non si vede, la possibilita d’una cosa non puo essere a buon diritoo negata. La parola serve all’uomo mirabilmente per TRASFONDERE negli altri le sue conosence, per mostrare le ragione nelle quali egli ha scoperto l’essere di tante cosa, che immediatamente non apparisicono e non si possoni in loro stsse vedere e perceptire, per guidare in somma per sentitieri gia battuti alla conosecna di cose alle quali tutte ciascune da se solo sensa l’aiuto dell’altrui intelligenza I cui acquisti gl imanifesta la praola non avvrebe trovato la via di pervenire. Per intedere il discourse si tiene in cota tre fattori. Primo: al senso che colla definizione il parlante ha dichiarato di voler dare alle sue parole. Secondo: a quello que aparisce DAL CONTESTO avvervi volute significare. Terzo e finalmente, al CONCTTO che si sa ch’egli potesse avere dellle cose di cui ha parlato, perche nessuno puo volere esprimere quell che non sa. Keywords: segnare, segnato, segnante. Refs.: Luigi Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737646572/in/photolist-2mPSXPb

 

Grice e Pievani – il maschio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Gazzaniga). Filosofo. Grice: “Only in Italy, Dietelmo becomes Telmo –“ Grice: “I like Pievani – he defends Darwin when everyone attacks him! Talk about rallying to the defense of the under-dogma!” Studia a Milano. Conduce ricerche in Biologia evolutiva e Filosofia della biologia, sotto N. Eldredge e I. Tattersall presso l'American Museum of Natural History, New York.  Grice: “Some Italians would not consider him an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree without (i. e., not within) Italy!” – Insegna a Milano. Bologna, e Padova. Opere: “Il management dell'unicità, Guerini, Milano, “Homo sapiens e altre catastrofi” Meltemi, Roma); Immagini del tempo nel cinema d'oggi, Meltemi, Roma, “Sotto il velo della normalità” (Meltemi, Roma); “Il cappellano del diavolo, Scienza e idee, Milano, Cortina); “Introduzione alla filosofia della biologia” (Laterza, Roma); La teoria dell'evoluzione. Attualità di una rivoluzione scientifica, Mulino, Bologna); Chi ha paura di Darwin?, IBIS, Como-Pavia, Creazione senza Dio, Einaudi, Torino; “In difesa di Darwin. Piccolo bestiario dell'anti-evoluzionismo all'italiana” (Milano, Bompiani); “Perdere la libertà per Sante ragioni. Dal nascere al morire: la mano della Chiesa sulla nostra vita, Milano, Chiarelettere); Nati per Credere, Codice, Torino); La vita inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto, Raffaello Cortina, Milano,  Introduzione a Darwin (Roma, Laterza); La fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi, Bologna, Mulino,  Homo sapiens. Il cammino dell'umanità, Atlante dell'Istituto Geografico De Agostini,  “Anatomia di una rivoluzione: la logica della scoperta scientifica” (Mimesis); “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica, morale: Darwin spiega proprio tutto, Torino, Einaudi,  Il maschio è inutile. Un saggio quasi filosofico, Milano, Rizzoli,  Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così, Einaudi, Torino; Lectures, Giappichelli, Come saremo. Storie di umanità, Codice, Torino, "Homo Sapiens Le nuove storie dell'evoluzione umana", LGeografica,  Homo sapiens. Le nuove storie dell'evoluzione umana, Geografica, Imperfezione. Una storia naturale, Milano, Cortina, Perché siamo parenti delle galline? E tante altre domande sull’evoluzione, Scienza, Trieste,; Sulle tracce degli antenati. L’avventurosa storia dell’umanità (Scienza, Trieste). Dietelmo Pievani. Telmo Pievani. Pievani. Keywords: il maschio, maschile, maschilita, maschilita fascista, fascist masculinities, il concetto di maschio, dysmorphismo sessuale – sessualita e mascolinita, il maschio – uso del maschio in opposizione a sostantivi astratti come mascolinita, o maschilita. i macchi, homosociale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pievani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700953156/in/photolist-2mLCU95-2mLCWXw-2mLGqAQ

 

Grice e Piovani – Enea, eroe stoico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “Like Austin, and then again like me, Piovani could invent lingo. The whole point of ordinary-language philosophy was an attack on ‘philosophical language,’ and there we are, Austin, Grice and Piovani INVENTING unordinary philosophical language! In Piovani’s case is ‘assenzialismo’!” –Studia a Napoli. Insegna a Trieste, Firenze, Roma, Napoli. Dei lincei. Scrive su alcuni fogli del regime. La sua ricerca filosofica ha avvio all'indomani immediato della tragica conclusione della seconda guerra mondiale e di ciò porta I segni anche nell'elaborazione della propria caratterizzazione etico-politica, presto approdata alle ragioni del liberalismo democratico. Dinanzi alla drammatica conclusione dell'esito volontaristico dell'attualismo, la necessità di ripensare il modello idealistico d’Italia lo indusse ad un'intensa riflessione sul significato e sul valore dell'individuo nel suo farsi persona, che lo impegnò per tutta la vita, troncata dalla malattia. Spazia dalla filosofia del diritto al pensiero filosofico italiano, soprattutto a quello meridionale, ricopre incarichi nelle più importanti accademie italiane. Fonda il Centro di Studi Vichiani. Pratica una fenomenologia dell'individuale. Per il pensatore napoletano l'individuo non è concepito come un'entità chiusa ed ego-istica tendente all'assolutizzazione ma, al contrario, accettando egli la sua natura di vivente limitato, afferma sé stesso nella responsabilità della propria azione. Concorrono elementi esistenzialistici, l’analisi dell’esperienza comune. Di ciò è documento “Norma e società” (Napoli, Jovene). Utilizza anche temi della prima Azione blondeliana. La necessità di fondare la persona grazie a un criterio o norma, che è la ragione dell’agire e del pensare -- la logica della vita morale -- fa scoprire il tema di fondo della  filosofia morale. Il soggetto è un volente non volutosi -- vale a dire che il soggetto, per quanto approfondisca il proprio essere che è il suo esistere, deve arrestarsi dinanzi alla constatazione di essere dato, di non essersi voluto.  L’alternativa esistenziale dell’accettazione della vita ne riscatta, con la volontà di essere a fronte della possibilità contraddittoria del suicidio, l’originaria datità. Ma questa accettazione, che è la sola possibile fondazione della vita morale, rifiuta ogni ostinazione singolaristica e comporta che la vita è vita di relazione, dove questa non è conquista ma condizione consustanziale del soggetto che si accetta e dunque accetta l’altro, a iniziare dalla propria alterità rispetto a se stesso.  L’essenziale instaurazione personalitaria consente la fondazione del diritto e della morale. Entrambe formazioni storiche, fondate dinamicamente in quanto capaci di comprendere ogni forma in cui si sostanzi l’attivo desiderio dell’uomo di soddisfare l’insaziabile bisogno di valori, anch'essi costruiti dalla scelta esistenziale dei soggetti storici. Sostiene che l'essere umano non possa fare affidamento su alcun tipo di fondamento poiché, essendo un essere limitato e storico, è di fatto costretto a fondare continuamente i suoi punti di riferimento. A questo proposito assumono appunto un ruolo primario  il valore, considerate non come assoluto bensì prodotto della specificità individuale. Del resto proprio il valore esalta la responsabilità dell'azione degl’individui, che, altrimenti, verrebbe mortificata nel riferimento obbligato a qualcosa di assoluto. Si può dunque parlare di un pluralismo etico che non significa relativismo ma relatività e, dunque, rispetto. Una posizione che sembra chiaramente riprendere il pensiero di Kant e, in particolare, il tema dell'agonismo etico. Per il ricorrere di questi temi, la sua filosofia può riassumersi nella formula tra esistenzialismo ri-pensato e storicismo ri-novato. Tra questi, un numero di “Gerarchia”, su cui scrive  riferendosi alla partecipazione emotiva degl’italiani al conflitto. Questo modo di sentire e di interpretare gl’eventi deve essere posto in luce perché esso indica che un ventennio di regime fascista è riuscito a dare agl’Italiani almeno quel senso di pre-occupazione della tutela e della difesa dei propri interessi, che è il presupposto indispensabile per la formazione di una autentica e completa coscienza imperiale. Roma e Tirana, in Gerarchia, Evoluzione liberale, in Biblioteca della libertà, Piovani, Enciclopedia filosofica di Gallarate, Bompiani, Milano. Altre saggi: “Il significato del principio di effettività” (Milano, Giuffre); “Morte e trasfigurazione  dell'Università” (Napoli, Guida);“Teodicea sociale” (Padova, Milani); “Linee di una filosofia del diritto” (Padova, MILANI); “Gius-naturalismo ed etica moderna” (Bari, Laterza); “Filosofia e storia delle idee” (Bari, Laterza); “Conoscenza storica e coscienza morale” (Napoli, Morano); “Principi di una filosofia della morale” (Napoli, Morano); Oggettivazione etica e assenzialismo, Napoli, Morano); “La filosofia nuova di Vico” ((Napoli, Morano); “ Per una filosofia della morale, Milano, Bompiani); Tra esistenzialismo e storicismo: la filosofia morale (Napoli, Morano); F.Tessitore, Napoli, Società nazionale di scienze lettere e arti, D. Jervolino, Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Napoli, Morano, G.Acocella, Idee per un'etica sociale. Soveria Mannelli, Rubbettino, P. Amodio,  degli scritti su Pietro Piovani, Napoli, Liguori, G. Lissa, Anti-ontologismo e fondazione etica (Napoli, Giannini); A. Nieddu, Norma soggetto storia: saggio sulla filosofia della morale (Napoli, Loffredo); A.  Nieddu, Incontri blondellani”; “Volontà, norma, azione” (Cagliari, Editore); A. Perrucci, L'etica della responsabilità” (Napoli, Liguori, G. Morrone, La scuola napoletana: lettura critica e informazione bibliografica, Roma: Edizioni di Storia e Letteratura (Sussidi eruditi)  M. Olivetti, Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Etica Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Centro di Studi Vichiani del Cnr di Napoli. La lezione etica più che mai attuale di F Tessitore, Il Messaggero, di F Tessitore, Napoli, 1 studi vichiani. Pietro Piovani. Piovani. Keywords: “i principi metafisici di Vico”, Vico, principio. Luigi Speranza, “Grice e Piovani: I principi metafisici di Vico”, filosofia nuova di VIco, la Gerarchia, Roma e tiranna – colletivo, guerra, esperienza condivisa, ventennio del regime – il debito di Vico a Roma --- la Roma di Vico e la Roma antica – interpretazione filosofica – idealismo, Hegel --. The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737615912/in/datetaken/

 

Grice e Pirandello – e dov’è il copione? è in noi, signore – il dramma è in noi -- siamo noi – filosofia italiana – filosofia siciliana, reduzione siciliana – I ciclopu – identita personale, l’uno, nessuno, decadentismo -- Luigi Speranza (Girgenti). Filosofo. Grice: “Pirandello would say he is no philosopher, but then I’m a cricketer!” --. Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la letteratura. Per la sua produzione, le tematiche affrontate e l'innovazione del racconto teatrale è considerato tra i più importanti drammaturghi del XX secolo. Tra i suoi lavori spiccano diverse novelle e racconti brevi (in lingua italiana e siciliana) e circa quaranta drammi, l'ultimo dei quali incompleto. Io son figlio del Caos. E non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kaos. Figlio di Stefano Pirandello e Caterina Ricci Gramitto, appartenenti a famiglie di agiata condizione borghese, dalle tradizioni risorgimentali, nacque in contrada Càvusu a Girgenti..Nell'imminenza del parto che dove avvenire a Porto Empedocle, per un'epidemia di colera che stava colpendo la Sicilia, il padre decide di trasferire la famiglia in un'isolata tenuta di campagna per evitare il contatto con la pestilenza. Porto Empedocle, prima di chiamarsi così, era la Borgata Molo. Quando si decide che la borgata diviene comune autonomo. La linea di confine fra i due comuni venne fissata all'altezza della foce di un fiume essiccato che taglia in due la contrada chiamata u Càvuso o u Càusu, pantalone. Questo Càvuso appartene a metà alla Borgata Molo e l'altra metà a Girgenti. A qualche impiegato dell'ufficio anagrafe parve che non e cosa che si scrive che qualcuno e nato in un paio di pantaloni e cangia quel volgare càusu in caos. Il padre, partecipa alle imprese garibaldine. Sposa Caterina, sorella di un suo commilitone, Rocco Ricci Gramitto.  Il suo nonno materno, Giovanni Battista Ricci Gramitto, e tra gli esponenti di spicco della rivoluzione siciliana e, escluso dall'amnistia al ritorno del Borbone, fuggito in esilio a Malta dove muore. Il bonno paterno, Andrea Pirandello, e un armatore e ricco uomo d'affari di Pra', ora quartiere di Genova. La famiglia vive in una situazione economica agiata, grazie al commercio e all'estrazione dello zolfo. La sua infanzia e serena ma, come lui stesso racconta, caratterizzata anche dalla difficoltà di comunicare con gli adulti e in specie con i suoi genitori, in modo particolare con il padre. Questo lo stimola ad affinare le sue capacità espressive e a studiare il modo di comportarsi degli altri per cercare di corrispondervi al meglio.  Fin da ragazzo soffre d'insonnia e dorme  abitualmente solo tre ore per notte. E molto devoto alla Chiesa cattolica grazie all'influenza che ebbe su lui una domestica di famiglia, che lo avvicinò alle pratiche religiose, ma inculcandogli anche credenze superstiziose fino a convincerlo della paurosa presenza degli spiriti. La chiesa e i riti della confessione religiosa gli permettevano diaccostarsi ad un'esperienza di misticismo, che cercherà di raggiungere in tutta la sua esistenza.  Si allontanò dalle pratiche religiose per un avvenimento apparentemente di poco conto: un prete aveva truccato un'estrazione a sorte per far vincere un'immagine sacra al giovane Luigi; questi rimase così deluso dal comportamento inaspettatamente scorretto del sacerdote che non volle più avere a che fare con la Chiesa, praticando una religiosità del tutto diversa da quella ortodossa.  Dopo l’istruzione elementare impartitagli privatamente, fu iscritto dal padre alla regia scuola tecnica di Girgenti, ma durante un’estate preparò, all’insaputa del padre, il passaggio agli studi classici. In seguito a un dissesto economico, la famiglia si trasfere a Palermo. Frequenta il regio ginnasio Vittorio Emanuele II e dove rimase anche dopo il rientro dei suoi a Porto Empedocle. Si appassiona subito alla letteratura. Scrive “Barbaro", andata perduta. Aiuta il padre nel commercio dello zolfo, e puo conoscere direttamente il mondo degl’operai nelle miniere e quello dei facchini delle banchine del porto mercantile.  Studia a Palermo e Roma. Studia filologia sotto Monaci. Studia Bücheler, Usener e  Förster. Scrive “Foni ed evoluzione fonetica del dialetto della provincia di Girgenti.” Si trasfere a Roma, dove poté mantenersi grazie agli assegni mensili inviati dal padre. Qui conobbe L. Capuana che lo aiutò molto a farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti intellettuali dove ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e critici. Un allagamento e una frana nella miniera di zolfo di Aragona di proprietà del padre, nella quale era stata investita parte della dote di Antonietta, e da cui anche Pirandello e la sua famiglia traevano un notevole sostentamento, li ridusse sul lastrico.  Questo avvenimento accrebbe il disagio mentale, già manifestatosi, della moglie di Pirandello, Antonietta. Ella era sempre più spesso soggetta a crisi isteriche, causate anche dalla gelosia, a causa delle quali o lei rientrava dai genitori, o Pirandello era costretto a lasciare la casa. La malattia prese la forma di una gelosia delirante e paranoica, che la porta a scagliarsi contro tutte le donne che parlassero col marito, o che lei pensava che volessero avere un qualche tipo di rapporto con lui; perfino la figlia Lietta susciterà la sua gelosia, e a causa del comportamento della madre tenterà il suicidio e poi se ne andrà di casa. La chiamata alle armi di Stefano nella Grande Guerra peggiorò ulteriormente la sua situazione mentale.  Solo diversi anni dopo, egli, ormai disperato, acconsentì che Antonietta fosse ricoverata in un ospedale psichiatrico. Morirà in una clinica per malattie mentali di Roma, sulla via Nomentana. La malattia della moglie lo porta  ad approfondire, portandolo ad avvicinarsi alle nuove teorie sulla psicoanalisi di Freud, lo studio dei meccanismi della mente e ad analizzare il comportamento sociale nei confronti della malattia mentale.  Spinto dalle ristrettezze economiche e dallo scarso successo delle sue prime opere letterarie, e avendo come unico impiego fisso una cattedra di stilistica dove impartire lezioni private di italiano e di tedesco, dedicandosi anche intensamente al suo lavoro letterario. Inizia anche una collaborazione con il Corriere della Sera. Il suo primo grande successo fu merito del romanzo Il fu Mattia Pascal, scritto nelle notti di veglia alla moglie paralizzata alle gambe. La critica non diede subito al romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non seppero cogliere il carattere di novità del romanzo, come d'altronde di altre opere di Pirandello.  Perché Pirandello arrivasse al successo si dovette aspettare a quando si dedica totalmente al teatro. Lo scrittore siciliano aveva rinunciato a scrivere opere teatrali, quando l'amico N. Martoglio gli chiese di mandare in scena nel suo  Minimo presso il Metastasio di Roma alcuni suoi lavori: Lumie di Sicilia e l'Epilogo. Acconsente e la rappresentazione dei due atti unici ebbe un discreto successo. Tramite i buoni uffici del suo amico Martoglio anche A. Musco volle cimentarsi con il teatro pirandelliano: Pirandello tradusse per lui in siciliano Lumie di Sicilia, rappresentato con grande successo al Pacini di Catania. Cominciò da questa data la collaborazione con Musco che incominciò a guastarsi dopo qualche tempo per la diversità di opinioni sulla messa in scena di Musco della commedia Liolà nel novembre al teatro Argentina di Roma: «Gravi dissensi» di cui Pirandello scrive al figlio Stefano. La guerra fu un'esperienza dura per Pirandello; il figlio venne infatti imprigionato dagli austriaci, e, una volta rilasciato, ritorna in Italia gravemente malato e con i postumi di una ferita. Durante la guerra, inoltre, le condizioni psichiche della moglie si aggravarono al punto da rendere inevitabile il ricovero in manicomio dove rimase fino alla morte. Dopo la guerra, lo scrittore si immerse in un lavoro frenetico, dedicandosi soprattutto al teatro. Fonda la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma con due grandissimi interpreti dell'arte pirandelliana: Marta Abba e Ruggero Ruggeri. Con questa compagnia cominciò a viaggiare per il mondo: le sue commedie vennero rappresentate anche nei teatri di Broadway.  Nel giro di un decennio arrivò ad essere il drammaturgo di maggior fama nel mondo, come testimonia il premio Nobel per la letteratura ricevuto per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale. Degno di nota fu lo stretto rapporto con Abba, sua musa ispiratrice, della quale Pirandello, secondo molti biografi e conoscenti, era innamorato forse solamente in maniera platonica.  Molte delle opere pirandelliane cominciavano intanto ad essere trasposte al cinema. Pirandello andava spesso ad assistere alla lavorazione dei film; andò anche negli Stati Uniti d'America, dove famosi attori e attrici di Hollywood, come Greta Garbo, interpretavano i suoi soggetti. Nell'ultimo di questi viaggi andò a trovare, su invito, Albert Einstein a Princeton. In una conferenza stampa difese con veemenza la politica estera del fascismo, con la guerra d'Etiopia, accusando i giornalisti statunitensi di ipocrisia, citando il colonialismo contro i nativi americani. Pirandello e la politica: l'adesione al fascismo. Non aveva mai preso specifiche posizioni politiche, tranne l'ammirazione per il patriottismo garibaldino di famiglia, unica certezza in un'epoca di crisi. La sua idea politica di fondo e legata principalmente a questo patriottismo risorgimentale. Una sua lettera apparsa sul Giornale di Sicilia testimonia gli ideali patriottici della famiglia, proprio nei primi mesi dallo scoppio della Grande Guerra durante la quale il figlio e fatto prigioniero dagli austriaci e rinchiuso, per la maggior parte della prigionia, nel campo di concentramento di Pian di Boemia, presso Mauthausen. Non riuscì a far liberare il figlio malato neppure con l'intervento di Benedetto XV. Nella sua vita condivise alcune delle idee dei giovani fasci siciliani e del socialismo; ne I vecchi e i giovani si nota come la sua idea politica e stata oscurata dalla riflessione umoristica. Per Pirandello, i siciliani hanno subìto le peggiori ingiustizie dai vari governi italiani -- è questa l'unica idea forte che ci presenta.  Nella prima guerra mondiale e un interventista, anche se avrebbe preferito che il figlio non partecipasse in prima linea alla guerra, cosa che invece fa, arruolandosi volontario immediatamente e rimanendo ferito e prigioniero degli austriaci, situazione che e estremamente angosciosa per lo scrittore. Nel primo dopoguerra non adere subito ai fasci di combattimento, tuttavia pochi anni dopo esplicita l'adesione al fascismo, ormai istituzionalizzato. E ricevuto da Mussolini a Palazzo Chigi. Chiese l'iscrizione al partito fascista inviando un telegramma a Mussolini, pubblicato subito dall'agenzia Stefani. Eccellenza, sento che questo è per me il momento più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se l'E.V. mi stima degno di entrare nel partito nazionale fascista, pregerò come massimo onore tenermi il posto del più umile e obbediente gregario. Con devozione intera. Il telegramma arriva in un momento di grande difficoltà per il presidente del consiglio dopo il ritrovamento del corpo di Matteotti. Per la sua adesione al fascismo e duramente attaccato da alcuni intellettuali e politici fra cui il deputato liberale G. Amendola che in un a saggio arriva a dargli dell'accattone che voleva a tutti i costi divenir senatore del Regno. Pur non ritrovandosi caratterialmente con Mussolini e molti gerarchi, che ritiene persone troppo rozze e volgari, oltre che poco interessati al teatro, non rinnega mai la sua adesione al fascismo, motivata tra le altre cose da una profonda sfiducia nei regimi social-democratici, così come non si interessa mai del marxismo, solo ne “I vecchi e i giovani” mostra un leggero interesse per il socialismo -- regimi nei quali si andano trasformando la democrazia liberale, che ritene a loro volta corrotta, portando ad esempio gli scandali dell'età giolittiana e il trasformismo. Pova inoltre un deciso disprezzo per la classe politica che avrebbe voluto vedere, nichilisticamente, cancellata dalla vita del Paese, e una forte sfiducia verso la massa caotica del popolo, che anda istruita e guidata da una sorta di monarca illuminato. E tra i firmatari del “Manifesto” redatto da Gentile. La sua adesione al fascismo e per molti imprevista e sorprende anche i suoi più stretti amici. Sostanzialmente egli, per un certo conservatorismo che comunque ha, guarda al Duce come ri-organizzatore della società. Un'altra motivazione addotta per spiegare tale scelta politica è che il fascismo lo riconduce all’ideale patriottico ri-sorgimentale di cui e convinto sostenitore, anche per le radici garibaldine del padre. Vede nelli una idea originale, che dove rappresentare la forma dell'Italia destinata a divenire modello. Puo apparire un punto di contatto colli fasci il sostenuto relativismo filosofico di entrambi. Ben diverso pero è il relativismo morale dei fasci, fondato sull'attivismo e il suo relativismo esistenziale che si richiama allo scetticismo razionale. Si fa interprete di un relativismo pessimistico, angosciato, negatore di ogni certezza, incompatibile con l'ansia attivistica o il relativismo ottimistico dei fasci Sempre nel solco di Amendola e dei critici anti-fascisti vi è anche un commento più pragmatico alla sua iscrizione al Partito fascista, la quale avrebbe avuto origine nel suo ricercare finanziamenti per la creazione della sua compagnia di teatro, che ha così il sostegno del regime e le relative sovvenzioni. Il governo fascista, pero, perfino dopo il Nobel, gli prefiere sempre Annunzio e Deledda, anche lei vincitrice del premio, come letterati ideali del regime. Ha molta difficoltà a re-perire i fondi statali, che Mussolini spesso non vuole concedergli. Non sono infrequenti suoi scontri violenti con autorità fasciste e dichiarazioni aperte di a-politicità. Sono a-politic. Mi sento soltanto uomo sulla terra. E, come tale, molto semplice e parco. Se vuole potrei aggiungere casto. Clamorosoe  il gesto narrato da C. Alvaro in cui a Roma strappa la sua tessera del suo fascio davanti agli occhi esterrefatti del Segretario Nazionale. Nonostante ciò, una rottura aperta col fascismo non si onsume mai. Si conclude senza troppa fortuna l'esperienza del Teatro d'Arte. Dopo lo scioglimento, in tacita polemica con il regime fascista che a suo avviso era troppo parco di sostegno ai suoi progetti teatrali, si ritira. Forse a parziale compensazione di questo mancato sostegno, e uno dei primi trenta accademici, nominati direttamente da Mussolini, della neo costituita Reale Accademia d'Italia – i reali italiani! In nome del suo ideale patriottico, partecipa alla raccolta dell'oro per la patria donando la medaglia del premio Nobel. Questa scelta di adesione ai fasci è stata spesso sia minimizzata sia accentuata dalla critica. L’ideologia fascista non ha mai parte nella sua vita o nel suo teatro, abbastanza avulse della realtà politica, così che non fu in grado di vedere e giudicare la violenza dei fasci. Il contenuto anarchico, corrosivo, pessimista e quasi sempre anti-sistema del suo teatro e guardato con sospetto da molti uomini del partito. Non lo considerano una vera "arte fascista". La critica non lo esalta, spesso considerando il suo teatro non conformi all’ideale fascista. Vi si vede una certa insistenza e considerazione della borghesia altolocata che i fasci condanno come corrotta e decadente. Gl’arzigogoli filosofici dei personaggi dei suoi drammi borghesi sono considerati quanto di più lontano dall'attivismo fascista. Anche dopo l'attribuzione del Nobel parecchi teatro e accusato dalla stampa di regime di disfattismo tanto che anche fine tra i "controllati speciali" dell'OVRA. Nonostante i suoi elogi al capo del governo, il Duce fa sequestrare l'opera “La favola del figlio” cambiato, per alcune scene ritenute non consone, impedendone le repliche. A lui e imposta, per contrasto, la regia dell'opera dannunziana La figlia di Jorio! Le sue volontà testamentarie, che negavano ogni funerale e celebrazione, metteranno in imbarazzo i fascisti e lo stesso Mussolini, che ordina così alla stampa che non ci fanno troppe celebrazioni sui quotidiani, ma che ne fanno data solo la notizia, come di un semplice fatto di cronaca. Il rifugio di Soriano nel Cimino ama trascorrere ampi periodi dell'anno nella quiete di Soriano nel Cimino, un'amena e bella cittadina ricca di monumenti storici e immersa nei boschi del Monte Cimino. In particolare  rimase affascinato dalla maestosità e dalla quiete di uno stupendo castagneto situato nella località di "Pian della Britta", a cui volle dedicare un'omonima poesia, che oggi è scolpita su una lapide di marmo posta proprio in tale località.  Ambienta a Soriano nel Cimino (citando luoghi, località e personaggi realmente esistiti) anche due tra le sue più celebri novelle Rondone e Rondinella e Tomassino ed il filo d'erba. A Soriano nel Cimino, è rimasto vivo ancora oggi il suo ricordo a cui sono dedicati monumenti, lapidi e strade.  Frequenta anche Arsoli per molti anni, soprattutto durante i periodi estivi, dove amava dissetarsi con una gassosa nell'allora bar Altieri in piazza Valeria. Il suo amore per il paese si ritrova nella definizione che egli stesso diede ad Arsoli chiamandola La piccola Parigi. Appassionato di cinematografia, mentre assiste a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal suo romanzo Il fu Mattia Pascal, si ammala di polmonite. Ha già subito due attacchi di cuore. Il suo corpo, ormai segnato dal tempo e dagli avvenimenti della vita, non sopporta oltre. Al medico che tenta di curarlo, disse. Non abbia tanta paura delle parole, professore, questo si chiama morire. La malattia si aggrava e muore. Per lui il regime fascista vuole esequie di stato. Viene nvece rispettate le sue volontà espresse nel testamento. Carro d'infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m'accompagni -- né parenti né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. Per sua volontà il corpo, senza alcuna cerimonia, e cremato, per evitare postume consacrazioni cimiteriali e monumentali. Le sue ceneri furono deposte in una preziosa anfora greca già di sua proprietà e tumulate nel cimitero del Verano. Camilleri e altri quattro dettero il via a un lento e travagliato adempimento delle sue ultime volontà (in caso non fosse stato possibile lo spargimento). Far seppellire le ceneri nel giardino della villa di contrada Caos, dove e nato. Ambrosini trasporta l'anfora in treno, chiusa in una cassetta di legno. A Palermo il corteo funebre venne però bloccato dal vescovo di Agrigento G. Peruzzo. Camilleri si reca al vescovo, che rimase inamovibile. Propose allora con successo l'idea di inserire l'anfora in una bara, che venne appositamente affittata. Il corteo, per un breve tratto a piedi e poi a bordo di una littorina, giunse a Girgenti. Dopo una cerimonia religiosa, l'anfora con le ceneri e estratta dalla bara e riposta nel Museo Civico di Agrigento, in attesa della costruzione di un monumento nel giardino della villa. Solo dopo parecchi anni dalla morte, realizzata una scultura monolitica di R. Mazzacurati, artista vincitore del concorso indetto, costituita principalmente da una grossa pietra non lavorata, le ceneri vennero portate nel giardino e versate in un cilindro di rame inserito nel terreno, che venne chiuso da una pietra sigillata con del cemento.  Una parte rimanente delle ceneri, trovata anni dopo attaccata ai lati interni dell'anfora, non essendo più contenibile nel cilindro ri-colmo e ri-aperto per l'occasione, venne dispersa, rispettando il desiderio originario di lui stesso. Davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema filosofico. (L. Pirandello, dai Foglietti). E convinto che qualunque filosofia e fallita di fronte all'insondabilità dell'uomo quando in lui prevale la bestia -- l'aspetto animalesco e irrazionale. La sua e una teoria della pluralità dell'io. Pubblica i saggi “Arte e Scienza” e “L'umorismo” -- caratterizzati da un'esposizione di stile colloquiale, molto lontana dal consueto discorso filosofico. I due saggi sono espressione di un'unica identita artistica ed esistenziale che ha coinvolto lo scrittore siciliano che vede come centrale proprio la poetica dell'umorismo. In “L'umorismo” confluiscono idee, brani di scritti e appunti precedenti. Sue varie chiose e annotazioni a L'indole e il riso di L. Pulci di A. Momigliano e parti dell'articolo di A. Cantoni nella «Nuova Antologia». Il suo umorismo si inserisce in un rigoglioso e più che secolare campo di meditazione e ricerca sull'omonimo tema; e rappresenta il momento ri-epilogativo probabilmente più soddisfacente di una serie di acquisizioni teoriche che la cultura ha chiare e consolidate . Bisogna infatti aspettare il saggio di A. Genovese, “Il Comico, l’Umore e la Fantasia o Teoria del Riso come Introduzione all’Estetica” (Bocca, Torino) per avere un saggio di ampia informazione e documentazione, di solido spessore speculative pur nell'ispirazione idealistica da cui prende le mosse. Tecnicamente persuasivo, insomma, e con ben altre fondamenta teoretiche, praltro, in un panorama di non rara fossilizzazione culturale, va detto che l'opera di Genovese è stata appaiata forse soltanto dal coraggioso saggio, e Homo ridens. Estetica, Filologia, Psicologia, Storia del Comico” (Firenze, Olsckhi). Distingue il comico dall'umoristico. Il comico e definito come avvertimento del contrario, nasce dal contrasto tra l'apparenza e la realtà. Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto un "avvertimento del contrario. L'umorismo, il "sentimento del contrario", invece nasce da una considerazione meno superficiale della situazione. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente, s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro. Da quel primo *avvertimento* del *contrario* mi ha fatto passare a questo *sentimento* del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico. Quindi, mentre il comico genera quasi immediatamente la risata perché mostra subito la situazione *evidentemente contraria* a quella che dovrebbe normalmente essere, l'umoristico nasce da una più ponderata ri-flessione che genera compassione e un sorriso di comprensione. Nell'umoristico c'è il senso di un *comune sentimento* della fragilità dell’uomo da cui nasce un compatimento per la debolezze dell’altro che e anche la propria. L'umoristico è meno spietato del comico che giudica in maniera immediata. Non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci fa ridere adesso ci fa tutt'al più sorridere, o piantare. La filosofia  dell'umoristico in nasce già quando pubblica le due premesse de Il fu Mattia Pascal dove richiamandosi al “Copernico” di Leopardi riprende l'ironia che attribusce l’eliocentrismo alla pigrizia del sole stanco di girare attorno ai pianeti. Si vede una notazione dell’umoristico nella contrapposizione di due sentimenti opposti. Dopo l’accettazione dell’eliocentrismo, i terrestri accetano di essere una parte infinitesimale dell'universo e nello stesso tempo la sua capacità di compenetrarsene. L'analisi dell'identità condotta da lui lo porta a formulare la teoria della crisi dell'io. Il nostro spirito consiste di frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale, ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io. Talché veramente può dirsi che due persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio conto, nel medesimo individuo. Con gli elementi del nostro io noi possiamo perciò comporre, costruire in noi stessi altri individui, altri esseri con propria coscienza, con propria intelligenza, vivi e in atto. Paradossalmente, il solo modo per recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte opere, come l'Enrico IV o come Il berretto a sonagli, nel quale inserisce addirittura una ricetta per la pazzia: dire sempre la verità, la nuda, cruda e tagliente verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle convenzioni sociali. Questo comportamento porta presto all'isolamento da parte della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia. Abbandonando le convenzioni sociali e morali l'uomo può ascoltare la propria interiorità e vivere nel mondo secondo le proprie leggi, cala la maschera e percepisce se stesso e l’altro senza dover creare un personaggio, è semplicemente “persona”. Esemplare di tale concezione è l'evoluzione di Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno, nessuno e centomila.  Ancora sulla crisi dell'identità del singolo impotente con la sua razionalità di fronte al mistero universale che lo circonda, in Il fu Mattia Pascal, espone metaforicamente la sua filosofia del lanternino, tramite il monologo che il personaggio di Anselmo Paleari rivolge al protagonista Mattia Pascal, in cui la piccola lampada rappresenta il sentimento umano, che non riesce ad alimentarsi se non tramite le illusioni di fede e ideologie varie ("i lanternoni"), ma che altrimenti provoca l'angoscia del buio che lo circonda all'uomo, l'animale che ha il triste privilegio di "sentirsi vivere. Nella lanternisofia, il lanternino che proietta tutto intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi. Spento alla fine da un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione? (Il fu Mattia Pascal, capitolo XIII, Il lanternino) La sua sfiducia verso la fede religiosa tradizionale lo porta ad accentuare così il proprio vuoto spirituale, che cercò di riempire, come il citato personaggio del Paleari, con l'interesse personale verso l'occultismo, la teosofia e lo spiritismo, che tuttavia non gli daranno la serenità esistenziale. Il contrasto tra vita e forma Luigi Pirandello svolge una ricerca inesausta sull'identità della persona nei suoi aspetti più profondi, dai quali dipendono sia la concezione che ogni persona ha di sé, sia le relazioni che intrattiene con gli altri. Influenzato dalla filosofia irrazionalistica di fine secolo, in particolare di Bergson, Pirandello ritiene che l'universo sia in continuo divenire e che la vita sia dominata da una mobilità inesauribile e infinita. L'uomo è in balia di questo flusso dominato dal caso, ma a differenza degli altri esseri viventi tenta, inutilmente, di opporsi costruendo forme fisse, nelle quali potersi riconoscere, ma che finiscono con il legarlo a maschere in cui non può mai riconoscersi o alle quali è costretto a identificarsi per dare comunque un senso alla propria esistenza. Se l'essenza della vita è il flusso continuo, il perenne divenire, quindi fissare il flusso equivale a non vivere, poiché è impossibile fissare la vita in un unico punto. Questa dicotomia tra vita e forma, accompagnerà l'autore in tutta la sua produzione evidenziando la sconfitta dell'uomo di fronte alla società, dovuta all'impossibilità di fuggire alle convenzioni di quest'ultima se non con la follia. Solo il folle, che pure è una figura sofferente ed emarginata, riesce talvolta a liberarsi dalla maschera, e in questo caso può avere un'esistenza autentica e vera, che resta impossibile agli altri in quanto non è fattibile denudare la maschera o le maschere, la propria identità (Maschere nude è infatti il titolo della raccolta delle sue opere teatrali). Questa riflessione, che si rispecchia nelle varie opere con accenti ora lievi ora gravi e tragici, è stata, ad opera soprattutto dello studioso Adriano Tilgher, interpretata come un sistema filosofico basato sul contrasto tra la Vita e la Forma, che talvolta ha fatto esprimere alla critica un giudizio negativo delle ultime opere precedenti al "teatro dei miti", accusate a volte di "pirandellismo", cioè di riproporre sempre lo stesso schema di lettura. Il relativismo psicologico o conoscitivo «La verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora Frola Ah! E la seconda moglie del signor Ponza Oh! E come? Sì; e per me nessuna! nessuna! Ah, no, per sé, lei, signora: sarà l'una o l'altra! Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede. Ed ecco, o signori, come parla la verità. -- Dialogo finale di Così è (se vi pare)). Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il relativismo psicologico che si esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel rapporto inter-personale, e verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha con se stessa. Gl’uomini nascono liberi ma il caso interviene nella loro vita precludendo ogni loro scelta. L’uomo nasce in una società pre-costituita dove ad ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve comportarsi. Ciascuno è obbligato a seguire il ruolo e le regole che la società impone, anche se l'io vorrebbe manifestarsi in modo diverso. Solo per l'intervento del caso può accadere di liberarsi di una forma per assumerne un'altra, dalla quale non sarà più possibile liberarsi per tornare indietro, come accade al protagonista de Il fu Mattia Pascal.  L'uomo dunque non può capire né l’altro né tanto meno se stesso, poiché ognuno vive portando consapevolmente o, più spesso, inconsapevolmente, una maschera dietro la quale si agita una moltitudine di personalità diverse e inconoscibili.  Queste riflessioni trovano la più esplicita manifestazione narrativa nel romanzo Uno, nessuno e centomila. Uno perché ogni persona crede di essere un individuo unico con caratteristiche particolari. Centomila perché l'uomo ha, dietro la maschera, tante personalità quante sono le persone che ci giudicano. Nessuno perché, paradossalmente, se l'uomo ha centomila personalità diverse, invero, è come se non ne possedesse nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi nel suo io". Il relativismo conoscitivo e psicologico su cui si basa la sua filosofia si scontra con il conseguente problema dell'incomunicabilità tra i siciliani. Ogni personaggio siciliano ha un proprio modo di vedere la realtà. Non esiste un'unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono i siciliani che credono di possederla. Dunque, ognuno ha una propria verità. Questa incomunicabilità produce quindi un sentimento di solitudine ed esclusione dalla società e persino da se stesso. Proprio la crisi e frammentazione dell'io interiore crea un altr’ io diverso e discordante. L’io consiste di frammenti che ci fanno scoprire di essere -- uno, nessuno – molti -- centomila --. Il personaggio come il Vitangelo Moscarda di “Uno, nessuno e – molti centomila e i protagonisti della commedia ‘a fare’, “Sei personaggi in cerca di autore” di conseguenza avverte  un sentimento di “estraneità” – alienazione o alterita – strano – etimologia -- dalla vita che lo fa sentire forestiero della vita, nonostante la continua ricerca di un senso dell'esistenza e di un'identificazione di un proprio ruolo, che vada oltre la maschera, o le diverse e innumerevoli maschere, con cui si presentano al cospetto della società o delle persone più vicine. Il peronaggio accetta la maschera, che lui stesso ha messo o con cui gl’altro tende a identificarlo. Prova ommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere. Incapace di ribellarsi, pero, o deluso dopo l'esperienza di vedersi attribuita una nuova maschera, si rassegna. Il personaggio vive nell'infelicità, con la coscienza della frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che laltro lo fa vivere per come esso lo vede. Il personaggio accetta alla fine passivamente il ruolo da recitare che lui si attribuisce sulla scena dell'esistenza. Questa è la reazione tipica del personaggio più deboli come si può vedere nel romanzo “Il fu Mattia Pascal”. Il soggetto non si rassegna alla sua maschera. Accetta pero il suo ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Ne fanno esempio varie opere come: Pensaci Giacomino, Il giuoco delle parti e La patente. Rosario Chiàrchiaro è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è fatto involontariamente la nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti ed è rimasto senza lavoro. Il presunto iettatore non accetta l'identità che gl’altro gli ha attribuito ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono convinti che sia un menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In questo modo ha un lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui dovrà pagare per allontanarlo. La maschera rimane – ma almeno se ne ricava un vantaggio. L'uomo, accortosi del relativismo, si rende conto che l'immagine che di sé non corrisponde in realtà a quella che l’altro ha di lui e cerca in ogni modo di carpire questo lato inaccessibile del suo io. Vuole togliersi la maschera che gli è stata imposta e reagisce con disperazione. Non riesce a strapparsela e allora se è così che lo vuole il mondo, egli e quello che l’altro credono di percipere in lui e non si ferma nel mantenere questo suo atteggiamento sino all’ultima e drammatica conseguenza. Si chiude in una solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia o al suicidio. Da tale sforzo verso un obiettivo irraggiungibile nasce la voluta follia. La follia è lo strumento di contestazione per eccellenza della forma fasulla della vita sociale, l'arma che fa esplodere la convenzione e il rituale, riducendoli all'assurdo e rivelandone l'inconsistenza.  Solo e unico modo per vivere, per trovare l’io, è quello di accettare il fatto di non avere un'identità, ma solo frammenti -- e quindi di non essere uno ma nessuno -- accettare l'alienazione completa da se stesso. Tuttavia il colletivo non accetta il relativismo. Il soggeto chi accetta il relativismo viene ritenuto pazzo dal colletivo. Esemplari sono i personaggi dei drammi Enrico IV, dei Sei personaggi in cerca d'autore, o di Uno, nessuno e centomila.  Divenne famoso proprio grazie al teatro che chiama “teatro dello specchio”, perché in esso viene raffigurata la vita vera, quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia e delle convenienze sociali, di modo che lo spettatore si guardi come in uno specchio così come realmente è, e diventi migliore. Dalla critica viene definito come uno dei grandi drammaturghi del XX secolo. Scrive moltissime opera, alcune delle quali rielaborazioni delle sue stesse novelle, che vengono divise in base alla fase di maturazione dell'autore:  Prima faseIl teatro siciliano Seconda faseIl teatro umoristico/grottesco Terza fase Il teatro nel teatro (meta-teatro) Quarta fase Il teatro dei miti. Generalmente si attribuisce il suo interesse per il teatro agli anni della maturità, ma alcuni precedenti mostrano come tale convinzione necessiti di una rivalutazione. Compose alcuni lavori teatrali, andati perduti poiché da lui stesso bruciati (tra gli altri, il copione de Gli uccelli dell'alto). In una lettera  alla famiglia, si legge. Oh, il teatro drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una viva emozione, senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per tutte le vene. Quell'aria pesante chi vi si respira, m'ubriaca: e sempre a metà della rappresentazione io mi sento preso dalla febbre, e brucio. È la vecchia passione chi mi vi trascina, e non vi entro mai solo, ma sempre accompagnato dai fantasmi della mia mente, persone che si agitano in un centro d'azione, non ancora fermato, uomini e donne da dramma e da commedia, viventi nel mio cervello, e che vorrebbero d'un subito saltare sul palcoscenico. Spesso mi accade di non vedere e di non ascoltare quello che veramente si rappresenta, ma di vedere e ascoltare le scene che sono nella mia mente: è una strana allucinazione che svanisce ad ogni scoppio di applausi, e che potrebbe farmi ammattire dietro uno scoppio di fischi! -- da una lettera ai familiari. È in questa dimensione che si parla di teatro mentale: lo spettacolo non è subito passivamente ma serve come pretesto per dar voce ai "fantasmi" che popolano la mente dell'autore (nella prefazione ai Sei personaggi in cerca d'autore Pirandello chiarirà di come la Fantasia prenda possesso della sua mente per presentargli personaggi che vogliono vivere, senza che lui li cerchi).  In un'altra missiva, spedita da Roma, sostiene che la scena italiana gli appare decaduta:  «Vado spesso in teatro, e mi diverto e me la rido in veder la scena italiana caduta tanto in basso, e fatta sgualdrinella isterica e noiosa -- da una lettera ai familiari. La delusione per non essere riuscito a far rappresentare i primi lavori lo distoglie inizialmente dal teatro, facendolo concentrare sulla produzione novellistica e romanziera.  Pubblica l'importante saggio Illustratori, attori, traduttori dove esprime le sue idee, ancora negative, sull'esecuzione del lavoro dell'attore nel lavoro teatrale: questi è infatti visto come un mero traduttore dell'idea drammaturgica dell'autore, il quale trova dunque un filtro al messaggio che intende comunicare al pubblico. Il teatro viene poi definito da Pirandello come un'arte "impossibile", perché "patisce le condizioni del suo specifico anfibio":: un tradimento della scrittura teatrale, che ha di contro "il cattivo regime dei mezzi rappresentativi, appartenenti alla dimensione adultera dell'eco. È in questo momento che Pirandello si distacca dalla lezione positivista e, presa diretta coscienza dell'impossibilità della rappresentazione scenica del "vero" oggettivo, ricerca nella produzione drammaturgica di scavare l'essenza delle cose per scoprire una verità altra (come è spiegato nel saggio L'Umorismo con il sentimento del contrario).  Fondò la compagnia del Teatro d'Arte di Roma con sede al Teatro Odescalchi con la collaborazione di altri artisti: il figlio S. Pirandello, O. Vergani, C. Argentieri, A. Beltramelli, G. Cavicchioli, M. Celli, P. Cantarella, L. Picasso, Renzo Rendi, M. Bontempelli e G. Prezzolini -- tra gli attori più importanti della compagnia figurano Marta Abba, Lamberto Picasso, Maria Letizia Celli, Ruggero Ruggeri. La compagnia, il cui primo allestimento risale con Sagra del signore della nave dello stesso Pirandello e Gli dei della montagna di Lord Dunsany, ebbe però vita breve: i gravosi costi degli allestimenti, che non riuscivano ad essere coperti dagli introiti del teatro semivuoto costrinsero il gruppo, dopo solo due mesi dalla nascita, a rinunciare alla sede del Teatro Odescalchi. Per risparmiare sugli allestimenti la compagnia si produsse prima in numerose tournée estere, poi fu costretta allo scioglimento definitivo, avvenuto a Viareggio. Prima faseTeatro Siciliano Nella fase del Teatro Siciliano Pirandello è alle prime armi e ha ancora molto da imparare. Anch'essa come le altre presenta varie caratteristiche di rilievo; alcuni testi sono stati scritti interamente in lingua siciliana perché considerata dall'autore più viva dell'italiano e capace di esprimere maggiore aderenza alla realtà.  La morsa e Lumìe di Sicilia Roma, Teatro Metastasio, Il dovere del medico, Roma, Sala Umberto, La ragione degli altri, Milano, Teatro Manzoni,  Cecè, Roma, Teatro Orfeo, Pensaci, Giacomino, Roma, Teatro Nazionale, Liolà, Roma, Teatro Argentina, Seconda fase: Il teatro umoristico/grottesco. Pirandello e Marta Abba Mano a mano che l'autore si distacca da verismo e naturalismo, avvicinandosi al decadentismo si ha l'inizio della seconda fase con il teatro umoristico. Presenta personaggi che incrinano le certezze del mondo borghese: introducendo la versione relativistica della realtà, rovesciando i modelli consueti di comportamento, intende esprimere la dimensione autentica della vita al di là della maschera.  Così è (se vi pare), Milano, Teatro Olimpia, Il berretto a sonagli, Roma, Teatro Nazionale, La giara, Roma, Teatro Nazionale, Il piacere dell'onestà (Torino, Carignano) La patente, Torino, Alfieri, Ma non è una cosa seria, Livorno, Rossini,  Il giuoco delle parti, Roma, Quirino, L'innesto, Milano, Manzoni, L'uomo, la bestia e la virtù, Milano, Olimpia, Tutto per bene, Roma, Quirino, Come prima, meglio di prima, Venezia, Goldoni, La signora Morli, una e due, Roma, Argentina. Nella fase del teatro nel teatro le cose cambiano radicalmente. Il teatro deve parlare anche agli occhi non solo alle orecchie, a tal scopo ripristinerà una tecnica teatrale di Shakespeare, il palcoscenico multiplo, in cui vi può per esempio essere una casa divisa in cui si vedono varie scene fatte in varie stanze contemporaneamente. Inoltre il teatro nel teatro fa sì che si assista al mondo che si trasforma sul palcoscenico.  Abolisce anche il concetto della quarta parete, cioè la parete trasparente che sta tra attori e pubblico. In questa fase, infatti, tende a coinvolgere il pubblico che non è più passivo ma che rispecchia la propria vita in quella agita dagli attori sulla scena. Ha un incontro con  Filippo. Conseguenza, oltre alla nascita di un'amicizia e che Filippo sente come accadde in passato per lui, il bisogno di allontanarsi dal regionalism dell'arte verista pur conservandone però le tradizioni e le influenze. Incontra Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Sei personaggi in cerca d'autore, Roma, Valle, Enrico IV, Milano, Manzoni, All'uscita, Roma, Argentina, L'imbecille, Roma, Quirino, Vestire gli ignudi, Roma, Quirino, L'uomo dal fiore in bocca, Roma, Degli Indipendenti, La vita che ti diedi, Roma, Quirino, L'altro figlio, Roma, Nazionale, Ciascuno a suo modo, Milano, Dei Filodrammatici, Sagra del signore della nave, Roma, Odescalchi, Diana e la Tuda, Milano, Eden, L'amica delle mogli, Roma, Argentina, Bellavita, Milano, Eden,  O di uno o di nessuno, Torino, di Torino, Come tu mi vuoi, Milano, dei Filodrammatici; Questa sera si recita a soggetto, Torino, di Torino, Trovarsi, Napoli, dei Fiorentini, Quando si è qualcuno, Buenos Aires Odeón, La favola del figlio cambiato, Roma, Reale dell'Opera, Non si sa come, Roma, Argentina, Sogno, ma forse no, Lisbona, Teatro Nacional. Alla fase del teatro dei miti ase si assegnano solo tre opera. La nuova colonia Lazzaro I giganti della montagna Romanzi  Copertina de Il turno,  Madella. Scrive sette romanzi:  L'esclusa, a puntate su La Tribuna (Milano, Treves); Il turno (Catania, Giannotta); l fu Mattia Pascal, Roma, Nuova antologia. Suo marito, Firenze, Quattrini. (poi Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano, Mondadori, I vecchi e i giovani, Milano, FTreves. Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, R. Bemporad & figlio. Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad; Novelle. Le novelle sono considerate le opere più durature. I critici hanno cambiato tale opinione ritenendo le opere teatrali più degne di essere ricordate. Fare distinzione tra il contenuto di una novello o romanzo  e un dramma è difficile. Molte novelle sono state messe in opera a teatro. “Ciascuno a suo modo” deriva dal “Si gira”. “Liolà” ha il tema preso da “Il fu Mattia Pascal”; “La nuova colonia” e presentata in “Suo marito”. Analizzando le novelle si puo renderci conto che ciò che manca è una delineazione tematica, una cornice. Sono presenti un crogiolo di personaggi ed eventi.  Il tempo in cui una novella e ambientata non è definito. Alcune  si svolgono nell'epoca umbertina, poi giolittiana e del dopo-giolitti. Diversamente accade nella novella siciliana. Iil tempo non è fissato. E un tempo antico, di una società che non vuole cambiare e che è rimasta ferma. I paesaggi della novellistica sono vari. Per quella detta siciliana si ha spesso il tipico paesaggio rurale. In alcune si trova il tema del contrasto tra le generazioni dovuto all'unità d'Italia. Altro ambiente delle novelle è la Roma umbertina o giolittiana.  Il protagonista e sempre alla presa con il male di vivere, con il caso e con la morte. Non si trova mai rappresentanti dell'alta borghesia, ma quelli che potrebbero essere i vicini della porta accanto: il sarto, il balie, il professore, il piccolo proprietario di negozi che ha una vita sconvolta dalla sorte e dal dramma familiare. Il personaggio ci viene presentato così come appaie. E difficile trovare un'approfondita analisi psicologica. La fisionomia e spesso eccentrica. Per il sentimento del contrario, il personaggio ha un carattere *opposto* a come si presenta. I personaggi conversano nel presentarsi per come essi *sentono* di essere. Ma alla fine, e sempre preda del caso, che li farà apparire diverso e cambiato.  Novelle per un anno -- è uno dei più grandi scrittori di novelle, raccolte dapprima nell'opera Amori senza amore. In seguito si dedica maggiormente per tutta la sua vita, cercando di completarla, alla raccolta Novelle per un anno, così intitolata perché il suo intento e quello di scrivere 365. Novelle per un anno, Firenze, Bemporad; Milano, Mondadori); Scialle nero (Firenze, Bemporad); La vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad, La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio, Firenze, Bemporad, VII, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, IX, Donna Mimma, Firenze, Bemporad);  Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad,  La giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze, Bemporad, Berecche e la guerra, Milano, Mondadori, Una giornata, Milano, Mondadori). Si svolge la produzione letteraria di Pirandello meno conosciuta dal grande pubblico, quella delle poesie che, contrariamente alla composizione teatrale, non esprimono alcun tentativo di rinnovamento sperimentale estetico, e seguono piuttosto le forme e i metri tradizionali della lirica classica, pur non rimandando a nessuna delle correnti letterarie presenti al tempo dello scrittore.  Nell'antologia poetica Mal giocondo, pubblicata a Palermo, ma la cui prima lirica risale quando Pirandello aveva appena tredici anni, emerge uno dei temi dell'ultima estetica pirandelliana del contrasto tra la serena classicità del mito e l'ipocrisia e la immoralità sociale della contemporaneità. Sono presenti, come nota lo stesso Pirandello, anche toni umoristici, specie quelli derivati dal suo soggiorno a Roma. “Mal giocondo” (Palermo, Libreria Internazionale Pedone Lauriel); Pasqua di Gea, Milano, Galli (dedicata a Jenny Schulz-Lander, di cui si innamora a Bonn, con una chiara influenza della poesia di Carducci. Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione Cooperativa) -- il cui modello sono le Elegie romane di Goethe); Elegie romane, traduzione di Goethe, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Scamandro, Roma, Tipografia Roma, Fuori di chiave, Genova, Formiggini, Pirandello nel cinema Inizialmente Pirandello non amava molto il cinema, considerato inferiore al teatro, e questo interesse maturò lentamente, negli anni. Il rapporto tra Pirandello e il cinema fu complesso, ambiguo, conflittuale, a volte di totale rifiuto, altre volte di grande curiosità. E fu certamente la curiosità per questa nuova modalità di narrazione per immagini, che si era già strutturata come industria cinematografica, che lo spinse a scrivere il romanzo Si gira, poi ripubblicato con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio operatore. In questo romanzo il suo giudizio sul cinematografo è spietato sia quando teme che il pubblico abbandoni i teatri per correre a vedere su uno schermo "larve evanescenti" prodotte in maniera meccanica e fredda, sia quando descrive il mondo della produzione cinematografica popolato di personaggi volgari impeg confezionare prodotti commerciali per soddisfare il palato delle masse e gli interessi degli uomini d'affari. Nello stesso tempo la struttura stessa del racconto letterario e l'ipotesi, da lui stesso formulata, di trarne un film prefigurano un'idea di linguaggio cinematografico di grande modernità: il film nel film. Momento cruciale per la storia del cinema, nei primi decenni del suo sviluppo, fu l'avvento del sonoro. Anche in questo caso ad un iniziale rifiuto seguì una svolta significativa. In una lettera a Marta Abba, Pirandello scrisse: "L'avvenire dell'arte drammatica e anche degli scrittori di teatro è adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione d'arte: il film parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto" Pirandello sul set de Il fu Mattia Pascal con Pierre Blanchar e Isa Miranda Il lume dell'altra casa di Ugo Gracci. Il crollo di M. Gargiulo, Lo scaldino di A. Genina. Ma non è una cosa seria di Augusto Camerini, La rosa di Arnaldo Frateili Il viaggio di Gennaro Righelli Il fu Mattia Pascal di Marcel L'Herbier  La canzone dell'amore di Gennaro Righelli, primo film sonoro italiano è tratto dalla novella In silenzio. Come tu mi vuoi di George Fitzmaurice con Greta Garbo Acciaio di W. Ruttmann. Il fu Mattia Pascal di Pierre Chenal, Questa è la vita di Giorgio Pàstina, Aldo Fabrizifilm a quattro episodi, tutti tratti da una novella: La giara, Il ventaglino, La patente e Marsina stretta. Come prima, meglio di prima di J. Hopper Liolà di A. Blasetti Il viaggio di Vittorio De Sica Enrico IV di Marco Bellocchio Kaos di P. e V. Taviani, adattamento da Novelle per un anno, Le due vite di Mattia Pascal di Monicelli Tu ridi di P. e V.Taviani, adattamento da Novelle per un anno; La balia di Bellocchio, adattamento da Novelle per un anno; Pirandello nell'opera lirica La favola del figlio cambiato di Gian Francesco Malipiero, Liolà di Giuseppe Mulè, Six Characters in Search of an Author di Hugo Weisgall, Sagra del Signore della Nave di Michele Lizzi, Sogno (ma forse no) di Luciano Chailly. Altre opere: Mal giocondo, Palermo, Libreria Internazionale Pedone Lauriel); A la sorella Anna per le sue nozze, Roma, Tipo-Litografia Miliani e Filosini,  Pasqua di Gea, Milano, Galli,  Amori senza amore, Roma, Bontempelli); Pier Gudrò, Roma, Voghera, Elegie renane, Roma, Unione Cooperativa; Traduzione di Goethe, Elegie romane, Livorno, Giusti, Zampogna, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, Beffe della morte e della vita, Firenze, Lumachi, Lontano. Novella, in "Nuova Antologia", Quand'ero matto.... Novelle, Torino, Streglio, Il turno, Catania, Giannotta); Beffe della morte e della vita. Firenze, Lumachi, Notizia letteraria, in "Nuova Antologia", Dante. Poema lirico di G. Costanzo, "Nuova Antologia", Bianche e nere. Novelle, Torino, Streglio); Il fu Mattia Pascal, Roma, Nuova Antologia, Erma bifronte. Novelle, Milano, Treves); Prefazione a Giovanni Alfredo Cesareo, Francesca da Rimini. Tragedia, Milano, Sandron, Studio preliminare a A. Cantoni, L'illustrissimo. Romanzo, Roma, Nuova Antologia, Arte e scienza. Saggi, Roma, Modes, L'esclusa, Milano, Treves, Umorismo, Lanciano, Carabba); “Scamandro” (Roma, Tipografia); “La vita nuda” (Milano, Treves); “Suo marito, Firenze, Quattrini); “Fuori di chiave, Genova, Formiggini, Terzetti, Milano, Treves); “I vecchi e i giovani, Milano, Treves); Cecè. In "La lettura",  Le due maschere, Firenze, Quattrini, Erba del nostro orto” (Milano, Studio Lombardo); “La trappola” (Milano, Treves); “Se non così” "Nuova Antologia", Si gira ( Milano, Treves); “E domani, lunedì” (Milano, Treves); “Liolà” ( Roma, Formiggini); Se non così Con una lettera alla protagonista, Milano, Treves); “Un cavallo nella luna” (Milano, Treves); Maschere nude,  Milano, Treves, Pensaci, Giacomino, Così è (se vi pare), Il piacere dell'onestà, Milano, Treves); Il giuoco delle parti. Ma non è una cosa seria. Milano, Treves, Lumie di Sicilia. Il berretto a sonagli. La patente. Milano, Treves, L'innesto.  La ragione degli altri, Milano, Treves,  Berecche e la guerra, Milano, Facchi, Il carnevale dei morti. Firenze, Battistelli, Tu ridi. Milano, Treves); Pena di vivere così, Roma, Libreria nazionale,  Maschere nude” (Firenze, Bemporad); Tutto per bene. Firenze, Bemporad, Come prima meglio di prima. Firenze, Bemporad); “Sei personaggi in cerca d'autore -- commedia da fare” (Firenze, Bemporad); Enrico IV (Firenze, Bemporad); L'uomo, la bestia e la virtù” (Firenze, Bemporad, La signora Morli, una e due. Firenze, Bemporad, Vestire gli ignudi. Firenze, Bemporad, La vita che ti diedi. Firenze, Bemporad, Ciascuno a suo modo. Firenze, Bemporad, X, Pensaci, Giacomino! Firenze, Bemporad, Così è (se vi pare). Firenze, Bemporad, Sagra del signore della nave, L'altro figlio, La giara. Firenze, Bemporad); Il piacere dell'onestà. Firenze, Bemporad,  Il berretto a sonagli. Firenze, Bemporad,  Il giuoco delle parti. Firenze, Bemporad, Ma non è una cosa seria. Firenze, Bemporad, L'innesto Firenze, Bemporad, La ragione degli altri. Firenze, Bemporad, L'imbecille, Lumie di Sicilia, Cecè, La patente.Firenze, Bemporad, All'uscita. Mistero profano, Il dovere del medico. La morsa.  L'uomo dal fiore in bocca. Dialogo, Firenze, Bemporad, Diana e la Tuda.  Firenze, Bemporad,  L'amica delle mogli. Firenze, Bemporad, La nuova colonia. Firenze, Bemporad, Liolà. Firenze, Bemporad, O di uno o di nessuno. Firenze, Bemporad, Lazzaro (Milano, Mondadori); “Questa sera si recita a soggetto” (Milano, Mondadori); “Come tu mi vuoi” (Milano, Mondadori); “Trovarsi” (Milano Mondadori); “Quando si è qualcuno” (Milano, Mondadori); “Non si sa come” (Milano, Mondadori); “Novelle per un anno, Firenze, Bemporad, Milano, Mondadori, I, Scialle nero, Firenze, Bemporad, La vita nuda, Firenze, Bemporad, La rallegrata, Firenze, Bemporad, L'uomo solo, Firenze, Bemporad,  La mosca, Firenze, Bemporad, In silenzio, Firenze, Bemporad, Tutt'e tre, Firenze, Bemporad, 1Dal naso al cielo, Firenze, Bemporad, Donna Mimma, Firenze, Bemporad,Il vecchio Dio, Firenze, Bemporad, La giara, Firenze, Bemporad, Il viaggio, Firenze, Bemporad, Candelora, Firenze, Bemporad,  Berecche e la guerra, Milano, Mondadori,  Una giornata, Milano, Mondadori, Teatro dialettale siciliano, 'A vilanza, Cappiddazzu paga tuttu, con Nino Martoglio, Catania, Giannotta, Prefazione a N. Martoglio, Centona. Raccolta completa di poesie siciliane con l'aggiunta di alcuni componimenti inediti, Catania, Giannotta, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, Uno, nessuno e centomila, Firenze, Bemporad, Prefazione a E. Levi, Lope de Vega e l'Italia, Florencia, Sansoni, Introduzione a S.D'Amico, Storia del teatro italiano, Milano, Bompiani); In un momento come questo, in "Nuova Antologia",Giustino Roncella nato Boggiolo, in Tutti i romanzi, Milano, Mondadori, Tutti i romanzi, Milano, A. Mondadori, Novelle per un anno, Milano, A. Mondadori, Maschere nude, Milano, A. Mondadori); Lettere a Marta Abba, Milano, A. Mondadori, Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori. Oltre al Nobel ricevette diverse onorificenze:  Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Collare dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme Arcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinesenastrino per uniforme ordinariaArcade Minore della Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese — Canicattì Intitolazioni. A lui è stato dedicato un asteroide. Enciclopedia Italiana Treccani alla voce Girgenti. In A. Camilleri. Biografia del figlio cambiato, Milano,  Lettere da Palermo e da Roma, Bulzoni, Roma, Il risorgimento familiare. Medicina e Insonnia. in.. Riferimenti autobiografici a questo problema che affligge si trovano in numerose sue opere: Il turno, L'amica delle mogli, Il fu Mattia Pascal, L'uomo solo, La trappola, La giara  G. Bonghi, Biografia di Luigi Pirandello, Edizione dei classici italiani  A. Camilleri, In effetti, afferma in un lettera ai familiari da Roma. I professori di questa università, nella facoltà mia, sono d’una ignoranza nauseante (Lettere giovanili da Palermo e da Roma Bulzoni, Roma, difese pubblicamente durante una lezione un suo compagno rimproverato ingiustamente dal rettore.  M. Manotta, L. Pirandello, Pearson Italia S.p.a.,  Da Album Pirandello, I Meridiani Mondadori, Milano, A. Camilleri, Biografia del figlio cambiato, BU. La storia di Luigi e Antonietta è infatti quella di un matrimonio di una Sicilia di fine '800, combinato per interesse, da parte di due soci nel commercio dello zolfo. Antonietta porta la dote che assicura ai giovani sposi sbarcati da Girgenti in continente e approdati a Roma, una vita tranquilla e permette a Luigi di affermarsi come scrittore. Il matrimonio d'interesse è sublimato grazie alla letteratura e diventa un matrimonio d'amore con la moglie ideale (in Anna Maria Sciascia, Il gioco dei padri. Pirandello e Sciascia, Avagliano, S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, Storia, G. Mazzacurati, Introduzione e biografia, dalla Prefazione a Il fu Mattia Pascal, Einaudi; Vita di Pirandello; Pirandello e la moglie Antonietta, G. GiudiceTipografico Torinese, M. Manotta, Pearson Paravia Bruno Mondadori, L. Pirandello, S. Pirandello, A. Pirandello, Il figlio prigioniero: carteggio tra L. e S. Pirandello durante la guerra Mondadori,  Motivazione del Premio Nobel per la Letteratura. Tutti i no di Mussolini a Pirandello. L'arci-fascista non piace al Duce; G. Afeltra, Mia cara Marta, l'amore platonico di Pirandello  Tra Pirandello e M. Abba ottocento lettere di emozioni  Einstein e l'invito. Lo scontro che nessuno vide  L. Lucignani, Pirandello, la vita nuda, Giunti, Pirandello e la prima guerra mondiale. Chiede di entrare nei Fasci (La Stampa); F. Sinigaglia, I volti della violenza a teatro, Lucca, Argot. Non e l'unico filosofo che si iscrive al partito fascista nel pieno della vicenda Matteotti. Ungaretti si iscrisse appena nove giorni dopo il funerale di Matteotti (Stato matricolare di Ungaretti, Università "La Sapienza" di Roma. La sua adesione al fascismo, G. Giudice, Pirandello (POMBA Torino); Pirandello e la politica, su atutta scuola. G. Lagorio, Troppi idiotic. E Pirandello partì; Pirandello, nudità e fascismo; Pirandello. Gli anni del fascismo; B. Mussolini, Nel solco delle grandi filosofie -- relativismo e fascismo, in Il popolo d'Italia. Le idee di Mazzini e di Sorel influenzano profondamente il fascismo di Mussolini e Gentile (S. Zamponi, Lo spettacolo del fascismo, Rubbettino. Sorel è veramente il notre maître (B.Mussolini, Il Popolo in Opera Omnia); Interviste: parole da dire, uomo, agl’altr’uomini, Rubbettino; riportato da G. Giudice. Prefazione alle Novelle per un anno, Milano, Storie dalla storia, L'oro alla patria Il Sole 24 ORE  M. Sambugar, Letteratura italiana per moduli, Incontro. R. Dombroski, L'esistenza ubbidiente – la filosofia sotto i fasci (Guida); L'Ovra a Cinecittà di Natalia ed Emanuele V. Marino,  Boringhieri, Il Post); I giganti della montagna, taote.  Così, in una bara in affitto, riportammo a Girgenti le sue ceneri. Malgrado i divieti prima del gerarca, poi del pre-fetto, e infine del vescovo. In Camilleri e lo strano caso delle ceneri di Pirandello. N. Borsellino, Il dio di Pirandello: creazione e sperimentazione, Sellerio, R. Alajmo, Le ceneri di Pirandello, Drago, in Saggi poesie, scritti varii Mondadori, Milano). I filosofi hanno il torto di non pensare alle bestie e davanti agl’occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema filosofico. D. Marcheschi, L'umorismo, Milano, Oscar Mondadori, X.  Marcheschi rivela che copia intere pagine del saggio da opere precedenti di L. Dumont, A. Binet, G. Séailles, G. Negri, G. Marchesini, nonché dalla Storia e fisiologia dell'arte di Ridere di T. Massarani. Vedi articolo de Il Giornale, in “Caro Pirandello, ti ho beccato a copiare.  Pirandello, L'umorismo e altri saggi, Giunti; S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, TPirandello: guida al Fu Mattia Pascal, Carocci, Scrittori sull'orlo di una scelta spiritista  Sambugar, La sua filoofia s'inserisce in un contesto culturale in cui è presente il concetto di relativismo: la teoria della relatività di Einstein, il Principio di indeterminazione di Heisenberg, la teoria quantistica di M. Planck. Simmel fonda il suo relativismo sulla convinzione che non esistono leggi storiche obiettivamente valide. Dizionario di filosofia). E nelle arti figurative il relativismo è ripreso dal cubismo caratterizzato da una rappresentazione dell'oggetto considerato simultaneamente da diversi punti di vista. S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario Milano, Principato, Maschere nude, I. Zorzi, Newton Compton); E. Providenti, Epistolario familiare giovanile Quaderni della Nuova Antologia, Le Monnier, Firenze, Roberto Alonge, Pirandello, Laterza, Bari, Elio Providenti, Luigi Pirandello. Epistolario, Quaderni della Nuova Antologia, Le Monnier, Firenze); U. Artioli, L'officina segreta di Pirandello, Laterza, RomaBari, Luigi Pirandello, una vita da autore, repubblicaletteraria. C. Vicentini, Il disagio del teatro (Marsilio, Venezia). La prima rappresentazione della commedia La morsa si ha a Roma, al Metastasio, ad opera della Compagnia del "Teatro minimo" diretta da N. Martoglio che la mise in scena assieme all'atto unico Lumie di Sicilia. Cedendo alle insistenze di Martoglio acconsentì a che La morsa e Lumie di Sicilia sono rappresentate nella stessa serata. I due atti unici hanno diverso esito presso il pubblico, che accolge con favore La morsa, mentre non grade Lumie di Sicilia (in Interviste, Parole da dire, uomo, agli altri uomini" di I. Pupo, Rubettino,  Legato a ricordi della fanciullezza di Pirandello.  Da. Savio, Il carnevale dei morti. Sconciature e danze macabre nella narrative, Novara, Interlinea. l mio primo libro fu una raccolta di versi, “Mal giocondo”. In quella prima raccolta di versi più della metà sono del più schietto umorismo, e allora io non so neppure che cosa e l'umorismo ("Le lettere"); “Il cinema di Amedeo Fago Pirandello NASA. Enrico 4., Firenze, Bemporad e figlio, Esclusa, Milano, Fratelli Treves, Fu Mattia Pascal, Milano, Treves, I Pirandello. La famiglia e l'epoca per immagini, E. Zappulla, Catania, la Cantinella, R. Alonge, Roma-Bari, Laterza, U. Artioli, L'officina segreta” (Bari, Laterza); R. Barilli, La linea Svevo-Pirandello, Milano, Mursia, E. Bonora, Sulle novelle per un anno in Montale e altro novecento, Caltanissetta-Roma, Sciascia, N. Borsellino, Ritratto e immagini, Roma-Bari, Laterza, N. Borsellino e W. Pedullà (diretta da), Storia generale della letteratura italiana, Il Novecento, La nascita del Moderno, Milano, Motta, F. Michele e M. Rössner, L’identità italiana, Atti del Convegno internazionale di studi pirandelliani, Graz Pesaro, Metauro, Arcangelo Leone De Castris, Storia di Pirandello (Bari, Laterza); A. Benedetto, Verga, Annunzio, Pirandello (Torino, Fògola); L. Lugnani, L'infanzia felice (Napoli, Liguori); G. Macchia, “La stanza della tortura, Milano, Mondadori,  Pirandello e dintorni, Catania, Maimone, F. Medici, Il dramma di Lazzaro. Asprenas, A.  Pagliaro,  “U ciclopu, dramma satiresco d’Euripide ridotto in siciliano (Firenze, Monnier); G. Podestà,  "Humanitas", F. Puglisi, L'arte; Messina-Firenze, D'Anna, F. Puglisi, Pirandello e la sua lingua, Bologna, Cappelli, Filippo Puglisi, L. Pirandello, Milano, Mondadori, F. Puglisi, Pirandello e la sua opera Catania, Bonanno, C. Salinari, Miti e coscienza del decadentismo italiano. D'Annunzio, Pascoli, Fogazzaro, Pirandello” (Milano, Feltrinelli); A. Sichera, Ecce Homo!Nomi, cifre e figure di Pirandello (Firenze, Olschki); R. Scrivano, La vocazione contesa” (Roma, Bulzoni, G. Taffon, Il gran teatro del mondo, in Maestri drammaturghi nel teatro italiano del '900. Tecniche, forme, invenzioni, Roma, Laterza, G. Venè, “Fascista. La coscienza borghese tra ribellione e rivoluzione” (Venezia, Marsilio); M. Veronesi (Napoli, Liguori); C. Vicentini, “Il disagio del teatro” (Venezia, Marsilio); R. Vittori, Il trattamento cinematografico dei 'Sei personaggi' (Firenze, Liberoscambio); E. Zappulla, Pirandello e la filosofia siciliana, Catania, Maimone, Filosofi siciliani del secondo dopoguerra, Catania, Maimone. Casa di Pirandello D. Fabbri Lanterninosofia  su Pirandello Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Conferenza Episcopale Italiana. nobelprize. Audiolibri di Luigi Pirandello, su LibriVox.  di Luigi Pirandello, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.:etteratura fantastica, Fantascienza. Movie Luigi Pirandello, su Internet Broadway Database, The Broadway League.Luigi Pirandello, su filmportal.de.  Centro Nazionale Studi Pirandelliani, su cnsp. Istituto di studi pirandelliani allo Studio Luigi Pirandello. E. Licastro, Pirandello fra Spengler e Wittgenstein. Luigi Pirandello. Pirandello. Keywords: e dov’è il copione? è in noi, signore – il dramma è in noi -- siamo noi – R Chiede d’entrare nei fasci, La Stampa, Gentile e Sorel, Mussolini e Nietzsche, Mussolini e Sorel. – ridotto in siciliano. U ciclopu, decadentismo, identita personale, l’io e la societa, il collettivo, l’intersoggetivo. Refs: Luigi Speranza, “Grice e Pirandello” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51675808450/in/photolist-2mPzFQD-2mMVzhz-2mLKtaD-2mLEqtd-2mKNNqN-2mKjsJY-2mJoZKd-2mJmMsF-2mJq2uE-2mJmM2F-2mJkynC-2mJoZHV-2mJq2vG-2mJq2uz-2mJmM3h-2mJgred-2mJoZJM-2mJkymR-2mJgreo-2mJkynN-2mJoZHp-2mJoZJX-FMciDY

 

 

Grice e Pirro – l’idealismo di Gentile – filosofia italiana – Luigi Speranza (San Severo). Filosofo. Studia a Roma sotto Spirito. Studia Allmayer sotto Plebe. Insegna a Perugia e Palermo. Studia Gentile. Pubblica “L'attualismo di G. Gentile e la religione” (Sansoni). Fra i suoi saggi si ricordano anche “Filosofia e politica in Croce” (Bulzoni). Si interessa alla ricerca storiografica e svolse numerosi saggi di  su Terni. Esponente di spicco della vita culturale della città umbra, studia gli aspetti poco indagati di quella che fino ad allora era una città ancorata ad una dimensione prettamente industriale. Sotto la Giunta di G. Ciaurro, coordina il progetto per la realizzazione di un museo archeologico nel convento di San Pietro sotto. Peroni. Nei suoi studi di storia ricostrusce prima della pubblicazione de Il sangue dei vinti di G. Pansa, episodi della guerra civile tra cui l'assassinio del sindacalista Carloni e del dirigente d'azienda Corradi.  Fonda il "Centro Studi Storici", un'associazione culturale di ricerca storica a cui viene collegata la rivista “Memoria” L'obiettivo di “Memoria”  è quello di porre fine all'amnesia organizzata, facendo conoscere a tutti le vicende di una città figlia non solo dell'industrializzazione. Accanto ad un nuovo sguardo per le vicende passate “Memoria” inaugura una stagione di storiografia libera da condizionamenti ideologici e basata sulle fonti.  Suscita critiche per la ricostruzione di alcuni episodi di violenza avvenuti durante la resistenza anti-fascista, critiche che si sono particolarmente concentrate all'indomani della sua scomparsa ad opera di storici locali, che lo accusano di revisionismo. In realtà il suo lavoro è sempre stato suffragato dalla presenza della fonte documentale. Le vicende ricostruite, come ad esempio quella dell'uccisione di Corradi o Urbani, ad opera dei partigiani non sono mai trattate dalla “storiografia ufficiale”. Consigliere dell'stituto per la Storia dell'Umbria e dell'stituto di Cultura della Storia dell'Impresa Franco Momigliano, dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano. Il saggio  “Regnum hominis: l'umanesimo di Gentile” fa parte della collana della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma. Un saggio dedicato al Risorgimento pubblicato da Morphema intitolato Scritti sul Risorgimento. Un saggio "Dopo Gentile dove va la scuola italiana". Il Consiglio Comunale di Terni delibera di dedicare la sala Tacito di Palazzo Carrara in Terni a Pirro. Con l'occasione si presenta il carteggio "La vita come Ricerca, la vita come Arte, la vita come Amore", titolo riferito all’omonimo saggio di Spirito. In occasione delle celebrazioni della fondazione del Liceo Tacito di Terni, gli viene dedicate nell'atrio della scuola, una targa con una dicitura tratta da una poesia di Gibran. Altre opere: "Italia e Germania nel Novecento", raccolta di saggi da “Studi Politici". Pubblica una raccolta di memorie di scritti di garibaldini intitolata "Correva l'anno 1867” “Terni e l'affrancamento di Roma nelle memorie dei garibaldini; il saggio "Filosofia e Politica e Giovanni Gentile" (Aracne). Il Comune di Terni delibera la posa di una targa in memoria presso la dimora di  Pirro. La Soprintendenza Archivistica dell'Umbria e delle Marche dichiara il suo archivio di notevole interesse culturale ai sensi del T.U. dei Beni Cultural. Viene scoperta sulla casa a Piazza Clai a Terni una targa commemorativa. Viene pubblicato da Intermedia "L'unica via è il Pensiero: scritti in memoria". Altre saggi: “Una missiva a Spirito,” “L'attualismo di Gentile e la religione” (Firenze, Sansoni); “Filosofia e politica in Croce” (Roma, Bulzoni); “Filosofia e politica in Gentile” (Firenze, Sansoni); “La riforma Gentile e il Fascismo”, Giornale critico della filosofia italiana” (Firenze, Sansoni); La politica dell’idealismo italiano” (Firenze, Sansoni); “La prassi come educazione nella gentiliana interpretazione di Marx” (Firenze, Sansoni); “Cultura e politica” (Firenze, Sansoni); “Filosofia e politica: il problematicismo” (Roma, Bulzoni); “La repubblica fascista”; “Per una storia dell'Umbria durante la repubblica fascista” (Perugia, IRRSAE, “Terni nell'età rivoluzionaria e napoleonica,”Arrone, Thyrus,  Terni e la sua Provincia durante la Repubblica Sociale” (Arrone, Thyrus); R. Ugolini, G. Petroni, dallo Stato Pontificio all'Italia unita” (Scientifiche, Napoli); “Interamna Narthium materiali per il museo archeologico di Terni” (Arrone, Thyrus); Le acque pubbliche gli acquedotti di derivazione e le utilizzazioni idrauliche del territorio di Terni nei sommari riguardi: tecnico, legislativo e storico” (Terni-Giada, ICSIM, Una scuola una città: il Liceo ginnasio di Terni” (Arrone, Thyrus); “Terni nell'età del Risorgimento” (Arrone, Thyrus); “Sull'avvenire industriale di Terni, scritti di L. Campofregoso; Perugia: CRACE/ICSIM, “Garibaldi visto da G. Gentile” (Roma, Istituto per la storia del Risorgimento Italiano); "Per Garibaldi" (Arrone, Thyrus); “I Giustizieri, La Brigata Gramsci tra Umbria e Lazio, di M. Marcellini, Mursia, neRegnum hominis, L'Umanesimo di Gentile” (Collana Scientifica Fondazione U. Spirito e Renzo de Felice, Roma, Nuova Cultura); “Scritti sul Risorgimento” (G. Furiozzi), Terni, Morphema); “Dopo Gentile dove va la scuola italiana (Firenze, Lettere); La vita come ricercar, la vita come arte, la vita come amore” (Terni, Morphema); Italia Germania Saggi di Filosofia Politica, Amazon, Filosofia e Politica in G. Gentile” (Aracne, Roma); Maceo Carloni: Storia e Politica (Intermedia, Orvieto); Manifesto del convegno su G. Petroni; Garibaldi Terni Mostra documentaria e pubblicazioneIstituto della Storia del Risorgimento G. Petroni Dallo Stato Pontificio all'Italia unita. Convegno di Studio Terni, La Rivoluzione Francese, Terni, La nascita della Repubblica e gli anni della ricostruzione”; Bibliomediateca, Terni, 7ricerca storico documentaria; sezione ldella mostra in collaborazione con Archivio di Stato di Terni e Biblioteca comunale di Terni; in collaborazione con Centro per la promozione,  Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea” (Arrone, Thyrus); Intorno alle miniere di ferro e alle ferriere dell'Umbria meridionale, scritti di Vaux et al.; Terni: CRACE/ICSIM  E. Passavanti nell'Italia del Novecento, Atti del Convegno di studi (Terni)” (Arrone: Thyrus); Convegno dei Lincei (Terni), Cesi e i primi Lincei in Umbria, atti del Convegno dei Lincei: Terni” (Arrone: Thyrus); dei Lincei, “Mazzini nella cultura italiana:”, atti del Convegno di studi, Terni” (Arrone: Thyrus); Magalott,  erudito, giureconsulto, docente di Diritto” (Arrone: Thyrus); Per Garibaldi” (Arrone: Thyrus); San Valentino patrono di Terni, atti del Convegno di studi: Terni” (Arrone: Thyrus); La vita come arte” (Sansoni, Firenze); “La vita come amore” (Sansoni Firenze); “La riforma della scuola” (Sansoni, Firenze); “Il problema dell'unificazione del sapere”; “Dal mito alla scienza” (Sansoni, Firenze); “La mia ricercar” (Sansoni, Firenze); Dall'attualismo al problematicismo” (Sansoni, Firenze); di Giovanni Gentile;  Il concetto di “pedagogia, in Scuola e Filosofia” (Sandron Palermo); “Giornale critico della filosofia italiana” (Sansoni, Firenze); “La scuola laica” (Vallecchi. Firenze); “Sistema di logica’ (Laterza, Bari); “La scuola” (Vallecchi, Firenze); “Che cos'è il fascismo”; Discorsi e polemiche” (Vallecchi Firenze); “Saggi critici” (Vallecchi, Firenze); Scritti pedagogici” (Treves, Milano); “Origini e dottrina del fascismo” (Istituto Fascista, Roma); di B. Croce  Contributo alla critica di me stesso. Napoli); Conversazioni critiche, (Laterza, Bari); “La letteratura d’Italia” (Laterza, Bari); “Cultura e vita morale” (Laterza, Bari); “Etica e politica” (Laterza, Bari); “Pagine sparse” (Laterza, Bari); La guerra civile”; “Memoria” (Thyrus, Arrone); “La storia rovesciata”, “L'umanesimo di  Gentile” (Cultura, Roma); “L'uomo e la storia (Thyrus, Arrone). Il percorso storico, "Regnum hominis". L'ospite di passaggio, la difesa. Sull'avvenire industriale di Terni; Rassegna storica del Risorgimento. La vita come Ricerca, la vita come Arte, la Vita come Amore.  Vincenzo Pirro. Pirro. Keywords: l’idealismo di Gentile, Istituto Nazionale Fascista, Origini e dottrina del fascismo, che cosa e il fascismo – discorsi e polemiche vallecchi, Firenze, Mazzini, per una storia dell’umbria durante la repubblica fascista, la repubblica fascista, gentiliana interretazione di Marx; la filosofia di Gentile, filosofia e politica in Gentile, Gentile nella grande guerra, il partito ha un capo che e dottrina vivente, Gentile e Mussolini, il concetto di stato, il concreto di Mussolini nel astratto dello stato, Pirro interprete di Gentile – la universita fascista di Bologna, la formazione dei dirigenti del regime – la repubblica fascista, storia e filosofia, la critica de Pirro alla damnatio memoriae di Croce, lo studio della filosofia nel veintennio fascista, l’origine del fascismo filosofico – Gentile, filosofo del fascismo – dizionario filosofico del fascismo, stato, spirito nazionale, italianita, romanita, propaganda, democrazia, repubblica, Italia, stato italiano -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pirro” – The Swimming-Pool Library.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738640643/in/datetaken/

 

Grice e Pizzi – la regola di Boezio – filosofia italiana – la causa della cosa – abduzione e prova -- Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Grice: “About time an Italian philosopher takes ‘la regola di Boezio’ seriously!” Studia a Milano. Studia il condizionale contro-fattuale.  Insegna a Calabria e Siena, “Logica della prova” a Milano. Cura Hughes e Cresswell, che offre una panoramica completa e aggiornata della logica intensionale. Ampliando questa linea di ricerca, compila due antologie con introduzioni. Una dedicata al tempo e una dedicata al condizionale (se-ismo). Comone una serie di saggi in cui viene introdotta una logica dell'implicazione consequenziale. Il scopo della logica dell’implicazione con-sequenziale e riformulare le basi della logica connessiva nel quadro della logica modale. Questa traduzione consente di assiomatizzare un sistema G che risulta complete e decidibile mediante tableaux con un sviluppo verso una generalizzazione di questi risultati. Altri temi di ricerca csono stati il problema della definizione a della reduzione della necessita ai termini di contingenza, l'applicazione del quadrato dell’opposizione e del cubo dell’opposizione al modo, l'approccio al modo in termini di multi-imodo, cioè mediante l'impiego di un linguaggio base avente come primitivi una moltitudine d’operatori modali – contro la tesi dell’aequi-vocita di Grice. Nel campo della scienza il tema su cui lavora in modo preminente è stato quello del contro-fattuale della causa, a cui ha dedicato saggi destinati a un pubblico interessato all'epistemologia giudiziaria alla Hart/Honore – causation in the law. If you’re looking for the cause of what he did, what he did was very wrong – implicature! Sempre in questo settore compone un saggio sull’abduzione, dove analizza un caso giudiziario controverso, il disastro di Ustica. Sul tema di Ustica compone un saggio che contiene una discussione metodologica delle indagini ancora aperte sul caso, in merito alle quali cura attualmente un blog. Altre opere: “Introduzione alla logica modale” (Il Saggiatore, Milano); “La Logica del tempo” (Boringhieri, Torino); “Leggi di natura, modalita, ipotesi” (Feltrinelli, Milano); “Eventi e cause: na prospettiva condizionalista” (Giuffre', Milano); “Diritto, abduzione e prova” (Giuffre', Milano); “Ripensare Ustica, Createspace); “Implicazione logica”;  “Causalità (filosofia) “Abduzione”; “Strage di Ustica, claudiopizziit.wordpress.com. Claudio Pizzi. Pizzi. Keywords: la regola di Boezio, la tragedia d’Ustica, il se, condizionale contro-fattico, Grice, il modo, operatore di modo, cubo di Aristotele, il cubo dell’opposizione, opposizione quadratica, opposizione cubica, prova, causa, probabilita, l’idea di causa, ‘Actions and Events’ – causa ed aitia – il significato di causa in Cicerone – di causa a cosa – causa come latinismo – uso di cosa come causa – evoluzione della cosa dalla causa – della causa della cosa – implicazione, interplicazione, explicazione, interplicazione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzi” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738904654/in/datetaken/

 

Grice e Pizzorno – la pollitica assoluta – filosofia italiana – filosofia del sindacato, filosofia fascista -- Luigi Speranza (Trieste). Filosofo. Studia a Torino. Insegna ad Urbino, Milano e Fiesole. Oltre agli importanti studi sulla materia sociologica conduce ricerche di sociologia economica e politica, in special modo sulle organizzazioni sindacali e sui conflitti di classe, sulla politica italiana e i suoi aspetti, sui rapporti tra sistemi politici ed economici nelle società industriali. Saggi: “Le classi sociali” (Il Mulino); “Comunità e razionalizzazione” (Einaudi); “Lotte operaie e sindacato in Italia, “Le regole del pluralismo”; “I soggetti del pluralismo”; “Classi, partiti, sindacati (Bologna); “Le radici della politica assoluta (Feltrinelli): “Il potere dei giudici” ("Il nocciolo", Laterza); “Il velo della diversità: studi su razionalità e riconoscimento (Feltrinelli); “Sulla maschera” (Il Mulino). Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “The reason why Pizzorno – bless his soul – does not criticize fascism, is that he possibly finds his theory of ‘communitarianism, razionalization and community, and the appeal to Tonnies’s community, almost too fascist to be true! – it’s the ‘bund’ – and other fascist conceptions that I sindacati had to fight against during the veintennio fascista!”. Grice: “The pity with PIzzorno is that he focuses on sindacati as from 1968, when he was getting drunk in Paris! He should have studied the sindicati during the veintennio fascista!” -- Grice: “I am pleased that Pizzorno quotes me. He apparently says that he is not into ‘conversation’ in the *sense* (senso) of Grice. Footnote there. When the index was compiled, Pizzorno, who was at Oxford at the time and could have asked (or axed), had no idea what my Christian name was, so he followed Speranza’s advice: ‘when you do not know the first name or Christian name use ‘John’ – so he did. (The corollary to Speranza’s corollary is: when you don’t know the surname, use ‘Smith’). So Grice, J. I became in his name index!” Alessandro Pizzorno. Pizzorno. Keywords: politica assoluta, razionalita e riconoscimento, razionalizzazione, soggetti del pluralism, lotta operaia, sindacato, la politica assoluta, fascismo -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pizzorno” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738886114/in/datetaken/

 

Grice e Plantadossi – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Ripatransone). Filosofo. Saggi: “Conclusiones”, “Lectura super Primum Sententiarum”, “Prologi”; “Questiones”; “Questio de gradu supremo”. Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Not to be confused with FRANCESCO of Marchia. This is JOHN of Marchia. Nannini – metafisica, idea, exemplaris. Cf. H. P. Grice, “The problem of the universals. From Ripa to me.” Giovanni da Ripa. Giovanni da Ripatransone. Giovanni Plantadossi. Keywords: implicatura, universale, il problema degl’universali, A. Combes, Vignaux, Nannini. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Plantadossi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692212085/in/photolist-2mKS6HX

 

Grice e Plebe – il dizionario – filosofia italiana – filosofia siciliana. Luigi Speranza (Alessandria). Filosofo. Grice: “I think I love Plebe: he wrote a beautiful chapter on Cicero and Latin rhetoric for his ‘brief history of ancient rhetoric,’ and like my tutee Strawson, he approached Aristotle and modernist logic in a genial way --.” I have been criticized for titling ‘Sicilian philosophy’ anyone from Sicily, even if he left Sicily when he was three years old. In such a case, Plebe is a representative of Sicilian philosophy, my critic would say. Born in Italy, he jumped to the isle to teach … philosophy!” Seguo il verso di Orazio “Odio la massa e me ne tengo lontano”. Solo in questo sono uomo di destra. Studia a Torino. Insegna a Perugia e Palermo. Filosofo inizialmente marxista, ha una clamorosa rottura e viene annoverato fra i sostenitori dell'anticomunismo politico-culturale di quel periodo. Dopo una militanza di due anni con i socialdemocratici di Saragat, aderisce al Movimento Sociale Italiano. Rompe anche.Adere  al partito Democrazia Nazionale. Storico della filosofia, in particolare la antica filosofia italica. Riavvicinatosi al marxismo,  è editorialista del quotidiano Libero. Si define come un illuminista scettico sostenitore d'un anarchismo. Altre saggi: “Hegel. Filosofo della storia” (Torino, Edizioni di Filosofia); “La teoria del comico” (Torino, Giappichelli); “Gli hegeliani d'Italia” Vera, Spaventa, Jaja, Maturi, Gentile” (Torino, SEI); “Spaventa e Vera” (Torino, Edizioni di filosofia; “La nascita del comico: nella vita e nell'arte degli antichi italici e romani” (Bari, Laterza); “Filodemo e la musica” (Torino, Edizioni di filosofia); “Processo all'estetica” (Firenze, Nuova Italia); “Il problema kantiano” (Torino, Edizioni di filosofia); “Breve storia della retorica” Milano, Nuova Accademia); “La dodecafonia” (Bari, Laterza); “La logica formale” (Bari, Laterza); “Discorso semi-serio sul romanzo” (Bari, Laterza); “Estetica” (Firenze, Sansoni); “Storia della filosofia. Per il liceo classico” (Messina, D'Anna); “Termini della filosofia” (Roma, Armando); “Antica filosofia italica” (Firenze, Nuova Italia); “Che cosa è l'Illuminismo” (Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Marx (Roma, Ubaldini); “Che cosa ha veramente detto Hegel” (Roma, Ubaldini); “Atlante concettuale delle nuove filosofie: termini di denunzia, categorie dell'anti-conformismo, formule di moda, vecchi concetti in nuove filosofie” (Roma, Armando); “L'estetica italiana dopo Croce” (Padova, RADAR); “Che cosa è l'estetica?” (Roma, Ubaldini); “Che cosa è l'espressionismo?” (Roma, Ubaldini); “Dizionario filosofico” (Padova, RADAR); “Storia del pensiero” (Roma, Ubaldini); “Filosofia della re-azione” (Milano, Rusconi); “Quel che non ha capito Marx” (Milano, Rusconi); “Il libretto della destra” (Milano, Borghese); “A che serve la filosofia?” (Palermo, Flaccovio); “Un laico contro il divorzio” (Roma, INSPE); “La civiltà del post-comunismo” (Roma, CEN); “La filosofia italica” (Milano, Vallardi); “Il materialismo: fisica, biologia e filosofia oltre l'ideologia” (Roma, Armando); “Semiotica ed estetica” (Roma-Baden Baden); Il libro-Field educational Italia-Agis); “Leggere Kant, Roma, Armando); “Logica della poesia” (Palermo, Ila Palma); “Storia della filosofia” (Palermo, Ila Palma); “Manuale di estetica” (Roma, Armando); “Manuale di retorica”; Roma, Laterza); “La filosofia occidentale” (Roma, Armando); “Contro l'ermeneutica” (Bari, Laterza); L'euristica” (Roma, Laterza); “I filosofi e il quotidiano” (Roma, Laterza); “Dimenticare Marx?” (Milano, Rusconi); Politica (Milano, Rusconi); “Filosofi senza filosofia” (Roma, Laterza); “Tornerà il comunismo?” (Casale Monferrato, Piemme); “Manuale dell'intellettuale di successo” (Roma, Armando); Il quinto libro del capitale. Marx contro i marxisti” (Milano, via Senato); Gl’illuministi. Obiettivo libertà (Milano, via Senato); “Memorie di sinistra e memorie di destra. Un filosofo negli anni ruggenti” (Palermo, Qanat). Storia della filosofia: Filosofi italiani contemporanei, Bompiani, Milano); Il filosofo trasgressivo, cinema gay, Sesso, politica e frecciate di un bastian contrario, La destra fece un brutto affare. Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Armando Plebe. Plebe. Keywords: il dizionario – Gentile hegeliano – Torino SEI – storia della filosofia, antica filosofia italica, filosofia italica e filosofia romana, antica filosofia romana, filosofia dell’antica roma, azione e reazione, cicerone e la retorica Latina, la rhetorica ad herennium; Cicerone e la disputa tra retorica e filosofia; la retorica come arte nel ‘De oratore’ ciceroniano; la polemica di Quintiliano contro Seneca sulle sententiae; forma a contenuto nella retorica ciceroniana; il dialogo de oratoribus; quintiliano, la decadenza della retorica Latina; lessico logico, valore di verita, Strawson citato da Plebe, testo di Strawson tradutto da Plebe in “Logica formale”, la polemica Grice/Quine sotto Aristotele, connetivi, quantificatori, quadrato dell’opposizione, indice alla storia della filosofia antica di Plebe, approccio hegeliano alla storia della filosofia antica Latina – indice. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Plebe” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51700177027/in/photolist-2mPXDFp-2mPCBQQ-2mNbFJE-2mNaHiH-2mLLZRD-2mLGRht-2mLyVqx-CkaHMd-CntuMM-CntseF

 

Grice e Poggi – implicatura – filosofia italiana – il veintennio fascista – incontro con Mussolini ad Ancona – filosofia ligure – I fatti di Sarzana – lasciato in liberta da Mussolini – massone proibiti -- Luigi Speranza (Sarzana). Flosofo. Colpito dalla violenza usata nei confronti del popolo durante le giornate milanesi e dal temporaneo esilio che dovettero subire alcuni socialisti amici di famiglia. Questo lo porta a simpatizzare per quel partito che stava nascendo e al quale si iscrise. Studia a Palermo e Genova. Pubblica “La questione morale nel socialismo: Kant e il socialismo.” Insegna a Genova. Ppartecipa come delegato al Congresso socialista di Ancona, nel corso del quale ebbe un duro scontro con il massimalista  Mussolini sul problema della compatibilità o meno del socialismo con la massoneria.  L'assemblea da in quell'occasione una larga maggioranza alla tesi di Mussolini dell'incompatibilità. Si reca nelle domeniche d'inverno al palazzo genovese di via Palestro dove Rensi animano un vero e proprio salotto, arricchito dalla presenza di illustri personalità quali il poeta e romanziere Pastorino,  Buonaiuti, Sella o Rossi. Mussolini si ricorda di quel suo leale tenace avversario e lo liberar, come attesta una registrazione esistente nel suo fascicolo personale presso l'Archivio Centrale dello Stato, lasciato in libertà dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato per atto di clemenza di S.E. il Capo del Governo. Saggi: “Lo stato italiani” (Firenze, Bemporad); “Cultura e Socialismo” (Torino, Gobetti); “Gesuiti contro lo stato liberale” (Milano, Unitas); “Filosofia dell'azione” (Roma, Alighieri); “Concetto del Diritto e dello Stato: saggi critici” (Padova, Milani); La preghiera dell'uomo” (Milano, Bocca); G. Meneghini, Socialismo spezzino, appunti per una storia, Massa G. Meneghini, G. Meneghini Sui luttuosi fatti del luglio v. Giuseppe Meneghini, La Caporetto del fascism Sarzana Mursia Editore Milano,  Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova G. Meneghini, G. Meneghini,  Poggi  G. Meneghini, Poggi, Piero Pastorino, Mio padre Carlo Pastorino, Genova, Liguria Edizioni Sabatelli, Giuseppe Meneghini, Socialismo spezzino Appunti per una storia, Massa, Centro Studi Agostino Bronzi,.Fatti di Sarzana Socialdemocrazia. Anti-fascista e uomo di cultura, da Testimoni del tempo e della storia di Isa Sivori Carabelli. Alfredo Poggi. Poggi. Keywords: stati pontificii, positivismo giuridico, filosofia giuridica italiana contemporanea – il concetto di diritto, il concetto dello stato italiano – incontro con Mussolini, lasciato in liberta da Mussolini, I fatti di Sarzana, filosofia ligure, criticism kantiano, Adler, saggi sulla filosofia dell’azione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poggi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689791889/in/photolist-2mPTxJB-2mPAuFE-2mLyVJy-2mKPS8q-2mPhuNk-2mKw3hq-2mKDGhr-2mKxnN1-2mKjsJY-2mPHbXQ-FJVKRC-FbXzmb-Ecrffr-BVvVQu-BqfWHD-Ck2izm-Ck5F6m-Ck9fTK-BvUfSB-AJp6ja-mwcBH4-my8CQ1-mwc4Gc-mwc6XV-mwctYM-mwdQhS-muiFDv-ihD8Yp-ihisHC

 

Grice e Pojero – Villa Pajero -- la setta iniziatica – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo. Grice: “Like me, he held symposia in his villa – Villa Amato-Pojero in the Giardino Ingelse a Palermo – lots of Brits there!” StudIa a Napoli e Pisa. La sua villa ai Giardini Inglesi divenne luogo di incontro di filosofi. La sua biblioteca e punto di incontro di filosofi come Gentile, Vailati, Brentano, e Gemelli. Critica il razionalismo, incapace di comprendere la metafisica. Dizionario biografico degli italiani,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Amato Pojero. Giuseppe Pojero. Pojero. Keywords: la setta iniziatica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pojero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737398687/in/datetaken/

 

Grice e Poli – implicatura – filosofia italiana. Luigi Speranza (Cremona). Filosofo. – e: Bologna. Insegna a Milano e Padova. Pubblica il saggio di “Filosofia elementare”, un eclettico sistema di empirismo e razionalismo.   “Saggi di scienza politico-legali” considerano il diritto un insieme di scienza in quanto trattano dei principi e di arte in quanto applicazione di un principio giuridico nella valutazione dei singoli casi. Il diritto e un'espressione provvidenziale. Si distingue in naturale e in positivo. Combatte il positivismo negli “Studii di filosofia contemporanea”, ri-vendicando la superiorità dello spirito sulla materia. “Saggio filosofico sopra la scuola dei moderni filosofi naturalisti -- coll'analisi dell'organologia, della craniologia, della fisiognomia, della psicologia comparata, e con una teoria delle idee e de' sentimenti” (Milano); “Primi elementi di filosofia” (Napoli); “Elementi di filosofia teoretica e morale” (Padova); “La filosofia elementare” (Milano); “La scienza politico-legale” (Milano), “Filosofia, Istituto Lombardo. Rendiconti); Studii di filosofia contemporanea, Istituto Lombardo. Rendiconti, Cenni sull'opera di Simone Corleo: il sistema della filosofia universale, ovvero la filosofia dell'identità, Istituto Lombardo. Rendiconti, La filosofia dell'incosciente, Istituto Lombardo. Memorie», Studi C. Cantoni, Studio della vita e delle opere. Milano, Filosofia Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Dizionario biografico austriaco. Il linguaggio, presidendeo dale grandi controversie de’ filosofi intorno alla sua origine e alla sua formazione, antro non e che elil complesso de’ segni destinati ad esprimere le nostre idee e I nostril sentimente. E comeche vari siano codesti segni per la loro indole e per la loro origine, cosi varia e la specia del linguaggio naturale, ossie delle grida, dei gesti e dell’azione, ed artificiale, ossia della parola e della scrituttura. Fra tutte le opinioni, sembra incontrastabile prima di tutto che gl’animali hanni i segni d’una specidie di linguaggio naturale nelle gride e nei moti. Ma questi signi sono o incerti e inisignificanti. O quasi sempre dubii almameno per noi, senza che sia in loro il potere di perfezionarli. In secondo luogo, e dimostrate che gl’animali quantunque forniti dell’organo della loquella e dell’udito, come anche della facultata di associare e d’imitare, non poterono mai giungere all’invenzione del linguage veramente articolato, e cio per difetto senza dubbio della facolta superior di della ragione. Sicche i pappagalli, che pur vanno ripetendo le voci umana, non hanno al pari delle scimie ne’ loro gesti una vera connessione mentale tra i suoni e le idee annessse, come il dimonstrano il loro parlare a caso ne mai correlative alle domande nuove e straordinarie, e la loro incapacita a ingrandire ed estendere il linguaggio gia appreso. In tterzo luogo e sicuro che com’e impossibile che gl’animale reseano dell’uso d’un linguaggi overamente articolato, non possedendo le idee astratte e generali delle quali esso si compone, cosi riusicrebbe loro affatto inutile, non avendo bisodno di espremiere tutti i nostri pensieri e tutti i nostri sentimenti. Baldassare Poli. Poli. Keywords: naturalisti, organologia, craniologia, fisiognomia, psicologia comparata. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Poli,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701255863/in/photolist-2mLEs8a-2mLHzhB-2mPxhsE-2mKTyvC-2mPpVqK-2mKFeJo-2mKU7b1-2mPs71e-2mPEECV-2mPoBGn-2mKBwcu-2mKAsyK-2mKCnei-2mPNG7N-2mKyErQ-2mPE3Bq-2mKDA5r-2mKw3hq-2mKDwcr-2mKEJsY-2mKxnN1-2mKA5tC-2mKAuZM-2mKCfz1-2mKjsJY-2mKbpiZ-2mKbok1-2mPLygi-2mPHbXQ-2mHGgw3-2mGT6p1-2mGnP2f-2b7eYAu-22DwUXj-243yMxV-2mES4nb-Eoj4SX-E58e4H-E4u3XA-Dw1w1R-CRAGiK-DcDDsS-DeWyrT-DndBhH-Bq6mau-CfbuaM-CkaHMd-Cntjci-Ckaz7s-CntuMM

 

Grice e Pollastri – olismo hegeliano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Studia a Firenze. Studia la filosofia della natura di Hegel. Si occupa in particolare di filosofare con le persone, campo nel quale dsvolge la filosofia. Ha uno sportello di consulenza presso il quartiere 4, Centro di Salute Mentale della ASL. Pubblica Apogeo Il pensiero e la vita, Consulente filosofico cercasi, Il filosofo in azienda e L’uomo è ciò che pensa. Fonda Phronesis Associazione Italiana per la Consulenza Filosofica, IPOC.  Collana “Pratiche Filosofiche” diretta da U. Galimberti per Apogeo e cura la collana “Dialogos”, sempre per l’editore IPOC. Insegna consulenza filosofica in numerose università italiane. Ha inoltre all’attivo ricerche in campo tradizionalmente filosofico come l’assoluto eternamente in sé cangiante. Interpretazione olistica del sistema hegeliano (La Città del Sole), alcuni articoli di filosofia politica e altri di filosofia dell’improvvisazione.  Accanto al suo impegno nella filosofia, si occupa di commenti alla musica, in particolare nel campo del jazz. Collabora con “Musica Jazz”, “Il Giornale della Musica” e “All About Jazz Italia”. Pubblica la biografia artistica di R. Tesi, Una vita a bottoni (Squilibri). Attivo in campo teatrale, come amatore ha esperienze di attore, recitando in lavori di Ionesco, Nicolaj, Feydeau, e Simon, e regista. Direge Sorelle Materassi di F. Storelli dal saggio di A. Palazzeschi, “La tettonica dei sentimenti” e “Siamo momentaneamente assenti” di L. Squarzina.  La sua teoria della consulenza filosofica e tutt'uno con una più generale concezione della filosofia e del filosofare. È all’interno di questa idea generale, che comprende una visione della società, degli orizzonti, dei destini della filosofia e il ruolo che il filosofo si svolge, che può essere inserita la sua visione della consulenza filosofica. Il punto di partenza potrebbe essere posto in un’analisi della società e nel ruolo che in essa giocano le psicoterapie e, più largamente il linguaggio e la cultura psico-terapeutica. La sua idea sembra essere quella di chi vede in corso un processo di trasformazione del dolore del male in una pato-logia psicologicamente rilevabile e curabile. Oggi, tanto i manuali psico-patologici come DSM-IV, quanto la cultura diffusa, da rotocalco (sovente però confortata da medici e psicologi che sui rotocalchi scrivono), tendono a far credere che ogni qualvolta si stia “male” ipso facto si sia “malato” e che, di conseguenza, sia necessario un terapeuta che ci guarisca. Ciò ovviamente porterebbe ad un estremo impoverimento nella capacità umana di comprendere e affrontare la vita. In un mondo in cui ogni dolore è SINTOMO e l’unica cosa che sembra avere importanza è che esso venga eliminato, la filosofia e la consulenza filosofica (che sembrano più essere due momenti di un'unica disciplina piuttosto che due cose diverse) non si presentano come pensiero risolutivo. Prendere decisioni e risolvere problemi sono due modi attraverso cui si banalizza la complessità e anche il fascino di ogni esperienza vitale umana. Se c’è qualcosa di davvero originale e inattuale che la filosofia offre agl’uomini ciò è giustappunto una prospettiva che vada oltre l’agire tecnico finalizzato, l’intervento manipolativo sulla realtà e, dunque, l’idea stessa di efficacia. Con questa impostazione non stupisce dunque che veda in modo estremamente critico la presenza del concetto di aiuto nella consulenza filosofica. Chi si concentra sull’aiutare il consulente rischia di fare semplicemente una psico-terapia mascherata e poco efficace. Concentrarsi sull’ausilio e la soluzione dei problemi posti dal consultante può disperdere la realtà e originale potenzialità della filosofia nel campo della considerazione dei problemi degli individui e della loro vita. Può annullare la capacità di ri-orientare il pensiero e l’agire che la ri-flessione filosofica porta con sé come sua assoluta specificità. Può, infine, privare gl’individui e la società di quella che è forse oggi rimasta l’ultima branca del sapere svincolata dallo strabordante e acritico dominio del produrre, del finalizzare, e della tecnica. L’onnipresenza del paradigma tera-peutico non deve fare sì che si dimentichi anche il rapporto sano che la filosofia può mantenere con la psicologia rettamente intesa. La psicologia cioè come ricerca di ciò che è proprio del comportamento umano che ogni filosofo coltiva. Come studio sull’uomo, e al pari di altre scienze umane che cercano di coglierne altre limitate ma fondamentali dimensioni (si pensi all’antropologia o alla sociologia), la psicologia e tenuta in considerazione dallo sguardo del consulente. La psicologia è stata nient’altro che una conoscenza tra le molte che la filosofia doveva comprendere, criticare, porre nel giusto posto che a essa spetta entro una comprensione filosofica del mondo. E se il filosofo non disdegna di occuparsi anche di psicologia, perché oggi il filosofo consulente dove temere oltremisura di fare riferimento anche a essa? Posta in un orizzonte conoscitivo e non terapeutico, la psicologia non è evitata, al pari di ogni altra disciplina, al consulente filosofico. Lo spazio entro cui colloca la sua azione e la sua riflessione implica una lettura della filosofia come del tutto connessa con la vita di ogni singolo uomo. Difficile cogliere la cesura tra questi e il filosofo. Se questa differenziazione ha sicuramente un valore indicativo, convenzionale, utile per distinguere chi ha fatto della riflessione il centro della vita, è difficile invece trovare una differenza essenziale tra costui e l’uomo comune. L’uomo è necessariamente filosofo. Le ragioni di questa necessità sono connesse con nell’essenza fragile, limitata, mortale dell’uomo, è da questa necessità che deriva l’urgenza dell’uomo a porsi domande, cercare senso, aspirare alla conoscenza, essere, cioè philo-sophos, amante del sapere. Ma se l’uomo è perennemente filosofo è anche perché è propria della filosofia l’incapacità di arrestarsi a un dato, a un risultato che non sia ulteriormente indagabile. La disciplina in questione così si mostra propriamente nella sua attività più che nel suo corpus di conoscenze. Anche la filosofia pratica, dunque, si conclude là dove produce qualcosa di pratico per diventare altro: morale, politica, diritto. Da questa visione se ne deduce la inapplicabilità della filosofia in generale e più specificatamente l’impossibilità di concepire la consulenza filosofica come una sorta di filosofia applicata alla vita. Il fatto è che la filosofia non si applica, oppure è sempre applicata: essendo amore per il sapere, è infatti qualcosa di perennemente in movimento- è un agire, un fare. E non c’è fare che non sia fare qualcosa. Quello della filosofia è il filosofare, vale a dire il cercare e ri-cercare, il ri-tornare sempre di nuovo sul problema, inappagati dall’apparente soluzione, il ri-flettere incessantemente per mettere a prova le nostre capacità di comprensione. Questo agire, che è pura e semplice filosofia, non può essere applicato perché lo è già sempre, non potendo avvenire senza un argomento, un tema, un problema e senza individui pensanti sui quali esso agisce, produce, come tutte le attività, effetti pratici concreti. Saggi: “L' assoluto eternamente in sé cangiante”; “Interpretazione olistica del sistema hegeliano”; “Studi sul pensiero di Hegel (La Città del Sole); “Il pensiero e la vita”; “Guida alla consulenza e alle pratiche filosofiche (Apogeo); “Consulente filosofico cercasi” (Milano, Apogeo); “L’uomo è ciò che pensa: sull’avvenire della pratica filosofica” (Girolamo, Trapani); “Il filosofo in azienda: pratiche filosofiche per le organizzazioni” (Apogeo, Milano); “Tesi. Una vita a bottoni, in A viva voce, Squilibri); “La consulenza filosofica”; “Breve storia di una disciplina atipica, in Intersezioni, Achenbach e la fondazione della pratica filosofica, in Maieusis, La consulenza filosofica tra saggezza e metodo, in“Inter-sezioni, Razionalità del sentimento e affettività della ragione”; “Appunti sulle condizioni di possibilità della consulenza filosofica”; “Discipline Filosofiche, Teoria pratica” e palle di biliardo”; “La consulenza filosofica come mappatura dell’esistenza, in “La cura degl’altro: la filosofia come terapia dell’anima” (Siena); “Il consulente filosofico di quartiere, in Autaut, Analisi di P. Rovatti, La filosofia può curare?, in Phronesis, Prospettive politiche della pratica filosofica, in Humana.mente, Improvvisare la verità. Musica jazz e discorso filosofico, in Itinera. D. Miccione, La consulenza Filosofica, Xenia. Neri Pollastri. Pollastri. Keywords: olismo hegeliano, etimologia di consultare, consolare, consultare, console – con-solus --, mutuo consiglio, Böttcher Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pollastri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738831049/in/datetaken/

 

Grice e Pomponazzi  -- l’affair pomponazzi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Mantova). Flosofo. Important Italian philosopher. Di famiglia agiata. Studia a  Padova sotto Nardò, Riccobonella e Trapolino. Insegna a Padova, Carpi, Padova, Venezia, Ferrara, Mantova, e Bologna. Pubblica “De maximo et minimo”. Publica un commento al “De anima” aristotelico. Scrive il “Trattato dell’immortalita dell’anima” (Bologna), il “Il fato, il libero arbitrio e la predestinazione” (Grataroli, Basilea) e il “De naturalium effectuum causis, sive de incantationibus” (Grataroli, Basilea) oltre a commenti delle opere di Aristotele. Il “Tractatus de immortalitate animae, in cui sostiene che l'immortalità dell'anima non può essere dimostrata razionalmente, fa scandalo. Attaccato da più parti, la pubblicazione è pubblicamente bruciata a Venezia. Denunciato da Fiandino per eresia, la difesa di Bembo gli permette di evitare terribili conseguenze. E condannato da Leone X a ritrattare la sua tesi. Non ritratta. Si difende con la sua Apologia e con il Defensorium adversus Augustinum Niphum, una risposta al De immortalitate animae libellus di Nifo, in cui sostiene la distinzione tra verità di fede e verità di ragione, idea ripresa da Ardigò.  Evita ogni problema pubblicando il “De nutritione et augmentatione”, il “De partibus animalium” e il “De sensu”. Muore suicida. Per i peripatetici, l'anima è l'atto (entelechia) primo di un corpo che ha la vita in potenza. L’animo è la sostanza che realizza la funzione vitale dei corpi. Tre sono le funzioni dell'anima: la funzione vegetativa per la quale gl’esseri vegetali, animali e umani si nutrono e si riproducono; la funzione sensitiva per la quale gl’esseri animali e umani hanno sensazioni e immagini; la funzione intellettiva, per la quale gl’esseri umani comprendono.  La funzione intelletiva è la capacità di giudicare le immagini fornite dai sensi. L'atto dell'intendere si identifica con l'oggetto intelligibile, cioè con la sostanza dell'oggetto, ossia con la verità. L’intelletto possibile o passive è la capacità umana di intendere. L’intelletto attuale o attivo o agente è la luce intellettuale. L’intelleto agente contiene in atto ogni intelligibile, e agisce sull'intelletto potenziale come la luce mostra, mette in atto i colori che al buio non sono visibili ma pure esistono e dunque sono in Potenza. L’intelletto agente mette in atto una verità che nell'intelletto possibile e soltanto in potenza. L'intelletto agente è separato, non composto, impassibile, per sua essenza atto separato, esso è solo quel che è realmente. Questo è immortale ed eterno. Bisogna esaminare se la forma esista anche dopo la dissoluzione del composto. Per alcune cose nulla lo impedisce, come, ad esempio nel caso dell'anima, ma non dell'anima nella sua interezza, bensì dell'intelletto, poiché è forse impossibile l'esistenza separata dell'anima intera. I parepatetici a Padova si sono divisi in due correnti: gli’averroisti e gl’alessandrini, seguaci questi delle interpretazioni di Alessandro di Afrodisia. Gl’averroisti, secondo una concezione influenzata dall’idealismo sosteneno l'unicità e la trascendenza non solo dell'intelletto agente, ma anche dell'intelletto possibile, che per lui non appartiene agl’uomini ma è unico e comune all'intera specie umana. Gl’alessandrini manteneno l'unicità dell'intelletto agente, che fano coincidere con il divino, ma attribuisceno a ciascun uomo un intelletto possibile individuale, mortale insieme con il corpo. Va ricordato che per Aquino nell'uomo è presente un'unica anima per sua natura (simpliciter) immortale, ma per un certo aspetto (secundum quid) mortale, in quanto anche legata alle funzioni più materiali dell'essere umano.  Trae spunto da una discussione con Raguseo il quale, avendo sostenuto che la teoria d’Aquino sull'anima non si accorda con quella aristotelica, lo prega di provare le sue affermazioni mediante mezzi puramente razionali. Fecero bene gli antichi a porre gl’uomini tra le cose eterne e quelle temporali, cosicché gl’uomini, né puramente eterni né semplicemente temporali, partecipano delle due nature e stando a metà fra loro, può vivere quella che vuole. Così, alcuni uomini sembrano dei perché, dominando il proprio essere vegetativo e sensitivo, sono quasi completamente razionali. Altri, sommersi nei sensi, sembrano bestie. Altri ancora, uomini nel vero senso della parola, vivono mediamente secondo la virtù, senza concedersi completamente né all'intelletto e né ai piaceri del corpo. Gl’uomini dunque, sono di natura non semplice ma molteplice, non determinata ma bifronte – ancipitis -- media fra il mortale e l'immortale. Questa medietà non è il provvisorio incontro di due nature, una corporea e una non-corporea, che si divideranno con la morte, ma è la dimostrazione della reale unità degl’uomini. La natura procede per gradi. Gl’esseri vegetali hanno un poco di anima. Gl’animali hanno i sensi e una certa immaginazione. Alcuni animali arrivano a costruirsi case e a organizzarsi civilmente tanto che molti uomini sembrano avere un'intelligenza molto inferiore alla loro.  Vi sono animali intermedi fra la pianta e la bestia, come la spugna della scimmia non sai se sia uomo o bruto, analogamente l'anima intellettiva è media fra il temporale e l'eterno. Polemizza cogl’averroisiti che hanno scisso dalla naturale unità umana il principio razionale da quello sensitivo e con’Aquino, rilevando che l'anima, essendo unica, non può avere due modi di intendere, uno dipendente e un altro indipendente dalle funzioni dei corpi. La dipendenza dell'intelligenza dalla fantasia, che dipende a sua volta dai sensi, lega l'anima indissolubilmente al corpo e ne fa seguire lo stesso destino di morte.  È capovolta la tesi fondamentale d’Aquino. L'anima è per sé mortale e secundum quid, in un certo senso, immortale, e non il contrario, perché nobilissima fra le cose materiali e al confine con le immateriali, profuma di immortalità ma non in senso assoluto (aliquid immortalitatis odorat, sed non simpliciter). E ricorda che per Aristotele l'anima non è creata da Dio. Gl’uomini infatti sono generati dagl’altri uomini e anche dal sole. Riguardo al problema del rapporto fra ragione e fede, solo la fede, non le ragioni naturali, può affermare l'immortalità dell'anima e coloro che camminano per le vie dei credenti sono fermi e saldi,  mentre per quanto attiene i problemi etici che la mortalità dell'anima potrebbe suscitare, afferma che per comportarsi virtuosamente non è affatto necessario credere all'immortalità dell'anima e alle ricompense ultraterrene, perché la virtù è premio a sé stessa e chi afferma che l'anima è mortale salva il principio della virtù meglio di chi la considera immortale, perché la speranza di un premio e il terrore della pena provoca comportamenti servili contrari alla virtù.  Il Tractatus provoca clamore e polemiche alle quale rispose, ribadendo le sue tesi con l'Apologia, dove risponde alle critiche amichevoli di Contarini, Colzade e Fiandino. Replica con il Defensorium adversus Agostinum Niphum alle critiche di Nifo, professore di filosofia a Padova.Panizza chiese a Pomponazzi se possono esserci cause sopra-naturali di eventi naturali, in contrasto con le affermazioni di Aristotele, e se si debba ammettere l'esistenza del demonio anche per spiegare molti fenomeni che si sono verificati.  Dobbiamo spiegare questi fenomeni con cause naturali, senza ricorrere al demonio. E ridicolo lasciare l'evidenza per cercare quello che non è né evidente né credibile.  D'altra parte, poiché l'intelletto percepisce dati sensibili, un puro spirito non potrebbe esercitare un'azione qualunque su qualcosa di materiale. Uno spirito non puo entrare in contatto con il mondo. In realtà vi sono uomini che, pur agendo per mezzo della scienza, hanno prodotto effetti che, mal compresi, li hanno fatti ritenere opera di santi o di maghi, com'è successo con Abano o con Cecco d'Ascoli. Altri, ritenuti santi dal volgo che pensa avessero rapporti con gli angeli sono magari dei mascalzoni. Facessero tutto questo per ingannare il prossimo. Ma, a parte casi di incomprensione o di malafede, è possibile che fenomeni mirabolanti hanno la loro causa nell'influsso degli astir. È assurdo che un corpo celeste, che regge tutto l'universo non possa produrre un effetto che di per sé e nulla considerando l'insieme dell'universo. Cause naturali, comunque, secondo la scienza del tempo: il determinismo astrologico governa anche le religioni. Al tempo degli idoli non c'era maggior vergogna della croce, nell'età successiva non c'è nulla di più venerato. Ora si curano i languori con un segno di croce nel nome di Gesù, mentre un tempo ciò non accadeva perché non era giunta la sua ora. Ogni religione ha i suoi miracoli quali quelli che si leggono e si ricordano nella legge di Cristo ed è logico, perché non ci possono essere profonde trasformazioni senza grandi miracoli. Ma non sono miracoli perché contrari all'ordine dei corpi celesti ma perché sono inconsueti e rarissima. Nessun fenomeno ha dunque cause non naturali. L’astrologo che abbia colto la natura delle forze celesti, può spiegare tanto le cause di fenomeni che sembrano sopra-naturali che realizzare opere straordinarie che il popolino considererà miracolose solo perché incapace di individuarne la causa. L'ignoranza del volgo è del resto sfruttata da politici e da sacerdoti per tenerlo in soggezione, presentandosi ad esso come personaggi straordinari o addirittura inviati da Dio stesso. Se Dio ha creato l'universo ponendo su di esso leggi fisiche precise, sarebbe paradossale che egli stesso agisse contro queste leggi utilizzando eventi sovrannaturali come i miracoli. L’universo è controllato e determinato dall'agire degli astri e Dio agisce indirettamente muovendo questi ultimi. Sviluppa quindi una concezione dell'universo deterministica. Se tale e la forze che governa il mondo, se anche un fenomeno sopra-nturale ha una spiegazione nell'esistenza della forza naturale così potente, esiste ancora una libertà nelle scelte individuali dell'uomo? In Dio, conoscenza e causa delle cose coincidono e dunque egli è veramente libero. Gl’uomini si esprimeno invece in un mondo dove tutto è già determinato. Rifiutato il contingentismo degl’alessandrini, che salvano la libertà umana criticando gli stoici per i quali non esiste né contingenza né libertà umana, è costretto dalla sua concezione strettamente deterministica, ove tutto è regolato dalla forza naturale superiori agl’uomini, a propendere per l'impossibilità del libero arbitrio. L’argomento è difficilissimo. Gli stoici sfuggono facilmente alle difficoltà facendo dipendere da Dio l'atto di volontà. Per questo l'opinione stoica appare molto probabile. Nel cristianesimo c'è maggiore difficoltà a risolvere il problema del libero arbitrio e della predestinazione. Se Dio odia ab aeterno i peccatori e li condanna, è impossibile che non li odi e non li condanni. Così odiati e reietti, è impossibile che i peccatori non pecchino e non si perdano. Che rimane, allora, se non una somma crudeltà e ingiustizia divina, e odio e bestemmia contro Dio? E questa è una posizione molto peggiore di quella stoica. Gli stoici dicono infatti che Dio si comporta così perché la necessità e la natura lo impongono. Secondo il cristianesimo, il fato dipende invece dalla cattiveria di Dio, che potrebbe fare diversamente ma non vuole, mentre secondo gli stoici Dio fa così perché non può fare altrimenti. Espone la mortalita dell’animo con voce dolce e limpidissima. Il suo discorso e preciso e pacato nella trattazione, mobile e concitato nella polemica. Quando poi giunge a definire e a trarre le conclusioni, e rave e posato. Nulla tenero con gli uomini di chiesa, isti fratres truffaldini, domenichini, franceschini, vel diabolini riassume il suo spirito ironico e motteggiante consigliando alla filosofia credete fin dove vi detta la ragione, alla teologia credete quel che vogliono i teologi e i prelati con tutta la chiesa, perché altrimenti farete la fine delle castagne ma e serio e senza compromessi nelle sue convinzioni scrivendo nel “De fato” che Prometeo è il filosofo che, nello sforzo di scoprire i segreti divini, è continuamente tormentato da pensieri affannosi, non ha sete, non ha fame, non dorme, non mangia, non spurga, deriso, dileggiato, insultato, perseguitato dagli inquisitori, ludibrio del volgo. Questo è il guadagno dei filosofi, questa la loro ricompensa. Epperò un filosofo e un dio terreno, tanto lontano dagli altri come un uomo o e dalla sua figura dipinta e lui e pronto, per amore della verità, anche a ritrattare quel che dico. Chi dice che polemizzo per il gusto di contrastare, mente. In filosofia, chi vuol trovare la verità, dev'essere eretico. Trattati peripatetici  (Milano, Bompiani); B. Nardi (Firenze, Monnier); N. Badaloni, Cultura e vita civile tra Riforma e Controriforma” (Bari, Laterza); G. Zannier, Ricerche sulla diffusione e fortuna del De Incantationibus” (Firenze, Nuova Italia);  E. Garin, Aristotelismo veneto, Peripatetici veneti” (Padova, Antenore);  M. Sgarbi, “Tra tradizione e dissenso (Firenze, Olschki); P. Vitale, “Un aristotelismo problematico: il «De fato», Aristotele si dice in tanti modi, “Lo sguardo”. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di filosofia. Petrus Pomponatius. Pomponatius. Pietro Pomponazzi. Pomponazzi. Keywords: peripatetismo veneto. Pomponazzi. Keywords: paripatetismo veneto -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Shropshire and Pomponazzi on the immortality of the soul," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689160403/in/photolist-2mPmNVF-2mNaHiH-2mLQ1Vx-2mKLVA3-2mKAsyK-2mKv1Ab-2mKDwbv-2mKk2pP-2mKbo8n-2mKjibQ-2mKjhGt-2mKkohW-2mKfLXX-2mKhaME-2mKhc2y

 

Grice e Pontara – se il fine giustifichi i mezzi – filosofia italiana -- (Cles). Filosofo. Grice: “I like Pontara: he wrote a whole essay on Kant’s problem about the reduction of the categorical to the the prudential imperative, “Se il fine giustifica i mezzi. Uno dei massimi studiosi della nonviolenza. Fortemente dubbioso dell’eticità del servizio militare. Insegna a Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento.  Uno dei fondatori di “Per la Pace”. Studia etica pratica e teorica, metaetica e filosofia politica. “Se il fine giustifichi i mezzi” (Mulino, Bologna). Studia Nonviolenza, Pace, Utilitarismo, in Dizionario di politica (Pomba, Torino); Neo-contrattualismo, socialismo e giustizia,  Democrazia e contrattualismo, Riuniti, Roma); Filosofia pratica, Saggiatore, Milano, Antigone o Creonte. Etica e politica (Riuniti, Roma); “Etica e generazioni future” (Laterza, Bari); La personalità nonviolenta” (Abele, Torino); “Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza” (Abele, Torino); “Breviario per un'etica quotidiana” (Pratiche, Milano); “Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, Teoria e pratica della nonviolenza” (Einaudi, Torino). G. Pontara. Pontara. Keywords: Grice on the mythic status of the contract in ‘Meaning Revisited’, Grice against the quasi-contractualist, se il fine giustifichi i mezzi, contrattualismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pontara” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701655769/in/photolist-2mPpwbZ-2mLGv16

 

Grice e Ponte – implicatura maschile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Lodi). Flosofo. Studia a Genova. Insegna a Pontremoli. D'impostazione tradizionalista, dopo gli studi classici vive a Pontremoli. Storico delle idee e del diritto romano arcaico, studioso di simbolismo, fonda la rivista di ispirazione evoliana “Arthos” -- cultura tradizionale, testimonianza tradizionale, a cura di “Arya”  di Genova. Cura il “Tractatus de potestate summi pontifices”; La Cronologia vedica in appendice a La dimora artica dei Veda. Tra i fondatori del movimento tradizionale romano. Collabora attivamente con “Arya”, ispirate dall'O.I.C.L. Altre saggi: “Dei italici”; “Miti italici,” “Archetipi e forme della sacralità romano-italica” (Genova, Ecig); “Il movimento tradizionalista romano” (Scandiano, Sear); “La religione dei romani” (Milano, Rusconi); “Il magico Ur” (Borzano, Sear); “I liguri: etno-genesi di un popolo” (Ecig, Genova); “La città degli dei”; “La tradizione di Roma e la sua continuità” (Ecig, Genova); "Favete Linguis!" Saggi sulle fondamenta del Sacro in Roma antica” (Arya, Genova); "Ambrosiae pocula" (Tridente, Treviso); "Nella terra del drago" note insolite di viaggio nel Regno del Bhutan (Tridente, La Spezia); “Il mondo alla rovescia” (Arya, Genova); “In difesa della Tradizione” (Arya, Genova); “Le sacre radici del potere” (Arya, Genova); “La Massoneria volgare speculative” (Arya, Genova); “Lettere ad un amico” (Arya, Genova); :Hic manebimus optime” (Arya, Genova); “Etica aria” (Arya, Genova); “Aspetti del lessico pontificale: gli indigitamenta”; “ “I lari nel sistema spazio-temporale romano”;  “Santità delle mura e sanzione divina,”; “Gl’arii”; “Via romana agli Dei”;  Centro studi La Runa. Renato del Ponte. Ponte. Keywords: implicatura maschile, ario, gl’arii, I liguri, romani, antica roma, massoneria volgare. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponte” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738808129/in/dateposted-public/

 

Grice e Ponzio – il segno dell’altro – semiotica filosofica – filosofia italiana – Luigi Speranza (San Pietro Vernotico). Filosofo. Studia a Bari sotto Semerari. Insegna a Bari. Cura Rossi-Landi. Studia la fenomenologia della relazione interpersonale. Insegna a Brindisi, Francavilla Fontana, Terlizzi. Studia Scienze dei linguaggi e linguaggi delle scienze. Intertestualità, interferenze, mutuazioni.  Pubblica “Enunciazione e testo letterario nell'insegnamento dell'italiano come lingua straniera” (Guerra, Perugia);  Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione, Da dove verso dove. L'altra parola nella comunicazione globale, A mente. Processi cognitivi e formazione linguistica, Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio; Introduzione a M. Bachtin (Bompiani); “Il discorso amoroso” (Mimesis) e Bachtin e il suo circolo (Bompiani, collana “Il pensiero Occidentale” diretta da G. Reale); Summule logicales (Bompiani); Manoscritti matematici (Spirali); La filosofia come professione, come istituzione, presuppone una filosofia propria del linguaggio, che si esprime nella tendenza del linguaggio al plurilinguismo dialogico, alla correlazione dialogica delle lingue e dei linguaggi di cui sono fatte, una filosofia del linguaggio, in cui ‘del linguaggio’ è da intendersi come genitivo soggettivo: un filosofare del linguaggio, che consiste nella pluri-discorsività dialogizzata. I campi di suo studio e di sua ricerca sono la semiotica e filosofia del linguaggio. Filosofia del linguaggio è l'espressione che meglio esprime l'orientamento dei suoi studi e come egli affronta i problemi relativi alla semiotica dal punto di vista della filosofia del linguaggio, alla luce degli sviluppi delle scienze dei segni, dalla linguistica alla bio-semiotica.  In tal senso il suo approccio può essere più propriamente definito come di pertinenza della semiotica generale, anche se si occupa di semiotica generale, in termini di critica. La semiotica generale supera l'illusoria separazione tra le discipline umanistiche, da una parte, e quelle logico-matematiche e le scienze naturali, dall'altra, evidenziando invece la condizione di inter-connessione. La sua ricerca semiotica si riferisce a diversi campi e discipline, praticando un approccio che è trasversale e inter-disciplinare, o come direbbe lui stesso "in-disciplinato".  Si occupa di semiotica, di linguistica e delle altre scienze dei linguaggi e dei segni, nel senso della filosofia del linguaggio, intendendo ‘del linguaggio’ non come indicazione dell'oggetto della filosofia, della filosofia che si occupa del linguaggio, ma come “la filosofia” del linguaggio stesso, come la sua attitudine al filosofare. Filosofia del linguaggio e intesa come filosofia del dialogo, apertura all'altro, disposizione all'alterità, arte dell'ascolto, messa in crisi del mono-linguismo, del mono-logismo, inventiva, innovazione, creatività che nessun ordine del discorso, nessuna de-limitazione dei luoghi comuni dell'argomentare, può controllare o impedire. Il genere, come ogni insieme, uniforma indifferentemente, cancella le differenze tra coloro che ne fanno parte, e implica l'opposizione altrettanto indifferente con coloro che fanno parte del genere opposto. Ogni genere a cui l'identità si appella per affermare la sua appartenenza, per esempio comunitaria, etnica, sessuale, nazionale, di credo, di ruolo, di mestiere, di condizione sociale, è in opposizione a un altro genere: bianco/nero; uomo/donna; comunitario/extra-comunitario; co-nazionale/straniero; professore/studente. Afferma che ogni differenza-identità, ogni differenza di genere, al suo interno, è cancellazione della differenza singolare e ogni genere. Ogni identità presuppone, in quanto basato sull'indifferenza e sull'opposizione, prevede il conflitto.  L'unica differenza non indifferente e non oppositiva è la differenza singolare, fuori identità, fuori genere, come d“sui generis” è l'alterità. Alterità intesa come relazione con l'altro, alterità assoluta, di unico a unico, in cui ciascuno è in-sostituibile e non indifferente. Un'alterità che l'identità rimuove e censura, relega nel privato, ma che ciascuno vive e riconosce come vera relazione con l'altro. Altre saggi “La relazione inter-personale” (Adriatica, Bari), “L’altro” (Adriatica, Bari); “Linguaggio e relazioni sociali” (Adriatica, Bari); Produzione linguistica e ideologia sociale (Donato, Bari); “Persone, linguaggi e conoscenza” (Dedalo, Bari); “Filosofia del linguaggio e prassi sociale” (Milella, Lecce); “Dialettica e verità -- Scienza e materialismo storico-dialettico” (Dedalo, Bari); “La semiotica in Italia” (Dedalo, Bari); “Marxismo, scienza e problema dell'uomo” (Bertani, Verona); “Scuola e pluri-linguismo (Dedalo, Bari); “All’origini della semiotica” (Dedalo, Bari); “Segni e contraddizioni” (Bertani, Verona);“Spostamenti, Percorsi e discorsi sul segno” (Adriatica, Bari); “Lo spreco dei significanti. L'eros, la morte, la scrittura” (Adriatica, Bari); Fra linguaggio e letteratura” (Adriatica, Bari); “Segni per parlare dei segni” (Adriatica, Bari); Filosofia del linguaggio, Adriatica, Bari, Interpretazione e scrittura. Scienza dei segni ed eccedenza letteraria” (Bertani, Verona); “Dialogo sui dialoghi (Longo, Ravenna); La filosofia del linguaggio (Adriatica, Bari); “La tartaruga” (Ravenna, Longo); “Filosofia del linguaggio”; “Segni valori ideologie” (Adriatica, Bari); “Dialogo e narrazione” (Milella, Lecce); “Tra semiotica e letteratura” (Bompiani, Milano); “La ricerca semiotica (Bologna, Esculapio); Il dialogo della menzogna” (Roma, Stampa alternativa, Scrittura, dialogo e alterità” (Nuova Italia, Firenze); Fondamenti di filosofia del linguaggio (Laterza, Roma); “Responsabilità e alterità” (Jaca, Milano); “La differenza non indifferente. Comunicazione e guerra, Mimesis, Milano);  “Il segno dell'altro: eccedenza letteraria e prossimità” (Scientifiche, Napoli); I ricordi, la memoria, l'oblio. Foto-grafie senza soggetto (Bari, Sud); Comunicazione, comunità, informazione -- comunicazione mondializzata e  tecnologia (Manni, Lecce); “I tre dialoghi della menzogna e della verità (Scientifiche, Napoli); “La rivoluzione bachtiniana. Il pensiero di Bachtin e l'ideologia contemporanea” (Levante, Bari); “Metodologia della formazione linguistica” (Laterza, Roma); “Che cos'è la letteratura?” (Milella, Lecce); “Elogio dell'infunzionale -- critica dell'ideologia della produttività” (Castelvecchi, Roma); “Semiotica della musica. Introduzione al linguaggio musicale” (Graphis, Bari); “La coda dell'occhio. Letture del linguaggio letterario” (Graphis, Bari); Basi. Significare, inventare, dialogare” (Lecce, Manni); “La comunicazione” (Graphis, Bari); “Fuori campo: il segno del corpo tra rappresentazione ed eccedenza (Mimesis, Milano); Il sentire nella comunicazione” (Meltemi, Roma); Semiotica dell'io” (Meltemi, Roma); “I segni e la vita la semiotica” (Spirali, Milano); “Uomini, linguaggi, mondo” (Milano, Mimesis); “Il linguaggio e le lingue. Introduzione alla linguistica generale” (Bari, Graphis); “I segni tra globalità e infinità. Per la critica della comunicazione globale (Bari, Cacucci); “Semioetica (Roma, Meltemi); “Linguistica generale, scrittura letteraria e traduzione” (Perugia, Guerra); “Semiotica e dialettica, Bari, Sud); “La raffigurazione letteraria (Milano, Mimesis); Semiotica globale. Il corpo nel segno (Bari, Graphis); Testo come ipertesto e traduzione letteraria, Rimini, Guaraldi); Tesi per il futuro anteriore della semiotica. Il programma di ricerca della Scuola di Bari-Lecce, (Milano, Mimesi); Dialoghi semiotici (Napoli, Scientifiche); “La cifrematica e l'ascolto” (Bari, Graphis); “Fuori luogo. L'esorbitante nella riproduzione dell'identico” (Roma, Meltemi); “A mente. Processi cognitivi e formazione linguistica” (Perugia, Guerra); Lineamenti di semiotica e di filosofia del linguaggio (Bari, Graphis); Tre sguardi su Dupin” (Bari, Graphis); “Scrittura, dialogo, alterità” (Bari, Palomar); “Linguaggio, lavoro e mercato” (Milano, Mimesis); “La dissidenza cifrematica” (Milano, Spirali); Contexto, Da dove verso dove. La parola altra nella comunicazione globale (Perugia, Guerra); “La visione ottusa” (Milano, Mimesis); “L’analisi, la scrittura” (Bari, Graphis); Interpretazione e scrittura, Scienza dei testi ed eccedenza letteraria” (Multimedia, Lecce); “In altre parole, Mimesis, Milano); “La filosofia del linguaggio, Edizioni Laterza, Bari); “Marxismo e umanesimo. Per un'analisi semantica delle Tesi su Feuerbach (Dedalo, Bari); “Manoscritti matematici (Dedalo, Bari); Saggi filosofici, Edizioni Dedalo, Bari); Marxismo e filosofia del linguaggio (Dedalo, Bari); Freudismo, Dedalo, Bari); Semiotica, teoria della letteratura e marxismo (Dedalo, Bari); Il linguaggio, Bari, Dedalo); “Linguaggio e classi sociali. Marxismo e stalinismo (Dedalo, Bari); Il metodo formale e la teoria della letteratura” (Dedalo, Bari); “L'alienazione come fenomeno sociale” (Riuniti, Roma); “Il linguaggio come pratica sociale” (Dedalo, Bari); “Polifonie” (Adriatica,  Bari); Scienze del linguaggio e plurilinguismo. Riflessioni teoriche e problemi didattici” (Adriatica, Bari); Scienze del linguaggio e insegnamento delle lingue e delle letterature. Annali del convegno (Adriatica, Bari); “Tractatus. Summule logicales” (Adriatica, Bari); “La significanza del senso, in “Idee”,  “La genesi del senso”;  Il linguaggio questo sconosciuto. Iniziazione alla linguistica (Adriatica, Bari); Il linguaggio come lavoro e come mercato” (Bompiani, Milano); Segni (Laterza, Bari); “Umanesimo ecumenico (Adriatica, Bari); “Semiosi come pratica sociale” (Napoli, Scientifiche Italiane, Napoli); “Semiotica e ideologia” (Milano, Bompiani); “Uccelli, Stampa alternativa, Baria); “Il mio ventesimo secolo, Adriatica Bari); “Sulla traccia del grice” “Idee”, Emmanuel Lévinas, Su Blanchot, Palomar, Bari); “Maschere. Il percorso bachtiniano fino alla pubblicazione dell'opera su Dostoevskij (Dedalo, Bari); Idea e realtà dell'Europa: Lingue, letterature, ideologie, “Annali della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere”, Schena, Fasano (Brindisi), Comunicazione, comunità, informazione” (Manni, Lecce); “Paul Valéry, Cimitero marino, in “Athanor”,  Il Mondo/il Mare, e in “L'immaginazione”,  Problemi dell”opera di Dostoevskij  (Sud, Modugno (Bari); Lisa Block de Behar, Al margine (Sud, Modugno Bari) Michail Bachtin, Problemi dell'opera di Dostoevskij  Sud, Bari); “Significato, comunicazione e parlare comune” (Marsilio, Venezia); “La scrittura e l'umano, Saggi, dialoghi, conversazioni” (Bari, Sud); “Per una filosofia dell'azione responsabile” (Manni, Lecce); “Vivant, Riflessioni su Lévinas” (Bari, Edizioni dal Sud); “Marxismo e filosofia del linguaggio” (Manni, Lecce); “Il metodo della filosofia”; “Saggi di critica del linguaggio” (Graphis, Bari); “Disoccupazione strutturale, “Millepiani”, “Lingua, metafora, concetto”; “Vico e la linguistica cognitiva” (Sud, Bari); Meditazioni  (Sud, Bari); “Dall'altro all'io” (Meltemi, Roma); Vita, Athanor. Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura, Meltemi, Roma); “Linguaggio e scrittura” (Meltemi, Roma); “Trattato di logica. Summule logicales (Bompiani, Milano); “Il linguaggio come lavoro e come mercato” (Bompiani, Milano); “Basi della semiotica”; “Nel segno” (Bari, Laterza); “Mondo di guerra, Athanor; “Semiotica, Filosofia, Arte, Letteratura” (Roma, Meltemi); “Ideologia” (Meltemi, Roma); “Il freudismo” (Milano, Mimesis); Karl Marx Manoscritti matematici, edizione critica con intruduzione, Spirali, Milano, Renato Fucini, Le veglie di neri e All'aria aperta, ed. critica Leonard G. Sbrocchi, Bari, Edizioni Dedalo); “Metodica filosofica e scienza dei segni” (Milano, Bompiani); “Semiotica e ideologia” (Milano. Bompiani); Qohélet: versione in idioma saletino e trad. Italiana, Caputo, Lecce, Milella); In dialogo. Conversazioni (Milano, Esi, Athanor.  Umano troppo disumano, Roma, Meltemi, Linguaggi, Scienze e pratiche formative. Quaderni del Dipartimento di Pratiche linguistiche e analisi di testi, Lecce, Pensa Multimedia, La filosofia del linguaggio (Bari, Laterza);  La filosofia del linguaggio come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca scientifica” Bari, Edizioni dal Sud, Athanor. La trappola mortale dell'identità, Roma, Meltemi e letture critiche, Bari, Sud, Calefato, Logica, dialogica, ideologica. I segni tra funzionalità ed eccedenza, Semiosi, infunzionalità, semiotica” (Milano, Mimesis); “La filosofia del linguaggio come arte dell'ascolto”; “Sulla ricerca” (Bari, Sud,); Lingua e letteratura, conoscenza e coscienza”; “Identità e alterità nella dinamica della coscienza storica”; “Tutto il segnico umano è linguaggio; Per Qohélet emigrato nel Sud è la vanità ad essere nienzi: dentr  il dialetto è straniera la parola dei re Frank Nuessel, “Virtual; Dal silenzio primordiale al brusio della parola”; “lla ricerca della parola “vissuta”; Tutt'altro”; “Infunzionalità ed eccedenza come prerogative dell'umano” (Milano, Mimesis). Augusto Ponzio. Ponzio. Keywords: il segno dell’altro, semiotica filosofica, segno, segnico, il segnico, l’amore, lo spreco del segno, Vico e la linguistica cognitive; Landi; sottiteso, Grice, pragmatica, metafora, vailati. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ponzio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738109076/in/datetaken/

 

Porta -- there may be another!

 

Grice e Porta – implicatura magica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Figlio d’Antonella Della Porta, di origine milanese, interprete di noti sceneggiati Rai (da Sheridan, a Davide Copperfield, a Maigret) e dal baritono Arturo La Porta, di famiglia pugliese (sul Gargano), diretto da Von Karajan e in grandi compagnie con M. Callas, B. Gigli, T. Gobbi, G. Di Stefano, G. Simionato, R.Tebaldi, al cinema (La signora dalle camelie, Casa Ricordi) e in tv (Andrea Chénier di M. Landi, La traviata di M. Lanfranchi).  Studia Bruno a Roma. Cura “De umbris idearum” e il “Cantus Circaeus” in “Il nolese di ghiaccio” (Bompiani).“Ti presento Sophia”Altri saggi: “La Magia”; “Coincidenze miracolose, Storia della magia,e la trilogia di A come anima, A come amore e C come cuore; Dizionario dell'inconscio e della magia” (Sperling); “Tu chiamale se vuoi coincidenze” (Lepre). “Ricerca sul mito”  “Sulle orme degli antenati”  “Incontri nella notte, “Segnali”; "Immagini da leggere"; “Bellitalia”. “Parlato semplice”  “Bruno”,  “Storia della Magia”  “Storia della cavalleria”   “Il mare di notte”, “Inconscio e Magia”, “Inconscio e Magia Psiche”,  “Guarire insieme”. Studia il rapporto tra la filosofia antica romana e psicologia junghiana. Collabora a “Abstracta”. “La Magia”; “L’Arte della Memoria” “Anima Mundi” Insegna a Siena.Scuola di Psicoterapia Psicosintetica ed Ipnosi Ericksoniana “H. Bernheim” di Verona.Istituto di Comunicazione Olistica Sociale, Bari.  Filoteo Giordano Bruno di Nola, Il canto di Circe, Roma, Atanor, Ombre delle idee, Roma, Atanor,  Itinerari magici d'Italia. Una guida alternativa, Centro, Roma, Mediterranee, I grandi del mistero, Firenze, Salani,  Storia della magia mediterranea, Roma, Atanor, Un'avventura nel Rinascimento” (Milano, Fiore d'oro); “L'essenza dell'amore” (Roma, Atanor); Meyrink iniziato, Roma, Basaia); “Morte di un bacio” (Roma, Lucarini); “I tarocchi di Bruno. Le carte della memoria” (Milano, Jaca); “Racconti di tenebra” (Roma, Newton); “Bruno: tra magia e avventure, tra lotte e sortilegi la storia appassionante di un uomo che, ritenuto mago dai contemporanei, fu condannato per eresie dall'Inquisizione e arso vivo sul rogo” (Roma, NCompton, La battaglia della montagna bianca, Chieti, Solfanelli, PFantasmi. Storie e altre storie sulle orme di M. R. James” (Roma, Compton); L’incubo e del terrore” (Roma, Compton); “Misteri di pietra” (Roma, Grapperia); “Racconti per amore” (Roma, Lucarini); “Bruno: avventure di un pericoloso maestro di filosofia” (Milano, Bompiani); “Roma magica e misteriosa”; Dalla sedia del diavolo ai fantasmi di villa Stuart, dalla cripta dei Cappuccini alla Porta Magica di piazza Vittorio: un viaggio affascinante nel cuore segreto della città eterna e dei suoi dintorni” (Roma, Compton); “Misteri. Quasi un manifesto della letteratura del mistero e del segreto” (Milano, Camunia);  Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi” (Milano, Rizzoli); Storia della magia. Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi” (Milano, Bompiani); “Il ritorno della grande madre” (Milano, Saggiatore); “La magia” (Roma, Marsilio); “Coincidenze miracolose” (Roma, Idealibri); “Donne magiche” (Roma, Idealibri); A come anima, Milano, Pratiche, La quiete del Terrifico, Fasano, Schena, C come cuore. Pagine per lenire il mal d'amore, Milano, Pratiche, Intervista Ettore Bernabei, Roma, Edizioni Eri, S come seduzione; “Dizionario dell'eros e della sensualità” (Milano, Saggiatore); P come passioni” (Dizionario delle emozioni e dell'estasi” (Milano, Tropea); “Dizionario dell'inconscio e della magia” (Milano, Sperling); L'armonia del dolore, Roma, Pagine, Agguato all'incrocio, Milano, Tu chiamale se vuoi coincidenze. Quaranta storie realmente accadute” (Roma, Lepre); “Il mistero di Dante”;  "Qui trovo libertà autentica", su ecoradio.  Gabriele La Porta. Porta. Keywords: implicatura magica, Bruno, filosofia antica, Jung, il mistero di Dante, il mistero d’Alighieri, Roma, etimologia di roghi, maestro pericoloso, seduzione, sensualita, amore, estasi, storia della cavalleria, Atanor, Roma. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738737449/in/datetaken/

 

Grice e Porta – implicatura fisionomica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vico Equense), filosofo. Grice: “He is the one with the funny illustrations of men and animals! The Italian way to comment on Aristotle!” Figlio di Nardo Antonio e di una patrizia della famiglia Spadafora, riceve le basi della sua formazione culturale in casa, dove si era soliti discutere di questioni scientifiche, e dimostra immediatamente le sue notevoli innate capacità, che poté sviluppare attraverso gli studi grazie alle condizioni agiate della famiglia: il padre era infatti proprietario terriero e armatore di navi. Prima il padre e poi il fratello maggiore Gian Vincenzo ebbero a partire dal 1541 la carica di scrivano di mandamento.  La famiglia ha una casa a Napoli a via Toledo (il palazzo Della Porta), una villa a Due Porte, nelle colline intorno a Napoli, e la villa delle Pradelle a Vico Equense. Tra i suoi maestri vi sono il classicista e alchimista Pizzimenti, e i filosofi Altomare e Pisano. Pubblica “Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium”. Pubblica un saggio di crittografia, il “De furtivis literarum notis” dove escrive un esempio di sostituzione poli-grafica cifrata con accenni al concetto di sostituzione poli-alfabetica. Per questo è ritenuto il maggiore crittografo italiano. Quando già la sua fama e consolidata, presenta il suo saggio sulla crittografia a Filippo II e viaggia in Italia. Ha un saggio, “Sull'arte del ri-cordare” – ars reminiscendi (Sirri, Napoli).  Fondato intanto i segrettari, l'Academia Secretorum Naturae, Accademia dei Segreti, per appartenere alla quale e necessario dimostrare di effettuare una scoperta. L'accento viene tuttavia posto più sul meraviglioso che sul scientifico. Le raccolte di segreti costituivano un genere letterario che aveva incontrato una straordinaria fortuna con l'avvento della stampa a caratteri mobili. Per “segreto” si intende conoscenza arcana, ma anche ricetta, preparazione di farmaci e pozioni d’effetto straordinaro, riguardante un argomento di medicina, chimica, metallurgia, cosmesi, agricoltura, caccia, ottica, costruzione di macchine, ecc.  Colui che insegna a padroneggiarli e chiamato professore di segreti. I segrettari sono però sospettati di occuparsi di temi riguardanti la magia e l'occultismo, sicché  e indagato dall'Inquisizione e il circolo dei segrettari chiuso. A lui e tuttavia concesso di continuare gli studi di filosofia naturale. Pubblica “Pomarium” sulla coltivazione degli alberi da frutta. Pubblica “Olivetum”. Entrambi inclusi nella sua enciclopedia sull'agricoltura.  Pubblica  “De humana physio-gnomonia, della fisionomia degl’uomini” (Cacchi, Vico Equense).  Ritiene che l'animo non è impassibile rispetto ai moti del corpo e si corrompe per la passione. In “De ea naturalis physio-gnomoniae parte quae ad manum lineas spectat” (Trabucco, Napli) studia con attenzione i segni delle mani dei criminali. Un tale segnio non e frutto del caso ma importante indizio per comprendere appieno il carattere degl’uomini. Pubblica “Phyto-Gnomonica” (Salviani, Napoli) dove evidenzia l'analogia tra piante e animali, stimolato dai contatti con alcuni alchimisti, poderoso saggio sulle proprietà dei vegetali messe in analogia con le varie parti del corpo umano, basato sull'antica dottrina delle segnature.  Corredata da tavole illustrate, estende il concetto di “fisio-gnomica” alle piante -- elencandole a seconda della loro localizzazione geografica.  Ravvisa collegamenti occulti tra la morfologia delle piante e quella dei minerali, degl’uomini, e persino, indirettamente, degli astri e dei pianeti dell'astrologia, in una sorta di zoo-morfismo.  Affascinato ed entusiasta per il gran Paracelso e per i suoi dottissimi seguaci perché la spagiria produce al mondo rimedi non mai più per l'addietro caduti negli umani intelletti.  Onde da solleciti investigatori de' secreti della natura applicati a morbi, ritrovano soblimi ed infiniti rimedi, onde la medicina, così gran tempo ristretta negli angusti suoi termini, or, allargando fuori, ha ripieno il mondo de' suoi meravigliosi stupori. La sua villa e frequentata da Campanella. Amico di Sarpi. Conosce anche Bruno. Per ordine dell'inquisitore veneziano doverichiedere il permesso per le sue pubblicazioni a Roma. Si incontra con Sarpi e con Galileo. Incontra i Cesi.  Pubblica la “Taumatologia” (Sirri, Napoli); “Criptologia” (Sirri, Napoli). Scrive ancora un saggio di ottica (“De refractione optices"), uno di agricoltura (“Villae”), uno di astronomia -- “Coelestis Physio-Gnomoniae” (Paolella, Napoli) e “Della celeste fisonomia” (Paolella, Napoli) --  uno di idraulica e matematica -- “Pneumaticorum” (Carlino, Napoli) --, uno di arte militare (“De munitione”), uno di meteorologia -- “De aeris transmutationibus” (Paolella, Napoli) --, uno di chimica -- “De distillatione” (Camerale, Roma) -- e uno sulla lettura della mano (“Chirofisonomia). Nel campo dell'ottica esercita notevoli contributi, indagando le proprietà degli specchi concavi e convessi, conducendo un minuzioso studio delle lenti descrivendo la costruzione di ingenti apparecchi ottici, tra cui la camera oscura ed il telescopio. Intraprese inoltre studi di chimica pratica che includono la fabbricazione di smalti, di polveri da sparo e di cosmetici. I numerosi esperimenti che ci descrive indicano un’attitudine che lo pone fra i principali chimici dell’epoca.  I suoi studi sono caratterizzati principalmente dalla ricerca di farmaci dagli effetti eccezionali, utili ad esempio per la memoria, per produrre sogni piacevoli o incubi, rimedi contro l’impotenza e la sterilità. Dei Lincei. Rivendica l'invenzione del telescopio, resa nota da Galilei. Fa parte anche di un circolo dedicato alla letteratura dialettale napoletana (Schirchiate de lo Mandracchio e 'Mprovesante de lo Cerriglio), e gl’oziosi. Raccogge esemplari rari del mondo naturale e coltiva piante esotiche. La sua villa e visitata dai viaggiatori e ispira Kircher a radunare una simile collezione nel suo palazzo a Roma. Commediografo e scrisse “Le commedie” (Stampanato, Bari, Laterza), in prosa, una tragi-commedia, una tragedia e un dramma liturgico; “Della chirofisonomia” (Napoli, Bulifon); “Claudii Ptolomaei Magnae Constructionis” (Vivo, Napoli); “Il Teatro” (Sirri, Napoli); “Villae” (Palumbo e Tateo,  Napoli);  “Elementorum Curvilineorum” (Cavagna e Leone, Napoli);  Accusato di plagio da Bellaso, che era stato il primo ad aver proposto questo tipo di cifratura dieci anni prima. U. Eco, R. Fedriga, Storia della filosofia: Dall'Umanesimo a Hegel, Laterza Edizioni Scolastiche, W.  Eamon, Il professore di segreti. Mistero, medicina e alchimia nell'Italia del Rinascimento, A. Paci, Carocci,.M.  Fumagalli, “Semplicisti e stillatori: l'arte degl’aromatari” (Milano, SGS,.Gnome, su treccani.  L. Turinese, “Zoo-morfismo, fisiognomica e fito-gnomica: antesignano della bio-tipologia in medicina,  in “Il cenacolo alchemico” (A. Paolella e G. Rispoli, Napoli, Il Faro di Ippocrate); D. Verardi, La scienza e i segreti della natura a Napoli nel Rinascimento: La magia naturale” (Firenze); A. Paolella, La Spagiria, ne Il Cenacolo alchemico, A. Paolella e G. Rispoli, Napoli, ed. Il Faro di Ippocrate); A. Paolella, Carteggio linceo, in "Bruniana & Campanelliana", Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Convegno di Vico Equense, M. Torrini, Napoli), P. Piccari (Milano, Angeleli); G. Giudice, “II mago dell'arcana sapienza” (Milano, BVia Senato); A. Paolella, “I Meteorologica di Telesio, Porta e Cartesio -- tra credenza e scienza,  Roma,  Associazione geofisica italiana, A. Paolella, L’astrologia: la Coelestis Physiognomonia” (Poligrafici, Pisa); in "Atti del Convegno L’Edizione nazionale del teatro e l’opera, Salerno M. Montanile, A. Paolella, Appunti di filologia dellaportiana, Istituto italiano per studi filosofici, Napoli, R. Sirri, A. Paolella, Convegno, Roma, Scienze e Lettere, M. Santoro, La "Mirabile" Natura. Magia e scienza (Napoli-Vico Equense) Atti del Convegno, Pisa-Roma, Serra, R. Vivo, Tecnica e scienza, Serra, Pisa-Roma, in "La "Mirabile" Natura. Napoli-Vico Equense M. Santoro. Serra, Pisa-Roma, "La "Mirabile" Natura. Atti del Convegno, Vico Equense, dei Segretarii. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Ioan. Baptista Porta neapolitano autore (Neapoli, apud Ioa. Mariam Scotum);vulgò De ziferis, Io. Baptista Porta Neapolitano auctore (Neapoli, apud Ioan. Baptistam Subtilem,  vulgo de ziferis, altero libro superaucti, et quamplurimis in locis locupletati. Porta, il mago dell'arcana Sapienza. Filologia. Filologia dellaportiana. Giovanni Battista Della Porta. Porta. Keywords: implicatura fisionomica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738705704

 

Grice e Portaria – Eurialo e Niso, ovvero, dello spirito – filosofia italiana – Luigi Speranza – la coarta (Todi). Filosofo. Grice: “I like Portaria, but then anyone with an interest in Anglo-Saxon ‘soul’ should! – if a philosopher, that is! Unlike Anglo-Saxon soul who God knews where it comes from, the Romans had spiritus, and animus anima, which is cognate with animos in Greek meaning ‘wind’ – so that leans towards a hylemorphic conception where the body (corpus) is what has the ‘materia’ and the ‘breath’ is the ‘forma’ --  Italian philosophers would ignore this – and more so now when Davidson is in vogue! – if it were not for Aligheri who has Portaria in “Paradiso” – there is indeed a serous philosophical confrontation between a Platonic and an Aristotelian conception of the soul as seen in the controversy between Aquino and Portaria! Portaria uses the same linguistic tools: ‘is spiritus’ synonym with ‘anima’? Or must we speak of ‘homonymy.’ And add ‘medium’ into the bargan! Portaria is less canonical than Aquino and should interest Oxonians much, oh so much, more!” – Unfortunately, he was from Todi and donated all his manuscripts to Todi, which many skip in their Grand tour – although it IS on the Tevere as any member of the “Canottiere del Tevere” will know!” -- Grice: “My name is Grice – Paul Grice – Matteo’s name is Matteo Bentivgna dei Signori d’Acquasparta e Portaria. Nacque da una delle grandi famiglie delle Terre Arnolfe, quella dei Bentivegna, feudatari di Acquasparta e Massa Martana, trasferitisi a Todi. Studia a Bologna. Insegna a Roma. Alighieri lo nomina, biasimandolo, tramite le parole di Findanza  in opposizione a Ubertino da Casale: “Ma non fia da Casal né d'Acquasparta/là onde vegnon tali alla scrittura/ch' uno la fugge, e l'altro la coarta” (Par. XII, 124-126). Società dantesca. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia dantesca. Matteo d’Acquasparta. Matteo Portaria d’Acquasparta. Portaria. Keywords: filosofi citati d’Alighieri nella Commedia (Par. XII, 124: ma non fia da Casal né d'Acquasparta, là onde vegnon tali alla scrittura, ch' uno la fugge, e l'altro la coarta.). Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Portaria” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738696969/in/datetaken/

 

Grice e Porzio – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Grice: “His name was plain “Porta,” but in Latin that was latinised as ‘portius,’ and then this vulgarized as ‘porzio’!” – But then who wants to be called “Door”?”  Studia a Pisa sotto Nifo. Scrive sul celibato dei preti (“De celibate”), sull'eruzione del Monte Nuovo (“Epistola de conflagratione agri puteolan”i) e sul miracoloso caso di digiuno di una ragazza tedesca (“De puella germanica”). I suoi saggi principali, fra cui il trattato di etica, “An homo bonus vel malus volens fiat” e in particolare il “De mente humana,” nel quale sostene la mortalità dell'anima secondo un'esegesi d’Aristotele. Proprio queste sue dottrine mortaliste, troppo facilmente accostate e sovrapposte a quelle sostenute da Pomponazzi nel “De immortalitate animae”, contribuirono a creare una leggenda biografica secondo la quale egli sarebbe stato allievo e quindi semplice epigono di Peretto. In ogni caso, al di là di una innegabile tendenza materialista nella sua esegesi d’Aristotele, evidente anche nel suo saggio, il “De rerum naturalium principiis,” sua produzione è caratterizzata anche da interessi teologici del tutto svincolati dai peripatetici e che sono particolarmente evidenti nei due commenti al pater noster che probabilmente non estranei ai fermenti evangelici della riforma italiana. Tra peripatetici, naturalisti e critici,"De' sensi" e il "Del sentire, studi ittiologici. Porta. Portius. Porcius. Simone Porzio. Porzio. Keywords: implicatura.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Porzio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691202426/in/photolist-2mPwPqK-2mNaHiH-2mKLVA3-2mKNMDV-2mKCnei

 

Grice e Possenti – Romolo e Remo – radice dell’ordine civile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Studia a Torino. Insegna a Venezia. Dei Aquinensi. Fonda l’Annuario di filosofia. Centro di Ricerca sui Diritti Umani. Attrato dalla storia delle civiltà, ispirato da Vico. Studia l’idea di un Assoluto impersonale.  Incontra l'istanza metafisica e umanista attraverso Aquino, intuendo le possibilità speculative e liberanti incluse metafisica dell'essere. Tre sono gli ambiti primari della sua ricerca: metafisica, pensiero teoretico e ritorno al realismo; personalismo; filosofia politica. Studioso d’Aquino, del tomismo. Professoree della grande tradizione della filosofia dell'essere, orienta l'attenzione critica verso Gentile, il neo-parmenidismo italiano, ricercando una razionalità attenta alla storia ma non consegnata interamente alla furia del tempo. Dunque il ritorno all'eterno invece che l’eterno ritorno di Nietzsche e la ripresa del tema della creatio ex nihilo, assente in molta filosofia moderna. Il suo approccio legge metafisica e nichilismo come due nuclei che tendono ad escludersi – i veliani -- di cui il primo è la fisiologia e il secondo la patologia. Individua pertanto nella destituzione dei valori e nella riduzione della ragione a volontà l'esito ultimo del nichilismo. Questo vuole liberare Italia dalla metafisica, ritenuta distrutta dal criticismo, ma il compito della filosofia dell'essere è preparare una ripresa della metafisica dell'esistenza, tale che possa di nuovo tenere un posto nella storia della civiltà. Una presentazione ampia della sua è in “Storia della filosofia”; Filosofi italiani contemporanei, D. Antiseri e S. Tagliagambe, Bompiani, si veda anche nichilismo e filosofia dell'essere, intervista, a c. di G. Mura, “Euntes docete.” La riscoperta della metafisica esistenziale è un tentativo di mettere in luce la parzialità di non poche posizioni che hanno proclamato la fine della metafisica occidentale: Gentile, e Severino. Essi hanno operato come reagente per la riconquista della metafisica e per la critica del nichilismo, di cui offre una determinazione diversa da quelle di Nietzsche e di Heidegger (con applicazioni anche all'ambito del nichilismo giuridico). Il rigetto del nichilismo e l'analisi dell'antirealismo, del logicismo, del dialettismo e del razionalismo che affliggono la filosofia, gli conducono a giudicare concluso e senza possibilità di ripresa il ciclo della metafisica nel cammino di Gentile.  La base prima della filosofia dell'essere sta nell'asserto ‘l'ente è'. Questo il grande tema da cui occorre partire. Dall'ente appunto e non dall'essere vuoto dei moderni. In tal modo crollano l'identità tra Logica e Metafisica della modernità razionalistica, l'idea di dialettica come generazione logico-apriorica del sapere, e l'idea di divenire come entrare-uscire dal nulla. Qui opera un'adeguata semantizzazione dell'essere (dell'ente), rigettando l'errore primordiale di trattare la questione dell'essere come questione di essenza, il che presuppone la negazione della potenzialità. Ma se questa è presente, niente in senso proprio va in nulla ma si trasforma. Si svolge verso un positivismo in cui la filosofia è capace di progresso. È andata così delineandosi la tesi che nello svolgimento della metafisica dagl’antichi a noi sia emersa, dopo la seconda navigazione platonica (vedi Fedone), proseguita e perfezionata da Aristotele, una terza navigazione che si esprime nella Seinsphilosophie che ha toccato un punto di apogeo in Aquino e nei grandi tomisti. In tale prospettiva è possibile tracciare un'essenziale "storia della metafisica" quale progressiva penetrazione della verità dell'essere, culminante nella metafisica dell'actus essendi. Si tratta di una metafisica trans-ontica che, prendendo le mosse dall'ente, procede verso l'essere stesso (Esse ipsum per se subsistens), e che individua la struttura originaria nella partecipazione dell'ente all'essere. Le sue posizioni speculative sono consegnate alla trilogia “Nichilismo e Metafisica. Terza navigazione, Il realismo e la fine della filosofia moderna, e Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna. Esse sono discusse da ca. 20 autori in, “La Navicella della metafisica. Dibattito sul nichilismo e la terza navigazione (Armando, Roma) Cottier, Dummett, Berti, Riconda, e poi in Realismo Metafisica Modernità. “In margine al realismo e la fine della filosofia moderna”, C. Dalfino e R. Pozzo, CNR-Iliesi, Roma.  La possibilità di guadagni per sempre rigetta l'idea fallibilista (Popper et alii), secondo cui ogni sapere (riportato poi solo a quello delle scienze) riposa su palafitte perennemente rivedibili.  La metafisica ha per oggetto non il concetto di essere, ma l'esistenza. Il filosofo deve sempre e nuovamente ribattezzarsi nelle sue acque, fuggendo l'oblio dell'essere e liberandosi dal sistema che intende racchiudere in sé la totalità. Un problema centrale per lui è la possibilità di una conoscenza filosofica autonoma, che non proceda solo sull'imbeccata che possano darle le scienze ed altre forme di conoscenza, nonostante la necessità del dialogo tra filosofia e scienze, in quanto non esiste un solo sapere.  L'unità plurima o polivalente della ragione si applica anche al nesso tra filosofia e il sacro. Nell'incontro tra compito della ragione e elezione del cristianesimo si individua un criterio di apertura e stimolo per la filosofia nella sua ricerca di senso. Il principio della persona è più fondamentale del principio della responsabilità (Jonas) e del principio-speranza (Bloch), e a fortiori delle filosofie dell'impersonale o inter-soggetivo. Il concetto di persona si presta efficacemente in una serie di problemi in cui le nozioni di individuo, di soggetto, di coscienza risultano inadeguate. La persona è originaria e primitiva, e raggiunge una profondità e permanenza che non hanno le altre categorie appena citate o l'uso che spesso ne è stato fatto. Si veda il dossier sul “Principio Persona” con contributi di G. Grandis, M. Ivaldo, A. Madricardo, M. Pera, in “Studium”,  L'idea di persona è essenziale per maneggiare le grandi difficoltà insite nell'antropologia, in specie da quando in Occidente si cerca di elaborare un'etica procedurale di norme senza base antropologica, che è il grande equivoco dei moderni.  Fa parte del vasto movimento del personalismo, volto alla riscoperta integra della persona. Compito del personalismo ontologico è di valorizzare ed integrarele filosofie del ‘personalismo incompiuto' (Habermas, Rawls, Bobbio, L. Ferry, Parfit), allontanandosi da quelle dell'esplicito anti-personalismo, Nietzsche e Foucault in specie, ma pure Hegel, Heidegger, Severino nei quali forte è l'empito anti-personalistico.  Le assise della persona vanno ricercate nell'ontologia, onde essa è una sostanzialità aperta alla relazione, ma non riducibile a sola relazione. Le persone sono nuclei radicali di vita e realtà che non possono essere dedotti da alcunché e che anzi fonda l'agire e lo sperare dell'essere umano  Esse come totalità concrete è alla base di una filosofia che oggi deve fare i conti con la centralità del tema antropologico, con le problematiche bio-etiche (ad es. concernenti lo statuto dell'embrione), e con le concezioni in cui il soggetto e la natura umana non sono intesi come un presupposto ma come un prodotto della prassi.  Il personalismo quale insieme di scuole e correnti filosofiche che assegnano speciale valore e dignità alla persona, non è in senso proprio un'invenzione del ‘900, ma originariamente della patristica, del Medioevo cristiano e dell'Umanesimo. Qui sono state elaborate in certo modo per sempre le idee fondamentali sulla persona e dischiuso come nuovo guadagno il suo spazio di realtà.L'epoca dell'antropocentrismo moderno non è stata un'epoca di riscoperta della persona. Un antropocentrismo sicuro di sé non può dare risposte a molte domande della vita ed è tanto più impotente, quanto più le domande sono profonde, Se la controversia sulla persona si accende di nuovo in molti ambiti, è perché l'idea-realtà di persona attraversa un momento di eclissi e richiede nuovamente la fatica del concetto. Assolutamente primario è il nesso persona-tecnica, in cui la seconda è spesso animata da volontà di potenza, valendo come una potenza senza etica. La presenza nel Comitato Nazionale di Bioetica gl’induce a dedicare attenzione ai temi di biotecnologie, la rivoluzione biopolitica, l'influsso pervasivo del materialismo e del biologismo.  Il personalismo si declina poi in ambito sociale come concezione egualitaria e comunitaria (personalismo comunitario) quale fondamento del’'ordine politico proiettato verso la cosmopoli, la pace e il rispetto dei diritti umani.  Entro un dialogo critico con le tradizioni del liberalismo e dell’illuminismo, opera per mostrare il contenuto di nozioni centrali del politico come quelle di ragion pratica, bene comune, popolo, democrazia, legge naturale, diritti dell'uomo, laicità, ai fini di una rinnovata filosofia pubblica in pari col suo oggetto. Uno specifico rilievo è stato assegnato al problema teologico-politico secondo due direttrici: la ripresa post-moderna di un ruolo pubblico per le grandi religioni; l'idea che la loro deprivatizzazione anche in Occidente può contribuire ad un positivo rapporto fra religione e politica, nella prospettiva di una piazza pubblica non agnostica ma attenta alla matrice teologica della società civile. Con la filosofia politica si opera il passaggio dal piccolo mondo dell'io al grande mondo' della società, verso la società aperta della famiglia umana. Sulla scia di diagnosi attive dagli anni ‘50 del Novecento (H. Arendt, J. Maritain, L. Strauss, Y. Simon, E. Voegelin) ritiene che la filosofia politica vada riportata al suo compito primario di pensare la buona società, lottando contro la crisi concettuale che procede all'ingrosso da Weber e dall'attacco al diritto naturale. In particolare è stata condotta una critica radicale a Kelsen, alla sua concezione relativistica dei valori e della democrazia, al suo intento di dissolvere l'idea di ragion pratica, tolta la quale l'ambito della prassi precipita nell'irrazionalismo e tutto è affidato al volere (Cfr. il dossier Cristianesimo e liberalismo nell'epoca postmarxista, “Humanitas”, con interventi di G. Campanini, V. Zanone, R. Esposito, M. Ivaldo. Esso raccoglie parte del dibattito sollevato da “Le società liberali al bivio” che vide interventi di O. Savona, C, Vigna, R. Cubeddu, E. Berti, L. Pellicani, U. Scarpelli. Si sostiene l'importanza della filosofia e dell'antropologia per la democrazia, sulla base dell'idea che la costruzione del cosmo umano è compito della ragion pratica. Insufficiente risulta una sfera pubblica moralmente neutrale, consegnata al binomio del diritto positivo e la morale procedurale. La rinascita della filosofia politica avviene riprendendo competenza sui suoi problemi, tra cui massimo è quello della pace: la pace necessaria che non c'è e la guerra inammissibile che c'è. Occorre disarmare la ragione armata: ciò suggerisce che vada cercata un'organizzazione politica del mondo oltre la sovranità degli stati-nazione verso un'autorità politica mondiale o cosmo-politica, di cui l'ONU è lontana immagine.  Altre opere: “Frontiere della pace” (Milano); “Filosofia e società. Studi sui progetti etico-politici contemporanei, Massimo, Milano Giorgio La Pira e il pensiero di san Tommaso, Studia Universitatis sancti Thomae in Urbe, Roma); “La Pira tra storia e profezia. Con Tommaso maestro, Marietti, Genova-Milano  La buona società. Sulla ricostruzione della filosofia politica, Vita e Pensiero, Milano); Una filosofia per la transizione. Metafisica, persona e politica in J. Maritain” Massimo, Milano); “La filosofia dell'essere” Vita e Pensiero, Milano); Tra secolarizzazione e nuova cristianità” (EDB, Bologna); “Le società liberali al bivio”; “Lineamenti di filosofia della società” (Marietti, Genova); “Oltre l'Illuminismo”; “Il messaggio sociale” (Paoline, Roma); “Razionalismo critico e metafisica”; “Quale realismo?” (Morcelliana, Brescia); “Dio e il male, Sei, Torino); “Cattolicesimo e modernità. Balbo, Del Noce, Rodano, Ares, Milano); “Approssimazioni all'essere. Scritti di metafisica e di morale” (Il Poligrafo, Padova); “Il nichilismo teoretico e la morte della metafisica” (Armando, Roma); “Terza navigazione. Nichilismo e metafisica” (Armando, Roma); “Filosofia e Rivelazione, Città Nuova, Roma); “La filosofia dopo il nichilismo” (Rubbettino, Soveria); “Religione e vita civile. Il cristianesimo nel postmoderno, Armando, Roma); “L'azione umana. Morale, politica e Stato in Jacques Maritain” (Città Nuova, Roma); “Essere e libertà” (Rubbettino, Soveria); “Radici dell'ordine civile” (Marietti, Milano); “Il principio-persona” (Armando, Roma); “Profili del Novecento. Bobbio, Noce, La Pira, Lazzati, Sturzo, Effatà, Cantalupa); “Le ragioni della laicità” (Rubbettino, Soveria); “L'uomo post-moderno”; “Tecnica, religione e politica” (Marietti, Milano); “Dentro il secolo breve. Paolo VI, La Pira, Giovanni Paolo II, Mounier, Rubettino, Soveria Nichilismo giuridico. L'ultima parola?, Rubbettino, Soveria. La rivoluzione biopolitica. La fatale alleanza tra materialismo e tecnica, Lindau, Torino. Pace e guerra tra le nazioni. Kant, Maritain, Pacem in terris, Studium, Roma. I volti dell'amore, Marietti, Milano-Genova. Il realismo e la fine della filosofia moderna, Armando, Roma); “Diritti umani”; “L'età delle pretese” (Rubbettino, Soveria); “Ritorno all'essere. Addio alla metafisica moderna” (Armando, Roma); “La critica del marxismo” (Massimo, Milano);  “Epistemologia e scienze umane” (Massimo, Milano); “Storia e cristianesimo” (Massimo, Milano); “Contemplazione evangelica e storia” (Gribaudi, Torino); “Maritain oggi, Vita e Pensiero, Milano); “La filosofia dell'essere, Il Cardo, Venezia Nichilismo Relativismo Verità. Un dibattito” (Rubbettino, Soveria); “Laici o laicisti? Dibattito su religione e democrazia” (liberallibri, Firenze); “La questione della verità. Filosofia, scienze, teologia” (Armando, Roma); Ragione e verità. L'alleanza socratico-mosaica” (Armando, Roma);” Nostalgia dell'altro. La spiritualità di Pira” (Marietti, Milano); Pace e guerra tra le nazioni” (Guerini, Milano); “Natura umana, evoluzione, etica” (Guerini, Milano); Governance globale e diritti dell'uomo” (Diabasis, Reggio Emilia); “Ritorno della religione? Tra ragione, fede e società” (Guerini, Milano); “Diritti Umani e libertà” (Religiosa, Rubbettino); in onore (Armando); Perché essere realisti? Una sfida filosofica (Mimesis, Milano-Udine. A. Giuliano, Filosofi a un bivio. Ora rialziamo lo sguardo, su avvenire, A. Lavazza, Neuroscienziati, cercate l'anima. Vittorio Possenti. Possenti. Keywords: radice dell’ordine civile – romolo e remo -- il principio Speranza, prima navegazione, seconda navegazione, terza navegazione, Gentile, comunita, Severino, Aquino, umanesimo, seconda navigazione --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Possenti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737204867/in/datetaken/

 

Grice e Pozza – presupposizioni ed implicature – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo. Grice: “I like Pozza; he uses ‘pragmatic’ quite a bit, by which he means Grice, of course!” Figlio di Luigi, ufficiale della Marina, regione Veneto, e di Cecilia Pontrelli, pugliese, durante gli studi al liceo di Taranto, Tommaso, un insegnante di matematica di stile tradizionale gli stimola il gusto per i problemi matematici e per l'eleganza formale delle dimostrazioni. Studia a Bari dove si laurea con una tesi su Serra avendo come relatore Vallone. Coniuga l'amore per i sistemi formali con l'amore per Leopardi, Carducci (maestro di Serra) e Annunzio (e tra i classici predilisse Tasso e Vita nuova di Alighieri).  Studia a Bari sotto Landi, Pisa, e quindi Metodi formali a Milano. Una svolta nella sua carriera intellettuale è segnata dalla partecipazione agl’incontri di San Giuseppe organizzati a Torino da Bobbio. A partire da qui sviluppa nuove idee in filosofia del diritto, specie su Kelsen, e sulla formalizzazione della logica deontica con particolare attenzione all'assiomatizzazione dei principi di una teoria generale del diritto in collaborazione con L. Ferrajoli per i suoi Principia Juris. Organizza a Taranto gli incontri Info Giure Taras, Logica Informatica e Diritto, al quale partecipano alcune delle figure più rappresentative del diritto, dell'informatica e della logica, tra cui Alchourron, Martino, Ferrajoli, Conte, Busa, Comanducci, Jori, Filipponio, Elmi, Guastini e Sartor. Insegna a Taranto, mantenendosi scientificamente attivo e partecipando a conferenze di società filosofiche italiane (specialmente la Società Italiana di Logica e Filosofia della Scienza e la Società Italiana di filosofia Analitica, dal convegno nazionale fino al convegno di Genova. Insegna a Lecce. Tra le principali influenze nei suoi studi di linguistica e semiotica testuale vi sono quella di  Petöfi che lo invita a filosofare con lui. La sua scelta è però quella di restare in Italia. Insegna a Verona, Padova, Bolzano e, per le sue lezioni di logica deontica, a Petöfi e Kelsen, l'influenza maggiore viene dalle grandi opere di Frege, Russell e Carnap, ai cui  dedica uno studio continuo, con particolare attenzione alla visione filosofica. Pubblica un contributo di sapore neo-positivista, discutendo e formalizzando alcune argomentazioni in fisica quantistica. Un legame tra i suoi interessi in linguistica e il suo lavoro in logica formale è dato dalla sua teoria formale degli atti linguistici basata su una connessione originale tra logica intuizionistica, usata per gl’atti linguistici assertori, e logica classica, usata per i contenuti proposizionali. Presentando la sua teoria di una formalizzazione della “pragmatica,” define un modello Frege-Reichenbach-Stenius per il trattamento formale dell’asserzione, mostrando che il problema principale di questa teoria è la limitazione introdotta da Frege (e accettata da Dummett) per cui il segno di asserzione si può usare solo per formule elementari assertorie. Ma, come molti filosofi sostengono, esistono atti linguistici composti. Per permettere il trattamento di un atto linguistici composto o molti-modale e ovviare alla limitazione del modello Frege-Reichenbach-Stenius, introduce il connettivo pragmatico che permette la costruzione di una formule assertive complessa. Il contenuto della formula assertiva è dato dall'interpretazione classica e dai connettivi vero-funzionali. Il connettivo pragmatico, che connetta due atti linguistici assertori semplice in uno complesso,  ha invece una interpretazione intuizionistica. Il connetivo pragmatico non ha cioè un valore di verità – o sattisfazione fatica -- ma un valore di giustificazione. In fatti, un atto assertivo non è, in quanto *atto*, vero o falso, ma può essere “giustificato” o non giustificato. In questo modo, il sistema formale distingue l'asseribilità di un atto assertorio dal valore di verità della proposizione asserita. Oltre a spiegare l'irriducibilità del segno fregeano di asserzione a un trattamento in termini di logica classica e introdurre una fondazione formale della teoria dell’atto linguistico, dà anche una soluzione originale del problema della compatibilità tra logica classica (Grice) e logica non-classica (Strawson) o intuizionista. A questo saggio seguono  altri sulla logica erotetica, deontica, e sub-strutturale. La sua filosofia suscita interesse in diversi campi, dalla filosofia del linguaggio alla filosofia della fisica alla logica e all'informatica, (specie a partire dalla sua collaborazione con Bellin). Alla sua teoria formale della “pragmatica,” oltre ai saggi di Anderson e Ranalter è dedicato un numero di Fondamenta Informaticae. La sua influenza si estende così oltre che alla filosofia della fisica e alla filosofia del linguaggio anche alla logica e all'informatica, specie con convegni in suo onore organizzati a Verona. Ricordi di personalità internazionali e di amici sono raccolti in un sito in suo onore. Altre saggi: “Un'interpretazione pragmatica della logica proposizionale intuizionistica”; “Problemi fondazionali nella teoria del significato (Olschki, Firenze); “Una fondazione pragmatica della logica delle domande”; “Parlare di niente”; “Termini singolari non denotanti e atti illocutori”; “Idee”;  “Una logica pragmatica per la concezione espressiva delle norme”;  “Logica delle Norme” (S.E.U., Pisa); “Il problema di Gettier: osservazioni su giustificazione, prova e probabilità” (SIFA, Genoa); “Come distinguere scienza e non-scienza”; “Verificabilità, falsificabilità e confermabilità bayesiana” (Carocci, Ferrajoli); Principia juris. Teoria del diritto e della democrazia.  La sintassi del diritto” (Bari: Laterza). Carlo Dalla Pozza. Carlo Pozza. Pozza. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pozza”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737989261/in/photolist-2mPUHFB-2mLGvyP-2mKTyvC-2mKDwcr-2mGnP2f-G3tvCn

 

Grice e Pozzo – il ginnasio -- implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Sudia a Milano. Consegue il dottorato a Saarlandes (“a reason why Italians don’t consider him Italian” – Grice) e la abilitazione a Trier – Grice: “A reason why Italians don’t consider him an Italian philosopher, since he earned his maximal degree without, and not within, Italy.” Insegna a Verona e Roma, all’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee.

 

Studia i peripatetici, la storia della logica dal Rinascimento, la storia delle idee e la storia dell’università di Bologna -- ha portato avanti la creazione di infrastrutture di ricerca per una migliore comprensione dei testi filosofici e che hanno plasmato il patrimonio culturale d’Italia. Caratteristica specifica del suo approccio alla lessicografia all’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee è l’uso della IT per la documentazione e l’elaborazione di dati linguistici e testuali in italiano.  Hegel: Introductio in Philosophiam: Dagli studi ginnasiali alla prima logica (Firenze: La Nuova Italia). Associazione per l’Economia della Cultura “Storia storica e storia filosofica della filosofia nel XX e XXI secolo,” Schiavitù attiva, proprietà intellettuale e diritti umani. Riccardo Pozzo. Pozzo. Keywords: il ginnasio – implicature, identita nazionale, filosofia italiana, patrimonio italiano, storiografia filosofica, storia della filosofia italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pozzo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738187238/in/dateposted-public/

 

Grice e Pra – hegeliani – filosofia italiana – Luigi Speranza (Montecchio Maggiore). Filosofo. Studia a Padova sotto Troilo. Insegna a Rovigo, Vicenza, e Milano. Partecipa attivamente alla Resistenza, nelle file di "Giustizia e Libertà", guadagnandosi due croci di guerra al merito partigiano, ed ha collaborato alla ricostruzione politica e culturale del Paese, con un'opera didattica e scientifica sempre sorretta da un'alta ispirazione morale.  Medaglia d'oro quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell'Arte, membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, dell'Accademia Olimpica di Vicenza, nonché membro autorevole della Società Filosofica Italiana, della quale è stato anche Presidente nazionale. Studia lo scetticismo, la logica medioevale, Hume, Condillac, la logica hegeliana, Marx, il pragmatism  italiano, la storia della storiografia filosofica). Ha sempre connesso la sua attività storiografica con l'esplicitarsi di interessi teorici che lo hanno portato ad elaborare,un'originale linea di pensiero denominata "trascendentalismo della prassi", poi evoluta in una forma di razionalismo storicista e critico. Il suo interesse fondamentale si è infatti sempre rivolto al chiarimento del rapporto tra teoria e prassi in una prospettiva anti-metafisica che lo ha fin dai suoi esordi posto in contrasto con le posizioni dell’idealismo italiano, e più in generale con ogni forma di dogmatismo teoricistico per favorire la libera esplicazione dell'iniziativa pratico-razionale dell'uomo.  Fondato la Rivista di storia della filosofia, un riferimento costante e prestigioso nell'ambito degli studi del pensiero occidentale. Autore di un fortunato Sommario di storia della filosofia per licei (La Nuova Italia, Firenze) e poi direttore di una monumentale Storia della filosofia (Vallardi, Milano).  Elabora una posizione che viene indicata come trascendentalismo della prassi.  Successivamente, avvicinandosi a Preti, propone uno storicismo critico, più attento alle strutture della ragione con cui l'esperienza storica si struttura. Altre sagi: “Il realismo e il trascendente” (Padova, Milani); “Amore di Sapienza”; “Aviamento elementare allo studio della storia della filosofia, della scienza e della pedagogia per i licei e gli istituti magistrali” (Vicenza, Commerciale); “La didache”; “Insegnamento del Signore alle genti per mezzo dei dodici apostoli. Documento cristiano del I secolo” (Vicenza, Commerciale); Educare, Verona, La Scaligera, Pensiero e realtà, Verona, La Scaligera, “Scoto Eriugena ed il neo-platonismo medievale” (Milano, Bocca); Condillac, Milano, Bocca, Il pensiero di Maturi, Milano, Bocca, Necessità attuale dell'universalismo” (Vicenza, Collezioni del Palladio); “Valori e cultura immanentistica” (Padova, Milani); “Hume, Milano, Bocca); “La storiografia filosofica antica” (Milano, Bocca); “Lo scetticismo” (Milano, Bocca); Giovanni di Salisbury, Milano, Bocca, Amalrico di Bène, Milano, Bocca); Autrecourt, Milano, Bocca); “Dewey” (Milano, Bocca); “Il problema del linguaggio nella filosofia medioevale” (Milano, Bocca); “Prassi. Appunti delle lezioni di Storia della filosofia a cura di M. Reina. Milano, La Goliardica; Il pensiero filosofico di Marx, D. Borso, Shake ed., Milano); “La filosofia occidentale”; “Compendio di storia della filosofia con larga scelta di passi dagli autori,”; “La filosofia antica” “La filosofia medioevale” (Firenze, Nuova Italia); “Sommario di storia della filosofia per i licei classici” (Firenze, Nuova Italia); “La dialettica in Marx: Introduzione alla critica dell'economia politica, Bari, Laterza, Profilo di storia della filosofia” (Firenze, Nuova Italia); “Piccola antologia filosofica,  Firenze, Nuova Italia); “La dialettica hegeliana e l'epistemologia” (Milano, CUEM); “Hume e la scienza della natura umana, Roma-Bari, Laterza); “Logica e realtà. Momenti del pensiero medieval” (Roma-Bari, Laterza); “Storia della Filosofia, G. Scalabrino Borsani, La filosofia indiana, Milano, Vallardi, Paolo Beonio-Brocchieri, La filosofia cinese e dell'Asia orientale, Milano, Vallardi, Gabriele Giannantoni, Armando Plebe, Pierluigi Donini, La filosofia greca (Milano, Vallardi, La filosofia ellenistica e la patristica Cristiana(Milano, Vallardi, La filosofia medievale (Milano, Vallardi); La filosofia moderna” (Milano, Vallardi,  P. Casini, N. Merker, La filosofia moderna” (Milano, Vallardi); “La filosofia contemporanea” (Milano, Vallardi); La filosofia contemporanea. Il Novecento, Milano, Vallardi); “La filosofia della seconda metà del Novecento, Padova, Piccin Nuova libraria-Vallardi); “Logica, esperienza e prassi. Momenti del pensiero moderno e contemporaneo” (Napoli, Morano); “Il problema del realismo nella storia del pensiero, Milano, Unicopli); La storiografia filosofica e la sua storia. Testi per il corso di storia della filosofia I. A.A. con. Santinello, E. Garin, L. Geldsetzer e L. Braun, Padova, Antenore, Hume. La vita e l'opera, Roma-Bari, Laterza); A. Banfi, Relazioni dall'incontro A. Banfi: le vie della ragione, Milano,  con D. Formaggio e P.  Rossi, Milano, Unicopli); “Studi sul pragmatismo italiano” (Napoli, Bibliopolis); “Studi sull'empirismo critico di Preti” (Napoli, Bibliopolis); “Filosofi del Novecento, Milano, Angeli); “I problemi di metodo nella storiografia filosofica, in Panorami filosofici. Itinerari del pensiero, Padova, Muzzio); “Ragione e storia. Mezzo secolo di filosofia italiana” (Milano, Rusconi); “Storia della storiografia” (Milano, Angeli); “La guerra partigiana in Italia. D. Borso, Firenze, Giunti-INSMLI); “Dialettica hegeliana ed epistemologia analitica, E. Colombo, Brescia, Morcelliana); “Il trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza” (Milano-Udine, Mimesis); F. Cambi, Razionalismo e prassi a Milano Milano) N. Badaloni,  Studi offerti a Pra” (Milano, Angeli); L. Bianchi,  degli scritti di Pra, in La storia della filosofia come sapere critico. Studi offerti, Milano, A. Montesperelli, Introduzione, in E. MirriL. Conti, Filosofi nel dissenso, Foligno,  M. Mirri, Fra Vicenza e Pisa. Esperienze morali, intellettuali e politiche in Il contributo dell’Pisa e della Scuola Normale Superiore alla lotta anti-fascista ed alla guerra di Liberazione, Pisa, A. Pacchi, Il filosofo e l’educatore, in In onore, Montecchio Maggiore, F. Cassinari, Filosofia e storia della filosofia, Conversazione con F. Papi, «Itinerari filosofici»,  E. Rambaldi, Ricordo «Rivista di storia della filosofia», E. Garin, Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», A. Santucci, Filosofo e storico della filosofia, «Rivista di storia della filosofia», E.I. Rambaldi, L’esistenzialismo positivo  «Rivista di storia della filosofia»,  M. Torre, La "Rivista di storia della filosofia", Milano, G. Paganini, Dall’empirismo classico all’empirismo critico, Le ricerche tra storia e teoria, Giordanetti, Il fondo manoscritto di Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia»,  E.I. Rambaldi, Et vos estote parati. Mario Dal Pra, la vigilia, «Rivista di storia della filosofia», G. Barreca, L’archivio Mario Dal Pra, «Rivista di storia della filosofia», E. I. Rambaldi, Mario Dal Pra in Enciclopedia filosofica, Milano,  Id., Mario Dal Pra giovane insegnante a Vicenza, «Rivista di storia della filosofia»,M. Rigamonti, Gli Hume, «Rivista di storia della filosofia»,M. Parodi, C. Selogna, Per una filosofia minore. Il pensiero debole, «Rivista di storia della filosofia», P. Vona, Ricordo, Rivista di storia della filosofia», E. Rambaldi, Filologia e filosofia nella storiografia, in «ACME»,E. Franzina, Partigiano. Dal fascismo alla Resistenza e alla sua storia, in «Belfagor», Descrizione, in "Rivista di storia della filosofia",Ricordo di Pra, Informazione filosofica, sito "studifilosofici". G. BarrecaGiordanetti, Fondo Mario Dal Pra, Milano, Cisalpino.Dal Pra, Mario» in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Presentiamo  Pra: l'uomo, il filosofo. Una mostra biografico-documentaria dall'archivio inedito Università degli Studi di Milano, Biblioteca di Filosofia, D. Borso, Una via religiosa alla Resistenza, "Humanitas",  Fascicolo speciale in memoria  anniversario della fondazione della Rivista, in Rivista di storia della filosofia, Milano, Angeli,. D. Borso, 'fucino', "Rivista di storia della filosofia", G. Bisogno, Anselmo in Italia: tra Mario Dal Pra e Sofia Vanni Rovighi, in «Dianoia. Rivista di filosofia del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Bologna»,  Riconoscimenti l'Accademia dei Lincei gli ha conferito il Premio Feltrinelli per le Scienze Filosofiche.Scuola di Milano  u TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. OpereVincitori del Premio Feltrinelli Filosofia Università  Università  Premi Feltrinelli 1950-, su lincei. Mario Dal Pra. Pra. Keywords: hegeliani, storiografia della filosofia antica, la filosofia antica, la filosofia italica antica, la filosofia romana, la filosofia romana antica, Antonino, Crotone, Velia, Filolao, Vico, Croce, la storia della filosofia, filosofia della storia della filosofia, storiografia filosofica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pra” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738561129/in/dateposted-public/

 

Prepostino da Cremona summa theological Manichean, caraterismo.

 

Grice e Prestipino – per una antropologia filosofica – filosofia italiana – filosofia siciliana -- Luigi Speranza (Gioiosa Marea). Filosofo. Insegna a Siena. Studia il socialismo, marxismo ed estetica. Saggi: “La teoria del mito e la modernità di Vico” (Palermo, Montaina); “L'arte e la dialettica in Volpe” (Messina, D'Anna); “Che cos'e la filosofia: strutture e livelli del conoscere” (Gaeta, Bibliotheca); “Per una antropologia filosofica: proposte di metodo e di lessico” (Napoli, Guida); “Marxismo (e tradizione gramsciana) negli studi antropologici,  Natura e società” (Roma, Riuniti); “Da Gramsci a Marx” (Roma, Riuniti); “Modelli di strutture storiche” (Bibliotheca, Narciso e l’automobile, La Città del Sole, Realismo e Utopia” (Roma, Riuniti); Tre voci nel deserto. Vico Leopardi Gramsci” (Roma, Carocci); Scheda su aracneeditrice, Da una sponda all’altra del Mediterraneo: memorie di militanza comunista. Intervista a Prestipino. Art. in: Historia Magistra. Rivista di storia critica, Risorgimento italiano e dialettica storica in Gramsci, dal Calendario del Popolo Autori Aracne Editrice. Giuseppe Prestipino. Prestipino. Keywords: antropologia filosofica, Vico, Volpe, Gramsci,  Narciso e l’automobile, Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prestipino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737844566/in/datetaken/

 

Grice e Preti – retorica e logica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pavia). Filosofo. Grice: “I like Preti. He wrote “Retorica e logica,” which I enjoyed since this is what I do: I find the rhetoric (the implicature) to the logic (the explicature).” Grice: “Preti was a bit of a Stevensonian, with his ‘Praxis ed empirismo, and I mean C. L. Stevenson, not the Scots master of narrative!”. Studia a Pavia sotto Levi, Villa e Suali. Studia Husserl. Insegna a Pavia e Firenze. I suoi saggi nella rivista banfiana "Studi Filosofici", lo videro coinvolto in una polemica sull'immanenza e la trascendenza. In “Fenomenologia del valore e Idealismo e positivismo, emerge con evidenza quell'impostazione tesa a conciliare istanze razionalistiche ed empiristiche. In “Praxis ed empirismo” presenta in maniera relativamente organica, per quanto rapidamente, alcuni temi al confine tra pensiero teoretico, filosofia morale e filosofia politica. Il suo saggio “Retorica e logica: le due culture” è un saggio a cavallo tra la ricostruzione storico-filosofica e il saggio teoretico, con il quale si intende dimostrare, prendendo le mosse dalla polemica aperta da C. P. Snow, l'inconciliabilità tra le due forme di cultura che si intrecciano nel dibattito occidentale, quella logico-scientifica e quella umanistico-letteraria, e la necessità di far prevalere la prima sulla seconda al fine di non cedere a nuove forme di oscurantismo elitario e fanatico. Inoltre, affianca costantemente alla propria attività di autore quella di curatore di classici del pensiero filosofico.  Il suo stile, volutamente trascurato, è rapido, nervoso e semplice, in implicita polemica con il bello scrivere e l'ermetismo tipico delle scuole idealistiche italiane. Tenta trovare una via alternativa al rapporto fra un pensiero unitario e inglobante (di tradizione hegeliano-crociana), e uno invece dualistico, nel distinguo fra saperi umanistici e scientifici. Il rifiuto di una strenua dicotomia non deve annullare bensì esaltare le differenze.  Saggi: “Fenomenologia del valore” (Principato, Milano); “Idealismo e positivismo” (Bompiani, Milano); “Linguaggio comune e linguaggi scientifici” (Bocca, Milano); “L’universalismo” (Bocca, Milano); “Praxis ed empirismo, Einaudi, Torino); “Alle origini dell'etica contemporanea:  Smith, Laterza, Bari); “Storia del pensiero scientifico, Mondadori, Milano); “Retorica e logica, Torino, Einaudi); “Che será, será” (Firenze, Il Fiorino, Umanismo e strutturalismo. Scritti di estetica” (Liviana, Padova); “Lo scetticismo e il problema della conoscenza, “Rivista critica di Storia della Filosofia”, Saggi filosofici” (Nuova Italia, Firenze); “In principio era la carne” (Angeli, Milano, “Il problema dei valori: l'etica di Moore” (Angeli, Milano); “Flosofia della scienza” (Angeli, Milano); “Morale e metamorale. (Grice: “moralia e transmoralia”); Saggi filosofici inedita” (Angeli, Milano);  L'esperienza insegna... Scritti civili d sulla Resistenza” (Manni, San Cesario, Lecce, In principio era la carne, Luca Maria Scarantino, "Rivista di Storia della Filosofia", Notizie sull'operosità scientifica e sulla carriera didattica, F. Minazzi, "Il Protagora" Filosofare onestamente, andando là dove il pensiero ci porta. Lettere a Gentile, F. Minazzi, "Il Protagora", Ci terrei tanto a venire a Firenze. Lettere a Garin, F. Minazzi, "Il Protagora", Qui a Firenze si muore nel silenzio e nella solitudine. Lettere a Pra, Minazzi, "Il Protagora". E. Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia dei giornali, in "La Tigre di Carta", A. Zanardo,  Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, F. Minazzi, G. Preti:, Angeli, Milano), Pra, Studi sull'empirismo critic” Bibliopolis, Napoli, Pier Luigi Lecis, Filosofia, scienza, valori: il trascendentalismo” (Morano, Napoli, F. Minazzi, Filosofia del Novecento (Angeli, Milano); F. Minazzi, “L'onesto mestiere del filosofare” (Angeli, Milano); F. Minazzi, “Il cacodemone ne-oilluminista. L'inquietudine pascaliana di reti” (Angeli, Milano); A. Peruzzi, Filosofo europeo, Olschki, Firenze); P. Parrini e L. Scarantino, “Preti” (Guerini, Milano); V. Tavernese,  Preti. La teoria della conoscenza nel saggio postumo In principio era la carne, Firenze Atheneum, Scandicci,  L. Scarantino,  La costruzione della filosofia come scienza sociale, Bruno Mondadori, Milano); F. Minazzi, Suppositio pro significato non ultimato. G neorealista logico studiato nei suoi scritti inediti, Mimesis, Milano  Fabio Minazzi,  Le opere e i giorni. Una vita più che vita per la filosofia quale onesto mestiere, Mimesis, Milano  Franco Cambi, Giovanni Mari, Intellettuale critico e filosofo attuale, Firenze); Il contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  Minazzi e Sandrini, Il razionalismo critico europeo, Mimesis, Milano. F. Minazzi, Sul bios theretikòs (Mimesis, Milano, F. Maria, Un punto di vista cattolico, Stamen, Roma.  E. Franzini, Il mito delle due culture e la filosofia dei giornali. Giulio Preti. Preti. Keywords: retorica e logica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Preti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736985077/in/datetaken/

 

Grice e Preve – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Valenza). Filosofo. Important Italian philosopher. He is the tutor of Fusaro, of Torino. “Il comunitarismo è la via maestra che conduce all'universalismo, inteso come campo di confronto fra comunità unite dai caratteri del genere umano, della socialità e della razionalità,” da Elogio del Comunitarismo.Di ispirazione marxiana ed hegeliana, ha scritto numerosi volumi e saggi di argomento filosofico, pubblicati in Italia e all'estero. Il padre, che al momento della nascita di Costanzo è mobilitato, lavora come funzionario delle Ferrovie dello Stato mentre la madre, casalinga, proviene da una famiglia ortodossa di origine armena. Viene cresciuto dalla nonna materna in lingua francese, e attraverso di lei inizia a conoscere la cultura e la lingua greca; come vedremo, entrambe queste circostanze avranno un grande rilievo nella vita di Preve. Personalmente non è credente, pur riconoscendo l'importanza del fenomeno religioso. Studia a Torino. Sotto Garrone sull’elezione politica italiana”. Studia Hegel, Althusser, Sartre, e Marx. Scrive "L'illuminismo greco e le sue tendenze radicali e rivoluzionarie: enogenesi della nazione greca fra Settecento e Ottocento. Il problema della discontinuità con la grecità classica e con la grecità bizantina”. Insegna a Torino.  Fermo sostenitore della lettura dei testi filosofici nella lingua originale, apprende latino. Concilia l’esistenzialmente il comunismo, il marxismo e la filosofia.  Membro del Centro Studi di Materialismo Storico. Pubblica “La filosofia imperfetta” (Angeli, Milano). Questo testo testimonia la sua adesione di massima alla proposta filosofica dell'Ontologia dell'essere sociale du Lukács, ed anche, indirettamente, il suo distacco definitivo dalla scuola di Althusser. Fonda “Metamorfosi”. Spazia da un esame dell'operaismo italiano da Panzieri a Tronti e Negri, all'analisi del marxismo dissidente nei paesi socialisti, alla discussione sulla filosofia di Lukács, alla critica delle ideologie del progresso storico, all'indagine sullo statuto filosofico della critica marxiana dell'economia politica. Contribuisce ad organizzare,  un congresso internazionale dedicato al centenario della morte di Marx (Milano), e vi svolge una relazione sulle categorie modali di necessità e di possibilità in Marx. Da quest'esperienza nasce una rivista chiamata “Marx 101”, che uscirà nei due decenni successivi in due serie di numeri monografici e di cui e membro del comitato di redazione. Collabora al mensile teorico “Democrazia Proletaria”, organo dell'omonimo partito, che poi diverrà insieme con i fuoriusciti dal partito comunista italiano la seconda componente politica e militante del Partito della Rifondazione Comunista). Sarà iscritto a Democrazia Proletaria soltanto per un breve periodo, facendo parte della direzione nazionale; nella battaglia politica fra i sostenitori di una scelta ecologista (M. Capanna) e neocomunista, sostiene la seconda con una serie di articoli. Quando le componenti di Democrazia Proletaria e dell'Associazione Culturale Marxista confluiscono nel Partito della Rifondazione Comunista, abbandona la militanza politica diretta. Con la pubblicazione di otto volumi consecutivi usciti presso l'editore Vangelista di Milano, affronta il suo tentativo personale di coerentizzazione di un paradigma filosofico marxista globale. Si verifica infatti una discontinuità nella sua produzione. Opta per l'abbandono di ogni “ismo” di riferimento, uscendo del tutto “dalla cosiddetta Sinistra” e dalle sue procedure di “accoglimento e cooptazione”.  Ritenendo che la globalizzazione nata dall'implosione dell'Unione Sovietica non si lasci più “interrogare” attraverso le categorie di Destra e di Sinistra, ma richieda altre categorie interpretative, Preve diviene inoltre un convinto sostenitore della necessità di superare la dicotomia sinistra-destra. Questa posizione, condivisa da alcuni intellettuali e movimenti internazionali, è stata criticata da molti, tra cui lo scrittore Valerio Evangelisti, che ne ha sottolineato l'ambiguità ideologica.  Autore e saggista molto prolifico, ha dedicato le sue ultime riflessioni a temi come il comunitarismo, la geopolitica, l'universalismo, la questione nazionale, oltre ovviamente ad un'ininterrotta attenzione al rapporto marxismo-filosofia. Cerca di opporsi alla deriva post-moderna seguita dalla stragrande maggioranza della sinistra italiana (in particolare dagli intellettuali legati al partito comunista italianoI) con un recupero dei punti alti della tradizione marxista indipendente, del tutto estranea alle incorporazioni burocratiche del marxismo come ideologia di legittimazione di partiti e di stati (soprattutto l'ultimo Lukács, l'ultimo Althusser, Bloch, Adorno). Dopo la fine del socialismo reale, che chiama comunismo storico novecentesco, ed in dissenso con tutti i tentativi di sua continuazione/rifondazione puramente politico-organizzativa, ha invece lavorato su di una generale rifondazione antropologica del comunismo, marcando sempre più la discontinuità teorica e politica con i conglomerati identitari della sinistra italiana (Rifondazione Comunista in primis, ma anche la scuola operaista e T. Negri in particolar modo). I suoi interventi sono apparsi sia su riviste legate alla sinistra alternativa (L'Ernesto, Bandiera Rossa) che su riviste come Indipendenza e Koiné, dove sostene l'esplicito superamento del dualismo destra-sinistra, approdando a posizioni antitetiche a quelle di  Bobbio. Collabora con la rivista Comunitarismo, prima, e Comunità e Resistenza, poi. È stato fino alla morte redattore del quadrimestrale Comunismo e Comunità.  Al di là delle prese di posizione sulla congiuntura politica, tre cardini della sua filosofia sono l'interpretazione della storia della filosofia, l'analisi filosofica del capitalismo e la proposta politica per un comunismo comunitario universalistico.  Rileggendo l'intera storia della filosofia soprattutto occidentale, utilizza una deduzione sociale delle categorie del pensiero non riduzionistica, che gli permette di discernere la genesi particolare delle idee dalla loro validità universale. Infatti quello di lui è un orizzonte aperto universalisticamente alla verità, intesa hegelianamente come processo di auto-coscienza storica e sintesi di ontologia e assiologia, dell'esperienza umana nella storia. Nella sua proposta di ontologia dell'essere sociale riconosce razionalmente la natura solidale e comunitaria degl’uomini e l'autonomia cognoscitiva della filosofia, contrastando ogni forma di riduzionismo nichilistico, relativistico o partigianamente ideologico. Viene definito «strenuo difensore dello statuto veritativo della filosofia da una parte, e deciso oppositore di ogni fraintendimento relativistico dall’altra. Intende il capitalismo come totalità economica, politica e culturale da indagare in tutte le sue dimensioni. Propone di suddividerlo filosoficamente e idealisticamente in tre fasi: capitalismo astratto, capitalismo dialettico con una protoborghesia illuministica o romantica, una medio0borghesia positivistica e poi  esistenzialistica, e una tardo-borghesia sempre più individualistica e libertaria; capitalismo speculativo (post-borghese e post-proletaria) in cui il capitale si concretizza come assoluto, espandendosi al di là delle dicotomie precedenti a destra economicamente, al centro politicamente e a sinistra culturalmente.  Nell'analisi filosofica del capitalismo, più volte insiste sulla critica al politicamente corretto, dove studia il concetto consterebbe dei seguenti punti nella sua concezione (dove è considerato un'arma del capitalismo per attrarre fasce deboli a sé, nonché un'ideologia di fondo dell'occidente imperialista). ‘Americanismo’ come collocazione presupposta, anche sotto forma di benevola critica al governo statunitense. Religione olocaustica: Non aderisce al negazionismo dell'Olocausto e condanna i genocidi, ma considera la shoah un fatto non unico, utilizzato dal sionismo per legittimare le azioni di Israele tramite il senso di colpa dell'Europa. Auschwitz non può e non deve essere dimenticato, perché la memoria dei morti innocenti deve essere riscattata, e questo mondo nella sua interezza appartiene a tre tipi di esseri umani: coloro che sono già vissuti, coloro che sono tuttora in vita, e coloro che devono ancora nascere. Ma Auschwitz non deve diventare un simbolo di legittimazione del sionismo, che agita l'accusa di anti-semitismo in tutti coloro che non lo accettano radicalmente, e che non sono disposti a derubricare a semplici errori i suoi veri e propri crimini. Teologia dei diritti umani, che considera (come altri filosofi marxisti come Losurdo, o comunitaristi) solo un grimaldello e un paravento del capitalismo per imporsi ed eliminare, in realtà, i diritti dei popoli e dei lavoratori, attuando il liberismo e l'imperialismo globali. “Antifascismo in assenza completa di fascismo. L’antifascismo, positivo un tempo, è considerato un fenomeno dannoso e a favore del sistema capitalistico, visto che il fascismo (da lui deprecato soprattutto per la colonizzazione imperialistica dell'Africa e la mascalzonaggine imperdonabile dell'invasione della Grecia, è stato ormai sconfitto, volto a creare tensioni tra le diverse forze anti-sistema, e a fungere da nuova ideologia della sinistra post-comunista e post-stalinista (dopo il graduale abbandono del marxismo-leninismo avvenuto  per gli effetti della de-stalinizzazione), che diviene così inutile. Falsa dicotomia Sinistra/Destra come "protesi di manipolazione politologica". Derivata dal precedente, questa teoria punterebbe a indebolire le critiche anticapitalistiche, impedendo l'unione tra comunisti, comunitaristi e socialisti nazionalitari contro il capitale. Al contempo, anche per le nette e costanti affermazioni contro i tribalismi, i razzismi e i nazionalismi soprattutto coloniali, è da ritenersi estranea al cosiddetto rossobrunismo (i cosiddetti nazionalboscevichi) di cui fu tacciato dal citato V. Evangelisti, che a suo dire si configurerebbe come una folle somma dei difetti degli estremismi opposti. L'unione di sostenitori rasati del razzismo biologico con sostenitori barbuti della dittatura del proletariato sarebbe certamente un buon copione di pornografia hard, ma non potrebbe uscire dal piccolo circuito a luci rosse del sottobosco politico.  La sua proposta politica va nella direzione di un comunismo comunitario universalistico, da intendersi come correzione democratica e umanistica del comunismo, dal momento che quello storico sarebbe stato reo di non aver messo in comune innanzitutto la verità. Quello tratteggiato da lui è un sistema sociale che costituisce una sintesi di individui liberati e comunità solidali. Non è inteso come inevitabile sbocco storicistico o positivistico di una storia che si svilupperebbe linearmente, né tuttavia in modo aleatorio, bensì in potenza, a partire dalla resistenza alla dissoluzione comunitaria innescata dall'accumulazione individuale di merci. Qui il problema dell'auspicabile democrazia viene impostato su basi antropologiche, scommettendo sulle potenzialità ontologiche della bontà degpotenzialml’uomini, ente politico-comunitaria (zόoa politika); razionali e valutativi della giusta misura sociale (zόa lόgon échon) e generica, in senso marxiano (Gattungswesen), cioè in grado di costruire diversi modelli di convivenza sociale, compreso quello in cui gl’uomini, affermando la priorità etica e comunitaria per contenere i processi economici altrimenti dispiegantisi in modo illimitato e dis-umano, può realizzare le sue potenzialità ontologiche immanenti, attualmente alienate. La liberazione avverrebbe quindi a partire dal suo radicamento comunitario in cui agisce collettivamente, pur rimanendo l'individuo stesso l'unità minima di resistenza al potere. Adere al partito comunista italiano, ma presto si allontanò (essendo ostile al compromesso storico tra PCI e DC, promosso da Berlinguer e Moro), entrando poi a far parte della Commissione culturale di Lotta Continua. In seguito si iscrisse a Democrazia Proletaria durante la sua ultima fase. Dopo lo scioglimento della Democrazia Proletaria, e in seguito alla confluenza di quest'ultima in Rifondazione Comunista, si è sempre più allontanato dall'attività politica in senso stretto. In seguito manifestò critiche verso l'operaismo e il trotskismo che animavano talvolta queste esperienze della post-sinistra extraparlamentare.  Se dal punto di vista teorico si era già distanziato dalla sinistra italiana a seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica e della svolta della Bolognina, il distacco emotivo definitivo dalla sinistra avvenne con il bombardamento NATO in Jugoslavia durante la guerra del Kosovo, che ricevette il beneplacito del governo italiano.  Considera questo fatto come la fine della legalità costituzionale italiana riferendosi alla violazione dell'articolo 11 e un atto di tradimento verso i valori fondanti della Repubblica Italiana. Sul tema scrisse Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la menzogna evidente. Molto clamore ha suscitato (anche tra le file della sinistra alternativa) la sua adesione ad alcune tesi del Campo Antimperialista per l'esplicito sostegno da questi fornito alla resistenza irachena. È stato uno dei filosofi di riferimento del comunismo comunitario, nonché animatore della rivista Comunismo e Comunità. Altre saggi: “La classe operaia non va in paradiso: dal marxismo occidentale all'operaismo italiano, in “Alla ricerca della produzione perduta” (Bari, Dedalo); “Cosa possiamo chiedere al marxismo”; “Sull'identità filosofica del materialismo storico”;  “Marxismo in mare aperto”; “Rilevazioni, ipotesi, prospettive” (Milano, Angeli); “La filosofia imperfetta”; “Una proposta di ricostruzione del marxismo ” (Milano, Angeli); “La teoria in pezzi”; “La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia” (Bari, Dedalo); “La ricostruzione del marxismo fra filosofia e scienza”; “La cognizione della crisi. Saggi sul marxismo di Althusser” (Milano, Angeli); “La rivoluzione teorica di Althusser, in Il marxismo” (Pisa, Vallerini); “La passione durevole” (Milano, Vangelista); “La musa di Clio vestita di rosso, in Trasformazione e persistenza. Saggi sulla storicità del capitalismo” (Milano, Angeli); “Il filo di Arianna. Quindici lezioni di filosofia marxista” (Milano, Vangelista); “Il marxismo e l’eguaglianza”, Urbino; “Quattro venti”; “Il convitato di pietra”; “Saggio su marxismo e nichilismo” (Milano, Vangelista); “L'assalto al Cielo”; “Saggio su marxismo e individualism” (Milano, Vangelista); “Il pianeta rosso”; “Saggio su marxismo e universalismo” (Milano, Vangelista); “Ideologia Italiana”; “Saggio sulla storia delle idee marxiste in Italia” (Milano, Vangelista); “Il tempo della ricercar” “Saggio sul moderno, il postmoderno e la fine della storia” (Milano, Vangelista); “L'eguale libertà”; “Saggio sulla natura umana” (Milano, Vangelista); “Oltre la gabbia d'acciaio”; “Saggio su capitalismo e filosofia” (Milano, Vangelista); “Il teatro dell'assurdo”; “Cronaca e storia dei recenti avvenimenti italiani”; “Una critica alla cultura dominante della sinistra nell'attuale scontro tra berlusconismo e progressismo” (Milano, Punto Rosso); “Strategia politica”; “Premesse teoriche alla critica della cultura dominante della sinistra esposta nel Teatro dell'assurdo” (Milano, Punto Rosso); “Il marxismo vissuto del Che”; “Lettere di Che Guevara a Tita Infante” (Milano, Punto Rosso); “Un elogio della filosofia” (Milano, Punto Rosso); “Quale comunismo?”; “Uomini usciti di pianto in ragione” (Roma, Manifesto); “La fine di una teoria”; “Il collasso del marxismo storico del Novecento” (Milano, UNICOPLI); “Il comunismo storico novecentesco”; “Un bilancio storico e teorico” (Milano, Punto Rosso); “Nichilismo Verità Storia”; “Un manifesto filosofico della fine del XX secolo” (Pistoia, CRT); “Gesù. Uomo nella storia, Dio nel pensiero” (Pistoia); “Il crepuscolo della profezia comunista. A 150 anni dal “Manifesto”, il futuro oltre la scienza e l'utopia” (Pistoia, CRT); “L'alba del Sessantotto”; “Una interpretazione filosofica” (Pistoia, CRT); “Marxismo, Filosofia, Verità” (Pistoia, CRT); “Destra e sinistra. La natura inservibile di due categorie tradizionali” (Pistoia, CRT); “La questione nazionale alle soglie del XXI secolo”; “Nota introduttiva ad un problema delicato e pieno di pregiudizi” (Pistoia, CRT); “Le stagioni del nichilismo. Un'analisi filosofica ed una prognosi storica” (Pistoia, CRT); “Individui liberati, comunità solidali. Sulla questione della società degli individui” (Pistoia, CRT); “Contro il capitalismo, oltre il comunismo”; “Riflessioni su di una eredità storica e su un futuro possibile” (Pistoia, CRT); “La fine dell'Urss”; “Dalla transizione mancata alla dissoluzione” (Pistoia, CRT); “Il ritorno del clero. La questione degli intellettuali oggi”( Pistoia, CRT); “Le avventure dell'ateismo. Religione e materialismo oggi” (Pistoia, CRT); “Un nuovo manifesto filosofico. Prospettive inedite e orizzonti convincenti per la filosofia” (Pistoia, CRT); “Hegel Marx Heidegger. Un percorso nella filosofia” (Pistoia, CRT); “Scienza, politica, filosofia. Un'interpretazione” (Pistoia, CRT); I secoli difficili. Introduzione al pensiero filosofico dell'Ottocento e del Novecento, Pistoia, CRT); “L'educazione filosofica. Memoria del passato, compito del presente, sfida del future” (Pistoia, CRT); “Il bombardamento etico. Saggio sull'interventismo umanitario, l'embargo terapeutico e la menzogna evidente” (Pistoia, CRT); “Marxismo e filosofia. Note, riflessioni e alcune novità” (Pistoia, CRT); “Un secolo di marxismo. Idee e ideologie, Pistoia, CRT); “Un filosofo controvoglia. Introduzione a G. Anders, L'uomo è antiquato” (Bollati Boringhieri); “Le contraddizioni di Bobbio. Per una critica del bobbianesimo cerimoniale” (Pistoia, CRT); “Marx inattuale. Eredità e prospettiva” (Torino, Boringhieri); Verità filosofica e critica sociale. Religione, filosofia, marxismo” (Pistoia, CRT); “Dove va la sinistra?” (Boninsegni, Roma, Settimo Sigillo); “Comunitarismo filosofia politica” (Molfetta, Noctua); “La filosofia classica tedesca, Dialettica e prassi critica. Dall'idealismo al marxismo (Molfetta, Noctua); “L'ideocrazia imperiale americana” (Roma, Settimo Sigillo); Filosofia del presente. Un mondo alla rovescia da interpretare” (Roma, Settimo Sigillo); Filosofia e geopolitica” (Parma); All'insegna del Veltro, Del buon uso dell'universalismo. Elementi di filosofia politica” (Roma, Settimo Sigillo); Dialoghi sul presente. Alienazione, globalizzazione destra/sinistra, atei devoti. Per un pensiero ribelle” (Napoli, Controcorrente); “La comunità ritrovata. Rousseau critico della modernità illuminista, Torino, Libreria Stampatori); “Marx e gl’antichi greci” (Pistoia, Petite plaisance); “Il popolo al potere. Il problema della democrazia nei suoi aspetti filosofici” (Casalecchio, Arianna); “Verità e relativismo. Religione, scienza, filosofia e politica nell'epoca della globalizzazione” (Torino, Alpina); Elogio del comunitarismo” (Napoli, Controcorrente); “Il paradosso De Benoist. Un confronto politico e filosofico” (Roma, Settimo Sigillo); “Storia della dialettica” (Pistoia, Petite plaisance); “La democrazia in Grecia. Storia di un'idea, forza di un valore, in Presidiare la democrazia realizzare la Costituzione. Atti del seminario itinerante sulla difesa della Costituzione, Bardonecchia, Susa, Bussoleno, Condove, Borgone Susa, Edizioni Melli-Quaderni); “Sarà Dura!, Storia critica del marxismo. Dalla nascita di Karl Marx alla dissoluzione del comunismo storico novecentesco” (Napoli, La città del sole); “Il presente della filosofia italiana, Pistoia, Petite plaisance, Storia dell'etica, Pistoia, Petite plaisance,  “Hegel anti-utilitarista” (Roma, Settimo Sigillo); Storia del materialismo, Pistoia, Petite plaisance, Una approssimazione a Marx. Tra materialismo e idealismo, Saonara, Il Prato); Ri-pensare Marx. Filosofia, Idealismo, Materialismo” (Potenza, Ermes); Un trotzkismo capitalistico? Ipotesi sociologico-religiosa dei Neocons americani e dei loro seguaci europei, in Neocons. L'ideologia neoconservatrice e le sfide della storia, Rimini, Il Cerchio); “Alla ricerca della speranza perduta. Un intellettuale di sinistra e un intellettuale di destra "non omologati" dialogano su ideologie e globalizzazione” (Roma, Settimo Sigillo);  La quarta guerra mondiale, Parma, All'insegna del Veltro, L'enigma dialettico del Sessantotto quarant'anni dopo, in La rivoluzione dietro di noi. Filosofia e politica prima e dopo il '68, Roma, Manifesto); “Il marxismo e la tradizione culturale europea, Pistoia, Petite plaisance, Nuovi signori e nuovi sudditi. Ipotesi sulla struttura di classe del capitalismo contemporaneo” (Pistoia, Petite plaisance, Logica della storia e comunismo novecentesco. L'effetto di sdoppiamento” (Pistoia, Petite plaisance); “Elementi di Politicamente Corretto. Studio preliminare su di un fenomeno ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e importante, Petite Plaisance,  Filosofia della verità e della giustizia. Il pensiero di Kosík, con Cesana, Pistoia, Petite plaisance, Lettera sull'Umanesimo, Pistoia, Petite plaisance, Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia, Pistoia, Petite plaisance, Lineamenti per una nuova filosofia della storia. La passione dell'anticapitalismo, con Luigi Tedeschi, Saonara, Il Prato,.Dialoghi sull'Europa e sul nuovo ordine mondiale, Saonara, Il Prato, Collisioni. Dialogo su scienza, religione e filosofia, Pistoia, Petite plaisance,  Karl Marx: un'interpretazione, Nova Europa). Prefere non definirsi marxista ma appartenente alla "scuola di Marx", e «allievo indipendente di Marx» (C. Preve, Elogio del comunitarismo, Controcorrente, Napoli,  Personalmente, non sono credente né praticante. Non credo in nessun Dio personale, considero ogni personalizzazione del divino una indebita e superstiziosa antropomorfizzazione, e sono pertanto in linea di massima d’accordo con Spinoza. Ma ritengo anche la religione, così come la scienza, l’arte e la filosofia, dati permanenti dell’antropologia umana in quanto tali desti durare tutto il tempo in cui durerà il genere umano  (Elementi di politicamente corretto. Convegno, Lukács e la cultura europea (II intervento)  Relazione Congresso Nazionale di DP (terzultimo intervento)  Destra e Sinistra: confronto tra C. Preve e D. Losurdo; Carmilla: I rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia  Democrazia comunitaria o democrazia proprietaria?”; “Considerazioni sulla geopolitica”; “Il bombardamento etico dieci anni dopo”; Fonte: A. Monchietto, Lucio Colletti; Marxismo, Filosofia, Scienza. L'“ultimo” filosofo marxista su la RepubblicaTorino  Addio al filosofo, In memoria, D. Fusaro  Un lutto veramente grande per noi di Gianfranco La Grassa, La Sala Rossa ricorda la figura e raccogliendosi in un minuto di silenzio, Preve, Con Marx e oltre il marxismo; Comunismo e Comunità » Laboratorio per una teoria anticapitalistica  A. Volpe e P. Zygulski, Verità e filosofia, in A. Monchietto e G. Pezzano, Invito allo Straniamento. I. filosofo, Pistoia, Petite Plaisance,  Preve, Elementi di politicamente corretto. E qui concludiamo con una serie di previsioni artigianali. Ricordo al lettore che questo non è ancora un Trattato di Politicamente Corretto, che ho peraltro intenzione di scrivere, in cui i cinque punti principali indicati (americanismo come collocazione presupposta, religione olocaustica, teologia dei diritti umani, anti-fascismo in assenza completa di fascismo, dicotomia Sinistra/Destra come protesi di manipolazione politologica) verranno discussi in modo più analitico e preciso. Da Intellettuali e cultura politica nell'Italia di fine secolo, Rivista Indipendenza, Da Gli Usa, l’Occidente, la Destra, la Sinistra, il fascismo ed il comunismo. Problemi del profilo culturale di un movimento di resistenza all’Impero americano, Noctua Edizioni, 2003.  C.Preve: audio congressi DP (RadioRadicale)  Intervista politico-filosofica (G. RepaciC. Preve)  «La costituzione italiana è stata distrutta per semprre con i bombardamenti sulla Jugoslavia, e da allora l’Italia è senza costituzione, e lo resterà finché i responsabili politici di allora non saranno condan morte per alto tradimento (parlo letteralmente pesando le parole), con eventuale benevola commutazione della condanna a morte a lavori forzati a vita. Eppure, questi crimini passano sotto silenzio, perché si continuano ad interpretare gli eventi di oggi in base ad una distinzione completamente finite (C. Preve, Elementi di politicamente corretto) Bobbio, Né con Marx né contro Marx, Riuniti, Roma,Storia dei marxismi in Italia, Manifestolibri, Roma, Alessandro Monchietto, Marxismo e filosofia in Preve, Editrice Petite Plaisance, Pistoia, P. Zygulski, C. Preve: la passione durevole della filosofia, presentazione di Giacomo Pezzano, Pistoia, Editrice Petite Plaisance, Monchietto e Pezzano, Invito allo Straniamento. I. Costanzo Preve filosofo, Pistoia, Petite Plaisance, Zygulski, Costanzo Preve e l'educazione filosofica, in Educazione Democratica,  Foggia, Edizioni del Rosone, gennaio,  Alessandro Monchietto, Invito allo Straniamento. II. Marxiano, Pistoia, Petite Plaisance, Massimo Bontempelli); F.  Bentivoglio, Il senso dell'essere nelle culture occidentali, Milano, Trevisini); Formenti, Il socialismo è morto. Viva il socialismo!, Meltemi, Milano). Costanzo Preve. Preve. Keywords: fascismo, antifascism – antifascism in assenza completa di fascismo, comunita, comunitarismo, la mascalzonaggine imperdonabile dell’invasione a Grecia;colonizzazione imperialista,storia dell’etica, storia ontologico-sociale della filosofia, vico anti-capitalista. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Preve," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51684463462/in/photolist-2mKbok1-2mGnP2f-2mEd2LM-E58e4H-CfbuaM-C6j6p5-CdDphy-CfWJ4K-C6n5m7-BiosLy-CfUqUZ-BiyBqX-BGr8AF-BiuDHk-C6n22G-BGo4ac-CfT5uH-BinZFS-CfX854-C8EFGv-C8AG9k-C8EyDT-BGreRB-BNPngs-C8EyKe-CfWNyr-BinFbf-BGr6t4-C6ndRU-BGrkKR-CfUrBk-Biry7Y-CfWVBe-BNPcuy-C8EfEg-C8BXHK-C6iijj-Biotmm-BXesRa-B87iXx-B87iTp-C5w76F-C3dpu7-BXetE4-BUVNSb-B87kea-C3dpwG-BUVMeG-BXeqJ4-BCoJa1

 

Grice e Prini – il volo d’Icaro – filosofia italiana – Luigi Speranza (Belgirate). Filosofo. Grice: “I like Prini, but I won’t expect his “Discorse e situazione” to be about Firth’s context of utterance!” -- “Pensare è infatti la maniera più profonda del nostro desiderare. "Ventisei secoli nel mondo dei filosofi"). Tra i maggiori esponenti dell'esistenzialismo.  Studia ad Arona e Pavia sotto Lorenzi. Studia Sorbatti sotto Levi e Sciacca. Studia Plotino. Prini s'è legato al gruppo di filosofi che Sciacca aveva riunito intorno a se. Quando Sciacca si trasferì a Genova tutto il gruppo lo segue. Insegna a Genova, Perugia, Roma e Pavia. Scrive “Verso una nuova ontologia” e “Discorso e situazione”. “Lo scisma sommerso” analizza la spaccatura sotterranea che si è creata nella Chiesa cattolica tra il magistero ufficiale e la fede e le scelte di vita dei credenti. Un tema che diviene centrale è il tema del male. Scrive “Ventisei secoli nel mondo dei filosofi” -- «un ripensamento, una sorta di commiato personale dagli autori e dai problemi che gli erano stati cari per tutta la vita. Accanto al discorso apofantico, che definisce in modo univoco il suo oggetto e che vuol dimostrare le sue verità in modo necessario, apre lo spazio per la ‘conversazione’. Nel testo Verso una ontologia, risalire la dimenticanza della conversazione ad Aristotele, il quale ritene i discorsi semantici non vero-funzionali e quindi estranei al campo del linguaggio sino del metalinguaggio della filosofia. In “Discorso e situazione” definisce in modo più dettagliato gl’ambiti della conversazione. Nella molteplicità dell’uso logico della ragione, delinea un esame sistematico delle diverse forme della conversazione razionale “situata”, ossia in relazione al suo proprio oggeto o topico ed al suo proprii conversatori, e precisamente la verifica come forma della prova del discorso oggettivo o scientifico, la categoria della testimonianza e la determinazione particolare come ‘forma’ della ‘prova’ della conversazione. È stata un ricerca non inutile, credo, se ha messo in luce, per un verso, contro lo scientismo, la pluralità dell’uso della ragione, e per un altro verso, la fondamentale convergenza di quelle forme del discorso razionale in una dottrina della verità ostensiva dell’essere, o un’ontologia semantica. Gl’uomini di cui la filosofia deve occuparsi sono gl’italiani concreti. In “Il corpo che siamo” studia i corpi degl’italiani come elementi costituiti della inter-soggettività in un’unità psico0fisica del resto. Già Serbatti fa questo movimento verso i corpi, parlando di sentimenti fondamentali corporei. In “Il paradosso di Icaro” elabora la distinzione tra mero bisogni dei corpi e desideria o volonta. I bisogni, cioè le necessità di avere, si distingueno dalla volontà di essere autenticamente.  Il domandare intorno al senso di ciò che è e di ciò che si *è* un domandare che mette in questione anche i domandanti stessi.  In ‘L’ambiguita dell’essere’ caratterizza l’essere come ’ambiguo’: necessità assoluta (al modo di Velia), bontà o finalità assoluta, o come libertà od opposizione assoluta. Cerca queste tre modalità, ritenendole tutte essenziali all'essere e, insieme, non deducibili l’una dall'altra. Definie questa sua concezione problematicismo ontologico. Dal momento che l’essere è in sé ambiguo, esso non si lascia completamente definire e dimostrare dal discorso apofantico e si presta alla conversazione. C’è un carattere ludico nell'atteggiamento del credente, quando pretende di poter mettere tra parentesi la propria fede e di essere anch'egli, nella ricerca della verità, come dice Husserl, ein wirklicher Anfänger, un vero e proprio principiante.  Fa una distinzione tra il nucleo del messaggio evangelico e le forme che esso ha via via assunto nella storia, critica delle posizioni più tradizionaliste della Chiesa, specialmente in filosofia (si veda in particolare “La filosofia cattolica italiana del Novecento”), invito al dialogo tra la Chiesa e la modernità tutta intera, e proposta di una nuova inculturazione, oggi, di quel messaggio evangelico. Un passagio di “ Lo scisma sommerso” mostra in modo disambiguo ciò che ha in mente. Per questa mentalità generata dalla civiltà della scienza esistono uno spazio e un tempo scientifici nei quali è impossibili proporsi di trovare, per esempio, il periodo storico di una presunta prima coppia progenitrice di tutto il genere umano o l'ubicazione dell'Eden, di cui parlano in un senso simbolico che è da determinare i primi racconti della Genesi. E andando soltanto un poco in profondità nella coscienza giuridica moderna, post-illuministica, del rapporto tra colpa e castigo, chi potrebbe oggi accettare l'idea, trasmessa dalla teologia penale di Agostino nell'interpretazione della Lettera ai Romani di Paolo, che l'umanità intera abbia ereditato da Adamo non solo la pena eterna del suo peccato, ma anche la responsabilità della sua stessa colpa?»  Altre saggi: “La metodologia della testimonanza” (Roma, Studium); “Verso una ontologia della conversazione” (Roma, Studium); “Serbatti: i sentimenti fondamentali corporei, ” (Roma, Armando); “Discorso e situazione” (Roma, Studium); “Il paradosso d’Icaro” (Roma, Armando); “L’ambiguità dell’essere” (Genova, Marietti); “Storia dell'esistenzialismo” (Roma, Studium); “Il corpo che siamo: introduzione all'antropologia etica” (Torino, SEI); “Plotino e l'umanesimo interiore” (Milano, Vita e Pensiero); “Il potere” (Roma, Studium); “La filosofia italiana” (Roma, Laterza); “Lo scisma sommerso” (Milano, Garzanti); “Terra di Belgirate”; Torino, Sosso); “Ventisei secoli nel mondo dei filosofi” (Caltanissetta, Sciascia); “Un filosofo che canta i Salmi. “Croce e Gentile”, Il Prini sommerso; Il desiderio di essere. L'itinerario filosofico; L'ontologia del desiderio” l M. Flematti, “Prini”. Pietro Prini. Prini. Keywords: il volo d’Icaro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737756981/in/datetaken/

 

Grice e Prodi – il cane di Pavlov – filosofia italiana – Luigi Speranza (Scandiano). Filosofo. Grice: “While he likes semiotics, Prodi is the Italian C. L. Stevenson, who read English at Yale! No philosophy background!” -- Figlio di Mario ed Enrica, maestra. Studia e insegna a Bologna. A Bologna fonda il progetto Biologia cellulare del Svilupa un approccio semiotico alla biologia.  Con Il neutrone borghese, ha pubblicato anche alcuni romanzi e racconti, tra cui Lazzaro, biografia romanzata (con riflessi autobiografici) di L. Spallanzani. Il saggio “Il cane di Pavlov”; “Opera narrativa” (Diabasis, Reggio Emilia). Altre opere: “Scienza e potere” (Il Mulino, Bologna); “La scienza, il potere, la critica” (Mulino, Bologna); “Oncologia sperimentale” (Esculapio, Bologna); “Le basi materiali della significazione” (Bompiani, Milano); “La biologia dei tumori” (Abrosiana, Milano); “Soggettività e comportamento” (Angeli); Orizzonti della genetica” (L'Espresso); “Il neutrone Borghese” (Bompiani, Milano); Patologia Generale (CEA, “La storia naturale della logica” (Bompiani, Milano); “L'uso estetico del linguaggio” (Mulino, Bologna); Lazzaro: il romanzo di un naturalista del '700” (Camunia, Brescia); “Oncologia” (Esculapio, Bologna); “Gli artifici della ragione” (Sole 24 ore, Milano); “Il cane di Pavlov” (Camunia, Brescia); “Alla radice del comportamento morale” (Marietti, Milano); “Teoria e metodo in biologia” (Clueb, Bologna); “L'individuo e la sua firma”; “Biologia e cambiamento antropologico” (Mulino, Bologna); “Il profeta” (Camunia, Brescia); Conferenza "Prodi”, Repubblica  Apprezzato anche da G. Dossetti, La parola e il silenzio” (Paoline,  in riferimento ad un articolo che si rifaceva ai geni invisibili della città di G. Ferrero. Sul sottotitolo (i “geni invisibili” della città. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giorgio Prodi. Prodi. Keywords: il cane di Pavlov. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prodi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737954863/in/datetaken/

 

Grice e Prospero – implicatura laica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pescosolido), filosofo. Studia e Insegna a Roma. Studia Kelsen. Collabora con “L'Unità”. I suoi interessi sono principalmente rivolti al sistema istituzionale italiano e la filosofia politica della sinistra. La sua filosofia e aspramente criticate da Travaglio, che lo ha accusato di "pagnottismo". Tra i punti di dissenso, vi è la posizione nei confronti della democrazia diretta, e nei confronti della fiducia riposta daTravaglio, e dal Movimento 5 stelle di Grillo, nella intrinseca infallibilità del giudizio espresso dagli elettori e del popolo della Rete.  Sinistra Italiana. Saggi: “La politica post-classica”; “Il nuovo inizio”; “Nostalgia della grande politica”; “La democrazia mediata”; “Sistemi politici e storia”; “Il pensiero politico della destra” (Newton Compton); “I sistemi politici” (Newton Compton); “Politica e vita buona, Euroma la Goliardica, Sinistra e cambiamento istituzionale”; “Storia delle istituzioni in Italia” (Riuniti); “Il fallimento del maggioritario”; “La politica”; “Teorie e profili istituzionali” (Carocci); “Lo stato in appalto. Berlusconi e la privatizzazione del Politico (Manni); “Politica e società globale” (Laterza); “L'equivoco riformista” (Manni); “Alle origini del laico” (Angeli); “La costituzione tra populismo e leaderismo” (Angeli); “Filosofia del diritto di proprietà” (Angeli); “Perché la sinistra ha perso le elezioni” (Ediesse); “Il comico della politica”; “Nichilismo e aziendalismo nella comunicazione di Berlusconi” (Ediesse); “Il libro nero della società civile”; “Il nuovismo realizzato” (Bordeaux); “Gramsci” (Bordeaux). Addio al mito del capo, Il Manifesto, Contropotere del Quirinale, Left-avvenimenti, C. Prodi, l'errore più grande della sinistra europea è stato dimenticare il lavoro, il manifesto, Bruno Gravagnuolo, Grillo, il travaglio di Marco nel duello tv con Prospero l'Unità  Gli organismi di Sinistra Italiana, da "Sinistraitaliana.si"  Sinistra Italiana rispolvera il Pci: nascono le nuove Frattocchie. Ma a Testaccio. Michele Prospero. Prospero. Keywords: implicatura laica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Prospero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738325049/in/datetaken/

 

Grice e Pucci – implicatura – l’utopia di Pucci -- filosofia italiana (Firenze). Filosofo. Scrive alcuni trattati dove ambiva a una filosofia universale di stampo utopistico. Molto polemico contro le principali dottrine religiose dell'epoca, tanto da essere tacciato di eresia e giustiziato dall'Inquisizione romana.  Della potente e ricca famiglia fiorentina dei Pucci. Scolto da un improvviso mutamento et cambiamento che lo fa decidere a darsi allo studio delle cose celesti ed eterne e a scoprire i reali motivi dei contrasti filosofici che lacerano l'Italia.  Assiste personalmente alla strage degl’ugonotti nella notte di San Bartolomeo, decise di aderire alle tesi protestanti. Controversie dottrinali gli procurarono l'espulsione dalla comunità calvinista alla quale aveva aderito in primavera. Discute del peccato originale e ha altresì contestato l'autoritarismo del concistoro della comunità. Quest'ultima gl’rimprovera, oltre a importanti punti dottrinali come la concezione del peccato originale, della fede e dell'eucaristia, la sua pretesa di pro-fetizzare, ricordandogli che, con la scomparsa dei primi apostoli, il carisma profetico non puo più esistere. Su invito di F. Betti, incontra F. Sozzini. Pubblica un manifesto, e poi scrive a N. Balbani una lettera in cui espone la sua teoria dell'innocenza naturale dell'uomo, già discussa con Sozzini, secondo la quale tutti gl’uomini nascono et restano innanzi all'uso della ragione e del giudizio. Grazie alla redenzione operata da Cristo, il peccato originale non può causare la dannazione quando siamo ancora nel grembo materno. Il battesimo del bambino, che e naturalmente innocente per la naturale bontà della natura umana, per quanto non censurabile, è inutile. L'eventualità della dannazione è un problema dell'adulto che, raggiunta l'età della ragione, è in grado di distinguere il bene dal male. L’uomo è buono per natura e a causa dell'amore di Dio verso il genere umano, che ha creato l'uomo di natura buona, si fonda la filosofia. Il fondamento della filosofia, et bontà vera, è propriamente la fidanza generale in Dio del cielo e della terra, una fiducia fondata sulla conoscenza di Dio che è comune a tutti gl’uomini, una fede che si contrappone alla concezione della fede protestante, che consiste invece in una fidanza particulare che il singolo protestante ripone in Dio. È del resto la tesi sostenuta da Sozzini nel suo De Jesu Christo servatore. Sostene di aver tratto le proprie concezioni in virtù del dono dello Spirito Santo che, attraverso visioni, lo ispira permettendogli di preconizzare il prossimo avvento del regno di Dio che provoca la conversione di tutti i popoli, qualunque fosse la loro religione, sotto un'unica confessione. La redenzione operata da Cristo riguarda infatti tutti gl;uomini, anche i non cristiani, perché esalta la loro naturale bontà. La salvezza non costitusce un dubbio tormentoso ma è un obbiettivo che può essere raggiunto abbandonandosi con fiducia alla fede in Dio, è la fede naturale che ha Adamo, uomo naturale e immortale perché fatto a immagine e somiglianza di Dio nella mente e nello spirito. Affermata la bontà naturale della specie umana, ne discende che debba essere escluso tanto che il peccato si trasmetta nelle generazioni, quanto che possa esistere una pre-destinazione semplice o doppia che sia, una per gl’eletti e una per i dannati stabilita ab aeterno. Sozzini rispose al Pucci con il “De statu primi hominis ante lapsum”, obiettando che la somiglianza di Adamo con Dio risiede nel fatto di essere il dominatore di tutte le cose della natura, e non nella sua immortalità. Se Adamo, l'essere naturale per eccellenza, finisce col peccare, ciò dimostra che non era affatto innocente, visto che Adamo peca per sua libera scelta. La natura dell'uomo  non è diversa da quella d’Adamo. La salvezza degl’uomini risiede nella sua volontà di scegliere il bene, ed è sulla sua libera volontà, non sulla sua natura, che si fonda la sua etica. Il suo saggio principale e “La Forma d'una repubblica”. Per porre rimedio alla confusione e agli scandali regnante nella filosofia, e necessario un libero e santo concilio al quale si vede che tutti gl’uomini da bene di tutte le province inclinano, ma che viene rifiutato dai potenti prelati che oggi comandano non solo nella religione, ma anche nella repubblica. Per preparare questo concilio, è necessario che gl’uomini dabbene, all'interno di ogni singolo stato, si organizzino in un'unione, in un collegio o comunità nella quale essi si governino secondo un principio comune, i, senza alienarsi da i loro principi e magistrati civili e senza entrare in polemica contro la confessione religiosa vigente. Questi uomini, infatti, d'animo et tal volta anche di corpo alienato da gl’ordini et usanze di quelle repubbliche nelle quali è sono nati et allevati, conviene ch'e' vivino come forestieri nel loro natio terreno, o forastieri interamente per gli altrui paesi, è necessario ch'e' si portino molto saviamente e discretamente con i principi e magistrati de' luoghi dove essi habitano. Si tratta di un'aperta giustificazione del nicodemismo, seppure teorizzata come mezzo provvisorio allo scopo di raggiungere un fine superiore nell'interesse di tutti i cristiani. L'insieme di questi collegi avrebbe formato di fatto una repubblica cattolica, cioè universale, che, con l'esempio dei retti comportamenti dei suoi aderenti, avrebbe col tempo acquisito il consenso della grande maggioranza della popolazione di ogni singolo stato, promuovendo così il rinnovamento dei costumi e delle diverse confessioni, fino a rifondare un'unica religione cristiana.  Gli elementi essenziali di questa rinnovata e unificata religione dovranno essere la fede «in un solo Dio del cielo e della terra, creatore et governatore dello Universo, nel Cristo morto e risorto per redimerci, nella giustizia divina che premia i buoni e punisce i malvagi, la testimonianza degl’apostoli, il rispetto dei dieci comandamenti, l'orazione domenicale e le opere di carità. Tutte le questioni dottrinarie che storicamente dividevano le confessioni cristiane sono sfumate dal Pucci, che vuole che sui problemi del battesimo, dell'eucaristia, della Trinità e dell'incarnazione non si utilizzino sottigliezze e non si creino divisioni.  I membri di queste comunità dovranno essere tutti gl’uomini maggiorenni e laicigli ecclesiastici, infatti, sono evidentemente incapaci di superare le divisioni che essi stessi hanno creatoorganizzati sotto un capo temporaneo, provosto o console, assistito da un censore, che non deve avere alcun'autorità particolare, ma dovrà proporre le risoluzioni da approvare all'unanimità nell'assemblea generale dei membri: quando non vi fosse unanimità, si deciderà a sorte fra le diverse opzioni. Le donne, dovendo essere sottoposte ai mariti, possono assistere ma non hanno alcun'autorità né diritto di voto.  Il collegio ha anche il potere di punire le cattive condotte dei singoli membri, sino all'espulsione. Le diverse comunità si sarebbero tenute in contatto epistolarea questo scopo era costituito l'incarico di un cancellieree, attraverso delegati, si sarebbero riunite in diete da tenersi periodicamente nelle terre «di qualche gentilhomo o signore» aderente a un collegio di una delle maggiori città europee «come Francoforte, Lione, Parigi et simili, perché qui i convenuti alla dieta sarebbero passati inosservati più facilmente. Se gli aderenti ai collegi devono manifestare un formale ossequio alle autorità costituite, essi devono anche proporre una sia pur cauta propaganda per far guadagnare alla comunità nuove adesioni. Ciascuno deve mantenere il segreto della sua attività tramite giuramento, essere amico dei compagni e nemico di chi è loro nemico. Per saldare insieme i membri, è opportuno che essi si sposino nello stesso ambiente, con donne «sane e gagliarde per averne una buona discendenza, evitando però rapporti sessuali frequenti che, secondo il Pucci, sono nocivi alla salute fisica degli uomini e a quella morale delle donne. Nella famiglia, il padre riveste il ruolo di capo e di sacerdote laico: battezza egli stesso i figli in età audulta, i quali dovranno crescere in una decorosa austerità, studiando nelle scuole consigliate dalla comunità ed evitando carriere immorali, come quella ecclesiastica o avvocatesca. Fu a Cracovia, dove incontra F. Sozzini e altri dissidenti religiosi. Le sue idee però non trovarono successo in nessuna confessione calvinista o luterana, né fra gli anabattisti e i sociniani. In compenso qui conosce Dee. Anche qui la sua indole (Dee lo descrive come pericolosamente chiacchierone e utopico) non venne accolta positivamente e deluso dai protestanti si ri-converte al cattolicesimo dopo un incontro con Ippolito Aldobrandini. Srive “De Christi servatoris efficacitate in omnibus et singulis hominibus”, “L'efficacia salvifica del Cristo in tutti e in ogni uomo”, dedicato a Clemente VIII. Qui ri-assunge e sviluppa tutte le sue teorie su una chiesa universale ed ecumenica. Ogni uomo ha il diritto di professare una chiesa di Cristo, e Dio, grazie al suo amore universale per l'intera umanità, dove aiutare ad abbattere le barriere che separavano le chiese. Condotto in carcere a Roma, dove conosce Bruno e Campanella. E condannato a morte per eresia, decapitato e poi bruciato sul rogo al campo de' fiori  Il puccismo però gli sopravvisse nella chiesa luterana grazie a Huber. Lettera in A. Rotondò, Studi e ricerche di storia ereticale italiana del Cinquecento  Lettere, documenti e testimonianze  In D. Cantimori, Per la storia degli eretici italiani, L.Felici, La riforma protestante” (Carocci); Opere Lettere, documenti e testimonianze  (Firenze, Olschki); Sulla predestinazione (Firenze, Olschki); C. Cantù, “Gli eretici d'Italia” (Torino, Tipografic); Per la storia degl’eretici italiani, D. Cantimori ed E. Feist, Roma, Reale Accademia d'Italia, D. Cantimori, Eretici italiani” (Firenze, Sansoni, A. Rotondò, “Storia ereticale italiana (Torino, Giappichelli); Una disputa di antropologia filosofica sul primo uomo. Di fronte al naturalismo di F. Sozzini, Milano, Cusl, P. Carta, “Eresia -- Documenti sul processo e la condanna” (Padova, Milani); “Cultura politica” (Stango, Firenze G. Caravale, Il profeta disarmato. L'eresia” (Bologna, Mulino); M. Biagioni, L’Informatione della religione christiana, Torino, Claudiana,  V. Vozzi, l’Informatione della religione christiana. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Pucci. Keywords: etymologia d’eretico; il profeta disarmato, nicodemismo, decapatizazione a Tornona, Roma. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Pucci” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691563953/in/photolist-2mPTxJB-2mKBzba-2mKDA5r-2mPNG7N-DndBhH-2mKNM4g-2mKuJyP-2mKuJqC-2mKre9p-ETqNtt-D4QXHL-D41J73-o7nNJE-nXsZFJ-nCEAAa-ncTeBF-ncTe6v-nu72SS-nqAmJ

 

Grice e Puccinotti – il boezio – filosofia sperimentale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Urbino). Flosofo. Studia a Pavia e Roma. Insegna a Urbino,  Macerata, Pisa.  Il Granduca Leopoldo II di Toscana lo inserì in una commissione incaricata di studiare l'ipotesi di introdurre sul litorale pisano le risaie, dal punto di vista della medicina civile. Espose le sue analisi nel saggio “Sulle risaie in Italia e sulla loro introduzione in Toscana”, conclusioni che saranno alla base del Regolamento sulla cultura del riso in Toscana. Opere: “Storia della febbre intermittente perniciosa (Roma), “Boezio” (Firenze); “Storia della medicina” (Firenze). Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Crusca. “Opere filosofiche”; “Del preteso paganesimo di Boezio”; “In Galileo sono due filosofie, la speculative e la sperimentalel; Galileo divise la fisica della metafisica:; Schema della filosofia speculative di Galilei nella gionarata prima dei dialoghi de’ massimi sistemil La filosofia della storia riconosce se stessa per la filosofia della scienza; Diffeti delle tendenze filosofiche – e come corrreggerli; Il sentiment di amore nazionale negl’Italiani esisteva anche quando l’Italia era divisa; Occorre oddi dare ai Congressi un principio filosofi e un fine civile; Del principio filosofico. Le filosofie son molte; ma una formula accettata e comune a tutti i filosofi ancora non esiste. Se domanda che agli scienzati si lasci la lora filosofia sperimentale; Si propone il sistema conciliativo delle due filosofie tramezzate dale matematiche; consigli ai discepoli. Invece delle filosofe spectulative adoprino le matematiche per completare la filosofia sperimentale. Fisici e metafisici, La scienza della natura non si fa cogli universali della metafisica; la filosofia della storia vien sempre dopo la storia, ossia dopo I fatti; per la scienze naturali le aspirazione agl’universali della metafisica ponno essere un fine, ma il rncipio in esse altro non e che l’osservazione, l’experienza, ed il calcolo. Indecisi I filosofi nel conceptire e applicare il principio dell’unita; condotti sull’esere umo il fisiologo e il filosofo, il primo puo fisicamente innoltrarse nei fenomeni piu elevate della corporeita animale e trovarvi una dimostrabile azione, attrativa di qualche imponderabile. Corrispondenza fra il carattere filosofico delle opera d’Areteo e quello della sua eta. Puccinotti. Keywords: il boezio, Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Puccinotti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736813322

 

Grice e Punzo – erote – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli), filosofo. Si laurea a  Napoli con una tesi su Kant alla luce della dottrina tomistica, una in erpetologia sul sistema nervoso dei serpenti, e una tsulla morale nelle lettere di Paolo.  Fonda la Lega Nazionale Contro la Distruzione degli Uccelli, e l'associazione culturale Trifoglio" di cui pubblica Il Trifoglio. Visse per circa vent'anni sull'isolotto disabitato di Vivara, contribuendo a preservarlo da possibili scempi e tutelandone il patrimonio ambientale. Per il suo impegno a favore di Vivara ricevette  il "Premio Mediterraneo" conferitogli da un'agenzia dell'ONU. Filosofo dai molteplici interessi che spaziarono dalla Commedia dantesca, alla botanica, all'ornitologia e alla zoologia, anche un profondo conoscitore del latino. Dedica gran parte della sua vita intellettuale alla filosofia. Per lui, la pedagogia costituisce uno dei compiti più importanti al quale una società deve adempiere poiché l'educazione delle giovani generazioni e, in particolare, dell’adolescente, rapresenta il punto fondativo di ogni aggregato umano. In tale prospettiva il fanciullo, per potersi sviluppare al meglio, deve essere educato al bello attraverso la contemplazione della natura. La sua filosofia ha come culmine la definizione del concetto di religioso assoluto, inteso come elemento distintivo della spiritualità umana poiché capace di definire l'identità dell'individuo rispetto alle altre forme di vita.   Nota sull'episodio dantesco di Brunetto Latini, Napoli, Ed. Carlo Martello, Contributo per un superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli, Tip. G. Genovese, Nuovo contributo per un superamento dei tradizionali schemi sessuologici, Napoli, Martello, “Lettere erotologiche,”  Napoli, Martello, “Dialogo dell'amore olarrenico,” Napoli, Martello, L'altro viaggio, Napoli, Denaro; Il guardiano del verde isolotto. Olarrenismo; pseudomorfismo sessuale, Parisessualismo nevrotico; parisessuonevrotici; parisessualismo sostitutivo; line generali per una tipologia della vita erotico-affetiva. Tipi eerotio-effettivi meterotici – telerotici, caterotici; schema generale per un superamento delle fondamentali impostazione sessualogiche; critica della dottrina delle perversioni sessuali; critica del concetto di perversioni sessuali; critica del significato patologico attributo all’eros; cirtica della condanna morale implicita; superamento della dottrina delle perversione sessuali; essenza e significato della sessualita psichica; amore e sessualita, struttura della sessualita psichica, l’eros come anistonia psico-sessuale, la gradualita della sessualita psichica; principi per una classificazione dell’epitomia psico-sessuali; orientamento per una classificazione psicologica delle anisotnoia psico-sessuali, complessione psico-eterante egotropica ed eterotropica, orarrenismo eroticol maschilita complementare e maschilita olarrenica, amore elorrenico, la casistica, la storia e la filosofia, concezione etico-psicologica, etico-sociale, sessologia, tendenze erotiche, Zenone, amato da Parmenide; Alcibiade amato da Socrate. Il caso di Callia e Autolico citato nel Fedone, il simposio di Senofonte, Diogene Laerzio, Ariano, Atico, amore virile, virilta, virtu, maschio, Nicomaco, amato da Teofrasto, trattarello sull’amore di Teofrasto, trattarello sull’amore di Aristotele (erotikos a) dove si discute quattri questioni (tetra), peripatetici sull’amore, Eraclide, Clearco, e Geronino. Prolegomeni erotoligici. Schema genrale per un superamento del concetto d’omosessualita – critica e superamento di stesso – fondamentale discriminazione dei fenomeni confuse come omosessualita -- Giorgio Punzo. Punzo. Keywords: erote. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Punzo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738226409/in/datetaken/

 

Grice e Purgotti – implicatura metrica – filosofia italiana. Luigi Speranza (Cagli), filosofo. Figlio di Nicola e Rosa Morbidi.  Dei Lincei. Dei Georgofili di Firenze. Studia a Roma sotto Imerio Cibo di Amelia e Pallieri. Insegna a Perugia. Spazia dalle scienze fisico-chimiche all'idrologia minerale, dalle scienze matematiche alle filosofiche con particolare riguardo alla teoria degli atomi.  “Questa memoria la patria che dagli scritti e dalle virtu del sommo scienziato ebbe tanto lustro ed onore nato in Cagli. Qui riposa insigne chimico e matematico esempio raro di virtu domestiche e civile.  Pubblica nel Giornale Scientifico Letterario di Perugia; “Lettere ad un amico intorno a vari filosofici argomenti”; “Riflessioni sulla teoria degli atomi”; “Trattato di chimica applicato specialmente alla medicina e alla agricoltura”; “Trattato elementare di chimica applicata specialmente alla medicina”; “Trattato elementare di chimica applicata specialmente alla medicina e alla agricoltura”; “Intorno all'azione dell'acido solfo-idrico sul solfato di protossido di ferro”; “Osservazioni intorno a varie inesattezze che allignano nei moderni corsi di matematica elementare”; Riflessioni sopra un opuscolo che porta per titolo se si possa difendere, ed insegnare non come ipotesi, ma come verissima, e come tesi la mobilita della terra, e la stabilita del sole da chi ha fatta la professione di fede di Pio IV”; “Elementi di aritmetica, algebra e geometria”; “Studi chimici sulle acque minerali di Valle Zangona”; “Intorno agli usi ed effetti delle acue minerali”; “Riflessioni sulla teoria degl’atomi”; “Chimica”; “Analisi delle acque minerali di S. Gemini”; “Aritmetica e algebra”; “Chimica organica”; “Saggio di filosofia chimica”; “Geometria”; “Problemi tratti dagli elementi di Aritmetica”; “Algebra e Geometria”; “Nozioni elementari ragionate del calcolo aritmetico ad uso dei giovanetti”; “Intorno al primitivo insegnamento della scienza delle quantità”; “Chimica inorganica”; “Metalli delle terre aride e metalli propriamente detti”; “Elementi di aritmetica ragionata ad uso dei giovanetti”; “Elementi di aritmetica, algebra e geometria”; “Analisi delle acque minerali di S. Gemini”; “Lettere filosofiche: principalmente risguardanti l'elementare insegnamento delle scienze”; “Chimica inorganica”; “Metalloidi”; “Compendio di nozioni farmaceutiche ad uso degli studenti”; “Esposizione delle avvertenze teorico-pratiche le più interessanti per ben preparare, conservare ed apprestare i farmaci”; “Sul fluido bio-tico e le sue influenze nei moti delle tavole e dei pendoli indovini e nel magnetismo animale e nelle manifestazioni spiritualiste”; “Nozioni elementari intorno all'algorismo sui numeri interi estratte dal trattato di aritmetica ragionata”; “Chimica in-organica”; “Metalli”; “Chimica organica e nozioni le più interessanti di chimica agraria e filosofia”; “Studi chimici sulle sorgive minerali del distretto di Civita Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo Ulteriore”; “Sull'acqua salino-ferruginosa di Giano”; “Chimiche ricerche”; “Elementi di algebra”; “Elementi di aritmetica”; “Elementi di geometria” “I segreti dell'arte di comunicare le idee negl’elementi delle scienze esatte ed i difetti che anche attualmente vi sono coperti dal falso manto della matematica evidenza svelati dalla filosofica investigazione”;“Esercizi aritmetici” “Idrologia minerale del distretto di Civita Ducale nel secondo Abruzzo Ulteriore”“Studi chimici sulle sorgive minerali del distretto di Civita Ducale presso il Velino nel secondo Abruzzo ulteriore”“Intorno ai meta-fisici”“Idrologia narnese o rapporto degli studi chimici sulle acque potabili e minerali di Narni fatti per cura dell'inclita giunta municipale della stessa città”;“Delle acque minerali di San Galgano di Perugia”; “Memorie istoriche per il conte Gio. Battista Rossi-Scotti. Seguite dai relativi studi analitici intorno alla nutrizione”; “Frammenti tratti dalla chimica animale”; “Sulle sorgenti acidule-ferro-manganesiache di Monte Castello Vibio”; “Studi chimici seguiti da una relazione intorno alle loro virtù medicamentose”;; “Intorno dei corpi organici naturali inserito nell'Apologenico”; “Osservazioni”; “Intorno all’azioni cata-litica”; “La forza”; “Intorno agl’esami liceali”; “Vaganti idee”; “Delucidazioni intorno alla forza”; “Euclide e la logica naturale. Riflessioni”; “Compendio di nozioni farmaceutiche”; “Raccolta di cognizioni teorico-pratiche per ben preparare, conservare ed apprestare i farmaci, le quali sono utili al medico, e indispensabili al farmacista”; “Trattatello sull'arte di ben scrivere le ricette nell;italiano usando i pesi metrici”; “Intorno ai saggi idrotimetrici delle acque potabili”; “Esame critico della forza”; “Sulla necessità di escludere lo studio della geometria dai pubblici ginnasi e l'Euclide dai licei”; “Intorno alle odierne difese degl’antichi errori nell'insegnamento delle matematiche”; “Cicaloate polemiche”; “Intorno alla combustione”; “Cosa e la fisiologia”; “Uno scherzo scientifico”; “Dizionarietto biografico cagliese. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sebastiano Purgotti. Purgotti. Keywords: implicatura metrica, filosofia chimica ad uso dei giovanetti, il fluido bio-tico nella manifestazione degli spiriti, algorismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Purgotti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737760683/in/datetaken/

 

Grice e Quarta – utopici – filosofia italiana – Luigi Speranza (Leverano). Filosofo. Essential Italian philosopher. Filosofo dell'utopia fu uno dei maggiori studiosi di Moro, sul quale scrisse “Una re-interpretazione dell'utopia.” Insegna a Salento. Studioso di Platone sul quale scrisse L'utopia platonica: Il progetto politico di un grande filosofo. Fonda il Centro di ricerca sull'utopia. Altri saggi: Tommaso Moro; Una reinterpretazione dell'utopia (Dedalo); Thomas More,  ECP L'utopia platonica; Il progetto politico di un grande filosofo,  Dedalo, Globalizzazione, giustizia, solidarietà,  Dedalo, Una nuova etica per l'ambiente, Dedalo, “ Homo utopicus, La dimensione storico-antropologica dell'"utopia.” Dedalo,  Filosofo dell'utopia. Grice: “Strictly, utopia is no-where, or erehwon if you must!” Luigi Speranza, “As in Lennon, “He’s a real nowhere man!” --. Gilbert and Sullivan, “Utopia, Ltd.” Quarta. Keywords: utopici, Campanella, erewhon. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quarta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737471576/in/datetaken/

 

Grice e Quattromani – implicatura – filosofia italiana. Luigi Speranza (Cosenza). Filosofo. Essential Italian philosopher. Nacque da Bartolo ed Elisabetta d'Aquino, parente diTelesio. Cresciuto in un ambiente strettamente collegato alla cultura e alla nobiltà cosentina, viene educato alle idee religiose valdesiane del suo maestro Fascitelli.  Come si desume dal suo epistolario, si trasfere a Roma. Qui frequenta la Biblioteca Vaticana e ha modo di intessere relazioni con diversi esponenti del panorama intellettuale e culturale romano. I suoi primi studi riguardarono il Canzoniere di Petrarca, con particolare riferimento alle sue fonti. Dopo un breve soggiorno a Napoli, torna a Cosenza. Da qui scrive a B. Rota, per suggerirgli alcune correzioni alla seconda edizione accresciuta delle sue Rime. Effettua una serie di spostamenti tra la sua città natale e Roma. Il periodo è contrassegnato da alcune sue epistole, a carattere storico-letterario/ Risiede a Napoli. Rientrato a Cosenza scrive a Cavalcanti, che sarà con lui consulente della Congregazione dell'Indice, e  assume la direzione della Accademia cosentina, cui Quattromani da nuovo impulso, sia dal punto di vista squisitamente letterario, sia incentivando l'attenzione per la filosofia.  A Napoli pubblica "La philosophia di Telesio” che dedica a Carafa e le rime dedicate a Bernaudo. Rimonta, invece, la sua traduzione de Le historie del Cantalicio, nelle quali il nome è celato dietro lo pseudonimo di «Incognito Academico Cosentino».  Il suo ultimo periodo di vita lo trascorre a Cosenza, dove muore. Altre saggi: Manoscritti, Vaticano, Sonetto di Ms. della Casa. Oratione di Marco Catone., Giudizio sopra alcune stanze di Tasso, Vaticano, Commento a tre sonetti del Casa, lettera ad A. Caro, lettera a F. Mauro, lettera al S. Principe della Scalea, lettera a Ardoino, lettera a V. Bombino, Lettera a F. A. d'Amico, Lettera a Fabrizio Marotta, Oratione di Marco Catone, Lettera a Gio. Maria Bernaudo,  Lettera a G.V. Egidio, Lettera a V. Bilotta, Parallelo tra il Petrarca et il Casa, Della metafora, Parallelo tra il Petrarca et il Casa Poetica di Orazio, Sentimento della Poet.ca d'Orat. La Poetica d'Orazio, Oratione di Marco Catone, A T. Tasso Il Monta.no Acc.co Cose. Della metafora, Lettera ad Horatio Pellegrino, Lettera a Teseo Sambiase  Lettera alla Duchessa, Lettera a Teseo Sambiase, Lettera a Teseo Sambiase, Lettera a T. Sambiase, Lettera a T. Sambiase, Lettera a G. Sirleto, Cosenza, Biblioteca Civica, ex libris: “Bibliothecae Marchionis D. Matthaei de Sarno”, Istoria della Città di Cosenza, Biblioteca privata della Famiglia De Bonis,  Lettere al G. Bernaudo da una raccolta favoritami da F. Bombini, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Fondo Palatino, Luoghi difficili del Bembo Napoli, Biblioteca Nazionale, manuscripta autographa Summontis et aliorum aetate eius clariorum, Lettera a S. Reski, Roma, Biblioteca Angelica, rilegato con Gab. Barrii Francicani De Antiquitate et situ Calabriae, Roma, Apud Iosephum de Angelis); Annotationes Barrium Stampe “La philosophia di Bernardino Telesio” Ristretta in brevità, et scritta in lingua toscana dal Montano academico cosentino alla Eccellenza del Sig. Duca di Nocera Con Licenza de' Superiori. Marchio ed. In Napoli Appresso Gioseppe Cacchi al ilustre S. G. Bernaudo, in a a le rime del Sig. Gio. Batt. Ardoino Academico Cosentino in morte della Signora Isabella Quattromani sua moglie con Licenza de' Superiori Marchio ed. in Napoli Appresso Gioseppe Cacchi. Le historie de Monsig. Gio. Battista Cantalicio vescovo di Civita di Penna, et d’altri delle guerre fatte in Italia da Consaluo Ferrando di Aylar, di Cordoua,  detto il gran Capitano tradotte in lingua Toscana a richiesta di Gio. Maria Bernavdo in Cosenza per L. Castellano. Le historie de G. Cantalicio, vescovo di Civita di Penna e d’Atri Dele guerre fatte in Italia da Consalvo Ferrando de Aylar, di Cordova, detto il gran capitano, tradotte in lingua Toscana a richiesta di Gio. Maria Bernaudo nuouamente corretta, et ristampata, in Cosenza per Leonardo Angrisano, e L. Castellano, ad istanza di Enrico Bacco, libraro in Napoli. Le historie di Monsig. G. Cantalicio, vescovo d’Atri et Civita di Penna, delle guerre fatte in Italia da Consalvo Ferrando di Aylar, di Cordova, detto il gran Capitano, tradotte in lingua toscana  a richiesta di G. Bernaudo, Napoli Apresso Gio Giacomo Carlino Ad istanza di H. Bacco, alla Libraria dell'Alicorno rime di mons. Gio. Della Casa. Fregio In Napoli, Appresso Lazaro Scoriggio, lettere divise in due libre Et la tradottione del Quarto dell'Eneide di Virgilio del medesimo Auttore all'Illustrissimo & Eccellentissimo Signor Marchese della valle, &c in Napoli, Per Lazzaro Scoriggio. Il IV libro di Vergilio in verso Toscano. “Trattato della Metafora”; Parafrasi Toscana della Poetica di Orazio. Traduzione della medesima Poetica in verso toscano. Alcune annotazioni sopra di essa, alcune poesie toscane, e latine, Fregio in Napoli, Mosca con Licenza de' Superiori.Gabrielis Barrii Francicani: De Antiquitate et situ Calabriae nunc primum ex authographo restitutos ac per capita distributi. Prolegomena, Additiones, et Notae. Quibus accesserunt animadversions, Roma, S. Michaelis ad Ripam Sumptibus Hieronymi Mainardi Superiorum permissu. Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli da M. Egizio ed ora riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da L. Stocchi, Castrovillari, Dalla Tipografia del Calabrese, A questo proposito, in un'articolata lettera inviata, da Roma a Cosenza,  illustra a M. Ferrao le ragioni per cui l'opera del Petrarca merita la sua attenzione, e la ricerca che stava compiendo sui poeti provenzali, riferendo che di ciò aveva già parlato con P. Manuzio, edizione veneziana di Giolito de' Ferrari  Stessa cosa si verifica per la seconda edizione, mentre soltanto postumo, nell'edizione napoletana compare quale traduttore. , “Scienza” e “scienza della letteratura” in S. Quattromani, in Bernardino Telesio e la cultura napoletana, R. Sirri e M. Torrini, Napoli L. Borsetto, La “Poetica d'Horatio” tradotta. Contributo alla studio della ricezione oraziana tra Rinascimento e Barocco, in Orazio e la letteratura italiana, Roma Eadem, Enciclopedia oraziana, Eadem, “Pulzelle” e “Femine di mondo”. L'epistolario postumo, Alla lettera. Teorie e pratiche epistolari dai Greci al Novecento, A. Chemello, Milano Capacius I.C., Illustrium mulierum et illustrium litteris virorum Elogia, Neapoli, Carlinus & C. Vitale, Chioccarello B., De illustribus scriptoribus Regni Neapolitani Cornacchioli T., Nobili, borghesi e intellettuali nella Cosenza del Quattrocento, Cosenza Cozzetto F., Aspetti della vita e inventano della biblioteca attraverso un documento cosentino del Seicento, in «Periferia», Crupi P., Storia della letteratura calabrese. Autori e Testi, Cosenza  De Franco L., De Franco L., La biblioteca di un letterato del tardo Rinascimento: S. «Annali dell'Istituto Universitario Orientale», De Frede C., I libri di un letterato calabrese del Cinquecento (S. Quattromani, Napoli De Frede C., Un letterato del tardo Cinquecento e i suoi libri (S. Quattromani,-in «Atti dell'Accademia Pontaniana», Debenedetti S., Gli studi provenzali in Italia nel Cinquecento, Torino  Matteo Egizio, Napoli (rist. in S. Quattromani, Scritti vari, editi per la prima volta in Napoli da Matteo Egizio ed ora riveduti, riordinati e ripubblicati in più nitida edizione da L. Stocchi, Dalla Tipografia del Calabrese, Castrovillari Filice E.E., Cosenza  Fratta A., Il “Ristretto”  nell'ambito delle traduzioni scientifico-filosofiche del secondo Cinquecento, in Bernardino Telesio e la cultura napoletana, R. Sirri e M. Torrini, Napoli Gorni G., Un commento inedito alle “Rime” del Bembo.  Telesio, Della Casa, Quattromani interprete di Tasso, Gli amori del Quattromani, il disegno culturale. La critica e le lettere; “Telesio, Bari Zangari D., Di un manoscritto inedito di S. Quattromani e delle sue relazioni col Tasso; Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Sertorio Quattromani. Quattromani. Keywords: implicature, la philosophia di Bernardino Telesio, Orazio, Poetica, Tratatto della metafora, Il Quarto di Virgilio, Petrarca. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quattromani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51738064054

 

Grice e Quinto – gli scolari – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pieve di Cadore). Filosofo. Essential Italian philosopher. Studia a Conegliano e Milano sotto Pupi -- contrassegnate dall'adozione di un rigoroso metodo filologico, studia la storia del concetto di “scolastica”. Saggo: «“Timor” e “timiditas”. Note di lessicografia d’Aquino», La lingua del Lazio: Latino patristico e latino scolastico. Dalla comprensione della lingua del Lazio all'interpretazione del pensiero», Sui quattro sensi della Scrittura, I quattro sensi della Scrittura, Medioevo, «Il “timor” nella lingua della scolastica», Archivum Latinitatis Medii Aevil, Per la storia del trattato tomistico “de passionibus animi”. Il “timor. “Le “scholae” del medioevo come comunità di sapienti», Scholastica”. Storia di un concetto, Padova. “Lectio, disputatio, praedicatio”: la triade dell'esercizio scolastico secondo Aquino, “In principio erat uerbum”. Testi sul timore di Dio dal ms. PRivista di Storia della Filosofia  «“Teologia allegorica” e “teologia scolastica” in alcuni commenti all'“Historia scholastica” di P.  Comestore. in memoria, Riccardo Quinto. Quinto. Keywords: gli scolari. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Quinto” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51737409396/in/dateposted-public/

 

Grice e Raimondi – il gatto persiano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli), filosofo. Figlio del cremonese Alessandro. Insegna a Roma,  contribusce alla rinascita dell’idealismo contro i parepatetici, che dominano la filosofia. Pubblica la Data di Euclide. Le coniche di Apollonio di Perga. Autore di molti commentari, specialmente su alcuni libri della Synagoge, nota anche come Collectiones mathematicae, di Pappo di Alessandria e sui trattati di Archimede. Membro dell'accademia fondata da Aldobrandini, nipote di Clemente VIII. -- è celebre soprattutto per essere stato il primo direttore scientifico della Stamperia orientale medicea, o Typographia Medicea linguarum externarum, fondata a Roma da Ferdinando de' Medici. L'attività principale svolta dalla stamperia e, con l'appoggio di Gregorio XIII, la pubblicazione di saggi nelle per favorire la diffusione delle missioni cattoliche in Oriente. Forma un gruppo di ricerca costituito da Vecchietti,  inviato pontificio ad Alessandria d'Egitto e in Persia, dal fratello Gerolamo, da P. Orsino di Costantinopoli, neo-fita ebreo convertito, e di Tommaso Terracina. In un periodo in cui Roma intrattene buone relazioni diplomatiche con la dinastia Safavide, al potere in Persia  essi riuscirono a recuperare diversi manoscritti della Bibbia in lingue orientali. Sono portati a Roma più di una ventina di testi biblici ebraici e giudeo-persiani, tra cui i libri del Pentateuco, tra i pochi sopravvissuti ai giorni nostri.  La tipografia si trasfere a Firenze, in conseguenza dell'elezione di Ferdinando a Granduca di Toscana. E avviata la stampa delle opere. Sono pubblicate dapprima una Grammatica ebraica e una Grammatica caldea. Seguirono: una edizione arabo dei Vangeli, di cui furono tirate tremila copie; un compendio del Libro di Ruggero di al-Idrisi;  Il canone della medicina di Avicenna. Ill Granduca gli vende la Stamperia, chi  a sua volta la cedette al figlio di Ferdinando, Cosimo II, salito al trono. La Stamperia chiuse poiché la realizzazione di volumi nelle lingue orientali non si e rivelata economicamente conveniente. Uno degli ultimi saggi pubblicati fu una grammatica araba intitolata “Liber Tasriphi”. Il suo grande progetto, he egli peraltro non riuscì a realizzare, fu quello di pubblicare una Bibbia poliglotta comprendente le sei lingue principali del cristianesimo orientale: siriaco, armeno, copto, ge'ez, arabo e persiano. I manoscritti appartenuti alla stamperia orientale medicea sono disseminati in diverse istituzioni: la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Biblioteca apostolica vaticana, la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia. Giovanni Battista Vecchietti, su iliesi.cnr.  L'editoria del Principe, ovvero la stampa ufficiale delle istituzioni laiche e religiose. Per la dedicazione al re Ruggero II di Sicilia.  Tipografia Medicea Orientale, su thesaurus.cerl.org.  A.  Piemontese, La Grammatica persiana, K. Bibas, La Stamperia medicea orientale, in, Un Maestro insolito, Firenze, Vallecchi); Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Liber Tasriphi compositio est Senis Alemami: Traditur in eo compendiosa notitia coniugationum verbi Arabici, Roma, Medicae, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, manoscritti persiana. Giovan Battista Raimondi. Giambattista Raimondi. Raimondi. Raimondi. Keywords: il gatto persiano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Raimondi” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Raio – ermeneutica dell’io e del tu – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. filosofo. Insegna a Napoli. Si occupa in particolare dell'ermeneutica. Saggi: “Antinomia e allegoria”; “Il carattere di chiave”, “Ermeneutica del simbolo” (Napoli, Liguori); “Il simbolismo tedesco. Kant Cassirer Szondi” (Napoli, Bibliopolis); “Conoscenza, concetto, cultura” (Firenze, La Nuova Italia); “Metafisica delle forme simboliche” (Milano, Sansoni); L'io, il tu e l'Es. Saggio sulla "Metafisica delle forme simboliche" (Macerata, Quodlibet); Rivista "Studi filosofici".  Giulio Raio. Raio. Keywords: ermeneutica dell’io e del tu, Szondi --  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Raio” – The Swimming-Pool Library.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735603647/in/datetaken/

 

Grice e Raulica – l’implicatura del barone di Raulica -- l’origine dell’idee – il fondamento della certezza – filosofia italiana – filosofia siciliana – filosofia sicula -- Luigi Speranza (Palermo). Essential Italian philosopher. Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura, and there’s Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in confidence.” Filosofo. Noto per il suo sostegno alla causa della rivoluzione siciliana. Figlio di Paolo Ventura, barone di Raulica, avvocato e consigliere della Suprema Corte di Giustizia del Regno di Sicilia e di Caterina Platinelli, studia a Palermo. Insegna a Roma. Si distinse come apologeta, scrittore e predicatore, soprattutto grazie alla sua "Orazione funebre di Pio VII. La sua carriera da filosofo inizia come esponente della corrente contro-rivoluzionaria. Teatino. Intraprese l'attività di predicatore. La sua eloquenza, sebbene a volte esagerata e prolissa, e veemente e diretta ed ottenne grande fama. Con l'elezione di Pio IX al soglio pontificio, acquisì un ruolo politicamente prominente. Sostenne la legittimità storica e giuridica della rivoluzione siciliana. Auspica la ri-fondazione del Regno di Sicilia indipendente all'interno di una con-federazione italiana di stati sovrani. Ministro pleni-potenziario e rappresentante del governo siciliano a Roma.  La sua posizione a Roma divenne delicata per via della proclamazione della repubblica romana  e dell'esilio di Pio IX. Rifiuta l'offerta di un seggio all'assemblea costituente, maoltre ad invocare la separazione tra potere temporale e spirituale riconosce la repubblica romana a nome del governo rivoluzionario di Palermo. Saggi: “La scuola de' miracoli: ovvero, Omilie sopra le principali opere della potenza e della grazia di Gesù Cristo, figliuolo di Dio e Salvatore del mondo”; “Il tesoro nascosto: ovvero, Omilie sopra la passione del Nostro Signor Gesù Cristo”;  La Madre di Dio, madre degli uomini: ovvero, Spiegazione del mistero della SS. Vergine a piè della croce”; “Le bellezze della fede ne' misteri dell' Epifania: ovvero, La felicità di credere in Cristo e di appartenere alla vera chiesa”; “I disegni della divina misericordia sopra le Americhe: panegirico in onore di Martino de Porres, terziario professo dell'ordine de'  predicatori”; “Il potere politico”; “Saggio sul potere pubblico, o esposizione della legge naturali dell'ordine sociale”; “Dello spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare”; “La ragione filosofica”; “La tradizione e i semi-pelagiani della filosofia: ossia, Il semi-razionalismo svelato”; “Saggio sull'origine delle idee e sul fondamento della certezza”; “Della falsa filosofia”; “Nuove omelie sulle donne del Vangelo”; “Corso di filosofia: ossia, Restaurazione  della filosofia”; “Sopra una Camera di Pari nello stato pontificio”; “La questione sicula sciolta nel vero interesse della Sicilia, Napoli e dell'Italia”; “Memoria pel riconoscimento della Sicilia come stato sovrano ed indipendente”; “Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei pretesi diritti che s'invocano del gabinetto di Napoli nella questione sicula”; “Discorso funebre pei morti di Vienna la religione e la libertà”; “Raccolta di elogi funebri e lettere necrologiche; Il pensiero politico d'ispirazione cristiana dell'Ottocento. Atti del seminario Erice, E. Guccione, Firenze. Andreu F. Gioacchino Ventura: Saggio Biografico, "Regnum Dei", Bergamaschi G., Padre Gioacchino Ventura: fra tradizionalismo e neotomismo, Milano, Cremona Casoli G., Un illustre siciliano”; "Rassegna Storica del Risorgimento", Cultrera P., Generale dell'ordine dei Teatini, Palermo); Giurintano C., Aspetti del pensiero politico nel "De jure publico ecclesiastico"; Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Palermo, Guccione E., Democrazia. Murri, Sturzo e le critiche di Gobetti, Palermo-Sao-Paulo, Ila-Palma, Guccione E., Alle radici della democrazia” Palermo); Guccione E., Un omaggio clandestine; in  "Nuova Antologia", Pastori P., “La rivoluzione napoletana in "Rassegna Siciliana di Storia e Cultura", S. Romano, La vita e il pensiero politico, Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Regione Siciliana. Martinucci P., Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale. Gioacchino Ventura dei baroni di Raulica, Gioacchino Ventura Da Raulica. Gioacchino Ventura di Raulica. Raulica. Keywords: l’origine dell’idee – il fondamento della certezza, la legge naturale dell’ordine sociale, la sicilia come stato sovrano ed independente. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Raulica” – The Swimming-Pool Library, Villa Spearnza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735573662/in/datetaken/

 

Grice e Reale – erote demone mediatore – il gioco delle maschere nel convito – filosofia italiana – Luigi Speranza (Candia Lomellina). Filosofo.  Ho la ferma convinzione che Platone e il più grande filosofo in assoluto comparso sulla terra, e che il compito di chi lo vuole comprendere e fare comprendere agli altri, pur avvicinandosi sempre di più alla verità, non può mai avere fine”. Studia a Casale Monferrato e Milano sotto Olgiati. Insegna a Parma e Milano. Fonda il Centro di ricerche di Metafisica.  La sua tesi di fondo è la seguente: la filosofia greca ha creato quelle categorie e quel peculiare modo di pensare che hanno consentito la nascita e lo sviluppo della scienza e della tecnica dell'Occidente.  I suoi interessi spaziano lungo tutto l'arco del pensiero antico pagano e cristiano, e i suoi contributi di maggior rilievo hanno toccato via via Aristotele, Platone, Plotino, Socrate e Agostino. Studia ognuno di questi autori andando, in un certo senso, contro corrente e inaugurandone una lettura nuova.  La ri-lettura che da di Aristotele contesta l'interpretazione di Jaeger, secondo il quale gli scritti aristotelici seguirebbero positivisticamente un andamento storico-genetico che partirebbe dalla teologia, passerebbe per la metafisica, per approdare infine alla scienza; Reale ha sostenuto invece la fondamentale unità del pensiero metafisico dello Stagirita.  Ne La Filosofia antica, mette in evidenza come il pensiero di Teofrasto si diffuse per l'aspetto scientifico con un'ampiezza del tutto paragonabile a quella del maestro Aristotele, rivelando però uno scarso spessore nella speculazione filosofica. Da Stratone in poi, ciò provocò un ripiegamento della scuola peripatetica verso l'ambito della fisica e delle scienze empiriche.  Per quel che riguarda Platone, importando in Italia gli studi della scuola platonica di Tubinga, ha messo in crisi l'interpretazione romantica di Platone stesso, che risale a Schleiermacher, e ha voluto rivalutare il senso e la portata delle dottrine non scritt, vale a dire gli insegnamenti che Platone ha tenuto solo oralmente all'interno dell'Accademia e che conosciamo dalle testimonianze dei discepoli. In questo senso, Platone risulterebbe essere il testimone e l'interprete più geniale di quel peculiare momento della civiltà che passa dalla cultura dell'oralità a quella della scrittura. Negli studi su Plotino, contesta la tesi di fondo di Zeller che vede nel grande neoplatonico il principale teorico del panteismo e dell'immanentismo. Al contrario rilegge Plotino come il campione della trascendenza metafisica dell'Uno.  L'interpretazione che ha dato di Socrate, analogamente, si propone di risolvere le aporie della cosiddetta questione socratica, entrata in un vicolo cieco dopo gli studi di O. Gigon, secondo cui di Socrate non possiamo sapere nulla con certezza. Inaugura, invece, un nuovo modo di interpretare Socrate, non solo cercando di risolvere dall'interno le testimonianze contraddittorie degli allievi, ma soprattutto guardando al contesto della filosofia italica prima di Socrate e dopo Socrate: in questo modo, balzerebbe agli occhi la scoperta socratica del concetto di animo o anima come essenza e nucleo pensante dell'uomo. Socrate dice che il compito dell'uomo è la cura dell'anima: la psicoterapia, potremmo dire. Che poi oggi l'animo e interpretata in un altro senso, questo è relativamente importante. Socrate per esempio non si pronuncial sull'immortalità dell'anima, perché non ha ancora gli elementi per farlo, elementi che solo con Platone emergeranno. Ma, nonostante ancora oggi si pensa che l'essenza dell'uomo sia l’animo. Molti, sbagliando, ritengono che l’animo e una creazione semitica: è sbagliatissimo. Per certi aspetti il concetto di animo e di immortalità dell'animo è contrario alla dottrina semitica che parla invece di risurrezione dei corpi degl’uomini. Che poi i primi pensatori della patristica utilizzano categorie della filosofia antica, e che quindi il suo apparato concettuale sia in parte basato sulla filosofia antica non deve far dimenticare che il concetto dell’animo è una concezione aria. L'Occidente viene da qui. Infine, per quanto riguarda all’africano Agostino,  tende a ricollocarlo  nel contesto neoplatonico dell’antichità e quindi nel momento dell'impatto del dell’ebraismo con filosofia aria italica cercando di scrostarlo di tutte le successive interpretazioni dell'agostinismo medioevale. Ritiene, poi, che la cifra spirituale che caratterizza la filosofia d’Occidente sia costituita dalla filosofia italica. È stato infatti il logos a caratterizzare le due componenti essenziali della filosofia d’Occidentre e precisamente a fornire gli strumenti concettuali per elaborare l’ebraismo, dando luogo, così, a quella peculiare mentalità da cui sono scaturite la scienza e la tecnica. Ma se la cultura d’non si capisce senza la filosofia aria degl’italici, questa a sua volta non si capisce senza la metafisica come studio dei veliani dell’unità dell'essere. Il lavoro che svolge, studiando i filosofi italici, vuole anche servire a un confronto fra la metafisica antica e quella moderna. La preferenza che accorda a Platone dipende dal fatto che il filosofo ateniese è, con la seconda navigazione di cui parla nel Fedone, il creatore di questa problematica. Si fa così portavoce di un meditato ritorno alle radici della nostra cultura attraverso la riproposta dei classici filosofi italici. E in sintonia con la Scuola di Tubingarinnova l'interpretazione, mettendo in luce la primaria importanza delle dottrine non scritte di cui riferiscono gli allievi di Platone stesso (Aristotele in primis). In “Per una interpretazione di Platone” fa affiorare l'immagine di un Platone diverso, un Platone orale e in certo senso dogmatico. Del resto, non è forse Platone stesso (ad esempio, nella Lettera VII) a garantirci che la sua filosofia dev'essere ricercata altrove rispetto agli scritti? Lo stesso corpus degli scritti platonici, giuntoci nella sua interezza (circostanza, questa, unica nella storiografia della filosofia antica), non presenta, invero, quell'unità sistematica che ci si dovrebbe attendere, il che, ancora una volta, depone a favore della tesi secondo cui Platone cerca altrove, e precisamente nelle dottrine non scritte. Studia anche la metafisica di Aristotele, smaschererebbe la tesi fatta valere da Jaeger, secondo cui l'opera non presenta un'unitarietà ma sarebbe piuttosto una sorta di zibaldone filosofico -- e, in particolare, il libro XII risalir ebbein forza del suo spiccato interesse teologico alla giovinezza dello Stagirita. Lungi dal risolversi in un coacervo di scritti risalenti a differenti epoche e contesti, la Metafisica di Aristotele rileva Reale è profondamente unitaria. Al centro c'è la definizione della metafisica come scienza della causa e del principio, dell'essere in quanto tale, della sostanza, dei dei e della verità. In “La saggezza antica” sostiene che tutti i mali di cui soffre l'uomo d'oggi hanno proprio nel nichilismo la loro radice e che «un'energicquesti mali implicherebbe il loro sradicamento, ossia la vittoria sul nichilismo, mediante il recupero di un ideale e di un valore supremo, e il superamento dell'ateismo. Ma quello che egli propone non è affatto un ritorno a-critico a certe idee della antica filosofia italica, ma l'assimilazione e la fruizione di alcuni messaggi della saggezza antica, che, se ben recepiti e meditati, possono, se non guarire, almeno lenire i mali degl’uomini, corrodendo le radici da cui derivano. In una siffatta prospettiva, può acquistare un valore eminentemente filosofico anche la filosofia in lingua Latina in Seneca, a suo parere ingiustamente trascurato da una lunga tradizione che non gli avrebbe riconosciuto alcuna cittadinanza filosofica, per il mero fatto di avere nato in una lontana provincial romana. In “La terapia dell'anima” (Bompiani, Milano) riprende, ancora una volta, l'idea che la filosofia degli antichi in questo caso, quella di Seneca puo costituire un 'farmaco' per l'animo dilaniato degl’uomini. Oltre al campo specifico della filosofia anticasi occupa a vario titolo anche della storia della filosofia generale: per esempio, nella stesura del noto Manuale di filosofia per i licei edito dalla Scuola oltre alla direzione delle collane filosofiche Classici della filosofia, Testi a fronte della Bompiani e I Filosofi per Laterza.  Oltre a questo, i suoi principali scritti sono: “ Il concetto di filosofia prima e l'unità della Metafisica di Aristotele” (Vita e Pensiero, Milano); “Aristotele” (Laterza, Bari); Storia della filosofia antica,  Vita e Pensiero, Milano); “Il pensiero occidentale dalle origini (Scuola, Brescia); Per una nuova interpretazione di Platone” (CUSL, Milano); “Proclo” Laterza, Bari); “Filosofia antica, Jaca, Milano); “Saggezza antica, Cortina, Milano); “Eros demone mediatore. Il gioco delle maschere nel "Simposio" di Platone” (Rizzoli, Milano); “Platone. Alla ricerca della sapienza segreta” (Rizzoli, Milano, Bompiani, Milano, La nave di Teseo, Milano); “La Metafisica di Aristotele” (Laterza, Bari); Raffaello: La "Disputa", Rusconi, Milano); “Corpo, anima e salute. Il concetto di uomo" (Collana Scienza e Idee, Cortina, Milano); “Socrate. Alla scoperta della sapienza umana” (Rizzoli, Milano); “Il pensiero antico, Vita e Pensiero, Milano); ““Radici culturali e spirituali dell'Europa” (Cortina, Milano); “Storia della filosofia romana” (Bompiani, Milano, Collana Il pensiero occidentale, Bompiani); “Valori dimenticati dell'Occidente” (Bompiani, Milano); “ L'arte di Riccardo Muti e la Musa platonica” (Bompiani, Milano); “Agostino” (Bompiani, Milano); “Wojtyla un pellegrino dell'assoluto” (Bompiani, Milano); “Auto-testimonianze e rimandi dei Dialoghi di Platone alle dottrine non scritte" (Bompiani, Milano); “Storia del pensiero filosofico” (Scuola, Brescia); “Salvare la scuola nell'era digitale” (Brescia, Scuola); “Responsabilità della vita. Un confronto fra un credente e un non credente” (Milano, Bompiani); “Mi sono innamorato della filosofia” (Milano, Bompiani); “Romanino e la «Sistina dei poveri» a Pisogne” (Milano, Bompiani); “Cento anni di filosofia. Da Nietzsche ai nostri giorni” (Scuola, Brescia); Introduzione, traduzione e commentario della Metafisica di Aristotele, su archive.org, Bompiani, Traduzioni e commenti Reale ha tradotto in italiano e commentato molte opere di Platone, di Aristotele e di Plotino (la sua nuova edizione delle Enneadi è stata pubblicata  nella collana "I Meridiani" della Mondadori. Pubblica per Bompiani il poderoso volume I presocratici, da lui presentato come la prima traduzione integrale. Nonostante in Italia ne fosse già uscita una traduzione da Giannantoni edita da Laterza. Sostene la presenza di lacune e manomissioni nel Giannantoni, lacune e manomissioni che sarebbero dovute, a parere di Reale, all'ossequio all'ideologia e all'egemonia culturale marxista, secondo cui in quel periodo gl’intellettuali di area comunista dominano la scena in campo editoriale. Canfora, in risposta alle accuse di Reale, sostene la natura pubblicitaria e l'inconsistenza del ragionamento. Si sostene che, se influenza c'è stata nel Giannantoni, essa è stata di matrice idealistica, hegeliana e crociana. Qualsiasi omissione è da evitare, specie se non è segnalata nel testo. Con riguardo alla presunta irrilevanza di taluni tagli operati da Giannantoni sottolinea come i capretti a volte segnano la storia della filosofia più di alcuni filosofi e togliere questi animali dai frammenti, così come far sparire dei cavolfiori, si tasformarsi in una censura. Di Seneca, cura le opere in "Seneca. Tutti gli scritti". Interprete di Platone, La Stampa, Ripensando Platone e il Platonismo” (Milano, Vita e Pensiero). Dimostra la profonda unità concettuale di questi saggi di filosofia prima, mettendo in luce come Jaeger e condizionato dal positivismo e dalla teoria dell'evoluzione della cultura secondo le tre tappe di teologia-metafisica-scienza. Il concetto di filosofia prima e l'unità della "Metafisica" di Aristotele” (Milano, Bompiani); Storia della filosofia antica. La fondazione della botanica e il suo guadagno essenziale. Verso una nuova immagine di Platone, Milano, Vita e Pensiero, Cfr., in particolare, Il paradigma romantico nell'interpretazione di Platone, di H. Krämer, Napoli,  La filosofia antica, Milano,  Jaca. Ha ragione, bisogna imparare ad accettare la morte, Corriere della Sera.  Il concetto di filosofia prima e l'unità della metafisica di Aristotele, Milano, Vita e Pensiero ,La filosofia di Seneca come terapia dei mali dell'anima, Milano, Bompiani, In memoriam. Pur riconoscendo a Giannantoni una statura di studioso di prim'ordine, sostiene che molti marxisti non presentano talune cose nella loro effettiva realtà. Pur non potendosi parlare di complotto, nel testo di Laterza curato da Giannantoni mancano in un'edizione chiamata l'unica integrale italiana decine e decine di passi che elenco in 4 pagine all'inizio della mia traduzione dei veliani e crotonensi. Ci sono inoltre indebite aggiunte assenti nell'originale. Una raccolta di tal fatta, nata assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure molte note di queste ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti filosofi. Svuotare, ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero confronto. Ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva. Naturalmente, sul piano pubblicitario, si comprende la auto-esaltazione. La mia traduzione è più completa della tua, come il mio bucato è più bianco del tuo. Ma anche la pubblicità bisogna saperla fare. Ci sono lauree brevi da poco istituite in proposito. Particolarmente inconsistente appare il ragionamento. Eccolo nella sintesi fornita dal suo intervistator.  Giannantoni e molto bravo, e questo lo sapevamo anche senza il supporto di Reale, Laterza è innocente del sopra menzionato reato ideologico. La colpa è della penetrazione comunista. Sembra quasi di sognare. Ma questa è la caricatura dell'antica cantilena sui comunisti padroni dell'editoria italiana. Per confutare questa sciocchezza Bobbio si limita a trascrivere i titoli del catalogo Einaudi. E infatti come negare l'affiliazione bolscevica di Bobbio? Che pena. Si fa riferimento all'osservazione secondo la quale le omissioni di Giannantoni riguardano aspetti poco rilevanti per un marxista come il frammento 23 di Orfeo -- un mal-ridotto frustulo papiraceo in cui si fa cenno ad un rituale misterico. Queste, e consimili, sono le omissioni rimproverate dal neo-presocratico Reale. Sembrra del tutto irrilevante sapere se Kant, quando scrive la Critica della ragion pratica, mangia capretto o una particolare minestra. Alla storia della filosofia questo poco interessi. Ma sapere se un *orfico* mangia capretto e significativo dal punto di vista filosofico. Se l’orfico s’astene, allora e vegetariano e, come tale, non ha condiviso la ritualistica italica in cui si consumeno le carni offerte ai dei e si lasciano ai dei gl’aromi per segnare la distanza tra gl’uomini e i dei. In sostanza, l’orfico crede, evitando il capretto, in una filosofia in cui gl’uomini e i dei sono legati. Non è un capretto né una vacca quello che manca in Giannantoni. Mancano in un'edizione chiamata l'unica integrale decine e decine di passi che elenco in 4 pagine all'inizio della mia traduzione dei Presocratici. Ci sono inoltre indebite aggiunte assenti nell'originale. Una raccolta di tal fatta, nata assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure molte note di queste ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti autori. Svuotare, ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero confronto. Ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva. Laudatio. Roberto Radice, Claudio Tiengo, Seconda navigazione. Omaggio, Vita e Pensiero, Milano); G. Grampa, "Ritornare a Crotone: intervista a sulla sua «Storia della filosofia antica»", Vita e Pensiero. RDizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Il mio Platone bocciato. Il cattolico amico di Platone. Critico il Platone di Reale il marxismo non c'entra. La dittatura culturale del marxismo, in Corriere della Sera, Treccani Storia della filosofia antica. Dalle origini a Socrate. Ospitato su gianfrancobertagni. Giovanni Reale, Storia della filosofia antica. Platone e Aristotele. Storia della filosofia antica. I sistemi dell'Età ellenistica. Giovanni Reale. Reale. Keywords: Crotone, Velia, Crotonensi, la scuola di Crotone, la scuola di Velia, I veliani, Parmenide, Girgentu – filosofia siciliana – magna Grecia non e Sicilia --. I confine della magna Grecia – filosofia italica, filosofia italiana – la filosofia nella peninsula italiana in eta anticha – filosofia Latina, filosofia romana. Catalogo di Nome di Filosofi Italici, il poema di Parmenide, il poema di Girgentu, il poema di Velia, la porta rossa di Velia, Zenone di Velia, Filolao di Taranto, Gorgia di Lentini, Archita di Taranto, studi degl’antichi italici da I romani, Etruria e Magna Grecia, le radice etrusche della filosofia romana, fisiologia, teoria dela natura, uomo, la moralia, la colloquenza o dialettica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Reale” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690133489/in/photolist-2mKFrQ6-2mPsfT9-2mPxhsE-2mPhuNk-2mPsh7f-2mKLGeD-2mPpVqK-2mPE3Bq-2mPpskp-2mKxnN1-2mKAuZM-2mKbpiZ-2mKjsJY-2mPHbXQ-2mJf6ru-2mJjdUS-2mJf6sS-2mJf6qx-2mJjdWF-2mJkrgk-2mJf6td-2mJf6qs-2mJkrer-2mJoFqJ-2mJnD8P-2mJkrhc-2mJjdXH-2mJkrfo-2mJoFtu-2mJoFsC-2mJoFsh-2mJkrgq-2mJoFur-2mJjdWR-2mJf6sm-2mJf6qN-2mJf6qH-2mJjdWq-2mJnD9a-2mJoFuG-2mJoFt9-2mJjdXs-2mJf6rp-2mJoFs7-2mJnD6V-2mJoFqP-2mJf6sM-2mJkrhh-2mJf6qT-2mGT6p1

 

Grice e Reghini – implicatura – il numero sacro crotonense – e il simbolismo duodecimale del fascio littorio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Grice: “It’s difficult to call Reghini a philosopher; yes, he was interested in Pythagoras – but to what extent can, in spite of Russell, number GROUND a whole philosophy?” Studia a Pisa. Insegna a Roma. Promotore del Crotoensismo, e affiliato a vari gruppi dell'esoterismo italiano. Entra nella Società Teosofica e ne fonda la sezione romana. Più tardi, fonda a Palermo la Biblioteca Teosofica-Filosofica. E iniziato al Rito di Memphis di Palermo, rito massonico di supposta origine egizia ed entra a Firenze nella loggia Lucifero, dipendente dal Grande Oriente d'Italia. Ha una breve adesione al martinismo papusiano, che in Italia e diretto da Sacchi, verso le carenze della cui maestranza e pubblicistica apporta una demolizione magistrale. E chiamato d’Armentano, che lo avvia allo studio della scuola di Crotone. Entra nel Supremo Consiglio Universale del Rito filosofico italiano, dal quale però si dimise, non ha infatti un'alta opinione dello stato della massoneria in Italia. Insignito del 33° e massimo grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, entra a far parte come membro effettivo del Supremo Consiglio d'Italia, di cui e Gran cancelliere e Segretario generale.  Gli anni della Grande Guerra vedeno discepoli e maestri della Schola Italica Pitagorica partire volontari per il fronte. Non rimase inerte innanzi al sorgere dell’istanze interventiste. Partecipa attivamente alla manifestazione romana del maggio, culminata in Campidoglio, tesa ad ottenere la dichiarazione di guerra. Accolto nell'Accademia Militare di Torino come allievo ufficiale del Genio parte volontario per il fronte, ottenendo sul campo il grado di capitano del Genio. Lui ed il suo maestro Armentano creano a Roma l'Associazione Pitagorica, che riprende le fila di precedenti esperienze e si richiama operativamente al sodalizio pitagorico. Fonda e anima varie riviste, con interventi sagaci e ricchi di dottrina; scrisse sul papiniano “Leonardo”, dando vita ad “Atanór, Ignis, e UR, con Colazza,  Evola come direttore, Parise, ed Onofri. Contrasti d'idee e caratteriali prevalser nel rapporto di collaborazione fra lui ed Evola, provoca la scelta evoliana di allontanamento di questi, assieme a Parise, dalla rivista “UR” (rivista sórta a esprimere al pubblico della cultura italiana l'intento dell'occulto Gruppo di Ur; dove il Maestro fiorentino pubblica con l'eteronimo di Pietro Negri. E se ne ebbero anche strascichi giudiziari. Infatti Evola tenta di farlo incriminare per affiliazione massonica (affiliazione che costituiva reato dopo l'imposizione di scioglimento dell’associazioni segrete decretata dal regime fascista. Ma il potere giudiziario opta infine per un accordo tra i due onde evitare uno scandalo. Per via del condizionamento repressivo fascista vòlto all'emarginazione di tanti esponenti dell'esoterismo italiano (Armentano parte per il Brasile), ormai isolato si ritira dalle attività pubbliche e a Budrio si dedica all'insegnamento nel Circolo Quirico Filopanti”, alla meditazionein chiave pitagorica delle scienze matematiche.  Ottenne tuttavia riconoscimenti  dei Lincei e dall'Accademia d'Italia, per la sua opera sulla restituzione della geometria pitagorica. Il Crepuscolo dei Filosofi regalato dal suo autore, Papini all’amico Arturo al suo ingresso nella loggia fiorentina ‘Lucifero.” Nel frontespizio una dedica ad inchiostro, scolorito dal tempo, Al fratello Reghini il suo G Papini, in Reghini, pitagorico, su ilmanifesto  Rito filosofico italiano, Del Massa, “Pagine esoteriche” (Finestra, Trento). In questa qualità firma il decreto del suo scioglimento (riprodotto in: L. Sessa, I sovrani grandi commendatori e storia del supremo consiglio d'Italia del Rito scozzese antico ed accettato, Palazzo Giustiniani (Bastogi, Foggia), in seguito all'approvazione alla Camera dei deputati del progetto di legge sulla disciplina delle associazioni, presentato da Mussolini, mirante allo scioglimento della massoneria. Iacovella, "Il barone e il pitagorico”, Vie della Tradizione, Cfr. la recensione fatta ne da Guénon. Altri saggi: ““Parola sacra e parola di passo dei gradi”; “Il mistero massonico” (Atanor, Roma); “Geometria pitagorica” (Basilisco, Genova); “Il numero sacro nella tradizione pitagorica”; “Il numero sacro e la geometria pitagorica”;  Il fascio littorio, ovvero il simbolismo duodecimale”; “Il fascio etrusco” (Basilisco, Genova); “Il numero sacro nella tradizione crotonese” (Ignis, Roma); “Del Numero”; PrologoAssociazione culturale Ignis, Del Numero; Dell'equazione indeterminata di secondo grado con due incognite” (Archè/pizeta); “Della soluzione dell'equazione di tipo Pell x2-Dy2=B e del loro numero” (Archè/pizeta);“Il numero triangolare, il numero quadrato, il numero piramidale  a base triangolare, il numero piramidale a base quadrata” (Archè/pizeta); “Dizionario Filologico” (Associazione culturale Ignis"), Cagliostro, ("Associazione culturale Ignis"), “Considerazioni sul rituale dell'apprendista libero muratore” (Phoenix, Genova); “Paganesimo, Scuola di Crotone, Massoneria” (Mantinea, Furnari, Messina); “Per la restituzione della massoneria crotonense italica (Raffaelli, Rimini); “La tradizione crotonense massonica” (Melita, Genova);  “Trascendenza di spazio e tempo”, Mondo Occulto (Napoli, ASEQ). Cura “De occulta philosophia” di C. Agrippa (Fidi, Milano);  I Dioscuri, Genova; La Sapienza pagana e pitagorica  (La Cittadella.  I Libri del Graal. Geminello Alvi, Reghini, il massone pitagorico che ama la guerra, Corriere della Sera, R. Paradisi, Il pitagorico che sogna l’impero, L’Indipendente, N. Luca, "Un intellettuale neo-pitagorico tra massoneria e fascismo" (Atanòr, Roma); Parise, "Nota sulla vita di A. Reghini", in calce a “Considerazioni sul rituale dell'apprendista libero muratore” (Phoenix, Genova); R. Sestito, “Il figlio del sole” (Ancona, Associazione Culturale Ignis); Via romana agli Dei Amedeo Rocco Armentano, Evola  Parise, Schiavone,  a metà strada tra fascismo e massoneria, su archiviostorico.info. Centro De GiorgiScuola Normale Superiore di Pisa, Breve biografia su mathematica. Boni, Omaggio su rito simbolico; Un pitagorico dei nostri tempi; N. Bizzi, La Tradizione occidentale. Grandi massoni. Illustre matematico e anti-fascista -- grande oriente. Pitagorico, su ilmanifesto. Arturo Reghini. Reghini. Keywords: implicature, il fascio etrusco, scuola di Crotone, il fascio littorio, simbolismo duodecimale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Reghini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51675866520/in/photolist-2mMRo9E-2mJphgK-2mJgHMU-2mJkQY8-2mJqjKS-2mJphgV-2mJgHMP-2mJn4Bp-2mJn4Bj

 

Grice e Regina – uomini complementari – potenza e valore – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sabbioneta). Filosofo.  Grice: “When Urmson said that for Prichard, duty cashed out in interest, he was right! But we must wait for Regina to emphasise Kierkegaard’s punning on interest – which literally means, ‘being in between’! The interesting (sic) thing is that Kierkegaard exploits the old Roman aequi-vocation between the alethic (being in between) and the practical (Prichard, ‘duty as interest’). Studia a Milano sotto Severino, laureandosi con una tesi su Lavelle e Heidegger.  Insegna a Macerata, Verona, e Cagliari. Progetto «Tempus», relativo all'organizzazione presso l'Sarajevo e Mostar di un master sulla tolleranza religiosa.. “Ripresa, pentimento, perdono», Verona); L'essere umano come rapporto. L'antropologia filosofica e teologica di Kierkegaard”; Forum, Conferenza Episcopale Italiana, Progetto culturale della Chiesa. Insegna a Verona. Si basa su Kierkegaard, Nietzsche e Heidegger (“the greatest living philosopher” – Grice). In Heidegger evidenzia l'importanza del ruolo sapienziale assegnato alla finitezza dell'uomo.  In Kierkegaard vede invece da cui partire per costruire una ontologia e una antropologia basate su una concezione dell'essere: l'esse come inter-esse. L'essere come inter-esse -- nella doppia valenza ontologica ed etica) pone il pensante in rapporto con un'ulteriorità che, nel trascenderlo, ne accentua e personalizza il differire. La metafisica fondata sull’inter-esse cessa di essere onto-teologia, ossia nient'altro che proiezione idolatrica della logica umana.  Sarajevo; “Dal nichilismo alla dignità dell'uomo” (Vita e Pensiero, Milano); “Esistenza e sacro” (Morcelliana, Brescia); “L'arte dell'esistere” (Morcelliana, Brescia, L. Romera, “Acta Philosophica”, recensione a U. Noi eredi dei cristiani e dei Greci (Poligrafo, Padova). Il termine è stato acquisito da  Heidegger; “Gesù e la filosofia” (Morcelliana, Brescia); “L'uomo complementare. Potenza e valore” (Morcelliana, Brescia); “Servire l'essere” (Morcelliana, Brescia); “La differenza viva: per una nuova concettualità” (Sentiero, Verona); “Noi eredi dei Greci” (Il Poligrafo, Padova); “La soglia della fede: la domanda su Dio” (Studium, Roma); “L'arte dell'esistere” (Morcelliana, Brescia). Umberto Regina. Regina. Keywords: uomini complementari – potenza e valore, essere ed interesse, esse ed interesse, Prichard, duty and interest, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Regina” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735483692/in/datetaken/

 

Grice e Renier – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Treviso). Filosofo. Essential Italian philosopher. Da antica famiglia patrizia veneziana figlio di Luigi e Fanny Venturi. Studia in Camerino, Urbino, ed Ancona, sempre seguendo gli spostamenti del padre, magistrato. Studia a Bologna, sotto Carducci, Torino, e Firenze, sotto Bartoli. Insegna a Torino. Fonda il Giornale storico della litteratura e la filosofia italiana, «profondendovi, negli studi particolari, nelle rassegne, negli annunci analitici e in un ricchissimo notiziario, un vero inesauribile tesoro di cultura, di notizie, di rilievi. Cura importanti edizioni critiche e monografie. I suoi saggi critici spaziano attraverso tutta la letteratura e la filosofia italiana. Atre opere: “Il tipo estetico della donna nel Medio Evo” (Ancona, Morelli); Isabella d'Este Gonzaga” (Roma, Vercellini); “Mantova e Urbino” (Torino, Roux); La cultura e le relazioni letterarie d'Isabella d'Este Gonzaga (Torino, Loescher); “Svaghi critici” (Bari, Laterza); A. Luzio, Rodolfo Renier, La coltura e le relazioni letterarie di Isabella d'Este Gonzaga, Sylvestre Bonnard). L. Vendittis, Letteratura italiana. I critici,  Milano, Marzorati, U. Renda, P. Operti, Dizionario storico della letteratura italiana (Torino, Paravia); Letteratura italiana. Gli Autori,  Torino, Einaudi. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Rodolfo Renier. Renier. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Renier” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736526318

 

Grice e Rensi – implicatura – filosofia italiana. Luigi Speranza (Villafranca di Verona). Filosofo. Grice: “Only in Italy a philosopher gets his obituary when he is alive!” Studia a Verona, Padova, e Roma. Insegna a Genova. Iscrittosi al Partito Socialista Italiano, si reca a  Milano per assumere la direzione del giornale La lotta di classe, collaborando assiduamente anche alla turatiana Critica Sociale e alla Rivista popolare. A seguito delle misure repressive adottate dal governo e per sfuggire alla condanna del Tribunale Militare per aver preso parte ai moti operai milanesi, stroncati dall'esercito con la strage del generale sabaudo Fiorenzo a Beccaris, e costretto a cercare rifugio in Svizzera. Frutto dell'esperienza ticinese e la pubblicazione de “Gl’Anciens Régimes e la democrazia diretta” (Colombi, Roma) in cui difende il principio della democrazia diretta del sistema istituzionale federalista. Collabora con numerosi articoli ai fogli radicali Il Dovere di Bellinzona, la Gazzetta Ticinese e L'Azione di Lugano, nonché alla rivista socialista e pacifista Coenobium. Rientra in Italia per stabilirsi a Verona dedicandosi alla filosofia. A seguito della campagna libica, vi fu la rottura col partito socialista, poiché  si era schierato con l'interventismo di L. Bissolati. Pubblica “Il fondamento filosofico del diritto” (Petremolese, Piacenza). Altri due volume, “Formalismo e a-moralismo giuridico” (Cabianca, Verona) e “La trascendenza: studio sul problema morale” (Bocca, Torino), ove sviluppa un idealismo trascendente. Insegna a Bologna, Ferrara, Firenze, Messina. L'esperienza della grande guerra manda in crisi la sue convinzione idealistica, conducendolo verso lo scetticismo, la cui prima formulazione sono i “Lineamenti di filosofia scettica” (Zanichelli, Bologna). Sostene che la guerra distrue la fede ottimistica nell'universalità della ragione, sostituendola con lo spettacolo tragico della sua pluri-versalità, vale a dire dell'irriducibile conflittualità dei diversi punti di vista. Espose nella “Filosofia dell'autorità” (Sandron, Palermo) la traduzione politica di questa concezione. Poiché tutti i punti di vista politici sono sullo stesso piano, quello che anda al potere lo fa con un atto di forza, tacitando tutti gli altri punti di vista. In questo saggio si è scorta una prima giustificazione dell'autoritarismo fascista. Tuttavia, dopo una prima simpatia per il fascismo, ne divenne un fiero avversario quando Mussolini con metodi anti-democratici comincia a perseguire il disegno dittatoriale. Sottoscrisse il Manifesto degli intellettuali anti-fascisti di Croce, pagando questa scelta con la sospensione,  dalla cattedra di filosofia a'Genova. Arrestato e rinchiuso in carcere. Solo un abile stratagemma escogitato dall'amico e collega Sella, che pubblica sul Corriere della Sera il necrologio del filosofo, diffondendo così la falsa notizia della sua morte, indusse il duce a rimetterlo prontamente in libertà. Il dittatore teme l'ondata di sdegno sollevatasi per i metodi oppressivi del regime. Per la sua coerenza agli ideali di libertà, sube il definitivo allontanamento dalla cattedra e, fino alla sua scomparsa, comandato, da vigilato speciale, presso il centro bibliografico dell'ateneo genovese, per la compilazione della biografia ligure. Nonostante il doloroso distacco dalla scuola dove aveva insegnato per diciassette anni, continua la sua attività filosofica e collaborando al quotidiano socialista genovese Il Lavoro, l'unico foglio che accoglie testi di personalità che non hanno fatto atto di sottomissione al fascismo.  Ricoverato al Ospedale Galliera mentre infuria  il bombardamento della flotta inglese sulla città, per essere operato d'urgenza. Tuttavia l'azione militare danneggia alcune sale dell'edificio e i medici doveno rinviare l'intervento, una fatalità che non lascia scampo a Rensi. Ai funerali pochi amici ed ex allievi poterono seguire per breve tratto il carro funebre. La polizia, che vieta quest'ultimo devoto omaggio, disperse il funerale, schedando alcuni discepoli. Rensi, anche morto, tura il potere. Sulla tomba nel Cimitero monumentale di Staglieno un'epigrafe riassume uno stile di vita ed esprime il suo dissenso, la sua resistenza e indipendenza intellettuale. Etsi omnes, non ego. Anche se tutti, non io. La sua filosofia si è sviluppata  dopo l'approdo allo scetticismo in direzione del realismo e del materialismo critico. Un realismo materialistico quindi, che considera derivato, con una certa libertà interpretative, dal criticismo. Arrriva ad ipotizzare che Kant puo pensare alla "cosa in sé" come a una più nascosta essenza materiale delle cose stesse.  La sua filosofia non e esente da paradossi concettuali e da mutamenti continui che lo hanno portato a cadere in alcune contraddizioni e incoerenze. Ma va anche considerato che al di sopra di esse a dominare è comunque un forte pessimismo, che non è solo esistenziale, ma anche gnoseologico. Sia il mondo, sia la mente umana sono irrazionali. Ma supponiamo che un tale fatto esteriore ai nostri orologi, destinato al controllo di questi, non esistesse, e che i nostri orologi continuassero a discordare. Come potremmo allora, in mancanza di quel fatto esteriore obbiettivo e nel discordare dei singoli nostri orologi, conoscere l’ora che è? Ora questo è appunto il caso delle nostre ragioni. Non c’è l’oggetto esterno ad esse, l’esterno modulo-ragione, su cui controllarle e che le giudichi, ed esse discordano tra di loro. Come conoscere l’ora che è della ragione? Per esempio egli ha sostenuto che siccome la filosofia ha una storia che si snoda nel tempo, ciò significa che un pensiero vero e unico non può esistere e che perciò nel suo procedere ed evolvere essa nega continuamente sé stessa. Contro l'idealismo di Gentile allora imperante, che considerala storia una realizzazione progressiva dello spirito e della ragione, ha una visione negativa della storia, come assurdo, caso e vana ripetizione.  C'è storia dunque perché ogni presente, ossia la realtà, è sempre falsa, assurda e cattiva, e perciò si vuol venirne fuori, passare ad altro, quel passare ad altro in cui, unicamente, la storia consiste. C'è storia, insomma, l'umanità corre nella storia, per la medesima ragione per cui corre un uomo che posa i piedi su di un sentiero cosparso di spine o di carboni ardenti. La sua critica della religione si sviluppa poi in un'aperta apologia dell'ateismo. Sembra quasi di poter cogliere uno dei tratti dell'ateismo in un saggio Sopra lo amore di Ficino. Ficino  proponeva una visione dell'amore come amore eterno che ritorna come desiderio di ogni grado ontologico di ritornare al bene e al Tutto. Propone una nuova interpretazione di questa tipica teologia platonica, vedendo nell'amore ipotizzato da Ficino in realtà un preludio a quelle che diventeranno due tra le più influenti correnti filosofiche: l'idealismo e il volontarismo. L'amore come totalità dei diversi, o come volontà nelle vesti di matrice essenziale del tutto, mette da parte il bisogno dell’amore trascendete e sussurra l'ipotesi di un ateismo, forse professato tra le righe dai più celebri filosofi.  Filosofo profondamente problematico e inquieto, fine però per approdare a un forte pessimismo ontologico ed esistenziale, che lo spinse verso derive spiritualistiche, forse latenti nelle sue riflessioni fin dalle origini nelle “Lettere spirituali”. In quest'opera, come anche nell “La morale come pazzia” (Guanda, Modena) delinea una sorta di mistica dei valori e un'etica concepita come l'azzardo dell'uomo che scommette sul bene in un universo cieco e indifferente. Nella sua “Autobiografia intellettuale” suddivide in tre periodi la sua evoluzione: un primo misticismo idealistico, un secondo relativismo scettico materialistico e ateo, un terzo misticismo spiritualistico come ultimo approdo del suo pensiero.  Il primo e un misticismo di tipo platonico, in cui sono presenti anche elementi di San Paolo e di Malebranche. Scrive “Le Antinomie dello spirito” (Petremolese, Piacenza); “Sic et Non -- Metafisica e poesia” (Romaa, Roma); “La trascendenza. Studio sul pensiero morale”. Il secondo nasce dal suo sconcerto di fronte alle violenze della grande guerra e lo porta alla negazione di qualsiasi razionalità della realtà. Pensa infatti che se gl’uomini ricorrono sistematicamente alla violenza per risolvere i loro conflitti questo significa che la ragione in sé non esiste, e che si tratta dell'illusione dell'uomo di pensare che si possa dare ordine al caos. L'irrazionalità della realtà si trova espressa in “Lineamenti di filosofia scettica”; “La filosofia dell'autorità”; “La scepsi estetica” (Zanichelli, Bologna); “Polemiche anti-dogmatiche” (Zanichelli, Bologna); “Interiora rerum – la filosofia dell’assurdo” (Milano, Unitas); “Realismo” (Milano, Unitas); “Apologia dell'ateismo” (Formiggini, Roma); e “Le aporie della religione”. Il secondo periodo è altresì caratterizzato da un avvicinamento al positivismo materialistico e dal rifiuto dell'idealismo di Croce e di Gentile. In esso va registrata anche una rivisitazione del panteismo di Spinoza, che interpreta alla maniera dei teologi, quindi come ateistico perché avrebbe negato il Dio personalizzato dei monoteismi. Pensa anche di realizzareuna sintesi di scetticismo e realismo perché se solo la scepsi è il modo reale e utile di porsi di fronte al mondo, essa è anche l'unica verità possibile. Si tratta anche del momento di punta del nichilismo, perché si afferma che siccome l'unica cosa certa e stabile è la morte, ed essa è il nulla, solo il nulla possiede una verità. Prevale una forma di misticismo che non sorge, però, improvvisamente, essendo già chiaramente presente nelle opere maggiormente influenzate dallo scetticismo. Quest'ultimo fu, infatti, sempre sollecitato da un'innata, profonda religiosità, sicché non stupisce che il filosofo si apra alla voce del divino, poiché cerca nella negazione assoluta un criterio positivo che consenta la negazione stessa. A questo periodo appartengono: “Critica della morale”; "Critica dell'amore e del lavoro”; “Paradossi di estetica e dialoghi dei morti” (Corbaccio, Milano); “Frammenti di una filosofia del dolore e dell’errore, del male e della morte” (Guanda, Modena); “La filosofia dell'assurdo” e “Gorgia -- Autobiografia intellettuale – la mia filosofia – testamento filosofico” (Corbaccio, Milano). Isolato in vita nel mondo filosofico italiano, nel quale domina l'idealismo crociano-gentiliano, trova la comprensione di pochi intellettuali a lui affini. È stato quest'ultimo a creare la formula dello scettico credente, che in forme diverse ha dominato i pochi studi sul suo pensiero. Oggi ha trovato la collocazione nell'ambito del nichilismo..  Per alcuni tale collocazione resta comunque riduttiva rispetto alla vastità della sua filosofia, che andrebbe ancora approfondito. La trascuratezza nei suoi confronti sta nel fatto che la cultura italiana è stata a tutto il XX secolo dominata dall'idealismo e dall'esistenzialismo. Legato alla cultura socialista, si caratterizza per una certa dose di eclettismo e per una forte componente umanitaria, distante dal materialismo storico marxiano e riconducibile, più agilmente, nel novero dei pensatori vicini al socialismo utopista. Se durante l'attività politica in Italia aderisce all'idea della lotta di classe, l'esperienza svizzera lo porta a riconsiderare tale concezione dei rapporti di forza nella storia, ridimensionandone la portata. Infatti, l'antagonismo tra proletariato e borghesia e circoscrivibile ad alcune realtà contingenti e non costituirebbe un'invariante delle relazioni socio-politiche. E se, da un lato, il suo realismo politico lo porta ad apprezzare le teorie elitistiche del conservatore G. Mosca, dall'altro, la matrice umanitaria e socialista emerge nell'esaltazione degli istituti della democrazia diretta, caratterizzanti il sistema costituzionale americano e quello svizzero, considerati come gli unici in grado di far emergere la volontà popolare e di permettere l'emancipazione delle classi lavoratrici. L'elogio ai regimi federalisti appena citati, e il contingente recupero di Cattaneo sono sintomatici di un altro aspetto del suo orizzonte culturale: la feroce critica dell'istituto monarchico (tanto nell'accezione assolutista, quanto in quella temperata del costituzionalismo borghese ottocentesco), appannaggio di una vicinanza con il programma del Partito Repubblicano Italiano. Mostra un pessimismo storico verso il Risorgimento, la disapprovazione intransingente del ruolo, ritenuto ambiguo e ostile al riscatto sociale del proletariato, della casa regnante dei Savoia e l'appartenenza alla Massoneria.  Influenze "Atomi e vuoto e il Divino in me", queste parole di Rensi hanno ispirato M.  Lobaccaro nella composizione della canzone Rosa di Turi dei Radiodervish. Altri saggi: “Una Repubblica italiana: il Canton Ticino, "Critica sociale", Milano), “L'immoralismo di Nietzsche” (Carlini, Genova); “Il genio etico ed altri saggi” (Laterza, Bari); “Sulla risarcibilità del danno morale” (Cooperativa,Verona); “L’istinto morale”, Riuniti, Bologna); “L'orma di Protagora” (Treves, Milano); “Principi di politica impopolare” (Zanichelli, Bologna); “Introduzione alla scepsi etica” (Perrella, Napoli); “Teoria e pratica della reazione politica” (Stampa, Milano); “L'amore e il lavoro nella concezione scettica” (Unitas, Milano); “Dove va il mondo?, «Inchiesta fra gli scrittori italiani», Libreria Politica Moderna, Roma); “L'irrazionale, il lavoro, l'amore” (Unitas, Milano); "Terapia dell'ateismo" (Castelvecchi, Roma);  “Apologia dello scetticismo” (Formiggini, Roma); “Autorità e libertà: le colpe della filosofia” (Politica, Roma); “Il materialismo critico” (Sociale, Milano); “Spinoza” (Formiggini, Roma); “Scheggie: pagine di un diario intimo” (Bibl. Ed., Rieti); “Cicute: dal diario di un filosofo” (Atanòr, Todi); “Impronte: pagine di un diario” (Italia, Genova); “Raffigurazioni -- schizzi di uomini e di dottrine” (Guanda, Modena); “Le aporie della religione” (Etna, Catania); “Sguardi: pagine di un diario” (Laziale, Roma); “Passato, presente, future” (Cogliati, Milano); “Motivi spirituali platonici” (Gilardi, Milano); “Scolii: pagine di un diario” (Montes, Torino); “Vite parallele di filosofi: Platone e Cicerone” (Guida, Napoli); “Critica della morale” (Etna, Catania); “Figure di filosofi: Ardigò e Gorgia” (Guida, Napoli); “Poemetti in prosa e in verso” (Ist., Milano); "La morale come stato d'eccezione?" (Castelvecchi, Roma); “Trasea, contro la tirannia” (Oglio, Milano); “Lettere spirituali” (Bocca, Milano); “Sale della vita -- saggi filosofici” (Oglio, Milano); “La religione -- spirito religioso, misticismo e ateismo” (Sentieri Meridiani, Foggia); “Contro il lavoro -- sggio sull'attività più odiata dall'uomo” (Gwynplaine, Camerano);  “Le ragioni dell'irrazionalismo” (Orthotes, Napoli); “Su Leopardi” (Bruni, Torino). – “L'Intellettuale Dissidente, Pastorino, Uomini e idee della Massoneria. La Massoneria nella storia d'Italia, Roma, Atanor sub voce.  (in ordine cronologico), Giuseppe Rensi,  Istituto di Studi filosofici, Roma); M.  Untersteiner, Interprete del pensiero antico, Bocca, Milano); La scepsi estetica (Zanichelli, Bologna); N. Cuneo, Conti e C., Cuneo); Un moralista, Italia, Raffaele Resta, SIAG, Genova); A. Poggi (Azzoguidi, Bologna); “Il problema generale della giustizia e della giustizia penale” (Vallardi, Milano); P. Rossi, “L’deale di Giustizia” (Bocca, Milano); E. Buonaiuti, “Lo scettico credente” (Partenia, Roma); C. Mignone, “Leopardi e Pascal” (Corbaccio, Milano); P. Nonis, La scepsi etica, Studium, Roma, G. Morra,; Lauretta Rensi, Scetticismo e misticismo nel pensiero di Rensi, Ciranna, Siracusa, F. Tecchiati, Alla "Mostra internazionale del libro filosofico", La Voce di Calabria, Palmi, R. Bassanesi, La coscienza tragica” Filosofia, Torino); E. Alpino, La collaborazione di Rensi alla rivista "Pietre", Marzorati, Milano); Girolamo De Liguori, Lo scetticismo giuridico” (Giuffrè, Milano); A. Noce, "Tra Leopardi e Pascal, ovvero l'auto-critica dell'ateismo negativo", in Una giornata rensiana, Marzorati, Milano,  M. Sciacca, Una giornata rensiana” (Marzorati, Milano); G. Perano, Il problema della verità nello scetticismo di Rensi” (Lateranense, Roma); E. Mas, Tra democrazia e anti-democrazia” (Bulzoni, Roma); A.  Santucci, Un irregolare: Tendenze della filosofia italiana nell'età del fascismo, O. Pompeo, Faracovi, Belforte, Livorno); G. Rognini, “Dal positivismo al realismo” (Benucci, Perugia); L'inquieto esistere” (EffeEmmeEnne, Genova); F. Boriani, La questione morale nel positivismo” (Melusina, Roma); U. Silva, “La ribellione filosofica” (Genova, G. Liguori); Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo. La coerenza critica, Il sentiero dei perplessi. Scetticismo, nichilismo e critica della religione in Italia da Nietzsche a Pirandello, La Città del Sole, Napoli, Willy Gianinazzi, Intellettuali in bilico, Milano, Ed. Unicopli, Nicola Emery, Lo sguardo di Sisifo: Giuseppe Rensi e la via italiana alla filosofia della crisi: con una nuova  rensiana, Marzorati, Settimo Milanese, 1Francesco Mancuso, Tra democrazia e fascismo, Aracne, Roma, P. Serra, Tra dissoluzione del socialismo e formazione dell'alternativa nazionalista” (Angeli, Milano); F. Meroi (Olschki, Firenze); “L’eloquenza del nichilismo, SEAM, Formello); G. Pezzino, Scacco alla ragione” (C.U.E.M.C., Catania); “A. Castelli, Un modello di Repubblica; la politica e la Svizzera (Mondadori, Milano); N. Greco, politica, autorità, storia, Viaggi d icarta, Palermo); P. Serra, “La rivolta contro il reale, Città Aperta,  Enna); A.  Montano, “Ethica ed etiche” (Napoli); G. Barbuto, Nichilismo e stato totalitario: libertà e autorità” (Guida, Napoli); M. Greco, la filosofia morale, Viaggidicarta, Palermo, F. Mancuso; A. Montano, Irrazionalismo e impoliticità Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, F. Meroi, filosofia e religione nel primo Novecento, Edizioni di storia e letteratura, Roma). D. Lobagueira,   Documenti, Trento); Armando Mascolo, Il corso infernale della storia. L'influenza di Schopenhauer nella filosofa, in F. Ciracì, D. Fazio, Schopenhauer in Italia, Lecce, Pensa MultiMedia, R. Bruni, “Il leopardismo filosofico” (Firenze, Le Lettere); “Filosofo della storia, Firenze, Le Lettere,.E. Bignami E. Buonaiuti B. Croce A. Ghisleri Manifesto degli intellettuali antifascisti Ad. Tilgher (Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Rensi, il filosofo dimenticato. scomodo nichilista di Franco Volpi l'"irregolare" di Orazio Martinetti. Giuseppe Rensi. Rensi. Keywords: filosofia dell’autorita, autorita e liberta, Gorgia, Gorgia ed Ardigo, Santucci, Tendenze della filosofia italiana nell’eta del fascismo, Gentile, necrologio, Ardigo, Platone, Cicerone, Ficino, Bradley, Bosanquet, diritto e forza, filosofia della storia, Gogia, Elea, Velia, Elea ed Efeso, Gorgia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rensi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51686039204/in/photolist-2mKNNqN-2mKAuZM-2mKjsJY

 

Grice e Resta – della fiducia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bari). Grice: “I like Resta; I was reading a book on golf that the Italians define, as I would cricket, as the game of ‘fiducia,’ so it is nice to see that Resta has tried to formulate some ‘rules,’ as we would call them, for trust. The cover of the essay is especially fascinating, as it depicts two acrobats on a circus ring. Where ‘fiducia’ becomes a matter of life and death – or a vital evolutionary tract, if often ‘ciecco,’ as Resta puts it. His research reminds me of Warnock on ‘trust’ in “The object of morality.”  Essential Italian philosopher. Filosofo. Nominato Alfiere del Lavoro. Studia  a Bari. Insegna a Bari e Roma. Dirige il Seminario sulla cultura giuridica della Fondazione Basso-Issoco, nonché delle riviste "Sociologia del Diritto" e "Politica del Diritto".  Spazia  dai temi classici della filosofia dfino a temi di particolare attualità quali quelli riguardanti l'infanzia, i diritti dei minori e il bio-diritto. Particolarmente interessanti sono i saggi nei quali indaga sul significato e sui risvolti giuridici del concetto di "farmaco" come anti-doto necessario alla violenza. Saggi: “Conflitto e giustizia” (Bari, De Donato); “Diritto e sistema politico” (Torino, Loescher); “L' ambiguo diritto” (Milano, Angeli); “Poteri e diritti, Torino, Giappichelli); “La certezza e la Speranza -- diritto e violenza” (Roma, Laterza). Le stelle e le masserizie. Paradigmi dell'osservatore” (Roma, Laterza); “L'infanzia ferita” (Bari, Laterza); “Il diritto fraterno” (Bari, Laterza); “Diritto vivente” (Bari, Laterza); “Le regole della fiducia” (Bari, Laterza); biodiritto. Eligio Resta. Resta. Keywords: della fiducia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Resta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736276056/in/datetaken/

 

Grice e Restaino – Antonino e compagnia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Alghero). Grice: “Only in Italy, a philosopher writes on cartoons!” Filosofo. Studia e insegna a Cagliari e Roma. Studia la storia della filosofia  e dell'estetica. Il suo saggio forse più noto è una “Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga” (POMBA, Torino) che non ha mancato anche di suscitare alcune polemiche, fino al punto che un gruppo di appassionati di fumetti ha lanciato una petizione chiedendo alla casa editrice il ritiro del saggio, accusato di contenere gravi lacune ed errori.  Ettore Gabrielli, Petizione contro l’POMBA per il libro Storia del Fumetto, Lo Spazio Bianco, Andrea Plazzi, Il fantasma del fumetto, in il Mulino, Bologna, Mulino. La fortuna di Comte, Comte sansimoniano, in Rivista critica di storia della filosofia, Comte scienziato, Comte filosofo, Mill e la cultura filosofica, La Nuova Italia, Firenze, Mill: Scritti scelti, Principato, Milano, Scetticismo e senso comune” (Laterza, Bari); Hume, Riuniti, Roma, Filosofia e post-filosofia” (Angeli, Milano); Storia dell'estetica” (Pomba, Torino); “Storia della filosofia, fondata da Abbagnano, in collaborazione con Fornero e Antiseri, La filosofia contemporanea, Pomba, Torino); La filosofia anglo-americana, in La Filosofia della seconda metà del Novecento, G. Paganini, Piccin-Vallardi, Padova, Storia della filosofia, Pomba Libreria, Torino, La Rivoluzione Moderna. Vicende della cultura tra Otto e Novecento, Salerno, Roma); Giovanni Franco Restaino. Restaino. Keywords: Antonino e compagnia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Restaino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736775309/in/datetaken/

 

Grice e Ricordi – essere per amore – filosofia italiana. Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Se è vero che Shakespeare ha "inventato l'umanità", è altrettanto vero che egli l'ha poi divisa, il più delle volte, tra due grandi generi di rappresentanti: e questi passano davvero per le categorie dei platonici e degli aristotelici. Filosofo. Figlio di Ferruccio Merk Ricordi, in arte Teddy Reno e la produttrice e distributrice cinematografica Vania Protti. Studia a Roma e Napoli. Studia l’ermeneutica. Debuttato con Ronconi, con il quale ha lavorato nei primi anni della carriera. Attore con Stoppa, Lavia, e Filippo. Inizia la carriera registica che lo ha visto spesso anche interprete nei propri allestimenti. Questi sono stati salutati sempre da un forte e caloroso successo di critica e pubblico. Si dedicato a Shakespeare, alla drammaturgia antica, al teatro tedesco dell'età romantica, ma anche e costantemente ai contemporanei introducendo autori come Rohmer, Amann, Norén.  Si ricordano Medea e Fedra di Seneca, Trio in mi bemolle di Rohmer e Dopo la festa di J. Amann, Anfitrione di H. Kleist e Don Giovanni e Faust di C. Grabbe, “Canti nel deserto” e Gli inganni dell'infinito di G. Leopardi, “Le ceneri di Roma e Orgia di Pasolini, Creditori di A. Strindberg e Demoni di L. Norén, Romeo e Giulietta, Macbeth e Amleto di Shakespeare, Lame e Nerone di G. Manfridi. Pubblicat su Leopardi, Shakespeare, Schiller e il concetto di teatralità: “Lo spettacolo del nulla” (Bulzoni) e Essere e libertà (Bulzoni). Pubblica"Le mani sulla cultura" (Gremese), una denuncia assai netta dell'egemonia storica della sinistra sulle arti, che si ravvisa in modo particolare nel "Teatro politico" del Novecento. Direttore del Teatro Stabile d'Abruzzo a L'Aquila; inaugurando il corso di questo importante Teatro ha diretto e interpretato Edipo Re di Sofocle e Anfitrione di Kleist, e insieme dedicato vari incontri al Teatro di Poesia.  Consigliere di amministrazione del Teatro di Roma.  Collabora a Liberal, per le cui edizioni pubblicato il saggio "Ideologia di Amleto” (Liberal). Pubblica "Shakespeare filosofo dell'essere" (Milano, Mimesis), saggio che si riassume nella tematica di una nuova “Filosofia del dramma”. Questo saggio rappresenta il sui progetto dedicato alla drammaturgia esistenzialista. Pubblica "Filosofia del bacio" (Mimesi), e "Pasolini filosofo della libertà" (Mimesis). Pubblica il suo saggio teoretico più rilevante, "L'essere per l'amore" (Mimesis).  Dante per Roma e nel mondo. Inizia un Progetto filosofico su Alighieri. -saggistico ma anche teatrale e comunicativo, che vorrà sostenere fino al centenario della morte del Poeta. Inizia quindi nell'estate  con la rassegna "Dante per Roma", con la lettura in luoghi significativi della "Città Eterna" -- Mausoleo di Cecilia Metella, Arco di Giano, Terme di Caracalla e Terme di Diocleziano -- di sette Canti dell'Inferno. Realizza un primo documentario per Rai5. La rassegna si chiude on la lettura di sette Canti del Paradiso, ricevendo il plauso della critica e grande riscontro dal pubblico.  Pubblica “Filosofia della Commedia di Aligheri,” dedicato alla cantica dell'Inferno. “Il grande teatro shakespeariano” (Mimesis); “Filosofia della Commedia di Dante. L’Inferno – Il Purgatorio ” (Mimesis) “Dante per Roma: Inferno” Rai; La grande magia di Dante può essere capita soltanto ascoltandola a viva voce", in Spettacol iLa Repubblica. Intervista di Grattarola. Franco Ricordi. Ricordi. Keywords: essere per amore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ricordi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735282057/in/dateposted-public/

 

Grice e Righetti – la ragione ecologica, o l’etica dello spazio filosofia italiana -- Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Si concentra soprattutto sui temi dell’estetica. Fonda “La Stanza Rossa” sull rapporto arte-comunicazione. Affianca alle ricerche precedenti altri filoni di indagine, volti prevalentemente all’ambito della riflessione meta-etica.. Studia l’ecologia. Pubblica «Iride», «Dianoia» e «Millepiani».   Ecoinciviltà. La ragione ecologica spiegata all’umanità civile” (Mucchi, Modena); “La ragione ecologica: intorno all’etica dello spazio” (Mucchi, Modena); “Etica dello spazio -- per una critica ecologica al principio della temporalità” (Mimesis, Milano); “Dall’assenza d’opera all’estetica dell’esistenza” (Mucchi, Modena); “Forme della “verità”: follia, linguaggio, potere, cura di sé” (Liguori, Napoli); “La fantasia e il potere” (Mucchi, Modena); “La Stanza Rossa. Trasversalità artistica” (Costa, Milano); “Soggetto e identità. Il rapporto anima-corpo” (Mucchi, Modena). Cf. Grice, “From the banal to the bizarre: method in philosophical psychology.” Stefano Righetti. Righetti. Keywords: la ragione ecologica, o l’etica dello spazio, linguaggio, la pietra di bismantova. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Righetti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736728734/in/dateposted-public/

 

 

Grice e Rignano – filosofia italiana – filosofia fascista – filosofia italo-giudea -- Luigi Speranza (Livorno). FIlosofo.  Grice: “I love Rignano, but I would not consider him a philosopher, in that he never attended a course on philosophy!” Figlio di Giacomo e Fortunata Tedesco. Studia a Pisa e Torino. Laureato, si interessò subito ai problemi filosofici collegati alla ricerca scientifica. Fondatore della Rivista di Scienza. Fonda a Bologna “Rivista di Scienza per Zanichelli. La rivista assunse il nuovo titolo di “Rivista di sintesi scientifica.” (cf. Grice on einheit der wissenschaft). La rivista nasce con il proposito di opporsi alla eccessiva specializzazione a cui era giunta la ricerca scientifica danneggiata per questo da criteri troppo specifici e restrittivi. Gli  fondatori, e in particolare Rignano, si proponevano di superare il particolarismo delle scienze per una visione più estesa gettando un ponte fra cultura umanistica e quella scientifica ed elaborando una "sintesi" (o unita o continuita) tra le scienze della natura e le scienze dell'uomo.  In questo modo la filosofia, libera da legami nei confronti dei sistemi prefissati, poteva dedicarsi a promuovere la coordinazione del lavoro, la critica dei metodi e delle teorie, e ad impostare in modo più ampio i problemi delle teorie. Nei numerosi saggi che pubblica su “La rivista de sintesi scientifica” ebbe modo di mettere in rilievo le sue capacità di divulgatore e di condurre i suoi studi in completa autonomia dal mondo accademico ufficiale elaborando la sua conceziomei filosofica ispirate soprattutto dalla corrente positivistica. Chiese a Freud un'esposizione della psicoanalisi con le indicazioni di quali rami del sapere potessero essere interessati alle teorie e all'esperienze psicoanalitiche. Freud scrive “Das Interesse an der Psychoanalyse” che fu pubblicato in due puntate sulla rivista. Si interessò di psicologia e biologia ed è noto soprattutto per la sua ipotesi della "proprietà mnemonica" secondo la quale la sostanza vivente sarebbe in grado di "ricordare" le condizioni fisiologiche delle iniziali situazioni fisiche determinate dall'ambiente esterno e quindi di riprodurle nel prosieguo della vita biologica.  Questa sua teoria consentiva a lui di operare nella biologia un compromesso tra una visione meccanicistica della realtà naturale e una finalistica, vitalistica. Per il meccanicismo infatti non è possibile pensare che nell'ambito degli organismi viventi vi sia il proposito immanente di conseguire una finalità ma d'altra parte è innegabile he nel mondo organico sia presente una sorta di teleo-nomia particolare per ogni essere vivente tale da giustificare l'idea che, durante il periodo di adattamento all'ambiente, questi conservi una specie di traccia fisica mnemonica persistente e trasferibile ereditariamente. Si interessa anche di filosofia della psicologia – o psicologia filosofica --  ma quando intese indicare lo statuto epistemologico della teoria psicologica, il tipo di scientificità che ad essa competeva, in modo da definire i rapporti con la scienza naturale da una parte e con quella umana dall'altra, si orientò verso soluzioni “intermedie”, che spesso complicavano più che risolvere i problemi"  Coerentemente al suo programma di sintetizzare opposti sistemi, elaborò anche una concezione economica di tipo socialista marxista che fosse in accordo con il liberismo. Altre saggi: “Per una riforma socialista del diritto successorio” (Bologna, Zanichelli);  “Di un socialismo in accordo colla dottrina economica liberale” (Torino, Bocca); “Sulla trasmissibilità dei caratteri acquisiti: ipootesi d'una centro-epigenesi” (Bologna, Zanichelli); “L'adattamento funzionale e la teleologia psico-fisica” (Bologna: Zanichelli); “Che cos'è la co-scienza?” (Bologna, Zanichelli); “Il fenomeno religioso” (Bologna, Zanichelli); “Il socialismo” (Bologna, Zanichelli); “Dell'attenzione: Contrasto affettivo e unità di co-scienza” (Bologna, Zanichelli); “Dell'origine e natura mnemonica delle tendenze affettive” (Bologna, Zanichelli); “Per accrescere diffusione ed efficacia alle università popolari” (Milano, Compositrice); “La vera funzione delle università popolari” (Roma, Antologia); “Vividità e connessione” (Bologna, Zanichelli); “L'evoluzione del ragionamento” (Bologna, Zanichelli); Il nuovo programma dell'Un. pop. milanese: primo anno d'esperimento, Como, Cooperativa comense A. Bari, Le forme superiori del ragionamento” (Bologna, Zanichelli); “Democrazia e fascismo” (Milano, Alpes). “Dizionario di filosofia, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Eugenio Rignano. Rignano. Keywords: diritto successorio, vitalismo, democrazia e fascismo, liberismo, liberalismo, socialismo, “Scientia”, filosofia italo-giudea -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rignano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51715544078/in/photolist-2mMVFvG-2mKKMUe-2mKRcBH/

 

Grice e Rigobello – l’allargamento interpersonale della razionale – filosofia italiana. By Luigi Speranza (Badia Polesine). Filosofo. “Il nostro rapporto con gli altri deve sempre farci essere un interrogativo per loro.” Fra i principali rappresentanti italiani del personalismo. Dopo gli studi liceali, all'Padova conseguì dapprima la laurea in filosofia, quale allievo di Stefanini e Padovani. Insegna a Padova, Perugia e Roma. Spazia dalla metafisica, all'etica e la filosofia politica, alla storiografia. Collaboratore a Studium. Ripensa il personalismo partendo dal presupposto per cui esso, potendo anche costituire un possibile complemento integrativo ed estensivo alla metafisica non potesse comunque considerarsi una dottrina filosofica definita bensì una posizione che mettesse in primo piano il concetto di "persona" (cf. Strawson, “Il concetto di persona”). Il personalismo non e in contraddizione con la metafisica  bensì ne poteva costituire un proficuo ampliamento psicologico, etico, antropologico. Il suo contributo più originale consiste, quindi, nel "personificare" (proprio per il tramite del personalismo) la ragione metafisica attraverso quel processo di integrazione sopra invocato fra l’esistenzialismo e la filosofia classica. Ri-esamina nel suo evolversi, nonché compara criticamente e storicamente, il concetto di “persona” alla luce della storia della filosofia fino ad arrivare alla filosofia greca e romana chiamando in causa anche l'ermeneutica, la filosofia morale e la sua storia. Ne risulta, quindi, che il concetto di “persona” deve anzitutto essere inteso in un senso giuridico. Non deve essere confuso con quello derivante dal concetto di esistenza della filosofia esistenzialistica, che nega la possibilità che le persone possamp governare la loro vita, in quanto ritenute prive di auto-dominio. Infine, le persone, pur nella sua reale concretezza, non e una sostanza. Tutto ciò ha costituito una delle tematiche principali in cui s'è venuta a delinearsi la sua filosofia, la persona e l’interpretazione".  La seconda tematica della sua attività di ricerca scaturisce dagli insegnamenti, per certi versi antitetici fra loro, dei due suoi maestri, ovvero quelli di Stefanini, grazie ai quali egli individua un primo polo di convergenza delle sue riflessioni filosofiche attorno alla nozione fenomenologica di un “mondo della vita”, e quelli di Padovani, incentrati sulla metafisica tradizionale e ruotanti attorno alla nozione di trascendenza con i suoi limiti. Ogni altra questione filosofica sembra snodarsi o essere compresa fra questi due poli di convergenza che egli sintetizza nella trascendenza, la legge morale, e il mondo della vita". Altro ambito tematico apre la prospettiva personalistica al dialogo col mondo moderno e contemporaneo, con l'etica, la politica, la religione, puntualizzando in particolare la sua valenza etica e politica nell'analisi della realtà sociale in cui le persone viveno ed agisce, nonché esprime il suo dissenso non su basi ideologiche ma come critica del sistema dominante. Questo tematica puo quindi chiamarsi "in dialogo con il mondo contemporaneo".  Come esponente di punta del personalismo italiano, storicamente rappresentato da Stefanini, Carlini,  Sciacca e Pareyson, rivolvela sua attenzione ad una ri-visitazione originale del personalismo comparato con l'etica e la politica, grazie a cui è emersa, oltre alla limitatezza della dimensione trascendentale, sia quella rilevanza civica assunta dalla persona umana come testimone della sua epoca che la sua responsabilità di cittadini. Mette in evidenza come il personalismo si distingua nella critica mossa al sistema idealista, che non ha attecchito nella filosofia d'oltralpe.  Riprende le e tematiche più tipiche della struttura delle persone umane e le relative implicazioni metafisiche in “Prossimità e ulteriorità” (Rubbettino). Inoltre, da sempre interessato anche all'ermeneutica pubblica “L'apriori ermeneutico” ((Rubbettino). Altre saggi: “Oltre lo storicismo” (Studium); “Ricchezza e povertà della metafisica classica” (Humanitas); “Il problematicismo di Spirito come empirismo coscienziale assoluto: note sul significato del nostro tempo, in Rassegna di Umanesimo e antropocentrismo; La disponibilità come abito etico del rapporto autorità-libertà, Istituto editoriale del Mezzogiorno, Napoli, Kant e l'indirizzo idealistico, Il problema del linguaggio storiografico, Perugia, “Condizionamenti socio-logici e linguaggio morale” in Sociologia e filosofia,. Socrate e la formazione dell'uomo politico, in Civitas,  Esperienza di fede e struttura del sapere, Studium, Croce, perché possiamo e non possiamo dirci crociani, Coscienza. Mensile del movimento ecclesiale di impegno culturale, La riflessione sull'etica, Etica oggi: comportamenti collettivi e modelli culturali, A. Re e A, Poppi, Fondazione Lanza & Gregoriana, Roma,  Il tempo nello spiritualismo, Il concetto di tempo. Società filosofica italiana, Caserta, Giovanni Casertano, Loffredo, Napoli, “Persona, trascendentale, ermeneutica” in Filosofi italiani contemporanei, G. Riconda e C. Ciancio, Mursia, Milano); La storia nella coscienza della gioventù, AVE, Roma); L'intellettualismo in Platone (Liviana Editrice, Padova); Platone, Senofonte, Aristotele: il messaggio di Socrate” (La Scuola, Brescia); “Introduzione di una logica del personalismo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia dell'Padova, Liviana Editrice, Padova, L'itinerario speculativo dell'umanesimo contemporaneo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia dell'Padova, Liviana Editrice, Padova); L'educazione umanistica e la persona. Saggio di una filosofia dell'insegnamento umanistico” (Scuola, Brescia); “Determinazione ed ulteriorità nel Kant pre-critico” (U. Silva, Milano-Genova); “I limiti del trascendentale in Kant” (Silva, Milano); “La certezza morale, lfilosofia morale tenute all'Perugia nell'A.A. 1CLEUP, Perugia); “Legge morale e mondo della vita” (Abete, Roma); La morale radicale” (Perugia, Perugia); “Struttura e significato” (Garangola, Padova); “Antropologia” (Antenore, Padova); “Modelli storiografici di morale” (Frama Sud, Chiaravalle Centrale); “Ricerche sul trascendentale kantiano” (Antenore, Padova); “Dal romanticismo al positivismo” (Marzorati, Milano); “Il regno dei fini” (Bulzoni, Roma); “Il personalismo” (Città Nuova, Roma); “L'impegno ontologico” (Armando, Roma); “Il futuro della libertà” (Studium, Roma); “Politica e promozione umana” (Scuola, Brescia); “Perché la filosofia” (La Scuola, Brescia); “Studi di ermeneutica” (Città Nuova, Roma); “Verso una nuova didattica della storia” (Sei, Torino); “Persona e norma nell'esperienza morale” (Japadre, L'Aquila); “Certezza morale ed esperienza religiosa” (Vaticana, Vaticano); “Kant. Che cosa posso sperare” (Studium, Roma); “Lessico della persona umana” (Studium, Roma); “L'immortalità dell'anima” (La Scuola, Brescia); “Soggetto e persona: ricerche sull'autenticità dell'esperienza morale” (Anicia, Roma); “Autenticità nella differenza” (Studium, Roma); “Attualità della lettera ai Romani” (AVE, Roma); “Dio oltre i saperi. Tra teologia e filosofia” (San Paolo, Milano); “Interiorità e comunità. Esperienze di ricerca in filosofia, Studium, Roma, Oltre il trascendentale, Pubblicazioni della Fondazione "Ugo Spirito", Roma, L'altro, l'estraneo, la persona, Città Nuova Editrice, Roma,  La persona e le sue immagini, Città Nuova Editrice, Roma, L'estraneità interiore, Studium, Roma, Le avventure del trascendentale. Contributi al LV Convegno del Centro studi filosofici di Gallarate, Rosenberg, Torino); “Umanità e moralità” (Studium, Roma); “Immanenza metodica e trascendenza regolativa” (Studium, Roma); “L'apriori ermeneutico: domanda di senso e condizione umana” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Prossimità e ulteriorità: una ricerca ontologica per una filosofia prima” (Rubbettino Editore, Soveria Mannelli); “L'insuperabile singolarità dell'avventura umana: dalla determinazione completa alla rottura metodologica” (Ramo, Rapallo); “Vita e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico, intervista L. Alici” (La Scuola, Brescia); “L'intenzionalità rovesciata: dalle forme della cultura all'originari” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Struttura ed evento: tempo di vivere, tempo di dare testimonianza alla vita, la vita come testimonianza” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Dalla pluralità delle ermeneutiche all'allargamento della razionalità” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Ciascuno di noi nell'incontro con l'altro deve essere tale da suscitare curiosità e interesse di conoscenza reciproca (Presentazione a Alici, Grassi, Salmeri, Vinti (Studium); “La filosofia come testimonianza, Rivista bimestrale, Studium, Roma. Berti ebbe per qualche mese Rigobello come docente supplente di filosofia quando era ancora studente liceale. Cfr. E. Berti, "Origini del pensiero di Rigobello", in: Alici, Grassi, Salmeri e Vinti, “La filosofia come testimonianza” (Studium. Cfr. Berti, "Origini del pensiero", in Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium, Roma,,Cfr. pure il contributo di Borghesi, "La dialettica tra struttura e significato", nella stessa collectanea.  Oltre quelli delle Parti II e III, si vedano soprattutto i vari contributi presenti nella Parte I della collectanea in suo onore: Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, la filosofia come testimonianza,  Studium, Roma, Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, cit.  Cfr. i vari contributi presenti nella miscellanea:  Estraneità interiore e testimonianza. Studi in onore, A.  Pieretti, ESI-Edizioni Scientifiche Italiane, Perugia); Cfr. pure "Biografia, pensiero e opere", Bollettino della Società Filosofica Italiana  nella rubrica Filosofi allo Specchio,  Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, cit.  Per questi aspetti centrali del pensiero, si vedano soprattutto i contributi presenti nella prima parte della collectanea in suo onore: L. Alici, O. Grassi, G. Salmeri e C. Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium, Cfr. L. Alici, O. Grassi, G. Salmeri e C. Vinti, Ricordo, Umanità e moralità, in Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia, In memoriam: In ricordo straneità interiore e testimonianza. Studi in onore, A. Pieretti, Scientifiche Italiane, Napoli-Perugia, L. Alici, O. Grassi, G. Salmeri e C. Vinti, Rigobello, la filosofia come testimonianza, giornate-studio in suo onore, evento organizzato a Perugia in collaborazione con l'Roma Tor Vergata e la LUMSA, Perugia/Roma, i cui atti sono stati pubblicati, Alici, Grassi, Salmeri e Vinti,  Studium, G.Dotto, Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano, E. Baccarini, Passione dell'originario: fenomenologia ed ermeneutica dell'esperienza religiosa, studi in onore” (Studium, Roma). Vita e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico (Interviste), L. Alici recensione di G. Din, Padova. Video di un'intervista a cura di Valentini, fatta a Roma -  Armando Rigobello. Rigobello. Keywords: l’allargamento del razionale, ‘struttura e significato’, il regno dei fini, comunita, Grice on human vs. person, Strawson, the concept of the person, Ayer, the concept of a person. In personam, persona sui iure, persona populum (Cicero).  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rigobello” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736691639/in/dateposted-public/

 

Grice e Rimini – il significato totale – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Rimini). Filosofo. Il primo a conciliare gli sviluppi delle idee di Occam ed Aureolo. Questa sua sintesi ha un impatto duraturo. Insegna a Bologna, Padova e Perugia, e Rimini. Da lezioni sulle Sentenze di Lombardo. Oltre alla sua opera principale, il Commento alle Sentenze di Lombardo scrive diversi trattati, tra cui: “De usura,” “ De quatuor virtutibus cardinalibus” – cf. Grice, philosophy, like virtue, is entire --  e un estratto del commento alle sentenze, il “De intentione et remissione formarum,” un’appendice sulla IV distinctio del I libro del Commento alle Sentenze, una Tabula super epistolis B. Augustin. Mnifesta una certa attitudine sincretistica tra gli sviluppi d’Occam ed Aureolo. Mostra analoga tendenza anche nella ri-costruzione e dell'analisi del processo della percezione animale e unama e il conoscere umano, nelle quali si fondono in maniera originale elementi etero-genei desunti da Aristotele, Agostino e Ockham. Causa un grave fraintendimento della sua filosofia, è qualificato come tortor infantium (torturatore dei bambini), per la supposizione di aver condannato alle pene eterne i bambini che muoiono senza il battesimo. In realtà espone tale dottrina senza pronunciarsi. Talvolta è indicato quale antesignano dei nominalisti. Altre saggi: “Gregorii Lettura super Primum et Secundum Sententiarum”; “De imprestanciis venetorum”. L. Mazzali, E. Gori, Manuale di Filosofia Medievale, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario di filosofia, Gregorius Ariminensis. Gregorio da Rimini. Rimini. Keywords: complesso significabile, semplice, complesso, animale, pane, l’animale percezione del pane, Socrate is seated, truth-functionality, scuola italiana, scuola di Bologna, studi generali in Italia, studio di Rimini. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rimini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689613415/in/photolist-2mPMBQM-2mPyn68-2mPvn8a-2mPiqeP-2mKS2e5-2mKCMei-23WGnxf-E4u3XA-BNXFPx-B8NzEb-BxCpRq-ACvZaD-BxCnkJ-nNA42u-o5MkBM

 

Grice e Rinaldini – filosofia italiana. By Luigi Speranza (Ancona). Filosofo. Nato in una famiglia aristocratica originaria di Siena, studia a Bologna. Aservizio di  Urbano VIII, ottenne da Barberini, nipote del Papa, la supervisione delle fortezze di Ferrara, Bondeno e Comacchio. Insegna a Pisa. Amico di Galilei e Borelli, il quale lo soprannomina Simplicio per la sostanziale fedeltà all'aristotelismo tradizionale. E in corrispondenza. Uno dei soci fondatori dell'Accademia del Cimento. Tuttavia ha numerose controversie con i suoi amici e con Redi e Ruberti. Nonostante il conformismo, si oppone alla teoria della virtù zoo-genetica delle piante, sostenuta dagl’altri accademici del Cimento, precedendo Malpighi con l'ipotesi che anche gl’insetti delle galle nascessero da uova deposte da individui della stessa specie.  Insegna a Padova. Saggi: “Philosophia rationalis, atque entità naturalis.” Un'altra delle sue glorie è la sua proposta di scala termo-metrica utilizzando come riferimento fisso il congelamento e l’ebollizione dell'acqua all'ordinaria pressione atmosferica. Ppropone di dividere l'intervallo in 12 gradi. Altre saggi: “Opus algebricum” (Ancona, Salvioni); “Opus mathematicum” (Bologna, Dozza); “Mathematica italiana”; “Geometra promotus” (Padova, Frambotti); “Ars analytica mathematum” (Firenze, Cocchini); “Ars analytica mathematum” (Padova, Pietro Maria Frambotto); “De resolutione atque compositione mathematica” (Padova, Frambotti); “Philosophia rationalis, naturalis, atque moralis opus in quo praesertim physica vniuersa ex accuratis naturalium effectuum observationibus deducta et ubi rei natura patitur geometrice demonstrata exhibetur” (Padova, Frambotti); “Ad artem quam ipse conscripsit mathematum analyticam paralipomena” (Padova, Frambotti); “Commercium epistolicum (Padova, Frambotti). Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici, Lo sviluppo delle ricerche sulle galle,  F. Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici  C.  Pighetti, Il vuoto e la quiete: scienza e mistica: E. Cornaro e C. Rinaldini, Milano: Angeli); Dizionario biografico degli italiani, Roma, Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Museo Galileo di Firenze. Carlo Renaldini. Carlo Rinaldini. Rinaldini. Keywords: cimento, cimentare, provando e riprovando, del Cimento, filosofia naturale, filosofia razionale, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rinaldini” – The Swimming-Pool Library. 51736002006

 

Grice e Riondato – il metodo dell’etologia – filosofia italiana. Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Studia a Padova sotto Stefanini, Ferrabino, Padovani e Diano.  Studia l’Aristotele neo-latino. Uno dei galileiani. Ezio Riodato. Riondato. Keywords: il metodo dell’etologia, morale, morale classica, Aristotele neo-latino, Epitteto, l’enuniciazione, dell’interpretazione in Aristotele, crisi, metafisica e scienza in Aristotele. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Riondato” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736231788/in/datetaken/

 

Grice e Riverso – la forma del segno – filosofia italiana (Napoli). Filosofo. Studia a Napoli. Insegna a Salerno e Napoli. Ha spaziato dalla filosofia critica ed analitica, alla logica formale, è stato esperto in problemi di linguistica, di filosofia delle scienze e delle culture. Altri saggi Colpa e giustificazione nella reazione anti-immanentistica del "Roemerbrief" barthiano, Teologia esistenzialistica, La costruzione interpretativa del mondo, L’epistemologia genetica, Metafisica e scientismo, Filosofia e analisi del linguaggio, Dalla magia alla scienza, Conoscenza e metodo nel sensismo degl'ideologi, L’esperienza estetica,  la filosofia d’Occidente, Corso di storia della filosofia, Natura e logo, La razionalizzazione dell'esperienza,  La filosofia analitica, La filosofia,  Individuo, società e cultura. La psicologia del processo culturale, L’immagine dell'Universo. Astronomia e ideologia, Il pragmatismo, La spiritualità, Il linguaggio nella filosofia romana antica, Democrazia, iso-nomia e stato,  Una corrente filosofica; riferimento e struttura; Il problema logico-analitico in Strawson, Democrazia e gioco maggioritario, Filosofia del tempo,  La civilta e lo stato; Alle origini del pensiero politico, La carica dell'elettrone, Esperienza e riflessione, Forma culturale e paradigma umano; Le tappe del pensiero filosofico nella cultura d’Occidente, Paradigmi umano e educazione, Filosofia del linguaggio, Dalla forma al significato, Cose e parole, Come Bruno inizia a parlare: Diario di una maestra di sostegno, La rimozione dell'eros nel giansenismo, Civiltà, libertà e mercato nella città italica antica. (Roma). Un viaggio al centro dell'immaginario religioso e mistico che ha influenzato l'umanità,  morale e dottrina, Cogitata et scripta,  Filosofo del linguaggio, La Tribuna. Semiosi iconica e comprensione della Terra. Emanuele Riverso. Riverso. Keywords: la forma del segno, la tappa, le tappe, riferimento, ri-ferire, vico, animale raggionavole, magia e scienza, Giordano Bruno. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Riverso” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702587144/in/photolist-2mLKfuq-2mLHNRM-2mLKgRJ-2mLMgSh

 

Roccoto be identified.

 

Grice e Rodano: immunità e comunità – filosofia italiana – i comunisti – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Fondatore del “catto-comunismo.”  E tra i fondatori del Movimento dei Cattolici Comunisti, poi Sinistra Cristiana. Studia a Roma. Frequenta la “Scaletta”. Milita nell'Azione Cattolica e nella FUCI, allora presieduta da Moro. Entra in contatto e collabora con anti-fascisti d'ispirazione cattolica (Ossicini, Pecoraro, Tatò e altri), comunista (P. Bufalini, A. Amendola, P. Ingrao, L. Radice e altri), del Partito d'Azione e liberali (U. Malfa, P. Solari, M. Fiorentino fra gl’altri).  Partecipa al Movimento dei Cattolici Anti-Fascisti. Con Ossicini e Pecoraro tra i promotori e dirigenti del “Partito Co-Operativista Sin-Archico” (poi “Partito Comunista Cristiano”) e ne redige i principali documenti. Fa parte, con Alicata e Ingrao, del triumvirato dirigente le due distinte organizzazioni clandestine, comunista e comunista cristiana. Scrive saggi sull’Osservatore Romano. Arrestato dalla polizia fascista in una generale retata dei militanti del partito comunista cristiano, e deferito al tribunale speciale con altri suoi dirigenti. Il processo non ha luogo per la caduta del fascismo e tutti vengono liberati poco dopo. Nel periodo badogliano ha intensi scambi d'idee con i compagni di partito e altre personalità anti-fasciste sulla linea da seguire. Stringe amicizia con Luca e Pintor. Collabora al “Lavoro”, diretto da Alicata (comunista), Vernocchi (socialista) e Gaudenti (cattolico). Sotto l'occupazione nazista di Roma fonda il “Movimento dei Cattolici Comunisti” e ne redige i documenti teorico-politici; scrive articoli sui 14 numeri usciti alla macchia di Voce Operaia, organo dello stesso movimento dei cattolici comunisti. Liberata Roma, il movimento di cattolici comunisti prende il nome di Partito della Sinistra Cristiana. Vi confluiscono i cristiano-sociali di G. Bruni. Vi partecipano anche Fe. Balbo, Sacconi, Barca, Amico, Chiesa, Valente, Mira, Tatò, Tedesco, Parrelli, Tranquilli, Rinaldini.  Stringe un rapporto di amicizia e collaborazione (che non sarà privo di momenti di dissenso critico) con Togliatti. Su Voce Operaia, pubblicata adesso legalmente, scrive numerosi saggi. In quattro di essi sostiene la prosecuzione dell'IRI e ciò segna l'inizio della sua amicizia con R.  Mattioli. S'incontrano, a casa di Rodano e con la sua mediazione, Togliatti e G. Luca, primo, cauto sondaggio reciproco tra mondo cattolico e movimento comunista italiano. A conclusione di un congresso straordinario, il partito della sinistra cristiana si scioglie. Sostiene, con argomentato vigore, che non è più utile una formazione cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme e perciò al partito comunista italiano il compito di affrontare la questione cattolica, superando le pre-giudiziali a-teistiche e del dogmatismo marxista. Si adopera perciò per ottenere modifiche nello statuto del partito comuista italiano, che consentano l'iscrizione e la militanza in esso indipendentemente dalle convinzioni ideo-logiche e religiose, modifiche che saranno adottate dal partito comunista italiano nel suo congresso. Entrato nel partito comunista italiano,  scrive su periodici ufficiali di tale partito o ad esso vicini. Particolarmente numerosi i suoi saggi su Rinascita. Vi ha largo spazio l'invito ai cattolici a lavorare in politica e nelle altre dimensione della storia comune degli uomini in spirito di laicità, evitando quindi improprie commistioni con la fede religiosa. Questa posizione approfondita nel corso di tutta la sua opera ed essenziale per comprenderla contrasta con la linea della Chiesa di Pio XII, che coglie l'occasione di due suoi saggii sulla condizione economica del clero (Rinascita) per comminargli l'interdetto dai sacramenti, accusandolo di fomentare la lotta di classe all'interno delle gerarchie (L'interdetto e tolto sotto Giovanni XXIII). Cura i saggi politici di “Lo Spettatore Italiano”. Scrive sul Dibattito Politico, diretto da M. Melloni e U. Bartesaghi, teso a una difficile mediazione tra le posizioni politiche del mondo cattolico e di quello comunista e socialista, nel distinto riconoscimento dei rispettivi valori e motivi ideali. Vi collaborano tra gli altri G. Chiarante, Magri, Baduel, Salzano.  Durante il pontificato di Giovanni XXIII opera, tramite Togliatti, per la trasmissione ai dirigenti della proposta, primo, cauto sondaggio reciproco tra mondo cattolico e movimento comunista italiano.  A conclusione di un congresso straordinario, il PSC si scioglie. Rodano sostiene, con argomentato vigore, che non è più utile una formazione cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme e perciò al PCI il compito di affrontare accolta, di uno scambio di messaggi in occasione del  compleanno di papa Roncalli. L'iniziativa sarà il primo segno di disgelo tra URSS e Santa Sede. Si svolge un serrato dialogo tra Rodano e Augusto Del Noce, che mette in chiaro la diversità delle rispettive posizioni. Fonda, con C. Napoleoni, La Rivista trimestrale, affrontando nodi teorici e politici di fondo. Ancora con Napoleoni, e con Michele Ranchetti, dirige la Scuola Italiana di Scienze Politiche ed Economiche,  rivolta a militanti del movimento dell'epoca. Collabora alla rivista “Settegiorni”, diretta da Ruggero Orfei e Piero Pratesi, in cui fra l'altro scrive una serie di interventi d'intensa riflessione teologica, le Lettere dalla Valnerina. Chiusasi l'esperienza della Rivista Trimestrale, Rodano scrive sui Quaderni della Rivista Trimestrale, diretti da M. Reale, cui collaborano, insieme a F. Sacconi, E. Salzano, V. Tranquilli, G. Gasparotti, F. Rinaldini, M. Reale, R. Agata, C. Vincenti, A. Montebugnoli, P. Padoan, S. Sacconi, A. Zevi, Giaime e Giorgio Rodano, e altri.  Lo si considera l'esponente più autorevole del “catto-comunismo”: "i rapporti di Rodano con il mondo cattolico sono stati indagati a fondo. Quelli con Togliatti (che furono rapporti personali assai intensi) assai poco, come quelli con Berlinguer (all'Istituto Gramsci si conservano tre vaste memorie che scrive per Berlinguer), anche se il rapporto stretto di questi con A. Tatò è sufficiente a delinearne l'influenza".  Nella stagione del compromesso storico proposto da E. Berlinguer e oggetto prima di attenzione, poi di cauta convergenza da parte di A. Moro, Rodano elabora i fondamenti teorici di una politica diretta a non ridurre l'incontro tra le grandi forze storiche del comunismo, del socialismo e del cattolicesimo democratico a una mera operazione di governo, ma a farne una strategia di lungo periodo di trasformazione della società. Quella stagione e quelle prospettive vengono improvvisamente troncate dall'assassinio di Moro. S'intensificano, all'epoca, i suoi contatti personali con esponenti del PCI, del PSI, della DC e di altri partiti (La Malfa, Malagodi, Visentini), su problemi politici a breve e lungo termine. Pubblica alcuni libri, scrive articoli su vari periodici e sul quotidiano Paese Sera, quasi settimanalmente. Altre saggi: “Sulla politica dei comunisti” (Boringhieri, Torino); “Questione demo-cristiana e compromesso storico” (Riuniti, Roma), “Lenin da ideologia a lezione” (Stampatori, Torino); “Lettere dalla Valnerina” (P. Pratesi, La Locusta, Vicenza); “Lezioni di storia possibile (V. Tranquilli e G.Tassani, Marietti, Genova); “Lezioni su servo e signore” (V. Tranquilli, Riuniti, Roma); “Cattolici e laicità della politica” (V. Tranquilli, Riuniti, Roma); “Cristianesimo e società opulenta” (M. Mustè, Ed. di Storia e letteratura, Roma) Saggi sono spubblicati in numerosi periodici e quotidiani, tra i quali l'Osservatore Romano, Primato, Voce Operaia  Rinascita Il Politecnico, Unità, Vie nuove, Società, Cultura e realtà, Lo Spettatore Italiano, Il Contemporaneo, Il Dibattito Politico, Argomenti, La Rivista Trimestrale, Settegiorni, Quaderni della Rivista Trimestrale, Paese Sera, Città Futura, Nuova Società, e Il Regno. I saggi più importanti, pubblicati sulla Rivista Trimestrale e sui successivi Quaderni, sono “Risorgimento e democrazia, Il processo di formazione della società opulenta”; “Il pensiero cattolico di fronte alla società opulenta”; “Egemonia riformista ed egemonia rivoluzionaria”; “Nota sul concetto di rivoluzione”; “Significato e prospettive di una tregua salariale; “Il centro-sinistra e la situazione del paese”; “Marx, A proposito del convegno delle ACLI a Vallombrosa”; “Su alcune questioni sollevate dal movimento studentesco; “Con Dopo Praga: considerazioni politiche sulla storia del movimento operaio, A proposito dell'autunno caldo”; “Considerazioni sulla dialettica sociale dell'opulenza”; “La peculiarità del partito comunista italiano”; “Dopo il congresso del partito comunista italiano: il nodo al pettine”, “I germi di comunismo”; “La questione demo-cristiana”; “La proposta del compromesso storico”; “Dopo la morte di Mao Tse-tung: la lezione di una grande esperienza (con V. Tranquilli); “Considerazioni sulla strategia dei comunisti italiani”; “Egemonia e libertà delle opinioni”; “Considerazioni sui fenomeni di eversione giovanilistica”; “La politica come assoluto”; “Note sulla questione giovanile”; “La giovinezza, specificità umana e condizione storica Dopo la lettera di Berlinguer al vescovo di Ivrea: laicità e ideologie”; “Alla radice della crisi”; “L'incompatibilità tra capitalismo e democrazia”; “È possibile una soluzione reazionaria?” “Idee e strumenti della manovra reazionaria”; “Roluzione”; “Filosofia della storia”; Rivoluzione in Occidente e rapporto con l'URSS,  Il senso di una grande lezione: per una lettura critica di Lenin”; “Per un bilancio del compromesso storico”; “Innovazione e continuità”; “Contratti e costo del lavoro: imprese e sindacati, partiti e istituzioni”; “La chiesa di fronte al problema della pace”. P.  Craveri, Una critica pregnante, in Mondoperaio, Teorico del compromesso storico Archiviolastamp. Noce: Lettera a F. Rodano (lRegno-attualità,); Maria Lisa Cinciari: Cattolici comunisti (in Enciclopedia dell'anti-fascismo e della resistenza, Milano); L. Bedeschi: Cattolici e comunisti (Feltrinelli, Milano); M. Cocchi, P. Montesi: Per una storia della Sinistra cristiana (Coines, Roma), Casula: Cattolici-comunisti e Sinistra cristiana (Il Mulino, Bologna); G. Tassani: Alle origini del compromesso storico (EDB, Bologna); G. Ruggieri, R. Albani: Cattolici comunisti? (Queriniana, Brescia); M. Repetto: Il movimento dei cattolici comunisti: problemi storici e politici (in Quaderni della Rivista Trimestrale);: Ricordo, F. Broglio, "Un cristiano nella sinistra", in "Nuova Antologia", G. Giannantoni, M. Alema, P. Ingrao: Dibattito in Rivista Trimestrale, Nuovo Spettatore Italiano, G. Bella: “Lo Spettatore Italiano” (Morcelliana, Brescia); M. Papini: Tra storia e profezia: la lezione dei cattolici comunisti (Univ., Roma); E. Landolfi, Rodano, La rivoluzione in Occidente, Palermo, Ila Palma, M. Raimondo: solitudine e realismo del comunista cattolico (Galzerano, Salerno); M. Tronti: Una riflessione, (in Rivista Trimestralen. M. Manacorda: lettore di Marx in Critica marxista, C. Napoleoni, Cercate ancora, Ed. Riuniti, R. Valle); C. Napoleoni, Teoria politica, A. Noce: Il comunista (Rusconi, Milano); V. Tranquilli: Fede cattolica e laicità della politica  (in Teoria Politica); V. Tranquilli: Realtà storica e problemi teorici della democrazia  (in Bailamme,.M. Reale: Sulla laicità. Considerazioni intorno alle relazioni fra atei e credenti (in Novecento, R. Bellofiore: Pensare il proprio tempo. Il dilemma della laicità in Claudio Napoleoni  (in Per un nuovo dizionario della politica, Ed. Riuniti, Roma, L. Capuccelli); M. Lucente: La riflessione teorica di Rodano dalla Sinistra Cristiana alla “Rivista Trimestrale” (Tesi di laurea in scienze politiche, Milano); Istituto Gramsci: Convegno commemorativo di Rodano, Roma), M. Mustè, “Critica delle ideologie e ricerca della laicità” (Mulino); R. Albani: La storia comune degli uomini. Rileggendo Rodano (in Testimonianze, M. Papini: La formazione di un giovane cattolico nella seconda metà degli anni Trenta: Tra la Congregazione mariana “La Scaletta” e il liceo “Visconti” (in Cristianesimo e storia, V. Possenti: Cattolicesimo e modernità. Balbo, Noce, Rodano (Milano, M. Mustè: Fra Del Noce e Rodano: il dibattito sulla società opulenta, La Cultura, M. Mustè: Rodano: laicità, democrazia, società del superfluo (Studium, Roma). "Cristianesimo e società opulenta", a cura e con introduzione di Marcello Mustè (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, V. Parlato: L'utopia in Manifesto, E. Melchionda: Gli anni di Rodano (in Aprile,  Gabriele De Rosa, "Franco Rodano; il cristianesimo e la società opulenta", in "Ricerche di storia sociale e religiosa", anno G. Chiarante: Tra De Gasperi e Togliatti. Memorie (Carocci, Roma; M. Pandolfelli: Marxismo, Scienze politiche, Roma. S.d.). G.Tassani:"Il Belpaese dei Cattolici", Cantagalli,"La traccia e la prospettiva teorica di  Rodano". R. Moro. FRodano e la storia del 'partito cattolico' in Italia", in A. Botti, Storia ed esperienza religiosa. Urbino, Quattro Venti, Hanno detto di lui: la sua vita testimonia, in modo esemplare, quanto possa essere forte, nell’uomo, la dedizione all’impegno intellettuale e ai grandi ideali, tra i quali la politica intesa nel senso più nobile e più alto dell’accezione. Portatore d’una fede religiosa profondamente sentita e sofferta, ha avuto costantemente con sé il dantesco “angelo della solitudine”: durante l’intera sua vita, infatti, mai si è sottratto al rovello e al dubbio; mai ha preferito la comoda via dei pigri, degli opportunisti e dei neutrali. La sua prima “scelta di campo” nell’Italia divisa in due,  fu doppiamente coraggiosa: la resistenza al nazi-fascismo ed il tentativo di conciliare nel Movimento dei cattolici comunisti i valori della tradizione cristiana e cattolica con quelli della rivoluzione d’ottobre. E così continuò senza paura e con sacrificio personale in tutti questi anni promuovendo con le sue tesi, tra consensi e dissensi, un continuo dibattito. La sua “inquietudine” fu, dunque, sincera e feconda, sorretta da uno spirito virile, ma al fondo sensibile ed umanissimo. Certamente sarà ricordato dallo storico del futuro con queste sue peculiarità di intellettuale originale, pugnace e coraggioso. In questo modo l’ho visto e conosciuto, e così rimarrà per sempre nella mia memoria. S. Pertini, Quaderni della Rivista Trimestrale,. “ritengo che la sua vita e la sua opera abbiano fornito una prova concreta e significativa della validità di due principi che egli ha serenamente professato e praticato e che, anche con il suo personale contributo, sono acquisiti al patrimonio teorico e ideale del Partito comunista. Il primo è la distinzione e l’autonomia reciproca della politica e della fede religiosa (o della convinzione filosofica o del “credo” ideologico). Il secondo è l’affermazionefatta da Togliatti, formulata in una tesi approvata dal X congresso del partito e sviluppata poi nelle tesi del XV congressosecondo la quale un cristianesimo genuinamente vissuto non soltanto non si oppone, ma è anche in grado di sollecitare un’azione che può contribuire alla battaglia per la costruzione di una società più umana, più libera e più giusta di quella capitalista. E. Berlinguer, Quaderni della Rivista Trimestrale. C’era nella sua avversione al misticismo, all’indistinto, all’anarchismo, una grande lezione di umanesimo storico e costruttivo. La drammaticità con cui sentiva i rischi di un capovolgimento della democraziavissuta nei suoi angusti limiti democraticisticiin corporativismo e in anarchia, e, quindi, la possibilità di una replica autoritaria, è tuttora inscritta nella nostra vita quotidiana, nella fase che stiamo attraversando. Bene: distinguere per collegare; stabilire i confini del campo di ciascuno, da cui discende l’autonomia della politica dalla religione e dalle ideologie. Per questo ritengo che occorra respingere le sollecitazioni di quanti pensano di poter rimuovere la questione di fondo posta da Rodano. Quella questione oggi riguarda, a mio avviso, il confine mobile tra progresso e conservazione” A. Occhetto, Quaderni della Rivista Trimestrale, Per chi ha seguito, anche talvolta dissentendo, il pensiero di Rodano e lo ha spesso messo a confronto con la visione di Moro, appare chiaro che gli insegnamento di Rodano come quelli di A. Moro non hanno solo valore per la ricostruzione storica di una fase politica conclusa, ma hanno invece valore e significato come guida per la costruzione di un processo di allargamento della democrazia, di sviluppo e di confronto e di un dialogo che sono ancora più che mai attuali, perché attuali e non risolti sono i grandi problemi nazionali che richiedono sì maggioranze e governi più efficaci e risoluti, ma anche un più largo consenso popolare da realizzarsi col confronto, col dialogo, con la partecipazione, sia pure a vario titolo, ad un unico disegno di tutte le forze politiche rappresentative dell’intera realtà popolare. G. Galloni, Quaderni della Rivista Trimestrale, “benché creda che la storia sia opera di molti, e non di singole personalità pur spiccatissime, ho sempre ritenuto che il ruolo esercitato da Rodano nella vicenda italiana di questi decenni sia stato assolutamente fuori del comune, e portatore di cambiamento come a pochissimi altri è stato dato. Ciò dico soprattutto in riferimento alla storia e alle trasformazioni del partito comunista italiano, nei cui confronti Rodano ha esercitato una funzione liberatrice e maieutica che, se non temessi di far torto alla complessità del processo di un grande movimento di massa e agli innumerevoli apporti di cui esso è sostanziato, non esiterei a definire demiurgica.»  R. Valle, Quaderni della Rivista Trimestrale. Lasciamo ad altri le banalità sul consigliere del principe o sul consulente per i rapporti con il mondo cattolico o con il Vaticano. Togliatti ne fu attratto e interessato certo, anche perché l’esperienza di Rodano, le sue riflessioni, le sue frequentazioni arricchivano il Partito di qualcosa che altrimenti non sarebbe venuto. Forse qualcosa di analogo era stato per Gramsci e per Togliatti l’incontro con Godetti. Che conoscesse e stimasse Ottavini, che fosse intimo di Luca, non era importante perché ciò rappresentava un “canale”. E iuttosto decisivo che un giovane così ascoltasse e parlasse, che si trovasse a casa sua tra i comunisti, che per farlo soffrisse fino alla persecuzione vaticana, riuscendo sempre ad essere fedele nel senso più pieno del termine. G. Paietta, Quaderni della Rivista Trimestrale. Rrimane uno dei pochi uomini la cuia filosofia rende possibile l’appellativo di femminista anche per un appartenente al sesso maschile. La sua continua attenzione dalla questione femminile derivava, certo, da una molteplicità di circostanze. Vi influiva la ricerca su quello che egli stesso define il processo di umanizzazione dell’uomo, nel cui quadro la liberazione della donna costitusce ben più di una semplice componente o misura, ma piuttosto una delle condizioni decisive per una reale, generale fuoruscita dall’alienazione e dallo sfruttamento umano. Oggi più d’uno ambirebbe, revanchisticamente, a considerare conclusa la stagione femminista. E invece il vero problema per le donne, per la democrazia, per il mutamento, è la perpetuazione e il saldo attestarsi a un livello superiore del femminismo. Per questo il messaggio che può ben a ragione essere definito femminista nell’accezione più onnicomprensiva ed elevata, risulta tuttora rivolto alla speranza e soprattutto all’impegno: quell’impegno per cui egli ha consumato generosamente, e certo positivamente anche per la causa femminile, tutta intiera la sua vita. G. Tedesco, Quaderni della Rivista Trimestrale. Il mio primo interrogativo riguarda le scelte politiche che egli ha fatto, ponendosi come cattolico in contrasto con alcune direttive ecclesiastiche. Dove ha trovato forza e serenità, pur con sofferenza, per queste opzioni non rinunciando alla sua fede e alla sua appartenenza ecclesiale, sempre professata? Non ho trovato altra risposta che la sua fede teologale. La fede di Franco non era credenza dottrinale, magari utilizzata ideologicamente, o sottomissione alla gerarchia che poi si muta in ribellione; era adesione cosciente e ferma a Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, ancora vivente nella Chiesa. Questa fede comporta quel “sensus fidei” (ne ha parlato il Vaticano II nella Lumen Gentium) che diventa giudizio pratico nelle concrete situazioni per scelte che siano conformi alla volontà di Dio. È il discernimento di cui parla san Paolo nella Lettera ai Romani (12, 2) e che tanta parte ha nella dottrina spirituale cristiana. D. Torre, Quaderni della Rivista Trimestrale, Il rapporto con la chiesa, sia come comunità di fede che come istituzione, senza mediazioni di un partito cattolico rappresentava per Rodano un’occasione e una garanzia per depurare il movimento comunista non solo dall’ateismo scientista, ma anche di una visione totalizzante della rivoluzione politica e sociale. Il mito del regno dei cieli sulla terra e di una storia senza alienazioni. Corrispettivamente il movimento comunista e il portatore necessario di una trasformazione della società che non si presentasse come inveramento e compimento della razionalità illuministica, della rivoluzione borghese, ma anche e soprattutto come loro rovesciamento dialettico, e perciò offre un fondamento storico e materiale ad un mondo in cui le persone diventano centro e misura, liberate dalla rei-ficazione capitalistica, e perciò stesso base reale di un pieno sviluppo di un cristianesimo, non integralista, ma consapevole, diffuso, praticabile. L. Magri. E. Melchionda, in "Aprile", Dall'utopia alla secolarizzazione, G. Vassallo, Il consigliere di Berlinguer che ama la Contro-Riforma. Giornalista politico  P. Franchi, Corriere della Sera, Archivio storico. Treccani L'Enciclopedia italiana". Franco Rodano. Rodano. Keywords: immunità e comunità – filosofia italiana – i comunisti, il laico, democrazia, revoluzione, lotta di classe, societa opulenta, peculiarita dei comunisti italiani, anti-fascismo, arrestato dai fascisti. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rodano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736193243/in/dateposted-public/

 

Grice e Romagnosi – filosofia italiana. Luigi Speranza (Salsomaggiore Terme). Filosofo. Important Italian philosopher. L'etica, la politica ed il diritto si possono bensì distinguere, ma non disgiungere. Non esiste un'etica pratica, se non mediante le buone leggi e le buone amministrazioni. Figlio di Bernardino e Marianna Trompelli, studia a Piacenza e Parma. Insegna a Parma e Pavia. Membro "Società letteraria di Piacenza" dove legge i suoi saggi: “Discorso sull'amore considerato come motore precipuo della legislazione”; “Discorso sullo stato politico della nazione italiana”; “L’opinione pubblica. Uno degl’Ortolani. Pubblica la “Genesi del diritto penale”; Cosa è eguaglianza e, Cosa è libertà; Primo avviso al popolo, che mostrano simpatie rivoluzionarie. Il suo incarico gli procura contrasti con il principe di Trento, il conte Pietro Vigilio Thun. Questi gli concede comunque il titolo di consigliere aulico d'onore. Schiere contro i principi della rivoluzione francese. Accusato di giacobinismo, è incarcerato a Innsbruck. Scrive “Delle leggi dell'umana perfettibilità per servire ai progressi delle scienze e delle arti”. Scopre gli effetti magnetici dell'elettricità. Romagnosi anticipato la scoperta dell'elettromagnetismo. Pubblica “Quale e il governo più adatto a perfezionare la legislazione civili”.Fonda il Giornale di giurisprudenza universale. Pubblica le Istituzioni di Diritto amministrativo e Della costituzione di una monarchia costituzionale rappresentativa. Rerduna intorno a Milano una scuola alla quale si formarono alcuni dei nomi più illustri del Risorgimento italiano: G. Ferrari, C. Cattaneo, C. Cantù, e Defendente e G. Sacchi. Collabora alla Biblioteca Italiana. Pubblica l’Assunto primo della scienza del diritto naturale. E arrestato e incarcerato a Venezia con l'accusa di partecipazione alla congiura ordita da S. Pellico, P. Maroncelli e F. Confalonieri. Pubblica Dell'insegnamento primitivo delle matematiche e Della condotta delle acque.  Pubblica le Istituzioni di civile filosofia ossia di Giurisprudenza Teorica. Dirige gl’Annali Universali di Statistica  Tra i maggiori filosofi italiani, nel rinnovamento del pensiero giuridico italiano richiesto dalla necessità di codificare i nuovi interessi delle classi borghesi emersi con la Rivoluzione francese e consolidati nel successivo Codice napoleonico, è legata alla fondazione di una nuova scienza del diritto pubblico, penale e amministrativo, con uno spirito scientifico settecentesco illuministicamente volto all'unificazione delle scienze giuridiche, naturali e morali. Studia pertanto la vita sociale nelle sue componenti storiche, giuridiche, politiche, economiche e morali. Considera l'uomo nelle forme della sua esistenza storica, nei modi in cui concretamente pensa e agisce in un contesto sociale determinato. In questo modo lo studio della storia rivela lo sviluppo dell'incivilimento umano.  Nella “Genesi del diritto penale”, opera che gli dette notevole fama e non solo in Italia, riprendendo tesi di Beccaria, pone i problemi dell'utilità della punizione, della natura della colpa e del diritto. Dà una giustificazione razionale della società che gli appare un'unione necessaria tra gli uomini, dialetticamente rapportati nel rispetto di una disciplina condivisa. L'uomo è lo stesso sia nello stato di natura che in quello di società, malgrado le diversità delle forme sociali. Pertanto gli uomini hanno un diritto di socialità importante e sacro, quanto quello della conservazione di se stesso. La società è per lui l'unico stato naturale dell'uomo, respingendo così la dottrina di uno stato di natura anteriore allo stato sociale. Il cosiddetto stato di natura è solo un diverso stato sociale nella storia dell'umanità.  Nell'Introduzione allo studio del diritto pubblico universale, premesso che ogni complesso giuridico di basarsi sul bisogno della comunità, sostiene che lo scopo del diritto e il rafforzamento delle strutture civili e politiche della società.  Nell'Assunto primo della scienza del diritto naturale, riprende temi già sviluppati nella Genesi del diritto. Sostiene che nella natura è tanto il principio di individualità quanto quello di socialità e pertanto lo sviluppo umano avviene naturalmente verso uno stato di società, l'unico in cui si sviluppa l'incivilimento - termine ricorrente nei suoi scritti - un continuo processo verso stadi più avanzati di perfezionamento morale, civile, economico e politico.  E ancora nel Dell'indole e dei fattori dell'incivilimento, con esempio del suo risorgimento in Italia si pone il problema di quale sia il motore del progresso umano nella storia: la tesi è che la società umana è l'organismo fattore di progresso, essendo in sé dotata di forze agenti in particolari condizioni storiche e ambientali. Lo sviluppo civile, suddiviso dal Romagnosi in quattro periodo, l'epoca del senso e dell'istinto, l'epoca della fantasia e delle passioni, l'epoca della ragione e dell'interesse personale e l'epoca della previdenza e della socialità, vede un costante trasferimento, agl’organismi pubblici rappresentativi, delle funzioni sociali come se la natura si trasferisse progressivamente nella funzione rappresentativa. Il punto d'arrivo della civiltà è una forma sociale in cui prevalgono la proprietà e il sapere. Tale processo non è lineare. Il diritto romano si afferma in condizioni civili arretrate. Ma, come una macchina i cui meccanismi migliorano nel tempo, la sua azione progressivamente perfezionata fa sorgere dal fondo delle potenze attive un sempre nuovo modo di riazioni e quindi di effetti variati. L'incivilimento appare così una cosa complessa risultante di molti elementi e da molti rapporti formanti una vera finale unità simile a quella di una macchina, la quale scindere non si può senza annientarla. Il motore di siffatta macchina è il commercio, sviluppato a sua volta dal progresso dello stato sociale. Guardando allo sviluppo storico nazionale, vede nel Medioevo l'epoca in cui la città diviene luogo di aggregazione di possidenti, artisti, commercianti e dotti, favorendo le condizioni per la nascita dello stato italiano anche se ai comuni medievali manca uno spirito politico nazionale perché presero la strada dal ramo industriale e commerciale per giungere al territoriale. Essi dunque ripigliarono l'incivilimento in ordine inverso. In quest'ordine trovarono i più gravi ostacoli avendo dovuto separare la professione delle armi da quella delle arti e della mercatura. Per questo bisogna sempre porsi il problema di un corretto modo di sviluppo e ora, nella società industriale, l'incivilimento è una continua disposizione delle cose e delle forze della natura pre-ordinata dalla mente ed eseguita dall'energia dell'uomo in quanto tale disposizione produce una colta e soddisfacente convivenza. Nella Collezione degli articoli di economia politica e statistica civile si trova espressa la fiducia nella sviluppo capitalistico e nella libera concorrenza economica, difesa contro le tesi del Sismondi che vede nello sviluppo industriale una spaventosa sofferenza in parecchie classi della popolazione. I poteri pubblici fano rispettare le corrette regole della libertà di con-correnza, cosa che non avviene in Inghilterra dove ora si favorisce il popolo contro i mercanti, ora i possidenti e i mercanti contro il popolo e intanto si applica ancora il protezionismo. E inoltre un paese in cui non si applica il diritto romano, fonte di equità civile. La mentalità empirica degl’inglesi non consente loro di pre-vedere ma solo di constatare i fatti. Polemizza col Saint-Simon, dottrinario che ostacola la libera con-correnza, assegna ogni ramo d'industria a guisa di privilegio personale, favorisce il popolo miserabile contro i produttori e abolire il diritto di eredità. I saintsimoniani vogliono far lavorare e poi lavorare senza dirmi il perché. Progresso non è che lavoro. Questo è l'ultimo termine, questo è il premio. L'uomo, secondo Saint–Simon, dovrebbe sempre progredire lavorando con una indefinita vista e senza stimolo. Ma voler far progredire l'industria e il commercio col togliere la possidenza è come voler far crescere i rami col distruggere il tronco. La proprietà ha un carattere naturale e, come la natura è la base di ogni società, negare la proprietà significa distruggere ogni possibilità di convivenza civile.  Partendo dalla sua vasta esperienza giurisprudenziale e politica, auspica una nuova forma di filosofia civile, che studia le forme e condizioni dell'incivilimento storico della nazione italiana, scoprendo la legge massima e unica delle vicende politiche, sociali e culturali dei popoli.  Riguardo al problema gnoseologico, per Romagnosi la conoscenza proviene dai sensi ma la sensazione non è di per sé ancora conoscenza, la quale si ottiene solo quando l'intelletto ordina e interpreta le sensazioni secondo proprie categorie, definite logìe, con cui diamo segnature razionali alle segnature positive. Chiama compotenza questa mutua concorrenza di sensazioni provenienti dall'esterno e di elaborazione della nostra mente. Le logìe non sono idee già formate nel momento della nostra nascita, ma a loro volta sono il risultato della riflessione operata sull'esperienza empirica. Sono dunque a posteriori rispetto alle sensazioni passate e a priori rispetto alle sensazioni attuali. Pertanto la conoscenza è in definitiva un a posteriori con un contenuto base empirico. Ma cosa conosciamo in realtà? I sensi non danno conoscenza delle cose in sé, ma di ciò che percepiamo delle cose. Conosciamo la rappresentazione che ci formiamo della cosa. Se il fenomeno non e copie esatta del reale, tuttavia e UN SEGNO a cui corrisponde in natura un’essere reale. Pertanto, una cosa esiste fuori di noi, non e una creazione di un io trascendentale.  Non essendoci evidentemente posto per una metafisica nella sua costruzione filosofica, e attaccato dagl’spiritualisti e in particolare da Serbati. Può a buon diritto essere considerato il precursore del positivismo italiano. Considera la contrapposizione di classico e romantico – nata nell'immediatezza della restaurazione e trascinatasi per oltre un ventennio con implicazioni letterarie, linguistiche e anche politiche - come impropria. Cerca di dare una soluzione alla controversia attraverso la sua concezione ilichiastica, cioè relativa al tempo, della letteratura, secondo la quale la filosofia e consone all'età e al gusto del popolo italiano, e suggere che le opere contemporanee dovessero corrispondere sempre al pensiero moderno di un popolo. L'ilichiastismo si rifà in sostanza alle sue concezioni sulla formazione della civiltà. Così espose la sua dottrina in Della Poesia, considerata rispetto alle diverse età della nazione italiana. Sei tu romantico? Signor no. Sei tu classico? Signor no. Che cosa dunque sei? Sono “ilichiastico”, se vuoi che te lo dica in greco, cioè adattato alle età. Misericordia! che strana parola! spiegatemela ancor meglio, e ditemi perché ne facciate uso, e quale sia la vostra pretensione.  La parola “ilichiastico” che vi ferisce l'orecchio è tratta dal greco, e corrisponde al latino “aevum”, “aevitas”, e per sincope, “aetas”, “eta,” la quale indica un certo periodo di tempo, e in un più largo senso, il corso del tempo. Col denominarmi pertanto “ilichiastico,” io intendo tanto di riconoscere in fatto una filosofia relativa all’età, nelle quali si sono ri-trovato  e si trovera il popolo italiano, quanto di professare principj, i quali sieno indipendenti da fittizie istituzioni, per non rispettare altre leggi che quelle del gusto, della ragione e della morale.  Ma la divisione di romantico e classico, voi mi direte, non è dessa forse più speciale? Eccovi le mie risposte. O voi volete far uso di queste due parole, ‘classico’ e ‘romantico,’ per indicare nudamente il tempo, o volete usarne per contrassegnare il *carattere* della filosofia nelle diverse età. Se il primo, io vi dico essere strano il denominare ‘classica’ la filosofia antica, e filosofia romantica la media e moderna. L’eta antica (palio-evo), l’eta media (medio-evo), e l’eta moderna (neo-evo), sono fra loro distinti non da una divisione artificiale e di convenzione, ma da una effettiva rivoluzione. Se poi volete adoperare le parole di ‘classico’ e di ‘romantico’ per contrassegnare il carattere della filosofia italiana nelle diverse età, a me pare che usiate di una denominazione impropria. Quando piacesse di contrassegnare la filosofia coi caratteri delle tre diverse età (paleo-evo, medio-evo, neo-evo), parmi che dividere si potrebbe in filosofia eroica (filosofia antica), teocratica (filosofia del medio-evo), e civile (neo-evo, moderna eta). Questi caratteri hanno successivamente dominato tanto nella prima coltura, che fu sommersa dalle nordiche invasion dei barbari longobardi, quanto nella seconda coltura, che fu ravvivata e proseguita fin qui. Questi caratteri non esistettero mai puri, ma sempre mescolati. Dall'essere l'uno o l'altro predominante si determina il genere, al quale appartiene l'una o l'altra produzione filosofica. Vengo ora alla domanda che mi faceste, se io classico o romantic. E ponendo mente soltanto allo spirito di essa, torno a rispondervi che io non sono (né voglio essere) né romantico, né classico, ma adattato  alla mia eta, ed al bisogno della ragione, del gusto e della morale. Ditemi in primo luogo. Se io fossi nobile ricco, mi condannereste voi perché io non voglia professarmi o popolano grasso, o nobile pitocco? Alla peggio, potreste tacciarmi di orgoglio, ma non di stravaganza. Ecco il caso di un buon italiano in fatto di filosofia. Volere che un filosofo italiano sia tutto classico, egli è lo stesso che volere taluno occupato esclusivamente a copiare diplomi, a tessere alberi genealogici, a vestire all'antica, a descrivere o ad imitare gli avanzi di medaglie, di vasi, d'intagli e di armature, e di altre anticaglie, trascurando la coltura attuale delle sue terre, l'abbellimento moderno della sua casa, l'educazione odierna della sua figliuolanza. Volere poi che il filosofo italiano sia affatto romantico, è volere ch'egli abiuri la propria origine, ripudj l'eredità de' suoi maggiori per attenersi soltanto a nuove rimembranze specialmente germaniche. Voi mi domanderete se possa esistere questo terzo genere, il quale non sia né classico né romantico? Domandarmi se possa esistere è domandarmi se possa esistere una maniera di vestire, di fabbricare, di “con-versare”, di scrivere, che non sia né antica, né media, né moderna. La risposta è fatta dalla semplice posizione della quistione. Ma questo terzo genere e desso preferibile ai conosciuti fra noi. Per soddisfarvi anche su tale domanda osservo primamente che qui non si tratta più di qualità, bensì di bellezza o di convenienza. In secondo luogo, che questa quistione non può essere decisa che coll'opera della filosofia del gusto, e soprattutto colla cognizione tanto dell'influenza dell'incivilimento sulla filosofia, quanto degli uffizj della filosofia a pro dell'incivilimento. Non è mia intenzione di tentare questo pelago. Osservo soltanto che questo terzo genere non può essere indefinito. E necessariamente il frutto naturale dell'età nella quale noi ci troviamo, e si troveranno pure i nostri posteri. Noi dunque non dobbiamo sull'ali della metafisica errare senza posa nel caos dell'idealismo, per cogliere qua e là l’ idea archetipo di questo genere. Dobbiamo invece seguire la catena degli avvenimenti, dai quali nella nostra età, essendo stata introdotta una data maniera di sentire, di produrre, e quindi di gustare e di propagare il bello, ne nacque un dato genere, il quale si poté dire perciò un frutto di stagione di nostra età. Per quanto vogliamo sottrarci dalla corrente, per quanto tentiamo di sollevarci al di sopra dell’ignoranza e del mal gusto comune, noi saremo eternamente figli del tempo e del luogo in cui viviamo. Il secolo posteriore riceve per una necessaria figliazione la sua impronta dal secolo anteriore. E tutto ciò derivando primariamente dall'impero della natura che opera nel tempo e nel luogo, ne verrà che il carattere filosofico, comunque indipendente dalle vecchie regole dell'arte, perché flessibile, progressivo, innovato dalla forza stessa della natura, e necessariamente determinato, come è determinato il carattere degl’animali e delle piante, che dallo stato selvaggio vengono trasportate allo stato domestico.  Posto tutto ciò, l'arbitrario nel carattere della filosofia cessa di per sé. Si puo allora disputare bensì se il bello ideale coincide o no col bello volgare; se il gusto corrente possa essere più elevato, più puro, più esteso; ma non si potrà più disputare se le sorgenti di questo bello debbano essere la mitologia pagana piuttosto che i fantasmi cristiani, i costumi cavallereschi piuttosto che gl’eroici, le querce, i monti o i castelli gotici, piuttosto che gli archi trionfali, le are e i templi romani. Il carattere attuale sarà determinato dall'età attuale e dalla località. Vale a dire dal genio nazionale italiano eccitato e modificato dalle attuali circostanze, il complesso delle quali forma parte di quella suprema economia, colla quale la natura governa le nazioni della terra…  Finisco quest'articolo col pregare i miei concittadini a non voler imitare le femminette di provincia in fatto di mode, e ad informarsi ben bene degli usi della capitale. Leggano gli scritti teoretici, e soprattutto le produzioni della filosofia settentrionale, e di leggieri si accorgeranno che se havvi in essa qualche pizzo di romantica poesia, niuno si è mai avvisato né per teoria né per pratica di essere né esclusivamente romantico né esclusivamente classico nel senso che si dà ora abusivamente a queste denominazioni. Troveranno anzi essersi trattati argomenti, e fatto uso di similitudini e di allusioni mitologiche anche in un modo, che niun latino o romano o italiano antico meridionale si sarebbe permesso. Il solo libro dell'Alemagna della signora di Staël ne offre parecchi esempi.  Il pretendere poi presso di noi il dominio esclusivo classico, egli è lo stesso che volere una poesia italiana morta, come una lingua italiana morta. Quando il tribunale del tempo decreta questa pretensione, io parlo con coloro che la promossero. Durante il periodo del Regno italico, e niziato massone nella Loggia "Reale Giuseppina" di Milano, di cui fu in seguito Oratore e Maestro Venerabile. Fu Grande Esperto all'atto della fondazione del Grande Oriente d'Italia, esponente di primo piano della Massoneria di Palazzo Giustiniani, Grande Oratore aggiunto del Grande Oriente d'Italia e in questa funzione autore di vari discorsi massonici. Saggi: Genesi del diritto penale; Che cos'è uguaglianza; Che cos'è libertà, Introduzione allo studio del diritto pubblico universale; Principi fondamentali di diritto amministrativo,  Della costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa, Dell'insegnamento primitivo delle matematiche, Della condotta delle acque, Che cos'è la mente sana?, Della suprema economia dell'umano sapere in relazione alla mente sana, Suprema economia dell'umano sapere, Della ragion civile delle acque nella rurale economia, Vedute fondamentali sull'arte logica, Dell'indole e dei fattori dell'incivilimento con esempio del suo risorgimento in Italia, Collezione degli articoli di economia politica e statistica e civile, Opere, con annotazioni di Alessandro De Giorgi, vol. 1, Milano, Perelli e Mariani, Opere, Milano, Perelli e Mariani, La scienza delle costituzioni,  I Discorsi Libero-Muratori, L'Acacia Massonica, Scritti filosofici, Milano, Ceschina, Scritti filosofici, Firenze, Le Monnier); S. Stringari, Romagnosi fisico; F. Lanchester, Romagnosi costituzionalista, Giornale di storia costituzionale, Macerata: EUM-Edizioni Università di Macerata, V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Mimesis-Erasmo, Milano-Roma); Studi in onore, Milano, Giuffrè, Per conoscere Romagnosi, Milano, Unicopli, E.A. Albertoni, La vita degli Stati e l'incivilimento dei popoli nel pensiero politico di Gian Domenico Romagnosi, Milano, Dott. A. Giuffrè Editore, 1979. Italo Mereu, L'antropologia dell'incivilimento in G.D. Romagnosi e C. Cattaneo, Piacen za, Pubblicazioni della Banca di Piacenza, Elio Palombi, Introduzione alla Genesi del Diritto penale (Milano, Ipsoa, A. Tarantino, Natura delle cose e società civile. Rosmini e Romagnosi, Roma, Edizioni Studium, Treccani Dizionario di storia, Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, L'Unificazione, Dizionario biografico degli italiani, Il contributo italiano alla storia del Pensiero. Gian Domenico Romagnosi. Romagnosi. Keywords: scienza simbolica, scienza simbolica degl’antichi romani, il vico di Romagnosi, la terza Roma, la prima Roma, la prima eta, la terza eta, la logica di Genovese, la matematica, Sacchi, Cattaneo, incivilamento, gl’italiani, la nazione italiana. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Romagnosi," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51684466767/in/photolist-2mPpwbZ-2mLH24C-2mPE3Bq-2mKbpiZ

 

Romanoto be identified.

 

Grice e Roncaglia – alla palestra – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma), filosofo. Studia a Roma e Firenze sotto Gregory e Maierù. Insegna a Tuscia e Roma. Si dedica alla storia logica fra il Medioevo e Leibniz. Altri saggi: “Intero e frammentazione” (Roma, Laterza,). Rivista di filosofia dell'intelligenza artificiale e scienze cognitive; “Palaestra Rationis. Discussioni su natura della copula e modalità” (Firenze: Olschki); Università Roma Tre. Dimissioni organi consultivi MiBACT. Note a margine del concorso per 500 funzionari del Ministero Beni Culturali: mezzo bibliotecario per ogni biblioteca? E la tutela di libri e manoscritti chi la fa? Tuscia. Gino Roncaglia. Roncaglia. Keywords: palestra. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Roncaglia” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736744995/in/datetaken/1 

 

Grice e Ronchi – filosofia della comunicazione – filosofia italiana – By Luigi Speranza (Forlì). Flosofo. Si laurea a Bologna e conseguito il dottorato a Milano sotto Sini. Insegna all’Aquila. Dirige “Filosofia al presente” per Textus, di L’Aquila e “Canone Minore” per Mimesis Edizioni di Milano, cirige la scuola di filosofia Praxis a Forlì. Si dedica alla passione (“Sapere passionale”, Spirali, Milano) e alla questione della comunicazione intesa filosoficamente come partecipazione alla verità e fondamento ontologico della stessa pratica filosofica (“Teoria critica della comunicazione: dal modello veicolare al modello conversativo” Mondatori, Milano, -- Grice: “I like ‘conversativo.”Almost a Spoonerism for ‘conservative’!” --; “Filosofia della comunicazione. Il mondo come resto e come teo-gonia” (Boringheri, Torino). Propone  una revisione del modello veicolare o standard della comunicazione e una critica al paradigma linguistico del vivente. Al problema della raffigurazione e al suo rapporto col dicibile nel pensiero occidentale antico, moderno e contemporaneo è invece dedicato “Il bastardo: figurazione dell’invisibile e comunicazione indiretta” (Marinotti, Milano). Grice: “This shows a distinction between ‘ingelese italianato.’ To call indirect communication bastard would be a bit too much at Oxford!” --. Grazie ai suoi studi su Bergson si è segnalato come una voce significativa della cosiddetta “Bergson renaissance”. – cf. Grice, “Speranza e la cosidddetta “Grice renaissance””. In “L’interpretazione” (Marietti, Genova) e  “Una sintesi” (Marinotti, Milano) guarda a Bergson come a un filosofo in grado di dare risposta a questioni tuttora aperte del dibattito filosofico. Bergson non è un filosofo irrazionalista, spiritualista, ostile alla scienza e ai suoi metodi. Per lui la filosofia è un metodo rigorosamente empirista, che consente la massima precisione possibile nella descrizione dei fenomeni. Bergson è anzi il filosofo che cerca di emancipare la scienza da quanto di “metafisico” era ancora inconsapevolmente presente nelle sue pratiche. Con le sue celebri nozioni di “durata” e di “memoria” (cfr. Grice, “Personal identity: my debt to Bergson”)  ha costruito un nuovo modello di intelligibilità del divenire, alternativo a quello aristotelico, in grado finalmente di spiegare, senza riduzionismi, il “vivente” quale e descritto dalla biologia evoluzionista.  Il pensiero bergsoniano è presentato come uno snodo essenziale della filosofia del Novecento. La sua dirompente attualità è mostrata attraverso un confronto sistematico con la fenomenologia, l’esistenzialismo, l’ermeneutica, il pensiero della differenza e l'epistemologia della complessità. Al tempo stesso però,  Bergson è ricollocato dall’interno della tradizione filosofica occidentale, come un capitolo, tra i più alti, dell’indagine filosofica sulla natura: un capitolo che continua l’opera di quei filosofi e di quei teologi che, dai neoplatonici a Cusano fino a Grice e Gentile, hanno provato a pensare la natura come vita vivente e come divinità immanente.  Impegnato in una definizione e riabilitazione del filosofico contro il pericolo della sua dismissione (“Come fare: per una resistenza filosofica”, Feltrinelli, Milano), proprio grazie al confronto con Bergson e ai filosofi “amici” di quest’ultimo (Grice, and Grice’s immediate sources: Gallie and Broad),  define la sua posizione filosofica inscrivendola in una costellazione ben precisa, ancorché minoritaria (“Canone minore: verso una filosofia della natura”, Feltrinelli, Milano). Empirismo radicale, realismo speculativo e “pragmatica” “trascendentale” sono le definizioni che, più di altre, esprimono il senso e la direzione della sua ricerca, improntata com'è a criticare quella che chiama “la linea maggiore della filosofia” e che definisce dualistica, soggettivistica e antropo-centrica. In una parola: moderna.  Da Kant sino a Derrida, la filosofia è stata infatti caratterizzata dal primato accordato alla finitudine, alla contingenza, all'intenzionalità griceiana, alla negazione e al linguaggio e la semiotica. La filosofia di questa linea maggiore è, in fondo, un’antropo-logia cui oppone una filosofia del processo radicalmente monista e immanentista che contesta la tesi dell' "eccezione umana" e che non pone come apriori il principio della correlazione soggetto-mondo (anche nella versione offertane dall'ermeneutica e dalla fenomenologia). Alla svolta trascendentale kantiana è opposta quella cosmologica whiteheadiana e, al dispositivo aristotelico potenza/atto, dispositivo insufficiente a cogliere la natura naturans, la nozione di gentiliana di “actus purus”. La linea minore della filosofia è, infatti, anche e soprattutto una linea megarica che, alla potenza logico-linguistica e umana troppo umana dei contrari, sostituisce una potenza che non può non esercitarsi (sia essa quella dell’Uno di Plotino, della sostanza di Spinoza o della durata di Bergson). La filosofia della linea minore è una filosofia del processo (categoria che oppone all’aristotelica Kinesis) che, pur confutando il nulla e il possibile come pseudo-problemi, non sacrifica il carattere creativo e dinamico del reale. Il problema filosofico del rapporto uno-moltida sempre al centro della riflessione cioè risolto nei termini di una co-generazione reciproca fra i differenti per natura, in cui questa differenza non di grado tra il principio e il principiato funziona come causa dell’immediato essere uno dei molti ed esser molti dell’uno, ossia come la causa di quella unità cangiante di tutte le cose che  chiama “immanenza assoluta”.  Altri saggi: Luogo comune. Verso un'etica della scrittura (Bocconi) La scrittura della verità. Per una genealogia della teoria (Jaca, Milano);  – modello conversativo. Grice: “As I say, I like ‘conversativo;’ perhaps I should adopt it! ‘conversative,’ rather than the pompous ‘conversational’!). Liberopensiero. Lessico filosofico della contemporaneità (Fandango, Roma); Brecht. Introduzione alla filosofia (et al., Correggio ) Zombie outbreak: la filosofia e i morti-viventi (Textus, L'Aquila ); Credere nel reale (Feltrinelli, Milano); Dispositivi (Orthotes, Napoli) -- realismo speculativo, Sini, Gentile. Ronchi. Keywords: filosofia della comunicazione, immanenza, in defense of the minor league, natura naturans, Gentile, atto puro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ronchi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736047293/in/datetaken/

 

Rosatti Marcello vitali rosatti --

 

Grice e Rosselli – il veintennio fascista – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Important Italian philosopher. There is a Rosselli Circle in Rome. Fu il teorico del "socialismo liberale", un socialismo riformista non marxista direttamente ispirato dal laburismo britannico e dalla tradizione storico-politica, italiana e non, del radicalismo liberale e libertario. Fondò a Firenze il foglio clandestino Non Mollare e nel 1926, insieme al socialista Pietro Nenni, la rivista milanese Il Quarto Stato. Fonda il movimento antifascista Giustizia e Libertà, che combatté per la Repubblica nella Guerra civile spagnola, all'interno della Colonna Italiana Rosselli, costituita assieme agli anarchici. Ucciso in Francia insieme con il fratello Nello da assassini legati al regime fascista. Da un'agiata famiglia, figlio del livornese Giuseppe Emanuele "Joe" Rosselli e della veneziana Amelia Pincherle, sorella di C. Pincherle, architetto e pittore, oltreché padre dello scrittore A. Moravia. Sia la famiglia paterna che quella materna, fermamente legate agli ideali repubblicani e mazziniani, erano state politicamente attive, avendo partecipato alle vicende del Risorgimento italiano: Pellegrino Rosselli, tra l'altro zio della futura moglie di Ernesto Nathan (Sindaco di Roma), fu un seguace e stretto collaboratore di Giuseppe Mazzini nei suoi ultimi anni di vita (morì difatti in clandestinità nella sua casa pisana) ed un Pincherle fu nominato ministro durante la breve esperienza della Repubblica di San Marco, instauratasi nel Triveneto a seguito d'una massiccia insurrezione anti-asburgica guidata da D. Manin e N. Tommaseo.  I Rosselli avevano abitato per un considerevole periodo a Vienna, dove Giuseppe Emanuele studia composizione musicale e dove e nato il primogenito Aldo Sabatino. In seguito, si trasferirono a Roma, dove il padre, rinunciando alle sue aspirazioni artistiche, si dedica alla vita mondana, mentre la madre ottenne dei discreti successi come autrice di drammi teatrali. Qui, dopo la propria nascita, venne alla luce Sabatino Enrico "Nello".  I due coniugi si separarono. Le condizioni economiche della famiglia hanno subito un grave tracollo a causa della leggerezza del padre. Amelia si trasferì con i suoi tre figli a Firenze, dove frequentarono le scuole. Mostra in quel periodo poco interesse per gli studi e la madre lo ritira dal ginnasio, facendogli frequentare la scuola tecnica. L'entrata in guerra dell'Italia fu accolta con entusiasmo dai Rosselli, decisamente interventisti. Il fratello Aldo e arruolato come ufficiale di fanteria e muore in combattimento ricevendo una medaglia d'argento alla memoria. Collabora al foglio di propaganda «Noi giovani», fondato da Nello, anche se l'editoriale Il nostro programma, che apre in gennaio il primo numero del giornale, e redatto con buone probabilità. Il manifesto, che l'ingenuità di due ragazzi indirizza verso una fiduciosa speranza in un mondo migliore, propone sin da allora alcuni tratti fondamentali della sua personalità, ossia un amore incondizionato per l'umanità e la spinta all'azione nel solco dello spirito mazziniano, che lo inserisce nel filone dell'interventismo democratico. Per «Noi giovani», licenza i primi articoli, uno sulla rivoluzione russa, il secondo sull'entrata in guerra degli Stati Uniti.  Il primo saggio, “Libera Russia”, esalta il risveglio del paese di Gorkij, Tolstoj e Dostoevskij, supremi interpreti di un rinnovamento in atto già dal secolo precedente, per cui la rivoluzione non e che il punto culminante di una lunga preparazione all'avvento di una società più giusta. Vi e tutta una massa che sale lentamente, inesorabilmente. La marcia si puo ritardare ma non impedire. Dei recentissimi eventi, inoltre, viene esaltata la componente pacifica, la loro attuazione relativamente non violenta.  Il saggio Wilson mostra tutta la fiducia nutrita per l'uomo che definì il conflitto come “a war to end wars”  (una guerra per porre fine alle guerre), uno slogan che rappresenta bene le sue speranze di e di tutta la famiglia Rosselli.  E chiamato alle armi. Frequenta a Caserta il corso allievi ufficiali e venne assegnato a un battaglione di alpini in Valtellina. La guerra finisce senza che egli avesse dovuto sottomettersi al battesimo del fuoco e venne congedato col grado di tenente. Il contatto con militari e molto importante per lui. Apprezza la massa furon posti in grado di comprendere tante cose che sarebbero loro certamente sfuggite nel loro isolamento di classe o di professione. Diplomatosi all'Istituto tecnico, si iscrive a Firenze al corso di Scienze sociali, laureandosi a pieni voti con una tesi sul sindacalismo e si prepara a sostenere anche gli esami di maturità classica per ottenere il diritto di frequentare altri corsi universitari. Tramite il fratello Nello conosce G. Salvemini, professore a Firenze, che e da allora un costante punto di riferimento per entrambi i fratelli. Gli fa rivedere il suo saggio sul sindacalismo rivoluzionarioi, chei giudica non un saggio critico, equilibrato, sostanzioso, ma in essa e incapsulata un'idea fondamentale: la ricerca di un socialismo che fa sua la dottrina liberale e non la ripudiasse. Savvicina al Partito Socialista Italiano, simpatizzando, in contrapposizione all'allora maggioritaria corrente massimalista di G. Serrati, per quella riformista di F. Turati, che egli ha poi modo di conoscere personalmente a Livorno durante lo svolgimento del Congresso del Partito, che sance la definitiva scissione dell'ala di sinistra interna filo-bolscevica che prenderà il nome di Partito Comunista d'Italia, e scrive svariati articoli per “Critica Sociale”. Mussolini sale al potere. I riformisti di Turati sono espulsi dal Partito Socialista Italiano. Si trasfere a Torino, dove frequenta il gruppo della “Rivoluzione liberale», in quel momento fortemente impegnata in senso anti-fascista, e con la quale incomincia a collaborare. Conosce G. Matteotti, del “Partito Socialista Unitario”, nel quale erano confluiti P. Gobetti e la componente riformista espulsa dal Partitot Socialista Italiano.  E. Rossi. A Firenze, il gruppo dei socialisti liberali che si raccoglie intorno alla figura carismatica di Salvemini inaugura il Circolo di Cultura. Oltre ai Rosselli vi sono P. Calamandrei, E. Finzi, G. Frontali, P. Jahier, L. Limentani, A. Niccoli ed E. Rossi. Gli ex-combattenti del circolo adereno all'associazione anti-fascista “Italia libera”. Si laurea a Siena, con “Prime linee di una teoria economica dei sindacati operai” e parte per Londra, stimolato dal desiderio di conoscere la capitale del laburismo, di seguire i seminari dei Fabiani e di assistere, a Plymouth, al congresso delle unioni operaie. A Londra vi e anche Salvemini, che tene un corso sulla storia della politica estera italiana al King's. Tornato in Italia grazie anche ai buoni uffici di Salvemini, si impiega come assistente volontario a Milano. Prosegue la sua collaborazione a “Critica Sociale” di Turati. Vi pubblica un articolo, invitando il Partito socialista a rompere con il marxismo, che giudicava espressione di cieco e tortuoso dogmatismo, per mettersi piuttosto sulla linea di un sano empirismo all'inglese. Collabora con la rivista del Partito Socialista Unitario, «Libertà», scrivendo proprio un saggio sul movimento laburista inglese. Dopo il delitto Matteotti s'iscrisse al Partito Socialista Unitario. Spera invano che in Italia si costituisse una seria opposizione anti-fascista moderata in grado di offrire un'alternativa politica alla borghesia che guarda con simpatia al fascismo: una di queste avrebbe potuto essere l'Unione democratica nazionale di G. Amendola, alla quale adere il fratello Nello. D’Inghilterra invia al giornale del Partito Socialista Unitario la «Giustizia», le corrispondenze sull'evolversi della situazione politica inglese, successiva alla vittoria elettorale dei conservatori e alla rottura dell'alleanza tra laburisti e liberali. E pessimista sulle condizioni politiche dell'Italia. La secessione aventiniana non produce effetti, con i suoi sterili tentativi di accordo con il re, con i generali e i fascisti dissidenti. Del resto i fascisti stano re-agendo e lo dimostrano anche devastando il Circolo di Cultura di Salvemini che, come non basta, venne chiuso dal prefetto con una singolare motivazione. L sua attività provoca il giusto risentimento del partito dominante. Lasciato l'incarico a Milano, insegna a Genova. Scrisse a Salvemini. Forse non ha apparentemente alcuna positiva efficacia, ma io sento che abbiamo da assolvere una grande funzione, dando esempi di carattere e di forza morale alla generazione che viene dopo di noi. Appare così con la collaborazione di E. Rossi, G. Salvemini, P. Calamandrei, N. Traquandi, D. Vannucci e di Nello Rosselli, che ne ha proposto il nome, il foglio clandestino “Non Mollare”. Alcuni redattori della rivista Non Mollare sono N.Traquandi, T. Ramorino, C. Rosselli, E. Rossi, L. Emery, N. Rosselli. La denuncia di un tipografo provoca la repressione e la dispersione di alcuni tra i redattori del foglio. E. Rossi riusce a fuggire a Parigi, il Vannucci in Brasile, Salvemini e arrestato a Roma e denunciato per vilipendio del governo fascista. In attesa del processo, messo in libertà provvisoria, a causa delle minacce dei fascisti, a passò la notte a Firenze, in casa dei Rosselli, che non sono ancora fra i sospettati. Gli squadristi però, venuti a conoscenza del fatto, devastano l'abitazione il giorno dopo. Scrive Rosselli a G. Ansaldo. Io sono di ottimo umore e l'altra sera ho financo bevuto alla distruzione compiuta! Se i signori fascisti non hanno altri moccoli, possono andare a dormire. Aspetteranno a lungo la mia rinuncia alla lotta. Ormai preso di mira dai fascisti, e aggredito a Genova mentre si recava all'Università e poi disturbato durante la sua lezione, con la richiesta del suo allontanamento. Si attiva infine lo stesso Ministro dell'economia, G Belluzzo, che chiese il suo licenziamento. A questo punto, prefere dimettersi.  Pochi giorni dopo, ia Firenze, sposò con rito civile Marion Catherine Cave, una laburista venuta a Firenze a insegnare nel British Institute, conosciuta da Rosselli al Circolo della Cultura salveminiano. Lapide commemorativa: «In via Ancona 2 vive il martire antifascista e qui ebbe sede la redazione del Quarto Stato rivista socialista a difesa della libertà e della democrazia. I due sposi viveno a Milano, dove fonda con P. Nenni la rivista «Il Quarto Stato. La rivista ha vita breve, venendo chiusa con l'entrata in vigore della legge sui provvedimenti per la difesa dello stato fascista italiano. Scopo della pubblicazione e il tentativo di rappresentare un punto d'incontro di tutte le forze socialiste e di sviluppare temi di politica culturale al cui centro e il perfezionamento degl’uomini e l'elevamento della vita dei cittadini.  Con C. Treves e G. Saragat costitue un triumvirato che, costitue clandestinamente il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, che prese il posto del Partito Socialista Unitario, sciolto d'imperio dal regime fascista a causa del fallito attentato a Mussolini da parte del suo iscritto T. Zaniboni. L. Bova, Filippo Turati, Carlo Rosselli, Sandro Pertini e Ferruccio Parri a Calvi in Corsica dopo la fuga in motoscafo da Savona.  Oganizza con I. Oxilia, S. Pertini e F. Parri l'espatrio di F. Turati a Calvi in Corsica, con un motoscafo partito da Savona. Mentre Turati, Pertini e Oxilia proseguirono per Nizza, Parri e Rosselli, ritornati con il motoscafo a Marina di Carrara, sono arrestati, nonostante tentassero di sostenere di essere reduci da una gita di piacere. E accusato anche di aver favorito la fuga di G. Ansaldo, di C. Silvestri, di C. Treves e di G. Saragat.  Venne detenuto nelle carceri di Como  poi inviato al confino di Lipari in attesa del processo. Quando e ricondotto da Lipari a Savona per essere processato, nell'isola siciliana giunge il fratello Nello, condannato a 5 anni di confino.  Al processo si difese attaccando il regime fascista. Il responsabile primo e unico, che la coscienza degli uomini liberi incrimina è il fascismo che con la legge del bastone, strumento della sua potenza e della sua nemesi, inchioda in servitù milioni di cittadini, gettandoli nella tragica alternativa della supina acquiescenza o della fame o dell'esilio. La sentenza, rispetto alle previsioni, e mite: dieci mesi di reclusione e, avendone già scontati otto, avrebbe potuto essere presto libero. Ma le nuove leggi speciali permisero alla polizia di infliggergli altri 3 anni di confino da scontare a Lipari. La vita al confino trascorrecon le letture di Benedetto Croce, di Rodolfo Mondolfo, dell'epistolario di Marx ed Engels e di Imanuele Kant.  Intanto, si prepara la fuga, che venne organizzata dall'amico di Salvemini A. Tarchiani. Evase da Lipari con F. Nitti ed E. Lussu, con un motoscafo guidato dall'amico Italo Oxilia diretto in Tunisia, da cui poi i fuggiaschi raggiunsero la Francia.   F. Nitti narra  l'avventurosa evasione in “Le nostre prigioni e la nostra evasione”, mentre Rosselli racconta le vicende del confino e dell'evasione in “Fuga in quattro tempi”. A Parigi, con Lussu, Nitti, e un gruppo di fuoriusciti organizzati da Salvemini, e fra i fondatori del movimento anti-fascista "Giustizia e Libertà". :Giustizia e Liberta” pubblica diversi numeri della rivista e dei quaderni omonimi ed e  attiva nell'organizzazione di diverse azioni dimostrative, tra cui il volo sopra Milano di Bassanesi. Critica appassionatamente il marxismo ortodosso, colonna portante della stragrande maggioranza dei vari schieramenti politici socialisti. Il socialismo liberale propugnato da lui si caratterizza quale una creativa sintesi della tradizione del marxismo revisionista, democratico e riformista (quello, tra gli altri, di Bernstein, W. Sombart, Turati e Treves), ed il socialismo non marxista, libertario e de-centralista (come quello di F. Merlino, Salvemini, G. Cole, R. Tawney e O. Jászi).  Attacca dirompente contro lo stalinismo della Terza Internazionale che, con la formula del socialfascismo accomuna  socialdemocrazia, liberalismo borghese e fascismo. Non stupisce perciò che uno fra i più importanti stalinisti, P.Togliatti,  define il socialismo liberale un "magro libello anti-socialista" e Rosselli un ideologo reazionario che nessuna cosa lega alla classe operaia. Giustizia e Libertà adere  alla Concentrazione Anti-Fascista, unione di tutte le forze anti-fasciste non comuniste (repubblicani, socialisti, CGL) che intende promuovere e coordinare ogni possibile azione di lotta al fascismo. Pubblica i "Quaderni di Giustizia e Libertà".  Dopo l'avvento del nazismo in Germania Giustizia e Liberta sostenne la necessità di una rivoluzione preventiva per rovesciare i regimi fascista e nazista prima che questi portassero a una nuova tragica guerra, che a Giustizia e Liberta sembra l'inevitabile destino dei due regimi.  Bandiera della Colonna Italiana, nota anche come Centuria Giustizia e Libertà, che sostenne i repubblicani nella guerra civile spagnola. Scoppie in Spagna la guerra civile tra i rivoltosi dell'esercito filo-monarchico, che effettuarono un colpo di stato, e il legittimo governo repubblicano del Fronte Popolare di ispirazione marxista. E subito attivo nel sostegno alle forze repubblicane, criticando l'immobilismo di Francia e Inghilterra. Fascisti e nazisti aiutano F. Franco con uomini e armi agli insorti. Combatte la sua prima battaglia. Cerca poi di costituire un vero e proprio battaglione (intitolato a G. Matteotti).  La prima formazione italiana, che prende poi, dopo l'uccisione dei due fratelli, il nome di Colonna Italiana Rosselli, annovera tra i 50 e i 150 uomini, reclutati fra gli esuli italiani in Francia dal movimento Giustizia e Libertà e dal Comitato Anarchico Italiano. Tra questi c'erano anche gli anarchici U. Marzocchi e C. Berneri. U. Marzocchi scrive sulla comune esperienza antifascista di anarchici e di militanti di Giustizia e Libertà, "Carlo Rosselli e gli anarchici".  In un discorso, pronuncia la frase che poi diverrà il motto degli antifascisti italiani: "Oggi qui, domani in Italia". È con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna. Oggi qui, domani in Italia. Fratelli, compagni italiani, ascoltate. È un volontario italiano che vi parla dalla Radio. Non prestate fede alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari come orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta. A contrasti con gl’anarchici si dimette da comandante della Colonna e fonda il battaglione Matteotti. Soggiorna a Bagnoles-de-l'Orne per delle cure termali, dove fu raggiunto dal fratello. Sono uccisi da una squadra di cagoulards, miliziani della Cagoule, formazione eversiva di destra francese, su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e di G. Ciano. Con un pretesto sono fatti scendere dall'automobile, poi colpiti da raffiche di pistola. Carlo muore sul colpo, Nello (colpito per primo) venne finito con un'arma da taglio.. I corpi vennero trovati due giorni dopo. I colpevoli, dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti a essere prosciolti.  Sono sepolti nel cimitero monumentale parigino del Père Lachaise. I familiari ne traslarono le salme in Italia, a Trespiano. Salvemini tenne il discorso commemorativo alla presenza del presidente della Repubblica. La tomba riporta il simbolo della spada di fiamma, emblema di GL, e l'epitaffio scritto da Calamandrei. Giustizia e liberta. Per questo morirono per questo vivono. L'unico suo saggio pubblicato mentre era in vita è "Socialismo liberale", scritto durante il confino a Lipari, in una situazione di semi-prigionia. Questo saggio si pone in una posizione eretica rispetto ai partiti della sinistra italiana del suo tempo -- per i quali Il Capitale di Marx, variamente interpretato, era ancora considerato come la Bibbia. Indubbiamente è presente l'influsso del laburismo inglese, da lui ben conosciuto. In seguito ai successi elettorali del partito laburista, Rosselli era infatti convinto che l'insieme delle regole della democrazia liberale fossero essenziali non solo per raggiungere il socialismo, ma anche per la sua concreta realizzazione (mentre nella tattica leninista queste regole, una volta preso il potere, debbono essere accantonate): pertanto, la sintesi del pensiero rosselliano è: "il liberalismo come metodo, il socialismo come fine". C. Pisacane, L'idea di rivoluzione propria della dottrina marxista era fondata sulla concezione della dittatura del proletariato (che, in realtà, già ai tempi di Rosselli si sta traducendo, in Unione Sovietica, nella dittatura del vertice di un solo partito). Essa viene respinta da Rosselli, a favore di una rivoluzione che, come si nota nel programma di GL, è un sistema coerente di riforme strutturali mirate alla costruzione di un sistema socialista che non rinnega, ma anzi esalta, la libertà individuale e associativa. Nella riflessione degli ultimi anni, Rosselli, alla luce dell'esperienza spagnola (difesa dell'organizzazione sociale di Barcellona compiuta dagli anarchici durante la guerra civile) e dell'avanzata del nazismo, radicalizza le sue posizioni libertarie.  Rosselli, influenzato dalle idee di Mazzini e di Carlo Pisacane, propugna il socialismo liberale: il fine è il socialismo, il metodo il liberalismo, un metodo che garantisce la democrazia e l'autogoverno dei cittadini. Il liberalismo deve svolgere una funzione democratica, il "metodo liberale" è il complesso di regole del gioco che tutte le parti in lotta si impegnano a rispettare, regole dirette ad assicurare la pacifica convivenza dei cittadini, delle classi, degli Stati, a contenere le lotte (peraltro desiderabili se limitate). La violenza è giustificabile come risposta ad altra violenza (per questo era giusta la lotta contro il franchismo e sarebbe stata auspicabile in Italia una rivoluzione violenta in risposta al fascismo); il socialismo è una logica conclusione del liberalismo: socialismo significa libertà per tutti. Rosselli ha fiducia che la classe del futuro sarà la classe proletaria, la borghesia deve fare da guida al proletariato: il fine è la libertà per tutte le classi.  Archivio Rosselli Bio, su archiviorosselli.  N. Tranfaglia, Dall'interventismo a Giustizia e Libertà, Bari, Laterza,  Il Circolo di Cultura fu rifondato a liberazione di Firenze appena avvenuta, per iniziativa del Partito d'Azione e dei soci superstiti e intitolato ai Fratelli Rosselli. Assunse così il nome di Circolo di Cultura Politica Fratelli Rosselli. La sua prima manifestazione fu presieduta da P. Calamandrei. Con questo nome è tuttora operante a Firenze. Con decreto del Presidente della Repubblica è stata costituita ed eretta in Ente Morale la Fondazione Circolo Rosselli per sostenerne l'attività.  A. Martino: Fuorusciti e confinati dopo l'espatrio clandestino di Filippo Turati nelle carte della R. Questura di Savona in Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria, Savona, e Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R.Questura, Gruppo editoriale L'espresso, Roma. Commissione di Milano, ordinanza contro lui (“Intensa attività antifascista; tra gli ideatori del giornale clandestino Non Mollare uscito a Firenze. Favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”). In: A. Pont, S. Carolini, L'Italia al confine, Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali, Milano, ANPPIA, La Pietra,  Cfr. Commissione di Firenze, ordinanza contro N. Rosselli (“Attività antifascista”). In: A. Pont, S. Carolini, L'Italia al confino  Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali,  Milano, ANPPIA, La Pietra, Cfr. La storia sotto inchiesta: Fuga da Lipari, un esilio per la liberta trasmesso da Rai Storia. Il discorso di Rosselli su Romacivica.net  in.  G. Fiori, Casa Rosselli, Einaudi); M. Franzinelli, “Il delitto Rosselli”; “Anatomia di un omicidio politico, Mondadori, Milano). Altre saggi: “Oggi in Spagna, domani in Italia” (Einaudi, Torino); “Scritti politici e autobiografici (Polis, Napoli, Z. Ciuffoletti e V. Caciulli (Lacaita, Manduria); Lettere G. Salvemini, N. Tranfaglia, «Annali della Fondazione Luigi Einaudi, Torino); “Socialismo liberale” (Einaudi); Il Quarto Stato» di P. Nenni e Rosselli, D. Zucàro, SugarCo, Milano, Epistolario familiar, iSugarCo, Milano); Socialismo liberale, J. Rosselli (Einaudi, Torino); Socialismo liberale, J. Rosselli, introduzione e commento di N. Bobbio, «Attualità del socialismo liberale» e «Tradizione ed eredità del liberalsocialismo», Einaudi Tascabili. Saggi, 1Scritti dell'esilio. I. «Giustizia e libertà» e la concentrazione antifascista Costanzo Casucci, Collana Opere scelte” (Einaudi, Torino); “Scritti politici, Z. Ciuffoletti e P. Bagnoli, Guida, Napoli, -- una grossa anteprima del libri consultabile in rete. Scritti dell'esilio. Lo scioglimento della concentrazione antifascista, C. Casucci, Einaudi, Torino; Liberalismo socialista e socialismo liberale, N. Terraciano (Galzerano, Casalvelino Scalo), Giustizia e libertà, Giuliana Limiti e Mario di Napoli, prefazione di Pietro Larizza, Roma, con la tesi sul sindacalismo (Firenze). Scritti scelti, G. Furiozzi, “Quaderni del Circolo Rosselli”, Alinea Editrice, Firenze); G. Salvemini, Scritti Vari", G. Agosti e A. Garrone, Feltrinelli, Milano, Opere scelte, Cultura e società nella formazione, buona anteprima del pensiero di Salvemini con i rapporti e la grangia politica correlata R. Gremmo "Alla Cagoule" Silenzi e segreti d'un oscuro delitto politico. Storia Ribelle, Biella. A. Garosci, "Vita di Carlo Rosselli", U, Roma, Giustizia e Libertà, A. Levi, "Ricordi” La Nuova Italia, Firenze («Quaderni del Ponte»). S. Merli, "Il dibattito socialista sotto il fascismo. Lettere di R. Morandi, Rivista storica del socialismo», ricompreso in Id., "Fronte antifascista e politica di classe. Socialisti e comunisti in Italia,  De Donato, Bari, Movimento operaio; N. Tranfaglia, "Dall'interventismo all'antifascismo", «Dialoghi del XX», Cfr. il n. 8. informazioni su volume "Rosselli e l'Aventino: l'eredità di Giacomo Matteotti", «Il movimento di liberazione in Italia», Cfr. stralcio di "L’Aventino. L'opposizione diventava per la prima volta opposizione, minoranza; come minoranza, avrebbe potuto darsi una psicologia virile, d'attacco. Ma aveva troppi ex nelle sue file, era troppo appesantita da uomini che avevano gustato le gioie del potere e della popolarità.»  «Fu questo il miracolismo dell'Aventino. Credere di poter vincere con le armi legali l'avversario che ha già vinto sul terreno della forza. Pregustare le gioie del trionfo mentre si riceve la botta più dura. Evitare tutti i problemi. Gobetti dice. L’Aventino ha un mito, il mito della cautela" -- sperando che la borghesia dimentichi Quanto alle masse popolari, che si mostravano nei primi giorni in stato di effervescenza, guai a chi avesse tentato metterle in movimento! Solo i comunisti e le minoranze giovani chiesero lo sciopero generale. Ma le opposizioni non vollero, per non spaventare la borghesia e il sovrano. Carlo Rosselli dall'interventismo a «Giustizia e Libertà»" (Laterza, Bari, Biblioteca di cultura moderna); in appendice: scritti di Carlo Rosselli e Lettera di Carlo Rosselli a P. Nenni; "Dal processo di Savona alla fondazione di Gustizia e Liberta, Le fonti di «Socialismo liberale»", «Il movimento di liberazione in Italia», M.  Lolli, "Alcuni appunti per una lettura del «Socialismo liberale» di Rosselli", «Il pensiero politico», Santi Fedele, "Lo «Schema di programma» di «Giustizia e Libertà», Belfagor, P. Bagnoli, "L'esperienza liberale di Carlo Rosselli,, Italia Contemporanea, L'antifascismo rivoluzionario dei «Quaderni di Giustizia e Libertà»", «Ricerche Storiche», Santi Fedele, "Storia della concentrazione anti-fascista prefazione di N.  Tranfaglia, Feltrinelli, Milano); M. Garbari, "I «vinti» della Resistenza. Nel quarantesimo del sacrificio di Carlo e Nello Rosselli", «Studi Trentini di Scienze Storiche», a"«Quarto Stato» di Pietro Nenni e Rosselli", Tavola rotonda fra R. Bauer, U. Grimaldi, G. Spadolini, D. Zucàro, «Critica Sociale», L. Valiani, "Il pensiero e l'azione”, Nuova Antologia, N. Tranfaglia, "L'anti-fascismo", «Mondo Operaio», R. Vivarelli, "Gaetano Salvemini", «Il pensiero politico», Poi compreso Giovanni Spadolini, "Carlo Rosselli nella lotta per la libertà", con lettere tra Egidio Reale e Carlo Rosselli, «Nuova Antologia», A.  Colombo, "Carlo Rosselli e il «Quarto Stato»", «Nord e Sud», "Giustizia e Libertà nella lotta antifascista e nella storia d'Italia", Atti del convegno internazionale organizzato a Firenze dall'Istituto storico della Resistenza in Toscana, dalla Giunta regionale toscana, dal Comune di Firenze, dalla Provincia di Firenze, La Nuova Italia, Firenze); R.  Bauer, "Carlo Rosselli e la nascita di GL in Italia". J. Petersen, "Giustizia e Libertà in Germania". Pierre Guillen, "La risonanza in Francia dell'azione di GL e dell'assassinio dei Rosselli". F. Rosengarten, "Carlo Rosselli e Silvio Trentin, teorici della rivoluzione italiana". M. Salvadori, "Giellisti e loro amici degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale". Santi Fedele, "Giellisti e socialisti dalla fondazione di GL alla politica dei fronti popolari". Pier Giorgio Zunino, "Giustizia e Libertà e i cattolici". A. Garosci, "Le diverse fasi dell'intervento di Giustizia e Libertà; U. Marzocchi, “Gli’anarchici"; citazione sottostante da un articolo di U. Finetti «Infatti considera una barbarie le stragi di anarchici in Catalogna, tra cui l'uccisione di C. Berneri, l'anarchico che lo affiancava nella guida della Prima colonna italiana formata da tremila anti-fascisti, i primi accorsi” e si ricorda, nel prosieguo, anche la ferma presa di posizione delle Brigate partigiane di Giustizia e Libertà quando E. Canzi e rimosso da comandante unico della XIII zona operante nel piacentino e grazie a questa presa di posizione e reintegrato dopo un breve arresto. Le Brigate partigiane di Giustizia e Libertà sono  in gran parte influenzate dal pensiero di Rosselli.  U. Tommasini, "Testimonianza --  L'eredità di Giustizia e Libertà". M. Piane, "Rapporti tra socialismo liberale e liberalsocialismo". T. Codignola, “Giustizia e Liberta e Partito d'azione". N. Tranfaglia, "C. Rosselli", in "Il movimento operaio italiano; “Dizionario biografico", F. Andreucci e T. Detti, Editori, Roma, A.  Colombo, "C.  Rosselli e il socialismo liberale", «Il Politico», P. Bagnoli, "Di un dissidio in «Giustizia e Libertà». Lettere di M. Levi, R. Giua, N. Chiaromonte, A. Garosci  «Mezzosecolo», n. 3, Centro studi Piero Gobetti, Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, Annali 1Luigi Cirillo, "Il socialismo", Fasano, Cosenza); E.  Lussu, "Lettere  e altri scritti di «Giustizia e Libertà»", M. Brigaglia, Editrice Libreria Dessì, Sassari.informazioni su Storia della Sardegna di Manlio Brigaglia, son presenti correlazioni fra i succitati personaggi. "Le componenti mazziniana e cattaneanea in Salvemini e nei Rosselli. G. Belloni",   Convegno, Domus Mazziniana, Pisa. Arti Grafiche Pacini & Mariotti, Pisa,  Comprende: A. Colombo, "Il «Quarto Stato»" A. Varni, "Derivazioni mazziniane nella concezione sindacalista di Carlo Rosselli", Lucio Ceva, "Aspetti politici dell'azione di Carlo Rosselli in Spagna",  G. Tramarollo, "Rosselli e la gioventù del regime",  Paolo Bagnoli, "Il revisionismo rosselliano", in "Guida alla storia del PSI. La ripresa del pensiero socialista tra eresia e tradizione", M. Talluri, «Quaderni del Circolo Rosselli», Giuseppe Galasso, "La democrazia da Cattaneo a Rosselli", Le Monnier, Firenze («Quaderni di storia», A.  Rosselli, Una tragedia italiana" (Bompiani, Milano); F. Kostner, "Carlo Rosselli e il suo socialismo liberale", Lalli, Poggibonsi, Linee politiche; P. Bagnoli, "Tra pensiero politico e azione", Passigli, Firenze, A. Colombo, "Carlo Rosselli e il socialismo liberale", in "Padri della patria. Protagonisti e testimoni di un'altra Italia", FrancoAngeli, Milano, («Ricerche storiche» ). Franco Invernici, "L'alternativa di «Giustizia e Libertà». Economia e politica nei progetti del gruppo di Carlo Rosselli", Angeli, Milano («Studi e ricerche storiche»). L. Valiani, "Da Mazzini alla lotta di liberazione", «Nuova Antologia», D. Scacchi, A.  Colombo, presentazione di G. Spadolini, Casagrande, Lugano,  («Quaderni europei», I). R. Vivarelli, "Le ragioni di un comune impegno. Ricordando Gaetano Salvemini, Carlo e Nello Rosselli, E.  Rossi", «Rivista Storica Italiana», G. Spadolini, "Carlo e Nello Rosselli. Le radici mazziniane del loro pensiero", Passigli, Firenze, 1 («Letture Rosselli», 2). C. Malandrino, "Socialismo e libertà. Autonomie, federalismo, Europa da Rosselli a Silone" (Angeli, Milano); F. Bandini, "Il cono d'ombra. Chi armò la mano degli assassini dei fratelli Rosselli", SugarCo, Milano, Arturo Colombo, "I Rosselli, due guardiani per l'albero della libertà",, "Voci e volti della democrazia. Cultura e impegno civile da Gobetti a Bauer", Le Monnier, Firenze («Quaderni di storia»), Nel nome dei Rosselli. Quaderni del Circolo Rosselli», Angeli, Milano,  G. Muzzi. "A più voci, G. Arfé, C. Casucci, A. Garosci, F. Malgeri, L. Rapone, Scritti dell'esilio", Il Ponte, Il carteggio dei Rosselli con Carlo Silvestri", G. Gabrielli, «Storia Contemporanea», Santi Fedele, "E verrà un'altra Italia. Politica e cultura nei «Quaderni di Giustizia e Libertà»" (Angeli, Milano, Collana di Fondazione di studi storici F. Turati); Z. Ciuffoletti, Il mito della rivoluzione russa e il comunismo", in "Socialismo e Comunismo,  Il Ponte, Paolo Bagnoli, "La lezione rosselliana, La nuova storia. Politica e cultura alla ricerca del socialismo liberale, Festina Lente, FNicola Tranfaglia, "Sul socialismo liberale"; "Dilemmi del liberalsocialismo", M. Bovero, V. Mura, F. Sbarberi, La Nuova Italia, Roma, («Studi Superiori,  Scienze Sociali»). Atti del convegno "Liberalsocialismo: ossimoro o sintesi?", organizzato ad Alghero Dipartimento di Economia istituzioni e società dell'Università Sassari. -- fu pubblicato il primo numero di “Libertà”, periodico legato all'ala socialista del movimento antifascista, il sottotitolo fu la frase di Marx ed Engels: Alla società borghese, con le sue classi e con i suoi antagonismi di classe, subentrerà un'associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione del libero sviluppo di tutti e, su invito C. Treves, R. Mondolfo e A. Levi, Rosselli scrive un articolo “Il partito del lavoro in Inghilterra” che fu pubblicato sul numero tre in cui Rosselli riafferma una parte del suo pensiero del periodo. Il partito laburista in base agli elementi che lo compongono può definirsi come una federazione di gruppi economici e di gruppi politici. In realtà è l'organizzazione politica federativa ed associativa del movimento operaio più vecchio e potente del mondo.»  S. Suppa, "Note su Carlo Rosselli: temi per due tradizioni", in I volume "dilemmi del liberalsocialismo, Del Puppo D., Il Quarto Stato, L'attualità di Carlo Rosselli e del socialismo liberale. Dialoghi tra: G. Bosetti, V. Foa, S. Maffettone, E. Marzo, N. Tranfaglia, Supplemento a di Croce Via, Edizioni Italiane, Napoli, Atti del dibattito svoltosi a Napoli  in occasione della presentazione italiana del volume "Liberal socialism", lavoro di Nadia Urbinati, tradotto da William McCuaig, Princeton University Press, Princenton Nadia Urbinati, "La democrazia come fede comune", «il Vieusseux», P. Bagnoli, Rosselli, "Piero Gobetti e la rivoluzione democratica. Uomini e idee tra liberalismo e socialismo", La Nuova Italia, Firenze («Biblioteca di Storia», 55). Costanzo Casucci, "La caratteristica ", con un vademecum, «Belfagor»,  Simone Visciola, Giuseppe Limone, "I Rosselli. Eresia creativa, eredità originale", Napoli, Guida, Piero Graglia, "Unità europea e federalismo. Da Giustizia e Libertà ad Altiero Spinelli", il Mulino, Bologna) "Il dibattito europeista e federalista in «Giustizia e Libertà»", «Storia Contemporanea», Lisetto D., Le élites. Una teoria tra l'elitismo democratico e la democrazia partecipativa", «Scienza & Politica», Pagine scelte di economia, S. Visciola e A.De Ruggiero, Firenze, Le Monnier,  Salvo Mastellone, "Il partito politico nel socialismo liberale «Il pensiero politico», Gianbiagio Furlozzi, "Carlo Rosselli e G. Sorel", «Il pensiero politico», L'eredità democratica da Bignami a Rosselli", Angeli, Milano,  Salvo Mastellone, La rivoluzione liberale del socialismo»". Con scritti e documenti inediti. Olschki, Son riportati testi pubblicati da Carlo Rosselli non inseriti nel  I delle «Opere scelte». "Rosselli. Dizionario delle idee", S. Bucchi, Riuniti, gennaio Antonio Martino, Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R. Questura, Roma, Gruppo editoriale L'espresso, Mimmo Franzinelli, "Il delitto Rosselli. Anatomia di un omicidio politico", Mondadori, Milano  Diego Dilettoso, "La Parigi e La Francia di C. Rosselli. Sulle orme di un umanista in esilio", Biblion, Milano. P. Bagnoli. Il socialismo delle libertà. Polistampa, Milano,  P. Bagnoli. Socialismo, giustizia e libertà. Biblion, Milano, Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  G. Iacchini, Socialismo liberale ma... vero!, dMovimento Radical Socialista 55esima brigata Garibaldi. Archivio dei Rosselli. I fratelli Rosselli, genesi di un delitto impunito. C. Berneri. Vite parallele di Massimo Ortalli (da "Umanità Nova" Fondazione Rosselli, Centro di ricerca, Circolo Rosselli Firenze,  "Gaetano Pecora" Socialista e liberale.Bilancio critico di un grande italiano, su politicamagazine. Valdo Spini, "Perché i Rosselli parlano ancora a questa Italia", sul sito repubblica. Carlo Alberto Rosselli. Keywords: sindacalismo, sindacalismo revoluzionario, laburismo, partito laburista, I fabiani, Mill, Bonini, liberalismo, sindacato, sindicato nella storia italiana, sindacato in Roma antica. Refs.: Luigi Speranza, “Rosselli e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Rosselli. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735739686/in/dateposted-public/

 

Rosselli – il veintennio fascista – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Ucciso da assassini legati al regime fascista. Figlio del livornese Giuseppe Emanuele e della veneziana Amelia Pincherle, sorella di Carlo, architetto e pittore, oltreché padre dello scrittore Alberto Moravia. Sia la famiglia paterna che quella maternafermamente legate agli ideali repubblicani e mazziniani, sono stati politicamente attive, avendo partecipato alle vicende del Risorgimento italiano: Pellegrino Rosselli, tra l'altro zio della futura moglie di E. Nathan, sindaco di Roma, e un seguace e stretto collaboratore di Mazzini ed un Pincherle e nominato ministro nella Repubblica di San Marco, instauratasi nel Triveneto a seguito d'una massiccia insurrezione anti-asburgica guidata da D. Manin e N. Tommaseo. Diresse iil mensile Noi. Discusse con Salvemini la tesi di laurea su “Mazzini e il movimento operaio”. Pubblica numerosi articoli su riviste storiche italiane e il saggio “Mazzini e Bakunin”.  Pubblica il saggio “Pisacane nel Risorgimento italiano”.  La raccolta dei suoi “Saggi sul Risorgimento italiano e altri scritti”, pubblicata da Einaudi. Inizia giovane a far politica e fu col fratello tra i fondatori del giornale "Noi giovani". Col fratello e con P. Calamandrei, e col patrocinio di G. Salvemini, fonda il Circolo di Cultura, chiuso dai fascisti. Fa parte dei fondatori del gruppo fiorentino di Italia libera, fra cui, oltre al fratello, E. Bocci, L. Rochat, D. Vannucci, N. Traquandi. Adere alla fondazione dell'Unione nazionale delle forze liberali e democratiche promossa da G. Amendola, e partecipa alla fondazione del primo giornale antifascista clandestine, “Non Mollare”. Arrestato e condannato a 5 anni di confino a Ustica. Rilasciato, venne nuovamente arrestato e condannato a 5 anni di confino a Ustica e Ponza, dopo la fuga da Lipari del fratello. Ottenne, su intercessione di G. Volpe (probabilmente in buona fede) il passaporto, con una sollecitudine che ad alcuni amici, tra cui P. Calamandrei, parve sospetta e motivata dal fine di arrivare attraverso lui al rifugio del suo fratello. Assassinato a Bagnoles-de-l'Orne da una squadra di cagoulards, miliziani della Cagoule, formazione eversiva di destra su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e di G. Ciano. Con un pretesto vengono fatti scendere dall'automobile, poi colpiti da raffiche di pistola. Carlo muore sul colpo, Nello (colpito per primo) viene finito con un'arma da taglio. I corpi vengono trovati due giorni dopo. I colpevoli, dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti ad essere prosciolti.  Commissione di Firenze, ordinanza contro Rosselli (“Attività antifascista”). In: A.  Pont, L'Italia al confine, Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali, Milano (ANPPIA/La Pietra),  Ustica celebra la libertà dei Rosselli, profilo di G. Volpe, profile nel sistema informatico dell'Archivio di stato di Firenze. G. Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, M. Franzinelli, Il delitto Rosselli. Anatomia di un omicidio politico” (Mondadori, Milano. Opere: “Saggi sul Risorgimento e altri scritti” (Torino, Einaudi); “Inghilterra e regno di Sardegna” (Torino, Einaudi); “Mazzini e Bakunin -- dodici anni di movimento operaio in Italia” ( Torino, Einaudi); “Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano” (Torino, Einaudi); Z. Ciuffoletti, “Un filosofo sotto il fascismo. Lettere e scritti vari” (Firenze, La Nuova Italia); A. Colombo, I colori della libertà fra storia, arte e politica” (Milano, Angeli); G. Belardelli (Catanzaro, Rubettino); S.Visciola, “La Scuola di storia moderna e contemporanea. La prima fase della ricerca di storia diplomatica, in Politica, valori e idealità, Maestri dell'Italia civile, L. Rossi, Roma, Carocci, S. Visciola, “Soi "maestri". Il rinnovamento della storiografia italiana fra le due guerre, in I Rosselli: eresia creativa eredità originale, S. Visciola e G. Limone, Guida, Napoli, S. Visciola, Uno filosofo salla ricerca della libertà in tempi difficili. Appunti sparsi per una biografia complessiva ancora da scrivere, in I fratelli Rosselli. L'antifascismo e l'esilio, A. Giacone ed E. Vial, Roma, Carocci,,  G. Tramarollo, “Tra mazzinianesimo e socialismo”,  G. Belardelli, Un filosofo antifascista” (Passigli, Firenze,  («Il filo rosso»). Il carteggio di i Rosselli con C. Silvestri, G. Gabrielli, Storia, M. Franzinelli, “Il delitto Rosselli -- Anatomia di un omicidio politico” (Mondadori, Milano). Treccani Dizionario di storia, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sabatino Enrico Nello Rosselli. Nello Rosselli. Rosselli. Keywords: risorgimento, Mazzini, operaismo, movimento operaio, risorgimento italiano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rosselli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736396679

 

Grice e Rosselli – apologeticus – implicature cucullate -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Gimiliano). Filosofo. Far dobbiamo onorevole menzione di lui, letterato insigne del suo tempo e filosofo di grido, Cattedratico in Napoli ed in Salerno; il quale, a dir del Barrio, partitosi pel genio di visitare l'Africa, e ucciso dal proprio schiavo. Della famiglia di cui è stata la madre del celeberrimo G. Scorza, matematico distintissimo, istruttore, autore di merito, ed illustratore della scienza per metodi ed invenzioni, morto non ha guari in Napoli. Conchiudendo adunque, pare non dubbio essere stato il Nifo calabrese di origine, ed avere avuto tra noi i primi rudimenti di letteratura, tali da avergli dato a vivere. Dal contesto di scrittori calabresi, contemporanei alcuni, e vivuti altri dopo breve tempo della morte di lui, a cui noto veniva per recente tradizione, chiaramente se ne rivela il vero. Dscepolo del celebre Nifo, per la sua dottrina e prescelto a leggere filosofia per più anni a Salerno. Saggi: “Apologeticus adversus cucullatos Philosophiae declamatio ad Leonem X Oratio habita Patavi in principio suarum disputationum; “De propositione de inesse secundum Aristotelis mentem libellu; “Universalia Porphiriana” (Calabria, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, L. Accattatis, Di questo filosofo si occupano nei loro studi, tra gli altri, Zambelli e De Franco. "Rosselli di Gimigliano. Dalle origini a noi" (O/esse) che ricostruisce la sua vita e le sue opera. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tiberio Russiliano-Sesto. Tiberio Rosselli. Rosselli. Keywords: apologeticus, adversus cucullatos philosophiae; de propositione de inesse, universalia porphiriana.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rosselli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691969244/in/photolist-2mPsU62-2mPpwbZ-2mLQdrQ-2mKQRx3-2mKjgQZ-2mPHbXQ-25zsJeW-25zsJeL-nphXNB-nqHNYv

 

Rossetti (Vasto). Grice: “A philosopher can also discover a ‘antro di pipistrelle.”” Filosofo, illuminista poliedrico, poeta estemporaneo, tragediografo, archeologo e speleologo, da Martuscelli. Figlio di Nicola Rossetti e Maria Francesca Pietrocòla. Studia a Napoli e Roma. Si trasfere a Elba. Ceelbra la liberazione del Granducato di Toscana con il canto estemporaneo“La superbia dei Galli punita” (Firenze, Gio). Si sposta in Sardegna, sotto la protezione del viceré Carlo Felice. A Sassari compose e rappresenta la tragedia “Morte di San Gavino” (Oristano, Arborense). Si sposta in Provenza, a Nizza, dove scopre la piramide di Falicon, che gli ispira un poemetto in 165 ottave, “La grotta di Monte-Calvo” (Parma). In seguito, si trasfere a Torino, dove conosce Caluso, e si stabilisce a Parma. Inizia a dirigere “Il Taro”. Altri opera. In occasione d'essere l'augusto imperator de' francesi Napoleone I coronato re d'Italia. Cantata (Parma, Luigi); La note” (Parma, Paganino); “Alla tomba di Hoffsteder” (Parma, Luigi); “Ode Saffica” (Parma, Giuseppe Paganino); “Le nozze d’Esculapio De Cinque” (Lanciano, Carabba); “Annibale in Capua (Napoli, Flautina);  A. Lombardi, Storia della letteratura italiana” (Venezia); F. Andreola, Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli,  N. Gervasi,  La famiglia Pietrocola di Vasto; L. Spadaccini, Rossetti e le sue battaglie per la libertà”; Rossetti e quei versi ispirati dalla cacciata dei francesi, G. Catania, Rossetti e la grotta del monte Calvo, E. Mugoni, Il fratello perduto, in Studi medievali e moderni. Nei panni dello speleologo ante litteram, si avventura in una cavità del monte Calvo, scoprendo nelle viscere della terra un antro, che ama definire fascinoso ed insieme orribile. Ne celebra la scoperta con la pubblicazione di un poemetto di 165 ottave, “La grotta del monte Calvo”; dato alle stampe a Torino, per i tipi di Domenico Pane, Parma. A Pezzana subentra nella direzione. Si mostra più attento alle notizie scientifiche e contribue ad introdurre nel periodico notizie leggere, come favole e indovinelli che il più delle volte incensano il nome di Napoleone. Con la sua direzionei supplementi al periodico, da semplici elenchi riguardanti le vendite per espropriazioni forzate, si trasformamo in pagine che arricchiscono i contenuti culturali e di svago della testata. L. Marchesani, Storia di Vasto, Apruzzo Citeriore, Napoli, Torchi dell'Osservatore Medico, retro copertina di P. Spadaccini, “Rossetti e la Grotta di Monte Calvo: tra mistero e leggenda, Lanciano, Il torcoliere, D. Martuscelli. Saggi: “Opere” (Parma, Paganino); “Ai liberatori dell'Italia. Ode di Tavanti; Chiari nella Condotta, L. Anelli, Ricordi di storia vastese, Arte della stampa, G. Oliva, “Abum di famiglia: documenti, testimonianze, immagini” (Lanciano, Carabba); P. Spadaccini, Rossetti e la grotta del monte Calvo: tra mistero e leggenda”; Lanciano, IL torcoliere, Eleonora Mugoni, Il fratello perduto: Gabriele e Domenico Rossetti, in Studi medievali e moderni. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Domenico Rossetti. Rossetti. Keywords: il fratello perduto, la Dora, L’Emonia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rossetti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716356440/in/photolist-2mPC6Zb-2mMZQZW-2mLQ1Vx-mMHj7J

 

Grice e Rossi – filosofia italiana – la volonta e la temperanza -- Luigi Speranza (Appignano del Tronto). Filosofo. Grice: “Rossi touches many Griciean points: universalia, strength of will, and etc. – he also commented, like I did, on Aristotle’s metaphysics.” Attivo filosofo fra Aureolo e Rimini, dalla parte di Occam e Cesena, e oppositore di Giovanni XXII, nelle dispute dei fraticelli, che portarono alla sua espulsione dall'ordine. Ha idee innovative e spesso influenti in teologia filosofica, filosofia naturale, metafisica e teoria politica.  Soprannominato come "doctor succinctus" e "doctor praefulgidus", come osservabile dalle iscrizioni su uno degli affreschi del convento di Bolzano, e studiato e commentato soprattutto per alcune tesi risalenti del suo Commento alle Sentenze, i Libri Quattuor Sententiarum dichiarazioni autorevoli sui passi biblici che l'opera riune di Lombardo. Le sue vedute contribuiscono all'evoluzione della filosofia basso-medievale. Appignano del Tronto fa parte all'epoca della Marca di Anconada. Nacque da una famiglia con il nome di Rossi (Rubeus). Studia sotto Duns Scoto. Insegna a Perugia. Sottoscrive la risoluzione con la quale viene dichiarata lecita la tesi secondo la quale Cristo e gli apostoli non mai possedeno beni. Prende parte attiva alle lotte interne riguardanti la povertà che divide l'ordine. Insieme a Michele da Cesena, Occam e Bonagrazia di Bergamo, sostenne una regola di assoluta povertà per i successori di Cristo e per la chiesa. Si ribella a Giovanni XXII, sostenendo il suo avversario, l'imperatore Ludovico. I francescani che rifiutano la condanna della critica dei frati minori della bolla Cum inter nonnullos di Giovanni XXII sono accusati di eresia. Questo avvicina l'ordine allo schieramento anti-papale rappresentato da Ludovico. Questi era divenuto ostile a Roma  dopo che Roma rifiuta la conferma e l'incoronazione come imperatore dopo l'elezione a re di Germania, preferendogli Federico I. Ludovico scomunicato, rispose con un Appello. Con esso Roma fra l'altro, viene accusato di eresia, quindi delegittimato per la sua presa di posizione nella disputa sulla povertà. Lo scontro divenne acceso, la conciliazione di Cesena  al capitolo di Lione falle. Cesena venne convocato e trattenuto ad Avignone insieme a Bonagrazia da Bergamo ed Occam.  Rossi come lector nello Studium generale dell'Ordine, sottoscrive una protesta redatta da Cesena  contro l'operato di Giovanni XXII. Ludovico i giunge in Italia, prende la corona imperial. Dichiarato deposto Giovanni XXII. Nomina Pietro da Corbara, con il nome di Niccolò V.  Scomunicato da Giovanni XXII, Rossi decide di raggiungere, fuggendo, Ludovico a Pisa con i suoi con-fratelli prigionieri. Ancora una volta si ribella per protestare contro la sua scomunica. A Pisa i quattro pubblicano un documento, l'”Appellatio maior”, nel quale Giovanni XXII e dichiarato eretico per la sua posizione nella questione della povertà. Lui e i suoi compagni andano però perdendo le simpatie all'interno dell'Ordine. Il tentativo di Cesena di impedire lo svolgimento del capitolo generale convocato a Parigi falle, mentre la riunione dell'Ordine conferma la scomunica di Cesena ed elesse, quale nuovo ministro generale Guiral Ot, ovvero Geraldo di Oddone, favorevole alla Curia. Lui e i suoi compagni sono condannati ed e formalmente confermata la loro scomunica. Rossi ispira la protesta espressa nelle “Allegationes religiosorum virorum”, che dichiara invalida la deposizione di Cesena e l'elezione di Oddone, per l'esclusione di metà degli aventi diritto alla partecipazione al capitolo. I quattro francescani, con Marsilio da Padova, entrano a far parte della curia di Ludovico. Con lui, raggiunsero Monaco di iera, ove si stabilirono nel convento. Perseguitato dalle autorità ecclesiastiche in Italia, fa una ritrattazione formale (che doveva servire da esempio per tutti i dissidenti successivi) e si riconcilia con la chiesa e con l'ordine.  Nel Improbatio, si concentra sulla determinazione di quando e dove i diritti di proprietà hanno origine per sostenere la convinzione che Cristo vive in povertà assoluta. Distingue tra due tipi di proprietà: la proprietà prima della caduta di Adamo, e la proprietà dopo. La proprietà prima della caduta di Adamo, nota anche come la proprietà dello stato pre-lapsario, momento in cui tutte le creature di Dio si rallegrarono nella felicità, sono profondamente collegati tra loro, e condivisa nella creazione di Dio. La proprietà dopo la caduta d’Adamo è stata causata dal primo peccato d’Adamo, rendendo la questione del “diritto di proprietà” distintamente umana. Giovanni XII nega che l'origine della proprietà era legato agl’esseri umani, sostenendo che e il peccato d’Adamo in sé ad esserne la causa. Rossi convene che, senza peccato non ci sarebbero il diritto di proprietà. Tuttavia, il peccato non porta immediatamente al concetto di “diritto di proprietà”. Sostenne che la legge umana è responsabile della formazione del concetto di “diritto di proprietà” non la legge divina. Usa la storia di Caino e Abele, citando volontà corrotta di Caino per sostenere la sua convinzione. Fiorirono una serie di studi nel contesto della filosofia naturale in relazione alla dottrina aristotelica del movimento applicata al moto del proiettile. Per Aristotele un corpo inanimato si muove spontaneamente verso il loro luogo naturale. Un corpo in movimento deve alla presenza continua, e per contatto, di un motore che dirige il corpo verso un’altra direzione. Già Giovanni Filopono mosso logiche obiezioni a questa dottrina.  Con la definizione di un “impeto”, la discussione prosegue, ripresa d’Aquino.  Solo con Rossi si giunse a conclusione. La sua teoria sul moto del proiettile o moto para-bolico, indicato come virtus de-relicta (forza rimanente), è descritta nelle sezioni di suoi commenti sulle Sentenze che spiegano la consacrazione dell'Eucarestia, in una quaestio sull’efficacia dei sacramenti. Il moto di un corpo è causato da una forza lasciata dal corpo che agiva su di essa forza, quella forza residua impressa al proiettile durante il lancio. A differenza della teoria dell'inerzia che ha lo scopo di spiegare solo il fenomeno naturale, la sua teoria della virtu de-re-licta è una spiegazione che include i fenomeni naturali e sopra-naturali. Questa virtu “derelicta” spiega diversi tipi di moto perpetuo e finite ed è destinato a tener conto delle variazioni innaturali. Gli elementi chiave della de-re-licta virtu includono:  Un corpo viene messo in moto da un altro corpo, che lascia la forza rimanente in corpo in movimento. All'inizio di un dato movimento, la ‘de-re-licta’ virtu puo lavorare con o contro la naturale disposizione del corpo in movimento. Se funziona *contro* il corpo in movimento, la virtus derelicta si dissipa ed eventualmente lascia il corpo, cessando il moto. Se funziona *con* il corpo in movimento, la virtus derelicta rimane nel corpo, provocando il potenziale moto perpetuo. Ci sono stati diversi filosofi prima del suo tempo, come ad esempio Richard Rufus di Cornovaglia che sembrano disporre già di versioni della “virtus derelicta”. Quindi non è chiaro se questa teoria sia veramente originta autonomamente da lui. Tuttavia, filosofi come Buridano e Odonis utilizzano la teoria di Rossi per affinare i propri concetti di virtus derelicta, confermando che gioca un ruolo chiave nell'evoluzione della filosofia sulla fisica. Nel secondo libro dei Commentari sulle Sentenze, si focalizza su come la volontà potrebbe agire contro la ragione con conseguente colpevolezza morale. Se la volontà potrebbe o agire prima, o contro giudizio razionale. La volontà è la causa dell'azione. Dopo che l’agente elabora un giudizio, la sua volontà decide di agire sia in conformità con tale giudizio o *contro* di esso. La volontà e il termine medio tra giudizio e azione. Senza di volonta, il giudizio richiederebbe un'azione, negando il concetto di libero arbitrio e colpevolezza morale. Inoltre, la volontà dell’agente è sotto una legge che *obbliga* a compiere un atto buono. Senza questo impegno non ci sarebbe peccato, o colpevolezza morale. Per rispondere a come la volontà dell’agente puo andare contro tale obbligo, distingue tra l’atto apprensivo e l’atto gidicativio. L’atto apprensivo è necessario per far funzionare la volontà. L’atto apprensivo è frutto della cognizione intellettuali e del giudizio. L’atto giudicativo è formato dalla *conoscenza* più complessa in cui il ragionamento si applica giudiziosamente. La volontà non richiede un atto giudicativo da eseguire. Ciò spiega come gl’esseri umani sono in grado di peccare. La volontà non dipende da un giudizio *razionale*. Per evitare l'obiezione che il giudizio è necessario per il ragionamento e non può essere ignorato nel processo deliberativo, offre un'ulteriore distinzione tra *conoscenza* apprensiva e *conoscenza* giudicativa, e due tipi di giudizi riflettenti razionali. Queste distinzioni consentono un giudizio da selezionare su un'altra causa della forza che riceve da essere *selezionato* dalla volontà. Altri saggi: “Improbatio contra libellum Domini Johannis qui incipit Quia vir reprobus, una confutazione alla bolla papale di Giovanni XII. Quodlibet cum quaestionibus selectis ex commentario in librum Sententiarum. Affronta i principali temi: le relazioni delle persone divine all'interno della trinità e il rapporto tra il creatore e il mondo, la libertà di dio nel creare, la pre-scienza divina e la pre-destinazione alla salvezza. “Sententia et compilatio super libros Physicorum Aristotelis Quaestiones praeambulae et Prologus” -- Riflette sullo statuto scientifico della teologia e della metafisica. Distingue primi libri prima ad decimam Questes super metaphysicam. Repertorium biblicum Medii Aevi, IMatriti Visita triennale di O. Civelli, Picenum seraphicum, A. Ratisbona, Chronica de ducibus ariae, G. Leidinger, in Mon. Germ. Hist., M. Firenze, Compendium chronicarum fratrum minorum, in Arch. franc. hist., A. Emmen, in Lex. fA. Heysse, Descriptio codicis Bibliothecae Laurentianae Florentinae S. Crucis, Plut. A. Heysse, Duo documenta de polemica inter Gerardum Oddonem et Michaelem de Caesena, Perpiniani, Monachii,  in Arch. franc. hist., A. Pompei, Enciclopedia filosofica, Venezia, cfr. anche impeto, A. Possevino, Apparatus sacer, Venezia; A. Tabarroni, Paupertas Christi et apostolorum. L'ideale francescano in discussione Roma A. Teetaert, Deus et homo ad mentem I. Duns Scoti. Acta Congressus scotistici Vindobonae, Roma; C. Dolcini, “Crisi di poteri e politologia in crisi” (Bologna); “C. Dolcini, Il pensiero politico di Michele da Cesena,  Faenza, Roma C.Schabel, Il determinismo, Picenum Seraphicum. C. Schabel, “La virtus derelicta e il contesto del suo sviluppo” in C. Schabel, “La dottrina sulla predestinazione di Rossi,” Picenum Seraphicum, F. Giambonini, Giovanni dalle Celle, L. Marsili, Lettere, Firenze, Repertorium Commentariorumin Sententias Petri Lombardi, F. Tinivella, Enciclopedia cattolica, Vaticano, F. Gonzaga, De origine seraphicae Religionis franciscanae, G. Cantalamessa Carboni, Memorie intorno i letterati e gli artisti della città di Ascoli nel Piceno, Ascoli, G. Mazzuchelli, Gli scrittori d'Italia, Brescia, G. Sbaraglia, Scrittori francescani piceni; G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium Ordinum S. Francisci, Roma; I.A. Fabricius, Bibliotheca Latina mediae et infimae aetatis, Firenze; L. Wadding, Annales minorum, Quaracchi, L. Wadding, Scriptores Ordinis Minorum quibus accessit syllabus illorum qui ex eodem Ordine pro fide Christi fortiter occubuerunt, priores atramento, posteriores sanguin. christianam religionem asseruerunt, recensuit Fr. Lucas Waddingus ejusdem Instituti Theologus, ex Typographia Francisci Alberti Tani, Roma,  Ludger Meier, De schola franciscana Erfordiensi. N. Glassberger, Chronica, in Analecta franciscana, II, Ad Claras Aquas; N. Schneider, N. Mariani, “Francisci de Marchia sive de Esculo, Quodlibet cum quaestionibus selectis ex commentario in librum Sententiarum, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata; N. Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo, Sententia et compilatio super libros Physicorum Aristotelis, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata; N. Mariani, Due Sermoni, Archivum Franciscanum Historicum Nazareno Mariani, Francesco di Appignano OFM, Contestazione, Appignano del Tronto, Nazareno Mariani, Francisci de Esculo, OFM, Improbatio contra libellum Domini Johannis qui incipit Quia vir reprobus, ed. (= Spicilegium Bonaventurianum) Grottaferrata; N. Mariani, Francisci de Marchia, “Quaestiones super Metaphysicam”; Spicilegium Bonaventurianum), Grottaferrata; N. Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo, “Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi”; “Distinctiones primi libri a prima ad decimam”; Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata; N.  Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo, “Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi; “Distinctiones primi libri a undecima ad vigesimam octavam, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata, N. Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo, Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a vigesima noa ad quadragesimam octavam, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata); N. Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo, “Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi”; “Quaestiones praeambulae et Prologus, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata); N. Mariani, Franciscus de Esculo, “Improbatio”, Grottaferrata); N. Mariani, “Questioni sulla metafisica”, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata; N. Minorita, Chronica. Cividali, Il beato G. dalle Celle, in Mem. dell'Accad. dei Lincei,   Gauchat, Cardinal Bertrand de Turre, Ord. min. conc.   "Quaestiones in Metaphysicam", F. Serino. Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, R. Lambertini, “La proprietà di Adamo”; “Stato d'innocenza ed origine del dominium nel Commento alle Sentenze e nell'”Improbatio” di F. d'Ascoli, in Bull. dell'Ist. stor. ital. per il Medio Evo, IC  R.F. Bennett, H. Offler, Guillelmi de Ockham Opera politica, Mancunii S. Baluze G.D. Mansi, Miscellanea novo ordine digesta, Lucae S. Cipriani, Dizionario ecclesiastico (Torino); Collectanea franciscana, T. Nani, W. Duba, D. Carron, G. Etzkorn, “Francisci de Marchia, “Quaestiones in secundum librum Sententiarum”, Reportatio, Quaestiones,  Leuven; W. Eckermann, Hugolini de Urbe Veteri Commentarius in quattuor libros Sententiarum.  Francesco d'Ascoli, Francesco della Marchia, Francesco d'Appignano, Francisco de Esculo, Franciscus Pignano, Franciscus Rubeus, Francesco Rossi, Schneider, A proposito della teoria dell'mpetus nella filosofia della natura. G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci a Waddingo aliisve descriptos; cum adnotationibus ad Syllabum matyrum eorundem ordinum, S. Michaelis ad ripam apud Linum Contedini, Roma, L. Wadding, Scriptores Ordinis minorum, Roma, Napoli, Biblioteca Nazionale. Explicit fratris Francisci de Marchia super primum Sententiarum secundum reportationem factam sub eo tempore, quo legit Sententias Parisius anno Domini; Commento ai primi sette libri della “Metaphysica” di Aristotele, N. Minorita, Cronaca, G. Pamiers, Quodlibet  “Acta, gesta et facta fuerunt praedicta coram religiosis et honestis viris, fratribus Ordinis Minorum”, Francisco de Esculo, in sacra theologia doctore et lectore tunc in conventu Fratrum Minorum de Avenione. M. Lambert, Povertà francescana;  La dottrina dell'assoluta povertà di Cristo e degli apostoli nell'Ordine francescano, Biblioteca Francescana, Cf. MS Firenze, Biblioteca Laurenziana, Santa Croce, pluteo, sinistra,  Appellatio maior, N. Minorita, Chronica. Cui appellationi et provocationi incontinenti adhaeserunt et eam approerunt religiosi viri frater Franciscus de Esculo, doctor in sacra pagina. F. d'Ascoli, Occam, Enrico di Talheim e Bonagrazia da Bergamo, Allegationes religiosorum virorum, Baluze-Mansi in Miscellanea, Lucca e dallo Eubel in Bullarium Franciscanum, Roma,  R. Lambertini, “Rossi e Occam: alcuni aspetti di un rapporto non facile, Convegno su Francesco d'Appignano; Jesi, Terra dei Fioretti;  Lambertini, F. d'Appignano ed Occam: alcuni aspetti di un rapporto non facile in AConvegno su F. d'Appignano; Jesi, Edizione Terra dei Fioretti;  G. Filipono, Commentari alle opere di Aristotele, “Sulla generazione e corruzione”; “Sull'anima”; “Analitici primi”; “Analitici secondi”; “Le Categorie, Fisica, Meteorologia  Fabio Zanin, Francis of Marchia, Virtus Derelicta.   --  "How is Strength of the Will Possible? (cfr. H. P. Grice, “I’ll show Davidson how continentia and temperantia are POSSIBLE!”). Dopo la grande edizione critica di N. Mariani, Grottaferrata, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Centro Studi Francesco d'Appignano. Francesco Rossi della Marca. Rossi. Keywords: continentia, temperanza, giudizio, giudicazione, volonta, volere, atto apprensivo, appresione, atto giudicativo, conoscenza apprensiva, conoscenza giudicativa, decisione, libero arbitrio, colpavolezza morale, agire l’atto buono, possibilita della colpavolezza morale, la legge, la volonta sotto la legge, giudizio razionale, agire razionale, ragionamento, conclusione, sillogismo pratico, elezione, la caduta d’Adamo, la teoria dell’elezione e la deliberazione, i peripatetici, virtus de-re-licta, teoria del moto, moto perpetuo, virtus contro il corpo, virtus con il corpo, volonta con il giudizio, volonta contro il giudizio.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rossi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736603825/in/datetaken/

 

Grice e Rossi – l’implicatura di Lucrezio – filosofia italiana -- Luigi Speranza (San Giorgio la Montagna). Filosofo. "il più grande e puro metafisico" nelle parole di Vico. Vive a Montefusco. Studia a Napoli. Scrive diverse saggi tra cui il più importante rimane Della mente sovrana del mondo.  Altri aggi: Considerazioni di alcuni misteri divini, raccolti in tre dialoghi,  Dell'animo dell'uomo,  Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tommaso Rossi. Rossi. Keywords: implicature moderna, argumenti contro Lucrezio, Lucrezio, De rerum natura, animi degl’uomini, anime degl’uomini, animo/anima, corpi degl’uomini, corpi degl’animali, degl’affetti degl’uomini, il senso, il moto, i corpuscoli. Ossessione con Lucrezio come filosofo romano.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rossi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735678786/in/datetaken/

 

Grice e Rossi – lo storicismo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Filosofo. Studia  a Torino sotto Abbagnano, Napoli, e Milano. Insegna a Cagliari e Torino. Studia lo storicismo, l’illuminismo, e il positivismo. Saggi: “Lo storicismo” (Einaudi, Torino); “Storia e storicismo” (Lerici, Milano); “La storiografia Saggiatore, Milano); “Oltre lo storicismo (Saggiatore, Milano); “Storia della filosofia”, Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cf. Grice, “Speranza e l’opera di Grice in Italia.” Rossi. Keywords: lo storicismo, la critica della ragione storica, la storia della filosofia – l’antichita – filosofia romana, filosofia antica, gl’antichi, la filosofia romana, filosofia italica – indice al volume ‘L’antichita’ nella ‘Storia della filosofia” – “L’antichita” – storiografia filosofica – l’origine della filosofia italica, l’origine della filosofia romana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rossi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734837492/in/datetaken/

 

Grice e Rossi – l’implicatura di Vico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Urbino). Filosofo.  Studia ad Ancona, Bologna, e Firenze sotto Garin. Insegna a Città di Castello e Milano. Lavora all'Enciclopedia dei ragazzi presso la casa editrice Mondadori.  Insegna a Cagliari, Bologna, e Firenze. Si occupa di storia della filosofia e della scienza, con particolare riguardo al Cinquecento e al Seicento, pubblicando saggi. Cura edizioni di diversi autori, tra i quali Cattaneo (Mondadori) e Vico (Rizzoli). Le collaborazioni con giornali vanno dalla rubrica "Scienza e filosofia" sul settimanale Panorama alla rubrica "Storia delle idee" per il supplemento culturale La Domenica del quotidiano Il Sole 24 ore. Della "rivoluzione scientifica" sostiene che la scienza vive un vero e proprio mutamento di paradigma. Il carattere rivoluzionario dei mutamenti nel modo di fare scienza avvenuti all'epoca di Galilei grazie a una serie di fattori: la visione della natura, non più divisa tra corpi naturali e "artificiali", la dimensione continentale (e, in prospettiva, mondiale) della cultura scientifica, l'autonomia da Roma, la pubblicità dei risultati. Un'altra importante novità e costituita dal formarsi di un'autonoma comunità scientifica, "una sorta di autonoma Repubblica della Scienza dove non esiste l'ipse dixit".  Si dedica al tema della memoria, in chiave filosofica e storica, in “Il passato, la memoria, l'oblio”. Analizza e denuncia l'esistenza di diverse forme di "ostilità alla scienza" (il "primitivismo" e l'"anti-scienza") che, come forma di reazione allo sviluppo tecnologico e industriale, propugnano come soluzione di tutti i mali il ritorno a un mondo pre-moderno idealizzato e il rifiuto della razionalità. Socio corrispondente dell'Accademia Pontaniana di Napoli. Dei lincei. Saggi: “Acocio” (Milano, Bocca); “Favole antiche” (Milano, Bocca); “Dalla magia alla scienza” (Bari, Laterza); “Clavis Universalis: arti della memoria e logica combinatoria” (Milano, Napoli, R. Ricciardi); “I filosofi e le machine” (Milano, Feltrinelli); “Galilei” (Roma-Milano, CEI-Compagnia Edizioni Internazionali, “Il pensiero di Galilei: una antologia dagli scritti, Torino, Loescher); “Le sterminate antichità: studi vichiani” (Pisa, Nistri-Lischi); “Storia e filosofia: saggi sulla storiografia filosofica, Torino, Einaudi); “Aspetti della rivoluzione scientifica, Napoli, A. Morano); “La rivoluzione scientifica” (Torino, Loescher, Pisa, Edizioni ETS,  “Immagini della scienza,” Roma, Editori Riuniti); “I segni del tempo: Storia della nazione italiana in Vico” Milano, Feltrinelli); “I ragni e le formiche: un'apologia della storia della scienza,” Bologna, Il Mulino); “Storia della scienza,” Torino, Pomba, “La scienza e la filosofia dei moderni: aspetti della rivoluzione scientifica,” Torino, Boringhieri, “Paragone degli ingegni moderni e post-moderni,”Bologna, Il Mulino, “Il passato, la memoria, l'oblio: sei saggi di storia delle idee” (Bologna, Mulino); “La filosofia,” Torino, Pomba, “Naufragi senza spettatore: l'idea di progresso,” Bologna, Il Mulino, “La nascita della scienza” Roma, Laterza, “Le sterminate antichità e nuovi saggi vichiani,” Scandicci, La Nuova Italia, “Un altro presente: saggi sulla storia della filosofia,” Bologna, Il Mulino); “Bambini, sogni, furori: tre lezioni di storia delle idee, Milano, Feltrinelli); “Il tempo dei maghi: Rinascimento e modernità, Milano, R. Cortina, Speranze, Bologna, Il Mulino, Mangiare, Bologna, Il Mulino,  Un breve viaggio e altre storie: le guerre, gli uomini, la memoria (Milano, Cortina); saggi in onore di Paolo Rossi, Antonello La Vergata e Alessandro Pagnini, Nuova Italia, Firenze, Segni e percorsi della modernità: saggi in onore, F. Abbri e M. Segala, Dipartimento di Studi Filosofici dell'Siena, Antonio Rainone, «Rossi Monti, Paolo» in Enciclopedia ItalianaVI Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Ferdinando Abbri, Nuncius, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Un maestro, Pisa, Edizioni della Normale, Tra Banfi e Garin: la formazione, in Rivista di filosofia, Treccani Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Enciclopedia multimediale RAI delle scienze filosofiche -- Per una scienza libera, intervista. Storia Moderna, : memoria e reminiscenza, sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai. Il Fondo Rossi nella biblioteca del Museo Galileo. Paolo Rossi. Paolo Rossi Monti. Monti. Keywords: Cattaneo, Aconzio, Vico, Galilei, nato Paolo Rossi, adottato dalla zia materna, Monti, Vico, Vinci, Garin, Banfi, la storia della nazione italiana, Vico e la storia della nazione italiana, favola antica, dalla magia alla scienza, bruno.  – Refs. Luigi Speranza, “Grice e Rossi: l’implicatura di Vico” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51667660922/in/photolist-2mHGgw3-E4u3XA-2mKr38G-BNZ85J-ALFv7d-AxxzTD-AZWYJA-ApRtxq-Axw9LB-B3MNUK-A6poSZ-BcuYTZ-ApQAXh-ApiFAg-Bah84L-AxtCpu-BcuKBD-B1z6ph-B3gchn-B3QKYi-ApmdTH-Axwy9t-AscfFc-AxwmBa-Bcutrc-AewDtF-B26qKh-A6ZQf4-Bajmv1-A6q9QZ-Apk84E-AeC6uP-Bcvwwt-Bbwckk-B27ZJG-oaRQwU-nTsKH2-nTt1ft-oaWxtt-o8NdWA-o7k5vN-nKMCbE-o58rvZ-nUfS4K-nVy125-nbpW4V-nbpUW6-nsWw87-nbpHBc-nt44Az

 

Grice e Rosso – filosofia siciliana – filosofia italiana – Luigi Speranza (Corleone). Flosofo. Vive a Palermo. Scrisse tre saggi. Il primo e “Varie cose notabili occorse in Palermo ed in Sicilia”. Il secondo e “Descrizione di tutti i Luoghi Sacri della felice Città di Palermo”. Descrive le chiese di Palermo. Questo saggio e ricordato in vari altri saggi. Il terzo saggio e “Diario Palermitano”. Il comune di Palermo gli dedica una via.  Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Mira/bibl Siciliana. D. Ciccarelli e M. Valenza, La Sicilia e l'Immacolata: non solo 150 anni. Atti del convegno, T. Pugliatti, Pittura del Cinquecento in Sicilia, Electa, pagine  Roma. Istituto di studi bizantini e neo-ellenici, Rivista di studi bizantini e neo-ellenici. G. Marzo, Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Opere storiche inedite. Valerio Rosso. Rosso. Keywords: filosofia siciliana, filosofia italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rosso” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734795297/in/datetaken/

 

Grice e Rota – la lavagna del grupo di giocco – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vigevano).  Filosofo. Italian philosopher. Grice: “Many Italian philosophers would not consider Rota an Italian philosopher seeing that he earned his maximal degree without (not within) Italy! And right they would, too!” Saggi: “Pensieri discreti” (Garzanti). Dizionario biografico degl’italini. F. Palombi, “La stella e l’intero – la ricercar di Rota tra matematica e fenomenologia” (Boringhieri); D. Senato, “Matematico e filosofo” (Springer)Gian-Carlo Rota. Rota. Aune: “I left the play group when I realised that Grice could care less about blackboards!” -- Keywords: il primate dell’identita, Whitehead, fenomenologia, Husserl, Heidegger, tra fenomenologia e matematica, la stella e l’intero, discrezione, indiscrezioni, combinatoria e filosofia, la lavagna del gruppo di giocco. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Rota," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/

 

Grice e Rotondi – Roma antica – filosofia italiana. – Luigi Speranza (Vicovaro).  Filosofo. I primi anni di attività della sua “libreria delle occasione” sono piuttosto travagliati in quanto le autorità fasciste, infastidite dalla tipologia eterodossa dei testi in vendita, operano diversi sequestri e infliggono sanzioni. Costretto a chiudere la libreria per evitare il richiamo alle armi della Repubblica Sociale Italiana. Considerato disertore, si rifugia con la famiglia a Vicovaro. Individuato in seguito ad una delazione, riesce fortunosamente a sfuggire alla cattura e si allontana verso le montagne che circondano il paese, inseguito dappresso da Tedeschi. Disperando di potersi salvare, si nasconde nei pressi di una casa abbandonata, popolarmente ritenuta abitata dagli spirit  e qui avviene l'evento fondamentale sopra descritto che cambierà la sua vita e le sue convinzioni, aprendolo alla conoscenza del mondo spirituale. Improvvisamente ha una visione folgorante nel Cielo. Sedetti a contemplare la scena. Una catena di globi luminosi dall'alto scendevano fin giù, penetravano nella terra, poi altri che risalivano e poi ridiscendevano come per riunirsi in un misterioso convegno. Si sentivano delle voci indistinte. Si trattiene ad osservare tale spettacolo misterioso salvandosi, in questo modo, dal rastrellamento in corso nel vicino paese di Roccagiovine. Questo primo decisivo contatto con il paranormale  raccontato in "Il protettore invisibile". Tale evento rappresenterà l'inizio del suo studio e del suo interesse nei confronti dell'esoterismo e della spiritualità. Pubblica massime, proverbi e aforismi di Roma antica. Dà alle stampe “L’arte del silenzio e l’uso della parola”, un originale e lungimirante saggio il cui intento si manifesta già dalla dedica, firmato con lo pseudonimo di Vico di Varo, derivato chiaramente dal suo paese natale. Viene incaricato di redigere un opuscolo commemorativo in occasione dell'inaugurazione in Vicovaro del Monumento in onore delle vittime della strage nazista delle Pratarelle. Svolge una funzione di aggregazione e catalizzazione culturale in anni difficili in cui certi ambiti di studio venivano guardati con sospetto, quando non con manifesta ostilità.  Partecipa e svolge un ruolo tutt'altro che secondario nel Cerchio Firenze, una delle più importanti esperienze para-psicologiche collettive italiane. Lui la sua libreria,  sono ormai un punto di riferimento di tutto un mondo culturale in espansione e finalmente libero da ogni censura. Pubblica  titoli presso diverse case editrici (Mediterranee, Astrolabio, Sugarco, S.A.S.), firmandoli oltre che con il suo vero nome con il pseudonimo ‘Amadeus Voldben’, acronimo di “Volontario del Bene”. Tale nome d’arte sta ad indicare la missione che si e prefisso e che delinea nel libriccino “I volontari del bene”, vera e propria bibbia per tutti coloro che si riconoscono nel progetto di diffusione del bene.  Oltre al valore intrinseco degli scritti, sono le riunioni e la sua stessa presenza in libreria a suscitare curiosità e interesse presso un pubblico molto ampio che vede in lui una guida spirituale in grado di fornire suggerimenti mai banali e, da educatore, sempre comprensibili. Dietro la sua apparente severità, che è semplicemente rifiuto della superficialità, traspare la disponibilità e l'umanità, accessibili a chiunque si sforzi di varcare il civico 82 di via Merulana. Si caratterizza da una produzione culturale ed una serena consapevolezza. Regala gemme di saggezza e consigli. Oltre ai testi pubblicati lascia altri scritti, alcuni pronti per la stampa altri bisognosi di revisione, che vengono pubblicati da i quali si sono impegnati a proseguire l'attività in libreria, mantenendosi fedeli all'impostazione originaria da lui delineata. La libreria riceve il riconoscimento di "negozio storico" da parte del Comune di Roma.  Opere: Saggezza ” (I della collana Le Perle, ristampato da Astrolabio. L'arte del silenzio e l'uso della parola, ristampato dalla Libreria Rotondi; Saggezza di Roma antica, collana Le Perle). Saggezza dell'antica Grecia, collana Le Perle). Amore e saggezza nel pensiero,  collana Le Perle). Il giardino della saggezza, collana Le Perle). “Dopo Nostradamus: le grandi profezie sul futuro dell'umanità” (Mediterranee); “Un'arte di vivere: via segreta alla serenità” (Mediterranee); “La coppa d'oro: insegnamenti dei maestri, fonte di luce e di energia, SAS; Le influenze negative: come neutralizzarle, SugarCo,,  Il protettore invisibile: la guida che ci aiuta nei momenti difficili della vita, Mediterranee, La voce misteriosa, Astrolabio; Lo scopo e il significato della vita: perché si nasce, perché si vive, perché si muore, Mediterranee, I prodigi del pensiero positivo: il suo potere e la sua azione a distanza, Mediterranee, Il destino nella vita dell'uomo, Mediterranee, La re-incarnazione: verità antica e moderna, Mediterranee, La potenza del creder e la gioia d'amare: i prodigi della fede e dell'amore, Mediterranee,  Una luce nel tuo dolore, Mediterranee); “Guida alla padronanza di sé, Mediterranee, La magica potenza della preghiera, Mediterranee); La chiave della vita, Mediterranee,  La presenza divina in noi, Mediterranee, Le leggi del pensiero: l'energia mentale e l'azione della volontà, Mediterranee); Le grandi profezie sul futuro dell'umanità, Mediterranee. La potenza creatrice del pensiero, Mediterranee, Pensieri per una vita serena, Mediterranee); “Ricordo dei nostri martiri. Commemorazione in occasione dell'inaugurazione del monumento ai martiri delle PratarelleVicovaro, Tipografia Seti, Roma); “I Volontari del Bene” (Libreria Rotondi Editrice, Roma); “Reincarnazione e fanciulli prodigio, Mediterranee, Roma, La reincarnazione: verità antica e moderna, Mediterranee); “La voce misteriosa”; “Le perle”. L’arte del silenzio e l’uso della parola. La Libreria Rotondi è segnalata in molte pubblicazioni, tra cui la Guida ragionata alle librerie antiquarie e d'occasione d'Italia, C. Messina, Roma); A. Voldben, Il protettore invisibile, Edizioni Mediterranee, Roma,  La sua partecipazione agli incontri del Cerchio Firenze 77 è ricordata in “Oltre l'illusione, Roma, Mediterranee, e “Oltre il silenzio” L. Campani Setti, Roma, Mediterranee). Dopo Nostradamus, I prodigi del pensiero positivo, Le influenze negative, Il protettore invisibile: Molte persone si rivolgevano a Rotondi per ricevere consigli. Una testimonianza letteraria di questa consuetudine si trova nel romanzo di  Giovetti Weimar per sempre (Mediterranee, Roma) in cui il personaggio si reca presso la Libreria delle Occasioni per ricevere suggerimenti su questioni spirituali e libri. Libreria Rotondi, Libreria delle Occasioni (La libreria fondata da Rotondi) La piccola miniera (da Il Corriere della Sera) Il libraio di via Merulana e i globi luminosi (da La Repubblica) Cerchio Firenze  (Esperienza parapsicologica collettiva) Andiamo alla scoperta (da La Piazza di Castel Madama.  ‘Vico di Varo’. Amedeo Rotondi. Rotondi. Keywords: Roma antica, antica Roma, le perle, Vicovaro, filosofia fascista, il veintennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rotondi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736417395/in/datetaken/

 

Grice e Rovatti – i giocchi e gl’uomini – filosofia italiana – Luigi Speranza (Modena). Filosofo.  Grice: “I do not know any other philosopher other than me or Austin who, like Rovatti, is obsessed wiith the concept of a ‘game’!” Studia fenomenologia a Milano con Paci. Insegna a Trieste. Si occupa dei rapporti tra fenomenologia e marxismo pubblicando “Critica e scientificità in Marx” e poi focalizzando in vari saggi il tema dei bisogni con riferimento anche alla psicoanalisi. Le questioni concernenti il “pensiero debole” diventano il punto di partenza di “La posta in gioco”; “Abitare la distanza”, “Il paiolo bucato”; “La follia in poche parole”; “ L'esercizio del silenzio” Possiamo addomesticare l'altro?”; “Inattualità del pensiero debole”. Queste questioni riguardano soprattutto la possibilità di una «logica paradossale» e si articolano intorno ai temi del gioco, dell'ascolto e dell'alterità, tutti collegati alla questione della soggetto. Saggio su Paci.  Dalla filosofia del gioco nascono anche “Per gioco”; “La scuola dei giochi” (Bompiani, Milano); “Il gioco di Wittgenstein” (EUT, Trieste). Si interessa alla consulenza filosofica, con “La filosofia può curare? La consulenza filosofica in questione” (Cortina, Milano). Altre saggi: “Il coraggio della filosofia” in «aut aut».  Tiene una rubrica sul quotidiano "Il Piccolo" di Trieste, “Etica minima”. Racoglie "scritti corsari" (cfr. Pasolini) in vari saggi: “Etica minima – saggi quasi corsair sull’anomalia italiana” (Cortina, Milano);“Noi, i barbari – la sottocultura dominante” (Cortina, Milano); “Un velo di sobrietà” (Saggiatore, Milano); “Accanto a una sensibile sintonia”. Si manifesta nella sua filosofia una particolare attenzione sul rapporto tra potere e sapere; “Gli egosauri” (Elèuthera, Milano); “Le nostre oscillazioni” (Collana Edizioni alpha beta Verlag, Merano); “L’intellettuale riluttante, Elèuthera, Milano); “Restituire la soggettività. Lezioni sul pensiero di Basaglia, alphabeta, Merano); “Inattualità del pensiero debole” (Forum, Udine); “La posta in gioco: il soggetto” (Bompiani, Milano); “Consulente e filosofo. Osservatorio critico sulle pratiche filosofiche” (Mimesis, Milano). “Possiamo addomesticare l'altro? La condizione globale” (Forum, Udine); “Abitare la distanza. Per una pratica della filosofia” (Feltrinelli, Milano); “Scenari dell'alterità, Bompiani, Milano); “Il decline della luce” (Marietti, Genova); L'università senza condizione” (Cortina, Milano); “La follia in poche parole” (Bompiani, Milano); “Fare la differenza” (Triennale di Milano, Milano); “Il paiolo bucato. La nostra condizione paradossale” (Cortina, Milano); “Introduzione alla filosofia contemporanea, Bompiani, Milano); “Lettere dall'università, Filema, Napoli); “Per gioco: piccolo manuale dell'esperienza ludica” (Cortina, Milano); “Trasformazioni del soggetto: un itinerario filosofico” (Poligrafo, Padova); “Dizionario dei filosofi contemporanei, Bompiani, Milano); “Elogio del pudore. Per un pensiero debole” (Feltrinelli, Milano Intorno); “Il pensiero debole” (Feltrinelli, Milano); “Bisogni e teoria marxista” (Mazzotta, Milano); “Critica e scientificità in Marx: per una lettura fenomenologica di Marx e una critica del marxismo di Althusser (Feltrinelli, Milano);  “La dialettica del processo” (il Saggiatore, Milano). aut aut. Pier Aldo Rovatti: il pensiero debole, sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai. Pier Aldo Rovatti. Rovatti. Keywords: i giocchi e gl’uomini --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rovatti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735500411/in/datetaken/

 

Grice e Rovella – Querce – filosofia siciliana. Filosofia italiana – Luigi Speranza. (Palazzolo Acreide). Filosofo. Appartene ad una famiglia contadina. Studia a Ispica e Catania sotto Carbonara con un saggio di estetica, sul rapporto fra contenuto o materia e forma. Insegna a Noto e Palazzolo.Pubblica “L'uomo” (Giannini, Napol). In una serrata discussion affronta la metafisica ed espone il suo convincimento che la ricerca senza condizioni, attraverso l'intelligenza attiva e creatrice può aprire all'uomo orizzonti creativi, seppur rischiosi. La metafisica imprigiona in schemi rigidi e vincolanti. Pervenire all'autocoscienza è il compito più degno degl’uomini, che pur problematico in sé non rimaneno imprigionati nel problematicismo. Altre opera: “Deneb” (Caltanissetta, Roma), romanzo filosofico che narra la pulsione verso l'oltre, attenuando, così, la precedente critica verso la metafisica e aprendo verso il mistero che comporta il confronto con tre donne che rappresentano tre volti diversi della verità. La stella “Deneb” è metafora della pulsione verso l'alto. Abbondano i riferimenti autobiografici da cui emerge l'attaccamento alla casa natia, che non abbandona, alla famiglia e soprattutto ad un modello di vita contadina morigerata e sobria. Lo stile   è affabulante. L'autocoscienza e il trionfo della morte  in Gentile in Il pensiero di Gentile (Enciclopedia Italiana, Roma). Qui si esamina il momento finale della vicenda umana e filosofica di Gentile alla cuia filosofia e sempre legato. “L'errore del cerchio” (Siracusa). Predomina il colloquio interiore, lo scavo nella coscienza e nella memoria. Procede come un giallo. Un tema attraversa gli avvenimenti, la libertà e la necessità di un suo contenimento. “La fattoria delle querce” (Caruso, Siracusa). L’epopea della famiglia siciliana Capobianco, governata da una donna e sviluppata attraverso un intrigo di personaggi e di vicende. I discendenti Capobianco sono identici agli ante-nati, e la ricerca della genealogia è il problema più assillante per i personaggi. Il mito dell'eterno ritorno dell'identico li e caro. Rimane sempre legato ai miti. Fisiognomica, astrologia, venti, odori e turbamenti fanno di questa opera un esempio di scrittura immaginifica e personale. Filosofia di non di facile consume traccia una “Imago Siciliae”. Nella stessa aura de La fattoria sono scritti i racconti. Cambia di nuovo argomento, inizia quella che lui chiama “la fase cristica”, in cui la figura di Cristo e il rapporto fra le religioni sono il tema dominante. “L'ora del destino, dramma in due atti” (Accademia Casentinese di Lettere, Arti, Scienze ed economia, Castello di Borgo alla Collina, Arezzo,  L'Ora in persona di una donna consola il crocifisso che muore quando una congiuntura astrale perviene al suo compimento. In “Vita di Gesù” (Prospettive d'Arte, Milano) Gesù è visto nella sua umanità. La narrazione segue lo sviluppo dei vangeli sinottici, con qualche incursione negli apocrifi. L'autore, che pur ne ha le competenze,si tiene lontano dalle problematiche gesuologiche e cristologiche. Vuole narrare un Gesù “così come parla al cuore”.  L'Angelo e il Re, con prefazione di Pazzi per i tipi di Palomar Bari.I nove mesi di gravidanza di Maria vergine sono narrati con un andamento che si mescola di esoterismo e sapienza umana. Maria spesso, nel mistero del suo concepimento, nella sua realtà quotidiana, vive le vicende del suo quartiere, con le sue amiche, con qualche momento di gioia esaltata e prorompente, con un tratto zingaresco. Attratto da zingari e vagabondi di passaggio, come incarnazione di una libertà che abbiamo smarrita. “Le Madri” (Utopia, Chiaramonte Gulfi). Vi si sente l'eco di J. Bachofen. Breve raro capolavoro, pieno di mistero e poesia, di un potere magico; “Asvamedha” (Utopia, Chiaramonte Gulfi) raccoglie racconti; “Inizio d'amore” (Studi Acrensi, Palazzolo Acreide) raccoglie altri racconti che l'autore pubblicò in varie riviste letterarie nazionali, a cura dell'Istituto Studi Acrensi Palazzolo Acreide. I racconti, dice l'autore, vivono nell'aura dei romanzi di questo periodo.  “La vigna di Nabot, dramma in quattro quadri” (Associazione Amici di G. Rovella, Palazzolo Acreide) narra le vicende del ersonaggio che incontriamo nel primo libro dei Re Cap. 21. La prepotenza dei potenti e la sacralità della terra dei padri sono il filo conduttore del dramma. Nabot muore per una questione di coerenza. E. Scuderi, La fattoria delle Querce, in Le Ragioni critiche, G. Menichelli in Esperienze letterarie,  R. Jacobbi, Il miracolo Deneb, in Arenaria, Palermo, V. Vettori, Il miracolo di Deneb e le profezie di Ruggero, Arenaria, Monachino Ester, Considerazioni su un romanzo di Rovella, in Le Ragioni critiche, Catania, E. Messina, Dal bagolaro alla sequoia” (Romeo, Siracusa); E. Messina, Alle radici del pensiero. La presenza dei suoi maestri” (Romeo, Siracusa). Giuseppe Rovella. Rovella. Keywords: romanzo filosofico, querce. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rovella” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51736086914/in/datetaken/

 

Grice e Rovere – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pesaro). Essential Italian philosopher. The family originates in Albisola, Savona, Liguria. Filosofo. Il giure civile del popolo italiano ha nel testo delle leggi positive e speciali autorità sufficiente da soddisfare la giustizia ordinaria e da risolvere i dubii e acquetare le controversie intorno agli interessi e agli ufficii d'ogni privato cittadino. Di quindi nasce che possono alcuni curiali riuscire segnalati e famosi al mondo con la sola abilità del pronto ricordare, dell' acuto distinguere e dell'interpretare acconcio e discreto. Al giure delle genti occorre, invece, assai di frequente la discussione delle verità astratte. Perocché esso è indipendente e superiore all'autorità delle sopra citate leggi. Ssi connette immediatamente al giure naturale che è al tutto razionale e speculative. Spesso gli è forza di riandar col pensiero sulle fondamenta medesime dell'ordine sociale umano, e spesso altresì non rinviene modo migliore per risolvere i dubii e acquetare le discrepanze fuor che indagare i grandi pronunziati della ragione perpetua del diritto, chiariti, dedotti e applicati mercé della scienza. Poco importa se i metafisici si bisticciano. Ma non va senza danno del genere umano il discordare e il traviare de' pubblicisti. E già si disse che il fine criterio degli uomini illuminati coglie il certo e il sodo della scienza, ma non la crea e non l'ordina. La demenza degli uonini fa talvolta scandalosa la verità. Laonde ella ebbe a pronunziare di se medesima: non venni a recare la pace in mezzo di voi, sibbene la spada. Lo stato essere certa congregazione di famiglie la qual provvede con leggi e con tribunali al bene proprio e alla propria tutela; tanto che sieno competentemente adempiuti i fini generali della socialità e i particolari di essa congregazione. Lo stato italiano non esiste per la contiguità sola delle terre e delle abitazioni, ma per certo congiungimento e unità delle menti e degli animi degl’italiani.Il che riconosciuto e fermato, se ne ritrae ciò che pel diritto  è primo principio ed assioma, non potersi da niuno e sotto niuna ragione arrogare la facoltà di offendere e menomare l'autonomia interna ed esterna dello stato italiano insino a tanto che questo non provoca gli altri ad assalirlo con giusta guerra. Ed eziandio in tal caso è lecito di occupare temporalmente il suo territorio e dominare il suo popolo nei limiti della difesa e dell'equo rifacimento dei danni. L'uomo individuo può nel servaggio e nelle catene serbare con isforzo la libertà dello spirito e compiere in altro modo e sotto altre condizioni certa eroica purgazione e certo mirabile perfezionamento della sua parte interiore e immortale. Ma ciò è impossibile all’intero popolo italiano, il quale nel servaggio di necessità si corrompe ed abbietta, e quindi Gravina chiama assai giustamente la libertà della nazione italiana sacrosanta cosa e di giure divino. L'anima non è vendibile e non è nostra, dicevano i teologanti per dimostrare da più parti la iniquità del contratto. E neppure la libertà è vendibile; e se l'usarla e abusarla è nostro, non è tale la facoltà e il principio infuso da Dio con l'alito suo divino e che al dire di Omero vale una mezza anima. Lo stato italiano possiede onninamente se stesso. Niuno fuori di lui può attribuirsene la padronanza. Quindi il popolo italiano o vivono in se od in altri; cioè a dire, o provedono ai propri fini con leggi e ordini propri e componendo un individuo vero e perfetto della universa famiglia umana. Ovvero entrano a parte d'altra maggior comunanza con ugualità di diritto e d'ufficio, come quelle riviere che ne' più larghi e reali fiumi confondono le acque e perdono il nome. Questa è la generale e astratta dottrina che danno la ragione e la scienza. La patria italiana, impertanto, significa quella contrada e quella congregazione di uomini a cui ciascuno degli abitanti e ciascuno dei congregati sentesi legato per tutti i doveri, gl'istinti, i diritti, le speranze e gli affetti del vivere comune. La patria italiana, considerata nella sua morale e profonda significazione, è il compiuto sodamento di ciascuno verso di tutti e di tutti verso ciascuno. Se la patria italiana non ha debito né possibilità di nudrire del suo ogni giorno tutti i suoi indigenti, spietata cosa sarebbe inibire a questi di procacciarsi altrove la sussistenza. Prediletta opera delle mani di Dio e la nazione italiana. La nazione italiana è pura, domandano essi, e tutta omogenea. Questo e il puro principio della nazionalità italiana. Lo Stato italiano, dipendente come si sia da un altro non è, a propriamente parlare, autonomo. E e perciò, a rigore di definizione, neppure la denominazione di Stato italiano gli si compete. I prìncipi non sono, del certo, scelti da Dio immediatamente, ma sono da Dio immediatamente investiti della sovranità italiana. Il popolo italiano indica l'uomo a cui vuole obbedire e in quell'uomo è subito la pienezza della sovranità italiana che da Dio gli proviene. Perocché come da Dio è istituito il fine della socievole comunanza, così è istituito il mezzo nella autorità del comando. È sicuro che nella lunghezza dei secoli le volontà e i giudizi umani si accostano all'assoluto del bene sociale, quanto che la via che viene trascorsa non procede diritta e spedita ma declina e torce continuo fra molti errori e molte misere concussioni. La libertà della nazione italiana, essendo naturale ed essenziale agli uomini e necessaria concomitanza d'ogni bontà, è doveroso per tutti il serbarla integra nella sostanza. E perciò, né il privato individuo si può vendere ad altro privato, né tutto il corpo de' cittadini assoggettarsi pienamente e perpetuamente al dominio d’altra nazione. Poco o nessun valore ha il dissentimento dei piccioli e deboli, quando anche piglino ardire di esprimerlo; e chi investiga la storia dell’antica Roma, ritrova che delle proteste loro giacciono grandi fasci dimenticati negli archivi delle Cancellerie.Dacché siete i più forti, correte poco rischio di vivere ex lege alla maniera dei Ciclopi. Ma confessare il diritto e contro il diritto procedere, non è conceduto a nessuno. E parlavano meglio quegli Ateniesi che alle querele dei Milesi rispondevano senza sturbarsi. Il diritto è cosa pei deboli e non già pei forti e pei valorosi. Il popolo italiano è autonomo. Con altri vocaboli, lo stato italiano, vero è libero ed inviolabile.E la patria italiana, nel significato morale e politico, è sinonimo di stato italiano -- in quanto questo compone uno stretto e nativo consorzio in cui ciascun cittadino ha debito e desiderio insieme di effettuare il grado massimo di unimento sociale e civile.  S'incominci dall'avvisare chi sono costoro che si querelano della libertà dello stato italiano e ne temono danni così spaventevoli. Costoro sono i medesimi da cui si alzano lagni e rimproveri cotidiani per qualunque libertà, eccetto la propria loro. Vogliono limitare la stampa, limitare la libera concorrenza, limitare il parlamento e in fine ogni cosa col pretesto volgare ed ovvio che il parlamento, il commercio, la stampa abusano di loro facoltà e trasvanno più d'una volta e in più cose. La volontà umana, dite, è corrotta e inchinevole al male. Può darsi. Ma privata di libertà so che depravasi molto di più e i padroni non meno che i servi. Non è lecito agli uomini di esercitare nessun diritto qualora difettino pienamente delle facoltà e dei mezzi correlativi. Perciò il fanciullo, il mentecatto, l'idiota cade naturalmente sotto l'altrui tutela, e per ciò medesimo la parte meno educata del volgo ed offesa di troppa ignoranza, o posta in condizione troppo servile, non ha nel generale facoltà e mezzi proporziod esercitare diritti politici. DEsaminato il fine del viver comune, fatta rassegna d'alcuni principii direttivi, più bisognevoli al nostro intento e poco o nulla noti agl’ntichi romani, segue senza più che noi trapassiamo a contemplare l'ottimo ordinamento civile. Cosi noi delineeremo qnalche fattezza dell'incivilimento umano, contemplandolo nella natura primitiva ed universale del popolo italiano, ed avvisandoci di non iscambiare l'alterato e il mutabile col permanente ed inalterato; e per converso, di non dar nome d'errore emendabile e di accidente transitorio a ciò che appartiene alle condizioni salde e durevoli della comunanza civile. Chè nel primo difetto cadono i troppo retrivi ed i pusillanimi; nel secondo, i novatori audaci e leggeri. Gl’antichi romano con molto senno incominciano dall'insegnar quello che spetta al buono stato della famiglia, perché della comunanza umana l'individuo compiuto non è lo scapolo, ma l'ammogliato con prole o vogliam dire la famiglia, rimossa la quale non rimane intermezzo alcuno che tempri l'amor proprio e la fiera e violenta natura nostra.  L'organizzazione tanto è più eccellente quanto meno cede alle esterne azioni ed impressioni ed anzi modifica con maggior efficacia ed appropria a sé quelle azioni.  È da confessare che un gran trovato fece lo spirito umano e giovevole soprammodo alla prosperità del viver sociale, quando mise in atto quello che fu domandato governo rappresentativo o parlamentare. Se dirai: carattere della nazione italiana è la continuità e circoscrizione del suolo d’Italia. E la nazione e nella lingua, la letteratura e le arti. Se le origini e la schiatta; le colonie sono tal membro e così vivace del corpo della patria onde uscirono, da non potersene mai dispiccare, e la guerra americana fu dalla banda dei sollevati iniqua e parricida. Gran questione poi insorge sulle genti di confine, le quali compongonsi il più delle volte di schiatte anfibie, a cosi chiamarle. Quindi noi vogliamo, per via d'esempio, i Nizzardi essere italiani e i Francesi li fanno dei loro. La compagnia civile comincia là solamente dove gli animi si accostano, e sorge desiderio di regolato e comune operare. La giustizia apre e chiude i congressi degli Dei, non quelli degli uomini. La voce “nazione italiana” nel suo peculiare e pieno significato vuol dire unimento e società d'uomini che la natura stessa con le sue mani à fatta e costituita mediante il sangue e la singolarità delle condizioni interiori ed estrinseche. Per talché quella società distinguesi da tutte le altre per tutti gli essenziali caratteri che possono diversificare le genti in fra loro, come la schiatta, la lingua, l'indole, il territorio, le tradizioni, le arti, i costumi. “Nazione italiana” vuol significare certo novero di genti per comunanza di sangue, conformità di genio, medesimezza di linguaggio atte e preordinate alla massima unione sociale.   (Lo stipite umano è ordinato esso pure a spandere discosto da sé le propagini e i semi; e ogni germe nuovo dee nudrirsi del terreno ove cade, non del tronco da cui si origina. Sieno rese grazie publicamente da tutta l'Italia a voi, o Valdesi, che l'antica madre mai non avete voluto e potuto odiare e sconoscere insino al giorno glorioso che fu da Dio coronata la vostra costanza, e un patto comune di libertà vi riconciliava con gli emendati persecutori.  S'io credessi quelle armi che assiepano il Foro, dice Cicerone, starsene qui a minacciare e non a proteggere, cederei al tempo e mi terrei silenzioso. Ma il fatto fu che quelle armi nel Foro inducevano per se sole una fiera minaccia, tanto che Cicerone parla poco e male, e la paura ammazza l'eloquenza. Dal riscontro, per tanto, di tutte le storie, senza timore mai d'eccezione, e più ancora dalla ripugnanza intima di certi termini, quali sono felicità a servitù, spontaneità e costrizione, ricavasi questa assoluta sentenza che tra le nazioni civili il governo straniero non può vantarsi mai né della legittimità interiore, né della esteriore che emana dall'assentimento espresso o tacito delle popolazioni. Non può aver luogo prescrizione, dove i diritti innati o fondamentali dell'uomo ricevono sostanziale ingiuria ed offesa; e di si fatti è per appunto la indipendenza o dimezzata o distrutta. Ogni cosa nell'uomo è principiata dalla natura e poi dalla ragione e dall'arte è compiuta.Voi stesso l'avete udito? Poerio: E come nò, se rinchiuso era con lui in una prigione medesima? Pignatelli: E fu la vigilia della sua morte? Poerio: Appunto fu la vigilia. Sapete che valica la mezzanotte, una voce improvvisa e sepolcrale veramente rompevane il sonno chiamando forte per nome alcuno di noi; e quella chiamata voleva dire: vieni, ti aspetta il carnefice. La notte pertanto che seguitò quel mirabil discorso di M. Pagano gli sgherri gridarono il nome suo, e fu menato al patibolo. Pignatelli: Stava per mezzo a voi quell'omerica figura del conte di Ruvo? Poerio: Nò, ma in Castello dell'Uovo insieme con altri uffiziali e con l'intrepido Mantonè. Nel Castel Nuovo e in quella carcere proprio dove era F. Pagano, stava il fratel vostro maggiore, principe di Strangoli, stava io, il Conforti, Cirillo, Granali, Eusebio Palmieri, Vincenzo Russo e due giovinetti amorevoli e cari, cioè l'ultimo figliuolo dello Spanò ed un marchese di Genzano, bello come l'Appollino e di cui sentiva il Pagano particolare compassione. V'à una cagione suprema di tutte le cose, cagione assoluta e però insofferente di limiti e incapace d'aumento e di defficienza. Ma se niun difetto può stare in lei, ella è il bene infinito e comprende infinitamente ogni specie di bene. Ciò posto, la cagione suprema è altresì infinita bontà che raggia il bene fuor di sé stessa e ne riempie la creazione ed ogni ente se ne satura, a dir così, per quanto fu fatto capace. Tale contenenza di bene è poi sempre difettiva perché sempre è finita. Di quindi si origina il male. Non si chieda dunque perché Dio è permettitore del male, ma chiedasi in quella vece perché piacque a Dio, oltre all'infinito, che sussistesse pure il finito. (Se il vivere nostro presente fosse condito di molto diletto e noi incapaci di conoscere e desiderare con ismania istintiva l'eternità, forse potrebbesi giudicare senza paradosso aver noi sortito quella porzioncella sola e frammento di beatitudine, brevissima ma sincera e inconsapevole della propria caducità. (p. Col presupposto della immortalità, bene avvertiva il Bruno, alcun desiderio naturale non è indarno e alcuna lacrima non cade senza conforto. Con la immortalità non è affetto generoso perduto, non ferita dell'animo a cui non si apparecchi altrove copioso balsamo. Per entro il corso interminato e magnifico de'nostri destini, ogni male vien riparato, ogni speranza risorge, ogni bellezza rifiorisce, ogni felicità si rinnova e giganteggia ne'secoli. Poerio: Quando fosse possibile strappare dal cuor dell'uomo il concetto e la speranza della immortalità, il consorzio civile medesimo pericolerebbe di sciogliersi e i piaceri e le utilità stesse della vita presente verrebbero gran parte impedite o affatto levate di mezzo. I dotti e i legisti barbareggiavano sempre peggio, e pareva in loro una sorta di necessità tramutata in diritto, e niun discepolo mai se ne querelava; e le lettere cadevano in tale grettezza, che nelle prose del Giordani si appuntavano parecchie mende di stile, ma nessuno accusava la tenuità dei concetti e la critica angusta e slombata. Il Colletta era stimato dai più uno storico sovrano e poco meno che un Tacito redivivo, ed altri istituivano paragone tra il Guicciardini e il Botta, tra il Goldoni ed Alberto Nota. Tale il gusto e il criterio comune. Pochi grandi intelletti non mancavano neppure a quei giorni. Basti ricordare Bartolini nella scultura; Leopardi e Niccolini nella poetica; Rossini, Bellini, Donizetti nella musica. In Italia scemando il sapere e la potenza meditativa, crebbe l'amore spasimato ed irragionevole della bellezza dell'abito esterno, lasciando a digiuno la mente e poco nudriti e mal governati gli affetti. Letteratura vasta, soda e ben definita, e parimente larghe scuole e ben tratteggiate e scolpite mancano alla patria nostra da quasi tre secoli e piuttosto ne abbiamo avuto cenni e frammenti, e ogni cosa a pezzi, a sbalzi e a modo d'assaggio. Miei degni signori, il cibo che v'apparecchio è scarso, scondito e di povera mensa, ma è letteratura e non metafisica. Non appena l'esilio mi astrinse a lasciare l'Italia e fui spettatore d'altro ordine di civiltà e uditore d'altri maestri, subito mi si aprì dentro l'animo l'occhio doloroso della coscienza, ed ebbi della mia ignoranza una paura ed una vergogna da non credere. Per giudicare alla prima prima che tutto è vecchio e trito in un libro convien sapere dell'autore se nel generale à l'abito di pensar di suo capo. Ed egli evoca nuovi spiriti di più sublime natura, i quali entrano a uno a uno dentro la torre. Spirito del mare. Che vuoi? Barone. Sapere l'essenza del bene e la fonte della felicità. Spirito del mare. Perché lo chiedi al mare? Barone. Perché tu sai o puoi sapere ogni cosa; tu nei silenzj della notte tieni misteriosi colloquj con la luna e con le stelle che in te si riflettono; e tu pur ricevi nell ' ampio tuo seno i fiumi tutti del mondo, i quali ti raccontano le geste antiche dei popoli e le più antiche vicende dei continenti per mezzo a cui essi fluiscono senza posa. Spirito del mare. lo non so nulla (sparisce). Barone. Che tu venga malmenato in eterno dallo spirito delle procelle, e che i tuoi membri immortali sieno rotti e squarciati mai sempre dalle taglienti creste degli ardui scogli.  La coda del cavallo bianco dell' Apocalisse. Che vuoi? Barone. Sapere in che consiste il bene, e dove è la fonte della felicità. La coda. Perché lo chiedi a me? Barone. Tu sai la fine ultima delle cose, e tu comparirai poco innanzi della consumazione del secolo. La coda. Quando io comparirò, io ondeggerò nelle sfere, simile alla caduta del Niagara e più tremenda della coda delle comete. Ogni mio crine rinserra un destino; e ogni mio moto è un cenno di oracolo; ò trascorsi tutti i cieli di Tolomeo e i cieli di Galileo e i cieli di Herschel; ò lambita con la mia criniera la faccia delle stelle, e l'ò distesa sulle penne de' turbini; molte cose ò conosciute, ma non quel che tu cerchi: io non so nulla (sparisce). Dagli Arabi si travasò il mal gusto ne' Catalani e ne' Provenzali, e una vena non troppo scarsa ne fu derivata ne' primi nostri verseggiatori. Dante egli pure non se ne astenne affatto; e noi peniamo a credere che a quel genio sovrano venisse scritta la canzone lambiccatissima della Pietra. Sa ognuno che nel seicento, con lo scadere dell' arte, ricomparvero quelle freddure e mattie, e ogni cosa fu piena di acrostici, d'anagrammi, d'allitterazioni e altrettali sciempiezze. Ma per buona ventura cotesta sorta vanissima di pedanteria non sembra ai moderni pericolosa; e dico ai moderni italiani, perché appresso gli stranieri non ne mancano esempj; e molti anno letto in un vivente poeta francese di gran nomea certi capricci di metri e di rime i quali dimostrano come in lui siensi venuti rinnovando tutti gli umori e le vertigini dei seicentisti. E nemmanco ci pare immune dalle stranezze di cui parliamo quel concepimento del Goethe di ordire la tragedia del Fausto con questa singolar legge che ogni scena fosse dettata in metro diverso ed una altresì in nuda prosa, onde potesse affermarsi che niuna maniera del verseggiare ed anzi dello scrivere umano (per quanto ne è capace il tedesco idioma) mancasse a quel dramma; nuova maniera e poco assai naturale e graziosa di porgere idea e figura del panteismo. Non può né deve il poeta scompagnarsi mai troppo dalle opinioni e dai sentimenti comuni dell'età sua; chè da questi principalmente è suscitato l'estro di lui, con questi accende e innamora le moltitudini. D'ogni altro pensiero ed affetto, ove li possieda e li senta egli solo, avrà pochi intenditori, pochissimi lodatori; e la favella delle Muse langue e muor sulle labbra se non suona ad orecchie benevole e a cuori profondamente commossi. In Inghilterra il Milton fierissimo repubblicano e segretario eloquente del gran Cromvello, à quasi sempre poetato di cose mistiche e teologiche e nulla v'à di politico, nulla d'inglese e di patrio, né nel Paradiso perduto, né in altri suoi canti. Riuscirà sempre a gloria grande e invidiata d'Italia che la Gerusalemme del Tasso compaja tanto più bella e mirabile quanto più in lei si contempla e considera intentivamente la perfezione del tutto. Certo, il Valvasone è meno forbito ed armonioso del Tansillo, meno fluido del Tasso seniore, meno corretto, proprio e limato de' più corretti e limati rimatori toscani; ma non per ciò si capisce come questa minor perfezione di forma, abbia potuto oscurare nel giudicio de' raccoglitori e de' critici il gran merito dell'invenzione. Che il Milton siasi giovato dell' Angeleide non so, quantunque fra i due poemi si vengan trovando molti e singolari riscontri che non è facile a credere casuali; ma questo io so bene che a rispetto della guerra degli angeli episodicamente introdotta nel Paradiso perduto, il Valvasone non perde nulla ad esser letto dopo l'Inglese e con quello essere paragonato; il che non avviene del sicuro né per l' Adamo dell'Andreini né per la Strage degl'Innocenti del cavaliere Marino, due componimenti che dicesi aver suggerito a Milton parecchi pensieri e l'ideal grandezza del suo Lucifero. L'ingegno poetico, in versificare ciascuno di quei subbietti, tende a spiegare una novità, un' altezza e una leggiadria suprema di concetto, di sentimento, di fantasia e di stile. Dove mancasse l'una di tali eccellenze, l'arte sarebbe difettosa e quindi increscevole. Ci venne osservato (cosa che per addietro non ben sapevamo) la critica letteraria incominciata in Italia con Dante essere morta col Tasso e gli amici suoi; e come cadde con quel mirabile intelletto la nostra primazia nel ministero delle Muse, così venne meno la filosofia estetica; e il nuovo dell' arte non fu capito, l'antico fu dalla pedanteria svisato e agghiadato. L'arte critica antica ebbe ultimi promulgatori due grandi ingegni, il Muratori e il Gravina. Della critica nata dipoi con le nuove speculazioni e con le nuove forme di poesia, non conosciamo in Italia alcun degno scrittore e rappresentatore. Dopo Omero nessun poeta, per mio giudicio, può alzarsi a competere con l'Alighieri, salvo Guglielmo Shakspeare, gloria massima dell'Inghilterra. E per fermo, ne' drammi di lui l'animo e la vita umana vengon ritratti così al vero e scandagliati e disaminati così nel profondo, che mai nol saranno di più. Ma le condizioni peculiari della drammatica e l'indole propria degl' ingegni settentrionali impedirono a Shakspeare di raggiungere quella perfetta unione sì delle diverse materie poetiche e sì di tutte l'eccellenze e prerogative onde facciamo discorso. E veramente nelle composizioni sue la religione si mostra sol di lontano e molto di rado; e tra le specie differenti e delicatissime d'amore ivi entro significate, manca quella eccelsa e spiritualissima di cui si scaldò l'amante di Beatrice. Il poeta è dall'ispirazione allacciato e padroneggiato sì forte, da non saper bene sottomettersi all'arte ed alla meditazione. Il troppo incivilirsi dei popoli aumentando di soverchio l'osservazione e la critica e affinandovisi l'arte ogni giorno di più per effetto medesimo dell' esercizio e dell' esperienza e per desiderio di novità, mena il poeta a scordar forse troppo l'aurea semplicità degli antichi, il sincero aspetto della natura e i veri e spontanei moti dell'animo. Il compiuto e l'ottimo della poesia consiste in racchiudere dentro ai poemi con vaga e proporzionata unità di composizione tutto quanto il visibile ed il pensabile umano per ciò che in ambedue è più bello e più commovente. Consiste inoltre nel figurare e ritrarre cotesto subbietto amplissimo e universale con la maggior novità e la maggiore sublimità e leggiadria di concepimento, di fantasia, d'affetto e d'elocuzione che sia fattibile di conseguire. Laonde poi il concepimento, così nel complesso come nelle sentenze particolari, dee riuscir succoso, vario ed inaspettato e pieno di recondita dottrina e saggezza; l'affetto dee correre, quanto è possibile, per tutti i gradi e le differenze, e toccare il sommo della tenerezza e commiserazione e il sommo della terribilità. Tasso, anima pia e generosa, ma in cui (non so dir come) nulla v'era di popolare. Quindi egli s'infervorò della maestà teocratica dei pontefici e aderì alla nuova cavalleria cortigiana e feudale; quindi pure accettò con zelo e con osservanza scrupolosa l' ortodossia cattolica, e nella vita intellettuale quanto nella civile, fu dall' autorità dei metodi e degli esempj signoreggiato. Da ciò prese nudrimento e moto il divino estro suo e uscirono le maraviglie della Gerusalemme. Nel Tasso poi sono tutti i pregi e tutta quanta la luce e magnificenza della poesia classica, e spiccano altresì in lui alcuni attributi speciali del genio italiano in ordine al bello. In perpetuo si ammirerà nella Liberata ciò che l'arte, i precetti, l'erudizione e la scienza possono fare, ajutati e avvivati da una stupenda natura poetica. L'Ariosto significa la commedia umana quale la veggiamo rappresentarsi nel mondo, laddove Dante fece primo subbietto suo il soprammondano, e in esso figurò e simboleggiò le cose terrene. E come il gran Fiorentino nelle fogge variatissime de' tormenti e delle espiazioni dipinse i variatissimi aspetti delle indoli e delle passioni, il simile adempiva l'Ariosto sotto il velo dei portenti magici e delle strane avventure. Ma certo qual narrazione di fatti umani riuscirà più vasta, più immaginosa e più moltiforme di quella dell' Orlando furioso? Quivi sono guerre tra più nazioni, nascimenti e ruine di molti regni, conflitto sanguinoso di religione e di culto, infinita diversità e singolarità di costumi, e tutto il Ponente e il Levante offrono larga scena e strepitoso teatro a cotali imprese e catastrofi. Quivi sono dipinte la vita privata e la pubblica, le corti e le capanne, i castelli ed i romitaggi; quivi s'intrecciano gradevolmente la cronica, la novella e la storia, e ciò che il dramma à di patetico, l'epopeia di maestoso, il romanzo di fantastico. Non credo che in veruna straniera letteratura possa come nella nostra volgare annoverarsi una sequela così sterminata di poemi eroici e di romanzeschi, parecchj de' quali brillerebbero di gran luce, ove fossero soli e non li soverchiasse la troppa chiarezza di Dante, dell'Ariosto e del Tasso. Né reputo presontuoso il dire che, per esempio, la Croce racquistata del Bracciolini o il Conquisto di Granata di Girolamo Graziane sostengono bene assai il paragone o con l'Araucana dell' Ercilla o coi medesimi Lusiadi di Luís Vaz de Camões ai quali ànno accresciuta non poca fama le sventure e le virtù del poeta; e per simile, io giudico che l' Amadigi del Tasso il vecchio o l'Orlando innamorato del Berni, non temono di gareggiare con la Regina Fata di Spenser e con quanto di meglio in tal genere ànno prodotto l'altre nazioni. Ma non è da tacere che in quasi tutti questi nostri poemi riconoscesi agevolmente l'uno o l'altro dei tipi che nel Furioso e nella Gerusalemme ricevettero perfezione, ed a cui poca giunta di novità e poche profonde mutazioni si fecero dagl'ingegni posteriori; e ne' poemi eroici singolarmente a niuno è riuscito di ben cantare i difetti del Tasso, molti in quel cambio li esagerarono. Scusabile mi si fa Marino e scusabili gl'Italiani, quand'io considero lo stato di lor nazione sotto il crudele dominio degli Spagnuoli, e fieramente mi sdegno con questi medesimi che nella patria loro ancor sì potente e sì fortunata, plaudivano a que' delirj e incensavano il Gongora, meno ingegnoso assai del Marino e di lui più strano e affettato. In fine, gioverà il ricordare che all'Italia serva, scaduta e dilapidata, rimaneva pur tanto ancora di prevalenza intellettuale appresso l'altre nazioni che de' trionfi più insigni e delle lodi più sperticate del cavalier Marino furono autori i Francesi; e per lungo tempo assai nessuno de' lor poeti seppe al tutto purgarsi della letteraria corruzione venuta d'oltre Alpe; testimonio lo stesso Cornelio, alto e robustissimo ingegno, ma nel cui stile nondimeno avria dovuto il Boileau ritrovare assai spesso di quel medesimo talco del quale parevangli luccicare i versi del Tasso. Dal Marino incominciò a propagarsi nel mondo una poesia fantastica e meramente coloritrice, la quale cerca l'arte solo per l'arte, fassi specchio indifferente al falso ed al vero, alle cose buone ed alle malvage, alle vane e giocose come alle grandi e instruttive; sente tutti gli affetti e nessuno con profondità, e nell'essere suo naturale od abituale, canta di Adone, come di Erode e così delle favole greche come delle bibliche narrazioni] Fiorirono in tale intervallo tre ingegni eminenti che forse mantennero alla lirica nostra una spiccata maggioranza su quella d'altre nazioni. Ognuno, io penso, à nominato ad una con me il Chiabrera, il Filicaja ed il Guidi. Dal solo Chiabrera fu l'Italia regalata di tre nuove corone poetiche; mercechè veramente nelle sue mani nacque e grandeggiò prima la canzone pindarica, poi la canzone anacreontica e infine il sermone oraziano; né mal s' apporrebbe colui che attribuisse al Chiabrera eziandio la rinnovazione del Ditirambo. Il Filicaja venne a tempi ancora più disavventurati, e quando più non era possibile discoprire ne' suoi Fiorentini un segno e un vestigio pure dell'antica fierezza repubblicana. Ma il senso del bene morale e la pietà religiosa fervevano così profondi nell'animo suo che bastarono a farlo poeta. Mai né in questa nostra patria, né fuori sonosi udite canzoni così ben temperate di splendore pindarico e di maestà scritturale come quelle del Filicaja. Nel Guidi allato a concetti ed a sentimenti spesso comuni e rettorici, splende una forma non superabile di novità, di bellezza e magnificenza. Certo, se ad Alessandro Guidi fosse toccato di vivere in seno di una nazione forte e gloriosa, non ostante la poca fecondità e vastità di pensieri, io non so bene a qual grado di eccellenza non sarebbe salita la lirica sua; perché costui propriamente sortì da natura Yos magna sonaturum, e ce ne porge sicura caparra la sua canzone alla Fortuna. A me sonerà sempre caro ed insigne il nome di Alfonso Varano, perché da lui segnatamente, a quello che io giudico, s'iniziò il corso della poesia moderna italiana; e forse la patria non gli si mostra ricordevole e grata quanto dovrebbe. Chi trovasse non poca similitudine tra la mente del Varano e quella del Young, credo che male non si apporrebbe. Anime pie e stoiche ambidue, e dischiuse non pertanto agli affetti gentili, diffondono ne' lor versi un religioso terrore e un' ascetica melanconia che nell'Inglese riescono cupi, inconsolati e monotoni, e nell'Italiano s'allegrano spesso alla vista del nostro bel sole, e dai pensieri del sepolcro volano con gran fede alla pace e serenità della gloria immortale. Varano poi insieme col Gozzi restituì alla Divina Commedia il debito culto; il Gozzi con li scritti polemici, egli con la virtù dell' esempio; ed ebbe arbitrio di dire a Dante ciò che questi a Virgilio: Tu séi lo mio maestro e il mio autore. Se non che il cantore delle Visioni chiuse e conchiuse l'intero universo nel sentimento della pietà e nei misteri del dogma, e non ben seppe imitare del suo modello la nervosa brevità e parsimonia, la varietà inesauribile e la peregrina eleganza. Se taluno dei suoi piuttosto scarsi scolari volle talora celebrare in Rovere. l'ultimo anello della catena che dal Galluppi si continua in Rosmini e Gioberti, unanime e il consenso dei suoi maggiori contemporanei e dei posteri nell'affermare il valore pressoché nullo della sua vasta produzione filosofica. Rosmini e più scolastico, Rovere più civile. Quello quasi sterile in politica, questo molto feconda, risolvendo i problemi più ardui e interessanti della vita sociale. Quello fu timido, questo coraggiosa; quello arriva a rifiutare sul terreno pratico le-conseguenze de' suoi principii per un pregiudizioso rispetto di casta non evitando il disonore di una ritirata e la deformità del sofisma; Rovere, per lo contrario tutta intrepido si sostenne colla gloria di una vittoria, colla dignità di una rigorosa coerenza, e colla bellezza di una vera argomentazione. Rosmini in un bel momento di sua ragione scrive stupende pagine sulla riforma del clero; poi ha la debolezza di ritirarle, impaurito dalle minaccia dell'Indice. Rovere è oggi quel che era ne' primi giorni della sua vita pubblica, e non sa temere altro autorevole indice che quello del buon senso. Nel suo saggio, intitolalo Di un nuovo diritto europeo, si ammira il coraggio della coscienza di un filosofo, e la prudenza d'un uomo di Stato. Riguardo poi ai pregi della forma, Rosmini fu semplicemente filosofo, Mamiani un filosofo-oratore; nel primo spicca la pura meditazione, nel secondo si unisce il genio che feconda il deserto delle speculazioni metafisiche, delle avanzate astrazioni. In Rosmini vi ha una ricchezza povera, cioè una stiracchiatura di poche idee in molte parole, quasi diffidi della memoria, e dell'abilità del lettore. In Rovere vi ha una povertà ricca, cioè molte idee in poche parole; il che appaga l'amor proprio del lettore, e ne fa liete tutte le potenze della ritentiva e della ragione. A“D'un nuovo diritto europeo” (Scolastica, Torino); “Dell'ottima congregazione umana e del principio di nazionalità italiana ” (Subalpina, Torino); Pagano, ovvero, della immortalità, Dai Torchi della Signora De Lacombe”; “Prose letterarie” (Barbera, Firenze). Terenzio Mamiani della Rovere. Rovere. Keywords: confessioni di un metafisico, il rinnovamento della filosofia antica italiana, vico, cuoco. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e della Rovere," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689532679/in/photolist-2mNzeEc-2mPqEYR-2mPsUUV-2mPBcdN-2mKCnei-2mKySTi-2mKbiLm-DvhhWW-DhRHD2-C91EC7-nE2Dmk-nu5Fd6-ncSxYn-nune7i-npzGmo-nrgohw

 

Grice e Ruberti – la natura abhorre il vuoto – la tromba di Gabriele -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pideura). filosofo. Figlio di Gaspare, originario di Bertinoro e tessitore, e Giacoma  Torricelli-Roberti, faentina. Studia a Faenza e Roma sotto B. Castelli. Srive a Galilei una lettera di risposta a sue richieste a Castelli, che assente in quei giorni aveva lasciato allo studente il compito di segretario. In tale lettera colse l'occasione per presentarsigli, che egli ammira grandemente. Il vivere da vicino le vicende del processo a Galileo gl’indusse a dedicarsi più strettamente alla matematica nonostante padroneggiasse gli strumenti teorici e fosse un abile costruttore di cannocchiali.  Divenne segretario di G. Ciampoli, un intellettuale devoto a Galileo, che segue nei suoi incarichi governativi nelle Marche e nell'Umbria. Castelli presenta a Galilei il saggio di Roberti, “De motu gravium” suggerendogli di impiegarlo come discepolo e assistente. Così e e divenne assistente di Galileo e su domanda e insistenza di Galilei si trasferì nella sua abitazione. Alla morte di Galilei, Ferdinando II gli nomina matematico del Granducato di Toscana. Studia geometria, dove anticipa il calcolo infinitesimale. Si dedica alla fisica, studiando il moto dei gravi e dei fluidi e approfonde l'ottica. Possede un laboratorio nel quale realizza egli stesso lenti e telescopi. Si dedica anche allo studio dei fluidi, giungendo ad inventare il barometro a mercurio chiamato "tubo di Torricelli" o "tubo da vuoto”. Tale invenzione si basa nella misurazione della pressione atmosferica attraverso l'uso di questo tubo che, proprio sotto la spinta di tale pressione, viene riempito dal mercurio fino all'altezza costante di 760 mm (esperimento effettuato sul livello del mare). Proprio da questa invenzione nasce l'unità di misura della pressione "millimetri di mercurio" (mmHg) e l'uguaglianza: 1 Atm = 760 mmHg (la pressione di un'atmosfera corrisponde a 760 millimetri di mercurio). Pubblica “Opera Geo-Metrica”, della quale “De motu gravium” costituisce la seconda parte.  Si dice faentino e tale era considerato dalle persone che lo conoscevano, ma le ricerche compiute già subito dopo la sua morte nei registri battesimali di Faenza non ebbero esito. Ciò da adito ad un secolare dibattito, durante il quale varie altre località romagnole rivendicarono l'onore di avergli dato i natali. Rossini ricostrusce l'albero genealogico della famiglia, originaria di Pideura, nel contado faentino, risalendo di due secoli oltre la nascita di Ruberti. Bertoni, del liceo che da Ruberti prende nome, trova nel registro dei battezzati della Basilica di San Pietro in Vaticano il suo atto di battesimo. Ciò che trae in inganno i filosofi e il fatto che Ruberti assume il cognomen Torricelli della madre anziché del padre. Si sa che il nome del padre e Gaspare. Pertanto, si cercano notizie di un inesistente Gaspare Torricelli. Viceversa, si hanno notizie di una Giacoma Torricelli e si riteneva che fosse la zia paterna. E invece la madre. La lettera a Galilei, conservata alla Biblioteca Nazionale di Firenze fra i Manoscritti Galileiani, è il primo documento nel suo carteggio. Rappresenta un documento fondamentale per studiare la vita e l'opera dello scienziato faentino. Descrive la propria formazione scientifica. Si dichiara a conoscenza dei fatti che portano a breve alla condanna di Galilei e dichiara la propria 'fede' galileiana. Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Col.mo  Nella absenza del Rev.mo Padre Matematico di N. Sig.re, sono restato io; humilissimo suo discepolo e servitore, con l'honor di suo secretario. Fra le lettere del quale havendo io letta quella di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma, a lei ne accuso, conforme l'ordine datomi, la ricevuta, e a lui Rev.mo ne do parte in compendio. Potrei nondimeno io medesimo assicurar V. S. che il Padre Abbate in ogni occasione, e con il Maestro di Sacro Palazzo e con i compagni di quello e con altri prelati ancora, ha sempre procurato di sostenere in piedi li Dialoghi di lei Ecc.ma, e credo che sia stato causa che non si è fatta precipitosa resolutione.  Io sono pienissimamente informato d'ogni cosa. Sono di professione matematico, ben che giovane, scolaro del Padre R.mo di 6 anni, e duoi altri havevo prima studiato da me solo sotto la disciplina dei Gesuiti. Son stato il primo che in casa del Padre Abbate, et anco in Roma, ho studiato minutissimamente e continuamente sino al presente giorno il libro di V. S., con quel gusto che ella si puol imaginare che habbia havuto uno che, già havendo assai bene praticata tutta la geometria, Apollonio, Archimede, Teodosio, et che havendo studiato Tolomeo et visto quasi ogni cosa del Ticone, del Keplero e del Longomontano, finalmente adhere, sforzato dalle molte congruenze, al Copernico, ed era di professione e di setta galileista.  Il Padre Grienbergiero, che è molto mio, confessa che il libro di V. S. gli da gusto grandissimo e che ci sono molte belle cose, ma che l'opinione non la loda, e se ben pare che sia, non la tien per vera. Il Padre Scheiner, quando gliene ho parlato, l'ha lodato, crollando la testa. Dice anco che si stracca nel leggerlo per le molte disgressioni. Io gli ricordo le medesme scuse e diffese che V. S. in più lochi va intessendo. Finalmente dice che V. S. si porta male con lui, e non ne vol parlare.  Del resto io mi stimo fortunatissimo in questo, d'esser nato in un secolo nel quale ho potuto conoscere et riverir con lettere un Galileo, cioè un oracolo della natura, et honorarmi della padronanza et disciplina d'un Ciampoli, mio amorevolissimo signore, eccesso di meraviglia, o se adopri la penna o la lingua o l'ingegno. Haverà quanto prima il Padre R.mo la carissima di V. S., e le risponderà. Intanto V. S. Ecc.ma mi fa degno, ben che inetto, d'esser nel numero de' servi suoi e de' seguaci del vero; che già so che il Padre R.mo, o a bocca o per lettere me gli haverà altre volte offerito per tale. E per fine a V. S. faccio con ogni maggior affetto riverenza.  Roma, Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma Sig.r Gall. Gal. La lettura approfondita delle “Due nuove scienze” di Galilei dei cui ultimi capitoli segue direttamente la stesura ad Arcetri, gli ha suggerito molti sviluppi dei principi della meccanica ivi stabiliti. Tali sviluppi sono esposti nel trattato dal titolo “De motu gravium”. Nell’ “Opera Geometrica” conceve il  principio del barometro, costruendo quello che ora è chiamato tubo di Torricelli e individuando il "vuoto torricelliano". Con Viviani dimostra che il vuoto esiste in natura e che l'aria ha un peso ponendo quindi fine alle millenarie discussioni filosofiche sull'horror vacui. Un'unità di misura della pressione è stata chiamata Torr in suo onore e corrisponde a millimetri di mercurio. L'unità di misura del Sistema Internazionale è invece il pascal, in onore di un altro illustre fisico Blaise Pascal, che fa fiorire numerose ricerche sperimentali dalla estesa e definitiva teoria della pressione atmosferica descritta da Torricelli.  La parola “barometro” coniata da R. Boyle è oggi quasi sempre associata al nome di Torricelli che risulta quindi fra i più celebri scienziati italiani nella storia. Essendo in diretto contatto con Cavalieri inizia a lavorare con la Geometria degli indivisibili e ben presto supera, secondo lo stesso Cavalieri, il suo maestro. E abilissimo nell'utilizzarne le tecniche, cioè il metodo degli indivisibili, come anche il metodo d'esaustione, che e in uso presso gl’antichi, fra tutti il grande Archimede, di cui e entusiasta ammiratore. A lui dobbiamo la riscoperta del matematico siracusano.  Per il gusto di imitare i classici, dimostra in 21 modi diversi un teorema di Archimede: 11 con il metodo d'esaustione, 10 con il metodo degli indivisibili.  Spesso i risultati ottenuti con la geometria degli indivisibili venneno poi confermati con altre dimostrazioni, a causa della controversia sulla loro fondatezza.  Il fatto interessante è che lo stesso Archimede elabora una sorta di geometria degli indivisibili, ma non la ritiene rigorosa, e perciò dimostra sempre i suoi risultati con il metodo d'esaustione. Tutto ciò si è scoperto quando si scopre un palinsesto con un'opera sconosciuta di Archimede, il Metodo meccanico, nel quale espone questi procedimenti. -- è famoso per la scoperta del solido di rotazione infinitamente lungo detto “la tromba di Gabriele”, da lui chiamato "solido iperbolico acutissimo", avente l'area della superficie infinita, ma il volume finito. La tromba di Gabriele e considerato per molto tempo un paradosso "incredibile" per molti, incluso lui stesso, che cerca diverse spiegazioni alternative, anche perché l'idea di un secchio che è possibile riempire di vernice, ma impossibile da pitturare è senz'altro singolare. Il solido in questione ha scatenato un'aspra controversia sulla natura dell'infinito, che ha coinvolto anche il filosofo T. Hobbes. In questa disputa alcuni sostenneno che il solido conduce all'idea di un infinito completo. -- è stato pioniere nel settore delle serie infinite. In “De dimensione parabolae" considera una successione decrescente di termini positivi {{0},{1},{2}} e mostra che la corrispondente serie tele-scopica {{0}{1})+{1}{2})+}converge necessariamente a {{0}-L{0}-L}, dove “L” denota il limite della successione. In questo modo riuscw a dare una dimostrazione dell’espressione per la somma della serie geometrica. A Faenza, è presente una statua (ubicata di fronte alla chiesa di San Francesco) che lo raffigura con in mano un barometro a mercurio (curiosità sulle proporzioni: l'altezza del barometro è inferiore a quella reale, che deve essere di almeno 76 cm. Per la storia della scoperta della sua vera origine vedi anche Registrazione del convegno per il quarto centenario della nascita, M. Fidio, C.  Gandolfi, Idraulici italiani, Biblioteca Europea di Informazione Cultura.In questa sperimentazione venne preceduto di qualche anno da G. Berti, che conduce un esperimento barometrico utilizzando acqua anziché mercurio. Cfr. L'esperimento di Berti, realizzato a Roma Moon: Torricelli  G.  Rossini, Convegno di studi torricelliani in occasione dell’anniversario della nascita, Faenza, Lega, G. Bertoni, La sua faentinità e il suo vero luogo di nascita, in Studi e ricerche del Liceo Torricelli, Faenza, Ragazzini, F. Toscano, L'erede di Galileo. Vita breve e mirabile, Milano, Sironi).A .Alexander, Infinitamente piccoli. La teoria matematica alla base del mondo moderno, Torino, Codice edizioni,  Barometro di Torricelli, Equazione di Torricelli, Legge di Torricelli Torr, Tromba di Torricelli, Treccan Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Crusca. Evangelista Torricelli, Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Scienze, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Museo della Storia della Scienza, Firenze. Evangelista Torricelli Ruberti. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ruberti” – The Swimming-Pool Library  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692027983/in/photolist-2mKR9ZM-nrgohw-npzGmo

 

Grice e Rucellai – gl’amori di Linceo – filosofia imperfetta -- filosofia italiana (Firenze). Filosofo. Crusca. Discepolo di Galilee  e in certa guisa il depositario e spositore delle opinioni metafìsiche professate dal suo maestro. Di più: in cui la scuola di Galilei ha uno dei maggiori lumi. Afferma di essere amico e confidente di Galilei ma ciò non corrisponde al vero. In verità si incontrano solo una volta quando e suo ospite nella villa di Arcetri. Men che meno e suo studente. Quanto poi alla metafisica di Galilei, i dialoghi filosofici parlano da soli.  Quando comincia a comporre i dialoghi presero persino a chiamarlo "il nostro sapientissimo Socrate". Ma anche questa era una bufala. Il fatto è ogni volta che compone un dialogo, ama recitarlo al suo palazzo davanti a un pubblico scelto di personaggi del bel mondo fiorentino. Che al suo palazzo, uno dei più ricche di Firenze, si mangia e e beve gratis. Quindi più dialoghi recitav, più si gozzoviglia. Per questo lo incitano a continuare.  La verità è che in filosofia non vuole, non segue la ragione. Chiudendo gl’occhi alla scienza, in qualunque punto, non dice nero né bianco. Altro che discepolo di Galilei anche se a Firenze, a questa panzana, ci credeno in molti.  Non è un caso dunque se i dialoghi sono pubblicati non per meriti filosofici ma linguistici. I dialoghi sono citati dal vocabolario della Crusca ed ottimo avviso e il farne spoglio abbondante perché la loro favella è veramente d'oro e, se lo stile procede talvolta prolisso, è sempre chiarissimo ed elegante e à gran ricchezza di voci e frasi convenienti agli studj speculativi.  Forse è proprio per la sua grande abilità nel farsi credere che, nel Granducato, la sua stella sembra non tramontare mai. Ambasciatore toscano prima presso Ladislao IV e poi lFerdinando III. Intendente della Biblioteca Laurenziana. Tutore di Francesco Maria. Acclamato Priore dell'Accademia della Crusca con l’alias di “Imperfetto” Strano perché lui, invece, e un perfetto: un perfetto bugiardo. Altre saggi: “Descrizione della presa d'Argo e de gl’amori di Linceo con Hipermestra”; Opuscoli inediti di celebri autori toscani, Prose e rime inedite di Rucellai Tommaso Buonaventura, Degl’officii per la società umana”; “Della provvidenza”; “Della morale”, Crusca. Orazio Ricasoli-Rucellai. Ruscellai. Keywords: gl’amori di Linceo --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rucellai” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734569882

 

Grice e Ruffolo – il possibilismo -- filosofia italiana (Cosenza). Filosofo. Torna a Roma dal fronte della campagna greco-albanese della seconda guerra decorato con quattro medaglie al valore per diverse intrepide azioni contro il nemico, in cui e ferito con arma da fuoco trapassante il petto. Organizza in seno al ministero dell'interno una cellula di resistenza partigiana, che gli vale l'attestazione di partigiano combattente e una medaglia di bronzo al valore partigiano.  Per via della delazione di un componente del gruppo di resistenza e arrestato dalla banda Pollastrini-Koch e incarcerato alla pensione Jaccarino in via Romagna. Trasferito in Regina Coeli condivide la cella con Pintor e Salinari discutendo del dopo liberazione. Trasferito a via Tasso e interrogato da Kappler. L'iniziale sentenza di morte e commutata in deportazione. Qualche ora prima dell'ingresso degl’alleati in Roma, all'abbandono di Roma da parte dei tedeschi, usce dal carcere insieme per essere avviato su uno dei trei torpedoni in attesa a Piazza San Giovanni per essere deportato in Germania. Un quarto torpedone e invece quello destinato all'eccidio di La Storta dove e ucciso Buozzi. Lee SS gli impedeno il suo proposito di salire proprio sul quarto torpedone, scostato dagl’altri, avvalorando la tesi che l'eccidio e pre-meditato e non una reazione impulsiva del comandante. Costretto a salire su uno dei restanti tre torpedoni, si getta mentre il convoglio e in marcia. Riusce a far perdere le tracce e a liberarsi nonostante le SS avessero fermato il convoglio e lo insegueno nella campagna nei pressi di Ficulle. Dell’arresto e prigionia da conto in "Roma -- storia della mia cattura e fuga dalle SS [dai nazisiti]" (Roma). Al termine della guerra, ha la carriera di notaio a Grosseto. Uomo colto, conversatore brillante con battute spesso umoristiche. In occasione della trasmissione "Testimoni oculari" di S. Zavoli, circa la detenzione a Via Tasso, venne intervistato il fratello Sergio. La sua condizione di laringectomizzato per il tumore alle corde vocali, e probabile causa della mancata intervista. Tuttavia non è citato nella trasmissione, in quanto il fratello omise di nominarlo nell'intervista, causando uno spiacevole dissapore familiare, tenuto conto delle drammatiche e indimenticabili circostanze di quei momenti vissuti insieme. Amico e intrattenne corrispondenza tra gli altri, con  Orlando, Levi, Ragghianti, I. Baldini, A. Trombadori, F. Valeri, M.  Morante, C. Cassola, M. Melloni (Fortebraccio), A. Guercio, A. Ripellino, F. Gabrielli, e M. Stern.  Notevole la mole dei suoi saggi e il cui interesse di pensiero, investe gli argomenti più disparati. Altri saggi: “La Cosmologica” (Roma, Signorelli), opera poetico-filosofica. Fonda la “metafisica possibilista” basata sulla teoria della relatività generale e della fisica dei quanti; "America come pretesto" (Roma, Ventaglio); "Il possibilismo: suggerimento filosofico eutimistico-terapeutico” (Roma, Mancosu); "Guazzabuglio"; “Quadri di una esposizione” (Roma, Barone); “Guazzabuglio” (Roma, Croce);“Oltre gl’ali di Icaro” (Roma, C. Mancosu). Nicola Ruffolo. Ruffolo. Keywords: Icaro, Cosmologica, possibilismo, guazzagublio, lo specchio del diavolo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ruffolo” – The Swimming-Pool Library.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735363301/in/datetaken/

 

Grice e Ruggiero – romolo e remo – filosofia meridionale --  filosofia italiana (Napoli). Filosofo. Nato alla fazione di Bruciano, fiiglio di Eugenio  e di Filomena d'Aiello. Scrive “Critica del concetto di cultura”, cui Croce rimprovera la mancata distinzione tra “cultura” e “falsa cultura”. Idealista, senza aderire all'attualismo di Gentile. Liberale, pur non risparmiando critiche alla classe politica espressa dal Partito liberale. Insegna a Messina e Roma. Avendo aderito all'idealismo con Gentile, la sua rivendicazione dei valori del liberalismo lo rese un esponente di spicco dell'opposizione al fascismo. Per non perdere la cattedra presta il giuramento di fedeltà al fascismo. Autore, tra le altre opere, di una imponente Storia della filosofia  e di una Storia del liberalism. Socio degl’Esploratori Italiani. Indaga nella storia della filosofia romana la potenza di libertà costruttrice del mondo degl’uomini, e, auspicando in tempi oscuri il ritorno alla ragione, e ad Italia maestro ed apostolo di fede nell'umanità.  Saggi: Storia della filosofia,” “La filosofia greca'” Bari, Laterza); “Cristianesimo, Bari, Laterza); “Rinascimento, riforma e controriforma, Bari, Laterza); La filosofia moderna. Cartesianismo (Bari, Laterza); L’Illuminismo, Bari, Laterza); Da Vico a Kant, Bari, Laterza); L'età del Romanticismo, Bari, Laterza); Hegel, Bari, Laterza); La filosofia contemporanea, Bari, Laterza); Critica del concetto di cultura, Catania, Battia; La filosofia contemporanea, Bari, Laterza,  Il pensiero politico italiano meridionale (Bari, Laterza); L'impero britannico dopo la guerra, Firenze, Vallecchi, “Storia del liberalismo” (Bari, Laterza, La filosofia contemporanea” (Bari, Laterza); “Filosofi del Novecento” (Bari, Laterza); “L'esistenzialismo” (Bari, Laterza); “Scritti politici, R. De Felice, Bologna, Cappelli,  La libertà, F. Mancuso, Napoli, Guida); Lettere a Croce (Bologna, Mulino); B. Croce, La Critica, I filosofi che dissero "NO" al Duce, in La Repubblica, Un ritratto filosofico, Napoli, Società editrice); L'impegno di un liberale” “Tra filosofia e politica, Firenze, Monnier); Treccani, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.    M. Griffo, La coscienza critica del liberalismo; V. Sgambati, Tra ethos e pathos. Guido De Ruggiero. De Ruggiero. Ruggiero. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ruggiero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51715422601/in/photolist-2mPmmR4-2mNaHiH-2mMV4pg-2mLEcbk-2mPCgo1

 

Grice e Rusca – filosofia italiana (Venezia). Studia filosofia. Vicario generale di Padova della Congregazione del Sant'Uffizio. Ricopre quindi il ruolo di Inquisitore. Scrive “Syllogistica methodus” ; “De caelesti substantia”; “De fabulis palaestini stagni ad aures Aristotelis peripateticorum principis e l' Epitome theologica”. Vescovo di Caorle. Uno dei presuli che più si spese per le necessità della sua diocesi. È infatti ricordato per gli imponenti restauri della cattedrale che volle fossero eseguiti per salvare l'edificio dall'imminente rovina. Durante questi restauri ricopre il soffitto della cattedrale con stucchi e diede all'edificio una struttura barocca. La riconsacrarla, apponendo alle pareti dodici croci in cotto, tuttora conservate. Inoltre fa completare la realizzazione dei nuovi reliquiari per le insigne reliquie dei santi patroni (Stefano protomartire, Margherita di Antiochia e Gilberto di Sempringham) e provvide al rinforzo della struttura del campanile. Al completamento di tutti i lavori, volle che alle solenni celebrazioni presenziassero musici provenienti da Venezia. A memoria di tutto ciò, resta la lapide, ora affisse alla parete sinistra del duomo. D. O.M. LÆVITÆ STEPHANO PROTOMARTYRI FR·PETRVS MARTYR RVSCA EPVSCONSECRAVITMARINO VIZZAMANO PRÆTORE M·D·C·L·XV·III CAL SEP· -- A Dio ottimo massimo al levita Stefano proto-martire fra' P. Rusca vescovo consacra essendo podestà M. Vizzamano. Ricordato per la sua premura nel risollevare le sorti economiche. Ripristina  la mensa episcopale e provvide al sostentamento dei sacerdoti istituendone la confraternita. Si adopera per correggere i comportamenti dei fedeli e dei sacerdoti stessi. Fa erigere nella cattedrale un altare dedicato a Sant'Antonio di Padova. In Duomo a Caorle resta la pala d'altare del Santo con la lapide, affissa alla parete destra dove sorgeva l'altare, che recita: ILL.MI ET RMI EPI CAPRVLEN. VNAM MISSAM LECTAM QVOTIDIE, ET DVAS CANTATAS QVOLIBET MENSE AD HOC ALTARE S. ANTONII CELEBRARI CVRANTO TENENTVR VT IN ACTIS D. OCTAVII RODVLPHI NOT. VEN. DIEI XIV MENSIS IAN. MDCLXXI AB INCAR. FR. PETRVS MARTYR RVSCA EPVS CAPRVLEN. EREXIT VNIVIT DISPOSVIT. Illustrissimi e reverendissimi vescovi caprulensi, abbiate cura che una messa letta quotidiana e due cantate in qualsivoglia mese siano celebrate a questo altare di S. Antonio, ne sono tenuti come dagli atti del signor Ottavio Rodolfo notaio veneziano del giorno 14 mese di gennaio 1671 dall'Incarnazione. Fra' Pietro Martire Rusca vescovo di Caorle eresse, unì, dispose. Consacra la chiesa di Santa Maria Elisabetta al Lido di Venezia.  R. Rusca, Il Rusco, overo dell'historia della famiglia Rusca, N. Marta, Venezia, Bonaventura Perissuti, Notizie divote ed erudite intorno alla Vita ed all' insigne Basilica di S. Antonio di Padova, Padova,  Flaminio Corner, Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello, G. Manfrè, Padova, G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci, S. Michaelis ad ripam apud Linum Contedini, Roma. T.  Bottani, Saggio di Storia della Città di Caorle, Bernardi, Venezia, G. Musolino, Storia di Caorle, La Tipografica, Venezia, Paolo Francesco Gusso e R. Candiago Gandolfo, Caorle Sacra, Marcianum Press, Venezia,    F.  Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiæ, et insularum adjacentium. Pietro Martire Rusca. Rusca. Keywords: “Syllogistica methodus”, “Aures Aristotelis peripateticorum principis”; Defensionem Vestigationum Peripateticum. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rusca” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734521406/in/datetaken/

 

Grice e Rusconi – attacco e contrattacco – filosofia italiana (Meda). Filosofo. Insegna a Trento e Torino. “La teoria critica della società” -- Istituto storico italo-germanico. Altre saggi: “Crisi di sistema e sconfitta operaia” (Einaudi); “Scambio, minaccia, decisione”; “Sociologia politica (Mulino); Se cessiamo di essere una nazione (Mulino), in cui ripercorre il dibattito sul concetto di nazione – “la nazione italiana”; Resistenza e post-fascismo (Il Mulino); “Come se Dio non ci fosse” (Einaudi), “Italia – lo stato di potenza, la potenza civile (Einaudi) Cefalonia. Quando gli italiani si battono (Gli struzzi  Einaudi); “L'azzardo” (Mulino); “Cavour: fra liberalismo e cesarismo (Il Mulino); “Cosa resta” (Laterza ); “Seduzione” (Feltrinelli ); “Attacco” (Mulino). Gian Enrico Rusconi. Rusconi. Keywords: romanita, italianita, il concetto di nazione in Hegel, “God save the queen” – the national anthem – l’inno nazionale -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rusconi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734745883/in/datetaken/

 

Grice e Ruta – corpori sani – l’intersoggetivo e la psiche sociale – filosofia fascista – filosofia meridionale -- filosofia italiana (Belmonte Castello). Filosofo. Insegna a Napoli. Conosce e frequenta Croce. Sviluppa una filosofia in armonia con l'ideologia del regime fascista. Saggi: “Il gusto d'amare” (Millennium); “Insaniapoli” (Campus); “Il segreto di Partenope” (Napoli, Millennium);“L’inter-soggetivo e la psiche sociale” (Milano, Sandron); “Il ritorno del genio di Vico” (Bari); “Politica e ideologia” (Milano, Corbaccio); “La necessità storica dell'Italia nuova” (Napoli); “Diario e lettere” (Bari); “La nascita della tragedia ovvero Ellenismo e pessimismo” (Bari). Enrico Ruta. Ruta. Keywords: l’intersoggetivo e la psiche sociale, corpori sani, il concetto di necessita storica in hegel – il concetto del sociale – il carattere del popolo italiano, lo stato italiano – la missione del popolo italiano – la patria italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ruta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734727223/in/datetaken/

 

Grice e Sacchi – filosofia italiana – filosofia longobarda -- Luigi Speranza (Casa Matta di Siziano). Filosofo. La sua saggistica e molto abbondante e abbraccia i campi più diversi della filosofia. A differenza di altri poligrafi del tempo la sua filosofia si basa su una solida formazione e un sapere quasi enciclopedico, per cui i suoi saggi, pur influenzati -soprattutto nella forma- dalle mode culturali del tempo, mantengono anche oggi un indubbio valore. A Pavia conduce i suoi studi, che dapprincipio si indirizzarono alla filosofia. Tra i suoi maestri vi e Romagnosi. Corrispondente di Fauriel e Gioia. Si trasfere a Milano. Collabora a varie riviste. Dirige «Cosmorama pittorico». Socio della Reale Accademia delle Scienze di Torino. Saggi:  “La Storia della filosofia greca” (Pavia, Capelli) La Collezione dei Classici Metafisici, Mascheroni” (Pavia, Bizzoni);  “I Lambertazzi e i Geremei, o le fazione di Bologna – cronaca di un trovatore” (Milano, Stella); “La pianta dei sospiri” (Milano, Silvestri);  Le Antichità romaniiche d'Italia, Diritto pubblico universale, o sia Diritto di Natura e delle Genti, Biblioteca Scelta di opere dal latino); “Uomini Utili e Benefattori del Genere Umano” (Milano, Silvestri);  I voti dell'Italia. I. Cesare,  "L'Omnibus Pittoresco", La mia vita (Pavia, Bizzoni); Filosofia (Milano, Cisalpino); Elogio del sensismo, Pavia, Bizzoni, Della filosofia di Socrate” Pavia, Bizzoni,  I trovatori e le galanterie nel Medio evo, Milano, Ripamonti Carpano, Oriele o Lettere di due amanti” (Pavia, Bizzoni); “Lodi Orcesi, Milano, Silvestri, Biblioteca Braidense  Marcellina, C. Béchet, Geltrude. Romanzo italiano con note storiche, Milano, Bettoni, Diritto pubblico universale di Gio. Maria Lampredi volgarizzato, Milano, Silvestri); “I fregi simbolici di San Michele in Pavia", Antichita romantiche [romaniche] d'Italia, e Giu Milano, Stella); “Della condizione economica, morale e politica degli italiani nei bassi tempi”; “Saggio intorno all'architettura simbolica, civile e militare in Italia”’ “Saggio intorno all'origine de' Longobardi, alla loro dominazione in Italia, alla divisione dei due popoli ed ai loro usi, culto e costume” (Milano, Stella); “Della condizione economica, morale e politica degli Italiani ne' tempi municipali”; “Sulle feste, e sull'origine, stato e decadenza de' municipii italiani nel Medioevo” (Milano, Stella); “Annali universali di statistica economia pubblica, storia, viaggi e commercio; “Sull’'indole della letteratura italiana; ossia della letteratura civile, con un'appendice intorno alla poesia eroica, sacra e alle belle arti” (Pavia, Landoni); “ Intorno alle dighe marmoree o murazzi alla laguna di Venezia ed alla istituzione del porto franco” (Milano, Editori degli Annali Universali delle Scienze e dell'Industria, Miscellanea di lettere ed arti, Pavia, Bizzoni); “L'arca di Sant'Agostino: monumento in marmoora esistente nella chiesa cattedrale di Pavia, colle illustrazionii” (Pavia, Fusi); “Intorno alle costumanze, alle arti, agli uomini e alle donne illustri d'Italia” (Milano, Stella); “Intorno alla pasta, alla smania musicale del secolo, a Volta e a' progetti pel monumento da erigersegli in Como ed a qualche buona o cattiva moda della capitale: lettera inutile” (Milano, Stella); “Cose inutile” (Milano, Visaj); “Teodote: storia” (Milano, Nervetti); “Le belle arti in Milano nell'anno 1832, Nuovo Raccoglitore, Questioni sull'architettura rituale in relazione alle opinioni del conte Cordero di San Quintino e dell'avvocato Robolini", in Annali Universali di Statistica”; “Le arti e l'industria in Lombardia” (Milano, Visaj); “Del bello” (Milano, Silvestri); Instituti di beneficenza a Torino (relazione), Milano, a Società degli editori degli annali universali delle scienze e dell'industria, Lezioni d'un parroco sul cholera” (Milano, Bravetta, Gli asili dell'infanzia: loro utilità ed ordinamento. Memorie popolari italiane” (Milano, Manini); “Novelle e racconti, Milano, Manini); “L' Arco della Pace a Milano descritto e illustrato e pubblicato per la fausta inaugurazione fatta da S.M.I.R.A. Ferdinando 1, Milano, Manini; B. Luino, Cosmorama pittorico, Le streghe. Dono del folletto alle signore, Milano, Manini); “Amori e vicende dei quattro sommi poeti italiani: Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso. Studi storici-biografici” (Milano, Vallardi). Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Defendente Sacchi. Sacchi. Keywords: Lombardi, longobardi, filosofia lombarda – pagenismo Lombardo – lingua lombarda – simbolo Lombardo --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sacchi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735126254

 

Grice e Sacheli – implicatura axiofenomenista dei parnasesi – filosofia siciliana -- filosofia italiana (Canicattì). Filosofo. Nato da Vincenzo e Calogera Rinaldi. Studia a Caltanissetta. Iniziato in Massoneria nella loggia Felice Cavallotti di Girgento. Si laurea a Palermo sotto G. Colozza e C. Guastella. Insegna a Bologna, Girgenti, Caltanissetta, Bressanone, Genova, Cagliari e Messina. Con i suoi saggi diede un apporto all'approfondimento all'interpretazione della filosofia di Aquino. Numerose sono i suoi saggi filosofiche. "La carità del natio loco" lo spinge a scrivere sulle tradizioni, i miti e le leggende di Canicattì, collaborando con la rivista Sicania e pubblicando i risultati delle sue ricerche nelle “Linee di folklore canicattinese” (Acireale, Popolare). Altri saggi: “Indagini etiche: i criteri, il problema dell'etica” (Milano, R. Sandron);  Atto e valore” (Firenze, Sansoni); “Ragion pratica: preliminari critici” (Firenze, Sansoni); “Crisi della Pedagogia” (Roma, Perrella); “Concetto di didattica, Messina, G. Anna);. Ottaviano, Sophia: rassegna critica di filosofia e storia della filosofia, MILANI, V. Gnocchini, “L'Italia dei Liberi Muratori”. Erasmo, G. Ferrante, Calogero. Angelo Sacheli. Sacheli. Keywords: membro dei parnasensi, parnaso di canicatti, massoneria, liberi muratori, folklore canicattinese, filosofia siciliana, loggia felice cavallotti di Girgento, implicatura fenomenista, fenomenismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sacheli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735118779/in/datetaken/

 

Grice e Saitta – l’animo – filosofia fascista – il veintennio fascista -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Gagliano Castelferrato). Filosofo. Allievo di Gentile, seguace e interprete del suo idealismo attuale. Nato da Giovanni Saitta e Angela Confalone, una famiglia di agricoltori e proprietari terrieri, studia a Nicosia, Monreale, e Palermo. Frequentando le lezioni di Gentile, si accosta al suo idealismo. Si laurea in filosofia. Insegna a Terranova, Lucera, Cagliari, Sassari, Fano, Faenza, Bologna, Firenze, e Pisa. Dirigge “Vita Nuova”, dell’Università fascista di Bologna, cura la rubrica Noi e gli altri Spunto polemico, firmando i suoi interventi con lo pseudonimo di "Rusticus", distinguendosi per i toni accesi e le posizioni anti-clericali e anti-concordatarie, che lo portarono a scontrarsi con cattolici. Adere infatti a una concezione movimentistica e rivoluzionaria del regime fascista, che interpreta come il compimento del valore romantico del Risorgimento, intendendo la nazione italiano in senso hegeliano quale sintesi tra cittadino italiano individuale e l’universale della romanita. Col suo attivismo riusce a esercitare una forte capacità di attrazione. Così si sviluppa quella tendenza a preferire la sua scuola di storia della filosofia dove la preparazione di tipo scolastico e le esigenze tecniche erano minori, ma dove si sente un calore ideale, una passione filosofica, un fervore per la italianita, e una forza di convinzione spesso dura, e più che dura, ma più vicina a quei sentimenti e a quelle esigenze fasciste, una decisione innovatrice suggestiva e che sembra offrire un orientamento vitale per la soluzione di quei problemi. Accogliendo la concezione gentiliana dell'atto come perenne auto-creazione dello spirito italiano che tutto comprende, sviluppa una visione attualistica dell'idealismo non riducibile a una teoria statica, bensì intesa come azione e continuo dinamismo. Questo lo porta a esaltare la libertà creativa della ragione umana contro ogni forma di oggettività e di dogmatismo. Da qui la sua accentuazione della polemica anti-religiosa, e la riscoperta, nel solco delle tesi formulate da Spaventa e dallo stesso Gentile, della corrente immanentistica della filosofia rinascimentale italiana che egli pone a fondamento della genesi dell'idealismo moderno.  Questo immanentismo, per il quale Dio si esprime nell'attività dello spirito umano, è un reale umanismo che rende possibile la libertà dell'individuo, nella quale consiste la coscienza illuministica, da lui contrapposta a quella tradizionale, oppressiva e decadente, della trascendenza.  Per difendere la libertà del soggetto da ogni autoritarismo e sopraffazione, si è schierato tuttavia non solo contro il dualismo platonico, la teologia di impianto aquinistico e la neoscolastica, ma in parte anche contro lo stesso idealismo di Hegel che finisce per oggettivare la ragione facendone un sistema assoluto da lui ritenuto all'origine dello schiavismo. Persino nell'attualismo di Gentile e rimasto un retaggio del trascendente, quando esso attribuisce lo spirito ad un Io assoluto anziché ai singoli individui. Sono costoro i veri creatori di valori spirituali, coloro cioè in cui va identificato il soggetto trascendentale. In tal modo intende preservare la portata stessa dell'atto creativo dello spirito dell'idealismo gentiliano, rivestendolo di significati empirici, positivistici, contigenti. Altre saggi: “Lo spirito come eticità” (Bologna, Zanichelli); “La coscienza illuministica (Genova, Orfini); “Libertà ed esistenza (Firenze, Sansoni); “L’immanenza (Bologna, Zuffi); “La scolastica e la politica dei Gesuiti (Torino, Bocca); Le origini dell’aquinismo (Bari, Laterza) Gioberti (Messina, Principato); Ficino (Messina, Principato); “L'educazione dell'umanesimo in Italia (Venezia, La Nuova Italia); “Filosofia italiana ed umanesimo (Venezia, La Nuova Italia); “Aquino” (Firenze, Sansoni); “La teoria dell'amore e l'educazione del Rinascimento (Bologna, U.P.E.B.); “L'illuminismo della sofistica” (Milano, Bocca) Il pensiero italiano nell'Umanesimo e nel Rinascimento (Bologna, Zuffi); “L’Umanesimo italiano” (Bologna, Tamari). E.  Centineo, Ricordo, Giornale critico della filosofia italiana, Firenze, Sansoni,  Sorbelli, L'Archiginnasio: bollettino della Biblioteca comunale di Bologna,  direzione di F. Bergonzoni, Regia tipografia dei fratelli Merlani, Università degli studi di Firenze, S. Salustri, L'Università fascista di Bologna: un modello di Accademia per il regime?, in Accademie e scuole: istituzioni, luoghi, personaggi, immagini della cultura e del potere” (Milano, Giuffrè); V. Pisani, Paideia, Casa Paideia, R. Pertici, Storia della storiografia,  Jaca, L. Mangoni, “L'interventismo della cultura. Intellettuali e riviste del fascismo” (Bari, Laterza). Cantimori ricorda con commozione l'irrequietezza spirituale della sua scuola e la sua attenzione volta ad argomenti quasi ignorati dalla cultura Italiana – B. Bandini, Storia e storiografia: studi su Delio Cantimori. Atti del convegno tenuto a Russi, Riuniti).  Cit. in R. Pertici, Storia della storiografia, “Forse meglio di ogni altro, intese dell'attualismo l'istanza realmente umanistica, e di un "reale umanismo” “E questa appunto volle sotto-lineare e difendere contro ogni mistificazione. Così lo vediamo ridurre tutta la dialettica gentiliana a lotta sempre risorgente fra ragione umana liberatrice e costruttrice di una società di uomini liberi, e la coscienza tradizionale cristallizzata nelle oppressioni di strutture portatrici di una filosofia di morte. Ricordo.  La filosofia come celebrazione della soggettività è quasi tutta sbozzata con Ficino. Con lui, anziché col Campanella, come da altri è stato frequentemente ripetuto, s'inizia la conoscenza illuministica, Ettore Centineo, Ricordo, Giornale critico della filosofia italiana», Firenze, Sansoni, G. Morra, L'immanentismo assoluto, Giornale critico della filosofia italiana», E. Garin, Cronache di filosofia italiana” (Bari, Laterza); R. Melchiorre, Storiografi italiani (Villalba di Guidonia, Aletti). Attualismo, Filosofia rinascimentale, Idealismo italiano, Delio Cantimori Gentile  Ricordo.  Giuseppe Saitta. Saitta. Keywords: filosofia fascista, l’universita fascista di Bologna, le reviste filosofiche fasciste, Vita Nuova, immanenza e non trascendenza, lo spirito italiano, l’universale dell’italianita, l’universale della romanita, l’amore di Ficino, Campanella, Cantimori, contro la scolastica, animo, l’animo, vita nuova, contratto sociale, Rousseau, Firenze. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Saitta” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735339190/in/datetaken/

 

Grice e Saliceto – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cinisello Balsamo). Grice: “Since Sua Eccellenza Verri-Visconti calls himself a hyphenated philosopher, I who amn’t, shall list him under Visconti!” Esential Italian philosopher. Like Grice, he wrote on ‘happiness.’ Like Grice, he wrote on ‘pleasure.’ Like Grice, he was a very clubbable man. Ritratto tagliato Barone di Rho. Consorte Marietta Castiglioni Vincenza Melzi d'Eril. Figli Teresa, Alessandro (da Marietta Castiglioni). Filosofo. Considerato tra i massimi esponenti dell'illuminismo, è altresì ritenuto il fondatore della scuola illuministica milanese. Nacque a Cinisello Balsamo dal conte Gabriele Verri-Visconti, magistrato e politico conservatore e da Barbara Dati della Somaglia, membri della nobiltà milanese. Ha tre fratelli: Alessandro, Carlo e Giovanni.  Avviati gli studi nel Collegio dei gesuiti di Brera, e uno dei ‘trasformati’. Si arruola nell'esercito e prende parte alla Guerra dei Sette Anni. Fermatosi a Vienna, intraprende la redazione delle Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano, che gli varranno il primo incarico di funzionario. Pubblica le “Meditazioni sulla felicità.” Devienne a Milano uno dei ‘pugni’, nucleo redazionale del ‘Caffè,’ destinato a diventare il punto di riferimento del riformismo illuministico. Tra i suoi saggi più importanti per “Il Caffè” si  ricordano “Elementi del commercio”; “Commedia”; “Medicina”; “I parolai”. Ha rapporto epistolari anche con gl’enciclopedisti. d'Alembert visita i pugni. Parallelamente all'impresa editoriale, intraprende la scalata del governo d’Austria allo scopo di mettere in prattica le riforme propugnate nel “Caffe”.Membro della Giunta per la revisione della "ferma" (appalto delle imposte ai privati) del Supremo Consiglio dell'Economia. Fonda la Società patriottica. “Meditazioni sull'economia politica”. Il discorso sull'indole del piacere -- e del dolore”; “i Ricordi” e le “Osservazioni sulla tortura”. Il suo è uno stile asciutto e libero, pieno di trattenuto vigore. Con Giuseppe II al trono d'Austria, gli spazi per i riformisti milanesi si riducono, e lascia ogni incarico pubblico, assumendo un atteggiamento sempre più critico. Pubblica la “Storia di Milano.” All'arrivo di Napoleone, prende parte alla fondazione della Repubblica Cisalpina, culla del tricolore italiano. Muore durante una seduta notturna della municipalità. Grazie a lui Milano divenne il più importante centro degl’illuministi. L'ipotesi di civiltà che scature da lui e forse troppo avanzata per poter essere adeguatamente raccolta dalla nostra cultura; e comunque lo colloca a pieno titolo tra le espressioni più alte degl’illuministi. Il suo grande merito e aver creato in Lombardia un centro di aggregazione illuminista:“Il Caffè dei pugni” Ciò che desta curiosità rimane il titolo con cui lui scelse di intitolare la sua testata, dovuta al rilevante fenomeno della diffusione di caffè (bar), come luoghi dove poter intraprendere un libero e attuale dibattito culturale, politico e sociale. Con i suoi articoli sul dolore e il piacere, sottoscrive la dottrina di Helvétius, nonché il sensismo di Condillac, fondando sulla ricerca della felicità e del piacere l'attività degl’uomini. Gl’uomini tendeno a sé stessi al piacere e sono pervasi dal dolore. I suoi piaceri non sono altro che momentanee interruzioni del dolore. La felicità degl’uomini non è quella personale o soggetiva, ma quella a cui partecipa il “collettivo,” quasi eutimia o atarassia. Per quanto riguarda la politica e l'economia, lui è controverso. Per quanto riguarda l'ambito economico, negli Elementi del Commercio e nella sua più grande opera economica Meditazioni sull'economia politica, enuncia (anche, per primo, in forma matematica) la legge di domanda e offerta, spiega il ruolo della moneta come merce universale, appoggia il libero scambio e sostenne che l'equilibrio nella bilancia dei pagamenti è assicurato da aggiustamenti del prodotto interno lordo (quantità) e non del tasso di cambio (prezzo). Di conseguenza, può essere visto come un marginalista. Si nota, però, come assuma atteggiamenti di difesa del concetto di proprietà privata e del mercantilismo. Verri-Visconti ritiene che solo la libera concorrenza tra eguali possa distribuire la proprietà private. Tuttavia pare favorevole principalmente alla piccola proprietà, per evitare il risorgere delle disuguaglianze. Verri con le Osservazioni sulla tortura esprime la sua contrarietà all'uso della tortura. Define ingiusto e antistorico un modello così efferato di giurisprudenza e auspicando l'abolizione di questi metodi. Non pubblica l’opuscolo per non inimicarsi, con le pesanti critiche alla magistratura in esso contenute, il senato di Milano (tribunale) presso cui si sta decidendo dell'eredità del padre. “Dei delitti e delle pene” di Beccaria prende in gran parte le mosse proprio dalle bozze delle Osservazioni sulla tortura, oltre che dagli articoli de Il Caffè. E proprio a causa di questo furto di idee che i due pugni arrivano al più acceso scontro. Nella versione definitiva e aggiornata dell’ “Osservazioni,” che sono in conclusione un invito ai magistrati a seguire la dottrina illuminista invece di irrigidirsi sulle posizioni conservatrici, la sua dialettica è cruda e basilare. La tortura è una crudeltà. Se la vittima è innocente, subisce sofferenze non necessarie. Se la vittima e colpisce un _colpevole_ *presumibile* rischia di martoriare il corpo di un possibile innocente. L’accusato rinuncia nella tortura alla sua difesa naturale istintiva. Viola la legge di natura. Apre il suo saggio con la ricostruzione del processo agl’untori, presentandolo sia come documento dell'ignoranza di un secolo non guidato dai lumi, sia come emblema del modo in cui una legge sbagliata porta a una evidente ingiustizia. Questa ricostruzione forne la base per la Storia della colonna infame di Manzoni, che però la presenta come testimonianza di ciò che accade quando uomini ingiusti detenneno un grande potere, come all'epoca era quello del senato milanese. Il saggio non arrivea mai ad avere il successo che invece ebbe Dei delitti e delle pene, vuoi perché la maggior parte delle osservazioni in essa sviluppate erano già contenute nell'opera di Beccaria, vuoi per via del  suo stile, dotto e di difficile comprensione, che rendeva di per sé ardua la diffusione della sua filosofia, che pure conteneva molti ulteriori spunti rispetto all'opera del collega. La Borlanda impasticciata con la concia, e trappola de sorci composta per estro, e dedicata per bizzaria alla nobile curiosita di teste salate dall'incognito d'Eritrea Pedsol riconosciuto, festosamente raccolta, e fatta dare in luce dall'abitatore disabitato accademico bontempista, Adorna di varii poetici encomii, ed accresciuta di opportune annotazioni per opera di varii suoi co-accademici amici; “Il Gran Zoroastro ossia Astrologiche Predizioni”; “Il Mal di Milza, Diario militare,” Elementi del commercio”; “Sul tributo del sale nello Stato di Milano”; “Sulla grandezza e decadenza del commercio di Milano”; “Fronimo e Simplicio; ovvero, sul disordine delle monete nello Stato di Milano”; Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano”; “Orazione panegirica sula giurisprudenza Milanese”; “Meditazioni sulla felicità colletiva” – cfr. Grice, Notes on happiness –; “Bilancio del commercio dello stato di Milano, Il Caffè, Sull’innesto del vajuolo, Memorie storiche sulla economia pubblica dello stato di Milano, Riflessioni sulle leggi vincolanti il commercio dei grani, Meditazioni sulla economia politica con annotazioni, Consulta su la riforma delle monete dello Stato di Milano, Osservazioni sulla tortura, Ricordi a mia figlia, Considerazioni sul commercio nello Stato di Milano – “Sull'indole del piacere e del dolore” -- Manoscritto da leggersi dalla mia cara figlia Teresa Verri per cui sola lo scrissi, Storia di Milano, Piano di organizzazione del Consiglio governativo ed istruzioni per il medesimo, “Precetti di Caligola e Claudio”; “Memoria cronologica dei cambiamenti pubblici dello stato di Milano”; “Delle nozioni tendenti alla pubblica felicità” – felicita pubblica – felicita private --; “Pensieri di un buon vecchio che non è letterato, Carteggio di Pietro e di Alessandro Verri;  L'Edizione Nazionale delle Opere, Ministero per i beni e le attività culturali ha deciso di avallare un'Edizione nazionale delle sui saggi. Il comitato, finanziato pubblicamente, dalla Fondazione Cariplo e da Banca Intesa Sanpaolo, è presieduto da C. Capra e composto da una ventina di studiosi e si basa sull'Archivio donato dai Visconti alla Fondazione Per La Storia Del Pensiero Economico. Angolani Bartolo, Gli Scritti di argomento familiare e autobiografico; Rivista di storia della filosofia. (Firenze: La Nuova Italia). Carteggio di Pietro e Alessandro Verri  Cfr. Ricuperati, Il genere della biografia, Società e storia. (Milano: F. Angeli,  "Il Caffè", Introduzione. Giordanetti, Piero, a cura di, “Sul piacere e sul dolore”. Kant discute Visconti (Milano, Unicopli); “Giordanetti, “Le arti belle. Sulla fortuna di Visconti, Visconti e il suo tempo, C. Capra, Bologna, Cisalpino); Renzo Villata, M. Gigliola, Il processo agli untori di manzioniana memoria e la testimonianza (ovvero... due volti dell'umana giustizia), Acta Histriae Storia di Milano, Cronologia della vita di Pietro Verri, su storiadimilano. Vèrri, Pietro nell'Enciclopedia Treccani, su treccani. Ricordi a mia figlia, su classicitaliani. CatalogoSellerio, su Sellerio. Salerno editrice. Scheda del libro: Delle nozioni tendenti alla pubblica felicita, su salerno editrice. Pensieri di un buon vecchio che non è letterato, su classic italiani. Carlo Capra, Risultati e prospettive, in Rivista di storia della filosofia, Scritti di economia, finanza e amministrazione, I Discorsi e altri scritti degli, Storia di Milano, Scritti di argomento familiare e autobiografico, Scritti politici, Carteggio di Pietro e Alessandro. Caffè. In Venezia, P. Pizzolato); “Mediazioni sulla economia politica con annotazioni” (Venezia,Giovanni Battista Pasquali); “Meditazioni sulla economia politica” (Livorno, Stamperia dell'Enciclopedia Livorno); “Sull'indole del piacere e del dolore” (Milano, G. Marelli); “Storia di Milano” (Milano, Società tipografica de' classici italiani); “Carteggio di  F. Novati, A. Giulini, E. Greppi, G. Seregni, Milano, L. F. Cogliati, Milesi & figli, Giuffrè); “Viaggio a Parigi e Londra. Carteggio di Pietro ed Alessandro Verri, Gianmarco Gaspari, Milano, Adelphi); “Appunti di diritto bellico” (Paolo Benvenuti, Roma, A. Benedetto, “Visconti repubblicano: gl’articoli, Poesia, letteratura e politica, Alessandria, Edizioni dell'Orso, A. Cavanna, Da Maria Teresa a Bonaparte: il lungo viaggio, C. Capra, I progressi della ragione” (Bologna, Il Mulino); “Meditazioni sulla felicità, Pavia-Como, Ibis); “Discorso sull'indole del piacere e del dolore, G. Spada, Londra, Traettiana, Diario Militar, Milano, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Filosofico. Storia di Milano. Sua Eccellenza il conte Pietro Verri Visconti di Saliceto. Keywords: diritto bellico. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Saliceto – “Grice e Visconti: il piacere” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. #visconti https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4420380244640603 #griceevisconti https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702952334/in/photolist-2mLP9qE-2mLQeeb-2mLFAmb-2mLM99A-2mLFAni-2mLKFF5-2mLFAoq-2mLM98d-2mLQecH-2mLM99W-2mLQecC-2mLQebv-2mLP9ps-2mLFAnd-2mLP9r6-2mLFAkV-2mLQeem-2mLQebF-2mLFAo5-2mLFAov-2mLQeer-2mLP9q4-2mLQedQ-2mDddVQ-2mDddUN-2mD9Vcs-2mD9VdE-2mD4uWN-2mD8LBS-2mD9VcN-2mDc9b5-2mDddWS-2mD4uXz-2mD4uYg-2mDddV9-2mDc9bq-2mD8LBr-2mD8LC8-2mD4uYw-2mD9VdV-2mD4uWH-2mDddVu-2mDddVj-2mD4uXK-2mDc9a8-2mD8LBm-2mDddW6-2mDc9aZ-2mD9VcH-2mD4uXV

Grice e Salutati – Ercole al bivio – filosofia italiana (Stignano). Filosofo. Vedo che ignori quanto sia dolce l'amor di patria: se ciò fosse utile alla difesa e all'ampliamento della patria, non ti sembrerebbe un crimine penoso, nè un delitto scellerato, il fracassare con la scure il capo del proprio padre, o ammazzare i fratelli, o cavare con la spada dal grembo della moglie il figlio prematuro. Ad Andrea di Conte. Cancelliere di Firenze, Figura culturale di riferimento dell'umanesimo a Firenze, in qualità di discepolo del Boccaccio e precettore di P. Bracciolini e LBru .ni.  Considerato uno dei più importanti uomini di governo tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo, Coluccio Salutati, nei suoi anni di cancelliere della Repubblica di Firenze, svolge un importantissimo ruolo diplomatico nel frenare le ambizioni del duca di Milano G. Visconti, intenzionato a creare uno stato comprendente l'Italia centro-settentrionale. Nel contesto di questa lotta elabora la sua dottrina della “libertas fiorentina”. Oltre all'impegno politico, svolge un importante ruolo nella diffusione dell'umanesimo petrarchesco e boccacciano, divenendone l'esponente più importante e il praeceptor della prima generazione degl’umanisti. Il suo lascito più importante presso i posteri fu la codificazione civile dell'umanesimo, cioè l'uso dello spirito e dei valori dell'antichità classica all'interno dell'agone politico internazionale. Grazie a Salutati (autore tra l'altro di un vastissimo epistolario e di trattati politici, filosofici e letterari), difatti, il mito della florentina libertas, cioè di quel complesso di valori ispirati alla libertà promosso dall'ordinamento politico fiorentino, si rafforza enormemente sotto il suo cancellierato, ed e utilizzato quale strumento diplomatico per accrescere il prestigio di Firenze presso gli altri stati d’Italia. Costretto, a pochi mesi dalla sua nascita, ad abbandonare il luogo natìo per raggiungere il padre Piero (detto dal Villani di buoni costumi e di prudenzia laudabile) a Bologna, ove il genitore serviva il signore della città T. Pepoli, che a sua volta garantiva protezione alla famiglia Salutati. Nella città felsinea compe per volontà paterna (ma più probabilmente di Pepoli che, morto Piero, prende sotto la sua protezione la famiglia e il giovane Coluccio in particolare), studi, benché fosse maggiormente interessato alle discipline letterarie, e seguì le lezioni di logica e di grammatica di P. Moglio. Lascia Bologna a causa anche della caduta di Pepoli e ritorna a Stignano, dove un rogito testimonia la sua presenza. Gli anni successivi all'allontanamento da Bologna,  gli videro esercitare il mestiere di notaio in vari centri toscani (specialmente in Valdinievole), coltivando, come si vedrà nella sezione dedicata alla passione umanistica, lo studio dei classici, come dimostra la lettera a L. Gianfigliazzi , colto politico fiorentino col quale discute su Valerio Massimo e altri autori antichi.  Nel frattempo, la sua carriera amministrativa lo spinse ad intraprendere anche la carriera politica: cancelliere del Comune di Todi prima, della Repubblica di Lucca poi, ed infine, dopo essere giunto a Firenze ed avervi esercitato per breve periodo l'incarico di scriba omnium scrutinorum, Cancelliere di quella città, tenne, pertanto, nelle sue mani la carica più importante della diplomazia della Repubblica fiorentina, divenendo un personaggio di spicco della politica italiana di fine Trecento. Costantemente rieletto e confermato con le stesse ingerenze, lo stesso stipendio e i soliti privilegi, lascia nell'Ufficio un numero grande di minutari e registri, di lettere e istruzioni, per lo più di sua mano, e solo in parte de' suoi coadiutori, che non sembrano molti. Da questi libri e da altri della Cancelleria, apparisce com'egli fosse costantemente in Palazzo, presente a innumerevoli atti del Comune, dei Consigli, degli uffici più svariati. La frattura in seno alla Chiesa Cattolica spinse Urbano VI a firmare la pace coi fiorentini. Le relazioni tra Santa Sede all'epoca ad Avignone e la Repubblica fiorentina degenerarono rapidamente a causa della volontà di Gregorio XI di ritornare a Roma e ripristinarvi l'autorità della Chiesa. La paura che si formasse, nel centro Italia, un forte stato ecclesiastico allarma sia Firenze (intimorita di essere inglobata nel nuovo stato) che le città degli Stati Pontifici, che a causa della lontananza del Papato avevano acquisito una grande forza ed indipendenza. La guerra finì frettolosamente a causa della scissione interna alla Chiesa stessa tra cardinali, fatto che porta alla nascita del gravoso Scisma d'Occidente. Urbano VI assolve Firenze dalla scomunica per avere alleati contro Clemente VII.  Tra gli scomunicati, c'e anche lui, in quanto figura chiave della politica dell'epoca. Coluccium Pieri de Florentia, excellentissimum cancellarium comuni Florentie, riceve l'assoluzione da parte del Papa tramite i legati S. Pagani, vescovo di Volterra, e F. d'Orvieto, frate appartenente all'ordine degli Eremitani. Firenze, mentre stava stipulando la pace con Urbano VI, fu sconvolta dalla rivolta del popolo minuto che, già soggiogato e perseguitato dalla prepotenza politico-economica del popolo grasso, fu sobillato dagli operai salariati (i ciompi) a rivoltarsi. Si ebbero i primi scontri e i ciompi, risultati vincitori, imposero Michele di Lando quale gonfaloniere di Giustizia e riformatore della Signoria in senso democratico. L'animosità degli sconfitti si fece sentire molto presto: dopo aver chiuso gli opifici riducendo alla fame gli operai, la grande borghesia e l'aristocrazia riuscirono a trarre dalla loro parte Michele di Lando che, dopo aver disperso i capi dei ciompi, si dimise dalla carica di gonfaloniere e ridando il potere ai magnati, tra i quali primeggiarono gli Albizi che instaureranno un regime oligarchico durato fino alla venuta di Cosimo de' Medici. Dall'epistolario di Coluccio, sappiamo che egli informò D. Bandini di Arezzo dei tumulti avvenuti in città e stimando gli uomini assurti al potere quali degni e pieni di considerazione. L'atteggiamento emerso in quest'epistola, datata il mese d'agosto, si rivelerà contrario a quanto Coluccio in realtà pensasse del nuovo governo. Marco Cirillo ci descrive lo stato d'animo del Cancelliere e la sua scelta di rimanere in tale carica nonostante l'avversione per i Ciompi. Dalle lettere di Coluccio Salutati si evince come il cancelliere non fosse soddisfatto del governo instaurato dal Popolo Minuto, ed è probabile che il cancelliere conoscesse anche i “piani politici” di chi voleva ritornare al potere. Questo ci permette di ipotizzare che, la decisione di ritornare al proprio ufficio si legava sia alle necessità familiari dell'umanista, sia all'amore che egli nutriva per il proprio lavoro ma anche, alla conoscenza dell'imminente ritorno del Popolo Grasso al potere, unito alla convinzione della mancanza di conoscenze politiche adeguate per governare una città come Firenze da parte dei Ciompi stessi (Cirillo)  Ha un ruolo decisamente più attivo ed importante nell'animare Firenze perché si difendesse dalle ambizioni di conquista di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, desideroso di sottomettere l'intera Penisola al suo controllo schiacciando le resistenze delle Signorie dell'Italia Settentrionale. Galeazzo sposta infatti le sue attenzioni sulla Repubblica di Firenze, e Coluccio giocò un ruolo importante in questa situazione spronando il popolo fiorentino a difendere la sua tradizionale libertà (la florentina libertas) e rispondendo egli stesso dalle accuse dei nemici attraverso l'opera Invectiva in Antonium Loscum. La situazione per i fiorentini, all'inizio del conflitto, era alquanto drammatica, in quanto si ritrovarono praticamente circondati dai domini di Gian Galeazzo e solo l'ausilio di bande mercenarie, guidate da Giovanni Acuto, riuscirono a frenare i piani di dominio del Visconti. La guerra, che riprese dopo una momentanea tregua, vide la formazione di una vasta coalizione antiviscontea di cui fecero parte tutti gli stati italiani del centro-nord, tenuti assieme dalla politica estera fiorentina e da quella veneziana. Nonostante gli alleati fossero stati gravemente surclassati dalle forze milanesi, i fiorentini riuscirono a salvare la loro indipendenza resistendo a dodici anni di guerra, cioè fino alla morte improvvisa di Gian Galeazzo a causa della peste, lasciando Firenze in una posizione di potenza nell'Italia centro-settentrionale.  Gli ultimi anni e la morte Coluccio trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena celebrato sia per la sua posizione di guida dell'umanesimo, sia per l'abilità politica dimostrata contro il Visconti, ma anche in grandi amarezze a causa dei lutti (morte della seconda moglie e la morte di alcuni dei suoi figli in occasione della pestilenza). Quando poi morì, la Signoria, il giorno successive, gli fece celebrare funerali solenni in Santa Maria del Fiore, ponendo sulla sua bara una ghirlanda d'alloro per le sue virtù poetiche. I suoi discepoli Leonardo Bruni suo successore, Poggio Bracciolini, futuro cancelliere e Pier Paolo Vergerio lo piansero amaramente, ricordandolo come un padre e come il più grande decoro di Firenze. Coluccio umanista La guida dell'umanesimo italiano e per trent'anni, dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio, il più autorevole umanista italiano, unico erede di quei grandi (Dionisotti)  Miniatura che ritrae proveniente da un codice della Biblioteca Laurenziana a Firenze. Alla morte del Boccaccio, sia per ragioni anagrafiche (era di una generazione sita tra quella di Petrarca e Boccaccio e la successiva degli umanisti), sia per la propria grandezza letteraria e filosofica, fu il principale esponente dell'umanesimo italiano, come ricorda infatti C. Dionisotti e altri studiosi, quel «trait d'union tra la generazione che aveva vissuto in prima linea il rinnovamento petrarchesco e quella dei nuovi umanisti già pienamente quattrocenteschi» Salutati ebbe, sia per il ruolo istituzionale sia per quello culturale, rapporti anche con i Paesi europei: tenne corrispondenza con un colto cortigiano di Carlo VI di Francia, Jean de Montreuil, e con l'arcivescovo di Canterbury Thomas Arundel, conosciuto mentre il presule inglese si trovava a Firenze. Fecondo scrittore, apologeta "diplomatico" della classicità contro gli attacchi degli aristotelici e di alcuni ecclesiastici ostili all'antropologia umanista, Coluccio alternerà il suo magistero culturale con quello politico, difendendo la libertà repubblicana di Firenze adottando lo stile e il genere degli antichi trattatisti.  La formazione umanistica Nonostante Lino avesse preso definitivamente l'attività notarile, come testimonia il suo primo rogito effettuato nella nativa Stignano, l'amore per la cultura e la letteratura non venne meno. Anzi, a partire dalla fine degli anni sessanta, Coluccio divenne il segretario di Francesco Bruni, amico a sua volta di Francesco Petrarca; iniziò, come esposto dalla Senile un rapporto epistolare a distanza, che permise al Salutati di avvicinarsi alle proposte umanistiche del poeta Aretino. Nel periodo che intercorse tra questa prima epistola e la morte del Petrarca, Coluccio entrò sempre più nella mentalità classicista del maestro, grazie anche ai contatti che egli ebbe con l'altro grande umanista e allievo del Petrarca stesso, Giovanni Boccaccio, quest'ultimo animatore del circolo umanista di Santo Spirito a Firenze. Seguendo la scia del maestro Boccaccio, sinceramente pianto dal Salutati al momento del trapasso, il Cancelliere della Repubblica continuò il suo magistero a Santo Spirito, tenendovi lezioni cui partecipavano umanisti non solo fiorentini (si ricordano, tra i più importanti, Niccolò Niccoli, Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini), ma anche di altre regioni italiane (quali il vicentino A. Loschi e il già ricordato P. Vergerio). Nel convento degli agostiniani Salutati, aiutato nel suo magistero culturale dal coltissimo frate Luigi Marsili[40], non si fece soltanto portavoce degli ideali dell'umanesimo classicista petrarchesco, ma continuò a tenere in alta considerazione Dante Alighieri, deprecato da una cerchia dei giovani umanisti in quanto scrittore volgare e pessimo latinista. La fondazione della cattedra di greco a Firenze. Oltre al suo compito di formazione dei giovani umanisti che andranno a diffondere il nuovo sapere presso gli altri centri culturali italiani, Salutati ebbe il merito non solo di affidare le cattedre tradizionali dello Studium fiorentino ad umanisti discepoli di Petrarca (quali Giovanni Malpaghini), ma soprattutto quello di far rifiorire in Italia il greco classico. Grazie all'incontro avvenuto a Venezia tra i giovani umanisti Roberto de' Rossi e Giacomo Angeli da Scarperia e i due colti bizantini M. Crisolora e D. Cidone, inizia, usufruendo dei poteri di Cancelliere, ad intessere rapporti con Crisolora per invitarlo ufficialmente a Firenze quale docente di greco classico nello Studium. Questi, giunto nell'Europa Occidentale per conto dell'imperatore Manuele II Paleologo per cercare alleanze contro i turchi ottomani, cercò di instaurare rapporti di amicizia con gli Stati che visitava trasmettendo la conoscenza del greco classico ai nascenti circoli umanistici, edotti di latino ma non della lingua di Omero. Pertanto Crisolora accettò l'offerta del Salutati, rimanendo nella città toscana e lasciando in eredità ai suoi discepoli (e amici) fiorentini gl’Erotematà, compendi linguistici di greco classico caratterizzati da una sinossi con la grammatica latina. L'umanesimo incontra durante la sua diffusione, il sospetto e l'ostilità di alcuni ambienti religiosi a causa della libertà e responsabilità etica del singolo uomo che Coluccio andava insegnando, e del suo progetto di conciliare la natura della cultura classica con quella cristiana. I principali antagonisti dell'umanesimo fiorentino, il camaldolese Giovanni di San Miniato e il domenicano Giovanni Dominici (quest'ultimo poi cardinale), intendevano sostanzialmente mantenere l'istruzione e la morale rigidamente nelle mani della gerarchia, rifiutando la ventilata autonomia spirituale dei pagani e riaffermando la loro interpretazione allegorica. Le humanae litterae non sono antitetiche agli studia divinitatis Coluccio, davanti a questi attacchi, sostenne la necessità, anche da parte dei laici, di avere coscienza di ciò che dicono e professano nella vita attiva, ribadendo il valore positivo di questo modello di vita e combattendo il vuoto nominalismo tomista che la cultura ecclesiastica ufficiale difendeva strenuamente quest'ultimo visto come nocivo perché, avendo ormai intriso la stessa Bibbia di sillogismi filosofici, allontanava dalla Verità gli uomini:  «Senza la capacità di intendere in fondo i termini, la lingua, non si dà conoscenza della scrittura, della parola di Dio. Ogni conoscenza seria è comunicazione. In tal modo gli studia humanitatis come mezzo per ritrovare nella lettera l'inseparabile spirto, nel corpo l'anima indisgiungibile, sono strettamente connessi con gli studia divinitatis.  La disputa sulla verità teologica della poesia, genere privilegiato nella conoscenza di Dio, è quello che gli impegna maggiormente. Seguendo il tracciato delle Genealogie deorum gentilium del maestro Boccaccio, risponde alle accuse dell'immoralità della poesia a G. di San Miniato, in una lettera affermando non solo che ogni verità proviene da Dio stesso, ma anche che Dio ha usufruito della poesia attraverso i salmisti, Giobbe e Geremia: per cui la poesia è il genere letterario più vicino a Dio. Tale tesi verrà poi ulteriormente rinforzata nell'incompiuto “De laboribus Herculis”, in cui si arriva a sostenere una vera e propria poesia teologica, per cui anche gl’antichi poeti pagani, con le loro opere, si avvicinavano a Dio .Il poema epico del Petrarca, per la sua incompletezza e il latino ancora un po' rozzo, suscita delusione nei simpatizzanti dell'umanesimo. Forma, impiegando gran parte delle sue retribuzioni, una biblioteca di più di 100 volumi, collezione molto grande per l'epoca e simbolo del suo fervore culturale. Possedetun manoscritto delle tragedie di Seneca ricopiato ottimamente di suo pugno con l'aggiunta dell'Ecerinide del preumanista padovano A. Mussato, ma anche esemplari di autoriquali Tibullo e Catullo ed una rarissima copia delle Ad familiares di Cicerone, coperta dall'amico e cancelliere milanese P. Capelli a Vercelli. A questa scoperta in terra di Lombardia, si aggiunse anche le Epistole ad Atticum, rendendolo il primo dopo secoli a possedere entrambe le raccolte di lettere di Cicerone. R. Sabbadini riporta che, nella sua biblioteca, e il primo a possedere il De agricultura di Catone, il Centimeter di Servio, il commento di Pompeo all'Ars maior di Donato, le Elegie di Massimiano e le Differentiae pseudo-ciceroniane, mentre F. Tateo continua elencando i Dialoghi di Gregorio Magno e l'esame dei vari manoscritti di Cicerone, di Lattanzio, di Agostino, di Seneca, di Ovidio e di Stazio in suo possesso.  Nonostante questa passione da bibliofilo, che rese la sua biblioteca la più significativa dopo quella del Petrarca agli albori del XV secolo, non sfoggia mai eccellenti doti filologiche, al contrario del Petrarca stesso o del suo discepolo L. Bruni. Cerca, inoltre, di avere da parte di Lombardo della Seta, fedele discepolo del Petrarca, una copia dell'Africa perché fosse poi pubblicata. I suoi sforzi e dei primi umanisti risultarono sempre più insistenti nel corso degli anni settanta: Lombardo ha timore a pubblicare un'opera rimasta in un testo incompiuto ed incerto, rischiando così di oscurare la gloria del Petrarca. Quando poi giunge a Firenze il sospirato poema epico dell'Aretino, è afflitto dalle sospensioni, dalle lacune e certamente anche dalla pesantezza d'ala del poema tanto vantato e sognato. La delusione, trasmessa in una lettera a Francescuolo da Brossano, spinselo a non farsi più editore e commentatore dell'opera. Intervenne anche nel campo della paleografia. Nel vivo studio dei classici, fa un'introduzione fondamentale: dopo aver adottato, per gran parte della sua vita, una scrittura cancelleresca e una libraria semi-gotica', legge e trascrive un codice delle Lettere di Plinio il Giovane contenente nessi e legature che si erano persi. L’uso di -s diritta in fine di parola, i nessi e le legature ae, ę e &, di cui si era persa memoria. Con questo esperimento inizia la storia della scrittura umanistica. Composto da 344 lettere, l'epistolario di Coluccio, documento fondamentale di questa lunga ed efficace opera di rinnovamento» culturale, tratta dei temi più disparati. Organicamente, la raccolta si divide in due filoni: le lettere private, indirizzate ad amici e conoscenti, e quelle pubbliche, scritte a nome della Repubblica diFirenze. Stilisticamente, l'epistolario di Coluccio spicca per l'uso di uno stile che si allontana da quello delle lettere medioevali, fitte della retorica della ars dictandi, per lasciare il posto ad una serenità cordiale e stoica che si richiamava alle Familiares di Cicerone e al repertorio lessicale degli altri autori classici, determinando così quello che è stato definito «latino misto»[63].  Epistolario privato Nella prima categoria, le lettere scritte a nome dell'umanista Coluccio mettono in mostra le tendenze socio-culturali del primo umanesimo italiano. Da un lato, la percezione del divario cronologico tra i contemporanei e gli antichi, eredità diretta della sensibilità petrarchesca; dall'altro, l'esposizione in più punti del suo pensiero, dalla rivendicazione del valore della vita attiva contro i monaci e quegli ecclesiastici che sottolineavano invece l'eccellenza della vita claustrale al valore della poesia. Immancabile è la tematica politica, esposta nella lunga lettera a Carlo di Durazzo e ritenuta essere il sunto del pensiero politico del primo umanesimo. Le lettere dell’Epistoloario pubblico, scritte in qualità di cancelliere della Repubblica, sono di carattere puramente politico, in quanto rivolte a contrastare l'azione egemonica di Gian Galeazzo Visconti. Riprendendo i modelli dei classici latini (Seneca, Sallustio, Cicerone), Coluccio additava Gian Galeazzo quale tiranno in contrasto con la florentina libertas. Il tono di queste lettere doveva essere così grave e tagliente che, secondo la tradizione, il duca di Milano rispondeva che un'epistola del Salutati era più deleteria di una sconfitta militare di Milano in campo aperto. Dal punto di vista più tecnico, il saggio  svolto presso la cancelleria di Firenze ha reso Coluccio Salutati uno dei più noti cancellieri del Medioevo; tale notorietà si deve al metodo di lavoro che egli ha adottato nel trentennio in cui ha ricoperto tale carica. Effettivamente, i cambiamenti che il Salutati ha apportato, soprattutto nel campo dell'epistolografia politica medievale, pur non essendo certo radicali, ebbero una notevole influenza su molte corti d'Europa. La letteratura sull'argomento è unanime nell'affermare che, Coluccio Salutati, pur utilizzando la formula prevista dall'epistolografia cancelleresca medievale, che prevedeva: la Salutatio, il Proverbium, la Narratio, la Petitio e la Conclusio; ebbe modo di personalizzare ogni fase dell'epistola in base alle proprie esigenze narrative. È frequente perciò trovare nelle sue lettere una Salutatio piuttosto breve ed un Proverbium soprattutto quando egli esprimeva teorie politichepiuttosto lungo. Epistola a F. Zabarella, filosofo padovano, il “De Tyranno” basato sull'omonimo trattato di Bartolo da Sassoferrato e sul “Polycraticus” di Giovanni di Salisbury) riflette sulla nascita della tirannide e sulla liceità dell'assassinio del tiranno stesso. Indotto a fare questa riflessione su spunto di A. dell'Aquila, che gli chiese la liceità dell'assassinio di Giulio Cesare e dalla volontà di difendere la scelta dantesca di porre Bruto e Cassio nelle fauci di Lucifero, ammette la liceità di un tale gesto nei confronti di un despota, ma negandola però al generale romano, in quanto e un benemerito capo di stato, che fu tradito dagli stessi uomini che erano stati da lui beneficiate. L’Invectiva contro A. Loschi, cancelliere dell'ormai defunto Gian Galeazzo e autore di una “Invectiva in florentinos”, ha un tono più concreto rispetto al teorico “De Tyranno”. Nell'”Invectiva”, mostra la partigianeria repubblicana sostenitrice della “florentina libertas”, emula dell'Atene di Pericle fautrice della concordia partium tra lei e i suoi alleati. Gli ricorda come Firenze sia nel giusto perché è sottoposta alle leggi, che non possono essere violate, mentre a Milano il diritto è strumento arbitrario nelle mani di un vero e proprio tiranno, che sta al di sopra delle leggi. “De seculo et religione”, epistola all’amico Niccolò di Lapo da Uzano si articola in due parti ed è datata. Gl’invia una lettera d'accompagnamento insieme al testo da lui realizzato. Tratta di una esortazione assai fervida alla vita claustrale. Rvendica anche la validità della vita quale laico, in quanto strada valida nell'ambito gerarchico delle occupazioni umane, a cui egli rimane ancora legato. L'opera, esaltante la vita ritirata prendendo spunto anche da Cicerone, Livio, Macrobio e Omero, tratta anche della condanna morale di cui è afflitta Roma, dai papi fino ai predicatori. Il “De fato et fortuna” e un’epistola divisa in cinque parti, iespone l'argomento del libero arbitrio e del rapporto che esiste tra quest'ultimo e gli avvenimenti che possono ostacolarne i progetti. La tematica, assai complessa ed erede di una lunga tradizione filosofica (i modelli sono Alberto Magno, Aquino e il “De bona fortuna” di Aristotele), si sviluppa nel tentativo di dimostrare come l'esistenza umana si inquadri in una causa prima, Dio, la quale opera in comunione, talvolta incontrandosi, talvolta scontrandosi, con la volontà dell'uomo. In “De Nobilitate legum et medicine” propone una gerarchia del sapere, proponendo la legge come valore supremo sulla medicina, intesa come mera tecnica. Come l'anima è superiore al corpo, così la legge (che si rifanno al campo della volonta dello spirito) e superiori alla medicina, che fa parte della meccanica. La legge, infatti, regola la vita sociale, determina il con-vivere civile, stabilisce l'ordine e deve essere ottima perché puo produrre uomini migliori. Continua affermando che la legge, dal momento che appartengono alla sfera dello spiritualo e quindi celeste, e legate direttamente a Dio. Gl’uomini, perciò, possono collaborare con Dio nella costruzione perfetta della società grazie al fatto che ogni uomo e ispirato dalla divinità medesima. Il “De Laboribus Herculis,” opera di grande impegno intellettuale, e un vasto saggio di poesia. Diviso in 4 parti, intende continuare il progetto culturale di Boccaccio della genealogia, vale a dire una difesa della poesia a livello universale basata sulle vicende terrene dell'eroe mitologico Ercole, re-interpretate in senso allegorico e indirizzate verso la via della virtù. Si basò su Ercole per la radice etimologica del nome greco, risalente ad “ερος κλερος”, cioè uomo forte e glorioso. Come già scrive a Giovanni di San Miniato, infatti, la poesia ha un valore universale in quanto il senso interpretativo supera la dimensione culturale in cui è stato scritto. Per cui la opera di un pagano, se piene di valori positivi, non devono essere rigettate, ma accolte in quanto provenienti da Dio stesso. “Carmen de morte Francisci Petrarce” e un carme commemorativo del Petrarca e accennato in varie epistole a Roberto Guidi conte di Battifolle, a B. Imola e a F. Brossano, del quale è quasi dubbio il completamento. “De verecundia” e un trattarello in forma epistolare indirizzato ad A. Baruffaldi sulla natura positiva o negativa della verecundia, cioè il rispetto. Grazie agli studi genealogici di F. Novati, si puo ricostruire l'ascendenza e la discendenza del cancelliere fiorentino. Coluccio Ignota, figlia di un tal Lino Piero Lino Coluccio; Piera di Simone Riccomi, A.Corrado, Giovanni Sorella ignota, sposata a uno dei Giovannini di Stignano sposata ad uno dei Dreucci di Pistoia  Piero morto di peste, Andrea morto di peste, Bonifazio - Monna Checca de' Baldovinetti Arrigo  Margherita d'Andrea de' Medici Antonio, Duccia di Guernieri de' Rossi; Nonnino Filippo, Simone Lionardo, chierico Salutato, chierico Lorenzo. A lungo si è ritenuta corretta la data, Campana  Martelli, Nuzzo, e altri studiosi dimostrano che la data corretta è Villani, Coluccio Salutati XXVII racconta l'ascesa politica ad una delle più prestigiose cariche politiche fiorentine. Nominato segretario grazie all'influenza del Gonfaloniere Bonaiuto Serragli, e eletto Cancelliere in sostituzione di N. Monaci, uomo politico con cui il Serragli fu in disputa.  Si veda Epistolario per le addolorate missive inviate dal Bruni e da Poggio all'amico in comune N. Niccoli, ‘tali parente’ nell'epistola di Bruni; ‘patris nostri’ in quella di Poggio). In Ivi,  l'istriano P. Vergerio, in una lettera a F. Zabarella, lo descrive come il primo e straordinario decoro di Firenze -- urbis illius primum atque precipuum decus, Linum Colucium Salutatum -- Della stessa opinione anche: Cappelli, in cui si ricorda, al momento dei funerali, il commosso addio dell'allievo P. Vergerio, che lo chiama  communis omnium magister -- maestro comune di tutti noi -- Luogo significativo per continuare le riunioni dei nuovi umanisti, in quanto vi viveva quel fra' Martino da Signa erede universale degli scritti del Boccaccio. Boccaccio dispose per testamento di lasciare la sua biblioteca all'agostiniano M. Signa con l'indicazione che alla morte del frate i volumi fossero negli armaria del convento fiorentino di Santo Spirito. Così avvenne. La grandezza di Alighieri, ma anche di Petrarca e dello stesso Boccaccio, sono messi in discussione dal più acceso degli umanisti classicisti, N. Niccoli, all'interno dei Dialogi ad Petrum Histrum di L. Bruni. L'accusa principale consisteva nella barbaria del loro latino e nel, caso di Alighieri, nel fraintendimento del senso di alcuni passi virgiliani. Solamente il suo intervento riesce a capovolgere la situazione, salvando Alighieri dalle accuse feroci del Niccoli. Come anche risulta da un dialogo del Bruni, che di quella polemica anti-dantesca è il documento principe, il suo intervento riusce ad assicurare la continuità, proporzionata all'età nuova, della tradizione dantesca a Firenze. I contatti tra Costantinopoli e Firenze sono facilitati dalla presenza, nella capitale bizantina, di G. da Scarperia, che decise di riaccompagnare Crisolora in patria per apprendere greco da lui stesso. La visione laica dell'umanesimo non si deve confondere con la proposta laicista, dal punto di vista etico e antropologico. Mantenendo sempre un'attenzione ossequiosa verso la Roma e una sincera devozione verso le verità romana, intende nel contempo esaltare e rivendicare la responsabilità umana al di fuori di qualsiasi determinismo meccanicista e ponendo in valore la libertà personale del singolo» (Cappelli85). Abbagnano19 sintetizza in modo più stringente il rapporto tra libero arbitrio e volontà divina, affermando che il primo sia «conciliabile con l'infallibile ordine del mondo stabilito da Dio».  Si è condensato, in questi due punti, l'attacco generale del mondo contro l'umanesimo. La questione sul valore della poesia riguarda la disputa con Giovanni di San Miniato (cfr. Epistolario, 3, Fratri Johanni de Angelis; quella con Dominici riguarda il valore positivo dell'umanesimo (cfr. Epistolario, Il codice fa parte della sua biblioteca entra nelle mani del cancelliere fiorentino igrazie alle pressioni che esercita su G. de Broaspini. Della stessa opinione anche Francesco Novati che, in Epistolario, giunge alla stessa conclusione del Sabbadini in quanto vi trova delle suoi postille autografe del Salutati. L'epistola è importante perché, dopo l'elogio di Carlo per la fortunata impresa militare della conquista del Regno di Napoli e il paragone con gl’eroi antichi, enumera i doveri di un buon sovrano: cercare l'unità sacra; gestire con moderazione il potere e imparare a gestire le proprie emozioni -- incipe prius tibi quam aliis imperare; rege te ipsum, noli regendorum subditorum studium tuimet derelinquere moderamen -- per evitare di cadere nei vizi e di essere classificato come un tiranno. Esaltandolo alla virtù, alla temperanza e alla giustizia, insomma tratteggia il modello del sovrano ideale, cavalleresco, formato sull'esempio dei classici -- continua è la comparazione con gli antichi statisti e sovrani) e timorato di Dio. Le informazioni, ricavate attraverso una minuziosissima ricerca d'archivio da parte del Novati, sono prese in ordine sparso da; Epistolario, Tavole genealogiche ove vengono fornite indicazioni biografiche sui nonni, genitori e figli. Per consultare le informazioni sui fratelli del cancelliere, si consulti sempre Epistolario, Riferimenti  Dionisotti. Villani. Fu avviato agli studî giuridici, inameni a lui che era pierius (così foggia il suo patronimico: figlio di Pietro, e devoto alle pieridi, le muse. Eloquentissimo legum doctori domino Loygio de Gianfigliaziis. Reverendo patri et domino domino Francisci Bruni de Florentia summi pontificis secretario, domino suo, si lamenta della sua mansione di cancelliere nella cittadina umbra. Vero è che invalse l'uso di chiamare Cancelleria Fiorentina l'ufficio del quale era capo il Dettatore, che aveva la particolare ingerenza di scrivere le lettere e di trattare le faccende della politica esterna.  Unum dicam, quod emerserunt et ad tante sunt reipublice gubernacula sublimati, quos oportuit pro salute cunctorum. Dirò una cosa, cioè che al governo di una così grande repubblica emersero e vi sono uomini, i quali bisognò vi sono per la salvezza di tutti. E così favorevole al governo in quanto fu uno dei pochissimi a non essere proscritto dalle cariche istituzionali.  Siena si sottomise a Gian Galeazzo in funzione anti-fiorentina, mentre il signore di Milano (duca per investitura imperiale) si allea con Lucca e altre città umbro-marchigiane. La prima epistola riportata dal Novati in cui Coluccio risponde ad una missiva del Certaldese cfr. Epistolario Facundissimo domino Iohanni Boccacci de Certaldo ma i toni sono troppo famigliari per essere la prima epistola scambiata tra i due. Inclyte cur vates, humili sermone locutus, de te pertransis? te vulgo mille labores percelebrem faciunt: etas te nulla silebit. Perché, o celebre poeta, che hai cantato nel volgare idioma, avanzi nel corso del tempo? Mille fatiche ti rendono celebre presso il volgo: nessuna epoca tacerà sul tuo conto. Egrigio viro Franciscolo de Brossano domini Francisci Petrarce genero, Ep. ove piange sia la scomparsa del Petrarca, ma annuncia anche quella del Boccaccio. Fallebar enim, et dum Franciscum fleo, dum suis laudibus intentus decantantes, novo commento, veterum pene dimissa sententia, depingo Camenas, ecce nove lacrime nobis merore novi funeris occurrerunt, incepti cursum operis reprimentes. Vigesima quidem prima die decembris Boccaccius noster interiit. Infatti ero ingannato, e mentre piango Francesco e mentre, attento alle sue lodi, adorno le Camene con un nuovo commento, quasi tralasciata la sentenza degl’antichi, ecco che nuove lacrime si aggiunsero a noi con il dolore di una nuova morte, frenando il corso di un'opera che inizia. Il nostro Boccaccio spira. Tateo. Cappelli,  ricorda anche che e solito mettere a disposizione dei suoi allievi la sua stessa biblioteca personale. Pertanto, i luoghi di incontro erano due: Santo Spirito e l'abitazione del Cancelliere. Gl’animatori di questi incontri, il Salutati e il Marsili, l'uno nella propria casa, l'altro nella sua cella di Santo Spirito, ricevano i nobili fiorentini, e li iniziavano al gusto delle lettere antiche. Sabbadini riporta che l'erudito greco era già a Firenze. Garin sintetizza, prendendo spunto dal De saeculo et religione e dall'Epistolario, l'ideale di vita attiva propria dell'essere umano inteso come cittadino del mondo. Terrestre è la vocazione umana. L'impegno nostro è nella costruzione della città terrena, nella società. Insiste sul valore della educazione. Essa insegna a ritrovare sub corticem il valore intenzionale dei termini, smarrito nella consuetudo, penetrando l'espressione nel suo significato intimo come direzione spirituale. Parola e cosa non possono disgiungersi. Noli, venerabilis in Christo frater, sic austere me ab honestis studiis revocare. Noli putare quod, cum vel in poetis vel aliis Gentilium libris veritas queritur, in vias Domini non eatur. Omnis enim veritas a Deo est, imo, quo rectius loquar, aliquid est Dei. Non volere, o venerabile fratello in Cristo, allontanarmi in modo così austero da studi degni di ammirazione. Non voler ritenere che, quando si cerca la verità o nei poeti o in altri libri degli scrittori pagani, non si cammini lungo le vie del Signore. Ogni verità, infatti, proviene da Dio e, per parlare fino in fondo rettamente, alcuna cosa è propria di Dio. Nullum enim dicendi genus maius habet cum divinis eloquiis et ipsa divinitate commertium quam eloquium poetarum. Nessun genere letterario, infatti, ha un maggior legame con le parole divine e con la stessa divinità quanto la parola dei poeti. Il manoscritto di Vercelli fu alla fine portato a Firenze, ove rimane, unica copia carolingia esistente delle Epistole di Cicerone. Gargan ritiene che la sua filologia non fu di altissima classe. Billanovica. Fitta la corrispondenza con Seta, come testimonia la prima lettera inviata dal cancelliere fiorentino. Insigni viri Lombardo...optimo civi patavino, Cappelli Cesareo. Epistola Coluci Salutati florentina ad Carolum regem Neapolitanum. Villani riporta la veemenza con cui fulmina Gian Galeazzo con le sue lettere, riportando tra l'altro la testimonianza di E.  Piccolomini cui quest'aneddoto è attribuita la paternità. Sia la citazione che il contesto in cui fu scritto il De Tyranno sono esposti in Canfora. In altri termini, se Cesare, pur giunto al potere in modo tirannico o violento, seppe poi legittimare tale potere attraverso un esercizio virtuoso di esso (ex parte exercitii) in grado di suscitare l'approvazione popolare, la sua uccisione non fu legittima. Lo e quella di un tiranno che esercita come tale. Per la figura di Loschi, si rimanda alla voce biografica Viti.  Canfora ipotizza l'aiuto di L.Bruni nello sviluppare il paragone Firenze-Atene, in quanto non e  molto esperto di quella lingua e di quella cultura. Così rivolgendosi al cancelliere milanese A. Loschi, nella Invectiva in Antonium Luschum, dopo aver contrapposto i guasti del regime tirannico milanese ai vantaggi di quello libero e repubblicano di Firenze, glorifica la sua città come "fiore d'Italia" e come esempio di vita serena e armoniosa. Si riporta interamente il breve messaggio d'accompagnamento. Mitto tibi munusculum istis paucis noctibus correctionis studio lucubratum. In quo si quid proficies tu vel alii, laus sit omnium conditori Deo, cui placeat me in tuis sanctis orationibus commendare. Vale felix et diu. Colucius tuus. Ti mando un piccolo pensiero composto in queste poche notti dopo un'opera di revisione. Attraverso questo trattato, se tu o altri ne trarrete giovamento, la lode di tutti voi sia per lodare Dio, al quale è piaciuto che io mi affidi alle tue sante orazioni. Sta felice a lungo. Il tuo Coluccio. Nel De Nobilitate ribade, attraverso un discorso più ampio e articolato, la distinzione della medicina, designate come arte meccanica, ossia tecnica, dalla giurisprudenza, considerata scienza della vita spirituale e quindi superiore all'altra. La legge e veramente un sigillo divino, con cui dopo il primo peccato Dio ha offerto alle comunità degl’uomini la vita per riconquistare il bene. Ispirate da Dio agli uomini, inscritte nell'anima umana, la legge ha un'altra superiorità, rispetto alla legge meccanica naturale. La legge inter-soggetiva puo essere conosciuta nella sua pienezza integrale, con una certezza che non si trova mai nella scienze della natura. Si riporta, come testimonianza, quanto scritto nell'epistolario in cui annuncia a B. Imola il suo Progetto. Sed ut ad Franciscum nostrum redeam, opusculum metricum de ipsius funere iam incepi. Ma per ritornare al nostro Francesco, inizio a stendere un opuscolo metrico sulla cerimonia funeraria dello stesso. Antiche Filippo Villani, Le vite d'uomini illustri fiorentini, G. Mazzuchelli, Venezia, G. Pasquali, Moderne; N.Abbagnano, “La filosofia del Rinascimento” in Nicola Abbagnano, Storia della filosofia,  Milano, TEA, G. Billanovich, Gli inizi della fortuna di Petrarca, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Bernhard Bischoff, Paleografia latina. Antichità e Medioevo, Stefano Zamponi, Padova, Antenore, A. Bosisio, Il Basso Medioevo, in F. Curato, Storia Universale,  Novara, Istituto geografico De Agostini, V. Branca, Giovanni Boccaccio: profilo biografico, Firenze, Sansoni, A. Campana, Lettera del cardinale padovano (Bartolomeo Uliari). Canfora, Prima di Machiavelli. Politica e cultura in età umanistica, Roma, Laterza, G. Cappelli, L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla, Roma, Carocci editore, A.  Cesareo, L'Epistolario ed il carteggio con Francesco Petrarca come esempio di latino umanistico: una ricerca filologico-letteraria, G. Contini, Letteratura italiana delle origini” (Firenze, Sansoni); E. Carrara, Lino Coluccio di Piero, in Enciclopedia Italiana,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,Daniela De Rosa, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Loredana Chines, G. Forni, G. Ledda, Dalle Origini al Cinquecento, in Ezio Raimondi, La letteratura italiana” (Milano, Mondadori); C.  Dionisotti, Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Luciano Gargan, Gli umanisti e la biblioteca pubblica, in Guglielmo Cavallo, Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Bari, Laterza, Eugenio Garin, L'umanesimo italiano, 3ª ed., Roma-Bari, Laterza, Mario Martelli, Schede per Coluccio Salutati, in Interpres, Demetrio Marzi, La cancelleria della repubblica fiorentina, Rocca San Casciano, Licinio Cappelli,  Armando Nuzzo, Coluccio Salutati. Epistole di Stato. Primo contributo all’edizione: Epistole in Letteratura Italiana Antica, Manlio Pastore Stocchi, Pagine di storia dell'Umanesimo italiano, Milano, FrancoAngeli,,  Marco Petoletti, Boccaccio e i classici latini, in Teresa De Robertis, C. Monti, Marco Petoletti et alii, Boccaccio autore e copista, Firenze, Mandragora, Francesco Petrarca, Lettere Senili, Giuseppe Fracassetti,  2, Firenze, Le Monnier, Coluccio Salutati, Epistolario, Francesco Novati, 4, in 5 tomi, Roma, Forzani e C. tipografi del Senato, Si sono consultati: Epistolario,. Epistolario,  Epistolario,  Epistolario, Epistolario, Remigio Sabbadini, Le scoperte dei codici latini, Firenze, G.C. Sansoni, Achille Tartaro e Francesco Tateo, Il Quattrocento. L'età dell'umanesimo, in Carlo Muscetta, La letteratura italiana, 3, tomo I, Bari, Laterza, Si sono presi in considerazione: F. Tateo, La cultura umanistica e i suoi centri, E. Wilkins, Vita del Petrarca, Luca Carlo Rossi e Remo Ceserani, Milano, Feltrinelli,   edito per la prima volta negli Stati Uniti col nome diLife of Petrarch, Chicago, University of Chicago Press, Cesare Vasoli, Le filosofie del Rinascimento, Paolo Costantino Pissavino, Milano, Mondadori, Paolo Viti, Loschi, Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani,  66, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, Palazzo Salutati Francesco Petrarca G. Boccaccio Umanesimo Repubblica di Firenze L. Bruni. Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Marco Cirillo, Il tiranno in Coluccio Salutati, umanista del Trecento, Biblioteca dei Classici italiani di G. Bonghi. Lino Coluccio Salutati. Coluccio Salutati. Salutati. Keywords: i duodici fatiche d’Ercole, gl’antichi, la legge non-naturale, la legge naturale, della buona fortuna, libero arbitrio, la vita sociale, la con-vivenza, Bruto e Cassio nell’inferno, la morte di Cesare, l’assassinio di Cesare, tirano, la libertas fiorentina, stato fiorentino, la repubblica fiorentina, la fiore d’Italia, Boccaccio, Petrarca, Aligheri, I primi umanisti, l’umanesimo laico, basato contro il determinismo ecclesiastico, la biblioteca di Salutati, Livio, Cicerone, autori latini, la lingua Latina, difesa della lingua Latina, l’interpretazione di Virgilio da Aligheri, difesa della filosofia pagana, il valore permanente della filosofia degl’antichi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Salutati” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734433516/in/datetaken/

 

Grice e Sanctis – lo stile filosofico – filosofia italiana -- Essential philosopher. He considers philosophy as a branch of the belles lettresand his field of expertise is when stylists stopped using an artificial Roman, and turned to ‘Italian.’ Grice: “I really do not like de Sanctis; when an author becomes philosophical, he says that he has been infested of the philosophical pest!” -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e de Sanctis," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Sanctis. Keywords: storia della filosofia, il saggio filosofico, il poema filosofico, il tema filosofico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sanctis” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689329145/in/photolist-2mNzeEc-2mLLZRD-2mPrdWj-2mLGRht-2mPu6xB-2mKTjot-2mPsXiB-2mPCgo1-2mKBwcu-2mPpskp-2mKDA5r-2mKw3hq-2mKBjJ6-2mKbfAt-2mGnP2f-nBNy96

 

Grice e Sanseverino – il segno naturale -- la logica scolastica --  filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Considerato uno fra i massimi precursori del neo-tomismo. Si trasfere a Nola per frequentare la scuolaa dove suo zio era rettore. Studia ilosofia con l'intento di confrontare i vari sistemi filosofici, fra cui godeva particolare credito in Italia, all'epoca, quello razionalista. Lo studio comparato dei vari sistemi gli permise una conoscenza più approfondita della scolastica, soprattutto di Aquino, e del legame intimo tra la Scolastica e la Patristica. Restaura la filosofia scolastica. Insegna a Napoli. Venne incaricato da Ferdinando II di preparare un manuale ufficiale per le scuole del Regno delle Due Sicilie. Scrive allo scopo il manuale "I principali sistemi della filosofia del criterio”. Profondo conoscitore di Aquino da alle stampe interessanti saggi sui filosofi moderni. Inizia ad occuparsi più specificamente di Aquino con “L’origine del potere e il diritto di resistenza, cui fa seguito “In difesa dell'angeologia contro i sofismi”. Esce il ponderoso I principali sistemi della filosofia del criterio” un'ampia e dottissima disquisizione sulla filosofia illuminista e su quella a lui contemporanea (fra cui quella dello stesso Gioberti) confutata sulla base della logica. Il suo capolavoro. Si tratta del celebre saggio, “Philosophia antiqua” che ha per oggetto la storia della logica. “In compendium redacta ad usum scholarum clericalium. Venne pubblicata a Napoli “Elementa”, “Antropologia”, “Teologia.  Altre saggi: “Sopra alcune questioni le più importanti della filosofia” (Napoli); “Il razionalismo” (Napoli); “I razionalisti” (Napoli); “L'origine del potere e il diritto di resistenza, (Napoli, Giannini); “In difesa dell'angeologia contro i sofismi” (Napoli, Manfredi); “Elementa philosophiae theoreticae” (Napoli, Manfredi); “Philosophia antiqua” (Napoli, Manfredi); “Institutiones seu Elementa philosophiae antiquae” (Napoli, Manfredi); “In compendium redacta ad usum scholarum” (Napoli, Manfredi); “Le dottrine de' filosofi antichi” (Napoli); U. Dovere, Tentativo di ricostruzione, in Doctor communis, P. Naddeo, Le origini del aquinismo” (Società editrice italiana, Torino); P. Orlando, Aquino a Napoli e G. Sanseverino, in Asprenas, P. Orlando, Vita e opere di Gaetano Sanseverino secondo i documenti, in Aquinas, P. Orlando, L'Accademia tomista a Napoli, storia e filosofia, in Saggi sulla rinascita del tomismo, Roma, Ed. Pontificia Accademia teologica romana, C.Matarazzo, Per una rivoluzione del cuore. La visione dell'umano in Leopardi nella lettura critica di Sanseverino tra antropologia e istanze pastorali (Polidoro, Napoli). Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Gaetano Sanseverino. Sanseverino. Keywords: segno naturale, Boezio, Aquino. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sanseverino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689994340/in/photolist-2mNzeEc-2mLQc9e-2mKEJsY-o5Xazf

 

Grice e Santilli – dal soggettivo all’inter-soggettivo – filosofia italiana (Sant’Elia Fiume Rapido). Filosofo. Figlio del medico santeliano Silvestro, sindaco del paese. Si trasfere a Napoli. Segue il corso liceale presso la Scuola di Francesco Murro. Discepolo di Galluppi e amico, fra gli altri, Settembrini, Fiorelli e Sanctis. Si laurea in filosofia. Apre una Scuola di Diritto Morale e Costituzionale.  Fervente giobertiano, e attivo propugnatore, nei circoli culturali napoletani, di un'Italia federate. A frequenti rapporti epistolari con Mamiani, Gizzi e Cousin. Quest'ultimo lo introduce nel giro culturale del socialismo utopistico ma modula il suo socialismo secondo i propri valori umanitari, rifiutando la logica della lotta di classe. Ha comunque a scrivere che nel Regno di Napoli occorre una savia distribuzione della ricchezza. Presidente della Società Dantesca e prolifico filosofo. Fonda "L'Enciclopedico" in cui vivacemente sostene che occorreva occuparsi della piaga della povertà. La nazione italiana vuole pane e lo dimanda incessantemente, lo chiede nel pianto dell'indigenza, tra le sciagure della desolazione, lo chiede non a titolo di preghiera, ma diritto necessario, assoluto. Il popolo italiano non capisce la speculativa astrazione di alcune verità filosofica, non sa i titoli di libertà, di costituzione, di uguaglianza. Una riforma che dimentica affatto la fisica prosperità del popolo italiano non è che riforma di solo nome. “Le idee" e testo di studio nelle scuole di Toscana; "Sul realizzamento del pensiero"; "Sviluppo filosofico dell'autorità"; "Cenno psicologico sull'attività dello spirito"; "Individuo e Società"; "Princìpi dell'imanità razionale"; "Il socialismo in economia" e "Lavoro, industria e capitale". Si batté politicamente per l'ottenimento della Costituzione da parte di re Ferdinando II .  Malvisto e considerato individuo pericoloso dalla polizia e ucciso a baionettate da soldati che fanno irruzione nella sua abitazione in Largo Monteoliveto, accanto a Palazzo Gravina. Venne ucciso a seguito della delazione di una donna, che lo indica come il predicatore alla soldataglia. Lo ricordano due epigrafi: una sulla facciata della sua casa natia e una sulla facciata della sua palazzina in Largo Monteoliveto. Di lui scriveno Sanctis, Pepe, Settembrini, Vannucci, Massari, Grosso, Guzzardella, Mandalari che volle raccogliere i suoi saggi in "Memorie e Saggi” (Roma). F. Peruta. “Il Giornalismo Italiano del Risorgimento”; I. Ghiron, Della Peruta, “Storia del quindici maggio in Napoli; L. Settembrini "Memorie e saggi”; M. Mandalari, Memorie, Roma. A. Guzzardella, “Martire del Risorgimento” Milano, Isaia Ghiron, Il valore italiano, Tip. nazionale degli editori Ghione e Lovesio, F. Peruta, Il Giornalismo Italiano del Risorgimento, Angeli,. Benedetto Di Mambro, in Sant'Elia Fiume Rapido, il Sannio, Casinum e dintorni Roccasecca,. L. Settembrini, Ricordanze della mia vita, A. Morano. Angelo Santilli. Santilli. Keywords: dal soggettivo all’inter-soggetivo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Santilli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689367738/in/photolist-2mKBwcu

 

Grice e Santorio – filosofia italiana – il pendolo di Santorio – Luigi Speranza (Capodistria). Filosofo. Padre della fisiologia sperimentale. Il primo a comprendere l'importanza dell'esperimento e dell'adozione dei parametri quantitativi per valutare i quali inventa alcuni dispositivi tra cui il termometro e il tachimetro. Studia sperimentalmente la struttura della materia, di cui descrisse la struttura corpusculare e meccanica, anticipando le ricerche di Galilei. Studia a Padova. A Venezia fa amicizia con Sarpi, Sagredo e Galilei. Adatta il pendolo alla pratica, precedendo gli esperimenti condotti da Galileo con i pendoli. Poniere nell'impiego delle misurazioni fisiche in medicina; il suo dispositivo più famoso fu una grande bilancia usata per studiare l'equilibrio omeostatico e le trasformazioni metaboliche Tra i soggetti che si prestarono alla sperimentazione vi fu anche Galilei. Insegna a Padova. Pubblica descrizioni di congegni termometrici e di precisione che divennero di largo uso nella pratica medica. Pioniere nell'impiego delle misurazioni fisiche. Il suo dispositivo più famoso fu una grande bilancia (stadera medica) usata per studiare le trasformazioni metaboliche in soggetti sperimentali tra i quali vi fu lo stesso Galileo. Pioniere nell'uso del metodo sperimentale di cui comprese l'importanza e la necessità replicando i suoi esperimentil Considerato a torto il fondatore della iatromeccanica, ne e uttavia ispiratore con i suoi importanti studi sul metabolismo e sulla termoregolazione umana. E il primo a quantificare la perspiratio insensibilis e ad usare il termometro clinico che egli stesso idea.  Santorio invent anche altri strumenti (pulsilogio, igrometro, "letto artificioso", "eolopila medica", "termometro lunare") intesi a tradurre in numero e determinare con esattezza matematica i parametri vitali umani. I suoi saggi hanno numerose edizioni, diffusione europea e ampia popolarità. Classico il “De statica medica” -- uno dei saggi più importanti della storia della fisiologia; “Methodi vitandorum errorum omnium qui in arte medica contingunt liNunc primum ccessit eiusdem authoris De inventione remediorum liber (Aubert); “Ars de statica” (Leida, D.Lopes de Haro); “Commentaria in artem Galeni”; “Nova pulsuum praxis morborum omnium diagnosim prognosim et medendi aegrotis rationem statuens, sine eorum relatione”; “Commentaria in primam fen primi libri canonis Auicennae”; “Commentaria in primam sectionem Aphorismorum Hippocratis”; “Societate si politica”. Galilei -- Storia della Scienza di Firenze. A. Castiglioni, “Storia della Medicina” (Mondadori, Milano); A/ Pazzini, “Storia della Medicina” (Libraria, Milano); L. Premuda, “Storia della Medicina” (Milani, Padova); L. Premuda, “Storia della fisiologia” (Del Bianco, Udine). Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Santorio Santorio. Santorio. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Santorio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735247445

 

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Grice e Sanzo – natura ed artificio – filosofia italiana (Roma). Flosofo. Insegna a Brindisi, Milano, e Salento. Fonda Apollo Licio”. Sube il fascino dell’esistenzialismo e il orazionalismo. Rivolve la propria attenzione ai rapporti tra filosofia, scienza e società. Si occupa di filosofi quali Becquerel, Boutruox, Corbino, Couturate Curie, Enriques, Fermi, Frola, Geymonat, Peano, Vailati. Sui fondamenti della geometria” (Brescia,  La Scuola, Collana "Il Pensiero"); “L’artificio della lingua, -- Grice: “I like that: it’s my Gricese, a language I invent and which makes me the master; there’s the arbitrary and there’s the artificial, and Sanzo, reconstructing Peano’s project, fails to distinguish this” -- Milano, F. Angeli, Collana di Epistemologia, G. Cimino; G. Sava, Il nucleo filosofico della scienza, Galatina, Congedo, Collana di Filosofia, Scritti di fisica-matematica, Torino, POMBA, I Classici della Scienza, Poincaré e i filosofi” (Lecce, Milella); O. Corbino, Scienza e società, Saggi raccolti e commentati, Manduria, Barbieri, Collana di Filosofia Hermes/Hestia, Scritti di fisica-matematica” (Milano, Mondadori, "I Classici del pensiero", Unione Tipografico, Torino, Scientia, Rivista di sintesi scientifica,  Apollo Licio”, Museo Galilei, Firenze. Ubaldo Sanzo. Sanzo. Keywords: apollo licio, trovato al ginnasio liceo di Atene, figgurante il dio in atto di riposo dopo un gran sforzo. natura ed artificio, l’artificio della lingua, convenzionalismo, filosofia della lingua.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sanzo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51735242585/in/dateposted-public/

 

SarloDe

 

Grice e Sarno – sentire – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo. Interprete di Bruno e Campanella. Collabora al Giornale critico della filosofia italiana con saggi su Bruno, Campanella e Vico. Medita sulla violenza. Si suicida con un colpo di rivoltella. Si interessa a Bruno e Campanella. Il suo punto di partenza è l’opposizione tra un sentimento sempre identico a se stesso, essenzialmente interiore (sensus sui) ed un sentire esteriore, che si tramuta nelle cose di cui ha esperienza, che si presta e si dona tutt’intero alle cose, affinché esse vivano in lui. Atre saggi: “Pensiero e poesia” (Laterza, Bari); “Filosofia poetica” (Laterza, Bari); “Filosofia del sentire” (Pescara, Tracce); “Sulla violenza” (Bari, Laterza); M. Perniola, “L’enigma” (Costa,  Genova); A. Marroni, “Filosofo del “farsi altro”. D'Angelo, L'estetica italiana” (Laterza, Bari); A. Marroni, La passione per il presente in “Filosofie dell'intensità. un maestro occulto della filosofia italiana” (Mimesis, Milano); A. Marroni, "I carmina in foliis volitantia" in Agalma, Giornale Critico di Filosofia Italiana. Antonio Sarno. Sarno. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sarno” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734571263/in/datetaken/

 

Grice e Sarpi – la metafisica del fenice – l’arte del bien conversar -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo. Very important Italian philosopher. Definito d’Acquapendente come oracolo, autore della celebre “Istoria del Concilio tridentino” subito messa all'Indice. Fermo oppositore del centralismo monarchico di Roma, difendendo le prerogative della repubblica veneziana, colpita dall'interdetto emanato da Paolo V. Rifiuta di presentarsi di fronte all'Inquisizione romana che intendeva processarlo e sube un grave attentato che si sospetta essere stato organizzato dalla curia romana, "agnosco stilum Curiae romanae", che nega tuttavia ogni responsabilità.  L'infanzia e una ritiratezza in sé medesimo, un sembiante sempre penseroso, e più tosto malinconico che serio, un silenzio quasi continuato anco co' coetanei, una quiete totale, senza alcun di quei giuochi, a' quali pare che la natura stessa ineschi i fanciulli, acciò che col moto corroborino la complessione: cosa notabile che mai fosse veduto in alcuno. Poi, così serve in tutta la sua vita, et all'occasioni dice non poter capir il gusto e trattenimento di chi giuoca, se non fosse affetto d'avarizia. Un'alienazione da ogni gusto, nissuna avidità de' cibi, de' quali si nutre così poco, che restava meraviglia come stasse vivo. Nell'anno in cui proseguivano le sedute del Concilio di Trento, Carlo V e in guerra con i prìncipi protestanti tedeschi e il Parlamento inglese adotta un Libro di preghiere d'ispirazione luterana. Figlio di Francesco di Pietro Sarpi, di famiglia di lontane origini friulane (precisamente di San Vito al Tagliamento) e mercante a Venezia eppure, scrive Micanzio, per la sua indole violenta più dedito all'armi ch'alla mercatura. La madre, veneziana, d'aspetto umile e mite e Isabella Morelli. Rimasta vedova, fu accolta con il suo figlio e l'altra figlia Elisabetta nella casa del fratello A. Morelli, prete della collegiata di Sant'Ermagora.  Con lo zio, uomo d'antica severità di costumi, molto erudito nelle lettere d'umanità addottrinando nella grammatica e retorica molti fanciulli della nobiltà, fa i primi studi, imparando presto e con facilità. A dodici anni, nel 1564, anno dell'istituzione, dopo la chiusura del Concilio, dell'Indice dei libri proibititra i tanti, vi finirono il Talmud e il Corano, il De Monarchia di Dante e le opere di Rabelais, Folengo, Telesio, Machiavelli ed Erasmo, passa alla scuola di G. Capella, t dell'Ordine dei Servi di Maria, seguace delle dottrine di Duns Scoto. Capella gli insegna logica, filosofia e teologia, finché il ragazzo fece così rapidi progressi che il maestro istesso confessa non aver più che insegnargli. Con altri maestri veneziani apprese la matematica, la lingua greca e l'ebraica. Con la familiarità e co' studii entra Panco in desiderio di ricevere l'abito de' servi, o perché gli paresse vita conforme alla sua inclinazione ritirata e contemplativa, o perché vi fosse allettato dal suo maestro, malgrado l'opposizione della madre e dello zio che lo voleva prete nella sua chiesa, entra nel monastero veneziano dei servi di Maria. Continua ancora a studiare con il Capella, rimanendo alieno dalle distrazioni proprie della sua età finché in occasione della riunione a Mantova del capitolo generale dell'Ordine servita,  mandato in quella città «ad onorar il congresso e far vedere che gl'ordini non sono oziosi, ma spendono il tempo in sante e lodevoli operazioni, difendendo 318 delle più difficili proposizioni della filosofia naturale. Il qual carico con che felicità lo sostenesse e con che giubilo e stupore di quella venerabile corona, si può dall'evento argomentare. Essersi così distinto agli valse la nomina a teologo da parte del duca di Mantova. Prencipe di grandissimo ingegno, così profondamente erudito nello scienze, che difficilmente si discerne qual fosse maggiore, o la prudenza di governare, o l'erudizione di tutte le scienze et arti, sino nella musica, mentre il G. Boldrino gli affida la cattedra. Stabilito nel convento di San Barnaba, perfeziona la conoscenza della lingua ebraica e inizia, col puntiglio consueto, ad applicarsi agli studi storici. E certo a motivo di quest'interesse che a Mantova frequenta M. Olivo, già segretario di E. Gonzaga, cardinale e legato pontificio nelle ultime sessioni del concilio di Trento, la cui caduta in disgrazia presso Pio IV coinvolse anche l'Olivo che fu dagl’inquisitori molto travagliato, col tenerlo longamente in carcere dopo la morte del cardinale suo signore, ma che ora, dopo la morte del pontefice, vive privatamente in Mantova. Il gusto principale che riceva in conversare con lui e perché lo trovava d'una moderazione singolare, erudito, e che, per esser stato col cardinale a Trento, ha gran maneggio in quelle azioni e sa tutte le particolarità de' negozii più secreti, et ha anco molte memorie, nell'intendere le quali riceve molto piacere. Sono gli anni in cui in Italia continua con vigore la repressione inquisitoriale di Pio V. P. Carnesecchi venne decapitato. Gl’brei sono espulsi dallo Stato pontificio tranne che da Roma e da Ancona, nei ghetti delle quali vennero costretti a risiederee. E impiccato l'umanista A. Paleario. Il papa scomunica Elisabetta d'Inghilterra, oorganizzò la Lega contro i turchi, ottenendo la vittoria navale di Lepanto e a Parigi, a migliaia di ugonotti sono massacrati. Fa la sua professione, entrando ufficialmente nell'Ordine servita. Anche di lui l'Inquisizione si occupa seguito della denuncia di un confratello che lo accusa di sostenere che dal primo capitolo del Genesi non si può ricavare l'articolo di fede della Trinità. Ma, poiché effettivamente di trinità divina non vi è traccia nel Vecchio Testamento, l'Inquisizione gli diede ragione, archiviando il caso. Dopo aver ricevuto nel convento mantovano il titolo di baccelliere, e invitato a Milano da C. Borromeo il quale, dopo aver ottenuto dalle autorità contro la volontà del Senato, il riconoscimento del tribunale e della polizia diocesana, avvia un processo di riforma del clero. Ottenne di essere trasferito nel convento dell'Ordine servita di Venezia, dove e incaricato dell'insegnamento della filosofia e continuò i suoi studi scientifici. Nella grande epidemia di peste, che imperversa a Venezia,  facendo 50.000 vittimetra le quali Tiziano frimase immune dal contagio. Dopo essersi addottorato a Padova, e nominato reggente del convento di Venezia e priore della provincia veneta. Durante il Capitolo a Parma, nel quale venne rieletto priore G. Tavanti, tenne una dissertazione di fronte ai cardinali protettori dell'Ordine, A. Farnese e G. Santori. Uno dei tre saggi, insieme con C. Franco e A. Giani, incaricati di preparare una riforma della regola. Il carico suo speziale e d'accommodare quella parte che tocca i sacri canoni, le riforme del concilio di Trento, allora nuove, e la forma de' giudizii quella parte tutta ove si tratta de' giudizii accommodatamente allo stato claustrale. Lascia in questo carico in Roma fama di gran sapere e di molta prudenza, non solo nelle corti de' due cardinali suddetti, co' quali, per ordine contenuto in un breve apostolico di Gregorio XIII, conviene conferire ogni legge che si fa, ma anco e necessario molte volte trattar col pontefice medesimo. Sbrigato da quale peso ritorna al suo governo. Si tenne a Bologna il nuovo Capitolo dell'Ordine servita e viene eletto procuratore generale, la suprema dignità di quell'ordine dopo il generale il carico porta seco di difender in Roma tutte le liti e controversie che vengono promosse in tutta la religione. Dove pertanto trasferirsi a Roma dove conobbe e prende strettissima familiarità col padre Bellarmino poi cardinale, e dura l'amicizia sin al fine della vita, grazie al quale forse puo prendere visione di diversa documentazione relativa alle istruzioni date ai legati pontifici durante il Concilio di Trento. Conosce anche il dottor Navarro, teologo difensore dell'arcivescovo di Toledo, B. Carranza, accusato di eresia, il gesuita N. Bobadilla e il cardinale Castagna, poi Urbano VII. Ha occasione di passare a Napoli per presiedere Capitoli e conversare con quel famoso ingegno G. Porta, il quale, anco nelle sue opere mandate in luce, fa onorata menzione del padre Paolo come di non ordinario personaggio. Scaduto il periodo di carica a procuratore generale dell'Ordine servita, ritorna a Venezia, frequentandovi i circoli intellettuali che si riunivano nella bottega di B. Sechini e nella casa del nobile veneziano A. Morosini, dove conobbe anche G. Bruno. A Padova frequenta la casa di G. Pinelli, il ricetto delle muse e l'academia di tutte le virtù in quei tempi, dove iincontrare Galileo e Bruno, il quale s'intrattenne a Padova più di tre mesi, poco prima di essere arrestato a Venezia.  Si dove scegliere il generale dell'Ordine servita, e fra i due principali candidati, L. Baglioni e G. Dardano, si espresse a favore del primo. Il rancore spinse Dardano a denunciarlo al Sant'Uffizio, accusandolo di negare efficacia allo Spirito Santo, di avere rapporti sospetti con ebrei e allegando una lettera che fgli scrive da Roma, nella quale sono contenute alcune parole in discredito della corte, come che in quella si viene alle dignità con male arti, e di tenerne esso poco conto, anzi abominarla. Senza nemmeno essere chiamato a Roma per discolparsi, e subito prosciolto da ogni accusa. Ma il cardinale di Santa Severina, G. Santori, protettore dell'Ordine e capo del Sant'Uffizio, mostrò però implacabile indignazione autilizzando tutta la sua autorità per escludere gli amici dalli gradi et onori con maniere così strane e fini così bassi, ch'io non ardisco poner i casi che mi sono stati dati in nota, perché troppo gran scandalo arrecherebbono al mondo. Continua i suoi studi mentre non cessano le rivalità nell'Ordine servita, del quale venne eletto priore,  Montorsoli, che morì tre anni dopo, succedendogli così, Dardano, accanito avversario del Sarpi. Questi, deciso a uscire dall'Ordine per sottrarsi all'inimicizia dalla quale si sentiva circondato, cerca di ottenere un vescovato, prima a Caorle e poi a Nona, in Dalmazia, che però gli vengono rifiutati a causa delle negative informazioni che di lui il Dardano e L. Gagliardi, preposito della casa veneziana dei gesuiti, diedero al papa. Esse ssente mormorare alle volte che egli con alcuni facci una scoletta piena d'errori. Non solo: nel Capitolo,  Dardano l’accusa di portare una berretta in capo contra una forma che sino sotto Gregorio XIV disse esser proscritta; che portasse le pianelle incavate alla francese, allegando falsamente esserci decreto contrario, con privazioni divote; che nel fine della messa non recita lo Salve Regina. E assolto anche da queste accuse. La Repubblica veneziana, stretta a nord dall'Impero, in Italia dalla prevalenza spagnola e papale, in Oriente dalla potenza turca, e ormai avviata a quel lungo declino politico ed economico che a la sua sanzione. Alla prudente politica dei patrizi, rasseglla compromissione con l'Impero e il papato, si sostituì quella degli innovatori, i cosiddetti «Giovani», decisi a sottrarre la Serenissima all'invadenza ecclesiastica nell'interno e a rilanciarne le fortune commerciali nell'Adriatico, compromesse dal controllo dei porti esercitato dallo Stato pontificio e dalle azioni degli Uscocchi, i pirati cristiani croati appoggiati dall'Impero. Iil Senato veneziano proibì la fondazione di ospedali gestiti da ecclesiastici, di monasteri, chiese e altri luoghi di culto senza autorizzazione preventiva della Signoria. Un'altra legge proibiva l'alienazione di beni immobili dai laici agli ecclesiastici, già proprietari, pur essendo solo un centesimo della popolazione, di quasi la metà dei beni fondiari della Repubblica, e limita le competenze del foro ecclesiastico, prevedendo il deferimento ai tribunali civili degli ecclesiastici responsabili di reati di particolare gravità. Avvenne che il canonico vicentino S. Saraceno, colpevole di molestie a una nobile parente, e l'aristocratico abate di Nervesa, Brandolini, reo di omicidi e di stupri, sono incarcerati. Paolo V emana due brevi richiedenti l'abrogazione delle due leggi e la consegna al nunzio pontificio dei due ecclesiastici, affinché secondo il diritto canonico fossero giudicati da un tribunale ecclesiastico.  Il nuovo doge Leonardo Donà fece esaminare i due brevi da giuristi e teologi, fra i quali il Sarpi, affinché trovassero modo di controbattere alle richieste della Santa Sede. Il 28 gennaio venne nominato teologo canonista proprio il Sarpi e lo stesso giorno il suo scritto: Consiglio in difesa di due ordinazioni della Serenissima Repubblica, venne inviato al Papa. Difese le ragioni della Repubblica con numerosi saggi. Sono di questi mesi la Scrittura sopra la forza e validità delle scomuniche, il Consiglio sul giudicar le colpe di persone ecclesiastiche, la Scrittura intorno all'appellazione al concilio, la Scrittura sull'alienazione dei beni laici agli ecclesiastici e altri ancora, poi raccolti nella sua successiva “Istoria dell'interdetto”. In quell saggio è contenuta anche un saggio sulla validità della scomunica, attaccato da Bellarmino, al quale rispose allora con l'Apologia per le opposizioni do Bellarmino.  Mentre F. Micanziosuo iniziava a collaborare dopo che Paolo V scomunica il Consiglio veneziano e fulminato con l'interdetto lo Stato veneto, pubblica il Protesto del monitorio del pontefice, nel quale il breve papale Superioribus mensibus è definito nullo e di nessun valore, mentre impede la pubblicazione della bolla pontificia. Obbedendo alle disposizioni del papa, i gesuiti rifiutano di celebrare le messe a Venezia e la Repubblica reage espellendoli insieme con cappuccini e teatini. Parteno la sera alle doi di notte, ciascuno con un Cristo al collo, per mostrare che Cristo parte con loro. Concorse moltitudine di populo e quando il preposto, che ultimo entra in barca, dimanda la benedizione al vicario patriarcale si leva una voce in tutto il populo, che in lingua veneziana grida loro dicendo "Andé in malora!". A Roma si spera che l'interdetto provocasse una sollevazione contro i governanti veneziani ma i gesuiti scacciati, li cappuccini e teatini licenziati, nissun altro ordine parteno, li divini uffizi sono celebrati secondo il consueto il senato e unitissimo nelle deliberazioni e le città e populi si conservano quietissimi nell'obbedienza. Venezia era alleata, in funzione anti-spagnola, con la Francia, ed era in buoni rapporti con l'Inghilterra e con la Turchia. Fingendosi veneziani, soldati spagnoli, per provocare la rottura delle relazioni turco-veneziane, sbarcano Durazzo, saccheggiandola, ma la provocazione e facilmente scoperta e i turchi offreno a Venezia l'appoggio della loro flotta contro il papa. L'Inquisizione l’intima di presentarsi a Roma per giustificare le molte cose temerarie, calunniose, scandalose, sediziose, scismatiche, erronee ed eretiche contenute nei suoi saggi ma naturalmente si rifiuta. Invano il papa che scomunica Sarpi e Micanziosi dichiara favorevole a portare guerra a Venezia. La sua unica alleata, la Spagna, minacciata da Francia, Inghilterra e Turchia, non puo sostenerla in quest'impresa e si giunse così alle trattative diplomatiche, favorite dalla mediazione del cardinale F. Joyeuse. Venezia rilascia i due ecclesiastici incarcerati e ritira il suo protesto al papa in cambio della revoca dell'interdetto, mentre le leggi promulgate dal Senato veneziano restarono in vigore e i gesuiti non possono rientrare nella Repubblica. Riceve K. Schoppe, molto intimo dei segreti affari della Curia romana, il quale gli confide che il papa, come gran prencipe, ha longhe le mani, e che per tenersi da lui gravemente offeso non puo succedergli se non male, e che se sino a quell'ora avesse voluto farlo ammazzare, non gli mancavano mezzi. Ma che il pensiero del papa e averlo vivo nelle mani e farlo levare sin a Venezia e condurlo a Roma, offerendosi egli, quando volesse, di trattare la sua riconciliazione, e con qual onore avesse saputo desiderare. Asserendo d'aver in carico anco molte trattazioni co' prencipi alemanni protestanti e la loro conversione». Schoppe, ambiguo provocatore, intende convincerlo  a mettersi nelle mani dell'Inquisizione come miglior partito che puo prendere, tanto parvero strane le due proposte di far ammazzare o prender vivo il padre. I disegni omicidi sono reali. Circa le 23 ore, ritornando al suo convento di San Marco a Santa Fosca, nel calare la parte del ponte verso le fondamenta, e assaltato da cinque assassini, parte facendo scorta e parte l'essecuzione, e resta l'innocente  ferito di tre stilettate, due nel collo et una nella faccia, ch'entrava all'orecchia destra et usciva per apunto a quella vallicella ch'è tra il naso e la destra guancia, non avendo potuto l'assassino cavar fuori lo stillo per aver passato l'osso, il quale restò piantato e molto storto. I sicari, fuggendo, trovano rifugio nella casa del nunzio pontificio e la sera s'imbarcano per Ravenna, da dove proseguirono per Ancona e di qui raggiunsero Roma. Si conoscono i loro nomi: l'esecutore materiale dell'attentato e R. Poma, già mercante veneziano, poi trasferitosi a Napoli e di qui a Roma, dove divenne intimo del cardinale segretario di Stato S. Caffarelli-Borghese e dello stesso Paolo V. E co-adiuvato da tre uomini d'arme, tali A. Parrasio, Giovanni da Firenze e P. Bitonto, mentre «a spia, o guida e M. Viti, solito offiziare in Santa Trinità di Venezia, che non lascia dubitare quanti mesi precedessero questo bel effetto prima che fosse mandato alla luce. Poi che Viti la quadragesima antecedente, sotto specie d'aver gusto delle predicazioni del padre maestro Fulgenzio, anda ogni mattina in convento de' servi alla porta del pulpito, che risponde alla parte di dentro, e cortesemente tratta con lui, ricercandolo anco di qualche dubbio di coscienza. E continua di poi sempre a salutarlo et anco andar in convento a visitarlo, parlandogli sempre di cose spettanti all'anima. Il pugnale non ha tuttavia leso organi vitali e riusce a sopravvivere. Il chirurgo G. Acquapendente, che l'opera, dice di non aver mai medicato una ferita più strana, rispondendo allora con la famosa espressione. Eppure il mondo vuole che sia data stilo Romanae Curiae. Le conseguenze furono la rottura della mascella e vistose cicatrici nel volto. Il Senato, dichiarandolo persona di prestante dottrina, di gran valore e virtù gli concede una casa in piazza San Marco ove possa risiedere con il Micanzio e altri frati, e una sovvenzione affinché possa acquistare una barca e provvedere alla sua sicurezza personale. Rifiuta la casa ma si servì da allora di una barca che gli evitas i pericolosi tragitti a piedi per le calli veneziane.  Poco più di un anno dopo, e sventato un secondo attentato, ordito, sembra su mandato di L. Margotti, da G. Francesco de Antonio da Viterbo, i quali, fatta una copia della chiave della sua camera vuoleno secretamente introdurre nel monasterio due o più sicarii e la notte trucidare l'innocente. Inizia a corrispondere con personalità soprattutto di fede calvinista o gallicana: fra questi ultimi, Leschassier e Gillot, che pubblica gli Actes du concile de Trente, dimostrando le pressioni papali sui vescovi riuniti a concilio, e fra gli altri l'italiano F. Castrino, i francesi Villiers, Casaubon, Thou, Mornay, i tedeschi Achatius e Dohna. Attraverso il dialogo diretto con gli intellettuali  acquiesce quella straordinaria ampiezza di orizzonti e di interessi, quella solida conoscenza dei problemi dello stato che gli permite di arricchire la sua cultura storica, giuridica e scientifica e lo conduce a incidere sulla sua posizione filosofica, ad approfondirne la crisi, risolvendola poi con l'accoglimento di nuove prospettive e di nuove idealità; spalancandogli un mondo nuovo, che gli fac sentire più soffocante, più viziata, la vita italiana. Incontra a Venezia Bedell, che rifere di lui e del Micanzio come essi sono completamente dalla nostra parte nella sostanza della religione e, C. Dohna inviato da Cristiano I di Anhalt-Bernburg, e G. Diodati, per valutare la possibilità di introdurre a Venezia la Riforma. La traduzione in lingua italiana del Nuovo Testamento, viene diffusa a Venezia proprio in questo periodo.  Altre polemiche suscitano, le prediche quaresimali di F. Micanzio che vengono interpretate a Roma come un attacco alla fede cattolica. -- è anche preoccupato per la tregua stipulata tra la Spagna e i Paesi Bassi, perché vede in essa un indebolimento di questi ultimi che, o prima o dopo, resteranno sopraffatti dalle arti spagnole, mentre gli spagnoli ne potrebbero trarre beneficio anche in vista del loro dominio in Italia. Spera in un'alleanza generale di Francia, Inghilterra, principi protestanti, Paesi Bassi, Savoia e Venezia che portasse alla guerra contro l'Impero cattolico ispano-tedesco e cancellasse il dominio papale e spagnolo in Italia. Se sarà guerra in Italia, va bene per la religione; e questo Roma teme. LInquisizione cessa e l'Evangelio ha corso. E ha bene anche per le libertà civili di Venezia: qui, anche se il giogo ecclesiastico è assai più mite che nel rimanente d'Italia, in quella parte nondimeno che tocca la stampa è l'istesso appunto che negli altri luoghi. Nessuna cosa si può stampare se non veduta e approvata dall'Inquisizione. Dove si ragiona di alcun papa, non permettono che si dica alcuna di disonore, se bene vera e notoria. Non permettono che alcuno separato dalla Chiesa romana sia lodato di qualsivoglia virtù, né nominato se non con vituperio. Secondo la versione ufficiale, sebbene sfinito, volle alzarsi per il mattutino, come al solito, e celebrare la Messa. Fatto chiamare il priore del convento, lo prega che lo raccomandasse alle preghiere dei confratelli e che gli portasse il Viatico. Gli consegna tutte le cose concesse a suo uso. Si fa vestire, si confessa e passò il resto del mattino facendosi leggere da fra Fulgenzio e da Fra Marco i Salmi e la Passione di Cristo narrata dagli Evangelisti. Gli e quindi amministrato dal priore, alla presenza della Comunità, il Viatico. E visitato dal medico che gli dice che ha poche ore di vita. Sorridendo, rispose: Sia benedetto Dio. A me piace ciò che a Lui piace. Col suo aiuto faremo bene anche quest'ultima azione -- quella di morire. E udito ripetere più volte, con soddisfazione: Orsù, andiamo dove Dio ci chiama. Secondo alcuni le sue ultime parole sarebbero state. Esto perpetua, riferendosi a Venezia (v. Bianchi-Giovini, Esistono tuttavia altre versioni della sua morte che lo fanno apparire più vicino al culto protestante. Figura assai complessa di filosofo, occupa indubbiamente un posto di primo piano nella storia della filosofia italiana. Fu uno dei più grandi filosofi. La sua prosa è una delle più maschie ed efficaci di tutta la filosofia nostra, che non conosce lenocini né fronzoli, che scolpisce le figure con raro risalto, che ha un magnifico potere ri-evocatore allorché descrive dispute e contrasti, ch'è impareggiabile nel sarcasmo, tutto contenuto in un'unica espressione, tre o quattro parole. G. Papini, parlando della Istoria del Concilio di Trento, la define un modello di lucidità narrative e di prosa semplice, esatta e rapida. Lascia orme indelebili nella filosofia, nella matematica, nell'ottica, nell'astronomia, nella medicina ecc. Galilei e suo grande amico, e non disdegna di appellarlo: Mio Maestro. Dinanzi al primo avvertimento a Galilei, lui, che non visse abbastanza a lungo per assistere alla condanna scrive. Verrà il giorno, e ne sono quasi certo, che gl’uomini, da studi resi migliori, deploreranno la disgrazia di Galileo e l'ingiustizia resa a sì grande uomo. Scopre la dilatabilità della pupilla sotto l'azione della luce e le valvole delle vene. I suoi biografi parlano anche di scoperte nel campo dell'anatomia, dell'ottica, ecc. L'invenzione del telescopio dice Bianchi-Giovini il Galilei la dovette per certo ai lumi somministratigli da lui, se pure questi non ne fu il primo inventore, come pensano alcuni. Sopra la sua sapienza matematica si cita l'autorevole giudizio di Galilei. Galilei non esita a dire della ‘fenice’: del quale posso senza iperbole alcuna affermare che niuno l'avanza in Italia in cognizione di queste scienze matematiche contro alle calunnie ed imposture di B. Capra, in ediz. naz., Firenze, La teoria di Galilei delle maree, successivamente dimostratasi erronea, riprende le sue idee, esposte nei Pensieri naturali, metafisici e matematici. G. Porta, dopo aver dichiarato di avere appreso alcune cose da lui, lo proclama splendore ed ornamento non solo della città di Venezia e dell'Italia, ma di tutto il mondo. (Magia naturalis).  D. Passionei gli define dottissimo oltre ogni espressione. In uno studio il cui intento era quello di misurare il Q.I. di 300 personaggi famosi. si posiziona al quinto posto, al pari del più noto matematico Pascal. Alla grande intelligenza unì anchecome riconosciutagli da tuttiun'esemplare integrità di vita. A.  Jemolo, dopo essersi rivolto varie domande intorno alla sua ortodossia, da questa risposta. Gli elementi ci mancano per una risposta perentoria: noi non possiamo dissipare l'alone di mistero che lo circonda. Questo non c'impedisce di ammirare l'uomo e l'opera. Fondamentalmente lo scontro con la Curia romana e legato ad un progetto politico volto a contenere il potere di Roma in ambito esclusivamente spirituale e a pro-muovere un'alleanza tra Venezia e la Francia in un'ottica anti-imperiale. Per questo intrattenne contatti con i riformati. Inoltre la sua visione di Roma e un vago ritorno verso la chiesa primitive. Egli quindi e indotto a condannare il potere temporale, il processo di mondanizzazione del clero, la superiorità del papa sul Concilio. Stringe amicizia con Dominis, arcivescovo di Spalato, che tende all'apostasia. La sua Istoria del Concilio Tridentino costituisce il suo capolavoro storico ed offre la prima imponente ricostruzione del Concilio di Trento. L’opera e ondannata dalla Congregazione dell'Indice e quindi posta all'Indice dei libri proibiti. Sono intercettate dal nunzio pontificio a Parigi R. Ubaldini compromettenti carteggi di lui con l'ambasciatore veneziano A. Foscarini e con l'ugonotto F. Castrino; carteggi ben presto inviati a Roma per essere messi a disposizione del Sant'Uffizio, ma anche da utilizzare per far ammettere una buona volta al governo veneziano quanto da tempo da Roma si viene denunciando, che lui che si proclamava più cattolico del Papa e come tale difeso ufficialmente dai responsabili politici veneziani. Altri non era che un protestante, al servizio delle forze ereticali europee. Dunque infedele e ipocrita. Una taccia di ipocrisia che non da tregua alla sua figura lungo i secoli, come stanno a provare innumerevoli esempi, da G. Aleandro, che ricevuta da Peiresc la sua Istoria dell'Interdetto appena edita risponde all'illustre erudito francese con fare perentorio che lui e nero ministro del diavolo che si dice esser padre delle menzogna, se ben egli veramente non credeva né nel diavolo né in Dio,  al prelato friulano G. Fontanini con la sua velenosa Storia arcana della sua vita a D. Passionei, che crede di avere le carte per dimostrare che l'idea del furfante e di introdurre il calvinismo in Venezia, come ancora ricorda A. Mercati. Un parere analogo si trova anche nella recente Storia della Chiesa di Hertling e Angiolino Bulla, dove viene definite un ipocrita che fino all'ultimo fa la parte del religioso, sebbene nel suo intimo si fosse da tempo allontanato dalla Chiesa. Saggi: “Trattato dell'interdetto di Paolo V nel quale si dimostra che non è legittimamente pubblicato”; “Apologia per le opposizioni fatte da Bellarmino ai trattati et risolutioni di G. Gersone sopra la validità delle scomuniche; Considerationi sopra le censure della santità di Paolo V contra la Serenissima Repubblica di Venezia, Istoria del Concilio Tridentino,  Il trattato dell'immunità delle chiese (De iure asylorum), Discorso dell'origine, forma, leggi ed uso dell'Uffizio dell'Inquisizione nella città e dominio di Venezia, Trattato delle materie beneficiarie, Opinione di Servita, come debba governarsi la Repubblica Veneziana per havere il perpetuo dominio, Venezia, La storiografia recente attribuisce lo scritto al patriziato veneziano medesimo. Scritti giurisdizionalistici, Istoria del Concilio Tridentino (Geneua, Aubert); Pagnoni Editore, Milano, Gambarin, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, G. Gambarin, IScrittori d'Italia, Bari, Laterza, G. Gambarin, Scrittori d'Italia Bari, Laterza, Istoria del Concilio Tridentino, testo critico di Giovanni Gambarin, introduzione di R. Pecchioli, Collana Biblioteca, Sansoni, Firenze, Lettere a Simone Contarini ambasciatore veneto in Roma, pubblicate dagli autografi, Monumenti storici pubblicati dalla R. Deputazione veneta di storia patria. Miscellanea, Venezia, Fratelli Visentini, Pagine scelte, Arturo Carlo Jemolo, Vallecchi, Firenze, Lettere ai protestanti, Scrittori d'Italia, 1, Bari, Laterza,  Lettere ai protestanti, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Antologia degli scritti politici e storici. Francesco T. Roffarè, MILANI, Padova, “Istoria dell'Interdetto e altri scritti editi e inedita” (Scrittori d'Italia Bari, Laterza); R. Amerio, “Scritti filosofici e teologici” (Scrittori d'Italia, Bari, Laterza); “Pensieri naturali, metafisici e matematici. anoscritto dell'iride e del calore; Arte di ben pensare, Pensieri medico-morali, Pensieri sulla religione, Fabula e Massime e altri scritti. Edizione integrale commentate, L. Sosio, Ricciardi, Milano-Napoli, Scritti giurisdizionalistici” (Scrittori d'Italia, Bari, Laterza); “Lettere ai Gallicani, B/ Ulianich, Wiesbaden, F. Steiner,  La Repubblica di Venezia la casa d'Austria e gli Uscocchi, Bari, Laterza, Scritti scelti: Istoria dell'Interdetto, Consulti, Lettere, Giovanni Da Pozzo, Collezione di Classici Italiani, POMBA, Torino); Storici, Politici, e Moralisti, G. Cozzi, Collana La Letteratura Italiana. Storia e Testi,  Milano-Napoli, Ricciardi, Istoria del Concilio Tridentino seguita dalla Vita, Corrado Vivanti, Collana NUE Einaudi, Torino, Collana Piccola Biblioteca. Einaudi, Torino, “Pensieri” Gaetano e Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Torino, “Considerazioni sopra le censure di Paolo V contro la Repubblica di Venezia e altri scritti sull'Interdetto”, G. Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, “Lettere a Gallicani e Protestanti, Relazione dello Stato della Relazione, Trattato delle Materie Beneficiarie. Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Gli ultimi consulti. G. Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Dai Consulti, il carteggio con l'ambasciatore inglese sir Dudley Carleston. G. Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Dal Trattato di pace et accomodamento e altri scritti sulla pace d'Italia. G. Cozzi, Collana Classici Ricciardi, Einaudi, Torino, Consulti, Corrado Pin, Pisa, Poligrafici, Letteratura e vita civile. Collana I Classici del Pensiero Italiano; “Della potestà de' prencipi”; Collana I Giorni, Marsilio, Venezia, “Scritti filosofici inedita, tratti da un manoscritto della Marciana”; G. Papini, Collana Cultura dell'anima, R. Carabba, Lanciano, Manoscritti Consulti: in Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Fondo manoscritti, O. Ceretti, Cinque pugnali non bastano a troncare la sua parola, in Historia, Touring club italiano, F. Micanzio, Vita,  in «Istoria del Concilio tridentino», Torino F. Micanzio. Scrive tra l'altro nella lettera. E che volete ch'io speri in Roma, ove li soli ruffiani, cenedi et altri ministri di piaceri o di guadagni hanno ventura? I cenedi sono gl’uomini che si prostituiscono. F. Micanzio, cit. G, Cozzi, Sarpi, F. Micanzio, Istoria dell'interdetto e altri scritti editi e inediti, F. Micanzio, dove stilo può significare sia stile che stiletto  Ivi  G. Cozzi, Lettere a Groslot de l'Isle, in «Lettere ai protestanti», Lettera a Francesco Castrino, in «Lettere ai protestanti», Citato in C. Rizza, Peiresc e l'Italia, Torino, Giappichelli, Corrado Pin, “Senza maschera: l'avvio della lotta politica dopo l'Interdetto”; L. Hertling e A. Bulla, Storia della seconda Roma La penetrazione dello spazio umano ad opera del cristianesimo” (Città Nuova, Borgna Romain, F.Lucien, F. Micanzio, Vita,  dell'ordine de' Servi e theologo della serenissima republ. di Venetia, Leida, in “Istoria del Concilio tridentino” (Torino, Einaudi); F. Griselini, “Memorie anedote spettanti alla vita ed agli studj del sommo filosofo e giureconsulto” (Losanna, Bousquet); F. Griselini, “Del suo genio in ogni facolta scientifica e nelle dottrine ortodosse tendenti alla difesa dell'originario diritto de' sovrani né loro rispettivi dominj ad intento che colle leggi dell'ordine vi rifiorisca la pubblica prosperita” (Venezia, Basaglia); Zerletti, “Storia arcana della vita servita da Fontanini  in partibus e documenti relative (Venezia); “Cassani, Le scienze matematiche naturali” (Venezia; A. Bianchi-Giovini, Basilea, R. Morghen, G. Getto, Firenze, Olschki; M. Gliozzi Relazioni scientifiche con G. Porta, G. Cozzi, Tra Venezia e l'Europa” (Collana Piccola Biblioteca, Torino, Einaudi); V. Frajese, “Scettico. Stato e Chiesa a Venezia, Bologna, Il Mulino); I. Cacciavillani, I consulti sulla Vangadizza, Padova, MILANI, Cacciavillani, Venezia, Fiore, I. Cacciavillani,  Sarpi. La guerre delle scritture de la nascita della nuova Europa, Venezia, Fiore, I. Cacciavillani, Sarpi giurista, Padova, C. Pin, Ripensando Paolo Sarpi, Venezia, Ateneo veneto, Concilio di Trento Fulgenzio Micanzio. Dizionario di storia, Dizionario biografico degli italiani. Paolo Sarpi. Sarpi. Keywords: l’arte del bien pensar, Locke, impression, reflection, metaphysics, Bibioteca Marciana, pensieri, pensiero, logica, bien pensare, galilei, hobbes, metodo, sensismo, il fenice di Venezia, scritti filosofici inedita.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scarpi” –  peri il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689510274/in/photolist-2mNaHiH-2mKuKk1-2mKCgGX-2mKCfz1-2mKfs4E-nmxEnc/

 

Grice e Sasso – da Crotone a Velia – la Potenza e il atto di Gentile – Gentile megarico -- Lucrezio di Machiavelli – allegoria e simbolo di Vico -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Studia  a Roma. Si laurea sotto Antoni e Chabod con “Machiavelli”. Studia con Carabellese, Ruggiero, Scaravelli, Nardi,  Pettazzoni, Sapegno, Gabetti, Perrotta e Sanctis.  Insegna ad Urbino e Roma. Studia l’idealismo italiano (Croce) e Machiavelli. Si occupa di ontologia, Alighieri, Platone, Polibio, Lucrezio, Guicciardini, Shakespeare e Mann. Presidente della "Fondazione Giovanni Gentile", Lincei. Altri saggi: “Machiavelli e Borgia. Storia di un giudizio” (Roma, Ateneo); “Machiavelli” (Napoli, Morano); “La storia della filosofia” (Bari, Laterza); “La ricerca della dialettica” (Napoli, Morano); “Lucrezio: progresso e morte” (Bologna, Mulino); “L'illusione della dialettica” (Roma, Ateneo); “Guicciardini” (Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma); “Essere e negazione, Napoli, Morano); “Machiavelli e gl’antichi” (Milano, Ricciardi); “Tramonto di un mito: l'idea di progresso” (Bologna, Il Mulino); Per invigilare me stesso. I Taccuini di lavoro di Croce, Bologna, Il Mulino); “L'essere e le differenze nel "Sofista” (Bologna, Il Mulino); “Variazioni sulla storia di una rivista italiana: "La Cultura"; Il Mulino); “Machiavelli, Bologna, Il Mulino, Comprende: Il pensiero politico, Napoli, IISS, Bologna, Il Mulino, Premio Viareggio di Saggistica, La storiografia. La fedeltà e l'esperimento, F. Scarpelli, F.S. Trincia e M. Visentin interrogano Sasso, Bologna, Il Mulino); Filosofia e idealismo,  Napoli, Bibliopolis, Comprende: Croce, Gentile, Ruggiero, Calogero, Scaravelli, Paralipomeni, Secondi paralipomeni, Ultimi paralipomeni, Tempo, evento, divenire” (Bologna, Il Mulino); “Gentile: La potenza e l'atto” (Firenze, La Nuova Italia); Le due Italie di Gentile, Bologna, Il Mulino); “La verità, l'opinione, Bologna, Il Mulino, Ernesto De Martino fra religione e filosofia, Napoli, Bibliopolis); Il guardiano della storiografia. Profilo di Chabod (Bologna, Il Mulino [Napoli, Guida, del Profilo di F Chabod, Bari, Laterza); Dante. L'imperatore e Aristotele, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo); Fondamento e giudizio. Un duplice tramonto?, Napoli, Bibliopolis); Il principio, le cose, Torino, Aragno,  Delio Cantimori. Filosofia e storiografia, Pisa, Edizioni della Scuola Normale Superiore); “Dante, Guido e Francesca, Roma, Viella); “Le autobiografie di Dante, Napoli, Bibliopolis, Discorsi di Palazzo Filomarino, raccolti da M. Herling, premessa di N. Irti, Napoli, IISS, Il logo, la morte, Napoli, Bibliopolis); “Ulisse e il desiderio. Il canto XXVI dell'Inferno, Roma, Viella); “La voce dei ricordi, Napoli, Bibliopolis); “Decadenza” (Roma, Viella); “Machiavelli: I corrotti e gli inetti” (Milano, Bompiani); “Allegoria e simbolo” (Torino, Aragno); “La lingua, la Bibbia, la storia. Su "De vulgari eloquentia" (Roma, Viella); Su Machiavelli. Ultimi scritti, Roma, Carocci, Croce. “Storia d'Italia” Napoli, Bibliopolis,  La 'Storia d'Italia' di Bendetto Croce.  Napoli, Bibliopolis. "Forti cose a pensar mettere in versi". Studi su Dante, Torino, Aragno, Purgatorio e Anti-purgatorio. Un'indagine dantesca, Roma, Viella,. Croce e le letterature, Napoli, Bibliopolis, Biografia e storia. Saggi e variazioni, Roma, Viella,. Note  il Mulino RivisteLa Cultura, su mulino. Premio letterario Viareggio-Rèpaci, Croce. Dibattito, Il Cannocchiale, G. Arnaldi, G. Calabrò, A. Jannazzo, G, Sasso, V. Stella, F. Valentini, M. Visentin. G. Arnaldi, Gennaro Sasso. Uno specialista di più specialità, in Id., Conoscenza storica e mestiere di storico, il Mulino, IISS-Napoli, A. Bellocci, Verità e doxa: la questione dello sguardo e della relazione ne Il logo, la morte; A. Bellocci, Laicismo della verità, della doxa e tolleranza; Leussein, A. Bellocci, L'impossibilità della differenza e i paradossi dell'identità; Archivio di filosofia, A. Bellocci, Il problema della 'non' relazione ne Il principio, le cose, Giornale critico della filosofia italiana, A. Bellocci, La verità, l'opinione. Lo ''specchio'' della verità e l'eterna opinione metafisica, Filosofia italiana,  R. Berutti, Annotazioni critiche sull’essere ovvero sul non essere essere del discorso che lo concerne. Il problema dell'ontologia,, Pólemos,  M. Capati, Paragone. Letteratura, M. Cardenas, L'auto-noema. Il giudizio tra attualismo e neo-eleatismo, Filosofia italiana,  C. Cesa, Sasso interprete di Gentile, Archivio di storia della cultura, A. De Vicentiis, Storiografia e pensiero politico nelle "Istorie fiorentine" di Machiavelli: Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, F. Fronterotta, L'essere e le differenze. In margine al Sofista, Novecento, M. Herling M. Reale, Storia, filosofia e letteratura. Studi in onore Bibliopolis, Napoli,  G. Inglese, Machiavelli: una storia del suo pensiero politico, Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, Enciclopedia machiavelliana, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, Enciclopedia filosofica (a cura del Centro Studi Filosofici di Gallarate), Milano, S. Maschietti, Dire l'incontrovertibile. Intorno all'analisi filosofica, Giornale di filosofia, F. Mignini, Essere e negazione. Giornale critico della filosofia italiana, Crisi e critica" dello storicismo. Filosofia e storiografia, Novecento, Filosofia e storia della filosofia, Filosofia italiana, X N. Parise, Sulla relazione. Critica della metafisica, L. Passerino Editore, Gaeta. N. Parise, Figure della scissione. A proposito di Allegoria e simbolo, filosofia,  N. Parise, L’aporia del nulla, Filosofia italiana, G. Perazzoli, Il concetto di laicità. in G. Perazzoli, Miligi, Laicità e filosofia, Mimesis, Milano Udine, Pietroforte, Problema del nulla e principio di non contraddizione. Intorno a "Essere e negazione" Novecento,  J. Salina, Neoparmenidismo e teorie della verità, Filosofia italiana, F. Scarpelli, Nulla, anamnesi, riflessivita (Il Cannocchiale, F. Tessitore, interprete di Croce, in Id., La ricerca dello storicismo. Mulino, IISS-Napoli,  F. Vander, Critica della filosofia italiana contemporanea. Dialettica e ontologia: i termini di una contrapposizione, Marietti, Genova; M. Visentin, Tempo e giudizio. La Cultura,M. Visentin, Sull'identità e sull'essenza del laicismo italiano. A proposito del "Le due Italie di Giovanni Gentile", Giornale critico della filosofia italiana, M. Visentin, Il neo-parmenidismo italiano. Considerazioni intorno alla verità, l'opinione', in Id., Il neo-parmenidismo italiano. II. Dal neoidealismo al neoparmenidismo, Bibliopolis, Napoli, M. Visentin, Aletheia e doxa oltre Parmenide, in Id., Onto-Logica: sull'essere e il senso della verità, Bibliopolis, Napoi, M. Zanetti, Critiche al divenire. Filosofia italiana, X S. Zurletti, Lo specchio di Perseo, Chaos Kosmos, Vico e il simbolo», «Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Memorie della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche», costituzione mista, Benedetto Croce, Dante, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, eternità del mondo,  Sanctis, Lucrezio in Machiavelli, in Enciclopedia machiavelliana, G. Sasso, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma Dalla concordia discors alla polemica: filosofia e psicologia di una vicenda, Ripensando la Storia d'Europa, Ripensando la Storia d'Italia, in Croce e Gentile, la cultura italiana e europea, M. Ciliberto.Gennaro Sasso. Sasso. Keywords: Potenza ed atto in Gentile – Lucrezio in Macchiavelli, simbolo ed allegoria in Vico, la scuola di Velia, veliati, veliani, parmenide, scuola di Crotone. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sasso” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734778984

 

Grice e Sava – filosofia italiana (Belpasso). Filosofo. Enciclopedia Popolare Italiana. Saggi:“Sui pregi”, “Doveri dei medici”, A. Prezzavento. Roberto Sava. Sava. Keywords. Refs.: dovere, i doveri – pregi. Luigi Speranza, “Grice e Sava” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Scala – filosofia italiana – filosofia siciliana  (Noto). Filosofo. Membro di la commissione creata da Gregorio XIII per la riforma del calendario. Insegna a Padova. Saggi: “L'Efemeridi di Gioseppe Scala Siciliano, per anni dodici, le quali cominciano dall'anno di Christo nostro Sig.  & finiscono nel fine di dicembre dell'anno. Alle quali sono aggiunti i canoni, ò introduttioni dell'efemeridi, ridotto all'uso delle presenti efemeridi (Venezia, Giunti); Ephemerides Iosephi Scalae Siculi Noetini ad annos duodecim, incipientes ab anno Domini. Vnà cum introductionibus ephemeridum ab eodem d. Iosepho Scala, ad vsum suarum, restitutis” (Venezia, Giunta). Col suo nome è oggi chiamato il Gruppo Astrofili di Noto  Santi Correnti, Quello che la Sicilia ha dato all'Italia. Biografia degli uomini illustri di Sicilia ornata de' loro rispettivi ritratti, Napoli, Corrado Spataro, L'astronomo netino e la nuova scienza. Calendario gregoriano. Giuseppe Scala. Scala. Keywords: calendario gregoriano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scala” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690487407/in/photolist-2mPC6Zb-2mLNXjb-2mLP9qE-2mKHg38-2mKCewV-FKiWA6-FcebeC-E58e4H-2mKR9Cp-FjcgRv-G8Exy4-D41J73-CkaHMd-Ck9fTK-CdDizG-CdAEaL-CfWKjF-yPkGGd-2dxgYk4-o8VGVi

 

Grice e Scalea – filosofia italiana (Morano Calabro). Filosofo. Figlio del principe di Scalea, marchese di Misuraca e barone di Morano, dal quale eredita i titoli, e di Anna Beatrice Carafa, dei principi di Belvedere. Studia sotto Caloprese.  Divulga il razionalismo, difende alcuni colleghi, anche loro seguaci di Cartesio, ed ha un'accesa polemica con Doria sullo spinozismo. Saggi: “Della filosofia degl’antichi” (Mosca, Napoli); “De origine mali”; “De bono” Dizionario di filosofia, riferimenti in A. Mirto, Calabria letteraria, F. Lomonaco, Vita, e studj scritta da lui medesimo in una Lettera, Il Melangolo, Genova. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Francesco Maria Spinelli, principe di Scalea, Scalea. Keywords: bonum, ‘il bono’ the good, filosofia degl’antichi, vico, doria. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scalea” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691436373/in/photolist-2mKN88B

 

Grice e Scalfari – l’implicatura di Teseo – Roma fascista -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Civitavecchia). Filosofo.  Considerato, anche dai suoi avversari, uno dei più grandi filosofi italiani. Professorecontribuì, con altri, a fondare il settimanale l'Espresso ed è fondatore del quotidiano la Repubblica. I campi principali dell'analisi di Scalfari sono l'economia e la politica. La sua ispirazione politica è socialista liberale, azionista e radicale. Punti forti dei suoi articoli recenti sono la laicità, la questione morale, la filosofia. Frequenta il Liceo Mamiani di Roma -- è a Sanremo (dove la famiglia, di origini calabresi, si era trasferita temporaneamente, essendo il padre direttore artistico del Casinò) che completa gli studi liceali, al liceo classico Cassini, avendo come compagno di banco I. Calvino. Sentimentalmente legato a S. Rossetti, già segretaria di redazione de L'Espresso (e poi di Repubblica), che sposerà dopo la scomparsa della moglie Simonetta.  -- è ateo.  Tra le suoi esperienze c'è “Roma Fascista” -- organo del Gruppo Universitario Fascista. Collabora con riviste e periodici legati al fascismo, come “Nuovo Occidente”. Nominato caporedattore di “Roma Fascista”, pubblica una serie di corsivi sulla prima pagina in cui lancia generiche accuse verso speculazioni da parte di gerarchi del Partito Nazionale Fascista sulla costruzione dell'EUR. Questi saggi portarono alla sua espulsione dai GUF. Di fronte al gerarca, intenzionato a perseguire gli speculatori, aveva ammesso come i suoi corsivi fossero basati su voci generiche. Si l’accusa poi di essere un imboscato, e lo prese materialmente per il ero strappandogli le mostrine dalla divisa del partito. Dopo la fine della seconda guerra mondiale entra in contatto con il Partito Liberale Italiano. Diventa collaboratore a Il Mondo e L'Europeo, di M. Pannunzio e A. Benedetti. Licenziato dalla BNL per una serie di articoli sulla Federconsorzi non graditi alla direzione. Partecipa all'atto di fondazione del Partito Radicale. Nello stesso anno nasce il settimanale L'Espresso: è direttore amministrativo e scrive articoli di economia.  Somma la carica di direttore responsabile de L'Espresso a quella di direttore amministrativo. Il settimanale arriva in cinque anni a superare il milione di copie vendute. Il successo giornalistico si fuse con il piglio imprenditoriale, dato che  continuò a gestire anche la parte organizzativa e amministrativa. Pubblica insieme  l'inchiesta sul SIFAR che fa conoscere il tentativo di colpo di stato chiamato piano Solo. Lorenzo li querela e i due giornalisti vengono condannati rispettivamente a 15 e a 14 mesi di reclusione, malgrado la richiesta di assoluzione fatta da V. Occorsio, che era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse il segreto di Stato. Lui e Jannuzzi evitano il carcere grazie all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle elezioni politiche viene eletto deputato, come indipendente, nelle liste del PSI, segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene senatore. Eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella di Milano, opta per la seconda e aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato. Dopo la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la direzione de L'Espresso. Sottoscrive la lettera aperta a L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Nel, dopo 45 anni, ammette che "quella firma era stata un errore".  In quegli anni critica accanitamente le manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di Montedison, appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu Sindona nel suo scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto contro Cefis è indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da Giuseppe Turani, Razza padrona.  Fondazione e direzione de la Repubblica. Dopo aver già tentato inutilmente di varare un quotidiano insieme a I. Montanelli, che aveva respinto la proposta definendola piuttosto azzardata, fonda il quotidiano la Repubblica, che debutta nelle edicole il 14 gennaio di quell'anno. L'operazione, attuata con il Gruppo L'Espresso e la Arnoldo Mondadori Editore, apre una nuova pagina del giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una scalata imponente, diventando per lungo tempo il principale giornale italiano per tiratura.  L'assetto proprietario registra negli anni ottanta consolidamenti della posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso di Carlo De Benedetti, nonché un vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi in occasione della scalata del titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il lodo Mondadori, resosi necessario a causa del fatto che (come accertato dalla magistratura in seguito) Silvio Berlusconi, a capo della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre giudici per averelusione, malgrado la richiesta di assoluzione fatta da V. Occorsio, che era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse il segreto di Stato.  Scalfari e Jannuzzi evitano il carcere grazie all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle elezioni politiche del 1968 Scalfari viene eletto deputato, come indipendente, nelle liste del PSI, segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene senatore. Stato eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella di Milano, opta per la seconda e aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato. Dopo la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la direzione de L'Espresso. Sottoscrive la lettera aperta a L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Nel, dopo 45 anni, ammette che "quella firma era stata un errore".  In quegli anni critica accanitamente le manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di Montedison, appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu Sindona nel suo scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi. Soprattutto contro Cefis è indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da Giuseppe Turani, “Razza padrona”. Fondazione e direzione de la Repubblica. Dopo aver già tentato (inutilmente) di varare un quotidiano insieme a Indro Montanelli, che aveva respinto la proposta definendola piuttosto azzardata, Scalfari fonda il quotidiano la Repubblica, che debutta nelle edicole. L'operazione, attuata con il Gruppo L'Espresso e la Arnoldo Mondadori  apre una nuova pagina del giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una scalata imponente, diventando per lungo tempo il principale giornale italiano per tiratura.  L'assetto proprietario registra negli anni ottanta consolidamenti della posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso di Carlo De Benedetti, nonché un vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi in occasione della "scalata" del titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il "lodo Mondadori", resosi necessario a causa del fatto che (come accertato dalla magistratura in seguito) Silvio Berlusconi, a capo della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre giudici per avereun pronunciamento favorevole nella disputa con De Benedetti per il controllo della Mondadori: tale accordo fu fortemente voluto da G. Andreotti, grazie all'intermediazione di Giuseppe Ciarrapico. Sotto la guida di Scalfari, "Repubblica" apre il filone investigativo sul caso Enimont, che dopo due anni verrà in buona parte confermato dall'inchiesta di "Mani pulite". Contro Craxi, a differenza che con Spadolini e con De Mita, Scalfari s'era speso sin dall'inizio del decennio precedente, considerandolo l'archetipo della questione morale contro cui si scagliava l'anima della sinistra rappresentata da Berlinguer. Di questi invece elogiò lo "strappo" con l'Unione Sovietica in occasione del golpe polacco, pur restando essenzialmente estraneo alla tradizione comunista e rimanendo su posizioni legate all'intellettualità laica e alla tecnocrazia. In tal senso vanno lette alcune sue importanti iniziative, tutte sostenute per il tramite di "Repubblica": sponsorizza il "governo del Presidente", candidandovi il governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, già negli anni ottanta; indica al presidente Scalfaro il commissario PSI a Milano Giuliano Amato come viatico per la sua scelta a premier. Apprezza G. Rossi come commissario delle aziende travolte nel turbine di Tangentopoli. incomincia, dapprima in solitaria, la sua ventennale battaglia contro Silvio Berlusconi. Sconfitto Vittorio Sgarbi, è il primo a percepire e ad avvertire il pubblico circa la potenziale pericolosità di Beppe Grillo --  è il primo a preconizzare una possibile, futura alleanza fra Matteo Renzi e Matteo Salvini.  Ritiro dalla direzione de la Repubblica Scalfari, padre del quotidiano la Repubblica e della sua ascesa editoriale e politico-culturale, abbandona il ruolo di direttore, dopo che già da tempo aveva ceduto, insieme a Caracciolo, la proprietà a Carlo De Benedetti; gli subentra Ezio Mauro. Non scompare dalla testata del giornale, poiché continua a svolgere il ruolo di editorialista dell'edizione domenicale. I suoi editoriali sono entrati oramai nella consuetudine del giornale, tanto da essere soprannominatianche per la loro lunghezza"la messa cantata della domenica" Cura altresì una rubrica su L'Espresso (Il vetro soffiato). Venerdì di Repubblica annuncia di voler abbandonare dopo l'estate la sua storica rubrica Scalfari risponde, ringraziando i lettori per l'affetto ricevuto e gli stimoli da loro pervenuti per le sue riflessioni. Gli subentra Michele Serra.  Su RaiSat Extra è andato in onda per qualche tempo, ogni giovedì, un programma dal titolo La Scalfittura, in cui Scalfari teneva colloqui politici. Le sue "interviste" con Francesco hanno causato per due volte la smentita da parte della sala stampa vaticana in relazione alle parole attribuite da al Pontefice. Scalfari ha ribattuto di aver scritto virgolettati "come se fossero usciti dalla bocca del Papa", senza aver preso appunti o registrato durante i colloqui, sostenendo che quello era stato il suo metodo di lavoro per quasi cinquant'anni. il Vaticano ha smentito un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco, a seguito della pubblicazione di un suo articolo su Repubblica, negando che Francesco l’avesse rilasciato un’intervista sostenendo che il contenuto dell’articolo fosse il frutto di una sua ricostruzione. Ciononostante, Francesco continua periodicamente a concederegli interviste esclusive. Riceve varie onorificenze. Premio Trento per "Una vita dedicata al giornalismo", il "Premio Ischia" alla carriera, il Premio Guidarello al giornalismo d'autore e, di recente, il Premio Saint-Vincent -- è stato nominato Cavaliere di gran croce dal presidente della Repubblica  Oscar Luigi Scalfaro mentre  ha ricevuto una delle più prestigiose onorificenze della Repubblica francese diventando Cavaliere della Legione d'onore (successivamente è stato promosso ufficiale). Premio Viareggio. Saggi: ” Petrolio in gabbia” (Bari, Laterza), “I padroni della città” (Bari, Laterza); “Le baronie elettriche” (Bari, Laterza); “Rapporto sul capitalismo in Italia, Bari, Laterza, Il potere economico in URSS, Bari, Laterza); “Storia segreta dell'industria elettrica, Bari, Laterza); “L'autunno della Repubblica. La mappa del potere in Italia, Milano, Etas Kompass,  Il caso Mattei. Un corsaro al servizio della repubblica, Bologna, Cappelli, Razza padrona. Storia della borghesia di Stato, Milano, Feltrinelli, Interviste ai potenti, Milano, Arnoldo Mondadori, Come andremo a incominciare?, Milano, Rizzoli, L'anno di Craxi (o di Berlinguer?), Milano, Mondadori, La sera andavamo in Via Veneto. Storia di un gruppo dal «Mondo» alla «Repubblica», Milano, Arnoldo Mondadori Collana Super ET, Torino, Einaudi, Incontro con Io, Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi,, Denis Diderot, Il sogno di d'Alembert seguito da Il sogno di una rosa, Collana La memoria, Palermo, Sellerio); “Alla ricerca della morale perduta, Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi); “Il labirinto, Milano, Rizzoli, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi); “L’Illuminismo” a cura di, Roma, Laterza, La ruga sulla fronte, Milano, Rizzoli, Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi,  Roma, la Repubblica,  Dibattito sul laicismo, Roma, La Biblioteca di Repubblica,  L'uomo che non credeva in Dio, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Per l'alto mare aperto. La modernità e il pensiero danzante, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, Scuote l'anima mia Eros, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi,,Enrico Berlinguer, La questione morale. La storica intervista, Reggio Emilia, Aliberti,.ed. ampliata, Prefazione di Luca Telese, Aliberti,. Vito Mancuso-E. Scalfari, Conversazioni con Carlo Maria Martini, Collana Campo dei fiori, Roma, Fazi, La passione dell'etica. Angelo Cannatà, Collezione I Meridiani, Milano, Mondadori, Francesco-E. Scalfari, Dialogo tra credenti e non credenti” (Torino, Einaudi); L'amore, la sfida, il destino. Il tavolo dove si gioca il senso della vita, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi,, Racconto autobigrafico, Collana Passaggi, Torino, Einaudi, L'allegria, il pianto, la vita, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, L'ora del blu, Torino Einaudi, Il Dio unico e la società moderna. Incontri con Francesco e Martini, Torino, Einaudi, liberoquotidiano, libero quotidiano news commenti-e-opinioni Vittorio feltri ritratto fuoriclasse_re giornalisti diversi.html. ilfoglio, il foglio uffa news benvenuti al-grand-hotel-scalfari-splendida-vista sul secolo-di-carta- la7, la7/dimartedi/video/da-montanelli-e-scalfari-ho-imparato-che-bisogna-scrivere-per-farsi-capire-marco-travaglio Angelo Cannatà, Eugenio Scalfari e il suo tempo, Mimesis,, diviso in quattro capitoli: la Politica, l'Arte, la Religione, la Filosofia.  Scheda sul  storico della Camera dei deputati, su storia.camera. Sull'amicizia tra Scalfari e Calvino leggiamo. Caro Eugenio, le tue lettere sono come manate sulla schiena e io ne ho bisogno di manate sulla schiena, specie di questi tempi. Mi viene l'acquolina in bocca pensando alle ghiotte discussioni che faremo quando ci ritroveremo insieme", cfr. Angelo Cannatà "Eugenio Scalfari e il suo tempo", Mimesis,  P. Guzzanti, Guzzanti vs De Benedetti. Faccia a faccia fra un gran editore e un giornalista scomodo, Aliberti. Cfr. Corriere della Sera,  La Repubblica: Mirella Serri, I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte, Milano, Corbaccio, “Ero fascista e felice”, intervista, Il Foglio, pasqualericcio. Nel corso dell'inchiesta riferisce di un colloquio avuto conAurigo. Mi disse che gli ordini (le disposizioni relative al 'Piano Solo') contemplavano anche l'ipotesi di una eventuale resistenza da parte del prefetto (gli ordini dicevano che bisognava mettere il prefetto, qualora avesse resistito a questa iniziativa dei carabinieri, in condizioni di non nuocere". Fonte: A. Cannatà, Mimesis, Calabresi e quella firma, su repubblica.  F. Tamburini, Un siciliano a Milano, Longanesi, da ultimo citato da F. Bortoli su corriere della sera attacchi corriere F. Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano, Cairo,  e Al. Mazzuca, Penne al vetriolo, Bologna, Minerva,  Nei cui confronti C.Caracciolo e C. Benedetti dicono che ebbe un innamoramento, in seguito non più condiviso dallo stesso editore della Repubblica che ormai non lo considerava "un grande politico": intervista alla Stampa. Scrive Scalfari: Gelli è Belfagor, il messaggero del diavolo; ma il diavolo, cioè Belzebù, chi è? Belzebù è, in una certa misura, lo stesso partito socialista, elemento importante di quel quadro politico e di quella inamovibilità". A.Cannatà, Mimesis, Caro Craxi tu lo sai chi è Belzebù, Repubblica  le invasioni barbariche Voto Renzi perché l'avversario è Grillo, youtube.com, youtube Rep, su rep.repubblica.  E. Mauro dal pulpito di Repubblica officia la democrazia e aspira a diventare papa, Panorama. "Le interviste vanno comunque reinterpretate", su youtube.com.  ll Vaticano ha smentito un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco, sIl Vaticano smentisce Eugenio Scalfari che fa dire al Papa che l'inferno non esiste, su ilmessaggero. 31 marzo  (archiviato il 31 marzo ).  Rep, su rep.repubblica. 1º marzo.  Premio Viareggio, su repubblica Dettaglio Sito web del Quirinale: dettaglio decorato., Quirinale:  C. Mauri, Il cittadino, Milano, SugarCo, G. Perna, una vita per il potere, Milano, Leonardo, Angelo Cannatà, Eugenio Scalfari e il suo tempo, Milano-Udine, Mimesis, F.  Bucci, L'intellettuale dilettante, Roma, Dante Alighieri, Giampaolo Pansa, La Repubblica di Barbapapà, Milano, Rcs Libri,  G.  Valentini, La Repubblica tradita, Roma, PaperFirst, F. Recanatesi, La mattina andavamo in piazza Indipendenza, Milano, Cairo Editore, A. Mazzuca, Penne al vetriolo. I grandi giornalisti raccontano la Prima Repubblica, Bologna, Minerva, La Repubblica Treccani Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. L'Espresso. Eugenio Scalfari. Scalfari. Keywords: l’implicatura di Teseo, il labirinto. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scalfari” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734747384/in/datetaken/

 

Grice e Scarano – l’implicatura di scenofilace – filosofia italiana (Brindisi). Filosofo. Studia a Bologna, Padova e a Venezia. Fonda l’Accademia Veneziana. Scrive il saggio “Scenophylax” (Venezia), nel quale tratta della convenienza di restituire alla tragedia e alla commedia la lingua del Lazio. P. Camassa, Brindisini illustri, Brindisi, A. Sordo, Ritratti brindisini. Scarano. Keywords: scenofilace – il tragico – il comico – scenofilace, custode, sacristano, custode dei vasi -- siria. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scarano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734956415/in/datetaken/

 

Grice e Scaravelli – tra critica e metafisica – filosofia italiana (Firenze). Filosofo. Si laurea a Pissa sotto Carlini. Insegna a Roma, e Firenze. Muore suicida. Profondo conoscitore di Kant, approfondisce nei suoi studi pubblicati con molta riluttanza e quasi solo per esigenze concorsuali in particolare i temi relativi ai rapporti tra la filosofia kantiana e la fisica, i problemi relativi alla Critica del Giudizio ed anche i temi dell'idealismo.  Biblioteca personale, Villa Mirafiori. Saggi: “Critica del capire”, Firenze, Sansoni, Saggio sulla categoria kantiana della realta, Firenze, Le Monnier, La prima meditazione di Cartesio (Firenze, La Nuova Italia); “La critica del giudizio” (Pisa, Scuola Normale Superiore); M. Corsi, “Critica del capire”; “L'analitica trascendentale” (Firenze, La nuova Italia); “La Biblioteca”; “L' attualità E. Mirri, Napoli, Sientifiche); M. Visentin, “Le categorie e la realtà” (Firenze, Le lettere); G.  Sasso, “L’idealismo” (Napoli, Bibliopolis); “La storia come metodo, Convegno a Roma); “Il problema del giudizio storico); “Soveria Mannelli, Rubbettino, pensatore europeo, M. Biscuso e G. Gembillo, Messina, Siciliano, G. Sasso,  il giudizio, in Filosofia e idealismo. Paralipomeni, Napoli, Bibliopolis,  S. Palermo, Tra critica e metafisica. Lettore di Kant, Pisa, ETS,   Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  M.  Biscuso, La  completa dei suoi scritti, su giornale di filosofia.net. Luigi Scaravelli. Scaravelli. Keywords: paralipomena, la storia della filosofia di Scaravelli, criticismo, critica del capire, giudizio storico, storia cme metodo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scaravelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701205587/in/photolist-2mLEcGW-2mLEcbk-2mLKJ9d

 

Grice e Scarpelli – filosofia fascista – Gentile e il fascismo giuridico – Soleri --  il tropico, il clistico, il neustico, ed il frastico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vicenza). Filosofo. Studioso di analisi del linguaggio. Uno dei massimi esponenti della filosofia analitica, insegnando in varie università italiane anche Teoria generale del diritto, dottrine dello Stato, Filosofia morale e Filosofia della politica ed occupandosi costantemente, per l'intera vita, di problemi di etica e politica. La sua filosofia può essere raccolto attorno a due grandi temi: la semiotica del linguaggio prescrittivo e il metodo. Contribuisce in misura fondamentale alla cosiddetta svolta prescrittivistica in campo semiotico ed è fautore di una giustificazione etico-politica del positivismo giuridico. Oltre ad approfondire lo studio del metodo del ragionamento morale, si impegna attivamente in relazione a questioni di etica e bioetica quali per esempio l'aborto e l'eutanasia. Compiute inoltre studi sulla democrazia e i concetti di libertà politica e di partecipazione politica. Da una famiglia pugliese trasferitasi poi in Lucchesia, figlio di un magistrate, frequenta il liceo. Studia a Torino. La sua formazione è all'insegna dell’idealismo dominante in Italia e fondata, tra gli altri, su Croce e Gentile. Durante gli anni universitari, desta il suo interesse Allara,della scuola civilistica torinese, e la filosofia del diritto. Segue le lezioni del corso di Filosofia del diritto di Bobbio. Si laurea sotto Solari con “Il concetto di persona”. Già in questo lavorolo ricorda Bobbio, molti anni più tardi, nel ritratto dell'allievo rivela un orientamento critico verso le versioni organicistiche della filosofia al tempo in auge. Risale a questo anno la pubblicazione nella Rivista del diritto commerciale di un saggio intitolato “Scienza giuridica e analisi del linguaggio”. In questo saggio precorre il celebre saggio di Bobbio che porta lo stesso titolo e che è considerato il manifesto della scuola analitica italiana. Prende le distanze dalle correnti filosofiche idealistiche, organicistiche ed attualistiche accreditate sul continente per accostarsi al positivismo logico e, più in generale, alla filosofia analitica e agli studi di semiotica. È tra i primi a proporne una applicazione in campo giuridico e ad evidenziare la rilevanza della analisi del linguaggio per la teoria e la dogmatica giuridica. Assistente di Bobbio; in seguito, collabora con Bobbio in seminari, “La giustizia nel materialismo storico” e “L’interpretazione giuridica”. La giustizia e il marxismo sono temi a cui dedica il saggio intitolato “Esistenzialismo e marxismo” (Taylor, Torino) il quale reca come sottotitolo “sulla giustizia”. Sostene che la filosofia e mondana, legata esclusivamente a ciò che gli uomini sono e fanno al mondo. La scelta e l’impegno sono la basi della esistenza di ciascun uomo. Insegna a Milano un seminario, “La dottrina dello stato italiano”, al fianco di Treves. Si dedica al “Contributo alla semantica del linguaggio normativo” (Accademia delle Scienze, Torino). Insegna a Perugia, Pavia, Torino. Sviluppa “La teoria generale del diritto”, dettagliata fino alla scansione dei paragrafi. Tra i saggi, “La mia meta-etica e la mia esperienza etica” dove ricercar la razionalità interna dell'etica e quella della sua fondazione. Ricopre numerose cariche in istituzioni dedite alla ricerca e partecipa a numerosi convegni, incontri di studio e simposi di rilievo nazionale ed internazionale. Membro del Centro di studi metodologici di Torino e socio corrispondente dell'Accademia delle scienze di Torino e socio dell'Istituto Lombardo Accademia delle scienze e delle lettere. Direttore dell'Istituto per la Scienza per la amministrazione pubblica. Ha fatto parte dei consigli direttivi della Rivista internazionale di filosofia del diritto e di Sociologia del diritto. Entra a far parte del comitato di redazione della Rivista di filosofia di cui cura numeri monografici dedicati al concetto di libertà, alla logica deontica e alla bioetica. È stato condirettore della collana Diritto e cultura moderna e direttore della collana Luoghi critici per le edizioni di Comunità. Presidente della Società italiana di filosofia giuridica e politica è stato vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica ed è stato nominato presidente onorario della Società italiana di filosofia analitica. Contribuisce alla nascita, dovuta all'iniziativa soprattutto di Geymonat, del Centro Studi metodologici di Torino. In qualità di affiliato, riceve il compito di fare una relazione sulla Enciclopedia delle scienze unificate; lavoro a cui fanno seguito negli anni Cinquanta alcuni contributi sulla analisi del linguaggio così come concepita dal movimento del positivismo logico. In questi anni Scarpelli si avvicina sempre di più alla filosofia anglosassone e in particolare agli studi oxoniensi sul linguaggio della morale e della politica, partecipando anche ad incontri di studio ad Oxford. Seguendo inizialmente le ricerche di Morris, è fra i protagonisti della cosiddetta svolta linguistica della filosofia italiana. Studia Hare. A Hare dedica alcuni lavori; sono da ricordare anzitutto le note, che in realtà sono ampi saggi di analisi del linguaggio normativo e contributi di meta-etica, ai due saggi di Hare. Intraprende un vivace dibattito sul concetto di libertà politica che porta alla stesura di vari lavori; tra essi, si può ricordare anzitutto il saggio dal titolo Libertà come fatto e come valore  ed il volume La libertà politica.  Si devono a Scarpelli i primi studi in Italia sulla analisi del linguaggio giuridico in cui v'è una sistematica applicazione degli strumenti della semiotica ai suoi tre livelli: la sintattica (lo studio dei rapporti tra i segni), la semantica (lo studio dei rapporti tra i segni e i significati), la pragmatica (lo studio dei rapporti tra i segni e i loro utenti). Tutta la speculazione e la produzione scientifica di Scarpelli è basata sulla tesi della grande distinzione tra linguaggio descrittivo e linguaggio prescrittivo; ma negli anni si evolve progressivamente il livello a cui è individuato il tratto differenziale tra l'uno e l'altro, individuato dapprima sul piano pragmatico e poi sul piano semantico. L'esposizione compiuta del pensiero scarpelliano sulla significanza del linguaggio prescrittivo si ha nell'opera del Semantica, morale e diritto, trasfusa nella voce Semantica giuridica dello stesso anno. L'idea che il linguaggio prescrittivo (le norme, i comandi, gli ordini, le preghiere, ecc.) abbiano significato trae origine dalla distinzione tra il principio di significanza e il principio di verificazione. Alcuni spunti in tal senso sono rintracciabili già nel Contributo alla semantica del linguaggio normativo il cui nucleo concettuale ancora vicino al positivismo logico sta nell'intuizione che gli enunciati normativi, quantunque non possano essere verificati o falsificati, debbano nondimeno riferirsi alla realtà. Questa idea è alla base anche del libro Cos'è il positivismo giuridico in cui propone una giustificazione etico-politica del positivismo giuridico, criticando sia la versione bobbiana del positivismo giuridico come approach sia la versione proposta da Hart. Altri saggi: R. Guastini, Variazioni su temi , Con un'appendice bibliografica, in «Materiali per una storia della cultura giuridica italiana», Nota Bibliografica, in Filosofia analitica Donatelli e L. Floridi, Lithos, Roma), con anche l'indicazione delle note sul “Monitore dei Tribunali” e dei saggi comparsi su alcuni giornali, quotidiani e periodici: “L'Opinione”, “Panorama”, “Il Sole 24 Ore”, “Il Mondo economico”); M. Jori, i«Rivista idi filosofia del diritto», N. Bobbio, La mia Italia, Polito, Passigli, Firenze,  Semantica del linguaggio normativo, in Filosofia del diritto (Lucia), Cortina, Milana. Altri saggi: “Filosofia analitica e giurisprudenza” (Istituto Cisalpino, Milano); “Il problema della definizione e il concetto di diritto” (Istituto Cisalpino, Milano); “Filosofia analitica, norme e valori” (Comunità, Milano); “Validità, legittimità, effettività del diritto, e positivismo giuridico” (Cluep, Perugia); “Cos'è il positivismo giuridico” (Comunità, Milano); “Diritto e analisi del linguaggio” (Comunità, Milano); “Letture filosofiche e politiche. Introduzione agli studi politici” (Cisalpino-Goliardica, Milano); “Linguaggio e legge naturale. Il tempo e la pena” (Giuffrè, Milano); “L'etica senza verità” (Mulino, Bologna); “La teoria generale del diritto. Problemi e tendenze attuali. Studi dedicati a  Bobbio” (Comunità, Milano); “Il linguaggio del diritto” (Led, Milano); “Bioetica Laica” (Mori, Milano); “Scienza del diritto e analisi del linguaggio” (“Rivista del diritto commerciale”); “Giurisprudenza italiana”; “L'Unità della scienza”; Rivista di filosofia, Il giudice e la legge, Occidente; “Il potere giurisdizionale nello stato e in particolare nella costituzione italiana”; “Liberalismo e democrazia nella Costituzione italiana”; “Occidente. Rivista di studi politici”; “Elementi di analisi della proposizione giuridica”. Jus, Congresso di studi metodologici promosso dal Centro di Studi metodologici, Ramella, Torino); “Diritto naturale vigente” Occidente. Rivista di studi politici, “Alcuni problemi della teoria analitica del valore” Rivista di filosofia); “Linguaggio valutativo e prescrittivo” (Jus); “La Filosofia di Gentile” (Ramella, Torino); Responsabilità del magistrato, Occidente. Rivista di studi politici); “Behaviourism, positivismo logico e fascismo” (Rivista di cultura e di politica); “Il grande cambiamento”, Rivista di cultura e di politica, Etica e linguaggio, Rivista di filosofia, “Società e natura” (Rivista idi filosofia del diritto); “Il concetto di SEGNO” (Rivista di filosofia); “L’analisi del linguaggio, Rivista di filosofia, La natura della metodologia giuridica, Rivista di filosofia del diritto (incluso anche in Filosofia e scienza del diritto. Atti del II Congresso nazionale di filosofia del diritto (Giuffrè, Milano), La «Filosofia del diritto» di Widar Cesarini Sforza, Rivista di diritto civile, I compiti della filosofia del diritto, in La ricerca filosofica nella coscienza delle nuove generazioni, Carlo Arata e altri, Il Mulino, Bologna, I fondamenti e il metodo della analisi del linguaggio, in Il pensiero contemporaneo. Filosofia, epistemologia, logica, Rossi-Landi, Comunità, Milano, Retribuzione (Enciclopedia Filosofica, Sansoni, Firenze);  La definizione nel diritto, Jus); “Imperativi e asserzioni (Grice: “Or is it indicatives and imperatives?”) Rivista di filosofia, La libertà, la democrazia e il magistrato, Monitore dei Tribunali,  Relazione, in Dibattito bolognese sui valori, Edizioni di Filosofia, Torino,  Libertà, ragione e giustizia, Rivista di filosofia, Marxismo, sociologia neopositivistica e lotta delle classi, Quaderni di Sociologia, Il permesso, il dovere e la completezza degli ordinamenti normativi (a proposito di un libro di Amedeo G. Conte), Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, La dimensione normativa della libertà, Rivista di filosofia, 1Positivismo logico e società contemporanea, Rivista di filosofia,  Libertà come fatto e come valore, Rivista di filosofia, Illuminismo e legislazione, La Magistratura, La proposizione giuridica come precetto re-iterato, Rivista di filosofia del diritto, Quaderni della Rivista “Il politico”; Il positivismo giuridico (Pavia), Milano, Giuffrè, L'educazione del giurista, Rivista di diritto processuale, Semantica giuridica, voce del Novissimo digesto italiano, POMBA, Torino (Semantica, morale e diritto, Giappichelli, Torino); Problemi e idee circa l'insegnamento del diritto; Gruppo di lavoro per il diritto G. Pugliese, in Le scienze dell'uomo e la riforma universitaria, Laterza, Bari,  I magistrati e le tre democrazie, Rivista di diritto processuale, Le argomentazioni dei giudici: prospettive di analisi, Il Foro italiano, suppl. ai Quaderni. La formazione extralegislativa del diritto nell'esperienza italiana. Atti delle giornate di studio di Ancona, “Moore in Italia,” (cf. Luigi Speranza, “Grice in Italia”), Rivista di filosofia,  La grande divisione e la filosofia della politica, introduzione a F. Oppenheim, Etica e filosofia politica, Il Mulino, Bologna,  Il metodo giuridico, Rivista di diritto processuale  (riedito come voce della Enciclopedia Feltrinelli-Fisher. Diritto, Crifò, Feltrinelli, Milano); Dovere morale, obbligo giuridico, impegno politico, Rivista di filosofia, Studi sassaresi, Giuffrè, Milano); Impegno politico e conoscenza sociologica, Quaderni di Sociologia, Il diritto nella società industriale: una strategia di accostamento, Rivista di diritto processuale; Il diritto della società industriale. Obbligazione politica e libertà di coscienza. Convegno, Società italiana di Filosofia giuridica e politica (Pergia), Giuffrè, Milano, Dizionario di filosofia, Mondadori, Milano, La facoltà di scienze politiche di Milano e il potere negativo, Politica del diritto, Autonomia e diritto di resistenza, Studi sassaresi, Giuffrè, Milano, Insegnamento del diritto, filosofia del diritto e società in trasformazione, Rivista di diritto pubblico, L'educazione giuridica, Libreria Universitaria, Perugia,  Per una sociologia del diritto come scienza, Sociologia del diritto, La sociologia del diritto: un dibattito, Giuffrè, Milano, e in Diritto e trasformazione sociale, Laterza, Bari, La conoscenza sociologica, Sociologia del diritto, Etica, linguaggio e ragione, Convegno Nazionale di Filosofia (Pavia), Società filosofica italiana, Roma, Democrazie e competenze, Amministrare, Giuffrè, Milano, Introduzione. La Filosofia. La filosofia dell'etica. La filosofia del diritto di indirizzo analitico in Italia e Introduzione all'analisi delle argomentazioni dei giudici, in Diritto e analisi del linguaggio, Milano, Comunità); Il sistema giuridico, Sociologia del diritto, Etica, linguaggio e ragione, Rivista di filosofia, Convegno del PSI di Milano, in I socialisti e la cultura. Materiali e contributi per una politica culturale alternativa, Marsilio, Venezia, Le condizioni meta-giuridiche della partecipazione, Convegno di Studi di Scienza dell'amministrazione, Giuffrè, Milano  L’entità strane dette norme” ed i guastini di Guastini, Sociologia del diritto, S. Romano, teorico conservatore, teorico progressista, in Le dottrine giuridiche di oggi e l'insegnamento di S. Romano, P. Biscaretti di Ruffìa, Giuffrè, Milano,  La partecipazione popolare nella Costituzione repubblicana: prevenzione sociale e controllo della criminalità. Convegno di Senigallia, Giustizia e Costituzione, IDizionario di sociologia, in Milano, Sala del Grechetto, pubblicata in POMBA Panorama di Lettere e Scienze, Hobbes e l'obbligazione politica come obbligazione in coscienza” (Giuffrè, Milano); Idea dell'università e diritto allo studio, Il diritto allo studio nel quadro dei rapporti fra Università e Regione, Quaderni della Regione Lombardia, Teoria formale o teoria strutturale del diritto. Per la dissoluzione della metafora formalistica” (Giuffrè, Milano); La partecipazione politica, Sociologia del diritto, La meta-etica e la sua rilevanza etica, Rivista di filosofia,  Intervento in Giudici separati? Magistratura, società e istituzioni, Convegno Emilio Alessandrini (Senigallia), Giustizia e Costituzione, La critica analitica a Kelsen, Rivista di filosofia (La cultura filosofico-giuridica del novecento, C. Roehrssen, Istituto delle Enciclopedia italiana, Roma); La responsabilità politica, Società Italiana di Filosofia giuridica e politica. Pavia (Giuffrè, Milano); Responsabilità politica o virtù repubblicana, in Garanzie processuali o responsabilità del giudice, Angeli, Milano, Riflessioni sulla responsabilità politica. Responsabilità, libertà, visione dell'uomo, Rivista internazionale di filosofia del diritto, Interventi (pubblicati senza essere rivisti dall'autore) nella giornata di studi su Le ragioni della libertà: degenerazione dello stato burocratico e risposte neoliberali per l'Italia, Einaudinotiziecircolare ai soci della Fondazione Einaudi, Il tempo e la pena, in Piacere e felicità: fortuna e declino. Atti del 3º Convegno di studiosi di Filosofia morale (Chiavari-S. Margherita Ligure), R. Crippa, Liviana Editrice, Padova, Filosofia e diritto, in La cultura filosofica italiana nelle sue relazioni con altri campi del sapere. Atti del convegno di Anacapri, Guida Editori, Napoli,  B. Leoni e l'analisi del linguaggio, Il politico. Rivista italiana di Scienze politiche,  La democrazia e il segreto, in Il segreto nella realtà giuridica italiana. Atti del convegno nazionale, Roma, Milani, Padova, La teoria generale del diritto: prospettive per un trattato, in La teoria generale del diritto. Problemi e tendenze attuali. Studi dedicati a Noberto Bobbio, Uberto Scarpelli, Comunità, Milano,  L'interpretazione premesse alla teoria dell'interpretazione giuridica, in Società norme e valori” (Giuffrè, Milano); “Auctoritas non veritas facit legem, in Linguaggio persuasione verità: atti del Congresso nazionale di filosofia tenutosi in Verona, Milani, Padova  (anche in Rivista di filosofia,  Intervento in Il Welfare State possibile. Saggi e interventi di F. Barone, prefazione di Enrico Mattei, Le Monnier, 1 Scienze dell'uomo e potere sull'uomo: oltre la libertà e la dignità, in Baudrillard e altri, Sapere e potere, I, Viviana Conti, Multhipla edizioni, Milano, Un filosofo a disagio, Bollettino della Società Filosofica italiana. Nuova Serie, Voci: Diritto, Interpretazione, Istituzione, Norma, Validità, in Gli strumenti del sapere contemporaneo, Le discipline e  I concetti (POMBA, Torino); Le porte della stalla, Quadrimestre. Rivista di diritto privato, Gli orizzonti della giustificazione, Rivista di filosofia (Etica e diritto, Laterza, Roma-Bari.) Scienza, sapere, sapienza, Rivista internazionale di filosofia del diritto, Di alcune difficoltà culturali e di una tentazione perversa inerenti ai “diritti degli animali”, in “I diritti degli animali”. Atti del convegno nazionale Genova, Silvana Castignone e Luisella Battaglia, Centro di Bioetica, Genova, La filosofia nella Facoltà di Giurisprudenza, Rivista di filosofia, La bioetica. Alla ricerca dei principi, in Biblioteca della libertà, Un modello di ragione giuridica: il diritto reale razionale, Faralli e Pattaro, Giuffrè, Milano); Dalla legge al codice, dal codice ai principi” (Accademia delle Scienze di Torino. Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche (Rivista di filosofia). La Camera di consiglio come scuola, Quadrimestre. Rivista di diritto privato, Cosmo e universo, in Corpo e cosmo nell'esperienza morale. Atti del Convegno tra studiosi di Filosofia morale (Pietrasanta), Romeo Crippa, Padeia, Brescia,  Eutanasia. Intervista, Hospital,  Il concetto di libertà politica in Entreves, Rivista di filosofia del diritto, Amministrazione della giustizia, rapporti umani e funzioni del diritto, in Amministrazione della giustizia e rapporti umani. Convegno di Sassari, Maggioli, Rimini, Beccaria e l'Italia civile, L'Indice penale, Classi logiche e discriminazione fra i sessi, Lavoro e diritto, Hobbes e lo stato totalitario, Bollettino della Società Filosofica italiana. Nuova Serie (intervento nella Tavola Rotonda su Attualità e presenza di Hobbes, in Hobbes oggi, A. Napoli, FrancoAngeli, Milano, Introduzione ai lavori in Interpretazione e decisione. Diritto ed economia. Atti del XVI Congresso nazionale della Società italiana di Filosofia giuridica e politica (Padova), F.  Gentile, Giuffrè, Milano, Intervento in Diritto di sciopero, autonomia collettiva ed intervento del legislatore (Viareggio), Rivista giuridica del lavoro e della previdenza sociale, Il diritto pubblico italiano di S. Romano, Materiali per una storia della cultura giuridica,  Il positivismo giuridico rivisitato, Rivista di filosofia,  La bioetica: alla ricerca dei principi” (Giuffrè, Milano); Bioetica: prospettive e principi fondamentali, in La bioetica. Questioni morali e politiche per il futuro dell'uomo, Convegno, Roma, Bibliotechne, Milano, I compiti dell'etica laica nella cultura italiana di oggi, Notizie di Politeia, Relazione su  Stevenson, ‘Ethics and Language', in Il neo-illuminismo italiano. Cronache di filosofia, Pasini e Rolando, Il Saggiatore, Milano,  Diritti positivi, diritti naturali: un'analisi semiotica, in Diritti umani e civiltà giuridica. Convegno a Perugia, S. Caprioli e F. Treggiari, Stabilimento Tipografico Pliniana Perugia, Etica della libertà, Bioetica. Rivista interdisciplinare,  Filosofia del diritto, in La Filosofia,  Le filosofie speciali, diretta da Pietro Rossi, Torino, POMBA, Il linguaggio giuridico: un ideale illuministico, in Nomografia. Linguaggio e redazione delle leggi. Contributi al seminario promosso dalla Banca d'Italia e dalla prima cattedra di filosofia del diritto dell'Milano, Paolo Di Lucia, Giuffrè, Milano, La mia meta-etica e la mia esperienza etica, in Scritti per Uberto Scarpelli, Letizia Gianformaggio e M. Jori, Giuffrè, Milano, Il linguaggio e la politica dei giuristi, Notizie di Politeia, Sui compiti della filosofia del diritto, Notizie di Politeia, Formanti, dSentenza del Tribunale di Milano, 2soc. Acc. Compra Vendita immobili S.A.C.V.I. c. Della Beffa, su Locazione di coseLocazione di immobili urbaniProroga ecc., in Giurisprudenza,  Nota a sentenzaDegli effetti dell'abolizione del commissariato alloggi e di una possibile applicazione dell'azione surrogatoria, Il Foro Padano, Note bibliografiche a Renato Scognamiglio, Contributo alla teoria del negozio giuridico, Jovene, Napoli, Carattere della prestazione e carattere dell'interesse, Rivista del diritto commerciale, Tacita riconduzione e novazione, Rivista del diritto commerciale, Il cosiddetto conflitto tra diritti personali di godimento e l'art. 1380 del codice civile, Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, I discorsi politici, Roma,in Quaderni di Sociologia, Recensione a Bellezza, L'esistenzialismo positivo di Gentile, Firenze, Rivista di filosofia, Piovesan, Analisi filosofica e fenomenologia linguistica, Padova, e Lumia, Empirismo logico e positivismo giuridico, Milano, in Rivista di filosofia. Pasquinelli, Nuovi principi di epistemologia, Milano, in Rivista di filosofia, Introduzione alla semantica, Bari, in Rivista di filosofia, Recensione a Antiseri, Dopo Wittgenstein: dove va la filosofia analitica, Roma, in Rivista di filosofia, Nuovi libri: Orecchia, La filosofia del diritto nelle università italiane: Saggio di bibliografia, Milano,  in Rivista di filosofia, Logica simbolica e diritto, Milano, in Rivista di filosofia. Rivista di filosofia, Recensione a FannSymposium on L. J. Austin, London, Rivista di filosofia, Recensione a Gulotta, Trattato di psicologia giudiziaria nel sistema penale, Milano. Uberto Scarpelli. Scarpelli. Keywords: fascismo, la filosofia di Giovanni Gentile – la difensa di Scarpelli contro Solari, “Behaviourism, positivism logico e fascismo” nell “Mulino”-- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Scarpelli” – /The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734017741/in/datetaken/

 

Grice e Sciacca – l’idea della libertà – fondamento della coscienza etico-politica – filosofia siciliana -- filosofia italiana  (Messina). Filosofo. Studia a Palermo sotto Renda. Insegna a Palermo. Volse il suo interesse verso il criticism, a cui dedica “La funzione della libertà nella formazione del sistema kantian” a cui fece seguito, “La libertà come fondamento della coscienza etico-politica” (Palumbo, Palermo), che reproduce la memoria in appendice. Società filosofica italiana Altri saggi: “Filosofi che si confessano” (Anna, Messina); “La steresis nella filosofia dell'azione” (Accademia di Scienze, Lettere ed Arti, Palermo); “Il concetto di tiranno, dagl’antichi italici a Salutati” (Manfredi, Palermo); La visione della vita nell'Umanesimo di Salutati” (Palermo); “Politica e vita spirituale” (Palumbo, Palermo); “Gli Dei in Protagora” (Palumbo); “Esistenza e realtà” (Palumbo, Palermo); “Scetticismo” (Palumbo, Palermo); Ritorno alla saggezza” (Palumbo, Palermo); “L'uomo senza Adamo” (Palumbo); “Sapere e alienazione” (Palumbo, Palermo); “Il Segno, quel Segno” (Cappelli, Bologna); Reale accademia di lettere scienze e arti", «La filosofia per cambiare il mondo», La Repubblica.  A. Bono, Alessandria della Rocca, M.K.N., la tradizione del criticisimo, in P. Giovanni, Le avanguardie della filosofia italiana, Angeli, Società Filosofica Italiana", A. Plebe, P. Giovanni. Giuseppe Maria Sciacca. Sciacca. Keywords: Grice, ‘Negation and Privation’, negation, privation, negatio, privatio, the use of ~ to stand for both negatio and privatio – privatio as mere negatio (~), plus implicatum -- steresis, l’idea della libertà – fondamento della coscienza etico-politica -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sciacca” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734847820/in/datetaken/

 

 

Grice e Sciacca – antifilosofia e contra-implicatura – filosofia fascista – il veintennio fascista -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Giarre). Filosofo. La filosofia non asciuga lacrime né dispensa sorrisi, ma dice la sua parola sulla verità delle lacrime e dei sorrisi. Dopo gli studi liceali classici si trasferì a Napoli, dove si laurea sotto Aliotta. Insegna a Napoli, Pavia, e Genova. Fonda “Il Giornale di Metafisica”. Molto intenso e il suo rapporto filosofico e di stima reciproca con il filosofo fascista Gentile, un sodalizio testimoniato dalla fitta corrispondenza tra i due filosofi, da cui però ben presto Sciacca si allontana, in particolare dal filone idealista, per condurre la sua propria ricerca filosofica in modo più ampio, tanto da condurlo a studiare per un certo periodo, grazie alle sue conoscenze pure in campo teologico, sia la corrente del misticismo che quella dello spiritualismo. Accademia di studi italo-tedeschi, Merano. Profondo conoscitore di Serbati, promotore della fondazione del "Centro Internazionale di Studi Rosminiani" di Stresa. Una delle principali figure dello spiritualismo, a cui pervenne dopo i primi interessi per l'attualismo ed i successivi, più impegnativi studi sullo spiritualismo, anche interpretandolo in modo originale, delineando un particolare percorso di continuità che, rifferendo alla metafisica classica, perviene a concepire un'apertura del soggetto personale come creatur averso l'attualità assoluta dell'essere nell’integralità. E ricordato principalmente attraverso P. Ottonello. Saggi: “S. Agostino” (Morcelliana, Brescia); “L'Anima” (Morcelliana, Brescia); Filosofia morale” (Bocca, Torino); Atto ed essere (Bocca, Torino); Interpretazioni rosminiane Marzorati, Milano); Come si vince a Waterloo” (Marzorati, Milano); “La filosofia e la scienza nel loro sviluppo storico. Per i licei” (Cremonese, Roma); “Platone Marzorati, Milano. Filosofia e anti-filosofia (Marzorati, Milano);  Chiesa e civiltà (Marzorati, Milano); Critica letteraria (Marzorati, Milano); L'oscuramento dell'intelligenza Marzorati, Milano. Studi sulla filosofia antica. Con un'appendice sulla filosofia medioevale Marzorati, Milano. Ontologia triadica e trinitaria. Discorso metafisico-teologico Marzorati, Milano. L'Insegnamento della filosofia: atti del II Convegno di studi, Messina, maggio Editrice peloritana, Messina. Reflexiones inactuales sobre el historicismo hegeliano Fundación Universitaria Española, Madrid. Ontologia triadica e trinitariaL'Epos, Palermo. Atto ed essereL'Epos, Palermo.  Il magnifico oggiL'Epos, Palermo. In Spirito e VeritàL'Epos, Palermo.  La clessidraL'Epos, Palermo. L'ora di Cristo L'Epos, Palermo. La principale fonte biografica qui seguita è: PCfr. CSFG-Centro di Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario dei Filosofi, Firenze, G.C. Sansoni; CSFG-Centro di Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario dei Filosofi, Firenze, Sansoni); M. Schiavone, L'idealismo, A. Negri, “Dall'atto all'integralità” (Forlì, Ethica); E. Pignologni, Genesi e sviluppo del rosminianesimo, Milano, Marzorati); Bologna, Quaderni del Giornale di Metafisica, Stresa, Rivista Rosminiana, Incontrare Sciacca, Venezia, Marsilio, P. Ottonello, “L'anticonformismo costruttivo” (Venezia, Marsilio); M. Shiavone, L'idealismo, Collana di studi filosofici rosminiani, Domodossola; Milano, Sodalitas, Ospitato su Bontadini e la metafisica. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Michele Federico Sciacca. Sciacca. Keywords. Refs.: Grice e Sciacca” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734123673/in/datetaken/

 

Grice e Scupoli – la lotta coll’angelo – la lotta dell’angelo e il demonio -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Otranto). Filosofo. Very important Italian philosopher. Ricevette come nome di battesimo Francesco. Entrò nell'ordine dei teatini per ricevere gli ordini sacri. Fu discepolo di sant'Andrea Avellino, appartenente al suo stesso ordine.  Risale l'accusa di violazione della regola, per cui e arrestato per un anno e sospeso a divinis. Per la sua assoluzione dove attendere quasi la morte. Intanto, sopporta l'ingiusta accusa e la pena conseguente con umiltà e umanità. Il combattimento spirituale. Con l’orazione porrai la spada in mano a Dio, perché combatta e vinca per te. La preghiera è dunque l’arma di tutte le vittorie. Essa è la debolezza di Dio e la forza dell’uomo perché il cuore del Padre non sa negare nulla di buono ai suoi figli. “Il combattimento spirituale – I cinque mezzi per raggiungere la perfezione” è un trattato di strategia spirituale che conduce l'uomo alla perfezione. Scupoli indica *cinque* mezzi per raggiungere la perfezione spirituale: Sfiducia in sé. Pienissima confidenza in Dio. Combattimento e uso metodico delle facoltà per correggere i propri difetti, quindi per trionfare del demonio e per conquistare le virtù. Preghiera e meditazione. Comunione.   Spiritualità. Scupoli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Scupoli," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716140515/in/photolist-2mMYJP6

 

Selvatico-Estense?

 

Grice e Semerari – il principio del dialogo in Socrate – filosofia italiana (Taranto). Filosofo. Grice: “Wheereas it would be considered in bad taste at Oxford, the Italians pun on names – and there is an essay on the ‘seme’ of ‘semerari’ Witty!” -- Grice: “Perhaps Semerari is right and the philosopher MUST metaphorise. What better title to an essay on Calabellse than ‘La sabbia e la roccia”?” -- Grice: “I like Semerari: His ‘principio del dialogo in Socrate” is reprinted in his invaluable collection on “Dialogo.”” – Grice: “In a way, we may say that Calogero, Semerari, and myself, belong to the school of the philosophy of conversation – not to mention Apel!”. Si laurea a Roma sotto Carabellese. Insegna a Bari. Collabora ad «aut aut», “Critica storica», «Giornale critico della filosofia italiana», «Clizia», «Historica», « Rivista di filosofia del diritto», «Rivista di filosofia», «Il pensiero», «Archivio di filosofia» e altre riviste specialistiche. Fonda «Paradigmi». Si dedica per lo più a Spinoza, a Schelling, alla fenomenologia di Husserl e Merleau-Ponty e al materialismo storico di Marx. Altri saggi:“Lo spinozismo” (Vecchi, Trani); “Storia e storicismo: saggio sul problema della storia in Carabellése,” Vecchi, Trani; “Storicismo e ontologismo ” Lacaita, Manduria, Dialogo, storia, valori: studi di filosofia” (Ciranna, Siracusa); “Interpretazione di Schelling, Libreria scientifica, Napoli;  “L'esistenzialismo italiano” (Grice: “This reminds me of parochial Warnock and his “English philosophy,” or Sorley for that matter!”) -- Cressati, Bari; “Questioni di etica” (Adriatica, Bari; “Responsabilità e comunità umana. Ricerche etiche, Lacaita, Manduria); “La filosofia come relazione, Quaderni di cultura, Sapri; Ferruccio De Natale, Guerini, Milano); “Scienza nuova e ragione” (Lacaita, Manduria; Furio Semerari, Guerini, Milano Da Schelling a Merleau-Ponty. Studi sulla filosofia contemporanea” (Cappelli, Bologna); “La lotta per la scienza, Silva, Milano; Francesco Valerio, premessa di Fulvio Papi, Guerini e Associati, Milano, Spinoza, Marzorati, Milano; Esperienze del pensiero moderno, Argalia, Urbino; La filosofia dell'esistenza in Kant, Adriatica, Bar;  Introduzione a Schelling” (Laterza, Bari); Filosofia e potere (Dedalo, Bari); Civiltà dei mezzi, civiltà dei fini. Per un razionalismo filosofico-politico, Bertani, Verona;  La scienza come problema: dai modelli teorici alla produzione di tecnologie” (De Donato, Bari); “Insecuritas. Tecniche e paradigmi della salvezza, Spirali, Milano); “La sabbia e la roccia. L'ontologia critica di P. Carabellése” (Dedalo, Bari); “Dentro la storiografia filosofica” (Dedalo, Bari); Sartre. Teoria, scrittura, impegno” (Sud, Bari); Novecento filosofico italiano. Situazioni e problemi, Guida, Napoli; “Skepsis. Studi husserliani” (Dedalo, Bari); Filosofia Guerini e Associati, Milano Confronti con Heidegger, Dedalo, Bari); La filosofia come scienza rigorosa, Laterza, Bari, Frammenti di diario; l'anno di Istanbul, Schena, Fasano. “La cosa stessa.” Seminari fenomenologici (Dedalo, Bari); “Dommatismo e criticism”, “Deduzione del diritto naturale” (Laterza, Bari); Pensiero e narrazioni. Modelli di storiografia filosofica” (Dedalo, Bari; Frammenti di diario; l'anno del Messico, Schena, Fasano); “Fenomenologia delle relazioni, Palomar, Bari); “Ragione e storia. Studi in memoria” F. Tateo, Schena, Fasano;  Dalla materia alla coscienza. Studi su Schelling in ricordo, Carlo Tatasciore, Guerini, Milano; ‘La certezza incerta” Scritti su Semerari con due inediti dell'autore, Furio Semerari, Guerini, Milano; Augusto Ponzio, Il significato della filosofia per Giuseppe Semerari, in "BariSera", Luciano Niro, Giuseppe Semerari. Il problema morale, Atheneum, Firenze, F. Silvestri, Il seme umanissimo della filosofia. Sul pensiero di Semerari, Mimesis, Milano). Treccani  Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giuseppe Semerari. Semerari. Keywords: fascismo, Gentile, neo-idealismo come intrinseccamente fascista, Croce, Vico, intersoggetivo, io-tu, dialogo, dialogo autentico, comunita, valore comunitario, comunita umana, vico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Semerari” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734035483/in/datetaken/

 

Grice e Semmola – filosofia italiana (Napoli). Filosofo. Grice: “I find it difficult to sea if Semmola endorses formalism or informalism in his monumental “Logica.”” Grice: “While Ayer never liked it, metaphysics is very popular in Italy, as Semmola’s monumental “Metafisica” testifies.” Grice: “It’s good to see philosophy as an institution, in the Italian way of using this word, as per Semmola, “Istituzione di Filosofia.” Figlio di Giovanni, uno dei più grandi esponenti della scuola napoletana. Partecipa ai moti di Marigliano. Saggi:“Istituzioni di Filosofia,” “Logica,” “Metafisica” (Biblioteca, Napoli). Mente divinatrice ardente spirito investigatore che nello studio della natura morbosa dell'uomo produsse miracoli di arte e di scienza scolare e presto emulo del suo gran più ai giovann conchiuse alla novità delle dottrine una sapienza antica procacciandosi fama in patria e fuori di sommo maestro in medicina ne rifulse lo ingegno incomparabile dalla cattedra nell'università napoletana nelle accademie e negli ospedali nei consessi legislativi e nei congressi scientifici nella parola negli scritti membro della commissione legislativa riunita in Firenze principale autore di un codice sanitario italiano inviato unico plenipotenziario alla conferenza sanitaria internazionale di Vienna deputato e poi senatore nel patrio parlamento onorato due volte di medaglia d'oro dal proprio governo per le cure ai colerosi da quello del Brasile per la guarigione del suo imperatore Socio di gran numero di accademie italiane e straniere Insignito di molti tra i maggiori gradi cavallereschi. Muore nella fede catolica avita. Questo marmo per voce del comune Si fa eco della pubblica solenne onoranza cittadina. Le spoglie mortali riposano nella cappella mortuaria di famiglia ove le vollero la vedova ed i figliuoli a rendere vieppiù paghi la loro pietà ed il riconoscente affetto. Mariano Semmola. Semmola. Keywords: istituzioni di filosofia, l’istituzione della logica, l’istituzione della metafisica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Semmola” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691776126/in/photolist-2mLNimn-2mLEK4t-2mKUqRH-2mKPS8q-2mKEHpR/

 

Grice e Serbati – filosofia italiana – Luigi Speranza (Rovereto). Filosofo. Important Italian philosopher. Figlio di Pier Modesto e di Giovanna dei Conti Formenti di Biacesa in Valle di Ledro. Frequenta  l’Imperial Regio Ginnasio.Studia a Padova. A questo proposito i famigliari raccontavano come, fin dalla più tenera età, leggesse alla luce della sua aureola.  E in occasione della venuta a Rovereto del Vescovo di Chioggia per consacrare le chiese di Santa Maria del Carmine e di Santa Croce, appartenente all'omonimo Monastero, che, prendendo parte alla cerimonia, ottenne il diaconato. Mostra una profonda inclinazione per la filosofia, incoraggiato in tal senso da Pio VII.  Si trasfere a Milano dove strinse un profondo rapporto d'amicizia con Manzoni che di lui ebbe a dire -- è una delle sei o sette intelligenze che più onorano l'umanità. Manzoni assistette Rosmini sul letto di morte, da cui trasse il testamento spirituale "Adorare, Tacere, Gioire". La sua filosofia destarono l'ammirazione, tra gli altri, anche di G. Stefani, N. Tommaseo e V. Gioberti dei quali pure divenne amico. Dopo aver dovuto lasciare il Trentino, per motivi di forte ostilità per le sue posizioni incontrati da parte del vescovo di Trento fonda al Sacro Monte Calvario di Domodossola la congregazione religiosa dell'Istituto della Carità, detta dei "Rosminiani". Le Costituzioni della nuova famiglia religiosa, contenute in un libro che cura per tutta la vita, sono approvate da Gregorio XVI. A Borgomanero svolge la sua attività di insegnamento e di guida spirituale in un collegio rosminiano, il "Collegio Rosmini", regolato dalla Congregazione della Provvidenza Rosminiane. Svolge una missione diplomatica per conto del Re di Sardegna Carlo Alberto presso la Santa Sede. E presidente dell'Accademia Roveretana degl’Agiati ed il suo posto, anni dopo la sua morte, dal 1872 al 1888, fu assunto da don Francesco Paoli, suo segretario ed esecutore delle volontà, già direttore di Casa Rosmini. Tra le sue volontà del vi e anche quella di donare a Rovereto un terreno nell'attuale zona di Santa Maria per costruirvi l'ospedale cittadino, e Paoli onora tale decisione. Porta avanti tesi filosofiche tese a contrastare sia l'illuminismo che il sensismo. Sottolineando l'inalienabilità dei diritti naturali della persona, fra i quali quello della proprietà privata, entrò in polemica con il socialismo e il comunismo, postulando uno Stato il cui intervento fosse ridotto ai minimi termini. Nelle sue teorie il filosofo seguì le concezioni di Sant'Agostino e Aquino, rifacendosi anche a Platone.  I suoi esordi filosofici si ricollegano a P. Galluppi, sia pure polemicamente, in quanto Rosmini avverte con ogni chiarezza come risulti insostenibile una posizione di integrale sensismo gnoseologico.  La necessità di concepire una funzione ordinatrice dell'esperienza, e a questa precedente, porta Rosmini a guardare con interesse la filosofia di Kant. Tuttavia non è soddisfatto di ciò che lui chiama l'innatismo kantiano, legato ad una pluralità imbarazzante e precaria di categorie. Le quali, d'altra parte, gli sembrano fallire lo scopo di far conoscere il reale quale esso è, per la necessaria introduzione di modifiche soggettive nell'atto stesso del conoscere.  Il problema filosofico di Rosmini si configurava perciò come quello di garantire oggettività alla conoscenza. La soluzione non potrà essere trovata, stante il rifiuto della trascendentalità kantiana e dei connessi sviluppi, se non in una ricerca ontologica, in un principio oggettivo di verità, che riesca ad illuminare l'intelligenza in quanto le si proponga con immediata evidenza, universalità e immutabilità.  Questo principio è per Rosmini l'idea dell'essere possibile, che da indeterminato contenuto dell'intelligenza, quale originariamente è, si fa determinato allorché viene applicato ai dati forniti dal senso. Essa precede e informa di sé tutti i giudizi con cui affermiamo che qualche cosa particolare esiste. L'idea dell'essere, dunque, costituisce l'unico contenuto della mente che non abbia origine dai sensi, ed è perciò innata (“Saggio sull'origine delle idee”).  Ma qui i problemi del kantismo, che sembrano superati o almeno messi da parte, si riaffacciano con urgenza: di fronte al mero ricevere dati, di cui parlava il sensismo, ha chiarito che la mente umana nel suo uso conoscitivo formula giudizi, in cui l'idea dell'essere ha funzione di predicato, cioè di categoria, e la sensazione è il soggetto, di cui si predica qualche cosa. Nel giudizio, inoltre, il predicato si determina e la sensazione si certifica: se questa è la funzione propria del giudicare, ogni concetto non può sussistere che come predicato di un giudizio; né a questa necessità sembra potersi sottrarre il concetto di essere, che è dato solo nell'attività giudicante, come forma del giudizio.  Tuttavia non accetta tale riduzione, ed esclude proprio il predicato di esistenza della funzione del giudizio, continuando ad attribuirgli una natura oggettiva e trascendente. È l'essere trascendente che si rivela all'uomo, lo illumina e gli permette di pensare. Chi lo nega come il nichilismo cade in una vuota posizione nullista.  Accanto a questa ontologia la sua etica si sviluppa come etica caritativa (Principio della scienza morale). Dedica alla politica una breve ma intensa fase della sua vita. Seguì Pio IX riparato a Gaeta dopo la proclamazione della Repubblica Romana, ma la sua formazione attestatasi su ferme posizioni di cattolicesimo liberale e tale per cui e costretto a ritirarsi sul Lago Maggiore, a Stresa. Tuttavia, quando Pio IX vuole istituire una commissione incaricata della preparazione del testo per la definizione del dogma dell'immacolata concezione, nonostante ben due suoi saggi (Le cinque piaghe della Chiesa e La costituzione secondo la giustizia sociale) sono all'Indice. Chiamato a prendere parte a tale commissione, e favorevole allo stato liberale (vagheggiando la monarchia costituzionale), al costituzionalismo e anche alla separazione tra stato e chiesa, sebbene non assoluta. Critica lo Statuto Albertino proprio per il suo porre ancora il cattolicesimo come religione di stato, elogiandone comunque il tentativo distensivo nei confronti della Santa Sede. Critica la legge laicista ed anti-clericale. Si convince della sostanziale bontà della maggior parte delle conquiste dell'età moderna, criticandone solo le modalità: in tale ottica, critica sia la rivoluzione francese che l'Ancient Regime, riconoscendo invece la sostanziale bontà dei princìpi sanciti, distinguendoli dalle successive de-generazioni rivoluzionarie, in polemica con chi, da una parte e dall'altra, sostene una società perfettista. Continua a vivere a Stresa, fecondo nel perseguire il perfezionamento del suo sistema di pensiero con saggi come “Logica” e “Psicologia”. J. Ratzinger, quando la questione rosminiana era ancora ben accesa, nell'ambito di una serata organizzata a Lugano, dice. Nel confronto con le parole classiche della fede che sembrano così lontane da noi, anche il presente diventa più ricco di quanto sarebbe se rimanesse chiuso solo in se stesso. Vi sono naturalmente anche tra i teologi ortodossi molti spiriti poco illuminati e molti ripetitori di ciò che è già stato detto. Ma ciò succede ovunque; del resto la letteratura dozzinale è cresciuta in modo particolarmente rapido proprio là dove si è inneggiato più forte alla cosiddetta creatività. Io stesso per lungo tempo avevo l'impressione che i cosiddetti eretici fossero per una lettura più interessante dei teologi della chiesa, almeno nell'epoca moderna.  Ma se io ora guardo i grandi e fedeli maestri, da Mohler a Newman a Scheeben, da Rosmini a Guardini, o nel nostro tempo de Lubac, Congar, Balthasarquanto più attuale è la loro parola rispetto a quella di coloro in cui è scomparso il soggetto comunitario della Chiesa.  In loro diventa chiaro anche qualcos'altro: il pluralismo non nasce dal fatto che uno lo cerca, ma proprio dal fatto che uno, con le sue forze e nel suo tempo, non vuole nient'altro che la verità. Per volerla davvero, si esige tuttavia anche che uno non faccia di se stesso il criterio, ma accetti il giudizio più grande, che è dato nella fede della Chiesa, come voce e via della verità.  Del resto io penso che vale la stessa regola anche per le nuove grandi correnti della teologia, che oggi sono ricercate: teologa africana, latinoamericana, asiatica, ecc. La grande teologia francese non è nata per il fatto che si voleva fare qualcosa di francese, ma perché non si presumeva di cercare nient'altro che la verità e di esprimerla più adeguatamente possibile.  E così questa teologia è diventata anche tanto francese quanto universale. La stessa cosa vale per la grande teologia italiana, tedesca, spagnola. Ciò vale sempre. Solo l'assenza di questa intenzione esplicita è fruttuosa. E di fatto non abbiamo davvero raggiunto la cosa più importante se noi ci siamo convalidati da soli, ci siamo accreditati da soli e ci siamo costruiti un monumento per noi stessi.  Abbiamo veramente raggiunto la meta più importante se siamo giunti più vicino alla verità. Essa non è mai noiosa, mai uniforme, perché il nostro spirito non la contempla che in rifrazioni parziali; tuttavia essa è nello stesso tempo la forza che ci unisce. E solo il pluralismo, che è rivolto all'unità, è veramente grande. Pio VIII dice a Rosmini, in udienza. È volontà di Dio che voi vi occupiate nella filosofia. Tale è la vostra vocazione. Ella maneggia assai bene la logica, e la Chiesa al presente ha gran bisogno di filosofi. Dico, di filosofi solidi, di cui abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugl’uomini, non rimane oggidì altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di questa condurli alla religione. Tenetevi certo, che voi potrete recare un vantaggio assai maggiore al prossimo occupandovi nello scrivere, che non esercitando qualunque altra opera del Sacro Ministero. Gregorio XVI, successore di Pio VIII, in risposta alla lettera che Antonio Rosmini gli aveva indirizzato. Diletto Figlio, a te il nostro saluto e la nostra Apostolica Benedizione. Abbiamo volentieri e con animo lieto ricevuto la tua lettera con i sensi della tua devota sommissione a Noi e alla Sede Apostolica in cui ci parli della pia Società, chiamata Istituto della Carità e che con le tue fatiche è stata fondata nel territorio della diocesi di Novara con l'approvazione del Vescovo. E soprattutto ci hai anche informato che il medesimo Istituto è stato da poco chiamato anche dal Vescovo di Trento nella sua diocesi e che qui molti ecclesiastici, di provate virtù, vi hanno aderito. Per questi fatti davvero rendiamo il nostro umile grazie a Dio autore di ogni bene. E quantunque questo Istituto non sia stato ancora confermato dall'autorità di questa Santa Sede, tuttavia speriamo in bene di esso e ci allietiamo che lo stesso si dilati con il consenso dei nostri Venerabili Fratelli nell'Episcopato. Quindi, per quanto riguarda le Sante Indulgenze connesse a questo istituto, che domandi siano concesse, ricevi diletto figlio il nostro Rescritto unito a questa lettera, da cui sicuramente comprenderai che rispondiamo positivamente alla tua richiesta. Ti assicuriamo anche che ci è pervenuto il libro sopra i Principi della Dottrina Morale da te edito e mandatoci in omaggio e ti dichiariamo il grazie del nostro animo per il dono. Tuttavia per la tensione nelle gravissime fatiche del Governo Apostolico non abbiamo ancora letto lo stesso libro, ma siamo certamente persuasi che esso sia in tutto conforme alla più sana dottrina e utilissimo alla sua difesa. Continua dunque, diletto figlio, lo studio e prosegui a spendere le tue fatiche ad onore di Dio per l'utilità della Chiesa; in Cielo sarà copiosa la ricompensa per la tua opera. Frattanto la paterna carità con cui ti abbracciamo nell'umanità di Cristo sia pegno dell'apostolica benedizione, che sgorgante dall'intimo del cuore ti impartiamo.»  (Da Breve pontificio di Gregorio P.P.XVI,) Pio IX rivolgendosi al Vescovo di Cremona dopo il decreto Dimittantur opera omnia parlando di Rosmini disse:  «Non solo è un buon cattolico, ma santo: Iddio si serve dei santi per far trionfare la verità. Leone XIII, al tempo delle aspre e dolorose lotte che si svolgevano intorno al pensiero rosminiano sul finire del diciannovesimo secolo, in una lettera indirizzata agli arcivescovi di Milano, Torino e Vercelli, fra l'altro scrisse:  «Ma non vogliamo che con questo abbia a patir detrimento il religioso Sodalizio della Carità; il quale come per lo innanzi spese utilmente le sue fatiche a beneficio del prossimo, secondo lo spirito dell'Istituto, così è desiderabile che fiorisca in avvenire e prosegua a rendere ognora più abbondanti frutti. Col decreto del Sant'Uffizio "Post Obitum"  firmato da Leone XIII, vennero condannate, in quanto "non conformi alla verità cattolica", 40 proposizioni contenute nelle opere del Rosmini, le quali la Sacra Congregazione romana "giudicò doversi riprovare, condannare e proscrivere, nel proprio senso dell’autore", chiarendo inoltre che non era lecito "a chicchessia di inferire, che le altre dottrine del medesimo Autore, che non vengono condannate per questo decreto, siano per veruna guisa approvate".  Giovanni XXIII, negli ultimi anni della sua vita, meditò in ritiro spirituale le rosminiane "Massime di Perfezione Cristiana", assumendole come propria regola di condotta. Anche Paolo VI prestò interesse nel Rosmini: in occasione del 150º anniversario di fondazione dell'Istituto della Carità inviò un messaggio all'allora padre generale, in cui elogiava l'intuizione del Rosmini nel dare un grande peso alla missione caritativa già nel nome del nativo istituto religioso, appunto l'Istituto della Carità. Pubblicamente Paolo VI lo cita durante il discorso tenuto alla Federazione Universitaria Cattolica Italiana  riguardante la cultura cattolica e l'Europa. Inoltre sotto il suo pontificato venne tolto il divieto di pubblicazione dell'opera Dalle Cinque Piaghe della Santa Chiesa.  Alla morte di Paolo VI venne eletto Giovanni Paolo I, laureato in sacra teologia alla Gregoriana con il saggio, “L'origine dell'anima umana”. È bene precisare che Luciani e fortemente critico nei riguardi del pensiero rosminiano, solo successivamente cambiò opinione, rivolgendo nei riguardi di Rosmini parole di ammirazione e stima.  Tuttavia fu con il pontificato di Giovanni Paolo II che il pensiero rosminiano ha potuto liberarsi delle aspre critiche e delle condanne che accompagnavano l'Istituto della Carità fin dai tempi della sua fondazione. Nella Lettera Enciclica Fides et ratio, Giovanni Paolo II l’annoverato tra i pensatori più recenti nei quali si realizza un fecondo incontro tra sapere filosofico e Parola di Dio». Ne ha inoltre concesso l'introduzione della causa di beatificazione, conclusasi nella sua fase diocesana novarese.   Ratzinger da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede emana il famoso documento Nota ai Decreti dottrinali sul Rev.do sac. Antonio Rosmini Serbati. La nota si concludeva confermando la validità del decreto Post obitum sulle quaranta proposizioni, e allo stesso tempo con la riabilitazione di Rosmini:  «Il Decreto dottrinale Post obitum non si riferisce al giudizio sulla negazione formale di verità di fede da parte dell'Autore, ma piuttosto al fatto che il sistema filosofico-teologico del Rosmini era ritenuto insufficiente e inadeguato a custodire ed esporre alcune verità della dottrina cattolica, pur riconosciute e confessate dall'Autore stesso. Si possono attualmente considerare ormai superati i motivi di preoccupazione e di difficoltà dottrinali e prudenziali, che hanno determinato la promulgazione del Decreto Post obitum di condanna di quaranta proposizioni. E ciò a motivo del fatto che il senso delle proposizioni, così inteso e condannato dal medesimo decreto, non appartiene in realtà alla sua autentica posizione, ma a possibili implicanze. Resta tuttavia affidata al dibattito teoretico la questione della plausibilità o meno del sistema rosminiano stesso, della sua consistenza speculativa e delle teorie o ipotesi filosofiche e teologiche in esso espresse. Nello stesso tempo rimane la validità oggettiva del Decreto Post obitum in rapporto al dettato delle proposizioni condannate, per chi le legge, al di fuori del contesto di pensiero rosminiano, in un'ottica idealista, ontologista e con un significato contrario alla fede e alla dottrina Cattolica. Il documento ribadisce la diversità di linguaggio e apparato concettuale del sistema rosminiano rispetto al tomismo, l'assenza di apparato critico nelle opere postume e la permanente "difficoltà oggettiva di interpretarne le categorie, soprattutto se lette nella prospettiva neotomista".  Benedetto XVI autorizza la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo della guarigione di Ludovica Noè, attribuito alla sua intercessione. Tra quelli portati dalla postulazione dei padri rosminiani, si è scelto di dare maggiore impulso a quello della guarigione della suora sopracitata, poiché il medico che la curò si convertì in seguito all'accaduto.  Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, a margine del Convegno sulla sfida educativa tenuto a Milano, ha tenuto un intervento intitolato "Istanze educative e questione antropologica" in cui riconosce le sue istanze pedagogiche. A. Bagnasco ha presieduto a Stresa la celebrazione eucaristica per il suo Dies Natalis. Nel corso dell'Angelus domenicale e ricordato per la sola carità intellettuale e perché testimonia la virtù della carità in tutte le sue dimensioni e ad alto livello. Avversario del sensismo e dell'illuminismo e mentore e maestro intellettuale di quattro pontefici eletti consecutivamente: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e II.  Nulla osta della Congregazione per la dottrina della fede che consente l'inizio della causa di beatificazione. Apertura del processo informativo diocesano dopo la nomina dei censori teologi e delle commissioni storiche in Novara. C. Papa diventa postulatore della causa succedendo a R. Belti, storico dell'Istituto e già Direttore del Centro di Studi Rosminiani di Stresa. Chiusura del Processo informativo Diocesano. 2Consegna del Trasunto alla Congregazione per le cause dei Santi. Apertura del Trasunto. Decreto di Validità del processo diocesano. Schema per la stesura della Positio. Consegna del lavoro sul Post obitum curato dal Postulatore. Il Relatore generale approva il lavoro sul Post obitum e il lumen oculorum tuorum Consegna del lavoro sul Post obitum alla Congregazione per la Dottrina della Fede.Il giorno dell'anniversario della morte di Rosmini viene pubblicata sull'Osservatore Romano la Nota della Congregazione per la dottrina della fede sul valore dei decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere del Rev.do sacerdote Antonio Rosmini Serbati, a firma del cardinal Joseph Ratzinger e di mons. Tarcisio Bertone.  Rilascio del Nihil obstare per la Causa di Beatificazione.  Il Relatore approva e firma la Positio.  Conclusione della stampa e consegna alla Congregazione per le cause dei santi della Positio. Consegna del Trasunto super miro alla Congregazione per le cause dei santi. Validità dell'inquisizione diocesana sul processo super miro. Presentazione fattispecie super miro. Revisa della fattispecie con firma del sotto-segretario. Relatio et vota del Congresso Storico (con esito positivo). Relatio et vota del Congresso teologico super virtutibus (con esito positivo). Ordinaria della Congregazione per le cause dei santi: esito affermativo. Ponente della Causa  R. Fisichella.  Benedetto XVI autorizza la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto di esercizio eroico delle virtù. La Consulta medica della Congregazione per le Cause dai Santi, si esprime con esito affermativo (all'unanimità 5 su 5) circa l'inspiegabilità scientifica dell'evento di guarigione avvenuto a Sr. Ludovica Noè. Il presunto evento miracoloso è avvenuto. Al termine del dibattito, i Consultori si sono unanimemente espressi con voto affermativo (7 su 7), ravvisando nella guarigione in esame un miracolo operato da Dio per intercessione Benedetto XVI autorizza la pubblicazione da parte della Congregazione per le Cause dei Santi del riconoscimento della virtù eroica di Rosmini. A Novara si celebra la beatificazione dando lettura del decreto di Benedetto XVI che l’iscrive tra i beati. La beatificazione è avvenuta a Novara: appositamente è stato fatto allestire il Palasport della città, unico luogo capace di raccogliere un numero di fedeli così significativo.  Con il pontificato di Benedetto XVI le beatificazioni vengono preferibilmente celebrate dai cardinali, per rendere ancora più piena la comunione tra loro e il successore di Pietro, e viene privilegiato il luogo in cui il candidato agli onori degli altari ha vissuto. Così, in qualità di delegato pontificio, la celebrazione è stata officiata da  J. Martins, allora prefetto della congregazione per le Cause dei Santi. A fianco dell'altare erano disposti gli spalti da cui hanno concelebrato circa 400 sacerdoti, non soltanto rosminiani.  A prendere parte alla processione e celebrare sull'altare, insieme al preposito generale James Flynn c'era il segretario generale dell'IstitutoDomenico Mariani con gli allora componenti della Curia Generalizia dell'Istituto della Carità, il Vicario per la Carità SpiritualeCrish Fuse, il Vicario per la Carità IntellettualeGiancarlo Taverna Patron, il Vicario per la Carità TemporaleDavid Tobin, l'allora preposito della Provincia Italiana don U. Muratore (profondo conoscitore di Rosmini) e il postulatore della Causa di Beatificazione, C. Papa.  Hanno partecipato alla celebrazione anche il cardinale ex prefetto della Sacra Congregazione per i vescovi G. Re, il cardinale arcivescovo di Torino S. Poletto, il vescovo di Novara, mons. R. Corti, l'arcivescovo di Trento, mons. L. Bressan, il vescovo rosminiano mons. Antonio Riboldi e fra gli altri anche G. Zaccheo (che sarebbe improvvisamente scomparso due giorni dopo), vescovo della Diocesi di Casale Monferrato, mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea (che durante la III sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II fece per primo il nome di Rosmini), l'allora segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana G. Betori, G. Lajolo, presidente del Governatorato della Città del Vaticano, l'allora rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Rino Fisichella, il Vicario Episcopale per la Vita Consacrata dell'arcidiocesi di Milano monsignor Ambrogio Piantanida e il preposito generale dei barnabiti, padre Giovanni Maria Villa.  Tra i numerosissimi fedeli (più di diecimila) accorsi da diverse parti del mondo per presenziare alla celebrazione, hanno preso parte anche personalità politiche.  Tra queste il senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro, l'allora presidente del Senato, Franco Marini, e Arturo Parisi, al tempo Ministro della Difesa. Rosmini è il primo beato della Provincia del Verbano Cusio Ossola.  In occasione della beatificazione sono stati moltissimi i quotidiani e periodici italiani e esteri che hanno dedicato articoli, pagine e interi numeri alla figura di Rosmini. Sono numerosissimi i suoi saggi. Certamente il più importante a livello ascetico e spirituale e le “Sei massime di perfezione”, su cui anche Giovanni XXIII fa delle riflessioni prima di morire. Gli costarono la messa all'Indice dei libri proibiti le opere "Delle cinque piaghe della santa chiesa" e "Dalla costituzione secondo la giustizia sociale". In filosofiia meritano di essere ricordato il “Saggio sull'origine delle idee”. Altri saggi: “Principii della scienza morale”; “Filosofia della morale”; “Antropologia in servigio della scienza morale”; “Filosofia della politica”; “Trattato della coscienza morale”; “Filosofia del diritto”; “Teodicea”; “Sull'unità d'Italia”; “Il comunismo e il socialismo”. Le sei massime di perfezione sono formulate per definire il fondamento spirituale sul quale ogno uomo puo avere un cammino nella perfezione. Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste (Matteo 5,48). 1. Desiderare unicamente ed infinitamente di piacere a Dio, cioè di essere giusto. 2. Orientare tutti i propri pensieri e le azioni all'incremento e alla gloria della Chiesa di Cristo.  3. Rimanere in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene per disposizione di Dio riguardo alla Chiesa di Cristo, lavorando per essa secondo la chiamata di Dio.  4. Abbandonare se stesso nella provvidenza di Dio.  5. Riconoscere intimamente il proprio nulla.  6. Disporre tutte le occupazioni della propria vita con uno spirito di intelligenza. Di particolare interesse e “Le cinque piaghe della santa Chiesa". Mostra odi discostarsi dall'ortodossia dell'epoca. Per tale ragione il saggio fu messo all'Indice e ne scaturì una polemica nota col nome di "questione rosminiana". L'opera eriscoperta al Concilio Vaticano II. Il primo a parlare al Concilio di Rosmini e L. Bettazzi. Mi sia consentito ricordare Rosmini, molto legato ad Aquino. Ma anche studioso e amante del suo tempo, e che certamente guadagna a Cristo non pochi uomini. Tutto questo mi sembra si accordi con le cose che sono state già dette da non pochi padri su questo schema in generale, che cioè gl’uomini non si aspettano dalla Chiesa soluzioni particolari, ma piuttosto la presentazione di valori che li aiutino a trascorrere questa vita umana più nobilmente e con maggiore sicurezza. Parlando della libertà, esaltare i valori dell'umiltà. Parlando del matrimonio, il ruolo della Fortezza. Parlando dei problemi economici e di molti altri problemi, l'efficacia di un certo disprezzo delle cose. Occorre dunque mettere in luce la necessità dell'ubbidienza, della castità, della povertà, non solo nella vita e nell'esempio (e nella Bozza di Documento!) dei religiosi, aiuto agl’uomini di questo tempo, perché possano vivere la loro vita umana nel modo migliore e più efficace. Il primo e principale compito dunque per gl’uomoni che coltivano la sapienza dev'essere, alla luce del Magistero, l'amore delle Scritture e l'amore di questo mondo in un colloquio franco e aperto. Paolo VI dice. I suoi saggi sono pieni di pensiero, una filosofia profondo, originale che spazia in tutti i campi: quello filosofico, morale, politico, sociale, sopra-naturale, religioso, ascetic -- filosofia degna di essere conosciuta e divulgata. È stato anche un profeta. Le Cinque piaghe della Chiesa (una volta la chiesa non aveva piacere che si mettessero in luce le sue mancanze, le sue debolezze). Previde partecipazione liturgica del popolo. La sua filosofia indica uno spirito degno di essere conosciuto, imitato e forse invocato anche come protettore dal Cielo. Ve lo auguriamo di cuore. “Delle cinque piaghe della santa chiesa” è suddiviso in cinque capitoli corrispondenti ciascuna ad una piaga, paragonata alle piaghe di Cristo. In ogni capitolo la struttura è la medesima:  un quadro ottimistico della Chiesa antica segue un fatto nuovo che cambia la situazione generale (invasioni barbariche, nascita di una società cristiana, ingresso dei vescovi nella politica) la piaga i rimedi. La prima piaga e la divisione del popolo dal clero nel culto pubblico. Nell'antichità romana, il culto era un mezzo di catechesi e formazione e il popolo partecipava al culto. Poi, le invasioni barbariche, la scomparsa della lingua dei romana, la scarsa istruzione del popolo, la tendenza del clero a formare una casta hanno eretto un muro di divisione tra il popolo e i ministri di Dio. Rimedi proposti: insegnamento della lingua romana, spiegazione delle cerimonie liturgiche, uso di messalini in italiano. La seconda piaga e l’nsufficiente educazione del clero. Se un tempo i preti erano educati dai vescovi, ora ci sono i seminari con piccoli libri e piccoli maestri: dura critica alla scolastica, ma soprattutto ai catechismi. Rimedio: necessità di unire scienza e pietà. La terza piaga e la disunione tra i vescovi. Critica serrata ai vescovi dell'ancien régime: occupazioni politiche estranee al ministero sacerdotale, ambizione, servilismo verso il governo, preoccupazione di difendere ad ogni costo i beni ecclesiastici, schiavi di uomini mollemente vestiti anziché apostoli liberi di un Cristo ignudo. Rimedi: riserve sulla difesa del patrimonio ecclesiastico, accenni espliciti di consenso alle tesi dell'Avenir sulla rinunzia alle ricchezze e allo stipendio statale per riavere la libertà. La quarta piaga e la nomina dei vescovi lasciata al potere temporale. Compie un'approfondita analisi storica sull'evoluzione del problema e critica i concordati moderni con cui la S. Sede ha ceduto la nomina al potere statale (e, accenna prudentemente, per avere compensi economici). Rimedi: propone un ritorno all'elezione dei vescovi da parte dei fedeli. La quinta piaga e la servitù dei beni ecclesiastici. Sostiene la necessità di offerte libere, non imposte d'autorità con l'appoggio dello Stato, rileva i danni del sistema beneficiale, propone la rinuncia ai privilegi e la pubblicazione dei bilanci.  ARovereto gli ha dedicato il liceo che frequentò quando ancora si chiamava Imperiale e Regio Ginnasio. Borgomanero ospita l'Istituto Rosmini. Domodossola ospita il liceo delle Scienze Umane "Antonio Rosmini (istituto parificato). Roma ospita la sede dell'Istituto Comprensivo. Torino ospita la biblioteca Antonio Rosmini del polo biomedico universitario che in passato fu un istituto scolastico attivo fino alla fine del XX secolo. Trento, dove si trova il liceo "A. Rosmini". M. Farina,  I. Prosser  I. Prosser Marcello Bonazza, L'Accademia Roveretana degli Agiati, su agiati, Accademia Roveretana degli Agiati, «Don Francesco Paoli  artefice della rinascita dell'Accademia e suo president. Ragionamento sul comunismo e socialismo, G. Grondona, Genova, Questa tesi fu messa in discussione da G. Abbà a cui Rosmini controbatté nel Diario filosofico di Adolfo, Riv. rosminiana, Pagani Rossi. Nota sul valore dei Decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere).  Angelus: Rosmini, esempio per la Chiesa, su agensir, Biografia di Antonio Rosmini, su vatican.va.  Istituto Antonio Rosmini, su rosmini-borgomanero. Liceo delle Scienze Umane su cercalatuascuola.istruzione. Istituto Comprensivo Antonio Rosmini, su ic-rosmini.edu. Biblioteca Rosmini, su biomedico.campusnet.unito.  su vivoscuola. M. Farina, Gl’Agiati, Brescia, Morcelliana Edizioni,  Italo Prosser, El pra' de le Móneghe: cronistoria del monastero di Santa Croce nell'antico comune di Lizzana, Rovereto (Trento), Stella, 2Approfondimenti Michele Federico Sciacca, La filosofia morale di Antonio Rosmini, Torino, Fratelli Bocca, Giovanni Pusineri, Rosmini (Edizione riveduta e aggiornata da Remo Bessero Belti), Stresa, Edizioni Rosminiane Sodalitas, Michele Dossi, Profilo filosofico di Antonio Rosmini, Brescia, Morcelliana, Alfeo Valle, Antonio Rosmini. Il carisma del fondatore, Rovereto, Longo Editore, Paolo Marangon, Il Risorgimento della Chiesa. Genesi e ricezione delle "Cinque piaghe" di A. Rosmini, collana Italia Sacra, Roma, Casa Editrice Herder, Antonio Rosmini, Frammenti di una storia della empietà, a c. di Alfredo Cattabiani con una nota filologica di M. Albertazzi, Trento, La Finestra, Fulvio De Giorgi, Rosmini e il suo tempo. L'educazione dell'uomo moderno tra riforma della filosofia e rinnovamento della Chiesa Brescia, Morcelliana, Michele Dossi, Il Santo Probito, La vita e il pensiero di Antonio Rosmini, Trento, Il Margine, Paolo Gomarasca, La forma morale dell'essere. La poiesi del bene come destino della metafisica, Milano, Angeli, F.Paoli, Antonio Rosmini, Virtù quotidiane, Verona, Edizioni Fede & Cultura, Maurizio De Paoli,  Maestro e profeta, Milano, Edizioni San Paolo, Piero Sapienza, Eclissi Dell'educazione? La sfida educativa nel pensiero di Rosmini, Roma, Libreria Editrice Vaticana, Giuseppe Goisis, Il pensiero politico di Antonio Rosmini e altri saggi fra critica ed Evangelo, S. Pietro in Cariano, Gabrielli, Comunità di San Leolino, Una profezia per la Chiesa. Verso il Vaticano II, Panzano in Chianti, Edizioni Feeria-Comunità di San Leolino Umberto Muratore, Rosmini per il Risorgimento. Tra unità e federalismo, Stresa, Edizioni Rosmininane Sodalitas,. C.Bergamaschi, Antonio Rosmini. La perfezione della vita cristiana, Stresa, Rosminiane Sodalitas,. Luciano Malusa, Antonio Rosmini per l'unità d'Italia. Tra aspirazione nazionale e fede cristiana, Milano, FrancoAngeli,. Domenico Fisichella, Il caso Rosmini. Cattolicesimo, nazione, federalismo, Roma, Carocci); U. Muratore, Apologia della fedeltà. In difesa dei valori etici e spirituali, Stresa, Rosminiane Sodalitas,. Luciano Malusa, Stefania Zanardi, Le lettere di Antonio Rosmini-Serbati, un "cantiere" per lo studioso. Introduzione all'epistolario rosminiano, Venezia, Marsilio Editore,. Stefania Zanardi, La filosofia di Antonio Rosmini di fronte alla Congregazione dell'Indice Milano, FrancoAngeli. Treccani Dizionario di storia, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Crusca, Antonio Francesco Davide Ambrogio Rosmini Serbati. Antonio Rosmini. Rosmini. Serbati. Keywords: gl’agiati. Refs.: Luigi Speranza, “Rosmini e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51658456610/in/photolist-2mPqEYR-2mPvmTf-2mGRYwQ-2mGT6p1

 

Grice e Serra – filosofia italiana – economia filosofica – storia della economia romana – massoneria -- Luigi Speranza (Dipignano). Filosofo mercantilista. Considerato il primo filosofo dell’economia politica in Italia, e uno dei primi in Europa. A lui va il merito di avere composto per primo un trattato scientifico, seppure non sistematico, sui principi e sulla politica economica. Poco si conosce della sua vita: laureato probabilmente in utroque, imprigionato nelle carceri della Vicarìa di Napoli forse a causa della sua partecipazione al complotto architettato da Campanella per liberare la Calabria ma più probabilmente dietro accusa di falso monetario.  Mentre e in carcere compose “Breve trattato delle cause che possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove non sono miniere” e lo dedica al vice-ré di cui spera l'aiuto. Riusce a farsi ricevere dal nuovo viceré, III duca d’Osuna, per proporgli un programma di riforme utili al Regno. L’incontro fu infruttuoso e e ri-mandato nelle carceri della Vicarìa, dove probabilmente muore. Essendo molto gravi le condizioni finanziarie del Regno di Napoli -- esausto il tesoro pubblico e l'onere del fisco già così gravoso da indurre molti a lasciare la città per sottrarvisi -- M. Santis propone di limitare l'esportazione della moneta e di abbassare i tassi di cambio con le piazze estere. La polemica con Santis è alla base della proposta di Serra. Dimostra con esempi tratti dalla antica storia romana  l'inutilità e anzi il danno di questi presunti rimedi. Da ciò trae occasione per spiegare la vera causa della prosperità della nazione italiana. Analizza la causa della scarsità di moneta nel Regno di Napoli e il fattore che puo invertire questa tendenza economica. Il primo ad analizzare e comprendere appieno il concetto di bilancia commerciale incluso il bene di servizio e il bene del movimento di capitale. Spiega come la scarsità di moneta nel Regno di Napoli e causata dal deficit della bilancia dei pagamenti. Utilizzando le sue scoperte e in grado di respingere l'idea per cui la scarsità di denaro e dovuta al tasso di cambio. La soluzione prospettata al problema e indicata nella promozione attiva delle esportazioni. Serra segna il distacco dalla concezione moralistiche scolastica per passare ad una spiegazione laica ed è assolutamente innovativa per l'epoca tanto che Croce la define lampada di vita. E F. Galiani a scoprirlo, tessendone un elogio in una nota del suo celebre trattato Della Moneta. Chiunque legge questo trattato, scrive, resta sicuramente sorpreso ed ammirato in vedere quanto in un secolo di totale ignoranza dell’economia filosofica ha Serra chiare e giuste le idee della materia di cui scrisse e quanto sanamente giudicasse delle cause de nostri mali e de soli rimedi efficaci. Galiani paragona Serra a Melon e a Locke, considerandolo superiore per avere vissuto molti anni prima in un'epoca di ignoranza dell’economia filosofica.  Egli, che in vita era stato del tutto trascurato e per secoli, tranne appunto quell'elogio di Galiani, completamente dimenticato, dopo molto tempo è stato finalmente riscoperto. L. Addante, Cosenza e i cosentini: un volo lungo tre millenni, Rubbettino, F. Martelloni, Regno di Napoli e Terra d'Otranto, Aspetti economici e sociali di una crisi, in C. Perrotta, La scienza è una curiosità. Scritti in onore di U. Cerroni, Manni, R. Benini, B. Croce, Storia del Regno di Napoli, Laterza. Avendo ottenuto di parlare al vice-ré duca d’Ossuna per comunicargli cose utili allo stato, e udito, presenti i consiglieri, ma, giudicandosi che avesse detto ciarle e chiacchiere senz'altro concludere, e ri-mandato al suo carcere. O. Parise, Vita e pensiero del primo economista moderno, Ecra,  Destefanis, Illuministi Italiani, F. Galiani, Milano-Napoli, F. Galiani, Della moneta, Napoli, F. Salfi, Elogio, primo filosofo di economia civile, in L. Addante, Patriottismo e libertà. L'Elogio di F. Salfi, Cosenza, P. Custodi. Scrittori classici italiani di economia politica, Milano, G. Pecchio, Storia della economia pubblica in Italia, Lugano, Narrazioni tratte dai giornali del governo di P. Girone duca d'Ossuna vice-ré di Napoli scritti da F. Zazzera, Archivio storico italiano, G. Savarese, Trattato di economia politica, Napoli, F. Ferrara, Prefazione, in Trattati italiani, Torino, L. Bianchini, Della scienza del ben vivere sociale e della economia pubblica e degli Stati, Napoli, D. Andreotti, Storia dei cosentini,  Napoli, L. Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza; T. Fornari, Studii (Pavia); L. Amabile, T.  Campanella. La sua congiura, i suoi processi e la sua pazzia” (Napoli); A. Marco, Teorie economiche, Memorie del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, classe di lettere e scienze storiche e morali, R. Benini, Sulle dottrine economiche, Appunti critici, in Giornale degli economisti,  Economisti, A. Graziani, Bari, G. Arias, Il pensiero economico di Antonio Serra, in Politica, B. Croce, “Storia del Regno di Napoli” (Bari); Economisti napoletani, G. Tagliacozzo, Bologna, L. Einaudi, Saggi bibliografici e storici intorno alle dottrine economiche, Roma, J. Schumpeter, Storia dell'analisi economica, Torino, L.  Rosa, I critici, Atti del Congresso storico calabrese, Napoli, G. Galasso, Economia e società nella Calabria” (Guida); O. Nuccio, Rivista storica del Mezzogiorno, R. Colapietra, Introduzione, in Problemi monetari negli economisti filosofici napoletani, R. Colapietra, Roma A. Aquino, L’approccio monetario all'analisi della bilancia dei pagamenti, in Studi economici,  R.  Colapietra, Genovesi in Calabria, Rivista storica calabrese, Manoscritti napoletani di P. Doria, GGalatina,  T. Toscano, La disputa sui cambi esteri del Regno di Napoli, Rivista di politica economica, C.  Rije, ed. anast., Napoli, S. Ricossa, Cento trame di classici dell’economia, Milano, O. Nuccio, Il pensiero economico italiano, Sassari, Il Mezzogiorno agli inizi del Seicento, L. De Rosa, Roma-Bari, Alle origini del pensiero economico in Italia, I, Moneta e sviluppo negli economisti napoletani, A. Roncaglia, Bologna, E. Zagari, Moneta e sviluppo, A. Rosselli, La teoria dei cambi,  A. Landolfi, D. Luciano, V. Valentia, A. Placanica, Storia della Calabria (Roma); A. Roncaglia, Rivista italiana degli economisti, L. Addante, Repubblicanesimo e mito di Venezia, Istituzioni e sviluppo economico, A. Roncaglia, La ricchezza delle idee: storia del pensiero economico, Roma-Bari, E. Grilli, Visto da Grilli, Roma, R. Villari, Politica barocca. Inquietudini, mutamento e prudenza, Roma); A. Roncaglia, Serra, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Economia, Roma,  R. Villari, Un sogno di libertà. Napoli nel declino di un impero, Milano; O. Parise, Vita e pensiero del primo economista moderno, Roma; L. Addante, La politica del Breve trattato (Soveria Mannelli). Mercantilismo Storia del pensiero economico. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Economia. Antonio Serra. Serra. Keywords: massoneria, circolazione degl’idee massoniche, mito di Venezia, economia romana, Machiaveli, mercantilismo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Serra” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732951347/in/datetaken/

 

Grice e Settala – i problemi sessuali d’Aristotele: desiderio e piacere -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo. Profisico. Figlio di Francesco e Giulia. Studia a Brera e Pavia. Insegna a Milano. Si prodigò in occasione della famosa peste dei I promessi sposi. Manzoni lo nomina una prima volta  quando parla del figlio, Senatore Settala, medico, membro, insieme a A. Tadino del tribunale della sanità ai tempi della vicenda di Renzo e Lucia; e tra i primi ad accorgersi che la strana malattia che si diffonde nella zona lecchese, e la peste. Saggi: “In librum Hippocratis Coi de aeribus, aquis, [et] locis, commentarii V. Appositus est Graecus Hippocratis contextus ope antiquorum exemplarium, restitutus et emendatus cum indice rerum et verborum locupletissimo una cum nova eiusdem in Latinum versione” (Colonia: Ciotti); “Problemata di Aristotele” (“Commentariorum in Aristotelis problemata” -- septem primas sectiones – secundam heptadem -- continens, ab eodem Latine facta”) (Francoforte sul Meno: Wecheli, Marnio, Aubri);  “Animaduersionum et cautionum medicarum libri septem quorum materiam sequens pagina indicabit” (Milano, Bidell); “De peste et pestiferis affectibus libri quinque (Milano, Bidell); “De ratione instituendae et gubernandae familiae libri quinque” (Milano, Bidell); “Della ragion di stato” (Milano: Bidelli); “Cura locale de' tumori pestilentiali, che sono il bubone, l'antrace, o carboncolo, ed i furoncoli contenente tutto quello che si ha da fare esteriormente nellquesti mali tolta dal libro della cura della peste” (Milano, Bidelli); “Preseruatione dalla peste” (Brescia: Fontana); “Anti-rotario romano con l'aggionta dell'elettione de semplice e prattica delle compositioni e di due trattati, vno della teriaca romana, l'altro della teriaca egittia aggiontoui in questa vltima impressione auertenze e osseruationi appartenenti alla compositione de medicamenti” (Milano: Bidelli); “Auertenze, et osseruationi appartenenti al curar le ferrite” (Milano: Cardi); “Compendio per curare ogni sorte de tumori esterni et cutanee turpitudini, raccolto da osseruationi fisice, & chirurgice” (Milano: Monza); Statistica medica di Milano Milano, Guglielmini e Redaelli, Belloni, C. Borromeo e la Storia della Medicina, in San Carlo e il suo tempo: convegno, Milano). Edizioni di Storia e Letteratura,  Bartolomeo Corte, Notizie istoriche intorno a medici scrittori milanesi, Milano,  Filippo Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanensium seu acta, et elogia virorum omnigena eruditione illustrium, qui in metropoli Insubriae, oppidisque circumjacentibus orti sunt, Mediolani, Paolo Sangiorgio, Cenni storici sulle due Pavia e di Milano e notizie intorno ai più celebri medici, chirurghi e speziali di Milano dal ritorno delle scienze sino all’anno. Opera postuma, F. Longhena, Milano, Salvatore De Renzi, Storia della medicina italiana, Napoli, E. Ferrario, Intorno alla vita ed alle opere mediche Cenni, Milano, P.  Capparoni, Profili biobibliografici di medici e naturalisti celebri italiani, Roma, Cava, La peste di S. Carlo. Note storico mediche sulla peste, Milano, Ricerche Firenze Ferro, La peste nella cultura lombarda, Milano, G. Cosmacini, Il medico e il cardinale, Milano. G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Firenze,  Molini,  L. Facchin, Ludovico Settala: un intellettuale barocco fra scienza e arte Treccani Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Mellerio, Ludovico Settala, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, openMLOL, Horizons Unlimited srl. Patricio Milanese. Ludovicus Septalius. Ludovico Settala. Settala. Keywords: ragion di stato. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Settala” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690979997/in/photolist-2mKKMt4

 

Grice e Severino – oltre il linguaggio, oltre l’aporia di Parmenide – filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo. Intende collocarsi oltre ogni filosofia permeata dal nichilismo. Figlio di un militare originario di Mineo e una bresciana di Bovegno in alta Val Trompia, si laurea a Pavia  come alunno dell'Almo Collegio Borromeo, discutendo una tesi su metafisica, sotto la supervisione di Bontadini. Insegna a Milano e Venezia, uno dei Lincei. Critica sia il capitalismo sia il comunismo, fonti della vita inautentica in quanto espressioni di dominio della tecnica, come d'altronde il fascismo, ma anche la sinistra in quanto non è più social-democrazia, rilasciando anche dichiarazioni sul suo punto di vista sul passato e sull'avvenire dell'Italia. Le spiegazioni della crisi del nostro tempo rimangono molto in superficie anche quando vogliono andare in profondità. Il fenomeno di fondo, che non viene adeguatamente affrontato, è l'abbandono, nel mondo, dei valori della tradizione occidentale; e questo mentre le forme della modernità dell'Occidente si sono affermate dovunque. Un abbandono che si porta via ogni forma di assolutoe innanzitutto Dio. Muore, dicevo, ogni forma di assolutezza e di assolutismo, dunque anche quella forma di assoluto che è lo stato, che detiene il monopolio legittimo della violenza. Questo grande turbine che si porta via tutte le forme della tradizione è guidato dalla tecnica ed è irresistibile nella misura in cui ascolta la voce che proviene dal sottosuolo del pensiero filosofico del nostro tempo. Il turbine travolge anche le strutture statuali. Investe innanzitutto le forme più deboli di stato. La trasformazione epocale di cui parlo non è indolore: il vecchio ordine non intende morire, ma è sempre più incapace di funzionare, soprattutto in Paesi come l'Italia. E il nuovo ordine non ha ancora preso le redini. È la fase più pericolosa (non solo per l'Italia). Criticando "l'assolutismo religioso e comunista", oltre che tacciando la magistratura di "ingenuità", poiché processando una classe politica a fondo ha rivelato la contiguità anche con la criminalità organizzata, figlia della guerra fredda e, secondo  Severino, impossibile da debellare integralmente in pochi anni senza debellare lo Stato stesso, causando notevoli problemi.  «L'Italia è uno Stato acerbo. Ha 150 anni su per giù. Ma soprattutto ha alle proprie spalle una storia di frazionamento politico-economico-sociale, dove si sono imposte forze che hanno avuto nel mondo un peso ben maggiore di quello dell'Italia unita.. Sull'evasione fiscale: Una tara storica, come prima le dicevo. L'evasione fiscale è un furto ai danni di tutti. Se c'è da costruire una strada io devo metterci anche la parte degli evasori. Certo, molti artigiani e piccoli imprenditori, se non evadessero, fallirebbero. Tutti sanno queste cose. Però conosco anche tanti cattolici ai quali molti uomini di Chiesa facevano capire che se non avessero ritenuto "giusto" pagare le tasse dello Stato, avrebbero fatto bene a non pagarle. Questo Papa, da buon pastore, sta cercando di cambiare le cose. Ma non vorrei che si perdesse di vista che la "corruzione" di fondo è l'"evasione" del mondo dal passato dell'Occidente. Oltre alle citate critiche, Heidegger parlando con Fabro a Roma ebbe a dire a proposito di "Ritornare a Parmenide" di Severino: Ha immobilizzato il mio Dasein. Già da molto prima prima, alcuni appunti di lavoro heideggeriani testimoniano come Heidegger seguisse  Severino (da uno studio di Alfieri e Herrmann). --  è stato criticato do Odifreddi, in risposta a un giudizio critico su un'opera di Odifreddi, ovvero l'introduzione scritta all’ABC della relatività di Russell, dove venivano citati alcuni filosofi (tra cui Severino e Croce) in maniera non congrua e "alla rinfusal Odifreddi l’ accusa invece di non considerare l'importanza della scienza (come già fecero i neoidealisti, come Croce e Gentile), a differenza di filosofi che studiano a fondo alcune teorie. Nel dialogo con A. Chiara, Oltre l'uomo e oltre Dio, la filosofia della necessità si contrappone alla filosofia della libertà. Fa spesso riferimento a pensatori come Velia, Leopardi,  e Gentile. Leopardi e Gentile sono all'apice della follia del nichilismo. Considera Leopardi e Gentile come i due più grandi geni che hanno portato all'estremo la concezione del mulla ovvero l'entrare e l'uscire degli enti dal nulla.  Affronta il problema dell'essere. Tutte le filosofie costituitesi precedentemente sono caratterizzate da un errore di fondo: la  fede del divenire. Sin dagli antichi, infatti, un ente (ovvero un qualcosa che è) e considerato come proveniente dal nulla, dotato di esistenza e successivamente ritornante nel nulla.  Rifacendosi a Velia,  è stato definito come un neo-veliano, di cui sarebbe l'unico esponente, peraltro criticato in senso anti-metafisico da G. Sasso e M. Visentin, i quali sostengono, rovesciando la sua tesi, come, contrariamente all'opinione diffusa, in Velia esista invece un deciso rifiuto della metafisica.. Riflettendo sull'opposizione assoluta tra essere e non-essere, dato che tra i due termini non vi è nulla in comune, ritiene evidente che l'essere non può non rimanere costantemente uguale a se stesso, evitando di rimanere alterato dall'altro da sé. Anzi, essendo l'essere la totalità di ciò che esiste, non può esserci altro al di fuori di esso dotato di esistenza (Severino rifiuta, quindi, il concetto di differenza ontologica così come è stato avanzato da Heidegger). Per Severino, quindi, tutta  la storia della filosofia occidentale è basata sull'errata convinzione che l'essere possa diventare un nulla, sebbene alcuni filosofi tentano di negare tale assunto.  Ma, mentre Velia tenta di risolvere il conflitto tra il divenire e l'immutabilità dell'essere affermando l'illusorietà del divenire (negando l'esistenza delle cose del mondo e cadendo quindi in un'aporia), sceglie una via differente, portandolo a delle tesi estreme.  Dato che l'essere è, e non può mai diventare un nulla, ogni essente è eterno. Ogni cosa, ogni pensiero, ogni attimo e eterno. Il di-venire non può, quindi, che rappresentare l'apparire degli eterni stati dell'essere, così come i fotogrammi di una pellicola si susseguono sino a formare lo svolgimento completo di un film. Gl’essenti entrano ed escono del cerchio dell'apparire. Quando un essente esce dal cerchio dell'apparire, non diviene un nulla, ma si sottrae semplicemente all’inter-soggetivo. Dunque, l’essente esiste anche quando scompaie ovvero non si perceive. Vedere senza vedere, dice Sperduto in una tragicommedia. Afferma che il di-venire dell’essente è come lo scorrere dell’essente sulla superficie di uno specchio. L’essente, infatti, esiste  prima di entrare nel campo inter-soggetivo dello specchio e ovviamente continua ad esistere anche dopo esserne uscite. Il di-venire e l’ immagine inter-soggetiva dell’essere. Questo si estende anche a ogni essente che nel divenire si manifesta.  La dimostrazione dell'eternità di tutti gli essenti, si basa sostanzialmente sul principio di non contraddizione, ma non nella versione che ne dà Aristotele nel De Interpretatione. In essa anzi il discorso del tramonto del senso dell'essere trova la sua formulazione più rigorosa e più esplicita. Bisogna invece ritornare a Velia correggerne l'esito aporetico, dimostrando che l'evidenza fenomenica non è in contrasto col principio di non contraddizione, ma scoprendo anche che il divenire così come uscire dal nulla e ritornare nel nulla, non appare affatto, non è affatto evidente. Di qui si potrà proseguire su una via -- quella indicata da Velia, il sentiero del giorno. Consideriamo la proposizione di Velia -- è infatti l'essere, il nulla non è. Tale proposizione esprime l'opposizione assoluta tra i "essente" e "non essente". Pertanto ogni essente, in quanto ent-e, è assolutamente opposto al nulla e non ci può essere uno stato in cui un ente non sia, come pensa invece il principio di non contraddizione aristotelico -- è necessario che l'essente sia, quando è, e che il non-essente non sia, quando non è". Quest'enunciato esprime il pensiero di una condizione, in cui l'essente è nulla, in cui essere=nulla. Questa impossibile ed impensabile contraddizione costituisce una follia essenziale. Infatti il pensiero occidentale pensa sì, consapevolmente, l'essente come essere, ma insieme come di-veniente, cioè che esca dal nulla e ritorni nel nulla. Ad esso sfugge invece che ciò equivale a pensare l'ente come nulla; e questo è il nichilismo più proprio, la follia che si annida nell'inconscio della filosofia. L’essere non è un ente tra gli enti. Esso rappresenta piuttosto l'apparire ontologico degli enti, e per questo motivo viene definito un transcendens rispetto all'ente. Rigetta questa concezione. Afferma che la totalità dell'essere è costituita dalla totalità degli enti. La vera differenza ontologica è quindi quella che si costituisce tra l'essere (l'ente) diveniente e quello immutabile.  L'essere che appare e scompare non è lo stesso essere immutabile, ma è anch'esso eterno. Entrambi esistono, ma in differenti dimensioni. L'essere come fondamento è una struttura eterna e non soggetta ad alcun mutamento.  Tutto è avvolto (fino alla morte) dal nichilismo Un po' tutti i filosofi che l'hanno avuto sottomano hanno inteso il nichilismo come allontanamento dalla verità, e l'hanno dunque declinato a seconda dell'idea di verità a cui stavano pensando. Nella prospettiva severiniana dell'eternità di tutte le cose, il nichilismo è dunque il credere che le cose siano mortali, ovvero che l'essere possa non essere,ed uscire e rientrare nel nulla, ovvero credere nel di-venire delle cose. Credere infatti che le cose escano dal nulla e vi ritornino equivale ad identificare l'essere con il nulla: quindi si parla di pura "follia". Al di fuori della follia appare l'eternità di ogni cosa e di ogni evento. Al di fuori del nichilismo il sopraggiungere dell'ente è il comparire o lo sparire dell'eterno. Il divenire dell'essere è un'opinione senza verità. L'Occidente non domina il mondo casualmente o perché ha una possibilità offensiva superiore; ma, al contrario, ha una possibilità offensiva superiore perché domina il mondo che crede nelle sue stesse imprescindibili idee guida (scienza, potenza, tecnica, salvezza, ecc.) e quindi in una cultura che ritiene più avanzatae dove dunque l'avanzamento non è una virtù morale, ma la capacità di capire e fare più cose per sopravvivere all'imprevedibilità dell'esistenza. Ritiene che la filosofia abbia sempre cercato riparo contro il terrore che scaturisce dall'imprevedibilità dell'esistenza perché innanzitutto si è sempre creduto nell'evidenza del divenire degli enti, del loro uscire dal nulla e rientrarvi. Anche le grandi forme di epistème che tendono a dare un ordine ed una configurazione prestabiliti all'esistenza, si muovono sullo stesso terreno.  L'intera storia dell'Occidente è quindi storia del nichilismo. La radicale distruzione dell'epistème operata da parte della filosofia e la rapida ascesa della scienz ai vertici del sapere sono conseguenze inevitabili di questa forma di pensiero (la civiltà della tecnica è, infatti, la forma estrema di volontà di potenza). Tutto ciò che appare appare in maniera necessaria ed il progressivo manifestarsi degli eterni non segue, quindi, una sequenza casuale. Ciò significa che la libertà dell'uomo non esiste, ma appare all'interno di quell'essente (anch'esso eterno) che è il nichilismo. Ed è proprio all'interno dell'Occidente che appare il "mortale" come noi lo conosciamo.  Ma l'Occidente è destinato al tramonto, per fare spazio al destino della verità, la verità che testimonia la follia della fede nel divenire. Solo all'interno del destino della verità la morte acquista un significato inaudito: in realtà la morte è la persuasione dell'assentarsi dell'eterno.  Da quanto detto precedentemente appare chiaro come non ci sia posto per il Dio comunemente inteso. Nel corso della storia della filosofia,  l'affermazione dell'esistenza di qualcosa di immutabile (tra cui Dio in tutti i diversi modi nei quali filosofia e religione lo hanno concepito) è sempre stata fatta partendo dal presupposto che il di-venire non significhi necessariamente la nascita dal nulla e il tornare nel nulla delle cose che in esso si presentano. Quest'affermazione è, inoltre, sempre avvenuta con l'intento di risolvere le varie contraddizioni che quel presupposto implica e di inventare un rimedio per l'angoscia che il pensiero dell'annientamento provoca. Questo genere di immutabilità è, quindi, di segno diverso da quella che compete agli enti sulla base dell'impossibilità assoluta che qualcosa si annulli. Per questo motivo è impossibile che esista un Dio. A maggior ragione è impossibile che esista un dio dotato della capacità di creare gli enti dal nulla e di mantenerli in esistenza grazie alla sua libera volontà (altrettanto libero potrebbe essere, per Dio, l'annichilimento"diverso dal concetto fisico di annichilazione -, e cioè la volontà di far cessare la durata della loro esistenza per farli ritornare nel nulla).  Essendo ogni ente eterno, non può esserci né creazione né annientamento, e quindi neanche un Dio comunemente inteso. Alla luce del destino della verità, ogni ente, anche il più insignificante, acquista un significato inaudito. L'uomo si porta quindi radicalmente al di là del super-uomo e della volontà di potenza. L’uomo è un super-dio, ben più grande del Dio della tradizione religiosa. L'inconciliabilità fra la dottrina dell'Essere e il Tomismo è stata sostenuta da C. Fabro. Barzaghi, con cui ha più volte dialogato pubblicamente, ha mostrato la possibilità di utilizzare le intuizioni  sull'eternità dell'essente proprio per affermare l'esistenza di Dio e ricondurre il pensiero del filosofo all'alveo cristiano da cui si è staccato (entrambi sono stati alunni, all'Università Cattolica, del filosofo cattolico e apologeta G. Bontadini). Pur non rivedendo pubblicamente il suo punto di vista sull'esistenza di Dio, apprezza ed elogia la proposta di Barzaghi.  Con “La Gloria” giunge, tra le altre cose, alla dimostrazione necessaria dell'esistenza degli "altri". Quando Cartesio infatti scopre che la carta vincente della scienza è la conferma delle ipotesi da parte dell'esperienza, e cioè da parte della presenza certa a me da parte delle cose, si apre il problema della fondazione dell'esistenza appunto di altre dimensioni che come la mia accolgono l'accadere del mondo, ma che a differenza della mia non sono apparenti, non sono cioè da me visibili. I fallimenti dei tentativi di soluzione a tale problema (eminentemente proposti ad opera della fenomenologia, sì che questo problema fu certamente uno dei più cogenti all'interno del discorso filosofico di Husserl), a cominciare da quello di Cartesio, si determineranno essenzialmente per l'assenza del senso autentico dell'essente e del senso dell'oltrepassamento. L'oltrepassamento dell'attualità nella costellazione infinita di cerchi finiti dell'apparire del destino è necessità dell'esistenza di un altro apparire finito, diverso da quello attuale.  Nella Gloria, perviene alla fondazione del senso autentico dell'oltrepassamento, dopo aver stabilito nelle opere precedenti che il divenire autentico (cioè non nichilistico) non è il crearsi e l'annullarsi dell'essente, ma il comparire e lo sparire di ciò che è eterno. Ma è in questa sede innanzitutto fondamentale precisare, a partire da considerazioni svolte dallo stesso Severino in Destino della Necessità (che le cose della "terra" (termine con il quale Severino designa la dimensione degli essenti che via via appaionoe che, per contro, il nichilismo pensa come fuoriuscenti dal nulla ed al nulla ritornanti) "incominciano" ad apparire (il loro apparire esce cioè dall'ombra del non-apparire ed entra nel cerchio dell'apparire). Con "cerchio dell'apparire" si intende, qui, la totalità degli enti che appaiono: è, cioè, l'apparire in quanto ha come contenuto tutto ciò che appare (ossia è l'apparire "trascendentale"); l'apparire delle cose della terra, quell'apparire incominciante di cui sopra, è, perciò, la relazione tra il cerchio dell'apparire (l'apparire trascendentale) e una parte del suo contenuto.  È altrettanto fondamentale precisare che l'incominciare della terra (a sua volta eterna), non aggiunge alcunché al tutto eterno che è, con Velia, appunto, “non incompiuto” (ouk atelePombaon), “non manchevole” (oulon achineton). Anche l'incominciante apparire, difatti, è eterno: il suo incominciare è il suo entrare nel cerchio dell'apparire. Entrandovi, naturalmente, apparema questo apparire dell'entrare è lo stesso entrare, ossia è quello stesso di cui si dice che, eterno, entra nel cerchio dell'apparire. E, così come ogni ente, anche l'appartenenza della terra al cerchio dell'apparire è eterna. L'eterna appartenenza al cerchio dell'apparire entra nel cerchio eterno dell'apparire. Entrandovi, appare, e quest'ultimo apparire è lo stesso apparire incominciante in cui consiste l'incominciante appartenenza della terra al cerchio dell'apparire. L'apparire incominciante è cioè apparire di sé stesso (e di tutte le altre cose che incominciano ad apparire), ed è questa autoriflessione dell'apparire incominciante ciò che entra nel cerchio dell'apparire e incomincia a far parte del contenuto di questo cerchio.  Ma ogni essente che incomincia ad apparire (ogni oltrepassante) è destinato ad essere oltrepassato: diventerebbe, altrimenti, condizione indispensabile dell'apparire degli essenti e quindi originarietà che sarebbe dovuta apparire già da sempre. Un oltrepassante che sia non oltrepassabile è impossibile, perché altrimenti esso dovrebbe iniziare ad appartenere allo sfondo (e  intende, con questo termine, quel complesso di significati, o costanti persintattiche costanti sintattiche di ogni significato –, senza i quali non apparirebbe nulla, motivo per cui non possono non essere sempre presenti. Tra questi ad esempio vi sono i significati esseree e nulla. Inoltre, la serie progressiva degli essenti che via via appaiono è necessariamente finita; infatti, se in direzione del passato fosse estensibile all'infinito, ci vorrebbe un percorso infinito, e quindi mai concluso, per giungere al momento attuale. C'è quindi un primo passo compiuto dalla terra.  La totalità attuale di ciò che è destinato ad apparire è, per quanto sopra esposto, necessariamente oltrepassata. Ma in che senso?  Essa non è, difatti, oltrepassata dall'apparire infinitogiacché l'apparire infinito (l'infinito oltrepassarsi da parte delle forme proprie dell'apparire finitodove la Gloria è proprio questo infinito dispiegarsi) non è un oltrepassamento incominciante, ma è l'oltrepassamento già da sempre ed eternamente compiuto della totalità del finito. La totalità attuale dell'incominciante è, dunque, necessariamente oltrepassata da un incomincianteil quale non può apparire attualmente, ma è tuttavia necessario che appaia (in quanto l'incominciare è incominciare ad apparire), e che quindi è necessario che appaia sopraggiungendo in un cerchio diverso, altro, dal cerchio originario dell'apparire. La totalità simpliciter degli essenti-che-sono-degli-oltrepassanti (la totalità dell'oltrepassante, cioè, che include come parte la totalità attuale dell'oltrepassante) non può essere a sua volta oltrepassata, perché ciò che la oltrepasserebbe sarebbe un oltrepassante non incluso nella totalità dell'oltrepassante; e se l'oltrepassante (cioè l'incominciante) che oltrepassa la totalità degli oltrepassanti non fosse a sua volta oltrepassato, esso sarebbe quel contenuto impossibile che è, appunto (per quanto sopra esposto), l'incominciante non-oltrepassabile.  Poiché la terra oltrepassa anche l'attualità dell'apparire del cerchio originario, sopraggiungendo in un cerchio diverso, il contenuto incominciante che appare nel cerchio originario dell'apparire attuale, è oltrepassato (infinitamente) in due direzioni:  (a) In quanto contenuto incominciante, esso è oltrepassato lungo il dispiegamento infinito del contenuto attuale del cerchio originario (o, per utilizzare il suo lessico, lungo la Gloria del dispiegamento infinito della terra che si inoltra nel cerchio originario). Ma non è in quanto tale contenuto è attuale che esso viene oltrepassato lungo il dispiegamento infinito del contenuto attuale.  (b) In quanto contenuto attuale (in quanto, cioè, alla sua attualità) il contenuto incominciante è oltrepassato invece in un altro cerchioe in un'infinità di altri cerchi dell'apparire. L'oltrepassante-incominciante, qui, entra nell'apparire non attuale. Anche questa seconda direzione dell'oltrepassamento è un dispiegamento infinito nella Gloria, ma, appunto, nella gloria che consiste nell'infinito sopraggiungere, nel cerchio originario, della costellazione infinita degli altri cerchi. La gloria è l'unità di queste due dimensioni. La dimensione dell'essente, che incomincia cioè ad apparire nel cerchio originario, è necessariamente oltrepassata da un'altra dimensione dell'essente (perché l'incominciante non può incominciare ad appartenere all'essenza dello Sfondo, non incominciante e non tramontante, del cerchio originario); ma anche l'attualità dell'essente che incomincia ad apparireossia anche l'apparire (che, in quanto tale, è apparire attuale) dell'essente che incomincia ad apparireincomincia ad apparire, sì che (per lo stesso motivo) è necessariamente oltrepassata in un altro cerchio dell'apparire; e anche la sintesi tra l'attualità del cerchio originario e l'attualità in sé dell'altro cerchio incomincia ad apparire nel cerchio originario, quando in esso incomincia ad apparire ciò che ne oltrepassa l'attualità; e dunque (per lo stesso motivo) tale sintesi è oltrepassata in un terzo cerchio (e, cioè, l'attualità in sé dell'altro cerchio non è oltrepassata solo nel cerchio originario, ma necessariamente in un terzo cerchio)e così all'infinito.  In definitiva, l'oltrepassamento dell'attualità di un cerchio non avviene solo lungo la dimensione "verticale" del singolo cerchio, ma anche lungoquella "orizzontale" della costellazione di cerchi del Destino.  L'oltrepassamento hegeliano, invece, conserva "idealmente", cioè astrattamente, ciò che oltrepassa, e non realmente, determinandone la distruzione. In un contesto siffatto è fondata l'impossibilità dell'esistenza degli "altri", perché l'altro, che è il mio oltrepassante, determinerebbe il mio superamento, e mi consegnerebbe ad una dimensione puramente ideale. Infatti nel sistema hegeliano l'esistenza degli altri significa l'esistenza di soggetti empirici, sensibili, che è quindi comunque interna all'esistenza produttiva dell'unico io. Il nichilismo è un essente che incomincia ad apparire, ed è quindi destinato ad essere oltrepassato. L'essente che oltrepassa il nichilismo è l'essente che porta al tramonto l'isolamento del senso delle cose dalla verità. Il nichilismo è, infatti, pensare e vivere le cose come nulla in quanto delle cose non appare il legame alla struttura originaria della verità, e quindi non appare l'eternità. L'essente, o la dimensione di essenti, che porta al tramonto l'isolamento del senso delle cose dalla verità è la gloria (cioè la manifestazione) della verità stessa. L'ampiezza dell'isolamento non coinvolge solo il legame tra i singoli essenti e la verità, ma anche il legame tra gli infiniti cerchi dell'apparire, il loro passato e il futuro del percorso che la terra è destinata a compiere in essi. Nella Gloria non si è Dio, perché Dio crea ed annienta le cose anche e soprattutto quando ama; e dunque appartiene al regno dell'errore perché l'amore è volontà e la volontà è voler alterare il senso proprio ed eterno, cancellarne l'identità. Dio è, quindi, infinitamente meno della più umbratile tra le cose vere. Tutto è oltre Dioe oltre ogni forma di mortalità, compresa la vita umana come credenza nel poter creare e annientare gli essenti.  Opere: “La struttura originaria” (Brescia, La Scuola; Nuova ediz. riveduta, Introduzione del Milano, Adelphi); “Fichte” (Brescia, La Scuola, poi in Fondamento della contraddizione,  Milano, Adelphi, Filosofia della prassi, Milano, Vita e Pensiero,  Milano, Adelphi, “Ritornare a Parmenide” in «Rivista di filosofia neoscolastica», poi in Essenza del nichilismo, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Ritornare a Parmenide. Poscritto, in «Rivista di filosofia neoscolastica», poi in Essenza del nichilismo, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Essenza del nichilismo. Saggi, Brescia, Paideia, Milano, Adelphi, Gli abitatori del tempo. Cristianesimo, marxismo, tecnica (Roma, Armando,  Téchne); “Le radici della violenza” (Milano, Rusconi, IMilano, Rizzoli); “Legge e caso, Piccola Biblioteca Milano, Adelphi,); “Destino della necessità. Κατὰ τὸ χρεών, Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi); “A Cesare e a Dio” (Milano, Rizzoli, La strada, Milano, Rizzoli); “La filosofia antica, Milano, Rizzoli); “La filosofia moderna, Milano, Rizzoli, “ Il parricidio mancato,Collana Saggi. Milano, Adelphi, La filosofia contemporanea. Da Schopenhauer a Wittgenstein, Milano, Rizzoli,  Traduzione e interpretazione dell'«Orestea» di Eschilo, Milano, Rizzoli,  La tendenza fondamentale del nostro tempo, Milano, Adelphi, “Il giogo. Alle origini della ragione: Eschilo, Biblioteca Filosofica n.6, Milano, Adelphi); “Antologia filosofica dai Greci al nostro tempo, Milano, Rizzoli); “La filosofia futura, Milano, Rizzoli); “Il nulla e la poesia. Alla fine dell'età della tecnica: Leopardi, Milano, Rizzoli); “Filosofia. Lo sviluppo storico e le fonti” (Firenze, Sansoni); “Oltre il linguaggio” (Milano, Adelphi); “La guerra” (Milano, Rizzoli); “La bilancia” (Milano, Rizzoli); “Il declino del capitalismo” (Milano, Rizzoli); “Sortite -- sui rimedi e la gioia” (Milano, Rizzoli); “Metafisica” (Milano, Adelphi); “Pensieri sul Cristianesimo” (Milano, Rizzoli); “Tautótēs, Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi,  La filosofia dai Greci al nostro tempo” (Milano, Rizzoli); “La follia dell'angelo” (Milano, Rizzoli); “Leopardi -- Cosa arcana e stupenda” (Milano, Rizzoli); “La tecnica” (Milano, Rizzoli); “La buona fede” (Milano, Rizzoli); “L'anello del ritorno” (Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi); “Crisi della tradizione occidentale” (Milano, Marinotti); “La legna e la cenere, ovvero, dell’esistenza” (Milano, Rizzoli); “Il mio scontro con la Chiesa” (Milano, Rizzoli); “La Gloria. ἄσσα οὐκ ἔλπονται: risoluzione di destino della necessità (Biblioteca Filosofica, Milano, Adelphi); “Oltre l'uomo e oltre Dio” (Genova, Melangolo, Lezioni sulla politica. I Greci e la tendenza fondamentale del nostro tempo” (Milano, Marinotti); Tecnica e architettura” (Milano, Cortina); Dall'Islam a Prometeo, Milano, Rizzoli); Fondamento della contraddizione, Milano, Adelphi,. Nascere. E altri problemi della coscienza (Milano, Rizzoli,  Milano, BUR,. Sull'embrione, Milano, Rizzoli, Il muro di pietra. Sul tramonto della tradizione filosofica, Milano, Rizzoli); Ricordati di santificare le feste” (Milano, AlboVersorio); “L'identità della follia” (Milano, Rizzoli). “Oltrepassare” (Biblioteca Filosofica, Milano, Adelphi); Etica e Scienza” (Milano, Editrice San Raffaele,  Immortalità e destino, Milano, Rizzoli, La buona fede. Sui fondamenti della morale, Milano, Rizzoli, Volontà, fede e destino, D. Grossi, Milano-Udine, Mimesis); L'etica del capitalismo e lo spirito della tecnica, e sulla pena di morte, Milano, AlboVersorio, La ragione, la fede, Milano, AlboVersorio,  L'identità del destino. Milano, Rizzoli, Il diverso come icona del male, Torino, Bollati Boringhieri,  Democrazia, tecnica, capitalismo, Brescia, Morcelliana,  Discussioni intorno al senso della verità, Pisa, ETS, La guerra e il mortale, L. Taddio, Milano-Udine, Mimesis. Macigni e spirito di gravità. Riflessione sullo stato attuale del mondo, Milano, Rizzoli,. L'intima mano, Biblioteca Filosofica, Milano, Adelphi); Volontà, destino, linguaggio. Filosofia e storia dell'Occidente, U. Perone, Torino, Rosenberg e Sellier, Istituzioni di filosofia, Brescia, Morcelliana); Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia, Milano, Rizzoli,; Milano, BUR,. La bilancia. Milano, BUR, Del bello, Milano, Mimesis,,  La morte e la terra, Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi,. Capitalismo senza futuro, Rizzoli, Milano,. Educare al pensiero, Brescia, La Scuola,. Pòlemos, Milano, Mimesis, Intorno al senso del nulla, Milano, Adelphi,. L'etica del capitalismo e lo spirito della tecnica. E la pena di morte, Milano, AlboVersorio, La potenza dell'errare. Sulla storia dell'Occidente, Milano, Rizzoli,. Il morire tra ragione e fede, Venezia, Marcianum, Parliamo della stessa realtà? Per un dialogo tra Oriente ed Occidente, Milano, Jaca, Sul divenire. Modena, Mucchi,. Piazza della Loggia. Una strage politica, I. Bertoletti, Brescia, Morcelliana,. In viaggio con Leopardi. La partita sul destino dell'uomo, Milano, Rizzoli,. Dike, Biblioteca Filosofica, Milano, Adelphi,. Cervello, mente, anima, Brescia, Morcelliana, Storia, Gioia, Biblioteca Filosofica Milano, Adelphi, Il tramonto della politica. Considerazioni sul futuro del mondo, Milano, Rizzoli); “L'essere e l'apparire” Brescia, Morcelliana, Dell'essere e del possibile, cMilano, Mimesis,.  Sulla verità e la morte, Milano, Rizzoli, Il nichilismo e la terra, Milano, Mimesis, Testimoniando il destino, Biblioteca Filosofica, Milano, Adelphi,  Ontologia e violenza. Milano, Mimesis,  Aristotele, I principi del divenire. Libro primo della Fisica (Brescia, La Scuola). Filosofo dell'eterno. Il mio ricordo degli eterni. Autobiografia, Milano, Rizzoli,  Parmenideo, su la Repubblica,  Scianca, Addio a Emanuele Severino: ecco chi era il grande filosofo dell'essere, su Il Primato Nazionale,  Bovegno, il filosofo cittadino onorario, su giornaledibrescia  «L'esperimento di Barzaghi è importante e va seguito con attenzione. [...] Immerso nell'alienazione, il cristianesimo è come una casa invisibile di cui qualcuno dice, indicando un banco di nebbia: "Là c'è una casa". Che cosa si riuscirebbe a vedere se la nebbia (l'alienazione) diradasse? Forse una casa. Ma forse nulla. Nel primo caso, il cristianesimo avrebbe ancora qualcosa da dire, e di grande» (E. Severino, Nascere. E altri problemi della coscienza religiosa).  «Rigoroso fino alla fine. Solo un po' più triste», in Bresciaoggi,  Emanuele Severino, il tributo si celebrerà a Palazzo Loggia, in Bresciaoggi. Ecco perché la giovane Italia va in malora", su il Fatto Quotidiano, P. Odifreddi, La scienza sotto tiro, su la Repubblica, D. Fusaro e D. Didero, Filosofico.net. Gianluca Miligi et al., "Sguardo su Emanuele Severino", su filosofia.)  "filosofo poetante" cf. La Guerra,  occorre riconoscere che le sue posizioni, qualunque sia il giudizio che si pensa di dover dare su di esse, non sembrano aver avuto, perlomeno fino ad ora, un vero e proprio seguito tra coloro che si occupano professionalmente di filosofia.» (Cfr. Mauro Visentin, Il neoparmenidismo italiano. Le premesse storiche e filosofiche, Napoli, Bibliopolis)  Neoparmenidismo, su filosofia.  Se noi potessimo mai non essere, già adesso non saremmo. La prova più certa della nostra immortalità è il fatto che noi ora siamo. Perché ciò dimostra che su di noi il tempo non può nulla: in quanto è già trascorso un tempo infinito. È del tutto impensabile che qualcosa che è esistito una volta, per un momento, con tutta la forza della realtà, dopo un tempo infinito possa non esistere: la contraddizione è troppo grossa. Su questo si fondano la dottrina cristiana del ritorno di tutte le cose, quella induista della creazione del mondoche si ripete continuamente a opera di Brahma, e dogmi analoghi di Platone e altri filosofi.» (A. Schopenhauer)  D. Sperduto, Vedere senza vedere ovvero Il crepuscolo della morte, Schena ed., Fasano di Brindisi, "Ritornare a Velia", in Essenza del Nichilismo, Brescia, Aristotele, Liber de Interpretatione, essenza del nichilismo, follia estrema ed estremamente nascosta: la persuasione che gli essenti, in quanto tali, escano dal loro non essere e vi ritornino: la persuasione che vi sia un tempo in cui l'essente (prima di essere e dopo il suo essere) sia nulla, che il non niente sia niente: la persuasione che è il culmine in cui si mantiene l'intera storia dell'Occidente. sDestino della necessità, Milano, Adelphi, L'alienazione dell'Occidente. Quadrivium, Genova); “La struttura originaria, Milano, Adelphi, Sito web Amadori F., Il libero arbitrio, "Filosofia" Antonelli A., Verità, nichilismo, prassi. Roma, Armando, Berto F., La dialettica della struttura originaria, Padova, Poligrafo, Crapanzano G.E., L'immutabilità del diveniente. Roma, Gruppo Albatros Il Filo, Cusano N., Capire Severino. La risoluzione dell'aporetica del nulla, Milano, Mimesis Cusano N., Emanuele Severino. Oltre il nichilismo, Brescia, Morcelliana,. Dal Sasso A., Dal divenire all'oltrepassare. La differenza ontologica, Roma, Aracne, Dal Sasso A., Creatio ex nihilo. Tra attualismo e metafisica” (Milano, Mimesis); Giovanni B., Sul divenire. Gentile e Severino, Napoli, Scientifica,. De Paoli M., “Furor Logicus” (Milano, Angeli); Aporia del fondamento, Napoli, Città del Sole); Fabro C., L'alienazione Genova, Quadrivium, Goggi G., Al cuore del destino. Milano, Mimesis Goggi, G., Vaticano. Magliulo, N., Quaestiones disputatae, Milano-Udine, Mimesis,. Mauceri, L., La hybris originaria. M. Cacciari Napoli-Salerno, Orthotes Editrice,. Messinese L., L'apparire del mondo. sulla struttura originaria Milano, Mimesis, L. Messinese, Il paradiso della verità. Pisa, ETS,. Messinese L., Stanze della metafisica. Carlini, Bontadini, Brescia, Morcelliana,. Messinese L., Né laico, né cattolico. Severino, la Chiesa, la filosofia, Bari, Dedalo,. Petterlini A., Brianese G. e Goggi G., Le parole dell'Essere. Per Emanuele Severino, Milano, Mondadori, Poma P., Necessità del divenire. Una critica a Emanuele Severino, Pisa, ETS,. Saccardi F., Metafisica e parmenidismo – I veliani, Il contributo della filosofia neoclassica, Napoli-Salerno, Orthotes,. Scilironi C., Ontologia e storia, Abano Terme, Francisci, Scurati M., Pensare l'identità.  Milano, Alboversorio, Simionato M., Nulla e negazione. L'aporia del nulla (Pisa, Plus); Soncini U., Il senso del fondamento in Genova, Marietti, Spanio D., Il destino dell'essere. Brescia, Morcelliana,. Sperduto D., Vedere senza vedere ovvero Il crepuscolo della morte, Fasano di Brindisi, Schena Editore, Sperduto D., Maestri futili? Gabriele D'Annunzio, Carlo Levi, Cesare Pavese, Roma, Aracne, Sperduto D., Il divenire dell'eterno. Su Severino (e Dante), Prefazione di L. Messinese, Roma, Aracne,. Testoni I., Emanuele Severino, La follia dell'angelo, Milano, Mimesis, Tarca L.V., Verità, alienazione e metafisica. Rilettura critica della proposta filosofica di Emanuele Severino, Treviso, Mevio Washington, Valent I., Cura e salvezza. Saggi dedicati, Bergamo, Moretti &amp; Vitali, Visentin M., Tra struttura e problema. Note intorno al pensiero di E. Severino, Venezia, Marsilio [ora in Il neoparmenidismo italiano, IDal neoidealismo al neoparmenidismo, Napoli, Bibliopolis, Metafisica Ontologia Episteme Nichilismo Leopardi  Velia Valent Galimberti. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Associazione spazio interiore ambiente, V. Ursini. Emanuele Severino. Severino. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Severino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51717861318/in/photolist-2mUvtTW-2mU9Yr9-2mTTTX6-2mTWT7L-2mTsNRZ-2mTcXro-2mSEtHs-2mSg7gF-2mS8HB8-2mS3yF6-2mRFcpq-2mRw6pM-2mRh74B-2mQPiYS-2mPQGvz-2mPFSS9-2mPEQVF-2mPrb68-2mPkobg-2mPnrMV-2mNzeEc-2mN8ym7-2mN9ZxJ-2mMJokF-2mLP4Rj-2mKG6xL-2mLMNn5-2mLNSQH-2mLKLVL-2mKGVU3-2mKwuhr-2mKMdFR-2mKC3nj-2mKuZ8r-2mKgT2F-2mJTejc-2mJPC2N-2mKuzCc-2mGT6p1-2mEiqh9-2mLKKZn-2mLEdXM-2mPCgo1-2mKGTYe-2mKBsEN-nUhtcD

 

Grice e Sforza – iustum/iussum – tra idealismo e positivismo -- filosofia italiana –  Luigi Speranza (Forli). Filosofo. Direttore del Resto del Carlino. Insegna a Roma. Autore di importanti saggi di filosofia del diritto quali Il concetto, il diritto e la giurisprudenza naturale, Filosofia del diritto e filosofia della storia, Idee e problemi di filosofia giuridica, ecc. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Widar Cesarini Sforza. Sforza. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sforza” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691577846/in/photolist-2mKToRT-2mKHdnD-2mKTyvC-2mKQdR6-2mKNRbN-2mKSjhd-2mPsUUV-2mKw3hq-2mKDwcr-ogrXod-ofU45L-noi1fT-nfGJgU

 

Grice e Sgalambro – della misantropia – filosofia dell’isola di Sicilia – filosofia siciliana – filosofia italiana – Luigi Speranza (Lentini). Filosofo. important Italian philosopher. La sua filosofia è nichilista, definizione spesso respinta da lui stesso, ma talvolta anche accettata, e si può piuttosto definire un'originale sintesi tra la filosofia della vita di Schopenhauer e il materialismo e pessimismo di Rensi, con le influenze dell'esistenzialismo sui generis di Cioran, di alcuni temi della scolastica e della teologia empia e naturalistica di Vanini e Mauthner. Noto anche per la collaborazione con F. Battiato. Da una famiglia benestante (il padre era un farmacista), osserva un riserbo quasi conventuale nella sua vita privata, fornendo tuttavia alcuni elementi biografici nelle sue interviste o presentazioni. Dopo l'infanzia trascorsa a Lentini, si trasferisce a Catania. S’iscrive a Catania. Dicedo di non iscrivermi in filosofia perché la coltivavo già autonomamente. Mi piace il diritto penale e per questo scelsi la facoltà di Giurisprudenza. Inoltre non si trova d'accordo con la cultura filosofica dominante allora nelle accademie, troppo legata all'idealismo di Croce e Gentile. Erano loro che occupavano tutto lo spazio culturale. Ma io non mi ritrovo affatto in quei sistemi complessi e completi, dove ogni cosa era già stata incasellata. Per me, filosofare e una destructio piuttosto che una costructio. Sono uno che noto le rovine, piuttosto che la bellezza. Questo e un po' scomodo, e non certamente accademico. Il reddito che proveniva da un agrumeto (lasciatogli in eredità dal padre) non basta più, così sceglie di integrarlo compilando tesi di laurea e facendo supplenze nelle scuole. Il matrimonio è un momento, come dice Hegel, in cui la realtà determinata entra in un individuo. Dunque il matrimonio non coincide semplicemente con l'amore per una persona, ma con la durata. Ecco dove sta l'essenza, quasi teologica, del matrimonio. E dichiaratamente ateo anche se crede nella reincarnazione, come ricordato anche da Battiato, e ha avuto un funerale religioso. Vive da solo nella sua casa catanese. Che non ci sia niente di peggiore del mondo, non si deve dimostrare. Ripete spesso che non possedeva titoli né lauree per i biglietti da visita e quindi come sia riuscito a diventare un filosofo e  «un mistero» che egli stesso stenta a spiegarsi. Il suo primo contatto con un saggio filosofica avviene quando legge “La formazione naturale nel fatto del sistema solare” di Ardigò. Inizia a collaborare a “Prisma”. Il suo primo saggio è “Paralipomeni all'irrazionalismo” dove, influenzato da Rensi, sviluppa un attacco all'idealismo crociano allora in piena egemonia. S’ispira anche all'ironia di Karl Kraus di cui ama lo stile aforistico. Se Karl Kraus avesse scritto Il Capitale lo avrebbe fatto in tre righe. Scrive per “Incidenze”“Crepuscolo e notte” (Messina, Mesogea), un saggio di "esistenzialismo negativo". Scrive anche per la rivista Tempo presente. Decide di organizzare la sua filosofia in un saggio sistematica. Manda “La morte del sole” con un biglietto di due righe ad Adelphi. “E lì è rimasto.” “Ma siccome io sono fatto in questo modo, non ho chiesto niente. Poi è arrivata una telefonata. Mi chiedevano di andare a Milano, per prendere contatto con l'editore. R. Calasso mi dice che “La morte del sole” (Milano, Adelphi) non e maturo, e marcio: ed e esattamente così. Pubblica “Trattato dell'empietà: (Adelphi, Milano); Anatol (Adelphi, Milano), Del pensare breve (Adelphi, Milano) Dialogo teologico (Adelphi, Milano), Dell'indifferenza in materia di società (Adelphi, Milano), La consolazione (Adelphi, Milano), Trattato dell'età – una lezione di metafisica (Adelphi, Milano), “De mundo pessimo” (Adelphi, Milano); “La conoscenza del peggio” (Adelphi, Milano); “Del delitto” (Adelphi, Milano) e “Della misantropia” (Adelphi, Milano). Viene avvicinato al nichilismo. Talvolta ha respinto la definizione, mentre altre volte l'ha accettata, nel senso di un nichilismo attivo e demolitore, non passivo e chiuso. Indubbiamente questa visione è nell'intimo di me stesso. Per un nichilista le cose -- il Papa, Mussolini, un vaso di terracotta -- si equivalgono. Questo non significa che non si ha il senso di ciò che vale. Significa piuttosto che si prova a romperlo come si può, per esempio con il martello del pensare. Intanto con alcuni amici avvia una piccola attività editoriale a Catania. Nasce così la De Martinis. All'interno di questa casa editrice, si occupa di saggistica, pubblicando un paio di propri testi – “Dialogo sul comunismo” (Martiniis, Catania) e “Contro la musica – sull’ethos del ascolto” (Martiniis, Catania) -- e ristampando Vanini e di Julien Benda.  Suscita polemiche una sua intervista a F. Battistini sulla mafia, dove critica anche L. Sciascia e il mito dell'anti-mafia militante (che tra l'altro fu criticata da Sciascia stesso. L'immagine della Sicilia. C'è, come no? Ma cercarla in faccende di Cuffaro e di Gabanelli è come cercare un tesoro fra le spine dei fichi d'India. Cercare che cosa, poi? La griglia mafiosa è una gabbia. È chiaro che ha ragione la Gabanelli e che Cuffaro vuole cancellare a suo modo la mafia, con un tratto di parole. Ma contesto che la mafiosità sia una chiave di conoscenza. Non cambio idea. La mafia è un concetto astratto. E gl’astratti si distruggono con la logica, non con la polizia. La polizia può arrestare la mafia. Eliminarla, mai. Quello che importa è la Mafia maiuscola, concetto generale e perciò indistruttibile. La mafia in sé non mi fa venire in mente nulla. Come la patria, i morti di Solferino. Cose vetuste. Sciascia e lo scrittore sociale, un maestro di scuola che vuole insegnarci le buone maniere sociali. Ma rivisitarlo oggi è come rileggere Pellico. La sua funzione si è esaurita. La mafia è l'unica economia reale di quest'isola. Ci sono fenomeni della storia, ricchezze che non si possono fare con le mani pulite. Qui la ricchezza è sempre stata fondiaria, senza investimenti. La ricchezza è per sua natura sporca. Basta col gioco della spartizione -- è mafioso o no? Domande da periodo di lotte religiose -- è luterano o cattolico? In Sicilia sono arrivati anche i laici, per fortuna. Definisce poi C. Fava "quel piagnone", affermando che "i famosi Cavalieri", soprannome dato dal padre di Fava a quattro imprenditori catanesi considerati collusi con Cosa nostra, erano l'unica economia possibile» per la città. -- è tornato in maniera sarcastica sull'argomento. Considero la Sicilia come un fenomeno estetico e non ne cambierei nulla. In questo senso potrei dire che mi considero un mafioso. E attaccato da F. Ferrarotti che lo define un neo-reazionario e di "intolleranza aristocratica e silenzio sulla mafia. Alla sua isola ha dedicato “Teoria della Sicilia”. Là dove domina l'elemento insulare è impossibile salvarsi. Ogni isola attende impaziente di inabissarsi. Una teoria dell'isola è segnata da questa certezza. Un'isola può sempre sparire. Entità talattica, essa si sorregge sui flutti, sull'instabile. Per ogni isola vale la metafora della nave. Vi incombe il naufragio. Oltre ai saggi per Adelphi, pubblica per Bompiani Teoria della canzone, Variazioni e capricci morali, e due raccolte di poesie, frammenti di una biografia per versi e voce e Marcisce anche il pensiero (frammenti di un poema), nonché L'impiegato di Filosofia, nel quale ironicamente afferma di aver rinunciato alla filosofia ritrovandosi più filosofo che mai, curioso libretto stampato in un museo della stampa con caratteri mobili, edito da La Pietra Infinita. Pubblica “Del metodo ipocondriaco” (Il Girasole, Valverde), Quaternario (racconto parigino), la raccolta di poesie Nell'anno della pecora di ferro, e Dal ciclo della vita. La matematica è il tribunale del mondo. Il numero è ordine e disciplina. Ciò con cui si indica lo scopo della scienza, tradisce col termine la cosa. L'ordine, già il termine ha qualcosa di bieco, che sa di polizia, adombra negli adepti le forze dell'ordine cosmico, i riti cosmici. L'autentico sentimento scientifico è impotente davanti all'universo. L'inflazione che caccia nelle mani dell'individuo, in un gesto solo, miliardi di marchi, lasciandolo più miserabile di prima, dimostra punto per punto che il denaro è un'allucinazione collettiva. Avviene l'incontro con F. Battiato, del tutto casualmente, perché presentavano insieme un volume di poesie dell'amico comune A. Scandurra. Battiato gli chiede un appuntamento per proporgli di scrivere il libretto di “Il cavaliere dell'intelletto”. Un anno fa non ci conoscevamo neppure. Da allora non abbiamo fatto altro che lavorare insieme. Lui e anche un filosofo, ma per me è un talento che mi stimola e arricchisce. Mi sembra impossibile tornare a scrivere i testi delle mie cose. In mezzo a tutto questo, mi capitò tra i piedi Battiato. Per un certo verso direi che è stato uno di quegli incontri che ti portano fuori strada, ma questa è una percezione che ho avuto molto tardi. A volte trovo che è come se tutto quel tempo io lo abbia perduto. La questione sta nel vedere se sia possibile recuperarlo. Accetta e risponde ironicamente all'invito di Battiato chiedendogli di scrivere insieme un disco di musica pop. Tra lui e Battiato si sviluppa un sodalizio artistico e umano, anche se non sempre facile. Anche perché io non sono un grande seguace dell'amicizia. Con Battiato abbiamo avuto lunghe liti, che duravano parecchio. Poi uno dei due, in genere lui, telefonava e il rapporto riprendeva. Tutti i litigi erano per un rigo da cambiare in una canzone. Io non accetto le esigenze della musica e per lui questo e costoso. Il suo impegno in politica? Non ho mai capito come si sia potuto lasciare tentare, tutti i giorni ho cercato di convincerlo a levarsi, solo ora per fortuna sta tornando in se stesso. Collabora a quasi tutti i progetti di Battiato, per cui scrive:  i libretti delle opere Il cavaliere dell'intelletto su Federico II di Svevia, Socrate impazzito, Schopenhauer e Telesio, Campi magnetici; L'ombrello e la macchina da cucire, L'imboscata, Gommalacca, Ferro battuto, Dieci stratagemmi, Il vuoto, Apriti sesame, Perduto amor, Niente è come sembra, Auguri don Gesualdo Bufalino). Benché affermasse che la canzone era per lui "una distrazione", scrive testi di canzoni anche per Patty Pravo (Emma), Alice (Come un sigillo, Eri con me), Il movimento del dare, Marie ti amiamo, Non conosco nessun Patrizio, (Facciamo finta che sia vero ed Aurora).  Dopo essere intervenuto anche ai concerti di Battiato, si cimenta lui stesso con la musica e pubblica il singolo. In una rappresentazione de L'histoire du soldat di Igor' Stravinskij interpreta la voce narrante, con Battiato nella parte del soldato e Giovanni Lindo Ferretti in quella del Diavolo.  Pubblica Fun club, prodotto da F. Battiato e Saro Cosentino. Un alleggerimento che considero doveroso. Dobbiamo sgravare la gente dal peso del vivere, invece che dare pane e brioches. Questa volta, mi sono sgravato anch'io. E poi, la musica leggera ha questo di bello, che in tre minuti si può dire quanto in un libro di 400 pagine o in un'opera completa a teatro.Dà la voce all'aereo DC-9 Itavia nell'opera Ultimo volo di Pippo Pollina sulla strage di Ustica.  La canzone della galassia, cantata assieme al gruppo sardo-inglese Mab.  Torna ad esibirsi in un pub di Catania, assieme al S. Fazio e S. Cantarella. Finita l'esibizione alla presenza di Pippo Russo e F. Battiato, seguì il concerto delle Lilies on Mars, band formata da due ex componenti del gruppo MAB (Masia e Cristofalo), band che si era esibita con Battiato in Il vuoto.  Di passaggio (L'imboscata) recita: La stessa cosa sono il vivente e il morto, lo sveglio e il dormiente, il giovane e il vecchio: questi infatti mutando son quelli e quelli mutando son questi. Interviene in Shakleton, da Gommalacca. In Invito al viaggio (da Fleurs) recita: «Ti invito al viaggio in quel paese che ti somiglia tanto. I soli languidi dei suoi cieli annebbiati hanno per il mio spirito l'incanto dei tuoi occhi quando brillano offuscati. Laggiù, tutto è ordine e bellezza, calma e voluttà; il mondo s'addormenta in una calda luce di giacinto e d'oro; dormono pigramente i vascelli vagabondi, arrivati da ogni confine per soddisfare i tuoi desideri. I fiori del male. Corpi in movimento, Campi magnetici, recita. Se io, come miei punti, penso quali si vogliano sistemi di cose, per esempio, il sistema: amore, legge, spazzacamino e poi non faccio altro che assumere tutti i miei assiomi come relazioni tra tali cose, allora le mie proposizioni, per esempio, il teorema di Pitagora, valgono anche per queste cose. D. Hilbert, Lettera a Frege. Partecipa a quasi tutti i tour di F. Battiato:  Recita versi in latino sul brano di Battiato  Canzone chimica: «Bacterium flourescens liquefaciens, Bacterium histolyticum, Bacterium mesentericum, Bacterium sporagenes, Bacterium putrificus.  Esegue una nuova versione con il testo riadattato in chiave filosofica. Accetta il consiglio. Canta due brevi strofe dei suoi versi nella canzone La porta dello spavento supremo, Dieci stratagemmi di Battiato. Quello che c'è ciò che verrà ciò che siamo stati e comunque andrà tutto si dissolverà Sulle scogliere fissavo il mare che biancheggiava nell'oscurità tutto si dissolverà. La porta dello spavento supremo. Il sogno; “Teoria della canzone, Milano, Bompiani, Frammenti di una biografia per versi e voce), Bompiani, Milano, Poesie, A. Contiero, Reggio Emilia, La Pietra Infinita, Segrete (AContiero, Reggio Emilia, La Pietra Infinita, Opus postumissimum; Firenze, Giubbe Rosse, Dolore e poesia (Contiero, Reggio Emilia, La Pietra Infinita,  Contro la musica. (Sull'ethos dell'ascolto) e Dialogo sul comunismo), Quaternario. Racconto parigino” (Valverde, Girasole); “Frammenti di una biografia” (Milano, Bompiani); “La consolazione, L'impiegato di filosofia” (Reggio Emilia, La Pietra Infinita); “Nell'anno della pecora di ferro” (Valverde, Girasole); Marcisce anche il pensiero. Frammenti di un poema, Opus postumissimum” (Milano, Bompiani); “Teoria della canzone” (Milano, Bompiani); Variazioni e capricci morali” Milano, Bompiani,  Dal ciclo della vita” (Valverde, Girasole); Devozione allo spazio in Giuseppe Raciti, Dello spazio, Catania, CUECM, Sciascia e le aporie del fare in Sciascia. Scrittura e verità, Palermo, Flaccovio, Carpe veritatem, La filosofia delle università” (Milano, Adelphi); “Empedocle o della fine del ciclo cosmico” in A. Grado, Grandi siciliani. Tre millenni di civiltà” (Catania, Maimone); “Gentile o del pensare” in A. Grado, “Grandi siciliani. Tre millenni di civiltà(Catania, Maimone); Post scriptum in P. Barcellona, Lo spazio della politica. Tecnica e democrazia” (Roma, Riuniti); “Un discorso coerente sui rapporti tra Dio e il mondo” (Catania, De Martinis); “La filosofia dell'autorità” (Catania, De Martinis); quarta di copertina prefazione in A. Scandurra, Trigonometria di ragni, Milano, All'Insegna del Pesce d'Oro, La malattia dello spazio in Insulæ. L'arte dell'esilio, Genova, Costa &amp; Nolan, “Vanini e l'empietà” Vanini, “Confutazione delle religioni” (Catania, De Martinis); “Breve introduzione in Giuseppe Tornatore, Una pura formalità, Catania, De Martinis, Piccola glossa al “Trattato della concupiscenza” in Bossuet, Trattato della concupiscenza, Catania, De Martinis, Klaus Ulrich Leistikov, Mantrana. Un gioco, Catania, De Martinis); “Gentile e il tedio del pensare in Giovanni Gentile, L'atto del pensare come atto puro” (Catania, De Martinis); Manlio Sgalambro, Il bene non può fondarsi su un Dio omicida in C. Martini U. Eco, In cosa crede chi non crede?, Roma, Liberal, Sciascia e le aporie del fare in L. Sciascia. La memoria, il futuro, M. Collura, Milano, Bompiani, T. Ottonieri, Elegia sanremese, Milano, Bompiani, La morale di un cavallo in O. Cappellani, La morale del cavallo, Scordia, Nadir, PM. Cosentino, I sistemi morali, Catania, Boemi, postfazione in Domenico Trischitta. Il miraggio in celluloide, Catania, Boemi, Piccole note in margine a Salvo Basso in S. Basso, Dui, Catania, Prova d'Autore, Il fabbricante di chiavi L. Ingaliso, Nell'antro del filosofo. Dialogo, Catania, Prova d'Autore, postfazione in Alessandro Pumo, Il destino del corpo. L'uomo e le nuove frontiere della scienza medica, Palermo, Nuova Ipsa, Sodalizio in Franco Battiato. L'alba dentro l'imbrunire (allegato a F. Battiato. Parole e canzoni), Vincenzo Mollica, Torino, Einaudi, Del vecchio in Riccardo MondoLuigi Turinese, Caro Hillman. Venticinque scambi epistolariTorino, Bollati Boringhieri, I malnati, Porretta Terme, I Quaderni del Battello Ebbro, seconda di copertina, Lettera a un giovane poeta in Luca Farruggio, Bugie estatiche, Roma, Il Filo, prefazione in Toni Contiero, Reggio Emilia, Aliberti, Teoria della Sicilia in Guido Guidi Guerrera, Battiato. Baiso, Verdechiaro, M. Falzone, F. Battiato. La Sicilia che profuma d'oriente, Palermo, Flaccovio, Una nota in F.  Battiato, In fondo sono contento di aver fatto la mia conoscenza (allegato a Niente è come sembra), Milano, Bompiani, L’ethos della musica in Bruno Monsaingeon, Incontro con Nadia Boulanger, Palermo, rue Ballu, prefazione in Arnold de Vos, Il giardino persiano, Fanna (PN), Samuele, Manlio Sgalambro, prefazione in Angelo Scandurra, Quadreria dei poeti passanti, Milano, Bompiani, seconda di copertina Sull'idea di nazione in Catania. Non vi sarà facile, si può fare, lo facciamo. La città, le regole, la cultura, Catania, ANCE, Dicerie in F. Battiato, Auguri don Gesualdo, Milano, Bompiani, postfazione in C. Guarrera, Occhi aperti spalancati, Messina, Mesogea, Di un fantasma e di mari, Catania, Prova d'Autore, Nota in Georges Bataille, W.C., A. Contiero, Massa, Transeuropa, Massa, prefazione in Giampaolo Bellucci, Un grappolo di rose appese al sole, Villafranca Lunigiana, Cicorivolta, prefazione in Pourparler, Catania, Prova d'Autore, Apologia del teologo in F. Presutti, “Deleuze e Sgalambro: dell'espressione avversa” (Catania, Prova d'Autore); Riflessione in M. Scuriatti, Mico è tornato coi baffi, Milano, Bietti, Presentazione in A. Rotoletti, Circoli di conversazione a Biancavilla, Modugno, Arti Grafiche Favia, Il senso della bellezza in F. Battiato, Jonia me genuit. Discografia leggera, discografia classica, filmografia, pittura, Firenze, Della Bezuga, Moralità plutarchee in Domenico Trischitta, Catania, Il Garufi, La città dei morti in Luigi Spina, Monumentale. Un viaggio fotografico all'interno del gran camposanto di Messina, Milano, Electa, prefazione in Ghesia Bellavia, Fermo immagine, Catania, Il Garufi, Sulla mia morte in F. Battiato, Attraversando il bardo. Sguardi sull'aldilà, Milano, Bompiani); Fun club, Milano, Sony,Sony, feat. Mab, La canzone della galassia, Milano, Sony, L'ombrello e la macchina da cucire, Breve invito a rinviare il suicidio, Piccolo pub, Fornicazione, Gesualdo da Venosa, Moto browniano, Tao, Un vecchio cameriere, L'esistenza di Dio) in F. Battiato, L'ombrello e la macchina da cucire, Milano, EMI, Di passaggio, Strani giorni, La cura, Amata solitudine, Splendide previsioni, Ecco com'è che va il mondo, Memorie di Giulia, e Di passaggio in F. Battiato, L'imboscata, Milano, Polygram,  voce (Canzone chimica) in Franco Battiato, L'imboscata live tour (registrazione video di un concerto), Milano, Polygram, Emma Bovary in Patty Pravo, Notti, guai e libertà, Milano, Sony, Casta diva, Il ballo del potere, La preda, Il mantello e la spiga, È stato molto bello, Quello che fu, Vite parallele, Shackleton in F. Battiato, Gommalacca, Milano, Polygram, Medievale, Invito al viaggio in F. Battiato, Fleurs. Esempi affini di scritture e simili, Milano, Universal, La quiete dopo un addio, Personalità empirica, Il cammino interminabile, Lontananze d'azzurro, Sarcofagia, Scherzo in minore, Il potere del canto, Personalità empirica in F. Battiato, Ferro battuto, Milano, Sony, Invasione di campo in  Invasioni, Come un sigillo in F. Battiato, Fleurs, Milano, Sony, Non dimenticar le mie parole in F. Battiato, Perduto amor, Milano, Sony, voce (Shackleton, Accetta il consiglio) in F. Battiato, Milano, Sony, Tra sesso e castità, Le aquile non volano a stormi, Ermeneutica, Fortezza Bastiani, Odore di polvere da sparo, Conforto alla vita, 23 coppie di cromosomi, Apparenza e realtà, La porta dello spavento supremo)  in F.Battiato, Dieci stratagemmi. Attraversare il mare per ingannare il cielo, Milano, Sony, in Un soffio al cuore di natura elettrica (registrazione audio e video di un concerto), Milano, Sony, Il vuoto, I giorni della monotonia, Aspettando l'estate, Niente è come sembra, Tiepido aprile, Io chi sono?, Stati di gioia e dell'adattamento in italiano di Era l'inizio della primavera (da Tolstoj) in F. Battiato, Il vuoto, Milano, Universal,  Il movimento del dare, Milano, Sony, testi (Tutto l'universo obbedisce all'amore, Del suo veloce volo (da Antony Hegarthy, Frankenstein) in F. Battiato, Fleurs 2, Universal, testo (Marie ti amiamo) in Carmen Consoli, Elettra, Milano, Universal, 'U cuntu in F. Battiato, Il tutto è più della somma delle sue parti, Milano, Universal, testo (Non conosco nessun Patrizio!) in Milva, Non conosco nessun Patrizio!, Milano, Universal,  Facciamo finta che sia vero) in Adriano Celentano, Facciamo finta che sia vero, Milano, Universal,  Eri con me) in Alice, Samsara, Arecibo,  tUn irresistibile richiamo, Testamento, Quand'ero giovane, Eri con me, Passacaglia, La polvere del branco, Caliti junku, Aurora, Il serpente, Apriti sesamo) in F. Battiato, Apriti sesamo, Milano, Universal,  Strani giorni, in F. Battiato, Milano, Polygram, Patty Pravo, Emma Bovary, Milano, Sony, F, Battiato, Milano, Polygram, Il ballo del potere, Emma, L'incantesimo in Franco Battiato,Milano, Polygram, Sarcofagia, In trance) in F. Battiato, Milano, Sony, testo in F. Battiato, Il vuoto, Milano, Universal, F. Battiato feat. Carmen Consoli, Tutto l'universo obbedisce all'amore, Milano, Universal,  F. Battiato, Inneres Auge, Milano, Universal, F. Battiato, Passacaglia, Milano, Universal; Il cavaliere dell'intelletto, i Palermo, testi e attore in Martin Kleist, Socrate impazzito Catania) testi e attore in Franco Battiato, Fano, attore in Igor' Fëdorovič Stravinskij, L'histoire du soldat, inedito, (Roma,  libretto e voce (Corpi in movimento, La mer) in Franco Battiato, Campi magnetici. I numeri non si possono amare, Milano, Sony, (Firenze) voce (Volare è un'arte, Negli abissi, Pratica di mare, A tu per tu con il Mig, Verso Bologna, Simulacro) in P. Pollina, Ultimo volo. Orazione civile per Ustica, Bologna, Storie di Note, Bologna) attore Carlo Guarrera, Frammenti per versi e voce, Catania, Battiato, Telesio. Opera in due atti e un epilogo, Milano, Sony,  Cosenza, Martino Alliata in F. Battiato, Perduto amor, Giarre, L'Ottava, nobile senese, in F. Battiato, Musikanten, Giarre, L'Ottava, F. Battiato, “Niente è come sembra” (Milano, Bompiani); Intervento in D. Consoli, La verità sul caso del signor Ciprì e Maresco, Zelig, intervento in F. Battiato, Auguri don Gesualdo, Milano, Bompiani,  intervento in M. Perrotta, Sicilia di sabbia, Movie Factory,  intervento in F. Battiato, Attraversando il bardo. Sguardi sull'aldilà, Milano, Bompiani,  Videoclip attore in Battiato, L'ombrello e la macchina da cucire, attore in Franco Battiato, Di passaggio, attore in Franco Battiato, Strani giorni, attore in Franco Battiato, Shock in my town, attore in Franco Battiato, Running against the grain, attore in F. Battiato, Bist du bei mir, attore in Franco Battiato, Ermeneutica, attore in Battiato, La porta dello spavento supremo, attore in F. Battiato, Il vuoto, attore in Franco Battiato, Inneres Auge, F. Battiato, F. Niso, Comunità dello sguardo (Torino, Giappichelli); L. Ingaliso, “Nell'antro del filosofo” (Catania, Prova d'Autore);  A. Cantello, Uno scherzo mimetico che possa introdurre ad una filosofia, Mas Club, L'ultimo chierico, Messina, Mesogea,  Caro misantropo. Saggi e testimonianze Antonio CarulliFrancesco Iannello, Napoli, La Scuola di Pitagora,  Salvatore Massimo Fazio, Regressione suicida. Dell'abbandono disperato di Emil Cioran, Barrafranca, Bonfirraro,  Breve invito all'opera, Davide Miccione, Caltagirone,  Lettere da Qalat,  A. Carulli, Introduzione a Sgalambro, Genova, Il Melangolo,  Antonio CarulliPiercarlo Necchi, La piccola verità. Quattro saggi (Milano, Mimesis); S. Zavoli, Le ombre della sera in Di questo passo. Cinquecento domande per capire dove andiamo, Torino, Nuova ERI, C. Rizzo, De consolatione theologie in M. Iiritano, S. Quinzio. Profezie di un'esistenza, Soveria Mannelli, Rubettino, A. Matteo, il dovere dell'empietà in Della fede dei laici. Il cristianesimo di fronte alla mentalità postmoderna, Soveria Mannelli, Rubettino, S. Lanuzza, Il filosofo insulare in Erranze in Sicilia” (Napoli, Guida); P. Aprile, Giù al sud. Perché i terroni salveranno l'Italia, Segrate, Piemme, Marco Risadelli,A. Nizza, Polisofia, Roma, Nuova Cultura, Per la critica della notte. Saggio sul Tramonto dell’Occidente (Milano, Mimesis); E. Arosio, Ora, il mondo in L'Espresso, S. Lanuzza, Il pensiero ipocondriaco in Il Ponte, Gerd Bergfleth, Finis mundi, A. Corda, filosofo irregolare in Arenaria, G. Raciti, Maestro cattivo per elezione in Ideazione, F. Raffaele, Intorno alla creatività filosofica. A colloquio con in Parolalibera, F. Nisio, l'unico che canta. Mille sguardi, II in Democrazia e diritto. Guerra e individuo, M. Faletra, Dialogo, Cyberzone F. Presutti,  Il cavaliere dell'intelletto in Freetime. Sicilia,  M. Faletra, La pistola,  in//peppinoimpastato.com/visualizza.asp M. Faletra, L'azzardo del pensiero o il filosofo della crudeltà:Cyberzone Faletra, In ricordo, Artribune, Tesi di laurea S. Fazio, Cioran e Sgalambro: un confront, Catania, BattiatoSgalambro. Tra musica e filosofia, Palermo, L'impossibilità di essere consolati. L'itinerario tragico, Genova, Filmografia G. Cionini, Il consolatore, G. Cionini, M. Faletra, M. Bellone, F. Battiato su Storia della musica  Repubblica, adesso il filosofo diventa crooner  Intervista a Battiato e Sgalambro YouTube  Intervista a Manlio Sgalambro: Il filosofo rock che dà del “lei” a Battiato livesicilia |  l'ultima intervista  "Teoria della canzone", Bompiani, e la prefazione a "La filosofia delle università", Adelphi, il ricordo commosso di Cacciari. Con lui incontro straordinario, Il Fatto Quotidiano. A un tratto ci si accorge di quella cosa che chiamiamo pensare”: Addio a Sgalambro. La sua ultima intervista.  cfr. "De mundo pessimo", "Frammenti di storia dell'empietismo", "Trattato dell'empietà" Adelphi  GAP Speciali. Un viaggio oltre il luogo commune Rai Scuola  Mariacatena De Leo &amp;  Ingaliso, Nell'antro del filosofo: dialogo con Manlio Sgalambro (Prova d'autore È morto Manlio Sgalambro, il filosofo di F. Battiato, radiomusik, F. Battiato choc a Napoli. Sento la fine vicina, meglio cogliere il giorno. Il filosofo che canta il nichilismo  Giovanni Tesio, "In ginocchio davanti", TuttoLibri,  "La conoscenza del peggio", Adelphi  La scrittura aforistica,  LaRecherche  G. Calcagno, Il filosofo è uno spione da La Stampa F. Battistini,  Sciascia addio, non servi più, Corriere della Sera. C. Formenti, Ferrarotti accusa: neoreazionario in “Corriere della Sera”,   Battiato: note per un filosofo (da La Stampa).  Così Sgalambro canta la sua filosofia (da La Stampa dSito ufficiale, su sgalambro.altervista.org. MetaBrainz Foundation. Il filosofo cantante maestro dell'ironia. Sono un uomo felice di stare su quest'Isola, iRepubblica, Incontro in Le conversazioni di Perelandra. Manlio Sgalambro. Sgalambro. Keywords: Telesio, Vanini, Gentile, Ardigo, Croce, Empedocle, Gorgia, Lentini, Rensi, filosofia dell’autorita. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Sgalamabro," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689168583/in/photolist-2mPkhvE-2mKAuZM

 

Grice e Siciliani – la critica della filosofia zoological – filosofia italiana (Galatina). Filosofo. Figlio di un commerciante di pelli. Studia a Otranto, Lecce e Napoli, dalla quale fugge dopo essere stato segnalato alla polizia a causa delle sue simpatie liberali. Si laurea a Pisa sotto lStudiati, stringendo inoltre un proficuo rapporto di collaborazione con Puccinotti, che influsce molto sua filosofia. Sringe rapporti di profonda amicizia con personalità importanti e influenti della cultura, quali: S. Centofanti, F. Pacini, G. Capponi, M. Bufalini e altri.  Seguendo la sua vocazione, orienta i propri studi verso le discipline filosofiche e ottenne la cattedra di Filosofia speculativa e morale nel Regio liceo di Firenze. A Firenze sposa la letterata e filantropa Cesira Pozzolini – il fratello Giorgio Pozzolini combatte nelle maggiori battaglie risorgimentali affiancando Garibaldi e Bixio. Iniziato in massoneria nella loggia fiorentina "La Concordia.” Nominato professore di filosofia a Bologna. Divenne docente ordinario della stessa disciplina sempre nell'Ateneo felsineo. A Bologna tenne anche il secondo corso italiano di sociologia. Qui, inoltre, strinse amicizia con G. Carducci, anch'egli accademico a Bologna ed entra in contatto con Fiorentino e Spaventa. Dirige la Rivista bolognese di scienze, lettere, arti e scuole. Ne abbandonò la direzione per divergenze maturate in seno alla direzine generate, probabilmente, dall'impostazione (eclettica) che Siciliani intende dare alla Rivista e che contrastava con l'indirizzo idealistico voluto da Fiorentino. A Bologna istitue un centro di studi pedagogici, contribuendo all'elevazione della pedagogia al rango di scienza. Convinto assertore della valorizzazione della persona e perciò la sua azione educativa, per giungere alla conquista della libertà e del carattere morale da parte del soggetto da educare, prevedeva l'intervento della famiglia e della società. Altro sua filosofia fondamentale e il principio dell'autodidattica che, pur non escludendo l'azione dell'educatore, mette in primo piano il protagonismo del soggetto da educare. Ricevette onoranze e attestati di stima da parte di molti studiosi europei e americani, mentre in Italia la sua fama fu oscurata da giudizi negativi, espressi anzitutto da Gentile che vede in lui un'espressione benché autonoma del positivism. Di recente è stata rivalutata l'influenza vichiana sul suo pensiero. A lui è dedicata la Biblioteca civica di Galatina, nella quale è conservato il "Fondo Siciliani" la raccolta, cioè, dei libri appartenuti al filosofo. A lui è dedicato anche il Liceo di Lecce. Di formazione giobertiana,  si accosta a Vico già negli anni fiorentini, tentando di inaugurare una filosofia mediana (detta della terza via) che individuasse una sintesi tra opposte e differenti discipline. Dal suo punto di vista, infatti, ogni filosofia contiene del buono e delle esagerazioni. Metodo della filosofia mediana e  dunque, quello di salvare ciò che c'è di buono della filosofia per rigettarne le astrattezze e le esagerazioni.  Con il saggio “Zoologia filosofica” (Napoli) approde nel più ampio dibattito, ricevendo apprezzamenti e pareri favorevoli dai più illustri scienziati internazionali. Nel frattempo approfonde e da il suo contributo speculativo alle nuove discipline che muovano alla ricerca di un'identità epistemologica: la sociologia (“Socialismo, darwinismo e sociologia” (Bologna); “Teorie sociali e socialismo” (Firenze) e la psicologia – “Prolegomeni alla psicogenia” (Bologna). Sanctis confere a Siciliani la presidenza di congressi a Firenze, Venezia, Genova, Milano, e Roma. Queste esperienze lo portano a un approfondimento sempre maggiore della filosofia alla quale contribue a conferire un indirizzo scientifico, positivista e ampiamente laico (v. le sue opere Rivoluzione e pedagogia moderna, La scienza nell'educazione). “Filosofia della scienza” (Firenze); “Il metodo numerico e la statistica” (Firenze); “Della legge storica” (Firenze); “Della libertà ed unità organica della filosofia” (Firenze); “Della fisiologia sperimentale” (Pisa);” “Medicina filosofica”  (Firenze); “I principi metafisici Vico” (Firenze); “Il triumvirato: Alighieri, Galilei e Vico (Firenze); Ai popoli salentini e al gonfalone di Galatina un saluto e un augurio (Firenze); “Il criterio filosofico” (Bologna); Critica del positivismo (Bologna); Le fonti storiche della filosofia positiva in Italia in Galileo (Bologna) Gli hegeliani in Italia (Bologna); La condanna del positivismo (Bologna); Della pedagogia all’educazione in Italia (Bologna); L’educazione (Bologna); Sul rinnovamento della filosofia in Italia (Firenze); “La scienza dell'educazione nelle scuole italiane come antitesi alla pedagogia (Bologna); Dei massimi problemi della pedagogia (Roma); Il sacro secondo i dettami della filosofia(Firenze); L’nsegnamento della pedagogia (Torino); Della pedagogia scientifica (Milano); Rivoluzione e pedagogia moderna (Torino); Storia critica delle teorie sociali (Bologna); Fra vescovi e cardinali (Roma); Rivoluzione e pedagogia (Torino); “L’educazione secondo i principi della sociologia” (Bologna); Rinnovamento e filosofia internazionale (Bologna); La nuova biologia (Milano) Le questioni contemporanee e la libertà morale nell'ordine giuridico (Bologna). G. Calogero,  Enciclopedia Italiana, V. Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Mimesis-Erasmo, Milano-Roma, G. Gentile, Le origini della filosofia contemporanea in Italia. G. Calogero. Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, G. Invitto e N. Paparella, “Rileggere Pietro Siciliani” (Lecce); Capone Galatinesi illustri, Guida Biografica, Galatina, Tor Graf Galatina,  Carteggio familiar, F. Luceri, Centro Studi Salentini, Lecce,  P. Siciliani e Ce. Pozzolini. Filosofia e Letteratura, Convegno/ Galatina/ Treccani L'Enciclopedia italiana, Psicologia filosofica. Pietro Siciliani. Siciliani. Keywords: la psicogenia di Vico, ateneo felsineo, l’unita organica della filosofia, zoologia filosofica, psicogenia, “I principii metafisici di Vico”. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Siciliani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689771009/in/photolist-2mKDA5r-2mGnP2f

 

Grice e Signa --  la ruota di Venere – filosofia italiana (Signa). Filosofo. Insegna retorica (“ars dictaminis”) a Bologna e Padova. Vive ad Ancona, Venezia, Bologna, Padova, e Firenze. Tra i saggi più significativi si ricordano il saggio storico “L’assedio d’Ancona” (Viella, Roma), il “Bon Compagno”; “Rethorica novissima”; “Scacchi e il “Libellus de malo senectutis et senis”, nel quale, con spirito arguto, prende in giro le affermazioni di Cicerone che idealizzavano la vecchiaia”; la “Rota Veneris” (Salerno), un saggio di epistolo-grafia amorosa; “Liber de amicitia”; “Ysagoge Boncompagnus; “Tractatus virtutum”; “Palma Oliva Cedrum Mirra Quinque tabulae salutationum”;  “Bonus Socius e Civis Bononiae. P. Garbini, Roma, Salerno, Gabrielli, Le epistole di Cola di Rienzo e l'epistolografia, Archivio della Società romana di storia patria, Gaudenzi, Sulla cronologia delle opere dei dettatori bolognesi da Buon Compagno a Bene da Lucca, Bullettino dell'Istituto storico italiano, G. Manacorda, Storia della scuola in Italia, Palermo, F.Tateo,  Enciclopedia dantesca,  Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Boncompagno da Signa, su ALCUIN, Ratisbona.  S. Wight: Boncompagno's charter doctrine (Bologna), in: Medieval Diplomatic and the 'ars dictandi', Scrineum. Keywords: “ars dictaminis” – o rettorica --. Bon Compagno da Signa. Signa. Keywords: rota veneris – erotica – ermafrodita – erma: mercurio, afrodita, venere, afrodisiaco. Luigi Speranza, “Grice e Signa” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733693876/in/datetaken/

 

Grice e Simioni – amanti – filosofia italiana (Venezia). Fiosofo. Tra i principali studiosi di Pirandello, inizia la sua attività politica militando nelle file del socialismo. Venne espulso dal partito per indegnità morale. Collabora con l’United States Information Service. Si trasfere a Monaco di iera per approfondire gli studi per poi ritornare a Milano. Leader di un collettivo operai-studenti, mentre lavora alla Mondadori, fonda il collettivo politico metro-politano milanese. Teorizza lo scontro aperto, e si considera il progenitore delle brigate rosse. Insieme a circa settanta persone, tra cui componenti del collettivo ed elementi del dissenso, partecipa al convegno di Chiavari nella sala Marchesani, adiacente la pensione Stella Maris, nel quale un gruppo di partecipanti dichiara la propria adesione ad una visione politica. La data di questo convegno viene da taluni considerata come la data di nascita delle brigate rosse. Altri affermano che la formazionesia nata con il convegno di Pecorile (Reggio Emilia). L'ultima attività, prima di passare alla completa clandestinità, a compe come redattore di "Sinistra proletaria", l'ultimo dei quali riporta in copertina uno sfondo rosso con disegnato al centro un cerchio nero attorniante le sagome di quattordici mitra. Fonda la scuola di lingue Hyperion, la quale secondo alcuni ha la funzione di una vera centrale internazionale. Si afferma che e anche il capo del Super-clan, organizzazione nata da una costola delle brigate rosse. Si insere nella vita cittadina, ricominciando a frequentare gli ambienti progressisti e divenendo vicepresidente della fondazione Abbé Pierre. E proprio quale accompagnatore dell'Abbé Pierre, e ricevuto da  Giovanni Paolo II in udienza privata. Si avvicina al buddhismo tibetano. Si apparta nella campagna di Truinas, nella Drôme, dove gestì un B&B. Craxi, alludendo alla esistenza di un grande delle brigate rosse (l'eminenza grigia ipotizzata da alcuni che dall'estero avrebbe guidato, come un burattinaio, molte delle azioni sul suolo italiano), dichiara che costui poteva essere cercato tra quei personaggi che avevano cominciato a fare politica con noi e poi sono scomparsi, magari sono a Parigi a lavorare per il partito armato, frase che venne da molti ritenuto indicasse come grande proprio lui. L'organizzazione di sinistra extraparlamentare Lotta Continua lo accusa di essere un confidente della polizia e in contatto con i servizi segreti.. Durante la fase iniziale di Mani pulite, e accusato da Larini di essere il grande, accuse respinte da lui che le ritenne parte di un'azione contro Craxi, vista la comune militanza nel socialismo. Hyperion e realmente una scuola di lingue o la stanza di compensazione di diversi servizi segreti?  A. Ferrari, In teleselezione dalla Francia gli ordini ai italiani? Corriere della Sera Entrambi gli edifici sono proprietà della curia  Il convegno di Pecorile in Anni di Piombo. Il nucleo storico delle brigate rosse. E morto il misterioso grande, La Tribuna di Treviso,  S. Fratini, Hyperion: scuola di lingue chiacchierata, -ANSA, repubblica/ cronaca/ 10/27/ news/caso_moro_il_bierre_franceschini_moretti_una_spia_ riduttivo_si_sentiva_lenin. Dalla lotta al buddhismo, in Critica Sociale, Anni di piombo Superclan Hyperion (Parigi) Venezia Anni di piombo. Corrado Simioni. Simioni. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Simioni” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734275929/in/dateposted-public/

 

Grice e Simoni – gl’eretici italiani – gl’acuti – i nobili -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Filosofo. Figlio di Simoni, un mercante di seta, la cui famiglia era originaria di Vagli, in Garfagnana e Polissena, donna di una famiglia originaria di Vimercate. Studia con Bendinelli e Paleario, due umanisti in dore di eresia. Il secondo fine sul rogo a Roma. Legge sostenuto dal padre e dal patrizio veneziano Mocenigo peregrina nei maggiori studi d'Italia: Bologna, Pavia, Ferrara, e Napoli. Si laurea a Padova. Diversi ma tutti autorevoli i suoi professori: da Maggi a Cardano, da Boldoni ad Brasavola. La sua formazione e di stampo aristotelico, come s'insegnava nello studio padovano, con una forte esigenza razionalistica che aveva riflessi nel campo religioso, tale da mettere in dubbio l'immortalità dell'anima e a creare sospetti di eresia tra i professori e gli studenti di quella Università. Con questa preparazione, Simoni fece ritorno a Lucca, dove fu tra i fondatori del Collegio medico, esercitò la professione medica e sembra aver scritto i suoi primi saggi di argomento filosofico. Nall'infanzia del Simoni, Lucca ha vissuto un periodo concitato di aperti conflitti sociali e poi di tentativi di riforme politiche e religiose, portate avanti dal gonfaloniere F.Burlamacchi e dal circolo di intellettuali riuniti intorno a P. Vermigli, priore di San Frediano. Quando ritorna a Lucca, quella fervida attività era già stata spenta dalla reazione cattolica guidata dal vescovo inquisitore Guidiccioni, ma certo quelle idee di Riforma circolano ancora sotterraneamente, e forse lui stesso le aveva già raccolte durante i suoi trascorsi nelle diverse università da lui frequentate.  Sta di fatto che fu chiamato dalle autorità lucchesi a dare spiegazioni sulle proprie opinioni. Per tutta risposta  «non fidandosi troppo delle sue forze», cerca la salvezza con la fuga: munito solo di un cavallo e dei propri risparmi, dopo aver preso commiato dalla famiglia, fugge, accompagnato da un servitore, alla volta di Ginevra. Negli atti ufficiali della Repubblica di Lucca, la sua condanna per eresia risulta formalizzata. A Ginevra, patria del calvinismo, si forma una numerosa colonia di emigrati italiani e tra questi non pochi erano i lucchesi. La comunità italiana era inserita in una propria chiesa e Simoni vi ebbe l'incarico di catechista. Preso a benvolere dall'influente teologo T. Beza, ottenne di insegnare filosofia a Ginevra: un incarico dapprima senza compenso, poi retribuito insieme con la nomina a Professore. Anche il padre Giovanni si stabilì a Ginevra: in quello stesso periodo gli venne aumentato lo stipendio, ottenne un alloggio gratuito e, nell'Accademia fu istituita appositamente per lui la cattedra.  A Ginevrà pubblica i primi saggi. Presso Crespin apparve il suo “In librum Aristotelis de sensuum instrumentis et de his quae sub sensum cadunt commentarius unus” è il commento al “De sensu et sensibilibus” di Aristotele. In esso define la verità filosofica -- una premessa tipica dell'aristotelismo padovanoma poi cerca di dimostrare che la ragione, indagando la natura, può giungere a Dio, rivelando le verità di fede. In tal modo, sostiene che anche ogni questione ha natura razionale e, qualora sorgano contrasti, la ragione è in grado di comporli, indicando la via da seguire per una corretta interpretazione: una conseguenza, seppure non esplicita uonel s commento, della prevalenza della ragione sulla fede, è che il dogma espressione della tradizionale subordinazione della ragione alla fede non ha motivo di esistere. Il suo aristotelismo che poco concede alla teologia si conferma con i successivi commenti all'Etica Nicomachea e al De anima, mentre Simoni condusse una lunga e dura polemica contro il filosofo J. Schegk. Questi, proprio all'opposto del Simoni, usa argomenti tratti dalla  scolastica per dimostrare la realtà della teoria, allora caldeggiata in ambienti luterani, della ubiquità del corpo di Cristo. Simoni risponde con argomenti di carattere fisico dimostrando l'irrealtà di tale assunto. Unn solo corpo fisico non può che occupare, nello stesso tempo, un unico spazio determinato. Anche Cristo, in vita, e soggetto alla legge naturale. Dopo la morte, Cristo mantenne soltanto una natura divina. Non è sostenibile l'idea che Dio possa mutare una legge naturale. Ente perfetto e primo motore immobile come l'aveva delineato Aristotele Dio agisce sulla natura unicamente attraverso la sua perfezione che indirizza al bene gl’esseri naturali.  Il suo carattere collerico e l'alta considerazione che ha di sé lo porta a una lite clamorosa con N. Balbani, un altro lucchese. Durante il matrimonio della figlia di questi, Simoni lo coprì d'insulti, con grave scandalo delle autorità di Ginevra, che fecero imprigionare Simoni e lo espulsero dall'Accademia. A nulla valsero le suoi scuse presentate -- è del resto probabile che la severità del Consiglio e del Concistoro ginevrino e motivata anche dalla freddezza e dallo suo spirito d'indipendenza dimostrato che pure si dichiarava calvinista, in materia di religione. Tuttavia Beza gli mantenne ancora la sua amicizia e lo forne di una lettera di raccomandazione con la quale si dirige alla volta di Parigi.  A Parigi ottenne una buona accoglienza. I calvinisti qui chiamati ugonottierano ancora tollerati e le lusinghiere referenze gli fecero ottenere una cattedra di filosofia al Collège Royal, dove le sue lezioni ottenneno subito un grande concorso di pubblico. Come scrisse al Beza, alle sue lezioni assistevano sei o settecento uomini barbati, dottori, professori, et altri di robba lunga, preti, frati, giesuiti et altra simil razza d'uomini. Si ha congratulazioni di Ramo, che volle incontrarlo e lo chiama “felicissimum et praestantissimum ingenium italicum”, non però quelle del collega Charpentier, che teme che fosse stato mandato da Ginevra per turbare questa scuola. Sapeva che la sua permanenza a Parigi era precaria: «il nome di Ginevra mi nuoce più che il nome di ugonotto», né poteva valere molto la protezione del cardinale Odet de Coligny, passato al calvinismo. Riferiva di aver rifiutato offerte sostanziose da parte cattolica per insegnare in loro collegi, a prezzo di una sua conversione, e di attendersi un prossimo editto che avrebbe affrontato il problema della convivenza tra cattolici e ugonotti.  Un editto effettivamente ci e, emanato da Carlo IX, con il quale si proibiva ai protestanti l'insegnamento pubblico. Così, perduti anche i suoi saggi che gli furono sequestrati, e costretto ad abbandonare la Francia. Si apre un nuovo periodo di difficoltà. Non potendo insegnare a Ginevra, cerca di ottenere un incarico a Zurigo e a Basilea, sollecitando in tal senso altri emigrati italiani come l'editore Perna e l'umanista Curione, ma invano. I sospetti di anti-trinitarismo che gravano sul suo conto, da quando, hfatto ha isita nel carcere di Berna all'«eretico» Valentino Gentile poco prima che questi venisse giustiziato, e il recente scandalo provocato a Ginevra non agevolavano il suo inserimento nelle élite intellettuali delle città svizzere.  Ottenne bensì una raccomandazione dal Bullinger per un posto di insegnante a Heidelberg, ma anche qui rimase poco tempo: la sua amicizia con l'anti-trinitario T. Erastus, il suo aristotelismo senza compromessi dal nulla, nulla si crea, sostenne in una pubblica lezione, cosicché anche Cristo era stato creato da Dio Padre e il suo carattere spigoloso gli alienarono ogni simpatia e dove riprendere la via di Basilea. Ottenne una cattedra straordinaria di filosofia all'Lipsia. Se puo fregiarsi della stima d’Augusto I, non eguale considerazione ottenne dai suoi colleghi, che fecero gruppo a sé e lo isolarono. Non si perse d'animo: molto popolare tra gli studenti per la vivacità delle sue lezioni e lo spirito critico che infondeva negli allievi, fonda, all'interno dell'Università, un'accademia sul modello umanistico italiano, battezzandola degl’acuti. Degl’acuti, entra a far parte un gruppo di suoi studenti. Le discussioni dovevano vertere sulla interpretazione di passi aristotelici. I giovani così raggruppati intorno a lui dettero ben presto dello spirito critico e dell'idea di esser superiori agl’altri, che il vivace professore ha finito per insinuare nei loro animi. Pasquinate anonime contro un professore, e il giorno dopo, un litigio clamoroso tra questo e il Simoni, iniziano una serie di incidenti che ha termine con la soppressione degl’acuti. La soppressione degl’acuti, decisa dal Senato universitario, testimonia i difficili rapporti intercorrenti tra l'Università e lui, che per altro in città era reputato ospite illustre, professionista affermato e ricercato, uomo di mondo e di cultura dalla posizione prestigiosa, che gode della stima e del rispetto dei suoi concittadini, e la cui fama oltrepassa la frontiera del paese che gli dava ospitalità. Infatti, oltre a insegnare filosofia e ad avere allievi anche illustri, come il prìncipe Radziwiłł, esercita la professione medica, vantando clienti di riguardo.  Pubblica il suo saggio filosofico più originale, la “De vera nobilitate”, dedicato ad Augusto I. La vera nobiltà è la virtù dell'anima umana, la quale è intesa aristotelicamente come forma del corpo. La virtù dell'anima è perciò strettamente legata alla particolare costituzione del corpo, trasmessa nell'individuo di generazione in generazione dal seme del padre, che costituisce la causa efficiente del singolo essere. Non per nulla da ‘genere’ deriva ‘generoso’. Se pure non ogni nobile e generoso, chi è generoso è considerato nobile. Le differenze sociali tra gl’uomini e le conformazioni dei loro corpi sono egualmente corrispondenti per necessità naturale. La natura vuole infatti fare diversamente il corpo dei liberi da quelli dei servi. Questi robusti e con deformità necessarie al loro particolare utilizzo. Quelli diritti e belli, perché non desti tali fatiche, ma alla vita civile. L’educazione svolge una funzione per la formazione dell'uomo, ma resta inferiore a quella naturale. Di due giovani, di diversa estrazione sociale ma educati allo stesso modo, il nobile risulta meglio formato, in quanto la natura lo ha costituito di una materia superiore. L'educazione ha lo stesso effetto della medicina. Fa recuperare la propria condizione di salute, ma non può migliorarla oltre il limite fissato dalla natura. Viene da sé che le famiglie nobili d’Italia diano lustro alla nazione italiana, formando l'élite della società civile sotto l'aspetto culturale e politico. Questo avviene nella nazione italiana, di antica civiltà in sostanza. Presso i barbari non può esistere nobiltà. Il barbaro e giustamente detto servo per natura e in quanto servo non porta in lui nessuna virtù, essendo nato per servire sotto una tirannia e non in un regio e civile governo. La virtù dei nobili non possono consistere nell'accumulare ricchezze, ma essa e ugualmente attiva e pratica. E la virtù civili del politico, che si occupa del benessere dei cittadini, quelle del medico, che si occupa della salute degli individui, del fisiologo, che studia la natura e infine del metafisico, che studia le cose divine. Queste ultime, insieme alla virtù della contemplazione, è però meglio riservarle nella vita che ci attende dopo la morte, quando quei problemi saranno facilmente risolti. Queste cose sono irrise dai politici, tra i quali, non tra gli angeli, si discute di nobiltà. Nel frattempo, è opportuno dedicarsi alle cose di questo mondo ed essere utili alla società degl’uomini. Si loda Socrate il quale, trascurate le altre parti della filosofia, coltiva quella sola che era più adatta ai costumi degli uomini e alle istituzioni civili. Che la vera nobiltà si debba esprimere nell'attività pratica e civile è ribadito più volte. La nobiltà spunta fuori dalla società civile, non dalla solitudine e la virtù spirituale, come quelle mostrate dai mistici e dai contemplativi, non e virtù nobile propria dell'essere umano. Questa virtù discende direttamente da Dio e perciò non derivano da generazione spermatica naturale del padre, non sono frutto della carne e del sangue il fondamento della vera nobiltà e non essendo ereditarie non puo essere considerata virtù nobile.  Naturalmente, ai innobili non possono essere affidati incarichi di responsabilità nel governo della società, ma al più solo l'esercizio di magistrature minori. Derivando dal sangue la nobiltà, non si può diventare autenticamente nobili attraverso conferimenti onorifici, anche se concessi da un sovrano mentre, al contrario, un autentico nobile non può essere privato della fama e dell'onore, perché in lui opera sempre quella forza e quell'efficacia naturale ricevuta dai suoi antenati. Dopo questa applicazione dei principi aristotelici al vivere civile e al governo dello Stato, che deve essere affidato a chi per natura fa parte degl’ottimati, si dedica a trattare temi propriamente medici. Appare a Lipsia il suo “De partibus animalium” ove descrive la conformazione del feto, la “De vera ac indubitata ratione continuationis, intermittentiae, periodorum febrium humoralium”; l'”Artificiosa curandae pestis methodus” ; la “Synopsis brevissima novae theoriae de humoralium febrium natura” -- temi di drammatica attualità, a Lipsia, investita da un'epidemia di peste. Ottene il permesso di esercitare la professione medica all'interno dell'Università, pur senza ottenere, oltre quella straordinaria di filosofia, anche una cattedra di medicina. Presenta ad Augusto I una proposta di riforma universitaria. S'indica la necessità di una maggiore cura nell'assunzione dei professori, che dovevano dimostrare non solo di possedere la necessaria scienza, ma anche capacità didattiche. Dovevano anche essere obbligati a tenere un maggior numero di lezioni s'imponevano multe ai professori inadempienti mentre la durata dell'anno accademico veniva prolungata.  Particolare cura dedica all'insegnamento. Dovevano tenere lezioni cinque professori, tra i quali un chirurgo che avrebbe tenuto esercitazioni di anatomia e fatto dimostrazioni pratiche di cura delle diverse affezioni. La qualità dell'insegnamento teorico anda migliorata. Ritene che corressero troppe affermazioni dogmatiche, che sarebbero dovute essere verificate dalla pratica e dal rigore della dimostrazione dialettica. A questo proposito opina che avrebbe giovato un'accurata conoscenza delle opere di Aristotele. Non mancavano poi critiche severe sull'attuale andamento dell'Lipsia. I rettori erano scelti grazie alle loro aderenze, si promuovevano studenti immeritevoli, vi era scarsa pulizia, la farmacia universitaria era mal tenuta. Tali proposte e simili critiche non potevano che alimentare ancor più l'ostilità dei colleghi. Egli non sembrava preoccuparsene: la stima dell'Elettore Augusto si manteneva immutata, se lo fece nominare Professore di filosofia e lo promosse a suo primo medico personale. Avvenne tuttavia che, su sollecitazione della chiesa luterana, la quale aveva preparato una confessione di fede che in particolare tutti funzionari e gli impiegati, a vario titolo, dello Stato avrebbero dovuto firmare, l'Elettore pretese tale sottoscrizione anche dal professor Simoni, ottenendone un netto rifiuto.  Racconta lo stesso Simoni che, avendo «rifiutato costantemente di sottoscrivere quella che i teologi sassoni denominarono Formula di Concordia, il Principe Elettore rivolse il suo sdegno contro di me». Al che il Simoni «decise di andarsene e, nonostante l'Elettore cercasse d'impedirlo, diede l'ultimo saluto a quelle popolazioni. Si trasferì a Praga, dove venne assunto quale medico personale di Rodolfo II. Tale incarico e il carattere cattolico dell'Impero di cui era ora suddito rendeva necessario un chiarimento sulle sue posizioni religiose, poiché era nota la rottura avvenuta a Ginevra con i calvinisti e a Lipsia con i luterani. Simoni si adeguò facilmente alla nuova situazione e abiura pubblicamente le passate convinzioni, ritrattò quanto nei suoi scritti poteva esservi di eretico e abbraccia formalmente il cattolicesimo. Si tratta di una scelta di convenienza, seppure comprensibile nel clima torbido delle persecuzioni e dell'intolleranza. Lo scrisse lui stesso all'amico N. Selnecker, un teologo luterano. Confesso di aver abiurato, anche se non avrei voluto farlo neppure a costo del mio sangue. Di tale mio atto altri comunque sono i responsabili. In nessun altro modo avrei potuto infatti salvare la mia vita, quella di mia moglie e dei miei figli che speravo di poter condurre con me»la moglie morì poco dopo e i tre figli rimasero affidati a Lipsia al nonno materno«io, un italiano perseguitato a causa della religione luterana, dichiarato nemico della patria, esposto per decreto del Senato all'agguato di sicari. E ricordò la sorte di chi non si era piegato a compromessi. I che vidi con questi occhi il Paleologo, esule per causa di religione, condotto su richiesta del legato pontificio dalla Moravia a Vienna, e di qui trascinato in catene a Roma (si sente dire che ormai è stato crudelmente arso sul rogo), io che ero circondato da ogni parte da infinite difficoltà e pericoli di ogni genere, che cosa avrei dovuto fare? Questa lettera non venne agli occhi dei gesuiti, che vantarono il successo ottenuto con la presunta conversione del medico famoso, il quale avrebbe promessoa dir lorodi collaborare nella lotta agli eretici. La loro soddisfazione non dovette però durare a lungo, o forse essi stessi credettero poco alla conversione del Simoni, se lo storico gesuita Sacchini  poteva qualificarlo di «miserabile uomo che in disprezzo di ogni religione sprofondò nell'empietà», mentre tra i protestanti Beza, alla notizia della sua conversione, commentò di essere sempre stato convinto che l'unico Dio fosse in realtà Aristotele. J. Monau, dopo aver ricordato i suoi continui trascorsi da cattolico si è fatto calvinista, da calvinista antitrinitario, da antitrinitario luterano, e ora di nuovo papista. lo tratteggia da uomo profano ed empio, come indicano sia i suoi costumi, sia i suoi discorsi, sia tutta la sua vita. Forse egli stesso sente di essere circondato da un clima di diffidenza se non di disprezzo, perché prende la risoluzione di lasciare le terre dell'Impero per trasferirsi in Polonia.  Sembra che sia stato un altro italiano, N. Buccella, medico personale del re Stefamo Báthory, a raccomandarlo come medico della corte di Cracovia. Buccella, di fede anabattista, gode di notevole considerazione, né la sua fama di eretico gli aveva pregiudicato l'esercizio della professione in quella Polonia che era ancora un paese tollerante. Il prestigioso incarico e la fama stessa di cui da tempo godeva gl’apre le porte della migliore società. Riprese a pubblicare alcuni saggi: la “Disputatio de putredine” è una confutazione, sulla scorta di Aristotele, delle teorie d’ Erastus, mentre la “Historia aegritudinis ac mortis magnifici et generosi domini a Niemsta” è una relazione sulla morte di un borgomastro. Sulla malattia di quest'ultimo torna nel “Simonius supplex” insieme con una delle solite polemiche che lo videro ora opporsi al medico di Squarcialupi. Una nuova svolta nella sua  si verifica con la malattia e la morte del re Stefano. Báthory si sente male nel suo castello di Grodno, e nel consulto tenuto dal Buccella e da Simoni emersero serie divergenze. Bucella giudica molto grave le condizioni di Stefano/ Simoni ritenne che non ci fosse nessun pericolo. Due giorni dopo le condizioni del re si aggravarono e i due medici si trovarono d'accordo nell'imporre un salasso al re ma in contrasto sulla dieta. Simoni e favorevole a fargli bere del vino, che Buccella intendeva invece proibire. Nemmeno nella diagnosi si trovarono d'accordo. Per Buccella, il re soffre di asma. Per Simoni, di epilessia. Sopravvenne una nuova grave crisi e il re perse conoscenza. Pur giudicando molto gravi le sue condizioni di salute, Simoni rassicura i circostanti, perché, a suo dire, non c'era ancora pericolo di morte. Appena pronunzia queste parole che il re spira. Lascia il castello e non volle assistere all'autopsia, sostenendo che fosse inutile, poiché l'epilessia “ab infernis partibus ducit originem” e non lascia tracce nel cadavere. Coordinata da Buccella, l'autopsia e effettuata da Zigulitz, che accerta una grave alterazione dei due reni. La ri-cognizione dello scheletro di Báthory conferma che la morte avvenne per de-generazione renale, uremia e calcolosi. Cracovia: chiesa di San Francesco pubblica a sua difesa lo “Stephani primi sanitas, vita medica, aegritudo, mors” che e violentemente contestato dal “De morbo et obitu serenissimi magni Stephani” scritto da Chiakor su ispirazione di Buccella. La polemica prosegue a lungo, coinvolgendo altri amici di Buccella, e degenerando in insulti e attacchi sulle convinzioni filosofiche dei due protagonisti. Contro Simoni, tra gli altri, e indirizzato l'opuscolo “Simonis Simoni lucensis, primum romani, tum calviniani, deinde lutherani, denuo romani, semper autem athei summa religio”. Alla fine, Sigismondo III ri-conferma Buccella nella carica di medico curante, escludendo Simoni da ogni incarico di corte. Da allora, le notizie su lui si fanno scarse. Pur senza avere incarichi ufficiali, mantenne una ricca clientela e godette della considerazione di  Rodolfo, dei principi Radziwiłł, di Pavlowski e dei gesuiti, dai quali si fa ri-ilasciare un salva-condotto per rientrare in Italia e recarsi a Roma. Precauzione necessaria, con i suoi trascorsi: una precauzione maggiore e però quella di rinunciare al viaggio. La sua vita agitata ha così fine a Cracovia, come lo ricordava la lapide posta sulla sua tomba nella chiesa di San Francesco. La data di nascita si deduce dalla lapide sepolcrale, poi andata distrutta in un incendio, posta nella chiesa di San Francesco, a Cracovia, nella quale era scritto che il Simoni «ultimum diem clausit III, aIl testo della lapide è in S. Ciampi, Viaggio in Polonia, Queste notizie biografiche si apprendono da saggio di Simoni, “Scopae, quibus verritur confutation”. Per secoli gli storici discuteno del luogo della sua nascita. M. Verdigi, Simone Simoni, filosofo e medico, C. Madonia, Simone Simoni da Lucca, C. Lucchesini, Come scrive egli stesso: S. Simoni, “Synopsis brevissima” C. Madonia, Simone Simoni da Lucca,  G. Tommasi, “Sommario della storia di Lucca”; A. Pascal, “Da Lucca a Ginevra. Studi sull'emigrazione religiosa lucchese”; A. Fabris, “La filosofia di Simoni” n M. Verdigi, Simone Simoni,  S. Simoni a Teodoro di Beza, in A. Pascal, Da Lucca a Ginevra, e in M. Verdigi, Simone Simoni, cS. Simoni a Teodoro di Beza, in M. Verdigi, Simone Simoni, D. C. Madonia, Simone Simoni,  F. Pierro, La vita errabonda di uno spirito einquieto. Simone Simoni, S. Simoni, Simonius supplex  in C. Madonia, Simone Simoni da Lucca, M. Firpo, Alcuni documenti sulla conversione al cattolicesimo dell'eretico lucchese. Il paleo-logo e decapitato in carcere  e il cadavere arso pubblicamente a Roma, nel campo de' fiori. M. Firpo, Alcuni documenti sulla conversione al cattolicesimo di un eretico lucchese; F. Sacchini, Historia Societatis Jesu, in M. Verdigi, Simone Simoni, T. di Beza, lettera a R. Gwalther, in A. Pascal, Da Lucca a Ginevra, J. Monau, lettera a J. Crato, in D. Caccamo, “Eretici italiani” Pierro, La vita errabonda di uno spirito inquieto. Simone Simoni, C. Madonia, Simone Simoni da Lucca. Altre saggi: “In librum Aristotelis de sensuum instrumentis et de his quae sub sensum cadunt commentarius unus” (Genevae, Crispinum); “Commentariorum in Ethica Aristotelis ad Nicomachum, liber primus” (Genevae, apud Ioannem Crispinum); “Interpretatio eorum quae continentur in praefatione Simonis Simonij Lucensis, Doct. Med. & Phil. cuidam libello affixa, cuius inscriptio est: Declaratio eorum quae in libello D. D. Iacobi Schegkii, & c.” (Genevae, Crispinum); “Phisiologorum omnium principiis Aristotelis De anima libri tres” (Lipsiae, Võgelin); Antischegkianorum liber unus, in quo ad obiecta Schegkii respondetur, vetera etiam nonnulla, dialectica & phisiologica praesertim, errata eiusdem, male defensa & excusata inculcantur, novaque quam plurima peiora prioribus deteguntur, Basileae, apud Petrum Pernam, Responsum ad elegantissimam illam modestissimamque praephationem Jacobi Schegkii, cui titulum fecit Prodromus antisimonii” “Ad amicum quendam epistola, in qua vere ostenditur, quid causae fuerit, quod responsum illud, quo maledicus, & multis erroribus refertus Iacobi Schegkij doctoris & professoris Tubingensis liber plene refellitur, nondum in lucem prodierit, Parisiis, in vico Jacobaeo; “De vera nobilitate” (Lipsiae, Rhamba); “De partibus animalium, proprie vocatis Solidis, atque obiter de prima foetus conformatione” (Lipsiae, Rhamba); “De vera ac indubitata ratione continuationis, intermittentiae, periodorum febrium humoralium” (Lipsiae, Bervaldi); “Artificiosa curandae pestis methodus, libellis duobus comprehensa” (Lipsiae, Steinmann); “Synopsis brevissima novae theoriae de humoralium frebrium natura, periodis, signis, et curatione, cuius paulo post copiosissima et accuratissima consequentur hypomnemata; annexa eiusdem autoris brevi de humorum differentiis dissertatione. Accessit eiusdem Simonis examen sententiae a Brunone Seidelio latae de iis, quae Jubertus ad axplicandam in paradoxis suis disputavit” (Basilea, Pernam); “Historia aegritudinis ac mortis magnifici et generosi domini a Niemsta” (Cracovia, Lazari); “Disputatio de putredine” (Cracovia, Lazari); “Commentariola medica et phisica ad aliquot scripta cuiusdam Camillomarcelli Squarcialupi nunc medicum agentis in Transilvania” (Vilna, Velicef); “Simonius supplex ad incomparabilem virum, praeclarisque suis facinoribus de universa republica literaria egregie meritum Marcellocamillum quendam Squarcilupum Thuscum Plumbinensem triumphantem”; “Pars  in qua de peripneumoniae nothae dignitione curationeque in domino a Niemista, de subiecto febris, de rabie canis, de starnutamento, de infecundis nuptiis agitur” (Cracovia, A. Rodecius); “D. Stephani primi Polonorum regis magnique Lithuaniae ducis vita medica, aegritudo, mors” (Nyssae, Reinheckelii); “Responsum ad epistolam cuiusdam G. Chiakor Ungari, de morte Stephani primi”; “Responsum ad Refutationem scripti de sanitate, victu medico, aegritudine, obitu, D. Stephani Polonorum regis, Olomutii, Scopae, quibus verritur confutatio, quam advocati Nicolai Buccellae Itali chirurgi anabaptistae innumeris mendaciorum, calumniarum, errorumque purgamentis infartam postremo emiserunt, Olomutii, typis F. Milichtaler, Appendix scoparum in N. Buccellam, F. Sacchini, Historiae Societatis Iesu, Antverpiae, Ex officina filiorum Martini Nutii, Sebastiano Ciampi, Viaggio in Polonia, Firenze, presso Giuseppe Galletti, Cesare Lucchesini” (Lucca, tGiusti); G. Tommasi, Sttoria di Lucca” (Firenze, Vieusseaux); A. Pascal, “Da Lucca a Ginevra. Studi sull'emigrazione religiosa lucchese, Rivista storica italiana, D. Cantimori, “Un italiano a Lipsia” Studi Germanici», F. Pierro, La vita errabonda di uno spirito inquieto” (Minerva, Torino); D. Caccamo, “Eretici italiani” (Firenze, Sansoni); M. Firpo, “Alcuni documenti sulla conversione al cattolicesimo dell'eretico lucchese Simoni”, “Annali della Scuola normale superiore di Pisa»,  Madonia, Rinascimento», Firenze, Sansoni, C. Madonia, Il soggiorno in Polonia, in «Studi e ricercheI», Verdigi, Lucca, G. Tiraboschi su Simone Simoni, in Biblioteca Modenese, Modena,  S. Ciampi, Viaggio in Polonia, sC. Lucchesini, Della storia letteraria del Ducato lucchese,  G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca,  su books.google. S. Simoni, Antischegkianorum liber unus, su books.google. S. Simoni, De vera nobilitate, su books.google. S. Simoni, Artificiosa curandae pestis methodus. Simone Simoni. Simoni. Keywords: eretici italiani. Luigi Speranza, “Grice e Simoni” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733807058

 

Grice e Sini – la filosofia del segno – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo. Grice: “I like Sini; especially his “I segni dell’anima,” since this is, in a nutshell, what my philosophy has been all about: the signs of the soul!” Studia a Milano sotto Barié e Paci, con il quale si laurea. Insegna ad Aquila e MilanoMembro per del Collegium Phaenomenologicum di Perugia, della Società Filosofica Italiana e socio dei Lincei, dell'Istituto lombardo di scienze e lettere. Insignito per una sua opera del Premio della Presidenza del Consiglio dello Stato Italiano. Collabora al Corriere della Sera e la Rai. Dirige per Versorio la collana "Pragmata", membro del comitato scientifico del festival La Festa della Filosofia. Premiato da Milano con l'Ambrogino d'oro. Con Grice, tra i primi a segnalare all'attenzione l'importanza della teoria del segno di Peirce. Propone un filone di ricerca sulla convergenza dei percorsi di Peirce e Heidegger sul filo dell'ermeneutica benché la sua formazione didattica fosse di orientamento prevalentemente fenomenologico. La sua proposta teoretica si concentra sul tema della scrittura e sulla centralità dell' abecedario come forma logica della filosofia nella lingua del Lazio. In “Figure dell'enciclopedia filosofica” rende conto della radicalità del gesto istitutivo di Lucrezio e della nascita della filosofia romana in modo da illuminare la genealogia della nostra civiltà e le figure del suo destino. Questo saggio si misura con nodi problematici e profondi della nostra cultura. Si mostra la verità del gesto filosofico di Lucrezio nel tratto tecnologico dell’abecedario che trasforma la relazione al mondo in cosità (de rerum natura). La pratica del concetto, infatti, in-forma il paradigma dell'oggettività (in rerum natura) e traduce la sterminate antichità dell'umano all'interno dell'ambito crono-topico della visione logica elaborata dalla scansione dell’abecedario del mondo con la conseguente nascita del tempo e del sapere storico. All'educazione mitologica dei corpi dei uomini si sostituisce l'educazione dei animi nella ri-mozione delle qualità sensibili della vita vissuta. Prima operazione di ingegneria genetica che comporta sia la nascita del soggetto morale nella paideia del bio-politico (come Nietzsche intuisce) sia il conseguente destino nichilista rivelato dal dis-incanto. Ma l'intreccio, che dalla pre-istoria conduce ai nostri giorni, rinvia al desiderio e all'iscrizione originaria che danza nelle figure del sesso e della morte. La soglia così dischiusa, annunciata dalla verità analogica dell'evento mimato nella generazione, permette il passaggio del movente desiderante nel desiderio di vita eternal. Platone e la logica disgiuntiva hegeliana rappresentano i due poli più rilevanti di questa consapevolezza lancinante. Addirittura, tutta la filosofia platonica è probabilmente da pensare come la domanda più alta e profonda che sia mai stata posta alla sapienza di Dioniso.  E così, dagli ominidi alla società dell'informazione, sul filo delle pratiche che ne circoscrivono le traiettorie, la trama del senso transita al segno disegnando le coordinate del nostro tempo e il predominio della visione scientifica e delle sue figure che dileguano la consistenza dell'inter-soggetivito, profilando nel rituale pubblico del potere finanziario, e nella conseguente imposizione dell'universalità oggettiva, un paradosso costitutivo che nasconde nuove e positive opportunità ancora tutte da scoprire (e attualmente mascherate dalla deleteria mercificazione imperante). Delineando nuove occasioni di senso, le figure dell'enciclopedia invitano a sognare più vero, vale a dire ad abitare la conoscenza filosofica nell'esercizio dell'evento del significato nella concretezza delle sue pratiche. Ethos di una nuova scrittura della soggezione del mortale al desiderio, nell'apertura al transito della vita. Approfondisce la questione del logos (parola, ragione) e della tecnica facendo del primo il fondamento ultimo, della seconda l'essenza. Una posizione di rilievo e in controtendenza all´interno del panorama di questa specifica area della filosofia contemporanea. Altre saggi: “I greci” ((Nuova Accademia di Belle Arti Editrice, Milano), “La funzione della filosofia” (Marsilio, Padova); “La fenomenologia” (Nigri, Milano); “Storia della filosofia” (Morano, Napoli); “Il pragmatismo (Laterza, Roma); “Segno” (Mulino, Bologna); “Passare il segno” (Saggiatore, Milano); “Kinesis. Saggio d'interpretazione (Spirali, Milano)”; “Il Metodo” (Unicopli, Milano); Parola e silenzo” (Marietti, Genova); “Segni dei animi” (Laterza, Bari); “Segno ed immagine” (Spirali, Milano); “Segni dei uomini” (Egea, Milano): “L'espressione e il profondo” (Lanfranchi, Milano)”, Etica della scrittura (Il Saggiatore, Milano, Mimesis, Milano); “Pensare il Progetto” (Tranchida, Milano); “Filosofia teoretica” (Jaca, Milano) Variazioni sul foglio-mondo. Peirce, Wittgenstein, la scrittura” (Hestia, Como), “L'incanto del ritmo” (Tranchida, Milano Filosofia e scrittura (Laterza, Roma); “Scrivere il silenzio: Wittgenstein e il problema del linguaggio” (Egea, Milano); “Teoria e pratica del foglio-mondo (Laterza, Roma-Bari) Gli abiti, le pratiche, i saperi (Jaca Book, Milano) Scrivere il fenomeno: fenomenologia e pratica del sapere (Morano, Napoli) Ragione (Clueb, Bologna) Idoli della conoscenza (Cortina, Milano La libertà, la finanza, la comunicazione (Spirali, Milano) La scrittura e il debito: conflitto tra culture e antropologia” (Jaca, Milano); “Il comico e la vita” (Jaca, Milano); “Figure dell'enciclopedia filosofica. Transito verità” (Jaca, Milano), “L'analogia della parola: filosofia e metafisica;  La mente e il corpo: filosofia e psicologia; Origine del significato: filosofia ed etologia; La virtù politica: filosofia e antropologia; Raccontare il mondo: filosofia e cosmologia; Le arti dinamiche: filosofia e pedagogia  La materia delle cose: filosofia e scienza dei materiali (Cuem, Milano); “La verità e la vita” (Ghibli, Milano) Del viver bene: filosofia ed economia (Cuem, Milano); “Distanza un segno: filosofia e semiotica” (Cuem, Milano); “Il gioco del silenzio
 (Mondadori, Milano); “Il segreto di Alicia” (AlboVersorio, Milano); “Eracle al bivio: semiotica e filosofia” (Bollati Boringhieri, Torino); “Da parte a parte. Apologia del relativo (Ed.  ETS, Pisa) L'uomo, la macchina, l'automa: lavoro e conoscenza tra futuro prossimo e passato remoto (Bollati Boringhieri, Torino) L'Eros dionisiaco (Versorio, Milano); “Figure d'Occidente” (Versorio, Milano); “La nascita di Eros” (Versorio, Milano, ); “Spinoza” (Time, Milano ); E. Redaelli, Il nodo dei nodi. L'esercizio della filosofia” (Ets, Pisa); “Il filosofo e le pratiche. In dialogo con Sini (E.Redaelli,  BrovelliCrippa, Valle,  Redaelli), Milano, CUEM. Vincenzo Comerci, Filosofia e mondo. Il confronto di Sini, Milano, Mimesis.  Cristiano, La filosofia di Sini. Semiotica ed ermeneutica  (Milano, Mimesis) Collana Pragmata, in AlboVersorio, Cfr. Copia archiviata, su unimi).  Logos e techne, tecnologia e filosofia, Sini Noema, Treccani Enciclopedie o Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Nòema la rivista online di filosofia diretta da Rossella Fabbrichesi e Carlo Sini, su riviste.unimi. Archivio Carlo Sini il luogo ove i materiali relativi ai passati corsi universitari del prof. Sini ed altro ancora, su archiviocarlosini. Lectio Magistralis di Carlo Sini su La Différance, Arcoiris TV, Riflessioni sul Senso della Vita. Intervista di Ivo Nardi,  Riflessioni Collana Pragmata, Versorio. Carlo Sini. Sini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701305297/in/photolist-2mPrb68-2mPukhq-2mPpb7N-2mPpwbZ-2mNzeEc-2mMQbzj-2mLKtaD-2mLP6FB-2mLFz5i-2mLQdrQ-2mLP9qE-2mLPa8B-2mLFBT9-2mLLerS-2mLEGPt-2mLLeDF-2mLNg8K-2mLNeAm-2mPu6xB-2mKRfHn-2mKMjs5-2mPsfT9-2mKyErQ-Ng2dT2-28DhAYd-DndBhH-Bq6mau-BvUfSB-FKiWA6-FcebeC-CRAGiK-BpXH8h-CfbuaM-Ckaz7s-CntuMM-CntseF-BUPaNy-q8gsC7-q7XSd8-pQKmoV-m3tK8a

 

Grice e Siracusa – i bagni di Pozzuoli – filosofia siciliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo. Grice: “We know William was from Ockham but we call him Ockham; similarly, Alcaldino was from Siracusa, so we should call him Siracusa!” -- Vissuto vicino alla corte degli Hohenstaufen. Sebbene non vi siano certezze sull'esatto anno di nascita di Alcadino, a parere di un suo biografo, egli sarebbe nato a Siracusa. Suo padre lo manda a studiare a Salerno, presso la celebre scuola medica. Dopo gli studi in lettere, si cimenta in quelli di filosofia, raccogliendo attorno a sé una serie di seguaci. Quindi, in seguito alla conclusione del corso regolare degli studi, e scelto per fare da insegnante filosofia presso la stessa scuola salernitana.  Divenuto uno dei più stimati filosofi della scuola, e chiamato alla corte di Enrico VI , che nel frattempo era entrato in possesso del regno di Sicilia, ed e assunto come filosofo del sovrano. Dopo la morte di Enrico, divenne il filosofo  di lui figlio, Federico II, che lo rese degno di confidenza e apprezzamento. Oltre alle ordinarie attività legate alla prosa filosofica, si occupa anche di poesia. Scrive un saggio in versi sui bagni minerali di Pozzuoli, il “De Balneis Puteolanis”. In questo poema filosofico rimato vengono descritti con precisione il luogo, le qualità e le virtù dei suddetti bagni. Scrive inoltre due opere nelle quali celebrava le gesta di Enrico VI e Federico II.  Altri saggi: “De Balneis Puteolanis”; “De Triumphis Henrici Imperatoris De His Quae a Friderico II Imperatore Praeclare ac Fortifer Gesta Sunt. P. Panvini di S. Caterina Salvatore De Renzi.  P. Panvini di S. Caterina, Biografia degli uomini illustri della Sicilia, Giuseppe Emanuele Ortolani, Tomo I, Napoli, S. De Renzi, “Storia documentata della scuola medica di Salerno” (Napoli). Siracusa. Keywords: i bagni di Pozzuoli. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Siracusa” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733795423/in/datetaken/

 

Grice e Sirenio – libero arbitrio – filosofia italiana – Luigi Speranza (Brescia). Filosofo. Insegna Bologna. “De fato” (Venetiis, Giordano Ziletti). Sirenio. Keywords: libero arbitrio, contingetia, possibilitas, necessitas, ‘secundum philosophorum opinionem” -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sirenio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691552363/in/photolist-2mKNHBr

 

Grice e Solari – iustum/iussum – filosofia italiana – Luigi Speranza (Albino), Filosofo. Frequenta il prestigioso Collegio San Francesco di Lodi retto dai Barnabiti per poi proseguire gli studi a Messina, da dove poi si trasferì presso Torino. Si forma nel Laboratorio di Economia Politica di Martiis, per poi scegliere la filosofia del diritto sotto la guida di Carle. Anche membro di una tra le istituzioni culturali più prestigiose a livello nazionale: l'Accademia Nazionale dei Lincei. Autore di un idealismo sociale e studioso di Pagano, esponente della scuola di filosofia del diritto dell'Torino, dove tenne questa cattedra quando succedette a Carle all’anno in cui fu sostituito da  Bobbio. Ha tra i suoi allievi lo stesso Bobbio, Treves, Scarpelli, Gobetti, Entrèves, Pareyson, Firpo, Colli, Leoni, Einaudi e Goretti.  Per tutta la vita si dedica esclusivamente all'insegnamento universitario, rifiutando qualsiasi incarico pubblico (non diventa nemmeno preside della sua facoltà); le cattedre da lui ricoperte sono state nelle Messina, Cagliari e Torino. Presta il giuramento di fedeltà al fascismo. Saggi: “La scuola del diritto naturale nelle dottrine etico-giuridiche” (Torino, Bocca); “L'idea individuale e l'idea sociale nel diritto privato”; “Lezioni di filosofia del diritto” (A.T.U., Torino); “Filosofia del diritto privato”; “Lezioni di filosofia del diritto”; “Studi storici della filosofia del diritto” (Giappichelli, Torino).  S. Fiori, Il professorie che dice "NO" al Duce, in La Repubblica, Lezioni di filosofia del diritto; G. Carle e G. Solari, raccolte da G. Bruno” (A.T.U., Torino); “Studi storici di filosofia del diritto” (Giappichelli, Torino); “Nella cultura” (FrancoAngeli, Milano); A. Contu, “Questione sarda e filosofia del diritto in Solari” (Giappichelli, Torino); D.  Cugini, “Commemorazione” (Albino); “Agostino, Il problema del diritto e dello Stato nella filosofia del diritto di Hegel (Giappichelli, Torino); L. Firpo, La filosofia politica (Laterza, Bari). Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Gioele Solari. Solari. Keywords: Giorgio Guglielmo Federico Hegel, Spaventa, hegelianismo, iustum/iussum – storia della filosofia del diritto romano – cicerone. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Solari” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733503931/in/datetaken/+

 

Grice e Soleri – funzionalità veritativa dei connettivi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Pagliero di San Damiano Macra). Filosofo. Studia a Milano sotto Olgiati. Insegna a Saluzzo. Saggi: “Il problema metafisico del male” (in “Sapienza”); “Inevitabilità e decisività del problema teologico”; “La proprietà” (S.E.I. Torino); “Telesio, La Scuola, Brescia); “Lucrezio, La Scuola, Brescia); “Antonino” (La Scuola, Brescia); “L'immortalità dell'anima” (S.E.I., Torino); “Economia e morale” (Borla, Torino); “Essere, atto, valore in”; “Il problema del valore” (Morcelliana, Brescia); “Incisività e decisività del problema teologico”, in “Studia Patavina”, “Orizzonte della metafisica”; D. Ettore, “Soleri” (Saluzzo). Soleri. Keywords: Telesio, Lucrezio, Antonino, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Soleri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734127339/in/datetaken/

 

Grice e Somenzi – il naturale, il innaturale, il sovranaturale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Redondesco). Filosofo. Ufficiale meteorologo dell'Aeronautica. Partecipa alla Resistenza, lavora all'ufficio studi dello Stato maggiore. Si divide tra la carriera militare e quella accademica, optando infine per la cattedra di filosofia a Roma. Tra i suoi allievi vi e Cordeschi.  Partendo da un interesse per l'operazionismo, dirige i suoi studi teorici alla cibernetica e fu tra i primi a interessarsi di intelligenza artificiale e a studiare i rapporti mente-cervello e mente-macchina.  Saggi: “La filosofia della scienza” (Milano, Bocca); “La meccanica quantistica” (Milano, Bocca); “L' operazionismo” (Milano, Comunità); “La scienza nel suo sviluppo storico” (Torino, ERI); “Automi” (Torino, Boringhieri); “Tra fisica e filosofia” (Roberto Donolato, Abano Terme, Piovan); “La materia pensante” (Milano, CLUP Città Studi); Fonte: A. Rainone, Enciclopedia Italiana, riferimenti in. Saggi in onore, Roma, Union Printing, antologia e testimonianze, Mantova, Fondazione Banca agricola mantovana, Cibernetica Intelligenza artificiale  A. Rainone, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Un maestro del domandare, di Cd Del Bello, da Giano, sito "Metodologia". Filosofo al servizio della scienza, Corriere della Sera, Archivio storico. Vittorio Somenzi. Somenzi. Keywords: naturale, sovranaturale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Somenzi”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734110694/in/datetaken/

 

Grice e Sordi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Centenaro di Ferriere). Filosofo. Figlio di Agostino e Giovanna Taschieri, si fa religioso nella Compagnia di Gesù e ben quattro dei suoi fratelli seguirono il suo esempio.  Entra nel seminario di Piacenza, dove frequenta le classi ginnasiali. Vince il concorso per l'ammissione al Collegio Alberoni di Piacenza, dove rimase fino al quando fu costretto a lasciare per motivi di salute. Rientrò in seminario e, sotto la guida di V. Buzzetti, approfonde la filosofia d’Aquino la cui filosofia era andata in disuse. S’insegna la filosofia del secolo: Sarti, Soave, Draghetti, Condillac, Wolfe, Storkenau).  Divenne sacerdote ed entrò nella Compagnia di Gesù appena ricostituita, fece il noviziato nella Casa di Sant'Ambrogio a Genova, dove incontrò Azeglio che attraverso i colloqui con il Sordi conobbe e stimò la filosofia di San Tommaso, di cui prima aveva sentito parlare con disprezzo e incominciò a rivedere la sua formazione filosofica.  Divenne insegnante di filosofia nel Collegio di Ferrara e passò a Reggio Emilia come insegnante di logica, metafisica ed etica e con la carica di prefetto della biblioteca civica. A Reggio Emilia si distinse e acquisce stima e fama tanto che il padre Generale della Compagnia Luigi Fortis lo propone al padre Pavani, provinciale d'Italia, come professore di logica nel Collegio Romano. Il Pavani, però prega il padre Generale di desistere dal suo proposito per motivi di opportunità “si leverebbe un gran rumore tra i professori del Collegio Romano tanta è la prevenzione contro il padre Sordi perché tomista.”  Dal 1829 al 1834 venne mandato a Modena, al collegio San Bartolomeo, come professore di logica, metafisica ed etica. Ispirandosi ai rivolgimenti culminati con la cattura di C. Menotti, pubblica “Catechismo delle rivoluzioni”. Stringe amicizia con G. Pecci. Attraverso quest'amicizia puo esercitare il suo influsso anche su suo fratello, Pecci che, divenuto poi Papa, con l'Enciclica Aeterni Patris propone a tutte le scuole cattoliche le dottrine d’Aquino. Inviato a Forlì e poi a Spoleto dove insegna. Nominato Rettore del Collegio di Orvieto. Ritornò a Modena come Rettore; carica che esercitò per tre anni, e poi rimase ancora a Modena come Ministro e Padre Spirituale degli alunni. Rettore del Collegio San Pietro di Piacenza, dove già e stato aperto anche l'AloisianumIstituto di formazione filosofica per giovani gesuiti dell'area Lombardo Veneta. E ancora a Piacenza, quando il Collegio venne preso d'assalto dai rivoluzionari: “Scoppiarono allora alte grida diAbbasso i gesuiti. Morte ai gesuiti. Mortee qui aggiungevano i nomi or dell'uno or dell'altro Padre del collegio.” Così si legge nel racconto di padre Lombardini, testimone oculare degli avvenimenti. J. Roothaan lo chiama a Roma, desideroso di vedere finito un testo di filosofia che doveva realizzare insieme a Carminati. Nominato Preposto della Provincia Romana. Governa quella Provincia con rara prudenza e grande spirito di bontà. Passa al Collegio degli scrittori della Civiltà Cattolica con l'incarico di scrittore e padre spirituale della comunità. Contribuì in questi tre anni al fiorire della rivista componendo con padre Taparelli una serie di articoli. Chiamato all'Aloisianum di Verona come Prefetto degli studi dei giovani religiosi che qui studiavano filosofia. Uno dei più insigni rappresentanti del tomismo, il movimento di rinnovamento della filosofia d’Aquino, che, partito da Piacenza con  V. Buzzetti, si diffuse in tutta l'Italia tramite i fratelli Sordi, alunni dello stesso Buzzetti. I due fratelli, entrati nella Compagnia di Gesù, portarono il rinnovamento tomista, cioè le grandi idee di San Tommaso studiate e sviluppate ai fini di rispondere agli interrogativi più profondi dell'uomo moderno. La sua azione in favore del neotomismo e particolarmente efficace per gli incarichi prestigiosi a lui affidati, per il suo insegnamento presso numerosi Collegi dove i suoi scritti di filosofia, trascritti, venivano usati come testo; inoltre molte delle persone da lui avviate allo studio di San Tommaso sono state i protagonisti del rinnovamento tomista e i diretti collaboratori nella preparazione dell'enciclica "Aeterni Patris" in cui Leone XIII esorta a rimettere in uso la sacra dottrina d’Aquino e a propagarla il più largamente possibile. Il suo fratello, Domenico, diffuse il tomismo nella provincia napoletana, dove opera in varie città (Napoli, Lecce, Maglie, Salerno, Sora, Arpino, Andria). Al Collegio Massimo di Napoli e collaboratore d’Azeglio promuovendo la diffusione della filosofia d’Aquino fra gli alunni, alcuni dei quali furono protagonisti del rinnovamento della cultura cattolica. Fra questi va ricordato Curci fondatore della “Civiltà Cattolica”, che descrive il suo insegnante con dovizia di particolari nelle sue “Memorie” eMatteo Liberatore, cofondatore del periodico “Scienza e Fede”, redattore di “La Civiltà Cattolica” e uno degli estensori dell'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Altre saggi: “Appendice al capitolo XII del Catechismo del senso comune” del Rorbacher L'Amico d'Italia  (Genova); “Theses ex universa Philosophia” (Parma); “Catechismo delle Rivoluzioni” (Modena, Soliani); “Lettere intorno al Nuovo saggio sull'origine delle idee di Serbati” (Modena, Vincenzo Rossi); “I primi elementi del sistema di V. Gioberti dialogizzati tra lui e un lettore dell'opera sua – Bergamo, Natali, Allocuzione di Pio IX con in fine esposizione della materia a modo di catechismo” (Roma, Apostolica); “I misteri di Demofilo” (Torino Castellazzo) e De Gaudenzi, Circolare del R.Provinciale ai Superiori della Provincia Romana –Roma, Civ. Cattolica. De studio Theologiae in nostra societate –Roma, Civ. Cattolica,  Recensione all'opuscolo di Giacomo Oddo “l'Indipendenza, il Cattolicesimo e l'Italia, MilanoRoma, Civ, Cattolica La libertà al tribunale della ragioneRoma, Civ. Cattolica. Se per essere indipendenti abbisogna che il Papa abbia il potere temporale. Di un sacerdote cattolico, Roma Civ. Cattolica. Il movimento nazionale, istruzione popolare in occasione di un opuscolo pubblicato nell'Umbria da un preteso prete galantuomo Roma Civ. Cattolica, opuscolo di  48 Il Sillabo di S. S. Pio Papa IX esposto in forma di catechismo da lSerafino Sordi della Compagnia di Gesù Verona, Vigentini e Franchini); “Saggio intorno alla dialettica e alla religione di Gioberti (Piacenza, Tedeschi); “Una proposta al Clero Italiano”; “Ragionamenti sul Gesuita Moderno” (Torino, Castellazzo e De Gaudenzi); “La scomunica: Nel Messaggero di Modena, Lettera sull'Austria, Bergamo, Dottrine di S. Alfonso dei Liquori difese contro le impugnazioni di Rosmini Monza. “Ontologia” (Dezza); “Theologia naturalis” (Dezza); “Manuale di logica” (Pesce). Opere inedite riportate da Dezza in Alle origini del Neotomismo”: “Ethica generalis et specialis”; “Psicologia”; “Sull'origine delle idee”; “Sulla materia e sulla forma”; “Sull'evidenza”; “Intorno alla filosofia a noi prescritta da S. Ignazio”; “Esortazioni al clero (presso don Ballerini PC). Alle origini del Neotomismo, Dezza, I neotomisti; E. Silva, Ferriere, cenni storici, R. Comandini, “Nuovi contributi alla conoscenza di V. Buzzetti e dei discepoli cresciuti alla sua scuola -- saggio sulla rinascita del Tomismo”; Dezza, I neotomisti italiani”; Dezza, “ Alle origini del Neotomismo, Breve storia della Provincia veneta della Compagnia di Gesù dalle sue origini fino ai giorni nostril; “La chiesa di S. Pietro in Piacenza Studi per il IV cent. dalla fond. TEP; Breve storia della Provincia Veneta della Compagnia di Gesù dalle sue origini fino ai giorni nostri A. M. D. G C. Cenacchi, Tomismo e Neotomismo a FerraraLiber. Edit. Vaticana La Civiltà Cattolica, R. Comandini, Nuovi contributi alla conoscenza del canonico Vincenzo Buzzetti e dei discepoli cresciuti alla sua scuola Saggio sulla rinascita del Tomismo Libr. Edit. Vaticana, F. Cordani, Una grande cultura piacentina dimenticata, PC Ed. Berti C. M. Curci, Memorie di Curci, G. Barbera Editore, FI C. M. Cornoldi, Memorie Autobiografiche (Archivio Aloisianum) F. Dante, Storia della Civiltà Ed. Studium Roma.Dezza, A MI.Dezza, I neo-tomisti italiani del XIX secolo, Bocca ed. MI.  La chiesa di S. Pietro in Piacenza Studi per il IV cent. dalla fond. TEP); Giarelli, Storia di Piacenza dalle origini ai nostri giorni,  II Ed. Porta PC L. Ferrari, I fratelli Sordi e il Neotomismo in Italia in il filosofo canonico V. Buzzetti nel centenario della morte, PC G. Martina, La Chiesa nell'età dell'assolutismo, del liberismo, del totalitarismo, Morcelliana BS. U. Padovani, “Importanza della critica filosofica di S. Sordi a V. Gilbert” (“Riv. Di Filosofia Neoscolastica, MI ed. Vita e Pensiero A. Monti, "La Compagnia di Gesù nel territorio della Provincia Torinese, Chieri); Giovanni Paolo II, enciclica Fides et Ratio; S. Panareo, L'istruzione in terra d'Otranto sotto i Borboni, B. Perazzoli, Studi sul Rosminianesimo nell'Ottocento, Ed. Rosminiane Sodalitas, L. Pozzi, S: Sordi filosofo neotomista, Studia Patavina Riv. Di Filos.e Teologia.  V. Rolandetti, Da Buzzetti all'Aeterni Patris Conv. Intern. Tomistico (Trento); V. Rolandetti, Buzzetti teologo, Libr. Ed. Vat. E. Silva, Ferriere, cenni storici, UTEP, PC, D. Sordi, Pochi e brevi cenni sulla vita menata nel secolo da P.S.Sordi, man. Inedito G. Sordi, Il contributo dei gesuiti piacentini Serafino e Domenico Sordi alla diffusione del neo-tomismo nella cultura, PC altervista.org G. Tononi, Condizioni della Chiesa nei ducati parmensi. M. Volpe, I Gesuiti nel Napoletano  Aeterni Patris Aloisianum Carlo Maria Curci Collegio Alberoni Compagnia di Gesù Jan Roothaan La Civiltà Cattolica L. Taparelli d'Azeglio Matteo Liberatore Neotomismo  Sordi, su Treccan iEnciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Serafino Sordi. G. Sordi, Il contributo dei gesuiti piacentini Serafino e Domenico Sordi alla diffusione del neotomismo nella cultura cattolica, PC su serafinosordi. altervista. La Civiltà Cattolica Taparelli d'Azeglio e il rinnovamento della Scolastica al Collegio Romano] italia La Civiltà Cattolica; Intorno alle origini del rinnovamento tomistico in Italia” (Taparelli e Sordi). La rinascita del tomismo a Napoli  (parte primaI collaboratori del Taparelli; “Il peripato in azione”; “Il contributo della Compagnia di Gesù alla preparazione dell'enciclica “Aeterni Patris.” Serafino Sordi. Sordi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sordi” – The Swimming-Pool Library.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733431716

 

Grice e Soria – l’opuscolo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sant'Andrea a Lama). Filosofo. Figlio da Enrico e da Maria Elisabetta delle Sedie da Calci, la famiglia paterna risiedeva da tempo a Sant'Ilario in Campo, nell'isola d'Elba. Appartenente alla corrente del sensismo. Insegna a Pisa. Combate il cartesianesimo ed esalta Galilei. Scrive il saggio “Rationalis Philosophiae Institutiones”. Direttore della Biblioteca di Pisa. Pubblica a Pisa la “Raccolta di opuscoli filosofici e filologici.” Il saggio comprende “Dell’immaterialità delle nature intelligenti”; “Della potenza che ha lo spirito umano di determinar se medesimo chiamata libertà”; “Il virtuoso regime del proprio corpo è un bene indispensabile per la felicità della vita” e “Della natural dipendenza della salute corporea dall'Ilarità dello Spirito”; “Della Simpatia” – “Dialogo tra un Cav. Francese, e un Italiano” e l’”Esame del Giudizio di Monsieur Du Fresnoy circa Buonarroti”; “Sulle metamorfosi degl'insetti”; “Degl'influssi celesti”; “Dissertazione Accademica sull'Innesto”; “La teoria de' fosfori, e de' loro divarj.  Allievo di Grandi, segna il passaggio della scuola galileiana verso l'illuminismo. De Soria individual nello sviluppo economico il centro dell'interesse dell'attività politica. È sepolto nella chiesa di Sant'Andrea a Lama, in provincia di Pisa, paese di origine della madre.  Ugo Baldini, De Soria, Giovanni Gualberto, in "Dizionario biografico degli italiani", Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, Soria è attestato anche a Livorno ed è appartenuto a una nota famiglia locale. L.S. Olschki, Firenze). Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Gualberto De Soria. Soria. Keywords: l’opuscolo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Soria” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733483688/in/datetaken/

 

Sorrentino, Andrea. Vico. Bordon, La retorica di Vico.  Andrea SORRENTINO, G. B. V. e le razze mediterr.inee: in Bulletin italien di Bordeaux, a. XVII, n. 2, avril - juin 1917, pp. 96-101. 19. Alberto ScrocCA, G. B. V. e un suo recente critico: in Rassegna nazionale di Firenze, 1-16 agosto e i...

 

Grice e Sorrentino – la persona come paradigma di senso – filosofia italiana (Carbonara di Nola). Flosofo. Tra i massimi esperti italiani di teologia filosofica, ma oltre alle letture di carattere teologico-religioso, è anche ideatore di una filosofia autonoma ed originale. -- è infatti convinto che si debba ricercare una connessione tra le varie forme di sapere, spesso rinchiuse nell'ambito dei propri specialismi e pertanto sterili. Studia a Milano. Si laurea in Filosofia presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II". Consegue la laurea in teologia presso la facoltà teologica "San Luigi" di Napoli. Insegna a Salerno. Sviluppa tematiche come il dibattito sulla religione, inteso nel senso di una problematizzazione e di una tematizzazione del religioso nella società a partire dal tardo Illuminismo. Cerca di inquadrare la filosofia relativa all'etica e alla religione. Da qui parte il tentativo di una tematizzazione filosofica della dimensione simbolica. Il motore della ricerca è il tentativo di giungere ad una forma di connessione dei saperi che possa superare le difficoltà e le incomprensioni del mondo contemporaneo, non solo in ambito filosofico.  Altre saggi: “La teologia della secolarizzazione: chiesa, mondo e storia”; “La filosofia della religione, Ermeneutica e filosofia trascendentale”; “Filosofia ed esperienza religiosa”; “Realtà del senso e universo religioso”; “Per un approccio trascendentale al fenomeno religioso”; “La dottrina della fede”; “Il valore della vita”; “Dialettica”; “Obbedire al tempo”; “L'attesa”; “La dialettica nella cultura romantica”; “Religione e religioni”; “Il prisma della rivelazione”; “Una nozione alla prova di religioni e saperi”; “L'eredità dell'Illuminismo e la critica della religione”; “Diversità e rapporto tra culture”; “Le ragioni del dialogo. Grammatica del rapporto tra le religioni”; “Nichilismo e questione del senso”; “Teologia naturale e teologia filosofica”; “La libertà in discussione”; “Le ragioni del dialogo. Grammatica del rapporto fra le religioni, “La persona come paradigma di senso”; “Dibattito sull'eredità di Mounier”; “La teologia politica in discussione” (Salerno, Giornale di filosofia della religione,. Sergio Sorerntino. Sorrentino. Keywords: la persona come paradigma di senso, H. P. Grice, P. F. Strawson. Luigi Speranza,”Grice e Sorrentino”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733226741/in/photolist-2mPuiXc-2mPkhvE-2mNzeEc-nzsayP-nz4c3s

 

Sorrentino, Vincenzo.

 

Sotione (Roma). Filosofo. Teacher of Seneca. In glossary to Roman philosophers, in “Roman philosophers.”

 

Grice e Sozzini – razionalismo, e moi -- filosofia italiana – (Siena). Socinianism, Nella prima meta del sedicesimo sicolo nacquero in questa casa Lelio e Fausto Sozzini letterati insigni filosofi sommi della liberta di pensiero strenui propugnatori contro il soprannaturale vindice della umana ragione fondarono la celebre scuola Socinian precorrendo di tre secoli le dottrine del modern razionalismo – I liberali senesi ammiratori reverenti questa memoria posero 1879. Fausto. Fausto Sozzini. Lelio Sozzini. Sozzini. Keywords. Refs.: H. P. Grice, “Sozzini, rationalism, and moi”, Luigi Speranza, “Grice e Sozzini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51734101860/in/datetaken/

 

Grice e Spadaro – conversazione coll’angelo – filosofia italiana (Messina), Filosofo. Laureato a Messina, entra subito dopo nel noviziato della Compagnia di Gesù. Insegna lettere a Roma. Riceve l'ordinazione presbiterale e il 24 maggio 2007 pronuncia i voti solenni nella Compagnia di Gesù. Consegue la licenza in Teologia Fondamentale, il diploma in Comunicazioni Sociali, il dottorato di ricerca in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Completa la sua formazione negli Stati Uniti, nella Provincia dei gesuiti di Chicago. Comincia a scrivere per la rivista La Civiltà Cattolica e entra a far parte in maniera stabile della redazione. Si occupa soprattutto di teoria della letteratura e di critica letteraria, in particolare legata ad autori contemporanei italiani (tra questi, Pavese, Bassani, Luzi, Tondelli. Tra le materie che tratta vi sono anche la musica, l'arte contemporanea, il cinema e le nuove tecnologie della comunicazione e il loro impatto sul modo di vivere e pensare (in particolare su, Second Life, sulla lettura digitale, sui vari social networks, sulla filosofia hacker o sulla cyberteologia).  Ha fondato Bomba Carta, un progetto culturale che coordina iniziative di scrittura creativa, produzione video e lettura anche su internet. È curatore della collana di poesia L'Oblò delle edizioni Ancora. Insegna presso il Centro Interdisciplinare di Comunicazione Sociale della Pontificia Università Gregoriana --  è a capo del comitato scientifico "La sfida e l'esperienza" che raccoglie docenti e manager interessati ai temi della spiritualità e dell'innovazione. Viene incaricato di coordinare le attività culturali della Compagnia di Gesù in Italia. -- è il relatore principale al primo evento organizzato dai Gesuiti sulla musica rock nel quale riabilita la dignità musicale (non liturgica) del genere nel suo complesso, limitandone la condanna alla valutazione di rari e singoli casi. Diviene Rettore della Comunità dei gesuiti de La Civiltà Cattolica. -- è annunciata la sua nomina a direttore della rivista.. Nel numero del 1º ottobre  della rivista è apparso il suo articolo di presentazione nella nuova veste di direttore.  La sua attività in Rete è legata, oltre alla presenza nei social network, anche allun sito personale e di due blog: uno dedicato alla CyberTeologia e uno dedicato a Flannery O'Connor. Benedetto XVI lo nomina consultore del Pontificio Consiglio della Cultura e anche consultore del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Riceve a Caserta il prestigioso premio "Le Buone Notizie Civitas Casertana", uno dei più importanti premi di giornalismo italiani, unico nel suo genere a livello internazionale.  Ad agosto  incontra più volte papa Francesco per conto de La Civiltà Cattolica e di altre 15 riviste della Compagnia di Gesù. Il contenuto delle conversazioni è stato pubblicato sotto forma di intervista a settembre  ed ampiamente ripreso dalla stampa internazionale.  Dedicato un articolo all’utopia. L'articolo analizza il significato di  utopia nel contesto culturale italiano, ne analizza la storia, e ne mette in evidenza pregi e limiti.  La sua conclusione è che dalla descrizione e dalle valutazioni compiute comprendiamo bene come  rappresenti un sogno illuminista di descrivere il mondo, che però si scontra con le difficoltà di accreditarsi come compendio di sapere credibile, mantenendo nel contempo anonimato, flessibilità e continua apertura a nuovi collaboratori. Nello stesso tempo questa «utopia» rovescia il sogno dell'enciclopedia tradizionale, intesa come costruzione autorevole, organica e integrata del sapere. Infatti  è come un organismo vivente: cresce (al ritmo del 7% ogni mese), si ammala, è sottoposta a composizioni e scomposizioni interne, ad accrescimenti e riduzioni continue. Ma soprattutto  nasconde un'altra utopia, a suo modo, ambigua. La democrazia assoluta del sapere e la collaborazione delle intelligenze molteplici che dà vita a una sorta di intelligenza collettiva. Questa utopia potrebbe nascondere una nuova forma di torre di Babele, che ha il suo tallone di Achille non solo nell'inaffidabilità, ma anche nel relativismo. Concede un'intervista a Wikinotizie,  Intervista al gesuita 2.0, nella quale commenta l'articolo e spazia sulle tematiche inerenti  e il mondo della rete internet.  Altri saggi: “Tracce profonde. Il viaggio tra il reale e l'immaginario” (Roma, Città Nuova); “Radio on. Tra le colonne sonore  (Napoli, Giannini); “Lo sguardo presente. Una lettura teologica dell’amore” (Rimini, Guaraldi); “Attraversare l'attesa” (Reggio Emilia, Diabasis); “Laboratorio″. La nuova narrativa italiana (Reggio Emilia, Diabasis); “Un'acuta sensazione d'attesa” (Padova, Messaggero di Sant'Antonio); “A che cosa «serve» la letteratura?” Leumann (To)-Roma, Elle Di Ci La Civiltà Cattolica,  Premio Capri per la sezione Letteratura e Premio Crotone sezione Giovane critici italiani); “Lontano dentro se stessi. L'attesa di salvezza” (Milano, Jaca). Connessioni. Nuove forme della cultura al tempo di internet” (Bologna, Pardes); “La grazia della parola. La poesia, Milano, Jaca); Nella melodia della terra” (Milano, Jaca); “Abitare nella possibilità. L'esperienza della letteratura” (Milano, Jaca), “L'altro fuoco. L'esperienza della letteratura” (Milano, Jaca); Alla ricerca del lupo. Genio, tensioni, vanità (Bologna, Pardes); “Nell'ombra accesa. Breviario poetico di Natale (Milano, Ancora); Web 2.0 Reti di relazione, Milano, Paoline,. “Svolta di respiro. Spiritualità della vita” (Milano, Vita & Pensiero). Cyberteologia. Pensare il cristianesimo al tempo della rete, Milano, Vita & Pensiero); “Lasciami correre via, Padova, Messaggero); “Traversate di un credente, Milano, Jaca); “La dodicesima notte (Milano, Ancora); La freschezza più cara. Poesie (Milano, Rizzoli); Canto una vita immense (Milano, Ancora); “Un Dio sempre più grande. Pregare” (Milano, Ancora). obio, su laciviltacattolica. Saggi su "La Civiltà Cattolica", su antoniospadaro.net. Antonio Spadaro, BombaCarta, su bombacarta.com. accesso=16 agosto.  Antonio Spadaro, L'OblòAncora, su ancoralibri. Orazio La Rocca, I gesuiti benedicono il rock: "La musica di Springsteen & Co parla all'anima", Repubblica. cogliere pienamente la sfida digitale. Cyberteologia, Nomina di consultori del Pontificio Consiglio della Cultura, Rinunce e nomine, su Bollettino della Santa Sede, Bollettino della Santa Sede.  Su La Civiltà Cattolica la mia intervista a Papa Francesco, su cyberteologia, Intervista a papa Francesco. Cyberteologia, sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai. Antonio Spadaro. Spadaro. Keywords: conversazione coll’angelo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Spadaro” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733432523/in/datetaken/

 

Grice e Sparti – il riconoscimento – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Insegna a Siena, Pisa, Milano e lBologna. Fonda “Studi culturali. Collabora a "Iride", "Paradigmi", "Rivista di estetica", "Rassegna italiana di sociologia", ed "Intersezioni". Concentra la sua attenzione sull'estetica dell'improvvisazione.  Saggi: “Se un leone potesse parlare. Indagine sul comprendere e lo spiegare” (Firenze, Sansoni); “Sopprimere la lontananza uccide” “Interpretazione” (Firenze, Nuova Italia) “Epistemologia delle scienze sociali” (Roma, Nuova Italia); “Soggetti al tempo. Identità personale fra analisi filosofica e costruzione sociale” (Milano, Feltrinelli); “Identità e coscienza” (Bologna, Mulino); “Wittgenstein politico” (Milano, Feltrinelli); “Epistemologia delle scienze sociali” (Bologna, Mulino); “L'importanza di essere umani: etica del ri-conoscimento” (Milano, Feltrinelli); “Suoni inauditi. L'improvvisazione nel jazz e nella vita quotidiana” (Bologna, Il Mulino); “Musica in nero. Il campo discorsivo del jazz” (Torino, Bollati); “Il corpo sonoro. Oralità e scrittura nel jazz” (Bologna, Il Mulino); “L'identità incompiuta: paradossi dell'improvvisazione musicale” (Bologna, Mulino); “Sul tango. L'improvvisazione intima” (Bologna, Mulino). Davide Sparti. Sparti. Keywords: identita personale, interpretare, improvvisare nella vita. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sparti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733803154/in/photolist-2mPxgim-2mKTjot

 

Grice e Spaventa – l’origine italico dello spirito filosofico – Luigi Speranza (Bomba). Filosofo. Nacque da un'agiata famiglia borghese. Sua madre, Maria Anna Croce, e pro-zia di Croce. Studia a Chieti. Ottenuto l'incarico di docente di matematica, si trasfere a Montecassino. La sua formazione continua a Napoli. Studia i filosofi tedesci in tedesco – Grice: “Which is the right thing to do – and which Ryle, or Strawson, for that matter – are unable to!”  Si avvicina ai circoli liberali e a pensatori come Colecchi e Antonio Tari. Fonda una scuola  di filosofia. Inoltre partecipa alla redazione de “ Il Nazionale”. Dopo l'abrogazione della Costituzione da parte di Ferdinando II, e costretto a lasciare Napoli. Si trasferire prima a Firenze, quindi a Torino. Divenne giornalista scrivendo su Il Progresso, Il Cimento, Il Piemonte, Rivista Contemporanea. Si avvicina al pensiero di Hegel. Polemizza con La Civiltà Cattolica, rifiutando l'idea del sacro come passo necessario per lo sviluppo umano.  In tal modo condivise con altri esuli napoletani gli stessi fermenti patriottici e liberali che avevano nell'idealismo hegeliano il loro motivo ispiratore. In Napoli la filosofia di Hegel penetra nelle menti de' cultori della scienza, i quali mossi come da santo amore si affratellavano e la predicano. Né i sospetti già desti della polizia, né le minacce e le persecuzioni valsero ad infievolire la fede in questi arditi difensori della indipendenza del pensiero. I numerosi studenti raccolti da tutti i punti del Regno nella grande capitale disertano le cattedre, ed accorrevano in folla ad ascoltare la nuova parola. Era un bisogno irresistibile ed universale, che li spinge ad un ignoto e splendido avvenire, all'unità organica dei diversi rami della cognizione umana. I filosofi, partecipavano al general movimento, ed ambivano soprattutto, come gl’antichi italiani, di essere veri filosofi. Chi può ridire la gioia, le speranze, l’entusiasmo di quel tempo? Chi può ridire l’affetto col quale si amano i maestri e gli allievi, e insieme procedeno alla ricerca della verità? E un culto, una religione ideale, nella quale si mostrano degni nepoti dell'infelice Nolano. “Studii sopra la filosofia di Hegel” (Torino) «Rivista Italiana». Insegna a Modena, Bologna e Napoli. Vuole liberare la cultura filosofica italiana dal suo provincialismo, attraverso la diffusione nella penisola dell'idealismo di Hegel. Sostene una politica laica e legata ad un forte senso di un stato unitario, considerato come sorgente dei princìpi e dei valori ispiratori di un armonioso sviluppo di civilita, da cui la comunità dei cittadini devono trarre l'alimento necessario per una crescita ordinata e corretta. Circola l’idealismo, che dimostra il percorso dinamico della filosofia e il suo ritorno in Italia dove ha origine. Riforma la dialettica hegeliana per salvare l'identità di essere e pensiero escludendo ogni presupposto oggettivo esterno al pensare. Recupera l'aspetto pratico nel processo conoscitivo che evita la caduta in un astratto idealismo. La filosofia italiana del Rinascimento, connotata dal naturalismo e dall'immanentismo, ha precorso la filosofia, giungendo attraverso Spinoza agli idealisti tedeschi Fichte, Schelling, Hegel. il ritorno in Italia della filosofia con la terza Roma e  con la riappropriazione dei filoni spiritualistici europei da parte di Rosmini e Gioberti. Mentre per la critica tradizionale la filosofia italiana e caratterizzata dalla sua ininterrotta fedeltà alla linea platonica, Spaventa cerca di dimostrare, con gli studi dedicati al umanesimo rinascimentale che la filosofia, laica e idealistica, generalmente associata alla Riforma in realtà e nata in Italia. Interpreta con chiave di lettura hegeliana questo progressivo passaggio dello spirito filosofico italiano e il suo ritorno, sottolineando la continuità del razionalismo di Cartesio col principio innatistico di Campanella della cognitio abdita, dell'empirismo di Locke con la campanelliana cognitio illata o nozione acquisita, dell'immanentismo Spinoza col panteismo di Bruno, del criticismo con la metafisica della mente di Vico. Poi Galluppi e  Rosmini si sarebbero riappropriati inconsciamente di quello stesso spirito permeato dal kantismo, come Gioberti di quello dell'idealismo. Ripigliare il sacro filo della nostra tradizione filosofica italiana, ravvivare la coscienza del nostro libero pensiero nello studio dei nostri maggiori filosofi, ricercare nelle filosofie delle altre nazioni i germi ricevuti dai primi padri della nostra filosofia italiana e poi ritornati fra noi in forma nuova e più spiegata di sistema, comprendere questa circolazione del pensiero italiano, della quale in gran parte noi avevamo smarrito il sentimento, riconoscere questo ritorno del nostro pensiero a sé stesso nel grande intuito speculativo del nostro ultimo filosofo Hegel, sapere insomma che cosa noi fummo, che cosa siamo e che cosa dobbiamo essere nel movimento della filosofìa, non come membri isolati e scissi dalla vita universale del popolo, nè come avvinti al carro trionfale d'un popolo particolare, ma come nazione libera ed eguale nella comunità universale. Tale, o signori, è stato sempre il desiderio e l'occupazione della mia vita. Prolusione alle lezioni di Storia della filosofia a Bologna (Modena, Tipografia Governativa) Uno dei suoi propositi, giustificato dalla stessa tesi della circolazione della filosofia italiana, e il tentativo di far uscire gli intellettuali italiani dal provincialismo stagnante in cui versavano, apportando loro gli elementi più innovativi del pensiero idealistico d'oltralpe, per dare un fondamento filosofico-culturale al processo rivoluzionario dell'unificazione nazionale. La rivoluzione storica da attuare non e il programma neo-guelfo del primato morale e civile di Gioberti che ripudia in blocco la filosofia moderna, ma anda intesa hegelianamente come sttoria della libertà, nella quale lo spiritualismo non significa un'involuzione, bensì un riallineamento alle nazioni più avanzate. Son molti ancora in Italia i quali tacciano di astratta e oscura la filosofia alemanna e, reputandola contraria alla natura speculativa dell'ingegno italiano, si accontentano di una maniera di sapere che non ha nessuna connessione con la nostra tradizione filosofica -- è un perpetuo oltraggio alla memoria de' nostri sommi ed infelici pensatori, e la principal cagione del decadimento della scienza tra noi. Costoro dimenticano la storia del pensiero italiano, della quale furono gli eroi e martiri i nostri filosofi; non ricordano i roghi di Bruno e di Vanini, la lunga prigionia di Campanella, e l'umile pietra che, nel tempio de' Gerolomini in Napoli, ricopre le ceneri di Vico, luce del nostro mondo intellettuale. Non i nostri filosofi degli ultimi duecento anni, ma Spinoza, Kant, Fichte, Schelling ed Hegel, sono stati i veri discepoli di Bruno, di Vanini, di Campanella, di Vico, ed altri illustri. (Principii di Filosofia). Non si limita a recepire passivamente l'hegelismo, ma da avvio ad una sua profonda revision. Introduce temi originali che cerca di riprendere dalla tradizione autoctona italiana.  In particolare, cerca di rispondere alle critiche di Trendelenburg, il quale non vede come dal primo momento della logica hegeliana, quello dell'essere puro e indeterminato, puo scaturire il divenire dialettico dello spirito, se non tramite un'indebita intromissione dal di fuori. Per dimostrare l'identità dell'essere col spirito, e quindi che l'Idea è intrinseca alla realtà storica, avente come scopo la libertà, sostenne l'esigenza di mentalizzare o kantianizzare» la logica di Hegel, unificando quest'ultima con la fenomenologia, cioè col percorso conoscitivo del singolo individuo umano, che diventa progressivamente auto-cosciente di avere in se stesso, nello proprio spirito, tutta la realtà assoluta logicamente articolata. Riforma così la dialettica hegeliana nell'ottica di Kant e Fichte, ritenendo prevalente l'atto soggettivo (no inter-soggetivo) della coscienza trascendentale rispetto ad ogni presupposto oggettivistico o inter-soggettivistico), valorizzando inoltre il momento finale dello spirito rispetto alle fasi precedenti della logica e della natura, situate fuori dall'auto-coscienza. È lo spirito la protagonista di ogni originaria produzione.  In maniera simile a Fischer, infatti, la deduzione hegeliana, che dalla contrapposizione di essere e nulla faceva scaturire il divenire, venne intesa in senso kantiano e fichtiano dando il primato alla sintesi unificatrice del divenire: è lo spirito, nel suo perenne fluire, che dà luogo all'essere, il quale, originariamente indeterminato e perciò in-concevibile, si rivela un non-essere, essendo posto all'interno dello spirito stesso. Per questo primato assegnato all'atto del concivere, fa da apripista all'idealismo attuale di Gentile. Per contrastare l'avanzata del positivismo che e penetrato in Italia dopo la raggiunta unità nazionale, di fronte all'esaurirsi delle spinte ideali che caratterizzano il Risorgimento, si impegna nella valorizzazione dell'aspetto pratico del processo spirituale, per evitare la caduta in un «stratto idealismo, che non cura né pregia lo sperimento. In particolare riprese da Vico una concezione pratica e storica della metafisica dell'assoluto, intendendo l'auto-coscienza hegeliana (quale Begierde, cioè appetizione») come umanità, ovvero impeto che agisce nel soggetto umano. Analogamente puo sostenere, nel tracciare LA STORIA DELLO SPIRITO ITALIANO che è il soggetto umano a dare concretezza e coscienza di sè al processo storico. La Riforma della modernità che abolisce i vecchi principi della filosofia scolastica si basa per l'appunto sull'immanenza di Dio e sulla capacità della coscienza umana di auto-determinarsi e di accedere direttamente all'Infinito, come enunciano Bruno e Campanella. Il riconoscimento del valore infinito dell'uomo ha ripercussioni anche sulla concezione etico-politica, stimolando studi e interessi sulla filosofia hegeliana del diritto.  Permase una viva concezione etica dello stato italiano, che lo indusse a rinvenire nell'idealismo hegeliano la sintesi tra la corrente post-illuministica, basata sull'arbitrio individuale soggetivo e su una concezione meramente contrattualistica dello Stato, ed il cattolicesimo liberale, fondato viceversa sull'arbitrio divino e sull'aderenza dogmatico-confessionale al principio d'autorità. Il suo liberalismo rigetta l'individualismo o soggetivismo che privilegia l'interesse del singolo portandolo a servirsi dell'organismo universale per i propri fini, distruggendo la società. Allo stato italiano spetta dunque la funzione pedagogica di promuovere gli interessi DI TUTTI, di ogni italiano, tutelando la famiglia, in cui si forma l'individuo o soggeto, e al contempo la società civile.  La famiglia e la società civile hanno la loro verità nello stato. Dove lo stato italiano non è altro che famiglia (lo stato patriarcale italiano), o una istituzione di pubblica sicurezza (polizia italiana), non solo lo stato italiano non è il vero stato, ma né la famiglia né la società civile esistono nella loro vera forma. Lo stato italiano è l'unità del principio della famiglia e del principio della società civile (della naturalità umana e del libero volere, del diritto e della moralità). Non è una semplice associazione fondata mediante il libero arbitrio soggetivo, o il patto inter-soggetivo etc, né una associazione puramente naturale. È tutto ciò insieme. È assoluta soggettività etica dei individui.. Assoluta, perché è sostanza; soggettività, perché è saputa e voluta dagli individui liberamente come la loro stessa essenza etica e universalità. Dove manca tale sapere e volere, lo stato italiano non è libera soggettività, e l'individuo non ha vero valore (individualismo moderno). In altri termini, è la sostanza nazionale, conscia veramente e realmente di se medesima; lo spirito del popolo (come tale, come spirito etico) nella sua vera e perfetta esistenza. Studi sull'etica hegeliana. Poiché il potere stesso dello stato italiano può essere utilizzato da un individuo o da una classe in vista dei suoi interessi di parte, accetta il modello costituzionale, sebbene non privo di conflitti tra particolarità e universalità, nel quale la personalità dello stato italiano e elevata sopra la lotta sociale. Ripudiando l'astratto cosmopolitismo, lo stato italiano va dunque inteso come l'immanenza di dio, dell'universalità dello spirito italiano calato nella concretezza della nazionalità del popolo italiano, tutti uguali, ratelli dell'umana famiglia. È con Spaventa soprattutto che la filosofia in Italia cessa d'essere esercitazione accademica e vacua speculazione, si avvia a diventare organica visione del mondo, da cui derivi e consegua una morale, si avvia cioè a diventare religione laica, dando inizio a quel largo movimento di distacco di intellettuali dalla chiesa cattolica. (G. Arfé, L'hegelismo napoletano e Spaventa, in «Società», Firenze. E uno dei maggiori teorici che si sforzarono dare un un'impronta ideale e spirituale al percorso risorgimentale verso l'unità d'Italia, non limitata all'ambito filosofico, come riconobbero in seguito storici e studiosi del Risorgimento. Con lui e De Sanctis e giunta al culmine quella motivazione politica della nazione italiana che e la caratteristica in forza della quale il movimento sorto a Napoli supera i limiti di un episodio regionale. Da noi, gl’italiani, al contrario che in Inghilterra e in Francia, l'hegelismo non è stato solo una filosofia ma un elemento della vita civile della nazione italiana nel momento culminante del suo Risorgimento. (S. Landucci, L'hegelismo in Italia nell'età del Risorgimento, in «Studi storici», Roma. Influsce profondamente, attraverso la mediazione di Jaja, anche l'idealismo italiano di Gentile, il quale porta a termine il lavoro di kantianizzazione o mentalizzazione di Hegel avviato da lui, trasformando la sua dottrina in un compiuto attualismo o filosofia dell'atto, basata cioè sul perenne dinamismo dell'atto del pensiero. Gentile cura inoltre la pubblicazione della spaventiana prolusione e introduzione alle lezioni di filosofia nella Napoli, ri-nominandola significativamente “La filosofia italiana”, ritenendola un saggio di carattere non solamente storiografico, ma soprattutto fenomenologico, in cui cioè lo spirito della filosofia italiana esprime la sua ritrovata coscienza di sè. Gentile si confronta ampiamente con lui nella propria riforma della dialettica hegeliana, oltre a raccogliere e sistemare alcuni suoi scritti inediti, tra cui un frammento giudicato uno snodo importante verso la genesi del proprio attualismo, contribuendo alla riscoperta e alla rinascita degli studi intorno alla dottrina spaventiana. Anche l'idealista Croce, che dopo la morte dei genitori anda a vivere da Silvio Spaventa, segue le sue lezioni, apprezzandone soprattutto lo spirito profondamente liberale. Altri di suoi scolari, o allievi sono Fiorentino, Maturi, Jaja, Masci, Tocco, Labriola, ed Alfonso. Nuovi studi sono sorti in occasione del bicentenario della nascita di Spaventa e De Sanctis. Altri saggi: “La filosofia di Kant e la sua relazione colla filosofia italiana” (Unione Tipografica, Torino); “Principii di filosofia” (Ghio, Napoli); “Studi sull'etica di Hegel” (Università, Napoli); “La filosofia di Gioberti” (Tasso, Napoli); “Saggi critici di filosofia, politica e religione” (Bruno, Roma); “La dottrina della conoscenza di Bruno” (Università, Napoli); “Principi di etica” (Pierro, Napoli); “La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea” G. Gentile, Laterza, Bari. “Logica e metafisica” G. Gentile, Laterza, Bari. Opere, G. Gentile, raccolte e aggiornate da Italo Cubeddu e Simona Giannantoni, "Classici della Filosofia", Sansoni, Firenze. Opere, saggio introduttivo, prefazioni, note e apparati di Francesco Valagussa, postfazione di Vincenzo Vitiello, Bompiani, Milano. Quattro articoli sulla filosofia tedesca (Kant, Fichte, Schelling, Hegel), Giuseppe Landolfi Petrone, Il Prato,  Edizione critica delle Opere psicologiche inedite D. D'Orsi: Lezioni di antropologia, Psiche e metafisica  Elementi di psicologia speculativa, Sulle psicopatie in generale. Cit. in B. Spaventa, Antologia degli scritti, G. Vacca, Bari, Laterza. Piero Di Giovanni, Giovanni Gentile: la filosofia italiana tra idealismo e anti-idealismo, Angeli, Gentile e Spaventa, su treccani.  Il contributo italiano alla storia del pensiero, su treccani. Nel tempo che gl’ustriaci — ‘i tedeschi’ dicemo generalmente in Italia — dimorano non solo nelle contrade lombarde e venete, ma anche in Toscana, io non ho il coraggio di dire: filosofia tedesca. (nota di B. Spaventa).  Principii di Filosofia, Napoli, Ghio. Le tradizioni filosofiche nell'Italia unita, di G. Rota.  U. Perone, G. Ferretti, C. Ciancio, Storia del pensiero filosofico,  Torino, SEI, Cit. di Giovanni Gentile in Della vita e degli scritti di Spaventa, pScritti filosofici” (Napoli, Morano); Altri saggi: “Sulle psicopatie in generale,  o La legge del più forte, in cui si confrontava tra l'altro col darwinismo.  Studi sull'etica hegeliana, Napoli, Stamperia della R. Università, Il concetto di nazione (nazionalità) segna in lui un superamento della filosofia hegeliana della storia basata sul susseguirsi di popoli-guida (cfr. Carratelli, Storia e civiltà della Campania (Napoli, Electa); “Studii sopra la filosofia di Hegel”; “Unificazione nazionale ed egemonia culturale, G. Vacca (Bari, Laterza); E. Garin, “La fortuna nella filosofia italiana” in  L'opera e l’eredità di Hegel (Bari, Laterza); I. Cubeddu, Da Spaventa a Gentile: Kant e l’idealismo, in "La tradizione kantiana in Italia", Atti del convegno della Società filosofica italiana  (Messina, G.B.M.); La raccolta gentiliana delle sue opere venne riedita e curate da I. Cubeddu e S. Giannantoni, e ri-stampata da F. Valagussa e V. Vitiello. Coscienza nazionale, treccani.  G. Gentile, Bertrando Spaventa (Firenze, Vallecchi); G. Vacca, Politica e filosofia (Bari, Laterza); R. Bartot, L'hegelismo di Spaventa (Firenze, Olschki); I. Cubeddu, Edizioni e studi (Firenze, Sansoni); T. Serra, Etica e politica (Roma, Bulzoni); R. Franchini, Dalla scienza della logica alla logica della scienza” (Napoli, Pironti); E. Garin, “Filosofia e politica” (G. Tognon, Napoli, Bibliopolis); E. Garin, Napoli, Bibliopolis,  L. Gentile, “Coscienza nazionale” (Chieti, Noubs); G. Origo “Perpetuazione e difesa della filosofia italica” (Roma, Bibliosofica); A. Savorelli, Il contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia (Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana); Attualismo Hegelismo Idealismo italiano Idealismo tedesco Treccani. Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario di storia, Dizionario biografico degli italiani,   D. Fusaro, “Spaventa: Il far intendere Hegel all'Italia, vorrebbe dire ri-fare l'Italia”.  Gentile e Spaventa, su treccani. Scritti filosofici. G. Gentile. Gli hegeliani di Napoli e il Risorgimento. Bertrando Spaventa. Spaventa. Keywords: italianita, Englishry, Englishness, English nation, the English, the English tongue, the tongue of the English, the tongue of the Anglians, the English spirit, the English ghost.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Spaventa” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688298272/in/photolist-2mLLZRD-2mLQdrQ-2mLGRht-2mPsfT9-2mPsXiB-2mPsh7f-2mKw3hq-2mPpskp

 

Grice e Spedalieri – dei diritti dell’uomo – filosofia italiana (Bronte). Filosofo. Figlio Vincenzo e da Antonina Dinaro, studia nell'Oratorio di S. Filippo Neri di Bronte e nel seminario di Monreale. Insegna filosofia a Monreale. Alcune sue tesi, considerate eretiche a Palermo, sono invece approvate e stampate a Roma con il titolo di “Propositionum theologicarum specimen”. Trasfere a Roma. Pio VI gli diede il titolo di beneficiato della Basilica Vaticana che comporta una modesta rendita mensilee l'incarica di scrivere la storia del prosciugamento dell'Agro pontino, “De' bonificamenti delle terre pontine”. Contro l'Enciclopedia degli illuministi, usce la sua “Analisi dell'Esame critico sulle prove di Dio”, il “Ragionamento sopra l'arte di governare”, e “Ragionamento sull’influenza del sacro nella società e nella civilita”.  Scrive la “Confutazione della dottrina della caduta dell’impero romano”, contro Gibbon che imputa la caduta all'influenza negativa del sacro. Nel saggio più importante “Dei diritti dell'uomo”, pubblicata a Roma ma, per volontà del papa, con la falsa indicazione di Assisi, si rifece alla concezioni rousseauiane relativamente alla dottrina di un contratto sociale come origine della società. Contesta la tesi di un originario stato di *natura* a cui occorrerebbe tornare, perché soltanto all'interno della società e civilta gl’uomini possono realizzare i suoi bisogni di felicità e di perfezione. Lo stato, a cui è destinato l'uomo dalla natura, è la società e la Civilta. Ciò e dimostrato e vuol dire che gl’uomini non possono rinunziare, generalmente parlando, alla società e a la civilita senza opporsi alla sua propria natura. È parte essenziale della costituzione sociale il principato. Il popolo degl’uomini non ha diritto di disfare il principato. La forma migliore di governo è il principato. Al principe il popolo degl’uomini affida tre facoltà: giudicare, di decretare e di eseguire. Il popolo degl’uomini non può togliergli il principato a suo beneplacito, cioè quando gli pare, per motivi leggieri, senza motivi, perché violerebbe il patto sottoscritto, a meno che il principe non violi la condizione essenziale del contratto stipulato, il “do ut facias”, a meno che il principe non faccia ciò che si era impegnato a fare in cambio della proprietà del principato, ossia, custodire i diritti naturali di ciascuno degl’uomini del popolo, e dirigere tutte le operazioni del principato alla felicità degl’uomini sudditi e cittadini. Questa è la base del contratto. Se invece il principe prendesse a distruggere i diritti naturali di ognuno, a sostituire il capriccio alle leggi, e ad immergere nella miseria i poveri sudditi, il contratto resterebbe sciolto da sé. Lo scioglimento del contratto non significa che il popolo eserciti per proprio conto il governo, ma che debba investirne un altro con auspici migliori. Ma chi deciderà che il contratto stabilito con il principe sia nullo? Intanto, osserva che il contratto siasi sciolto già da sé stesso, si dee legalmente dichiarare. Prima della quale dichiarazione, a niuno è permesso di sottrarsi dall'ubbidienza del principe. E il diritto di far tale dichiarazione non appartiene a verun privato, né alla unione di alcuni, né anco alla moltitudine. Solo un corpo che rappresenti *ogni suddito* può dichiarare lo scioglimento del patto con il principe. Questo vero corpo e formato da ogni magistrato, ogni ordine de' cittadini, ogni persona illuminata, proba, e non soggetta all'impeto del momento. La colta nazione italiana nella costituzione fondamentale, che dà a sé stessa, e che inerisce nel contratto che fa con la persona che vuole innalzare al principato, e che questa giura di mantenere, sempre, forma un corpo o sia un collegio che rappresenta permanetutti ogni cittadino. Laonde basta che la dichiarazione si faccia da questo corpo per esser legale. Qualora il principe resista e voglia mantenere il potere non più riconosciutogli, comportandosi così da tiranno. Il corpo della nazione italiana mai però un singolo cittadino italiano puo legittimamente giungere fino all'estrema soluzione di condannarlo a morte. Si mostra avverso sia al dispotismo illuminato che rifiuta tanto il principio della sovranità del popolo quanto il primato del sacro nel governo dello stato, sia i princìpi laici della rivoluzione. La garanzia di assicurare i diritti fondamentali di ogni uomo italiano è data dalla natura che ha come princìpi essenziali l'amore e la carità verso il prossimo. Polemizza anche contro i giansenisti che accusa di giacobinismo e di spirito sovvertitore dei troni.  Gli rispose con asprezza Tamburini in “Lettere teologico politiche”. Il riconoscimento che la sovranità deriva dal popolo degl’uomini e che questi uomini italiani, attraverso i suoi delegati, possa giungere a rovesciarne il potere, gli procurarono violente critiche e inimicizie da parte dei circoli reazionari e in parte anche moderati, e al saggio, che ha alla sua uscita una notevole diffusione, il divieto di pubblicazione in tutta Italia. Puo nuovamente circolare, anche se in Italia, mutato il clima politico e culturale, venne nuovamente ignorato. L. Geymonat, “Il pensiero filosofico-pedagogico italiano, Filosofi e pedagogisti estranei all'illuminismo in Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico” (Milano, Garzanti); G. Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani: o come che sia aventi relazione all'Italia. Milano: Coi torchi di L. di Giacomo Pirola, N. Nicolini, op. cit..  C. Giurintano, Società e Stato (Palermo). A. Pisanò, “Una teoria comunitaria dei diritti umani: i diritti dell'uomo” (Milano). bronteinsieme Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Melanzio Alcioneo, arcadi. Nicola Spedalieri. Spedalieri. Keywords:gl’arcadii, diritti degl’uomini. Refs.: Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Spadalieri sul contratto conversazionale.” H. P. Grice, “A critique to conversational quasi-contrastualism.” Luigi Speranza, “Grice e Spedalieri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690092790/in/photolist-2mKFeJo

 

Grice e Speranza – implicatura ed implicatura -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Albalonga). Filosofo. Speranza, Ugo -- Speranza, Alessandro -- Speranza, Ettore -- Speranza, Gianni -- Speranza, Paola -- Speranza, Anna-Maria -- Speranza-Ghersi –Ghersi-Speranza, Anna-Maria -- Speranza lui speranza: luigi della --. Italian philosopher, attracted, for some reason, to H. P. Grice. Speranza knows St. John’s very well. He is the author of “Dorothea Oxoniensis.” He is a member of a number of cultivated Anglo-Italian societies, like H. P. Grice’s Playgroup. He is the custodian of Villa Grice, not far from Villa Speranza. He works at the Swimming-Pool Library. Cuisine is one of his hobbiesgrisottoa alla ligure, his specialty. He can be reached via H. P. Grice. Refs.: Luigi Speranza, “Vita ed opinion di Luigi Speranza,” par Luigi Speranza. A. M. Ghersi Speranza -- vide Ghersi-Speranza. Ghersi is a collaborator of Speranza. Grice: “It’s easy enough to list Speranza’s publications.” Speranza, like Mill, was fortunate to belong to a literary familyand he would read Descartes’s Meditations, which drew him to philosophy. His studies in logic drew him to semanticsHis first love was Oxonian analysis as summarised in Hartnack’s essay on ‘contemporary’ philosophy. One of Speranza’s earliest essays is on Plato’s Cratylus, relying mainly on Cassierer, but also drawing from Austin’s Philosophical Papesr. Spearnza’s idea is that “ … mean …” is a dyadic relation and what’s behind Plato’s theory of forms. This was Speranza’s contribution to a seminar in ancient philosophy. For his contribution on medieaval philosophy, Speranza drew on the modistae, and the Patrologia Latina for the use of ‘intentio’ in various writers, up to AquinoSperanza finds it fascinating that the earliest modistae do find a conceptual link between the ‘intentio’ and the ‘significatio.’ For a seminar on scepticism, Speranza contributed with a paper on Gricedrawing on Sextus Empiricus and Bar-Hillel. It relates to Grice’s problem with the conversational category of fortitude. Speranza concludes that a phenomenalist account is possible, but there are two other options: ‘silence’ (“not to participate in the conversational game”) or the utterance of non-alethic utterances, such as questions and commands. For a seminar on political philosophy, Speranza contributed with an essay on ‘Contractualism’ from Rousseau onwards --. For a seminar on phenomenology and the social sciences, Speranza contributed with an essay on ‘The conversational unit,’ the idea that the emic approach is preferable to the etic approach. For a seminar on argumentation theory on Habermas, Speranza contributed with a “German Grice,” the idea of a ‘strategy’ is a momer. Grice is into co-operative proceduresand those who provide taxonomies of rationality should be made aware of this. For “The Carrollian,” Speranza contributed with “Humpty Dumpty’s Impenetrability.” The idea that Davidson is right and Alice does not mean that there is a knock-down argument, or that she should change the topiche draws on Grice’s collaborator at Oxford, D. F. Pears, for his insights on “Intention and belief.” At the request of the editor of a bibliographical bulletin, M. Costa, Speranza contributed with reviews of oeuvre by R. M. Hare (“Sub-atomic particles of logic”), J. F. Thomson (“if and If”) and work on the English philosopher H. P. Grice (J. Baker, etc.). His review on Way of Words spramg from the same project, and it is an ‘invitation.’ For a congress of philosophy, Speranza presented “On the way of conversation,” playing on Grice’s “way of words”“Surely there’s more than words to conversation.” Speranza focuses on what Grice amusingly calls a ‘minro problem,’ that of expression meaningSperanza’s example: “How do you find Bologna?” “I haven’t been mugged yet” was inspired by a remark of an attendant to the conference. For a congress on conversational reasoning, Speranza contributed with “First time at Bologna?” providing twenty five possible answers“first time in the region, actually.” Etc. Speranza, following Grice, refers to this sort of reasoning as a sort of ‘brooding’to ‘brood’ is to ‘reason’ in a calculated fashion. As an invitation project, Speranza collaborated with “Rational face to rational face: a study in conversational pragmatics from a Griceian perspective.” In his essay “Post-modernist Grice,” he deals with the unary and dyadic connectors. For a congress on “Current Issues,” Speranza presented his “The feast of reason,” three steps in the critique of conversational reason. The first step is empirical, the second is quasi-contractualist, and the third is rational, undersood weakly and strongly. For an essay on relativism, Speranza presented an essay on ‘The cunning of conversational reason.’ Speranza maintains Grice’s jocular references to Kant -- the Conversational Immanuel. For an essay on desirability, Speranza explored the issues connected with mise-en-abyme and self-reflectionsome of these were published. There is published correspondence with members of what Speranza calls the Grice Club. Refs.: The H. P. Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley. Speranza, villaThe Swimming-Pool Library, H. P. Grice’s Play Group, Liguria, Italia. Luigi Speranza, “Grice e la storia della filosofia italiana.” Speranza has done crucial research on Griceianism, unearthing some documents by O.Wood, J. O. Urmson, P. H. Nowell-Smith, and many many others – not just H. P. Grice. Vide: The Grice Papers, BANC, MSS.

 

Spirito – la filosofia dello spirito – filosofia fascista – ventennio fascista -- I corpi – corpo e corporazione -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Arezzo). Filosofo. Studia sotto Gentile. Firma il manifesto degli intellettuali fascisti. Teorico del corporativismo. Insegna a Pisa, Messina, Genova e Roma. Tra i principali filosofi a Roma insieme con Antoni, allievo di Croce, Calogero, filosofo del "dialogo" (Cf. Grice – “dialogo” vs. “conversazione”) -- e Nardi grande studioso di filosofia di Aligheri e medievale. Rinomate sono non tanto le sue lezioni quanto i suoi pomeriggi di discussione del giovedì. Tre ore, non di lezione, ma di discussione serrata su un problema filosofico; uno soltanto per un intero anno. Uno, per esemptio, e dedicato al concetto di sogno. Ai giovedì nell'aula grande dell'Istituto di Filosofia interveneno tante e diverse persone: gli studenti, i numerosi assistenti e inoltre partecipanti di varie età convinzioni e provenienze. Ascolta tutti, rilancia e guida la discussione verso nuove prospettive interpretative. Pubblica saggi connessi a quei giovedì. Tra le altre: “Il Problematicismo”; “La Vita come Ricerca” (Rubbettino); “La Vita come Amore”, “Cattolicesimo e Comunismo”, fino a l’autobiografica “Vita di un Incosciente”. Volendo indicare un tratto distintivo della sua filosofia, essa consiste nella curiosità e nel rispetto per qualsiasi posizione. Non esiste una parola definitive. La ricerca della verità dove essere portata sempre ulteriormente avanti.  In questo senso vanno interpretate le sue riflessioni che spaziano dai campi della speculazione filosofica. Tra i vari livelli di ricerca, spicca la riflessione sulle strutture dello stato. Allontanandosi nettamente dal liberalismo filosofico, non vede alcuna contra-posizione tra la figura dell'individuo o cittadino e quella dello stato. Con un passo oltre questa interpretazione, che giudica dis-organica e arbitraria, vede lo stato come figura entro cui i cittadini vieneno a realizzarsi. Il binomio stato/cittadino diventa così un'equazione, in cui il secondo termine viene a risolversi e quindi realizzarsi pienamente nel primo. Caratterizza lo stato non come una semplice sovra-struttura disciplinatrice, ma come un organismo che esprime un'unica volontà e compone tutti i dissidi dei cittadini. In questo senso, l'unica via percorribile nella realizzazione di tale modello è la via corporativa in cui lo stato -- al meno due cittadini -- diventa stato di al meno due produttori. Lo stato rappresenta il luogo in cui interesse pubblico o comune ed interesse privato o soggetivo del cittadino vengono a coincidere. In esso non deve venire annullata quella sorgente di vita che sono i cittadini.  Questa concezione è stata definita immanenza dei cittadini nello stato, volta alla mobilitazione dei cittadini nelle e per le strutture create dallo stato. L’economia è politica. Deve garantire la sub-ordinazione alle scelte sociali. Inquadra il ruolo che assegna allo stato in termini di intervento pubblico o comone. Ben lungi dal prospettare una situazione paragonabile al collettivismo, è lontano anche dagli eccessi dis-organici che imputa al sistema liberale.  Il funzionario di stato, che in prospettiva dove andare a sostituire il capitalista privato, e giudicato non come un agente del collettivismo o del capitalismo statale (che sappiamo cosa produce col sovietismo), ma un semplice delegato tecnico, che si fa garante di una diversa realtà: assicurare socialmente il controllo della produzione e la stessa proprietà dei mezzi produttivi. Altre saggi: “Il diritto penale italiano”; “Il nuovo diritto penale”; “Critica dell'economia liberale, “L'idealismo italiano e i suoi critici” – Grice: “A delightfull read, especially for us Oxonians, since he manages to quote extensively from the Proceedings of the Aristotelian Society, seeing that Ryle hated idealism!” --); “I fondamenti dell'economia corporativa”; “Capitalismo e corporativismo” (Rubbettino); Scienza e filosofia”; Dall'economia liberale al corporativismo, “La vita come arte,  Critica della democrazia” (Rubbettino); “Il comunismo, Dall'attualismo al problematicismo”, Memorie di un incosciente” (Rusconi, Milano); “Pareto” (Cadmo, Roma); “Critica della democrazia” (Luni, Milano); “Il corporativismo: dall'economia liberale al corporativismo; “M. Rodotà, Passeggiando in bicicletta; Bighellonando dentro il Verano, Corriere della Sera, L. Stefano, Filosofo, Giurista, Economista, Volpe Roma, “Individuo e stato”,  A.  Negri, “Dal corporativismo comunista all'umanesimo scientifico. Itinerario teoretico” (Manduria, Lacaita, F.Tamassia, Roma, A. Russo, Positivismo e idealismo” (Roma); G. Dessì, “Filosofia e rivoluzione” (Milano, Luni); A.  Russo, “Dal positivismo all'anti-scienza” (Milano, Guerini); H. Cavallera, “La ricerca dell'incontrovertibile, Formello, SEAM); D. Breschi, Spirito del Novecento. Il secolo di Ugo Spirito -- dal fascismo alla contestazione” (Rubbettino), A. Cammarana, Roma, Pagine,  A. Cammarana, “Teorica della reazione dialettica: filosofia del postcomunismo” (Roma). V. Pirro, Ricordo, in Studi Politici (Bulzoni, Roma). Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Enciclopedia machiavelliana, P. Bettineschi, L'esperienza storica e l'intrascendibilità del conoscere. Sul sapere di non sapere,  Rivista di filosofia neo-scolastica,, Problematicismo Corporativismo Fascismo Corporazione proprietaria. Treccani, Dizionario di storia, Dizionario biografico degli italiani, Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ugo Spirito. Spirito. Keywords: stato/cittadini, pathos romantico, romanticism e nuovo ordine, sindicalismo, fascismo da sinestra, filobolcevicco, corporativismo, attualismo, stato fascista, equilibrio liberta/autorita, gentile e spirito, i filosofi fascisti, filosofia e revoluzione, romanticismo, proprieta, filosofia come pedagogia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Spirito” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718471510/in/photolist-2mPwZGS-2mPkobg-2mPpmMv-2mPoj9X-2mPszkp-2mPqp6k-2mNzeEc-2mNbFJE-2mNaHiH-2mMQbzj-2mLKtaD-2mLLZRD-2mLFz5i-2mLGnHy-2mLLy7L-2mLLy6U-2mLGvyP-2mPkhvE-2mN84eK-2mMyyfB

 

Grice e Spisani – la contestazione – filosofia italiana (Ferrara), Filosofo. Si laurea a Padova con una tesi di sull'attualismo italiano: “Natura e spirito nell’idealismo attuale” (Milano, Fabbri). In seguito collabora a Urbino. A Bologna fonda “Rassegna di Logica”  e il Centro superiore di logica e scienze comparate. In una lettera Carnap critica una sua decisione di non pubblicare un'opera. Morì suicida. Altri saggi: “Neutralizzazione dello spazio per sintesi produttiva” (Bologna, Cappelli); “Implicazione, Endo-metria e universo del discorso” (Bologna) e “Introduzione alla teoria generale dei numeri relativi, con ingresso dei numeri moltiplicatori e divisori, legati alla logica e alla matematica trascendentale” (Bologna, Centro di logica e scienze comparate, analisi matematica). C'è una relazione divisoria che ipotizza il valore “M,” numero logico trans-infinito all'origine della neutralizzazione dello spazio trans-finito. ℵ va verso successivi aumenti. Ma è la relatività dei numeri, espressa nel calcolo per valori di posizione, che ne individua la direzione inversa."  In “Introduzione alla teoria dei numeri relative” spiega le sue scoperte in forma di dialogo. Tra gli interlocutori la misteriosa figura della piovra Clipso.  Logo-fenica.  Altri saggi: “Il numero nell'istanza ontologica del rapporto d'identità” (Imola, Galeati); “Logica ed esperienza” (Milano, Marzorati); “Logica della contestazione” (Bologna, Cappelli).  Sulla storia della pubblicazione della Teoria generale, importanti ricerche erano già pronte. Allora, dice: “Ne discuto con Carnap. Carnap sottopone i risultati dell'indagine. Carnap spiega anche le ragioni che mi induceno a non diffonderne le conclusioni. Carnap risponde che quella scelta gli sembra affatto ingiustificata: l'operas crises non poteva rimanere nel silenzio. Tuttavia non cambiai parere. Non avrei pubblicato, e glielo confermai. “Dai numeri naturali ai numeri relativi, moltiplicatori e divisor” B. Gallo, “Un uomo genial”, Nuova Ferrara, L'ha vegliato prima di suicidarsi, di Carlo Gulotta, la Repubblica, sezione Bologna, Archivio. Franco Spisani. Spisani. Keywords: il concetto di numero, numero naturale, numero relativo, logica autogenetica, numero relative moltiplicatore, numero relative divisore, opposto, contradittorio, regole e segni, contestazione, esperienza, limiti della metafisica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Spisani” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733750694/in/datetaken/

 

Grice e Sraffa – la mia implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). An Italian noble -- vitters, and Grice --  L.cited by H. P. Grice, “Some like Vitters, but Moore’s MY man.” Vienna-born philosopher trained as an enginner at Manchester. Typically referred to Wittgenstein in the style of English schoolboy slang of the time as, “Witters,” pronounced “Vitters.”“I heard Austin said once: ‘Some like Witters, but Moore’s MY man.’ Austin would open the “Philosophical Investigations,” and say, “Let’s see what Witters has to say about this.” Everybody ended up loving Witters at the playgroup.” Witters’s oeuvre was translated first into English by C. K. Ogden. There are interesting twists. Refs.: H. P. Grice, “Vitters.” Grice was sadly discomforted when one of his best friends at Oxford, D. F. Pears, dedicated so much effort to the unveiling of the mysteries of ‘Vitters.’ ‘Vitters’ was all in the air in Grice’s inner circle. Strawson had written a review of Philosophical Investigations. Austin was always mocking ‘Vitters,’ and there are other connections. For Grice, the most important is that remark in “Philosohpical Investigations,” which he never cared to check ‘in the Hun,’ about a horse not being seen ‘as a horse.’ But in “Prolegomena” he mentions Vitters in other contexts, too, and in “Causal Theory,” almost anonymouslybut usually with regard to the ‘seeing as’ puzzle. Grice would also rely on Witters’s now knowing how to use ‘know’ or vice versa. In “Method” Grice quotes verbatim: ‘No psyche without the manifestation the ascription of psyche is meant to explain,” and also to the effect that most ‘-etic’ talk of behaviour is already ‘-emic,’ via internal perspective, or just pervaded with intentionalism. One of the most original and challenging philosophical writers of the twentieth century. Born in Vienna into an assimilated family of Jewish extraction, he went to England as a student and eventually became a protégé of Russell’s at Cambridge. He returned to Austria at the beginning of The Great War I, but went back to Cambridge in 8 and taught there as a fellow and professor. Despite spending much of his professional life in England, Vitters never lost contact with his Austrian background, and his writings combine in a unique way ideas derived from both the insular and the continental European tradition. His thought is strongly marked by a deep skepticism about philosophy, but he retained the conviction that there was something important to be rescued from the traditional enterprise. In his Blue Book 8 he referred to his own work as “one of the heirs of the subject that used to be called philosophy.” What strikes readers first when they look at Vitters’s writings is the peculiar form of their composition. They are generally made up of short individual notes that are most often numbered in sequence and, in the more finished writings, evidently selected and arranged with the greatest care. Those notes range from fairly technical discussions on matters of logic, the mind, meaning, understanding, acting, seeing, mathematics, and knowledge, to aphoristic observations about ethics, culture, art, and the meaning of life. Because of their wide-ranging character, their unusual perspective on things, and their often intriguing style, Vitters’s writings have proved to appeal to both professional philosophers and those interested in philosophy in a more general way. The writings as well as his unusual life and personality have already produced a large body of interpretive literature. But given his uncompromising stand, it is questionable whether his thought will ever be fully integrated into academic philosophy. It is more likely that, like Pascal and Nietzsche, he will remain an uneasy presence in philosophy. From an early date onward Vitters was greatly influenced by the idea that philosophical problems can be resolved by paying attention to the working of language  a thought he may have gained from Fritz Mauthner’s Beiträge zu einer Kritik der Sprache 102. Vitters’s affinity to Mauthner is, indeed, evident in all phases of his philosophical development, though it is particularly noticeable in his later thinking.Until recently it has been common to divide Vitters’s work into two sharply distinct phases, separated by a prolonged period of dormancy. According to this schema the early “Tractarian” period is that of the Tractatus Logico-Philosophicus 1, which Vitters wrote in the trenches of World War I, and the later period that of the Philosophical Investigations 3, which he composed between 6 and 8. But the division of his work into these two periods has proved misleading. First, in spite of obvious changes in his thinking, Vitters remained throughout skeptical toward traditional philosophy and persisted in channeling philosophical questioning in a new direction. Second, the common view fails to account for the fact that even between 0 and 8, when Vitters abstained from actual work in philosophy, he read widely in philosophical and semiphilosophical authors, and between 8 and 6 he renewed his interest in philosophical work and wrote copiously on philosophical matters. The posthumous publication of texts such as The Blue and Brown Books, Philosophical Grammar, Philosophical Remarks, and Conversations with the Vienna Circle has led to acknowledgment of a middle period in Vitters’s development, in which he explored a large number of philosophical issues and viewpoints  a period that served as a transition between the early and the late work. Early period. As the son of a greatly successful industrialist and engineer, Vitters first studied engineering in Berlin and Manchester, and traces of that early training are evident throughout his writing. But his interest shifted soon to pure mathematics and the foundations of mathematics, and in pursuing questions about them he became acquainted with Russell and Frege and their work. The two men had a profound and lasting effect on Vitters even when he later came to criticize and reject their ideas. That influence is particularly noticeable in the Tractatus, which can be read as an attempt to reconcile Russell’s atomism with Frege’s apriorism. But the book is at the same time moved by quite different and non-technical concerns. For even before turning to systematic philosophy Vitters had been profoundly moved by Schopenhauer’s thought as it is spelled out in The World as Will and Representation, and while he was serving as a soldier in World War I, he renewed his interest in Schopenhauer’s metaphysical, ethical, aesthetic, and mystical outlook. The resulting confluence of ideas is evident in the Tractatus Logico-Philosophicus and gives the book its peculiar character. Composed in a dauntingly severe and compressed style, the book attempts to show that traditional philosophy rests entirely on a misunderstanding of “the logic of our language.” Following in Frege’s and Russell’s footsteps, Vitters argued that every meaningful sentence must have a precise logical structure. That structure may, however, be hidden beneath the clothing of the grammatical appearance of the sentence and may therefore require the most detailed analysis in order to be made evident. Such analysis, Vitters was convinced, would establish that every meaningful sentence is either a truth-functional composite of another simpler sentence or an atomic sentence consisting of a concatenation of simple names. He argued further that every atomic sentence is a logical picture of a possible state of affairs, which must, as a result, have exactly the same formal structure as the atomic sentence that depicts it. He employed this “picture theory of meaning”  as it is usually called  to derive conclusions about the nature of the world from his observations about the structure of the atomic sentences. He postulated, in particular, that the world must itself have a precise logical structure, even though we may not be able to determine it completely. He also held that the world consists primarily of facts, corresponding to the true atomic sentences, rather than of things, and that those facts, in turn, are concatenations of simple objects, corresponding to the simple names of which the atomic sentences are composed. Because he derived these metaphysical conclusions from his view of the nature of language, Vitters did not consider it essential to describe what those simple objects, their concatenations, and the facts consisting of them are actually like. As a result, there has been a great deal of uncertainty and disagreement among interpreters about their character. The propositions of the Tractatus are for the most part concerned with spelling out Vitters’s account of the logical structure of language and the world and these parts of the book have understandably been of most interest to philosophers who are primarily concerned with questions of symbolic logic and its applications. But for Vitters himself the most important part of the book consisted of the negative conclusions about philosophy that he reaches at the end of his text: in particular, that all sentences that are not atomic pictures of concatenations of objects or truth-functional composites of such are strictly speaking meaningless. Among these he included all the propositions of ethics and aesthetics, all propositions dealing with the meaning of life, all propositions of logic, indeed all philosophical propositions, and finally all the propositions of the Tractatus itself. These are all strictly meaningless; they aim at saying something important, but what they try to express in words can only show itself. As a result Vitters concluded that anyone who understood what the Tractatus was saying would finally discard its propositions as senseless, that she would throw away the ladder after climbing up on it. Someone who reached such a state would have no more temptation to pronounce philosophical propositions. She would see the world rightly and would then also recognize that the only strictly meaningful propositions are those of natural science; but those could never touch what was really important in human life, the mystical. That would have to be contemplated in silence. For “whereof one cannot speak, thereof one must be silent,” as the last proposition of the Tractatus declared. Middle period. It was only natural that Vitters should not embark on an academic career after he had completed that work. Instead he trained to be a school teacher and taught primary school for a number of years in the mountains of lower Austria. In the mid-0s he also built a house for his sister; this can be seen as an attempt to give visual expression to the logical, aesthetic, and ethical ideas of the Tractatus. In those years he developed a number of interests seminal for his later development. His school experience drew his attention to the way in which children learn language and to the whole process of enculturation. He also developed an interest in psychology and read Freud and others. Though he remained hostile to Freud’s theoretical explanations of his psychoanalytic work, he was fascinated with the analytic practice itself and later came to speak of his own work as therapeutic in character. In this period of dormancy Vitters also became acquainted with the members of the Vienna Circle, who had adopted his Tractatus as one of their key texts. For a while he even accepted the positivist principle of meaning advocated by the members of that Circle, according to which the meaning of a sentence is the method of its verification. This he would later modify into the more generous claim that the meaning of a sentence is its use. Vitters’s most decisive step in his middle period was to abandon the belief of the Tractatus that meaningful sentences must have a precise hidden logical structure and the accompanying belief that this structure corresponds to the logical structure of the facts depicted by those sentences. The Tractatus had, indeed, proceeded on the assumption that all the different symbolic devices that can describe the world must be constructed according to the same underlying logic. In a sense, there was then only one meaningful language in the Tractatus, and from it one was supposed to be able to read off the logical structure of the world. In the middle period Vitters concluded that this doctrine constituted a piece of unwarranted metaphysics and that the Tractatus was itself flawed by what it had tried to combat, i.e., the misunderstanding of the logic of language. Where he had previously held it possible to ground metaphysics on logic, he now argued that metaphysics leads the philosopher into complete darkness. Turning his attention back to language he concluded that almost everything he had said about it in the Tractatus had been in error. There were, in fact, many different languages with many different structures that could meet quite different specific needs. Language was not strictly held together by logical structure, but consisted, in fact, of a multiplicity of simpler substructures or language games. Sentences could not be taken to be logical pictures of facts and the simple components of sentences did not all function as names of simple objects. These new reflections on language served Vitters, in the first place, as an aid to thinking about the nature of the human mind, and specifically about the relation between private experience and the physical world. Against the existence of a Cartesian mental substance, he argued that the word ‘I’ did not serve as a name of anything, but occurred in expressions meant to draw attention to a particular body. For a while, at least, he also thought he could explain the difference between private experience and the physical world in terms of the existence of two languages, a primary language of experience and a secondary language of physics. This duallanguage view, which is evident in both the Philosophical Remarks and The Blue Book, Vitters was to give up later in favor of the assumption that our grasp of inner phenomena is dependent on the existence of outer criteria. From the mid-0s onward he also renewed his interest in the philosophy of mathematics. In contrast to Frege and Russell, he argued strenuously that no part of mathematics is reducible purely to logic. Instead he set out to describe mathematics as part of our natural history and as consisting of a number of diverse language games. He also insisted that the meaning of those games depended on the uses to which the mathematical formulas were put. Applying the principle of verification to mathematics, he held that the meaning of a mathematical formula lies in its proof. These remarks on the philosophy of mathematics have remained among Vitters’s most controversial and least explored writings. Later period. Vitters’s middle period was characterized by intensive philosophical work on a broad but quickly changing front. By 6, however, his thinking was finally ready to settle down once again into a steadier pattern, and he now began to elaborate the views for which he became most famous. Where he had constructed his earlier work around the logic devised by Frege and Russell, he now concerned himself mainly with the actual working of ordinary language. This brought him close to the tradition of British common sense philosophy that Moore had revived and made him one of the godfathers of the ordinary language philosophy that was to flourish in Oxford in the 0s. In the Philosophical Investigations Vitters emphasized that there are countless different uses of what we call “symbols,” “words,” and “sentences.” The task of philosophy is to gain a perspicuous view of those multiple uses and thereby to dissolve philosophical and metaphysical puzzles. These puzzles were the result of insufficient attention to the working of language and could be resolved only by carefully retracing the linguistic steps by which they had been reached. Vitters thus came to think of philosophy as a descriptive, analytic, and ultimately therapeutic practice. In the Investigations he set out to show how common philosophical views about meaning including the logical atomism of the Tractatus, about the nature of concepts, about logical necessity, about rule-following, and about the mindbody problem were all the product of an insufficient grasp of how language works. In one of the most influential passages of the book he argued that concept words do not denote sharply circumscribed concepts, but are meant to mark family resemblances between the things labeled with the concept. He also held that logical necessity results from linguistic convention and that rules cannot determine their own applications, that rule-following presupposes the existence of regular practices. Furthermore, the words of our language have meaning only insofar as there exist public criteria for their correct application. As a consequence, he argued, there cannot be a completely private language, i.e., a language that in principle can be used only to speak about one’s own inner experience. This private language argument has caused much discussion. Interpreters have disagreed not only over the structure of the argument and where it occurs in Vitters’s text, but also over the question whether he meant to say that language is necessarily social. Because he said that to speak of inner experiences there must be external and publicly available criteria, he has often been taken to be advocating a logical behaviorism, but nowhere does he, in fact, deny the existence of inner states. What he says is merely that our understanding of someone’s pain is connected to the existence of natural and linguistic expressions of pain. In the Philosophical Investigations Vitters repeatedly draws attention to the fact that language must be learned. This learning, he says, is fundamentally a process of inculcation and drill. In learning a language the child is initiated in a form of life. In Vitters’s later work the notion of form of life serves to identify the whole complex of natural and cultural circumstances presupposed by our language and by a particular understanding of the world. He elaborated those ideas in notes on which he worked between 8 and his death in 1 and which are now published under the title On Certainty. He insisted in them that every belief is always part of a system of beliefs that together constitute a worldview. All confirmation and disconfirmation of a belief presuppose such a system and are internal to the system. For all this he was not advocating a relativism, but a naturalism that assumes that the world ultimately determines which language games can be played. Vitters’s final notes vividly illustrate the continuity of his basic concerns throughout all the changes his thinking went through. For they reveal once more how he remained skeptical about all philosophical theories and how he understood his own undertaking as the attempt to undermine the need for any such theorizing. The considerations of On Certainty are evidently directed against both philosophical skeptics and those philosophers who want to refute skepticism. Against the philosophical skeptics Vitters insisted that there is real knowledge, but this knowledge is always dispersed and not necessarily reliable; it consists of things we have heard and read, of what has been drilled into us, and of our modifications of this inheritance. We have no general reason to doubt this inherited body of knowledge, we do not generally doubt it, and we are, in fact, not in a position to do so. But On Certainty also argues that it is impossible to refute skepticism by pointing to propositions that are absolutely certain, as Descartes did when he declared ‘I think, therefore I am’ indubitable, or as Moore did when he said, “I know for certain that this is a hand here.” The fact that such propositions are considered certain, Vitters argued, indicates only that they play an indispensable, normative role in our language game; they are the riverbed through which the thought of our language game flows. Such propositions cannot be taken to express metaphysical truths. Here, too, the conclusion is that all philosophical argumentation must come to an end, but that the end of such argumentation is not an absolute, self-evident truth, but a certain kind of natural human practice. Sraffa. Keywords. Refs.: H. P. Grice, “Il gesto della mano di Sraffa.” Speranza, “Sraffa’s handwave, and his impicaturum”; Luigi Speranza, “L’implicatura di Sraffa,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733734529/in/datetaken/

 

Grice e Stabile – critica della ragione borghese – filosofia italiana (Sapri). Duplicato. Filosofo. Laureatosi a Napoli con una tesi sulla filosofia del valore, divenne ricercatore a Salerno. Pubblica saggi in "Prassi e teoria", "Aut Aut", "Studi di filosofia politica e diritto", "il Centauro", "Ombre rosse", riviste tra le più prestigiose nel panorama della pubblicistica filosofica italiana. Collabora alla direzione della collana di testi e studi "Relox" di Bibliopolis di Napoli. Salerno dedica un convegno di studi alla sua memoria: "La saggezza moderna. Temi e problemi”. Il fondo rappresenta solo una piccola porzione della sua biblioteca. Infatti la consistenza attuale si aggira intorno ai 650 volumi altri libri sono in possesso di Salerno. Tuttavia la consistenza maggiore ricopre il periodo intorno a cui si è formata la sua personalità. I libri del fondo sottolineano l'interesse verso la critica marxista (moltissimi i volumi degli Editori Riuniti). Degni di attenzione alcuni esemplari caratteristici come ad esempio quelli della collana "I gabbiani" del Saggiatore o ancora la collana quasi completa degli "Opuscoli” della Feltrinelli, i volumi della collana "Biblioteca di nuova cultura" della Mazzotta, e quelli della "Scienza nuova" della Dedalo: collane radicalmente trasformate nei successivi anni o sostituite da altre. Talora nate solamente per offrire testi economici che rispondessero ai bisogni di una maggiore diffusione culturale. Sono presenti anche dei volumetti allegati a periodici di partito (PCI e PSI) e le pubblicazioni dell'Istituto di Filosofia dell'Salerno.  Altri saggi: “Valore morale e società” (Salerno); “Soggetti e bisogni” (Firenze, La Nuova Italia); “Saggezza e prudenza: studi per la ricostruzione di un'antropologia” (Napoli, Liguori); “Piccolo trattato sulla saggezza” (Napoli, Bibliopolis); “Umanesimo e rivoluzione” (“Prassi e teoria: rivista di filosofia della cultura”), “La saggezza moderna: in memoria” (Napoli, Edizioni scientifiche italiane). Storia della filosofia, Salerno.  P. Charron Storia della filosofia,  Salerno. Giampiero Stabile. Stabile. Keywords: Grice’s ‘Needs, need, bisogno, bisogni, bisoin, complex etymology, durf, tharf -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Stabile” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733716119/in/datetaken/

 

 

Grice e Stefani – senso compost – filosofia italiana (Pergola). Filosofo. Grice: “I may well say that my idea of a propositional complex owes much to Stefani’s obsession with ‘sensus’ simplex or ‘divisus, and ‘sensus compositum’ –“ “The opposite of ‘com-posito’ is de-posito, though!” --  Grice: “I like his diagrammes; The Boedlian have loads of his mss!” Grice: “He has a figure for the ‘figura quadrata,’ –“. Grice: “He has a figure for ‘suppositio.’” – Il membro più noto di una famiglia di insegnanti marchigiani. Avviato alla carriera ecclesiastica nella città natale, ma presto strasfere a Venezia. Il suo saggio più importante è il “De sensu composito et diviso”. Insegna a  Rialto. Altri saggi: “Dubia in consequentias Strodi,” “In regulas insolubilium,” “De scire e dubitare,” “Compendium logicae,” “Logica,” “Tractatus de sensu simplice, sensu composito, et sensu diviso”,Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Fonte: Dizionario di filosofia, riferimenti. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Stefani. Keywords: senso semplice, senso composito, senso deposito, senso diviso.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Stefani.” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701107182/in/photolist-2mPxLC4-2mLLZRD-2mLDFVG-Eoj4SX-DndBhH-27qzaqL

 

Grice e Stefanini – l’interpersonalismo -- idealism filosofico – filosofia fascista – veintennio fascista -- filosofia italiana (Treviso). Filosofo. Grice: “Italians are obsessed with personalismo, I am with interpersonalismo!” “L’essere è personale.” “Tutto ciò che non è personale nell’essere rientra nella produttività della persona, come mezzo di manifestazione della persona e di *comunicazione* o conversazione *tra* due persone,” “La mia prospettiva filosofica). Figlio di Giovanni, che gestisce una tintoria, e Lucia de Mori, diplomata maestra elementare -- è attivo nelle associazioni e nei movimenti cattolici del trevigiano, iscrivendosi a Gioventù Cattolica dove assumerà presto l'incarico di presidente diocesano. Qui maturerà la vocazione di educatore, seguendo, in particolare, gli insegnamenti contenuti nell'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Opera pure nel sindacato cattolico dei lavoratori.  Dopo il diploma presso il Liceo Classico Antonio Canova, dove ha fra gli altri Paolo Rotta come insegnante di storia e filosofia, nello stesso anno si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Padova. Nell'ateneo patavino, la corrente del positivismo è tra le più seguite, ma in controtendenza decide di scrivere la propria tesi sull’interpersonalismo, aavendo Aliotta come relatore, con cui si laurea in filosofia . Nel periodo di studi padovano, inizia a frequentare anche il circolo di Zanella e inizia a insegnare. Mentre completa gli studi universitari, inizia già a respirarsi aria di guerra in Italia, ma come molti giovani, pur favorevole ad una posizione di neutralità nei confronti della guerra, viene comunque chiamato alle armi. Terminato il conflitto, uscendone con il grado di capitano e una croce al merito di guerra, studia l’estetica di Gravina. Eletto consigliere del Comune di Treviso ma, la violenza dello squadrismo fascista investe anche il trevigiano. Si oppone con fermezza a tale ideologia, dimettendosi e dedicandosi completamente all'insegnamento, che ora è la sua occupazione principale e che condurrà sempre secondo una pedagogia ispirata ai principi cristiani, costantemente attento e sensibile sia ai bisogni che agli interessi degli studenti. Nello stesso periodo, si dedica con scrupolo alla stesura di apprezzati testi didattici di storia e filosofia, nonché di pedagogia secondo un indirizzo cristiano. Conseguita la libera docenza in pedagogia ottiene, per incarico, l'insegnamento di questa disciplina a Padova. Oltre ad iscriversi al Partito Nazionale Fascista, affianca l'insegnamento nelle scuole pubbliche a quello universitario fino a quando, vinto l'ordinariato, ha una cattedra di storia della filosofia a Messina che tiene fino a quando si trasferisce a Padova. Al contempo, tiene per incarico l'insegnamento di estetica a Padova e quello di pedagogia all'Venezia, nonché sarà preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'ateneo patavino.  Nel dopoguerra, riabilitato alla propria cattedra e all'insegnamento universitario, si dedica prevalentemente allo studio e la ricerca, ma partecipando anche alla riorganizzazione della filosofia italiana, in particolare promuovendo incontri, convegni e riunioni all'Istituto Aloisianum dei padri gesuiti di Gallarate, che diventerà poi il Centro di studi filosofici di Gallarate, per primo diretto da Carlo Gianon.  Socio corrispondente dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, nonché socio effettivo dell’Accademia patavina di scienze, lettere ed arti, ricevette il premio della R. Accademia d'Italia per le discipline filosofiche, e il premio Marzotto per la filosofia, nonché fu membro dei consigli direttivi della Società filosofica italiana e del Centro Studi filosofici di Gallarate. Fonda a Padova la Rivista di estetica, della quale ha potuto dirigere solo il primo fascicolo e a cui gli subentrerà Pareyson. Gli saranno intitolate delle scuole medie statali di Treviso e Padova, nonché l'ex Istituto magistrale di Mestre. Uno dei maggiori rappresentati dello spiritualismo, riesamina storicamente e criticamente diverse correnti del pensiero filosofico, fra cui lo storicismo, la filosofia dell'azione, l’idealismo, la fenomenologia, l'esistenzialismo, lungo il corso della storia della filosofia, da Bonaventura ed Aquino a Gioberti, Rosmini ed altri, sulla scia della sua prima formazione incentrata su uno stretto connubio fra prospettiva storica e dimensione teoretica.  Interessato pure all'estetica, su cui ha scritto molti lavori, il contributo più importante è frutto della sua costante riflessione su personalismo e spiritualismo, grazie alla quale il rapporto soggetto-oggetto viene interpretato in termini di alterità, di altro da sé, prospettivaquestache permetterà di concepire il singolo individuo come membro di una comunità. Questo rapporto soggetto-oggetto, da un tale punto di vista, sarà concepito come il momento fondante di ogni comunità di esseri umani in relazione fra loro. Le più importanti problematiche connesse a questi principi di base, saranno poi affrontate nella “Metafisica della persona” – cf. Strawson, “The concept of a person” -- e “Inter-personalismo”. Strettamente connesse a queste tematiche filosofiche, poi, sono quelle didattico-pedagogiche aperte e portate avanti pressoché durante l'intero suo periodo di attività, dai primi anni formativi fino agli ultimi della maturità, in continuo ripensamento e progressiva rivisitazione.  Per quanto concerne poi la sua vasta produzione, ricordiamo solo che dà alle stampe le seguenti, notevoli pubblicazioni: “L'esistenzialismo” “Spiritualismo”, “Il dramma filosofico”; “Metafisica della persona”; “Esistenzialismo ateo ed esistenzialismo teistico”; “Inter-personalismo”; “Estetica”; “Trattato di estetica. Viene pubblicata la raccolta di scritti intitolata “Inter-Personalismo”. Dizionario Biografico degli Italiani.L. Corrieri, Uun pensiero attuale” (Prometheus, Milano). Citando sue testuali parole. L’opera del Blondel è più arte che filosofia. I passaggi più ardui superati con immagini ardite, anziché con logiche dimostrazioni; affermate le più inconciliabili antitesi affinché queste rendano vivo e tragico il contrasto; i mezzi dialettici atti più a trascinare che a convincere: tutto ciò ci conferma pienamente nella nostra interpretazione. L'opera del Blondel è, più che una dottrina filosofica, un romanzo psicologico che descrive le esitazioni e le incertezze, le vane pretese e le supreme aspirazioni dell'umana volontà, che alfine si appaga e riposa in Dio. Per ciò che al di là del filosofo si riesca ad afferrare l'uomo, al di là del sistema si riesca ad afferrare il programma generoso del credente, la filosofia dell'azione può essere efficacemente educativa, può esercitare nella coscienza contemporanea l'influsso salutare che essa si era proposta. “L'azione” (Padova). Il quale, a sua volta, prende le mosse dalle concezioni personalistiche mounieriane e giobertiane; cfr. G. Piaia, cit. Opere principal: Il problema della conoscenza in Cartesio e Gioberti, Torino, Sei, Il problema religioso in Platone e S. Bonaventura. Sommario storico e critica di testi, Torino, Sei,Idealismo cristiano, Padova, R. Zannoni Editore, Platone (Padova, Milani); Il problema estetico in Platone, Torino, Sei, Imaginismo come problema filosofico (Padova, Milani); “Problemi attuali d'arte” (Padova, Milani); “La Chiesa Cattolica, Milano-Messina, Principato, Vincenzo Gioberti. Vita e pensiero, Milano, F.lli Bocca,  Metafisica dell'arte” (Padova, Liviana); “La mia prospettiva filosofica, Treviso, Canova); Esistenzialismo ateo ed esistenzialismo teistico. Esposizione e critica costruttiva” (Padova, Milani); Aubier, Estetica, Roma, Edizioni Studium, Trattato di Estetica”; “L'arte nella sua autonomia e nel suo processo” (Brescia, Morcelliana); Personalismo educativo, Roma, F.lli Bocca). Dialettica dell'immagine. Studi sull'imaginismo di Luigi Stefanini, a cura dell'Associazione filosofica trevigiana, Genova); L. Caimi, Educazione e persona” (Scuola, Brescia); Glory Cappello, Dalle opere e dal carteggio del suo archivio, Europrint, Treviso, Per una antropologia in Luigi Stefanini: metafisica, personalismo, umanesimo, Glory Cappello, ER. Pagotto, Padova,. M. Lasala, Una ragione vivente. L'immagine e l'ulteriore, in  Frammenti di filosofia contemporanea, I.v.a.n. Project, Limina Mentis, Villasanta, M. De Boni, Le ragioni dell’esistenza. Esistenzialismo e ragione (Mimesis, Milano); A. Rigobello, Scritti in onore (Liviana, Padova). Rivista Rosminiana,treccani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Luigi Stefanini. Stefanini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Stefanini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733901795/in/photolist-2mPxLC4

 

Grice e Stella – iustum/iussum – filosofia italiana (Sernaglia della Battaglia). Filosofo. Grice: “What is it with Italian philosoophers that they are all into what at Oxford we would call jurisprudence?” Grice: “It seems like all Italian philosophers are like Italian versions of H. L. A. Hart!”. Filosofo. Studia a Treviso e  Milano, sotto Crespi.Insegna a Catania e Milano. I suoi studi si diregeno su alcune tipologie di reati, successivamente sugli elementi strutturali del reato.  Il suo contributo scientifico più noto, presso gli operatori del diritto penale e la comunità accademica, è “La spiegazione causale dell’azione umana” (Milano), in cui  ricostruisce il problema del nesso di causalità prospettando il criterio della sussunzione sotto una *legge* come strumento per la soluzione di casi dubbi. Solo mediante una legge di copertura, atta a spiegare il rapport causale fra la condotta dell’attore ed il effetto e possibile formulare un giudizio sulla responsabilità dell’attore. Ad es., solo dopo aver dimostrato, sulla base di una legge, che l'ingestione di un determinato farmaco determina casualmente malformazioni del feto, e possibile imputare alla ditta produttrice il reato di lesioni gravissime, colpose o dolose. In difetto di questa spiegazione causale non puo formularsi alcuna responsabilita. a regola di giudizio dell'"oltre ogni ragionevole dubbio" trovasse applicazione anche in un processo. Il principio venne accolto in tema di nesso causale dalla corte suprema di cassazione, anche a sezioni unite. Oggi è norma codicistica. Dirige riviste giuridiche di diritto penale e fu fra i curatori di raccolte normative di largo successo presso la comunità forense. Si interessa anche nella teoria generale del diritto ed la filosofia del diritto, mediante pubblicazione di scritti maggiormente agili rispetto alle monografie ed ai saggi penalistici, rivolti ad un pubblico relativamente più vasto. Esercita la professione di avvocato, partecipa in qualità di difensore di alcuni imputati, al processo del Petrolchimico di Porto Marghera, dove fa applicazione, dal principio della spiegazione causale. Altri saggi: “L'alterazione di stato mediante falsità” (Milano);  “La descrizione dell'evento” (Milano); “Giustizia” (Milano); “Dei giudici” (Milano); “ll giudice corpuscolariano” (Milano); “Le ingiustizie” (Bologna); “il galantumo del diritto, Corriere della Sera, Federico Stella. Stella. Keywords: Grice, implicature della descrizione d’azione umana, H. L. A. Hart, J. L. Austin, responsibity, aspets of reason, alethic reason. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Stella”. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732161382/in/photolist-2mPoRfW-2mPrcpg-2mPqEYR-FXFiS4-Eoj4SX-BNWJaB-CdDizG-CdAEaL-CfWKjF-Aph69c-ApTd44-ApVvbg-ApPzuj-B11YKQ-Asadbr-ArBZyV-Axqfia-nfLxee-nijWnd-nfLAda

 

Grice e Stellini – de ortu morum -- filosofia italiana (Cividale). Filosofo. La sua fama è dovuta soprattutto al “Saggio dell’origine e del progresso de’ costume e delle opinion a’ medesimi pertinenti – con quale ordine si sviluppassero le facolta degli uomini, ed appetite ne uscissero loro connaturali” (Siena, Porri). La sua concezione morale è di stampo aristotelico e sotto alcuni aspetti può essere considerato uno dei precursori della sociologia. A lui è stato dedicato il liceo classico di Udine e che nella sua biblioteca contiene gli scritti autografi. Enciclopedia Treccani, su treccani. Dizionario biografico friulano, su friul.net. Stellini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Stellini” – The Swimming-Pool Library https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689466733/in/photolist-2mKC2Ci

 

Grice e Sterlich – i georgofili -- filosofia italiana (Chieti). Filosofo. Figlio di Rinaldo De Sterlich, marchese di Cermignano, e della marchesina aquilana Margherita Alfieri, studia a Napoli nel Collegio dei Nobili, gestito dalla Compagnia di Gesù. E proprio questa esperienza che lo portò a concepire la sua profonda ostilità verso i Gesuiti, che fu uno dei tratti caratteristici del suo pensiero filosofico. La cura dei beni ereditati dal padre (di cui era l'unico figlio maschio) lo portarono a dover compromettere le sue aspirazioni letterarie. Ma la cultura rimase sempre la sua prima passione e per superare l'isolamento culturale che gli venne imposto dal dover vivere a Chieti, comincia a costituire la sua biblioteca. Questa crebbe in misura esponenziale di anno in anno, tanto che conta 12.000 volumi, divenendo così una delle migliori biblioteche del Regno. Il suo intento e di mettere la stessa a disposizione di Chieti per la sua crescita culturale. Sfortunatamente il suo desiderio fu reso vano dall'incuria di chi gestì la stessa dopo la sua morte. Cospicue parti di quella grande biblioteca sono stati individuate in tutta Italia: nella Biblioteca di Pescara, nella Biblioteca di Chieti, nella Biblioteca di Napoli, etc. Aggiornatissimo sui dibattiti culturali e commentarista di Montesquieu, Rousseau, Voltaire, e di altri illuministi. Di questa partecipazione all’illuminismo  è testimonianza un copioso scambio di lettere con Genovesi, Battarra, Lami, Bianchi, e Torres. Questo carteggio è un documento prezioso per delineare l’illuminismo. Lasciò anche alcune testimonianze del suo pensiero: due Dialoghi di Fra' Cipolla e la Nanna. In essi trova largo spazio la sua antipatia per i Gesuiti. Tramite la solida amicizia con Lami, e membro della Crusca e uno dei Georgofili.  L'illuminismo nell'epistolario (Sestante, Bergamo). Romualdo de Sterlich. Sterlich. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Sterlich” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733598859

 

Grice e Steuco – la filosofia perenne di Pitagora, Cicerone, Ovidio, Virgilio, Plinio – filosofia italiana (Gubbio). Filosofo, acuto esegeta dei testi biblici e profondo conoscitore della lingua romana, si oppone tenacemente alla riforma protestante e prese parte al Concilio di Trento. Entra nella congregazione dell'Ordine dei Canonici Agostiniani a Bologna, poi a Gubbio. Inviato a Venezia, dove, per l'ampia conoscenza della lingua romana e l'acume filologico, gli e affidata la biblioteca di Grimani, della quale una buona parte del patrimonio librario era appartenuto a Pico. Pubblica saggi contro Lutero ed Erasmo, accusandoli di fomentare la rivolta contro la Chiesa. Questi lavori rivelano il solido sostegno che dà alla tradizione della prima Roma. Parte della sua produzione include un intenso lavoro filologico sull'Antico Testamento, culminato con la pubblicazione del Veteris testamenti recognitio, per il quale egli si basa su manoscritti della biblioteca Grimani, utili a correggere Gerolamo. Nel revisionare e spiegare il testo, mai devia dal *significato letterale* e storico.  Contemporanea a quest’esegesi e la composizione di un saggio d'impianto enciclopedico, la “Cosmopœia”. La sua filosofia polemica ed esegetica destarono l'attenzione favoravole di Paolo III, e questi lo ordina  bibliotecario della collezione papale di manoscritti e stampe del Vaticano. Si reca a Lucca con Paolo III e Carlo V. Adempe attivamente con scrupolo il suo ruolo di bibliotecario del Vaticano. Nel frattempo a Roma redatta i Commenti al Vecchio Testamento riguardanti i Salmi di Giacobbe, aiutando ad annotare e correggere i testi di parte della Vulgata alla luce degli originali ebraici. A questo periodo risale la composizione del celeberrimo saggio, “De perenni philosophia” nella quale mostra che molte delle idee esposte dai filosofi italici antichi – l’orfismo italico, la scuola di Crotone, Parmenide e i velini della scuola di Velia, Plutarco, Numenio, gli Oracoli sibillini, i trattati ermetici e i frammenti teosofici -- e essenzialmente correto. Questo saggio contiene una polemica indiretta a margine, poiché elabora un numero di questi argomenti per sostenere molte posizioni poste in questione in Italia da riformatori e critici. Come umanista ha un profondo interesse per le rovine di Roma, e nell'operare un rinnovamento urbano dell'Urbe. A tal proposito, degne d'essere menzionate, sono una serie di brevi orazioni in cui raccomanda di risistemare l'acquedotto conosciuto come Aqua Virgo, in modo da supplire adeguatamente il fabbisogno di acqua fresca per la città. Mandato da Paolo III a presenziare il Concilio di Trento, che doveva celebrarsi a Bologna, affidandogli il compito di sostenere l'autorità e le prerogative papali. Muore a Venezia durante un periodo di sospensione del Concilio. “De perenni philosophia”.  Concilio di Trento Esegesi biblica Ermetismo (filosofia) Teosofia. Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Guido Steuchi.  Stucchi. Guido Steuco. Steuco. Keywords: Crotone, i velini – I crotonensi --. Cicerone, ovidio, Virgilio, plinio, roma, aqua virgo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Steuco” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732115302/in/datetaken/

 

 

Grice e Taddio – fenomenologia ereetica – filosofia italiana (Udine). Filosofo. Si occupa in particolare di fenomenologia della percezione, ontologia e teoria della conoscenza a cavallo tra estetica e metafisica. È direttore editoriale, con Pierre dalla Vigna, della casa editrice Mimesis Edizioni. Luca Taddio nasce a Udine nel 1974. Dopo i primi studi artistici si laurea in Filosofia a Trieste, successivamente, trascorre un periodo di studio presso il dipartimento di Filosofia dell'Edimburgo: completa la sua formazione aTrieste conseguendo il titolo di dottore di ricerca. È stato allievo dello psicologo sperimentale Paolo Bozzi e del filosofo Giorgio Derossi.  Il primo libro, Spazi immaginali (Prefazione di Maurizio Ferraris), è un testo di narrativa filosofica che si inserisce all'interno della tradizione del realismo magico: l'esistenza viene espressa da una sequenza di istantanee emergenti dallo spazio immaginale.  Tutti gli scritti dell'autore sono di matrice realista: Fenomenologia eretica è un libro incentrato sull'analisi di un unico esempio considerato dall'autore paradigmatico per l'intera tradizione fenomenologica, la percezione di un cubo. L'analisi critica dell'esperienza è sviluppata, da un lato, in rapporto alla fenomenologia sperimentale e, dall'altro, in risposta alle critiche alla fenomenologia.  A partire di Magritte, ne “Il mistero” viene applicata la teoria della percezione diretta, elaborata in “Fenomenologia eretica” al problema della raffigurazione pittorica. L'insegnamento di estetica alla facoltà di Architettura lo porta a realizzare il saggio “L'affermazione dell'architettura” (Mimesis). La relazione filosofia-architettura sta al centro di altri due volumi da lui curati: “Costruire abitare pensare” (Mimesis) e “Città metropoli territorio” (Mimesis). Il concetto di affermazione e preso in esame in un numero di aut aut dedicato all'architettura.  In Verso un realismo” (Jouvence) si delinea un'ontologia della meta-stabilità. Sul tema del realismo avvia un articolato confronto. Le riflessioni sul realismo si sono sviluppate in diversi direzioni: politica, architettura, cinema, ontologia ed epistemologia (v. Alfabeta; “aut aut”; “Cinema&Cie”; “Teoria & Modelli”; “La Filosofia Futura”. Fonda “Mimesis”. La società è detentrice dei marchi editoriali di Mimesis in Italia. Progetta e realizza la rivista di approfondimento culturale Scenari. Crea e dirige il Festival Mimesis Territori delle idee.  A partire da una prima formazione politica di stampo liberal-socialista lavora in direzione di un rilancio della cultura cosmopolita in rapporto alle nuove forme di partecipazione democratica  (interventi: Festival Vicino Lontano, Pop Sophia, Radio Radicale). Palazzo Reale, Genova. Insegna a Udine. Saggi: “Spazi immaginali” (Campanotto Editore); “ Fenomenologia eretica”, “Saggio sull'esperienza immediata della cosa” (Mimesis); “Il mistero”; “La natura della rappresentazione” (Mimesis);  “Osservazioni sulla stabilità tra estetica e metafisica” (Jouvence); “Un mondo sotto osservazione” (Mimesis); “La guerra e il mortale (Mimesis); “Quale filosofia per il partito democratico e la sinistra” (Mimesis); “La Terra e il Sacro” (Mimesis);  “Un metodo pericoloso” (Mimesis); “Manifesto per una sinistra cosmopolita” (Mimesis); “Radicalmente liberi” (Mimesis); “L'apparire della Cosa, La Fenomenologia Eretica, Uno scandalo per il pensiero, su  I lsole24ore.com.  “aut aut”. “Ma il realismo non è tutto nuovo”, su corriere.  È il crepuscolo delle tradizioni, su corriere.  Sinistra e Realismo, su alfabeta Vuoti di sapere, su autaut.il saggiatore.com. Passione politica e democrazia. "Marionette al potere" Curi, Marramao, Palazzo Reale Genova, Intervista. Artribune. Luca Taddio. Taddio. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Taddio” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732614953/in/datetaken/

 

Grice e Tagliabue-Remo – le strutture del trascendentale – il concetto di gusto nell’estetica italiana -- filosofia italiana (Milano), filosofo. Nato da padre ignoto, studia a Milano. Dopo diverse collaborazioni a riviste come critico letterario e teatrale, si occupa lui stesso di filosofia a partire da due saggi del dopoguerra, “Le strutture del trascendentale: piccolo inchiesta sul pensiero critic, dialettico, esistemziale” (Milano, Bocca), e Il concetto dello stile. Saggio di una fenomenologia dell’arte” (Milano, Bocca), che gli fecero avere il posto di professore a Milano e Trieste. Collabora al Convegno, ma scrisse anche su La Lettura e La Rassegna d'Italia, e Rivista critica di storia della filosofia, Rivista di filosofia, Belfagor, Giornale critico della filosofia italiana, Rivista di estetica, Il pensiero, Aretusa, Lingua e stile, Studi di estetica, Studi tedeschi, aut aut ecc.  Si occupa di germanistica, gnoseologia, semantica, estetica e poetica, attraverso numerosi saggi di taglio fenomenologico.  Come per Baratono e  Banfi, la sua analisi dell'estetica e delle scelte poetiche e stilistiche degli artisti si distacca dall'impostazione di Croce e poi di Calogero per orientarsi verso l'aspetto pratico, influenzato anche dall'esistenzialismo positivo di Abbagnano, del fare arte, che non può ridursi alla sola conoscenza, ed è fortemente legato alla tecnica, intesa anche come gesto manuale e meccanico, e allo stile, inteso come rapporto tra gli elementi formali e quelli contenutistici dell'opera -- sede, inoltre, dell'unità nel rapporto tra percezione e immaginazione. Organizza le teorie d'artista e le dottrine estetiche non tanto in senso cronologico, ma per tipi: estetica vitalistica, estetica psicologistia, estetoca formalistica, estetica fenomenologica, ecc.  In “Linguistica e stilistica di Aristotele” e “Demetrio, dello stile”  si occupa di retorica e stilistica antiche. “Aristotelismo e Barocco” (Milano, Bocca); “Il Barocco e noi”; “Anatomia del Barocco” (Palermo, Aesthetica) indagano sul barocco artistico e letterario” (Milano, Bocca). Si occupa anche di estetica, del pre-criticismo, della polemica Nietzsche-Wagner, di Goethe, Musil, Roth, Kafka ecc. Critico con la contestazione studentesca, eppure non evita il confronto con il movimento. Altre saggi: “I processi di Galileo e l'epistemologia” (Milano: Bocca); “Dai romantici a noi” (Milano: Marzorati); ““Il concetto del "gusto nell'Italia’ (Firenze: La Nuova Italia);  “Linguistica e stilistica di Aristotele” (Roma, Ateneo); “Fenomenologia dei giudizi di valore” (Trieste: Istituto di Filosofia); “La semantica e i suoi problemi” (Trieste: Istituto di Filosofia); “Demetrio, dello stile” (Roma: Ed. dell'Ateneo); “La nevrosi: Saggi sul romanzo” (Casale Monferrato: Marietti); “Nietzsche contro Wagner” (Pordenone: Tesi); “Geologia letteraria” (Milano: Garzanti); “Goethe e il romanzo” (Torino: Einaudi); “Il gusto nell'estetica” (Palermo: Centro studi di estetica); “Arte e alienazione. Il ruolo dell'artista nella societa” (Milano: Marzorati); “I sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica” (Milano: Rizzoli); “Sul sentimento del bello e del sublime” (Milano: Rizzoli); “Sul gusto” (Genova: Marietti). "Esercizi filosofici", L. Russo, L’estetica del Settecento, in "Aesthetica Pre-Print"; Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ritratto di un genio politicamente scorretto. C. Magris, Corriere della Sera. Guido Morpurgo-Tagliabue. Morpurgo-Tagliabue-Remo. Tagliabue. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tagliabue” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732605248/in/datetaken/

 

Grice e Tagliagambe – la mediazione della representazione – filosofia italiana (Legnano). Filosofo. Studia a Milano su Geymonat con cui si è laureato con la lode attraverso una tesi sull'interpretazione della meccanica quantistica di Reichenbach. Ha proseguito i suoi studi specializzandosi in Fisica quantistica all'Università degli Studi Lomonosov di Mosca sotto la direzione di Ja.P. Terleckij e poi presso l'Accademia delle Scienze dell'URSS, Istituti di Filosofia e di Fisica  dove si è perfezionato in Filosofia della fisica con la supervisione di Fock e Terleckij.  La sua attività scientifica e didattica si è sviluppata attraverso un variegato percorso universitario che l'ha portato ad insegnare presso diversi atenei dal 1974 al 2008 e a collaborare con differenti centri di ricerca ed enti istituzionali come consulente scientifico. Si è concentrato sul rapporto tra filosofia e fisica quantistica in particolare sul concetto di realtà fisica e sui rapporti tra materialismo dialettico e sviluppi della fisica. Rivolve l'attenzione sui temi del rapporto tra realtà osservata e sistema osservante, le interazioni reciproche e il ruolo del linguaggio, della comunicazione inter-soggettiva, della mediazione linguistica e della semiotica nel pensiero. Elaborato il ruolo e il significato di interfaccia, il rapporto tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale, in particolare il ruolo progressivamente avuto dalle tecnologie di informazione e comunicazione. Elabora i contributi sul profondo significato del concetto di "margine", sia esso su un essere vivente, un'interfaccia o il rapporto tra corpo e mente, nei sistemi sociali e nella comunicazione. Studia le forti interconnessioni tra artificiale e naturale, il profondo senso dell'interdisciplinarità, e il saggio Il Sogno di Dostoevskij, attraverso una visitazione storica dal dibattito tra lo scrittore e lo scienziato Secënov, fino alle recenti scoperte della neuro-fisiologia, mettendo a fuoco il senso del rapporto tra le mente e il corpo e il significato e la funzione dell'inconscio. Ricostrusce e interpretato l'intenso scambio dialogico tra Pauli e il fondatore della psicologia analitica Jung, nel quale emerge il profondo rapporto tra filosofia, fisica e psicanalisi. L'analisi tra visibile e invisibile, il ruolo dell'arte e il senso epistemologico dello spazio intermedio e del confine sono stati da lui sviluppati anche attraverso un'esegesi del pensiero di Florenskij.  Le ricadute della sua filosofia sulle scienze sociali ed economiche trovano approfondimenti nelle opere dedicate all'analisi dei sistemi organizzativi socio-economici. L'attività presso la facoltà di Architettura l'ha portato a riflettere sulla'"epistemologia del progetto", sulla relazione tra possibilità e realtà, sul rapporto tra l'Io, lo spazio, il tempo, l'ambiente, tra urbs e civitas, sul concetto di paesaggio, sul ruolo delle città globali e sul nesso tra globale e locale. Gli sviluppi delle tecnologie digitali e poi della rete come fenomeno prima tecnologico poi culturale e sociale vengono elaborati e incorporati nella sua filosofia. La sua riflessione teorica è indirizzata anche ai temi dell'apprendimento e dell'organizzazione della conoscenza soprattutto alla luce delle reali esperienze della scuola, dei processi di modernizzazione e innovazione che la coinvolgono e delle nuove esigenze che essa deve affrontare Dirige il rifacimento del manuale di filosofia di Geymonat e pubblicato da Garzanti Scuola con il titolo La realtà e il pensiero. La ricerca filosofica e scientifica. Collabora dal  con il CNI per il premio Scintille dedicato all'innovazione a Pisa, Cagliari, Roma La Sapienza, Sassari: Facoltà di Architettura di Alghero, Vicepresidente CRS4, Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca per la Riforma, CIES, FIESEC, Direttore del progetto “Scuola digitale” della Regione Sardegna.Vedi Materialismo e dialettica nella filosofia sovietica. Vedi Scienza e marxismo in Urss.  Vedi La mediazione linguistica. Il rapporto pensiero-linguaggio. Vedi Epistemologia del confine  Vedi Il Sogno di Dostoevskij  (vedi Un confronto su materia e psiche  Vedi recensione Corriere della Sera che cita che con quest'opera va avanti sul progetto di esplorare una originalissima epistemologia del confine. La tecnica e il corpo. Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo socio-economico. Individui e imprese: centralità delle relazioni. L'albero flessibile. La cultura della progettualità. “Lo spazio intermedio” (Bocconi, Milano) riprende, rielabora ed estende il concetto di confine. La didattica e la rete. Più colta e meno Gentile.. Nuovi percorsi per l'obbligo formative. La realtà e il pensiero 1. La ricerca filosofica e scientifica, Garzanti Scuola. Altre saggo: “ L'interpretazione materialistica della meccanica quantistica. Fisica e filosofia” (Feltrinelli, Milano); Scienza, filosofia, politica” (Feltrinelli, Milano); “Materialismo e dialettica” (Loescher, Torino); “Scienza e marxismo” (Loescher, Torino); “La mediazione linguistica: il rapporto pensiero-linguaggio” (Feltrinelli, Milano); “Lo spiritismo.. (Boringhieri, Torino); L'impresa tra ipotesi, miti e realtà (ISEDI, Torino); “Epistemologia del confine” (Il Saggiatore, Milano); “La politica che non c'è. Idee guida per un progetto tra razionalità e valori” (Demos, Cagliari); “Il sequestro dell'identità” (CUEC, Cagliari); “La città possible” (Dedalo, Bari); “Epistemologia del cyber-spazio, Demos, Cagliari,  L'albero flessibile. La cultura della progettualità, Masson, Milano, Il profilo del tempo, ‘Nuova civiltà delle Macchine', Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo socio-economico, (in collaborazione con G.Usai), Giuffré, Milano, La didattica e la rete, Pitagora, Bologna); “La comunicazione nell'era di Internet” (Etas Libri, Milano); “Il destino del marxismo: dall'idolatria al rifiuto” (Luiss,  Roma), “La vittoria di Babele: dalla filosofia naturale alla separazione dei linguaggi”; “Civiltà delle machine”; “Il sogno di Dostoevskij. Come la mente emerge dal cervello” (Cortina, Milano); “Filosofia della scienza (Cortina, Milano)”; “Percorsi per l'obbligo formative” (PLUS, Pisa); “L’unitario” (Cultura, Teramo); “Le due vie della percezione e l'epistemologia del Progetto” (Angeli, Milano); “Più colta e meno gentile. Una scuola di massa e di qualità” (Armando, Roma); “Florenskij” (Bompiani, Milano); “La tecnica e il corpo” (Angeli, Milano); Individui e imprese: centralità delle relazioni” (Giuffrè, Milano); “Saper fare la scuola: il triangolo che non c'è” (Einaudi, Torino)”; Storia della filosofia,  Filosofi italiani” (Bompiani, Milano); Storia della filosofia”; “Un confronto su materia e psiche” (Cortina, Milano); “La libertà, le lettere, il potere” (Rubbettino, Soveria Mannelli); La realtà e il pensiero. La ricerca filosofica e scientifica” (Garzanti Scuola). Silvano Tagliagambe. Tagliagambe. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tagliagambe” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Taglialatela – filosofia italiana (Mondragone). Flosofo. Studia al Seminario vescovile di Sessa. Ordinato sacerdote, insegnò teologia al Seminario vescovile di Cava dei Tirreni. Lasciato il sacerdozio, tenta di arruolarsi nelle truppe di Garibaldi, per poi decidere di predicare nell'Italia meridionale i nuovi ideali del movimento unitario. Nominato professore di teologia a Napoli. A seguito della soppressione di tale cattedra apre una scuola privata.  Incomincia da questo periodo a riscoprire lo studio e la saggistica, in particolare riprendendo e sposando le tesi di Gioberti, che lo affascina. Su questo indirizzo filosofico è stato imperniato il manuale Istituzioni di filosofia dche, seppur non prescelto come testo d'insegnamento liceale, in quanto particolarmente complesso, ricevette le lodi di Spaventa.  Non manca, in seguito, avendo aderito al protestantesimo, di compiere opere missionarie, in particolare in Puglia e in Abruzzo. A tal riguardo è documentato il viaggio di Pescasseroli sul quale scrisse Croce, che segnala anche come e considerato, assieme a Mazzarella e Caporali, fra le menti più forti del movimento protestante in Italia. Altre opere:: “Istituzioni di filosofia” (Diogene, Napoli); “Apologia delle dottrine filosofiche di Gioberti” (Diogene, Napoli); “La scienza, la vita e di Sanctis” ( Diogene, Napoli); “Garibaldi” (La Speranza, Roma); “Il Papa-re nelle profezie e nella storia” (La Speranza, Roma); “In Dio” ((La Speranza, Roma); “Fede, speranza e carità” (La Speranza, Roma); “Teoria evangelica della vita” (La Speranza, Roma); D. Ciampoli, Taglialatela” (Unione, Roma); B. Croce, Pescasseroli, Laterza, Bari); R. Fiore, Civiltà Aurunca, G. Iurato, Pietro Taglialatela. Dalla filosofia del Gioberti all'evangelismo anti-papale” (Claudiana, Torino); Gioberti Protestantesimo in Italia, Dizionario biografico dei protestanti in Italia". Sito della Società di studi valdesi. Apologia della dottrinadi Gioberti. Pietro Taglialatela. Taglialatela. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Taglialatela” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732962169

 

Grice e Tagliapietra – sincerita – filosofia italiana (Venezia). Filosofo. Dopo la maturità classica al Foscarini di Venezia, ha compiuto studi di medicina e di filosofia, laureandosi in filosofia teoretica all'Università Ca' Foscari con una tesi discussa con Emanuele Severino e Romano Madera. In quegli stessi anni perfeziona gli studi di ermeneutica biblica sotto la guida di Carlo Enzo. Insegna a Sassari e Milano. Fonde nelle sue ricerche un'indagine storico filosofica sul pensiero antico, sulla tradizione apocalittica, con un'attenzione a temi contemporanei legati al mondo delle immagini e della comunicazione, allo studio del linguaggio e delle metafore, nonché all'intreccio storico e teorico fra teatro e filosofia. In quest'ultima prospettiva si orientano i suoi studi sull'idea di sincerità e sul significato della bugia nel quadro di una costruzione drammaturgica dell'individuo, sul ridere e sulla natura del personaggio comico. Cura per Feltrinelli, Boringhieri e Mondadori edizioni importanti: L'Apocalisse di Giovanni, raccolte di scritti sull'Illuminismo e sul tema della catastrofe; il Fedone o sull’anima (Feltrinelli, Milano); “L’apocalisse di Gioacchino da Fiore” (Feltrinelli, Milano); Voltaire, Rousseau, Manzoni, Volney, Feuerbach, Mercier. Cura Valent. Collabora saltuariamente a Il Gazzettino, il quotidiano della sua città, e ha collaborato a varie testate giornalistiche (Capital; Panorama; Il Sole 24 Ore; l'inserto culturale "Saturno" de Il fatto quotidiano, ecc.), con interventi di carattere culturale o legati all'attualità sociale e politica. Con “La virtù crudele. Filosofia e storia della sincerità” vince il Premio Viareggio per la saggistica. -- è stato conferito il premio di filosofia Viaggio a Siracusa per “Gioacchino da Fiore e la filosofia”. È direttore del Giornale critico di storia delle idee. È fondatore e direttore a Milano del Centro di Ricerca Inter-Disciplinare di Storia delle Idee (CRISI), e di ICONE, Centro Europeo di Ricerca di storia e teoria dell'immagine di Palazzo Arese Borromeo. Altre opere: “La metafora dello specchio. Lineamenti per una storia simbolica” (Feltrinelli, Milano, Bollati Boringhieri, Torino); “Il velo di Alcesti: la filosofia e il teatro della morte” (Feltrinelli, Milano); “Filosofia della bugia: figure della menzogna nella storia del pensiero occidentale” (Bruno Mondadori, Milano); “La virtù crudele: filosofia e storia della sincerità” (Einaudi, Torino); “La forza del pudore: per una filosofia dell'inconfessabile” (Rizzoli, Milano; “Il dono del filosofo: sul gesto originario della filosofia” (Einaudi, Torino); “Icone della fine: Immagini apocalittiche, filmografie, miti (Il Mulino, Bologna); “Sincerità” (Raffaello Cortina, Milano); “Gioacchino da Fiore e la filosofia, il Prato, Padova); “Non ci resta che ridere (Il Mulino, Bologna); “Alfabeto delle proprietà: filosofia in metafore e storie” (Moretti, Bergamo); “Esperienza: filosofia e storia di un'idea” (Cortina, Milano); “Filosofia dei cartoni animati. Una mitologia contemporanea” (Boringhieri, Torino); Cartografia intellettuale dell'Europa, “La migrazione dello spirito” (Mimesis, Milano); “Tempo a termine e tempo senza fine: breve storia figurale della temporalità” (Mimesis, Milano); “Non desiderare la donna e la roba d'altri” (Mulino, Bologna); “Il senso del dolore. Testimonianza e argomenti” (San Raffaele, Milano); “Zerologia. Sullo zero, il vuoto e il nulla” (Mulino, Bologna); “Apocalisse di Giovanni” (Feltrinelli, Milano);  “La verità e la menzogna: sulla fondazione morale della politica” (Mondadori, Milano); “Che cos'è l'Illuminismo? I testi e la genealogia del concetto” (Mondadori, Milano); “ Il sacro” (Gallone, Milano); “La catastrofe. L'illuminismo e la filosofia del disastro” (Mondadori, Milano); “La fine di tutte le cose” (Boringhieri, Torino); “La storia e l'invenzione” (Prato, Padova); “Le rovine, ossia meditazione sulle rivoluzioni degli imperi” (Mimesis, Milano); “L'uomo è ciò che mangia” (Boringhieri, Torino); “Montesquieu a Marsiglia” (Inschibboleth, Roma); “Bisogna sempre dire la verità?” (Cortina, Milano); “L’idea della fine” (Agalma); “Il rischio e il limite”; Magazine (Energia), Pearson. “Il gesto di Socrate”; “Il pudore e l'enigma”; Spazio Filosofico, Tipologia del riso, Fillide, Corpo di pazienza, “Esser contro”, XÁOS. Giornale di confine, Il dono del filosofo. Il dono della filosofia, XÁOS. Giornale di confine, Il giallo della filosofia, XÁOS. Il volto del potere, in XÁOS, La Lotteria di Babele. Appunti filosofici su caso e fortuna nella società della comunicazione, XÁOS. Giornale di confine, L'apocalisse delle immagini. Esegesi del cinema a partire da "Fino alla fine del mondo", XÁOS, La gola del filosofo. Il mangiare come metafora del pensare  XÁOS. Dire la verità. L'insistenza della critica, Giornale critico di storia delle idee,  L'uomo è un animale che esita. Intervista di M, Dotti, in Vita, Presentazione. Il dono del filosofo. Sul gesto originario della filosofia in Inschibboleth, Presentazione. Icone della fine. Immagini apocalittiche, filmografie, miti Del senso della fine. Dialogo con M. Dotti, in Communitas, Cultura: futuro, progresso e possibilità Lezione magistrale al Festival di Filosofia (Modena ), Inganni. Finzioni di verità e storia naturale dell'intelligenza. La filosofia della sincerità, di Vincenzo Pinto  Il riso è il proprio dell'uomo. Commento in margine a Non ci resta che riderem di Tugnoli  Se essere sinceri è una virtù crudele. Uno studio fra storia e filosofia, di Galimberti, in "La Repubblica", La virtù crudele. Filosofia e storia della sincerità, di C. Tugnoli, in "Dialeghestai. Rivista telematica di filosofia",  Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci. Giornale Critico di Storia delle Idee  Home page del Centro di Ricerca in Storia delle IdeeCRISI  Home page di ICONE, Centro Europeo di Ricerca di storia e teoria dell'immagine, su centro europeo palazzo borromeo. Ciclo di dieci lezioni teoriche, dette "Decadi", tenuto nell'Aula Tafuri di Palazzo Badoer, a Venezia, nel quadro del Laboratorio di Progettazione Architettonica dello IUAV diretto da Renato Rizzi e costituente il  I, Libro dello Studio, del progetto "Lampedusa. La cattedrale di Solomon". Andrea Tagliapietra. Tagliapietra. Keywords: Gioacchino da Fiore, l’apocalisse, dell’anima, Manzoni, inventare, storia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tagliapietra” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731484947/in/datetaken/

 

Grice e Tamburino – filosofia siciliana -- filosofia italiana (Caltanissetta). Flosofo. Figlio del giudice Fabrizio e di Agata Adelicia Tramontana, entra nella compagnia di Gesù,resta a Caltanissetta dopo aver ricevuto gli ordini, e incaricato dell'insegnamento nel locale collegio gesuitico. Trasferito nel collegio di Messina, passa in quello di Palermo. Resse i collegi gesuitici di Caltanissetta, Monreale e Palermo. Esaminatore delle curie arcivescovili di Palermo e Monreale, consigliere e qualificatore nel Sant'Uffizio della Inquisizione spagnola, ossia di esaminatore dei reati prima della loro attribuzione alla competenza dell'Inquisizione.  Durante un soggiorno romano, quale rappresentante della provincia gesuitica siciliana alla undicesima congregazione generale della compagnia di Gesù, conosce Greuter, che lavora per la casa generalizia dei gesuiti. Il teologo siciliano, apprezzandone le doti, gli affida l'incarico di incidere le immagini della Madonna. Realizza finalmente il progetto, da qualche anno vagheggiato, di dare alle stampe le notizie preparate dal confratello O. Gajetano, riguardanti appunto i luoghi del culto mariano nell'isola, facendo illustrare l'opera con tavole riproducenti le relative icone della Madonna. Così accanto alla sua imponente produzione filosofica, restano anche due edizioni, una in latino ed una in volgare, di un volume con 36 incisioni del ‘600, di raro pregio per la raffinatezza dei disegni di Greuter. Di queste due edizioni si trovano rari esemplari che, per le limitazioni derivanti dall'esaurimento delle matrici, sono, per buona parte, prive delle pagine in cui sono stampate le incisioni. Nella conoscenza del peccato attribuisce importanza primaria alla “cognitio singulorum,” cioè alla capacità di valutazione dei singoli. Diverso è, infatti, il peso delle colpe a seconda se a commettere l'infrazione è l'individuo colto oppure l'ignorante. Nel individuo colto prevale la vis ratiocinandi, la forza della ragione. Nell’ignorante, la vis sentiendi, la forza del sentimento. Ancora differenza c'è tra l'”actio humana” e l'”actio hominis”. La azione umana e compiuta in perfetta consapevolezza. Nell’azione di un uomo la coscienza è spesso condizionata dal patire passionale, che può essere violentum – violento --, coactum – costretto – co-azione- o necessarium – necessario -- venendo così a mitigare la colpa. Nel trasporto passionale c'è dell'involontario, spesso frutto di ignoranza che rende la coscienza erronea. Il tutto si traduce in una interpretazione benignista della prudenza o epi-eìcheia, riprendendo in un certo modo la tradizione di Aquino. A sostenere questa intensa produzione sul probabilismo, col rientro da Palermo a Genova di Diana, rimane. I suoi saggi hanno ampia diffusione fino al riconoscimento della validità delle tesi probabiliste da S. Alfonso de' Liguori che con la sua Theologia Moralis mette sostanzialmente fine al rigorismo giansenista.  Il probabilismo incontra ostilità negli ambienti religiosi più vicini al rigorismo dei giansenisti. A contrastare le tesi del probabilismo i più influenti furono i domenicani, che spinsero Retz, a farsi portavoce presso il papa per l'emanazione di un provvedimento di condanna. Alessandro VII, sollecitato più volte, condenna il probabilismo. Sono censurate solo le tesi più estreme. Un'altra condanna del probabilismo e promulgata da Innocenzo XI. Però questa volta il gesuita siciliano non sube sanzioni ad personam, così passa alla storia della morale, come padre della probabilità tenue. Con esso si chiuse il periodo d'oro della esportazione della cultura teologica siciliana. Fu sancita la completa ri-abilitazione del gesuita siciliano con la pubblicazione di Verità Vindicata che Niceti diede alle stampe a Roma. Altre opere: I suoi saggi sono stati riuniti nella Opera Omnia. “Methodus Expeditae Confessionis; Opuscola Tria de Confessione”; “Comunione et Sacrificio Missae”; “Expedita Decaloghi Explicatio. Libris decem digesta; “De Sacrificio Missae Expedite Celebrando Libri tres”; “Della Consolazione della Filosofia”; Juris Divini. Naturalis et Ecclesiastici Expedita Moralis Explicatio, Complectens Tractationes tres, de Sacramentis, quae sunt de Jure Divino, de Contrattibus, quos dirigit Jus Naturale, de Censuris et Irregularitate, quae sunt de Jure Ecclesiastico. Tractatus de Bulla cruciata. Sanctissimae Deiparae Cultus in Sicilia. (Nomen sublatum) Ragguagli delli Ritratti della SS. Vergine Nostra Signora più celebri, che si riveriscono in varie Chiese nell'isola di Sicilia. Opera postuma del R. Ottavio Cajetano della Compagnia di Gesù. Trasportato nella lingua volgare. Germana Doctrina R.Thomae Tamburini S. J. perspicue refellens impugnationes R.Vincentii Baronii adversus illam allatas;  Tractatus in Quinque Ecclesiae Praecepta; “Tractatus de Jubileo Manoscritto; “Additamentum continens aliquot epistolas, et levem vindicationem contra Joannem Sinichium hybernum authorem libri Saul et Rex. Manoscritto. Bibl. Naz. Roma. Fondo Gesuitico, Traduce “La consolazione della Filosofia” L'Anno dei Giorni Memorabili, da G. Nadasi della Compagnia di Gesù., S. Burgio, “Il probabilismo in Sicilia”, Catania, Soc. Storia Patria, V. Contenson, Theologiae mentis of cordis, Tolosa, T. Deman, Probabilisme, Colonia, C. Hebermann, Enciclopedia cattolica, R. Appelton Company, M. Petrocchi, Il problema del lassismo nel secolo XVII, Roma, Storia e letteratura, J. Sinnichins, Saul et Pax, Lovanio, Nempaei, Tommaso Tamburino, Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Tommaso Tamburino. Tamburino. Keywords: prudenza, probabilismo tenue, azione di un uomo singolare, la forza del ragionare, la forza del sentire, il necesario, il costretto (co-actum), il violento. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tamburino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733185005

 

Grice e Tafuri: il bizarro – filosofia italiana (Soleto). Filosofo. Versatile e bizzarro ingegno, che dopo studi a Napoli e Parig si ritira nella sua natia Soleto nel Salento dove ha un cenacolo di allievi filosofi del platonismo esoterico. Il Socrate di Soleto e una personalità eclettica ed un affascinante intellettuale, amante della conoscenza e studioso e di molteplici campi del sapere: alchimia, filosofia, astronomia, astrologia, medicina, fisiognomica, magia naturale. Al centro dei suoi interessi vi e l'interesse e lo studio dei fenomeni della natura, l'anima del mondo, il miracolo e le meraviglie del creato e l'unicità irripetibile di ogni essere umano. Considerato alla stregua di un Nostradamus salentino e onorato e temuto per le sue capacità divinatorie e fisiognomiche tanto da attribuirgli poteri occulti e demonologici. Un suo ritratto col rosso copricapo della Sorbona si trova nel dipinto ad opera del galatinese Lavinio Zappa della Madonna del Rosario nella navata sinistra della Chiesa Matrice di Soleto. Sepolto dapprima nella chiesetta di S. Lorenzo delli Tafuri adiacente alla sua abitazione e poi, dopo la demolizione della cappella nel Monastero di San Nicola in una cassa di legno con lo stemma della famiglia. Sull'architrave della sua casa natale è inciso il motto, Humile so et humilta me basta dragon diventaro se alcun me tasta. Con quest'iscrizione esprime e manifesta ai cittadini e a chiunque passasse dalla sua dimora la sua mite natura caratteriale, mortificata dalle ingiurie e maldicenze in conseguenza delle quali poteva trasformarsi, ironicamente, attraverso alchimia e magia, in un dragone. Nella Soleto e diffusa la consuetudine di incidere sulle architravi delle finestre, sui cornicioni dei balconi o all'interno di uno stemma, delle epigrafi con la finalità di motto. Un proverbio, una citazione, un passo letterario, filosofico, o religioso, e un pensiero personale descrivevano la personalità e le attitudini del padrone di casa o invitavano il passante a riflettere su un tema o un monito saggio e profondo. Lo stemma della famiglia, presente sulla porta della casa natia, è costituito da un albero di quercia con due fulmini che si scagliano contro ma non lo colpiscono. Un'aquila bicipite scolpita sopra fa pensare ad un'origine albanese della famiglia. Infatti molte famiglie albanesi e greche di confessione cristiano-ortodossa e cattolica sono costrette a fuggire ed alcune emigrarono nel Salento a causa dell'avanzata dei turchi che occupano i loro territori.  "Del salentin suol gloria ed onore" lo definie Tommasi. E davvero egli e, tra i filosofi che fioreno in Puglia il più universalmente noto. Partito da Soleto per Napoli per approfondirsi nella matematica dopo la preparazione ricevuta a Zollino da Stiso, vi torna famoso in tutto il mondo e pieno di gloria.  Desideroso solo di pace fisica e mentale, apre una ‘scuola’ di filosofia. Tra i suoi allievi:  Cavazza, Vernaleone, Scarpa, Corrado. Assiduo verso gli infermi, esercita con zelo e successo la professione di medico ma mentre era di modello coi suoi saggi, di ammirazione e rispetto coi suoi consulti fu dalla ignoranza popolana ritenuto un mago perché cultore di scienze inusitate quali l'Astronomia e l'Astrologia. Tornando da Padova, cioè dai più grandi centri culturali del tempo, sollevò certo le gelosie interessate di coloro che non sapevano rassegnarsi al suo prestigio professionale. A ciò si aggiunse il vigile sospetto della Curia Arcivescovile messa sull'avviso dal Concilio di Trento. Egli che porta per tutto il mondo l'amore per il suolo natio col nome di Matteo da Soleto, proprio in patria ebbe a difendersi da accuse di stregoneria come spesso avviene a chi, uomo di scienza, si rende filantropo. Fu più volte interrogato per le sue capacità di previsione del futuro (divinatorie) ma fu sempre rilasciato innocente.  Il Codice Vaticano. è testimonianzapressoché l'unica superstite del suo impegno speculative. Da questo capostipite molti furono i Tafuri medici o giureconsulti che da Soleto trasferirono poi la loro residenza a Gallipoli, Nardò e Lecce Galatone. Così troviamo nel "Liber baptesimorum" dell'Archivio Parrocchiale di Soleto un Clericus Phisicus Honofrius Taphurus filius eccellentissimi Doctori Francisci che è padrino al battesimo di Carrozzini. Il pronipote di Onofrio, Vincenzo Maria e sindaco di Gallipoli  mentre il fratello di Onofrio, dottore in giurisprudenza, vive presso la corte di Napoli dove morì. Svariati giureconsulti, medici e sindaci a Lecce e Galatone. Ricordiamo, non per ultimo, fra Diego da Lequile (al secolo Diego Tafuri. Manni, La guglia, Luigi Galante, Nuove rivelazioni da un manoscritto, in 'Il filo di aracne'  Galatina,  Manni, La guglia, l'astrologo, Bernari  Istoria scrittori Regno di Napoli, Bernari. Bernari, A., Il mago di Soleto: Matteo Tafuri, Milano, De Tommasi, G.B., "Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli" Napoli, del Balzo di Presenzano, A., I del Balzo ed il loro tempo, Napoli, Manni, L., Guida di Soleto, Galatina, Manni, L., La guglia di Soleto, Galatina,  Manni, L., La guglia, l'astrologo, la macàra, Galatina, Montinari, M., Soleto, Fasano, Tafuri, G.B., Istoria degli Scrittori del Regno di Napoli, Napoli, 1D. Bacca "Personaggi del sole culturale", Lecce 2008  Alchimia Galatina Giovanni Battista Della Porta Orsini Orsini Del Balzo Guglia di Raimondello Soleto. G. B. Tafuri. Matteo Tafuri. Tafuri. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tafuri” – The Swimming-Pool Library.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691279336/in/photolist-2mKMjs5

 

Grice e Tarantino – filosofia italiana (Gravina), filosofo. Noto per i suoi studi sul padre e per fondare insieme la sezione dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli di cui è stato anche presidente. Ha saggi sulla pedagogia, la psicologia e l'Umanesimo. Dopo la laurea, diviene insegnante per i licei italiani; in particolare, insegna al liceo Federico II di Svevia di Altamura dove uno dei suoi studenti e Rubini. Nominato dirigente scolastico del Liceo classico Cagnazzi di Altamura, porta la scuola al più alto numero di studenti mai raggiunto. In qualità di dirigente scolastico, si reca a Tokyo  per una "visita preparatoria di incontro tra scuole". Durante la sua permanenza si verifica un violento terremoto, che gli causò paura e notevoli disagi con un volo di ritorno pagato 4000 euro e un'assistenza a quanto pare insufficiente da parte delle autorità consolari del posto. Dirigente scolastico del Liceo classico Luca de Samuele Cagnazzi, Presidente di circoscrizione del Lions Club Puglia Consigliere di Club del Lions Club Altamura Host Presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (IISF) di Napoli. Altri saggi: “Speranze e proposte formative.  La lezione di Giuseppe Tarantino, Bari); Dietro la ruota. Infanzia pregiata, Levante, Lezioni di volo, Bari,  L'inconscio e la coscienza nel pensiero di Tarantino, Bari,. L'Umanesimo mediterraneo. Orizzonte storico-culturale per la costruzione di una cittadinanza cosmopolita, Storia antica e moderna dell'Ordine del Tempio, Nisroch, L'Umanesimo scientifico di Tarantino, Aracne). Filippo Tarantino. Tarantino. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tarantino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732938004

 

Grice e Tarantino – l’inconscio e la coscienza – filosofia italiana (Gravina). Fosofo. Docente a Pisa. Figlio di Filippo Tarantino, nobile locale, e Arcangela Maria Letizia Spagnuolo. Studia nel ginnasio e compì gli studi superiori a Pisa, dapprima come studente all'università della stessa città e successivamente come allievo della Scuola normale superiore di Pisa. Inizia gli studi sotto la guida di F. Fiorentino. Si laurea e segue a Napoli il maestro Fiorentino fino alla sua morte.  In sua memoria dedica al suo maestro “I Saggi Filosofici” pubblicato nel gennaio; ottenne la docenza in filosofia teoretica. Inizia ad acquisire notorietà grazie ai saggi critici che pubblica sul Giornale Napoletano. Insegna Liceo Antonio Genovesi di Napoli. Lavor all'opera “Saggio sulla Volontà”. Insegna al Marciano, al Genovesi e Pisa. Insegna anche alla Scuola di Pedagogia, dove tra i suoi insegnanti figura Gentile. La sua notorietà cresce sempre più grazie ad alcuni suoi saggi critici pubblicati sulla Rivista di Filosofia Scientifica di Morselli, il più noto dei quali è su Locke. Tra i suoi studenti di Pisa più noti figurano Nicola ed Accadia. Torna nella sua città natale Gravina. Dona alla biblioteca Santomasi una parte cospicua dei suoi libri. A lui è stato intitolato il liceo. Altre opere: “Appunti di Filosofia ad uso dei giovani del Liceo” (FToso, Aversa); “Saggi filosofici” (Napoli, Vincenzo Morano); “Studio storico suLocke” in Rivista di Filosofia, Milano-Torino, F.lli Dumolard); “Saggio sul criticismo e sull'associazionismo” (Napoli, Morano,); In morte di Calderoni, Vecchi, Trani, Saggio sulla volontà, Napoli, Gennaro); “Saggio sulle idee morali e politiche di Hobbes” (Napoli, Giannini); “Il problema della morale di fronte al positivismo e alla metafisica” (Pisa, Valenti); “Il principio dell'etica e la crisi morale contemporanea” (Napoli, Tessitore); “Il concetto dello stato ed il principio di nazionalità” (Napoli); “Discorso preposto alle traduzioni dal latino, dall’inglese e dal francese di G. Sottile” (Napoli); “Vinci e la scienza della natura”, Nel centenario di L. da Vinci, La politica e la morale. Discorso (Pisa, Tipografia editrice cav. F. Mariotti); “”Sulla riforma universitaria, in «Rivista di filosofia».  Cfr. Gabriele Turi, Giovanni Gentile: una biografia, Firenze, Giunti,  (Parzialmente consultabile in Google Libri.)  tarantino-inconscio,  tarantino-inconscio-, tarantino-inconscio-, F.Tarantino, L. Dibattista, A. Recchia-Luciani, L’inconscio e la coscienza nel pensiero di Tarantino,  F. Tarantino, Adda, Filippo Tarantino, Speranze e proposte formative. La lezione di Tarantino, Bari, Levante, B. Amato, Orazione funebre in onore di Tarantino. Giuseppe Tarantino. Tarantino. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tarantino” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51716123265/in/photolist-2mPq8eZ-2mMYDFF-2mKN3Um

 

Grice e Taranto – la colomba d’Archita – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo. Grice: “I was insulted, if not offended by the Cambridge Dictionary of Philosophy having ‘Anchita’ as Greek! The manw as born in Taranto, Italy, and died in Taranto, Italy! – He was a Tarantoian!” – “My favourite of his philosophical tracts is “Della colomba,” – Strawson pointed out to me that since this is a mechanical (mechanical-mechanical) pigeon, I should have used ‘scare-quote’ gesture!” -- Ricerca Archita filosofo, matematico e politico greco antico Lingua Segui Modifica (LA)  «Magnum in primis et praeclarum virum»  «Uomo fra i primi grande e illustre»  (Cicerone, De senectute). Appartenente alla seconda generazione della scuola di Crotone, ne incarnò i massimi principi secondo l'insegnamento dei suoi maestri Filolao ed Eurito. Figlio di Mesarco (o di Estieo o di Mnesagora, a seconda delle fonti), nacque a Taranto, città della quale fu "stratego massimo" nella prima metà del IV secolo a.C. proprio nel periodo in cui la città raggiungeva l'apice del suo sviluppo economico, politico e culturale.  Archita condusse una vita austera, improntata a uno stretto autocontrollo nel rispetto delle rigide regole della setta pitagorica, ma non priva di umana socievolezza: racconta Eliano che spesso quello s'intratteneva a scherzare con i figli dei suoi schiavi e con questi stessi non disdegnava di sedere assieme a banchetto. Abile uomo politico, si tramanda che fosse stato nominato per sette volte stratego (στρατηγός) della città-stato di Taranto riuscendo ad essere un condottiero sempre vittorioso nelle sue battaglie. Probabilmente fu anche stratego "autocrate" (αὐτοκράτωρ, autocrator) della Lega italiota, ricostituitasi dopo la morte di Dionisio I di Siracusa, e che ebbe come sede Eraclea sotto l'effettivo controllo di Taranto. Non si sa se, nonostante il divieto della costituzione cittadina, fosse stato nominato consecutivamente; i suoi mandati vengono datati tra il II e il III viaggio di Platone, quindi potrebbero essere stati ricoperti anche uno di seguito all'altro. Attua una politica di sviluppo che porta Taranto a diventare la metropoli più ricca e importante della Magna Grecia. Con l'edificazione di monumenti, templi e edifici diede nuovo lustro alla città. Potenziò il commercio stringendo relazioni con altri centri, come l'Istria, la Grecia, l'Africa. Durante il suo governo, si dedica allo sviluppo dell'economia favorendo l'agricoltura e insegnando egli stesso ai contadini i precetti per migliorare i raccolti. Spesso ricordava loro che Apollo non concesse altro a Falanto che fertili campi e amava ripetere. Se vi si domanda come Taranto sia diventata grande, come si conservi tale, come si aumenti la sua ricchezza, voi potete con serena fronte e con gioia nel cuore rispondere: con la buona agricoltura, con la migliore agricoltura, con l'ottima agricoltura. Nel campo legislativo promulgò diverse leggi per favorire una più equa distribuzione delle ricchezze, basandola sui principi dell'armonia matematica. Uomo di multiforme ingegno, si interessa di scienza, musica ed astronomia e studiò matematica con Eudosso di Cnido. La vastità di queste competenze in Archita si spiega con il fatto che la scuola pitagorica concepiva la matematica, o meglio l'aritmogeometria, fondamento della realtà naturale e l'universo come un cosmo, ordinato cioè secondo principi mistico-matematici dai quali si generava un'armonia musicale poiché la musica stessa si basava su precisi rapporti matematici. Credettero che i principi delle matematiche fossero i principi di tutti gli esseri. Ora, i principi delle matematiche sono i numeri. Pensarono quindi che gli elementi dei numeri fossero elementi di tutte le cose, e che tutto quanto il cielo fosse armonia e numero. (Aristotele, Metafisica) Non a caso Archita è stato il primo a proporre il raggruppamento delle discipline canoniche (l'aritmetica, la geometria, l'astronomia e la musicanel quadrivium, l'ordinamento che Boezio riprese in epoca medievale). Infine, la partecipazione alla scuola pitagorica, configurata come una setta mistica, era riservata a spiriti eletti e implicava che gli iniziati che la frequentassero avessero disponibilità di tempo e denaro per trascurare ogni attività remunerativa e che potessero dedicarsi interamente a complessi studi: da qui il carattere aristocratico del potere politico che i pitagorici esercitarono nella Magna Grecia fino a quando non furono sostituiti dai regimi democratici. Archita conobbe Platone quando il filosofo ateniese soggiornò a Taranto nel suo primo viaggio verso Siracusa, dove ebbe un confronto piuttosto acceso con il tiranno Dionigi Isulla realizzazione di una possibile riforma filosofica del suo governo. L'amicizia con Archita fu preziosa per Platone quando compiendo questi il suo terzo e ultimo viaggio in Sicilia nel tentativo di realizzare la sua riforma, il nuovo tiranno Dionigi il Giovane lo cacciò dall'Acropoli facendolo vivere nella casa di Archedemo, vicino ai mercenari che mal lo sopportavano. Fu grazie ad Archita, il quale inviò il tarantino pitagorico Lamisco a Siracusa per convincere l'amico Dionigi il giovane a liberare Platone, che il filosofo poté tornare ad Atene.  Lo stesso Platone raccontò così quegli avvenimenti:  "Sembra che Archita si sia recato presso Dionisio; perché io, prima di ripartire avevo unito Archita e i Tarantini in rapporti di ospitalità e di amicizia con Dionisio. (Platone, Lettera VII). E così con un terzo invito Dionisio mi mandò una trireme per agevolarmi il viaggio, e insieme mandò un amico di Archita, Archedemo, che egli riteneva fosse il più apprezzato da me tra quei di Sicilia, e altri Siciliani a me noti. (Platone, Lettera VII) Altre lettere poi mi giungevano da parte di Archita e dei Tarantini, che facevano grandi elogi dello zelo filosofico di Dionisio, e anche avvertivano che, se non fossi andato subito, avrei causato la completa rottura di quell'amicizia che io avevo creato tra loro e Dionisio, e che era di grande importanza politica." (Platone, Lettera VII) vennero in molti da me, fra cui alcuni servi di origine ateniese, e quindi miei concittadini; essi mi riferivano che calunnie circolavano su di me fra i peltasti, e che alcuni minacciavano, se riuscivano a cogliermi, di sopprimermi. Escogito allora qualche mezzo di salvezza: mando ad avvertire Archita e gli altri amici di Taranto in che condizione mi trovo. E quelli, colto un pretesto per un'ambasceria, mandano uno dei loro, Lamisco, con una nave e trenta rematori. Costui, appena giunto, intercede per me presso Dionisio, dicendogli che io volevo partire e nient'altro che partire; Dionisio accondiscese e mi lasciò andare, dandomi i mezzi per il viaggio" (Platone, Lettera VII) Archita muore a seguito di un naufragio probabilmente nel corso di operazioni di guerra nelle acque di fronte a Mattinata sul Gargano e lì fu sepolto, come riferisce Orazio: Te maris et terrae numeroque carentis harenae mensorem cohibent, Archyta, pulveris exigui prope litus parva Matinum munera. Te misuratore del mare e della terra e delle immensurabili arene, coprono, o Archita, pochi pugni di polvere presso il lido Matino. Nonostante sia vissuto dopo Socrate, viene considerato un continuatore dei filosofi presocratici, perché appartenne alla Scuola pitagorica e si mantenne aderente al pensiero di Pitagora, tant'è che basò le proprie idee filosofiche, politiche e morali sulla matematica. Al riguardo, infatti, così recitano due suoi frammenti. Quando un ragionamento matematico è stato trovato, controlla le fazioni politiche e aumenta concordia, quando c'è manca l'ingiustizia, e regna l'uguaglianza. Con ragionamento matematico noi lasciamo da parte le differenze l'un con l'altro nei nostri comportamenti. Attraverso essa i poveri prendono dai potenti, ed i ricchi danno ai bisognosi, entrambi hanno fiducia nella matematica per ottenere un'azione uguale." (Giamblico, de comm. Math.). Per essere bene informato sulle cose che non si conoscono, o si devono imparare da altri o bisogna scoprirle da sé. Ora imparando si deduce da qualcun altro e ciò è straniero, mentre scoprendo da sé è proprio. Scoprire senza cercare è difficile e raro, ma con la ricerca è maneggevole e facile, sebbene chi non sa cercare non può trovare. (In C. Dollo, Istituto e museo di storia della scienza Archimede” (Olschki). A lui sono tradizionalmente attribuiti molti testi spuri, mentre sono sopravvissuti soltanto alcuni frammenti originali, conservati nelle opere di Ateneoe Cicerone e provenienti dai suoi discorsi morali, che delineano un filosofo più originale nel suo pensiero etico rispetto alla dottrina pitagorica e piuttosto influenzato da quella platonica. Archita viene considerato l'inventore della Meccanica razionale e il fondatore della Meccanica. Si dice che abbia inventato due straordinarie apparecchiature meccaniche.  Un'apparecchiatura era un uccello meccanico, la famosa «colomba di Archita», l'altra sua invenzione era un sonaglio per bambini. Il primo è descritto dallo scrittore e critico latino Aulo Gellio, e ne tentò la ricostruzione uno studioso tedesco, Wilhelm Schmidt. Pare si trattasse d'una colomba di legno, vuota all'interno, riempita d'aria compressa e fornita d'una valvola che permetteva apertura e chiusura, regolabile per mezzo di contrappesi. Messa su un albero, la colomba volava di ramo in ramo perché, apertasi la valvola, la fuoruscita dell'aria ne provocava l'ascensione; ma giunta ad un altro ramo, la valvola o si chiudeva da sé, o veniva chiusa da chi faceva agire i contrappesi; e così di seguito, sino alla fuoruscita totale dell'aria compressa.  Il secondo giocattolo, la raganella, ebbe fortuna: è ancora in uso e spesso si vede nelle fiere popolari di giocattoli. Nella forma originaria era costituita da una piccola ruota dentata fissata ad un bastoncino. Sulla ruota, da dente a dente, saltava una molla cui era congiunto un pezzo di legno. Aristotele consigliava questo giocattolo ai genitori perché, divertendo e captando l'attenzione dei bambini, li distoglieva dal prendere e rompere oggetti domestici.  Si dice anche che Archita abbia inventato la carrucola e la vite, anticipando Archimede, ma non si hanno conferme storiche a tale riguardo. Il più importante risultato ottenuto da Archita è una soluzione tridimensionale del problema della duplicazione del cubo. Precedentemente, Ippocrate di Chio aveva ricondotto questo problema ad un problema di proporzionalità: se a è il lato del cubo che si vuole duplicare, allora il problema consiste nel trovare due valori x e y medi proporzionali tra a e 2a, ovvero tali che  {\a:x=x:y=y:2a} Trovati questi due valori, x rappresenta il lato del cubo con volume doppio. La costruzione geometrica utilizzata da Archita per risolvere questo problema è uno dei primi esempi dell'introduzione del movimento in geometria: in esso si considera una curva, conosciuta come curva di Archita, generata dall'intersezione della superficie di un cilindro e di un semicerchio in rotazione rispetto a uno dei suoi estremi. Si dedica anche alla teoria delle medie, e diede il nome odierno alla media armonica (prima conosciuta come media sub-contraria). Inoltre, dimostrò che tra due numeri interi che sono nel rapporto {\{\frac {n}{n+1}}} non è possibile trovare nessun altro intero che sia una media geometrica. Il risultato ha applicazione alla teoria delle scale musicali (vedi sotto).  FisicaModifica Apuleio riporta un argomento di fisica trattato da Archita: la natura della riflessione della luce sopra uno specchio. Platone pensa che dai nostri occhi partano dei raggi luminosi che vanno a mescolarsi con quelli che colpiscono lo specchio. Archita concorda col fatto che i raggi partano dai nostri occhi, ma senza combinarsi con alcuna cosa.  Più felici furono le sue deduzioni sul rumore. Egli capì che provenivano dalle vibrazioni prodotte dall'urto dei corpi nell'aria. Da tale scoperta, formulò l'ipotesi che anche i corpi celesti, dotati di continuo movimento, dovessero produrre rumore. Questo rumore però, non sarebbe udibile dai sensi umani, essendo non intervallato, ovvero continuo nel tempo.  Molto interessanti sono gli studi di carattere sperimentale che condussero a conoscere le cause che diversificano i suoni acuti dai gravi, diversità che sono in funzione della rapidità della vibrazione. Tanto più rapida è la vibrazione, tanto più acuto è il suono che ne proviene, e viceversa. Esperimenti furono eseguiti con flauti, zufoli, tamburelli, e si constatò come anche la voce umana seguisse questo principio. Nell'ambito della teoria musicale sviluppata dalla scuola pitagorica (ed esposta per la prima volta da Filolao), tre contributi sono sicuramente dovuti ad Archita.  Il primo è la teoria secondo cui l'altezza dei suoni è determinata dalla loro velocità di propagazione. Secondo Archita, una bacchetta che oscilla più velocemente (oggi diremmo con frequenza più alta) produrrebbe un suono che si propaga con maggiore velocità nell'aria, e che di conseguenza è percepito come "più alto", rispetto a una bacchetta che oscillasse più lentamente. Questa teoria, per quanto non corretta dal punto di vista fisico e percettivo, rappresenta il primo tentativo di attribuire parametri quantitativi alla propagazione del suono, e fu ripresa da molti autori successivi (inclusi Platone e Aristotele). Il secondo contributo è di natura specificamente matematica. Archita conosceva la relazione fra intervalli musicali e frazioni che conduce alla costruzione della scala pitagorica. Uno dei problemi teorici connessi a quella costruzione era il perché gli intervalli dovessero essere progressivamente suddivisi secondo quelle particolari proporzioni, anziché suddividere semplicemente ogni intervallo in due sottointervalli uguali. Per comprendere la natura del problema si deve ricordare che per definizione gli intervalli musicali si compongono moltiplicandofra loro i rapporti corrispondenti (ad esempio, l'ottava 2:1 si può ottenere componendo una quinta 3:2 con una quarta 4:3, infatti 3:2 x 4:3 = 2:1). Quindi per suddividere un intervallo a:b in due parti uguali si deve trovare il medio proporzionale fra a e b, ossia il numero x tale che a:x = x:b (ciò equivale a cercare la radice quadrata del rapporto a:b). Archità osservò che l'intervallo di doppia ottava (4:1) si può suddividere in due sottointervalli uguali (rappresentati dal rapporto 2:1), ma dimostrò matematicamente che nessun rapporto del tipo superparticulare {\displaystyle {\frac {n+1}{n}}} - genere a cui appartengono tutti gli intervalli fondamentali della scala pitagorica (2:1, 3:2, 4:3, 9:8) - ammette un medio proporzionale fra i numeri interi: quindi nessuno di quegli intervalli può essere suddiviso in due parti uguali (se si mantiene l'ipotesi che ogni intervallo musicale corrisponda a un rapporto fra numeri interi)[36].  Infine, Archita descrisse la costruzione delle scale musicali nei tre generi diatonico, cromatico ed enarmonico. Diversamente dalla scala pitagorica, il tetracordo diatonico proposto da Archita è formato dai rapporti 9:8, 8:7 e 28:27 (quello pitagorico contiene invece due intervalli di tono uguali, 9:8, e un semitono di 256:243). Nel tetracordo cromatico di Archita figurano gli intervalli 5:4, 36:35 e 28:27, e in quello enarmonico gli intervalli 32:27, 243:224 e 28:27. Questi valori sono riportati da C. Tolomeo, che (a distanza di oltre 500 anni) afferma che si basa sulla necessità teorica di descrivere tutti gli intervalli consonanti con rapporti superparticulari (e tuttavia nel tetracordo enarmonico figurano rapporti che non appartengono a quel genere). Gli studiosi moderni hanno invece ipotizzato che Archita avesse voluto descrivere matematicamente le scale musicali effettivamente in uso nella pratica a lui contemporanea, sulla base dell'osservazione diretta delle tecniche di accordatura usate dai musicisti. Archita si propose di superare il problema dei commi musicali. Affermò che l'ottava poteva essere divisa in 12 semitoni uguali ed indicò un divisore che ne consentisse la partizione, cioè un numero prossimo ad un terzo di л. In effetti il divisore dell'ottava della scala temperata, la radice dodicesima di 2 =1,0594630943592…. è prossima a л/3=1,0471975 postulato sia da lui che da Aristosseno. La divisione dell'ottava a cui Archita pervenne è la seguente: л/3, Л 4/11, Л 3/8, Л 2/5, Л 3/7, Л 5/11, Л 9/19, л/2, Л 7/13, Л 4/7,Л 3/5 Л 7/11, nell'ordine: seconda minore, seconda maggiore, terza minore, terza maggiore, quarta giusta, quarta eccedente, quinta giusta, sesta minore, sesta maggiore, settima minore, settima maggiore, ottava. Il divisore proposto da Archita porta a differenze con la scala temperata dell'ordine delle decine di centesimi di semitono.  AstronomiaModifica È trattata da Archita in un passo di Eudemo da Rodinel suo commento alla Fisica di Aristotele, nel quale si discute il problema della dimensione dell'universo. Per Archita l'universo è infinito, poiché, egli dice:  Se mi t rovassi all'ultimo cielo, cioè a quello delle stelle fisse, potrei stendere la mano o la bacchetta al di là di quello, o no? Ch'io non possa, è assurdo; ma se la stendo, allora esisterà un di fuori, sia corpo sia spazio (non fa differenza, come vedremo). Sempre dunque si procederà allo stesso modo verso il termine di volta in volta raggiunto, ripetendo la stessa domanda; e se sempre vi sarà altro a cui possa tendersi la bacchetta, è chiaro che anche sarà interminato.In Enciclopedia Garzanti di Filosofia Archita. Museo Nazionale e archeologico di Taranto  Christoph Riedweg, Pitagora: vita, dottrina e influenza, Vita e Pensiero, Francesco Paolo De Ceglia, Bari. Seminario di storia della scienza, Scienziati di Puglia: Adda, Cicerone, De senectute, Eliano, Varia istoria; Ateneo; Dizionario di filosofia, Treccani alla voce corrispondente  Luigi Pareti, Storia della regione Lucano-Bruzzia nell'Antichità, Storia e Letteratura, Ettore M. De Juliis, Magna Grecia: l'Italia meridionale dalle origini leggendarie alla conquista romana, Edipuglia. E. Juliis, Magna Grecia: l'Italia meridionale dalle origini leggendarie alla conquista romana, Edipuglia srl,  Ai tarantini, citato in La Voce del Popolo, Dizionario della civiltà, Gremese Editore, Ubaldo Nicola, Atlante illustrato di Filosofia, Giunti. “κόσμος” nasce in ambito militare per designare l'esercito schierato ordinatamente per la battaglia (in Sesto Empirico, Adv. Math.)  Christiane L. Joost-Gaugier, Pitagora e il suo influsso sul pensiero e sull'arte, Edizioni Arkeios, André Pichot, La nascita della scienza: Mesopotamia, Egitto, Grecia antica, Edizioni Dedalo,Cfr. anche Ruggiero Bonghi, Delle relazioni della filosophia colla società: prolusione, F. Vallardi, Secondo una tradizione apocrifa Archita trasse dalla filosofia platonica la convinzione della immortalità dell'anima. Al contrario Cicerone ritiene che Platone si recò in Sicilia per conoscere le dottrine pitagoriche che apprese da Archita e che condivise divenendo lui stesso pitagorico. Cfr. Cicerone, De Repubblica, De finibus bonorum et malorum, Tuscolanae disputationes, D. Laerzio, Platone, Lettera VII  Vita di Platone.  G. Urso, «La morte d’Archita e l'alleanza fra Taranto e Archidamo di Sparta», Aevum, M. Taddei, I robot di Leonardo da Vinci: la meccanica e i nuovi automi nei codici svelati, ed. Leonardo, A. Gellio, Notti Attiche, Aristotele, Pol., R. Pitoni, Storia della fisica, Società tipografico-editrice nazionale, Boyer, Carl B., Storia della Matematica, Apuleio, Apologia, 15  Platone, Timeo, A  Giambico, in Nicom., 9Francesco Paolo De Ceglia, Università di Bari. Seminario di storia della scienza,Scienziati di Puglia: dda, 2007 p.1ifica Carl A. Huffman, Archytas of Tarentum. Pythagorean, Philosopher and Mathematician King, Cambridge University Press, (l'edizione più completa dei frammenti) M. Timpanaro Cardini, I Pitagorici, testimonianze e frammenti, La Nuova Italia, Firenze Platone, Lettere, Mondadori, Milano Del Grande, Archita e i suoi tempi, Taranto, Cressati  Paris A. Olivieri, Su Archita tarantino, memoria letta all'Accademia Pontaniana  A. Frajese, Attraverso la storia della Matematica, Veschi, RomaStante, I problemi di terzo grado e Archita da Taranto,  Lecce A.Tagliente, “La colomba d’Archita”, Scorpione, Taranto A.Tagliente, Il mistero del trattato perduto, Scorpione, Taranto A. D. Abbaiatore, Scritture Musicali greche, Teoria armonica ed Acustica, Taranto nella civiltà, Napoli Taranto e il Mediterraneo, ISAMG Taranto, Filosofia e scienze, Napoli Eredità, Taranto, Alessandro il Molosso e i condottieri, Taranto, C.Teofilato, "Interpretazione di Archita" dalla rassegna "Vecchio e Nuovo" di Lecce, A. Mele, Archita, i suoi tempi e il suo pensiero, in Taranto tra Classicità e Umanesimo, Scorpione Editrice Taranto Voci correlateModifica Personalità legate a Taranto Raganella (strumento musicale) Eudosso di Cnido. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. A buon diritto chiamare l'inventore de'moderni palloni arrostatici. Però un secolo prima al padre Lana G, C. Scaligero,a proposito della colomba volante d'Archita, della quale parla Orazione l l e sue odi, indica il modo di costruirla. Nulla di più facile, egli dice: basta comporre la sostanza con midolla di giunco, e diligentemente coprirla colla pelle adoperata dai battiloro. Mediante un facile meccanismo sipuò dar movimento alle ali.19 Scaligero scordò di avvertire che bisognava riscaldare l'aria interna con un lumicino quando rolevasi farla volare. Cosi 500 anni prima dell'era nostra, trova il modo di far salire nell'ariaun pallone in forma di colomba, dacchè tutto fa credere che I mezzi impiegati da questo filosofo fossero gl'identici che quelli impie gatioggigiorno per levarei palloni. Quanto al ritorno della colomba, obbediente alla voce d'Archita, questa evidentemente è una favola. Sempre, aun fatto sorprendente, l'immaginazione aggiunge circostanze impossibili;ma ciò che io credo innegabile è che l'areostalo era conosciuto a tempi detti favolosi, e che, amio parere, sono reminiscenzedi una civiltà perduta, che i poetichiamarono regno degli dei. Quegli ignivomi draghi. SULLA COLOMBA Entre a pišivago, e più superbo volo pel Regno aereo l'ali fu e spandea, e di spirto novello acquisto fea La Colomba d'Archita inversoilPolo, Volgendo a caso i suoi begli occhi al suolo Del terzo Ciel la vezzofetta Dea, La vide, e per rapirla già scendea Da quel de' dei seggio beato, e solo. Allor gridd, e quafi fu per dire: Oh così foffepur lamia. Colomba! Fattafi Citerea con gran desire, Di legno fols'avvide: esserl'augello. ARCHITA. Juan. Juven. Ital. Sacr. in Tarentin. Mitrop.  Lamb. in Schol. Horat. Od.) regnasse più di un ' Ann o. I nuove grazie adorna il fuo bel volto D LLi:etasengiva in maestà reale Astrea, mirando venerato, e colto Fa più volte Prefetto della sua Patria, ancorchè le Leggi comandassero, che nessuno in tempo di sua vita Quel delle Leggi fue pregio immortale. Quando Prudenza, il dolce fuon disciolto, figlia d' eccelsa mente, e trionfale, Non titurbar, le diffe, fe sia tolto Il primier di regnare ordine uguale. Tempo verrà,che in arme,e intoga imperi più d'un'anno al suo ftuoi, mai sempre intento Archita a nuove glorie, e a bei pensieri. E a Leila Diva: in cento modi, e certo Muta pur Leggi, e Faftimiei primieri, Purchè Archita mio regni, io mi contento. Diogen. Laert. in Vit. Archyt. In Joan. Buno. not. ad Philip. Cluver. ARCHITA FILOSOFO PITTAGORICO, E MATEMATICO E PERITISSIMO. Odar chi mai tanto ti può, che basti, Alma immortal degnillima d' Impero? Chi dir di tue virtudi il volo altero, Per cui fovra ogni Saggio alto poggiasti? Del Ciel le stelle, e i moti lor sì vasti, tu delle cose le cagioni, e'l vero, e quanto il mare, e l'universo intero circonda, e abbraccia, chiaro a noi mostrasti, Tu, ch'eccedi de'Savj i bei consigli Già di ogni uman pensier reso inaggiore, 'Quanto il Sol delle stelle avanza irai, tu, che te stesso, e null? altro somigli, coll'auree del tuo fuon note canore tu sol di tue virtù cantar potrai. Diogen. Laert. in vit. Archyt. Foreft.Joan. Juven. Tarentin. Lambin in Scbol. Horat. Od. Nicol. Parth. Giannet. in Geograph. Lib. 4. Cap. 7. SEN. TARENTINO, Scrivendo contro il Piacere. O So, chemente all'Von dona, e Tume aquella; SENTIMENTI D'ARCHITA chi dietro alsuo piacer brutale corre, e del sensorio fà l'alma ancella, bruto diventa agli altri bruti eguale, tutto perdendo il bel, che aveva in ella. Senza lume si vago, e rilucente Joan. Juven. Tarentin. Lib.3. Cap. 2. Mente, ch'èper fuo pregio trionfale della divinità parte più bella. Che quando avvien, che sopra l'alma impero abbia il piacere, allor cieca è lamente 'E cieca la ragion, cieco è 'l pensiero. Oprano i Bruti, e senza il suo primiero Lume fia, chel'uom bruto anchedivente. E pur ESER,   Diogen. Lacrt. in vit. Archyt. Foreft. Tom.1. Lib. 8. Cap. 4. Joan. Juven. Tarentin. Mille a mille empj nemici, incampo scendete pure, e con terribil grido, no uche con quel dell'armi orrido lampo Fate tremar dell'onde Jonie illido. ESERCITO TARENTINO NON MAI VINTO, ESSENDO CAPITANO. Là nel Galelo col suo nobil Campo Itene or lieti delle forze usate, Faran del vostro fuol le schiere armate, Finchè Archita fia duce, alta vendetta. ARCHITA v'aspetta il bravo duce. E già lo strido de' corni i' fento, en el cercarlo scampo già cader vi vegg'io pel colpo infido. Ed alla patria, che il trionfo aspetta, le tolte spoglie in vostro onormostrate. Se per ostil cadeste atra disdetta, LA,   ARCHITA D'ESSER CAPITANO, PER SOTTRARSI ALL'INVIDIA, L'ESERCITO DETARENTINI E' FATTO PRIGIONE DA NEMICI. Arme il fulgore insiem spaventa, e sfida co’luoi deftrieri i cavalier; già scende sangue da larga vena in terra infida. Mira Tarento mio, quei, che fen muore, hàgli spinti l'invidia a tante pene. LASCIANDO DO Di guerra sonar le trombe orrende? di come il rio Marte all'alte strida Di quel Drappello, e questo i cuori accende, Perchè col ferro fuo l'un l' altro ancidas arme, arme fre me ognun: già di tremende e quei, che'l braccio (tende alle catene son dolci figli,  oimè, del tuo dolore! Freme contro d'Archita ilrio livore, E lull'alme innocenti il mal senviene. Diogen: Laert, in vit. Archyt. Joon. Juven. Tarentin.AR.: ad altri venduto, ed alla fine è riscattato offri; buon Savio, foffri. Ecco fortuna S Di mortal sfavillando atro disdegno sue forze impiega, e l'arme sue raduna, Per far del tuo valor {terminio indegno. Già l'empia, oime! con faccia torva, e bruna Scocca saette últrici, e ben al sogno Colpito hà omai; ve come in preda d'una Ti dà vile ciurmaglia in fragil legno. TARENTINO ARCHIT. A peregrinando per imparare, è preso dà'Corsari, serveMa chefie; se delcuorle forti tempre Alexand.ab Alexand, Joan. Juven. Tarentin. Di. Pur non è fazia no,schiavo al servaggio Ti mena ancor, perchè nel duoldistempre Ilmagnanimo tuo nobil coraggio. Rassoda più ne'colpi suoil'Vom faggio, E di sua libertà gode mai sempre! PLATONE DOPO AVER CAMMINATO L'EGITIO, VIENE IN ITALIA PER IMPARAR SOTTO LA DISCIPLINA Edesti pur, come il gran Nilo altero, D a perenne sboccando occulta fonte Ogni arginedisprezzi, edogniponte, E i campi ad ipopdar si apra il sentiero. E d ivi asperto di sudor la fronte Delle scienze falisti all' arduo monte, E ti fur quelle il folo premio intero. Ed or, per fullescienze alzare un volo Sotto 1:aurea d'Archita arte gentile, Cerchi il Galeso, e l Tarentino luolo? DunqueinEgittoEroenonv hàfimile, Cic.de finib.bonor. molor.Lib.s. Foreft:Tom. I..Lib. 8. Joan.Juven. Tarentin. DOPS V D'ARCHITA TARENTINO. Si, vedesti 1 Egizio, e 'l Greco Impero, ARCHI. Nèingegno inGrecia,alsoloArchita,alsolo Suo noro ingegno,anche oltreBattro,eTile.    A ARCHI. Pri,Fortuna,perun solmomento Gli occhi, cui buja notte orrida cuopre, E mira,leiltuo folleafproardimento Contro Savio maggior sua forza adopre. Questi è il gran Plato, e quegli fon qu e cento Folle ! RePlato al tuo servil flagello ARCHITA TARENTINO RISCATTA PLATONE PRESO D A CORSARI. Empj ladron, per le cui mani, ed opre Schiavo il facefti; or com 'ei fparge al vento Gl’infranti lacci, e in libertà li fcuopre? C o m e il trionfo, che del suo fervaggio Ornar credefti, e de' suoi guai far bello, Qual peve dilegudfli al caldo raggio? Menalti, a un cenno fol d' Archita il saggio Cara tornò la libertà di quello. Joan. Juven.T'arentin. e   Se avvien, che della gloria i m i diftempre L a bella gloria è tua, fe Plato apprese Che del tuo Figlio al nome accrebbe ilvanto, Cic.de finib.bon.domal.Lib.5.* Lib 1.Fiscula Joan.Juven. Tarcntin. ARCHI.  (52 ARCHITA MAESTRO DI PLATONE. C Figlio di puro core, e viva Immago, che vero io canto, efoldiluimi appago, Diceva un giorno Atene in dolci tempre, Dal tuo gran Figlio Archita il pregio fanto, E B alme di virtude auree contefe. Ella è mia pure, e téco i fafti io canto: Poich?Ei tal lume in tutto il m o n d o accese, Nel gaudio, el corc infuperbito, e pago Pel mio Plato or fen vada,un don si vago A te,Tarento mio,debbo maifempre. ARCHITA CAMPA PLATONE DALLA MORTE INTENTATAGLI DA DIONISIO TIRANNO. AR,  Due Polato ilscan Plato,ahimè,quelfaggio, t Veloce (ahi laffo !) a tramontar quel raggio Det rio fallir le pene: omai trionfi Si bella dote, e vinca ancor Sapienza. Si diffe Archita; e i fieri petti, e tronfi. Placando al gran poter d'aurea Eloquenza, Morrà, perchè un Tiranno indegno d'ostro Sogna fofpetti, e teme indarno oltraggio? Correrà, che dà lume al secol nostro? Ed io,perchèpiù viva,ancor non mostro, No n m ostro, a n c o r dell'anima il coraggio? No, che non porterà l'alma Innocenza < Plato all'ombra viveade'suoi trionfi. Cic. Lib. 5. Tuscul. Diogen. Laeft. Vit.Archyt., o Platon. Juan. Juven. Tarentin. Ital. Sacr. in Torentin. Metrop. Plutar. in Platon. Sabell. Ennead. ARCHITA TARENTINO A PLATONE. Se amica pioggia a temprar mai l'ardore Scende dal Ciel,non giace no più china La fronte lor, ma col nacio colore S'innalza si, che al Ciel più si avvicina; Lasso ! calo io restai, allor che infermo Starteneudjfrapene,o mio buon Plato Senza ajuto languendo, e senza schermo. Ma orchedicuavitaalprimostato Fatto hai ritorno, io mi rinfranco, e fermo Pertemi rendo, cfon, qualpria,beato. Q Diogen. Laert.in vit.Archyt. Joan.Juven. Tarentin. Lib.3. Cap. 2. Val Yenza umor giglio languisce,o fiore, E scolorito à terra ilcapo inchina, Questo il vermiglio onor,quello ilcandore Perdendo a poco a poco in sua ruina: PLA. Q A te del loro autor duce sì pio in mezzo del cammino elle si stanno, pss.) Ma giugnere alla meta orgogliosette Ben le vedrai, fe nuovo spirto avranno, PLATONE MANDA ISUOI COMMENTARY AD ARCHITA TARENT INV. Veste assai più, che dell'ingegno mio, Opre de'tuoi fudori,onde a be'studj Delle più gloriofe alte virtudi La mia mente infiammaiti,el buon deslo, Opre dunque son elle ora imperfette. Raroè peròl'onor,seateverranno; Più raro, le giammai fien da te lette. Diogen Lacrt. in vit. Archyt. Platon.in Epist. Vengono,Archita.O:tu leleggi,e inudi Sensi del tuo faver poi mi dischiudi Con quellalibertà,concuileinvio, PLA, Gloria dai tuoisi provvidifudori, soffri in regnar, grida la Patria,e uffici Mostra di quel,che sei,Signor de cuori, E tumalgradoimperi?etilamente Non fei;la Patria hà in te parte del tutto. Non oscuro è il linguaggio; odi mia mente: O rendi alla tua Patriailben,ch'èsuo, O delsuobenfà,ch'ellan'abbiailfrutto. Cic definib.bonor.comalor.Lib.2. Lib. lade Offic. Joan. Juven. Tarentin. Lib.i. in Prefate do Lib.z. Cap.2. Platon. in Epif. gi  PLATONE TÀRENTINO. V Nmalele folo (AD ARCHITA O n, a se folo no, nasce agli Amici, Nafce alla Patria l'Uom, nasce aMaggiori, E dal bel nascer suo giorni felici Speran questi, e sperar voglion tesori. O r foffri, o Figlio, o tu, che tanta elici D e' gran pubblici affari? ah che fol tua  SULLA  AD ARCHITA TARENTINO, Del buon governo, eloro fren spogliace. O naufragar, dall'empie arti indiscrete di piggior duce a morte ria guidate: El soffriran del cuorletempre? ahfiamma D'amor mostrate, evoilaPatriabella Reggete:omai con quell'ardor,che infiammar Così lungi da leistrage rubella Sen fuggirà,qualCervioa icolpi,o Damma, O, che viver a voinon maipotrete; Se non vivrete ad altri se se pensate Goder mai signoria, nè servirete Alle pubbliche cose,alle private, O vacillar ben presto le vedrete E poi fia vostra gloria il ben di quella. In argument. 9. ad Epift. 9. Platon, D'ARCHITA A d d e Archita, e vidjo senza conforto E scorse fino all' ultimo confine La Terra, e il Cielcoll'artifue divine, Archita il grande, il nostro padre è morto! Del mar le Dive usciro al pio lamento. SULLA MORTE. Pianger lo stuol da rio dolore assorto. Oimè,dicean,chi dall'Occafo all'Orto, CAdele Dell'alte sue virtudi,e pellegrine, Pallido il viso, e lacerato il crine, E in lor leggendo i gran pubblici danni Pianfero', e poi partiro, e di Tarento GiunteallaReggia:orvestiinegri panni Da e r,bella Città: per tuo tormento Aichita è morto ahi sulbel fior degli anni ! Horat. Lib. 1. od. 28. E Diede il Popot Matin l'ultime prove se'l crudo suo destino unqua vi spiacque Le bell*ossadiLui,chetantopiacque Abbian lieve la terra; e poi partite. Horat. Lib. 1. od. 28. Joan.Juven.Tarentin.Lib.3.Cap.za SUL  INVITO A RIMIRARE IL TUMULO D'ARCHITA PRESSO AL LIDO MATINO, Ccop Urna funefta.Alme ben nate, Cui di pietà l'amabil forza muove, Deh fermatevi alquanto, e rimirate, Pria di ftendere il passo agile altrove. Qui le fante d Archita ossa onorate Giaccion sepolte, e qui spargendo nuove: Piogge d'amaro pianto, di pietate del passato dolore in segno ah dite:. th Allor, che in mar precipitò, smarrite Sue forze,einfrantoilleguoinmezzo all'acques   Di Natura le fonti più segrete; Chi dall'onda fatal raplo diLete L e naufraghe virtudi, e l ebbe accanto; Chi le vie seppe drittamonte torte, i PercuilaLuna appar',elSols’asconde,  (60 ) Aili ah yoi le face offa, e'l cener fanto Di quell Almagentilahicitogliete, C h e fù si chiara al M o n d o, e vi godete Della vera fapienza il facro immanto. Chi a noi mostrò con tanto studio, e tanto Horat.Lib. i.od.28.. Joan. Juven.Tarentin. SUL SEPOLCRO EUDOS D.ARCHITA TARENTINO. Chi 'n Terra,e 'n Ciel la ferma, emobilsorte; chi com e il foco, el Aere, el suolo, e l'onde s'abbraccin, seppe, orquìsengiace. Oń Morte, Oh duri fastí, ohcieche ombre profonde? S quanto mai dibelloinCielfiadditag; Ne panni no,ma nella mente fiede. Diogen.Laert.in vit.Eudox. Foreft. Tom.1. Lib. 8.Cap.4 Joan.Juven,Tarentin. Q. EUDOSSO DA GNIDO FAMOSISSIMO MATEMATICO DISCEPOLO ARCHITA NON FU'RICEVUTO DA PLATONE ALLA D Mira come in udir fuo ftile adorno La tuafuperbia,e'lfolleardireondanni. No, non doveviil gran Figliuol d'Archita SUA SCUOLA,PER ESSER POVERO, Vefti, o Platon, che tu schernisti un giorno Perchè di povertà fentia gli affanni Questi è colui (fe pur nol fai)che intorno Del fuo grave faver difpiega i vanni, Gnido vi fpenda il più bel fiordegli anni; E come giusta ad immortal tuo fcorno Si vilmente scacciar dalla tua fede Qualor baffamenava umile vita. Poichè virtude, onde 1 U o m farli erede. Archita.  Archita da Taranto. Taranto. Keywords: la colomba d’Archita, Platone, magna Grecia, piccione viaggiatore, il vuolo della colomba --  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Taranto” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51681989882/in/photolist-2mSsmMU-2mN5uFu-2mLJPUG-2mKxrDy-2mKDXUP-2mK6d1R-2mK487q-2mK2Mvw-2mK6cZt-2mJXH25-2mK2Mwt-2mK6d2x-2mK7kLK-2mK6d2n-2mK6cY1-2mK7kNy-2mJXH3T-2mK4863-2mK6cXV-2mK6cZJ/

 

 

Grice e Tari – l’origine del linguaggio – filosofia italiana (Villa Santa Maria Capua Vetere). Filosofo. Di famiglia originaria di Terelle, nel Frusinate, nacque in palazzo Mazzocchi, anch'essa rientrante in Terra di Lavoro, da un impiegato che si trovava lì di passaggio. Il palazzo natìo ove aveva schiuso gli occhi anche l'archeologo Alessio Simmaco Mazzocchi, situato nella via Mazzocchi. Studia a Montecassino, dove conobbe Spaventa. Si trasferì a Napoli dove si laurea. Ben presto però all'avvocatura preferì la filosofia, la letteratura e la musica, unendosi all'amico Spaventa, a Cusano, a Sanctis e ad altri filosofi liberali e collaborando a vari giornali letterari partenopei. Entra per concorso nella Regia Napoli, divenendo il primo cattedratico di estetica in Italia, nello stesso periodo in cui vi insegnavano anche Sanctis, Settembrini, Spaventa e  Bovio. Si dedica a vari rami della filosofia e delle scienze del linguaggio per Detken, saggi di Brothier, Moindron  e Noel. Il suo sistema estetico, variamente criticato, in particolare per la scarsa originalità, si caratterizza per una vivacità espressiva, con ricche e talvolta variopinte esemplificazioni, che peraltro ne resero celebri e molto frequentate le lezioni. Croce define Tari il lieto giullare della filosofia. Tari non ha mai nemici, riuscendo a farsi ben volere sia dagli amici sia dagli avversari, che prende a braccetto, e li mena a spasso con sé, divertendosi a contradirli e a sentirsi contradetto. Quasi ad avallare la definizione sopra riportata,  ha anche a rilevare che la sua bizzarra genialità gli fa trovare piacere nei ravvicinamenti e collegamenti più disparati e più comici: della frase sublime con la scherzosa, del ricordo solenne con l'aneddoto salace, del linguaggio latino o del tedesco col vernacolo napoletano. Parla in gergo, ma in gergo che è quintessenza di cultura e stravagante miscuglio di elementi geniali. Filosofo di professione ed uomo di dottrina enciclopedica, nonostante tutta la sua perizia filosofica, la sua sterminata dottrina e il suo molto acume, e soprattutto un bizzarro artista. La sua concezione metafisica non gli concede una trattazione veramente logica dei problemi. Ma la sua personalità, vibrante di commozione innanzi alle opere dell'arte, riboccante di entusiasmo, dotata di bontà e di nobiltà di sentire, gli ispira una filosofia che e di una specie assai rara nella nostra letteratura. L'essenza giocosa si mischia, confondendosi, con un'acuta critica, che si rivolgeva a tutti i campi in cui l'estetica si sostanzia e, in particolare, ad una delle arti al quale e più attratto: la musica.  Tra il serio e il faceto, infatti, pubblica un saggio su “Serietà e ludo” e compone un saggio musicale, con tanto di note, dal titolo in tal senso emblematico di “Lezioni di estetica generale”. Questo indirizzo lo porta ad occuparsi anche sulla celebre pastorale di Beethoven. Altre saggi: “Estetica ideale” (Fibreno, Napoli), “Ente spirito e reale: confessioni filosofiche” (Regia Università, Napoli); “Melodramma, dramma” (Regia Università, Napoli); “Serietà e ludo” (Regia Università, Napoli), “Critica” (Vecchi, Trani); “Estetica e metafisica” (Laterza, Bari); “Estetica esistenziale” (Morano, Napoli); “L'estetica reale” (Prometheus, Milano), “Dizionario dei cittadini notevoli di Terra di Lavoro antichi e moderni” (Forni, Bologna).  i (Ed. Spartaco, Santa Maria Capua Vetere); A. Perconte Licatese, “Storia e monumenti di Santa Maria Capua Vetere” (Stampa Sud, Curti.); “Storia popolare della filosofia” (Detken, Napoli); “Origine del linguaggio” (Detken, Napoli); “Il contratto” (Detken, Napoli); B. Croce, La letteratura della Nuova Italia. Saggi critici” (Laterza, Bari); “Lezioni di estetica generale” (Tocco, Napoli); “La sinfonia pastorale” ( (Regia Università, Napoli); M. Leotta, Istituto Italiano per gli Studi Storici, Napoli); F. Solitario, La Critica di Croce. Contributo per un recupero” (Prometheus, Milano); F. Solitario, “Cultura filosofica” (Prometheus, Milano); Treccani Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Archivi di Teatro Napoli, Antonio Tari. Tari. Keywords: ‘origine del linguaggio.” Refs. Luigi Speranza, “Grice e Tari” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732279381

 

Grice e Tartarotti – filosofia italiana (Rovereto). Filosofo. Divenne famoso per aver contrastato i processi contro le streghe e per aver osteggiato la devozione per il vescovo del XII secolo Adelpreto, mettendone in discussione santità e martirio. Figlio del giureconsulto Francesco Antonio e da Olimpia Camilla Volani, discendente dell'antica famiglia dei Serbati.  Impersonò la figura dell'intellettuale che non si lascia limitare dal luogo nel quale nasce, cioè nel Trentino, lontano dai grandi centri culturali del tempo. Egli seppe anzi sfruttare le opportunità e le peculiarità della città di Rovereto, al confine tra mondo tedesco e italiano, in un periodo storico nel quale rifiorirono i commerci e i rapporti economici, grazie al suo trovarsi su una delle principali vie di comunicazione in Europa. Suo merito fu la capacità di saper tessere legami con intellettuali italiani e stranieri che risiedevano a Venezia, Roma, Salisburgo, Torino, Brescia, Vienna, Innsbruck. Utrecht e Parigi.  Studiò inizialmente nell'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto e poi continuò come autodidatta. Si interessò di filosofia, che seguì presso l'Padova sino a quando difficoltà economiche familiari non lo obbligarono a tornare nelle città natale.  Al suo ritorno si interessò personalmente per far insediare nella Città della Quercia la stamperia del tipografo veronese Pierantonio Berno e, nel 1730, fondò la prima accademia cittadina, l'Accademia dei Dodonei. Compì viaggi a Verona, dove conobbe Scipione Maffei e altri studiosi, poi ad Innsbruck, dove rimase alcuni mesi come precettore, e in seguito si trasferì a Roma, come segretario del Cardinale Domenico Silvio Passionei.   Casa dove abitò Girolamo Tartarotti, in Via Garibaldi 61, a Rovereto, prima di trasferirsi in Via della Terra. Durante le sue permanenze roveretane, visse nella stessa casa dove abita G. Vannetti e dove questi iniziarono a tenere un vivace salotto letterario che portò, probabilmente su ispirazione dello stesso Tartarotti, alla nascita dell'Accademia degli Agiati. Il soggiorno romano fu relativamente breve, per contrasti col Cardinale, quindi fece ritorno a Rovereto. Morì il fratello Jacopo, e si trasferì a Venezia, come collaboratore del futuro Doge Marco Foscarini. Ebbe discussioni anche con Foscarini e tornò ancora una volta a Rovereto, da dove non si allontanò più.  I viaggi di Girolamo Tartarotti furono in definitiva relativamente pochi e di breve durata, e trascorse la maggior parte della sua vita matura a Rovereto. Si dimostra poco propenso ad accettare l'aiuto di ricchi mecenati che lo avrebbero limitato nella sua libertà e approfittò delle occasioni che gli venivano offerte lontano dalla sua città per comprare libri o incontrare altri studiosi.  Lo studioso Sin dagli anni giovanili Tartarotti si dedicò agli studi letterari interessandosi della poesia toscana e scrivendo egli stesso varie composizioni poetiche. Approfondì tematiche della filosofia scolastica e scrisse trattati critici nei confronti di questa. Collaborò con Angelo Calogerà per la sua Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, e venne in polemica con Trento dimostrando, in una sua pubblicazione, che la città tridentina divenne sede episcopale solo nel IV secolo e non al tempo dei primi apostoli.  Pubblica “Congresso notturno delle Lammie”, il suo saggio più noto, nel quale dichiara inesistente la stregoneria come la si vuole descrivere al suo tempo, e questo sulla base della logica, della scienza e della stessa ortodossia dei cattolici. Pubblica nei “Rerum Italicarum scriptores” le sue conclusioni relative alla cronaca di Dandolo e correggendone le fonti nelle sue basi documentarie. Continua nelle indagini storiche alla quali aveva dedicato gran parte della sua vita e arrivò a dimostrare, ad esempio, che era sbagliata la venerazione dei trentini per Adelpreto, Vescovo di Trento. La sua tesi era spiegata nella Lettera intorno alla santità e martirio di Alberto vescovo di Trento. Uno dei suoi ultimi lavori, sempre legato a questo tema: Notizie istorico-critiche intorno al B.M. Adalpreto vescovo di Trento venne messa al rogo su disposizione del principe vescovo Francesco Felice Alberti di Enno. Intanto la sua salute peggiora, e muore senza sapere del suo libro bruciato a Trento. Sempre amante dei libri, quando non gli fu possibile viaggiare per acquistarli personalmente si affidò a contatti che col tempo divennero per lui preziosi per procurarseli. A Verona poté contare su Ottolino Ottolini, a Brescia su Gianmaria Mazzucchelli, a Modena su Ludovico Antonio Muratori e a Venezia su Gian Rinaldo Carli. A Rovereto fu molto vicino a Giuseppe Valeriano Vannetti, segretario dell'Accademia Roveretana degli Agiati, e anche da lui ebbe aiuti per procurasi i testi dei quali aveva bisogno per i suoi studi. Al Vannetti fu legato anche per altri motivi, essendo stato per vari anni precettore di Bianca Laura Saibante, futura moglie di Giuseppe Valeriano, e del fratello di lei, Francesco. Si procura libri anche grazie a donazioni, eredità e prestiti.  Al momento della sua morte, per esplicita volontà testamentaria, la sua ricca biblioteca venne donata all'Ospedale dei Poveri Infermi di Loreto, retta dalla Confraternita dei Santi Rocco e Sebastiano. La Confraternita tuttavia, poco dopo, decise di metterla in vendita, offrendola per primo al Comune di Rovereto. In quell'occasione Giuseppe Valeriano Vannetti e Francesco Saibante si spesero affinché tale importante acquisizione culturale per Rovereto avesse successo, e l'atto di compravendita venne registrato. Tre anni dopo la morte di Tartarotti, venne così creata la prima biblioteca aperta al pubblico a Rovereto. Le intenzioni dello studioso non furono queste, tuttavia fu proprio il nucleo dei suoi testi ad essere destinato a questa importante iniziativa culturale, perché sino a quel momento esistevano in città solo biblioteche appartenenti a privati, come ad esempio quella dei Rosmini, dei Vannetti, dei Saibante, oppure conservate in conventi; si stava formando anche quella dell'Accademia Roveretana degli Agiati, sicuramente molto importante, ma nessuna di queste destinata alla consultazione di chiunque.  Il totale delle opere appartenenti a Tartarotti che confluì nella biblioteca ammontava originariamente a 2.027 volumi e a 13 manoscritti. Per quanto riguarda i luoghi di pubblicazione dei volumi, quasi il 30% di essi proveniva da Venezia.  I volumi raccolti durante tutta la vita da Girolamo Tartarotti costituirono così il primo nucleo della Biblioteca Civica di Rovereto, che in seguito fu a lui dedicata.  Tartarotti e gli agiati Lo studioso, come sopra ricordato, fu molto attivo a Rovereto e si spese per portare una maggior apertura culturale in città facilitando l'arrivo di un tipografo, fondando l'Accademia dei Dodonei, svolgendo il ruolo di precettore per due dei fondatori dell'Accademia Roveretana degli Agiati, ma non divenne mai un socio di quella istituzione.  Le ragioni del suo rifiuto di far parte di quell'Accademia, che pure rispondeva a molte delle esigenze che sentiva anche sue, furono diverse. La principale fu la forte inimicizia con S.  Maffei, e il fatto che l'uomo di lettere veronese fosse entrato tra i primi come socio aggregato dell'associazione. Questo fece sì che non partecipasse alle riunioni del nascente sodalizio culturale roveretano. Si riporta qui una piccola selezione di alcuni suoi lavori da non intendersi come fonti di questa pagina ma come approfondimento e confronto. “Ragionamento intorno alla poesia lirica Toscana”; “Delle disfide letterarie, o sia pubbliche difese di conclusion”; “De auctoribus ab Andrea Dandulo laudatis in Chronico Veneto”; “Apologia del Congresso notturno delle Lammie”; “Memorie antiche di Rovereto e dei luoghi circonvicini”, “Apologia delle Memorie antiche di Rovereto”; “Lettera seconda di un giornalista d'Italia ad un giornalista oltramontano sopra il libro intitolato: Notizie istorico-critiche intorno al b.m. Adalpreto Vescovo di Trento, Alcune opere sono pubblicate nella Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici: “Relazione d'un manoscritto dell'Istoria manoscritta di Giovanni Diacono veronese”; “Dissertazione intorno all'arte critica”; “Lettera al sig. N.N. intorno alla sua tragedia intitolata il Costantino; Lettera intorno alla differenza delle voci nella lingua italiana. Altre opera: “Osservazioni sopra la Sofonisba del Trissino con prefazione del cav. Clementino Vannetti, La conclusione dei frati francescani riformati (postumo, Annotazioni al Dialogo delle false esercitazioni delle scuole d'Aonio Paleario. Annotazioni  Ipotesi avanzata da Gianmario Baldi, Direttore della Biblioteca civica G. Tartarotti e membro dell'Accademia Roveretana degli Agiati G. Baldi, Fonti  M. Farina,  Mostra Tartarotti, Mostra Tartarotti, L. Muratori, Rerum Italicarum scriptores. Mediolani, ex typographia Societatis Palatinae in Regia Curia, Tartarotti, (check). R.Trinco, Mostra Tartarotti, Sito Biblioteca Civica G. Tartarotti, su biblioteca civica. Rovereto  Comune di Rovereto. G. Baldi, La Biblioteca civica Girolamo Tartarotti di Rovereto: contributo per una storia” (Calliano,Trento); Manfrini, Marino Berengo, La letteratura italiana Storia e testi" XLIV tomo I, Milano-Napoli, Ricciardi, L. Franchini, Adversum malleum maleficarum, biografia del filosofo pre-illuminista roveretano” (Rovereto, Stella); N. Cusumano, “Ebrei e accusa di omicidio rituale --. Il carteggio tra Tartarotti e B. Bonelli” (Milano, Unicopli); M. Farina, “Gl’Agiati” (Brescia, Morcelliana),  R. Filosi, La Biblioteca di Girolamo Tartarotti: intellettuale roveretano del Settecento: Rovereto, Palazzo Alberti, Rovereto, Provincia autonoma, Servizio beni librari e archivistici,Comune di Rovereto, Biblioteca civica G. Tartarotti, Renato Trinco, San Marco in Rovereto: la chiesa arcipretale tra storia, arte e devozione, Mori, La grafica, Gl’Agiati Roveretani, Biblioteca civica G. Tartarotti Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Dizionario biografico degli italiani, Girolamo Tartarotti. Tartarotti. Keywords: accusa di omicidio rituale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tartarotti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732517033

 

Grice e Tataranni – il gusto per l’antico – filosofia italiana (Matera), filosofo. Lucano di origine, esponente dell'Illuminismo napoletano. Figlio di Angelo Bruno e Nunzia Pistoia. Non sappiamo a quale ceto appartenesse la sua famiglia, ma sicuramente essa era fornita dei mezzi economici e delle relazioni sociali necessarie per avviare il figlio verso la carriera ecclesiastica. Non a caso, quando fu battezzato  nella Chiesa cattedrale di Matera, i suoi genitori scelsero come padrini i nobili Giovan Battista Ferraù e Giovanna Cordova. Sin da ragazzo matura quella che doveva essere la sua vocazione, tanto che divenne prima allievo e poi docente del seminario diocesano materano. Sebbene avesse una posizione di un certo rilievo sia in ambito ecclesiastico, sia in ambito educativo, non mostra alcun tentennamento nell'accettare l'invito di Michele Imperiali, principe di Francavilla, che lo vuole a Napoli per affidargli la direzione della sua Paggeria. Grazie all'incarico conferitogli dal principe di Francavilla, accrebbe ancor di più la stima di cui già godeva, stringendo rapporti amichevoli con le personalità più illustri ed autorevoli del tempo, incardinate nella Reale Accademia delle Scienze e Belle Lettere. Ha la possibilità di frequentare proprio tali stimolanti dibattiti, che del resto avrebbero formato l'humus delle sue future riflessioni, in qualità prima di Direttore della Paggeria, poi della scuola militare del Real Collegio militare, ufficialmente Reale Accademia Militare, fortemente voluta da re Ferdinando IV, che mostrò di aderire al generale clima di rinnovamento e consolidamento delle istituzioni militari del Regno. Proprio in questi anni Onofrio Tataranni ebbe l'onore di esserne il direttore, partecipando vivamente, dunque, al graduale svilupparsi e moltiplicarsi dell'alveo della cultura politica riformatrice, che ancora auspicava un reale cambiamento all'interno dello stesso apparato monarchico. Così, nell'arco di un settennio, pubblicò delle opere molto significative, in cui era evidente il suo tracciato ideale di società. Tuttavia, in seguito agli avvenimenti, quindi dopo il Concordato e dopo la fallita congiura di C. Lauberg, le sue posizioni rispetto alla politica e allo Stato cambiarono considerevolmente. Con questa disillusione coincide il silenzio dell'intellettuale materano, che in quegli anni si limita, a quanto noto, a proseguire i suoi studi come Direttore. La delusione, si può ipotizzare, lo spinse a tacere fino alla proclamazione della Repubblica Napoletana, quando dichiarava sicuro dell'importanza dell'istruzione del popolo e del nuovo cittadino, elabora il Catechismo Nazionale pe'l Cittadino, nel quale incoraggiava il popolo a difendere i principi della Rivoluzione a vantaggio dell'umanità intera. Il catechismo vinse il primo premio indetto dal governo provvisorio e venne adottato come catechismo ufficiale della Repubblica Napoletana, ebbe il compito di educare i sudditi a divenire cittadini.  Alla caduta della Repubblica, nel giugno, riuscì a porsi in salvo, rifugiandosi a Matera, nei cui tribunali, in tale periodo, venivano esaminate le posizioni di ben 1370 rei di Stato lucani, 228 dei quali furono condanll'esportazione e sette a morte. Comunque, a Matera puo contare su solide relazioni interne al locale Capitolo cattedrale. Più volte tiene a sottolineare l'importanza della triade Dio-Ragione-Sentimento, in una sorta di compromesso tra Illuminismo, sensismo e religione.  Inoltre, caratteristica del suo pensiero è una forte connotazione politica, mirando alla figura del sovrano quale principale esempio per i sudditi, capace di governare un Regno che si sarebbe dovuto fondare su solidi valori, legati all'importanza della famiglia, della civiltà contadina e della piccola proprietà terriera, quest'ultima ottenuta con un giusto ed onesto lavoro. È da evidenziare come il Tataranni avesse maturato idee di una peculiare modernità, al punto da convincersi che il passaggio verso una nuova stagione dell'umanità sarebbe potuto avvenire attraverso la Costituzione di una «Dieta Universale»: egli sosteneva, infatti, che, ad ogni rappresentante di questo nuovo organismo, essa avrebbe espresso i giusti diritti del suo Monarca, al fine di raggiungere la felicità comune e la pubblica sicurezza, ponendosi, negli ordini e nelle attività sociali, sull'unica distinzione del merito. Notevole importanza e, poi, assegnata al ruolo dell'educazione e dell'istruzione, poiché affermal'importanza dello studio delle humanae litterae, unico mezzo, per i giovani, per riscoprire i principali temi della letteratura e della filosofia morale antica ed attualizzarli. Inoltre, egli si faceva anche sostenitore dell'istruzione scientifica, dando priorità alla geometria e, ancora una volta, seguendo il modello greco, suggeriva di avviare gli alunni sin «dall'età più tenera» al processo educativo, seguendo le direttive di grandi pensatori. Il sacerdote-riformatore auspicava tutto questo in un contesto socio-economico che riservasse particolare attenzione all'attività agraria e ad una pratica religiosa «semplice pura e brieve. Dunque, predica il ritorno alla religione delle origini, costruita sull'aiuto reciproco tra gli individui, in modo che gli’uomini si rassomiglino in qualche modo all'ente supremo d'infinità bonta. Pertanto, affermava che i sacerdoti dovessero essere esenti dalle pubbliche cariche e che come gli altri uomini dovessero essere soggetti alla giurisdizione dei giudici laici nelle loro cause civili. La prima, monumentale, opera fu il Saggio d'un filosofo politico amico dell'uomo (Napoli). Con la composizione di questo saggio, Tataranni si propone di delineare il suo tracciato ideale di società, confidando nella figura del sovrano. Infatti, già il titolo dell'opera risulta molto significativo, in quanto l'autore si presentava come un filosofo con atteggiamento “filantropico” nei confronti di Ferdinando IV, al fine di mostrargli la retta direzione per guidare un giusto governo ed attuare delle riforme interne allo stesso apparato monarchico, favorevoli alle idee democratiche.  La fiducia che ripone nei riguardi del monarca veniva ancora espressa nel “Ragionamento sul carattere religioso di Carlo III umiliato a Ferdinando IV re delle Due Sicilie” (Napoli). Si tratta di un panegirico riferito al padre del sovrano, Carlo di Borbone, che, spentosi l'anno precedente, veniva proposto come esempio da seguire al suo erede. In tal senso, egli si rivolgeva ancora pieno di ammirazione nei confronti di Ferdinando IV nel “Ragionamento sulle sovrane leggi della nascente popolazione di S. Leucio umiliata alla maestà di Ferdinando IV re delle Due Sicilie” (Napoli). Nella “Brieve memoria sull'educazione nazionale della nobile gioventù guerriera l'autore affrontava il tema, a lui caro come Direttore di istituti di formazione, dell'educazione dei giovani.” Negli anni Novanta, benché il canonico avesse raggiunto un'età avanzata, non solo decise di aderire alla Repubblica Napoletana, ma, convinto dell'importanza che rivestiva la formazione del popolo e del nuovo cittadino, decise di scrivere, come detto, un Catechismo Nazionale pe'l Cittadino, che fu dato alle stampe. Archivio Diocesano di Matera, Cattedrale, Battesimi Antonio Lerra, Catechismo nazionale pe’l cittadino. Progetto di cultura politica e ruolo dell'antico XV.  Antonio Lerra XVII.  Chiosi, Lo spirito del secolo. Politica e religione a Napoli nell'età dell'illuminismo, Napoli, Giannini); S. Bruno, "Catechismo nazionale pe' il cittadino". Contributo alla storia della Repubblica Partenopea, in "Studi Meridionali", Cronache di una rivoluzione: Napoli (Angeli, Milano); A. Lerra, L'albero e la croce. Istituzioni e ceti dirigenti nella Basilicata, Napoli, ESI, Salvatore Bruno, Il catechismo nazionale pe' il cittadino" (noterelle di storia napoletana), in Scritti in onore di Romualdo Trifone, Storia Meridionale,  II, Sapri, Ed. del Centro Librario, S. Bruno, "Catechismo nazionale pe' il cittadino". Contributo alla storia della Repubblica Partenopea, in Studi Meridionali, L. Guerci, Istruire alle verità repubblicane. La letteratura politica per il popolo nell'Italia in rivoluzione” (Bologna, il Mulino); G. Caserta, Teologo della rivoluzione napoletana, Napoli, Vivarium, Rosaria Capobianco, La pedagogia dei catechismi laici nella Repubblica napoletana, Napoli, Liguori Editore, Antonio Lerra, Catechismo nazionale pe' l cittadino. Progetto di cultura politica e ruolo dell'antico, Manduria-Roma-Bari, Lacaita, Antonio D'Andria, Onofrio Tataranni. Un riformatore napoletano in limine, in Sguardi sul Mezzogiorno in età moderna e contemporanea, Quaderni eretici | Cahiers hérétiques. Studi sul dissenso politico, religioso e letterario, fascicolo  Illuminismo in Italia Repubblica Napoletana. Storia della Basilicata  Un'analisi dei concetti politici nel Catechismo, su nuovomonitorenapoletano. L'indice ragionato del Filosofo Politico amico dell'Uomo La Brieve memoria in edizione integrale. Onofrio Tataranni. Tataranni. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tataranni” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732260711/in/dateposted-public/

 

Grice e Telesio – filosofia italiana (Cosenza). Filosofo. Mentre le sue teorie naturali sono state successivamente smentite, la sua enfasi sull'osservazione fece il primo dei moderni che alla fine hanno sviluppato il metodo scientifico.  Telesio è nato da genitori nobili. Istruito a Milano dallo zio, Antonio, lui stesso uno studioso e poeta di eminenza, e poi a Roma e Padova. I suoi studi hanno incluso tutta la vasta gamma di argomenti, classici, scienza e filosofia, che costituivano il curriculum degli rinascimentali sapienti. Così equipaggiata, inizia il suo attacco sul aristotelismo medievale che poi fiorì a Padova e Bologna. Fonda l’Accademia Cosentina. Per un certo periodo ha vissuto nella casa di Alfonso III Carafa, duca di Nocera. La sua grande opera e “Sulla natura delle cose secondo i loro propri principi,” seguito da un gran numero di opere di importanza sussidiaria. Le opinioni eterodosse, che ha mantenuto suscitano l'ira di Roma per conto del suo amato aristotelismo, e poco tempo dopo la sua morte i suoi saggi sono stati immessi sul Index. Invece di postulare materia e forma, si basa l'esistenza sulla materia e la forza. Questa forza ha due elementi opposti: calore, che si espande, e fredde, che i contratti. Questi due processi rappresentano tutte le diverse forme e tipi di esistenza, mentre la massa su cui opera la forza rimane la stessa. L'armonia del tutto consiste nel fatto che ogni cosa separata sviluppa in sé e per sé conformemente alla sua natura e allo stesso tempo il suo moto avvantaggia il resto. I difetti evidenti di questa teoria, che solo i sensi possono non comprendere materia stessa, che non è chiaro come la molteplicità dei fenomeni potrebbe derivare da queste due forze, pensato non è meno convincente di Aristotles caldo/freddo, secca spiegazione / umido, e che ha addotto alcuna prova per dimostrare l'esistenza di queste due forze, sono stati sottolineato a suo tempo. Inoltre, la sua teoria della terra fredda a riposo e il sole caldo in moto  destinato a confutazione per mano di Copernico. Allo stesso tempo, la teoria e sufficientemente coerente per fare una grande impressione sulla filosofia italiano. Va ricordato, però, che la sua obliterazione di una distinzione tra superlunar e fisica sublunare ce ertamente abbastanza preveggente anche se non riconosciuto dai suoi successori come particolarmente degno di nota. Quando Telesio continua a spiegare la relazione tra mente e materia, e ancora più eterodossa. Forze materiali sono, per ipotesi, in grado di sentire. Questione deve anche essere stato fin dal primo dotato di coscienza. Per la coscienza esiste, e non avrebbe potuto essere sviluppato dal nulla. Questo lo porta a una forma di ilo-zoismo. Anche in questo caso, l'anima è influenzata dalle condizioni materiali. Di conseguenza, l'anima deve avere un esistenza materiale. Inoltre dichiara che tutta la conoscenza è sensazione ("non-ratione sensu sed") e che l'intelligenza è, quindi, un agglomerato di dati isolati, in sensi. Non lo fa, però, riesce a spiegare come solo i sensi possono percepire la differenza e identità. Alla fine del suo schema, probabilmente in ossequio alla teologiche pregiudizi, aggiunta un elemento che e completamente estraneo, vale a dire, un impulso più alto, un'anima sovrapposta da Dio, in virtù della quale ci sforziamo di là del mondo sensibile. Questa anima divina non è affatto un concetto completamente nuovo, se visto nel contesto di Averroestic o tommasiana teoria percettiva.  Il suo intero sistema mostra lacune nella sua tesi, e l'ignoranza dei fatti, ma allo stesso tempo è un precursore di tutte le successive dell'empirismo e segna chiaramente il periodo di transizione da autorità e la ragione di sperimentare e individuale responsabilità. Il ricorso a dati sensoriali  Telesio e il capo del grande movimento italiano del sud, che protesta  contro l'autorità accettata della ragione astratta e semina i semi da cui spuntavano i metodi scientifici di Campanella e Bruno, di Bacon e Descartes, con i loro risultati ampiamente divergenti. Egli, quindi, abbandona la sfera puramente intellettuale e ha proposto un'indagine sui dati forniti dai sensi, dai quali ha ricoperto che tutta la vera conoscenza viene veramente (la sua teoria della percezione sensoriale era essenzialmente una ri-elaborazione della teoria di Aristotele dal De anima). Nota all'inizio del Proemio del primo libro della terza edizione del De Rerum Natura Iuxta propria principia Libri Ix... che la costruzione del mondo e la grandezza dei corpi in esso contenuti, e la natura del mondo, è da ricercare non dalla ragione, come è stato fatto dagl’antichi, ma è da intendersi per mezzo di osservazione. Mundi constructionem, corporumque in eo contentorum magnitudinem, naturamque non ratione, quod antiquioribus factum est, inquirendam, sed sensu percipiendam. Questa affermazione, che si trova sulla prima pagina, riassume ciò che molti studiosi moderni hanno generalmente considerato filosofia telesiana, e spesso sembra che molti non leggere oltre per nella pagina successiva si imposta il suo caldo teoria/freddo della materia informata, una teoria che non è chiaramente informato dall’osservazione. L’osservazione (sensu percipiendam ) è un processo dell’anima molto iù grande di una semplice registrazione dei dati. L’osservazione comprende anche l’analogia. Anche se Bacon è generalmente accreditato con la codificazione di un induttiva metodo che sottoscrive pienamente l'osservazione come procedura primaria per l'acquisizione di conoscenze, non era certamente il primo a suggerire che la percezione sensoriale dovrebbe essere la fonte primaria per la conoscenza. Tra i filosofi naturali del Rinascimento, questo onore è generalmente conferito a Telesio. Bacone si riconosce Telesio come il primo dei moderni. “De Telesio autem bene sentimus, atque eum ut amantem veritatis, e Scientiis utilem, e nonnullorum Placitorum emendatorem &amp; novorum hominum primum agnoscimus”. Da Bacon De principiis atque originibus) per mettere l'osservazione di sopra di tutti gli altri metodi di acquisizione delle conoscenze sul mondo naturale. Questa frase spesso citata da Bacon, però, è fuorviante, perché semplifica eccessivamente e travisa l'opinione di Bacone di Telesio. La maggior parte del saggio di Bacon è un attacco a Telesio e questa frase, invariabilmente fuori contesto, facilita un malinteso generale della filosofia naturale telesiana dando ad essa un timbro baconiana di approvazione, che era lontano dalle intenzioni originali di Bacon. Bacone vede in Telesio un alleato nella lotta contro l'antica autorità, ma ha poco positivo da dire su specifiche teorie di Telesio. Ciò che forse colpisce di più De Rerum Natura è il tentativo di Telesio di meccanizzare il più possibile. Si sforza di spiegare tutto chiaramente in termini di materia informati dalla calda e fredda e per mantenere i suoi argomenti il più semplice possibile. Quando i suoi colloqui si rivolgono agli esseri umani che introduce un istinto di auto-conservazione per spiegare le loro motivazioni. E quando discute la mente umana e la sua capacità di ragionare in astratto su argomenti immateriali e divine, aggiunge un'anima. Per senza anima, tutto il pensiero, dal suo ragionamento, sarebbe limitato alle cose materiali. Ciò renderebbe Dio impensabile e chiaramente questo non era il caso, per l'osservazione dimostra che la gente pensa di Dio. Telesii, Bernardini, “De Rerum Natura Iuxta Propia Principii, Libri IX” (Horatium Saluianum, Napoli). Altre opere: “De Somno”;  “De la quae in aere fiunt de Mari De cometis et Circulo Lactea respirationis De USU. Gli appunti Riferimenti N. Van Deusen, Telesio: primo dei moderni De La sua, Quae in aere Sunt, &amp; de Terrae motibus piena facsimile digitale. Bernardino Telesio. Telesio. Keywords: empirismo, teoria della percezione, l’anima d’Aristotele, l’analogia, l’uomo e gl’animali, la ragione, I antici, contro I antici, osservazione, percezione, la tradizione empirista italiana, il Telesio di Bacone. Refs.: Luigi Speranza, “Telesio e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, *Villa Grice, Liguria, Italia.. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51690478447/in/photolist-2mKHdnD-2mKRW4R-2mKjcFb/

 

Grice e Tessitore (Napoli). Filosofo.  Grice: “If there’s Oxonian dialectic and Athenian dialectic, there is, to follow Fulvio Tessitore, the ‘scuola napoletana.’” Si è laureato in giurisprudenza (la sua tesi ricevette dignità di stampa) presso l'Università degli Studi di Napoli, allievo di Pietro Piovani. -- è libero docente "per meriti eccezionali" in Filosofia del diritto; l'anno successivo diventa Professore. Ha dapprima insegnato Storia delle dottrine politiche; quindi, in poi, Storia della filosofia. È stato preside della Facoltà di Magistero dell'Università degli Studi di Salerno. Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Federico II di Napoli, della quale è stato anche rettore. Socio dell'Accademia dell'Arcadia col nome di Echione Cineriano. È inoltre socio nazionale dell'Accademia dei Lincei e di numerose altre accademie. Ha diretto il Centro di studi vichiani del CNR dal  ed oggi fa parte del Consiglio scientifico dello stesso Centro.  È presidente della Fondazione Pietro Piovani per gli studi vichiani e del Consorzio interuniversitario "Civiltà del Mediterraneo". Presidente del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione Internazionale D'Amato onlus. Socio dell'Istituto per l'Oriente “Carlo Alfonso Nallino” di Roma. È vicepresidente della Fondazione "Guido e Roberto Cortese". Siede inoltre nel Consiglio Direttivo dell'Istituto italiano per gli studi storici fondato da Croce. È stato componente del Consiglio Scientifico dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani. Membro del Consiglio Universitario Nazionale, in cui è stato presidente del Comitato di Lettere, Lingue e Magistero, vice presidente della Fondazione Teatro di San Carlo, componente del Consiglio Generale della Fondazione Banco di Napoli del Consiglio direttivo e vice presidente della CRUI, la Conferenza permanente dei Rettori delle Università italiane.  È Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica. È stato senatore della Repubblica italiana nella XIV legislatura nelle file dei Democratici di SinistraL'Ulivo e deputato nella XV Legislatura nelle file del L'Ulivo. È medaglia d'oro della Scuola dell'arte e della cultura e della Scienza e della cultura. È autore di una vastissima  di oltre 1500 titoli, tra i quali 26 volumi, ai quali sono stati assegnati numerosi premi.  Opere: “Aspetti del neo-guelfismo napoletano” (Morano, Napoli); “Crisi e trasformazioni dello Stato: rcerche sul pensiero gius-pubblicistico italiano” (Morano, Napoli); “Fondamenti della filosofia politica ” (Morano, Napoli); “La storia delle idee” (Le Monnier, Firenze); “Profilo dello storicismo politico” (POMBA, Torino); “Lo storicismo” (Laterza, Roma); “Meinecke” (Laterza, Roma); “Filosofia, storia e politica in Cuoco, Marco, Lungro); “Contributi alla storia e alla teoria dello storicismo” (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); Interpretazione dello storicismo, Scuola Normale Superiore, Pisa); Contributi alla storiografia arabo-islamica Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); La mia Napoli. Frammenti di ricordi e di pensieri, Grimaldi, Napoli); Letture quotidiane” (Editoriale scientifica, Napoli) che raccolgono articoli di giornali quotidiani. Trittico Anti-hegeliano da Dilthey a Weber. Contributo alla teoria dello storicismo, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); “Da Cuoco a Weber. Contributi alla storia dello storicismo, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma. Fonda il “Bollettino del Centro di Studi Vichiani”, Archivio di Storia della Cultura, Civiltà del Mediterraneo, pontaniana.unina. 18 settembre. Curriculum su filosofia.unina.,Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tessitóre. Fulvio Tessitore. Tessitore. Keywords: Cuoco. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tessitore” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732224826/in/datetaken/

 

Gruce e Testa – la nemica fortuna – filosofia italiana (Borgonovo Val Tidone). Filosofo. Nasce nella nobile famiglia Testa dal giudice Giuseppe e dalla madre N.D. Vittoria Brigidini. Viene battezzato nella Chiesa della Collegiata  alla presenza dei genitori e del conte Andrea Arcelli, padrino e parente di Alfonso. Sacerdote, rifiutò la cattedra filosofica a Pisa  e preferì lavorare a Parma, divenendone presidente dell'area filosofica.  Deputato al Parlamento Sabaudo. Alfonso Testa. Storia di un povero pretazzuolo di Fausto Chiesa, pubblicato dalla Libreria internazionale Romagnosi di Piacenza. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alfonso Testa. Testa. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Testa” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701756894/in/photolist-2mPqp6k-2mLNXjb-2mLQdrQ-2mLP9qE-2mLQ1Vx-2mPrdWj-2mLH24C-2mKDwcr-2mKxnN1-2mKgZYb-2bsBYca-2brg4da-PinuJ1-Pinux9-235t9QC-25GubxU-G5ZTNP-25DHLSh-FJVKRC-FcebeC

 

Grice e Thaulero – il problema d’una antropologia filosofica – autorita e risentimento -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Abruzzese, figlio del barone Carlo, nobile di Chieti e patrizio teramano, e di donna Maria Clemente. Consigue la maturità classica al Liceo Massimo di Roma. Si iscrisse alla "Sapienza" di Roma, dove si laurea a pieni voti con una tesi in Filosofia del Diritto, Una metodologia cristiana del diritto, relatore Vecchio e ottenne il Diploma di perfezionamento con lode in Filosofia del Diritto nella Scuola di Perfezionamento di Filosofia del Diritto dell'Roma, con la tesi “La fictio juris in Bartolo da Sassoferrato” (relatore: Sforza). Assistente volontario di Perticone, ordinario di Storia contemporanea a Scienze politiche, usufruì di una borsa della Humboldt-Stiftung che gli consentì lunghe permanenze di studi in Germania per approfondire i suoi studi sulla problematica dei valori. Sturzo gli affidò insieme ad Addio la direzione del “Bollettino di Sociologia”, poi divenuto “Sociologia”, divenendo uno dei maggiori collaboratori dell'Istituto creato dal fondatore del Partito Popolare Italiano. Inviato al Congresso di Sociologia di Amsterdam e fra i fondatori della Società Italiana di Scienze Sociali.  Consigue la libera docenza in Filosofia Morale e ricopre vari incarichi presso Salerno. Vinse il concorso a cattedra per Filosofia Morale del Magistero di Salerno.  Morì in un incidente automobilistico insieme alle figlie Maria Gabriella e Maria Elisabeth.  Gli è stata intitolata la scuola di Cologna Spiaggia (Roseto degli Abruzzi). Altri saggi: “Società e cultura” (Giuffré, Milano); “Il mare ha voce, ha voce il vento” (Storia e Letteratura, Roma); “Il darsi dell'Origine nell'esperienza sociale e religiosa” (Studium, Roma); Intorno al concetto di sociologia generale, in Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, A. Giuffré, Milano); “Il problema del risentimento” (Sociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, N. 1, A. Giuffré, Milano); “Scienze sociali e Sociologia” (Sociologia, Bollettino dell'Istituto Sturzo, Anno A. Giuffré, Milano); “La Sociologia storicista (Sociologia, Bollettino dell'Istituto Sturzo, A. Giuffré, Milano); “Razionalità e storia” (Civitas); “L'autorità” (Sociologia); “Il problema dell'autorità” (Convegno di Cultura Europea, Bolzano); “Conoscenza e sociologia, in Rivista di Sociologia, Appunti per la settimana sociale dei cattolici d'Italia, in Rivista di Sociologia, Sociologia religiosa, in Rivista di Sociologia, Cristianesimo e storia, in Rivista di Sociologia, “Pregiudizio e religione, in Rivista di Sociologia,  Roma, “Metafisica della scienza e sociologia”, in Rivista di Sociologia, Roma, “Analisi culturale ed ecumenismo” in Rivista di Sociologia, Roma, Religione e pregiudizio” (Cappelli, Bologna); “Il problema di un'antropologia filosofica, in Rivista di Sociologia,  IGuida, Napoli, Corso di lezioni ciclostilate, con la traduzione, in appendice, di un saggio di Scheler). Religione e pregiudizio. Analisi di contenuto dei libri cattolici di insegnamento religioso in Italia Cappelli, Bologna, Nota introduttiva a Hartmann, Etica -- Fenomenologia dei costumi, in Esperienze, Osservazioni in margine ad una ricerca su pregiudizio e religione, in Rivista di sociologia, Prospettive culturali e sociologiche dell'impegno sociale (Relazione tenuta alla Consulta dei Movimenti Effettive e Seniores della Gioventù di Azione Cattolica). Un nuovo indirizzo storiografico nella analisi della struttura socio-economica (Relazione tenuta in occasione del convegno Ignazio Rozzi e l'agricoltura, Teramo, promosso dal Centro di Studi Storici Abruzzo Teramano), in Rivista di Sociologia, Riflessione sull'Università televisiva, in Informazione Radio TV. Studi, documenti e notizie, Speciale Televisione e Istruzione, RAI, Sociologia ed esperienza religiosa e politica Ricerche di Storia sociale e religiosa. Discendente del Beato Johannes Thauler  Il Tempo, V. Mathieu, Salerno, G. De Rosa,Seconda Attesa, Vicenza, G. De Rosa, La storia che non passa: diario politico, Soveia Mannelli, Vincenzo Filippone-Thaulero. Thaulero. Keywords: autorita e risentimento. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Thaulero” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692497310/in/photolist-2mKQoNA-2mKP1GB-2mKP25W-2mKTyvC

 

Grice e Tilgher – il relativismo filosofico – filosofia italiana (Resìna). Filosofo. Nato da padre vetraio tedesco e madre valdostana, visse a Roma dove fu amico e collaboratore di E. Buonaiuti (studioso di storia del cristianesimo ed esponente del modernismo italiano), fino alla morte. Lavora come bibliotecario all'Alessandrina e collabora ad alcuni giornali (tra gli altri, Il Mondo e il Popolo di Roma), molti dei quali vennero poi soppressi dal regime fascista. I suoi principali saggi sono: “La crisi mondiale”, “Estetica”; e “La filosofia delle morali”, nella quale delinea la sua originale visione individualistica. Collabora al giornale satirico “Il Becco giallo”. E tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali anti-fascisti, redatto da Croce. Da ricordare, anche, tra i suoi diversi saggi anti-fascisti, “la stroncatura di Giovane Gentile”, che, soprattutto nell'ironico e irriverente sottotitolo, esprime un dissacrante giudizio sulla propaganda con l'eloquente frase, di ascendenza bruniana, “Lo spaccio del bestione trionfante”. Opera anche come critico letterario e teatrale. E tra i primi a notare l'originalità del teatro pirandelliano, nonostante i tentativi di contestazione da parte del regime fascista.  In ambito filosofico, afferma che non esiste una scienza morale unica bensì una pluralità di morali che emergono da un fondo caotico in virtù di un'iniziativa che in parte è creatrice di valori e in parte effetto di coincidenze casuali, anche se fortunate. In lui riaffiora il dualismo manicheo di bene e di male, ribelle a ogni composizione dialettica propria a ogni comodo, quanto illusorio e superficiale ottimismo. Considera mitico, utopistico, il concetto del progresso che non considera come altrettanto reali "il regresso, la caduta e la colpa".  Nella nota “Antologia dei Filosofi Italiani del dopoguerra”, oltre a suoi saggi incluse brani tratti dai saggi di Aliotta, Buonaiuti, Evola, Martinetti, Mignone, Nobile, e Rensi.  A Ercolano gli è stato intitolato l'Istituto d'Istruzione Superiore. Altri saggi: “Arte, Conoscenza e Realtà” (Torino, Bocca); “Teoria del Pragmatismo trascendentale” (Torino, Bocca); “Filosofi antichi” (Todi, Atanor); “La crisi mondiale”, “Saggi di socialismo e marxismo” (Bologna, Zanichelli); “Voci del tempo” (Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Relativisti contemporanei” (Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Studi sul Teatro contemporaneo” (Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Ricognizioni, Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “La scena e la vita, Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Lo Spaccio del Bestione trionfante: stroncatura di Gentile. Un libro per filosofi” (Torino, Gobetti); con un saggio di Antimo Negri, La Mandragora, Prefazione di Gabriele Turi, Roma, Storia e Letteratura); “La visione greca della vita, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Giordano); “Saggi di etica e di filosofia del diritto” (Torino, Bocca); “Homo faber” (Roma, Libreria di Scienza e Lettere, col titolo “Storia del concetto di lavoro nella civiltà occidentale, Firenzelibri); “La poesia dialettale napoletana, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Estetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Etica di Goethe, Roma, Maglione, Filosofi e Moralisti del Novecento, Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Studi di poetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, Cristo e Noi, Modena, Guanda); “Critica dello Storicismo, Modena, Guanda,Antologia dei filosofi italiani del dopoguerra, Modena, Guanda); “Filosofia delle Morali” (Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Moralità. Punti di vista sulla vita e sull'uomo” (Roma, Libreria di Scienza e Lettere); “Le orecchie dell'aquila: studio sulle fonti dell'attualismo di Gentile” (Roma, Religio); “La filosofia di Leopardi” (Roma, Religio); Raoul Bruni, Torino, Aragno,  (con l'aggiunta di altri scritti leopardiani mai riuniti in volume),  “Il casualismo critico, Roma, Bardi); “Mistiche nuove e Mistiche antiche, Roma, Bardi); “Tempo nostro, Roma, Bardi); “Diario politico” (Roma, Atlantica); “Marxismo socialismo borghesia, Firenze libri); Carteggio Croce-Tilgher, A.Tarquini, Bologna, Il Mulino); “Pirandello, con testi di Gramsci” (Pisa, Scuola Normale Superiore, Einstein, S. Trappetti e F. Secci, Dalia Edizioni, La Stampa di Torino. Redazione,  “Spaccio della bestia trionfante” è un saggio del Bruno, costituita da tre dialoghi di argomento morale, pubblicata a Londra. Le bestie trionfanti sono i segni delle costellazioni celesti, rappresentate da animali -- è necessario spacciarle, ovvero cacciarle dal cielo in quanto rappresentano vecchi vizi che occorre sostituire con moderne virtù. Una nota dell'OVRA su un presunto tentativo di contestare Pirandello nella tournée in Argentina si riferisce una grave dichiarazione confidenziale fatta dal noto letterato anti-fascista a B. Cassinelli, dichiarazione che rileva non solo l'animosità biliosa di Tilgher contro Pirandello ma anche e soprattutto un piano prestabilito da oltre tre mesi da rinnegati contro degl’italiani che si apprestano a far conoscere ai nostri co-nazionali in Argentina, le ultime novità letterarie degli autori italiani. L. Sedita, “Pirandello, l'a-politico spiato” (Belfagor), che riproduce la nota, sottolinea l'enfasi negativa con cui in essa si presenta il noto letterato anti-fascista Tilgher e con cui ci si sofferma soprattutto sul suo perdurante odioso atteggiamento di sfida e di ribellione al fascismo. E significativo, alla luce degli studi di Canali, che il tramite tra la polizia politica e Tilgher sia stato Cassinelli. Cassinelli divenne amico di Pirandello che ne parla con deferenza in due lettere all’Abba. Dizionario Biografico degli Italiani  G. Rensi, Frammenti d’una filosofia dell’errore e del dolore, del male e della morte” (Napoli, Orthotes); Istituto d'Istruzione Superiore ATilgher, su adrianotilgher.edu. Gianni Grana, Tilgher critico, in, Letteratura italiana. I critici,  V, Marzorati, Milano; R. Laz., Enciclopedia ItalianaII Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Tilgher com'era, Napoli, Edizioni del delfino, Ernesto Buonaiuti Modernismo teologico Manifesto degli intellettuali antifascisti Traccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Adriano Tilgher. Tilgher. Keywords: le orecchie dell'aquila, lo spaccio del bestione trionfante. Refs.: Luigi Speranza, ‘Grice e Tilgher’ – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691568566/in/photolist-2mKNNqN-2mKQcxV-2mKJHtH-2mKQbFj/

 

Grice e Timossi – filosofia italiana (Genova). Filosofo. Studia a Genova. Svolge attività di ricerca e di insegnamento seminariale presso l'Ateneo genovese. I suoi principali interessi sono rivolti alle cosiddette questioni di frontiera, che riguardano la filosofia, la teologia, la storia della scienza, l'epistemologia e la religione. In questo ambito, si propone di dimostrare la possibilità di una metafisica cognitiva e in particolare di una rinnovata teologia naturale o filosofica che proceda dai rivoluzionari risultati e dalle conoscenze della scienza contemporanea.  È inoltre noto per i suoi studi critici sull'ateismo. Studioso di logica, ha pubblicato uno dei manuali introduttivi più letti in Italia ("Imparare a ragionare. Un manuale di logica", Marietti).  Presidente del Consiglio Scientifico della Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare e membro del Comitato di Gestione della Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino. Academia Ligure di Scienze e Lettere.  Altri saggi: “Dio è possibile? Il problema dell'esistenza di un'Entità superiore” (Padova, Muzzio); “Dio e la scienza moderna. Il dilemma della prima mossa” (Milano, Mondadori); “Prove logiche dell'esistenza di Dio d'Aosta a K. Gödel. Storia critica dell'argomento ontologico” (Milano, Marietti); “L'illusione dell'ateismo. Perché la scienza non nega Dio” (Cinisello Balsamo, San Paolo); Imparare a ragionare. Un manuale di logica” (Milano, Marietti); “Decidere di credere. Ragionevolezza della fede” (Cinisello Balsamo, San Paolo); “Nel segno del nulla. Critica dell'ateismo” (Torino, Lindau); “Perché crediamo in Dio. Le ragioni della fede" (Cinisello Balsamo, San Paolo); “Credere per scommessa. La sfida di Pascal tra matematica e fede” (Bologna, Marietti, Centro Editoriale Dehoniano. Timossi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Timossi” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733093345/in/datetaken/

 

Grice e Tincari – iustum quia iussum – filosofia italiana (Roma). Filosofo. persio. Philosopher of law, Bergamo. Persio Tincari. Tincari. Keywords: iustum quia iussum. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tincari” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731374567/in/datetaken/

 

Grice e Toderini – filosofia italiana  (Venezia). Flosofo. Figlio di Domenico Maria e di Anna Maria Cestari, discendeva dai conti palatini Gagliardis dalla Volta.  Letterato, pubblica “Letteratura turchesca” (Venezia, Tosti), frutto della sua permanenza a Costantinopoli, la prima trattazione occidentale di storia della letteratu turca.Tra gli altri scritti, in particolare di erudizione e di filosofia morale, si ricordano la Filosofia frankliniana delle punte preservatrici dal fulmine, particolarmente applicata alle polveriere, alle navi, e a Santa Barbara in mare del 1771 e “L'onesto uomo; ovvero, saggi di morale filosofia dai principii della ragione”. è ricordato in “I Dogi di Venezia nella vita pubblica e private” di A. Mosto (Giunti Martello. La Dogaressa Pisana morì con gran dolore del Doge "circa le hore ventidue colta da una gagliarda convulsione al petto et abbattuta dalla lunga penosa malattia sofferta". Per tutti i tre giorni di esposizione si conserva così fresca e rubiconda nel volto che sembrava anziché morta assorta in un dolce riposo. Fu solennemente tumulata ai S.S. Giovanni e Paolo nella tomba comune dei Mocenigo. Il Doge la seguì dopo nove giorni di malattia in seguito a una infezione determinata da una risipola alla gamba sinistra. Ai solenni funerali fatti alla sua statua ai S.S. Giovanni e Paolo venne commemorato da Pietro Berti ed a quelli fattigli dalla Scuola di San Rocco, cui apparteneva, da Toderini. Cfr. Le sue opere registrate dal «Sistema Bibliotecario Nazionale». Giambattista Toderini. Toderini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Toderini” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692047215/in/photolist-2mKRfHn

 

Grice e Tocco – filosofia italiana (Catanzaro), filosofo. Studia a Napoli con Spaventa e a Bologna, con Fiorentino. Insegna a Roma, Pisa e Firenze.  Si pose nelle sue “Ricerche platoniche” (Catanzaro) il problema della cronologia degli scritti platonici. Nella sua monografia su Bruno, nega che il filosofo di Nola potesse essere considerato un martire del libero pensiero, quanto piuttosto l'interprete dei nuovi bisogni di razionalizzazione delle teorie filosofiche, in linea con l'impulso delle ricerche scientifiche in atto ai suoi tempi. Contribuisce alla pubblicazione dei saggi di Bruno, individuandone tre fasi di sviluppo: una fase neo-platonica, una fase panteistica e una atomistica.  Sostenitore del neokantismo, rifiuta  ogni costruzione metafisica e privilegia le esigenze della ragione pratica. Altri saggi: “L'eresia nel Medioevo” (Firenze); “Bruno” (R. Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento in Firenze); “Le fonti più recenti della filosofia del Bruno”, "Rendiconti della R. Accad. dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche",  “Le opere inedite di Bruno” (Accademia di scienze morali e politiche della Società Reale, Napoli); Studi francescani (Napoli); Studi kantiani (Palermo). M. Ferrari, I dati dell'esperienza. Il neo-kantismo nella filosofia italiana” (Firenze, Olschki); G. Raio, Lezioni su Kant” (Napoli, Liguori); Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Felice Tocco. Tocco. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tocco” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732830314

 

Grice e Tolomei – la filosofia della percezione – filosofia italiana  (Pistoia), filosofo. Appartenente alla Compagnia di Gesù. Nato a Villa Camberaia tra Pistoia e Firenze fu di nobili origini. All'età di quindici anni fu mandato a studiare a Firenze dove studiò legge presso l'Pisa. Entra a far parte dell'ordine dei Gesuiti e venne ordinato a Roma. Divenne esperto di ben undici lingue tra le quali latino, greco, ebraico, siriaco, arabo, inglese, illirico e francese.  Iniziò la sua carriera teologica esponendo le Sacre scritture nelle letture pubbliche presso la Chiesa del Gesù a Roma. All'età di trent'anni venne eletto alla carica di procuratore generale dell'Ordine dalla Congregazione Generale, ufficio che tenne per cinque anni, fino a quando cioè non ottenne la cattedra di filosofia al Collegio Romano. Le sue letture, che ebbero sempre un vasto uditorio, vennero poi date alla stampa con il titolo “Philosphia mentis et sensuum” nella quale, pur nel pieno rispetto dell'aristotelismo, accolse gran parte delle scoperte naturalistiche della sua epoca, esponendole nelle sue lezioni. Le letture vennero ristampate in Germania dove ottenne l'encomio dell'Accademia di Lipsia e di Leibniz.  Insegnamento Successivamente ottenne la cattedra di teologia alla Pontificia Università Gregoriana (allora ancora Collegio Romano) e rinnovò le tematiche relative alla controversia sul concetto di dogma già iniziate dal cardinal Bellarmino circa un secolo prima. Le letture relative a queste lezioni furono tutte redatte in un manoscritto di ben sei volumi in folio che tuttavia non vennero mai pubblicati dall'autore. Eletto successivamente rettore del Collegio Romano e del Collegio Germanico, ricopre la carica di Consultore presso la Congregazione dei Riti.  La nomina a cardinale Venne con sua sorpresa nominato cardinale da Clemente XI ed ottenne il titolo di Santo Stefano al Monte Celio. Chiamato al servizio del Pontefice per giudicare gli errori in materia di dogmatica si occupò della pronuncia di condanna dell'eresia del teologo francese, esponente del giansenismo P. Quesnel.  In qualità di cardinale fu uno degli elettori del conclave di nomina di Innocenzo XIII e di Benedetto XIII.  TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Battista Tolomei, su Find a Grave. Opere di Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. David M. Cheney, Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Battista Tolomèi, Tolomei. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tolomei” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689194446/in/photolist-2mKACFG-2mGnP2f-AJp6ja

 

Tomatis e Grice – il paradosso filosofico -- filosofia italiana (Carrù). Filosofo. Iinsegna alla Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università degli Studi di Salerno come Professore in Filosofia teoretica. Francesco Tomatis ha studiato nelle Torino, Heidelberg, Perugia e Macerata. Laureatosi in Filosofia teoretica all'Torino con Gianni Vattimo e Luigi Pareyson (1991), dottore di ricerca all'Perugia, seguito da Ferretti e Riconda, di cui è stato assistente all'Torino,  è stato borsista del Centro studi filosofico-religiosi Pareyson ricercatore della Alexander von Humboldt-Stiftung all'Freiburg im Breisgau, Professore allo Studio teologico interdiocesano di Fossano e professore ospite in alcune Università europee e americane (Madrid, Córdoba, Mendoza.Membro dei comitati scientifici del Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson di Torino, della Fondazione centro studi Augusto Del Noce di Savigliano, dell'Accademia estetica internazionale di Rapallo, dell'Istituto Xavier Tilliette, della Internationale Schelling-Gesellschaft.  Fonda a Cuneo il Seminario angelus novus. Fonda la rivista “Paradosso”. Scrive sulle pagine culturali di “Avvenire”. Cura una rubrica sul mensile delle vallate occitane d'Italia “Ousitanio Vivo”, di cui è collaboratore, e collabora a “La Rivista del Club alpino italiano”. Garante scientifico internazionale dell'associazione Mountain Wilderness International. Istruttore di Kung Fu classico cinese, frequentando la Scuola Kung Fu Chang, allievo diretto dei maestri Ignazio Cuturello e Roberto Fassi.  Pensiero Ha dedicato le sue ricerche a Schelling, Nietzsche, Heidegger, Pareyson, Einaudi, Lao Tzu e Yang Chengfu approfondendo in particolare il problema ontologico della libertà e del male, del tempo e dell'escatologia, dei principi e del non-sapere. Ha poi elaborato una filosofia esperienziale, sperimentata soprattutto in montagna, che intende l'esistenza come esperienza personale della verticalità del limite, e una filosofia ermeneutica del dialogo interculturale, particolarmente attenta alla teologia cristiana trinitaria e al pensiero taoista cinese. Saggi: “Kenosis del logos. Ragione e rivelazione” (Città Nuova, Roma); “Ontologia del male” (Città Nuova, Roma); “L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da Anselmo a Schelling, Roma, Città Nuova Editrice,  pareysoniana, Trauben, Torino, Pareyson. Vita, filosofia, Morcelliana, Brescia,  Escatologia della negazione, Roma, Città Nuova, Friedrich Schelling. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo, Filosofia della montagna, Prefazione di Armando Torno, Postfazione di Reinhold Messner, Milano, Bompiani, Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano, Dialogo dei principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Bompiani, Milano, Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale, Bompiani, Milano, Verso la città divina. L'incantesimo della libertà in Luigi Einaudi, Città Nuova, Roma,, Corpo e preghiera. La Via del T'ai Chi Ch'üan, Roma, Città Nuova); La via della montagna, Bompiani, Milano, Curatele Luigi Pareyson, Essere, libertà, ambiguità, Mursia, Milano, G. Riconda, Xavier Tilliette, Del male e del bene, Città Nuova Editrice, Roma, Bruno Forte, Vincenzo Vitiello, La vita e il suo oltre. Dialogo sulla morte, Città Nuova Editrice, Roma, Luigi Pareyson, Iniziativa e libertà, Mursia, Milano, M.Baudino, White-out, Museo Nazionale della Montagna, Torino, Nietzsche, Su verità e menzogna, Bompiani, Milano,  Schelling, Sui principi sommi. Filosofia della rivelazione Bompiani, Milano,,Luigi Pareyson, Prospettive di filosofia moderna e contemporanea, Mursia, Milano, Recensioni Kenosis del logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Pref. di X. Tilliette, Città Nuova, Roma  [recensito da: B. Forte («Avvenire», G. Baget Bozzo («Il Sole-24 Ore», A. Giordano («La Guida»,Bogo («la masca», G. Pirola («La Civiltà Cattolica»); D'Agostini («La Stampa. Tuttolibri», F. Viganò («Informazione filosofica»,  S. Sotgiu («Diorama letterario», 1B. Forte («Asprenas», Tilliette («Gregorianum», E. Guglielminetti («Filosofia e teologia», Ontologia del male. L'ermeneutica di Pareyson, Pres. diCoda, Città Nuova, Roma), recensito da: G. Baget Bozzo («Il Sole-24 Ore», G. Ricci («Avvenire»,  A. Ribero («AdOvest», S. Sotgiu («Diorama letterario», M. Micelli («Informazione filosofica», F. Russo («Acta philosophica», G. Garelli («La Guida»,].  L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da Anselmo a Schelling, Città Nuova, Roma  [recensito da: M. Schoepflin («Avvenire», F. Dal Bo («Con-tratto», F. Pepino («la Bisalta», pareysoniana, Trauben, Torino [recensito da: G. Garelli («La Guida»,F. Russo («Acta philosophica», F.P. Ciglia («Il Pensiero», Escatologia della negazione, Città Nuova, Roma  [recensito da: G. Garelli («La Guida», F. Pepino («la Bisalta»), M. Schoepflin («Avvenire A. Folin («Tuttolibri»,), M.C. Di Nino («Dialegesthai», mondodomani.  dialegesthai/)].  Pareyson. Vita, filosofia,, Morcelliana, Brescia [recensito da: G. A[schero] («La Guida», M. Schoepflin («Il Giornale», [N. Orengo] («La Stampa. Tuttolibri», M. Schoepflin («Avvenire»,  F. Pepino («Cuneo Provincia Granda»,  F. Russo («Acta philosophica», O argumento ontológico. A existência de Deus de Anselmo a Schelling, tr. port. bras. di S.J. Schirato, Paulus, Sâo Paulo Brasil, Filosofia della montagna, Bompiani, Milano  [recensito da: G. Reale («Corriere della sera», E. Billò («Unione Monregalese», V. Mathieu («Il Giornale», Vasta («La Sicilia», U. Curi («Messaggero Veneto», L. Caveri («Peuple Valdotain»,A. Zaccuri («Letture»), D. Anghilante («Ousitanio Vivo», G. Lingua («Cuneo Provincia Granda», G. Brunod («PMNet», oin pmnet), M. Schoepflin («Il Foglio» A. Rosa («TorinoSette», A. Parodi («La Stampa), G. Pulina («Girodivite», A. Rigobello («L'Osservatore romano», ].  Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano [recensito da: M. Schoepflin («Jesus», ), M. Del Vecchio («Diorama letterario», G. Pulina («Recensioni filosofiche», recensionifilosofiche)].  Dialogo dei principi con Gesù Socrate Lao Tzu, Bompiani, Milano   [recensito da: M. Iacona («Secolo d'Italia», E. Billò («L'Unione monregalese»), G. Aschero («La Guida»), M. Schoepflin («Giornale di Brescia»), M. Schoepflin («Avvenire», D. Monaco («Filosofia e teologia», Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale, Pref. di G. Reale, Bompiani, Milano  [recensito da: G. Giorello («Corriere della Sera. Magazine»,  E. Castagna («Avvenire», M. Iacona («Il Borghese», ), A. Torno («Corriere della Sera», *)].  Verso la città divina. L'incantesimo della libertà in Luigi Einaudi, Città Nuova, Roma, [recensito da: F. Chittolina («La Guida», [M. Schoepflin] («Il Giornale di Brescia», G. Tarantino («Secolo d'Italia», 6.11., p.9); M. Iacona («Il Giornale d'Italia»,  D. Monaco («L'occhio», F. Chittolina («La Voce del Popolo», F. Ranucci («Conquiste del lavoro»,  «Jesus»); S. Bondi («Panorama», E. Di Nuoscio («Europa», D. Anghilante («Ousitanio vivo»); F.S. Festa, («»,,// ); G. Bartoli («Dialegesthai», 10.7.,//mondodo mani.org/dialegesthai/; D. Monaco («Filosofia e teologia»,, 1,  ];Lubrano («Il Nostro Tempo». Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson  Studio teologico interdiocesano di Fossano  Accademia estetica internazionale di Rapallo Istituto Xavier Tilliette  Ousitanio VivoIl Giornale  La Rivista del Club alpino italiano  Prof. Francesco Tomatis curriculum, pubblicazioni, biografia intellettuale. Pagina docente nel sito dell'Università degli Studi di Salerno. Tomatis. Keywords: paradosso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tomatis” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732410263/in/datetaken/

 

Grice e Tomitano – I precetti della conversazione civile – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Fondatore di accademie letterarie, autore di commenti alle opere di Aristotele e autore di scritti di logica, alcuni dei quali ancora inediti. Da una famiglia originaria di Feltre, frequenta il corso di filosofia a Padova dove si laurea. Deputato dal Senato Veneto a leggere l'Organon di Aristotele alla scuola di logicadi Padova. Nel periodo in cui rimase a Padova strinse amicizia, fra gli altri, con Speroni, Bembo, Sadoleto, Giovio, Navagero, Fracastoro e Manuzio. Fece parte degl’infiammati, il cui proposito era scrivere compiutamente in lingua veneziana. Le discussioni degl’infiammati sono alla base dei Quattro libri della lingua toscana. Scrive anche due brevi dissertazioni matematiche: il Moisè-Geometria, la dimostrazione del teorema due rette possono avvicinarsi all'infinito senza mai unirsi, intuito dal profeta ebreo per grazia divina, e “Introductio cosmographiae”, lezioni di geometria a fondamento della cosmografia tolemaica. Accusato dal Santo Uffizio di eresia per la sua espositione letterale a parafrasi al vangelo secondo Matteo. Dimostra che quella parafrasi non era sua, ma edita a sua insaputa da un nobile signore N., con cui era assai famigliare. Creduto e assolto, ma da allora in poi i suoi saggi divennero alquanto conformisti.  Lascia Padova e si trasfere a Venezia. I saggi più importanti del periodo veneziano, a parte la biografia di Baglioni, sono il “De morbo gallico” e il carme encomiastico “Thetis” in onore di Enrico III. Altre saggi: “Introductio ad sophisticos elenchos Aristotelis. Eiusdem brevis methodus diluendorum paralogismorum per divisionem, praeter illa quae Aristoteles habuit in Elenchis. Quam methodum B. Tomitanus ex dialogis Platonis et ex Aristotele nuper invenit, adiecta sunt Famigerata veterum Sophismatum exernpla, ad exercitationem adolescentium” (Venezia); “Ragionamenti della lingua toscana, dove si parla del perfetto oratore e poeta volgari, dell'eccellente flosofo Tomitano, diuisi in tre libri. Nel primo libro si pruova la filosofia esser necessaria allo acquistamento della retorica e della poetica. Nel secondo libro si ragiona dei precetti dell'oratore. Nel terzo libro si ragiona delle leggi appartenenti al poeta, e al bene parlare” (Venezia, Farri); Quattro libri della lingua toscana, dove si prova la filosofia esser necessaria al perfetto oratore e poeta con due libri nuouamente aggionti, de i precetti richiesti al conversare con eloquenza” (Padova, Pasquati); “Sonetti e Canzoni, in Rime diuerse di molti eccellentiss. autori nuouamente raccolte. Libro primo, con nuoua additione ristampato” (Venezia, Ferrarii); “Esposizione letterale del testo di Mattheo Evangelista” (Venezia); “Sopra le Pistole di S. Paolo” (Venezia); “Moisè”; “Geometria (Mantova); Introductio Cosmographiea (Venezia); Prediche del reuerendissimo monsignor Cornelio Musso, vescouo di Bitonto, fatte in diuersi tempi, et in diuersi luoghi. Nelle quali si contengono molti santi euangelici precetti, non meno utili, che necessarij alla interior fabrica dell'huomo cristiano. Con la tavola delle cose più notabili in esse contenute” (Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari et fratelli); “Oratione recitata per nome de lo Studio de le Arti padovano ne la creatione del Serenissimo Principe di Vinetia M. Marcantonio Trivisano, Venezia,Clonicus, sive de Reginaldi Poli laudibus, Venezia Consiglio sopra la peste di Vinetia. Al Magnifico M. Francesco Longo del Clarissimo M. Antonio” (Padova); Corydon, sive de Venetorum laudibus, et Carmen ad Laurentium Priolum Venetorum Principem” (Venezia, Breznicio); “Animadversiones aliquot in primum librum Posteriorum Resolutoriorum. Contradictionum solutiones in Aristotelis et Averrois dicta, in primum librum Posteriorum Resolutoriorum. In novero Averrois Quaesita demonstrativa Argumenta, Venezia,Consiglio de l'eccell. m. Bernardino Tomitano sopra la peste di Vinetia, Padova, appresso Gratioso Perchacino, De morbo gallico, inVenezia, Vita e fatti di Astorre Baglioni; “Quattro libri della lingua thoscana, ove si prova la philosophia esser necessaria al perfetto oratore et poeta con due libri nuovamenti aggionti dei precetti richiesti a lo scrivere et parlar con eloquenza” (Padova); “Thetis”; “In adventu Regis Henrici III Galliae Christianissimi et IV Poloniae Serenissimi ad felicissimam Venetiarum urbem, Venezia, Ziletti). Aristotelis opera omnia cum commentariis Averrois. Animadversiones et solutiones Et alia plura” (Venezia, Iuntas). I primi due libri sono tesi a dimostrare che la filosofia è necessaria all'oratore e al poeta. Il terzo libro ha per argomento i precetti della retorica necessari alla scrittura e all'oratoria. L'ultimo libro è dedicato alla prosa d'arte ("locutione oratoria, et de' suoi ornamenti, con la ragion de i motti, facetie et apologi").  A. Poppi. Ricerche sulla teologia e la scienza nella scuola padovana” (Soveria Mannelli, Rubbettino); “Ricerche sulla teologia e la scienza nella Scuola padovana”A. Poppi; “Oratione prima alli Signori de la S. Inquisitione di Venetia” (Padova); e Oratione seconda alli Signori medesimi, Venezia). Quest'opera è nominata solo da Doni nella sua Prima Libraria, un repertorio dei libri italiani stampat..L'opera del Tomitano, pertanto, deve essere stata scritta. È una biografia in otto libri su Astorre Baglioni, il capitano ucciso con Marcantonio Bragadin a Famagosta. La filosofia rimase ignota ai contemporanei del Tomitano ed è in gran parte ancora adesso inedita. Ne sono stati stampati solo alcuni brani. Storia della letteratura italiana di Girolamo Tiraboschi, della Compagnia di Gesù, bibliotecario del serenissimo Duca di Modena, Firenze, Molini e Landi, Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, POMBA, su sapere, De Agostini. Opere Aulo Greco, Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Bernardino Tomitano. Tomitano. Keywords: i precetti della conversazione civile. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tomitano” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733048755

 

Grice e Toritto – filosofia italiana (Napoli). Filosofo. Grice: “I like Caravita; Locke – England’s, and Oxford’s, greatest philosopher, had his sponsor, and so does Italy’s – not Bologna’s – Vico, and he was Caravita!”. Appartenente a una famiglia nobile resa illustre in passato da insigni giureconsulti. Fiscale consigliere della reale Giurisdizione. Insegna a Napoli. Compone il saggio: “Nullum ius romani pontificis in Regnum neapolitanum” contro le pretese feudali della Santa Sede sul regno di Napoli – “Niun diritto compete al sommo pontefice sul regno di Napoli: dissertazione istorico-legale illustrate con varie note” (Aletopoli, Napoli), messa all'Indice. Ha inoltre l'incarico di raccogliere tutte le leggi del Regno in un Codice Filippino; il Codice Filippino, e tuttavia rimasto incompiuto per l'occupazione austriaca di Napoli. In filosofia e seguace dell'anti-aristotelismo di Capua. La sua abitazione divenne il centro della diffusione della filosofia di Cartesio a Napoli. Titolo di merito di Caravita, come peraltro del figlio Domenico, è l'essere stato amico e protettore di Vico, a favore del quale si adopera per fargli ottenere la cattedra di retorica e perché e accolto nell'Accademia Palatina.  Altri saggi: “Ragioni a pro della fedelissima città e Regno di Napoli contr'al procedimento straordinario nelle cause del Sant'Officio, divisate in tre capi. Nel I si ragiona del grave pregiudicio della real giuridizione, Nel II si tratta dell'ordinaria maniera di giudicio, che tener si dee nel regno, e nel III si dimostra il pregiudicio, che fa alla real giuridizione, ed al regno un editto in cui si stabilisce il tribunal della 'nquisizione. Napoli. Dizionario biografico degli italiani. Ma l’ anti-marinismo ebbe anche, secondo la moda del tempo, il suo salotto nel palazzo Toritto nel quartiere dei Vergini. Quivi, più che nell’Accademia.. Armellini, Mariano. Bibliotheca Benedictino[-]Casinensis.... Stefano...raccolti da don Nicolò Caravita. Napoli, Roselli, ed.

 

 

Caravita was an Arcadian. Tiberius by Filippo Anastasio, Caligula, and Claudius by Paolo Doria. The second volume continues the biographical model with twenty-six essays dedicated to individual emperors. Nicolò Caravita. Niccola Caravita Nicola Caravita. Nicola Caravita dei duchi di Toritto. Caravita-Toritto. Toritto. Keywords. impiegatura da salotto, diritto, anti-popism – il laico --, anti-aristotele, contro Aristotele, concetto assolutista di sovereignty contro Aquino, quartiere dei Vergini – Capua.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Caravita” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51733042450/in/datetaken/

 

Grice e Torlonia –filosofia italiana (Roma), filosofo. Figlio del duca Marino e di Anna Sforza Cesarini, figlia del VI principe di Genzano Francesco. Appartene a una delle più facoltose famiglie nobiliari romane. Il padre, duca di Poli e di Guadagnolo, e titolare del feudo di Bracciano e vive a Roma nel palazzo Torlonia in via Bocca di Leone. La madre porta in dote la villa Ludovisi a Frascati. Sposa Francesca Ruspoli, figlia di Bartolomeo e nipote del III principe di Cerveteri Francesco. Dal loro matrimonio nacque Clemente. Nannarelli, amico intimo e su biografo così lo descrive. I capelli castani, abbondanti e finissimi, il pallore e la gracilità del volto. Ma se la fronte e di filosofo, l'occhio e d'artista, o meglio, di contemplatore. Svelto nella persona, di eccellente statura, incede frettoloso a testa alta e pensierosa. Si esprime con eleganza in francese, inglese e tedesco e studia diligentemente il greco e il latino. Spirito avido di conoscenze, e attratto dalla chimica e dalla botanica. Nelle sue passeggiate nella campagna romana raccoglie e cataloga piante e fiori. Appassionato di archeologia, colleziona monete di epoca romana e trascrive antiche iscrizioni. Scio della Pontificia Accademia di Archeologia. Pronuncia un discorso in occasione del natale di Roma. Religioso fervente, è introdotto da Passaglia allo studio della patrologia e delle sacre scritture. La famiglia lo tollera, ma lo considera visionario e innovatore pericoloso. Da Platone e da Plotino, approde a Kant e Fichte. Gli torna in contemplazione entusiastica, gli si face poesia. E in contatto con un gruppo di filosofi, suoi coetanei, oggi identificati come i filosofi della Scuola romana che di sera si ritrovavno al caffè Nuovo, a piazza San Lorenzo in Lucina (Palazzo Ruspoli). Novello mecenate, ha raccolto intorno a sé questo gruppo di giovani spinti dal comune ideale di ricondurre la filosofia agli antichi splendori di Roma. Tra questi, ci sono Gnoli, Ciampi, Maccari, e Nannarelli. Vuole riuniti idealisti e classicisti, nella fiducia che, temperata la nebulosità metafisica degli uni e la gretta sensibilità degli altri, e prendendo il meglio d'ambedue le scuole, puo scaturire a grado a grado una filosofia italiana, profonda e intima d'idea e di sentimento, nitida, elegante di forma. Scrisse sulla filosofia dell’amore platonico, sui fiori, sulla contemplazione del divino. Ama Schiller, Goethe, Lenau, e Leopardi. Declama Aligheri e Tasso. Il suo saggio meritata le lodi di Gregorovius. Suoi saggi apparvero nella raccolta “I fiori della campagna romana, stampata a Firenze e nella “Strenna romana. Giovanni Costa, Trebbiatura nella campagna Romana, A Monte Mario, nei casali Mellini, sotto l'Osservatorio Astronomico, apre a sue spese una scuola rurale elementare. Straordinario precursore della alfabetizzazione delle classi povere, cre una Associazione promotrice delle scuole di campagna. A questa scuola rurale dedica un elogio in latino. Nannarelli accorse al suo capezzale. Lo ude recitare il Salmo 41 e versi di Lenau; e Platone, e Fichte. Raccomanda alla moglie di mandare il figlio Clemente al collegio di marina di Genova. Nannarelli tenta di raccogliere intorno a sé i Poeti della Scuola romana che furono decimati nel numero, per le morti precocima si trasferì a Milano. Secondo le ferree disposizioni ricevute da Torlonia, il suo cameriere distrusse tutte le carte dell'archivio personale. Gnoli conserva i manoscritti di tre saggi di Torlonia, inedite. S. Negro, Seconda Roma, Vicenza, Neri Pozza, Domenico Gnoli, op. citata in.  Ferdinand Gregorovius, Passeggiate per l’Italia. Domenico Gnoli, I Poeti della Scuola romana” (Bari, Laterza); Fabio Nannarelli, Giovanni Torlonia” (Firenze, Le Monnier); Giuseppe Cugnoni, Vita di D. Giovanni Torlonia”  (Velletri, Cella); F. Ulivi, “I poeti della Scuola Romana” (Bologna, Cappelli). Torlonia. Keywords: la filosofia dell’amore di Platone in Fichte e Leopardi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Torlonia” – The Swimming-Pool Library.

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Torre (Forli). Grice: “I like Torre; his epitaph reads, ‘nuovo Aristotele,’ which is what it was! There is a nice ‘via’ in Forli after him that leads to the varsity! He was a Galen, and philosophised on both the soul and the body!” – Filosofo. La sua fama se deve al commentario alla Ars parva di Galeno -- è noto, in particolare, per i suoi studi di embriologia. Infatti, dopo il recupero di Aristotele, le cui opere avevano spinto verso un rinnovato interesse per l'osservazione diretta, si e avviato un dibattito tra i sostenitori dell'autorevolezza degli studi antichi e i fautori dell'empiria. Questo processo si conclude proprio con Torre, che cerca di conciliare l'embriologia aristotelica con la fisiologia galenica. Mostra che le differenze esistenti sono di scarsa rilevanza nei confronti della medicina pratica. Insegna a Padova. Explicit questio de intensione et remissione formarum secundum famosissimum artium et medicine doctorem magistrum Jacobum de Forlivio qui 1414 pridie ydus februarii ab hac vita ad superiora migravit. Scripta vero per me fratrem Bellinum de Padua. Si tratta della conclusione del celebre “De intensione et remissione formarum”. Saggi: “De intensione et remissione formarum”; “Expositio in Avicennae aureum capitulum de generatione embryi ac de extensione graduum formatione foetus in utero in Aphorismos Hippocratis Expositio Physica I-IV; “Quaestiones extravagantes Super I, II, III Tegni Galeni. G. Vescovini, Medicina e filosofia a Padova, Arti e filosofia. Studi sulla tradizione aristotelica e i "moderni", Vallecchi, Firenze. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Super aphorismos Iacobi Foroliuiensis in Hippocratis Aphorismos et Galeni. Jacopo da Forlì. Giacomo da Forli. Iacobus Foroliviensis. Jacopo della Torre. Giacomo della Torre. Torre. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Torre” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732133946/in/datetaken/

 

Grice e Trabucco – filosofia italiana (Caltagirone). Filosofo. Non abbiamo grandi notizie della sua vita, della quale sappiamo solo che esercitò con successo la medicina a Caltagirone, soprattutto durante l'epidemia. Per il suo contributo fu creato nobile da Fernando d'Aragona. Alcune sue opere sono conservate nella Biblioteca Comunale di Caltagirone, città che gli ha anche dedicato una strada.  Opere "De Morbis puerorum et mulierum"  Chaudon, L. M., Dictionnaire universel, historique, critique, et bibliographique, v. Amico e Statella, V. M., Dizionario topografico della Sicilia, Palermo. Libro d'oro della nobilità dell'imperial casa amoriense, Roma,  s.v. Amati, A., Dizionario corografico dell'Italia. Trabucco. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trabucco” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732778369/in/dateposted-public/

 

Grice e Tragella (Trezzano sul Naviglio). Filosofo. Figlio di Giovanni, medico chirurgo, e d’Amalia Santagostino. Studia a Gorla Minore, Milano, e Torino. Si occupa di serbare la memoria sdella battaglia di Magenta con la costruzione di una cappella espiatoria all'interno della chiesa per accogliere le spoglie dei caduti. Ricovero vecchi poveri Sito Lombardia Beni Culturali.  Viviani, cfr. Tunesi, Morani Le stagioni, op. cit..  Cesare Tragella, Lettera a Romolo Murri in: R. Murri, L. Bedeschi, Carteggio. II. Lettere a Murri. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, Le stagioni di un prete, Le stagioni di un prete, «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», A. Viviani, Dalle ricerche la prima storia vera, Magenta, Zeisciu. Cesare Tragella. Tragella. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tragella” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732115761

 

Trapaninapola (Roma). Filosofo italiano. Trapaninapola. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trapaninapola” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732111711/in/datetaken/

 

Grice e Trapè – filosofia italiana  (Montegiorgio). Flosofo. Uno dei massimi studiosi della filosofia semiotica d’Agostino. Si laurea a Roma con una “Il concorso divino in Colonna” (Tolentino). Insegna a Roma. Promosse la fondazione dell'Istituto Patristico Augustinianum.  Fondato la "Biblioteca Agostiniana" che si occupa della volgarizzazione di  S. Agostino (Città Nuova) e il "Corpus Scriptorum Augustianorum", che pubblica le opere dei filosofi scolastici agostiniani.  Altri saggi: “Il concorso divino in Colonna” (Tolentino); “Introduzione a S. Agostino e le grandi correnti della filosofia contemporanea. Atti del congresso Italiano di filosofia Agostiniana, Roma, Tolentino; Varro et Augustinus praecipui humanitatis cultores, Latinitas Augustinus et Varro, Atti del Congresso di studi varroniani, Rieti); “Escatologia e anti-platonismo” Augustinianum, “Agostino filosofo e teologo dell'uomo”; Bollettino dell’Istituto di filosofia (Macerata); Agostino: L'ineffabilità di Dio, in  «La ricerca di Dio nelle religioni (EMI, Bologna); “La Aeterni Patris e la filosofia” (Atti del Congresso Tomistico, Roma); Agostino, l'uomo, il pastore, il mistico” (Roma, Città Nuova); Patrologia III, Casale Monferrato, Dizionario patristico e di antichità cristiana, Casale Monferrato, Introduzione e commento alla Lettera apostolica «Hipponensem episcopum», Roma, Introduzione ad Agostino, Roma,  L'amico, il maestro, il pioniere, Carlo Cremona, apostolo della cultura.Agostino Trape. Trapè. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trapè” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732098051/in/dateposted-public/

 

Grice e Trasci – colloquio con me stesso -- filosofia italoalbanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bisignano). Filosofo.  “Spera in Deo” Baffa Trasci nacque in una famiglia di origine arbëreshë a Bisignano, figlio di Pietro Antonio ed Elisabetta Anna Trentacapilli, donna pia e molto religiosa, erede di una famiglia da più secoli ascritta al patriziato locale. Pur essendo il primogenito della famiglia e, dunque, contravvenendo alle regole del maggiorascato, a causa della salute cagionevole venne avviato alla carriera ecclesiastica nel locale Seminario, proseguendo gli studi a Roma e Napoli. Fu nella città partenopea che si lega particolarmente alla Compagnia di Gesù divenendo in breve tempo uno dei confessori più vicini a Isabella della Rovere, principessa di Bisignano. Per non essere distolto dai propri studi filosofici si ritira volontariamente a vita privata, dapprima nella Tuscia e poi ospite nel Castello di Proceno, presso Viterbo di proprietà della nobile famiglia Sforza. Ancora nei primi Professore una lapide marmore posta nella rocca ne ricordava la sua permanenza. Da tale esilio usce in pochissime occasioni, assistito dal nipote Stanislao Baffa Trasci. Fu durante la reclusione nella Rocca di Proceno che ha modo di conoscere Galilei ospite nel palazzo durante un suo viaggio verso Roma. Dopo esser stato vescovo di Umbriatico,venne creato Vescovo di Massimianopoli in partibus infidelium da Alessandro VII. Saggi: “Colloquio con me stesso”, di Ottaviano. Universam Aristotelis philosophiam; Summa Aristotelicha; Summa Theologica Dogmatica Tomassetti, Cenno storico sulla vita di S.E. Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli  Roma); C. Nutarelli, Proceno-Memorie storiche, Acquapendente, D. Baffa Trasci Amalfitani di Crucoli, erudito italoalbanese Professore or mai dimenticato,  MIT Cosenza. Ferrante Marco Antonio Baffa Trasci. Ferruccio Baffa-Trasci. Trasci. Keywords: “conversazione con me stesso”. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trasci” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732954125/in/photostream/

 

Grice e Treves – giudici e giustizia nella filosofia italiana – ventennio fascista -- filosofia italiana (Torino). Filosofo. Compie gli studi al Liceo M. D'Azeglio e poi nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Torino, dove entra in contatto, fra gli altri, con Bobbio, Foa, Luzzati, Entrèves, e simpatizza con il gruppo di Giustizia e Libertà abbracciando i principi del socialismo liberale. Laureatosi sotto la guida di G. Solari con una tesi su Henri de Saint-Simon e conseguita la libera docenza, insegna dapprima a Messina, dove viene arrestato per sospetta attività antifascista. Trasferito a Urbino viene escluso dal concorso bandito sulla sua cattedra.  Insegna a Parma, si trasferisce a Milano. Protagonista della rinascita post-bellica della sociologia in Italia, coopera attivamente col Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale e col suo segretario generale Adolfo Beria di Argentine, coordinando fra l'altro una vasta ricerca su “L'amministrazione della giustizia e la società italiana in trasformazione” da cui escono dodici volumi di vari autori. Presiede questo Comitato facendosi attivo promotore della sociologia del diritto. Fonda  la rivista italiana della disciplina, di cui ottiene il riconoscimento accademico e che insegna a Milano. Difende una posizione filosofica relativista e prospettivista, influenzata da Mannheim, Mills e Kelsen, del quale ultimo introduce in Italia la Dottrina pura del diritto. Alieno dal dogmatismo e paladino di una concezione critica della scienza, rifiuta ogni visione metafisica del diritto in favore di una visione metodologica che sfocia nella sociologia del diritto intesa come scienza prevalentemente empirica, non avalutativa, ma ispirata a valori, nel suo caso quelli di libertà e giustizia sociale -- è considerato insigne maestro per un'intera generazione di filosofi e sociologi del diritto. Due sono i problemi che la sociologia del diritto deve affrontare: da un lato la posizione, la funzione e il fine del diritto nella società vista nel suo insieme; dall'altro la società nel diritto, cioè quei comportamenti effettivi che possono essere conformi e difformi rispetto alle norme, ma comunque forniscono informazioni su come una società vive le regole che si è data. Del primo problema si sono occupate soprattutto le dottrine sociologiche e politologiche, mentre sul secondo si sono soffermate le dottrine giuridiche anti-formalistiche. Saggi: “Il diritto come relazione” (Torino); “Diritto e cultura” (Torino); “Spirito critico e spirito dogmatico” (Milano); “Libertà politica e verità” (Milano); “Giustizia e giudici nella società italiana” (Bari); “Introduzione alla sociologia del diritto” (Torino); “Sociologia del diritto -- Origini, ricerche, problem” (Torino); “Sociologia e socialism - ricordi e incontri” (Milano); “Dizionario biografico dei giursti italiani” (Bologna, Il Mulino); Il magistero; in La Nuova Antologia, A.Colombo, La lezione in La Nuova Antoogia, V. Ferrari, Sociologo del diritto, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, in Ratio Juris,  ss. V. Ferrari, Morris L. Ghezzi Morris L. Ghezzi, La scienza del dubbio. Volti e temi di sociologia del diritto (Mimesis, Milano-Udine), M. Losano, Sociologo tra il vecchio e il nuovo mondo, Unicopli, Milano); P. Marconi, Il legato culturale, in Sociologia del diritto, A. Tanzi, dalla filosofia alla sociologia del diritto, ESI, Napoli, C. Nitsch, Renato Treves esule in Argentina. Sociologia, filosofia sociale, storia. Con documenti inediti e la traduzione di due scritti di Treves, Memorie dell'Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Sociologia del diritto, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Samuele Renato Treves. Renato Treves. Treves. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Treves” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732056751/in/dateposted-public/

 

Grice e Tria – filosofia italiana (Laterza). Filosofo. Figlio di Francesco e Margherita Geminale, completa i suoi studi di filosofia, teologia e ambe leggi a Napoli e Roma. Uditore di diritto canonico presso il monastero benedettino di Cava de' Tirreni rimase al servizio di questa abbazia anche quando fu trasferito a Roma, fu nominato vicario generale di monsignor L. Gherardi, vescovo di Loreto e Recanati, e tale rimase. Più tardi, con monsignor Giuseppe Firrao, ebbe l'incarico di "nunzio straordinario" alla Corte del Portogallo.  Quando monsignor Firrao, per questione di salute, fu trasferito in Svizzera, Tria andò con lui a Lucerna. Durante la sua permanenza in Svizzera intraprese un'importante missione in Svezia e Germania.  Fu eletto vescovo di Cariati e Cerenzia ed entra in carica presiedendo il sinodo).  Fu trasferito poi a Larino. Partecipa al concilio di Benevento. Nominato «consulente del Sacro Offizio» e nel dicembre dello stesso anno fu nominato arcivescovo di Tiro.  Divenne «esaminatore di Vescovi» e fu insignito del titolo di cavaliere dell'Ordine di San Giacomo per i suoi meritori servigi resi alla Corte di Lisbona. Il suo erudito lavoro include:  “Memorie storiche civili di Larino (Roma); “Accommodamento tra il Papato e la Corte Reale di Napoli” (Roma), “Benedetto XIII”. Memorie storiche degli scrittori  regno di Napoli, Napoli, Tipografia dell'Aquila di V. Puzziello, Diocesi di Larino Pietro Pollidori Giovan Battista Pollidori. Giovanni Andrea Tria. Tria. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tria” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691157511/in/photolist-jkEKUz-jkGK9m-js45BA-2mKLGeD-Eoj4SX-CntuMM-B81GRb-nYmKDe-o12Njk-nFRxoj-nHwvZT-jkJZJm-jkK47d-jfURKx-jhV5Hs-i6ET1i-i5G95S

 

Grice e Trincheri – filosofia italiana (Pieve di Teco). Filosofo. Nacque da una famiglia benestante che aveva in possesso alcuni ettari di terreno.  Appassionato alli romantici, e riconosciuto e si afferma all'interno della cerchia dei letterati del suo tempo grazie alla brillante difesa in favore di Manzoni, quando quest'ultimo pubblica  la sua prima tragedia, Il Conte di Carmagnola. E con il sostegno del suo maestro e amico Goethe, famoso filosofo e scrittore romantico, che riusce a far valere la proprio opinione positiva nei confronti dell'autore dei Promessi sposi. Poche altre notizie biografiche si conoscono a proposito della sua vita che, a causa di un incidente in cui fere a morte il suo amico, Andrea Speranza, crolle in una situazione estremamente travagliata.  Trincheri. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Trincheri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731216227/in/photolist-2mPj1ia

 

Grice e Troilo – la conflagrazione – filosofia italiana (Perano). Filosofo. Insegna a Palermo e Padova. Lincei. Partito dal positivismo del suo tutore Ardigò, pervenne a una sorta di metafisica, da lui chiamata realismo assoluto, che richiama il panteismo di Bruno e di Spinoza. L'essere eterno infinito, tutt'uno con lo spirito assoluto, è il presupposto e il principio unificatore degli esseri relativi. Trascendente e indeterminato, l'essere si immanentizza e si determina nella realtà e negli individui, oggettivandosi di fronte ai soggetti come assolutamente altro da questi.  Opere: “Il misticismo”; Idee e ideali del positivism, La filosofia di G. Bruno”; “Il positivismo e i diritti dello spirito”; “Figure e studi di storia della filosofia”; “Lo spirito della filosofia”; “Le ragioni della trascendenza o del realismo assoluto”. Società Filosofica Italiana Sezione di Sulmona, riferimenti in Garin, Cronache di filosofia italiana, Laterza, Roma-BariPra F. Minazzi, Ragione e storia nella filosofia italiana (Rusconi, Milano); Cappelli, L'orizzonte filosofico: Idealismo e Positivismo nella prima metà Professore Pra. Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Erminio Troilo, biografia e  nel sito della Società Filosofica ItalianaSezione di Sulmona "Giuseppe Capograssi". Erminio Troilo. Troilo. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Troilo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732888265/in/datetaken/

 

Grice e Tronti – dello spirito libero – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Considerato uno dei principali fondatori ed esponenti del marxismo operaista teorico. Insegna a Siena, vive a Roma.  Fonda “Quaderni Rossi” e “Classe operaia”. Anima l'esperienza radicale dell'operaismo. Tale esperienza, che va considerata per molti versi la matrice della sinistra si caratterizza per il fatto di mettere in discussione le organizzazioni del movimento operaio (partito e sindacato) e di collegarsi direttamente, senza intermediazioni, alla classe in sé e alle lotte di fabbrica. Influenzato da Volpe, s’allontana di Gramsci, o almeno dalla sua versione ufficiale promossa dal PCI togliattiano. Ri-apre la strada rivoluzionaria. Di fronte all'irruzione dell'operaio-massa sulla scena delle società, il suo operaismo propone un'analisi delle relazioni di classe. Mette l'accento sul fattore inter-soggettivo. La sua filosofia, debitrice anche all’’Operaio” di Jünger, trova una sistemazione con la pubblicazione di “Operai e capitale” (Einaudi, Torino), un saggio di forte impatto letterario che esercita un'influenza notevole sulla contestazione e più in generale sull'ondata di mobilitazione. Fu proprio la sconfitta della spontaneità operaia e dell'ondata di mobilitazione, colta anticipatamente da lui e non invece da altri operaisti come Negri (di qui la rottura tra loro) a indurlo a spostare la sua riflessione sul problema del politico, ovvero della direzione e della mediazione politica. Pubblica “L’autonomia del politico” (Feltrinelli, Milano),  una teoria politica realista che, in un'originale commistione di Marx e Schmitt, e capace di colmare i limiti della inter-soggettività sociale. Si tratta di una fase più intellettuale che politica. Fonda l'influente rivista Laboratorio politico. Riavvicinatosi al PCI di Berlinguer, e finalmente riabilitato dal gruppo dirigente del partito, entrando a far parte più volte del Comitato centrale. Eletto al Senato della Repubblica nelle liste del Partito Democratico della Sinistra, membro della Commissione parlamentare per le riforme istituzionali.  Non avendo condiviso le trasformazioni post-comuniste del partito, la sua filosofia assume toni pessimistici, concentrandosi sulla fine della politica moderna e sulla critica della democrazia. Presidente del Centro per la Riforma dello Stato. Eletto al Senato nelle liste del Partito Democratico per la Lombardia.  è tra i parlamentari a firmare un emendamento contro l'articolo 5 del disegno di legge Cirinnà riguardante l'adozione del configlio. Altri saggi: “Hegel politico” (Istituto dell'Enciclopedia italiana, Roma); ““Soggetti, crisi, potere” (Cappelli, Bologna); “Il tempo della politica” (Editori Riuniti, Roma); “Con le spalle al futuro: per un altro dizionario politico” (Editori Riuniti, Roma); “Berlinguer: il principe disarmato” (Sisifo, Roma); “La politica al tramonto” (Einaudi, Torino); “Cenni di Castella” (Cadmo, Fiesole); “Teologia e politica al crocevia della storia” (AlboVersorio, Milano); Passaggio Obama. L'America, l'Europa, la Sinistra, Ediesse); “La democrazia dei cittadini. Dai cittadini per l'Ulivo al Partito Democratico” (Ediesse); “Non si può accettare” (Ediesse); “Noi operaisti, Derive Approdi); “Dall'estremo possible” (Ediesse); “Per la critica del presente” (Ediesse); “Dello spirito libero. Frammenti di vita e di pensiero, Il Saggiatore); “Il nano e il manichino. La teologia come lingua della politica” (Castelvecchi); “Il demone della politica” (Il Mulino); “Tra materialismo dialettico e filosofia della prassi”; “La città futura” (Feltrinelli, Milano); ““Cromwell” (Il Saggiatore, Milano); “Operaismo e centralità operaia” (Editori Riuniti, Roma); “Il politico. Da Machiavelli a Cromwell; da Hobbes a Smith” (Feltrinelli, Milano); “Il destino dei partiti, Ediesse); “Rileggendo "La libertà comunista", “Un altro marxismo” (Fahrenheit 451, Roma); “Classe operaia. Le identità: storia e prospettiva” (Angeli, Milano); Per la critica della democrazia politica” “Guerra e democrazia, Manifesti, Roma; Politica e destino, Sossella, Roma);  Finis Europae. Una catastrofe teologico-politica, Bibliopolis, Napoli). Ne La politica al tramonto, un capitolo porta il titolo «Karl und Carl», per sottolineare, anche qui allusivamente, la necessità di completare Marx con Schmitt", Autobiografia filosofica, in Storia della filosofia, Filosofi italiani contemporanei, Le Grandi Opere del Corriere della Sera, Bompiani, Milano. Unioni civili: i numeri che mettono a rischio le adozioni gay, su Termometro Politico, plus.google.com/+ termometro politico/. Unioni civili, 30 senatori Pd contro le adozioni. E Gay pubblica la lista: "Scrivi al malpancista". Loro: "Squadristi", su Il Fatto Quotidiano. Le piume, le fidanzate, lo zio comunista. I 60 anni di R. Zero, Altri Mondi  Mario Alcaro, Dellavolpismo e nuova sinistra, Dedalo, Bari, C. Preve, La teoria in pezzi. La dissoluzione del paradigma teorico operaista in Italia (Dedalo); R. Gobbi, Com'eri bella, classe operaia. Storia fatti e misfatti dell'operaismo italiano, Longanesi, Milano, Rita di Leo, Per una storia di Classe Operaia, in «Bailamme», S. Mezzadra, Operaismo, in R. Esposito e C. Galli, Enciclopedia del pensiero politico. Autori, concetti, dottrine, Laterza, Roma-Bari; Basso C., Gozzini C. e Sguazzino D.,  delle opere e degli scritti. Dipartimento di Filosofia-Università degli Studi di Siena, Siena; Alfonso Berardinelli, Stili dell'estremismo. Critica del pensiero essenziale, Editori Riuniti, Roma) F. Pozzi, G. Roggero, G. Borio, “Futuro anteriore: dai Quaderni rossi ai movimenti globali. Ricchezze e limiti dell'operaismo italiano, DeriveApprodi, Roma, Steve Wright, L’assalto al cielo. Per una storia dell’operaismo,  Edizioni Alegre, Roma); Cristina Corradi, Storia dei marxismi in Italia, Manifestolibri, Roma, F. Pozzi, G.Roggero, Guido Borio, Gli operaisti, Derive Approdi, Roma, A. Peduzzi, Lo spirito della politica e il suo destino. L'autonomia del politico, il suo tempo, Ediesse-Crs, Roma, Giuseppe Trotta e Fabio Milana, L'operaismo degli anni Sessanta. Da «Quaderni rossi» a «classe operaia», cd con la raccolta completa della rivista «classe operaia»  DeriveApprodi, Roma); Peduzzi, A Cartagine poscia io venniincubi sulla teoria marxista, Arduino Sacco editore, Roma,; M. Filippini, Mario Tronti e l'operaismo politico degli anni Sessanta, EuroPhilosophie,. F. Milanesi, Nel Novecento, Storia, teoria, politica nel pensiero (Mimesis, Milano); Abecedario (Carlo Formenti), Derive Approdi, Operaismo Quaderni Rossi Classe operaia (rivista) Raniero Panzieri Toni Negri Massimo Cacciari Pietro Ingrao Centro per la Riforma dello Stato. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere su senato, Senato della Repubblica.  Mario Tronti, su Openpolis, Associazione Openpolis.  Registrazioni di Mario Tronti, su RadioRadicale, Radio Radicale..  Centro per la Riforma dello Stato,  "Storia e critica del concetto di democrazia" (intervento di Tronti,disponibile anche in file audio, su globalproject Sito web italiano per la filosofia:  su lgxserver.uniba. Conricerca-Futuro Anteriore, su alpcub.com."Lotta contro gli idoli" (intervento di Tronti per Rai Educational, su emsf.rai. Intervista "La lotta di classe c'è ancora", La Repubblica,  "Sono uno sconfitto, non un vinto. Abbiamo perso la guerra del '900", La Repubblica. Mario Tronti. Tronti. Keywords: L’implicatura di Hobbes --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tronti” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51714471172/in/photolist-2mMQbzj

 

Grice e Tulelli – l’equilibrio: per una metafisica dell’etica -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Zagarise). Filosofo. Al Tulelli sono ad oggi intitolate una via nel Comune di Zagarise e una nel Comune di Catanzaro nel quartiere Sant'Elia, una sala della Biblioteca di Catanzaro. Targa commemorativa in suo onore, inoltre, posto davanti alla casa comunale di Zagarise un busto che lo raffigura realizzato da Calveri. Zagarise Busto creato dallo scultore Mario Calveri, installato davanti al Comune di Zagarise. Figlio dal marchese Gaetano e Anna Gallelli, studia presso il Convento del Ritiro dei Filippini a Zagarise e poi frequenta a Catanzaro il Real Liceo-Ginnasio e il Corso Teologico presso il Pontificio Seminario Teologico Regionale San Pio X. Visse a Napoli dove compì studi filosofici e apre una scuola dove insegna filosofia morale ed estetica. La richiesta di poter istituire una scuola fu inviata alle autorità competenti, le quali, prima di concedere le relative autorizzazioni, chiesero al vescovo di Catanzaro dettagliate notizie in merito alla condotta religiosa, morale e politica del richiedente, la risposta inviata loro fu. Elemento di condotta soda, casta e onesta. Tra gli allievi della sua scuola molti furono appartenenti a famiglie di alto rango sociale e tra questi è possibile annoverare i figli del re Borbone che, in segno di stima, gli fecero dono di un orologio da camera di manifattura francese opera dei fratelli Japis. Fu molto amico di L. Settembrini, il quale lo cita nelle sue "Lezioni di letteratura italiana", gli trasmitte l’amore per la filosofia e gl’ideali patriottici. Allievo di Puoti e di Galluppi del quale studia e diffuse il pensiero, evidenziando il parallelismo con Kant, così come divulgò quello di altri filosofi, tra cui Capasso, Rossi e Masci. Insegna filosofia morale a Napoli Federico II dietro l’impulso di  Sanctis, iniziando un periodo di vero splendore per l’ateneo napoletano. Cadde il Regno delle Due Sicilie e, favorevole alla formazione di uno stato unitario, porta avanti una battaglia a livello morale e giuridico per l’abolizione della pena di morte che fino ad allora era in vigore in tutti gli Stati d’Europa tranne il Granducato di Toscana. La stessa a abolita con l'adozione del codice penale del Regno d'Italia -- il cosiddetto Codice Zanardelli. La fine della dominazione borbonica fu colta come un’occasione di rinnovamento sociale e morale ed egli instillò nei suoi insegnamenti la consapevolezza che il rinnovamento politico dovesse essere accompagnato a quello morale, egli riscontra nella popolazione un’evidente scarsità intellettuale e un sentimento religioso che si manifestava mediante pratiche di culto sempre più lontane dall’essere ricche di valori spirituali e una società sempre più formalista, cerca di contrastare questa tendenza in affinità a Gioberti.  E un patriota e un liberale. La sua attività di filosofo fa si che la sua notorietà e la sua reputazione crescessero, e inoltre un oppositore degli hegeliani napoletani, e a capo degli oppositori degli Spaventiani e rappresentante del movimento filosofico del quale nella prima metà dell'ottocento fanno parte Galluppi, Colecchi, Cusani e Grazia. Sul suo valore si sono pronunciati, fra gli altri, anche il Croce ed il Russo. Socio Ordinario dell’Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli a l’Accademia Reale Pontaniana/ In relazione all'Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli, Tulelli e il senatore E. Pessina, in qualità di soci dell'accademia, di collocare nell'atrio dell'Università degli Studi di Napoli un busto in marmo raffigurante Galluppi, realizzato da B. Calì e inauguratp con una cerimonia a cui presero parte il rettore Paolo Emilio Imbriani, dei rappresentanti e diversi studenti. Della stessa accademia oltre ad esserne socio ne fu anche tesoriere come si evince dalla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n cui è contenuta la ri-elezione per quell'anno alla suddetta carica (omissis) S.M., sulla proposta del Ministro della Pubblica Istruzione, ha, con RR. decreti fatte le nomine e disposizioni seguenti: (omissis) Tulelli Paolo Emilio, socio della Società Reale di Napoli, approvata la sua rielezione a tesoriere dell'Accademia di scienze morali e politiche della predetta Società; (omissis). Socio Corrispondente dell’Accademia Cosentina Accademia di scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici. Visse a Napoli. Nelle sue ultime volontà traspare chiaramente un radicato e forte legame con la sua terra di origine, infatti i primi due punti del suo testamento furono: volendo lasciare una prima testimonianza di affetto a Catanzaro, col fine di promuovere e favorire nel mio nativo comune di Zagarise l’educazione morale e l’istruzione letteraria e scientifica. Dispose inoltre che fosse destinata una somma in dote ad una ragazza indigente di Zagarise e che il resto del patrimonio del filosofo fosse suddiviso tra i suoi parenti.  Il documento, disponibile presso l’Archivio Notarile di Napoli, e depositato nel capoluogo campano presso lo studio del notaio M. Mazzitelli sito in via S. Giovanni numero 19.  Dondazione di libri alla città di Catanzaro al fine di fondare una biblioteca pubblica Paolo Emilio Tulelli volle donare a Catanzaro alcuni libri affinché potessero rappresentare una base di partenza per la costituzione di una biblioteca auspicando che il suo gesto potesse rappresentare un’esortazione a contribuire al suo ampliamento, una volta istituita, da parte di altri uomini generosi e amanti della cultura. Catanzaro accetta il legato che, in caso contrario, si sarebbe dovuto destinare ad ampliare il patrimonio della biblioteca del Real Liceo di Catanzaro o ad un erede del de cuius nel caso in cui il anche direttivo del liceo non avesse accettato la donazione. I libri furono trasferiti da Napoli a Catanzaro a spese del comune, così come indicato nelle ultime volontà del filosofo, e venne istituita la biblioteca comunale che venne denominata Biblioteca Municipale di Catanzaro "Onestà e lavoro", ma che oggi è conosciuta come Biblioteca comunale F. De Nobili. Volendo lasciare una prima testimonianza di affetto a Catanzaro ove ebbi i primi semi del mio sapere e le prime aspirazioni alla libertà della patria italiana, lego al comune i miei pochi libri col fine espresso ed incondizionato di formare il primo fondo ad una biblioteca pubblica da fondarsi in loco adatto a vantaggio della gioventù studiosa e dei cultori della letteratura e della scienza. Istituzione di una rendita per far studiare un giovane meritevole del comune di Zagarise Per quanto concerne il comune natio, nell’intenzione di promuovere l’educazione morale, l’istruzione letteraria e scientifica nello stesso, istituì una rendita annuale, denominata Monte o Istituto Tulelli per far si che dei giovani meritevoli del suddetto comune potessero studiare e conseguire la laurea. A perenne ricordo di ciò egli dispose nelle sue ultime volontà che fosse realizzata una breve iscrizione su una lastra di marmo e che la stessa fosse posta in un luogo pubblico del comune di Zagarise. Col fine di promuovere e favorire nel mio nativo comune di Zagarise l'educazione morale e l'istruzione letteraria e scientifica e così sospingere quei miei concittadini sulla via della civiltà, istituisco un Monte o Istituto per l'educazione ed istruzione dei giovinetti di detto Comune da elevarsi dal Real Governo in Ente Morale e giuridico con la dotazione di annue lire duemila di rendita al 5 per cento iscritto al gran libro dei Regno d'Italia. All'uopo destino due certificati di rendita a me intestati dell'annua rendita di L. millesettecento con la data di Firenzee l'altro dell'annua rendita di L. trecento della stessa data e sotto il N. 649. Sì fatta annua rendita sarà unicamente ed esclusivamente impiegata per l'educazione e istruzione nelle lettere e nella scienza di un giovinetto fatto volta per volta per modo che si dirà qui appresso nato a Zagarise da genitori ivi domiciliati almeno da dieci anni compiti, dell'età non minore di anni sette, che sappia almeno leggere e scrivere e mostri in generale attitudine e buona disposizione agli studi. Saggi: “I principi sostanziali ed informatori della scienza” (Napoli, Regia Università); “Dei sistemi morali e della loro possibile riduzione” (Napoli, Regia Università); “La moralità della scienza e della vita” (Napoli, Regia Università); “Elogio di V. Buonsanto” (Napoli, Fibreno); “Filadelfos di G. Gemelli: Accademia di scienze morali e politiche” (Napoli, Regia Università); “L’infallibilità della ragione umana considerata nella triplice sfera della scienza, politica, e della religione” (Napoli, Regia Università); “La morale indipendente” (Napoli, Regia Università); “L’educazione popolare in Italia” (Napoli, Vaglio); La filosofia morale (Napoli, Regia Università); “Metafisica dell’estetica” (Napoli, Regia Università); “Una formula metafisica” (Napoli,  Regia Università);  “Galluppi” (Napoli, Regia Università); “Papasso e Rossi” (Napoli, Cutaneo); “Libero Stato” (Napoli, Regia Università); “Estetica” (Napoli, Vaglio); “Capasso” (Napoli, Tramater); “La rosa di Gerico” (Napoli, Poligama); “Metafisica dell'etica” (Napoli, Regia Università); “Dei sistemi filosofici”; “L’equilibriio”; “La pena di morte” (Napoli, Regia Università); Baldacchini” (Regia Università, Napoli”, Elogio di Cilento. Sulla Bella di Camarda, poema di Cappelli (Napoli); “Armonia della libertà politica e della Scienza morale”; “ Preso da immenso desiderio e ardente”; “Padre, partisti, forse desolato”; “Aspirazione a Dio”. Il pensiero morale di Tulelli, C. Nardi. Società Napoletana di Storia Patria,  Lettere a Milli, F. Adamoli. Collana "Fondo Milli" il Poeta  Via a Zagarise  Via a Catanzaro. La famiglia dona a Zagarise un'opera raffigurante il filosofo. Discorso di Paolo Emilio Imbriani all'inaugurazione del busto di Galluppi posto nell'Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli  Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Zagarise e dintorni, F. Faragò.  Lira italiana. Cavaliere Paolo Emilio Tulelli. Paolo Emilio Tulelli. Tulelli. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tulelli” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732624534

 

Grice e Turco – l’agnella, commedia nuova -- filosofia italiana (Asola). Flosofo. Nacque da una delle più antiche e nobili famiglie di Asola, allora fiorente cittadina della Repubblica di Venezia, dove ricoprì importanti cariche politiche in qualità di deputato, oratore e avvocato della Comunità.  La sua prima opera poetica, la Commedia Nova intitolata Agnella, venne rappresentata ad Asola durante i festeggiamenti per la visita dei duchi di Nemours e Beaulieu e altri illustri francesi al loro seguito. L'opera venne in pubblicata in seguito prima a Treviso, poi a Venezia. Contemporaneo ed amico di P. Manuzio che in una lettera encomia la sua Canzone in lode di Carlo V scritta in occasione della morte di quest'ultimo:  «Letta la vostra Canzone scritta in morte del Gran Carlo V, veramente Signor Carlo onorato, non troppo benigna stella, essendo voi dotato di si pellegrino ingegno e di tante altre lodevoli qualità, vi condanna a scrivere dove tra molte tenebre non può risplendere la vostra virtù, con la quale potevate illustrare voi stesso ed il secolo nostro eccitando in altri il desiderio di assomigliarvi: laddove hora, avendo voi il campo ristretto per esercitare le vostre più nobili parti, non veggo come possano apparire effetti degni di voi ed alla vostra nobile industria corrispondenti»  Questa lettera fu in seguito stampata in Venezia da Lelio Gavardo che, sempre a Venezia, pubblicò una tragedia in versi, intitolata Calestri. Altre poesie furono stampate anche in Il Sepolcro de la illustre signora Beatrice di Dorimbergo (Brescia Fabbio, Ludovico ManginiStorie Asolane, Lettera di Paolo Manuzio a Carlo Turchi, Lett. Volg. Venezia. Carlo Turco. Turco. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Turco” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732619369/in/datetaken/

 

Grice e Turoldo – filosofia italiana (Coderno). Filosofo. Figura profetica, resistente sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale, di ispirazione conciliare.itenuto da alcuni uno dei più rappresentativi esponenti di un cambiamento spirituale, il che gli ha valso il titolo di coscienza inquieta. Riceve con intensità le caratteristiche della semplice cultura umana del suo ambiente nativo e prevalentemente contadino. Colse e fece propria la dignità delle condizioni povere della sua terra, che costituirono una solida radice informante tutto lo sviluppo della sua sensibilità e della sua attività futura. Accolto tra i Servi di Maria nel convento di Santa Maria al Cengio a Isola Vicentina, sede triveneta della Casa di Formazione dell'Ordine Servita: dove trascorse l’anno di noviziato. Emise la professione religiosa; il 30 ottobre 1938 pronunciò i voti solenni a Vicenza. Incomincia gli studi filosofici a Venezia.  Nel santuario della Madonna di Monte Berico di Vicenza e ordinato presbitero da  Rodolfi, arcivescovo di Vicenza. Assegnato al convento di Santa Maria dei Servi in San Carlo al Corso in Milano. Su invito di I. Schuster, arcivescovo della città, tenne la predicazione domenicale nel duomo milanese. Insieme con il suo confratello, compagno di studi durante tutto l’iter formativo nell’Ordine dei Servi e amico Camillo de Piaz, si iscrisse al corso a Milano e conseguì la laurea con una tesi dal titolo, “La fatica della ragione: Contributo per un'ontologia dell'uomo”, redatta sotto la guida di Bontadini. Sia Bontadini sia Carlo Bo gli offriranno il ruolo di Assistente universitario, a Milano, il secondo a Urbino. Durante l'occupazione nazista di Milano collabora attivamente con la resistenza creando e diffondendo dal suo convento il periodico clandestino l'Uomo. Il titolo testimonia la sua scelta dell'umano contro il dis-umano, perché la realizzazione della propria umanità: questo è il solo scopo della vita. La sua militanza dura tutta la vita, interpretando il comando evangelico essere nel mondo senza essere del mondo come un essere nel sistema senza essere del sistema. Rifiuta sempre di schierarsi con un partito.  Il suo impegno nel dialogo senza preconcetti e nel confronto di idee talvolta anche duro, si tradusse in particolare nel far nascere, insieme con Piaz, il centro culturale la Corsia dei Servi (il vecchio nome della strada che dal convento dei Servi conduceva al duomo). Uno dei principali sostenitori del progetto Nomadelfia, il villaggio nato per accogliere gli orfani di guerra con la fraternità come unica legge, fondato da Saltini nell'ex campo di concentramento di Fossoli presso Carpi, raccogliendo fondi presso la ricca borghesia milanese. Si rende noto al grande pubblico con due raccolte di liriche “Io non ho mani” (che gli valse il Premio letterario Saint Vincent) e “Gli occhi miei” lo vedranno, presentato nella collana mondadoriana Lo Specchio da Giuseppe Ungaretti.  A seguito di prese di posizione assunte da politici locali e da alcune autorità ecclesiastiche, deve lasciare Milano e soggiornare in conventi dei Servi dell’Austria e della iera. Venne dai superiori dell’Ordine assegnato al convento della Santissima Annunziata di Firenze, e qui incontrò personalità affini al suo modo di sentire, quali fra Giovanni Vannucci, padre Ernesto Balducci, il sindaco Giorgio La Pira, e molti altri che nell’ambiente fiorentino animano un tempo in cui si accendono speranze di rinnovamento a tutti i livelli. Ma anche da Firenze sarà costretto ad allontanarsi e trascorrerà un periodo di peregrinazioni all’estero.  Rientrato in Italia, venne assegnato al convento di Santa Maria delle Grazie, nella “sua” Udine. Ma con il rientro in Italia aveva portato con sé un progetto, nato a contatto con le nuove generazioni nate all’estero dagli emigrati friuliani: realizzare un film che raccontasse la nobiltà della povera vita rurale del suo Friuli. Il film con il titolo “Gli ultimi” e ispirato al racconto Io non ero fanciullo scritto da Turoldo in precedenza, venne concluso con la regia di Vito Pandolfi. Presentato a Udine, il film tuttavia fu ben presto rifiutato dall’opinione pubblica friulana, che lo ritenne addirittura offensivo. Incomincia a cercare un sito dove dare avvio a una nuova esperienza religiosa comunitaria, allargata alla partecipazione anche di laici. Questo luogo, con le indicazioni ricevute da amici, venne individuato nell’antico Priorato cluniacense di Sant'Egidio in Fontanella. Ottenuto il consenso del vescovo bergamasco C. Gaddi, nvi si insediò ufficialmente. Costruì accanto allo storico edificio del Priorato una casa per l’ospitalità, che chiamò Casa di Emmaus, titolo ispirato all’episodio della cena a Emmaus, in cui Gesù risorto si manifestò ai due discepoli nello spezzare il pane. La casa costituì un simbolico richiamo alla semplice accoglienza, senza distinzioni di censo, di religione, o altro: aspetti che caratterizzarono tutta la presenza e la sua multiforme opera. Costituì inoltre un punto di riferimento per molti protagonisti della storia culturale e civile italiana. Per molte personalità del mondo ecclesiale e di altre confessioni cristiane; un solido incentivo al rinnovamento di linguaggi e di strutture; un laboratorio di creazioni liturgiche e celebrative, di cui continuano a essere testimoni la versione metrica per il canto dei Salmi e migliaia di inni liturgici. Insieme con altri frati, impegnati particolarmente in iniziative di rinnovamento spirituale e culturale, diede avvio alla pubblicazione di una rivista, il cui titolo è ispirato all’Ordine dei Servi di Maria, “Servitium”, e ad altre pubblicazioni che si ricollegavano all’esperienza editoriale della Corsia dei Servi. La pubblicazione della rivista continua tuttora con cadenza bimestrale, unitamente all’edizione di altre proposte librarie edite sotto l’omonimo marchio Servitium.  Innumerevoli furono gli interventi di padre David sui media, dalla carta stampata alle trasmissioni radio e televisive; innumerevoli i luoghi e le circostanze in cui è stato chiamato a intervenire con la sua avvincente parola. Da ricordare in particolare i suoi “viaggi della memoria” nei luoghi della Shoah, tra cui spicca quello a Mauthausen. In quell'occasione compose una preghiera, poi recitata nella cerimonia conclusiva, pubblicata successivamente nel libro “Ritorniamo ai giorni del rischio”. Colpito alla fine degli anni ottanta da un tumore del pancreas, visse con lucida consapevolezza e trasparente coraggio l’ultimo periodo della vita, dando una incoraggiante testimonianza sul cammino verso “sorella morte”. Migliaia di persone sfilarono accanto alla bara in cui era esposto il corpo di padre I funerali a Milano videro la partecipazione di una numerosa folla nella chiesa di San Carlo al Corso, dove presiedette le esequie il cardinale C. Martini, che, qualche mese prima della morte, aveva consegnato a Turoldo il primo "Premio Giuseppe Lazzati", affermando la propria opinione secondo la quale la chiesa riconosce la profezia troppo tardi. Un secondo rito funebre venne celebrato nel pomeriggio a Fontanella di Sotto il Monte, presente ancora una folla che copriva tutta la collina circostante l’antico Priorato. Nel piccolo cimitero locale riposa ora sotto una semplice croce lignea, in mezzo alla sua gente. Servitium dedicò perciò alla sua figura un quaderno a frate dei Servi di santa Maria e ugualmente fece nel decennale.  La grande passione. Opere: Poesia e opere letterarie «Lungo i fiumi..» I Salmi Milano, San Paolo, O sensi miei...: (Poesie (Milano, Rizzoli). Sul monte la morte, Servitium, La morte ha paura, Servitium,  poesie, Milano, Garzanti Teatro, Servitium,  I giorni del rischio (con Salmodia della speranza e rappresentazione in Duomo a Milano con Moni Ovadia), Servitium,   Salmi e cantici. Nuova edizione riveduta della versione metrica per il canto di Turoldo, Servitium,  La passione di San Lorenzo, Servitium (La terra non sarà distrutta, Servitium,  Luminoso vuoto. Scritti, Servitium, David M. Turoldo, Loris F. Capovilla, Nel solco di Giovanni, lettere inedite” (Servitium. Saggistica e spiritualità. Lettere dalla Casa di Emmaus, Servitium, La parabola di Giobbe, Servitium, Santa Maria.Servitium, Mia chiesa, una terra sola, Servitium,  Il dramma è Dio: il divino la fede la poesia. Milano, Rizzoli, Come i primi trovadori, Servitium, Colloqui con Giovanni, Servitium, Profezia della povertà, Servitium, Chiamati ad essere, Servitium, È Natale, Servitium, Mio amico don Milani, Servitium, Pregare, Servitium, Anche Dio è infelice, San Paolo,.Amare Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, Padre del mondo, Servitium,  Povero sant’Antonio, Il Messaggero, Padova. Narrativa Mia infanzia d’oro (con “Ritratto d’autore” Servitium,...e poi la morte dell'ultimo teologo Torino, Gribaudi. “Gli ultimi” Regia: Vito Pandolfi; soggetto: Turoldo; sceneggiatura: Vito Pandolfi e David Maria Turoldo. Tra le tante, ci fu "un'iniziativa che fu tentata pochi giorni prima della morte di Moro e che è stata evocata da B. Craxi nel corso della sua audizione nella prima Commissione d'inchiesta. In quella circostanza, l'onorevole Craxi affermò che fu chiamato da Turoldo, che gli chiedeva sostanzialmente di domandare alla Nunziatura apostolica di dichiararsi disponibile come sede per far svolgere una trattativa. Turoldo chiese due giorni di silenzio stampa e insistette molto, con veemenza, affermando che era la sola via possible. (XVII Legislatura, Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, Resoconto stenografico, “Tra i memoriali di Mauthausen”, in “Ritorniamo ai giorni del rischio. Maledetto colui che non spera”, Milano, Corriere "E Turoldo nascose le armi dei partigiani" La vita, la testimonianza Morcelliana. C. Piaz e la Corsia dei Servi di Milano, Morcelliana, Turoldo e gli organi divini. Lettura concordanziale di “O sensi miei...”, Olschki, Una vita con gli amiciIl mondo delle amicizie di Turoldo, documentario R. Salvi, Roma, Rai-Educational, A. D'Elia, La peregrinatio poietica prefazione di Dante della Terza, Firenze, Leo s. Olschki, Marco Cardinali, Il Dio Inseguito. Viaggio alla scoperta della poesia di David Maria Turoldo, Edizioni Pro Sanctitate, Roma, O. Romero E. Balducci C. De Piaz N. Fabbretti. Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. David Maria Turolo. David M. Turoldo. David Turoldo. Giuseppe Turoldo. Turoldo. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Turoldo” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692449799/in/photolist-2mKTjot

 

Grice e Tuveri – filosofia sarda -- filosofia italiana (Collinas). Filosofo. Figlio un noto avvocato. Studia a Cagliari. Di idee repubblicane comincia l'attività in polemica con molti intellettuali monarchici e conservatori. Federalista, al Parlamento Subalpino si oppose alla fusione della Sardegna col Piemonte, e e in forte contrapposizione con Gioberti per le posizioni anti-repubblicane e anti-mazziniane.  Fonda La Gazzetta Popolare, collabora con numerosi giornali e assunse la direzione del Corriere di Sardegna. Sindaco, propose il nome di Collinas. Lotta contro il centralismo del Regno di Sardegna chiedendo maggiore autonomia, soprattutto fiscale, per i piccoli comuni. Amico di Cattaneo e Mazzini, solleva la cosiddetta questione sarda, promuovendo un riscatto della Sardegna e del popolo sardo contro uno stato giudicato centralista e oppressivo.  Scrive numerosi saggi filosofici. Assessorato della pubblica istruzione della Regione autonoma della Sardegna  promouove la ristampa dei suoi saggi, editore C. Delfino, con una introduzione di Bobbio. Saggi: “Pintor” (Torino, Tipografia G. Cassone); “Specifici contro il codinismo, Cagliari, Arcivescovile, Del diritto dell'uomo alla distruzione dei cattivi governi. Trattato filosofico, Cagliari, Tipografia Nazionale, Il governo e i comuni, Cagliari, Tipografia Nazionale, Esazioni e compulsioni, Cagliari, Timon); La questione barracellare, Cagliari, Timon, Della libertà e delle caste, Cagliari, Corriere di Sardegna, Sofismi politici, Napoli, Rinaldi); “Il veggente; Del dritto dell'uomo alla distruzione dei cattivi governi, Aldo Accardo, Luciano Carta, Sebastiano Mosso; introduzione di Norberto Bobbio, Della libertà e delle caste; Sofismi politici, Maria Corona Corrias e Tito Orru, Opuscoli politici. Saggio delle opinioni politiche del signor deputato sardo Giovanni Siotto Pintor; Specifici contro il codinismo, Girolamo Sotgiu, Il governo e i Comuni; La questione barracellare, Lorenzo Del Piano e Gianfranco Contu, Scritti giornalistici. Questione sarda, federalismo, politica internazionale, questione religiosa, Lorenzo Del Piano, Gianfranco Contu e Luciano Carta, Per la vita e i tempi di Tuveri e altre opere, A. Delogu,  Fonte: "Centro di studi filologi sardi". Scheda sul sito della Camera  Indipendentismo sardo,  Il governo e i comuni, Cagliari, Tipografia Nazionale, Google Libri. Della libertà e delle caste, Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, DaTuveri all'intuizione della concorrenza istituzionale, di A. Bomboi. Venezia; Tuveri. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Tuveri: implicature sarda” – The Swimming-Poo Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731951146

 

Grice ed Ubaldi – la grande sintesi – filosofia italiana (Foligno). Italian philosopher. Filosofo. Present un sistema dell'evoluzione dell'universo considerando la legge dell'evoluzione umana. Chiara i rapporti d'involuzione ed evoluzione fra le tre dimensioni della materia, dell'energia e dello spirito, in un processo d'unificazione fra le ipotesi della scienza. Cerca di spiegare il senso della vita, la funzione del dolore e la presenza del male. Candidato al premio Nobel, all'ultimo gli fu preferito Sartre. Il suo sistema filosofico e considerato da Einstein come risulta da un carteggio dolce e leggero e il suo saggio principale, La grande sintesi, e giudicata un quadro di filosofia scientifica e antropologica etica, che oltrepassa di molto i consimili tentative. Nato in una regione influenzata dalla vicinanza con Assisi e impregnata di spiritualità francescana, inizia la scuola, prosegue gli studi a Roma e si laurea. Fa voto di povertà e gli appare Cristo. L'apparizione si sarebbe ripetuta insieme a Francesco di Assisi. Il giorno di Natale dello stesso anno avrebbe ricevuto il primo di numerosi messaggi. Insegna a Modica e Gubbio. Nel suo saggio “La grande sintesi” espose il suo pensiero, messo all'indice, poi riammesso da Giovanni XXIII.  La sua vita può essere considerata distinta in quattro periodi. Nel primo period cerca le risposte nella filosofia, nella religione e nella scienza senza trovarla. Il secondo periodo si caratterizza da una sperimentazione pratica a contatto col mondo, d'osservazione della realtà della vita. Nel terzo periodo scrisse i volumi della sua opera pubblicati in italiano e nel quarto la parte restante.  Ritiene che esiste un'unica sostanza, la cui essenza e il movimento e che si manifesta come materia statica, energia dinamica e spirito vitale. L'uomini sono chiamati ad evolversi ampliando la percezione delle sue coscienze, che da inviduale deve farsi conscienza collettiva, per farsi poi coscienza cosmica. In tale processo si delinea il futuro stato organico-unitario degl’uomini, generato da una etica, effetto di una consapevolezza razionale e non di un emotivo pacifismo. Gl’uomini si inserirebbe nel fenomeno universale dell'evoluzione tramite la reincarnazione.  Considera la sua filosofia la manifestazione del proprio destino e della propria ascesa evolutiva, proponendosi attraverso di essa di arrivare ad una conoscenza utilizzabile per risolvere i problemi della vita, in maniera consapevole e dignitosa. La grande legge della vita è quella dell'Amore, tale che la si dovrebbe seguire in ogni situazione: cercare ciò che unifica. Per questo fare il male significa voler andare contro la corrente del sistema, perpetuando la separazione, produttrice di sopraffazione e violenza, sino all'auto-distruzione. Fare il bene, invece, vuol dire cercare di armonizzarsi con tutto e con tutti, perseguendo quel processo di unificazione che ci riporta al centro dell'essere, che è rappresentato dalla presenza dell'ordine e della giustizia del pensiero divino. In tal senso il segreto della felicità consiste nell'inquadrarsi nell'ordine divino e la preghiera autentica consisterebbe nella docile accettazione della Legge, cooperando con la Sua azione. Così pure, il lavorare rappresenterebbe il diventare cooperatori del funzionamento organico dell'universo.  Il fine dell'esistenza è rappresentato dall'evoluzione. Si tratta dell'evoluzione etica, iscritta nel movimento dell'evoluzione dell'universo. L'universo viene così inteso come un'inestinguibile volontà d'amare, di creare e di affermare, in lotta col principio opposto dell'inerzia, dell'odio e della distruzione. L'etica viene concepita come dimensione ascendente, a tante dimensioni quante sono le posizioni dell'essere lungo la scala evolutiva. In tale compito evolutivo fondamentale sono gli idealiaventi la funzione di orientamento e di guida -, aventi il compito di anticipare una realtà futura da raggiungere. In questa fase evolutiva l'impegno deve essere quello della spiritualizzazione, consistente nel seguire gli ideali, che si sono configurati storicamente nelle religioni e nelle morali. Ciò può avvenire cercando di praticare la comprensione reciproca e ricercando la fratellanza universale. Si tratta di un "cammino ascensionale", frutto di libertà e volontà, attraverso le quali da un lato si struttura la nostra personalità dall'altro la vita collettiva progredisce servendosi di tali progressi.  La legge delle unità collettive rappresenta un principio evolutivo fondamentale, quello per cui tendiamo ad unioni sempre più ampie: dalla coppia alla famiglia, dalle nazioni alle unioni di popoli, sino all'unione di tutti gli esseri viventi del pianeta, pur mantenendo diversità e multiformità. Per questo, la via è quella del superamento di ogni separazione: la separazione da sé stessi, dagli altri, dal mondo. L'evoluzionismo è, per tutto ciò, ben diverso da quello di Darwin: guarda all'avvenire ed intuisce oltre l'evoluzione organica già compiuta dall'essere umano. È più ampio di quello di Teilhard de Chardin, in quanto concepisce anche un processo involutivodallo spirito, attraverso l'energia, sino alla materiache motiva e sorregge la via di ritorno, evolutiva, come processo di unificazione, che dalla presenza del divino nella materia, attraverso l'energia, ascende verso la spiritualizzazione. È caratterizzato eticamente, come tensione spirituale verso il superuomo che è presente in ognuno di noi, differentemente dal superomismo di Nietzsche, sospinto dal desiderio di espandere solo le potenzialità dell'io.  La produzione della sua opera si basa sul metodo intuitivo, attraverso il quale la coscienza, facendosi umile e ricettiva, riesce a penetrare per vie interiori l'intima essenza dei fenomeni, diversamente dal metodo obiettivo che se pur ha il vantaggio di giungere a conclusioni più universali è nato senza ali, in quanto basato sulla distinzione tra l'io e il non io, tra il soggetto e l'oggetto, tra la coscienza e il mondo esteriore. I suoi scrittiseguendo le sue stesse dichiarazionisarebbero passati da una forma ispirata, collegata ad una forma di contatto telepatico con le noùri (correnti di pensiero), a livello "supercosciente", al controllo razionale dell'ispirazione ("metodo dell'intuizione razionalmente controllata"). Tale metodo avrebbe consentito di esaminare sia la materia che lo spirito nella loro armonia, unificando scienza e fede, considerate due aspetti della stessa verità. Elenco degli scritti Ciclo italiano  La grande sintesi I grandi messaggi. La grande sintesi Le nouri ("correnti di pensiero") L'ascesi mistica. Frammenti di pensiero e di passione: La nuova civiltà del terzo millennio Problemi dell'avvenire (Il problema psicologico, filosofico, scientifico). Ascensioni umane. Dio e universo. Profezie (L'avvenire del mondo)’ Commentari (raccolta dei giudizi della stampa sui volumi precedenti). Problemi attuali. Il sistema (Genesi e struttura dell'universo). La grande battaglia. Evoluzione e Vangelo; La legge di Dio; La tecnica funzionale della legge di Dio; Caduta e salvezza; Principi di una nuova etica; La discesa degli ideali; Un destino seguendo Cristo; Come orientare la propria vita; Cristo; Storia di un uomo” (Bocca, Milano); Ascenzioni umane. Verso l'armonia con l'ordine cosmico” (Mediterranee, Roma); Cristo e la sua legge” (Mediterranee, Roma); “La grande sintesi. Sintesi e soluzione dei problemi della scienza e dello spirito (Edizioni Mediterranee, Roma); “Le noùri: dal superumano al piano concettuale umano” (Mediterranee, Roma); La nuova civiltà del terzo millennio. Verso la nuova era dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma); Problemi dell'avvenire. La civiltà dello spirito, Edizioni Mediterranee, Roma); L'ascesi mistica. Dal piano concettuale umano al superumano, Edizioni Mediterranee, Roma); Dio e Universo” (Edizioni Mediterranee, Roma); Storia di un uomo, Edizioni del centro studi italiano di para-psicologia, Recco (Ge) Il Sistema, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco(Ge) La legge di Dio, Edizioni del centro studi italiano di parapsicologia, Recco (Ge),  La tecnica funzionale della legge di Dio” (Centro di parapsicologia, Recco);La discesa degli ideali” (Om, Città di Castello); "Un destino seguendo Cristo" (Om, Città di Castello); "Evoluzione e Vangelo", Centro Culturale Pietro Ubaldi, Foligno); G.Arcidiacono, PUbaldi e la scienza moderna, in Atti del Convegno, Roma, A. Elenjimittan, "La missione ecumenica", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma "I grandi iniziati del nostro tempo", Rizzoli, Milano); F. Lanari, "Il pensiero"Relazioni tenute nei quattro convegni dedicati a Pietro UbaldiRoma, Ed. Mediterranee, Roma); F. Lanari  "Profeta del terzo millennio", Atti dell'8º Convegno Roma Filippo Liverziani, "Pietro Ubaldi e le Nòuri", in Atti dell'8º Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma); U. Pasquale Magni, "Scienza e mistica", in Atti dell'8º Convegno, Roma); A. Marocchino, "Pietro Ubaldi profeta della intesi tra Metafisica e Nuova Fisica", in Atti dell'8º Convegno,, Roma Luca Marzetti, La scala di Giacobbe, Perugia. G. Mollo, “Bio-sofo dell'evoluzione umana” (Ed. Mediterranee, Roma); G. Mollo, "La formazione dell'uomo evoluto nel pensiero di Pietro Ubaldi", in "Pedagogia e Vita", nGaetano Mollo, "La visione del mondo tra scienza e fede", in Atti dell'8º Convegno Roma); G. Mollo, "La visione dell'universo. La prospettiva", in "Rivista di teosofia", G. Mollo, "Il rapporto tra scienza e fede. La prospettiva di Ubaldi", in "Rivista di teosofia",  Lorenzo Ostuni, Fisica e metafisica di Pietro Ubaldi in relazione all'uomo contemporaneo, in Atti dell'8º Convegno, Roma); R. Pieracci, La Grande Sintesi (Mediterranee, Roma); R. Pieracci, "Mistico dell'Umbria" (Eugubina, Gubbio); A. Pieretti, "La civiltà del terzo millennio", Bollettino storico della città di Foligno, C. Splendore, "La Legge Ciclica dell'evoluzione nel pensiero diUbaldi", in Atti del Convegno sul pensiero di Pietro Ubaldi, Roma. Centro culturale di Foligno, su pietroubaldi.com. Comune di Foligno per la divulgazione della sua filosofia, presieduto da G. Mollo, su gaetanomollo.  L'opera di Pietro Ubaldi, su cesnur.org. in Massimo Introvigne, PierLuigi Zoccatelli, Le religioni in Italia (sezione "Spiritismo, parapsicologia, ricerca psichica"), sul sito Cesnur.(Center for Studies on New Religions. Pietro Ubaldi. Ubaldi. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Ubaldi e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689506789/in/photolist-2mNaHiH-2mLGod1-2mKCewV

 

Grice ed Unicorno – arimmetica universale – filosofia italiana -- (Bergamo). essential Italian philosopher; unicorno (n.), Filosofo. Unicorno. Keywords: arithmos, numerus, numero, number. Opere: De l'arithmetica universale, In Venetia, Francesco senese De Francesch. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691952949/in/photolist-2mKQLG6

 

Grice e Vacca – filosofia italiana (Bari). Essential Italian philosopher. Grice: “My favourite of his books is “L’ala del silenzo”great title, from Alighieriabout litotes and understatement --.Deputato della Repubblica Italiana LegislatureIX, X Gruppo parlamentarePCI CollegioBari Sito istituzionale Dati generali Partito politicoPartito Comunista Italiano, Partito Democratico della Sinistra, Partito Democratico Titolo di studiolaurea in giurisprudenza e filosofia del diritto Professione docente universitario. Filosofo. Si laureò in filosofia del diritto discutendo una tesi sulla filosofia politica e giuridica di Croce. Fin dagli anni giovanili ha sempre svolto una intensa attività di organizzatore di cultura, culminata con l'impegno dedicato alla casa editrice De Donato. Membro del comitato centrale del Partito Comunista Italiano è poi stato nella direzione del Partito Democratico della Sinistra. Libero docente in Storia delle dottrine politiche, vinse la cattedra di tale disciplina presso l'Bari. -- è stato nel consiglio di amministrazione della RAI. Deputato per il PCI nella IX e X Legislatura nella circoscrizione elettorale Bari-Foggia. In occasione delle elezioni comunali, si è candidato a sindaco con il sostegno della coalizione di centro-sinistra, ma è stato sconfitto da Simeone Di Cagno Abbrescia. Ha ricoperto incarichi di partito in Puglia e a livello nazionale.  Ha rivolto poi i suoi studi alla storia del marxismo contemporaneo. Dirige la Fondazione Istituto Gramsci di Roma, diventandone poi Presidente fino al. Membro del Cda dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana presiede la Commissione scientifica dell’Edizione degli scritti di Gramsci. Professore di Storia delle dottrine politiche nell’Bari, si è occupato in particolare dell'idealismo novecentesco e dell'hegelismo italiano nella seconda metà del XIX secolo, con particolare riferimento alla genesi del marxismo in Italia. Saggi: “Politica e filosofia in Spaventa” (Bari, Laterza); Lukàcs o Korsch?, Bari, De Donato, Marxismo e analisi sociale, Bari, De Donato, Scienza, Stato e critica di classe. Galvano Della Volpe e il marxismo, Bari, De Donato); Politica e teoria nel marxismo italiano, Antologia critica (Bari, De Donato); PCI, Mezzogiorno e intellettuali. Dalle alleanze all'organizzazione, a cura di, Bari, De Donato,  Saggio su Togliatti e la tradizione comunista, Bari, De Donato, Osservatorio meridionale. Temi di politica culturale” (Bari, De Donato, Quale democrazia. Problemi della democrazia di transizione, Bari, De Donato, Criticità e trasformazione. Korsch teorico e politico,  Bari, Dedalo, Gli intellettuali di sinistra e la crisi, a cura di, Roma, Editori Riuniti, Comunicazioni di massa e democrazia, a cura di, Roma, Editori Riuniti, L'informazione negli anni Ottanta, Roma, Editori Riuniti, Il marxismo e gli intellettuali. Dalla crisi di fine secolo ai Quaderni del carcere, Roma, Editori Riuniti, Tra compromesso e solidarietà. La politica del PCI (Roma, Editori Riuniti); Gorbačëv e la sinistra europea, Roma, Editori Riuniti, Tra Italia e Europa. Politiche e cultura dell'alternativa, Milano, Angeli, Gramsci e Togliatti, Roma, Editori Riuniti,  Dal PCI al PDS. Intervista, Bari, Delphos, Togliatti sconosciuto, Roma, l'Unità, Pensare il mondo nuovo. Verso la democrazia, Cinisello Balsamo, San Paolo, Per una nuova Costituente, Milano, PasSaggi Bompiani, Vent'anni dopo. La sinistra fra mutamenti e revisioni, Torino, Einaudi, Da un secolo all'altro. Mutamenti della politica nel Novecento, Milano, Bompiani, Appuntamenti con Gramsci. Introduzione allo studio dei Quaderni del carcere, Roma, Carocci,  Gramsci e il Novecento (Roma, Carocci); Presente futuro. Idee per lo sviluppo ecosostenibile della Puglia, Bari, Dedalo, X. Riformismo vecchio e nuovo, Torino, Einaudi, In tempo reale. Cronache del decennio, Bari, Dedalo, Ritorno in Puglia. Tre anni di volontariato politico, Bari, Palomar, Federalismo, sviluppo economico e coesione sociale in Puglia, e con Luigi Masella, Lecce. Martano, L'unità dell'Europa. Rapporto  sull'integrazione europea, a cura di, Bari, Dedalo, Roma, Nuova iniziativa editoriale,  Il dilemma euroatlantico. Rapporto della Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Roma, Nuova iniziativa editoriale, Dalla Convenzione alla Costituzione. Rapporto 2 della Fondazione Istituto Gramsci sull'integrazione europea, a cura di, Bari, Dedalo,  I dilemmi dell'integrazione. Il futuro del modello sociale europeo. Rapporto sull'integrazione europea, e con José Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino); “Il riformismo italiano: dalla fine della guerra fredda alle sfide future” (Roma, Fazi); “Gramsci tra Mussolini e Stalin” (Roma, Fazi); cura di Gramsci, Nel mondo grande e terribile. Antologia degli scritti Torino, Einaudi, Studi gramsciani nel mondo.  e con Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino,  Perché l'Europa? Rapporto sull'integrazione europea, e con José Luis Rhi-Sausi, Bologna, Il mulino, Studi gramsciani nel mondo. Gli studi culturali, e con Paolo Capuzzo e G. Schirru (Bologna, Il mulino) Le forme e la storia. Scritti in onore di B. De Giovanni, e con M. Montanari e Franca Papa, Napoli, Bibliopolis, Il Novecento di Eugenio Garin. Atti del Convegno di studi, e con Saverio Ricci, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,.  Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in America Latina, e con Dora Kanoussi e Giancarlo Schirru, Bologna, Il mulino, Vita e pensieri di Antonio Gramsci.  Collana Storia, Torino, Einaudi,,Collana ET Storia, Einaudi, Moriremo democristiani? La questione cattolica nella ricostruzione della Repubblica, Roma, Salerno); “Il fascismo in tempo reale: studi e ricerche di A. Tasca sulla genesi e l'evoluzione del regime fascista, con D. Bidussa (Milano, Feltrinelli); Togliatti e Gramsci. Raffronti, Pisa, Edizioni della Normale, Modernità alternative. Il Novecento di Antonio Gramsci, Torino, Einaudi,.Togliatti, La politica nel pensiero e nell'azione, Scritti e discorsi, G. Vacca con M. Ciliberto, Bompiani, Milano  Quel che resta di Marx, Salerno Editore, Roma,  L'Italia contesa. Comunisti e democristiani nel lungo dopoguerra,  Marsilio, Venezia   Giuseppe Vacca, su storia.camera, Camera dei deputati. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732826190

 

Grice e Vaccarino – l’errore del filosofo – filosofia italiana (Pace del Mela).  Essential Italian philosopher. Grice: “I appreciate his metaphor of the ‘chemistry of the mind,’ la ‘chimica del pensiero,’and the idea that philosophers commit only ONE mistake (“l’errore dei filosofi”)!”.Flosofo. Figlio primogenito di Antonino Vaccarino, titolare di un importante saponificio, e di Caterina Tracuzzi. Laureato a Milano. Fonda “Sigma” pubblicata a Roma. Fonda “Methodos”, trimestrale di metodologia e di logica simbolica. Si occupa prevalentemente di logica ed epistemologia. Pubblica una serie di articoli sulla rivista Archimede su invito di Geymonat. Abilitato alla libera docenza in Filosofia della scienza, ma assorbito dai suoi studi e da altre attività non si dedica all'insegnamento. Ha incarico di tenere il corso di Storia della filosofia antica presso Messina. Riceve anche quello di Filosofia della scienza. Nominato professore associato di Filosofia della scienza, ma non ottenne mai la cattedra di ordinario. Partecipa a vari congressi. In quello di Amsterdam ebbe l'occasione di conoscere Joseph Maria Bochenski e incaricarlo di dirigere la sezione di logica simbolica di Methodos. A quello di Parigi partecipa insieme con S. Ceccato, V. Somenzi e F. Rossi-Landi con i quali era in stretti rapporti di amicizia. Contribusce alla fondazione della rivista Methodologia nata per iniziativa della Società di Cultura Metodologica Operativa di Milano, presieduta da Felice Accame. Molto vicino alle vedute filosofiche dei neo-positivisti, ma in seguito si capì che per dare soluzione ai problemi posti dalla tradizionale filosofia bisogna anzitutto effettuare un'indagine sul metodo scientifico onde spiegare perché è l'unico considerabile come valido. Sviluppa in questo senso sulla “Sigma” una teoria che chiama della "meta-conoscenza", in quanto ricondotta a una disciplina avente per oggetto la conoscenza. Successivamente si convince che per procedere in modo effettivamente scientifico bisogna eliminare ogni a-priorismo effettuando un'analisi sistematica dei significati di tutte le parole di cui ci avvaliamo e riconducendoli alle operazioni mentali e non mentali da cui sono costituiti. Sotto questo profilo i suoi interessi si incontrarono con quelli di S. Ceccato e della scuola pperativa. Ma mantenne una posizione autonoma, ritenendo che la ricerca di base deve puntare su una semantica e non su una ricerca di tipo cibernetico, come invece sostene Ceccato. Però accetta e condivide il concetto che bisogna occuparsi del modo come operiamo a livello mentale per descrivere i significati. Perciò respinge vedute allora in auge, come quelle della filosofia analitica, che riconducendo i significati semplicemente all'uso che se ne fa parlando, li lascia in analizzati assumendoli implicitamente come prius, in quanto tali, dogmatici. Si dedica assiduamente a queste ricerche, pervenendo alla elaborazione di un metodo generale di analisi dei significati. Le sue ricerche conduce, tra l'altro, all'introduzione di una formulistica idonea alla definizione delle operazioni mentali, prospettando una sorta di chimica della mente. La vastità e la complessità delle sue indagini lo costringe a procedere a molti ripensamenti e revisioni.  Pubblica “La chimica della mente”. In cui espone i principali risultati a cui e pervenuto. Vince il premio L'Inedito con il racconto “Lo sporco”, pubblicato da Marsilio. Prospetta ampliamenti e modifiche delle sue teorie nel saggio “Analisi dei Significati”, pubblicato a Roma da Armando. Pubblica presso la CULP di Milano “Scienza e Semantica Costruttivista”, dedicato a una critica di correnti vedute professate da filosofi della scienza.  I suoi interessi si rivolgeno anche alla codificazione di una logica contenutistica in grado di fissare i criteri di compatibilità e incompatibilità tra i significati in riferimento alle loro operazioni costitutive. In tal modo la logica diviene una filiazione della semantica. La summa dei suoi lavori di semantica è pubblicata a Rimini in “Dalle operazioni mentali alla semantica”. Nella prefazione al volume Introduzione alla semantica edito da Falzea a Reggio Calabria, Si lo considera l'ultimo dei grandi illuministi. Opere: “L'errore dei filosofi” (D'Anna, Messina); “La chimica della mente” (Carbone, Messina); “Analisi dei significati” (Armando, Roma); “Scienza e semantica costruttivista” (Cooperativa Libraria Universitaria del Politecnico, Milano); “Introduzione alla semantica” (Falzea, Reggio Calabria); “Scienza e semantica” (Melquiades, Milano); “Prolegomeni: dalle operazioni mentali alla semantica” (Ciddo, Rimini); “Lo sporco. Il pulito, duepunti edizioni. Repubblica  Semantica Filosofia della scienza  Centro Internazionale Di Didattica Operativa onlus, su ciddo. Methodologia on-line, su methodologia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731101657/in/dateposted/

 

Grice e Vaccaro (Palermo). Essential Italian philosopher. Grice: “My favourite of his books is ‘eteropie,’ a pun on homotopos.” Filosofo. Laureato a Palermo, inizia l'attività di docenza presso lo stesso ateneo prima come professore a contratto, poi come ricercatore e dal 2006 come professore associato. Titolare del corso di Filosofia politica e supplente di Scienza politica nella Facoltà di Scienze della formazione dell'ateneo palermitano.  -- è pro-rettore dell'Palermo per la “politiche di solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo”; inoltre è condirettore della collana “Eterotopie” dell'editore Mimesis di Milano, membro fondatore della “Società Italiana di Filosofia Politica” e del Centro interdisciplinare in Bio-politica, Bio-economia e Processi di Soggettivazione a Salerno. Vicepresidente dell'ONG palermitana della Cooperazione Internazionale Sud-Sud. I suoi ambiti di ricerca si orientano sulla teoria critica (soprattutto Adorno e Benjamin della Scuola di Francoforte) e sulla decostruzione post-strutturalista francese (principalmente Foucault e Deleuze) dai quali ricava strumenti di analisi da mettere alla prova nel campo della globalizzazione, della governance e dei diritti umani.  Opere Decostruzione di una realtà macchinica, in Il camaleonte e l'iscrizione, Palermo, Ila Palma, Il capitalismo regolato statualmente, curatela con Franco Riccio e A. Caruso (Milano, Angeli); “Oltre la pace: saggi di critica al complesso politico militare, curatela con F. Magno (Milano, Angeli); “Adorno e Foucault: congiunzione disgiuntiva” (Palermo, ILA Palma); “Il pensiero (check) anarchico (Verona, Demetra); “Il secolo deleuziano” (Milano, Mimesis Edizioni); “Il pianeta unico” (Milano, Elèuthera); “Anarchismo e modernità” (Pisa, BFS); “CruciVerba: lessico per i libertari” (Milano); “Zero in condotta, Globalizzazione e diritti umani” (Milano, Mimesis); “Biopolitica e disciplina” (Milano, Mimesis); “Lo sguardo di Foucault” (Roma, Meltemi); “Governance e democrazia” (Milano, Mimesis). Vaccaro Prof. Salvatore delegato alle politiche di solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo, su Università degli Studi di Palermo.  Mimesis Edizioni: collane. Archiviato iPalermo: scheda docente., su scienzeformazione.unipa. Biblioteca nazionale di Firenze: catalogo autore., su opac.bncf.firenze..  Foucault: scheda autore., su portail-michel-foucault.org. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732796325

 

Grice e Vailati – semantica filosofica – filosofia italiana (Crema). Essential Italian philosopher. an important figure in the history of formal semantics, influenced by Peano, who in turn influenced Whitehead and Russell, and thus Grice. Filosofo. Si laurea a Torino. Qui insegnò, dopo aver lavorato come assistente di Peano e Volterra. Lscia il suo posto universitario e così poté proseguire i suoi studi in modo indipendente, e si guadagna da vivere insegnando matematica. Lascia circa 200 saggi e recensioni che toccano un'ampia gamma di discipline. La sua opinione nei confronti della filosofia e che essa fornisse una preparazione e gli strumenti per il lavoro scientifico. Per questa ragione, e perché la filosofia dove essere neutrale fra opposte convinzioni, concezioni, strutture teoriche, ecc., il filosofo dovrebbe evitare l'uso di un linguaggio tecnico specialistico, ma dovrebbe usare il linguaggio che la filosofia adotta in quelle aree in cui è interessata. Ciò non vuol dire che il filosofo debba soltanto accettare qualunque cosa egli trovi. Un termine del linguaggio ordinario potrebbe essere problematico, ma le sue carenze dovrebbero essere corrette piuttosto che sostituite con qualche nuovo termine tecnico.  Il suo pensiero sulla verità e sul significato e influenzato da filosofi come Peirce e Mach. Con cautela distinse fra significato e verità. La questione di determinare che cosa vogliamo dire quando enunciamo una data proposizione, non solo è una questione affatto distinta da quella di decidere se essa sia vera o falsa. Tuttavia, dopo aver deciso cosa si vuole dire, l'azione di decidere se ciò è vero o falso è cruciale. Vailati ebbe un pensiero positivista moderato, sia nella scienza che nella filosofia:  "La tattica adottata dai pragmatisti in questa loro guerra contro l'abuso delle astrazioni e delle unificazioni consiste, come è noto, nel proporre che, anche nelle questioni filosofiche, come si fa sempre in quelle scientifiche, si esiga, da chiunque avanzi una tesi, che egli sia in grado di indicare quali siano i fatti che, nel caso che essa fosse vera, dovrebbero, secondo lui, succedere (o esser successi), e in che cosa essi differiscano dagli altri fatti che, secondo lui, dovrebbero succedere (o essere successi) nel caso che la tesi non fosse vera. Le influenze e i contatti di Vailati furono molti e vari, e spesso fu etichettato come "l'italiano pragmatista". Egli deve molto a Peirce e James (fu uno dei primi a distinguere i loro pensieri), ma egli subì anche l'influenza di Platone e Berkeley (che egli vide come precursori importanti del pragmatismo), Leibniz, V. Welby-Gregory, Moore, Russell, Peano eBrentano. Vailati corrispose con molti dei suoi contemporanei.  La prima parte della sua opera comprende scritti sulla Logica matematica; in essi focalizza l'attenzione sul suo ruolo in filosofia e distinguendo fra logica, psicologia ed epistemologia; la dottrina recente pone Vailati e il suo allievo M. Calderoni nella categoria storiografica del «pragmatismo analitico» italiano.  I suoi principali interessi storici riguardarono la meccanica, la logica e la geometria; egli diede un importante contributo in molti campi, compreso lo studio della meccanica post-aristotelica greca, dei predecessori di Galileo, della nozione di definizione e del suo ruolo nell'opera di Platone e Euclide, delle influenze matematiche sulla logica e sull'epistemologia, e sulla geometria non-euclidea di Saccheri. E particolarmente interessato ai modi in cui quelli che potrebbero essere visti come gli stessi problemi sono inquadrati e trattati in periodi differenti. Il suo lavoro di storico della scienza fu strettamente connesso con quello filosofico: per le due attività, infatti, utilizzò gli stessi pensieri e metodologie di fondo. Vailati vedeva lo studio storico e lo studio filosofico come differenti nell'approccio ma non nell'argomento; crede, inoltre, che dovesse esserci cooperazione fra filosofi e scienziati nell'approfondimento degli studi storici. Ritene anche che una storia completa richiedesse che si tenesse in conto anche il background sociale pertinente. Il superamento delle teorie scientifiche, grazie a nuovi risultati, non comporta la loro distruzione, perché la loro importanza aumenta proprio per il fatto di essere superate. Ogni errore ci indica uno scoglio da evitare mentre non ogni scoperta ci indica una via da seguire. La posizione di Vailati sulla storia della scienza ricalca quella di una serrata critica al positivismo, in un contesto teorico dove il pragmatismo ammette nuovi strumenti di comprensione e anche di valutazione della scienza, come mostrano anche le vicende di M. Calderoni (I. Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di Mario Calderoni, Roma, IF Press, e di Peano, il quale vanta certe affinità con il pensiero filosofico del periodo (G. Rinzivillo, G. Vailati, Storia e metodologia delle scienze in Una epistemologia senza storia, Roma, Nuova Cultura, e Peano, Contributi invisibili in Una epistemologia senza storia, I. Pozzoni, Il pragmatismo analitico (Villasanta, Liminamentis); Peano, In Memoriam, Boll. di matematica,  I. Pozzoni, Cent'anni di Vailati” (Liminamentis, Villasanta); M. Zan, “La formazione di Vailati” (Congedo Editore, Galatina (Lecce); G. Sava, La psicologia tra Vailati e Brentano, in "Il Veltro", Roma, Giuseppe Giordano, Giovanni Vailati filosofo della scienza, Firenze, Le Lettere, Ivan Pozzoni, Il pragmatismo analitico italiano di Giovanni Vailati, Liminamentis Editore, Villasanta,  Lucia Ronchetti, L'archivio in Quaderni di Acme, Bologna, Cisalpino, Scritti filosofici. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana; giovanni-vailati.net. Fondo archivistico e librario conservato presso Milano, Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giovanni Vailati, Vailati. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Vailati: la semantica filosofica," The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Grice e Valent – la forma del linguaggio – filosofia italiana (Treviso). “Some like Vitters, but Valent’s my man.”Grice. Grice: “Valent wrote the only legible introduction to Vitters’s thought!”Essential Italian philosopher. Filosofo. Insegna a Catania e Venezia. Si occupa di ontologia, logica dialettica, linguaggio, storia e interpretazione delle grandi categorie della filosofia occidentale. Dai primi studi sull'empirismo-scetticismo, sul pensiero italiano e sull'analisi del linguaggio (Wittgenstein), è giunto ad indagare attorno alla teoria della negazione e del divenire in chiave dialettica. Sulla base di tali premesse, che orientavano verso una rilettura dei canoni e dei presupposti del rapporto ragione-follia, si è impegnato a ridisegnare, insieme con un gruppo di psichiatri e psicologi del Centro Psico-sociale di Orzinuovi cresciuti nel solco dell'esperienza critica inaugurata da Basaglia, un modello della psiche adeguato alla comprensione e alla cura della malattia mentale, dando vita a quello che è stato definito l'approccio dialettico-relazionale. Collabora con il gruppo teatrale "Scena Sintetica" nella messa in scena di testi filosoficamente rilevanti (Parmenide, Eraclito, Melville, Severino, Galimberti). Presso Moretti è in corso di stampa l'edizione delle sue opera. La sua filosofia muove da un'originale riformulazione di alcune questioni legate alla filosofia di Severino, alla tradizione neo-idealistica italiana (Gentile) ma anche neo-scolastica (Bontadini), e dipendenti dalla riconsiderazione speculativa del concetto del negativo. Descrivendo la sua formazione si define «resciuto a una scuola filosofica di ispirazione ontologica, screziata da un netto disegno dialettico e pungolata dallo scrupolo fenomenologico. Analizzando le implicazioni concettuali e pratiche della negazione così com'è stata pensata in uno dei punti più alti e rilevanti della tradizione dialettica, ovvero nella Scienza della logica di Hegel, critica l'idea intellettualistica della negazione intesa come esclusione, proponendo al contrario una negazione come inclusione e una filosofia animata dal principio di ospitalità. Il "no" della negazione, lungi dal dar vita a una realtà separata, è ciò che innerva il reale nella sua essenza metamorfica e vitale, nella sua splendida apertura alla novità, alla trasformazione e al cambiamento di cui il filosofo è appassionato investigatore. A questo scopo e in evidente autonomia rispetto all'impianto destinale della filosofia della necessità di Severino, esplora la categoria modale della possibilità, cercando di mettere in discussione sia l'opposizione frontale tra realtà e irrealtà, sia la priorità assoluta della positività del reale nonostante la negatività dell'irreale. L'esserci e non l'essere è, per Valent, che legge Hegel con Wittgenstein, la determinatezza semantica e sintattica, il plesso grammaticale e vitale che ricongiunge l'esperienza intesa come luogo dell'emergere della differenza e dell'incalzare degli eventi con la teoria della razionalità quale analisi del permanere e della necessità. Ecco che di contro all'ontologia fondamentale di Severino si fa largo l'idea di una micro-ontologia intesa non come una “ontologia del piccolo”, bensì, piuttosto, nel senso che non c'è nessun evento che non si disponga per virtù propria in una peculiarità di significato, nel vigore elementare e insieme metamorfico di un qui. Ma micro-ontologia anche come ontologia del remoto, dell'avverso-diverso, dell'improbabile, dell'anonimo, del folle: di tutto ciò che insieme si ritiene minore nella capacità di realtà. Con la proposta di una micro-ontologia intendeva sottolineare l'autonomia e la resistenza del diamante della dialettica come principio di determinazione semantica fondato sulla relazione-negazione inclusiva e situato nella prospettiva strategica propria dell'esserci, rispetto al rischio delle ricadute nella mistica dell'essere e di quella totalità assoluta che, in quanto tale, appare separata e isolata, esercitando la sua imposizione distruttiva al di fuori della logica della relazione e dell'inclusione. Di contro all'autentico totalitarismo di questa idea di totalità assoluta propone la ripresa del detto eracliteo del Panta δια pánton, ossia di quel tutto attraverso il tutto che è la forma radicale della illacerabile relazionalità della vita. Solo se ogni differenza tra gli umani è un modo differente di essere il tutto allora le discriminazioni tra piccolo e grande, forte e debole, femmina e maschio, nero e bianco, ricco e povero, sano e malato, non avranno ragione d'essere (se non in quanto differenti manifestazioni dell'identico, invece che differenze di principio e di valore. Opere: Verità e prassi (Vannini, Brescia); La forma del linguaggio. Studio sul Tractatus logico-philosophicus” (Francisci, Abano Terme (Padova), Invito a Wittgenstein, Mursia, Milano; “Asymmetron, Quaderni de "Il Palazzo della Grande Utopia", Milano Dire di no. Filosofia Linguaggio Follia, Teda, Castrovillari (Cosenza); Dire di no. Scritti teorici, Opere (Moretti, Bergamo); “Asymmetron: microntologie della relazione. Scritti teorici 2, in Opere di Italo Valent V, a c. di Tagliapietra, Moretti & Vitali, Bergamo. Panta διαpánton. Scritti teorici su follia e cura, in Opere di Italo Valent VI, a c. di Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo. La forma del linguaggio. Studio sul "Tractatus logico-philosophicus. Scritti su Wittgenstein, Sophón. Aforismi per l'anima, a c. di Valent, con un saggio di Andrea Tagliapietra, Moretti&Vitali, Bergamo. Opere. La filosofia, prima di ogni altra definizione dotta, è amore per la realtà. In ricordo, in "XÁOS. Giornale di confine", Dire di no. Scritti teorici, Panta διαpánton. Scritti teorici su follia e cura. Italo Valent. Valent. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valent”, The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731887331/in/datetaken/

 

Grice e Valeri -- uno  spazio tra se e se – l’antropologia filosofica come ricerca dell’intersoggetivo -- filosofia (Somma Lombardo). Essential Italian philosopher. Grice: “I especially like his idea of anthropology, alla Kant, as the search for the subject.” “Tra se e se.” Filosofo. Laureatosi in filosofia a Pisa, quale allievo pure della Scuola normale superiore, discutendo una tesi sul pensiero di Lévi-Strauss, con relatore  Barone, si rivolse agli studi di antropologia, conseguendo un dottorato di ricerca a Pisa. Le sue ricerche riguardarono molti argomenti, fra cui, i sistemi politici, la parentela e il matrimonio, la ritualità, così come l'antropologia sociale ed economica, la storia comparata degli usi e costumi dei popoli, che condusse lungo la linea di pensiero del suo maestro Lévi-Strauss. Gli è stato assegnato per i suoi studi e le sue ricerche di antropologia culturale, il premio ”Guggenheim Fellowship“ per le scienze sociali.  Fra i molti suoi lavori. Cura pure diverse voci antropologiche per l'Enciclopedia Einaudi.  Tra le sue molte opere pubblicate postume, il saggio “Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del soggetto” che può considerarsi una sua autobiografia intellettuale.  Saggi: Uno spazio tra sé e sé. L'antropologia come ricerca del soggetto (Roma); S. Ghiaroni, "Società, soggetto, sacrificio. La teoria del sacrificio di Valeri", in Studi e materiali di storia delle religioni,  S. Ghiaroni, ”Società, Soggetto, Sacrificio. La teoria del sacrificio di Valerio Valeri tra Hawaii e Indonesia“, Studi e materiali di storia delle religioni,   Dal titolo: Natura e cultura: introduzione alla teoria dello scambio e della parentela di Claude Levi-Strauss, Pisa, A. A. Per notizie biografiche più esaustive, riferirsi alle  xxvii-xix dell'opera: in merito alla rilevanza di Valeri come studioso e ricercatore; Valerio Valeri. Valeri. Keywords: antropologia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valeri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732762370/in/datetaken/

 

Grice e Valla – volutta – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). essential Italian philosopher. Filosofo. Nato da genitori di origini piacentine (il padre era l'avvocato Luca della Valle), riceve la sua prima educazione a Roma e Firenze, imparando il greco da G. Aurispa e da R. Aretino. Lo guida lo zio materno Melchiorre Scribani, un giurista funzionario in Curia.  La sua prima opera e il De comparatione Ciceronis Quintilianique ("Confronto fra Cicerone e Quintiliano"), in cui elogia il latino di Quintiliano a scapito di quello di Cicerone, andando contro all'idea corrente e mostrando già in questo primo scritto il suo gusto per la provocazione. Quando muore lo zio, spera di ottenere un impiego nella Curia Pontificia. Ma i due autorevoli segretari A. Loschi e P. Bracciolini, ferventi ammiratori di Cicerone, si opponeno all'assunzione/ Grazie all'aiuto di A. Beccadelli, detto il Panormita, e chiamato ad insegnare retorica a Pavia, succedendo al maestro bergamasco G. Barzizza. Questi anni furono fondamentali per lo sviluppo della sua filosofia. Pavia e infatti un vivo centro culturale e egli puo approfondire le sue conoscenze giuridiche, osservando inoltre l'efficacia del procedimento di analisi critica dei testi, che lo Studio pavese applicava con rigore. Acquire una grande reputazione con il dialogo “Della volutta”, nel quale si oppone fermamente alla morale stoica e all'ascetismo, sostenendo la possibilità di conciliare la morale ricondotto alla sua originarietà, con l'edonismo, recuperando così il senso della filosofia di Lucrezio, che sottolinea come tutta la vita dell'uomo sia fondamentalmente volta alla volutta, intesa non come istintività, ma come calcolo dei vantaggi e svantaggi conseguenti ad ogni azione. A conclusione del dialogo,sottolinea, però, come per l'uomo la suprema voluttà e la ricerca spirituale. Si tratta di un saggio considerevole, poiché, per la prima volta, una tendenza filosofica che era rimasta confinata nell'ambito della filosofia romana classica vene rivalutata. Le polemiche che seguirono alla pubblicazione del testo, gli costringe a lasciare Pavia.  Da allora passa da un luogo all’altro, accettando brevi incarichi e tenendo lezioni in diverse città. Fa la conoscenza del re Alfonso V al cui servizio entra. Il re ne fa il suo segretario, lo difende dagli attacchi dei suoi nemici e lo incoraggia ad aprire una scuola a Napoli.  Durante il pontificato di Eugenio IV, pubblica sulla falsa donazione di Costantino, “De falso credita et ementita Constantini donatione". In esso, con argomentazioni storiche e filologiche, dimostra la falsità della donazione di Costantino, documento apocrifo in base al quale la chiesa giustifica la propria aspirazione al potere temporale. Secondo questo documento, infatti, sarebbe stato lo stesso imperatore Costantino, trasferendo la sede dell'impero a Costantinopoli, a lasciare alla Chiesa di Roma il restante territorio dell'Impero romano. La dimostrazione di Valla è accettata e lo scritto è datato all'VIII secolo o IX secolo. Quid, quod multo est absurdius, capit ne rerum natura, ut quis de Constantinopoli loqueretur tanquam una patriarchalium sedium, que nondum esset, nec patriarchalis nec sedes, nec urbs christiana nec sic nominata, nec condita nec ad condendum destinata? Quippe privilegium concessum est triduo, quam Constantinus esset effectus christianus, cum Byzantium adhuc erat, non Constantinopolis. E, ciò che è molto più assurdo e non rientra nella realtà dei fatti, come si può parlare di Costantinopoli come di una delle sedi patriarcali, quando ancora non era né patriarcale né una sede né una città cristiana né si chiamava così, né era stata fondata, né la sua fondazione era stata decisa? Infatti il privilegio fu concesso tre giorni dopo che Costantino si fece cristiano, quando Bisanzio esisteva ancora e non Costantinopoli. Dimostra che anche la lettera ad Abgar V attribuita a Gesù e un falso e, sollevando dubbi sull'autenticità di altri documenti spuri e ponendo in discussione l'utilità della vita monastica e mettendone in luce anche l'ipocrisia nel De professione religiosorum ("La professione dei religiosi"), suscita l'ira delle alte gerarchie ecclesiastiche. E obbligato, pertanto, a comparire davanti al tribunale dell'Inquisizione, alle cui accuse riusce a sottrarsi soltanto grazie all'intervento del re. Visita nuovamente Roma, dove i suoi avversari sono ancora molti e potenti. Riusce a salvarsi da morte certa travestendosi e ritornando a Napoli. Vengono divulgati gli Elegantiarum libri sex, i sei libri sull'"eleganza" della lingua Latina. Il saggio raccoglie una serie straordinaria di passi desunti dai più celebri scrittori latini (Virgilio, Cicerone, Livio), dallo studio dei quali occorre codificare i canoni linguistici, stilistici e retorici della lingua latina. Il saggio costitue la base scientifica del movimento umanista impegnato a riformare il latino sullo stile ciceroniano.  In le "Emendationes sex librorum Titi Livii" discute, col suo modo di scrivere brillante e caustico, correzioni ai libri 21-26 di Livio in opposizione ad altri due intellettuali della corte napoletana il Panormita ed il Facio che non avevano il suo stesso spessore filologico. Con la morte del re, la sua fortuna inizia a volgere in meglio. Recatosi nuovamente a Roma, e ricevuto da Niccolò V. Assume il ruolo a lui più consono di professore di retorica, ma non perde nemmeno il suo spirito caustico e inizia a criticare la Vulgata, facendo confronti con l'originale greco sminuendo il ruolo di traduttore dGirolamo e giudica spuria la corrispondenza tra Seneca e Paolo. Sotto Callisto III raggiunse il culmine della carriera, divenendo segretario apostolico. È quasi impossibile farsi un'idea precisa della sua vita privata e di suo carattere, essendo i documenti nei quali vi si fa riferimento sorti in contesti polemici e, pertanto, fonte più di esagerazioni e calunnie che di testimonianze attendibili. Appare comunque come persona orgogliosa, invidiosa e irascibile, caratteristiche cui però si affiancano le qualità di elegante umanista, critico acuto e scrittore pungente nella sua continua e violenta polemica sul potere temporale della Chiesa di Roma. -- è un personaggio di eccezionale importanza soprattutto quale rappresentante del più puro umanesimo. Con le sue spietate critiche alla Chiesa di Roma e un precursore di Lutero, ma fu anche il promotore di molte revisioni di testi La sua filosofia si basa su una profonda padronanza della lingua latina e sulla convinzione che fosse stata proprio un'insufficiente conoscenza del latino la vera causa del linguaggio ambiguo di molti filosofi. Valla era convinto che lo studio accurato e l'uso corretto della lingua fosse l'unico mezzo di acculturazione feconda e comunicazione efficace: la grammatica e un appropriato modo di esprimersi erano a suo modo di pensare alla base di ogni enunciato e, prima ancora, della stessa formulazione intellettuale. Da questo punto di vista la sua filosofia e  tematicamente coerente, in quanto ciascuna delle parti si sofferma innanzitutto sulla lingua, sul suo impiego rigoroso e sull'individuazione delle applicazioni erronee della grammatica latina. Il profondo distacco storico ci permette di distinguere la sua filosofia in due filoni, quello critico e quello filologico. Sebbene avesse saputo mostrare eccezionali doti di storico negli scritti critici, questa capacità non è però riscontrabile nell'unico lavoro definito storico, cioè nella biografia di Ferdinando d'Aragona, tutto sommato un modesto elenco di aneddoti.  Nel III secolo l'Impero romano inizia a tramontare, il che si palesava non solo nell'indebolimento delle forze politiche e militari, ma anche nello sfaldamento dell'ordinamento interno e soprattutto nell'imbarbarimento della cultura. La crisi generale e l'accettazione di molte genti non italiche tra i cittadini romani provocano un lento ma significativo allontanarsi dalla lingua verso forme dialettali e meno eleganti. Si evidenzia la necessità di uno sviluppo della lingua che presuppone la canonizzazione della parlata popolare e della sua semplice grammatica. Sono i primi sintomi della nascita del volgare, che necessita di un millennio per svilupparsi pienamente. Durante questa lunghissima transizione, in tutta l’Italia ci fu un'enorme incertezza linguistica. Il romano classico cede lentamente il posto ad una mescolanza di nuovi idiomi che combatteno per la supremazia.  Gli effetti di questo periodo di passaggio sono ben visibili soprattutto nelle traduzioni che via via nasceno dal romano verso l'italico, poché la linea di demarcazione tra il romano e il volgare e fluttuante e nessuno dei traduttori puo dirsi un vero esperto in materia. E il primo a stabilire un limite alla volgarizzazione, decidendo che un cambiamento oltre tale limite fa già parte del processo di sviluppo. In questo modo riusce non solo a salvaguardare la purezza del romano, ma pose anche le basi per lo studio e la comprensione del volgare nato dal romano.  Si pone tra i maggiori esponenti dell'umanesimo non solo per il suo costante apporto di punti di vista umanistici, bensì anche per la sua annosa avversione alla cultura scolastica.  È indicativa ad esempio la sua tesi in “Della volutta” sugli errori dello stoicismo praticato dagli asceti che non avrebbero preso in debita considerazione le leggi naturali, dunque divine. La morale consiglierebbe infatti, a suo avviso, un'esistenza allegra e godereccia che non precluderebbe in alcun modo l'aspirazione alle gioie del paradiso. Analogamente, nelle “Dialecticae Disputationes”, confuta il dogmatismo di Aristotele e la sua arida logica che non offre insegnamenti o consigli, bensì discute solo di parole senza raffrontarle con il loro significato nella vita reale. Altrettanto critico si dimostra (nelle Adnotationes in Novum Testamentum) quando usa la sua profonda padronanza del latino per provare che sono state le traduzioni maldestre di alcuni passi del Nuovo Testamento a causare incomprensioni ed eresie.  È a lui dedicata una Fondazione che in collaborazione con Mondadori, pubblica la collana dei romani i in cui vengono proposte edizioni critiche di testi classici.  L'arte della grammatica, P. Casciano (Milano, Mondadori); La falsa Donazione di Costantino, G. Pepe, Firenze, Ponte alle Grazie, Scritti filosofici e religiosi, G. Radetti, Firenze, Sansoni, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, “Repastinatio dialectice et philosophie” (Padova, Antenore). Treccani enciclopedia/lorenzo-valla (Il Contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia)   E. Garin, "La letteratura degli umanisti", in E. Cecchi-N. Sapegno Letteratura italiana, III, Il Quattrocento e l'Ariosto, Milano, Garzanti); Basilica Papale SAN GIOVANNI IN LATERANO, su vatican.va. Pubblicate per la prima volta da Erasmo da Rotterdam.  G. Antonazzi, “Valla e la polemica sulla donazione di Costantino, Roma); S. Camporeale, Valla. Umanesimo e teologia, Firenze, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento,Wilhelm Fink, M. Laffranchi, Dialettica e filosofia in Valla, Milano, Vita e Pensiero, G.  Mancini, Vita di Valla, Firenze, G. C. Sansoni; L. M. Regoliosi, “Valla. La riforma della lingua e della logica: Atti del convegno del Comitato Nazionale, Prato) Firenze, Polistampa, Donazione di Costantino. Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Rita Pagnoni Sturlese. Su treccani. in Il contributo italiano alla storia del pensiero Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La falsa donazione di Costantino, su classic italiani. La tomba su penelope.uchicago, Laurentius Vallensis. Lorenzo Valla. Valla. Keywords: rinascimento. Refs.: Luigi Speranza, “Valla e Grice,”per la Fondazione Lorenzo Valla, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688559016/in/photolist-2mPq5pS-2mKPBS1-2mKxnN1-CiAmxk-BvUfSB-jkJZJm-js45BA-jkGK9m-jkK47d-jkEKUz

 

Vallauri (Roma). essential Italian philosopher. “Italians, especially noble ones, love a long surname, so this is Luigi Lombardi Vallauri. I say: if he wants to keep the Vallauri, that’s what he’ll go with by!”Lombardi Vallauri. Grice: “He favours animal rights, as I do.”Filosofo e professore universitario italiano.  È stato Professore di filosofia del diritto presso l'Università Cattolica di Milano e l'Università degli Studi di Firenze. Dal  ha insegnato all'Università degli Studi dell'Insubria e all'Università degli Studi di Sassari, dalla quale è stato chiamato per "chiara fama".   Nasce e cresce in contesto familiare profondamente cattolico. Nipote del predicatore gesuita Riccardo Lombardi, cugino del direttore della Sala stampa vaticana Federico Lombardi, nonché nipote di Gabrio Lombardi, si avvia alla formazione teologica alla Gregoriana di Roma. Nello stesso periodo consegue la laurea in Giurisprudenza col massimo dei voti presso l'Roma, suo maestro è stato Emilio Betti. Abbandonata la vocazione sacerdotale intorno a vent'anni, dopo la laurea perfeziona gli studi giuridici in Germania e vince molto presto il concorso per la Libera docenza. Diviene Professore in Filosofia del diritto all'Firenze, dove ha insegnato anche Argomentazione giuridica e Filosofia del diritto avanzata. Ottiene la cattedra in Filosofia del diritto anche all'Università Cattolica di Milano. Dopo il collocamento a riposo insegnerà presso le Como e Sassari.  Massimo esperto di teoria dell'interpretazione giuridica, già direttore dell'Istituto per la documentazione giuridica del CNR e presidente della Società italiana di filosofia giuridica e politica -- è autore di una vastissima serie di saggi filosofico-giuridici. Con il suo Terre: Terra del Nulla, Terra degli uomini, Terra dell'Oltre ha aperto un nuovo filone della sua ricerca, dedicato alla filosofia della religione e della spiritualità. Al saggio Nera Luce, apparso nel 2001, Lombardi Vallauri ha consegnato la sua critica serrata ai dogmi del cattolicesimo e l'approdo all'apofatismo. I suoi interessi recenti riguardano la tutela giuridica dei diritti degli animali. È vegano.  Fonda e conduce, un gruppo di meditazione teso a esplorare le possibilità di una vita contemplativa all'altezza del sapere moderno. Il suo ultimo libroche traduce in scrittura il seguitissimo corso di meditazioni tenuto dall'autore per Radio Tre Rai npropone una mistica laica, ossia una mistica che prescinde da rivelazioni soprannaturali coniugando il pensiero scientifico occidentale con le tecniche di meditazione tipiche delle filosofie orientali.  Allontanamento dall'Università Cattolica Dal 1976 Lombardi Vallauri ha insegnato Filosofia del diritto presso l'Università cattolica di Milano. Tiene una conferenza a Bari e all'inizio decide di sedersi in terra, giustificandosi presso l'uditorio con la frase. Del Dio che emoziona non mi sento di parlare seduto su una sedia, quindi, mentre parlerò di questo Dio, starò seduto in terra».  Nel 1998 è stato sospeso dall'attività didattica a causa del suo insegnamento ritenuto eterodosso rispetto alla dottrina della Chiesa Cattolica. Fra i punti problematici secondo le autorità ecclesiastiche, un giudizio di Lombardi Vallauri sul dogma dell'inferno, da lui definito:  incostituzionale in quanto nessun atto per quanto grave può meritare una pena eterna e perché è contraria ai princìpi più avanzati del diritto, e specificamente del diritto influenzato dal cristianesimo, una pena che in nessun modo tenda alla rieducazione/riabilitazione del condannato. Il professore ha affermato in seguito. Quando i giudici ecclesiastici mi hanno cacciato fuori dall'Università Cattolica non riuscivano a formulare l'accusa ed io ho detto: "Ve la do io, il papa è quasi infallibile nell'errare. Dopo l'esito negativo dei ricorsi giudiziari interni, si è rivolto alla Corte europea dei diritti dell'uomo.  La Corte si è pronunciata a favore del ricorrente, ritenendo che fossero stati lesi i suoi diritti alla libertà di espressione (per il provvedimento adottato dalla Cattolica senza contraddittorio) e a un equo processo (per il rifiuto a pronunciarsi opposto dagli organi giurisdizionali amministrativi), entrambi garantiti, rispettivamente, dagli articoli 10 e 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.  Pensiero Nei suoi corsi e libri Vallauri di è occupato di varie tematiche: filosofia del diritto, critica dei riduzionismi, filosofia della mente, misticismo, buddismo, sessualità, meditazione, diritti degli animali. Riassumeva la situazione storica attuale tramite la seguente formula: [E = (m+e) + i (ab) + fd + oid] -> [N.O.] -> [(N. e/ax/es)] + (I.P.)]  La prima parte è l’equazione del riduzionismo ontologico: l’essere è riducibile alla somma di materia, energia e informazione. L’informazione è di due specie: algoritmica e biologica. Il riduzionismo diventa poi scientismo tecnologico, con l’aggiunta di un fattore di dominazione, ossia la teoria baconiana del conoscere per dominare, e dell'organizzazione industriale del dominio portata dalla rivoluzione industriale. Le conseguenze dello scientismo sono il nichilismo ontologico, ossia la scomparsa di ogni tipo di spirito (dio angeli anima), il quale può avere due esiti antitetici: le filosofie del soggetto assoluto e quelle della morte del soggetto. L’ultima conseguenza del processo è il nichilismo etico assiologico ed esistenziale, ossia la negazione di norme e valori oggettivi. Esso genera un vuoto, che nella nostra epoca viene occupato dall’individualismo possessive, ossia la credenza che gli unici beni sono ricchezza successo e potere. Occorre dunque articolare una risposta filosofica al riduzionismo, individuando quali realtà si sottraggano alle sue pretese. L’oggetto principale che sfugge alla riduzione è la mente.   Opere principali Saggio sul diritto giurisprudenziale, Milano, Amicizia, carità e diritto, Milano); Corso di filosofia del diritto, Padova); Cristianesimo, secolarizzazione e diritto moderno, Milano, Terre: Terra del Nulla, Terra degli uomini, Terra dell'Oltre, Milano. Il Meritevole di tutela, Milano, Logos dell'essere Logos della norma, Bari, Nera luce, Firenze); Riduzionismo e oltre: Dispense di filosofia per il diritto, Padova, Trattato di Biodiritto. La questione animale, Milano,  Meditare in Occidente. Corso di mistica laica, Firenze,  Scritti animali. Per l'istituzione d-i corsi universitari di diritto animale, Gesualdo,  Note  Sandro Magister, L'inferno? Una vergogna, L'Espresso. Guadagnucci; Scritti Animali. Per l'istituzione di corsi universitari di diritto animale, in Visionari, Gesualdo (AV) (Gesualdo, Guadagnucci); R. Bosco, Cristo o l'India, Verona, Fede e Cultura, Guadagnucci. Sullo scarso fondamento dei fondamentalismi, Nuovamente.  Lombardi Vallauri L., Neuroni, mente, anima, algoritmo: quattro ontologie, Lettura magistrale al VI congresso della Società italiana di neuroscienze,  Lorenzo Guadagnucci, Il filosofo degli animali, in Restiamo animali: Vivere vegan è una questione di giustizia, Milano, Terre di mezzo,  Meditare in occidente Corso di mistica laica, ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai.  Meditare in occidente Corso di mistica laica, ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, Meditare in occidenteL'anima di paesaggio, ciclo di trasmissioni radiofoniche su Radio3 Rai, edizione. Conferenza/lezione tenuta dal titolo: Nonviolenza e Animali: un tema antico come le montagne e sempre più ricco di futuro. Evento organizzato da Progetto Vivere Vegan,   Interviste Sì agli interventi che aiutano i nascituri, intervista di Giancarlo Perna, LIBERO, l'Unità, Firenze, e Rassegna stampa sul "Caso Vallauri" I Nuovi Inquisitori, di Giovanni Maria Pace, a Repubblica, A dialogo con Luigi Lombardi Vallauri, di Neri Pollastri, da Phronesis, V (2007), n. 9 Note, di Teresa Franza, Officina sedici. Luigi Lombardi Vallauri. Vallauri. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Vallauri” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732400744

 

Valletta (Napoli). Eessential Italian philosopher. Grice: “He was a libertine from Naples. I like him. His oeuvre published in Firenze. Filosofo. Nell'infanzia studiò dapprima letteratura presso i Gesuiti per poi dedicarsi al diritto.  Insieme a Francesco D'Andrea, fu fra i fondatori dell'Accademia degli Investiganti, che diede impulso al grande rinnovamento culturale che prese avvio negli ultimi decenni del Seicento meridionale. Nelle accese polemiche filosofico-scientifiche tra progressisti e conservatori, il Valletta insieme a Tommaso Cornelio, Francesco D'Andrea, Leonardo Di Capua e agli altri accademici investiganti appoggiò attivamente i progressisti.  Istituì a sue spese la cattedra di lingua greca presso l'Napoli, affidando l'incarico di insegnamento al suo maestro ed amico Gregorio Messere, illustre grecista e filosofo dell'epoca. Cura l'edizione napoletana delle Opere e del Bacco in Toscana dello scienziato toscano F. Redi. Grande appassionato e conoscitore di libri, tanto che la sua biblioteca ne arriva a contenere ben diciottomila, meritandosi l'appellativo di Helluo librorum et Secli Peireskius alter. Grazie all'interessamento di Vico, il fondo librario confluì nella Biblioteca dei Girolamini. Saggi: Lettera in difesa della moderna filosofia e de' coltivatori di essa. Historia filosofica.  Lombardi. Antonio Lombardi, Storia della letteratura italiana nel secolo XVIII. Tipografia camerale. Fausto Nicolini, Giuseppe Valletta, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Gl’Investiganti Francesco D'Andrea Francesco Redi Francesco Valletta, nipote di Giuseppe.Valletta breve scheda biografica sul sito "Francesco Redi. Scienziato e poeta alla Corte dei medici". Giuseppe Valetta. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valletta” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691732621/in/photolist-2mKKxpY-2mKR1CX-2mKPDck-2mKPCGs-2mKU5Gz

 

Grice e Valore – l’inventario del mondo – filosofia italiana (Milano). Essential Italian philosopher. Grice: “Having philosophsided on what Italians call ‘valore,’ I admire Valore!”Filosofo. Si occupa di metafisica, di ontologia generale e delle implicazioni ontologiche delle teorie formali. Si è interessato anche dei progetti di linguaggi artificiali e di lingue ausiliarie. Laureatosi in Filosofia a Milano, vi ha conseguito il dottorato di ricerca con uno studio su Riferimento, rappresentazione e realtà in Putnam. Dopo un anno di perfezionamento al King’s College di Londra, dal 2002 diventa ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia della Statale di Milano, dove ha insegnato Storia della filosofia contemporanea. La sua prima produzione è stata dedicata principalmente a studi sulla filosofia dell'Ottocento e del Novecento e alla riabilitazione di una prospettiva neotrascendentalista soprattutto in metafisica. Ha partecipato al gruppo fondatore della rivista Problemata. Quaderni di Filosofia, di cui è stato caporedattore. Quando la Facoltà di Ingegneria industriale del Politecnico di Milano gli ha affidato un corso di "Verità e teoria della corrispondenza", la sua ricerca si è spostata su tematiche sempre più teoriche, collegate alla filosofia analitica, alla metafisica e all'ontologia analitica. Organizza e cura il Progetto. Diviene quindi professore aggregato di Storia della metafisica contemporanea a Milano, di Filosofia teoretica al Politecnico con corsi dedicati all'ontologia formale e, nel -, di Filosofia degli oggetti sociali (ontologia sociale) alMilano. Fonda InKoj. Interlingvistikaj Kajeroj, rivista di studio e discussione accademica sulle tematiche dei linguaggi artificiali. È stato membro del gruppo di ricerca European Collaborative Research finanziato dall'European Science Foundation e dal  è il responsabile del progetto  per il programma EuroScholars USA European Undergraduates Research Opportunities). Lavora su un suo progetto di ricerca di ontologia formale per il quale ha vinto una sponsorizzazione Fulbright nella categoria Fulbright Visiting Scholar. Collabora con la Rivista di storia della filosofia, è nel comitato scientifico delle riviste Materiali di estetica, Rivista Italiana di Filosofia Analitica Junior e Multilinguismo e società ed è direttore delle collane di filosofia Biblioteca di Problemata (editore LED di Milano) e Ratio. Studi e testi di filosofia contemporanea (editore Polimetrica di Monza). Saggi:“Trascendentale e idea di ragione. Studio sulla fenomenologia banfiana” (Firenze, La Nuova Italia); “Rappresentazione, riferimento e realtà” (Torino, Thélème); “L'inventario del mondo. Guida allo studio dell'ontologia, Torino, Pomba, La sentenza di Isacco. Come dire la verità senza essere realisti, Milano-Udine, Mimesis, Curatele Antonio Banfi, Platone. Lezioni,  (Valore), Milano, Unicopli, Forma dat esse rei. Studi su razionalità e ontologia, Milano, Led, Paolo VaArs experientiam recte intelligendi. Saggi filosofici, Monza, Polimetrica, Da un punto di vista logico. Saggi logico-filosofici, Milano, Cortina); Materiali per lo studio dei linguaggi artificiali (Milano, Cuem); “Questioni di metafisica contemporanea” (Milano, Il Castoro); Quine (Milano, Angeli). Monaco di iera, Grin Verlag,. Pubblicato anche, con il titolo Interlinguistica e filosofia dei linguaggi artificiali, come numero monografico per la prima uscita del giornale accademico multilingue InKoj. *Interlingvistikaj Kajeroj. Pisa, Edistudio, Dispense universitarie La categoria di sostanza in Aristotele, Milano, Cuem, Introduzione al dibattito contemporaneo sulla distinzione tra analitico e sintetico (Milano. Cuem); Questioni di ontologia quineana (Milano, Cusl); La struttura logico-analitica dell'ontologia herbartiana (Milano, Cusl); Laboratorio di ontologia analitica, Milano, Cusl); Verità e teoria della corrispondenza (Milano, Cusl); Philosophy of Social Objects (Milano, Bocconi); Bibliografie ragionate Ontologia, Milano, Unicopli, Verità, Milano, Unicopli,Saggi e articoli n Acme,  "Idealizzazione della verità e coerentismo. Due perplessità sul realismo della 'seconda ingenuità'", in Iride. Filosofia e discussione pubblica,  "La 'posizione' esistenziale e il giudizio ipotetico nell'ontologia herbartiana: il caso degli oggetti inesistenti", in Poggi, Natura umana e individualità psichica. Scienza, filosofia e religione in Italia (Milano, Unicopli); “Sull'idea di una logica trascendentale", in Chora. Laboratorio di attualità, scrittura e cultura filosofica, "Alcune note sull'attualità dell'ontologia nella filosofia contemporanea più recente", in  Valore, Forma dat esse rei..., "L'interpretazione semantica del trascendentale e l'ontologia del mondo reale in Giulio Preti", in Paolo Valore, Forma dat esse rei...,  "Il mestiere antico e nuovo del filosofo", in la Repubblica, (sMilano).  "Fisica e geometria come modelli di lavoro per l'ontologia. Un'interpretazione del metodo delle relazioni”, Dall'epistolario di Preti a Banfi", Ad Antonio Banfi cinquant'anni dopo, Milano, Unicopli, "Due tipi di parsimonia. Alcune considerazioni sul costruttivismo e il nominalismo ontologico", in La filosofia e i linguaggi, Macerata, Quodlibet.  "Cosa c'è che non va nell'idea di una lingua cosmica. Il caso del LINCOS di Freudenthal", in Multilingusimo e Società,  "Nothing is part of everything", in Giornale di filosofia, Ontologie/8 (): giornaledifilosofia.net  La rivista è consultabile sul sito specifico dell'Milano.  Volume recensito da Massimo Dell'Utri sulla rivista Iride. Filosofia e discussione pubblica, Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura,  e da Marazzi sulla Rivista di filosofia neoscolastica,Volume recensito da Conrad Gesner Jr. sulla rivista Belfagor. Rassegna di varia umanità, Volume recensito da M. Bianchetti sulla rivista Chora. Laboratorio di attualità, scrittura e cultura filosofica,  Volume recensito da: Giardino sulla Rivista di filosofia, nnell'articolo "Tra i cavalli alati e la realtà", su Il manifesto, Francesco Armezzani su SWIF Volume recensito da R. Corsetti su “L'esperanto. Revuo de itala esperanto-federacio”, Volume recensito da sulla rivista web Secretum on line. Scienze, saperi, forme di cultura Si tratta di un eBook accessibile solo con password.  Si tratta di una replica critica all'articolo di Patrizia Valduga "Trentuno filosofi all'anagrafe", pubblicato su la Repubblica, (sezione Milano).  Profilo accademico su immaginidellamente. Elenco completo delle pubblicazioni sul sito universitario academia.edu. Paolo Valore. Valore. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Valore” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51730921887

 

Grice e Vanini – peripatetici – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taurisano). Essential Italian philosopher. “If you speak Italian, you should never confuse Vaninin with Vanninin.” -- Grice. Filosofo. Fra i primi esponenti di rilievo del libertinismo erudito. Nasce a Taurisano, casale di Terra d'Otranto, nella famiglia che il padre Giovan Battista, uomo d'affari originario di Tresana in Toscana, costitusce sposando una Lopez de Noguera, appartenente a una famiglia spagnola appaltatrice delle regie dogane della Terra di Bari, della Terra d'Otranto, della Capitanata e della Basilicata. Anche un successivo documento scoperto nell'Archivio segreto vaticano, lo qualifica pugliese, confermando il luogo di nascita ch'egli si attribuisce nelle sue opere. Nel censimento ufficiale della popolazione del casale di Taurisano figurano solo i nomi di Giovan Battista Vanini, del figlio legittimo Alessandro, e del figlio naturale Giovan Francesco. Nessun cenno della moglie e dell'altro figlio legittimo Giulio Cesare. Si ha motivo di ritenere che il padre sia rientrato a Napoli. Sistemata ogni pendenza economica, entra nell'ordine carmelitano assume il nome di Gabriele e si trasferisce a Padova per intraprendere gli studi. Giunge nelle terre della Repubblica di Venezia quando le polemiche provocate due anni prima dall'interdetto di Paolo V sono ancora vivacissime. Durante il soggiorno padovano entra in contatto con il gruppo capeggiato da P. Sarpi che, con l'appoggio dell'ambasciata inglese a Venezia, alimenta la polemica anti-papale. Consegue a Napoli il titolo di dottore in utroque iure, superando l'esame che gli consente di esercitare la professione di dottore nella legge civile e canonica. Come verrà descritto in documenti posteriori, assimila una grande cultura. Parla assai bene il latino e con una grande facilità, è alto di taglia e un po' magro, ha i capelli castani, il naso aquilino, gli occhi vivi e fisionomia gradevole ed ingegnosa. Divenuto maggiorenne, si fa riconoscere da un tribunale della capitale erede di Giovan Battista. Con una serie di rogiti e procure notarili redatte a Napoli, inizia a sistemare ogni pendenza economica conseguente alla morte del padre. Vende una casa di sua proprietà sita in Ugento, a pochi chilometri dal suo paese d'origine. Dà mandato a uno zio di assolvere incarichi dello stesso tipo, incarica l'amico Scarciglia di recuperagli una somma e gli vende alcuni beni rimasti a Taurisano e tenuti in custodia dai due fratelli. Partecipa alle prediche quaresimali, attirandosi i sospetti delle autorità religiose. In conseguenza dei suoi atteggiamenti anti-papali, e allontanato dal convento di Padova e rinviato, in attesa di ulteriori sanzioni disciplinari, al Provinciale di Terra di Lavoro con sentenza del generale dell'Ordine Carmelitano, Silvio, ma fugge in Inghilterra, insieme con il confratello genovese Bonaventura Genocchi. Nel viaggio, toccano Bologna, Milano, i Grigioni svizzeri e discendono il corso del Reno sino alla costa del Mare del Nord, attraversando la Germania, i Paesi Bassi, il canale della Manica e giungendo infine a Londra e a Lambeth, sede arcivescovile del Primate d'Inghilterra. Qui i due frati rimarranno per quasi due anni, nascondendo la loro reale identità perfino ai loro ospiti inglesi, poiché è provato che lo stesso arcivescovo di Canterbury, George Abbot, li conosceva sotto un nome diverso da quello reale. Nella Chiesa londinese detta dei Merciai o degl’Italiani, alla presenza di un folto auditorio e di Bacone, Vanini e il suo compagno fanno una pubblica sconfessione della loro fede cattolica, abbracciando la religione anglicana. In realtà i due frati non hanno tagliato i ponti con i loro ambienti di provenienza: infatti nel Genocchi viene raggiunto da una lettera molto amichevole di un amico e confratello genovese, Gregorio Spinola. A loro volta, le autorità cattoliche vengono subito informate di questo caso. -- è il nunzio a Parigi ad avvertire la Segreteria di Stato vaticana che due frati veneziani non meglio identificati sono fuggiti in Inghilterra e si sono fatti ugonotti, che un vescovo italiano sta per seguirli e che lo stesso Sarpi, morto il doge e privato della sua protezione, per non cadere in mano dei suoi nemici, è sul punto di fuggire in Palatinato tra i protestanti. Analoga notizia, arricchita di altri particolari, viene inoltrata dal nunzio in Fiandra al cardinale Borghese a Roma, che risponde mostrandosi già al corrente dei fatti e dell'esatta identità dei due frati. Sa che la fuga di Vanini, di Genocchi, di Sarpi e di un non ancora identificato vescovo italiano potrebbe portare alla ricostituzione in terra protestante del gruppo di opposizione al papato già operante nella Repubblica veneta al tempo dell'interdetto. Il nunzio Ubaldini da Parigi continua a inviare a Roma dettagli sulla condotta dei due frati rifugiati in Inghilterra, sulle loro predicazioni, su come sono stati accolti a corte e dalle autorità religiose, su come si continui a parlare dell'arrivo del vescovo italiano. La Segreteria di Stato vaticana esorta il nunzio in Francia ad attivare i suoi confidenti in Inghilterra al fine di scoprire l'identità del vescovo intenzionato a rifugiarvisi. Il cardinale Ubaldini da Parigi assicura alla Segreteria di Stato tutto il suo impegno in merito all'argomento dei due frati. Nello stesso dispaccio afferma che non mancherà di informare di ogni dettaglio anche il cardinale Arrigoni, che gli ha scritto in merito per conto del Papa e della Congregazione del Sant'Uffizio. Evidentemente a quella data la condotta veneziana e la successiva fuga dei due frati era già diventata argomento di discussione dell'Inquisizione Romana. Un'altra lettera del cardinale Borghese invita il nunzio in Francia ad essere vigile sulla faccenda della fuga del vescovo in Inghilterra e, nel caso egli passi per il suolo francese, a far di tutto per «farlo ritenere», come suggerisce il Papa e «come sarebbe molto a proposito». In dicembre il Nunzio Ubaldini invia da Parigi al cardinale Borghese notizie dettagliate e di tenore molto diverso rispetto alle precedenti sui due frati, attestando la buona reputazione di cui essi godono in Inghilterra e la fiducia che possano presto essere recuperati alla Chiesa di Roma. Questa lettera viene poi trasmessa al tribunale dell'Inquisizione romana che nei primi giorni del gennaio successivo inizia di fatto a istruire il processo contro Vanini. Nei mesi successivi si hanno varie notizie di un gran traffico di suppliche e lettere dei due frati a Roma, specialmente tramite l'ambasciatore spagnolo a Londra, per ottenere il perdono del papa e il rientro nel Cattolicesimo. Le autorità religiose inglesi ne vengono segretamente informate e dispongono un'attenta sorveglianza nei confronti dei due frati.  Tra la fine dele l'inizio del Vanini si reca in visita all'Cambridge e poi ad Oxford; qui confida ad alcuni conoscenti la sua ormai imminente fuga dall'Inghilterra, cosicché in gennaio i due frati vengono arrestati dalla guardie dell'arcivescovo dopo una funzione religiosa nella chiesa "degli Italiani" e rinchiusi in case di alcuni servi dell'arcivescovo. Scoppia un grande scandalo e dell'episodio vengono informati il re e le massime autorità dello Stato, in quanto nelle operazioni di recupero appaiono chiaramente coinvolti agenti di nazioni straniere accreditati nelle ambasciate a Londra. Altissime personalità cattoliche da Roma seguono la vicenda e la favoriscono con grande calore.  In febbraio Genocchi, eludendo la sorveglianza e con l'aiuto di agenti stranieri, fugge dalla prigione e dall'Inghilterra; in conseguenza di ciò, viene trasferito in luogo più sicuro e rinchiuso nella Carzel publica, ovvero nella Gatehouse adiacente all'Abbazia di Westminster. Dilaga lo scandalo; volano le accuse di leggerezza nei confronti dei fautori della fuga dei due frati dall'Italia, mentre cominciano a circolare apertamente i nomi del cappellano dell'ambasciatore veneto a Londra, Girolamo Moravo, e dell'ambasciatore spagnolo quali autori del clamoroso recupero. Dalla Curia romana si continua a seguire la vicenda e a favorirla in ogni modo.  A Londra viene intanto istruito il processo a Vanini: il frate rischia una severa punizione, non il rogo come i martiri della fede (come il carmelitano scriverà con enfasi poi nelle sue opere), ma una lunga deportazione in desolate colonie lontane, come l'arcivescovo Abbot suggerisce al re.  La fuga da Londra. Anche Vanini riesce a evadere di prigione e a fuggire dall'Inghilterra, sempre grazie all'aiuto degli agenti dell'ambasciatore spagnolo a Londra, incoraggiato da alte personalità romane e del cappellano dell'ambasciata della Repubblica Veneta, che si avvale anche dell'opera di alcuni servi dell'ambasciatore stesso, ma all'insaputa di questi.  Due anni dopo, durante il processo della Repubblica Veneta contro l'ambasciatore Foscarini per spionaggio e per aver consentito ad Abbot di sottoporre ad interrogatorio il personale dell'ambasciata, vengono alla luce anche dettagli sulla complicità della fuga di Vanini da Londra. Vanini e Genocchi arrivano a Bruxelles e si presentano al Nunzio di Fiandra, Guido Bentivoglio, che li attende da tempo. Vengono iniziate le prime pratiche per la concessione del perdono per la fuga in Inghilterra e per l'apostasia e viene loro accordato di tornare in Italia e di vivervi in abito di prete secolare, senza più indossare l'abito religioso, ma con il vincolo dell'obbedienza al loro superiore. Forti di tali concessioni, alla fine di maggio i due frati vengono posti sulla via per Parigi, dove devono presentarsi al Nunzio di quella città, Roberto Ubaldini.  All'incirca nello stesso periodo giunge a Parigi anche l'ultimo frate "recuperato" dall'Inghilterra, fra' Nicolò da Ferrara, al secolo Camillo Marchetti. Altri due frati, invece, non ottengono il perdono dalle autorità cattoliche.  Lione, la città vecchia A Parigi, nell'estate del, durante la permanenza presso la sede del Nunzio Ubaldini, Vanini si inserisce nella polemica relativa all'accettazione dei principi del concilio di Trento in Francia, che tardava ad arrivare a causa del rifiuto di parte del clero gallicano; per orientare gli animi nella direzione voluta dalla Santa Sede, scrive i Commentari in difesa del concilio di Trento, di cui egli poi intende avvalersi, come scrive Ubaldini ai suoi superiori in Roma, per dimostrare la sincerità del suo ritorno nella fede cattolica.  Riprende quindi la strada per l'Italia, dirigendosi a Roma, dove deve affrontare le difficili fasi finali del processo presso il tribunale dell'Inquisizione. Dimora per qualche mese a Genova, dove ritrova l'amico Genocchi e si guadagna da vivere insegnando filosofia ai figli di Scipione Doria.  Nonostante le assicurazioni ricevute, il ritorno dei frati non è del tutto tranquillo: nel gennaio Genocchi viene inaspettatamente arrestato dall'Inquisitore di Genova; a Ferrara accade lo stesso all'altro frate "recuperato", Camillo Marchetti. Vanini teme che gli accada la stessa sorte, fugge nuovamente in Francia e si dirige a Lione. Gl’esiti finali delle esperienze capitate al frate genovese e a quello ferrareseche vennero rilasciati dopo un breve periodo di detenzione e restituiti alla normale vita religiosasembrano indicare che forse Vanini esagerò il pericolo insito in queste operazioni di polizia dell'Inquisizione.  In Francia' A Lione, pubblica l' “Amphitheatrum”, che egli intende esibire in sua difesa alle autorità romane, come si legge in un dispaccio di Ubaldini alle autorità romane. Esso è dedicato a Francesco de Castro, ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede, già collegato con la famiglia Vanini, da cui il frate fuggiasco s'aspetta un aiuto nell'operazione della concessione del perdono da parte delle autorità romane. Poco tempo dopo, grazie anche agli appoggi acquisiti presso certi ambienti cattolici con la pubblicazione della sua opera, Vanini ritorna a Parigi e si ripresenta al Nunzio Ubaldini, chiedendogli di intervenire in suo favore presso le autorità di Roma. In agosto il prelato scrive al cardinale Borghese, chiedendo chiare indicazioni sulla sorte dell'ex-carmelitano. Non si conosce la risposta del Segretario di Stato; Vanini, comunque, non ritorna più in Italia e riesce invece a trovare la strada e i mezzi per entrare in ambienti molto prestigiosi della nobiltà francese.  Nel 1616, in pochi mesi, Vanini completa un'altra sua opera, il De Admirandis Naturae Reginae Deaeque Mortalium Arcanis, ed l'affida a due teologi della Sorbona perché ne autorizzino la pubblicazione, secondo le norme del tempo vigenti in Francia; l'opera è pubblicata in settembre a Parigi. Essa è dedicata a François de Bassompierre, uomo potente alla corte di Maria de' Medici, ma è stampata da Adrien Perier, tipografo notoriamente protestante. Il lavoro vede la luce in un ambiente ricco di pubblicazioni che vengono guardate con sospetto dai rappresentanti cattolici e che provocano pesanti condanne, fino al rogo. L'opera del Vanini ottiene un immediato successo presso certi ambienti della nobiltà, popolati di giovani spiriti che guardano con interesse alle innovazioni culturali e scientifiche che vengono dall'Italia. In questo senso il De Admirandis costituisce una summa, esposta in modo vivace e brillante, del nuovo sapere; dà una risposta alle esigenze del momento di questo settore della nobiltà francese; diviene una specie di "manifesto" culturale di questi esprits forts e rappresenta per Vanini una possibilità di stabile permanenza negli ambienti vicini alla corte di Parigi. Tuttavia, pochi giorni dopo la pubblicazione dell'opera, i due teologi della Sorbona che avevano espresso la loro approvazione alla pubblicazione si presentano ai membri della Facoltà di Teologia in seduta ufficiale e li informano di aver letto, a loro tempo, certi dialoghi scritti da Vanini; di non avervi trovato allora niente che contrastasse con la fede cattolica; di averli restituiti muniti della loro approvazione alla stampa e con la condizione che il manoscritto da essi controfirmato fosse depositato presso di essi a pubblicazione avvenuta, a testimonianza della fedeltà del testo pubblicato a quello da loro approvato; che ciò non era avvenuto e che circolava invece un testo dell'opera diverso da quello approvato e contenente «alcuni errori contro la comune fede di tutti», per cui i due dottori avanzano la supplica che l'opera non circoli più con la loro approvazione e che tale richiesta venga trascritta nel libro delle Conclusioni della Facoltà stessa. La Sorbona accoglie tale richiesta che costituì di fatto un divieto di circolazione del testo.   Marco Antonio de Dominis La Facoltà di Teologia della Sorbona, però, sembra non occuparsi più dell'opera di Vanini, non prenderne più in esame l'opera, non elencarne o denunciarne, come da prassi, gli errori da emendare, né mai condanna il suo contenuto o il suo autore. Comunque, una condanna espressa dal vicario episcopale di Tolosa, Jean de Rudèle, fu sottoscritta anche dall'inquisitore Claude Billy. Inoltre anche la Congregazione dell'Indice pronuncia una condanna il 3 luglio 1620, con la quale il De admirandis fu condannato con la formula del donec corrigatur, in base alla quale il Sotomaior collocò il Vanini nella prima classe degli autori proibiti nel suo indice. La Collectio Judiciorum de novis erroribus qui ab initio duodecimi seculi post Incarnationem Verbi, usque ad annum 1632, in Ecclesia proscripti sunt et notati, di Charles du Plessis d'Argentré, dottore della Sorbona e vescovo, edita a Parigi, esamina le censure e le "conclusioni" espresse dalla Facoltà che aveva condannato l'Amphitheatrum Aeternae Sapientiae di H. Khunrath e la De Republica Ecclesiastica di Marco Antonio de Dominis)non menziona invece provvedimenti contro Vanini.  Tutto questo porterebbe a ritenere che non vi siano stati atti ufficiali specifici di persecuzione contro Vanini da parte delle autorità parigine, né religiose né civili, né in questo periodo né negli anni seguenti, ma solo proteste e minacce nei suoi confronti da parte di alcuni settori cattolici. Una condanna dell'opera di Vanini non avrebbe trovato fondate giustificazioni, né sul piano giuridico né su quello culturale, in quanto gran parte delle teorie esposte da Vanini non costituivano una novità per la cultura francese.  Fuggito da pochi mesi dall'Inghilterra, impossibilitato a rientrare in Italia, minacciato da alcuni settori cattolici francesi, Vanini vede restringersi intorno gli spazi di movimento e ridursi le possibilità di trovare stabile sistemazione nella società francese. Ha paura che venga aperto un processo contro di lui anche a Parigi, per cui fugge dalla capitale e si nasconde in Bretagna, in una delle cui abbazie, quella di Redon, è Abate Commendatario il suo amico e protettore, Arthur d'Espinay Saint-Luc. Ma intervengono anche altri fattori di preoccupazione: nell'aprileviene ucciso a Parigi Concino Concini, favorito di Maria de Medici, uomo potentissimo e molto odiato in Francia. L'episodio, seguito poco dopo dall'allontanamento della regina dalla capitale con il suo odiato seguito di italiani, crea notevole turbolenza politica e suscita un vasto movimento di ostilità nei confronti degli italiani residenti a corte. Altre cronache del tempo segnalano la presenza di un misterioso italiano, con un nome strano, in possesso di una grande cultura ma dall'incerto passato, ancora più a sud, in alcune città della Guienna e poi della Linguadoca ed infine a Tolosa. Nella particolare suddivisione politica della Francia del XVII secolo, Enrico, duca di Montmorency, protettore degli esprits forts del tempo, sposato con la duchessa italiana Maria Felice Orsini, è governatore di questa regione e sembra poter accordare protezione al fuggiasco, che continua comunque a tenersi prudentemente nascosto. La presenza a Tolosa di questo misterioso personaggio, di cui si ignora la provenienza e la formazione culturale, ma che fa mostra di grande sapienza, di grande vivacità dialettica specialmente tra i giovani e di affermazioni non sempre allineate con la morale del tempo, non passa inosservata ed attira i sospetti delle autorità, che cominciano a sorvegliarlo.  Dopo averlo ricercato per un mese, le autorità tolosane lo fanno arrestare e chiudere in prigione. Lo sottopongono ad interrogatorio, cercano di scoprire chi egli sia, quali siano le sue idee in materia di religione e di morale, perché fosse arrivato fin in quel lontano angolo della Francia meridionale. Vengono convocati testimoni contro di lui, ma non riescono ad accertare nulla, né a farlo tradire.  Il convento degli Agostiniani a Tolosa. Il misterioso personaggio viene improvvisamente riconosciuto colpevole e condannato al rogo. Ormai isolato, braccato, impossibilitato a chiamare a sua difesa un passato travagliatissimo e ricco di nodi mai sciolti, abbandonato dai pochi amici rimastigli fedeli perché impotenti ad organizzare una chiara strategia in sua difesa, muore di morte atroce. Il Parlamento di Tolosa lo riconosce colpevole del reato di ateismo e di bestemmie contro il nome di Dio, condannandolo, sulla base della normativa del tempo prevista per i bestemmiatori, alla stessa pena cui erano andati incontro, in luoghi diversi ma in circostanze analoghe, certi Fremond e Fontanier. Gli viene tagliata la lingua, poi è strangolato e infine arso. Subito dopo l'esecuzione furono pubblicati due anonimi che facevano esplicitamente il nome del Vanini e quindi nel misterioso italiano giustiziato viene riconosciuto Giulio Cesare Vanini, l'autore del “De Admirandis” che aveva suscitato i sospetti di alcuni settori cattolici parigini. Comparvero le Histoires memorables di Rosset, che, con la quinta Histoire, divulga con poche modifiche il secondo dei due citati canards. Rudele, teologo e vicario generale dell'arcivescovado di Tolosa, avverte pubblicamente di aver esaminato le due saggi di Vanini insieme con iBilly e di averle trovate contrarie al culto e all'accettazione del vero Dio e assertrici dell'ateismo, emettendo ufficiale ordinanza di condanna e proibendone la stampa e la vendita nella diocesi di Tolosa, territorio posto sotto la sua giurisdizione. In precedenza, la facoltà teologica della Sorbona non ha comunicato di aver adottato analogo provvedimento. Opere: “Amphitheatrum Æternæ Providentiæ divino-magicum, christiano-physicum, necnon astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, atheos, epicureos, peripateticos et stoicos” (Lione). Il saggio si compone di esercitazioni, che mirano a dimostrare l'esistenza di Dio, a definirne l'essenza, a descriverne la provvidenza, a vagliare o confutare le opinioni di Pitagora, Protagora, Cicerone, Boezio, Aquino, gl’epicurei, Aristotele, Averroè, Cardano, i peripatetici, i Stoici, ecc., su questo argomento. “De Admirandis Naturæ Reginæ Deæque Mortalium Arcanis libri quattuor” (Parigi, Périer). Il saggio si divide in quattro libri:  un Liber Primus de Cœlo et Aëre; un Liber Secundus de Aqua et Terra; un Liber Tertius de Animalia Generatione et Affectibus Quibusdam; un Liber Quartus de Religione Ethnicorum; in forma di dialogo -- che avvengono tra lui, nelle vesti di divulgatore del sapere, e un immaginario Alessandro, che si presta ad un gioco sottile e divertente nel corso del quale, con un atteggiamento compiacente e un po' complice, tra espressioni di meraviglia e ammirazione per la vastità del sapere di cui l'amico fa mostra, sollecita il suo interlocutore ad elencare e spiegare gli arcani della natura regina e dea che esistono intorno e all'interno dell'uomo. Così, in un misto di rilettura in nuova chiave critica del pensiero degli filosofi antichi e di divulgazione di nuove teorie scientifiche e religiose, il protagonista del lavoro discetta sulla materia, figura, colore, forma, motore ed eternità del cielo; sul moto, centro e poli dei cieli; sul sole, sulla luna, sugli astri; sul fuoco; sulla cometa e sull'arcobaleno; sulla folgore, la neve e la pioggia; sul moto e la quiete dei proiettili nell'aria; sull'impulsione delle bombarde e delle balestre; sull'aria soffiata e ventilata; sull'aria corrotta; sull'elemento dell'acqua; sulla nascita dei fiumi; sull'incremento del Nilo; sull'eternità e la salsedine del mare; sul fragore e sul moto delle acque; sul moto dei proiettili; sulla generazione delle isole e dei monti, nonché della causa dei terremoti; sulla genesi, radice e colore delle gemme, nonché delle macchie delle pietre; sulla vita, l'alimento e la morte delle pietre; sulla forza del magnete di attrarre il ferro e sulla sua direzione verso i poli terrestri; sulle piante; sulla spiegazione da dare ad alcuni fenomeni della vita di tutti i giorni – SUL SEME GENITALE -- sulla generazione, la natura, la respirazione e la nutrizione dei pesci; sulla generazione degli uccelli; sulla generazione delle api; sulla prima generazione dell'uomo; sulle macchie contratte dai bambini nell'utero; sulla generazione del MASCHIO e della femmina; sui parti di mostri; sulla faccia dei bambini coperta da una larva; sulla crescita dell'uomo; sulla lunghezza della vita umana; sulla vista; sull'udito; sull'odorato; sul gusto; sul tatto e solletico; sugli affetti dell'uomo; su Dio; sulle apparizioni nell'aria; sugli oracoli; sulle sibille; sugli indemoniati; sulle sacre immagini dei pagani; sugli àuguri; sulla guarigione delle malattie capitata miracolosamente ad alcuni al tempo della religione pagana; sulla resurrezione dei morti; sulla stregoneria; sui sogni. Empio osarono dirti e d'anatemi oppressero il tuo cuore e ti legarono e alle fiamme ti diedero. O uomo sacro! perché non discendesti in fiamme dal cielo, il capo a colpire ai blasfemi e la tempesta tu non invocasti che spazzasse le ceneri dei barbari dalla patria lontano e dalla terra! Ma pur colei che tu già vivo amasti, sacra Natura te morente accolse, del loro agire dimentica i nemici con te raccolse nell'antica pace. Hölderlin. L'interpretazione naturalistica dei fenomeni soprannaturali che Pietro Pomponazzi chiamato dal Vanini magister meus, divinus praeceptor meus, nostri speculi philosophorum princeps da nel “De incantationibus” “aureum opusculum”, è ripresa nel De admirandis naturae, dove, con una prosa semplice ed elegante,fa riferimento anche al Cardano, a Bordoni e ad altri cinquecentisti.  Dio agisce sugli esseri sub-lunari (cioè sugli esseri umani) servendosi dei cieli come strumento. Di qui l'origine naturale e la spiegazione razionale dei pretesi fenomeni sopra-naturali, dal momento che anche l'astrologia è considerata una scienza. L’esere supremo, quando incombono pericoli, dà avvertimenti agli uomini e specialmente ai sovrani, agli esempi dei quali il mondo si conforma. Ma i reali fondamenti dei presunti fenomeni sovrannaturali sono soprattutto la fantasia umana, capace a volte di modificare l'apparenza della realtà esterna, i fondatori delle religioni rivelate, Mosè, Gesù, Maometto e gli ecclesiastici impostori che impongono false credenze per ottenere ricchezze e potere, e i regnanti, interessati al mantenimento di credenze religiose per meglio dominare la plebe, come insegnava già Machiavelli, il principe degli atei per il quale tutte le cose religiose sono false e sono finte dai principi per istruire l'ingenua plebe affinché, dove non può giungere la ragione, almeno conduca la religione. Seguendo ancora il Pomponazzi e il Porzio nella loro interpretazione dei testi aristotelici, mutuata dai commenti di Alessandro di Afrodisia, nega l'immortalità dell'anima. Anche il cosmo aristotelico-scolastico subisce il suo attacco distruttivo. Analogamente a Bruno, nega la differenza peripatetica tra un mondo sub-lunare e un mondo celeste, affermando che entrambi sono composti della stessa materia corruttibile. Scardina nell'ambito fisico e biologico il finalismo e la dottrina ile-morfica aristotelica, e, ricollegandosi all'epicureismo di LUCREZIO, elabora una nuova descrizione dell'universo d'impianto meccanicistico-materialistico. Gl’organismi sono parago orology. E concepisce una prima forma di trasformismo universale delle specie viventi. Concorda con gl’aristotelici sull'eternità del mondo, considerando in particolare l'aspetto temporale. Ma, contro di essi, afferma il moto di rotazione terrestre e appare respingere la tesi tolemaica in favore di quella eliocentrica copernicana. Se il primo curator Corvaglia e lo storico Ruggiero, ingiustamente, considerarono la sua filosofia semplicemente un centone privo di originalità e di serietà scientifica, Garasse, ben più preoccupato delle conseguenze della diffusione della sua filosofia, li giudica la filosofia più perniciosa che in fatto di ateismo fosse mai uscita negli ultimi cento anni. E stato ampiamente ri-considerato e ri-valutato dalla critica, mettendo in mostra l'originalità e le intuizioni metafisiche, fisiche, biologiche, talvolta precorritrici nei tempi, dei suoi saggi. Visto che nasconde la sua filosofia, secondo un tipico espediente della cultura del suo tempo, per evitare seri conflitti con le autorità religiose e politiche costituite, conflitti che, come paradossalmente e sfortunatamente avvenne, nonostante le cautele, lo condussero infine alla morte), l'interpretazione del suo pensiero si offre a diversi piani di lettura. Tuttavia, nella storia della filosofia, resta di lui acquisita un'immagine di miscredente e persino di ateo (il che non era). E questo perché avversario di ogni superstizione e di fede costituita (meglio un proto-agnostico), tanto da essere considerato uno dei padri del libertinismo, malgrado avesse scritto persino un'apologia del concilio di Trento. Per una sintesi della sua filosofia si deve guardare da un lato al retroterra culturale, che è quello abbastanza tipico del Rinascimento, con prevalenza di elementi dell'aristotelismo ma con forti elementi di misticismo platonico. Dall'altro lato egli trae dal Cusano dei tipici elementi panteistici, simili a quelli che si ritrovano anche in Bruno, ma più materialistici. La sua visione del mondo si basa sull'eternità della materia, sulla omogeneità sostanziale cosmica, su un Dio dentro la natura come forza che la forma, la ordina e la dirige. Tutte le forme del vivente hanno avuto origine spontanea dalla terra stessa come loro creatrice. Considerato ateo, nel titolo del suo saggio pubblicato a Lione nel Amphitheatrum aeternae providentiae divino-magicum, christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, atheos, epicureos, Peripateticos et Stoicos dimostra di non esserlo. Come precursore del libertinismo vi sono invece molti elementi che lo avvicinano al pensiero dell'ignoto autore del trattato dei tre impostori anch'egli panteista. Pensa infatti che i creatori delle tre religioni monoteiste, Mosè, Gesù Cristo e Maometto, non siano altro che degl’impostori. In “De admirandis Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor” stampato a Parigi nelvengono riprese le tesi dell' “Amphiteatrum” con precisazioni e sviluppi che ne fanno il suo capolavoro e la sintesi della sua filosofia. Viene negata la creazione dal nulla e l'immortalità dell'anima, Dio è nella natura come sua forza propulsiva e vitale. Entrambi sono eterni. Gl’astri del cielo sono una specie di intermediari tra dio e la natura che sta nel mondo sub-lunare e di cui noi facciamo parte. La religione vera è perciò una religione della natura che non nega Dio ma lo considera un suo spirito-forza. La sua filosofia è abbastanza frammentaria e riflette anche la complessità della sua formazione. E un filosofo, un naturalista, un religioso, ma anche un medico e un po' un mago. Ciò che ne caratterizza è la veemenza anti-clericale. Tra le cose originali della sua filosofia c'è una specie di anticipazione della teoria dell’evoluzione, perché, dopo un primo tempo in cui sostiene che le specie animali nascano per generazione spontanea dalla terra, in un secondo tempo (lo pensa anche Cardano) pare convinto che esse possano trasformarsi le une nelle altre e che l'uomo derivia d’animali affini all'uomo come la bertuca, il macacho e la scimmia in genere. Appaiono due saggi che consacrano il mito del Vanini ateo: La doctrine curieuse des beaux esprits de ce temps, di Garasse e le Quaestiones celeberrimae in Genesim cum accurata explicatione, di Mersenne. I due saggi, però, anziché spegnere la voce del filosofo, la amplificano in un ambiente che evidentemente e pronto a ricevere, discutere e riconoscerne la validità delle affermazioni. Il nome di Vanini viene nuovamente proiettato all'attenzione della filosofia in occasione del clamoroso processo che viene celebrato contro Viau: il progetto di interrogatorio che il procuratore generale del re, Molé, predispone con ben articolati capi d'accusa su cui interrogare Viau, contiene impressionanti analogie colla filosofia vaniniana, cui vien fatto esplicito riferimento mentre Mersenne torna a martellare su Vanini, analizzandone alcune affermazioni nel suo “L'Impiétè des Déistes, Athées et Libertins de ce temps, combatuë, et renversee de point en point par raisons tirées de la Philosophie, et de la Theologie”, nel quale porta il suo giudizio concernente Cardano Bruno. Anche Leibniz, oppositore al pari di Mersenne del libertinismo, si esprime duramente contro Vanini, considerandolo un empio, un pazzo e un ciarlatano. Je n'ai pas encore vu l'apologie de Vanini, je ne pense pas qu'elle mérite fort d'être lue. La philosophie de ce personnage e bien peu de chose. Mais un imbécille comme lui, ou pour mieux dire, un fou ne méritoit pas d'être brûlé. On étoit seulement en droit de l'enfermer, afin qu'il ne séduisît personne. Non ho ancora visto l'apologia di Vanini, e non penso che meriti d'essere minimamente letta. La filosofia di questo personaggio e di ben poco valore. Ma un imbecille come lui, o per meglio dire, un pazzo, non merita d'essere bruciato. Occorre solo rinchiuderlo, perché non travie nessuno. Epist. ad Kortholtum in Opera omnia, Genève. Ancora nel Settecento la leggenda nera creata intorno alla figura di Vanini sopravvive al passare del tempo, si espande ed affascina molti studiosi, che si avvicinano alla sua filosofia e ne tentano dei profili biografici. Così anche la cultura inglese mostra interesse per il filosofo di Taurisano ed è soprattutto con Blount che Vanini entra nella filosofia inglese ed acquista una dimensione che non abbandona mai più, quando diviene un elemento cardine del libertinismo e deismo nel Seicento inglese. Un manoscritto inedito della Biblioteca Municipale di Avignone custodisce delle Observations sur Lucilio Vanini redatte da Velleron, ma fornisce solo delle incerte notizie sul filosofo, in gran parte rettificate dagli ultimi studi. Viene effettuata una copia manoscritta dell'Amphitheatrum, su commissione di Uriot, il quale la trasferisce poi nella Biblioteca Ducale del duca di Württemberg. Attualmente essa si trova nella Württembergische Landesbibliothek di Stoccarda. Un'altra copia manoscritta del saggio si trova nella Staats und Universitätbibliothek di Amburgo, a testimonianza del perdurante interesse per iVanini.  Viene data alle stampe a Londra una biografia vaniniana con un estratto delle sue opere, dal titolo “The life of ‘Lucilio’, alias Julius Caesar Vanini, burnt for atheism at Toulouse, with an abstract of his writings. Il saggio, pur ricollegandosi alla consueta storiografia vaniniana e quindi con i soliti errori d'origine, sottopone ad un dibattito ponderato la figura ed il pensiero del filosofo italiano, a cui riconosce qualche merito. Ma la strada per una collocazione europea di Vanini e del suo pensiero è ormai aperta. Opere: “Amphitheatrum aeternae providentiae divino-magicum, christiano-physicum, nec non astrologo-catholicum adversus veteres philosophos, Atheos, Epicureos, Peripateticos et Stoicos, Auctore Iulio Caesare Vanino, Philosopho, Theologo et Iuris utriusque Doctore, Lugduni, Apud Viduam Antonii de Harsy, ad insigne Scuti Coloniensis” (rist. fotom., Galatina). “Iulii Caesaris Vanini, Neapoletani Theologi, Philosophi et Iuris utriusque Doctoris, De admirandis Naturae Reginae Deaeque mortalium arcanis libri quatuor, LPombaiae, Apud Adrianum Perier, via Iacobaea” (rist. fotom., Galatina). Le opere di Vanini e le loro fonti, Milano (rist. anast., Galatina,); “Opere” (G. Porzio, Lecce); “Anfiteatro dell'eterna Provvidenza” Galatina; “I meravigliosi segreti della natura, regina e dea dei mortali” Galatina); “Opere (Galatina); “Confutazione delle religioni “Anna Vasta, Catania, De Martinis & C.); “Opere” (Milano, Bompiani). Massimo Bucciantini, Lutero in Campo dei Fiori, in Il Sole 24 ORE Terzapagina. Filosofia ed ecologia per il "compleanno" di Giulio Cesare Vanini, Una lettera dell'ambasciatore inglese a Venezia, Dudley Carleton, fa risalire l'episodio a nove anni prima. F. Raimondi, “Vanini e il libertinismo” Atti del Convegno di Studi, Taurisano (Galatina,  F.Raimondi, “Dal tardo Rinascimento al Libertinismo erudite” Atti del Convegno di Studi, Lecce-Taurisano Galatina, G. Spini, “Vaniniana” in «Rinascimento», F. Paola, “Il primo seicento anglo-veneto” Cutrofiano; F. De Paola, “Vanini da Taurisano filosofo Europeo, Fasano); F. Paola, “Documenti per una lettura di Vanini, in «Bruniana & Campanelliana», F. Raimondi, Documenti vaniniani nell'Archivio Segreto Vaticano, in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi, Il soggiorno vaniniano in Inghilterra alla luce di nuovi documenti spagnoli e londinesi, in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi, “La Santa Inquisizione, Taurisano, F.Raimondi, “L'Europa del Seicento. con una appendice documentaria, PisaRoma, 2005 (L'appendice contiene la più completa documentazione sulla biografia vaniniana: 192 documenti dalla nascita al rogo). Fasano, D. M. Fazio, Giulio Cesare Vanini nella cultura filosofica del Sette e Ottocento (Galatina); M. T. Marcialis, “Natura e uomo in Vanini” in «Giornale Critico della Filosofia Italiana»,M. T. Marcialis, Giulio Cesare Vanini nell'Europa del Seicento, in "Rivista di Storia della Filosofia", G. Paganini, Le Theophrastus redivivus et Vanini, in «Kairos»,  G. Papuli, Le interpretazioni di G. C. Vanini, Galatina, A. Perrino, "Giulio Cesare Vanini nel Theophrastus redivivus", in «Bollettino di Storia della Filosofia dell'Università degli Studi di Lecce», F.Raimondi, Vanini e il "De tribus impostoribus", in «Ethos e Cultura», Padova, G. Spini, Ricerca dei libertini. La teoria dell'impostura delle religioni nel Seicento italiano, Roma, Firenze) Cesare Teofilato Giulio Cesare Vanini nel III Centenario del suo Martirio, Milano, Tip. Ed. La Stampa d'Avanguardia. Cesare Teofilato Giulio Cesare Vanini, in The Connecticut Magazine, articles in English and Italian, New Britain, Conn, Cesare Teofilato Vaniniana, in La puglia letteraria, mensile di storia, Roma, Cesare Vasoli, Riflessioni sul problema Vanini, in S. Bertelli, Il libertinismo in Europa, Milano-Napoli, Cesare Vasoli, Vanini e il suo processo per ateismo, in F. Niewohner e O. Pluta, Atheismus im Mittelalter und in der Renaissance, Wiesbaden); Vanini in Inghilterra. La seguente è una lista di alcuni documenti in cui è possibile trovare riferimenti alla presenza del frate Carmelitano a Lambeth Palace a Londra. Trascrizioni complete, riassunti e contesto di questi documenti sono disponibili. "Vanini e il primo seicento anglo-veneto" e in "Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo", Schena Editore, Fasano Brindisi. Documenti: London Public Record Office State Papers Venice Notizie sulla Mercers' Chapel a Londra, dove Vanini sconfesso la sua fede cattolica e tenne vari sermoni. London Public Record Office State Papers Petizione di due Carmelitani, Vanini e Genocchi, a Carleton, ambasciatore inglese a Venezia, per essere accettati in Inghilterra. Venezia. London Public Record Office State Papers Lettera di Carleton a Salisbury. Da Venezia, Carleton informa Salisbury che due frati gli hanno chiesto permesso di rifugiarsi in Inghilterra per evitare persecuzioni dai loro superiori. London Public Record Office State Papers. Vanini a Carleton. Da Lambeth. Vanini manda a Carleton informazioni riguardanti alla sua ricezione a Palazzo Lambeth e la buona stima di cui gode lì. London Historical Manuscripts Commission De L'Isle and Dudley Manuscripts, Sir John Throckmorton al visconte Lisle. Flushing. Corrispondenza tra i due statisti riguardo ad una missione segreta di John Florio, che forse accompagnò Vanini e il suo compagno a Londra. LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthampstead Park Berk. Papers of Trumbull. Albery a Trumbull. Londra. Albery, un mercante Inglese e corrispondente di Trumbull, agente inglese a Bruxelles, manda informazioni sull'arrivo di Vanini e le sue esperienze a Venezia. London Historical Manuscripts Commission Report on the Manuscripts of the Marquess of Downshire, Trumbull Papers. Albery a William Trumbull. Londra. Una copia della lettera da una fonte diversa. London Public Record Office State Papers Da Spinola a Ginocchio. Genova London Public Record Office State Papers Wake a Carleton. Londra London Public Record OfficeState Papers Wake a Carleton. Londra London Manuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthamstead Park Berk. Papers of William Trumbull the Elder Alfonse de S. Victors a William Trumbull Da Middolborg (Middelburg) London Historical Manuscripts Commission Report on the Manuscripts of the Marquess of Downshire,  Trumbull Papers, Alfonse de St. Victor a William Trumbull. Middelborg. London Public Record Office State Papers Domestic Series Jac. Chamberlain a Carleton. Londra, London Public Record Office State Papers Carleton a Lake. Da Venezia London Public Record OfficeState PapersDomestic Series, Biondi a Carleton. Da Londra LondonPublic Record Office State Papers, Carleton a Chamberlain. Da Venezia London Manuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthampstead Park Berks. Papers of William Trumbull the Elder. George Abbot a William Trumbull. Da Lambeth. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport of the Manuscripts of the Marquess of Downshire,  Trumbull Papers, Abbot a Trumbull. Lambeth  London Public Record OfficeState Papers Carleton a Chamberlain. Venezia, London Public Record Office State Papers Carleton a Giovan Francesco Biondi. Venezia, London Public Record Office State Papers Domestic Series, Abbot a Carleton. Lambeth London Public Record Office State Papers Sarpi a Carleton. Venezia London Record Office State Sarpi a Carleton. Venezia, London Public Record OfficeState Papers Paolo Sarpi a Sir Dudley Carleton. Venezia, giugno. LondonHistorical Manuscripts CommissionReport 78 Hastings,  IV, chapter XVII. Notes of speeches and proceedings in the House of Lords. LondonHistorical Manuscripts Commission Hastings, Notes of speeches and proceedings in the House of Lords London Public Record Office State Papers Carleton a Sua Signoria l'Arcivescovo di Canterbur. Venezia LondonManuscripts of the Marquess of Downshire preserved at Easthampstead ParkBerks. Papers of William Trumbull the Elder Abbot a Trumbull. Lambeth London Historical Manuscripts CommissionReport of the Manuscripts of the Marquess of Downshire,  IV, Trumbull Papers George Abbot, Arcivescovo di Canterbury, a William Trumbull. Lambeth Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, busta 155. Istruzioni degli Inquisitori di Stato all'ambasciatore in Inghilterra. LondonCalendar of State Papers on English Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of North Italy Inquisitori di Stato, busta Venetian Archives. Gli Inquisitori di Stato a Gregorio Barbarigo,  LondonCalendar of State Papers on English Affairs in the Archives of Venice and other Libraries of North Italy Inquisitori di Stato, Venetian Archives. Examinations for Antonio Foscarini. Archivio di Stato di Venezia Inquisitori di Stato, Londra, Interrogatorio di Lunardo Michelini sulle modalità della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio di Stato di VeneziaInquisitori di Stato, Interrogatorio di Alessandro di Giulio Forti da Volterra sulle modalità della fuga di Vanini da Lambeth. Archivio General de Simancas fondo InglaterraLegajo foglio privo di indicazioni. Bentivoglio a Sarmiento. Bruxelles. Il nunzio apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna che Vanini e il suo compare sono arrivati sani e salvi dopo la loro fuga da Londra. Archivio General de Simancas Bentivoglio a Sarmiento. Bruxelles. Il nunzio apostolico a Bruxelles informa l'abasciatore di Spagna che Vanini e il suo compare sono partiti verso l'Italia, come era stato concordato a Roma. Documenti inclusi nell'opera di Namer La seguente è la lista dei documenti inglesi inclusi nel lavoro Documents sur la vie de Vanini de Taurisano di Ėmile Namer, che può essere considerato come un utile punto di partenza per la delineazione di una biografia di Vanini, e di cui la nuova documentazione deve essere considerata un completamento. London Foreign State Papers. Venice. Bundle 9. Carleton ad Abbot. LondonForeign State Papers. Venice.Abbot a Carleton LondonState Papers Domestic. James I.  Carleton a Chamberlain. Venezia, London Foreign State Papers. Venice. Sir D. Carleton all'Arcivescovo di Canterbury. London State Papers Domestic. James I. Chamberlain a Carleton. Londra, London State Papers Domestic. James I.  7 Chamberlain a Carleton. LondonForeign State Papers. Venice Abbot a Carleton. London State Papers Domestic. James I.  Carleton a Chamberlain. London State Papers Domestic. James I. l'Arcivescovo di York al conte di Suffolk. London State Papers Domestic. James I. Giulio Cesare Vanini a Dudley Carleton. Da Lambeth, iLondonState Papers Domestic. James I.  Giulio Cesare Vanini a Sir Isaac Wake. Da Lambeth iLondon State Papers Domestic. James I.  John Chamberlain a Carleton. da Londra. London State Papers Domestic. James I.  lAbbot a Carleton. Lambeth London State Papers Domestic. James I.   John Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra London State Papers Domestic. James I.  Biondi a Carleton. Da Londra London Foreign State Papers. Venice. Carleton a Abbot.  London State Papers Domestic. James I. John Chamberlain a Dudley Carleton. Da Londra London State Papers Domestic. James I.  Abbot al vescovo di Bath Da Lambeth (?). London State Papers Domestic. James I.   Lake a Carleton. Dalla corte a Royston, London State Papers Domestic. James I.  John Chamberlain a Sir Dudley Carleton. Da Londra London Foreign State Papers. Venice Carleton a Abbot London Foreign State Papers. Venice. Carleton a Sir Thomas Lake. London State Papers Domestic. James I.  Abbot  a Carleton a Venezia. Lambeth, London State Papers Domestic. James I.  John Chamberlain a Dudley Carleton. Londra, LondonForeign State Papers. Venice.  Carleton a Abbot. Archivio de Simancas, Estado,  Cardinale Millino a Alonso de Velasco, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, Archivio de Simancas, Estado,  Cardinal Millino a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Roma, Archivio de Simancas, Estado,  Cardinal Bentivoglio a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles, Archivio de Simancas, Estado,  Bentivoglio a Diego Sarmiento de Acuña, ambasciatore spagnolo a Londra. Bruxelles,Vanini e l'Inquisizione di Roma Elenco di alcuni documenti presenti nella corrispondenza tra alcuni Nunzi apostolici in Europa e le autorità vaticane, dove è possibile trovare informazioni relative alla fuga, permanenza e rientro segreto dall'Inghilterra del frate carmelitano. Le trascrizioni complete, i sommari e le contestualizzazioni di questi documenti sono disponibili per studiosi e lettori in Giulio Cesare Vanini da Taurisano filosofo europeo, Schena Editore, Fasano (Brindisi), Il pontefice Paolo V e l'Inquisizione in Roma furono informati continuamente della vicenda di Vanini con dispacci dei Nunzi apostolici in Venezia, Francia e Fiandra e con missive dell'ambasciatore di Spagna a Londra, a cominciare dalla sua fuga da Venezia sino al suo desiderio di rientrare nel mondo cattolico.  RomaArchivio Segreto VaticanoSegreteria di StatoNunziatura di Francia,  Ubaldini, Nunzio papale in Francia, al Borghese, Segretario di Stato di Paolo V, de Parigi.  RomaA. S. Vaticano Segreteria di StatoNunziature diverse, Fiandra,   il Nuntio alla Segreteria, Bentivoglio, Nunzio papale in Fiandra, al Card. Borghese. (Bruxelles) Roma A. S. VaticanoSegreteria di StatoNunziature diverse, Francia, lettere scritte al Nuntio in Francia Borghese a Ubaldini. Di Roma li Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia, Ubaldini da Parigi a Borghese Roma A. S. Vaticano Segreteria di StatoNunziature diverse, Francia,  293A, lettere scritte al Nuntio in Francia Borghese a Ubaldini. Di Roma Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia,  Ubaldini a Borghese Rom aA. S. Vaticano Segreteria di StatoNunziature diverse, Francia, lettere scritte al Nuntio in Franci Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia Registro Ubaldini a Borghese Londra, British Museum, Lettere di Ubaldini, nella sua Nunziatura di Francia, Ubaldini a Borghesr Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia, Ubaldini a Mellini, membro del Sant'Uffizio, il Tribunale dell'Inquisizione di Roma. Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziature diverse, Francia, lettere scritte al Nuntio in Francia da Borghese, Borghese a Ubaldini. Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia,  Registro di Lettere della Segreteria di Stato di Paolo V al Vescovo di Montepulciano Nuntio in Francia Il Segretario Porfirio Feliciani vescovo di Foligno al Nuntio in Francia. Roma 21 Genn.° 1613.  RomaA. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia, Ubaldini al Mellini Roma A. S. Vaticano Segreteria di StatoNunziatura di Francia, Ubaldini a Mellini RomaA. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia Registro Ubaldini a Borghese. Di Parigi RomaA. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di FranciaRegistroUbaldini a Millini Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziature diverse, Francia,  lettere scritte al Nuntio in Francia dal Card. Borghese, Il card. Borghese a Ubaldini. Di Roma Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia Ubaldini a Borghese Di Parigi.  RomaA. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia Registro Ubaldini a  Millini Roma A. S. Vaticano Segreteria di Stato Nunziatura di Francia Registro Ubaldini a Borghese Londra, British Museum, Lettere del Card. Ubaldini, nella sua nunziatura di Francia, Card. Ubaldini a Borghese Parigi, Bibliothèque nationale de FranceDepartement des Manuscrits, Italien Registro di Lettere della Nunziatura di Francia di Ubaldini dell'anno lettera, Ubaldini a Borghese Parigi) Roma A. S. VaticanoSegreteria di Stato Nunziature diverse, Francia,  Lettere del Sir. Card.le Ubaldini nella sua Nunciatura di Francia Ubaldini a Borghese Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Amphitheatrum e De admiandis. Raimondi Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giulio Cesare Vanini. Vanini. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Vanini e Grice,” Villa Grice, Luigi Speranza, “La statua all’aperto di Vanini,” Luigi Speranza, “Il medaglione di Vanini a Roma.” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51718281679/in/photolist-2mNaHiH-2mPpVqK-2mKDicu-2mKDhJk-2mKbUmy

 

Grice e Vanni – azione ed inter-azione – filosofia italiana (Città della Pieve). Essential Italian philosopher. Filosofo. Iniziò la carriera a Perugia e successivamente fu insegnante a Parma, Bologna, e Roma.  Tra i fondatori del positivismo soziale, la sua filosofia si ispira a Kant e agli principali filosofi del positivismo Professoree a lui si deve anche una originale lettura "positivista" della dottrina storicistica di Vico. Il suo è stato definito un "positivismo critico,” che vuole distinguere cioè tra la ‘scienza’ dell’uomo dalla ‘filosofia’ dell’uomo, contestando e rifiutando l'assimilazione positivista di quest'ultima con la morale e la sociologia, dottrina nata nell'ambito del positivismo, verso la quale Vanni ebbe un interesse particolare cercando di teorizzarne il carattere ‘scientifico’ differenziandola però sia dall'evoluzionismo che dalla biologia.  Vanni considerò essenziale l'autonomia teorica del ‘ius’ o devere dai rapporti con gli aspetti storici-etnografici delle istituzioni giuridiche. Vanni è convinto che la ‘filosofia,’ come analisi concettuale, del diritto debba avere la funzione pratica di definire i ‘fine’ (métier) della inter-azione umana. In questo modo, Vanni ribade l'impostazione criticista kantiana che acquistav un tono metafisico criticato dai positivisti ortodossi che lo accusano di eclettismo. Opere: “Della consuetudine nei suoi rapporti col dritto e con la legislazione” (Perugia); “Saggi critici sulla teoria socio-logica della popolazione” (Città di Castello); “Prime linee di un programma critico di sociologia” (Perugia); “Il problema della filosofia del diritto nella filosofia, nella scienza e nella vita ai tempi nostril” (Verona); “La filosofia del diritto” (Verona); “La funzione della filosofia considerata in sé ed in rapporto al socialismo” (Bologna); “La filosofia del diritto e la ricerca positivista” (Torino); “Il dritto nella totalità dei suoi rapporti e la ricerca oggettiva” (Roma); “La teoria della conoscenza come induzione socio-logica e l'esigenza critica del positivismo” (Roma); “Filosofia del diritto” (Bologna); “Filosofia sociale e filosofia giuridica” (Bologna) Biografia in Scuola Normale Superiore di Pisa, su picus.unica. G. Marino, Positivismo e giurisprudenza, Napoli, F.Cuculo, La sociologia positivista di Vanni, in A. Millefiorini, Fenomenologia del disordine. Prospettive sull'irrazionale nella riflessione sociologica italiana, Edizioni Nuova Cultura, Roma, D'Amelio, Positivismo, storicismo, materialismo storico in I. Vanni, «Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno», A. Pusceddu, La sociologia positivista in Italia (Roma). siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere u openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere. I. Vanni. Vanni. Keywords: action, interaction, azione, interazione, Vico, positivism, positivism critico, etologia, ethology -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza,, “Grice e Vanni: azione ed inter-azione” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

Grice e Vannini – il mistico di ‘Vitters’ – filosofia (San Piero a Sieve). Essential Italian philosopher. “Never to be confused with the vain Vanini!”Grice. Filosofo. Dopo gli studi al Ginnasio Michelangiolo di Firenze, si è laureato in Filosofia a Firenze, discutendo una tesi su “‘Vitters’: metafisico e mistico”! Ha vissuto nel Convento agostiniano di Santo Spirito a Firenze, ospite di Ciolini. Ha compiuto viaggi e soggiorni di studio in Europa Ha insegnato Filosofia e Storia nei Licei; per un triennio Storia della Filosofia a Firenze e Storia della Mistica all'Istituto di Scienze Religiose aTrento.  Ha tenuto seminari e conferenze in Università ed Accademie italiane e straniere: Genova, Trento, Ancona, Perugia, Urbino, Pavia, Pisa, Macerata, Napoli, Fermo, Parma, Arezzo, Chieti, Roma, Avila, Strasburgo, Berlino. Considerato il maggior studioso di mistica o anche il più importante studioso italiano di Eckhart e della mistica cristiana, ha curato l'edizione italiana delle opera latine di Eckhart, nonché quelle di altri autori spirituali, come Agostino, Gerson, Fénelon, Porete, Taulero, Anonimo Francofortese, Lutero, Angelus Silesius, Czepko, Franck, VWeigel, ecc.  Marco Vannini, lungo un percorso ormai di quasi mezzo secolo, è stato:  traduttore e curatore di importanti testi della mistica; critico della fenomenologia, da un punto di vista teoretico e storico; filosofo della religione, soprattutto nei suoi rapporti con la ragione e con la fede. Vannini legge il fenomeno mistico in maniera innovativa ma, soprattutto, pone lo stesso a fondamento di ogni forma ed esperienza religiosa. Tale presupposto impone come fuori da un'esperienza diretta di questo tipo sia pressoché impossibile cogliere il senso, le modalità e le finalità delle varie dottrine e pratiche religiose.  Per Vannini la mistica è un sapere spirituale, inoggettivabile ma, soprattutto, un sapere che è un essere: è l'identità mistica il vero e proprio criterio per discernere il vero dal falso. Tale ermeneutica costituisce una propedeutica all'inverarsi in senso mistico della religione cristiana.  Il pensiero di Vannini si basa su una esperienza spirituale, unitiva e teomorfica. Centrali appaiono pertanto concetti appartenenti alla sfera semantica della divinizzazione, dell’homoiosis theo, quali vuoto, fondo dell'anima, generazione del Logos, complementarità tra distacco ed amore.  Tale esperienza risulta comprensibile solo quando si è fatto il vuoto nell'anima attraverso il distacco, diventando in tal modo recettivi alla luce proveniente dall'alto, tali da rendere il soggetto esso stesso luce eterna: al vuoto in cui si perviene nel distacco corrisponde una pienezza, una traboccante ricchezza ed energia, una gioia sconfinata ed inesauribile.  Il rapporto tra Dio e uomo non è quindi statico, di mutua esclusione, ma “dialettico” o dinamico, di reciproca compenetrazione: la “salvezza” viene letta nei parametri teologici di una escatologia realizzata nel presente, come immanente esperienza dello spirito. Essenziale diventa perciò il recupero della antropologia classica corpo, anima, spirito ove l'uomo è un corpo, piccola parte dell'universo; una psiche, fluttuazione infinita di pensieri, sentimenti, volizioni, soggetta al determinismo del tempo, dello spazio, delle circostanze; ma soprattutto uno spirito universale, eterno, libero, uno nell'Uno. L'attualità e l'originalità della posizione di Vannini ha suscitato e continua a suscitare un acceso dibattito in seno al panorama culturale italiano, filosofico e teologico: nei confronti dell'autore vari infatti sono stati i commenti, le recensioni, i contributi e gli interventi critici da parte di personalità quali (in ordine alfabetico) Bozzo, Baldini, Bianchi, Cacciari, Monticelli, Esposito, Forte, Givone, Mancuso, Matteo, Mucci S.I., Ravasi, Reale, Torno, Vattimo, e Volpi.  La particolare rilevanza dell'opera di Vannini può trasparire anche, ad esempio, dalle seguenti affermazioni in meritocitate in ordine sparsodi alcuni dei suddetti illustri pensatori. Givone: “A Marco Vannini, cui siamo debitori d'un lavoro filosofico estremamente prezioso, rivolgiamo questa domanda. A Vannini dobbiamo non soltanto edizioni impeccabili delle opere di Eckhart, Porete, Silesius, Gerson; ma anche il pensiero vigoroso e chiaro, qualunque cosa gli si posa obiettare, che la mistica è da un lato il cuore e la radice viva di ogni religione, ma dall'altro “la filosofia nel suo senso più reale e profondo”, la conoscenza e la pratica dell'essere e “la gioia dell'essere”. Cacciari: “È un grosso debito quello che la filosofia e la teologia hanno accumulato in questi anni nei confronti diVannini. Grazie al suo instancabile lavoro o sotto la sua direzione il nostro Paese può oggi contare su impeccabili edizioni di Gerson, Silesius, Porete ed Eckhart» Mucci: “In questi tempi di declino dell'ontologia, Vannini è certamente, in Italia, fuori dell'ambito ecclesiastico, il più illustre studioso di mistica.” Reale: “L'esperienza mistica è comunque per sua natura connessa con il religioso, come viene mostrato nella filosofia di Vannini, “La mistica delle religioni (Le Lettere) in questi giorni in libreria. Vanniniuno dei massimi esperti in materia a livello nazionale e internazionaleanalizza in modo dettagliato questa esperienza spirituale nell'induismo, nel buddismo, nell'ebraismo, nell'islamismo e nel cristianesimo.” Torno: “Segnalare un livre de chevet, vale a dire una di quelle opere maneggevoli che mai dovrebbero allontanarsi dal capezzale, è diventato difficile oltre che inattuale. Eppure qualcosa circola, come prova l'ultimo delizioso scritto di Marco Vannini Sulla grazia». BForte: L'ultimo bel libro di Vannini su Mistica e filosofia rivela ancora una volta la sua straordinaria competenza di storico e interprete della mistica» Al pensiero di Vannini è stato dedicato “Mistica e filosofia nel pensiero di Vannini.  Opere: “Lontano dal segno. Saggio sul cristianesimo, La Nuova Italia, Firenze, Esame della certezza, Il Cenacolo, Firenze,  Eckhart. Opere tedesche, La Nuova Italia, Firenze Dialettica della fede, Marietti, Casale Monferrato (nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze ). L'esperienza dello spirito, Augustinus, Palermo.  Mistica e filosofia, Piemme, Casale Monferrato (prefazione di Massimo Cacciari; nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze). Il volto del Dio nascosto. L'esperienza mistica dall'Iliade a Simone Weil, Mondadori, Milano (ristampa col titolo: Storia della mistica occidentale, Oscar Mondadori; poi Le Lettere, Firenze ). Introduzione alla mistica, Morcelliana, Brescia (trad. portoghese: Introdução à Mìstica, Edições Loyola, San Paolo del Brasile). La morte dell'anima. Dalla mistica alla psicologia, Le Lettere, Firenze (nuova edizione ampliata, Le Lettere, Firenze). La mistica delle grandi religioni, Mondadori, Milano (nuova edizione, Le Lettere, Firenze). Tesi per una riforma religiosa (Le Lettere, Firenze); La religione della ragione” (Mondadori, Milano); Sulla grazia (Lettere, Firenze); Prego Dio che mi liberi da Dio. La religione come verità e come menzogna, Bompiani, Milano. Lessico mistico. Le parole della saggezza, Le Lettere, Firenze. Il Santo Spirito fra religione e mistica, Morcelliana Editrice, Brescia. Oltre il cristianesimo. Da Eckhart a Le Saux, Bompiani, Milano. Inchiesta su Maria. La storia vera della fanciulla che divenne mito (Rizzoli, Milano); Indagine sulla vita eterna, Mondadori, Milano); Introduzione a Eckhart. Profilo e testi, Lettere, Firenze. L'Anticristo. Storia e mito, Mondadori, Milano. All'ultimo papa. Lettere sull'amore, la grazia, la libertà, il Saggiatore, Milano. Contro Lutero e il falso evangelo, de' Medici, Firenze. Il muro del paradiso. Dialoghi sulla religione per il terzo millennio, Lorenzo 'de Medici Press,. Mistica, psicologia, teologia, Le Lettere, Firenze. Liceo-Ginnasio Michelangiolo  Firenze  Vito Mancuso, Lutero è vivo e lotta con noi, s.a., in: <Panorama> Stefano G. Azzarà, su Materialismo Storico   Bio-  S. Givone, Luce mistica dei moderni in: «Il ManifestoAlias», in il manifesto Alias,Marco Vannini, Mistica e filosofia, Prefazione, Firenze, Le Lettere, Giandomenico Mucci, Il pensiero di Marco Vannini, in «La Civiltà Cattolica», Giovanni Reale, Il misticismo vive in tutte le culture. Il testo di Vannini, le «Upanishad» riedite, su corriere. Armando Torno, Alla ricerca della Grazia nel segno di Eckhart, in «Corriere della Sera», Cultura, Bruno Forte, Mistica, l’enigma dell’Altro, in «Avvenire»Libri, Roberto Schiavolin, Mistica e filosofia nel pensiero di Marco Vannini, Nerbini, Firenze   Mistica Misticismo cristiano Mistica renana Meister Eckhart P.  Hadot Henri Le Saux Sito personale di Vannini. Marco Vannini. Vannini. Keywords: the mystic, das mystische. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Vannini e Grice: il mistico di ‘Vitters’ – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732370519

 

Grice e Varisco – per un sommario di filosofia critica – filosofia italiana (Chiari). Essential Italian philosopher. Filosofo. Grice: “We all learned about the ‘gnothi seauton’ at Clifton – Varisco composed a full tract about it! Calogero has analysed the implicatures! The idea is that you need a ‘thou’ to tell ‘thou’ ‘know THYself” – although the oracular mystique is still there!” -- Fu professore di filosofia a Roma e senator. La sua formazione filosofica coincide con la crisi del positivismo.  Laureato a Pavia. Partendo da posizioni solidamente scientifiche, Varisco avverte sollecitamente il limite di ogni conoscenza che voglia essere esclusivamente composto di ragione, e scopre insieme la concomitante componente ‘fideistica’ di ogni affermazione di verità.  Questo ricorso alla fede come sentimento del sopra-naturale è utilizzato da Varisco sia per affermare la preminenza della filosofia come conoscenza concreta sui processi astrattivi della scienza (“I massimi problemi” – Milano, Libreria Editrice Milanese), sia per approdare ad uno spiritualismo pluralistico con forti accentuazioni teistiche (“Dall'uomo a Dio”).  Altre opere: “Scienza ed opinione” (Roma, Alighieri); “La patria” (Roma, Provenzani), “Conosci te stesso” (Milano, Libreria Milanese); “La scuola per la vita” (Milano, Isis); “Linee di filosofia critica” (Roma, Signorelli); “Discorsi politici” (Roma, Alberti); “Sommario di filosofia” (Roma, Signorelli); “Dall'uomo a Dio” (Padova, MILANI). Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia. Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia. Senatori d'Italia, Senato della Repubblica. Varisco. Keywords. Refs.: The H. P. Grice Papers, BANC MS, -- Luigi Speranza, “Grice e Varisco: per un sommario di filosofia critica” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51692603820/in/photolist-2mKU7b1-2mKLFv4

 

Grice e Varrone – semiotica filosofica – filosofia italiana (Rieti). Grice: “I count Varrone as the first language philosopher. He woke up and realised he was speaking ‘lingua latina,’ and dedicated 36 volumes to it!” --. Grice: “’Lingua latina’ has a nice Roman ring to it. In modern Italian, the ‘t’ has become an ‘z,’ as in “Lazio,  -- the calcio team from Latium – or a ‘d’ as in ‘ladino.’” Grice: “I know his Loeb edition by heart!” – Grice: “The Greeks never studied their lingo as Varro studied his! Of this Austin always reminded me – ‘We should be like Varro, analysing our tongue as ‘fluid’ semiotic system!’” -- Academic,  Roman polymath, author of works on language, agriculture, history and  philosophy, as well as satires, and principal conversationalist in the later version of  Cicero’s "Academica.” Questore della Repubblica romana. Gens: Terentia Questura in Illyricum Propretura in Spagna. Marco Terenzio Varrone. Filosofo. Tu ci hai fatto luce su ogni epoca della patria, sulle fasi della sua cronologia, sulle norme dei suoi rituali, sulle sue cariche sacerdotali, sugli istituti civili e militari, sulla dislocazione dei suoi quartieri e vari punti, su nomi, generi, su doveri e cause dei nostri affari, sia divini che umani == Cicerone, Academica Posteriora. Detto Reatino. attributo che lo distingue da “Varrone Atacino,” vissuto nello stesso periodo. Nato da una famiglia di nobili origini, ha rilevanti proprietà terriere in Sabina, dove e educato con disciplina e severità dai familiari, integrate dall'acquisto di lussuose ville a Baia e fondi terrieri a Tusculum e Cassino.  A Roma compì studi avanzati presso i migliori maestri del tempo. Lucio Elio Stilone Preconino lo fa appassionare anche agli studi etimologici ed oratoria. Studia la lingua italiana con Lucio Accio, a cui dedic “aDe antiquitate litterarum.” Come molti romani, compe un grand tour in Grecia, dove ascolta filosofi accademici come Filone di Larissa e Antioco di Ascalona, da cui deduce una posizione filosofica di tipo eclettico. A differenza di molti altri eruditi del tempo, non si ritira dalla vita politica ma, anzi, vi prende parte attivamente accostandosi agli optimates, forse anche influenzato dall'estrazione sociale. Dopo aver, infatti, percorso le prime tappe del cursus honorum (triumviro capitale, questore, e legato) e vicino a Pompeo, per il quale ricopre incarichi di grande importanza. Legato e proquestore e combatte nella guerra contro i pirati difendendo la zona navale tra la Sicilia e Delo. Allo scoppio della guerra civile e propretore. In una guerra che vede i romani contro i romani, tenta un'incerta difesa del suo territorio che si concluse in una resa che Giulio Cesare, nei Commentarii de bello civili, define poco gloriosa. Dopo la disfatta dei pompeiani, si avvicina, comunque, a Cesare, che apprezza il Reatino soprattutto sul piano culturale, affidandogli la costituzione di una biblioteca. Dopo la morte del dittatore, anzi, e inserito nelle liste di proscrizione sia di Antonio che di Ottaviano (interessati più alle sue ricchezze che a punire i congiuranti), da cui si salva grazie all'intervento di Fufio Caleno per poi avvicinarsi a Ottaviano a cui dedica il “De vita populi Romani” volto alla divinizzazione della figura di Cesare. Ha una produzione di oltre 620 libri, suddivisi in circa settanta opere. Opere “De re rustica” (Varrone) e “De lingua Latina” -- La vasta produzione di Varrone fu suddivisa da Girolamo in un catalogo. Le opere di Varrone sono verosimilmente 74, suddivise in 620 volumi, sebbene  stesso regli rifere di aver scritto 490 libri.  Le sue opere  possono essere suddivise in vari gruppi, dalle opere di erudizione, filologia (filosofia del linguaggio, o semantica) e storia a quelle giuridiche e burocratiche, dalle opere di filosofia (filosofia del linguaggio, semantica, semiotica) e agricoltura alle opere di poesia, di linguistica e letteratura; di retorica e diritto, con ben 15 libri De iure civili; di filosofia. Di questa enorme produzione è pervenuta quasi integra solo un'opera, il “De re rustica”, mentre del “De lingua Latina” sono pervenuti solo 6 libri su 25. Probabilmente, causa del quasi completo naufragio della immane varroniana è che, avendo compulsato tanta parte della cultura romana precedente, divenne la fonte indispensabile per gli autori successivi, perdendosi, per così dire, per assimilazione. Della sua attività filologica fa testimonianza il cosiddetto canone varroniano, elaborato a partire da due opere, le “Quaestiones Plautinae” e il “De comoediis Plautinis”, in cui riparte il corpus plautino, che include 130 fabulae. Di queste, 21 vengono definite autentiche, 19 di origine incerta, dette "pseudo-varroniane" e le restanti spurie.  Si occupa soprattutto di antiquaria, con i 41 libri di “Antiquitates”, il suo capolavoro, divisi in 25 di “res humanae” e 16 di “res divinae”, fonte precipua di Agostino nel De civitate Dei. Proprio da Agostino si evidenzia l'attenzione di Varrone sulla religione civile, con una compiuta disamina su culti e tradizioni, pur con acute critiche alla teologia mitica dei poeti in nome di una theologia naturalis. A questo gruppo appartiene anche l'opera, non pervenuta, “De bibliothecis”, presumibilmente legata alle incombenze come bibliotecario affidategli da Cesare. Nell'ambito filosofico, notevoli dovevano essere “I logistorici” -- dal greco “discorsi di storia” -- in 76 libri, composta in forma di dialogo in prosa, di argomento morale e antiquario, in cui ogni libro prende il nome di un personaggio storico e un tema di cui il personaggio costituiva un modello, come il “Marius”, “de fortuna” o il “Catus”, “de liberis educandis”. Questi dialoghi storico-filosofici sono tra i modelli espositivi del “Laelius”; “de amicitia” e del “Cato Maior”, “de senectute” di Cicerone. Al suo interesse filosofico e divulgativo, probabilmente scritte lungo tutto il corso della sua parabola culturale, riconducevano le “Saturae Menippeae”, che prendevano come modello Menippo, esponente della filosofia cinica (da cui il nome). Le “Saturae Menippeae” si componevano di 150 libri, in prosa e in versi, di cui però ci rimangono circa 600 frammenti e novanta titoli, di argomento soprattutto filosofico, ma anche di critica dei costumi, morale, con rimpianti sui tempi antichi in contrasto con la corruzione del presente. Ciascuna satira recava un titolo, desunto da proverbi (“Cave canem” -- con allusione alla mordacità dei filosofi cinici) o dalla mitologia (“Eumenide” contro la tesi stoico-cinica per cui gli uomini sono folli, “Trikàranos”, il mostro a tre teste, con un mordace riferimento al primo triumvirato) ed era caratterizzata da lessico popolaresco, polimetria e, come in Menippo, uno stile tragi-comico. Valerio Massimo, VII 3. Aulo Gellio. Ce ne parla lui stesso in “De lingua latina” -- Cicerone, Academica posteriora, Appiano, Guerre civili, IV 47; Varrone, De re rustica, I Svetonio, Cesare, Appiano, Ausonio, Commemoratio professorum Burdigalensium,Chronicon, ann. Aulo Gellio, Gellio, I cui frammenti sono editi nell’edizione di B. Cardauns: “Antiquitates rerum divinarum” Cfr. B. Zucchelli, Varro logistoricus. Studio letterario e prosopografico, Parma, Cfr., ad esempio, il Fr. XIX Riese: "Da ragazzo, avevo solo una tunica modesta e una toga, calzature senza fascette, un cavallo non sellato; bagno giornaliero, niente e, davvero di rado, una tinozza".  N. Horsfall, Varrone, in Letteratura Latina (Milano, Mondadori). Cfr. M. Salanitro, Le Menippee di Varrone: contributi esegetici e linguistici (Roma, Ateneo). Sulla satira varroniana, cfr. L. Alfonsi, Le Menippee di Varrone, in "ANRW". Atti del Congresso di studi varroniani. Rieti, Centro di studi varroniani,  A. Cenderelli, “Varroniana” Istituti e terminologia giuridica nelle opere di Varrone (Milano, A. Giuffrè); H. Dahlmann, “Varrone e la teoria della lingua” (Napoli, Loffredo), F. Della Corte, “Varrone, il terzo gran lume romano” (Genova, Istituto universitario di Magistero); “De vita populi Romani” Introduzione e commento, Pisa; B. Riposati, “M. Terenti Varronis De vita populi Romani” -- Fonti, esegesi, edizione critica dei frammenti (Milano, Vita e pensiero), B. Riposati, “Varrone. L'uomo e lo scrittore” (Roma Istituto di studi romani); A. Traglia, Introduzione a Varrone, “Opere” (Torino, POMBA), B. Zucchelli, “Varro logistoricus: prosopo-grafica” -- Parma, Istituto di lingua e letteratura latina, Satira menippea Biblioteche romane Antiquitates rerum humanarum et divinarum Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. “M. Ter. Varronis De lingua Latina libri qui supersunt: cum fragmentis ejusdem” Biponti, ex typographia societatis. Biblioteca degli scrittori latini con traduzione e note: “Terentii Varronis quae supersunt opera” Venetiis, excudit J. Antonelli, “Grammaticae Romanae Fragmenta”, Gino Funaioli, Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri. “M. Terenti Varronis saturarum menippearum reliquiae” -- cur. A. Riese, Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri. Varrone. Keywords: centro di studi varroniani, idioma, idiom, lingua latina, lingua anglica, Lazio, Lazini, la lingua del Lazio – Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza, “Grice e Varrone: semiotica filosofica” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51689086098/in/photolist-2mKBBam-2mKBBze-2mKA5tC

 

Grice e Varzi – parole, oggetti, eventi – filosofia italiana (Galliate). Essential Italian philosopher. varzi: essential Italian philosopher. Some Italians do not consider Varzi an “Italian” philosopher in that his maximal degree was earned elsewhere! If philosophy is a branch of the belles lettres, part of Varzi’s essays belong in English literature --. He was written on ‘universal semantics.’ Achille Varzi all'Trento. Grice: “Varzi rather freely uses ‘universal’ as in ‘universal semantics’ – while my own pragmatic rules have been challenged universal status, by, of all people, Elinor Ochs!” Filosofo. Grice: “Some Italians consider Varzi a specimen of ‘brain drain’ in more than one way: his maximal degree was obtained without Italy, not within Italy, and not in Italian – plus the fact that he is at Colombo’s Columbia!” Esponente della filosofia analitica, è noto principalmente per le sue ricerche di logica e per il suo contributo alla rinascita degli studi in ambito di metafisica e ontologia. Laureatosi a Trento con una tesi, “La logica libera” stato insignito della Targa Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica e del Premio Paolo Bozzi per l'Ontologia.  Dopo un periodo dedicato soprattutto allo studio dell'immagine del mondo propria del senso comune, Varzi si è indirizzato progressivamente verso posizioni di stampo nominalista e convenzionalista, nella convinzione che "buona parte della struttura che siamo soliti attribuire alla realtà esterna risieda a ben vedere nella nostra testa, nelle nostre pratiche organizzatrici, nel complesso sistema di concetti e categorie che sottendono alla nostra rappresentazione dell'esperienza e al nostro bisogno di rappresentarla in quel modo". Autore di oltre un centinaio di pubblicazioni su volumi e riviste specializzate,  è noto anche per la sua attività divulgativa (spesso in collaborazione con Casati), ispirata al principio secondo cui "la filosofia è una sfida in cui il pensiero parte dalla semplicità delle cose quotidiane e ne mostra la meravigliosa complessità". Opere: “Semplicemente diaboliche” (Laterza); “L’amicizia” (Orthotes); “I colori del bene, Orthotes,. L'incertezza elettorale (Aracne). Le tribolazioni del filosofare. Comedia Metaphysica ne la quale si tratta de li errori & de le pene de l’Infero, Laterza,. Il mondo messo a fuoco, Laterza, Il pianeta dove scomparivano le cose. Esercizi di immaginazione filosofica, Einaudi, Ontologia, Laterza, Semplicità insormontabili storie filosofiche, Laterza, Parole, oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica, Carocci. “Logica” McGraw-Hill Italia,  Buchi e altre superficialità, Garzanti. Studi: Elena Casetta e Valeria Giardino, Mettere a fuoco il mondo. Conversazioni sulla filosofia di Varzi, numero speciale di Isonomia Epistemologica,  F. Calemi, Varzi. Logica, semantica, metafisica, AlboVersorio, Milano. Il mondo messo a fuoco, Laterza. Dal risvolto di copertina di Semplicità insormontabili, Laterza. Da questo libro è stato tratto lo spettacolo teatrale Insurmountable Simplicities, per la regia di Natalie Glick, presentato dall'All Gone Theatre Company all'edizione  del New York International Fringe Festival. Biografia "negativa" di Varzi, su columbia.edu. Intervista ad Achille Varzi di Leonardo Caffo, Rivista italiana di filosofia analitica. Varzi. Keywords: ‘universal’. Refs.:  Luigi Speranza, "Grice e Varzi: semantica filosofica," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51685558918/in/photolist-2mKzcaD-2mKgZYb-2mKgSAa

 

Grice e Vasa: ragione e libertà – filosofia (Aggius). Essential Italian philosopher. Filosofo. Andrea Vasa Società Filosofica Italiana Congresso Nazionale L'Aquila. Vasa nacque ad Aggius, paese della Gallura di forte e suggestivo paesaggio e di forti vicende. Compiuti in anticipo gli studi secondari, andò a studiare filosofia a Milano dove si laureò. Insegnò nel Liceo Ginnasio “Arnaldo” di Brescia. Dovette interrompere l’insegnamento a causa della sua partecipazione alla Resistenza con il gruppo che faceva capo a Parri. Alla fine della guerra riprese l’insegnamento a Milano nel Liceo Classico G. Carducci e poi nel Liceo Ginnasio Manzoni. Ottenne la libera docenza. Fu assistente volontario e poi incaricato di Filosofia a Milano. Vincitore di un concorso a cattedre di Filosofia teoretica, fu chiamato  a Cagliari e Firenze. Vasa rimase sempre fortemente legato al paese natale. Il Comune di Aggius ne ha conservato la memoria.  Negli anni di formazione, Vasa si trovò a partecipare al tentativo condotto da Bontadini, di cui era allievo e amico, di superare la contrapposizione tra la scolastica e l’idealismo, comprendendo e assimilando quanto della metafisica hegeliana e cristiana era in questo indirizzo. In questa operazione Vasa prese una sua via personale. Abbandonò l’interesse metafisico simpatizzando per l’attualismo di Gentile per quanto esso restituiva all’uomo dignità e responsabilità, mettendone tuttavia in luce l’impossibilità di una fondazione logica. Nacquero così le indagini sulla logica di Hegel che portarono a rilevanti osservazioni critiche riguardo all’idealismo. Con l’idea che i valori immanenti costituiscono l’orizzonte trascendentale nella prassi razionale ed etica dell’uomo veniva a cadere per Vasa l’opposizione di immanenza e trascendenza.  Nella comune partecipazione alla Resistenza Vasa si legò di amicizia con Pra, filosofo di profonda esperienza religiosa e sociale e innovatore della storiografia filosofica. Tramite lui Vasa entrò in contatto con Banfi, che rappresentava la Scuola filosofica milanese. Nel confronto con il razionalismo critico di Banfi, che mirava a chiarire una struttura della ragione nel solco della tradizione kantiana, Vasa pensò ad un razionalismo che andasse oltre ogni struttura presupposta della ragione verso un orizzonte di possibilità non ancora prevedibili. Questo pensiero comportava l’idea della ricerca di una logica della possibilità. Si pose così quella proposta filosofica detta “trascendentalismo della prassi”, radicalmente critica e programmaticamente aperta, e che venne difesa da Pra e Vasa, sia nella «Rivista di storia della filosofia» fondata da Pra, sia nei Congressi della “Società filosofica italiana” rinata dopo lo scioglimento imposto dall’autorità fascista. Il “trascendentalismo della prassi” era contrapposto al "teoricismo", inteso come il carattere di tutte le filosofie che presuppongono un principio di datità del reale e del valore, cioè di tutte le filosofie metafisiche. Il trascendentalismo della prassi non voleva essere una teoria, ma un atteggiamento pratico possibile, effettivo, che riconosceva la temporalità della prassi e ne rivendicava la libertà e la responsabillità. La proposta del trascendentalismo della prassi, che era immediatamente critica del pensiero di Croce e Gentile, ma che investiva tutti gli indirizzi contemporanei, fu il modo più radicale del domandarsi dopo la guerra, sul métier della filosofia. La «Rivista di storia della filosofia» costituì il contatto con il “neo-illuminismo”, che, animato da Abbagnano, avendo come centro Torino, collega e confronta in convegni periodici i nuovi indirizzi metodologici e anti-metafisici.  Affermatisi gli indirizzi della fenomenologia trascendentale, della filosofia analitica e dell’empirismo, Vasa, con il suo metodo, caratterizzato dall’apertura e dalla tensione critica ad un continuo “andar oltre”, diede di essi interpretazioni originali in numerosi studi e seminari. La sua ricerca, ora caratterizzata come razionalismo della prassi, continuò a mettere in discussione ogni naturalismo limitativo della libertà della persona. Vasa confermò così l’idea di una “via negativa alla filosofia” a cui siamo costretti in mancanza di principi universali oggettivi o di autorità universali nella prassi. Questa negazione confuta la tematizzazione ingenua del mondo, mette fra parentesi la tradizione, toglie l’unicità di senso al nostro rapporto con la realtà e, aprendo la ricerca alla prospettiva di generalizzazioni nuove, risponde al bisogno della persona di costruirsi e perseguire finalità proprie.  Per influenza dell’amico Geymonat, e in discussione con lui, Vasa vide concretamente nelle scienze in sviluppo l’orizzonte effettivo delle possibilità razionali, pertanto si cimentò nella comprensione di esse attraverso l’epistemologia e la logica. Egli esaminò: il moderno formalismo logico-matematico di Russell; l’analisi del linguaggio (formale ed ordinario) di ‘Vitters’; il convenzionalismo logico e linguistico che egli coglieva nell’empirismo di Carnap e nella discussione di Quine sull’ontologia; lo stesso svolgimento dell’epistemologia dagli inizi col Circolo di Vienna ai successivi sviluppi autocritici e “liberali”; le rivoluzioni concettuali delle scienze. Erano tutti problemi che avevano all’origine e segnalavano una crisi del fondamento. Vasa volle chiarirli leggendovi «la sollecitazione a porre fra parentesi ad aggredire o a variare all’infinito ogni “conoscenza” di spazi e tempi, di atomi, masse e cause naturali». La sua ricerca manteneva così l’etica dei fini umani; la logica era anche logica della speranza; la filosofia ritrovava il senso originario di “amore della saggezza”.  Opere: “Il problema della ragione” (Bocca, Milano); “Ricerche sul razionalismo della prassi” (Sansoni, Firenze); “Logica, scienza e prassi” (La Nuova Italia, Firenze); “Logica, religione e filosofia” (Franco Angeli, Milano); “Logica, scienze della natura e mondo della vita” (Angeli, Milano); “Poeti di Aggius. Michele Andrea Tortu, Michele Pisanu (Antologia di Salvatore Lepori con prefazione, traduzione e note di A. Vasa), Nota introduttiva di Giovanni Pirodda, Istituto Superiore Regionale Etnografico, Nuoro. “Il Trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza, Maria Grazia Sandrini, Mimesis, Centro Internazionale Insubrico, Milano. NIn memoria di Andrea Vasa, filosofo della modernità, La Nuova Sardegna, Treccani: Vasa, Andrea  Ragione e libertà. Saggio sul pensiero di Vasa  Vasa, Una discussione con G. Bontadini su metafisica e filosofia, in Studi di filosofia in onore di G. Bontadini, Vita e Pensiero, Milano I saggi di Vasa sono raccolti nel volume Logica, religione e filosofia (Scritti filosofiici A. Vasa, Memoria di Giovanni Gentile, in Giornale critico della filosofia italiana, Vedi Benedetto Croce, Le cosiddette ‘riforme della filosofia’ e in particolare di quella hegeliana, (a proposito del saggio di Vasa su De Ruggiero), in Quaderni della Critica, poi in Indagini su Hegel, Laterza, Bari, Vedi M. Dal Pra, La filosofia italiana oggi, Rivista critica di storia della filosofia, Sul trascendentalismo della prassi, in Il problema della filosofia oggi. Atti del Congresso nazionale di Filosofia (Bologna,  promosso dalla SFI, Bocca, Roma-Milano, Vedi: saggi come l’Introduzione alla trad. di E. Husserl, L’idea della fenomenologia (M. Rosso), Il Saggiatore, Milano,  Logica e religione di fronte al compito di una possibile unificazione del sapere, in «Il Pensiero», L’ateismo religioso di L. Wittgenstein, in «Archivio di Filosofia», (Esistenza, Mito, Ermeneutica), e le lezioni raccolte nel volume Logica, scienze della natura e mondo della vita  A. Vasa, Logica, scienze della natura e mondo della vita.  La frase (di Vasa) compare nella presentazione editoriale del volume Logica, scienza e prassi. Luporini, Casari, Pra, Geymonat, Marinotti, Ricordo di Vasa. Corsi, seminari, Olschki, Firenze, F. De Natale, Storicità della filosofia e filosofia come storiografia. Un dibattito tra filosofi italiani in Dentro la storiografia filosofica. Questioni di teoria e didattica, Dedalo, Bari Franco Cambi, Razionalismo e prassi a Milano, Cisalpino-Goliardica, Milano. Amedeo Marinotti, L. Handjaras, “Ragione e libertà: la filosofia di Vasa, Prefazione di M. Dal Pra, Franco Angeli, Milano, Mario Dal Pra, Filosofi del Novecento, Angeli, Milano, vi è raccolto il contributo già in, Ricordo di Andrea Vasa, Olschki, Firenze Carlo Monti, Religione e prassi nel pensiero di Andrea Vasa, in «La Fortezza. Rivista di studi», Liberalismo etico e prospettive razionalistiche nel pensiero di Vasa, Etica e scienza. Saggi di filosofia, Carocci, Roma. Maria Grazia Sandrini e Al., Andrea Vasa uomo e filosofo (Atti del convegno di Aggius. Comprende: relazioni di M.G. Sandrini, “L’eredità vasiana”. P. Lecis, Viaggio verso una meta incerta. L’universo dei mondi possibili di A. Vasa; F. Minazzi, La strada per Megara e l’irriducibilità della libertà umana. Il problema della ragione nel trascendentalismo della prassi di A. Vasa; E. Palombi, Sul senso dell’uomo nel pensiero di A. Vasa; alcuni brevi Scritti e testi inediti, F. Minazzi e M.G. Sandrini, in «Il Protagora», poi in volume con lo stesso titolo, Barbieri, Manduria 2008. Amedeo Marinotti, Ragione e prassi in Vasa e in Geymonat. Memoria di una discussione filosofica e di un’amicizia, in Geymonat un maestro del Novecento. Il filosofo, il partigiano e il docente, Fabio Minazzi, Unicopli, Milano  Enrico I. Rambaldi, La formazione di Vasa, in Alberto Pala filosofo laico, appassionato delle scienze. Studi e testimonianze, B. Maiorca, Cuec, Cagliari, Enrico I. Rambaldi, Da Gentile a Hegel. Trascendentalismo e antifascismo in Andrea Vasa. Con un’appendice di testi e documenti, in «Rivista di storia della filosofia». Andrea Vasa. Vasa. Keywords: liberta, freedom. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vasa: ragione e liberta” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731675581/in/dateposted-public/

 

Vastarini (L’Aquila). Essential Italian philosopher. Filosofo. Esponente di una nota famiglia abruzzese, fu un grande studioso nonché maestro di scherma, quindi, alla morte della madre, e decise di entrare nell'ordine dei frati minori cappuccini. Dotato di una brillante vocazione predicatoria che lo portò sino alla corte di Urbano VIII. Venne pubblicamente lodato anche dal Duca di Osuna che gli propose il vescovato di Pozzuoli e dal Granduca di Toscana che gli propose quello di Fiesole, ma in entrambi i casi Vastarini rifiutò.  Nella prima metà Professoresi prodigò per aprire una sede dei cappuccini nell’Aquila, colpito dalla morte di un suo confratello che il medico non era riuscito a soccorrere nell'allora sede di San Giuseppe fuori le mura. Acquista un vasto terreno sul margine orientale della cinta muraria e vi costruì il convento e la chiesa di San Michele, oggi inglobati nel complesso monumentale dell'Emiciclo. Camerlengo dell'Aquila.  Giacomo Di Marco, Storia del complesso architettonico, in Lucio Zazzara, Palazzo dell’Emiciclo e palazzina ex G.I. Maschile. Rigenerazione e adeguamento sismico a L’Aquila, Pescara, Carsa. Alfonso Dragonetti 234  Frati minori cappuccini d'Abruzzo, Le attività del Convento Santi Francesco e Chiara di L'Aquila, su fraticappuccini. L'Emiciclo Rinasce, La storia, su emiciclorinasce.  Alfonso Dragonetti, Le vite degli illustri aquilani, L'Aquila, Perchiazzi Editore. Vastarini Cresi. Vastarini-Cresi. Vastarini. Perhaps under C? -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza,, “Grice e Vastarini: cappuccino e ciserciani” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732311369/in/dateposted-public/

 

Vattimo (Torino). Essential Italian philosopher. Grice: “It may be argued that what Vattimo means by ‘strong’ is what I mean by ‘weak’ and viceversa – With Popper, ‘I know’ is weaker than ‘I believe’ and ‘every x’ is weaker than ‘some (at least) one’ or ‘the’ – I have explored ‘the’ – Keyword: massima della debolezza conversazionale; massima della forza conversazionale” -- Filosofo -- not one that provinicial Beaney would include in his handbooks and dictionariesVattimo’s philosophy shares quite a bit with Grice’s programme, as anyone familiar with both Vattimo and Grice may testify. Vattimo has philosophised on Heidegger and Nietzsche, and one of his essays is on the subject and the maskanother on realityThere is a volume in his honour.Gianni Vattimo  Gianteresio "Gianni" Vattimo Gianni Vattimo Participante del Foro Internacional por la Emancipación y la Igualdad Gianni Vattimo nel  Dati generali Partito politicoPartito Comunista (dal ) In precedenza: DS PdCI IdV Indipendente Titolo di studio Laurea in Filosofia Università Università degli Studi di Torino Professione filosofo, professore universitario. Filosofo. Tra i massimi esponenti della corrente post-moderna, è teorizzatore del pensiero debole. Il padre è un poliziotto calabrese, che muore quando Gianni ha un anno e mezzo, mentre la madre è una sarta; ha una sorella di otto anni più grande. Durante la guerra si trasferisce con la famiglia in Calabria, restandoci per due anni e ritornando a Torino nel settembre del 1945.  Studente del liceo classico Gioberti è attivo nella Gioventù Studentesca di Azione Cattolica, e collabora a Quartodora, rivista del movimento diretta da Straniero. Si autodefinì come un cattolico militante, influenzato dalla lettura di Maritain, Mounier e dei racconti di Bernanos, portato dalla fede ad un disinteresse per il razionalismo storico, l'Illuminismo e le filosofie di Hegel e Marx.  Allievo di Pareyson assieme a Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, si è laureato in filosofia a Torino. Lavora ai programmi culturali della Rai. Ha conseguito la specializzazione a Heidelberg, con Löwith e Gadamer, di cui ha introdotto il pensiero in Italia. Professore incaricato e ordinario di estetica all'Torino, nella quale è stato preside, della facoltà di Lettere e Filosofia. -- ordinario di filosofia teoretica presso la stessa università. 00 professore emerito, titolo che non gli precluse, in futuro, lo svolgimento di eventuali attività didattiche presso la suddetta università. Idea e condotto su Raitre il programma televisivo di divulgazione filosofica “La clessidra.” Ha insegnato come visiting professor negli Stati Uniti e ha tenuto seminari in diversi atenei del mondo. È stato direttore della Rivista di estetica, membro di comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per i quotidiani La Stampa e La Repubblica e per il settimanale L'espresso. Attualmente dirige la rivista Tropos. Rivista di ermeneutica e critica filosofica (edita da Aracne Editrice). Per le sue opere ha ricevuto lauree honoris causa dalle La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima. È stato più volte docente alle Vacances de l'Esprit. Ha svolto attività politica in diverse formazioni: prima nel Partito Radicale, poi in Alleanza per Torino, successivamente nei Democratici di Sinistra, per i quali è stato parlamentare europeo, e nel Partito dei Comunisti Italiani --  è stato candidato da una lista civica a sindaco di una cittadina calabrese, San Giovanni in Fiore (Cs), per combattere la "degenerazione intellettuale" che affliggeva quel paese, ma non è riuscito ad arrivare al secondo turno.  Annunciato la sua candidatura a parlamentare europeo nelle liste dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, rivendicando tuttavia le proprie origini comuniste, venendo eletto nella circoscrizione Nord-Ovest.  Nel giorno dell'anniversario della fondazione del PCd'I, annuncia la sua adesione al Partito Comunista.  Il suo ideale politico-religioso si riassume in una forma da lui definita "comunismo cristiano" e "comunismo ermeneutico", un' ideale antidogmatico di "comunismo debole" nel pensiero e nell'essere, che si ispira alla vita comunitaria delle prime comunità cristiane. Esso rinnega e si oppone alla violenza delle industrializzazione pesante forzata e dello stalinismo in genere, così come anche alle tesi di Lenin e del terrorismo, muovendo a favore di una sinistra improntata al dialogo, alla dialettica e alla tolleranza.  Controversie Accuse di antisemitismo Vattimo è stato accusato di antisemitismo, a causa delle sue dichiarazioni sul controllo ebraico di banche, dove affermava: "Ricordiamoci che la Federal Reserve è di proprietà di Rothschild. Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, lo accusò di antisemitismo, additando le sue dichiarazioni come "parole di odio che non aggiungono nulla di nuovo e che sono accompagnate dalla riproposizione squallida di stereotipi anti-semiti". Anche Aiello, primo rabbino donna in Italia, ha corroborato queste accuse, tacciando Vattimo di antisemitismo.  Ha rilasciato un'intervista al Corriere in cui dichiara, riguardo a Israele  «bisognerebbe procurarsi missili più efficaci dei Qassam e portarli laggiù»  La dichiarazione, riferita ai missili Qassam con cui Hamas colpisce Israele, ha suscitato molte polemiche. Il filosofo ha tuttavia chiarito che le sue prese di posizione sono rivolte contro Israele e che non hanno nulla a che vedere con l’anti-semitismo.  Sull'aggressione a Berlusconi In occasione dell'aggressione di Tartaglia a Berlusconi ha espresso a Radio Radicale la convinzione che quell'aggressione fosse stata una montatura. Ha affermato inoltre che se l'aggressore avesse voluto veramente fare del male a Berlusconi era preferibile usare una pistola invece di una statuetta.  Vattimo si è occupato dell'ontologia ermeneutica, proponendone una propria interpretazione, che ha chiamato “debolita”, in contrapposizione con le diverse forme di pensiero forte (fortitude) dell'Otto-Novecento: l'hegelismo con la sua dialettica, il marxismo, la fenomenologia, la psicanalisi, lo strutturalismo. Ognuno di questi movimenti si è proposto come superamento delle posizioni filosofiche precedenti e smascheramento dei loro errori. Ma ogni volta l'errore, secondo Vattimo, consisterebbe proprio in questo gesto teoretico. Non ci sono nuovi inizi, l'errore consiste proprio nella volontà di rifondare "fundamenta inconcussa" che non vi possono essere. Debolita è invece un atteggiamento della postmodernità che accetta il peso dell'"errore", ossia del caduco, dell'effimero, di tutto ciò che è storico e umano. È la nozione di verità a doversi modellare sulla dimensione umana, non viceversa.  Secondo Vattimo la debolita è la chiave per la democratizzazione della società, la diminuzione della violenza e la diffusione del pluralismo e della tolleranza. In questo senso deve essere almeno segnalata la grande e decisiva importanza che assume nella sua filosofia la nozione di nichilismo, che rimette all'eredità di Nietzsche e Heidegger e si lega a vari temi vattimiani (dall'etica, alla politica, dalla religione --l'indebolimento di Dio alla teoria della comunicazione – implicatura come communicatum debole. Con le sue opere più recenti (in particolare Credere di credere) ha rivendicato al proprio pensiero anche la qualifica di autentica filosofia cristiana per la postmodernità.  Avvalendosi infatti della visione cristiana del maestro Pareyson e di Quinzio, Vattimo rifiuta l'identificazione di Dio nell'essere razionale, così come concepito dalla tradizione filosofica occidentale. Di Pareyson e Quinzio, però, non condivide la visione religiosa tragica. Suggestionato da Girard, Vattimo legge la vicenda di Cristo come rifiuto di ogni sacrificio, anzitutto umano ed esistenziale. La kénosis (lett. "svuotamento") divina è a vantaggio della libertà e della pace umana.  Le posizioni del filosofo rappresentano una svolta, sia nella sua impostazione filosofica dell'interpretazione del presente, sia nel campo dell'attività politica. Abbandona il partito dei Democratici di Sinistra e abbraccia il marxismo rivalutandone positivamente l'autenticità e validità dei principi progettuali, auspicando un "ritorno" al pensiero del filosofo di Treviri e a un comunismo epurato dagli sviluppi delle distorte politiche pubbliche sovietiche da superare dialetticamente. Per quanto la svolta possa apparire contraddittoria con le precedenti posizioni, Vattimo rivendica la continuità delle nuove scelte con il processo di ricerca sul pensiero debole, pur ammettendo il cambiamento di "molte delle sue idee". È lo stesso filosofo a parlare di un "Marx indebolito", ovvero di una base ideologica capace di illustrare la vera natura del comunismo e adatta nella pratica politica a superare ogni tipo di pudore liberal. L'approdo al marxismo si configura quindi come una tappa dello sviluppo del pensiero debole, arricchito nella prassi da una prospettiva politica concreta.  Etica e natura Vattimo ha anche espresso posizioni ambientaliste ed in particolare a favore dei diritti degli animali. Ad esempio ha dichiarato:  «In un'epoca in cui l'umanità si vede sempre più minacciata nelle stesse elementari possibilità di sopravvivenza (la fame, la morte atomica, l'inquinamento) la nostra radicale fratellanza con gli animali si presenta in una luce più immediata ed evidente.»  Da parlamentare europeo si è battuto, tra l'altro, contro la sperimentazione animale e contro il maltrattamento degli animali negli allevamenti. Pubblicamente dichiara la sua omosessualità. Sviluppa una concezione di Cristianesimo secolarizzato, il quale, conseguentemente, non necessita di istituzioni ecclesiastiche, fondandosi sulla kénosis, ossia sull'abbassamento e sull'indebolimento dell'idea di Dio. Per il filosofo il non riconoscimento di un "assoluto", inteso come una verità definitiva, porterebbe ad una maggiore accettazione della diversità sociale e culturale.  Il compagno da 11 anni di Vattimo, Sergio Mamino, storico dell'architettura, malato di tumore ai polmoni, muore nel bagno dell'aereo che lo stava portando nei Paesi Bassi per effettuare un'eutanasia. Ad accompagnarlo c'era con lui sull'aereo lo stesso Vattimo.  Ha collaborato con vari quotidiani italiani e stranieri (La Stampa, L'Unità, il manifesto, Il Fatto Quotidiano), con editoriali e riflessioni critiche su vari temi di attualità, politica e cultura.  Saggi: “Il concetto di fare in Aristotele” (Giappichelli, Torino); “Essere, storia e linguaggio in Heidegger, Filosofia, Torino); “Ipotesi su Nietzsche” (Giappichelli, Torino); “Poesia e ontologia” (Mursia, Milano); “Schleiermacher, filosofo dell'interpretazione” (Mursia, Milano, “Introduzione ad Heidegger” (Laterza, Roma-Bari); “Il soggetto e la maschera” (Bompiani, Milano); “Le avventure della differenza” (Garzanti, Milano); “Al di là del soggetto” (Feltrinelli, Milano); “Il pensiero debole” (Feltrinelli, Milano (G. Vattimo eA. Rovatti); “La fine della modernità” (Garzanti, Milano); “Introduzione a Nietzsche, Laterza, Roma); “La società trasparente” (Garzanti, Milano); “Etica dell'interpretazione” (Rosenberg & Sellier, Torino); “Filosofia al presente” (Garzanti, Milano); “Oltre l'interpretazione” (Laterza, Roma); “Credere di credere” (Garzanti, Milano); “Vocazione e responsabilità del filosofo” (Il Melangolo, Genova); “Dialogo con Nietzsche” (Garzanti, Milano); “Tecnica ed esistenza: una mappa filosofica del Novecento” (Mondadori, Milano); “Dopo la cristianità. Per un cristianesimo non religioso” (Garzanti, Milano); “Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica e diritto, S. Zabala, Garzanti, Milano); “Il socialismo ossia l'Europa, Trauben); “Il Futuro della Religione, S. Zabala, Garzanti, Milano, “Verità o fede debole? Dialogo su cristianesimo e relativismo, Antonello, Transeuropa Edizioni, Massa); “Non essere Dio. Un'autobiografia a quattro mani, Aliberti editore, Reggio Emilia, “Ecce comu. Come si ri-diventa ciò che si era, Fazi, Roma, “Addio alla Verità, Meltemi, 2009 Introduzione all'estetica, ETS, Pisa, “Magnificat. Un'idea di montagna, Vivalda, “Della realtà, Garzanti, Milano, Pubblica presso Laterza un annuario filosofico a carattere monografico (Filosofia). La sezione Filosofia ha vinto il Premio Brancati.  Vattimo a Lima, Perú. Pecoraro, "Dossier Vattimo", Rossano Pecoraro, in: "Alceu". Rivista del Dip. di Comunicazione. Monaco, Gianni Vattimo. Ontologia ermeneutica, cristianesimo e postmodernità, Ets, Pisa; Weiss, Vattimo. Einführung. Vienna, Passagen Giovanni Giorgio, Il pensiero di Vattimo. L'emancipazione della metafisica tra dialettica ed ermeneutica (Franco Angeli, Milano); Numero della rivista A Parte Rei (Madrid), v. 54, dedicato a Vattimo. Pensare l'attualità, cambiare il mondo, G. Chiurazzi, Mondadori, Milano. Enrico Redaelli, Il nodo dei nodi. L'esercizio del pensiero in Vattimo, Vitiello, Sini, Ets, Pisa  L'apertura del presente. Sull'ontologia ermeneutica di Vattimo, L. Bagetto, Tropos. Rivista di ermeneutica e critica filosofica, anno I, numero speciale. M. Kopić, Vattimo Čitanka, Gianni Vattimo Reader. Zagabria, Antibarbarus. C. Gutiérrez, Daniel Mariano Leiro, V. Rivera.  Fondazione verano centini/images/allegati Vattimo_Gianni.pdf  Movi100 Cent'anni di Movimento Studenti di Azione Cattolica, su movi100.azionecattolica.  Claudio Gallo, Gianni Vattimo Interview, su publicseminar.org, 11 luglio. Vattimo: viva i giustizialisti. Corro con Tonino Di Pietro. M. Rizzo con Gramsci alla Camera (il nipote omonimo) e il filosofo Vattimo, nuovi iscritti al Partito Comunista. Sabato prossimo. Comitato Centrale a Livorno, su Ilpartitocomunista, Ian Angus, Interview with Gianni Vattimo: “Only Weak Communism Can Save Us”, su MRANSA, Italian philosopher politician slammed as anti-Semite, su lagazzettadelmezzogiorno.   'Shoot those bastard Zionists': Italian scholar, su the local Corriere della Sera, Non acquistiamo i prodotti di lì, su archiviostorico.corriere. Repubblica -Vattimo: "Non sono un antisemita. Solo anti-israeliano", su torino.repubblica. A Radio Radicale Il delirio di Vattimo: «Per fargli male doveva sparare»  Il Giornale,  In questo senso Cfr, tra molti, La fine della modernità e Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica e diritto, dello stesso Vattimo e Niilismo e (Pós-Modernidade) dell'italo-brasiliano Rossano Pecoraro, libro pubblicato a Rio de Janeiro e San Paolo.  Da Animali quarto mondo, in, I diritti degli animali, L. Battaglia e S. Castignone, Ed. Centro di Bioetica, Genova. Dichiarazione scritta sul riconoscimento dell'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale nell'UE, su giannivattimo. Interrogazione scritta alla Commissione sul benessere degli animali, su Gianni vattimo. 4Vattimo: accanimento sui gay, ma io non bacio in pubblico, Corriere della Sera, su corriere.   «Il mio compagno voleva farla finita Ma morì in viaggio tra le mie braccia» Corriere della Sera, su corriere. Albo d'oro premio Brancati, su comune.zafferana etnea.ct. Pensiero debole. Blog ufficiale, su Gianni vattimo.blogspot.com.  Gianni Vattimo, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. su openMLOL, Horizons Unlimited srl.  Gianni Vattimo, su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.  Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale. Revista A parte rei, su personales.ya.com. Dicussion e sul Pensiero Unico su mito11settembre. Lezione di congedo dall'Torino La verità e l’evento: dal dialogo al conflitto, su teologiaeliberazione.blogspot.com. Credere di credere. Genesi e significato di una conversione debole Giornale di filosofia della religione Gianni Vattimo. Un comunista postmoderno? (di Preve) RAI Filosofia, su filosofia.rai. Vattimo. Keyword: debole/forte – implicatum come communicatum debole. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Vattimo," The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688810146/in/photolist-2mPmWDG-2mLPa8B-2mKyErQ-2mKfshF-E4u3XA

 

Grice e Veca – la massima dell’altruismo conversazionale -- filosofia (Roma). Grice: “I like Veca. Like me, he speaks of altruisn, and he has contributed to a collective volume, “Cooperare e competere.”” Essential Italian philosopher. Filosofo.  Ha svolto un ruolo chiave nell'introduzione nel dibattito culturale italiano dell'approccio alla filosofia politica derivato dall'impostazione di Rawls, divenendo un punto di riferimento filosofico della sinistra, sia come teorico che come militante. La sua formazione di tipo analitico (sensibile quindi alle metodologie e alle questioni della filosofia del linguaggio e della logica), insolita rispetto alla figura del teorico politico così come tradizionalmente concepito in Italia, ha permesso alla sua riflessione di spaziare anche negli ambiti dell'epistemologia e della metafisica, indagandone le connessioni con l'ambito della filosofia morale e politica.  Veca da un impulso decisivo, nel dibattito filosofico italiano, a temi quali il realismo, il problema della completezza nelle teorie epistemiche e politiche, la giustizia globale e la sostenibilità. Studia Filosofia a Milano, dove si laurea con una tesi in Filosofia teoretica, condotta sotto la guida di Paci e Geymonat; assistente volontario, borsista CNR e assistente incaricato presso la cattedra di Filosofia teoretica a Milano; professore incaricato di Filosofiaa Calabria. -- è stato professore incaricato di Storia delle istituzioni e delle strutture sociali presso la Facoltà di Lettere e filosofia di Bologna.  Professore incaricato, professore incaricato stabilizzato e professore associato di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze Politiche di Milano. -- è stato professore straordinario di Filosofia politica presso la Facoltà di Lettere e filosofia di Firenze. Professore di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze politiche a Pavia.  vicepreside della Facoltà di Scienze politiche a Pavia; president della Facoltà di Scienze politiche dell'Pavia; membro del Comitato direttivo della Scuola Superiore IUSS di Pavia. rettore del Collegio Universitario Giasone del Maino di Pavia.  direttore del Centro Inter-Dipartimentale di Studi e Ricerche in Filosofia sociale a Pavia; prorettore per la didattica dell'Pavia; componente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Romagnosi di Pavia e del Comitato scientifico dell’European Centre for Training and Research in Earthquake Engineering presso l'Pavia; parte del Consiglio d'amministrazione dell'Istituto italiano di scienze umane di Firenze; vicedirettore dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia. Coordinatore dei corsi ordinari dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.  Dal  al  è prorettore vicario dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia. Professore di Filosofia politica presso l'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.  Conclusa la sua carriera accademica nel, Veca attualmente insegna Filosofia politica nelle Classi di Scienze umane e Scienze sociali dell'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia.  Nella sua lunga carriera Veca ha tenuto seminari e cicli di lezioni all'Cambridge (Christ's), a San Paolo, all'Campinas, a'Bogotà, all'Evora, alla Sorbonne, all'Grenoble, all'Istituto Universitario Europeo. Ha svolto un'intensa attività di consulenza e direzione editoriale. Ha assunto, grazie a un invito del prof. Giuseppe Del Bo, la direzione scientifica della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano presidente della Fondazione Feltrinelli, promuovendo lo sviluppo del suo Centro di Scienza politica. Direttore degli "Annali" della Fondazione, Veca ha impegnato l'istituzione in una ampia gamma di attività di ricerca, documentazione e pubblicazione nell'ambito della teoria politica e sociale contemporanea che perseguono lo scopo di coniugare la tradizione della ricerca storico-sociale con l'innovazione dei metodi e degli esiti della teoria normativa e descrittiva della politica. Ha coordinato le attività del Seminario annuale di Filosofia politica, promosso dalla Feltrinelli in collaborazione con il Centro Studi Politici "Paolo Farneti" di Torino e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Nel 2000 avvia il progetto della “Biblioteca europea” della Fondazione Feltrinelli, di cui è attualmente direttore. Nel  è stato designato Presidente onorario della Fondazione Feltrinelli ed è direttore scientifico del suo Laboratorio Expo -- è inoltre stato condirettore di Aut Aut con E. Paci e P. Rovatti. Ha diretto la collana Readings per l'Università della Casa editrice Feltrinelli, di cui è consulente per la saggistica nel campo della filosofia e della teoria politica e sociale; consulente della saggistica de il Saggiatore, di cui ha diretto, con Marco Mondadori, la collana Theoria.  Fa parte o ha fatto parte del comitato scientifico o di direzione di riviste quali "Rassegna italiana di sociologia", "Teoria politica", "Biblioteca della libertà", "Transizione", "Etica degli affari", "Iride", "European Journal of Philosophy", "Filosofia e questioni pubbliche", "Reset", "Quaderni di Scienza politica", "Il Politico", "Rivista di filosofia", “Italianieuropei”. È attualmente direttore de “Il giornale di Socrate al caffè. Bimestrale di cultura e conversazione civile; curatore scientifico della Carta di Milano per Expo.  Ruoli ed incarichi Fa parte del Comitato direttivo di "Politeia", Centro per la ricerca e la formazione in politica ed etica diMilano, di cui è stato uno dei fondatori. Comitato etico dell'IstitutoEuropeo di Oncologia di Milano e del Comitato etico dell'Istituto Mondino di Pavia; Comitato scientifico della Fondazione Rosselli di Torino; coordinatore del Comitato Scientifico dell’Associazione per la ricerca e l'insegnamento della filosofia, parte del Consiglio direttivo nazionale della Società Filosofica italiana. È stato componente del Consiglio nazionale presso il Ministero dei Beni culturali e ambientali; presidente dell'Associazione “I quattro cavalieri” che ha promosso le attività dell’ensemble cameristico “I solisti di Pavia”, diretto da E. Dindo.Comitato generale Premi della Fondazione Balzan “Premio” di Milano.  presidente della Fondazione Campus di Lucca; direttore delle Scuole di formazione politica dell'Associazione “Libertà e giustizia; presidente della Fondazione Paolo GrassiLa voce della culturadi Milano; Presidente del Comitato Generale Premi della Fondazione Balzan di Milano; membro del Comitato dei Garanti della Scuola Galileiana di Studi Superiori di Padova.  Dal  è socio corrispondente residente della Classe di Scienze morali dell'Istituto lombardo di scienze e lettere; consigliere della Fondazione del Centenario della BSI di Lugano. Dal  è membro del Comitato Scientifico della Fondazione Gualtiero Marchesi. Accademico corrispondente non residente della Classe di Scienze Morali dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna; designato dall'Pavia quale Garante dei diritti degli student; presidente della Casa della Cultura di Milano.  Dal  è socio corrispondente non residente dell'Accademia delle Scienze di Torino. membro effettivo dell'Istituto Lombardo di Lettere e Scienze e componente del Comitato dei Garanti del FAI. Premio Castiglioncellosezione di filosofiaper il libro Dell'incertezza e gli è stata conferita, con decreto del Presidente della Repubblica, la medaglia d'oro e il diploma di prima classe, riservati ai Benemeriti della Scienza e della Cultura. Ha ricevuto il premio dell'Accademia di Carrara per il libro La filosofia politica. premio per la filosofia “Viaggio a Siracusa” per La priorità del male e l'offerta filosofica; premio “Ponte per la cultura” della Fondazione Europea Guido Venosta per il libro Etica e verità; medaglia d'oro di benemerenza civica dal Comune di Milano. Nella filosofia di Veca sono individuabili tre fasi distinte.  La prima fase della sua ricerca è stata dedicata a questioni di teoria della conoscenza o di epistemologia. Pubblica “Fondazione e modalità in Kant” e numerosi saggi su problemi di filosofia della logica, della matematica e della fisica in Whitehead, Frege, Cassirer e Quine. Il centro di interesse scientifico di Veca si sposta sulle teorie di Marx in rapporto alle scienze economiche, sociali e politiche, delineando una seconda fase i cui esiti sono formulati in “Marx e la critica dell'economia politica” e, soprattutto, “Il programma scientifico di Marx.” Si impegna in un programma di ricerca nell'ambito della filosofia politica influenzato dalla prospettiva della teoria normativa della politica. Dopo “Le mosse della ragione,” introduce la discussione sulla giustizia con “La società giusta” ed elabora e sviluppa la sua prospettiva teorica in “Questioni di giustizia” e “Una filosofia pubblica.” Veca dedica un saggio divulgativo agli esiti di questa fase della sua ricerca, “L'altruismo.” Gli sviluppi successivi della sua ricerca, orientata al problema dei rapporti fra teoria normativa e teoria descrittiva della politica e incentrata sulla questione del pluralismo come fatto e come valore per la teoria democratica, sono rinvenibile in “Libertà e eguaglianza.” Una prospettiva filosofica in Progetto Ottantanove, nin Etica e politica e, in particolare in “Cittadinanza: riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione.” Veca lavora alla stesura di tre meditazioni filosofiche intorno a questioni di verità, giustizia e identità, in cui estende la gamma dei suoi interessi teorici rispetto ai lavori degli anni Ottanta. Sviluppando una serie di idee originariamente presentate in Questioni di vita e conversazioni filosofiche, gli esiti di questa ricerca sono contenuti in “L’incertezza.” Pubblica “L'idea di giustizia da Platone ad oggi.” Pubblica un saggio di filosofia sociale e politica, “La lealtà civile: un messaggio nella bottiglia” e un saggio dedicato alla interpretazione e alla ricostruzione della teoria politica normative, “La filosofia politica.” Pubblica “La penultima parola e altri enigmi. Questioni di filosofia” in cui sono approfonditi alcuni esiti di Dell'incertezza ed è affrontata, nella prima parte, la questione meta-teorica della relazione fra l'attività filosofica e la sua storia nel tempo. Pubblica “Il bello e gli oppressi: ll'idea di giustizia” in cui sono presentate alcune idee di base per una teoria della giustizia globale. Presenta la sua prospettiva filosofica in un saggio divulgativo, “Il giardino delle idee: passi nel mondo della filosofia.” Pubblica “La priorità del male e l'offerta filosofica, in cui sviluppa e approfondisce le questioni di una teoria della giustizia globale e mette a fuoco, fra l'altro, le connessioni fra l'offerta di filosofia politica e le circostanze e i soggetti di politica.  Pubblica “Le cose della vita: congetture, conversazioni e lezioni personali,” in cui estende l'esame delle questioni di vita, inteso come tentativo di autoritratto, e lo connette al problema dell'eredità intellettuale, nel senso della dimensione storica del sapere filosofico. Pubblica “Dizionario minimo. Per la convivenza democratica,” in cui esamina e discute alcuni temi fondamentali per l'interpretazione e la valutazione della forma di vita democratica, sulla base di una tesi sulla natura della libertà democratica. Pubblica “Etica e verità” in cui sono raccolti saggi incentrati sui rapporti fra la crescita dell'impresa scientifica e i nostri criteri di giudizio etico, e Quattro lezioni sull'idea di incompletezza, in cui presenta i primi risultati di una ricerca filosofica sull'idea di incompletezza, messa a fuoco in distinti domini di applicazione, quali quello della interpretazione, della giustificazione e della dimostrazione. Pubblica “Incompletezza,” in cui espone gli esiti delle sue ricerche filosofiche cercando di esplicitarne la coerenza e la connessione con l’incertezza. In “L'immaginazione filosofica” sviluppa la tesi conclusive del contributo all'idea di incompletezza e sullo sfondo di una definizione delle principali linee della propria ricerca filosofica. In “Un'idea di laicità” propone un argomento a favore della laicità delle istituzioni e delle scelte sociali basato su un'interpretazione della natura della libertà democratica e del fatto del pluralismo. In “Non c'è alternativa. Falso!” mette a fuoco, in una prospettiva filosofica, alcuni aspetti rilevanti della crisi economica strutturale e dei rapporti fra capitalismo e democrazia rappresentativa. In “La gran città del genere umano” tratta temi differenti accomunati dalla prospettiva globale “degli occhi del resto d'umanità”. In “La barca di Neurath” affronta questioni epistemologiche, normative e meta-filosofiche sullo sfondo dell’incertezza e dell'incompletezza; curatore del volume degli Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Laboratorio Expo. “Il senso della possibilità, dove Veca, raccogliendo intuizioni sviluppate in quegli anni nelle lezioni presso la Scuola Superiore IUSS di Pavia, espone il suo interesse per la l'interpretazione filosofica delle modalità. In particolare, le questioni metafisiche delle modalità (specie il confronto tra mondo attuale e mondi possibili, esaminando le differenti posizioni di Kripke, Lewis, e Armstrong) costituirebbero la chiave di volta filosofica a cui si riconducono le questioni normative ed ontologiche relative all'epistemologia, all'etica e alla politica esposte nel saggio sull’incompletezza e sull’incertezza. In particolare, la distinzione tra mondi possibili e realtà modale, che fornirebbe una fondazione alla compatibilità tra costruttivismo griceiano e realismo, proposta in chiusura, può considerarsi l'apertura di una nuova fase del pensiero di Veca, stavolta di stampo prettamente metafisico, e che si ricollega peraltro all'interesse per le modalità centrale nella sua opera prima. Altre opere: “Fondazione e modalità in Kant” (Milano, Il Saggiatore); “Marx e le critiche dell'economia” (Milano, Il Saggiatore); “Il programma scientifico di Marx” (Milano, Il Saggiatore); “Le mosse della ragione” (Milano, Il Saggiatore); “La società giusta: argomenti per il contrattualismo” (Milano, Il Saggiatore); “Crisi della democrazia e neo-contrattualismo” (Roma, Riuniti); “Questioni di giustizia” (Parma, Pratiche); “Co-operare e competere” (Milano, Feltrinelli); “Una filosofia pubblica” (Milano, Feltrinelli); “L'Altruismo” (Milano, Garzanti); “Etica e politica” (Milano, Garzanti); “Progetto Ottantanove” (Milano, Il Saggiatore); “Cittadinanza. Riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione” (Milano, Feltrinelli); “Questioni di vita e conversazioni filosofiche” (Milano, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli); “Questioni di giustizia. Corso di filosofia politica. Torino, Einaudi,  Europa Universitas. Tre saggi sull'impresa scientifica europea, Milano, Feltrinelli, Filosofia, politica, società. Annali di etica pubblica, Roma, Donzelli,  L'Idea di giustizia da Platone a Rawls, Roma, Laterza, Dell'incertezza. Milano, Feltrinelli, La politica e l'amicizia, Milano, Edizioni lavoro, Della lealtà civile: un messaggio nella bottiglia. Milano, Feltrinelli, La penultima parola e altri enigmi. Roma-Bari, Laterza, La filosofia politica. Roma, Laterza, La bellezza e gli oppressi: sull'idea di giustizia. Milano, Feltrinelli,  Il giardino delle idee. Quattro passi nel mondo della filosofia. Milano, Frassinelli, collana "I libri di Arnoldo Mosca Mondadori",  La priorità del male e l'offerta filosofica” (Milano, Feltrinelli); Le cose della vita. Congetture, conversazioni e lezioni personali. Milano, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, Dizionario minimo. Le parole della filosofia per una convivenza democratica. Milano, Frassinelli, Quattro lezioni sull'idea di incompletezza. Milano, La Scuola di Pitagora); “Etica e verità” Milano, Giampiero Casagrande editore, collana "Attualità e studi", L'idea di incompletezza. Quattro lezioni. Milano, Feltrinelli,  Sarabanda. Oratorio in tre tempi per voce sola. Milano, Feltrinelli,  Kant. Milano, Book Time,  Tolleranza. Le virtù civili. Milano, ASMEPA,  L'immaginazione filosofica” (Milano, Feltrinelli); “Un'idea di laicità. Bologna, il Mulino,  Ragione, giustizia, filosofia, scritti scelti, Antonella Besussi e Anna E. Galeotti. Milano, Feltrinelli, Omnia Mutantur. La scoperta filosofica del pluralismo culturale (Milano, Marsilio,. Non c'è alternativa. Falso! Roma, Laterza,. La gran città del genere umano. Milano, Mursia,. La barca di Neurath. SPisa, Scuola Normale Superiore,. Laboratorio Expo.  Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli,. Il giardino di Camilla. Milano, Mursia,. Responsabilità-Uguaglianza-Sostenibilità. Tre parole-chiave per interpretare il futuro (Bologna, Dehoniane); Il senso della possibilità” Milano, Feltrinelli); “Le virtù cardinali: prudenza, temperanza, fortezza, giustizia” (Roma, Laterza), A proposito di Marx. Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli,. Quasi un diario. Socrate al caffè. Milano, Casagrande, “ Qualcosa di sinistra. Idee per una politica progressista. Milano, Feltrinelli,. Libertà. Roma, Treccani. Cura, introdotto la filosofia di Rawls, Nozick, Dahl, Easton, Nagel, Williams, Parfit, Putnam, Walzer, Berlin, Sen, Goodman, Arrow, Regan, Elster, Passmore, Pontara, Dunn, Larmore, MacIntyre, Harsanyi, Hempel, Finetti, Meade, Dworkin, Axelrod, Moore, Hampshire, Pettit, Spence, scrittore britannico  Scuola di Milano. Treccani Enciclopedie  Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Socrate al Caffè, su socrate.apnetwork. Biografia. Pavia. Centro di filosofia sociale Scritti Pavia. Centro di filosofia sociale la teoria della giustizia  RAI Filosofia Presentazione del volume Ragione, Giustizia, Filosofia. Scritti in onore. Salvatore Veca. Keywords: altruism, Hampshire, Hart, Grice, giustizia, cooperare e competere, altruismo – ragione – virtu capitali -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Veca: la massima dell’altruismo conversazionale” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732292349/in/dateposted-public/

 

Grice e Vecchio: il kantismo contro il positivismo di neo-Trasimaco (Bologna). Essential Italian philosopher. Interessi principali: Etica, filosofia del diritto, filosofia politica. Influenzato a Bobbio. Vecchio, eminente italiana filosofo del diritto del 20esimo secolo. Tra gli altri ha influenzato lBobbio. Famoso per il suo libro giustizia. -- è stato professore a Ferrara, Sassari, Messina, Bologna e Roma. Rettore a Roma. Inizialmente aderito al fascismo, come molti filosofi del diritto in Italia (anche se lui stesso rimosso dal l'ideologia fascista nella fase iniziale). Ha perso la sua cattedra per due volte e per ragioni opposte: per mano dei fascisti perché era un Ebreo, per mano di anti-fascisti perché era accusato di simpatizzare con il fascismo all'inizio della sua carriera. Reintegrato nell'insegnamento durante la seconda guerra mondiale, lavora con il Secolo d'Italia e la rivista Pages libero (pubblicazione regia di Vito Panucci). Fa parte del comitato organizzatore di INSPE, un Istituto di ricerca che negli anni Cinquanta e Sessanta si era opposto alla cultura marxista, la promozione di conferenze internazionali e pubblicazioni. Fondatore e direttore del giornale internazionale di Filosofia del Diritto. Considerato tra i maggiori interpreti del kantismo. Criticato il positivismo, affermando che il concetto di ‘ius’ non può essere derivata dall'osservazione dei fenomeni giuridici. A questo proposito, le sue convinzioni concordarono con una vertenza che si stava svolgendo in Germania tra Filosofia, Sociologia e legale Teoria generale che sembrava di ridefinire il "filosofia del diritto" a cui Vecchio ha attribuito questi tre compiti:  compito logica: costruire il concetto di ‘legge’ -- compito fenomenologica, che consiste nello studio del diritto come fenomeno sociale. Compito ontologico, che esamina la natura del ‘giusto’ --  o l'essenza del diritto come – dovere -- dovrebbe essere. Opere: “Senso giuridico, La filosofico Presupposti del concetto di legge, Il concetto di legge, Il concetto di natura e il principio di diritto, Sui principi generali della legge, Giurisprudenza,  Lezioni Filosofia del diritto, La crisi della scienza del diritto, Storia della Filosofia del diritto, Mutevolezza ed Eternità della legge, Gli studi sul diritto. Del Vecchio, Giorgio treccani "Principi generali del diritto.” Vechio: essential Italian philosopher. Grice: “Note that it is DelVecchio.” DelVecchio. Vecchio. Keywords: neo-Trasimaco, Hart, ius, kantismo, positivism, giustizia, il giusto. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza, “Grice, Hart, e Vecchio: il kantianismo dell’ ‘ius.’” https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732516490/in/dateposted-public/

 

Grice e Vedovelli – filosofia (Roma). Essential Italian philosopher. Filosofo. Rettore a Siena, assessore alla cultura del Comune di Siena. Laureato in filosofia a Roma è Professore a Siena, dove ha assunto la carica di Rettore. Precedentemente ha svolto attività di ricerca e di docenza a Heidelberg, Calabria, Roma, e Pavia.  I suoi settori di ricerca si muovono nell'ambito della glossologia, la semiotica, la sociolinguistica e la linguistica acquisizionale. Ha introdotto il concetto di lingua immigrata. Le sue ricerche si concentrano sull'insegnamento e apprendimento delle lingue in contesto migratorio.  È autore di un commento al Quadro comune europeo di riferimento per l'insegnamento delle lingue e co-autore della ricerca Italiano, indagine motivazionale sui pubblici dell'italiano all'estero, realizzata  sotto la guida di Mauro. È stato il fondatore e primo direttore della Certificazione di Italiano come Lingua Straniera, e del Centro di Eccellenza della Ricerca Osservatorio linguistico dell'italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in Italia, istituiti a Siena.  Opere: “Lessico di frequenza dell'italiano parlato” (Milano, IBMEtas,  Italiano, I pubblici e le motivazioni dell'italiano diffuso tra stranieri, Roma, Bulzoni, Guida all'italiano per stranieri. La prospettiva del Quadro comune europeo per le lingue, Roma, Carocci,  L'italiano degli stranieri, Roma, Carocci, Lingua in giallo. Analfabeti, criminali, sordomuti, certificazioni di lingua straniera, Perugia, Guerra, Storia linguistica dell'emigrazione italiana nel mondo, Roma, Carocci, Siena Certificazione CILS Linguistica educativa Glottodidattica Semiotica  Registrazioni di Massimo Vedovelli, su RadioRadicale, Radio Radicale. Vedovelli. Keywords. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza, “Grice e Vedovelli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732504270/in/dateposted-public/

 

Grice e Vegetti – il platonismo oxoniense di Pater – filosofia  (Milano). Essential Italian philosopher. Filosofo. Professore a Pavia. Si laurea a Pavia con una tesi, “La storiografia diTucidide,” quale alunno del Collegio Ghislieri. Libero docente e successivamente professore incaricato in Storia della filosofia antica, fu Professore di questa disciplina a Pavia dove ricoprì più volte il ruolo di direttore nel Dipartimento di Filosofia.  Fu docente presso la Scuola Superiore IUSS di Pavia e la Scuola Europea di Studi Avanzati dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Membro del Collegium Politicum e socio dell'Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli, e dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere.  Vegetti condivise il lavoro intellettuale e l'impegno sociale con Finzi. Vegetti si dedicò alla filosofia greco-romana, secondo l'insegnamento del suo maestro Geymonat. Fa studi sulla medicina e sulla biologia da Ippocrate a Galeno.  Fu il primo in Italia a impartire un corso di storia della filosofia antica che prendesse in considerazione i riferimenti alla storia della scienza, particolarmente in ambito greco-romano. Nella ricerca della connessione fra scienze e filosofia, seguì la metodologia di Geymonat. Il campo d'indagine approfondito da Vegetti consistette nello studio degli aspetti etici e politici della filosofia, in particolare il platonismo, il aristotelismo, e lo stoicismo, in rapporto con l'ambito sociale ed ideologico della cultura greco-romana. Relativamente all'etica, che assimila l'ordine stabilito dalla legge morale e politica con l'ordine naturale insito nel kósmos, l'universo ordinato, Vegetti ritenne che si configurasse per la prima volta nell' “Iliade” proseguendo poi nella riflessione orfica-pitagorica sull'anima. Apprezzato per i suoi studi su Platone, Aristotele, Ippocrate, Galeno  e sull'etica. Opere: “Il coltello e lo stilo” (Il Saggiatore, Milano); “Tra Edipo e Euclide” (Il Saggiatore, Milano); “L'etica degli antichi” (Laterza, Roma-Bari); “La medicina platonica” (Il Cardo, Venezia); “La Repubblica platonica” (Napoli, Bibliopolis); “Il platonismo” (ed. Einaudi); “Socrate incontra Marx. Lo Straniero di Treviri, ed. Guida; “Guida alla lettura della Repubblica di Platone, Laterza, Roma-Bari); “Un paradigma in cielo. Platone politico da Aristotele al Novecento, ed. Carocci. Vegetti collabora in: “Marxismo e società antica” (Feltrinelli, Milano); “Oralità, scrittura, spettacolo” Boringhieri, Torino,  Il sapere degli antichi, Boringhieri, Torino, L'esperienza religiosa antica, Boringhieri, Torino (con Gabriele Giannantoni) La scienza ellenistica, Bibliopolis, Napoli, Le opere psicologiche di Galeno, Bibliopolis, Napoli, Nuove antichità, "Aut Aut", "Dialoghi con gli antichi", Sankt Augustio. Ha tradotto  Ippocrate, Opere, M. Vegetti, POMBA, Torino, II edizione, Aristotele, Opere biologiche, D. Lanza e M. Vegetti, POMBA, Torino, II edizione, Galeno, Opere, I. Garofalo e M. Vegetti, POMBA, Torino, Platone, Repubblica, M. Vegetti, Libri I-III, Dipartimento di Filosofia dell'Pavia, "Platone, Repubblica", M.Vegetti, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, Milano. “Nell'ombra di Theuth: dinamiche della scrittura in Platone, in Sapere e scrittura in Grecia, M. Detienne, Laterza, Roma- Bari); “Tra il sapere e la pratica: la medicina ellenistica” in Storia del sapere medico occidentale M. Grmek, Laterza, Roma-Bari. “L' idea del bene nella Repubblica di Platone, in "Discipline filosofiche", Passioni antiche: l'io collerico, in Storia delle passioni S. Vegetti Finzi, Laterza, Roma- Bari. Curato inoltre, per Zanichelli, “Filosofie e società.” Biografia su Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su emsf.rai.  S. Vegetti Finzi, A. Celli, Fare società, ed. Einaudi  Entrambi collaboratori della rivista Iride delle edizioni del Mulino. Biografia su Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, su emsf.rai. 6. Filosofo studioso di Platone, su corriere.  G. Curci, Intervista alla prof.ssa Gastaldi, in ricordo del maestro Vegetti, su necrologie.laprovinciapavese.gelocal. Enciclopedia Treccani alla voce "Galeno" Intervista Antonio Carioti, "Critico il Platone di Reale, il marxismo non c'entra", intervista di Mario Vegetti, Corriere della Sera, Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Mario Vegetti,.  Pubblicazioni su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale. L'etica e la filosofia antica, su emsf.rai. La retorica e la persuasione, su emsf.rai. La medicina greca. Aristotele. I pitagorici. Socrate., su emsf.rai. L'etica in Platone e Aristotele, su emsf.rai. Mario Vegetti: il primato del filosofo per Aristotele, sul  RAI filosofia, su filosofia.rai. Mario Vegetti. Vegetti. Keywords: ariskant, plathegel. -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, -- Luigi Speranza, “Grice e Vegetti e il platonismo oxoniense di Pater” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732247714/in/dateposted-public/

 

Velino – I velini – Luigi Speranza (Velia). Grice: “”A = A,” Parmenides says,” “Le donne sono le donne,” “La guerra è la guerra.” Enough to irritate an Italian neo-non-parmenideian“One of the most important Italian philosophers, if only because Plato dedicated a dialogue to him!”Grice.   --   Parmenide Parmènide di Elea (in greco antico: Παρμενίδης, Parmenídēs; Elea. Filosofo antico -- autore del poema Sulla natura. Viene considerato il fondatore dell'ontologia, con cui ha influenzato l'intera storia della filosofia occidentale. Fu il filosofo dell'essere statico e immutabile, in contrasto col divenire di Eraclito, secondo il quale viceversa «tutto cambia». A lui si deve la nascita della scuola eleatica a cui appartenevano anche Zenone (o Senone nella grafia antica) di Elea e Melisso di Samo. La rivalità tra Parmenide ed Eraclito è stata reintrodotta negli odierni dibattiti sulla concezione del tempo,[ e della fisica moderna. Nacque a Velia, in Ascea, da una famiglia aristocratica. Della sua vita si hanno poche notizie. Secondo Speusippo, nipote di Platone, e chiamato dai suoi concittadini a redigere le leggi di Ascea. Secondo Sozione e discepolo del pitagorico Aminia. Per altri fu probabilmente discepolo di Senofane di Colofone. Ad Ascea fonda inoltre una scuola, insieme al suo discepolo prediletto Zenone. Platone nel Parmenide riferisce di un viaggio che Parmenide intraprese alla volta di Atene, dove conobbe Socrate col quale ebbe una vivace discussione. L'unica opera di Parmenide è il poema in esametri intitolato Sulla natura, di cui alcune parti sono citate da Simplicio in De coelo e nei suoi commenti alla Fisica aristotelica, da Sesto Empirico e da altri scrittori antichi. Di “Sulla natura” ci sono giunti ad oggi diciannove frammenti, alcuni dei quali allo stato di puro stralcio, che comprendono un proemio e una trattazione in due parti: La via della verità e La via dell'opinione. Di quest'ultima abbiamo solo pochi versi.  Εἰ δ' ἄγ' ἐγὼν ἐρέω, κόμισαι δὲ σὺ μῦθον ἀκούσας, αἵπερ ὁδοὶ μοῦναι διζήσιός εἰσι νοῆσαι· ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι, Πειθοῦς ἐστι κέλευθος - Ἀληθείῃ γὰρ ὀπηδεῖ - , ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι, τὴν δή τοι φράζω παναπευθέα ἔμμεν ἀταρπόν· οὔτε γὰρ ἂν γνοίης τό γε μὴ ἐὸν - οὐ γὰρ ἀνυστόν - οὔτε φράσαις. ... τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι. Orbene io ti dirò, e tu ascolta accuratamente il discorso, quali sono le vie di ricerca che sole sono da pensare: l'una che "è" e che non è possibile che non sia, e questo è il sentiero della persuasione (infatti segue la verità); l'altra che "non è" e che è necessario che non sia, e io ti dico che questo è un sentiero del tutto inaccessibile. Infatti non potresti avere cognizione di ciò che non è (poiché non è possibile), né potresti esprimerlo. Infatti lo stesso è pensare ed essere. Sostiene che la molteplicità e i mutamenti del mondo sono illusori, e afferma, contrariamente al senso comune, la realtà dell'essere: immutabile, ingenerato, finito, immortale, unico, omogeneo, immobile, eterno.  La narrazione si snoda intorno al percorso intellettuale del filosofo che racconta il suo viaggio verso la dimora della dea della Giustizia la quale lo condurrà al cuore inconcusso della ben rotonda verità. La dea, in quanto tutrice dell'ordine cosmico, e vista in tal senso anche come garante dell'ordine logico, cioè del corretto filosofare. La dea gli mostra la via dell'opinione, che conduce all'apparenza e all'inganno, e la via della verità che conduce alla sapienza e all'essere (τὸ εἶναι).  Pur non specificando cosa sia questo essere, è il che per primo ne mette a tema esplicitamente il concetto. Su di esso egli esprime soltanto una lapidaria formula, la più antica testimonianza in materia, secondo la quale l'essere è, e non può non essere. Il non-essere non è, e non può essere -- ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι … ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι -- è, e non è possibile che non sia … non è, ed è necessario che non sia»  -- fr. 2, vv 3;5 - Simplicio, Phys. 116, 25. Proclo, Comm. al Tim.). Con queste parole intende affermare che niente si crea dal niente (ex nihilo nihil fit), e nulla può essere distrutto nel nulla. Già i primi filosofi avevano cercato l'origine (o ἀρχή, archè) della mutevolezza dei fenomeni in un principio statico che potesse renderne ragione, non riuscendo a spiegarsi il divenire. Ma i cambiamenti e le trasformazioni a cui è soggetta la natura, tali per cui alcune realtà nascono, altre scompaiono, non hanno semplicemente motivo di esistere, essendo pura illusione. La vera natura del mondo, il vero essere della realtà, è statico e immobile. A tali affermazioni giunge promuovendo per la prima volta un pensiero basato non più su spiegazioni mitologiche del cosmo, ma su un metodo razionale, servendosi in particolare della logica formale di non-contraddizione, da cui si traggono le seguenti conclusion. L'essere è immobile perché se si muovesse sarebbe soggetto al divenire, e quindi ora sarebbe, ora non sarebbe. L'essere è uno perché non possono esserci due esseri: se uno è l'essere, l'altro non sarebbe il primo, e sarebbe quindi non-essere. Allo stesso modo per cui, se A è l'essere, e B è diverso da A, allora B non è: qualcosa che non sia Essere non può essere, per definizione. L'Essere è eterno perché non può esserci un momento in cui non è più, o non è ancora: se l'essere fosse solo per un certo periodo di tempo, a un certo momento non sarebbe, e si cadrebbe in contraddizione. L'essere è dunque ingenerato e immortale, poiché in caso contrario implicherebbe il non essere. La nascita significa essere, maa anche non essere prima di nascere. La morte significa non essere, ovvero essere solo fino a un certo momento. L'essere è indivisibile, perché altrimenti richiederebbe la presenza del non-essere come elemento separatore. L'essere risulta così vincolato dalla necessità (ἀνάγχη), che è il suo limite ma al contempo il suo fondamento costitutivo. La dominatrice necessità lo tiene nelle strettoie del limite che lo rinserra tutto intorno; perché bisogna che l'essere non sia incompiuto. L'essere secondo Parmenide: privo di imperfezioni e identico in ogni sua parte come una sfera paragona l'Essere a una sfera perfetta, sempre uguale a se stessa nello spazio e nel tempo, chiusa e finita (per gli antichi greci il finito era sinonimo di perfezione). La sfera è infatti l'unico solido geometrico che non ha differenze al suo interno, ed è uguale dovunque la si guardi; l'ipotesi collima suggestivamente con la teoria della relatività di Einstein che dice: «Se prendessimo un binocolo e lo puntassimo nello spazio, vedremmo una linea curva chiusa all'infinito» in tutte le direzioni dello spazio, ovvero, complessivamente, una sfera (per lo scienziato infatti l'universo è finito sebbene illimitato, fatto di uno spazio tondo ripiegato su se stesso). Fuori dell'essere non può esistere nulla, perché il non-essere, secondo logica, non è, per sua stessa definizione. Il divenire attestato dai sensi, secondo cui gli enti ora sono e ora non sono, è una mera illusione (che appare ma in realtà non è). La vera conoscenza dunque non deriva dai sensi, ma nasce dalla ragione. Non c'è nulla di errato nell'intelletto che prima non sia stato negli erranti sensi» è la frase che d'ora in poi sarà attribuita a Parmenide. Il pensiero è dunque la via maestra per cogliere la verità dell'Essere: «ed è lo stesso il pensare e pensare che è. Giacché senza l'essere … non troverai il pensare», a indicare come l'Essere si trovi nel pensiero. Pensare il nulla è difatti impossibile, il pensiero è necessariamente pensiero dell'essere. Di conseguenza, poiché è sempre l'essere a muovere il pensiero, la pensabilità di qualcosa dimostra l'esistenza dell'oggetto pensato.Tale identità immediata di essere e pensiero, a cui si giunge scartando tutte le impressioni e i falsi concetti derivanti dai sensi, abbandonando ogni dinamismo del pensiero, accomuna Parmenide alla dimensione mistica delle filosofie apofatiche orientali, come il buddhismo, il taoismo e l'induismo. Una volta stabilito che l'Essere è, e il non-essere non è, restava tuttavia da spiegare come nascesse l'errore dei sensi, dato che nell'Essere non ci sono imperfezioni, e perché gli uomini tendano a prestare fede al divenire attribuendo l'essere al non-essere. Parmenide si limita ad affermare che gli uomini si lasciano guidare dall'opinione (δόξα), anziché dalla verità, ossia giudicano la realtà in base all'apparenza, secondo procedimenti illogici. L'errore in definitiva è una semplice illusione, e dunque, in quanto non esiste, non si può trovargli una ragione. Compito del filosofo è unicamente quello di rivelare la nuda verità dell'Essere nascosta sotto la superficie degli inganni. Il tema sarà ripreso da Platone che cercherà una soluzione al conflitto tra l'essere e il molteplice; per sciogliere il dramma umano costituito dal senso greco del divenire (per cui tutto muta) che si scontra con una ragione, altra dimensione fondamentale della grecità, che è portata a negarlo, Platone concepirà il non-essere non più alla maniera di Parmenide staticamente e assolutamente contrapposto all'essere, ma come diverso dall'essere in senso relativo, nel tentativo di dare una spiegazione razionale anche al tempo e al molteplice.  Il rigore logico di Parmenide gli valse inoltre l'appellativo di "venerando e terribile" da parte di Platone. La fiducia di Parmenide in un sapere completamente dedotto dalla ragione, e viceversa la sua totale sfiducia nei confronti dei sensi e di una conoscenza empirica, fa di lui un filosofo profondamente razionalista.  Parmenide e la scuola di Elea  Parmenide ne "La scuola di Atene", affresco di Raffaello Sanzio Parmenide fu il fondatore della scuola di Elea, dove ebbe vari discepoli, il più importante dei quali fu Zenone. Il metodo usato dagli eleati era la dimostrazione per assurdo, con cui confutavano le tesi degli avversari giungendo a dimostrare la verità dell'Essere, nonché la falsità del divenire e delle impressioni dei sensi, per una "impossibilità logica di pensare altrimenti".Stupiva i contemporanei un ragionamento che scaturiva dalla radicale contrapposizione essere/non-essere e da un'immediata conseguenza del principio di non-contraddittorietà dell'essere e del pensiero, teorizzato in seguito da Aristotele come evidenza prima e indimostrabile alla ragione senza la quale diverrebbe impossibile qualsiasi conoscenza necessaria-filosofica, restando solo il mondo dell'opinione.  Parmenide e gli eleati si contrapponevano soprattutto al pensiero di Eraclito, loro contemporaneo, filosofo del divenire che basava la conoscenza interamente sui sensi. Nella prospettiva della storia della filosofia, sarà quindi Hegel a concepire l'essere in maniera radicalmente opposta a Parmenide.  Anche l'atomismo democriteo intese contrapporsi alla teoria eleatica dell'Essere (che aveva cercato una soluzione al problema dell'archè negando alla radice un fondamento originario al divenire), presupponendo gli atomi e uno spazio vuoto, diverso dagli atomi, in cui essi potessero muoversi, ipotizzando in un certo senso una convivenza di essere e non-essere.  In seguito furono i sofisti a cercare di confutare il pensiero degli eleati, opponendo al loro sapere certo e indubitabile (επιστήμη, epistéme) sia il relativismo di Protagora, sia il nichilismo di Gorgia. Uno dei maggiori problemi sollevati da Parmenide riguardava in particolare l'impossibilità di oggettivare l'Essere, di darne un predicato, di sottrarlo all'astrattezza formale con cui egli l'aveva enunciato, e che sembrava contrastare con la pienezza totale del suo contenuto. Fu seguendo questa strada che Platone, nel tentativo di risolvere il problema, approderà al mondo delle idee.  L'interpretazione della "doxa" Giovanni Reale ha elencato le diverse interpretazioni contemporanee sullo statuto e il significato dell'opinione ed il suo rapporto con la verità. Accanto ad una lettura che le vede contrapporre radicalmente, ne esiste una diversa, che Reale appoggia, secondo cui l'opinione (δόξα, doxa) non è da intendersi in Parmenide come negazione assoluta della verità, ma come un modo improprio di accostarsi ad essa. Non si tratterebbe cioè di puro non-essere, della via dell'errore scartata a priori, ma di una terza possibilità in cui i fenomeni (δοκοῦντα, dokùnta) sarebbero entità pensabili e quindi plausibili, se non altro come manifestazioni esteriori del fondamento occulto e autentico dell'Essere. Nelle parole della Dea, infatti, Parmenide è chiamato a conoscere anche «le opinioni dei mortali, in cui non è certezza verace; eppure anche questo imparerai: come l'esistenza delle apparenze sia necessario ammetta colui che in tutti i sensi tutto indaga». Si tratta di un'interpretazione condivisa in varia misura anche da Hans Schwabl, Mario Untersteiner, Giorgio Colli, Luigi Ruggiu, sebbene respinta da altri, che farebbe di Parmenide un anticipatore della futura ontologia platonica, mentre i suoi discepoli avrebbero invece mantenuto una concezione più rigorosa dell'essere, quella tradizionalmente attribuita agli eleati. Tra le filosofie volte al recupero del pensiero classico in chiave attuale, in direzione del quale si sono mossi specialmente gli studi di Martin Heidegger e di Gustavo Bontadini, l'opera di Emanuele Severino si segnala come una parziale ripresa della dottrina di Parmenide, e viene perciò definita «neoparmenidismo». In particolare nel suo scritto Ritornare a Parmenide, Severino intende proporre un'originale reinterpretazione delle categorie fondamentali del pensiero moderno alla luce della rigorosa logica dell'Eleate. Secondo Platone in Parmenide, 127a-c. ^ Secondo la cronologia di Apollodoro di Atene che colloca la sua ἀκμή (l'acmé, il quarantesimo anno dell'età, ritenuto dai dossografi antichi il punto più alto della vita e dell'attività filosofica) nella XLIX olimpiade, datata al 504-1 a.C. (Diogene Laerzio, IX, 23). Dopo che fu scoperta in uno scavo ad Ascea un'erma acefala con l'iscrizione Πα[ρ]μενείδης Πύρητος Οόλιάδης φυσικός (Parmenide figlio di Pirete medico degli Uliadai), dove Parmenide viene cioè indicato come capo della scuola medica eleata degli Ούλιάδαι, si ritrova in seguito la testa-ritratto con barba qui raffigurata, con la base del collo adattata ad essere sovrapposta in un'erma del tipo di quella precedentemente ritrovata con l'iscrizione citata. Altri ritengono invece che questa scultura riproduca il busto del filosofo epicureo Metrodoro di Lampsaco (M. G. Picozzi, Parmenide, Enciclopedia dell'arte antica Treccani).  Logos: rivista internazionale di filosofia, Bartelli & Verando I paradossi di Zenone sul movimento vennero enunciati proprio per argomentare la posizione filosofica di Parmenide. Luigi Lugiato, L'uomo e il limite, Milano, FrancoAngeli, Secondo Platone in Parmenide, op.cit.  Diogene Laerzio, IX, 21. ^ Così Plutarco, Contro Colote, 32, 1126 A. Fra questi Aristotele, (Metafisica A 5, 986b, 22) e Platone (Sofista, 242d) e così anche Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 21. ^ I presocratici, a cura di G. Giannantoni, Bari 19756. ^ Platone, Parmenide, 128 B. ^ Simplicio, De cœlo 556, 25. Simplicio, In Aristotelis Physica commentaria. ^ Sesto Empirico, Adversus mathematicos, libro VII.  ^ Finito non da intendersi come imperfetto perché per la mentalità antica il segno di perfezione è la compiutezza, il finito. L'infinito vorrebbe dire che non è completo, che gli manca qualcosa quindi imperfetto. Sul tema del viaggio in Parmenide si veda quest'intervista a Luigi Ruggiu, tratta dall'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche. Fr. 1, v. 29, della raccolta I presocratici di Diels/Kranz. ^ Anna Jellamo, Il cammino di Dike: l'idea di giustizia da Omero a Eschilo, Roma, Donzelli. Sull'ipotesi che la dea della Giustizia fosse interpretata da Parmenide in un significato nuovo, filosofico, cfr. Hermann Fränkel, Wege und Formen Frühgriechischen Denkens. Literarische und Philosophiegeschichtliche Studien, München, Beck, 1960, p. 162 segg., per il quale essa veniva ora vista come dea della «giustezza» o «esattezza» (dikaiosyne), preludio di quella platonica. Sulla Dike "filosofica" cfr. anche Karl Deichgräber, Parmenides' Auffahrt zur Göttin des Rechts, Untersuchungen zum Prooimion seines Lehrgedichts, 11, Magonza. La nascita della parola "filosofia" è molto controversa, in quanto ha diverse accezioni. Già anticamente, così come altri termini composti col suffisso "philo-" (cfr. P. Hadot, Che cos'è la filosofia antica?, Torino, Einaudi) essa indicava una passione, una tensione (φίλος, fìlos) verso il sapere (σοφία, sofìa). Secondo Antonio Capizzi, tuttavia, Parmenide non era un filosofo nel senso etimologico, in quanto più che al "sapere per il sapere" propendeva per le applicazioni politiche del sapere, ma la questione è tutt'altro che definitiva. Principio enunciato da Melisso e poi reso in latino da Lucrezio, ma implicitamente presente nel frammento 8 di Parmenide (cfr. Réginald Garrigou-Lagrange, La sintesi tomistica, Fede & Cultura, 2015. ^ «Il principio di non-contraddizione, introdotto da Parmenide per rivelare l'essere stesso, la verità essenziale, fu successivamente impiegato come strumento del pensiero logicamente cogente per qualsiasi affermazione esatta. Sorsero così la logica e la dialettica» (K. Jaspers, I grandi filosofi, tr. it., Longanesi, Milano). ^ Fr. 8, v. 30-32, della raccolta Diels/Kranz. ^ Albert Einstein si espresse tra l'altro in maniera sorprendentemente simile a Parmenide, in quanto anch'egli tendeva a negare la discontinuità del divenire e il suo svolgimento nel tempo. Secondo Popper, «grandi scienziati come Boltzmann, Minkowski, Weyl, Schrödinger, Gödel e, soprattutto, Einstein hanno concepito le cose in modo similare a Parmenide e si sono espressi in termini singolarmente simili. La materia, secondo Einstein, si curverebbe su se stessa, per cui l'universo sarebbe illimitato ma finito, simile ad una sfera, che è illimitatamente percorribile anche se finita. Inoltre Einstein ritiene che non abbia senso chiedersi che cosa esista fuori dell'universo» (Ernesto Riva, Manuale di filosofia). Alexius Meinong, proprio come Parmenide, difese ad esempio l'idea che anche «la montagna d'oro» (titolo di un romanzo fantascientifico) sussista poiché se ne può parlare. Fr. 3, v. 1, Diels/Kranz. Sull'analogia tra la posizione parmenidea e le filosofie dell'Oriente, cfr. Emanuele Severino. Il Poema, le fonti, le interpretazioni, su filosofico.net. Cfr. anche l'intervista al professor Emanuele Severino (Venezia, Museo Correr, Biblioteca Marciana) in Parmenide su Emsf.rai.it. ^ Platone, Teeteto, 183e. ^ Un famoso esempio si ha nelle aporie note come paradossi di Zenone. ^ Si veda La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, di Eduard Zeller, trad. di R. Mondolfo Eleati, a cura di Giovanni Reale, Firenze, La Nuova Italia, nuova edizione a cura di Giuseppe Girgenti, Milano, Bompiani, 2011. ^ «Dunque, Parmenide ha esposto un'"opinione plausibile", oltre a quella fallace, e ha cercato, a suo modo, di dar conto dei fenomeni» (G. Reale, Storia della filosofia antica, I, Vita e Pensiero, Milano). Fr. 1, vv. 31-33, trad. di G. Reale. Hans Schwabl, Sein und Doxa bei Parmenides, «Wiener Studien», Mario Untersteiner, La Doxa di Parmenide, in Parmenide. Testimonianze e frammenti, Sansoni, Firenze Giorgio Colli, Physis kryptesthai philei, ed. dell'Ateneo, Roma  Luigi Ruggiu, Saggio introduttivo e commentario filosofico, in Parmenide. Poema sulla natura: i frammenti e le testimonianze indirette, Rusconi, Milano  Di origine evidentemente iranica sarebbe il dualismo luce-tenebre che per Parmenide sta alla base della dóxa, mentre sarebbe addirittura di origine indiana il carattere puramente apparente da lui attribuito al mondo sensibile (sostenuto dalla corrente Samkya delle Upanishad nella famosa dottrina del "velo di Maya", ripresa da Arthur Schopenhauer nel XIX secolo), e lo stesso viaggio del filosofo al cospetto della dea, esposto nel proemio del Poema parmenideo, ricorderebbe i viaggi degli sciamani asiatici (Martin Litchfield West, La filosofia greca arcaica e l'Oriente, Il Mulino, Bologna, 1993). ^ In esso, tuttavia, Severino afferma dapprima di aver compiuto il secondo grande "parmenicidio", dopo quello di Platone: Parmenide svaluta e quindi annulla i fenomeni, ma questi appaiono, quindi esistono e, se esistono, non divengono, ma tutti sono eterni. In secondo luogo Severino usa la logica parmenidea per confutare l'etica e la fede in Dio: poiché il divenire non esiste, non sarebbero possibili la libera scelta morale e l'esistenza di un Creatore che tragga l'essere dal nulla, creandolo ex nihilo. Bibliografia Fonti Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei più celebri filosofi, Testo greco a fronte, a cura di Giovanni Reale con la collaborazione di Giuseppe Girgenti e Ilaria Ramelli, Milano, Bompiani, 2005 Edizioni e traduzioni Pilo Albertelli, Gli Eleati: testimonianze e frammenti, Bari, Laterza, 1938 Renzo Vitali, Parmenide d'Elea. Peri physeos, una ricostruzione del Poema, Faenza, Lega, 1977 Giovanni Reale, Luigi Ruggiu, Parmenide. Poema sulla natura, Milano, Rusconi, 1991 Giovanni Cerri, Parmenide. Poema sulla natura, Milano, BUR, 1999 Albino Nolletti, Che cos'è l'Essere di Parmenide: spiegazione di un enigma filosofico Testo greco a fronte, Teramo, La Nuova Editrice, 2004 I presocratici. Prima traduzione integrale con testi originali a fronte delle testimonianze e dei frammenti di Hermann Diels e Walther Kranz, a cura di Giovanni Reale, Milano, Bompiani, 2006 Mario Untersteiner, Eleati. Parmenide, Zenone, Melisso. Testimonianze E Frammenti Testo greco a fronte, Milano, Bompiani, 2011 Studi Emanuele Severino, Ritornare a Parmenide [1964], in Essenza del nichilismo, pp. 19–61, Paideia, Brescia 1972 Carlo Diano, Parmenide in Studi e saggi di filosofia antica (successivamente ne Il pensiero greco da Anassimandro agli Stoici, Bollati Boringhieri, 2007 e 2018) Luigi Ruggiu, Parmenide, Venezia, Marsilio 1975 Antonio Capizzi, Introduzione a Parmenide, Laterza, Roma-Bari 1975 Antonio Capizzi, La porta di Parmenide. Due saggi per una nuova lettura del poema, Edizioni dell'Ateneo, Roma 1975 Guido Calogero, Studi sull'eleatismo [Roma], La Nuova Italia, Firenze 1977 Edward Hussey, I presocratici, trad. di L. Rampello, Mursia, Milano 1977 Klaus Heinrich, Parmenide e Giona. Quattro studi sul rapporto tra filosofia e mitologia, Guida, Napoli 1988 Giovanni Casertano, Parmenide il metodo la scienza l'esperienza, Loffredo, Napoli Karl Popper, Il mondo di Parmenide. Alla scoperta dell'illuminismo presocratico, Piemme, Casale Monferrato Martin Heidegger, Parmenide, a cura di F. Volpi, Adelphi, Milano 1999 Hans-Georg Gadamer, Scritti su Parmenide, a cura di G. Saviani, Filema, Napoli Giorgio Colli, Gorgia e Parmenide. Lezioni Adelphi, Milano Néstor-Luis Cordero, By Being, It is. The Thesis of Parmenides, Parmenides Publishing, Las Vegas Massimo Pulpito, Parmenide e la negazione del tempo. Interpretazioni e problemi, LED, Milano 2005 Andrea Sangiacomo, La sfida di Parmenide. Verso la Rinascenza, Il Prato, Padova 2007 Michele Abbate, Parmenide e i neoplatonici. Dall'Essere all'Uno e al di là dell'Uno, Edizioni dell'Orso, Alessandria Ugo di Toro, L'enigma Parmenide. Poesia e filosofia nel proemio, Aracne, Roma 2010 Franco Ferrari, Il migliore dei mondi impossibili. Parmenide e il cosmo dei Presocratici, Aracne, Roma 2010 Massimo Donà, Parmenide. Dell'essere e del nulla, Alboversorio, Milano Donato Sperduto, Il divenire dell'eterno, Aracne, Roma. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Modifica su Wikidata Parmènide (filosofo), su sapere.it, De Agostini. Spiegazione dell'enigma dell'Essere di Parmenide, su parmenide.info. Emanuele Severino. Il Poema, le fonti, le interpretazioni, su filosofico.net. Emanuele Severino: Parmenide, su raiscuola.rai.it. (EL) "Sull'Essere" recitato in greco antico ricostruito, su podium-arts.com. (EN) Un'ampia lista degli studi dedicati a Parmenide su parmenides.com. (EN) Parmenides and the Question of Being in Greek Thought, su ontology.co. con una bibliografia annotata degli studi recenti e delle edizioni critiche. Università di Stanford. efs.: H. P. Grice, “Negation and privation,” “Lectures on negation,” Wiggins, “Grice and Parmenides”. Parmenide. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Il parmenideismo italiano,” Luigi Speranza, "Grice e Parmenide," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

 

 

Grice e Velia -- Zenone – i veliani – Luigi Speranza (Velia). Filosofo. f. senofane, parmenide -- Velia --  (or as Strawson would prefer, Zeno). Sometimes spelt ‘Senone’ "Senone *loved* his native Velia. Vivid evidence of the cultural impact of Senone's arguments in Italia is to be found in the interior of a red-figure drinking cup (Roma, Villa Giulia, inv. 3591) discovered in the Etrurian city of Falerii. It depicts a heroic figure racing nimbly ahead of a large tortoise and has every appearance of being the first known ‘response’ to the Achilles (or Mercurio, Ermete) paradox. “Was ‘Senone’ BORN in Velia?”that is the question!”Grice. Italian philosopher, as as such, or as Grice prefers, ‘senone’ -- Zenos paradoxes. “Since Elea is in Italy, we can say Zeno is Italian.”H. P. Grice. “Linguistic puzzles, in nature.”  H. P. Grice. four paradoxes relating to space and motion attributed to Zeno of Elea fifth century B.C.: the racetrack, Achilles and the tortoise, the stadium, and the arrow. Zeno’s work is known to us through secondary sources, in particular Aristotle. The racetrack paradox. If a runner is to reach the end of the track, he must first complete an infinite number of different journeys: getting to the midpoint, then to the point midway between the midpoint and the end, then to the point midway between this one and the end, and so on. But it is logically impossible for someone to complete an infinite series of journeys. Therefore the runner cannot reach the end of the track. Since it is irrelevant to the argument how far the end of the track is  it could be a foot or an inch or a micron away  this argument, if sound, shows that all motion is impossible. Moving to any point will involve an infinite number of journeys, and an infinite number of journeys cannot be completed. The paradox of Achilles and the tortoise. Achilles can run much faster than the tortoise, so when a race is arranged between them the tortoise is given a lead. Zeno argued that Achilles can never catch up with the tortoise no matter how fast he runs and no matter how long the race goes on. For the first thing Achilles has to do is to get to the place from which the tortoise started. But the tortoise, though slow, is unflagging: while Achilles was occupied in making up his handicap, the tortoise has advanced a little farther. So the next thing Achilles has to do is to get to the new place the tortoise occupies. While he is doing this, the tortoise will have gone a little farther still. However small the gap that remains, it will take Achilles some time to cross it, and in that time the tortoise will have created another gap. So however fast Achilles runs, all that the tortoise has to do, in order not to be beaten, is not to stop. The stadium paradox. Imagine three equal cubes, A, B, and C, with sides all of length l, arranged in a line stretching away from one. A is moved perpendicularly out of line to the right by a distance equal to l. At the same time, and at the same rate, C is moved perpendicularly out of line to the left by a distance equal to l. The time it takes A to travel l/2 relative to B equals the time it takes A to travel to l relative to C. So, in Aristotle’s words, “it follows, Zeno thinks, that half the time equals its double” Physics 259b35. The arrow paradox. At any instant of time, the flying arrow “occupies a space equal to itself.” That is, the arrow at an instant cannot be moving, for motion takes a period of time, and a temporal instant is conceived as a point, not itself having duration. It follows that the arrow is at rest at every instant, and so does not move. What goes for arrows goes for everything: nothing moves. Scholars disagree about what Zeno himself took his paradoxes to show. There is no evidence that he offered any “solutions” to them. One view is that they were part of a program to establish that multiplicity is an illusion, and that reality is a seamless whole. The argument could be reconstructed like this: if you allow that reality can be successively divided into parts, you find yourself with these insupportable paradoxes; so you must think of reality as a single indivisible One. Senza le premesse di tale discussione e problematica si precisano chiaramente nei finissimi argomenti di Zenone di Velia, diseepolo e difensore di Parmenide, in cui si vede bene il taglio netto tra l'essere che è e in cui tutto si annulla, e il mondo umano costruito dall'uomo stesso. All'inizio del “Parmenide” Platone narra che una volta, durante le grandi Panatenee, Parmenide e Zenone vennero ad Atene. Parmenide era allora molto innanzi negli anni, tutto bianco, ma d'aspetto bello e nobile, e aveva circa sessantacinque anni. Zenone si avvicinava allora ai quaranta anni, di grande statura e bell'uomo (Parmenide, 127b). Platone dice, poi, che in quell'occasione Zenone lesse un saggio che scrive per difendere la tesi di Parmenide, ma k:he quel libro egli compose per amor di polemica e che per giunta un tale glielo aveva sottratto, per cui, Platone fa dire a Zenone. Nnon ebbi neppure il ternpo di pensare se fosse o no il caso di darlo alla luce (128a). Platone, forse, per dare avvio alla sua discussione, probabil-mente nei confronti dell'eleatismo megarico, si riallaccia di proposito a Zenone e a Parmenide mettendoli in rapporto con Socrate, allora giovanissimo, quel Socrate di cui poi i megarici furono discepoli. Può darsi, dunque, che Platone forza la notizia di Zenone ad Atene insieme a Parmenide, in un'epoca, il 455-450, in cui sembra difficile, per ragioni cronologiche, che Parmenide sia potuto venire ad Atene, o avesse circa sessantacinque anni. Nulla vieta, invece, di pensare che lui sia stato effettivamente ad Atene, anche se in epoca diversa, e che sia nato tra il 500 e il 490. Discepolo di Parmenide, Zenone nacque ad Elea nel 500/490. ·Platone (Parmenide, 127b) narra che nel 452 circa Zenone, venuto con Parmenide ad Atene, aveva circa quaranta anni. Tutte le fonti lo presentano come uomo prestante e altamente intelligente, che prese attiva parte alla vita politica della sua città, dove sarebbe eroicamente morto combattendo il tiranno Ncarco, quando, preso da Nearco e torturato, per non parlare si spezza la lingua con i denti, sputandola addosso al tiranno. Sembra che la struttura originaria del saggio di Zenone (o dei suoi saggi) fosse antinomica, e che [Altro punto sospetto è che Platone dice che il saggio che Zenone scrive e stato fatto circolare senza il permesso dell'autore. Potrebbe questo essere indice che Platone, in effetto, non espone la tesi vera di Zenone, anche se, nella finzione del dialogo, lui stesso approvi, con qualche riserva, il sunto che dei punti salienti dà Socrate. Platone, nel Parmenide tende a dimostrare l'impossibilità di pensare l'essere di Parmenide che porta dietro di sé l'altrettanta impossibilità di pensare i molti, onde, postici sul piano di Parmenide, risulta impossibile il discorso, un qual- sivoglia giudizio. Non interessa ora la soluzione di Platone e il suo tentativo di poter pensare l'essere come dialetticità corrispondente alla dialetticità del pensiero, per cui si rendeva possibile porre un tutto oggettivo. come ordine dialettico e misura su cui scandire, attraverso la conoscenza di sé, lo stesso ordine politico. È tuttavia importante sottolineare che nei confronti dell'uno di Parmenide e delle opere di lui (che accettando l'ipotesi di Parmenide e anche accettando che l'uno di Parmenide si può, all'estremo, ritenere assurdo, vuoi dimostrare che altrettanto assurdo è porre unità accanto a unità, come i pitagorici, quando si ritenga che queste siano realtà per sé e non puri nomi), la polemica di Platone chiarifica quella che storicamente dev'essere stata l'aporia fondamentale in cui doveva trovarsi il lettore del saggio di Zenone. In verità - abbietta Zenone nel Parmenide di Platone - questo mio saggio vuol essere in certo modo una difesa della dottrina di Parmenidc contro quelli che cercano di metterla in ridicolo sostenendo che la tesi dell'esistenza dell'uno va incontro a molte conseguenze ridiwlc c contraddittorie. Vuole confutare perciò questo mio saggio quelli che asseriscono l'esistenza dei molti c render loro la pariglia e anche di piu, cercando di mostrare che la loro ipotesi dell'esistenza dei. molti va incontro a conseguenze ancor piu ridicole di quella dell'uno se si vuole andare in fondo alla ricerca (l28c-d). In effetto qui Platone corregge la sua prima affermazione che Zenone e Parmenide avessero detto la stessa cosa ("dite su per giu la cosa medesima ": 128b}, e per i suoi intenti lascia cadere la precisazione di Zenone. Ma ciò è fondamentale, perché, in genere, è con questi abili accenni che Platone distingue quello che a lui importa da quello che accantona, ma che corrisponde, quasi sempre, alla verità storica. Zenone, quaranta fossero gli argomenti contro la tesi che sostiene il molteplice e il moto. Platone che vede in lui il difensore dell"Uno di Parmenide, lo chiamò il "palamede eleatico" (Fedro, 26ltl). ] dunque, sarebbe parmenideo alla rovescia. Egli accetterebbe che l'uno tutto di Parmenide porti alla finale contraddizione dell'impensabilità - proprio sulla via del pensiero - dell'uno stesso. Solo che la facile critica dell'annullarsi dell'uno deve tener presente che, ammessa la esistenza dei molti, di punti accanto a punti, come enti reali, si cade nelle stesse contraddizioni di chi pone l'uno. Zenone non dice mai cosa sia l'Essere. Zenone nega che posti i molti come esistenti, sul piano logico i molti esistano, confermando cosi la tesi parmenidea che i molti in quanto tali, in quanto definizioni, non sono che puri nomi. Ammessa, dunque, pitagoricamente, l'esistenza di punti reali costituenti le cose, bisogna necessariamente ammettere che ciascuna di tali unità in quanto punto ha una grandezza, anche se minima, onde in ogni punto vi sono infiniti punti e quindi ogni punto-unità sarà infinitamente grande; se il punto poi non ha gradezza, poiché le cose si costituiscono come aventi grandezza per l'unione dei punti, come sarà mai possibile che punti senza grandezza diano luogo a grandezze? n punto dunque, se non ha grandezza, non è (fr. l, 2). Ancora: ammesse piu cose costituite di punti, esse saranno ad un tempo in numero finito e infi.t;lito, il che è contraddittorio: saranno in numero finito, perché non possono essere piu o meno di quante sono; infinito perché tra l'una e l'altra ve ne sarà un'altra ancora, e tra questa e l'altra un'altra ancora all'infinito (fr. 3). Ancora: ammessa la molteplicità di cose reali per sé, bisogna ammettere o che sono continue, onde la molteplicità si annulla nella continuità, che, essendo divisibile all'infinito, è costituita di infiniti punti a loro volta divisibili all'infinito, fino al nulla; oppure che ogni cosa, limitando l'altra, occupa uno spazio e si distingue dal- l'altra per uno spazio: ma allora ogni spazio in quanto luogo implica un altro luogo e cosi all'infinito, sino all'unico luogo cioè l'uno, cioè il nulla (Aristotele, Fisica, 209a-210b; Simplicio, Fisica, 140, 34, 562, 1). Entro questa linea rientra anche il cosiddetto argomento del grano di miglio. Un grano o la decimillesima parte di un grano di miglio fa rumore: ora se fra un grano di miglio e un medimmo c'è proporzione, vi sarà proporzione anche tra i suoni, per cui se un medimmo di miglio fa rumore lo farà anche un solo grano (Aristotele, Fisica, 250a~ 19; Simplicio, Fisica, 1108, 18), ma ciò non avviene. Evidentemente quest'ultimo argomento rientra nei termini dei primi. Se l'uno, o la totalità, è impensabile irrelativamente, altrettanto impensabili sono i molti qualora si pongano quali realtà accanto a realtà. Nessuna parte del molteplice costituirà il limite ultimo e nessuna sarà senza una relazione con un'altra" (fr. 1). Poiché i molti sono impensaolli, se non. determinati come variazione di quantità di un CONTINUO, e poiché IL CONTINUO si può rappresentare come retta all'infinito, fino al nulla, i molti, se posti come realtà per sé, non sono. Cosi nell'ipotetica retta (nulla è pensabile se non in quanto estensione ed estensione che si qualifica) altrettanto inconcepibile è il moto, o meglio la possibilità dello spostamento e del passaggio da punto a punto, ché, dato, ad esempio, un segmento AB, tra A e B posta una metà A', necessariamente tra A e A', vi sarà una metà A" e cosi vita all'infinito – eis apeiron -- (argomento della dicotomia, cioè della divisione in due: Aristotele, Fisica, 233a, 239b, 263a; Simplido, Fisica, 1013; 4). Evidentemente non vi è allora passaggio tra un ipotetico primo punto A e il punto della linea accanto ad A, onde si può dire che Achille piè veloce" (in A) non raggiungerà mai la tartarugà che sia un passo avanti (in A"), ché, in effetto, logicamente, né l'uno né l'altra si muovono (argomento dell'Achille: cfr. Aristotele, Fisica, 239b; Simplicio 1013, 31), tanto piu che la linea, essendo costituita d'infiniti punti, è divisibile all'infinito, e quindi, all'infinito, si annulla. Analogamente LA FRECCIA non raggiungerà mai il bersaglio, dovendo percorrere l'infinito e rimanendo sempre ferma al punto di partenza (argomento della freccia: cfr. Aristotele, Fisica, 239b; Simplicio, Fisica, 1015, 19; Filopono, Fisica, 816, 30; Temistio, Fisica, 199, 4). Infine, dei presunti quaranta argomenti con i quali Zenone avrebbe dimostrato la contraddittorietà in cui pone o l'esperienza sensibile o la definizione dei dati che implicano la molteplicità o il movimento, abbiamo l'argomento detto dello stadio. Considerando in uno stadio un punto mobile che va ad una certa velocità, se lo si considera rispetto ad un punto fermo andrà, ad esempio, a dieci chilometri l'ora, se lo si considera invece rispetto a un altro punto mobile che vada alla sua stessa velocità in senso opposto, quello stesso mobile va a venti chilometri all'ora. Il quarto argomento - dice Aristotele - è quello delle due serie di masse uguali che si muovono in senso contrario nello stadio, lungo altre masse uguali, le une cioè a partire dalla fine dello stadio, le altre dalla metà, con velocità uguale; la conseguenza è che la metà del tempo è uguale al doppio (Fisica, 239b; cfr. anche Simplicio, Fisica, 1016, 9 sgg). I celebri argomenti sul movimento, con cui, accettata la premessa che esiste il moto, con ferrea consequenzialità, di deduzione in deduzione, si dimostra come-sul piano logico, contraddicendosi, non si possa se non negare il moto (onde, appunto, Aristotele, secondo Diogene Laerzio, VIII, 57, nel “Sofista” andato perduto - ha potuto dire che lui e padre della DIALETTICA, come arte del confutare), ci sono rimasti attraverso le discussioni e le critiche di Aristotele. Non sappiamo, in effetto, se tali argomenti fossero proprii del suo saggio, ché le fonti precedenti, ivi compreso Platone (che fa intravedere solo gli argomenti contro l'esistenza della molteplicità), ne tacciono. Certo gli argomenti sul movimento potevano essere conseguenza di quelli sulla pluralità, che, portando a dimostrare l'intraducibilità della fisica in termini logico-matematici, per l'impensabilità del CONTINUO SPAZIALE, portavano anche a rendere impensabile il continuo temporale-spaziale su cui si determinano, definendoli, i punti-geometrici, i cui rapporti di movimento divenivano rapporti spaziali e, quindi, ancora una volta impensabili o contraddittori. La sua polemica sembra quindi rivolta sia contro i punti- cose dei primi pitagorici (o se si vuole contro la riduzione a numeri interi delle cose da parte dei primi pitagorici), supponendo i numeri irrazionali, sia contro l'impossibilità di ridurre le esperienze della vita, della mutevolezza, alla sfera della ragione e dei numeri, senza perdere in puri nomi quella stessa vitalità. Le conseguenze della discussione di Zenone, tenendo presenti certe posizioni a lui contemporanee o immediatamente posteriori - lasciando da parte le implicazioni che vi hanno veduto certi storici, riferendo le sue tesi ad alcune delle concezioni della matematica e della fisica moderna, - sembrano potersi indicare nei seguenti punti: l. impossibilità di ridurre la fisica in termini matematici; 2. conseguente impossibilità di pensare, e quindi di definire, sia l'essere come totalità, sia la molteplicità; 3. consapevolezza che ogni ricostruzione matematica è valida, in quanto ipotetica e che altrettanto ipotetica è ogni ricostruzione fisica. Sul piano storico si determinano cosi: posizioni diverse, a seconda di quale aspetto della problematica, impostata da Zenone, veniva approfondito. O si insistito sul continuo giungendo a risolvere e ad annullare i molti (che restano come determinazioni valide su di un piano puramente linguistico) nel continuo stesso, cioè nell'infinita unità (Me- lisso); o si è risolto l'uno su di un piano puramente matematico, per cui l'uno non è nessuno dei punti della serie, né il pari né il dispari, ma la possibilità dell'uno e dell'altro, e che nell'opposizione-armonia dà luogo a un'ipotesi logica che spiega un'ipotesi fisica (Crotone e Taranto); o si è assunta l'ipotesi fisica del continuo divisibile all'infinito in infiniti punti ognuno dei quali, infinito, ha in sé tutte le infinite possibilità, gl'infiniti semi vitali, onde in ogni punto tutto è tutto (Anassagora); o si è fatta l'ipotesi che gli infiniti punti, proprio perché infiniti e quindi escludenti un passaggio dall'uno all'altro all'infinito costituiscono infiniti limiti, d'onde una infinita serie di limiti, d'indivisibili (atomi) implicanti nel limite una separazione, cioè un altro limite come vuoto (Leucippo, che fu discepolo di Zenone, e Democrito). Infine, se da un lato la sua problematica portava a impostare l'intelligibilità del reale non come afferrante la struttura in sé del reale stesso, ma come ipotesi o fisica o matematica, dall'altro lato portava, nella consapevolezza dell'impossibilità logica dell'Essere o del divenire, della Verità, a rimanere sul piano dell'opinione c del discorso umani, entro i termini dello stesso mondo dègli uomini e dei loro rapporti (Protagora, Gorgia). Senone di Velia. Keywords: reductio ad absurdum, alievo di Parmenide di Velia, scuola di Velia, scuola di Crotone, i veliati, i veliani, Adorno. Refs.: H. P. Grice, “Zeno’s sophisma;” Luigi Speranza, "Senone e Grice," “Grice e Zenone” -- The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. #velia https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4420384541306840  #griceevelia https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702109596/in/photolist-2mLJPUG-2mKbr1G

Grice e Venanzio – filosofia italiana – Luigi Speranza -- Essentail Italian philosopher. Filosofo. Luigi Carrer. Pietose esequie per lui si celebrarono nella Basilica di San Marco, e il dolore apparve su tutti i volti, qual era in tutti i cuori, solenne e profondo; ed il Municipio di Venezia gli decretò sepoltura propria ed iscrizione monumentale nel comunale cimiterio. Così quella feconda vita innanzi tempo si spense e la gloria dell'estinto ormai più non dura che nella memoria delle sue virtù e nella splendida bellezza delle sue opere. Sventura acerbissima! che privò la patria di un cospicuo decoro e tolse alla italiana letteratura di cogliere il pieno frutto dei nobili studj di un tanto scrittore, ed a questo di godere più a lungo, dopo i sofferti infortunj, il meritato riposo e e ben conseguite ricompense. (dal Comentario della vita e delle opere di Carrer, in Carrer, Poesie (Le Monnier, Firenze). Sulla eccellenza dei prosatori. Chiunque alle prime origini ed alle rarie vicende della italiana letteratura volga la mente, scorgerà dì leggieri, che ogni epoca di essa è renduta dalle altre singolare da pregi non solo segnalati in se stessi, ma eziandio ai progressi della letteratura medesima in partìcolar modo accomodati; cosicché, mentre le altre nazioni la maggior loro gloria in un solo secolo ripongono, la nostra può a giusto diritto di molti egualmente vantarsi. Amore ardentissimo di patria, zelo di libertà e quel senso squisito del bello che alla prima aurora della civiltà corse a risvegliare gli animi per lungo sonno inoperosi, mossero i nostri padri del trecento a fondare la lingua e la letteratura italiana; e tanta fu la fiamma allora accesa nei petti sdegnosi dell'antica barbarie, che sursero ad un tratto quei miracoli di sapere e d'ingegno, Dante, Petrarca, e Boccaccio; ai quali tenne dietro la onorata comitiva dei Villani, dei Cavalca, dei Passavanti, dei Compagni, e di parecchi illustri Volgarizzatori, dalle cui scritture la purissima vena discorre dell'italiano favellare.  E nella eccelsa carriera, dappertutto, ed alla testa di tutti si mostra il Galileo; spirito che più che a decoro della sua patria e del suo secolo parve nato a lume ed a stupore dell'universo. Ch'egli pensò e previdde come Bacone, ma con alacrità inoltrossi pel sentiero che quegli aveva soltanto additato; dubitò come Cartesio, ma alle opinioni rivocate in dubbio non sostituì come quello vane chimere e sognate ipotesi; osservò e scoprì come Newton; ma la progressione dei tempi riservò al filosofo inglese il vanto di dare il suo nome al grande sistema per cui l'italiano aveva in gran parte approntato i materiali. Imperciocchè dopo avere in terra stabilite le leggi della caduta dei gravi, delle velocità, delle resistenze, delle percosse, e dopo aver per così dire valutati i corpi in numero, peso e misura, colla pupilla armata del telescopio da lui forse inventato e certamente perfezionato speculò arditamente nel cielo, ed ivi con invitta forza stabilì l'impero del sole ed il nostro mondo gli rese soggetto, vide valli e monti nella luna, vide di nuove stelle risplendere il firmamento, e Giove che prima per solitaria via moveva deserto fornì d'astri seguaci, ed il vaghissimo volto di Venere a seconda dei tempi e delle vicende fece che in vari aspetti ai cupid'occhi si mostrasse: felice! chè le opere ed i trovati mostrarono quanto in lui vi fosse di divino, le sole sventure quanto di mortale. Il Dizionario della Crusca è il solo da cui e precettori e discepoli trar possano norme e soccorsi, serbiamo con ogni cura intatta la fede e la dignità di questo libro reverendo; e non feriamone l'autorità coll'arme del ridicolo. Gli alti pensieri, lo stile acconcio e severo e le scelte ed accresciute parole costituiscono le qualità distintive delle prose dei buoni scrittori del seicento; per le quali la lingua italiana giunse in quel secolo ad un vigore e ad un nerbo, che fra le splendide pompe e le floride eleganze del secolo antecedente non aveva forse saputo acquistare. A niuno inferiore e superiore a molti è Redi, e sia che il proprio animo manifesti nella epistolare corrispondenza, sia che della inferma salute de' suoi ammalati discorra, sia ch'espenga le sue gravissime osservazioni alla istoria naturale pertinenti, sia che si applichi ad illustrare la patria favella ed a risolverne le più sottili questioni, dagli altri di lunga mano si distingue per la spontanea leggiadria con cui le scritture condisce senza renderle affettate o leziose, per le grazie ingenue e festive di cui le sparge, pel patrimonio prezioso di schiette e adequate parole di cui le arricchisce, esoprattutto per certi ritorcimenti e per certe giudiziose piegature con cui nuovi significati e vaghezza nuova alle voci radicali sa dare.  Girolamo Venanzio, Sulla eccellenza dei prosatori, in Memorie scientifiche e letterarie dell'Ateneo di Treviso, Andreola, Treviso. Venanzio. Keywords. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft, MS – Luigi Speranza, “Grice e Venanzio” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51732463585/in/dateposted-public/

 

Grice e Vera – l’idealismo italiano – filosofia italiana (Amelia). Essential Italian philosopher. Senatore del Regno d'Italia Legislature XIII. Filosofo. Grice: “One of my favourite unpublications is “Absolutes,” which took its inspiration from a little tract by Vera which was especially influential on Flaubert, “Il problema dell’assoluto.” Strawson remarked: “it was a boojum, you see!” -- Fu senatore del Regno d'Italia nella XIII legislatura. Compì i suoi studi alla Sapienza di Roma, terminandoli alla Sorbona di Parigi. Mostrò subito un immenso talento per l'insegnamento, caratterizzato da lucidità di esposizione e genuino spirito filosofico, reggendo dal 1839 al 1850 svariate cattedre in città importanti della Francia e della Svizzera. Il colpo di Stato di Napoleone III lo costrinse a rifugiarsi in Inghilterra a causa delle sue idee eterodosse. Qui intraprese la stesura in francese dell’“Introduzione alla filosofia” di Hegel.  Tornò in Italia, riuscendo a diventare il più geniale e originale comunicatore della filosofia di Hegel, insegnando storia della filosofia dapprima all'Accademia di Milano, e poi, su invito di Francesco De Sanctis, a Napoli. Continuò a intrattenere scambi fecondi con la Società Filosofica di Berlino e con gli ambienti hegeliani tedeschi e francesi. Divenne socio nazionale dell'Accademia dei Lincei.  Fu suo fedelissimo allievo Mariano.  E durante i suoi studi con Cousin a Parigi che Vera arriva a conoscere la filosofia, risentendo fortemente dell'hegelismo allora in voga, di cui divenne in Italia promotore indiscusso. Si deve infatti a Vera il risveglio in Italia dell'interesse per la filosofia idealista ed hegeliana in particolare, anche se egli godette di maggior fortuna all'estero, mentre ebbe un influsso molto minore in patria rispetto a quello esercitato ad esempio dai lavori di Spaventa. A differenza di Spaventa, infatti, che reinterpretò la filosofia di Hegel in chiave critica, Vera si mantenne sostanzialmente fedele al dettato ortodosso della dottrina hegeliana.  Nelle sue opere, che esaltano la capacità di Hegel nel collegare ogni aspetto della realtà in un sistema organico, prevale l'attenzione per il problema religioso. Vera interpreta l'idea logica hegeliana in senso trascendente, come il concetto di ‘dio,’ venendo per questo accostato in certa misura alla Destra Hegeliana in Germania, sebbene una tale lettura possa apparire una forzatura.  Centrale è il primato dell'idea, che si articola nella storia come organismo spirituale, e per attingere la quale occorre trascendere la natura. L'idea esiste bensì anche nelle piante e negli animali, ma in maniera incosciente. Solo nell'essere umano – la persona -- essa giunge a pensarsi come idea, divenendo in tal modo storia, e rendendo possibile anche il progresso delle entità collettive di personi che sussistono come una nazione. Finché una nazione vive nella sfera del suo essere sensibile e animale, essa non si muove. Essa ripete ogni giorno la stessa vita e gli stessi eventi. Essa prova sempre gli stessi bisogni. Che se non fosse possibile trascendere questa sfera, la storia stessa non sarebbe possibile. Queste poche considerazioni ci spingono adunque a riconoscere con più pieno convincimento che solo l'idea o l'assoluto è il motore della nazione e dell'umanità, ovvero il principio determinante della storia” (“Introduzione alla filosofia della storia, Le Monnier, Firenze). La sua “Introduzione alla filosofia di Hegel” ha influenzato Flaubert nella stesura di Bouvard e Pécuchet.  In Italia invece è stato determinante per aver stimolato, insieme a Spaventa, la nascita dell'idealismo con Croce e Gentile. Il suo saggio filosofico più famoso è “Il problema dell'assoluto.” Si dedica anche a tematiche giuridiche e politiche su Cavour con Libera Chiesa in libero Stato, in cui attribuiva il ritardo del processo di rinnovamento liberale in Italia alla mancanza, durante il suo Rinascimento, di una Riforma luterana come quella d'oltralpe.  Tesi in latin: “ Platonis, Aristotelis et Hegelii: de medio termino doctrina. Quaestio philosophica. Opere: “Amore e filosofia: orazione inaugurale nel solenne riaprimento dell'Accademia, Milano); “La pena di morte” (Napoli); “Prolusioni alla storia della filosofia e alla filosofia della storia” (Napoli); “Ricerche sulla scienza speculativa e sperimentale” (Napoli); “La filosofia della storia” (Firenze); “Il Cavour e libera Chiesa in libero Stato” (Napoli); “Problema dell'assoluto” (Napoli); “Platone e l'immortalità dell'anima” (Napoli);   “Saggi filosofici” (Napoli). Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaronastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Enciclopedia Italiana. Vera, su treccani.  La Civiltà cattolica, Firenze, libraio L. Manuelli). Sträter osserva in proposito che Augusto Vera «sembra la degna riproduzione italo-francese di quel tipo a cui in Germania usiamo dare il nome di vecchi hegeliani o anche di ortodossi di stretta osservanza» (cit. in Tortora, Le filosofie italiane,  de "Le filosofie contemporanee", Università degli Studi Federico II di Napoli). La rinascita hegeliana a Napoli, su eleaml.altervista.org.  Lezioni di A. Vera, raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore da R. Mariano, cLe Monnier, Firenze, Revue Flaubert, L'escatologia pitagorica nella tradizione occidentale, su rito simbolico. G. Cotroneo, Filosofia e storiografia, Rubbettino Editore,  R. Mariano, Introduzione alla filosofia della storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore da Raffaele Mariano, Firenze, Le Monnier, 1869 Giovanni Gentile, Augusto Vera e l'ortodossismo hegeliano, in Le origini della filosofia contemporanea in Italia,  Messina, Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Armando Plebe, Spaventa e Vera, Torino, Edizioni di Filosofia, Guido Oldrini, Gli hegeliani di Napoli. Augusto Vera e la corrente ortodossa, Milano, Feltrinelli); T. Cricelli, Vera e la filosofia hegeliana, Il Testo. Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Vera, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Vera, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.  Vita e opere di Augusto Vera, su paolomalerba. Introduzione alla filosofia della storia. Lezioni di A. Vera raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore da R. Mariano, Firenze Le Monnier. Augusto Vera. Vera. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Vera” – The Swimming-Pool Library. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701723999/in/photolist-2mPkhvE-2mLLZRD-2mLP9qE-2mLGod1-2mLLwjC-2mLGRht-2mKEyBA-CntuMM-kLb4Rq-hSTpSd

 

Grice e Vercellone – il bello e l’estetico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Essentail Italian philosopher. Filosofo. La filosofia di Vercellone si svolge inizialmente intorno all’ermeneutica e il concetto di ‘classico’ – as in English ‘classy’, in Loeb’s classy library --. Anche il nichilismo. La sua “Introduzione al nichilismo” edito da Laterza, Roma-Bari.  Continuando a muoversi intorno al rapporto tra estetica ed ermeneutica, il suo percorso filosofico verte in seguito su ambiti decisivi:  il rapporto tra temporalità storica e coscienza estetica, la dispersione dell'estetico; il problema del ‘pulcer’ (‘il bello’) (“Oltre il bello” – Castiglioncello, Bologna, Il Mulino); e il concetto di ‘immagine’. Soprattutto quest'ultima linea occupa le sue ricerche orientate sull'idea di un “radicamento estetico”.  Vercellone è Professore a Torino e direttore del Centro Inter-Universitario Inter-Dipartimentale di Ricerca sulla Morfologia dell’Udine (dal È stato Presidente dell’Associazione Italiana degli Studiosi di Estetica) e Vice-Presidente della Società Italiana di Estetica. Collabora con La Stampa. Altre opere: “Identità dell' ‘antico’ – (drawing from the antique”) – il concetto di  ‘classico’” (Torino, Rosenberg & Sellier); “Apparenza e interpretazione” (Milano, Guerini e Associati);  “Pervasività dell’arte: Ermeneutica ed “estetizzazione” del mondo della vita” (Milano, Guerini); “Nature del tempo. Novalis e la forma poetica del romanticismo Tedesco” (Milano, Guerini); “Estetica dell’Ottocento, Bologna, Il Mulino); “Storia dell’estetica moderna e contemporanea (Bologna, Il Mulino); “Morfologie del Moderno” (Genova, Il Melangolo); “Lineamenti di storia dell’estetica. La filosofia dell’arte da Kant al XXI secolo” (Bologna, Il Mulino); “Pensare per immagini. Tra scienza e arte” (Milano, Mondadori); “Le ragioni della forma, Milano-Udine, Mimesis); “Dopo la morte dell'arte, Bologna, Il Mulino); “Il futuro dell'immagine, Bologna, Il Mulino); “Simboli della fine, Bologna, Il Mulino.  Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore di Vercellone, Roma, Aracne. M. Perniola, Estetica italiana contemporanea, Bompiani; D’Angelo, L’estetica italiana. Dal neoidealismo a oggi, Laterza, E. Franzini, Immagini del moderno, in A. Bertinetto, G. Garelli, Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in suo onore , Roma, Aracne.  G. Vattimo, L'arte è morta, anzi no: è "dopo", Repubblica,A. Bertinetto, G. Garelli, Morte dell'arte e rinascita dell'immagine. Saggi in onore di Federico Vercellone.  M. Belpoliti, “Tra bello e brutto non c'è più differenza” La Stampa, R. Bodei, “Là dove rinasce il Bello” Il Sole 24 Ore, R. Bodei, Salto nel vuoto dell'immagine, Il Sole 24 Ore, I. Mattazzi, Aprire lo sguardo. Stili della visione in grado di agire sul reale, Il Manifesto; M. Vallora, Nelle torri di Kiefer per trovare un senso in mezzo alle rovine, La Stampa, Università degli Studi di Torino. Vercellone. Keywords: bello, estetico, immagine. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vercellone: l’estetico e il bello’ – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731789298/in/dateposted-public/

 

Grice e Verdiglione – la congiura degl’idioti -- filosofia (Caulonia). Essential Italian philosopher. Filosofo. Grice: “I like Verdiglione; my favourite: his “La congiura degli idioti” – I have used the Greek root which Boezio translated as ‘proprium’ twice in my seminar on implicature: the first to refer to ‘kick the bucket’ as a ‘recognised idiom’ – idioma in Latin and idIoma, with stress on the i, in the Grecian; but more importantly – since ‘recognised by who?’ – in the next session I referred to a conversationalist using a one-off signaling which I referred to as a ‘signalling idiolect.’ Yes, Speranza and I can be pretty idiosyncratic!” -- Vincitore di una borsa di studio nel Collegio Augustinianum, studia a Milano, dove si è laureato con una tesi sulla filosofia semiotica di Pirandello. Formatosi con Lacan, pubblica con le case editrici Marsilio, Rizzoli, Feltrinelli e Sugarco, con cui collabora. Per quest'ultima dirige la collana "Bordi". Traduce la raccolta di testi Scilicet di Lacan per Feltrinelli e il Seminario XXII. Con la sua casa editrice, Spirali, pubblica testi come la traduzione del Malleus Maleficarum, Il martello delle streghe, il manuale dell'Inquisizione per la caccia alle streghe, e in seguito, sempre per le edizioni Spirali, pubblica alcuni testi di Bruno, come “Le ombre delle idee” e “Cabala del cavallo pegaseo.” Traduce per Feltrinelli libri che in Francia animano il dibattito in ambito culturale, come il saggio di Irigaray Speculum. L'altra donna edito da Feltrinelli nella traduzione di Muraro, il saggio di Mannoni Educazione impossibile. Introduce in Italia Kristeva; incontra anche Oury, fondatore assieme a Guattari della clinica La borde, di cui pubblica i libri Creazione e schizofrenia, Psicosi e logica istituzionale. “Il collettivo”, Babele e la Pentecoste. La Borde e la scrittura della psicosi, La psicosi e il tempo. Traduce sempre per Feltrinelli l'edizione del libro di Jean-Goux, Freud, Marx: economia e simbolico. Fonda il Movimento Freudiano e l'attività editoriale che si chiamerà Spirali Edizioni. Con la casa editrice Spirali, pubblica autori come  Daniel, Lévy, Glucksmann, Halter, Arrabal, Grillet.  Esce in edicola il primo numero del mensile Spirali. Giornale di cultura, a cui segue l'edizione francese Spirales, Il Secondo Rinascimento. Verdiglione e il Collettivo “Semiotica e psicanalisi” organizzano a Milano, in cinque sedi differenti, il Congresso internazionale "Sessualità e politica" seguito dai media italiani. Partecipano molte filosofi. Sempre con il Collettivo “Semiotica e psicanalisi”, organizza il congresso “La follia”, che si svolge in più sedi, tra cui il Palazzo dei Congressi e il Museo della scienza e della tecnica. Il congresso è seguito dalla stampa di vari paesi. Intanto, inventa la “cifre-matica,” la cosiddetta scienza della parola. Nell'Enciclopedia Rizzoli Larousse viene così definita la cifrematica: «dottrina della parabola intesa come ‘cifra’”.  Dottrina elaborata da Verdiglione e utilizzata all'interno di esperienze di conversazione, lettura, ecc. Secondo la cifrematica ogni parabola può essere analizzata secondo la sua logica idiomatica – cfr. Grice, “Idioma, not language” -- o la sua qualità cifratica, come ‘cifrema.’ C’e logica idiomatica della relazione, dello stigma, della funzione, della operazione, e della dimensione). C’e tre 'strutture' (struttura sintattica, struttua frastica e struttura pragmatica – o griceiana) secondo cui ogni expression – idioma --  può essere 'de-cifrata.’ E a Milano, su invito di Verdiglione Ionesco. In un'assemblea di intellettuali e lettori, c’e un convegno organizzato da lui, portando la testimonianza della sua vita e della sua attività filosofica, documentata nel libro Una vita di poesia.  La sua Università internazionale del Secondo Rinascimento acquista dalla famiglia Borromeo la Villa di Senago e il parco, lasciati in uno stato di abbandono per oltre vent'anni. I nuovi proprietari decidono pertanto di avviare un primo importante restauro che mira alla salvaguardia stessa del bene. Il restauro si è protratto nel tempo, fedele a criteri conservativi, con la collaborazione di ingegneri, esperti, architetti, tecnici, storici e filologi che hanno lavorato, insieme, sotto la direzione della Soprintendenza ai beni Ambientali ed Architettonici di Milano.  L'attività editoriale prosegue quanto già avviato e si indirizza soprattutto sulla dissidenza, in particolare romanzieri. Pubblica libri di Bukovskij, Zinovev, Naghibin, Maksimov e molti altri. L'interesse per la dissidenza lo porta a pubblicare saggisti come Suvorov, gli ambasciatori russi in Italia Adamishin, Jurij, il teorico della perestrojka Jakovlev, e l'ex ministro per l'energia e leader dell'opposizione di destra Nemtsov. Oltre agli autori, pubblica dissidenti provenienti da tutto il pianeta. In questa direzione sono stati organizzati i convegni internazionali Festival della modernità che propongono, in ciascuna edizione, diverse tematiche (scrittura, libertà, politica...).  In questi anni prosegue il lungo processo di restauro della Villa San Carlo Borromeo di Senago, restituendo all'edificio la sua originaria bellezza e trasformandolo in un Palazzo del turismo culturale e artistico, nella sede dell'Università internazionale del Secondo Rinascimento e della casa editrice Spirali. In questi anni, la Villa è sede di congressi, di corsi, di seminari, di riunioni di enti pubblici e privati, italiani e stranieri, di un museo permanente e di un museo per grandi mostre. Verdiglione ha totalizzato 10 anni e 6 mesi di carcere per reati vari.  È stato condannato a quattro anni e due mesi per truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace. Dopo un patteggiamento è stato condannato a un anno e quattro mesi. Nel  è stato di nuovo condannato in primo grado a nove anni (e la moglie a sette) per associazione a delinquere, frode fiscale, truffa alle banche e allo Stato; in seguito la pena è stata ridotta a cinque anni. In tale occasione ha causato sofferenze bancarie per 73,4 milioni: 18,3 sono in capo a Intesa Sanpaolo, altri 25,9 milioni a Banca Etruria. Truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace Verdiglione è al centro di una serie di vicende giudiziarie (Affaire Verdiglione) relative all'attività sua, della sua Fondazione e dei suoi collaboratori. Viene condannato a quattro anni e due mesi di reclusione per truffa, tentata estorsione e circonvenzione di incapace, condanna che passa in giudicato. Intellettuali di vari paesi (tra cui Lévy, Ionesco, Arrabal, Halter, Benamou, Henric, Bukovskij, Safouan, Xenakis, Zinovev, Mathé, Lanzmann), acquistano una pagina del quotidiano francese Le Monde in cui pubblicano e sottoscrivono un appello rivolto al Presidente della Repubblica italiana e ai giudici milanesi, col quale denunciano un presunto clima di "caccia alle streghe". Il caso Verdiglione secondo i firmatari mette in discussione le nozioni di diritto, giustizia e libertà di parola in Italia. Daniel, direttore del Nouvel Observateur, pubblica su la Repubblica una lettera, intitolata "Difendo Verdiglione", rivolta al direttore del quotidiano. Il Partito Radicale organizza un incontro internazionale in piazza Montecitorio sul Verdiglione, a cui partecipano anche importanti esponenti del "Comitato Internazionale per Verdiglione", promosso da Moravia, Ionesco, Lévinas, Arrabal, Bukovskij, Lévy, Halter. La Repubblica scrive che "dopo quello di Tortora ci sarà la sponsorizzazione da parte del PR del caso giudiziario di Verdiglione”. Il programma satirico Drive In lo fa conoscere anche al grande pubblico, attraverso la parodia del "Dottor Vermilione, psicanalista santone" impersonato da Greggio. Il caso Verdiglione è anche citato in relazione al disegno di legge per l'abolizione del reato di circonvenzione d'incapace (articolo 643 del codice penale). Dopo la condanna in Cassazione, la vicenda giudiziaria si conclude con il rinvio a giudizio per i capi di imputazione stralciati in occasione del primo procedimento giudiziario e con il definitivo patteggiamento a una pena di un anno e 4 mesi e indennizzi di oltre 3 miliardi di lire a ex allievi. Nel giugno  si concludono le indagini della Guardia di Finanza coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, Viene indagato per evasione fiscale in relazione all'emissione di fatture false, e appropriazione indebita. A seguito della richiesta avanzata dalla Procura di Milano, due dimore storiche riconducibili al professore (tra cui la sopracitata Villa San Carlo Borromeo di Senago) per ordinanza del Gip vengono poste sotto sequestro preventivo, pur mantenendone la disponibilità. A meno di tre settimane di distanza il Tribunale del Riesame di Milano annulla i decreti di sequestro concessi dal GIP C. Mannocci al PM Bruna Albertini, e restituisce gli immobili alle proprietà, in quanto non sussiste l'accusa di evasione fiscale. Si tratterebbe invece di neutralità fiscale, in quanto l'IVA dovuta sarebbe sempre stata pari a zero (in base alle conclusioni del giudice, sarebbero state emesse fatturazioni fittiziema regolarmente pagatetra società facenti capo a Verdiglione, allo scopo di ottenere crediti presso gli istituti finanziari, potendo esibire bilanci dai quali risultano entrate ingenti, in realtà fasulle).  La giudice Laura Marchiondelli rinvia a giudizio Verdiglione per associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale e truffa allo Stato. Nel dicembre  viene condannato a nove anni per i reati di associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale, truffa alle banche e truffa allo Stato. Nel medesimo processo vengono emesse condanne anche a carico della moglie Cristina Frua De Angeli e di due sue società, intanto fallite. Viene altresì disposta la confisca, fino ad un valore equivalente rispettivamente di 100 milioni e 10 milioni di euro, di beni come la storica dimora trecentesca Villa San Carlo Borromeo a Senago con 10 ettari di parco. La sentenza di secondo grado conferma la prima, nonostante che Procuratore generale, nella sua requisitoria, abbia chiesto "l'annullamento della sentenza di primo grado per assoluta indeterminatezza e intrinseca contradditorietà delle accuse".  La condanna a cinque anni di reclusione diventa esecutiva. Nel pieno delle inchieste giudiziarie, l'associazione da lui fondata viene definita setta dallo psicoterapeuta infantile Claudio Foti. Analoga affermazione fu fatta da Calefato, professoressa associata di sociolinguistica, che così si espresse in un'intervista per un quotidiano locale in occasione dell'incontro con Verdiglione organizzato a Bari da Ponzio, Professore di filosofia del linguaggio, intitolato "La cifra del Levante". Musatti, considerato il fondatore della psicanalisi italiana, provava una profonda avversione per Verdiglione che etichettò come "“il magliaro di Caulonia” e come "cialtrone". Verdiglione ha ospitato come relatori, nell'ambito di alcuni congressi organizzati alla Villa San Carlo Borromeo, autori come Duesberg (virologo statunitense, scopritore dei retrovirus) e Rasnick (biologo statunitense) che negano l'esistenza dell'AIDS, sostenendo che gli ammalati di tale morbo morissero in realtà sia a causa dell'assunzione di droghe sintetiche fortemente immune-soppressive sia a causa delle cure che erano loro imposte nella prima fase sperimentale, dove si ricorreva all'utilizzo di farmaci come l'AZT, originariamente sintetizzato a scopo antineoplastico e poi abbandonato per l'elevata tossicità. Opere: “Il carcere. La questione della parola, Associazione Amici di Spirali,  Ur-kommunismus. La paura della parola, Associazione Amici di Spirali,  La grammatica dello spirito. L'androgino trinitario e la bilancia dell'orrore, Associazione Amici di Spirali,  I padroni del nulla, Associazione Amici di Spirali,  L'Operazione guru, Associazione Amici di Spirali,  La rivoluzione dell'imprenditore, Associazione Amici di Spirali,  Il bilancio di guerra, Associazione Amici di Spirali,  In nome del nulla. L'accusa di blasfemia, Associazione Amici di Spirali,  Il bilancio intellettuale dell'impresa, Associazione Amici di Spirali,  Parola mia, Spirali,  La realtà intellettuale, Spirali,  L'Affaire fiscale ovvero il dispensario del tempo, Spirali,  Scrittori, artisti, Spirali, La libertà della parola, Spirali, La politica e la sua lingua, Spirali, La nostra salute, Spirali, Il capitale della vita, Spirali,  Master dell'art ambassador, Spirali, Master del brainworker, Spirali, Master del cifrematico, Spirali,  L'interlocutore, Spirali, Il Manifesto di cifrematica, Spirali, La rivoluzione cifrematica, Spirali, Artisti, Spirali, Il brainworking. La direzione intellettuale. La formazione dell'imprenditore. La ristrutturazione delle aziende, Spirali, Edipo e Cristo. La nostra saga, Spirali, La famiglia, l'impresa, la finanza, il capitalismo intellettuale, Spirali, Venere e Maria. La fiaba originaria, Spirali,Machiavelli, Spirali/Vel, Vinci, Spirali/Vel, La congiura degli idioti, -- cfr. Grice, “L’idioma dell’idiota” -- Spirali/Vel, L'albero di San Vittore, Spirali, Lettera all'eccellentissima corte di appello, Spirali, Quale accusa?, Spirali, Processo alla parola, Spirali, Il giardino dell'automa, Spirali, Manifesto del secondo rinascimento, Rizzoli, Spirali, La mia industria, Rizzoli Spirali,  Dio, Spirali, La peste, Spirali, La psicanalisi questa mia avventura, Marsilio, Spirali, La dissidenza freudiana, Feltrinelli, Spirali. E. Roudinesco, Histoire de la psychanalyse en France, Paris: Le Seuil (réédition Fayard )  dal sito web italiano per la filosofia.  in. ildomenicale arretrati n. Domenicale miei libri Scienze umane Sociologia e comunicazione Sollers-scrittore La-dissidenza-della-scrittura_Lacan e altri, Scilicet: rivista dell'école freudienne de Paris, traduzione di Armando Verdiglione, Feltrinelli, Milano, Jacques Lacan,  Il seminario, in «Ornicar? Venezia. Heinrich Institor (Krämer), J. Sprenger, A. Verdiglione, Il martello delle streghe. La sessualità femminile nel "transfert" degli inquisitori, Spirali, Milano, Giordano Bruno, Antonio Caiazza, Le ombre delle idee, Spirali, Milano, Giordano Bruno, Carlo Sini, Cabala del cavallo pegaseo, Spirali, Milano, Maud Mannoni, Educazione impossibile, Feltrinelli, Milano). Spirali pubblicherà le opere La rivoluzione del linguaggio poetico. L'avanguardia, : Lautrémont e Mallarmé e Poteri dell'orrore. Saggio sull'abiezione  Félix Guattari //spirali.com/books-of-Jean+Oury.php[collegamento interrotto]  Jean-Joseph Goux, Freud, Marx: economia e simbolico, introduzione e cura di Armando Verdiglione, Milano, Feltrinelli, atti del Convegno Sessualità e politica edito da Feltrinelli, 2000 partecipanti al Congresso di Psicanalisi con tema "Sessualità e Politica", svoltosi a Milano"  Gilles Anquetil, "A Milan, le sage congrès de la folie", Les Nouvelles Littéraires, Roger Dadoun, "A Milan F comme Folie", La Quinzaine littéraire,  Christian Descamps, "A Milan au congrès de psychanalyse on a débattu (vivement) de “Sexe et politique”", La Quinzaine littéraire, Congres v Milanu, “Razprave problemi”, dicembre 1976  Robert Maggiori, "La 'Jet Society' psychanalytique reunie a Milan", Liberation,  Italianistica  »  » Cifrematica: di che cosa parliamo?  Enciclopedia Universale Rizzoli Larousse, Rizzoli, Milano,  Luigi Mascheroni, il Giornale, Nicola Borzi, Etruria perde 26 milioni nel crack Verdiglione, in Il Sole 24 ore, Verdiglione affidato al servizi sociali, la Repubblica, in Archiviola Repubblica.  "Pour Armando Verdiglione", Le Monde, "Difendo Verdiglione", di Jean Daniel, direttore di Le Nouvel Observateur pubblicato da la Repubblica, 1Caso verdiglione: martedi' 8 agosto, all'hotel nazionale in piazza montecitorio, a partire dalle ore 11.45, incontro internazionale sul tema: "il caso verdiglione". marco pann..., su radioradicale. I radicali bocciano pannella, la Repubblica, in Archiviola Repubblica.//legislature.camera/_dati/leg10/lavori/stampati Milano, 18 rinvii a giudizio per la vicenda verdiglione, Repubblica » Ricerca, non profit, veridglione fa lo sponsor e le associazione danno forfeit, la Repubblica, in Archiviola Repubblica. Gianfrancesco Turano, Verdiglione spa, in Corriere Economia, Verdiglione, ovvero come sposare lo sponsor e viver felici  Corriere della Sera, su milano.corriere.  Archivio Corriere della Sera, su archiviostorico.corriere. Corriere della Sera, su archiviostorico.corriere.  Frode fiscale, 9 anni a Verdiglione confiscati beni per 110 milioni, in Corriere della Sera. Lo psicanalista Verdiglione dai fasti degli anni ‘80 al ritorno in carcere, su milano.corriere.  sito dell'associazione diretta da Claudio Foti, 'Verdiglione fuori dall'Ateneo'la Repubblica, in Archiviola Repubblica. Il chiaccierato Verdiglione, la Repubblica, in Archiviola Repubblica. cesare musattiAnalisi laica, su Analisi laica. Italian guru, la Repubblica, in Archiviola Repubblica. T. Szaz, La battaglia della salute, Spirali. «L'Aids non è contagioso in nessun modo, non si trasmette né attraverso rapporti eterosessuali né attraverso rapporti omosessuali e neanche senza rapporti, non si trasmette in nessun modo; l'Hiv è un retrovirus che, secondo Dusberg, è innocuo." "Muoiono per via della cura. È la cura, che li ammazza."».  Dizionario di cifrematica, su dizionario di cifrematica. armandoverdiglione.com. Com: Recenti Vicende, su tgcom.mediaset. Verdiglione. Keywords. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Verdiglione e l’idioma dell’idiota” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #verdiglione https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.6937483539596915 #griceeverdiglione https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702234931/in/photolist-2mLLVsZ-2mLKtaD

Grice e Vernia – i peripatetici – filosofia italiana – Luigi Speranza (Chieti). Grice: “I love Vernia, but then any Englishman would, especially when learning that Saint Thomas (Aquino) made such a fuss about him!” -- Essential Italian philosopher. Filosofo. Allievo a Padova di Pergola e Thiene e successore di quest'ultimo, ebbe come collega Pomponazzi e tra i suoi allievi Nifo e Pico. Seguace dell'ermetismo allora imperante a Padova, curò un'edizione di Aristotele. Vernia sostenne l'unità dell'intelletto -- dottrina poi abbandonata a causa di una condanna inflittagli dal vescovo di Padova), l'autonomia della fisica rispetto alla meta-fisica, e la superiorità della scienza della natura sulle scienze dell'uomo.  Opere: “Contra perversam Averrois opinionem de unitate intellectus et de animae felicitate”; “De unitate intellectus et de animae felicitate”; “Expositio in Posteriorum capitulum secundum in fine”; “Expositio in Posteriorum librum priorem”; “Quaestio de gravibus et levibus”; “Quaestio de rationibus seminalibus”; “Quaestio de unitate intellectus”; “Quaestio in De anima  Ennio De Bellis, L’aristotelismo Firenze, Leo S. Olschki editore, Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Vernia. Keywords: i parepatetici, i parepatetici padovani – i parepatetici di padova -- Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vernia: viva Aristotele!” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #vernia https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.5475762019102415 #griceevernia https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731763313/in/photolist-2mPmNVF-2mLLWjU-2mLQ2ox-2mLKu2P-2mLNWGK-2mLLWmc-2mLLWjZ-2mLQ2pz-2mLKu2U-2mLQ2o7-2mLLWmn-2mLKu3f-2mLFoBp-2mLNWHM

Grice e Veronelli – sadimo italiano – Filosoia italiana – Luigi Speranza (Milano). Essential Italian philosopher. Filosofo. Veronelli viene ricordato come una delle figure centrali nella valorizzazione e nella diffusione del patrimonio eno-gastronomico. Antesignano di espressioni e punti di vista che poi sono entrati nell'uso comune e protagonista di caparbie battaglie per la preservazione delle diversità nel campo della produzione agricola e alimentare, attraverso la creazione delle “denominazioni comunali,” le battaglie a fianco delle amministrazioni locali, l'appoggio ai produttori al dettaglio. Veronelli assieme ad alcuni sommelier F.I.S.A.R. Era originario del quartiere Isola di Milano. Dopo il R. Ginnasio Parini, compie studi di filosofia a Milano, diventando assistente di Bariè. Si professa per tutta la vita di fede anarchica, rifacendosi anche alle ultime lezioni tenute da Croce a Milano. Inizia l'esperienza di editore, pubblicando tre riviste:  I problemi del socialismo Il pensiero Il gastronomo. Pubblica La questione sociale di Proudhon e Historiettes, contes et fabliaux di De Sade; per quest'ultima viene condannato, insieme a Manfredi (autore dei disegni, poi assolto), a tre mesi di reclusione per il reato di pornografia. L’opera di De Sade sarà poi messa al rogo nel cortile della procura di Varese. Subisce anche una condanna di sei mesi di detenzione per aver istigato i contadini piemontesi alla rivolta, con l'occupazione della stazione di Asti e dell'autostrada, per protestare contro l'indifferenza della politica per i problemi dei contadini e dei piccoli produttori. Diventa collaboratore de Il Giorno.  L'attività giornalistica lo impegnerà, e i suoi articoli, di stile aulico e provocatorio, ricchi di neologismi e arcaismi, faranno scuola nel giornalismo eno-gastronomico e no. Tra le testate cui ha collaborato vanno ricordate, oltre a Il Giorno: Corriere della Sera, Class, Il Sommelier, Veronelli EV, Carta, Panorama, Epoca, Amica, Capital, Week End, L'Espresso, Sorrisi e Canzoni TV, A Rivista Anarchica, Travel e Wine Spectator, Decanter, Gran Riserva ed Enciclopedia del Vino, The European. L'apparizione televisiva ne aumenta notevolmente la fama; in particolare A tavola alle 7, in cui conduce il programma prima a fianco di Scala e di Orsini, poi di Ave Ninchi, e il Viaggio Sentimentale nell'Italia dei Vini, dove realizza l'aggiornamento, provocatorio e di denuncia, della viti-coltura italiana, con inchieste, interviste, proposte che hanno scosso quel mondo.  L'opera La sua attività di ricerca e di approfondimento nel campo enogastronomico lo porta alla pubblicazione di alcune opere fondamentali, anche di carattere divulgativo. Da segnalare: I Vignaioli Storici, Cataloghi dei Vini d'Italia, dei Vini del Mondo, degli Spumanti e degli Champagne, delle Acquaviti e degli Oli extra-vergine, Alla ricerca dei cibi perduti, Il vino giusto, e la collana Guide Veronelli all'Italia piacevole. Fondamentale anche la collaborazione con Carnacina, maître e gastronomo celeberrimo e Guazzoni maître e sommelier. Ne nascono, ad esempio, La cucina italiana e Il Carnacina.  Fonda la seconda Veronelli Editore "col puntuale obiettivo di approfondire la classificazione dell'immenso patrimonio gastronomico italiano e contribuire ad accrescere la conoscenza delle attrattive turistiche del paese più bello del mondo". La casa editrice ha cessato l'attività a fine. Collabora con Derive\Approdi scrivendo le prefazioni ad alcuni libri di carattere storico, politico e gastronomico.  L'intenso rapporto epistolare sulle pagine di Carta con Echaurren costituisce un forte stimolo di riflessione sulle questioni legate alla Terra e alla qualità della vita materiale per il movimento contro la globalizzazione. Isieme ad alcuni centri sociali, tra cui La Chimica di Verona e il Leoncavallo di Milano, al movimento Terra e libertà. Sempre di questi anni le battaglie per le Denominazioni Comunali, una salvaguardia dell'origine di un prodotto; per il prezzo-sorgente, cioè l'identificazione del prezzo di un prodotto alimentare all'origine, per rendere evidenti eccessivi ricarichi nei passaggi dal produttore al consumatore; per l'olio extra vergine d'oliva, contro le prepotenze e il monopolio delle multinazionali e le ingiustizie della legislazione per i piccoli olive-coltori. Di idee anarchiche, si è anche interessato di questioni filosofiche, pubblicando anche articoli su A/Rivista Anarchica e saggi. Le pubblicazioni hanno subito il segno dei suoi interessi libertari, libertini, enogastronomici: Racconti, novelle e novelline di de Sade (che gli procurerà una denuncia e la condanna al rogo dei libri, tra gli ultimi roghi di libri avvenuti in Italia), le poesie di Pagliarani, la rivista Il gastronomo e quella di filosofia Il pensiero, poi interessante per qualche anno fu l'editore della rivista Problemi del socialismo, diretta da Basso. In seguito mise un po' in disparte le questioni filosofiche per concentrarsi su quelle più propriamente eno-gastronomiche e agricole. In A-Rivista Anarchica si definisce Veronelli l'"anarchenologo" ritenendo che l'attività di Veronelli vada inquadrata in un ambito libertario e contro l'attività delle multinazionali agricole.  Gli anarchici della Cellula Veronelli, con l'intento di mostrare l'aspetto più propriamente politico di Veronelli, hanno organizzato un incontro intitolato "Veronelli politico", a cui hanno preso parte personalità del calibro di Mura, giornalista di La Repubblica, Ferrari della Federazione Anarchica Reggiana (promotrice dell'evento biennale, ideato nella sua prima edizione insieme allo stesso Veronelli, Le cucine del popolo) e Tibaldi. Dagli anarchici è sempre stato considerato un compagno. Veronelli e un libertario, un uomo colto, senza dogmi, senza ipocrisie, in perenne lotta contro le armate schiaviste delle multinazionali. (Pagliaro, Umanità Nova, LMilano gli attribuisce l'Ambrogino d'oro.  Rassegna stampa. A-Rivista, Lettera i giovani estremi  Proudhon: La questione sociale -- Veronelli politico. L'ultimo dei vini artigianali sarà sempre migliore del primo dei vini industriali, perché avrà un'anima» (Veronelli in Il canto della Terra).  Il nostro anarchenologo  Un incontro inatteso  Cellula Veronelli. eronelli politico. Circolo Cucine del Popolo, l'addio, Bosana Salsa suprema. Luigi Veronelli. Veronelli. Keywords. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft – Luigi Speranza, “Grice e Veronelli: metafisica dell’amore” – The Swimming-Pool Library, Liguria. #veronelli https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.6937343586277577 #griceeveronelli https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702914954/in/photolist-2mLNXjb-2mLLX2a-2mLLX1P-2mLFpeg-2mLQ2ZN

Verrecchia (Vallerotonda). Essential Italian philosopher. Filosofo. Si trasferì a Torino, dove studiò, laureandosi in filosofia. Trascorse un certo periodo nel parco nazionale del Gran Paradiso, considerato come il più formativo della sua vita. Lì poté contemplare in modo disinteressato i fenomeni della natura. “Ho fatto tre università -- era solito dire -: quella vera e propria, che non mi ha dato nulla o quasi; la collaborazione alle pagine dei quotidiani come elzevirista, che mi ha costretto a leggere libri che altrimenti non avrei mai letto; e infine l'università più utile in assoluto, vale a dire il soggiorno nel Gran Paradiso a contatto con la natura". Frutto di quel soggiorno è il saggio che contiene la sua filosofia, potentemente aforistica. I manoscritti riaffiorati molto più tardi spiegano la tardività della sua pubblicazione, avvenuta presso Fògolasi tratta del Diario del Gran Paradiso. Verrecchia visse poi in Germania (soprattutto a Berlino) e fu per lunghi anni addetto culturale all'Ambasciata d'Italia a Vienna; collaborò alle pagine culturali di giornali italiani, tra cui Il Resto del Carlino, La Stampa, Il Giornale. Grazie alla sua padronanza del tedesco, collaborò stranieri (Die Presse, Die Welt). Non parlava volentieri della sua vita privata perché, diceva,"di un filosofo ciò che interessa sono gli teorie e non le vicissitudini personali". Traduttore di Lichtenberg, appassionato studioso di Bruno e Nietzsche, nel suo orizzonte culturale, però, la figura che risalta di più è senz'altro quella di Schopenhauer, da lui considerato a tutti gli effetti un maestro da tradurre e continuare.  Elementi caratteristici dei suoi scritti sono l'irriducibile vena polemica e una sacra bilis, ma la sua prosa spicca anche per chiarezza ed energia. La sua prosa insieme a quella di Ceronetti, Sgalambro e Giamettaè stata giudicata la migliore prosa filosofica. Opere: “L'eretico dello spirito” (Firenze: La Nuova Italia); “La catastrofe di Nietzsche a Torino” (Torino: Einaudi), “La tragedia di Nietzsche a Torino: la catastrofe del filosofo che sognava un superuomo al di là del bene e del male (Milano: Bompiani). Incontri viennesi (Genova: Marietti), “Cieli d'Italia (Milano: Spirali/Vel), “Diario del Gran Paradiso (Torino: Fogola, e ristampa), “Bruno: la falena dello spirito” (Roma: Donzelli); Rapsodia viennese: luoghi e personaggi celebri della capitale danubiana (Roma: Donzelli), Schopenhauer e la Vispa Teresa: l'Italia, le donne, le avventure (Roma: Donzelli), Vagabondaggi culturali (Torino: Fogola); “La stufa dell'Anticristo: altri vagabondaggi culturali (Torino: Fogola).  Batracomachia di Bayeruth. Nietzschiani contro wagneriani; Padova: il prato, Lettere Mercuriali (Torino: Fògola, ). “Il cantore filosofo” (Firenze: `Clinamen); Il mastino del Parnaso. Elzeviri e polemiche” Firenze: Clinamen. Saggi introduttivi, traduzioni e cure Viaggio in Italia  di Mommsen (Torino: Fogola). Libretto di consolazione (Milano: Rizzoli); Le civiltà pre-colombiane (Milano: Bompiani,). Colloqui (Milano: Rizzoli), poi: “Il filosofo che ride” (Milano: Rizzoli), “Metafisica dell'amore sessuale: l'amore inganno della natura” (Milano: Rizzoli,  Sulla filosofia da Arthur Schopenhauer (Milano: TEA); “Aforismi per una vita saggia” (Milano: Fabbri); “O si pensa o si crede: sulla religione (Milano: Rizzoli); Lo scandaglio dell'anima” (Milano: Rizzoli); “Breviario spiritual” (Torino: POMBA, Articoli A Bogotà c'è un erede di Montaigne. Tuttolibri de La Stampa, Allora bastava un rospo per finire al rogo. Tuttolibri de La Stampa, Vittorio Mathieu, Tre giorni in giallo. Tuttolibri de La Stampa, Risvolto di copertina della Rapsodia viennese.  Verrecchia, su digilander.libero. Marco Lanterna, Verrecchia, venerando e terribile, Pulp Libri, (ora in Marco Lanterna, Il caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro, Clinamen, critica Marco Lanterna, Il caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro, Clinamen,. Ugo Dotti, I vagabondaggi culturali di Verrecchia, in rivista. Le case illustri, di Lisa Elena su archivio.lastampa. 2 settembre. Addio al filosofo Anacleto Verrecchia, di Luigia Sorrentino, su poesia.blog.rainews. L'Anticristo goloso, di M. Rota, su piemontemese. Anacleto Verrecchia. Verrecchia. Keywords: la metafisica dell’amore, Nietzsche a Torino, Bruno. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Verrecchia: metafisica dell’amore” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #verrecchia https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.6937294919615777 #griceeverrecchia https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51731465888/in/dateposted/

Grice e Viano – va’ pensiero – il carattere della filosofia italiana – filosofia italiana (Aosta). Esential Italian philosopher. Filosofo. Laureatosi in Filosofia a Torino con Abbagnano, ha insegnato a Milano e Cagliari. Ha fatto infine ritorno, in qualità di ordinario fuori ruolo di Storia della filosofia, all'ateneo torinese. Ha fatto parte del Comitato Nazionale per la Bio-Etica, ed è stato membro del direttivo della Rivista di filosofia e socio nazionale dell'Accademia delle Scienze di Torino.  Izgu insignito del premio Feltrinelli per la Storia dela Filosofia. Di formazione illuminista, Viano si è occupato di storia della filosofia antica. -- è autore di importanti studi su Aristotele (“La logica di Aristotele”, Torino, Ed. Taylor) e l’empirismo (“Dal razionalismo all'Illuminismo” (Einaudi, Torino); “Il pensiero politico” (Laterza, Roma/Bari). Nel campo dell'etica, oltre a studi storici (“L'etica” – Mondatori, Milano, “Teorie etiche”, Bollati Boringhieri, Torino), si è dedicato a promuovere la costruzione di una bio-etica e a denunciare la timidezza dei laici di fronte alle ingerenze del cristianesimo.  Da Enrico Mistretta, direttore editoriale della Laterza di Roma/Bari, gli fu affidata, la direzione di una “Storia della filosofia.” Altre saggi: “La selva delle somiglianze: il filosofo e il medico” (Torino, Einaudi); “Va' pensiero: il carattere della filosofia italiana” (Torino, Einaud); “Filosofia italiana nel dopoguerra” (Bologna, Il Mulino); “Etica pubblica” (Roma/Bari, Laterza); “Le città filosofiche: per una geografia della cultura filosofica italiana” (Bologna, Il Mulino); “Le imposture degli antichi e i miracoli dei moderni” (Torino, Einaudi); “Laici in ginocchio” (Roma/Bari, Laterza); “Stagioni filosofiche: la filosofia del Novecento fra Torino e l'Italia” (Bologna, Il Mulino); “La scintilla di Caino: storia della coscienza e dei suoi usi” (Torino, Bollati Boringhieri). Profilo biografico sull’Accademia Delle Scienze. Maurizio Mori, Torino ricorda Viano, su Torino. Cerimonia nell'Accademia Nazionale dei Lincei, su Presidenza della Repubblica, Roma. Treccani Enciclopedie,  Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Registrazioni su RadioRadicale, Radio Radicale.  Biografia e testi sull'Enciclopedia multimediale RAI delle scienze filosofiche Rassegna stampa sul Sito Web Italiano per la Filosofia Recensione di "Le città filosofiche" su Recensioni Filosofiche. Viano. Keywords: la filosofia romana, il neo-tradizionalismo. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Viano: il neo-tradizionalismo” – “Viano e la filosofia romana” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #viano https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4796393697039254 #griceeviano https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702527428/in/photolist-2mLLY7G-2mLLXCq-2mLLY6V-2mLNXTs-2mLNXTH-2mLNYnJ-2mLKvEZ-2mLNXSL-2mLQ3zW-2mLNXT7-2mLLY6K-2mLLXCk-2mLLY76-2mLNXSv-2mLKve3-2mLKvFf-2mLNYnt-2mLFpUe-2mLKvGh-2mLKvF

Grice e Viazzi – la bellezza della vita – filosofia italiana – Luigi Speranza (Gavi). Essential Italian philosopher. Filosofo. Apprezzato teorico e studioso di filosofia, Viazzi. Keywords: Vico. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Viazzi” – “Il Vico di Grice e il Vico di Viazzi” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #viazzi https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4583421495003143 #griceeviazzi https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701447102/in/photolist-2mLFqYo-2mLFqYd-2mLKwfB-2mLFqXS-2mLLYDD-2mLQ4KM-2mLFqZk-2mLLYEW-2mLLYEL-2mLFqZq-2mLKwfm-2mLFqZf-2mLQ4JK-2mLKwfX

 

Grice e Vico -- l’antichissima sapienza degl'italici -- da rintracciare nelle origini della sua lingua – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). “Si potrebbe presentare la storia ulteriore del pensiero come un ricorso delle idee del Vico” (Benedetto Croce, La filosofia di Giambattista Vico, Laterza, Bari) Giambattista Vico, filosofo. Molte delle notizie riguardanti la vita di Vico sono tratte dalla sua Autobiografia, scritta sul modello letterario delle Confessioni di di Agostino. Dall’autobiografia Vico cancella ogni riferimento ai suoi interessi giovanili per le dottrine atomistiche e per il pensiero cartesiano, che avevano cominciato a diffondersi a Napoli, ma vennero subito repressi dalla censura delle autorità civili e religiose, che le consideravano moralmente perniciose e contrari all'Indice dei libri proibiti. Nato a Napoli da una famiglia di modesta estrazione sociale – il padre, Antonio Vico, era un povero libraio, mentre la madre, Candida Masulla, era figlia di un lavorante di carrozze – Vico fu un bambino molto vivace, ma, a causa di una caduta si procurò una frattura al cranio che gli impedì di frequentare la scuola per tre anni e che, pur non alterando le sue capacità mentali, quantunque “il cerusico ne fe' tal presagio: che egli o ne morrebbe o arebbe sopravvissuto stolido,” contribuì a sviluppare “una natura malinconica ed acre.” Ammesso agli studi di grammatica presso il Collegio Massimo dei Gesuiti, li abbandonò intorno per dedicarsi al privato approfondimento dei testi di Paolo Veneto, il quale, tuttavia, rivelandosi superiore alle sue capacità, provoca l'allontanamento dall'attività intellettuale per un anno e mezzo.  Ripresa la via degli studi, Vico si recò nuovamente dai gesuiti per seguire le lezioni di Ricci, ma, rimasto ancora una volta insoddisfatto, si appartò nuovamente a vita privata per affrontare la metafisica. Successivamente, per secondare il desiderio paterno, Vico fu “applicato agli studi legali.” Frequentò per circa due mesi le lezioni private di Verde, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, senza tuttavia seguirne i corsi, e si cimentò, come di consueto, in privati studi di diritto. Conseguita la laurea in a Salerno, si appassionò subito ai problemi filosofici,, segno “di tutto lo studio che aveva egli da porre all'indagamento de' princìpi del diritto universal.” Lapide nella casa natale di via San Biagio dei Librai che recita, “in questa cameretta nacque il XXIII giugno MDCLXVIII Giambattista Vico. Qui dimorò fino ai diciassette anni e nella sottoposta piccola bottega del padre libraio usò passare le notti nello studio. Vigilia giovanile della sua opera sublime. La città di Napoli pose.” Il periodo di tempo intercorrente fu denominato dell' “autoperfezionamento.” Difatti, nonostante l'Autobiografia riporti indietro la data d'inizio del suo magistero, svolse attività di precettore dei figli del marchese Domenico Rocca presso il castello di Vatolla nel Cilento e colà, usufruendo della grande biblioteca padronale, ebbe modo di studiare il platonismo italiano (Ficino e Pico). Approfondisce gli studi aristotelici, nonostante la dichiarata avversione per Aristotele e la Scolastica. Legge le opere di Botero e di Bodin, scoprendo al contempo Tacito (che diverrà un maestro cui s'ispirerà la sua filosofia) e la sua “mente metafisica incomparabile con cui contempla l'uomo qual è.” Affronta per un breve periodo studi di geometria e pubblica la canzone “Affetti di un disperato,” d'ispirazione lucreziana. Erma del Vico Ritornato a Napoli nell'autunno del 1695, all'età di ventisette anni, affetto dalla tisi, rientra nella misera dimora paterna. A causa delle grosse difficoltà economiche, Vico è costretto a tenere ripetizioni di retorica e grammatica. Durante l'anno 1696 pubblica un discorso proemiale a una crestomazia poetica dedicata alla partenza di Francisco de Benavides, viceré spagnolo e conte di Santo Stefano. Compone un'orazione funebre in memoria di Catalina de Aragón y Cardona, madre del nuovo viceré, e nel dicembre del medesimo anno, tenta vanamente di ottenere un posto di lavoro come segretario al Municipio di Napoli. Nel gennaio 1699 vince, con striminzita maggioranza, il concorso per la cattedra di eloquenza e retorica presso l'Università di Napoli, da cui non riuscì, con suo grande rammarico, a passare a una di diritto. -- è aggregato all'Accademia Palatina fondata dal viceré Luis Francisco de la Cerda y Aragón, duca di Medinaceli. Anche dopo la nomina accademica per il mantenimento del padre e dei fratelli, totalmente dipendenti da lui, deve aprire uno studio privato dove dà lezioni di retorica e di grammatica elementare, e impegnarsi a lavorare su commissione alla stesura di poesie, epigrafi, orazioni funebri, panegirici, ecc.  Nel 1699 può finalmente prendere in affitto in vicolo dei Giganti una casa di «tre camere, sala, cucina, loggia e altre comodità, come rimessa e cantina» e prendere in moglie la giovane donna, Teresa Caterina Destito dalla quale ebbe otto figli. Da quel momento non avrà più la tranquillità necessaria per condurre gli studi, ma proseguirà ugualmente le sue meditazioni «tra lo strepitio de' suoi figlioli». A questo periodo risale, inoltre, la conoscenza col filosofo Paolo Mattia Doria e l'incontro con il pensiero del Bacone. Il governo partenopeo gli commissiona la scrittura del Principum neapolitanorum coniuratio e in una cena a casa del Doria, espone le sue idee sulla filosofia della natura che lo condurranno, fra il novembre e il dicembre del medesimo anno, alla composizione del perduto Liber physicus. Pronunzia in latino le sei Orazioni inaugurali, ossia le prolusioni all'anno accademico (che al tempo iniziava il 18 ottobre), e, durante il 1708, se ne aggiunge una settima, più ampia e importante, recante il titolo di De nostri temporis studiorum ratione, la quale si concentra molto sul metodo degli studi giuridici, poiché sempre ha la mira a farsi merito con l'università nella giurisprudenza per altra via che di leggerla ai giovinetti». Nel De ratione, inoltre, è contenuta la critica al razionalismo cartesiano e l'elogio dell'eloquenza, della retorica, della fantasia, nonché dell'«ingegno» produttore di metafore. L'insieme delle prolusioni universitarie sono rielaborate per essere raccolte in un unico volume mai pubblicato, dal titolo di De studiorum finibus naturae humanae convenientibus. È aggregato, dal 1710, all'Accademia dell'Arcadia e, nel novembre, pubblica il primo libro dell'opera dedicata al Doria, De antiquissima italorum sapientia ex linguae latinae originibus eruenda, recante il sottotitolo Liber primus sive metaphysicus. Accanto al Liber metaphysicus l'opera vichiana avrebbe dovuto comprendere anche il perduto Liber physicus e un mai composto Liber moralis. Un anonimo recensisce l'opera nel Giornale de' letterati d'Italia, cui seguirà la Risposta del Vico, accompagnata dal ristretto o ri-assunto del Liber metaphysicus. Aseguito di nuove obiezioni prodotte dall'anonimo recensore, replica con una Seconda risposta. Pubblica un trattatello perduto sulle febbri ispirato alle bozze del Liber physicus, recante il titolo di De aequilibrio corporis animantis, e, inoltre, si dedica alla stesura del De rebus gestis Antonii Caraphaei, una biografia del maresciallo Antonio Carafa, che vedrà la luce. Durante i lavori dell'opera biografica del maresciallo Carafa, Vico si dedica alla rilettura del suo quarto «auttore», l'olandese Ugo Grozio, cui dedicherà, nel 1716, un perduto commento al De iure belli ac pacis. La produzione filosofica della maturità: dal Diritto universale alla Scienza nuova  Scienza nuova seconda. L'incontro di Vico con la filosofia di «Ugon capo» ebbe un'importanza decisiva per il suo sviluppo intellettuale, poiché da quel momento il suo interesse sarà completamente assorbito dai problemi giuridici e storici. L'idea dell'esistenza di un'umanità ferina e primitiva, dominata solamente dal senso e dalla fantasia, ed entro cui si producono gli «ordini civili» divenne centrale in tutto il pensiero vichiano. Vide la luce un'opera di filosofia del diritto, intitolata De uno universi iuris principio et fine uno, seguita dallo scritto De constantia iurisprudentis, diviso in due parti (De constantia philosophiae e De constantia philologiae), e che, nonostante il titolo si riferisca alla tematica giuridica, è meno incentrato sull'argomento rispetto al De uno. Benché le due opere si differenzino, segno di un rapido sviluppo del pensiero vichiano, è d'uso considerarli, come invero fece anche il Vico, insieme alle Notae aggiunte e le Sinopsi premesse al testo, sotto l'unico titolo di Diritto universale. S'iscrisse al concorso per ottenere la cattedra «matutina» di diritto civile presso l'Università di Napoli e commenta un passo delle Quaestiones di Papiniano davanti a un collegio di giudici, ma, con suo grande scorno, il posto fu assegnato a un tal Domenico Gentile. Dopo la fama ottenuta dalla pubblicazione della Scienza Nuova, ottenne dal re Carlo III, la carica di storiografo regio. Tanto nuova era la sua dottrina che la cultura del tempo non poté apprezzarla: così che Vico rimase appartato e quasi del tutto sconosciuto negli ambienti intellettuali, dovendosi accontentare di una cattedra di secondaria importanza all'Università napoletana che lo manteneva inoltre in tali ristrettezze economiche che per pubblicare il suo capolavoro, la Scienza Nuova, dovette toglierne alcune parti in modo che risultasse meno costoso per la stampa. Alle difficoltà economiche vissute per la pubblicazione dell'opera sua, che inficiarono la sua notorietà nel seno dell'Accademia partenopea, s'accompagna una prosa involuta, pertanto di difficile penetrazione. Prima della Scienza Nuova Vico aveva scritto la prolusione inaugurale De nostri temporis studiorum ratione, il De antiquissima Italorum sapientia, ex linguae latinae originibus eruenda ("L'antichissima sapienza delle popolazioni italiche, da rintracciare nelle origini della lingua latina") a cui si devono aggiungere le due Risposte al "Giornale dei letterati di Venezia" che aveva criticato il suo pensiero, il De uno universi iuris principio et fine uno e il De costantia iurisprudentis. Nello stesso anno della pubblicazione della Scienza Nuova, Vico, afflitto da difficoltà e disgrazie familiari, incominciò a scrivere la sua Autobiografia pubblicata a Venezia. Vengono pubblicati i Principj di una Scienza Nuova intorno alla natura delle nazioni, più conosciuta con il titolo abbreviato di Scienza Nuova. Alla "Scienza Nuova" lavora per tutto il corso della sua vita, con un'edizione integralmente riscritta nel 1730 anche a seguito delle critiche ricevute (cui aveva risposto nelle Vici Vindiciae) e, infine, rivista completamente, senza grandi modifiche, per la terza edizione, pubblicata pochi mesi dopo la sua morte da suo figlio Gennaro che lo aveva sostituito nell'insegnamento accademico. La morte «[incominciarono a crescere] quei malori che fin dai suoi più floridi anni l’avevano debilitato. Cominciò adunque ad essere indebolito in tutto il sistema nervoso in guisa che a stento poteva camminare e, quel che più lo affligea, era di vedersi ogni giorno infiacchire la reminiscenza....Il fiaccato corpo del saggio vecchio andò in seguito ogni giorno più a debilitarsi in guisa che aveva perduto quasi interamente la memoria fino a dimenticare gli oggetti a sé più vicini ed a scambiare i nomi delle cose più usuali...]»  Affetto probabilmente dalla malattia di Alzheimer, all'epoca non ancora descritta scientificamente, negli ultimi anni non riconosceva più i suoi stessi figli e fu costretto ad allettarsi. Solo in punto di morte riacquistò la coscienza come svegliandosi da un lungo sonno; chiese i conforti religiosi e recitando i salmi di Davide morì. Per la celebrazione delle esequie nacque un contrasto tra i confratelli della congregazione di Santa Sofia, alla quale Vico era iscritto, e i professori dell'Università di Napoli su chi dovesse tenere i fiocchi della coltre mortuaria. Non giungendo ad un accordo il feretro, che era stato calato nel cortile, fu abbandonato dei membri della Congregazione e fu riportato in casa. Da lì finalmente, accompagnato dai colleghi dell'Università, fu sepolto nella chiesa dei padri dell'oratorio detta dei Gerolamini in Via dei Tribunali. Nell'ambiente culturale napoletano, molto interessato alle nuove dottrine filosofiche, Vico ebbe modo di entrare in rapporto con il pensiero di Cartesio, Hobbes, Gassendi, Malebranche e Leibniz anche se i suoi autori di riferimento risalivano piuttosto alle dottrine neoplatoniche, rielaborate dalla filosofia rinascimentale, aggiornate dalle moderne concezioni scientifiche di Bacone e Galilei e del pensiero giusnaturalistico moderno di Grozio e Selden. Dal neostoicismo cristiano di Malvezzi riprende l'intuizione che il corso storico sia retto da una sua logica interna. Questa varietà di interessi farebbe pensare alla formazione di un pensiero eclettico in Vico che invece giunse alla formulazione di un'originale sintesi tra una razionalità sperimentatrice e la tradizione platonica e religiosa.  De antiquissima Italorum sapientia  doveva constare di tre parti: il Liber metaphysicus, che uscì senza l'appendice riguardante la logica che, nella sua intenzione, avrebbe dovuto avere; il Liber Physicus, che pubblica sotto forma di opuscolo col titolo De aequilibrio corporis animantis, che andò smarrito, ma ampiamente riassunto nella Vita; e infine il Liber moralis, di cui non abbozzò nemmeno il testo. Nel De antiquissima Vico, considerando il linguaggio come oggettivazione del pensiero, è convinto che dall'analisi etimologica di alcune parole latine si possano rintracciare originarie forme del pensiero: applicando questo originale metodo, risale ad un antico sapere filosofico delle primitive popolazioni italiche. Il fulcro di queste arcaiche concezioni filosofiche è la convinzione antichissima che Latinis verum et factum reciprocantur, seu, ut scholarum vulgus loquitur, convertuntur. Per i Latini il vero e il fatto sono reciproci, ossia, come afferma il volgo delle scuole, si scambiano di posto che cioè il criterio e la regola del vero consiste nell'averlo fatto. Per cui possiamo dire ad esempio di conoscere le proposizioni matematiche perché siamo noi a farle tramite postulati, definizioni, ma non potremo mai dire di conoscere nello stesso modo la natura perché non siamo noi ad averla creata.  Conoscere una cosa significa rintracciarne i principi primi, le cause, poiché, secondo l'insegnamento aristotelico, veramente la scienza è «scire per causas» ma questi elementi primi li possiede realmente solo chi li produce, «provare per cause una cosa equivale a farla».  Le obiezioni a Cartesio Il principio del verum ipsum factum non era una nuova e originale scoperta di Vico ma era già presente nell'occasionalismo, nel metodo baconiano che richiedeva l'esperimento come verifica della verità, nel volontarismo scolastico che, tramite la tradizione scotista, era presente nella cultura filosofica napoletana del tempo di Vico. La tesi fondamentale di queste concezioni filosofiche è che la piena verità di una cosa sia accessibile solo a colui che tale cosa produce; il principio del verum-factum, proponendo la dimensione fattiva del vero, ridimensiona le pretese conoscitive del razionalismo cartesiano che inoltre giudica insufficiente come metodo per la conoscenza della storia umana, che non può essere analizzata solo in astratto, perché essa ha sempre un margine di imprevedibilità. Si serve, però, di quel principio per avanzare in modo originale le sue obiezioni alla filosofia cartesiana trionfante in quel periodo. Il cogito cartesiano infatti potrà darmi certezza della mia esistenza ma questo non vuol dire conoscenza della natura del mio essere, coscienza non è conoscenza: avrò coscienza di me ma non conoscenza poiché non ho prodotto il mio essere ma l'ho solo riconosciuto. L'uomo può dubitare se senta, se viva, se sia esteso, e infine in senso assoluto, se sia; a sostegno della sua argomentazione escogita un certo genio ingannatore e maligno...Ma è assolutamente impossibile che uno non sia conscio di pensare, e che da tale coscienza non concluda con certezza che egli è. Pertanto Renato Descartes svela che il primo vero è questo, Penso dunque sono. (Giambattista Vico, De antiquissima Italorum sapientia in Opere filosofiche a cura di Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni). Il criterio del metodo cartesiano dell'evidenza procura dunque una conoscenza chiara e distinta, che però non è scienza se non è capace di produrre ciò che conosce. In questa prospettiva, dell'essere umano e della natura solo Dio, creatore di entrambi, possiede la verità.  Mentre quindi la mente umana procedendo astrattamente nelle sue costruzioni, come accade per la matematica, la geometria crea una realtà che le appartiene, essendo il risultato del suo operare, giungendo così a una verità sicura, la stessa mente non arriva alle stesse certezze per quelle scienze di cui non può costruire l'oggetto come accade per la meccanica, meno certa della matematica, la fisica meno certa della meccanica, la morale meno certa della fisica.  «Noi dimostriamo le verità geometriche poiché le facciamo, e se potessimo dimostrare le verità fisiche le potremmo anche fare.” Mente umana e mente divina. I latini diceno che la mente è data, immessa negli uomini dagli dei. È dunque ragionevole congetturare che gli autori di queste espressioni abbiano pensato che le idee negli animi umani siano create e risvegliate da Dio. La mente umana si manifesta pensando, ma è Dio che in me pensa, dunque in Dio conosco la mia propria mente. Il valore di verità che l'uomo ricava dalle scienze e dalle arti, i cui oggetti egli costruisce, è garantito dal fatto che la mente umana, pur nella sua inferiorità, esplica un'attività che appartiene in primo luogo a Dio. La mente dell'uomo è anch'essa creatrice nell'atto in cui imita la mente, le idee, di Dio, partecipando metafisicamente ad esse.  L'ingegno Imitazione e partecipazione alla mente divina avvengono ad opera di quella facoltà che Vico chiama ingegno che è «la facoltà propria del conoscere...per cui l'uomo è capace di contemplare e di imitare le cose». L'ingegno è lo strumento principe, e non l'applicazione delle regole del metodo cartesiano, per il progresso, ad esempio, della fisica che si sviluppa proprio attraverso gli esperimenti escogitati dall'ingegno secondo il criterio del vero e del fatto.  L'ingegno dimostra, inoltre, i limiti del conoscere umano e la contemporanea presenza della verità divina che si rivela proprio attraverso l'errore. Dio mai si allontana dalla nostra presenza, neppure quando erriamo, poiché abbracciamo il falso sotto l'aspetto del vero e i mali sotto l'apparenza dei beni; vediamo le cose finite e ci sentiamo noi stessi finiti, ma ciò dimostra che siamo capaci di pensare l'infinito. Contro lo scetticismo, sostiene che è proprio tramite l'errore che l'uomo giunge al sapere metafisico. Il chiarore del vero metafisico è pari a quello della luce, che percepiamo soltanto in relazione ai corpi opachi...Tale è lo splendore del vero metafisico non circoscritto da limiti, né di forma discernibile, poiché è il principio infinito di tutte le forme. Le cose fisiche sono quei corpi opachi, cioè formati e limitati, nei quali vediamo la luce del vero metafisico. Il sapere metafisico non è il sapere in assoluto: esso è superato dalla matematica e dalle scienze ma, d'altro canto, «la metafisica è la fonte di ogni verità, che da lei discende in tutte le altre scienze. Vi è dunque un primo vero, comprensione di tutte le cause, originaria spiegazione causale di tutti gli effetti; esso è infinito e di natura spirituale poiché è antecedente a tutti i corpi e che quindi si identifica con Dio. In Lui sono presenti le forme, simili alle idee platoniche, modelli della creazione divina.  «Il primo vero è in Dio, perché Dio è il primo facitore (primus Factor); codesto primo vero è infinito, in quanto facitore di tutte le cose; è compiutissimo, poiché mette dinanzi a Dio, in quanto li contiene, gli elementi estrinseci e intrinseci delle cose. Se l'uomo non può considerarsi creatore della realtà naturale ma piuttosto di tutte quelle astrazioni che rimandano ad essa come la matematica, la stessa metafisica, vi è tuttavia un'attività creatrice che gli appartiene  questo mondo civile egli certamente è stato fatto dagli uomini, onde se ne possono, perché se ne debbono, ritruovare i principi dentro le modificazioni della nostra medesima mente umana. Scienza Nuova, terza ediz., libro I, sez. 3). L'uomo è dunque il creatore, attraverso la storia, della civiltà umana. Nella storia l'uomo verifica il principio del verum ipsum factum creando così una scienza nuova che avrà un valore di verità come la matematica. Una scienza che ha per oggetto una realtà creata dall'uomo e quindi più vera e, rispetto alle astrazioni matematiche, concreta. La storia rappresenta la scienza delle cose fatte dall'uomo e, allo stesso tempo, la storia della stessa mente umana che ha fatto quelle cose. Filosofia e "filologia" La definizione dell'uomo, della sua mente non può prescindere dal suo sviluppo storico se non si vuole ridurre tutto a un'astrazione. La concreta realtà dell'uomo è comprensibile solo riportandola al suo divenire storico. È assurdo credere, come fanno i cartesiani o i neoplatonici, che la ragione dell'uomo sia una realtà assoluta, sciolta da ogni condizionamento storico.  «La filosofia contempla la ragione, onde viene la scienza del vero; la filologia osserva l'autorità dell'umano arbitrio onde viene la coscienza del certo...Questa medesima degnità (assioma) dimostra aver mancato per metà così i filosofi che non accertarono le loro ragioni con l'autorità de'filologi, come i filologi che non curarono d'avverare la loro autorità con la ragion dei filosofi»  (Giambattista Vico Ibidem Degnità X) Ma la filologia da sola non basta, si ridurrebbe a una semplice raccolta di fatti che invece vanno spiegati dalla filosofia. Tra filologia e filosofia vi deve essere un rapporto di complementarità per cui si possa accertare il vero e inverare il certo.  Le leggi della 'scienza nuova' Compito della 'scienza nuova' sarà quello di indagare la storia alla ricerca di quei principi costanti che, secondo una concezione per certi versi platonizzante, fanno presupporre nell'azione storica l'esistenza di leggi che ne siano a fondamento com'è per tutte le altre scienze:  «Poiché questo mondo di nazioni egli è stato fatto dagli uomini, vediamo in quali cose hanno con perpetuità convenuto e tuttavia vi convengono tutti gli uomini; poiché tali cose ne potranno dare i principi universali ed eterni, quali devon essere d'ogni scienza, sopra i quali tutte sursero e tutte vi si conservano le nazioni. La storia quindi, come tutte le scienze, presenta delle leggi, dei principi universali, di un valore ideale di tipo platonico, che si ripetono costantemente allo stesso modo e che costituiscono il punto di riferimento per la nascita e il mantenimento delle nazioni.  L'eterogenesi dei fini e la Provvidenza storica Rifarsi alla mente umana per comprendere la storia non è sufficiente: si vedrà, attraverso il corso degli avvenimenti storici, che la stessa mente dell'uomo è guidata da un principio superiore ad essa che la regola e la indirizza ai suoi fini che vanno al di là o contrastano con quelli che gli uomini si propongono di conseguire; così accade che, mentre l'umanità si dirige al perseguimento di intenti utilitaristici e individuali, si realizzino invece obiettivi di progresso e di giustizia secondo il principio della eterogenesi dei fini.  «Pur gli uomini hanno essi fatto questo mondo di nazioni...ma egli è questo mondo, senza dubbio, uscito da una mente spesso diversa ed alle volte tutta contraria e sempre superiore ad essi fini particolari ch'essi uomini si avevan proposti»  (Giambattista Vico Ibidem, Conclusione) La storia umana in quanto opera creatrice dell'uomo gli appartiene per la conoscenza e per la guida degli eventi storici ma nel medesimo tempo lo stesso uomo è guidato dalla Provvidenza che prepone alla storia divina.  I corsi storici Secondo Vico il metodo storico dovrà procedere attraverso l'analisi delle lingue dei popoli antichi «poiché i parlari volgari debono essere i testimoni più gravi degli antichi costumi de' popoli che si celebrarono nel tempo ch'essi si formarono le lingue», e quindi tramite lo studio del diritto, che è alla base dello sviluppo storico delle nazioni civili.  Questo metodo ha fatto identificare nella storia una legge fondamentale del suo sviluppo che avviene evolvendosi in tre età:  l'età degli dei, «nella quale gli uomini gentili credettero vivere sotto divini governi, e ogni cosa esser loro comandata con gli auspici e gli oracoli»; l'età degli eroi dove si costituiscono repubbliche aristocratiche; l'età degli uomini «nella quale tutti si riconobbero esser uguali in natura umana». I bestioni La storia umana, secondo Vico, inizia con il diluvio universale, quando gli uomini, giganti simili a primitivi "bestioni", vivevano vagando nelle foreste in uno stato di completa anarchia. Questa condizione bestiale era conseguenza del peccato originale, attenuata dall'intervento benevolo della Provvidenza divina che immise, attraverso la paura dei fulmini, il timore degli dei nelle genti che «scosse e destate da un terribile spavento d'una da essi stessi finta e creduta divinità del cielo e di Giove, finalmente se ne ristarono alquanti e si nascosero in certi luoghi; ove fermi con certe donne, per lo timore dell'appresa divinità, al coverto, con congiungimenti carnali religiosi e pudichi, celebrarono i matrimoni e fecero certi figlioli, e così fondarono le famiglie. E con lo star quivi fermi lunga stagione e con le sepolture degli antenati, si ritrovarono aver ivi fondati e divisi i primi domini della terra» La civiltà L'uscita dallo stato di ferinità quindi avviene:  per la nascita della religione, nata dalla paura e sulla base della quale vengono elaborate le prime leggi del vivere ordinato, per l'istituzione delle nozze che danno stabilità al vivere umano con la formazione della famiglia e per l'uso della sepoltura dei morti, segno della fede nell'immortalità dell'anima che distingue l'uomo dalle bestie. Della prima età sostiene di non poter scrivere molto poiché mancano documenti su cui basarsi: infatti quei bestioni non conoscevano la scrittura e, poiché erano muti, si esprimevano a segni o con suoni disarticolati. L'età degl’eroi ha inizio dall'accomunarsi di genti che trovavano così reciproco aiuto e sostegno per la sopravvivenza. Sorsero la città guidata dalle prime organizzazioni politiche dei signori, gl’eroi che con la forza e in nome della ragion di stato, conosciuta solo da loro, comandano su i servi che, quando rivendicano i propri diritti, si ritrovarono contro i signori che, organizzati in ordini nobiliari, danno vita allo stato aristo-cratico che caratterizza il secondo periodo della storia umana.  In questa seconda, dove predomina la fantasia, nasce il linguaggio dai caratteri mitici e poetici. Infine la conquista dei diritti civili da parte dei servi dà luogo alla età degl’uomini e alla formazione del stato popolari (res pubblica) basato sul diritto umano dettato dalla ragione umana tutta spiegata. Sorge quindi uno stato non necessariamente demo-cratico ma che puo essere pure monarchico poiché l'essenziale è che rispetta la ragione naturale, che eguaglia tutti. La legge delle tre età costituisce la storia ideale eterna sopra la quale corrono in tempo le storie di nostra nazione. Il popolo conforma il suo corso storico a questa legge che non è solo delle genti ma anche di ogni singolo uomo che necessariamente si sviluppa passando dal primitivo senso nell'infanzia, alla fantasia nella fanciullezza, e infine alla ragione nell'età adulta. Gl’uomini prima sentono senza avvertire. Dappoi avvertiscono con animo perturbato e commosso. Finalmente riflettono con mente pura. Se nella storia pur tra le violenze, i disordini, appare un ordine e un progressivo sviluppo ciò è dovuto all'azione della Provvidenza che immette nell'agire dell'uomo un principio di verità che si presenta in modo diverso nelle tre età. Nella prima età degl’eroi, il vero si presenta come certo gli uomini che non sanno il vero delle cose procurano d'attenersi al certo, perché non potendo soddisfare l'intelletto con la scienza, almeno la volontà riposi sulla coscienza. Questa certezza non viene all'uomo attraverso una verità rivelata ma da una constatazione di senso comune, condivisa da tutti, per cui vi è un giudizio senz'alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta una nazione o da tutto il genere umano. Vi è poi, nella seconda età della storia e dell'uomo, caratterizzata dalla fantasia, un sapere tutto particolare che Vico definisce poetico. In questa età nasce infatti il linguaggio non ancora razionale ma molto vicino alla poesia che alle cose insensate dà senso e passione, ed è proprietà dei fanciulli di prender cose inanimate tra le mani e, trastullandosi, favellarvi, come se fussero, quelle, persone vive. Questa degnità filologica-filosofica ne appruova che gli uomini del mondo fanciullo, per natura, furono sublimi poeti. Se vogliamo quindi conoscere la storia del antico popoli romano dobbiamo rifarci ai miti che hanno espresso nella loro cultura. Il mito infatti non è solo una favola e neppure una verità presentata sotto le spoglie della fantasia ma è una verità di per sé elaborata dagli antichi che, incapaci di esprimersi razionalmente, si servano di universali fantastici che, sotto spoglie poetiche, presentano modelli ideali universali. I antichi romani non definano zionalmente la prudenza ma raccontarono di Enea, modello universale fantastico dell'uomo prudente.  Vico si dedica poi a definire la poesia che innanzitutto è autonoma come forma espressiva differente dal linguaggio tradizionale. I tropi della poesia come la metafora, la metonimia, la sineddoche ecc. sono stati erroneamente ritenuti strumenti estetici di abbellimento del linguaggio razionale di base. Invece, la poesia è una forma espressiva naturale e originaria i cui tropi sono necessari modi di spiegarsi della nazione romana poetica. La poesia ha una funzione rivelativa, custodisce le prime immaginate verità dei primi uomini. La lingua romana non ha quindi un'origine convenzionale. Questo presupporrebbe un uso tecnico. Ma la lingua romana sorge invece spontaneamente come poesia. Poiché il linguaggio e i miti costituiscono la cultura originaria e spontanea di tutto il popolo romano, arriva alla discoverta dell’epica, l'espressione del patrimonio culturale comune di tutto il popolo romano. È comunque da respingere la interpretazione platonica dell’epica come filosofia, -- l’epica e fornita di una sublime sapienza riposte. Farsi intendere da volgo fiero e selvaggio non è certamente opera d'ingegno addomesticato ed incivilito da alcuna filosofia. Né da un animo da alcuna filosofia umanato ed impietosito potrebbe nascer quella truculenza e fierezza di stile, con cui descrive tante, sì varie e sanguinose battaglie, tante sì diverse e tutte in istravaganti guise crudelissima spezie d'ammazzamenti, che particolarmente fanno tutta la sublimità dell'epica romana. La sapienza antica ha per contenuto princìpi di giustizia e ordine necessari per la formazione di popoli civili. Questi contenuti si esprimono in modi diversi a seconda che siano formati dal senso o dalla fantasia o dalla ragione. Questo vuol dire che la sapienza, la verità, si manfesta in forme diverse storicamente ma che essa come verità eterna è al di sopra della storia che di volta in volta la incarna. La verità della storia è una verità metafisica nella storia. Nella storia si attua la mediazione tra l'agire umano e quello divino:  nel fare umano si manifesta il vero divino e il vero umano si realizza tramite il fare divino: la provvidenza, legge trascendente della storia, che opera attraverso e nonostante il libero arbitrio dell'uomo. Questo non comporta una concezione necessitata del corso della storia poiché è vero che la Provvidenza si serve degli strumenti umani, anche i più rozzi e primitivi, per produrre un ordine ma tuttavia questo rimane nelle mani dell'uomo, affidato alla sua libertà. La storia quindi non è determinata come sostengono gli stoici e gli epicurei che niegano la provvedenza, quelli facendosi strascinare dal fato, questi abbandonandosi al caso», ma si sviluppa tenendo conto della libera volontà degli uomini che, come dimostrano i ricorsi, possono anche farla regredire. Gli uomini prima sentono il necessario; dipoi badano all'utile; appresso avvertiscono il comodo; più innanzi si dilettano nel piacere; quindi si dissolvono nel lusso; e finalmente impazzano in istrapazzar di sostanze. Scienza Nuova, Degnità. A questa dissoluzione delle nazioni pone rimedio l'intervento della Provvidenza che talora non può impedire la regressione nella barbarie, da cui si genererà un nuovo corso storico che ripercorrerà, a un livello superiore, poiché dell'epoca passata è rimasta una sia pur minima eredità, la strada precedente.Paradossalmente la criticità del progresso storico appare proprio con l'età della ragione, quando cioè questa invece dovrebbe assicurare e mantenere l'ordine civile. Accade infatti che la tutela della Provvidenza che si è imposta agli uomini nei precedenti due stadi, ora invece deve ricercare il consenso della «ragione tutta spiegata che si sostituisce alla religione: Così ordenando la provvedenza: che non avendosi appresso a fare più per sensi di religione (come si erano fatte innanzi) le azioni virtuose, facesse la filosofia le virtù nella lor idea. La ragione infatti, pur con la filosofia, custode della legge ideale del vivere civile, con il suo libero giudizio, può tuttavia incorrere nell'errore o nello scetticismo per cui «si diedero gli stolti dotti a calunniare la verità».  La ragione non crea la verità, poiché non può fare a meno dal senso e dalla fantasia senza le quali appare astratta e vuota. Il fine della storia infatti non è affidato alla sola ragione ma alla sintesi armonica di senso, fantasia e razionalità. La ragione poi è ispirata dalla verità divina per cui la storia è sì opera dell'uomo, ma la mente umana da sola non basta poiché occorre la Provvidenza che indichi la verità. La filosofia è succeduta alla religione ma non l'ha sostituita anzi essa deve custodirla:  «Da tutto ciò che si è in quest'opera ragionato, è da finalmente conchiudersi che questa Scienza porta indivisibilmente seco lo studio della pietà, e che, se non siesi pio, non si può daddovero esser saggio»  (Giambattista Vico Scienza Nuova, Conclusione) Il giudizio della filosofia posteriore «Predicavano la ragione individuale, ed egli le opponeva la tradizione, la voce del genere umano. Gli uomini popolari, i progressisti di quel tempo, sono Capua, Cornelio, Doria, Calopreso, che stano con le idee nuove, con lo spirito del secolo. Lui era un retrivo, con tanto di coda, come si direbbe oggi. La coltura europea e la coltura italiana s'incontravano per la prima volta, l'una maestra, l'altra ancella. Resiste. Era vanità di pedante? Era fierezza di grande uomo? Resiste a Cartesio, a Malebranche, a Pascal, i cui Pensieri sono lumi sparsi, a Grozio, a Puffendorfio, a Locke, il cui saggio era la metafisica del senso. Resiste, ma li studia più che facessero i novatori. Resisteva come chi sente la sua forza e non si lascia sopraffare. Accettava i problemi, combattea le soluzioni, e le cercava per le vie sue, co' suoi metodi e coi suoi studi. Era la resistenza della coltura italiana, che non si lasciava assorbire, e stava chiusa nel suo passato, ma resistenza del genio, che cercando nel passato trovava il mondo moderno. Era il retrivo che guardando indietro e andando per la sua via, si trova da ultimo in prima fila, innanzi a tutti quelli che lo precedevano. Questa era la resistenza del Vico. Era un moderno e si sentiva e si credeva antico, e resistendo allo spirito nuovo, riceveva quello entro di sé.»  (Francesco De Sanctis, Storia della letteratura italiana, Morano, Napoli) Fintanto che fu in vita la portata e la ricezione critica del suo pensiero furono circoscritte quasi unicamente agli ambienti intellettuali della propria città, trovando poi un ben più vasto seguito soltanto a quasi due secoli dalla sua stessa morte, tra la seconda metà dell'Ottocento e il Novecento. Affermatasi la fama del pensiero vichiano, esso fu conteso dalle più disparate correnti filosofiche: dal pensiero cristiano (nonostante l'iniziale rifiuto), dagli idealisti (dai quali fu proclamato precursore dell'immanentismo hegeliano), dai positivisti e persino da diversi marxisti. Vico è ben più di un semplice filosofo tanto che in certi momenti della sua travagliatissima fama fu apprezzato prevalentemente per la sua filosofia del diritto, così come in altri momenti fu celebrato precursore della sociologia, della psicologia dei popoli, o come campione fra i maggiori della filosofia della storia, mentre veniva ignorata la sua pur genialissima metafisica, che è ad un tempo il punto d'arrivo e il presupposto logico di tutte le ricerche da lui condotte nei più vari campi dell'operare umano». Il pensiero vichiano, le cui prime fonti s'ispirano alla tradizione filosofica del Seicento che permeava l'ambiente partenopeo della sua epoca, rappresenta un ponte fra la cultura secentesca e quella settecentesca. Nonostante il Vico non sia caratterizzato dall'audacia innovatrice illuminista, il suo pensiero raggiunse – come nota Abbagnano – «alcuni risultati fondamentali» che lo connettono a pieno titolo al Settecento. Tuttavia, non può tacersi il carattere conservatore della sua filosofia politico-religiosa, generato dal turbamento di chi, «assistendo alla fine di un mondo famigliare, non sa scoprire i segni del sorgere di un nuovo. Ciò è dimostrato dalla giustapposizione del certo (ossia il peso dell'autorità della tradizione) al vero (ossia lo sforzo innovatore della ragione) che è il segno di una ricerca di equilibrio estranea al pensiero illuministico. A tali conclusioni il pensiero vichiano fu condotto dalla limitatezza della sua gnoseologia e dalla polemica contro il cartesianesimo, il quale professava, al contrario, l'eliminazione di ogni limite gnoseologico. Opere: “Sei Orazioni Inaugurali”: “De nostri temporis studiorum ratione”: “Orazione Inaugurale” “De antiquissima Italorum sapientia ex linguae latinae originibus eruenda; “Proemium”; “Liber metaphysicus”; “Risposte al giornale dei letterati Prima risposta”; “Seconda risposta”; “Institutiones oratoriae”; “De universis Juris”; “De universis juris uno principio et fine uno liber unus - include “De opera proloquium”; “De constantia jurisprudentis liber alter”; “ Notae in duos libros, alterum De uno universi juris principio et fine uno, alterum De constantia jurisprudentis”; “Scienza nuova prima”; “Vici vindiciae”; “Vita di Giambattista Vico scritta da se medesimo, (l'«Autobiografia» («Supplemento») Scienza nuova seconda, De mente heroic, Scienza nuova terza. Edizioni: Scritti storici, Giambattista Vico, Scienza nuova, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza,Giambattista Vico, Scienza nuova seconda. 1, Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Giambattista Vico, Scienza nuova seconda. Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, Giambattista Vico, Opere a cura di Fausto Nicolini, Laterza, Bari, Orazioni inaugurali, De studiorum rationum, De antiquissima Italorum sapientia, Risposte al giornale dei letterati; IDiritto universale, Scienza nuova; Scienza nuova, Autobiografia, Carteggio, Poesie varie; Scritti storici; Scritti vari e pagine disperse; Poesie, Institutiones oratoriae. Giambattista Vico, Opere filosofiche a cura di Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni. Giambattista Vico, Opere giuridiche a cura di Paolo Cristofolini, Firenze, Sansoni. Giambattista Vico, Institutiones oratoriae, testo critico, versione e commento a cura di Giuliano Crifò, Napoli, Istituto Suor Orsola Benincasa. Bibliografia critica Il pensiero vichiano rimase quasi del tutto ignorato dalla cultura europea del XVIII secolo con una diffusione limitata nell'Italia meridionale. Ancora in età romantica Vico era poco conosciuto anche se filosofi tedeschi come Johann Gottfried Herder, chiamato il Vico tedesco, e Hegel presentano delle somiglianze con la dottrina vichiana per quanto riguarda il ruolo della storia nello sviluppo della filosofia.  La filosofia di Vico comincia ad essere conosciuta e apprezzata nel clima del romanticismo francese e italiano: François-René de Chateaubriand e Joseph de Maistre ma, soprattutto  Jules Michelet, Principes de la philosophie de l'histoire, Parigi diffonde il pensiero di Vico di cui apprezza la concezione della storia come sintesi di umano e divino.  Nella prima metà dell'Ottocento, Auguste Comte e Karl Marx stimarono la filosofia della storia di Vico ma furono i filosofi italiani, come Antonio Rosmini, e soprattutto Vincenzo Gioberti, che videro in lui un maestro.  N. Tommaseo, Vico e il suo secolo, rist. Torino 1930, mette in evidenza la grande affinità del pensiero vichiano con quello di Gioberti. Agostino Maria de Carlo, "Istituzione Filosofica secondo i Princìpj di Giambattista Vico ad uso della gioventù studiosa" - Napoli - Tip. Cirillo - Nuove interpretazioni basate sul principio vichiano del verum ipsum factum considerano Vico un anticipatore del positivismo  Giuseppe Ferrari, Il genio di Vico, rist.Carabba, Lanciano  Cattaneo, Sulla 'Scienza Nuova' di Vico, Milano C. Cantoni, Vico, Torino); Siciliani, Sul rinnovamento della filosofia positiva in Italia, Civelli Firenze. Recentemente, viene rivalutato il legame stringente fra il filosofo e l'Illuminismo:  A. Donati, Giambattista Vico. Filosofo dell'Illuminismo, Aracne. Una spinta decisiva all'apprezzamento e alla diffusione del pensiero vichiano come anticipatore di Kant e dell'idealismo, si ebbe in Italia a cominciare dagli studi di Bertrando Spaventa e De Sanctis iniziatori di quella corrente dottrinale interpretativa che si ritrova soprattutto in Croce e  G. Gentile, Studi vichiani, Messina, rist. Sansoni Firenze che ne mette in luce le ascendenze neoplatoniche e rinascimentali rifiutandone nel contempo l'interpretazione positivista e interpretandone il verum ipsum factum in senso idealistico. Una forzatura questa, secondo alcuni critici, ripresa da  Croce, La filosofia di Vico, Laterza, Bari che ebbe soprattutto il merito di aver intuito in Vico una definizione dell'arte come attività autonoma dello spirito e della visione storicistica dello sviluppo dello spirito da cui Croce elimina ogni riferimento alla trascendenza della Provvidenza vichiana.  Un'accurata ricerca storica su Vico fu operata dal crociano  F. Nicolini, La giovinezza di Vico, Laterza, Bari, Fausto Nicolini, La religiosità di Vico, Laterza, Bari, Fausto Nicolini, Commento storico alla seconda 'Scienza Nuova', Roma,  Fausto Nicolini, Saggi vichiani, Giannini, Napoli, Fausto Nicolini, Giambattista Vico nella vita domestica. La moglie, i figli, la casa, Editore Osanna Venosa, Contrari all'interpretazione immanentistica della Provvidenza vichiana sono gli studi di autori cattolici che ne mettono invece in risalto la trascendenza:  E. Chiocchietti, La filosofia di Vico, Vita e Pensiero, Milano, F. Amerio, Introduzione allo studio di Vico, SEI, Torino, L. Bellafiore, La dottrina della Provvidenza in Vico, Milani, Bologna, A. Mano, Lo storicismo di Vico, Napoli, F. Lanza, Saggi di poetica vichiana, Magenta, Varese, Il dibattito tra le interpretazioni laiche e cattoliche su Vico si è attenuato in periodi recenti dove lo studio del pensiero vichiano si è dedicato a particolari aspetti della sua dottrina:  G. Fassò, I «quattro auttori» del Vico. Saggio sulla genesi della Scienza nuova, Milano, Giuffrè, non esistente. G. Fassò, Vico e Grozio, Napoli, Guida, Maura Del Serra, Eredità e kenosi tematica della "confessio" cristiana negli scritti autobiografici di Vico, in Sapientia, sulla concezione della storia ad opera della quale avviene la conciliazione tra immanenza e trascendenza del pensiero vichiano: A. R. Caponigri, Tempo e idea, Pàtron, Bologna, sulla estetica vichiana gli studi più notevoli sono quelli di G. A. Bianca, Il concetto di poesia in G. B.Vico, D'Anna, Messina, G. Prestipino, "La teoria del mito e la modernità di Vico", Annali della facoltà di Palermo, sugli aspetti giuridici e sociologici:Fabiani, La filosofia dell'immaginazione in Vico e Malebranche, Firenze, B. Donati, Nuovi studi sulla filosofia civile (Firenze); L. Bellafiore, Il diritto naturale (Milano); D. Pasini, Diritto, società e stato in Vico, Jovene, Napoli, V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del passato a Napoli e Milano (Carabba, Lanciano); G. Leone, [rec. al vol. di] V. Giannantonio, "Oltre Vico - L'identità del passato a Napoli e Milano” (Carabba. Lanciano, in Misure Critiche, La Fenice Casa Editrice, Salerno, e in "Forum Italicum", Wehle, Winfried: Sulle vette di una ragione abissale: Giovambattista Vico e l'epopea di una 'Scienza Nuova'. In: Battistini, Andrea; Guaragnella, Pasquale (ed.): Giambattista Vico e l'enciclopedia dei saperi. - Lecce: Pensa multimedia (Mneme). B. Croce, La filosofia di Vico, Bari, Laterza,Maria Consiglia, Napoli, Editoria clandestina e censura ecclesiastica a Napoli all'inizio del Settecento, in Anna Maria Rao (a cura di), Editoria e cultura a Napoli, Napoli: Liguori, Francesco Adorno, Tullio Gregory, Valerio Verra, Storia della filosofia, vol. Editori Laterza, Giambattista Vico, La scienza nuova (a cura di P. Rossi), Biblioteca Universale Rizzoli, Giambattista Vico, Giuseppe Ferrari, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Soc. Tip. de' Classici Italiani, B.Cioffi ed altri, I filosofi e le idee, B. Mondadori, D. Armando, M. Sanna, Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Politica, Enciclopedia Italiana Treccani  Francesco Adorno, Tullio Gregory, Valerio Verra, Storia della filosofia, Editori Laterza); Guido Fassò, Storia della filosofia del diritto. II: L'età moderna, Editori Laterza, Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, Gruppo Editoriale L'Espresso,  Vico, La scienza nuova (Biblioteca Universale Rizzoli); Vico, Principj di scienza nuova, di Giambattista Vico: d'intorno alla comune natura delle nazioni, Volume 1, Francesco d'Amico,  Fausto Nicolini, Giambattista Vico nella vita domestica. La moglie, i figli, la casa, Editore Osanna Venosa, Giambattista vico, Autobiografia, ed. Nicolini (Bompiani), Milano, Vico, La scienza nuova (a cura di Paolo Rossi), Biblioteca Universale Rizzoli, Ugo Grozio, Prolegomeni al diritto della guerra e della pace (a cura di Guido Fassò), cMorano Editore, Giambattista Vico, La scienza nuova, Biblioteca Universale Rizzoli); G. Liccardo, Storia irriverente di eroi, santi e tiranni di Napoli.  Vico che si era rivolto inutilmente per sovvenzionare la stampa dell'opera prima al cardinale Orsini, poi a Papa Clemente XII, fu costretto a vendere un anello per farla pubblicare. Vico scrisse in seguito che, in fondo, l'accaduto era stato un bene poiché lo aveva spinto a riscrivere l'opera in maniera più completa. (Cfr. M.Fubini, G.B.Vico. Autobiografia, Torino Einaudi)  M.Fubini, G.B.Vico. Autobiografia, Torino Einaudi La prima redazione dell'opera, andata perduta, aveva il titolo di Scienza nuova in forma negativa  L'Autobiografia fu pubblicata postuma  ampliata con una modifica di Vico.  Rivista di studi crociani, a cura della "Società napoletana di storia patria", 1969.  La fondazione "Giambattista Vico", voluta da Gerardo Marotta, presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, con sede nella Chiesa di San Biagio Maggiore di Napoli, si occupa della promozione del pensiero vichiano e della gestione di alcuni siti vichiani come il castello Vargas di Vatolla (Salerno) e la Chiesa di San Gennaro all'Olmo in Napoli.  Giambattista Vico, Principi di una scienza nuova d'intorno alla comune natura delle nazioni, a cura di Giuseppe Ferrari, Società tipografica de' Classici italiani, Milano. Silvestro Candela, L'unità e la religiosità del pensiero di Giambattista Vico, Cenacolo Serafico, Inesatto è altresì che il Vico terminasse di vivere a più di settantasei anni: per contrario, mancò ai vivi nella notte e a settantacinque anni e sette mesi precisi, in La Letteratura italiana: Storia e testi, Giambattista Vico, Ricciardi. La storia di Vico, su napolitoday. Secondo notizie di stampa diffuse resti della salma di Vico sarebbero stati recuperati nei sotterranei della chiesa napoletana. (Vedi: Corriere del Giorno: Ritrovata la salma di Giambattista Vico? I ricercatori vanno cauti Archiviato in Internet Archive.) La notizia è stata comunque commentata con prudenza dagli esperti. La scienza nuova, Biblioteca Universale Rizzoli. F. Nicolini, La giovinezza di Vico: saggio biografico, Società editrice Il Mulino, Croce, Nuovi saggi sul Seicento. Per una silloge di «pensieri» del Malvezzi, Politici e moralisti del Seicento, ediz. Croce-Caramella, Bari, Laterza, 1930.  Vico nel perduto De equilibrio corporis animantis esponeva una concezione secondo cui «...riponevo la natura delle cose nel moto per il quale, come se fossero sottoposte alla forza di un cuneo, tutte le cose vengono spinte verso il centro del loro stesso moto e, invece, sotto l'azione di una forza contraria, vengono respinte verso l'esterno; e sostenni anche che tutte le cose vivono e muoiono in virtù di sistole e diastole». Secondo un'ipotesi di Benedetto Croce e Fausto Nicolini l'opera era stata concepita come appendice al Liber physicus e fu donata in forma manoscritta al suo grande amico, il giurista Domenico Aulisio. La trattazione di quella teoria di ispirazione cartesiana e presocratica venne poi inserita più ampiamente nella Vita.  Stefania De Toma, Ecco l'origine delle scienze umane: aspetti retorici di una contesa intorno al De antiquissima italorum sapienti, Bollettino del Centro di studi vichiani (Roma: Edizioni di storia e letteratura).  Opere, Sansoni, Firenze -- è considerato da alcuni interpreti della sua filosofia come il primo costruttivista. Infatti Vico sostiene che l'uomo può conoscere solo ciò che può costruire, aggiungendo poi che in effetti solo Dio conosce veramente il mondo, avendolo creato lui stesso. Il mondo quindi è esperienza vissuta e al suo riguardo non vale per gli uomini alcuna pretesa di verità ontologica. (In Paul Watzlawick, La realtà inventata, Milano, Feltrinelli)  Per Vico la filologia non è solo la scienza del linguaggio ma anche storia, usi e costumi, religioni...ecc. dei popoli antichi. L'età degli dei nella quale gli uomini gentili credettero vivere sotto divini governi, e ogni cosa esser loro comandata con gli auspici e gli oracoli, che sono le più vecchie cose della storia profana: l'età degli eroi, nella quale dappertutto essi regnarono in repubbliche aristocratiche, per una certa da essi rifiutata differenza di superior natura a quella de' lor plebei; e finalmente l'età degli uomini, nella quale tutti si riconobbero esser uguali in natura umana, e perciò vi celebrarono prima le repubbliche popolari e finalmente le monarchie, le quali entrambe sono forma di governi umane» (G.Vico, Scienza Nuova, Idea dell'Opera)  G.Vico,Scienza Nuova, Idea dell'Opera  Ibidem  La ragion di stato «non è naturalmente conosciuta da ogni uomo ma da pochi pratici di governo» (Ibidem)  Ibidem Degnità XXXVII. Sull'immaginazione nei primitivi secondo la filosofia vichiana si veda: Paolo Fabiani, La filosofia dell'immaginazione in Vico e Malebranche, La rivendicazione dell'assoluta autonomia dell'arte e della poesia nei confronti delle altre attività spirituali fu uno dei meriti che Benedetto Croce riconobbe al pensiero vichiano. Vico critica tutt'insieme le tre dottrine della poesia come esortatrice e mediatrice di verità intellettuali, come cosa di mero diletto, e come esercitazione ingegnosa di cui si possa senza far danno fare a meno. La poesia non è sapienza riposta, non presuppone logica intellettuale, non contiene filosofemi: i filosofi che ritrovano queste cose nella poesia, ve le hanno introdotte essi stessi senza avvedersene. La poesia non è nata per capriccio, ma per necessità di natura. La poesia tanto poco è superflua ed eliminabile, che senza di essa non sorge il pensiero: è la prima operazione della mente umana»  (Benedetto Croce, La filosofia di Giambattista Vico)  [qual era quello dei tempi d'Omero]  G.Vico, Scienza Nuova, Conclusione  Nel senso di pietas, sentimento religioso.  Giambattista Vico, La scienza nuova (Biblioteca Universale Rizzoli). Croce Nicolini Storicismo Filosofia della storia Filologia. su Treccani – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Giambattista Vico, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Giambattista Vico, su sapere, De Agostini.Giambattista Vico, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Andrea Battistini, Giambattista Vico, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alexander Bertland, La Scienza nuova su letteratura italiana Opere*, su bibliotecaitaliana integrali in più volumi dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza Paolo Fabiani, La filosofia dell'immaginazione in Vico, su academia.edu., Firenze, G. Pellegrino, 'La concezione della storia di Vico, su centro studi la runa it. Centro di Studi Vichiani, su Consiglio nazionale delle ricerche. Fondazione Giambattista Vico, su Fondazione gbvico org. Portale Vico, su giambattistavico. u treccani., in Il contributo italiano alla storia del Pensiero, Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Vico, Principj di una scienza nuova di Vico: d'intorno alla comune natura delle nazioni, Tip. di A. Parenti. Italian philosopher. Grice: “The Italians revere him so much that his emblem is on one of their stamps!”“It would be as having Ryle on one of ours!” vico: He is so beloved by the Italians “that they made a stamp of him.”Grice. cited by H. P. Grice, “Vico and the origin of language.” Philosopher who founded modern philosophy of history, philosophy of culture, and philosophy of mythology. He was born and lived all his life in or near Naples, where he taught eloquence. The Inquisition was a force in Naples throughout Vico’s lifetime. A turning point in his career was his loss of the concourse for a chair of civil law. Although a disappointment and an injustice, it enabled him to produce his major philosophical work. He was appointed royal historiographer by Charles of Bourbon. Vico’s major work is “La scienza nuova”  completely revised in a second, definitive version. He published three connected works on jurisprudence, under the title Universal Law; one contains a sketch of his conception of a “new science” of the historical life of nations. Vico’s principal works preceding this are On the Study Methods of Our Time, comparing the ancients with the moderns regarding human education, and On the Most Ancient Wisdom of the Italians, attacking the Cartesian conception of metaphysics. His Autobiography inaugurates the conception of modern intellectual autobiography. Basic to Vico’s philosophy is his principle that “the true is the made” “verum ipsum factum”, that what is true is convertible with what is made. This principle is central in his conception of “science” scientia, scienza. A science is possible only for those subjects in which such a conversion is possible. There can be a science of mathematics, since mathematical truths are such because we make them. Analogously, there can be a science of the civil world of the historical life of nations. Since we make the things of the civil world, it is possible for us to have a science of them. As the makers of our own world, like God as the maker who makes by knowing and knows by making, we can have knowledge per caussas through causes, from within. In the natural sciences we can have only conscientia a kind of “consciousness”, not scientia, because things in nature are not made by the knower. Vico’s “new science” is a science of the principles whereby “men make history”; it is also a demonstration of “what providence has wrought in history.” All nations rise and fall in cycles within history corsi e ricorsi in a pattern governed by providence. The world of nations or, in the Augustinian phrase Vico uses, “the great city of the human race,” exhibits a pattern of three ages of “ideal eternal history” storia ideale eterna. Every nation passes through an age of gods when people think in terms of gods, an age of heroes when all virtues and institutions are formed through the personalities of heroes, and an age of humans when all sense of the divine is lost, life becomes luxurious and false, and thought becomes abstract and ineffective; then the cycle must begin again. In the first two ages all life and thought are governed by the primordial power of “imagination” fantasia and the world is ordered through the power of humans to form experience in terms of “imaginative universals” universali fantastici. These two ages are governed by “poetic wisdom” sapienza poetica. At the basis of Vico’s conception of history, society, and knowledge is a conception of mythical thought as the origin of the human world. Fantasia is the original power of the human mind through which the true and the made are converted to create the myths and gods that are at the basis of any cycle of history. Michelet was the primary supporter of Vico’s ideas in the nineteenth century; he made them the basis of his own philosophy of history. Coleridge is the principal disseminator of Vico’s views in England. James Joyce used the New Science as a substructure for Finnegans Wake, making plays on Vico’s name, beginning with one in Latin in the first sentence: “by a commodius vicus of recirculation.” Croce revives Vico’s philosophical thought, wishing to conceive Vico as the  Hegel. Vico’s ideas have been the subject of analysis by such prominent philosophical thinkers as Horkheimer and Berlin, by anthropologists such as Edmund Leach, and by literary critics such as René Wellek and Herbert Read. Refs.: S. N. Hampshire, “Vico,” in The New Yorker. Luigi Speranza, “Vico alla Villa Grice.” H. P. Grice, “Vico and language.” M. Danesi, Metaphor, and the Origin of Language. Serious scholars of Vico as well as glotto-geneticists will find much of value in this excellent monograph. Vico Studies. A provocative, well-researched argument which might find re-application in philosophy. Theological Book ReviewDanesi returns to Vico to create a persuasive, original account of the evolution and development of the Italian language, one of the deep mysteries of Italians. Vico’s reconstruction of the origin of language is described and evaluated in light of Grice’s philosophical conversational pragmatics. Keywords: glotto-genesi, la ricostruzione di Vico, The New Science Basic Notions. Language and the Imagination: Vico’s Glottogenetic Scenario; Vico’s Approach; Reconstructing the Primal Scene; After the Primal Scence; the dawn of communication: iconicita e mimesi, hypotheses The Nature of Iconicity. Imagery, Iconicita e gesto. Iconic Representation. Osmosis Hypothesis Ontogenesis From Percept al concetto. The Metaphoricity Metaphor metafora; Metaphor and Concept-Formation Mentation, Narrativity, e mito; the socio-biological-Computationist Viewpoint:A Vichian Critique; The Vichian Scenario Revisited; Revisting the Genetic Perspective; computationism. Refs.: Luigi Speranza, “Vico e Grice,” Villa Grice. #vico https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4421435234535104 #griceevico https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702533283/in/photolist-2mLLZRD-2mLM2Rf-2mLPa8B-2mLMbqp-2mLGod1-2mLM2RA-2mLM2Qy-2mLP36W-2mLKxtd-2mLKxqY-2mLLZPz-2mLP1aS-2mLP1am-2mLFu9X-2mLM2RF-2mLP37h-2mLQ7Zx-2mLLZPp-2mLQ5Z5-2mLFscR-2mLFuaU-2mLFucc-2mLKzoL-2mLKxsG-2mLQ81p-2mLP3bL-2mLP1cL-2mLP1dN-2mLM2Yz-2mLKzpc-2mLQ66x-2mLKxvh-2mLLZV6-2mLFugF-2mLQ895-2mLP3fU-2mLP3ad-2mLKzrS-2mLKzqE-2mLLZY7-2mLFucN-2mLQ86K-2mLP1eK-2mLQ61H-2mLLZUj-2mLLZZE-2mLKxwp-2mLFsi2-2mLFuiV-2mLP3eM

 

Grice e Vieri – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze) Essential Italian philosopher. Filosofo. Di famiglia nobile. Insegna a Pisa. Platonico molto attivo. E contestato dai colleghi per il suo vagheggiare un nuovo circolo dei platonici improntato su Pico. Suo principale avversario e Borri. Saggi: “Liber in quo a calumnijs detractorum philosophia defenditur, & eius praestantia demonstrator” (Roma). Crusca. Vieri. Keywords. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft; Luigi Speranza, “Grice e Vieri: la dialettica fiorentina”, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #vieri https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4597595683585724 #griceevieri https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702935444/in/photolist-2mLP4p2-2mLKAG2-2mLQ9gL-2mLQ9fU-2mLP4ps-2mLFvoA-2mLP4oW-2mLFvoF-2mKQL9s

 

 

 

 

Grice e Vigna – la regola d’oro conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Rosolini). Essential Italian philosopher Filosofo. Studia Filosofia a Milano, legandosi in special modo all'insegnamento di Bontadini e Severino. Con Severino si laurea, discutendo la tesi, ‘La logica dell'astratto – generale -- e la logica del concreto – particolare’” -- è Professore di Filosofia a Venezia, ma ha insegnato anche a Milano. È stato, inoltre, il presidente della Società Italiana di Filosofia Morale. Pensiero Si è occupato di neo-idealismo Italiano e di Aristotele.  Successivamente si è concentrato in maniera speciale sull'ontologia, proponendo una ‘semantizzazione’ di ‘essere’ capace di risolvere la aporia del parmenidismo di Severino, che in qualche modo grava anche sulla speculazione di Bontadini. Questa ‘semantizzazione’ permette di leggere nel ‘divenire’ (x divenne y) non l'annullamento dell'essere (‘x e y”), ma piuttosto quello dell'ente. La differenza fondamentale è proprio quella che passa tra l'essere ‘assoluto’ che *non* diviene e l'ente finito che comincia e cessa di essere – cfr. Grice, relative identity in Geach and Myro. Questa impostazione ha consentito di raffinare ulteriormente il tema della mediazione metafisica che sfrutta e compone la posizione necessaria della totalità dell'essere con la posizione della totalità molteplice e mutabile dell'esperienza.  Insieme alle analisi di metafisica si sono svolte quelle di etica (bio-etica). L'etica è intesa fondamentalmente come un’annalisi del desiderio o volere, il quale, a sua volta, è fondamentalmente desiderio di un altro desiderio (meta-desiderio), cioè poi di un altro essere umano – il co-conversazionalista B -- che ci desideri e ci riconosca. L'etica e così ricondotta alle dinamiche delle relazioni inter-soggettive, che si possono descrivere secondo tre modelli basilari. Il primo modello è il modello griceiano – ariskantiano -- quello regolativo per l'etica. E quello in cui le soggettività si riconoscono reciprocamente come delle soggettività, e cioè come delle persone o degli esseri che pensano e desiderano in modo trascendentale. Il secondo modello è quello trasgressivo. Quello in cui le soggettività confliggono e cercano di dominare il soggetto che hanno di fronte, trattandolo come un oggetto o istrumento -- o una cosa manipolabile a loro piacimento. Il terzo modello, che si colloca a mezza strada fra i due precedenti, è quello che Vigna definisce modello griceiano ‘oblativo,’ in cui mentre una delle due soggettività riconosce l'altra e si dispone a trattare l'altra secondo la cura e il rispetto che le convengono, l'altra soggettività non offre nessun riconoscimento e cerca di imporsi sulla soggettività riconoscente come soggettività dominante. Questa impostazione onto-etica si caratterizza per il tentativo di fondare la regolatività etica del modello ariskantiano di Grice su argomentazioni che partono dal rilievo irrefutabile della trascendentalità della persona, la quale si trova invece contraddetta in tutte le situazioni di rapporto inter-soggettivo riconducibili agli altri due modelli (razionalita istrumentale, e razionalita di oppression).  Le indagini di antropologia trascendentale completano e chiudono questo percorso, ponendosi come il termine medio che stringe e salda l'ontologia metafisica all'etica. Il concetto di ‘persona’ viene inteso alla Grice e Strawson come sinergia del concetto di ‘sostanza’ e di quello di relazione (la categoria della relazione di Aristotele, la relati, o il ‘pros ti’.  Sostanza (ousia, sub-stantia,  essential) è classicamente quello che permane e sta in sé. La relazione, invece, è qui il rapporto intenzionale ad altro da sé. La persona è una sinergia di sostanza e relazione perché è sia rapporto a se stesso sia rapporto all'altro da sé, in quanto è essenzialmente una intenzionalità trascendentale, ovverosia un orizzonte consistente di relazione all'altro da sé, secondo il corso illimitato del desiderio che lo abita. Saggi: “La dialettica gentiliana” in “Giornale critico della filosofia italiana”, Religione nella filosofia di Giovanni Gentile, in “Giornale critico della filosofia italiana”, Gentile interprete di Marx, in  Enciclopedia. Il pensiero di Gentile, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Ragione e religione (CELUC, Milano); “Filosofia e marxismo” (CELUC, Milano); “Le origini del marxismo teorico in Italia. Il dibattito tra Labriola, Croce, Gentile e Sorel sui rapporti tra marxismo e filosofia (Città Nuova, Roma); “Antonio Gramsci. Il pensiero teorico e politico. La "questione leninista"” (Città Nuova, Roma); “Invito al pensiero di Aristotele” (Mursia, Milano), “Sostanza e relazione: una aporetica della persona,” in L'idea di persona, V. Melchiorre, Vita e Pensiero, Milano); “L'enigma del desiderio” (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo); “La politica e la speranza, Edizioni Lavoro, Roma); “Il frammento e l'Intero: -- il toto e la parte -- indagini sul senso dell'essere e sulla stabilità del sapere, Orthotes, Napoli-Salerno, Sul trascendentale come inter-soggettività originaria, in “Le avventure del trascendentale,” A. Rigobello, Rosenberg & Sellier, Torino); “Sulla verità e sul bene” (Petite Plaisance, Pistoia); “Etica del desiderio come etica del riconoscimento” (Orthotes, Napoli). Sostanza e relazione. Indagini di struttura sull'umano che ci è comune, 2 volumi, Orthotes, Napoli-Salerno. Studi gentiliani,  Orthotes, Napoli-Salerno. Studi marxiani, Orthotes, Napoli-Salerno. Studi aristotelici, Orthotes, Napoli-Salerno; La ragione e la dialettica. Studi su Marx e Volpe (Marsilio, Venezia), “Teorie della felicità” II, Francisci, Abano Terme); “La qualità dell'uomo. Filosofi e psicologi a confronto, Franco Angeli, Milano); “Dio e la ragione, Marietti, Genova); “L'etica e il suo altro, Franco Angeli, Milano); “Strutture del sapere filosofico” Il Cardo, Venezia, “La libertà del bene, Vita e Pensiero, Milano, “Essere giusti con l'altro” (Rosenberg & Sellier, Torino); Introduzione all'etica, Vita e Pensiero, Milano,  Etica trascendentale e intersoggettività, Vita e Pensiero, Milano, “Multiculturalismo e identità” Vita e Pensiero, Milano; “La persona e i nomi dell'essere: sritti di filosofia in onore di V. Melchiorre, Vita e Pensiero, Milano. Libertà, giustizia e bene in una società plurale, Vita e Pensiero, Milano. Etiche e politiche della post-modernità, Milano, Vita e Pensiero. “Etica del plurale: giustizia, riconoscimento, responsabilità” (Vita e Pensiero, Milano); “Affetti e legami” (Vita e Pensiero, Milano); “La regola d'oro come etica universale (Vita e Pensiero, Milano (curato con S. Zanardo). Bontadini e la metafisica, Vita e Pensiero, Milano, “Metafisica e violenza” Vita e Pensiero, Milano); “Etica di frontiera. Nuove forme del bene e del male, Vita e Pensiero, Milano); “Di un altro genere: etica al femminile, Vita e Pensiero, Milano. Giorgio La Pira. Un san Francesco nel Novecento, AVE, Roma. Multiculturalismo e interculturalità. L'etica in questione, Vita e Pensiero, Milano. “La vita spettacolare. Questioni di etica, Orthotes, Napoli; Etica dell'economia. Idee per una critica del riduzionismo economico, Orthotes, Napoli-Salerno; Differenza di genere e differenza sessuale. Un problema di etica di frontiera, Orthotes, Napoli-Salerno. Il dovere dell'ospitalità, Orthotes, Napoli-Salerno. Dell'interpretazione di Gentile offerta da Vigna discutono, fra gli altri, M. Berlanda, Gentile e l'ipoteca kantiana. Linee di formazione del primo attualismo, Vita e Pensiero, Milano eBettineschi, Critica della prassi assoluta. Analisi dell'idealismo gentiliano, Orthotes, Napoli. Ora si vedano anche Studi gentiliani, Orthotes, Napoli-Salerno.  Cfr. Studi marxiani, rthotes, Napoli-Salerno.  Cfr. gli scritti raccolti in C. Vigna, Studi aristotelici, Orthotes, Napoli-Salerno. F. Saccardi, Semantizzazione dell'essere e inferenza metempirica, inPagani, Debili postille. Lettere a Vigna, Orthotes, Napoli, Cfr. anche L. Messinese, L'apparire del mondo. Dialogo con Severino sulla "struttura originaria" del sapere, Mimesis, Milano-Udine, "Vigna, invece, che pur si è formato alla scuola di Bontadini e di Severino, non segue più i suoi maestri, perché ormai egli ritiene che, se si accetta la “semantizzazione parmenidea” dell’essere, non si può evitare di estendere gli attributi dell'essere assoluto agli enti, come precisamente è avvenuto nello svolgimento del pensiero di Severino. L'errore, però, prosegue Vigna, sta proprio in questo "aver trattato la questione dell'essere come una questione di essenza". L'errore viene eliminato convincendosi che la “semantizzazione” dell'essere coincide con la 'relazione’ di essenza ed esistenza': questo è il 'tratto comune' tra tutti gli enti".  Cfr. C. Vigna, Il frammento e l'Intero,  Sulla semantizzazione dell'essere. L'eredità speculativa di Bontadini, in “Bontadini e la metafisica.” Si veda inoltre G. Solliani, “Dell'essere come essenza: per una rivisitazione del problema a partire di Aquino, in Debili postille, Il frammento e l'Intero, Cfr. anche Pagani, “Una rivisitazione della via del divenire e A. Peratoner, Intorno alla conoscibilità di Dio, la ragione, la fede, in Debili postille,  Si veda poi A. Barzaghi, Percorsi di rigorizzazione della teologia naturale nella filosofia neo-classica milanese, in Rivista di filosofia neo-scolastica. Cfr. Vigna, Etica del desiderio umano (in nuce), in Introduzione all'etica, Aporetica dei rapporti intersoggettivi e sua risoluzione, in Etica trascendentale e inter-soggettività,  Si veda anche il saggio di R. Fanciullacci, “Dell'inter-soggettività e del riconoscimento. in Debili postille, Cfr. C. Vigna, Sul trascendentale come inter-soggettività originaria. Inoltre: G. Venuti, La cura dell’altro come regola d'oro. Lettera aperta a Vigna, e S. Zanardo, Sul dono della differenza, in Debili postille, Per una discussione complessiva del pensiero di Vigna si vedano i saggi contenuti inPagani  Debili postille. Lettere a Vigna, Orthotes, Napoli. “Sostanza e relazione: una aporetica della persona.” Si può vedere ancheBettineschi, Finità e infinità della soggettività. Lettera aperta a Vigna, inBettineschi, “Intenzionalità e riconoscimento: scritti di etica e antropologia trascendentale” Orthotes, Napoli. Bergamo festival: l'intuizione, su youtube.com. Malato o persona?, su youtube.com. L'etica, su youtube.com. Treccani. Intervista a Vigna: la filosofia morale, su youtube.com. Claudio Tugnoli, Carmelo Vigna: il desiderio come orizzonte trascendentale, su mondodomani.org. Venezia, su unive Bollettino della Società filosofica italiana, Centro di Etica Generale e Applicata, su centro di etica. Centro Inter-universitario per gli Studi sull’Etica, su venus.unive. Società Italiana di Filosofia Morale, su sifm. Intervento su La Pira, su avvenire. Attualismo, problematicismo, metafisica, su filosofia. La politica e il sacro, su inschibboleth.org. Carmelo Vigna. Vigna. Keywords. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS. Luigi Speranza, “Grice e Vigna: la regola d’oro conversazionale” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #vigna https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.6936758636336072 #griceevigna https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702936944/in/photolist-2mLP4Rj-2mKPWrs

 

Grice e Vignoli – etologia filosofica – della legge fondamentale dell’intelligenza nel regno animale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Rosignano Marittimo). Essential Italian philosopher. Filosofo. Grice: “I spent quite some time observing a species of pirot: the squarrel – mainly I was in search of what Vignoli calls ‘la legge fondamentale dell’intelligenza nel regno animale” – his ‘saggio,’ he says, is in ‘psicologia comparata,’ but since it is vintage, I might well refer to is as ‘philosophical ethology’!” -- Si trasferì a Milano. Docente di antropologia presso la Reale Accademia di Scienze e Lettere, divenne direttore del Museo di storia naturale.  I suoi scritti apparvero su Il Politecnico e sulla Rivista di filosofia scientifica. Due sue opere ebbero risonanza: “Della legge fondamentale dell'intelligenza nel regno animale: saggio di psicologia comparata” -- e “Mito e scienza”. Tito Vignoli. Vignoli. Keywords: squirrel, squarrel, psicologia comparata, etologica filosofica, una legge della intelligenza degl’animali – mito e scienza – mitos e logos – animale, legge, legge della psicologia, psicologia comparata, etologia comparata, evoluzione. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS, Luigi Speranza, “Grice e Vignoli” – “La etologia filosofica di Grice e Vignoli” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #vignoli #https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4572874082724551 #griceevignoli https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701466892/in/photolist-2mLFwRA-2mLP5X7-2mLP5XH-2mLKCa2-2mLQaMX-2mLM5Bv-2mLFwQo-2mLFwQi-2mLM5BF-2mKEy89

 

 

Grice Vinadio: la prassi ed il valore – filosofia italiana (Torino). Grice: “Of course, Vinadio is bound to be a good dialectician, since Italian neo-idealists take Hegel’s Dialektik – or colloquenza, as the count prefers – much more seriously than the most Hegelian of Oxonians! (And I don’t mean Bradley!”) --  Grice: “I like Vinadio; but then I’m English and we like an earl!” – “My favourite of his tracts is the one about dialettica which he understood just as Plato did, only better!” -- Felice Balbo di Venadio, conte di Venadio, vide, “Il conte di Vinadio” --. Filosofo. Considerato una delle voci più significative della filosofia italiana e un intellettuale impegnato in un vasto progetto di ri-fondazione della politica nell'immediato secondo dopoguerra. Nacque da Enrico Balbo di Vinadio e da Ada Tapparo, in via Bogino 8, nella casa che era stata del conte Cesare Balbo, ministro di casa Savoia. Dopo la laurea, partecipa alla seconda guerra mondiale prima come sottufficiale degll’apini, poi come membro della resistenza. Come consulente di Einaudi cura una collana di filosofia. Nominato cattedratico di filosofia a Roma.  Si raccolse attorno a lui un piccolo gruppo di filosofi per discutere sulla crisi dei valori nella società e sui modi di superarla mediante l'impegno sociale. Il suo impegno trova espressione inoltre con i contributi alle riviste Cultura e realtà e Terza generazione. Vicino alle organizzazioni della sinistra e al Partito Comunista.  Comprende come il mutamento centrale della società e avvenuto nel rapporto tra lavoro umano e tecnica. Assunto all'IRI presso il Servizio problemi del lavoro. Si interessa di formazione del personale. Nominato direttore del Centro IRI per lo studio delle funzioni direttive aziendali. Saggi: “L'uomo senza miti”; “Il laboratorio dell'uomo”; “Studi in memoria di Gioele Solari dei discepoli” (Torino, Ramella); “La sfida storica del comunismo al Cristianesimo e le sue conseguenze filosofiche” (Il Mulino); “Idee per una filosofia dello sviluppo umano” (Torino, Boringhieri). Opere, Torino, Boringhieri, “Essere e progresso”; “Lezioni di etica” (Roma, Lavoro); “Lettere a Ludovica”; Archinto. Giulia Boringhieri, “Per un umanesimo scientifico. Storia di libri, di mio padre e di noi” (Torino, Einaudi); D. Cavalieri, Scienza economica e umanesimo positivo. la critica della ragione economica” (Milano, Angeli); G. Tassani, La Terza Generazione. Tra Stato e Rivoluzione” (Roma, Lavoro); G.Tassani, “Lezioni di etica” (Roma, Lavoro); G. Invitto, “Una filosofia pragmatica dello sviluppo” (Il Mulino, Bologna); G. Invitto, “Di fronte a fenomenologia ed esistenzialismo” (Adriatica Salentina, Lecce); G. Invitto, “Una questione aperta, "Italia contemporanea", Dizionario storico del movimento cattolico in Italia: I protagonisti” (Marietti, Torino); A. Grotti (Boringhieri, Torino); A. Grotti, “Un altro futuro è possible” (Egeria); V. Possenti, “La filosofia dell'essere”, Vita e Pensiero, Milano; “Tra filosofia e società” (Angeli, Milano); Giovanni Invitto, Felice Balbo. Il superamento delle ideologie, Roma, Edizioni Studium); N. Ricci, Cattolici e marxismo. Filosofia e politica” (Milano, Angeli); Dal marxismo ad economia umana” (Brescia, Morcelliana); “La prassi e il valore. La filosofia dell'essere” (Roma, Aracne); “Il cristianesimo nella sfida della “modernità” su storia e futuro” -- Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Filosofi italiani del XX secoloInsegnanti italiani Professore. Felice Balbo Vinadio. Vinadio. Keywords. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Vinadio: being, value – and colloquenza!” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #vinadio https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.5203073483037938 #griceevinadio https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702943109/in/photolist-2mLKCRN-2mLKCRH-2mLP6Ez-2mLQbpJ-2mLP6Eu-2mLP6FB-2mLQbqL-2mLQbpD-2mLM6j7-2mLFxuV-2mLM6ht-2mLM6jc

Grice e Vio – le categorie d’Aristotele – un senso, un’analogia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Gaeta). Essential Italian philosopher. Grice: “While the typical Englishman is more interested in the fact that Vio never thought that Henry VIII divorced Aragon, I prefer his commentary on the ‘prae-dicamentum’ of Aristotle, via ‘Porfirio’!” -- Grice was irritated that when ‘vio’ became a saint, the Italians list them under ‘c’. Tommaso De Vio, O.P. cardinale di Santa Romana Chiesa. Il cardinale Tommaso De Vio riceve Martin Lutero, Template-Cardinal. svg   Incarichi ricoperti Maestro generale dell'Ordine dei Predicatori Cardinale presbitero di San Sisto Arcivescovo metropolita di Palermo  Arcivescovo-vescovo di Gaeta. Cardinale presbitero di Santa Prassede Ordinato presbitero Nominato arcivescovo da Leone X Consacrato arcivescovo dal Niccolò Fieschi, Creato cardinale da Leone X. Religioso domenicano, generale dell'Ordine: teologo e diplomatico pontificio. Incontro tra Lutero e Vio  in una stampa d'epoca. Figlio di Francesco De Vio e Isabella de Sieri, entra tra i frati domenicani del monastero di Gaeta, dove assunse il nome di Tommaso, e prosegue i suoi studi in filosofia a Napoli, Bologna e Padova.  Insegna a Pavia e Roma. Acquisce una considerevole fama in seguito ad un pubblico dibattito con Pico a Ferrara. Generale dell'Ordine e consigliere dei papi. Dimostra grande zelo nel difendere i diritti papali contro il concilio di Pisa, polemizzando contro Almain in una serie di articoli messe al bando dalla Sorbona e bruciati per ordine di Luigi XII. Leone X lo crea cardinale, e fatto arcivescovo di Palermo. Arcivescovo di Gaeta. Inviato in Germania come legato apostolico per partecipare alla dieta di Augusta, si adopera con profitto per l'elezione di Carlo V d'Asburgo ad Imperatore del Sacro Romano Impero (prevalendo sull'altro concorrente Francesco I), e lì cerca di arginare la nascente riforma protestante di Lutero. Fece rientro in Roma senza essere riuscito a convincere Lutero ad abbandonare i suoi propositi di riforma, e aiuta il papa nell'estensione della bolla Exsurge Domine rivolta a contrastare il dilagare della riforma luterana. Oganizza la resistenza contro i Turchi. Venne fatto prigioniero durante il Sacco di Roma dai Lanzichenecchi, inviati da Carlo V per punire Clemente VII per il tradimento della parola datagli, poi venne liberato. Pronuncia la sentenza definitiva di validità del matrimonio di Enrico VIII e Caterina d'Aragona, rifiutando il divorzio al sovrano inglese. Accanto alla produzione teologica, secondo la linee della scuola tomista, Vio si distinque anche come esegeta. Supple alla sua ignoranza dell'ebraico, consultando esperti rabbinici e grazie alla sua familiarità con il testo greco. Pubblica un commentario della Bibbia. La sua enfasi sulla ricerca del SIGNIFICATO letterario del testo lo pone alle origini della moderna tradizione esegetica cattolica.  Saggi: “Summula Caietani”; “Opuscula omnia”; “Commentaria super tractatum De ente et essentia Thomae de Aquino”; “De nominum analogia”; “Commentaria in III libros Aristotelis De anima”; “Auctoritas Pape et Concilii siue Ecclesie comparata” (Silber); “Oratio in secunda sessione Concilii Lateranensis” (Beplin); “Apologia de comparata auctoritate pape et ecclesie”; “De divina institutione Pontificatus Romani Pontificis”; “Jentacula N.T., expositio literalis sexaginta quatuor notabilium sententiarum Novi Test.” (Roma); “Summula Caietani”; “Opuscula omnia” (Giunta); Francesco senese De Franceschi); “In Porphyrii Isagogen ad Praedicamenta Aristotelis”; “Opera omnia”; “Scripta philosophica”; “De nominum analogia”; “De conceptu entis”; “De comparatione auctoritatis papae”; “Apologia”. G. Allaria, Tommaso De Vio: cardinale Gaetano, Gaeta, La Poligrafica, Roma; Treccani – Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Conferenza Episcopale Italiana. ALCUIN, Università di Ratisbona. He wrote extensively on freewill, and had a colourful dispute with, of all people, Calvinwell represented in a painting Grice adored. Shropshire borrowed his proof for the immortality of the soul from Cajetan -- Tommaso de Vio, prelate and theologian. Born in Gaeta from which he took his name, he entered the Dominican order and studied philosophy and theology at Naples, Bologna, and Padua. He became a cardinal. During the following two years he traveled to G.y, where he engaged in a theological controversy with Luther. His major work is a Commentary on St. Thomas’ Summa of Theology 1508, which promoted a renewal of interest in Scholastic and Thomistic philosophy during the sixteenth century. In agreement with Aquinas, Cajetan places the origin of human knowledge in sense perception. In contrast with Aquinas, he denies that the immortality of the soul and the existence of God as our creator can be proved. Cajetan’s work in logic was based on traditional Aristotelian syllogistic logic but is original in its discussion of the notion of analogy. Cajetan distinguishes three types: analogy of inequality, analogy of attribution, and analogy of proportion. Whereas he rejected the first two types as improper, he regarded the last as the basic type of analogy and appealed to it in explaining how humans come to know God and how analogical reasoning applied to God and God’s creatures avoids being equivocal. Gaetano. Cajetanus. Caietanus Vio. Cajetano Vio. Caetano Vio. Gaetano Vio. Al secolo: Giacomo De Vio. Jacopo De Vio. Tommaso De Vio. Cardinal Caetano. Cardinal Gaetano. Tommaso De Vio da Gaeta, detto il Gaetano. Vio. Keywords: analogia, commentary on Porphyry on Aristotle’s categories, the example of ‘healthy’ – Grice, “Focal unity”, “Aristotle on the multiplicity of ‘being’” – ‘healthy’ – an animal is healthy – various types of analogy. Unfortunately, the Germans focus more on his the saint’s fight with Luther!” Refs.: Luigi Speranza, “Grice e de Vio” – Luigi Speranza, “Grice e Vio: Le categorie” -- The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. #vio https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4420382827973678 #griceevio https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703156585/in/photolist-2mLQc9e-2mLKDFo-2mLKDE1-2mLKDEG-2mLKDFD-2mLKDDK-2mLFyhm-2mLP7qc-2mLKDES-2mLQc8c-2mLP7qx-2mLFyio-2mLKDEm-2mLQc8H-2mLFygK-2mLM74J-2mLM72u-2mLQdrQ-2mLP9qE-2mLFBT9-2mKNvpt-2mKxbL6-2mKfD5h-2mKk5pG-2mKh56j-E4u3XA-QwGRg8-Qwzjnt-26SLQJq-Dnva4y-CYyfnZ-CzwVom-DpPBNr-CzzzWQ-CzDRZT-DnpMHh-CzGjJa-D5XFWd-D5YaQE-D5Wmju-CYzKFB-DpPAPn-DnpvF7-DpMLQZ-Dx59M4-CzzbaG-DpKKeB-DpMFX2-D5S2Z1-DnuNE7

Grice e Virno – una popolazione di due -- filosofia ed azione – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Essential Italian philosopher. Grice: “Virno, like me, is a semiotician.” Filosofo.  Di orientamento operaista, docente di filosofia a Roma. Tra i principali esponenti dell'organizzazione della sinistra extraparlamentare Potere Operaio, il suo nome ricorse nelle cronache dei cosiddetti "anni di piombo" in Italia. Fu arrestato e detenuto in prigione per diversi anni sino alla sua definitiva assoluzione. Nel corso della detenzione elaborò il suo pensiero che trovò espressione nella rivista Luogo comune.  «Democrazia è il fucile in spalla agli operai», slogan attribuito a Potere Operaio «Mi sono formato politicamente a Genova, dove la mia famiglia viveva e io facevo liceo. Genova era esposta all’influenza di Torino, dove vi furono le prime occupazioni nel ’67; quindi nell’estate di quell’anno si mobilitarono gli studenti medi (più vivaci di quelli universitari, che invece erano in contatto con le organizzazioni tradizionai dei partiti, UGI e via dicendo). Come studenti medi fondammo dunque il Sindacato degli Studenti, che fece i primi scioperi su tematiche già sessantottesche, la lotta all’autoritarismo, solidarietà con gli studenti greci dopo il golpe dei colonnelli e quant’altro... nell’autunno sempre per un trasferimento della famiglia, sono venuto ad abitare a Roma, e di lì a non molto ho preso contatti e rapporti con il gruppo che sarebbe diventato Potere Operaio, che allora sostanzialmente nella capitale era il gruppo delle facoltà scientifiche... Entro in Potere operaio dopo gli episodi cruciali della primavera a Torino.»  Lavora a Milano come insegnante all'Alfa Romeo di Arese e all'Innocenti, organizzando anche azioni collettive nelle fabbriche sino alla dissoluzione di Potere operaio nel Presenta la sua tesi di laurea sul concetto di lavoro e la teoria della coscienza di Adorno e partecipa attivamente alle manifestazioni ad opera dei lavoratori precari e di altri emarginati. Fonda Metropoli organo ideologico del movimento politico. Nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria nota come "7 aprile", la redazione della rivista viene accusata di appartenere in blocco all'organizzazione eversiva «costituita in più bande armate variamente denominate».  «siamo arrestati io, Castellano, Maesano e Pace (che però sfugge all’arresto, di nuovo, giuro, non per sagacia). Noi siamo arrestati,  poi ci fanno confluire, ritroviamo gli altri nel cortile di Rebibbia, nel braccio speciale, stiamo un po’ di mesi lì, poi c’è la diaspora, cioè il Ministero ordina di mandare ognuno di questi detenuti in un carcere speciale diverso, perché ovviamente, tramite avvocati, visite, benché ci fosse il regime di braccio speciale, quello era diventato una specie di luogo in cui si elaboravano documenti, lettere a giornali, si faceva campagna politica, c’erano state delle lotte interne.  Quindi, c’è la diaspora, io vado a Novara, Oreste va a Cuneo, quell’altro va a Favignana, quell’altro ancora da un’altra parte. Comincia questo giro negli speciali, e ci ritroviamo non tutti ma in parte nel carcere di Palmi, carcere per soli politici o per detenuti comuni completamente politicizzati, una specie di “Kesh”. Là dentro c’e una situazione curiosa, anche molto spettacolare, perché si incontrano assolutamente tutti. Infatti, per un primo periodo con i compagni delle BR o con Alunni o quelli dei NAP, si pensò anche di approfittare di questa situazione per avviare una discussione larga, di carattere "costituente": però, il problema è che anche lì c’è il fatto che i più spregiudicati di loro, come Curcio, erano d’accordo, avevano capito di aver perso l’essenziale, cioè il cambio di paradigma, cioè il fatto che i giovani operai erano non più riconducibili, altri invece no. Riassumendo in breve, la mia detenzione fu un anno, poi due anni liberi in cui curai la serie continua di Metropoli nell’81, due anni ancora di carcere, condanna a 12 anni in primo grado, un anno di arresti domiciliari... l’assoluzione (insieme a tanti altri imputati) du la conferma. La travagliata esperienza politica e esistenziale di questi anni sarà trasfusa da Virno nella pubblicazione di Luogo Comune una rivista dedicata all'analisi della vita nella situazione sociale del "postfordismo".  Lascia il lavoro di editore della rivista per insegnare filosofia a Urbino e filosofia del linguaggio, semiotica ed etica della comunicazione a Calabria da dove si trasferisce a Roma. Convinto della necessità di un nuovo linguaggio della politica che chiarisca le trasformazioni economiche, sociali e culturali che da più di un decennio caratterizzano le società occidentali, introduce nella “Grammatica della moltitudine” una riflessione sul contrasto tra i termini di popolo e moltitudine che generano una accesa polemica teorico-filosofica. Quando avvenne la formazione degli stati nazionali fu l’espressione “popolo” a prevalere. Virno si domanda se non sia venuto il tempo di restaurare l'altro concetto della moltitudine. La multitude è quell'insieme di persone che nell'azione politica e in quella economica, pur agendo collettivamente non perdono il senso della propria individualità, resistendo sempre alla riduzione a unica massa informe com'è nel termine di "popolo". La moltitudine è dunque la base delle libertà civili.  In contrapposto, moltitudine e una pluralità che non si sintetizza nell'uno, il più grave pericolo per l'autorità dello Stato che esercita il «supremo imperio».  Dopo i secoli del “popolo” e quindi dello Stato (Stato-nazione, Stato centralizzato ecc.), torna infine a manifestarsi la polarità contrapposta, abrogata agli albori della modernità. La moltitudine come ultimo grido della teoria sociale, politica e filosofica? Forse.” Opere: “L'idea di mondo: intelletto pubblico e uso della vita” (Editore: Quodlibet); “Saggio sulla negazione: per una antropologia linguistica” (Editore: Bollati Boringhieri); “E così via, all'infinito: Logica e antropologia” (Boringhieri), “Motto di spirito e azione innovative: per una logica del cambiamento” (Boringhieri); “Quando il verbo si fa carne: linguaggio e natura umana” (Boringhieri); “Scienze sociali e natura umana -- facoltà di linguaggio, invariante biologico, rapporti di produzione” (Rubbettino); “Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee” (Editore: DeriveApprodi); “Esercizi di esodo. Linguaggio e azione politica” (Ombre Corte); “Il ricordo del presente. Saggio sul tempo storico” (Editore: Bollati Boringhieri); “Parole con parole: poteri e limiti del linguaggio” (Donzelli); “Mondanità. L'idea di «Mondo» tra esperienza sensibile e sfera pubblica” (Manifestolibri); “Convenzione e materialism” (Theoria). Roma Tre  Intervista, Hecceitas. Questo termine è entrato nel linguaggio corrente per indicare un insieme di caratteristiche economiche, sociali e istituzionali del nostro presente, avvertite pessimisticamente come profondamente diverse rispetto al nostro recente passato e in genere come molto negativamente mutate. Fordismo e postfordismo. Qualche dubbio su alcune certezze della sinistra italiana. Protagonisti. Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanee” (DeriveApprodi); “Anni di piombo: potere operaio"; Lessico postfordista: dizionario di idee della mutazione. Feltinelli, sito "Filosofico.net".  Virno. Keywords: due e moltitudine, linguaggio e azione, linguaggio, base biologica, invariante biologica, rappori di produzioni, natura umana, el verbo fatto carne. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS. Luigi Speranza, “Grice e Virno”; “Grice e Virno: la conversazione: una popolazione di due!” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria #virno https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4635750753103550 #griceevirno https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701474357/in/photolist-2mLFz6k-2mLFz5y-2mLKErr-2mLM7N9-2mLFz5i-2mLQcSt-2mLKErw-2mLFz6f-2mLM7PB-2mLM7Pb-2mLKEsD-2mLKEsy-2mLM7NE-2mLQcQV-2mLQcRM-2mLKErg-2mLP87x-2mLP88e-2mLQcR6-2mLQcR1-2mLP88Q-2mLFz5P-2mLKErB-2mLFz41-2mLFz4b-2mKJTNA

Grice e Viroli: res pubblica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Forlì). Essential Italian philosopher.Actually “Viroli-Cavalieri”? Grice, “I shall be fighting soon.” “The loyalty for one’s country is not based on evidence.”Maurizio Viroli (Forlì), filosofo. Durante il settennato di Carlo Azeglio Ciampi ha servito la Presidenza della Repubblica Italiana. Attualmente è Professore a a Lugano. I suoi campi di ricerca sono la Filosofia politica e la Storia del Pensiero politico. I suoi autori di riferimento sono Machiavelli, Rousseau, Mazzini, Croce, Carlo Rosselli e Nello Rosselli. La sua ricerca si basa sul metodo contestualista di Quentin Skinner a cui ha apportato alcune innovazioni. Il suoi riferimenti politico-ideali sono il Repubblicanesimo e l'Azionismo (Partito d'Azione). Alle numerose pubblicazioni scientifiche affianca l'attività di saggista e quella di editorialista. Collabora e ha collaborato ad alcune testate giornalistiche, tra cui La Stampa, il Sole 24 ORE e Il Fatto Quotidiano. Maurizio Viroli ha frequentato il Liceo scientifico statale Fulcieri Paulucci di Calboli di Forlì. Come egli stesso racconta nel libro L'autunno della Repubblica, per mantenersi agli studi ha lavorato fin da giovanissimo come garzone di bottega, come cameriere d'albergo e come operaio presso lo zuccherificio della sua città. Di quegli anni dice:" [...] quando ero bambino abitavo a Forlì con i miei genitori, in via Archimede Mellini, in un appartamento angusto e freddissimo, riscaldato soltanto da una stufa a gas tenuta, per la nostra povertà, sempre con la fiammella azzurrognola al minimo."  Al termine degli studi liceali si è iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Bologna. Nel 1976 si è laureato magna cum laude in Filosofia con una tesi dal titolo Metodo e Sistema in Engels. Svolve il Servizio di leva a Casarsa della Delizia, in Friuli-Venezia Giulia.  Il ritorno alla vita civile è stato all'insegna del precariato. Percepiva un piccolo salario organizzando convegni e lavorando come redattore alla rivista Problemi della transizione presso Istituto Gramsci di Bologna.  è stato ammesso al dottorato di ricerca presso l'Istituto Universitario Europeo di Firenze. Di fronte alla commissione composta dai Maihofer, Skinner, Bobbio, Cranston, e Moulakisha, ha discusso la tesi “La società bene ordinata” pubblicata per Il Mulino. Ha perfezionato la sua formazione svolgendo attività di ricercar. Insegna comunicazione politica alla Svizzera. Dirige il Laboratorio di Studi civili, Svizzera italiana.  Finanziamento del Fondo Svizzero per la Ricerca Scientifica con il progetto di ricerca che prevede l'impegno di un folto gruppo di ricercatori.  I suoi interessi di studio ruotano intorno alla Filosofia politica e alla Storia del Pensiero politico. Studia il Repubblicanesimo nella sua accezione classica da Machiavelli a Rousseau e in quella contemporanea. Si occupa di religione e politica, di retorica classica, libertà e tirannide, di patriottismo e nazionalismo, di etica civile, di diritti e doveri. Pone particolare attenzione ai fondamenti della convivenza civile. I suoi periodi storici di riferimento sono il Rinascimento, il Risorgimento e l'Antifascismo. I suoi autori di riferimento sono Machiavelli, Rousseau, Mazzini, Croce, Carlo e Nello Rosselli.  Come impegno civile si occupa di Educazione civica e della difesa e dell'attuazione della Costituzione della Repubblica Italiana. Ha collaborato con la Direzione Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per le Marche a progetti di Educazione alla Cittadinanza. Fonda il Master in Civic Education presso l'associazione Ethica di Asti. Co0ordinato e diretto progetti di Educazione civica per la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo. Dirige un progetto a San Marino. Dirige il progetto Lezioni di Casa Cervi-Scuola di Etica civile presso Casa Cervi. Ha preso parte attivamente alle campagne referendarie svoltesi in occasione del referendum costituzionale, contro la riforma proposta dal centro-destra, e del referendum costituzionale del, contro la cosiddetta riforma costituzionale Renzi-Boschi. Ha collezionato inviti e incarichi di insegnamento presso prestigiose istituzioni culturali. Insegna a Pisa, Trento, Molise, Ferrara, Catania ed Urbino. Collabora con Milano e la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, Scuola superiore di polizia, Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, il Collegio Carlo Alberto e l'Associazione Nazionale Comuni Italiani, la Fondazione Alcide Cervi presso Casa Cervi.  Spiega la le sua posizione politica. Non sono soltanto uno studioso del repubblicanesimo, mi sento repubblicano. Amo il princìpio della reppublica e cerco di applicarli nella vita e nell’analisi dei fatti politici e sociali. Più oltre, in riferimento a Ciampi racconta. La prima volta che lo incontro provo la sensazione di trovarmi di fronte ad un uomo di straordinaria energia morale, l’esempio vero della migliore cultura del Risorgimento e dell’azionismo. Rammento ancora le parole che mi dice dopo aver ascoltato con attenzione la mia considerazione sul significato del concetto di amor di patria. Quello che lei dice l’ho sempre sentito e vissuto nella mia coscienza. Fu allora che realizzai che io sono prima uno studioso di repubblicanesimo e poi un repubblicano. Ciampi è repubblicano nell’intimo della coscienza: repubblicano e azionista. Anzi, credo, repubblicano perché azionista. Anche l'anti-fascismo é rilevante nel suo patrimonio ideale. Trovo in Croce, Rosselli, Parri, Rossi, Calamandrei per citare soltanto i nomi più noti non solo idee e argomenti in perfetta sintonia con il mio anti-fascismo assoluto e intransigente, ma anche e soprattutto le più convincenti riflessioni sulle ragioni della fragilità della libertà italiana. Il patriottismo”si oppone al nazionalismo, anzi, ne è l'antidoto. Ancora ne “L'Autunno della Repubblica” si legge a proposito del “Per amore della patria”. n Italia abbiamo una tradizione di patriottismo di straordinario valore morale e politico, la migliore che io conosca. Mi riferisco in primo luogo al patriottismo di Mazzini, fondato sul principio che la patria non è il territorio bensì un principio di libertà, e al patriottismo degli anti-fascisti di “Giustizia e Libertà”, concordi nell’affermare che la nostra patria coincide con il mondo morale delle persone libere non e poi idea tanto peregrina sostenere che il patriottismo repubblicano e il mezzo più efficace per combattere la marea del nazionalismo che cominciav a montare. Credo sia troppo tardi”. Infine, ci spiega il suo relativismo. Sulle questioni etiche sono stato sempre un convinto relativista, con comprensibile scandalo di molti. Se il dovere esiste soltanto là dove la coscienza morale personale lo riconosce come tale, segue necessariamente che ci sono persone che riconoscono quali loro doveri determinati princìpi, altre che riconoscono quali loro doveri princìpi diversi, se non del tutto opposti. Il pluralismo e il contrasto dei doveri sono sotto gli occhi di tutti. Ad alcuni il dovere indica il servizio e la pratica della carità, ad altri la pura e semplice affermazione di sé stessi, anche a costo di usare altri esseri umani come mezzi. La ragione, tante volte invocata quale guida sicura all’agire umano, non detta i fini ma solo i mezzi. Lo spiega in modo esemplare un filosofo morale completamente dimenticato, Juvalta. La ragione per sé non comanda nulla. Né l’egoismo né l’altruismo. Né la giustizia. La ragione cerca, e mostra, se le riesce, i mezzi che servono a conservar la vita a chi la vuol conservare, a distruggerla a chi la vuol distruggere. La ragione addita ai pietosi le vie della pietà, ai giusti le vie della giustizia, e le vie del proprio tornaconto agli uomini senza scrupoli. Ma l’egoismo non è per sé più ‘razionale’ dell’altruismo, né il regresso più razionale del progresso. Né la conservazione dell’individuo più razionale di quella della specie. Né l’utile proprio più razionale che l’utile della collettività. Razionale non e il fine, ma la relazione del mezzo al fine. Ed è così ragionevole che dia la vita per un’idea chi pregia più l’idea che la vita, come che taccia la verità per un ciondolo chi ama più i ciondoli che la verità. Consulente della Presidenza della Repubblica Italiana per le attività culturali durante il settennato di Ciampi. Collabora con la Presidenza della Camera dei Deputati durante la presidenza di Violante. Coordinatore del Comitato Nazionale per la Valorizzazione della Cultura della Repubblica presso il Ministero dell'Interno.  Presidente dell'Associazione Mazziniana. Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiananastrino per uniforme ordinaria; Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana di iniziativa del Presidente della Repubblica» Saggi: “Nazionalisti e patrioti” (Roma-Bari, Laterza); “Etica del servizio e etica del commando” (Napoli, Scientifica); “L’autunno della repubblica” (Roma, Laterza); “La redenzione dell’Italia: sul principe” (Roma, Laterza); “Il sorriso di Machiavelli” (Roma, Laterza); “Scegliere il principe: i consigli di Machiavelli al cittadino elettore” (Roma, Laterza); “L’Intransigente” (Roma, Laterza); “Le parole del cittadino” (Roma, Laterza); “La libertà dei servi” (Roma, Laterza); “Lo scrittore di ricami” (Reggio Emilia, Diabasis); “Come se Dio ci fosse: religione e libertà nella storia d’Italia” (Torino, Einaudi); “Machiavelli filosofo della libertà” (Roma, Castelvecchi); “L’Italia dei doveri” (Milano, Rizzoli); “Il dio di Machiavelli e il problema morale dell’Italia” (Roma, Laterza); “Dialogo intorno alla repubblica” (Roma, Laterza); “Il sorriso di Machiavelli” (Roma, Laterza); “Per Amor alla Patria: patriottismo e nazionalismo nella storia” (Roma, Laterza); “Dalla politica alla ragion di stato” (Roma, Donzelli); “L’etica laica di Juvalta” (Milano, Angeli); “La civiltà statuale’, in Francesco Di Donato Cultura civica e civiltà statuale, Bologna, Il Mulino.  ‘Libertà e profezia in Machiavelli’, Machiavelli e i confini del potere” (Milano, Mimesis); “La passione civile e la scienza politica di Sartori’, Protagonisti sempre. Un secolo di storia visto con gli occhi dei ragazzi, Reggio Emilia, Imprimatur ‘Prefazione’, in Carlo Mosca, Il prefetto e l’unità nazionale, Napoli, Editoriale Scientifica. ‘Skinner’, ‘God’ and ‘Macaulay’, Enciclopedia machiavelliana” Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Vita di Machiavelli” (Roma, Castelvecchi); “La tradizione del Risorgimento” (Roma, Castelvecchi); “Se è libero bisogna che creda”; “Cinque variazioni sul credere” (Torino, Abele); “L’attualità del principe”; “Il principe e il suo tempo” (Roma, Complesso del Vittoriano, Salone centrale, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana); “La moralità della Resistenza: l’esperienza del partigiano Bosco” (Benevento, Associazione Terre dei Gambacorta); “Dalla patria allo Stato. Una biografia intellettuale di Spaventa” (Roma, Laterza); “‘La costituzione repubblicana: un manuale di educazione civica’, in Lessico civico: teorie e pratiche della cittadinanza, Reggio Emilia, Diabasis); “Le origini meridiane del repubblicanesimo’, Ethos repubblicano e pensiero meridiano” (Reggio Emilia, Diabasis); “La dimensione religiosa del risorgimento -- Cristiani d’Italia. Chiese, società, stato” (Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana); “La libertà politica è un bene fragile’, Lettera internazionale. Rivista trimestrale europea); “Ragione e passioni nell’educazione civica -- Questioni civiche. Forme, simboli e confini della cittadinanza” (Reggio Emilia, Diabasis); “La Costituzione: il pilastro di cristallo” (Napoli, Pitagora); Machiavelli, il carcere, Il Principe’, in Gli anni di Firenze, Roma-Bari,.  in La Costituzione ieri e oggi. Roma, Atti dei Convegni Lincei Roma, Bardi); “Etica e diritto: la forza intelligente per sconfiggere la violenza’ in Regione Piemonte, Piano regionale per la prevenzione della violenza contro le donne e per il sostegno alle vittime. ‘Religione e libertà nella Democratie en Amérique’, Fra libertà e democrazia: l’eredità di Tocqueville e J. S. Mill, Milano, Franco Angeli.  ‘Una nuova utopia della libertà’, Quaderni del Circolo Rosselli, ‘Machiavelli’s Realism’, Constellations,  ‘Religione”; “Tutte le ragioni del liberalismo’, Dove Ratzinger sbaglia”; “Machiavelli oratore”; “Machiavelli senza i Medici, scrittura del potere, potere della scrittura. Atti del convegno di Losanna (Roma, Salerno); ‘Due concetti di religione civile’, in Maurizio RidolfiRituali civili: storie nazionali e memorie pubbliche nell’Europa contemporanea, Roma, Gangemi.  ‘Patriottismo e rinascita civile’, Aspenia,  in Mazzini, Scritti politici” (Torino, POMBA); “Che cos’è l’uomo? Raccolta di giovani pensieri, Senigallia, MIUR, Le Marche); “Repubblicanesimo”; “Dizionario di Politica” (Torino, POMBA); “Libertà democratica, libertà repubblicana e libertà socialista”; “Repubblicanesimo democrazia socialismo delle libertà”; “Incroci” per una rinnovata cultura politica” (Milano, Angeli); “Il lavoro nobilita l’uomo e l’impresa’, Impegno. Mensile di cultura sociale”; “Della lontananza’, La saggezza del vivere. Tracce di etica” (Reggio Emilia, Diabasis); “Repubblicanesimo e Costituzione della Repubblica’ Almanacco della Repubblica: storia d’Italia attraverso le tradizioni, le istituzioni e le simbologie repubblicane, Milano, Bruno Mondadori.  ‘Europa contro america?’, Il pensiero mazziniano, ‘Dio nella costituzione’, Il pensiero mazziniano, Con Norberto Bobbio, ‘Sul rientro dei savoia’, Il pensiero mazziniano, ‘Scrivere la costituziuone. L’esempio della storia americana’, Il pensiero mazziniano”; “Il despota e il tiranno si sono fatti furbi’, Il pensiero mazziniano, ‘Il repubblicanesimo di Machiavelli”; ‘Le ragioni di un dibattito’, Politica e cultura nelle repubbliche italiane dal Medioevo all’età moderna: Firenze, Genova, Lucca, Siena, Venezia. Atti del convegno (Siena), Roma, Istituto Storico Italiano per l’età moderna e contemporanea.  ‘Giù le mani da Carlo Cattaneo’, Il pensiero mazziniano, ‘Questioni attorno al repubblicanesimo”;  “Il pensiero mazziniano”; “Repubblicanesimo, liberalismo e comunitarismo”; Filosofia e questioni pubbliche; “Machiavelli’, Il pensiero politico. Idee, teorie, dottrine. Età moderna” (Torino, POMBA); “La repubblica romana’, Il pensiero mazziniano, ‘Repubblicanesimo’,  ‘La sinistra non scordi la Patria’, Il pensiero mazziniano,  ‘I guerrieri di Dio: chi sono i theoconservatori che scendono in lotta contro aborto, eutanasia e gay’, La Stampa,  ‘L’arcipelago progressista: l’orgogliosa cultura liberal, fra battaglie per le minoranze, ambientalismo e progetti per riprendere il New Deal’, La Stampa, “Discussione americana e caso italiano”; “Piccole patrie, grande mondo” (Roma, Donzelli); “Il significato storico della nascita del concetto di ragion di stato’, Aristotelismo politico e ragion di Stato. Atti del Convegno a Torino” (Firenze, Olschki); “Patrioti o Traditori?”; “L’Indice”; “Il ritorno della nazione’, I democratici,   ‘L’etica politica ciceroniana e il suo significato moderno’, Nuova Civiltà delle Macchine, ‘La cattiva retorica dell’autonomia della politica’, Il Mulino, ‘Nazionalismo e patriottismo’, Il Mulino); “Una filosofia civile tra comunitari e liberali’, Ragioni Critiche,  ‘Introduction’, in Quentin Skinner, Le origini del pensiero politico moderno” (Bologna, Il Mulino); “L’Indice”; “Machiavelli e Rousseau: i dilemmi della politica republicana”; “Teoria Politica, ‘“Revisionisti” e “ortodossi” nella storia delle idee politiche”, Rivista di filosofia); “Dovere morale e pluralismo etico in Juvalta’, Rivista di Storia della Filosofia); “La “Morale dei Positivisti” e l’etica del socialismo’, L’età del positivismo” (Bologna, Il Mulino); “Il Marxismo e l’ideologia del socialismo italiano’, Despotismo e cittadini’, Transizione, Juvalta e la teoria della giustizia, Rivista di filosofia,  ‘Labriola “filosofo del socialismo”’, Giornale critico della filosofia italiana, ‘Aspetti della recezione di Engels in Italia. Tra socialismo scientifico e crisi del marxismo”; “L’Antidühring: affermazione e deformazione del marxismo? Annale V della Fondazione Issoco” (Milano, Angeli); “Il problema dell’etica razionale in Juvalta’, “Studi sulla cultura filosofica italiana” (Bologna, CLUEB); “Etica e marxismo. A proposito di una recente discussione’, Problemi della Transizione”; “Socialismo e cultura, 'Studi Storici”; “Il dialogo fra Engels e Labriola”; “Critica marxista”; “Nella crisi del positivismo: la ricerca teorica del divenire sociale” (Giornale critico della filosofia italiana); “Filosofia e politica nell’Engels di Mondolfo’, Pensiero antico e pensiero modern” (Bologna, Cappelli); “Wellness. Storia e cultura del vivere bene” (Milano, Sperling & Kupfer); “Libertà politica e virtù civile”; “Significati e percorsi del repubblicanesimo classico” (Torino, Agnelli); “Lezioni per la repubblica: la festa è tornata in città” (Reggio Emilia, Diabasis); “Ascesa e declino delle repubbliche” (Urbino, Quattro Venti); “L'Autunno della Repubblica” (Laterza); “Per Amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia” (Laterza); Quirinale: maurizioviroli. blogspot.com.  issuu.com/edizioni-in-magazine/docs/forli Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche della RAI  profilo biografico da Ethica Forum profilo dall'Università della Svizzera italiana Nello Ajello, Quanti servi in giro per l'Italia, recensione a La libertà dei servi, la Repubblica, La libertà dei servi, Associazione Labini; “La libertà dei servi; L'intransigente, da Fahrenheit del Radio Tre. Viroli. Keywords: ragion di stato, repubblica, repubblicanismo, la repubblica romana, la morte della repubblica romana, l’assassinio di Giulio Cesare, Catone Uticense, la repubblica romana, del re Romo alla repubblica romana, il ratto di Lucrezia – republicanism e principato, la repubblica romana, il gusto per l’antico; quasi-contratto, il sorriso di Macchiavelli. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft MS, Luigi Speranza, “Grice e Viroli: Contrattualismo e quasi-contrattualismo” – Luigi Speranza: “Il sorriso di Viroli: Grice e Machiavelli ironista” -- The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #viroli https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4635626396449319 #griceeviroli https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703160970/in/photolist-2mLQdrQ-2mLKEZA-2mLP8Gf-2mLP8FU-2mLP8Fo-2mLQdqn-2mLP8Ft-2mLKEYZ-2mLKEYJ-2mLP8FD-2mLM8nR-2mLQdq7-2mLP8Em-2mLFzzg-2mLM8nL-2mLFzzb-2mLP8Ew-2mLKEXX-2mjy7tc-9j8mNo-LRNoHP-KQPArj-eSWyTf-m4tXnB-8FhbQe-La6pSW-a7WyTW-LhNq3u-2m8rhHv-7pgDo7-nB25oQ-m1aKcY-m1aNRS-m1a1Lp-3f6Qug-7pcaqn-odWMRT-7BKxYV-7BPmmC-7BPmd3-7BPkZG-7BPkwC-7BPkmA-7BKy7a-7BKxRH-7BKxsp-7BKxbz-7BKzTv-7BPmQN-7BKzKD

Grice e Vittielo – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). “Come la lingua degl’eroi divide gl’eroi dagl’uomini, così la lingua volgare divide i filologi dai filosofi. La lingua volgare, comune a ogni uomo, non riusce a descrivere la natura e le proprietà delle cose, sorge la scissione tra i filosofi che si dettero ad investigare sulla natura delle cose, e i filologi che invece investigano sulle origini delle parole. Così la filosofia e la filologia che sono nate tutte e due dalla lingua degl’eroi, vennero ad essere divise dalla lingua volgare o commone. Essential Italian philosopher. Filosofo. Insegna a Salerno. Studioso di Vico, dell'idealismo e del pensiero di Nietzsche e Heidegger in rapporto con la filosofia romana, elabora una teoria ermeneutica, una ‘topo-logia,’ fondata su una re-interpretazione del concetto di spazio come orizzonte trascendentale dell'operare umano. Gli sviluppi della topologia riguardano in particolare la genealogia della communicazione. Affronta più volte la fede da un punto di vista laico. Fonda “Paradosso.” Collabora a “Filosofia” (Laterza) e a numerose altre riviste specialistiche del settore filosofico, tra cui “aut aut.” Dirige “Il pensiero”. Collabora all'Annuario Filosofia e all'Annuario sulla Religione. Pubblica in Teoria, ed altre ancora. Svolge un'intensa attività pubblicistica su quotidiani e periodici. Ha tenuto cicli di conferenze e seminari. Saggi:“Filosofia della pratica e dottrina politica in Croce” (Napoli); “Etica e liberalismo in Croce” (Napoli); “Il carattere discorsivo del conoscere” (Napoli); “Antoni interprete di Croce” (Napoli, Storiografia e storia nel pensiero di Croce, Libreria Scientifica, Napoli, “Sentimento e relazione nell’empirismo” (Napoli); Storiografia e storia in Croce, Napoli, “Il nulla e la fondazione della storicità” (Argalia, Urbino); “Dialettica ed ermeneutica” (Guida, Napoli); “Utopia del nichilismo, Guida, Napoli); “Studi Heideggeriani” (Roma); “Ethos ed eros” (ESI, Napoli); “Logica e storia in Hegel” (Napoli); “Il problema del cominciamento, Guida, Napoli; “Hegel e la comprensione della modernità”; “Topologia del moderno, Marietti, Genova, “La voce riflessa”; “Logica ed etica della contraddizione” Lanfranchi, Milano,  Elogio dello spazio. Ermeneutica e topologia, Bompiani, Milano, Cristianesimo senza redenzione, Laterza, Roma-Bari, Non dividere il sì dal no. Tra filosofia e letteratura” (Laterza, Roma); “Filosofia teoretica: le domande fondamentali: percorsi e interpretazioni, Milano, “La favola di Cadmo” (Laterza, Roma); “Vico e la topologia” (Cronopio, Napoli); “La vita e il suo oltre: sulla morte” (Roma); “Il Dio possibile, esperienze di cristianesimo” (Città Nuova, Roma); “Hegel in Italia” (Milano); “Dire Dio in segreto” (Roma); Cristianesimo e nichilismo: Dostoevskij-Heidegger, Morcelliana, Brescia Estetica e ascesi, Modena, E pose la tenda in mezzo a noi, AlboVersorio, Il Decalogo. Ricordati di Santificare le feste; I tempi della poesia. Ieri/oggi” (Mimesis, Milano); “Dipingere Dio” (AlboVersorio); “Vico. Storia, linguaggio, natura, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma); “Ripensare il cristianesimo-De Europa, Ananke); “Oblio e memoria del sacro, Moretti & Vitali, Bergamo, “Grammatiche del pensiero: dalla kenosi dell'io alla logica della seconda persona” (ETS, Celan), Heidegger (Mimesis,  I comandamenti. Non dire falsa testimonianza, Il Mulino,  L'ethos della topologia. Un itinerario di pensiero” (Lettere, Firenze); Paolo e l'Europa. Cristianesimo e filosofia” (Città Nuova, Roma); “L'immagine infranta,” Linguaggio e mondo in Vico” (Bompiani, Milano);“Vico: tra storia e natura,” in aut aut); “Complessità e aporie del moderno, in Filosofia politica; “Dall'ermeneutica alla topologia, in aut aut; “Goethe interprete della modernità” in aut aut; “Per amicizia: Epochè e metafora”; in aut aut, Sentire le Radici, la Terra stessa, in aut aut; “Zanzotto, ovvero: la poesia come genealogia della parola in aut aut; “Redaelli, Il nodo dei nodi; L'esercizio del pensiero in Vattimo, Vitiello, Sini, ETS, Pisa, Luoghi del pensare” (Mimesis, Milano); Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche di RAI Educational;"Filosofia". Vittielo. Keywords: la lingua dell’eroe, la lingua degl’eroi, Lazio, lazini, italiano, volgare, Lucrezio, confronto vichiano, vicho contro vico, la lingua eroica di Vico. Vico, semiotica. Refs.: H. P. Grice Papers, Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Vittielo” – “Topologia semiotica di Vico” – “Il Vico di Vittielo” – “Vico e il segno infranto”, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.  #vittielo https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4634892216522737 #griceevittielo https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702954709/in/photolist-2mLKGro-2mLKGqm-2mLPa8B-2mLKGp9-2mLQeUV-2mLFB8r-2mLFB8G-2mLKGp4-2mLM9QF-2mLQeUj-2mLFB8B-2mLM9QL-2mLPa9d-2mLPa7E-2mLM9R2-2mLPa7V-2mLKGoN-2mLQeVS-2mLM9Pt-2mLQeVm-2mLKGqS-2mLPa9P-2mLPa8r-2mLFB7V-2mLKGq6-2mLKGqg-2mKQh7E-2mKSowv-2mKNUs2

 

 

Grice e Volpe: logica come scienza storica – filosofia Italian – Luigi Speranza (Imola). Essential Italian philosopher. Filosofo. Si laurea in filosofia con Mondolfo a Bologna, insegnando dapprima presso il liceo Galvani a Bologna e il liceo Alighieri a Ravenna, e a Messina.  Legato inizialmente alla tradizione di Gentile, si dedica a questioni strettamente teoretiche e storico-filosofiche, attestandosi infine su posizioni fortemente anti-idealistiche. Approda così attraverso la ri-valutazione dell'empirismo e dell’umanesimo, mantenendo un'impostazione fondamentalmente dialettico-materialistica in costante confronto critico e polemico soprattutto con la dialettica hegeliana e l'idealismo post-hegeliano, ma anche con le correnti positivistiche semiotica, e con l'esistenzialismo. Questa svolta, testimoniata dal Discorso sull'ineguaglianza, lo conduce a un sempre maggiore interesse per i problemi della filosofia politica e dell'etica, considerati comunque in stretto rapporto con le questioni semiotiche. Non abbandona comunque i propri interessi storico-filosofici. Tra i saggi quello che, oltre ad aver avuto più ampia diffusione, rappresenta il più perspicuo esempio della sua capacità di di muoversi con piena consapevolezza critica tra i piani teoretico, storico e politico, è senz'altro il saggio “Rousseau e Marx.” Il concetto di “libertà” (cf. Grice, “Freedom”) è perfettamente integrabile con la dottrina di Rousseau, il quale quindi non sarebbe da considerarsi né tra i teorici della rivoluzione borghese né tra i nostalgici di una società parcellizzata in piccolissime unità cittadine, ma tra i più attuali preconizzatori della società egualitaria. Un altro dei punti nodali del pensiero di Volpe è il tentativo di elaborare una teoria estetica rigorosamente materialista. Sottolinea il ruolo delle caratteristiche strutturali e del processo sociale di produzione della ‘espressione’ nella formazione del giudizio estetico e in forte polemica con la dottrina dell'intuizione di Croce -- da lui considerata in continuità con la tradizione romantica e misticheggiante, elabora il concetto di gusto come principale fonte del giudizio estetico. Presenta nella filosofia italiana una posizione contro-corrente. Saggi:“L'idealismo dell'atto e il problema delle categorie” (Bologna, Zanichelli); “Le origini e la formazione della dialettica hegeliana”; “Hegel romantico e mistico” (Firenze, Monnier); “Il misticismo speculativo di Eckhart” (Bologna, Cappelli); “La filosofia dell'esperienza” (Firenze, Sansoni); “Espressione” (Bologna, Meridiani); “Il principio di contraddizione e il concetto di sostanza prima in Aristotele: contributo a una critica dei pensieri logici” (Bologna, Azzoguidi); “Crisi dell'estetica romantica” (Messina, Anna); “Critica dei principi logici” (Messina, D'Anna); “Discorso sull'ineguaglianza. Con due saggi sull'etica dell'esistenzialismo” (Roma, Ciuni); “Emancipazione e tras-mutazione dei valori” (Messina, Ferrara); “Libertà: saggio di una critica della ragion pura pratica” (Messina, Ferrara); Studi sulla dialettica mistificata”; “Lo stato moderno rappresentativo” (Bologna, UPEB); “Umanesimo”; “Studi e documenti sulla dialettica materialistica, Bologna, Zuffi, “Logica come scienza positive”, Messina-Firenze, D'Anna, Eckhart o della filosofia mistica, Roma, Edizioni di storia e letteratura, Poetica del Cinquecento. La poetica aristotelica nei commenti essenziali degli ultimi umanisti italiani con annotazioni e un saggio introduttivo, Bari, Laterza, Il verosimile filmico e altri scritti di Estetica, Roma, Edizioni Film critica,  Roma, La nuova sinistra, Rousseau e Marx e altri saggi di critica materialistica, Roma, Editori Riuniti, “Critica del gusto” (Milano, Feltrinelli, Chiave della dialettica storica, Roma, Samonà e Savelli,  Umanesimo ed emancipazione, Milano, Sugar, Critica dell'ideologia contemporanea. Saggi di teoria dialettica, Roma, Editori Riuniti, Schizzo di una storia del gusto, Roma, Editori Riuniti, Opere, Ignazio Ambrogio, Roma, Editori Riuniti, Carlo Violi, La Libra, Messina); Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Volpe. Keywords: critica del gusto per l’antico, il gusto per gl’antichi degl’antichi, chiave della dialettica storica, la logica come storia. Refs.:  H. P. Grice, The H. P. Grice Papers, Bancroft; Luigi Speranza, “Grice e Volpe: l’espressione” – The Swimming-Pool Library, Liguria. #volpe https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4630968216915137 #griceevolpe https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701483802/in/photolist-2mLFBT9-2mLMavd-2mLFBRL-2mLFBT4-2mLKH9W-2mLKH9A-2mLMaxs-2mLQfFV-2mLMaxx-2mLKH9F-2mLPaVy-2mLKH9f-2mLKH8J-2mLFBSH-2mLR8fW-2mKTk4n-2mKQba4-2mKP3yh-RcWNwE-2ceLjKb-2dkLH9H-Rfq5Uo-2dpr57R-2ceMC3W-Rfq5Qf-2bX5TFt-2cisBSE-2bX6L2P-2chQVNm-2dgf1BA-RgAsYs-2dgf1Bq-2dkLH9x-2c1bzrc-2bX6L42-RgAsXW-2djXGNh-PC87FB-2mKSfUg-2mKQaRt-2mKJFw1-2doQtst-2c1bzqF-PzCr2z-2chg4Z9-2dgekHJ-2bX5TH2-2chg4ZE-RcWNwj-2ceLjK1

 

 

Grice e Volpi – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vicenza). Essential Italian philosopher. Filosofo. “Wild clarity” in Heidegger! Professore a Padova. Borsista della Fondazione Alexander von Humboldt di Bonn, membro dell'Institut International de Philosophie di Parigi, dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti e dell'Accademia Olimpica di Vicenza, fu insignito dei premi "Montecchio" e "Nietzsche.” Tra le sue numerose pubblicazioni: “Heidegger e Brentano”; “La rinascita della filosofia pratica in Germania”; “Heidegger e Aristotele”; “Il nichilismo”; “Guida a Heidegger”; “I prossimi Titani. Conversazioni con Jünger (con Antonio Gnoli), Dizionario delle opere filosofiche, “Il Dio degli acidi” Conversazioni con Albert Hofmann (con A. Gnoli), “L'ultimo sciamano” Conversazioni heideggeriane (con A. Gnoli), Storia della filosofia dall'antichità a oggi con Enrico Berti.  Per Adelphi curò opere di Schopenhauer, Heidegger e Carl Schmitt. Collaborò al quotidiano "La Repubblica".  Mentre e in sella alla sua bicicletta a San Germano dei Berici, e investito da un'auto e cadde in coma irreversibile. Muore il giorno successivo. Commemorato dal preside Paolo Bettiolo assieme a tutto il corpo docente di Padova. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti  Lorenzo Parolin, Commozione al Bo per l'addio a Volpi Il Giornale di Vicenza. “Heidegger e Brentano”; “L'aristotelismo e il problema dell'univocità dell'essere in Heidegger” (Milani, Padova); “La rinascita della filosofia pratica” Francisci, Albano/Padova, in Filosofia pratica e scienza politica, Francisci, Abano/Padova); “Heidegger e Aristotele” (Daphne, Padova); “Il concetto di decadenza divina; "Filosofia politica", Il nichilismo” (Laterza, Roma); Guida a Heidegger” (Laterza, Roma); “Hegel e i suoi critici” (Laterza, Roma);“Interprete del pensiero contemporaneo, Atti dell'incontro internazionale di studio, Padova, Vicenza, Accademia Olimpica, Atti dell'Incontro internazionale, Lavarone, Comune di Lavarone;“Il pudore” (Brescia, Morcelliana). Opere su Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Essere, tempo, esistenza, Associazione Asia, sul valore e la funzione della filosofia, e sul significato e lo statuto di Essere e tempo di Heidegger. Volpi. Keywords: dizionario dell’opere filosofico: Lucrezio, Cicerone, Vico, Croce, Gentile… -- multiplicity of  being in Aristotele, univocita dell’essere; equivocita dell’essere. H. P. Grice, The Grice Papers, Bancroft, MS. Luigi Speranza, “Grice e Volpi: l’univocita dell’esere” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #volpi https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4616557315022894 #griceevolpi https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702568823/in/photolist-2mLMbqp-2mLKJ4G-2mLQgDG-2mLFCKu-2mLMbpn-2mLMbqK-2mLFCJc-2mLPbQe-2mLPbPY-2mLKJ5d-2mLQgED-2mLGn6X-2mLGnHy-2mLR1o4-2mLPVec-2mLPVeH-2mLR1Xf-2mLR1Z4-2mLMUwi-2mLMUxq-2mLMUwd-2mLPVdA-2mLPVQh-2mLPVeh-2mLMVaT-2mLMV9R-2mLGnG6-2mLMVas-2mLGnHi-2mLLsUg-2mLPVR4-2mLGnHd-2mLGnJA-2mLLshQ-2mLGn7D-2mLLsUM-2mLLsUb-2mLLsUm-2mLR1nn-2mLMUw3-2mLLshp-2mLR1Yn-2mLPVR9-2mLGn6S-2mLPVQn-2mLGnJF-2mLLshK-2mLR1Yh-2mLGn7y-2mLR1Ys

 

Grice e Volpicelli – corpi e corpi -- filosofia fascista -- filosofia italiana – Luigi Speranza – la filosofia italiana nel veintenno fascista -- (Roma). Grice: “While Volpicelli does use ‘spirito,’ he means ‘breath of air,’ since he is ultimately a naturalist, like I am.” Essential Italian philosopher. Grice: “I read with intereset his early “Nature and spirit.” At that time at Oxford, there was not much of an Oxford spirit, so it spirited me.” Filosofo. Prese parte come sotto-tenente alla grande guerra. Si laurea in filosofia sotto Gentile. Insegna a Urbino, Pisa, e Roma. Teorico del corporativismo integrale. Direttore di "Nuovi studi" e "Archivio di studi corporative.” Saggi:“Natura e spirito”; “L'educazione politica dell'Italia”; “I presupposti scientifici dell'ordinamento corporativo”; “Corporativismo e scienza giuridica”; “La certezza del diritto e la crisi odierna”; “Dizionario di Filosofia  G.Franchi, “Per una teoria dell'auto-governo” (ESI, Napoli); “Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Diritto, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, su Treccani Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Volpicelli. Keywords: natura, spirito, corpi e corpi, corporazione. H. P. Grice Papers, Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Volpicelli: il naturalismo,” Luigi Speranza: Grice e Volpicelli: natura e naturalismo” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #volpicelli
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Grice e Voltaggio – p v ~p – fondamenti della logica – filosofia italiana – Luigi Speranza (Palermo). Essential Italian philosopher. Grice: “I enjoyed “What Leibniz actually saidand not just implicated.” “He also clarified Husserl to me.”  Filosofo. Si laurea a Roma sotto Antoni.  Insegna a Roma, Mogadiscio e Macerata. Già cappo-ridattore di “Sapere,” collabora con Il manifesto, Lettera Internazionale (di cui è socio fondatore), Apeiron, Janus e Medical. Consulente scientifico della Fondazione Sigma Tau di Roma e dell'Istituto Psiconanalitico per le Ricerche Sociali, membro del seminario di Filosofia di Senigallia. Saggi: “Fondamenti di logica” (Milano, Comunità), “La funzione critica” (Roma); “Che cosa ha veramente detto Leibniz” (Roma, Ubaldini); “Scienza” (Milano, Comunità), “I filosofi e la storia” (Milano, Principato); “L'arte della guarigione nelle culture umane” Torino, Bollati Boringhieri); “Il medico nel bosco, Roma, Di Renzo); “La medicina come scienza filosofica” (Lezioni Italiane), Roma, Laterza; Italia Mediterranea. “I flussi migratori nelle principali città rivierasche” (Roma, Edup); “Antigone tradita. Una contraddizione della modernità: libertà e Stato nazionale (Roma, Internazionali Riuniti); “I paradossi dell'infinito” (Milano, Feltrinelli); “Epistemologia e politica della ricerca” (Roma, Armando; “L'evoluzione di un evoluzionista” Roma, Armando; “La conoscenza inespressa” (Roma), Armando; “L'ora della socio-biologia” (Roma, Armando); “L'arte della ricerca scientifica” (Roma, Armando; “Il potere: processi e strutture: un'analisi dall'interno” (Roma, Armando);“Progresso e razionalita della scienza” G. Radnitzky, Gunnar Andersson;  traduzione e premessa (Armando, Roma; D. Verene: “Vico: La Scienza della fantasia” Armando, Roma; “L'intelligenza scientifica: un'indagine sull'immaginazione creatrice dello scienziato” (Roma, Armando); “Filosofi per la pace” Roma, Editori Riuniti; Galeno: Trattato sulla bile nera, FV,Torino, Aragno. Voltaggio. Keywords: Vico, “la scienza della fantasia” fundamenti della logica – fundamenti della logica di voltaggio – veramente detto Vico – veramente impiegato Vico --. Refs.: Luigi Speranza, “Voltaggio: what Leibniz implicatedas explicated by Grice.” H. P. Grice, “Voltaggio,” BANC MSS 90/135 c. Luigi Speranza, “Grice e Voltaggio,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria #voltaggio https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4634606856551273  #griceevoltaggio https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701632912/in/photolist-2mLQZRC-2mLGod1-2mLMVBV-2mLPWir-2mLLtoN-2mLPWig-2mLR2s3-2mLPWim-2mKJMD1

 

 

Grice e Winspeare: elogio d’Antonino – “Della filosofia romana” (Portici). Filosofo. Essential Italian philosopher. “My Italian friends do not consider me Italian, though!” Winspeare’s ancestors are from Yorkshire in a bad time. Henry VIII. “So the king’s option was clear: either your head off or move to Capri. I chose the second.” Opere: “Delle confessioni spontanee de' rei” (Stamp. Simoniana, Napoli); “Storia degli abusi feudali” (Tip. Trani, Napoli); “Voti de' Napolitano (Napoli); “La voce di Napodano, ossia Quarta illustrazione del patto di Capuana e Nido” (Tip. Trani, Napoli); “I libri delle ‘Leggi’ di Cicerone volgarizzati” (Trani, Napoli); “Delle chiese ricettizie del Regno” (Trani, Napoli); “Filosofia” (Trani, Napoli); “Dissertazioni legali” (Agrelli, Napoli); “La colonia perpetua ed i diritti feudali aboliti” (Pesole, Napoli). Della filosofia romana. La filosofia romana può dirsi, che cominci da Cicerone, cui è dovuta la lode di aver dato la cittadinanza latina alle greche discipline, e di avere eccitato in questi studî l' emulazione de' suoi cittadini. Suo è il vanto di avere richiamato la scienza a' principî di Socrate e di Platone di averla applicata alla vita si domestica che publica, e di averle dato un linguaggio che prima non aveva; pe’quali meriti raccolse in se la gloria de’greci mae stri. Sapiente come Socrate, eloquente come Platone, erudito come Aristo tele, e austero come Zenone, Cicerone compendið in se le più chiare menti della Grecia, sì che risplende nel mondo intelligente, non solamente come il luminare della filosofia latina, ma come il più ornato, il più elegante, e il più retto ingegno, che abbia onorato la spezie umana. Che se mancogli il merito dell'invenzione, ne ebbe bene un altro, che quello eguaglia ed avan za, cioè l'essere stato tra gli antichi il più utile alla filosofia pratica, avendo rimosso dalla speculativa la investigazione delle cause naturali, e dimostralo l'unità del principio, a cui si annodano la teologia naturale, la psicologia, e la morale. Infatti avendo, come Socrate, stabilito per iscopo d'ogni filo sofia la conoscenza di se medesimo, da questo fece nascere la conoscenza di Dio, la celeste origine delle anime umane l'ordine morale degli Esseri creati, il fine de' beni e de' mali, la cognizione del sommo bene, il prin cipio delle obligazioni naturali, e la nozione di quella eterna legge che tutto modera e governa (a ). Avendo così dato alla filosofia un fine vero, e utile alla umana vita, poco entrar volle ne'concetti metafisici, e forse disprezzogli al par di Socra te; il che ha fatto a molti dire, che Cicerone nell' esporre le dottrine delle greche scuole non sempre avesse penetrato addentro nel senso loro, e fosse quasi rimaso straniero a quella esoterica sapienza, che taluni tanto più pre dicano e ammirano, quanto più di tenebroso trovano nelle sue concezioni. E qui domanderemmo, se non è arroganza de'moderni il tassare di poca penetrazione la più luminosa mente dell'antichità, la quale abbracciò le parti tutte dell' umano sapere, svolse le più gravi quistioni della filosofia intellet tuale, e spogliandole de’sofismi della dialettica le rendette facili e popolari? E vorremmo ancora sapere, se possa imputarsi a difetto di scienza l' avere ommesso quelle controversie, che non solamente non contribuiscono alla per fezione della cognizione, ma la fanno in falsa parte piegare? Sarà facile il rispondere a chiunque farassi a considerare le parti singole della filosofia da lui trattate, prendendole dal quadro ch'egli stesso ne fece nella introduzione d ' uno de' suoi libri filosofici. Ne' libri accademici volle egli dimostrare la prima e più importante ve rità dell'umana cognizione, la certezza delle sorgenti delle idee. In ciò fare, Origine e realità della umana seguì per rispetto a' sensi la dottrina di Zenone, che a quelli dato aveva cognizione. più che non aveva concesso Aristotele, o sia defini e determinò il compren sibile de'sensi ne'termini stessi di quella scuola (c); dal che dedusse, esser la verità de' sensi una condizione necessaria della natura, comprovata dalla differenza che la natura stessa ha stabilito tra 'l piacere e il dolore. Ma a canto al principio della sensazione, collocò la virtù intuitiva dell' anima come affalto distinta da quello, o sieno le prime nozioni impresse dalla na tura, senza le quali la mente non avrebbe potuto nè intendere nè ragionare. Tuscul., De legib., Academ., Visum, impressum, effictumque ex eo unde esset; quale esse non possel ex eo, unde non esset. Lucullus. Circa la dottrina delle idee, espone storicamente il concetto di idea di Platone, senza impugnarlo o sostenerlo; narra lo strazio che fatto ne ha Aristotele, insieme co'suoi peripatetici; lascia da banda la questione del come le nozioni nascose e adombrate nell'anima si sviluppassero, ma riconobbe come indispensabile la necessità d' un secondo principio tutto intellettuale, senza del quale sarebbe stato impossibile spiegare le operazioni della mente, l'astrarre, il generalizzare, l'inventare, e sopratutto il prodi gioso fenomeno della memoria (a). Conforme a' principi della umana cognizione fu il resto del suo sistema Conoscenza intellettuale, che espone nelle tusculane e ne' saggi intorno a ' fini de' beni e di se medesimo. de mali. Per la contemplazione di se medesimo, introdusce l'anima alla cognizione della immortalità ed immaterialità della sua sostanza, della origine divina da cui emana, dello scopo della vita, e del sommo bene cui debbe aspirare. E in prima, la più importante qualità dell'anima, siccome Cicerone avverti, è l'intuizione di se medesimo, la qual dote è appunto una conseguenza di quel principio d'intellezione che la natura ha in lei impresso, che non si acquista co' sensi, e che nella più matura età quando i sensi declinano, diviene più retto e perspicace. Dalla virtù, che l'animo ha di vedere se medesimo e le qualità sue, e dalla forza che ha in se di volere e di muovere, sente l'uomo essere cotesta virtù un principio proprio, non prodotto da altra esterna forza, e scopre essere quel principio stesso il quale muove la materia, affatto simile all'azione, che dà moto e vita all'universo; d'onde conclude non essere materiale o corporea, nè terrena o mortale, ma celeste ed eterna. Nè solamente dal principio della volontà e del moto ricava l'im mortalità e l'immaterialità della sostanza sua, ma si bene dalle altre doti intellettuali, di cui scorgesi arricchita: dalla facoltà di pensare, di ritenere e di richiamare le idee e le nozioni passate, di antivedere le future, e di abbracciare col pensiero la Divinità, le opere sue, e l'infinito stesso, che n'è il principale attributo. In somma sviluppando il precetto di Socrate, conosci te stesso, o sia investiga quale sia l animo tuo, Cicerone fa da quello derivare i tre primi dogmi della naturale sapienza dell' uomo, l' esi stenza di Dio, l'immaterialità, e l' immortalità dell' anima umana. E allorchè dalla interna investigazione dell'animo passa alla contemplazione de gli obbietti esterni, e delle altre opere della natura, quanto più luminoso non diviene il concetto della Divinità, della dignità dell'uomo, della sua futura sorte, e del vero scopo della vita? Delle quali magnificenze sarebbe l'uomo muto e indifferente spettatore al pari dei bruti, se non avesse sviluppato entro di se le nozioni del proprio essere, e delle relazioni sue colle altre creature, e coll'Autore stesso dell'universo Academ. Animo ipso animum videre. A stabilire poi la vera nozione della Divinità, ne' libri de natura deo rum volle Cicerone esporre le principali opinioni delle greche scuole, l'accademica, la stoica, e l'epicurea; e sbandita questa (la quale dava alla Di vinità per suo unico fondamento la pratica credenza degli uomini e rendevala affatto inutile alla vita), dimostrò come gli accademici discordassero dagli stoici nelle parole più che nella sostanza. Ciascuna di quelle due scuole non pertanto aveva una parte vera: il concetto della Divinità, ricavato dall'opera dell'universo, era degli accademici, i quali ereditato l'avevano da’socratici: l'altro della provvidenza, che tutto regge é dispone per la utilità dell'uomo, era degli stoici. Ma costoro d'altra parte ammetlevano dogmi, e commettevano insieme principî tra loro incompatibili, come la natura animata cogli attributi della Divinità, il fato colla provvidenza e colla libertà delle umane azioni. La stessa loro virtù, o il sommo bene non polevasi accomodare al viver pra tico degli uomini, dapoichè era collocata in un estremo tale, che per esso toglievasi ogni merito o biasimo a'fatti, buoni o tristi che fossero, se pur non toccassero l'apice della perfezione: per esso l'uom sapiente diveniva un Essere ideale, che non potevasi scontrare sulla terra: i doni della natura la sanità, il vigore, la bellezza, le sostanze erano agguagliate a' difetti e alle privazioni contrarie: il piacere scambiayasi col dolore: le relazioni tra gli uomini, gli ufizi della vita, la prudenza, l'ordine, le virtù civili, la cura de'publici negozî, e la domestica economia, divenivan tutte qualità di convenzione, estranee alla sapienza e alla vera virtù A rim. uovere l'ostentazione di questa scabrosa virtù, dopo avere esposto le opinioni delle greche scuole, Cicerone dimostrò quanto di vano fosse nelle parole e ne' nuovi vo caboli introdotti dagli stoici, e come il giusto mezzo si trovasse nelle emen dazioni di Panezio, il quale aveva conciliato Zenone, cogli accademici e co' peripatetici. Tale fu lo scopo de' suoi libri intorno a' fini de' beni e de' mali, insieme co'quali va letto l'altro del fato, che scrisse per accor dare insieme la dottrina dell'ordine della natura colla provvidenza, e colla libertà delle umane azioni; libro, per altro, di cui ci rimane soltanto un mal concio avanzo. Non oseremmo fare la stessa apologia de' libri intorno alla divinazione, nè sapremmo dire, se avesse egli inteso sostenere la verità delle scienze divinatorie per l'autorità degli stoici, o per la necessità di ri spettare una dottrina popolare, a cui non avrebbe potuto impunemente con traddire. Forse la maggior lode di quella opera potrebbe ricavarsi dal filo sofico concetto che in essa sovente traluce, cioè che v' ha una provvidenza conservatrice, della cui assistenza la mente umana senle il bisogno, per modo che gli stessi prestigî e le superstizioni delle arti divinatorie sono la pratica espressione di tal bisogno. Quae est causa istarum angustiarum gloriosa ostentatio in constituendo sum mo bono. De Finibus. Le opere sin qua esposte abbracciano tutta la filosofia speculativa di Cicerone. Non sono meno luminose quelle della filosofia pratica: i libri degli ufizi contengono l'applicazione della dottrina stoica, secondo le emendazioni di Panezio, a' portamenti della vita; siccome i libri della republica e delle leggi derivarono dagli stessi principi le regole per la vita publica, e per lo civile reggimento de' popoli. Per lui in somma, la filosofia nacque in Roma matura, senza passare per l'età dell'infanzia, siccome aveva falto in Grecia. Negli studi della umana sapienza la ragione romana ebbe per guida la spe rienza, o sia la storia delle opinioni e degli errori del più perspicace e il luminato popolo del mondo, il quale aveva figurato come l'antesignano e il luminare di tutti gli altri nella carriera delle lettere e delle scienze. Cicerone e eclettico, perchè altra parte non resta a chi sopraggiugne nella maturità del sapere, fuorchè il giudicare e lo scegliere. Ma l'avere esercitato il giudizio e la scelta in tutte le parti della filosofia; lavere signoreggiato i pensieri de' greci con un criterio sempre libero e retto; e l'aver dato ai pensieri della scienza l’espressione, o sia il linguaggio di cui i romani mancavano, gli meritarono presso i suoi un primato, che altro sapiente mai non ebbe presso la propria nazione. In conferma di che giova osservare, che in tutta la durata del romano impero, e in mezzo a tanti sommi uomini i quali ar ricchirono ogni parte del sapere cogli scritti loro; non apparve più alcuno che fosse stato a lui comparato, si che egli è solo modello della sana filo, sofia tra'latini, come Socrate tra'greci. Della filosofia pratica sopratutto fu benemerito, dapoichè per lui la dot trina degli stoici passò dalla scuola nel foro, e nel grande tealro del mon do. Da questa la giurisprudenza attinse le cardinali nozioni della giustizia, e delle obligazioni, proprie a stringere e consolidare i legami delle civili as sociazioni. E sebbene nelle mani de'giureconsulti la dottrina stoica acquistato avesse una tinta di disputabile, aliena dalla sua naturale rigidezza, e avesse da Seneca ricevulo un certo orpello declamatorio; pur tuttavolta fu da Ar riano nel manuale di Epitteto richiamata a' severi principî di Zenone e di Cleanto. Certamente in Roma ottenne successi maggiori che in Grecia, per chè ivi divenne madre della sapienza civile, ed ebbe il vanto di aver dato al mondo due perfetti modelli di re, nelle persone di Marco Aurelio e di Antonino. Restiamo dall' internarci negli ultimi periodi della filosofia del basso impero, si greco che latino; tra perchè le vecchie nazioni che il compone vano, nella condizione stessa della loro vita civile trovavano invincibili osta coli a' progressi della ragione; e perchè gli ultimi aneliti della filosofia an darono in quel tempo a scontrarsi col grande avvenimento, che rinnovar doveva la religione, la coltura e i costumi di tutti i popoli. Basterà dire, che il ritratto delle opinioni e de'costumi della ultiina età dell'impero ro mano sta in quel che abbiamo già detto deļla scuola alessandrina: lo scetticismo e l'indifferenza per ogni verità formavano la doltrina de' sapienti: la corruzione scioglieva ogni giorno i vincoli sociali: la superstizione e l'igno ranza avevano ottenebrato la superficie della terra. Keywords: elogio d’Antonino. Grice: “Hailing remotely from the Catholic North Riding of Yorkshire and settling in the most beautiful coastline in the world, Winspeare knew all you need to know about Cudworth, and what he calls ‘percezione.’ I would call him an Oxonian.” Grice: “My favourite Winspeare is his ‘dictionary’: obviously he found Italian furrin enough to want to organize things in a sort of thesaurum. Speranza, on the other hand, likes Winspeare’s idea of ‘volgarizzazione’ of Cicero’s ‘De Legibus.’ – one of the most boring tracts in legalese, but then at Naples at the time, you HAD to be a lawyer!” -- Refs.: H. P. Grice, “Winspeare, Speranza, Napoli, and me!”The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft. Luigi Speranza, “Grice e Winspeare,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria #winspeare https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4572857239392902 #griceewinspeare https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702440656/in/photolist-2mMPWdd-2mLPZbv-2mLR5nr-2mLR5nB-2mLMYBx-2mLR5mK-2mLPZaZ-2mLMYBc-2mLGr84-2mLPZcC-2mLGr8Q-2mLLwjC-2mLMYBn-2mLGr7C-2mLLwk9-2mKSd2s-2mKTgQZ-2mKSdA3-2mKTa4N-2mKNJaP-2mKQ9uA-2mKvUAt

 

Grice e Zabarella – filosofia italiana – Luigi Speranza (Padova). Filosofo. Grice: “Most philosophers are stealing the voice of Zabarella; Poppi isn’t!” -- Jacopo Zabarella, spesso indicato come Giacomo Zabarella è stato un filosofo italiano. Primogenito di un'antica e nobile famiglia, ereditò dal padre Giulio il titolo di conte palatino; è considerato il massimo esponente dell'aristotelismo padovano.  Studia a Padova, dove fu allievo di Robortello, Tomitano e Passeri, laureandosi in filosofia. Ottenne, succedendo a Tomitano, la cattedra di semiotica nello Studio padovano. Ottenne la seconda cattedra straordinaria -(ma, propriamente, parificata in quell'anno e nei successivi otto con la prima cattedra) e ottenne la prima cattedra straordinaria. Ottenne la seconda cattedra ordinaria. Declina l'invito del re Stefano Báthory di insegnare in Polonia, ma gli dedica il suo scritto più importante, l'Opera logica, stampata a Venezia. Furono pubblicate a Padova le sue “Tabulae logicae” e a Venezia, il suo commento agl’Analitici II di Aristotele.  In risposta alle critiche mosse alla sua semiotica dai suoi colleghi, Piccolomini, Balduino e Petrella, pubblicò a Padova la “De doctrinae ordine apologia.” Apparvero rispettivamente le sue opere, la “De naturalis scientiae constitutione” e i “De rebus naturalibus; postumi comparvero i suoi commenti incompiuti alla Fisica e al De anima di Aristotele.” I libri della sua biblioteca sono conservati presso a Padova. Opere: “Opera Logica” (Venezia); “De methodis libri quatuor”; “Liber de regressu” (Venezia, ristampa anastatica, Bologna); “Tabula logicae” (Venezia); In duos Aristotelis libros Posteriores Analyticos commentarii, Venezia; “De doctrinae ordine apologia” (Venezia); “De naturalis scientiae constitutione” (Venezia); “De rebus naturalibus libri XXX, Venezia; “In libros Aristotelis Physicorum commentarii, Venezia, Opera Physica, Francoforte, ristampa anastatica Verona;; De generatione et corruptione et Meteorologica commentarii, Francoforte; In tres libros Aristotelis De anima commentarii, Venezia,. “De mente agente”; “De rebus naturalibus liber XXIX”; “De sensu agente”, “De rebus naturalibus liber XXIV, «Rivista di Storia della Filosofia», “De inventione aeterni motoris e De rebus naturalibus liber IV, Bruniana & Campanelliana. Bibliografia E. Berti, “Metafisica e dialettica nel Commento di Giacomo Zabarella agli Analitici posteriori” in «Giornale di metafisica»’ F. Bottin, “La teoria del regresso in Zabarella, in C. Giacon, Saggi e ricerche, Padova, F. Bottin, “La logica in Zabarella, in «Giornale Critico della filosofia Italiana», E. Cuttini, Natura, morale e seconda natura nell'aristotelismo di Zabarella, Padova, M. Dal Pra, Un'oratio programmatica di Zabarella, in «Rivista critica di storia della filosofia», G. Papuli, Dal Balduino allo Zabarella e Galilei: scienza e dimostrazioni, in «Bollettino di storia e filosofia», A. Poppi, La  scienza in Zabarella, Padova, A. Poppi, Introduzione all‘aristotelismo padovano, A. Poppi, Ricerche sulla teologia e la scienza nella scuola padovana del Cinque e Seicento, Rubbettino, Soveria Mannelli,Rossi, Aristotelici e moderni: le ipotesi e la natura, in “Aristotelismo veneto e scienza moderna” – Padova. G. Tonelli, “Zabarella ispiratore di Baumgarten, o l'origine della connessione tra estetica e logica,” in Da Leibniz a Kant, Napoli, Treccani – Enciclopedie Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Delio Cantimori, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “Zabarella is what I would call a proto-Griceian.” In fact, at Villa Speranza, Grice is often as the English Zabarella, after Zabarella produces extensive commentaries on Grice’s favourite tract by Aristotle, “De Anima,” and “Physica” and also discusses some Aristotelian interpreters. However, Zabarella’s most original contribution is his work in semiotics: “Opera logica.” He regards semiotics as conceptual analysis. One tool Zabarella calls ‘ordine’ (cfr.  Grice, ‘be orderly’). Another tool Zabarella calls “metodo,” by far predating Cartesio. “Ordine” relates to how to organize the content of a dictum to apprehend it more easily. ‘Metodo’ relates to how to draw an illatum (or impliatum). Zabarella reduces the variety of ‘ordine’ and ‘metodo’ classified by other interpreters to ‘ordine compositivo’, ‘ordine resolutivo’, ‘metodo compositivo’ and ‘metodo ‘resolutivo’. The ‘ordine compositivo’ from a principle to this or that corollary applies to this or that ‘creditum.’ The ‘ordine resolutivo,’ from a desired end to the means appropriate to its achievement applies to this or that ‘volitum,’ such as ‘pragmatics’ understood as a manual of rules of etiquette. This much is already in Aristotle. However, Zabarella offers an original analysis of ‘metodo’ The ‘metodo compositivo’ infers a particular consequence or corollary from a general principle. The ‘metodo resolutivo’ INFERS an originating principle from a particular consequence, corollary, or instantiantion, as in inductive reasoning or in reasoning from effect to cause. Zabarella’s terminology influences Galileo’s mechanics, and has been applied to Grice’s inference of the principle of conversational co-operation out from the only evidence which Grice has, which is this or that ‘dyadic’ exchange, as he calls it. In Grice’s case, his corpus is intentionally limited to conversations between two Oxonian philosophers: A: What’s that? B: A pillar box? A: What colour is it? B: Seems red to me. From such an exchange, Grice infers the principle of conversational co-operation. It clashes when a cancellation (or as Grice prefers, an annulation) is on sight: “I surely don’t mean to imply that it MIGHT actually be red.” “Then why be so guarded? I thought you were cooperating.”H. P. Grice. Grice liked to recite Zabarella’s works by heart. Saggi: “Logica” (Venezia); “De methodis”; “De regressu” (Venezia); “Tabula logicae” (Venezia), “In duos Aristotelis libros Posteriores Analyticos commentarii” (Venezia); “De doctrinae ordine apologia” (Venezia); “De naturalis scientiae constitutione” (Venezia); “De rebus naturalibus” (Venezia); “In libros Aristotelis Physicorum commentarii” (Venezia), “Physica” (Francoforte); “De generatione et corruptione et Meteorologica commentarii” (Francoforte); “In tres libros Aristotelis De anima commentarii” (Venezia). Keywords: metodo compositivo, metodo resolutivo, ordine compositivo, ordine resolutivo. Refs.: Luigi Speranza, Notes on I Tatti’s edition of Zabarella, “On methods,” -- H. P. Grice, “Zabarella,” Speranza, “Grice and Zabarella.” “Grice e Zabarella: la risoluzione buletica,” Villa Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #zabarella https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4464023146942979 #griceezabarella https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51688822993/in/photolist-2mLQ1Vx-2mKHbw4-2mKT9pB-2mKT9PQ-2mKPYC1-2mKS5Wk-2mKJjKr-2mKPYsB-2mKyJgk

 

Grice e Zamboni – filosofia italiana – Luigi Speranza (Cento). Filosofo. “Famous for his dialettica e cosmologia and implicature!” – Grice.  Figlio di Matteo Zamboni, un  pittore originario di Cremona, di cui si conservano affreschi negli oratori delle chiese della Pietà e di San Rocco -- e da Mattea Pilanzi. Prese la strada degli studi umanistici: studente in legge nell'Università di Ferrara, scelse poi filosofia, allievo di Federico Pendasio, divenendo insegnante di filosofia naturale nello Studio ferrarese. Tenne rapporti con la corte estense: di fronte a Leonora d'Este recitò il suo poemetto Le pompe funebri, e quando si trovò a essere oggetto di non chiarite gelosie e maldicenze da parte dei suoi colleghi dell'Università, scrive al duca Alfonso per richiedere un suo intervento. Non risulta che Alfonso II abbia risolto i conflitti denunciati dal Cremonini, che perciò decise di trasferirsi altrove. Fu chiamato a Padova per insegnare filosofia naturale in secundo loco, in sostituzione di Giacomo Zabarella, da poco defunto, mentre Francesco di Niccolò Piccolomini assumeva la prima cattedra. Inizia il suo corso, leggendo la prolusione Exordium habitum Patavii. Contro il tentativo dei gesuiti di fondare a Padova un proprio Studio rivale dell'Università, il Cremonini si espresse con l'Oratione contro i gesuiti a favore della Università di Padova tenuta di fronte alla Signoria di Venezia, nella quale sostenne che Padova «per insegnare le scienze non ha bisogno dell'aiuto de' Padri Giesuiti e paventa i rischi di dividere gli studenti in fazioni come i guelfi e gibellini. L'autorizzazione all'apertura dello Studio non fu rilasciata e i gesuiti furono poi espulsi dalla Repubblica nel 1606, a causa dell'interdetto scagliato da Paolo V, cui seguì la cosiddetta Guerra dell'Interdetto. Ha una famosa controversia con Raguseo sulla natura degli elementi, sul valore della storia delle interpretazioni di Aristotele e sulle questioni didattiche.  Difensore della medicina averroista e sostenitore della mortalità dell'anima, legata indissolubilmente al corpo umano, fu sospettato di eresia e venne denunciato all'inquisizione di Padova. Con l'amico e rivale Galilei, Zamboni, ad opera di Belloni, condivise on accuse diverse, una denuncia al tribunale dell'Inquisizione padovana che non ebbe alcuna conseguenza per entrambi. Galileo fu accusato di praticare l'astrologia giudiziaria e Cremonini di sostenere la mortalità dell'anima e che Aristotele avesse separata la filosofia dalla teologia. Cremonini dovette affrontare altri due processi dai quali usce indenne grazie alla protezione della Repubblica di San Marco. Anche se molte fonti riportano che morì di peste durante l'epidemia che colpì l'Italia risulta che muore a causa di catarro accompagnato da febbre. Secondo alcuni studiosi Galileo si ispira a Zamboni nella scelta di Simplicio come rappresentante dell'aristotelico avversario del copernicanesimo. Zamboni pubblica pochi saggi della sua dottrina mentre sono a noi giunte numerose trascrizioni delle sue lezioni che egli preferiva tenere oralmente al posto della forma scritta. Le trascrizioni delle lezioni tenute nello studio di Padova e privatamente tuttavia presentano gravi problemi interpretativi che hanno impedito alla storiografia di poter avanzare una sintesi sicura del suo pensiero. Unica eccezione a questa difficoltà interpretativa il testo Lecturae exordium, letto in occasione della sua prima lezione in Padova. Nella prima parte dell'opera egli si rammarica che il continuo rinascere della natura, come la successione delle stagioni, dalle sue forme ormai trascorse, non susciti la meraviglia dell'uomo e lo sgomento per il continuo morire del mondo. Il mondo non è mai: nasce e muore continuamente, si conclude con l’affermazione del dovere dell’uomo di conoscere se stesso. L’uomo, scrive Cremonini, si scopre in mezzo alle tribolazioni dell’incostanza; ebbene, la conoscenza di sé è l’unico strumento capace di dare all’uomo serenità. La strada per conoscere se stessi e raggiungere la serenità è data dalla filosofia su cui si basa la morale e la scienza. L'uomo ha avuto in dono da Dio un intelletto onnipotente che dalla conoscenza di se stesso e della natura giungerà a congiungersi con la beatitudine divina. Dibattito relativo alle osservazioni di Galileo Secondo una diffusa ma falsa narrazione Cremonini fu uno di quei professori aristotelici che non solo rifiutarono pervicacemente le scoperte galileiane in nome della filosofia peripatetica ma si rifiutarono, invitati dallo scienziato pisano, di osservare direttamente nel telescopio l'esistenza delle montagne della Luna, delle fasi di Venere, dei satelliti di Giove. Questo avvenimento, tramandato come simbolo della miopia di coloro che si ritengono custodi del vero sapere, è invece ritenuto falso. Nella lettera Galilei racconta a Keplero il comportamento dei docenti dello Studio di Padova ma non fa nomi. Che dire dei più celebri filosofi di questo Studio i quali, colmi dell’ostinazione dell’aspide, nonostante più di mille volte io abbia offerto loro la mia disponibilità, non hanno voluto vedere né i pianeti, né la luna, né il cannocchiale? Questo genere di uomini ritiene infatti che la filosofia ‹naturale› sia un libro come l’Eneide e l’Odissea e che le verità siano da ricercare non nel mondo o nella natura, bensì (per usare le loro parole) nel confronto dei testi. Ad un esame superficiale una lettera a Galilei di Gualdo sembrerebbe confermare che tra coloro che rifiutarono l'osservazione con il telescopio vi fosse anche Zamboni. Abbiamo qui l'Ill.mo Sr. Andrea Morosini, il quale non può patire che Zamboni mentre V.S. è stata qui, non habbia procurato né voluto vedere queste sue osservationi, havendole io detto ch’ella se gli era offerta di andare sino alla sua propria casa per fargliele vedere; onde le pare che habbia torto contrariarle senza haverne fatto qualche esperienza. Nella successiva lettera di Gualdo a Galilei si riferisce di un colloquio con Cremonini che al rimprovero di essersi rifiutato dell'esperienza con il telescopio risponde che lo fece perché:  non volendo approvare cose di che io non ho cognitione alcuna, né l’ho vedute. Questo è quello, dico, ch’ha dispiacciuto al Sr. Galilei, ch’ella non abbia voluto vederle. Rispose: Credo che altri che lui non l’habbia veduto; e poi quel mirare per quegli occhiali m’imbalordiscon la testa: basta, non ne voglio saper altro. Zamboni affermi in questo testo che gli causò disagio mirare nel telescopio e che dunque non si rifiutò di guardare ma non accettò di vedere cioè di accogliere l'interpretazione galileiana di quelle osservazioni.Più in generale, Forlivesi sostiene che la posizione di Cremonini fu sempre coerente nel ritenere che l'interpretazione dei dati osservativi non potesse andare disgiunta dall'esistenza di una dottrina filosofico-naturale complessiva. Forlivesi rileva altresì che lo stesso Galileo, a volte, propose ipotesi circa la natura dei cieli non meno problematiche di quelle proposte dagl’aristotelici.  D'altra parte, come confermato dallo storico della scienza Enrico Bellone nella sua monografia su Galilei per i "Quaderni de 'Le Scienze'", il cannocchiale era uno strumento di fattura "artigianale" e non scientifica, in quanto non esisteva ancora una teoria dell'ottica - si dovrà attendere Newton e le immagini erano alquanto deformate. Saggi: “Le pompe funebri ovvero Aminta e Clori, Ferrara); “Lecturae exordium habitum Patavii; Ferrara, B. Mammarelli; Explanatio proœmii librorum Aristotelis De physico auditu, cum introductione ad naturalem Aristotelis philosophiam, continente tractatum De pædia, descriptionemque universæ naturalis Aristoteliæ philosophiæ, quibus adjuncta est præfatio in libros De physico auditu, Patavii, Melchiorem Novellum; Oratio habita Ferrariae ad Clementem VIII pro S.Q. Centensi, Ferrariae); Disputatio De formis quatuor corporum simplicium quæ vocantur elementa, Venetiis); Oratio habita in creatione serenissimi Venetiarum principis Leonardi Donati, Venetiis); Disputatio de cœlo, in tres partes divisa, de natura cœli, de motu cœli, de motoribus cœli abstractis. Adjecta est Apologia dictorum Aristotelis, de via lactea, et de facie in orbe lunæ (Venezia, Balionum); “Oratione al serenissimo prencipe Giovanni Bembo nella sua essaltatione al Prencipato); “Apologia dictorum Aristotelis, de quinta cœli substantia adversus Xenarcum, Venetiis, Meiettum); Il nascimento di Venezia, Venezia); Oratione al serenissimo prencipe Antonio Priuli nella sua essaltatione al prencipato, Il ritorno di Damone, Venezia); Oratione in nome della Università di Padova (Chiorindo e Valliero, Venezia); Apologia dictorum Aristotelis De calido innato adversus Galenum (Venetiis, Deuchiniana); Apologia dictorum Aristotelis De origine et principatu membrorum adversus Galenum” (Venetiis, Hieronymum Piutum); Expositio in digressionem Averrhois de semine contra Galenum pro Aristotele; Tractatus tres. Primus est de sensibus externis. Secundus de sensibus internis. Tertius de facultate appetitiva, Venetiis); Dialectica, Venetiis); Le nubi, Venezia, Biblioteca Marciana. Zamboni, Testamento. Fonte: G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, riferimenti in Collegamenti esterni.  In A. Favaro, Lo Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo decimosesto; C. Preti, Giorgio da Ragusa, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Zamboni in occasione del trasferimento di Galilei da Padova a Firenze si rammaricava scrivendo. O quanto harrebbe fatto bene anco il Sr. Galilei, non entrare in queste girandole, e non lasciar la libertà patavina (Portale Galileo)  Portale Galileo  Marco Forlivesi, «Cesare Cremonini» in Il contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Per esempio, Pinotti, autore dell'introduzione al Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (Milano); C. Cremoninus, Lecturae exordium; M. Forlivesi, Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia; Enciclopedia Italiana Treccani  G. Galilei, epistola ad Johannem Keplerum, Paduae); in Le opere, A. Favaro, lettera, Gualdo, lettera a G. Galilei, Padova,, in G. Galilei, Le opere; Gualdo, lettera a G. Galilei, Padova; in G. Galilei, Le opere; M. Forlivesi. Galilei, Opere, ediz. naz.; A. Tassoni, Lettere, P. Puliatti, Bari); Giovanni Vincenzo Imperiale, Musaeum historicum et physicum, Venetiis); F. Arisi, Cremona literata, Parma-Cremona; Naudaeana et Patiniana, Amstelodami); Giovanni Mario Crescimbeni, Dell'istoria della volgar poesia, Venezia); Ferrante Borsetti, Historia alini Ferrariae Gymnasii (Ferrariae); J. Guarino, Ad Ferrariensis Gymnasii historiam supplementum et animadversiones (Bononiae); F. Borsetti, Adversus supplementum et animadversiones (Venetiis); Iacopo Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini (Padova); G. Erri, Dell'origine di Cento (Bologna); G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana (Venezia); F. Fiorentino, Pomponazzi (Firenze); A. Favaro, Lo Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo decimosesto, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti; D. Berti, Di Zamboni e della sua controversia con l'Inquisizione di Padova e di Roma, in Memorie della Reale Accademia dei Lincei, classe di scienze morali, storiche e filologiche; L. Mabilleau, Étude historique sur la Philosophie de la Renaissance en Italie: Zamboni, Paris); Antonio Favaro, Galileo Galilei e lo Studio di Padova, Firenze); ad Indicem; Antonio Favaro, in Archivio Veneto (rec. di Mabilleau); L. Sighinolfi, Il posseso di Cento e della pieve e la legazione di Zamboni a Clemente VIII in Ferrara, in Atti e memorie della Regia Deputazione di storia patria per le province di Romagna; Atti della nazione germanica artista nello Studio di Padova; A. Favaro, Venezia); ad Indicem; Atti della nazione germanica dei legisti nello Studio di Padova, a cura di B. Brugi, I, Venezia); J. Charbonnel, La Pensée italienne au XVIe siècle et le courant libertin, Paris); V.Spampanato, Documenti intorno a negozi e processi dell'Inquisizione, in Giornale critico della filosofia italiana; G. Spini, Ricerca dei libertini, Roma); L. Firpo, Filosofia italiana e controriforma, Torino); Pietro Savio, Il nunzio a Venezia dopo l'Interdetto, in Archivio Veneto; G. Saitta, Il Pensiero italiano nell'Umanesimo e nel Rinascimento, Firenze); M. Torre, Un processo del XVII secolo: l'inquisizione contro Zamboni, in Verità e libertà. Atti del XVII Congresso della Società filosofica italiana (Palermo); Antonio Rotondò, Nuovi documenti per la storia dell'Indice dei libri prohibiti in Rinascimento; Garin, Storia della filosofia italiana, Torino); A. Pupi, Una riflessione a proposito delle critiche di Galileo all'aristotelismo, in Nel quarto centenario della nascita di Galileo Galilei, Milano); Acta nationis Germanicae artistarum a cura di L. Rossetti, Padova); ad Indicem; M. Schiavone, in Enciclopedia filosofica, Firenze); M. A. del Torre, Studi su Cesare Cremonini, Padova); A. Favaro, Galilei a Padova, Padova); A. Franceschini, Nuovi documenti relativi ai docenti dello Studio di Ferrara nel secolo XVI, Ferrara); ad Indicem; Pietro Puliatti, Bibliografia di Alessandro Tassoni, Firenze, ad Indicem; L. Rossetti, Manoscritti cremoniniani della University Library di Cambridge, in Quaderni per la storia dell'Università di Padova; C. Schmitt, Zamboni, un aristotelico al tempo di Galilei (Venezia); G. Corazzol, Angelo Portenari maestro di grammatica a Feltre ed una lettera di Cesare Cremonini, in Quaderni per la storia dell'Università di Padova, M. Torre, Logica ed esperienza nel trattato "De Paedia" di Cesare Cremonini, in Aristotelismo veneto e scienza moderna, L. Olivieri, Padova); A. Favaro, Lo Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo decimosesto, in «Atti del regio Istituto veneto di scienze, lettere e arti», Marco Forlivesi, Cesare Cremonini, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Treccani – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.A. Carlini,  in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. C. Schmitt, Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Cesare Zamboni di Cremona (Cremonini). Zamboni. Keywords: i galileiani. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Cremonini," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.#zamboni https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4420170464661581 #griceezamboni  https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703122209/in/photolist-2mLLy7L-2mLR76M-2mLLy6U-2mLN1iZ-2mLR773-2mLN1iP-2mLLy5M-2mLR76G-2mLLy6Z-2mLLy6P-2mLN1io-2mLGsSr-2mLQ1Vx-2mLR78a-2mLR78A-2mLR77d-2mLGsSM-2mLN1iU-2mLN1jL-2mLR76X-2mKSb99-2mKNG6U-2mKNFqA-2mKSbnL

 

Grice e Zamboni   volere -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Verona). Grice: “Not everybody knows his zamboni.” There’s Giorgio Zamboni, but this entry is about Giovanni Zamboni. Essential Italian philosopher. Filosofo. Opere: “Spencer:  commemorazione e polemica” (tip. Garagnani, Bologna), “La filosofia neo-scolastica secondo un positivista” (Tip. vescovile G. Marchiori,Verona), “Il valore scientifico del positivismo di Ardigò e della sua “conversione” (Verona), “La dottrina morale e la psicologia del volere nel testo di etica di un discepolo dell’Ardigò” (Società Editrice Veronese, Verona), “La gnoseologia dell’atto come fondamento della filosofia dell’essere: saggio di interpretazione sistematica delle dottrine gnoseologiche di Aquino” (Milano), “Gnoseologia” (Soc. Ed. Vita e Pensiero, Tip. S. Giuseppe, Milano); “L' origine delle idee: saggio analitico introspettivo, proposto alla riflessione personale” (Società editrice veronese, Verona); “Sistema di gnoseologia e di morale: basi teoretiche per esegesi e critica dei classici della filosofia moderna” (Editrice Studium, Roma); “Studi esegetici, critici, comparativi sulla critica della ragione pura” (La tipografica veronese, Verona); “Metafisica e gnoseologia” (La Tipografica Veronese, Verona); “Il realismo critico della gnoseologia pura. Risposta al «Caso Zamboni» (P. A. Gemelli, Mons. F. Olgiati eA. Rossi), Verona), “Realismo, Metafisica, Personalità: Rilievi, Note, Discussioni” (La Tipografica Veronese, Verona); “La persona umana: soggetto auto-cosciente nell’esperienza integrale. Termine della gnoseologia. Base della metafisica” (Verona, Giulietti G., Vita e pensiero, Milano); “Precisazioni e complementi ai testi scolastici. La Religione naturale e l’essenza della religione Cristiana” (La tipografica veronese, Verona); “La «filosofia dell’esperienza immediata, elementare, integrale» per la completa auto-consapevolezza dello spirito umano” (La Tipografica Veronese, Verona); “Itinerario filosofico dalla propria coscienza all’esistenza di Dio” (La Tipografica Veronese, Verona. Teodicea, Rodella A., Vita veronese, Verona, “La dottrina della coscienza immediate: struttura funzionale della psiche umana è la scienza positiva fondamentale” (La tipografica veronese, Verona); “Dizionario filosofico” (Vita e Pensiero, Milano); “Idee e giudizi, Marcolungo F.L., IPL,Milano, “L’io e le nozioni sopra-sensibili (IPL, Milano); “Corso di gnoseologia pura elementare: Spazio, tempo, percezione intellettiva” (IPL, Milano); “Corso di gnoseologia pura elementare, Idee e giudizi; IPL, Milano,  Corso di gnoseologia pura elementare”; “Autobiografia di una personalità integrale” (Serio De Guidi, Archivio storico Curia diocesana, Verona, Studi sulla Critica della ragione pura; QuiEdit,Verona,. Sistema di gnoseologia e di morale; QuiEdit, Verona. Giuseppe Zamboni. Zamboni. Keywords: psicologia del volere, volere, l’io, sopra-sensibile, volere, volizione, volitum – the will -- Refs.: H. P. Grice, “Gnoseologia,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, Bancroft, University of California, Berkeley. Luigi Speranza, “Grice e Zamboni, L’io,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. #zamboni https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4626165357395423 #griceezamboni https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702446696/in/photolist-2mLLy7L-2mLLy5M-2mLLy6P-2mLR76M-2mLR76G-2mLN1iP-2mLLy6Z-2mLN1iZ-2mLR773-2mLLy6U-2mLN1io-2mLGsSr-2mLQ1Vx-2mLN1jL-2mLR78a-2mLGsSM-2mLR76X-2mLN1iU-2mLR78A-2mLR77d-2mKSbnL-2mKNFqA-2mKNG6U-2mKSb99

 

Grice e Zanini – simpatia conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Legnano) Essential Italian philosopher. Grice: “If Zanini likes Smith for his ‘etica della simpatia,’ I happen to prefer Englishman Butler, and his sermons on self-love and benevolence!” -- Grice: “There are some resemblances between what Zanini intelligently calls “the rhetorics, sic in plural, of truth, and my idea of theoretical argument as a sort of deep-down practical argument.” Filosofo. Adelino Zanini. Laureato in filosofia a Padova con Curi, Zanini è stato borsista presso la Fondazione L. Einaudi di Torino, ove ha studiato con Lombardini. È professore di Filosofia presso l'Università delle Marche. I suoi studi sono indirizzati, in particolare, al rapporto tra pensiero politico e scienza economica. È tra i principali interpreti di Adam Smith e di Schumpeter.  Opere principali: “Filosofie del soggetto: soggettività e costituzione” (Ila Palma, Palermo), “Keynes: una provocazione metodologica” (Bertani, Verona); “Schumpeter impolitico” (Istituto della Enciclopedia ItalianaTreccani, Roma), “Il moderno come residuo: dieci lemmi” (Pellicani, Roma); “Genesi imperfetta. Il governo delle passioni in Adam Smith, Giappichelli, Torino, Modernità e nomadismo, Calusca, Padova; Adam Smith. Economia, morale, diritto, B. Mondadori, Milano (II edizione, Liberilibri, Macerata, ). Macchine di pensiero. Schumpeter, Keynes, Marx, Ombre corte, Verona; oseph A. Schumpeter, B. Mondadori, Milano, Lessico postfordista, (cura con U. Fadini), Feltrinelli, Milano Retoriche della verità. Stupore ed evento, Mimesis Edizioni, Milano Filosofia economica. Fondamenti economici e categorie politiche, Bollati-Boringhieri, Torino; L'ordine del discorso economico. Linguaggio delle ricchezze e pratiche di governo, Ombre corte, Verona. Principi e forme delle scienze sociali. Cinque studi su Schumpeter, Il Mulino, Bologna, A. Negri, Una traccia per gli anni settanta, “Belfagor”, E. Garin, “L'etica della simpatia” -- “L'indice”, A. Salanti, L'economia politica come critica della società (capitalistica): note sparse Filosofia Economia. Fondamenti economici e categorie politiche, “Quaderni del Dipartimento di Ingegneria gestionale”,  Università degli studi di Bergamo. S. Caruso, Alla ricerca della filosofia economica, “Storia del pensiero economico”,  Fumagalli, Sfera politica e sfera economica: un difficile rapporto. A proposito di "Filosofia economica"  “Economia politica.” MLOL, Horizons Unlimited srl. Registrazioni, su RadioRadicale, Radio Radicale. univpm. Sito web italiano per la filosofia, su swif.uniba.  Intervista su J.A. Schumpeter. Video Mediaset, su video.mediaset. Legnago. Adelfino Zanini.  Zanini. Keyword: etica della simpatia, simpatia, empatia, impassibile, non passibile, impatetico, impassionato, compassione --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice and Zanini: the rhetorics of truth,” The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia; H. P. Grice, “Zanini,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, University of California, Berkeley.  #zanini https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4627107803967845 #griceezanini https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702448521/in/photolist-2mLLyDT-2mLLyEe-2mLGtqF-2mLLyE4

Grice e Zanotti – forza viva – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo. Opere: “Della forza dei corpi che chiamiamo [forza] viva”,  “Filosofia morale”; “De viribus centralibus” Bononiae, Lelio dalla Volpe; “Ragionamento sopra la filosofia”; “Paradossi”; “Epistolario.” Keywords: forza viva. Refs.: H. P. Grice, “Zanotti and me,” The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley. Luigi Speranza, “Grice e Zanotti: la forza viva,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.  #zanotti https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4576818618996764 #griceezanotti https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51703338630/in/photolist-2mLLzcS-2mLGu2L-2mLR8fW-2mLGu2F-2mKNzsy-2mKS5aL

Grice e Zimara – i parepatetici -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Galatina). Essential Italian philosopher. Grice: “Zimara is a testimony that Aristotle is popular without Oxford!” Filosofo. Marcantonio o Marco Antonio Zimara o Zimarra (San Pietro in Galatina). Si  laurea a Padova e vi insegnò. Sindaco di Galatina,  Zamara si recò a Napoli per difendere la città dai soprusi dei Duchi Castriota. Insegna filosofia a Salerno con la stesura di una guida alle opere di Aristotele. Cura la pubblicazione di alcune opere di Alberto Magno e  di Giovanni di Jandun   Dizionario di filosofia. Delio Cantimori in Enciclopedia Italiana. Opere: “Questio de primo cognito” -- Papie, Iacob de Burgofranco impresse, Studi  Galatinesi illustri, Guida Biografica, Tor Graf Galatina, Galatina. Treccani Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Marcantonio Zima Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Grice: “It’s amazing how much Zimara loved Aristotle, at least for those who don’t love him that much!” Zimara. Keywords: Aristotle. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c -- Luigi Speranza, “Grice e Zimara: Aristotle within and without Oxford,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.  #zimara https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4597521526926473 #griceezimara https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701653932/in/photolist-2mLQ3qX-2mLQ3r8-2mLGusq-2mLLzBj-2mKT8uf-2mKHb1p

Grice e Zini – iustum quia iussum -- filosofia italiana – Luigi Speranza  (Firenze). Flosofo. Grice: “Like me, Zini has been interested in the Graeco-Roman concept of ‘ius.’” -- Opere: “Proprietà individuale o proprietà collettiva?” (Torino, Fratelli Bocca), “Il pentimento e la morale ascetica” (Torino, Bocca), “Giustizia: storia d'una idea” – cfr. Grice on ‘justice’ in Thrasymachus – (Torino, F.lli Bocca), -- cf. Grice, “Justice in Plato’s Republic,” “Social justice,” The Grice Papers), “La morale al bivio” (Torino, Fratelli Bocca), “La doppia maschera dell'universo: filosofia del tempo e dello spazio” (Torino, Fratelli Bocca); “Il congresso dei morti,” Roma, Libreria editrice del Partito comunista d'Italia, ed. con introduzione di Giancarlo Bergami e prefazione di Nerio Nesi, Calabritto, Mattia&Fortunato; Poesia e verità, Milano, Corbaccio, I fratelli nemici: dialoghi e miti moderni, Torino, Einaudi; La tragedia del proletariato in Italia: diario, Prefazione di Giancarlo Bergami, Milano, Feltrinelli; Appunti di vita torinese, Firenze, Olschki  Pagine di vita torinese: note del diario, Torino, Centro studi piemontesi. Grice enjoyed Zini’s approach. “Zini’s philosophy on justice is divided into six parts. The first is ‘the real and the ideal” (‘il relae e l’ideale”); the second is “la giustizia come idea ed emozione” (fairness as idea and as emotion), the third is “I frutti del lavoro e la loro distribuzione scondo giustizia” (The fruits of labour and their distribution according to fairness”); the fourth is “Libertà od egualiglianza” -- Grice: “Note the ‘od,’ which need not be exclusive” --; the fifth is “Analissi del merito,” an analysis of merit, and the last is “La pena riparatrice,” literally the pain that repairs, the punishment that teaches.”Grice: “In liberty or freedom versus equality, Zini approaches the Roman attitude, rather brusque to those who strike an Anglo-Saxon attitude!” – Keyowords: ius, iustum quia iussum. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Zini”; H. P. Grice, “Justice from Plato to Zini: the history of an idea, alla Berlin,” Luigi Speranza, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley. #zini https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4583446701667289 #griceezini https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702737133/in/photolist-2mLQ41j-2mLGv3P-2mLLAb5-2mLN3si-2mLN3rw-2mLR9dh-2mLGv4a-2mLGv33-2mLQ41K-2mLGv2B-2mLLAaU-2mLGv3o-2mKPXEp-2mKT81u-2mKGAXq

Grice e Zolla – filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia).Essential Italian philosopher. Filosofo italiano. Saggi: “Etica e estetica” (Spaziani, Torino), “Eclissi dell'intellettuale” (Bompiani, Milano), “Volgarità e dolore” (Bompiani, Milano), “Le origini del trascendentalismo” (Edizioni di Storia e Letteratura, Roma), “Storia del fantasticare” (Bompiani, Milano), “Le potenze dell'anima: morfologia dello spirito nella storia della cultura, anatomia dell'uomo spirituale (cf. Grice, “the power structure of the soul”) (Bompiani, Milano), “I letterati e lo sciamano” (Bompiani, Milano), “Che cos'è la tradizione?” (Bompiani, Milano), “Le meraviglie della natura: introduzione all'alchimia” (Bompiani, Milano, Archetipi, Marsilio, Venezia), “L'androgino: l'umana nostalgia dell'interezza” (Red, Como), “Incontro con l'androgino: l'esperienza della completezza sessuale” (Como Aure: i luoghi e i riti, Marsilio, Venezia), “L'amante invisibile: l'erotica sciamanica nelle religioni, nella letteratura e nella legittimazione politica” (Marsilio, Venezia), “Il sincretismo” (Guida, Napoli), “Verità segrete esposte in evidenza: sincretismo e fantasia, contemplazione e esotericità” (Marsilio, Venezia), “Tre discorsi metafisici” (Guida, Napoli), “Uscite dal mondo” (Adelphi, Milano), La luce. La ricerca del sacro, Tallone, Alpignano Ioan Petru Culianu, Tallone, Alpignano Lo stupore infantile, Adelphi, Milano Le tre vie, Adelphi, Milano Un destino itinerante: conversazioni tra Oriente e Occidente con Doriano Fasoli, Marsilio, Venezia La nube del telaio: Ragione e irrazionalità tra Oriente e Occidente, Arnoldo Mondadori Editore, Milano La filosofia perenne. L'incontro fra le tradizioni d'Oriente e d'Occidente, Mondadori, Milano Catabasi e Anastasi, Tallone, Alpignano Discesa all'Ade e resurrezione, Adelphi, Milano Minuetto all'inferno, Einaudi, Torino Cecilia o la disattenzione, Garzanti, Milano I moralisti moderni, Garzanti, Milano (con Alberto Moravia) Saggi, Bompiani, Milano La psicanalisi, Garzanti, Milano Emily Dickinson, Selected Poems and Letters, Mursia, Milano Il Marchese de Sade, Le opere. Scelte e presentate da Zolla, Longanesi & C., Milano I mistici, Garzanti, Milano Herman Melville, Clarel, Einaudi, Torino; nuova ed. Adelphi, Milano Nathaniel Hawthorne, Settimio Felton o l'elisir di lunga vita, Neri Pozza, Vicenza; poi Garzanti, Milano Il superuomo e i suoi simboli nelle letterature moderne, La Nuova Italia, Firenze Pavel Florenskij, Le porte regali. Saggio sull'icona, Adelphi, Milano Novecento: Lucarini, Roma L'esotismo nella letteratura, La Nuova Italia L'esotismo nelle letterature moderne, Liguori, Napoli Il dio dell'ebbrezza: antologia dei moderni dionisiaci, Einaudi, Torino Conoscenza religiosa, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma Gli arcani del potere: elzeviri, Rizzoli, Milano, Gli usi dell'immaginazione e il declino dell’Occidente, A.I.R.E.Z., Montepulciano Filosofia perenne e mente naturale, Venezia Il serpente di bronzo. Scritti antesignani di critica sociale, Venezia Civiltà indigene, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma Archetipi. Aure. Verità segrete. Dioniso errante. Tutto ciò che conosciamo ignorandolo, Marsilio, Venezia  (contiene Archetipi, Aure e Verità segrete esposte in evidenza, e l'introduzione all'antologia Il dio dell'ebbrezza) Le tre vie. Soluzioni sovrumane, Grazia Marchianò, Marsilio, Venezia. Zolla. Keywords: fantasticare. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley  #zolla https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4615547105123915 #griceezolla https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701657667/in/photolist-2mLN3Yo-2mLN3Yd-2mLLAFU-2mLLAFZ-2mLGvyP-2mLR9J2-2mLR9J7-2mKT6He-2mKPWH9-2mKS46g

Grice e Zorzi – l’armonia del mondo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Essential Italian philosopher. Grice: “For some reason, in the Veneto area, they cannot pronounce the /dg/, which becomes /z/ as everyone who is familiar with Giorgone – as in Quine’s infamous example -- would know!”. Filosofo. Opere: “L'armonia del mondo” (S. Campanini, "Il Pensiero Occidentale", Bompiani, Milano), “De harmonia mundi,” pref. C. Vasoli (Lavis-Firenze, La Finestra editrice-Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze), “L'Elegant: Poema e Commento sopra il Poema, J.-F. Maillard, Arché Edidit, Milano Paris. S. Onda, “Le vicende costruttive della chiesa e del convento”, “Il progetto di Jacopo Sansovino e il «memoriale» di Zorzi” “Le teorie ermetiche di Zorzi,” in “La chiesa di San Francesco della Vigna e il convento dei Frati Minori” (Venezia, edizione a cura della Parrocchia di San Francesco della Vigna), S. Campanini, “Le fonti ebraiche del ‘De Harmonia mundi’ di Zorzi, in «Annali di Ca' Foscari»; S. Campanini, “La struttura simbolica del ‘De Harmonia mundi’ di Zorzi, in «Materia Giudaica». Alfonso Vesentini Argento. “Il cardinale e l'architetto: Aleandro e il rinascimento adriatico veneziano” (Apostrofo edizioni-Pieve San Giacomo-Cremona). Grice: “Zorzi is interesting as proof that in Italy they take the Hebrew language seriously! They call it a classic, even! I wish I had learned some all those years I borded at Clifton!” – Zorzi. Keywords: armonia conversazionale. Refs.: H. P. Grice, The Grice Papers, BANC MSS 90/135c, The Bancroft Library, The University of California, Berkeley, Luigi Speranza, “Grice e Zorzi: l’armonia del mondo,” The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria. Grice e Zorzi Grice e Zorzi #zorzi https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4597460416932584 *https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51691790628/in/photolist-nfCbJd-2mKPWrs-2mKNDfF-nfj51y

Grice e Zucca – un filosofo di un filosofo -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Villaurbana). Filosofo. Grice: “I like his surname. Mine means ‘pig.’ His means ‘pumpkin’!” Saggi: “L'uomo e l'infinito” (Imola, Tipografia sociale), “Il lamento del genio: parodia” (Sassari, Gallizzi), “Dopo il dolore: canto (Chiari, Rivetti), “Il grande enigma” (Modena, Formiggini), “Le lotte dell'individuo” (“Rivista di Filosofia”, Modena, Formiggini), “Essere e non essere” (“Rivista di Filosofia”; Roma, Formiggini), “Pensieri” (“Rivista sarda”), “Leggenda e realtà” (“Rivista sarda”), “Ardigò e il vescovo di Mantova: un'intervista nel sogno” (“Rivista sarda,” Roma, Ferri), “Un filosofo di un filosofo” (“Mediterranea”), “I rapporti fra l'individuo e l'universo” (Padova, Milani). Antioco Zucca. Zucca. Keywords: un filosofo di un filosofo. Refs.: Luigi Speranza, “Un filosofo di un filosofo: Grice e Zucca,” -- H. P. Grice, The Grice Papers, BANC, MSS The Bancroft Library, The University of California, Berkeley. Luigi Speranza, The Swimming-Pool Library, for the Anglo-Italian Club, Villa Speranza, Liguria. Grice e Zucca #Zucca https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4572810639397562 *https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51702459231/in/photolist-2mLGwFP-2mLLBQT-2mLGwFD-2mLQ5F8-2mLN587-2mKT6qL-2mKT6cK-CJiGU5-BLCQcz-C91qtA-BRssY3-Cbik8t-BRstt1-BK57Zz-BYzvBt-Bq3dFH-skZFyK-hSTpSd

Grice e Zubiena – corpi e corpi -- filosofia fascista – filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Grice: “Perhaps without knowing, Zubiena has explored a crucial concept in Greco-Roman philosophy, that of ‘daimone,’ – ‘il demoniaco,’ as Zubiena calls it, focusing on its iconography. Grice: “I would call him the Italian G. W. H. Parkinson: like G. Parkinson, Zubiena edits a volume on ‘semantics.’ And I would also call him the Italiaan A. G. N. Flew: like Flew, Zubiena edits a volume on “Language and philosophy.”” Filosofo. Insegna a Roma. Fonda l'Archivio di Filosofia e organizza i "Colloqui Castelli.” Grice: “Zubiena should have called these colloquia the Zubiena colloquia” -- incontri che riuniscono filosofi per discutere temi diversi. Vicino all'esistenzialismo, Zubiena, partendo da una posizione spiritualista, si caratterizza per uno stile filosofico dal tratto autobiografico. Si interessa di temi legati al rapporto tra ragione, arte e religione; e introdusce il dibattito sulla demitizzazione. In Zubiena convergono suggestioni tratte da Agostino, Kierkegaard, Šestov, Heidegger, in una ricerca volta a delineare una teologia della storia sulla base della considerazione del tema del peccato originale. Nei Colloqui “Zubiena” convennero personalità di rilievo della scena filosofica religiosa, teologica, ontologica, fenomenologica ed ermeneutica. Vi fecero la loro comparsa Gouhier, Breton, Brun, Bruaire, Tilliette, Lacan, Ricœur, Lévinas, Ellul, Argan, Starobinski, Benveniste, Eco, Scholem, Vahanian, Giannini. Ha preso il suo posto, come organizzatore dei Colloqui e direttore dell'Archivio di Filosofia, Olivetti. Panikkar e suo grande amico e collaboratore. Saggi: “Il tempo esaurito” (Bussola, Roma), “I presupposti di una teologia della storia” (Milani, Padova), “Il demoniaco” (Electa, Milano), “Pensieri e giornate” (Milani, Padova), “Simboli e immagini” (Rinascimento, Roma), “Il tempo invertebrate” (Milani, Padova), “I paradossi del senso commune” (Milani, Padova), “La critica della demitizzazione” (Milani, Padova), “Il tempo inqualificabile” (Milani, Padova) “Diari” (Milani, Biblioteca dell'Archivio di Filosofia, Padova). Olivetti, La filosofia cristiana (Città Nuova, Roma); Prini, “L'esistenzialismo teologico”, La filosofia cattolica italiana del Novecento” (Laterza, Roma). Enciclopedia Treccani  Sapienza Roma, su archivio.uniroma1, Filosofia della religione esistenzialismo teologia razionale  Istituzioni collegate, su filosofia.uni roma1. Archivio di filosofia, su libra web.net. Sichirollo, “Castelli Gattinara di Zubiena, Enrico”, Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Episcopale Italiana. O di Enrico Castelli. Enrico Castelli. Enrico Castelli Gattinara di Zubiena. Zubiena. Keywords: symbolica; parabolica; diabolica; lo individuo e il stato, la corporazione. Refs.: Luigi Speranza: “Grice, Flew, Parkinson, and Zubiena,” Luigi Speranza, “Grice e Zubiena: implicature demoniache” -- The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria. Grice e Zubiena #Zubiena https://www.facebook.com/media/set/?vanity=j.l.speranza&set=a.4795725827106041 * https://www.flickr.com/photos/102162703@N02/51701268687/in/photolist-2mLGyqv-2mLJBAD-2mLN3xV-2mLEwLN-2mLEvWg-2mLN4xk-2mLJzAr-2mFYSKW-2mFTkXC/

 

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